Stand by me

di Lorelaine86
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Uno strano incontro ***
Capitolo 3: *** Tè e litigi ***
Capitolo 4: *** bugie e verità ***
Capitolo 5: *** Improvvisamente Fidanzati ***
Capitolo 6: *** una cena con sorpresa ***
Capitolo 7: *** il teatro delle verità ***
Capitolo 8: *** La decisione è presa ***
Capitolo 9: *** Rottura ***
Capitolo 10: *** Partenza ***
Capitolo 11: *** Notizie e visite ***
Capitolo 12: *** Il Ritorno ***
Capitolo 13: *** Chiarimenti e dichiarazioni ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


sbmprologo
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Avevo accettato la cattedra che mi era stata offerta da un collage dello stato di  Washington,ovvero il Seattle Comunity Collage.
Per nulla al mondo mi ero lasciata influenzare da Mike, il mio serio avvocato, con il quale mi ero fidanzata da poche settimane.
Il mio incarico avrà una durata di un anno e sono talmente sicura dei miei sentimenti, che questa separazione non servirà che a rafforzare il nostro rapporto.
Certo, allontanandomi da  Phoenix sapevo che nella città universitaria mi sarei dovuta preparare a respingere qualche tentazione, ma non avevo previsto di dover superare un ostacolo grande come l'Everest.
Perchè  avevo fatto i conti senza
Edward Cullen.



Isabella Marie Swan



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Hola ^^,
vi starete sicuramente chiedendo "perchè questa invece di finire l'altra FF si mette a scriverne un'altra?"
la risposta è semplice : ero in fibrillazione e volevo postarla il prima possibile.
la storia è ambientata ai giorni nostri, i nostri protagonisti come al solito sono umani  e sono un po più grandi ^^.
Bene, ora fatei sapere cosa ne pensate ^^.

 



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Capitolo 2
*** Uno strano incontro ***


sbm 1

Capitolo betato da Ale03
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Uno strano incontro

“Che bel ragazzo!” esclamò la cameriera mentre chiudeva il registratore di cassa, con gli occhi fissi sul ragazzo che era appena uscito.Lo vidi salire su una porche gialla.
“E’ vero” ammisi verso la ragazza che non aspettava altro che la mia conferma alla sua osservazione.

Ma essere un bel ragazzo non rappresentava per me un requisito sufficiente.
Anche Jake lo era, ma questo non gli aveva impedito di farmi del male.

Mi venne da chiedermi cosa ne penserebbe la cameriera di Mike Newton, il mio fidanzato che avevo lasciato in Arizona. La mia ex compagna di camera, Jessica Stanley, diceva sempre che Mike era il sogno di tutte le donne. Ed era vero. Mike era un uomo sicuro, responsabile e, in un certo senso, affascinante, ma non si sarebbe potuto definire un bel ragazzo.
Era, semmai, tutto ciò che Jake non era mai stato.
“E’ di passaggio?” mi chiese la ragazza, mettendomi davanti l’insalata.
“No, ho intenzione di fermarmi. In autunno inizio a insegnare”
La cameriera emise un fischio e guardò la targa della mia vecchia golf.
“Ne ha fatta di strada per venire qui! Ha già trovato un alloggio?”
“Si, presso la famiglia del professor Hale. Li conosce?”
Che domanda! Quella ragazza doveva sapere tutto di tutti.
“Pensavo che Carl fosse andato in Turchia” osservò la cameriera.
“In Grecia” la corressi “Sta facendo degli scavi. Suo figlio Jasper tornerà dal Messico per sostituirlo e vivrò con lui e sua sorella Rosalie”
“E’ una brava ragazza…vuole altra salsa? E’ così magra.” Disse rivolgendomi uno sguardo pietoso al mio metro e sessanta.
“E’ tanto che non vedo Jazz. Quando dovrebbe tornare?”
“Questa settimana, credo” risposi con un sospiro.
Arrivando, mi ero recata direttamente a casa degli Hale, ma non vi avevo trovato nessuno, così mi ero fermata in quel piccolo ristorante per far passare il tempo, in attesa di potermi fare un bagno e una bella dormita.
Ero in giro dalle sette del mattino e quella era l’ultima tappa di un viaggio che durava da ben tre giorni e che mi aveva fatto attraversare tutta la costa del Pacifico.
Desideravo soltanto una cosa: togliermi di dosso la stanchezza di quel lungo tragitto.
Dopo aver pagato il conto uscii e mi diressi verso la macchina. Sul punto di salire vidi una cabina telefonica. Avrei potuto chiamare Mike e annunciargli che ero arrivata e che stavo bene, ma forse non sarebbe stato il caso di dirgli che gli Hale non erano in casa.
Mike era contrario a quel viaggio e pensava che fosse una pazzia fare tante miglia per trovarmi un lavoro.
Rispose al terzo squillo, come al solito.
“Sono io, sono arrivata”
“Dove? A casa degli Hale?”
“No a Queen Anne Hill. Strada  facendo sono passata davanti alla loro casa. È magnifica! Di mattoni rossi, con un piccolo portico che le gira attorno, tanti camini. Una costruzione tipicamente vittoriana.” Naturalmente persi un po’ del mio entusiasmo al ricordo che a Mike piacevano solo alluminio e vetro.
“Non c’era nessuno e così mi sono fermata a cenare in un ristorante”.
“Credevo ti aspettassero”
“Purtroppo non avevo precisato l’ora del mio arrivo, perché non sapevo con esattezza quanto ci avrei impiegato”.
“Quando mi muovo io…”
Mike era la precisione fatta persona e viveva rispettando i suoi programmi.
Io invece, mi affidavo molto all’istinto.
Ed era proprio per questo che lui ora si trovava a Phoenix e io a migliaia di chilometri di distanza, nonostante fossimo fidanzati da cinque settimane soltanto.
“Sono sicura che non tarderanno…”
“E se fossero partiti?”
Mike era un uomo essenzialmente realista ma in quel momento avevo bisogno di ben altro per rassicurarmi.
“Non è possibile ” risposi, cercando di celare il mio disagio “mi stanno aspettando. In ogni caso, il professore mi ha mandato una chiave”
“D’accordo ” sospirò Mike, tutt’altro che convinto.
Ci eravamo fidanzati il primo di maggio e due settimane dopo avevo accettato la proposta di lavoro lontano da casa. Mike rifletteva sempre a lungo prima di agire.
La sua domanda di matrimonio, infatti,  era stato frutto di una decisione maturata in mesi. Aveva trent’anni ed un lavoro che gli rendeva, ma alla fine si era reso conto che era arrivato il tempo di prendere moglie.
Quando gli avevo annunciato la mia intenzione di partire, non si era arrabbiato e non aveva chiesto indietro l’anello.
Aveva semplicemente domandato “Perché?” e quando io avevo iniziato a balbettare qualche spiegazione, si era preso due settimane per riflettere, trascorse le quali, aveva detto:
“Il matrimonio è una cosa seria. Hai bisogno di abituarti all’idea. Pensaci bene sopra, anche per un anno se vuoi”
Mi avrebbe fatto sicuramente bene passare un anno a Queen Anne Hill. E alla fine di quel periodo sarei tornata a Phoenix solo se fossi stata più che sicura da voler sposare Mike.
“Ti telefonerò tra qualche giorno, quando mi sarò sistemata”.
“Si ma solo un anno, non dimenticartene. E vedi di diffidare dagli archeologi. Soprattutto di quelli che attirano le belle ragazze, come te ”
“Via, Mike! Jasper Hale è fidanzato”
“Se è per questo lo sei anche tu”
“Non preoccuparti. Ciao a presto”
Mike non aveva nulla da temere. Anche se Jasper Hale fosse stato bello come Jake, avrei saputo resistere alla tentazione. Mi avviai, e strada facendo decisi che avrei utilizzato la chiave se non avessi trovato nessuno.
Quando arrivai davanti alla casa, non vidi alcuna luce alla finestra.
Trascinai le due pesanti valigie fino alla porta e bussai con tutta la forza che avevo.
Nessuna risposta.
Allora infilai la chiave nella serratura.
“C’è nessuno?”
Niente.
Solo il rumore dei miei sandali sul pavimento.
Mi avvicinai a quello che doveva essere un salotto con la moquette bianca, un grande camino di marmo, dei bei mobili di ebano e un impianto stereo con più dischi.
Più in là c’era la biblioteca.
Solo allora notai che disseminati per terra vi erano una marea di libri e oggetti archeologi di ogni tipo.
La casa mi parve d’improvviso troppo vuota e troppo in ordine.
Era come se Jasper e sua sorella fossero partiti per un viaggio.
E se fosse davvero così?
Cosa avrei fatto fino a settembre?
Dove avrei alloggiato?
Jasper progettava di scrivere un libro sull’archeologia ed io avrei dovuto scrivere tutto a macchina.
Il tavolo della sala da pranzo era coperto da un leggero strato di polvere, il che non fece altro che confermare i miei dubbi.
Ma entrando in cucina le mi paure si calmarono.
Nessuno partiva lasciando i piatti sporchi nel lavello.
Emisi un sospiro di sollievo. Probabilmente erano usciti la mattina e sarebbe tornati la sera.
Prima di andare a letto avrei lasciato un biglietto per avvertirli del mio arrivo.
Con le valigie in mano, iniziai a salire i gradini dell’ampia scala in legno.
“E lei chi diavolo è?”
Mi paralizzai sul posto, sorpresa dalla voce un po’ rauca che proveniva dal piano di sopra.
Sollevai la testa e vidi una figura maschile.
Quello era Jasper Hale?
Bè se è lui non è affatto accogliente. Ma se non lo è…
“E lei?” chiesi a mia volta, con voce incerta.
“Salga!” ordinò lo sconosciuto, ignorando la mia domanda.
Io rimasi immobile.
“Le ho detto di salire” la sua voce ora era meno dura.
Forse quell’uomo non si rendeva conto di avermi spaventata.
Senza staccargli gli occhi di dosso gli obbedii.
Se dovesse dimostrarsi minaccioso, gli butto addosso le valigie e fuggo, semplice…
Mi dissi pur sapendo che non sarei mai riuscito a farlo.
Quando arrivai più vicino, potei meglio distinguere la sua figura.
Era alto, rossiccio e con l’espressione di una persona ammalata.
Forse è per quello che aveva gli occhi lucidi e la barba incolta…
Indossava solo un paio di pantaloncini e il suo corpo appariva magro, muscoloso e abbastanza abbronzato.
“Chi è lei e cosa ci fa qui?” mi chiese in tono sommesso, Ma con una freddezza che mi fece rabbrividire.
“Sono Isabella Marie Swan” risposi e facendomi coraggio aggiunsi “Sono venuta per stabilirmi qui”.
“Cosa?” rispose lui incredulo.
“Questa non è la casa del professor Hale?”
“Si…”
“In questo caso mi stabilirò qui. Suo padre deve averle detto del mio arrivo, no?”
Che famiglia! Un padre assume una persona e si dimentica di dirlo al figlio…

Lo sconosciuto alzò lo sguardo “Mio padre?”
“Sì, mi ha assunto per poter battere a macchina i suoi appunti”.
“Ah! E quel qualcuno dovrebbe essere lei? Dio mio!”lui si passò la mano sulla faccia e scosse più volte la testa come se volesse schiarirsi le idee.
Poi indietreggiò e si appoggiò al muro guardandomi come se fossi un volgare insetto.
“Non ha ricevuto la mia lettera?
“Che lettera?”
“Quella in cui le dicevo di starsene a casa sua” lui parve afflosciarsi e così mi avvicinai, notando che gli tremavano le labbra.
“Non ho ricevuto niente. Quando l’ha spedita?”
“Ieri o due giorni fa, ho perso la nozione del tempo”.
“Ho lasciato l’Arizona tra giorni fa”
Mancava solo questo dopo un interminabile viaggio!
“E adesso che facciamo Sig Hale?”
“Non lo so, una cosa è certa: lei se ne deve andare! E a proposito io non sono Hale”
“Cosa?” quell’uomo mi sembrava meno minaccioso adesso. Anzi, mi sembrava sfinito e aveva la fronte imperlata di sudore.
“Sono stata assunta per lavorare con Jasper Hale. Con quale diritto lei mi viene a dire che non ha più quel posto? e se non è Jasper Hale, allora chi è?”
Lui si grattò la nuca con un gesto stanco e chiuse gli occhi quasi sperasse di non vedermi più una volta aperti.
“Mi dispiace che non abbia ricevuto la mia lettera” disse più seccato che dispiaciuto “Jazz è in Massico ed è per questo che lei non ha più quel posto. Sono Edward Cullen, suo cugino, e sarò io a sostituirlo durante l’estate.”
Mi morsi un labbro. E pensare che avevo sperato di passare un’estate tranquilla con Jasper Hale, mentre invece avrei dovuto sorbirmi quell’arrogante di Edward Cullen! Il gatto aveva lasciato posto alla tigre.
A guardarlo meglio però, nonostante la barba lunga e i capelli spettinati, era indubbiamente un bell’uomo.
“Continuo a non capire perché è qui” chiesi.
“Ho la malaria e forse qualche stupida febbre tropicale. Non è la prima volta mi basta solo un po’ di riposo e tuttavia, la febbre non mi impedisce di insegnare” rispose con un’alzata di spalle.
“E il mio lavoro?”
“Appena guarirò me ne torno in Guatemala. Jazz ritorna e finalmente avrà il suo maledetto lavoro. D’accordo? Ora se ne vada!”
“Neanche per sogno”
“Sì, invece”
“Ho detto di no. Potrei aiutarla. Avrà sicuramente bisogno…”
“Di niente! E tantomeno di una donna che ficchi il naso ovunque”
“Ma…”
“No!” ribatté con un tono che non ammetteva repliche “Me la caverò benissimo da solo” fece una smorfia e tentò di appoggiarsi al muro per non cadere.
Lo vidi stringere le mascelle, come se facesse uno sforzo per mantenersi in piedi.
“Io…”
“Se ne torni a casa”
Molto probabilmente oltre a privargli del colorito, la febbre lo aveva privato anche della ragione.
“In Arizona?” domandai ironica.
“Se ne vada dove vuole. In città ci sono tanti alberghi” disse con una scrollata di spalle.
“Perché non posso rimanere qui?”continuai, irritata dal tono arrogante.
“Perché mi da fastidio avere la gente tra i piedi. Ho spedito Rose a casa di amici. Voglio stare da solo. Non si muova torno subito vado a prendere il portafoglio in camera mia”
“Non mi interessa il suo denaro!” lo presi per un braccio ma lui si liberò con un gesto brusco aggrappandosi subito al corrimano per non cadere.
“Al diavolo! Le darò un assegno” respirò profondamente e si passò la lingua sulle labbra secche.
“Non sia sciocco. La smetta e se ne torni a letto. Non riesce a stare nemmeno in piedi”.
“Lo vede, già si immischia nei miei affari. Se non vuole il denaro, peggio per lei. Se ne vada e mi lasci in pace”.
Mi resi conto che faceva sforzi inauditi per non vomitare, ma ad un certo punto, tuttavia, incapace di trattenersi oltre, lo vidi correre per il corridoio e scomparire in quello che doveva essere il bagno.
Non lo seguii, ma dopo un momento, non vedendolo ricomparire mi preoccupai e andai a controllare.
Magari è morto…
Inginocchiato davanti la tazza, la schiena mandida di sudore, lui tentava di sollevarsi ma ogni volta ricadeva.
“Lasci che l’aiuti” senza aspettare la sua risposta, lo presi per un braccio e, dopo essermelo passato attorno alle spalle lo misi in piedi.
“Sto bene..”
“Certo campione! Finirà per terra se non si lascia sostenere, avanti venga!”
Accipicchia come scottava.
Quell’uomo era più ammalato di quanto immaginassi.
“Dov’è la sua camera?”
“Io…dovrei” disse guardando il bagno.
“Ci penserò io” dovevo metterlo a letto alla svelta.
“Allora?”
“Quella in fondo”
Entrandoci ebbi l’impressione che si trattasse più di un retrobottega di un museo.
Tutta la camera, il pavimento, il cassettone, il letto erano ingombri di fogli.
“Che disordine!”
“Trova?”
Riuscii a liberare una sedia e lo aiutai a sedersi.
“Cosa fa? Lavora fin quando non si sente male e poi ricomincia?”
“Più o meno” rispose lui mentre un’ombra di un sorriso illuminò il viso pallido di Cullen.
“Le rifaccio il letto, non si muova”
“Preferisco rifarmelo da solo” ribatté tornando immediatamente ostile.
Feci spallucce “Non ha bisogno di dimostrarmi quanto è forte. Inizierò a far ordine nel bagno”
Mi fulminò con lo sguardo e aprì la bocca per dirmi altre dolci paroline, ma poi ci ripensò e si limitò a girare la testa verso la finestra.
In cosa mi sto cacciando?
Pensai. Forse Mike aveva ragione.
Quando finii in bagno, mi diressi verso la camera che si trovava di fronte a quella di Cullen e decisi che sarebbe stata la mia.
Portai le valigie e mi cambiai rapidamente, e mi sentii pronta ad affondare nuovamente la belva.
Accasciato su una sedia, gli occhi chiusi, sembrava che dormisse. Non sarebbe stato facile vivere con lui e come per dar ragione al mio pensiero lui aprì gli occhi e mi lanciò un’occhiata ostile.
“Come si sente?”
“Meglio” rispose lui “Mi dispiace per poco fa” la sua voce era priva di espressione.
Iniziai a rifare il letto “Non ci sono lenzuola pulite?” chiesi notando che erano giallastre e stropicciate.
“Vanno bene quelle”
“Mi piace rifare letti”
Mi lanciò un’altra occhiataccia e si arrese “Nell’armadio, in corridoio”.
Quando tornai, non appena mi vide mettere mano a certi fogli si lasciò sfuggire un urlo.
“Non li tocchi”
“Vuole dormire con questi appunti?”
“Me la sbrigherò da solo”
“Ma com’ è monotono!” dissi piantandomi davanti a lui con le mani si fianchi.
“Invece di borbottare perché non mi dice in che ordine glieli devo mettere? ”
“D’accordo ” mormorò infine.
Così feci, seguendo le sue istruzioni, la calligrafia chiara dei suoi appunti contrastava totalmente con il disordine che regnava nella stanza.
Sembrò addolcirsi, ma come al solito mi sbagliavo, perché quando provai ad aiutarlo per mettersi a letto, si irrigidì di nuovo.
“Ce la faccio da solo signorina Swan”
Stupido testardo!
“Posso capire che non vuole il mio aiuto ma mi chiami Bella almeno. È piuttosto difficile fare il sostenuto con chi le ha appena pulito il bagno ”
Beccati questa!
Nessuno l’ha obbligata” ribatté lui risentito.
Poi come un uomo che vede un’oasi nel deserto si lasciò cadere con un gemito sul letto.
“Mi scusi” mormorò con la testa appoggiata ai cuscini “E grazie”.
“Di nulla. Se le serve , mi chiami”
“Io…”
“Si lo so, ce la farà da solo…comunque mi troverà nella camera di fronte” e senza aspettare oltre me ne andai.
Una volta in camera mia mi distesi sul letto.
Abituata con la calma di Mike, avevo avuto l’impressione di essermi scontrata con un orso.
“Idiota e testardo!” borbottai “Mr Indipendenza”.
Idiota!
Mi aveva consigliato un albergo…di cosa aveva paura? Di perdere la sua reputazione vivendo con una donna? Lui? Un uomo abituato a stare nella giungla?
Mi venne in mente la cameriera del ristorante, lei avrebbe trovato Mr arroganza un bell’uomo e avrebbe ammirato la sua presenza. Ma non la pensavo allo stesso modo.
Edward Cullen doveva sopportare le donne soltanto in un caso.
Proprio come Jake.
Anche se i capelli spettinati, il mento deciso, gli occhi selvaggi…
Mi voltai su un fianco furibonda. Perché doveva farmi tornare alla mente Jake?
Quel fascino velenoso con cui usava le donne?
Possibile che fossero uguali?
Probabile.
Quello sguardo duro, quella maniera di ringraziare a fatica…
Oh, come è diverso Mike!
Nonostante tutto, non fu a Mike a cui pensai durante la notte, ma la figura di uomini con i capelli spettinati, la barba incolta e gli occhi lucidi.
Smettila!
Nemomale che mi ero promessa di non cedere alle tentazioni. Jasper Hale era fidanzato, quindi non contava. Avevo pensato a tentazioni facili da respingere.
Ma, avevo fatto i conti senza Edward Cullen.


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noto con molto piacere che la storia piace^^, bene allora vi posto il primo"capitolone" fatemi sapere cosa ne pensate
volevo precisare che le frasi che trovate scritto in un altro carattere rappresentano i pensieri di Bella.
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ale03ciao ^^, sempre felice che fatto che mi perseguiti e ti ringrazio del complimento, spero di non averti fatto aspettare troppo per il primo capitolo spero ti piaccia

angel94ciao sono contenta che l’idea ti piaccia ^^ spero di non averti fatto aspettare troppo per il primo capitolo spero ti piaccia

luisinaç_ç finalmente sei tornata! sono contenta che l’idea ti piaccia ^^ e grazie

smanukilciao ^^, sono contenta che tu abbia deciso di leggere le mie cavolate, io purtroppo il film non l’ho visto, il titolo è stato scelto perché è attinente alla storia, anche se leggendo questo capitolo ti sembrerà il contrario ^^. spero ti piaccia il primo capitolo.

00Alice Cullen00Ciao ^^, grazie anche se la genialata non la vedo! E ci passo spesso tra le tue storie in particolare una, della quale non ricordo il nome ^^ . spero ti piaccia il primo capitolo.

Amy DickinsonMa chère, lo so la mia testolina a volte partorisce cavolate assurde, per non parlare del travaglio ^^, sono felisse che già il prologo ti piaccia e spero ti piaccia anche  il primo capitolo.Come vedi ho obbedito all’ordine ^^ besos.

