Tributo alle Clamp di Arwen88 (/viewuser.php?uid=57766)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La leggenda degli Dei ***
Capitolo 2: *** Serata d'Agosto ***
Capitolo 3: *** Angels ***
Capitolo 4: *** Peccato... ***
Capitolo 5: *** Messaggi nella pioggia ***
Capitolo 6: *** Preda ***
Capitolo 1 *** La leggenda degli Dei ***
leggenda degli dei
Questa
sarà una raccolta di fan fiction sulle opere delle Clamp,
penso
che scriverò una fan fiction (massimo tre e comunque a
distanza
di tempo) per ognuna delle opere. Tratterò fatti non
raccontati
o fatti descritti dalle autrici però da diversi punti di
vista,
spero che il mio lavoro vi possa piacere o interessare. I commenti
costruttivi sono sempre i benvenuti.
Titolo: La
leggenda degli Dei.
Autore: Arwen88
Fandom:
Tsubasa Reservoir Chronicle
Personaggi:
Yasha, Ashura.
Avvertimenti:
Shonen-ai, One-shot.
Genere:
Romantico, Sentimentale.
Rating:
Arancione
NdA:Questa
prima storia
racconta la storia dei re Ashura e Yasha (volumi 9 e 10 di Tsubasa
Chronicle) da quello che secondo me è il punto di vista del
popolo che ha trasformato la storia in leggenda tramandandola nel tempo.
I
personaggi non mi appartengono e la storia non è scritta a
scopo di lucro.
La leggenda degli Dei.
Questa è la leggenda che parla degli dei Ashura e Yasha.
In un tempo lontano, qui nel paese di Shura, viveva un re: il suo nome
era Ashura. Questo re era conosciuto e amato dal suo popolo per il suo
coraggio e la sua forza che lo rendevano un grande condottiero nelle
battaglie contro i regni circostanti. La sua arte di manipolare il
fuoco era famosa ben oltre i confini del regno e nessuno lo poteva
superare in essa.
Erano note a tutti sia la sua ospitalità nei confronti degli
ospiti che la bellezza della sua figura. Il suo sorriso donava gioia ai
sudditi
così come la sua voce poteva far tremare i suoi subalterni.
Questa è la storia di come un re diventò un dio.
Capita che il regno fosse da tempo immemorabile in battaglia contro
l'esercito del re Yasha: combattevano per la conquista di un castello
sospeso in cielo.
L'accesso al castello era consentito solo da quando la luna sorgeva a
quando si stagliava completamente nel cielo, in quei momenti i due
eserciti si incontravano laggiù e la battaglia cominciava.
Ormai la lotta durava da così tanto tempo che non ci si
ricordava più nemmeno le cause scatenanti, l'unica
motivazione
plausibile sembrava essere un racconto che assicurava che il
conquistatore del castello avrebbe avuto diritto alla realizzazione dei
propri desideri.
Così, anno dopo anno, sangue innocente veniva versato ogni
notte tra i due clan rivali.
Entrambi i clan potevano contare su grandi guerrieri ma nessuno poteva
eguagliare i due re: la potenza e l'abilità dei due sovrani
erano equivalenti e gli scontri tra i due uomini si chiudevano sempre
in parità.
Tuttavia presto lo sguardo del re Ashura si velò di
tristezza,
nessuno lo notò a parte forse il re Yasha. Come poteva non
notare il mutamento nell'animo dell'avversario quando lo stesso
mutamento avveniva anche dentro di sé?
Se solo qualcuno fosse stato abbastanza vicino ai due re avrebbe capito
che i due giovani, incrociando le lame notte dopo notte, avevano preso
ad affezionarsi l'uno all'altro. Ma i cuori non sono mai immutabili e
i sentimenti scesero in profondità nei loro cuori portando i
due
uomini a nutrire amore per la figura che in ogni notte di luna arrivava
ad un soffio da sé. Presto entrambi capirono di non
combattere
più per nessun'altra ragione che per vedere l'altro, per
potergli stare vicino, per poter incrociare il suo sguardo, per
potergli sussurrare appena qualche parola, per sentire lo scossone che
il cuore che gli dava quando l'altro mormorava il suo nome.
Quale non fu la tristezza del re Ashura quando una notte, alla fine di
una battaglia mentre il castello scompariva nuovamente, capì
che
il re Yasha era affetto da un male incurabile che lentamente corrompeva
il suo corpo...
La malattia avanzava e, durante l'ennesimo scontro, Ashura
ferì
il nemico al viso. Mai il giovane re provò un terrore tanto
profondo quanto nel momento in cui vide il sangue scorrere tra le dita
che l'amato premeva sul proprio occhio.
Ashura sapeva di essere riuscito a ferirlo solo grazie alla malattia e
si sentiva in colpa per aver fatto soffrire l'altro uomo.
Quella sera nel regno si ebbero grandi festeggiamenti e, mentre nel
castello si svolgevano sfarzose danze, lo sguardo assorto e rammaricato
del sovrano venne scambiato per sintomo di semplice stanchezza.
Poche notti dopo quel fatto, Ashura osservava la luna alta nel cielo
seduto sotto il porticato che dava al giardino interno del castello.
Fu allora che dalla penombra venne fuori Yasha. Stupito, Ashura gli si
avvicinò: l'emozione faceva battere forte il suo cuore
ma non poteva credere che quell'incontro fosse reale. Avvicinatoglisi,
Ashura capì però di essere di fronte proprio
all'amato.
Yasha coprì lentamente la poca distanza che lo separava dal
giovane sire e, posando delicatamente le mani sulle braccia dell'altro,
lo avvicinò al suo petto conquistandone le labbra.
Per quanto tempo i due re avevano desiderato di poter anche solo
sfiorare l'amato...
Ashura sentiva il proprio cuore scoppiare per la gioia di essere
finalmente fra le braccia di Yasha ma, posando il capo sul petto del
sovrano, laddove il caldo cuore batte garantendo la vita, la
verità si fece strada nella sua mente portando il suo animo
a
tremare e a perdersi nel dolore.
Yasha era morto. Quello che si era recato a visitarlo era il suo
spirito.
Il re Ashura comprese che quello sarebbe stato il loro ultimo incontro:
i due re passarono l'intera notte in compagnia l'uno dell'altro a
stringersi tra le braccia e a baciarsi teneramente.
Ma questo non fu l'unico avvenimento degno di nota di quella notte,
infatti da un'altra dimensione arrivò nel vicino regno di
Yasha
una fonte di grande potere magico sotto forma di piuma. La piuma in
questione, attratta dal grande sentimento che aveva animato il re Yasha
in vita, entrò nel corpo del sire prima che qualcuno ne
notasse
il decesso.
Grande fu lo stupore di Ashura quando la notte seguente, in
prossimità del castello del cielo, scorse la figura
dell'amato,
privo di cicatrici, sorridergli tristemente da lontano. Angosciato,
il giovane sire capì che si trattava di una visione creata
da un
potere esterno ma non ebbe la forza di metterne a parte il resto dei
suoi uomini né di mettere fine a quell'illusione con la
propria spada.
Ashura sapeva di stare a torturarsi tuttavia non riusciva ad immaginare
una vita felice senza l'immagine di Yasha nei suoi occhi, sapeva di
poter essere forse considerato pazzo, di non essere giusto nei
confronti del suo esercito, ciononostante tutto ciò che
desiderava per il momento era poter continuare ad usufruire di quella
visione dell'amato privo di ferite a cavallo del proprio destriero.
Fu così che gli scontri continuarono come prima, i guerrieri
morivano sul campo di battaglia ma finché poteva continuare
ad
incrociare la lama con l'altro sovrano, finché poteva
guardarlo,
Ashura non riusciva a decidersi a mettere fine alla lotta.
Passò il tempo e nel regno giunsero dei viaggiatori da
lontano:
ignari degli accadimenti del luogo si ritrovarono nel bel mezzo della
battaglia nel campo dei soldati del clan di Ashura.
Si dice che il re, colpito forse dallo sguardo dei nuovi arrivati,
decise di ospitarli nel suo castello affezionandosi presto a loro.
I due nuovi giunti erano una bellissima principessa portata nell'arte
della musica ed il giovane guerriero che la proteggeva, i due
viaggiavano alla ricerca di qualcosa.
La notte successiva il re portò il guerriero sul campo di
battaglia con sé ed il giovane si scontrò con uno
dei due
generali più forti dell'esercito nemico.
A causa del dislivello di capacità tra i due guerrieri
presto il
ragazzo si trovò in serio pericolo e allora, meravigliando
tutti
gli astanti, Ashura intervenne proteggendolo. Il generale del re Yasha
si lanciò dunque all'attacco contro il sire Ashura ma contro
di
lui nulla poté: lo scontro venne interrotto dall'arrivo del
re
Yasha. Mentre il castello spariva i due re si fissarono, nell'esercito
di Ashura nessuno si rese conto dello stato d'animo del sovrano,
l'unico che si accorse dell'intensità dello sguardo che
Ashura
rivolse al nemico fu il nuovo arrivato.
