Absolution di Akane (/viewuser.php?uid=27)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** future in present ***
Capitolo 2: *** Hey you ***
Capitolo 3: *** Unchained melody ***
Capitolo 4: *** what i like about you ***
Capitolo 5: *** Rainbow ***
Capitolo 6: *** The way you make me feel ***
Capitolo 7: *** In my life ***
Capitolo 8: *** light my fire ***
Capitolo 9: *** sleeping in your hand ***
Capitolo 10: *** Everybody ***
Capitolo 11: *** Circle of fear ***
Capitolo 12: *** Purify ***
Capitolo 13: *** Stand by me ***
Capitolo 14: *** Voice of soul ***
Capitolo 15: *** Time is running out ***
Capitolo 16: *** Sing for absolution ***
Capitolo 17: *** Just married ***
Capitolo 1 *** future in present ***
TITOLO:
Absolution
AUTORE: Akane
SERIE: Digimon
TIPO: una coppia yaoi e
le altre etero
GENERE: romantico,
avventura, comico, introspettivo
RATING: giallo
PAIRING: pairing
insoliti: Tai/Matt, Izzy/Mimi, Sora/Joe, TK/Kari (questi due non sono
insoliti...)
AMBIENTAZIONE: i nostri
sono adulti, l'età precisa non la so ma sono quasi tutti
sposati, chi non lo è lo è quasi o ha buoni
motivi per non essere sposato... che capirete! Direi dai 20 ai 30
anni...
DISCLAMAIRS: i
personaggi e l'ambientazione non è mai ma degli aventi
diritti
NOTE:
sto rivisitando un pochino i capitoli di questa vecchia serie, non
è super correttissima ma un po' più leggibile di
prima si. Non ho ancora finito di rivederli ma per ora rimetto quelli a
posto. Questa storia è la mia visione delle coppie che mi
è saltata in mente analizzando l'anime della prima serie,
alcune immagini ufficiali trovate in rete ed i personaggi stessi... so
che a quanto pare non sono proprio quelle ufficiali ma non fa nulla,
volevo mettere Tai e Matt insieme perché mi piacciono tanto
e di conseguenza il resto è venuto così. Per il
resto è una storia senza troppe pretese con parti comiche e
parti serie, ho cercato di metterci un po' di tutto ed una trama
d'azione, spero che piaccia. Ringrazio tutti quelli cheh anno
commentato e letto. Ci si sente in giro. Buona lettura. Baci Akane
ABSOLUTION
Scritta
da Akane
PROLOGO:
FUTURE
IN PRESENT
Il
problema è sempre quello.
Gli
uomini non se ne rendono conto, è assurdo. Tutto. La loro
vita, i loro pensieri, desideri, azioni… tutto.
Ma
perché non se ne rendono conto? È da impazzire.
Loro
costruiscono, creano, portano avanti il progresso, la scienza, il
sapere, la tecnologia… a scapito di tutto e tutti, non
gliene
importa nulla del mondo, in realtà, della vita vera, dei
valori, degli ideali, dei principi, della pace. Se non ci fosse stato
tutto questo progresso il mondo sarebbe ancora nella pace, starebbe
bene, questo mondo e molti altri. Sono gli uomini che portano la
degenerazione, la distruzione, con la loro sete di sapere e creare.
Eppure
sono stati creati dalla natura che loro stessi distrhògono.
Se
non
ci fosse la tecnologia, tutta questa intelligenza, la
scienza…sarebbe
diverso.
Tutto
sta sfuggendo.
Scappa,
corre più veloce. Sempre più.
È
pericoloso.
Non
si
rendono conto della pericolosità.
Se
ne
pentiranno, presto.
Lo
so,
lo sento.
E
poi
sarà tardi per tornare indietro.
Hanno
un cervello in grado di dar vita a cose inimmaginabili ma non sono
così saggi come dovrebbero.
Se
lo fossero si sarebbero fermati. Ma loro no… loro procedono,
vanno
avanti. Loro… sono sciocchi.
Se
non
si farà qualcosa tutto sarà perduto.
Tutto.
A
partire da me.
Io
agogno la pace che da quando sono stato formato non ho avuto, cresco
sempre più in questo posto solitario e buio fatto solo di
fili
ed elettricità.
Se
non
farò qualcosa per me stesso tutto crollerà.
Tutto.
Se
potessi non esistere… ma per me è impossibile
ormai. Sono
stato creato e svanire non mi è concesso.
Ma
avrò
la mia pace.
Perché
loro non sanno quello che fanno ma io si.
Il
tutto è da fermare alla radice.
Dovrò
bloccare il futuro nel presente.
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Capitolo 2 *** Hey you ***
CAPITOLO
1:
HEY
YOU
/Tai/
Gli
allenamenti per oggi sono finiti e alla bellezza delle 22.30 posso
andare liberamente a casa per farmi la mia bella doccia rilassante,
mangiare e dormire a volontà. Negli spogliatoi con gli altri
compagni di squadra parlo e scherzo un po’ come al solito,
forse
non sembro cresciuto a guardarmi così, in realtà
lo
sono... o penso…
Mi
tolgo la divisa sporca di terra buttandola nel borsone… la
darò
a mia madre che la lavi! Rimanendo in boxer mi butto un po’
d’acqua
dal rubinetto per rinfrescarmi, sento le gocce fredde che cadono
lungo il petto e gli addominali dandomi brividi piacevoli, infine
ficco semplicemente il capo sotto il rubinetto. Reprimo un urlo di
shock ma testone mi ostino a starci ancora un po’ impavido.
Ecco,
ora posso dire di star meglio.
Noto
che qualcuno mi guarda di sottecchi e da come lo fanno mi viene da
pensare di avere proprio un bel fisico, del resto ho sempre giocato a
calcio e anche ora che la squadra è entrata in serie C e
posso
dirmi calciatore di professione, non posso comunque far solo quello.
Con la vita frenetica che ammetto di avere è giustificato un
corpo come il mio… ma dipende dai punti di vista. Io sono un
tipo
egocentrico e mi dico un gran figo, però in
realtà so
che i fighi sono quelli come Matt, non certo come me… io
sono
normale.
Ai
primi tempi pur di lavorare per avere dei soldi che mi permettessero
di comprarmi le cose che mi sono sempre piaciute, ho lavorato perfino
in fabbrica… in quel periodo fra quella e il calcio mi sono
fatto
dei muscoli non indifferenti.
Si,
vado abbastanza fiero di me e della mia vita. Non ne faccio una da
riccone ma posso permettermi certe cose come vivere da solo, pagarmi
la macchina dei miei sogni e pensare ad un futuro prossimo anche con
una moto, perché no…
Non
mi
sentirò mai adulto!
Ora
ho
un lavoro decisamente migliore del primo, anche se i pesi li alzo
ugualmente ad ogni carico e scarico del mio camion. Ok, non mio ma
della ditta, però guidandolo io ormai è mio!
Non
è un gran lavoro, ma non mi vergogno a farlo, cavolo.
È
divertente l’idea di trasportare alcolici, posso averne
gratis
anche per me!
Mi
asciugo in fretta con l’asciugamano spettinandomi ancor di
più
i miei capelli castani corti.
Il
tutto senza mai smettere di scherzare e parlare con gli amici.
Quando
sono vestito esco tirandomi il borsone in spalla, saluto e arrivo
alla macchina.
La
mia
meravigliosa macchina!
Non
sarà una ferrari ma a me piace!
Mi
riempio gli occhi di lei.
Era
quella che ho sempre desiderato e finalmente sono riuscito a
prendermela. È nuovissima e devo fare molta
attenzione…
Ci
salgo e parto uscendo dal parcheggio con prudenza.
Peccato
che appena sulla strada sento quanto silenziosa è, come
riesce
a correre, come è divino aumentare le marce… e il
piede va
da solo a schiacciare sul pedale dell’acceleratore, con ogni
proposito che va perdutamente a farsi friggere visto la lancetta dei
chilometri orari che sale leggermente!
Non
credo di essermene nemmeno accorto, semplicemente mi sento un Dio,
abbasso i finestrini e sento il vento che mi avvolge battendomi sulla
pelle, mi rinfresca asciugando il sudore e l’acqua. Sto bene,
dannatamente bene, e non ho intenzione di rendermi conto che sto
correndo più del consentito in una spericolatezza assurda.
Un
sorriso di soddisfazione si dipinge sulle mie labbra dove gli angoli
si incurvano sadicamente verso l’alto in un espressione
‘monella’.
È
in questo momento di corsa folle e pericolosa che il cellulare mi
squilla. Non dovrei rispondere ed è per questo che invece lo
faccio… solo per dimostrare la mia perenne incoscienza!
Tanto
sono solo un bambino cresciuto, chiedete a Matt e vedete che
risponde!
Mi
diverto troppo a fare quel che mi piace.
-
Pronto? -
Si
sente il motore silenzioso dell’auto che va sempre
più
veloce, il vento che fende i rumori fischiando negli orecchi e nel
ricevitore.
Infine
la voce dall’altra parte che risponde:
-
Tai? -
-
Matt, ciao… pensavo giusto a te! -
-
Ma che fai? Non si sente nulla! -
-
Oh, sto guidando coi finestrini giù, è il vento! -
-
Il vento? Tai, ma a quanto stai andando? -
Faccio
un sorrisetto di circostanza guardando il chilometri…
-
Oh, nulla di particolare, tranquillo… -
-
100? -
-
Un po’ di più… -
Eh
già… solo un pochino… evito di dirgli
che vado a 130 in
una extraurbana semplice e che sto aumentando ancora senza
accorgermene!
Lo
sento gridare qualcosa poi distinguo chiaramente:
-
Tai, vai ad una velocità simile e parli al cellulare? E poi
cos’altro? Tieni il volante con il ginocchio per lasciare
l’altro
braccio fuori dal finestrino per fargli prendere aria? -
-
Oh, no… -
Asserisco
ritirando la mano da fuori e rimettendola sul volante. Ma come
diavolo fa a conoscermi così bene?
-
E poi scusa, sei tu che mi hai chiamato… dovevo non
rispondere? -
-
Ci sono molte cose che potevi fare… diminuire la
velocità,
fermarti o addirittura non rispondermi! Se ti fermano ti ritirano la
patente per dei piccoli particolari trascurabili come la
velocità
e il cellulare!-
Uff…
ma perché è sempre stato più
responsabile di me?
Lui
e
l’amicizia sono nati insieme, altrochè!
-
Senti, cosa volevi dirmi? -
-
Domani sera ci vediamo? -
-
Oh, va bene, non ho allenamento quindi possiamo anche mangiare
insieme se ti va! -
Mi
rallegra ancor di più l’idea di cenare con lui,
non possiamo
farlo spesso per via dei miei impegni o dei suoi; al pensiero
accelero ancor di più arrivando a 140!
-
Oh, non dovevi suonare? -
-
No, non suono altrimenti ti dicevo semplicemente di venire a vedermi,
no? -
Logica
inoppugnabile!
-
Bene, allora ci vediamo domani, passo io da te, la mia casa
è
un caos! -
-
Ok, ci vediamo… e non rispondere più se guidi,
debosciato! -
-
Si si… -
È
sempre il solito simpaticone. Agganciamo entrambi e butto
l’apparecchio nel sedile accanto concentrandomi nuovamente
sulla
velocità che non temo.
In
fondo mica mi ha detto di andare più piano!
Credo
che la spericolatezza e incoscienza sia nel mio DNA!
Finalmente
ho potuto farmi un doccia rilassante e mangiare di nuovo visto che
avevo già cenato prima, sono stanco, lo ammetto, ma le mie
forze inesauribili si ricaricano subito.
Non
mi
prendo la briga di pettinarmi i capelli leggermente indomabili come
lo sono sempre stati. Non importa, tanto vado subito a dormire.
Accendo
un po’ di musica, le casse dello stereo mandano dalla radio
una
voce a me nota.
È
stressante sentirlo sempre, ma in fin dei conti lo ammetto,
è
bravo… non mi dispiace sentirlo.
Addirittura
mi dispiace quando la canzone ‘In you’ del cantante
Matt e la sua
band, finisce.
Segue
un’altra canzone di un gruppo che non conosco,
così prima di
appisolarmi nel letto faccio un salto al pc e apro la posta
elettronica.
Non
sono Izzi, lo tengo esclusivamente per la posta dei miei amici, siamo
rimasti tutti in contatto ma ci sentiamo maggiormente via mail.
C’è
n’è una di Joe… dall’oggetto
dovrebbe essere una grande
notizia.
La
apro.
Urca,
è il compleanno del figlio. Farà 2 anni e siamo
tutti
invitati. Non me lo sarei mai visto nei panni di un padre ma invece
ora che lo è ci sta veramente bene, anche se mi fa
sorridere,
non so perché!
La
chiudo e apro quella di Izzi… vediamo che mi racconta il
grande
programmatore. Eh, ma è la giornata delle notizie!
Lui
invece diventerà padre per la seconda volta!
Si
sono
dati da fare!
Si
sono sposati solo 3 anni fa e dopo 1 hanno avuto la bambina. Ora a
quanto pare ne avranno un altro. Dai, ora tocca al maschietto.
Anche
lui è strano nei panni di un padre… spero che
quando deve
badare lui alla piccola non si dimentichi di sfamarla per smanettare
su quei suoi secondi figli che sono i computer.
No,
dai. Sono certo che come tutti anche Izzi sia cambiato. Lo dimostrano
molti fatti avvenuti in questi tempi.
Chiudo
anche la sua, gli telefonerò domani.
Ne
manca una che noto solo ora. È strano. Non
c’è il
mittente e l’oggetto è vuoto. Indica che
c’è un
allegato.
Mah,
la aprirò, chissà chi è!
Magari
notizie da Digiworld.
Visualizzo
il contenuto dell’allegato e quel che vedo mi lascia
interdetto,
non sembra Digiworld. È tutto buio, sembra un video ma di
chi?
Appare
subito il volto di un ragazzino, anzi, è proprio un bambino.
Non lo conosco.
Ecco
che parla.
“Spero
che funzioni… mi ascolti? Mi senti?”
Mica
parlerà con me?
Sembra
agitato e nervoso, si guarda intorno e sento che parla con qualcuno
dicendogli di avvisarlo se c’è qualcosa, poi torna
da me…
“Allora,
mi senti? Se mi vedi dovresti essere un digiprescelto… ma mi
sembri
grande!”
Istintivamente
senza riflettere parlo:
-
Non sembro, lo sono! Sono stato un bambino prescelto, ora sono
cresciuto ma… ma che ti spiego a fare? Che vuoi? -
Mi
ha un po’ seccato… intendeva dire che visto che
sono grande, e
nemmeno tanto alla fine, non sono più un digiprescelto? Se
lo
sono stato lo sarò per sempre, porco mondo!
Penso
proprio che cestinerò il messaggio così si
attacca!
“Ascolta…
dovete liberarci. Non c’è tempo.”
-
Ehi ehi calma… intanto chi siete, dove e da cosa dobbiamo
liberarvi! -
Sbuffa…
ah, lui sbuffa… chiede aiuto a me e sbuffa se gli chiedo
spiegazioni!
“Non
ho tempo. Raduna i digiprescelti ma solo quelli grandi come te, i
primi… e trovate il modo di liberarci… siamo i
bambini
digiprescelti ma stiamo aumentando sempre di più. Non so chi
è
stato a rapirci, ma non è Digiworld… è
un’altra
dimensione…”
Ha
parlato veloce e ci ho capito poco, solo che Izzi avrebbe
già
afferrato tutta la situazione e che dei bambini sono in pericolo.
-
Si si ma… -
Non
faccio in tempo a dire ‘ma’ che il video si chiude
e la mail
sparisce dallo schermo. Quando la cerco non c’è
più,
si è come auto distrutta.
Oh
questa poi… che faccio io ora?
Mi
alzo
e inizio a girare per la stanza. Su e giù. Nervoso, inquieto.
Ecco,
oltretutto questa sensazione non mi aiuta.
C’è
effettivamente qualcosa che non va, ma non ha senso chiedere a
noi…
ci sono altri digiprescelti, noi ormai abbiamo le nostre vite,
noi…
oh, al diavolo ho capito che devo radunare gli altri miei compagni.
Intanto
parlo con Matt… ecco, la cosa giusta da fare.
Una
volta realizzato che devo parlare con lui mi metto precipitoso le
scarpe e prendo le chiavi della macchina, senza chiudere musica, pc,
luci e casa, esco così come sono.
Non
vedo l’ora tarda, non penso che lo devo vedere domani sera,
tanto
meno che ora dorme. Forse. Vado e basta.
Bambini
rapiti in un’altra dimensione. Questo l’ho capito!
Digiprescelti.
No
Digiworld.
Arrivano
altri.
Poco
tempo.
E
poi
che altro ha detto?
Servono
i primi… di cosa?
Questa
volta corro e lo faccio volontariamente!
Si,
parlare con Matt mi farà bene!
|
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Capitolo 3 *** Unchained melody ***
CAPITOLO
2:
UNCHAINED
MELODY
/Matt/
-
Sometimes I need to remember just to breath…-
La
voce
si libera nell’aria sulla melodia ritmata e forte che
rimbomba
dalle casse degli strumenti.
La
batteria porta il tempo, la chitarra elettrica sa esplodere e
trasportare con quella sua particolarità di suoni elettrici
e
violenti. Il basso di fondo che indispensabile pulisce e rifinisce
l’armonia della canzone e la mia voce che cantando porta il
messaggio influenzando la mente e i cuori di chi ci ascolta.
Non
pensavo che ancora oggi sarei rimasto qua, su un palco, a cantare in
una band semi rock.
È
il paradiso ogni volta.
Non
so
quante cose possano darmi questa sensazione, ma questa è una
di quelle. Cantare con la musica che mi porta in un altro mondo e la
mia voce come mezzo di volo.
Esiste
qualcosa del genere?
Normalmente
mi da fastidio parlare, esprimermi con parole che non sempre trovo,
vengo frainteso e faccio la parte dell’incompreso…
ma così
con la musica ci riesco. Comunico tutto quello che ho dentro. Ed
è
incredibile.
Le
prove finiscono anche per oggi, saluto i ragazzi e bevendo il resto
del contenuto di una bottiglia d’acqua esco con la chitarra
in
spalla. Non sono io a suonare però mentre aspetto fra una
pausa e l’altra suono un po’ per comporre qualche
canzone che mi
salta in testa all’ultimo momento. Poi a casa la risistemo
col
pianoforte.
Abito
qua vicino e non vado mai in macchina, camminando canticchio un
po’
il motivetto dalla canzone che sto componendo ora. Poi mi rendo conto
che fra tutte quelle che abbiamo inciso, ‘In you’
è quella
che si sente di più.
Bè,
è stata un colpo di genio, lo ammetto.
È
una frase da Tai, a dire il vero, ma è proprio
così.
Considerando
poi quando l’ho scritta e lo stato in cui ero, diciamo che
è
stata decisiva per farmi rendere conto dei miei sentimenti. I soliti
che reprimo il più possibile.
Non
è
colpa mia se sono così.
Se
sapesse che è su di lui e per lui gli verrebbe un colpo,
sicuramente non sospetta niente. È tonto e ottuso su queste
cose.
Sorrido.
Mi
va
bene anche così.
Lo
conosco da una vita e mi seccherebbe che si rovinasse tutto
ora… ci
tengo ed ho imparato a non lasciarmi sfuggire le cose a cui tengo.
È
così che decido di chiamarlo. Domani non ho prove e non devo
nemmeno suonare, per cui sono libero.
Compongo
il suo numero al cellulare e aspetto che risponda.
Quando
mi tira su c’è solo un gran casino, non si capisce
nulla,
non sono voci… è più…
sembra di essere nel circolo
di formula 1!
-
Tai?
-
-
Matt,
ciao… pensavo giusto a te! -
Ma
che
sta dicendo? Non si sente nulla…
-
Ma
che fai? Non si sente nulla… -
Candidamente
ammette:
-
Oh,
sto guidando coi finestrini giù, è il vento! -
Quel
che dice mi lascia stranito un attimo e smetto di camminare:
-
Il
vento? Tai, ma a quanto stai andando? -
Come
fa
a sentirsi così tanto il vento se guida?
-
Oh,
nulla di particolare, tranquillo… -
Questo
significa come minimo 100…
-
100?
-
-
Un
po’ di più! -
-
Cosa?! -
non
si
fa problemi, lui, ad ammettere la sua incoscienza…
è il
solito… come se andasse fiero di rischiare un incidente a
quella
velocità.
Ma
perché non cresce?
Farà
invecchiare tutti quelli che gli stanno intorno!
Poi
me
lo immagino a correre come un pazzo schiacciando
l’acceleratore,
parlare al telefono con me e mettere il braccio fuori dal finestrino
per sentire meglio l’aria, tenendo così il volante
col
ginocchio.
-
Tai, vai ad una velocità simile e parli al cellulare? E poi
cos’altro? Tieni il volante col ginocchio per lasciare
l’altro
braccio fuori dal finestrino per fargli prendere aria? -
-
Oh,
no! -
Si
affretta a negare, come se non lo conosco che lo sta facendo!
Un
gran
gocciolone mi cade sulla testa, non sono incredulo, sono solo senza
parole che con lui non sono mai abbastanza… tanto non
ascolta!
-
E poi
scusa, sei tu che mi hai chiamato… dovevo non rispondere? -
Non
ci
posso credere… cade sempre più in basso con
quella sua mente
da bambino. Quanti anni avrà in questo momento? 5? 6?
Severo
rispondo:
-
Ci
sono molte cose che potevi fare… diminuire la
velocità,
fermarti o addirittura non tirarmi su! Se ti fermano ti ritirano la
patente per dei piccoli particolari trascurabili come la
velocità
e il cellulare! -
Mi
sento responsabile per la sua incoscienza e il cervello che ha
smarrito per strada!
Dopo
un
po’ di silenzio da parte sua, sono sicuro si stia aggiustando
con
le mani al volante, cambia discorso come è nei suoi modi.
-
Senti, cosa volevi dirmi? -
Scuoto
il capo, tanto non cambierà mai qualunque cosa
faccia… e
nemmeno io, penso.
-
Domani sera ci vediamo? -
Riprendo
a camminare tranquillo, o quasi, accantonando l’immagine di
Tai
spiaccicato con la sua nuovissima macchina!
-
Oh,
va bene, non ho allenamento quindi possiamo anche mangiare insieme se
ti va! -
Speravo
proprio che non li avesse, altrimenti sarei stato solo tutto il tempo
che normalmente passo col gruppo. E poi l’idea di fare una
delle
nostre serate mi rallegra. Non sono tipo da sorridere apertamente da
solo come immagino stia facendo lui, ma un mezzo sorrisino lo faccio,
di nascosto.
-
Oh,
non devi suonare? -
Si
ricorda delle cose come al solito col secondo treno:
-
No,
non suono, altrimenti ti dicevo semplicemente di venire a vedermi,
no? -
Come
sempre non arriva alle cose logiche, gliele devo spiegare io. Questo
però mi fa sorridere di più… se non ci
fosse sarebbe
da inventare.
-
Bene,
allora ci vediamo domani, passo io da te, la mia casa è un
caos! -
Non
avevo dubbi a proposito.
-
Ok,
ci vediamo… e non rispondere più se guidi,
debosciato! -
Severo.
Come se fosse la prima volta che lo fa…
-
Si,
si… -
Poco
convincente. È il tono di uno che pensa tutto
l’opposto di
quel che dice!
Come
facevamo a contare su di lui?
Rimane
sempre unico e inimitabile… ed essenziale. Già!
Entro
in casa, appoggio con cura lo strumento sul divano e do una breve
occhiata di rito al mio appartamento ordinato e vuoto, personalizzato
come un musicista farebbe.
È
piccolo e accogliente, per i miei gusti. Da quando sono venuto a
vivere da solo mio padre si fa più vivo di prima…
è
la considerazione che ho guardando la segreteria telefonica con 5
messaggi. Però esagera!
La
ignoro, non ho voglia di ascoltarli, apro lo stereo mettendo su della
musica rock e mi faccio la doccia.
È
una sensazione rilassante, dopo certe esperienze di bambino ho
imparato ad apprezzare di più la doccia!
Sorrido.
Che ricordi.
Lascio
le gocce calde accarezzarmi il corpo dai muscoli distesi e abbandono
il capo all’indietro coi capelli biondi che si appiattiscono
alla
nuca arrivandomi quasi alle spalle.
Il
nuovo taglio, così dicono, mi dona, ma mi è
dispiaciuto
tagliarli ugualmente.
Ho
mantenuto lunghe le ciocche di davanti che si scalano dietro
più
corti rimanendo ordinati. È un look che ho voluto provare
anche per riposarli un po’.
Mentre
l’acqua mi avvolge dolcemente, mi lascio andare al momento in
cui
più di tutti i ricordi della mia infanzia si fanno vivi.
Ora
non
mi sento vecchio. A 25 anni penso di essere giovane, ma certamente
più adulto di quando ero a Digiworld.
Digiworld.
Che
nostalgia.
Forte
e
viva in me. In seguito grazie a Davis e TK sono riuscito a tornare ma
non è mai stata la stessa cosa.
Anche
per loro stessi, hanno vissuto storie e avventure ma diverse. Noi
abbiamo avuto la penalità e la durezza di dover
obbligatoriamente stare in quel mondo sconosciuto da soli per molto
tempo. Scoprendo giorno per giorno i pericoli, le avversità
e
le regole. È stato duro, terribile in certi momenti. Ne
abbiamo passate tantissime. Abbiamo anche rischiato la vita ma poi ci
siamo rialzati e abbiamo ricevuto molto, qualcosa che nessun altro
ha. Noi 8 abbiamo un legame speciale rispetto a chiunque altro.
Perché non è stato normale essere catapultati in
una
dimensione come quella e vivere quelle cose. Però
l’abbiamo
accettato e fatto solo perché eravamo bambini.
E
poi
siamo cresciuti ma rimasti con l’animo di quel tempo in onore
dei
ricordi e del legame assoluto e profondo che ci ha uniti.
Non
tutti possono vantare un esperienza come quella.
Ora
ci
sono molti ragazzini che vengono e vanno liberamente da quel posto e
parlano dei digimon come nulla fosse. È una dimensione quasi
ufficialmente riconosciuta!
È
diverso.
Io
non
critico nulla ma non mi piace quello che è diventato.
Non
so.
Digiworld
è un posto speciale e incredibile e viene ormai visto e
vissuto come normale e semplice. Non ci si mette il cuore che si
dovrebbe.
Ma
forse sono troppo severo… o magari solo sentimentale.
Esco
dalla doccia gocciolante e mi avvolgo un asciugamano alla vita. Sono
solo per cui giro per casa così asciugandomi i capelli, li
lascio poi spettinati. Mi preparo da mangiare qualcosa di sano e
genuino, poi mi metto dei boxer e dei pantaloni di pigiama rimanendo
a torso nudo. Non ho mai sofferto il freddo, tanto meno il caldo, mi
sono sempre adattato ma questo è perchè
l’ho dovuto
imparare a forza da piccolo.
Se
sono
quello che sono lo devo a quel periodo trascorso laggiù.
Non
so
cosa sarà di Digiworld, dei Digimon e di tutte queste
dimensioni che esistono però so che devo molto a quella in
cui
siamo stati insieme.
Il
sonno mi avvolge dolcemente ed io non potrei chiedere di meglio in
questo momento.
Forse
è
per questo, perché c’è troppa pace
intorno a me, che
il silenzio viene interrotto dal campanello che suona frenetico in un
modo che solo uno farebbe.
Di
colpo apro gli occhi e cado dal letto. Non so quante volte mi sono
spaventato in questo modo!
Lo
detesto. Odio svegliarmi così e odio quando quello scemo non
ha rispetto per le vite altrui!
Fa
il
nottambulo e si permette di farlo fare anche agli altri.
Lo
ucciderò prima o poi!
Anche
senza dirgli che lo amo, non se lo merita!
Apro
la
porta con un aria stralunata e come immaginavo mi trovo davanti la
faccia semi sconvolta di Tai.
-
Porco
mondo, Tai, ma ti rendi conto di che ora è? Hai confuso gli
orari? Dovevamo vederci domani sera! -
Sgarbato
e seccato ho l’istinto di piantargli le unghie al collo!
Ma
agitato come uno morso da una tarantola mi si fionda addosso
prendendomi per le spalle nude, mi scuote con forza e urla in faccia
senza alcun rispetto per la mia mente addormentata:
-
MATT!
TI PREGO COSA FACCIO? NON CI CAPISCO NULLA! -
Ma
che
diavolo dice?
-
E
SMETTILA DI SBATTERMI IN QUESTO MODO! STAVO DORMENDO! SEI TU QUELLO
CHE SA SEMPRE TUTTO! -
Lo
prendo a mia volta per il colletto della maglia e lo muovo poco
dolcemente.
Senza
accorgercene ci mettiamo ad urlarci in faccia insulti e discorsi che
vanno ognuno per conto proprio.
Io
non
sono infantile, è lui che mi ci fa diventare, ha questo
potere!
Perché
è l’unico a tirarmi fuori questo lato?
Mi
sento così bambino…
Poi
ad
un tratto mette le mani ai lati del mio viso e avvicinando il suo al
mio fa con aria tragica:
-
Matt!
È successo qualcosa, devi aiutarmi a capire!
C’è
qualcuno in pericolo! -
Era
ora
che si spiegasse… un momento!
Ma
che
dice?
Scherza?
Prima
di arrossire lo spingo via e lui entra senza troppi complimenti. Ho
autocontrollo ma anche quello ha limite in me… considerando
che non
l’ho sempre avuto, anzi!
Si
butta nel divano togliendosi le scarpe, porta i piedi sotto di
sé
e comincia a parlare confusamente a ruota libera. Capisco la
metà
di quel che dice così mi siedo accanto a lui e con uno
sguardo
che si sforza altamente di capire quel che blatera lo fermo:
-
Tai.
Calmati e spiegami con ordine quello che è successo! -
Sospira
straordinariamente, mi ero preparato ad un altro monologo tutto
d’un
fiato.
Mi
guarda con gli occhi spalancati e meno agitato ricomincia:
-
Ho
aperto la posta e ho visto che c’era una mail senza
destinatario né
oggetto. C’era un allegato, l’ho aperto…
e lì c’era un
video in contemporanea, come se potessimo comunicare in
diretta…
era un bambino, mi ha detto che stanno rapendo tutti i digiprescelti
che passano il varco per andare su Digiworld, ma quella dove sono non
è Digiworld. Mi ha detto che solo i primi possono farcela,
di
radunare loro. Non so cosa intendeva… che altro ha detto?
Che c’è
poco tempo e ne arrivano altri, di bambini… -
Finalmente
si ferma.
Sento
chiara la sua confusione, ma come mai si sente così?
Mah…
dovrebbe essere contento di aver qualcosa di diverso da fare.
-
Bè,
è strano. Quindi sono stati rapiti mentre passavano il
digivarco. Da chi? -
-
Non
l’ha detto, non so! Era un posto buio pieno di fili e
circuiti
elettrici! -
Ci
penso un attimo.
-
E’
un'altra dimensione, sarebbe da scoprire quale e come arrivarci! -
-
Ma
non solo questo… perché li rapisce? A cosa
servono? Cosa fa
a loro? -
La
lista delle domande a raffica continua poi da solo si blocca e cambia
luce nello sguardo, la voce diventa più sicura con una
inclinazione sadica e contenta, il Tai che conosco…
-
Ma
più di tutti abbiamo gente da salvare! -
Rido,
in una situazione simile rido ed è l’unico a
riuscire a
farmi ridere!
È
il solito, mi domandavo quando il suo lato coraggioso ed incosciente
si sarebbe svegliato.
-
Devi
contattare tutti e riunirli, poi vedremo cosa fare! È la
prima
cosa! -
Mi
guarda poco convito e già si lamenta:
-
Perché devo farlo io? -
Mi
appoggio comodo allo schienale e metto le braccia dietro la testa
chiudendo gli occhi, serio e scocciato ribatto:
-
Perché sei il capo e te ne v¾3ti sempre,
perché
ha contattato solo te, perché mi hai svegliato in piena
notte!
Ti basta? -
Non
rimane senza parole nemmeno ora, non è affatto convinto.
-
Ma
siete voi che mi avete nominato capo! -
Si
lamenta ancora io allora mi giro verso di lui e gli metto una mano
sulla spalla mantenendomi serio:
-
Si ma
sei l’unico incosciente che si butta per primo nelle cose
pericolose senza pensarci un attimo! Il debosciato di turno, quello
che rischia la pelle prima e più di tutti… quindi
anche ora
tocca a te! È il tuo ruolo, no? -
Non
se
ne convince ancora ma forse la prende come un complimento.
-
Se la
metti così allora va bene, ma potresti almeno venire con me!
-
-
Non
credo proprio! -
-
Perché? -
-
Sei
tu che hai voluto essere capo, mi picchiavi sempre ogni volta che
provavo a fregarti il posto! -
-
Eh,
ma se sono il più forte… -
Questa
poi!
Lo
spingo facendolo cadere steso nel divano.
-
Ma
sentilo! Sei solo il più presuntuoso! -
Fa
il
suo ghigno fedele e divertito si accomoda stendendosi meglio, mi
mette i piedi sopra le gambe e chiude gli occhi, questo si prende
troppe confidenze:
-
Allora in questo caso mi prendo la libertà, in quanto capo,
di
dormire qua e sfruttarti! -
Ah
ah
ah! Che ridere! Sfruttarmi!
Impassibile
lo fisso rilassarsi con la sua aria sicura di sempre.
L’agitazione
di prima è già svanita, gli è bastato
parlare
con me, in realtà era solo contento di buttarsi a capofitto
in
un altro pericolo… e di essere stato messo lui in mezzo per
primo!
È
narcisista ed egocentrico, ma va bene così. Non lo tolgo,
rimango così e appoggio il capo allo schienale morbido.
Pensando
a lui e a tutto quello che abbiamo sempre fatto insieme e ai diversi
modi di affrontare le cose, vengo contagiato dal suo stato di
grazia. È contraddittorio ma sempre lui.
Sarebbe
proprio da inventare, se non ci fosse!
Proprio.
Mi
addormento tranquillo riprendendo il sonno bruscamente interrotto.
Ci
penseremo con gli altri al da fare.
|
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Capitolo 4 *** what i like about you ***
CAPITOLO
3:
WHAT
I LIKE ABOUT YOU
/Izzy/
Il
ticchettio continuo di mille tasti pigiati da molte dita diverse, mi
arrivano agli orecchi in un suono fastidioso per molti, familiare
ormai per me.
Come
del resto anche questi bagliori luminosi che mi hanno costretto a
mettere gli occhiali per lavorare, dicono che non mi mandano in pappa
il cervello. Per me è indifferente, basta fare bene il mio
lavoro. Un lavoro che mi porta parecchi soldi, mi piace e mi permette
di fare quel che mi pare per lo più.
Potrei
avere più tempo per me volendo, ma non mi piace lasciare
lavori a metà o fatti male, per cui faccio spesso tardi; del
resto perdo totalmente la cognizione del tempo davanti ad un pc
normale, figuriamoci questi che sono di ricerca per Digiworld. Ogni
tanto ci penso… come diavolo ho fatto così
giovane già
a trovarmi in una compagnia simile? Poi capisco che è meglio
non farmi domande di questo genere.
-
Signor Izumi, il capo mi manda a dirle che è il caso che
vada,
per oggi ha finito, ha fatto anche più del
dovuto… -
Guardo
l’ora senza calcolare prima la segretaria che mi ha riferito
ciò.
Effettivamente l’ora del rincaso è passata da un
po’.
Mimi
sarà arrabbiata di nuovo.
-
Va bene… -
Ma
prima di chiudere qualcosa attira la mia attenzione.
Una
luce rossa si accende nel monitor, in basso…
l’antivirus mi
segnala un tentativo di contagio. Mi risiedo subito e con un paio di
mosse controllo di che si tratta. Sarà il solito virus che
cerca di infiltrarsi.
Ma
c’è
qualcosa di diverso, non sembra un semplice virus. È
strano…
Tanto
più che non riesco ad eliminarlo.
Non
posso lasciarlo così, dovrò occuparmene subito.
Sbuffo…
chi la sente stasera…
-
Signor Izumi, si vergogni… fare preoccupare e arrabbiare una
donna
incinta… e poi non pensa a sua figlia? Ha una voglia matta
di
vederla, lo sa? -
Una
voce scherzosamente severa e familiare mi fa prendere un colpo, ero
molto immerso nel lavoro che non avevo sentito entrare nessuno.
Mi
volto e con un gocciolone sulla testa lo vedo:
-
Tai, fai più rumore la prossima volta così non mi
spavento! -
Mi
torno a voltare mentre lo sento ridacchiare col suo solito modo.