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Le mie FF

Lo Scapolo

Isola Esme
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FF di cui mi occupo:
Tesoruccio, quand'è che metterai la testa a posto?! :  fanfiction ispirata a Lamù  di Amy Dickinson
Il falco e la Rosa  : fanfiction originale di Amy Dickinson

Buona lettura, 

a presto, la Vostra Lory  




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Capitolo 3
*** Tè e litigi ***


Capitolo betato da Amy Dickinson
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tè e litigi

Quando mi svegliai, il sole entrava attraverso le tende e una leggera brezza mi accarezzava il viso.

Era decisamene lussurioso starsene lì sdraiata e sapere che non avevo altri giorni di viaggio davanti. Ero arrivata.

Ma poi era vero? All’improvviso, gli avvenimenti della sera prima mi affollarono la mente.

Con un gemito, mi drizzai a sedere.  Stavano per mettermi fuori altro che ero arrivata! E se rimanevo sarebbe stato anche peggio…c’era qualcosa in Edward Cullen e nelle sensazioni che suscitava in me che non mi faceva presagire niente di buono.

Afferrai i pantaloni bianchi e la maglietta verde e mi diedi una spazzolata ai capelli.

Ma mi ci voleva una doccia.

Dovevo essere in forma quando fosse arrivato il momento di riaffrontare Mr Indipendenza.

Presi un asciugamano dalla valigia e uscii nel corridoio. Dalla stanza dell’idiota non proveniva alcun rumore sebbene la porta fosse parzialmente aperta. La superai senza guardar dentro e raggiunsi il bagno. Ero sotto l’acqua, quando poco dopo, udii bussare alla porta.

“un memento!” gridai “un momento!” avvitai il tappo dello shampoo e continuai a frizionarmi i capelli.

Al grande capo Cullen non avrebbe fatto male aspettare un po’.

Ma ci fu un altro colpo e la porta venne spalancata.

“ehi!” misi fuori la testa dalla tenda della doccia pronta a rimbeccare il disturbatore. Ma Edward non mi guardava neppure. Si era inginocchiato davanti al gabinetto e stava vomitando.

Mi ritrassi e mi sciacquai velocemente.

Che caspita faccio ora?

Lui sembrava aver smesso, ma non lo avevo sentito uscire.

Facendomi coraggio, misi di nuovo la testa fuori. Edward era accovacciato contro il muro, braccia attorno alle ginocchia e la testa abbassata.

Non gli vedevo il viso, ma soltanto i capelli spettinati che si arricciavano un po’ sulla nuca.

Mi passai la lingua sulle labbra secche per la reazione che stata avendo luogo in me.

Con un gesto brusco, presi l’asciugamano, chiusi l’acqua e iniziai ad asciugarmi.

“sta bene?” chiesi

“ah, divinamente” ironizzò lui con voce rauca.

Si alzò faticosamente e si appoggiò al lavandino.

“ora capisce quanto sarebbe meglio per lei se andasse in albergo invece di intrufolarsi qui?”

“non mi sono intrufolata” protestai “direi più invitata”

“non da me”

“non è questo il punto. Non potevo sapere che ci avrei trovato lei. Non sapevo nemmeno della sua esistenza. E poi, cosa ha contro di me?”

“semplicemente non voglio problemi. Una  donna tra i piedi ci mancherebbe!”

“oh, non si preoccupi” sbottai “non mi sognerei nemmeno di darle problemi nemmeno se fosse l’ultima persona sulla faccia della terra!”

“m ne sta già dando” fece lui, enigmatico.

Dal tono di voce capii che aveva voluto dire più di quanto avesse detto.

“vuole rimanere lì tutto il giorno?”

“aspetto che lei esca”

“non ho fretta” e infatti non aveva nessuna intenzione di andarsene. Solo che ora che avevo chiuso l’acqua calda stavo gelando.

“faccia pure con comodo!” dissi ironica.

Certo, avrei potuto avvolgermi nell’asciugamano e uscire ma decisi di tenerla come ultima risorsa.

Edward rimase silenzioso.

Che stesse ancora male?

Mi chiesi ma alla fine lo udii sospirare e aprire la porta.

“ha vinto solo perché sto per svenire. Non capisco come possa provare piacere ad imporsi su un uomo ammalato”

“non sia sciocco”ma la porta si era già chiusa.

Rabbiosa lanciai l’asciugamano umido contro la tenda della doccia, desiderando ardentemente che fosse la faccia di Edward Cullen.

Ma subito sentii un gemito soffocato e un tonfo.

Oddio!

Uscii dal bagno gridando “Edward!”

Lui giaceva svenuto nel corridoio con il viso livido e il respiro irregolare.

Mi inginocchiai e poi corsi a prendere un asciugamano umido e iniziai a detergergli il viso e a togliergli i capelli dalla faccia.

Poco dopo lui si riprese e tirai un sospiro di sollievo.

E se non fossi stata lì? Fino a quando sarebbe rimasto privo di sensi?

Mille domande iniziarono a vorticarmi nella testa. Una cosa era chiara: non potevo lasciarlo solo.

Forse lui non desiderava la mia presenza e per me sarebbe stato meglio andarmene ma il buon senso, maledetto buon senso, e un minimo di umanità mi imponevano di rimanere.

“è molto attraente con quell’asciugamano”mormorò Edward “perlomeno mi sono lucidato ben bene la vista”

Uomini…anche mentre crepano hanno solo il sesso in testa!

“suppongo che sia svenuto per questo”ribattei irritata.

“non proprio. Ma potrebbe essere un vantaggio, potrei prendere l’abitudine di farlo “disse mentre muoveva la testa cercando di appoggiarsi meglio sul mio grembo.

“mmm…si sta così bene. Continui!”

Senza accorgermene mi ero messa ad accarezzargli i capelli, ma quando me ne resi conto scostai la mano e arrossii.

“fa sempre il contrario di quel che le viene detto di fare?” domandò lui guardandomi negli occhi.

“soltanto con lei. Non ho mai conosciuto un uomo come lei”

Neppure Jake, conclusi tra me e me.

“né io una donna come lei”

“se ce la fa ad alzarsi l’aiuto ad andare in camera”

“lei è strana sa? Prima fa di tutto per venire a vivere con me, poi si comporta come se volessi violentarla. Vuole decidersi?”

“e lei? O mi sbatte fuori di casa o mi fa avances…”

“io non le ho fatto delle avances…non ancora”mi sorrise e io come un’idiota arrossii

“se ne accorgerà quando gliene farò davvero”tentò di mettersi seduto ma cadde all’indietro “mi gira tutto”

“oh quanto mi dispiace”dissi mentre mi rialzavo

“dove va?”

“a vestirmi”

“e mi lascia qui?”

“oh sopravviverà” risposi dirigendomi verso il bagno dove vi erano i miei abiti, consapevole del suo sguardo che mi seguiva.

Maledizione a lui!

Riusciva a mettermi a disagio anche quando stava male.

Mi vestii e iniziai a raccogliermi i capelli in una coda alta, generalmente li lasciavo lunghi sulle spalle perché si asciugassero.

“ehi? Si sta preparando per un appuntamento galante lì dentro?” gridò Edward da fuori.

Si certo con un idiota targato!

Strinsi i denti.

“ha detto qualcosa?”chiesi indifferente uscendo dal bagno e fermandomi davanti a lui.

“è uno schianto” disse l’idiota sorridendo.

“lei no” e gli tesi la mano “andiamo casanova, che l’aiuto…”

Lui me la prese e lentamente lo aiutai ad alzarsi mettendogli un braccio attorno alla vita, consapevole del febbricitante colore del suo corpo, e della peluria del torace che mi sfiorava la mano.

una semplice reazione fisica, mi ripetevo come un mantra mentre arrancavamo lungo il corridoio. Una reazione che avevo avuto con Jake.

Lo aiutai a distendersi sul letto e mi ritrassi svelta così da mettere una certa distanza tra di noi.

“da quanto?”domandò lui all’improvviso.

“eh?”

“da quanto è fidanzata?” domandò e lo guardai come se avesse parlato in una lingua sconosciuta.

“ho sentito l’anello sulle costole”

“oh”mi toccai nervosamente l’anello “cinque settimane”
“e l’ha lasciata venire qui? Ma che razza di smidollato è?”

“non è uno smidollato”protestai.

“è più vecchio di lei scommetto”

“come fa a saperlo? Sentiamo quanti ne ha Matusalemme?”

“ventotto”

“Mike trenta”

“e lo è?”

“lo è cosa?”

“ricco”

“non particolarmente. Perché?”

“perché questa potrebbe essere la ragione per cui se lo sposa”

“non sia ridicolo!”

Edward si strinse nelle spalle come per farmi capire che la sua supposizione poteva essere plausibile.

“allora perché se lo sposa?”

“lo amo, ovvio”

“non molto dato che è venuta a vivere con me”

“non sapevo di trovare qui lei” controbattei.

“con Jazz allora”

“e con questo? Siamo persone mature, io e Mike”

“nessuno è maturo fino a questo punto”

“lei forse no” dissi con una freddezza che però smentiva la fretta con cui raggiunsi la porta.

Quell’interrogatorio mi aveva innervosito parecchio. Aveva sparato a zero su di me e questo non mi andava a genio.

Quell’ arrogante e troppo sicuro di sé…

Ma era anche attraente e si divertiva a stuzzicarmi. C’era solo da sperare che si rimettesse in sesto e se ne tornasse in Guatemala.

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Nei due giorni che ne seguirono, non dovetti occuparmi molto di Edward-spocchioso-Cullen perché lui tenne sempre la porta della sua stanza chiusa e io lo vidi solo di rado.

Anche in quelle occasioni, barcollava ancora e in preda a quei suoi attacchi violenti di  nausea, correva spesso in bagno, ma non perse più conoscenza e la luce che gli brillava negli occhi quando si accorgeva che lo spiavo di nascosto mi dissuase da qualsiasi altro intervento da crocerossina.

Non riuscivo a far finta che lui non esistesse.

Per di più, avevo un sacco tempo libero a disposizione che trascorrevo alla disperata, quanto infruttuosa, ricerca di un lavoro.

E in quei momenti Edward Cullen diventava una vera e propria ossessione.

Lo pensavo mentre sfogliavo una rivista, quando cucinavo, quando leggevo i polverosi libri sparsi un po’ ovunque, quando lavavo i panni…mi sforzavo di non farlo, ma non ci riuscivo. E meno che mai riuscivo a impedirmi di salire decine di volte al giorno fino alla sua camera o di balzare giù dal letto, di notte, quando mi sembrava di averlo sentito chiamare.

Finché un pomeriggio lo sentii dire “Bella che ne direbbe di una tazza di tè?”

In altre circostanza gli avrei riposto di prepararsela da solo, aggiungendo un piccolo idiota, ma erano due giorni che lo vedevo dare di stomaco, e mi parve che una tazza di tè fosse una piccola cosa. Misi la teiera sul vassoio con due tazze e dei biscotti, e salii di sopra.

“anche meglio” commentò Edward con un sorriso.

Si era raddrizzato contro i cuscini e aveva fatto un po’ di posto per la tazza sul comodino.

Spinta dal mite incoraggiamento, gli sistemai un altro cuscino dietro la schiena

“latte?zucchero?”

“entrambi, grazie”

Versai il tutto, mescolai e porsi la tazza, evitando accuratamente il contatto con le sue mani.

Lui la prese e non disse nulla, ma mi lanciò un’occhiata derisoria, segno che aveva notato la manovra.

“si sieda”

Guardai la sedia ingombra di libri ma lui batté il palmo della mano sul letto “mi sembra di averle già detto che non mordo”

“di solito, ha anche aggiunto”gli ricordai, e mi accomodai sul letto.

“allora mi parli del suo fidanzato” mi invitò e la mia tazzina tintinnò.

“ma perché le interessa tanto?” chiesi, rimpiangendo di non averlo mandato al diavolo quando mi aveva chiesto il tè.

“mi incuriosisce. Penso solo e soltanto all’archeologia…”

“l’importante è che non pensi a me!” sbottai e subito dopo arrossii al ricordo di tutte le ore che passavo a pensare a lui.

“perché no? Voglio dire, è piombata qui senza farsi annunciare, sistemandosi come se fosse a casa sua…”

“lei…”

“e abbocca facilmente all’amo. Ecco perché mi incuriosisce tanto. Mi sono chiesto perché si sia fidanzata dato che lei è qui e lui là…”

“e sentiamo a quale conclusione è arrivato?”domandai tentando di apparire calma quando avevo invece una gran voglia di tirargli dietro la tazzina.

“che non lo ama”disse con un tono che si sarebbe usato per parlare del tempo.

“io lo amo”

“come si amerebbe un peluche…”

“cosa ne sa lei?” domandai evitando i suoi occhi.

“sono stato fidanzato” disse lui come se si fosse trattato di una malattia.

“ah”

“ma non rifarò l’esperienza”

“non stento a crederle. Ma Mike non è come lei. È gentile, dolce…”

“forte, pulito e sottomesso. Un boy scout! ” esclamò con sarcasmo.

“se non fosse ammalato la prenderei a schiaffi” dissi stringendo i denti.

“suscettibile vedo…” posò la tazza sul comodino e si sistemò a sedere “allora mi dimostri quanto lo ama”

“ma che …”

Lui mi prese la tazzina dalle mani e la mise accanto alla sua, poi sollevò il mio mento e mi sfiorò la linea della mascella.

“mi dica di smetterla” fece, chinandosi verso di me.

“mi dica che è completamente indifferente ”

Le sue labbra si posarono lievi sulla mia guancia, sulle tempie, sulle palpebre deponendo una scia di baci come petali di fiore.

Istintivamente mi avvicinai a lui, desiderosa di quel contatto…

“lo vedi?” mormorò lui all’orecchio “vuoi anche me”

Fu come essere investiti da un getto di acqua gelata.

Mi ritrassi, atterrita da ciò che avevo fatto.

“non è vero”

“Menti pure a te stessa” fece lui con voce dura “ma non andare in giro a dire di essere innamorata. Non è leale nei confronti di Mike”

Leale? Cosa ne sapeva lui? Non era stato tanto leale fare ciò che aveva fatto.

Corsi giù per le scale e uscii in strada sbattendomi la porta alle spalle.

Che ne sapeva lui di lealtà?

Era stato leale ritrovarmi innamorata di Jacob Black, che avessi pensato al matrimonio e a tre o quattro bambini dagli occhi e dai capelli neri mentre lui aveva pensato soltanto a divertirsi? Era stato leale che Jake mi avesse presa all’amo con facilità e mi avesse lasciata andare con la semplice spiegazione che aveva altri pesci da friggere?

No, nulla da parte di Jake era stato improntato alla lealtà.

Mike Newton era stata la cosa più leale che mi fosse capitata, certo però non mi faceva palpitare il cuore, non mi procurava sensazioni eccitanti.

E adesso oltre al ricordo di Jake ci si era messo anche Edward Cullen. Fin dall’inizio sapevo che avrei avuto problemi con lui, perché era in grado di suscitare in me le stesse sensazioni che mi procurava Jake. E come se non bastasse, mi attaccava nel punto più debole. Come diavolo faceva a sapere che ero preoccupata dei sentimenti verso Mike? Soltanto Jessica sapeva tutto e mi aveva detto chiaro e tondo “se Mike non lo vuoi tu me lo prendo io”mi aveva detto con un sorriso malizioso “avanti che aspetti è un uomo meraviglioso!”

Già, meraviglioso. Come stargli alla pari? Lei mi faceva sentire così inadeguata…certo non intenzionalmente, ma era così.

Non potevo tornare a casa così.

Dovevo lasciar passare del tempo, e aspettare il buio e … sperare che mi ritornasse un po’ di coraggio.

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La casa era immersa nel buio ed erano quasi le dieci, in cucina notai che l’idiota era sceso per prepararsi un panino. Un segno del suo miglioramento, forse per questo aveva cercato la mia compagnia.

Lavai i piatti e mi preparai del brodo, in altre occasioni ne avrei portato una anche a Mr Indipendenza ma non avevo voglia di rivedere il suo affascinante muso.

Spensi la luce e iniziai a salire in camera. Mi ero appena messa a letto quando udii bussare.

“Bella?”

Avvertii una morsa allo stomaco.

“si?”scesi dal letto e andai ad aprire la porta, ma di poco.

Edward era appoggiato al muro e mi guardava dalla penombra.

“si?” ripetei atona.

“mi dispiace. Non erano affari miei. E non avrei dovuto baciarti”

“no. Non avresti dovuto” convenni “ma ammetto di essere suscettibile”

“stai bene? Sei stata fuori per ore…”Edward sembrava davvero preoccupato il che era strano dato che erano giorni che non faceva altro che augurare che sparissi.

“volevo fare una passeggiata. E tu?”

“si…è stata una delle giornate buone. Significa che sta passando” Edward mi sorrise appena e io, stupidamente, feci lo stesso chiedendomi perché dal momento che non avevo fatto altro che mandarlo al diavolo per tutto il pomeriggio.

“bene”

“già. Prima riuscirò a guarire e prima potrò andarmene e tu riavrai il tuo lavoro”

Rimanemmo un po’ in silenzio, a disagio.

Io avevo gli occhi bassi e lui non aveva intenzione di andarsene.

“perdonato allora?”disse infine alzando la mano come se volesse sfiorarmi il braccio, ma poi lasciandolo ricadere.

“sì…”

“bene” ci guardammo per un momento “buona notte, allora” disse allontanandosi dal corridoio.

“buonanotte mormorai ma rimasi lì per un minuto buono anche dopo che lui ebbe chiuso la porta”

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Scusate se aggiorno in ritardo ma la tesi mi sta succhiando via l'anima e il tempo per scrivere scarseggia, ma tranquille prometto di aggiornare il prima possibile, per farmi perdonare vi rifilo un capitolone ^^.
Bella_kristen : ciao ^^ sono contenta che la mia nuova ff ti piaccia ^^ . in effetti ho voluto rendere Edduccio un po stronzetto hihihihi ma tranquilla poi si calma (non darle retta sarà sempre peggio -.-) grazie ancora. spero che il cap ti piaccia besos
luisina: ciao tesò ^^ tranquilla per la recensione tanto le storia sta sempre lì ^^ grazie mille sono contenta che si noti il miglioramento. 
ale03 : ciao ^^ sono contenta che la ff ti attiri , già già eddy è conciato male ma tranquilla poi si riprende ma il caratteraccio sarà sempre quello ^^.
samy88: ciao sono contenta che la ff ti incuriosisca e spero di non averti fatto aspettare troppo per il secondo capitolo ^^ eddy è conciato male ma tranquilla poi si riprende ^^.
Amy Dickinson: lovva hai visto ho aggiornato abbastanza presto nonostante i miei impegni -.-, grazie per avermi aiutato e per aver corretto i miei innumerevoli errori. Je t'aime mon amour ^^
JessikinaCullen: ciao tesoroooooooooo ^^ sai comè mi piace uscire fuori dai canoni normali ed ho deciso di farlo Stronzo ^^. piano piano si riprende e diciamo che ne approfitterà del suo stato con la nostra Bellina hihihiih mascalzone!
Naturalemnte un garzie va anche alle 20 persone che hanno inserito la storia tra i seguiti e le 20 che l'hanno inserita delle preferite.

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le mie FF

Lo Scapolo 

Isola Esme

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FF di cui mi occupo:

Tesoruccio, quand'è che metterai la testa a posto?! :  fanfiction ispirata a Lamù  di Amy Dickinson

Il falco e la Rosa  : fanfiction originale di Amy Dickinson

Buona lettura, 












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Capitolo 4
*** bugie e verità ***


Capitolo betato da Amy Dickinson

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Bugie e verità

Da quella sera si consolidò una specie di armistizio: Edward che lavorava ai suoi appunti, nei giorni buoni, o dormiva in quelli cattivi, e io che recitavo il ruolo della casalinga o leggevo, avendo smesso di cercarmi un lavoro.

Per il resto evitavo accuratamente Edward e mi avventuravo nella sua stanza solo per chiedergli se voleva da mangiare.

Ogni tanto la curiosità aveva la meglio su di me.

“a cosa lavori?” gli chiesi un giorno, portandogli una tazza i caffè.

“a un libro”

“su cosa?”

“pitture maya”

“dove? Tikal?”

“poco lontano da Tikal. Come le conosci?”

“le ho studiate” risposi quasi in tono di scusa”mi piacerebbe visitarle”

“davvero?” Edward sembrava scettico.

“molto. A volte adoro lavorare con l’argilla e creo dei vasi e quindi alcuni disegni mi interessano particolarmente…”

“oh ne abbiamo trovati un bel pò…devo avere degli schizzi qua e là. Ti piacerebbe vederli?” Edward rovistò tra le sue carte.

“probabilmente ne hai già visti simili, ma ci sono delle varianti particolari” disse porgendomi i disegni.

Li presi e mi accomodai sul pavimento, accanto al letto. Erano schizzi fatti sul posto, in quanto la polvere sporcava tuta la superficie del foglio. Ne scelsi un paio che attirarono la mia attenzione e sollevai la testa per chiedere a Edward se aveva qualcosa in contrario. Ma scoprii che lui non stava lavorando ma, appoggiato ai cuscini, mi guardava con un’espressione famelica sul viso. E subito, il ricordo di quelle calde labbra sostituì ogni interesse verso i disegni.

“non ti dispiace se…insomma…io” mi mossi a disagio, un senso di calore mi invadeva tutto il corpo.

Accidenti a lui…

“fa pure” rispose lui e io, turbata, mi affrettai ad alzarmi e a battere in precipitosa ritirata in camera mia, nella speranza di non vederlo per il resto della giornata. Non lo rividi, infatti, e la mattina seguente lo sentii andare diverse volte in bagno. Preoccupata, lo aspettai in corridoio dopo l’ennesimo viaggio.

“devo chiamare un dottore?”

Lui mi guardò con i suoi occhi lucidi “niente dottori” bofonchiò e passandomi davanti si lanciò sul letto disfatto.

“sei sicuro?” insistetti, sembrandomi poco ragionevole da parte di Edward rinunciare al beneficio che sicuramente la medicina gli avrebbe dato.

“sì, non ti agitare” affondando il viso tra i cuscini.

Non ero agitata.

Cosa si aspettava? Che vivessi con lui da una settimana, che discutessi con lui, che mi lasciassi baciare da lui e che poi non mi importasse nulle di ciò che gli accadeva?

