Tributo alle Clamp

di Arwen88
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La leggenda degli Dei ***
Capitolo 2: *** Serata d'Agosto ***
Capitolo 3: *** Angels ***
Capitolo 4: *** Peccato... ***
Capitolo 5: *** Messaggi nella pioggia ***
Capitolo 6: *** Preda ***



Capitolo 1
*** La leggenda degli Dei ***


leggenda degli dei
Questa sarà una raccolta di fan fiction sulle opere delle Clamp, penso che scriverò una fan fiction (massimo tre e comunque a distanza di tempo) per ognuna delle opere. Tratterò fatti non raccontati o fatti descritti dalle autrici però da diversi punti di vista, spero che il mio lavoro vi possa piacere o interessare. I commenti costruttivi sono sempre i benvenuti.



Titolo: La leggenda degli Dei.
Autore: Arwen88
Fandom: Tsubasa Reservoir Chronicle
Personaggi: Yasha, Ashura.
Avvertimenti: Shonen-ai, One-shot.
Genere: Romantico, Sentimentale.
Rating: Arancione

NdA:Questa prima storia racconta la storia dei re Ashura e Yasha (volumi 9 e 10 di Tsubasa Chronicle) da quello che secondo me è il punto di vista del popolo che ha trasformato la storia in leggenda tramandandola nel tempo.
I personaggi non mi appartengono e la storia non è scritta a scopo di lucro.



La leggenda degli Dei.




Questa è la leggenda che parla degli dei Ashura e Yasha.

In un tempo lontano, qui nel paese di Shura, viveva un re: il suo nome era Ashura. Questo re era conosciuto e amato dal suo popolo per il suo coraggio e la sua forza che lo rendevano un grande condottiero nelle battaglie contro i regni circostanti. La sua arte di manipolare il fuoco era famosa ben oltre i confini del regno e nessuno lo poteva superare in essa.
Erano note a tutti sia la sua ospitalità nei confronti degli ospiti che la bellezza della sua figura. Il suo sorriso donava gioia ai sudditi così come la sua voce poteva far tremare i suoi subalterni.
Questa è la storia di come un re diventò un dio.

Capita che il regno fosse da tempo immemorabile in battaglia contro l'esercito del re Yasha: combattevano per la conquista di un castello sospeso in cielo.
L'accesso al castello era consentito solo da quando la luna sorgeva a quando si stagliava completamente nel cielo, in quei momenti i due eserciti si incontravano laggiù e la battaglia cominciava.
Ormai la lotta durava da così tanto tempo che non ci si ricordava più nemmeno le cause scatenanti, l'unica motivazione plausibile sembrava essere un racconto che assicurava che il conquistatore del castello avrebbe avuto diritto alla realizzazione dei propri desideri.
Così, anno dopo anno, sangue innocente veniva versato ogni notte tra i due clan rivali.

Entrambi i clan potevano contare su grandi guerrieri ma nessuno poteva eguagliare i due re: la potenza e l'abilità dei due sovrani erano equivalenti e gli scontri tra i due uomini si chiudevano sempre in parità.
Tuttavia presto lo sguardo del re Ashura si velò di tristezza, nessuno lo notò a parte forse il re Yasha. Come poteva non notare il mutamento nell'animo dell'avversario quando lo stesso mutamento avveniva anche dentro di sé?
Se solo qualcuno fosse stato abbastanza vicino ai due re avrebbe capito che i due giovani, incrociando le lame notte dopo notte, avevano preso ad affezionarsi l'uno all'altro. Ma i cuori non sono mai immutabili e i sentimenti scesero in profondità nei loro cuori portando i due uomini a nutrire amore per la figura che in ogni notte di luna arrivava ad un soffio da sé. Presto entrambi capirono di non combattere più per nessun'altra ragione che per vedere l'altro, per potergli stare vicino, per poter incrociare il suo sguardo, per potergli sussurrare appena qualche parola, per sentire lo scossone che il cuore che gli dava quando l'altro mormorava il suo nome.

Quale non fu la tristezza del re Ashura quando una notte, alla fine di una battaglia mentre il castello scompariva nuovamente, capì che il re Yasha era affetto da un male incurabile che lentamente corrompeva il suo corpo...
La malattia avanzava e, durante l'ennesimo scontro, Ashura ferì il nemico al viso. Mai il giovane re provò un terrore tanto profondo quanto nel momento in cui vide il sangue scorrere tra le dita che l'amato premeva sul proprio occhio.
Ashura sapeva di essere riuscito a ferirlo solo grazie alla malattia e si sentiva in colpa per aver fatto soffrire l'altro uomo.
Quella sera nel regno si ebbero grandi festeggiamenti e, mentre nel castello si svolgevano sfarzose danze, lo sguardo assorto e rammaricato del sovrano venne scambiato per sintomo di semplice stanchezza.

Poche notti dopo quel fatto, Ashura osservava la luna alta nel cielo seduto sotto il porticato che dava al giardino interno del castello.
Fu allora che dalla penombra venne fuori Yasha. Stupito, Ashura gli si avvicinò: l'emozione faceva battere forte il suo cuore ma non poteva credere che quell'incontro fosse reale. Avvicinatoglisi, Ashura capì però di essere di fronte proprio all'amato.
Yasha coprì lentamente la poca distanza che lo separava dal giovane sire e, posando delicatamente le mani sulle braccia dell'altro, lo avvicinò al suo petto conquistandone le labbra.
Per quanto tempo i due re avevano desiderato di poter anche solo sfiorare l'amato...
Ashura sentiva il proprio cuore scoppiare per la gioia di essere finalmente fra le braccia di Yasha ma, posando il capo sul petto del sovrano, laddove il caldo cuore batte garantendo la vita, la verità si fece strada nella sua mente portando il suo animo a tremare e a perdersi nel dolore.
Yasha era morto. Quello che si era recato a visitarlo era il suo spirito.
Il re Ashura comprese che quello sarebbe stato il loro ultimo incontro: i due re passarono l'intera notte in compagnia l'uno dell'altro a stringersi tra le braccia e a baciarsi teneramente.

Ma questo non fu l'unico avvenimento degno di nota di quella notte, infatti da un'altra dimensione arrivò nel vicino regno di Yasha una fonte di grande potere magico sotto forma di piuma. La piuma in questione, attratta dal grande sentimento che aveva animato il re Yasha in vita, entrò nel corpo del sire prima che qualcuno ne notasse il decesso.

Grande fu lo stupore di Ashura quando la notte seguente, in prossimità del castello del cielo, scorse la figura dell'amato, privo di cicatrici, sorridergli tristemente da lontano. Angosciato, il giovane sire capì che si trattava di una visione creata da un potere esterno ma non ebbe la forza di metterne a parte il resto dei suoi uomini né di mettere fine a quell'illusione con la propria spada.
Ashura sapeva di stare a torturarsi tuttavia non riusciva ad immaginare una vita felice senza l'immagine di Yasha nei suoi occhi, sapeva di poter essere forse considerato pazzo, di non essere giusto nei confronti del suo esercito, ciononostante tutto ciò che desiderava per il momento era poter continuare ad usufruire di quella visione dell'amato privo di ferite a cavallo del proprio destriero.
Fu così che gli scontri continuarono come prima, i guerrieri morivano sul campo di battaglia ma finché poteva continuare ad incrociare la lama con l'altro sovrano, finché poteva guardarlo, Ashura non riusciva a decidersi a mettere fine alla lotta.


Passò il tempo e nel regno giunsero dei viaggiatori da lontano: ignari degli accadimenti del luogo si ritrovarono nel bel mezzo della battaglia nel campo dei soldati del clan di Ashura.
Si dice che il re, colpito forse dallo sguardo dei nuovi arrivati, decise di ospitarli nel suo castello affezionandosi presto a loro.
I due nuovi giunti erano una bellissima principessa portata nell'arte della musica ed il giovane guerriero che la proteggeva, i due viaggiavano alla ricerca di qualcosa.
La notte successiva il re portò il guerriero sul campo di battaglia con sé ed il giovane si scontrò con uno dei due generali più forti dell'esercito nemico.
A causa del dislivello di capacità tra i due guerrieri presto il ragazzo si trovò in serio pericolo e allora, meravigliando tutti gli astanti, Ashura intervenne proteggendolo. Il generale del re Yasha si lanciò dunque all'attacco contro il sire Ashura ma contro di lui nulla poté: lo scontro venne interrotto dall'arrivo del re Yasha. Mentre il castello spariva i due re si fissarono, nell'esercito di Ashura nessuno si rese conto dello stato d'animo del sovrano, l'unico che si accorse dell'intensità dello sguardo che Ashura rivolse al nemico fu il nuovo arrivato.