Quel giorno il re prese la sua decisione e, appena il castello si
materializzò davanti a lui, l'uomo avanzò con
decisione
contro il nemico.
I suoi uomini avevano ricevuto ordine di non seguirlo e,
preoccupati ed intimoriti dall'aura di potere che il loro re emanava,
osservarono il loro sire camminare solitario incontro al clan di Yasha
uccidendo chiunque si mettesse sulla sua strada.
Presto Ashura si ritrovò davanti Yasha che, a cavallo del
suo
destriero, non oppose la minima resistenza all'attacco dell'amato: la
spada infuocata del giovane sire passò da parte a parte il
suo
petto.
Distrutto dal dolore, Ashura poggiò il capo sulla spalla del
re nemico, del re amato.
Terribile il dolore che deve aver provato il giovane uomo nel sentire
le braccia di Yasha stringerlo al petto sussurrando il suo nome...
Lentamente, con lo sguardo pieno di sofferenza, Ashura
scostò i capelli dell'amato dal viso pallido: sotto le sue
dita
ricomparve la ferita che gli aveva inflitto precedentemente. Yasha
prese piano la mano che lo accarezzava e portandola alla bocca la
baciò, ricevendo in cambio un bacio sulla cicatrice.
I due uomini si guardarono intensamente, consci che quello era
veramente il loro ultimo incontro: Yasha strinse Ashura tra le braccia
avvicinandolo a sé ed egli, i lunghi capelli d'ebano sciolti
a
nascondere il suo viso, ricambiò la stretta con triste
passione.
Il corpo del re prese a sparire nell'aria lasciando tra le braccia del
giovane sovrano solo l'armatura vuota e la spada dell'amato. Nel cielo
la piuma che aveva creato l'illusione del re si manifestò in
uno
scintillio di luce.
Conscio che quella piuma era ciò che i due viaggiatori
cercavano, il re decise di renderla al guerriero.
Sistemata quella questione il re si erse in piedi e, conficcata la
spada sul terreno davanti a sé, proclamò la sua
conquista
del castello chiedendo ad esso di esaudire il suo vero desiderio.
Il castello fu scosso da un tremito e, mentre fasci di luce esplodevano
dal centro di esso, iniziò a sgretolarsi. I guerrieri del
clan
di Ashura gridarono disperati al loro re di scendere dal castello, di
salvarsi, ma il sire disse che non voleva.
Il sovrano rimase fermo guardando con amore la spada dell'amato: sapeva
che il suo desiderio era troppo grande ed era conscio che probabilmente
neanche il castello lo avrebbe potuto esaudire, questo aveva portato il
castello alla distruzione. Il re Ashura aveva deciso: se il suo
desiderio non poteva essere esaudito ed il re Yasha non poteva venire
resuscitato sarebbe rimasto lì, tenendo tra le braccia le
loro
spade, senza alcun rimpianto. Mentre il castello crollava completamente
il giovane sovrano espresse un nuovo desiderio: che lui e Yasha
potessero divenire divinità postume come monito che anche le
divinità hanno dei limiti.
Ashura desiderò di essere una divinità alla quale
si chiedesse di vivere la vita senza rimpianti.
Si dice che nel momento in cui stava per morire dal castello si
levò una grande fiammata probabilmente evocata dalla sua
magia
per proteggerlo o forse per portarlo in salvo nei cieli. Dei due re
vennero ritrovate solo le spade.
I sudditi costruirono le statue dei due re senza separarli mai
così come sembra avesse chiesto il guerriero che aveva
conosciuto il
re negli ultimi giorni della sua vita. Non si sa nulla di
più
dei due viaggiatori se non che partirono subito dopo la morte del
sovrano.
Le statue sono conservate con cura nel tempio principale del regno e i
due re, ora dei, sono le nostre divinità più
amate.
Fine, ho deciso di
scrivere di
questa coppia perché l'ho trovato uno degli incontri
più
intensi all'interno del manga. Spero che la storia vi sia piaciuta, i
commenti sono ben acetti.
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Capitolo 2 *** Serata d'Agosto ***
sera d'agosto (hinata x aso)
Titolo:
Serata d'Agosto
Autore: Arwen88
Fandom: Suki dakara suki /Mi piaci perché mi piaci
Personaggi: Shiro Aso, Hinata Asahi
Avvertimenti: What if, One-shot.
Genere: Romantico, Sentimentale.
Rating: Verde
Introduzione: Scenetta ambientata dopo la
fine del manga, Hinata ormai si è diplomata e può
essere considerata
adulta ma non è comunque cambiata di molto. A causa delle
lunghe
assenze di lavoro di Aso i due ancora non sono sicuri di cosa l'altro
pensi di sé come uomo o come donna.
NdA: Le parti in corsivo sono un flash back.
Serata d'Agosto
Le
lampade di carta colorata oscillavano pigre al tenue venticello di
quella sera d'agosto, i sentieri del tempio erano invasi di bancarelle
e persone. L'atmosfera generale era rilassata ed il chiacchiericcio
allegro degli umani si andava a sommare al frinire dei grilli sugli
alberi.
Hinata Asahi saltellava felice dall'alto dei suoi sandali di legno, le
braccia si muovevano a tempo con le gambe mentre le ali del kimono rosa
pallido si aprivano appena ad ogni suo saltello.
La ragazza si fermò improvvisamente e, portando le mani
dietro la
schiena, si voltò verso l'accompagnatore alle sue spalle.
-Prof... Ehm, Aso: dove ti piacerebbe andare prima di tutto?-
L'uomo in polo celeste e pantaloni chiari aspirò lentamente
dalla sigaretta tra le sue labbra prima di allontanarla dalla bocca
espirando piano.
Shiro Aso si prendeva il tempo per riflettere osservando attentamente
la ragazza davanti a sé: Hinata non era cambiata di molto
rispetto a quattro anni prima quando si erano conosciuti; certo, ora si
era diplomata, ma sia fisicamente che caratterialmente era rimasta
praticamente tale e quale: sincera, gentile, esuberante.
Con il solito sorriso meraviglioso sulle labbra.
La ragazza aveva preso a dondolarsi avanti e indietro tanto che la
risposta stava ad arrivare, il sorriso vivace ancora dipinto sul viso.
Aso distolse lo sguardo dalla ragazza per concentrarsi sulla folla. Per
quanto il tempo passasse il pericolo che correva Hinata, quello di
finire tra le mani di persone "sbagliate", continuava a
persistere; l'ideale sarebbe stato non frequentare luoghi
così
affollati ma lei sembrava tenerci veramente molto ad andare a quella
celebrazione.
-Aso,
vuoi venire al tempio con me questo venerdì notte?-
Aso aveva osservato la
ragazza da
sopra il giornale che leggeva: indossava un pigiama rosa pallido in
stile cinese e sopra di esso un grembiulino bianco da cucina e lo
guardava speranzosa.
Come si può
dire di no ad uno sguardo simile?
L'ex poliziotto
soppesò
velocemente i pro e i contro: lei sembrava attribuire molta importanza
a quell'uscita ma il luogo sarebbe stato pieno di gente per cui anche
molto pericoloso.
-Solo se mi stai
vicino...-
La ragazza
sgranò gli occhi.
-Davvero?-
-Davvero...-
-Davvero davvero?-
Ancora l'uomo non si era
abituato a queste reazioni per cui impiegò qualche momento a
riprendersi.
-Sì.-
-Evvai!-
Sotto lo sguardo
raddolcito del poliziotto privato Hinata prese a saltellare per la
cucina.
L'uomo
rifletté che probabilmente la maggior parte della folla si
sarebbe accalcata attorno alle attrazioni più facili e a
quelle
preferite dai bambini.
Ma probabilemente erano le stesse bancarelle a cui voleva avvicinarsi
Hinata...
Aso sospirò vagamente riportando lo sguardo sulla ragazza
che lo fissava in aspettativa.
-Lo vuoi un pupazzo?-
-Sì!-
Il
giovane uomo osservò con disappunto il contenuto del proprio
pacchetto di sigarette: ne aveva fumate cinque in meno di due ore.
Richiuse il pacchetto considerando che forse era tutta quella gente a
tenerlo sul chi va là nei confronti di probabili maniaci e
rapitori. L'improvvisa entrata nel suo campo visivo da parte di un
calamaro fritto lo riportò alla realtà: Hinata
gli
sorrideva da sotto in sù tendendogli il cibo infilato in uno
stecchino di legno e cercando di non far cadere niente dei due pupazzi,
il palloncino di gomma e la bustina col pesce rosso dentro che teneva
tra le braccia.