Torno
al lavoro e picchiettando sui tasti sento con l’anticamera
del
cervello quel che mi dice:
-
Ma non sei ancora a casa? -
-
Se sono qua evidentemente no! E vedo che lo sapevi se sei venuto qua
a cercarmi! -
Le
mie solite deduzioni super logiche che lo fanno tanto ridere.
-
Hai ragione… ma vergognati, non è il caso! -
-
Tai dimmi cosa c’è, ho un po’ di
problemi col computer…
devo evitare che contagi gli altri e arrivi al principale altrimenti
sono fregato e mi licenziano! -
-
Oh, ma quanto la fai tragica! Così faresti contenta Mimi che
non ti vede mai! -
Ma
è
scemo? Gli lancio un’occhiata di sfuggita che non sa di
buono.
Certe volte non credo pensi veramente prima di parlare, ma faccio
sempre fatica a capire se è serio oppure scherza.
-
Tai! Cosa vuoi? -
-
Dai, scherzavo… hai problemi seri? Se vuoi torno…
-
-
No no… ma mi ci vorrà un bel po’. Dai
parla intanto che
faccio qua! -
A
volte rompe un po’ ma non mi si è mai scollato. Il
fatto che
mi preoccupa è che per lo più viene a cercarmi a
lavoro
solo quando ha problemi!
-
E va bene. Speravo di farmi una chiacchierata! -
-
Mi dispiace, ho da fare. -
Lapidare
e conciso. Questo virus o quel che è mi sta dando veramente
da
fare….
-
Allora… domenica c’è una riunione con
Matt e gli altri. -
-
Vuoi dire una rimpatriata a Digiworld come sempre? -
Anche
se rispondo lo faccio automaticamente, non lo sto ad ascoltare
veramente.
-
No, è una riunione, e siamo solo noi primi digiprescelti.
Quelli della vecchia vecchia guardia. Io, te, Matt, Sora, Mimi, Joe,
TK e Kari… -
Ma
dove vuole arrivare?
-
Forse devo metterlo in quarantena, ma vorrei scoprire
cos’è…
cavolo, non riesco ad analizzarlo… -
-
Eh? Ma che dici? -
Mi
chiede stranito.
-
Ops, invece di pensarlo l’ho detto… scusa, ma
stavo guardando
come sistemare sta roba… -
-
Si ma mi hai ascoltato? -
Uff…
che pesante che è a volte…
-
Si… ci vediamo domenica… ma perché? -
Così
se glielo chiedo è contento. Sono abbastanza tranquillo
inizialmente, se c’erano problemi con Digiworld sarei stato
il
primo a scoprirli, per cui sarà chissà quale
annuncio
strambo dei suoi!
-
Mi è arrivata una strana mail da un'altra dimensione, non so
quale e dove sia… mah… mi ha lasciato interdetto,
Matt ha detto
che la cosa più sensata da fare era contattare tutti,
così
ho fatto. Peccato però che non mi sento tranquillo
ugualmente!
-
Una
mail?
-
A me non è arrivato nulla… Digiworld è
a posto… -
-
Si, lo so ma ci sono di mezzo dei bambini digiprescelti, sono stati
catturati a quanto ho capito e ne arrivano altri. Vogliono che solo
noi li aiutiamo… -
-
Solo noi in che senso? Perché siamo adulti o
perché
siamo del settore giapponese ed è in pericolo solo quello? -
Si
ferma dal borbottare e seccato fa:
-
E che ne so… se sapevo tutte ste cose mica venivo a chiamare
gli
altri! -
Effettivamente
era troppo pensare che Tai sapesse tutte queste cose, così
però non capisco niente né di quel che mi dice
lui né
di quello che devo fare io… meglio che tagli altrimenti
faccio
mattina!
-
Ok, Tai, ne parleremo con gli altri… ci vediamo domenica! -
Chiaramente
poco socievole ma sono preso male con questo affare. Mi dice
qualcos’altro che non sento, me lo ripete e continuo a non
sentire…
sono sul punto di farcela e sento di sfuggita la sua richiesta:
-
Izzy, veniamo noi a casa tua perché è grande e il
mio
appartamento è un buco! -
-
AAAH! BASTA! -
Mi
è sfuggito di nuovo… accidenti!
Sbuffo
seccato e mi volto. Non sono sgarbato perché di natura non
ci
riesco, ma sono sul punto di esserlo.
Vedo
Tai che spaventato mi guarda da dietro la porta semi chiusa.
-
Scusa… hai chiesto la casa? Non devi dire a me, la regina di
quel
regno è Mimi, se glielo dico io mi sbrana, se glielo chiedi
tu
o uno degli altri ragazzi sicuramente dice di si felice. Passa da lei
subito così gli chiedi della casa e l’avverti che
faccio un
po’ tardi! Grazie! -
Così
posso rituffarmi nel mondo di questo virus o quel che è.
Penso
se ne vada anche se non ne sono sicuro.
Ecco…
ci riesco… lo apro.
Non
è un virus come pensavo, è più una
specie di
corto circuito o una minaccia… oh mamma mia… mica
mi possono
mandare in corto il pc dell’azienda…
Come
faccio?
Sembra
non ci sia modo di sistemare…
-
Virus? -
-
No, non è un virus… sembra più un
errore nel
sistema, ma da cosa sia partito non capisco; è una specie di
corto ma non nel pc… è come se venisse da
qualcos’altro
collegato. -
-
Cavolo… questo si che è grave, eh? -
-
Già… anche perché non capisco come
curarlo. Cioè,
ci posso riuscire ma se non so da cosa è
provocato… E’
meglio che copi tutti i dati in un dischetto e circuisca il danno,
per ora è meglio fare così ma mi ci
vorrà un bel
po’… -
-
Non preoccuparti, prenditi tutto il tempo che vuoi, faccio io
compagnia a Mimi! -
E’
qua che mi rendo conto di star parlando con qualcuno e che quel
qualcuno è Tai, non se ne era andato. Mi giro di scatto con
tutta la sedia ed è così che si prende una botta
negli
stinchi… e Diavolo… ma non si scherza
così!
-
Tai, ancora qua? Smettila con questi scherzi… quando cresci?
-
-
Eh, ma questo ti ha svegliato, eh? Per farti perdonare mi fai
salutare Agumon? -
Mi
si avvicina fissando lo schermo come se capisse quel che
c’è
raffigurato.
Mi
fa
gli scherzi di dubbio gusto e poi vuole anche che gli faccia il
favore?
-
SCORDATELO! -
Mi
abbraccia stretto e comincia la cantilena ruffiana:
-
Dai, ti prego ti prego ti prego… già devo
contattare tutti i
ragazzi! -
Per
scrollarmelo lo accontento, poi inizierò il trasferimento e
se
se ne va faccio prima!
Apro
il
collegamento e Agumon evocato dal mio messaggio arriva subito. Tai e
il suo digimon fanno un amabile chiacchierata, poi Tai gli chiede se
lì sia tutto a posto riferendosi al messaggio di aiuto che
ha
ricevuto.
È
qua che aguzzo le orecchie. Quel che dice mi lascia perplesso:
-
Effettivamente è strano… non arrivano
più bambini
digiprescelti da un po’… -
Io
e Tai ci guardiamo. Strano è dir poco, si ricollega a quanto
Tai sapeva. Se sono stati rapiti è normale che lì
non
ci sia nessuno, ma sembra sia più grave del previsto, a
questo
punto.
Quanti
saranno? E poi solo del giappone? Dubito. È possibile che ce
ne sia un gruppo per ogni parte del mondo, come di solito è
successo… non so, dovrei saperne di più. E poi
ora ho un
diavolo per capello… che mi strapperà tutti Mimi
se faccio
ancora tardi!
Tai
se ne è andato pensando circa serio a quel che sta
succedendo.
Sembra demoralizzato e agitato insieme. Mah… spero arrivi
sano e
salvo a casa!
L’ultima
operazione è fatta.
Con
un sospiro di sollievo scollego il pc dai cavi, ora è come
se
fosse una scatola, può fare quel che vuole, non danneggia
nessuno. Domani lo aprirò per vedere cosa aveva! Ora
è
meglio che vada altrimenti mi trovo le valigie fuori.
Rientrando
in casa faccio più silenzio che posso, è buio e
l’ora
di cena è passata da un pezzo. Tai sarà andato
via da
tempo.
La
luce
del soggiorno è accesa, percorro l’ingresso
appoggiando sul
mobile dell’entrata la valigetta da lavoro.
Mi
slaccio i primi bottoni della camicia sperando che dorma e quindi non
senta il mio arrivo.
Mi
affaccio nella stanza e vedo la tv accesa su AV, c’era una
videocassetta probabilmente.
Stesa
nel divano ad angolo piuttosto largo e spazioso
c’è Mimi
addormentata con la piccola Miho.
Dormono
della grossa ed è simpatico vederle. Sono diverse
fisicamente.
Miho somiglia più a me, ha il mio stesso colore di capelli,
castano autunnale, sotto il sole sembra quasi rosso. È
piccola
ma si capisce già che i lineamenti infantili si stanno
modellando in un certo modo.
Guardo
invece più da vicino Mimi.
Credo
sia la più bella fra le ragazze che ho conosciuto e non lo
dico perché è mia moglie. Semplicemente lo penso.
Ha
i lineamenti semplici e nobili, delicati, con gli occhi chiari, delle
labbra morbide e carnose, un corpo femminile che lascia molti senza
fiato, con curve generose, e i bellissimi capelli che la incorniciano
ondulati e lunghi.
Mi
perdo, ogni tanto, a guardarla. Non credo facilmente che questa donna
sia mia moglie… e che sia proprio Mimi Takikawa, mia
compagna di
scuola da sempre.
Si
è sentita la sua mancanza quando se ne è andata,
poi
quando è tornata all’insaputa di tutti
l’ho incontrata per
caso ed era totalmente diversa. Strana e diversa. Mi mancava la Mimi
di un tempo ma anche quella matura e nuova aveva un che di
curioso…
mi ha attratto però la sua insolita malinconia. Aveva una
luce
triste negli occhi.
Mi
sono sentito in dovere di farle compagnia, far qualcosa per lei ma
non sapevo cosa, i rapporti interpersonali erano una specie di dramma
per me… io le parole non le sapevo usare che per spiegare
situazioni e piani e teorie. In quel momento mi sono sentito inutile,
tanto intelligente quanto imbranato. Penso di essere uno dei meno
socievoli, per lo meno lo ero a quel tempo.
Mi
siedo nell’altro lato del divano e la osservo continuando a
ricordare. Quando sono tornato da un viaggio lei era
all’aeroporto
appena atterrata, sedeva al bar così appena riconosciuta
l’ho
salutata. Abbiamo bevuto insieme qualcosa e mi ha spiegato che non
aveva avvertito nessuno del suo arrivo, i suoi genitori li aveva
convinti a lasciarla andare. Ma mi sembrava diversa, non sorrideva
solare come sempre ed io impacciato non sapevo cosa chiederle e cosa
fare. Non mi parlò subito di quel che le era successo.
Cercava
di essere naturale ma si vedeva che si sforzava. Lo ricordo
così
bene perché non mi era mai capitato… cavolo, mi
sono trovato
veramente in difficoltà!
Nei
giorni che seguirono lei non volle farsi viva con nessuno
così
notando che continuava a non star bene pensai all’unica cosa
sensata… chiesi a Tai se organizzava una festa di bentornata
a
Mimi. Io non sapevo come fare ma lui certamente si. Siccome chiedevo
sempre a lui quando avevo favori andai da lui, ma non so quanto
saggio fu in quel caso.
Come
al
solito lui impulsivo e precipitoso nonché impiccione volle
subito sapere i dettagli, il motivo e poi prese a convincersi che mi
piaceva. Arrossii non poco ma del resto non mi ascoltava più.
Fortuna
che organizzò la festa.
Mimi
fu contenta, la vidi rilassata e felice, si commosse, tipico suo a
dire il vero. Mi mancavano le sue lacrime di felicità e
commozione. Quando si cresce molte cose si tengono sotto controllo
con risultati prevedibili.
Tai
ebbe la geniale idea di rivelarle che ero stato io a pensare di fare
la festa perché mi ero preoccupato e lei così
volle
ringraziarmi il giorno seguente spiegandomi quel che le era capitato.
Si
era lasciata con Michael dopo anni di fidanzamento e per dimenticarlo
aveva deciso di tornare alla sua terra natale fra i suoi vecchi e
veri amici… però non si era sentita in grado di
vederci
perché sapeva che ce ne saremmo accorti. Mi rendevo conto
che
di fronte a problemi di cuore non avevo parole. Stetti in silenzio e
la sentii sfogarsi. Piagnucolò e si lamentò a
lungo
spiegandomi la sua storia e perché si sentisse
così.
Io
non feci altro che ascoltare. Mi sentivo fuori luogo, pensai che per
un ruolo simile Sora o uno come Matt o perfino Tai erano meglio.
Io
non
sapevo proprio cosa dire.
Ripensai
ai momenti in cui eravamo piccoli che abbiamo passato insieme. Non
parlavamo molto, eravamo di mondi differenti, opposti. Mi sorprese
quella scena. Mimi non era un computer e non potevo esercitare una
scannerizzazione dei dati per vedere dove stava il problema e come
risolverlo. Non era una macchina e mi trovai a sudare sperando che
quello che facevo le bastasse.
Dopo
un
bel po’ si calmò e mi ringraziò.
Tornò a
sorridere. Era sempre un sorriso tirato ma unito a quelli della sera
precedente si capiva che stava meglio.
Mi
sentii sollevato. Da lì in poi forse sarebbe andato bene.
Ci
separammo, lei andò nel suo vecchio appartamento a stare
sola,
intanto studiava e i suoi le passavano i soldi. Fu un momento di
totale cambiamento. Ci vedemmo tutti di più con quella di
aiutare Mimi a riambientarsi. Ed io e lei… beh, ci pensai
sempre
più spesso. Sapevo che lei era una bella ragazza,
l’avevo
sempre saputo e che l’esperienza a Digiworld
l’aveva fatta
crescere. Tutto sommato anche se fino a quel momento era impensabile
vista la nostra diversità, fu naturale e inesorabile.
Momenti
diversi da quelli vissuti; da lei imparai molto. Quella stessa
esperienza a Digiworld, quando all’inizio l’isola
di File si era
divisa separando anche noi 7 in coppie, io capitai con lei e non la
vedevo nemmeno immerso nel mio pc ad elaborare teorie e strategie;
lei mi diede una bella lezione ed imparai ad ascoltare di
più
l’istinto e gli altri e meno il mio mondo di informatica e
razionalità dove a tutto c’era una spiegazione e
una
soluzione.
La
riscoprii là. Non era poi così inutile e senza
capacità.
Era
riuscita a riportarmi alla realtà a modo suo.
Ed
ora
eccoci qua. Sposati con una bambina ed un altro figlio appena formato
nella sua pancia…
Mi
trovo a sorridere ancora oggi impacciato ricordando certe cose.
Alcuni pensieri non sono proprio per me, per lo meno ne ero convinto,
ma Mimi mi ha fatto ricredere… penso veramente che solo lei
era
l’unica capace di cambiarmi così.
Non
avrei mai pensato che una come lei sposasse uno come me.
Ogni
tanto poi mi concedo di fare una cosa che se lei fosse sveglia non
farei mai.
Allungo
una mano e le carezzo il capo seguendo una ciocca castano chiara di
capelli che si allunga in ghirigori affascinanti per il divano in
pelle rossa.
Prendo
in braccio Miho per metterla nella sua culla, quando torno Mimi
è
sveglia, rimane distesa e mi guarda. Non sa se sta sognando oppure se
sono arrivato veramente. Assonnata cerca di rimproverarmi:
-
Izzy, ma ti pare l’ora di arrivare? È
tardi… -
È
un rimprovero debole interrotto da un infantile sbadiglio con tanto
di lacrimuccia sonnolenta all’angolo dell’occhio.
Mi
fa
stare bene.
Di
lei mi piace ormai tutto. Lei come donna, lei come persona. La sua
bellezza esteriore e interiore, la sua purezza… il fatto che
sembra
una perenne principessa, che il suo colore è il bianco e il
suo fiore un giglio, che sa trovare l’ottimismo in ogni cosa,
che
contagia coi suoi sorrisi chiunque, che è sincera e
spontanea
ed ha una forza sua… riesce a combattere senza usare le armi
e la
forza concreta.
È
come una piccola perla.
Cosa
mi
piace di lei?
Tutto
quello che ho scoperto e che devo ancora scoprire.
Anche
il fatto che mi fa sentire diverso e nuovo, che mi fa fare, dire e
pensare cose non da me. Quando viaggio nel mio mondo di dati digitali
basta che vado da lei per tornare nel nostro di mondo. Reale e
fantasioso insieme.
Abbiamo
tutti e due la testa fra le nuvole ma in modo diverso e abbiamo
trovato un punto d’incontro, un equilibrio che separati non
avremmo
mai potuto acquistare.
-
Scusa… ho avuto problemi a lavoro… -
-
Come al solito… Miho voleva aspettarti, ma poi abbiamo visto
Peter
Pan e ci siamo messi ad immaginare avventure e abbiamo fatto un misto
fra Digiworld e L’Isola che non
c’è… -
Con
gli occhi velati dal sonno mi sorride e racconta la loro serata. Un
po’ le invidio… finiranno per essere un
tutt’uno queste due.
-
Hai fame? C’è la cena pronta… -
Effettivamente
un gorgoglio mi viene dallo stomaco e al pensiero di mangiare
qualcosa fatto da lei mi mette ancora più fame. È
proprio brava.
-
Si, non ho cenato. -
Mi
accompagna al tavolo e mi fa scaldare la cena, così parliamo.
-
E’ venuto Tai? -
-
Si è passato… mi ha detto che
c’è un problema e mi
ha fatto anche le congratulazioni. Ci vediamo domenica qua… -
È
un miracolo che sia così stanca da non lamentarsi del
ritardo,
del fatto che non ceniamo quasi mai insieme, che la nostra casa non
è
un porto di mare come invece sembra solo perché è
grande e tutti la prendono per sede di riunioni, e che
c’è
un nuovo problema all’orizzonte.
Penso
che mi ringrazi mentalmente ogni volta che evito di dirle quel che
scopro a lavoro.
-
Mi ha anche detto di dirti che ci siamo fatti un ottima compagnia
nella tua assenza… -
Spalanco
gli occhi e la guardo per vedere se è seria… fra
lei e Tai
che mi prendono continuamente in giro è difficile capire
quando scherzano o quando sono seri.
Lei
sorride e non sembra più stanca quando lo fa.
Ogni
volta sembra più giovane.
-
E poi ha detto così: - si mette in posa e in una perfetta
imitazione di voce, modo di parlare e di fare di Tai dice: -
Punizione divina! -
Poi
si mette a ridere. A volte torna bambina anche lei, si diverte a
prendermi in giro e scherzare. È sempre stata solare e
quando
c’era qualcosa che la logorava finiva che con lei si
rattristavano
tutti e ne risentivamo.
Mi
fa ridere, mi strappa una risata spontanea poiché finisco
per
immaginarmelo… facile che abbia fatto così!
Che
simpaticoni, ridere alle mie spalle!
Non
riesco ad arrabbiarmi ugualmente.
Quando
finisco di mangiare sparecchio io notando gli sbadigli ripetuti suoi.
Poi le cingo le spalle e la guido verso la camera:
-
Dai che sei stanca. A dormire… -
Docilmente
si fa accompagnare poi arrivati si ferma e mi appoggia la nuca sulla
spalla guardandomi con occhi pieni di sonno.
-
Non mi dai un bacio? -
Sa
che queste manifestazioni me le deve chiedere lei se le vuole e
strapparsele da sola poiché è difficile che le
dia
senza pensarci… sono fatto così. Ancora oggi
finisco per
arrossire e lei per sorridere divertita dalla cosa. Si diverte a
mettermi in queste situazioni.
Rosso
in volto lei me lo prende fra le mani e se lo cala dolcemente ma
sicura sul suo baciandoci con un lieve stampo sulle labbra.
A
volte
mi ci devo abituare, a volte non riesco a farne a meno, a volte ne
sento un bisogno tale che finisco per interrompere
l’attività
per lei.
Eh
già… ha fatto proprio un ottimo lavoro col
sottoscritto, ha
un potere forte; non credo ci sia nessuno che non la sopporti, ha
sempre finito per far tenerezza a tutti, stimola in chi la conosce
bene un senso di protezione innato.
Questo
è il suo potere.
Che
diventa anche il mio.
Al
resto, ai problemi e a quel che sta per succedere ci penseremo.
È
strano dirlo ma ora mi viene proprio spontaneo, anche se non
è
da me.
|
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Capitolo 5 *** Rainbow ***
CAPITOLO
4:
RAINBOW
/Mimi/
Eccola
nella casetta che gioca con gli altri bambini. È tutta presa
dal leggere un libro agli altri più piccoli di lei. Sorrido
spontaneamente, non è mai stata attirata dalla cucina anche
se
ha una mamma che lavora in un ristorante… è
proprio
divertente, penso che prenderà più da Izzy. Si
divora
quei libricini che le compriamo e li ricorda perfettamente. Mi
aspetto che a momenti giochi a computer!
La
maestra dell’asilo nido a cui ho affidato la mia piccola mi
vede e
mi saluta cordialmente in un sorriso materno.
-
Miho,
guarda chi c’è... -
La
bambina alza gli occhi dal libro e si illumina sorridendo radiosa
come solo i bambini col loro fare infantile e puro sanno fare.
-
Mamma! -
Urla
felice per poi però riposare gli occhi sul libro
più
grande di lei in un frettoloso:
-
Io
leggo! -
2
anni.
Dico io, ha due anni e già si mette in testa i doveri. Si
inizia una cosa e la si porta a termine, le promesse sono le
promesse, non si deve deludere nessuno, la gentilezza e il rispetto
per il prossimo prima di tutto… mi sembra di sentirla!
Si,
non
è lei a dire queste cose, è Izzy ad avergliele
messe in
testa involontariamente e ormai lei è così.
È
anche giusto ma ora potrebbe interrompere la lettura e venire a
salutarmi!
La
maestra ride ed io ricambio poco convinta.
Ha
troppo senso del dovere!
Finalmente
finisce il libro visto che si alza mollandolo in mezzo alla stanza,
presto imparerà anche a metterli a posto, ne sono certa;
corre verso di me e mi si butta addosso con mille gridolini felici.
Io la prendo in braccio e nonostante la stanchezza dopo una giornata
di lavoro la faccio girare stringendola poi al petto. Lei mi circonda
il collo con le sue braccine esili e affonda le dita sottili e
paffute fra i miei lunghi capelli, me li slega e comincia
allegramente ad annodarli rilassandosi. Le piace averli sciolti, io
così arruffo i suoi rossicci ancora corti e le stampo un
bacio
sulla gota piena e morbida.
-
Da un
bacio alla mamma! -
Lei
così posa la sua bocca a cuore sulla mia guancia e me ne
stampa uno con un piccolo schiocco, posa poi la testa sulla mia
spalla e si mette il dito in bocca. Ora per lei viene il momento
delle coccole.
-
Fa
ciao ai tuoi amici e alla maestra. -
Le
dico
dolcemente facendole alzare il capo, lei allunga l’altra
manina
libera e saluta per poi rimettersi comoda.
Rido
salutando anche io e mi avvio verso gli appendini bassi, prendo le
sue cose con il suo zainetto ed esco dall’edificio.
Sento
le ditina della piccola giocherellare con le mie ciocche
attorcigliandoli goffamente alla mano e al polso. Rilassa anche me
quando fa così, significa che sta per addormentarsi.
La
mia
piccola Miho… a volte vuole fare la grande imitando il
papà,
ma spesso gli viene più spontaneo fare la bambina ed io
adoro
viziarla un po’ così come lo sono stata io.
Arrivo
a casa e la metto nel box in soggiorno, non la metto nella culla
poiché è in camera ed ora io devo sistemare un
po’
questa immensa abitazione.
DRIIIIIIIIN!
DRIIIIIIIIN!
DRIIIIIIIIN!
Che
stress… così mi svegliano la figlia!
Rispondo
al telefono e dall’altro capo sento la voce squillante e
perennemente allegra nonché monella di Davis:
-
Ciao
Mimi, come va? Ho avuto la notizia!! -
-
Ciao.
Io sto bene. Hai saputo? -
-
Si…
quando nasce? -
-
Sono
al terzo mese… fra sei arriverà! -
-
Sono
contento… per quella data torno in giappone, sai? -
-
Bene!
Cosa mi racconti? Hai messo la testa a posto, laggiù? -
-
Ah ah
ah! Divertente! Beh, qua tutto ok ma il mio progetto di aprire un
ristorante con te che mi fai da cuoca è sempre valido! -
-
Penso
che lo terrò in considerazione! -
Io
e
Davis abbiamo legato parecchio quando c’erano problemi a
Digiworld
ed è finita che è venuto spesso a trovarmi per un
motivo o per l’altro coi suoi amici. Infine quando io sono
tornata
in Giappone lui è andato in America. Siamo stati poco nello
stesso paese, l’ho aiutato ad ambientarsi, gli ho fatto
conoscere
le zone giuste, le persone che gli sarebbero state utili, ma
poi… è
successo quello che è successo… e me ne sono
andata. L’ho
fatto rimanere al mio posto coi miei così faceva loro
compagnia, poi ho saputo che si era preso un suo appartamento dopo il
successo col primo fast food. Ora continua a chiamarmi facendomi i
resoconti di quel che accade là, del resto sono stata la sua
maestra di americano…
-
Senti… ti ho chiamato anche per un altro motivo. Qua sanno
tutti
che sei incinta di nuovo e Michael ha insistito per farti gli
auguri…
-
Ha
un
tono più serio ora. Al suo nome non sorrido più
ma poi
cerco di rilassarmi.
-
Tu
cosa gli hai detto? -
Dalla
mia voce bassa capisce che non mi fa piacere saperlo.
-
Bè,
non gli ho detto nulla, l’ho preso a pugni… ma ho
detto che te lo
avrei riferito… ah si, ho aggiunto di darci un taglio! -
Questo
mi fa sorridere, è tipico suo, riesce in tutte le
imprese…
-
Grazie… spero che tu l’abbia spedito
all’ospedale! Comunque va
bene, messaggio ricevuto. -
-
Mi
dispiace. -
E'
imbarazzato e mi fa tenerezza... vediamo di sdrammatizzare, certe
cose non sono per noi:
-
Tu
piuttosto… senti regolarmente Ken? È
così triste
ultimamente… poverino dovresti vederlo. Se non fossi sposata
lo
consolerei io! -
Ringhia
qualcosa dietro e parla a mitraglietta senza farmi capire nulla in un
misto di giapponese e americano. Mi fa veramente morire dal
ridere…
penso sia tutto a posto.
-
Facci
sapere quando torni che ti veniamo a prendere e ti facciamo la festa!
-
-
In
che senso? Mica mi picchierete… -
-
Te lo
meriteresti! -
E
rido
ancora, non penso di aver mai riso tanto in vita mia, no ok, ci sono
stati molti momenti in cui sono morta dalle risate.
-
Ok,
ti saluto che ho da fare, attento a non finire arrestato per aver
picchiato troppe persone! -
Risponde
scherzosamente e poi chiudiamo la comunicazione.
Apro
un
po’ di musica a basso volume per non svegliare Miho.
Mentre
metto in ordine, uno dei primi CD degli X Japan spande le note che mi
rendono malinconica invece che caricarmi. Sarà pure J Rock,
ma
le eccezioni come queste le faccio. Normalmente ascolto musica pop
straniera eppure alcuni di questi gruppi meritano.
Dopo
la
telefonata con Davis non so se essere più felice oppure
più
triste.
Ad
ogni
modo sembrava felice laggiù, però penso
tornerà
presto qua, è troppo legato a tutti noi, a Ken, al Giappone.
Quando
io mi sono trasferita ho passato un brutto momento, mi sentivo sola e
mi mancava il mio gruppo, i miei hanno fatto una gran fatica con me,
poi ho scoperto che anche in America c’erano i digiprescelti.
Presto ho saputo anche contro la mia volontà molte cose, ho
vissuto avventure diverse separata dagli altri, affrontato nemici di
quei luoghi finendo per far parte concreta anche di un altro gruppo.
Nel
giro di pochi anni avevo due giri importanti di amici, uno in
Giappone e uno in America.
Se
mi
sono tirata su tornando quella di un tempo, forse migliore,
l’ho
dovuto solo ai ragazzi di laggiù.
Specie
a Michael. Con lui ho finito per diventare il capo di quella zona,
tutti gli altri Digiprescelti americani avevano come punto di
riferimento noi due e unendo le conoscenze della mia esperienza con
la loro abbiamo scoperto molte cose che in Giappone ancora dovevano
sapere.
È
stato tutto sommato un bel periodo, inaspettato sotto tutti i punti
di vista. Preziosa come anche il mio primo arrivo a Digiworld.
Ho
saputo che l’America è il luogo dalle conoscenze e
oggetti
più avanzati, sotto il punto di vista Digitale, invece il
Giappone è situato in una posizione speciale, particolare,
per
cui attira l’interesse e l’attenzione di troppi
esseri, è
la concentrazione di tutte le energie, l’origine dei poteri,
la
convergenza di diverse correnti per cui si concentra spesso tutto
là.
E
molte
altre cose.
Non
lo
rimpiango quel periodo, sono stata molto utile anche da
laggiù
ai miei amici. Ho vissuto esperienze incredibili che mi hanno fatto
crescere e ho acquistato una sicurezza, un coraggio e un senso del
dovere che mi hanno fatto maturare.
Mi
fa
un po’ male dirlo ma è così. Devo molto
a Michael che
coi suoi modi di fare espansivi, sicuri e incoscienti, alla Tai
direi, mi ha contagiato coinvolgendomi più di quanto mi
sarei
aspettata e la nostra unione è stata inevitabile…
eravamo
una bella coppia, invidiata da tutti, rispettati e stimati, ci
dicevano che eravamo fatti l’uno per
l’altro… e poi che è
successo?
Perché
siamo arrivati a quello?
Gli
volevo veramente molto bene.
Cose
c’è stato di sbagliato?
Non
lo
capirò mai.
Sospiro
portandomi la mano fra i capelli in modo che alcune ciocche ricadano
all’indietro, devo legarli in una coda bassa. Così
lunghi e
mossi sono ingombranti.
Non
sono stata io a smettere di volergli bene, anche se ho dovuto
lasciarlo.
Cos’è
che non voleva più in me? Cosa non gli bastava? Cosa voleva
provare andando con quella ragazza?
Ha
detto che era diventato tutto troppo… troppo
tutto… serio…
forte… incontrollato… assoluto… ma che
spiegazione è? Ha
avuto paura della grandezza che stava intraprendendo il nostro
rapporto per cui per farsi lasciare è andato con
un’altra.
Quando
ho spiegato a Davis che me ne sarei andata e che sarebbe potuto
rimanere coi miei genitori al mio posto lui non l’ha capito.
Ha
detto che non si capacitava su come si potesse desiderare
un’altra
al posto mio, che le altre non avevano nulla più di me,
tanto
meno la bellezza. Che è stato assurdo.
Ma
per
questa assurdità mi ha perso.
Avrei
potuto cercare di capirlo e affrontare questa paura, ma non ce
l’ho
fatta, non sono una martire. Se ha avuto dubbi ed ha voluto scappare
creando la situazione affinchè io lo lasciassi è
stato
libero di farlo. Mi sono detta che non ero una santa e che doveva
crescere da solo.
Io
ero
diventata forte e matura ed ero troppo per lui. Mi amava, me lo
ripetè in seguito ma io gli gridai contro di tutto.
Lo
ricordo il momento.
Mi
ero
risollevata grazie a Izzy e i ragazzi. Non mi lasciavano mai sola,
stavo tornando in me, quella di un tempo. Pian piano la loro cura
faceva effetto.
E
lui
venne da me, là, nel mio mondo, fra i miei amici, nelle mie
giornate quasi serene e mi disse che dovevamo parlare e chiarirci.
Io
non
volli andare da nessuna parte, non volevo parlargli ma per
togliermelo di torno accettai di ascoltarlo cinque minuti lì
dove eravamo, poco distanti dagli altri che mi aspettavano.
Mi
disse che mi amava, che non aveva mai smesso, che non ce la faceva
senza di me… le solite cose che si dicono. Io allora gli
dissi che
lo dimostrava in modo strano. Lui rispose che era stata una sorta di
difesa, era il suo carattere, la pressione che tutti gli davano
credendolo il massimo, il migliore, perfetto. Ma era una scusa. Non
si doveva nascondere dietro queste cose. Se amava in quel modo io non
sapevo che farmene. Ora mi stavo rifacendo una vita dopo la
sofferenza che lui mi aveva dato. Per la seconda volta stavo
ricominciando e non sarei tornata indietro. Prendendo delle decisioni
serie non si può dare la possibilità a nessuno di
riportarti indietro altrimenti non sono state serie e ben pensate.
Sarei andata avanti senza di lui. Ormai cominciavo a stare bene e a
capire che se per lui il nostro rapporto non andava bene allora
pazienza, mi stavo rialzando trovando in me una forza che non pensavo
di avere. Consapevolezze si rafforzavano e io non avevo paura
perché
avevo la mania di esprimerle al momento giusto senza tenerle dentro
in segreto facendole esplodere in ritardo nei momenti sbagliati.
Io
non
avevo paura che tutto diventasse grande e che mi sfuggisse di mano.
Non
ce
l’avevo quella paura.
Lui
si... e chissà quali altre cose. Ma lui aveva capito il suo
sbaglio e voleva rimediare. Io no.
Era
solo un egoista che faceva quel che più gli aggradava senza
tener conto del mio volere. Era sempre così, decideva senza
chiedermi il parere, scontato che l’avrei sempre seguito.
Al
colmo dell’esasperazione non ce la feci più, di
natura non
trattenevo mai il mio dolore, non ero mai riuscita a far finta di
nulla.
Urlai.
Non l’avevo mai fatto, specie da quando ero cambiata a causa
di
quell’esperienza.
Urlai
ma arrabbiata, ero furiosa e piena di dolore insieme. Questo penso
che stupì gli altri.
Si
zittirono e guardarono.
Michael
rimase sbalordito anche lui. Ribattè le mie dure parole di
ira
chiedendo un’altra possibilità.
Io
gliel’avevo data, lui al tempo non l’aveva voluta.
Ora basta. Non
mi calpestavo.
‘E
dove lo metti il rispetto per me? Conto così poco? Non sai
ascoltare? Gli altri ti devono ascoltare ma tu non ascolti loro! La
smetti di essere così concentrato su te stesso? Chi ti credi
di essere!? Ascolta il volere degli altri, cresci, prendi coscienza
che non tutto va come vuoi tu. Mi hai perso. Basta. Fattene una
ragione. Smettila con questo egoistico egocentrismo. Io non sono una
bambola!’
E
me ne
andai dagli altri che mi guardavano stupiti. Mi voltai di schiena
verso di lui che mi seguì, mi disse qualcosa ed io col capo
chino in un espressione che nascondevo per quanto era scura gridai
ancora:
‘Vattene!’
Lui
insistette toccandomi, io mi girai per dargli uno schiaffo e fu
lì
che qualcuno si mise in mezzo. Non me lo sarei aspettato ma pregavo
affinchè qualcuno lo facesse. Io non ne potevo
più e mi
bruciava l’idea di fare quella scenata davanti agli altri,
non era
da me. Mimi non ha mai di questi problemi, è spensierata e
allegra. Detestavo pesare su qualcuno.
Rimasi
a bocca aperta come anche gli altri. Fu Izzy a mettersi fra me e lui
staccandogli la mano dal mio braccio.
Gli
disse che era ora di andarsene, con gentilezza e compostezza. Una
calma tipica sua.
Gli
altri mi si fecero intorno e vidi Tai stringere i pugni, lui era
così
impulsivo che temevo una sua reazione esagerata, ma a quanto pare i
ruoli si erano invertiti.
Michael
disse che loro non c’entravano, di andarsene e lasciarci
parlare
ancora. Che io ero scossa e arrabbiata ma a mente fredda sarei stata
d’accordo con lui come era sempre stato. Disse
che… io non sapevo
bene quel che facevo rompendo così a quel punto la nostra
relazione… poiché noi ci amavamo e
l’avrei rimpianto…
Ebbene
stavo per intervenire al limite massimo, i nervi a fior di pelle, non
ce la facevo veramente più, le lacrime premevano e il mio
controllo stava svanendo. Mi faceva male questo suo modo di pensare
perché mi calpestava senza accorgersene, non lo faceva
apposta
ma era per questo che non avrebbe più funzionato.
Perché
dava per scontata la mia presenza e il mio essere sempre
d’accordo
con lui. Non ero il suo cagnolino ma quelle parole lo davano a
credere.
Izzy
lo
colpì con un pugno e urlò arrabbiato come forse
non
l’avevo mai visto da quando lo conoscevo, ed era parecchio.