Quel giorno il re prese la sua decisione e, appena il castello si materializzò davanti a lui, l'uomo avanzò con decisione contro il nemico.
I suoi uomini avevano ricevuto ordine di non seguirlo e, preoccupati ed intimoriti dall'aura di potere che il loro re emanava, osservarono il loro sire camminare solitario incontro al clan di Yasha uccidendo chiunque si mettesse sulla sua strada.
Presto Ashura si ritrovò davanti Yasha che, a cavallo del suo destriero, non oppose la minima resistenza all'attacco dell'amato: la spada infuocata del giovane sire passò da parte a parte il suo petto.
Distrutto dal dolore, Ashura poggiò il capo sulla spalla del re nemico, del re amato.
Terribile il dolore che deve aver provato il giovane uomo nel sentire le braccia di Yasha stringerlo al petto sussurrando il suo nome...
Lentamente, con lo sguardo pieno di sofferenza, Ashura scostò i capelli dell'amato dal viso pallido: sotto le sue dita ricomparve la ferita che gli aveva inflitto precedentemente. Yasha prese piano la mano che lo accarezzava e portandola alla bocca la baciò, ricevendo in cambio un bacio sulla cicatrice.
I due uomini si guardarono intensamente, consci che quello era veramente il loro ultimo incontro: Yasha strinse Ashura tra le braccia avvicinandolo a sé ed egli, i lunghi capelli d'ebano sciolti a nascondere il suo viso, ricambiò la stretta con triste passione.
Il corpo del re prese a sparire nell'aria lasciando tra le braccia del giovane sovrano solo l'armatura vuota e la spada dell'amato. Nel cielo la piuma che aveva creato l'illusione del re si manifestò in uno scintillio di luce.
Conscio che quella piuma era ciò che i due viaggiatori cercavano, il re decise di renderla al guerriero.
Sistemata quella questione il re si erse in piedi e, conficcata la spada sul terreno davanti a sé, proclamò la sua conquista del castello chiedendo ad esso di esaudire il suo vero desiderio.

Il castello fu scosso da un tremito e, mentre fasci di luce esplodevano dal centro di esso, iniziò a sgretolarsi. I guerrieri del clan di Ashura gridarono disperati al loro re di scendere dal castello, di salvarsi, ma il sire disse che non voleva.
Il sovrano rimase fermo guardando con amore la spada dell'amato: sapeva che il suo desiderio era troppo grande ed era conscio che probabilmente neanche il castello lo avrebbe potuto esaudire, questo aveva portato il castello alla distruzione. Il re Ashura aveva deciso: se il suo desiderio non poteva essere esaudito ed il re Yasha non poteva venire resuscitato sarebbe rimasto lì, tenendo tra le braccia le loro spade, senza alcun rimpianto. Mentre il castello crollava completamente il giovane sovrano espresse un nuovo desiderio: che lui e Yasha potessero divenire divinità postume come monito che anche le divinità hanno dei limiti.
Ashura desiderò di essere una divinità alla quale si chiedesse di vivere la vita senza rimpianti.
Si dice che nel momento in cui stava per morire dal castello si levò una grande fiammata probabilmente evocata dalla sua magia per proteggerlo o forse per portarlo in salvo nei cieli. Dei due re vennero ritrovate solo le spade.

I sudditi costruirono le statue dei due re senza separarli mai così come sembra avesse chiesto il guerriero che aveva conosciuto il re negli ultimi giorni della sua vita. Non si sa nulla di più dei due viaggiatori se non che partirono subito dopo la morte del sovrano.
Le statue sono conservate con cura nel tempio principale del regno e i due re, ora dei, sono le nostre divinità più amate.




Fine, ho deciso di scrivere di questa coppia perché l'ho trovato uno degli incontri più intensi all'interno del manga. Spero che la storia vi sia piaciuta, i commenti sono ben acetti.

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Capitolo 2
*** Serata d'Agosto ***


sera d'agosto (hinata x aso) Titolo: Serata d'Agosto
Autore: Arwen88
Fandom: Suki dakara suki /Mi piaci perché mi piaci
Personaggi: Shiro Aso, Hinata Asahi
Avvertimenti: What if, One-shot.
Genere: Romantico, Sentimentale.
Rating: Verde
Introduzione: Scenetta ambientata dopo la fine del manga, Hinata ormai si è diplomata e può essere considerata adulta ma non è comunque cambiata di molto. A causa delle lunghe assenze di lavoro di Aso i due ancora non sono sicuri di cosa l'altro pensi di sé come uomo o come donna.
NdA: Le parti in corsivo sono un flash back.




Serata d'Agosto




Le lampade di carta colorata oscillavano pigre al tenue venticello di quella sera d'agosto, i sentieri del tempio erano invasi di bancarelle e persone. L'atmosfera generale era rilassata ed il chiacchiericcio allegro degli umani si andava a sommare al frinire dei grilli sugli alberi.
Hinata Asahi saltellava felice dall'alto dei suoi sandali di legno, le braccia si muovevano a tempo con le gambe mentre le ali del kimono rosa pallido si aprivano appena ad ogni suo saltello.
La ragazza si fermò improvvisamente e, portando le mani dietro la schiena, si voltò verso l'accompagnatore alle sue spalle.
-Prof... Ehm, Aso: dove ti piacerebbe andare prima di tutto?-
L'uomo in polo celeste e pantaloni chiari aspirò lentamente dalla sigaretta tra le sue labbra prima di allontanarla dalla bocca espirando piano.
Shiro Aso si prendeva il tempo per riflettere osservando attentamente la ragazza davanti a sé: Hinata non era cambiata di molto rispetto a quattro anni prima quando si erano conosciuti; certo, ora si era diplomata, ma sia fisicamente che caratterialmente era rimasta praticamente tale e quale: sincera, gentile, esuberante.
Con il solito sorriso meraviglioso sulle labbra.
La ragazza aveva preso a dondolarsi avanti e indietro tanto che la risposta stava ad arrivare, il sorriso vivace ancora dipinto sul viso.
Aso distolse lo sguardo dalla ragazza per concentrarsi sulla folla. Per quanto il tempo passasse il pericolo che correva Hinata, quello di finire tra le mani di persone "sbagliate",  continuava a persistere; l'ideale sarebbe stato non frequentare luoghi così affollati ma lei sembrava tenerci veramente molto ad andare a quella celebrazione.


-Aso, vuoi venire al tempio con me questo venerdì notte?-
Aso aveva osservato la ragazza da sopra il giornale che leggeva: indossava un pigiama rosa pallido in stile cinese e sopra di esso un grembiulino bianco da cucina e lo guardava speranzosa.
Come si può dire di no ad uno sguardo simile?
L'ex poliziotto soppesò velocemente i pro e i contro: lei sembrava attribuire molta importanza a quell'uscita ma il luogo sarebbe stato pieno di gente per cui anche molto pericoloso.
-Solo se mi stai vicino...-
La ragazza sgranò gli occhi.
-Davvero?-
-Davvero...-
-Davvero davvero?-
Ancora l'uomo non si era abituato a queste reazioni per cui impiegò qualche momento a riprendersi.
-Sì.-
-Evvai!-
Sotto lo sguardo raddolcito del poliziotto privato Hinata prese a saltellare per la cucina.