Quando era ammalato Mike si aspettava che io lo accudissi e faceva la stessa cosa con me, e mi era molto grato delle mie attenzioni. Non come certa gente!

Al pensiero di Mike, presi il telefono e composi il numero.

“come stai?” gli chiesi non appena udii la sua voce.

“bene. C’è qualcosa che non va?” l’avevo chiamato ieri, e un’altra telefonata significava per Mike che c’erano problemi. Non che io potessi sentire la sua mancanza.

“no, nulla. Volevo soltanto sentire la tua voce” in quegli ultimi giorni l’avevo quasi dimenticata tanto era vivido il pensiero di Edward nella mia mente. Era stata una buona idea chiamarlo, ora riuscivo a ricordare anche il suo mite sorriso…

“cosa stai facendo?”gli chiesi.

“mangio scaloppine”

Scaloppine? Di venerdì? Mike il venerdì mangiava pollo. Cosa diavolo era questa storia delle scaloppine?

“Le ha preparate Jessica” spiego Mike prima che potessi chiederglielo.

La cara vecchia Jessica…cos’era? Un impulso di solidarietà verso un uomo solo? Rimasto senza fidanzata?

“gentile da parte sua” commentai “come sta?”

“benone. Vuoi parlarle?”

Sinceramente non ci tenevo proprio. Volevo solo che fosse lui a parlarmi, confinando Edward Cullen in un remoto angolino del mio cervello. Ma mi resi conto che non era la serata giusta e quindi parlai con entrambi. Prima di riattaccare Mike mi disse ch mi amava e che sentiva la mia mancanza mentre Jessica che mi avrebbe mandato la ricetta…

Trascorsi il resto della serata a guardare la tv e andai a letto vincendo la tentazione di spiare in camera di Edward per vedere come stava.

Non avrei saputo dire a che ora della notte mi svegliai a causa delle urla provenienti dalla camera di fronte.

Nel momento in cui aprii la porta lui gridò di nuovo e iniziò a contorcersi nel letto.

“no!” gridò lui, io accorsi e lo presi per le spalle.

“Edward! Svegliati!” lui si divincolò frenetico e si ritrasse.

“lasciami!” Edward aveva gli occhi chiusi e il viso stravolto.

Il corpo ardeva come una fornace.

Mi inginocchiai accanto a lui tenendolo tra le braccia pronunciando il suo nome in continuazione e pregando che si svegliasse.

Dopo quella che parve un’eternità aprì gli occhi e mi guardò, poi, scosso da brividi li richiuse.

“va tutto bene…era solo un sogno…”

Lui sbatté le palpebre, confuso poi parve riconoscermi. Continuai a cullarlo sapendo istintivamente come calmarlo, massaggiandogli i muscoli della nuca, accarezzandogli i capelli fino a quando non lo sentii rilassarsi.

“ne vuoi parlare?” gli domandai,

Lo sentii scuotere la testa.

“c’era sangue …….sacrifici…Dio!” e rabbrividì nuovamente.

“è la prima volta?”

“che l’ho sognato? No. Ma che mi sono messo a gridare sì” ed emise un sospiro tremulo.

“perché non vuoi chiamare un dottore? Hai un febbrone da cavallo”

Si districò dalle mie braccia e si distese con le mani sulla faccia.

“no” disse con voce lontana.

“ma perché?”

“no e basta”

Scossi la testa, esasperata dalla sua cocciutaggine. Era lì che tremava per la febbre e non voleva un dottore.

Lo vidi chiudere gli occhi e mi sollevai dal letto evitando di fare rumore.

“resta…resta con me” sussurrò lui “non andare via”

Lo guardai stupita. Era certamente la febbre a farlo parlare così visto che per tutta la settimana non aveva fatto altro che evitarmi.

“d’accordo” mormorai sfiorandogli la barba delle guance “resto qui”

Mi cinse con un braccio, appoggiò la testa al mio petto e, dopo aver cercato la posizione più comoda, emise un profondo sospiro e si addormentò. Mentre io…ero non solo inchiodata in quella posizione, con i nervi a fior di pelle, dato che ero praticamente sepolta sotto Edward Cullen, acutamente conscia di avere il suo corpo muscoloso sopra di me.

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“ospedale” decretò il dottor Wilbur, il mattino dopo, guardando con occhi preoccupati il suo nuovo paziente, mentre io guardavo Edward con un ghigno sul viso.

“si è trascurato troppo” aggiunse il dottore scuotendo la testa all’ovvia stupidità di quelli che aspettavano troppo prima di chiamare un dottore.

“so cosa ho. Mi è già successa. Guarirò qui”

“suvvia non sia testardo. Questa è già una ragione per indagare a fondo…il riposo va bene ma nel suo caso non è abbastanza”

“devo tornare in Guatemala” obiettò Mr indipendenza fissando il dottore, il quale non si lascò smontare.

“me ne rendo conto, ma penso che a settembre potrà farlo, per adesso si curi”

“settembre? Io lunedì inizio a sostituire Jazz”

Il dottore mi guardò con aria di chi rimpiangesse di essere li.

“lunedì sarà ancora in ospedale”

Potei quasi vedere negli occhi di Edward la disperata ricerca di un’inutile via d’uscita da quella situazione. Ma non ce n’erano.

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Le infermiere si portarono subito via Edward e toccò a me occuparmi dei moduli da riempire, per quel poco che sapevo di Edward, dopodiché salii a trovarlo.

Trovai la porta chiusa e bussai. Un’infermiera apri appena per dirmi che dormiva e che potevo tornare più tardi.

Purtroppo avevo promesso a Edward che sarei rimasta insieme a lui, anche se, quella promessa non valeva più, ora poteva disporre di tutto l’aiuto medico che voleva, ma quella promessa valeva ancora per me.

Telefonai a Rosalie Hale, dagli amici dov’era andata, per dirle di quanto stava accadendo.

Finita la telefonata, presi una tazza di caffè e mi accomodai su una delle poltrone riservate ai visitatori. E lentamente i miei occhi si chiusero….

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“signorina Swan” la voce riuscì a penetrare nel mio dormiveglia.

Sbattei le palpebre. Una donna in uniforme bianca, piuttosto robusta, mi stava di fronte.

“si?”

“il signor Cullen chiede di lei. Pensavamo che se ne fosse andata…”

“ma no!” protestai, balzando in piedi, e seguii l’infermiera per l’atrio, aggiustandomi il vestito strada facendo e cercando di ravvivarmi la massa informe che avevo sulla testa.

“deve convincerlo a dormire” disse l’infermiera.

“è sconvolto. Cerchi di farlo rilassare. Forse a lei darà ascolto”

Improbabile…

Pensai, entrando nella stanza, e mi spaventai alla vista delle attrezzature che gli avevano collegato tanto che, con un groppo in gola, feci per uscire di nuovo.

Ma all’udire i miei passi, Edward voltò la testa.

“mi avevano detto che te ne eri andata” mormorò.

“no. Non mi hanno lasciata entrare. Ero seduta nell’atrio” dissi mentre lo costringevo a riadagiarsi sui cuscini.

“oh…”

Edward parve soddisfatto e fui doppiamente felice della mia decisione di rimanere.

Finalmente un piccolissimo filo che ci univa!

Gli presi la mano e sentii le sue dita che me la stringevano…

Quanto tempo rimasi cosi non avrei potuto dirlo.

Venne l’ora di cena e passò, diverse infermiere misero la testa dentro a intervalli regolari e verso le otto e mezzo si fece vedere anche il dottore.

“ancora qui?” mi chiese stupito e io annuii.

Lasciai Edward solo per poter chiamare Jasper in Brasile, ma inutilmente.

Riuscii solo a mandargli un telegramma e nuovamente telefonai a Rosalie per metterla al corrente che avrei preso io il posto di insegnate presso il college, come sostituta di Edward. Rose parve compiaciuta e promise che sarebbe passata domani per far visita al “testone scorbutico”, ovvero Edward.

Promise anche che sarebbe tornata subito a casa e la cosa mi rassicurò parecchio, tanto che riuscii perfino a sorridere quando, tornando in camera, incontrai l’infermiera che ne usciva e che mi disse “sta migliorando, cara…vuole una tazza di tè?”

“sì, grazie” meravigliandomi per la gentilezza dell’infermiera che considerava suo lavoro prendersi cura non solo dei pazienti ma anche dei visitatori, mi lasciai andare nella sedia accanto al letto di Edward.

La notte trascorse più o meno come il giorno.

Passato l'effetto del sedativo Edward si svegliò più volte e sempre cercò la mia mano, e soltanto verso l’alba, alquanto sfinita, mi addormentai.

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Mi svegliai con la sgradevole sensazione di avere tutte le giunture fuori posto e, raddrizzandomi sulla sedia, mi accorsi di due occhi verdi che mi guardavano.

“buongiorno” mormorai, con voce assonnata.

“buongiorno”rispose Edward, con un leggero sorriso.

C’era di nuovo un pò di colorito sulle sue guance e gli occhi erano più vispi.

“sei molto graziosa quando dormi” continuò Edward senza ostilità e senza nemmeno quella punta di scherno che mi era familiare.

“anche tu…” mi lasciai scappare e avrei voluto tanto sprofondare.

“lieto di sentirtelo dire”fece Edward, con un mezzo sorriso e il tono derisorio di sempre.

Ma poi il suo volto tornò serio “grazie…per essere rimasta”

Abbassai la testa per cercare di nascondere il rossore “devi essere esausta”

“tranquillo. Mi arrangerò…tu piuttosto, come stai?”

“non tanto male. Mi sento ancora debole”

“sei sicuramente sulla strada della guarigione. Ma questo non significa che tu possa prendere il primo volo per il Guatemala”lo avvertii

“forse no. Ma mi sento meglio” Edward si voltò su un fianco, con un braccio sotto la testa e rimase a guardarmi.

Lo guardai a mia volta, e notai che iniziavo a sentirmi a disagio sotto il suo sguardo. Era troppo intimo. E alla fine non ne potei più

“ho la tua approvazione?” domandai.

Un sorriso malizioso gli illuminò il viso.

Incantevole.

Stupefacente.

Non glielo avevo mai visto prima.. e l’effetto sul mio cuore fu disastroso.

“sai che ce l’hai” mi ricordò lui e io come al solito arrossii.

“sono contenta che tu ti senta meglio” dissi alzandomi di tutta fretta e richiamando alla mente l’immagine del mio fidanzato “credo che sia meglio ritornare a casa”

“codarda” fece lui, sottovoce

“arrivederci” dissi e quasi mi misi a correre verso la porta.

“Bella!” la voce di Edward aveva ora una certa urgenza, mi voltai “quando tornerai?”

Quel repentino cambiamento mi lasciò perplessa. Come faceva a prendermi in giro un momento prima e poi a recitare la parte dell’uomo solo?

Come potevo avere a che fare con un uomo simile?

Pensai nuovamente a Mike, con lui non vi erano cambiamenti bruschi, non c’erano sorprese. Edward era, invece, tutto l’opposto.

“ritornerò nel pomeriggio” promisi.

Edward annuì e si lasciò sprofondare nei cuscini, ma intuii una certa tensione e tornai da lui.

“se hai bisogno telefona. Da oggi ci sarà anche Rosalie e risponderà lei se io non ci sarò”

Gli feci un rapido sorriso, e non so perché mi chinai a baciargli la fronte.

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Non ripensai più a quella scena. Certe cose era meglio seppellirle. Tornata a casa ebbi già di che preoccuparmi.

“ha telefonato un certo Mike, ieri sera” mi disse annoiata Rosalie.

“oh santo cielo! E che gli hai detto?”

“che avevi portato mio cugino all’ospedale. Perché? Non dovevo?” fece Rose, vedendo la mia espressione costernata.

“oh no, no…cosa ha detto?”

“che tu non gli avevi parlato di nessun cugino. Ma chi è?”

“il mio fidanzato” spiegai “e non penso volesse sentire di Edward”

Rose rifletté per un momento, poi disse “in effetti, mi ha detto che era contento che tu stessi con me e Jazz”

“non è la stessa cosa” commentai ironica.

“suppongo di no” Rose sorrise “Edward è certamente più pericoloso di Jazz”

La pensavo anche io così. Edward Cullen era, probabilmente, l’uomo più pericoloso che io avessi mai conosciuto.

“capisci perché non l’ho detto a Mike?”

“capisco…a ogni modo ha chiamato Jazz” Rose si illuminò in volto “sarà sul volo delle nove. Perciò Mike non conoscerà la differenza. Sarà come se Edward non fosse mai venuto qui…saremo tu, Jazz e io”

Ma Edward era venuto e nulla avrebbe cambiato quella realtà. Mike poteva anche non sapere di quella settimana, ma io sarei stata diversa di lì in avanti.

Non avrei potuto immaginare un mondo senza Edward Cullen. Che mi piacesse o meno, lui faceva della mia esistenza. Quale parte non lo sapevo e, francamente, avevo paura di scoprirlo.


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Capitolo 5
*** Improvvisamente Fidanzati ***


sbm 1

Capitolo betato da Amy
        sbm


            Improvvisamente fidanzati

Jasper Hale era esattamente come me lo ero immaginato.

Alto, versione mascolina di Rosalie, lo stesso colore di capelli, gli stessi occhi, lo stesso sorriso.

Gli andai incontro con la mano tesa.

“salve, sono Jazz. Tu sei Bella, vero? Come sta Edward? ”

“meglio” sorrisi “solo che non gli è piaciuta la notizia del tuo ritorno”

“me lo immagino…è un vero peccato che non sia andata come avevamo progettato. Questa doveva essere la sua spedizione…”

Annuii, Edward me ne aveva parlato con l’orgoglio di un padre che parla del suo bambino.

“proprio a lui doveva capitare?” proseguì Jazz “e suppongo si sia dimenticato, per puro caso, di prendere le sue pillole…il dottore quando pensa che potrà tornare?”

“non prima di settembre”

“brutte notizie. Tra la situazione politica piuttosto precaria e i predatori, sarà fortunato se a settembre troverà ancora qualcosa”

Salimmo entrambi sulla mia Golf e sospirai “e se ci fermassimo a mangiare un hamburger? Sono affamato. Sei mesi nella giungla mi hanno fatto sempre rimpiangere gli hamburger…”

Mentre mangiavamo, gli feci un breve resoconto della situazione.

Trovai che Jazz fosse un tipo affabile e pieno di personalità.

Fosse tornato a casa secondo il previsto, non mi sarei trovata in quella spiacevole situazione.

“dovrebbe esserti grato per averlo convinto a chiamare il dottore” disse Jazz “Edward è stato uno sciocco a non farlo subito. Ma è sempre stato così con i dottori e gli ospedali”

“cosa vuoi dire?”

“beh, i dottori e gli ospedali non piacciono neppure a me. Solo che Edward è sempre stato eccessivo al riguardo. Ricordo che avevamo dodici anni, si fece un brutto taglio ad una gamba. Mia madre strillava che era meglio andare in ospedale e lui strillava più di lei che non ci voleva andare…me lo ricordo come fosse ieri: era terrorizzato. Eppure lui è un tipo che non ha paura di nulla. Da ragazzo non c’era niente che lo spaventasse. Ma l’ospedale…”

“non ti ha mai detto perché?”

“no…Edward è un tipo che tiene tutto per sé. Un bravo ragazzo non c’è che dire, ma non permette a nessuno di valicare le sue mura”Jazz mi sorrise da sopra il bicchiere “non te ne sei accorta?”

“me ne sono accorta”

“beh adesso andiamo…”Jazz si alzò e mi guidò fuori dal ristorante “è bello essere di nuovo a casa” disse, stiracchiandosi.

“spero proprio che sia così” feci io, dubbiosa.

“oh è così. Insegnare serve a riequilibrare il lavoro esterno. Mi piace molto. È Edward quello che preferisce lavorare all’aria aperta”

“è molto attaccato al suo lavoro”

“forse perché si fida più della gente morta migliaia di anni fa che di tutti noi” commentò Jazz.

“questo però non impedisce di darsi bel tempo quando vuole!”

“ci avrei giurato…”

“e come dargli torto? È stato fidanzato, una volta…una brutta storia. E da allora non c’è che il lavoro. A parte il fatto che non credo troverebbe molte donne disposte ad andare con lui nella giungla, sempre che decida di mettere radici”

Un altro Jake…

Un altro signor senza-impegno, come avevo sospettato.

Oh Dio, perché non riesco a odiarlo? Sarebbe tutto più facile!

“ho sentito dire che tu invece, le radici le stai mettendo” osservai, cambiando discorso.

“sì. Alice è una botanica che nella giungla ci va volentieri. Lei guarda i fiori e io la polvere. Facciamo una coppia interessante”

“e ti manca” lo avevo capito dal tono della sua voce.

“Dio se mi manca! È come se fossi separato da una parte di me stesso”

“parlami di lei…”

Lui lo fece per tutto il tragitto fino a casa.

E io lo ascoltai più di quanto avrei pensato. E non soltanto di Alice, anche di Jazz. E, nel profondo del mio essere, qualcosa anche di me stessa. Una vocina nel mio cuore, chiedeva se Mike sentisse la mia mancanza così come Jazz sentiva la mancanza di Alice.

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Jazz richiese subito tutto il mio impegno, cosicché arrivò il venerdì. Edward non era l’unico della famiglia attaccato al suo lavoro. Con Jazz, comunque, era facile vivere. Era sempre di buon umore, calmo e pacato, e ben volentieri mi sottoponevo a tirate extra. Passavo ore ed ore a schedare, a scrivere a macchina, a tradurre, e una volta, anche a mettere insieme un vaso, pezzo dopo pezzo.

Era un lavoro che mi entusiasmava ma tenevo per me quell’entusiasmo quando ne parlavo con Edward.

Edward sembrava divenire di giorno in giorno più irritabile, specie quando gli facevo il resoconto della giornata. Non appena entravo in stanza, mi assaliva con ogni genere di domande salvo poi cercare cosa non andava nelle risposte.

“Dio” bofonchiò una volta “ne parli come di una stella del cinema”

“ho detto soltanto che mi piace dargli una mano” protestai io “ti dispiace?”

“niente affatto” scattò lui e si mise a guardare dalla finestra un camion della spazzatura con tanto interesse che gli avrei torto volentieri il collo.

Notando che più gli parlavo di Jazz e del lavoro che facevo per lui più quell’irritazione cresceva, smisi di parlargliene.

Di conseguenza, la conversazione spesso languiva, perché Edward non era il tipo con cui si potesse parlare del più e del meno e cosi si finiva per cadere in lunghi ed imbarazzanti silenzi. C’erano giorni in cui decidevo di non andare il giorno dopo a fargli visita, ma poi lui me lo chiedeva e le visite continuavano. Ed erano visite che minacciavano continuamente la pace della mia mente.

Avrei voluto dimenticarmi di Edward, e quando lavoravo con Jazz ci riuscivo perfino, ma arrivava poi l’ora di andare in ospedale e tutto ritornava.

Una settimana dopo il ritorno di Jazz, finalmente il dottore decise di dimetterlo, oramai soddisfatto per i progressi che il suo paziente stava facendo.

“per me va bene” stava dicendo “può andarsene se loro però si impegnano a tenerlo d’occhio”

Edward guardò attentamente prima Jazz, poi me come se volesse valutare in anticipo la nostra risposta.

“cosa vuol dire?” domandò infine Jazz.

“dovrà limitarsi a stare a guardare” spiegò il dottore “qui lo abbiamo praticamente tenuto legato ad un letto, ma se torna a casa e ricomincia da dove ha lasciato, tempo una settimana ed è di nuovo in ospedale”

“ma io…” fece per protestare Edward.

“lo so che adesso si sente bene, ma è vulnerabile come un neonato perciò deve andarci piano, ecco tutto”

“cosa ne pensi?” mi domandò Jazz.

Io avvertii una morsa allo stomaco. Per Edward poteva anche andare bene, per me invece, poteva essere estremamente pericoloso.

“Bella è d’accordo” intervenne Edward, sogghignando “mi ha visto quando stavo male. Sa che sono obbligato a stare bene, non è vero , Bella?” continuò gratificato con uno di quei sorrisi che mi facevano mancare il terreno sotto i piedi.

“ehm…sì sì” farfugliai, cercando disperatamente di mantenere salda la voce.

“ecco vedi?” fece Edward trionfante.

“dopo pranzo, allora. A casa e dritto a letto ” disse il dottore.

“ci penseremo noi” promise Jazz.

“io preferirei ci pensasse Bella” precisò Edward, il dottore inarcò le sopracciglia e io arrossii violentemente.

“non sono la tua infermiera!” scattai.

“davvero? Non ho avuto questa impressione…”

“soltanto perché eri così testone da rifiutarti di chiamare il dottore”

“un’altra cosa” disse il dottore “il paziente non deve eccitarsi. Rallenterebbe la guarigione”

Edward sogghignò con malizia e io avvampai.

Come osava? Proprio come Jake! Bello, sorridente, provocatorio e …senza scrupoli.

Ora che si sentiva meglio faceva il galletto. Si, s’annunciavano tempi difficili per me.

Tanto per iniziare, però, non mi sarei fatta trovare quando Jazz lo avesse portato a casa quel pomeriggio. Ma le cose andarono diversamente.

“ho una riunione oggi” annunciò inaspettatamente “e Rose deve fare delle commissioni”

E così tocco a me occuparmi di Mr Indipendenza.

Ma vidi subito che non avevo motivo di preoccuparmi perché, come aveva detto il dottore, lui era troppo debole per fare qualsiasi cosa. Salvo, naturalmente, che esercitare il suo fascino.

Ma questa era una cosa che Edward avrebbe smesso di fare soltanto morto.

La sua presenza, anche silenziosa, semplicemente mi sopraffaceva. Ne avrei parlato con Mike quella sera stessa, mi dissi.

Fino ad allora avevo evitato, deliberatamente, di parlargli di Edward Cullen, ma il momento era arrivato.

Aiutai Edward, sostenendolo durante il tragitto dalla macchina, a salire di sopra e quella vicinanza mi fece sentire uno strano tremore in tutto il corpo.

“scendo a prenderti qualcosa da bere” gli dissi, tanto per avere l’occasione di allontanarmi. Ma ebbi uno shock maggiore quando, ritornando, vidi che lui si stava spogliando per mettersi a letto.

