Scommettiamo? di Utopy (/viewuser.php?uid=76820)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 ***
Ciao a
tutti! Questa è la prima long
fiction che scrivo, i
primi capitoli forse saranno un po’ noiosi ma mi servono per
ingranare bene la
storia xD
Mi
farebbe piacere sapere cosa ne pensate, se
avete qualcosa
da dirmi, consigli da darmi..
Quello
che volete. Leggete e recensite.
Ah, la
solita tiritera: I Tokio hotel non mi
appartengono e
con questo mio scritto non voglio dare rappresentazione veritiera di
fatti o
personaggio. Non scrivo a scopo di lucro.
Un
bacio, Ale.
PRIMO
CAPITOLO
Un
fresco mattino di giugno a Magdeburg. Erano
circa le 9.40
e un alto ragazzo dagli occhi
nocciola,
se ne stava fermo avanti ad una porta di
legno.
“
Tooooom!” bussò energicamente
un paio di volte.
Dall’altra
parte nessuna risposta, solo
qualche mugolio
indecifrabile.
“
Tom, facciamo tardi” aspettò
qualche secondo, niente.
Roteò gli occhi sbuffando e rimase a fissare la maniglia
d’ottone. Infine
borbottò qualcosa e l’abbassò
lentamente, facendo
irruzione in una camera da
letto non proprio ordinata.
C’erano
vestiti buttati malamente su una
poltrona girevole,
fogli sparsi su tutto il piano della scrivania, e alcuni pezzi di
pizza,
probabilmente della sera prima, abbandonati per terra.
Il
ragazzo si diresse verso il letto, scuotendo la
persona
che dormiva al suo interno, un bel biondo alto e magro con dei rasta
che gli cadevano coprendogli il viso.
“Avanti
Tom, alzati”
“Mh”
Il biondo emise un gemito, che
fece irritare
maggiormente l’atro.
“Idiota
se non ti alzi nel giro di cinque
minuti ti tiro una
secchiata d’acqua!” sbraitò esasperato.
“
Bill…Che vuoi…E’
presto” Si lamentò con la voce impastata
del sonno
gli occhi ancora chiusi per
via della luce che filtrava dalla finestra semi aperta.
“Eddai
Tom, smettila di fare il bambino,
saranno le 10.00
ormai! Dobbiamo sbrigarci, Georg e Gustav ci passano a prendere tra
poco più di
mezz’ora! Abbiamo le prove!”
Svogliatamente
Tom si tirò a sedere,
guardando il gemello
negli occhi.
“
Bill guarda che io in mezz’ora
riesco a vestirmi e lavarmi
quattro volte, non ho bisogno di sette ore per fare tutto”
sorrise furbo.
“
ah – ah – ah
molto
spiritoso…Dai alzati”
“
Si mammina” scherzò
storpiando la voce.
Il
moro lo fulminò e poi uscì dalla
stanza.
Bill
arrivò in cucina e cominciò a
preparare la colazione
per entrambi, aspettando il fratello, che nel giro di cinque minuti
varcò la
soglia.
Passò
al fianco di Bill e si prese una
fetta biscottata.
“Hai
la maglietta al rovescio”
Tom
sorrise imbarazzato e si sistemò. Si
diresse poi davanti
alla televisione e si stravaccò sopra al divano, con la sua
tazza di caffè
latte tra le mani.
Poco
dopo lo raggiunse Bill, gli si sedette
affianco e
cominciò a fissarlo.
“
Sai che odio quando mi fissi “ Gli
ricordò il rasta
leggermente infastidito
“Lo
so.”
“Quindi?”
“Quindi?”
“La
vuoi smettere?!”
“Di
fare che cosa?”
“
Di guardarmi in quel modo!”
“Ma,
non ti sto guardando in nessun
modo!”
“Bill…Piantala!”
“E
va bene! Scusa!” Sbottò
alzandosi di malagrazia dal
divano. Il suono del campanello interruppe l’inizio di una
lite,
e i due ragazzi
ne furono sollevati.
Bill
andò ad aprire.
“Ciao
ragazzi!” Georg e Gustav fecero
capolino dalla porta
d’entrata
“Hey
Bill!”
“Venite,
entrate, Tom sta di la!”
I tre
ragazzi si diressero in soggiorno, trovando
un Tom
imbronciato a guardare la TV.
Appena
alzò gli occhi vide i suoi amici,
spense il
televisore e si alzò.
“Georg!
Gustav!”
“Ciao
amico!”
“
Bene, andiamo in sala di registrazione o
è la volta buona
che David ci uccide!”
“Sono
state delle prove fantastiche!”
Bill era euforico al
ritorno a casa. Batteva le mani come un bambino che trova i regali
sotto
l’albero il giorno di natale
“Confermo!
Non ho mai visto Georg e Gustav
così carichi!”
Tom tirò un’amichevole pacca sulla spalla al
batterista,
che di rimando gli
fece l’occhiolino.
“
Già…” Bill
d’improvviso si scurì in volto, cupo.
“Hey
che ti prende, due secondi fa eri
così felice!”
“Niente,
è che a me non dici mai che
sono stato bravo”
Tom
rimase qualche secondo interdetto. Era
vero…
Per
quanto adorasse la voce del fratello, per
quanto gli
piacesse sentirlo cantare…Lui non gli aveva mai fatto un
complimento alla
conclusione delle prove. Non credeva pesasse così tanto, ma
si
sbagliava…Guardò
il gemello e si chiese come poteva essere stato così stupido
da
pensare che un
animo fraglilino come il suo non notasse questa piccolezze.
“
Sciocco…Lo sai ch sei stato bravo,
sei stato magnifico”
Gli sorrise…
Bill
lo guardò sorridente e poi si diresse
in salotto ad
appoggiare il suo borsone.
Poco
dopo si ritrovarono entrambi a guardare un
po’ di sana
televisione, erano circa le tre del pomeriggio.
“Hey
Tom…” cercò di
attirare l’attenzione Bill
“Si?”
rispose l’altro non troppo
interessato, più preso
dalla presentatrice molto…prosperosa…che
conduceva una
trasmissione televisiva.
“
Ti va se…che ne so…andiamo a
fare quattro passi per
negozi?”
Subito
il biondo si girò di scatto con
stampata in viso
un’espressione che andava dal terrorizzato al contrariato.
Con
“Quattro passi
per negozi” Bill stava ad indicare ore e ore di shopping
sfrenato. Senza
fermarsi.
“No.”
Disse quindi deciso.
“Eddaaaiiiii!”
“No.”
“Solo
un paio d’ore!”
Si, le conosco io le tue due ore!
“No.”
“Ma..”
“No.”
“Hey!
Non avevo ancora detto niente!”
“No.”
“Ufff!!”
Sbuffò pesantemente il
moro arrendendosi.
Si
girò dall’altra parte assumendo
un’espressione
imbronciata, con le braccia incrociate sul petto e il labbro inferiore
corrucciato verso il basso, sembrava un bambino.
Tom lo
osservò e sorrise affettuosamente.
Per quanto si
sforzasse non riusciva proprio a dire di no al fratello. Era
l’unica persona che
lo sopportava veramente, che gli era sempre stata vicina e che era in
grado di
tirarlo su di morale anche solo sorridendo.
Vederlo
triste era l’ultima cosa che voleva,
se poi era per
colpa sua non lo tollerava proprio.
“Solo
un paio d’ore…Dai vatti a
cambiare”
Bill
gli regalò uno dei suoi migliori
sorrisi, lo abbracciò
di slancio e gli schioccò un bacio sulla guancia
“Graziegraziegrazie!”
Ululò
saltellando di qua e di la.
“Ti
voglio bene Tomiii!”
“
Si si anche io, ora sbrigati
però!”
Il
moro sparì al piano di sopra. Il
fratello ancora seduto
su divano con un sorriso ebete dipinto in faccia.
Il
cellulare di Tom squillò, avvisando che
era arrivato un
nuovo messaggio. Era Georg.
“ Tom, domani le prove saltano! Mentre
tornavamo
a casa
Gustav è
scivolato, si è solo slogato un polso, nulla di
Grave, ma
per un paio di settimane buone non
Potrà
suonare! “
“Porc…Accidenti!”
Imprecò il chitarrista. Era un bel guaio…Due
mesi dopo sarebbero dovuti partire per un tour europeo per promuovere
il nuovo
album. Avrebbero dovuto posticipare la data di partenza! E si
sa…Mr Jost non
era un…Come dire…Un amante dei contrattempi.
“Ok
eccomi! Ho finito, hai visto che
veloce?”
Bill
riapparse in salotto vestito e truccato di
tutto punto,
con nemmeno un capello fuori posto. Sorrisente come non mai, ma quando
vide il
fratello pigiare con rabbia sui microscopici tasti del cellulare, il
suo sorriso
sparì, lasciando il posto ad un espressione incerta.
“
Ehm…C’è qualcosa che
non va?”
“Gustav.”
“Cos’è
successo?”
Tom
guardò il gemello in piedi di fronte a
lui con la testa
inclinata e lo sguardo curioso.
“
Si è fatto male.”
“Come?
Cosa? E’ in ospedale? Non
è grave vero?
Si riprenderà,
non è così? Dimmelo ti prego,
dimmelo che si riprenderà!”
“Bill
ti vuoi calmare? E’
solo…”
“No
no no.. io lo so, lo so! Morirà? Non
me lo vuoi dire perché hai paura
della
mia reazione! Sarò forte Tom ma parlami!”
“Io
ti parlo ma tu ascolt…”
“Oh
cielo, perché? Perché
Gustav..Perch…” il moro non finì
di parlare che un cuscino lo colpì in piena faccia.
“Tomiii…La
cerniera mi ha colpito il
labbro! Mi hai fatto
male! Sei cattivo!”
“Bill.Dacci.Un.Taglio.”
“Uff,
ok. Ma ora mi vuoi spiegare?”
“Si
è slogato un polso…Per due
settimane non potrà suonare”
“Cosa??
E noi come faremo? Tra due mesi
c’è il tuor, e noi
dobbiamo provare, provare e riprovare. Non possiamo permetterci di
rimanere
fermi per DUE SETTIMANE è una cosa impensabile, non
è
fattibile. Cambiamo
batterista, cacciamo Gus, mettiamo un annuncio. Forza! Non
c’è tempo da
perdere. Muoviti Tomi! Cosa fai ancora seduto! Dobbiamo agire
subito!”
“
Io non sono tuo fratello!”
Bill
camminava su e giù con le mani fra i
capelli imprecando
disperato.
“Bill
smettila di strillare come una
donnetta e ascoltami!”
Il
moro si fermò di colpo, fece un lungo
respiro chiudendo
gli occhi e poi li riaprì.
“Ok,
sono calmo”
“Bene,
stavo dicendo.. Per due settimane non
potremo
provare, ma siamo a buonissimo punto, hai visto tu stesso oggi.
E’ andato tutto
liscio come l’olio, siamo stati bravissimi! Non saranno certo
due
settimane a
fermare i Tokio hotel!”
“Forse
hai ragione, ma il
tour….”
“Il
tour non sarà un problema
fratellino! E’ tra due mesi,
saremo in ottima forma!”
“Ok
Tomi, mi fido di te. Gus può
rimanere nella band” Annuì
convinto
“Perfetto,
ora usciamo?”
“Si!
Sono già le quattro!”
Tom si
alzò dal divano e si diresse verso
l’uscita, con la
faccia di uno che sta salendo sul patibolo.
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Capitolo 2 *** Capitolo 2 ***
Caaaspita!
Quanti commentini, non me li
immaginavo proprio. Vi ringrazio di cuore**
Devo
confessarvi che no so fino a che punto mi spingerò con
questa storia. Ho tantissime idee in testa, non so quali usare e quali
scartare. Per ora sono a buon punto, ho qualche capitolo in archivio (:
Spero di non perdere l’ispirazione!
Vi
aspetto a fine capitolo con i ringraziamenti individuali! Ale.
SECONDO
CAPITOLO
“Tomi
guarda che carina quella camicia!”
Erano
passate due ore e mezza e i due gemelli erano ancora a camminare tra i
negozi con due bodyguard
qualche passo indietro a
loro. Bill svolazzava di qua e di la incantandosi davanti alle vetrine,
ammirando e commentando ogni cosa. Un paio di occhiali da sole, una
giacca in pelle, jeans… Tom di fianco a lui, camminava a
fatica trascinando buste piene degli acquisti del fratello, la faccia
che più incazzata non si può e la gola secca.
“Si
Bill, è deliziosa, ma ti supplico, possiamo almeno fermarci
a bere qualcosa?”
“Ma..Veramente..”
“SUBITO!”
“D’accordo
d’accordo!”
“Bene,
all’angolo dovrebbe
esserci un bar se non ricordo male. Muoviamoci non mi sento
più le dita delle mani, queste borse pesano una tonnellata
Bill!”
Si
misero comodamente seduti ad un tavolino all’aperto, e
aspettarono che il cameriere arrivasse a prendere le ordinazioni.
“Ma..
Saki dov’è finito?” Bill si
guardò in giro in cerca della loro guardia del corpo, che
fino a cinque minuti prima era dietro di loro che fingeva di guardare
le vetrine.
“Guarda,
è seduto a quel tavolo” Il moro si girò
e dalla parte opposta alla loro c’era il bodyguard che
leggeva tranquillo il giornale.
Quando
il cameriere arrivò ordinarono un the ala pesca e una coca
cola, che arrivarono pochi minuti dopo, per la felicità di
Tom che stava morendo di sete.
Il
rasta vagava con lo sguardo tra i tavolini, quando di colpo si
fermò su quello opposto al loro.
Una
decina di metri più distante era seduta una ragazza, da sola.
Aveva
lunghi capelli corvini con un dread viola che pendeva sul lato
sinistro. Alta e snella, fisico da urlo. La carnagione chiara e gli
occhi di un azzurro intenso, da far venire i brividi.
Il
chitarrista ne rimase ammaliato, all’istante.
“Bill..”
Chiamò poi “Bill!” non ottenendo
risposta lo chiamò nuovamente, accompagnando il richiamo con
una gomitata che fece partire il bicchiere pieno di the addosso al moro.
“Idiota!
Ma che cazzo fai?!” Sbottò incazzoso
“Ehi
Bill, guarda quella ragazza!” L’incitò
lui indicandogliela.
“Cioè,
tu mi avresti annegato di the alla pesca, per farmi vedere una
ragazza?! Ora sembra che mi sono pisciato addosso!” Si
lamentò guardandosi i pantaloni e la maglietta fradici.
“Eddai
finiscila di lagnarti e guardala!” Gli ripeté
indicandogli il tavolino.
Il
cantante sbuffò e guardò in direzione della
ragazza, rimanendo
qualche secondo ( Di troppo ) a bocca aperta. Tom accuratamente gliela
richiuse e domandò “Allora?”
“Notevole,
davvero notevole. E’ bellissima! Come si chiama?”
“Bill
ma sei stupido? Chi la conosce quella, so solo che è una
figa mostruosa!”
“Si
va bene comunque se ne sta andando..”
Tom si
girò di scatto e la vide lasciare i soldi sul tavolino,
svoltare l’angolo della strada e sparire dal suo campo visivo.
“No!
Io la volevo conoscere!” piagnucolò facendo
la voce da bambino
“
Ti è andata male oggi fratellino!”
“Vaffanculo
Bill!”
“Dai,
per tirarti su di morale ti porto a mangiare italiano, che dici ti
va?”
“Si
dai, tanto non ho molta voglia di ritornare a casa”
Così
si incamminarono lungo il vialetto alberato, arrivando nel ristorantino
italiano in cui andavano da sempre, fin da piccolini.
“Ahh
ogni volta che mangiamo qui ne esco soddisfatto!”
Esclamò Tom massaggiandosi la pancia e ottenendo
il consenso di Bill. Entrambi
amavano la cucina italiana, era la loro preferita in assoluto,
soprattutto gli spaghetti.. Ne andavano pazzi!
Pagarono
il conto e si diressero verso casa.
“Aspetta,
mando un messaggio a Gustav, se è a casa andiamo a prendere
Georg, così passiamo a trovarlo tutti insieme..”
Tom tirò fuori il cellulare.
Hey Gus! Come stai
mollaccione? Questa sera
Hai da fare?
Perché io e Bill pensavamo di venire
A trovarti, insieme a Georg.
Così magari ti do un bacino
Bua e passa tutto!
Pochi
minuti più tardi arrivò la risposta:
Ciao
Tom! No, non ho nulla da fare, anzi mi annoio…
Aspetto
il tuo bacino con ansia visto che crepo dal dolore!
Sempre il solito, non sai
sopportare un po’ di male!
Vorrei
vederci te nella mia situazione Tom!
Non succederà mai
amico…
Quando
lo scambio di battute cesso, Tom con un sorriso avvisò il
fratello di prendere le chiavi della macchina dalla sua immensa borsa,
chissà cosa ci teneva dentro la..
Con
Georg al seguito i tre arrivarono a casa del batterista, che
aprì la porta con un largo sorriso.
“Ciao
Gus come stai? Ti fa male?”
“Ciao
ragazzi, entrate dai. Si mi fa un po’ male ma nel giro di due
settimane dovrei riprendermi completamente!”
“Oh meno male..”
“We ciao! Allora
il bacino dove lo vuoi?”
“Tom!
Certo che sei proprio un idiota!”
“Dovere!”
I
quattro si accomodarono in salotto
“Allora,
ci spieghi come cavolo hai fatto a cadere?”
Domandò Tom
“Stavamo
tornando a casa io e Georg, quando ci siamo fermati al negozio di
strumenti musicali qui all’angolo. Attraversando la strada
non mi sono accorto della macchinina giocattolo che un bambino aveva
fatto arrivare ai miei piedi, l’ho calpestata scivolando a
terra, ho messo male la mano e CRACK..”
“Tutta
colpa di quel marmocchio…” Borbottò il
bassista scocciato
“Dai
Georg, non l’ha mica fatto apposta!”
“Puah..
Mocciosi..”
“Tooom!”
“Che
c’è? E’ vero!” Il chitarrista
si strinse nelle spalle.
Il
cantante tirò un buffetto leggero sulla testa del gemello,
che rispose allo stesso modo, ridendo.
“Ah
si, al bar abbiamo visto una figa assurda” Si
illuminò il rasta,che ripensò a quegli occhi
così azzurri che per un momento gli fecero mancare il fiato.
“Si?
Com’è?” S’informarono bassista
e batterista
“
Scopabilissima!”
“Tom,
dai! E’ davvero molto bella ragazzi, ma se
n’è andata prima che Tomi la potesse
agganciare!” Ridacchiò
“Si
ma la rivedrò, stanne certo!”
I
Tokio hotel, un gruppo conosciuto a livello mondiale. Quattro ragazzi
desiderati e adorati da migliaia di ragazzine con gli ormoni in
subbuglio, se ne stanno a chiacchierare tra di loro, in un salotto..
Come comuni mortali. Perché in fondo è questo che
sono. Quattro semplici ragazzi tra i 19 e i 22 anni… Ragazzi
a cui la fortuna aveva sorriso regalandogli ciò che sin da
piccoli bramavano.
I
Tokio hotel era la vita di ognuno di loro.
I
Tokio hotel era la loro casa.
I
Tokio hotel è un mondo inspiegabile di cui non possono fare
a meno.
Stava
girovagando senza una meta precisa per le stradine di Magdeburg con la
sua Cadillac. Aveva appena finito di litigare con Bill. Gli dispiaceva,
ma no lo sopportava proprio quando si impegnava a fare il
rompicoglioni. “Non mangiare quello, è
mio” “Non sederti sulla poltrona, è il
mio posto”
“Non usare quel
dentifricio, è il mio” Cristo ma era tutto suo in
quella casa?! Non sapeva cosa voleva dire condividere. Ma infondo Bill
era sempre stato così. Ancora un po’ infantile, e
per questo lo adorava.
Stava
giusto per girare a destra al semaforo, quando vide una ragazza
attraversare la strada. La ragazza.
Inchiodò di colpo e parcheggiò fuori dal negozio
in cui era entrata.
Senza
pensarci due volte si fiondò dentro seguendola.
Fece
finta di guardarsi intorno, ma il suo sguardo era fisso su di lei.
In una
frazione di secondo i loro occhi si incrociarono. Tom fece un sorrisino
ebete, ma lei si girò dall’altra parte e
continuò per la sua strada. Il biondo
decise di aspettarla
all’uscita, fumando una sigaretta. L’avrebbe
conosciuta.
Poteva
sorridermi, insomma. Che cos’era quella specie di smorfia?
La
ragazza uscì dal negozio, con una piccola busta in mano.
“Ehi!”
Si sentì chiamare, si voltò e un ragazzo con un
enorme cappello e gli occhiali da sole le stava venendo incontro.
Caspita, ci vuole un bel coraggio a girare con un cappello di lana in
piena estate! Pensò.
“Si?”
“Ciao..”
“Ehm..ciao..”
“Come
ti chiami?”
“Scusa,
ci conosciamo?” Borbottò irritata lei.
“Veramente
no, io sono Tom comunque..”
“Viktoria..”
“Viktoria..
Che bel nome. Mi piace, davvero!”
“Grazie..”
fece lei, e si voltò pronta ad andarsene
“No,
aspetta!”
“Cosa
c’è?” Scocciata. Visibilmente scocciata.
“Verresti..
Verresti a bere qualcosa con me?”
“Mi
spiace, ho di meglio da fare..” Disse agitando per aria la
mano con nonchalance.
“Oh
scusa tanto! Volevo essere carino!”
“Ma
io non ti conosco!”
“
Conosciamoci allora!” Esclamò sfoderando il suo
sorriso sghembo.
“Senti.
Mi dispiace, ma devo proprio andare. Magari un'altra volta!
Ciao..”
E in
un battito di ciglia era sparita..
“Devo
proprio andare, magari un'altra volta!” Fece il verso il
rasta..” Femmine..”
Col
morale a terra Tom ritornò alla sua macchina e si diresse
verso casa..
Quella
ragazza gli aveva già fatto saltare i nervi. Insomma. Figa
era figa. Eccome. Ne aveva viste veramente poche come lei.
Però accidenti, che caratterino! Poteva almeno scaricarlo
gentilmente..
Ahh
chi le avrebbe mai capite le donne!
In
poco tempo arrivò al vialetto cementato della villetta sua e
del fratello, fermò la macchina ed entrò in casa.
Davanti
alla porta trovò la figura snella e slanciata di Bill che lo
aspettava sull’uscio con il piede che batteva ritmicamente a
terra. Gli
venne in mene quando era più piccolo, e ritornava a casa a
notte fonda sapendo che la madre lo avrebbe aspettato
all’entrata, con una ramanzina pronta per lui.
“Dove
sei stato?” Disse incrociando le braccia al petto il
moro
“
A fare un giro” Lo sorpasso senza degnarlo di uno sguardo..
“
E dove, di grazia?”
“
Bill, a fare un giro. Punto. Ora vado a farmi una doccia, sono molto
stanco” Salì svelto le scale entrando nel bagno,
con il moro che gli urlò qualcosa dal piano di sotto, ma a
quel punto aveva già richiuso la porta e non lo
sentì.
Bill
al piano di sotto stava guardando la televisione. Sospirò
pesantemente… Non gli piaceva discutere con Tom per cose
così futili. Anche se sapeva che avrebbero fatto pace quasi
subito, odiava litigare con lui.. E con un sorriso sulle labbra si
ricordò di qualche anno prima…
I piccoli Bill e Tom guardano
tranquilli la TV.
“Bill, adesso tocca
a me!” Decretò il più grande
Strappandogli il telecomando
dalle mani, interrompendo
Così, il programma
preferito del gemello.
“No! Stanno finendo
i puffi!”
“Non mi importa,hai
già guardato! Ora tocca a me!”
Gli rispose Tom.
“Tomi
per favore, mancano solo dieci minuti!”
“No!” Era
deciso a non mollare.
“Dai..poi guardi
quello che vuoi tu..” Rispose con gli
Occhi
colmi di lacrime. Bill era sempre stato un bimbo
Molto emotivo e sensibile, e
se qualcosa non andava.
Non riusciva a bloccare i
pianti.
“Non
cominciare a piangere ancora! Femminuccia!”
Lo prese in giro il gemello.
“Non sono una
femminuccia!!” Gli urlò contro.
“Ma sei scemo? Non
urlare!” Gli disse tirandogli il
Telecomando in testa, che gli
procurò un bel bernoccolo.
“Sei
cattivo!” Piane ancora più forte, e questo fece
pentire
Il
piccolo Tom del suo gesto.
“Scusa Bill..Non
volevo farti male…”
“Non fa
niente”
Piagnucolò
l’altro. “No davvero, scusa..mi dispiace!”
Con
le manine gli asciugò le lacrime e gli posò
Un tenero bacino sulla
guancia.
Poco
dopo Tom uscì dal bagno, e Bill gli si fiondò
addosso stringendolo in un abbraccio stritolatore.
“Bill
ma che ti prende! Mi soffochi!”
“Tomi
mi dispiace! E’ vero! Penso sempre e solo a me!”
“Già…
Ma è per questo che ti voglio tanto bene..”
“Anche
io fratellone!”
“Dai,
smettila di fare lo smielato e staccati, andiamo a fare due
passi!”
“Devi
sempre rovinare i bei momenti tu eh?”
Tom
sogghignò e guardandolo non poté fare a meno di
rendersi conto che lo adorava. Adorava il suo piccolo, tenero,
infantile Bill. Adorava suo fratello.
Chi
gli avesse mai fatto del male, sarebbe morto per mano sua. Questo era
certo.
Ed
eccoci qua! Allora ringrazio:
little_illusion
: Grazie mille, anche a me Bill fa morire dal ridere! XD
_Pulse_
: Tu! Seconda! Impossibile. -.-“ E poi e poi e poi, ma come
cavolo hai fatto a dimenticarti di uscire dal mio account XD bahh per
questa volta ti perdono dai xDD. Cooomunque, per inciso, io DETESTO
fare shopping. Il mio massimo è andare a comprare una
maglietta in centro u.u
Grazie
del commento Ary! baciiii
Ice
princess : Grazie, grazie, grazie!
Layla
the punkprincess : Diglielo a Bill, che è un po’
scemo! xD Grazie mille della recensione! *___*
Dark483
: ahahaha xD Grazieee! ^__^
xXx__TokioHotel__xXx
: Grazie, grazie di cuore!
_Vale_483_
: Nemmeno io penso che Bill per un polso slogato sostituirebbe Gustav.
Ma questo è il “mio” Bill. E’
l’ho creato un po’ infantile e pazzerello xD
Grazie
mille della recensione! Un bacio**
Alla
prossima ragazze!
Vostra
Ale.
|
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Capitolo 3 *** Capitolo 3 ***
Eccoci
qua con un nuovo capitolo. In questo la storia comincia a prendere
forma, si intravedono le prime luci. Ma sarà solo
l’inizio per i nostri amici!
Nello
scorso capitolo non ho ringraziato Dark Dancer. Perché avevo
postato prima di leggere la recensione. Un grazie immenso anche a te!
Ci
vediamo a fondo pagina! Buona lettura!
TERZO
CAPITOLO
I due
gemelli stavano camminando fianco a fianco lungo una viuzza buia.
Illuminata solo dalla flebile luce di qualche lampione posto qua e la.
Era tardi, sera inoltrata. Non c’era più quasi
nessuno in giro, solo qualcuno che stava ancora seduto al bancone del
bar, e gli ultimi negozianti che tiravano giù le
saracinesche.
“Sai
Bill.. Oggi ho conosciuto”
fece le virgolette con le dita
sull’ultima parola “ La ragazza del bar”
“No,
sul serio?”
“Già..Si
chiama Viktoria” Fece lui.
“E
com’è?”
“Cazzo
è figa ma se la mena da morire!”
Esclamò allargando le braccia.
“Davvero?
Non l’avrei dett..”
Non
finì di parlare che qualcosa, o meglio qualcuno gli
andò completamente addosso. Per poco Bill con cadette a
terra, facendo la fine che aveva invece fatto quel qualcuno.
“Cazzo,
guarda dove vai!” Strillò una voce femminile
vagamente familiare alle orecchie del rasta.
“Ehi
è colpa tua! Stai attenta tu!” Ribatté
il moro offeso..
La
ragazza si tirò su da terra. Alzò lo sguardo e
vide, dietro a Bill, Tom che la guardava incredulo. Parli
del diavolo e spuntano le corna.
“Tu?!”
sgranò gli occhi.
“Potrei
dire la stessa cosa”
“Sei
una persecuzione..”
“Senti
bella non è colpa mia se sei andata a sbattere contro mio
fratello!”
“E’
lui che è venuto addosso a me, Kaulitz.”
Il chitarrista si
bloccò di colpo, rimanendo in silenzio per qualche secondo..
Ma allora, lo aveva riconosciuto..
“Kaulitz?
Come sai..”
“Ma
per piacere!” Lo interruppe lei “ Non bastano un
mega cappello e un paio di occhiali da sole per camuffarti
decentemente!”
“
Ha ragione Tomi!” Rise Bill divertito.
“Zitto
tu, carciofo!”
“Ehi!!”
“Comunque sia, è stato un piacere. Tante care
cose!” E la ragazza sparì di nuovo, come era
apparsa.
“Che
stronza” Sibilò Tom a denti stretti.
“Ma
va dai! Magari era già incazzata per i fatti suoi!”
“Questo
non le da il diritto di snobbarmi in questo modo!” Era
incazzato. Oh se lo era!
Ma chi
era quella per trattarlo così. Lui che voleva essere carino
e invitarla a bere qualcosa fuori. Doveva solo sentirsi onorata! E
invece cosa faceva? Lo liquidava come se fosse uno straccetto..Ma come
si permetteva? Lui era Tom.. Tom Kaulitz. Nessuno doveva permettersi.
“Tomiiii”
Tom era seduto in salotto con davanti a se qualche spartito e la sua
chitarra a tracolla. Stava cercando di comporre qualche nuova melodia.
Erano passati alcuni giorni dall’ultima volta che aveva visto
Viktoria. Aveva girato ancora per la città, ma lei non si
era più vista. Meglio così. Pensò. Non
si perdeva niente, solo una gran gnocca.
“Si,
che vuoi?”
“Mi
accompagni dieci nani secondi al negozio? Ho finito la
lacca!” Strillò il moro dalla sua camera da letto.
“Te
ne concedo cinque di nani secondi. Dai sbrigati”
Cercò le chiavi della macchina nelle sue infinite tasche. Un
accendino, il cellulare, un pacchetto di sigarette, una
matita… Un deodorante?!..
E le
chiavi! Finalmente.. Neanche fosse Mary Poppins!
“Eccomi..”
Bill si avvicinò alla porta e la aprì, facendo
uscire prima il fratello, per poi richiuderla.
“Tomi
Tomi parcheggia qui, parcheggia qui!!”
“
Non strillarmi nelle orecchie! Cazzo!”
“Ok
ok, scusa. Parcheggi qui?” Il moro indicò
l’entrata principale del parco.
“Perché
qui scusa?”
“Perché
voglio attraversare il parco, tanto non c’è mai
nessuno a quest’ora..”
Quello
che i due gemelli non sapevano, è che si sarebbero trovati
nel posto giusto al momento giusto.
Tom
con un paio di manovre parcheggiò la sua cadillac e, scesi
dall’auto varcarono il grande cancello del parco comunale.
Era un bel posticino, fresco e riservato.
C’erano
tante panchine sotto ad ombrosi alberi, e un area giochi per i bimbi
che di solito andavano li a giocare alla domenica. Proprio come loro
quando erano piccoli.
Continuavano
a camminare fianco a fianco, non parlavano. Ognuno dei due aveva molte
cose a cui pensare. Ma ben presto i loro pensieri vennero interrotti da
grida soffocate e risate sommesse.
“Ma
che cazzo è?” Chiese a nessuno in particolare un
Tom confuso.
“Non
lo so, ma sembra provenga dall’ala nord. Vieni, andiamo a
vedere”.