L'uomo rifletté che probabilmente la maggior parte della folla si sarebbe accalcata attorno alle attrazioni più facili e a quelle preferite dai bambini.
Ma probabilemente erano le stesse bancarelle a cui voleva avvicinarsi Hinata...
Aso sospirò vagamente riportando lo sguardo sulla ragazza che lo fissava in aspettativa.
-Lo vuoi un pupazzo?-
-Sì!-


Il giovane uomo osservò con disappunto il contenuto del proprio pacchetto di sigarette: ne aveva fumate cinque in meno di due ore.
Richiuse il pacchetto considerando che forse era tutta quella gente a tenerlo sul chi va là nei confronti di probabili maniaci e rapitori. L'improvvisa entrata nel suo campo visivo da parte di un calamaro fritto lo riportò alla realtà: Hinata gli sorrideva da sotto in sù tendendogli il cibo infilato in uno stecchino di legno e cercando di non far cadere niente dei due pupazzi, il palloncino di gomma e la bustina col pesce rosso dentro che teneva tra le braccia.
Era veramente buffa.
Aso sorrise vagamente prendendo il dono dalla mano della ragazza.
-Vuoi una mano? Posso portarti i pupazzi.-
Lo sguardo sorpreso della giovane si posò sul suo viso.
-Dici davvero? Io pensavo che non ti saresti sentito a tuo agio con dei pupazzi sottobraccio...-
Shiro Aso si voltò dall'altra parte tirando fuori il solito sguardo burbero che fece ridacchiare la sua ex alunna.
-No, non c'è problema. Che facciamo ora?-
Con le braccia decisamente più libere la giovane poté nuovamente battere le mani per l'entusiasmo.
-Mi piacerebbe molto andare a vedere il laghetto!-
Aso annuì accigliato incamminandosi verso l'ala ovest del tempio.
-Mmh.-


Hinata Asahi si accovacciò sui talloni presso la riva del laghetto sacro.
Rivolgendo lo sguardo al compagno gli pose solo una domanda.
-Come facevi a sapere che il lago stava da questa parte?-
Ma la risposta la immaginava già.
-Ho studiato la pianta del tempio prima di venire qua.-
Il sorriso di Hinata si allargò mentre annuendo riportava l'attenzione sul laghetto.


Era passato molto tempo dall'ultima volta che si era potuta recare tranquillamente in visita ad un tempio di notte, generalmente le amiche cercavano di stare con lei ma, per quanto lei gli volesse bene, preferiva di gran lunga stare con l'uomo che amava.
Hinata osservò il laghetto scuro illuminato dalla luna, in esso vide riflessa l'immagine dell'ex poliziotto fermo un paio di passi dietro di lei.
La ragazza si perse nei suoi pensieri: Shiro era veramente molto affascinante, nonostante ormai conoscesse il suo aspetto quasi a memoria non riusciva ad impedirsi di osservarlo ad ogni occasione. E lui... Lui chissà come la vedeva...
Ripensò ad un vecchio discorso fatto tempo addietro con Tomo-kun a proposito delle cose da adulti... lui gli aveva detto che gliele avrebbe insegnate la persona del suo cuore.
La giovane pensò per un attimo che avrebbe potuto chiederlo ad Aso ma improvvisamente la sua attenzione venne catturata da una lucciola sul laghetto. Hinata rimase a bocca aperta quando vicino alla prima si illuminarono tanti altri puntini mentre nuove lucciole mostravano la loro presenza.


Shiro Aso osservava la ragazza: purtroppo stava spesso via per lavoro e non erano molte le occasioni in cui potevano stare soli in pace. Non l'avrebbe ammesso a voce alta con nessuno ma gli era mancata.
Erano passati quasi due anni da quando le aveva chiesto di essere la sua ragazza ma, a causa un po' dell'innocenza di lei e un po' delle lunghe assenze di lui, non erano ancora riusciti a diventare propriamente "intimi".
Shiro rifletté che nonostante le apparenze in realtà Hinata era maturata ultimamente, certo niente di eclatante ma erano dei piccoli mutamenti che lui aveva notato. Era diventata una bella donna.
Improvvisamente l'uomo pensò che ora non sarebbe dovuto stare in guardia solo da probabili rapitori ma anche da possibili rivali.
E poi lei chissà cosa pensava di lui come uomo...



Hinata stava osservando il suo ragazzo già da un po': prima sembrava perso nei suoi pensieri poi aveva incrociato le braccia e tirato fuori lo sguardo burbero per poi raddolcirsi un po' rimanendo comunque con le braccia incrociate e lo sguardo perso.
Shiro ritornò alla realtà quando la mano della giovane si posò sul suo braccio, aveva lo sguardo preoccupato.
-Tutto bene?-
Lo sguardo dell'uomo si addolcì mentre un piccolo sorriso tendeva le sue labbra.
-Sì...-
La ragazza sembrò sollevata mentre con un gran sorriso piegava la testa incontro alla grande mano che era andata ad accarezzarle il viso.
-Meno male! Ora dove ti va di andare?-
Gli occhi della giovane sgranarono quando il braccio libero dell'uomo le circondò le spalle avvicinandola a sé.
Lentamente l'uomo si abbassò per sfiorare le labbra della ragazza con le proprie per poi, allontanandosi di poco, osservare la sua reazione.
Dopo un attimo di sorpresa Hinata riprese fiato e, spinta da un nuovo desiderio, si alzò sulle punte dei piedi per raggiungere nuovamente le labbra dell'amato.
Shiro baciò lentamente la ragazza facendole assaporare tutti quei sentimenti che proprio non riusciva a tirare fuori a parole. Quando si separò da lei  sorrise appena delle sue guance rosse e degli occhi lucidi ma poi si inchinò un po' di più per raggiungere con le labbra una delle sue piccole orecchie.
-Torniamo a casa?-
Hinata sorrise felice all'amato.
-Sì...-


Ringrazio coloro che hanno letto il capitolo precedente e lenu88 che ha recensito e messo tra i seguiti, spero che anche questa one-shot vi sia piaciuta. Ne approfitto per ringraziare Ayla, lenu88 e Roy4ever per aver recensito la mia "Una giornata perfetta". Come al solito se vorrete lasciare un commento ne sarei felice...
Rispondo alla recensione ricevuta:
lenu88:Ti ringrazio per i complimenti, ci tenevo tanto a quella storia anche perché quella coppia mi piace davvero tanto! Sono contenta che lo stile ti piaccia, spero ti sia piaciuto anche questa one-shot. Baci!!!

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Capitolo 3
*** Angels ***


angels x 1999 Titolo: Angels
Autore: Arwen88
Fandom: X 1999
Personaggi: Fuuma Mono, Kamui Shiro.
Avvertimenti: What if, One Shot, Character Death.
Genere: Introspettivo, Song fic, Triste.
Rating: Arancione.
Introduzione: Kamui decide di guidare gli angeli del cielo da Fuuma perché ha ormai capito che per loro due esiste una sola via d'uscita da questo destino di dolore nel quale si ritrovano invischiati.
Tu hai conficcato le tue armi nella mia carne. No, non parlo di quei vetri. Parlo del tuo sorriso. E di quegli occhi piantati nei miei. E non riuscivo più a muovermi, non riuscivo più a parlare, mi sentivo come un assetato nel deserto. Tu eri la mia fonte d'acqua pulita. Mi hai catturato e mi hai costretto a desiderare solo che tu mi stessi più vicino, che tu...

NdA: Angels appartiene ai Within Temptation, la traduzione l'ho presa da testimania.leonardo.it, i periodi al centro della pagina sono brani della canzone.




Angels



Amico mio, Fuuma... L'ho promesso, ti riporterò indietro... Dovessi ucciderti.
Quando ti vedo ritto in piedi davanti a me, quel sorriso indifferente sulle labbra, il viso sporco di sangue, tu sai a cosa penso?
Sì, penso che tu lo sappia perché quando ho sentito il mio corpo sussultare tu mi hai guardato più intensamente.
E quel gesto... Come hai potuto portarti la mano ricoperta di sangue alle labbra e... Leccarla...
Mi chiedo se ormai di te ci sia rimasto veramente qualcosa dentro quel corpo.
Tu avevi detto che mi avresti protetto! Avevi detto che mi saresti stato vicino!
Ma non pensavo così...
Non a questo modo.
Eppure già da prima che questa "persona" si risvegliasse dentro di te avevo notato quei cambiamenti...
Quegli attimi in cui ti comportavi così stranamente. E che poi dimenticavi.
Sì, mi facevi paura, sentivo i brividi. Ma non ho mai voluto approffondire la cosa perché temevo troppo che ciò che celavi anche a te stesso potesse distruggere il "noi", temevo che tutto ciò che ancora mi legava a questo mondo fosse in realtà solo fumo e sangue.
E poi è stato troppo tardi.



Angelo splendente, credevo
Tu fossi il mio salvatore
Nei momenti di bisogno
Accecata dalla fede, non riuscivo a sentire
Tutti i bisbigli, gli avvertimenti così chiari



Ora non sono più solo, o per lo meno cerco di convincermi di questo. Ma che te lo dico a fare? Tu sai meglio di me che non è vero, senza di te sarò veramente per sempre solo. Ma non posso più tirarmi indietro dal mio destino ormai. Ora io li porterò da te.
E li aiuterò.
Perché? Perché il mio cuore deve piangere? Perché dev'essere tutto sulle mie spalle?
Basta, non posso più esitare. Porterò gli angeli del cielo da te e tu... Tu morirai. E dopo io mi toglierò la vita.
Perché non posso più essere felice ormai, non dopo ciò che tu mi hai fatto.