“non fare caso a me” disse Edward, sorridendomi leggermente, e ficcandosi sotto le lenzuola “e poi, non vedo perché tu debba essere così scioccata dal momento che sei fidanzata”

Fui quasi sul punto di dirgli che io e Mike non avevamo mai…ma mi trattenni pensando che lui non mi avrebbe creduto o, più semplicemente, si sarebbe messo a ridere.

“chiama se hai bisogno”gli dissi prima d precipitarmi giù dalle scale, udendo la risata di Edward .

*****************************************************************************

Stavo rigovernando in cucina, quella sera, quando squillò il telefono.

Mike aveva telefonato quasi tutte le sere, quando io ero all’ospedale. Il momento della verità era arrivato.

Non potevo più evitare di parlargli di lui.

“sei sempre fuori” fu la prima cosa che mi disse “dove diavolo vai tutte le sere? E chi è questo cugino all’ospedale? cosa ha a che fare con te?”

Era seccato e mi resi conto che non avrebbe capito. Quindi era meglio limitarsi ai fatti.

“è il dottor Edward Cullen” risposi “è il capo della spedizione di Jazz…del dottor Hale. Si è preso una febbre tropicale ed è venuto a stare qui. Sono andata a trovarlo in ospedale dato che non vi era nessuno che potesse farlo” era la verità dopotutto. E, per di più, era ciò che Mike si sarebbe aspettato che io facessi.

“oh, un altro gabbiano ferito?” Mike sembrava divertito “ed è ancora in ospedale?”

“no è tornato oggi a casa. Ci prenderemo cura di lui fino a quando non potrà tornare in Guatemala”

“bene”

“bene?”

“si, perché non ho mai pensato che Rose potesse farvi da chaperon, a te e a quel Jasper Hale. Sono contento che ci sia questo dottor Cullen a tener d’occhio le cose” e io quasi soffocai.

“sono sicuro che ti prenderai buona cura di lui” continuò Mike “pensa a lui come un altro cane randagio”

“lui non è esattamente un cane randagio” dissi mettendomi a ridere, quasi desiderando che ci fosse Edward ad ascoltare.

“sì. Lo so ”  disse Mike “sai…sento la tua mancanza, Bella. Quello che non capisco è perché te ne sei andata” era la prima volta che Mike esprimeva un certo risentimento per la mia decisione e ne fui un po’ sorpresa.

“Mi era sembrata una buona idea” risposi. Ora invece, avrei dato chissà cosa per essere di nuovo a casa con nessun’altra preoccupazione tranne quella di come vestirmi per l’appuntamento con Mike.

“sono stato alla festa di Angela, ieri sera” disse Mike “ti saresti divertita” e andò avanti con i particolari.

“a quanto pare, deve essere stata proprio una bella festa” commentai “sento la tua mancanza, Mike”

“torna a casa allora”

“non posso…dovrei rompere un contratto”

“d’accordo” fece li con un sospiro “ma continua a sentire la mia mancanza. E prenditi cura del tuo randagio…Edwin”

“Edward”

“sì. Edward…l’importante che ti tenga lontano da quel Hale”

Se tu sapessi…

“sì, mi telefoni domenica?”

“naturalmente”

Lui riattaccò e io mi sentii in colpa come non mai.

Avrei dovuto dirgli che Edward Cullen era cento volte più attraente di Jazz, ma non l’avevo fatto perche i miei sentimenti per Edward erano della stessa specie di quelli che avevo provato per Jake e anche peggio.

Avevo conosciuto Jacob Black ad una festa universitaria alla quale ero andata solo perché la mia compagna si stanza, Lorelaine, era fidanzata con uno dell’associazione studentesca. Vederlo e prendersi una cotta era stato un tutt’uno. Ci eravamo rivisti e avevamo fatto lunghe passeggiate sotto la luna, flirtando nella sua Triumph sportiva. E fortuna che era stata una Triumph perché in un’auto più spaziosa di ben altra portata sarebbero stati quei flirt!

Avevo sempre pensato di arrivare vergine al matrimonio, ma Jake riusciva a mettere a tacere ogni mio buon senso. Lui era in tutti i miei sogni, era il mio futuro e gli avrei dato qualsiasi cosa se se ne fosse presentata l’occasione.

Il primo sospetto che io non ero per  Jake ciò che lui era per me , me lo avevano fatto nascere i commenti degli amici sulle sue scappatelle.

“è un donnaiolo” diceva Lorelaine “Stephan dice che lo sanno tutti”

Avevo respinto quelle dicerie. Dopotutto, Jake era un uomo affascinante con quei suoi capelli neri, quegli occhi penetranti e quel corpo muscoloso.

Secondo Lorelaine aveva anche una donna dai corti capelli neri, ma quando glielo avevo chiesto lui aveva risposto che si trattava di sua sorella.

Poi aveva iniziato a non presentarsi agli appuntamenti e a dimenticarsi di telefonare e una volta baciandomi mi aveva chiamato Leah.

“chi è Leah?” gli avevo chiesto ritraendomi come scottata.

Lui aveva sorriso, un po’ imbarazzato, e si era stretto nelle spalle.

“scusami volevo dire Bella…Leah è una ragazzo che conoscevo”

Leah, lo avevo scoperto tre settimane dopo, stava aspettando un bambino e Lorelaine mi aveva riferito che Jake era il padre.

Quando glielo avevo domandato, lui mi disse “e chi può dirlo? e poi Leah sapeva quello che faceva. La responsabilità è solo sua”

E in quel momento il mondo mi cadde addosso.

Per lungo tempo, non ero più uscita con un ragazzo e poi un anno dopo conobbi Mike. Lo trovavo piacevole, calmo e prevedibile e con i piedi ben puntati per terra. Nel giro di due anni da amici eravamo diventati fidanzati.

E adesso che avevo un anello al dito, avevo sentito accendersi le scintille del dubbio, scintille che erano diventate fiamme ruggenti a causa di Edward.

****************************************************************************

“penso che dovremmo prenderci una serata fuori ” propose Jazz, qualche giorno dopo, mentre tutti e tre guardavamo una partita di baseball alla tv.

“buona idea” convenne Edward.

“volevo dire io e Bella” precisò Jazz “una serata per lo staff, tanto per staccarci dal paziente”

“grazie tante” fece Edward, secco”approfitti del tempo della mia infermiera” aveva preso a riferirsi a me come alla sua infermiera perché sapeva che quell’etichetta mi mandava in bestia “è fidanzati ricordi?”

“anche io se è per questo” obiettò Jazz “ma sono sicuro che né Alice né Mike avrebbero qualcosa da ridire”

Non era esattamente la verità, ma non avevo nessuna intenzione di contraddirlo. Avevo bisogno di trascorrere una serata fuori.

“qualcosa tu abbia in mente io ci sto” dissi con un sorriso smagliante.

“vorrei che tu lo dessi a me un incoraggiamento simile” bofonchiò Edward.

“dove andiamo?” chiesi, ignorandolo.

“quelli della facoltà danno una specie di picnic vicino la fattoria McKarty, domani sera ti va?”

“magnifico!”

“dove si trova?” domandò freddamente.

“ma come non lo ricordi? È la fattoria di Emmett”

“oh…”

Gli lancia un’occhiata, Edward sembrava completamente assorbito dalla partita.

“beh credo che me ne andrò a letto” dissi alzandomi.

“d’accordo”Jazz mi sorrise “buona notte”

“’notte” mormorò anche Edward, apparentemente disinteressato.

Salii di sopra interamente perplessa. Prima faceva delle battutine spiritose e poi si mostrava indifferente! Che uomo impossibile!

*****************************************************************************

Il giorno seguente Jazz mi tenne occupata per tutto il pomeriggio e Edward, annoiato di starsene in casa, si era organizzato per trascorrere la giornata da un suo amico.

“oh non mi ucciderà” aveva detto Edward quando avevo protestato “me ne starò seduto sotto il portico a chiacchierare con lui”

E ora che stavamo per uscire, Edward non era ancora tornato. Mi lamentai preoccupata con Jazz, il quale liquidò tutto dicendo che non dovevo preoccuparmi e che avevamo deciso di uscire tanto per sfuggire alle nostre responsabilità.

Tuttavia dopo che lasciammo l’autostrada e prendemmo una strada ghiaiosa tutta alberata per sbucare in fine in una radura, il mio umore migliorò parecchio.

“grazioso” esclamai, alla vista del grande prato punteggiato da querce frondose.

“c’è anche il fiumicello!” scesi dall’auto e aiutai Jazz con le cose che avevamo portato.

“prendi la coperta al resto ci penso io”

Ci avviamo per il sentiero verso tre tavoli piazzati all’ombra della quercia più grande e io fui presentata in rapida successione a una mezza dozzina di persone. Rimasi a chiacchierare con loro con la mente altrove.

Cosa stava facendo Edward? Era tornato a casa? Mi ritrovai a desiderare, perfino, che fosse lì con noi ma ricacciai subito quel pensiero.

“vorrei presentarti altre persone” disse Jazz ricomparendo con una birra in mano “questi sono James Laurens, direttore del servizio studentesco e sua moglie Tanya”

“piacere di conoscerla” disse James, con la voce profonda di un divo del cinema. Era bello, con i capelli biondi e dritti e due occhi azzurri oceano. E sua moglie era come lui: una bionda molto appariscente con un bel viso.

Strinsi la mano anche alla moglie, mormorando qualcosa di circostanza e notai che l’altra aveva un’espressione stupita, forse si stava chiedendo cosa ci facessi lì con Jasper, sapendo dell’esistenza di Alice. Ma il dubbio venne facilmente risolto da Jazz.

“è fidanzata?” mi chiese la donna.

“si ma non con Jazz” disse una voce familiare e il braccio di Edward si posò sulle mie spalle.

“Edward!” esclamò esterrefatta Tanya.

Lo ero anche io, guardai Edward a bocca aperta, e lui si chinò a baciarmi la guancia con le sue labbra, poi mi baciò decisamente sulla bocca ancora aperta.

“che diavolo…” iniziai rabbiosa, cercando di liberarmi da quel braccio, senza riuscirci.

“sorpresi non è vero?” Edward sorrise “la mia dolce metà non voleva che mi affaticassi, questa sera…ma mi sono ripreso e così ho deciso che non potevo perdere di vista la mia Bella” concluse dandomi un’altra stretta.

“Edward!”protestai pestandogli il piede.

“tesoro, non devi essere imbarazzata” fece lui, con una voce calma

e indulgente che mi fece infuriare ancora di più.

“Tanya e James non sono sposati da molto, e capiscono come mi sento non è vero?” concluse riferendosi a loro due.

“sicuro” rispose James con un sorriso malizioso, mentre sua moglie emise un suono strano che mi fu difficile da interpretare.

“ma Edward” intervenne Jazz “potevi dirmelo che volevi casa libera, io non mi sarei mai messo tra i due piccioni in amore”

Non credevo alle mie orecchie,Jazz come poteva sparare quella sciocchezza?

Gli lanciai un’occhiata furibonda, ma lui si limitò a sorridermi evidentemente disposto a sostenere quella ridicola farsa di suo cugino.

Per cambiare discorso mi rivolsi a Tanya “e così siete sposati da poco?”

“sì, da Pasqua” poi rivolgendosi a Edward con voce mielosa “peccato che eri in spedizione e che non hai potuto partecipare alla cerimonia”

“già, ma presto ne avrò una tutta mia, non è vero Bella?”disse lui con voce maliziosa.

Certo è che quando saremo a casa lo strozzo…

Pensai ma decisi di stare al gioco.

“se lo dici tu…” risposi cingendogli la vita con un braccio.

Dopo averli salutati, tutti e tre ci allontanammo e quando fummo fuori dalla portata di orecchie indiscrete, mi voltai decisa.

“che diavolo hai in mente?”

“vado a prendere qualcosa da mangiare” iniziò Jazz “sedetevi sulla coperta sotto quella quercia. Vuoi venire con me Bella?”

“tu sai cosa vuol fare quell’idiota?”

“credo di si”

“e sarebbe?”

”fattelo spiegare da lui”

“ma io non sono fidanzata con lui!”

“questo lo so”

“ma gli altri no!”

”non ti preoccupare, nessuno ti sta costringendo a sposare Edward. Su prendi un piatto e riempilo anche per lui”

“non ti fidare potrei metterci dell’arsenico”

“addirittura!”Jazz rise.

“come possono pensare che io sia fidanzata con quel..quel…”

“oh, andiamo Edward non è così brutto” disse Jazz sorridendo.

“non è questo il problema. È un serpente, un topo…un”

“ehi! stai parlando del tuo fidanzato!”

Gli lancia un’occhiataccia e lui rise di nuovo.

Ritornati alla quercia trovammo Edward che parlava con una donna sulla quarantina.

“questa è la giovane signora Cullen? molto graziosa!” disse la donna “salve mia cara, sono Carmen, Tanya mi ha detto che sta per sposare questo bel furfante…congratulazioni!”concluse sorridendo e se ne andò.

“come volano le notizie” commentò sorridendo Edward.

“siediti e mangia questa roba, prima che te le infili intere in gola” sbottai.

“come hai potuto? da dove vieni e come diavolo ci sei arrivato qui?”

“buono” disse, a bocca piena “allora primo: mi è sembrata una buona idea, secondo: sono stato da Emmett, terzo: sono venuto a piedi”

“congratulazioni!” gridò qualcuno.

“grazie” rispose gridando Edward con un sorriso smagliante. “sorridi, fa vedere che sei felice” mi disse.

“tu sei pazzo”sibilai “dovresti stare a casa, a letto. La camminata ti deve aver dato alla testa”

“probabile” concesse lui “in effetti sono stanco” concluse appoggiando la testa sul mio grembo.

Balzai in piedi e lui finì con un tonfo a terra.

“non sono il tuo cuscino! Né la tua fidanzata! Né la tua infermiera…”

“scusaci” fece Edward rivolto a Jazz, il quale ci guardava con molto interesse.

Si alzò, mi prese per un braccio e mi condusse verso il fiumiciattolo.

“lasciami immediatamente!” cercai con tutte le mie forze di liberarmi, ma il risultato fu che mi sollevò da terra e mi portò su una spalla, come un sacco di patate.

“se cado dopo tutto questo sforzo, sarà colpa tua” mormorò lui, deponendomi alla riva.

“pure? chi ha iniziato tutto questo?”

“tu” fece lui, lasciandosi cadere accanto a me.

“se tu non fossi venuta…”

“per favore, non iniziare con quella storia! Perché hai detto a tutti di essere il mio fidanzato?”

Edward parve a disagio come se sperasse di non dover rispondere a quella domanda.

“la donna che hai conosciuto”disse infine, torcendo un fil di erba “Tanya?”

“sì”

“lei…è quella con cui sono stato fidanzato”

“Tanya?” non riuscii a controllare la mia incredulità e lui mi lanciò una strana occhiata.

“sono cresciuto da allora, sai?”disse.

Lo spero.

“è una donna molto …attraente”

“sì” convenne lui con una punta di irritazione nella sua voce.

Tanya lo aveva scaricato e poi aveva sposato James?

Sentivo crescere a dismisura la mia curiosità, ma capii che lui non era dell’umore di soddisfarla.

“per questo hai lasciato credere che fossimo fidanzati?”

“un po’ anche per quello”

Un po’? molto, piuttosto. Forse amava ancora il grazioso viso di porcellana di Tanya.

“non so a quanto può servire Edward, se ne accorgeranno tutti della farsa”

E se Mike fosse venuto a saperlo? Oddio che scandalo! che disastro!

“e come potrebbe scoprirlo?” chiese all’improvviso lui.

“sono fidanzata con Mike ricordi? E intendo sposarlo alla fine dell’anno scolastico. Allora tutti capiranno”

“mi sembra di averti dimostrato che non lo ami”

“e se ben ricordo subito dopo ti sei scusato. Sai dovresti farlo anche adesso. Se credi che rimarrò…”

“d’accordo” ammise lui “ti porgo di nuovo le mie scuse per l’altra volta e per oggi. Smettiamola con queste discussioni inutili!”

“ma..”

“per favore, ho bisogno di apparire fidanzato”

Sembrò di colpo sfinito e provai un senso di compassione e anche un pizzico di gelosia. Quella Tanya doveva ancora avere un grande potere su lui.

“per quanto tempo?” chiesi cauta.

Sono pazza…come lui, forse anche di più.

Edward sorrise.

“sapevo di poter contare su di te!”ora non sembrava così stanco.

“beh, diciamo per un po’, via non fare quella faccia, potrebbe anche piacerti…”

Ma io non avevo bisogno che lui me lo dicesse.

Mi ricordai all’improvviso di un consiglio di mio padre.

Sta’ attenta quando preghi. Potresti anche essere esaudita.

 

 

**********************************************************************************

holaa ^^, finalmente riesco a scrivere un pò, la tesi mi sta facendo ammattire, cmq adesso abbiamo capito con chi era fidanzato Edduccio, ora dobbiamo scoprire perchè è andata male ^^

ale03: ciao ^^, sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto, già Rose è tornata e adesso torna anche Jazz, purtroppo senza Alice, nonostante il lo adori come personaggio, non sono riuscita a inserirla bene all'interno della storia, ma è ancora presto, anche se è totalmente stata scritta. Posso già dirti che Carlisle e Esme saranno solo nominati, non perchè non li adori ma semplicemnete perchè la storia è di pochi capitoli e la mia mente inizia a scarseggiare di neuroni, troppo impegnati. spero questo capitolo ti piaccia besos.

AmyDickinson: Mon Amour, grazie per tutto, per il sostegno che mi dai anche quando scrivo e grazie mille per le correzioni dei miei orrori in italiano. La storia sono iper contenta che ti piaccia, anche se tu a grandi linee la conosci già ^^, non come fai tu che mi confondi le idee con gli intrighi delle tue storie, che ammettiamolo non mi fanno dormire per l'ansia ^^. Grazie ancora carotina mia .

JessikinaCullen: ciao tesoro, sono cantenta che il capitolo precendete ti sia piaciuto. In effetti Edward è stato "creato " per essere ambiguo, quindi non posso dirti se sta giocando o meno, posso solo dirti che non è quello che sembra, almeno in parte ^^. Finalmente arriva Jazz, e naturalmente con jazz arrivano anche i guai per Bella hihihi, Edward non andrà via, almeno credo poi non lo so,dipende tutto dai miei neuroni e da cosa mi suggeriranno. Spero questo capitolo ti piaccia besos.

stellalilly: ciao ^^nuova adepta ^^, grazie molte per la recensione ,  spero questo capitolo ti piaccia besos.

Goten: Grazie mille ^^

free09: ciao ^^, ahahahh io tenero Edduccio non lo definirei, sinceramente è presto per far mollare Mike, Bella deve capire quello che prova per entrambi, a dire il vero tutti abbiamo capito che Mike non se lo fila ma lei ancora no! Spero questo capitolo ti piaccia besos.

lisa76: ciao ^^, grazie mille e sono contenta che la ff ti piaccia, anche se è abbastanza banale come storia. Edward è un po ambiguo, anche se io lo definirei molto lunatico e volubile, lei tenterà di resistergli è vero , ma bisongna vedere se la vincerà^^. come vedi Jazz è tornato ma Alice è rimasta lì, come potrai capire Edward ha fatto tornare il suo miglior alleato in questa storia. Spero questo capitolo ti piaccia besos.

Grazie mille ai 36  preferiti e 32 seguiti ^^.

 

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Capitolo 6
*** una cena con sorpresa ***


Capitolo betato da Amy Dickinson

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Una Cena con Sorpresa

Avevo previsto un certo aspetto pubblico del mio fidanzamento con Edward, ma non avevo previsto che lui calcasse la mano.

Fui sorpresa quando tornai nel pomeriggio seguente dalla biblioteca dov’ero andata per lavoro e trovai Edward che mi aspettava sulla porta.

“usciamo per celebrare il fidanzamento”

“cosa?”

Ero rimasta tre ore in biblioteca e per tutto il tempo mi ero sentita al centro dell’attenzione generale, tanto che a un certo punto avevo iniziato a nutrire forti riserve sull’opportunità di andare avanti con quella storia. Che lui ora mi invitasse a celebrare la causa di quella situazione era decisamente un colpo basso.

“conosco un bel posto” proseguì “ti prego…”

Aveva uno sguardo implorante e ne fui sorpresa. Non ero abituata a sentirmi chiedere qualcosa da Edward e mi fu impossibile rifiutare.

Quella sera, lui mi aspettò in salotto. Indossava un completo nero dal taglio perfetto, un’immacolata camicia bianca leggermente aperta. Si alzò e mi porse lo scialle che avevo lasciato sul sofà.

“sei bellissima…”

“anche tu” mormorai onestamente prima di arrossire.

“è la prima volta che lo sento dire dalla ragazza con cui esco” fece Edward ridendo.

“non sono la ragazza con cui esci, ma la tua pseudo fidanzata ricordi?” ribattei, rifugiandomi nella parte che stavamo recitando.

“già” ammise lui grave “ho prenotato per le otto” continuò “possiamo anche andare a fare un giro in macchina…”

“te la senti?” chiesi.

“sto bene…e poi se sarò troppo stanco guiderai tu”

A bordo della sua Volvo, lasciata la cittadina, ci dirigemmo verso sud. Non parlammo molto, accontentandoci di osservare il paesaggio. A un certo punto lui fermò l’auto per indicarmi il posto dove, da ragazzo, veniva a cercare punte di freccia e mi mostrai stranamente entusiasta di poterci venire anche io.

“possiamo farlo, se vuoi”disse lui “ma né se sicura? non so quante donne ci verrebbero”

Forse no, ammisi mentalmente, ma a quante lui l’avevo chiesto? A meno che non avesse voluto dire Tanya.

“ci verremo quando starai meglio”

“fra una settimana, va bene?”

“penso di sì” ammisi ridendo.