Era veramente buffa.
Aso sorrise vagamente prendendo il dono dalla mano della ragazza.
-Vuoi una mano? Posso portarti i pupazzi.-
Lo sguardo sorpreso della giovane si posò sul suo viso.
-Dici davvero? Io pensavo che non ti saresti sentito a tuo agio con dei
pupazzi sottobraccio...-
Shiro Aso si voltò dall'altra parte tirando fuori il solito
sguardo burbero che fece ridacchiare la sua ex alunna.
-No, non c'è problema. Che facciamo ora?-
Con le braccia decisamente più libere la giovane
poté nuovamente battere le mani per l'entusiasmo.
-Mi piacerebbe molto andare a vedere il laghetto!-
Aso annuì accigliato incamminandosi verso l'ala ovest del
tempio.
-Mmh.-
Hinata
Asahi si accovacciò sui talloni presso la riva del laghetto
sacro.
Rivolgendo lo sguardo al compagno gli pose solo una domanda.
-Come facevi a sapere che il lago stava da questa parte?-
Ma la risposta la immaginava già.
-Ho studiato la pianta del tempio prima di venire qua.-
Il sorriso di Hinata si allargò mentre annuendo riportava
l'attenzione sul laghetto.
Era
passato molto tempo dall'ultima volta che si era potuta recare
tranquillamente in visita ad un tempio di notte, generalmente le amiche
cercavano di stare con lei ma, per quanto lei gli volesse bene,
preferiva di gran lunga stare con l'uomo che amava.
Hinata osservò il laghetto scuro illuminato dalla luna, in
esso
vide riflessa l'immagine dell'ex poliziotto fermo un paio di passi
dietro di lei.
La ragazza si perse nei suoi pensieri: Shiro era veramente molto
affascinante, nonostante ormai conoscesse il suo aspetto quasi a
memoria non riusciva ad impedirsi di osservarlo ad ogni occasione. E
lui... Lui chissà come la vedeva...
Ripensò ad un vecchio discorso fatto tempo addietro con
Tomo-kun
a proposito delle cose da adulti... lui gli aveva detto che gliele
avrebbe insegnate la persona del suo cuore.
La giovane pensò per un attimo che avrebbe potuto chiederlo
ad
Aso ma improvvisamente la sua attenzione venne catturata da una
lucciola sul laghetto. Hinata rimase a bocca aperta quando vicino alla
prima si illuminarono tanti altri puntini mentre nuove lucciole
mostravano la loro presenza.
Shiro
Aso osservava la ragazza: purtroppo stava spesso via per lavoro e non
erano molte le occasioni in cui potevano stare soli in pace. Non
l'avrebbe ammesso a voce alta con nessuno ma gli era mancata.
Erano passati quasi due anni da quando le aveva chiesto di essere la
sua ragazza ma, a causa un po' dell'innocenza di lei e un po' delle
lunghe assenze di lui, non erano ancora riusciti a diventare
propriamente "intimi".
Shiro rifletté che nonostante le apparenze in
realtà
Hinata era maturata ultimamente, certo niente di eclatante ma erano dei
piccoli mutamenti che lui aveva notato. Era diventata una bella donna.
Improvvisamente l'uomo pensò che ora non sarebbe dovuto
stare in
guardia solo da probabili rapitori ma anche da possibili rivali.
E poi lei chissà cosa pensava di lui come uomo...
Hinata
stava osservando il suo ragazzo già da un po': prima
sembrava
perso nei suoi pensieri poi aveva incrociato le braccia e tirato fuori
lo sguardo burbero per poi raddolcirsi un po' rimanendo comunque con le
braccia incrociate e lo sguardo perso.
Shiro ritornò alla realtà quando la mano della
giovane si
posò sul suo braccio, aveva lo sguardo preoccupato.
-Tutto bene?-
Lo sguardo dell'uomo si addolcì mentre un piccolo sorriso
tendeva le sue labbra.
-Sì...-
La ragazza sembrò sollevata mentre con un gran sorriso
piegava
la testa incontro alla grande mano che era andata ad accarezzarle il
viso.
-Meno male! Ora dove ti va di andare?-
Gli occhi della giovane sgranarono quando il braccio libero dell'uomo
le circondò le spalle avvicinandola a sé.
Lentamente l'uomo si abbassò per sfiorare le labbra della
ragazza con le proprie per poi, allontanandosi di poco, osservare la
sua reazione.
Dopo un attimo di sorpresa Hinata riprese fiato e, spinta da un nuovo
desiderio, si alzò sulle punte dei piedi per raggiungere
nuovamente le labbra dell'amato.
Shiro baciò lentamente la ragazza facendole assaporare tutti
quei sentimenti che proprio non riusciva a tirare fuori a parole.
Quando si separò da lei sorrise appena delle sue
guance
rosse e degli occhi lucidi ma poi si inchinò un po' di
più per raggiungere con le labbra una delle sue piccole
orecchie.
-Torniamo a casa?-
Hinata sorrise felice all'amato.
-Sì...-
Ringrazio coloro
che hanno letto il capitolo precedente e lenu88 che ha recensito e
messo tra i seguiti, spero che anche questa one-shot vi sia piaciuta.
Ne approfitto per ringraziare Ayla, lenu88 e Roy4ever per aver
recensito la mia "Una giornata perfetta". Come al solito se vorrete
lasciare un commento ne sarei felice...
Rispondo alla recensione ricevuta:
lenu88:Ti ringrazio per i complimenti, ci tenevo tanto a quella storia
anche perché quella coppia mi piace davvero tanto! Sono
contenta che lo stile ti piaccia, spero ti sia piaciuto anche questa
one-shot. Baci!!!
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Capitolo 3 *** Angels ***
angels x 1999
Titolo:
Angels
Autore:
Arwen88
Fandom:
X 1999
Personaggi:
Fuuma Mono, Kamui Shiro.
Avvertimenti:
What if, One Shot, Character Death.
Genere:
Introspettivo, Song fic, Triste.
Rating:
Arancione.
Introduzione:
Kamui decide di guidare gli angeli del cielo da Fuuma perché
ha
ormai capito che per loro due esiste una sola via d'uscita da questo
destino di dolore nel quale si ritrovano invischiati.
Tu hai
conficcato le tue
armi nella mia carne. No, non parlo di quei vetri. Parlo del tuo
sorriso. E di quegli occhi piantati nei miei. E non riuscivo
più a
muovermi, non riuscivo più a parlare, mi sentivo come un
assetato nel
deserto. Tu eri la mia fonte d'acqua pulita. Mi hai catturato e mi hai
costretto a desiderare solo che tu mi stessi più vicino, che
tu...
NdA: Angels
appartiene ai Within Temptation, la traduzione l'ho presa da
testimania.leonardo.it, i periodi al centro della pagina sono brani
della canzone.
Angels
Amico
mio, Fuuma... L'ho promesso, ti riporterò indietro...
Dovessi ucciderti.
Quando
ti vedo ritto in piedi davanti a me, quel sorriso indifferente sulle
labbra, il viso sporco di sangue, tu sai a cosa penso?
Sì,
penso che tu lo
sappia perché quando ho sentito il mio corpo sussultare tu
mi
hai guardato più intensamente.
E
quel gesto... Come hai potuto portarti la mano ricoperta di sangue alle
labbra e... Leccarla...
Mi
chiedo se ormai di te ci sia rimasto veramente qualcosa dentro quel
corpo.
Tu
avevi detto che mi avresti protetto! Avevi detto che mi saresti stato
vicino!
Ma
non pensavo così...
Non
a questo modo.
Eppure
già da prima che questa "persona" si risvegliasse dentro di
te avevo notato quei cambiamenti...
Quegli
attimi in cui ti comportavi così stranamente. E che poi
dimenticavi.
Sì,
mi facevi paura, sentivo i brividi. Ma non ho mai voluto approffondire
la cosa perché temevo troppo che ciò che celavi
anche a te stesso
potesse distruggere il "noi", temevo che tutto ciò che
ancora mi legava
a questo mondo fosse in realtà solo fumo e sangue.
E
poi è stato troppo tardi.
Angelo
splendente, credevo
Tu fossi il mio salvatore
Nei momenti di bisogno
Accecata dalla fede, non riuscivo a sentire
Tutti i bisbigli, gli avvertimenti così chiari
Ora
non sono più solo, o per lo meno cerco di convincermi di
questo. Ma che te lo dico a fare? Tu sai meglio di me che non
è vero,
senza di te sarò veramente per sempre solo. Ma non posso
più tirarmi
indietro dal mio destino ormai. Ora io li porterò da te.