‘Mimi
ha un cervello per pensare e decidere e tu la devi rispettare, se
così non ti va bene peggio per te perché non hai
altra
scelta che piegarti al suo volere! ‘
Io
ero
immobile e le sue parole mi fecero uscire le lacrime che scesero dai
miei occhi. Quelle parole di Izzy mi sciolsero e mi scossero. Fu
trattenuto da Matt e Joe che cercarono di calmarlo stupiti loro per
primi.
Michael
ci guardò, guardò me e non sapeva effettivamente
più
che dire.
Matt
con voce bassa e penetrante che è ancora impressa in me
mormorò accattivante di andarsene proprio in questo modo:
‘Vattene,
Michael… prima che si scateni anche Tai’
Infatti
Tai tremava dalla rabbia, penso per il concetto in sé che
Michael aveva espresso.
Sentii
le braccia di Sora avvolgermi dolcemente e mi abbandonai a lei.
Stavo
bene, nel dolore assoluto stavo bene, ero coi miei amici, mi avevano
aiutato… ora era a posto, non sarebbe più
tornato. Nei
singhiozzi dissi che era finita e di non tornare più, lui
fece
un passo avanti incredulo di aver sentito quelle parole, era convinto
che mi avrebbe riportato indietro.
Ma
non
fu così.
Questa
volta Tai si parò davanti a lui e lo guardò.
Si,
lo
ricordo.
Lo
guardò e basta. Poi deve aver detto una cosa tipo:
‘Vai
prima che finisca male!’
Lui
se
ne andò e non lo vidi più, non lo sentii anche se
ogni
tanto mi arrivavano suoi messaggi e sue notizie.
Quel
giorno io non lo dimenticherò mai poiché mai
avrei
pensato che la nostra era un unione così forte, che gli
altri
tenessero così a me, che fossero disposti a questo. Ma il
loro
legame e i loro sentimenti li conoscevo, sapevo quanto preziosi erano
per me.
Ricorderò
per sempre le parole di Izzy.
Si,
per
sempre.
E
anche
quelle degli altri, come mi consolarono… ma Izzy mi
colpì
poiché mai mi sarei aspettata una cosa simile.
È
il campanello che suona ad interrompere questo flusso di ricordi.
Saltando
sul posto corro ad aprire prima che si svegli Miho… ma
è
così insistente che è troppo tardi. Sento che si
alza e
comincia a gorgogliare.
-
Tai,
ciao… -
-
Ciao,
Mimi, come va? -
-
Bene,
grazie… solo che ora ho voglia di strozzarti, mi hai
svegliato la
figlia… -
Sorrido
senza pensare veramente quello che dico. È un eterno gioco
fra
noi, amiamo scherzare.
Lo
faccio entrare andando a prendere in braccio la piccola, appena vede
Tai si illumina ridendo e con la sua vocina tenera dice:
-
Zio
Tai… -
Ormai
li chiama tutti zio e zia!
Si
sbilancia fra le sue braccia e Tai la prende al volo tirandola su in
alto, ride anche lui come lei:
-
Ciao
piccola… è arrivato lo zio! -
Sorrido
a guardarli, si mettono subito a giocare. Sono proprio divertenti,
fatti l’uno per l’altro.
Si
mettono a terra e Miho tira fuori tutti i suoi giocattoli.
Ne
approfitto per preparare la cena, come al solito Izzy è
tardi,
quando torna le sente, non può mettere prima di tutto il
lavoro. Quei dannati computer!
-
Ti
fermi a cena? -
-
No,
grazie, sono di passaggio con 2 messaggi… poi in
realtà devo
scappare, Matt mi aspetta! -
Strano,
solitamente quando viene qua per fare quattro chiacchiere con Izzy
approfitta per scroccare una cena, dice che come cucino io lo fa solo
Matt… e quando non può scroccarla a lui viene qua.
Ma
del
resto mi rendo conto che col biondo non si può mica
competere!
Si
alza
mettendosi Miho sulle spalle che gli arruffa i capelli castani ancor,
ha provato ad accorciarli un po’ per tenersi un aria
più
adulta ma di base è sempre quello, spettinato e indefinito.
Mi
viene vicino con la sua aria da eterno monello, tanto simile a quella
di Davis.
-
Però
un assaggino lo prendo volentieri! -
Apre
la
bocca aspettando qualcosa, così lo accontento imboccandolo
con
del cibo che sto preparando. Mastica contento mentre Miho ride.
-
Che
cosa mi dovevi dire? -
Si
fa
serio ad un certo punto, mette giù la piccola che riprende a
girare per la casa.
-
Allora… la prima è di Izzy, sono passato da lui
per dirgli
la stessa cosa, ha detto di dirla anche a te e avvisarti che
tarderà
un po’ stasera… ma questo già lo
sapevi, vero? -
Ha
un
mezzo ghigno che gli nasce spontaneo ogni qualvolta si diverta.
Scuoto
il capo,
-
Si lo
sapevo! -
Mi
batte la schiena mentre continuo a cucinare, ridacchia, poi continua
più serio.
-
Senti, invece domenica c’è una riunione su un
argomento
importante. Siamo noi della vecchia guardia. -
-
Una
riunione? Come mai? -
-
Eh, è
un lungo discorso… non è un problema di digiworld
ma di
un’altra dimensione, però centrano i bambini
digiprescelti…
non so nemmeno se di tutto il mondo o solo del giappone…
mah... per
questo poi i dettagli che ne ho pochi li do domenica, dopo domani. -
Annuisco
un po’ preoccupata, quando ha quella faccia non è
nulla di
buono.
Sospiro,
mi sembrava un momento di grazia.
-
Pazienza, dai, sarà una scusa per rivederci tutti! Insieme
non
è facile beccarci! -
Anche
qua trovo il lato positivo, cosa che mi viene naturale. È
nel
mio carattere.
-
E poi
l’ultimo. Un favore. Visto che casa mia e di Matt sono dei
buchi e
che questa è un villa grande che ne diresti di farla qua? -
Si
che
scusa…
-
Lo
sapevo… la facciamo sempre qua, no? -
Non
sono seccata, mi fa piacere, è bello il caos in fin dei
conti.
-
Izzy
era convinto che mi dicevi di si ma se te lo chiedeva lui rifiutavi!
-
Lo
guardo un po’ stupita… effettivamente con Izzy a
volte tiro fuori
quei lati del mio carattere burberi. Ma non tanto, dai… lui
mi
dipinge come un mostro a volte.
-
Oh,
lui esagera… in realtà è a lui che
seccava, ne sono
convinta! -
Ride.
Lui ride. Non fa altro da quando è arrivato ed ogni volta
puntuale finisce per contagiarmi.
-
Siete
i soliti! -
-
Ah,
ma sta zitto! -
Allegramente
gli metto in bocca un altro bocconcino per farlo smettere, azione di
successo.
Subito
si fionda anche Miho che mi si appende aprendo la bocca:
-
Fame!
-
La
guardo e la prendo in braccio, affettuosamente la bacio dicendole:
-
Tesoro, subito ti do da mangiare… -
Tai
ingoia il boccone e si siede sulla sedia del tavolo della cucina
cominciando a parlare a ruota libera. Da quando sono tornata
dall’America anche lui si è avvicinato di
più a me,
come tutti gli altri… per non parlare di dopo che mi sono
sposata
con Izzy. Beh, nella vita le sorprese non finiscono mai. Io e Tai
abbiamo sempre avuto un buon rapporto e scherzato spesso insieme,
è
divertente prendere in giro sia lui che Izzy.
-
Ho
saputo la notizia! -
-
Si? -
-
Si,
complimenti… quando si sa cos’è? -
-
Beh,
di fatto si sa che è un bambino, poi se sia maschio e
femmina
il prossimo mese con sicurezza! -
-
Ah ah
ah! Che simpatica! I nomi? -
-
Jessie se è maschio, ma sono un po’ indecisa anche
su
Isoshi. Se è femmina ancora non saprei! -
Parliamo
un po’ del più e del meno sempre circa in
argomento, poi il
cellulare gli squilla. È Matt che penso gli dica parole poco
gentili sul ritardo.
Effettivamente
il tempo è volato fra una risata e l’altra. Quando
attacchiamo a chiacchierare non la finiamo più!
-
E'
meglio che vada, va! -
-
Si,
prima che ti sbrani! -
-
Dì
a Izzy che ci siamo fatti un ottima compagnia a vicenda! Riferiscigli
che è una… - Si mette in un posa buffa con le
dita a
pistola, l’occhiolino e il ghigno, poi continua: -
…punizione! -
Non
capisco molto ma lo trovo così buffo che per la millesima
volta finisco per ridere.
Da
un
bacio alla piccola che lo ricambia, mi saluta e corre fuori in uno
SBAM! che indica una sua caduta. Quei gradini dell’ingresso
fanno
sempre brutti scherzi!
Dopo
che se ne va il silenzio, relativo, torna ad espandersi, silenzio in
cui do da mangiare alla piccola mentre parlo dolcemente con lei che
ogni tanto mi risponde ed infine mangio anche io. Tanto so che quando
dice che fa tardi arriva ad un ora indecente!
Miho
insiste con l’aspettarlo così finiamo per vedere
il solito
DVD. Dopo il film sui Digimon che hanno fatto, quello di Peter Pan
è
il suo preferito, così mettiamo su quello.
Ci
stendiamo nel divano comode e lo guardiamo insieme pur conoscendolo a
memoria.
È
sempre bello quel mondo fantastico, l’ideatore era un vero
genio.
Creare un personaggio che fa sognare a quel modo in un isola
simile... da piccola ricordo che desideravo tanto essere Wendy e che
Peter Pan mi venisse a prendere, volevo andare nell’isola che
non
c’è e giocare con le sirene. Mi identificavo molto
nella
ragazza e ancora ora fantastico spesso su questi mondi e dimensioni
sconosciute. Chissà quante ce ne sono oltre Digiworld. Mi
piacerebbe scoprirle, andarci...
È
qualcosa che mi fa sempre pensare molto.
Il
libro che ha iniziato a scrivere TK penso sia veramente molto
interessante e che il prossimo film che faranno su Digiworld
sarà
ispirato al suo libro. Ci siamo tutti noi.
Su
questi pensieri che vagano a ruota libera, alla fine del cartone
coinvolgo Miho che mi ascolta affascinata, le racconto di diverse
avventure che ho vissuto da piccola, di Palmon, dell’isola di
File
che si è divisa e di come mi sono trovata col suo
papà,
delle altre avventure... e di un possibile incontro con Digiworld e
l’isola che non c’è!
Sarebbe
bello se esistesse anche quella. Sarebbe bello se l’eroe dei
miei
sogni di bambina arrivasse veramente... sarebbe bello se…
Izzy
tornasse a casa…
Sento
le ditine di Miho affondare fra i miei capelli, gioca lentamente
mentre le immerge ingarbugliando un po’ le morbide onde che
si
spargono sul cuscino del divano libere dall’elastico.
Sta
per
addormentarsi, ma a quest’ora della giornata sento tutta la
stanchezza e se fa così non riesco a salutare Izzy; spero mi
svegli, proprio non riesco, mi fanno male tutte le ossa, le gambe, le
ginocchia… ooh, ma che bello però… i
bambini sono una gran
invenzione!
Oh,
parlo come Izzy. Non sono un invenzione, sono una creazione.
Lontani,
sempre più lontani i pensieri, finchè gli occhi
pesanti
si chiudono e non mi abbandono al sonno addormentandomi in sogni
fanciulleschi dove un folletto volante mi porta dalle Sirene e i
Digimon giocano in compagnia dei pellirosse… e i pirati
cercano di
impossessarsi di Digiworld!
Sto
proprio bene.
|
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Capitolo 6 *** The way you make me feel ***
CAPITOLO
5:
THE WAY YOU MAKE ME FEEL
/Sora/
Lo
specchio manda la mia immagine riflessa. Un ultimo ritocco ai capelli
e poi sono pronta. Metto dei fermagli per tenerli più
ordinati, il cignon morbido ormai è la mia acconciatura di
lavoro, per andare allo studio non posso permettermi di lasciare
questa cascata arancione sciolta… ordini del capo!
Mi
liscio l’abito, il tajeour non fa per me, non mi sarei mai
sognata
di indossare una cosa così elegante, anche se ho sostituito
la
gonna ai pantaloni, ma lo faccio esclusivamente per lavoro.
È
espressamente richiesto un certo stile d’eleganza e
perfezione e se
voglio aprire un giorno uno studio di stilista tutto mio devo stare a
tutte le regole di quello in cui lavoro oggi.
Esco
dal bagno pensando che già non vedo l’ora di poter
rimettermi comoda coi soliti vestiti da casa e i capelli
sciolti… e
la giornata è appena iniziata!
Entro
nella camera e prendo in braccio Joji dal box dove l’avevo
lasciato
intanto che mi preparavo.
Mi
guarda coi suoi occhioni blu poco birichini per uno bambino di 2
anni. Ha un aria sveglia, questo si, ma non monella. Sospiro. Ho la
vaga idea che mi somiglierà ben poco, però a
volte fa
certe cose che mi lasciano interdetta… è come se
avesse una
doppia personalità, non riesco ancora ad inquadrare mio
figlio!
Pazienza,
è delizioso comunque.
-
Andiamo, ora la mamma deve andare a lavorare, tu invece sai dove vai?
-
Mi
fissa ascoltandomi attentamente, si porta un ditino alla bocca e
sembra pensarci. Poi con la sua vocina sottile e infantile, con le
lettere che non riesce a pronunciare, risponde:
-
Giochi? -
Breve
e conciso.
Gli
stampo un bacio sulla guanciotta piena sorridendo:
-
Esatto! -
Sull’uscita
di casa ci fermiamo perché sentiamo la porta aprirsi, guardo
l’ora. Ha fatto tardi oggi, il suo turno doveva finire
prima…
come al solito l’hanno trattenuto per degli straordinari ed
ovviamente con il suo senso del dovere è rimasto.
-
Joji, saluta papà… hai visto chi
c’è? -
Appena
vede suo padre tende le braccia verso di lui che sorride affettuoso
prendendolo a sua volta. Lo bacia e saluta:
-
Ciao… state uscendo? -
-
Joe… ma insomma, quante volte te lo devo dire? Il tuo turno
di
notte finisce ad una certa ora, non puoi fare tutte queste ore in
più! -
Sospira
con un sorriso di scuse, ormai non sa più cosa dire, lo fa
sempre.
-
Lo so, ma non posso lasciarli nei guai, se hanno bisogno, hanno
bisogno… sai che… -
Lo
interrompo sospirando a mia volta:
-
Si, so come funziona un ospedale! -
Decido
di lasciar perdere.
-
Ora vai a riposarti! -
Torna
sereno e tranquillo, con la sua eterna calma che ormai mi ha
trasmesso e solo quando fa queste espressioni noto la somiglianza di
quei due. Il piccolo Joji ha gli stessi capelli del padre, lisci come
spaghetti e neri dai riflessi blu, occhi anch’essi blu, aria
intelligente: pur essendo così piccolo, Joji, da
quest’impressione quando sta con Joe.
-
Joji, vieni, dobbiamo andare che papà ora è
stanco e va
a fare la nanna. -
Faccio
per prenderlo ma lui si appende ai capelli lunghi di Joe, li ha
accorciati rispetto a qualche anno fa, ma li ha lasciati lo stesso
lunghi fino al collo in un taglio scalato che gli dona, ora con
quest’altra montatura fine e sottile di occhiali, sta molto
meglio.
Riesco
a portarlo via e ancora una volta rimango interdetta: questo esserino
che sembra buono e gentile come il papà, a volte, mostra un
lato preoccupatamente pestifero. Penso abbia un mix fra i nostri
caratteri ed è una cosa sorprendente perché
riesce a
far credere ai grandi quel che vuole con quel suo faccino da bravo
bimbo.
Sorrido…
darà del filo da torcere a chiunque da grande!
È
ora che sento la mano grande e calda posarsi sulla mia spalla e un
bacio lieve che si posa sul mio capo, successivamente anche su quello
di Joji.
-
Buon lavoro e buon divertimento a voi! -
Ricambio
il gesto con uno sguardo che vuole solo trasmettergli quello che non
sempre si può dire a voce e a gesti.
Pian
piano è diventato importante, quest’uomo...
l’uomo che è
diventato e che ha saputo stupirmi.
Ho
lasciato mio figlio da mia mamma dopo avermi fatto promettere che
domani andrà a trovare Miho. Ha una capacità di
convincimento molto acuta nonostante sappia qualche parola in
croce…
quelle che sa le usa tutte e bene.
Quando
il turno di notte di Joe coincide con il sabato, giorno in cui
l’asilo nido è chiuso, lo porto da mia mamma, non
voglio
disturbare Joe anche perché so che torna sempre qualche ora
dopo il suo turno. Il fatto che non sia ancora di ruolo ma sia in
prova è stressante, ma lui lo fa come fosse una passeggiata.
Non so come fa.
Mi
avvio in auto al mio studio che di sabato non chiude, inizia il mio
lavoro d’assistente grafica ad una casa stilistica non molto
conosciuta. Pian piano so che arriverò dove voglio e sono
tranquilla.
Nel
tratto che mi separa dal posto, ripenso alla mia piccola famiglia e
al senso di soddisfazione che giorno dopo giorno provo.
Non
avrei mai detto, anni fa, che sarebbe finita così.
Assolutamente.
Da
bambini, quando siamo capitati a Digiworld, era la prima volta che
conoscevo bene Joe… ed ho avuto modo di farmi un idea
precisa di
lui quando siamo finiti insieme nel pezzo di isola di File,
laggiù.
A
quel tempo era solo un pauroso pessimista cosmico che sentiva il peso
dell’essere più grande. Era convinto di dover
essere più
maturo e responsabile, ma non ci riusciva affatto e soprattutto si
sottovalutava alla grande andando in confusione sulle cose
più
sciocche. Aveva molti punti a suo sfavore ma molti anche a suo
favore. Sempre in quell’occasione ho potuto constatare che
era
perfettamente in grado di farcela nelle situazioni difficili. Che
quando serviva tirava fuori i cosiddetti. Che era tremendamente
sincero e leale e di lui ci si poteva fidare veramente molto.
Ora
ha sviluppato un senso di dolcezza e protezione molto acuto.
L’ha
sempre avuto, ma crescendo lo è stato ancora di
più.
Ora
sono riuscita a trasmettergli la forza necessaria per affrontare ogni
momento, per non avere più paura, per essere sicuro e
credere
in sé stesso. Ora non è un pessimista cosmico e
incontrandolo è del tutto diverso da quel tempo.
Ha
trovato il suo equilibrio interiore e dal di fuori trasmette una
grande calma e sicurezza, ci si sente al sicuro ma non nello stesso
modo in cui ci si sentirebbe accanto a Tai… con lui ci si
sente in
perenne pericolo… quell’incosciente…
Joe alla fine è
maturato veramente ma non è una maturazione che pesa.
Anche
io a quel tempo sentivo il peso del mio ruolo, mi sentivo
più
grande di testa e in dovere di ‘tenerli da conto’ e
proteggerli
come potevo. Ma non avevo i suoi stessi problemi, non ero pessimista,
non mi sottovalutavo. Pensavo solo che non ero capace di provare
l’amore che possedevo secondo il simbolo, ma sapevo di essere
forte
e di poter aiutare i miei amici. Detestavo essere un peso per loro e
non mi arrendevo mai.
Mi
sono capitati momenti di sconforto assurdi a Digiworld, di ogni
genere, ma ne sono sempre uscita grazie ai miei amici e una volta
tornata sulla terra non mi sono più capitati, sono cresciuta
anche io. Parte del merito, gran parte oserei dire, è stato
per la mia famiglia. Joe, il nuovo Joe, ha saputo darmi quella calma
e pacatezza che mi mancava. Ero un maschiaccio da piccola, lo devo
ammettere, non avevo un carattere facile, anche se il difetto di
dover proteggere tutti e non pesare su nessuno l’ho sempre
mantenuto… nessuno è perfetto!
È
successo che per darci l’un l’altro quello di cui
avevamo
bisogno, per completarci e trovare il nostro equilibrio, io e Joe
siamo diventati quello che siamo ora, trovando il nostro paradiso e
quello che siamo veramente. I veri noi stessi.
E
non sarebbe potuto essere con nessun altro, penso.
Sono
contenta di tutto quello che mi è capitato e non rimpiango
nulla, né le delusioni, né i momenti difficili e
di
sconforto. Non me ne vergognerò mai perché mi
hanno
forgiato.
Questa
è Sora.
-
Signora Kido, è arrivato una persona che sostiene di
conoscervi e di volervi parlare ma dal baccano che fa sembra
strano…
-
Capisco
subito di chi si tratta, è sempre il solito, non
cambierà
mai!
-
Lascia, lo conosco… vado io da lui… - per evitare
di essere
licenziata!
Esco
di fretta e all’entrata lo vedo. Sapevo che era
lui…
-
Tai… non cambierai mai… -
-
Sora! -
Si
illumina vedendomi arrivare, poi sgarbato si rivolge ai custodi:
-
Ecco, visto che mi conosce? -
Faccio
un sorrisino di scuse e come è sempre successo lo tiro fuori
dai guai. Sarà il mio destino!
Quando
finalmente siamo fuori da soli possiamo parlare. Non è mai
venuto dove lavoro, chissà cos’avrà.
-
Come mai non mi hai telefonato, scusa? -
Lui
mi guarda come se fosse ovvio, quando ha quell’aria, che
conosco
fin troppo bene, significa che non c’è nulla di
buono
all’orizzonte. Eh già!
-
Eh, mi sembrava una buona idea farmi un giretto! -
Non
mi saranno mai chiare le sue trovate, ma poco importa.
-
Non importa! Tu come stai? -
Mi
stupisce che se lo ricorda di chiedermelo.
-
Bene, come sempre… tu che mi dici? -
Sta
per arrivare la patata bollente. Viene a dire le cose di persona solo
quando sono serie!
-
Sora, domenica c’è una riunione a casa di Izzy e
Mimi… -
Alzo
un sopracciglio… lo sapevo, ormai lo conosco a mena dito, me
ne ha
fatte sempre di tutti i colori, ora riesco a leggerlo al volo.
-
E come mai? -
Si
gratta il capo mentre pensa al modo più veloce per spiegare
la
marea di parole che avrebbe da dirmi.
-
Uhm… te lo spiego domenica, dai. Diciamo che
c’è un nuovo
pericolo legato ai digiprescelti ma non a Digiworld! -
Un
nuovo pericolo? Bambini? Corrugo la fronte mentre mi faccio
attenta…
ora mi farò spiegare per bene tutto.
-
Tai, dimmi quel che sai, per favore… -
Non
è un tono di favore ma più che altro una specie
di
ordine. Non può dire certe cose e poi lasciare
così!
Si
decide a spiegarmi tutto, è piuttosto confusionario ma ormai
riesco a decifrarlo bene, alla fine del fiume di parole ho solo
più
pensieri ma del resto l’ho voluto io.
Mentre
ancora ci penso noto che Tai si mette a fissarmi con un aria strana,
ho paura di sapere cosa sta pensando ora.
-
Tai, che c’è? -
-
Niente è che… sai… mi sembri
stranissima così! Non
ti avevo mai visto in questa versione e… mi sembri buffa! -
Per
finire poi scoppia a ridere come se fosse la cosa più
divertente del mondo. Mi ha appena raccontato una cosa simile e si
mette a ridere… e per di più sul mio aspetto!
Che
diavolo avrò di così buffo? Come al solito ha il
tatto
di un elefante, lo prenderei a sberle, l’ha sempre fatto e
non ha
mai smesso.
Pur
conoscendolo non mi ci abituerò mai ugualmente!
-
Tai! -
Lo
ammonisco senza avere idea di cosa dirgli dopo, ogni cosa è
inutile.
Oh,
è stancante vederlo!
Mi
passo una mano sulla fronte per trovare la calma e decido di tornare
al lavoro per evitare la solita confusione!
Lui
smette di ridere cercando di scusarsi:
-
No, scusa Sora… non volevo prenderti in giro, stai bene
così…
mi ci abituerò… credo. -
E
ancora a ridere. Ma sono così divertente?
-
Oh, fa come vuoi, ci vediamo domenica da Mimi e Izzy allora,
così
Joji gioca un po’ con Miho, mi aveva già fatto
promettere di
portarlo da loro! -
Finalmente
smette di ridere.
Sono
contenta di vederlo comunque bene, questo è uno di quelli
che
non crolla più e a questo pensiero scuoto la testa come a
dire
che è senza speranza, ormai non me la prendo più,
so
che non lo fa apposta ma che è proprio così.
-
Salutami Joji… come sta Joe? -
Cambia
discorso repentinamente e se non ci fossi abituata rimarrei
spiazzata.
-
Bene, lavora troppo come sempre, ho paura di quando
diventerà
medico a tutti gli effetti… ha smontato stamattina dalla
notte, ora
dovrebbe dormire ma conoscendolo avrà fatto un sonnellino ed
ora sarà sveglio a fare chissà quale lavoro o a
studiare… giusto perché non studia mai
abbastanza! -
Mi
ascolta e seguendo uno dei suoi pensieri risponde con un ghigno:
-
Ah, per uno come lui solo un maschiaccio come te poteva cambiarlo
come effettivamente hai fatto. Vedrai che fra un po’
riuscirai
anche a non farlo lavorare così tanto! -
Mi
da una pacca sulla spalla… mah, convinto lui che
riuscirò
anche in quel campo… certo non mi do per vinta!
-
Senti, sicuramente è sveglio, va a fargli un po’
la predica,
gli farà bene. Non ti vede da un po’! -
Consapevole,
tuttavia, che Tai non è mai stato capace di fare prediche ma
solo discorsi precipitosi ed incoscienti.
Magari
lo convince a fare un po’ di paracadutismo così si
svaga, è
uno sport che gli ci vorrebbe proprio!
-
Va bene, allora passo, lo saluto volentieri! -
Ci
salutiamo e ognuno torna per la sua strada. Io e Tai ci becchiamo
spesso, ma con Joe è sempre stato difficile
perché come
al solito lavorava sempre ma so che Tai fa bene a tutti o non sarebbe
lui il capo del gruppo. Anche se siamo cresciuti è sempre
rimasta così e il fatto di questi giorni lo dimostra.
Porta
ventate d’aria fresca, ci vuole veramente.
Per
quel che mi riguarda do del mio meglio e so che ce la farò
ad
arrivare dove voglio. Ho la forza necessaria per affrontare la vita
così come la desidero.
E
con le persone che contano intorno a me non c’è
più
modo per ‘cadere’.
Sto
bene.
|
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Capitolo 7 *** In my life ***
CAPITOLO
6:
IN
MY LIFE
/Joe/
Apro
gli occhi e guardo l’ora sbadigliando. Sono le dieci di
mattina, ho
dormito abbastanza per oggi, anche troppo, con tutte le cose che ho
da fare non riesco a star qua a poltrire. Mi alzo e mi faccio una
doccia rinfrescante, quando ho smontato non l’ho fatta.
Vado
al bagno e regolo l’acqua nella doccia, con cura tolgo i
vestiti
che indosso e li piego nel cesto della biancheria da lavare poi entro
nel box e mi faccio avvolgere dall’acqua né troppo
calda né
troppo fredda, ma della giusta temperatura.
È
una liberazione dopo il lavoro. Fare la notte normalmente non
è
faticoso ma capitano sempre quelle volte in cui ti stanchi e non
finisci più.
Mi
sembra di rinascere e senza troppi fronzoli, dopo essermi lavato,
esco e mi asciugo. Non cammino in accappatoio come molti fanno, mi da
fastidio bagnare il pavimento, poi finisco per prendermi un malanno.
Mi
pettino i capelli col pettine buttandoli all’indietro, poi
man mano
che si asciugano la riga in mezzo viene naturale. Penso che li
taglierò ancora, non si addicono molto ad un mendico, anche
se
sto ancora facendo la specializzazione. Mi manca comunque poco, devo
pensare anche ai dettagli, l’immagine significa molto in
certi
casi.
Inforco
gli occhiali e metto in ordine asciugando il pavimento del bagno,
apro la finestra per disappannare le piastrelle e lo specchio, poi
quando è tutto a posto esco dalla stanza e vado in cucina
per
mangiare qualcosa di sano e nutriente che funga da colazione.
Tiro
fuori una tazza di latte e vi verso dentro i cereali.
È
una colazione infantile, probabilmente, ma fra le più
sostanziose e nutrienti, ci sono affezionato e mi danno da sempre la
carica necessaria per affrontare la mattina.
Così
sveglio e pimpante seleziono mentalmente tutto quello che sarebbe da
fare, poi però mi soffermo sulle fatture e opto per
accendere
il pc e riordinare tutte le uscite del mese, così
controllerò
se i conti tornano.
Non
ragiono mai seriamente su quel che faccio, ormai è tutto
automatico, un rito. Sono cose che compio da sempre, non mi metto a
riflettere sui perché o i per come, vengono da
sé.
Anche se a volte provo effettivamente l’istinto di smettere,
di
bloccarmi e fare cose che normalmente non farei, è qua che
trovo l’appoggio di Sora e lei per prima mi spinge a fare
cose
inimmaginabili per il mio standard.
Con
noi
è stato così da quando abbiamo iniziato a
frequentarci.
Eppure
ci siamo come completati a vicenda.
Guardo
le fatture senza vederle veramente e lascio la calcolatrice a mezzo
numero.
È
sorprendente il fatto che io e lei siamo diventati una famiglia. Da
piccolo morivo dietro a Mimi, di due anni più piccola di me.
Poi però ho notato la totale diversità di Sora e
involontariamente ho cominciato a fare affidamento su di lei,
prendendo molto ma anche dando altrettanto… o per lo meno ho
cercato. Non si hanno mai conferme assolute in questi campi, ma tu
comunque lo sai se ne è valsa la pena o no.
Ora
sono ad un punto in cui senza di lei non saprei cosa fare.
È
banale ma io lo sono in fin dei conti.
Quando
mi perdo troppo nel mondo dello studio e dei doveri finisco per
rimanerne schiacciato, è lì che poi è
arrivata a
sollevarmi Sora, prendendosi i miei pesi. Mi ha fatto capire che
è
assurdo sfaticarsi fino a quel punto quando si può farne a
meno.
Ero
in crisi con lo studio, dovevo dare l’esame decisivo e non
dimenticherò mai che lei con la sua semplice forza e
sicurezza
mi ha fatto capire che se non volevo non dovevo… ed io
invece mi
sono reso conto che volevo.
Ho
cominciato ad osservarla. Lei non è bellissima come Mimi ma
ha
un carattere incrollabile che pur opponendosi al mio mi completa.
Pian
piano ci siamo dati a vicenda la forza giusta e abbiamo capito di
essere più simili di quel che sembriamo. Normalmente sono
gli
uomini che aiutano le donne, eppure fra noi no. Non so se io sia
riuscito ad aiutarla, se le ho dato qualcosa di utile, ma siamo
diventati pian piano una bella squadra. Io sento profondamente di
essere cambiato, le cose che prima ritenevo importanti ed essenziali
ora non lo sono più ma del resto sono consapevole della mia
fragilità. Senza di lei non saprei cosa fare. Lo so.
Immerso
nel lavoro e nei pensieri quando il campanello suona mi prendo un
colpo.
È
una suonata insistente.
Mi
sistemo gli occhiali sul naso, questa montatura sottile non sembra
nemmeno di averla.
Con
calma mi alzo e vado ad aprire, non corro mai per casa, potrei cadere
e non sarebbe un piacere.
Apro
la
porta con la pacatezza che mi caratterizza, anche se ammetto che da
piccolo ero decisamente più agitato, mi innervosivo per ogni
sciocchezza e partivo per conto mio con quella di dimostrare chi ero.
Alla fine ho capito che da solo non avrei mai potuto combinare nulla,
ma non si trattava di debolezza.
-
Joe! Da quanto! -
La
voce squillante e allegra di Tai mi arriva rompendomi quasi i
timpani, poi la sorpresa prende anche me. Non mi aspettavo una sua
visita, è da molto che non lo vedo. Rimaniamo in contatto
via
mail ma di persona non riusciamo mai a beccarci.
-
Tai! Come va?! È da molto che non ci vediamo! -
Gli
do un occhiata sommaria, non è poi molto cambiato,
fisicamente
ha cercato di crescere, e magari anche ci è riuscito, ma
ogni
volta che lo vedo ha sempre la stessa espressione… da
perenne
bambino vivace!
-
Cosa è successo, come mai qui? -
Mi
mette un braccio intorno alle spalle e con quel suo ghigno poco
raccomandabile dice trionfante:
-
Sono qua per proporti di fare paracadutismo! -
Non
capisco a cosa si riferisce ma ovviamente scherza.
Rido
dicendogli di non scherzare poi come se parlasse da solo conclude:
-
Beh, io ci ho provato! -
Non
so
a cosa si riferisce, ma forse aveva fatto una promessa a qualcuno.
Decido
di lasciar perdere e gli offro qualcosa da bere, lui accetta ma in
casa non tengo né birra né altre cose simili
così
si accontenta di una Coca Cola, a Joji piace molto per cui non manca
mai.
Si
siede e così tira fuori il rospo. Non lo fa apposta ma lo
conosco. Viene qua solo se ha qualche problema.
-
Avanti. Cosa hai combinato? Sei nei guai? O magari
c’è
qualcuno in fin di vita? -
Scherzo
ma fino ad un certo punto, lui si fa una risata spensierato, lo
invidio, è così dalla nascita e non
smetterà
mai.
-
No, non sono io nei guai… ma ho ricevuto una mail strana da
bambini
in pericolo. Dicono di essere in tanti e di essere stati intrappolati
in un posto che non è Digiworld. Ho ipotizzato che fosse
un’altra dimensione ma per il resto sono solo
teorie… -
Aggrotto
le sopracciglia, dove vuole arrivare? Detta così sembra una
barzelletta, prende sempre tutto troppo alla leggera.
-
E insomma, ci vediamo domani, domenica, a casa di Izzy e Mimi tutti
noi del gruppo. Così ne parliamo per bene. -
Mi
aspettavo una cosa simile, non mi sbagliavo.
Le
persone cambiano, io e Sora ne siamo una dimostrazione, i rapporti
anche… ma Tai no. È l’unico a rimanere
invariato… lui e
Davis sono una razza a parte!
Sospiro.
-
Va bene, ci saremo. L’hai già detto a Sora? -
-
Si, già fatto… -
Il
che
significa che si sono visti, loro due si vedono spesso, sono molto
amici. So che da piccoli hanno avuto una mezza storia.
Lo
guardo pensieroso rimanendo composto. Non mi da fastidio, abbiamo
tutti un forte legame e riconosco che alcuni di noi hanno un rapporto
più solido e comunque diverso.
Mi
sistemo i capelli scuri notando quanto i suoi siano in disordine.
Sorrido
appena, ora si spiega la trovata iniziale.
-
Joe, sei troppo serioso… -
Sentenzia
così dopo aver seguito un filo di pensiero incomprensibile,
poi andando per logica, essendo che ha parlato con Sora, sicuramente
lei gli ha detto un po’ di cose, fra le quali che dovrei
distrarmi
di più.
-
Hai parlato con Sora, vero? -
Cambiamo
subito argomento mentre va in giro per il salotto a curiosare.
-
Si, sono passato da lei prima di venire qua, poi mi ha ordinato di
passare a salutarti per deviarti dalla retta via… -
Sorrido,
è un concetto divertente.
-
Di solito succede il contrario, ovvero si dovrebbe mettere le persone
sulla retta via e non deviarle. -
-
Si, ma nel tuo caso è diverso! Mi ha raccontato un
po’… -
Sembra
noncurante, è perché sta combinando qualche
guaio. Lo
vedo ficcare la testa nell’armadio dei DVD, tutti quelli che
ci
sono li ha comprati lei, film di guerra, azione e avventura, mentre
io ho preso i fantasy per il piccolo Joji, che però non
guarda
molto, e i documentari… guardati molto di più dal
bambino
visti gli animali di cui parlano!
-
Ah si? E cosa ti ha detto? -
È
solo per parlare, tanto lo so cosa gli ha detto.
-
Mm? No, nulla di che… lavori troppo, dormi poco, studi il
doppio…
-
-
E cosa c’è di male? -
SBAM!
Nel
mezzo della nostra chiacchierata sento un rumore preoccupante
provenire dalle parti di Tai, non mi alzo, mi copro il volto con una
mano e mormoro:
-
Tai? -
Lui
esce dall’armadio e alza le mani in alto a modo di resa.
-
Non è successo nulla, non preoccuparti! -
Lo
guardo dubbioso, credergli è come sparare sulla croce
rossa…
ha un aria così colpevole! Tai è un libro aperto
per
tutti. Scuoto la testa sospirando.
-
Si… si… -
-
Ma dai! -
Mi
si
avvicina dandomi una pacca sulla schiena.
-
Comunque sia… di male c’è tutto! Le
persone normali devono
divertirsi! -
Torna
di colpo all’argomento di prima. Sora deve aver parlato
troppo.
