Scommettiamo?

di Utopy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Ciao a tutti! Questa è la prima long fiction che scrivo, i primi capitoli forse saranno un po’ noiosi ma mi servono per ingranare bene la storia xD

Mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate, se avete qualcosa da dirmi, consigli da darmi..

Quello che volete. Leggete e recensite.

Ah, la solita tiritera: I Tokio hotel non mi appartengono e con questo mio scritto non voglio dare rappresentazione veritiera di fatti o personaggio. Non scrivo a scopo di lucro.

Un bacio, Ale.

 

 

PRIMO CAPITOLO

 

 

 

Un fresco mattino di giugno a Magdeburg. Erano circa le 9.40 e un alto ragazzo dagli occhi

nocciola, se ne stava fermo avanti ad una porta di legno.

“ Tooooom!” bussò energicamente un paio di volte.

Dall’altra parte nessuna risposta, solo qualche mugolio indecifrabile.

“ Tom, facciamo tardi” aspettò qualche secondo, niente. Roteò gli occhi sbuffando e rimase a fissare la maniglia d’ottone. Infine borbottò qualcosa e l’abbassò lentamente, facendo irruzione in una camera da letto non proprio ordinata.

C’erano vestiti buttati malamente su una poltrona girevole, fogli sparsi su tutto il piano della scrivania, e alcuni pezzi di pizza, probabilmente della sera prima, abbandonati per terra.

Il ragazzo si diresse verso il letto, scuotendo la persona che dormiva al suo interno, un bel biondo alto e magro con dei  rasta che gli cadevano coprendogli il viso.

“Avanti Tom, alzati”

“Mh” Il biondo emise un gemito, che fece irritare maggiormente l’atro.

“Idiota se non ti alzi nel giro di cinque minuti ti tiro una secchiata d’acqua!” sbraitò esasperato.

“ Bill…Che vuoi…E’ presto” Si lamentò con la voce impastata del sonno  gli occhi ancora chiusi per via della luce che filtrava dalla finestra semi aperta.

“Eddai Tom, smettila di fare il bambino, saranno le 10.00 ormai! Dobbiamo sbrigarci, Georg e Gustav ci passano a prendere tra poco più di mezz’ora! Abbiamo le prove!”

Svogliatamente Tom si tirò a sedere, guardando il gemello negli occhi.

“ Bill guarda che io in mezz’ora riesco a vestirmi e lavarmi quattro volte, non ho bisogno di sette ore per fare tutto” sorrise furbo.

“ ah – ah – ah  molto spiritoso…Dai alzati”

“ Si mammina” scherzò storpiando la voce.

Il moro lo fulminò e poi uscì dalla stanza.

Bill arrivò in cucina e cominciò a preparare la colazione per entrambi, aspettando il fratello, che nel giro di cinque minuti varcò la soglia.

Passò al fianco di Bill e si prese una fetta biscottata.

“Hai la maglietta al rovescio”

Tom sorrise imbarazzato e si sistemò. Si diresse poi davanti alla televisione e si stravaccò sopra al divano, con la sua tazza di caffè latte tra le mani.

Poco dopo lo raggiunse Bill, gli si sedette affianco e cominciò a fissarlo.

“ Sai che odio quando mi fissi “ Gli ricordò il rasta leggermente infastidito

“Lo so.”

“Quindi?”

“Quindi?”

“La vuoi smettere?!”

“Di fare che cosa?”

“ Di guardarmi in quel modo!”

“Ma, non ti sto guardando in nessun modo!”

“Bill…Piantala!”

“E va bene! Scusa!” Sbottò alzandosi di malagrazia dal divano. Il suono del campanello interruppe l’inizio di una lite, e i due ragazzi ne furono sollevati.

Bill andò ad aprire.

“Ciao ragazzi!” Georg e Gustav fecero capolino dalla porta d’entrata

“Hey Bill!”

“Venite, entrate, Tom sta di la!”

I tre ragazzi si diressero in soggiorno, trovando un Tom imbronciato a guardare la TV.

Appena alzò gli occhi vide i suoi amici, spense il televisore e si alzò.

“Georg! Gustav!”

“Ciao amico!”

“ Bene, andiamo in sala di registrazione o è la volta buona che David ci uccide!”

 

 

“Sono state delle prove fantastiche!” Bill era euforico al ritorno a casa. Batteva le mani come un bambino che trova i regali sotto l’albero il giorno di natale

“Confermo! Non ho mai visto Georg e Gustav così carichi!” Tom tirò un’amichevole pacca sulla spalla al batterista, che di rimando gli fece l’occhiolino.

“ Già…” Bill d’improvviso si scurì in volto, cupo.

“Hey che ti prende, due secondi fa eri così felice!”

“Niente, è che a me non dici mai che sono stato bravo”

Tom rimase qualche secondo interdetto. Era vero…

Per quanto adorasse la voce del fratello, per quanto gli piacesse sentirlo cantare…Lui non gli aveva mai fatto un complimento alla conclusione delle prove. Non credeva pesasse così tanto, ma si sbagliava…Guardò il gemello e si chiese come poteva essere stato così stupido da pensare che un animo fraglilino come il suo non notasse questa piccolezze.

“ Sciocco…Lo sai ch sei stato bravo, sei stato magnifico” Gli sorrise…

Bill lo guardò sorridente e poi si diresse in salotto ad appoggiare il suo borsone.

Poco dopo si ritrovarono entrambi a guardare un po’ di sana televisione, erano circa le tre del pomeriggio.

“Hey Tom…” cercò di attirare l’attenzione Bill

“Si?” rispose l’altro non troppo interessato, più preso dalla presentatrice molto…prosperosa…che conduceva una trasmissione televisiva.

“ Ti va se…che ne so…andiamo a fare quattro passi per negozi?”

Subito il biondo si girò di scatto con stampata in viso un’espressione che andava dal terrorizzato al contrariato. Con “Quattro passi per negozi” Bill stava ad indicare ore e ore di shopping sfrenato. Senza fermarsi.

“No.” Disse quindi deciso.

“Eddaaaiiiii!”

“No.”

“Solo un paio d’ore!”  Si, le conosco io le tue due ore!

“No.”

“Ma..”

“No.”

“Hey! Non avevo ancora detto niente!”

“No.”

“Ufff!!” Sbuffò pesantemente il moro arrendendosi.

Si girò dall’altra parte assumendo un’espressione imbronciata, con le braccia incrociate sul petto e il labbro inferiore corrucciato verso il basso, sembrava un bambino.

Tom lo osservò e sorrise affettuosamente. Per quanto si sforzasse non riusciva proprio a dire di no al fratello. Era l’unica persona che lo sopportava veramente, che gli era sempre stata vicina e che era in grado di tirarlo su di morale anche solo sorridendo.

Vederlo triste era l’ultima cosa che voleva, se poi era per colpa sua non lo tollerava proprio.

“Solo un paio d’ore…Dai vatti a cambiare”

Bill gli regalò uno dei suoi migliori sorrisi, lo abbracciò di slancio e gli schioccò un bacio sulla guancia

“Graziegraziegrazie!” Ululò saltellando di qua e di la.

“Ti voglio bene Tomiii!”

“ Si si anche io, ora sbrigati però!”

Il moro sparì al piano di sopra. Il fratello ancora seduto su divano con un sorriso ebete dipinto in faccia.

Il cellulare di Tom squillò, avvisando che era arrivato un nuovo messaggio. Era Georg.

 

 

                                    Tom, domani le prove saltano! Mentre tornavamo a casa

                                    Gustav è scivolato, si è solo slogato un polso, nulla di

                                    Grave, ma per un paio di settimane buone non

                                    Potrà suonare! “

 

“Porc…Accidenti!” Imprecò il chitarrista. Era un bel guaio…Due mesi dopo sarebbero dovuti partire per un tour europeo per promuovere il nuovo album. Avrebbero dovuto posticipare la data di partenza! E si sa…Mr Jost non era un…Come dire…Un amante dei contrattempi.

“Ok eccomi! Ho finito, hai visto che veloce?”

Bill riapparse in salotto vestito e truccato di tutto punto, con nemmeno un capello fuori posto. Sorrisente come non mai, ma quando vide il fratello pigiare con rabbia sui microscopici tasti del cellulare, il suo sorriso sparì, lasciando il posto ad un espressione incerta.

“ Ehm…C’è qualcosa che non va?”

“Gustav.”

“Cos’è successo?”

Tom guardò il gemello in piedi di fronte a lui con la testa inclinata e lo sguardo curioso.

“ Si è fatto male.”

“Come? Cosa? E’ in ospedale? Non è grave vero?  Si riprenderà, non è così? Dimmelo ti prego, dimmelo che si riprenderà!”

“Bill ti vuoi calmare? E’ solo…”

“No no no.. io lo so, lo so! Morirà?  Non me lo vuoi dire perché hai paura della mia reazione! Sarò forte Tom ma parlami!”

“Io ti parlo ma tu ascolt…”

“Oh cielo, perché? Perché Gustav..Perch…” il moro non finì di parlare che un cuscino lo colpì in piena faccia.

“Tomiii…La cerniera mi ha colpito il labbro! Mi hai fatto male! Sei cattivo!”

“Bill.Dacci.Un.Taglio.”

“Uff, ok. Ma ora mi vuoi spiegare?”

“Si è slogato un polso…Per due settimane non potrà suonare”

“Cosa?? E noi come faremo? Tra due mesi c’è il tuor, e noi dobbiamo provare, provare e riprovare. Non possiamo permetterci di rimanere fermi per DUE SETTIMANE è una cosa impensabile, non è fattibile. Cambiamo batterista, cacciamo Gus, mettiamo un annuncio. Forza! Non c’è tempo da perdere. Muoviti Tomi! Cosa fai ancora seduto! Dobbiamo agire subito!”

“ Io non sono tuo fratello!”

Bill camminava su e giù con le mani fra i capelli imprecando disperato.

“Bill smettila di strillare come una donnetta e ascoltami!”

Il moro si fermò di colpo, fece un lungo respiro chiudendo gli occhi e poi li riaprì.

“Ok, sono calmo”

“Bene, stavo dicendo.. Per due settimane non potremo provare, ma siamo a buonissimo punto, hai visto tu stesso oggi. E’ andato tutto liscio come l’olio, siamo stati bravissimi! Non saranno certo due settimane a fermare i Tokio hotel!”

“Forse hai ragione, ma il tour….”

“Il tour non sarà un problema fratellino! E’ tra due mesi, saremo in ottima forma!”

“Ok Tomi, mi fido di te. Gus può rimanere nella band” Annuì convinto

“Perfetto, ora usciamo?”

“Si! Sono già le quattro!”

Tom si alzò dal divano e si diresse verso l’uscita, con la faccia di uno che sta salendo sul patibolo.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


 

Caaaspita!  Quanti commentini, non me li immaginavo proprio. Vi ringrazio di cuore**

Devo confessarvi che no so fino a che punto mi spingerò con questa storia. Ho tantissime idee in testa, non so quali usare e quali scartare. Per ora sono a buon punto, ho qualche capitolo in archivio (: Spero di non perdere l’ispirazione!

Vi aspetto a fine capitolo con i ringraziamenti individuali! Ale.

 

 

 

SECONDO CAPITOLO

 

“Tomi guarda che carina quella camicia!”

Erano passate due ore e mezza e i due gemelli erano ancora a camminare tra i negozi con due bodyguard  qualche passo indietro a loro. Bill svolazzava di qua e di la incantandosi davanti alle vetrine, ammirando e commentando ogni cosa. Un paio di occhiali da sole, una giacca in pelle, jeans… Tom di fianco a lui, camminava a fatica trascinando buste piene degli acquisti del fratello, la faccia che più incazzata non si può e la gola secca.

“Si Bill, è deliziosa, ma ti supplico, possiamo almeno fermarci a bere qualcosa?”

“Ma..Veramente..”

“SUBITO!”

“D’accordo d’accordo!”

“Bene,  all’angolo dovrebbe esserci un bar se non ricordo male. Muoviamoci non mi sento più le dita delle mani, queste borse pesano una tonnellata Bill!”

Si misero comodamente seduti ad un tavolino all’aperto, e aspettarono che il cameriere arrivasse a prendere le ordinazioni.

“Ma.. Saki dov’è finito?” Bill si guardò in giro in cerca della loro guardia del corpo, che fino a cinque minuti prima era dietro di loro che fingeva di guardare le vetrine.

“Guarda, è seduto a quel tavolo” Il moro si girò e dalla parte opposta alla loro c’era il bodyguard che leggeva tranquillo il giornale.

Quando il cameriere arrivò ordinarono un the ala pesca e una coca cola, che arrivarono pochi minuti dopo, per la felicità di Tom che stava morendo di sete.

Il rasta vagava con lo sguardo tra i tavolini, quando di colpo si fermò su quello opposto al loro.

Una decina di metri più distante era seduta una ragazza, da sola.

Aveva lunghi capelli corvini con un dread viola che pendeva sul lato sinistro. Alta e snella, fisico da urlo. La carnagione chiara e gli occhi di un azzurro intenso, da far venire i brividi.

Il chitarrista ne rimase ammaliato, all’istante.

“Bill..” Chiamò poi “Bill!” non ottenendo risposta lo chiamò nuovamente, accompagnando il richiamo con una gomitata che fece partire il bicchiere pieno di the addosso al moro.

“Idiota! Ma che cazzo fai?!” Sbottò incazzoso

“Ehi Bill, guarda quella ragazza!” L’incitò lui indicandogliela.

“Cioè, tu mi avresti annegato di the alla pesca, per farmi vedere una ragazza?! Ora sembra che mi sono pisciato addosso!” Si lamentò guardandosi i pantaloni e la maglietta fradici.

“Eddai finiscila di lagnarti e guardala!” Gli ripeté indicandogli il tavolino.

Il cantante sbuffò e guardò in direzione della ragazza,  rimanendo qualche secondo ( Di troppo ) a bocca aperta. Tom accuratamente gliela richiuse e domandò “Allora?”

“Notevole, davvero notevole. E’ bellissima! Come si chiama?”

“Bill ma sei stupido? Chi la conosce quella, so solo che è una figa mostruosa!”

“Si va bene comunque se ne sta andando..”

Tom si girò di scatto e la vide lasciare i soldi sul tavolino, svoltare l’angolo della strada e sparire dal suo campo visivo.

“No! Io la volevo conoscere!” piagnucolò  facendo la voce da bambino

“ Ti è andata male oggi fratellino!”

“Vaffanculo Bill!”

“Dai, per tirarti su di morale ti porto a mangiare italiano, che dici ti va?”

“Si dai, tanto non ho molta voglia di ritornare a casa”

Così si incamminarono lungo il vialetto alberato, arrivando nel ristorantino italiano in cui andavano da sempre, fin da piccolini.

“Ahh ogni volta che mangiamo qui ne esco soddisfatto!” Esclamò Tom massaggiandosi la pancia e ottenendo  il consenso di Bill. Entrambi amavano la cucina italiana, era la loro preferita in assoluto, soprattutto gli spaghetti.. Ne andavano pazzi!

Pagarono il conto e si diressero verso casa.

“Aspetta, mando un messaggio a Gustav, se è a casa andiamo a prendere Georg, così passiamo a trovarlo tutti insieme..” Tom tirò fuori il cellulare.

     

                                          Hey Gus! Come stai mollaccione? Questa sera

                                          Hai da fare? Perché io e Bill pensavamo di venire

                                         A trovarti, insieme a Georg. Così magari ti do un bacino

                                         Bua e passa tutto!

 

Pochi minuti più tardi arrivò la risposta:

                                             Ciao Tom! No, non ho nulla da fare, anzi mi annoio…

                                          Aspetto il tuo bacino con ansia visto che crepo dal dolore!

 

 

                         Sempre il solito, non sai sopportare un po’ di male!

 

 

                                             Vorrei vederci te nella mia situazione Tom!

 

 

                                                    Non succederà mai amico…

 
 

Quando lo scambio di battute cesso, Tom con un sorriso avvisò il fratello di prendere le chiavi della macchina dalla sua immensa borsa, chissà cosa ci teneva dentro la..

 

Con Georg al seguito i tre arrivarono a casa del batterista, che aprì la porta con un largo sorriso.

“Ciao Gus come stai? Ti fa male?”

“Ciao ragazzi, entrate dai. Si mi fa un po’ male ma nel giro di due settimane dovrei riprendermi completamente!”

“Oh meno male..”

“We ciao! Allora il bacino dove lo vuoi?”

“Tom! Certo che sei proprio un idiota!”

“Dovere!”

 

I quattro si accomodarono in salotto

“Allora, ci spieghi come cavolo hai fatto a cadere?” Domandò Tom

“Stavamo tornando a casa io e Georg, quando ci siamo fermati al negozio di strumenti musicali qui all’angolo. Attraversando la strada non mi sono accorto della macchinina giocattolo che un bambino aveva fatto arrivare ai miei piedi, l’ho calpestata scivolando a terra, ho messo male la mano e CRACK..”

“Tutta colpa di quel marmocchio…” Borbottò il bassista scocciato

“Dai Georg, non l’ha mica fatto apposta!”

“Puah.. Mocciosi..”

“Tooom!”

“Che c’è? E’ vero!” Il chitarrista si strinse nelle spalle.

Il cantante tirò un buffetto leggero sulla testa del gemello, che rispose allo stesso modo, ridendo.

“Ah si, al bar abbiamo visto una figa assurda” Si illuminò il rasta,che ripensò a quegli occhi così azzurri che per un momento gli fecero mancare il fiato.

“Si? Com’è?” S’informarono bassista e batterista

“ Scopabilissima!”

“Tom, dai! E’ davvero molto bella ragazzi, ma se n’è andata prima che Tomi la potesse agganciare!” Ridacchiò

“Si ma la rivedrò, stanne certo!”

I Tokio hotel, un gruppo conosciuto a livello mondiale. Quattro ragazzi desiderati e adorati da migliaia di ragazzine con gli ormoni in subbuglio, se ne stanno a chiacchierare tra di loro, in un salotto.. Come comuni mortali. Perché in fondo è questo che sono. Quattro semplici ragazzi tra i 19 e i 22 anni… Ragazzi a cui la fortuna aveva sorriso regalandogli ciò che sin da piccoli bramavano.

I Tokio hotel era la vita di ognuno di loro.

I Tokio hotel era la loro casa.

I Tokio hotel è un mondo inspiegabile di cui non possono fare a meno.

 

Stava girovagando senza una meta precisa per le stradine di Magdeburg con la sua Cadillac. Aveva appena finito di litigare con Bill. Gli dispiaceva, ma no lo sopportava proprio quando si impegnava a fare il rompicoglioni. “Non mangiare quello, è mio” “Non sederti sulla poltrona, è il mio posto”   “Non usare quel dentifricio, è il mio” Cristo ma era tutto suo in quella casa?! Non sapeva cosa voleva dire condividere. Ma infondo Bill era sempre stato così. Ancora un po’ infantile, e per questo lo adorava.

Stava giusto per girare a destra al semaforo, quando vide una ragazza attraversare la strada. La ragazza. Inchiodò di colpo e parcheggiò fuori dal negozio in cui era entrata.

Senza pensarci due volte si fiondò dentro seguendola.

Fece finta di guardarsi intorno, ma il suo sguardo era fisso su di lei.

In una frazione di secondo i loro occhi si incrociarono. Tom fece un sorrisino ebete, ma lei si girò dall’altra parte e continuò per la sua strada. Il biondo  decise di aspettarla all’uscita, fumando una sigaretta. L’avrebbe conosciuta.

 

Poteva sorridermi, insomma. Che cos’era quella specie di smorfia?

 

La ragazza uscì dal negozio, con una piccola busta in mano.

“Ehi!” Si sentì chiamare, si voltò e un ragazzo con un enorme cappello e gli occhiali da sole le stava venendo incontro. Caspita, ci vuole un bel coraggio a girare con un cappello di lana in piena estate! Pensò.

“Si?”

“Ciao..”

“Ehm..ciao..”

“Come ti chiami?”

“Scusa, ci conosciamo?” Borbottò irritata lei.

“Veramente no, io sono Tom comunque..”

“Viktoria..”

“Viktoria.. Che bel nome. Mi piace, davvero!”

“Grazie..” fece lei, e si voltò pronta ad andarsene

“No, aspetta!”

“Cosa c’è?” Scocciata. Visibilmente scocciata.

“Verresti.. Verresti a bere qualcosa con me?”

“Mi spiace, ho di meglio da fare..” Disse agitando per aria la mano con nonchalance.

“Oh scusa tanto! Volevo essere carino!”

“Ma io non ti conosco!”

“ Conosciamoci allora!” Esclamò sfoderando il suo sorriso sghembo.

“Senti. Mi dispiace, ma devo proprio andare. Magari un'altra volta! Ciao..”

E in un battito di ciglia era sparita..

“Devo proprio andare, magari un'altra volta!” Fece il verso il rasta..” Femmine..”

Col morale a terra Tom ritornò alla sua macchina e si diresse verso casa..

Quella ragazza gli aveva già fatto saltare i nervi. Insomma. Figa era figa. Eccome. Ne aveva viste veramente poche come lei. Però accidenti, che caratterino! Poteva almeno scaricarlo gentilmente..

Ahh chi le avrebbe mai capite le donne!

In poco tempo arrivò al vialetto cementato della villetta sua e del fratello, fermò la macchina ed entrò in casa.

Davanti alla porta trovò la figura snella e slanciata di Bill che lo aspettava sull’uscio con il piede che batteva ritmicamente a terra.  Gli venne in mene quando era più piccolo, e ritornava a casa a notte fonda sapendo che la madre lo avrebbe aspettato all’entrata, con una ramanzina pronta per lui.

“Dove sei stato?” Disse incrociando le braccia al petto il  moro

“ A fare un giro” Lo sorpasso senza degnarlo di uno sguardo..

“ E dove, di grazia?”

“ Bill, a fare un giro. Punto. Ora vado a farmi una doccia, sono molto stanco” Salì svelto le scale entrando nel bagno, con il moro che gli urlò qualcosa dal piano di sotto, ma a quel punto aveva già richiuso la porta e non lo sentì.

 

 

Bill al piano di sotto stava guardando la televisione. Sospirò pesantemente… Non gli piaceva discutere con Tom per cose così futili. Anche se sapeva che avrebbero fatto pace quasi subito, odiava litigare con lui.. E con un sorriso sulle labbra si ricordò di qualche anno prima…

 

                                     I piccoli Bill e Tom guardano tranquilli la TV.

                                       “Bill, adesso tocca a me!” Decretò il più grande

                                     Strappandogli il telecomando dalle mani, interrompendo

                                   Così, il programma preferito del gemello.

                                         “No! Stanno finendo i puffi!”

                                     “Non mi importa,hai già guardato! Ora tocca a me!”

                                        Gli rispose Tom.

                                    “Tomi per favore, mancano solo dieci minuti!”

                                        “No!” Era deciso a non mollare.

                                         “Dai..poi guardi quello che vuoi tu..” Rispose con gli

                                     Occhi colmi di lacrime. Bill era sempre stato un bimbo

                                    Molto emotivo e sensibile, e se qualcosa non andava.

                                         Non riusciva a bloccare i pianti.

                                        “Non cominciare a piangere ancora! Femminuccia!”

                                       Lo prese in giro il gemello.

                                           “Non sono una femminuccia!!” Gli urlò contro.

                                     “Ma sei scemo? Non urlare!” Gli disse tirandogli il

                                      Telecomando in testa, che gli procurò un bel bernoccolo.

                                        “Sei cattivo!” Piane ancora più forte, e questo fece pentire

                                     Il piccolo Tom del suo gesto.

                                      “Scusa Bill..Non volevo farti male…”   “Non fa niente”

                                          Piagnucolò l’altro. “No davvero, scusa..mi dispiace!”

                                     Con le manine gli asciugò le lacrime e gli posò

                                           Un tenero bacino sulla guancia.

 

 

Poco dopo Tom uscì dal bagno, e Bill gli si fiondò addosso stringendolo in un abbraccio stritolatore.

“Bill ma che ti prende! Mi soffochi!”

“Tomi mi dispiace! E’ vero! Penso sempre e solo a me!”

“Già… Ma è per questo che ti voglio tanto bene..”

“Anche io fratellone!”

“Dai, smettila di fare lo smielato e staccati, andiamo a fare due passi!”

“Devi sempre rovinare i bei momenti tu eh?”

Tom sogghignò e guardandolo non poté fare a meno di rendersi conto che lo adorava. Adorava il suo piccolo, tenero, infantile Bill. Adorava suo fratello.

Chi gli avesse mai fatto del male, sarebbe morto per mano sua. Questo era certo.

 

Ed eccoci qua! Allora ringrazio:

 

little_illusion : Grazie mille, anche a me Bill fa morire dal ridere! XD

 

_Pulse_ : Tu! Seconda! Impossibile. -.-“ E poi e poi e poi, ma come cavolo hai fatto a dimenticarti di uscire dal mio account XD bahh per questa volta ti perdono dai xDD. Cooomunque, per inciso, io DETESTO fare shopping. Il mio massimo è andare a comprare una maglietta in centro u.u

Grazie del commento Ary! baciiii

 

Ice princess : Grazie, grazie, grazie!

 

Layla the punkprincess : Diglielo a Bill, che è un po’ scemo! xD Grazie mille della recensione! *___*

 

Dark483 : ahahaha xD Grazieee! ^__^

 

xXx__TokioHotel__xXx : Grazie, grazie di cuore!

 

_Vale_483_ : Nemmeno io penso che Bill per un polso slogato sostituirebbe Gustav. Ma questo è il “mio” Bill. E’ l’ho creato un po’ infantile e pazzerello xD

Grazie mille della recensione! Un bacio**

 

Alla prossima ragazze!

Vostra Ale.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Eccoci qua con un nuovo capitolo. In questo la storia comincia a prendere forma, si intravedono le prime luci. Ma sarà solo l’inizio per i nostri amici!

Nello scorso capitolo non ho ringraziato Dark Dancer. Perché avevo postato prima di leggere la recensione. Un grazie immenso anche a te!

Ci vediamo a fondo pagina! Buona lettura!

 

 

TERZO CAPITOLO

 

I due gemelli stavano camminando fianco a fianco lungo una viuzza buia. Illuminata solo dalla flebile luce di qualche lampione posto qua e la. Era tardi, sera inoltrata. Non c’era più quasi nessuno in giro, solo qualcuno che stava ancora seduto al bancone del bar, e gli ultimi negozianti che tiravano giù le saracinesche.

“Sai Bill.. Oggi ho conosciuto” fece le virgolette con le dita sull’ultima parola “ La ragazza del bar”

“No, sul serio?”

“Già..Si chiama Viktoria” Fece lui.

“E com’è?”

“Cazzo è figa ma se la mena da morire!” Esclamò allargando le braccia.

“Davvero? Non l’avrei dett..”

Non finì di parlare che qualcosa, o meglio qualcuno gli andò completamente addosso. Per poco Bill con cadette a terra, facendo la fine che aveva invece fatto quel qualcuno.

“Cazzo, guarda dove vai!” Strillò una voce femminile vagamente familiare alle orecchie del rasta.

“Ehi è colpa tua! Stai attenta tu!” Ribatté il moro offeso..

La ragazza si tirò su da terra. Alzò lo sguardo e vide, dietro a Bill, Tom che la guardava incredulo. Parli del diavolo e spuntano le corna.

“Tu?!” sgranò gli occhi.

“Potrei dire la stessa cosa”

“Sei una persecuzione..”

“Senti bella non è colpa mia se sei andata a sbattere contro mio fratello!”

“E’ lui che è venuto addosso a me, Kaulitz.” Il chitarrista si bloccò di colpo, rimanendo in silenzio per qualche secondo.. Ma allora, lo aveva riconosciuto..

“Kaulitz? Come sai..”

“Ma per piacere!” Lo interruppe lei “ Non bastano un mega cappello e un paio di occhiali da sole per camuffarti decentemente!”

“ Ha ragione Tomi!” Rise Bill divertito.

“Zitto tu, carciofo!”

“Ehi!!”
“Comunque sia, è stato un piacere. Tante care cose!” E la ragazza sparì di nuovo, come era apparsa.

“Che stronza” Sibilò Tom a denti stretti.

“Ma va dai! Magari era già incazzata per i fatti suoi!”

“Questo non le da il diritto di snobbarmi in questo modo!” Era incazzato. Oh se lo era!

Ma chi era quella per trattarlo così. Lui che voleva essere carino e invitarla a bere qualcosa fuori. Doveva solo sentirsi onorata! E invece cosa faceva? Lo liquidava come se fosse uno straccetto..Ma come si permetteva? Lui era Tom.. Tom Kaulitz. Nessuno doveva permettersi.

 

 

“Tomiiii” Tom era seduto in salotto con davanti a se qualche spartito e la sua chitarra a tracolla. Stava cercando di comporre qualche nuova melodia. Erano passati alcuni giorni dall’ultima volta che aveva visto Viktoria. Aveva girato ancora per la città, ma lei non si era più vista. Meglio così. Pensò. Non si perdeva niente, solo una gran gnocca.

“Si, che vuoi?”

“Mi accompagni dieci nani secondi al negozio? Ho finito la lacca!” Strillò il moro dalla sua camera da letto.

“Te ne concedo cinque di nani secondi. Dai sbrigati” Cercò le chiavi della macchina nelle sue infinite tasche. Un accendino, il cellulare, un pacchetto di sigarette, una matita… Un deodorante?!..

E le chiavi! Finalmente.. Neanche fosse Mary Poppins!  

“Eccomi..” Bill si avvicinò alla porta e la aprì, facendo uscire prima il fratello, per poi richiuderla.

 

 

“Tomi Tomi parcheggia qui, parcheggia qui!!”

“ Non strillarmi nelle orecchie! Cazzo!”

“Ok ok, scusa. Parcheggi qui?” Il moro indicò l’entrata principale del parco.

“Perché qui scusa?”

“Perché voglio attraversare il parco, tanto non c’è mai nessuno a quest’ora..”

 

Quello che i due gemelli non sapevano, è che si sarebbero trovati nel posto giusto al momento giusto.

 

Tom con un paio di manovre parcheggiò la sua cadillac e, scesi dall’auto varcarono il grande cancello del parco comunale. Era un bel posticino, fresco e riservato.

C’erano tante panchine sotto ad ombrosi alberi, e un area giochi per i bimbi che di solito andavano li a giocare alla domenica. Proprio come loro quando erano piccoli.

Continuavano a camminare fianco a fianco, non parlavano. Ognuno dei due aveva molte cose a cui pensare. Ma ben presto i loro pensieri vennero interrotti da grida soffocate e risate sommesse.

“Ma che cazzo è?” Chiese a nessuno in particolare un Tom confuso.

“Non lo so, ma sembra provenga dall’ala nord. Vieni, andiamo a vedere”.