E
li aiuterò.
Perché?
Perché il mio cuore deve piangere? Perché
dev'essere tutto sulle mie spalle?
Basta,
non posso più
esitare. Porterò gli angeli del cielo da te e tu... Tu
morirai.
E dopo io mi toglierò la vita.
Perché
non posso più essere felice ormai, non dopo ciò
che tu mi hai fatto.
Vedo
gli angeli
Li condurrò alla tua porta.
Non c’è via di fuga adesso
Nessuna pietà , non più,
Nessun rimorso perchè mi ricordo ancora
Il sorriso che avevi quando mi hai distrutto
Io
mi fidavo di te... Ma ormai manca poco, presto saremo da te. Eppure non
posso ancora fare a meno di ricordare tutto: con la massima precisione
tutti i dettagli si sono impressi nella mia mente.
Tu
hai strappato lei
dalle mie braccia... Per ucciderla. Lei che continuava a sorriderti.
Fiduciosa... Perché il suo caro fratellino non le avrebbe
mai fatto
niente di male. La notte rivedo ancora il sangue sgorgare da quella
ferita.
E
poi sei venuto da me.
Tu...
Tu hai conficcato le tue
armi nella mia carne. No, non parlo di quei vetri. Parlo del tuo
sorriso. E di quegli occhi piantati nei miei. E non riuscivo
più a
muovermi, non riuscivo più a parlare, mi sentivo come un
assetato nel
deserto. Tu eri la mia fonte d'acqua pulita. Mi hai catturato e mi hai
costretto a desiderare solo che tu mi stessi più vicino, che
tu...
O
forse lo desideravo già.
Forse
l'ho sempre desiderato.
Mi
ero illuso che lo volessi anche tu, mi avevi illuso con la tua
promessa. E io lo desideravo davvero.
Ma
era tutta una bugia.
Hai preso il mio cuore
Mi hai ingannato proprio dall'inizio
Mi hai mostrato i sogni
Avrei voluto poterli trasformare in realtà
Hai rotto la promessa e mi hai fatto
Realizzare che era tutto una bugia
Fuuma...
Sei l'unico di cui mi sia mai fidato veramente, perché mi
hai fatto
questo? Non so nemmeno se lo capirò mai. Te l'ho chiesto
più di una
volta ma tu ti limiti a sorridermi, incatenandomi più
stretto a te, e
dirmi che tu sei me.
Ma
non è vero, non è vero!
Perché
non lo capisci, Fuuma?
Se
tu fossi veramente me, allora... Non mi faresti del male, mi staresti
vicino... Non mi uccideresti.
O
forse sì... Dopotutto le parole di Subaru continuano a
rimbombarmi nella testa.
"Non
c'è morte migliore di quella per mano di chi ami."
È
per questo che mi vuoi uccidere?
Sarebbe
il tuo modo di salvarmi? Di darmi ciò che desidero?
Angelo splendente, non
riuscivo a capire
Le tue intenzioni oscure
I tuoi sentimenti per me
Angelo caduto, dimmi perché?
Qual è il motivo, la tua spina nel fianco?
Ma
ormai è troppo tardi, io e gli altri angeli del cielo siamo
qui
da te. La porta è volata via, abbattuta dai nostri poteri.
Nessun
kekkai a proteggerti. Avanzo verso di te. Non ti muovi nemmeno dalla
sedia sulla quale sei seduto, continui a tenere il viso poggiato su una
mano, guardandomi con quel sorriso. Come se già sapessi del
mio arrivo,
come se fosse ciò che aspettavi, ciò che
desideravi.
Nessuno
degli angeli della terra è al tuo fianco: dimmi, li hai
già uccisi tutti?
Sembri
leggermi nel pensiero perché finalmente le tue labbra si
schiudono. Non
posso che seguirne il movimento come se ne fossi ipnotizzato.
"Era
ciò che desideravano. E io gliel'ho dato."
La
rabbia, la rabbia divampa in me.
Perché?
Perché proprio tu? E perché continui a sorridermi
come quel giorno?
Quando
ero in tua balia e tu giocavi con me...
Vedo gli
angeli
Li condurrò alla tua porta.
Non c’è via di fuga adesso
Nessuna pietà , non più,
Nessun
rimorso perchè mi ricordo ancora
Il sorriso che avevi quando mi hai distrutto
Dicevi
che mi avresti protetto! Dicevi che saresti rimasto al mio fianco!
Bugie,
solo bugie! Nascondevi sotto la prospettiva di un futuro perfetto il
fatto che sapevi di essere colui che mi avrebbe ucciso!
Hai
lasciato
che Fuuma vivesse affezionandosi a me perché sapevi che
così non ti
sarei riuscito a uccidere! Ma io non voglio te, voglio lui!
"Riporterò
Fuuma indietro."
No,
non sorridere.
"L'unico
modo è uccidere me, Kamui."
Tu
non sei me! E se anche lo fossi... Stanotte tanto morirò
anch'io. Perché l'unico modo per uccidere te...
Non
riesco a non sussultare: mi hai messo una mano sulla guancia,
Perché
il tuo sguardo è cambiato? Ora sembri triste quanto me.
"Temevo
non lo capissi più. Ma non volevo che tu fossi
così triste."
"Ma
se hai cercato di uccidermi!"
Ecco
tornato il solito sorriso.
"Kamui...
Ammettilo che ti avrei reso felice... Ben più felice di
quanto tu non lo sia mai stato..."
Hai preso il mio cuore
Mi hai ingannato proprio dall'inizio
Mi hai mostrato i sogni
Avrei voluto poterli trasformare in realtà
Hai rotto la promessa e mi hai fatto
Realizzare che era tutto una bugia
Basta!
Basta!
Estraggo
la spada divina e mi lancio contro di te, nemmeno ti scansi: il tuo
corpo viene trapassato facilmente dalla mia spada.
Sono
praticamente sopra di te, quasi sopra le tue ginocchia. Rialzi il
braccio e mi accarezzi ancora.
"Ora
sei felice?"
No.
No...
"Fuuma..."
"Non
piangere, se anche le scelte fossero state diverse, il finale sarebbe
stato comunque questo."
Fuuma...
Sarebbe
potuto essere per sempre
Adesso abbiamo raggiunto la fine
Non
voglio credere a queste tue ultime parole.
Muori
così, silenziosamente, senza che Fuuma torni da me.
E
io non ho più niente.
Forse
saremmo potuti fuggire... Chi è che ci costringeva alla fine
a
combattere? Chi è che ci costringeva ad interessarci a
qualcosa più
grande di noi? In un altro luogo, forse saremmo potuti essere felici.
Sento
qualcuno degli angeli alle mie spalle mormorare qualcosa ma non mi
interessa, voglio solo poter stare sulla tua spalla a sfogare le
lacrime che ho tenuto dentro negli ultimi due anni.
Questo mondo
può averti deluso
Non ti spiega il perchè
Avresti potuto scegliere
Un sentiero diverso
Ora
morirò anch'io... Lo sapevi che l'avrei fatto, eppure non
l'hai detto a voce alta.
Sapevi
che altrimenti i miei compagni mi avrebbero fermato, vero?
Già.
Loro non possono capire ma da quando tu hai puntato i tuoi occhi nei
miei sorridendomi, da allora io sono tuo.
E
non c'è vita lontano da quel sorriso.
Il
sorriso che avevi quando mi hai distrutto
Ringrazio
coloro che hanno letto e coloro che decideranno di commentare,
vorrei ringraziare inoltre coloro che hanno commentato e
messo tra i preferiti la mia ultima "In due sulla torre più
alta".
lenu88: ^^ Non preoccuparti per il ritardo, cara: sono contenta che il
capitolo di Hinata ti sia piaciuto! Ti ringrazio davvero per i
complimenti, spero che anche questa ti sia piaciuta...
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Capitolo 4 *** Peccato... ***
seishiro subaru
Fan
fiction partecipante al contest "Wicked love" indetto da amimy
Titolo: Peccato...
Autore: Arwen88
Fandom: Tokyo Babylon
Personaggi: Subaru Sumeragi, Seishiro Sakurazuka.
Avvertimenti: Yaoi, One-shot, What if.
Genere: Introspettivo, Drammatico.
Rating: Arancione.
Introduzione: Seishiro si annoia, il
suo lavoro di assassino non riesce più ad entusiasmarlo e si
sta
trasformando nella solita routine, sarà l'entrata in scena
di Subaru a
movimentare un po' la sua vita.
Seishiro sorrise, uno dei suoi rari sorrisi che non portassero traccia
di falsità: quel ragazzino avrebbe portato un po' di
novità nella sua vita.
E chi lo sa, magari se si dava da fare... Forse sarebbe riuscito anche
a portarselo a letto prima di doverlo uccidere!