Bill
cominciò a correre seguito dal gemello, che era un
po’ goffo per via dei suoi pantaloni.
Appena
arrivarono videro una ragazza con un cappellino azzurro calcato sulla
faccia, stretta contro un muro da quattro ragazzi grandi e grossi che
non la lasciavano muovere.
“Lasciatemi
stare!” Urlò disperata tra i singhiozzi.
“No
piccola, non ti muovi. Non vai da nessuna parte finché non
otteniamo quello che vogliamo. Ora ferma e collabora, così
senti meno male.”
“Smettila,
ti supplico! Smettila!”
In
quel momento uno dei quattro le tappò la bocca, le prese il
cappellino e lo scaraventò a terra, Scoprendole il viso,
rigato dal pianto.
Era
Viktoria. Proprio lei.
Urlava
e si dimenava, ma i ragazzi non la mollavano. La tenevano ferma e la
strattonavano per le braccia. Le stavano facendo male.
“Oddio
Tomi, ma è lei!” Quando si voltò
però, notò che il fratello non gli era
più affianco, lo cercò con lo sguardo e si
accorse che stava camminando con passo deciso verso i cinque.
“Aspettami!”
Affiancò Tom un po’ spaventato.
“Ehi
voi! C’è qualche problema?” I quattro
ragazzi, colti alla
sprovvista, si girarono sorpresi, allentando la presa che stringeva la
ragazza. Approfittando di quel momento di distrazione, Viktoria si
dileguò dai quattro e corse dietro a Tom, affondando la
testa nella sua schiena e stringendo forte la maglia con le mani.
Tremava
come una foglia, non accennava a smettere di piangere e i suoi occhi
erano ormai diventati rossi e gonfi. Si nascondeva dietro la figura
alta e magra del chitarrista, che guardava dritto negli occhi i suoi
“rivali” non cedendo lo sguardo.
“Ragazzino,
che cazzo vuoi?!” Chiese uno di questi.
“Tenendo
conto che non sono io a rompere i coglioni a una ragazza. Che cazzo
volete voi!”
“Ci
stavamo divertendo un po’ d’accordo? Quindi ora
levati dalle palle!”
“Non
ci penso nemmeno” Ruggì sentendo la presa ferrea
della ragazza farsi piano piano più forte.. Sempre
più tenace.
Era
spaventata, troppo. E Tom dimenticò il modo in cui era stato
snobbato qualche giorno prima, proprio da lei.
“Senti
stronzetto, se non vuoi farmi incazzare ti consiglio di girare i tacchi
e tornartene da dove sei venuto. E portati via quella checca che hai di
fianco!”
Il
cantante, sentendosi chiamato in causa, rabbrividì, non era
mai stato bravo a difendersi… Ci aveva sempre pensato Tom,
quando a scuola lo prendevano per il culo dandogli del gay o della
femmina. In un momento tutti i ricordi riaffiorarono alla sua mente,
vividi come mai prima d’ora…
“Ehi sfigato, come
te la passi?” Risate collettive.
“Non sono uno
sfigato” Rispose a denti stretti e a pugni serrati
“
Com’è andata dal parrucchiere? E
dall’estetista?”
Altre
fottutissime risate…
“Sei proprio uno
stronzo” Biascicò Bill.
“Ah si? Guarda lo
stronzo cosa ti fa!” BAM! Un pugno colpì Bill
Sullo zigomo. Ad un certo
punto il corridoio della scuola
Cominciò a roteare
vorticosamente. Sembrava essere su una giostra.
Non capiva più
niente, sentiva solo un dolore lancinante sulla faccia, e
Qualcosa
di liquido e viscoso scorrergli sulla guancia destra.
“Lasciatelo
stare!”
Ecco Tom, suo fratello, il
suo gemello, il suo migliore amico…
Corre goffamente verso di lui
e lo aiuta a rialzarsi. Poi prende
A calci lo stronzo e lo
atterra senza troppa difficoltà. E comincia
A correre con il gemello al
seguito. Arrivano fuori scuola,
e rallentando si dirigono
verso casa…
“Quindi..
E’ successo ancora..” Ruppe il silenzio
Tom…
“Mi dispiace Tomi,
mi dispiace davvero…”
“ Bill, dispiace
più me
vederti così, fidati…”
“Ti
voglio bene Tomi..” “Anche io fratellino. Anche io
non sai quanto”
Un sorriso, un dolce sorriso
e un abbraccio… Un dolce, dolcissimo
Abbraccio fraterno.. Non
serviva alcun tipo di parola.
Tra loro no.
Ricordi
dolorosi, ma che erano parte del suo passato. Pensieri che facevano
male ancora adesso, ma che non avrebbe potuto dimenticare.
“N..Non
sono una checca…” Un sussurro quasi impercettibile.
I
quattro scoppiarono a ridere, troppo forte, troppo di gusto, troppo
cattivi.
Tom si
irrigidì, strinse i pugni fino a farsi male.
“Sentite
brutti stronzi! Già non dovevate permettervi di rompere i
coglioni a questa ragazza! Ma azzardatevi a dire solo
un’altra parola su mio fratello e vi farò pentire
di trovarvi qui. Adesso. Con me.”
“
Sentitelo! Il ragazzino si scalda! Dai, fuori dai coglioni, tu e quel
finocchio che…”
Non
fece in tempo a finire che un pugno dritto sul naso lo
bloccò.
Tom
non ci vedeva più, quello era davvero troppo! Sapeva quanto
male facevano al fratello quegli insulti, i ricordi che risvegliavano.
I tre
compagni, che avevano visto l’amico cadere a terra
sanguinante, si piazzarono davanti al rasta.
“Questo
proprio non lo dovevi fare ragazzino!” Sibilò uno.
“No,
lasciatelo stare, arriverà il momento in cui se ne
pentirà amaramente, lasciamolo divertire finché
può. E tu troia” Disse indicando Viktoria
“ Ti consiglio di tenere gli occhi bene aperti.”
A
quelle parole la ragazza si strinse convulsamente a Tom, ancora di
più.
Il
ragazzo non cedeva allo sguardo assassino degli altri, che se ne
andarono imprecando a gran voce. Solo a quel punto Viktoria
allentò la presa alla maglietta del rasta, e si
asciugò le lacrime che però continuavano a
scorrere imperterrite, segnando il suo viso candido.
“Ehi,
guarda che se ne sono andati via..” Cercò di
consolarla dolcemente il biondo.
La
ragazza non rispondeva, non sembrava la stessa persona di pochi giorni
prima. Bill la stava guardando, ed ecco i brutti pensieri invaderlo
nuovamente, facendogli ricordare a quando era nella sua stessa
situazione, a piangere per qualcuno troppo stupido…
“Tutto
ok?” Chiese infine il cantante.
Fece
un paio di respiri profondi, chiuse gli occhi e li riaprì,
poi riuscì a parlare.
“S..si,
grazie ver..veramente”
“Possiamo
riaccompagnarti a casa?” Domandò il rasta
sorridendole… Lei sorrise di rimando, anche se debolmente, e
annuì..
I tre
si incamminarono, avvolti nel silenzio..
Nessuno
sapeva bene cosa dire.. Era una situazione troppo strana.
Tom la
guardava di sfuggita, con la coda dell’occhio. Guardava basso
e aveva gli occhi spenti. Quelle splendide pozze d’acqua
cristallina. Due oceani. Non riusciva a smettere di fissarli, gli
facevano perdere il respiro. In una frazione di secondo i loro sguardi
si incrociarono. Lei sorrise imbarazzata, sorprendendolo a fissarla.
Tom subito guardò davanti a sé.
D’improvviso
Viktoria si bloccò.
“Ragazzi
io sono arrivata. Vi devo ringraziare.. Se non ci foste stati voi due..
io..”
“Ehi
non ti preoccupare, è tutto finito .. Dai..” Tom
le accarezzò una spalla e le diete un buffetto sulla testa
sorridendo.
“Grazie.
Allora.. Ciao, vediamo in giro..”
Salutò con un
gesto della mano, aprì il cancello della sua villetta e
percorse il vialetto ciottoloso che la accompagnò alla
porta, l’aprì e sparì
all’interno della casa.
“Si..
ci vediamo in giro..” Mormorò il chitarrista.
“Tomi..
Torniamo a casa.. Non la voglio più la lacca.” Lo
richiamò il moro stringendogli la spalla.
“Si
Bill. Torniamo a casa, è meglio.”
Allora,
ringrazio :
_Pulse_
: Te perversa XD stavolta sei prima, e meno male! Non ti avrei
perdonata due volte consecutive ù.ù xD Grazie
mille!
Layla
the punkprincess : No, il nostro Tomi è un osso duro, non
mollerà facilmente. Davvero hai un rasta? Fallo viola! Fallo
viola! XD alla prossima!
Dark483
: Si, la parte dei puffi mi è venuta bene! Grazie! J
Streghettathebest
: Grazie mille! Continua a seguirmi *__*
xXx_TokioHotel_xXx
: Ahahahaha, mi fa morire quella parte! Grazie! XD
_Vale_483_
: Beh, solo perché è una star non vuol dire che
può avere tutto! XD riguardo alla scommessa non
dirò nulla! Anche se penso sia evidente.. Coomunque, avrai
la risposta nel prossimo capitolo! ;)
Tiky :
Sono contenta che ti siano piaciuti e primi due capitoli! E spero ti
piaccia anche questo! xD
Grazie
veramente ragazze! Alla prossima. Vostra, ale**
|
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Capitolo 4 *** Capitolo 4 ***
Mi fa
sempre piacere leggere i vostri commenti, che sono così
tanti rispetto alle mie aspettative! *________* Allora
che dire, questo capitolo a me piace particolarmente, l’ho
fatto bene! Perché l’ho scritto dopo una
chiacchierata con la Ary in msn. Avevo le idee confuse e non sapevo
come ordinarle bene nella testa, lei mi ha detto di scrivere di getto
senza pensarci. Questo è quello che venuto fuori. Un doppio
grazie alla _Pulse_ !
Buona
lettura, a tra poco xD
QUARTO
CAPITOLO
Era
pomeriggio inoltrato a casa Kaulitz. Tom era sveglio da un pezzo, ma
non aveva voglia di alzarsi, così se ne stava fermo nel suo
letto a guardare il soffitto. Era andato a fare un sonnellino appena
due ore prima. Continuava a ripensare agli occhi di Viktoria..Quel
pomeriggio. Erano passati tre giorni. L’aveva cercata, ma non
si era più fatta vedere. Voleva sapere se stava bene, se era
ancora preoccupata. “
Ti consiglio di tenere gli occhi bene aperti”, le
aveva detto uno degli aggressori. E se l’avevano trovata? Le
avevano fatto del male? Stava bene?
Troppe
domande. Per una che, in fondo, nemmeno conosceva. Ma i suoi occhi..
Quegli occhi blu così spenti e tristi.. Li voleva rivedere,
e non si spiegava il perché.
Decise
di alzarsi, restare a crogiolarsi tra le lenzuola e pensare a quella
ragazza non era salutare. Sarebbe stato molto meglio chiamare i suoi
amici e fare quattro passi all’aria aperta.
“Bill!”
Lo chiamò a gran voce, la casa era molto silenziosa. Che
fosse uscito?
“Sono
in salotto, vieni!” Rispose dalla poltrona su cui era seduto.
Tom lo
raggiunse in soggiorno e lo trovò chino sul tavolino a
centro sala, una matita tra i denti e lo sguardo perso nel vuoto,
assente. Aveva un paio di fogli e una bottiglia d’acqua
davanti a sé.
“Che
fai?” Gli chiese curioso cercando di sbirciare tra le righe
che aveva scritto.
“Non
riesco a finire una canzone. E’ perfetta. Ma non trovo un
finale adatto. Un finale ad effetto. Un finale bomba. Mi
capisci?” Si voltò lentamente verso di lui con una
strana luce negli occhi.
“Si
ti capisco, anche a me succede con le melodie, a volte.”
Sorrise comprensivo e si sedette sul bracciolo della poltrona.
“Sei
bravo Bill. Nessuno sa scrivere testi come te. Ma se non riesci a
finire questa canzone vuol dire che ora non è il momento.
Non hai ispirazione, non puoi forzarla. Aspetta un po’,
riprendi magari domani. Vedrai che farai un lavoro meraviglioso. Io
credo in te. Lo sai questo, vero fratellino?”
“Certo
che lo so! Anche io credo in te Tomi..”
“Dai
su, chiamiamo Georg e Gustav” Gli tirò una leggera
pacca sulla schiena “ Usciamo un po’ che qua dentro
si soffoca.”
“Va
bene, ci pensi tu? Io mi faccio una doccia prima”
“Va
bene, ma sbrigati o si fa tardi”
“Soooonooo
un fuulmineee”
“Si
si, vai fulmine va” Rise il chitarrista.
“Dove
si va ragazzi?”
Erano
usciti da poco più di mezz’ora, bodyguard al
seguito, ma in giro non c’era nessuno e loro non sapevano
dove andare.
“Non
so Gus, andiamo al bar a bere qualcosa e poi facciamo un salto al pub
fuori città?”
“Ci
sto, bravo Tomi” Annuì Bill.
“Va
bene anche per me” Si unì Georg con poco interesse.
Raggiunsero
il solito bar e si sedettero fuori, sotto un ombrellone. Ordinarono tre
birre e cominciarono a chiacchierare.
Tom
non partecipava alla conversazione, era impegnato a cercare Viktoria
con lo sguardo. Con scarso risultato.
Quella
ragazza era un continuo “ appari, scompari, appari,
scompari”. Che scocciatura.
Ora
era diventato difficile anche rimorchiare una!
“Ehi
ragazzi…”
Una voce squillante
trovò soluzione ai problemi del ragazzo, che si
girò all’istante. Trovandola a pochi passi da
lui.. Era ancora più bella di come se la ricordava.
Portava
una maglia viola e una mini di jeans. Era uno schianto. Da perderci la
testa.
“Come
state? Scusate, l’altro giorno ero un po’ scossa.
Non sono riuscita a ringraziarvi come invece avrei dovuto..”
“Ciao
Viktoria, tutto bene grazie. Figurati..E’ stato un piacere..
Vero Tomi?” Il moro tirò una gomitata nelle
costole al gemello, notando che non dava segni di vita.
“
Oh oh
ciao! Si, un piacere davvero!” Lei gli sorrise incerta. Poi
il suo sguardo si posò su Georg e Gustav, che la guardavano
curiosi.
“Oh
dimenticavo! Georg, Gustav, lei è Viktoria. Viktoria, loro
sono Georg e Gustav!” Bill li indicò
rispettivamente.
“Piacere!”
Sorridente strinse la mano a entrambi
“
Piacere nostro!” Sorrise malizioso Georg passandosi la lingua
sulle labbra.
Tom
gli tirò un calcio da sotto al tavolo, girandosi verso di
lui con occhi assassini. Della serie “Se gli sguardi
potessero uccidere…” .
“
Dai siediti, Vuoi qualcosa?” Domandò Tom
prendendole una sedia e accostandola affianco alla sua.
“No,
grazie lo stesso!”
“Figurati”
Le sorrise..
“Ehi”
S’illuminò Bill..” Noi adesso pensavamo
di andare al pub, vuoi venire con noi? Ci divertiamo e ascoltiamo
musica..”
“Si
dai, è un’idea carina, tanto io non avevo niente
da fare!”
“Perfetto,
andiamo allora!” Il chitarrista si alzò seguito da
tutti gli altri.
In
poco tempo arrivarono al locale, visto che avevano preso la macchina di
Tom.
Non
c’era moltissima coda, così decisero che
non era necessario sfruttare
la loro fama per entrare.
La
brezza che c’era quella sera era fresca e piacevole. Il sole
stava già tramontando e si cominciavano a vedere le prime
stelle, stampate in un cielo lilla e azzurro chiaro.
Viktoria
chiacchierava tranquilla con Gustav e Bill. Mentre Georg e Tom stavano
qualche passo indietro a loro.
“Allora,
che te ne pare?” Domandò curioso il rasta.
“Caspita!
E’ una bella ragazza! Perfetta direi.. Carina, simpatica,
spiritosa. Mi spiace amico, ma non sei ai suoi livelli!”
Sogghignò il bassista guardandolo di sottecchi.
“Non
esserne sicuro..”
“Ah
no?” Georg lo guardò con occhi di sfida, il biondo
rispose allo stesso modo.
“In
un mese me la scopo.”
“Chi?
Quella? Figurati.. Non te la darà mai!”
Agitò per aria una mano e fece uno sbuffo alla –
Nondirecretinatetiprego –
“Scommettiamo?”
Sorrise sghembo porgendogli la mano
“Ci
sto!” Lui gliela strinse, convinto di poter vincere.
“Se
perdi, voglio il tuo basso. Quello a scacchi bianchi e neri.”
“Ma..
Non lo sai nemmeno suonare!”Georg era incredulo
“Chissene
importa, è bello da vedere. Lo appendo in
salotto.” Fece spallucce “Come trofeo”
Aggiunse sogghignando..
“Se
vinco io allora voglio la tua gibson, quella bianca a
triangolo!”
“Ma..
E’ la mia preferita!”
“Che
c’è..? Il grande Tom ha paura di perdere? E poi..
tutto ha un prezzo. Tu vuoi il mio basso, io la tua chitarra!”
“Arrgh!
E va bene! Ci sto!” Sbuffò pesantemente.
“Ehi
voi due! Ma che confabulate.. sbrigatevi, tocca a noi
entrare!” Bill si girò e li chiamò
insospettito. Che avevano di così importante da dirsi?
Decise di non dargli troppo peso e di godersi la serata.
Impulsivo
Tom. Perché non pensi alle conseguenze delle tue azioni? Te
ne pentirai..Oh se te ne pentirai! Impulsivo Tom.
Entrarono
nel locale e rimasero assordati dalla musica che usciva dalle casse.
Decisamente troppo alta.
C’era
una sala vip nel pub. Così, scortati da un cameriere, si
fecero accompagnare ad uno dei tavolini del privè ordinando
quattro birre e una coca cola.
“
Che c’è, hai paura di ubriacarti?”
Chiese Tom a Viktoria sorridendo.
“Non
bevo alcool, sono astemia”
“Ma
che brava ragazza..”
“Che
fai, sfotti?” Squittì stizzita.
“Io?
Non mi permetterei mai!” Alzò le braccia davanti
al petto e scosse la testa.
Lei si
girò dall’altra parte..
Ma
tu guarda questa! Le salvo la vita e continua a non cagarmi!
“Gente
è una bomba questo posto!” Urlò Georg
trangugiando la sua birra.
“E’
vero! Non ci ero mai stata prima, devo assolutamente
ritornarci!”
“Balliamo?”
Le chiese il bassista porgendole la mano.
“Ma
si dai! Facciamo quattro salti!” Gliela afferrò e
lo seguì al centro della pista, dove c’era
già un mucchio di gente sudata che si dimenava al ritmo
della musica.
Tom
rimase a guardarli con la bocca spalancata, avete presente Will coyote?
Ecco, così.
S’irrigidì
stingendo forte i pugni. Tanto forte da farsi venire le nocche bianche.
Ma che
diavolo si era messo in testa quel bassista da strapazzo?
Ora
ti faccio vedere io bruttocapellonepiastratodeimieistivalisporchi!
A
passo di marcia si diresse verso i due e , strattonando Georg per le
spalle, gli urlò nelle orecchie: “Muoviti! Ti devo
parlare”
“Ma,
non puoi aspettare cinque minuti? Io e Viktoria stavamo...”
“Non
me ne fotte un cazzo! Ti devo parlare immediatamente!”
Il
bassista lo guardò perplesso, poi si sporse verso la ragazza
e le sussurrò qualcosa all’orecchio, facendola
sorridere. Tutto sotto lo sguardo truce del rasta, che
afferrò Georg per un braccio e lo trascinò
lontano dalla pista da ballo.
“Ma
che hai! Ti sei bevuto il cervello?!” Tom era fuori di
sé. C’era in gioco la sua chitarra preferita,
dopotutto.
“Che
ho fatto?!” Strabuzzò gli occhi e
allargò le braccia
“Che
hai fatto? Mi chiedi che hai fatto? Smettila di provarci con lei!
E’ off-limits o te ne sei dimenticato?”
“No,
non me ne sono dimenticato, cercavo solo di socializzare!”
Rispose indignato.
“Ecco
allora socializza con qualcun’altra, c’è
in ballo una scommessa, ricordi?”
“Si
si, scusa. Giuro che non la guarderò
più..”
L’altro
annuì e gli batté un pugno sulla spalla sinistra,
per poi girarsi dall’altra parte e dirigersi verso il
tavolino, dove sicuramente era tornata Viktoria. Arrivò e
lei era la, come aveva previsto.
Si
sedette di fianco a lei e aspettò il momento giusto per
attaccare bottone.
“Georg
dov’è?” Spezzò il silenzio (
Per quanto silenziosa poteva essere una stanza con musica a palla ) la
ragazza.
“E’
in bagno” Sbuffò infastidito. Perché si
interessava così a lui?
“
Che vi siete detti, quando lo hai trascinato via?”
“Pfff,
cose da uomini” Sventolò una mano per aria senza
interesse.
“Oh,
capisco.”
“Senti..So
di non esserti molto simpatico. Insomma, me lo hai fatto capire. Ma ti
andrebbe di ballare con me? Sai, mi annoio un
po’..” Tese la mano verso di lei con un sorriso
incerto.
La
ragazza sembrò titubante, sembrò rifletterci
sopra. Insomma, era innegabile che Tom fosse un bellissimo ragazzo,
ma.. Chi era veramente?
Guardò
la mano tesa nella sua direzione, quindi annuì e sorrise.
“Va
bene dai..” Afferrò la mano del chitarrista e, per
la seconda volta nella serata si lasciò portare al centro
della pista.
Tom
posò le mani sui suoi fianchi, mentre lei le
intrecciò dietro al collo del chitarrista.
Il
rasta le si avvicinò all’orecchio destro, per
parlare senza dover strillare.
“E’
un bel posto, non trovi?”
“Si,
davvero carino. Ci devo portare mia sorella!”
“Non
sapevo avessi una sorella.” Viktoria lo guardò in
modo strano
“Tu
non sai niente di me, Kaulitz.”
Tom
rimase interdetto da quella risposta, preferì tacere e non
peggiorare la situazione.
Continuavano
a ballare al ritmo di una canzone di cui non conoscevano nemmeno il
titolo. Era carina, una di quelle che ti entra nella testa e non se ne
va più. E poi magari ti ritrovi a canticchiarla mentre fai
la doccia, non ricordandoti nemmeno dove l’hai sentita. Un
tormentone estivo, ecco.
“Senti,
possiamo andare a bere qualcosa? Sto morendo di sete!” La
ragazza si sventolò una mano davanti al viso per farsi aria,
faceva un caldo terribile li dentro! Poi in mezzo a tutta quella gente
che ballava!
“
Certo, intanto tu vai pure al tavolino, io arrivo. Cosa ti
prendo?”
“Un
the al limone, grazie”
Tom si
diresse al bancone dove servivano da bere e si sedette su uno sgabello
alto.
“Ciao
ragazzo, cosa ti porto?”
“Una
birra media e un the al limone”
“Arrivano
subito!” Fece l’occhiolino il barista.
“Grazie.”
Rispose Tom con nonchalance.
“Ehi
Viktoria, perché sei qui seduta tutta sola? Non ti va di
scatenarti in pista?!”
“Bill?”
La ragazza lo guardò strabuzzando gli occhi, ma divertita.
“Diiimmiii?”
“Sei
ubriaco.”
“Chi??
Io?? Nooo, sono allegro!”
“Si
certo. Dai allegro vieni qui prima che combini un malanno!”
La ragazza con un sorriso gli fece cenno di sedersi in parte a lei. Il
moro, ascoltandola, si stravaccò appoggiando la testa sulle
sue gambe, addormentato.
“Bill?........
Bil?.. Oddio questo già dorme!” Si
schiaffò una mano sulla fronte sorridendo.
“Ma..
che succede?” Tom arrivò con due bicchieri tra le
mani, guardando confuso il gemello sdraiato sulle ginocchia di Viktoria.
“E’
ubriaco. Si è addormentato!” Si sporse verso di
lui per prendere il suo bicchiere, con un braccio reggeva la nuca di
Bill, in modo da non farlo cadere sul pavimento.
Tom le
passò il the e cominciarono a bere entrambi.
“Accidenti,
speriamo non gli venga la sbornia triste!”
“Che
vuoi dire?” Chiese Viktoria dopo un lungo sorso di the.
“Voglio
dire che il signorino quando beve troppo, o comincia a ridere
ininterrottamente prendendo in giro tutti e facendo scherzi scemi, o si
accolla al primo che gli capita sotto tiro e , piangendo come una
fontana, gli racconta tutte le sue disgrazie. Dalla matita per occhi
rotta, alla lacca finita.
E’
orribile. Preferisco quando ride e fa l’idiota!”
Scuotendo la testa e sorridendo riprese a bere la sua birra.
“Beh
quando è arrivato rideva come uno scemo” Rise la
ragazza.
Proprio
in quel momento si sentì qualche singhiozzo, e la schiena di
Bill tremare scossa.
“Gesù..
no..” Tom si mise una mano in fronte teatralmente.
Il
cantante si mise a sedere guardando in faccia la moretta. Aveva gli
occhi lucidi e pieni di lacrime, le guance arrossate e il trucco
sbavato qua e la. Tirò su col naso e cominciò a
parlare..
“Viktoria..
Ti posso chiamare Vik?” Piagnucolò..
“Certo,
mi puoi chiamare come vuoi.. Ma perché piangi?”
Con i pollici gli asciugò le lacrime che cominciavano a
sgorgargli dagli occhietti sporchi di matita e eye-liner.
“Perché..Perchè
sono cattivo. Sono una persona orribile, un mostro!”
“Oh
cielo Bill, no che non lo sei!”
“Si,
lo sono! Ieri ho ucciso un riccio! L’ho messo sotto con la
macchina!”
“Bill,
è stato un incidente.. Non è colpa
tua..”
“Si,
è stata colpa mia, perché potevo stare
più attento! E invece.. invece ho messo fine alla sua
giovane vita! A
causa mia non potrà più bere, mangiare, dormire.
Non potrà più correre nei prati. Trovarsi una
fidanzata, avere dei figli! Non potrà
più..”
“Bill
per l’amor di Dio smettila!”
“Ma
Tomi.. A te non importa del riccio?” Pianse più
forte il moro
“No!
Non mi interessa un fico secco di quello stupido riccio! Ce ne sono a
migliaia di ricci! Chissene frega se uno è morto!”
“Sei
senza cuore..” Sussurrò Bill. E come un bambino
abbracciò forte una Viktoria sconvolta, affondando il viso
sulla sua spalla e piangendo
sempre più forte.
“Festa
finita. Chiamo gli altri, stai tu con lui?” Con un cenno
della mano Tom indicò suo fratello.
“Certo
tranquillo” Viktoria continuava ad accarezzare dolcemente la
schiena di Bill, che piano piano si calmò.
“Ragazzi
che serata! Ho rimorchiato una bionda niente male!”
Esultò Georg entusiasta
“Ma
per piacere! Quella non ti si filava per niente!”
“Che
ti prende Gus? Geloso perché a te non t’ha cagato
nessuno?”
Il
batterista si girò dall’altra parte indignato. Non
era colpa sua se alle ragazze non piaceva la sua mega fasciatura al
braccio. Lui la trovava carina!
Con un
po’ di fatica erano riusciti a trascinare
Bill fino alla macchina di Tom, a farlo sedere sui sedili posteriori di
fianco a Viktoria e ad allacciargli la cintura di sicurezza. Era stata
una bella impresa perché lui proprio non ne voleva sapere.
Aveva il terrore di prendere sotto un altro povero riccio.
“Ehi
Tom, lasciami da Georg va bene?”
“Ok
nessun problema”
Scaricati
bassista e batterista Tom si ritrovò da
“solo” con Viktoria. Bill non faceva testo, era
addormentato come un bimbo e , probabilmente, in quel momento non
sapeva nemmeno di essere al mondo.
“Allora,
ti sei divertita stasera? Eccetto le scenate di Bill
intendo!” Sorrise il chitarrista concentrato sulla guida.
Viktoria si era seduta di fianco a lui, per lasciare più
spazio al cantante.
“Si,
molto. Dobbiamo ritornarci una volta. Così vi presento
Ellen, mia sorella.”
“E
quanti anni ha tua sorella?”
“Abbiamo
la stessa età, siamo gemelle. Eterozigote.”
Rispose guardando fuori dal finestrino
“Però..Interessante”
Calò
il silenzio, nessuno sapeva più cosa dire. C’era
solo Bill che farfugliava qualcosa nel sonno.
“Eccoci
arrivati.” Sussurrò Tom
“Già..”
La ragazza stava per aprire lo sportello della macchina, quando il
rasta la bloccò per un braccio.
“Aspetta.. Senti, non è che mi daresti il tuo
numero? Così quando usciamo ti faccio uno squillo e ti
unisci a noi!”
“Uhm..si!”
Si
scambiarono i numeri di cellulare.
“Grazie
della bella serata, Tom..”
“Figurati,
grazie a te”
“Ciao
Vik..”
Bill
riemerse dai sedili posteriori con una faccia da zombie, salutando la
ragazza con la mano.
“Ciao
Bill..” gli accarezzò piano la testa e
uscì dalla macchina.
Il
chitarrista fece marcia indietro a si diresse verso casa con un sorriso
stampato in faccia.
La
partita era cominciata. E avrebbe vinto lui. Ad ogni costo.
“Tomi..”
“Dimmi
Bill..”
“Devo
vomitare.”
Spero
vi sia piaciuto come è piaciuto a me! Ringrazio :
_Pulse_
: Ovviamente! Graziegraziegrazie. Per mancanza di ispirazione
rivolgetevi a lei! XD
Dark483
: Grazie davvero! *-*
Layla
the punkprincess : Ebbene Tom ha le tasche di Mary poppins u.u Ci avevo
pensato al topo, vivo però. Poi ho preferito lasciar perdere
XD
Antonellaandlasdivinas
: Grazie della recensione! *___*
Tiky :
Grazie grazie graaazieeee!
xXx_TokioHotel_xXx
: I tuoi commenti mi fanno sempre piacere. Ti ringrazio *-*
Dark
Dancer : Mi hai lasciato un commento al primo capitolo, ma leggendolo
credo sia riferito a questo. Ti ringrazio!! XD
|
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Capitolo 5 *** Capitolo 5 ***
Buonaseeera
^__________^
Mi
scuso subito se questo capitolo è un po’ corto, ma
mi serviva perché è, come dire.. Un
capitolo-aggancio con il prossimo, ecco xD
Spero
vi piaccia lo stesso anche se non succede granché!
Buona
lettura! A tra poco (:
QUINTO
CAPITOLO
“Che
noia.. Che noia.. CHE NOIA!”
“Tomiii
non strillare! Mi esplode la testa!”
“Facevi
a meno di bere tutta quella roba ieri sera!”
Erano
le due del pomeriggio e Bill era disteso sul divano con una borsa del
ghiaccio sulla fronte. Era stato malissimo quella notte. Aveva vomitato
anche l’anima e non era riuscito a chiudere occhio nemmeno
per un secondo. Tom era stato con lui tutto il tempo, a reggergli la
fronte tirandogli indietro i capelli mentre rigettava tutto, e a fargli
litri di the caldo per il suo pancino malato.
La
mattina seguente il moro si era trasferito dalla camera da letto al
salotto, si era disteso sul divano e non aveva smesso un secondo di
lamentarsi. Sfidando i nervi saldi del povero Tom, che si annoiava a
morte.
“Hai
ragione Tomi, ma ormai è fatta e io sto tanto
male!”
“Zuccone,
quante volte ti ho detto di non esagerare?” Sorrise
dolcemente “ Dai, hai bisogno di qualcosa?”