“questo significa che nel frattempo dovrai raddoppiare le cure su di me”

Edward aveva prenotato in uno dei migliori ristoranti di Seattle. Io ne avevo sentito parlare ma non c’ero mai stata e scoprii con piacere che era all’altezza della sua fama. L’ambiente era caldo e accogliente, il servizio impeccabile e la cucina semplicemente deliziosa. Almeno per quanto riuscii a notare, dal momento che la mia attenzione era tutta per Edward. Arrivai perfino a dimenticare che stavamo semplicemente recitando. Si rideva, si scherzava di tutto, sorridendoci a vicenda al chiarore delle candele, bicchiere di vino, dopo bicchiere di vino.

Non ero mai stata così felice prima di allora e, incapace di trattenermi, scoppiai a ridere.

“basta con il vino!” mi ammonì lui “uno di noi deve guidare fino a casa”

“non ti senti bene?” chiesi subito dimenticandomi delle ilarità.

“sto benissimo, ma non mi conviene sfidare la sorte” Edward si alzò e mi tese la mano “e poi voglio impiegare il resto delle mie forze in cose più piacevoli. Vuoi ballare?”

Sorpresa, ma felice, mi alzai con la sensazione di essere la cenerentola al ballo.

Sei ubriaca…mi dissi mentre mi lasciavo condurre verso la pista, ma mi sentivo bene e quella era una sera irreale…e le sue braccia mi facevano sentire come a casa.

“oh guarda chi c’è!” disse una vocina famigliare alle nostre spalle e l’incanto andò in mille pezzi.

“salve” disse Edward e per un momento la sua stretta sui miei fianchi rafforzò.

Sollevai il viso dalla spalla di Edward e, proprio nel momento in cui la musica finiva, inquadrai la testa bionda e ben pettinata di Tanya.

“avete cenato?” chiese lei, strofinandosi addosso a James e sbattendo i grandi occhi azzurri in direzione di Edward.

“sì e stavamo per andarcene” disse Edward.

“bevete almeno qualcosa con noi” protestò Tanya “in nome dei vecchi tempi”

“va bene”

I neosposini erano ad un tavolo all’altra estremità della sala. Erano appena arrivati e intanto che aspettavano di essere serviti avevano deciso di ballare.

Edward e James si misero a parlare e parvero dimenticarsi della presenza femminile. Cercai di avviare una conversazione con la seccatissima Tanya, ma il tentativo fallì miseramente perché la bionda sembrava non avere occhi che per Edward.

Ma perché non lo hai sposato? Avrei voluto chiederle.

“Bè, ora dovremmo davvero andare” dissi invece, quando ebbero finito i drink “Edward non deve affaticarsi”

“oh ma se mi sembra in forma perfetta!” protestò Tanya “senti Edward? Stanno suonando quella canzone….non ricordo come si chiama…”

“me la ricordo” disse lui alzandosi.

“devi farmela ballare” Tanya gratificò Edward con uno dei suoi migliori sorrisi.

“balla con Bella, James” disse al marito il quale appariva anche più a disagio di me ma che obbediente, si alzò e mi invitò.

Se il tempo era trascorso in un lampo quando avevo ballato con Edward ora, con James, sembrava non passare mai. Quanto a Edward, non si poteva dire che mostrasse di avere considerazione per la sua nuova fidanzata, ridendo con lei e bisbigliandole parole all’orecchio. Irritata, a un certo punto finii per pestare i piedi a James, il quale si sforzò di sorridermi, ma mi riaccompagnò senza esitazione al tavolo.

Mormorando qualche parola di scusa, mi recai alla toilette per darmi una ravvivata ai capelli. Guardandomi allo specchio, mi dissi che non dovevo lasciar trasparire emozioni che provavo, che non dovevo fare la fidanzata gelosa. Ma perché Edward non si mostrava freddo e distante con Tanya? Perché si divertiva a giocare con il fuoco?

Quando tornai al tavolo, vi trovai anche Tanya e Edward. E approfittando del fatto che fosse in piedi, mi avvicinai e gli misi una mano sul braccio e gli elargii un sorriso.

“penso che dovremmo andare” disse lui sorridendomi e mi aiutò a mettere lo scialle “arrivederci…mi piacerebbe davvero parlare di quei seminare, James”

“sì, si potrebbe provare”

“vi inviteremo presto a cena” intervenne Tanya “arrivederci Bella”

“certamente” mi prese per un braccio “andiamo Bella…”

“mi dici come fai a sperare di darle l’impressione che a te non importa nulla se poi le permetti di starti addosso come un boa?”

“ah, faceva così?” Edward sorrise e mi accarezzò la vita con la mano.

“lo sai benissimo che faceva così” scattai, cercando inutilmente di scostarmi.

“gelosa di un boa?”

“semmai di una vipera. No, non sono affatto gelosa”

“a me non sembra”

“sono una buona attrice” mentii.

“è vero” convenne lui.

Mi fece voltare, prendendomi tra le sue braccia e mi baciò.

A lungo e con durezza.

“Dio” mormorò, passando le dita tra i miei capelli “ho aspettato per ore questo momento. baciami” mi baciò nuovamente e questa volta, cedendo all’istinto e all’assalto dei sensi, misi da parte ogni resistenza.

Fu Edward a staccarsi per primo, ansimante.

“hai recitato anche adesso?” mormorò lui.

Chiusi gli occhi, troppo scossa per rispondere. I miei sentimenti non potevano essere ricambiati, lui cercava solo di dimostrarmi, e quella era la seconda volta, che non amavo Mike.

“te l’ho detto sono una buona attrice no?” risposi, cercando di dare alla voce un tono che non tradisse l’incertezza che sentivo dentro.

No, non lo amo! Mi ripetei disperata, non posso amarlo!

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scusate il capitolo piccolino, ma non sono riuscita a fare altro e scusate anche se non ho risposto ai commentini splendidi che mi lasciate. prometto che lo faccio la prossima volta. ora scappooooooooooooo ciauzzzzzzz

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Capitolo 7
*** il teatro delle verità ***


CAPITOLO BETATO DA AMY DICKINSON

IL TEATRO DELLE VERITA'

Negare quell’evidenza comunque, divenne sempre più difficile. Riusciva a trovare sempre la forza e il tempo di stare con me la sera o di incontrarmi al caffè degli studenti, e in pubblico si comportava come un fidanzato modello: mi teneva la mano, mi accarezzava, mi tormentava fino a farmi temere di impazzire.

“la settimana è passata” annunciò un pomeriggio Edward, quando mi incontrò al caffè degli studenti.

“sono pronto” lo guardai senza capire “oggi andremo a cercare le punte di freccia”

Era stata una di quelle giornate in cui, con la mente altrove ero stata costretta a ricominciare da capo, non so quante volte, tutto ciò che avevo fatto per Jazz.

Ero quindi arrivata alla decisione di dire chiaro e tondo a Edward che non ne potevo più di quella situazione. Ma davanti al suo sorriso e alla prospettiva delle punte di freccia dovetti arrendermi.

“davvero?”dissi, scottandomi la punta della lingua con il caffè.

“magnifico. Tu sei sicuro di poterlo fare? non avrai un’altra ricaduta?”

“se mi sorridi come stai facendo adesso, andrei anche se stessi morendo!”

Non mi diceva la verità, naturalmente, ma ciò non toglieva nulla ala gioia delle ore che mi aspettavano.

Ci pensai mentre tornavo frettolosamente a casa per cambiarmi e farmi trovare pronta da Edward.

Per il resto della giornata Edward mi guardò con un misto di incredulità, stupore e divertita indulgenza.

Non aveva creduto nemmeno per un momento che potessi essere davvero interessata a quella specie di gioco e quando arrivammo al campo era mentalmente pronto ad accettare che finalmente capitolassi e ammettessi che non me ne importava niente. Rimase quindi di sasso quando, invece, mi vide darmi da fare nella ricerca.

“basta che mi dici cosa devo cercare e non ci sarà alcun bisogno che tu venga con me…riposati, invece. Sarai tu, visto che sei l’autorità in materia, a dirmi cosa ho trovato” gli dissi.

E lui, più tardi, classificò i ritrovamenti: due pezzi di conchiglia, un bullone e frammenti vari…

“niente male per una principiante” mi consolò.

“niente male? tre ore fa non mi sarei nemmeno sognata di pensare che questi frammenti appuntiti avessero a che fare con le prime tribù indiane di questa zona!” e mi asciugai il sudore con la mano sporca di polvere e terra.

“sei facile da accontentare, tu!” ridendo, Edward si alzò, mi mise un braccio attorno alle spalle e mi ricondusse verso la macchina “ora ti porto a cena per celebrare le tue scoperte!”

Lo guardai con aria scandalizzata “cosi? non posso venire tutta impolverata come sono!”

“sciocchezze, dove ti sto portando andrai benissimo come sei”

Incrociai le dita e mi augurai che non si trattasse di un posto alla moda.

Edward fermò la macchina un paio di kilometri più avanti, poi svoltò in un viottolo che scendeva giù per la collina, attraversava un boschetto e finiva presso un corso d’acqua.

“un pò fuori mano questo ristorante” osservai.

“è la fattoria McCarthy” mi spiegò lui, fermandosi nello spiazzo antistante ad una casa molto ben tenuta.

Due cani uscirono da sotto il portico, agitando amichevolmente la coda. Emmett venne fuori subito dopo e ci salutò con la mano.

“siamo venuti per cena” gridò Edward, scendendo dall’auto. “ricordi Bella?”

“sicuro…” Emmett sorrise, divertito dal mio aspetto impolverato. “cosa ci prepari?” domandò a Edward.

“beh, adesso vado a dare un’occhiata nella credenza” rispose lui e si avviò verso casa “vieni a darti una ripulita”

Lo seguii, stupita per l’indifferenza con la quale Emmett accettava il modo di fare di Edward, da padrone. Mi condusse in bagno, lanciò un’occhiata ai miei jeans e alla camicetta sporchi di polvere e ricomparve poco dopo con dei jeans e una camicia da uomo.

“provati questi…forse ti staranno un po’ grandi ma sono puliti”

“non posso mettermi la roba di Emmett!”

“sono miei” disse Edward “tengo qui un po’ di cose. Ci passo qualche mese, di tanto in tanto”e prima che potessi aprire bocca per dirgli che non volevo nemmeno la sua roba, lui gettò la biancheria sulla cesta e sparì chiudendo la porta.

Misi da parte le mie esitazioni e, dopo una veloce doccia, indossai i suoi vestiti, dovetti arrotolare molto i calzoni e la camicia era decisamente grande. Avevo bisogno di una cintura. A piedi nudi tenendomi i jeans con le mani, mi presentai in cucina.

“trovo che ti stiano meglio senza” commentò sorridendo.

“non fare l’idiota…Emmett ne avrà sicuramente una…”.

“non saprei”

Edward si tolse la sua e evitando la mia mano tesa, fece scorrere la cintura nei passanti. Era così vicino che sentivo il suo alito sul collo.

“p-posso f-farlo io” tentai di dire, cercando di allontanarmi. Ma lui mi trattenne con una mano e con l’altra iniziò ad accarezzarmi la schiena.

“smettila! Mi fai il solletico!” tentai nuovamente di liberarmi, ma lui mi bloccò contro il frigorifero.

“così va meglio?” domandò, baciandomi sulle guancie, sul naso…

Mi sentii cogliere da un senso di vertigine e, date le circostanze, non fui sicura che andasse davvero meglio.

“smettila!” dissi respingendolo “comportati bene!”

“ma mi sto comportando come un normalissimo fidanzato” ribatté lui.

“con l’unica differenza che tu non lo sei”

La porta si aprì e Emmett mise la testa dentro. Lanciò un’occhiata al mio viso arrossato e ai miei capelli scarruffati.

“siamo un pò indietro con la cena, vedo” osservò.

“distrazioni” mormorò Edward trafficando nella credenza.

“meglio portarle altrove ‘queste distrazioni’ ” disse Emmett guardandomi con un sorrisone.

***********************************************

“non sapevo che te la cavassi così bene in cucina” osservai, a tavola, mentre gustavo un’omelette.

“ho voluto soltanto mostrarti che buon marito sarei” rispose lui ammiccando.

“ma tu non eri quello che vedeva il matrimonio come la peste?” chiese Emmett addentando la sua porzione.

“non è un delitto cambiare idea”

“ma davvero?”

“vedremo…” Edward si strinse nelle spalle “per il momento fingo di esserlo…molto dipenderà dall’impegno che ci metterà lei”

disse indicandomi. Gli agitai un pugno.

“non fargli caso” disse Emmett “fa sempre così…è un gran chiacchierone”

“ma so anche passare ai fatti!” precisò Edward, sogghignando

“non è vero Bella?”

I suoi occhi verdi mi sfidarono e mi sforzai di assumere un’espressione scettica, tentativo alquanto inutile.

************************************************

“no! Tu stai scherzando!”

“no perché?”

“non è che ci vadano tutti a casa di Emmett” disse Rose “Edward non ci ha mai portato nessuno. E Jazz per esempio, ci ha portato solo Alice”

“forse perché non tutti apprezzano il posto ” ribattei io e naturalmente Tanya era compresa.

“può darsi…” suonò il telefono e Rose andò a rispondere “indovina chi è?”

Non era difficile. Le ultime tre o quattro telefonate erano state tutte di Tanya. Evidentemente il fatto che fosse sposata e che Edward fosse fidanzato non avevano alcuna importanza per lei.

Feci un’alzata di spalle e dissi “digli che non c’è”

“l’ho fatto ma vuole parlare con te”

“con me?” mi feci forza e andai all’apparecchio.

“dica a Edward che ho i biglietti dell’Otello per domenica e che passeremo a prendervi” si limitò a dire Tanya.

**************************************************

Mi misi d’impegno, la domenica per farmi bella e darmi un tocco di sofisticatezza. Altrimenti, che senso avrebbe avuto apparire sciatta e poco interessante al fianco di Edward? Il mio guardaroba non era molto fornito, perciò dovetti ripiegare su un tubino nero e una camicia che metteva in risalto le mie rotondità. Mi pettinai con cura i capelli e misi su un paio di orecchini d’oro.

“sei molto sexy…” mi disse lui in un orecchio mentre ci dirigevamo verso la macchina.

“sbrigatevi o ci perderemo le danze…” fece Tanya, battendo i piedi con impazienza.

Per tutto il tragitto la vipera non fece altro che monopolizzare la conversazione di Edward, ignorando completamente il marito.

“suppongo che starai seduto vicino a me” dissi a Edward, prima di entrare in teatro, intuendo che Tanya avrebbe fatto di tutto perché non fosse così.

“naturalmente” rispose lui.

Tanya comunque riuscì a sederglisi accanto, dall’altra parte e parlottò con lui durante l’attesa. Ma poi le luci si spensero, lo spettacolo ebbe inizio e io mi dimenticai di Tanya, di Edward, e di tutto il resto.

“vuoi sgranchirti le gambe?” mi chiese Edward nell’intervallo, e io scossi la testa distratta.

“beh, noi usciamo un pò” fece Tanya al braccio dei due uomini, “James ci offre da bere”

Rimasi sola ma poi, disturbata da un fastidioso singhiozzo, decisi di andare a bere qualcosa. James era solo vicino le macchinette delle bibite.

“la limonata è finita” spiegò lui “Edward e Tanya sono andati nell’altro edificio. Se ti sbrighi li raggiungi”

L’intervallo sarebbe durato ancora poco, ma sperai di farcela.

Appena fuori mi bloccai.

Sugli scalini dell'edificio, una bionda con un abito fiammante aveva le braccia attorno al collo di un uomo dai capelli rossicci. E lo stava baciando. E lui non era un uomo qualsiasi. Era Edward.

Dal profondo del mio essere, sentii un urlo salire in gola.

In realtà, non emisi nessun suono. Mi nascosi dietro un albero e, di lì a poco, Edward mi passò davanti diretto verso il teatro.

“ehilà”disse Tanya, vedendomi nascosta “ci stava cercando?” mi rivolse un sorriso mieloso “oppure ci ha visti?”

“sì, vi ho visti” risposi atona.

“mia cara, deve capire” disse calmissima “io e Edward ci conosciamo da molto tempo. Avremmo dovuto sposarci se non…beh, io…”

“non mi deve alcuna spiegazione” dissi con fierezza.

“tanto perché lei possa capire” insistette Tanya “e non mettersi in mente delle idee”

Mi fissò, lisciandosi l’abito “andiamo?”

“perché no?” dissi, a denti stretti, trattenendo a malapena la furia che si agitava in me.

Non avevo più bisogno di bere. Il singhiozzo era passato.

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CAPITOLO BETATO DA AMY DICKINSON

JessikinaCullen: Hai proprio ragione Tanya è una VIPERA! se noti Edward non parla inizialmente con Tanya ma con il marito, dopo lei lo "appolipa". 

quando si baciano sono fuori dal ristorante e la coppia non li vede, inoltre  credo si noti che Edward voleva baciarla.

Bella ora mai è cotta ma Edward chi lo sa? anzi io lo so ma non posso dirtelo, poi ti perdi il meglio, sempre se si può dire nel caso della mia ff.

Spero che il cap ti piaccia  besos.

ale03: ciao ^^, nei prossimi capitoli spero di farti capire tutto, del perchè si sono lasciati  al perchè Edward odia così tanto gli ospedali e le donne!

spero che il capitolo ti piaccia il nuovo capitolo ^^.

Bella_kristen: ciao^^, ma perchè mi odiate tutte tanya? dai è una bella e brava ragazza :P ! no edward non lha baciata perchè Tanya li poteva vedere, 

ma perchè lo voleva! e come al solito vuole dimostrare a Bella che il suo fidanzamento con Mike non ha possibilità. ma Bella è testarda -.-

Spero che il cap ti piaccia  besos.

Amy Dickinson: carotina!!!!!!!! lo so lo so siamo entrambe immpegnate, sporca pupazza! ma sono ontentissima che riesci sempre a lasciare un segno del tuo passaggio,  graie mille per tutto! besos.

grazie mille ai 56 preferiti, ai 38 seguiti e tutti i "lettori fantasmi" ^^.

a presto Lory

 

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Capitolo 8
*** La decisione è presa ***


7

CAPITOLO BETATO DA AMY DICKINSON

LA DECISIONE è PRESA

“perché ho l’impressione di essere stato eletto il traditore della settimana?” Edward strappò il foglio su cui stavo scrivendo.

“non saprei” dissi freddamente, prendendo un altro foglio.

“davvero?” commentò lui sarcastico, e buttò via anche quello.

E quando feci per prenderne un terzo, Edward mi bloccò la mano.

“mi sembri sconvolto”

“e lo sono!” Edward andò alla finestra “non ti capisco proprio!”

Da quando lo avevo scoperto tra le braccia di Tanya, avevo fatto ogni sforzo per cercare di scusarlo ma, dopo averlo incontrato altre volte in compagnia della bionda, avevo rinunciato. Eppure non doveva essere difficile liberarsi di quella donna.

Edward tuttavia non faceva nulla in quel senso, anzi si serviva del fidanzamento per dissimulare il suo legame con Tanya.

“cosa non capisci?” gli chiesi, con il tono più falsamente distaccato che avevo assunto dall’inizio della settimana, anche se avevo una gran voglia di mettermi a gridare.

E se lo avessi fatto Edward ne avrebbe tratto motivo di divertimento e io avrei rischiato di tradire i miei sentimenti.

“perché sei così fredda?”

“non lo sono affatto”

“ah no? la temperatura scende a dieci gradi sotto zero quando ci troviamo nella stessa stanza, anche se questo non accade spesso. Quando entro io, tu sparisci”

“tutto frutto della tua immaginazione”

“al diavolo…io entro, tu esci. Io mi siedo, tu ti alzi. Io dico ciao e tu buongiorno. Vuoi spiegarmi cosa succede?”

Eppure la risposta era tanto semplice…ma tentavo di salvare quel poco di orgoglio che mi rimaneva, cercavo di allontanarmi in silenzio dalla sua vita. Cercavo soprattutto di non trovarmi nella situazione in cui mi ero trovata con Jake. Ma le cose sembravano funzionare male. Anzi, non funzionavano affatto. Mi mostravo gelida, ma dentro di me ribollivo di rabbia e mi sentivo ferita.

Chiusi gli occhi per non vedere più il suo viso furibondo. Inutile. Ero innamorata di lui, nonostante tutto. Il cuore era più forte della ragione. Il cuore e il corpo. Edward provava per me solo desiderio, non amore, e questo non gli impediva di spassarsela con Tanya. Eppure lo amavo ugualmente, anche se non glielo avrei mai detto.

“ne ho abbastanza di fare la tua fidanzata”

“perché?”

“perché sono già fidanzata con Mike Newton”

“non ricominciamo con questa storia” Edward si passò la mano tra i capelli e parve improvvisamente sfinito.

“tu non lo ami!”

Balzai in piedi rossa in viso.

“che ne sai tu se lo amo o no?”

“e tu?”

“lo so eccome! mi hai resa ridicola agli occhi di tutti! Mi fai passare per la tua fidanzata e poi trascorri la maggior parte del tempo con Tanya”

Un sorriso ironico si disegnò sul volto di Edward.

“non ci sono dubbi. Sei gelosa!”

“toglitelo dalla mente!”

“allora, visto che sei stanca di fare la mia fidanzata, perché ti interessa con chi passo il mio tempo?”

“non mi interessa affatto!”

Quella conversazione stava prendendo una piega che non mi piaceva.

“non ti credo” Edward si chinò, mi prese per un braccio e mi fece voltare “hai forse paura che Tanya possa avere ciò che tu invece desideri tanto?”

“certo che no” cercai di liberarmi ma il tentativo fu inutile.

“menti!”Edward ormai mi era vicinissimo e sul suo viso oramai era comparsa un’espressione dura “Tanya per lo meno ha una qualità: non promette ciò che non può dare”

“sei l’uomo più disprezzabile di questo mondo. Come osi parlarmi così? Eri pronto a tutto per evitare Tanya, o così almeno dicevi, e ora invece non la molli per un secondo”

“ho le mie buone ragioni” spiegò lui con un’alzata di spalle.

Lo colpii al petto con tutte le mie forze.

“diavolo! questa me la pagherai” urlò lui mentre io mi nascondevo sotto la scrivania di Jazz.

“non sarebbe la prima volta…”

“e non sarà neppure l’ultima!” Edward mi si avvicinò con fare minaccioso.