NdA: Missing moments di Tokyo Babylon, le frasi tra virgolette sono
citazioni o pensieri, la sfida nominata nella fan fiction è
la stessa
che viene nominata anche nel manga. Ed essendo che i Sakurazukamori
muoiono sempre per mano di coloro che amano, Seishiro non ammetterebbe
mai la vittoria di Subaru (anche se lo amasse veramente).
Peccato...
"Morta dirigente aziendale di un importante casa farmaceutica": il
titolo nero campeggiava in cima alla pagina della cronaca nera del
giornale.
Seishiro Sakurazukamori scorse con una vaga indifferenza l'annuncio del
decesso della sua ultima vittima sperando che la metro
arrivasse presto. Va bene seguire il nuovo bersaglio, ma quell'uomo
aveva
veramente una vita patetica: casa, metro, lavoro, metro, casa.
L'assassino lanciò uno sguardo indifferente all'impiegato a
qualche metro da sé, ultimamente doveva ammettere che si
stava
proprio annoiando.
Non faceva altro che uscire di casa, trovare i bersagli, ucciderli e
tornare a casa... Neanche cambiare metodi di assassinio aveva dato un
po' di respiro alla routine. Le vite piatte ed inutili di quegli
insetti
stavano contaminando di noia anche la sua vita.
Delle grida sul marciapiede di fronte attrassero l'attenzione
dell'uomo,
così come quella di tutti gli altri pendolari: un ragazzino
correva inseguendo un... Già, quello era senza dubbio un
demone
corvo. E quel ragazzino...
Seishiro sorrise, uno dei suoi rari sorrisi che non portassero traccia
di falsità: quel ragazzino avrebbe portato un po' di
novità nella sua vita.
E chi lo sa, magari se si dava da fare... Forse sarebbe riuscito anche
a portarselo a letto prima di doverlo uccidere!
Subaru correva senza guardare nemmeno dove quel demone lo stesse
conducendo, sentì indistintamente qualcuno sbattere contro
di
sé ma, troppo preso dal lavoro, non si voltò
nemmeno per
scusarsi.
Tutti i pensieri erano concentrati su quell'uccello nero, doveva
prenderlo. Improvvisamente, con un espressione di sorpresa sul volto,
il ragazzo precipitò al suolo. Subaru sollevò il
viso dal
marciapiede giusto in tempo per vedere il demone sparire; il dolore al
naso iniziò a farsi sentire esattamente nel momento in cui
il
cervello prese a registrare anche la folla attorno a sé, il
brusio e il qualcosa attorno alla sua caviglia che si rivelò
poi essere la cinghia di uno zaino in cui era inciampato correndo.
Lo sciamano saltò in piedi iniziando ad inchinarsi da tutti
i
lati, scusandosi per il disturbo creato, per il rumore fatto, per gli
scontri avvenuti... Ma tutto ciò rimase in sospeso quando
una
mano si posò sulla sua spalla facendolo voltare.
Fu così che gli occhi di Subaru incontrarono per la prima
volta lo sguardo terso e felice di Seishiro.
-Va tutto bene?-
Confuso, Subaru annuì per poi inchinarsi anche a lui.
-Sì, mi scusi signore!-
-Non preoccuparti! Piuttosto, che ne diresti di prenderci un
caffè insieme? Conosco un posticino qui vicino molto carino!-
Lo sguardo del ragazzo corse al viso dell'estraneo davanti a
sé:
ricordandosi le buone maniere riuscì a non aprire la bocca
per
la sorpresa che quella richiesta gli aveva provocato.
-Ehm, io... Non so, non bisognerebbe andare con gli sconosciuti...-
Seishiro sorrise, comprensivo, pensando che quella sfida di tanti anni
fa era vinta in partenza.
Tuttavia decise di utilizzare tutto il suo fascino.
-Ma una volta che ci saremo presentati e avremo preso il
caffè insieme non saremo più estranei...-
L'uomo vide chiaramente come quell'affermazione avesse colpito il
giovane sciamano. Era inutile, nessuno poteva resistergli!
-Questo è vero signore, ma ciò non toglie che non
posso. Grazie comunque.-
Con un nuovo inchino il giovane si volse allontanandosi lungo il
marciapiede.
Seishiro rimase poco meno che sconvolto, quello sì che era
un
colpo di scena... Non si sarebbe mai aspettato quella reazione,
chiunque
altro l'avrebbe seguito scodinzolando come un cagnolino.
Sul viso dell'uomo si aprì un nuovo sorriso, vero, sadico,
tremendamente pericoloso.
L'esorcismo finì mentre il demone liberava il corpo del
quale si era impadronito.
Subaru Sumeragi sospirò appena liberando le dita dalla
posizione con la quale aveva evocato il suo potere.
Anche quel lavoro era terminato, ora le persone non avrebbero
più dovuto preoccuparsi per quell'entità.
Camminando per strada verso casa il giovane si immerse nei propri
pensieri, era raro che le giornate fossero piene di avvenimenti come
quella che stava vivendo: prima il corvo era scappato, poi si era
ritrovato alla stazione, un uomo l'aveva invitato fuori e poi aveva
finalmente potuto concludere l'incarico.
Il lato positivo era che Hokuto sarebbe stata felice di vederlo tornare
presto a casa...
Improvvisamente il ragazzo si dovette fermare: davanti a lui era
comparso dal nulla un grosso mazzo di fiori che si abbassò
andando a rivelare il viso di un uomo.
Subaru rimase senza parole ma, dopo qualche secondo, iniziò
a riconoscere quei lineamenti.
-Voi...-
-Io.-
Seishiro spostò i fiori e, prendendo una delle mani del
ragazzo,
vi posò sopra un bacio sfiorando appena il guanto di pelle
con
le labbra.
Risollevando lo sguardo sul giovane poté assistere al
singolare spettacolo: lo sciamano era il ritratto dell'imbarazzo.
-Permetti? Mi chiamo Seishiro Sakurazuka, prima alla stazione temo di
averti infastidito: non era mia intenzione...-
-Non... Non si deve preoccupare, non mi ha disturbato...-
Con un nuovo sorriso smagliante l'uomo gli porse i fiori.
-Allora spero vorrai accettare questi, come segno della passione che
hai
suscitato in me, e spero che stavolta tu accetterai il mio invito!-
Subaru prese il mazzo con un gesto quasi automatico.
-Ehm, sì: va bene...-
-Perfetto!-
L'assassino si rimise dritto e, passando un braccio dietro la schiena
del giovane lo condusse con sé senza smettere di sorridergli.
-Conosco un locale qui vicino...-
Seishiro si abbassò appena su una pentola il cui contenuto
sobbolliva sul fuoco basso per assaggiare.
-Manca un po' di sale...-
Mentre aggiungeva la spezia
a ciò che sarebbe stata la cena sua e di Subaru, un tuono
fece
vibrare i vetri della finestra.
L'uomo osservò la pioggia scrosciare all'esterno.
-Spero che Subaru non si bagni troppo.-
L'assassino sorrise tra sé e sé: ormai era
proprio entrato nella parte dell'innamorato.
A ben ripensarci ormai erano trascorsi quasi otto mesi da quando lui ed
il giovane sciamano avevano preso a frequentarsi assiduamente, c'era da
dire che da allora si era divertito molto: incredibile come nessuno dei
due gemelli sospettasse di lui... Eppure erano entrambi dotati e
intelligenti.
"Eh, ma contro il fascino non si può nulla, vecchietto mio!"
Con un sorriso per questo suo ultimo pensiero l'uomo stava per
occuparsi di nuovo della cena quando il campanello suonò.
-Arrivo!-
Sorpreso, l'uomo si ritrovò a fissare il ragazzo
completamente bagnato e depresso, probabilmente di ritorno da un lavoro.
Subaru prese a scusarsi dicendo di voler tornare subito a casa per
riflettere su ciò che gli era successo.
Ma Seishiro era di tutt'altro avviso.
Subaru era lì, completamente zuppo, i vestiti umidi
incollati al
corpo sottile, i capelli scuri gocciolanti ed un espressione ferita che
stava facendo impazzire il lato sadico dell'assassino. Era un attentato
agli ormoni.
Prima ancora che Subaru potesse capire cosa stesse succedendo si
ritrovò tra le braccia del veterinario, portato di peso
all'interno dell'appartamento e depositato sul letto.
Il ragazzo parlò a lungo dei fatti di quella serata mentre
Seishiro si limitava ad accarezzargli la testa facendo commenti di
carattere generale.
L'assassino rifletteva sulla fragilità e la bontà
dell'altro: decisamente sarebbe morto presto.
Che gran peccato però... Con un così bel corpo...
Quel bel visino...
Beh, tanto valeva divertircisi prima che arrivasse il momento di
ucciderlo!
