Stand by me di Lorelaine86 (/viewuser.php?uid=66813)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Uno strano incontro ***
Capitolo 3: *** Tè e litigi ***
Capitolo 4: *** bugie e verità ***
Capitolo 5: *** Improvvisamente Fidanzati ***
Capitolo 6: *** una cena con sorpresa ***
Capitolo 7: *** il teatro delle verità ***
Capitolo 8: *** La decisione è presa ***
Capitolo 9: *** Rottura ***
Capitolo 10: *** Partenza ***
Capitolo 11: *** Notizie e visite ***
Capitolo 12: *** Il Ritorno ***
Capitolo 13: *** Chiarimenti e dichiarazioni ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
sbmprologo
Avevo
accettato la cattedra che mi era stata offerta da un collage dello
stato di Washington,ovvero il Seattle Comunity Collage.
Per nulla al mondo mi ero lasciata influenzare da Mike, il mio serio
avvocato, con il quale mi ero fidanzata da poche settimane.
Il mio incarico avrà una durata di un anno e sono talmente
sicura dei miei sentimenti, che questa separazione non
servirà
che a rafforzare il nostro rapporto.
Certo, allontanandomi da Phoenix sapevo che nella
città
universitaria mi sarei dovuta preparare a respingere qualche
tentazione, ma non avevo previsto di dover superare un ostacolo grande
come l'Everest.
Perchè avevo fatto i conti senza Edward
Cullen.
Isabella Marie Swan
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Hola
^^,
vi starete sicuramente chiedendo "perchè questa invece di
finire l'altra FF si mette a scriverne un'altra?"
la risposta è semplice : ero in fibrillazione e volevo
postarla il prima possibile.
la storia è ambientata ai giorni nostri, i nostri
protagonisti come al solito sono umani e sono un po
più grandi ^^.
Bene, ora fatei sapere cosa ne pensate ^^.
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Capitolo 2 *** Uno strano incontro ***
sbm 1
Uno
strano incontro
“Che bel
ragazzo!” esclamò la cameriera mentre chiudeva il
registratore di cassa, con gli occhi fissi sul ragazzo che era appena
uscito.Lo
vidi salire su una porche gialla.
“E’ vero” ammisi verso
la ragazza che non aspettava altro che la mia conferma alla sua
osservazione.
Ma essere un
bel ragazzo non rappresentava per me un
requisito sufficiente.
Anche Jake lo era, ma questo non gli aveva impedito di
farmi del male.
Mi venne da
chiedermi cosa ne penserebbe la cameriera di
Mike Newton, il mio fidanzato che avevo lasciato in Arizona. La mia ex
compagna
di camera, Jessica Stanley, diceva sempre che Mike era il sogno di
tutte le
donne. Ed era vero. Mike era un uomo sicuro, responsabile e, in un
certo senso,
affascinante, ma non si sarebbe potuto definire un bel ragazzo.
Era, semmai,
tutto ciò che Jake non era mai stato.
“E’
di passaggio?” mi chiese la ragazza, mettendomi davanti
l’insalata.
“No,
ho intenzione di fermarmi. In autunno inizio a
insegnare”
La cameriera
emise un fischio e guardò la targa della mia vecchia
golf.
“Ne
ha fatta di strada per venire qui! Ha già trovato un
alloggio?”
“Si,
presso la famiglia del professor Hale. Li conosce?”
Che domanda!
Quella ragazza doveva sapere tutto di tutti.
“Pensavo
che Carl fosse andato in Turchia” osservò la
cameriera.
“In
Grecia” la corressi “Sta facendo degli scavi. Suo
figlio
Jasper tornerà dal Messico per sostituirlo e
vivrò con lui e sua sorella
Rosalie”
“E’
una brava ragazza…vuole altra salsa? E’
così magra.”
Disse rivolgendomi uno sguardo pietoso al mio metro e sessanta.
“E’
tanto che non vedo Jazz. Quando dovrebbe tornare?”
“Questa
settimana, credo” risposi con un sospiro.
Arrivando, mi
ero recata direttamente a casa degli Hale, ma
non vi avevo trovato nessuno, così mi ero fermata in quel
piccolo ristorante
per far passare il tempo, in attesa di potermi fare un bagno e una
bella
dormita.
Ero in giro
dalle sette del mattino e quella era l’ultima
tappa di un viaggio che durava da ben tre giorni e che mi aveva fatto
attraversare tutta la costa del Pacifico.
Desideravo
soltanto una cosa: togliermi di dosso la
stanchezza di quel lungo tragitto.
Dopo aver
pagato il conto uscii e mi diressi verso la
macchina. Sul punto di salire vidi una cabina telefonica. Avrei potuto
chiamare
Mike e annunciargli che ero arrivata e che stavo bene, ma forse non
sarebbe
stato il caso di dirgli che gli Hale non erano in casa.
Mike era
contrario a quel viaggio e pensava che fosse una
pazzia fare tante miglia per trovarmi un lavoro.
Rispose al
terzo squillo, come al solito.
“Sono
io, sono arrivata”
“Dove?
A casa degli Hale?”
“No
a Queen
Anne Hill. Strada facendo
sono passata davanti alla loro casa. È magnifica! Di mattoni
rossi, con un
piccolo portico che le gira attorno, tanti camini. Una costruzione
tipicamente
vittoriana.” Naturalmente persi un po’ del mio
entusiasmo al ricordo che a Mike
piacevano solo alluminio e vetro.
“Non
c’era nessuno e così mi sono fermata a cenare in
un
ristorante”.
“Credevo
ti aspettassero”
“Purtroppo
non avevo precisato l’ora del mio arrivo, perché
non sapevo con esattezza quanto ci avrei impiegato”.
“Quando
mi muovo io…”
Mike era la
precisione fatta persona e viveva rispettando i
suoi programmi.
Io invece, mi
affidavo molto all’istinto.
Ed era proprio
per questo che lui ora si trovava a Phoenix e
io a migliaia di chilometri di distanza, nonostante fossimo fidanzati
da cinque
settimane soltanto.
“Sono
sicura che non tarderanno…”
“E
se fossero partiti?”
Mike era un
uomo essenzialmente realista ma in quel momento
avevo bisogno di ben altro per rassicurarmi.
“Non
è possibile ” risposi, cercando di celare il mio
disagio “mi stanno aspettando. In ogni caso, il professore mi
ha mandato una
chiave”
“D’accordo
” sospirò Mike, tutt’altro che convinto.
Ci eravamo
fidanzati il primo di maggio e due settimane dopo
avevo accettato la proposta di lavoro lontano da casa. Mike rifletteva
sempre a
lungo prima di agire.
La sua domanda
di matrimonio, infatti, era stato frutto di una decisione
maturata in mesi. Aveva trent’anni ed un lavoro che gli
rendeva, ma alla fine
si era reso conto che era arrivato il tempo di prendere moglie.
Quando gli
avevo annunciato la mia intenzione di partire,
non si era arrabbiato e non aveva chiesto indietro l’anello.
Aveva
semplicemente domandato “Perché?” e
quando io avevo iniziato
a balbettare qualche spiegazione, si era preso due settimane per
riflettere, trascorse
le quali, aveva detto:
“Il
matrimonio è una cosa seria. Hai bisogno di abituarti
all’idea. Pensaci bene sopra, anche per un anno se
vuoi”
Mi avrebbe
fatto sicuramente bene passare un anno a Queen
Anne Hill. E alla fine di quel periodo sarei tornata a Phoenix solo se
fossi
stata più che sicura da voler sposare Mike.
“Ti
telefonerò tra qualche giorno, quando mi sarò
sistemata”.
“Si
ma solo un anno, non dimenticartene. E vedi di
diffidare dagli archeologi. Soprattutto di quelli che attirano le belle
ragazze, come te ”
“Via,
Mike! Jasper Hale è fidanzato”
“Se
è per questo lo sei anche tu”
“Non
preoccuparti. Ciao a presto”
Mike non aveva
nulla da temere. Anche se Jasper Hale
fosse stato bello come Jake, avrei saputo resistere alla tentazione. Mi
avviai,
e strada facendo decisi che avrei utilizzato la chiave se non avessi
trovato
nessuno.
Quando arrivai
davanti alla casa, non vidi alcuna luce
alla finestra.
Trascinai le
due pesanti valigie fino alla porta e bussai
con tutta la forza che avevo.
Nessuna
risposta.
Allora infilai
la chiave nella serratura.
“C’è
nessuno?”
Niente.
Solo il rumore
dei miei sandali sul pavimento.
Mi avvicinai a
quello che doveva essere un salotto con la
moquette bianca, un grande camino di marmo, dei bei mobili di ebano e
un
impianto stereo con più dischi.
Più
in là c’era la biblioteca.
Solo allora
notai che disseminati per terra vi erano una
marea di libri e oggetti archeologi di ogni tipo.
La casa mi
parve d’improvviso troppo vuota e troppo in
ordine.
Era come se
Jasper e sua sorella fossero partiti per un
viaggio.
E se fosse
davvero così?
Cosa avrei
fatto fino a settembre?
Dove avrei
alloggiato?
Jasper
progettava di scrivere un libro sull’archeologia ed
io avrei dovuto scrivere tutto a macchina.
Il tavolo
della sala da pranzo era coperto da un leggero
strato di polvere, il che non fece altro che confermare i miei dubbi.
Ma entrando in
cucina le mi paure si calmarono.
Nessuno
partiva lasciando i piatti sporchi nel lavello.
Emisi un
sospiro di sollievo. Probabilmente erano usciti la
mattina e sarebbe tornati la sera.
Prima di
andare a letto avrei lasciato un biglietto per
avvertirli del mio arrivo.
Con le valigie
in mano, iniziai a salire i gradini
dell’ampia scala in legno.
“E
lei chi diavolo è?”
Mi paralizzai
sul posto, sorpresa dalla voce un po’ rauca
che proveniva dal piano di sopra.
Sollevai la
testa e vidi una figura maschile.
Quello era
Jasper Hale?
Bè se
è lui non è
affatto accogliente. Ma se non lo è…
“E
lei?” chiesi a mia volta, con voce incerta.
“Salga!”
ordinò lo sconosciuto, ignorando la mia domanda.
Io rimasi
immobile.
“Le
ho detto di salire” la sua voce ora era meno dura.
Forse
quell’uomo non si rendeva conto di avermi
spaventata.
Senza
staccargli gli occhi di dosso gli obbedii.
Se dovesse
dimostrarsi minaccioso, gli butto addosso le valigie e fuggo,
semplice…
Mi dissi pur
sapendo
che non sarei mai riuscito a farlo.
Quando arrivai
più
vicino, potei meglio distinguere la sua figura.
Era alto,
rossiccio
e con l’espressione di una persona ammalata.
Forse
è per quello
che aveva gli occhi lucidi e la barba incolta…
Indossava solo
un
paio di pantaloncini e il suo corpo appariva magro, muscoloso e
abbastanza
abbronzato.
“Chi
è lei e cosa ci
fa qui?” mi chiese in tono sommesso, Ma con una freddezza che
mi fece
rabbrividire.
“Sono
Isabella Marie
Swan” risposi e facendomi coraggio aggiunsi “Sono
venuta per stabilirmi qui”.
“Cosa?”
rispose lui
incredulo.
“Questa
non è la
casa del professor Hale?”
“Si…”
“In
questo caso mi
stabilirò qui. Suo padre deve averle detto del mio arrivo,
no?”
Che
famiglia!
Un padre assume una persona e si dimentica di dirlo al
figlio…
Lo sconosciuto
alzò
lo sguardo “Mio padre?”
“Sì,
mi ha assunto
per poter battere a macchina i suoi appunti”.
“Ah!
E quel qualcuno
dovrebbe essere lei? Dio mio!”lui si passò la mano
sulla faccia e scosse più
volte la testa come se volesse schiarirsi le idee.
Poi
indietreggiò e
si appoggiò al muro guardandomi come se fossi un volgare
insetto.
“Non
ha ricevuto la
mia lettera?
“Che
lettera?”
“Quella
in cui le
dicevo di starsene a casa sua” lui parve afflosciarsi e
così mi avvicinai,
notando che gli tremavano le labbra.
“Non
ho ricevuto
niente. Quando l’ha spedita?”
“Ieri
o due giorni
fa, ho perso la nozione del tempo”.
“Ho
lasciato l’Arizona
tra giorni fa”
Mancava
solo questo
dopo un interminabile viaggio!
“E
adesso che facciamo
Sig Hale?”
“Non
lo so, una cosa
è certa: lei se ne deve andare! E a proposito io non sono
Hale”
“Cosa?”
quell’uomo
mi sembrava meno minaccioso adesso. Anzi, mi sembrava sfinito e aveva
la fronte
imperlata di sudore.
“Sono
stata assunta
per lavorare con Jasper Hale. Con quale diritto lei mi viene a dire che
non ha
più quel posto? e se non è Jasper Hale, allora
chi è?”
Lui si
grattò la
nuca con un gesto stanco e chiuse gli occhi quasi sperasse di non
vedermi più
una volta aperti.
“Mi
dispiace che non
abbia ricevuto la mia lettera” disse più seccato
che dispiaciuto “Jazz è in
Massico ed è per questo che lei non ha più quel
posto. Sono Edward Cullen, suo
cugino, e sarò io a sostituirlo durante
l’estate.”
Mi morsi un
labbro.
E pensare che avevo sperato di passare un’estate tranquilla
con Jasper Hale,
mentre invece avrei dovuto sorbirmi quell’arrogante di Edward
Cullen! Il gatto
aveva lasciato posto alla tigre.
A guardarlo
meglio
però, nonostante la barba lunga e i capelli spettinati, era
indubbiamente un
bell’uomo.
“Continuo
a non
capire perché è qui” chiesi.
“Ho
la malaria e
forse qualche stupida febbre tropicale. Non è la prima volta
mi basta solo un po’
di riposo e tuttavia, la febbre non mi impedisce di
insegnare” rispose con
un’alzata di spalle.
“E
il mio lavoro?”
“Appena
guarirò me
ne torno in Guatemala. Jazz ritorna e finalmente avrà il suo
maledetto lavoro.
D’accordo? Ora se ne vada!”
“Neanche
per sogno”
“Sì,
invece”
“Ho
detto di no.
Potrei aiutarla. Avrà sicuramente
bisogno…”
“Di
niente! E
tantomeno di una donna che ficchi il naso ovunque”
“Ma…”
“No!”
ribatté con un
tono che non ammetteva repliche “Me la caverò
benissimo da solo” fece una
smorfia e tentò di appoggiarsi al muro per non cadere.
Lo vidi
stringere le
mascelle, come se facesse uno sforzo per mantenersi in piedi.
“Io…”
“Se
ne torni a casa”
Molto
probabilmente
oltre a privargli del colorito, la febbre lo aveva privato anche della
ragione.
“In
Arizona?”
domandai ironica.
“Se
ne vada dove
vuole. In città ci sono tanti alberghi” disse con
una scrollata di spalle.
“Perché
non posso
rimanere qui?”continuai, irritata dal tono arrogante.
“Perché
mi da
fastidio avere la gente tra i piedi. Ho spedito Rose a casa di amici.
Voglio stare
da solo. Non si muova torno subito vado a prendere il portafoglio in
camera
mia”
“Non
mi interessa il
suo denaro!” lo presi per un braccio ma lui si
liberò con un gesto brusco
aggrappandosi subito al corrimano per non cadere.
“Al
diavolo! Le darò
un assegno” respirò profondamente e si
passò la lingua sulle labbra secche.
“Non
sia sciocco. La
smetta e se ne torni a letto. Non riesce a stare nemmeno in
piedi”.
“Lo
vede, già si
immischia nei miei affari. Se non vuole il denaro, peggio per lei. Se
ne vada e
mi lasci in pace”.
Mi resi conto
che
faceva sforzi inauditi per non vomitare, ma ad un certo punto,
tuttavia,
incapace di trattenersi oltre, lo vidi correre per il corridoio e
scomparire in
quello che doveva essere il bagno.
Non lo seguii,
ma
dopo un momento, non vedendolo ricomparire mi preoccupai e andai a
controllare.
Magari è morto…
Inginocchiato
davanti la tazza, la schiena mandida di sudore, lui tentava di
sollevarsi ma
ogni volta ricadeva.
“Lasci
che l’aiuti”
senza aspettare la sua risposta, lo presi per un braccio e, dopo
essermelo
passato attorno alle spalle lo misi in piedi.
“Sto
bene..”
“Certo
campione!
Finirà per terra se non si lascia sostenere, avanti
venga!”
Accipicchia
come
scottava.
Quell’uomo
era più
ammalato di quanto immaginassi.
“Dov’è
la sua
camera?”
“Io…dovrei”
disse
guardando il bagno.
“Ci
penserò io” dovevo
metterlo a letto alla svelta.
“Allora?”
“Quella
in fondo”
Entrandoci
ebbi
l’impressione che si trattasse più di un
retrobottega di un museo.
Tutta la
camera, il
pavimento, il cassettone, il letto erano ingombri di fogli.
“Che
disordine!”
“Trova?”
Riuscii a
liberare
una sedia e lo aiutai a sedersi.
“Cosa
fa? Lavora fin
quando non si sente male e poi ricomincia?”
“Più
o meno” rispose
lui mentre un’ombra di un sorriso illuminò il viso
pallido di Cullen.
“Le
rifaccio il
letto, non si muova”
“Preferisco
rifarmelo
da solo” ribatté tornando immediatamente ostile.
Feci spallucce
“Non
ha bisogno di dimostrarmi quanto è forte.
Inizierò a far ordine nel bagno”
Mi
fulminò con lo
sguardo e aprì la bocca per dirmi altre dolci paroline, ma
poi ci ripensò e si
limitò a girare la testa verso la finestra.
In
cosa mi sto cacciando?
Pensai. Forse
Mike
aveva ragione.
Quando finii
in
bagno, mi diressi verso la camera che si trovava di fronte a quella di
Cullen e
decisi che sarebbe stata la mia.
Portai le
valigie e
mi cambiai rapidamente, e mi sentii pronta ad affondare nuovamente la
belva.
Accasciato su
una
sedia, gli occhi chiusi, sembrava che dormisse. Non sarebbe stato
facile vivere
con lui e come per dar ragione al mio pensiero lui aprì gli
occhi e mi lanciò
un’occhiata ostile.
“Come
si sente?”
“Meglio”
rispose lui
“Mi dispiace per poco fa” la sua voce era priva di
espressione.
Iniziai a
rifare il
letto “Non ci sono lenzuola pulite?” chiesi notando
che erano giallastre e stropicciate.
“Vanno
bene quelle”
“Mi
piace rifare
letti”
Mi
lanciò un’altra
occhiataccia e si arrese “Nell’armadio, in
corridoio”.
Quando tornai,
non
appena mi vide mettere mano a certi fogli si lasciò sfuggire
un urlo.
“Non
li tocchi”
“Vuole
dormire con
questi appunti?”
“Me
la sbrigherò da
solo”
“Ma
com’ è
monotono!” dissi piantandomi davanti a lui con le mani si
fianchi.
“Invece
di
borbottare perché non mi dice in che ordine glieli devo
mettere? ”
“D’accordo
” mormorò
infine.
Così
feci, seguendo
le sue istruzioni, la calligrafia chiara dei suoi appunti contrastava
totalmente con il disordine che regnava nella stanza.
Sembrò
addolcirsi,
ma come al solito mi sbagliavo, perché quando provai ad
aiutarlo per mettersi a
letto, si irrigidì di nuovo.
“Ce
la faccio da solo
signorina Swan”
Stupido
testardo!
“Posso
capire che
non vuole il mio aiuto ma mi chiami Bella almeno. È
piuttosto difficile fare il
sostenuto con chi le ha appena pulito il bagno ”
Beccati
questa!
“Nessuno l’ha
obbligata” ribatté lui risentito.
Poi come un
uomo che
vede un’oasi nel deserto si lasciò cadere con un
gemito sul letto.
“Mi
scusi” mormorò
con la testa appoggiata ai cuscini “E grazie”.
“Di
nulla. Se le
serve , mi chiami”
“Io…”
“Si
lo so, ce la
farà da solo…comunque mi troverà nella
camera di fronte” e senza aspettare
oltre me ne andai.
Una volta in
camera
mia mi distesi sul letto.
Abituata con
la
calma di Mike, avevo avuto l’impressione di essermi scontrata
con un orso.
“Idiota
e testardo!”
borbottai “Mr Indipendenza”.
Idiota!
Mi aveva
consigliato
un albergo…di cosa aveva paura? Di perdere la sua
reputazione vivendo con una
donna? Lui? Un uomo abituato a stare nella giungla?
Mi venne in
mente la
cameriera del ristorante, lei avrebbe trovato Mr arroganza un
bell’uomo e
avrebbe ammirato la sua presenza. Ma non la pensavo allo stesso modo.
Edward Cullen
doveva
sopportare le donne soltanto in un caso.
Proprio
come Jake.
Anche se i
capelli
spettinati, il mento deciso, gli occhi selvaggi…
Mi voltai su
un
fianco furibonda. Perché doveva farmi tornare alla mente
Jake?
Quel fascino
velenoso con cui usava le donne?
Possibile che
fossero uguali?
Probabile.
Quello sguardo
duro,
quella maniera di ringraziare a fatica…
Oh,
come è diverso Mike!
Nonostante
tutto,
non fu a Mike a cui pensai durante la notte, ma la figura di uomini con
i
capelli spettinati, la barba incolta e gli occhi lucidi.
Smettila!
Nemomale che mi ero
promessa di non cedere alle tentazioni. Jasper Hale era fidanzato,
quindi non
contava. Avevo pensato a tentazioni facili da respingere.
Ma, avevo fatto i conti
senza Edward Cullen.
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noto con molto piacere
che la storia piace^^, bene allora vi posto il primo"capitolone"
fatemi
sapere cosa ne pensate
volevo
precisare che le frasi che trovate scritto in un altro carattere
rappresentano i pensieri di Bella.
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ale03ciao
^^, sempre felice che fatto che mi perseguiti e ti ringrazio
del complimento, spero di non averti fatto aspettare troppo per il
primo
capitolo spero ti piaccia
angel94ciao
sono contenta che l’idea ti piaccia ^^ spero
di non averti
fatto aspettare troppo per il primo capitolo spero ti piaccia
luisinaç_ç
finalmente sei tornata! sono contenta che l’idea ti piaccia
^^
e grazie
smanukilciao
^^, sono contenta che tu abbia deciso di leggere le mie
cavolate, io purtroppo il film non l’ho visto, il titolo
è stato scelto perché è
attinente alla storia, anche se leggendo questo capitolo ti
sembrerà il contrario
^^. spero ti piaccia il primo capitolo.
00Alice
Cullen00Ciao ^^, grazie anche se la
genialata non la vedo! E ci passo
spesso tra le tue storie in particolare una, della quale non ricordo il
nome ^^
. spero ti piaccia il primo capitolo.
Amy
DickinsonMa chère, lo so la mia testolina a volte
partorisce cavolate
assurde, per non parlare del travaglio ^^, sono felisse che
già il prologo ti
piaccia e spero ti piaccia anche il
primo capitolo.Come vedi ho obbedito all’ordine ^^ besos.
*********************************************************************************************************
Buona lettura,
a
presto, la Vostra Lory
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Capitolo 3 *** Tè e litigi ***
Capitolo
betato da Amy Dickinson
tè
e litigi
Quando
mi svegliai, il sole entrava attraverso le
tende e una leggera brezza mi accarezzava il viso.