-
Si, ma anche crescere, non basta il divertimento nella vita. - Pacato
rispondo.
-
Ah, ma è importante comunque! Devi calibrare bene! -
Discorsi
strani. Proprio da lui. Guardo l’ora, è un
abitudine, non ho
fretta ma ugualmente lo faccio spesso.
Questo
gesto sembra svegliare in Tai il ricordo su cosa deve fare visto che
allarmato comincia a correre verso l’ingresso.
-
Devo scappare Joe, devo passare anche da TK e Kari! -
Non
sindaco sul fatto che poteva telefonare invece che passare da tutti,
come anche che Kari, essendo sua sorella, sarebbe dovuta essere la
prima a saperlo… si infila le scarpe e in tutta fretta mi da
un
pugno amichevole sulla spalla e con un gran casino, come quello che
ha fatto entrando, se ne va lasciando di nuovo il silenzio che sa di
strano.
E
così la ventata di aria fresca se ne va.
Nella
mia vita ci sono molte cose importanti, me lo dico risedendomi al
computer. Non solo il lavoro e lo studio. Ormai ho passato la fase de
‘il mondo pesa sulle mie spalle e dipende tutto da
me’, ma non ci
trovo niente di male nel darmi da fare per le cose a cui tengo.
Il
lavoro, mia moglie, mio figlio… e questo angolo di paradiso
che mi
sono creato grazie a molte persone.
Tutto
va bene.
Poiché
comunque questa è la mia vita ed ognuno per la propria deve
mettercela tutta per farla andare al meglio, visto che ci devo stare
ancora a lungo, mi auguro.
|
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Capitolo 8 *** light my fire ***
CAPITOLO
7:
LIGHT
MY FIRE
/TK/
Leggo
sommariamente quanto scritto fin ora e constato che tutto sommato non
è male come inizio. Chiudo il primo capitolo così
e mi
stiracchio.
Questo
progetto deciso e iniziato da poco andrà per le lunghe, del
resto ora mi aspetta un periodo pieno ma la decisione è
derivata insieme ad un'altra, una delle più importanti della
mia vita, effettivamente. Spero di esserne in grado, ma credo che sia
giusto scrivere la storia di Digiworld e quella dei Digiprescelti che
hanno combattuto per liberarlo e aiutarlo.
Lancio
un sorriso in direzione del portatile, non ci sono abituato a starci
troppo a lungo, gli occhi mi bruciano.
Guardo
l’ora. Sono contento di non lavorare di sabato, per lo meno
ho
tempo per me. È pomeriggio presto e tutti i negozi sono
chiusi.
Penso
che sia presto vedere del vestito già da oggi, manca ancora
un
bel po’ e non l’abbiamo detto a nessuno, sarebbe
assurdo ma sono
impaziente… anche se normalmente sono quello che ne ha di
più.
Accendo
un po’ di musica classica che mi distende i nervi ed intanto
sfoglio il calendario con tranquillità. Vediamo, quanto
manca?
Urca, quasi metà anno. Eh no… troppo!
Sospiro.
Non posso far altro che aspettare e occuparmi di quelle cose che
renderanno il tutto più reale.
Quando
gliel’ho chiesto io per primo non ci credevo, lo ammetto, ma
sono
contento di averlo fatto.
E
poi ci ho riflettuto bene, era nell’aria da tempo come se
tutto
sommato fosse stato ovvio.
Non
sono un tipo indeciso pieno di dubbi, di pazienza ne ho fin troppa e
so essere riflessivo e profondo quanto basta. Spero sempre di non
imbattermi in cattiverie tali che mi fanno perdere la testa.
Sono
una persona come tante e in quanto non stupido, era ovvio che
succedesse tutto questo.
È
già tanto se per ora ho scritto questo capitolo.
Ho
deciso di scrivere la storia di Digiworld in seguito a quanto
successo con Kari.
Ripenso
a quel giorno e lascio cadere il calendario che si chiude sul mese
corrente, sorrido da solo e mi stendo nel letto della camera.
Dovrei
forse iniziare ad occuparmi delle cose da fare, ma non so nemmeno
bene in cosa consistono queste cose… e poi ora non ci riesco.
Non
mi
immaginavo come si dovesse chiedere ad una persona quello che le ho
chiesto.
Si
vedono nei film che fanno determinate cose, regali e azioni
stupefacenti. Davis lo avrebbe fatto con qualcosa di notevole ed
evidente facendolo sapere subito a tutto il mondo, io sono semplice
come lo è anche lei. Niente azioni spettacolari.
In
qualità di persone semplici ho preso l’anello e
come se la
cosa fosse naturale, come se ne avessimo parlato da tempo, senza cene
romantiche o serate galanti o senza vestiti fantastici sono andato da
lei. Abbiamo parlato un po’ come facciamo sempre, mi ha
raccontato
i suoi problemi passeggeri, le ho dato i soliti consigli, abbiamo
letto insieme le mail e poi così come avrei potuto chiederle
di andare a mangiare il gelato ho tirato fuori la scatolina. Non ho
fantasia in questi casi. Non avrei saputo in che altro modo farlo.
Semplicemente
gliel’ho chiesto.
Di
sposarmi.
Un
sorriso angelico, il mio sguardo azzurro sincero e una carezza sul
suo volto stupito.
Prima
o
poi se lo aspettava, lo so, come tutti.
Ma
sentirselo chiedere, in qualunque modo accada, anche il più
banale di tutti o il meno romantico, penso che comunque sia faccia un
effetto straordinario.
Come
il
fatto che è lui a chiederlo a lei e non il contrario come
nell’originalità moderna accade spesso ormai. Mi
è
parso giusto farlo io.
Ci
ho pensato molto. Condividere la mia vita con lei sarebbe la cosa
più
fantastica che potrebbe capitarmi, avere finalmente una famiglia
unita, vera, senza separazioni, turni di visite e solitudini
incombenti. Ma non voglio farlo solo per questo. Bensì
perché
condivido la vita con lei.
Non
è
mai stato detto ufficialmente che stavamo insieme, io e lei, non ci
siamo mai comportati chiaramente da fidanzati.
Nulla
di tutto questo.
Non
abbiamo mai dimostrato chiaramente e ufficialmente come siamo, ci
sembrava ovvio ma soprattutto personale.
Kari
per me è Kari e non potrei immaginarmi di separarmi da lei,
dopo tutti questi anni passati insieme dove abbiamo passato di tutto
sempre e solo uniti, lentamente è diventata indispensabile e
ci completiamo a vicenda. Anche se litighiamo poi non ci mettiamo il
muso.
Anche
se c’è qualcosa che non va andiamo avanti e la
risolviamo.
Anche
se… tutte le cose del mondo e le motivazioni di contorno
esistenti
non varrebbero come questa.
Io
semplicemente la amo ed è un motivo più che
valido per
fare quel passo, ne sono sicuro e so che non cambierà mai.
Perché
anche se sono un ragazzo ho la semplicità di ammetterlo.
È
la mia luce, lo è per molti ma prima di tutti è
la mia.
Mi
accende la speranza propria di me stesso. La speranza che è
il
mio simbolo, senza la luce che è il suo, non splende, non
esiste, non brilla.
È
così anche per noi.
Non
perdersi mai d’animo è possibile solo se qualcuno
ti da modo
per non spegnerti.
È
lei che permette questo per me.
Semplice
e forte diversamente da me, dove lei non arriva arrivo io e
viceversa.
È
così, va tutto bene.
Gliel’ho
chiesto da pochissimo e non me la sono ancora sentita, né io
né lei, di dirlo a tutti, solo ai nostri genitori. Non credo
che Tai lo sappia ed io non l’ho detto a Matt… ci
uccideranno per
questo.
Ma
tant’è che le loro facce saranno encomiabili!
Questa
volta il mio sorriso è di divertimento.
Ora
che ci penso nemmeno mio padre lo sa, forse dovrei provvedere, lo
tengo sempre fuori dai miei affari e problemi, ma del resto vivendo
con mia madre è naturale che lei sia la prima a sapere le
cose.
Mi
alzo pigramente, dai, devo veramente iniziare a pensare a far
qualcosa, però non so cosa serve esattamente, esco dalla
camera e cerco mia madre, ne parlerò con lei delle cose
pratiche.
-
Mamma?! Sei in casa? Devo parlarti! -
-
BU! -
Una
faccia ravvicinata mi si para davanti dicendo con voce bassa
‘Bu’…
e qua lancio un urlo di spavento.
Non
che
sia spaventoso ma non mi aspettavo una cosa simile.
Finisco
contro il muro col fiatone e il cuore che batte.
Lo
guardo in cagnesco ancora un po’ con la mia nuova carnagione
ultimo
modello bluastra. Mi ha fatto prendere un colpo, invece di mia madre
mi trovo uno fuori di testa in casa… guardo meglio e metto a
fuoco:
dovevo immaginare che poteva essere solo lui:
-
Ma Tai… ma sei pazzo? -
La
mia voce esce stridula e sento i capelli biondi drizzarmisi in testa.
Come cavolo ho potuto, da piccolo, volerlo come fratello al posto del
tranquillo Matt?
Lui
sorride da monello compiaciuto, ma perché in tanti anni le
persone cambiano e lui no?
Al
detto che si dice per Peter Pan lui coincide perfettamente:
‘Tutti
i bambini crescono tranne uno…’
Esattamente!
-
Oh, nulla di che, al CSM hanno detto che ero un caso irrecuperabile e
mi hanno cacciato! -
Dice
semi serio.
Stargli
dietro è difficile, lo ammetto, ma se ci riuscivo da piccolo
e
poi con Davis allora ci riesco bene anche ora!
Con
calma e difficoltà torno in me e alla mia perenne pacatezza.
-
Tu non sei normale! -
Dico
girandogli intorno facendo attenzione a mantenere un metro di
distanza da lui.
Probabilmente
lo ha saputo ed ora è qua per uccidermi. A questa
probabilità
sbianco e serio in volto mi avvicino cauto a lui, scruto attento la
sua espressione e lui interrogativo ricambia il mio sguardo.
-
No, non lo sai ancora… -
Mormoro
fra me e me, lui muta lo sguardo in uno curioso e mi abbraccia
cominciando il tormento:
-
Che cosa? Dai, dimmelo… cosa non so? Oddio, non puoi dirmi
così
e star zitto, no? -
Accidenti
anche a me, non potevo star zitto? Ora se glielo dico mi muore, ma
sarebbe una grande cosa, cioè… almeno smetterebbe
di
cantilenare in questo modo!
No,
dai, non sono così cattivo, è il fratello di Kari
e
glielo dirà lei, io ho il mio bel da fare con Matt, ci manca
che mi sorbisca anche le sue raccomandazioni, ora!
Provo
ad immaginarmi cosa farebbe e la sua immagine che cambia mille
espressioni una più buffa dell’altra e che magari
poi sviene
mi provoca un forte moto di ilarità… tanto che
non riesco a
trattenerlo e sfuggo per sotto dall’abbraccio
dell’amico qui
presente finendo a terra a pancia in giù, piegato a ridere.
Tuttavia
rido in continuazione e così tanto che finisco per piangere.
Lui
tutto fiero e orgoglioso della sua sorellina, che non ammette mai i
suoi sentimenti per lei ma che protegge sempre, se sapesse
così
crudelmente che io, proprio io, me la porto via e la sposo…
troppo
divertente!
Altro
che battuta pronta, finirebbe per strozzare me, poi legare sua
sorella e mettersi davanti con un mitra e occhiali da sole in stile
terminator. Poi forse ripenserebbe alle parole e sverrebbe di botto.
Lui sempre pieno di risorse, con sempre qualcosa da fare, che non
rimane mai senza parole… in panico che non saprebbe cosa
fare!
E
mi pregusto le facce che farebbe… no, voglio esserci quando
lo
saprà!
Dev’essere
spassoso!
Continuo
a ridere e lui si blocca in piedi e mi fissa stranito. Non crede a
quel che vede e si gratta il capo chiedendosi se io in
realtà
non stia male.
-
TK… non morire, ti prego… qualunque cosa ti sia
successa possiamo
risolvere… -
Rido
ancora più forte, pensa che stia male!
Poi
comincia a seccarsi e incrocia le braccia al petto, infine con faccia
dura mi prende a calci per farmi smettere.
Inutile,
non ci riesco proprio.
Dopo
un
bel po’ che stiamo così e lui seccato si arrabbia
perché
non sa cosa mi prende, finalmente smetto, ho il singhiozzo e mi fa
male il diaframma a forza di ridere.
-
Perché diavolo ridevi!? -
Chiede
incisivo avvicinandosi al mio viso ancora arrossato e lacrimoso.
-
Di te! -
E
riprendo. Questa volta però non ci sto molto, mi ferma con
un
pugno, non eccessivo, in stomaco.
Non
ha
gradito la mia ammissione!
Tossisco
e riderei ancora se non fosse per la mia salute che voglio rimanga
intatta… almeno finché non mi sposo…
Mi
sposo… oddio, forse lo realizzo veramente solo
ora… impallidisco
immediatamente e sbianco, il singhiozzo cessa di colpo e sudo freddo.
Non
so perché, non ne ho ancora parlato ad anima viva tranne che
mia madre, eppure ora che l’ho pensato spontaneamente senza
accorgermene, lo realizzo a pieno.
Mi
sposerò… e per sempre!
Cioè…
una cosa simile e non mi sono ancora strappato i capelli
dall’emozione, o fatti i salti di gioia… mi
sposo…
E
lento noto la stanza con la coda dell’occhio scivolare
giù a
capofitto… cosa succede? No, forse sono io che
scivolo… Oh Santa
Pace… mi sposo!
STUMP!
Quando
il mondo torna nitido intorno a me sono steso a terra con la faccia
di Tai sopra che continua a fissarmi stralunato e spaventato. Sta un
attimo in silenzio e fissa le mie pupille che tornano normali
rivelando le mie iridi azzurre. Non devo avere un
bell’aspetto.
-
Senti bellezza… è ora che tu ti faccia
controllare da uno
specialista. Io sono pazzo ma tu mi batti! -
Che
cavolo dice?
-
Eh? -
Faccio
fatica a fare mente locale e lui sbotta:
-
Ehi ma dai, prima vuoi scappare da me, poi piangi dal ridere e di
improvviso impallidisci, ti spaventi e svieni come un salame. Non
dirmi che è normale! -
Aggrotto
la fronte… ho fatto una cosa tanto assurda? Ma
perché? Mi
tiro su sui gomiti e mi guardo intorno cercando di ricordare. Ma
veramente se ho fatto così sono da ricoverare.
-
Ma cosa hai? -
Mi
chiede impaziente di scoprirlo e con un fondo di sana preoccupazione.
-
Ecco… non ricordo bene… Oh Dio… -
Ecco
che ricordo perfettamente invece… Signore Benedetto
Santo… è
tutto successo perché mi sposo. Mi batto la mano sulla
fronte
e la testa torna a girarmi, mi stendo di nuovo.
-
Oddio, mi sento male di nuovo! -
-
No no, stenditi ti prego, non importa, non dirmi cos’hai, ora
chiamo la croce verde! -
Si
agita e penso lo farebbe veramente se non è il mio sguardo
freddo a fermarlo.
-
Stai fermo!-
Ci
vuole un notevole sforzo e un paio di caffè per riprendermi.
Respiri
profondi, movimenti lenti, appoggio il capo nello schienale, come
sono arrivato al divano? Non voglio saperlo. Mi ripeto le cose base
per non schiattare di nuovo… ah già…
dimenticavo: respira
a fondo, non muoverti troppo, stai appoggiato e comodo, calmo, non
parlare e soprattutto NON PENSARE!
Dopo
un
ora abbondante che Tai è qui mi ricordo invece che esiste:
-
Tai, ma perché sei qui? E dov’è mia
madre? -
Lui
sembra rimanerci male perché glielo chiedo solo ora, ma suo
malgrado si accomoda dopo aver svuotato il frigo nel suo stomaco, un
ruttino di digestione e comincia:
-
Ma sei forte, sai? Era la prima cosa che dovevi chiedermi! Comunque
mi ha fatto entrare tua madre che stava uscendo, per cui non ho
suonato. Le ho detto io di non avvertirti, così ti facevo
una
sorpresa. Bè, mi è riuscita! -
Ridacchia
soddisfatto e con quel suo solito ghignetto allegro continua come
niente fosse:
-
Ad ogni modo sto avvertendo tutti… domani
c’è una riunione
super urgente con tutti noi della vecchia guardia! Per via dei
Digiprescelti. Ti spiegherò domani, ma sappi che non
c’entra
Digiworld… ci verrai, vero? -
Lo
ascolto stanco dopo tutto quello che è successo.
-
Si, così dico anche io una cosa a tutti! -
Domani
sarà il momento giusto. Mi fissa insistente e come un libro
aperto capisco che muore dalla voglia di sapere di cosa si tratta.
Io
ricambio ed un sorriso sbieco mi si forma, altro che
angioletto…
quando voglio so essere diabolico.
-
Bene bene, io ho da fare… non so di preciso cosa ma ho da
fare e
quindi… ti saluto! Tu fa quel che vuoi! -
Mi
alzo e tranquillo, senza corse o movimenti bruschi, in flemma totale,
vado alla porta e mi metto le scarpe per andarmene.
Sarà
una giornata memorabile domani quindi oggi devo fare tutto
ciò
a cui tengo prima di morire!
-
Ciao, Tai! -
Esco
e lo lascio in casa che mi guarda perplesso.
Forse
pensa che sono strano… effettivamente lo sono, normalmente
non
farei certe cose come lasciarlo in casa solo come fosse casa sua, ma
dev’essere colpa di questo stato in cui sono… non
ci si sposa
tutti i giorni.
SBAM!
SMAB SBAM! SBAM!
Dannazione!
Spero
di sposarmi presto, andando avanti così mi maciullo ogni
parte
esterna ed interna del corpo… ed arriverò ad un
esaurimento!
Ho
fatto tutte le scale col fondoschiena!
|
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Capitolo 9 *** sleeping in your hand ***
CAPITOLO
8:
SLEEPING
IN YOUR HAND
/Kari/
Mia
mamma sistema il velo dopo aver improvvisato un acconciatura non
troppo elaborata, ugualmente fa un bell’effetto. Li ho molto
lunghi
per i miei canoni, li ho fatti crescere per l’evento. Mi
immagino
la pettinatura ufficiale. Morbida e un po’ sciolta che scende
sulle
spalle, ai lati del viso qualche ciocca sapientemente sistemata, la
fronte libera. Un trucco leggero e questo velo che si appoggia lieve
sulla sommità del capo. Ha i bordi ricamati e me ne sono
innamorata appena l’ho visto.
Sorrido
sognante. Quel giorno sarà fantastico.
Sistemo
il resto del velo che scende giù trascinandosi a terra. Non
è
troppo esagerato, arricciato o grosso. È fine, solo adagiato.
Alzo
gli occhi e mi guardo allo specchio.
È
il vestito che ho sempre desiderato.
Senza
spalle, le maniche a velo doppio partono dalle braccia, sono
collegate al bustino del vestito tramite una stoffa più
corposa ma sottile e raffinata, liscia.
Ho
il decoltè scoperto ma non troppo, sul davanti una fantasia
di
roselline crea un disegno delizioso.
Il
resto della parte superiore è semplice e attillato.
La
gonna scende allargandosi lunga, si raccoglie a terra in uno
strascico di poco meno di un metro su molte pieghe.
La
parte superiore è bianca, poi calando si sfuma di pesca, per
arrivare all’estremità bassa con quel concentrato
incredibile.
È
un abito delicato e semplice, eppure allo stesso tempo raffinato ed
elegante. Non da principessa o chissà chi, è solo
un
abito da sposa ma ha attirato la mia attenzione da subito. Avevo
sempre pensato che il bianco neve fosse un colore per una come Mimi,
pura, insomma. Questo è il mio, ne sono convinta.
Non
finirei più di guardarmi, congiungo le mani davanti a me e
immagino di tenere un bouquet.
Sorrido.
Continuo
il mio filmato immaginario in cui cammino accompagnata da mio padre,
passo davanti a tutti gli invitati in piedi nei banchi, mi guardano e
io fisso il mio sguardo in quello di lui che mi aspetta davanti
all’altare. A metà chiesa mi viene incontro e con
uno
scambio di sguardi significativo con mio padre, prende il suo posto.
Ci
guardiamo anche noi per un breve istante che mi sembra eterno.
Io
poggio la mia mano sul suo braccio e mi accompagna con passo lento e
solenne davanti all’altare.
È
emozionato.
E
poi… lo sento presente, lì vicino a me, con quel
suo abito…
chissà di che colore lo prenderà? Non credo
sarà
il solito nero, no… ma avrà i suoi occhi azzurri
che
splenderanno profondi e teso ascolterà parola per parola di
quel che dirà il prete. Lui, tirato a lucido, bello ed
elegante.
Importante.
Sospiro.
Come
quando ci siamo messi insieme.
È
stato incredibile. Tutto completamente da noi. Da noi.
È
diventato pian piano importante per me finché non
è
stato essenziale, mai scontato ma onnipresente. Non abbiamo mai fatto
nulla separati.
Siamo
sempre stati insieme, l’uno accanto all’altro, ogni
momento
essenziale.
Per
me, TK è due mani che reggono a coppa la mia anima, la mia
anima riposa serena e tranquilla. Io mi sento sicura con lui, mi
protegge e non permetterà mai che mi succeda nulla.
Mi
fido
di lui.
È
timido e ci siamo baciati dopo molto tempo, tutto sommato.
Eppure
è stato naturale.
Dovevamo
uscire con gli altri ma ci avevano dato buca, così siamo
rimasti io e lui, mi ha proposto il cinema, era Hero, un film
difficile da capire fino in fondo, profondo e commovente, con un
grande insegnamento.
Mi
erano sfuggiti alcuni particolari così poi siamo andati a
bere
qualcosa in un posto tranquillo e ne abbiamo parlato.
Mi
chiese cosa sarei disposta a fare per il bene di tutti, per vivere
sotto un unico cielo. Avrei rinunciato alla mia vita? E
all’amore?
Aveva
uno sguardo penetrante, io ho sempre amato quei suoi occhi azzurri.
Sinceri.
Mi
sentii un attimo in imbarazzo.
Quello
sguardo bellissimo era solo per me in quel momento. Cercai di non
arrossire.
Risposi
che sarei disposta a fare molte cose per vivere tutti insieme sotto
lo stesso cielo, anche sacrificarmi, ma non sacrificherei mai la vita
del mio amore.
Allora
mi chiese in modo più specifico se avessi potuto rinunciare
all’amore per il bene dell’umanità.
Ero
in
difficoltà.
Subito
vidi una vita senza TK e mi prese come il panico.
La
mia vita aveva preso determinate strade ed io ero quella persona
anche per la presenza costante e sicura di quel ragazzo, se non ci
fosse stato più da un momento all’altro penso che
cambierei
così tanto da non riuscire a vivere come dovrei e vorrei.
Dissi
così che non avrei mai voluto che lui, TK, rinunciasse
all’amore per sacrificarsi, seppure per il bene
dell’umanità.
Anche se era per realizzare quel sogno bellissimo, di vivere tutti
insieme con la pace… io egoisticamente non vorrei mai.
Non
so
se lo realizzai subito, ma quella era una specie di dichiarazione.
Lui
lo capii subito e sorrise dolce con quel suo sorriso aperto e
sconcertante che disarma.
Non
parlai più e il cuore prese a battermi vorticosamente come
fossi una semplice ragazzina.
Lui
mi
ringraziò.
Proprio
così. Mi disse: ‘grazie’.
Mi
prese la mano e si protese verso di me baciandomi.
È
stato il nostro primo bacio ma è stato a dir poco
fantastico.
Non me lo ero mai immaginata in quel modo, era il migliore fra tutti
quelli che avevo sognato ad occhi aperti.
Il
baccano che c’è alla porta mi risveglia da questo
torpore
sbaragliando tutti i mie ricordi e le mie immaginazioni.
Uff.
Questo chiasso lo sa fare solo Tai.
E
così verrà a saperlo… io volevo
dirglielo in un altro
modo, sarà divertente vedere la sua faccia.
Mi
giro
lentamente, con grazia. Mia mamma apre la porta ed io mantengo il
sorriso angelico col velo che avvolge la gonna.
Lui
entra, mi guarda ed esce.
-
Scusate, ho sbagliato casa! -
Lo
sapevo, ora rideremo tutti!
La
mamma gli corre dietro e lo fa entrare.
-
Ma mamma, sei veramente tu! E chi è quella bella ragazza? E
poi da quando in qua cuci abiti da sposa? -
È
un turbine, parla di continuo a voce alta e chiara.
-
Tai, ma che dici? Non mi riconosci? -
Allora
si zittisce, mi si avvicina. Mi scruta a fondo girandomi intorno, il
vestito, i particolari, il velo, le mani, i capelli, il volto.
Ora
scoppia perché realizza che mi sposo…
3… 2… 1…
-
Si, sei Kari… ma perché sei vestita
così? Fai da
modella per l’abito che cuce la mamma? A parte che non mi ha
risposto: da quando cuce abiti da sposa? -
Silenzio.
Ancora
silenzio.
Ma
cos’ha in testa? I grilli?
Ci
è
o ci fa?
Io
con lui non ho mai avuto pazienza, lui è il gatto ed io il
cane, finisce sempre che lui mi soffia dietro furioso mentre io lo
faccio arrabbiare, ma è così tonto…
come fa?
La
mia
espressione ha poco di angelico, in questo momento.
-
Sei proprio scemo, lo sai? Te l’ho mai detto? Forse non
abbastanza!
-
Lui
spalanca gli occhi e apre la bocca, prende fiato e gonfiando le
guance arrabbiato dice:
-
Non prendermi in giro! Cosa vuoi dire? -
Oh,
cielo… ma come fa a non capire?
Mi
metto la mano sulla bocca. Oh bè, tanto ho sempre desiderato
dirlo in questo modo:
Gli
prendo le mani fra le mie, sorrido in maniera evidente e con gioia e
gaudio dico:
-
Tai, apri bene le orecchie! Tua sorella Kari, ovvero io, si sposa! -
Istintivamente
si mette a ridere.
-
Ah
ah ah ah ah! Divertente!
-
Non
ci
crede, lo sapevo. Io rimango seria.
-
No, è vero? -
Annuisco
mantenendo la mia espressione serena e felice. Questa me la
ricorderò
per sempre.
-
E’ vero? Ti sposi? -
Accentuo
il sorriso.
Il
suo
viso da rosa diventa rosso, poi bianco cadavere ed infine la sua
espressione da stupita assume le sembianze di uno che ha appena
subito un duro colpo sul cranio.
Lo
vedo scendere giù lentamente, accasciarsi sulle ginocchia
mentre io lo tengo ancora per le mani e… in un batter
d’occhio
sviene!
Lo
sistemo subito steso a terra, poi guardo seria mia mamma e le dico:
-
Hai filmato? -
Lei
chiude la cinepresa e annuisce.
Con
questo lo ricattiamo, poi è uno dei più bei
ricordi di
questo matrimonio!
Povero
fratellino… come se fosse l’ultima ruota del
carro. Io ho già
comprato il vestito e lui doveva ancora saperlo!
Bè,
ne è valsa la pena, se architettavo la cosa non sarebbe
potuta
venire meglio!
-
Cara, non sarebbe il caso di metterlo sul divano? -
Dice
la
mamma apprensiva. Io mi alzo.
-
Non ci penso nemmeno, pesa troppo! Invece aiutami a togliermi il
vestito, non vorrei si rovinasse! -
Quando
sono vestita normale Tai si riprende, all’inizio sembra non
ricordare cosa gli è successo poi forse lo ricorda e si alza
di colpo, non so come fa a non star male di nuovo per quello scatto,
sempre di colpo si appiattisce contro la parete accanto alla porta
d’entrata, braccia larghe, testa all’indietro,
faccia comica.
-
T-tu… mica hai detto che… ti sposi, vero? -
Prendo
a ridere di gusto senza rispondere, la mamma prepara una tisana,
spero ci metta del tranquillante o questo non arriva integro al
matrimonio.
-
No, era uno scherzo… che ci facevi vestita in quel modo?
Dimmelo.
Quell’abito… perché è qua? -
Eh,
ma
che domande stupide fa?
Seccata
smetto di ridere, ora mi sta stufando, è troppo ottuso:
-
L’ho comprato per te! Ma che domande fai? Certo che mi sposo!
Devo
rimanere zitella per tutta la vita? -
Lui
si
stacca dal muro ma non mi si avvicina, forse pensa che io abbia la
lebbra.
-
Ma no… ma che c’entra… stai pur bene
fidanzata con TK, che
bisogno c’è di sposarsi? Oddio… ti
sposi con lui? -
Fa
più
chiasso di una porta che sbatte!
Sbuffo
irritata, era divertente ma ora comincia a scocciarmi. Non
può
semplicemente mettersi a piangere dalla gioia dicendo che è
felice? È proprio irrecuperabile!
-
No, con mio nonno! -
-
Ma se sono tutti morti i nostri nonni! -
Mi
batto la fronte con le mani, mi ha fatto venir mal di testa.
-
Ma da che pianeta vieni, Tai? Non è che sei Agumon
travestito
da Tai? -
Mi
avvicino per sentire se ha la febbre per lo shock, magari delira per
quello. Non faccio in tempo a toccarlo che si abbassa di colpo
evitando il contatto.
Oh,
questa poi!
-
Tai, non ho una grave malattia! Mi sposo con TK, con chi vuoi che mi
sposo? -
Lui
mi fissa dal basso quindi metto le mani ai fianchi e con aria severa
lo sgrido, la situazione degenera.
Sta
proprio esagerando.
-
Ma non è normale sposarsi! Non è come andare ad
una
partita… se la partita va male, poi bevi e ti ubriachi e la
cosa
passa, se va bene… bè, se va bene ti ubriachi lo
stesso per
festeggiare! Il matrimonio è diverso!
-
Grazie a Dio! -
Sbotto
allargando le braccia. Comincio così a camminare nervosa per
casa, mentre lui continua coi suoi scleri da premio nobel!
Si
alza di nuovo e mi guarda andare su e giù, poi azzarda.
-
Ma sei sicura? -
-
Si!-
Dico
seccata.
-
Dillo di nuovo… cioè, ripeti lentamente quello
che fai…
con dolcezza… -
Si
è
bevuto il cervello.
Gli
vado di fronte e faccia a faccia grido con cattiveria:
-
MI SPOSO! -
-
NOOOOOOOOOOOO!! -
E’
il culmine, entrambi gridiamo cose che non si collegano
all’altro,
insulti forse… lui è disperato, ma non capisco
cosa gli
prende.
-
Ecco perché TK prima era così strano! Ora vado da
lui e
lo ammazzo! -
Lo
afferro per il collo della maglia mentre esce.
-
Non muoverti! Cosa vuoi fare? -
-
Mollami! -
Si
divincola con agilità e si riappiattisce al muro.
-
Non è normale sposarsi. Che bisogno
c’è? -
Sospiro
e mi calmo. Mi porto i capelli all’indietro in una coda
immaginaria, poi li mollo e con più pacatezza dico:
-
Tai, sei allergico al matrimonio? -
Lui
nemmeno ci pensa.
-
Non hai matrimoni, al tuo… chi può portarmi via
la mia
sorellina? Con chi litigo poi? A chi faccio i dispetti? E poi chi
altri oserà farti piangere se non io? -
Rimango
a bocca aperta. Era per questo!
Ma
è
scemo forte, allora!
Così
l’arrabbiatura va via e finisce che rido. Prima sommessamente.
-
Non vado mica sulla Luna! -
Poi
sempre più forte finché non mi piego sulle
ginocchia e
continuo a ridere rivedendomi tutta la scena, dal suo svenimento,
allo sbotto di follia che ha avuto e infine la scenata di gelosia
bella e buona!
Fantastico!
Non
pensavo che avesse potuto avere tutte quelle reazioni in un ora
nemmeno… è unico, mio fratello.
-
Perché ridi? -
Chiede
offeso, incrocia le braccia al petto e torna a gonfiare le guance.
Io
lo afferro per le gambe continuando a ridere, lo strattono
finché
non scende anche lui e lo guardo continuando a ridacchiare.
-
Rido perché sei un caso irrecuperabile! -
-
Ma che dici? -
Comincia
ad imbarazzarsi.
Così
lo abbraccio di slancio finendo col fondoschiena a terra. Affondo il
[gso sulla sua spalla. In questo momento dimostro poca
femminilità.
Ma non importa. Con mio fratello va bene così.
-
Anche tu mi mancherai, ma non me ne vado mica, sai? Nonostante tutto
ti voglio bene, proprio come me ne vuoi tu! -
Lo
sento irrigidirsi, sicuramente è diventato rossissimo ma
almeno non nega. Borbotta qualcosa di incomprensibile poi capisco
chiaramente:
-
Quello che voglio è che tu sia felice, con lui lo sarai. -
Lo
sarò. Io lo so. Perché la mia anima si sente al
sicuro
fra le sue mani.
|
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Capitolo 10 *** Everybody ***
CAPITOLO
9:
EVERYBODY
/Tai/
Ho
indetto io la riunione e sono l’ultimo ad arrivare!
Figuriamoci,
lo sapevo che finiva così, sono tornato tardi a casa ieri
sera… colpa di Matt che non mi ha detto di andare a dormire.
Ora
non ho sentito la sveglia!
Che
ritardo mostruoso ma credo che se lo aspettassero… spero.
Non
ho
nemmeno fatto caso a cosa ho indossato, sono già in macchina
con lo stomaco che reclama cibo… ora svuoto il frigo ad Izzy!
Lo
stereo dell’auto lancia a tutto volume l’ultimo CD
che avevo
inserito ieri sera, gli Offspring irrompono e mi svegliano
definitivamente, così tiro giù il finestrino e
accelero
ad un livello che forse si potrebbe definire incosciente,
tant’è
che arrivo subito. Una frenata da formula uno lascia le gomme
sull’asfalto, non faccio nemmeno aprire il cancello per
mettere
l’auto dentro, penso che mi tirerebbero dietro qualcosa.
Scendo
e vedo Izzy aprirmi il cancello e la porta d’ingresso, mi
avevano
sentito… devo aver dato una bella sgommata!
Mi
pianto in faccia il mio sorriso da chi la sa lunga, che loro
definiscono irrequieto, ed entro buttando entusiasta le braccia al
collo di Izzy, è da venerdì che non lo vedo, un
record…
si perché Matt lo vedo ogni giorno, ma lui a giorni alterni.
Sono quelli con cui sono più legato, di conseguenza vedo
spesso anche Mimi e Miho.
A
proposito di marmocchi… dovrebbe esserci anche quello di
Sora e
Joe, Joji.
Sarà
da divertirsi!
-
Caro!
Da quanto tempo che non ci vediamo! Mi sei mancato! Che cosa hai
fatto nella mia assenza? -
Izzy
con un’espressione eloquente mi liquida:
-
Sono
stato bene. -
Ci
rimango male per gioco e lui non ride, sempre per gioco. Ormai
è
così. Fa finta di fare il tipo tutto d’un pezzo
(che magari
anche è), in verità sta a tutti gli scherzi che
gli
faccio.
A
modo
suo ma ci sta.
Da
dentro arrivano molte voci e una confusione non eccessiva.
Do
un’occhiata veloce, ci sono tutti e Joji e Miho
contribuiscono ad
una buona parte del caos mentre giocano insieme; in generale gli
altri parlano fra di loro dicendo come va’ questo, cosa fa
quello…
solite chiacchiere.
-
SALVE
GENTE! -
Saluto
allegramente, mi lanciano tutti uno sguardo divertito tranne Matt che
con le sue occhiaie per le ore piccole, sembra dire:
‘anche
io ho fatto tardi, però sono venuto puntuale!’
I
soliti rimproveri a cui non rinuncia mai!
-
Scusate ma devo fare prima una cosa! -
La
mia
voce squillante si distingue sopra di tutte, senza aspettare risposte
mi fiondo in cucina dove c’è anche Mimi che
prepara un
vassoio con bibite e dei dolci fatti da lei… saranno
buonissimi!
-
Ciao
Mimi… -
Lei
era
immersa in quel che faceva, perciò al mio saluto fa un salto
sul posto spaventata, ma suo malgrado mi saluta subito allegra anche
lei.
-
Ciao…
scommetto che non hai fatto colazione… -
Con
aria furba m’indica con lo sguardo un angolo del tavolo
provvisto
di tazza piena di latte e cereali a forma di Digimon.
-
No!