Vedo gli angeli
Li condurrò alla tua porta.
Non c’è via di fuga adesso
Nessuna pietà , non più,
Nessun rimorso perchè mi ricordo ancora
Il sorriso che avevi quando mi hai distrutto



Io mi fidavo di te... Ma ormai manca poco, presto saremo da te. Eppure non posso ancora fare a meno di ricordare tutto: con la massima precisione tutti i dettagli si sono impressi nella mia mente.
Tu hai strappato lei dalle mie braccia... Per ucciderla. Lei che continuava a sorriderti. Fiduciosa... Perché il suo caro fratellino non le avrebbe mai fatto niente di male. La notte rivedo ancora il sangue sgorgare da quella ferita.
E poi sei venuto da me.
Tu... Tu hai conficcato le tue armi nella mia carne. No, non parlo di quei vetri. Parlo del tuo sorriso. E di quegli occhi piantati nei miei. E non riuscivo più a muovermi, non riuscivo più a parlare, mi sentivo come un assetato nel deserto. Tu eri la mia fonte d'acqua pulita. Mi hai catturato e mi hai costretto a desiderare solo che tu mi stessi più vicino, che tu...
O forse lo desideravo già.
Forse l'ho sempre desiderato.
Mi ero illuso che lo volessi anche tu, mi avevi illuso con la tua promessa. E io lo desideravo davvero.
Ma era tutta una bugia.


Hai preso il mio cuore
Mi hai ingannato proprio dall'inizio
Mi hai mostrato i sogni
Avrei voluto poterli trasformare in realtà
Hai rotto la promessa e mi hai fatto
Realizzare che era tutto una bugia


Fuuma... Sei l'unico di cui mi sia mai fidato veramente, perché mi hai fatto questo? Non so nemmeno se lo capirò mai. Te l'ho chiesto più di una volta ma tu ti limiti a sorridermi, incatenandomi più stretto a te, e dirmi che tu sei me.
Ma non è vero, non è vero!
Perché non lo capisci, Fuuma?
Se tu fossi veramente me, allora... Non mi faresti del male, mi staresti vicino... Non mi uccideresti.
O forse sì... Dopotutto le parole di Subaru continuano a rimbombarmi nella testa.
"Non c'è morte migliore di quella per mano di chi ami."
È per questo che mi vuoi uccidere?
Sarebbe il tuo modo di salvarmi? Di darmi ciò che desidero?


Angelo splendente, non riuscivo a capire
Le tue intenzioni oscure
I tuoi sentimenti per me
Angelo caduto, dimmi perché?
Qual è il motivo, la tua spina nel fianco?


Ma ormai è troppo tardi, io e gli altri angeli del cielo siamo qui da te. La porta è volata via, abbattuta dai nostri poteri. Nessun kekkai a proteggerti. Avanzo verso di te. Non ti muovi nemmeno dalla sedia sulla quale sei seduto, continui a tenere il viso poggiato su una mano, guardandomi con quel sorriso. Come se già sapessi del mio arrivo, come se fosse ciò che aspettavi, ciò che desideravi.
Nessuno degli angeli della terra è al tuo fianco: dimmi, li hai già uccisi tutti?
Sembri leggermi nel pensiero perché finalmente le tue labbra si schiudono. Non posso che seguirne il movimento come se ne fossi ipnotizzato.
"Era ciò che desideravano. E io gliel'ho dato."
La rabbia, la rabbia divampa in me.
Perché? Perché proprio tu? E perché continui a sorridermi come quel giorno?
Quando ero in tua balia e tu giocavi con me...


Vedo gli angeli
Li condurrò alla tua porta.
Non c’è via di fuga adesso
Nessuna pietà , non più,
Nessun rimorso perchè mi ricordo ancora
Il sorriso che avevi quando mi hai distrutto


Dicevi che mi avresti protetto! Dicevi che saresti rimasto al mio fianco!
Bugie, solo bugie! Nascondevi sotto la prospettiva di un futuro perfetto il fatto che sapevi di essere colui che mi avrebbe ucciso!
Hai lasciato che Fuuma vivesse affezionandosi a me perché sapevi che così non ti sarei riuscito a uccidere! Ma io non voglio te, voglio lui!
"Riporterò Fuuma indietro."
No, non sorridere.
"L'unico modo è uccidere me, Kamui."
Tu non sei me! E se anche lo fossi... Stanotte tanto morirò anch'io. Perché l'unico modo per uccidere te...
Non riesco a non sussultare: mi hai messo una mano sulla guancia,
Perché il tuo sguardo è cambiato? Ora sembri triste quanto me.
"Temevo non lo capissi più. Ma non volevo che tu fossi così triste."
"Ma se hai cercato di uccidermi!"
Ecco tornato il solito sorriso.
"Kamui... Ammettilo che ti avrei reso felice... Ben più felice di quanto tu non lo sia mai stato..."


Hai preso il mio cuore
Mi hai ingannato proprio dall'inizio
Mi hai mostrato i sogni
Avrei voluto poterli trasformare in realtà
Hai rotto la promessa e mi hai fatto
Realizzare che era tutto una bugia


Basta! Basta!
Estraggo la spada divina e mi lancio contro di te, nemmeno ti scansi: il tuo corpo viene trapassato facilmente dalla mia spada.
Sono praticamente sopra di te, quasi sopra le tue ginocchia. Rialzi il braccio e mi accarezzi ancora.
"Ora sei felice?"
No. No...
"Fuuma..."
"Non piangere, se anche le scelte fossero state diverse, il finale sarebbe stato comunque questo."
Fuuma...


Sarebbe potuto essere per sempre
Adesso abbiamo raggiunto la fine


Non voglio credere a queste tue ultime parole.
Muori così, silenziosamente, senza che Fuuma torni da me.
E io non ho più niente.
Forse saremmo potuti fuggire... Chi è che ci costringeva alla fine a combattere? Chi è che ci costringeva ad interessarci a qualcosa più grande di noi? In un altro luogo, forse saremmo potuti essere felici.
Sento qualcuno degli angeli alle mie spalle mormorare qualcosa ma non mi interessa, voglio solo poter stare sulla tua spalla a sfogare le lacrime che ho tenuto dentro negli ultimi due anni.


Questo mondo può averti deluso
Non ti spiega il perchè
Avresti potuto scegliere
Un sentiero diverso


Ora morirò anch'io... Lo sapevi che l'avrei fatto, eppure non l'hai detto a voce alta.
Sapevi che altrimenti i miei compagni mi avrebbero fermato, vero?
Già. Loro non possono capire ma da quando tu hai puntato i tuoi occhi nei miei sorridendomi, da allora io sono tuo.
E non c'è vita lontano da quel sorriso.


Il sorriso che avevi quando mi hai distrutto




Ringrazio coloro che hanno letto e coloro che decideranno di commentare,  vorrei ringraziare inoltre coloro che hanno commentato e messo tra i preferiti la mia ultima "In due sulla torre più alta".
lenu88: ^^ Non preoccuparti per il ritardo, cara: sono contenta che il capitolo di Hinata ti sia piaciuto! Ti ringrazio davvero per i complimenti, spero che anche questa ti sia piaciuta...

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Capitolo 4
*** Peccato... ***


seishiro subaru
Fan fiction partecipante al contest "Wicked love" indetto da amimy


Titolo: Peccato...
Autore: Arwen88
Fandom: Tokyo Babylon
Personaggi: Subaru Sumeragi, Seishiro Sakurazuka.
Avvertimenti: Yaoi, One-shot, What if.
Genere: Introspettivo, Drammatico.
Rating: Arancione.
Introduzione: Seishiro si annoia, il suo lavoro di assassino non riesce più ad entusiasmarlo e si sta trasformando nella solita routine, sarà l'entrata in scena di Subaru a movimentare un po' la sua vita.
Seishiro sorrise, uno dei suoi rari sorrisi che non portassero traccia di falsità: quel ragazzino avrebbe portato un po' di novità nella sua vita.
E chi lo sa, magari se si dava da fare... Forse sarebbe riuscito anche a portarselo a letto prima di doverlo uccidere!
NdA: Missing moments di Tokyo Babylon, le frasi tra virgolette sono citazioni o pensieri, la sfida nominata nella fan fiction è la stessa che viene nominata anche nel manga. Ed essendo che i Sakurazukamori muoiono sempre per mano di coloro che amano, Seishiro non ammetterebbe mai la vittoria di Subaru (anche se lo amasse veramente).