Sbucai fuori e iniziai a indietreggiare “no”

“oh si!”

Incespicai nel cestino della carta, “te la sei cercata!” disse prendendomi per le spalle.

“non mi sono cercata proprio un bel niente”

“mi hai fatto troppe promesse”

“io non ti ho proprio promesso nulla. La donna che desideri è Tanya. È lei quella che fa promesse…”

“al diavolo Tanya!”

E così mi baciò, tentai di resistergli, folle di rabbia, ma quel bacio, dapprima brutale, si fece poco alla volta più dolce e quelle mani, dapprima tenaci, divennero carezzevoli. Come avrei voluto abbandonarmi, ma non così, non volevo essere il suo passatempo.

“smettila!”

Lui mi lasciò di colpo e si allontanò.

“un’altra promessa che non sai mantenere”

“io non ti ho fatto alcuna promessa”

“è così che tratti Mike? Prima lo invogli e poi gli sbatti la porta in faccia?”

“lascia stare Mike! vale dieci volte più di te!” e lo vidi arrossire.

“non mi importerebbe neppure se ne valesse mille! Tu non lo ami!”

“vattene” mormorai e mi lasciai cadere sulla poltrona con il viso tra le mani “vattene”

Non sollevai la testa se non quando udii sbattere la porta e non giunse il rumore di un motore che si allontanava…

*************************************************************************************************************************************

“cosa ci fai qui?” gli chiesi gelidamente, un paio di ore dopo entrando in cucina.

Se credeva di potermi trattare di nuovo male, si sbagliava di grosso.

Edward, invece, sembrava aver dimenticato il litigio di poco prima. Sollevò la testa e mi sorrise.

“non è evidente? Taglio pomodori”

“perché?” chiesi sospettosa.

“mi è venuta improvvisamente voglia di cucinare. Ti dispiace?” mi domandò con un sorriso disarmante.

“no” avevo notato che aveva già preparato quasi tutta la cena.

“se vuoi, cucinerò anche domani”

Gli lancia un’occhiata sospettosa. Di solito Edward non si mostrava tanto desideroso di cucinare, anche se non se la cavava male.

Comunque fosse, visto che si offriva volontario, ne avrei approfittato per fare una passeggiata.

“vado a prendere un po’ d’aria”

“resta con me, a parlare” mi invitò e io scossi la testa.

Cos’era, una nuova tattica quella di trattarmi male e subito dopo mostrarsi gentile per farsi perdonare?

“no grazie”

“come vuoi…” disse Edward e nella sua voce mi sembrò di scorgere una nota di disappunto.

Sarei mai riuscita a capirlo?

*************************************************************************************************************************************

“attenta!”

Trasalii e mi voltai per scoprire che la persona che mi aveva lanciato quell’avvertimento era Rosalie, in bicicletta.

“sarà anche una piccola cittadina, ma sempre meglio non sognare quando si attraversa la strada”

“mi dispiace…”

Rose smontò dalla bicicletta e continuò a piedi, al mio fianco.

“sognavi Edward o Mike?” domandò, sorridendo “poche ragazze hanno la fortuna di avere due fidanzati” aggiunse mentre il mio viso si trasformava in una smorfia.

“sono troppi e credo che ne dovrò piantare uno o forse tutti e due”

“davvero?” Rose spalancò gli occhi per la sorpresa.

“scherzavo” mi affrettai a dire.

“ah” Rose sembrava delusa, ma subito aggiunse con un sorriso “in ogni caso, se vuoi sbarazzarti di uno dei due, scegli Mike. Credo che a Edward farebbe molto piacere”

“Edward non ha alcuna voglia di essere il felice prescelto”

“non ne sarei tanto sicura” Rose si attorcigliò una ciocca bionda ad un dito. “credo che Edward sia innamorato di te”

“non dire sciocchezze”

“lo penso davvero…è da una settimana che è fuor di sé dalla rabbia. Quando trascorrevi le giornate con lui era sempre così allegro. Ora si arrabbia per niente! Sbatte le porte, grida in continuazione, borbotta e si lamenta sempre…”

“questo non significa che sia innamorato di me” obiettai.

Non sarà perché non riesce a vedere Tanya quanto vorrebbe? A meno che il saperla sposata…

“io resto della mia idea…anche se alle volte penso che la vita senza gli uomini sarebbe molto più facile, non credi?”

Mi limitai ad annuire con aria grave. Sì la vita senza Edward sarebbe stata molto più semplice.

Rose sollevò la testa come se fosse stata colta da un’ispirazione improvvisa.

“ma oggi non toccava a te cucinare?”

Io arrossii senza sapere il perché “gli è venuta voglia di cucinare”

“lo vedi? È innamorato”

“no, aveva solo fame”

Più tardi a cena Edward era ancora calmo e sorridente. Mi tenne perfino la sedia…cos’altro aveva n mente? E perché Rose continuava a ridacchiare?

La cena fu eccellente, ma non riuscii a gustarla, desideravo solo alzarmi dalla tavola il più presto possibile. Al caffè non ne potei più e mi offrii volontaria per lavare i piatti al posto di Rose.

“posso farlo io” protestò la ragazza.

“tranquilla Rose l’aiuto io” disse Edward, io diedi un’alzata di spalle e mi diressi in cucina seguita da Edward e da una risata ora aperta di Rose.

“posso sbrigarmela da sola” dissi mentre lui mi porgeva i piatti.

“lo faccio volentieri. Credi che dovrei essere scortese solo perché hai rifiutato di farmi compagnia?”

In quel momento Jazz entrò per rendersi una tazza di caffè e io ne approfittai per chiedergli: “Se vuoi che più tardi ti batta altri documenti…”

“non ha da darti più niente” rispose subito Edward.

“no, per il memento non ne ho” confermò Jazz.

Io gli lancia un’occhiata feroce, possibile che tutto ciò che dicesse Edward, Jazz non lo controbatteva mai?

“ma se cambiassi idea…”

“non la cambierà” affermò Edward.

Sentendo odore di lite, Jazz scomparve.

Aprii il rubinetto e iniziai a lavare i piatti tentando di ignorare l’uomo al mio fianco, il quale, tuttavia, non voleva lasciarsi mettere da parte.

“è inutile che li sfreghi in quel modo, finirai per consumarli” mi disse con un sorriso ironico sulle labbra e chiuse il rubinetto. Poi fece per accarezzarmi il collo ma mi ritrassi “usa piuttosto il detersivo…” aggiunse e riprese ad accarezzarmi.

“smettila”

“hai del sapone sulle labbra” osservò e preso uno straccio dei piatti, me lo tolse via, fissandomi.

“non sono un mostro, Bella” mormorò lui con dolcezza.

“ti prego…”

“cosa?”

Mi lasciai sfuggire un sospiro “a cosa pensi?” mi chiese, guardandomi.

“al fatto che non ti capisco”

“a volte, ho l’impressione di non capirmi neppure io”

**********************************************************************************************************************************

Quale Edward mi sarebbe toccato quella mattina? Quello cattivo oppure quello gentile?

Presi il mio cambio di vestiti e mi diressi verso il bagno. Ma non appena entrai mi sentii dire “benvenuta!” era Edward intento a farsi la barba.

“scusa…mi dispiace”…che situazione imbarazzante.

“a me no, anzi la trovo una splendida idea”

“quale?”

“quella di fare la doccia insieme ”

“neanche per sogno! torno più tardi”

“no” Edward chiuse la porta e mi attirò a sé.

“no?” Bella, mi suggeriva una vocina nella testa, protesta con maggiore decisione!

“no” disse con un’alzata di spalle.

Prese le mie mani e se le mise sul petto, sentivo sotto il mio tocco la sua pelle liscia, i suoi battiti del cuore. E commisi l’errore più grande. Iniziai ad accarezzarlo.

“mi fai impazzire” mormorò roco, stringendomi a sé.

“cosa provi Bella?”

“non lo so…per lo più mi irriti”

“non è vero. Con me, tu ti senti viva” disse mentre le sue mani si infilavano sotto la mia camicia.

“smettila…”

“perché?”

“non voglio” mentii, bramavo il suo tocco, ma non in quel momento, non dopo quello che mi aveva detto, non dopo Tanya…

Edward mi sfiorò il collo con la punta del naso e mi mordicchiò il lobo dell’orecchio.

“bugiarda” disse teneramente.

“no” disse debolmente.

Le sensazioni che stavo provando non erano nulla in confronto a quello che avevo provato con Mike. A quel pensiero scattai come una molla e tentai di respingerlo.

“cosa…”

“non posso. Mi ero dimenticata di Mike”

“dimenticalo” ordinò lui con voce dura.

“non posso”

“quando diventerai finalmente adulta?” mi prese per il mento “quando ammetterai ciò che senti? Mai, perché hai paura, vero?” mi lanciò un’occhiata piena di disprezzo e se ne andò sbattendo la porta.

Paura? Certo che avevo paura. L’idea di aprirgli il cuore mi terrorizzava. Non potevo amarlo non potevo lasciarmi andare sapendo che lui amava un’altra. Presi a svestirmi e mi misi sotto la doccia.

Forse era arrivato il momento di guardare in faccia la realtà, i miei desideri, i miei bisogni. Era arrivato il momento di smetterla di nascondermi. Era arrivato il tempo di rompere quel legame.

Scossi la testa con tristezza. E Tanya? Rompere con Mike equivaleva a farsi amare da Edward?

Mike o Edward? Chi scegliere?

Trovai la risposta prima del previsto. In camera mia, udii il rumore di una portiera e mi avvicinai alla finestra. Edward saliva sulla macchina dei Laurens.

Lasciai cadere la tendina, con la morte nel cuore, la decisione era stata presa.

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Amy Dickinson: hola carotina, tranquilla tanto io sto buona buona qui che aspetto le vostre recensioni ^^, grazie mille per i bei complimenti. in effetti forse ho leggermente esagerato con i personaggi, perchè mi sa che li odiate tutti. Comunqueeeeee spero il cap ti piaccia besos^^

ale03:ciao^^, sono contenta che la storia ti piaccia ^^ stavolta ho voluto un Edward s.....o e una Bella indecisa quindi quello ch leggi è frutto, spero riuscito, di un delirio. spero che il nuovo cap ti piaccia besos 

free09:ciao ^^, allora ti lascio il numeretto "23" così ti metto in lista per poterli picchiare alla fine della ff. ma mi fai le domande da 1000000000000000€ ???? non te lo posso dire che gioco sta facendo Edward se no se ne va all'aria tutta la ff! prometto che nei prossimi capitoli capirete tutto o almeno spero ^^. spero il cap ti piaccia besos

hale_y: benvenuta e grazie mille per aver lasciato un segno del tuo passaggio^^ spero il capitolo ti piaccia 

Bella_kristen: ciao ^^, ti ho proprio mandato in crisi eh? prometto che nei prossimi capitoli si spiegherà tutto e lì odierete ancor di più Tanya e inizierete ad odiare anche me! spero il capitolo ti piaccia e grazie mille per i bellissimi complimenti ^^

LadySile: ciao ^^, bene vedo che finalemnte riesco a scrivere personaggi complicati ^^, per quando riguarda il bacio "non è quello che sembra". Ma su non mi trattare male la mia materia prima e poi io come ci lavoro? hihiih spero il nuovo capitolo ti piaccia besos

Lau_twilight:ciao, tranquilla vorrei ma non posso fucilarvi per i vostri commenti mancanti ^^. grazie mille per i bellissimi complimenti ç_ç grazie! Purtroppo Tanya non posso lasciartela perchè per ragioni di copione mi serve fino alla fine, preferibilmente intatta, quindi dovrai aspettare un pochino anche perchè la storia tra poco si conclude. spero il nuovo capitolo ti piaccia alla prossima besos ^^

samy88: ciao sam sono contenta che la storia ti piaccia un po meno sul fatto che ti faccia venire infarti! dovrei essere dichiarata illegale^^. Comunque spero il nuovo capitolo non sia fonte di delusione besos ^^

Shinalia: ciao^^, come vedi ti ho accontentato! Povera Tanya me la trattate tutti male ç_ç. spero il capitolo ti piaccia alla prossima 

JessikinaCullen: Ciao^^, lo so Tanya è stata un po esagerata ma leggi bene il capitolo precedente, non è quello che sembra! ti ringrazio per il complimento e ti prego non mi ammazzare per come ho terminato questo di capitolo, spero ti piaccia besos^^ 

Grazie mille ai 62 preferiti , 46 seguiti e ai lettori -fantasma ^^, 

alla prossima Lory

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Capitolo 9
*** Rottura ***


CAPITOLO BETATO DA AMY DICKINSON

ROTTURA
“Dov’è Edward?” chiese Jazz.
Tra le braccia di Tanya, avrei voluto rispondere, ma preferii tacere.
“Ha telefonato mezz’ora fa” spiegò Rose “deve partecipare ad una riunione e ha detto che si accontenterà di un panino, al suo ritorno”
“Mi sembri un po’ troppo calma” osservò Jazz “ti senti bene?”
“Ho mal di testa. Dopo cena credo che andrò subito a letto”
“Ci penserò io ai piatti”
“Possibile che anche Jazz sia innamorato di te?” fece Rose “nessuno si offre mai di lavare i piatti al mio posto”
“Tu lavori troppo di immaginazione” mormorai alzandomi dalla sedia.
“Comunque, grazie per la tua offerta Jazz” conclusi andandomene in camera.
Non mi misi subito a letto, ma provai a scrivere qualcosa. Non avevo il coraggio di telefonargli per annunciare che tutto era finito.
Meglio scrivergli e tentare di spiegare la situazione. Certo, sarebbe stato giusto parlargli faccia a faccia, ma non potevo aspettare oltre. Mordicchiando la penna, ricominciai la lettera per la decima volta. Dopo un po’ mi alzai e andai a gettarmi sul letto, lo sguardo fisso al soffitto.
Mio caro Mike…no. Troppo affettuoso.
Mike…no, troppo secco.
La porta si aprì e Rose mise dentro la testa.
“Ti vogliono al telefono”
“Chi è?”
”Mike…”
“Vengo subito”
Mentre percorrevo il corridoio Edward apparve sulla soglia della mia stanza, e io gli passai davanti senza degnarlo di uno sguardo.
“Pronto?”
“Buone notizie” annunciò subito Mike.
“Prego?”
“Giovedì sarò a Seattle. Ci vediamo?”
“Io…sì…sì, certo. Prenderò l’autobus”
“Perché non l’aereo?”
“Costa troppo”
“Lo pagherò io”
“No, preferisco l’autobus” non potevo lasciarmi pagare il biglietto dall’uomo che stavo per lasciare.
“Ti aspetto alla stazione”
 “No, preferisco raggiungerti in albergo. Dove alloggerai?”
“Al St. Jameson's hotel”
“D'accordo”
“Splendido”
Mi sentivo confortata dal suono della sua voce e non avrei voluto smettere subito di parlare tanto che avevo visto Edward, appoggiato alla scala, che non si perdeva una parola di quella conversazione. Mike però sembrava avere fretta.
“A giovedì allora” dissi e riattaccai. Un problema, almeno, lo avevo risolto. Non avevo più bisogno di scrivergli.
“Dove andrai?” chiese Edward quando gli passai davanti per tornare in camera, seguendomi poi sulle scale.
“Non sono affari tuoi!”
“Sei la mia fidanzata!”
“E’ Mike il mio vero fidanzato e giovedì lo raggiungerò a Seattle”
“Ti accompagnerò io”
“Scordatelo”
Edward scosse la testa con aria di superiorità la qual cosa mi mandò su tutte le furie.
“Lasciami in pace, Edward! Non ti sopporto più” feci per entrare in camera ma lui mi trattenne.
“Strano, perché ho tutt’altra impressione”
“Lasciami andare”
Edward si irrigidì ma poi mi lasciò andare.
“Va pure da lui, se ti fa piacere, ma non credere di andarci senza di me”
Era una minaccia? Ma non ebbi il tempo di chiederglielo che si era già rinchiuso in camera sua.
“Sei sempre sicura che non ti ami?” mi domandò Rose dal fondo del corridoio.
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Il giovedì, mi svegliai tesissima. Finii di prepararmi che erano le sei in punto e scesi in cucina convinta di trovarci Jazz, al quale avevo chiesto la sera prima di accompagnarmi alla stazione. Trovai invece Edward che beveva caffè.
“Jazz?”
“Dorme. Ieri mi ha contattato un collega per la spedizione…devo incontrarlo oggi a Seattle, ragion per cui faremo il viaggio insieme” Edward aveva parlato con la massima sicurezza, come se tutto fosse ormai deciso.
“Non è necessario” ribattei seccamente “sarà anche troppo penoso arrivare con te alla stazione”
“Sei la donna più esasperante che abbia mai conosciuto. Non ho alcuna intenzione di viaggiare da solo”
“Né io viaggiare con te”
“Di che hai paura? Non mordo mica” domandò lui ironico
“Non ho paura di te. Semplicemente non voglio viaggiare con te”
“Bene, allora dimostrami che non hai paura venendo con me” Edward mi fissò a lungo finché non mi vide arrossire e soltanto allora si alzò con aria decisa “si parte tra dieci minuti”
Quando avevo immaginato che sarebbe stato un viaggio difficile non mi ero sbagliata, anche se non ci furono discussioni né commenti ironici.
Edward si mostrò anzi piacevole come compagno di viaggio il che fu anche peggio perché mi costrinse ad essere altrettanto.
“Dove devo lasciarti?” chiese lui in prossimità di Seattle.
“Al St. Jameson's hotel”
Lo vidi serrare le mascelle ma Edward non fece commenti e si limitò ad annuire. Incoraggiata da tanta buona volontà, gli suggerii anche di lasciarmi nelle vicinanze dell’albergo.
“No, voglio vederlo. Mi piace conoscere i miei avversari”
“Non è il tuo avversario, ma il mio fidanzato”
Edward fece una smorfia ma non ribatté. Parcheggiò l’auto ma prima di scendere mi prese per un braccio.
“Non è il caso di essere brutale” protestai, cercando di liberarmi.
Mentre ci avvicinavamo al banco del portiere per domandare il numero di stanza, mi sentii chiamare. Mi voltai e vidi Mike che mi veniva incontro, sorridente.
“Che gioia rivederti!”
Ci baciammo e non provai alcuna emozione.
Mike si scostò e mi osservò per un istante, ridendo, poi parve finalmente notare Edward che continuava a tenermi per un braccio.
“Tu saresti?”
“Edward Cullen, cugino del dottor Hale”
“Capisco” Mike allungò la mano, sempre sorridente “lieto di conoscerla”
Edward mormorò qualche parola di cortesia e i due si squadrarono per un momento.
“Edward aveva un appuntamento in città e ne ho approfittato” mi intromisi io.
“La ringrazio di aver accompagnato la mia fidanzata, signor Cullen. Ora, se vuole scusarci…”
“A che ora devo venire a prenderti?” domando Edward.
“Io…”
“La riaccompagnerò io a casa, signor Cullen”
“Non è il caso, sono tante ore di viaggio” disse Edward.
“Noleggerò un’auto”
“La riaccompagnerò io” ribatté Edward.
“Non importa. Troverò il tempo”
“Perché non ci incontriamo verso le cinque davanti ad un boccale di birra?” propose Edward.
“Da Bierhoff, per esempio. Allora vedremo cosa avrete deciso”
“D'accordo” fece Mike. Poi salutò Edward con un cenno della testa e, preso il mio braccio, si appartò con me.
“Ho un appuntamento importante alle undici e mezzo” disse Mike ”perché non ti fermi a fare qualche spesa mentre io sono n riunione? Dopo, potremmo pranzare al Ritz”
“Sai il tuo professore mi ha molto sorpreso” disse mentre salivamo sul taxi.
“Non è il mio professore” protestai “sta trascorrendo la convalescenza a casa degli Hale, poi tornerà in Brasile”
“A me è sembrato in perfetta salute”
“Ora sì, ma avresti dovuto vederlo due mesi fa”
“Stai con lui da tanto tempo?”
“E’ stato a lungo in ospedale”
”Sembra essersi rimesso”
“Ma dobbiamo proprio parlare di lui?”
“Certo…” Mike iniziò a parlare di Jessica.
“Non fa che ripetermi che ho bisogno di qualcuno che si occupi di me e che sei stata una pazza a partire”
“Oh, penso che lei sia bravissima” stranamente il pensiero che Jessica potesse prendere il mio posto non mi irritava affatto.
“Fa delle scaloppine che sono la fine del mondo” Mike chiuse gli occhi come se rivivesse col pensiero dei ricordi felici “è riuscita a smacchiare anche i miei pantaloni bianchi”
“Un vero mostro di intelligenza!”
“Ci siamo” disse Mike mentre il taxi si fermava davanti al grande magazzino di sette piani.
Non appena entrammo, vidi una bella sala da tè.
“Ecco ritroviamoci li”
“Perfetto. All’una” Mike si chinò e mi baciò sulle labbra.
Per un momento l’immagine di Edward mi si parò davanti agli occhi e dovetti sbattere più volte gli occhi prima di rivedere il viso sorridente di Mike.
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“E’ tanto che aspetti?” Mike si sedette davanti a me e ordinò un caffè che gli fu subito servito. Con lui era sempre così. Tutti arrivavano appena lui li chiamava.
“La tua riunione?”
“E’ andata bene, ma temo dovrò chiedere a Cullen di riaccompagnarti, mi hanno costretto a partecipare ad un ricevimento, questa sera. Spero che non ti dispiaccia”
“No figurati”
“Non ti infastidirà?”
“Che intendi?”
“Bè, quel Cullen si comporta come se tu gli appartenessi”
“Non è proprio il caso”
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“Ho visto un ristorante messicano. Che ne diresti di andarci?”
“E se non è buono? Il Ritz sembra più sicuro”
“Sì ma mi sento addosso lo spirito dell’avventuriera” Mike aprì la bocca per protestare, poi si trattenne. Dopo due mesi di separazione, avevo pure il diritto di scegliere il ristorante, no?
“D'accordo” si arrese “fammi strada, ma se dovessi ammalarmi, la colpa sarà tua”
“Sta’ tranquillo, Jessica proverà un grande piacere a curarti”
“Come?”
Una cameriera ci venne incontro e ci accompagnò a un tavolo.
“Dicevo, Jessica sembra una ragazza formidabile”
Ecco, il ghiaccio era rotto. “Sarebbe la moglie perfetta”
“E’ vero” ribatté lui “vuoi che le trovi marito?”
“Bè…” fissai lo sguardo su una delle pareti perché non avevo il coraggio di guardarlo negli occhi. “Qualcuno come te” bomba sganciata.
“Qualcuno come me?”
“Sì”
Mike mi fissò per un istante, poi chiese:
“E’ un tentativo di dirmi che mi vuoi rendere l’anello?”
“Bè…io…se vuoi” abbassai la testa e iniziai a giocare con il tovagliolo.
“E’ a causa di quel Cullen, vero?”
“No!”
“Lui tuttavia se lo augura”
“Cosa ti fa pensare ad una cosa del genere?”
“Il modo in cui ti guarda o come ti sorveglia”
“E’ il suo modo di fare. È sempre così arrogante e suscettibile” e, quasi senza rendermene conto, presi a raccontare cosa era accaduto in quei due mesi. Di come mi sentissi bene in sua compagnia.
“Ti sei innamorata”
“Io…”
“Credo che tu abbia ragione. Jessica sarebbe una moglie perfetta”
“Le chiederai di sposarti?” Mike scoppiò a ridere.
 “Calma, non salto da una fidanzata all’altra”
“Scusa, non finisco mai di metterti in imbarazzo”
“Tranquilla…e con Cullen? Metti in imbarazzo anche lui?”
“Nulla lo imbarazza”
“Capisco. Gli daremo una bella lezione allora!”
“Cosa?” domandai incredula.
“Semplice. Non dirgli che abbiamo rotto. Sorprendilo. Sono convinto che aspettasse la nostra rottura. Forse non aspetta altro, dopodiché gli basterà mettere insieme i cocci per fare di te ciò che vuole pur frequentando Tanya. Quell’uomo non è stupido ti ha osservata e l’avrà capito che non mi amavi”
“Mike…” feci per togliermi l’anello ma lui mi bloccò.
“Tienilo. Conservalo come ricordo. Usalo con Cullen per tenerlo sulla corda”
“Stai scherzando?”
“Niente affatto. Rimpiangerò di non averti sposata ma mi consolerà il pensiero di averti resa felice”
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Quando entrammo nel Bierhoff, Edward ci stava aspettando, io lo vidi per primo e avvertii un tuffo al cuore. Lo amavo, anche Mike se ne era reso conto, ma c’era sempre Tanya…
Mike mi passò un braccio attorno alla vita e mi sfiorò l’orecchio con le labbra.
“Baciami”
Votandosi. Potei vedere la luce divertita nei suoi occhi.
“Mente contorta” mormorai prima di obbedirgli.
Edward si fece scuro in viso.
“E’ da tanto che aspetti?” gli chiesi, sfoggiando il più affascinante dei miei sorrisi.
“No”
“Credo che dovrà accompagnare Bella, amico” disse Mike, fingendosi dispiaciuto.
“Come vuole” commentò Edward con un’alzata di spalle.
“Abbiamo passato una splendida giornata, vero cara?”
“Meravigliosa!”
Livido in viso, Edward si alzò. Provai un attimo pena per lui ma poi ricordai della macchina di Tanya che veniva a prenderlo e smisi immediatamente di commiserarlo.
“Se sei pronta possiamo partire…vorrei lasciare la città prima che si faccia buio”
“Che ne diresti di cenare insieme?” propose Mike.
“No” rifiutò Edward “non vedo l’ora d andarmene”
“D'accordo” cedetti con un sospiro. Poi, presa la borsa mi voltai verso Edward “ti dispiace lasciarci soli? Vorremmo salutarci”
Lui strinse i denti e annuì uscendo dal bar.
“Grazie di tutto Mike…”lo baciai leggermente sulle labbra ma lui mi strinse a sé rispondendo con passione.
“Ci sta osservando”
Uscimmo, sottobraccio, e Mike tese la mano a Edward.
“Mi ha fatto piacere conoscerla…mi raccomando le affido Bella”
Non appena ci allontanammo Edward mi spinse contro una vetrina.
“Come hai potuto comportarti così stupidamente?”
“Prego?”
“Come puoi essere ancora fidanzata con lui?” stava quasi gridando.
“Non vedo come questo possa interessarti. Che diritto hai di immischiarti nella mia vita?”
“Io ti apprezzo per quello che sei. Non voglio trasformarti nella donna perfetta”
“Tu vuoi solo servirti di me”
“Non è vero…”
“Sì invece, e adesso lasciami in pace”
Mi liberai e cercai di fuggire. Piuttosto che ritornare in macchina con lui, avrei preso l’autobus.
Edward mi corse dietro e, raggiuntami, mi trascinò verso il parcheggio. Poi lanciata la borsa nel baule mi costrinse ad entrare in macchina.
“Stai facendo l’errore più grande della tua vita” mi disse quando si mise al volante.
“E a te che importa?”
Lui esitò a lungo prima di rispondermi “Mi importa”
Poi mi prese tra le braccia e mi baciò con una passione quasi disperata finché non persi la testa e gli gettai le braccia al collo, accarezzandogli i capelli.
Ma lui scelse quel momento per respingermi.
“Maledizione” mormorò turbato “maledizione”
E, per tutto il viaggio, non ci rivolgemmo più la parola.