Subaru sgranò gli occhi mentre le calde labbra di Seishiro
si posavano sulle sue.
L'uomo trascinò il più piccolo in un bacio che
gli fece
dimenticare tutto il resto mentre lentamente l'altro si spostava sopra
di lui, portandolo a sdraiarsi sul letto.
L'uomo si separò dalla sua bocca e, strizzando
maliziosamente un occhio, iniziò a spogliarlo.
-Non vorrai prenderti un raffreddore, no? Sennò poi tua
sorella mi ammazza!-
La linea tra l'amore e l'infatuazione è stretto, labile se
in
gioco c'è la passione, evanescente ma al tempo stesso
impenetrabile se l'orgoglio vuole dire la sua: capire i propri
sentimenti è quanto di più difficile un uomo
possa
tentare.
Con le ore che passavano, Seishiro si stupiva di quanto l'altro potesse
essere così istintivamente bravo e di quanto lo facesse
stare
bene.
Col tempo che scorreva, Subaru decideva che quello era l'uomo
che
amava e che da lui avrebbe preso la forza per andare avanti.
Seishiro aspirò il fumo da una sigaretta: era seduto al
bordo
del letto osservando Subaru dormire tranquillamente coperto solo fino
al bacino dalle lenzuola.
Era stato divertente. Anche appagante...
Forse anche qualcos'altro? Chi poteva saperlo...
Peccato dovesse morire.
Ecco
qua, grazie a tutti coloro
che leggeranno e anche a coloro che decideranno di lasciare un
commento. Ringrazio la giudice per le delucidazioni sul commento e
faccio i complimenti alle altre partecipanti.
Peccato…, di Arwen88. Classificata DECIMA
Trama:9/10
Stile:9.5/10
Grammatica e sintassi:15/15
Originalità:9/10
Personaggi:16/20 (8/10+ 8/10)
Gradimento personale: 5/5
Totale: 63.5/70
Allora…prima di tutto, voglio assicurarti che era una
bellissima storia. Ben scritta, con una grammatica perfetta e
interessante. La cosa che ha abbassato il giudizio complessivo
è stata la brevità. Cioè, ora mi
spiego: troppo lunga per essere una flash, troppo corta per essere una
one-shot in piena regola. Alcuni tratti erano un po’
frettolosi, che forse andavano un po’ più
approfonditi, e questo ha abbassato leggermente il giudizio delle
trama. Ma in ogni caso, hai totalizzato comunque un punteggio molto
alto. Lo stile era semplice e scorrevole, perciò
lì assolutamente nessun problema. Avrei voluto poterti dare
un punteggio più alto, davvero, perché era,
comunque, una storia notevole.
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Capitolo 5 *** Messaggi nella pioggia ***
parole nella pioggia
Fan
fiction partecipante al "Multifandom contest III -coppie- storie edite
e non"
Titolo: Messaggi nella pioggia
Autore: Arwen88
Fandom: Clover
Personaggi: Gingetsu, Ran.
Avvertimenti: Yaoi, Lemon, One-shot.
Genere: Sentimentale, Introspettivo, Erotico.
Rating: Arancione
Introduzione:
Ran cerca di
comunicare con Gingetsu ma i suoi messaggi non vengono recepiti...
Eppure sono così importanti...
Le parole sono come gocce di pioggia: scendono nell'anima provocando
mutamenti.
Non puoi fermarle, non puoi ignorarle. E prima o poi si imprimeranno
anche dentro di te.
[...]Continuo a scrivere sui
freddi vetri appannati e umidi di pioggia sempre le stesse parole. Sono
solo per te.
Ma tu perché non le vedi? O forse le ignori? Probabilmente
gli attribuiamo solo importanze differenti.
NdA:
Le parti in corsivo ed in differente carattere sono i "messaggi", poi
comunicati a voce, e i pensieri di Ran.
Messaggi
nella pioggia
Le parole sono come gocce di pioggia: scendono nell'anima provocando
mutamenti.
Non puoi fermarle, non puoi ignorarle. E prima o poi si imprimeranno
anche dentro di te.
Ran osservava già da un bel po' la schiena immobile di
Suigetsu
davanti a sé, l'uomo si muoveva controllando dei documenti
sulla
scrivania senza fare caso al ragazzo appoggiato allo stipite della
porta del suo studio.
Il comandante della truppa Hisoku l'aveva notato ma non aveva tempo di
chiedergli cosa avesse che non andava, d'altra parte si conoscevano da
abbastanza tempo da sapere che se fosse stato qualcosa di urgente
gliel'avrebbe detto senza pensarci troppo.
Ma Ran era il tipo da pensarci molto in certi casi...
Continuo a scrivere sui freddi
vetri appannati e umidi di pioggia sempre le stesse parole. Sono solo
per te.
Ma tu perché
non le vedi? O forse le ignori? Probabilmente gli attribuiamo solo
importanze differenti.
-Stai uscendo?-
Gingetsu rispose alla domanda senza neppure voltarsi.
-Sì, ho una missione da svolgere.-
-Quando torni?-
-Non lo so.-
L'uomo esitò per un attimo, intuendo che le domande
nascondevano qualcos'altro. Voltandosi osservò il ragazzo.
-Spero presto, non preoccuparti.-
Ran annuì, gli occhi che si abbassavano al pavimento. Poi ci
fu
solo un soffio di corrente gelida e Gingetsu scomparve oltre la cortina
di pioggia.
Il ragazzo stava seduto davanti alla finestra aperta
sull'oscurità di quella città.
Così piena, così vuota.
Così luccicante, così sporca.
Piena di gente, vuota di sentimenti.
Camminavano tutti... Ma quanti di loro sapevano cosa cercavano?
Ran teneva la fronte premuta contro il vetro, i capelli si stavano
bagnando per via della condensa del suo respiro.
Il ragazzo aprì la bocca e soffiò un alito caldo:
la macchia opaca sulla superficie trasparente si espanse.
Lentamente un dito andò a tracciare una parola, un altra...
Un
altro alito caldo e ci fu il posto anche per altre compagne.
Una terza ed infine la quarta.
Improvvisamente una macchina voltò davanti alla casa
illuminando
il viso del giovane coi suoi fari gialli, Ran strizzò le
palpebre voltando appena il capo.
Una manciata di secondi, più che sufficienti per non notare
l'uomo fuori dalla finestra.
Sotto la pioggia, lo sguardo nascosto da occhiali scuri, qualcuno
finalmente lesse il messaggio silenzioso.
-Ran.-
Gli occhi blu sgranarono per la sorpresa ed il ragazzo si
voltò verso la porta semiaperta.
Gingetsu, sulla soglia, lo fissava. Dopo quello che sembrò
un
attimo di esitazione entrò nella stanza avvicinandosi al
giovane.
-Sei tornato...-
Ran si voltò verso il vetro, il messaggio era già
scomparso, inghiottito dal freddo. Un altro messaggio andato perso.
-Ran...-
Il ragazzo si voltò nuovamente, sorpreso. Stavolta Gingetsu
proseguì.
-Era questo che desideravi?-
Sconvolto, il ragazzo perse quasi la voce.
-Come... Come facevi a saperlo?-
L'uomo non rispose con altro che con una domanda.
-Perché non sei venuto a dirmelo?-
Lo sguardo blu si posò ancora una volta sul pavimento.
-Nessuno dei due è troppo bravo con le parole... Ma se lo
scrivo, allora mi sento meglio...-
-Prima o poi bisognerebbe pur iniziare a tentare.-
Di' il mio nome
Nella stanza la penombra racchiudeva tra i suoi petali le figure dei
due
uomini, si muovevano insieme, con armonia, con bisogno, con fretta ed
insieme con calma.
Ognuno dei due aveva aspettato per troppo tempo una prima mossa
dell'altro.
Ognuno dei due non voleva dimenticare nella frenesia nemmeno un
particolare.
-Ran...-
-Gingetsu...-
Tienimi
tra le tue braccia
Il ragazzo si strinse a quel petto caldo sognato per troppe notti nella
solitudine di quel grande letto.
L'uomo accarezzò il corpo sottile del giovane, quanto
l'aveva desiderato... Fin quasi al dolore.
Fammi
vivere
Le labbra calde del maggiore scorrevano sulla pelle bollente del
più piccolo lasciando la traccia del suo percorso.
Le mani sottili del trifoglio s'intrecciarono ai capelli argentati del
bifoglio per non farlo allontanare da sé.
Mostrami
cos'è la felicità
Ran annaspò quando il dolore lo spaccò quasi in
due ma le
lacrime vennero raccolte dalle labbra calde dell'uomo sopra di lui.
Gingetsu
baciò e accarezzò il più piccolo
facendolo rilassare affinché tutto potesse avere inizio.