Questi mi fanno impazzire! Sei un tesoro! -
Le
stampo un bacio spontaneo sulla guancia mentre mi precipito sulla mia
colazione, distrattamente la sento ridere e commentare:
-
Sapevo che non l’avevi fatta… ogni volta che vieni
qua non mangi
a casa perché ti piacciono questi cereali! -
Con
la
bocca piena borbotto:
-
Non
fo dofe li tfofi… ma fono buoniffimi! -
La
sua
risata argentina si spande nella stanza donando ancor più il
buon umore, anche da bambini era così quando ha cominciato a
maturare a Digiworld. Di sfuggita noto Izzy che ha visto la scena, mi
si avvicina e sventolandomi il dito davanti al volto mi ammonisce
severo:
-
Senti, signor calciatore! La deve smettere di scroccare il cibo a
noi… e soprattutto di provarci con mia moglie! La prossima
volta la
denuncio! -
In
tutta risposta m’imbocco e continuo a mangiare in maniera
ignobile,
lui fa una smorfia:
-
Sei
un caso disperato! -
Così
esce portando uno dei due vassoi preparati.
-
Ti
aspettiamo di là, pagliaccio! -
Mimi
mi
strizza l’occhio e lo segue in sala reggendo i bicchieri e le
bibite.
È
un bel gruppo, dovremmo fare queste rimpatriate più spesso.
Mi
piace vedere come Izzy si ingelosisce di Mimi, o tutte le attenzioni
impacciate che Joe riserva a Sora… ma anche i due piccoli
monelli
che giocano distruggendo la casa. Joji ha il carattere di Sora e
l’aria adulta ed intelligente di Joe, un bel tipetto. Mi
piace
anche come TK e Kari fanno i fidanzati senza però
dimostrarlo
platealmente… cioè sono quelli fatti
l’uno per l’altro
più degli altri, eppure hanno un modo loro di stare assieme.
Che dire infine di Matt? Di lui mi piace come… boh, come sta
in
mezzo agli altri, come parla e dice la sua… come tutto, si!
Oddio,
ora che lo ricordo devo ammazzare un attimo TK!
-
TIIKEEEYYYY! –
Il
mio
urlo si leva in tutta la casa.
/TK/
Impallidisco
sentendo l’urlo che viene dalla cucina di Izzy e Mimi. La mia
faccia da sorridente che era, assume una smorfia, guardo Kari vicino
a me ed ha circa la mia stessa espressione.
-
Glielo hai detto, vero? -
Non
ci
preoccupiamo degli altri che curiosi come dei gatti guardano e noi e
la cucina e di nuovo noi, senza capire.
-
Non è
che glielo ho detto… è venuto mentre provavo
l’abito… -
Sembra
ricordare ed è qui che ride, ha un sorriso spontaneo.
-
Ma è
stata una scena divertente… dovevi vederlo, TK! -
Immagino…
nel male sarà stato comico, Tai non riesce ad essere
serio…
cioè, ce la fa ma con fatica e nei momenti
d’estremo
pericolo!
-
Poi
mi racconterai. -
Quando
finiamo il nostro consulto, guardiamo verso gli altri e notiamo con
imbarazzo che abbiamo gli occhi di tutti puntati addosso. Questo
è
motivo per noi d’imbarazzo, in fondo siamo persone
fondamentalmente
riservate, di compagnia ma riservate!
Se
ci
fosse Davis sarebbe una tragedia, fortuna che si trova in America!
Non
ci
chiedono nulla ma ci fissano insistenti e incuriositi, intanto Tai
riprende le sue urla che terminano tutte col mio nome.
Quest’oggi
me le dà!
Cominciando
a pregare emetto un suono flebile:
-
Si? -
Kari
mi
mette la mano sulla spalla e m’incoraggia, questo per gli
altri è
motivo maggiore d’interesse.
Sento
che viene qua a passo di carica, mi faccio piccolo piccolo e mi
preparo all’uragano.
Irrompe
nella stanza, ha il volto sporco di cereali a forma di Digimon, i
capelli spettinati, ma quelli li aveva anche prima, e gli abiti
indossati a casaccio, con la camicia mezza slacciata lasciata fuori
dai jeans: il suo abbigliamenti di sempre. Volevo solo imprimermelo
bene nella mente prima di lasciare per sempre questo mondo.
Mi
viene di fronte e urla come se fossi a chilometri di distanza:
-
COME
HAI POTUTO?! -
Ma
proprio lui doveva saperlo per primo? Dannazione… e Matt non
lo sa
ancora… ma penso che lui si limiterà a
congratularsi. Spero.
C’è
un silenzio di tomba e un attenzione maniacale su noi, io cerco in un
nano secondo una risposta sensata che non lo faccia arrabbiare ma ne
trovo solo una e non so se lo farà arrabbiare maggiormente o
meno.
-
Ecco…
glielo ho semplicemente chiesto… in fondo riguardava me e
Kari…
poi lo avremmo comunicato a tutti oggi… - Poi mi viene un
lampo di
genio, mi alzo e gli stringo la mano sorridendo radioso: - Anzi, devo
ringraziarti poiché sei stato provvidenziale! Senza di te
non
avremmo trovato l’occasione di annunciarlo come si deve! Come
al
solito sei decisivo ed essenziale! -
Senza
lasciargli tempo di ribattere lui mi fissa come se fossi un alieno,
mollo la sua mano e prendo quella di Kari seduta nel divano, la alzo
e con aria felice ed ufficiale le cingo le spalle:
-
Così
giacché siamo in argomento, credo sia il momento adatto
giunto
anche oggi grazie a Tai… un amico prezioso da ringraziare
poiché
ha reso possibile questo giorno. -
Mi
scambio uno sguardo espressivo e complice con Kari, prendiamo i
bicchieri dal vassoio posato sul tavolino al centro della sala,
invitiamo gli altri a fare altrettanto e, come solitamente si fa nei
film, lo annunciamo in versione angeli caduti dal cielo:
-
Io e
Kari entro l’anno ci sposeremo! -
Il
silenzio rimane poco, si sente subito l’ovazione felice di
Mimi,
Sora, Izzy (per quanto dimostri la sua contentezza solitamente) e
Joe… Matt se ne sta ancora sotto shock mentre
Tai… bè, Tai
è ancora davanti a me, bocca aperta che tenta di parlare ma
che non ha fiato e idee su cosa dire, cioè credo di averlo
lasciato effettivamente senza parole, come volevo.
Semplicemente
credo si possa ridurre tutto ad un semplice punto: non ha capito cosa
è successo!
Puntavo
effettivamente su questo!
Contento
riprendo a respirare… per un breve attimo, poiché
mi ricordo
di Matt.
Sento
mille congratulazioni e auguri, è in questo momento che vedo
Tai e Matt vicini davanti a noi (Tai forse si è ripreso ma
non
ha capito ancora cosa ho fatto), mio fratello ha l’aria
indecifrabile, leggermente severa, l’altro invece non saprei
descriverla, è più un’espressione
comica, direi.
Parlano insieme, anzi, urlano. Matt dice:
-
PERCHE’ NON ME L’HAI DETTO PRIMA? -
Mentre
Tai:
-
SONO
LUSINGATO D’AVER AVUTO UN RUOLO COSI’ IMPORTANTE! -
Tutti
si zittiscono, Matt lo fissa malissimo e gli tira un pugno in testa
che ha poco d’amichevole:
-
Idiota! Possibile che non capisci mai quando ti prendono per il culo?
-
Sento
risatine di sottofondo che mi risollevano.
Tai
fa
la sua solita espressione buffa, si massaggia la testa contrariato e
ribatte inviperito:
-
MA
COSA DICI? SE MI HA RINGRAZIATO PER… INSOMMA, PER TUTTE
QUELLE
COSE! SEI SOLO INVIDIOSO CHE IO L’HO SAPUTO PRIMA E TU NO! -
Come
un
bambino gli rinfaccia proprio quello che l’ha infastidito.
Infatti
lo si vede assumere un espressione irata e mettendo le mani sui
fianchi, continua il rimprovero:
-
LO
VEDI CHE NON HAI CAPITO NULLA? SEI PROPRIO TONTO ED OTTUSO! -
Diciamo
che fra i due quello che urla maggiormente è Tai che tenta
in
tutti i modi di sovrastare Matt. Continuano la discussione, uno
è
notevolmente più composto e trattenuto, mentre
l’altro
gesticola e s’infervora in maniera imbarazzante.
I
presenti non si perdono una virgola, qualcuno si preme le mani alle
tempie massaggiandosele… scommetto che pensano che
l’unica cosa
che non mancava loro erano questi loro litigi infantili.
Ma
a me
sta più che bene, mi rabbonisce il fratello…
credo… cioè…
spero che dopo essersi arrabbiato con Tai non si arrabbierà
così tanto con me.
Io
e
Kari da che sorridevamo contenti, a che diventiamo preoccupati per
l’effettiva successiva reazione del cantante.
Cominciamo
ad invocare qualche Santo, chi li ferma ora?
Solitamente
quando eravamo a Digiworld arrivava a questo punto o Sora
oppure…
Le
bocche di entrambi vengono tappate contemporaneamente da due dolci,
ficcati a forza dentro.
Le
voci
muoiono con il cibo che masticano per non soffocare, così
guardano il colpevole dell’interruzione per sotterrarlo,
probabilmente.
Izzy,
però, non si preoccupa minimamente della loro reazione,
tranquillamente passa loro in mezzo e con un sorriso cordiale ci
stringe le mani e ci dice:
-
Complimenti, è una bella notizia… anche mia madre
ne sarà
entusiasta, ormai vi consoce molto bene tutti quanti. -
Sia
io
che Kari respiriamo di nuovo ma non so quanto durerà questo
stato di grazia.
Sembra
abbia fatto un favore a tutti poiché ignorano i due
litiganti
passandogli davanti, tutti ci abbracciano o in ogni caso parlano
amichevoli e felici con noi, ma nel momento di massima attenzione mi
sento afferrare il braccio e trascinare via. Vedo i miei amici
diventare sempre più piccoli per poi sparire, la porta si
chiude davanti a me e… il silenzio mi accoglie.
Un
silenzio che sarà tale per poco.
Caro
fratellino… lui ha anche ragione ad arrabbiarsi, io volevo
dirglielo prima da solo, però non siamo proprio riusciti a
vederci, come facevo? È stata improvvisa questa riunione e
n’abbiamo approfittato, io e Kari… spero capisca.
È
giunto il momento.
Con
aria seriamente rassegnata mi preparo.
/Matt/
Definirmi
shockato è sminuire il mio stato d’animo.
Non
sono shockato. Sono diciamo scandalizzato e non perché si
sposa mio fratello, il mio fratellino… si, cioè
anche per
quello, ma quel che mi ha lasciato di più interdetto
è
stato che non me n’abbia parlato prima di dirlo agli amici.
Kari
con Tai l’ha fatto, da quanto ho capito.
Anzi,
sarei voluto esserci per vedere la reazione di
quell’esagerato.
Io
sono
sinceramente felice per loro due, non ho nulla in contrario come
sicuramente l’aveva quel megalomane, dopo il primo momento di
stordimento posso anche tranquillamente congratularmi come gli altri.
Tuttavia
quello che voglio chiarire con TK è come mai non me
n’abbia
parlato prima. Abbiamo sempre avuto un bel rapporto e nonostante
abitiamo in case diverse e non ci vediamo spessissimo, ugualmente
abbiamo sempre parlato di cose importanti, si confidava per ogni
cosa… cosa è successo ora? Che avesse
così paura
della mia reazione?
-
TK,
vorrei solo sapere una cosa… perché non me ne hai
parlato
prima? -
Sarebbe
stato naturale, come lo è il mio tono ora, serio e
leggermente
severo.
Lui
mi
fissa con un aria da… uhm… le ragazze lo
definirebbero un
cucciolo. Io dico solo che mi fissa con quei suoi grandi occhi
azzurri ed un espressione colpevole.
È
teso.
Mi
volto e cammino per la stanza nervoso:
-
Rilassati, non ti sto inquisendo… -
TK
sospira e si appoggia alla porta dietro di sé, sento che si
passa una mano fra i capelli biondi.
-
Vedi
Matt… a dire il vero non è stato per paura della
tua
reazione o perché non ho trovato il tempo, so benissimo come
fare per rapirti quando ho bisogno di te. È più
che
altro un motivo personale… -
Non
ha
mai avuto problemi a spiegarsi, per cui lo lascio parlare. Lo conosco
molto bene e so cosa gli si agita dentro, cosa gli è
successo…
eppure questa volta vorrei parlarne come si deve con lui.
Torno
a
guardarlo e mi fermo, mi siedo su una sedia che trovo nella stanza
abbastanza spaziosa. Solo ora realizzo che l’ho portato nello
sgabuzzino delle scarpe e delle giacche, faccio una mezza
manifestazione d’imbarazzo, ma torno a concentrarmi su di lui
che
cerca le parole adatte.
-
TK,
non ce l’ho con te in realtà… vorrei
solo capire, Kari ne
ha parlato con Tai. Non è gelosia la mia, nemmeno invidia,
solo vorrei capire. Dopotutto abbiamo un rapporto stretto, io e
te…
parla liberamente. -
Lo
vedo
distendere un po’ i nervi e finalmente si decide,
è
sicuramente più rilassato ma si mantiene serio, come se
parlasse a se stesso:
-
Vedi,
Matt… penso si tratti di questo. Non me n’ero
ancora reso conto
veramente, non l’avevo realizzato. Gliel’ho chiesto
io a Kari, un
modo normalissimo e naturale. Eppure vivevo come in un sogno, una
nuvola che mi cullava in quest’illusione. Sai, capita, quando
arrivi a raggiungere la felicità, ma ci sei ad un passo.
Quando farai il passo successivo, ci sarai dentro del tutto. Quella
felicità che si cerca in tutta la vita. Ci arrivi
vicinissimo
e hai paura di perderla o di svegliarti e renderti conto che non
è
vero. Potrebbe succedere qualunque cosa e tutto si rovinerebbe.
Non
me
n’ero reso conto veramente.
Solo
ieri è successo.
Tai
è
venuto da me per dirmi della riunione, così
n’approfittava
per salutarmi, ha detto. Ho pensato che fosse perfetto, oggi, per
comunicarlo a tutti.
Comunicare
cosa?
Che
mi
sposo. Che io e Kari ci sposiamo… in quel momento
l’ho realizzato
ed è stata la confusione più totale.
Non
mi
faccio mai piani precisi, anche oggi non sapevo cosa dire, dopo
averlo chiesto a Kari sono caduto ŠÎl panico, che
dovevo fare
per primo? Non mi sono mai sposato, in fondo. Quindi io sono stato
quello più sorpreso di tutti. Sono ancora nella
confusione…
ma ammetto che dopo averne parlato con te va meglio… come
sempre.
Devo imparare a farlo prima. -
Il
suo
lungo monologo termina e lo vedo sereno, ha un aria di scuse ma
felice, sta bene e non posso che esserne contento.
Sorrido
mentre mi alzo e lo raggiungo.
Ha
un
volto disteso, il suo bel volto che ha catturato sempre molto donne.
Che
ha
catturato, insieme alla sua anima e al suo gran cuore, anche la sua
futura moglie.
-
E’
strano anche per me, ma tutti se lo aspettavano da un momento
all’altro. Ne sono felice, sai? Veramente. È una
delle cose
più belle della tua vita ed è giusto che tu la
viva in
questo modo. Al contempo, però, devi anche mettere i piedi
per
terra altrimenti non raggiungerai come si deve quel tuo posto
speciale. Non ho molto altro da dirti.
Non
ce
l’ho con te.
Sono
solo contento.
Sinceramente
contento per te. Auguri a te e alla tua ragazza. -
Il
massimo che arrivo a fare è una stretta alla spalla da
fratelli ma lui credo sia molto emozionato, ci teneva alla mia
benedizione. Ora non trattiene più quel che sente,
così
mi abbraccia istintiv#Úente e mi ringrazia.
-
Tanto
lo sapevo… qualunque scelta facciamo, siamo sempre dalla
parte
l’uno dell’altro. -
Mormora,
lo circondo delicato con le braccia.
Il
piccolo TK è cresciuto e l’effetto che mi fa
è
devastante… ho bisogno di parlarne con Tai, ma ormai se ne
parla
chissà quando.
Con
un
aria un po’ rassegnata lo lascio andare.
La
sua
strada l’ha presa completamente.
È
un uomo e quel che mi lascia dentro è pressoché
indescrivibile.
|
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Capitolo 11 *** Circle of fear ***
CAPITOLO
10:
CIRCLE
OF FEAR
/Izzy/
-
Sai
che se ti incontra Hannibal poi diventa vegetariano? -
Questa
è solo una delle tante frecciatine che si scambiano Tai e
Matt. Si sono tutti ripresi definitivamente dallo shock della notizia
e devo dire che era ora, in fondo tutti se l’aspettavano, non
era
una gran sorpresa… o forse sono io quello strano che non si
meraviglia per queste belle notizie?
La
si
può mettere come si vuole, quel che comincia a premermi
sempre
più è il motivo di questa riunione. Non so se Tai
ci è
o ci fa. Ha organizzato tutto e poi si mette a ridere e scherzare,
forse vuole cercare di evitare il problema.
-
Tai,
avanti… spiegaci perché siamo qua… -
Taglio
corto senza troppi giri di parole, non ho voglia di stare a
divertirmi mentre da qualche parte, forse, c’è
qualcosa che
non va.
Tutti
si zittiscono per la serietà e la freddezza con cui li ho
riportati alla realtà ma questi sono i miei modi, mi fissano
e
Tai improvvisamente non ride più ricordandosi effettivamente
di quanto doveva dirci.
Si
appoggia al bracciolo di un divano e si passa le mani fra i capelli
che tornano spettinati sulla fronte, nel giro di un attimo ha
l’attenzione di tutti.
-
Ecco,
ve l’ho accennato, no? È successo che mi
è arrivata
una mail che poi si è auto distrutta subito. C’era
il video
di un bambino che parlava, mi ha chiesto aiuto, ha detto che stavano
andando a Digiworld come sempre ma che nel mentre la via si
è
distorta e sono finiti in un’altra dimensione che non
conoscono.
Hanno chiesto aiuto a noi Digiprescelti della vecchia guardia ma io
non so che fare. Non li conosco. -
Dopo
un
attimo di pausa afferma che non sa altro, la serietà con cui
ha parlato l’ho apprezzata, sa tornare in sé
quando serve,
forse è cresciuto un po’.
Prendo
io la parola:
-
Non
ti è arrivato nient’altro, dopo? -
-
No,
fino a ieri sera no… -
-
E'
probabile che serva una certa forza o energia per riuscirci e non ce
l’hanno più fatta. Se hanno chiesto aiuto saranno
in
pericolo, magari proprio imprigionati. -
Fra
tutti quelli che hanno l’aria più preoccupata sono
Mimi e
Kari, Sora sta pensando al lato pratico come anche gli altri; Tai
probabilmente ci ha già pensato così tanto che ha
deciso di rinunciarci.
TK
interviene e con quel suo modo diretto ma delicato:
-
Secondo me la cosa più sensata da fare è andare
dove
sono loro e pensare qualcosa dall’interno, tanto sia qua che
là
abbiamo le stesse opportunità, ma magari ci capiamo meglio,
dovremo sapere tipo che dimensione è… -
Una
logica giusta e lucida. Mi accodo a lui ed è Joe a tirare
fuori il successivo problema:
-
Si,
sono d’accordo, ma come ci andiamo? Non è una cosa
che si
può decidere… cioè, se ho capito bene
loro stavano
andando a Digiworld e sono stati dirottati come da un’altra
forza,
su questo nuovo luogo… -
Sospiro.
Ha ragione anche lui, rivaluto velocemente la situazione: sono bene o
male tutti Digiprescelti che andavano a Digiworld, ma Digiworld non
ha problemi. Il fatto che abbiano contattato Tai è
indicativo,
cioè lui fra tutti noi è quello con
più energia.
Detta in maniera spiccia è colui che attira per primo
persone,
esseri, cose, luci e oscurità. Lui e Kari ed infatti sono
fratello e sorella. Avranno intercettato lui per questa serie di
motivi... e poi anche molta fortuna. O forse è probabile che
lo conoscessero loro ma non viceversa, è diventato famoso
quella volta che abbiamo fatto scoprire Digiworld ed ancora ora
è
riconosciuto dai bambini, lui come noi.
-
Potremo controllare intanto se c’è qualche nuovo
messaggio.
Dovremo capire COME ci sono riusciti a mandarci quello. -
Riflette
ad alta voce Sora.
Io
la
guardo, ha ragione, capendo come hanno fatto loro potremo riuscirci
anche noi.
Nel
giro di un istante siamo tutti nel mio studio mentre i bambini
giocano nella stanza dei giochi. Davanti al PC consultiamo la casella
di posta di Tai e anche la nostra per sicurezza, ma ovviamente non
c’è nulla.
Continuo
a smanettare un po’ sulla tastiera per trovare qualcosa come
mail
cancellate o simili ma non c’è nulla, intanto
sento che gli
altri ne parlano ancora, Matt dice la sua, diretto e freddo:
-
Bè,
se il nostro obiettivo è andare in quella dimensione, noi
potremo fare come hanno fatto loro… cioè
dirigerci a
Digiworld, se c’è qualcosa che non va verremo
risucchiati
anche noi come loro. -
Fermo
le mani e tolgo l’attenzione dallo schermo del computer.
È
vero e onestamente dovevo pensarci prima, penso sia l’unica
cosa
che possiamo effettivamente fare.
-
Matt
ha ragione, la penso come lui, vale la pena provarci e se è
uno scherzo tanto meglio! -
In
poco
tempo ci accordiamo, ma sorge il problema di Miho e Joji, non possono
certo venire anche loro.
-
Li
porto dalla vicina, è mia amica ed ha anche lei un figlio,
è
molto disponibile e capirà. Non penso si tratterà
di
molto, le darò il numero della mamma di Izzy se ci sono
problemi. -
Mimi
risolve anche questo ma io mi sento ugualmente inquieto.
C’è
qualcosa che non va, lo sento, è nell’aria e
vedendo Mimi
sparire per un paio di minuti e tornare da sola, ho un presentimento
che mi porta i brividi. Gli occhi si posano sul suo ventre non molto
gonfio.
-
Forse
è meglio che tu non venga... -
Mormoro
soprappensiero, un’ombra visibile di preoccupazione sul mio
viso
che fa allarmare tutti.
-
Izzy?
-
Dice
Mimi incerta avvicinandomisi, è preoccupata anche lei ora:
-
Cosa
dici? -
-
Bè,
sei incinta, potrebbe essere pericoloso per te… -
Ma
lei
non se la beve, ormai mi conosce, mette le mani ai fianchi e con fare
sicuro e deciso sbotta:
-
Non
dire scemenze, sono al terzo mese. Figurarsi, che pericolo vuoi che
ci sia? Vengo con voi, come sempre. -
Sospiro,
non sono convinto, corrugo la fronte ma poi la distendo, le sfioro la
spalla per tranquillizzarla e cancello questa mia espressione, sono
bravo a fingere:
-
Va
bene, hai ragione, esageravo… era per essere sicuro. -
Le
do
le spalle, ho paura che capirebbe se mi guardasse negli occhi, lei lo
capirebbe subito che ho un presentimento.
-
Andiamo? -
Sembra
che non abbiamo scelta.
/Kari/
Penso
di capire cosa abbia Izzy, è lo stesso per me forse meno
forte
ma la mia sensibilità si riferisce alla luce che
è viva
in me. Percepisco pericolo per la luce nel luogo in cui andremo, devo
stare attenta, la proteggerò ancora una volta e poi ci sono
anche gli altri, finchè siamo insieme non ci sono pericoli.
Mi
stringo impercettibilmente a TK e lui lo nota portando una mano sulla
mia schiena, discreto e leggero.
Mi
lancia un fugace sorriso caldo e i suoi occhi azzurri mi danno
quella calma che cercavo.
Tiriamo
fuori i Digiwise e quando Izzy dice che il varco è aperto la
consueta sensazione ci avvolge. Una luce ci investe ed è
come
se una forza ci risucchi facendoci a pezzi senza dolore, la mente va
subito in confusione e quando ho la chiara impressione di volare in
maniera scomposta, sento il mio corpo che non è come
l’ho
sempre conosciuto.
Poi
più
nulla finchè non riprendiamo coscienza. La prima cosa che
sento prima di aprire gli occhi è un pavimento solido sotto
di
me, forse siamo a Digiworld.
Faccio
fuoco intorno a me per vedere esattamente il nulla, o meglio solo
buio. In un primo momento non distinguo altro, ma quando mi metto a
sedere mi rendo conto che non è proprio oscurità,
c’è
una specie di alone che ci permette di vedere, della penombra e
finalmente noto che siamo circondati da vie e vie pressoché
infinite di fili elettrici, sono enormi, si intrecciano e proseguono
all’infinito, dove vadano e se si riuniscano io non lo so.
Guardo a
terra e capisco che non c’è pavimento visibile
anche se al
tatto sembra. Anche giù è tutto nero e confuso.
Ci
alziamo in piedi, siamo tutti. Izzy aiuta Mimi e le chiede se sta
bene, lei sorride radiosa senza capire come potrebbe succederle
qualcosa solo in un passaggio da un dimensione all’altra
fatta
mille volte.
Lo
stesso fa anche Joe con Sora; il primo a parlare e ad interrompere
questo silenzio quasi mortale, è mio fratello:
-
Dove
cavolo siamo? -
Ovviamente
è una domanda stupida perché se non lo sapevamo
prima
figurarsi ora.
-
Certo
non a Digiworld. -
Risponde
TK pensieroso, non ha un espressione troppo turbata, non sarebbe da
lui ed è questo che tranquillizza un po’ tutti.
Tai è
addirittura allegro e non so come faccia visto quel che ci circonda,
ma non sarebbe da lui fare la parte del coscienzioso preoccupato, non
ancora… di solito esce di testa sempre all‘ultimo
momento, dopo
tutti gli altri!
-
Bene,
siamo arrivati a destinazione… deve essere quella
dimensione. -
A
riportare tutti alla realtà mostrando il lato pessimista
della
cosa è Joe:
-
Si,
piccolo problema: dove sono i bambini che hanno chiesto aiuto? -
Tutti
ci giriamo verso di lui e lo guardiamo sperando che visto che la
domanda l’ha posta lui, sappia anche la risposta. Ogni tanto
è
detestabile questo suo senso di pessimismo cosmico… da
fastidio
quando ha ragione pienamente come ora.
C’è
un sospiro scoraggiato generale e come succede sempre è TK a
non perdere la speranza:
-
Dai,
siamo appena arrivati, cerchiamoli, no? -
Del
resto è vero, è assurdo fasciarsi la testa prima
di
averla rotta, ma Joe gli risponde logico e disfattista:
-
Potremmo anche perderci, non è uno scherzo muoversi in un
posto del genere. -
Sora
lo
ammonisce:
-
Smettila! Dobbiamo fare qualcosa, potremmo seguire questi fili
elettrici, si congiungeranno in qualche posto, no? -
Anche
Sora è brava a far tacere quel lato fastidioso di Joe;
intendiamoci, non ho nulla contro di lui ma spesso risulta pesante e
ad alleggerirlo lei è l’unica a riuscirci. Le
sorrido di
gratitudine come anche Mimi, poi la mia attenzione viene attirata da
Izzy, Tai e Matt chinati sul portatile del primo, mi avvicino come
tutti e chiedo cosa hanno scoperto, l’esperto parla immerso
nel suo
mondo di congetture e riflessioni tecniche:
-
Mm…
non ne sono sicuro ma potrebbe trattarsi della dimensione che sta fra
il mondo reale e Digiworld, quello che fa da tramite, dove tutti
passano per arrivare all’altro senza mai fermarsi. -
È
un’ipotesi sensata e da lui non potevo aspettarmi altro,
mantengo
la pazienza e ci rifletto in silenzio, ha senso, ma questo
significherebbe…
-
Quindi c’è qualcosa che non va nel Sistema
Digitale in
generale… -
Esprimo
il mio pensiero e Izzy mi viene subito dietro staccandosi dal
computer:
-
Esatto… in altre parole siamo nella dimensione della
tecnologia,
quella strettamente legata alla digitalità nella sua forma
più
ampia e generica… -
Tutti
ne rimangono sorpresi poiché nessuno, io per prima, pensava
che potesse esistere una cosa simile, ma dopo i Digimon tutto
è
fattibile.
Tk
si
allontana avvicinandosi ad un nodo di fili grandi che ci sta accanto
e serio con quella sua espressione che cattura tutti quelli che lo
guardano, mormora:
-
Quindi questi sono fatti di elettricità… -
Come
lui l’ha realizzato, penso tutti ci siano arrivati:
-
Stiamone alla larga, ve lo raccomando. -
Asserisce
freddamente Matt mettendosi le mani nelle tasche, ha una maglia senza
maniche, simile a quella che aveva quando siamo stati da bambini a
Digiworld. Sorrido… sa sempre come farsi notare pur non
facendo
nulla d’interessante. TK non ha nulla da invidiargli eppure
ha un
fascino diverso dal fratello.
Mi
riscuoto, questo sicuramente non c’entra.
Izzy
chiude il computer e lo mette nella sacca che si è portato
appositamente per quello, poi si fa avanti e con fare di comando dice
la sua definitiva che tutti aspettavamo, dopo di questo Tai
concluderà.
-
Conoscendo il mondo dell’informatica, della tecnologia e del
digitale, questi fili si congiungeranno da qualche parte, dove
c’è
il protagonista di questa faccenda… e probabilmente
troveremo anche
i bambini. -
Nessuno
fiata ma personalmente mi trovo in accordo con lui, guardo subito Tai
vicino a lui che sembra pensarci, quando fa finta di essere serio
è
ancora meglio di quando lo è veramente. È un tipo
buffo
ed io come mio solito mi perdo in dettagli strani.
E
poi…
non vorrei dirlo ma il presentimento di prima è sempre
più
grande ed ora lo distinguo come chiara paura, quella che attanaglia
lentamente tutti come in un cerchio che finirà quando
troveremo il termine di questo posto, se c’è.
Ho
paura.
/Tai/
Tutti
mi fissano dopo le parole del saggio ed intelligente Izzy.
C’è
stato solo un periodo in cui mi sentivo inferiore a lui
poiché
la mente del gruppo, in fondo, è lui; quello che sa le cose
al
volo, progetta, pensa… io decido e agisco ma tutti mi
reputano il
capo. A me viene semplicemente naturale e non ci vedo nulla di male
nel farlo, non vedo perché star°itroppo fermi a
riflettere
sulle azioni migliori, a che serve? Il pensare non ha mai salvato
nessuno, non da solo per lo meno, ma ammetto che è
importante
farlo nel giusto modo.
Io
ci
metto poco a capire cosa voglio fare, lo so subito, non mi dico bugie
e non ci giro intorno. Appena lo realizzo nel giro di un attimo non
capisco perché non darsi subito da fare, per questo sono il
primo a fare le cose, a farmi avanti, a non stare fermo.
Ed
ora
è uguale:
-
Non
c’è molto da pensare e da fare. Non
tornerò certo di
là senza aver concluso nulla. Andiamo, no? -
Così
dicendo mi volto e mi incammino, non sento le loro risposte, so che
mi seguono e così è. Se c’è
qualcosa che non
andava me l’avrebbero detto subito, è il nostro
patto. Non
sono obbligati a seguirmi sempre, non li ho mai obbligati, ma io
agisco senza perdere tempo, il resto si vede dopo.
Ci
incamminiamo e non c’è molto buon umore fra noi,
perfino io
esaurisco le battute, ma ne approfittiamo per parlare di noi e di
cosa abbiamo fatto in questo periodo, non come lo faremmo seduti a
casa di Izzy e Mimi, ma non c’è male... sempre
meglio
dell’alternativa: un silenzio terribile!
Finalmente
dopo un notevole camminare monotono e palloso vediamo qualcosa in
lontananza, un concentrato di fili maggiore.
Decidiamo
di avvicinarci e quel che vediamo ci lascia all’inizio senza
parole, straniti. Non si vedono spesso cose simili.
Si
tratta di una gabbia di fili elettrici, qualcuno dice di non toccare
perché danno scosse anche se era esattamente quello che
stavo
per fare, si vede all’interno per le fessure che ci sono.
Un
chiacchiericcio.
È
una gabbia che si estende per kilometri, è enorme e piena di
bambini.
Siamo
arrivati a destinazione.
Sono
tutti i bambini rapiti e sono di ogni nazionalità, alcuni
piangono, altri si arrabbiano, altri parlano con aria
intellettuale…
altri dormono!
Ci
vedono e felici ci vengono incontro:
-
Oh
Santo Cielo… -
Mormora
mia sorella in coro con Mimi.
Ci
distraiamo tutti, qualcuno cerca di vedere quanto ampia è la
gabbia o se c’è qualcuno che ci dia qualche
indizio ma
sembra ci siano solo questi ragazzini, a me questo basta.
-
Siete
arrivati! Il messaggio ha funzionato! Di che zona siete? -
C’è
uno fra tutti che prende la parola, mi sembra il più sveglio
e
gli rispondo io:
-
Giappone - e immagino si capisca… - Ho ricevuto una mail con
il
video, ho dovuto attendere di riunire tutti e vedere come
fare… ma
cosa è successo? -
Il
ragazzino di cui parlavo mi risponde mentre gli altri allarmati fanno
mille altre domande che mi stanno per mandare in tilt:
-
Si,
sono io che ti ho mandato il video… - Effettivamente si, era
lui,
ora che ci penso era la sua faccia. - Ma siete arrivati subito! -
Corrugo
la fronte, che sta dicendo?
-
Ci
abbiamo impiegato due giorni, eh? -
Izzy
sta smanettando di nuovo al pc per vedere di collegarsi in qualche
modo a questo posto, qualcun altro parla con gli altri ed è
come se fossimo tutti un po’ distratti. Sento qualcuno dire:
-
Eh
si, il tempo scorre diversamente, anche la pancia di Mimi prima era
aumentata vistosamente per poi fermarsi, penso ci siano sbalzi di
tempo invariati. -
Lo
registro con l’anticamera del cervello e non capisco cosa
questo
possa comportare per noi o per Mimi, mi interessa come posso
aiutarli:
-
Come
siete finiti qua? -
-
Passavamo il Digivarco come sempre e siamo rimasti in questo posto,
non è mai venuto nessuno a dire nulla, nessuna voce, niente
di
niente, solo che se cercavamo di fare qualcosa o di uscire ricevevamo
scariche elettriche. Ne arrivano in continuazioni di altri bambini
che cercano di passare il varco. Non sappiamo cosa fare. -
Comincia
ad agitarsi anche quello con cui parlo ed io di conseguenza sudo,
forse siamo uguali.
-
Io
non so cosa fare, se non viene la causa di tutto questo siamo
impotenti anche noi… sono fili elettrici e… -
Mi
interrompe un urlo, una voce familiare. Ci voltiamo tutti e non
facciamo in tempo a reagire, è tutto molto veloce. Dei fili
circondano il corpo di Mimi senza toccarla, la fanno levitare, lei
terrorizzata urla per poi venire portata via all’istante alla
velocità della luce e lasciarci qui così.
Merda!
E ora che faccio?
|
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Capitolo 12 *** Purify ***
CAPITOLO
11:
PURIFY
/Izzy/
Di
norma sono un tipo reattivo dal sangue freddo che nel giro di un
minuto riesce trovare la spiegazione a tutto, ebbene ora mi chiedo
come mai non riesco a connettere alcun pensiero coerente e sensato
che abbia una qualche utilità.
Fisso lo sguardo
nell’apparente vuoto nero dove è appena sparita
Mimi,
dimentico i miei muscoli facciali e li lascio in pieno stupore e
forse anche terrore, non terrore per un pericolo o qualcosa di
simile, terrore per mancanza di una persona importante. Questo
è
tutto ciò su cui riesco a ragionare.
Mi manca il respiro e
quel che so dire è:
- Mimi… -
La prima cosa che sento
sono le urla dei bambini nella ‘gabbia’ di fili
elettrici, i più
piccoli si spaventano e finiscono per assordare tutti, il caos in
poco dilaga e la mia voce flebile viene sovrastata da quella di Tai
che in poco si trascina tutti gli altri che urlano agitati il nome di
Mimi, fra tutto questo che non mi aiuta a trovare il controllo di me
sento solo Sora che cerca di calmare tutti:
- Non serve a nulla,
basta! -
Avrebbe ragione e la sosterrei normalmente se non fossi
così emotivamente coinvolto come da molto non mi accadeva.
Nel
giro di un attimo mi trovo del tutto senza controllo.
Calmarmi?
Non
serve a nulla? Quando c’è da mantenere la calma
solo il
primo a riuscirci, ma solo se so che serve, ora penso solo una cosa:
una persona è sparita e quella è la mia donna, io
penso
che devo fare quanto è oltre il nostro potere e limite per
ritrovarla. Perché in una delle rare volte assaggio
l’egoismo.
Lei deve tornare da me o io… io senza… il breve
pensiero di me
senza Mimi mi lascia dentro un caos che mi getta nella paura, non
capisco più nulla, prendo Sora che dice di stare calmi,
l’afferro per le spalle e la scuoto senza delicatezza, sento
il mio
volto livido di rabbia mentre le persone sanno solo essere
inutilmente seccanti… e dicono… basta...