Bill cominciò a correre seguito dal gemello, che era un po’ goffo per via dei suoi pantaloni.

Appena arrivarono videro una ragazza con un cappellino azzurro calcato sulla faccia, stretta contro un muro da quattro ragazzi grandi e grossi che non la lasciavano muovere.

“Lasciatemi stare!” Urlò disperata tra i singhiozzi.

“No piccola, non ti muovi. Non vai da nessuna parte finché non otteniamo quello che vogliamo. Ora ferma e collabora, così senti meno male.”

“Smettila, ti supplico! Smettila!”

In quel momento uno dei quattro le tappò la bocca, le prese il cappellino e lo scaraventò a terra, Scoprendole il viso, rigato dal pianto.

Era Viktoria. Proprio lei.

Urlava e si dimenava, ma i ragazzi non la mollavano. La tenevano ferma e la strattonavano per le braccia. Le stavano facendo male.

“Oddio Tomi, ma è lei!” Quando si voltò però, notò che il fratello non gli era più affianco, lo cercò con lo sguardo e si accorse che stava camminando con passo deciso verso i cinque.

“Aspettami!” Affiancò Tom un po’ spaventato.

“Ehi voi! C’è qualche problema?” I quattro  ragazzi, colti alla sprovvista, si girarono sorpresi, allentando la presa che stringeva la ragazza. Approfittando di quel momento di distrazione, Viktoria si dileguò dai quattro e corse dietro a Tom, affondando la testa nella sua schiena e stringendo forte la maglia con le mani.

Tremava come una foglia, non accennava a smettere di piangere e i suoi occhi erano ormai diventati rossi e gonfi. Si nascondeva dietro la figura alta e magra del chitarrista, che guardava dritto negli occhi i suoi “rivali” non cedendo lo sguardo.

“Ragazzino, che cazzo vuoi?!” Chiese uno di questi.

“Tenendo conto che non sono io a rompere i coglioni a una ragazza. Che cazzo volete voi!”

“Ci stavamo divertendo un po’ d’accordo? Quindi ora levati dalle palle!”

“Non ci penso nemmeno” Ruggì sentendo la presa ferrea della ragazza farsi piano piano più forte.. Sempre più tenace.

Era spaventata, troppo. E Tom dimenticò il modo in cui era stato snobbato qualche giorno prima, proprio da lei.

“Senti stronzetto, se non vuoi farmi incazzare ti consiglio di girare i tacchi e tornartene da dove sei venuto. E portati via quella checca che hai di fianco!”

Il cantante, sentendosi chiamato in causa, rabbrividì, non era mai stato bravo a difendersi… Ci aveva sempre pensato Tom, quando a scuola lo prendevano per il culo dandogli del gay o della femmina. In un momento tutti i ricordi riaffiorarono alla sua mente, vividi come mai prima d’ora…

 

                                 “Ehi sfigato, come te la passi?” Risate collettive.

                               “Non sono uno sfigato” Rispose a denti stretti e a pugni serrati

                               “ Com’è andata dal parrucchiere? E dall’estetista?”

                                Altre fottutissime risate…

                                 “Sei proprio uno stronzo” Biascicò Bill.

                                 “Ah si? Guarda lo stronzo cosa ti fa!” BAM! Un pugno colpì Bill

                               Sullo zigomo. Ad un certo punto il corridoio della scuola

                                   Cominciò a roteare vorticosamente. Sembrava essere su una giostra.

                               Non capiva più niente, sentiva solo un dolore lancinante sulla faccia, e

                                     Qualcosa di liquido e viscoso scorrergli sulla guancia destra.   

                                “Lasciatelo stare!”                                                                                                                                                                              

                               Ecco Tom, suo fratello, il suo gemello, il suo migliore amico…

                                   Corre goffamente verso di lui e lo aiuta a rialzarsi. Poi prende

                                 A calci lo stronzo e lo atterra senza troppa difficoltà. E comincia

                                  A correre con il gemello al seguito. Arrivano fuori scuola,

                                e rallentando si dirigono verso casa…

                            “Quindi.. E’ successo ancora..” Ruppe il silenzio Tom…

                                 “Mi dispiace Tomi, mi dispiace davvero…”

                              “ Bill, dispiace più  me vederti così, fidati…”

                           “Ti voglio bene Tomi..” “Anche io fratellino. Anche io non sai quanto”

                                   Un sorriso, un dolce sorriso e un abbraccio… Un dolce, dolcissimo

                                Abbraccio fraterno.. Non serviva alcun tipo di parola.

                                  Tra loro no.

                               

 

 

Ricordi dolorosi, ma che erano parte del suo passato. Pensieri che facevano male ancora adesso, ma che non avrebbe potuto dimenticare.

“N..Non sono una checca…” Un sussurro quasi impercettibile.

I quattro scoppiarono a ridere, troppo forte, troppo di gusto, troppo cattivi.

Tom si irrigidì, strinse i pugni fino a farsi male.

“Sentite brutti stronzi! Già non dovevate permettervi di rompere i coglioni a questa ragazza! Ma azzardatevi a dire solo un’altra parola su mio fratello e vi farò pentire di trovarvi qui. Adesso. Con me.”

“ Sentitelo! Il ragazzino si scalda! Dai, fuori dai coglioni, tu e quel finocchio che…”

Non fece in tempo a finire che un pugno dritto sul naso lo bloccò.

Tom non ci vedeva più, quello era davvero troppo! Sapeva quanto male facevano al fratello quegli insulti, i ricordi che risvegliavano.

I tre compagni, che avevano visto l’amico cadere a terra sanguinante, si piazzarono davanti al rasta.

“Questo proprio non lo dovevi fare ragazzino!” Sibilò uno.

“No, lasciatelo stare, arriverà il momento in cui se ne pentirà amaramente, lasciamolo divertire finché può. E tu troia” Disse indicando Viktoria “ Ti consiglio di tenere gli occhi bene aperti.”

A quelle parole la ragazza si strinse convulsamente a Tom, ancora di più.

Il ragazzo non cedeva allo sguardo assassino degli altri, che se ne andarono imprecando a gran voce. Solo a quel punto Viktoria allentò la presa alla maglietta del rasta, e si asciugò le lacrime che però continuavano a scorrere imperterrite, segnando il suo viso candido.

“Ehi, guarda che se ne sono andati via..” Cercò di consolarla dolcemente il biondo.

La ragazza non rispondeva, non sembrava la stessa persona di pochi giorni prima. Bill la stava guardando, ed ecco i brutti pensieri invaderlo nuovamente, facendogli ricordare a quando era nella sua stessa situazione, a piangere per qualcuno troppo stupido…

“Tutto ok?” Chiese infine il cantante.

Fece un paio di respiri profondi, chiuse gli occhi e li riaprì, poi riuscì a parlare.

“S..si, grazie ver..veramente”

“Possiamo riaccompagnarti a casa?” Domandò il rasta sorridendole… Lei sorrise di rimando, anche se debolmente, e annuì..

I tre si incamminarono, avvolti nel silenzio..

 Nessuno sapeva bene cosa dire.. Era una situazione troppo strana.

Tom la guardava di sfuggita, con la coda dell’occhio. Guardava basso e aveva gli occhi spenti. Quelle splendide pozze d’acqua cristallina. Due oceani. Non riusciva a smettere di fissarli, gli facevano perdere il respiro. In una frazione di secondo i loro sguardi si incrociarono. Lei sorrise imbarazzata, sorprendendolo a fissarla. Tom subito guardò davanti a sé.

D’improvviso Viktoria si bloccò.

“Ragazzi io sono arrivata. Vi devo ringraziare.. Se non ci foste stati voi due.. io..”

“Ehi non ti preoccupare, è tutto finito .. Dai..” Tom le accarezzò una spalla e le diete un buffetto sulla testa sorridendo.

“Grazie. Allora.. Ciao, vediamo in giro..”  Salutò con un gesto della mano, aprì il cancello della sua villetta e percorse il vialetto ciottoloso che la accompagnò alla porta, l’aprì e sparì all’interno della casa.

“Si.. ci vediamo in giro..” Mormorò il chitarrista.

“Tomi.. Torniamo a casa.. Non la voglio più la lacca.” Lo richiamò il moro stringendogli la spalla.

“Si Bill. Torniamo a casa, è meglio.”

 

 

Allora, ringrazio :

 

_Pulse_ : Te perversa XD stavolta sei prima, e meno male! Non ti avrei perdonata due volte consecutive ù.ù xD Grazie mille!

 

Layla the punkprincess : No, il nostro Tomi è un osso duro, non mollerà facilmente. Davvero hai un rasta? Fallo viola! Fallo viola! XD alla prossima!

 

Dark483 : Si, la parte dei puffi mi è venuta bene! Grazie! J

 

Streghettathebest : Grazie mille! Continua a seguirmi *__*

 

xXx_TokioHotel_xXx : Ahahahaha, mi fa morire quella parte! Grazie! XD

 

_Vale_483_ : Beh, solo perché è una star non vuol dire che può avere tutto! XD riguardo alla scommessa non dirò nulla! Anche se penso sia evidente.. Coomunque, avrai la risposta nel prossimo capitolo! ;)

 

Tiky : Sono contenta che ti siano piaciuti e primi due capitoli! E spero ti piaccia anche questo! xD

 

Grazie veramente ragazze! Alla prossima. Vostra, ale**

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Mi fa sempre piacere leggere i vostri commenti, che sono così tanti rispetto alle mie aspettative! *________*  Allora che dire, questo capitolo a me piace particolarmente, l’ho fatto bene! Perché l’ho scritto dopo una chiacchierata con la Ary in msn. Avevo le idee confuse e non sapevo come ordinarle bene nella testa, lei mi ha detto di scrivere di getto senza pensarci. Questo è quello che venuto fuori. Un doppio grazie alla _Pulse_ !

Buona lettura, a tra poco xD

 

 

 

 

QUARTO CAPITOLO

 

 

 

Era pomeriggio inoltrato a casa Kaulitz. Tom era sveglio da un pezzo, ma non aveva voglia di alzarsi, così se ne stava fermo nel suo letto a guardare il soffitto. Era andato a fare un sonnellino appena due ore prima. Continuava a ripensare agli occhi di Viktoria..Quel pomeriggio. Erano passati tre giorni. L’aveva cercata, ma non si era più fatta vedere. Voleva sapere se stava bene, se era ancora preoccupata. “ Ti consiglio di tenere gli occhi bene aperti”, le aveva detto uno degli aggressori. E se l’avevano trovata? Le avevano fatto del male? Stava bene?

Troppe domande. Per una che, in fondo, nemmeno conosceva. Ma i suoi occhi.. Quegli occhi blu così spenti e tristi.. Li voleva rivedere, e non si spiegava il perché.

Decise di alzarsi, restare a crogiolarsi tra le lenzuola e pensare a quella ragazza non era salutare. Sarebbe stato molto meglio chiamare i suoi amici e fare quattro passi all’aria aperta.

 

“Bill!” Lo chiamò a gran voce, la casa era molto silenziosa. Che fosse uscito?

“Sono in salotto, vieni!” Rispose dalla poltrona su cui era seduto.

Tom lo raggiunse in soggiorno e lo trovò chino sul tavolino a centro sala, una matita tra i denti e lo sguardo perso nel vuoto, assente. Aveva un paio di fogli e una bottiglia d’acqua davanti a sé.

“Che fai?” Gli chiese curioso cercando di sbirciare tra le righe che aveva scritto.

“Non riesco a finire una canzone. E’ perfetta. Ma non trovo un finale adatto. Un finale ad effetto. Un finale bomba. Mi capisci?” Si voltò lentamente verso di lui con una strana luce negli occhi.

“Si ti capisco, anche a me succede con le melodie, a volte.” Sorrise comprensivo e si sedette sul bracciolo della poltrona.

“Sei bravo Bill. Nessuno sa scrivere testi come te. Ma se non riesci a finire questa canzone vuol dire che ora non è il momento. Non hai ispirazione, non puoi forzarla. Aspetta un po’, riprendi magari domani. Vedrai che farai un lavoro meraviglioso. Io credo in te. Lo sai questo, vero fratellino?”

“Certo che lo so! Anche io credo in te Tomi..”

“Dai su, chiamiamo Georg e Gustav” Gli tirò una leggera pacca sulla schiena “ Usciamo un po’ che qua dentro si soffoca.”

“Va bene, ci pensi tu? Io mi faccio una doccia prima”

“Va bene, ma sbrigati o si fa tardi”

“Soooonooo un fuulmineee”

“Si si, vai fulmine va” Rise il chitarrista.

 

“Dove si va ragazzi?”

Erano usciti da poco più di mezz’ora, bodyguard al seguito, ma in giro non c’era nessuno e loro non sapevano dove andare.

“Non so Gus, andiamo al bar a bere qualcosa e poi facciamo un salto al pub fuori città?”

“Ci sto, bravo Tomi” Annuì Bill.

“Va bene anche per me” Si unì Georg con poco interesse.

Raggiunsero il solito bar e si sedettero fuori, sotto un ombrellone. Ordinarono tre birre e cominciarono a chiacchierare.

Tom non partecipava alla conversazione, era impegnato a cercare Viktoria con lo sguardo. Con scarso risultato.

Quella ragazza era un continuo “ appari, scompari, appari, scompari”. Che scocciatura.

Ora era diventato difficile anche rimorchiare una!

“Ehi ragazzi…”  Una voce squillante trovò soluzione ai problemi del ragazzo, che si girò all’istante. Trovandola a pochi passi da lui.. Era ancora più bella di come se la ricordava.

Portava una maglia viola e una mini di jeans. Era uno schianto. Da perderci la testa.

“Come state? Scusate, l’altro giorno ero un po’ scossa. Non sono riuscita a ringraziarvi come invece avrei dovuto..”

“Ciao Viktoria, tutto bene grazie. Figurati..E’ stato un piacere.. Vero Tomi?” Il moro tirò una gomitata nelle costole al gemello, notando che non dava segni di vita.

“ Oh  oh ciao! Si, un piacere davvero!” Lei gli sorrise incerta. Poi il suo sguardo si posò su Georg e Gustav, che la guardavano curiosi.

“Oh dimenticavo! Georg, Gustav, lei è Viktoria. Viktoria, loro sono Georg e Gustav!” Bill li indicò rispettivamente.

“Piacere!” Sorridente strinse la mano a entrambi

“ Piacere nostro!” Sorrise malizioso Georg passandosi la lingua sulle labbra.

Tom gli tirò un calcio da sotto al tavolo, girandosi verso di lui con occhi assassini. Della serie “Se gli sguardi potessero uccidere…” .

“ Dai siediti, Vuoi qualcosa?” Domandò Tom prendendole una sedia e accostandola affianco alla sua.

“No, grazie lo stesso!”

“Figurati” Le sorrise..

“Ehi” S’illuminò Bill..” Noi adesso pensavamo di andare al pub, vuoi venire con noi? Ci divertiamo e ascoltiamo musica..”

“Si dai, è un’idea carina, tanto io non avevo niente da fare!”

“Perfetto, andiamo allora!” Il chitarrista si alzò seguito da tutti gli altri.

In poco tempo arrivarono al locale, visto che avevano preso la macchina di Tom.

Non c’era moltissima coda, così decisero che  non era necessario sfruttare la loro fama per entrare.

La brezza che c’era quella sera era fresca e piacevole. Il sole stava già tramontando e si cominciavano a vedere le prime stelle, stampate in un cielo lilla e azzurro chiaro.

Viktoria chiacchierava tranquilla con Gustav e Bill. Mentre Georg e Tom stavano qualche passo indietro a loro.

“Allora, che te ne pare?” Domandò curioso il rasta.

“Caspita! E’ una bella ragazza! Perfetta direi.. Carina, simpatica, spiritosa. Mi spiace amico, ma non sei ai suoi livelli!” Sogghignò il bassista guardandolo di sottecchi.

“Non esserne sicuro..”

“Ah no?” Georg lo guardò con occhi di sfida, il biondo rispose allo stesso modo.

“In un mese me la scopo.”

“Chi? Quella? Figurati.. Non te la darà mai!” Agitò per aria una mano e fece uno sbuffo alla – Nondirecretinatetiprego –

“Scommettiamo?” Sorrise sghembo porgendogli la mano

“Ci sto!” Lui gliela strinse, convinto di poter vincere.

“Se perdi, voglio il tuo basso. Quello a scacchi bianchi e neri.”

“Ma.. Non lo sai nemmeno suonare!”Georg era incredulo

“Chissene importa, è bello da vedere. Lo appendo in salotto.” Fece spallucce “Come trofeo” Aggiunse sogghignando..

“Se vinco io allora voglio la tua gibson, quella bianca a triangolo!”

“Ma.. E’ la mia preferita!”

“Che c’è..? Il grande Tom ha paura di perdere? E poi.. tutto ha un prezzo. Tu vuoi il mio basso, io la tua chitarra!”

“Arrgh! E va bene! Ci sto!” Sbuffò pesantemente.

“Ehi voi due! Ma che confabulate.. sbrigatevi, tocca a noi entrare!” Bill si girò e li chiamò insospettito. Che avevano di così importante da dirsi? Decise di non dargli troppo peso e di godersi la serata.

 

Impulsivo Tom. Perché non pensi alle conseguenze delle tue azioni? Te ne pentirai..Oh se te ne pentirai! Impulsivo Tom.

 

Entrarono nel locale e rimasero assordati dalla musica che usciva dalle casse. Decisamente troppo alta.

C’era una sala vip nel pub. Così, scortati da un cameriere, si fecero accompagnare ad uno dei tavolini del privè ordinando quattro birre e una coca cola.

“ Che c’è, hai paura di ubriacarti?” Chiese Tom a Viktoria sorridendo.

“Non bevo alcool, sono astemia”

“Ma che brava ragazza..”

“Che fai, sfotti?” Squittì stizzita.

“Io? Non mi permetterei mai!” Alzò le braccia davanti al petto e scosse la testa.

Lei si girò dall’altra parte..

 

Ma tu guarda questa! Le salvo la vita e continua a non cagarmi!

                                            

 

“Gente è una bomba questo posto!” Urlò Georg trangugiando la sua birra.

“E’ vero! Non ci ero mai stata prima, devo assolutamente ritornarci!”

“Balliamo?” Le chiese il bassista porgendole la mano.

“Ma si dai! Facciamo quattro salti!” Gliela afferrò e lo seguì al centro della pista, dove c’era già un mucchio di gente sudata che si dimenava al ritmo della musica.

Tom rimase a guardarli con la bocca spalancata, avete presente Will coyote? Ecco, così.

S’irrigidì stingendo forte i pugni. Tanto forte da farsi venire le nocche bianche.

Ma che diavolo si era messo in testa quel bassista da strapazzo?

 

Ora ti faccio vedere io bruttocapellonepiastratodeimieistivalisporchi!

 

A passo di marcia si diresse verso i due e , strattonando Georg per le spalle, gli urlò nelle orecchie: “Muoviti! Ti devo parlare”

“Ma, non puoi aspettare cinque minuti? Io e Viktoria stavamo...”

“Non me ne fotte un cazzo! Ti devo parlare immediatamente!”

Il bassista lo guardò perplesso, poi si sporse verso la ragazza e le sussurrò qualcosa all’orecchio, facendola sorridere. Tutto sotto lo sguardo truce del rasta, che afferrò Georg per un braccio e lo trascinò lontano dalla pista da ballo.

 

“Ma che hai! Ti sei bevuto il cervello?!” Tom era fuori di sé. C’era in gioco la sua chitarra preferita, dopotutto.

“Che ho fatto?!” Strabuzzò gli occhi e allargò le braccia

“Che hai fatto? Mi chiedi che hai fatto? Smettila di provarci con lei! E’ off-limits o te ne sei dimenticato?”

“No, non me ne sono dimenticato, cercavo solo di socializzare!” Rispose indignato.

“Ecco allora socializza con qualcun’altra, c’è in ballo una scommessa, ricordi?”

“Si si, scusa. Giuro che non la guarderò più..”

L’altro annuì e gli batté un pugno sulla spalla sinistra, per poi girarsi dall’altra parte e dirigersi verso il tavolino, dove sicuramente era tornata Viktoria. Arrivò e lei era la, come aveva previsto.

Si sedette di fianco a lei e aspettò il momento giusto per attaccare bottone.

“Georg dov’è?” Spezzò il silenzio ( Per quanto silenziosa poteva essere una stanza con musica a palla ) la ragazza.

“E’ in bagno” Sbuffò infastidito. Perché si interessava così a lui?

“ Che vi siete detti, quando lo hai trascinato via?”

“Pfff, cose da uomini” Sventolò una mano per aria senza interesse.

“Oh, capisco.”

“Senti..So di non esserti molto simpatico. Insomma, me lo hai fatto capire. Ma ti andrebbe di ballare con me? Sai, mi annoio un po’..” Tese la mano verso di lei con un sorriso incerto.

La ragazza sembrò titubante, sembrò rifletterci sopra. Insomma, era innegabile che Tom fosse un bellissimo ragazzo, ma.. Chi era veramente?

Guardò la mano tesa nella sua direzione, quindi annuì e sorrise.

“Va bene dai..” Afferrò la mano del chitarrista e, per la seconda volta nella serata si lasciò portare al centro della pista.

Tom posò le mani sui suoi fianchi, mentre lei le intrecciò dietro al collo del chitarrista.

Il rasta le si avvicinò all’orecchio destro, per parlare senza dover strillare.

“E’ un bel posto, non trovi?”

“Si, davvero carino. Ci devo portare mia sorella!”

“Non sapevo avessi una sorella.” Viktoria lo guardò in modo strano

“Tu non sai niente di me, Kaulitz.”

Tom rimase interdetto da quella risposta, preferì tacere e non peggiorare la situazione.

Continuavano a ballare al ritmo di una canzone di cui non conoscevano nemmeno il titolo. Era carina, una di quelle che ti entra nella testa e non se ne va più. E poi magari ti ritrovi a canticchiarla mentre fai la doccia, non ricordandoti nemmeno dove l’hai sentita. Un tormentone estivo, ecco.

“Senti, possiamo andare a bere qualcosa? Sto morendo di sete!” La ragazza si sventolò una mano davanti al viso per farsi aria, faceva un caldo terribile li dentro! Poi in mezzo a tutta quella gente che ballava!

“ Certo, intanto tu vai pure al tavolino, io arrivo. Cosa ti prendo?”

“Un the al limone, grazie”

Tom si diresse al bancone dove servivano da bere e si sedette su uno sgabello alto.

“Ciao ragazzo, cosa ti porto?”

“Una birra media e un the al limone”

“Arrivano subito!” Fece l’occhiolino il barista.

“Grazie.” Rispose Tom con nonchalance.

 

“Ehi Viktoria, perché sei qui seduta tutta sola? Non ti va di scatenarti in pista?!”

“Bill?” La ragazza lo guardò strabuzzando gli occhi, ma divertita.

“Diiimmiii?”

“Sei ubriaco.”

“Chi?? Io?? Nooo, sono allegro!”

“Si certo. Dai allegro vieni qui prima che combini un malanno!” La ragazza con un sorriso gli fece cenno di sedersi in parte a lei. Il moro, ascoltandola, si stravaccò appoggiando la testa sulle sue gambe, addormentato.

“Bill?........ Bil?.. Oddio questo già dorme!” Si schiaffò una mano sulla fronte sorridendo.

“Ma.. che succede?” Tom arrivò con due bicchieri tra le mani, guardando confuso il gemello sdraiato sulle ginocchia di Viktoria.

“E’ ubriaco. Si è addormentato!” Si sporse verso di lui per prendere il suo bicchiere, con un braccio reggeva la nuca di Bill, in modo da non farlo cadere sul pavimento.

Tom le passò il the e cominciarono a bere entrambi.

“Accidenti, speriamo non gli venga la sbornia triste!”

“Che vuoi dire?” Chiese Viktoria dopo un lungo sorso di the.

“Voglio dire che il signorino quando beve troppo, o comincia a ridere ininterrottamente prendendo in giro tutti e facendo scherzi scemi, o si accolla al primo che gli capita sotto tiro e , piangendo come una fontana, gli racconta tutte le sue disgrazie. Dalla matita per occhi rotta, alla lacca finita.

E’ orribile. Preferisco quando ride e fa l’idiota!” Scuotendo la testa e sorridendo riprese a bere la sua birra.

“Beh quando è arrivato rideva come uno scemo” Rise la ragazza.

Proprio in quel momento si sentì qualche singhiozzo, e la schiena di Bill tremare scossa.

“Gesù.. no..” Tom si mise una mano in fronte teatralmente.

Il cantante si mise a sedere guardando in faccia la moretta. Aveva gli occhi lucidi e pieni di lacrime, le guance arrossate e il trucco sbavato qua e la. Tirò su col naso e cominciò a parlare..

“Viktoria.. Ti posso chiamare Vik?” Piagnucolò..

“Certo, mi puoi chiamare come vuoi.. Ma perché piangi?” Con i pollici gli asciugò le lacrime che cominciavano a sgorgargli dagli occhietti sporchi di matita e eye-liner.

“Perché..Perchè sono cattivo. Sono una persona orribile, un mostro!”

“Oh cielo Bill, no che non lo sei!”

“Si, lo sono! Ieri ho ucciso un riccio! L’ho messo sotto con la macchina!”

“Bill, è stato un incidente.. Non è colpa tua..”

“Si, è stata colpa mia, perché potevo stare più attento! E invece.. invece ho messo fine alla sua giovane vita!  A causa mia non potrà più bere, mangiare, dormire. Non potrà più correre nei prati. Trovarsi una fidanzata, avere dei figli! Non potrà più..”

“Bill per l’amor di Dio smettila!”

“Ma Tomi.. A te non importa del riccio?” Pianse più forte il moro

“No! Non mi interessa un fico secco di quello stupido riccio! Ce ne sono a migliaia di ricci! Chissene frega se uno è morto!”

“Sei senza cuore..” Sussurrò Bill. E come un bambino abbracciò forte una Viktoria sconvolta, affondando il viso  sulla sua spalla e piangendo sempre più forte.

“Festa finita. Chiamo gli altri, stai tu con lui?” Con un cenno della mano Tom indicò suo fratello.

“Certo tranquillo” Viktoria continuava ad accarezzare dolcemente la schiena di Bill, che piano piano si calmò.

 

“Ragazzi che serata! Ho rimorchiato una bionda niente male!” Esultò Georg entusiasta

“Ma per piacere! Quella non ti si filava per niente!”

“Che ti prende Gus? Geloso perché a te non t’ha cagato nessuno?”

Il batterista si girò dall’altra parte indignato. Non era colpa sua se alle ragazze non piaceva la sua mega fasciatura al braccio. Lui la trovava carina!

Con un po’ di fatica erano riusciti a  trascinare Bill fino alla macchina di Tom, a farlo sedere sui sedili posteriori di fianco a Viktoria e ad allacciargli la cintura di sicurezza. Era stata una bella impresa perché lui proprio non ne voleva sapere. Aveva il terrore di prendere sotto un altro povero riccio.

“Ehi Tom, lasciami da Georg va bene?”

“Ok nessun problema”

Scaricati bassista e batterista Tom si ritrovò da “solo” con Viktoria. Bill non faceva testo, era addormentato come un bimbo e , probabilmente, in quel momento non sapeva nemmeno di essere al mondo.

“Allora, ti sei divertita stasera? Eccetto le scenate di Bill intendo!” Sorrise il chitarrista concentrato sulla guida. Viktoria si era seduta di fianco a lui, per lasciare più spazio al cantante.

“Si, molto. Dobbiamo ritornarci una volta. Così vi presento Ellen, mia sorella.”

“E quanti anni ha tua sorella?”

“Abbiamo la stessa età, siamo gemelle. Eterozigote.” Rispose guardando fuori dal finestrino

“Però..Interessante”

Calò il silenzio, nessuno sapeva più cosa dire. C’era solo Bill che farfugliava qualcosa nel sonno.

“Eccoci arrivati.” Sussurrò Tom

“Già..” La ragazza stava per aprire lo sportello della macchina, quando il rasta la bloccò per un braccio.
“Aspetta.. Senti, non è che mi daresti il tuo numero? Così quando usciamo ti faccio uno squillo e ti unisci a noi!”

“Uhm..si!”

Si scambiarono i numeri di cellulare.

“Grazie della bella serata, Tom..”

“Figurati, grazie a te”

“Ciao Vik..”

Bill riemerse dai sedili posteriori con una faccia da zombie, salutando la ragazza con la mano.

“Ciao Bill..” gli accarezzò piano la testa e uscì dalla macchina.

Il chitarrista fece marcia indietro a si diresse verso casa con un sorriso stampato in faccia.

La partita era cominciata. E avrebbe vinto lui. Ad ogni costo.

“Tomi..”

“Dimmi Bill..”

“Devo vomitare.”

 

 

 

Spero vi sia piaciuto come è piaciuto a me! Ringrazio :

 

_Pulse_ : Ovviamente! Graziegraziegrazie. Per mancanza di ispirazione rivolgetevi a lei! XD

 

Dark483 : Grazie davvero! *-*

 

Layla the punkprincess : Ebbene Tom ha le tasche di Mary poppins u.u Ci avevo pensato al topo, vivo però. Poi ho preferito lasciar perdere XD

 

Antonellaandlasdivinas : Grazie della recensione! *___*

 

Tiky : Grazie grazie graaazieeee!

 

xXx_TokioHotel_xXx : I tuoi commenti mi fanno sempre piacere. Ti ringrazio *-*

 

Dark Dancer : Mi hai lasciato un commento al primo capitolo, ma leggendolo credo sia riferito a questo. Ti ringrazio!! XD

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Buonaseeera ^__________^

Mi scuso subito se questo capitolo è un po’ corto, ma mi serviva perché è, come dire.. Un capitolo-aggancio con il prossimo, ecco xD

Spero vi piaccia lo stesso anche se non succede granché!

Buona lettura! A tra poco (:

 

 

 

QUINTO CAPITOLO

 

“Che noia.. Che noia.. CHE NOIA!”

“Tomiii non strillare! Mi esplode la testa!”

“Facevi a meno di bere tutta quella roba ieri sera!”

Erano le due del pomeriggio e Bill era disteso sul divano con una borsa del ghiaccio sulla fronte. Era stato malissimo quella notte. Aveva vomitato anche l’anima e non era riuscito a chiudere occhio nemmeno per un secondo. Tom era stato con lui tutto il tempo, a reggergli la fronte tirandogli indietro i capelli mentre rigettava tutto, e a fargli litri di the caldo per il suo pancino malato.

La mattina seguente il moro si era trasferito dalla camera da letto al salotto, si era disteso sul divano e non aveva smesso un secondo di lamentarsi. Sfidando i nervi saldi del povero Tom, che si annoiava a morte.