Era
decisamene lussurioso starsene lì sdraiata e
sapere che non avevo altri giorni di viaggio davanti. Ero arrivata.
Ma
poi era vero? All’improvviso, gli avvenimenti
della sera prima mi affollarono la mente.
Con
un gemito, mi drizzai a sedere. Stavano
per mettermi fuori altro che ero
arrivata! E se rimanevo sarebbe stato anche
peggio…c’era qualcosa in Edward Cullen
e nelle sensazioni che suscitava in me che non mi faceva presagire
niente di
buono.
Afferrai
i pantaloni bianchi e la maglietta
verde e mi diedi una spazzolata ai capelli.
Ma
mi ci voleva una doccia.
Dovevo
essere in forma quando fosse arrivato il
momento di riaffrontare Mr Indipendenza.
Presi
un asciugamano dalla valigia e uscii nel
corridoio. Dalla stanza dell’idiota non proveniva alcun
rumore sebbene la porta
fosse parzialmente aperta. La superai senza guardar dentro e raggiunsi
il
bagno. Ero sotto l’acqua, quando poco dopo, udii bussare alla
porta.
“un
memento!” gridai “un momento!” avvitai il
tappo dello shampoo e continuai a frizionarmi i capelli.
Al
grande capo Cullen non avrebbe fatto male
aspettare un po’.
Ma
ci fu un altro colpo e la porta venne
spalancata.
“ehi!”
misi fuori la testa dalla tenda della
doccia pronta a rimbeccare il disturbatore. Ma Edward non mi guardava
neppure.
Si era inginocchiato davanti al gabinetto e stava vomitando.
Mi
ritrassi e mi sciacquai velocemente.
Che
caspita faccio ora?
Lui
sembrava aver smesso, ma non lo avevo
sentito uscire.
Facendomi
coraggio, misi di nuovo la testa
fuori. Edward era accovacciato contro il muro, braccia attorno alle
ginocchia e
la testa abbassata.
Non
gli vedevo il viso, ma soltanto i capelli
spettinati che si arricciavano un po’ sulla nuca.
Mi
passai la lingua sulle labbra secche per la
reazione che stata avendo luogo in me.
Con
un gesto brusco, presi l’asciugamano, chiusi
l’acqua e iniziai ad asciugarmi.
“sta
bene?” chiesi
“ah,
divinamente” ironizzò lui con voce rauca.
Si
alzò faticosamente e si appoggiò al
lavandino.
“ora
capisce quanto sarebbe meglio per lei se
andasse in albergo invece di intrufolarsi qui?”
“non
mi sono intrufolata” protestai “direi
più
invitata”
“non
da me”
“non
è questo il punto. Non potevo sapere che ci
avrei trovato lei. Non sapevo nemmeno della sua esistenza. E poi, cosa
ha
contro di me?”
“semplicemente
non voglio problemi. Una donna
tra i piedi ci mancherebbe!”
“oh,
non si preoccupi” sbottai “non mi sognerei
nemmeno di darle problemi nemmeno se fosse l’ultima persona
sulla faccia della
terra!”
“m
ne sta già dando” fece lui, enigmatico.
Dal
tono di voce capii che aveva voluto dire più
di quanto avesse detto.
“vuole
rimanere lì tutto il giorno?”
“aspetto
che lei esca”
“non
ho fretta” e infatti non aveva nessuna intenzione
di andarsene. Solo che ora che avevo chiuso l’acqua calda
stavo gelando.
“faccia
pure con comodo!” dissi ironica.
Certo,
avrei potuto avvolgermi nell’asciugamano
e uscire ma decisi di tenerla come ultima risorsa.
Edward
rimase silenzioso.
Che
stesse ancora male?
Mi
chiesi ma alla fine lo udii sospirare e
aprire la porta.
“ha
vinto solo perché sto per svenire. Non
capisco come possa provare piacere ad imporsi su un uomo
ammalato”
“non
sia sciocco”ma la porta si era già chiusa.
Rabbiosa
lanciai l’asciugamano umido contro la
tenda della doccia, desiderando ardentemente che fosse la faccia di
Edward
Cullen.
Ma
subito sentii un gemito soffocato e un tonfo.
Oddio!
Uscii
dal bagno gridando “Edward!”
Lui
giaceva svenuto nel corridoio con il viso
livido e il respiro irregolare.
Mi
inginocchiai e poi corsi a prendere un
asciugamano umido e iniziai a detergergli il viso e a togliergli i
capelli
dalla faccia.
Poco
dopo lui si riprese e tirai un sospiro di
sollievo.
E
se non fossi stata lì? Fino a quando sarebbe
rimasto privo di sensi?
Mille
domande iniziarono a vorticarmi nella
testa. Una cosa era chiara: non potevo lasciarlo solo.
Forse
lui non desiderava la mia presenza e per
me sarebbe stato meglio andarmene ma il buon senso, maledetto buon
senso, e un
minimo di umanità mi imponevano di rimanere.
“è
molto attraente con
quell’asciugamano”mormorò
Edward “perlomeno mi sono lucidato ben bene la
vista”
Uomini…anche
mentre crepano hanno solo il sesso in testa!
“suppongo
che sia svenuto per questo”ribattei
irritata.
“non
proprio. Ma potrebbe essere un vantaggio,
potrei prendere l’abitudine di farlo “disse mentre
muoveva la testa cercando di
appoggiarsi meglio sul mio grembo.
“mmm…si
sta così bene. Continui!”
Senza
accorgermene mi ero messa ad accarezzargli
i capelli, ma quando me ne resi conto scostai la mano e arrossii.
“fa
sempre il contrario di quel che le viene
detto di fare?” domandò lui guardandomi negli
occhi.
“soltanto
con lei. Non ho mai conosciuto un uomo
come lei”
Neppure
Jake, conclusi
tra me e me.
“né
io una donna come lei”
“se
ce la fa ad alzarsi l’aiuto ad andare in
camera”
“lei
è strana sa? Prima fa di tutto per venire a
vivere con me, poi si comporta come se volessi violentarla. Vuole
decidersi?”
“e
lei? O mi sbatte fuori di casa o mi fa
avances…”
“io
non le ho fatto delle avances…non ancora”mi
sorrise e io come un’idiota arrossii
“se
ne accorgerà quando gliene farò
davvero”tentò di mettersi seduto ma cadde
all’indietro “mi gira tutto”
“oh
quanto mi dispiace”dissi mentre mi rialzavo
“dove
va?”
“a
vestirmi”
“e
mi lascia qui?”
“oh
sopravviverà” risposi dirigendomi verso il
bagno dove vi erano i miei abiti, consapevole del suo sguardo che mi
seguiva.
Maledizione
a lui!
Riusciva
a mettermi a disagio anche quando stava
male.
Mi
vestii e iniziai a raccogliermi i capelli in
una coda alta, generalmente li lasciavo lunghi sulle spalle
perché si
asciugassero.
“ehi?
Si sta preparando per un appuntamento
galante lì dentro?” gridò Edward da
fuori.
Si
certo
con un idiota targato!
Strinsi
i denti.
“ha
detto qualcosa?”chiesi indifferente uscendo
dal bagno e fermandomi davanti a lui.
“è
uno schianto” disse l’idiota sorridendo.
“lei
no” e gli tesi la mano “andiamo casanova,
che l’aiuto…”
Lui
me la prese e lentamente lo aiutai ad
alzarsi mettendogli un braccio attorno alla vita, consapevole del
febbricitante
colore del suo corpo, e della peluria del torace che mi sfiorava la
mano.
una
semplice reazione fisica, mi
ripetevo come un
mantra mentre arrancavamo lungo il
corridoio. Una reazione che avevo avuto con Jake.
Lo
aiutai a distendersi sul letto e mi ritrassi
svelta così da mettere una certa distanza tra di noi.
“da
quanto?”domandò lui all’improvviso.
“eh?”
“da
quanto è fidanzata?” domandò e lo
guardai
come se avesse parlato in una lingua sconosciuta.
“ho
sentito l’anello sulle costole”
“oh”mi
toccai nervosamente l’anello “cinque
settimane”
“e l’ha lasciata venire qui? Ma che razza di
smidollato è?”
“non
è uno smidollato”protestai.
“è
più vecchio di lei scommetto”
“come
fa a saperlo? Sentiamo quanti ne ha
Matusalemme?”
“ventotto”
“Mike
trenta”
“e
lo è?”
“lo
è cosa?”
“ricco”
“non
particolarmente. Perché?”
“perché
questa potrebbe essere la ragione per
cui se lo sposa”
“non
sia ridicolo!”
Edward
si strinse nelle spalle come per farmi
capire che la sua supposizione poteva essere plausibile.
“allora
perché se lo sposa?”
“lo
amo, ovvio”
“non
molto dato che è venuta a vivere con me”
“non
sapevo di trovare qui lei” controbattei.
“con
Jazz allora”
“e
con questo? Siamo persone mature, io e Mike”
“nessuno
è maturo fino a questo punto”
“lei
forse no” dissi con una freddezza che però
smentiva la fretta con cui raggiunsi la porta.
Quell’interrogatorio
mi aveva innervosito
parecchio. Aveva sparato a zero su di me e questo non mi andava a genio.
Quell’
arrogante e troppo sicuro di sé…
Ma
era anche attraente e si divertiva a
stuzzicarmi. C’era solo da sperare che si rimettesse in sesto
e se ne tornasse
in Guatemala.
********************************************************
Nei
due giorni che ne seguirono, non dovetti
occuparmi molto di Edward-spocchioso-Cullen perché lui tenne
sempre la porta
della sua stanza chiusa e io lo vidi solo di rado.
Anche
in quelle occasioni, barcollava ancora e
in preda a quei suoi attacchi violenti di
nausea, correva spesso in bagno, ma non perse
più conoscenza e la luce
che gli brillava negli occhi quando si accorgeva che lo spiavo di
nascosto mi
dissuase da qualsiasi altro intervento da crocerossina.
Non
riuscivo a far finta che lui non esistesse.
Per
di più, avevo un sacco tempo libero a
disposizione che trascorrevo alla disperata, quanto infruttuosa,
ricerca di un
lavoro.
E
in quei momenti Edward Cullen diventava una
vera e propria ossessione.
Lo
pensavo mentre sfogliavo una rivista, quando
cucinavo, quando leggevo i polverosi libri sparsi un po’
ovunque, quando lavavo
i panni…mi sforzavo di non farlo, ma non ci riuscivo. E meno
che mai riuscivo a
impedirmi di salire decine di volte al giorno fino alla sua camera o di
balzare
giù dal letto, di notte, quando mi sembrava di averlo
sentito chiamare.
Finché
un pomeriggio lo sentii dire “Bella che
ne direbbe di una tazza di tè?”
In
altre circostanza gli avrei riposto di
prepararsela da solo, aggiungendo un piccolo idiota, ma erano due
giorni che lo
vedevo dare di stomaco, e mi parve che una tazza di tè fosse
una piccola cosa.
Misi la teiera sul vassoio con due tazze e dei biscotti, e salii di
sopra.
“anche
meglio” commentò Edward con un sorriso.
Si
era raddrizzato contro i cuscini e aveva
fatto un po’ di posto per la tazza sul comodino.
Spinta
dal mite incoraggiamento, gli sistemai un
altro cuscino dietro la schiena
“latte?zucchero?”
“entrambi,
grazie”
Versai
il tutto, mescolai e porsi la tazza,
evitando accuratamente il contatto con le sue mani.
Lui
la prese e non disse nulla, ma mi lanciò
un’occhiata derisoria, segno che aveva notato la manovra.
“si
sieda”
Guardai
la sedia ingombra di libri ma lui batté
il palmo della mano sul letto “mi sembra di averle
già detto che non mordo”
“di
solito, ha anche aggiunto”gli ricordai, e mi
accomodai sul letto.
“allora
mi parli del suo fidanzato” mi invitò e
la mia tazzina tintinnò.
“ma
perché le interessa tanto?” chiesi,
rimpiangendo di non averlo mandato al diavolo quando mi aveva chiesto
il tè.
“mi
incuriosisce. Penso solo e soltanto
all’archeologia…”
“l’importante
è che non pensi a me!” sbottai e
subito dopo arrossii al ricordo di tutte le ore che passavo a pensare a
lui.
“perché
no? Voglio dire, è piombata qui senza
farsi annunciare, sistemandosi come se fosse a casa
sua…”
“lei…”
“e
abbocca facilmente all’amo. Ecco perché mi
incuriosisce tanto. Mi sono chiesto perché si sia fidanzata
dato che lei è qui
e lui là…”
“e
sentiamo a quale conclusione è arrivato?”domandai
tentando di apparire calma quando avevo invece una gran voglia di
tirargli
dietro la tazzina.
“che
non lo ama”disse con un tono che si sarebbe
usato per parlare del tempo.
“io
lo amo”
“come
si amerebbe un peluche…”
“cosa
ne sa lei?” domandai evitando i suoi
occhi.
“sono
stato fidanzato” disse lui come se si
fosse trattato di una malattia.
“ah”
“ma
non rifarò l’esperienza”
“non
stento a crederle. Ma Mike non è come lei.
È gentile, dolce…”
“forte,
pulito e sottomesso. Un boy scout! ” esclamò
con sarcasmo.
“se
non fosse ammalato la prenderei a schiaffi”
dissi stringendo i denti.
“suscettibile
vedo…” posò la tazza sul comodino
e si sistemò a sedere “allora mi dimostri quanto
lo ama”
“ma
che …”
Lui
mi prese la tazzina dalle mani e la mise
accanto alla sua, poi sollevò il mio mento e mi
sfiorò la linea della mascella.
“mi
dica di smetterla” fece, chinandosi verso di
me.
“mi
dica che è completamente indifferente ”
Le
sue labbra si posarono lievi sulla mia
guancia, sulle tempie, sulle palpebre deponendo una scia di baci come
petali di
fiore.
Istintivamente
mi avvicinai a lui, desiderosa di
quel contatto…
“lo
vedi?” mormorò lui all’orecchio
“vuoi anche
me”
Fu
come essere investiti da un getto di acqua
gelata.
Mi
ritrassi, atterrita da ciò che avevo fatto.
“non
è vero”
“Menti
pure a te stessa” fece lui con voce dura
“ma non andare in giro a dire di essere innamorata. Non
è leale nei confronti
di Mike”
Leale?
Cosa ne sapeva lui? Non era stato tanto
leale fare ciò che aveva fatto.
Corsi
giù per le scale e uscii in strada
sbattendomi la porta alle spalle.
Che
ne sapeva lui di lealtà?
Era
stato leale ritrovarmi innamorata di Jacob
Black, che avessi pensato al matrimonio e a tre o quattro bambini dagli
occhi e
dai capelli neri mentre lui aveva pensato soltanto a divertirsi? Era
stato
leale che Jake mi avesse presa all’amo con
facilità e mi avesse lasciata andare
con la semplice spiegazione che aveva altri
pesci da friggere?
No,
nulla da parte di Jake era stato improntato
alla lealtà.
Mike
Newton era stata la cosa più leale che mi
fosse capitata, certo però non mi faceva palpitare il cuore,
non mi procurava
sensazioni eccitanti.
E
adesso oltre al ricordo di Jake ci si era
messo anche Edward Cullen. Fin dall’inizio sapevo che avrei
avuto problemi con
lui, perché era in grado di suscitare in me le stesse
sensazioni che mi
procurava Jake. E come se non bastasse, mi attaccava nel punto
più debole. Come
diavolo faceva a sapere che ero preoccupata dei sentimenti verso Mike?
Soltanto
Jessica sapeva tutto e mi aveva detto chiaro e tondo “se Mike
non lo vuoi tu me
lo prendo io”mi aveva detto con un sorriso malizioso
“avanti che aspetti è un
uomo meraviglioso!”
Già,
meraviglioso. Come stargli alla pari? Lei
mi faceva sentire così inadeguata…certo non
intenzionalmente, ma era così.
Non
potevo tornare a casa così.
Dovevo
lasciar passare del tempo, e aspettare il
buio e … sperare che mi ritornasse un po’ di
coraggio.
*************************************************************
La
casa era immersa nel buio ed erano quasi le
dieci, in cucina notai che l’idiota era sceso per prepararsi
un panino. Un
segno del suo miglioramento, forse per questo aveva cercato la mia
compagnia.
Lavai
i piatti e mi preparai del brodo, in altre
occasioni ne avrei portato una anche a Mr Indipendenza ma non avevo
voglia di
rivedere il suo affascinante muso.
Spensi
la luce e iniziai a salire in camera. Mi
ero appena messa a letto quando udii bussare.
“Bella?”
Avvertii
una morsa allo stomaco.
“si?”scesi
dal letto e andai ad aprire la porta,
ma di poco.
Edward
era appoggiato al muro e mi guardava
dalla penombra.
“si?”
ripetei atona.
“mi
dispiace. Non erano affari miei. E non avrei
dovuto baciarti”
“no.
Non avresti dovuto” convenni “ma ammetto di
essere suscettibile”
“stai
bene? Sei stata fuori per ore…”Edward
sembrava davvero preoccupato il che era strano dato che erano giorni
che non
faceva altro che augurare che sparissi.
“volevo
fare una passeggiata. E tu?”
“si…è
stata una delle giornate buone. Significa
che sta passando” Edward mi sorrise appena e io,
stupidamente, feci lo stesso
chiedendomi perché dal momento che non avevo fatto altro che
mandarlo al
diavolo per tutto il pomeriggio.
“bene”
“già.
Prima riuscirò a guarire e prima potrò
andarmene e tu riavrai il tuo lavoro”
Rimanemmo
un po’ in silenzio, a disagio.
Io
avevo gli occhi bassi e lui non aveva
intenzione di andarsene.
“perdonato
allora?”disse infine alzando la mano
come se volesse sfiorarmi il braccio, ma poi lasciandolo ricadere.
“sì…”
“bene”
ci guardammo per un momento “buona notte,
allora” disse allontanandosi dal corridoio.
“buonanotte
mormorai ma rimasi lì per un minuto
buono anche dopo che lui ebbe chiuso la porta”
*************************************************************************************
Scusate se
aggiorno in
ritardo ma la tesi mi sta succhiando via l'anima e il tempo per
scrivere scarseggia, ma tranquille prometto di aggiornare il prima
possibile, per farmi perdonare vi rifilo un capitolone ^^.
Bella_kristen
: ciao ^^ sono contenta che la mia nuova ff ti piaccia ^^ . in effetti
ho voluto rendere Edduccio un po stronzetto hihihihi ma tranquilla poi
si calma (non darle retta sarà sempre peggio -.-) grazie
ancora.
spero che il cap ti piaccia besos
luisina:
ciao tesò ^^ tranquilla per la recensione tanto le storia
sta
sempre lì ^^ grazie mille sono contenta che si noti il
miglioramento.
ale03
: ciao ^^ sono contenta che la ff ti attiri , già
già
eddy è conciato male ma tranquilla poi si riprende ma il
caratteraccio sarà sempre quello ^^.
samy88: ciao
sono contenta che la ff ti incuriosisca e spero di non averti fatto
aspettare troppo per il secondo capitolo ^^ eddy
è conciato male ma tranquilla poi si riprende ^^.
Amy Dickinson:
lovva hai visto ho aggiornato abbastanza presto nonostante i miei
impegni -.-, grazie per avermi aiutato e per aver corretto i miei
innumerevoli errori. Je t'aime mon amour ^^
JessikinaCullen:
ciao tesoroooooooooo ^^ sai comè mi piace uscire fuori dai
canoni normali ed ho deciso di farlo Stronzo ^^. piano piano si
riprende e diciamo che ne approfitterà del suo stato con la
nostra Bellina hihihiih mascalzone!
Naturalemnte un garzie va anche alle 20 persone che hanno inserito la
storia tra i seguiti e le 20 che l'hanno inserita delle preferite.
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le
mie FF
Lo
Scapolo
Isola
Esme
*********************************************************************************************************
FF
di cui mi
occupo:
Tesoruccio,
quand'è che metterai la testa a posto?! : fanfiction
ispirata a Lamù di Amy
Dickinson
|
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Capitolo 4 *** bugie e verità ***
Capitolo
betato da Amy Dickinson
Bugie
e verità
Da
quella sera si consolidò una specie di armistizio: Edward
che lavorava ai suoi
appunti, nei giorni buoni, o dormiva in quelli cattivi, e io che
recitavo il
ruolo della casalinga o leggevo, avendo smesso di cercarmi un lavoro.
Per
il resto evitavo accuratamente Edward e mi avventuravo nella sua stanza
solo
per chiedergli se voleva da mangiare.
Ogni
tanto la curiosità aveva la meglio su di me.
“a
cosa lavori?” gli chiesi un giorno, portandogli una tazza i
caffè.
“a
un libro”
“su
cosa?”
“pitture
maya”
“dove?
Tikal?”
“poco
lontano da Tikal. Come le conosci?”
“le
ho studiate” risposi quasi in tono di scusa”mi
piacerebbe visitarle”
“davvero?”
Edward sembrava scettico.
“molto.
A volte adoro lavorare con l’argilla e creo dei vasi e quindi
alcuni disegni mi
interessano particolarmente…”
“oh
ne abbiamo trovati un bel pò…devo avere degli
schizzi qua e là. Ti piacerebbe
vederli?” Edward rovistò tra le sue carte.
“probabilmente
ne hai già visti simili, ma ci sono delle varianti
particolari” disse
porgendomi i disegni.
Li
presi e mi accomodai sul pavimento, accanto al letto. Erano schizzi
fatti sul
posto, in quanto la polvere sporcava tuta la superficie del foglio. Ne
scelsi
un paio che attirarono la mia attenzione e sollevai la testa per
chiedere a
Edward se aveva qualcosa in contrario. Ma scoprii che lui non stava
lavorando
ma, appoggiato ai cuscini, mi guardava con un’espressione
famelica sul viso. E
subito, il ricordo di quelle calde labbra sostituì ogni
interesse verso i
disegni.
“non
ti dispiace se…insomma…io” mi mossi a
disagio, un senso di calore mi invadeva
tutto il corpo.
Accidenti
a lui…
“fa
pure” rispose lui e io, turbata, mi affrettai ad alzarmi e a
battere in
precipitosa ritirata in camera mia, nella speranza di non vederlo per
il resto
della giornata. Non lo rividi, infatti, e la mattina seguente lo sentii
andare
diverse volte in bagno. Preoccupata, lo aspettai in corridoio dopo
l’ennesimo
viaggio.
“devo
chiamare un dottore?”
Lui
mi guardò con i suoi occhi lucidi “niente
dottori” bofonchiò e passandomi
davanti si lanciò sul letto disfatto.
“sei
sicuro?” insistetti, sembrandomi poco ragionevole da parte di
Edward rinunciare
al beneficio che sicuramente la medicina gli avrebbe dato.
“sì,
non ti agitare” affondando il viso tra i cuscini.
Non
ero agitata.
Cosa
si aspettava? Che vivessi con lui da una settimana, che discutessi con
lui, che
mi lasciassi baciare da lui e che poi non mi importasse nulle di
ciò che gli
accadeva?
Quando
era ammalato Mike si aspettava che io lo accudissi e faceva la stessa
cosa con
me, e mi era molto grato delle mie attenzioni. Non
come certa gente!
Al
pensiero di Mike, presi il telefono e composi il numero.
