And the darkness fall..

di _Sister_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Incipit. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 Squarcia la notte. ***
Capitolo 3: *** Astragali. ***



Capitolo 1
*** Incipit. ***


Incipit :Scende la notte.

 

Mentre il sole,Bacio di Knor, stava scendendo oltre l’orizzonte, le tre lune di Rawishstone apparivano allo sguardo di chi,all’approssimarsi della notte,scrutava il cielo,sperando di leggervi il proprio destino.

In quel momento,centinaia di guardie si stavano preparando per affrontare la notte di sorveglianza  intorno alla Fossa,che dal centro della città, emanava correnti di aria fredda,provenienti dalle gigantesche sale sotterranee.

Insieme a loro,altrettanti operai si stavano attivando per accendere il migliaio di lampioni posti intorno al cratere a riparare quelli che fossero stati distrutti dai vandali durante la giornata.

Parallelamente alle attività che si svolgevano nel centro della città di Istenval, la città delle mille luci ,anche alla periferia dell’enorme metropoli alcuni si stavano preparando per affrontare la notte: i cittadini stavano sprangando le porte delle case, mentre i proprietari delle locande che davano alloggio ai pellegrini arrivati in città per l’Anno Santo si preparavano a organizzanre il lavoro notturno.

In una di queste locande affacciato alla finestra del primo piano, un ragazzo stava sognando l'avvenire.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 Squarcia la notte. ***


Capitolo 1: Squarcia la notte.

 

La locanda si trovava nella zona nord della periferia, appena fuori dalle mura principali e si affacciava sui boschi.

Il ragazzo affacciato alla finestra era il figlio del proprietario, che in quel momento stava salendo le scale.

Fra padre e figlio vi era ben poca somiglianza: il primo, Chionne, era basso e tarchiato e dalla carnagione olivastra, mentre il secondo aveva ripreso tutto dalla madre, una splendida nordica con cui il padre aveva avuto una relazione molti anni prima e che era poi tornata nel suo paese pochi anni dopo la nascita del figlio, Alec.

Infatti era castano chiaro, occhi verdi, alto quasi una volta e mezzo il padre e slanciato.

-Alec, per gli dei, dovresti essere già pronto! Guarda, il tramonto è già passato!-

Il ragazzo si voltò irritato.

-Padre, questi turni sono inutili!Sono quasi vent’anni che questa zona non viene attaccata da qualche animale! E tu insisti nel volerci far passare notti insonni guardando alla finestra, alla ricerca di un nemico che non verrà mai!-

-Non rivolgerti a me in quel modo, ragazzo! Quelle bestiacce potrebbero uscire dai boschi da un momento all’altro ed io l’ho provato cosa vuol dire trovarsene una davanti!- dicendo questo, sventolava davanti alla faccia del figlio il moncherino della mano sinistra, che aveva perso da giovane, a causa dell’attacco di un enorme pipistrello, uscito da un ingresso del sottomondo nascosto nei boschi. L’esperienza gli aveva causato uno shock molto forte lasciandolo con la fobia della notte e un’ossessione per la sicurezza nella sua locanda.

Nei vent’anni successivi all’attacco aveva rinforzato tutti i muri, creato uscite nascoste e comprate tante armi da poter equipaggiare un esercito, tanto che alla fine i vicini avevano cominciato a chiamare scherzosamente la sua casa “la fortezza dei poveri”.

In aggiunta a questo, aveva organizzato turni di sorveglianza per tutto il personale della locanda costringendoli a notti insonni indossando le spesse armature di cuoio che si era procurato da un armaiolo di seconda mano fallito.

Il discorso continuò a salire di tono, arrivando ben presto alle urla:

-Lo vuoi capire che è una cosa seria?! Si parla della nostra sicurezza!-

-Sbagliato! Si tratta della tua sicurezza! Della tua ossessione! Vuoi capire che non c’è più alcun…- Alec venne interrotto da un urlo, lungo e forte, tanto che avrebbe quasi voluto tapparsi le orecchie per la sua potenza.

-…pericolo…-finì la frase con una nota incerta, lo sguardo perplesso e gli occhi sbarrati rivolti verso il padre,che non perse tempo. Prese in mano la prima arma che trovò, una rivoltella e si precipitò fuori dalla stanza.

-Corri ragazzo! Che ti dicevo?!- urlò al figlio  che appena si riprese dallo stupore lo seguì a ruota dopo aver afferrato uno spadino.

I due si buttarono fuori dalla locanda, nel buio del crepuscolo, cercando l’origine del grido e finendo quasi addosso a due mendicanti che stavano figgendo da uno dei vicoli di fianco alla locanda.

-Lì, dietro! Una..bestia..ha assalito una..una ragazza!-e mentre padre e figlio si avvicinavano con cautela all’entrata del vicolo, i mendicanti scapparono.

Tenendo nella mano tremante la rivoltella, il padre cominciò a schiarirsi la gola, incerto sul dà farsi.

-Figliolo, non sarebbe meglio avvertire le guardie? In fondo no sono propriamente fatto nostri…-

La risposta del figlio fu immediata.

-Se hai paura lasciami la pistola e rimani qui- il padre rimase impressionato da questa frase, rimase ammutolito e continuò ad avanzare davanti al ragazzo.

All’improvviso nel silenzio che si era creato si sentì un altro urlo, al che i due si affrettarono ed arrivarono in u n piccolo spiazzo circondato da case popolari al centro del quale si trovava un pozzo coperto.

Sopra di esso si era arrampicata la ragazza che aveva urlato, sotto una talpa glabra [priva di pelo], la quale stava cercando di raggiungere la fanciulla.

-Una nutria!- esclamò sorpreso Chionne – sono anni che non si registrano attacchi di queste bestie nella zona!-

-Sono anni che non si registrano attacchi nella zona,stop!-,rispose automaticamente Alec.