“Hai ragione Tomi, ma ormai è fatta e io sto tanto male!”

“Zuccone, quante volte ti ho detto di non esagerare?” Sorrise dolcemente “ Dai, hai bisogno di qualcosa?”

“No, nulla. Grazie Tomi. Un altro fratello maggiore non sarebbe stato con me tutto il tempo. Non mi avrebbe aiutato a vomitare. E non mi avrebbe..”

“Ok ok ok, sono un fratello esemplare, lo abbiamo capito!” disse ridendo.

“Ti voglio bene Tomi”

“Anche io fratellino..” Gli posò una mano sul braccio e lo accarezzò. “Senti” continuò poi “ Te la senti di rimanere un po’ a casa da solo? Io andrei a fare un giro. Devo passare da Foot Locker a prendere un paio di cose ”

“Va bene Tomi, torna presto però”

“Certo, faccio in un lampo. Tu stai buono mi raccomando, non combinare disastri e guardati la televisione! Ti lascio un po’ di the caldo nel pentolino.”

“Ok, Grazie Tomi a dopo.”

“A dopo”

Prese le chiavi della macchina e uscì di casa richiudendo la porta.

La sua cadillac era parcheggiata proprio fuori dal cancello, aprì lo sportello e ci salì sopra.

Odiava guidare in silenzio, il rumore del traffico lo faceva innervosire, così prese uno dei suoi cd misti dal cruscotto, lo inserì e parti una canzone di Samy Deluxe. Una delle sue preferite.

 

Sag mir warum ich jeden Tag aufsteh'
Jeden Tag raus geh' und racker mir den Arsch ab
Und nicht mal mehr die Hälfte von meinem Gehalt hab
Sobald ich meine Rechnungen bezahlt hab
Und ich danach nichts mehr zum sparn’ hab
Denn den Rest von meinem Geld den nimmt mir der Staat ab

Warum machen sie’s uns bloß so schwer

Und sag mir bitte wieso scheint es
als ob du hier nur reich wirst
wenn du schon reich bist
In einer Welt wo die Mehrheit arm ist
Und in der du ohne Bares nur ein Scheiß bist
Und so ist es und bleibt es
Und jeder weiß es
aber Ich sag es und mein es

Jeder hier hat eine Chance verdient

Und das is was sie mit uns machen
Mann sie waschen uns den Kopf
Und sie regiern’ und manipulieren uns
Und sie überwachen uns mit Cops
Und es gibt niemand der was tun kann
Die ganze Welt is im Konsumwahn
Alle sitzen vor der Glotze
Oder sie hängen vor ihren Computern

Und so halten Sie uns dumm
Und so schalten Sie uns stumm
Und so halten Sie uns dumm
Und so schalten Sie uns stumm
Und so halten Sie uns arm
Und so halten Sie uns unten
Und jeder Zweifel is hier unberechtigt
Es is Fakt , dass das System hier ungerecht ist

Und würdet Ihr Politiker hier wirklich mal an Deutschland denken
Würdet Ihr als allererstes die verdammten Steuern senken
Denkt mal ernsthaft darüber nach, wer soll sich das leisten können
So ein hohes Honorar für so geringe Leistungen
Is doch klar das Leute hier enttäuscht und verzweifelt sind
Deutschland beleidigen und dieses Land hier Scheiße finden

Denn ihr macht es Jedem viel zu schwer

Und sag mir warum Geld hier das einzige zu sein scheint
an dem man heutzutage Erfolgt misst
Und sag mir warum keiner den Kids sagt
Das nicht alles was so schön glitzert auch Gold ist
Und sag mir was heißt Demokratie
Denn ich find hier geschieht nichts im Sinne des Volkes

Was ist bloß mit unserer Macht passiert

Aber wir lassens’ mit uns machen
Mann sie waschen uns den Kopf
Und Sie regiern’ und sie kassiern’
Und überwachen uns mit Cops
Und es gibt niemand der was tun kann
Die ganze Welt is im Konsumwahn
Alle sitzen vor der Glotze
Oder sie hängen vor ihren Computern

Und so halten Sie uns dumm
Und so schalten Sie uns stumm
Und so halten Sie uns dumm
Und so schalten Sie uns stumm
Und so halten Sie uns arm
Und so halten Sie uns unten
Und jeder Zweifel is hier unberechtigt
Es is Fakt, dass das System hier ungerecht ist

 

Ogni volta che ascoltava quella canzone gli venivano i brividi. Aveva un testo forte, e la voce del cantante era piena di risentimento. Quando era incazzato e ce l’aveva con tutti la selezionava nell’mp3 con il volume al massimo, si infilava le cuffie e cercava di sbollire la rabbia.

Senza nemmeno accorgersene scorse l’insegna metallizzata del Foot Locker, così parcheggiò la sua cadillac davanti al negozio ed entrò.

C’era tanta bella roba da vestire. Ma lui aveva solo bisogno di qualche altra fascia e un paio di cappellini.

Quando era uscito a fare shopping con Bill era passato davanti alla vetrina e ne aveva visti alcuni di davvero carini. Ma per non scatenare l’ira funesta del cantante aveva lasciato perdere. Mai intralciare Bill Kaulitz mentre è in giro a fare compere. Non se si tiene alla propria vita.

Prese una fascia nera con i bordini azzurri, e una rossa con qualche scritta bianca. Per abbinarle scelse un cappellino bianco della DC e uno azzurro della CIRCA. Ottime marche, quasi tutti i suoi cappelli avevano quelle firme. Di solito li sceglieva nei cataloghi e li ordinava via internet. Ma i servizi erano sospesi, non aveva capito bene il motivo, così per tutta l’estate avrebbe dovuto arrangiarsi da solo. Tra negozi e centro commerciali.

Pagò quello che aveva preso, fece l’autografo alla commessa che lo aveva riconosciuto anche se con occhiali e mega cappello, e uscì soddisfatto dei suoi acquisti.

Stava tornando a casa.. quando, sul ciglio della strada, vide la figura di una ragazza ormai conosciuta, camminare con passo svelto. Sembrava di fretta.

Si avvicinò a lei e rallentò abbassando il finestrino.

“Vuole un passaggio, signorina?” Sfoderò il suo sorriso strafottente. Viktoria si girò di scatto impaurita.

“Oddio Kaulitz, mi hai fatto prendere un colpo!” Si portò una mano al cuore.

“Scusa, non volevo spaventarti. Dai Sali!” Le aprì lo sportello della macchina sporgendosi verso di lei. Viktoria salì e si sistemò i capelli arruffati, spostandosi il dread dietro alle spalle.

“Allora, dove ti porto?” Chiese Tom riprendendo velocità e accodandosi al semaforo.

“Ehm…Portami..Portami.. All’Hotel Hilton! Lasciami pure li!” Si gratto freneticamente l’orecchio destro, sembrava..nervosa.

“E che ci devi fare in un Hotel?” Domandò insospettito il rasta. Aveva capito subito che gli aveva raccontato una balla, ma perché mentire su quello? L’avrebbe portata volentieri dovunque dovesse andare, insomma..Perchè dirgli una cazzata?

“Fatti gli affari tuoi!” Sbuffò infastidita incrociando le braccia al petto.

“Ok ok, scusami!”

Ci fu qualche istante di silenzio. Dopodiché il rasta cercò di rompere il ghiaccio.

“Senti, hai da fare stasera?”

“Mi stai chiedendo di uscire Kaulitz?”

“Beh.. Si.. Insomma, non un uscita galante. Andiamo a bere qualcosa insieme, come ieri sera. Abbiamo iniziato con il piede sbagliato e mi dispiace. So che forse non sono proprio un genio nei rapporti umani. Se non vuoi stare sola con me fai venire anche tua sorella..”

“Mia sorella non può venire.” Fece una breve pausa guardandosi le mani raccolte in grembo. “Però ci vengo volentieri fuori con te, ma non ti montare la testa!”

“D’accordo, non mi faccio strane idee, promesso!” Sorrise guardandola di sfuggita.” Oh guarda, siamo arrivati!” Indicò il palazzo davanti a loro e accostò la macchina mettendo le quattro freccie.

Viktoria scese ma prima di chiudere lo sportello guardò il rasta negli occhi.

“Forse mi sbagliavo sul tuo conto sai? Sei simpatico, infondo”

“Mi sento onorato” Fece un mezzo inchino con la testa e sorrise sinceramente.” Allora ti passo a prendere verso le nove?”

“Per le nove è perfetto, a dopo!” E richiuse lo sportello correndo verso l’entrata dell’hotel.

Quella ragazza non me la racconta giusta.

Senza farsi beccare oltrepasso l’edificio e parcheggio la macchina in modo che Viktoria non lo potesse vedere, ma che lui potesse spiare lei dallo specchietto retrovisore.

La vide fingere di entrare nell’hotel, rimanere li qualche secondo , per poi uscire e guardarsi intorno. Attraversò la strada con sguardo preoccupato e riprese a camminare a braccia incrociate e occhi bassi.

La segui tenendosi a metri di distanza e guidando piano piano, poi a un certo punto Viktoria entrò in un altro edificio. Che non era di certo un hotel. Era…

Un carcere?!

 

 

Spero vi sia piaciuto nonostante la lunghezza un po’ ridotta (:

La canzone che ho inserito è STUMM di Samy Deluxe. E’ molto bella, andate a sentirla!

Per chi non lo sapesse il Foot Locker è un negozio di vestiario hip hop.  Per rapper e sportivi in linea di massima. E’ un gran bel negozio. La metà della mia roba da vestire viene da li dentro xD

Per quanto riguarda le marche, DC e CIRCA, penso che tutte le conosciate! Anche quelle sono marche da rapper, fondamentalmente. Ma poi le usano un po’ tutti alla fine..

Passiamo ai ringraziamenti individuali.. Ringrazio :

 

layla the punkprincess : il finale è la parte che preferisco! XD. In quanto ad Ellen.. Bah, staremo a vedere u.u

 

_Pulse_ : Ahi- ahi- ahi nemmeno oggi sei la prima u.u Vabbè diciamo che ti perdono xD Quindi tu punti su Georg? Bene, vedremo se avrai ragione oppure no! Un bacio!

 

Gustavina94 : Grazie mille *-*

 

Antonellaandlasdivinas : Grazieee ^_________^

 

Ice_Angel : Ti piace Bill? Anche a me. Il mio tenero, sciocco, svampito Bill *___*

 

xXx__TokioHotel__xXx : Oddio, grazie! Vedremo tra un po’ chi vincerà xDD

 

Tiky : Grazie davvero, un bacio!

 

Dark Dancer : Un’altra volta mi hai lasciato il commento al primo capitolo xD Ma non importa, ti ringrazio lo stesso! XD

 

Grazie di cuore a tutte voi! Un bacio, la vostra Ale!

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Ciao a tutti!! ^___^

Eccoci con il sesto capitolo. La storia comincia ad entrare nel vivo, mi scuso per non aver postato prima ma ho avuto qualche problema, poi l’inizio della scuola.. insomma. Mi perdonate vero? xD

Buona lettura, a tra poco (:

 

 

SESTO CAPITOLO

 

 

Mancava mezz’ora all’appuntamento con Viktoria e Tom era nervoso e confuso. Perché mai una ragazza di diciannove anni doveva andare in un carcere! Andava a trovare qualche parente? Oppure oppure.. Un fidanzato grande e grosso che aveva fatto saltare il cervello ad un ragazzo che ci provava con lei. Se pensava a questa ipotesi gli passava la voglia di vederla.

O magari, semplice! Lavorava li! Oh ma che idea scema! Che lavoro potrebbe svolgere una ragazza in una prigione! Portare da mangiare ai detenuti? Lavare la loro biancheria? O portarli a spasso durante le ore all’aria aperta.. Che cretinata!

Appena arrivò a casa, qualche ora prima, il fratello lo vide un po’ scosso e preoccupato, e quando gli aveva chiesto spiegazioni era stato quasi sul punto di raccontargli dell’accaduto. Ma aveva preferito tenersi questa cosa per se, una volta tanto, gliene avrebbe parlato un’altra volta con più calma.

Passò davanti allo specchio che c’era tra il soggiorno e la cucina, guardò il suo riflesso e si sistemò il cappellino che aveva comprato quel pomeriggio. Gli stava una favola, a parer suo. Ma, sempre a parer suo, TUTTO gli stava una favola. ( Anche a parer mio u.u Nda )

“Bill, io esco!” Omettendo il “particolare” del carcere, aveva raccontato a Bill dell’incontro con Viktoria e che la sera sarebbero usciti insieme. Lui con gli occhi lucidi aveva cominciato a battere le mani e farneticare cose incomprensibili tipo “cognatina” “matrimonio” “FIGLI!”

Insomma, cose da Bill.

“Va bene Tomi, ma tieni a bada il mini Tom, non spaventare Vik alla vostra prima uscita. Adoro quella ragazza!” Unì le mani al petto.

“D’accordo.. Ciao fratellino, a più tardi”

“A più tardi! E ricordati di avvisarmi se fai tardi, che io mi preoccupo, lo sai!”

“Certo! Tranquillo Bill ti mando un messaggio..”

 

Durante il tragitto continuò a pensare e a ripensare, gli si stava fondendo il cervello. Doveva smetterla e rilassarsi.. Il tragitto da casa sua a casa di Viktoria era breve, ci arrivò senza rendersene conto. Scese dalla macchina e, mentre stava per suonare al citofono, vide una figura alta e snella aprire il piccolo cancello della villa.

“ Ciao Kaulitz!”

“Viktoria..” Era splendida quella sera. Splendida. Aveva un paio di jeans a sigaretta attillati molto chiari, e una camicetta bianca che faceva risaltare i suoi occhi cristallini. I capelli erano raccolti in una morbida coda, solo il dread viola le pendeva sul collo candido, appoggiandosi alla spalla.

Il suo sguardo ricadde sulla scollatura della ragazza, che quella sera era più evidente del solito.

“Alza lo sguardo pirlotto!” Si distolse dai suoi pensieri, decisamente poco casti, e la guardò negli occhi sorridendo imbarazzato..

“Oh, eh, si. Bella maglietta!”
“Ah-ah-ah, che simpatico.”

“Eddai Viktoria, cosa pretendi? Sono un maschio, ce l’ho nel dna!”

Sbuffò impettita incrociando le braccia al petto e guardandolo storta.

“Dai, Sali in macchina su. Ti porto al Felicity!”

La ragazza aprì lo sportello e salì sulla cadillac nera del chitarrista.

“Al Felicity?! Oddio ma è una bomba quel locale! Era una vita che desideravo andarci!”

“Sono qui per esaudire i tuoi sogni!” rise il rasta.

“Scemo!” Per la prima volta forse, quella ragazza sorrise sinceramente a Tom. Un sorriso così dolce, così puro, che per qualche secondo rimase incantato a guardare le sue labbra curvate all’insù, in un espressione talmente adorabile che l’unica cosa che riuscì a fare fu sorridere di rimando.

“Dai, dimmi un po’ di te.”

“Cosa vuoi sapere?” Domandò curiosa girandosi verso di lui.

“Che ne so! Progetti futuri?”

“Mi vivo il presente anche se domani sarà già passato. Non ho progetti per il futuro. Non ne ho mai fatti.”

“Oh. Come mai?”

“Non so cosa ne sarà della mia vita. Cosa mi ritroverò a fare tra dieci anni.. Tu hai avuto la fortuna di diventare quello che sei grazie alla chitarra..”

“Ehi calma. Io il mio successo me lo sono sudato e guadagnato!”
“Su questo ci metto la mano sul fuoco! Ma se tu non avessi saputo suonare la chitarra.. Buon viaggio successo!”

“Beh.. Hai ragione!” Si grattò la nuca con la mano e la guardò sorridendo.

“Mi piacerebbe suonare la chitarra sai? Da piccola mio padre me ne ha regalata una, ero davvero fissata!”

“Ti potrei insegnare io..”

“Tu?” Lo indicò con aria scettica e divertita insieme.

“Si, io. Chi se no?” Si indicò a sua volta.

“Uhm..” Sorrise e si girò guardando fuori dal finestrino glissando l’argomento. Ci sarebbe ritornata sopra un’altra volta..

Parlarono. Parlarono tanto. Per tutto il tragitto fino al Felicity. Del più e del meno, non di cose serie.. Ma per conoscersi è bene iniziare dalle piccolezze.

 

“Accidenti, guarda quanta fila!” Erano appena scesi dalla macchina, e Viktoria aveva subito controllato verso l’entrata per vedere quanta gente c’era.

“Non ti preoccupare, ha i suoi vantaggi  essere me.”

“Ah davvero?” Chiese ironica, ma sorridendo.

“Certamente.”

Arrivarono alla coda di persone e, guardati in cagnesco da tutti, sorpassarono fino ad arrivare all’inizio, dove c’era un omone, che più che un uomo sembrava un armadio con le braccia.

Tom gli andò vicino, gli sussurrò qualcosa nell’orecchio e gli mostrò una specie di cartellino. L’armadio gli fece cenno di entrare, così il ragazzo mise una mano sulla schiena di Viktoria e con una spintarella la invitò a seguirlo.

“Ma che hai fatto?” Sorrise guardando l’omone dietro di loro.

“Segreto!” La guardò malizioso.

Arrivarono in una saletta dove c’era un lungo divano bianco, con un paio di tavolini in vetro davanti, e un angolo bar in fondo alla sala.

La musica che proveniva da fuori, dalla pista da ballo, non era alta come quella della sera precedente, si poteva chiacchierare tranquillamente, senza doversi per forza gridare nelle orecchie.

“Questa volta tocca a me invitarti a ballare! Vieni?” La ragazza appoggiò la sua borsa sul divano e prese la mano del rasta, che la guardò malizioso con il suo sorriso sghembo.

“Oh, mi piacciono le ragazze che prendono l’iniziativa”

“Zitto e seguimi Kaulitz!” rise divertita tirandolo verso la pista.

Arrivarono al centro, non c’era moltissima gente, solo qualche coppietta che ballava senza troppo entusiasmo.

La ragazza lo abbracciò allacciandogli le braccia dietro al collo, e lui la prese per i fianchi, stringendola un po’. Era calda e profumata, sapeva di.. Fragola.

Appoggiò il mento sulla sua testa e fece una piccola risata..

“Certo che sei proprio nana!”

“Sfotti, sfotti.. Spilungone!” Sbuffò voltando il viso dall’altra parte facendo la finta offesa.

“Mi piacciono le nane..” Le sussurrò vicinissimo al suo orecchio, tanto vicino che la ragazza potè sentire il suo fiato caldo sfiorarle il collo. Un brivido le percorse tutta la schiena, si girò e lo trovò li, a pochi centimetri dal suo viso, la guardava negli occhi. I suoi occhi castani nei suoi occhi marini.

Era tutto così perfetto.

Voleva baciarlo, ma sarebbe stata la cosa giusta?

Oh, al diavolo Viktoria!

Si avvicinò ancora di più a lui chiudendo gli occhi, tra le loro labbra c’era uno spazio quasi inesistente. Ecco, il momento stava per arrivare.

BUM.

La ragazza non capì subito quello che era successo, ma quando riaprì gli occhi vide un ragazzo che si fiondava addosso a Tom, spingendolo fino a farlo cadere a terra. Viktoria era stordita, non capiva quello che stava succedendo.

Tom si rialzò, ma appena ci riuscì, un pugno lo colpì in pieno viso con una forza tale da farlo ricadere sul pavimento. ( Grazie Ary xD Nda )  La gente intorno guardava la scena allibita.

Il rasta alzò si portò una mano allo zigomo ferito, alzando lo sguardo, ma quando i suoi occhi incrociarono quelli furiosi del ragazzo davanti a lui, il suo cuore mancò un battito.

Il ragazzo che aveva steso al parco. Era li. Davanti a lui, e voleva fargliela pagare. Il suo pensiero andò dritto a Viktoria, si girò di scatto e la vide di fianco a lui, si stava chinando per aiutarlo a rimettersi in piedi.

Appena si rialzò guardò dritto negli occhi il suo avversario, con aria da sfida. La tensione era palpabile. Si sarebbe potuto benissimo tagliarla a fette e spalmarci sopra la marmellata.

“Stronzetto, ci si rivede..” Sorrise maligno, poi il suo sguardo si spostò sulla ragazza. “ Ci sei anche tu. Bene.”

“Che diavolo vuoi?!” Sbraitò Tom furioso.

“Vendetta..” Rispose tranquillo, troppo tranquillo.

“Non m’importa se ti vuoi vendicare di qualcosa che hai creato tu. Io non voglio casini anche oggi. Sparisci!”

“Eh no! Troppo facile, mi stendi e pensi di passarla liscia? No mi spiace, non è così che funziona.”

“Vado a chiamare qualcuno..” Sussurrò Viktoria all’orecchio di Tom, il rasta non fece in tempo a fermarla che stava già andando.

Il ragazzo, Karl , la bloccò per un braccio e le sibilò maligno. “Dove credi di andare? Con te ho un conto in sospeso”

Il rasta scattò in avanti. “ Non la devi toccare!” Ringhiò spingendolo via da lei. La ragazza affiancò subito Tom e gli prese la mano, stringendola.

“Quindi è questo che ti fa scattare?” Sorrise perfido.. “Cominci a dare di matto quando ti toccano lei, e il tuo fratello finocchio?”

“Smettila!!” Era fuori di sé. Gli si scagliò contro tempestandolo di calci e pugni, facendolo accasciare a terra. Inerme.

Riprese la mano di Viktoria, presero la borsa dalla saletta vip e corsero verso la macchina, ci salirono e Tom partì a tutto gas. 

 

Stettero in silenzio per tutto i tragitto, nessuno dei due osava parlare..

Ad un certo punto il rasta accosto la macchina e sospirò. La ragazza si girò in cerca degli occhi di Tom, trovandoli già su di lei.

“Mi dispiace che tu abbia dovuto scontrarti un’altra volta con quello per colpa mia..” Gli disse con un filo di voce.

“Ehi tranquilla..” Le prese il mento tra le dita “ L’ho fatto con piacere, per te..”

Rimasero a guardarsi per svariati secondi, secondi che sembrarono ore..

“Dove siamo?” Si guardò intorno la ragazza interrompendo il contatto visivo.

“Visto che la nostra serata è andata a puttane ti ho portata qui. Non è un gran posto, però ogni tanto ci vengo. Mi rilassa.”

 Scesero dalla macchina e si ritrovarono in un’enorme prateria verde, piena di fiori. Da cui si poteva vedere la città illuminata. Era stupenda.

Viktoria si porto entrambe le mani alla bocca. Non aveva mai visto niente di più bello.

Guardò Tom e si pentì di come lo aveva giudicato in principio. Lo guardò e lo vide sotto una luce diversa.

 Perché una volta ogni tanto, una volta,può capitare che le persone ti sorprendano. Una volta ogni tanto le persone possono anche toglierti il fiato.

Si sedettero sotto un albero, non poco lontano dalla macchina.

“Che fresco che fa stasera..” sorrise la ragazza sfregandosi le braccia con le mani

“Hai freddo?”

“Solo un po’..”

“Aspettami qui un secondo, torno subito!”

Lo vide avvicinarsi alla macchina e aprire il bagagliaio. Poi tornò indietro con due birre e una felpa a cavallo del braccio destro.

“Ecco, era in macchina da un po’, mi dimenticavo sempre di toglierla.. Poi una birra ci voleva, non abbiamo fatto in tempo a bere niente al Felicity!”

“Sai, hai proprio ragione! Grazie per la felpa..” Se la infilò, una bella felpa azzurra extra extra grande, e prese la sua birra.

Cominciarono a sorseggiarla lentamente, in silenzio..

“Com’è il tuo lavoro?” Si voltò verso di lui e lo guardò, curiosa della sua risposta..

“E’..divertente, anche se stressante..Molto stressante. A volte penso di odiarlo, mentre invece lo amo con tutto il mio cuore. Sai, non è semplice rimanere per così tanto tempo lontano da casa, dalla mia famiglia, mia madre.. E’ deprimente.” Abbassò lo sguardo prendendo un lungo sorso di birra.

“Mi dispiace, ma penso che questo sia un lato negativo dell’essere famosi. Sarebbe troppo bello se fosse tutto semplice e perfetto..”

“ A volte mi sento un po’ stretto nei panni del chitarrista famoso..”

“Sai cosa faccio quando mi sento stretta nei miei panni? Ho i miei attimi di follia. Esisto solo io..Urlo. Rubo la camicia a mio nonno. E rido.. Perché non ci provi anche tu?”

“Rubi..La camicia a tuo nonno?” Chiese cercando di reprimere la risata che gli stava salendo fino alla bocca.

“Che c’è? E’ una vecchia camicia scozzese che lui ha dimenticato a casa mia e che a me piace tanto!”

“Beh ma.. Io non ruberò mai la camicia a mio nonno!”

“Ruba una giacca di pelle a Bill!”

“Giammai!” Risero insieme, era un momento magnifico.

“Giammai? Oddio non mi dire che sei già ubriaco dopo una birra!”

“Ehi ma per chi mi hai preso?”

La ragazza rise e gli diede una lieve spinta sul braccio..

“I folletti!!!”

“Dove?”

“I folletti! Sul ramo!” La ragazza indicò l’albero che si ergeva sopra di loro..

“ Vedi i folletti..sul ramo?”

“Si si! Guardali li!”

“Allora sei te l’ubriaca..”

“No.. ho solo la mente più aperta della tua..”

“Oh certo..”

Che serata stupenda. Era iniziata male, malissimo. Ma adesso? Chi l’avrebbe detto che si sarebbero ritrovati così.. Loro, in una prateria, con due birre in mano..

“Pensi che si rifarà vivo quel tizio?” Chiese ad un certo punto Viktoria con un filo di voce.

“No, non penso.. Insomma siamo due a zero per me, sarebbe un pazzo!” Sdrammatizzò la situazione per far ridere la ragazza. E ci riuscì.

“Certa gente la dovrebbero sbattere in prigione!” Esclamò allargando le braccia. A Tom per poco non andò di traverso la birra. In un momento gli ritornò in mente il pomeriggio, a quando aveva visto Viktoria entrare nel carcere.

“S..si, hai proprio ragione!” Disse poco convinto.

“Ehi ti senti bene? Sei pallido..”

“Chi,  io? No, sto benissimo!”

“Se lo dici tu..”

Calò un silenzio imbarazzante, ma Tom pensò che forse era meglio togliersi il dubbio, piuttosto che continuare a rodersi il fegato cercando di capire cosa diavolo ci facesse li dentro Viktoria.

“Senti..” Fece una pausa imbarazzato.. “Oggi pomeriggio.. Non ti ho spiata eh! Solo che ti ho visto.. Ecco..”

“Cosa..” Chiese la ragazza avendo già intuito..

“Io.. io.. insomma..” Fece un lungo respiro..

“Mi hai vista entrare nel carcere.. Non è così?” Chiese, e sospirò afflitta. Non avrebbe voluto che lo scoprisse, ma ormai il danno era fatto. Tanto valeva raccontargli la verità.

“Beh ecco.. Si.” Abbassò la testa.

“Ti sarai di sicuro chiesto cosa ci facevo li dentro..” si bloccò per un attimo guardandolo. Lui le restituì lo sguardo e la esortò a proseguire annuendo.. “ Andavo a trovare una persona” Si stava torturando le mani. Certo, per lei non doveva essere certo facile parlare di quell’argomento.

“ Posso sapere chi?”

“Mia sorella.”

Il chitarrista rimase pietrificato. Sua sorella, la sua gemella, aveva diciannove anni, come lei. Cosa poteva aver mai fatto per meritarsi la prigione?!

“Tranquillo, non è ne un’assassina ne una ladra. E’ solo una stupida che frequenta brutte compagnie..” Sorrise amaramente poi riprese. “ Le rimangono pochi giorni e sarà libera. Finalmente. Sono stati un inferno questi mesi senza di lei!”

“Mesi?” Socchiuse la bocca sorpreso.

“Si..Hanno dato sei mesi a lei e un anno al suo, ormai ex, fidanzato.” Se ripensava a quello stronzo che l’aveva solo fatta soffrire le saliva una rabbia, avrebbe spaccato qualcosa.

“ E’ colpa di quel ragazzo?”

“Si, cioè.. Anche Ellen ha la sua parte, ma è principalmente colpa di quel bastardo. Erano andati a fare una gita fuori città. Sulla strada del ritorno li ha fermati la polizia. Erano pieni di droga, non di mia sorella ovvio, ma era la sua parola contro la loro. E lui aveva un tasso alcolico in corpo che avrebbe ammazzato un cavallo. Essendo maggiorenni hanno dovuto affrontare il tribunale. Ed ecco la spiegazione..”

Tom non sapeva cosa dire. Preferì tacere, in questi casi le parole non servono. La sua curiosità era stata saziata, ma a quel punto avrebbe preferito rimanere nella sua beata ignoranza.

La abbracciò. Non seppe fare altrimenti. La abbracciò forte e le accarezzò i capelli sulla nuca, posandole un lieve bacio sulla testa.

“Grazie Tom, di avermi ascoltata.” In risposta il ragazzo la strinse più forte.

“Ti riporto a casa?”

“No.. stiamo ancora un po’ qui..” Appoggiò la guancia sulla sua spalla e chiuse gli occhi.. Stringendolo un po' di più in un abbraccio. Quel tipico abbraccio che toglie l’imbarazzo delle frasi nel momento in cui il silenzio è più importante.

 

“E’ stata una bella serata, dopotutto” Sorrise Viktoria davanti al cancello della sua villetta.

Erano rimasti ancora un’ora in quella prateria, ad ascoltare l’uno il silenzio dell’altra.

“Dai, ne ho avute di peggiori” Scherzò Tom.

Si guardarono intensamente, poi la ragazza mosse un passo verso di lui. Sempre più vicina.

Lo prese per la nuca e lo avvicinò a sé, posando le sue labbra su quelle del rasta.

Un bacio a stampo. Niente di più. Un semplice bacio al gusto di fragola..

“Grazie Tom..” Sussurrò piano, e senza aggiungere altro entro in casa.

Il chitarrista era rimasto congelato sul posto. Nessuna lo aveva baciato mai così. Nessuna.

Ripresosi entrò in macchina con un sorriso ebete stampato sulla faccia. Non si spiegava perché, ma era felice..E tutto per un bacetto a fior di labbra. Come quelli che si danno i bambini all’asilo. Eppure era stato bello.

Fece manovra e si diresse verso casa.

 

Una brutta sorpresa lo aspettava però in casa. Una brutta sorpresa con i capelli neri e un’aria piuttosto incazzata.

 

 

Spero vi sia piaciuto *__* Ringrazio :

 

_Pulse_ : Bene Ary, con questo capitolo hai scoperto se hai vinto o perso la “Scommessa”. Delusa? Ahahah XD

 

Layla the punkprincess : Brava! Avevi ragione tu! XD Grazie mille!