“come
stai?” gli chiesi non appena udii la sua voce.
“bene.
C’è qualcosa che non va?”
l’avevo chiamato ieri, e un’altra telefonata
significava
per Mike che c’erano problemi. Non che io potessi sentire la
sua mancanza.
“no,
nulla. Volevo soltanto sentire la tua voce” in quegli ultimi
giorni l’avevo
quasi dimenticata tanto era vivido il pensiero di Edward nella mia
mente. Era
stata una buona idea chiamarlo, ora riuscivo a ricordare anche il suo
mite
sorriso…
“cosa
stai facendo?”gli chiesi.
“mangio
scaloppine”
Scaloppine?
Di venerdì? Mike il venerdì mangiava pollo. Cosa
diavolo era questa storia
delle scaloppine?
“Le
ha preparate Jessica” spiego Mike prima che potessi
chiederglielo.
La
cara vecchia Jessica…cos’era? Un impulso di
solidarietà verso un uomo solo?
Rimasto senza fidanzata?
“gentile
da parte sua” commentai “come sta?”
“benone.
Vuoi parlarle?”
Sinceramente
non ci tenevo proprio. Volevo solo che fosse lui a parlarmi, confinando
Edward
Cullen in un remoto angolino del mio cervello. Ma mi resi conto che non
era la
serata giusta e quindi parlai con entrambi. Prima di riattaccare Mike
mi disse
ch mi amava e che sentiva la mia mancanza mentre Jessica che mi avrebbe
mandato
la ricetta…
Trascorsi
il resto della serata a guardare la tv e andai a letto vincendo la
tentazione
di spiare in camera di Edward per vedere come stava.
Non
avrei saputo dire a che ora della notte mi svegliai a causa delle urla
provenienti dalla camera di fronte.
Nel
momento in cui aprii la porta lui gridò di nuovo e
iniziò a contorcersi nel
letto.
“no!”
gridò lui, io accorsi e lo presi per le spalle.
“Edward!
Svegliati!” lui si divincolò frenetico e si
ritrasse.
“lasciami!”
Edward aveva gli occhi chiusi e il viso stravolto.
Il
corpo ardeva come una fornace.
Mi
inginocchiai accanto a lui tenendolo tra le braccia pronunciando il suo
nome in
continuazione e pregando che si svegliasse.
Dopo
quella che parve un’eternità aprì gli
occhi e mi guardò, poi, scosso da brividi
li richiuse.
“va
tutto bene…era solo un sogno…”
Lui
sbatté le palpebre, confuso poi parve riconoscermi.
Continuai a cullarlo
sapendo istintivamente come calmarlo, massaggiandogli i muscoli della
nuca,
accarezzandogli i capelli fino a quando non lo sentii rilassarsi.
“ne
vuoi parlare?” gli domandai,
Lo
sentii scuotere la testa.
“c’era
sangue …….sacrifici…Dio!” e
rabbrividì nuovamente.
“è
la prima volta?”
“che
l’ho sognato? No. Ma che mi sono messo a gridare
sì” ed emise un sospiro
tremulo.
“perché
non vuoi chiamare un dottore? Hai un febbrone da cavallo”
Si
districò dalle mie braccia e si distese con le mani sulla
faccia.
“no”
disse con voce lontana.
“ma
perché?”
“no
e
basta”
Scossi
la testa, esasperata dalla sua cocciutaggine. Era lì che
tremava per la febbre
e non voleva un dottore.
Lo
vidi chiudere gli occhi e mi sollevai dal letto evitando di fare rumore.
“resta…resta
con me” sussurrò lui “non andare
via”
Lo
guardai stupita. Era certamente la febbre a farlo parlare
così visto che per
tutta la settimana non aveva fatto altro che evitarmi.
“d’accordo”
mormorai sfiorandogli la barba delle guance “resto
qui”
Mi
cinse con un braccio, appoggiò la testa al mio petto e, dopo
aver cercato la
posizione più comoda, emise un profondo sospiro e si
addormentò. Mentre io…ero
non solo inchiodata in quella posizione, con i nervi a fior di pelle,
dato che
ero praticamente sepolta sotto Edward Cullen, acutamente conscia di
avere il
suo corpo muscoloso sopra di me.
*******************************************************************
“ospedale”
decretò il dottor Wilbur, il mattino dopo, guardando con
occhi preoccupati il
suo nuovo paziente, mentre io guardavo Edward con un ghigno sul viso.
“si
è trascurato troppo” aggiunse il dottore scuotendo
la testa all’ovvia stupidità
di quelli che aspettavano troppo prima di chiamare un dottore.
“so
cosa ho. Mi è già successa. Guarirò
qui”
“suvvia
non sia testardo. Questa è già una ragione per
indagare a fondo…il riposo va
bene ma nel suo caso non è abbastanza”
“devo
tornare in Guatemala” obiettò Mr indipendenza
fissando il dottore, il quale non
si lascò smontare.
“me
ne rendo conto, ma penso che a settembre potrà farlo, per
adesso si curi”
“settembre?
Io lunedì inizio a sostituire Jazz”
Il
dottore mi guardò con aria di chi rimpiangesse di essere li.
“lunedì
sarà ancora in ospedale”
Potei
quasi vedere negli occhi di Edward la disperata ricerca di
un’inutile via
d’uscita da quella situazione. Ma non ce n’erano.
***************************************************************************************
Le
infermiere si portarono subito via Edward e toccò a me
occuparmi dei moduli da
riempire, per quel poco che sapevo di Edward, dopodiché
salii a trovarlo.
Trovai
la porta chiusa e bussai. Un’infermiera apri appena per dirmi
che dormiva e che
potevo tornare più tardi.
Purtroppo
avevo promesso a Edward che sarei rimasta insieme a lui, anche se,
quella
promessa non valeva più, ora poteva disporre di tutto
l’aiuto medico che
voleva, ma quella promessa valeva ancora per me.
Telefonai
a Rosalie Hale, dagli amici dov’era andata, per dirle di
quanto stava
accadendo.
Finita
la telefonata, presi una tazza di caffè e mi accomodai su
una delle poltrone
riservate ai visitatori. E lentamente i miei occhi si
chiusero….
***************************************************************************************************
“signorina
Swan” la voce riuscì a penetrare nel mio
dormiveglia.
Sbattei
le palpebre. Una donna in uniforme bianca, piuttosto robusta, mi stava
di fronte.
“si?”
“il
signor Cullen chiede di lei. Pensavamo che se ne fosse
andata…”
“ma
no!” protestai, balzando in piedi, e seguii
l’infermiera per l’atrio,
aggiustandomi il vestito strada facendo e cercando di ravvivarmi la
massa
informe che avevo sulla testa.
“deve
convincerlo a dormire” disse l’infermiera.
“è
sconvolto. Cerchi di farlo rilassare. Forse a lei darà
ascolto”
Improbabile…
Pensai,
entrando nella stanza, e mi spaventai alla vista delle attrezzature che
gli
avevano collegato tanto che, con un groppo in gola, feci per uscire di
nuovo.
Ma
all’udire i miei passi, Edward voltò la testa.
“mi
avevano detto che te ne eri andata” mormorò.
“no.
Non mi hanno lasciata entrare. Ero seduta
nell’atrio” dissi mentre lo
costringevo a riadagiarsi sui cuscini.
“oh…”
Edward
parve soddisfatto e fui doppiamente felice della mia decisione di
rimanere.
Finalmente
un
piccolissimo filo che ci univa!
Gli
presi la mano e sentii le sue dita che me la stringevano…
Quanto
tempo rimasi cosi non avrei potuto dirlo.
Venne
l’ora di cena e passò, diverse infermiere misero
la testa dentro a intervalli
regolari e verso le otto e mezzo si fece vedere anche il dottore.
“ancora
qui?” mi chiese stupito e io annuii.
Lasciai
Edward solo per poter chiamare Jasper in Brasile, ma inutilmente.
Riuscii
solo a mandargli un telegramma e nuovamente telefonai a Rosalie per
metterla al
corrente che avrei preso io il posto di insegnate presso il college,
come
sostituta di Edward. Rose parve compiaciuta e promise che sarebbe
passata
domani per far visita al “testone scorbutico”,
ovvero Edward.
Promise
anche che sarebbe tornata subito a casa e la cosa mi
rassicurò parecchio, tanto
che riuscii perfino a sorridere quando, tornando in camera, incontrai
l’infermiera che ne usciva e che mi disse “sta
migliorando, cara…vuole una
tazza di tè?”
“sì,
grazie” meravigliandomi per la gentilezza
dell’infermiera che considerava suo
lavoro prendersi cura non solo dei pazienti ma anche dei visitatori, mi
lasciai
andare nella sedia accanto al letto di Edward.
La
notte trascorse più o meno come il giorno.
Passato
l'effetto del sedativo Edward si svegliò più
volte e sempre cercò la mia mano,
e soltanto verso l’alba, alquanto sfinita, mi addormentai.
************************************************************************************
Mi
svegliai con la sgradevole sensazione di avere tutte le giunture fuori
posto e,
raddrizzandomi sulla sedia, mi accorsi di due occhi verdi che mi
guardavano.
“buongiorno”
mormorai, con voce assonnata.
“buongiorno”rispose
Edward, con un leggero sorriso.
C’era
di nuovo un pò di colorito sulle sue guance e gli occhi
erano più vispi.
“sei
molto graziosa quando dormi” continuò Edward senza
ostilità e senza nemmeno
quella punta di scherno che mi era familiare.
“anche
tu…” mi lasciai scappare e avrei voluto tanto
sprofondare.
“lieto
di sentirtelo dire”fece Edward, con un mezzo sorriso e il
tono derisorio di
sempre.
Ma
poi il suo volto tornò serio
“grazie…per essere rimasta”
Abbassai
la testa per cercare di nascondere il rossore “devi essere
esausta”
“tranquillo.
Mi arrangerò…tu piuttosto, come stai?”
“non
tanto male. Mi sento ancora debole”
“sei
sicuramente sulla strada della guarigione. Ma questo non significa che
tu possa
prendere il primo volo per il Guatemala”lo avvertii
“forse
no. Ma mi sento meglio” Edward si voltò su un
fianco, con un braccio sotto la
testa e rimase a guardarmi.
Lo
guardai a mia volta, e notai che iniziavo a sentirmi a disagio sotto il
suo
sguardo. Era troppo intimo. E alla fine non ne potei più
“ho
la tua approvazione?” domandai.
Un
sorriso malizioso gli illuminò il viso.
Incantevole.
Stupefacente.
Non
glielo avevo mai visto prima.. e l’effetto sul mio cuore fu
disastroso.
“sai
che ce l’hai” mi ricordò lui e io come
al solito arrossii.
“sono
contenta che tu ti senta meglio” dissi alzandomi di tutta
fretta e richiamando
alla mente l’immagine del mio fidanzato “credo che
sia meglio ritornare a casa”
“codarda”
fece lui, sottovoce
“arrivederci”
dissi e quasi mi misi a correre verso la porta.
“Bella!”
la voce di Edward aveva ora una certa urgenza, mi voltai
“quando tornerai?”
Quel
repentino cambiamento mi lasciò perplessa. Come faceva a
prendermi in giro un
momento prima e poi a recitare la parte dell’uomo solo?
Come
potevo avere a che fare con un uomo simile?
Pensai
nuovamente a Mike, con lui non vi erano cambiamenti bruschi, non
c’erano
sorprese. Edward era, invece, tutto l’opposto.
“ritornerò
nel pomeriggio” promisi.
Edward
annuì e si lasciò sprofondare nei cuscini, ma
intuii una certa tensione e
tornai da lui.
“se
hai bisogno telefona. Da oggi ci sarà anche Rosalie e
risponderà lei se io non
ci sarò”
Gli
feci un rapido sorriso, e non so perché mi chinai a
baciargli la fronte.
**************************************************************************
Non
ripensai più a quella scena. Certe cose era meglio
seppellirle. Tornata a casa
ebbi già di che preoccuparmi.
“ha
telefonato un certo Mike, ieri sera” mi disse annoiata
Rosalie.
“oh
santo cielo! E che gli hai detto?”
“che
avevi portato mio cugino all’ospedale. Perché? Non
dovevo?” fece Rose, vedendo
la mia espressione costernata.
“oh
no, no…cosa ha detto?”
“che
tu non gli avevi parlato di nessun cugino. Ma chi
è?”
“il
mio fidanzato” spiegai “e non penso volesse sentire
di Edward”
Rose
rifletté per un momento, poi disse “in effetti, mi
ha detto che era contento
che tu stessi con me e Jazz”
“non
è la stessa cosa” commentai ironica.
“suppongo
di no” Rose sorrise “Edward è certamente
più pericoloso di Jazz”
La
pensavo anche io così. Edward Cullen era, probabilmente,
l’uomo più pericoloso
che io avessi mai conosciuto.
“capisci
perché non l’ho detto a Mike?”
“capisco…a
ogni modo ha chiamato Jazz” Rose si illuminò in
volto “sarà sul volo delle
nove. Perciò Mike non conoscerà la differenza.
Sarà come se Edward non fosse
mai venuto qui…saremo tu, Jazz e io”
Ma
Edward era venuto e nulla avrebbe cambiato quella realtà.
Mike poteva anche non
sapere di quella settimana, ma io sarei stata diversa di lì
in avanti.
Non
avrei potuto immaginare un mondo senza Edward Cullen. Che mi piacesse o
meno,
lui faceva della mia esistenza. Quale parte non lo sapevo e,
francamente, avevo
paura di scoprirlo.
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Capitolo 5 *** Improvvisamente Fidanzati ***
sbm 1
Capitolo
betato da Amy
Improvvisamente fidanzati
Jasper Hale era
esattamente
come me lo ero immaginato.
Alto, versione
mascolina
di Rosalie, lo stesso colore di capelli, gli stessi occhi, lo stesso
sorriso.
Gli andai incontro
con la
mano tesa.
“salve,
sono Jazz. Tu sei Bella,
vero? Come sta Edward? ”
“meglio”
sorrisi “solo che
non gli è piaciuta la notizia del tuo ritorno”
“me lo
immagino…è un vero
peccato che non sia andata come avevamo progettato. Questa doveva
essere la sua
spedizione…”
Annuii, Edward me ne
aveva
parlato con l’orgoglio di un padre che parla del suo bambino.
“proprio a
lui doveva
capitare?” proseguì Jazz “e suppongo si
sia dimenticato, per puro caso, di
prendere le sue pillole…il dottore quando pensa che
potrà tornare?”
“non prima
di settembre”
“brutte
notizie. Tra la
situazione politica piuttosto precaria e i predatori, sarà
fortunato se a settembre
troverà ancora qualcosa”
Salimmo entrambi
sulla mia
Golf e sospirai “e se ci fermassimo a mangiare un hamburger?
Sono affamato. Sei
mesi nella giungla mi hanno fatto sempre rimpiangere gli
hamburger…”
Mentre mangiavamo,
gli
feci un breve resoconto della situazione.
Trovai che Jazz
fosse un
tipo affabile e pieno di personalità.
Fosse tornato a casa
secondo il previsto, non mi sarei trovata in quella spiacevole
situazione.
“dovrebbe
esserti grato
per averlo convinto a chiamare il dottore” disse Jazz
“Edward è stato uno
sciocco a non farlo subito. Ma è sempre stato
così con i dottori e gli
ospedali”
“cosa vuoi
dire?”
“beh, i
dottori e gli
ospedali non piacciono neppure a me. Solo che Edward è
sempre stato eccessivo
al riguardo. Ricordo che avevamo dodici anni, si fece un brutto taglio
ad una
gamba. Mia madre strillava che era meglio andare in ospedale e lui
strillava
più di lei che non ci voleva andare…me lo ricordo
come fosse ieri: era
terrorizzato. Eppure lui è un tipo che non ha paura di
nulla. Da ragazzo non
c’era niente che lo spaventasse. Ma
l’ospedale…”
“non ti ha
mai detto
perché?”
“no…Edward
è un tipo che
tiene tutto per sé. Un bravo ragazzo non
c’è che dire, ma non permette a
nessuno di valicare le sue mura”Jazz mi sorrise da sopra il
bicchiere “non te
ne sei accorta?”
“me ne
sono accorta”
“beh
adesso andiamo…”Jazz
si alzò e mi guidò fuori dal ristorante
“è bello essere di nuovo a casa” disse,
stiracchiandosi.
“spero
proprio che sia
così” feci io, dubbiosa.
“oh
è così. Insegnare
serve a riequilibrare il lavoro esterno. Mi piace molto. È
Edward quello che
preferisce lavorare all’aria aperta”
“è
molto attaccato al suo
lavoro”
“forse
perché si fida più
della gente morta migliaia di anni fa che di tutti noi”
commentò Jazz.
“questo
però non impedisce
di darsi bel tempo quando vuole!”
“ci avrei
giurato…”
“e come
dargli torto? È
stato fidanzato, una volta…una brutta storia. E da allora
non c’è che il
lavoro. A parte il fatto che non credo troverebbe molte donne disposte
ad
andare con lui nella giungla, sempre che decida di mettere
radici”
Un
altro Jake…
Un altro signor
senza-impegno, come avevo sospettato.
Oh
Dio, perché non riesco a odiarlo? Sarebbe tutto
più facile!
“ho
sentito dire che tu
invece, le radici le stai mettendo” osservai, cambiando
discorso.
“sì.
Alice è una botanica
che nella giungla ci va volentieri. Lei guarda i fiori e io la polvere.
Facciamo una coppia interessante”
“e ti
manca” lo avevo
capito dal tono della sua voce.
“Dio se mi
manca! È come
se fossi separato da una parte di me stesso”
“parlami
di lei…”
Lui lo fece per
tutto il
tragitto fino a casa.
E io lo ascoltai
più di
quanto avrei pensato. E non soltanto di Alice, anche di Jazz. E, nel
profondo
del mio essere, qualcosa anche di me stessa. Una vocina nel mio cuore,
chiedeva
se Mike sentisse la mia mancanza così come Jazz sentiva la
mancanza di Alice.
****************************************************************************
Jazz richiese subito
tutto
il mio impegno, cosicché arrivò il
venerdì. Edward non era l’unico della
famiglia attaccato al suo lavoro. Con Jazz, comunque, era facile
vivere. Era
sempre di buon umore, calmo e pacato, e ben volentieri mi sottoponevo a
tirate
extra. Passavo ore ed ore a schedare, a scrivere a macchina, a
tradurre, e una
volta, anche a mettere insieme un vaso, pezzo dopo pezzo.
Era un lavoro che mi
entusiasmava ma tenevo per me quell’entusiasmo quando ne
parlavo con Edward.
Edward sembrava
divenire
di giorno in giorno più irritabile, specie quando gli facevo
il resoconto della
giornata. Non appena entravo in stanza, mi assaliva con ogni genere di
domande
salvo poi cercare cosa non andava nelle risposte.
“Dio”
bofonchiò una volta
“ne parli come di una stella del cinema”
“ho detto
soltanto che mi
piace dargli una mano” protestai io “ti
dispiace?”
“niente
affatto” scattò
lui e si mise a guardare dalla finestra un camion della spazzatura con
tanto
interesse che gli avrei torto volentieri il collo.
Notando che
più gli
parlavo di Jazz e del lavoro che facevo per lui più
quell’irritazione cresceva,
smisi di parlargliene.
Di conseguenza, la
conversazione spesso languiva, perché Edward non era il tipo
con cui si potesse
parlare del più e del meno e cosi si finiva per cadere in
lunghi ed
imbarazzanti silenzi. C’erano giorni in cui decidevo di non
andare il giorno
dopo a fargli visita, ma poi lui me lo chiedeva e le visite
continuavano. Ed
erano visite che minacciavano continuamente la pace della mia mente.
Avrei voluto
dimenticarmi
di Edward, e quando lavoravo con Jazz ci riuscivo perfino, ma arrivava
poi
l’ora di andare in ospedale e tutto ritornava.
Una settimana dopo
il
ritorno di Jazz, finalmente il dottore decise di dimetterlo, oramai
soddisfatto
per i progressi che il suo paziente stava facendo.
“per me va
bene” stava
dicendo “può andarsene se loro però si
impegnano a tenerlo d’occhio”
Edward
guardò attentamente
prima Jazz, poi me come se volesse valutare in anticipo la nostra
risposta.
“cosa vuol
dire?” domandò
infine Jazz.
“dovrà
limitarsi a stare a
guardare” spiegò il dottore “qui lo
abbiamo praticamente tenuto legato ad un letto,
ma se torna a casa e ricomincia da dove ha lasciato, tempo una
settimana ed è di
nuovo in ospedale”
“ma
io…” fece per protestare
Edward.
“lo so che
adesso si sente
bene, ma è vulnerabile come un neonato perciò
deve andarci piano, ecco tutto”
“cosa ne
pensi?” mi
domandò Jazz.
Io avvertii una
morsa allo
stomaco. Per Edward poteva anche andare bene, per me invece, poteva
essere
estremamente pericoloso.
“Bella
è d’accordo”
intervenne Edward, sogghignando “mi ha visto quando stavo
male. Sa che sono
obbligato a stare bene, non è vero , Bella?”
continuò gratificato con uno di
quei sorrisi che mi facevano mancare il terreno sotto i piedi.
“ehm…sì
sì” farfugliai,
cercando disperatamente di mantenere salda la voce.
“ecco
vedi?” fece Edward
trionfante.
“dopo
pranzo, allora. A
casa e dritto a letto ” disse il dottore.
“ci
penseremo noi” promise
Jazz.
“io
preferirei ci pensasse
Bella” precisò Edward, il dottore
inarcò le sopracciglia e io arrossii
violentemente.
“non sono
la tua
infermiera!” scattai.
“davvero?
Non ho avuto
questa impressione…”
“soltanto
perché eri così
testone da rifiutarti di chiamare il dottore”
“un’altra
cosa” disse il
dottore “il paziente non deve eccitarsi. Rallenterebbe la
guarigione”
Edward
sogghignò con
malizia e io avvampai.
Come osava? Proprio
come
Jake! Bello, sorridente, provocatorio e …senza scrupoli.
Ora che si sentiva
meglio
faceva il galletto. Si, s’annunciavano tempi difficili per me.
Tanto per iniziare,
però,
non mi sarei fatta trovare quando Jazz lo avesse portato a casa quel
pomeriggio. Ma le cose andarono diversamente.
“ho una
riunione oggi”
annunciò inaspettatamente “e Rose deve fare delle
commissioni”
E così
tocco a me
occuparmi di Mr Indipendenza.
Ma vidi subito che
non
avevo motivo di preoccuparmi perché, come aveva detto il
dottore, lui era
troppo debole per fare qualsiasi cosa. Salvo, naturalmente, che
esercitare il
suo fascino.
Ma questa era una
cosa che
Edward avrebbe smesso di fare soltanto morto.
La sua presenza,
anche
silenziosa, semplicemente mi sopraffaceva. Ne avrei parlato con Mike
quella
sera stessa, mi dissi.
Fino ad allora avevo
evitato, deliberatamente, di parlargli di Edward Cullen, ma il momento
era
arrivato.
Aiutai Edward,
sostenendolo
durante il tragitto dalla macchina, a salire di sopra e quella
vicinanza mi
fece sentire uno strano tremore in tutto il corpo.
“scendo a
prenderti
qualcosa da bere” gli dissi, tanto per avere
l’occasione di allontanarmi. Ma
ebbi uno shock maggiore quando, ritornando, vidi che lui si stava
spogliando
per mettersi a letto.