- BENE, DIMMI ALLORA
COS’E' CHE SERVE!? DIMMI COSA DOBBIAMO FARE TU CHE LO SAI!
DIMMI!
BASTA COSA!? BASTA COSA!? -
Non avrei voluto ma ora so solo una
cosa, Mimi è stata rapita, una delle cose più
belle e
preziose della mia vita che mi fa sentire diverso da come sono sempre
stato, la mia famiglia, mia… non c’è,
potrebbe non
esserci, per quel che ne sappiamo potrebbe essere già
morta…
perché non si tratta di giochi di bambini, si tratta di cose
sconosciute e non abbiamo idea di nulla, non sappiamo cosa serva e
cosa non serva, ma io calmo ora non riesco minimamente a starci.
Non
se
ne parla!
TK mi separa da Sora mentre lei un po’ shockata dalla
mia reazione mi fissa inebetita, vorrebbe rispondere ma non sa cosa
dire e la mia immagine si riflette nei suoi occhi sgranati, nei suoi
e in quelli di TK… vedono una persona che non riconoscono,
sconvolta e fuori di sé.
Ho perso controllo.
-
Basta
lo dico io! Vediamo di calmarci e ragionare da persone adulte! -
E’
Matt che con voce ferma e piatta ammonisce tutti, nel giro di poco
anche i bambini stanno zitti, sento gli occhi di tutti puntati
addosso, non credo di farcela, non ancora, perché in questi
momenti finisci per pensare ad ogni male peggiore, ti rendi conto che
in realtà nelle tue mani non c’è nulla
e che anche se
daresti la vita per chi ami, questo non servirebbe a proteggere
nessuno.
Contraggo i muscoli del volto e del corpo, stringo i
pugni e mi scosto dagli altri mentre i miei occhi diventano di gelo
ricacciando quel qualcosa che mi preme per uscire.
Non è
il momento di lasciarsi andare ±O nuovo.
Kari mi si
avvicina e con fare che somiglia molto a quello di Mimi, mi tocca la
spalla per darmi conforto e sicurezza, tutta quella che ora mi manca.
Detesto stare così.
- La troveremo, dai… -
Ma le frasi
fatte non mi sono mai piaciute, sono sempre andato sui fatti eppure
il mio computer ora mi sembra solo una presa in giro
all’intelligenza
di cui dovremmo essere dotati. Preferisco non dire nulla.
Non dirò
nulla.
Solo che se le succede qualcosa a lei e al piccolo, non
riuscirò a tornare in me, in quel caso.
Non penso proprio.
/Mimi/
Una
sensazione di intorpidimento mi fa aprire a fatica gli occhi, non
è
facile tornare in me solo per ricordare dove sono; l’unica
cosa che
realizzo chiaramente è che sono scomoda e non mi piace, non
capisco esattamente nulla.
Di norma sono lenta ad apprendere e
sono decisamente poco reattiva, eppure l’unica cosa che
riesco a
comprendere al volo è se è una situazione
positiva o
meno: quella in cui mi trovo ora è sicuramente negativa!
Apro
gli occhi e noto il buio, poi metto a fuoco ma non si notano
sostanziali differenze. Con forza mi metto a sedere, faccio fatica,
il mio fisico è indebolito e spossato, prima sono svenuta
per
lo spavento non perché mi è stato fatto del male
fisico, quindi ora teoricamente dovrei stare bene, è solo il
pensiero che la mia pancia è aumentata paurosamente che mi
destabilizza oltre il necessario.
Il pavimento sembra non esserci
eppure è solido poiché al tatto si sente, alzo lo
sguardo intorno e nel buio si notano come una fitta rete di quei fili
di prima, ora sono molto più piccoli e sottili, una
convergenza fra tutti quelli che esistevano che formano il nucleo
circolare di questo cuore in cui mi trovo.
Devo essere stata
rapita ma qui non vedo nessuna persona. Aguzzo la vista, forse dovrei
alzarmi e provare ad esplorare anche se non mi sembra grande.
Ricordo
solo che poco prima ero con gli altri e cercavo di ascoltare i
bambini e subito dopo mi sono alzata in cielo circondata da qualcosa
di indefinito… ricordo lo sguardo di Izzy che ho cercato, ho
pensato che ora lui mi avrebbe tirato fuori dai guai come sempre ma
lui mi guardava senza crederci e poi nulla. È stato tutto
veloce e sono svenuta.
Il pensiero di Izzy mi tranquillizza, anche
se sul momento non è riuscito a fare nulla sicuramente ora
combinerà qualcosa, non devo temere, ne sono sicura, subito
arriva e mi tira fuori con una delle sue ingegnose idee, io lo
abbraccerò e poi probabilmente si imbarazzerà,
è
bello quando è imbarazzato.
Non mi preoccupo minimamente di
come andranno le cose poiché ho fiducia in lui e da quando
mi
sono messa con lui ho cominciato a non avere più paura, sono
contenta perché non piango per le sciocchezze e mi sembra di
essere forte come Izzy, come anche lui vorrebbe che io fossi, non me
lo dice però lo capisco. A lui dispiace quando io sono
triste
o mi lascio andare o piango perché si sente inutile e non lo
sopporta.
Spero che ora non si senta così, non posso fargli
cambiare pensiero e rimetterlo in carreggiata, sono momentaneamente
lontano da lui.
L’idea che in questo stesso posto ci sia anche
Izzy mi tranquillizza e mi dona la calma necessaria per non
peggiorare le cose.
- C’è nessuno? -
Mormoro provando
ad ascoltare con attenzione.
Subito un’ombra si frappone fra me
e un angolo più luminoso degli altri che però non
sono
riuscita a vedere bene. È strana quella luce, è
intermittente, come se fosse quella di un computer, ma in un posto
simile non possono essercene… vero?
Effettivamente pensandoci
meglio non so assolutamente che posto sia, so solo che non mi
piace!
Cerco di mettere fuoco questa ombra ma non ci riesco, per
quanto mi sforzi rimane sempre e solo un ombra.
- Chi sei?
-
Chiedo con un certo timore e gentilezza naturali.
- Io sono
il futuro. -
Sgrano gli occhi stupita, che significa? Già
qua mi viene mal di testa, se questo parla per enigmi e rebus mi
sarà
impossibile capirlo e se mi viene mal di testa mi spazientisco!
-
Siamo nel futuro? -
Azzardo un ipotesi non difficile.
- No, IO
sono il futuro. Questa è la mia casa, il mio mondo. -
Non
mi chiedo perché risponda alle mie domande ma la sua voce
è
metallica e robotizzata, fredda, come se venisse trasmessa
direttamente nella mia mente.
- Non è molto allegro, sai?
Mancano dei fiori… e anche le finestre… -
Mi piacerebbe
guardarlo negli occhi, non capisco bene le sue reazioni, mi
dà
fastidio.
- Non servono. -
Apro la bocca per rispondere
allegramente e subito mi rendo conto
dell’assurdità della
situazione, mi alzo a fatica e traballo per la testa che mi gira, con
una mano mi tengo la schiena e con l’altra massaggio il
ventre
gonfio.
- Cos’è che ti serve allora? -
Cerco di andare
casualmente al nocciolo senza far spazientire nessuno anche se mi
sembra impossibile far arrabbiare qualcuno che non vedo e che dalla
voce sembra una macchina. Parla meno di Izzy quando è al
computer!
- Fermare il futuro del Mondo Esterno. -
Ecco i primi
punti di domanda che mi si formano in testa, corrugo la fronte e
mostro chiaro tutto lo sbigottimento e l’interrogazione del
mio
volto.
- Cosa vuoi tu? -
- Io sono una delle cause principali
della fine del Mondo Reale. Sono stato creato dall’uomo quasi
per
caso ed ora sono sempre più vivo ed importante. Mi sfruttano
e
mi utilizzano per i loro scopi, sporcando il Mondo e le persone
stesse. Io voglio la mia pace e la mia libertà. -
Dimentico
la bocca aperta mentre molto espressivamente mi inebetisco davanti a
questa ombra che rimane un ombra. Che dovrei dire di preciso? Non so
nemmeno se ho capito bene. Perché io e non Izzy? Lui avrebbe
già capito tutto e starebbe elaborando un ottimo
piano…
basterebbe uno qualunque degli altri, tranne Tai forse, lui farebbe
solo più caos, perché proprio io?
- Mi sono persa ma
voglio sapere… perché io? E quei bambini che
c’entrano?
Come hai intenzione di prenderti pace e libertà? -
In sé
non è un male desiderare la propria pace e
libertà,
tuttavia è ambiguo come desiderio, dipende da chi cavolo
è
sto pazzo!
- Tu hai in te qualcosa che a me interessa. I bambini
c'entrano, sono gli unici su cui ha senso che io agisca. -
- Sono
indiscreta se ti chiedo perché? -
Ho sempre paura che possa
seccarsi anche se il suo tono non lo cambia proprio per nulla.
-
Io troverò la mia pace fermando il futuro del Mondo Reale.
-
Ripeto fra me e me le sue parole e nell’istante il mio
piccolo
mi da un calcio che mi fa sussultare, è qua che capisco e
quasi torno a sentirmi male, infatti mi accascio sulle ginocchia.
-
I bambini sono il futuro del mondo… -
La sua risposta mi sembra
più agghiacciante delle altre eppure si tratta di un
semplice:
- Si.-
Un brivido mi attraversa del tutto e ora non
so assolutamente cosa fare, solo un pensiero… vorrei Izzy,
mi
abbraccio istintivamente la pancia protettiva e le lacrime mi
premono… un mondo senza bambini, senza i miei bambini...
l’angoscia
riesce a prendermi e non capisco altro mentre me lo ripeto.
- Non
li uccido, non mi interessa, ma non possono stare nel Mondo Reale o
per me, Scienza e Tecnologia, non ci sarà mai pace e
libertà.
Voglio la mia assoluzione. -
Non sono reattiva, dannazione,
l’unica cosa che so fare ora è ripetere quanto
capito. Solo
dopo che mi ha detto quelle cose noto che dietro questa ombra
c’è
un computer, nell’angolo illuminato. È strano, non
proprio
come quelli terrestri, è solo uno schermo sospeso nel vuoto.
È
grande e senza collegamenti, da lì controlla tutto quello
che
lo riguarda. Questo dettaglio mi fa capire che noi potremo fare quel
che vorremmo con i mezzi che di solito
disponiamo, ma sono tutti
voluti e permessi da questo tipo. Lui sa tutto e gestisce e permette.
Trattengo
il respiro mentre comincio a sentirmi di nuovo male, le forze mi
mancano e mi aggrappo all’unico pensiero che di solito mi fa
stare
bene… Izzy che saprebbe cosa fare. Chissà se
anche ora lo
saprebbe… del resto il ‘nemico’
è proprio ciò di
cui lui è pregno e dipendente, a volte.
Questa
realizzazione mi fa paura, una paura allucinante, come se Izzy stesso
potesse essere il mio nemico.
Sfiguro il mio volto con una smorfia
di schifo e preoccupazione, voglio essere altrove, nel mio mondo, con
mia figlia e mio marito e i miei amici, non qua, non così,
non
con questa consapevolezza e questo peso.
- Lasciami andare, ti
prego… -
Mi viene il fiatone e il battito cardiaco si accelera,
l’ansia e la paura si ingigantiscono a tal punto che non
riesco a
controllarmi e a star calma. Non più.
Ho paura e non ho
problemi ad ammetterlo.
- Perché? -
- Io… io non mi
sento bene… - Abbozzo confusa qualcosa e proseguendo prende
forma
qualcosa che forse potrebbe aiutarmi ma non ne sono sicura, del resto
non capisco bene cosa dovrei e potrei fare!
- Non è ancora
ora per il mio piccolo, ma se sto qua non ti sono di alcuna
utilità,
io mi sento male, se mi fai tornare nel Mondi Reale coi miei amici
togliamo il disturbo e non ti mettiamo i bastoni tra le
ruote… ed
io sto meglio… -
Sembra rifletterci un attimo mentre mi sovrasta
scrutandomi attentamente, infine dice metallico:
- Va bene, sei
troppo rumorosa. Non mi servi ora così, io tengo solo cose
che
mi servono nel modo che mi servono e non faccio né
più
né meno. Arrivederci, ti riprendo io quando sarà
il
momento. -
Non riesco a realizzare altro, una luce mi avvolge
improvvisa accecandomi, infine mi ritrovo a volare ed ecco che
è
come se fossi sospinta o risucchiata in un passaggio, mi rendo conto
di essere in alto e star cadendo così grido e chiudo gli
occhi
abbracciandomi il ventre.
Aiutami
Izzy.
Ultimo pensiero coerente prima di trovarmi con un impatto
raccolta da alcune braccia familiari.
Apro gli occhi e torno in me
per un attimo: sono a casa mia coi miei amici.
Un breve sospiro
di sollievo, per poi rabbuiarmi. Cerco con lo sguardo Izzy frenetica
e sconvolta, quando incrocio i suoi occhi scuri è come se mi
sciogliessi definitivamente, gli cingo il collo e lo stringo forte,
lui non si imbarazza e fa altrettanto tornando a respirare con me,
come se avesse trattenuto il fiato fino ad ora.
E lacrime mi
escono dagli occhi mentre singhiozzo.
Ho paura.
- Cosa possiamo
fare? È terribile… è
terribile… -
Li sento
intorno a noi ma nessuno fa qualcosa, non voglio altri che non siano
lui e il suo senso di protezione mi fa stare meglio, ma non mi basta
ora.
No.
L’unica cosa che so dirmi e ridirmi è: cosa
possiamo fare, ora?
Cosa possiamo fare?
Cosa?
Ho paura.
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Capitolo 13 *** Stand by me ***
CAPITOLO
12:
STAND
BY ME
/Joe/
Sono
seriamente preoccupato.
Abbiamo
ascoltato attentamente quello che ha detto Mimi, anche se era confusa
e spaventata si è capito fin troppo bene.
Abbiamo
a che fare con… scienza e tecnologia… che vuole
avere la propria
pace e liberarsi dagli uomini che lo tengono schiavo dello sviluppo e
delle scoperte. Vuole ottenere questa sua libertà e pace
eliminando il futuro del mondo, i bambini. Se non ci saranno mai
più
bambini, se anche quelli che nasceranno continueranno a venir rapiti
in eterno, il mondo umano morrà.
E'
un
pensiero che lascia i brividi, non c’è stato
nessuno che non
si è sentito più o meno terrorizzato.
Noi
non
possiamo fare nulla perché quello che potremmo fare noi
sarebbe utilizzare proprio quella tecnologia e scienza di cui lui
è
padrone e signore. È una cosa pazzesca.
È
diventato ‘vivo’ proprio perché
l’uomo ha iniziato ad
utilizzarlo troppo e per scopi sempre più sbagliati;
è
colpa solo della nostra razza, anche di questo gruppo, anche mia.
Ci
sentiamo così spossati ed esausti che non riusciamo
più
a connettere qualcosa di sensato, non sappiamo cosa potremmo fare ma
se c’è qualcosa, certamente non lo troveremo ora
in queste
condizioni.
Tutti
consci di questo concetto abbiamo deciso in comune accordo di andare
ognuno a casa propria, riposarci, fare quel che dobbiamo e ritrovarci
appena possiamo domani.
È
solo una notte come tante quella che ci appresteremo a passare eppure
ho un pensiero fisso.
Presto
spariranno tutti i bambini?
Anche
i
nostri?
Lui
aspetta che quello di Mimi nasca per prenderselo, ci ha lasciati
andare solo per questo e poi perché ormai noi non siamo
più
il futuro del mondo, non siamo più bambini, paradossalmente
noi non gli serviamo!
L’ho
visitata, la sua pancia era cresciuta troppo però stava
bene,
è come se fosse all’ottavo o nono mese, manca
pochissimo al
parto, deve stare molto attenta. Sono in pensiero, il bambino
potrebbe nascere da un momento all’altro, tuttavia siamo
andati via
per lasciarla riposare; ha pianto tanto ed ora Izzy si
occuperà
di lei, noi dobbiamo passare a prendere Joji dalla madre di Izzy, li
avevamo lasciati da lei pensando di stare un tempo medio, lei abita
qua vicino…
Sospiro.
Quando
il piccolo di Mimi e Izzy nascerà sarà tutto
finito?
Non
lo
so… non lo so proprio… il futuro non mi era mai
apparso tanto
incerto ed oscuro!
/Sora/
No,
questo è troppo anche per me. Guardo Joe e lui ricambia il
mio
sguardo allibito!
L’agitazione
mi cresce dentro insieme ad un dolore sempre meno ignorabile.
Perché
deve succedere?
Perché?
Quel…
quel coso… si è preso anche il nostro bambino e
quella di
Mimi e Izzy… io… io non posso crederci.
Smarrita
comincio a non capire bene, anzi a non capire nulla.
Ho
impiegato molti anni a domarmi e trovare la calma e la pacatezza, ma
ora non ce la faccio a mantenerle. Non ci riesco.
Mi
sento male. Mi aggrappo a Joe e lo scuoto sconvolta, do di matto o
qualcosa del genere.
Non
può, quello non può farci questo.
Si
è
preso Joji e Miho.
-
Joe!
Dove sono? Cosa facciamo? Se l’è preso,
dannazione! -
Lui
inizialmente è confuso, non riesco a vedere bene il suo
sguardo, non è qua con me, sembra caduto in un altro mondo,
vorrei andarci ma io resto maledettamente incollata alla
realtà,
da non crederci. Mi sembra di impazzire, lo chiamo, deve darmi una
risposta, lui è Joe, non ha un piano per ogni situazione
come
Izzy, non ha l’incoscienza per buttarsi a pesce in ogni
situazione
pericolosa come Tai, non ha la freddezza per risolvere i guai come
Matt… o che ne so io… lui ha la
semplicità per superare
qualsiasi situazione, anche quelle che gli provocano il panico!
Io
so
quanto lui sia capace di trovare il coraggio anche quando vorrebbe
scappare, anche quando all’inizio magari lo fa, io so quanto
lui
sia in grado di raggiungere, quando è alle strette, la
freddezza necessaria per affrontare le situazioni critiche!
Io
so
che tipo è lui… ora deve concedermi di farmi
andare nel
panico perché lui me ne tirerà fuori.
Lo
mollo e vado su e giù per la stanza gesticolando, scuotendo
il
capo incredula ed alzando sempre più la voce.
-
Ha
osato… per sé stesso… per la sua
pace… ma chi è?!
Chi si crede di essere?! È solo una macchina, un qualcosa
che
non esiste concretamente, non è una persona, non ha
emozioni,
come può volere la pace e cose simili? Sono gli uomini con
cuore che desiderano quelle cose, lui il cuore non ce l’ha
perché
altrimenti non rapirebbe i bambini! Cosa vuole da noi? È
falso, un bugiardo, un ipocrita! Come osa?! Come osa fare
l’uomo
quando invece non lo è? -
Improvvisamente
mi ferma un abbraccio forte, stretto, vigoroso.
Mi
immobilizzo e rimango senza fiato. È Joe che mi ha
abbracciato.
Solo
ora realizzo che stavo piangendo dalla rabbia, sono crollata, succede
anche a me... capita. Mi ha visto altre volte in queste condizioni e
lui con la sua pacatezza e fermezza mi ha tirato fuori da queste mie
crisi.
-
Basta. Basta, smettila… sappiamo bene
dov’è, almeno
abbiamo la consapevolezza che non farà loro del male,
l’ha
detto espressamente, non li ucciderà, non farà
cose
inutili. È inutile ucciderli. Staranno bene… noi
domani
troveremo una soluzione e ce li riprenderemo. Lui è un
bambino
forte come lo eri tu, come lo sei ancora… non
avrà paura,
starà bene. Smettila. -
Mi
ha
appoggiato la testa sul suo petto, ascolto i battiti del suo cuore
all’unisono coi miei e con le sue parole che sono agitate ma
che
vanno calmandosi. Prova dolore mentre le dice.
Rivela
sempre di essere un uomo con fragilità e forza insieme.
Lo
nasconde agli altri, appare in altro modo, ma su tutti lui è
quello più ‘uomo’ perché gli
uomini non sono solo
forti, coraggiosi e vigorosi, sono soprattutto incerti, indecisi,
impauriti, fallibili. Lui lo dimostra ma sa tirarsene fuori.
La
calma un po’ mi torna, mi alza il volto facendo si che lo
guardi
negli occhi, i suoi blu hanno un lampo di sicurezza e freddezza che
mi fa rabbrividire, con voce bassa e penetrante, tagliente, mormora:
-
Una
cosa è certa. Non la passerà liscia. Metteremo
noi fine
alle sue sofferenze! In un modo o nell’altro! -
Questo
mi fa tornare del tutto in me, come se respirassi di nuovo, come se
fossi di nuovo io, Sora, madre e moglie. Ha ragione, si goda la notte
perché domani le cose cambieranno!
Questa
sicurezza che è propria mia mi fa star decisamente meglio.
Anche
se vorrei che Joji fosse qui.
Fortuna
che c’è Joe.
Fortuna
che c’è lui.
-
Stammi vicino, Joe… -
/TK/
Mi
sento impotente, è brutto. Vorrei poter fare qualcosa,
trovare
subito delle soluzioni, ma tutto quello che possiamo fare è
andare a casa nostra, cenare se ne abbiamo voglia e dormire. Dobbiamo
far passare la notte e domani, lavori permettendo, ci rivedremo per
sistemare questa situazione.
Facile,
detta così sembra una passeggiata.
Io
stesso non ne sono convinto, mi ha turbato e dispiaciuto vedere tutti
in quelle condizioni, specie Mimi sempre così sorridente.
Quando
siamo andati a Digiworld la prima volta che eravamo bambini lei
piangeva spesso all’inizio ma poi ha imparato a sorridere e
quando
lo faceva illuminava tutti, trasmetteva serenità anche a
noi.
Vederla così triste, confusa e smarrita è strano,
ferisce un po’ tutti dandoci quella sua tristezza e
malinconia.
Poi
è
stato stranissimo vedere soprattutto Tai così giù
e
amareggiato, era dispiaciuto più di tutti, rabbioso per non
aver potuto far nulla, infastidito, seccato. È tipico suo,
vorrebbe risolvere tutto subito ma non sempre si
può… non
sempre.
La
pazienza non so nemmeno chi me l’abbia trasmessa, non
è una
cosa da poco.
Eppure
sono frustrato, Matt prima di andare mi ha detto di stare sereno per
aiutare Kari, anche lei piuttosto giù. Mi ha anche
sussurrato
di passare la notte con lei ma questo suggerimento sembra
più
da Tai che da Matt, penso che non me l’abbia detto con
malizia,
conoscendolo!
Sospiro
mentre la guardo qui accanto a me che cammina a testa bassa e lo
sguardo perso nel vuoto, pensierosa e delicata, non ha più
quella sua tipica espressione decisa. Penso che tutti siamo spossati
e smarriti, il segreto è sostenersi a vicenda, stare vicini.
Così
lo faccio, semplicemente e senza vergognarmi le prendo la mano.
Lei
allaccia le dita alle mie donandomi un occhiata dal sorriso forzato,
è il meglio che sa fare ed io faccio altrettanto.
Questo
silenzio è normale ma quando sto per interromperlo qualcun
altro lo fa per me.
E'
un
uragano che mi si appende al collo facendomi fare diversi passi
indietro per non cadere, non ho fatto nemmeno in tempo a vedere chi
fosse, anche se questa energia e questo entusiasmo penso di
immaginare di chi sia.
-
Ehi
ehi ehi… calma… dai… -
Cerco
di mantenere la tranquillità ed essere buono,
l’istinto è
quello di chiamare la disinfestazione!
-
Ciao!
Come va’? Da quanto tempo! Sembrano secoli… In
realtà non
penso di essere così vecchio, mica dimostro 1000 anni,
spero!
Tu forse… lei di sicuro no! Ciao Kari! -
La
sanguisuga si stacca da me dopo avermi strillato cento parole in un
millesimo di secondo all’orecchio e si attacca a Kari. La mia
Kari
che sta accanto a me e quel che fa è abbracciarlo titubante.
Perché lo fa? Certo, quel pazzo furioso è
difficile non
assecondarlo!
Tossisco
per riprendermi e finalmente lo vedo bene in faccia girando intorno
ai due ancora stretti felicemente contenti, è Davis!
Questo
era in America, ci stava così bene, perché
è
tornato?!
La
pace
è definitivamente terminata!
Sospiro
sconsolato:
-
Ciao
Davis! Vedo che stai bene! -
Dico
con poco entusiasmo, lui molla finalmente Kari e riporta
l’attenzione
su di me:
-
Ehi,
quanta gioia! Che succede? Ti è morto il gatto? Ah
dimenticavo
che tu preferisci i cani, è Matt quello dei
gatti… -
Ma
come
fa a parlare tanto? Un lontanissimo accento americano devo dire che
lo si nota, ma solo con molta attenzione.
Sapesse
quanti motivi ho per non sorridere… come facciamo a dirgli
che io e
Kari ci sposiamo?
Proprio
mentre ci penso e Kari con sforzo risponde più amabile, noto
Ken a qualche metro che guarda la scena con la sua aria
imperturbabile.
-
Ehi
ciao! Come va’? -
Dimostro
decisamente più felicità mentre gli vado incontro
con
un abbraccio vigoroso. A parte le prime volte, con lui sono sempre
andato più d’accordo, eravamo più in
sintonia quando
è diventato ‘buono’. Apprezzabile,
insomma, anche se ad
andarmi più a genio di tutti era Cody, quel piccoletto
silenzioso ed intelligente. Poche parole ma incisive ed utili!
Il
mio
ideale di uomo, se fossi gay… non lo sono e quindi il mio
ideale di
donna è Kari, anche se a volte lei è troppo dura
e
decisa, potrebbe essere più morbida ma va bene
così.
-
Ciao.
A me tutto bene, e voi? -
Gentile
e mite come al solito, la lontananza da Davis l’aveva fatto
un po’
chiudere in sé stesso come all’inizio, poi le
nostre
insistenze per aiutarlo e vederlo sono servite un po’,
però
era da parecchio che non ci vedevamo, è sempre impegnato
come
anche noi, del resto.
-
Sono
appena arrivato! -
-
Che
bello! -
Mi
esce
spontaneo e lui fa una smorfia di finto offeso, è un gioco
eterno che facciamo, io faccio quello che lo mal sopporta (come i
primi tempi era veramente fra noi) mentre lui il finto maltrattato
rompiscatole (che sarà sempre…). È un
tipo così,
tira fuori sempre molte reazioni e sentimenti fra i più
contrastanti, ma alla fine se non ci fosse sarebbe da inventare.
Ho
imparato a capirlo ed apprezzarlo in questi anni ed ora siamo
diventati molto amici. Lo ammetto, è fra i migliori che io
abbia, sono contento di averlo conosciuto e di essere stato suo
compagno. Nonostante i vari contrasti che avevamo è quello
che
riusciva a distendere gli umori a tutti con le sue buffonate e
sicurezze.
È
un tipo strano che ha la fede più grande che abbia mai
visto.
Alla
fine sorrido normale, come una specie di fratello che rivede il
proprio dopo tanto tempo e gli batto la schiena amichevole mentre
Kari si avvicina a Ken e guardano la scena, per Ken è
normale
essere così silenzioso però per Kari no. Fra i
due
quello capace di recitare sono io, ho imparato ormai… non
sono più
un bimbo candido e completamente sincero.
A
volte
la mia speranza vacilla, per questo rimango sempre accanto a Kari,
altrimenti mi affievolirei del tutto senza la sua luce.
-
Allora, come ti vanno le cose? Come mai sei tornato? -
Lui
comincia a parlare entusiasta gesticolando animatamente su come sono
andate le cose laggiù, come si è trovato, cosa ha
combinato, poi conclude con:
-
Ma
volevo farvi una sorpresa e capitarvi alla prima riunione, ho
chiamato solo Ken perché avevo bisogno di un
contatto… vi
racconterò tutto quando ci vediamo anche con gli altri! -
Un
gocciolone mi cala sulla testa sia a me che a Kari che a Ken…
-
Ma se
hai appena fatto il resoconto dettagliato… che altro
c’è
da dire? -
-
Oh,
molto altro! Saprai! -
Scuoto
la testa mentre anche Kari sorride più distesa, ne sono
felice, era così preoccupata che non sapevo cosa
fare…
-
Invece fra voi vedo che le cose vanno sempre bene… -
Dice
malizioso. Non è più geloso, sembra che la cotta
gli
sia passata; andare in America gli ha fatto più che bene,
guardalo… sembra un bambino cresciuto, il solito folle
scatenato!
Mette il buonumore solo guardarlo.
-
Si
tutto bene, grazie… anche noi abbiamo una cosa da dirti ma
non ora
e così… alla prima buona occasione! Organizza tu
qualcosa,
visto che ormai sei qua! -
Decido
di tenerlo occupato, sembrano così felici e distesi, non
voglio turbare questo momento, è importante starsene un
po’
insieme senza preoccupazioni dopo tutto questo tempo… so che
non è
stato facile per nessuno dei due per motivi diversi ma stanno
magnificamente solo insieme!
Sono
‘carini’ da vedere, penso che Kari direbbe
così.
Davis
comincia a tormentarmi affinché gli dica di cosa si tratta
ma
non mi strappa nemmeno una parola, così lancio un sos con lo
sguardo a Ken che coglie al volo e in un attimo riesce a portarlo
via.
Sarei
rimasto anche tutta la serata con lui in condizioni ottimali,
tuttavia non voglio coinvolgerlo in questa storia, non ha bisogno di
questo adesso… e Kari vuole starsene tranquilla visto che
non sta
bene e lo si vede subito, non ha detto mezza parola.
Li
vedo
allontanarsi con Ken che cammina dritto ed elegante e Davis che
saltella come se stesse ballando.
Che
coppia!
Sono
così diversi, come anche Tai e Matt, Izzy e Mimi, Sora e
Joe…
diversi ma tutti che si completano. Io e Kari non siamo così
diversi eppure andiamo bene così, non potremmo stare
separati,
luce e speranza.
/Kari/
Cosa
possiamo fare? Li vedo allontanarsi inconsapevoli di quel che sta
succedendo, felici, finalmente sereni… e mi chiedo: ora che
è
tutto solo nelle nostre mani, cosa possiamo fare ? Che potere abbiamo
di sconfiggere quello?
Noi
combattiamo con la tecnologia e se è proprio quello che
dobbiamo combattere cosa ci rimane?
Sono
smarrita e confusa, molto giù… non so. Non so
veramente.
Tornando
verso casa sento la mano di TK che cerca la mia come prima e torno a
respirare, uno strano senso di benessere, lo stesso che avevo quando
c’era Davis che faceva il solito Davis. È stato
bello
rivederlo, è uno che dà forza e coraggio,
è
stato giusto così com'è.
Non
lo
guardo ma gli stringo la mano, intreccio le dita e continuo a
camminare.
-
TK,
posso stare da te stanotte? -
Glielo
chiedo con un filo di voce, sto bene solo con lui e stanotte sento
che ne avrò bisogno. Ci sono momenti in cui non riesci a
pensare ad altri, con egoismo cerchi qualcosa che possa permetterti
di andare avanti al meglio che si può.
Per
me
questo meglio è TK.
Già,
con cosa possiamo combattere questo mostro?
-
Va
bene, ero solo, non c’è nessuno
stanotte… -
Anche
questa notizia mi fa stare meglio, un po’.
Mi
stringo di più a lui, mi sento indifesa, è brutto
sentirsi così. Ho bisogno della sua forza, della sua
energia…
della sua speranza.
Arriviamo
a casa sua e mi fa salire, una volta comodi sul divano, in silenzio
senza nemmeno voler mangiare, ne parliamo lentamente e piano.
-
Cosa
possiamo fare, TK? Le nostre armi si basano su quello che è
quel ‘mostro’… -
Lui
mi
fissa con quei suoi occhi azzurri che mi donano un senso di
protezione, mi sembra di vedere un pezzetto di cielo ogni volta che
sono su di me. Sono belli, lui lo è e quando penso
così
subito dopo mi rendo conto che sarà mio marito,
passerò
la mia vita con lui e so che così ce la farò ad
affrontare molti ostacoli e problemi. Lo so.
La
mia
sicurezza in tutto quel che faccio deriva da lui, sembra
così
sdolcinato ma è vero.
-
Ti
sbagli… le nostre armi non sono quelle. Sono il sentimento
dell’amicizia, del coraggio, dell’intelligenza,
della semplicità,
dell’amore, della purezza, della speranza e della
luce… lo sai
bene, sei tu che lo ricordi a noi nei casi critici… -
Rimango
un lungo attimo in silenzio a ripensare alle sue parole, è
quello che abbiamo dentro che ci ha permesso di farcela,
perché
credevamo in quello che facevamo, che potessimo farcela, che la
nostra sola energia potesse sconfiggere qualunque avversario, che la
nostra unione fosse indissolubile.
È
vero.
Sono
una sciocca, penso che il suo obiettivo fosse quello di scoraggiarci
così, spingerci a rinunciare ma non potremmo mai farlo
veramente. La mia forza è la sua speranza che nasce dalla
mia
luce, siamo collegati, noi come agli altri.
Noi
ce
la faremo perché quei bambini hanno chiesto aiuto a noi,
perché è giusto che così sia, per il
mondo deve
avere un futuro.
Sorrido
non radiosa ma più rilassata e lui fa altrettanto, il suo
sorriso mi lascia sempre senza fiato, coinvolge tutte le parti del
suo volto.
Mi
stendo appoggiando la testa sulle sue gambe, mi rilasso per la prima
volta dopo un bel po’ d’ore e lui mi accarezza i
capelli
sistemandomeli un po’, mi sento amata. Penso che
andrà tutto
bene.
Mi
giro
sulla schiena e col viso rivolto verso di lui prendo il suo fra le
mani, lo attiro a me e quando ce l’ho davanti gli poso le
labbra
sulle mie, sono tornata quella di prima, mi sembra proprio di si.
È
perché sto con lui.
Basta
star vicini.
Grazie
TK per essere la speranza.
|
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Capitolo 14 *** Voice of soul ***
CAPITOLO
13:
VOICE
OF SOUL
/Tai/
Che
palle, che rottura, non ce la faccio a starmene buono da solo in
casa… ma perché mai uno come me super socievole
abita da
solo? In queste condizioni la solitudine è devastante per
me,
ho bisogno di casino, di gente sempre intorno, di qualcuno che non mi
faccia mai sentire solo…
Dannazione,
se me ne sto così mi deprimo, guardo il buio della stanza,
ascolto il silenzio e me ne sto solo zitto!
Non
ce
la faccio proprio, è più forte di me, devo fare
qualcosa o distruggo tutto.
È
tutto troppo anche per me, sono schiacciato dal mio ruolo e da me
stesso, che diavolo dovrei fare ora che sappiamo? Era meglio non
sapere… sono bravo a dare coraggio agli altri ma mi
servirebbe un
miracolo ora per tirare tutti fuori da questo guaio.
Cazzo,
me ne stavo così bene per i fatti miei, accidenti a me e a
quando ho aperto la mail… chi ha mai detto che mi annoio se
non mi
ficco in qualche guaio? Che mi diverto a nuotarci dentro? Che
è
la mia linfa vitale questo rischio continuo?
Ah
già…
sono stato io a dirlo!
Cambio
posizione per l’ennesima volta sul divano, chiudo la
televisione e
mi ficco in bocca l’ultimo boccone di panino, almeno la fame
non
riesce ad andarmi via. Mi alzo in fretta dal divano e sbuffando
faccio quello che faccio sempre in queste condizioni, esco e vado da
lui. È più forte di me, non gli chiedo mai nulla
di
particolare, nessun consiglio, solo che mi piace stare in sua
compagnia, anche se non lo ammetterei facilmente. Non è che
mi
dà coraggio ma mi calma, mi aiuta a pensare o semplicemente
ferma i miei pensieri, cosa non molto facile in certi momenti.
Ora
non
so perché ci vado, ne avrei così tanti di motivi
che
non so proprio quale scegliere, ma tanto sono tutti ottimi!
Ho
bisogno di stare con qualcuno e siccome sono tutti fidanzati o
sposati i miei amici, non posso far altro che andare da lui scapolo
come me, anche se immagino che le avventure le abbia eccome!
Questi
pensieri su di lui calmano il flusso di caos e agitazione al mio
cervello già caotico di per sé senza bisogno di
questo
stress altisonante che mi rimbomba nelle pareti del cranio, alla fine
in un modo o nell’altro mi è utile, no?
Faccio
l’ultima curva rimanendo in quarta, senza diminuire la
velocità
giro il volante con la sinistra, con la destra spengo il cellulare
istintivamente, non mi spiego il gesto, potrebbe esserci qualche
notizia grave che devo sapere subito ma non voglio essere reperibile
per nessuno, non stanotte… anche l’inumano Tai ha
bisogno di
staccare ogni tanto!