 

Tiky : Grazie mille *________*

 

Streghettathebest : Allora, avevi indovinato chi stava in carcere? xD grazie del commento!

 

Dark483 : Sisi, un carcere! XD ti ringrazio..

 

Ice_Angel : Spero di aver saziato la tua curiosità XD Grazie mille..

 

Dark Dancer : Stavolta il commento era al posto giusto XD Grazie!!

 

xXx__TokioHotel__xXx : Ahahah, ho continuatooo. Spero di non averti delusa *____*  Ti ringrazio dei tuoi sempre splendidi commenti..

 

 

Grazie davvero a tutte ragazze. Alla prossima!! Ale**

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Buonasera!! Eccomi con il settimo capitolo. Con mia grande tristezza ho notato che le visite e le recensioni sono calate. Ho perso le mie lettriciiii -.-“

Vabbè, spero di ritrovarle! XD

Questo è un capitolo a cui tengo molto, ne sono orgogliosa, ci ho messo l’anima sul serio. Spero lo apprezziate anche voi!

Buona lettura ^_____________^

 

 

SETTIMO CAPITOLO

 

“ Cretino!!”

Il chitarrista era appena arrivato a casa, trovando Bill che andava avanti e indietro percorrendo tutta la veranda, sbraitando frasi senza senso. Era incazzato, questo si vedeva. Ok aveva fatto un pelino tardi, ma non serviva preoccuparsi così!

“Che ho fatto?!”

“ Sono le 3 e mezzo! Sei stato via tutto questo tempo. Non una chiamata. Non un messaggio. Io mi sono preoccupato a morte!”

“Oh andiamo Bill, risparmiami la paternale! Non mi è successo niente, vedi? Sono vivo!” Tentò di difendersi il rasta.

“Non è questo il punto! Poteva succederti qualcosa e io non lo sapevo! Non ti costava niente avvisarmi!”

“Ma sei mio fratello o sei la mia balia?”

Esclamò entrando in casa, seguito dal cantante. Che in quel momento assomigliava molto ad una mamma che becca il figlio in flagrante ritornare dopo il coprifuoco.

“Sono tuo fratello! Ma forse una balia ti servirebbe per davvero!!”

“Cazzo Bill! Ma ti rendi conto che mi stai sgridando come se avessi tredici anni? Ho fatto tardi, e allora? Ho diciannove anni, sono maggiorenne. Posso fare quel cazzo che mi pare! E’ inutile che mi stai con il fiato sul collo. Non sei la mamma! Impara a farti i fatti tuoi e non pensare a quello che faccio io! PENSA AI CAZZI TUOI E LASCIAMI STARE!”

Detto fatto. Bill lo guardò e si diresse in camera sua, al piano di sopra.

“Se è quello che vuoi..” aveva sussurrato prima di lasciare la stanza.

Si buttò a peso morto sul letto e si calcò il cuscino sulla testa. Era vero, non aveva il diritto di fare la ramanzina a suo fratello. Però si era preoccupato così tanto! Gli aveva promesso che avrebbe avvisato, scritto un messaggio. Ma quando a mezzanotte non era ancora arrivato niente cominciò a preoccuparsi. Arrivò l’una e lui già temeva il peggio. Alle due era tentato di prendere la macchina e andarlo a cercare, ma non aveva la più pallida idea di dove trovarlo, così uscì in veranda. Arrivate le tre se lo immaginava già morto in una bara. Finché, alle tre e ventisette minuti esatti vide due fari e sentì il rombo di una macchina ormai familiare. La rabbia prevalse sul sollievo che provò nel vedere quella faccia di bronzo del fratello. E poi si sa, quando Bill Kaulitz comincia a parlare diventa una macchinetta difficile da spegnere.. Però Tomi non lo doveva trattare così. In fondo lui si era solo preoccupato, da bravo fratellino minore. Aveva paura, erano passate sei ore e non aveva ricevuto nemmeno un messaggio! Aveva il diritto di essere arrabbiato con lui! E quelle parole ancora gli bruciavano. “Pensa ai cazzi tuoi e lasciami stare!”. Sei cattivo Tomi..

 

Tom si stravaccò sul divano, massaggiandosi le tempie con le dita. Aveva esagerato, questo era sicuro. Ma Bill non poteva sempre comportarsi da mammina apprensiva e piena di preoccupazioni! Erano fratelli, allo stesso livello. Non poteva beccarsi la strigliata da lui, che per giunta era il più piccolo tra i due, sebbene di soli dieci minuti. Però non poteva smettere di pensare al musino affranto di Bill quando gli aveva soffiato in faccia quelle brutte parole. Bill era sensibile e sapeva di averlo ferito. Doveva andare a scusarsi. Doveva proprio. Si. Un bravo fratello maggiore sa ammettere i suoi sbagli e chiedere scusa quando ce n’è bisogno. E lui era un fratello maggiore esemplare! Era certo che Bill lo avrebbe perdonato subito. Tra loro era così. Però avrebbe preteso un po’ di attenzioni, ovviamente. Come i bimbi piccoli. Il mio adorabile fratellino..

 

Salì silenziosamente le scale, ma quando arrivò davanti alla stanza di Bill la trovò chiusa. Strano.. Di solito dopo ogni discussione la lasciava aperta aspettando il suo arrivo.. Bussò un paio di volte, ma in risposta senti solo la finestra chiudersi e uno strano trafficare.

“Bill.. Ci sei?”

“S..si ci sono! Un attimo, devo finire una.. cosa!”

Tom corrugò la fronte, li dentro suo fratello sembrava agitato.

“Mi vuoi aprire si o no?” Bussò ancora..

“Arrivo!” Sentì un tonfo, doveva essere caduto.. E poi la porta si aprì, rivelando un Bill un po’ affannato e sudaticcio.

“Ma che facevi qui dentro? E perché ti sei chiuso a chiave?” Entrò nella stanza guardandosi intorno con fare sospetto.

Bill non rispose, alzò solo le spalle.

“E poi cos’è questo odore?” Tom annusò l’aria..

“Odore? Quale odore?” Si allargò il colletto della maglia deglutendo.

“Bill. Hai fumato?” Chiese incrociando le braccia al petto guardandolo severo..

“Io? Nooo” Il chitarrista si guardò in giro. Poi attirato dal cassetto della scrivania lo aprì, trovandoci un posacenere con dentro due sigarette ancora fumanti.

“E queste cosa sono? Eh?” Domandò avvicinandogli al viso la ciotolina.

“Tomi..”

“Tomi niente! Lo sai che ti fa male! Vuoi che la tua voce vada a puttane?”

“Ehi ehi ehi! Io non posso sgridare te ma tu puoi farlo con me?!”

“Io sono il fratello maggiore è diverso!”

“E’ sempre diverso quando si tratta di te vero?!” Urlò esasperato. Ormai aveva le lacrime agli occhi “ Quando prendevo un brutto voto a scuola mi beccavo sempre la ramanzina. << Bill puoi fare di più, non lo accetto da te.>> Ma quando lo prendevi tu non succedeva niente, perché tanto ormai eri una causa persa. Quando sul lavoro sbagli qualcosa << Ah Tom sei sempre il solito! >>. Se sbaglio io apriti cielo!” Ascoltò il discorso di Bill senza fiatare, senza battere ciglio.

“Mi sono stancato. Non può essere sempre diverso per te Tom!”

Eccola. La botta finale. Tom.  Non più Tomi.

“Io.. io..” Patetico. Non sapeva nemmeno che cosa dire.

“Lascia perdere.” Si distese sul letto e spense la luce, lasciando la figura di Tom al buio in mezzo alla stanza. Il rasta appoggiò il posacenere sulla scrivania e si sdraiò di fianco al gemello, che gli dava le spalle.

“ Sai Bill..Penso tu abbia ragione. Sono sempre stato il più scalmanato tra i due, quello che alla fine la passava sempre liscia. Mi hanno sempre agevolato. E’ così, hai ragione tu.

Ma questo non c’entra tra me e te. Io e te siamo uguali. Ho sbagliato prima a prendermela con te, tu eri solo preoccupato. Ho capito che è un bene se ci sgridiamo a vicenda.

Io ti voglio bene Bill. Ti voglio bene per quello che sei, e per quello che sono io quando sono con te. Tu.. sei il mio fratellino... Sei la mia famiglia, il mio tutto. Il mio alter ego. Sei la persona più importante della mia vita e non mi importa la gente cosa pensa di noi. Forse loro non sanno cosa vuol dire amare un fratello. Solo pensarti mi rende felice Bill..”

“Oh Tomi..” Il moro si girò lentamente mostrando il faccino impastato di lacrime. “Sono le cose più belle che qualcuno mi abbia mai detto..” Sorrise impacciato.

“Vieni qui fratellino..” Allargò le braccia accogliendolo in un abbraccio.

Amore fraterno.

Non esiste niente di più vero.

 

Il giorno dopo si svegliarono alle prime luce di mezzogiorno, col sole che filtrava dalla finestra dimenticata aperta. Tom era completamente stravaccato, mentre il povero Bill era mezzo rannicchiato in un angolino remoto del letto. Con un ginocchio del fratello nelle costole ( Non si sa come ) e un gomito, sempre del gemello, in bocca ( ?! )

Lentamente Bill aprì gli occhi  impastati dal sonno, sentendo un dolore lancinante alla gabbia toracica. Quando si accorse chi fosse a procurarglielo, sbuffò, afferrò la gamba del fratello e lo spinse a terra.

“Eh? Cosa?” Tom balzò in piedi confuso, sotto lo sguardo divertito di Bill, che non riuscì a trattenere una risata.

“Ma come siamo simpatici questa mattina!” Borbottò sarcastico, guadagnandosi una linguaccia a parte del fratello.

“Io sono sempre simpatico!” incrociò le braccia al petto con espressione soddisfatta. Ma in risposta si beccò solo una cuscinata in testa.

“Ehiiii!” Si massaggiò la parte colpita alzando un dito, decisamente poco simpatico, in direzione del rasta. Che uscì dalla stanza ridendo sguaiatamente.

 

Aveva appena finito di fare “Colazione”, che più che una colazione era stato un pranzo, vista l’ora. Si svaccò sul divano e accese la televisione. Non trasmettevano niente di interessante a quell’ora di solito, così si fermò su un canale di musica. Stava passando una canzone carina, che aveva già sentito da qualche parte ma di cui non ricordava il titolo né l’autore.                                                                                                       Un flash gli scattò nella testa, alzò il volume ascoltando attentamente la melodia e, come un fulmine a ciel sereno, ricordò che era il sottofondo del suo primo ballo con Viktoria qualche giorno prima. Sorrise e prese in mano il suo cellulare.

 

                                           Ciao! Senti ti va se andiamo a fare un giro

                                         Oggi pomeriggio? Poi magari ceni da me e Bill,

                                           sono sicuro che anche a lui farebbe piacere!

 

Inviò il messaggio e attese una risposta che non si decideva ad arrivare. Passarono due minuti, tre minuti.. Cinque minuti, niente. Lasciò il telefono sul divano e scappò in bagno, se la teneva da quella notte!                                                                                                                                                                                  Si svuotò e ritornò in soggiorno, prese in mano il telefono e vide che aveva un nuovo messaggio.

“Fachesialeifachesialeifachesialei” Pregò a mani giunte e occhi chiusi.

Dio Tom, come sei patetico.

Aprì il messaggio e lesse il mittente “Viktoria”. Il suo cuore fece una piroetta e lesse tutto d’un fiato.

                 

                                               Ciao Tom! Si mi farebbe molto piacere.

                                                  Ci vediamo a casa mia alle tre?

 

Guardò l’orologio, l’una e venti. Beh, aveva un’ora e mezza abbondante per prepararsi e avvisare Bill che avrebbero avuto ospiti a cena.

Parli del diavolo e spuntano le corna, il moro spuntò dalla porta della cucina in accappatoio e con un turbante in testa.

Si fermò in soggiorno e si sedette di fianco a Tom, che lo guardava scioccato con ancora il cellulare in mano.

“Bill! Che hai fatto alla testa!?”

“Tomi.. mio dio, ho solo fatto una doccia!” Sventolò una mano a mezz’aria.

“E perché mi sembri un musulmano?” Incrociò le braccia al petto e lo guardò di sbieco.

“Perché l’asciugamano assorbe l’acqua dai capelli, così è più semplice asciugarli. Che sciocchino che sei, non sai queste cose!” Sorrise coprendosi le labbra con la mano.

“Mea culpa.” Si sbatte un pugno sul petto “Ad ogni modo. Stasera Viktoria cena da noi..”

Bill cacciò un urlo da record. Poi i suoi occhi cominciarono a brillare e si portò le mani sul cuore.

“Oh Tomi.. Posso cucinare per lei?” Lo guardò speranzoso con la bocca semiaperta.

“Fai quello che ti pare, io e lei usciamo oggi pomeriggio. Ti mando un messaggio quando stiamo per tornare!”

“Va benissimo Tomi! Benissimo!”

“Com’è che sei così euforico?”

“Adoro quella ragazza! Mi piace se ci esci! Però non fare il cazzone!”

“Ahh. Vado a prepararmi!”

Uscì dalla stanza e si diresse in camera sua, inviando a Viktoria un messaggio con scritto che sarebbe arrivato puntuale per le tre.

 

Come promesso alle tre in punto Tom era davanti alla villetta di Viktoria e le aveva fatto uno squillo al cellulare, come d’accordo. La aspettò e quando la vide uscire quasi gli mancò il fiato. Era splendida in quel vestitino lilla che riprendeva il colore del suo dread. I capelli  lasciati morbidi sulle spalle le arrivavano fin sotto il seno, gli occhi blu accentuati da una linea di matita e mascara.

“Che c’è? Ho qualcosa che non va?” Chiese la ragazza guardandosi da capo a piedi, notando lo sguardo insistente del rasta puntato su di le.

“No no anzi. Sei..Perfetta..” Sorrise sfiorandole la guancia con le labbra..

Viktoria arrossì violentemente e curvò le labbra all’insù. Il ragazzo se ne accorse e rise piano invitandola ad entrare in macchina.

“Allora dove mi porti?” Chiese impaziente Viktoria una volta in marcia.

“Veramente.. Non lo so!” Il rasta si grattò la nuca imbarazzato. Era così felice di uscire con lei che si era dimenticato di programmare. Poco male, avrebbe improvvisato!

“Come? Ma che razza di cavaliere sei?” Sbuffò divertita incrociando le braccia.

“Un cavaliere moderno” La guardò di sfuggita riportando subito gli occhi sulla strada.

“Bella rogna ‘sti cavalieri moderni!”

“Ehi signorina come si permette!” Risero insieme. Era bellissima la sua risata, pensò Tom. Gli metteva il buon umore.

Seguì un attimo di silenzio, poi Viktoria si girò a guardarlo.

“Mi porteresti di nuovo alla prateria?” Chiese in un sussurro, quasi non volesse farsi sentire.

Ma Tom aveva capito benissimo quello che aveva detto, e non avrebbe potuto sentirsi più felice di così.

“Ai tuoi ordini..”

 

“Eccoci qui!” Scese dalla macchina e allargò le braccia.

“Eccoci qui..” Ripeté a bassa voce più a se stessa che al ragazzo.

“Ti  piace davvero questo posto?”Chiese Tom sedendosi sotto il solito albero..

“Scherzi? E’ una favola!”

“Però rende meglio di sera..” Constatò il ragazzo guardando l’orizzonte.

“Già, alle quattro del pomeriggio c’è meno magia..”

“Magia?”

“Si, magia!” Annuì la ragazza che nel frattempo si era accomodata al suo fianco.

Stettero in silenzio, come capitava spesso tra loro.

Poi..Attirati da non si sa che cosa, entrambi si girarono incatenando gli occhi di uno negli occhi dell’altra. Nocciola e blu. Terra e mare. Si avvicinarono, lentamente. Quasi avessero paura di quello che poteva, che stava per succedere.                                                                                                                                             Ormai erano vicinissimi, Tom poteva sentire il fiato caldo di lei solleticargli il viso.                                                                                                    Viktoria si avvicinò, poi si fermò  “Dammi un po’ di affetto e un pizzico di follia” Gli sussurrò prima di annullare la distanza fra di loro.

Fu un bacio dolce, lento.. Calmo.  Nemmeno loro seppero descriverlo. Era pieno di passione, ma non violento. Un gioco di lingue.

Si fermarono solo perché i loro polmoni gridavano “Aria!”

Si guardarono intensamente, si scrutarono quasi a volersi leggere dentro. Viktoria abbassò lo sguardo a terra, e Tom le prese il mento per riportarlo su di lui, facendole una carezza sulla guancia.

“Guardami, perché continui a scappare?”

“Perché un tuo sguardo, mi mette i brividi”

Tom rise piano circondandole le spalle e riportando gli occhi all’orizzonte.

“Non credevo di fare quest’effetto a qualcuno”

“Oh eccome se lo fai..” Rispose Viktoria appoggiando la testa alla sua spalla.

Tom le posò un lieve bacio sulla nuca, poi continuò a parlare.

“Sai, lo aspettavo quel bacio, da un po’ ormai..”

Le si voltò verso di lui.

“Ah davvero?”

“Davvero” Annuì ipnotizzato dal suo sguardo magnetico.

Viktoria si avvicinò pericolosamente al suo collo. Gli diede un bacio leggero, poi salì a baciargli la mascella, il mento. Tom chiuse gli occhi socchiudendo la bocca. Lei gli baciò l’angolo della bocca, finché non si tuffo sulle sue labbra, approfondendo quel contatto che ormai era diventato quasi naturale fra loro. Gli prese il viso fra le mani mentre lui affondava le sue fra i capelli corvini di lei.. Fu un bacio decisamente meno casto ma molto più emozionante. Tom preso da un’euforia forse troppo avventata fece passare la sua mano sotto al vestito di Viktoria, accarezzandole la coscia liscia e bianca.

“No, stai..Stai correndo troppo Kaulitz..” Rispose affannata con le guancie arrossate.

“Scusa hai ragione. Non volevo..”

“Andiamoci piano Tom, non voglio rimanere scottata”

Lui le sorrise e l’abbracciò facendole la poggiare la testa al suo petto.

Era così bello stare abbracciata a lui, non avrebbe voluto spostarsi da li per niente al mondo. E non si capacitava di come aveva potuto essere scontrosa e acida con lui a prescindere. Era così dolce..

“Andiamo a casa? So che Bill voleva cucinare per te. Chissà cos’ha combinato quello scemo!” Rise bonariamente accarezzando la testa della mora.

“Oh ma che carino” Sorrise con gli occhi sbrilluccicosi  ( licenza poetica Nda xD )

“Aspettiamo di vedere cos’ha preparato.”

“Sono sicura che sarà delizioso!”

“Ah come non conosci Bill” Rise di gusto e salirono in macchina.

 

Tom parcheggiò nel vialetto davanti a casa e cercò le chiavi nelle tasche. Stupendosi di lui stesso per averle trovate subito aprì la porta, facendo entrare prima la ragazza.

“Eccoci qui! Benvenuta in casa Kaulitz!” Sorrise il rasta in sua direzione. “Ma, cos’è quest’odore?” Continuò. Nell’aria del salotto si sentiva un acre odore di bruciato. All’improvviso sentirono un tonfo sordo, seguito da altri due. Corsero in cucina e trovarono Bill seduto per terra con qualche pentola intorno a lui, si massaggiava la testa sporca di uova e farina. Nel forno, lasciato aperto, c’era un arrosto che ormai non poteva più essere definito carne. Era diventato nero. Interamente bruciato.

Tom spalancò la bocca e sgranò gli occhi. Viktoria si dovette portare una mano alla bocca per non scoppiare in una fragorosa risata.

“Bill!” Urlò il rasta “ Cosa diavolo hai combinato!?”

Il moro li guardò imbarazzato e allargò la bocca in un sorriso sornione. Che gli partiva da un’orecchia e gli finiva dall’altra.

“Ordiniamo una pizza?”

 

 

Rieccoci! Allora ringrazio :

 

_Pulse_ : Ahahahaha hai perso! Hai perso! Hai persooooo!  Vabbè non è una tragedia, anche i migliori possono sbagliare XD Mi fa un sacco piacere che il capitolo sia stato di tuo gradimento u.u Ebbene si, la tua fiction sulla fatina mi ha condizionata parecchio! Non vedo l’ora di vederla pubblicata *____________*

Bacio scrittrice!

 

Layla the punkprincess : Hai vinto la scommessa senza sapere di aver scommesso XD Complimenti ugualmente! ^___^

Grazie mille per le tue recensioni che non mancano mai! Un bacio grande**

 

Dark Dancer : Anche questa volta il commento è al posto giusto! XD  Graaaazieee! ^___________^

 

Ringrazio di cuore anche chi legge soltanto. Le mie “Lettrici in punta di piedi” XD

Alla prossima!

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


 

Comincio dicendo che mi scuso per il capitolo orribilmente corto, ma è necessario. Davvero, non ho potuto fare altrimenti. Perché all’inizio doveva essere collegato al successivo. Ma ho preferito separarli visto che nel prossimo ci sarò un piccolissimo salto nel tempo. Non aggiungo altro XD

Quindi spero mi perdoniate *___*

Ci vediamo a fondo pagina con i ringraziamenti,

Buona lettura!

 

 

 

 

OTTAVO CAPITOLO

 

“L’ho sempre detto che sei un incapace!” Tom alzò gli occhi al cielo spingendo lievemente il fratello per il braccio.

Dopo aver ripulito per bene la cucina avevano chiamato Georg e Gustav invitandoli a cena. Anche se la cena, un po’ nera e bruciacchiata,  giaceva nel bidone della spazzatura, insieme a chili di uova e farina. Bassista e batterista avevano accettato allegramente, offrendosi di fermarsi a prendere le pizze. Salvando lo stomaco di Tom che reclamava a gran voce il suo pasto serale.

“Mi dispiace Tomi, ma è la cucina che mi odia!”

“Oh per favore!” Tom si diresse verso la sua camera ridendo piano per non farsi sentire. Il suo fratellino era uno spasso, ma non gli avrebbe dato questa soddisfazione.

“Mi dispiace Vik, io volevo davvero cucinare qualcosa di buono per te! Però quella ricetta era sbagliata, di sicuro! Io ho fatto tutto quello che c’era scritto, ma è stato un disastro!”

“Stai tranquillo Bill, apprezzo il pensiero. Una pizza andrà benissimo!” Sorrise la ragazza facendogli l’occhiolino.

Quel ragazzo le metteva addosso un’allegria immensa. Col suo faccino dolce e gli occhi grandi da cerbiatto era adorabile. Ripensò a quella sera nel pub del centro. Lo rivide ubriaco a piangere e disperarsi per aver ucciso un riccio con la macchina, gli si stringeva il cuore ogni volta che ci ripensava. Era sensibile e dolcissimo, anche durante una sbornia!                                                                                                

“Tu vuoi bene a Tomi?” Chiese Bill con occhi curiosi di sapere.

Viktoria si stupì di quella domanda, insomma.. Non se l’aspettava di certo. Non sapeva cosa rispondere. Ma davanti all’espressione serena di Bill non seppe stare zitta.

“Insomma, non lo conosco da molto tempo, però diciamo che provo un certo..affetto nei suoi confronti. Quindi si, gli voglio bene..” Finì il suo breve discorso abbassando gli occhi imbarazzata. Dal canto suo Bill sembrò sollevato di sentire quelle parole. Era bello sapere che suo fratello sarebbe finito in buone mani.

“Anche io voglio bene a Tomi!” Annuì convinto.

La ragazza rise sinceramente “Ci avrei scommesso!”.

Sentirono suonare il campanello e nel giro di un secondo videro Tom schizzare giù per le scale urlando “Pizza!!”  e precipitarsi alla porta aprendola. Si era cambiato di vestiti. Ora indossava una vecchia tuta da ginnastica.

Dall’ingresso fecero capolino Georg e Gustav, sempre munito di fasciatura al braccio.

“Ciao ragazzi! Ehi Viktoria!” Salutò il bassista subito imitato dall’altro.

“Ciao Georg, ciao Gustav..” Sorrise dolcemente la ragazza sventolando in alto la mano in segno di saluto.

“Si va bene. La pizza?” Chiese sbrigativo Tom guardando i due nuovi arrivati.

“E’ qui! Stai calmo lupo famelico!”

“Ah e.. Georg..”

“Tranquillo! Ho preso anche la birra!” Roteò gli occhi all’insù il bassista sorridendo.

“E bravo il mio amicone!” Gli tirò un pugno scherzoso su una spalla.

I ragazzi si accomodarono in cucina e Gustav tirò fuori da un sacchetto di plastica cinque cartoni di pizza.

“Allora, siccome al telefono non mi avete detto niente, vi accontentate della margherita!” Decretò passando i cartoni a tutti.

“Nooo la margherita no!” Sbuffò Bill

“Tu proprio devi stare zitto. Pasticcione che non sei altro!” Lo prese in giro il fratello.

“La margherita va benissimo. Grazie ragazzi!” Sorrise Viktoria prendendo la sua pizza.

“Ecco Bill, prendi esempio da lei, non si lamenta mai!” Georg indicò la ragazza ridendo, guardando un Bill imbronciato fissare la sua pizza.

“Dai Bill, non è mica così male sai?” Gli accarezzò un braccio Viktoria.

“Ok, se me lo dici tu la mangio.”

Tom, seduto tra la ragazza e il batterista, sorrise di nascosto. Era proprio vero, Bill adorava quella ragazza. Non se lo sarebbe aspettato, ma gli faceva piacere. Gli faceva davvero piacere.

Prese la sua pizza con la mano destra, e con la sinistra andò a cercare quella di Viktoria, che gliela strinse arrossendo lievemente.                                                                                                                                                         Che ragazza! Più la guardava più gli piaceva.. Era incantevole.

“Allora Gus, il tuo polso come sta?” Domandò Tom guardando di traverso la fasciatura, decisamente poco rassicurante, del batterista.

“Ehi non guardare così Berta!” Coprì la benda con la mano libera e lo guardò severo.

A Tom andò di traverso la birra che aveva bevuto e lo guardò sgranando gli occhi. “Berta?!”

“Si! Si chiama Berta! Ed è la mia fasciatura!”

Seguì un silenzio imbarazzante, e qualche secondo dopo tutti i presenti scoppiarono a ridere fragorosamente, meno il povero Gustav che rimase muto accarezzando la sua Berta.

“Gustav sei una sagoma!” Disse a stento il bassista asciugandosi una lacrima, uscita dal troppo ridere.

“Beh, anche io da piccola davo i nomi alle cose!” Esclamò divertita Viktoria.

“Appunto! Da piccola!” Rise ancora più forte Tom, sempre con la mano di lei nella sua.

“Io anche adesso. Il mio microfono si chiama Igor” Annuì soddisfatto il cantante

“Ma..tu sei tu Bill!”

“E con questo Tom cosa vorresti dire?” Si portò le mani sui fianchi il gemello.

“Che sei..sei.. che ne so! Sei Bill!”

“Lascia stare Bill, non capiranno mai il nostro lato dolce e sensibile..” Lo consolò Gustav passandogli una mano sulla spalla.

La cena proseguì tranquilla e piacevole. Tra le risate di tutti e i battibecchi dei gemelli. Viktoria era completamente a suo agio in quella banda di scalmanati!

 

“Ciao ragazzi, ci sentiamo eh! Ciao Viktoria..” Salutarono bassista e batterista prima di uscire.

“Ciao Georg, Ciao Gus!” Sorrise loro la ragazza vicino allo stipite della porta.

“Ciao ragazzi!” Salutarono a loro volta i gemelli.

“Bene, io vado in bagno. Devo fare la pipì!”

“Bill! Un po’ di finezza davanti alle signore!”

Ma era già sparito al piano di sopra, sentendo l’eco delle risate di Viktoria che lo fecero sorridere fra sé e sé.

“Spero tu ti sia divertita stasera!”

“Oh si! Moltissimo! Grazie, grazie davvero!” Sorrise la ragazza con le mani giunte al petto.

“Dai vieni, ti faccio vedere la mia tana!” La prese per mano e la trascinò davanti la sua camera, aprendo la porta e lasciandola entrare prima di lui.

Appena entrò le si illuminarono gli occhi. Vide tutte quelle chitarre! Tutti quei premi!

“E’ bellissima camera tua!”

“Eh lo so, modestamente!”

“Ahhh! Scemo!” Rise la ragazza tirandogli una pacca sul braccio. Si sedette sul letto sempre ammirando le pareti intorno a lei. Tom la imitò e le sedette affianco.

“Senti.. Non pensare male. Non voglio fare niente. Solo, resteresti con me stanotte?” Si grattò la nuca imbarazzato..

“Non so.. Non so se è una buona idea” Balbettò a stento guardandolo negli occhi e arrossendo improvvisamente.

“Stai tranquilla, voglio solo stare con te.. Niente di più..”

“D’accordo, starò con te questa notte..”

Tom sorrise, felice. Davvero felice. La abbracciò stendendola di fianco a lui facendole appoggiare la testa sulla sua spalla.

“Tuo fratello prima mi ha chiesto se ti voglio bene..” Disse quasi senza pensarci Viktoria, giocando con un rasta di Tom, attorcigliandolo intorno al dito.

“Ah si? E tu.. Tu cosa gli hai risposto?” Si voltò lentamente verso di lei, guardandola di sfuggita. La ragazza si blocco immediatamente.

“Beh, gli ho detto.. Gli ho detto di..si” Mormorò imbarazzatissima e con le guance infuocate.

Il rasta rise sottovoce circondandole le spalle e posandole un bacio tra i capelli.

“Beh, anche io ti voglio bene.. “

La ragazza chiuse gli occhi e inspirò a fondo il profumo di Tom, dritto in fondo all’anima. Un profumo così dolce e delicato.

Il suo cuore accelerò i battiti e lei si sentiva talmente bene in quel punto preciso del cosmo, che non si sarebbe schiodata di li per nessuna ragione al mondo.

“E’ splendido sentire il tuo cuore battere veloce. E’ bello ogni minuto con te..”

Alle parole del rasta  Viktoria lo strinse più forte, dandogli lievi baci sul collo.

E stettero li, tutta la notte. A coccolarsi e a scambiarsi dolci e affettuose parole. Senza fare niente. Ma a loro, per il momento.. Stava bene così.

 

Tom, non ti dimentichi di qualcosa?

 

Bene eccoci qui. Ringrazio :

 

layla the punkprincess : Grazie davvero, e su con il morale *___*

 

_Pulse_ : La mia scrittrice sempina *___* Oddio che bel commentoooo! Il più bello che mi hai scritto, sul serio. Ne sono rimasta felicissima! Sei orgogliosa di me XD  Viktoria beh si, te lo avevo già detto che il suo carattere, è il mio carattere. I suoi pensieri sono i miei ^__^.  Le mie lettrici sono tornate avevi raaagionee, come sempre^^ . Grazie del tuo sostegno che non manca mai! Ti voglio bene, la fedele bla bla bla XD

 

Dark483 : Grazie cara!**

 

Sexy lady vacca : Una new entry! Grazie ^__^

 

_KiRa_ : Sono contenta che ti piaccia (:  Grazie!