“non fare
caso a me” disse
Edward, sorridendomi leggermente, e ficcandosi sotto le lenzuola
“e poi, non
vedo perché tu debba essere così scioccata dal
momento che sei fidanzata”
Fui quasi sul punto
di
dirgli che io e Mike non avevamo mai…ma mi trattenni
pensando che lui non mi
avrebbe creduto o, più semplicemente, si sarebbe messo a
ridere.
“chiama se
hai bisogno”gli
dissi prima d precipitarmi giù dalle scale, udendo la risata
di Edward .
*****************************************************************************
Stavo rigovernando
in
cucina, quella sera, quando squillò il telefono.
Mike aveva
telefonato
quasi tutte le sere, quando io ero all’ospedale. Il momento
della verità era
arrivato.
Non potevo
più evitare di
parlargli di lui.
“sei
sempre fuori” fu la
prima cosa che mi disse “dove diavolo vai tutte le sere? E
chi è questo cugino
all’ospedale? cosa ha a che fare con te?”
Era seccato e mi
resi
conto che non avrebbe capito. Quindi era meglio limitarsi ai fatti.
“è
il dottor Edward Cullen”
risposi “è il capo della spedizione di
Jazz…del dottor Hale. Si è preso una
febbre tropicale ed è venuto a stare qui. Sono andata a
trovarlo in ospedale
dato che non vi era nessuno che potesse farlo” era la
verità dopotutto. E, per
di più, era ciò che Mike si sarebbe aspettato che
io facessi.
“oh, un
altro gabbiano
ferito?” Mike sembrava divertito “ed è
ancora in ospedale?”
“no
è tornato oggi a casa.
Ci prenderemo cura di lui fino a quando non potrà tornare in
Guatemala”
“bene”
“bene?”
“si,
perché non ho mai
pensato che Rose potesse farvi da chaperon, a te e a quel Jasper Hale.
Sono
contento che ci sia questo dottor Cullen a tener d’occhio le
cose” e io quasi
soffocai.
“sono
sicuro che ti
prenderai buona cura di lui” continuò Mike
“pensa a lui come un altro cane
randagio”
“lui non
è esattamente un
cane randagio” dissi mettendomi a ridere, quasi desiderando
che ci fosse Edward
ad ascoltare.
“sì.
Lo so ” disse
Mike “sai…sento la tua mancanza, Bella.
Quello che non capisco è perché te ne sei
andata” era la prima volta che Mike
esprimeva un certo risentimento per la mia decisione e ne fui un
po’ sorpresa.
“Mi era
sembrata una buona
idea” risposi. Ora invece, avrei dato chissà cosa
per essere di nuovo a casa
con nessun’altra preoccupazione tranne quella di come
vestirmi per
l’appuntamento con Mike.
“sono
stato alla festa di
Angela, ieri sera” disse Mike “ti saresti
divertita” e andò avanti con i
particolari.
“a quanto
pare, deve
essere stata proprio una bella festa” commentai
“sento la tua mancanza, Mike”
“torna a
casa allora”
“non
posso…dovrei rompere
un contratto”
“d’accordo”
fece li con un
sospiro “ma continua a sentire la mia mancanza. E prenditi
cura del tuo
randagio…Edwin”
“Edward”
“sì.
Edward…l’importante
che ti tenga lontano da quel Hale”
Se
tu sapessi…
“sì,
mi telefoni
domenica?”
“naturalmente”
Lui
riattaccò e io mi
sentii in colpa come non mai.
Avrei dovuto dirgli
che
Edward Cullen era cento volte più attraente di Jazz, ma non
l’avevo fatto
perche i miei sentimenti per Edward erano della stessa specie di quelli
che
avevo provato per Jake e anche peggio.
Avevo conosciuto
Jacob Black
ad una festa universitaria alla quale ero andata solo perché
la mia compagna si
stanza, Lorelaine, era fidanzata con uno dell’associazione
studentesca. Vederlo
e prendersi una cotta era stato un tutt’uno. Ci eravamo
rivisti e avevamo fatto
lunghe passeggiate sotto la luna, flirtando nella sua Triumph sportiva.
E
fortuna che era stata una Triumph perché in
un’auto più spaziosa di ben altra
portata sarebbero stati quei flirt!
Avevo sempre pensato
di
arrivare vergine al matrimonio, ma Jake riusciva a mettere a tacere
ogni mio
buon senso. Lui era in tutti i miei sogni, era il mio futuro e gli
avrei dato
qualsiasi cosa se se ne fosse presentata l’occasione.
Il primo sospetto
che io
non ero per Jake
ciò che lui era per me ,
me lo avevano fatto nascere i commenti degli amici sulle sue
scappatelle.
“è
un donnaiolo” diceva
Lorelaine “Stephan dice che lo sanno tutti”
Avevo respinto
quelle
dicerie. Dopotutto, Jake era un uomo affascinante con quei suoi capelli
neri,
quegli occhi penetranti e quel corpo muscoloso.
Secondo Lorelaine
aveva
anche una donna dai corti capelli neri, ma quando glielo avevo chiesto
lui
aveva risposto che si trattava di sua sorella.
Poi aveva iniziato a
non
presentarsi agli appuntamenti e a dimenticarsi di telefonare e una
volta
baciandomi mi aveva chiamato Leah.
“chi
è Leah?” gli avevo
chiesto ritraendomi come scottata.
Lui aveva sorriso,
un po’
imbarazzato, e si era stretto nelle spalle.
“scusami
volevo dire
Bella…Leah è una ragazzo che conoscevo”
Leah, lo avevo
scoperto
tre settimane dopo, stava aspettando un bambino e Lorelaine mi aveva
riferito
che Jake era il padre.
Quando glielo avevo
domandato,
lui mi disse “e chi può dirlo? e poi Leah sapeva
quello che faceva. La responsabilità
è solo sua”
E in quel momento il
mondo
mi cadde addosso.
Per lungo tempo, non
ero
più uscita con un ragazzo e poi un anno dopo conobbi Mike.
Lo trovavo
piacevole, calmo e prevedibile e con i piedi ben puntati per terra. Nel
giro di
due anni da amici eravamo diventati fidanzati.
E adesso che avevo
un
anello al dito, avevo sentito accendersi le scintille del dubbio,
scintille che
erano diventate fiamme ruggenti a causa di Edward.
****************************************************************************
“penso che
dovremmo
prenderci una serata fuori ” propose Jazz, qualche giorno
dopo, mentre tutti e
tre guardavamo una partita di baseball alla tv.
“buona
idea” convenne
Edward.
“volevo
dire io e Bella”
precisò Jazz “una serata per lo staff, tanto per
staccarci dal paziente”
“grazie
tante” fece
Edward, secco”approfitti del tempo della mia
infermiera” aveva preso a riferirsi
a me come alla sua infermiera perché
sapeva che quell’etichetta mi mandava in bestia
“è fidanzati ricordi?”
“anche io
se è per questo”
obiettò Jazz “ma sono sicuro che né
Alice né Mike avrebbero qualcosa da ridire”
Non era esattamente
la
verità, ma non avevo nessuna intenzione di contraddirlo.
Avevo bisogno di
trascorrere una serata fuori.
“qualcosa
tu abbia in
mente io ci sto” dissi con un sorriso smagliante.
“vorrei
che tu lo dessi a
me un incoraggiamento simile” bofonchiò Edward.
“dove
andiamo?” chiesi,
ignorandolo.
“quelli
della facoltà
danno una specie di picnic vicino la fattoria McKarty, domani sera ti
va?”
“magnifico!”
“dove si
trova?” domandò
freddamente.
“ma come
non lo ricordi? È
la fattoria di Emmett”
“oh…”
Gli lancia
un’occhiata,
Edward sembrava completamente assorbito dalla partita.
“beh credo
che me ne andrò
a letto” dissi alzandomi.
“d’accordo”Jazz
mi sorrise
“buona notte”
“’notte”
mormorò anche
Edward, apparentemente disinteressato.
Salii di sopra
interamente
perplessa. Prima faceva delle battutine spiritose e poi si mostrava
indifferente! Che uomo impossibile!
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Il giorno seguente
Jazz mi
tenne occupata per tutto il pomeriggio e Edward, annoiato di starsene
in casa,
si era organizzato per trascorrere la giornata da un suo amico.
“oh non mi
ucciderà” aveva
detto Edward quando avevo protestato “me ne starò
seduto sotto il portico a
chiacchierare con lui”
E ora che stavamo
per
uscire, Edward non era ancora tornato. Mi lamentai preoccupata con
Jazz, il
quale liquidò tutto dicendo che non dovevo preoccuparmi e
che avevamo deciso di
uscire tanto per sfuggire alle nostre responsabilità.
Tuttavia dopo che
lasciammo l’autostrada e prendemmo una strada ghiaiosa tutta
alberata per
sbucare in fine in una radura, il mio umore migliorò
parecchio.
“grazioso”
esclamai, alla
vista del grande prato punteggiato da querce frondose.
“c’è
anche il fiumicello!”
scesi dall’auto e aiutai Jazz con le cose che avevamo portato.
“prendi la
coperta al
resto ci penso io”
Ci avviamo per il
sentiero
verso tre tavoli piazzati all’ombra della quercia
più grande e io fui
presentata in rapida successione a una mezza dozzina di persone. Rimasi
a
chiacchierare con loro con la mente altrove.
Cosa stava facendo
Edward?
Era tornato a casa? Mi ritrovai a desiderare, perfino, che fosse
lì con noi ma
ricacciai subito quel pensiero.
“vorrei
presentarti altre
persone” disse Jazz ricomparendo con una birra in mano
“questi sono James
Laurens, direttore del servizio studentesco e sua moglie
Tanya”
“piacere
di conoscerla”
disse James, con la voce profonda di un divo del cinema. Era bello, con
i
capelli biondi e dritti e due occhi azzurri oceano. E sua moglie era
come lui:
una bionda molto appariscente con un bel viso.
Strinsi la mano
anche alla
moglie, mormorando qualcosa di circostanza e notai che
l’altra aveva
un’espressione stupita, forse si stava chiedendo cosa ci
facessi lì con Jasper,
sapendo dell’esistenza di Alice. Ma il dubbio venne
facilmente risolto da Jazz.
“è
fidanzata?” mi chiese
la donna.
“si ma non
con Jazz” disse
una voce familiare e il braccio di Edward si posò sulle mie
spalle.
“Edward!”
esclamò esterrefatta
Tanya.
Lo ero anche io,
guardai
Edward a bocca aperta, e lui si chinò a baciarmi la guancia
con le sue labbra,
poi mi baciò decisamente sulla bocca ancora aperta.
“che
diavolo…” iniziai
rabbiosa, cercando di liberarmi da quel braccio, senza riuscirci.
“sorpresi
non è vero?”
Edward sorrise “la mia dolce metà non voleva che
mi affaticassi, questa sera…ma
mi sono ripreso e così ho deciso che non potevo perdere di
vista la mia Bella”
concluse dandomi un’altra stretta.
“Edward!”protestai
pestandogli il piede.
“tesoro,
non devi essere
imbarazzata” fece lui, con una voce calma
e indulgente che mi
fece
infuriare ancora di più.
“Tanya e
James non sono
sposati da molto, e capiscono come mi sento non è
vero?” concluse riferendosi a
loro due.
“sicuro”
rispose James con
un sorriso malizioso, mentre sua moglie emise un suono strano che mi fu
difficile da interpretare.
“ma
Edward” intervenne
Jazz “potevi dirmelo che volevi casa libera, io non mi sarei
mai messo tra i
due piccioni in amore”
Non credevo alle mie
orecchie,Jazz come poteva sparare quella sciocchezza?
Gli lanciai
un’occhiata
furibonda, ma lui si limitò a sorridermi evidentemente
disposto a sostenere
quella ridicola farsa di suo cugino.
Per cambiare
discorso mi
rivolsi a Tanya “e così siete sposati da
poco?”
“sì,
da Pasqua” poi
rivolgendosi a Edward con voce mielosa “peccato che eri in
spedizione e che non
hai potuto partecipare alla cerimonia”
“già,
ma presto ne avrò
una tutta mia, non è vero Bella?”disse lui con
voce maliziosa.
Certo
è che quando saremo a casa lo strozzo…
Pensai ma decisi di
stare
al gioco.
“se lo
dici tu…” risposi
cingendogli la vita con un braccio.
Dopo averli
salutati,
tutti e tre ci allontanammo e quando fummo fuori dalla portata di
orecchie
indiscrete, mi voltai decisa.
“che
diavolo hai in
mente?”
“vado a
prendere qualcosa
da mangiare” iniziò Jazz “sedetevi sulla
coperta sotto quella quercia. Vuoi
venire con me Bella?”
“tu sai
cosa vuol fare
quell’idiota?”
“credo di
si”
“e
sarebbe?”
”fattelo
spiegare da lui”
“ma io non
sono fidanzata
con lui!”
“questo lo
so”
“ma gli
altri no!”
”non ti
preoccupare,
nessuno ti sta costringendo a sposare Edward. Su prendi un piatto e
riempilo
anche per lui”
“non ti
fidare potrei metterci
dell’arsenico”
“addirittura!”Jazz
rise.
“come
possono pensare che
io sia fidanzata con quel..quel…”
“oh,
andiamo Edward non è
così brutto” disse Jazz sorridendo.
“non
è questo il problema.
È un serpente, un topo…un”
“ehi! stai
parlando del tuo
fidanzato!”
Gli lancia
un’occhiataccia
e lui rise di nuovo.
Ritornati alla
quercia
trovammo Edward che parlava con una donna sulla quarantina.
“questa
è la giovane
signora Cullen? molto graziosa!” disse la donna
“salve mia cara, sono Carmen,
Tanya mi ha detto che sta per sposare questo bel
furfante…congratulazioni!”concluse sorridendo e se
ne andò.
“come
volano le notizie”
commentò sorridendo Edward.
“siediti e
mangia questa
roba, prima che te le infili intere in gola” sbottai.
“come hai
potuto? da dove
vieni e come diavolo ci sei arrivato qui?”
“buono”
disse, a bocca
piena “allora primo: mi è sembrata una buona idea,
secondo: sono stato da Emmett,
terzo: sono venuto a piedi”
“congratulazioni!”
gridò
qualcuno.
“grazie”
rispose gridando
Edward con un sorriso smagliante. “sorridi, fa vedere che sei
felice” mi disse.
“tu sei
pazzo”sibilai
“dovresti stare a casa, a letto. La camminata ti deve aver
dato alla testa”
“probabile”
concesse lui
“in effetti sono stanco” concluse appoggiando la
testa sul mio grembo.
Balzai in piedi e
lui finì
con un tonfo a terra.
“non sono
il tuo cuscino!
Né la tua fidanzata! Né la tua
infermiera…”
“scusaci”
fece Edward
rivolto a Jazz, il quale ci guardava con molto interesse.
Si alzò,
mi prese per un
braccio e mi condusse verso il fiumiciattolo.
“lasciami
immediatamente!”
cercai con tutte le mie forze di liberarmi, ma il risultato fu che mi
sollevò
da terra e mi portò su una spalla, come un sacco di patate.
“se cado
dopo tutto questo
sforzo, sarà colpa tua” mormorò lui,
deponendomi alla riva.
“pure? chi
ha iniziato
tutto questo?”
“tu”
fece lui, lasciandosi
cadere accanto a me.
“se tu non
fossi venuta…”
“per
favore, non iniziare
con quella storia! Perché hai detto a tutti di essere il mio
fidanzato?”
Edward parve a
disagio
come se sperasse di non dover rispondere a quella domanda.
“la donna
che hai
conosciuto”disse infine, torcendo un fil di erba
“Tanya?”
“sì”
“lei…è
quella con cui sono
stato fidanzato”
“Tanya?”
non riuscii a
controllare la mia incredulità e lui mi lanciò
una strana occhiata.
“sono
cresciuto da allora,
sai?”disse.
Lo
spero.
“è
una donna molto
…attraente”
“sì”
convenne lui con una
punta di irritazione nella sua voce.
Tanya lo aveva
scaricato e
poi aveva sposato James?
Sentivo crescere a
dismisura la mia curiosità, ma capii che lui non era
dell’umore di soddisfarla.
“per
questo hai lasciato
credere che fossimo fidanzati?”
“un
po’ anche per quello”
Un po’?
molto, piuttosto.
Forse amava ancora il grazioso viso di porcellana di Tanya.
“non so a
quanto può
servire Edward, se ne accorgeranno tutti della farsa”
E se Mike fosse
venuto a
saperlo? Oddio che scandalo! che disastro!
“e come
potrebbe
scoprirlo?” chiese all’improvviso lui.
“sono
fidanzata con Mike
ricordi? E intendo sposarlo alla fine dell’anno scolastico.
Allora tutti
capiranno”
“mi sembra
di averti
dimostrato che non lo ami”
“e se ben
ricordo subito
dopo ti sei scusato. Sai dovresti farlo anche adesso. Se credi che
rimarrò…”
“d’accordo”
ammise lui “ti
porgo di nuovo le mie scuse per l’altra volta e per oggi.
Smettiamola con queste
discussioni inutili!”
“ma..”
“per
favore, ho bisogno di
apparire fidanzato”
Sembrò di
colpo sfinito e
provai un senso di compassione e anche un pizzico di gelosia. Quella
Tanya
doveva ancora avere un grande potere su lui.
“per
quanto tempo?” chiesi
cauta.
Sono
pazza…come lui, forse anche di più.
Edward sorrise.
“sapevo di
poter contare
su di te!”ora non sembrava così stanco.
“beh,
diciamo per un po’,
via non fare quella faccia, potrebbe anche
piacerti…”
Ma io non avevo
bisogno
che lui me lo dicesse.
Mi ricordai
all’improvviso
di un consiglio di mio padre.
Sta’
attenta quando preghi. Potresti anche essere esaudita.
**********************************************************************************
holaa ^^,
finalmente riesco a
scrivere un pò, la tesi mi sta facendo ammattire, cmq adesso
abbiamo capito con
chi era fidanzato Edduccio, ora dobbiamo scoprire perchè
è andata male ^^
ale03:
ciao ^^, sono contenta che il
capitolo ti sia piaciuto, già Rose è tornata e
adesso torna anche Jazz,
purtroppo senza Alice, nonostante il lo adori come personaggio, non
sono
riuscita a inserirla bene all'interno della storia, ma è
ancora presto, anche
se è totalmente stata scritta. Posso già dirti
che Carlisle e Esme saranno solo
nominati, non perchè non li adori ma semplicemnete
perchè la storia è di pochi
capitoli e la mia mente inizia a scarseggiare di neuroni, troppo
impegnati.
spero questo capitolo ti piaccia besos.
AmyDickinson:
Mon Amour, grazie per
tutto, per il sostegno che mi dai anche quando scrivo e grazie mille
per le
correzioni dei miei orrori in italiano. La storia sono iper contenta
che ti
piaccia, anche se tu a grandi linee la conosci già ^^, non
come fai tu che mi
confondi le idee con gli intrighi delle tue storie, che ammettiamolo
non mi
fanno dormire per l'ansia ^^. Grazie ancora carotina mia .
JessikinaCullen:
ciao tesoro, sono
cantenta che il capitolo precendete ti sia piaciuto. In effetti Edward
è stato
"creato " per essere ambiguo, quindi non posso dirti se sta giocando
o meno, posso solo dirti che non è quello che sembra, almeno
in parte ^^.
Finalmente arriva Jazz, e naturalmente con jazz arrivano anche i guai
per Bella
hihihi, Edward non andrà via, almeno credo poi non lo
so,dipende tutto
dai miei neuroni e da cosa mi suggeriranno. Spero
questo capitolo ti
piaccia besos.
stellalilly:
ciao ^^nuova
adepta ^^, grazie molte per la recensione , spero
questo capitolo
ti piaccia besos.
Goten:
Grazie mille ^^
free09:
ciao ^^, ahahahh io tenero
Edduccio non lo definirei, sinceramente è presto per far
mollare Mike, Bella
deve capire quello che prova per entrambi, a dire il vero tutti abbiamo
capito
che Mike non se lo fila ma lei ancora no! Spero questo
capitolo ti
piaccia besos.
lisa76:
ciao ^^, grazie mille e sono
contenta che la ff ti piaccia, anche se è abbastanza banale
come storia. Edward
è un po ambiguo, anche se io lo definirei molto lunatico e
volubile, lei
tenterà di resistergli è vero , ma bisongna
vedere se la vincerà^^. come vedi
Jazz è tornato ma Alice è rimasta lì,
come potrai capire Edward ha fatto
tornare il suo miglior alleato in questa storia. Spero
questo capitolo ti
piaccia besos.
Grazie
mille ai 36
preferiti e 32 seguiti ^^.
|
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Capitolo 6 *** una cena con sorpresa ***
Capitolo
betato da Amy Dickinson
Una
Cena con Sorpresa
Avevo
previsto un certo
aspetto pubblico del mio fidanzamento con Edward, ma non avevo previsto
che lui
calcasse la mano.
Fui
sorpresa quando tornai
nel pomeriggio seguente dalla biblioteca dov’ero andata per
lavoro e trovai
Edward che mi aspettava sulla porta.
“usciamo
per celebrare il fidanzamento”
“cosa?”
Ero
rimasta tre ore in
biblioteca e per tutto il tempo mi ero sentita al centro
dell’attenzione
generale, tanto che a un certo punto avevo iniziato a nutrire forti
riserve
sull’opportunità di andare avanti con quella
storia. Che lui ora mi invitasse a
celebrare la causa di quella situazione era decisamente un colpo basso.
“conosco
un bel posto”
proseguì “ti prego…”
Aveva
uno sguardo implorante
e ne fui sorpresa. Non ero abituata a sentirmi chiedere qualcosa da
Edward e mi
fu impossibile rifiutare.
Quella
sera, lui mi aspettò
in salotto. Indossava un completo nero dal taglio perfetto,
un’immacolata
camicia bianca leggermente aperta. Si alzò e mi porse lo
scialle che avevo
lasciato sul sofà.
“sei
bellissima…”
“anche
tu” mormorai
onestamente prima di arrossire.
“è
la prima volta che lo
sento dire dalla ragazza con cui esco” fece Edward ridendo.
“non
sono la ragazza con cui
esci, ma la tua pseudo fidanzata ricordi?” ribattei,
rifugiandomi nella parte
che stavamo recitando.
“già”
ammise lui grave “ho
prenotato per le otto” continuò
“possiamo anche andare a fare un giro in
macchina…”
“te
la senti?” chiesi.
“sto
bene…e poi se sarò
troppo stanco guiderai tu”
A
bordo della sua Volvo,
lasciata la cittadina, ci dirigemmo verso sud. Non parlammo molto,
accontentandoci di osservare il paesaggio. A un certo punto lui
fermò l’auto
per indicarmi il posto dove, da ragazzo, veniva a cercare punte di
freccia e mi
mostrai stranamente entusiasta di poterci venire anche io.
“possiamo
farlo, se
vuoi”disse lui “ma né se sicura? non so
quante donne ci verrebbero”
Forse
no, ammisi mentalmente,
ma a quante lui l’avevo chiesto? A meno che non avesse voluto
dire Tanya.
“ci
verremo quando starai
meglio”
“fra
una settimana, va bene?”
“penso
di sì” ammisi ridendo.