“No,
nulla. Grazie Tomi. Un altro fratello maggiore non sarebbe stato con me
tutto il tempo. Non mi avrebbe aiutato a vomitare. E non mi
avrebbe..”
“Ok
ok ok, sono un fratello esemplare, lo abbiamo capito!” disse
ridendo.
“Ti
voglio bene Tomi”
“Anche
io fratellino..” Gli posò una mano sul braccio e
lo accarezzò. “Senti”
continuò poi “ Te la senti di rimanere un
po’ a casa da solo? Io andrei a fare un giro. Devo passare da
Foot Locker a prendere un paio di cose ”
“Va
bene Tomi, torna presto però”
“Certo,
faccio in un lampo. Tu stai buono mi raccomando, non combinare disastri
e guardati la televisione! Ti lascio un po’ di the caldo nel
pentolino.”
“Ok,
Grazie Tomi a dopo.”
“A
dopo”
Prese
le chiavi della macchina e uscì di casa richiudendo la porta.
La sua
cadillac era parcheggiata proprio fuori dal cancello, aprì
lo sportello e ci salì sopra.
Odiava
guidare in silenzio, il rumore del traffico lo faceva innervosire,
così prese uno dei suoi cd misti dal cruscotto, lo
inserì e parti una canzone di Samy Deluxe. Una delle sue
preferite.
Sag mir warum ich jeden Tag aufsteh'
Jeden Tag raus geh' und racker mir den Arsch ab
Und nicht mal mehr die Hälfte von meinem Gehalt hab
Sobald ich meine Rechnungen bezahlt hab
Und ich danach nichts mehr zum sparn’ hab
Denn den Rest von meinem Geld den nimmt mir der Staat ab
Warum machen sie’s uns bloß so schwer
Und sag mir bitte wieso scheint es
als ob du hier nur reich wirst
wenn du schon reich bist
In einer Welt wo die Mehrheit arm ist
Und in der du ohne Bares nur ein Scheiß bist
Und so ist es und bleibt es
Und jeder weiß es
aber Ich sag es und mein es
Jeder hier hat eine Chance verdient
Und das is was sie mit uns machen
Mann sie waschen uns den Kopf
Und sie regiern’ und manipulieren uns
Und sie überwachen uns mit Cops
Und es gibt niemand der was tun kann
Die ganze Welt is im Konsumwahn
Alle sitzen vor der Glotze
Oder sie hängen vor ihren Computern
Und so halten Sie uns dumm
Und so schalten Sie uns stumm
Und so halten Sie uns dumm
Und so schalten Sie uns stumm
Und so halten Sie uns arm
Und so halten Sie uns unten
Und jeder Zweifel is hier unberechtigt
Es is Fakt , dass das System hier ungerecht ist
Und würdet Ihr Politiker hier wirklich mal an Deutschland
denken
Würdet Ihr als allererstes die verdammten Steuern senken
Denkt mal ernsthaft darüber nach, wer soll sich das leisten
können
So ein hohes Honorar für so geringe Leistungen
Is doch klar das Leute hier enttäuscht und verzweifelt sind
Deutschland beleidigen und dieses Land hier Scheiße finden
Denn ihr macht es Jedem viel zu schwer
Und sag mir warum Geld hier das einzige zu sein scheint
an dem man heutzutage Erfolgt misst
Und sag mir warum keiner den Kids sagt
Das nicht alles was so schön glitzert auch Gold ist
Und sag mir was heißt Demokratie
Denn ich find hier geschieht nichts im Sinne des Volkes
Was ist bloß mit unserer Macht passiert
Aber wir lassens’ mit uns machen
Mann sie waschen uns den Kopf
Und Sie regiern’ und sie kassiern’
Und überwachen uns mit Cops
Und es gibt niemand der was tun kann
Die ganze Welt is im Konsumwahn
Alle sitzen vor der Glotze
Oder sie hängen vor ihren Computern
Und so halten Sie uns dumm
Und so schalten Sie uns stumm
Und so halten Sie uns dumm
Und so schalten Sie uns stumm
Und so halten Sie uns arm
Und so halten Sie uns unten
Und jeder Zweifel is hier unberechtigt
Es is Fakt, dass das System hier ungerecht ist
Ogni
volta che ascoltava quella canzone gli venivano i brividi. Aveva un
testo forte, e la voce del cantante era piena di risentimento. Quando
era incazzato e ce l’aveva con tutti la selezionava
nell’mp3 con il volume al massimo, si infilava le cuffie e
cercava di sbollire la rabbia.
Senza
nemmeno accorgersene scorse l’insegna metallizzata del Foot
Locker, così parcheggiò la sua cadillac davanti
al negozio ed entrò.
C’era
tanta bella roba da vestire. Ma lui aveva solo bisogno di qualche altra
fascia e un paio di cappellini.
Quando
era uscito a fare shopping con Bill era passato davanti alla vetrina e
ne aveva visti alcuni di davvero carini. Ma per non scatenare
l’ira funesta del cantante aveva lasciato perdere. Mai
intralciare Bill Kaulitz mentre è in giro a fare compere.
Non se si tiene alla propria vita.
Prese
una fascia nera con i bordini azzurri, e una rossa con qualche scritta
bianca. Per abbinarle scelse un cappellino bianco della DC e uno
azzurro della CIRCA. Ottime marche, quasi tutti i suoi cappelli avevano
quelle firme. Di solito li sceglieva nei cataloghi e li ordinava via
internet. Ma i servizi erano sospesi, non aveva capito bene il motivo,
così per tutta l’estate avrebbe dovuto arrangiarsi
da solo. Tra negozi e centro commerciali.
Pagò
quello che aveva preso, fece l’autografo alla commessa che lo
aveva riconosciuto anche se con occhiali e mega cappello, e
uscì soddisfatto dei suoi acquisti.
Stava
tornando a casa.. quando, sul ciglio della strada, vide la figura di
una ragazza ormai conosciuta, camminare con passo svelto. Sembrava di
fretta.
Si
avvicinò a lei e rallentò abbassando il
finestrino.
“Vuole
un passaggio, signorina?” Sfoderò il suo sorriso
strafottente. Viktoria si girò di scatto impaurita.
“Oddio
Kaulitz, mi hai fatto prendere un colpo!” Si portò
una mano al cuore.
“Scusa,
non volevo spaventarti. Dai Sali!” Le aprì lo
sportello della macchina sporgendosi verso di lei. Viktoria
salì e si sistemò i capelli arruffati,
spostandosi il dread dietro alle spalle.
“Allora,
dove ti porto?” Chiese Tom riprendendo velocità e
accodandosi al semaforo.
“Ehm…Portami..Portami..
All’Hotel Hilton! Lasciami pure li!” Si gratto
freneticamente l’orecchio destro, sembrava..nervosa.
“E
che ci devi fare in un Hotel?” Domandò
insospettito il rasta. Aveva capito subito che gli aveva raccontato una
balla, ma perché mentire su quello? L’avrebbe
portata volentieri dovunque dovesse andare, insomma..Perchè
dirgli una cazzata?
“Fatti
gli affari tuoi!” Sbuffò infastidita incrociando
le braccia al petto.
“Ok
ok, scusami!”
Ci fu
qualche istante di silenzio. Dopodiché il rasta
cercò di rompere il ghiaccio.
“Senti,
hai da fare stasera?”
“Mi
stai chiedendo di uscire Kaulitz?”
“Beh..
Si.. Insomma, non un uscita galante. Andiamo a bere qualcosa insieme,
come ieri sera. Abbiamo iniziato con il piede sbagliato e mi dispiace.
So che forse non sono proprio un genio nei rapporti umani. Se non vuoi
stare sola con me fai venire anche tua sorella..”
“Mia
sorella non può venire.” Fece una breve pausa
guardandosi le mani raccolte in grembo. “Però ci
vengo volentieri fuori con te, ma non ti montare la testa!”
“D’accordo,
non mi faccio strane idee, promesso!” Sorrise guardandola di
sfuggita.” Oh guarda, siamo arrivati!”
Indicò il palazzo davanti a loro e accostò la
macchina mettendo le quattro freccie.
Viktoria
scese ma prima di chiudere lo sportello guardò il rasta
negli occhi.
“Forse
mi sbagliavo sul tuo conto sai? Sei simpatico, infondo”
“Mi
sento onorato” Fece un mezzo inchino con la testa e sorrise
sinceramente.” Allora ti passo a prendere verso le
nove?”
“Per
le nove è perfetto, a dopo!” E richiuse lo
sportello correndo verso l’entrata dell’hotel.
Quella
ragazza non me la racconta giusta.
Senza
farsi beccare oltrepasso l’edificio e parcheggio la macchina
in modo che Viktoria non lo potesse vedere, ma che lui potesse spiare
lei dallo specchietto retrovisore.
La
vide fingere di entrare nell’hotel, rimanere li qualche
secondo , per poi uscire e guardarsi intorno. Attraversò la
strada con sguardo preoccupato e riprese a camminare a braccia
incrociate e occhi bassi.
La
segui tenendosi a metri di distanza e guidando piano piano, poi a un
certo punto Viktoria entrò in un altro edificio. Che non era
di certo un hotel. Era…
Un
carcere?!
Spero
vi sia piaciuto nonostante la lunghezza un po’ ridotta (:
La
canzone che ho inserito è STUMM di Samy Deluxe. E’
molto bella, andate a sentirla!
Per
chi non lo sapesse il Foot Locker è un negozio di vestiario
hip hop. Per
rapper e sportivi in linea di massima. E’ un gran bel
negozio. La metà della mia roba da vestire viene da li
dentro xD
Per
quanto riguarda le marche, DC e CIRCA, penso che tutte le conosciate!
Anche quelle sono marche da rapper, fondamentalmente. Ma poi le usano
un po’ tutti alla fine..
Passiamo
ai ringraziamenti individuali.. Ringrazio :
layla
the punkprincess : il finale è la parte che preferisco! XD.
In quanto ad Ellen.. Bah, staremo a vedere u.u
_Pulse_
: Ahi- ahi- ahi nemmeno oggi sei la prima u.u Vabbè diciamo
che ti perdono xD Quindi tu punti su Georg? Bene, vedremo se avrai
ragione oppure no! Un bacio!
Gustavina94
: Grazie mille *-*
Antonellaandlasdivinas
: Grazieee ^_________^
Ice_Angel
: Ti piace Bill? Anche a me. Il mio tenero, sciocco, svampito Bill *___*
xXx__TokioHotel__xXx
: Oddio, grazie! Vedremo tra un po’ chi vincerà xDD
Tiky :
Grazie davvero, un bacio!
Dark
Dancer : Un’altra volta mi hai lasciato il commento al primo
capitolo xD Ma non importa, ti ringrazio lo stesso! XD
Grazie
di cuore a tutte voi! Un bacio, la vostra Ale!
|
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Capitolo 6 *** Capitolo 6 ***
Ciao a
tutti!! ^___^
Eccoci
con il sesto capitolo. La storia comincia ad entrare nel vivo, mi scuso
per non aver postato prima ma ho avuto qualche problema, poi
l’inizio della scuola.. insomma. Mi perdonate vero? xD
Buona
lettura, a tra poco (:
SESTO
CAPITOLO
Mancava
mezz’ora all’appuntamento con Viktoria e Tom era
nervoso e confuso. Perché mai una ragazza di diciannove anni
doveva andare in un carcere! Andava a trovare qualche parente? Oppure
oppure.. Un fidanzato grande e grosso che aveva fatto saltare il
cervello ad un ragazzo che ci provava con lei. Se pensava a questa
ipotesi gli passava la voglia di vederla.
O
magari, semplice! Lavorava li! Oh ma che idea scema! Che lavoro
potrebbe svolgere una ragazza in una prigione! Portare da mangiare ai
detenuti? Lavare la loro biancheria? O portarli a spasso durante le ore
all’aria aperta.. Che cretinata!
Appena
arrivò a casa, qualche ora prima, il fratello lo vide un
po’ scosso e preoccupato, e quando gli aveva chiesto
spiegazioni era stato quasi sul punto di raccontargli
dell’accaduto. Ma aveva preferito tenersi questa cosa per se,
una volta tanto, gliene avrebbe parlato un’altra volta con
più calma.
Passò
davanti allo specchio che c’era tra il soggiorno e la cucina,
guardò il suo riflesso e si sistemò il cappellino
che aveva comprato quel pomeriggio. Gli stava una favola, a parer suo.
Ma, sempre a parer suo, TUTTO gli stava una favola. ( Anche a parer mio
u.u Nda )
“Bill,
io esco!” Omettendo il “particolare” del
carcere, aveva raccontato a Bill dell’incontro con Viktoria e
che la sera sarebbero usciti insieme. Lui con gli occhi lucidi aveva
cominciato a battere le mani e farneticare cose incomprensibili tipo
“cognatina” “matrimonio”
“FIGLI!”
Insomma,
cose da Bill.
“Va
bene Tomi, ma tieni a bada il mini Tom, non spaventare Vik alla vostra
prima uscita. Adoro quella ragazza!” Unì le mani
al petto.
“D’accordo..
Ciao fratellino, a più tardi”
“A
più tardi! E ricordati di avvisarmi se fai tardi, che io mi
preoccupo, lo sai!”
“Certo!
Tranquillo Bill ti mando un messaggio..”
Durante
il tragitto continuò a pensare e a ripensare, gli si stava
fondendo il cervello. Doveva smetterla e rilassarsi.. Il tragitto da
casa sua a casa di Viktoria era breve, ci arrivò senza
rendersene conto. Scese dalla macchina e, mentre stava per suonare al
citofono, vide una figura alta e snella aprire il piccolo cancello
della villa.
“
Ciao Kaulitz!”
“Viktoria..”
Era splendida quella sera. Splendida. Aveva un paio di jeans a
sigaretta attillati molto chiari, e una camicetta bianca che faceva
risaltare i suoi occhi cristallini. I capelli erano raccolti in una
morbida coda, solo il dread viola le pendeva sul collo candido,
appoggiandosi alla spalla.
Il suo
sguardo ricadde sulla scollatura della ragazza, che quella sera era
più evidente del solito.
“Alza
lo sguardo pirlotto!” Si distolse dai suoi pensieri,
decisamente poco casti, e la guardò negli occhi sorridendo
imbarazzato..
“Oh,
eh, si. Bella maglietta!”
“Ah-ah-ah, che simpatico.”
“Eddai
Viktoria, cosa pretendi? Sono un maschio, ce l’ho nel
dna!”
Sbuffò
impettita incrociando le braccia al petto e guardandolo storta.
“Dai,
Sali in macchina su. Ti porto al Felicity!”
La
ragazza aprì lo sportello e salì sulla cadillac
nera del chitarrista.
“Al
Felicity?! Oddio ma è una bomba quel locale! Era una vita
che desideravo andarci!”
“Sono
qui per esaudire i tuoi sogni!” rise il rasta.
“Scemo!”
Per la prima volta forse, quella ragazza sorrise sinceramente a Tom. Un
sorriso così dolce, così puro, che per qualche
secondo rimase incantato a guardare le sue labbra curvate
all’insù, in un espressione talmente adorabile che
l’unica cosa che riuscì a fare fu sorridere di
rimando.
“Dai,
dimmi un po’ di te.”
“Cosa
vuoi sapere?” Domandò curiosa girandosi verso di
lui.
“Che
ne so! Progetti futuri?”
“Mi
vivo il presente anche se domani sarà già
passato. Non ho progetti per il futuro. Non ne ho mai fatti.”
“Oh.
Come mai?”
“Non
so cosa ne sarà della mia vita. Cosa mi ritroverò
a fare tra dieci anni.. Tu hai avuto la fortuna di diventare quello che
sei grazie alla chitarra..”
“Ehi
calma. Io il mio successo me lo sono sudato e guadagnato!”
“Su questo ci metto la mano sul fuoco! Ma se tu non avessi
saputo suonare la chitarra.. Buon viaggio successo!”
“Beh..
Hai ragione!” Si grattò la nuca con la mano e la
guardò sorridendo.
“Mi
piacerebbe suonare la chitarra sai? Da piccola mio padre me ne ha
regalata una, ero davvero fissata!”
“Ti
potrei insegnare io..”
“Tu?”
Lo indicò con aria scettica e divertita insieme.
“Si,
io. Chi se no?” Si indicò a sua volta.
“Uhm..”
Sorrise e si girò guardando fuori dal finestrino glissando
l’argomento. Ci sarebbe ritornata sopra un’altra
volta..
Parlarono.
Parlarono tanto. Per tutto il tragitto fino al Felicity. Del
più e del meno, non di cose serie.. Ma per conoscersi
è bene iniziare dalle piccolezze.
“Accidenti,
guarda quanta fila!” Erano appena scesi dalla macchina, e
Viktoria aveva subito controllato verso l’entrata per vedere
quanta gente c’era.
“Non
ti preoccupare, ha i suoi vantaggi
essere me.”
“Ah
davvero?” Chiese ironica, ma sorridendo.
“Certamente.”
Arrivarono
alla coda di persone e, guardati in cagnesco da tutti, sorpassarono
fino ad arrivare all’inizio, dove c’era un omone,
che più che un uomo sembrava un armadio con le braccia.
Tom
gli andò vicino, gli sussurrò qualcosa
nell’orecchio e gli mostrò una specie di
cartellino. L’armadio gli fece cenno di entrare,
così il ragazzo mise una mano sulla schiena di Viktoria e
con una spintarella la invitò a seguirlo.
“Ma
che hai fatto?” Sorrise guardando l’omone dietro di
loro.
“Segreto!”
La guardò malizioso.
Arrivarono
in una saletta dove c’era un lungo divano bianco, con un paio
di tavolini in vetro davanti, e un angolo bar in fondo alla sala.
La
musica che proveniva da fuori, dalla pista da ballo, non era alta come
quella della sera precedente, si poteva chiacchierare tranquillamente,
senza doversi per forza gridare nelle orecchie.
“Questa
volta tocca a me invitarti a ballare! Vieni?” La ragazza
appoggiò la sua borsa sul divano e prese la mano del rasta,
che la guardò malizioso con il suo sorriso sghembo.
“Oh,
mi piacciono le ragazze che prendono l’iniziativa”
“Zitto
e seguimi Kaulitz!” rise divertita tirandolo verso la pista.
Arrivarono
al centro, non c’era moltissima gente, solo qualche coppietta
che ballava senza troppo entusiasmo.
La
ragazza lo abbracciò allacciandogli le braccia dietro al
collo, e lui la prese per i fianchi, stringendola un po’. Era
calda e profumata, sapeva di.. Fragola.
Appoggiò
il mento sulla sua testa e fece una piccola risata..
“Certo
che sei proprio nana!”
“Sfotti,
sfotti.. Spilungone!” Sbuffò voltando il viso
dall’altra parte facendo la finta offesa.
“Mi
piacciono le nane..” Le sussurrò vicinissimo al
suo orecchio, tanto vicino che la ragazza potè sentire il
suo fiato caldo sfiorarle il collo. Un brivido le percorse tutta la
schiena, si girò e lo trovò li, a pochi
centimetri dal suo viso, la guardava negli occhi. I suoi occhi castani
nei suoi occhi marini.
Era
tutto così perfetto.
Voleva
baciarlo, ma sarebbe stata la cosa giusta?
Oh,
al diavolo Viktoria!
Si
avvicinò ancora di più a lui chiudendo gli occhi,
tra le loro labbra c’era uno spazio quasi inesistente. Ecco,
il momento stava per arrivare.
BUM.
La
ragazza non capì subito quello che era successo, ma quando
riaprì gli occhi vide un ragazzo che si fiondava addosso a
Tom, spingendolo fino a farlo cadere a terra. Viktoria era stordita,
non capiva quello che stava succedendo.
Tom si
rialzò, ma appena ci riuscì, un pugno lo
colpì in pieno viso con una forza tale da farlo ricadere sul
pavimento. ( Grazie Ary xD Nda ) La
gente intorno guardava la scena allibita.
Il
rasta alzò si portò una mano allo zigomo ferito,
alzando lo sguardo, ma quando i suoi occhi incrociarono quelli furiosi
del ragazzo davanti a lui, il suo cuore mancò un battito.
Il
ragazzo che aveva steso al parco. Era li. Davanti a lui, e voleva
fargliela pagare. Il suo pensiero andò dritto a Viktoria, si
girò di scatto e la vide di fianco a lui, si stava chinando
per aiutarlo a rimettersi in piedi.
Appena
si rialzò guardò dritto negli occhi il suo
avversario, con aria da sfida. La tensione era palpabile. Si sarebbe
potuto benissimo tagliarla a fette e spalmarci sopra la marmellata.
“Stronzetto,
ci si rivede..” Sorrise maligno, poi il suo sguardo si
spostò sulla ragazza. “ Ci sei anche tu.
Bene.”
“Che
diavolo vuoi?!” Sbraitò Tom furioso.
“Vendetta..”
Rispose tranquillo, troppo tranquillo.
“Non
m’importa se ti vuoi vendicare di qualcosa che hai creato tu.
Io non voglio casini anche oggi. Sparisci!”
“Eh
no! Troppo facile, mi stendi e pensi di passarla liscia? No mi spiace,
non è così che funziona.”
“Vado
a chiamare qualcuno..” Sussurrò Viktoria
all’orecchio di Tom, il rasta non fece in tempo a fermarla
che stava già andando.
Il
ragazzo, Karl , la bloccò per un braccio e le
sibilò maligno. “Dove credi di andare? Con te ho
un conto in sospeso”
Il
rasta scattò in avanti. “ Non la devi
toccare!” Ringhiò spingendolo via da lei. La
ragazza affiancò subito Tom e gli prese la mano,
stringendola.
“Quindi
è questo che ti fa scattare?” Sorrise perfido..
“Cominci a dare di matto quando ti toccano lei, e il tuo
fratello finocchio?”
“Smettila!!”
Era fuori di sé. Gli si scagliò contro
tempestandolo di calci e pugni, facendolo accasciare a terra. Inerme.
Riprese
la mano di Viktoria, presero la borsa dalla saletta vip e corsero verso
la macchina, ci salirono e Tom partì a tutto gas.
Stettero
in silenzio per tutto i tragitto, nessuno dei due osava parlare..
Ad un
certo punto il rasta accosto la macchina e sospirò. La
ragazza si girò in cerca degli occhi di Tom, trovandoli
già su di lei.
“Mi
dispiace che tu abbia dovuto scontrarti un’altra volta con
quello per colpa mia..” Gli disse con un filo di voce.
“Ehi
tranquilla..” Le prese il mento tra le dita “
L’ho fatto con piacere, per te..”
Rimasero
a guardarsi per svariati secondi, secondi che sembrarono ore..
“Dove
siamo?” Si guardò intorno la ragazza interrompendo
il contatto visivo.
“Visto
che la nostra serata è andata a puttane ti ho portata qui.
Non è un gran posto, però ogni tanto ci vengo. Mi
rilassa.”
Scesero
dalla macchina e si ritrovarono in un’enorme prateria verde,
piena di fiori. Da cui si poteva vedere la città illuminata.
Era stupenda.
Viktoria
si porto entrambe le mani alla bocca. Non aveva mai visto niente di
più bello.
Guardò
Tom e si pentì di come lo aveva giudicato in principio. Lo
guardò e lo vide sotto una luce diversa.
Perché
una volta ogni tanto, una volta,può capitare che le persone
ti sorprendano. Una volta ogni tanto le persone possono anche toglierti
il fiato.
Si
sedettero sotto un albero, non poco lontano dalla macchina.
“Che
fresco che fa stasera..” sorrise la ragazza sfregandosi le
braccia con le mani
“Hai
freddo?”
“Solo
un po’..”
“Aspettami
qui un secondo, torno subito!”
Lo
vide avvicinarsi alla macchina e aprire il bagagliaio. Poi
tornò indietro con due birre e una felpa a cavallo del
braccio destro.
“Ecco,
era in macchina da un po’, mi dimenticavo sempre di
toglierla.. Poi una birra ci voleva, non abbiamo fatto in tempo a bere
niente al Felicity!”
“Sai,
hai proprio ragione! Grazie per la felpa..” Se la
infilò, una bella felpa azzurra extra extra grande, e prese
la sua birra.
Cominciarono
a sorseggiarla lentamente, in silenzio..
“Com’è
il tuo lavoro?” Si voltò verso di lui e lo
guardò, curiosa della sua risposta..
“E’..divertente,
anche se stressante..Molto stressante. A volte penso di odiarlo, mentre
invece lo amo con tutto il mio cuore. Sai, non è semplice
rimanere per così tanto tempo lontano da casa, dalla mia
famiglia, mia madre.. E’ deprimente.”
Abbassò lo sguardo prendendo un lungo sorso di birra.
“Mi
dispiace, ma penso che questo sia un lato negativo
dell’essere famosi. Sarebbe troppo bello se fosse tutto
semplice e perfetto..”
“
A volte mi sento un po’ stretto nei panni del chitarrista
famoso..”
“Sai
cosa faccio quando mi sento stretta nei miei panni? Ho i miei attimi di
follia. Esisto solo io..Urlo. Rubo la camicia a mio nonno. E rido..
Perché non ci provi anche tu?”
“Rubi..La
camicia a tuo nonno?” Chiese cercando di reprimere la risata
che gli stava salendo fino alla bocca.
“Che
c’è? E’ una vecchia camicia scozzese che
lui ha dimenticato a casa mia e che a me piace tanto!”
“Beh
ma.. Io non ruberò mai la camicia a mio nonno!”
“Ruba
una giacca di pelle a Bill!”
“Giammai!”
Risero insieme, era un momento magnifico.
“Giammai?
Oddio non mi dire che sei già ubriaco dopo una
birra!”
“Ehi
ma per chi mi hai preso?”
La
ragazza rise e gli diede una lieve spinta sul braccio..
“I
folletti!!!”
“Dove?”
“I
folletti! Sul ramo!” La ragazza indicò
l’albero che si ergeva sopra di loro..
“
Vedi i folletti..sul ramo?”
“Si
si! Guardali li!”
“Allora
sei te l’ubriaca..”
“No..
ho solo la mente più aperta della tua..”
“Oh
certo..”
Che
serata stupenda. Era iniziata male, malissimo. Ma adesso? Chi
l’avrebbe detto che si sarebbero ritrovati così..
Loro, in una prateria, con due birre in mano..
“Pensi
che si rifarà vivo quel tizio?” Chiese ad un certo
punto Viktoria con un filo di voce.
“No,
non penso.. Insomma siamo due a zero per me, sarebbe un
pazzo!” Sdrammatizzò la situazione per far ridere
la ragazza. E ci riuscì.
“Certa
gente la dovrebbero sbattere in prigione!” Esclamò
allargando le braccia. A Tom per poco non andò di traverso
la birra. In un momento gli ritornò in mente il pomeriggio,
a quando aveva visto Viktoria entrare nel carcere.
“S..si,
hai proprio ragione!” Disse poco convinto.
“Ehi
ti senti bene? Sei pallido..”
“Chi,
io? No, sto
benissimo!”
“Se
lo dici tu..”
Calò
un silenzio imbarazzante, ma Tom pensò che forse era meglio
togliersi il dubbio, piuttosto che continuare a rodersi il fegato
cercando di capire cosa diavolo ci facesse li dentro Viktoria.
“Senti..”
Fece una pausa imbarazzato.. “Oggi pomeriggio.. Non ti ho
spiata eh! Solo che ti ho visto.. Ecco..”
“Cosa..”
Chiese la ragazza avendo già intuito..
“Io..
io.. insomma..” Fece un lungo respiro..
“Mi
hai vista entrare nel carcere.. Non è
così?” Chiese, e sospirò afflitta. Non
avrebbe voluto che lo scoprisse, ma ormai il danno era fatto. Tanto
valeva raccontargli la verità.
“Beh
ecco.. Si.” Abbassò la testa.
“Ti
sarai di sicuro chiesto cosa ci facevo li dentro..” si
bloccò per un attimo guardandolo. Lui le restituì
lo sguardo e la esortò a proseguire annuendo.. “
Andavo a trovare una persona” Si stava torturando le mani.
Certo, per lei non doveva essere certo facile parlare di
quell’argomento.
“
Posso sapere chi?”
“Mia
sorella.”
Il
chitarrista rimase pietrificato. Sua sorella, la sua gemella, aveva
diciannove anni, come lei. Cosa poteva aver mai fatto per meritarsi la
prigione?!
“Tranquillo,
non è ne un’assassina ne una ladra. E’
solo una stupida che frequenta brutte compagnie..” Sorrise
amaramente poi riprese. “ Le rimangono pochi giorni e
sarà libera. Finalmente. Sono stati un inferno questi mesi
senza di lei!”
“Mesi?”
Socchiuse la bocca sorpreso.
“Si..Hanno
dato sei mesi a lei e un anno al suo, ormai ex, fidanzato.”
Se ripensava a quello stronzo che l’aveva solo fatta soffrire
le saliva una rabbia, avrebbe spaccato qualcosa.
“
E’ colpa di quel ragazzo?”
“Si,
cioè.. Anche Ellen ha la sua parte, ma è
principalmente colpa di quel bastardo. Erano andati a fare una gita
fuori città. Sulla strada del ritorno li ha fermati la
polizia. Erano pieni di droga, non di mia sorella ovvio, ma era la sua
parola contro la loro. E lui aveva un tasso alcolico in corpo che
avrebbe ammazzato un cavallo. Essendo maggiorenni hanno dovuto
affrontare il tribunale. Ed ecco la spiegazione..”
Tom
non sapeva cosa dire. Preferì tacere, in questi casi le
parole non servono. La sua curiosità era stata saziata, ma a
quel punto avrebbe preferito rimanere nella sua beata ignoranza.
La
abbracciò. Non seppe fare altrimenti. La
abbracciò forte e le accarezzò i capelli sulla
nuca, posandole un lieve bacio sulla testa.
“Grazie
Tom, di avermi ascoltata.” In risposta il ragazzo la strinse
più forte.
“Ti
riporto a casa?”
“No..
stiamo ancora un po’ qui..” Appoggiò la
guancia sulla sua spalla e chiuse gli occhi.. Stringendolo un po' di
più in un abbraccio. Quel tipico abbraccio che toglie
l’imbarazzo delle frasi nel momento in cui il silenzio
è più importante.
“E’
stata una bella serata, dopotutto” Sorrise Viktoria davanti
al cancello della sua villetta.
Erano
rimasti ancora un’ora in quella prateria, ad ascoltare
l’uno il silenzio dell’altra.
“Dai,
ne ho avute di peggiori” Scherzò Tom.
Si
guardarono intensamente, poi la ragazza mosse un passo verso di lui.
Sempre più vicina.
Lo
prese per la nuca e lo avvicinò a sé, posando le
sue labbra su quelle del rasta.
Un
bacio a stampo. Niente di più. Un semplice bacio al gusto di
fragola..
“Grazie
Tom..” Sussurrò piano, e senza aggiungere altro
entro in casa.
Il
chitarrista era rimasto congelato sul posto. Nessuna lo aveva baciato
mai così. Nessuna.
Ripresosi
entrò in macchina con un sorriso ebete stampato sulla
faccia. Non si spiegava perché, ma era felice..E tutto per
un bacetto a fior di labbra. Come quelli che si danno i bambini
all’asilo. Eppure era stato bello.
Fece
manovra e si diresse verso casa.
Una
brutta sorpresa lo aspettava però in casa. Una brutta
sorpresa con i capelli neri e un’aria piuttosto incazzata.
Spero
vi sia piaciuto *__* Ringrazio :
_Pulse_
: Bene Ary, con questo capitolo hai scoperto se hai vinto o perso la
“Scommessa”. Delusa? Ahahah XD
Layla
the punkprincess : Brava! Avevi ragione tu! XD Grazie mille!
Tiky :
Grazie mille *________*
Streghettathebest
: Allora, avevi indovinato chi stava in carcere? xD grazie del commento!
Dark483
: Sisi, un carcere! XD ti ringrazio..
Ice_Angel
: Spero di aver saziato la tua curiosità XD Grazie mille..