 

Ice Angel : Ahahah sei ritornata! Grazie di aver recensito! Un bacio..

 

Dark Dancer :  Il Tommino così romantico? Non hai ancora visto niente XD Grazie!

 

XXx__TokioHote__xXx : Ahahaha.. Grazie grazie grazie!

 

Svampy1996 : Grazie, sono felice che ti piaccia la mia storia! ^___^

 

Alla prossima ragazze, il prossimo capitolo sarà.. Sarà.. Vedrete XD

Vostra Ale**, Frenzy per la Ary XD

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


 

Eccoci, siamo già al nono capitolo, caspita! Non l’avrei detto xD

In questo siamo leggermente avanti nel tempo, ma non potevo stare li a scrivere tutte le giornate di Tom e Viktoria. Così ho fatto passare qualche settimana, almeno la “storia” tra i nostri due protagonisti è già ingranata! Mi fa un sacco piacere che vi piaccia questa fiction, e colgo l’occasione per ringraziare le ragazze che mi hanno contattata in msn *__* Grazie davvero. Anche a voi “Lettrici in punta di piedi”. Vi adoro tutte! XD

Ad ogni modo leggete e fatemi sapere cosa ne pensate!

Buona lettura!

 

 

NONO CAPITOLO

 

Erano passate tre settimane dalla sera della pizza tutti insieme. Da li in poi Tom e Viktoria si videro tutti i giorni, con sommo piacere di Bill.Il loro rapporto non era ancora ben inquadrato. Era qualcosa di strano quello che si era creato fra di loro. Non era una vera e propria relazione, ma entrambi si cercavano e stavano bene insieme.

Georg e Gustav erano partiti per andare a trovare vecchi amici ad Halle, e sarebbero tornati il pomeriggio seguente. Il batterista aveva tolto Berta, la sua fasciatura, ed era in ottima forma. Avrebbero ripreso le prove al loro ritorno.

Quella sera Viktoria aveva deciso di portare Tom fuori a cena, in un ristorante che aveva appena aperto in centro. Era carino e riservato, giusto per non dare troppo nell’occhio.

Era pomeriggio inoltrato e la ragazza era a casa dei gemelli, stava aiutando Bill ad innaffiare le sue nuove piantine. Si era fissato con la botanica adesso. Così era andato in una serra e aveva preso alcuni pacchetti di semi, puramente a caso.

“Sai Billie, hai preso tulipani e margherite alla serra!” Sorrise la ragazza accarezzando i boccioli dei fiori.

“Davvero? Come lo sai?” Guardò curioso i suoi piccolini.

“Ma.. Si vede dai..” Rise dolcemente..

“Scusa se non ho il dito verde!” Incrociò le braccia al petto e assunse un’espressione fintamente offesa, girandosi dall’altra parte.

“Pollice verde Billie, si dice pollice verde..” Annaffiò il bocciolo più piccolo, dopodiché ripose l’annaffiatore nell’armadietto che c’era in veranda.

“Oh, quello che è!” Sbuffò Bill. Si guardarono e scoppiarono a ridere all’istante.

In quel momento uscì Tom, si appoggiò con una spalla al muro e li guardò con un sopracciglio alzato.

“Che avete da ridere tanto voi due?” Si avvicinò e cinse la vita di Viktoria con un braccio, dandole un bacio sulla guancia.

“Non ho il dito verde Tomi!” Piagnucolò mostrando tutta la mano.

“Non era il pollice verde?” Corrugò la fronte e guardò la ragazza che si tappo la bocca per non scoppiare a ridere di nuovo.

“Insomma, è uguale no? E’ Sempre un dito il pollice!” Irritato se ne tornò in casa. Anche se, in realtà, lo aveva fatto solo per lasciarli un po’ soli.

“Quanto adoro Billie..” Sorrise Viktoria guardando il punto in cui il moro era sparito.

“Si ma, concentrati sul fratello maggiore.” Disse Tom prendendole il viso e voltandolo verso di lui.

“Oh ma è ovvio che adoro anche te!” esclamò allacciandogli le braccia al collo e baciandolo a stampo.

“Così va meglio..” Chiuse gli occhi e l’abbracciò baciandole i capelli.

“Allora, stasera ti porto a mangiare fuori!” Si staccò giusto quello che bastava per poterlo guardare negli occhi.

“Già.. Ho perso il mio fascino da cavaliere moderno. Ora sei tu che mi inviti fuori!” Si portò la mano alla fronte molto teatralmente, facendo ridere Viktoria che gli tirò una pacca sul braccio.

Era incredibile. Quella era l’unica ragazza che lo incantava. Non se lo spiegava eppure non riusciva a fare a meno di lei, della sua Viky. Amava chiamarla così.. Viky..                                                                                           Così dolce e fragile. Avevano passato giorni meravigliosi insieme nelle ultime settimane.                                                                                      Serate alla prateria, nei locali, a cena fuori. Si era attaccato morbosamente a quella morettina che gli mozzava il fiato e gli faceva mancare le parole.                                                                                                 Era diversa, da tutte le altre. Non pretendeva niente da lui, gli lasciava i suoi spazi, anche se alla fine Tom preferiva averla sempre accanto a sé. Non voleva rinunciare a lei, anche se era presto per fare previsioni.

“Viky, posso farti una domanda strana?” Chiese ad un certo punto il rasta fissandola in quei suoi occhi blu.

“Certo..” Sorrise guardandolo.

“Cosa sono per te, adesso?”

La ragazza parve rifletterci sopra. Non voleva sbilanciarsi troppo, ma nemmeno negare quello che pensava.

“Cosa sei tu ora, per me? Non lo so davvero. So che senza sarebbe strano, diverso..Sbagliato. Sarebbe da correggere..”

Il ragazzo la guardo sorpreso. Piacevolmente sorpreso. Avrebbe voluto abbracciarla, baciarla, e non lasciarla più andare via..

“Io.. io vorrei solo farti capire quanto sei importante per me..” Mormorò il rasta al suo orecchio con un filo di voce.

“Non mi servono dimostrazioni Tom. Ho un fiuto per certe cose!” Sorrise facendo ridere il biondo.

“Ah bene allora non mi devo preoccupare.” E la catturò in un bacio lungo e dolce. Dolcissimo.

Si staccò e le guardò il viso leggermente arrossato, aveva ancora gli occhi chiusi e un sorriso tenerissimo sulle labbra.

Piano li riaprì e lo guardò. Tom abbassò gli occhi guardandola dal suo metro e ottanta, ridendo sotto voce e scuotendo piano la testa.

Lo vedi l’effetto che mi fai, nanerottola che non sei altro? Pensò.

“Allora, direi che possiamo andare, tu che dici?”

“Dico che è un’ottima idea Viky!” La prese per mano e la scortò dentro casa.

 

 

“Aaahhh caspita! Non ho mai mangiato così tanto in vita mia!” Si massaggiò la pancia Tom.

Era stata una serata perfetta, erano arrivati al ristorante e avevano ordinato un pasto completo : antipasto, primo, secondo, contorno e dolce. Avevano mangiato tantissimo e ora erano pieni come due uova.

“Hai ragione, era tutto delizioso!” Sorrise Viktoria guardandolo e aprendo lo sportello della macchina.

Partirono e, come ogni sera che uscivano, passarono alla prateria, per concludere la serata. Era sempre così. Alla fine di ogni loro appuntamento si ritrovavano in quella radura a chiacchierare per ore..

Il solito albero li aspettava imponente, e loro si sedettero sotto di lui, guardando il cielo blu e tempestato di stelle.

“Guarda, è splendido” indicò in alto il ragazzo.

“Che dici, ci verresti lassù con me?” Sorrise la ragazza appoggiando la testa sulla spalla di Tom.

“Con te andrei dovunque..” sussurrò passandole un braccio intorno al collo e attirandola a sé, baciandole i capelli.

Viktoria sorrise, sentendo il cuore martellarle nel petto. Non era possibile, era tutto troppo bello per essere vero. Quando stava con Tom si sentiva mancare la terra sotto i piedi, con lui riusciva a volare su, in alto, a toccare il cielo con il palmo della mano. Stava insieme a lui e sentiva di aver trovato il suo tesoro più grande. Inspiegabile, non c’erano parole capaci di descrivere quello che passava nella testa di quella ragazza, quando al suo fianco aveva Tom.

“E’ tutto così perfetto con te..” Mormorò imbarazzata ma decisa a continuare. “ Mi basta pochissimo per essere felice. L’erba della nostra prateria, il cielo azzurro, le case all’orizzonte.. E tu. Tu che sei la cosa più bella che ho.” Sospirò girandosi verso di lui con una strana luce negli occhi..

“Viky..” Boccheggio senza sapere più cosa dire. Dio quella ragazza era uno scherzo della natura. Non era possibile, lo lasciava senza respiro, gli pareva di rinascere ogni volta che le stava affianco.

Alzò una mano e le accarezzò il viso arrossato. “ Sei una favola, non posso credere che tu esista veramente.” Abbassò lo sguardo e incrociò le dita alle sue. “Non farei mai niente per ferirti”.

La baciò. La baciò come non l’aveva mai baciata. Come non aveva mai baciato nessuno in vita sua.

La fece stendere sull’erba fresca e profumata e si distese al suo fianco, senza staccare le labbra dalle sue. Le accarezzò le guance, i fianchi le gambe. Viktoria fu travolta da un’ondata di emozioni, affondò le dita nei rasta biondo miele di Tom, attirandolo ancora di più, per quanto possibile, a sé.

Si staccarono giusto per riprendere fiato e si guardarono negli occhi per dei secondi interminabili, quasi sembrarono ore..

Voglia.

Passione.

Desiderio.

Non si staccarono gli occhi di dosso, erano magnetizzati da una calamita invisibile che li teneva legati gli uni con gli altri.

Viktoria sorrise nel modo più dolce che potesse esistere e si avvicinò all’orecchio di Tom. “A casa mia, E’libera.” Disse in un sussurro impercettibile. Con lo sguardo pulito e vivace di una bambina.

“Tua..tua sorella?” Chiese Tom affannato.

“E’ dal suo nuovo ragazzo a quanto pare” Alzò gli occhi al cielo sbuffando divertita.

Ellen era uscita di prigione da un paio di settimane scarse, per la gioia di Viktoria, che non vedeva l’ora di riaccoglierla in casa. Il rasta non aveva ancora avuto il piacere di conoscerla, non ce n’era stata l’occasione. Quella ragazza era sempre in giro, o da amici o da presunti fidanzati.

Viktoria, i suoi genitori, non li aveva mai nominati.

Tom si sentì su una nuvola, si alzò da terra porgendo la mano alla ragazza e sorridendole tenero.

“Andiamo..”

 

Parcheggiarono davanti alla villetta di Viktoria, scesero e la ragazza cercò nella sua borsa a tracolla le chiavi di casa, le trovò e aprì la porta entrando seguita da Tom. Non era mai entrato prima, di solito si fermava fuori e aspettava che lei uscisse.. Era una bella casetta, con un buon arredamento. C’era un salottino piccolo con un divano lungo blu notte e una poltroncina del medesimo colore di fronte. Il televisore era “incastrato” in una libreria, dove c’erano moltissimi libri ed enciclopedie. Il soggiorno era collegato alla cucina. Molto spaziosa, un tavolo rettangolare al centro e il frigorifero in un angolo, di fianco al piano cottura.

“Hai intenzione di stare a fissare la mia cucina in eterno?” Tom si riscosse sentendo la voce di Viktoria alle sue spalle, aveva le braccia incrociate al petto e un’espressione buffa sul volto.

“Certo che no..” Sorrise andandole vicino e sfiorandole le labbra in un bacio leggero.

“Vieni con me..” Sussurrò lei prendendolo per mano.

Salirono le scale e si ritrovarono davanti ad una porta chiusa, che Viktoria prontamente aprì, rivelando la sua camera da letto.

Era una stanza piuttosto grande, con le pareti verde acqua e un letto ad una piazza e mezza. C’era un armadio molto grande con appiccicate sulle ante tantissime foto, che però Tom non ebbe il tempo di vedere una per una. Di fianco al letto c’era una scrivania abbastanza incasinata. Fogli e penne sparsi su tutto il piano di legno liscio color mogano, come l’armadio.

“Ti piace?” Chiese curiosa la ragazza..

“Si molto.. E’ proprio da te!” Rise piano Tom..

“Cosa intendi con è proprio da te?”

“Semplice e stupenda..” Si avvicinò alla ragazza prendendole le mani fra le sue e cominciando a baciarla con più foga. Le accarezzò i capelli inspirando il suo profumo, dolce e delicato.. Sapeva di buono. Sapeva di...Fragola. La ragazza gli cinse il collo con le braccia, mentre gli accarezzava dolcemente la nuca.

Erano in piedi in mezzo alla stanza semibuia, illuminata solo dalla luce dei lampioni che filtravano dalla finestra.

Lui la prese in braccio e la adagiò delicatamente sul letto, quasi avesse paura che si rompesse al suo tocco, le alzò la maglia accarezzandole la pancia, andando a lasciarle una scia di baci sul suo ventre piatto, gliela sfilò, insieme ai jeans. Lasciandola in intimo. Un completino nero davvero carino. Il cuore di Viktoria cominciò a galoppare impazzito, non avrebbe voluto essere da nessun’altra parte. Solo li. Con lui.

Gli slacciò i pantaloni e li lasciò cadere sul pavimento togliendogli anche la maglia che era, ormai, diventata troppo ingombrante.

Tom le prese il viso tra le mani e le baciò il labbro inferiore, poi si fermò guardandola languido negli occhi.

“Sei sicura?” Le chiese dolcemente..

“Si..” Mormorò con la voce strozzata.

Lui riprese a baciarla. Le labbra, il collo, la spalla, e poi di nuovo le labbra carnose ma non troppo, rosse e  profumate. Invitanti più di qualsiasi altra cosa.

Presto anche l’intimo di tutti e due si ritrovò a far compagnia agli abiti sul tappeto.

Tom percorse tutto il suo corpo con le mani, accarezzandola piano, baciandole il seno e la pancia.. Tornando su sulla bocca. Incrociò il suo sguardo con quello della ragazza, poi scese a baciarle il collo.. Ed entrò in lei. Con un colpo secco.

Viktoria avvertì il dolore, con una fitta lancinante, si aggrappò con le unghie alla schiena di Tom, che aumentò lievemente le spinte. La ragazza gemette piano e Tom rallentò impercettibilmente.

“Ti..fa male?” disse piano col fiato mozzato..

“Poco..” Sospirò lei, e lo abbracciò tenendolo stretto a sé.

Tom spinse più veloce ma sempre dolcemente. Ben presto il dolore lasciò spazio al piacere. Viktoria chiuse gli occhi e il suo cervello si scollegò. Smise di pensare e venne trasportata da quel momento indimenticabile.

Dopo poco più di mezz’ora Tom, madido di sudore, si lasciò cadere dall’altra parte del letto abbracciando Viktoria, che affondò il viso nell’incava della sua spalla.

Le baciò la nuca e prese ad accarezzarle i capelli corvini, arrotolandosi le ciocche fra le dita.

La guardò di sottecchi, era meravigliosa. Con le guancie rosse, gli occhietti stanchi e tutta spettinata. Sembrava una bambina. La sua bambina.

“Sei bellissima..” Le sussurrò in un orecchio.

Le si girò e lo guardò dal basso.

“Più tu!”

“No.. tu!”

“Tu!”

“Tuuu Viky!

“Scommettiamo?”

Quella parola. Quell’unica parola, fece precipitare Tom in un buco nero. Si sentì mancare l’aria ai polmoni e il cuore si fermò improvvisamente, per poi riprendere a battere veloce, sempre più veloce..

 

                                        “ In un mese me la scopo”

                                          “Chi? Quella? Figurati..Non te la darà mai!”

                                       “Scommettiamo?”

 

E quel giorno era arrivato. Perché doveva arrivare..

Desiderò sparire. Tutto, piuttosto che vedere il viso radioso di Viktoria, nuda, abbracciata a lui. Avrebbe tanto voluto prendersi a pugni, riempirsi di calci. Uccidersi con le sue stesse mani.

Ma ormai non sarebbe servito più a niente.

“Scusa Viky.. Devo fare una telefonata.”

“Certo, io mi faccio una doccia!”

“D’accordo piccola..” Disse baciandole la fronte

“Tutto ok Tom? Sembri.. Preoccupato..” Corrugò la fronte incerta.

“No, tranquilla piccola, è tutto a posto” Le sorrise incoraggiante.

“Ok a dopo!” Lo baciò a stampo e uscì dalla stanza.

Tom andò nel piccolo terrazzino comunicante con la camera da letto, prese il cellulare e scorse la rubrica, in cerca di quel numero.

Georg.

In quel preciso istante odiò il nome dell’amico..Ma d'altronde non era colpa di Georg, solo sua..

“Pronto?” Rispose una voce assonnata dall’altro capo del telefono.

“Ciao Ge.. Dormivi?”

“Vedi te, sono le due. Che vuoi?”

“Senti, ho vinto la scommessa. Ma non lo voglio il tuo basso.”

“Aspetta aspetta. Ti sei scopato Viktoria?!” Sembrava incredulo.

“Si Georg, ma basta, non ne parliamo più”

“Ma come.. Tom, che ti prende?”

“Senti ok, ho vinto. Mi sono portato a letto Viktoria, ma adesso basta!” E chiuse triste la chiamata senza sentire la risposta dell’amico.

Si girò e a pochi passi da lui c’era lei.. La sua Viky.. Con un asciugamano che le avvolgeva il corpo e gli occhi sgranati colmi di lacrime. Aveva dimenticato i vestiti di ricambio.

“Oh cazzo.. Da.. Da quant’è che sei qui?” Chiese a stentò il chitarrista.

“Abbastanza da scoprire il tuo piccolo segreto..” Sorrise amaramente..

“No Viky.. Non è come credi..” Cercò di spiegarsi, ma inutilmente.. Spiegazioni non ce n’erano.. E questo lo sapeva benissimo.

“Ah no? Allora com’è sentiamo!” Non riusciva più a trattenere le lacrime, ormai le rigavano il viso storpiato in una smorfia di dolore, bruciandole le guancie in fiamme.

“Io..io..tu..io..”

“Esci..”

“No Viky, lasciami spiegare. Ti prego!”

“VATTENE!” urlò fuori di sé. Tom le prese le braccia tentando di calmarla, ma lei cominciò a tempestargli il petto di pugni..Forte..forte.. piano.. Si accasciò sul letto coprendosi il viso con le mani, cercando di nascondere il dolore lacerante che le squarciava il petto.

“Viky.. Ti prego..” Tentò il ragazzo avvicinandosi, provando ad abbracciala

“NO! NO! ESCI! VAI VIA!” Urlò straziata spingendolo via.
“No Viky! Non puoi! Non voglio!” La ragazza abilmente, spinse il ragazzo fuori dalla porta chiudendola a chiave. Si appoggiò al legnò freddo e si lasciò cadere, seduta per terra.

Tom cominciò a prendere a pugni e calci la porta urlando.

“Viky apri! Ti prego!” Ma dall’altra parte, la ragazza, avrebbe solo voluto farlo sparire dalla faccia della terra. Se un minuto prima con lui si sentiva in paradiso.. Ora era come essere nel più atroce degli inferni.

Viktoria si sdraiò sul suo letto coprendosi la testa con il cuscino, soffocando per quanto le era possibile quei singhiozzi che la strozzavano e le facevano mancare l’aria.

“Ti odio Tom..” Sussurrò a voce abbastanza alta da farsi sentire.

Bastò quella frase, per lasciare senza fiato il chitarrista.. Che senza più dire una parola uscì a testa bassa da quella casa. Consapevole di aver commesso l’errore più grosso della sua vita.

 

Bene, allora. Ringrazio :

 

layla the punkprincess : Ovviamente è proprio della scommessa che Tom si dimentica XD Grazie della recensione!

 

Ice_Angel : Oddio, sono felice che la mia storia ti piaccia così tanto *_____* Continua a seguirmi mi raccomando. Un bacio!

 

_Pulse_ : La mia piccola scrittrice sempina *____* Beh, ovviamente io salterei addosso a Tom se mi chiedesse di restare con lui la notte, eggiàà =Q___ XD  Come cavolo hai fatto a scoprire che ha una bambolina nascosta nell’armadio?! O_O E cooomunque si, lo sappiamo che Tomi è un idiota u.u. Un bacio, la fedele ispiratrice saggia magica XD

 

_KiRa_ : Grazie, grazie, GRAZIEEEE! *___*

 

xXx__TokioHotel__xXx : Ahahaha GRAZIE davvero ^__^

 

svampy1996 : ^_________^ tenera

 

Dark Dancer : Beh, non si è dimenticato nessuno, si è dimenticato qualcosa. La scommessa xD Chi pensavi tu invece? XD

 

Dark483 : Grazie!! *__*

 

Baci a tutte, anche a chi ha solo letto! Ale**

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Ciao a tutti!

In questo mini capitolo verranno descritte SOLO le due reazioni di Tom e Viktoria. Mi sembrava giusto lasciare un piccolo spazio solo per questo.

Spero vi piaccia ugualmente anche se non succede nulla di rilevante ^___^

Buona lettura!

 

DECIMO CAPITOLO.

 

-Tom-

 

Non so come, ma riuscii a guidare fino a casa. Avevo una gran voglia di piangere, di singhiozzare come un bambino.. Di sbattere i piedi a terra e di stare abbracciato a mio fratello facendomi coccolare e rassicurare. Purtroppo se fossi entrato in casa in lacrime, Bill si sarebbe di sicuro preoccupato. E sinceramente, era l’ultima cosa di cui avevo bisogno.

Mi trascinai fino all’entrata, aprendo la porta, trovando mio fratello sveglio, seduto sul divano ad aspettarmi.

“Ciao Tomi!” Sentii la sua voce squillante e feci un movimento di mano nella sua direzione. Senza dire una parola mi diressi verso camera mia, avvertendo benissimo lo sguardo perforante di Bill sulle mie spalle. Sarebbe venuto a parlarmi più tardi, di sicuro. Il tempo di prepararsi uno dei suoi soliti discorsi.

Mi lasciai cadere a peso morto sul mio letto, guardando il soffitto bianco, quel bianco che più lo fissi più vorresti che ti risucchiasse per non lasciarti più.

Il mio pensiero andò subito a Viktoria, alla mia piccola, dolce Viky. Chissà cosa stava facendo in quel momento. Magari era anche lei sdraiata sul suo letto. Magari pensava a me. Magari piangeva.

Immaginarla in lacrime, da sola, in camera sua, mi fece stringere il cuore. Non era giusto! Sarei dovuto essere io l’unico a soffrire! Invece per una stronzata fatta tanto per fare, la mia piccola stava male e io non potevo starle vicino. Non potevo consolarla.. E sapere di essere il motivo della sua sofferenza mi fece sentire uno schifo. Avrei davvero voluto essere risucchiato dal soffitto, in quel momento.

“Tomi..” Sentii Bill dall’altra parte della porta chiamarmi e bussare lievemente. Sorrisi rincuorato. Sapevo che sarebbe arrivato entro breve, e forse.. Era proprio di lui che avevo bisogno adesso.

“Entra pure Bill..” Gli sussurrai. Vidi la porta aprirsi e la figura alta e slanciata di mio fratello fare capolino nella mia stanza. Fece qualche passo incerto verso di me e poi si distese al mio fianco, sul letto. Imitandomi e guardando il soffitto sopra di noi. Avrei dovuto raccontargli tutto, sapevo che non l’avrebbe presa bene, soprattutto perché lui voleva molto bene a Viktoria.. Non ne avevo il coraggio ma con mio fratello non avevo mai avuto segreti.

“Ho combinato un disastro Bill..” Mormorai trattenendo a stentò le lacrime, che ormai premevano contro i miei occhi implorandomi di lasciarle uscire.

“Viktoria?” Mi chiese sotto voce continuando a guardare in alto.

Annuii piano e lui se ne accorse, infatti si voltò a guardarmi negli occhi, spronandomi a continuare.

“Ho fatto una scommessa con Georg tre settimane fa. Cioè che in un mese mi sarei portato a letto Viktoria. E’ passato molto tempo, io mi sono affezionato davvero a lei. Nemmeno me la ricordavo più quella stupida scommessa. Stasera è successo, così ho chiamato Georg e gli ho detto che non volevo più parlare di quella storia, che non mi interessava aver vinto. Lei ha sentito tutto e…”

Le parole mi morirono in gola, non riuscii più a continuare. Ormai le lacrime avevano avuto la meglio sul mio autocontrollo e ora scendevano silenziose solcando il mio viso stanco e pallido.

Vidi mio fratello sospirare nel buio della stanza e tornare a guardare il soffitto, forse anche lui sperava di essere risucchiato.

“Sei un cretino Tomi..” Cominciò a parlare con una nota malinconica nella voce. “ Ti avevo detto di stare attento e di non fare cazzate con lei. Non se lo merita. Ma tu ovviamente non mi hai ascoltato. Se non fossi mio fratello ti avrei già preso a pugni. Ma non sono cieco, lo vedo che stai soffrendo e che sei sinceramente pentito. Ma questo non la riporterà da te, l’hai fatta grossa.. Non so se ti perdonerà” Abbassò lo sguardo rassegnato. Per un momento trattenni il respiro, appena il senso spietato di quell’ultima frase arrivò al mio cervello e venne metabolizzato, fui scosso da un brivido e un singhiozzo scappò dalla mia bocca. Aveva ragione! Aveva maledettamente ragione.. Ma non ci volevo credere! Non volevo nemmeno pensare di averla persa per sempre..

Viky…

 

-Viktoria-

 

Rimasi distesa nel mio letto con il cuscino sulla testa per non so quanto tempo. Le lacrime non si fermavano, i singhiozzi mi scuotevano violentemente, facendomi tremare dappertutto. Avrei voluto alzarmi e scappare lontano, correre via.. Ma per quanto lontano sarei potuta arrivare, i miei problemi sarebbero sempre stati li a ricordarmi che c’erano, e non potevano sparire per magia. Perché..? Perché mi hai fatto questo? Perché sei così stupido e infantile? Avevo ragione.. Avevo ragione a tenerti distante.. Sono solo stata troppo idiota da cadere nella tua trappola. Mi hai ingannata, mi hai illusa di poter essere davvero speciale per te, e poi.. Mi hai uccisa in cinque minuti. Non me lo meritavo tutto questo e tu lo sai.

Sarai felice adesso, no? Hai vinto la tua stupida scommessa! Ce l’hai fatta a scoparmi! Ora forse starai festeggiando, e io vorrei che tu patissi almeno un millesimo del dolore atroce che sto provando io in questo momento.

Vorrei che potessi sentire il cuore spezzarsi ogni minuto che passa, sentendolo sempre più pesante.

Ma era vera almeno una parte della cose che mi dicevi? Ci credevi veramente? No.. Forse mi hai presa per il culo dall’inizio. Forse già il primo giorno che ci siamo visti, quando mi hai chiesto di venire a bere qualcosa con te, forse già li avevi progettato i tuoi piani, ed eri pronto a metterli in atto.

Vorrei tornare indietro.. A tre settimane fa, e non dover mai accettare l’invito di Bill e venire al pub con voi..

Tre settimane.. mi sembra una vita ormai. E sono obbligata ad ammettere che sono state il periodo più bello della mia vita.

Tre settimane in cui esistevi solo te, in cui stavo con te ed era come avere la testa senza pensieri e senza problemi. In cui ho capito che eri veramente il ragazzo che stavo cercando da parecchio tempo ormai.

Tre settimane per farmi capire che appena mi sarei staccata da te avrei avuto un senso di vuoto.

Tre settimane che, nonostante tutto, non scorderò mai più.

Tre settimane pensando che eri la cosa più bella da non so quanto tempo, dove guardandoti negli occhi senza parlare era come raccontarsi tutta una vita.

Tre settimane quando ti vedevo il mattino e pensavo che la giornata sarebbe stata sicuramente splendida.

Tre settimane che sono state l’inizio e la fine di tutto.

 

 

Scusate sono di frettissimaaa! Ringrazio di cuore tutte! Layla the punkprincess, svampy1996, Tiky, Ice_angel, _Kyra, Dark Dancer, e ultima, ma non di certo meno importante _Pulse_  ti voglio bene scrittrice sempina!! *___*

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


 

Buoonasera! Perfetto, undicesimo capitolo! Vi avviso ragazzuole mie, d’ora in avanti i capitoli saranno molto più corti. Più per un fatto di suspance, preferisco non far accadere troppe cose nello stesso capitolo. Ebbene, mi piace farvi soffrire XD

Dopo le due diverse reazione dei nostri protagonisti.. Eccovi il seguito!

Buona lettura *___*

 

 

UNDICESIMO CAPITOLO

 

Quella notte Tom non era riuscito a dormire. Erano le 10 del mattino e lui era rimasto a rigirarsi nel letto per tutto il tempo. Non provava nemmeno ad addormentarsi, stava solo rimuginando e cercando una qualsiasi soluzione per farsi perdonare da Viktoria. Ma le possibilità sembravano nulle. Non la poteva nemmeno biasimare, fosse stata in lei, non si sarebbe più voluto vedere per il resto dei suoi giorni. Questa consapevolezza lo fece sprofondare, per quanto possibile, ancora più giù.

Si tirò a sedere e tastò il piano del suo comodino, trovandovi un pacchetto di sigarette e l’accendino. Si avvicinò al balconcino e si accese la lucky strike che teneva tra l’indice e il medio, la portò alla bocca e aspirò la prima ventata di fumo sentendosi, chissà perché, più leggero. Viky non avrebbe approvato.. Lei odiava il fumo. Era per lei che in quelle settimane aveva smesso di fumare. Nnon sopportava vederla imbronciata ogni volta che lo sorprendeva con un mozzicone in mano, era riuscito a smettere. Ma adesso lei non era più con lui, faceva differenza? Poteva fumare, ma era una magra..Magrissima consolazione. Avrebbe preferito diecimila volte vederla li sul suo letto a rimproverarlo con la faccia da bambina, piuttosto che una misera, insignificante sigaretta. Che tra l’altro.. Non aveva nemmeno un buon sapore.. Era.. Amara..

 

“Buongiorno Tomi..” Sorrise teneramente Bill vedendo il gemello fare la sua entrata in cucina. Tom alzò una mano nella sua direzione in segno di saluto, aprì il frigo e bevve un sorso di latte dal cartone. Richiuse l’anta e si pulì i “baffi” con la manica della maglia. Guardò il fratello, sorrise debolmente, e si rintanò sul divano, davanti alla televisione.