Peccato...


"Morta dirigente aziendale di un importante casa farmaceutica": il titolo nero campeggiava in cima alla pagina della cronaca nera del giornale.
Seishiro Sakurazukamori scorse con una vaga indifferenza l'annuncio del decesso della sua ultima vittima sperando che la metro arrivasse presto. Va bene seguire il nuovo bersaglio, ma quell'uomo aveva veramente una vita patetica: casa, metro, lavoro, metro, casa.
L'assassino lanciò uno sguardo indifferente all'impiegato a qualche metro da sé, ultimamente doveva ammettere che si stava proprio annoiando.
Non faceva altro che uscire di casa, trovare i bersagli, ucciderli e tornare a casa... Neanche cambiare metodi di assassinio aveva dato un po' di respiro alla routine. Le vite piatte ed inutili di quegli insetti stavano contaminando di noia anche la sua vita.
Delle grida sul marciapiede di fronte attrassero l'attenzione dell'uomo, così come quella di tutti gli altri pendolari: un ragazzino correva inseguendo un... Già, quello era senza dubbio un demone corvo. E quel ragazzino...
Seishiro sorrise, uno dei suoi rari sorrisi che non portassero traccia di falsità: quel ragazzino avrebbe portato un po' di novità nella sua vita.
E chi lo sa, magari se si dava da fare... Forse sarebbe riuscito anche a portarselo a letto prima di doverlo uccidere!


Subaru correva senza guardare nemmeno dove quel demone lo stesse conducendo, sentì indistintamente qualcuno sbattere contro di sé ma, troppo preso dal lavoro, non si voltò nemmeno per scusarsi.
Tutti i pensieri erano concentrati su quell'uccello nero, doveva prenderlo. Improvvisamente, con un espressione di sorpresa sul volto, il ragazzo precipitò al suolo. Subaru sollevò il viso dal marciapiede giusto in tempo per vedere il demone sparire; il dolore al naso iniziò a farsi sentire esattamente nel momento in cui il cervello prese a registrare anche la folla attorno a sé, il brusio e il qualcosa attorno alla sua caviglia che si rivelò poi essere la cinghia di uno zaino in cui era inciampato correndo.
Lo sciamano saltò in piedi iniziando ad inchinarsi da tutti i lati, scusandosi per il disturbo creato, per il rumore fatto, per gli scontri avvenuti... Ma tutto ciò rimase in sospeso quando una mano si posò sulla sua spalla facendolo voltare.
Fu così che gli occhi di Subaru incontrarono per la prima volta lo sguardo terso e felice di Seishiro.
-Va tutto bene?-
Confuso, Subaru annuì per poi inchinarsi anche a lui.
-Sì, mi scusi signore!-
-Non preoccuparti! Piuttosto, che ne diresti di prenderci un caffè insieme? Conosco un posticino qui vicino molto carino!-
Lo sguardo del ragazzo corse al viso dell'estraneo davanti a sé: ricordandosi le buone maniere riuscì a non aprire la bocca per la sorpresa che quella richiesta gli aveva provocato.
-Ehm, io... Non so, non bisognerebbe andare con gli sconosciuti...-


Seishiro sorrise, comprensivo, pensando che quella sfida di tanti anni fa era vinta in partenza.
Tuttavia decise di utilizzare tutto il suo fascino.
-Ma una volta che ci saremo presentati e avremo preso il caffè insieme non saremo più estranei...-
L'uomo vide chiaramente come quell'affermazione avesse colpito il giovane sciamano. Era inutile, nessuno poteva resistergli!
-Questo è vero signore, ma ciò non toglie che non posso. Grazie comunque.-
Con un nuovo inchino il giovane si volse allontanandosi lungo il marciapiede.
Seishiro rimase poco meno che sconvolto, quello sì che era un colpo di scena... Non si sarebbe mai aspettato quella reazione, chiunque altro l'avrebbe seguito scodinzolando come un cagnolino.
Sul viso dell'uomo si aprì un nuovo sorriso, vero, sadico, tremendamente pericoloso.


L'esorcismo finì mentre il demone liberava il corpo del quale si era impadronito.
Subaru Sumeragi sospirò appena liberando le dita dalla posizione con la quale aveva evocato il suo potere.
Anche quel lavoro era terminato, ora le persone non avrebbero più dovuto preoccuparsi per quell'entità.

Camminando per strada verso casa il giovane si immerse nei propri pensieri, era raro che le giornate fossero piene di avvenimenti come quella che stava vivendo: prima il corvo era scappato, poi si era ritrovato alla stazione, un uomo l'aveva invitato fuori e poi aveva finalmente potuto concludere l'incarico.
Il lato positivo era che Hokuto sarebbe stata felice di vederlo tornare presto a casa...
Improvvisamente il ragazzo si dovette fermare: davanti a lui era comparso dal nulla un grosso mazzo di fiori che si abbassò andando a rivelare il viso di un uomo.
Subaru rimase senza parole ma, dopo qualche secondo, iniziò a riconoscere quei lineamenti.
-Voi...-
-Io.-
Seishiro spostò i fiori e, prendendo una delle mani del ragazzo, vi posò sopra un bacio sfiorando appena il guanto di pelle con le labbra.
Risollevando lo sguardo sul giovane poté assistere al singolare spettacolo: lo sciamano era il ritratto dell'imbarazzo.
-Permetti? Mi chiamo Seishiro Sakurazuka, prima alla stazione temo di averti infastidito: non era mia intenzione...-
-Non... Non si deve preoccupare, non mi ha disturbato...-
Con un nuovo sorriso smagliante l'uomo gli porse i fiori.
-Allora spero vorrai accettare questi, come segno della passione che hai suscitato in me, e spero che stavolta tu accetterai il mio invito!-
Subaru prese il mazzo con un gesto quasi automatico.
-Ehm, sì: va bene...-
-Perfetto!-
L'assassino si rimise dritto e, passando un braccio dietro la schiena del giovane lo condusse con sé senza smettere di sorridergli.
-Conosco un locale qui vicino...-




Seishiro si abbassò appena su una pentola il cui contenuto sobbolliva sul fuoco basso per assaggiare.
-Manca un po' di sale...-
Mentre aggiungeva la spezia a ciò che sarebbe stata la cena sua e di Subaru, un tuono fece vibrare i vetri della finestra.
L'uomo osservò la pioggia scrosciare all'esterno.
-Spero che Subaru non si bagni troppo.-
L'assassino sorrise tra sé e sé: ormai era proprio entrato nella parte dell'innamorato.
A ben ripensarci ormai erano trascorsi quasi otto mesi da quando lui ed il giovane sciamano avevano preso a frequentarsi assiduamente, c'era da dire che da allora si era divertito molto: incredibile come nessuno dei due gemelli sospettasse di lui... Eppure erano entrambi dotati e intelligenti.
"Eh, ma contro il fascino non si può nulla, vecchietto mio!"
Con un sorriso per questo suo ultimo pensiero l'uomo stava per occuparsi di nuovo della cena quando il campanello suonò.
-Arrivo!-

Sorpreso, l'uomo si ritrovò a fissare il ragazzo completamente bagnato e depresso, probabilmente di ritorno da un lavoro.
Subaru prese a scusarsi dicendo di voler tornare subito a casa per riflettere su ciò che gli era successo.
Ma Seishiro era di tutt'altro avviso.

Subaru era lì, completamente zuppo, i vestiti umidi incollati al corpo sottile, i capelli scuri gocciolanti ed un espressione ferita che stava facendo impazzire il lato sadico dell'assassino. Era un attentato agli ormoni.

Prima ancora che Subaru potesse capire cosa stesse succedendo si ritrovò tra le braccia del veterinario, portato di peso all'interno dell'appartamento e depositato sul letto.

Il ragazzo parlò a lungo dei fatti di quella serata mentre Seishiro si limitava ad accarezzargli la testa facendo commenti di carattere generale.
L'assassino rifletteva sulla fragilità e la bontà dell'altro: decisamente sarebbe morto presto.
Che gran peccato però... Con un così bel corpo... Quel bel visino...
Beh, tanto valeva divertircisi prima che arrivasse il momento di ucciderlo!