Dark
Dancer : Stavolta il commento era al posto giusto XD Grazie!!
xXx__TokioHotel__xXx
: Ahahah, ho continuatooo. Spero di non averti delusa *____*
Ti ringrazio dei tuoi sempre
splendidi commenti..
Grazie
davvero a tutte ragazze. Alla prossima!! Ale**
|
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Capitolo 7 *** Capitolo 7 ***
Buonasera!!
Eccomi con il settimo capitolo. Con mia grande tristezza ho notato che
le visite e le recensioni sono calate. Ho perso le mie lettriciiii
-.-“
Vabbè,
spero di ritrovarle! XD
Questo
è un capitolo a cui tengo molto, ne sono orgogliosa, ci ho
messo l’anima sul serio. Spero lo apprezziate anche voi!
Buona
lettura ^_____________^
SETTIMO
CAPITOLO
“
Cretino!!”
Il
chitarrista era appena arrivato a casa, trovando Bill che andava avanti
e indietro percorrendo tutta la veranda, sbraitando frasi senza senso.
Era incazzato, questo si vedeva. Ok aveva fatto un pelino tardi, ma non
serviva preoccuparsi così!
“Che
ho fatto?!”
“
Sono le 3 e mezzo! Sei stato via tutto questo tempo. Non una chiamata.
Non un messaggio. Io mi sono preoccupato a morte!”
“Oh
andiamo Bill, risparmiami la paternale! Non mi è successo
niente, vedi? Sono vivo!” Tentò di difendersi il
rasta.
“Non
è questo il punto! Poteva succederti qualcosa e io non lo
sapevo! Non ti costava niente avvisarmi!”
“Ma
sei mio fratello o sei la mia balia?”
Esclamò
entrando in casa, seguito dal cantante. Che in quel momento
assomigliava molto ad una mamma che becca il figlio in flagrante
ritornare dopo il coprifuoco.
“Sono
tuo fratello! Ma forse una balia ti servirebbe per davvero!!”
“Cazzo
Bill! Ma ti rendi conto che mi stai sgridando come se avessi tredici
anni? Ho fatto tardi, e allora? Ho diciannove anni, sono maggiorenne.
Posso fare quel cazzo che mi pare! E’ inutile che mi stai con
il fiato sul collo. Non sei la mamma! Impara a farti i fatti tuoi e non
pensare a quello che faccio io! PENSA AI CAZZI TUOI E LASCIAMI
STARE!”
Detto
fatto. Bill lo guardò e si diresse in camera sua, al piano
di sopra.
“Se
è quello che vuoi..” aveva sussurrato prima di
lasciare la stanza.
Si
buttò a peso morto sul letto e si calcò il
cuscino sulla testa. Era vero, non aveva il diritto di fare la
ramanzina a suo fratello. Però si era preoccupato
così tanto! Gli aveva promesso che avrebbe avvisato, scritto
un messaggio. Ma quando a mezzanotte non era ancora arrivato niente
cominciò a preoccuparsi. Arrivò l’una e
lui già temeva il peggio. Alle due era tentato di prendere
la macchina e andarlo a cercare, ma non aveva la più pallida
idea di dove trovarlo, così uscì in veranda.
Arrivate le tre se lo immaginava già morto in una bara.
Finché, alle tre e ventisette minuti esatti vide due fari e
sentì il rombo di una macchina ormai familiare. La rabbia
prevalse sul sollievo che provò nel vedere quella faccia di
bronzo del fratello. E poi si sa, quando Bill Kaulitz comincia a
parlare diventa una macchinetta difficile da spegnere.. Però
Tomi non lo doveva trattare così. In fondo lui si era solo
preoccupato, da bravo fratellino minore. Aveva paura, erano passate sei
ore e non aveva ricevuto nemmeno un messaggio! Aveva il diritto di
essere arrabbiato con lui! E quelle parole ancora gli bruciavano.
“Pensa ai cazzi tuoi e lasciami stare!”. Sei
cattivo Tomi..
Tom si
stravaccò sul divano, massaggiandosi le tempie con le dita.
Aveva esagerato, questo era sicuro. Ma Bill non poteva sempre
comportarsi da mammina apprensiva e piena di preoccupazioni! Erano
fratelli, allo stesso livello. Non poteva beccarsi la strigliata da
lui, che per giunta era il più piccolo tra i due, sebbene di
soli dieci minuti. Però non poteva smettere di pensare al
musino affranto di Bill quando gli aveva soffiato in faccia quelle
brutte parole. Bill era sensibile e sapeva di averlo ferito. Doveva
andare a scusarsi. Doveva proprio. Si. Un bravo fratello maggiore sa
ammettere i suoi sbagli e chiedere scusa quando ce
n’è bisogno. E lui era un fratello maggiore
esemplare! Era certo che Bill lo avrebbe perdonato subito. Tra loro era
così. Però avrebbe preteso un po’ di
attenzioni, ovviamente. Come i bimbi piccoli. Il
mio adorabile fratellino..
Salì
silenziosamente le scale, ma quando arrivò davanti alla
stanza di Bill la trovò chiusa. Strano.. Di solito dopo ogni
discussione la lasciava aperta aspettando il suo arrivo..
Bussò un paio di volte, ma in risposta senti solo la
finestra chiudersi e uno strano trafficare.
“Bill..
Ci sei?”
“S..si
ci sono! Un attimo, devo finire una.. cosa!”
Tom
corrugò la fronte, li dentro suo fratello sembrava agitato.
“Mi
vuoi aprire si o no?” Bussò ancora..
“Arrivo!”
Sentì un tonfo, doveva essere caduto.. E poi la porta si
aprì, rivelando un Bill un po’ affannato e
sudaticcio.
“Ma
che facevi qui dentro? E perché ti sei chiuso a
chiave?” Entrò nella stanza guardandosi intorno
con fare sospetto.
Bill
non rispose, alzò solo le spalle.
“E
poi cos’è questo odore?” Tom
annusò l’aria..
“Odore?
Quale odore?” Si allargò il colletto della maglia
deglutendo.
“Bill.
Hai fumato?” Chiese incrociando le braccia al petto
guardandolo severo..
“Io?
Nooo” Il chitarrista si guardò in giro. Poi
attirato dal cassetto della scrivania lo aprì, trovandoci un
posacenere con dentro due sigarette ancora fumanti.
“E
queste cosa sono? Eh?” Domandò avvicinandogli al
viso la ciotolina.
“Tomi..”
“Tomi
niente! Lo sai che ti fa male! Vuoi che la tua voce vada a
puttane?”
“Ehi
ehi ehi! Io non posso sgridare te ma tu puoi farlo con me?!”
“Io
sono il fratello maggiore è diverso!”
“E’
sempre diverso quando si tratta di te vero?!” Urlò
esasperato. Ormai aveva le lacrime agli occhi “ Quando
prendevo un brutto voto a scuola mi beccavo sempre la ramanzina.
<< Bill puoi fare di più, non lo accetto da
te.>> Ma quando lo prendevi tu non succedeva niente,
perché tanto ormai eri una causa persa. Quando sul lavoro
sbagli qualcosa << Ah Tom sei sempre il solito!
>>. Se sbaglio io apriti cielo!”
Ascoltò il discorso di Bill senza fiatare, senza battere
ciglio.
“Mi
sono stancato. Non può essere sempre diverso per te
Tom!”
Eccola.
La botta finale. Tom.
Non
più Tomi.
“Io..
io..” Patetico. Non sapeva nemmeno che cosa dire.
“Lascia
perdere.” Si distese sul letto e spense la luce, lasciando la
figura di Tom al buio in mezzo alla stanza. Il rasta
appoggiò il posacenere sulla scrivania e si
sdraiò di fianco al gemello, che gli dava le spalle.
“
Sai Bill..Penso tu abbia ragione. Sono sempre stato il più
scalmanato tra i due, quello che alla fine la passava sempre liscia. Mi
hanno sempre agevolato. E’ così, hai ragione tu.
Ma
questo non c’entra tra me e te. Io e te siamo uguali. Ho
sbagliato prima a prendermela con te, tu eri solo preoccupato. Ho
capito che è un bene se ci sgridiamo a vicenda.
Io ti
voglio bene Bill. Ti voglio bene per quello che sei, e per quello che
sono io quando sono con te. Tu.. sei il mio fratellino... Sei la mia
famiglia, il mio tutto. Il mio alter ego. Sei la persona più
importante della mia vita e non mi importa la gente cosa pensa di noi.
Forse loro non sanno cosa vuol dire amare un fratello. Solo pensarti mi
rende felice Bill..”
“Oh
Tomi..” Il moro si girò lentamente mostrando il
faccino impastato di lacrime. “Sono le cose più
belle che qualcuno mi abbia mai detto..” Sorrise impacciato.
“Vieni
qui fratellino..” Allargò le braccia accogliendolo
in un abbraccio.
Amore
fraterno.
Non
esiste niente di più vero.
Il
giorno dopo si svegliarono alle prime luce di mezzogiorno, col sole che
filtrava dalla finestra dimenticata aperta. Tom era completamente
stravaccato, mentre il povero Bill era mezzo rannicchiato in un
angolino remoto del letto. Con un ginocchio del fratello nelle costole
( Non si sa come ) e un gomito, sempre del gemello, in bocca ( ?! )
Lentamente
Bill aprì gli occhi
impastati dal sonno, sentendo
un dolore lancinante alla gabbia toracica. Quando si accorse chi fosse
a procurarglielo, sbuffò, afferrò la gamba del
fratello e lo spinse a terra.
“Eh?
Cosa?” Tom balzò in piedi confuso, sotto lo
sguardo divertito di Bill, che non riuscì a trattenere una
risata.
“Ma
come siamo simpatici questa mattina!” Borbottò
sarcastico, guadagnandosi una linguaccia a parte del fratello.
“Io
sono sempre simpatico!” incrociò le braccia al
petto con espressione soddisfatta. Ma in risposta si beccò
solo una cuscinata in testa.
“Ehiiii!”
Si massaggiò la parte colpita alzando un dito, decisamente
poco simpatico, in direzione del rasta. Che uscì dalla
stanza ridendo sguaiatamente.
Aveva
appena finito di fare “Colazione”, che
più che una colazione era stato un pranzo, vista
l’ora. Si svaccò sul divano e accese la
televisione. Non trasmettevano niente di interessante a
quell’ora di solito, così si fermò su
un canale di musica. Stava passando una canzone carina, che aveva
già sentito da qualche parte ma di cui non ricordava il
titolo né l’autore.
Un flash gli
scattò nella testa, alzò il volume ascoltando
attentamente la melodia e, come un fulmine a ciel sereno,
ricordò che era il sottofondo del suo primo ballo con
Viktoria qualche giorno prima. Sorrise e prese in mano il suo cellulare.
Ciao!
Senti ti va se andiamo a fare un giro
Oggi pomeriggio? Poi magari
ceni da me e Bill,
sono sicuro che anche a lui
farebbe piacere!
Inviò
il messaggio e attese una risposta che non si decideva ad arrivare.
Passarono due minuti, tre minuti.. Cinque minuti, niente.
Lasciò il telefono sul divano e scappò in bagno,
se la teneva da quella notte!
Si svuotò e
ritornò in soggiorno, prese in mano il telefono e vide che
aveva un nuovo messaggio.
“Fachesialeifachesialeifachesialei”
Pregò a mani giunte e occhi chiusi.
Dio
Tom, come sei patetico.
Aprì
il messaggio e lesse il mittente “Viktoria”. Il suo
cuore fece una piroetta e lesse tutto d’un fiato.
Ciao Tom! Si mi farebbe molto
piacere.
Ci vediamo a casa mia alle
tre?
Guardò
l’orologio, l’una e venti. Beh, aveva
un’ora e mezza abbondante per prepararsi e avvisare Bill che
avrebbero avuto ospiti a cena.
Parli
del diavolo e spuntano le corna, il moro spuntò dalla porta
della cucina in accappatoio e con un turbante in testa.
Si
fermò in soggiorno e si sedette di fianco a Tom, che lo
guardava scioccato con ancora il cellulare in mano.
“Bill!
Che hai fatto alla testa!?”
“Tomi..
mio dio, ho solo fatto una doccia!” Sventolò una
mano a mezz’aria.
“E
perché mi sembri un musulmano?”
Incrociò le braccia al petto e lo guardò di
sbieco.
“Perché
l’asciugamano assorbe l’acqua dai capelli,
così è più semplice asciugarli. Che
sciocchino che sei, non sai queste cose!” Sorrise coprendosi
le labbra con la mano.
“Mea
culpa.” Si sbatte un pugno sul petto “Ad ogni modo.
Stasera Viktoria cena da noi..”
Bill
cacciò un urlo da record. Poi i suoi occhi cominciarono a
brillare e si portò le mani sul cuore.
“Oh
Tomi.. Posso cucinare per lei?” Lo guardò
speranzoso con la bocca semiaperta.
“Fai
quello che ti pare, io e lei usciamo oggi pomeriggio. Ti mando un
messaggio quando stiamo per tornare!”
“Va
benissimo Tomi! Benissimo!”
“Com’è
che sei così euforico?”
“Adoro
quella ragazza! Mi piace se ci esci! Però non fare il
cazzone!”
“Ahh.
Vado a prepararmi!”
Uscì
dalla stanza e si diresse in camera sua, inviando a Viktoria un
messaggio con scritto che sarebbe arrivato puntuale per le tre.
Come
promesso alle tre in punto Tom era davanti alla villetta di Viktoria e
le aveva fatto uno squillo al cellulare, come d’accordo. La
aspettò e quando la vide uscire quasi gli mancò
il fiato. Era splendida in quel vestitino lilla che riprendeva il
colore del suo dread. I capelli
lasciati morbidi sulle spalle
le arrivavano fin sotto il seno, gli occhi blu accentuati da una linea
di matita e mascara.
“Che
c’è? Ho qualcosa che non va?” Chiese la
ragazza guardandosi da capo a piedi, notando lo sguardo insistente del
rasta puntato su di le.
“No
no anzi. Sei..Perfetta..” Sorrise sfiorandole la guancia con
le labbra..
Viktoria
arrossì violentemente e curvò le labbra
all’insù. Il ragazzo se ne accorse e rise piano
invitandola ad entrare in macchina.
“Allora
dove mi porti?” Chiese impaziente Viktoria una volta in
marcia.
“Veramente..
Non lo so!” Il rasta si grattò la nuca
imbarazzato. Era così felice di uscire con lei che si era
dimenticato di programmare. Poco male, avrebbe improvvisato!
“Come?
Ma che razza di cavaliere sei?” Sbuffò divertita
incrociando le braccia.
“Un
cavaliere moderno” La guardò di sfuggita
riportando subito gli occhi sulla strada.
“Bella
rogna ‘sti cavalieri moderni!”
“Ehi
signorina come si permette!” Risero insieme. Era bellissima
la sua risata, pensò Tom. Gli metteva il buon umore.
Seguì
un attimo di silenzio, poi Viktoria si girò a guardarlo.
“Mi
porteresti di nuovo alla prateria?” Chiese in un sussurro,
quasi non volesse farsi sentire.
Ma Tom
aveva capito benissimo quello che aveva detto, e non avrebbe potuto
sentirsi più felice di così.
“Ai
tuoi ordini..”
“Eccoci
qui!” Scese dalla macchina e allargò le braccia.
“Eccoci
qui..” Ripeté a bassa voce più a se
stessa che al ragazzo.
“Ti
piace davvero questo
posto?”Chiese Tom sedendosi sotto il solito albero..
“Scherzi?
E’ una favola!”
“Però
rende meglio di sera..” Constatò il ragazzo
guardando l’orizzonte.
“Già,
alle quattro del pomeriggio c’è meno
magia..”
“Magia?”
“Si,
magia!” Annuì la ragazza che nel frattempo si era
accomodata al suo fianco.
Stettero
in silenzio, come capitava spesso tra loro.
Poi..Attirati
da non si sa che cosa, entrambi si girarono incatenando gli occhi di
uno negli occhi dell’altra. Nocciola e blu. Terra e mare. Si
avvicinarono, lentamente. Quasi avessero paura di quello che poteva,
che stava per succedere.
Ormai
erano vicinissimi, Tom poteva sentire il fiato caldo di lei
solleticargli il viso.
Viktoria si
avvicinò, poi si fermò
“Dammi un
po’ di affetto e un pizzico di follia” Gli
sussurrò prima di annullare la distanza fra di loro.
Fu un
bacio dolce, lento.. Calmo.
Nemmeno loro seppero
descriverlo. Era pieno di passione, ma non violento. Un gioco di lingue.
Si
fermarono solo perché i loro polmoni gridavano
“Aria!”
Si
guardarono intensamente, si scrutarono quasi a volersi leggere dentro.
Viktoria abbassò lo sguardo a terra, e Tom le prese il mento
per riportarlo su di lui, facendole una carezza sulla guancia.
“Guardami,
perché continui a scappare?”
“Perché
un tuo sguardo, mi mette i brividi”
Tom
rise piano circondandole le spalle e riportando gli occhi
all’orizzonte.
“Non
credevo di fare quest’effetto a qualcuno”
“Oh
eccome se lo fai..” Rispose Viktoria appoggiando la testa
alla sua spalla.
Tom le
posò un lieve bacio sulla nuca, poi continuò a
parlare.
“Sai,
lo aspettavo quel bacio, da un po’ ormai..”
Le si
voltò verso di lui.
“Ah
davvero?”
“Davvero”
Annuì ipnotizzato dal suo sguardo magnetico.
Viktoria
si avvicinò pericolosamente al suo collo. Gli diede un bacio
leggero, poi salì a baciargli la mascella, il mento. Tom
chiuse gli occhi socchiudendo la bocca. Lei gli baciò
l’angolo della bocca, finché non si tuffo sulle
sue labbra, approfondendo quel contatto che ormai era diventato quasi
naturale fra loro. Gli prese il viso fra le mani mentre lui affondava
le sue fra i capelli corvini di lei.. Fu un bacio decisamente meno
casto ma molto più emozionante. Tom preso da
un’euforia forse troppo avventata fece passare la sua mano
sotto al vestito di Viktoria, accarezzandole la coscia liscia e bianca.
“No,
stai..Stai correndo troppo Kaulitz..” Rispose affannata con
le guancie arrossate.
“Scusa
hai ragione. Non volevo..”
“Andiamoci
piano Tom, non voglio rimanere scottata”
Lui le
sorrise e l’abbracciò facendole la poggiare la
testa al suo petto.
Era
così bello stare abbracciata a lui, non avrebbe voluto
spostarsi da li per niente al mondo. E non si capacitava di come aveva
potuto essere scontrosa e acida con lui a prescindere. Era
così dolce..
“Andiamo
a casa? So che Bill voleva cucinare per te. Chissà
cos’ha combinato quello scemo!” Rise bonariamente
accarezzando la testa della mora.
“Oh
ma che carino” Sorrise con gli occhi sbrilluccicosi
( licenza poetica Nda xD )
“Aspettiamo
di vedere cos’ha preparato.”
“Sono
sicura che sarà delizioso!”
“Ah
come non conosci Bill” Rise di gusto e salirono in macchina.
Tom
parcheggiò nel vialetto davanti a casa e cercò le
chiavi nelle tasche. Stupendosi di lui stesso per averle trovate subito
aprì la porta, facendo entrare prima la ragazza.
“Eccoci
qui! Benvenuta in casa Kaulitz!” Sorrise il rasta in sua
direzione. “Ma, cos’è
quest’odore?” Continuò.
Nell’aria del salotto si sentiva un acre odore di bruciato.
All’improvviso sentirono un tonfo sordo, seguito da altri
due. Corsero in cucina e trovarono Bill seduto per terra con qualche
pentola intorno a lui, si massaggiava la testa sporca di uova e farina.
Nel forno, lasciato aperto, c’era un arrosto che ormai non
poteva più essere definito carne. Era diventato nero.
Interamente bruciato.
Tom
spalancò la bocca e sgranò gli occhi. Viktoria si
dovette portare una mano alla bocca per non scoppiare in una fragorosa
risata.
“Bill!”
Urlò il rasta “ Cosa diavolo hai
combinato!?”
Il
moro li guardò imbarazzato e allargò la bocca in
un sorriso sornione. Che gli partiva da un’orecchia e gli
finiva dall’altra.
“Ordiniamo
una pizza?”
Rieccoci!
Allora ringrazio :
_Pulse_
: Ahahahaha hai perso! Hai perso! Hai persooooo!
Vabbè non
è una tragedia, anche i migliori possono sbagliare XD Mi fa
un sacco piacere che il capitolo sia stato di tuo gradimento u.u Ebbene
si, la tua fiction sulla fatina mi ha condizionata parecchio! Non vedo
l’ora di vederla pubblicata *____________*
Bacio
scrittrice!
Layla
the punkprincess : Hai vinto la scommessa senza sapere di aver
scommesso XD Complimenti ugualmente! ^___^
Grazie
mille per le tue recensioni che non mancano mai! Un bacio grande**
Dark
Dancer : Anche questa volta il commento è al posto giusto! XD
Graaaazieee! ^___________^
Ringrazio
di cuore anche chi legge soltanto. Le mie “Lettrici in punta
di piedi” XD
Alla
prossima!
|
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Capitolo 8 *** Capitolo 8 ***
Comincio
dicendo che mi scuso per il capitolo orribilmente corto, ma
è necessario. Davvero, non ho potuto fare altrimenti.
Perché all’inizio doveva essere collegato al
successivo. Ma ho preferito separarli visto che nel prossimo ci
sarò un piccolissimo salto nel tempo. Non aggiungo altro XD
Quindi
spero mi perdoniate *___*
Ci
vediamo a fondo pagina con i ringraziamenti,
Buona
lettura!
OTTAVO
CAPITOLO
“L’ho
sempre detto che sei un incapace!” Tom alzò gli
occhi al cielo spingendo lievemente il fratello per il braccio.
Dopo
aver ripulito per bene la cucina avevano chiamato Georg e Gustav
invitandoli a cena. Anche se la cena, un po’ nera e
bruciacchiata, giaceva
nel bidone della spazzatura, insieme a chili di uova e farina. Bassista
e batterista avevano accettato allegramente, offrendosi di fermarsi a
prendere le pizze. Salvando lo stomaco di Tom che reclamava a gran voce
il suo pasto serale.
“Mi
dispiace Tomi, ma è la cucina che mi odia!”
“Oh
per favore!” Tom si diresse verso la sua camera ridendo piano
per non farsi sentire. Il suo fratellino era uno spasso, ma non gli
avrebbe dato questa soddisfazione.
“Mi
dispiace Vik, io volevo davvero cucinare qualcosa di buono per te!
Però quella ricetta era sbagliata, di sicuro! Io ho fatto
tutto quello che c’era scritto, ma è stato un
disastro!”
“Stai
tranquillo Bill, apprezzo il pensiero. Una pizza andrà
benissimo!” Sorrise la ragazza facendogli
l’occhiolino.
Quel
ragazzo le metteva addosso un’allegria immensa. Col suo
faccino dolce e gli occhi grandi da cerbiatto era adorabile.
Ripensò a quella sera nel pub del centro. Lo rivide ubriaco
a piangere e disperarsi per aver ucciso un riccio con la macchina, gli
si stringeva il cuore ogni volta che ci ripensava. Era sensibile e
dolcissimo, anche durante una sbornia!
“Tu
vuoi bene a Tomi?” Chiese Bill con occhi curiosi di sapere.
Viktoria
si stupì di quella domanda, insomma.. Non se
l’aspettava di certo. Non sapeva cosa rispondere. Ma davanti
all’espressione serena di Bill non seppe stare zitta.
“Insomma,
non lo conosco da molto tempo, però diciamo che provo un
certo..affetto nei suoi confronti. Quindi si, gli voglio
bene..” Finì il suo breve discorso abbassando gli
occhi imbarazzata. Dal canto suo Bill sembrò sollevato di
sentire quelle parole. Era bello sapere che suo fratello sarebbe finito
in buone mani.
“Anche
io voglio bene a Tomi!” Annuì convinto.
La
ragazza rise sinceramente “Ci avrei scommesso!”.
Sentirono
suonare il campanello e nel giro di un secondo videro Tom schizzare
giù per le scale urlando “Pizza!!”
e precipitarsi alla porta
aprendola. Si era cambiato di vestiti. Ora indossava una vecchia tuta
da ginnastica.
Dall’ingresso
fecero capolino Georg e Gustav, sempre munito di fasciatura al braccio.
“Ciao
ragazzi! Ehi Viktoria!” Salutò il bassista subito
imitato dall’altro.
“Ciao
Georg, ciao Gustav..” Sorrise dolcemente la ragazza
sventolando in alto la mano in segno di saluto.
“Si
va bene. La pizza?” Chiese sbrigativo Tom guardando i due
nuovi arrivati.
“E’
qui! Stai calmo lupo famelico!”
“Ah
e.. Georg..”
“Tranquillo!
Ho preso anche la birra!” Roteò gli occhi
all’insù il bassista sorridendo.
“E
bravo il mio amicone!” Gli tirò un pugno scherzoso
su una spalla.
I
ragazzi si accomodarono in cucina e Gustav tirò fuori da un
sacchetto di plastica cinque cartoni di pizza.
“Allora,
siccome al telefono non mi avete detto niente, vi accontentate della
margherita!” Decretò passando i cartoni a tutti.
“Nooo
la margherita no!” Sbuffò Bill
“Tu
proprio devi stare zitto. Pasticcione che non sei altro!” Lo
prese in giro il fratello.
“La
margherita va benissimo. Grazie ragazzi!” Sorrise Viktoria
prendendo la sua pizza.
“Ecco
Bill, prendi esempio da lei, non si lamenta mai!” Georg
indicò la ragazza ridendo, guardando un Bill imbronciato
fissare la sua pizza.
“Dai
Bill, non è mica così male sai?” Gli
accarezzò un braccio Viktoria.
“Ok,
se me lo dici tu la mangio.”
Tom,
seduto tra la ragazza e il batterista, sorrise di nascosto. Era proprio
vero, Bill adorava quella ragazza. Non se lo sarebbe aspettato, ma gli
faceva piacere. Gli faceva davvero piacere.
Prese
la sua pizza con la mano destra, e con la sinistra andò a
cercare quella di Viktoria, che gliela strinse arrossendo lievemente.
Che
ragazza! Più la guardava più gli piaceva.. Era
incantevole.
“Allora
Gus, il tuo polso come sta?” Domandò Tom guardando
di traverso la fasciatura, decisamente poco rassicurante, del
batterista.
“Ehi
non guardare così Berta!” Coprì la
benda con la mano libera e lo guardò severo.
A Tom
andò di traverso la birra che aveva bevuto e lo
guardò sgranando gli occhi. “Berta?!”
“Si!
Si chiama Berta! Ed è la mia fasciatura!”
Seguì
un silenzio imbarazzante, e qualche secondo dopo tutti i presenti
scoppiarono a ridere fragorosamente, meno il povero Gustav che rimase
muto accarezzando la sua Berta.
“Gustav
sei una sagoma!” Disse a stento il bassista asciugandosi una
lacrima, uscita dal troppo ridere.
“Beh,
anche io da piccola davo i nomi alle cose!”
Esclamò divertita Viktoria.
“Appunto!
Da piccola!” Rise ancora più forte Tom, sempre con
la mano di lei nella sua.
“Io
anche adesso. Il mio microfono si chiama Igor”
Annuì soddisfatto il cantante
“Ma..tu
sei tu Bill!”
“E
con questo Tom cosa vorresti dire?” Si portò le
mani sui fianchi il gemello.
“Che
sei..sei.. che ne so! Sei Bill!”
“Lascia
stare Bill, non capiranno mai il nostro lato dolce e
sensibile..” Lo consolò Gustav passandogli una
mano sulla spalla.
La
cena proseguì tranquilla e piacevole. Tra le risate di tutti
e i battibecchi dei gemelli. Viktoria era completamente a suo agio in
quella banda di scalmanati!
“Ciao
ragazzi, ci sentiamo eh! Ciao Viktoria..” Salutarono bassista
e batterista prima di uscire.
“Ciao
Georg, Ciao Gus!” Sorrise loro la ragazza vicino allo stipite
della porta.
“Ciao
ragazzi!” Salutarono a loro volta i gemelli.
“Bene,
io vado in bagno. Devo fare la pipì!”
“Bill!
Un po’ di finezza davanti alle signore!”
Ma era
già sparito al piano di sopra, sentendo l’eco
delle risate di Viktoria che lo fecero sorridere fra sé e
sé.
“Spero
tu ti sia divertita stasera!”
“Oh
si! Moltissimo! Grazie, grazie davvero!” Sorrise la ragazza
con le mani giunte al petto.
“Dai
vieni, ti faccio vedere la mia tana!” La prese per mano e la
trascinò davanti la sua camera, aprendo la porta e
lasciandola entrare prima di lui.
Appena
entrò le si illuminarono gli occhi. Vide tutte quelle
chitarre! Tutti quei premi!
“E’
bellissima camera tua!”
“Eh
lo so, modestamente!”
“Ahhh!
Scemo!” Rise la ragazza tirandogli una pacca sul braccio. Si
sedette sul letto sempre ammirando le pareti intorno a lei. Tom la
imitò e le sedette affianco.
“Senti..
Non pensare male. Non voglio fare niente. Solo, resteresti con me
stanotte?” Si grattò la nuca imbarazzato..
“Non
so.. Non so se è una buona idea”
Balbettò a stento guardandolo negli occhi e arrossendo
improvvisamente.
“Stai
tranquilla, voglio solo stare con te.. Niente di
più..”
“D’accordo,
starò con te questa notte..”
Tom
sorrise, felice. Davvero felice. La abbracciò stendendola di
fianco a lui facendole appoggiare la testa sulla sua spalla.
“Tuo
fratello prima mi ha chiesto se ti voglio bene..” Disse quasi
senza pensarci Viktoria, giocando con un rasta di Tom, attorcigliandolo
intorno al dito.
“Ah
si? E tu.. Tu cosa gli hai risposto?” Si voltò
lentamente verso di lei, guardandola di sfuggita. La ragazza si blocco
immediatamente.
“Beh,
gli ho detto.. Gli ho detto di..si” Mormorò
imbarazzatissima e con le guance infuocate.
Il
rasta rise sottovoce circondandole le spalle e posandole un bacio tra i
capelli.
“Beh,
anche io ti voglio bene.. “
La
ragazza chiuse gli occhi e inspirò a fondo il profumo di
Tom, dritto in fondo all’anima. Un profumo così
dolce e delicato.
Il suo
cuore accelerò i battiti e lei si sentiva talmente bene in
quel punto preciso del cosmo, che non si sarebbe schiodata di li per
nessuna ragione al mondo.
“E’
splendido sentire il tuo cuore battere veloce. E’ bello ogni
minuto con te..”
Alle
parole del rasta Viktoria
lo strinse più forte, dandogli lievi baci sul collo.
E
stettero li, tutta la notte. A coccolarsi e a scambiarsi dolci e
affettuose parole. Senza fare niente. Ma a loro, per il momento.. Stava
bene così.
Tom,
non ti dimentichi di qualcosa?
Bene
eccoci qui. Ringrazio :
layla
the punkprincess : Grazie davvero, e su con il morale *___*
_Pulse_
: La mia scrittrice sempina *___* Oddio che bel commentoooo! Il
più bello che mi hai scritto, sul serio. Ne sono rimasta
felicissima! Sei orgogliosa di me XD
Viktoria beh si, te lo avevo
già detto che il suo carattere, è il mio
carattere. I suoi pensieri sono i miei ^__^.
Le mie lettrici sono tornate
avevi raaagionee, come sempre^^ . Grazie del tuo sostegno che non manca
mai! Ti voglio bene, la fedele bla bla bla XD
Dark483
: Grazie cara!**
Sexy lady vacca : Una new entry! Grazie
^__^
_KiRa_
: Sono contenta che ti piaccia (: Grazie!