Bill osservò attentamente ogni gesto compiuto da Tom,e quando fu uscito dalla stanza sospirò rassegnato. Se ci pensava, avrebbe dovuto essere infuriato con lui. Fare una scommessa così idiota.. E ferire i sentimenti dell’unica ragazza che si era interessata a lui, a Tom.. E non a Tom Kaulitz.                                             Si, avrebbe davvero dovuto avercela con lui. Ma non poteva.. Era il suo fratellone e vederlo così affranto faceva star male anche lui. Gli sarebbe piaciuto sul serio poter fare qualcosa, ma non aveva idea di cosa avrebbe potuto mai fare, lui.. E qualcosa gli diceva, che quella volta sarebbe stato un gran bene non immischiarsi..

 

Fissava la televisione senza realmente vederla, come in trans. Stava ancora pensando a come diavolo poter aggiustare le cose, la vocina sadica della sua coscienza continuava a ripetergli che era impossibile. Non sarebbe mai più riuscito a riaverla con lui. Mise a tacere quella fastidiosa voce prendendosi la testa fra le mani e scuotendola leggermente.

Decise che doveva fare qualcosa, un tentativo.. Doveva almeno provarci, lottare.. Lottare per lei..

Prese il suo cellulare, che si era andato ad incastrare nella fessura del divano, e compose velocemente un messaggio inviandolo successivamente.

Non sarebbe morto senza combattere..

 

Lacrime fredde. Sogni infranti. Anima dispersa.

Gli occhi rossi, gonfi dal pianto che non era ancora riuscita a bloccare. Le lacrime scendevano imperterrite rigando il suo viso bianco di porcellana, segnando le sue guance calde e rosse, cadendo sul lenzuolo ormai bagnato, che la ragazza teneva stretto tra i pugni.. Quasi a volerlo sbriciolare..                                                                                                        Quella notte non aveva chiuso occhio nemmeno per un secondo, era stata sveglia tutto il tempo.. Seduta con la schiena sulla testata fredda del letto disfatto. Aveva pianto tutte le sue lacrime e non si era curata di far meno rumore possibile. Se n’era fregata anche quando Ellen era corsa bussando forte alla sua porta. Era preoccupata per lei, ma in quel momento niente le interessava davvero. Avrebbe solo voluto svegliarsi, scoprire che era stato solo un orribile incubo e rifugiarsi tra le braccia calde e protettive di Tom..

Tom.. la fonte di tutto il suo male. Non avrebbe dovuto pensarlo. Ogni volta che si soffermava sul suo viso sorridente i ricordi arrivavano colpendola nel petto con una brutalità tale da farla piegare in due. Ed eccolo li, come ogni volta..

Quel ricordo che ti rompe i cuore..

 

                                      “Guarda Tom, non sono meravigliose?” Erano alla

                                    Prateria e Viktoria aveva tirato il rasta per un braccio

                                      Indicandogli le stelle nel cielo. Sotto al loro fedele

                                     Albero, che avevano scoperto essere una quercia.

                                   “Sono bellissime, non esiste niente di più bello”..

                                   “Hai ragione...” Sorrise perdendosi in quell’immensità.

                                  “Io ne ho una sai?” Rise beffardo.

                                     “Ah si? E dove la tieni sentiamo..” lo guardò spavalda

                                  Sfidandolo.

                                     “ Proprio di fianco a me. Sei tu la mia stella Viky, non

                                   Esiste niente di più bello, ricordi?”

                                       E poi un bacio, un bacio che sapeva d’estate, fresco come

                                  L’aria. Tiepido come i loro respiri che si fondevano in un

                                  Tutt’uno.

 

 

“Cazzate! Mi hai raccontato solo CAZZATE!” Sbraitò a nessuno in particolare. “ Sei un’ipocrita! TI ODIO! TI ODIO! Ti odio...”  Singhiozzò più forte mandando giù un groppo che le chiudeva la gola, facendola annaspare in cerca di aria. Voleva urlare, urlare forte e smettere di pensare.

Sentì il cellulare vibrare sotto di lei, doveva esserle arrivato un messaggio, lo andò a cercare tra le lenzuola fredde del letto e lo aprì : Tom.

Una fitta le trapasso il cuore mancando un battito, sentì la testa girarle vorticosamente, e l’aria non arrivarle ai polmoni.

Con mano tremante lesse il contenuto del messaggio:

 

                                      Viky.. Non ti scrivo per chiederti di perdonarmi..

                                       Non lo merito dopo quello che ti ho fatto. Sono stato

                                    Uno stronzo, lo so. Ti scrivo solo per chiederti di ascoltarmi,

                                    di cercare di capire. Voglio parlarti, spiegarti. Anche se

                                    ormai, le parole non servono.

                                       Viky ti prego…                                  

 

 

Non prese nemmeno fiato, lo lesse tutto d’un colpo arrivando fino alla fine. Si asciò cadere, priva di forze, tra le coperte, coprendosi il viso bagnato di lacrime con le mani e massaggiandosi le tempie. Lo odiava per quello che le aveva fatto. Lo odiava per il solo chiederle di parlare. Non avrebbe più voluto rivederlo. Velocemente scrisse la risposta.

 

                                      Non ti voglio vedere Tom, non ti voglio parlare.

                                    Mi sono fidata di te e in cambio ho ricevuto solo una

                                   Pugnalata. Non puoi chiedermi di capire, certe cose

                                    Non si possono capire. E questa.. Non riesco nemmeno

                                   A farmela entrare in testa! Basta Tom..Lasciami in pace..

 

 

Tom si torturava le mani aspettando la risposta, non totalmente sicuro che sarebbe arrivata. Non poteva pretendere niente da lei. Non riusciva nemmeno ad immaginare come si potesse sentire. Si sarebbe volentieri scavato una buca da solo, sprofondandoci dentro. La mano che teneva stretto il cellulare vibrò due volte. Eccola, la risposta che aspettava. Aprì il messaggio e lesse velocemente.

Si sentì soffocare arrivando alla fine. No, non poteva finire così..

 

                                        Viky, tu non capisci! Dobbiamo parlare.

                                         Faccia a faccia! Ti prego..

 

“Tomi, come stai?” Si girò e vide Bill seduto di fianco a lui con una mano sulla sua spalla. Strano, non lo aveva nemmeno sentito arrivare. Lo guardò, sembrava preoccupato per lui. Aveva la testa inclinata verso destra e lo sguardo triste. No Billie, non stare così per me. Sono solo uno stronzo..

Il rasta non rispose, si mise una mano sugli occhi e alzò le spalle scuotendo lievemente la testa.

Bill aprì la bocca e la richiuse un paio di volte. Voleva parlargli, consolarlo. Ma non trovava le parole adatte per poterlo fare. Non avrebbe mai pensato di trovarsi in quella situazione, e non aveva idea di come gestirla per aiutare il gemello. Non era mai successo prima, e questo lo demoralizzava.

“Stai tranquillo Bill, non serve che ti sforzi. Apprezzo il pensiero.” Gli sorrise dolcemente e gli fece una carezza sul braccio.

Il cantante annuì e se ne sparì al piano di sopra.

Tom sentì ancora l’avviso di un nuovo messaggio e rapidamente lo aprì leggendolo.

 

                                           Domani. Solito bar. 15.30.

 

Senza esitazione digitò una breve risposta sui piccoli tasti del telefono e la inviò alla ragazza.

 

                                           Ci sarò.

 

Sorrise di cuore. Forse quello era l’inizio. Forse poteva essere un modo per aggiustare le cose. Forse.. Forse era meglio non volare troppo con la fantasia e non illudersi o la caduta sarebbe stata dolorosa. Era meglio evitare di costruire castelli per aria, non sarebbero stati di certo quelli a far tornare indietro Viktoria.

Decise di non sperare troppo in positivo e di ringraziare il cielo per quella possibilità che gli era stata concessa. Forse l’unica.

 

Si era calmata, ma ancora di uscire dalla stanza non se ne parlava. Ellen l’avrebbe di sicuro tartassata di domande alle quali lei, per il momento, non si sentiva in grado di rispondere. Voleva bene a sua sorella. La amava. Ma quando si metteva d’impegno era una grande ficcanaso rompiscatole. Non le aveva raccontato tutto di Tom, solo che era il ragazzo con cui usciva. Da quando era uscita dal carcere non era più la stessa. Festini notturni. Amici delinquenti. E presunti fidanzati. Uno diverso ogni giorno. Non la riconosceva più.. Rivoleva la sua dolce e tenera sorellina che da piccola aveva paura del buio..Dei mostri e dei fantasmi. E che di notte si intrufolava nel suo letto, fra le sue coperte, e dormiva accanto a lei.

Sorrise a quei ricordi.. Sapendo che non sarebbero mai tornati.

Sapendo anche che nemmeno i suoi genitori sarebbero più tornati. Non si può combattere la morte, non si può tornare indietro. Ma avrebbe avuto bisogno di loro in quel momento. Avrebbe avuto bisogno dei biscotti al cioccolato della sua mamma, e delle storie che inventava il suo papà. Quando da piccola le raccontava le favole prima di spegnere la luce e andare a dormire. Li avrebbe voluti accanto a lei.  Ma lo sapeva, i miracoli non esistono.

Improvvisamente si rese conto di quello che aveva fatto : Aveva dato appuntamento a Tom per il giorno dopo. Ancora non aveva la benché minima voglia di vederlo. Se lo avesse avuto davanti lo avrebbe preso a sberle, a costo di dare spettacolo in un luogo pubblico. Non voleva incontrarlo ma il danno era stato fatto, quasi senza pensarci. Non sapeva con quale coraggio si sarebbe presentata davanti a lui senza il bisogno di sputargli in faccia. Rimase stesa in quel letto a sentire il freddo che si impossessava di lei, nonostante le temperature estive. Rimase immobile avvertendo il gelo in quella stanza.

 

Vorrei che sentissi quello che sento io, stupido ragazzino.

 

 

Ringrazio velocemente :

 

_Pulse_ : Si chiariranno, si chiariranno.. FORSE U.U.. Non si sa, può darsi di si. Come può darsi anche di no u.u  Mahh chi lo sa! Sono contenta che ti siano piaciute le riflessioni finali *__* Ti voglio bene!

 

Layla the punkprincess : Speriamo! xD Un bacio..

 

Cristy09 : Wooow sono contentissima che ti piaccia così tanto *__* Continua a seguirmi! Un bacio grande!

 

Kia SCHREI : Grazie mille! ^___^

 

Dark Dancer : Nooo non voglio farti piangere! Però se ti è scesa la lacrimuccia vuol dire che il capitolo ha fatto l’effetto che volevo xD Quindi un po’ mi fa anche piacere XD Un bacio!

 

_KyRa_  :  Contenta di averti colpito! ^__^ Grazie mille!

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Ho postato alla velocità della luce questa volta xD Contente? Così saprete cosa succede tra Tom e Viktoria, al loro incontro.  Spero vi piaccia, lo spero sempre *___*

E ritornate che vedo le visite e le recensioni calareee! xD

Buona lettura!

 

DODICESIMO CAPITOLO

 

Erano le tre del pomeriggio. Tom per la seconda notte consecutiva non era riuscito a chiudere occhio.. Era preoccupato, non sapeva cosa aspettarsi dall’incontro con Viktoria, non credeva nemmeno di possedere il coraggio per guardarla ancora negli occhi.  In quei suoi occhi così blu che a volte aveva avuto la sensazione di perdercisi dentro.. Avrebbe sopportato di non poterla più baciare e coccolare? Non ne era sicuro..

Dio solo sapeva quanta voglia aveva di stringerla tra le braccia.. Tanto forte quasi da fondersi con lei, diventando una cosa sola.

Andava avanti e indietro dal salotto alla cucina, preparandosi mentalmente un discorso da fare a Viktoria non appena si sarebbero visti. Tutto sotto lo sguardo apprensivo di Bill, seduto sulla poltroncina in soggiorno.

“Tomi rilassati e siediti, o finirai per scavare un fossato!”

“Bill per piacere. Non ti ci mettere anche tu, sono già abbastanza nervoso.” Disse portandosi le mani sulle tempie, massaggiandosele. Udì il fratello sospirare e si sentì terribilmente in colpa. Il suo malumore non doveva pesare anche su Bill, dopotutto lui voleva solo il suo bene, non era giusto farlo stare male.

“No Bill senti, scusa. E’ che sono così in ansia.. Mi dispiace” Abbassò lo sguardo scuotendo il capo.

“Ehi Tomi tranquillo.. Lo so quello che provi, non mi devi spiegazioni. Ora fai un bel respiro profondo e vai da Vik rilassato. Vedrai che andrà tutto bene..” Sorrise e si alzò dalla poltrona.

“Sono le tre e dieci, che fai.. Vai?”

“Si, vado a piedi.. Un po’ d’aria mi farà bene. Spero. E.. Grazie Bill, davvero. Di tutto. Ti voglio bene fratellino.” Lo strinse in un abbraccio e gli massaggiò la schiena ossuta.

“Anche io Tomi, tanto.. Ora vai se no fai tardi.  A dopo!”

Tom uscì di casa. Mani in tasca e mente spenta. Aveva bisogno di vederla, ne aveva realmente bisogno. Due giorni senza di lei e gli era sembrato di impazzire. La pensava, la pensava ininterrottamente. Giorno e notte. Era stato uno stupido, e pure bello grosso. Ma cosa diamine gli era saltato in mente quella sera? Si prese a pugni mentalmente, anche se gli era costato molto astenersi dal farlo anche fisicamente.

Si odiava, si detestava.. Perché ora per colpa sua e solo sua, non poteva avere più la sua piccola vicino a se. Lei che era stato un dono dal cielo, un dono per cui ringraziava tutti i giorni. E lui era riuscito a rovinare tutto, anche quella volta. Distruggo tutto quello che tocco…

Senza quasi rendersene conto, si ritrovò davanti al bar scelto da Viktoria per l’incontro. Lei non era ancora arrivata, così prese posto in un tavolino sotto uno dei tre grandi ombrelloni li fuori. Si sedette e cominciò a torturarsi le dita delle mani, guardando in fondo alla strada per vedere se riusciva a scorgere la moretta.

“Vuole ordinare signore?” Si girò e si ritrovò davanti un cameriere.

“No grazie, la persona che sto aspettando non è ancora arrivata. Ordino quando ci sarà anche lei..” Sorrise cordiale in direzione dell’uomo. Questi lo guardò indeciso, mettendosi una mano sotto il mento con fare pensieroso.

“La ragazza che sta aspettando è per caso mora, con gli occhi azzurri e alta più o meno così?” Alzò il palmo da terra andando ad indicare l’altezza di Viktoria, circa un metro e sessantotto.

“S..si perché?” Disse confuso Tom.

“Ha lasciato questo per lei..” Tirò fuori dalla tasca del grembiulino  una busta e la porse a Tom che, diffidente, l’afferrò stringendola tra le mani leggermente sudate.

“Grazie.. Senta può portarmi un the freddo?”

“Certamente, arriva subito” E sparì dentro al bar.

Tom aprì cautamente la busta e da questa scivolò fuori un biglietto sgualcito. Se lo rigirò tra le mani indeciso sul da farsi. Ovviamente lo avrebbe letto ma.. Ne aveva il coraggio?

Doveva tirarlo fuori, a qualsiasi costo.

Il cameriere portò la sua ordinazione e, sorseggiando il suo the.. Aprì il foglietto, rivelando una calligrafia ordinata e pulita. Se lo rigirò ancora per qualche secondo incerto..Quel dannatissimo profumo di fragola che avvolgeva il pezzo di carta, gli fece ricordare Viktoria, facendogli avvertire una morsa al petto.

Borbottò un “Al diavolo” e aprì il foglio.

 

 Ciao Tom.

Non prendertela, ieri non ti ho detto che sarei venuta. Ti ho solo scritto di presentarti. Ho deciso di non venire all’appuntamento. Probabilmente non sarei nemmeno riuscita a guardarti dritto negli occhi. Mi sono affezionata troppo a te e questo è un errore, un grande.. Madornale errore. Dovevo fidarmi di più del mio istinto, quando mi diceva che non eri una persona seria e affidabile. Purtroppo ho creduto in te, e continuavo a ripetermi che forse per te ero diversa, non una delle tante. Che stupida presuntuosa. Mi sono creduta meglio di qualcun altro, quando invece non sono proprio nessuno. Proprio nessuno. Solo una povera diciannovenne che ha perso la testa per il ragazzo sbagliato. Mi dispiace Tom, non puoi chiedermi di dimenticare, né di parlare, né di capire. Non ce la faccio davvero, ne fisicamente ne tantomeno psicologicamente. Sono a pezzi, lo vuoi capire? Vorrei tanto non averti mai conosciuto, almeno mi sarei risparmiata tutto questo dolore. Spero tu sia orgoglioso della tua vittoria, complimenti. Cos’hai vinto?  Non so nemmeno perché me la prendo tanto. Non ne ho il diritto. Io non ho nessun diritto su di te Tom. Dopotutto.. Noi due non siamo mai stati insieme, che sciocca.. Ti auguro il meglio dalla vita, anche se davvero non te lo meriti. E ti prego Tom. Non chiamarmi più...

                                                                                                                                             Viktoria

                                           

Dolore. Dolore immenso, lacerante. Una sterra al cuore, una potente morsa che gli attanagliava il cervello e un fastidioso ronzio nelle orecchie. Tom non sapeva cosa gli stava succedendo. Gli occhi gli bruciavano tremendamente, ed erano forse tutte le lacrime che in due giorni aveva diligentemente represso. Avrebbe voluto spaccare qualcosa. La sua Viky non era venuta all’appuntamento, e lui era li, solo con quelle parole amare che gli rimbombavano in testa senza via d’uscita. Eccola li, una lacrima. Una lacrima traditrice e solitaria solcò il suo viso stanco.

Tutto.. Tutto questo per una cazzo di scommessa , un gioco fatto un mese prima, senza pensare al dopo.. Alle conseguenze di quel gesto così stupido e infantile. Un gesto avventato, compiuto da una testa troppo giovane e forse troppo ingenua, per capire che era qualcosa di sbagliato. Assolutamente, irrimediabilmente sbagliato... 

 

 

 

I hold your letter
In my frozen hand
The last line was long
As long as it burns
My look carries on

With every word
Another feeling dies
I'm left here in the dark
No memories of you
I close my eyes

It's killing me
We die when love is dead
It's killing me
We lost a dream
We never had
The world in silence
Should forever feel alone
'Cause we are gone
And we will never overcome
It's over now

 

Love is dead – Tokio Hotel

 

Assolutamente, irrimediabilmente sbagliato...

 

 

Piaciuto?

Ringrazio :

 

_Pulse_ :  Ahahah sono perfida lo so! T’ho fregato il lavoro XD Mi spiace, ma nel mondo degli affari ci si deve aspettare qualche colpo basso u.u  “Almeno si vedranno” Ahaha no. ^__^ Sono ancora più crudele vero? Muahahhah >.< Ti voglio bene sempina! La fedele

 

_KiRa_ : Grazie mille cara!! *________*

 

Layla the punkprincess : “Non era scontato che lo facesse” Infatti non lo ha fatto XD Grazie, bacio!

 

Ice_Angel : Bentornata! E non ti preoccupare, sei perdonata XD Sono felice che lo scorso capitolo ti sia piaciuto, non ne ero molto convinta sai? Grazie mille, un bacio!!

 

Ringrazio anche tutte voi altre.. Mie fedeli “Lettrici in punta di piedi” Che anche se non lasciate un segno del vostro passaggio so che ci siete *___________*

Un bacio a tutti! Alla prossima!

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Visto che non ho niente di interessante da fare, posto anche oggi! xD  Spero vi faccia piacere! L’agonia tra i nostri due protagonisti durerà ancora un paio di capitoli, non vi preoccupate. Ma ho in servo ancora qualche sorpresina per voi. Spiacevoli e non.

Un saluto a tutti e buona lettura! ^___^

 

TREDICESIMO CAPITOLO

 

Si trascinò malamente fino alla porta di casa e suonò il campanello, visto che si era accorto di aver dimenticato le chiavi. Quel pomeriggio era stato devastante. Era partito con una speranza che gli scaldava il cuore, ma in poco tempo aveva visto tutto distruggersi davanti ai suoi occhi. Viktoria non lo voleva più vedere, questa la consapevolezza più dolorosa.

Un Bill tutto trafelato si catapultò alla porta aprendola.

“Tomiii! Com’è andata?” Lo accolse con un sorriso smagliante stampato in faccia. Ma quando incontrò l’espressione sofferente e affranta del gemello, il suo sorriso si spense.

Tom lo oltrepassò senza rispondere, né guardarlo negli occhi. Aveva solo un gran bisogno di rimanere da solo a pensare. A pensare a tutto, a pensare a niente. Forse voleva solo farsi una lunga, infinita dormita.

Bill lo bloccò per la spalla cercando di trattenerlo, ma il rasta gli prese dolcemente la mano e se la tolse di dosso mormorando un “Non ora Bill..”  salendo stancamente le scale, che quel giorno, stranamente.. Sembravano più alte e insormontabili.

 

Si passò una mano sulla faccia. Vedere il gemello ridotto in quello stato lo distruggeva e non aveva idea di come aiutarlo. Era la prima volta che dopo una delusione non voleva parlare con lui, questa era la cosa che lo feriva di più.. Aveva rifiutato di farsi consolare, preferiva rimanere da solo. Non capiva.. Di solito si raccontavano tutti i loro problemi, tutti i casini.. Perché quella volta doveva essere diverso? Si accorse che, probabilmente, la cosa era più grave di quanto potesse immaginare.

 

Ce l’aveva a morte con Viktoria. Perché non si era presentata all’appuntamento? Perché non voleva nemmeno starlo ad ascoltare? Si meritava almeno di spiegare la sua versione dei fatti. No, non era vero, lui non si meritava proprio niente. Aveva fatto la cazzata? Bene, quello era il prezzo da pagare. Avrebbe dovuto immaginarlo che prima o poi sarebbe successo, le bugie hanno le gambe corte, glielo aveva sempre detto la sua mamma. Fin da quando era piccolo. Sarebbe stato un bene ricordarselo in tempo. Prima di fare il cazzone.. Ma chi si andava a immaginare che proprio lui si sarebbe attaccato così tanto a una ragazza. A momenti nemmeno lui se ne rendeva conto, però l’attaccamento per quell’adorabile moretta dagli occhi blu.. Era tanto grande da fargli perdere il controllo di se stesso. Si tirò uno schiaffo dritto sulla guancia destra, senza pensare. Quando il bruciore gli arrivò ad infiammargli il viso sorrise tra sé e sé. Chi lo avesse visto avrebbe tranquillamente potuto prenderlo per pazzo. Insomma, chi si picchia da solo? Però avrebbe voluto farlo altre mille volte, finché il suo viso non fosse diventato viola.

Aveva la gola secca. Aprì la porta della sua stanza e controllò il corridoio che lo separava da quella del gemello. La porta della camera di Bill era chiusa e da fuori si sentiva una delle sue tanto adorate canzoni di Nena. Uscì piano, senza fare rumore, e scese le scale per ritrovarsi in cucina. Non aveva voglia di parlare con Bill. Strano a dirsi, brutto a pensarsi.. Ma quella volta non gli andava. Avrebbe di nuovo dovuto dare spiegazioni inutili. Avrebbe dovuto dirgli che Viktoria non si era fatta viva.. E dirlo a voce alta, ne era sicuro, avrebbe solo sottolineato quella realtà che ancora non era riuscito a metabolizzare. La sua Viky ormai, non lo voleva più..

Si versò un bicchiere di acqua ghiacciata e lo bevve in due lunghi sorsi, poi lo appoggiò al lavandino e rimase a fissarlo.

                                                                                                    

E come quella stupidissima acqua, mi sei scivolata velocemente dalle mani…

 

Guardò la schermata del suo cellulare. Le sei di sera. Tom doveva sicuramente già essere tornato a casa. Chissà come l’aveva presa.. Si era arrabbiato? Era deluso? Triste? Oh insomma! Perché tutte quelle domande.. Perché preoccuparsi tanto. Non gliene fregava niente se Tom era arrabbiato o deluso! Anzi, se lo sarebbe pure meritato. Perché lei non era solo triste.. Solo delusa. Era ridotta ad essere solo l’involucro freddo e spento di un essere umano.

Si avvolse i capelli appena lavati in un asciugamano, cominciando a frizionarli e a tamponarli. Si guardò nello specchio del bagno.. I capelli bagnati le si appiccicavano al viso, facendole scorrere rivoli d’acqua lungo le guance, fino al collo.

 

A volte mi capita di avere proprio quella sensazione. Quella di vedere tutto che scivola via da me, proprio come quelle gocce d’acqua sui capelli, che scendono lentamente e poi non sono più mie. Ecco. Spesso vedo le mie gocce scivolare via da me.

 

 Tornò in camera sua, col cuore a pezzi e i capelli ancora leggermente umidi. Era stufa di stare a guardare tutto il giorno i muri di quella camera. Che niente sembravano ricordarle tranne Tom. Il suo respiro affannato quella notte, le sue parole strascicate.. Le goccioline di sudore sulla fronte e i rasta che gli ricadevano fluidi sulle spalle. E poi.. Poi quella telefonata che era riuscita ad origliare, disgraziatamente o fortunatamente. Ancora non aveva deciso se era stato un bene o un male.

Tutto quello in cui aveva creduto e per cui aveva lottato le era crollato miseramente davanti. Senza che lei potesse far niente per salvare o migliorare le cose. Il suo mondo perfetto che era riuscita a costruirsi si era distrutto e lei non aveva la bacchetta magica. Non avrebbe mai potuto aggiustare quello che si era inevitabilmente spezzato tra lei e Tom. Nemmeno con tutto l’impegno e la dedizione di questo mondo.

Però le mancava.. E questo non avrebbe mai potuto negarlo.. Le mancava durante il giorno, quando cercava di distrarsi.. Pensando a qualsiasi altra cosa che non le ricordasse quel vuoto incolmabile e buio che aveva lasciato lui. E le mancava durante la notte. Quando strizzava gli occhi cercando in tutti i modi di addormentarsi per mettere a tacere quell’infinita agonia che piano piano la stava consumando.

I suoi pensieri vennero bruscamente interrotti dal vibrare continuo del suo cellulare, riposto sul comodino di fianco al letto. Lo afferrò svogliatamente guardando chi la stesse chiamando.

Quanto mai lo avesse fatto.

 

Tom.

 

No, non poteva rispondere.. Non doveva. Non era psicologicamente in grado di affrontarlo, almeno non ora. Lasciò squillare a vuoto e poco dopo la chiamata si interruppe. Tirò un sospiro di sollievo e chiuse gli occhi. Ma ecco che il cellulare nelle sue mani riprese a vibrare più accanito di prima.

 

Tom.

 

Questa volta ci pensò su. Probabilmente se non avesse risposto avrebbe continuato a tartassarla di telefonate per chissà quanto. Si schiarì la voce e premette il pulsante verde.

 

“Che vuoi?” Rispose secca.

“Viky..” Era così felice di sentire la sua voce. Non si aspettava di certo che avrebbe ceduto così velocemente.

“Ti ho chiesto che vuoi?!” Ripeté alzando la voce di qualche ottava.

“Parlare..” Cercò di dire con la voce rotta.

“Non c’è bisogno di parlare.” Fredda. Glaciale.

“Invece si! Devo spiegarti?”

“E spiegarmi cosa? Che per te ero solo un premio da vincere? Grazie tante, ci sono arrivata da sola!”

“No no no Viky! Ho bisogno di dirti come stanno realmente le cose, ti prego, lasciami la possibilità di parlarti..”

“Tom..” Mormorò stancamente. Temette  di ricominciare a piangere. Ma non poteva, non davanti a lui. Non si sarebbe mai fatta vedere debole. Stupida, orgogliosa Viky..

“Non dire niente. Ti giuro che io sto piantato qui, di fronte a casa tua.. Finché non scendi a parlare con me!”

“Cosa?!” Sgranò gli occhi. Non poteva crederci, lui..Li?! Si avvicinò alla finestra che dava sulla strada e tirò dolcemente la tendina azzurra. Vide Tom davanti al suo cancello, che guardava nella sua direzione con il cellulare in mano e lo sguardo serio.

“Vai via Tom..” Sussurrò lasciando ricadere la tenda al suo posto. Il solo vederlo le faceva sanguinare il cuore.

“Ti ho detto che non mi muovo di qui finché non scendi!” Annuì risoluto. Oh no, non si sarebbe schiodato da quel marciapiede. Nemmeno la fine del mondo sarebbe riuscita a spostarlo. Lui doveva parlare con Viky, ad ogni costo.

“Se scendo poi te ne vai?”

“Si..”

“Allora arrivo..” Il cuore di Tom fece una capriola nel suo petto. Pochi secondi e avrebbe almeno potuta rivederla. Rivedere i suoi occhi blu.. Riempirsi i polmoni con il suo profumo di fragola.

Viktoria rassegnata appoggiò il cellulare sulla scrivania e scese le scale arrivando al piano inferiore, si fermò davanti alla porta d’entrata con la mano sulla maniglia, la fissò per qualche secondo indecisa se quella era la giusta cosa da fare o meno. Poi sospirò e uscì di casa...

 

Ringrazio velocissimamente : Dark Dancer, xXx__TokioHote__xXx,  layla the punk princess, e _Pulse_ La scrittrice sempina, ti voglio bene!

 

Alla prossima! Un bacio anche alle “lettrici in punta di piedi”. Grazie di cuore anche tutte voi!

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Buonasera!Dopo infiniti sforzi sono riuscita a postare XD

Quattordicesimo capitolo ragazze, quasi non mi sembra vero! Sono riuscita ad arrivare fin qui! Ma vi confesso.. Non so come andrà a finire questa storia, il finale che ho in mente mi delude molto. Non lo so, vedrò di fare il possibile.. Sono un po’ in carenza d’ispirazione, anche perché ho iniziato una nuova fan fiction, anzi ABBIAMO iniziato una nuova fan fiction. Una storia a quattro mani      ( Ary ne sa qualcosa xD ) e devo dire che mi prende decisamente di più! Non abbiamo ancora deciso il titolo, ma vi terremo informate comunque ^____^

Per adesso godetevi questo capitolo, buona lettura! Ale**

 

QUATTORDICESIMO CAPITOLO

 

“Ti avevo detto di non chiamarmi più!” Sbottò secca la ragazza. Lo aveva li davanti,a pochi passi da lei. Tanto vicino che se avesse voluto avrebbe tranquillamente potuto allungare il braccio e sfiorargli il petto. Allontanò dalla sua mente quel pensiero decisamente fuori luogo e tornò a fissarlo con astio.