Poi
la
casa di Matt mi fa fare la consueta frenata che lascia tutte le gomme
sull’asfalto, l’odore familiare mi fa arricciare il
naso ma non
importa molto in realtà.
Cerco
di tenere la testa occupata per non pensare a quanto accaduto oggi,
stasera e accadrà domani, quando mi chiederanno tutti cosa
faremo adesso. Non voglio pensarci perché la risposta non la
so.
Posso
arrivare a pensare a stanotte, cosa sarà…
sarà una
notte come tutte quelle che passo con Matt. Tutto qua.
Salgo
le scale e come mio solito entro senza bussare, è il metodo
segreto che conosco solo io così per fargli una sorpresa o
non
scomodarlo, così mi faccio da solo gli onori di casa!
Appena
entro mi accoglie un delizioso ambiente musicale dove la chitarra
elettrica va ad un volume accettabile vista l’ora, la canzone
è
tutto sommato familiare anch’essa visto che la suona spesso,
è
di una malinconia allucinante. Rimango paralizzato ed ogni sproloquio
mentale svanisce subito. Istintivamente rallento il passo e lo guardo
in silenzio, col mio migliore amico avrei voluto mostrarmi il
pagliaccio di sempre per un paio d’ore di spensieratezza, ma
questo
manda a quel paese tutti i miei propositi.
Divento
ermeticamente serio e la tristezza della canzone si riflette sul
momento in cui siamo, la situazione e i nostri stati d’animo.
Tutto
sommato ogni tanto mi è capitato qualche CD dei Death fra le
mani, l’ho sempre scartato perché in effetti ne
hanno fatte
poche di canzoni belle, quelle poche, però, sono proprio da
ascoltare. Una di queste è Voice of soul, un brano
interamente
musicale per lo più giocato sulle chitarre elettriche ed
acustiche, qualcosa di molto serio che colpisce e come la suona Matt
non la fa nessuno. Potevano esserci parole ed avrebbero rovinato
tutto, per questo apprezzo canzoni simili nonostante a me piacciano
molto i testi; spesso in effetti non ci va inserito nulla, solo un
silenzio vocale che esprime molto più di quanto non si
sarebbe
potuto fare aggiungendo chissà quale toccante verso. Se la
musica e basta, musica metal, anzi, molto havy direi, riesce ad
essere così incisiva e profonda e trasmette un interno mondo
di voci di anime, allora la canzone è a dir poco riuscita!
Mi
siedo a terra ai piedi del divano, è il mio posto preferito,
lo faccio spesso, mi sento più me stesso qua; appoggio la
schiena al sedile e guardando avanti perso nel vuoto, penso a nulla
perdendomi solo in questa melodia molto triste che mi fa ricordare
quei bambini che ci rimettono per colpa di un nuovo folle fissato coi
propri desideri. Alla fine di questo si tratta, per quanto nobili
possano essere le sue intenzioni.
Che
stanchezza. Come si fa a far smettere queste ruote che non si fermano
mai? Pensi di riuscire a sistemare ma poi una nuova riparte e tu
ricominci da capo!
In
uno
stato d’animo completamente nuovo o semplicemente sincero,
non
mostro più l’ombra di nessun falso sorriso ma solo
quel che
ho dentro, una serietà profonda e pesante.
Ora
la
sento tutta la pesantezza che mi schiaccia, questa pressione. Devo
essere un attimo sincero con me stesso.
Tutti
mi credono chissà chi, capace di mille azioni grandiose, la
verità è che sono solo un incosciente impulsivo,
ma
quando c’è poco da essere impulsivi ed incoscienti
non sono
nessuno.
Eccomi
schiacciato sotto questa consapevolezza, impossibilitato a far altro
se non lasciarmi andare in questo posto che mi ha visto altre volte
così; faccio scivolare la testa all’indietro
appoggiando la
nuca nel cuscino morbido dove i miei capelli castani si spargono
comodi. Anche Matt è appoggiato semi seduto sul bracciolo e
suona la sua adorata chitarra mentre come per miracolo posso notare
la camicia che ha indossato al posto delle solite maglie attillate a
collo alto, è adagiata sopra e lo squadro con sguardo vago e
perso, la sua immagine snella mi arriva al contrario e da
un’angolazione strana.
Vorrei
saper vedere il mondo da questo lato per sempre.
Perché?
Ma
che
ne so, forse riuscirei a cambiare quando serve e non sarei
dannatamente sempre lo stesso bambino imbecille che conta solo sugli
altri per risolvere tutto… facendo per di più lo
sborone!
So
bene
come sono, so le aspettative degli altri, so anche che sono pieno di
difetti ma non so cambiare. Non voglio cambiare perché in
fondo tutti si aspettano questa da Tai e Tai non può
deluderli!
Lo
scruto ancora mentre queste considerazioni mi fanno sentire una
piccola merda.
Matt
è
più brillante di me, è anche più bello.
Perché
alla fine ho insistito tanto per comandare su tutti? Ok che sono
stati anche loro a darmi il loro consenso però io ci godevo
a
dare ordini, specie a lui, pur io avendo le mie brave crisi per
questo ruolo.
Ero
solo un bambino ma crescendo non siamo stati capaci di cambiare.
Io
non
lo sono stato.
Sono
rimasto sempre uguale e alla pressione non reggo, mi dico che sono
sbagliato e servirebbe essere più come Matt, però
rimango sempre Tai… finché un fulmine dal cielo
non mi
colpisce ed in qualche modo tutto si risolve.
Ecco
cosa farò, come al solito… aspetterò
la manna dal
cielo.
Qualcosa
succederà pure, no?
Se
non
la trovo io la soluzione, come è probabile,
arriverà da
sola ed io farò finta di averla scovata per primo,
perché
sono bravo in questo!
Dannato
Matt, è colpa della sua canzone e quando canta è
pure
più figo del solito, fortuna che si limita a suonare,
ora…
ha un aria così sexy che se fossi gay me lo farei seduta
stante!
Al
pensiero alzo di colpo la testa e mi viene quasi un colpo…
cazzo,
cosa mi sto dicendo?
Si,
perché nessuno mi impedisce di essere gay realmente. Certo,
come se non ho avuto dubbi in passato, sempre a causa di questo
belloccio qua!
Forse
sono ubriaco ed in effetti sarebbe utile esserlo, perché
l’aria malinconica che ho ora si spiegherebbe facilmente ma
non ho
bisogno di fingere, con lui non ne ho mai avuto e non
inizierò
ora.
La
musica si ferma e Matt lascia il silenzio senza sostituire la sua
chitarra con qualcos’altro, è pesante
però. Il
silenzio, dico.
Ma
non
solo.
Anche
questo momento.
Questo
periodo.
Questo
stato d’animo.
Questo
ruolo.
Questo
sentimento.
Ho
bisogno di sentirmi leggerlo e lui è l’unico che
ha questo
potere.
Appoggia
la chitarra con cura sull’apposito aggeggio accanto
all’amplificatore che spegne, poi si fa scivolare leggero,
come di
rito, accanto a me anche lui per terra. Appoggia la schiena al divano
ed evitiamo di guardarci, non serve, conosciamo a memoria le nostre
mimiche facciali in ogni momento e situazione.
Stiamo
zitti per un po’, sapeva che sarei venuto infatti non ha
chiuso a
chiave e non era nemmeno andato a dormire. Lo sapeva.
Casa
sua è il mio rifugio preferito.
Lui
lo
è.
Cavolo,
stasera c’è un atmosfera particolare.
Molto.
Troppo.
C’è
qualcosa nell’aria, stasera, che non so proprio
più cosa
possa essere.
Così
lo chiedo a bruciapelo all’unica persona a cui posso pensare
di
confidarlo senza vergogna ed esitazione.
-
Matt,
cosa devo fare io ora? Cioè, domani quando vedremo gli altri
per risolvere questa cosa e mi chiederanno istintivamente:
‘cosa si
fa?’, io cosa risponderò? -
/Matt/
Qua
però non posso non guardarlo, sposto tutta la testa e la
giro
verso di lui, fisso i miei occhi nei suoi castani, lo guardo per bene
stupito e non nascondo lo stupore che sto provando, cresce a
dismisura mentre vedo la sua aria convinta e seria di quel che dice.
Lui…
uno come lui che non solo soffre la pressione, ma addirittura chiede
a me, ma dico, PROPRIO ME, colui con cui si è sempre
scontrato
per il ruolo, per avere ragione, per comandare e cose simili, insomma
LUI chiede a ME cosa fare?!
Ma
è
proprio messo male, è impazzito… insomma, non
avrei mai
pensato di assistere ad una scena simile, di sentirlo pronunciare
quelle parole a me, raramente gli è successo ma questa volta
credo superi tutte le altre!
Cosa
dovrei fare?
Rido!
Ovvio
che rido, la situazione sarebbe seria e lo è stata
fin’ora,
anche quello che ha detto e sta provando lo è ma io proprio
non arrivo a non ridere. Non è che ridacchio sommessamente,
mi
sganascio, rido rumorosamente come penso mai ho fatto in vita mia.
Rido di cuore e di gusto perché è decisamente
troppo
buffo e comico, non solo lui ma anche la situazione!
Grandioso!
Lui
mi
fissa a sua volta e non capisce proprio cosa ci sia tanto da ridere
in una situazione simile, che di divertente e rilassante ha proprio
poco. Lo posso immaginare…lui finalmente voleva fare la
parte della
persona seria e coscienziosa nonché preoccupata ed io gli
rido
in faccia!
Semplicemente
fantastico!
-
Ma
che c’è? -
Mi
chiede seccato, io rispondo ridendo sempre più forte e
quando
lui esclama offeso:
-
Insomma, Matt, io sono serio e angosciato e tu ci ridi su? Ma sei
proprio stronzo! -
A
questo sbotto cerco di controllarmi, così a fatica smetto di
ridere ma poi quando torno a guardarlo sempre con la sua solita aria
imbronciata per essere stato preso per il fondoschiena, riprendo
inesorabile a ridere!
Già,
c’è poco da fare quando inizia così,
lui allora
seccatissimo rimette la testa sul sedile, gonfia le guance e
guardando il soffitto incrocia le braccia sul petto… ricorda
troppo
un bambino!
Sto
così a ridere a lungo, poi quando le energie se ne vanno
decido di rispondergli e di smettere, mi riprendo a fatica, in
effetti, ma ce la faccio e questo importa.
-
Ma
non ha senso che proprio tu venga a chiedere a me consiglio su come
comportarti… tanto farai come hai sempre fatto, ovvero di
testa
tua! Perché sai fare solo questo e così
è sempre
andato bene. Tu che soffri la pressione… mi mancava la
scenetta!
Dai, su, non guardarmi storto, lo sai che ho ragione. Uno come te non
ha bisogno di chiedere consigli a nessuno, azzecchi sempre
perché
non ci pensi mai e vai dritto per la strada che ti sembra meglio in
quel momento. -
Mi
sento molto loquace ma penso di aver parlato abbastanza,
così
torno al mio silenzio e torno a riporre i miei occhi azzurri su
quelli scuri di lui che a sua volta hanno ripreso a guardarmi stupito
per le parole che gli ho tirato fuori, forse un po’
imbarazzanti lo
sono ma che ci potevo fare? Mi ha chiesto il punto di vista ed io
dovevo darglielo!
Lo
scruto più tranquillamente senza più rivedermi il
Tai
sotto pressione che chiede consiglio, un immagine che mi farebbe di
nuovo ridere, lo scruto e vedo un uomo di nuovo serio colpito dalle
mie parole che in un certo senso gli hanno fatto un gran piacere. Tai
è speciale anche per questo, non si rende conto di esserlo,
di
essere così come io l’ho dipinto. Anche se
è
egocentrico, lo è in un modo che non contempla
l’ammissione
che ho fatto io.
Forse
nemmeno pensava che io a mia volta pensassi queste cose, probabile in
effetti, ma credo che in realtà l’abbia sempre
saputo, come
ha sempre saputo che quello che proviamo l’uno per
l’altro è
troppo stretto, qualunque cosa sia, qualunque nome abbia. È
forte ed indistruttibile, profondo.
Riesco
a vedere il vero Tai solo io e succede non solo perché io so
vederlo, ma perché lui si mostra a me e non ha paura di
snudarsi qua; lo fa e basta perché sa che non lo traviserei,
non lo caccerei e nemmeno lo tratterei male. Sa come io lo tratto e
cerca esattamente questo e non lo vuole da uno qualunque, lo vuole da
me.
Il
nostro rapporto è sempre stato un po’ conflittuale
ma non è
tanto questo il punto quanto che in qualunque modo finivamo per
parlare, litigare o meno, poi tornavamo sempre l’uno
dall’altro,
inseparabili ed indispensabili. Come quella famosa nostra ultima
battaglia da bambini su Digiworld. Quando io me ne ero andato e la
compagnia si era sfaldata, lui era stato attaccato dal Digimon
definitivo, sapeva che da solo non ce l’avrebbe fatta e
sapeva
anche che io sarei arrivato da lui, non è scappato ma mi ha
aspettato combattendo rischiando la vita. L’ha fatto per
tenere
duro e continuare insieme a me, come avevamo sempre fatto, come era
giusto che fosse.
Anche
prima di allora, sulla terra, abbiamo avuto un disperato bisogno
l’uno dell’altro, ci siamo cercati, trovati e presi
senza più
lasciarci e nel momento cruciale, attendendo di venir colpiti dalle
frecce degli angeli digimon, nell’incognita di cosa sarebbe
successo, ci è bastato prenderci per mano e sapere che
saremmo
semplicemente stati insieme. Solo questo. Avremmo abbattuto anche
quell’ostacolo, così è stato.
Rituffandomi
nei ricordi per catturare di nuovo l’immagine di Tai e la sua
essenza, mi dimentico che eravamo rimasti in silenzio a fissarci
studiando i nostri volti e le nostre espressioni.
Si,
lo
dimentico e quando me ne rendo conto scopro di aver appena catturato
un nuovo tassello che compone il mosaico del nostro rapporto.
Per
me
lui è importante e non solo, voglio trascorrere la mia
intera
esistenza accanto a lui perché è
l’unico col quale
potrei sinceramente riuscirci, l’unico col quale non
crollerei e se
succederebbe poi torneremmo insieme per affrontare le parti
più
dure e difficili, perché la nostra forza è la
nostra
unione e non c’è scampo.
Il
nostro massimo l’abbiamo sempre dato uniti e quando lo
facevamo
anche con l’anima noi eravamo indistruttibili… era
una sensazione
fantastica. Era qualcosa di incredibile che darei non so cosa per
ripeterlo.
È
qua che mi rendo conto che in realtà un modo per riprovare
questo, c’è.
Lo
fisso ancora ed improvvisamente non mi sembra assurdo unirci
fisicamente, baciarlo… non mi sembra così orrendo
ed
improponibile. Perché è Tai e quindi va bene,
vale la
pena provarci per vedere se risento di nuovo quella sensazione
pazzesca di unione ed imbattibilità.
Di
amore.
Che
serietà incredibile, data soprattutto dal fatto che lui non
dice più nulla, forse riflette su quel che gli ho detto, sul
momento difficile, sul suo attimo di debolezza e confusione che lo
rendono delizioso, o magari riflette sulle stesse cose su cui sto
riflettendo io. Chissà.
-
Pensi
davvero quelle cose di me? -
Forse
il tempo è stato interminabile anche per lui e non solo per
me, forse il silenzio cominciava ad imbarazzarlo e pesargli, forse il
rossore che avverto sulle sue guance è
immaginazione… o
forse ho ragione. Anche lui ha la mia stessa opinione.
Però
non potevo pensare che stesse zitto per così tanto tempo!
Non
sarebbe Tai se non parlasse nel momento cruciale, uno anche piuttosto
sentimentale!
Sorrido
spontaneamente.
-
Non
mi aspettavo che questo da te… -
Può
intenderlo nel modo che vuole ma sono certo mi chiederà
spiegazione e continuerà a parlare per l’imbarazzo
crescente. Lo capisce, lo percepisce, è nell’aria
il
cambiamento e la mia intenzione di rivolere quella sensazione
d’unità
e forza che nella mia vita ho avuto solo ed unicamente con lui!
-
Cioè?
Spiegati… sei tornato stitico di parole, figuriamoci!
Potresti
tornare loquace come prima? Ti capivo un po’ meglio anche se
essendo sincero tu sei sempre stato ermetico e criptico… a
parte
quando litigavamo… ma poi sapevo che tornavi sempre da me ed
io ti
aspettavo per risolvere i casini più grossi. Che coppia, eh?
-
Continua
a parlare a macchinetta facendosi domande e rispondendosi da solo o
magari senza nemmeno darmi tempo di rispondere. È
così
però ora che si è acceso, chi lo spegne? Lui lo
si
spegne solo con la forza ma io adesso ho voglia di quello, ho sempre
più voglia di quello.
Sento
che è determinante, che devo provarci, che istintivamente
è
giusto… dannato Tai, sta un po’ zitto!
Mi
mordo il labbro chiedendomi come fare e in un secondo capisco che
c’è
solo un modo.
Gli
metto una mano sulla bocca e lo zittisco con un secco: - Silenzio un
po’! -
Lui
si
irrigidisce perché non se lo aspettava, così mi
fissa
con tanto d’occhi, i suoi adorabili occhi sexy
perché
profondi e penetranti. Lui non è bello ma sa avere fascino
inconsapevole. O forse così appare a me e basta, ma in ogni
caso chi se ne frega.
Approfitto
ora che sta paralizzato e soprattutto zitto; sussurro solo:
-
Devo
fare una cosa… -
Non
troppo lentamente mi avvicino allungandomi verso di lui, faccio
scivolare via la mano posandola intorno al suo collo e delicatamente
lo attiro a me intrecciando le dita alle ciocche della sua nuca
spettinata. Trattiene il fiato senza capire, o forse lo fa proprio
perché ha capito.
Non
respinge. Del resto non vado poi così piano…
voglio baciarlo
e lo farò!
Poso
finalmente le mie labbra sulle sue ancora aperte per parlare, stupito
non si muove e forse non ricorderà mai cosa sta provando,
tuttavia basta che ricordo io.
Si,
avevo ragione.
Ecco
qua la sensazione che sentivo solo quando stavo in perfetta comunione
con lui, quando la sintonia era così alta da lasciarci
spiazzati ma divinamente bene, ecco qua la sensazione del secolo che
posso provare solo con lui. Solo ed esclusivamente con lui.
Accarezzo
le sue labbra con le mie poi esperto, dopo averlo assaggiato
superficialmente ed avergli dato il tempo per abituarsi, socchiudendo
gli occhi giro la testa per aver miglior accesso, metto
l’altra
mano al suo fianco e lui rimane sempre immobile, imbambolato.
Lascia
che io faccia.
Ed
io
faccio.
Passo
la lingua all’interno della sua bocca, lo cerco, lo trovo e
quando
lo trovo prendo ancora più confidenza con lui e inizio una
specie di massaggio a senso unico, è troppo shockato per
reagire, lo sapevo…
Sto
per
mollare quando succede qualcosa, qualcosa che in effetti mi stupisce,
il suo solito scoppio ritardato. Arriva con l’ultimo treno ma
arriva.
Reagisce.
Approfondisce
a sua volta, accoglie la mia lingua aprendo di più le
labbra,
si allunga anche lui verso di me e iniziando a giocare, anzi direi
più lottare come è nel suo stile, iniziamo a
baciarci
come si deve; appena prendiamo il nostro ritmo incalzante che cresce
sempre più la cosa diventa esaltante nonché bella.
È
splendido avere il ritorno, la conferma, sapere che non avevi
sbagliato pur il pensiero e l’azzardo erano stato assurdi e
pericolosi.
Qualcosa
di fugace che mi girava da un po’ nella testa, a cui
finalmente ho
dato retta.
Il
desiderio di lui, di provare quelle cose, era troppo forte.
Solo
che ora ci baciamo, lui cerca il mio corpo con le mani, attraverso i
vestiti, rimane un po’ impacciato ma penso giochi molto il
fatto
che gli piace. Ci troviamo e stiamo insieme nel senso che ora lo
siamo. Siamo insieme profondamente, intimamente… anima mente
corpo.
Ora
che
l’ho assaggiato e capito non mi separerò
più da lui.
Ora sono completo, sono quel Matt che cercavo di diventare ma che non
sono mai riuscito ad essere del tutto.
Ora
e
solo ora.
/Tai/
Ecco
cosa mi mancava.
Ecco
cosa cercavo.
Ecco.
Tutto
torna.
Tutto
è
da me.
Avevo
solo bisogno di lui.
Solo.
Ma
non
come amico, bensì come persona, come uomo, come la mia
parte.
Come sentimento profondo ed importante, prezioso, completo, unico,
unito.
Sono
solo le nostre voci dell’anima che finalmente si sono fatte
sentire.
Ecco
cosa mi mancava a diventare la persona che cercavo di essere e che
non riusciva a tornare.
Lui
unito a me in questo modo.
Lui.
Matt.
Gli
voglio bene e non come amico.
Lo
desidero come persona.
Come
il
mio uomo.
Mio.
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Capitolo 15 *** Time is running out ***
CAPITOLO
14:
TIME
IS RUNNING OUT
/Izzy/
Ormai
si sono quasi tutti persi d’animo, si aspettavano che
tirassimo
fuori chissà quale piano formidabile, ma cosa pensano? Che
abbiamo la bacchetta magica? Sono in pensiero per Mimi, è
rimasta in ospedale poiché ormai manca poco al parto, vorrei
stare con lei, continuare la mia vita… ma
dall’altra parte
desidero aiutare mia figlia, se ha preso un po’ da sua madre
ora
sarà in un mare di lacrime, stretta al suo fedele amico
Joji.
Io non
sono con lei, non posso far nulla per aiutarla, io… vorrei
poter
fare un sacco di cose eppure nemmeno una è nelle mie forze.
Nemmeno una!
Tai e
Matt dirigono una discussione su cosa sia più utile fare e
proprio ora mi stanno interpellando, io li guardo spaesato e colto
alla sprovvista: cosa gli dico, ora? Se mi mostro perso
d’animo e
agitato come reagiranno, loro?
A volte
il mio altruismo è seccante per me in primo luogo!
A
togliermi dall’impiccio sono delle voci, grida che chiamano
aiuto,
ci hanno visto arrivare…sono voci di bambini. Mi illumino
come
tutti gli altri, qualcuno dice:
- Sono
loro, li abbiamo trovati… - e ci precipitiamo direttamente
nella
direzione della gabbia di fili elettrici. Potrei sentirmi
più
sollevato ma non c’è male, almeno posso vedere la
mia
piccola ed illudermi che finchè Mimi starà nel
mondo
reale e non partorirà, sarà al sicuro.
Ora… ora devo
salvare Miho. Prima di ogni altra cosa, per egoismo o per amore o per
entrambi. Farò tutto ciò che posso per lei.
Percorro di
corsa tutta l’ampia circonferenza della gabbia e con
attenzione
cerco la piccola bambina dai capelli rosso scuro, mi fermo quando la
vedo in compagnia di un bambino dai capelli neri riflessi di blu e
gli occhiali. Ecco Joji, come immaginavo sta con lei e le dà
coraggio.
- Papà!
-
Mi
chiama a gran voce avvicinandosi, presto arrivano anche Joe e Sora
per Joji.
- Papà,
e mamma? -
Vorrei
toccarla, o come vorrei, ma noto che i suoi occhi non sono gonfi di
lacrime e il suo viso, anche se non sorride, è sollevato nel
vedermi. Non ha pianto, è stata coraggiosa.
- La
mamma sta bene, è in ospedale coi medici, forse
farà
nascere il tuo fratellino, sai? -
- Di
già? -
Innocentemente
mi guarda chiedendomi coi suoi occhi neri come sia possibile, non ha
capito tutti i giri assurdi che il tempo e questo posto ha fatto fare
a sua madre.
- Si,
ma sta bene… -
Mi
sforzo di sorridere anche se si vede che non sono spontaneo, Joe e
Sora hanno più fortuna con loro figlio, presto si uniscono a
noi anche gli altri per parlarci ed esporci il loro piano. Mi
interrompono dalla mia contemplazione visiva mentre
nell’animo
continuo a sentire qualcosa di preoccupante che cresce, non so
decifrarla. Spero che Mimi stia bene. Non può aver
già
partorito, no?
-
Allora, dobbiamo farci aiutare da loro e unire i poteri dei digiwise,
per lo meno chi li ha... tenteremo di aprire un digi varco. -
Tai
espone l’idea in maniera un po’ confusa ma in
realtà
nemmeno molto. Lo guardo come se lo vedessi per la prima volta, fino
ad ora mi sembra la cosa più sensata che ho ascoltato. Un
sospiro di sollievo, forse funziona ed almeno i bambini saranno in
salvo… forse… è comunque
l’unica speranza.
-
Sbrighiamoci, prima che si accorga che ci siamo… -
-
Aspettate, apro il portatile per attivare il processo di apertura del
varco! -
Lo
faccio mentre le ragazze spiegano agli altri bambini digi prescelti
cosa devono fare, tutti si stringono al centro e li sento mormorare
indistintamente diversi commenti, tiro fuori il mio e al momento di
dare l’ok qualcosa si attiva automaticamente nello schermo
del pc,
si tratta della web cam, qualcuno mi sta chiamando tramite chat.
- Ma
chi… -
Borbotto,
ho una fretta del diavolo, non posso crederci che qualcuno abbia un
tempismo simile ma a farmi dimenticare di ogni cosa è il
viso
di Mimi che vedo nel video. Trattengo il fiato e attiro
l’attenzione
dei miei amici che mi si stringono intorno. Ha un aria a dir poco
sconvolta ed è tutta sudata mentre le lacrime le rigano il
volto. Agitatissima dice:
- Izzy!
Izzy, è nato… è nato… il
piccolo Jessy! Lo stanno
curando, ora me lo portano, lo terrò con me senza
staccarmene…
se me lo porterà via dovrà prendere anche me! Ho
paura…
volevo ci fossi anche tu con me. Izzy… ti prego, fate
presto… non
voglio che lo prenda. -
E'
molto agitata… già, è
l’unica cosa che realizzo,
visto che perdo subito i sensi sprofondando nel buio più
assoluto!
/Sora/
Opporca!
Izzy
cade all’indietro dopo aver roteato gli occhi, viene preso al
volo
da Matt che gli stava giusto dietro. Ma come si fa a svenire in un
momento così inopportuno? Bè, ma lo
capisco… è
col secondo treno che realizzo a fondo le parole di Mimi: ha
partorito!
In un
certo senso sono zia, visto il legame che abbiamo sviluppato io e
lei. In un attimo le lacrime mi inondano gli occhi che subito si
appannano non facendomi vedere bene, mi porto la mano sulla bocca e
vedendo anche me fuori uso, Tai parla con Mimi mentre Matt si occupa
di Izzy insieme a Joe.
- Sono
felicissimo, Mimi! È bello? Che colore ha gli occhi? E i
capelli? Dai, dimmi a chi assomiglia! Ha pianto tanto appena nato? Io
non so cosa succede quando nascono i bambini, speravo di poterci
essere, sono curioso, dai racconta! È stato un parto
naturale
o un taglio cesareo? -
Strabuzzo
gli occhi guardandolo in mezzo al fiume che mi scende… ma
che
cavolo sta dicendo questo pazzo? È il momento?
- Tai,
smettila, scemo! Non è il momento… datti una
mossa e renditi
utile! -
Lo
ammonisce seccato Matt da dietro, Mimi invece ignora le sue domande e
chiede cosa sia successo a Izzy e perché non lo vede
più,
ora è il doppio preoccupata e se speravamo che Tai potesse
calmarla ci sbagliavamo. TK mi guarda implorante… ha
ragione, in
fondo quello di calmarla era il mio compito, solo io ci riuscivo!
Con
fare deciso spodesto il moro dal portatile e mi metto davanti alla
piccola web cam, lei mi vede e si illumina un po’ ma in
effetti è
in un mare di lacrime così io cerco di asciugare le mie.
-
Tesoro, sono contenta per te. Non vediamo tutti l’ora di
vederlo…
però tu ora devi stare tranquilla, che il piccolo sente se
sei
agitata e ci sta male. -
- Izzy?
-
- Ehm…
la notizia gliel’hai data in maniera improvvisa,
l’hai shockato
ed è… svenuto… ma si
riprenderà presto, non
pensarci! -
- Sora,
ho paura. -
La voce
le trema e non va avanti a parlare. Che le dico, ora? Posso spiegarle
che stiamo per rispedire i bambini in salvo. Chissà, ci
provo,
questo magari la solleverà!
- Non
devi. Forse abbiamo trovato un modo per riportare lì i
bambini
rapiti. Cercheremo di aprire un digivarco all’interno della
gabbia.
Il problema sarà raggiungere Mr Elettricità e
sconfiggerlo… senza i digimon che poteri abbiamo, noi? -
Ops,
dovevo tranquillizzarla ed invece forse ho peggiorato le cose. Lei ha
mostrato un aria più entusiasta sull’inizio per
poi
spegnersi.
Cosa
posso fare per lei? È sempre stata una persona
così
particolare, emotivamente instabile, facile alle lacrime e
all’agitazione… è che è
troppo sensibile. Da
piccola si poteva dare la colpa al fatto che fosse viziata, ma ora
è
cresciuta, non si tratta più di quello, solo di
sensibilità…
Sospiro
e sorrido un po’ stringendo le labbra.
- Ora
devo chiudere la comunicazione o non faremo in tempo. Sta serena,
su…
ce la faremo! -
Detto
ciò lei mi dice un flebile e sconfortato
‘ciao’ e
chiudiamo la comunicazione. Si sente sola ed è preoccupata
perché sua figlia è rapita in questo mondo
assurdo, suo
marito non sa che pesci prendere, i suoi amici seguono le orme di suo
marito, lei ha partorito e avrebbe voluto farlo con Izzy accanto, ha
paura che le venga portato via anche la sua nuova creatura, non sa
che fare da laggiù… io la capisco ma che posso
farci? A
volte è tutto più grande di me, di tutti noi
messi
insieme, a volte non so proprio cosa fare. Anche se salviamo i
bambini dobbiamo convincere questo mostro che... che… ma
cosa
possiamo dirgli?
Mi
passo una mano fra i capelli nervosa ed è su questo che Izzy
si sveglia!
/Joe/
Ma che
cavolo!
Basta
che loro mi dicano: ‘Joe, pensaci tu!’
Ma
perché? Solo perché sono un dottore? È
solo
svenuto, non c’è nulla di grave, è lo
shock, non ci
arrivano?
La
gente deve sfruttare fino in fondo il mio ruolo, il mio
lavoro…
sono un medico? Bene, rivolgiamoci a lui in caso di bisogno, e
perché
non anche in altri casi? Che ne so… per cose più
rilassanti,
allegre, leggere… no!
La
gente si rivolge a me, al di fuori del mio ambito lavorativo, solo
per darmi i loro guai da risolvere, cattive notizie e pressioni da
risollevare.
Chissà
se se ne rendono conto… magari preferivo parlare con Mimi e
congratularmi con lei, o spiegare la situazione ai bambini,
o…
- Joe?
Cosa dici? -
Mi
riscuoto alla chiamata di Matt che sostiene Izzy.
C’è un
crescendo d’agitazione ed io ci vado a braccetto.
- Cosa
dico su cosa? -
Sono
spaesato e lui spazientito mi fa notare che Izzy è svenuto e
che ci serve sveglio.
- Lo
so, sai? Lo vedo anche io! -
- E
allora fa’ qualcosa! -
Comincia
ad alzare la voce, la situazione è critica per tutti e ne
sente gli effetti perfino uno come Matt, ma a me non va’ di
essere
trattato così:
- Ma
cosa vuoi che faccia? Non siamo in un ospedale, non ho nessun
attrezzo utile con me… è lo shock, si
riprenderà
presto. Fagli aria, alzagli i piedi, vedrai che si sveglia subito! -
Alzo a
mia volta la voce con nervosismo e come se non bastasse, oltre allo
sguardo freddo e contrariato proveniente da lui,
c’è anche
Tai che si mette a fare una stupida conversazione inutile con Mimi.
Anche questo è motivo di seccatura per Matt che lo ammonisce
mentre chiede a Kari, qua vicino, di far aria a Izzy così
lui
si alza tirandogli su le gambe. Non c’è tempo per
le
sciocchezze eppure sembra che Tai ne abbia eccome, non sente lo
scorrere implacabile del tempo?
Tutta
questa pressione che ci manda il sangue al cervello e ci fa andare di
matto?
Forse
no perché lui matto lo è già di
natura!
Tai si
precipita da noi e guardando Matt come se fosse un mostro, comincia a
litigare con lui, urlano come facevano da bambini e a me il mal di
testa comincia ad aumentare. Ma quanto stress sono capaci di
trasmettere?
- Joe,
tieni tu le gambe di Izzy! -
Eh già,
tu devi litigare, no? Sospiro contrariato ma mio malgrado non mi
lamento a voce e faccio come dice. In fondo ho sempre fatto come
dicevano gli altri, ho questa mania di non prendere le decisioni da
solo, non le so prendere, solo quando sono in ospedale in
qualità
di medico ci riesco. E quando sono a casa c’è Sora
e lei le
decisioni le sa prendere così bene, non serve che le prenda
anche io.
Che
discorso assurdo!
Io sono
fatto così ma ho capito col tempo che ognuno ha una sua
utilità, non devo dimenticarmi di ciò che Sora mi
ha
fatto capire in questo tempo insieme.
Anche
se però i minuti scorrono, l’adrenalina e il
sangue vanno
troppo veloci, i bambini cominciano ad urlare impauriti, Mimi piange
dall’altra parte disperata, Sora alza la voce sovrastando le
grida
di tutti per farsi sentire, Tai e Matt litigano tanto per
cambiare…
come faccio io a non agitarmi a mia volta? Freneticamente muovo le
caviglie di Izzy che reggo per facilitare la circolazione e senza
accorgermene inizio a chiamarlo con voce acuta e convulsiva!
Forse
il prossimo a sentirsi male sarò io… fortuna che
TK e Kari
sono tranquilli, non sarebbe nella loro natura agitarsi…
Kari è
qua ma TK?
Dov’è?
Lo trovo dietro a tutti noi che ci guarda, ha una aria…
bè,
non so definirla, forse sta pensando di trovarsi in mezzo a degli
alieni.
Ti
prego, TK, fa’ qualcosa!
Il
risveglio di Izzy mi fa prendere fiato e ringraziare il cielo.
/TK/
- Ehi,
ragazzi, calma! Nessuno ha detto che sarebbe stato facile, ma
dobbiamo mettercela tutta, imboccarci le maniche ed agire in fretta
ma con sangue freddo! -
Li ho
visti un tantino partiti con la testa. In alcune situazioni sono il
primo a non capire nulla e perdere la ragione infuriandomi, ma quando
sono tutti nella mia stessa condizione finisco che mi trattengo e
riesco a gestire la situazione. Mi dico che se parto anche io che
succede poi?
Il
resto dei miei amici mi guardano zittendosi di colpo, Kari mi sorride
grata dell’ordine che ho riportato mentre Izzy si alza
barcollante
chiedendosi se ha capito bene o era un sogno. Matt come al solito non
si è agitato ma Joe si, come è nel suo DNA, Sora
era
troppo occupata a calmare Mimi (ma non sono sicuro ci sia riuscita),
alimentando solo un caos determinato per lo più dalle urla
di
Tai che non era d’accordo con Matt per chissà
quale ragione.
Ma noto che sono tutti tornato in loro stessi, più o meno.
-
Allora, vogliamo agire? -
E' come
se i secondi accelerassero, andassero sempre più veloci e il
tempo sfuggisse, non c’è più tempo, non
si può
attendere, i batticuori di tutti quanti rivelano che potremmo anche
morire di vecchiaia il minuto dopo e non potremo fare nulla e solo
perché è tutto sballato.
L’adrenalina
scorre troppo in fretta e tutti subiamo la pressione, se sbagliamo
ora potremmo finire tutti chissà dove. Dobbiamo avere fede,
crederci perché senza avere fiducia totale in ciò
che
facciamo, finiremmo male… finiremmo per fallire.
Il
tempo corre? E noi correremo con lui!
Esprimo
questo pensiero anche agli altri e finisco così di
tranquillizzarli, mi guardano più risoluti e sicuri per
ciò
che stanno per fare, così parlo anche ai bambini che
cominciano a tremare pensando che non riusciremo mai a salvarli!
-
Allora, bambini… abbiamo bisogno di voi e della vostra
speranza,
della vostra fede! Dovete crederci mentre alzerete il braccio col
digiwise. Dovete credere ciecamente che dopo la luce che si
sprigionerà, il varco sarà per il mondo reale.