Ice
Angel : Ahahah sei ritornata! Grazie di aver recensito! Un bacio..
Dark
Dancer : Il
Tommino così romantico? Non hai ancora visto niente XD
Grazie!
XXx__TokioHote__xXx
: Ahahaha.. Grazie grazie grazie!
Svampy1996
: Grazie, sono felice che ti piaccia la mia storia! ^___^
Alla
prossima ragazze, il prossimo capitolo sarà..
Sarà.. Vedrete XD
Vostra
Ale**, Frenzy per la Ary XD
|
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Capitolo 9 *** Capitolo 9 ***
Eccoci,
siamo già al nono capitolo, caspita! Non l’avrei
detto xD
In
questo siamo leggermente avanti nel tempo, ma non potevo stare li a
scrivere tutte le giornate di Tom e Viktoria. Così ho fatto
passare qualche settimana, almeno la “storia” tra i
nostri due protagonisti è già ingranata! Mi fa un
sacco piacere che vi piaccia questa fiction, e colgo
l’occasione per ringraziare le ragazze che mi hanno
contattata in msn *__* Grazie davvero. Anche a voi “Lettrici
in punta di piedi”. Vi adoro tutte! XD
Ad
ogni modo leggete e fatemi sapere cosa ne pensate!
Buona
lettura!
NONO
CAPITOLO
Erano
passate tre settimane dalla sera della pizza tutti insieme. Da li in
poi Tom e Viktoria si videro tutti i giorni, con sommo piacere di
Bill.Il loro rapporto non era ancora ben inquadrato. Era qualcosa di
strano quello che si era creato fra di loro. Non era una vera e propria
relazione, ma entrambi si cercavano e stavano bene insieme.
Georg
e Gustav erano partiti per andare a trovare vecchi amici ad Halle, e
sarebbero tornati il pomeriggio seguente. Il batterista aveva tolto
Berta, la sua fasciatura, ed era in ottima forma. Avrebbero ripreso le
prove al loro ritorno.
Quella
sera Viktoria aveva deciso di portare Tom fuori a cena, in un
ristorante che aveva appena aperto in centro. Era carino e riservato,
giusto per non dare troppo nell’occhio.
Era
pomeriggio inoltrato e la ragazza era a casa dei gemelli, stava
aiutando Bill ad innaffiare le sue nuove piantine. Si era fissato con
la botanica adesso. Così era andato in una serra e aveva
preso alcuni pacchetti di semi, puramente a caso.
“Sai
Billie, hai preso tulipani e margherite alla serra!” Sorrise
la ragazza accarezzando i boccioli dei fiori.
“Davvero?
Come lo sai?” Guardò curioso i suoi piccolini.
“Ma..
Si vede dai..” Rise dolcemente..
“Scusa
se non ho il dito verde!” Incrociò le braccia al
petto e assunse un’espressione fintamente offesa, girandosi
dall’altra parte.
“Pollice
verde Billie, si dice pollice verde..” Annaffiò il
bocciolo più piccolo, dopodiché ripose
l’annaffiatore nell’armadietto che c’era
in veranda.
“Oh,
quello che è!” Sbuffò Bill. Si
guardarono e scoppiarono a ridere all’istante.
In
quel momento uscì Tom, si appoggiò con una spalla
al muro e li guardò con un sopracciglio alzato.
“Che
avete da ridere tanto voi due?” Si avvicinò e
cinse la vita di Viktoria con un braccio, dandole un bacio sulla
guancia.
“Non
ho il dito verde Tomi!” Piagnucolò mostrando tutta
la mano.
“Non
era il pollice verde?” Corrugò la fronte e
guardò la ragazza che si tappo la bocca per non scoppiare a
ridere di nuovo.
“Insomma,
è uguale no? E’ Sempre un dito il
pollice!” Irritato se ne tornò in casa. Anche se,
in realtà, lo aveva fatto solo per lasciarli un
po’ soli.
“Quanto
adoro Billie..” Sorrise Viktoria guardando il punto in cui il
moro era sparito.
“Si
ma, concentrati sul fratello maggiore.” Disse Tom prendendole
il viso e voltandolo verso di lui.
“Oh
ma è ovvio che adoro anche te!” esclamò
allacciandogli le braccia al collo e baciandolo a stampo.
“Così
va meglio..” Chiuse gli occhi e
l’abbracciò baciandole i capelli.
“Allora,
stasera ti porto a mangiare fuori!” Si staccò
giusto quello che bastava per poterlo guardare negli occhi.
“Già..
Ho perso il mio fascino da cavaliere moderno. Ora sei tu che mi inviti
fuori!” Si portò la mano alla fronte molto
teatralmente, facendo ridere Viktoria che gli tirò una pacca
sul braccio.
Era
incredibile. Quella era l’unica ragazza che lo incantava. Non
se lo spiegava eppure non riusciva a fare a meno di lei, della sua
Viky. Amava chiamarla così.. Viky..
Così dolce e
fragile. Avevano passato giorni meravigliosi insieme nelle ultime
settimane.
Serate
alla prateria, nei locali, a cena fuori. Si era attaccato morbosamente
a quella morettina che gli mozzava il fiato e gli faceva mancare le
parole.
Era
diversa, da tutte le altre. Non pretendeva niente da lui, gli lasciava
i suoi spazi, anche se alla fine Tom preferiva averla sempre accanto a
sé. Non voleva rinunciare a lei, anche se era presto per
fare previsioni.
“Viky,
posso farti una domanda strana?” Chiese ad un certo punto il
rasta fissandola in quei suoi occhi blu.
“Certo..”
Sorrise guardandolo.
“Cosa
sono per te, adesso?”
La
ragazza parve rifletterci sopra. Non voleva sbilanciarsi troppo, ma
nemmeno negare quello che pensava.
“Cosa
sei tu ora, per me? Non lo so davvero. So che senza sarebbe strano,
diverso..Sbagliato. Sarebbe da correggere..”
Il
ragazzo la guardo sorpreso. Piacevolmente sorpreso. Avrebbe voluto
abbracciarla, baciarla, e non lasciarla più andare via..
“Io..
io vorrei solo farti capire quanto sei importante per me..”
Mormorò il rasta al suo orecchio con un filo di voce.
“Non
mi servono dimostrazioni Tom. Ho un fiuto per certe cose!”
Sorrise facendo ridere il biondo.
“Ah
bene allora non mi devo preoccupare.” E la catturò
in un bacio lungo e dolce. Dolcissimo.
Si
staccò e le guardò il viso leggermente arrossato,
aveva ancora gli occhi chiusi e un sorriso tenerissimo sulle labbra.
Piano
li riaprì e lo guardò. Tom abbassò gli
occhi guardandola dal suo metro e ottanta, ridendo sotto voce e
scuotendo piano la testa.
Lo
vedi l’effetto che mi fai, nanerottola che non sei altro? Pensò.
“Allora,
direi che possiamo andare, tu che dici?”
“Dico
che è un’ottima idea Viky!” La prese per
mano e la scortò dentro casa.
“Aaahhh
caspita! Non ho mai mangiato così tanto in vita
mia!” Si massaggiò la pancia Tom.
Era
stata una serata perfetta, erano arrivati al ristorante e avevano
ordinato un pasto completo : antipasto, primo, secondo, contorno e
dolce. Avevano mangiato tantissimo e ora erano pieni come due uova.
“Hai
ragione, era tutto delizioso!” Sorrise Viktoria guardandolo e
aprendo lo sportello della macchina.
Partirono
e, come ogni sera che uscivano, passarono alla prateria, per concludere
la serata. Era sempre così. Alla fine di ogni loro
appuntamento si ritrovavano in quella radura a chiacchierare per ore..
Il
solito albero li aspettava imponente, e loro si sedettero sotto di lui,
guardando il cielo blu e tempestato di stelle.
“Guarda,
è splendido” indicò in alto il ragazzo.
“Che
dici, ci verresti lassù con me?” Sorrise la
ragazza appoggiando la testa sulla spalla di Tom.
“Con
te andrei dovunque..” sussurrò passandole un
braccio intorno al collo e attirandola a sé, baciandole i
capelli.
Viktoria
sorrise, sentendo il cuore martellarle nel petto. Non era possibile,
era tutto troppo bello per essere vero. Quando stava con Tom si sentiva
mancare la terra sotto i piedi, con lui riusciva a volare su, in alto,
a toccare il cielo con il palmo della mano. Stava insieme a lui e
sentiva di aver trovato il suo tesoro più grande.
Inspiegabile, non c’erano parole capaci di descrivere quello
che passava nella testa di quella ragazza, quando al suo fianco aveva
Tom.
“E’
tutto così perfetto con te..” Mormorò
imbarazzata ma decisa a continuare. “ Mi basta pochissimo per
essere felice. L’erba della nostra prateria, il cielo
azzurro, le case all’orizzonte.. E tu. Tu che sei la cosa
più bella che ho.” Sospirò girandosi
verso di lui con una strana luce negli occhi..
“Viky..”
Boccheggio senza sapere più cosa dire. Dio quella ragazza
era uno scherzo della natura. Non era possibile, lo lasciava senza
respiro, gli pareva di rinascere ogni volta che le stava affianco.
Alzò
una mano e le accarezzò il viso arrossato. “ Sei
una favola, non posso credere che tu esista veramente.”
Abbassò lo sguardo e incrociò le dita alle sue.
“Non farei mai niente per ferirti”.
La
baciò. La baciò come non l’aveva mai
baciata. Come non aveva mai baciato nessuno in vita sua.
La
fece stendere sull’erba fresca e profumata e si distese al
suo fianco, senza staccare le labbra dalle sue. Le accarezzò
le guance, i fianchi le gambe. Viktoria fu travolta da
un’ondata di emozioni, affondò le dita nei rasta
biondo miele di Tom, attirandolo ancora di più, per quanto
possibile, a sé.
Si
staccarono giusto per riprendere fiato e si guardarono negli occhi per
dei secondi interminabili, quasi sembrarono ore..
Voglia.
Passione.
Desiderio.
Non si
staccarono gli occhi di dosso, erano magnetizzati da una calamita
invisibile che li teneva legati gli uni con gli altri.
Viktoria
sorrise nel modo più dolce che potesse esistere e si
avvicinò all’orecchio di Tom. “A casa
mia, E’libera.” Disse in un sussurro
impercettibile. Con lo sguardo pulito e vivace di una bambina.
“Tua..tua
sorella?” Chiese Tom affannato.
“E’
dal suo nuovo ragazzo a quanto pare” Alzò gli
occhi al cielo sbuffando divertita.
Ellen
era uscita di prigione da un paio di settimane scarse, per la gioia di
Viktoria, che non vedeva l’ora di riaccoglierla in casa. Il
rasta non aveva ancora avuto il piacere di conoscerla, non ce
n’era stata l’occasione. Quella ragazza era sempre
in giro, o da amici o da presunti fidanzati.
Viktoria,
i suoi genitori, non li aveva mai nominati.
Tom si
sentì su una nuvola, si alzò da terra porgendo la
mano alla ragazza e sorridendole tenero.
“Andiamo..”
Parcheggiarono
davanti alla villetta di Viktoria, scesero e la ragazza
cercò nella sua borsa a tracolla le chiavi di casa, le
trovò e aprì la porta entrando seguita da Tom.
Non era mai entrato prima, di solito si fermava fuori e aspettava che
lei uscisse.. Era una bella casetta, con un buon arredamento.
C’era un salottino piccolo con un divano lungo blu notte e
una poltroncina del medesimo colore di fronte. Il televisore era
“incastrato” in una libreria, dove
c’erano moltissimi libri ed enciclopedie. Il soggiorno era
collegato alla cucina. Molto spaziosa, un tavolo rettangolare al centro
e il frigorifero in un angolo, di fianco al piano cottura.
“Hai
intenzione di stare a fissare la mia cucina in eterno?” Tom
si riscosse sentendo la voce di Viktoria alle sue spalle, aveva le
braccia incrociate al petto e un’espressione buffa sul volto.
“Certo
che no..” Sorrise andandole vicino e sfiorandole le labbra in
un bacio leggero.
“Vieni
con me..” Sussurrò lei prendendolo per mano.
Salirono
le scale e si ritrovarono davanti ad una porta chiusa, che Viktoria
prontamente aprì, rivelando la sua camera da letto.
Era
una stanza piuttosto grande, con le pareti verde acqua e un letto ad
una piazza e mezza. C’era un armadio molto grande con
appiccicate sulle ante tantissime foto, che però Tom non
ebbe il tempo di vedere una per una. Di fianco al letto c’era
una scrivania abbastanza incasinata. Fogli e penne sparsi su tutto il
piano di legno liscio color mogano, come l’armadio.
“Ti
piace?” Chiese curiosa la ragazza..
“Si
molto.. E’ proprio da te!” Rise piano Tom..
“Cosa
intendi con è
proprio da te?”
“Semplice
e stupenda..” Si avvicinò alla ragazza prendendole
le mani fra le sue e cominciando a baciarla con più foga. Le
accarezzò i capelli inspirando il suo profumo, dolce e
delicato.. Sapeva di buono. Sapeva di...Fragola. La ragazza gli cinse
il collo con le braccia, mentre gli accarezzava dolcemente la nuca.
Erano
in piedi in mezzo alla stanza semibuia, illuminata solo dalla luce dei
lampioni che filtravano dalla finestra.
Lui la
prese in braccio e la adagiò delicatamente sul letto, quasi
avesse paura che si rompesse al suo tocco, le alzò la maglia
accarezzandole la pancia, andando a lasciarle una scia di baci sul suo
ventre piatto, gliela sfilò, insieme ai jeans. Lasciandola
in intimo. Un completino nero davvero carino. Il cuore di Viktoria
cominciò a galoppare impazzito, non avrebbe voluto essere da
nessun’altra parte. Solo li. Con lui.
Gli
slacciò i pantaloni e li lasciò cadere sul
pavimento togliendogli anche la maglia che era, ormai, diventata troppo
ingombrante.
Tom le
prese il viso tra le mani e le baciò il labbro inferiore,
poi si fermò guardandola languido negli occhi.
“Sei
sicura?” Le chiese dolcemente..
“Si..”
Mormorò con la voce strozzata.
Lui
riprese a baciarla. Le labbra, il collo, la spalla, e poi di nuovo le
labbra carnose ma non troppo, rosse e
profumate. Invitanti
più di qualsiasi altra cosa.
Presto
anche l’intimo di tutti e due si ritrovò a far
compagnia agli abiti sul tappeto.
Tom
percorse tutto il suo corpo con le mani, accarezzandola piano,
baciandole il seno e la pancia.. Tornando su sulla bocca.
Incrociò il suo sguardo con quello della ragazza, poi scese
a baciarle il collo.. Ed entrò in lei. Con un colpo secco.
Viktoria
avvertì il dolore, con una fitta lancinante, si
aggrappò con le unghie alla schiena di Tom, che
aumentò lievemente le spinte. La ragazza gemette piano e Tom
rallentò impercettibilmente.
“Ti..fa
male?” disse piano col fiato mozzato..
“Poco..”
Sospirò lei, e lo abbracciò tenendolo stretto a
sé.
Tom
spinse più veloce ma sempre dolcemente. Ben presto il dolore
lasciò spazio al piacere. Viktoria chiuse gli occhi e il suo
cervello si scollegò. Smise di pensare e venne trasportata
da quel momento indimenticabile.
Dopo
poco più di mezz’ora Tom, madido di sudore, si
lasciò cadere dall’altra parte del letto
abbracciando Viktoria, che affondò il viso
nell’incava della sua spalla.
Le
baciò la nuca e prese ad accarezzarle i capelli corvini,
arrotolandosi le ciocche fra le dita.
La
guardò di sottecchi, era meravigliosa. Con le guancie rosse,
gli occhietti stanchi e tutta spettinata. Sembrava una bambina. La sua
bambina.
“Sei
bellissima..” Le sussurrò in un orecchio.
Le si
girò e lo guardò dal basso.
“Più
tu!”
“No..
tu!”
“Tu!”
“Tuuu
Viky!
“Scommettiamo?”
Quella
parola. Quell’unica parola, fece precipitare Tom in un buco
nero. Si sentì mancare l’aria ai polmoni e il
cuore si fermò improvvisamente, per poi riprendere a battere
veloce, sempre più veloce..
“ In un mese me la
scopo”
“Chi? Quella?
Figurati..Non te la darà mai!”
“Scommettiamo?”
E quel
giorno era arrivato. Perché doveva arrivare..
Desiderò
sparire. Tutto, piuttosto che vedere il viso radioso di Viktoria, nuda,
abbracciata a lui. Avrebbe tanto voluto prendersi a pugni, riempirsi di
calci. Uccidersi con le sue stesse mani.
Ma
ormai non sarebbe servito più a niente.
“Scusa
Viky.. Devo fare una telefonata.”
“Certo,
io mi faccio una doccia!”
“D’accordo
piccola..” Disse baciandole la fronte
“Tutto
ok Tom? Sembri.. Preoccupato..” Corrugò la fronte
incerta.
“No,
tranquilla piccola, è tutto a posto” Le sorrise
incoraggiante.
“Ok
a dopo!” Lo baciò a stampo e uscì dalla
stanza.
Tom
andò nel piccolo terrazzino comunicante con la camera da
letto, prese il cellulare e scorse la rubrica, in cerca di quel numero.
Georg.
In
quel preciso istante odiò il nome dell’amico..Ma
d'altronde non era colpa di Georg, solo sua..
“Pronto?”
Rispose una voce assonnata dall’altro capo del telefono.
“Ciao
Ge.. Dormivi?”
“Vedi
te, sono le due. Che vuoi?”
“Senti,
ho vinto la scommessa. Ma non lo voglio il tuo basso.”
“Aspetta
aspetta. Ti sei scopato Viktoria?!” Sembrava incredulo.
“Si
Georg, ma basta, non ne parliamo più”
“Ma
come.. Tom, che ti prende?”
“Senti
ok, ho vinto. Mi sono portato a letto Viktoria, ma adesso
basta!” E chiuse triste la chiamata senza sentire la risposta
dell’amico.
Si
girò e a pochi passi da lui c’era lei.. La sua
Viky.. Con un asciugamano che le avvolgeva il corpo e gli occhi
sgranati colmi di lacrime. Aveva dimenticato i vestiti di ricambio.
“Oh
cazzo.. Da.. Da quant’è che sei qui?”
Chiese a stentò il chitarrista.
“Abbastanza
da scoprire il tuo piccolo segreto..” Sorrise amaramente..
“No
Viky.. Non è come credi..” Cercò di
spiegarsi, ma inutilmente.. Spiegazioni non ce n’erano.. E
questo lo sapeva benissimo.
“Ah
no? Allora com’è sentiamo!” Non riusciva
più a trattenere le lacrime, ormai le rigavano il viso
storpiato in una smorfia di dolore, bruciandole le guancie in fiamme.
“Io..io..tu..io..”
“Esci..”
“No
Viky, lasciami spiegare. Ti prego!”
“VATTENE!”
urlò fuori di sé. Tom le prese le braccia
tentando di calmarla, ma lei cominciò a tempestargli il
petto di pugni..Forte..forte.. piano.. Si accasciò sul letto
coprendosi il viso con le mani, cercando di nascondere il dolore
lacerante che le squarciava il petto.
“Viky..
Ti prego..” Tentò il ragazzo avvicinandosi,
provando ad abbracciala
“NO!
NO! ESCI! VAI VIA!” Urlò straziata spingendolo via.
“No Viky! Non puoi! Non voglio!” La ragazza
abilmente, spinse il ragazzo fuori dalla porta chiudendola a chiave. Si
appoggiò al legnò freddo e si lasciò
cadere, seduta per terra.
Tom
cominciò a prendere a pugni e calci la porta urlando.
“Viky
apri! Ti prego!” Ma dall’altra parte, la ragazza,
avrebbe solo voluto farlo sparire dalla faccia della terra. Se un
minuto prima con lui si sentiva in paradiso.. Ora era come essere nel
più atroce degli inferni.
Viktoria
si sdraiò sul suo letto coprendosi la testa con il cuscino,
soffocando per quanto le era possibile quei singhiozzi che la
strozzavano e le facevano mancare l’aria.
“Ti
odio Tom..” Sussurrò a voce abbastanza alta da
farsi sentire.
Bastò
quella frase, per lasciare senza fiato il chitarrista.. Che senza
più dire una parola uscì a testa bassa da quella
casa. Consapevole di aver commesso l’errore più
grosso della sua vita.
Bene,
allora. Ringrazio :
layla
the punkprincess : Ovviamente è proprio della scommessa che
Tom si dimentica XD Grazie della recensione!
Ice_Angel
: Oddio, sono felice che la mia storia ti piaccia così tanto
*_____* Continua a seguirmi mi raccomando. Un bacio!
_Pulse_
: La mia piccola scrittrice sempina *____* Beh, ovviamente io salterei
addosso a Tom se mi chiedesse di restare con lui la notte,
eggiàà =Q___ XD
Come cavolo hai fatto a
scoprire che ha una bambolina nascosta nell’armadio?! O_O E
cooomunque si, lo sappiamo che Tomi è un idiota u.u. Un
bacio, la fedele ispiratrice saggia magica XD
_KiRa_
: Grazie, grazie, GRAZIEEEE! *___*
xXx__TokioHotel__xXx
: Ahahaha GRAZIE davvero ^__^
svampy1996
: ^_________^ tenera
Dark
Dancer : Beh, non si è dimenticato nessuno, si è
dimenticato qualcosa. La scommessa xD Chi pensavi tu invece? XD
Dark483
: Grazie!! *__*
Baci a
tutte, anche a chi ha solo letto! Ale**
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Capitolo 10 *** Capitolo 10 ***
Ciao a
tutti!
In
questo mini capitolo verranno descritte SOLO le due reazioni di Tom e
Viktoria. Mi sembrava giusto lasciare un piccolo spazio solo per questo.
Spero
vi piaccia ugualmente anche se non succede nulla di rilevante ^___^
Buona
lettura!
DECIMO
CAPITOLO.
-Tom-
Non so
come, ma riuscii a guidare fino a casa. Avevo una gran voglia di
piangere, di singhiozzare come un bambino.. Di sbattere i piedi a terra
e di stare abbracciato a mio fratello facendomi coccolare e
rassicurare. Purtroppo se fossi entrato in casa in lacrime, Bill si
sarebbe di sicuro preoccupato. E sinceramente, era l’ultima
cosa di cui avevo bisogno.
Mi
trascinai fino all’entrata, aprendo la porta, trovando mio
fratello sveglio, seduto sul divano ad aspettarmi.
“Ciao
Tomi!” Sentii la sua voce squillante e feci un movimento di
mano nella sua direzione. Senza dire una parola mi diressi verso camera
mia, avvertendo benissimo lo sguardo perforante di Bill sulle mie
spalle. Sarebbe venuto a parlarmi più tardi, di sicuro. Il
tempo di prepararsi uno dei suoi soliti discorsi.
Mi
lasciai cadere a peso morto sul mio letto, guardando il soffitto
bianco, quel bianco che più lo fissi più vorresti
che ti risucchiasse per non lasciarti più.
Il mio
pensiero andò subito a Viktoria, alla mia piccola, dolce
Viky. Chissà cosa stava facendo in quel momento. Magari era
anche lei sdraiata sul suo letto. Magari pensava a me. Magari piangeva.
Immaginarla
in lacrime, da sola, in camera sua, mi fece stringere il cuore. Non era
giusto! Sarei dovuto essere io l’unico a soffrire! Invece per
una stronzata fatta tanto per fare, la mia piccola stava male e io non
potevo starle vicino. Non potevo consolarla.. E sapere di essere il
motivo della sua sofferenza mi fece sentire uno schifo. Avrei davvero
voluto essere risucchiato dal soffitto, in quel momento.
“Tomi..”
Sentii Bill dall’altra parte della porta chiamarmi e bussare
lievemente. Sorrisi rincuorato. Sapevo che sarebbe arrivato entro
breve, e forse.. Era proprio di lui che avevo bisogno adesso.
“Entra
pure Bill..” Gli sussurrai. Vidi la porta aprirsi e la figura
alta e slanciata di mio fratello fare capolino nella mia stanza. Fece
qualche passo incerto verso di me e poi si distese al mio fianco, sul
letto. Imitandomi e guardando il soffitto sopra di noi. Avrei dovuto
raccontargli tutto, sapevo che non l’avrebbe presa bene,
soprattutto perché lui voleva molto bene a Viktoria.. Non ne
avevo il coraggio ma con mio fratello non avevo mai avuto segreti.
“Ho
combinato un disastro Bill..” Mormorai trattenendo a
stentò le lacrime, che ormai premevano contro i miei occhi
implorandomi di lasciarle uscire.
“Viktoria?”
Mi chiese sotto voce continuando a guardare in alto.
Annuii
piano e lui se ne accorse, infatti si voltò a guardarmi
negli occhi, spronandomi a continuare.
“Ho
fatto una scommessa con Georg tre settimane fa. Cioè che in
un mese mi sarei portato a letto Viktoria. E’ passato molto
tempo, io mi sono affezionato davvero a lei. Nemmeno me la ricordavo
più quella stupida scommessa. Stasera è successo,
così ho chiamato Georg e gli ho detto che non volevo
più parlare di quella storia, che non mi interessava aver
vinto. Lei ha sentito tutto e…”
Le
parole mi morirono in gola, non riuscii più a continuare.
Ormai le lacrime avevano avuto la meglio sul mio autocontrollo e ora
scendevano silenziose solcando il mio viso stanco e pallido.
Vidi
mio fratello sospirare nel buio della stanza e tornare a guardare il
soffitto, forse anche lui sperava di essere risucchiato.
“Sei
un cretino Tomi..” Cominciò a parlare con una nota
malinconica nella voce. “ Ti avevo detto di stare attento e
di non fare cazzate con lei. Non se lo merita. Ma tu ovviamente non mi
hai ascoltato. Se non fossi mio fratello ti avrei già preso
a pugni. Ma non sono cieco, lo vedo che stai soffrendo e che sei
sinceramente pentito. Ma questo non la riporterà da te,
l’hai fatta grossa.. Non so se ti
perdonerà” Abbassò lo sguardo
rassegnato. Per un momento trattenni il respiro, appena il senso
spietato di quell’ultima frase arrivò al mio
cervello e venne metabolizzato, fui scosso da un brivido e un
singhiozzo scappò dalla mia bocca. Aveva ragione! Aveva
maledettamente ragione.. Ma non ci volevo credere! Non volevo nemmeno
pensare di averla persa per sempre..
Viky…
-Viktoria-
Rimasi
distesa nel mio letto con il cuscino sulla testa per non so quanto
tempo. Le lacrime non si fermavano, i singhiozzi mi scuotevano
violentemente, facendomi tremare dappertutto. Avrei voluto alzarmi e
scappare lontano, correre via.. Ma per quanto lontano sarei potuta
arrivare, i miei problemi sarebbero sempre stati li a ricordarmi che
c’erano, e non potevano sparire per magia.
Perché..? Perché mi hai fatto questo?
Perché sei così stupido e infantile? Avevo
ragione.. Avevo ragione a tenerti distante.. Sono solo stata troppo
idiota da cadere nella tua trappola. Mi hai ingannata, mi hai illusa di
poter essere davvero speciale per te, e poi.. Mi hai uccisa in cinque
minuti. Non me lo meritavo tutto questo e tu lo sai.
Sarai
felice adesso, no? Hai vinto la tua stupida scommessa! Ce
l’hai fatta a scoparmi! Ora forse starai festeggiando, e io
vorrei che tu patissi almeno un millesimo del dolore atroce che sto
provando io in questo momento.
Vorrei
che potessi sentire il cuore spezzarsi ogni minuto che passa,
sentendolo sempre più pesante.
Ma era
vera almeno una parte della cose che mi dicevi? Ci credevi veramente?
No.. Forse mi hai presa per il culo dall’inizio. Forse
già il primo giorno che ci siamo visti, quando mi hai
chiesto di venire a bere qualcosa con te, forse già li avevi
progettato i tuoi piani, ed eri pronto a metterli in atto.
Vorrei
tornare indietro.. A tre settimane fa, e non dover mai accettare
l’invito di Bill e venire al pub con voi..
Tre
settimane.. mi sembra una vita ormai. E sono obbligata ad ammettere che
sono state il periodo più bello della mia vita.
Tre
settimane in cui esistevi solo te, in cui stavo con te ed era come
avere la testa senza pensieri e senza problemi. In cui ho capito che
eri veramente il ragazzo che stavo cercando da parecchio tempo ormai.
Tre
settimane per farmi capire che appena mi sarei staccata da te avrei
avuto un senso di vuoto.
Tre
settimane che, nonostante tutto, non scorderò mai
più.
Tre
settimane pensando che eri la cosa più bella da non so
quanto tempo, dove guardandoti negli occhi senza parlare era come
raccontarsi tutta una vita.
Tre
settimane quando ti vedevo il mattino e pensavo che la giornata sarebbe
stata sicuramente splendida.
Tre
settimane che sono state l’inizio e la fine di tutto.
Scusate
sono di frettissimaaa! Ringrazio di cuore tutte! Layla the
punkprincess, svampy1996, Tiky, Ice_angel, _Kyra, Dark Dancer, e
ultima, ma non di certo meno importante _Pulse_
ti voglio bene scrittrice
sempina!! *___*
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Capitolo 11 *** Capitolo 11 ***
Buoonasera!
Perfetto, undicesimo capitolo! Vi avviso
ragazzuole mie, d’ora in avanti i capitoli saranno molto
più corti. Più per un
fatto di suspance, preferisco non far accadere troppe cose nello stesso
capitolo. Ebbene, mi piace farvi soffrire XD
Dopo
le due diverse reazione dei nostri protagonisti..
Eccovi il seguito!
Buona
lettura *___*
UNDICESIMO
CAPITOLO
Quella
notte Tom non era riuscito a dormire. Erano le 10 del
mattino e lui era rimasto a rigirarsi nel letto per tutto il tempo. Non
provava
nemmeno ad addormentarsi, stava solo rimuginando e cercando una
qualsiasi
soluzione per farsi perdonare da Viktoria. Ma le possibilità
sembravano nulle.
Non la poteva nemmeno biasimare, fosse stata in lei, non si sarebbe
più voluto
vedere per il resto dei suoi giorni. Questa consapevolezza lo fece
sprofondare,
per quanto possibile, ancora più giù.
Si
tirò a sedere e tastò il piano del suo comodino,
trovandovi un pacchetto di sigarette e l’accendino. Si
avvicinò al balconcino e
si accese la lucky strike che teneva tra l’indice e il medio,
la portò alla
bocca e aspirò la prima ventata di fumo sentendosi,
chissà perché, più leggero.
Viky non avrebbe approvato.. Lei odiava il fumo. Era per lei che in
quelle settimane
aveva smesso di fumare. Nnon sopportava vederla imbronciata ogni volta
che lo
sorprendeva con un mozzicone in mano, era riuscito a smettere. Ma
adesso lei
non era più con lui, faceva differenza? Poteva fumare, ma
era una
magra..Magrissima consolazione. Avrebbe preferito diecimila volte
vederla li
sul suo letto a rimproverarlo con la faccia da bambina, piuttosto che
una
misera, insignificante sigaretta. Che tra l’altro.. Non aveva
nemmeno un buon
sapore.. Era.. Amara..
“Buongiorno
Tomi..” Sorrise teneramente Bill vedendo il
gemello fare la sua entrata in cucina. Tom alzò una mano
nella sua direzione in
segno di saluto, aprì il frigo e bevve un sorso di latte dal
cartone. Richiuse
l’anta e si pulì i “baffi” con
la manica della maglia. Guardò il fratello,
sorrise debolmente, e si rintanò sul divano, davanti alla
televisione.
Bill
osservò attentamente ogni gesto compiuto da Tom,e
quando fu uscito dalla stanza sospirò rassegnato. Se ci
pensava, avrebbe dovuto
essere infuriato con lui. Fare una scommessa così idiota.. E
ferire i
sentimenti dell’unica ragazza che si era interessata a lui, a
Tom.. E non a Tom
Kaulitz.