Dammi
l'amore
Ran rimase sdraiato tutta la notte sul petto del maggiore, sapendo che
in qualunque dei due letti della casa avesse dormito non sarebbe
più stato solo.
Gingetsu
guardò il ragazzo tra le sue braccia finché
l'alba non spuntò oltre i tetti della città, le
dita che
non resistevano alla tentazione di toccare quel corpo pallido tanto
agognato.
La voce dell'uomo fece sollevare il capo del più piccolo dal
largo torace.
-Non hai più bisogno di scrivere quei messaggi ora, vero?-
Ran sorrise, spostandosi per baciare quelle labbra sottili tanto amate.
-No, ora quelle parole sono impresse anche dentro di te.-
Ringrazio Hiko che
ha
partecipato in coppia con me, faccio i complimenti alle giudici e alle
altre partecipanti e ringrazio coloro che leggeranno. Se vi assale
l'impulso di lasciare un commento a questa storia non sopprimetelo.
Arwen88 con:
Messaggi nella pioggia
Grammatica e Stile: 7,5/10
A fronte di alcune frasi molto efficaci ed evocative - come quelle dei
messaggi, o quelle iniziali, persino l’ultima - il testo
è purtroppo molto ricco di cliché, soprattutto
nella parte finale, quella - diciamo - del desiderio realizzato -
‘Il ragazzo si strinse a quel petto caldo sognato per troppe
notti nella solitudine di quel grande letto.’... La
sensazione che dà è quasi quella di un brano
letto da qualche parte e rielaborato per l’occasione. Alcune
frasi sono non troppo lunghe, ma prive delle adeguate pause: la prima,
per fare un esempio, avrebbe probabilmente reso meglio con qualche
punto fermo; altre sono piene di ‘quei, quella,
quello’ che raramente hanno senso, e la prima delle frasi
scritte sul vetro sembra di un livello inferiore rispetto alle
successive, non solo perché continuare e sempre non
dovrebbero stare insieme, ma proprio perché scorre meno
fluidamente delle altre. Riguardo alla grammatica, ‘una prima
mossa’ è un po’ un controsenso,
perché una è indefinito, ma di prime mosse non
possono essercene molte; gli occhi inoltre si sgranano, riflessivo,
perché sgranare da solo è quello che fanno le pie
donne con il rosario. XD In generale, comunque, lo stile presenta buone
potenzialità, e se volessi essere così arrogante
da darti un consiglio ti suggerirei di provare a sperimentare un
po’ più di originalità.
Caratterizzazione dei personaggi: 6,5/10
Ho letto Clover tanti anni fa, e dunque non ricordo nulla dei
protagonisti di questa storia; so che le Clamp tendono a lasciare un
alone di mistero attorno ai loro personaggi, so che
l’omosessualità nei loro manga è spesso
Canon, ma a causa di gravi lacune nella mia memoria ho dovuto giudicare
principalmente come se si trattasse di una storia originale. E a questo
punto dico che lo svolgimento degli avvenimenti è
plausibile, nient’affatto forzato, ma noi non sappiamo nulla
della psicologia di Gingetsu e Ran. Le frasi scritte sul vetro non sono
sufficienti, ci dicono qualcosa del passato ma nulla del cambiamento
avvenuto nella storia. Le Clamp possono permettersi un sacco di silenzi
perché sopperiscono con il disegno, ma, senza una minima
descrizione, in un’opera di narrativa è
impossibile capire cosa succede. E la trasformazione dei sentimenti -
o, in questo caso, la presa di coscienza - è tra le cose
più difficili ma anche più belle, e qui manca.
Originalità e Trama: 7/10
La storia è molto semplice, oserei dire elementare; non
presenta un vero e proprio conflitto, ma soltanto il prevedibile
scioglimento, senza contrasti. E’ anche vero che questo
scioglimento è descritto con la delicatezza necessaria,
forse con qualche cliché, ma senza affrettare i tempi. Il
ritmo della storia è lento e si mantiene, non esagera
né dimentica particolari importanti. Un’idea di
base non proprio eccelsa, ma ben gestita.
Parere personale: 0,3/1
Una
storia piacevole e senza drammi particolari, ma forse un po’
troppo evanescente per i miei gusti: ci sono storie che senza grandi
tragedie riescono comunque a creare un mondo appassionante e gradevole,
mentre qui l’affezione nasce principalmente grazie ai
personaggi, e, immagino, se si è letto Clover da poco.
Permettimi infine un’osservazione puramente personale:
chiamare due personaggi ‘il maggiore’ e
‘il più piccolo’ mentre stanno facendo
l’amore fa venire i brividi... nel senso che ricorda
terribilmente l’incesto. Esistono tanti altri termini
alternativi!
Totale: 21,3/31
|
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Capitolo 6 *** Preda ***
Preda -seishiro x subaru-
Autore:
Arwen88
Titolo: Preda
Fandom: Tokyo Babylon
Personaggi: Subaru Sumeragi, Seishiro Sakurazuka
Genere: Introspettivo, Romantico, Malinconico.
Avvertimenti: What if, One-shot, Shonen ai.
Rating: Arancione
Introduzione: Tokyo Babylon, settimo volume: Subaru entra
nell'illusione di Seishiro e qui l'assassino gli svela la
verità. Dice che lo ucciderà. Ma lo
farà veramente? Quali motivazioni lo spingono?
-Sono il simbolo che sei
una preda dei Sakurazukamori.-
Ti abbraccio, provo un
piacere perverso nel conoscere il terrore che ti
provoco, forse anche disgusto. Eppure sei una mia preda, se anche io
decidessi di lasciarti andare saresti tu stesso a tornare da me,
seguendo il tuo cuore: sei una mia preda.
Nota: i dialoghi sono per lo più presi dal manga, a parte
alcuni. Più che altro cerco di portare l'attenzione sui
pensieri che spiegano ciò che Seishiro prova e le
motivazioni che lo spingono. Forse. Insomma, è
ciò che io penso che lui pensi. Chiaro?
Ed eccomi
tornata, lo so, è
un bel po' che non aggiornavo questa raccolta, scusate per il ritardo.
Ringrazio tutti coloro che leggono e seguono questa raccolta, mi fate
veramente contenta... Siete così carini!!!
Questa nuova
one-shot è ancora su Tokyo Babylon, i protagonisti
sono ancora una volta Subaru e Seishiro e anche questa sarà
tutta dal punto di vista di Seishiro, ambientata all'inizio del settimo
volume.
I
personaggi sono tutti maggiorenni e non sono di mia
proprietà ma delle Clamp.
Preda
Ed ecco che finalmente sei arrivato. Ti aspettavo, sai? Sapevo che
saresti venuto, non puoi rimanere lontano da me, non è vero?
Adoro la tua espressione sorpresa, stupita. Mi fai venire voglia di
buttarti ancora una volta sul mio letto. Ma ora il giorno è
arrivato.
Mi sento incredibilmente calmo, qui appoggiato contro il mio ciliegio a
fissarti: è ora di rivelarti tutto.
-È arrivato il giorno della resa dei conti, Subaru Sumeragi.-
Ebbene sì: è tutto finito, la
nostra storia, il nostro amore, questa mia finzione, quella vita da
innamorato a cui mi ero quasi abituato, sei sorpreso, vero?
Sì,
lo so: non te lo saresti mai immaginato. Ma ora che sei perso, confuso,
debole, in mia balia, sei ancora più bello di sempre.
Distolgo
lo sguardo da te per concentrarmi su questi petali che fluttuano
attorno a noi. Rispondo a quella domanda che so aleggiare nella tua
mente.
-Ti trovi nel mio incantesimo. Da quando ci siamo
rincontrati per la seconda volta è passato un anno. E questo
è il
giorno della promessa.-
Oh, non essere così spaventato, finirai per farmi
eccitare e potrei finire per ucciderti prima di averti spiegato tutto.
Vieni:
ti porterò nei nostri ricordi, in quei preziosi ricordi che
ti avevo
tenuto nascosti. Ricordi quel giorno, vero? Sento che mormori mentre
riconosci te stesso da bambino, quando hai cercato di esorcizzare il
mio ciliegio, quando ci siamo incontrati per la prima volta, quando mi
hai sorpreso con la tua innocenza e mi hai spinto a decidere di
scommettere con te.
Ma ancora non riesci a sentire ciò che ci siamo detti: parli
con
il me stesso del passato; ma quella che non è altro che
un'ombra. Mi fai sorridere, poggio una mano sulla tua spalla e sobbalzi
spaventato, oh, ti faccio già terrore? E ancora non ti ho
detto
niente! Mi sento quasi euforico, quanto tempo che non mi succedeva. Ma
oggi è il giorno, da oggi tu morirai, per me, solo per me.