“Lo so, lo so! Ma io ti devo parlare! E questo è l’unico modo per riuscirci!” La guardò supplichevole ma lei non sembrò addolcirsi. Anzi, se possibile, si irritò ancora di più.

“Te lo dico e non lo ripeto più! Non c’è niente da spiegare, non c’è niente da capire! Tom non trattarmi da stupida!” Batté un piede a terra, come una bambina capricciosa. Se le circostanze lo avessero permesso, Tom sarebbe scoppiato a ridere tenendola stretta a sé, era adorabile.

“Viky, te lo giuro. Non è come credi. Lo ammetto, ho fatto una stronzata. Ma quella scommessa era un gioco. Ancora non ti conoscevo! Mi sono affezionato moltissimo a te Viky, sei importante per me. Ti prego cerca di capire.. Io non avrei mai voluto ferirti. Non vorrei mai fare niente che ti faccia stare male.” Terminò il suo discorso guardandola dritto negli occhi. Quei fari blu mare che gli erano mancati da morire negli ultimi giorni. Rivederli era la cosa più bella del mondo eppure lo trapassavano da parte a parte.

“Oh, ma che pensiero carino..” Sbuffò sarcastica la ragazza guardando altrove.

“Viky veramente.. Non avrei mai immaginato che potesse finire così. Ma io non ti voglio perdere!”

“Tom me ne potevi parlare prima! Ma hai preferito fare lo stronzo, e questo no. Non lo posso dimenticare.” Si guardò la punta delle scarpe, che in quel momento trovava particolarmente interessanti, senza essere in grado di sostenere lo sguardo di Tom, fisso su di lei.

Dal canto suo il rasta respirava a fatica, quelle parole lo avevano colpito dritto al cervello, senza pietà. Avrebbe voluto fare qualcosa. Qualsiasi cosa per riuscire a farle cambiare idea, ma ormai.. Doveva arrendersi.. Ormai ogni tentativo diventava inutile.

“Allora è finita?” Domando in un sussurro non sicuro di voler ascoltare la risposta.

“Non può finire qualcosa che non c’è mai stato. Io e te non stavamo insieme Tom.” Sorrise amaramente. Afflitta ma consapevole che quella era la verità, per quanto crudele potesse essere.

Il ragazzo boccheggiò in cerca d’aria, la realtà gli era andata a sbattere dritta sul viso, e lo ferì più di qualsiasi pugno mai ricevuto in vita sua.

“Ma..Viky..” Tentò di parlare, per quanto gli fosse possibile, ma venne interrotto dalla ragazza.

“Niente ma Tom. Te ne devi andare..” Guardò in basso trattenendo quella lacrima che minacciava di rigarle il viso.

“Guardami..” disse in un soffio piantando gli occhi in quelli di lei, ma senza venire ascoltato. “Guardami!” Alzò la voce, Viktoria girò il capo dall’altra parte con gli occhi colmi di lacrime.

“Per la miseria Viktoria, guardami!” Ringhiò perdendo la pazienza. A quel punto la ragazza alzò lo sguardo intimidita e piano lo piantò in quello di Tom.

“Me ne vado di qui, solo se ora mi dici che non provi più niente per me.” Disse risoluto e sicuro di sé.

Viktoria deglutì, poi.. Con gli occhi sempre fissi nei suoi sussurrò : “Non provo più niente per te Tom, mi dispiace..” Dove stai andando a finire ragazza, ora menti anche a te stessa.

“E per quanto mi riguarda, qualsiasi cosa ci sia stata fra noi.. Finisce qui.” Concluse guardandolo intensamente.

Tom rimase a fissarla con la bocca semichiusa, incapace di parlare.. Di muoversi.. Di compiere qualsiasi gesto. Era davvero finita. Ora non poteva fare più niente, si doveva arrendere.. Una volta per tutte. Lottare non sarebbe più servito, aveva perso la sua battaglia.

“Mi dispiace Viky.. Mi dispiace davvero..” E senza aggiungere una parola.. Si voltò lasciando indietro quella moretta. L’unica che era stata in grado di devastargli l’anima, in tutta la sua vita.

 

Tornò dentro casa distrutta, cercando di auto convincersi che quella era stata la decisione più saggia e giusta. Ma una vocina sadica dentro di lei continuava a ripeterle che stava sbagliando tutto. Che ciò che aveva fatto con era quello che lei realmente desiderava fare. Le rimbombava nella testa crudele e spietata, e Viktoria cercava di combatterla, “Non posso ascoltare solo il cuore, perché è il primo che si fa fregare!” Pensò, non sicura della sua affermazione. Lei era stata fregata, il suo cuore era stato fregato e le conseguenze erano quelle. Aveva voluto fidarsi di lui e ora doveva pagare. Ma non poteva fare a meno di pensare agli occhi di Tom quando gli aveva soffiato in faccia quelle parole, quelle bugie. “Non provo più niente per te Tom” gli aveva detto. Quando invece la sua mente urlava “ Non è vero! Non è vero!” Ma per una volta aveva dovuto dare retta alla sua parte razionale. Non poteva più fidarsi di lui.. Però.. Una piccola parte di lei si stava prendendo a pugni mentalmente. Che senso aveva continuare a tenerlo lontano, quando l’unica cosa che desiderava ardentemente con tutto il cuore, era averlo al suo fianco?

Non aveva nessun senso. Ma ormai era tardi per tornare indietro. E lei si odiava.

Si odiava per non riuscire a fermare le lacrime che prepotentemente le scavavano il viso. Si odiava per aver messo fine a quella strana e contorta storia, che l’aveva sollevata da terra anche se per poco tempo.

Si detestava per aver definitivamente allontanato Tom.

 

Basta tentativi. Ci aveva provato un’altra volta e quello era il risultato, un’altra porta in faccia. Cos’altro doveva fare? Inginocchiarsi davanti a casa di Viktoria e rimanerci finché non lo avesse perdonato? Cristo anche lui aveva una dignità!

Si fermò davanti alla finestra della sua camera, aveva iniziato a piovere e lui si fermò ad osservare la pioggia scendere incessante su Magdeburg. Era rilassante, quasi gli riuscì a placare il tumulto di sentimenti che gli stavano nascendo in petto. Non aveva più voglia di disperarsi, non aveva più voglia di piangere. La sua parte l’aveva fatta, ora spettava a lei. Se davvero teneva a Tom sarebbe tornata da sola, prima o poi. Almeno questo è quello che il chitarrista sperava succedesse.

La speranza è l’ultima a morire. Ma dopo tutti i calci in culo che si era preso.. Non ci credeva poi molto..

 

Bill era seduto sul divano davanti alla televisione, che non stava nemmeno seguendo con interesse. Un’altra volta sua fratello era tornato a casa e non aveva voluto parlare con lui. Non aveva voluto renderlo partecipe del suo dolore e di quello che stava passando. Perché? Perché non si sfogava più con lui? Cosa era cambiato?          Bill non lo sapeva.. Voleva solo che tutto tornasse alla normalità, quando tra loro non esistevano segreti.. Quando si sfogavano a vicenda, stando ad ascoltare, a volte anche per ore, i problemi e le preoccupazioni dell’altro.

Invece era qualche giorno che Tom non si faceva più vedere in giro per casa, rimaneva chiuso nella sua stanza per ore, in completo silenzio. Solo ogni tanto si sentivano le note della sua chitarra che suonavano melodie dolci e tristi. Per il resto, Bill non sapeva nemmeno se era vivo o morto.

La cosa peggiore era che lui non poteva fare proprio nulla, era inerme e impotente. Poteva solo rimanere a guardare da spettatore esterno suo fratello autodistruggersi, sentendosi piccolo e inutile.

 

Stava quasi per prendere in mano la sua chitarra e suonare un po’, quando sentì qualcuno bussare alla porta.

“Tomi sono io, c’è qualcuno che vorrebbe vederti.. Ti aspetto giù..” Il rasta non rispose, rimase ghiacciato sul posto.. Viktoria? Il suo cuore mancò un battito. Che fosse davvero lei? Come una furia aprì la porta e scese le scale trovando seduti al tavolo in cucina Bill e una ragazza che non aveva mai visto prima. Tristemente si accorse che non era la sua Viky.

“Oh eccolo! Ciao Tomi..” Sorrise Bill

Tomi sventolò una mano per aria in segno di saluto sentendosi un completo idiota.

“Ciao Tom. Sono Ellen..” Lo guardò dolcemente la ragazza.

“Ellen..” Ripeté il rasta pensieroso. Poi sgranò gli occhi “ Ellen?! La..sorella di..di..”

“Si, la sorella di Viktoria” Annuì sorridente e facendogli cenno di sedersi di fronte a lei.

 Mi inviti ad accomodarmi a casa mia?  Pensò in un sorriso Tom.

Si sedette davanti alla ragazza fissandola. Era una bella tipetta : alta, i capelli castano scuro con qualche riflesso ramato e gli occhi verde smeraldo. Era davvero molto bella. Stava seduta sulla sedia con le mani raccolte in grembo,  e lo sguardo dolce e luminoso.

E tu saresti un avanzo di galera? Tom non riuscì a nascondere un risolino, ma non lo diede a vedere. Continuò a guardare la ragazza interrogativo.

“Beh allora.. Io vi lascio soli” Si congedò il cantante sentendosi improvvisamente di troppo.

“Si, grazie Bill” Sorrise Ellen. Poi si girò nuovamente verso Tom “ Ti chiederai perché sono qui.”

Lui non rispose, fece solo un cenno con la testa invitandola a continuare.

“Sono giorni che mia sorella è chiusa a chiave in camera, non mi fa entrare, né si decide ad uscire. Piange e basta. Non dorme.. Se mangia, lo fa di nascosto quando io non ci sono, e lo stesso è per andare in bagno. Sono giorni che non la vedo più. Sono certa che tu c’entri qualcosa in questa storia. Perché di notte mi siedo fuori dalla sua porta e la sento parlare da sola. Parla di te, di quanto sei stato stronzo e di quanto le manchi.. Sono qui per chiederti di schiarirmi le idee.” Finì il monologo tenendo sempre gli occhi fissi su Tom.

Il rasta abbassò lo sguardo, non era sicuro di riuscire ad affrontare nuovamente quell’argomento. Ma lo doveva fare, lo doveva fare per Viktoria.

Così ripeté per l’ennesima volta tutto. Dalla prima volta che vide Viky al bar, al loro primo incontro. L’uscita al pub e la sbornia triste di Bill. La scommessa, l’inizio di quell’agonia.. La notte maledetta in cui la loro pseudo storia prese quella piega dolorosa. Del giorno al bar, quando Viktoria non si era presentata. E di quel pomeriggio davanti a casa sua. Le raccontò tutto, senza tralasciare i particolari. Non riuscì a guardarla negli occhi, ma sapeva bene che i suoi lo stavano studiando attentamente.

“Ti vedo sincero. Ti vedo anche pentito. Penso tu sia stato solo un ragazzino immaturo, ma non spetta a me farti la paternale. Voglio solo che trovi uno stramaledetto modo per farti perdonare da mia sorella!”

“Ma come?! Ci ho provato in tutti i modi Ellen, davvero.. Non so più cosa fare.”

“Non mi importa. Rivoglio indietro la Viktoria di un tempo..” Abbassò lo sguardo affranta, lasciandosi trasportare dai sentimenti. “ Mi dispiace Tom, vorrei aiutarvi ma non posso. E’ una cosa che potete chiarire solo voi due.”

“Lo so” Si prese la testa fra le mani non sapendo più a cosa pensare “ Senti, dalle questa..” Disse prendendo una lettera dalla tasca dei suoi pantaloni. “ Contavo di dargliela quel pomeriggio al bar, ma le cose non sono andate come speravo. Questa è la sola cosa che riesco a fare in questo momento. Spero che leggendo quello che le ho scritto capirà.. Se no mi dispiace, io mi arrendo.”

Ellen prese il foglietto spiegazzato dalle mani del chitarrista, e se lo rigirò tra le lunghe dita affusolate osservandolo.

“Glielo farò passare dalla fessura della porta.” Sorrise divertita “ Non credo mi aprirà quindi è l’unico modo.” Fece scappare un sorriso anche a Tom e si alzò dalla sua sedia.

“Mi ha fatto piacere chiacchierare con te Tom”  Lo guardò dolcemente e si avviò all’uscita. Il rasta la seguì silenzioso.

“Dille.. Dille che mi manca, mi manca da morire.”

“Lo farò Tom, non ti preoccupare..” Uscì da casa Kaulitz lasciando un Tom leggermente turbato. Forse aveva sbagliato a darle quella lettera per Viky, forse doveva solo lasciarla stare come gli era stato chiesto. Ma era più forte di lui. Forse la verità era che non si sarebbe mai arreso finché Viktoria non lo avesse perdonato.

Guardò l’orologio, tra poco sarebbero dovuti andare alle prove. Georg e Gustav erano tornati e così avrebbero dovuto riprendere a lavorare. Ma prima si diresse al piano di sopra, doveva parlare con un’altra persona, che per forza di cose aveva trascurato in quei giorni.. Doveva chiarire.

 

Bene, bene, bene. Abbiamo conosciuto Ellen, finalmente. Come vi sembra? Io la adoro xD La vedremo anche nei prossimi capitoli. Diventerà un personaggio importante. Presumo, se tutto va secondo i piani! xD

Ringrazio :

 

_KiRa_ : Come vedi non hanno ancora chiarito, purtroppo. Staremo a vedere come si evolve la situazione. Per carità, non fare la pipììì xD quella la faceva il mio cane quando gli facevo le coccole! XD Un bacio!

 

SonnyScene : Sono felice che ti piaccia, ti ringrazio davvero! Un bacio grande *___*

 

_Pulse_ : Si! Prendiamo a testate la Gelmini! Col cavolo che vado a scuola d’estate! ù.ù Cooomunque.. Beh, anche io detesto Viky, sisi u.u anche se l’ho creata io la odio! Facciamo tutti insieme la catena fuori da casa sua XDD Grazie sempina! Ti voglio bene anche io!

 

Layla the punkprincess : Non finisce così, tranquilla! xD grazie mille per la recensione, un bacio!

 

Dark483 : Si, stavolta hanno parlato per davvero! XD grazie!!

 

Dark Dancer : Lo so, sono crudele! ^___^ Grazie del commento! Baci! *____*

 

Grazie anche a voi, lettrici in punta di piedi, che non recensite. Ma io sento la vostra presenza sempre costante!

Baci, vostra Ale**

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


QUINDICESIMO CAPITOLO

 

Girò la chiave nella serratura ed entrò in casa non sorprendendosi affatto di trovarla “Vuota” e silenziosa. Quando si sarebbe decisa ad uscire da quella maledetta stanza? Non poteva pretendere di rimanere rinchiusa li dentro in eterno.

Abbandonò la borsetta sul divano blu notte, e stancamente si sedette sulla poltrona affianco, appoggiando i gomiti sulle ginocchia e sorreggendosi il viso con i palmi delle mani. Tirò fuori dalla tasca dei sui jeans il foglietto che le aveva dato Tom non più di mezz’ora prima. Lo osservò attentamente rigirandoselo tra le dita.  Forse sarebbe stata quella lettera a salvare sua sorella.. Doveva dargliela! A costo di rimanere ore fuori dalla sua porta a bussare per farsi aprire.

Corse su per le scale e quasi inciampò nei gradini, arrivando finalmente davanti alla stanza di Viktoria.

“Sorellina..” Bussò piano chiamandola dolcemente. Ma la dentro nessuno rispondeva. Nessuno si muoveva. Nessuno fiatava.

“Viktoria ti prego apri la porta..” Aumentò la forza nei colpi secchi che dava al legno. “ Viktoria!”

“Vattene Ellen..” Una flebile sussurrò appena accennato. Una voce stanca e roca, che difficilmente riuscì a riconoscere come quella di sua sorella. Appoggiò la fronte alla porta di mogano sospirando.

“Viky..” Un colpo al cuore. Lui la chiamava così. “Ti prego sorellina, apri la porta. Devo darti una cosa.. Una lettera” Concluse appoggiando entrambi i palmi sulla superficie fredda di fronte a lei.

Un idea folle scattò nella mente di Vitktoria.  Un’idea improbabile eppure così sensata. Che fosse una lettera di Tom? Il suo Tom?

Velocemente scese dal letto e aprì la porta facendo scattare la serratura, ritrovandosi sua sorella Ellen davanti con gli occhi tristi e un espressione affranta in faccia.

“Di chi è?” Chiese secca

“E’ di..Tom” Mormorò intimidita dalla voce della ragazza.

“Come hai fatto ad averla?” Ridusse gli occhi a due fessure scrutandola.

“Non è importante.. Leggila.” E senza aggiungere niente si voltò dando le spalle a Viktoria. La moretta si sentì un verme. Non era bastato far preoccupare Ellen così tanto in quei giorni? No.. Ora doveva pure trattarla male e farla sentire colpevole di qualcosa che non aveva fatto.

“Ellen..Grazie e.. Mi dispiace.” Abbassò la sguardo mortificata per poi rialzarlo subito in quello dell’altra. La sorella le regalò un debole sorriso e poi scese le scale sparendo alla sua vista.

Viktoria rientrò nella sua camera e chiuse la porta, andando a sedersi sul bordo del suo letto disfatto. Guardò il pezzo di carta tutto stropicciato che teneva tra le mani.. Se lo rigirò intimorita da quello che di li a poco avrebbe letto. Sarebbe stata di nuovo male per quello che stava per scoprire? Con una lentezza inesorabile aprì il foglietto, sbirciando al suo interno, trovandovi una scrittura striminzita e incomprensibile. Sorrise ricordando la zampa di gallina di Tom.

Prese fiato e cominciò a leggere le prime righe.

 

Ciao piccola,

Mi dispiace che si sia venuta a creare questa situazione. Mi dispiace che ora tu, per colpa mia, stia soffrendo. Ma più di tutto odio il fatto che non posso essere li al tuo fianco a consolarti e a raccogliere le tue lacrime. Non immagini come mi sento. Non immagini quanto lente siano le mie giornate senza di te, senza le tue risate contagiose e i tuoi silenzi. Silenzi che mai avrei pensato potessero farmi così bene. Mi faccio schifo da solo, giusto perché tu lo sappia. Ma devi capire che ho agito d’impulso, senza pensarci. Sono perfettamente consapevole che questo non giustifica il mio gesto, però non voglio perderti. Chiamami egoista ma io ti rivoglio qui con me Viky. So perfettamente che anche questo misero tentativo sarà inutile, per questo voglio dirti che mi farò da parte, non ti cercherò più. Aspetterò te. Aspetterò che tornerai da me quando e se sarai pronta a farlo. Mi manchi Viktoria. I tuoi baci, le tue carezze, le nostre chiacchierate alla prateria. Mi manchi TU. Ieri guardavo le stelle, e ti ricordi? Non esiste niente di più bello. Torna da me piccola stella. Mia. Mia e di nessun’altro. Viky ti prego.. Perdonami. Perdona me, la mia ingenuità, il mio essere così impulsivo. Io voglio te, solo te.

                                                                                                                                                    Tom

 

Una lacrima le tracciò la guancia mentre si portava la lettera al petto stringendola contro il suo cuore, che ormai galoppava impazzito. In quella carta sentiva impregnato il suo profumo. Lo poteva sentire e far scorrere fino all’anima.

Cosa doveva fare? Cosa era giusto fare?

Le mancava, le mancava terribilmente. Era stato uno stronzo, certo. Ma quel foglio era la prova tangibile che lui era pentito e ora era li. Era li per lei. La stava aspettando.

Una fitta alla testa le fece portare entrambe le mani sulle tempie. Non sapeva a che pensare, avrebbe pagato oro per poterlo riabbracciare.

Si decise. Si decise a mettere a tacere quella stupida voce nella sua mente e stare ad ascoltare il suo cuore, almeno quella volta.

Scattò in piedi precipitandosi al piano inferiore sotto lo sguardo esterrefatto di Ellen che era sul divano a guardare la televisione. Uscì di casa e cominciò a correre, sfrecciava tra le luci di una Magdeburg ormai scura, la pioggia non aveva ancora smesso di scendere e le gocce d’acqua le cadevano prepotenti sui vestiti, tra i capelli, bagnandola fino alle ossa. Le lacrime che si ghiacciavano al contatto con il vento che schiaffeggiava il viso bianco e delicato della giovane. Corse, corse senza pensare a niente, con davanti ai suoi occhi solo il viso radioso di Tom.

Quasi non si accorse di essere arrivata, solo una strada la separava da lui ormai. Tra la fitta pioggia scorse una figura con un ombrello nero in mano uscire dal piccolo cancello di ferro battuto, l’avrebbe riconosciuto fra mille. Urlò il suo nome a pieni polmoni. E nell’istante in cui i loro sguardi si incontrarono lui capì. Capì che lo aveva perdonato. Capì che era li per lui. Il sorriso che gli spuntò in faccia fece sciogliere il debole cuore di Viktoria, incapace di reggere altre emozioni. Tom spalancò le braccia, pronto ad accoglierla per stringerla fortissimo e non lasciarla più andare via.

La ragazza rise tra le lacrime e iniziò a correre attraversando quell’unica strada che ormai li divideva.

Successe tutto in un attimo. Troppo veloce.

Talmente veloce che per pochi, infiniti, strazianti istanti sembrava non essere successo assolutamente niente.

E invece era successo tutto.

Il rumore di quella sgommata penetrò la testa di Tom senza preavviso.

Una frenata.

Un botto.

Un grido. Il grido di Tom.

Luci ad intermittenza e voci sconosciute che le ronzano in testa.

Figure confuse, offuscate da una mente troppo stanca per mettere a fuoco le cose.

Lacrime. Le lacrime di Tom.

Una mano che stringe la sua e la voce calda del suo Tom che le sussurra di stare tranquilla.

Dolore. Dolore lancinante che si espande in tutto il corpo indolenzito.

Una sirena.

E poi più niente.

Il buio.

 

Sono attimi in cui cadi. Sono attimi in cui le lacrime sono più forti del tuo trattenerle. Sono attimi in cui pensi al passato. Sono attimi di buio, in cui cerchi una luce che non c’è. Sono attimi. Di cos’hai paura? Gli attimi finiscono. Prima o poi.

 

 

Lo so, questo capitolo è un po’ deprimente.. Povera Viky -___-“

Vi ringrazio velocemente perché sono di fretta!

Un bacio immenso a : layla the punkprincess, SonnyScene, Kia SHREI, Alcolizzata_VIP, Dark Dancer, freency, Ice_ Angel, Cristy09 .. Eeee ultima ma non meno importante _Pulse_!! La mia scrittrice sempina *__* Tivogliobene!

Ciao e grazie a tutte! Anche a chi legge e basta! *___*

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Chiedo infinitamente scusa per il ritardo, ma sono un po’ “piena” in questo periodo. Tra la scuola e lo studio non so come fare.. Ci si mette pure efp che spesso non mi fa postare! Poi sono tanto presa anche dalla fan fiction che sto scrivendo con Aria *__* ovvero _Pulse_. Presto la posteremo, si spera.. Prima la dobbiamo finire! XD Un bacio a tutti e spero mi seguiate ancora! Ale^^

 

SEDICESIMO CAPITOLO

 

“Cristo santo! Dovrebbe essere già fuori da quella cazzo di sala operatoria! Dovrebbero essere almeno venuti ad avvisarci che lei è sana, sveglia, VIVA!”

Urlava agitato contro il gemello, andando avanti e indietro percorrendo il lungo corridoio dell’ospedale, sembrava un pazzo. Bill non osava fiatare, era ancora sotto shok per quello che era successo appena due ore prima.

Tom aveva visto tutto e l’immagine di lei sbalzata in aria, ne era sicuro, gli sarebbe sempre rimasta vivida e impressa nella mente. Non riusciva a pensare ad altro. Solo al corpo della sua dolce Viky che veniva travolto da un furgoncino.

Si lasciò cadere mollemente sulla sedia di fianco al fratello, prendendosi la testa fra le mani e scuotendola.

“Perché? Perché le ho fatto segno di raggiungermi!”

“Perché era quello che avrebbe fatto chiunque Tomi..” Sussurrò Bill con la voce rotta dal pianto. Tom non rispose, si limitò a guardare in basso, cercando di pensare in positivo. Anche se era troppo difficile.

“Credi che ce la farà?” Chiese a voce bassissima Tom. Un groppo chiuse la gola del cantante che, deglutendo rispose “Si Tomi ne sono sicuro..” Cercò di auto convincersi di quelle stesse parole. Il rasta tornò a guardare il pavimento.

“Era li perché mi aveva perdonato..” Una lacrima gli attraverso la guancia, una lacrima che bruciava da morire.

“Bill! Tom!” Si sentirono chiamare e voltandosi videro Ellen correre verso di loro con il voltò segnato dal pianto.

“Sono corsa appena mi avete chiamato. Dov’è?!” Strillò quasi impazzita.

“E’ ancora in sala operatoria. Non sappiamo niente!” Sussurrò Tom abbracciandola stretta.

In quel momento uscì dalla stanza in cui avevano trasportato Viktoria un dottore, che si dirigeva verso di loro togliendosi una mascherina. La faccia non prometteva nulla di buono.

“Siete i parenti della signorina Lein?” Domandò rivolto ai ragazzi.

“Io sono la sorella” Disse Ellen alzando la mano.

“E io sono il fidanzato” Disse risoluto.

Bill lo guardò in silenzio, sorridendo.

“La signorina Lein è entrata in coma, noi abbiamo fatto il possibile fino ad ora, ora dipende tutto da lei. Non sappiamo ancora se ce la farà.. Dobbiamo solo sperare. Mi dispiace ragazzi..” E si allontanò con un’espressione triste in volto.

Tom boccheggiò, quasi non riusciva a respirare, quelle parole lo avevano trapassato da parte a parte, gli avevano trafitto il cervello. Non riuscì nemmeno a capacitarsi che quella fosse la verità, ma il silenzio assordante che aleggiava fra i tre.. Ne era la prova schiacciante.

Ellen era scoppiata in un pianto silenzioso, rifugiandosi tra le braccia di Bill e soffocando i singhiozzi nel suo petto. Lui la abbracciò, con gli occhi lucidi, sussurrandole di stare tranquilla.

“Io..Io la voglio vedere..” Mormorò Tom. “Scusi!” Con un grido richiamò il dottore che si era allontanato e gli andò incontro. “La prego, posso vederla?” Il dottore era titubante, ma non poteva essere così crudele da negarglielo.

“Certo, ma per oggi solo dieci minuti.” E lo scortò fino alla porta della camera di Viktoria.

Tom abbassò la maniglia ed entrò incerto.

La vide. Nel letto, con una marea di tubicini che le uscivano dai polsi, dalle mani, dal naso, dalla bocca. Era bianca più del solito e le sue palpebre chiuse avevano una sfumatura violacea. Ma era comunque bellissima.

Il rasta prese una sedia e la accostò di fianco al suo letto, si sedette prendendole la mano fra le sue grandi e callose da chitarrista.

“Ciao piccola..” Sussurrò con le lacrime agli occhi, guardando il suo viso pieno di graffi ed escoriazioni. Passò le dita sullo zigomo segnato da un livido, sentendosi maledettamente in colpa. Anche se in realtà, colpe non ne aveva.  Aveva la pelle terribilmente fredda, quasi ghiacciata e troppo.. troppo pallida.

“Viky perché dormi? E’ giorno dovresti essere sveglia..” Le accarezzò piano i capelli spostandoglieli dalla fronte. “Ti prego apri gli occhi, ho tanta voglia di rivederli. Mi mancano così tanto, sai? Ti voglio riabbracciare.. Dai su.. Alzati..” Continuava a ripetere Tom dando lievi spinte alla ragazza, tentando invano di svegliarla. Piccole scosse come quelle che gli dava sua mamma per svegliarlo la mattina prima di andare a scuola.. Come se stesse.. Dormendo. Sembrava un pazzo.

Ma lui no.. Non poteva credere che fosse in coma, non era possibile. Lei stava dormendo e basta. Due rivoli salati gli passarono sulle guance sgorgando dai suoi occhi. Accarezzò dolcemente il viso di Viktoria e le baciò la fronte passandole una mano fra i capelli.

“Signor Kaulitz, dovrebbe uscire adesso.” Sentì la voce del dottore alle sue spalle, si girò e lo vide davanti alla porta con una cartellina in mano.

“Arrivo.” Sussurrò Tom senza distogliere lo sguardo da Viktoria. Si alzò con lentezza infinita dalla sedia, prese il viso della ragazza fra le mani e le posò un bacio a fior di labbra. Sempre guardandola uscì dalla stanza, andando incontrò a suo fratello e abbracciandolo di slancio, soffocando i singhiozzi.

 

 

Entrarono in casa in religioso silenzio. Silenzio che li aveva accompagnati per tutto il tragitto in macchina, quando avevano accompagnato a casa Ellen. E poi quando erano arrivati alla propria.

“Tomi, come stai?” Azzardò Bill guardando di sottecchi il gemello. Uno sguardo fulmineo lo fece pentire di aver aperto bocca. “Scusa, domanda stupida.” Concluse tornando a guardare in basso. Vide Tom dirigersi verso la sua camera. La sola spettatrice del suo dolore, almeno da una settimana a quella parte.

“Tomi non ceni?” Domandò il cantante dalla cucina

“Non ho appetito” Rispose Tom come un automa, senza nemmeno girarsi a guardarlo.

Arrivò in camera sua e andò alla sua scrivania aprendo il primo cassetto, sfilando una sigaretta dal suo “Pacchetto d’emergenza”, ossia quello delle occasioni straordinarie.

Andò al balconcino comunicante con la stanza e fece due lunghi e profondi tiri, aspirando il fumo facendolo arrivare fino ai polmoni. Rimase li.. immobile.. a guardare quella pioggia che non si era ancora stufata di scendere. Un paio di goccioline andarono a solleticargli il viso, e riaffiorò un debole ricordo in lui . Un piccolo episodio accaduto poco tempo prima. Quando ancora aveva la sua Viky con lui.

 

                                                  “Scema ti bagni tutta così!”

                                        “Eddai Tom, metti via l’ombrello! E’ bellissimo

                                              Stare sotto la pioggia!”

                                          “Ma così ti prenderai un malanno!” Ma lei non lo ascoltava

                                       Continuava a correre sotto la pioggia, ad alzare la braccia

                                             Al cielo, socchiudendo gli occhi felice.

                                        “E va bene! Tanto parlare con te è inutile..”  Ma in risposta

                                      Ricevette solo un soffice bacio al retrogusto di fragola.

                                   Due occhi oceanici lo guardavano languidi e le sue labbra

                                        Accennavano un piccolo sorriso.