Si,
avrebbe davvero dovuto
avercela con lui. Ma non poteva.. Era il suo fratellone e vederlo
così affranto
faceva star male anche lui. Gli sarebbe piaciuto sul serio poter fare
qualcosa,
ma non aveva idea di cosa avrebbe potuto mai fare, lui.. E qualcosa gli
diceva,
che quella volta sarebbe stato un gran bene non immischiarsi..
Fissava
la televisione senza realmente vederla, come in
trans. Stava ancora pensando a come diavolo poter aggiustare le cose,
la vocina
sadica della sua coscienza continuava a ripetergli che era impossibile.
Non
sarebbe mai più riuscito a riaverla con lui. Mise a tacere
quella fastidiosa
voce prendendosi la testa fra le mani e scuotendola leggermente.
Decise
che doveva fare qualcosa, un tentativo.. Doveva
almeno provarci, lottare.. Lottare per lei..
Prese
il suo cellulare, che si era andato ad incastrare
nella fessura del divano, e compose velocemente un messaggio inviandolo
successivamente.
Non
sarebbe morto senza combattere..
Lacrime fredde. Sogni
infranti. Anima dispersa.
Gli
occhi rossi, gonfi dal pianto che non era ancora
riuscita a bloccare. Le lacrime scendevano imperterrite rigando il suo
viso
bianco di porcellana, segnando le sue guance calde e rosse, cadendo sul
lenzuolo ormai bagnato, che la ragazza teneva stretto tra i pugni..
Quasi a
volerlo sbriciolare..
Quella notte non aveva chiuso
occhio nemmeno per un secondo, era stata
sveglia tutto il tempo.. Seduta con la schiena sulla testata fredda del
letto
disfatto. Aveva pianto tutte le sue lacrime e non si era curata di far
meno
rumore possibile. Se n’era fregata anche quando Ellen era
corsa bussando forte
alla sua porta. Era preoccupata per lei, ma in quel momento niente le
interessava davvero. Avrebbe solo voluto svegliarsi, scoprire che era
stato
solo un orribile incubo e rifugiarsi tra le braccia calde e protettive
di Tom..
Tom..
la fonte di tutto il suo male. Non avrebbe dovuto
pensarlo. Ogni volta che si soffermava sul suo viso sorridente i
ricordi
arrivavano colpendola nel petto con una brutalità tale da
farla piegare in due.
Ed eccolo li, come ogni volta..
Quel
ricordo che ti rompe i cuore..
“Guarda
Tom, non sono meravigliose?” Erano alla
Prateria e
Viktoria aveva tirato il rasta per un braccio
Indicandogli le stelle nel
cielo. Sotto al loro fedele
Albero, che
avevano scoperto essere una quercia.
“Sono
bellissime, non esiste niente di più bello”..
“Hai
ragione...” Sorrise perdendosi in
quell’immensità.
“Io ne ho una
sai?” Rise beffardo.
“Ah si? E
dove la tieni sentiamo..” lo guardò spavalda
Sfidandolo.
“ Proprio
di fianco a me. Sei tu la mia stella Viky, non
Esiste
niente di più bello, ricordi?”
E poi un
bacio, un bacio che sapeva d’estate, fresco come
L’aria.
Tiepido come i loro respiri che si fondevano in un
Tutt’uno.
“Cazzate!
Mi hai raccontato solo CAZZATE!” Sbraitò a nessuno
in particolare. “ Sei un’ipocrita! TI ODIO! TI
ODIO! Ti odio...”
Singhiozzò
più forte mandando giù un groppo
che le chiudeva la gola, facendola annaspare in cerca di aria. Voleva
urlare,
urlare forte e smettere di pensare.
Sentì
il cellulare vibrare sotto di lei, doveva esserle
arrivato un messaggio, lo andò a cercare tra le lenzuola
fredde del letto e lo
aprì : Tom.
Una
fitta le trapasso il cuore mancando un battito, sentì la
testa girarle vorticosamente, e l’aria non arrivarle ai
polmoni.
Con
mano tremante lesse il contenuto del messaggio:
Viky..
Non ti scrivo per chiederti di perdonarmi..
Non
lo merito
dopo quello che ti ho fatto. Sono stato
Uno
stronzo, lo so. Ti scrivo solo per chiederti di ascoltarmi,
di cercare
di capire. Voglio parlarti, spiegarti. Anche se
ormai, le
parole non servono.
Viky ti
prego…
Non
prese nemmeno fiato, lo lesse tutto d’un colpo arrivando
fino alla fine. Si asciò cadere, priva di forze, tra le
coperte, coprendosi il
viso bagnato di lacrime con le mani e massaggiandosi le tempie. Lo
odiava per
quello che le aveva fatto. Lo odiava per il solo chiederle di parlare.
Non
avrebbe più voluto rivederlo. Velocemente scrisse la
risposta.
Non ti
voglio vedere Tom, non ti voglio parlare.
Mi sono
fidata di te e in cambio ho ricevuto solo una
Pugnalata.
Non puoi chiedermi di capire, certe cose
Non si
possono capire. E questa.. Non riesco nemmeno
A farmela
entrare in testa! Basta Tom..Lasciami in pace..
Tom si
torturava le mani aspettando la risposta, non
totalmente sicuro che sarebbe arrivata. Non poteva pretendere niente da
lei.
Non riusciva nemmeno ad immaginare come si potesse sentire. Si sarebbe
volentieri scavato una buca da solo, sprofondandoci dentro. La mano che
teneva
stretto il cellulare vibrò due volte. Eccola, la risposta
che aspettava. Aprì
il messaggio e lesse velocemente.
Si
sentì soffocare arrivando alla fine. No, non poteva
finire così..
Viky, tu non capisci! Dobbiamo parlare.
Faccia
a
faccia! Ti prego..
“Tomi,
come stai?” Si girò e vide Bill seduto di fianco a
lui con una mano sulla sua spalla. Strano, non lo aveva nemmeno sentito
arrivare. Lo guardò, sembrava preoccupato per lui. Aveva la
testa inclinata
verso destra e lo sguardo triste. No
Billie, non stare così per me. Sono solo uno stronzo..
Il
rasta non rispose, si mise una mano sugli occhi e alzò le
spalle scuotendo lievemente la testa.
Bill
aprì la bocca e la richiuse un paio di volte. Voleva
parlargli, consolarlo. Ma non trovava le parole adatte per poterlo
fare. Non
avrebbe mai pensato di trovarsi in quella situazione, e non aveva idea
di come gestirla
per aiutare il gemello. Non era mai successo prima, e questo lo
demoralizzava.
“Stai
tranquillo Bill, non serve che ti sforzi. Apprezzo il
pensiero.” Gli sorrise dolcemente e gli fece una carezza sul
braccio.
Il
cantante annuì e se ne sparì al piano di sopra.
Tom
sentì ancora l’avviso di un nuovo messaggio e
rapidamente lo aprì leggendolo.
Domani.
Solito bar. 15.30.
Senza
esitazione digitò una breve risposta sui piccoli tasti
del telefono e la inviò alla ragazza.
Ci sarò.
Sorrise
di cuore. Forse quello era l’inizio. Forse poteva
essere un modo per aggiustare le cose. Forse.. Forse era meglio non
volare
troppo con la fantasia e non illudersi o la caduta sarebbe stata
dolorosa. Era
meglio evitare di costruire castelli per aria, non sarebbero stati di
certo
quelli a far tornare indietro Viktoria.
Decise
di non sperare troppo in positivo e di ringraziare il
cielo per quella possibilità che gli era stata concessa.
Forse l’unica.
Si era
calmata, ma ancora di uscire dalla stanza non se ne
parlava. Ellen l’avrebbe di sicuro tartassata di domande alle
quali lei, per il
momento, non si sentiva in grado di rispondere. Voleva bene a sua
sorella. La
amava. Ma quando si metteva d’impegno era una grande
ficcanaso rompiscatole.
Non le aveva raccontato tutto di Tom, solo che era il ragazzo con cui
usciva.
Da quando era uscita dal carcere non era più la stessa.
Festini notturni. Amici
delinquenti. E presunti fidanzati. Uno diverso ogni giorno. Non la
riconosceva
più.. Rivoleva la sua dolce e tenera sorellina che da
piccola aveva paura del
buio..Dei mostri e dei fantasmi. E che di notte si intrufolava nel suo
letto,
fra le sue coperte, e dormiva accanto a lei.
Sorrise
a quei ricordi.. Sapendo che non sarebbero mai
tornati.
Sapendo
anche che nemmeno i suoi genitori sarebbero più
tornati. Non si può combattere la morte, non si
può tornare indietro. Ma
avrebbe avuto bisogno di loro in quel momento. Avrebbe avuto bisogno
dei
biscotti al cioccolato della sua mamma, e delle storie che inventava il
suo
papà. Quando da piccola le raccontava le favole prima di
spegnere la luce e
andare a dormire. Li avrebbe voluti accanto a lei. Ma
lo sapeva, i miracoli non esistono.
Improvvisamente
si rese conto di quello che aveva fatto :
Aveva dato appuntamento a Tom per il giorno dopo. Ancora non aveva la
benché
minima voglia di vederlo. Se lo avesse avuto davanti lo avrebbe preso a
sberle,
a costo di dare spettacolo in un luogo pubblico. Non voleva incontrarlo
ma il
danno era stato fatto, quasi senza pensarci. Non sapeva con quale
coraggio si sarebbe
presentata davanti a lui senza il bisogno di sputargli in faccia.
Rimase stesa
in quel letto a sentire il freddo che si impossessava di lei,
nonostante le
temperature estive. Rimase immobile avvertendo il gelo in quella stanza.
Vorrei che sentissi
quello che sento io, stupido ragazzino.
Ringrazio
velocemente :
_Pulse_
: Si chiariranno, si chiariranno.. FORSE U.U.. Non
si sa, può darsi di si. Come può darsi anche di
no u.u Mahh
chi lo sa! Sono contenta che ti siano
piaciute le riflessioni finali *__* Ti voglio bene!
Layla
the punkprincess : Speriamo! xD Un bacio..
Cristy09
: Wooow sono contentissima che ti piaccia così
tanto *__* Continua a seguirmi! Un bacio grande!
Kia
SCHREI : Grazie mille! ^___^
Dark
Dancer : Nooo non voglio farti piangere! Però se ti
è
scesa la lacrimuccia vuol dire che il capitolo ha fatto
l’effetto che volevo xD
Quindi un po’ mi fa anche piacere XD Un bacio!
_KyRa_ : Contenta
di averti colpito! ^__^ Grazie
mille!
|
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Capitolo 12 *** Capitolo 12 ***
Ho
postato alla velocità della luce questa volta xD Contente?
Così saprete cosa succede tra Tom e Viktoria, al loro
incontro. Spero
vi piaccia, lo spero sempre *___*
E
ritornate che vedo le visite e le recensioni calareee! xD
Buona
lettura!
DODICESIMO
CAPITOLO
Erano
le tre del pomeriggio. Tom per la seconda notte consecutiva non era
riuscito a chiudere occhio.. Era preoccupato, non sapeva cosa
aspettarsi dall’incontro con Viktoria, non credeva nemmeno di
possedere il coraggio per guardarla ancora negli occhi.
In quei suoi occhi
così blu che a volte aveva avuto la sensazione di perdercisi
dentro.. Avrebbe sopportato di non poterla più baciare e
coccolare? Non ne era sicuro..
Dio
solo sapeva quanta voglia aveva di stringerla tra le braccia.. Tanto
forte quasi da fondersi con lei, diventando una cosa sola.
Andava
avanti e indietro dal salotto alla cucina, preparandosi mentalmente un
discorso da fare a Viktoria non appena si sarebbero visti. Tutto sotto
lo sguardo apprensivo di Bill, seduto sulla poltroncina in soggiorno.
“Tomi
rilassati e siediti, o finirai per scavare un fossato!”
“Bill
per piacere. Non ti ci mettere anche tu, sono già abbastanza
nervoso.” Disse portandosi le mani sulle tempie,
massaggiandosele. Udì il fratello sospirare e si
sentì terribilmente in colpa. Il suo malumore non doveva
pesare anche su Bill, dopotutto lui voleva solo il suo bene, non era
giusto farlo stare male.
“No
Bill senti, scusa. E’ che sono così in ansia.. Mi
dispiace” Abbassò lo sguardo scuotendo il capo.
“Ehi
Tomi tranquillo.. Lo so quello che provi, non mi devi spiegazioni. Ora
fai un bel respiro profondo e vai da Vik rilassato. Vedrai che
andrà tutto bene..” Sorrise e si alzò
dalla poltrona.
“Sono
le tre e dieci, che fai.. Vai?”
“Si,
vado a piedi.. Un po’ d’aria mi farà
bene. Spero. E.. Grazie Bill, davvero. Di tutto. Ti voglio bene
fratellino.” Lo strinse in un abbraccio e gli
massaggiò la schiena ossuta.
“Anche
io Tomi, tanto.. Ora vai se no fai tardi.
A dopo!”
Tom
uscì di casa. Mani in tasca e mente spenta. Aveva bisogno di
vederla, ne aveva realmente bisogno. Due giorni senza di lei e gli era
sembrato di impazzire. La pensava, la pensava ininterrottamente. Giorno
e notte. Era stato uno stupido, e pure bello grosso. Ma cosa diamine
gli era saltato in mente quella sera? Si prese a pugni mentalmente,
anche se gli era costato molto astenersi dal farlo anche fisicamente.
Si
odiava, si detestava.. Perché ora per colpa sua e solo sua,
non poteva avere più la sua piccola vicino a se. Lei che era
stato un dono dal cielo, un dono per cui ringraziava tutti i giorni. E
lui era riuscito a rovinare tutto, anche quella volta. Distruggo
tutto quello che tocco…
Senza
quasi rendersene conto, si ritrovò davanti al bar scelto da
Viktoria per l’incontro. Lei non era ancora arrivata,
così prese posto in un tavolino sotto uno dei tre grandi
ombrelloni li fuori. Si sedette e cominciò a torturarsi le
dita delle mani, guardando in fondo alla strada per vedere se riusciva
a scorgere la moretta.
“Vuole
ordinare signore?” Si girò e si ritrovò
davanti un cameriere.
“No
grazie, la persona che sto aspettando non è ancora arrivata.
Ordino quando ci sarà anche lei..” Sorrise
cordiale in direzione dell’uomo. Questi lo guardò
indeciso, mettendosi una mano sotto il mento con fare pensieroso.
“La
ragazza che sta aspettando è per caso mora, con gli occhi
azzurri e alta più o meno così?”
Alzò il palmo da terra andando ad indicare
l’altezza di Viktoria, circa un metro e sessantotto.
“S..si
perché?” Disse confuso Tom.
“Ha
lasciato questo per lei..” Tirò fuori dalla tasca
del grembiulino una
busta e la porse a Tom che, diffidente, l’afferrò
stringendola tra le mani leggermente sudate.
“Grazie..
Senta può portarmi un the freddo?”
“Certamente,
arriva subito” E sparì dentro al bar.
Tom
aprì cautamente la busta e da questa scivolò
fuori un biglietto sgualcito. Se lo rigirò tra le mani
indeciso sul da farsi. Ovviamente lo avrebbe letto ma.. Ne aveva il
coraggio?
Doveva
tirarlo fuori, a qualsiasi costo.
Il
cameriere portò la sua ordinazione e, sorseggiando il suo
the.. Aprì il foglietto, rivelando una calligrafia ordinata
e pulita. Se lo rigirò ancora per qualche secondo
incerto..Quel dannatissimo profumo di fragola che avvolgeva il pezzo di
carta, gli fece ricordare Viktoria, facendogli avvertire una morsa al
petto.
Borbottò
un “Al diavolo” e aprì il foglio.
Ciao
Tom.
Non
prendertela, ieri non ti ho detto che sarei venuta. Ti ho solo scritto
di presentarti. Ho deciso di non venire all’appuntamento.
Probabilmente non sarei nemmeno riuscita a guardarti dritto negli
occhi. Mi sono affezionata troppo a te e questo è un errore,
un grande.. Madornale errore. Dovevo fidarmi di più del mio
istinto, quando mi diceva che non eri una persona seria e affidabile.
Purtroppo ho creduto in te, e continuavo a ripetermi che forse per te
ero diversa, non una delle tante. Che stupida presuntuosa. Mi sono
creduta meglio di qualcun altro, quando invece non sono proprio
nessuno. Proprio nessuno. Solo una povera diciannovenne che ha perso la
testa per il ragazzo sbagliato. Mi dispiace Tom, non puoi chiedermi di
dimenticare, né di parlare, né di capire. Non ce
la faccio davvero, ne fisicamente ne tantomeno psicologicamente. Sono a
pezzi, lo vuoi capire? Vorrei tanto non averti mai conosciuto, almeno
mi sarei risparmiata tutto questo dolore. Spero tu sia orgoglioso della
tua vittoria, complimenti. Cos’hai vinto?
Non so nemmeno
perché me la prendo tanto. Non ne ho il diritto. Io non ho
nessun diritto su di te Tom. Dopotutto.. Noi due non siamo mai stati
insieme, che sciocca.. Ti auguro il meglio dalla vita, anche se davvero
non te lo meriti. E ti prego Tom. Non chiamarmi più...
Viktoria
Dolore.
Dolore immenso, lacerante. Una sterra al cuore, una potente morsa che
gli attanagliava il cervello e un fastidioso ronzio nelle orecchie. Tom
non sapeva cosa gli stava succedendo. Gli occhi gli bruciavano
tremendamente, ed erano forse tutte le lacrime che in due giorni aveva
diligentemente represso. Avrebbe voluto spaccare qualcosa. La sua Viky
non era venuta all’appuntamento, e lui era li, solo con
quelle parole amare che gli rimbombavano in testa senza via
d’uscita. Eccola li, una lacrima. Una lacrima traditrice e
solitaria solcò il suo viso stanco.
Tutto..
Tutto questo per una cazzo di scommessa , un gioco fatto un mese prima,
senza pensare al dopo.. Alle conseguenze di quel gesto così
stupido e infantile. Un gesto avventato, compiuto da una testa troppo
giovane e forse troppo ingenua, per capire che era qualcosa di
sbagliato. Assolutamente, irrimediabilmente sbagliato...
I hold your letter
In my frozen hand
The last line was long
As long as it burns
My look carries on
With every word
Another feeling dies
I'm left here in the dark
No memories of you
I close my eyes
It's killing me
We die when love is dead
It's killing me
We lost a dream
We never had
The world in silence
Should forever feel alone
'Cause we are gone
And we will never overcome
It's over now
Love
is dead – Tokio Hotel
Assolutamente,
irrimediabilmente sbagliato...
Piaciuto?
Ringrazio
:
_Pulse_
: Ahahah
sono perfida lo so! T’ho fregato il lavoro XD Mi spiace, ma
nel mondo degli affari ci si deve aspettare qualche colpo basso u.u
“Almeno si
vedranno” Ahaha no. ^__^ Sono ancora più crudele
vero? Muahahhah >.< Ti voglio bene sempina! La fedele
_KiRa_
: Grazie mille cara!! *________*
Layla
the punkprincess : “Non era scontato che lo
facesse” Infatti non lo ha fatto XD Grazie, bacio!
Ice_Angel
: Bentornata! E non ti preoccupare, sei perdonata XD Sono felice che lo
scorso capitolo ti sia piaciuto, non ne ero molto convinta sai? Grazie
mille, un bacio!!
Ringrazio
anche tutte voi altre.. Mie fedeli “Lettrici in punta di
piedi” Che anche se non lasciate un segno del vostro
passaggio so che ci siete *___________*
Un
bacio a tutti! Alla prossima!
|
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Capitolo 13 *** Capitolo 13 ***
Visto
che non ho niente di interessante da fare, posto anche
oggi! xD
Spero vi faccia piacere!
L’agonia
tra i nostri due protagonisti durerà ancora un paio di
capitoli, non vi
preoccupate. Ma ho in servo ancora qualche sorpresina per voi.
Spiacevoli e
non.
Un
saluto a tutti e buona lettura! ^___^
TREDICESIMO
CAPITOLO
Si
trascinò malamente fino alla porta di casa e
suonò il
campanello, visto che si era accorto di aver dimenticato le chiavi.
Quel
pomeriggio era stato devastante. Era partito con una speranza che gli
scaldava
il cuore, ma in poco tempo aveva visto tutto distruggersi davanti ai
suoi
occhi. Viktoria non lo voleva più vedere, questa la
consapevolezza più dolorosa.
Un
Bill tutto trafelato si catapultò alla porta aprendola.
“Tomiii!
Com’è andata?” Lo accolse con un sorriso
smagliante
stampato in faccia. Ma quando incontrò
l’espressione sofferente e affranta del
gemello, il suo sorriso si spense.
Tom lo
oltrepassò senza rispondere, né guardarlo negli
occhi. Aveva solo un gran bisogno di rimanere da solo a pensare. A
pensare a
tutto, a pensare a niente. Forse voleva solo farsi una lunga, infinita
dormita.
Bill
lo bloccò per la spalla cercando di trattenerlo, ma il
rasta gli prese dolcemente la mano e se la tolse di dosso mormorando un
“Non
ora Bill..” salendo
stancamente le
scale, che quel giorno, stranamente.. Sembravano più alte e
insormontabili.
Si
passò una mano sulla faccia. Vedere il gemello ridotto in
quello stato lo distruggeva e non aveva idea di come aiutarlo. Era la
prima
volta che dopo una delusione non voleva parlare con lui, questa era la
cosa che
lo feriva di più.. Aveva rifiutato di farsi consolare,
preferiva rimanere da
solo. Non capiva.. Di solito si raccontavano tutti i loro problemi,
tutti i
casini.. Perché quella volta doveva essere diverso? Si
accorse che,
probabilmente, la cosa era più grave di quanto potesse
immaginare.
Ce
l’aveva a morte con Viktoria. Perché non si era
presentata all’appuntamento? Perché non voleva
nemmeno starlo ad ascoltare? Si
meritava almeno di spiegare la sua versione dei fatti. No, non era
vero, lui
non si meritava proprio niente. Aveva fatto la cazzata? Bene, quello
era il
prezzo da pagare. Avrebbe dovuto immaginarlo che prima o poi sarebbe
successo,
le bugie hanno le gambe corte, glielo aveva sempre detto la sua mamma.
Fin da
quando era piccolo. Sarebbe stato un bene ricordarselo in tempo. Prima
di fare
il cazzone.. Ma chi si andava a immaginare che proprio lui si sarebbe
attaccato
così tanto a una ragazza. A momenti nemmeno lui se ne
rendeva conto, però
l’attaccamento per quell’adorabile moretta dagli
occhi blu.. Era tanto grande
da fargli perdere il controllo di se stesso. Si tirò uno
schiaffo dritto sulla
guancia destra, senza pensare. Quando il bruciore gli arrivò
ad infiammargli il
viso sorrise tra sé e sé. Chi lo avesse visto
avrebbe tranquillamente potuto
prenderlo per pazzo. Insomma, chi si picchia da solo? Però
avrebbe voluto farlo
altre mille volte, finché il suo viso non fosse diventato
viola.
Aveva
la gola secca. Aprì la porta della sua stanza e
controllò il corridoio che lo separava da quella del
gemello. La porta della
camera di Bill era chiusa e da fuori si sentiva una delle sue tanto
adorate
canzoni di Nena. Uscì piano, senza fare rumore, e scese le
scale per ritrovarsi
in cucina. Non aveva voglia di parlare con Bill. Strano a dirsi, brutto
a
pensarsi.. Ma quella volta non gli andava. Avrebbe di nuovo dovuto dare
spiegazioni inutili. Avrebbe dovuto dirgli che Viktoria non si era
fatta viva..
E dirlo a voce alta, ne era sicuro, avrebbe solo sottolineato quella
realtà che
ancora non era riuscito a metabolizzare. La sua Viky ormai, non lo
voleva più..
Si
versò un bicchiere di acqua ghiacciata e lo bevve in due
lunghi sorsi, poi lo appoggiò al lavandino e rimase a
fissarlo.
E come quella
stupidissima acqua, mi sei scivolata velocemente dalle mani…
Guardò
la schermata del suo cellulare. Le sei di sera. Tom
doveva sicuramente già essere tornato a casa.
Chissà come l’aveva presa.. Si
era arrabbiato? Era deluso? Triste? Oh insomma! Perché tutte
quelle domande..
Perché preoccuparsi tanto. Non gliene fregava niente se Tom
era arrabbiato o
deluso! Anzi, se lo sarebbe pure meritato. Perché lei non
era solo triste..
Solo delusa. Era ridotta ad essere solo l’involucro freddo e
spento di un
essere umano.
Si
avvolse i capelli appena lavati in un asciugamano,
cominciando a frizionarli e a tamponarli. Si guardò nello
specchio del bagno..
I capelli bagnati le si appiccicavano al viso, facendole scorrere
rivoli
d’acqua lungo le guance, fino al collo.
A volte mi capita di
avere proprio quella sensazione. Quella di vedere tutto che scivola via
da me,
proprio come quelle gocce d’acqua sui capelli, che scendono
lentamente e poi
non sono più mie. Ecco. Spesso vedo le mie gocce scivolare
via da me.
Tornò
in camera sua,
col cuore a pezzi e i capelli ancora leggermente umidi. Era stufa di
stare a
guardare tutto il giorno i muri di quella camera. Che niente sembravano
ricordarle tranne Tom. Il suo respiro affannato quella notte, le sue
parole
strascicate.. Le goccioline di sudore sulla fronte e i rasta che gli
ricadevano
fluidi sulle spalle. E poi.. Poi quella telefonata che era riuscita ad
origliare, disgraziatamente o fortunatamente. Ancora non aveva deciso
se era
stato un bene o un male.
Tutto
quello in cui aveva creduto e per cui aveva lottato le
era crollato miseramente davanti. Senza che lei potesse far niente per
salvare
o migliorare le cose. Il suo mondo perfetto che era riuscita a
costruirsi si
era distrutto e lei non aveva la bacchetta magica. Non avrebbe mai
potuto
aggiustare quello che si era inevitabilmente spezzato tra lei e Tom.
Nemmeno
con tutto l’impegno e la dedizione di questo mondo.
Però
le mancava.. E questo non avrebbe mai potuto negarlo..
Le mancava durante il giorno, quando cercava di distrarsi.. Pensando a
qualsiasi altra cosa che non le ricordasse quel vuoto incolmabile e
buio che
aveva lasciato lui. E le mancava durante la notte. Quando strizzava gli
occhi cercando
in tutti i modi di addormentarsi per mettere a tacere
quell’infinita agonia che
piano piano la stava consumando.
I suoi
pensieri vennero bruscamente interrotti dal vibrare
continuo del suo cellulare, riposto sul comodino di fianco al letto. Lo
afferrò
svogliatamente guardando chi la stesse chiamando.
Quanto
mai lo avesse fatto.
Tom.
No,
non poteva rispondere.. Non doveva. Non era
psicologicamente in grado di affrontarlo, almeno non ora.
Lasciò squillare a
vuoto e poco dopo la chiamata si interruppe. Tirò un sospiro
di sollievo e
chiuse gli occhi. Ma ecco che il cellulare nelle sue mani riprese a
vibrare più
accanito di prima.
Tom.
Questa
volta ci pensò su. Probabilmente se non avesse
risposto avrebbe continuato a tartassarla di telefonate per
chissà quanto. Si
schiarì la voce e premette il pulsante verde.
“Che
vuoi?” Rispose secca.
“Viky..”
Era così felice di sentire la sua voce. Non si
aspettava di certo che avrebbe ceduto così velocemente.
“Ti
ho chiesto che vuoi?!” Ripeté alzando la voce di
qualche
ottava.
“Parlare..”
Cercò di dire con la voce rotta.
“Non
c’è bisogno di parlare.” Fredda.
Glaciale.
“Invece
si! Devo spiegarti?”
“E
spiegarmi cosa? Che per te ero solo un premio da vincere?
Grazie tante, ci sono arrivata da sola!”
“No
no no Viky! Ho bisogno di dirti come stanno realmente le
cose, ti prego, lasciami la possibilità di
parlarti..”
“Tom..”
Mormorò stancamente. Temette di
ricominciare a piangere. Ma non poteva,
non davanti a lui. Non si sarebbe mai fatta vedere debole. Stupida, orgogliosa Viky..
“Non
dire niente. Ti giuro che io sto piantato qui, di
fronte a casa tua.. Finché non scendi a parlare con
me!”
“Cosa?!”
Sgranò gli occhi. Non poteva crederci, lui..Li?! Si
avvicinò alla finestra che dava sulla strada e
tirò dolcemente la tendina azzurra.
Vide Tom davanti al suo cancello, che guardava nella sua direzione con
il
cellulare in mano e lo sguardo serio.
“Vai
via Tom..” Sussurrò lasciando ricadere la tenda al
suo
posto. Il solo vederlo le faceva sanguinare il cuore.
“Ti
ho detto che non mi muovo di qui finché non
scendi!”
Annuì risoluto. Oh no, non si sarebbe schiodato da quel
marciapiede. Nemmeno la
fine del mondo sarebbe riuscita a spostarlo. Lui doveva parlare con
Viky, ad
ogni costo.
“Se
scendo poi te ne vai?”
“Si..”
“Allora
arrivo..” Il cuore di Tom fece una capriola nel suo
petto. Pochi secondi e avrebbe almeno potuta rivederla. Rivedere i suoi
occhi
blu.. Riempirsi i polmoni con il suo profumo di fragola.
Viktoria
rassegnata appoggiò il cellulare sulla scrivania e
scese le scale arrivando al piano inferiore, si fermò
davanti alla porta
d’entrata con la mano sulla maniglia, la fissò per
qualche secondo indecisa se
quella era la giusta cosa da fare o meno. Poi sospirò e
uscì di casa...
Ringrazio
velocissimamente : Dark Dancer,
xXx__TokioHote__xXx,
layla the punk
princess, e _Pulse_ La scrittrice sempina, ti voglio bene!
Alla
prossima! Un bacio anche alle “lettrici in punta di
piedi”. Grazie di cuore anche tutte voi!
|
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Capitolo 14 *** Capitolo 14 ***
Buonasera!Dopo
infiniti sforzi sono riuscita a postare XD
Quattordicesimo
capitolo ragazze, quasi non mi sembra vero!
Sono riuscita ad arrivare fin qui! Ma vi confesso.. Non so come
andrà a finire
questa storia, il finale che ho in mente mi delude molto. Non lo so,
vedrò di
fare il possibile.. Sono un po’ in carenza
d’ispirazione, anche perché ho
iniziato una nuova fan fiction, anzi ABBIAMO iniziato una nuova fan
fiction.
Una storia a quattro mani
( Ary ne
sa qualcosa xD ) e devo dire che mi prende decisamente di
più! Non abbiamo
ancora deciso il titolo, ma vi terremo informate comunque ^____^
Per
adesso godetevi questo capitolo, buona lettura! Ale**
QUATTORDICESIMO
CAPITOLO
“Ti
avevo detto di non chiamarmi più!”
Sbottò secca la
ragazza. Lo aveva li davanti,a pochi passi da lei. Tanto vicino che se
avesse
voluto avrebbe tranquillamente potuto allungare il braccio e sfiorargli
il
petto. Allontanò dalla sua mente quel pensiero decisamente
fuori luogo e tornò
a fissarlo con astio.
“Lo
so, lo so! Ma io ti devo parlare! E questo è
l’unico
modo per riuscirci!” La guardò supplichevole ma
lei non sembrò addolcirsi.
Anzi, se possibile, si irritò ancora di più.
“Te
lo dico e non lo ripeto più! Non c’è
niente da spiegare,
non c’è niente da capire! Tom non trattarmi da
stupida!” Batté un piede a
terra, come una bambina capricciosa. Se le circostanze lo avessero
permesso,
Tom sarebbe scoppiato a ridere tenendola stretta a sé, era
adorabile.