Subaru sgranò gli occhi mentre le calde labbra di Seishiro si posavano sulle sue.
L'uomo trascinò il più piccolo in un bacio che gli fece dimenticare tutto il resto mentre lentamente l'altro si spostava sopra di lui, portandolo a sdraiarsi sul letto.
L'uomo si separò dalla sua bocca e, strizzando maliziosamente un occhio, iniziò a spogliarlo.
-Non vorrai prenderti un raffreddore, no? Sennò poi tua sorella mi ammazza!-



La linea tra l'amore e l'infatuazione è stretto, labile se in gioco c'è la passione, evanescente ma al tempo stesso impenetrabile se l'orgoglio vuole dire la sua: capire i propri sentimenti è quanto di più difficile un uomo possa tentare.



Con le ore che passavano, Seishiro si stupiva di quanto l'altro potesse essere così istintivamente bravo e di quanto lo facesse stare bene.
Col tempo che scorreva, Subaru decideva che quello era l'uomo che amava e che da lui avrebbe preso la forza per andare avanti.


Seishiro aspirò il fumo da una sigaretta: era seduto al bordo del letto osservando Subaru dormire tranquillamente coperto solo fino al bacino dalle lenzuola.
Era stato divertente. Anche appagante...
Forse anche qualcos'altro? Chi poteva saperlo...
Peccato dovesse morire.


Ecco qua, grazie a tutti coloro che leggeranno e anche a coloro che decideranno di lasciare un commento. Ringrazio la giudice per le delucidazioni sul commento e faccio i complimenti alle altre partecipanti.


Peccato…, di Arwen88. Classificata DECIMA
Trama:9/10
Stile:9.5/10
Grammatica e sintassi:15/15
Originalità:9/10
Personaggi:16/20 (8/10+ 8/10)
Gradimento personale: 5/5
Totale: 63.5/70

Allora…prima di tutto, voglio assicurarti che era una bellissima storia. Ben scritta, con una grammatica perfetta e interessante. La cosa che ha abbassato il giudizio complessivo è stata la brevità. Cioè, ora mi spiego: troppo lunga per essere una flash, troppo corta per essere una one-shot in piena regola. Alcuni tratti erano un po’ frettolosi, che forse andavano un po’ più approfonditi, e questo ha abbassato leggermente il giudizio delle trama. Ma in ogni caso, hai totalizzato comunque un punteggio molto alto. Lo stile era semplice e scorrevole, perciò lì assolutamente nessun problema. Avrei voluto poterti dare un punteggio più alto, davvero, perché era, comunque, una storia notevole.


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Capitolo 5
*** Messaggi nella pioggia ***


parole nella pioggia Fan fiction partecipante al "Multifandom contest III -coppie- storie edite e non"

Titolo: Messaggi nella pioggia

Autore: Arwen88
Fandom: Clover
Personaggi: Gingetsu, Ran.
Avvertimenti: Yaoi, Lemon, One-shot.
Genere: Sentimentale, Introspettivo, Erotico.
Rating: Arancione 
Introduzione: Ran cerca di comunicare con Gingetsu ma i suoi messaggi non vengono recepiti... Eppure sono così importanti...
Le parole sono come gocce di pioggia: scendono nell'anima provocando mutamenti.
Non puoi fermarle, non puoi ignorarle. E prima o poi si imprimeranno anche dentro di te.

[...]Continuo a scrivere sui freddi vetri appannati e umidi di pioggia sempre le stesse parole. Sono solo per te.
Ma tu perché non le vedi? O forse le ignori? Probabilmente gli attribuiamo solo importanze differenti.
NdA: Le parti in corsivo ed in differente carattere sono i "messaggi", poi comunicati a voce, e i pensieri di Ran.


Messaggi nella pioggia


Le parole sono come gocce di pioggia: scendono nell'anima provocando mutamenti.
Non puoi fermarle, non puoi ignorarle. E prima o poi si imprimeranno anche dentro di te.


Ran osservava già da un bel po' la schiena immobile di Suigetsu davanti a sé, l'uomo si muoveva controllando dei documenti sulla scrivania senza fare caso al ragazzo appoggiato allo stipite della porta del suo studio.
Il comandante della truppa Hisoku l'aveva notato ma non aveva tempo di chiedergli cosa avesse che non andava, d'altra parte si conoscevano da abbastanza tempo da sapere che se fosse stato qualcosa di urgente gliel'avrebbe detto senza pensarci troppo.

Ma Ran era il tipo da pensarci molto in certi casi...


Continuo a scrivere sui freddi vetri appannati e umidi di pioggia sempre le stesse parole. Sono solo per te.
Ma tu perché non le vedi? O forse le ignori? Probabilmente gli attribuiamo solo importanze differenti.




-Stai uscendo?-
Gingetsu rispose alla domanda senza neppure voltarsi.
-Sì, ho una missione da svolgere.-
-Quando torni?-
-Non lo so.-
L'uomo esitò per un attimo, intuendo che le domande nascondevano qualcos'altro. Voltandosi osservò il ragazzo.
-Spero presto, non preoccuparti.-
Ran annuì, gli occhi che si abbassavano al pavimento. Poi ci fu solo un soffio di corrente gelida e Gingetsu scomparve oltre la cortina di pioggia.

Il ragazzo stava seduto davanti alla finestra aperta sull'oscurità di quella città.
Così piena, così vuota.
Così luccicante, così sporca.
Piena di gente, vuota di sentimenti.
Camminavano tutti... Ma quanti di loro sapevano cosa cercavano?

Ran teneva la fronte premuta contro il vetro, i capelli si stavano bagnando per via della condensa del suo respiro.
Il ragazzo aprì la bocca e soffiò un alito caldo: la macchia opaca sulla superficie trasparente si espanse.
Lentamente un dito andò a tracciare una parola, un altra... Un altro alito caldo e ci fu il posto anche per altre compagne.
Una terza ed infine la quarta.
Improvvisamente una macchina voltò davanti alla casa illuminando il viso del giovane coi suoi fari gialli, Ran strizzò le palpebre voltando appena il capo.
Una manciata di secondi, più che sufficienti per non notare l'uomo fuori dalla finestra.
Sotto la pioggia, lo sguardo nascosto da occhiali scuri, qualcuno finalmente lesse il messaggio silenzioso.

-Ran.-
Gli occhi blu sgranarono per la sorpresa ed il ragazzo si voltò verso la porta semiaperta.
Gingetsu, sulla soglia, lo fissava. Dopo quello che sembrò un attimo di esitazione entrò nella stanza avvicinandosi al giovane.
-Sei tornato...-
Ran si voltò verso il vetro, il messaggio era già scomparso, inghiottito dal freddo. Un altro messaggio andato perso.
-Ran...-
Il ragazzo si voltò nuovamente, sorpreso. Stavolta Gingetsu proseguì.
-Era questo che desideravi?-
Sconvolto, il ragazzo perse quasi la voce.
-Come... Come facevi a saperlo?-
L'uomo non rispose con altro che con una domanda.
-Perché non sei venuto a dirmelo?-
Lo sguardo blu si posò ancora una volta sul pavimento.
-Nessuno dei due è troppo bravo con le parole... Ma se lo scrivo, allora mi sento meglio...-
-Prima o poi bisognerebbe pur iniziare a tentare.-


Di' il mio nome

Nella stanza la penombra racchiudeva tra i suoi petali le figure dei due uomini, si muovevano insieme, con armonia, con bisogno, con fretta ed insieme con calma.
Ognuno dei due aveva aspettato per troppo tempo una prima mossa dell'altro.
Ognuno dei due non voleva dimenticare nella frenesia nemmeno un particolare.
-Ran...-
-Gingetsu...-

Tienimi tra le tue braccia

Il ragazzo si strinse a quel petto caldo sognato per troppe notti nella solitudine di quel grande letto.
L'uomo accarezzò il corpo sottile del giovane, quanto l'aveva desiderato... Fin quasi al dolore.

Fammi vivere

Le labbra calde del maggiore scorrevano sulla pelle bollente del più piccolo lasciando la traccia del suo percorso.
Le mani sottili del trifoglio s'intrecciarono ai capelli argentati del bifoglio per non farlo allontanare da sé.

Mostrami cos'è la felicità

Ran annaspò quando il dolore lo spaccò quasi in due ma le lacrime vennero raccolte dalle labbra calde dell'uomo sopra di lui.
Gingetsu baciò e accarezzò il più piccolo facendolo rilassare affinché tutto potesse avere inizio.