Accortasi delle due persone,la talpa lasciò perdere la preda,si girò e si preparò alla carica.

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Capitolo 3
*** Astragali. ***


Capitolo 2   [Astragali]

Nei pochi secondi che la bestia impiegò ad attraversare lo spiazzo,i due improvvisati eroi riuscirono almeno a rendersi conto di quello che stava succedendo.

Quando la talpa si slanciò per travolgerli,Alec riuscì a scansarsi,ringraziando mentalmente suo padre per quel poco di addestramento militare che gli aveva fatto ricevere. Quest’ultimo,ora avanti con gli anni e non più scattante,venne preso in pieno e schiacciato dall’animale.

Il ragazzo si avventò sulla talpa,che stava cercando di mordere Chionne,il qualche riuscì ad estrarre la rivoltella e a sparare un paio di colpi,prima che un colpo di zampa glie la portasse via,insieme ad un paio di dita della mano buona.

Le urla dell’uomo coprirono quelle della ragazza,che stava osservando il combattimento da sopra il pozzo.

Sembrava che i colpi di Alec non avessero effetto sulla pellaccia della bestia e lui, disperato, continuava a batterle la lama contro il fianco;le forze di suo padre erano allo stramo e la talpa stava per sopraffarlo,quando il ragazzo venne spinto via da una figura che colpì l’animale alla testa.

Subito questo si afflosciò al suolo,soffocando Chionne;subito la figura fece rotolare via la carcassa,dando modo all’uomo di respirare,quindi si girò verso il ragazzo,che era rimasto senza parola per tale esibizione,si tolse il cappello e si sventolò,scacciando il caldo della sera estiva.

-Uff,salvi per poco,eh?-

 

In breve il nuovo arrivato aiutò la ragazza a scendere dal pozzo ed insieme ad Alec fece rialzare  Chionne, offrendosi per riaccompagnarli alla locanda,proposta che fu accettata con piacere,dato le brutte condizioni del ferito.

Mentre tornavano sui propri passi,l’uomo si presentò come Diego Salvathorn,un Portatore di Luce, che quella notte era di turno alla caserma principale del quartiere,era stato allertato da dei mendicanti ed era arrivato più velocemente che aveva potuto.

Alec restò in silenzio,approfittando di quel momento di calma per osservarlo con attenzione:

sembrava sulla quarantina,capelli abbastanza lunghi ed impomatati,barba non fatta da un paio di giorni.

Indossava un lungo cappotto in pelle nera ed un cappello a falde larghe dello stesso colore,che con la sua ombra copriva alcune cicatrici sulla faccia che Alec aveva notato quando l’uomo se lo era tolto.

Si sarebbe stupito del contrario,sapevano tutti che essere un Portatore di Luce era uno dei lavori più pericolosi del mondo:esplorare per primi le nuove vie al Sottomondo,a volte in squadra ma spesso con la sola compagnia delle nutrie,degli altri animali e delle altre creature che si erano adattate alla notte eterna delle sale sotterranee.

 

Attraversarono in silenzio le strade ormai illuminate solo dai lampioni ed una volta arrivati alla locanda Chionne venne affidato alla cura delle cameriere,mentre Diego e Alec si fermarono a parlare nella sala principale della locanda.

La stanza era vuota,dato che i pochi clienti erano andati a dormire.

Le uniche luci provenivano dagli ultimi tizzoni del camino e da una lampada posta tra i due.

Dopo essersi fatti portare due boccali di birra, il primo a prendere parola fu Alec.

-Quindi quella bestia proveniva dal Sottomondo?-

L’uomo si ripulì i baffi dalla schiuma e si mise a ridere.

-Sì, proprio da lì, e probabilmente gli abbiamo lasciato una vedova e parecchi orfani. E direi che non mi sembra una cosa molto educata, no?-

-E quindi?-

-Ho intenzione, a partire da domani, di trovare la Via dalla quale il nostro amico è arrivato fin qui e sistemare tutta la famiglia-

Alec rimase stupito:se per una persona normale era così difficile eliminare anche solo una di quelle creature,quanto doveva essere forte qualcuno capace di eliminarne un’intera famiglia?

Diego rise di nuovo,prima di parlare:

“Ti stai chiedendo come sono riuscito ad eliminare quella bestia,vero? Va bene,ti farò vedere il mio gioiellino.”

Dicendo questo,tirò su la manica della mano sinistra e mostrò al ragazzo il congegno che era attaccato al braccio.

“Vedi,ci sono alcuni ingegneri,nei paesi del sud,che hanno studiato parecchi modi per risolvere i problemi delle popolazioni locali con gli animali selvatici che si aggirano nel deserto.Le pallottole,le frecce,le spade…tutto inutile! Quegli esseri hanno la pelle spessa e dura come una lastra di ferro. Quindi hanno cambiato strategia. Vedi queste?”

Mentre parlava,iniziò a trafficare con le molle dell’oggetto,illustrando le sue funzionalità:in pratica si trattava di alcune molle di diverse durezze,che potevano essere collegate ad un lungo cilindro a punta conica di un metallo estremamente resistente.

Una volta tesa,la molla poteva essere rilasciata tirando un cavetto fissato vicino al palmo della mano:Alec non riusciva a capire la funzionalità dell’arnese,quindi l’uomo glie ne diede una dimostrazione con la molla più lenta.

Il risultato fu un buco di parecchi centimetri nel tavolo, di legno rinforzato (utilizzabile per creare una barricata,un’idea del padre)

Davanti alla faccia sbalordita del ragazzo,Diego spalancò il suo miglior sorriso:

“Allora,da dove può essere uscita fuori quella bestia?”

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