“Viky,
te lo giuro. Non è come credi. Lo ammetto, ho fatto
una stronzata. Ma quella scommessa era un gioco. Ancora non ti
conoscevo! Mi
sono affezionato moltissimo a te Viky, sei importante per me. Ti prego
cerca di
capire.. Io non avrei mai voluto ferirti. Non vorrei mai fare niente
che ti
faccia stare male.” Terminò il suo discorso
guardandola dritto negli occhi. Quei
fari blu mare che gli erano mancati da morire negli ultimi giorni.
Rivederli era
la cosa più bella del mondo eppure lo trapassavano da parte
a parte.
“Oh,
ma che pensiero carino..” Sbuffò sarcastica la
ragazza
guardando altrove.
“Viky
veramente.. Non avrei mai immaginato che potesse
finire così. Ma io non ti voglio perdere!”
“Tom
me ne potevi parlare prima! Ma hai preferito fare lo
stronzo, e questo no. Non lo posso dimenticare.” Si
guardò la punta delle
scarpe, che in quel momento trovava particolarmente interessanti, senza
essere
in grado di sostenere lo sguardo di Tom, fisso su di lei.
Dal
canto suo il rasta respirava a fatica, quelle parole lo
avevano colpito dritto al cervello, senza pietà. Avrebbe
voluto fare qualcosa.
Qualsiasi cosa per riuscire a farle cambiare idea, ma ormai.. Doveva
arrendersi.. Ormai ogni tentativo diventava inutile.
“Allora
è finita?” Domando in un sussurro non sicuro di
voler ascoltare la risposta.
“Non
può finire qualcosa che non c’è mai
stato. Io e te non
stavamo insieme Tom.” Sorrise amaramente. Afflitta ma
consapevole che quella
era la verità, per quanto crudele potesse essere.
Il
ragazzo boccheggiò in cerca d’aria, la
realtà gli era
andata a sbattere dritta sul viso, e lo ferì più
di qualsiasi pugno mai
ricevuto in vita sua.
“Ma..Viky..”
Tentò di parlare, per quanto gli fosse
possibile, ma venne interrotto dalla ragazza.
“Niente
ma Tom. Te ne devi andare..” Guardò in basso
trattenendo quella lacrima che minacciava di rigarle il viso.
“Guardami..”
disse in un soffio piantando gli occhi in
quelli di lei, ma senza venire ascoltato.
“Guardami!” Alzò la voce, Viktoria
girò il capo dall’altra parte con gli occhi colmi
di lacrime.
“Per
la miseria Viktoria, guardami!” Ringhiò perdendo
la
pazienza. A quel punto la ragazza alzò lo sguardo intimidita
e piano lo piantò
in quello di Tom.
“Me
ne vado di qui, solo se ora mi dici che non provi più
niente per me.” Disse risoluto e sicuro di sé.
Viktoria
deglutì, poi.. Con gli occhi sempre fissi nei suoi
sussurrò : “Non provo più niente per te
Tom, mi dispiace..” Dove
stai andando a finire ragazza, ora
menti anche a te stessa.
“E
per quanto mi riguarda, qualsiasi cosa ci sia stata fra
noi.. Finisce qui.” Concluse guardandolo intensamente.
Tom
rimase a fissarla con la bocca semichiusa, incapace di
parlare.. Di muoversi.. Di compiere qualsiasi gesto. Era davvero
finita. Ora
non poteva fare più niente, si doveva arrendere.. Una volta
per tutte. Lottare
non sarebbe più servito, aveva perso la sua battaglia.
“Mi
dispiace Viky.. Mi dispiace davvero..” E senza
aggiungere una parola.. Si voltò lasciando indietro quella
moretta. L’unica che
era stata in grado di devastargli l’anima, in tutta la sua
vita.
Tornò
dentro casa distrutta, cercando di auto convincersi
che quella era stata la decisione più saggia e giusta. Ma
una vocina sadica
dentro di lei continuava a ripeterle che stava sbagliando tutto. Che
ciò che
aveva fatto con era quello che lei realmente desiderava fare. Le
rimbombava
nella testa crudele e spietata, e Viktoria cercava di combatterla,
“Non
posso ascoltare solo il cuore, perché è
il primo che si fa fregare!”
Pensò, non sicura della sua affermazione. Lei
era stata fregata, il suo cuore era stato fregato e le conseguenze
erano quelle.
Aveva voluto fidarsi di lui e ora doveva pagare. Ma non poteva fare a
meno di
pensare agli occhi di Tom quando gli aveva soffiato in faccia quelle
parole,
quelle bugie. “Non provo più niente per te
Tom” gli aveva detto. Quando invece
la sua mente urlava “ Non è vero! Non è
vero!” Ma per una volta aveva dovuto
dare retta alla sua parte razionale. Non poteva più fidarsi
di lui.. Però.. Una
piccola parte di lei si stava prendendo a pugni mentalmente. Che senso
aveva
continuare a tenerlo lontano, quando l’unica cosa che
desiderava ardentemente
con tutto il cuore, era averlo al suo fianco?
Non
aveva nessun senso. Ma ormai era tardi per tornare
indietro. E lei si odiava.
Si
odiava per non riuscire a fermare le lacrime che
prepotentemente le scavavano il viso. Si odiava per aver messo fine a
quella
strana e contorta storia, che l’aveva sollevata da terra
anche se per poco
tempo.
Si
detestava per aver definitivamente allontanato Tom.
Basta
tentativi. Ci aveva provato un’altra volta e quello
era il risultato, un’altra porta in faccia.
Cos’altro doveva fare?
Inginocchiarsi davanti a casa di Viktoria e rimanerci finché
non lo avesse
perdonato? Cristo anche lui aveva una dignità!
Si
fermò davanti alla finestra della sua camera, aveva
iniziato a piovere e lui si fermò ad osservare la pioggia
scendere incessante
su Magdeburg. Era rilassante, quasi gli riuscì a placare il
tumulto di
sentimenti che gli stavano nascendo in petto. Non aveva più
voglia di
disperarsi, non aveva più voglia di piangere. La sua parte
l’aveva fatta, ora
spettava a lei. Se davvero teneva a Tom sarebbe tornata da sola, prima
o poi.
Almeno questo è quello che il chitarrista sperava succedesse.
La
speranza è l’ultima a morire. Ma dopo tutti i
calci in
culo che si era preso.. Non ci credeva poi molto..
Bill
era seduto sul divano davanti alla televisione, che non
stava nemmeno seguendo con interesse. Un’altra volta sua
fratello era tornato a
casa e non aveva voluto parlare con lui. Non aveva voluto renderlo
partecipe
del suo dolore e di quello che stava passando. Perché?
Perché non si sfogava
più con lui? Cosa era cambiato?
Bill non lo sapeva.. Voleva
solo che tutto tornasse alla normalità, quando tra
loro non esistevano segreti.. Quando si sfogavano a vicenda, stando ad
ascoltare, a volte anche per ore, i problemi e le preoccupazioni
dell’altro.
Invece
era qualche giorno che Tom non si faceva più vedere
in giro per casa, rimaneva chiuso nella sua stanza per ore, in completo
silenzio. Solo ogni tanto si sentivano le note della sua chitarra che
suonavano
melodie dolci e tristi. Per il resto, Bill non sapeva nemmeno se era
vivo o
morto.
La
cosa peggiore era che lui non poteva fare proprio nulla,
era inerme e impotente. Poteva solo rimanere a guardare da spettatore
esterno
suo fratello autodistruggersi, sentendosi piccolo e inutile.
Stava
quasi per prendere in mano la sua chitarra e suonare
un po’, quando sentì qualcuno bussare alla porta.
“Tomi
sono io, c’è qualcuno che vorrebbe vederti.. Ti
aspetto giù..” Il rasta non rispose, rimase
ghiacciato sul posto.. Viktoria?
Il suo cuore mancò un battito.
Che fosse davvero lei? Come una furia aprì la porta e scese
le scale trovando
seduti al tavolo in cucina Bill e una ragazza che non aveva mai visto
prima.
Tristemente si accorse che non era la sua Viky.
“Oh
eccolo! Ciao Tomi..” Sorrise Bill
Tomi
sventolò una mano per aria in segno di saluto
sentendosi un completo idiota.
“Ciao
Tom. Sono Ellen..” Lo guardò dolcemente la
ragazza.
“Ellen..”
Ripeté il rasta pensieroso. Poi sgranò gli occhi
“
Ellen?! La..sorella di..di..”
“Si,
la sorella di Viktoria” Annuì sorridente e
facendogli
cenno di sedersi di fronte a lei.
Mi
inviti ad accomodarmi a casa mia? Pensò
in un sorriso Tom.
Si
sedette davanti alla ragazza fissandola. Era una bella
tipetta : alta, i capelli castano scuro con qualche riflesso ramato e
gli occhi
verde smeraldo. Era davvero molto bella. Stava seduta sulla sedia con
le mani
raccolte in grembo,
e lo sguardo dolce e
luminoso.
E tu saresti un avanzo
di galera? Tom non
riuscì a nascondere un risolino, ma non lo diede a
vedere. Continuò a guardare la ragazza interrogativo.
“Beh
allora.. Io vi lascio soli” Si congedò il cantante
sentendosi improvvisamente di troppo.
“Si,
grazie Bill” Sorrise Ellen. Poi si girò nuovamente
verso Tom “ Ti chiederai perché sono
qui.”
Lui
non rispose, fece solo un cenno con la testa invitandola
a continuare.
“Sono
giorni che mia sorella è chiusa a chiave in camera,
non mi fa entrare, né si decide ad uscire. Piange e basta.
Non dorme.. Se
mangia, lo fa di nascosto quando io non ci sono, e lo stesso
è per andare in
bagno. Sono giorni che non la vedo più. Sono certa che tu
c’entri qualcosa in
questa storia. Perché di notte mi siedo fuori dalla sua
porta e la sento
parlare da sola. Parla di te, di quanto sei stato stronzo e di quanto
le
manchi.. Sono qui per chiederti di schiarirmi le idee.”
Finì il monologo
tenendo sempre gli occhi fissi su Tom.
Il
rasta abbassò lo sguardo, non era sicuro di riuscire ad
affrontare nuovamente quell’argomento. Ma lo doveva fare, lo
doveva fare per
Viktoria.
Così
ripeté per l’ennesima volta tutto. Dalla prima
volta
che vide Viky al bar, al loro primo incontro. L’uscita al pub
e la sbornia
triste di Bill. La scommessa, l’inizio di
quell’agonia.. La notte maledetta in
cui la loro pseudo storia prese quella piega dolorosa. Del giorno al
bar,
quando Viktoria non si era presentata. E di quel pomeriggio davanti a
casa sua.
Le raccontò tutto, senza tralasciare i particolari. Non
riuscì a guardarla
negli occhi, ma sapeva bene che i suoi lo stavano studiando
attentamente.
“Ti
vedo sincero. Ti vedo anche pentito. Penso tu sia stato
solo un ragazzino immaturo, ma non spetta a me farti la paternale.
Voglio solo
che trovi uno stramaledetto modo per farti perdonare da mia
sorella!”
“Ma
come?! Ci ho provato in tutti i modi Ellen, davvero..
Non so più cosa fare.”
“Non
mi importa. Rivoglio indietro la Viktoria di un
tempo..” Abbassò lo sguardo affranta, lasciandosi
trasportare dai sentimenti. “
Mi dispiace Tom, vorrei aiutarvi ma non posso. E’ una cosa
che potete chiarire
solo voi due.”
“Lo
so” Si prese la testa fra le mani non sapendo più
a cosa
pensare “ Senti, dalle questa..” Disse prendendo
una lettera dalla tasca dei
suoi pantaloni. “ Contavo di dargliela quel pomeriggio al
bar, ma le cose non sono
andate come speravo. Questa è la sola cosa che riesco a fare
in questo momento.
Spero che leggendo quello che le ho scritto capirà.. Se no
mi dispiace, io mi
arrendo.”
Ellen
prese il foglietto spiegazzato dalle mani del
chitarrista, e se lo rigirò tra le lunghe dita affusolate
osservandolo.
“Glielo
farò passare dalla fessura della porta.” Sorrise
divertita “ Non credo mi aprirà quindi
è l’unico modo.” Fece scappare un
sorriso anche a Tom e si alzò dalla sua sedia.
“Mi
ha fatto piacere chiacchierare con te Tom” Lo
guardò dolcemente e si avviò
all’uscita. Il
rasta la seguì silenzioso.
“Dille..
Dille che mi manca, mi manca da morire.”
“Lo
farò Tom, non ti preoccupare..” Uscì da
casa Kaulitz
lasciando un Tom leggermente turbato. Forse aveva sbagliato a darle
quella
lettera per Viky, forse doveva solo lasciarla stare come gli era stato
chiesto.
Ma era più forte di lui. Forse la verità era che
non si sarebbe mai arreso
finché Viktoria non lo avesse perdonato.
Guardò
l’orologio, tra poco sarebbero dovuti andare alle
prove. Georg e Gustav erano tornati e così avrebbero dovuto
riprendere a
lavorare. Ma prima si diresse al piano di sopra, doveva parlare con
un’altra
persona, che per forza di cose aveva trascurato in quei giorni.. Doveva
chiarire.
Bene,
bene, bene. Abbiamo conosciuto Ellen, finalmente. Come
vi sembra? Io la adoro xD La vedremo anche nei prossimi capitoli.
Diventerà un
personaggio importante. Presumo, se tutto va secondo i piani! xD
Ringrazio
:
_KiRa_
: Come vedi non hanno ancora chiarito, purtroppo.
Staremo a vedere come si evolve la situazione. Per carità,
non fare la pipììì
xD quella la faceva il mio cane quando gli facevo le coccole! XD Un
bacio!
SonnyScene
: Sono felice che ti piaccia, ti ringrazio
davvero! Un bacio grande *___*
_Pulse_
: Si! Prendiamo a testate la Gelmini! Col cavolo che
vado a scuola d’estate! ù.ù
Cooomunque.. Beh, anche io detesto Viky, sisi u.u
anche se l’ho creata io la odio! Facciamo tutti insieme la
catena fuori da casa
sua XDD Grazie sempina! Ti voglio bene anche io!
Layla
the punkprincess : Non finisce così, tranquilla! xD grazie
mille per la recensione, un bacio!
Dark483
: Si, stavolta hanno parlato per davvero! XD
grazie!!
Dark
Dancer : Lo so, sono crudele! ^___^ Grazie del
commento! Baci! *____*
Grazie
anche a voi, lettrici in punta di piedi, che non
recensite. Ma io sento la vostra presenza sempre costante!
Baci,
vostra Ale**
|
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Capitolo 15 *** Capitolo 15 ***
QUINDICESIMO
CAPITOLO
Girò
la chiave nella serratura ed entrò in casa non
sorprendendosi affatto di trovarla “Vuota” e
silenziosa. Quando si sarebbe
decisa ad uscire da quella maledetta stanza? Non poteva pretendere di
rimanere
rinchiusa li dentro in eterno.
Abbandonò
la borsetta sul divano blu notte, e stancamente si
sedette sulla poltrona affianco, appoggiando i gomiti sulle ginocchia e
sorreggendosi il viso con i palmi delle mani. Tirò fuori
dalla tasca dei sui
jeans il foglietto che le aveva dato Tom non più di
mezz’ora prima. Lo osservò
attentamente rigirandoselo tra le dita.
Forse sarebbe stata quella
lettera a salvare sua sorella.. Doveva
dargliela! A costo di rimanere ore fuori dalla sua porta a bussare per
farsi
aprire.
Corse
su per le scale e quasi inciampò nei gradini,
arrivando finalmente davanti alla stanza di Viktoria.
“Sorellina..”
Bussò piano chiamandola dolcemente. Ma la
dentro nessuno rispondeva. Nessuno si muoveva. Nessuno fiatava.
“Viktoria
ti prego apri la porta..” Aumentò la forza nei
colpi
secchi che dava al legno. “ Viktoria!”
“Vattene
Ellen..” Una flebile sussurrò appena accennato.
Una
voce stanca e roca, che difficilmente riuscì a riconoscere
come quella di sua
sorella. Appoggiò la fronte alla porta di mogano sospirando.
“Viky..”
Un colpo al cuore.
Lui la chiamava così.
“Ti prego sorellina, apri la porta. Devo
darti una cosa.. Una lettera” Concluse appoggiando entrambi i
palmi sulla
superficie fredda di fronte a lei.
Un
idea folle scattò nella mente di Vitktoria. Un’idea
improbabile eppure così sensata. Che
fosse una lettera di Tom? Il suo
Tom?
Velocemente
scese dal letto e aprì la porta facendo scattare
la serratura, ritrovandosi sua sorella Ellen davanti con gli occhi
tristi e un
espressione affranta in faccia.
“Di
chi è?” Chiese secca
“E’
di..Tom” Mormorò intimidita dalla voce della
ragazza.
“Come
hai fatto ad averla?” Ridusse gli occhi a due fessure
scrutandola.
“Non
è importante.. Leggila.” E senza aggiungere niente
si
voltò dando le spalle a Viktoria. La moretta si
sentì un verme. Non era bastato
far preoccupare Ellen così tanto in quei giorni? No.. Ora
doveva pure trattarla
male e farla sentire colpevole di qualcosa che non aveva fatto.
“Ellen..Grazie
e.. Mi dispiace.” Abbassò la sguardo
mortificata per poi rialzarlo subito in quello dell’altra. La
sorella le regalò
un debole sorriso e poi scese le scale sparendo alla sua vista.
Viktoria
rientrò nella sua camera e chiuse la porta, andando
a sedersi sul bordo del suo letto disfatto. Guardò il pezzo
di carta tutto
stropicciato che teneva tra le mani.. Se lo rigirò
intimorita da quello che di
li a poco avrebbe letto. Sarebbe stata di nuovo male per quello che
stava per
scoprire? Con una lentezza inesorabile aprì il foglietto,
sbirciando al suo
interno, trovandovi una scrittura striminzita e incomprensibile.
Sorrise
ricordando la zampa di gallina di Tom.
Prese
fiato e cominciò a leggere le prime righe.
Ciao piccola,
Mi dispiace che si sia
venuta a creare questa situazione. Mi dispiace che ora tu, per colpa
mia, stia
soffrendo. Ma più di tutto odio il fatto che non posso
essere li al tuo fianco
a consolarti e a raccogliere le tue lacrime. Non immagini come mi
sento. Non
immagini quanto lente siano le mie giornate senza di te, senza le tue
risate
contagiose e i tuoi silenzi. Silenzi che mai avrei pensato potessero
farmi così
bene. Mi faccio schifo da solo, giusto perché tu lo sappia.
Ma devi capire che
ho agito d’impulso, senza pensarci. Sono perfettamente
consapevole che questo
non giustifica il mio gesto, però non voglio perderti.
Chiamami egoista ma io
ti rivoglio qui con me Viky. So perfettamente che anche questo misero
tentativo
sarà inutile, per questo voglio dirti che mi farò
da parte, non ti cercherò
più. Aspetterò te. Aspetterò che
tornerai da me quando e se sarai pronta a
farlo. Mi manchi Viktoria. I tuoi baci, le tue carezze, le nostre
chiacchierate
alla prateria. Mi manchi TU. Ieri guardavo le stelle, e ti ricordi? Non
esiste
niente di più bello. Torna da me piccola stella. Mia. Mia e
di nessun’altro.
Viky ti prego.. Perdonami. Perdona me, la mia ingenuità, il
mio essere così
impulsivo. Io voglio te, solo te.
Tom
Una
lacrima le tracciò la guancia mentre si portava la
lettera al petto stringendola contro il suo cuore, che ormai galoppava
impazzito. In quella carta sentiva impregnato il suo profumo. Lo poteva
sentire
e far scorrere fino all’anima.
Cosa
doveva fare? Cosa era giusto
fare?
Le
mancava, le mancava terribilmente. Era stato uno stronzo,
certo. Ma quel foglio era la prova tangibile che lui era pentito e ora
era li.
Era li per lei. La stava aspettando.
Una
fitta alla testa le fece portare entrambe le mani sulle
tempie. Non sapeva a che pensare, avrebbe pagato oro per poterlo
riabbracciare.
Si
decise. Si decise a mettere a tacere quella stupida voce
nella sua mente e stare ad ascoltare il suo cuore, almeno quella volta.
Scattò
in piedi precipitandosi al piano inferiore sotto lo
sguardo esterrefatto di Ellen che era sul divano a guardare la
televisione.
Uscì di casa e cominciò a correre, sfrecciava tra
le luci di una Magdeburg
ormai scura, la pioggia non aveva ancora smesso di scendere e le gocce
d’acqua
le cadevano prepotenti sui vestiti, tra i capelli, bagnandola fino alle
ossa.
Le lacrime che si ghiacciavano al contatto con il vento che
schiaffeggiava il
viso bianco e delicato della giovane. Corse, corse senza pensare a
niente, con
davanti ai suoi occhi solo il viso radioso di Tom.
Quasi
non si accorse di essere arrivata, solo una strada la
separava da lui ormai. Tra la fitta pioggia scorse una figura con un
ombrello
nero in mano uscire dal piccolo cancello di ferro battuto,
l’avrebbe
riconosciuto fra mille. Urlò il suo nome a pieni polmoni. E
nell’istante in cui
i loro sguardi si incontrarono lui capì. Capì che
lo aveva perdonato. Capì che
era li per lui. Il sorriso che gli spuntò in faccia fece
sciogliere il debole
cuore di Viktoria, incapace di reggere altre emozioni. Tom
spalancò le braccia,
pronto ad accoglierla per stringerla fortissimo e non lasciarla
più andare via.
La
ragazza rise tra le lacrime e iniziò a correre
attraversando quell’unica strada che ormai li divideva.
Successe
tutto in un attimo. Troppo veloce.
Talmente
veloce che per pochi, infiniti, strazianti istanti
sembrava non essere successo assolutamente niente.
E
invece era successo tutto.
Il
rumore di quella sgommata penetrò la testa di Tom senza
preavviso.
Una
frenata.
Un
botto.
Un
grido. Il grido di Tom.
Luci
ad intermittenza e voci sconosciute che le ronzano in
testa.
Figure
confuse, offuscate da una mente troppo stanca per
mettere a fuoco le cose.
Lacrime.
Le lacrime di Tom.
Una
mano che stringe la sua e la voce calda del suo Tom che
le sussurra di stare tranquilla.
Dolore.
Dolore lancinante che si espande in tutto il corpo
indolenzito.
Una
sirena.
E poi
più niente.
Il
buio.
Sono attimi in cui
cadi. Sono attimi in cui le lacrime sono più forti del tuo
trattenerle. Sono
attimi in cui pensi al passato. Sono attimi di buio, in cui cerchi una
luce che
non c’è. Sono attimi. Di cos’hai paura?
Gli attimi finiscono. Prima o poi.
Lo so,
questo capitolo è un po’ deprimente.. Povera Viky
-___-“
Vi
ringrazio velocemente perché sono di fretta!
Un
bacio immenso a : layla the punkprincess, SonnyScene, Kia
SHREI, Alcolizzata_VIP, Dark Dancer, freency, Ice_ Angel, Cristy09 ..
Eeee
ultima ma non meno importante _Pulse_!! La mia scrittrice sempina *__*
Tivogliobene!
Ciao e
grazie a tutte! Anche a chi legge e basta! *___*
|
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Capitolo 16 *** Capitolo 16 ***
Chiedo
infinitamente scusa per il ritardo, ma sono un po’
“piena” in questo periodo. Tra la scuola e lo
studio non so come fare.. Ci si
mette pure efp che spesso non mi fa postare! Poi sono tanto presa anche
dalla
fan fiction che sto scrivendo con Aria *__* ovvero _Pulse_. Presto la
posteremo, si spera.. Prima la dobbiamo finire! XD Un bacio a tutti e
spero mi
seguiate ancora! Ale^^
SEDICESIMO
CAPITOLO
“Cristo
santo! Dovrebbe essere già fuori da quella cazzo di
sala operatoria! Dovrebbero essere almeno venuti ad avvisarci che lei
è sana,
sveglia, VIVA!”
Urlava
agitato contro il gemello, andando avanti e indietro
percorrendo il lungo corridoio dell’ospedale, sembrava un
pazzo. Bill non osava
fiatare, era ancora sotto shok per quello che era successo appena due
ore
prima.
Tom
aveva visto tutto e l’immagine di lei sbalzata in aria,
ne era sicuro, gli sarebbe sempre rimasta vivida e impressa nella
mente. Non
riusciva a pensare ad altro. Solo al corpo della sua dolce Viky che
veniva
travolto da un furgoncino.
Si
lasciò cadere mollemente sulla sedia di fianco al
fratello, prendendosi la testa fra le mani e scuotendola.
“Perché?
Perché le ho fatto segno di raggiungermi!”
“Perché
era quello che avrebbe fatto chiunque Tomi..”
Sussurrò Bill con la voce rotta dal pianto. Tom non rispose,
si limitò a
guardare in basso, cercando di pensare in positivo. Anche se era troppo
difficile.
“Credi
che ce la farà?” Chiese a voce bassissima Tom. Un
groppo chiuse la gola del cantante che, deglutendo rispose
“Si Tomi ne sono
sicuro..” Cercò di auto convincersi di quelle
stesse parole. Il rasta tornò a
guardare il pavimento.
“Era
li perché mi aveva perdonato..” Una lacrima gli
attraverso la guancia, una lacrima che bruciava da morire.
“Bill!
Tom!” Si sentirono chiamare e voltandosi videro Ellen
correre verso di loro con il voltò segnato dal pianto.
“Sono
corsa appena mi avete chiamato. Dov’è?!”
Strillò quasi
impazzita.
“E’
ancora in sala operatoria. Non sappiamo niente!”
Sussurrò Tom abbracciandola stretta.
In
quel momento uscì dalla stanza in cui avevano trasportato
Viktoria un dottore, che si dirigeva verso di loro togliendosi una
mascherina.
La faccia non prometteva nulla di buono.
“Siete
i parenti della signorina Lein?” Domandò rivolto
ai
ragazzi.
“Io
sono la sorella” Disse Ellen alzando la mano.
“E
io sono il fidanzato” Disse risoluto.
Bill
lo guardò in silenzio, sorridendo.
“La
signorina Lein è entrata in coma, noi abbiamo fatto il
possibile fino ad ora, ora dipende tutto da lei. Non sappiamo ancora se
ce la
farà.. Dobbiamo solo sperare. Mi dispiace
ragazzi..” E si allontanò con
un’espressione triste in volto.
Tom
boccheggiò, quasi non riusciva a respirare, quelle
parole lo avevano trapassato da parte a parte, gli avevano trafitto il
cervello. Non riuscì nemmeno a capacitarsi che quella fosse
la verità, ma il
silenzio assordante che aleggiava fra i tre.. Ne era la prova
schiacciante.
Ellen
era scoppiata in un pianto silenzioso, rifugiandosi
tra le braccia di Bill e soffocando i singhiozzi nel suo petto. Lui la
abbracciò, con gli occhi lucidi, sussurrandole di stare
tranquilla.
“Io..Io
la voglio vedere..” Mormorò Tom.
“Scusi!” Con un
grido richiamò il dottore che si era allontanato e gli
andò incontro. “La
prego, posso vederla?” Il dottore era titubante, ma non
poteva essere così
crudele da negarglielo.
“Certo,
ma per oggi solo dieci minuti.” E lo scortò fino
alla porta della camera di Viktoria.
Tom
abbassò la maniglia ed entrò incerto.
La
vide. Nel letto, con una marea di tubicini che le
uscivano dai polsi, dalle mani, dal naso, dalla bocca. Era bianca
più del
solito e le sue palpebre chiuse avevano una sfumatura violacea. Ma era
comunque
bellissima.
Il
rasta prese una sedia e la accostò di fianco al suo
letto, si sedette prendendole la mano fra le sue grandi e callose da
chitarrista.
“Ciao
piccola..” Sussurrò con le lacrime agli occhi,
guardando il suo viso pieno di graffi ed escoriazioni. Passò
le dita sullo
zigomo segnato da un livido, sentendosi maledettamente in colpa. Anche
se in
realtà, colpe non ne aveva. Aveva
la
pelle terribilmente fredda, quasi ghiacciata e troppo.. troppo pallida.
“Viky
perché dormi? E’ giorno dovresti essere
sveglia..” Le
accarezzò piano i capelli spostandoglieli dalla fronte.
“Ti prego apri gli
occhi, ho tanta voglia di rivederli. Mi mancano così tanto,
sai? Ti voglio
riabbracciare.. Dai su.. Alzati..” Continuava a ripetere Tom
dando lievi spinte
alla ragazza, tentando invano di svegliarla. Piccole scosse come quelle
che gli
dava sua mamma per svegliarlo la mattina prima di andare a scuola..
Come se
stesse.. Dormendo. Sembrava un pazzo.
Ma lui
no.. Non poteva credere che fosse in coma, non era
possibile. Lei stava dormendo e basta. Due rivoli salati gli passarono
sulle
guance sgorgando dai suoi occhi. Accarezzò dolcemente il
viso di Viktoria e le
baciò la fronte passandole una mano fra i capelli.
“Signor
Kaulitz, dovrebbe uscire adesso.” Sentì la voce
del
dottore alle sue spalle, si girò e lo vide davanti alla
porta con una
cartellina in mano.
“Arrivo.”
Sussurrò Tom senza distogliere lo sguardo da
Viktoria. Si alzò con lentezza infinita dalla sedia, prese
il viso della
ragazza fra le mani e le posò un bacio a fior di labbra.
Sempre guardandola
uscì dalla stanza, andando incontrò a suo
fratello e abbracciandolo di slancio,
soffocando i singhiozzi.
Entrarono
in casa in religioso silenzio. Silenzio che li
aveva accompagnati per tutto il tragitto in macchina, quando avevano
accompagnato a casa Ellen. E poi quando erano arrivati alla propria.
“Tomi,
come stai?” Azzardò Bill guardando di sottecchi il
gemello. Uno sguardo fulmineo lo fece pentire di aver aperto bocca.
“Scusa,
domanda stupida.” Concluse tornando a guardare in basso. Vide
Tom dirigersi
verso la sua camera. La sola spettatrice del suo dolore, almeno da una
settimana a quella parte.
“Tomi
non ceni?” Domandò il cantante dalla cucina
“Non
ho appetito” Rispose Tom come un automa, senza nemmeno
girarsi a guardarlo.
Arrivò
in camera sua e andò alla sua scrivania aprendo il
primo cassetto, sfilando una sigaretta dal suo “Pacchetto
d’emergenza”, ossia
quello delle occasioni straordinarie.
Andò
al balconcino comunicante con la stanza e fece due
lunghi e profondi tiri, aspirando il fumo facendolo arrivare fino ai
polmoni.
Rimase li.. immobile.. a guardare quella pioggia che non si era ancora
stufata
di scendere. Un paio di goccioline andarono a solleticargli il viso, e
riaffiorò un debole ricordo in lui . Un piccolo episodio
accaduto poco tempo
prima. Quando ancora aveva la sua Viky con lui.
“Scema
ti bagni tutta così!”
“Eddai
Tom, metti via
l’ombrello! E’ bellissimo
Stare sotto la
pioggia!”
“Ma
così ti prenderai un malanno!” Ma lei non lo
ascoltava
Continuava a correre sotto la
pioggia, ad alzare la braccia
Al
cielo, socchiudendo gli occhi felice.
“E va
bene! Tanto parlare con te è inutile..”
Ma in risposta
Ricevette
solo un soffice bacio al retrogusto di fragola.
Due occhi
oceanici lo guardavano languidi e le sue labbra
Accennavano
un piccolo sorriso.
“Mi
piace tanto la pioggia Tom, mi fa sentire libera.”
“E allora
corriamo!” La prese per mano e insieme si impegnarono
In
una corsa sotto
la pioggia insistente
Che sapeva
d’amore.
Piccola..