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Ciao ç_ç mi avete commossa con i vostri bellissimi commentucci mi mandate in brodo di giuggiole così^^.
volevo scusarmi per i miei aggiornamenti settimanali ma scusatemi avevo al seduta di laurea e dovevo studiare, ma adesso ho finalmente terminato ^^ .
Bella_kristen: ciao ^^ , sono contenta che la storia ti piaccia. PEr quanto riguarda Edward stavo notanto anche io, rileggendo i vecchi capitoli che è strano forte, ma che volete farci è un uomo che ne ha passate tante e non si fida di nessuno, e poi diciamocelo è pure s*****. per Tanya, diciamo che tra poco affonderà ^^.
Amy Dickinson: carotina miaaaaaaaaaaaaaaaa, e così bella scelse Edward, patetico vero? e che ci vuoi fare devo comunque tenermi al filo originale. La mia bella mentuccia non sta architettanto proprio niente, sono brava io^^. grazie mille per i tuoi bellissimi commenti ti adovo ^^
JessikinaCullen: ma sciao, ma quante domande mi fai????? allora purtroppo non posso dirti niente se no la ff svapora e voglio confondervi di più le idee. Ora Bella ha deciso di vendicarsi ma come reagirà Edward?  te lo dico io male...comunque la ff sta per terminare e finalmente capirai tutto ^^
foolforlove: benvenuta e grazie ^^
Goten: GRAZIEEEEEEEEEEEEEEEEE ^^
ale03: oramai Bella ha preso la sua scelta, ma sarà quella giusta? ahahaha ^^
Lau_twilight: ciao ^^, lo so edward è la fotocopia del mio ex-fidanzato, non sapeva mai ciò che voleva -.-, per quanto riguarda Tanya ti do il numero "36" per picchiarla alla fine della ff, mentre se vuoi picchiare Edward il numeretto è "4589", mi scuso già da adesso per l'attesa ^^
LadySile: dai su Edward non fa il doppio gioco, è semplicemente un idiota ^^. spero il cpitolo nuovo nuovo ti piaccia ^^
arualga91: ciao aru sono contenta che la storia ti piaccia come vedi ho aggiornato "presto"
free09:ciao ^^ come non posso lasciarti il numero23? ti tu sei prenotata in ritardo, ma stai tranquilla le clienti non possono pichiarli per più di cinque minuti ^^. in questo capitolo forse e dico forse Edward si renderà conto dell'enorme stronzata che ha fatto. anche io li mollerei entrambi e mi prenderei Jazz ma non si può ç_ç.
samy88:ciao Sam, scusami ma adoro lasciarvi così ahahahahah^^, ma allora sono illegale O_O nessuno mi ha mai detto che le mie ff sono come una droga GRAZIE!

vi lascio un piccolo SPOILER:
"mi hai sentito ? parto per il Brasile" disse edward con voce impaziente.
certo che avevo sentito, ma non riuscivo a crederci.

"perchè?" dissi mentre mi lasciavo cadere sulla sedia e lo fissai. edward sorrideva in modo demoniaco.
"perchè qui perdo il mio tempo."

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Capitolo 10
*** Partenza ***


sbm9

PARTENZA

“mi ha sentito?parto per il Brasile” mi disse Edward, con voce impaziente.

Certo che avevo sentito ma non riuscivo a crederci. Non appena ero scesa sperando di trovarlo di miglior umore da poterlo convincere che quello che provava per me era solo desiderio. E, in base alla sua reazione, gli avrei detto della rottura con Mike. Ma non avevo nemmeno avuto il tempo di aprire la bocca perché lui mi aveva subito annunciato la sua intenzione di partire.

“perché?” mi lasciai cadere sulla sedia e lo fissai.

Edward sorrideva in modo demoniaco,

“perché qui perdo il mio tempo. E poi sono avvenuti dei furti devo ritornare”

“chi ti ha messo al corrente”

“il mio collega ieri”

“non mi hai detto niente”

“ieri eri tropo impegnata in altre cose” ribatté lui, aprendo il frigorifero e prendendo una mela.

Ero troppo occupata a rompere il mio fidanzamento perché ti amo, pensai, stringendo i denti.

“bè ora lo sai. E poi, per quello che te ne importa…forse sarai perfino contenta di vedermi partire”

Cercai qualche cattiveria da sbatterli in faccia, ma il telefono prese a squillare e dovetti andare a rispondere.

“è lei bella?” domandò la voce mielosa di Tanya.

E adesso siamo al completo! Pensai.

“c’è Edward?è urgente.”

“è per te. Tanya” annunciai staccando il ricevitore dall’orecchio, come se fosse infetto.

“ciao Tanya. Che succede?” chiede Edward. Io mi lasciai sfuggire un’imprecazione e posai la tazza nel lavandino.

“certo, passo a prenderti tra mezz’ora. No, non disturbi affatto” Edward riattaccò lanciandomi un sorriso ironico. “vado a Seattle. Tanya deve fare delle spese e non credo ce la mia fidanzata abbia voglia di venire con noi”

“no grazie. Ti lascio a Tanya”

“che sbadato avevo dimenticato che tu hai Mike…”.

Lo sguardo di Edward si fece gelido e io preferii lasciare la stanza e la casa.

Senza sapere perché mi ritrovai a percorrere la strada che conduceva alla fattoria di Emmett, e passando davanti alla radura in cui avevamo fatto il picnic, sorrisi tristemente. Era lì che avevo incontrato Tanya, ignorando la parte che quella donna avrebbe avuto nella mia vita.

Dopo aver costeggiato il ruscello giunsi fino a casa di Emmett, non vi trovi nessuno e ne fui contenta perché avevo bisogno di pace.

Il Brasile! Incredibile. E proprio ora che volevo iniziare la mia campagna di persuasione. No, non potevo crederci. Perché avevo dato retta a Mike? Perché non glielo avevo detto? Ma adesso era troppo tardi.

Edward adesso aveva i suoi scavi…e Tanya. Povera me, vengo per ultima! Mi alzai e mi diressi verso il recinto dei cavalli.

“bella?”

Mi voltai di scatto e visi Emmett che usciva dal granaio.

“disturbo?”

“neanche per sogno”

“grazie”

Anche Emmett si appoggiò al recinto e fissò per un momento i cavalli.

“Edward è con te?”

È sempre con me, fui sul punto di rispondere.

“no. Parte”

“tu lo segui?”

“non posso e poi credo che non mi vorrebbe tra i piedi”.

“certi uomini sono come i cavalli” mormorò Emmett e io lo guardai incuriosita.

“prendi questo per esempio. Si chiama Gypsy…un tempo, qualcuno lo ha maltrattato e più di una volta. Quando l’ho preso, mi ci sono volute settimane solo per avvicinarmi a lui e quando ho provato a montarlo mi ha disarcionato” si mise a ridere “dopo tre o quattro cadute non volevo più voglia di montarlo. Avevo paura di farmi male ” Emmett lanciò un fischio e il cavallo trotterellò nella nostra direzione. Emmett lo accarezzò, poi tirò fuori dalla tasca delle zollette, alcune delle quali me le posò sulla mia mano.

Gypsy offrì la bocca e gli diedi lo zucchero “ma sembra così buono…”.

“adesso si”

“e come hai fatto? Con lo zucchero?”

“no, sono stato più testardo di lui”

“facile a dirsi”

“non lo fu per niente. Gypsy era stato ferito e non capiva che gli volevo bene, proprio come Edward”

“chi ha maltrattato Edward?Tanya?”

“non solo. È sempre stato solo, abbandonato da tutti” spiegò Emmett “sua madre lo ha lasciato quando aveva otto anni e prima di allora non era stata mai una mamma molto presente. Suo padre era sempre fuori. Edward ha avuto un paio di matrigne che lo ignoravano proprio come aveva fatto sua madre. Trascorreva le sue vacanze dagli Hale. Esme, l madre di Jazz e Rose, lo ha sempre trattato come un terzo figlio.”

“non sapevo niente di tutto questo” mormorai addolorata.

“Edward non ne parla mai anche perché non li vede mai”.

“peccato ch certe cose non si possono mettere a posto con lo zucchero. Sarebbe tutto più facile”

Emmett rise e mi abbracciò

“per lo meno l’amore non caria i denti”

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“pensi che abbia avuto un incidente?” domandai per la terza volta a Jazz.

“no smettila di preoccuparti. È andato a fare delle spese, niente di più e poi Tanya è con lui”

“già” preferivo non pensarci. Era troppo facile immaginare osa avevano potuto fare in tutto quel tempo. Strinsi i denti, e vedendomi Jazz sorrise.

“rilassati se ti agiti ora, cosa farai quando sarà disperso nella giungla?”

“bel modo di tirarmi su il morale!”

Jasper smise di sorridere

“non dirmi che ti sei innamorata di lui”

Il mio sguardo fu eloquente

“povera amica mia…eppure ti avevo avvertita”.

“non è servito a nulla”

Mi avvicinai alla finestra e scostai la tenda.

“eccolo!”

E ora? Che fare? Annunciargli la rottura con Mike?

Sentii la porta aprirsi e poi la voce di Edward che diceva “aspettami in salotto, non mi ci vorrà molto”.

Tanya entrò nella stanza e io mi lasciai cadere sul divano.

“buona sera Jasper…Bella…tutto bene?”

“accomodati” mormorò Jazz “siete stati via parecchio”.

“Edward aveva diverse cose da fare ed è stato molto contento che l’aiutassi”.

“peccato che Bella non abbia potuto accompagnarlo” osservò Jazz.

“non avrebbe fatto meglio di me. Io sono pratica della città” ebbi una gran voglia di lanciargli qualcosa sulla testa.

“ripartiamo subito. Edward ha un aereo da prendere”

“cosa?” non potei fare almeno di domandare.

Tanya mi lanciò un’occhiata piena di falsa pietà.

“sono pronto…”

Lo fissai sapendo che quella sarebbe stata l’ultima immagine che avrei avuto e desideravo imprimermela in mente. Poi arrossii e voltai la testa. Tanya si alzò, si avvicinò a Edward e, divorandoselo con gli occhi lo prese sottobraccio.

“saluta tutti” Jazz si alzò per abbracciare suo cugino. “quanto tempo starai via?”

“non lo so” Edward mi guardò.

“è tardi, dobbiamo andare” lo avvertì Tanya.

“si” mormorò lui, gli occhi sempre incatenati ai miei.

Poi si avvicinò mi diede un affettuoso buffetto sulla guancia e mi sfiorò le labbra.

“arrivederci…”

Non partire! Avrei voluto gridare.

“arrivederci”dissi, invece.

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Mi dispiace non poter rispondere ai vostri bellissimi commenti ma sono stanchissima perciò vi lascio lo spoiler! Ah dimenticavo, ho postato una nuova storia ditemi che ne pensate

'Promises In The Dark'

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SPOILER

“sono incinta”

“lei è…”

“sì, sono due mesi”

“metterò al mondo un bambino con gli occhi verdi e dei buffissimi capelli bronzati”.

alla prossima Lory ^^

 

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Capitolo 11
*** Notizie e visite ***


CAPITOLO BETATO DA AMY DICKINSON
Notizie e visite

Nelle settimane che seguirono, mi feci sempre più ottimista, perché ricevevo lettere da Edward che mi erano sembrate più amichevoli.

Tuttavia un limpido sabato d’autunno il mondo mi cadde improvvisamente addosso.

Stavo stendendo il bucato, di buon umore, pensando che di lì a due ore avrei ricevuto un’altra lettera, quando vidi arrivare Rose.

“Come te la cavi a tennis?”

“Male”

“Bene, tu oggi sei in coppia con me”

“Ma sono una frana”

Tutto inutile, Rose era ostinata quanto suo fratello e suo cugino. Dieci minuti dopo, mi ritrovai in perfetta tenuta da tennis, con la racchetta sotto il braccio.

“Giocate tra cinque minuti sul campo numero quattro” ci venne annunciato quando arrivammo al club.

“Sarò ridicola ” protestai sottovoce.

Rose mi lanciò un’occhiataccia e la seguii senza insistere.

“Chi sono i nostri avversari? Ci massacreranno!”

“Ma no! Tanya non vale niente, quanto a James ci penserò io!”

“Vuoi dire che giochiamo contro i Laurens?”

“Contro di loro”

Provai un inteso desiderio di fuggire.

Sfortunatamente i nostri avversari ci avevano già viste.

“Ah eccovi!” esclamò James “pensavamo che vi foste date per vinte in partenza”

“Questo mai!” ribatté Rose, molto sicura di sé.

“Lei è la quarta Bella?” domandò Tanya, sgranando gli occhi.

Sembrava divertita e al contempo scettica, il che mi diede una gran voglia di riuscire a batterla.

“Parrebbe proprio di sì” fu la mia risposta gelida.

Con quella banda rosa che le cingeva la fronte e i pompon dello stesso colore che le adornavano le calze, tanya sembrava la pubblicità di una ditta produttrice d’indumenti sportivi.

Fu subito evidente che Tanya non era di alcun aiuto a James come io non lo ero a Rose. Tuttavia, tentavo di non intralciare il gioco della mia compagna, mi limitavo a rilanciare la palla, quando mi arrivava.

“Non riesco a crederci!” esclamò Rose, folle di gioia, alla fine della partita.

Avevamo vinto!

“Mi prenderò la rivincita nel singolo” borbottò James.

“Probabile” ribatté Rose. Era talmente contenta che non le importava più di niente. E la sua euforia aveva contagiato anche me, che ridevo di cuore, inconsapevole di quello che sarebbe, di li a poco, capitato.

Ad un certo punto mi chinai per allacciarmi una scarpa e notai che Tanya mi stava aspettando.

“Bella partita” osservai tanto per mostrarmi gentile e mi raddrizzai.

“Approfittane di questa vittoria Bella, perché non si può sempre vincere”

Scoppiai a ridere.

“In effetti, gioco così male. Non mi rendevo conto nemmeno di quello che facevo”

“E non sapevi quello che facevi nemmeno quando ti sei fidanzata con Edward?”

“Di che ti lamenti Tanya? Non hai avuto la tua occasione?”

“E non l’ho ancora persa” ribatté inviperita.

“E James?”

“E’ vero sono sposata, ma Edward è stato il mio primo amore…e sarà anche l’ultimo” disse in tono drammatico “sono incinta”

Rimasi per un attimo confusa ma quando infine compresi cosa significava quell’affermazione ebbi l’impressione di aver ricevuto una pugnalata in pieno petto.

“Tu sei…”

 “Sì, sono due mesi”

Il bambino di Edward…era quello che voleva dire?

“Metterò al mondo un bambino con gli occhi verdi e dei buffissimi capelli bronzati”. Continuò tanya, agitata, senza togliermi gli occhi di dosso.

“Pensi che a James non piacerebbe un bambino con gli occhi verdi?” domandai, con aria innocente, mentre continuavo a ripetermi: cerca di mantenere la calma. Non farle capire che soffri!

“Poco probabile” rispose Tanya con un sorriso forzato. “riflettici sopra ,cara” concluse allontanandosi.

 

 Quella notte dormii malissimo, ossessionata dal pensiero del bambino che portava in grembo Tanya.

“Mi serve aiuto” mormorò ad un tratto Rose sulla soglia della mia camera.

“Cosa c’è?” chiesi sbadigliando.

“Ho bisogno di te”

“Mi basta una partita a tennis”

“Niente tennis questa volta. Sotto c’è la madre di Edward” Rose ne parlava come se la peste si fosse appena abbattuta sulla cittadina.

“La madre di Edward? Cosa vuole?” mi alzai in piedi in preda alla curiosità.

“Vieni ti prego, non so cosa dirle”

“Le hai almeno offerto una tazza di caffé?”domandai mentre mi infilavo un paio di jeans.

“Siamo alla quarta tazza. Sbrigati!”

“Perché proprio io?”

“Perché sei la sua fidanzata”

“E le hai detto una cosa del genere?”

“Bè, si…”

“Cosa ti è saltato in mente!” mi tolsi di nuovo i jeans e optai per qualcosa di più elegante. Come ‘fidanzata’ dovevo dare una buona impressione.

La madre di Edward era alta, snella e molto elegante.

“Sono Isabella Swan” mi presentai, notando che l’altra mi osservava con il massimo dell’interesse.

“E io Elisabeth Mansen, cara. Sono felice di fare la conoscenza della fidanzata di mio figlio e ancora più lieta che qualcuno si sia dato finalmente la pena di annunciarmi una così bella notizia” C’era una certa amarezza nella sua voce.

“E’ avvenuto tutto così in fretta…” mormorai.

“Strano. Avrei pensato che Edward ci avrebbe pensato due volte prima di lanciarsi in un’avventura simile. Non ha più voluto saperne di quella Diana”

“Tanya”

“Fa lo stesso. Non ha voluto sposarla e sa cosa mi ha detto? Che era colpa mia.”

Trattenni il fiato, quella era un’affermazione degna di Edward.