“questo
significa che nel
frattempo dovrai raddoppiare le cure su di me”
Edward
aveva prenotato in uno
dei migliori ristoranti di Seattle. Io ne avevo sentito parlare ma non
c’ero
mai stata e scoprii con piacere che era all’altezza della sua
fama. L’ambiente
era caldo e accogliente, il servizio impeccabile e la cucina
semplicemente
deliziosa. Almeno per quanto riuscii a notare, dal momento che la mia
attenzione era tutta per Edward. Arrivai perfino a dimenticare che
stavamo
semplicemente recitando. Si rideva, si scherzava di tutto, sorridendoci
a
vicenda al chiarore delle candele, bicchiere di vino, dopo bicchiere di
vino.
Non
ero mai stata così felice
prima di allora e, incapace di trattenermi, scoppiai a ridere.
“basta
con il vino!” mi
ammonì lui “uno di noi deve guidare fino a
casa”
“non
ti senti bene?” chiesi
subito dimenticandomi delle ilarità.
“sto
benissimo, ma non mi
conviene sfidare la sorte” Edward si alzò e mi
tese la mano “e poi voglio
impiegare il resto delle mie forze in cose più piacevoli.
Vuoi ballare?”
Sorpresa,
ma felice, mi alzai
con la sensazione di essere la cenerentola al ballo.
Sei
ubriaca…mi dissi mentre
mi lasciavo condurre verso la pista, ma mi sentivo bene e quella era
una sera
irreale…e le sue braccia mi facevano sentire come a casa.
“oh
guarda chi c’è!” disse
una vocina famigliare alle nostre spalle e l’incanto
andò in mille pezzi.
“salve”
disse Edward e per un
momento la sua stretta sui miei fianchi rafforzò.
Sollevai
il viso dalla spalla
di Edward e, proprio nel momento in cui la musica finiva, inquadrai la
testa bionda
e ben pettinata di Tanya.
“avete
cenato?” chiese lei,
strofinandosi addosso a James e sbattendo i grandi occhi azzurri in
direzione
di Edward.
“sì
e stavamo per andarcene”
disse Edward.
“bevete
almeno qualcosa con
noi” protestò Tanya “in nome dei vecchi
tempi”
“va
bene”
I
neosposini erano ad un
tavolo all’altra estremità della sala. Erano
appena arrivati e intanto che
aspettavano di essere serviti avevano deciso di ballare.
Edward
e James si misero a
parlare e parvero dimenticarsi della presenza femminile. Cercai di
avviare una
conversazione con la seccatissima Tanya, ma il tentativo
fallì miseramente
perché la bionda sembrava non avere occhi che per Edward.
Ma
perché non lo hai sposato?
Avrei voluto chiederle.
“Bè,
ora dovremmo davvero
andare” dissi invece, quando ebbero finito i drink
“Edward non deve affaticarsi”
“oh
ma se mi sembra in forma
perfetta!” protestò Tanya “senti Edward?
Stanno suonando quella canzone….non
ricordo come si chiama…”
“me
la ricordo” disse lui
alzandosi.
“devi
farmela ballare” Tanya
gratificò Edward con uno dei suoi migliori sorrisi.
“balla
con Bella, James”
disse al marito il quale appariva anche più a disagio di me
ma che obbediente,
si alzò e mi invitò.
Se
il tempo era trascorso in
un lampo quando avevo ballato con Edward ora, con James, sembrava non
passare
mai. Quanto a Edward, non si poteva dire che mostrasse di avere
considerazione
per la sua nuova fidanzata, ridendo con lei e bisbigliandole parole
all’orecchio. Irritata, a un certo punto finii per pestare i
piedi a James, il
quale si sforzò di sorridermi, ma mi riaccompagnò
senza esitazione al tavolo.
Mormorando
qualche parola di
scusa, mi recai alla toilette per darmi una ravvivata ai capelli.
Guardandomi
allo specchio, mi dissi che non dovevo lasciar trasparire emozioni che
provavo,
che non dovevo fare la fidanzata gelosa. Ma perché Edward
non si mostrava
freddo e distante con Tanya? Perché si divertiva a giocare
con il fuoco?
Quando
tornai al tavolo, vi trovai
anche Tanya e Edward. E approfittando del fatto che fosse in piedi, mi
avvicinai e gli misi una mano sul braccio e gli elargii un sorriso.
“penso
che dovremmo andare”
disse lui sorridendomi e mi aiutò a mettere lo scialle
“arrivederci…mi
piacerebbe davvero parlare di quei seminare, James”
“sì,
si potrebbe provare”
“vi
inviteremo presto a cena”
intervenne Tanya “arrivederci Bella”
“certamente”
mi prese per un
braccio “andiamo Bella…”
“mi
dici come fai a sperare
di darle l’impressione che a te non importa nulla se poi le
permetti di starti
addosso come un boa?”
“ah,
faceva così?” Edward
sorrise e mi accarezzò la vita con la mano.
“lo
sai benissimo che faceva
così” scattai, cercando inutilmente di scostarmi.
“gelosa
di un boa?”
“semmai
di una vipera. No,
non sono affatto gelosa”
“a
me non sembra”
“sono
una buona attrice”
mentii.
“è
vero” convenne lui.
Mi
fece voltare, prendendomi
tra le sue braccia e mi baciò.
A
lungo e con durezza.
“Dio”
mormorò, passando le
dita tra i miei capelli “ho aspettato per ore questo momento.
baciami” mi baciò
nuovamente e questa volta, cedendo all’istinto e
all’assalto dei sensi, misi da
parte ogni resistenza.
Fu
Edward a staccarsi per
primo, ansimante.
“hai
recitato anche adesso?”
mormorò lui.
Chiusi
gli occhi, troppo
scossa per rispondere. I miei sentimenti non potevano essere
ricambiati, lui
cercava solo di dimostrarmi, e quella era la seconda volta, che non
amavo Mike.
“te
l’ho detto sono una buona
attrice no?” risposi, cercando di dare alla voce un tono che
non tradisse
l’incertezza che sentivo dentro.
No, non lo amo! Mi ripetei
disperata, non posso
amarlo!
*****************************************************************************************
scusate
il capitolo piccolino, ma non sono riuscita a fare altro e scusate
anche se non ho risposto ai commentini splendidi che mi lasciate.
prometto che lo faccio la prossima volta. ora scappooooooooooooo
ciauzzzzzzz
|
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Capitolo 7 *** il teatro delle verità ***
CAPITOLO BETATO DA AMY
DICKINSON
IL TEATRO DELLE VERITA'
Negare
quell’evidenza comunque, divenne sempre più
difficile. Riusciva a trovare
sempre la forza e il tempo di stare con me la sera o di incontrarmi al
caffè
degli studenti, e in pubblico si comportava come un fidanzato modello:
mi
teneva la mano, mi accarezzava, mi tormentava fino a farmi temere di
impazzire.
“la
settimana è passata” annunciò un
pomeriggio Edward, quando mi incontrò al caffè
degli studenti.
“sono
pronto” lo guardai senza capire “oggi andremo a
cercare le punte di freccia”
Era
stata una di quelle giornate in cui, con la mente altrove ero stata
costretta a
ricominciare da capo, non so quante volte, tutto ciò che
avevo fatto per Jazz.
Ero
quindi arrivata alla decisione di dire chiaro e tondo a Edward che non
ne
potevo più di quella situazione. Ma davanti al suo sorriso e
alla prospettiva
delle punte di freccia dovetti arrendermi.
“davvero?”dissi,
scottandomi la punta della lingua con il caffè.
“magnifico.
Tu sei sicuro di poterlo fare? non avrai un’altra
ricaduta?”
“se
mi sorridi come stai facendo adesso, andrei anche se stessi
morendo!”
Non
mi diceva la verità, naturalmente, ma ciò non
toglieva nulla ala gioia delle
ore che mi aspettavano.
Ci
pensai mentre tornavo frettolosamente a casa per cambiarmi e farmi
trovare
pronta da Edward.
Per
il resto della giornata Edward mi guardò con un misto di
incredulità, stupore e
divertita indulgenza.
Non
aveva creduto nemmeno per un momento che potessi essere davvero
interessata a
quella specie di gioco e quando arrivammo al campo era mentalmente
pronto ad
accettare che finalmente capitolassi e ammettessi che non me ne
importava
niente. Rimase quindi di sasso quando, invece, mi vide darmi da fare
nella
ricerca.
“basta
che mi dici cosa devo cercare e non ci sarà alcun bisogno
che tu venga con me…riposati,
invece. Sarai tu, visto che sei l’autorità in
materia, a dirmi cosa ho trovato”
gli dissi.
E
lui, più tardi, classificò i ritrovamenti: due
pezzi di conchiglia, un bullone
e frammenti vari…
“niente
male per una principiante” mi consolò.
“niente
male? tre ore fa non mi sarei nemmeno sognata di pensare che questi
frammenti
appuntiti avessero a che fare con le prime tribù indiane di
questa zona!” e mi
asciugai il sudore con la mano sporca di polvere e terra.
“sei
facile da accontentare, tu!” ridendo, Edward si
alzò, mi mise un braccio
attorno alle spalle e mi ricondusse verso la macchina “ora ti
porto a cena per
celebrare le tue scoperte!”
Lo
guardai con aria scandalizzata “cosi? non posso venire tutta
impolverata come
sono!”
“sciocchezze,
dove ti sto portando andrai benissimo come sei”
Incrociai
le dita e mi augurai che non si trattasse di un posto alla moda.
Edward
fermò la macchina un paio di kilometri più
avanti, poi svoltò in un viottolo
che scendeva giù per la collina, attraversava un boschetto e
finiva presso un
corso d’acqua.
“un
pò fuori mano questo ristorante” osservai.
“è
la fattoria McCarthy”
mi spiegò lui,
fermandosi nello spiazzo antistante ad una casa molto ben tenuta.
Due
cani uscirono da sotto il portico, agitando amichevolmente la coda.
Emmett
venne fuori subito dopo e ci salutò con la mano.
“siamo
venuti per cena” gridò Edward, scendendo
dall’auto. “ricordi Bella?”
“sicuro…”
Emmett sorrise, divertito dal mio aspetto impolverato. “cosa
ci prepari?”
domandò a Edward.
“beh,
adesso vado a dare un’occhiata nella credenza”
rispose lui e si avviò verso
casa “vieni a darti una ripulita”
Lo
seguii, stupita per l’indifferenza con la quale Emmett
accettava il modo di
fare di Edward, da padrone. Mi condusse in bagno, lanciò
un’occhiata ai miei
jeans e alla camicetta sporchi di polvere e ricomparve poco dopo con
dei jeans
e una camicia da uomo.
“provati
questi…forse ti staranno un po’ grandi ma sono
puliti”
“non
posso mettermi la roba di Emmett!”
“sono
miei” disse Edward “tengo qui un po’ di
cose. Ci passo qualche mese, di tanto
in tanto”e prima che potessi aprire bocca per dirgli che non
volevo nemmeno la
sua roba, lui gettò la biancheria sulla cesta e
sparì chiudendo la porta.
Misi
da parte le mie esitazioni e, dopo una veloce doccia, indossai i suoi
vestiti,
dovetti arrotolare molto i calzoni e la camicia era decisamente grande.
Avevo
bisogno di una cintura. A piedi nudi tenendomi i jeans con le mani, mi
presentai in cucina.
“trovo
che ti stiano meglio senza” commentò sorridendo.
“non
fare l’idiota…Emmett ne avrà
sicuramente una…”.
“non
saprei”
Edward
si tolse la sua e evitando la mia mano tesa, fece scorrere la cintura
nei
passanti. Era così vicino che sentivo il suo alito sul collo.
“p-posso
f-farlo io” tentai di dire, cercando di allontanarmi. Ma lui
mi trattenne con
una mano e con l’altra iniziò ad accarezzarmi la
schiena.
“smettila!
Mi fai il solletico!” tentai nuovamente di liberarmi, ma lui
mi bloccò contro
il frigorifero.
“così
va meglio?” domandò, baciandomi sulle guancie, sul
naso…
Mi
sentii cogliere da un senso di vertigine e, date le circostanze, non
fui sicura
che andasse davvero meglio.
“smettila!”
dissi respingendolo “comportati bene!”
“ma
mi sto comportando come un normalissimo fidanzato”
ribatté lui.
“con
l’unica differenza che tu non lo sei”
La
porta si aprì e Emmett mise la testa dentro.
Lanciò un’occhiata al mio viso
arrossato e ai miei capelli scarruffati.
“siamo
un pò indietro con la cena, vedo”
osservò.
“distrazioni”
mormorò Edward trafficando nella credenza.
“meglio
portarle altrove ‘queste distrazioni’ ”
disse Emmett guardandomi con un
sorrisone.
***********************************************
“non
sapevo che te la cavassi così bene in cucina”
osservai, a tavola, mentre gustavo
un’omelette.
“ho
voluto soltanto mostrarti che buon marito sarei” rispose lui
ammiccando.
“ma
tu non eri quello che vedeva il matrimonio come la peste?”
chiese Emmett
addentando la sua porzione.
“non
è un delitto cambiare idea”
“ma
davvero?”
“vedremo…”
Edward si strinse nelle spalle “per il momento fingo di
esserlo…molto dipenderà
dall’impegno che ci metterà lei”
disse
indicandomi. Gli agitai un pugno.
“non
fargli caso” disse Emmett “fa sempre
così…è un gran chiacchierone”
“ma
so anche passare ai fatti!” precisò Edward,
sogghignando
“non
è vero Bella?”
I
suoi occhi verdi mi sfidarono e mi sforzai di assumere
un’espressione scettica,
tentativo alquanto inutile.
************************************************
“no!
Tu stai scherzando!”
“no
perché?”
“non
è che ci vadano tutti a casa di Emmett” disse Rose
“Edward non ci ha mai
portato nessuno. E Jazz per esempio, ci ha portato solo Alice”
“forse
perché non tutti apprezzano il posto ” ribattei io
e naturalmente Tanya era
compresa.
“può
darsi…” suonò il telefono e Rose
andò a rispondere “indovina chi
è?”
Non
era difficile. Le ultime tre o quattro telefonate erano state tutte di
Tanya.
Evidentemente il fatto che fosse sposata e che Edward fosse fidanzato
non
avevano alcuna importanza per lei.
Feci
un’alzata di spalle e dissi “digli che non
c’è”
“l’ho
fatto ma vuole parlare con te”
“con
me?” mi feci forza e andai all’apparecchio.
“dica
a Edward che ho i biglietti dell’Otello per domenica e che
passeremo a
prendervi” si limitò a dire Tanya.
**************************************************
Mi
misi d’impegno, la domenica per farmi bella e darmi un tocco
di sofisticatezza.
Altrimenti, che senso avrebbe avuto apparire sciatta e poco
interessante al
fianco di Edward? Il mio guardaroba non era molto fornito,
perciò dovetti
ripiegare su un tubino nero e una camicia che metteva in risalto le mie
rotondità. Mi pettinai con cura i capelli e misi su un paio
di orecchini d’oro.
“sei
molto sexy…” mi disse lui in un orecchio mentre ci
dirigevamo verso la
macchina.
“sbrigatevi
o ci perderemo le danze…” fece Tanya, battendo i
piedi con impazienza.
Per
tutto il tragitto la vipera non fece altro che monopolizzare la
conversazione
di Edward, ignorando completamente il marito.
“suppongo
che starai seduto vicino a me” dissi a Edward, prima di
entrare in teatro,
intuendo che Tanya avrebbe fatto di tutto perché non fosse
così.
“naturalmente”
rispose lui.
Tanya
comunque riuscì a sederglisi accanto, dall’altra
parte e parlottò con lui
durante l’attesa. Ma poi le luci si spensero, lo spettacolo
ebbe inizio e io mi
dimenticai di Tanya, di Edward, e di tutto il resto.
“vuoi
sgranchirti le gambe?” mi chiese Edward
nell’intervallo, e io scossi la testa
distratta.
“beh,
noi usciamo un pò” fece Tanya al braccio dei due
uomini, “James ci offre da
bere”
Rimasi
sola ma poi, disturbata da un fastidioso singhiozzo, decisi di andare a
bere
qualcosa. James era solo vicino le macchinette delle bibite.
“la
limonata è finita” spiegò lui
“Edward e Tanya sono andati nell’altro edificio.
Se ti sbrighi li raggiungi”
L’intervallo
sarebbe durato ancora poco, ma sperai di farcela.
Appena
fuori mi bloccai.
Sugli
scalini dell'edificio, una bionda con un abito fiammante aveva le
braccia
attorno al collo di un uomo dai capelli rossicci. E lo stava baciando.
E lui non
era un uomo qualsiasi. Era Edward.
Dal
profondo del mio essere, sentii un urlo salire in gola.
In
realtà, non emisi nessun suono. Mi nascosi dietro un albero
e, di lì a poco,
Edward mi passò davanti diretto verso il teatro.
“ehilà”disse
Tanya, vedendomi nascosta “ci stava cercando?” mi
rivolse un sorriso mieloso
“oppure ci ha visti?”
“sì,
vi ho visti” risposi atona.
“mia
cara, deve capire” disse calmissima “io e Edward ci
conosciamo da molto tempo.
Avremmo dovuto sposarci se non…beh, io…”
“non
mi deve alcuna spiegazione” dissi con fierezza.
“tanto
perché lei possa capire” insistette Tanya
“e non mettersi in mente delle idee”
Mi
fissò, lisciandosi l’abito
“andiamo?”
“perché
no?” dissi, a denti stretti, trattenendo a malapena la furia
che si agitava in
me.
Non
avevo più bisogno di bere. Il singhiozzo era passato.
***************************************************************************************************************************************************************
CAPITOLO BETATO DA AMY
DICKINSON
JessikinaCullen: Hai
proprio ragione Tanya è una VIPERA! se noti Edward non parla
inizialmente con Tanya ma con il marito, dopo lei lo
"appolipa".
quando
si baciano sono fuori dal ristorante e la coppia non li vede, inoltre
credo si noti che Edward voleva baciarla.
Bella
ora mai è cotta ma Edward chi lo sa? anzi io lo so ma non
posso dirtelo, poi ti perdi il meglio, sempre se si può dire
nel caso della mia ff.
Spero
che il cap ti piaccia besos.
ale03: ciao ^^, nei
prossimi capitoli spero di farti capire tutto, del perchè si
sono lasciati al perchè Edward odia
così tanto gli ospedali e le donne!
spero
che il capitolo ti piaccia il nuovo capitolo ^^.
Bella_kristen:
ciao^^, ma perchè mi odiate tutte tanya? dai è
una bella e brava ragazza :P ! no edward non lha baciata
perchè Tanya li poteva vedere,
ma
perchè lo voleva! e come al solito vuole dimostrare a Bella
che il suo fidanzamento con Mike non ha possibilità. ma
Bella è testarda -.-
Spero
che il cap ti piaccia besos.
Amy Dickinson:
carotina!!!!!!!! lo so lo so siamo entrambe immpegnate, sporca pupazza!
ma sono ontentissima che riesci sempre a lasciare un segno del tuo
passaggio, graie mille per tutto! besos.
grazie
mille ai 56 preferiti, ai 38 seguiti e tutti i "lettori fantasmi" ^^.
a
presto Lory
|
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Capitolo 8 *** La decisione è presa ***
7
CAPITOLO BETATO DA AMY
DICKINSON
LA DECISIONE è PRESA
“perché
ho l’impressione di essere stato eletto
il traditore della settimana?” Edward strappò il
foglio su cui stavo scrivendo.
“non
saprei” dissi freddamente, prendendo un
altro foglio.
“davvero?”
commentò lui sarcastico, e buttò via
anche quello.
E
quando feci per prenderne un terzo, Edward mi
bloccò la mano.
“mi
sembri sconvolto”
“e
lo sono!” Edward andò alla finestra “non
ti
capisco proprio!”
Da
quando lo avevo scoperto tra le braccia di
Tanya, avevo fatto ogni sforzo per cercare di scusarlo ma, dopo averlo
incontrato altre volte in compagnia della bionda, avevo rinunciato.
Eppure non
doveva essere difficile liberarsi di quella donna.
Edward
tuttavia non faceva nulla in quel senso,
anzi si serviva del fidanzamento per dissimulare il suo legame con
Tanya.
“cosa
non capisci?” gli chiesi, con il tono più
falsamente distaccato che avevo assunto dall’inizio della
settimana, anche se
avevo una gran voglia di mettermi a gridare.
E
se lo avessi fatto Edward ne avrebbe tratto
motivo di divertimento e io avrei rischiato di tradire i miei
sentimenti.
“perché
sei così fredda?”
“non
lo sono affatto”
“ah
no? la temperatura scende a dieci gradi
sotto zero quando ci troviamo nella stessa stanza, anche se questo non
accade
spesso. Quando entro io, tu sparisci”
“tutto
frutto della tua immaginazione”
“al
diavolo…io entro, tu esci. Io mi siedo, tu
ti alzi. Io dico ciao e tu buongiorno. Vuoi spiegarmi cosa
succede?”
Eppure
la risposta era tanto semplice…ma tentavo
di salvare quel poco di orgoglio che mi rimaneva, cercavo di
allontanarmi in
silenzio dalla sua vita. Cercavo soprattutto di non trovarmi nella
situazione
in cui mi ero trovata con Jake. Ma le cose sembravano funzionare male.
Anzi,
non funzionavano affatto. Mi mostravo gelida, ma dentro di me ribollivo
di rabbia
e mi sentivo ferita.
Chiusi
gli occhi per non vedere più il suo viso
furibondo. Inutile. Ero innamorata di lui, nonostante tutto. Il cuore
era più
forte della ragione. Il cuore e il corpo. Edward provava per me solo
desiderio,
non amore, e questo non gli impediva di spassarsela con Tanya. Eppure
lo amavo
ugualmente, anche se non glielo avrei mai detto.
“ne
ho abbastanza di fare la tua fidanzata”
“perché?”
“perché
sono già fidanzata con Mike Newton”
“non
ricominciamo con questa storia” Edward si
passò la mano tra i capelli e parve improvvisamente sfinito.
“tu
non lo ami!”
Balzai
in piedi rossa in viso.
“che
ne sai tu se lo amo o no?”
“e
tu?”
“lo
so eccome! mi hai resa ridicola agli occhi
di tutti! Mi fai passare per la tua fidanzata e poi trascorri la
maggior parte
del tempo con Tanya”
Un
sorriso ironico si disegnò sul volto di
Edward.
“non
ci sono dubbi. Sei gelosa!”
“toglitelo
dalla mente!”
“allora,
visto che sei stanca di fare la mia
fidanzata, perché ti interessa con chi passo il mio
tempo?”
“non
mi interessa affatto!”
Quella
conversazione stava prendendo una piega
che non mi piaceva.
“non
ti credo” Edward si chinò, mi prese per un
braccio e mi fece voltare “hai forse paura che Tanya possa
avere ciò che tu
invece desideri tanto?”
“certo
che no” cercai di liberarmi ma il
tentativo fu inutile.
“menti!”Edward
ormai mi era vicinissimo e sul
suo viso oramai era comparsa un’espressione dura
“Tanya per lo meno ha una
qualità: non promette ciò che non può
dare”
“sei
l’uomo più disprezzabile di questo mondo.
Come osi parlarmi così? Eri pronto a tutto per evitare
Tanya, o così almeno
dicevi, e ora invece non la molli per un secondo”
“ho
le mie buone ragioni” spiegò lui con
un’alzata di spalle.