Dammi l'amore



Ran rimase sdraiato tutta la notte sul petto del maggiore, sapendo che in qualunque dei due letti della casa avesse dormito non sarebbe più stato solo.
Gingetsu guardò il ragazzo tra le sue braccia finché l'alba non spuntò oltre i tetti della città, le dita che non resistevano alla tentazione di toccare quel corpo pallido tanto agognato.

La voce dell'uomo fece sollevare il capo del più piccolo dal largo torace.
-Non hai più bisogno di scrivere quei messaggi ora, vero?-
Ran sorrise, spostandosi per baciare quelle labbra sottili tanto amate.
-No, ora quelle parole sono impresse anche dentro di te.-


Ringrazio Hiko che ha partecipato in coppia con me, faccio i complimenti alle giudici e alle altre partecipanti e ringrazio coloro che leggeranno. Se vi assale l'impulso di lasciare un commento a questa storia non sopprimetelo.


Arwen88 con:
Messaggi nella pioggia


Grammatica e Stile: 7,5/10

A fronte di alcune frasi molto efficaci ed evocative - come quelle dei messaggi, o quelle iniziali, persino l’ultima - il testo è purtroppo molto ricco di cliché, soprattutto nella parte finale, quella - diciamo - del desiderio realizzato - ‘Il ragazzo si strinse a quel petto caldo sognato per troppe notti nella solitudine di quel grande letto.’... La sensazione che dà è quasi quella di un brano letto da qualche parte e rielaborato per l’occasione. Alcune frasi sono non troppo lunghe, ma prive delle adeguate pause: la prima, per fare un esempio, avrebbe probabilmente reso meglio con qualche punto fermo; altre sono piene di ‘quei, quella, quello’ che raramente hanno senso, e la prima delle frasi scritte sul vetro sembra di un livello inferiore rispetto alle successive, non solo perché continuare e sempre non dovrebbero stare insieme, ma proprio perché scorre meno fluidamente delle altre. Riguardo alla grammatica, ‘una prima mossa’ è un po’ un controsenso, perché una è indefinito, ma di prime mosse non possono essercene molte; gli occhi inoltre si sgranano, riflessivo, perché sgranare da solo è quello che fanno le pie donne con il rosario. XD In generale, comunque, lo stile presenta buone potenzialità, e se volessi essere così arrogante da darti un consiglio ti suggerirei di provare a sperimentare un po’ più di originalità.

Caratterizzazione dei personaggi: 6,5/10

Ho letto Clover tanti anni fa, e dunque non ricordo nulla dei protagonisti di questa storia; so che le Clamp tendono a lasciare un alone di mistero attorno ai loro personaggi, so che l’omosessualità nei loro manga è spesso Canon, ma a causa di gravi lacune nella mia memoria ho dovuto giudicare principalmente come se si trattasse di una storia originale. E a questo punto dico che lo svolgimento degli avvenimenti è plausibile, nient’affatto forzato, ma noi non sappiamo nulla della psicologia di Gingetsu e Ran. Le frasi scritte sul vetro non sono sufficienti, ci dicono qualcosa del passato ma nulla del cambiamento avvenuto nella storia. Le Clamp possono permettersi un sacco di silenzi perché sopperiscono con il disegno, ma, senza una minima descrizione, in un’opera di narrativa è impossibile capire cosa succede. E la trasformazione dei sentimenti - o, in questo caso, la presa di coscienza - è tra le cose più difficili ma anche più belle, e qui manca.

Originalità e Trama: 7/10

La storia è molto semplice, oserei dire elementare; non presenta un vero e proprio conflitto, ma soltanto il prevedibile scioglimento, senza contrasti. E’ anche vero che questo scioglimento è descritto con la delicatezza necessaria, forse con qualche cliché, ma senza affrettare i tempi. Il ritmo della storia è lento e si mantiene, non esagera né dimentica particolari importanti. Un’idea di base non proprio eccelsa, ma ben gestita.

Parere personale: 0,3/1

Una storia piacevole e senza drammi particolari, ma forse un po’ troppo evanescente per i miei gusti: ci sono storie che senza grandi tragedie riescono comunque a creare un mondo appassionante e gradevole, mentre qui l’affezione nasce principalmente grazie ai personaggi, e, immagino, se si è letto Clover da poco. Permettimi infine un’osservazione puramente personale: chiamare due personaggi ‘il maggiore’ e ‘il più piccolo’ mentre stanno facendo l’amore fa venire i brividi... nel senso che ricorda terribilmente l’incesto. Esistono tanti altri termini alternativi!

Totale: 21,3/31


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Capitolo 6
*** Preda ***


Preda -seishiro x subaru-
Autore: Arwen88
Titolo: Preda
Fandom: Tokyo Babylon
Personaggi: Subaru Sumeragi, Seishiro Sakurazuka
Genere: Introspettivo, Romantico, Malinconico.
Avvertimenti: What if, One-shot, Shonen ai.
Rating: Arancione
Introduzione: Tokyo Babylon, settimo volume: Subaru entra nell'illusione di Seishiro e qui l'assassino gli svela la verità. Dice che lo ucciderà. Ma lo farà veramente? Quali motivazioni lo spingono?
-Sono il simbolo che sei una preda dei Sakurazukamori.-
Ti abbraccio, provo un piacere perverso nel conoscere il terrore che ti provoco, forse anche disgusto. Eppure sei una mia preda, se anche io decidessi di lasciarti andare saresti tu stesso a tornare da me, seguendo il tuo cuore: sei una mia preda.
Nota: i dialoghi sono per lo più presi dal manga, a parte alcuni. Più che altro cerco di portare l'attenzione sui pensieri che spiegano ciò che Seishiro prova e le motivazioni che lo spingono. Forse. Insomma, è ciò che io penso che lui pensi. Chiaro?



Ed eccomi tornata, lo so, è un bel po' che non aggiornavo questa raccolta, scusate per il ritardo. Ringrazio tutti coloro che leggono e seguono questa raccolta, mi fate veramente contenta... Siete così carini!!!
Questa nuova one-shot è ancora su Tokyo Babylon, i protagonisti sono ancora una volta Subaru e Seishiro e anche questa sarà tutta dal punto di vista di Seishiro, ambientata all'inizio del settimo volume.
I personaggi sono tutti maggiorenni e non sono di mia proprietà ma delle Clamp.



Preda



Ed ecco che finalmente sei arrivato. Ti aspettavo, sai? Sapevo che saresti venuto, non puoi rimanere lontano da me, non è vero? Adoro la tua espressione sorpresa, stupita. Mi fai venire voglia di buttarti ancora una volta sul mio letto. Ma ora il giorno è arrivato.
Mi sento incredibilmente calmo, qui appoggiato contro il mio ciliegio a fissarti: è ora di rivelarti tutto.

-È arrivato il giorno della resa dei conti, Subaru Sumeragi.-

Ebbene sì: è tutto finito, la nostra storia, il nostro amore, questa mia finzione, quella vita da innamorato a cui mi ero quasi abituato, sei sorpreso, vero? Sì, lo so: non te lo saresti mai immaginato. Ma ora che sei perso, confuso, debole, in mia balia, sei ancora più bello di sempre. Distolgo lo sguardo da te per concentrarmi su questi petali che fluttuano attorno a noi. Rispondo a quella domanda che so aleggiare nella tua mente.

-Ti trovi nel mio incantesimo. Da quando ci siamo rincontrati per la seconda volta è passato un anno. E questo è il giorno della promessa.-

Oh, non essere così spaventato, finirai per farmi eccitare e potrei finire per ucciderti prima di averti spiegato tutto.
Vieni: ti porterò nei nostri ricordi, in quei preziosi ricordi che ti avevo tenuto nascosti. Ricordi quel giorno, vero? Sento che mormori mentre riconosci te stesso da bambino, quando hai cercato di esorcizzare il mio ciliegio, quando ci siamo incontrati per la prima volta, quando mi hai sorpreso con la tua innocenza e mi hai spinto a decidere di scommettere con te.

Ma ancora non riesci a sentire ciò che ci siamo detti: parli con il me stesso del passato; ma quella che non è altro che un'ombra. Mi fai sorridere, poggio una mano sulla tua spalla e sobbalzi spaventato, oh, ti faccio già terrore? E ancora non ti ho detto niente! Mi sento quasi euforico, quanto tempo che non mi succedeva. Ma oggi è il giorno, da oggi tu morirai, per me, solo per me. Perché sei mio, la mia preda. Quasi sfioro la tua guancia riportando l'attenzione su noi due. Ancora non riconosci quel ragazzo incontrato sotto le fronde del ciliegio?