“Mio figlio non perdona” sospirò la signora Mansen.

“Spero che sappia quello che fa ragazza mia. Vivere con Edward non è facile, anzi…in fatto di matrimonio ha le idee molto rigide”

“Vuol dire che non ha mai approvato il suo divorzio?”

“Edward non approva mai niente di quello che faccio” nei suoi occhi si leggeva una certa tristezza.

“dopo il divorzio si è messo contro di noi, in particolare contro di me. Devo confessare che ho lasciato suo padre per un altro uomo…le dispiace se fumo?”

“Non si preoccupi”

Elisabeth si accese la sigaretta con mani nervose e lanciò una boccata di fumo verso il soffitto.

“Si rende conto di come Edward la renderà infelice? Guardi che non cerco di criticarlo, ma Edward pretende da coloro che ama…” l’Edward che mi aveva appena descritto non era uomo da desiderare di avere un figlio da una come Tanya. Possibile che mi avesse mentito?

“Ho l’impressione che non lo capirò mai” mormorò Elisabeth. “ma spero che per lei sia diverso” si alzò e gettò la sigaretta fuori dalla finestra “mi ha fatto molto piacere conoscerla signorina Swan”

“Anche a me signora e spero che un giorno riesca a comprendere suo figlio”

“Ho fatto così poco per Edward… se sapesse che mi sono confidata con lei, mi odierebbe ancora di più”

Accompagnai la signora fino alla sua macchina, promettendole che quando avessi scritto a Edward gli avrei detto della sua visita e dei suoi auguri per la sua salute.

“Gli scriva che ero venuta apposta per curarlo” precisò la signora.

“Sono felice di aver scambiato quattro chiacchiere con lei” mi disse infine, baciandomi sulla guancia.

Guardai l’auto allontanarsi, poi rientrai in casa e trovai Rose in salotto.

“Vado a giocare un po’ a tennis” annunciò questa, dirigendosi verso la sua camera “vuoi venire? Lo sport mi aiuta a riflettere”

“A me invece confonde le idee”

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Capitolo 12
*** Il Ritorno ***


Il Ritorno

Se come aveva detto sua madre Edward  considerava il matrimonio un passo serio, allora era poco probabile che avesse messo incinta Tanya. Anche se li avevo sorpresi a bacarsi, non potevo fidarmi delle parole di Tanya.

Ora iniziavo a dubitare dell’esistenza di quel bambino o, perlomeno, della paternità d’Edward. In fin di conti, lui non si era fidanzato con me proprio per evitare –Tanya? Ripensai alle parole di Rose secondo cui Edward, era geloso di Mike, avrebbe finto di interessarsi a Tanya per farmi ingelosire? Adesso mi sembrava proprio di si!

Ma anche se fosse stato vero, cosa potevo fare ormai? Edward era a migliaia di chilometri da casa…

Avrei potuto scrivergli anche io. Ma avrei trovato il coraggio di farlo?

Mi sedetti al tavolo da lavoro e cercai di riunire le idee. E se mi fossi sbagliata? Se quella confessione l’avesse reso folle di rabbia? Sospirai.

No, non era tanto semplice.

Se Edward non mi amava ma continuava a desiderarmi, avrebbe potuto prendere la mia lettera come un invito, immaginare che io fossi pronta ad accettare al suo ritorno una breve relazione e in quel caso sarebbe stato l’infermo. O il paradiso?

Tu cosa vuoi? Mi chiesi.

Ti senti pronta ad una simile eventualità?

Mike mi avrebbe consigliato la prudenza, ma quello non era proprio il momento di mostrarsi prudente.

Caro Edward, cominciai. Ha qualcosa di molto importante da dirti…e gli raccontai tutto.

Della rottura con Mike, dell’angoscia che avevo provato all’idea di fargli una confessione del genere, della paura che avevo ancora al pensiero di spedire la lettera…

Poi corsi all’ufficio postale per timore di un ripensamento ma mentre tornavo a casa, ebbi l’impressione di aver commesso un’imprudenza.

Se lui non mi avesse risposto o avesse riso di me, la sconfitta sarebbe stata più dura da digerire.

È meglio che non ci pensi più, continuai a ripetermi nei giorni successivi. E ci provai anche rimanendo più ore a scuola, battendo gli appunti di Jazz fino a notte tarda, aiutando Rose a preparare la festa di compleanno, quella di Jazz, che avrebbe avuto luogo il venerdì seguente.

Fu quell’ultima occupazione a portarmi via più tempo.

Rose avrebbe fatto venire mezza città se io non l’avessi posto un limite.

Non ci riuscii, tuttavia, ad impedirle di invitare quasi tutti i professori dell’università.

Un giorno, ci recammo al supermercato, Rose iniziò a riempire il carrello in modo incredibile.

Chissà cosa dirà Jazz, quando vedrà il conto! Pensai e chiusi per un attimo gli occhi finendo con l’urtare qualcuno.

Tanya!

“hai ricevuto l’invito?” le chiese Rose “verrete?”

“certamente!” rispose la vipera, sfoggiando uno dei suoi famosi sorrisi.

“per niente al mondo mancherei a quella festa. Come va Bella?oh guarda guarda…non porta più l’anello…”

“prego?”

“mi chiedevo cosa ne avessi fatto del suo grazioso anello di fidanzamento”

“l’ho portato a pulire” mentii

In realtà non me l’ero più messo dal giorno in cui Tanya mi aveva annunciato di essere incinta. E ora che avevo raccontato tutto a Edward nella lettera a maggior ragione non l’avrei più indossato, qualunque fosse stata la risposta.

Tanya in ogni modo non mi credette.

“a pulire?”

“si. Ora, se vuoi scusarci, abbiamo ancora un sacco di cose da comprare” affermai e proseguii con Rose.

Quando ci allontanammo domandai a Rose “cosa ti è saltato in ente di invitare quel serpente?”

“mi dispiace me ne ero dimenticata…oramai è troppo tardi”

E pensare che avevo sperato di non doverla più rivedere, mi dissi con un diavolo per capello.

Ora invece, avrei dovuto passare un’intera serata in sua compagnia…

********************************************************************************

Ogni mattina, alzandomi mi dicevo: Domani riceverà la mia lettera, ma dopo una settimana cominciai a sentirmi un po’ nervosa.

Che cosa penserà? Mi chiedevo. Avrò fatto bene a scrivergli?

Quel giorno poi, ero occupata con i preparativi della festa quando, ricordando che anche Tanya vi avrebbe partecipato, mi sentii addirittura ribollire il sangue nelle vene.

Conoscendola, sapevo che Tanya non si sarebbe lasciata sfuggire l’occasione per dirmi qualche cattiveria.

La sera, tuttavia, ebbi talmente da fare che per un momento mi dimenticai di Edward. Avendo l’incarico di accogliere gli invitati, feci del mio meglio per evitare  Laurens, scomparendo quando loro arrivarono e riapparendo soltanto quando fui sicura che fossero troppo occupati per badare a me.

Sfortunatamente però, avevo sottovalutato la cattiveria di Tanya.

Mi trovavo in cucina e mi chiedevo se certe voci che sentivo fossero fondate. Avevo, infatti, sentito parlare del nascituro dei Laurens e del loro matrimonio in crisi e continuavo a nutrire dubbi ma in senso contrario. Possibile che Tanya mi avesse detto la verità? Avevo sorpreso una conversazione vicino al buffet che mi dava da pensare. Chiusi per un momento gli occhi e sospirai.

Ma quando li riaprii Tanya era davanti a me.

“Edward mi ha telefonato ieri sera e gli ho detto del bambino” annunciò lei guardandomi a lungo, sorridendo.

“ancora senza anello?” aggiunse poi e se ne andò, lasciandomi in preda alla disperazione.

*******************************************************************************

Solo un attacco nucleare avrebbe potuto provocare danni irreparabili come quelli causati dalle poche parole di Tanya. Dovetti aggrapparmi allo schienale di una sedia per non cadere.

Quando Edward avrebbe letto la lettera si sarebbe divertito un mondo.

Come avevo potuto essere sciocca fino a quel punto?

Se i Laurens erano davvero in crisi, allora il bambino era di Edward, Tanya presto sarebbe diventata la signora Cullen. A quel pensiero mi sentii morire.

Ma la cosa peggiore era che mi sarei trovata ancora li quando Edward e Tanya si sarebbero sposati. No, dovevo andarmene assolutamente prima di allora.

E dovevo fare anche in fretta perché, sapendo dell’esistenza del bambino, Edward non avrebbe tardato a tornare.

“è rimasto del rosè?” domandò Jazz, entrando. “qualcosa non va?”

“sono solo un po’ stanca. Ora guardo, deve essere rimasta qualche bottiglia nella credenza”

“ti dispiace portarla di là?” Jazz se ne andò sorridendo.

Felice di avere qualcosa da fare, iniziai a portare il vino in soggiorno.

“grazie, io…Incredibile!guarda chi c’è!”

Mi girai di scatto lasciando cadere una delle bottiglie.

“Edward!”

Aveva risposto all’appello di Tanya, era evidente.

A proposito dove era Tanya?

Mi guardai intorno e la vidi. In compagnia di James, Tanya parlava e rideva con un’altra coppia ma, sollevando gli occhi, scorse Edward e diventò improvvisamente pallida.

Lui, invece, non l’aveva ancora notata, ma frugava nella stanza con lo sguardo ovviamente alla sua ricerca.

Guardavo il pallore di Tanya, aspettando che si trasformasse in un rossore di trionfo. E invece no. Tanya era diventata addirittura grigiastra. Posando lo sguardo su Edward, lo vidi venire verso di me.

“un così lungo viaggio per partecipare al mio compleanno!” esclamò Jazz.

Poi ignorando il cugino mi prese la mano

“niente anello?”

“no”

Si voltò bruscamente trascinandomi con sé.

“ho bisogno d parlarti”

“ma…”

“niente ma…”

Mi fece indossare un cappotto, mi cinse le spalle con un braccio e mi condusse verso la porta.

 

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Capitolo 13
*** Chiarimenti e dichiarazioni ***


CHIARIMENTI E DICHIARAZIONI

L’aria frizzante e gelida di quella notte di novembre mi sorprese meno dell’arrivo di Edward.

Lui mi condusse fino alla mia macchina, mi fece sedere al volante e si accomodò a sua volta sul sedile del passeggero. Tra di noi regnava una tale tensione che non riuscivo più a ricordare cosa dovevo fare per mettere in moto. Fu Edward a farlo per me, girando la chiave nel cruscotto.

“pensi di poter guidare ora?”

Quello era l’ultimo dei miei pensieri. Quell’uomo non solo mi piombava dal cielo e si dimenticava della donna che portava in grembo il suo bambino, ma aveva anche la pretesa che io guidassi!

“Dove andiamo?”

“da Emmett”

“non c’è. Non è potuto venire alla festa di Jasper perché è andato a passare il weekend fuori”

“meglio ancora. Avanti, muoviti”

“ma…”

“limitati a tenere il volante”

Era inutile protestare perché Edward era più testardo di un mulo. Feci marcia indietro e mi allontanai dal vialetto.

“ti dispiace spiegarmi?”

“più tardi. Se lo facessi ora, rischierei di torcerti il collo!”

“cooosa?!” era impazzito forse?

Se c’era qualcuno che meritava di esere strangolato era proprio lui!

Edward non rispose, lo sguardo fisso sulla strada.

Accellerai perché non vedevo l’ora di arrivare da Emmett per interrogarlo.

Ma perché si interessava tanto all’anello?

Non era possibile che avesse ricevuto la lettera e avesse avuto il tempo di saltare su un aereo.

“non così veloce. Finirai per ucciderci!”

Ma visto che non rispondevo, Edward mi domandò “hai mai guidato con la neve?”

“no è la prima volta”

Edward emise un grugnito di disapprovazione

“fermati guido io”

Ignorai il suo ordine e continuai ad accelerare imboccando a tutta velocità la stradina che conduceva alla casa di Emmett.

“ti ho detto fermati!”

“no!prova a impedirmi di guidare e te ne accorgerai!”

Edward allungò la mano e girò la chiave.

Frenai e l’auto si mise di traverso, mentre continuava a slittare.

“non frenare”gridò lui, afferrando il volante ”smettila di frenare!”

Persa completamente la testa, premetti ancor di più il freno. Le ruote si bloccarono, la vettura finì sul bordo della strada ricoperto di neve gelata, superò una siepe e incominciò a scendere lungo il pendio in fondo alla quale si fermò contro ad un albero.

“guarda cosa hai combinato alla mia macchina! ” gemetti,

“io? Non ti avevo forse detto di fermarti?”

“hai spento il motore!”

“non mi davi retta! La colpa è solo tua”

“ma sentitelo! Arrivi all’improvviso, mi prelevi dal bel mezzo di una festa, mi distruggi la macchina ed hai ancora il coraggio di dire che è colpa mia!” fuori di me dalla rabbia, aprii la portiera, scesi e presi a risalire la china.

“dove vai?” Edward controllò i danni, dopo di che si lanciò all’inseguimento.

Sotto il cappotto indossavo un abito lungo con sandali alti, così ben presto mi ritrovai con i piedi gelati e le caviglie graffiate. Tuttavia, quando Edward mi sollevò tra le braccia, fui quasi sul punto di svenire tanto mi sentii bene.

Ma non era quello il tempo di lasciarsi andare. Lui mi doveva delle spiegazioni.

“mettimi giù!” gli dissi nuovamente arrabbiata,

“no!” Edward camminava speditamente, ora, e non mi rimase che passargli un braccio attorno al collo.

L’incidente era avvenuto a circa cinquecento metri dalla casa, ma ebbi l’impressione che il tragitto durasse ore.

“non muoverti” mi disse dopo avermi depositato sotto il portico “entro dalla finestra”

Presi a bilanciarmi ora su un piede ora sull’altro nella speranza di riscaldarmi.

Finalmente la porta si aprì.

“Entra ” Edward mi porse la mano perché non scivolassi sulla neve ghiacciata che ricopriva il pavimento del portico.

In salotto faceva caldo. Emisi un lungo sospiro di sollievo.

Mi tolsi i sandali e corsi in cucina dove sapevo che avrei trovato degli stracci per asciugarmi i piedi.

Edward era occupato ad accendere il fuoco nel camino.”tieni” trasalii, non lo avevo sentito entrare. Mi porse un paio di jeans e un maglione dal collo alto, ricordandomi con quel gesto un’altra visita fatta alla fattoria di Emmett.

Quanto tempo era passato da allora? Arrossii e dal modo in cui lui mi guardava compresi che anche Edward si ricordava di quell’occasione.

“ti aspetto in salotto” mi disse prima di scomparire.

Mi cambiai con calma, cercando di tardare il più possibile il momento. Quando fui pronta avanzai verso il salotto con passo incerto.

Edward era in piedi davanti al camino, le mani dietro la schiena, una posa classica per annunciar cattive notizie, pensai tra me e me.

“quando?”

“quando cosa?”

“da quando non porti più l’anello di Mike?”

“che intendi?”

“da quando hai rotto con Mike?” domandò lui, voltandosi di scatto.

Era evidente che non aveva ricevuto la mia lettera.

“che ti interessa?”

“mi interessa invece perchè ti amo, maledizione” con le mani sui fianchi e l’occhio torvo, sembrava più arrabbiato che innamorato.

“tu…ma…”

“avevo deciso, dato che avevo finalmente rinunciato a sposare Mike, fosse arrivato il tempo di ritornare”

“tu sei tornato perché…”

“esatto”

“ma allora hai ricevuto la mia lettera!”

“quale lettera?”

“dove ti ho scritto che ho rotto con Mike quando siamo andati a Seattle”

“a Seattle?” quella d’Edward fu una vera e propria esplosione di rabbia.

“avevo intenzione di confessarti tutto” tentai di difendermi.

“perché non l’hai fatto?” Edward prese a camminare per la stanza, come un leone in gabbia.

“perché, con aria superiore mi avresti esclamato: te l’avevo detto che non lo amavi”

“probabile” fece lui non potendo trattenere un sorriso.

Ma fu un attimo perché tornò a mostrarsi furioso

“ed è per questo che mi hai reso così infelice?”, poi il suo tono si addolcì, si lasciò cadere sul divano e iniziò a ridere.

“siediti accanto a me”

Io rimasi immobile

“non ho intenzione di mangiarti”

Mi aveva detto la verità? Mi amava davvero?

Edward parve leggermi nel pensiero perché aggiunse “ti amo Bella, ti prego fidati di me”

Mi avvicinai al divano e mi sedetti rigidamente.

“come hai saputo tra me e Mike?”

“da Tanya”

“Tanya?”

E iniziò a spiegarmi che il giorno precedente aveva telefonato a James per questioni di lavoro ma non trovandolo, aveva lasciato un messaggio a Tanya, la quale lo aveva informato della misteriosa scomparsa dell’anello dal mio dito.

“in quel momento è stato tutto chiaro, sono saltato sul prima aereo”

“e il bambino?” domandai corrugando la fronte.

“quale bambino?”

“Tanya non te l’ha detto?” Edward mi fissò tanto genuinamente sorpreso che non ebbi il coraggio di dirgli “il tuo bambino”

“è incinta” mormorai.

“e allora?”

Ebbi un attimo di esitazione e poi sbottai

“ha detto  che il padre sei tu”

“ha detto una cosa del genere? E tu le hai creduto?” la voce di Edward era tornata dura e fredda, il che mi provocò un brivido.

“che altro avrei dovuto pensare? Vi ho visti insieme…” mi  alzai e andai a mettermi davanti al fuoco.

“Edward, la stavi baciando! Poi Tanya mi viene a dire che ti dovevo dividere con lei. Poi non vi siete più lasciati!”

“io l’ho baciata?” Edward sembrava incredulo “ma di che diavolo parli? Tanya mi attira come un serpente, forse anche di meno!”

“te ne sei dimenticato fuori dal teatro?”

“hai assistito a quella commedia?”

“commedia? Ma se Tanya ti voleva saltare addosso!”

“e probabilmente lo avrebbe fatto se io non l’avessi respinta. Lei voleva riprendere le cose da dove le avevamo lasciate”

“solo lei lo voleva?”

“certo” parve leggermente imbarazzato.

“tu l’avesti respinta?”

“si” sospirò “pensavo solo a te. Dovevo trovare il modo di farti annullare quello stupido fidanzamento”

“ma ancora non mi amavi!”

“invece si!”

“no. Avevi chiesto di recitare quella farsa per vendetta”

“no. Era un modo per tenerti sempre accanto”

“ma se passavi la maggio parte del tempo in sua compagnia!”

“più che altro con suo marito”

“e quando sei partito?”

“quella volta l’ho fatto apposta, ce l’avevo con te. Speravo che al tuo ritorno il fidanzamento fosse rotto e invece non hai fatto altro che cacciarmi quello stupido anello sotto il naso”

“avevo paura”

“di chi? Di cosa?”

E fu allora che gli raccontai delle mie paure, della paura di innamorarmi davvero e della paura di soffrire per amore.

Del dolore che mi era stato provocato da Jake e dai suoi ripetuti tradimenti.

“tu mi facevi paura”

“io?” chiese lui sorpreso.

“per quello che provavo nei tuoi confronti”

“spiegati meglio”

”avrei dovuto sentire la mancanza di Mike, ma dopo che ti ho incontrato…”

“splendido”

“no! È stato orribile!”

“anche io avevo paura di te”

“mi hai colpito. Mi tenevi testa e non ti volevo in casa”

“questo mi pare di averlo capito”

“già” ammise lui sorridendo. “quando hai insistito nel voler  rimanere mi sono detto che tutto sommato avrei potuto cogliere un piccolo vantaggio da quella situazione. Ma quando ti sei arrabbiata e sei scomparsa…Dio non ho avuto tanta paura in vita mia e li ho capito che eri importante”

“ma Jazz…”

“Jazz parla troppo”

“eri capace di portarmi in paradiso con un bacio ma poi mi respingevi. Quando siamo andati a Seattle ero così felice e pieno di speranze…e invece sei tornata tutta sorridente, con quel maledetto anello al dito! ”

“ma io…”

“morivo di gelosia. Avevo previsto tutto. Il pomeriggio avresti lasciato Mike e quella stessa sera ti avrei chiesto di sposarmi. E invece…”

“non riuscivo a fidarmi di te con Tanya che non faceva ce scoraggiarmi”

“cercava vendetta”

“vendetta?”

“già vendetta per averla piantata”

“mi dispiace ” mormorai, accarezzandogli i capelli.

“se hai creduto a Tanya cosa ti ha spinto a scrivere quella lettera? Cosa ti ha fatto cambiare idea?”

“tua madre”

“mia madre?” Edward si raddrizzò di colpo “quando?”

Dopo avergli raccontato tutto lui inizio a ridere “brava mamma”

“ci credi che ci siamo riavvicinati grazie a Tanya e tua madre?”

Edward mi prese tra le braccia e iniziò ad accarezzarmi

“per ringraziarle le inviteremo al matrimonio”

“quale matrimonio?”

“il nostro, no?”

“non dimentichi un particolare?” domandai sorridendo.

“quale?”

“non me lo hai ancora chiesto”

“Bella Swan, Ti amo. Vuoi sposarmi?”

“eccome! Perché ci hai messo tanto a deciderti?”

Edward mi strinse forte a sé “resta con me”

*******************************************************************************

Alle quattro del mattino, avvolta in una coperta, sedevo sul divano e fissavo il camino.

Edward dormiva nella stanza da letto di Emmett.

Udii ad un tratto un rumore di passi e , voltandomi vidi Edward che attraversava il salotto con indosso solo un lenzuolo.

“mantieni sempre le promesse?” mi chiese.

“certo!” risposi sorpresa.

“mi sembrava che mi avessi promesso di restare sempre con me”

“si”

“e allora perché mi sono svegliato da solo?”

Sorrisi, e gli feci un po’ di spazio sul divano.

Lui si distese al mio fianco

“ti senti meno solo ora?”

“un po’ meno”

Mi liberai della coperta e mi strinsi a lui, sotto il lenzuolo, in modo che i nostri corpi nudi aderissero l’uno all’altro.

“e adesso?”

“ora va molto meglio” ammise lui e mi baciò.

 

THE END

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