Lo
colpii al petto con tutte le mie forze.
“diavolo!
questa me la pagherai” urlò lui mentre
io mi nascondevo sotto la scrivania di Jazz.
“non
sarebbe la prima volta…”
“e
non sarà neppure l’ultima!” Edward mi si
avvicinò con fare minaccioso.
Sbucai
fuori e iniziai a indietreggiare “no”
“oh
si!”
Incespicai
nel cestino della carta, “te la sei
cercata!” disse prendendomi per le spalle.
“non
mi sono cercata proprio un bel niente”
“mi
hai fatto troppe promesse”
“io
non ti ho proprio promesso nulla. La donna
che desideri è Tanya. È lei quella che fa
promesse…”
“al
diavolo Tanya!”
E
così mi baciò, tentai di resistergli, folle di
rabbia, ma quel bacio, dapprima brutale, si fece poco alla volta
più dolce e
quelle mani, dapprima tenaci, divennero carezzevoli. Come avrei voluto
abbandonarmi, ma non così, non volevo essere il suo
passatempo.
“smettila!”
Lui
mi lasciò di colpo e si allontanò.
“un’altra
promessa che non sai mantenere”
“io
non ti ho fatto alcuna promessa”
“è
così che tratti Mike? Prima lo invogli e poi
gli sbatti la porta in faccia?”
“lascia
stare Mike! vale dieci volte più di te!”
e lo vidi arrossire.
“non
mi importerebbe neppure se ne valesse
mille! Tu non lo ami!”
“vattene”
mormorai e mi lasciai cadere sulla
poltrona con il viso tra le mani “vattene”
Non
sollevai la testa se non quando udii
sbattere la porta e non giunse il rumore di un motore che si
allontanava…
*************************************************************************************************************************************
“cosa
ci fai qui?” gli chiesi gelidamente, un
paio di ore dopo entrando in cucina.
Se
credeva di potermi trattare di nuovo male, si
sbagliava di grosso.
Edward,
invece, sembrava aver dimenticato il
litigio di poco prima. Sollevò la testa e mi sorrise.
“non
è evidente? Taglio pomodori”
“perché?”
chiesi sospettosa.
“mi
è venuta improvvisamente voglia di cucinare.
Ti dispiace?” mi domandò con un sorriso disarmante.
“no”
avevo notato che aveva già preparato quasi
tutta la cena.
“se
vuoi, cucinerò anche domani”
Gli
lancia un’occhiata sospettosa. Di solito
Edward non si mostrava tanto desideroso di cucinare, anche se non se la
cavava
male.
Comunque
fosse, visto che si offriva volontario,
ne avrei approfittato per fare una passeggiata.
“vado
a prendere un po’ d’aria”
“resta
con me, a parlare” mi invitò e io scossi
la testa.
Cos’era,
una nuova tattica quella di trattarmi
male e subito dopo mostrarsi gentile per farsi perdonare?
“no
grazie”
“come
vuoi…” disse Edward e nella sua voce mi
sembrò di scorgere una nota di disappunto.
Sarei
mai riuscita a capirlo?
*************************************************************************************************************************************
“attenta!”
Trasalii
e mi voltai per scoprire che la persona
che mi aveva lanciato quell’avvertimento era Rosalie, in
bicicletta.
“sarà
anche una piccola cittadina, ma sempre
meglio non sognare quando si attraversa la strada”
“mi
dispiace…”
Rose
smontò dalla bicicletta e continuò a piedi,
al mio fianco.
“sognavi
Edward o Mike?” domandò, sorridendo
“poche ragazze hanno la fortuna di avere due
fidanzati” aggiunse mentre il mio
viso si trasformava in una smorfia.
“sono
troppi e credo che ne dovrò piantare uno o
forse tutti e due”
“davvero?”
Rose spalancò gli occhi per la
sorpresa.
“scherzavo”
mi affrettai a dire.
“ah”
Rose sembrava delusa, ma subito aggiunse
con un sorriso “in ogni caso, se vuoi sbarazzarti di uno dei
due, scegli Mike.
Credo che a Edward farebbe molto piacere”
“Edward
non ha alcuna voglia di essere il felice
prescelto”
“non
ne sarei tanto sicura” Rose si attorcigliò
una ciocca bionda ad un dito. “credo che Edward sia
innamorato di te”
“non
dire sciocchezze”
“lo
penso davvero…è da una settimana che è
fuor
di sé dalla rabbia. Quando trascorrevi le giornate con lui
era sempre così
allegro. Ora si arrabbia per niente! Sbatte le porte, grida in
continuazione,
borbotta e si lamenta sempre…”
“questo
non significa che sia innamorato di me”
obiettai.
Non
sarà perché non riesce a vedere Tanya quanto
vorrebbe? A meno che il saperla sposata…
“io
resto della mia idea…anche se alle volte
penso che la vita senza gli uomini sarebbe molto più facile,
non credi?”
Mi
limitai ad annuire con aria grave. Sì la vita
senza Edward sarebbe stata molto più semplice.
Rose
sollevò la testa come se fosse stata colta
da un’ispirazione improvvisa.
“ma
oggi non toccava a te cucinare?”
Io
arrossii senza sapere il perché “gli è
venuta
voglia di cucinare”
“lo
vedi? È innamorato”
“no,
aveva solo fame”
Più
tardi a cena Edward era ancora calmo e
sorridente. Mi tenne perfino la sedia…cos’altro
aveva n mente? E perché Rose
continuava a ridacchiare?
La
cena fu eccellente, ma non riuscii a
gustarla, desideravo solo alzarmi dalla tavola il più presto
possibile. Al
caffè non ne potei più e mi offrii volontaria per
lavare i piatti al posto di
Rose.
“posso
farlo io” protestò la ragazza.
“tranquilla
Rose l’aiuto io” disse Edward, io
diedi un’alzata di spalle e mi diressi in cucina seguita da
Edward e da una
risata ora aperta di Rose.
“posso
sbrigarmela da sola” dissi mentre lui mi
porgeva i piatti.
“lo
faccio volentieri. Credi che dovrei essere
scortese solo perché hai rifiutato di farmi
compagnia?”
In
quel momento Jazz entrò per rendersi una
tazza di caffè e io ne approfittai per chiedergli:
“Se vuoi che più tardi ti
batta altri documenti…”
“non
ha da darti più niente” rispose subito
Edward.
“no,
per il memento non ne ho” confermò Jazz.
Io
gli lancia un’occhiata feroce, possibile che
tutto ciò che dicesse Edward, Jazz non lo controbatteva mai?
“ma
se cambiassi idea…”
“non
la cambierà” affermò Edward.
Sentendo
odore di lite, Jazz scomparve.
Aprii
il rubinetto e iniziai a lavare i piatti
tentando di ignorare l’uomo al mio fianco, il quale,
tuttavia, non voleva
lasciarsi mettere da parte.
“è
inutile che li sfreghi in quel modo, finirai
per consumarli” mi disse con un sorriso ironico sulle labbra
e chiuse il
rubinetto. Poi fece per accarezzarmi il collo ma mi ritrassi
“usa piuttosto il
detersivo…” aggiunse e riprese ad accarezzarmi.
“smettila”
“hai
del sapone sulle labbra” osservò e preso
uno straccio dei piatti, me lo tolse via, fissandomi.
“non
sono un mostro, Bella” mormorò lui con
dolcezza.
“ti
prego…”
“cosa?”
Mi
lasciai sfuggire un sospiro “a cosa pensi?”
mi chiese, guardandomi.
“al
fatto che non ti capisco”
“a
volte, ho l’impressione di non capirmi
neppure io”
**********************************************************************************************************************************
Quale
Edward mi sarebbe toccato quella mattina?
Quello cattivo oppure quello gentile?
Presi
il mio cambio di vestiti e mi diressi
verso il bagno. Ma non appena entrai mi sentii dire
“benvenuta!” era Edward
intento a farsi la barba.
“scusa…mi
dispiace”…che situazione imbarazzante.
“a
me no, anzi la trovo una splendida idea”
“quale?”
“quella
di fare la doccia insieme ”
“neanche
per sogno! torno più tardi”
“no”
Edward chiuse la porta e mi attirò a sé.
“no?”
Bella,
mi suggeriva una vocina nella testa, protesta
con maggiore decisione!
“no”
disse con un’alzata di spalle.
Prese
le mie mani e se le mise sul petto,
sentivo sotto il mio tocco la sua pelle liscia, i suoi battiti del
cuore. E
commisi l’errore più grande. Iniziai ad
accarezzarlo.
“mi
fai impazzire” mormorò roco, stringendomi a
sé.
“cosa
provi Bella?”
“non
lo so…per lo più mi irriti”
“non
è vero. Con me, tu ti senti viva” disse
mentre le sue mani si infilavano sotto la mia camicia.
“smettila…”
“perché?”
“non
voglio” mentii, bramavo il suo tocco, ma
non in quel momento, non dopo quello che mi aveva detto, non dopo
Tanya…
Edward
mi sfiorò il collo con la punta del naso
e mi mordicchiò il lobo dell’orecchio.
“bugiarda”
disse teneramente.
“no”
disse debolmente.
Le
sensazioni che stavo provando non erano nulla
in confronto a quello che avevo provato con Mike. A quel pensiero
scattai come
una molla e tentai di respingerlo.
“cosa…”
“non
posso. Mi ero dimenticata di Mike”
“dimenticalo”
ordinò lui con voce dura.
“non
posso”
“quando
diventerai finalmente adulta?” mi prese
per il mento “quando ammetterai ciò che senti?
Mai, perché hai paura, vero?” mi
lanciò un’occhiata piena di disprezzo e se ne
andò sbattendo la porta.
Paura?
Certo che avevo paura. L’idea di aprirgli
il cuore mi terrorizzava. Non potevo amarlo non potevo lasciarmi andare
sapendo
che lui amava un’altra. Presi a svestirmi e mi misi sotto la
doccia.
Forse
era arrivato il momento di guardare in
faccia la realtà, i miei desideri, i miei bisogni. Era
arrivato il momento di
smetterla di nascondermi. Era arrivato il tempo di rompere quel legame.
Scossi
la testa con tristezza. E Tanya? Rompere
con Mike equivaleva a farsi amare da Edward?
Mike
o Edward? Chi scegliere?
Trovai
la risposta prima del previsto. In camera
mia, udii il rumore di una portiera e mi avvicinai alla finestra.
Edward saliva
sulla macchina dei Laurens.
Lasciai
cadere la tendina, con la morte nel
cuore, la decisione era stata presa.
********************************************************************************************************************
Amy
Dickinson: hola carotina, tranquilla tanto io sto buona buona
qui che
aspetto le vostre recensioni ^^, grazie mille per i bei complimenti. in
effetti
forse ho leggermente esagerato con i personaggi, perchè mi
sa che li odiate
tutti. Comunqueeeeee spero il cap ti piaccia besos^^
ale03:ciao^^,
sono contenta che la storia ti piaccia ^^ stavolta ho voluto un Edward
s.....o
e una Bella indecisa quindi quello ch leggi è frutto, spero
riuscito, di un
delirio. spero che il nuovo cap ti piaccia besos
free09:ciao
^^, allora ti lascio il numeretto "23" così ti metto in
lista per
poterli picchiare alla fine della ff. ma mi fai le domande da
1000000000000000€
???? non te lo posso dire che gioco sta facendo Edward se no se ne va
all'aria
tutta la ff! prometto che nei prossimi capitoli capirete tutto o almeno
spero
^^. spero il cap ti piaccia besos
hale_y:
benvenuta e grazie mille per aver lasciato un segno del tuo passaggio^^
spero
il capitolo ti piaccia
Bella_kristen:
ciao ^^, ti ho proprio mandato in crisi eh? prometto che nei prossimi
capitoli
si spiegherà tutto e lì odierete ancor di
più Tanya e inizierete ad odiare
anche me! spero il capitolo ti piaccia e grazie mille per i bellissimi
complimenti ^^
LadySile:
ciao ^^, bene vedo che finalemnte riesco a scrivere personaggi
complicati ^^,
per quando riguarda il bacio "non è quello che sembra". Ma
su non mi
trattare male la mia materia prima e poi io come ci lavoro? hihiih
spero il
nuovo capitolo ti piaccia besos
Lau_twilight:ciao,
tranquilla vorrei ma non posso fucilarvi per i vostri commenti mancanti
^^.
grazie mille per i bellissimi complimenti ç_ç
grazie! Purtroppo Tanya non posso
lasciartela perchè per ragioni di copione mi serve fino alla
fine,
preferibilmente intatta, quindi dovrai aspettare un pochino anche
perchè la
storia tra poco si conclude. spero il nuovo capitolo ti piaccia alla
prossima
besos ^^
samy88:
ciao sam sono contenta che la storia ti piaccia un po meno sul fatto
che ti
faccia venire infarti! dovrei essere dichiarata illegale^^. Comunque
spero il
nuovo capitolo non sia fonte di delusione besos ^^
Shinalia:
ciao^^, come vedi ti ho accontentato! Povera Tanya me la trattate tutti
male
ç_ç. spero il capitolo ti piaccia alla
prossima
JessikinaCullen:
Ciao^^, lo so Tanya è stata un po esagerata ma leggi bene il
capitolo
precedente, non è quello che sembra! ti ringrazio per il
complimento e ti prego
non mi ammazzare per come ho terminato questo di capitolo, spero ti
piaccia
besos^^
Grazie
mille ai 62 preferiti , 46 seguiti e ai lettori -fantasma ^^,
alla
prossima Lory
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Capitolo 9 *** Rottura ***
CAPITOLO BETATO DA
AMY DICKINSON
ROTTURA
“Dov’è
Edward?” chiese Jazz.
Tra le braccia di Tanya, avrei voluto rispondere, ma preferii tacere.
“Ha telefonato mezz’ora fa”
spiegò Rose “deve partecipare ad una riunione e ha
detto che si accontenterà di un panino, al suo
ritorno”
“Mi sembri un po’ troppo calma”
osservò Jazz “ti senti bene?”
“Ho mal di testa. Dopo cena credo che andrò subito
a letto”
“Ci penserò io ai piatti”
“Possibile che anche Jazz sia innamorato di te?”
fece Rose “nessuno si offre mai di lavare i piatti al mio
posto”
“Tu lavori troppo di immaginazione” mormorai
alzandomi dalla sedia.
“Comunque, grazie per la tua offerta Jazz” conclusi
andandomene in camera.
Non mi misi subito a letto, ma provai a scrivere qualcosa. Non avevo il
coraggio di telefonargli per annunciare che tutto era finito.
Meglio scrivergli e tentare di spiegare la situazione. Certo, sarebbe
stato giusto parlargli faccia a faccia, ma non potevo aspettare oltre.
Mordicchiando la penna, ricominciai la lettera per la decima volta.
Dopo un po’ mi alzai e andai a gettarmi sul letto, lo sguardo
fisso al soffitto.
Mio caro Mike…no. Troppo affettuoso.
Mike…no, troppo secco.
La porta si aprì e Rose mise dentro la testa.
“Ti vogliono al telefono”
“Chi è?”
”Mike…”
“Vengo subito”
Mentre percorrevo il corridoio Edward apparve sulla soglia della mia
stanza, e io gli passai davanti senza degnarlo di uno sguardo.
“Pronto?”
“Buone notizie” annunciò subito Mike.
“Prego?”
“Giovedì sarò a Seattle. Ci
vediamo?”
“Io…sì…sì, certo.
Prenderò l’autobus”
“Perché non l’aereo?”
“Costa troppo”
“Lo pagherò io”
“No, preferisco l’autobus” non potevo
lasciarmi pagare il biglietto dall’uomo che stavo per
lasciare.
“Ti aspetto alla stazione”
“No, preferisco raggiungerti in albergo. Dove
alloggerai?”
“Al St. Jameson's hotel”
“D'accordo”
“Splendido”
Mi sentivo confortata dal suono della sua voce e non avrei voluto
smettere subito di parlare tanto che avevo visto Edward, appoggiato
alla scala, che non si perdeva una parola di quella conversazione. Mike
però sembrava avere fretta.
“A giovedì allora” dissi e riattaccai.
Un problema, almeno, lo avevo risolto. Non avevo più bisogno
di scrivergli.
“Dove andrai?” chiese Edward quando gli passai
davanti per tornare in camera, seguendomi poi sulle scale.
“Non sono affari tuoi!”
“Sei la mia fidanzata!”
“E’ Mike il mio vero fidanzato e giovedì
lo raggiungerò a Seattle”
“Ti accompagnerò io”
“Scordatelo”
Edward scosse la testa con aria di superiorità la qual cosa
mi mandò su tutte le furie.
“Lasciami in pace, Edward! Non ti sopporto
più” feci per entrare in camera ma lui mi
trattenne.
“Strano, perché ho tutt’altra
impressione”
“Lasciami andare”
Edward si irrigidì ma poi mi lasciò andare.
“Va pure da lui, se ti fa piacere, ma non credere di andarci
senza di me”
Era una minaccia? Ma non ebbi il tempo di chiederglielo che si era
già rinchiuso in camera sua.
“Sei sempre sicura che non ti ami?” mi
domandò Rose dal fondo del corridoio.
***********************************************************************
Il giovedì, mi svegliai tesissima. Finii di prepararmi che
erano le sei in punto e scesi in cucina convinta di trovarci Jazz, al
quale avevo chiesto la sera prima di accompagnarmi alla stazione.
Trovai invece Edward che beveva caffè.
“Jazz?”
“Dorme. Ieri mi ha contattato un collega per la
spedizione…devo incontrarlo oggi a Seattle, ragion per cui
faremo il viaggio insieme” Edward aveva parlato con la
massima sicurezza, come se tutto fosse ormai deciso.
“Non è necessario” ribattei seccamente
“sarà anche troppo penoso arrivare con te alla
stazione”
“Sei la donna più esasperante che abbia mai
conosciuto. Non ho alcuna intenzione di viaggiare da solo”
“Né io viaggiare con te”
“Di che hai paura? Non mordo mica”
domandò lui ironico
“Non ho paura di te. Semplicemente non voglio viaggiare con
te”
“Bene, allora dimostrami che non hai paura venendo con
me” Edward mi fissò a lungo finché non
mi vide arrossire e soltanto allora si alzò con aria decisa
“si parte tra dieci minuti”
Quando avevo immaginato che sarebbe stato un viaggio difficile non mi
ero sbagliata, anche se non ci furono discussioni né
commenti ironici.
Edward si mostrò anzi piacevole come compagno di viaggio il
che fu anche peggio perché mi costrinse ad essere
altrettanto.
“Dove devo lasciarti?” chiese lui in
prossimità di Seattle.
“Al St. Jameson's hotel”
Lo vidi serrare le mascelle ma Edward non fece commenti e si
limitò ad annuire. Incoraggiata da tanta buona
volontà, gli suggerii anche di lasciarmi nelle vicinanze
dell’albergo.
“No, voglio vederlo. Mi piace conoscere i miei
avversari”
“Non è il tuo avversario, ma il mio
fidanzato”
Edward fece una smorfia ma non ribatté.
Parcheggiò l’auto ma prima di scendere mi prese
per un braccio.
“Non è il caso di essere brutale”
protestai, cercando di liberarmi.
Mentre ci avvicinavamo al banco del portiere per domandare il numero di
stanza, mi sentii chiamare. Mi voltai e vidi Mike che mi veniva
incontro, sorridente.
“Che gioia rivederti!”
Ci baciammo e non provai alcuna emozione.
Mike si scostò e mi osservò per un istante,
ridendo, poi parve finalmente notare Edward che continuava a tenermi
per un braccio.
“Tu saresti?”
“Edward Cullen, cugino del dottor Hale”
“Capisco” Mike allungò la mano, sempre
sorridente “lieto di conoscerla”
Edward mormorò qualche parola di cortesia e i due si
squadrarono per un momento.
“Edward aveva un appuntamento in città e ne ho
approfittato” mi intromisi io.
“La ringrazio di aver accompagnato la mia fidanzata, signor
Cullen. Ora, se vuole scusarci…”
“A che ora devo venire a prenderti?” domando Edward.
“Io…”
“La riaccompagnerò io a casa, signor
Cullen”
“Non è il caso, sono tante ore di
viaggio” disse Edward.
“Noleggerò un’auto”
“La riaccompagnerò io”
ribatté Edward.
“Non importa. Troverò il tempo”
“Perché non ci incontriamo verso le cinque davanti
ad un boccale di birra?” propose Edward.
“Da Bierhoff, per esempio. Allora vedremo cosa avrete
deciso”
“D'accordo” fece Mike. Poi salutò Edward
con un cenno della testa e, preso il mio braccio, si appartò
con me.
“Ho un appuntamento importante alle undici e mezzo”
disse Mike ”perché non ti fermi a fare qualche
spesa mentre io sono n riunione? Dopo, potremmo pranzare al
Ritz”
“Sai il tuo professore mi ha molto sorpreso” disse
mentre salivamo sul taxi.
“Non è il mio professore” protestai
“sta trascorrendo la convalescenza a casa degli Hale, poi
tornerà in Brasile”
“A me è sembrato in perfetta salute”
“Ora sì, ma avresti dovuto vederlo due mesi
fa”
“Stai con lui da tanto tempo?”
“E’ stato a lungo in ospedale”
”Sembra essersi rimesso”
“Ma dobbiamo proprio parlare di lui?”
“Certo…” Mike iniziò a
parlare di Jessica.
“Non fa che ripetermi che ho bisogno di qualcuno che si
occupi di me e che sei stata una pazza a partire”
“Oh, penso che lei sia bravissima” stranamente il
pensiero che Jessica potesse prendere il mio posto non mi irritava
affatto.
“Fa delle scaloppine che sono la fine del mondo”
Mike chiuse gli occhi come se rivivesse col pensiero dei ricordi felici
“è riuscita a smacchiare anche i miei pantaloni
bianchi”
“Un vero mostro di intelligenza!”
“Ci siamo” disse Mike mentre il taxi si fermava
davanti al grande magazzino di sette piani.
Non appena entrammo, vidi una bella sala da tè.
“Ecco ritroviamoci li”
“Perfetto. All’una” Mike si
chinò e mi baciò sulle labbra.
Per un momento l’immagine di Edward mi si parò
davanti agli occhi e dovetti sbattere più volte gli occhi
prima di rivedere il viso sorridente di Mike.
***************************************************************************
“E’ tanto che aspetti?” Mike si sedette
davanti a me e ordinò un caffè che gli fu subito
servito. Con lui era sempre così. Tutti arrivavano appena
lui li chiamava.
“La tua riunione?”
“E’ andata bene, ma temo dovrò chiedere
a Cullen di riaccompagnarti, mi hanno costretto a partecipare ad un
ricevimento, questa sera. Spero che non ti dispiaccia”
“No figurati”
“Non ti infastidirà?”
“Che intendi?”
“Bè, quel Cullen si comporta come se tu gli
appartenessi”
“Non è proprio il caso”
********************************************************************************
“Ho visto un ristorante messicano. Che ne diresti di
andarci?”
“E se non è buono? Il Ritz sembra più
sicuro”
“Sì ma mi sento addosso lo spirito
dell’avventuriera” Mike aprì la bocca
per protestare, poi si trattenne. Dopo due mesi di separazione, avevo
pure il diritto di scegliere il ristorante, no?
“D'accordo” si arrese “fammi strada, ma
se dovessi ammalarmi, la colpa sarà tua”
“Sta’ tranquillo, Jessica proverà un
grande piacere a curarti”
“Come?”