Perché sei mio, la mia preda. Quasi sfioro la tua guancia
riportando l'attenzione su noi due. Ancora non riconosci quel ragazzo
incontrato sotto le fronde del ciliegio?
-Non distrarti, guarda bene... Quel giorno chi hai incontrato?-
Ed ecco che il mio io di sette anni fa si volta verso di noi due. Ora
mi riconosci, vero?
-Quello sei tu, Seishiro?-
Sì, sì... Io.
-Esatto. Io e te sette anni fa ci siamo incontrati?-
-Ma... Perché l'ho dimenticato?-
Ti ostini ancora a fare domande così ingenue, eh?
-Sono stato io.-
Ancora così sorpreso? Non hai ancora capito, ricordato? No,
non
sarò io a dipanare i tuoi dubbi, sarai tu stesso ad
arrivarci.
Oh, hai finalmente ricordato quel cadavere? Quell'inutile bambina che
ricordo ancora solo perché causa del mio interesse per te?
-Chi è stato a...?-
-Non ricordi ancora?-
Avvicino il mio viso al tuo, mi sembra di sentire il tuo respiro
affannato sulle mie labbra. Ho quasi voglia di baciarti. Credo sia per
questo che sussurro solo appena.
-Sono stato io.-
Indietreggi, sì: finalmente ricordi tutto. Vedo che quasi ti
pieghi sotto il peso delle memorie. Il rumore del vento sembra
aumentare attorno a noi e mi poni questa tua fatidica domanda.
-Questo è solo un sogno?-
Oh, no. No, Subaru.
-No, questi sono i tuoi ricordi. Io te li ho semplicemente sigillati
perché non potessi rievocarli.-
-Ma non puoi essere stato tu!-
"Tu", "io". Cosa sai tu di me?
-Certo che è possibile, io infondo sono un Sakurazukamori,
no?-
Ed ecco che la verità sta finalmente iniziando a farti
crollare.
Mormora, dillo, urla. Dì quanto ti faccio soffrire, dimmi
quanto
ti sembra impossibile! Fammi impazzire, piccolo innocente Subaru.
Stai quasi per piangere, mio piccolo "caro"... Sei come uno di quei
teneri coniglietti malati che mi portavano al negozio. E probabilmente
morirai come loro. Perché ormai lo sai, io ti
ucciderò.
-Perché sono ancora vivo?-
Questo mio sorriso continua ancora ad allargarsi sul mio viso. Non
l'hai ancora capito allora? Sei così terrorizzato... Devo
stringere la mia stessa giacca per riuscire a controllarmi dal saltarti
addosso, farti capire...
-È perché abbiamo fatto il patto. Dimmi, Subaru,
perché porti sempre i guanti?-
Incredibile, dopo tutto questo riesco ancora a sorprenderti? Oh,
sì, io so. Forse anche più di te.
E ora lo ricordi anche tu: sulle tue mani sono impressi i sigilli che
mi avrebbero permesso di riconoscerti quando ti avessi rivisto.
Allargo le mie braccia e tra esse ti stringo, contro il mio petto.
Quanto hai desiderato che io lo facessi? In verità, quanto
ancora persino ora lo desideri?
-Sono il simbolo che sei una preda dei Sakurazukamori.-
Ti abbraccio, provo un piacere perverso nel conoscere il terrore che ti
provoco, forse anche disgusto. Eppure sei una mia preda, se anche io
decidessi di lasciarti andare saresti tu stesso a tornare da me,
seguendo il tuo cuore: sei una mia preda.
Ti abbraccio, non voglio lasciarti andare via, nessun altro
potrà averti.
Continuo a parlarti nell'orecchio, sussurro quanto tu, ultimo
successore dei miei nemici, sia in mia balia, in mio possesso. Sfilo
lentamente i tuoi guanti di pelle, l'incantesimo di protezione su di
essi è inutile contro di me. Finalmente, finalmente posso
toccare le tue belle mani. Delicatamente ci poso sopra le mie labbra.
-Sei il primo e unico che mi abbia mai sorpreso ad
uccidere.-
Sai come mi sono sentito allora? Quasi denudato. Mi sentivo
come se mi avessi visto in un momento di intimità, anche se
per
me quella bimba non era niente, niente di più di un
sassolino,
senza valore. E anche per me tu non sei niente.
Bacio ancora la tua mano.
-Subaru, Subaru...-
Hai una vaga idea di cosa tu sia
per me? Forse ancora non lo capisci.
Dopotutto forse però non ti ucciderò tanto
presto. Sarai il mio
uccellino, chiuso tra le mie braccia, nella mia splendida prigione
fatta di ciliegi.
-Ho vinto la mia scommessa, ti ucciderò, per me non sei
speciale. Io non provo niente ad uccidere. Sai quando è
stata la
prima volta che ho ucciso qualcuno? Avevo quindici anni, ho ucciso mia
madre. E non ho provato niente; da allora è sempre stato
così.-
Cosa c'è di più splendido che morire per mano di
chi ami?
Forse è anche per questo che devo ucciderti. Ho promesso che
non mi sarei mai innamorato. Perciò devi morire
prima di me.
Non lo sai? I Sakurazukamori muoiono per mano di coloro che amano, di
coloro che
ritengono speciali, per questo io ti dico che per me sei come gli
altri, assolutamente come gli altri.
-Ti ucciderò.-
O forse ti terrò rinchiuso qui con me... Ma non ti
amerò, no.
-Per me sei come un sassolino: non provo assolutamente nulla,
è ormai evidente che la nostra scommessa l'ho vinta io.-
Che poi, ora non ricordo neppure più che importanza avesse.
Non ho che da alzare una mano e i rami del mio ciliegio si muovono
catturandoti, stringendoti al tronco, a me.
Non potrai più sfuggirmi.
-Perché non reagisci? Se lo facessi potresti liberarti...-
Dimenati, fammi divertire. Perché non ti opponi? Hai
finalmente
capito di essere completamente, totalmente, una mia preda?
-Sei... shiro...-
-Perché quello sguardo triste? Pensi che ti abbia tradito?-
Non capisci che ti sto dando esattamente ciò che desideri?
Non
c'è altro modo con cui tu possa starmi vicino, solo questo,
solo
se qui rinchiuso nel mio ciliegio, in me.
-Io non ti odio. E naturalmente nemmeno ti amo.-
Piangi per me? Subaru, provi per me un sentimento tanto forte che
conoscere la mia natura ti sta addirittura spezzando il cuore?
Lacrime inutili, io non ho sentimenti. Ma ciononostante sento un
sorriso allargarsi sulle mie labbra alla vista di questi tuoi
sentimenti espressi con così tanta innocenza e purezza.
Ora entrerai nel mio ciliegio, qui rimarrai segregato in questa mia
illusione, per sempre. Accessibile solo a me. Non ti
dividerò
mai più con nessun altro.
-Tutte le altre mie vittime ti aspettano.-
Ma nessuna ti toccherà o si avvicinerà a te, no:
perché tu porti il mio sigillo sulle mani, il mio segno che
identifica che mi appartieni, mio, solo mio.
E qui ti potrò avere per sempre.
Non ti cancellerò nemmeno la memoria di questo discorso, ti
lascerò là a soffrire, e quando
tornerò da te tu
mi guarderai ancora con questi occhi tristi, ma non opporrai nessuna
resistenza, proprio come ora in fondo, e sarai mio, completamente mio
per sempre: vedrai, alla fine forse riuscirò persino a farti
passare questa espressione dal viso.
E quello? Lo shikigami di tua nonna? Che cosa seccante.
-L'ha mandato fin qui a cercarti.-
Meglio sbrigarsi. Mi concedo di accarezzarti un'ultima volta,
asciugandoti una lacrima.
-È finita, addio.-
-Oh, pare che il mio incantesimo sia stato spezzato.-
Che fastidio.
-Ma anche se tua nonna è potente far questo a un
Sakurazukamori deve esserle di certo costato caro.-
Nessuno può pensare di intralciare i miei piani e passarla
liscia.
-Ci rivedremo, Subaru.-
Non può che essere altrimenti.
Non tollero che qualcuno si metta
in mezzo tra noi due, crede di riportarti alla vita?
Ma tu non vuoi, non
è vero? No, perché ora che sai che io sono la
morte tu
cercherai proprio questa, non più la vita.
E io sarò qui
ad aspettarti.
Perché solo io posso privartene, nessuno
potrà ucciderti, nessuno se non io. Sei mio, solo mio.
Lo so,
prima o poi ci rincontreremo: tornerai da me. Perché sei la
mia
preda.
***
Ringrazio tutti
coloro che hanno letto questa raccolta e coloro che la seguono, spero
che anche questa One-shot vi sia piaciuta. Bye!
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