Ti piace la pioggia, vero? E allora apri gli
occhi.. Così la potrai vedere. Svegliati..Fuori piove. Non
puoi continuare a
dormire, ti perderai la cosa che ti piace di più. Viky non
lasciarmi.. Non
puoi, so che non sei cattiva, non mi faresti mai una cosa del genere.
Se ti
svegli ora, in questo momento, potrai vedere le tue adorate gocce
d’acqua
picchiettare sul vetro della tua stanza. Se ti svegli ora potremmo di
nuovo
correre sotto la pioggia.. Insieme..
Tom
rigettò la mano nel pacchetto si sigarette per estrarne
un’altra, ma lo trovò vuoto. Strano, avrebbe
giurato fosse pieno! Spostò lo
sguardo sul posacenere. Venti sigarette.. Venti.. Giacevano spente in
quella
ciotolina sporca, grigiastra.
Tirò
un lungo sospiro, chiuse la portafinestra e si gettò
nel letto chiudendo gli occhi.
Non
voleva dormire, no.. Voleva solo pensare. Sforzarsi di
ripercorrere con la mente i lineamenti del suo viso nei minimi
particolari,
tutti i dettagli possibili.. Non voleva dimenticarlo, ma in fin dei
conti, non
ci sarebbe mai riuscito, nemmeno volendo.
Si
sentiva terribilmente sfortunato in quel periodo, non
gliene andava dritta una. Soprattutto con quella ragazza. Magari era
destino
che quei due non stessero insieme. No, Tom non ci aveva mai creduto
troppo al
destino. Pensava che se le cose dovevano succedere succedevano. Senza
bisogno
di Dio, angeli, o destini vari. Succedevano e basta, senza apparenti
motivi.
Qualcuno
bussò alla porta, e anche se non aveva molta voglia
di parlare con qualcuno, la presenza di suo fratello, ne era sicuro,
non gli
avrebbe fatto che bene.
Bill
fece capolino nella stanza del gemello, che con un
gesto di mano, lo invitò a stendersi sul letto, di fianco a
lui.
“Bill..”
Mormorò non riuscendo a continuare. Un nodo gli
serrò la gola. Il moro, senza dire una parola, abbraccio il
fratello tenendolo
stretto a sé.
“Tomi,
vedrai. Andrà tutto bene.” Si allontanò
quel poco che
gli permise di sorridere e guardare negli occhi il fratello.
“Non
spero altro Bill, voglio solo riaverla con me.”
Sussurrò a bassa voce.
Non
seppero per quanto tempo rimasero così, abbracciati sul
letto. Ognuno perso nei propri pensieri, mentre fuori la pioggia non
smetteva
di scendere.
“Domani
Georg e Gustav andranno all’ospedale. Hanno detto
che David ci vuole nel suo studio domani.” Ruppe quel
silenzio assordante Bill.
“Non
ho voglia di vederlo, non ho voglia di parlare del
tour.” Scosse la testa il rasta. Non se ne parlava. Mancava
un mese alla
partenza, ma lui non se la sentiva, non dopo quello che era successo.
“Ne
riparliamo domani Tomi, ora dormi un po’ dai..”
Uscì
dalla camera del fratello spegnendo la luce e chiudendo
la porta.
Presto
il sonno venne a prendere
Tom, che contro la sua volontà scivolo fra le braccia di
Morfeo.
Ringrazio
alla velocità della
luce: layla the punkprincess, chia94th, _Pulse_ ( Al concerto insieme
waaaaa
*-* ), SonnyScene, BigAngel_Dark, Tiky, Ice Angel (che ha lasciato
quattro
commenti uguali XD), Kia SCHREI, Dark Dancer e _KiRa_ ,
Martii_Th_Tk
Grazie mille a tutte ragazze!
Grazie davvero anche a chi legge e basta
*___*
Un
bacio, vostra Ale ^___^
|
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Capitolo 17 *** Capitolo 17 ***
Ciao
a tutti! Questo dovrebbe
essere il PENULTIMO capitolo.. Poi ci sarà
l’epilogo.. A meno che non mi venga
un lampo improvviso.. Ma vi confesso che
“Scommettiamo” per me è stata una
grande delusione.
Era
partita bene, lo ammetto, ma
andando avanti ho capito che non era per niente la storia che avevo in
mente
fin dall’inizio. Non era la storia che volevo io.
E vabbè, capitano a tutti i piccoli incidenti di percorso.
Una storia che invece mi sta dando tantissimo e mi rende fiera di
averla
cominciata.. E’ quella che sto scrivendo con la mia Ary *.* (
_Pulse_
)
S’intitola “Incastrate”
e l’abbiamo
cominciata a postare da poco.. Vi consiglio di andarla a leggere! XD
Per
ora vi auguro una buona
lettura! Vostra, Ale **
DICIASSETTESIMO
CAPITOLO
Una
settimana dopo.
Tom se
ne stava sdraiato a letto a guardare il soffitto,
fermo come era ormai da troppi giorni. Mangiava poco, dormire neanche
se ne
parlava.. Si alzava solo per andare in bagno quando il bisogno si
faceva
davvero insostenibile. Per il resto era diventato un automa, niente di
più.
Non
era più tornato a trovare Viky.. L’idea di
rivederla in
quel letto d’ospedale, con gli occhi chiusi e il viso bianco
come la morte, gli
apriva una voragine nel petto, facendogli male da morire.
Bill, Gustav e Georg invece, ci erano andati tutti i giorni.. Parlavano
con
lei, le raccontavano le ultime novità.. Le dicevano di Tom.
Erano convinti che
lei potesse sentirli e forse in fondo, avevano ragione.
Prese
la sua borsa a tracolla e la appoggiò sul tavolo,
ficcandoci dentro il portafogli, il cellulare, le chiavi di casa e le
chiavi
della macchina.
Aveva
deciso che quel giorno avrebbe trascinato il gemello
con lui all’ospedale, con le buone o con le cattive maniere.
Doveva dargli una scrollata, non poteva continuare così, la
situazione era
diventata ingestibile, persino per lui.
Tom
doveva rivedere Viktoria, e chissà che
quell’incontro
non risvegliasse qualche cosa in lei. Era un ipotesi da non
sottovalutare
quella.
“Tom?”
Bussò alla porta senza riceve risposta, come al solito.
Sbuffò, tirando la maniglia verso il basso ed entrando nella
stanza del
gemello. Era semibuia, le persiane erano abbassate quasi del tutto e si
respirava una pesante aria di chiuso.
“Bill..”
sussurrò a voce bassa, accorgendosi di una presenza
nella camera.
“Tom,
vestiti..” Sussurrò, aprendo di poco le persiane
alle
finestre. Quel tanto che bastava per far passare un po’ di
luce solare.
“Perché?”
“Ora,
non me ne frega di quello che dici, andiamo a trovare
Vik. Andiamo.”
Rimarcò l’ultima
parola, lasciandogli intendere che quella non era una semplice
richiesta. Era
un ordine.
“Non
me la sento, Bill..” Mormorò l’altro,
sentendo le
lacrime
premergli sugli occhi.
Sospirando,
il moro si sedette sul letto di fianco al
fratello, sfiorandogli il braccio.
“Tom,
devi venire.. Lei vorrebbe così..”
Seguirono
parecchi minuti di silenzio, in cui Bill trattenne
il respiro, soffocato da quell’ansia che gli metteva vedere
il fratello ridotto
in quello stato.
“Bill..
Non..” Tentennò il rasta, portandosi una mano alle
tempie, massaggiandole.
“Basta
Tom!” Gridò esasperato Bill. “Credi di
risolvere
qualcosa rimanendo barricato nella tua camera da letto? Mentre la tua
ragazza è
su un letto d’ospedale a cavallo tra la vita e la morte!
Dovresti essere li con
lei, e non qui a piangerti addosso!” Concluse il suo discorso
con un leggero
fiatone, gli occhi sbarrati e il corpo rigido. Forse non avrebbe dovuto
dire
quelle brutte cose a Tom, ma quel ragazzo aveva seriamente bisogno di
una
scrollata!
“Lasciami
dieci minuti.. Mi preparo e poi scendo.” Mormorò
il chitarrista, tirandosi a sedere.
“Bravo
fratello.” Sorrise Bill, poggiandogli una mano sulla
spalla. “Sapevo che ti saresti deciso!”
Uscì dalla stanza, richiudendosi la
porta alle spalle.
Ancora
poco e avrebbe rivisto la sua piccola, ancora in quel
letto, ancora addormentata.
L’immagine
di lei in quelle condizioni non si lavava via dalla sua mente da una
settimana
a quella parte, era un’immagine inchiodata fissa davanti ai
suoi occhi.
Persino
quando li chiudeva, per cercare di dormire un po’,
lei era sempre li a ricordargli quello che era successo. Senza
lasciargli
tregue. Senza lasciargli un minuto di pace.
Molto lentamente si trascinò davanti all’armadio,
prendendo un paio di jeans e
una maglietta a casa, infilandoseli. Non mise nemmeno il cappellino e
la
fascia, non ne aveva voglia.
Quando arrivò al piano di sotto Bill era già
seduto al tavolo con davanti a sé
una tazza di caffèlatte. Ne aveva preparata
un’altra per Tom, che aveva
lasciato sui fornelli.
Bevvero
in silenzio, un sorso dopo l’altro, con gli occhi
persi nel vuoto.
Il campanello interruppe i loro pensieri.. Tom non diede nemmeno cenno
di
averlo sentito, così Bill sospirando, si alzò e
andò ad aprire la porta.
“Ehi.”
Salutarono Georg e Gustav “Allora? Tom?” Chiese poi
il biondino, entrando in casa seguito dal bassista.
“E’
una specie di robot automatico.. Ma verrà..”
Rispose
Bill, richiudendo la porta dopo aver fatto entrare i due amici.
“Ciao
Tom!” Gustav e Georg gli andarono incontro,
battendogli amichevoli pacche sulla schiena e sulle spalle.
“Ciao
ragazzi” Mormorò il chitarrista, riponendo la sua
tazza vuota nel lavandino.
Sparì in salotto, recuperando il cellulare che aveva
lasciato li da chissà
quanti giorni, e se lo infilò in tasca. “Possiamo
andare” decretò poi, uscendo
in cortile senza nemmeno guardarli.
Erano
in macchina di Georg, non un fiato nell’abitacolo,
nessuno fiatava. La strada per arrivare all’ospedale sembrava
più corta del
previsto.. Ormai erano vicinissimi.
Tom
era nervoso, lo si poteva benissimo notare, dal modo
frenetico con cui si stava torturando le mani.. Sembrava volesse
staccarsi le
dita una ad una!
Ed
eccolo li.. L’immenso palazzo bianco che si stagliava di
fronte a loro..
Mai avrebbe pensato di odiare così tanto un edificio. Ma
lui, quell’ospedale,
lo detestava con tutte le sue forze.
Scesero
dalla macchina in assoluto silenzio, varcando le
grandi porte che li fecero sbucare in un corridoio lungo e candido. Lo
percorsero, camminando fianco a fianco.
L’ascensore sembrava troppo stretta per i pensieri di tutti e
quattro.. In un
secondo li porto al terzo piano, dove c’era un altro infinito
corridoio da
attraversare, prima di arrivare davanti alla porta maledetta, che Tom
faticava
anche solo a guardare.
“Vai..”
Sussurrò Bill, dando una lieve spinta al fratello.
“No
dai, venite anche voi..” Li guardò implorante, con
gli
occhi lucidi, ma i suoi amici non sembravano voler cedere, nemmeno
davanti a
quello sguardo carico di emozioni.
“Tocca
a te adesso..” Gli sorrise Georg, appoggiato da
Gustav, che gli mostrò entrambi i pollici alzati.
Mortificato
aprì la porta, richiudendosela alle spalle..
Senza girarsi a guardare il letto marciò davanti alla
finestra, appoggiandosi
al davanzale con i palmi, guardando in basso.
“Tu
non sai Viky.. Quanto mi sia costato venire qui a
trovarti, sapendo le tue condizioni.. Non te lo puoi nemmeno
immaginare”
sibilò.. Non ce la faceva a girarsi, non riusciva a
guardarla. “Piccola, se tu
ti svegliassi adesso.. Se tu aprissi gli occhi.. Ce la farei a dirti
tutto
quello che provo per te. So per certo che sarei in gradi di farlo in
questo
momento!” Guardò fuori dalla finestra.. Il sole
era coperto dalle nuvole,
creando un’ atmosfera tetra e spenta. “E’
proprio vero, ti accorgi di..amare
una persona, solo quando ti
rendi
conto che ti sta scivolando via..” Sorrise amaro.. Poi, con
una lentezza
inesorabile si girò, verso quel letto che sapeva lo avrebbe
ferito più di una
scarica di pugni in pieno stomaco.
Lei
era li.. Meravigliosa come sempre.. I capelli corvini le
ricadevano ribelli sul viso bianco borotalco.. Era pallida come la
morte,
persino il suo tipico rossore alle guance era sparito.
E i
suoi occhi.. I suoi occhi blu erano chiusi, serrati..
Non li vedeva.
E Dio
solo sapeva quanto sarebbe stato disposto a pagare pur
di rivedere l’immenso di quegli occhi, avrebbe dato qualsiasi
cosa..
Perché, non l’aveva mai ammesso apertamente, ma a
quella nanetta mora ci teneva
più di quanto avesse mai immaginato.. Senza di lei, adesso,
sarebbe stato un
inferno.
Si
sedette sulla sedia che era stata abbandonata di fianco
al suo letto, magari da Bill o dagli altri, e le prese la piccola mano
tra le
sue grandi e callose.
Un
groppo gli serrava la gola, impedendogli di deglutire..
Aveva voglia di piangere, ma non l’avrebbe fatto. Per lei.
“Viky..
Svegliati” Sussurrò per poi appoggiare la testa
sul
braccio di lei. Istintivamente la ragazza si mosse, ma quando Tom
alzò la testa
di scatto i suoi occhi erano ancora chiusi. Era stato un semplice
riflesso
involontario. Succedeva spesso alle persone in coma..
“So
che non sei cattiva piccola.. Svegliati. Apri gli
occhi.. Ti prego..” Mormorò. La voce strozzata dal
pianto che gli stava salendo
agli occhi, seppur contro la sua volontà.
Passarono
infiniti minuti, che lui passò con la testa
appoggiata al suo seno che si alzava e abbassava regolarmente.. Grazie
ad un
respiratore che la teneva in vita.
Il
petto ad un certo punto si arrestò, bloccandosi di colpo.
Tom,
terrorizzato, alzò fulmineamente il capo per guardarla:
aveva gli occhi spalancati e impauriti.
“Viky..
Piccola mia.. Sei sveglia..” Sussurrò tra le
lacrime.
“Tom?”
“Si
sono io, sono qui!” Le prese il viso tra le mani,
asciugandole due lacrime ribelli che erano sfuggite dai suoi occhi. La
baciò
sulle labbra, ma fu come baciare una lastra di vetro.. Viktoria era
ancora
sotto shok.
“Che
è successo.. Che cosa è successo!” Si
agitò,
prendendogli le mani e stringendogliele forte. La voce roca e bassa,
dopo una
settimana di silenzio totale.
“Ne
parliamo dopo, ora torna giù che chiamo il dottore.
Piccola stai calma” Vederla così inquieta non gli
piaceva per niente. Ma
d'altronde doveva mettersi nei sui panni: risvegliarsi dopo una
settimana in un
letto d’ospedale senza sapere assolutamente che cosa fosse
successo.
“Signorina
Lein, la informo che è in ottima forma,
assolutamente. Dovrà seguire un corso di riabilitazione
quando toglierà il
gesso, ovviamente. Ma la sua frattura alla gamba destra non
è così grave.” Le
strizzò l’occhio. “La terremo sotto
osservazione ancora per una notte, domani
potrà tornare a casa non si preoccupi.”
Guardò i ragazzi, accennando loro un
saluto con un cenno del capo e poi uscì dalla stanza,
sparendo nel corridoio.
Bill,
Georg e Gustav erano entrati nella camera con Tom,
appena saputo che Viky si era svegliata. Per poco Bill non sveniva in
sala
d’attesa!
“Che
spavento ci hai fatto prendere Vik..” Sussurrò il
moro,
vicino a lei.
“Mi
dispiace ragazzi..”
“L’importante
ora è solo che tu ti senta bene!”
Esclamò
Gustav, con uno dei suoi sorrisi concilianti.
“Sto
molto bene, non vi preoccupate. Mi sento solo tanto
stanca e debole.”
“E
questo è comprensibile.” Dissi Georg, che se ne
stava in
piedi davanti al letto della ragazza.
I
ragazzi si scambiarono una lunga occhiata d’intesa,
vedendo l’improvviso scambio di sguardi che si stavano
passando Tom e Viktoria.
Così, silenziosamente, uscirono dalla stanza lasciandoli
soli.
“Tom,
mi dispiace così tanto.. Io, dovevo perdonarti solo..
Ero così arrabbiata” Mormorò a bassa
voce una volta che i ragazzi se ne furono
andati.
“Shhh
non dire niente, è colpa mia.” Le passò
una mano sulla
fronte, per poi baciarle dolcemente una tempia.
“L’unica cosa che importa
adesso è che tu ti riprenda.”
Seguì
un silenzio imbarazzante, mentre i due continuavano a
guardarsi negli occhi, scambiandosi sorrisi affettuosi e carezze.
“Sai..
Al dottore ho detto di essere il tuo fidanzato.”
Sussurrò, quasi senza pensarci, mentre le passava una mano
fra i capelli neri
spettinati.
“E..
lo pensi sul serio?”
“Si..”
Le sorrise, baciandole il labbro inferiore e
lasciandola senza fiato.
“Io..
Io ti amo Tom..” Arrossì imbarazzatissima.. Non
era
una delle circostanza migliori per confessare una cosa di quella
importanza,
decisamente no. Ma in amore non si segue mai una logica, in amore ci si
lancia
senza pensare a cause o conseguenze. Amore è
spontaneità.
Tom si
bloccò, guardandola come se avesse detto la cosa
più
bella del mondo. E forse per lui era proprio così.
Le prese la nuca, avvicinandola a se e la baciò come prima
non aveva mai fatto.
“Lo
prendo come un anche
io?” Sorrise lei,
accarezzandogli lo zigomo con il dorso della mano.
“Decisamente..”
Sussurrò sulle sue labbra. “Forse è
stata
proprio la tua lontananza a farmelo capire. Non lo so. So solo che ti
amo, ed è
bellissimo..”
Le passò una mano sul viso, riprendendo a baciarla..
Consapevole che quella
nana dai capelli neri gli avrebbe cambiato la vita.
Ringrazio
tutte quelle che hanno recensito lo scorso
capitolo e quelle che invece hanno solo letto. Vi adoro tutte quante,
davvero!
Solo non ho molto tempo! La prossima volta vi ringrazierò
due volte! XD
Grazie di cuore! Vostra, Ale *.*
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Capitolo 18 *** Capitolo 18 ***
Bene
ragazze, questo è ufficialmente l’ULTIMO
capitolo.. Mi
dispiace se ho deluso alcune di voi, mi dispiace davvero. Sono la prima
ad
essere delusa da questa fan fiction.
Vorrei però ringraziare babakaulitz:
la tua recensione mi ha fatto un piacere immenso, dico davvero.. Mi ha
dato la
spinta per fare l’ultimo capitolo come si deve. Ti ringrazio,
dal profondo del
cuore.
Così si conclude la mia prima fan fiction, con la speranza
in futuro di farne
di migliori.
Vi lascio alla lettura, ci vediamo a fondo pagina con i ringraziamenti.
DICIOTTESIMO
CAPITOLO (ULTIMO)
Avrebbe
fatto tardi. Se lo sentiva Tom Kaulitz mentre
correva come un pazzo per le strade di Magdeburgo, illuminate appena
dalla
fioca luce dei lampioni ai lati della strada.
Non aveva nemmeno rispettato tutti gli stop, troppo occupato a stare
attento
che il pacco regalo non scivolasse dal sedile di fianco a lui.
Quella sera doveva essere perfetta. Perfetta. Non doveva rovinare
assolutamente
niente, specialmente con i suoi ritardi cronici.
Si
fermò ad un semaforo rosso, maledicendolo in ogni lingua
possibile, seppur sapesse solo il tedesco e masticasse un po’
di inglese.
Cominciò
a tamburellare impaziente le dita sul volante,
facendo cadere il suo occhio sull’anello che portava
all’anulare sinistro. Una
piccola fede d’orata, semplice, con all’interno due
iniziali : V.L.
Sorrise,
incantandosi a fissarla, finché non sentì dietro
di
lui un lamento di clacson che suonavano insistenti. Alzò gli
occhi e il
semaforo era tornato magicamente verde.
Ripartì con una sgommata.
Guardò l’orologio: segnava le otto meno dieci.
Forse era ancora in tempo, forse ce l’avrebbe fatta ad
arrivare in dieci minuti
a casa loro.
Premette sull’acceleratore, maledicendo David e i ragazzi per
averlo trattenuto
così tanto tempo in studio.
Sapevano che era un giorno speciale! Sapevano che la sua bellissima
moglie lo
stava aspettando a casa, pronta per festeggiare quella serata
così importante
per loro.
Accostò
la macchina davanti al vialetto, parcheggiandola
alla meno peggio, e scese correndo a perdi fiato verso il portone di
casa sua.
Cercò le chiavi nelle tasche e aprì la porta,
entrando in casa con il pacco
regalo sotto braccio.
“Amore!”
La chiamò, sperando che non avesse deciso di
chiedere il divorzio. Se lo sarebbe meritato, assolutamente.
“Tom!
Sei in ritardo!” Una vocetta trillante, e subito lui
la vide scendere le scale. Con il suo vestito a tubino blu notte e i
capelli
nero piastrati che le ricadevano sulla spalle. Il rasta viola era
sparito da
qualche anno. Guardò i suoi occhi e si stupì di
come riuscissero ancora ad
incantarlo, seppur fossero passati più di sei anni dalla
prima volta che li
aveva visti. Ora ne aveva venticinque, non più diciannove..
Tuttavia quei fari
blu lo catturavano ogni volta, sempre.
“Lo
so, lo so! Ti prego non essere arrabbiata, è colpa dei
ragazzi!” Tentò di giustificarsi, portando le mani
davanti al petto. Lei lo
guardava severa, senza però riuscire a mascherare alla
perfezione il suo
divertimento, nel vederlo così affannato e in cerca di
scuse. “Ho preparato
tutto, comunque, non ti preoccupare!” Sorrise radioso, era
splendida. “Tu sei
pronta?”
“Sono
pronta da quasi un’ora!” Ridacchiò, per
poi
avvicinarsi a suo marito e baciarlo sulle labbra. “Bentornato
a casa, amore
mio.” Sussurrò sulla sua bocca. “E
quello?” Chiese poi, indicando il regalo che
Tom aveva ancora tra le mani.
“E’
il nostro primo anniversario Viky! Ti pareva che mi
presentavo a mani vuote?” Alzò un sopracciglio,
con un sorriso sulle labbra,
ancora vicine a quelle di lei.
“Oh
ma è per me!” Fece la finta sorpresa, unendo le
mani
davanti al viso con un sorriso luminoso che prendeva possesso della sua
faccia.
“Spiritosa..”
Sbuffò, roteando gli occhi al cielo.
“Piuttosto, dai, il ristorante ci aspetta”
“Non
hai badato a spese” Constatò lei, guardandosi
intorno.
Erano in un locale stupendo, sembrava la casa della regina
d’Inghilterra!
“Pensi
che potrei essere tirchio per te? Mi deludi Viky..”
Scosse la testa, facendola accomodare sulla sedia di fronte alla sua.
“No
davvero Tom, grazie.” Gli prese una mano, accarezzandola
dolcemente.
Si
erano sposati da un anno, eppure sembrava sempre fossero
passate poche ore dal fatidico “si”. Erano cambiate
tante cose, dopo il
risveglio di Viktoria dall’incidente.
Lei aveva seguito un corso di riabilitazione, per la gamba rotta, e Tom
l’aveva
sempre accompagnata. A d ogni lezione, la aiutava e non le faceva mai
mancare
il suo appoggio. Finalmente erano una coppia a tutti gli
effetti… Ma non era
l’unica.
Infatti
il signorino Bill Kaulitz, che da subito aveva messo
gli occhi sull’altra delle gemelle Lein, si era dichiarato.
In una fresca sera di settembre si era appostato sotto casa Lein,
lanciando
sassolini contro la finestra che sapeva essere della camera di Ellen.
Lei si
era affacciata e non c’era stato bisogno di parole. Da quel
giorno la loro
storia d’amore era cominciata, e ancora non era finita..
Nonostante il
caratterino di entrambe le parti. Anzi,
i due avevano fuso le loro
personalità, dando alla luce una creaturina
che adesso aveva pochi mesi, la piccola Kerry. Un frugoletto con i
capelli
biondo scuri e gli occhi castani. Tutta suo padre sarebbe diventata,
rendendo
orgoglioso Bill. Ogni volta che si sentiva dire: “Ti
somiglia”, il suo sguardo
mostrava un’espressione fiera e orgogliosa.
Gustav,
beh.. Gus anche lui aveva trovato l’amore. Ma di
matrimoni e figli ancora non se n’era sentito parlare. Era
molto innamorato
della sua Britta, questo lo sapevano tutti. Chissà che prima
o poi non si fosse
deciso a sposarla.
Georg
invece era sposato da ben tre anni con Jen, e presto
sarebbero stati in tre.. Nel giro di un paio di mesi.
Le
vite di tutti erano cambiate radicalmente, per il meglio,
certo..
“Si
mangia davvero bene qui, sai?” Constatò Viktoria,
portandosi l’ennesima forchettata di lasagne alla bocca.
“Ho
scelto il meglio, per noi.” Sorrise Tom, che aveva
finito la sua razione, e ora stava osservando la moglie mangiare. Era
bellissima anche il quel contesto.
Viktoria
si portò il tovagliolo sulle labbra, passandoselo
leggermente e pulendosi.
“Ha
chiamato mia mamma, ieri sera. Ci ha chiesto se andiamo
a pranzo da lei domenica.” Ridacchiò Tom. Aveva
presentato Viktoria a Simone
qualche mese dopo l’incidente se Vik. Quelle due erano andate
subito d’accordo..
Ogni volta che andavano nella casa d’infanzia del gemelli
Kaulitz non facevano
altro che cucinare, chiacchierare e spesso anche ridere di lui.
Quando Simone aveva tirato fuori un vecchio album dei suoi figli poi..
Viktoria
ancora lo prendeva in giro per alcune foto buffe che aveva visto li
dentro!
“Certamente,
sai che non mi dispiace mai passare del tempo
con tua mamma!” Rise sotto i baffi.
“E
certo! Metà del tempo la passate a ridere di me!”
Sbottò
offeso, incrociando le braccia al petto e guardandola di sottecchi.
“Ho
sposato un uomo troppo permaloso” Ridacchiò,
portandosi
un dito sul mento.
“Ad
ogni modo, lo vuoi il tuo regalo si o no?”
“Certo!”
Tom si
girò, prendendo il pacco regalo da sotto il tavolo, e
posandolo sul ripiano di legno.
Non era tanto grosso, ricoperto di carta rossa con un bellissimo fiocco
argentato sulla cima.
Viktoria
lo prese in grembo, cominciando a levare la carta
colorata fino a toglierla del tutto.
Davanti a lei c’era una scatola di plastica trasparente, e
dentro poteva
vederci un bellissimo paio di scarpette minuscole.. Colorate di giallo
e
azzurro, da ginnastica.
I suoi occhi cominciarono a inumidirsi e con mano tremante prese il
biglietto
che c’era appiccicato sopra non una strisciolina si scotch.
Lo stacco e lo
lesse nella mente.
Che dici? Lo vorresti
un mini Kaulitz sgambettante per casa? Ti amo.
Alzò
gli occhi sul marito, che la guardava rosso in volto
con una mano dietro al collo in un gesto imbarazzato. Non era il tipo
da fare
queste cose e lei lo sapeva benissimo.
“Ne
voglio un esercito di Kaulitz sgambettanti!”
Sussurrò,
per poi sporgersi oltre il tavolo e abbracciarlo forte, lasciandogli un
soffice
bacio sulla bocca.
“Ehi,
non ci allarghiamo adesso.” Ridacchiò.
“Comunque sia,
quello non è il vero regalo.” Mormorò,
se possibile, più in imbarazzo di prima.
“Ah
no?”
“No.”
Sorrise suadente per poi prenderle la mano e farla
sedere sulle sue ginocchia, sotto gli sguardi curiosi degli altri
clienti.
Tom
fece vagare la mano nelle tasche dei suoi pantaloni,
riuscendo finalmente a trovare quello che stava cercando.
Si portò davanti al petto una scatoletta rossa e
l’aprì di fronte a Viktoria,
che ormai lo guadava con le lacrime agli occhi. Non avrebbe mai spesso
di
stupirla, quel ragazzo.
Con un
rapido gesto aprì la scatola, rivelando uno splendido
anello con incastonato un diamante azzurro.
Lo aveva preso un paio di settimane prima, lo aveva visto nella vetrina
di una
gioielleria del centro e subito gli erano venuti in mente gli occhi
della sua
splendida moglie. Era entrato e l’aveva comprato, senza
rifletterci un minuto.
“Non
c’è niente al
mondo che valga un secondo
vissuto accanto a te, che valga un tuo gesto,
un tuo sguardo. Perché niente al mondo mi ha mai dato
tanto.” Fece una pausa,
prendendo l’anello tra le dita e facendolo indossare a
Viktoria, infilandolo di
fianco alla fede. “Ti sposerei mille volte. Ti amo amore
mio.” Sussurrò poi,
prima di baciarla a fiordi labbra e sentire un coro di
“Ohhh”, provenienti
dagli spettatori commossi e inteneriti presenti nella sala.
Viktoria sorrise sulla labbra di Tom, leggermente imbarazzata..
Poi guardò la sua mano destra e pensò che non
avrebbe mai potuto chiedere di
meglio dalla vita.
E
pensare.. Che tutto era nato per una stupidissima
scommessa che con il tempo, si era ritrovata ad amare e benedire.
Bene,
bene, bene.
Gente, questa è la fine.. Mi spiace un po’, ero
affezionata a questa storia..
Ma si sa, tutto ha un inizio e una fine.
Vorrei ringraziare: svampy1996, babakaulitz, layla the punkprincess,
_KyRa_,
DarkDancer e infine _Pulse_ che mi ha aiutato tantissimo, ti voglio
bene Aria *__*.
Per le recensioni allo scorso capitolo.
Poi
vorrei ringraziare tutti quelli che hanno messo la mia
storia tra le preferite, ossia :
Ale
Kannibal
Antonellina
babakaulitz
BigAngel_Dark
carla_10
chia94th
cris94
Cristy09
Dark Dancer
degah
Devilgirl89
evol
Ice princess
JackyRockStar
Jiada95
Katie Hinamori
Kvery12
la puffa
LetyCatGirl483
Little_Lilith
Martiii_Th_Tk
mary__cullen
miky483
M_Lucry_J
NICEGIRL
PrinzessinTH
Ramona37
SonnyScene
tokiotellina95
vivifurimmer
xoxo_valy
xXx_Sara_xXx
xXx__tTokioHote__xXx
_KiRa_
_Vale_483
Tutti
quelli che l’hanno aggiunta alle seguite :
Antonellaandlasdivinas
billina piccolina
Dark Dancer
Giulia504
Ice_Angel
kaggi11
Kvery12
Lithia del Sud
Ramona37
S3cr3tS_Myr3
SexyLadyVacaa
streghettathebest
svampy1996
_mOny483
_Pulse_
Grazie
davvero! Anche a quelli che hanno solo letto senza
recensire.. Mi piacerebbe se ora lasciaste un commento anche voi, visto
che la
storia è finita..Tanto per sapere cosa ne pensate.
Grazie, grazie di cuore a tutti!
Vostra,
Ale ^__^
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