Una cameriera ci venne incontro e ci accompagnò a un tavolo.
“Dicevo, Jessica sembra una ragazza formidabile”
Ecco, il ghiaccio era rotto. “Sarebbe la moglie
perfetta”
“E’ vero” ribatté lui
“vuoi che le trovi marito?”
“Bè…” fissai lo sguardo su
una delle pareti perché non avevo il coraggio di guardarlo
negli occhi. “Qualcuno come te” bomba sganciata.
“Qualcuno come me?”
“Sì”
Mike mi fissò per un istante, poi chiese:
“E’ un tentativo di dirmi che mi vuoi rendere
l’anello?”
“Bè…io…se vuoi”
abbassai la testa e iniziai a giocare con il tovagliolo.
“E’ a causa di quel Cullen, vero?”
“No!”
“Lui tuttavia se lo augura”
“Cosa ti fa pensare ad una cosa del genere?”
“Il modo in cui ti guarda o come ti sorveglia”
“E’ il suo modo di fare. È sempre
così arrogante e suscettibile” e, quasi senza
rendermene conto, presi a raccontare cosa era accaduto in quei due
mesi. Di come mi sentissi bene in sua compagnia.
“Ti sei innamorata”
“Io…”
“Credo che tu abbia ragione. Jessica sarebbe una moglie
perfetta”
“Le chiederai di sposarti?” Mike scoppiò
a ridere.
“Calma, non salto da una fidanzata
all’altra”
“Scusa, non finisco mai di metterti in imbarazzo”
“Tranquilla…e con Cullen? Metti in imbarazzo anche
lui?”
“Nulla lo imbarazza”
“Capisco. Gli daremo una bella lezione allora!”
“Cosa?” domandai incredula.
“Semplice. Non dirgli che abbiamo rotto. Sorprendilo. Sono
convinto che aspettasse la nostra rottura. Forse non aspetta altro,
dopodiché gli basterà mettere insieme i cocci per
fare di te ciò che vuole pur frequentando Tanya.
Quell’uomo non è stupido ti ha osservata e
l’avrà capito che non mi amavi”
“Mike…” feci per togliermi
l’anello ma lui mi bloccò.
“Tienilo. Conservalo come ricordo. Usalo con Cullen per
tenerlo sulla corda”
“Stai scherzando?”
“Niente affatto. Rimpiangerò di non averti sposata
ma mi consolerà il pensiero di averti resa felice”
***********************************************************************
Quando entrammo nel Bierhoff, Edward ci stava aspettando, io lo vidi
per primo e avvertii un tuffo al cuore. Lo amavo, anche Mike se ne era
reso conto, ma c’era sempre Tanya…
Mike mi passò un braccio attorno alla vita e mi
sfiorò l’orecchio con le labbra.
“Baciami”
Votandosi. Potei vedere la luce divertita nei suoi occhi.
“Mente contorta” mormorai prima di obbedirgli.
Edward si fece scuro in viso.
“E’ da tanto che aspetti?” gli chiesi,
sfoggiando il più affascinante dei miei sorrisi.
“No”
“Credo che dovrà accompagnare Bella,
amico” disse Mike, fingendosi dispiaciuto.
“Come vuole” commentò Edward con
un’alzata di spalle.
“Abbiamo passato una splendida giornata, vero cara?”
“Meravigliosa!”
Livido in viso, Edward si alzò. Provai un attimo pena per
lui ma poi ricordai della macchina di Tanya che veniva a prenderlo e
smisi immediatamente di commiserarlo.
“Se sei pronta possiamo partire…vorrei lasciare la
città prima che si faccia buio”
“Che ne diresti di cenare insieme?” propose Mike.
“No” rifiutò Edward “non vedo
l’ora d andarmene”
“D'accordo” cedetti con un sospiro. Poi, presa la
borsa mi voltai verso Edward “ti dispiace lasciarci soli?
Vorremmo salutarci”
Lui strinse i denti e annuì uscendo dal bar.
“Grazie di tutto Mike…”lo baciai
leggermente sulle labbra ma lui mi strinse a sé rispondendo
con passione.
“Ci sta osservando”
Uscimmo, sottobraccio, e Mike tese la mano a Edward.
“Mi ha fatto piacere conoscerla…mi raccomando le
affido Bella”
Non appena ci allontanammo Edward mi spinse contro una vetrina.
“Come hai potuto comportarti così
stupidamente?”
“Prego?”
“Come puoi essere ancora fidanzata con lui?” stava
quasi gridando.
“Non vedo come questo possa interessarti. Che diritto hai di
immischiarti nella mia vita?”
“Io ti apprezzo per quello che sei. Non voglio trasformarti
nella donna perfetta”
“Tu vuoi solo servirti di me”
“Non è vero…”
“Sì invece, e adesso lasciami in pace”
Mi liberai e cercai di fuggire. Piuttosto che ritornare in macchina con
lui, avrei preso l’autobus.
Edward mi corse dietro e, raggiuntami, mi trascinò verso il
parcheggio. Poi lanciata la borsa nel baule mi costrinse ad entrare in
macchina.
“Stai facendo l’errore più grande della
tua vita” mi disse quando si mise al volante.
“E a te che importa?”
Lui esitò a lungo prima di rispondermi “Mi
importa”
Poi mi prese tra le braccia e mi baciò con una passione
quasi disperata finché non persi la testa e gli gettai le
braccia al collo, accarezzandogli i capelli.
Ma lui scelse quel momento per respingermi.
“Maledizione” mormorò turbato
“maledizione”
E, per tutto il viaggio, non ci rivolgemmo più la parola.
**************************************************************************************************
Ciao
ç_ç mi avete commossa con i vostri bellissimi
commentucci mi mandate in brodo di giuggiole così^^.
volevo scusarmi per i miei aggiornamenti settimanali ma scusatemi avevo
al seduta di laurea e dovevo studiare, ma adesso ho finalmente
terminato ^^ .
Bella_kristen: ciao ^^
, sono contenta che la storia ti piaccia. PEr quanto riguarda Edward
stavo notanto anche io, rileggendo i vecchi capitoli che è
strano forte, ma che volete farci è un uomo che ne ha
passate tante e non si fida di nessuno, e poi diciamocelo è
pure s*****. per Tanya, diciamo che tra poco affonderà ^^.
Amy Dickinson: carotina
miaaaaaaaaaaaaaaaa, e così bella scelse Edward, patetico
vero? e che ci vuoi fare devo comunque tenermi al filo originale. La
mia bella mentuccia non sta architettanto proprio niente, sono brava
io^^. grazie mille per i tuoi bellissimi commenti ti adovo ^^
JessikinaCullen: ma
sciao, ma quante domande mi fai????? allora purtroppo non posso dirti
niente se no la ff svapora e voglio confondervi di più le
idee. Ora Bella ha deciso di vendicarsi ma come reagirà
Edward? te lo dico io male...comunque la ff sta per terminare
e finalmente capirai tutto ^^
foolforlove:
benvenuta e grazie ^^
Goten:
GRAZIEEEEEEEEEEEEEEEEE ^^
ale03: oramai
Bella ha preso la sua scelta, ma sarà quella giusta? ahahaha
^^
Lau_twilight: ciao ^^,
lo so edward è la fotocopia del mio ex-fidanzato, non sapeva
mai ciò che voleva -.-, per quanto riguarda Tanya ti do il
numero "36" per picchiarla alla fine della ff, mentre se vuoi picchiare
Edward il numeretto è "4589", mi scuso già da
adesso per l'attesa ^^
LadySile: dai su
Edward non fa il doppio gioco, è semplicemente un idiota ^^.
spero il cpitolo nuovo nuovo ti piaccia ^^
arualga91: ciao aru
sono contenta che la storia ti piaccia come vedi ho aggiornato "presto"
free09:ciao ^^
come non posso lasciarti il numero23? ti tu sei prenotata in ritardo,
ma stai tranquilla le clienti non possono pichiarli per più
di cinque minuti ^^. in questo capitolo forse e dico forse Edward si
renderà conto dell'enorme stronzata che ha fatto. anche io
li mollerei entrambi e mi prenderei Jazz ma non si può
ç_ç.
samy88:ciao Sam,
scusami ma adoro lasciarvi così ahahahahah^^, ma allora sono
illegale O_O nessuno mi ha mai detto che le mie ff sono come una droga
GRAZIE!
vi lascio
un piccolo SPOILER:
"mi
hai sentito ? parto per il Brasile" disse edward con voce impaziente.
certo che avevo sentito, ma non riuscivo a crederci.
"perchè?" dissi mentre mi lasciavo cadere sulla sedia e lo
fissai. edward sorrideva in modo demoniaco.
"perchè qui perdo il mio tempo."
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Capitolo 10 *** Partenza ***
sbm9
PARTENZA
“mi
ha sentito?parto per il Brasile” mi disse Edward, con
voce impaziente.
Certo
che avevo sentito ma non riuscivo a crederci. Non
appena ero scesa sperando di trovarlo di miglior umore da poterlo
convincere
che quello che provava per me era solo desiderio. E, in base alla sua
reazione,
gli avrei detto della rottura con Mike. Ma non avevo nemmeno avuto il
tempo di
aprire la bocca perché lui mi aveva subito annunciato la sua
intenzione di
partire.
“perché?”
mi lasciai cadere sulla sedia e lo fissai.
Edward
sorrideva in modo demoniaco,
“perché
qui perdo il mio tempo. E poi sono avvenuti dei
furti devo ritornare”
“chi
ti ha messo al corrente”
“il
mio collega ieri”
“non
mi hai detto niente”
“ieri
eri tropo impegnata in altre cose” ribatté lui,
aprendo il frigorifero e prendendo una mela.
Ero
troppo occupata a rompere il mio fidanzamento perché ti
amo, pensai, stringendo i denti.
“bè
ora lo sai. E poi, per quello che te ne importa…forse
sarai perfino contenta di vedermi partire”
Cercai
qualche cattiveria da sbatterli in faccia, ma il
telefono prese a squillare e dovetti andare a rispondere.
“è
lei bella?” domandò la voce mielosa di Tanya.
E
adesso siamo al completo! Pensai.
“c’è
Edward?è urgente.”
“è
per te. Tanya” annunciai staccando il ricevitore
dall’orecchio,
come se fosse infetto.
“ciao
Tanya. Che succede?” chiede Edward. Io mi lasciai sfuggire
un’imprecazione e posai la tazza nel lavandino.
“certo,
passo a prenderti tra mezz’ora. No, non disturbi
affatto” Edward riattaccò lanciandomi un sorriso
ironico. “vado a Seattle.
Tanya deve fare delle spese e non credo ce la mia fidanzata abbia
voglia di
venire con noi”
“no
grazie. Ti lascio a Tanya”
“che
sbadato avevo dimenticato che tu hai Mike…”.
Lo
sguardo di Edward si fece gelido e io preferii lasciare
la stanza e la casa.
Senza
sapere perché mi ritrovai a percorrere la strada che
conduceva alla fattoria di Emmett, e passando davanti alla radura in
cui
avevamo fatto il picnic, sorrisi tristemente. Era lì che
avevo incontrato
Tanya, ignorando la parte che quella donna avrebbe avuto nella mia vita.
Dopo
aver costeggiato il ruscello giunsi fino a casa di
Emmett, non vi trovi nessuno e ne fui contenta perché avevo
bisogno di pace.
Il
Brasile! Incredibile. E proprio ora che volevo iniziare
la mia campagna di persuasione. No, non potevo crederci.
Perché avevo dato
retta a Mike? Perché non glielo avevo detto? Ma adesso era
troppo tardi.
Edward
adesso aveva i suoi scavi…e Tanya. Povera me, vengo
per ultima! Mi alzai e mi diressi verso il recinto dei cavalli.
“bella?”
Mi
voltai di scatto e visi Emmett che usciva dal granaio.
“disturbo?”
“neanche
per sogno”
“grazie”
Anche
Emmett si appoggiò al recinto e fissò per un
momento i
cavalli.
“Edward
è con te?”
È
sempre con me, fui sul punto di rispondere.
“no.
Parte”
“tu
lo segui?”
“non
posso e poi credo che non mi vorrebbe tra i piedi”.
“certi
uomini sono come i cavalli” mormorò Emmett e io lo
guardai incuriosita.
“prendi
questo per esempio. Si chiama Gypsy…un tempo, qualcuno
lo ha maltrattato e più di una volta. Quando l’ho
preso, mi ci sono volute
settimane solo per avvicinarmi a lui e quando ho provato a montarlo mi
ha
disarcionato” si mise a ridere “dopo tre o quattro
cadute non volevo più voglia
di montarlo. Avevo paura di farmi male ” Emmett
lanciò un fischio e il cavallo
trotterellò nella nostra direzione. Emmett lo
accarezzò, poi tirò fuori dalla
tasca delle zollette, alcune delle quali me le posò sulla
mia mano.
Gypsy
offrì la bocca e gli diedi lo zucchero “ma sembra
così
buono…”.
“adesso
si”
“e
come hai fatto? Con lo zucchero?”
“no,
sono stato più testardo di lui”
“facile
a dirsi”
“non
lo fu per niente. Gypsy era stato ferito e non capiva
che gli volevo bene, proprio come Edward”
“chi
ha maltrattato Edward?Tanya?”
“non
solo. È sempre stato solo, abbandonato da tutti”
spiegò
Emmett “sua madre lo ha lasciato quando aveva otto anni e
prima di allora non
era stata mai una mamma molto presente. Suo padre era sempre fuori.
Edward ha
avuto un paio di matrigne che lo ignoravano proprio come aveva fatto
sua madre.
Trascorreva le sue vacanze dagli Hale. Esme, l madre di Jazz e Rose, lo
ha sempre
trattato come un terzo figlio.”
“non
sapevo niente di tutto questo” mormorai addolorata.
“Edward
non ne parla mai anche perché non li vede mai”.
“peccato
ch certe cose non si possono mettere a posto con lo
zucchero. Sarebbe tutto più facile”
Emmett
rise e mi abbracciò
“per
lo meno l’amore non caria i denti”
*****************************************************************************
“pensi
che abbia avuto un incidente?” domandai per la terza
volta a Jazz.
“no
smettila di preoccuparti. È andato a fare delle spese,
niente di più e poi Tanya è con lui”
“già”
preferivo non pensarci. Era troppo facile immaginare
osa avevano potuto fare in tutto quel tempo. Strinsi i denti, e
vedendomi Jazz
sorrise.
“rilassati
se ti agiti ora, cosa farai quando sarà disperso
nella giungla?”
“bel
modo di tirarmi su il morale!”
Jasper
smise di sorridere
“non
dirmi che ti sei innamorata di lui”
Il
mio sguardo fu eloquente
“povera
amica mia…eppure ti avevo avvertita”.
“non
è servito a nulla”
Mi
avvicinai alla finestra e scostai la tenda.
“eccolo!”
E
ora? Che fare? Annunciargli la rottura con Mike?
Sentii
la porta aprirsi e poi la voce di Edward che diceva
“aspettami in salotto, non mi ci vorrà
molto”.
Tanya
entrò nella stanza e io mi lasciai cadere sul divano.
“buona
sera Jasper…Bella…tutto bene?”
“accomodati”
mormorò Jazz “siete stati via parecchio”.
“Edward
aveva diverse cose da fare ed è stato molto contento
che l’aiutassi”.
“peccato
che Bella non abbia potuto accompagnarlo” osservò
Jazz.
“non
avrebbe fatto meglio di me. Io sono pratica della
città” ebbi una gran voglia di lanciargli qualcosa
sulla testa.
“ripartiamo
subito. Edward ha un aereo da prendere”
“cosa?”
non potei fare almeno di domandare.
Tanya
mi lanciò un’occhiata piena di falsa
pietà.
“sono
pronto…”
Lo
fissai sapendo che quella sarebbe stata l’ultima immagine
che avrei avuto e desideravo imprimermela in mente. Poi arrossii e
voltai la
testa. Tanya si alzò, si avvicinò a Edward e,
divorandoselo con gli occhi lo
prese sottobraccio.
“saluta
tutti” Jazz si alzò per abbracciare suo cugino.
“quanto tempo starai via?”
“non
lo so” Edward mi guardò.
“è
tardi, dobbiamo andare” lo avvertì Tanya.
“si”
mormorò lui, gli occhi sempre incatenati ai miei.
Poi
si avvicinò mi diede un affettuoso buffetto sulla
guancia e mi sfiorò le labbra.
“arrivederci…”
Non
partire! Avrei voluto gridare.
“arrivederci”dissi,
invece.
***************************************************************************
Mi
dispiace non poter rispondere ai vostri bellissimi
commenti ma sono stanchissima perciò vi lascio lo spoiler!
Ah dimenticavo, ho
postato una nuova storia ditemi che ne pensate
'Promises
In The Dark'
***************************************************************************
SPOILER
“sono
incinta”
“lei
è…”
“sì,
sono due mesi”
“metterò
al mondo un bambino con
gli occhi verdi e dei buffissimi capelli bronzati”.
alla
prossima Lory ^^
|
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Capitolo 11 *** Notizie e visite ***
CAPITOLO BETATO DA
AMY DICKINSON
Notizie e visite
Nelle
settimane che seguirono,
mi feci sempre più ottimista, perché ricevevo
lettere da Edward che mi erano
sembrate più amichevoli.
Tuttavia
un limpido sabato
d’autunno il mondo mi cadde improvvisamente addosso.
Stavo
stendendo il bucato, di
buon umore, pensando che di lì a due ore avrei ricevuto
un’altra lettera,
quando vidi arrivare Rose.
“Come
te la cavi a tennis?”
“Male”
“Bene,
tu oggi sei in coppia
con me”
“Ma
sono una frana”
Tutto
inutile, Rose era
ostinata quanto suo fratello e suo cugino. Dieci minuti dopo, mi
ritrovai in
perfetta tenuta da tennis, con la racchetta sotto il braccio.
“Giocate
tra cinque minuti
sul campo numero quattro” ci venne annunciato quando
arrivammo al club.
“Sarò
ridicola ” protestai
sottovoce.
Rose
mi lanciò
un’occhiataccia e la seguii senza insistere.
“Chi
sono i nostri avversari?
Ci massacreranno!”
“Ma
no! Tanya non vale
niente, quanto a James ci penserò io!”
“Vuoi
dire che giochiamo
contro i Laurens?”
“Contro
di loro”
Provai
un inteso desiderio di
fuggire.
Sfortunatamente
i nostri
avversari ci avevano già viste.
“Ah
eccovi!” esclamò James “pensavamo
che vi foste date per vinte in partenza”
“Questo
mai!” ribatté Rose,
molto sicura di sé.
“Lei
è la quarta Bella?”
domandò Tanya, sgranando gli occhi.
Sembrava
divertita e al contempo
scettica, il che mi diede una gran voglia di riuscire a batterla.
“Parrebbe
proprio di sì” fu
la mia risposta gelida.
Con
quella banda rosa che le
cingeva la fronte e i pompon dello stesso colore che le adornavano le
calze,
tanya sembrava la pubblicità di una ditta produttrice
d’indumenti sportivi.
Fu
subito evidente che Tanya
non era di alcun aiuto a James come io non lo ero a Rose. Tuttavia,
tentavo di
non intralciare il gioco della mia compagna, mi limitavo a rilanciare
la palla,
quando mi arrivava.
“Non
riesco a crederci!” esclamò
Rose, folle di gioia, alla fine della partita.
Avevamo
vinto!
“Mi
prenderò la rivincita nel
singolo” borbottò James.
“Probabile”
ribatté Rose. Era
talmente contenta che non le importava più di niente. E la
sua euforia aveva
contagiato anche me, che ridevo di cuore, inconsapevole di quello che
sarebbe,
di li a poco, capitato.
Ad
un certo punto mi chinai
per allacciarmi una scarpa e notai che Tanya mi stava aspettando.
“Bella
partita” osservai
tanto per mostrarmi gentile e mi raddrizzai.
“Approfittane
di questa
vittoria Bella, perché non si può sempre
vincere”
Scoppiai
a ridere.
“In
effetti, gioco così male.
Non mi rendevo conto nemmeno di quello che facevo”
“E
non sapevi quello che
facevi nemmeno quando ti sei fidanzata con Edward?”
“Di
che ti lamenti Tanya? Non
hai avuto la tua occasione?”
“E
non l’ho ancora persa” ribatté
inviperita.
“E
James?”
“E’
vero sono sposata, ma Edward
è stato il mio primo amore…e sarà
anche l’ultimo” disse in tono drammatico
“sono incinta”
Rimasi
per un attimo confusa
ma quando infine compresi cosa significava quell’affermazione
ebbi
l’impressione di aver ricevuto una pugnalata in pieno petto.
“Tu
sei…”
“Sì,
sono due mesi”
Il
bambino di Edward…era
quello che voleva dire?
“Metterò
al mondo un bambino con gli occhi verdi e dei buffissimi capelli
bronzati”.
Continuò tanya, agitata, senza togliermi gli occhi di dosso.
“Pensi
che a James non piacerebbe un bambino con gli occhi verdi?”
domandai, con aria
innocente, mentre continuavo a ripetermi: cerca di mantenere la calma.
Non
farle capire che soffri!
“Poco
probabile” rispose Tanya con un sorriso forzato.
“riflettici sopra ,cara”
concluse allontanandosi.
Quella notte dormii
malissimo, ossessionata
dal pensiero del bambino che portava in grembo Tanya.
“Mi
serve aiuto” mormorò ad
un tratto Rose sulla soglia della mia camera.
“Cosa
c’è?” chiesi
sbadigliando.
“Ho
bisogno di te”
“Mi
basta una partita a
tennis”
“Niente
tennis questa volta.
Sotto c’è la madre di Edward” Rose ne
parlava come se la peste si fosse appena
abbattuta sulla cittadina.
“La
madre di Edward? Cosa
vuole?” mi alzai in piedi in preda alla curiosità.
“Vieni
ti prego, non so cosa
dirle”
“Le
hai almeno offerto una
tazza di caffé?”domandai mentre mi infilavo un
paio di jeans.
“Siamo
alla quarta tazza.
Sbrigati!”
“Perché
proprio io?”
“Perché
sei la sua fidanzata”
“E
le hai detto una cosa del
genere?”
“Bè,
si…”
“Cosa
ti è saltato in mente!”
mi tolsi di nuovo i jeans e optai per qualcosa di più
elegante. Come
‘fidanzata’ dovevo dare una buona impressione.
La
madre di Edward era alta,
snella e molto elegante.
“Sono
Isabella Swan” mi
presentai, notando che l’altra mi osservava con il massimo
dell’interesse.
“E
io Elisabeth Mansen, cara.
Sono felice di fare la conoscenza della fidanzata di mio figlio e
ancora più
lieta che qualcuno si sia dato finalmente la pena di annunciarmi una
così bella
notizia” C’era una certa amarezza nella sua voce.
“E’
avvenuto tutto così in
fretta…” mormorai.
“Strano.
Avrei pensato che Edward
ci avrebbe pensato due volte prima di lanciarsi in
un’avventura simile. Non ha
più voluto saperne di quella Diana”
“Tanya”
“Fa
lo stesso. Non ha voluto
sposarla e sa cosa mi ha detto? Che era colpa mia.”
Trattenni
il fiato, quella
era un’affermazione degna di Edward.
“Mio
figlio non perdona”
sospirò la signora Mansen.