-Non distrarti, guarda bene... Quel giorno chi hai incontrato?-
Ed ecco che il mio io di sette anni fa si volta verso di noi due. Ora mi riconosci, vero?
-Quello sei tu, Seishiro?-
Sì, sì... Io.
-Esatto. Io e te sette anni fa ci siamo incontrati?-
-Ma... Perché l'ho dimenticato?-
Ti ostini ancora a fare domande così ingenue, eh?
-Sono stato io.-
Ancora così sorpreso? Non hai ancora capito, ricordato? No, non sarò io a dipanare i tuoi dubbi, sarai tu stesso ad arrivarci.
Oh, hai finalmente ricordato quel cadavere? Quell'inutile bambina che ricordo ancora solo perché causa del mio interesse per te?

-Chi è stato a...?-
-Non ricordi ancora?-
Avvicino il mio viso al tuo, mi sembra di sentire il tuo respiro affannato sulle mie labbra. Ho quasi voglia di baciarti. Credo sia per questo che sussurro solo appena.
-Sono stato io.-

Indietreggi, sì: finalmente ricordi tutto. Vedo che quasi ti pieghi sotto il peso delle memorie. Il rumore del vento sembra aumentare attorno a noi e mi poni questa tua fatidica domanda.
-Questo è solo un sogno?-
Oh, no. No, Subaru.
-No, questi sono i tuoi ricordi. Io te li ho semplicemente sigillati perché non potessi rievocarli.-
-Ma non puoi essere stato tu!-
"Tu", "io". Cosa sai tu di me?
-Certo che è possibile, io infondo sono un Sakurazukamori, no?-
Ed ecco che la verità sta finalmente iniziando a farti crollare. Mormora, dillo, urla. Dì quanto ti faccio soffrire, dimmi quanto ti sembra impossibile! Fammi impazzire, piccolo innocente Subaru.
Stai quasi per piangere, mio piccolo "caro"... Sei come uno di quei teneri coniglietti malati che mi portavano al negozio. E probabilmente morirai come loro. Perché ormai lo sai, io ti ucciderò.

-Perché sono ancora vivo?-
Questo mio sorriso continua ancora ad allargarsi sul mio viso. Non l'hai ancora capito allora? Sei così terrorizzato... Devo stringere la mia stessa giacca per riuscire a controllarmi dal saltarti addosso, farti capire...
-È perché abbiamo fatto il patto. Dimmi, Subaru, perché porti sempre i guanti?-
Incredibile, dopo tutto questo riesco ancora a sorprenderti? Oh, sì, io so. Forse anche più di te.
E ora lo ricordi anche tu: sulle tue mani sono impressi i sigilli che mi avrebbero permesso di riconoscerti quando ti avessi rivisto.

Allargo le mie braccia e tra esse ti stringo, contro il mio petto. Quanto hai desiderato che io lo facessi? In verità, quanto ancora persino ora lo desideri?
-Sono il simbolo che sei una preda dei Sakurazukamori.-
Ti abbraccio, provo un piacere perverso nel conoscere il terrore che ti provoco, forse anche disgusto. Eppure sei una mia preda, se anche io decidessi di lasciarti andare saresti tu stesso a tornare da me, seguendo il tuo cuore: sei una mia preda.
Ti abbraccio, non voglio lasciarti andare via, nessun altro potrà averti.
Continuo a parlarti nell'orecchio, sussurro quanto tu, ultimo successore dei miei nemici, sia in mia balia, in mio possesso. Sfilo lentamente i tuoi guanti di pelle, l'incantesimo di protezione su di essi è inutile contro di me. Finalmente, finalmente posso toccare le tue belle mani. Delicatamente ci poso sopra le mie labbra.
 
-Sei il primo e unico che mi abbia mai sorpreso ad uccidere.-
Sai come mi sono sentito allora? Quasi denudato. Mi sentivo come se mi avessi visto in un momento di intimità, anche se per me quella bimba non era niente, niente di più di un sassolino, senza valore. E anche per me tu non sei niente.
 
Bacio ancora la tua mano.
-Subaru, Subaru...-
Hai una vaga idea di cosa tu sia per me? Forse ancora non lo capisci. Dopotutto forse però non ti ucciderò tanto presto. Sarai il mio uccellino, chiuso tra le mie braccia, nella mia splendida prigione fatta di ciliegi.
 
-Ho vinto la mia scommessa, ti ucciderò, per me non sei speciale. Io non provo niente ad uccidere. Sai quando è stata la prima volta che ho ucciso qualcuno? Avevo quindici anni, ho ucciso mia madre. E non ho provato niente; da allora è sempre stato così.-
 
Cosa c'è di più splendido che morire per mano di chi ami? Forse è anche per questo che devo ucciderti. Ho promesso che non mi sarei mai innamorato. Perciò devi morire prima di me.
Non lo sai? I Sakurazukamori muoiono per mano di coloro che amano, di coloro che ritengono speciali, per questo io ti dico che per me sei come gli altri, assolutamente come gli altri.
-Ti ucciderò.-
O forse ti terrò rinchiuso qui con me... Ma non ti amerò, no.
-Per me sei come un sassolino: non provo assolutamente nulla, è ormai evidente che la nostra scommessa l'ho vinta io.-
Che poi, ora non ricordo neppure più che importanza avesse.


Non ho che da alzare una mano e i rami del mio ciliegio si muovono catturandoti, stringendoti al tronco, a me.
Non potrai più sfuggirmi.
-Perché non reagisci? Se lo facessi potresti liberarti...-
Dimenati, fammi divertire. Perché non ti opponi? Hai finalmente capito di essere completamente, totalmente, una mia preda?
-Sei... shiro...-
-Perché quello sguardo triste? Pensi che ti abbia tradito?-
Non capisci che ti sto dando esattamente ciò che desideri? Non c'è altro modo con cui tu possa starmi vicino, solo questo, solo se qui rinchiuso nel mio ciliegio, in me.

-Io non ti odio. E naturalmente nemmeno ti amo.-
Piangi per me? Subaru, provi per me un sentimento tanto forte che conoscere la mia natura ti sta addirittura spezzando il cuore?
Lacrime inutili, io non ho sentimenti. Ma ciononostante sento un sorriso allargarsi sulle mie labbra alla vista di questi tuoi sentimenti espressi con così tanta innocenza e purezza.
Ora entrerai nel mio ciliegio, qui rimarrai segregato in questa mia illusione, per sempre. Accessibile solo a me. Non ti dividerò mai più con nessun altro.

-Tutte le altre mie vittime ti aspettano.-
Ma nessuna ti toccherà o si avvicinerà a te, no: perché tu porti il mio sigillo sulle mani, il mio segno che identifica che mi appartieni, mio, solo mio.
E qui ti potrò avere per sempre.
Non ti cancellerò nemmeno la memoria di questo discorso, ti lascerò là a soffrire, e quando tornerò da te tu mi guarderai ancora con questi occhi tristi, ma non opporrai nessuna resistenza, proprio come ora in fondo, e sarai mio, completamente mio per sempre: vedrai, alla fine forse riuscirò persino a farti passare questa espressione dal viso.

E quello? Lo shikigami di tua nonna? Che cosa seccante.
-L'ha mandato fin qui a cercarti.-
Meglio sbrigarsi. Mi concedo di accarezzarti un'ultima volta, asciugandoti una lacrima.
-È finita, addio.-
-Oh, pare che il mio incantesimo sia stato spezzato.-
Che fastidio.
-Ma anche se tua nonna è potente far questo a un Sakurazukamori deve esserle di certo costato caro.-
Nessuno può pensare di intralciare i miei piani e passarla liscia.
-Ci rivedremo, Subaru.-
Non può che essere altrimenti.
Non tollero che qualcuno si metta in mezzo tra noi due, crede di riportarti alla vita?
Ma tu non vuoi, non è vero? No, perché ora che sai che io sono la morte tu cercherai proprio questa, non più la vita.
E io sarò qui ad aspettarti.
Perché solo io posso privartene, nessuno potrà ucciderti, nessuno se non io. Sei mio, solo mio.
Lo so, prima o poi ci rincontreremo: tornerai da me. Perché sei la mia preda.


***



Ringrazio tutti coloro che hanno letto questa raccolta e coloro che la seguono, spero che anche questa One-shot vi sia piaciuta. Bye!

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