                                          “Mi piace tanto la pioggia Tom, mi fa sentire libera.”

                                   “E allora corriamo!” La prese per mano e insieme si impegnarono

                                        In una corsa sotto la pioggia insistente

                                    Che sapeva d’amore.

 

 

Piccola.. Ti piace la pioggia, vero? E allora apri gli occhi.. Così la potrai vedere. Svegliati..Fuori piove. Non puoi continuare a dormire, ti perderai la cosa che ti piace di più. Viky non lasciarmi.. Non puoi, so che non sei cattiva, non mi faresti mai una cosa del genere. Se ti svegli ora, in questo momento, potrai vedere le tue adorate gocce d’acqua picchiettare sul vetro della tua stanza. Se ti svegli ora potremmo di nuovo correre sotto la pioggia.. Insieme..

 

Tom rigettò la mano nel pacchetto si sigarette per estrarne un’altra, ma lo trovò vuoto. Strano, avrebbe giurato fosse pieno! Spostò lo sguardo sul posacenere. Venti sigarette.. Venti.. Giacevano spente in quella ciotolina sporca, grigiastra.

Tirò un lungo sospiro, chiuse la portafinestra e si gettò nel letto chiudendo gli occhi.

Non voleva dormire, no.. Voleva solo pensare. Sforzarsi di ripercorrere con la mente i lineamenti del suo viso nei minimi particolari, tutti i dettagli possibili.. Non voleva dimenticarlo, ma in fin dei conti, non ci sarebbe mai riuscito, nemmeno volendo.

Si sentiva terribilmente sfortunato in quel periodo, non gliene andava dritta una. Soprattutto con quella ragazza. Magari era destino che quei due non stessero insieme. No, Tom non ci aveva mai creduto troppo al destino. Pensava che se le cose dovevano succedere succedevano. Senza bisogno di Dio, angeli, o destini vari. Succedevano e basta, senza apparenti motivi.

Qualcuno bussò alla porta, e anche se non aveva molta voglia di parlare con qualcuno, la presenza di suo fratello, ne era sicuro, non gli avrebbe fatto che bene.

Bill fece capolino nella stanza del gemello, che con un gesto di mano, lo invitò a stendersi sul letto, di fianco a lui.

“Bill..” Mormorò non riuscendo a continuare. Un nodo gli serrò la gola. Il moro, senza dire una parola, abbraccio il fratello tenendolo stretto a sé.

“Tomi, vedrai. Andrà tutto bene.” Si allontanò quel poco che gli permise di sorridere e guardare negli occhi il fratello.

“Non spero altro Bill, voglio solo riaverla con me.” Sussurrò a bassa voce.

Non seppero per quanto tempo rimasero così, abbracciati sul letto. Ognuno perso nei propri pensieri, mentre fuori la pioggia non smetteva di scendere.

“Domani Georg e Gustav andranno all’ospedale. Hanno detto che David ci vuole nel suo studio domani.” Ruppe quel silenzio assordante Bill.

“Non ho voglia di vederlo, non ho voglia di parlare del tour.” Scosse la testa il rasta. Non se ne parlava. Mancava un mese alla partenza, ma lui non se la sentiva, non dopo quello che era successo.

“Ne riparliamo domani Tomi, ora dormi un po’ dai..”

Uscì dalla camera del fratello spegnendo la luce e chiudendo la porta.

Presto il sonno venne a prendere Tom, che contro la sua volontà scivolo fra le braccia di Morfeo.

 

 

Ringrazio alla velocità della luce: layla the punkprincess, chia94th, _Pulse_ ( Al concerto insieme waaaaa *-* ), SonnyScene, BigAngel_Dark, Tiky, Ice Angel (che ha lasciato quattro commenti uguali XD), Kia SCHREI, Dark Dancer e _KiRa_  , Martii_Th_Tk

  Grazie mille a tutte ragazze! Grazie davvero anche a chi legge e basta *___*

Un bacio, vostra Ale ^___^

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


Ciao a tutti! Questo dovrebbe essere il PENULTIMO capitolo.. Poi ci sarà l’epilogo.. A meno che non mi venga un lampo improvviso.. Ma vi confesso che “Scommettiamo” per me è stata una grande delusione.

Era partita bene, lo ammetto, ma andando avanti ho capito che non era per niente la storia che avevo in mente fin dall’inizio. Non era la storia che volevo io.
E vabbè, capitano a tutti i piccoli incidenti di percorso.
Una storia che invece mi sta dando tantissimo e mi rende fiera di averla cominciata.. E’ quella che sto scrivendo con la mia Ary *.* ( _Pulse_ )
S’intitola “Incastrate” e l’abbiamo cominciata a postare da poco.. Vi consiglio di andarla a leggere! XD

Per ora vi auguro una buona lettura! Vostra, Ale **

 

 

 

DICIASSETTESIMO CAPITOLO

 

Una settimana dopo.

 

Tom se ne stava sdraiato a letto a guardare il soffitto, fermo come era ormai da troppi giorni. Mangiava poco, dormire neanche se ne parlava.. Si alzava solo per andare in bagno quando il bisogno si faceva davvero insostenibile. Per il resto era diventato un automa, niente di più.

Non era più tornato a trovare Viky.. L’idea di rivederla in quel letto d’ospedale, con gli occhi chiusi e il viso bianco come la morte, gli apriva una voragine nel petto, facendogli male da morire.
Bill, Gustav e Georg invece, ci erano andati tutti i giorni.. Parlavano con lei, le raccontavano le ultime novità.. Le dicevano di Tom. Erano convinti che lei potesse sentirli e forse in fondo, avevano ragione.

 

Prese la sua borsa a tracolla e la appoggiò sul tavolo, ficcandoci dentro il portafogli, il cellulare, le chiavi di casa e le chiavi della macchina.

Aveva deciso che quel giorno avrebbe trascinato il gemello con lui all’ospedale, con le buone o con le cattive maniere.
Doveva dargli una scrollata, non poteva continuare così, la situazione era diventata ingestibile, persino per lui.

Tom doveva rivedere Viktoria, e chissà che quell’incontro non risvegliasse qualche cosa in lei. Era un ipotesi da non sottovalutare quella.

 

“Tom?” Bussò alla porta senza riceve risposta, come al solito. Sbuffò, tirando la maniglia verso il basso ed entrando nella stanza del gemello. Era semibuia, le persiane erano abbassate quasi del tutto e si respirava una pesante aria di chiuso.

“Bill..” sussurrò a voce bassa, accorgendosi di una presenza nella camera.

“Tom, vestiti..” Sussurrò, aprendo di poco le persiane alle finestre. Quel tanto che bastava per far passare un po’ di luce solare.

“Perché?”

“Ora, non me ne frega di quello che dici, andiamo a trovare Vik. Andiamo.” Rimarcò l’ultima parola, lasciandogli intendere che quella non era una semplice richiesta. Era un ordine.

“Non me la sento, Bill..” Mormorò l’altro, sentendo le lacrime  premergli sugli occhi.

Sospirando, il moro si sedette sul letto di fianco al fratello, sfiorandogli il braccio.

“Tom, devi venire.. Lei vorrebbe così..”

Seguirono parecchi minuti di silenzio, in cui Bill trattenne il respiro, soffocato da quell’ansia che gli metteva vedere il fratello ridotto in quello stato.

“Bill.. Non..” Tentennò il rasta, portandosi una mano alle tempie, massaggiandole.

“Basta Tom!” Gridò esasperato Bill. “Credi di risolvere qualcosa rimanendo barricato nella tua camera da letto? Mentre la tua ragazza è su un letto d’ospedale a cavallo tra la vita e la morte! Dovresti essere li con lei, e non qui a piangerti addosso!” Concluse il suo discorso con un leggero fiatone, gli occhi sbarrati e il corpo rigido. Forse non avrebbe dovuto dire quelle brutte cose a Tom, ma quel ragazzo aveva seriamente bisogno di una scrollata!

“Lasciami dieci minuti.. Mi preparo e poi scendo.” Mormorò il chitarrista, tirandosi a sedere.

“Bravo fratello.” Sorrise Bill, poggiandogli una mano sulla spalla. “Sapevo che ti saresti deciso!” Uscì dalla stanza, richiudendosi la porta alle spalle.

 

Ancora poco e avrebbe rivisto la sua piccola, ancora in quel letto, ancora addormentata.  L’immagine di lei in quelle condizioni non si lavava via dalla sua mente da una settimana a quella parte, era un’immagine inchiodata fissa davanti ai suoi occhi.

Persino quando li chiudeva, per cercare di dormire un po’, lei era sempre li a ricordargli quello che era successo. Senza lasciargli tregue. Senza lasciargli un minuto di pace.


Molto lentamente si trascinò davanti all’armadio, prendendo un paio di jeans e una maglietta a casa, infilandoseli. Non mise nemmeno il cappellino e la fascia, non ne aveva voglia.
Quando arrivò al piano di sotto Bill era già seduto al tavolo con davanti a sé una tazza di caffèlatte. Ne aveva preparata un’altra per Tom, che aveva lasciato sui fornelli.

Bevvero in silenzio, un sorso dopo l’altro, con gli occhi persi nel vuoto.
Il campanello interruppe i loro pensieri.. Tom non diede nemmeno cenno di averlo sentito, così Bill sospirando, si alzò e andò ad aprire la porta.

“Ehi.” Salutarono Georg e Gustav “Allora? Tom?” Chiese poi il biondino, entrando in casa seguito dal bassista.

“E’ una specie di robot automatico.. Ma verrà..” Rispose Bill, richiudendo la porta dopo aver fatto entrare i due amici.

“Ciao Tom!” Gustav e Georg gli andarono incontro, battendogli amichevoli pacche sulla schiena e sulle spalle.

“Ciao ragazzi” Mormorò il chitarrista, riponendo la sua tazza vuota nel lavandino.
Sparì in salotto, recuperando il cellulare che aveva lasciato li da chissà quanti giorni, e se lo infilò in tasca. “Possiamo andare” decretò poi, uscendo in cortile senza nemmeno guardarli.

 

Erano in macchina di Georg, non un fiato nell’abitacolo, nessuno fiatava. La strada per arrivare all’ospedale sembrava più corta del previsto.. Ormai erano vicinissimi.

Tom era nervoso, lo si poteva benissimo notare, dal modo frenetico con cui si stava torturando le mani.. Sembrava volesse staccarsi le dita una ad una!

Ed eccolo li.. L’immenso palazzo bianco che si stagliava di fronte a loro..
Mai avrebbe pensato di odiare così tanto un edificio. Ma lui, quell’ospedale, lo detestava con tutte le sue forze.

 

Scesero dalla macchina in assoluto silenzio, varcando le grandi porte che li fecero sbucare in un corridoio lungo e candido. Lo percorsero, camminando fianco a fianco.
L’ascensore sembrava troppo stretta per i pensieri di tutti e quattro.. In un secondo li porto al terzo piano, dove c’era un altro infinito corridoio da attraversare, prima di arrivare davanti alla porta maledetta, che Tom faticava anche solo a guardare.

 

“Vai..” Sussurrò Bill, dando una lieve spinta al fratello.

“No dai, venite anche voi..” Li guardò implorante, con gli occhi lucidi, ma i suoi amici non sembravano voler cedere, nemmeno davanti a quello sguardo carico di emozioni.

“Tocca a te adesso..” Gli sorrise Georg, appoggiato da Gustav, che gli mostrò entrambi i pollici alzati.

Mortificato aprì la porta, richiudendosela alle spalle.. Senza girarsi a guardare il letto marciò davanti alla finestra, appoggiandosi al davanzale con i palmi, guardando in basso.

“Tu non sai Viky.. Quanto mi sia costato venire qui a trovarti, sapendo le tue condizioni.. Non te lo puoi nemmeno immaginare” sibilò.. Non ce la faceva a girarsi, non riusciva a guardarla. “Piccola, se tu ti svegliassi adesso.. Se tu aprissi gli occhi.. Ce la farei a dirti tutto quello che provo per te. So per certo che sarei in gradi di farlo in questo momento!” Guardò fuori dalla finestra.. Il sole era coperto dalle nuvole, creando un’ atmosfera tetra e spenta. “E’ proprio vero, ti accorgi di..amare una persona, solo quando ti rendi conto che ti sta scivolando via..” Sorrise amaro.. Poi, con una lentezza inesorabile si girò, verso quel letto che sapeva lo avrebbe ferito più di una scarica di pugni in pieno stomaco.

Lei era li.. Meravigliosa come sempre.. I capelli corvini le ricadevano ribelli sul viso bianco borotalco.. Era pallida come la morte, persino il suo tipico rossore alle guance era sparito.

E i suoi occhi.. I suoi occhi blu erano chiusi, serrati.. Non li vedeva.

E Dio solo sapeva quanto sarebbe stato disposto a pagare pur di rivedere l’immenso di quegli occhi, avrebbe dato qualsiasi cosa..
Perché, non l’aveva mai ammesso apertamente, ma a quella nanetta mora ci teneva più di quanto avesse mai immaginato.. Senza di lei, adesso, sarebbe stato un inferno.

Si sedette sulla sedia che era stata abbandonata di fianco al suo letto, magari da Bill o dagli altri, e le prese la piccola mano tra le sue grandi e callose.

Un groppo gli serrava la gola, impedendogli di deglutire.. Aveva voglia di piangere, ma non l’avrebbe fatto. Per lei.

“Viky.. Svegliati” Sussurrò per poi appoggiare la testa sul braccio di lei. Istintivamente la ragazza si mosse, ma quando Tom alzò la testa di scatto i suoi occhi erano ancora chiusi. Era stato un semplice riflesso involontario. Succedeva spesso alle persone in coma..

“So che non sei cattiva piccola.. Svegliati. Apri gli occhi.. Ti prego..” Mormorò. La voce strozzata dal pianto che gli stava salendo agli occhi, seppur contro la sua volontà.

Passarono infiniti minuti, che lui passò con la testa appoggiata al suo seno che si alzava e abbassava regolarmente.. Grazie ad un respiratore che la teneva in vita.

Il petto ad un certo punto si arrestò, bloccandosi di colpo.

Tom, terrorizzato, alzò fulmineamente il capo per guardarla: aveva gli occhi spalancati e impauriti.

“Viky.. Piccola mia.. Sei sveglia..” Sussurrò tra le lacrime.

“Tom?”

“Si sono io, sono qui!” Le prese il viso tra le mani, asciugandole due lacrime ribelli che erano sfuggite dai suoi occhi. La baciò sulle labbra, ma fu come baciare una lastra di vetro.. Viktoria era ancora sotto shok.

“Che è successo.. Che cosa è successo!” Si agitò, prendendogli le mani e stringendogliele forte. La voce roca e bassa, dopo una settimana di silenzio totale.

“Ne parliamo dopo, ora torna giù che chiamo il dottore. Piccola stai calma” Vederla così inquieta non gli piaceva per niente. Ma d'altronde doveva mettersi nei sui panni: risvegliarsi dopo una settimana in un letto d’ospedale senza sapere assolutamente che cosa fosse successo.

 

 

“Signorina Lein, la informo che è in ottima forma, assolutamente. Dovrà seguire un corso di riabilitazione quando toglierà il gesso, ovviamente. Ma la sua frattura alla gamba destra non è così grave.” Le strizzò l’occhio. “La terremo sotto osservazione ancora per una notte, domani potrà tornare a casa non si preoccupi.” Guardò i ragazzi, accennando loro un saluto con un cenno del capo e poi uscì dalla stanza, sparendo nel corridoio.

 

Bill, Georg e Gustav erano entrati nella camera con Tom, appena saputo che Viky si era svegliata. Per poco Bill non sveniva in sala d’attesa!

“Che spavento ci hai fatto prendere Vik..” Sussurrò il moro, vicino a lei.

“Mi dispiace ragazzi..”

“L’importante ora è solo che tu ti senta bene!” Esclamò Gustav, con uno dei suoi sorrisi concilianti.

“Sto molto bene, non vi preoccupate. Mi sento solo tanto stanca e debole.”

“E questo è comprensibile.” Dissi Georg, che se ne stava in piedi davanti al letto della ragazza.

I ragazzi si scambiarono una lunga occhiata d’intesa, vedendo l’improvviso scambio di sguardi che si stavano passando Tom e Viktoria. Così, silenziosamente, uscirono dalla stanza lasciandoli soli.

 

“Tom, mi dispiace così tanto.. Io, dovevo perdonarti solo.. Ero così arrabbiata” Mormorò a bassa voce una volta che i ragazzi se ne furono andati.

“Shhh non dire niente, è colpa mia.” Le passò una mano sulla fronte, per poi baciarle dolcemente una tempia. “L’unica cosa che importa adesso è che tu ti riprenda.”

Seguì un silenzio imbarazzante, mentre i due continuavano a guardarsi negli occhi, scambiandosi sorrisi affettuosi e carezze.

“Sai.. Al dottore ho detto di essere il tuo fidanzato.” Sussurrò, quasi senza pensarci, mentre le passava una mano fra i capelli neri spettinati.

“E.. lo pensi sul serio?”

“Si..” Le sorrise, baciandole il labbro inferiore e lasciandola senza fiato.

“Io.. Io ti amo Tom..” Arrossì imbarazzatissima.. Non era una delle circostanza migliori per confessare una cosa di quella importanza, decisamente no. Ma in amore non si segue mai una logica, in amore ci si lancia senza pensare a cause o conseguenze. Amore è spontaneità.

Tom si bloccò, guardandola come se avesse detto la cosa più bella del mondo. E forse per lui era proprio così.
Le prese la nuca, avvicinandola a se e la baciò come prima non aveva mai fatto.

“Lo prendo come un anche io?” Sorrise lei, accarezzandogli lo zigomo con il dorso della mano.

“Decisamente..” Sussurrò sulle sue labbra. “Forse è stata proprio la tua lontananza a farmelo capire. Non lo so. So solo che ti amo, ed è bellissimo..”
Le passò una mano sul viso, riprendendo a baciarla.. Consapevole che quella nana dai capelli neri gli avrebbe cambiato la vita.

 

 

Ringrazio tutte quelle che hanno recensito lo scorso capitolo e quelle che invece hanno solo letto. Vi adoro tutte quante, davvero!
Solo non ho molto tempo! La prossima volta vi ringrazierò due volte! XD
Grazie di cuore! Vostra, Ale *.*

 

 

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


Bene ragazze, questo è ufficialmente l’ULTIMO capitolo.. Mi dispiace se ho deluso alcune di voi, mi dispiace davvero. Sono la prima ad essere delusa da questa fan fiction.
Vorrei però ringraziare babakaulitz: la tua recensione mi ha fatto un piacere immenso, dico davvero.. Mi ha dato la spinta per fare l’ultimo capitolo come si deve. Ti ringrazio, dal profondo del cuore.
Così si conclude la mia prima fan fiction, con la speranza in futuro di farne di migliori.
Vi lascio alla lettura, ci vediamo a fondo pagina con i ringraziamenti.

 

 

DICIOTTESIMO CAPITOLO (ULTIMO)

 

 

Avrebbe fatto tardi. Se lo sentiva Tom Kaulitz mentre correva come un pazzo per le strade di Magdeburgo, illuminate appena dalla fioca luce dei lampioni ai lati della strada.
Non aveva nemmeno rispettato tutti gli stop, troppo occupato a stare attento che il pacco regalo non scivolasse dal sedile di fianco a lui.
Quella sera doveva essere perfetta. Perfetta. Non doveva rovinare assolutamente niente, specialmente con i suoi ritardi cronici.

Si fermò ad un semaforo rosso, maledicendolo in ogni lingua possibile, seppur sapesse solo il tedesco e masticasse un po’ di inglese.

Cominciò a tamburellare impaziente le dita sul volante, facendo cadere il suo occhio sull’anello che portava all’anulare sinistro. Una piccola fede d’orata, semplice, con all’interno due iniziali : V.L.

Sorrise, incantandosi a fissarla, finché non sentì dietro di lui un lamento di clacson che suonavano insistenti. Alzò gli occhi e il semaforo era tornato magicamente verde.
Ripartì con una sgommata.
Guardò l’orologio: segnava le otto meno dieci.
Forse era ancora in tempo, forse ce l’avrebbe fatta ad arrivare in dieci minuti a casa loro.
Premette sull’acceleratore, maledicendo David e i ragazzi per averlo trattenuto così tanto tempo in studio.
Sapevano che era un giorno speciale! Sapevano che la sua bellissima moglie lo stava aspettando a casa, pronta per festeggiare quella serata così importante per loro.

Accostò la macchina davanti al vialetto, parcheggiandola alla meno peggio, e scese correndo a perdi fiato verso il portone di casa sua.
Cercò le chiavi nelle tasche e aprì la porta, entrando in casa con il pacco regalo sotto braccio.

“Amore!” La chiamò, sperando che non avesse deciso di chiedere il divorzio. Se lo sarebbe meritato, assolutamente.

“Tom! Sei in ritardo!” Una vocetta trillante, e subito lui la vide scendere le scale. Con il suo vestito a tubino blu notte e i capelli nero piastrati che le ricadevano sulla spalle. Il rasta viola era sparito da qualche anno. Guardò i suoi occhi e si stupì di come riuscissero ancora ad incantarlo, seppur fossero passati più di sei anni dalla prima volta che li aveva visti. Ora ne aveva venticinque, non più diciannove.. Tuttavia quei fari blu lo catturavano ogni volta, sempre.

“Lo so, lo so! Ti prego non essere arrabbiata, è colpa dei ragazzi!” Tentò di giustificarsi, portando le mani davanti al petto. Lei lo guardava severa, senza però riuscire a mascherare alla perfezione il suo divertimento, nel vederlo così affannato e in cerca di scuse. “Ho preparato tutto, comunque, non ti preoccupare!” Sorrise radioso, era splendida. “Tu sei pronta?”

“Sono pronta da quasi un’ora!” Ridacchiò, per poi avvicinarsi a suo marito e baciarlo sulle labbra. “Bentornato a casa, amore mio.” Sussurrò sulla sua bocca. “E quello?” Chiese poi, indicando il regalo che Tom aveva ancora tra le mani.

“E’ il nostro primo anniversario Viky! Ti pareva che mi presentavo a mani vuote?” Alzò un sopracciglio, con un sorriso sulle labbra, ancora vicine a quelle di lei.

“Oh ma è per me!” Fece la finta sorpresa, unendo le mani davanti al viso con un sorriso luminoso che prendeva possesso della sua faccia.

“Spiritosa..” Sbuffò, roteando gli occhi al cielo. “Piuttosto, dai, il ristorante ci aspetta”

 

“Non hai badato a spese” Constatò lei, guardandosi intorno. Erano in un locale stupendo, sembrava la casa della regina d’Inghilterra!

“Pensi che potrei essere tirchio per te? Mi deludi Viky..” Scosse la testa, facendola accomodare sulla sedia di fronte alla sua.

“No davvero Tom, grazie.” Gli prese una mano, accarezzandola dolcemente.

Si erano sposati da un anno, eppure sembrava sempre fossero passate poche ore dal fatidico “si”. Erano cambiate tante cose, dopo il risveglio di Viktoria dall’incidente.
Lei aveva seguito un corso di riabilitazione, per la gamba rotta, e Tom l’aveva sempre accompagnata. A d ogni lezione, la aiutava e non le faceva mai mancare il suo appoggio. Finalmente erano una coppia a tutti gli effetti… Ma non era l’unica.

Infatti il signorino Bill Kaulitz, che da subito aveva messo gli occhi sull’altra delle gemelle Lein, si era dichiarato.
In una fresca sera di settembre si era appostato sotto casa Lein, lanciando sassolini contro la finestra che sapeva essere della camera di Ellen. Lei si era affacciata e non c’era stato bisogno di parole. Da quel giorno la loro storia d’amore era cominciata, e ancora non era finita.. Nonostante il caratterino di entrambe le parti. Anzi,  i due avevano fuso le loro personalità, dando alla luce una creaturina che adesso aveva pochi mesi, la piccola Kerry. Un frugoletto con i capelli biondo scuri e gli occhi castani. Tutta suo padre sarebbe diventata, rendendo orgoglioso Bill. Ogni volta che si sentiva dire: “Ti somiglia”, il suo sguardo mostrava un’espressione fiera e orgogliosa.

Gustav, beh.. Gus anche lui aveva trovato l’amore. Ma di matrimoni e figli ancora non se n’era sentito parlare. Era molto innamorato della sua Britta, questo lo sapevano tutti. Chissà che prima o poi non si fosse deciso a sposarla.

Georg invece era sposato da ben tre anni con Jen, e presto sarebbero stati in tre.. Nel giro di un paio di mesi.

Le vite di tutti erano cambiate radicalmente, per il meglio, certo..

“Si mangia davvero bene qui, sai?” Constatò Viktoria, portandosi l’ennesima forchettata di lasagne alla bocca.

“Ho scelto il meglio, per noi.” Sorrise Tom, che aveva finito la sua razione, e ora stava osservando la moglie mangiare. Era bellissima anche il quel contesto.

Viktoria si portò il tovagliolo sulle labbra, passandoselo leggermente e pulendosi.

“Ha chiamato mia mamma, ieri sera. Ci ha chiesto se andiamo a pranzo da lei domenica.” Ridacchiò Tom. Aveva presentato Viktoria a Simone qualche mese dopo l’incidente se Vik. Quelle due erano andate subito d’accordo.. Ogni volta che andavano nella casa d’infanzia del gemelli Kaulitz non facevano altro che cucinare, chiacchierare e spesso anche ridere di lui.
Quando Simone aveva tirato fuori un vecchio album dei suoi figli poi.. Viktoria ancora lo prendeva in giro per alcune foto buffe che aveva visto li dentro!

“Certamente, sai che non mi dispiace mai passare del tempo con tua mamma!” Rise sotto i baffi.

“E certo! Metà del tempo la passate a ridere di me!” Sbottò offeso, incrociando le braccia al petto e guardandola di sottecchi.

“Ho sposato un uomo troppo permaloso” Ridacchiò, portandosi un dito sul mento.

“Ad ogni modo, lo vuoi il tuo regalo si o no?”

“Certo!”

Tom si girò, prendendo il pacco regalo da sotto il tavolo, e posandolo sul ripiano di legno.
Non era tanto grosso, ricoperto di carta rossa con un bellissimo fiocco argentato sulla cima.

Viktoria lo prese in grembo, cominciando a levare la carta colorata fino a toglierla del tutto.
Davanti a lei c’era una scatola di plastica trasparente, e dentro poteva vederci un bellissimo paio di scarpette minuscole.. Colorate di giallo e azzurro, da ginnastica.
I suoi occhi cominciarono a inumidirsi e con mano tremante prese il biglietto che c’era appiccicato sopra non una strisciolina si scotch. Lo stacco e lo lesse nella mente.

 

Che dici? Lo vorresti un mini Kaulitz sgambettante per casa? Ti amo.

 

Alzò gli occhi sul marito, che la guardava rosso in volto con una mano dietro al collo in un gesto imbarazzato. Non era il tipo da fare queste cose e lei lo sapeva benissimo.

“Ne voglio un esercito di Kaulitz sgambettanti!” Sussurrò, per poi sporgersi oltre il tavolo e abbracciarlo forte, lasciandogli un soffice bacio sulla bocca.

“Ehi, non ci allarghiamo adesso.” Ridacchiò. “Comunque sia, quello non è il vero regalo.” Mormorò, se possibile, più in imbarazzo di prima.

“Ah no?”

“No.” Sorrise suadente per poi prenderle la mano e farla sedere sulle sue ginocchia, sotto gli sguardi curiosi degli altri clienti.

Tom fece vagare la mano nelle tasche dei suoi pantaloni, riuscendo finalmente a trovare quello che stava cercando.
Si portò davanti al petto una scatoletta rossa e l’aprì di fronte a Viktoria, che ormai lo guadava con le lacrime agli occhi. Non avrebbe mai spesso di stupirla, quel ragazzo.

Con un rapido gesto aprì la scatola, rivelando uno splendido anello con incastonato un diamante azzurro.
Lo aveva preso un paio di settimane prima, lo aveva visto nella vetrina di una gioielleria del centro e subito gli erano venuti in mente gli occhi della sua splendida moglie. Era entrato e l’aveva comprato, senza rifletterci un minuto.

“Non c’è niente al  mondo che valga un secondo vissuto accanto a te, che valga un tuo gesto, un tuo sguardo. Perché niente al mondo mi ha mai dato tanto.” Fece una pausa, prendendo l’anello tra le dita e facendolo indossare a Viktoria, infilandolo di fianco alla fede. “Ti sposerei mille volte. Ti amo amore mio.” Sussurrò poi, prima di baciarla a fiordi labbra e sentire un coro di “Ohhh”, provenienti dagli spettatori commossi e inteneriti presenti nella sala.
Viktoria sorrise sulla labbra di Tom, leggermente imbarazzata..
Poi guardò la sua mano destra e pensò che non avrebbe mai potuto chiedere di meglio dalla vita.

E pensare.. Che tutto era nato per una stupidissima scommessa che con il tempo, si era ritrovata ad amare e benedire.

 

 

Bene, bene, bene.
Gente, questa è la fine.. Mi spiace un po’, ero affezionata a questa storia.. Ma si sa, tutto ha un inizio e una fine.
Vorrei ringraziare: svampy1996, babakaulitz, layla the punkprincess, _KyRa_, DarkDancer e infine _Pulse_ che mi ha aiutato tantissimo, ti voglio bene Aria *__*. Per le recensioni allo scorso capitolo.

Poi vorrei ringraziare tutti quelli che hanno messo la mia storia tra le preferite, ossia :

Ale Kannibal
Antonellina
babakaulitz
BigAngel_Dark
carla_10
chia94th
cris94
Cristy09
Dark Dancer
degah
Devilgirl89
evol
Ice princess
JackyRockStar
Jiada95
Katie Hinamori
Kvery12
la puffa
LetyCatGirl483
Little_Lilith
Martiii_Th_Tk
mary__cullen
miky483
M_Lucry_J
NICEGIRL
PrinzessinTH
Ramona37
SonnyScene
tokiotellina95
vivifurimmer
xoxo_valy
xXx_Sara_xXx
xXx__tTokioHote__xXx
_KiRa_
_Vale_483

 

Tutti quelli che l’hanno aggiunta alle seguite :

Antonellaandlasdivinas
billina piccolina
Dark Dancer
Giulia504
Ice_Angel
kaggi11
Kvery12
Lithia del Sud
Ramona37
S3cr3tS_Myr3
SexyLadyVacaa
streghettathebest
svampy1996
_mOny483
_Pulse_

 

Grazie davvero! Anche a quelli che hanno solo letto senza recensire.. Mi piacerebbe se ora lasciaste un commento anche voi, visto che la storia è finita..Tanto per sapere cosa ne pensate.
Grazie, grazie di cuore a tutti!

Vostra, Ale ^__^

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