“Spero
che sappia quello che
fa ragazza mia. Vivere con Edward non è facile,
anzi…in fatto di matrimonio ha
le idee molto rigide”
“Vuol
dire che non ha mai
approvato il suo divorzio?”
“Edward
non approva mai niente
di quello che faccio” nei suoi occhi si leggeva una certa
tristezza.
“dopo
il divorzio si è messo
contro di noi, in particolare contro di me. Devo confessare che ho
lasciato suo
padre per un altro uomo…le dispiace se fumo?”
“Non
si preoccupi”
Elisabeth
si accese la sigaretta
con mani nervose e lanciò una boccata di fumo verso il
soffitto.
“Si
rende conto di come
Edward la renderà infelice? Guardi che non cerco di
criticarlo, ma Edward pretende
da coloro che ama…” l’Edward che mi
aveva appena descritto non era uomo da desiderare
di avere un figlio da una come Tanya. Possibile che mi avesse mentito?
“Ho
l’impressione che non lo
capirò mai” mormorò Elisabeth.
“ma spero che per lei sia diverso” si
alzò e
gettò la sigaretta fuori dalla finestra “mi ha
fatto molto piacere conoscerla
signorina Swan”
“Anche
a me signora e spero
che un giorno riesca a comprendere suo figlio”
“Ho
fatto così poco per Edward…
se sapesse che mi sono confidata con lei, mi odierebbe ancora di
più”
Accompagnai
la signora fino
alla sua macchina, promettendole che quando avessi scritto a Edward gli
avrei
detto della sua visita e dei suoi auguri per la sua salute.
“Gli
scriva che ero venuta
apposta per curarlo” precisò la signora.
“Sono
felice di aver
scambiato quattro chiacchiere con lei” mi disse infine,
baciandomi sulla
guancia.
Guardai
l’auto allontanarsi,
poi rientrai in casa e trovai Rose in salotto.
“Vado
a giocare un po’ a
tennis” annunciò questa, dirigendosi verso la sua
camera “vuoi venire? Lo sport
mi aiuta a riflettere”
“A
me invece confonde le idee”
|
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Capitolo 12 *** Il Ritorno ***
Il
Ritorno
Se come aveva detto sua madre
Edward considerava
il matrimonio un passo serio, allora era poco probabile che avesse
messo
incinta Tanya. Anche se li avevo sorpresi a bacarsi, non potevo fidarmi
delle
parole di Tanya.
Ora iniziavo a dubitare
dell’esistenza di quel bambino
o, perlomeno, della paternità d’Edward. In fin di
conti, lui non si era
fidanzato con me proprio per evitare –Tanya? Ripensai alle
parole di Rose
secondo cui Edward, era geloso di Mike, avrebbe finto di interessarsi a
Tanya per
farmi ingelosire? Adesso mi sembrava proprio di si!
Ma anche se fosse stato vero, cosa
potevo fare ormai?
Edward era a migliaia di chilometri da casa…
Avrei potuto scrivergli anche io.
Ma avrei trovato il
coraggio di farlo?
Mi sedetti al tavolo da lavoro e
cercai di riunire le
idee. E se mi fossi sbagliata? Se quella confessione l’avesse
reso folle di
rabbia? Sospirai.
No, non era tanto semplice.
Se Edward non mi amava ma
continuava a desiderarmi,
avrebbe potuto prendere la mia lettera come un invito, immaginare che
io fossi
pronta ad accettare al suo ritorno una breve relazione e in quel caso
sarebbe
stato l’infermo. O il paradiso?
Tu cosa vuoi? Mi chiesi.
Ti senti pronta ad una simile
eventualità?
Mike mi avrebbe consigliato la
prudenza, ma quello non
era proprio il momento di mostrarsi prudente.
Caro Edward, cominciai. Ha qualcosa
di molto
importante da dirti…e gli raccontai tutto.
Della rottura con Mike,
dell’angoscia che avevo
provato all’idea di fargli una confessione del genere, della
paura che avevo
ancora al pensiero di spedire la lettera…
Poi corsi all’ufficio
postale per timore di un
ripensamento ma mentre tornavo a casa, ebbi l’impressione di
aver commesso
un’imprudenza.
Se lui non mi avesse risposto o
avesse riso di me, la
sconfitta sarebbe stata più dura da digerire.
È meglio che non ci
pensi più, continuai a ripetermi
nei giorni successivi. E ci provai anche rimanendo più ore a
scuola, battendo
gli appunti di Jazz fino a notte tarda, aiutando Rose a preparare la
festa di
compleanno, quella di Jazz, che avrebbe avuto luogo il
venerdì seguente.
Fu quell’ultima
occupazione a portarmi via più tempo.
Rose avrebbe fatto venire mezza
città se io non
l’avessi posto un limite.
Non ci riuscii, tuttavia, ad
impedirle di invitare
quasi tutti i professori dell’università.
Un giorno, ci recammo al
supermercato, Rose iniziò a
riempire il carrello in modo incredibile.
Chissà cosa
dirà Jazz, quando vedrà il conto! Pensai e
chiusi per un attimo gli occhi finendo con l’urtare qualcuno.
Tanya!
“hai ricevuto
l’invito?” le chiese Rose
“verrete?”
“certamente!”
rispose la vipera, sfoggiando uno dei
suoi famosi sorrisi.
“per niente al mondo
mancherei a quella festa. Come va
Bella?oh guarda guarda…non porta più
l’anello…”
“prego?”
“mi chiedevo cosa ne
avessi fatto del suo grazioso
anello di fidanzamento”
“l’ho portato a
pulire” mentii
In realtà non me
l’ero più messo dal giorno in cui
Tanya mi aveva annunciato di essere incinta. E ora che avevo raccontato
tutto a
Edward nella lettera a maggior ragione non l’avrei
più indossato, qualunque
fosse stata la risposta.
Tanya in ogni modo non mi credette.
“a pulire?”
“si. Ora, se vuoi
scusarci, abbiamo ancora un sacco di
cose da comprare” affermai e proseguii con Rose.
Quando ci allontanammo domandai a
Rose “cosa ti è
saltato in ente di invitare quel serpente?”
“mi dispiace me ne ero
dimenticata…oramai è troppo
tardi”
E pensare che avevo sperato di non
doverla più
rivedere, mi dissi con un diavolo per capello.
Ora invece, avrei dovuto passare
un’intera serata in
sua compagnia…
********************************************************************************
Ogni mattina, alzandomi mi dicevo:
Domani riceverà la
mia lettera, ma dopo una settimana cominciai a sentirmi un
po’ nervosa.
Che cosa penserà? Mi
chiedevo. Avrò fatto bene a scrivergli?
Quel giorno poi, ero occupata con i
preparativi della
festa quando, ricordando che anche Tanya vi avrebbe partecipato, mi
sentii
addirittura ribollire il sangue nelle vene.
Conoscendola, sapevo che Tanya non
si sarebbe lasciata
sfuggire l’occasione per dirmi qualche cattiveria.
La sera, tuttavia, ebbi talmente da
fare che per un
momento mi dimenticai di Edward. Avendo l’incarico di
accogliere gli invitati,
feci del mio meglio per evitare Laurens, scomparendo quando
loro
arrivarono e riapparendo soltanto quando fui sicura che fossero troppo
occupati
per badare a me.
Sfortunatamente però,
avevo sottovalutato la
cattiveria di Tanya.
Mi trovavo in cucina e mi chiedevo
se certe voci che
sentivo fossero fondate. Avevo, infatti, sentito parlare del nascituro
dei
Laurens e del loro matrimonio in crisi e continuavo a nutrire dubbi ma
in senso
contrario. Possibile che Tanya mi avesse detto la verità?
Avevo sorpreso una
conversazione vicino al buffet che mi dava da pensare. Chiusi per un
momento
gli occhi e sospirai.
Ma quando li riaprii Tanya era
davanti a me.
“Edward mi ha telefonato
ieri sera e gli ho detto del
bambino” annunciò lei guardandomi a lungo,
sorridendo.
“ancora senza
anello?” aggiunse poi e se ne andò,
lasciandomi in preda alla disperazione.
*******************************************************************************
Solo un attacco nucleare avrebbe
potuto provocare
danni irreparabili come quelli causati dalle poche parole di Tanya.
Dovetti
aggrapparmi allo schienale di una sedia per non cadere.
Quando Edward avrebbe letto la
lettera si sarebbe
divertito un mondo.
Come avevo potuto essere sciocca
fino a quel punto?
Se i Laurens erano davvero in
crisi, allora il bambino
era di Edward, Tanya presto sarebbe diventata la signora Cullen. A quel
pensiero mi sentii morire.
Ma la cosa peggiore era che mi
sarei trovata ancora li
quando Edward e Tanya si sarebbero sposati. No, dovevo andarmene
assolutamente
prima di allora.
E dovevo fare anche in fretta
perché, sapendo
dell’esistenza del bambino, Edward non avrebbe tardato a
tornare.
“è rimasto del
rosè?” domandò Jazz, entrando.
“qualcosa non va?”
“sono solo un
po’ stanca. Ora guardo, deve essere
rimasta qualche bottiglia nella credenza”
“ti dispiace portarla di
là?” Jazz se ne andò
sorridendo.
Felice di avere qualcosa da fare,
iniziai a portare il
vino in soggiorno.
“grazie,
io…Incredibile!guarda chi
c’è!”
Mi girai di scatto lasciando cadere
una delle
bottiglie.
“Edward!”
Aveva risposto
all’appello di Tanya, era evidente.
A proposito dove era Tanya?
Mi guardai intorno e la vidi. In
compagnia di James,
Tanya parlava e rideva con un’altra coppia ma, sollevando gli
occhi, scorse
Edward e diventò improvvisamente pallida.
Lui, invece, non l’aveva
ancora notata, ma frugava
nella stanza con lo sguardo ovviamente alla sua ricerca.
Guardavo il pallore di Tanya,
aspettando che si
trasformasse in un rossore di trionfo. E invece no. Tanya era diventata
addirittura grigiastra. Posando lo sguardo su Edward, lo vidi venire
verso di
me.
“un così lungo
viaggio per partecipare al mio
compleanno!” esclamò Jazz.
Poi ignorando il cugino mi prese la
mano
“niente anello?”
“no”
Si voltò bruscamente
trascinandomi con sé.
“ho bisogno d
parlarti”
“ma…”
“niente
ma…”
Mi fece indossare un cappotto, mi
cinse le spalle con
un braccio e mi condusse verso la porta.
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Capitolo 13 *** Chiarimenti e dichiarazioni ***
CHIARIMENTI
E DICHIARAZIONI
L’aria frizzante e gelida
di
quella notte di novembre mi sorprese meno dell’arrivo di
Edward.
Lui mi condusse fino alla mia
macchina, mi fece sedere al volante e si accomodò a sua
volta sul sedile del
passeggero. Tra di noi regnava una tale tensione che non riuscivo
più a
ricordare cosa dovevo fare per mettere in moto. Fu Edward a farlo per
me,
girando la chiave nel cruscotto.
“pensi di poter guidare
ora?”
Quello era l’ultimo dei
miei
pensieri. Quell’uomo non solo mi piombava dal cielo e si
dimenticava della
donna che portava in grembo il suo bambino, ma aveva anche la pretesa
che io
guidassi!
“Dove andiamo?”
“da Emmett”
“non
c’è. Non è potuto venire
alla festa di Jasper perché è andato a passare il
weekend fuori”
“meglio ancora. Avanti,
muoviti”
“ma…”
“limitati a tenere il
volante”
Era inutile protestare
perché
Edward era più testardo di un mulo. Feci marcia indietro e
mi allontanai dal
vialetto.
“ti dispiace
spiegarmi?”
“più tardi. Se
lo facessi
ora, rischierei di torcerti il collo!”
“cooosa?!” era
impazzito
forse?
Se c’era qualcuno che
meritava di esere strangolato era proprio lui!
Edward non rispose, lo
sguardo fisso sulla strada.
Accellerai perché non
vedevo
l’ora di arrivare da Emmett per interrogarlo.
Ma perché si interessava
tanto all’anello?
Non era possibile che avesse
ricevuto
la lettera e avesse avuto il tempo di saltare su un aereo.
“non così
veloce. Finirai per
ucciderci!”
Ma visto che non rispondevo, Edward
mi domandò “hai mai guidato con la neve?”
“no è la prima
volta”
Edward emise un grugnito di
disapprovazione
“fermati guido
io”
Ignorai il suo ordine e
continuai ad accelerare imboccando a tutta velocità la
stradina che conduceva
alla casa di Emmett.
“ti ho detto
fermati!”
“no!prova a impedirmi di
guidare e te ne accorgerai!”
Edward allungò la mano e
girò
la chiave.
Frenai e l’auto si mise
di
traverso, mentre continuava a slittare.
“non
frenare”gridò lui,
afferrando il volante ”smettila di frenare!”
Persa completamente la testa,
premetti ancor di più il freno. Le ruote si bloccarono, la
vettura finì sul
bordo della strada ricoperto di neve gelata, superò una
siepe e incominciò a
scendere lungo il pendio in fondo alla quale si fermò contro
ad un albero.
“guarda cosa hai
combinato
alla mia macchina! ” gemetti,
“io? Non ti avevo forse
detto
di fermarti?”
“hai spento il
motore!”
“non mi davi retta! La
colpa
è solo tua”
“ma sentitelo! Arrivi
all’improvviso, mi prelevi dal bel mezzo di una festa, mi
distruggi la macchina
ed hai ancora il coraggio di dire che è colpa
mia!” fuori di me dalla rabbia,
aprii la portiera, scesi e presi a risalire la china.
“dove vai?”
Edward controllò
i danni, dopo di che si lanciò all’inseguimento.
Sotto il cappotto indossavo
un abito lungo con sandali alti, così ben presto mi ritrovai
con i piedi gelati
e le caviglie graffiate. Tuttavia, quando Edward mi sollevò
tra le braccia, fui
quasi sul punto di svenire tanto mi sentii bene.
Ma non era quello il tempo di
lasciarsi andare. Lui mi doveva delle spiegazioni.
“mettimi
giù!” gli dissi
nuovamente arrabbiata,
“no!” Edward
camminava
speditamente, ora, e non mi rimase che passargli un braccio attorno al
collo.
L’incidente era avvenuto
a
circa cinquecento metri dalla casa, ma ebbi l’impressione che
il tragitto
durasse ore.
“non muoverti”
mi disse dopo
avermi depositato sotto il portico “entro dalla
finestra”
Presi a bilanciarmi ora su un
piede ora sull’altro nella speranza di riscaldarmi.
Finalmente la porta si
aprì.
“Entra ” Edward
mi porse la
mano perché non scivolassi sulla neve ghiacciata che
ricopriva il pavimento del
portico.
In salotto faceva caldo.
Emisi un lungo sospiro di sollievo.
Mi tolsi i sandali e corsi in
cucina dove sapevo che avrei trovato degli stracci per asciugarmi i
piedi.
Edward era occupato ad
accendere il fuoco nel camino.”tieni” trasalii, non
lo avevo sentito entrare.
Mi porse un paio di jeans e un maglione dal collo alto, ricordandomi
con quel
gesto un’altra visita fatta alla fattoria di Emmett.
Quanto tempo era passato da allora?
Arrossii e dal modo in cui lui mi guardava compresi che anche Edward si
ricordava di quell’occasione.
“ti aspetto in
salotto” mi
disse prima di scomparire.
Mi cambiai con calma,
cercando di tardare il più possibile il momento. Quando fui
pronta avanzai verso
il salotto con passo incerto.
Edward era in piedi davanti
al camino, le mani dietro la schiena, una posa classica per annunciar
cattive
notizie, pensai tra me e me.
“quando?”
“quando cosa?”
“da quando non porti
più
l’anello di Mike?”
“che intendi?”
“da quando hai rotto con
Mike?” domandò lui, voltandosi di scatto.
Era evidente che non aveva
ricevuto la mia lettera.
“che ti
interessa?”
“mi interessa invece
perchè
ti amo, maledizione” con le mani sui fianchi e
l’occhio torvo, sembrava più
arrabbiato che innamorato.
“tu…ma…”
“avevo deciso, dato che
avevo
finalmente rinunciato a sposare Mike, fosse arrivato il tempo di
ritornare”
“tu sei tornato
perché…”
“esatto”
“ma allora hai ricevuto
la
mia lettera!”
“quale lettera?”
“dove ti ho scritto che
ho
rotto con Mike quando siamo andati a Seattle”
“a Seattle?”
quella d’Edward
fu una vera e propria esplosione di rabbia.
“avevo intenzione di
confessarti tutto” tentai di difendermi.
“perché non
l’hai fatto?” Edward
prese a camminare per la stanza, come un leone in gabbia.
“perché, con
aria superiore
mi avresti esclamato: te l’avevo detto che non lo
amavi”
“probabile”
fece lui non potendo
trattenere un sorriso.
Ma fu un attimo perché
tornò
a mostrarsi furioso
“ed è per
questo che mi hai
reso così infelice?”, poi il suo tono si
addolcì, si lasciò cadere sul divano e
iniziò a ridere.
“siediti accanto a
me”
Io rimasi immobile
“non ho intenzione di
mangiarti”
Mi aveva detto la
verità? Mi
amava davvero?
Edward parve leggermi nel
pensiero perché aggiunse “ti amo Bella, ti prego
fidati di me”
Mi avvicinai al divano e mi
sedetti rigidamente.
“come hai saputo tra me e
Mike?”
“da Tanya”
“Tanya?”
E iniziò a spiegarmi che
il
giorno precedente aveva telefonato a James per questioni di lavoro ma
non
trovandolo, aveva lasciato un messaggio a Tanya, la quale lo aveva
informato
della misteriosa scomparsa dell’anello dal mio dito.
“in quel momento
è stato
tutto chiaro, sono saltato sul prima aereo”
“e il bambino?”
domandai
corrugando la fronte.
“quale bambino?”
“Tanya non te
l’ha detto?” Edward
mi fissò tanto genuinamente sorpreso che non ebbi il
coraggio di dirgli “il tuo
bambino”
“è
incinta” mormorai.
“e allora?”
Ebbi un attimo di esitazione
e poi sbottai
“ha detto
che il padre sei tu”
“ha detto una cosa del
genere? E tu le hai creduto?” la voce di Edward era tornata
dura e fredda, il
che mi provocò un brivido.
“che altro avrei dovuto
pensare? Vi ho visti insieme…” mi
alzai
e andai a mettermi davanti al fuoco.
“Edward, la stavi
baciando!
Poi Tanya mi viene a dire che ti dovevo dividere con lei. Poi non vi
siete più
lasciati!”
“io l’ho
baciata?” Edward
sembrava incredulo “ma di che diavolo parli? Tanya mi attira
come un serpente,
forse anche di meno!”
“te ne sei dimenticato
fuori
dal teatro?”
“hai assistito a quella
commedia?”
“commedia? Ma se Tanya ti
voleva
saltare addosso!”
“e probabilmente lo
avrebbe
fatto se io non l’avessi respinta. Lei voleva riprendere le
cose da dove le
avevamo lasciate”
“solo lei lo
voleva?”
“certo” parve
leggermente
imbarazzato.
“tu l’avesti
respinta?”
“si”
sospirò “pensavo solo a
te. Dovevo trovare il modo di farti annullare quello stupido
fidanzamento”
“ma ancora non mi
amavi!”
“invece si!”
“no. Avevi chiesto di
recitare quella farsa per vendetta”
“no. Era un modo per
tenerti
sempre accanto”
“ma se passavi la maggio
parte del tempo in sua compagnia!”
“più che altro
con suo
marito”
“e quando sei
partito?”
“quella volta
l’ho fatto
apposta, ce l’avevo con te. Speravo che al tuo ritorno il
fidanzamento fosse
rotto e invece non hai fatto altro che cacciarmi quello stupido anello
sotto il
naso”
“avevo paura”
“di chi? Di
cosa?”
E fu allora che gli raccontai
delle mie paure, della paura di innamorarmi davvero e della paura di
soffrire
per amore.
Del dolore che mi era stato
provocato da Jake e dai suoi ripetuti tradimenti.
“tu mi facevi
paura”
“io?” chiese
lui sorpreso.
“per quello che provavo
nei
tuoi confronti”
“spiegati
meglio”
”avrei dovuto sentire la
mancanza di Mike, ma dopo che ti ho incontrato…”
“splendido”
“no! È stato
orribile!”
“anche io avevo paura di
te”
“mi hai colpito. Mi
tenevi
testa e non ti volevo in casa”
“questo mi pare di averlo
capito”
“già”
ammise lui sorridendo.
“quando hai insistito nel voler
rimanere
mi sono detto che tutto sommato avrei potuto cogliere un piccolo
vantaggio da
quella situazione. Ma quando ti sei arrabbiata e sei
scomparsa…Dio non ho avuto
tanta paura in vita mia e li ho capito che eri importante”
“ma
Jazz…”
“Jazz parla
troppo”
“eri capace di portarmi
in
paradiso con un bacio ma poi mi respingevi. Quando siamo andati a
Seattle ero
così felice e pieno di speranze…e invece sei
tornata tutta sorridente, con quel
maledetto anello al dito! ”
“ma
io…”
“morivo di gelosia. Avevo
previsto tutto. Il pomeriggio avresti lasciato Mike e quella stessa
sera ti
avrei chiesto di sposarmi. E invece…”
“non riuscivo a fidarmi
di te
con Tanya che non faceva ce scoraggiarmi”
“cercava
vendetta”
“vendetta?”
“già vendetta
per averla
piantata”
“mi dispiace ”
mormorai,
accarezzandogli i capelli.
“se hai creduto a Tanya
cosa
ti ha spinto a scrivere quella lettera? Cosa ti ha fatto cambiare
idea?”
“tua madre”
“mia madre?”
Edward si
raddrizzò di colpo “quando?”
Dopo avergli raccontato tutto
lui inizio a ridere “brava mamma”
“ci credi che ci siamo
riavvicinati grazie a Tanya e tua madre?”
Edward mi prese tra le braccia
e iniziò ad accarezzarmi
“per ringraziarle le
inviteremo al matrimonio”
“quale
matrimonio?”
“il nostro, no?”
“non dimentichi un
particolare?” domandai sorridendo.
“quale?”
“non me lo hai ancora
chiesto”
“Bella Swan, Ti amo. Vuoi
sposarmi?”
“eccome!
Perché ci hai messo
tanto a deciderti?”
Edward mi strinse forte a
sé
“resta con me”
*******************************************************************************
Alle quattro del mattino,
avvolta in una coperta, sedevo sul divano e fissavo il camino.
Edward dormiva nella stanza
da letto di Emmett.
Udii ad un tratto un rumore
di passi e , voltandomi vidi Edward che attraversava il salotto con
indosso
solo un lenzuolo.
“mantieni sempre le
promesse?” mi chiese.
“certo!”
risposi sorpresa.
“mi sembrava che mi
avessi
promesso di restare sempre con me”
“si”
“e allora
perché mi sono
svegliato da solo?”
Sorrisi, e gli feci un
po’ di
spazio sul divano.
Lui si distese al mio fianco
“ti senti meno solo
ora?”
“un po’
meno”
Mi liberai della coperta e mi
strinsi a lui, sotto il lenzuolo, in modo che i nostri corpi nudi
aderissero
l’uno all’altro.
“e adesso?”
“ora va molto
meglio” ammise
lui e mi baciò.
THE END
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