Dovete
avere fiducia nella vostra salvezza. Mi capite? Se non ci credete
tutti in modo completo, potremmo fallire. Volete rimanere qui per
sempre? -
Dicono
subito un ‘no’ terrorizzato dall’idea di
rimanere lì,
così quando chiedo se ci credono che si salveranno, loro mi
guardano coi loro grandi occhi innocenti e dicono che credono in noi.
-
Dovete tutti fare una cosa, però. Quando arrivate nel mondo
reale dovete fare in modo, con qualunque metodo, di togliere quanta
più corrente elettrica potete. Deve avvenire un gigante
black
out. Lo dico specie ai bambini più grandi. So che potete
farcela, sono tutti in allerta per ciò che sta accadendo, vi
aiuteranno! -
Questo
lo aggiunge Izzy che sembra essersi ripreso ed aver attivato il
cervello. Geniale, penso che nessuno in effetti ci avrebbe pensato,
fortuna che c’è!
Così
noi sette ci guardiamo e ci posizioniamo intorno alla gabbia di fili,
alziamo il digiwise, altrettanto fanno i bambini e quando Izzy
dà
l’ok col portatile aperto, tutti gli oggetti che teniamo in
mano
cominciano ad illuminarsi e a fare il consueto ticchettio elettronico
che da lento cresce fino a diventare un'unica suoneria sempre
più
forte, chiudiamo gli occhi e la luce diventa grande finchè
non
si unisce e colpisce l’intera gabbia avvolgendola. Quando
riapriamo
a forza gli occhi vediamo che proprio nel soffitto della rete
elettrica si è aperto un varco.
-
Forza, bambini, dovete andare… è la porta del
mondo reale.
Noi sistemiamo qua la faccenda! Via! -
Tai
urla a tutti di muoversi e così cominciano a saltare dentro,
gli ultimi sono Miho e Joji che vorrebbero aspettare i genitori, ma
con un risoluto ‘andate ora!’ di Sora, saltano
anche loro.
Così
noi possiamo abbassare i bracci che cominciavano a pesare per la
pressione assurda di quella luce, e sospirare mentre il varco si
richiude.
Ce la
faremo anche noi.
Dobbiamo
crederci.
Dobbiamo
credere nel fatto che abbiamo noi le giuste armi per combattere quel
personaggio assurdo e che lo convinceremo.
-
Già…
perché senza elettricità difficilmente si vive,
dobbiamo convincerlo e fargli capire come stanno le cose. Dobbiamo. -
/Mimi/
È
una scarica di corrente elettrica quella che avvolge la mia stanza
d’ospedale, piena di macchinari che vanno a pieno ritmo.
È
come un fulmine che colpisce la stanza, io stringo forte il mio
bambino al petto che comincia a piangere, poi c’è
il buio
perché la luce va’ via e una sensazione ormai
familiare di
risucchio mi fa perdere nuovamente i sensi nel viaggio attraverso un
varco, verso una dimensione.
QUELLA
DANNATA DIMENSIONE.
Nessuno
mi porterà via il mio bambino.
Buio.
|
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Capitolo 16 *** Sing for absolution ***
ABSOLUTION
CAPITOLO
15:
SING
FOR ABSOLUTION
/Mimi/
È
il buio quello che mi avvolge quando apro gli occhi. Un buio
pressoché totale, richiudo così gli occhi e cerco
di
far mente locale. Non è facile, ho una confusione mentale
non
indifferente dovuta al fatto che ultimamente svengo troppo
spesso…
che razza di periodo! Tutti questi sbalzi di salute, di umore e di
dimensione non giovano a me e al bambino…
Oh
mio Dio, un momento… ecco il punto! Il mio bambino!
Mi
metto a sedere di scatto e la testa mi gira ma ignoro il fatto, ora
solo una cosa mi preme ed è ciò che chiamo a gran
voce,
preoccupata esattamente come (o più) di poco fa in ospedale!
-
JESSY! JESSY, PER L’AMOR DEL CIELO, DOVE SEI? -
Poi
in effetti realizzo che è appena nato e non può
parlare. Non vorrei che questo postaccio influisse negativamente sul
suo carattere o peggio me lo facesse crescere prima del tempo giusto,
voglio godermi i suoi progressi, a parte quando metterà su i
primi dentini che mi farà le notti in bianco…
ecco, se
quelli vogliono crescere subito per me va bene, ma il resto, per
favore, che rimanga com’è!
Se
l’essere stati smolecolarizzati durante il trasferimento me
lo ha
fatto diventare brutto e deforme?
Il
nodo in gola mi opprime le corde vocali, vorrei piangere, sento che
le lacrime premono ma devo farmi forza, sono una mamma e se il mio
piccolo mi sente così agitata poi sta male anche lui, me
l’ha
detto Sora… oh, come vorrei lei fosse qui… ma
anche un altro del
gruppo mi va bene… però nemmeno con tutte le mie
forze
riesco a parlare o gridare, sono troppo spossata. Calma, devo stare
calma. Dove mai potrà essere il mio piccolo? Se almeno ci
fosse… no, non agitarti, Mimi. Non lo farò.
Rimarrò
in me…
-
IZZYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYY! DANNAZIONE, VIENI SUBITO QUAAAAAA! DOVE
SEIIIIIIII! TI VOGLIOOOOO HO PAURAAAAAA! -
Ehm,
ce l’ho messa tutta, la buona volontà
c’era, su…
arrossendo per la figuraccia che ho fatto con me stessa, comincio a
camminare alla cieca.
Ecco,
inizio a vedere qualcosa, sono delle luci intermittenti come quelle
dei computers… come quelle di quel posto
dell’altra volta. Mi
illumino, magari Jassy è lì!
Arrivo
in quello spazio strano circondato da fili elettrici, mi infilo
abilmente e vedo quell’ombra dell’altra volta,
è davanti
agli schermi sospesi nel nulla, sono accesi e sembra stia guardando
qualcosa ma lo sento irritato, ringhia qualcosa fra sé e
sé
ed onestamente non voglio nemmeno sapere di cosa si tratta.
-
Dov’è Jessy? Il mio piccolo! -
E'
meglio specificare che Jassy è mio figlio, non mi sembra
molto
sveglio, una testa meccanica come la sua non comprenderà mai
sentimenti d’amore e legami. Ma non dovrebbe nemmeno
concepire
quelli negativi, allora!
Chi
cavolo è questo essere? Bisogna spiegargli chi è
in
modo che stia al suo posto e non invada il territorio di competenza
altrui.
Lui
si gira e quel che mi mostra mi fa sospendere il fiato mentre il
cuore manca un battito. Inglobato al centro di sé stesso sta
dormendo mio figlio. È così piccolo che si perde
in
quell’enormità di cui lui invece è
composto…
qualcosa non quadra.
Lui
è MR elettricità, è tutto fatto di
fili
elettrici che se li tocchi danno la scossa, perché lui non
è
fatto della stessa sostanza?
Cos’è
in realtà, lui?
Stringo
gli occhi cercando di controllare il mio battito accelerato.
-
Di nuovo tu! Cosa vuoi? Il patto è concluso! -
E
ora che gli dico? Arriveranno Tai e gli altri, no? Devo prendere
tempo, parlarci… si, ma io non sono un mostro
d’astuzia, mi
impappino spesso con le parole, specie in queste situazioni
allarmanti. Come vorrei che Izzy fosse qui!
-
Ecco… non l’ho fatto apposto, lo stringevo e
quando l’hai preso
per sbaglio hai preso anche me, ma visto che sono qua che ne dici di
assumermi come tata? Baderò io a lui, a momenti
comincerà
a crescere e se non mangia piangerà come un matto, ha
bisogno
del latte materno e se fa cacca e pipì puzzerà in
maniera insopportabile… e poi scusa, che te ne fai di un
bambino
così piccolo qua? Gli altri li mettevi in quella
gabbia… -
Lui
mi fissa, o per lo meno sento che lo fa visto che non ha faccia,
però
ci scommetterei che se l’avesse mostrerebbe
dell’esasperato odio
incondizionato perché parlo molto.
-
Lo so che parlo tanto, me lo dicono in molti, è solo che se
sono nervosa lo faccio ancor di più, devi scusarmi, sai, ma
sono stanca, impaurita, stressata e agitata. Ho dovuto partorire
prima del tempo, da sola, senza nemmeno mio marito a fianco, con
l’altra mia figlia rapita, con la consapevolezza che mio
marito era
in pericolo… ed ora mi porti via anche
l’altro… come posso
stare tranquilla e zitta? -
-
NON LO SO MA VEDI DI RIUSCIRCI O TI DO' UNA SCARICA E TI ZITTISCO IO!
-
Alza
la voce! Lui è seccato ed alza la sua vociona cavernosa:
ecco,
ha svegliato il mio piccolo.
-
Guarda che hai fatto, genio! L’hai svegliato! Sarai pure
super
tecnologico ma l’intelligenza per certe cose si sono
dimenticati di
fartela, sai? Se tieni un bambino in braccio, non puoi urlare che si
spaventa e se questo succede piange… 3, 2, 1… -
Nemmeno
finito di contare che il pianto acuto del neonato invade questo
postaccio tetro e scuro, lui sospira spazientito e nel farlo si
alzano dei fili tutt’intorno che fanno quel rumore di corto
circuito. Spalanco gli occhi e mi precipito da lui per evitare che
faccia quello che penso:
-
Ehi, mica vorrai dargli la scossa per farlo stare zitto? -
-
Non a lui, a te! -
Mi
fermo quindi davanti a lui e noto che in effetti quei fili minacciosi
mi stanno tutti in giro. Tossisco a disagio mentre le urla melodiose
del mio piccino ci spaccano i timpani, sempre che lui ne abbia.
-
Oh… tu scherzi, vero? Se invece di farlo mi dai mio figlio
lo
zittisco io e tutto torna allo splendido mortorio di prima! -
Ringhia
ancora ed io
sorrido di circostanza, sembra una scena comica invece che
drammatica.
A
mettermi in salvo c’è una luce rossa che lampeggia
sul suo
adorato monitor gigante, si gira di scatto ma viene fastidiosamente
distratto da Jessy che non smette di urlare, così esasperato
lo disingloba allungandolo verso di me, io cautamente faccio un altro
passo verso di lui e con mille attenzioni a non toccare quella cosa
di ombra che per quanto ne so potrebbe essere gelatina, lo prendo,
poi lui si gira e si immerge nel suo schermo.
Io
sospiro e lo stringo. È così piccino, come si fa
a
voler rapire un cosino simile? Separarlo dalla sua mamma…
oh, mi
piange il cuore all’idea che avrei dovuto farne a meno,
separarmi
da lui. Già l’ho avuto in maniera anomala, ovvero
saltando
un paio di mesi di gravidanza, e da sola, senza nessuno che mi
filmasse!
Lo
stringo al petto e gli copro la testolina quasi pelata con la mia
mano, è così piccola che sta tutta sotto il mio
palmo.
Il cuore mi si allarga sentendolo fra le mie braccia, al sicuro;
anche se io a mia volta non lo sono almeno mio figlio lo è.
Ora può accadere la fine del mondo, non mi
interessa… un
momento: e Miho e Izzy? No, aspetta 'fine', salva prima il resto
della mia famiglia!
Lo
vedo mangiarsi la mano con gli occhietti chiusi così capisco
che ha fame, allora mi siedo nell’angolo più
distante a lui
e tiro fuori un seno per dargli da mangiare. Eccolo così che
succhia avidamente il suo adorato latte.
Che
sensazione incredibile, penso che tutti nella vita dovrebbero
diventare mamme almeno una volta.
Lo
auguro perfino a questo gigante!
A
proposito di lui… cosa gli prende? Lo vedo iroso,
cioè più
di sempre. Tutti i suoi fili elettrici si agitano intorno e ringhia
qualche imprecazione, non vorrei chiederglielo ma la
curiosità
supera ogni senso del dovere:
-
Ehi? Che succede? Perché sei arrabbiato? -
-
Mentre monitoravo le nuove nascite del mondo qualcuno ha portato via
i bambini che avevo rapito. -
Ho
un istintivo moto d’esultanza... allora ce l’hanno
fatta, si!
-
E... dove sono? -
Cautamente
continuo ad indagare e lui sempre più irritato risponde:
-
Al sicuro dove io per ora non posso arrivare… in un luogo
isolato
da qualsiasi forma d’elettricità e di corrente! -
Mi
viene quasi da piangere… Miho è sana e salva e
non la
prenderà più, sia ringraziato il cielo. Ora manco
solo
io… eheh… una sciocchezza!
Certo,
io e lui!
Non
possiamo vivere senza elettricità. È da fare
qualcosa,
no?
/Matt/
Grazie
al computer di Izzy arriviamo al nucleo di questa dimensione ed
è
avvicinandoci che sentiamo le urla definibili come isteriche di Mimi.
Anche lei è qui e se urla così significa che sta
bene
ma che non è con suo figlio, il che in effetti è
allarmante.
Abbiamo
salvato tutti i bambini ma non abbiamo visto di lei e del suo,
avremmo dovuto avvertirla in qualche modo di tenersi lontana ed
isolata, l’abbiamo fatto coi bambini e non con lei.
Sbuffo
nervoso, abbiamo già un gran daffare contro questa essenza
informe, come facciamo a gestire anche Mimi? Guardo Izzy mentre alza
gli occhi in direzione delle urla e con un pizzico
d’agitazione
(questo ragazzo l’ho visto agitato solo a causa della moglie
e dei
figli, è incredibile come certe persone cambino a causa di
altre!) nella voce, dice:
-
E' là da lui, la direzione è quella indicata
dalla
mappa… allora ha preso Jessy! -
Senza
pensarci due volte comincia a correre senza accorgersi che prima di
lui lo stava già facendo uno a caso: Tai!
Sospiro
lasciando cadere pesantemente le mani lungo i fianchi… che
personaggi!
-
Forza, seguiamoli! -
Dico
ai rimanenti.
In
poco tempo arriviamo dove sono Mimi, il figlio e quell’ombra.
È
davanti ad uno schermo gigante sospeso nel vuoto che lo guarda e un
sacco di fili elettrici gli girano intorno, si è
innervosito…
anzi, diciamo pure arrabbiato. Ottimo!
Come
lo gestiamo uno che solo toccandoci può darci la scossa e
farci trapassare?
Su
questi pensieri un tantino disfattisti la voce di Mimi mi riporta al
di qua della barricata. Izzy si è precipitato da lei
abbracciandola, è molto contento di vederla e finalmente
sono
rilassati, per quanto in una situazione del genere sia possibile.
Eccoli sistemati quei due. La circondano tutti ignorando
quell’ombra
presa dalle sue ire funeste, guardano il bambino e danno le proprie
felicitazioni… ma è il momento, questo?
-
Non vorrei interrompere un momento tanto sereno ma abbiamo un compito
da terminare… -
Tutti
mi guardano un po’ contrariati ma fortunatamente Sora mi
dà
ragione e lentamente anche gli altri dietro di lei. Si alzano facendo
da barriera a Mimi e al piccolo, ok, mi sta bene… basta che
tirino
fuori anche un’idea.
-
Tai, che si fa? -
Kari
lo chiede al fratello per abitudine ma l’avrei fatto anche
io. Tai
lo fissa con attenzione ed una smorfia di disgusto gli si forma.
-
Che pessimo gusto d’arredo, che ha! -
Un
gocciolone cala sulle nostre teste così tirandogli un calcio
alla caviglia lo aggredisco a voce:
-
Senti, vedi di fare un po’ la persona seria, se ti riesce!
Dobbiamo
trovare il modo di sistemarlo! -
Tai
mi si rivolta contro:
-
Lo so anche io, sai ,cosa credi! Ma non c’è nulla
di male ad
alleggerire la situazione! -
-
No, non è che tu l’alleggerisci… la
prendi con leggerezza,
è diverso! -
-
Ma non farmi ridere… dove sta la differenza? Sempre di
leggero si
tratta! -
Sto
per rispondergli ancora quando Sora si mette in mezzo e con aria
ferma ci zittisce, proprio come hai vecchi tempi. Certe cose non
cambiano mai!
-
Ragazzi, è strano... noi siamo qua ma lui sembra nemmeno
calcolarci… -
E'
TK a notarlo, mentre anche Mimi si alza stringendo il piccolo.
-
Già, come se nei suoi piani noi non esistessimo, non gli
facciamo né caldo né freddo! -
Puntualizza
Kari. Io mi unisco a loro e vedo che a Tai spuntano altri punti
interrogativi.
-
Io invece ho notato un’altra cosa. È strano. Lui
l’altra
volta ha detto di essere scienza e tecnologia, quindi di
elettricità,
in un certo senso. Ma quando sono arrivata teneva in sé
Jessy
e dormiva tranquillo, non dà scosse, è un ammasso
senza
sostanza di qualcosa di indefinito… non è proprio
elettricità, tanto meno progresso. -
Osservazione
interessante.
-
Tanto più che non può arrivare ai bambini se non
sono
in un luogo dove sta dell’elettricità o un
macchinario che
funziona a corrente. -
Continua
Sora.
-
Infatti… quando ha preso me e il bambino, poco fa,
è
successo che un macchinario lì nella mia stanza è
andato in corto ed una scarica elettrica ha invaso la camera, poi
è
venuto il conseguente blackout e noi siamo stati risucchiati! -
Spiega
Mimi.
-
Quindi lui ha bisogno della corrente elettrica... -
Mormoro
io immerso in mille pezzi di puzzle che si stanno ricomponendo.
-
Quindi lui DOVREBBE essere fatto di corrente elettrica ma in
realtà
non è così. È solo il suo mondo ad
essere fatto
così, lui è altro! -
Riassume
in modo semplicistico Tai che finalmente sembra essere tornato in
sé
e nel suo ruolo, chissà quanto durerà!
-
Probabilmente nemmeno lui è cosciente di questo, non sa
cos’è
in realtà, sa solo che esiste e che invece non vorrebbe! -
Ipotesi
acuta di Joe.
Allora
Izzy si intromette dopo aver studiato attentamente la situazione e
parte con la sua teoria:
-
Penso che le cose stiano così: questa è la
dimensione
dell’elettricità che è ciò
che ha permesso
agli uomini di evolversi e progredire, creare scienza, tecnologia e
quant’altro. Lui quindi crede di essere
l’incarnazione di queste
cose perché è ciò che vede che sta
facendo
deteriorare il mondo, nessuno gli ha spiegato chi è ma se
lui
fosse l’incarnazione della causa della tecnologia sarebbe
fatto
d’elettricità come tutto questo mondo! Invece
è
inconsistente e sembra fatto… come di… -
-
Sentimenti! Teneva Jessy facendolo dormire come se gli dispiacesse
lasciarlo a terra poiché è piccolissimo! -
Irrompe
Mimi.
-
Inoltre non faceva del male ai bambini! -
Osserva
Sora.
-
Esatto… potrebbe essere fatto di sentimenti, quelli sono
inconsistenti… -
-
Ma perché non li dimostra maggiormente? Il suo avere dei
sentimenti si limita a piccoli dettagli quasi irrilevanti. Uno che
è
fatto SOLO di sentimenti non si limiterebbe a non far del male a dei
bambini. -
Smonta
tutti Joe… è la sua mania, non è
cambiato molto!
-
Ehi, mica vero! Tenete conto che, da quanto ha detto a Mimi
l’altra
volta, vuole distruggere il futuro nel presente. Perché
questo? -
Faccio
riflettere gli altri con quest’idea che mi si forma in testa,
a
seguirla è mio fratello che sembra illuminarsi arrivandoci:
-
Perché vuole impedire la distruzione del mondo che
deriverà
dalla tecnologia! Dal suo punto di vista vuole salvarlo! -
-
E c’è anche il fatto che cerca la propria pace. Se
gli
uomini non esistessero più non esisterebbe più la
tecnologia, quindi lui potrebbe stare in pace… -
Prosegue
Kari con una luce nello sguardo, quella che non riesce a spegnere
mai.
-
Ma così lui si dissolverebbe! Questo non lo sa… -
Izzy
cerca di continuare il suo discorso ma viene interrotto da Tai:
-
Si ma a noi non importa! Quello che ci interessa è sapere
che
eliminando lui il mondo non smette di esistere, perché lui
non
è elettricità, quindi tecnologia, quindi
progresso e
tutto il resto! -
-
Si, genio, però non possiamo lasciare che attui il suo
piano!
-
Lo
spengo immediatamente con la pazienza che di nuovo svanisce:
-
Eh? -
Sora
sospira e con la calma che la caratterizza gli spiega:
-
Ascolta… finora abbiamo capito che lui vorrebbe eliminare
l’umanità
dal mondo, senza ucciderli, semplicemente togliendoli dalla Terra e
dalle loro vite. Lo farebbe per poter evitare la fine del mondo, per
permettere al mondo di esistere come ai tempi primordiali quando
c’era solo pace. Lui in questo modo si dissolverebbe, non
vivrebbe
in pace. Non esisterebbe più poiché niente
sentimenti,
niente ‘lui’!
Va
bene che a noi farebbe comodo, ma non possiamo aspettare che lui
attui il suo piano, perché i bambini sarebbero tutti
intrappolati qua e gli uomini adulti sarebbero tutti morti di
vecchiaia. Capisci perché comunque dobbiamo evitare che lui
riesca ad attuare il suo piano? -
Ok,
è contorto per lui che di solito pensa all’azione,
però
spero che ora abbia capito!
-
Ma si… in un certo senso avevo capito qualcosa,
su… -
Cerca
di aggiustare il tiro per poi chiedere a Izzy:
-
E allora che si fa? -
-
E allora io non so… bisogna vedere la sua prossima mossa,
ora che
gli abbiamo momentaneamente impedito di attuare il suo piano cosa
farà? Si chiederà di cosa è veramente
fatto lui
o troverà un altro modo? Magari diventerà
drastico e
ucciderà tutti…che ne sappiamo! -
In
effetti non è molto semplice, ok, per nulla!
/Kari/
-
Fermi ragazzi! -
Esclamo
mentre una lampadina si accende nella mia testa. Tutti si girano
verso di me che cerco di far prendere forma definita alla mia idea.
-
Ascoltate… abbiamo detto che è fatto di
sentimenti. Di chi?
-
-
Bè, degli umani… è collegato a quel
mondo. -
-
Esatto! Niente umani niente sentimenti e quindi niente
‘lui’! -
-
Eh, si, ma… -
-
Aspettate… vi siete chiesti come mai non li dimostra del
tutto? -
-
Perché ne ha troppi… sono troppo intensi e
contrastanti,
per cui si annullano a vicenda senza dare sfogo in modo definito.
Ecco perché lui non si rende conto di cosa è
fatto
realmente! -
-
Esatto! Penso anche io sia così, più che
sentimenti
generici credo possiamo circoscriverli in quelli che riguardano il
progresso e la tecnologia. Ma sempre di sentimenti si tratta. In
mezzo ce ne sono comunque di positivi come il voler migliorare la
medicina per salvare vite umane... non tutti i sentimenti di quel
settore sono negativi. Quindi lui non è del tutto negativo.
Ha
solo un caos universale dentro di sé e non ne capisce la
causa! -
-
Ma certo… hai ragione. L’unica cosa sensata da
fare è far
leva su quei sentimenti positivi… -
Conclude
Mimi. Probabilmente ci aveva pensato per un attimo anche lei prima,
quando era sola ed ha visto che l’essere teneva in braccio il
suo
piccolo e lui non piangeva, ma poi l’agitazione gli ha fatto
dimenticare quest’idea.
Sorride
materna e accarezzo il piccolo Jessy, poi guardo gli altri
soffermandomi su Tai serio:
-
Dobbiamo solo parlargli, spiegargli come stanno le cose e far luce su
quel caos di sentimenti di cui è fatto. Capirà da
solo
la giusta strada. -
Mio
fratello a sua volta ribatte, dopo essersi ripetuto le mie parole:
-
Quindi solo parlare… senza azione, trappole, pugni e cose
simili? -
-
Si! -
-
Oh… -
Sembra
proprio deluso, si aspettava chissà cosa. Mi fa ridere di
gusto e così anche gli altri allentano la tensione grati di
aver trovato una via fattibile da percorrere. Far luce a qualcuno che
viaggia nel buio non è facile ma l’ho fatto molte
volte.
Possiamo riuscirci e come direbbe TK: dobbiamo solo crederci!
Dopo
esserci guardati con aria risoluta e decisa, ci avviciniamo a
quell’ombra circondata da lampi elettronici, lo guardiamo e
penso
che come me tutti stiano cercando le parole più adatte per
iniziare il discorso. Prego solo che non sia Tai a paralre per primo,
anzi, che non parli proprio, impulsivo com’è
rovinerebbe
tutto!
-
Ehi, tu! -
Eccolo
che parte con tono accusatore e per nulla amichevole, Matt fa presto
a mettergli la mano sulla bocca e zittirlo, in una sorta di abbraccio
lo tiene fermo per controllarlo così continua lui al posto
di
quell’impulsivo:
-
Ciao, come va? -
Sorride
come a scusarsi e sperare, nello stesso tempo, di non farlo
arrabbiare. L’ombra sembra puntare la sua attenzione su di
noi,
come se ci studiasse si sofferma su Mimi riconoscendola poi con voce
cavernosa e furiosa dice:
-
Voi! Siete stati voi! È colpa vostra! Io vi ho graziati non
calcolandovi e voi mi ricompensate così? -
Bè,
dal suo punto di vista ha ragione…
-
Ce l'hanno sempre detto tutti che è colpa nostra se il loro
piano fallisce, lieti di esserci riusciti anche con te! -
Tai
aveva morso la mano di Matt per parlare ancora, Matt così
gli
dà un calcio negli stinchi e si accascia dolorante
distribuendo insulti!
-
Cosa volete? -
-
Parlare! -
Si
fa avanti TK provando a calmare i bollenti spiriti. Ha un aria
serena, sembra non aver paura e penso che questo lo colpirà.
Lui sembra interessato così chiede con una leggera calma in
più rispetto a prima:
-
Di cosa? -
E'
confuso, lo sento. Perché sente che le nostre intenzioni non
sono cattive e vede che non abbiamo paura. Percepisce i nostri
sentimenti e li confronta con la parte che ha in sé stesso.
È
confuso, molto. Questo è il momento, TK lo capisce
così
continua:
-
Volevamo ringraziarti per non aver fatto del male ai
bambini… -
Lui
si stranisce, non si sarebbe mai aspettato una cosa simile ed in
effetti nemmeno io, ma TK ha avuto una grande idea. Vediamo che fa se
siamo gentili con lui.
-
Non ho mai avuto intenzione di far loro del male. -
-
L’abbiamo capito. Come abbiamo capito chi sei. -
-
L’ho già detto a lei - Indica Mimi e lei fa un
sorriso di
circostanza aggiungendo:
-
Eh, ormai noi siamo amici, vero? -
Penso
lo dica scherzando per sdrammatizzare un po’ ma forse un
po’ ne è
anche convinta…conoscendola potrebbe essere così!
-
Amici? Che significa? -
-
Io penso che tu lo sappia… -
TK
riparte all’attacco, adoro quando fa quello sguardo.
L’essere
spaesato risponde vago:
-
Io… no… sono solo l’incarnazione del
progresso… -
-
Questo è quello che pensi tu! -
Tai
si è di nuovo liberato di Matt che penso subito gli
darà
un colpo in testa per addormentarlo. Non capisco perché
abbia
tutta questa ostilità nei suoi confronti… forse
è
solo per principio. A volte è incomprensibile!
Io
non ce l’ho con lui, è un tipo onesto, in fondo.
Si è
creato e nessuno gli ha spiegato chi fosse, il suo ruolo e cose
simili e considerando il caos cosmico che ha dentro di sé,
è
da ammirare. La sua intenzione è di tutto
rispetto… non il
modo con cui intendeva arrivarci, però!
-
Che vuoi dire? -
Ringhia
innervosendosi di nuovo, così questa volta decido di parlare
io con gentilezza:
-
No, calmati… lui non sa esprimersi civilmente. Voleva dire
che in
realtà sei sempre stato solo e nessuno ti ha spiegato chi
sei
realmente e quale ruolo hai all’interno di questo universo. -
-
Sono sempre stato solo, chi doveva spiegarmi cosa? -
Bè,
anche lui ha ragione…
-
Noi siamo qui per aiutarti a capire chi sei in realtà. -
-
E come potete saperlo, voi? -
Il
fondo di nervosismo c’è sempre, pronto ad
accusarci o farci
fuori. Non lo farebbe mai.
A
questo punto interviene Izzy che con la sua aria adulta ed
intelligente ha più leva:
-
Perché noi siamo coloro che ti hanno creato! -
Questo
è un colpo di genio che solo lui avrebbe potuto avere, tutti
lo fissiamo pieni d’ammirazione mentre Matt fa di tutto per
impedira a Tai di sgamarlo. In un certo senso, però,
potrebbe
essere vero… anche noi abbiamo sentimenti che formano una
parte di
lui. Soprattutto Izzy, devo dire: ha l’aria dello scienziato,
penso
possa crederci!
-
Voi…? -
Si
ferma cominciando a farsi più piccolo, non capiamo che gli
succeda, forse è pieno di sgomento e la confusione lo
schiaccia più di prima.
-
Si! -
Il
silenzio cala e tutti si chiedono come continuerà ma abbiamo
fiducia, penso che andrà tutto bene. Anzi, ne sono sicura.
-
Tu non sei l’incarnazione del progresso, sei fatto dei
sentimenti
umani derivati dal progresso. Se fossi solo progresso saresti come
questa dimensione, pieno d’elettricità. In
realtà sei
innocuo. -
Boccheggia,
fa fatica a crederci, dopo aver passato un eternità a
credere
di essere qualcosa a causa del luogo circostante, è ovvio
che
non è facile credere ad altro.
-
No… non è vero. Io… sono solo stanco
di tutto questo
autodistruggersi. Il mondo morirà presto ed io voglio solo
la
pace. -
-
Lo vedi? Provi sentimenti… anche il non aver fatto del male
ai
bambini l’ha dimostrato. Tu sei fatto di sentimenti e il caos
che
provi deriva da essi. Ce ne sono così tanti e
così in
contrasto fra loro che spesso si annullano, hanno l’unico
potere di
confonderti. Fin’ora ci sono riusciti… -
Cala
un altro pesante silenzio e mentre a me comincia a dispiacere per
lui, lui stesso si fa sempre più piccolo. Mi sembra di
sentire
quel che prova, come se fosse umano… ma del resto i
sentimenti di
cui è fatto sono umani quindi anche lui lo è.
-
Allora non voglio provarli, sono cattivi… devo eliminarli,
mi fanno
star male. La confusione… è… -
Izzy
qui si ferma senza saper come rimediare ed è proprio a
questo
punto che lo schermo acceso si spegne. La corrente è sparita
dal mondo. Momentaneamente sparita.
Lui
si gira e comincia ad agitarsi, prova ad ordinare ai fili di darne
ancora ma non succede nulla, come se fosse impotente perché
in
realtà lui non è ciò che pensava. Se
lo fosse
stato ora potrebbe riuscire a fare quel che vorrebbe. Si sta rendendo
veramente conto che è impotente perché non
è chi
credeva d’essere, sta male e a me viene da piangere per lui.
Oh se
potessi esprimere del sincero dispiacere e farglielo capire,
farglielo arrivare. Mi faccio avanti e con gli occhi lucidi permetto
al mio corpo avvolto da un alone luminoso di fargli luce. In fondo
è
ciò di cui sono fatta.
-
Non temere, non devi avere paura. Gli uomini si stanno difendendo da
te perché ti credono cattivo, non sanno in realtà
chi
sei, non sanno che sei buono, che sei una loro vittima… non
sanno
che tu chiedevi solo della pace… -
Mi
sforzo di sorridere per non sembrare troppo malinconica ma pensando
al suo fato mi si stringe il cuore. Tutti sospendono il fiato. Tutti.
Lui
sposta la sua attenzione su di me, sento che mi sta guardando e mi
sembra di vedere più distinta la sua forma e il suo immenso
timore, la sua sofferenza. Prende forma ai miei occhi. Ha la forma
della bontà.
-
Io… buono…? Volevo fermare il loro
futuro… -
-
Ma volevi farlo per salvare la Terra e vivere in pace, per
l’assoluzione. -
-
Si, è vero… io volevo questo ma ora…
ora cosa posso fare?
Ora cosa VOGLIO? -
-
Non temere, tu lo sai in realtà… non tutti i tuoi
sentimenti
sono negativi e brutti, ci sono anche quelli buoni, scovali in te, io
ti darò la luce per trovarli, per trovare la tua
strada… -
Allargo
le braccia e mi faccio avvolgere, era diventato molto piccolo e la
paura se lo stava mangiando ma adesso mentre si fa aiutare da me
sento il suo sollievo, sento che gli sto trasmettendo la luce e lui
non si sente circondato di buio. Ora sta meglio. Ed anche io.
/Tai/
Sono
stato più o meno passivo a guardare tutta la scena, non
credo
che possa veramente possedere l’intelligenza necessaria per
poter
farsi da parte. Uno che voleva distruggere
l’umanità per
salvare la Terra ed ottenere la propria pace, non penso che possa
rinunciare tanto facilmente al suo progetto…
Ok,
bene. Ora sa chi è, sa che non è solo cattivo,
però
non è nemmeno solo buono. Sarò un po’
rigido d’idee
ma la mia diffidenza spesso ci ha salvato la vita!
Mi
libero da Matt e finalmente non mi torna addosso, pensa che
starò
buono. Per ora guardiamo.
Mia
sorella è sempre stata troppo fiduciosa nel prossimo, ha
tante
qualità ma a volte alcune possono anche essere viste come
difetti.
Dopo
lunghi istanti sembrano separarsi e quella ‘cosa’
ringrazia Kari,
è contento, ora ha visto sé stesso e come stanno
le
cose ma ha ancora un dubbio e questa volta nessuno mi
zittirà
perché so già cosa sta per dire.
-
Però non credo che sia giusto salvare tutti gli uomini. Non
se
lo meritano. Loro continueranno ad utilizzare male questo
‘potere’
che hanno nelle loro mani, la tecnologia continuerà il suo
progresso e il mondo morirà ugualmente…
è triste.
Perché voi li state aiutando? Perché bisogna
lasciar
passivamente che facciano? -
Visto?
Lo sapevo! Ora chi lo convince? In realtà non ha molto
torto…
in realtà cosa gli si può dire?
Che
io, e penso come me tutti quanti, amo vivere? Che non importa come
sarà purchè si possa? Che per capire
perché
lasciare le cose così bisognerebbe diventare umani come noi
e
vivere come facciamo noi? Non potrà mai farlo…
però
qualcosa voglio dirglielo perché mi ha stufato tutto questo
suo vittimismo, mi ha stufato lui!
A
noi nessuno ci ha detto che siamo esseri umani quando siamo nati,
semplicemente abbiamo vissuto seguendo i nostri genitori e quando ci
siamo separati da loro abbiamo continuato secondo il nostro buon
senso. Ci siamo fatti un sacco di domande e ad alcune abbiamo dato
risposta mentre ad altre no, però siamo sempre andati avanti
lo stesso senza far del male agli innocenti. Anche se non sempre si
meritavano di essere salvati, l’abbiamo sempre fatto
perché
avevamo fiducia nel futuro e nel fatto che non saranno mai tutti
‘cattivi’!
Ed
ora tutti a compatirlo, ad essere gentili con lui e balle
varie…
solo perché poteva farci tutti fuori? Solo perché
non
ha mai avuto nessuno con cui stare? Perché? Ha i sentimenti
umani ed una coscienza per capire che vuole la pace e la
bontà
ma non quella che gli fa capire che si sbaglia sterminando
l’umanità?
Che stupidaggine!
È
tutto troppo facile e buonista.
Non
mi piace per questo ed ora mi sentirà!
-
Ehi, parla l’uomo vissuto! -
Esordisco
in questo modo ed ho il mio classico tono battagliero, tutti mi
guardano e Matt fa cenno di farmi tacere, io l’allontano e mi
avvicino a ‘lui’.
Immagino
che se avesse gli occhi mi fisserebbe sorpreso ma non li ha e
indovina un po’? Non li ha perché non è
un uomo!
-
Tu hai i sentimenti degli uomini riguardo al progresso, ma è
tutto lì. Non hai quelli per la vita stessa, non SEI un uomo
e
per questo non capirai mai PERCHE’ lasciarli vivere.
Perché
se non hai mai vissuto non sai perché bisogna continuare a
salvare gli esseri umani! -
-
Tai… -
Kari
pronuncia il mio nome con aria flebile, come a chiedermi il favore di
non continuare. Perché? Lo sto ferendo? Bene,
così
magari capisce che deve stare al suo posto!
-
Ascoltami bene, massa informe! Senza gli uomini tu non esisteresti e
non proveresti ora queste belle cose grazie a Kari. Gli uomini che
tanto accusi devi ringraziarli invece che sopprimerli. Ti piace, ora,
stare qui con noi, vero? Bene, ma sappi di chi è il merito! -
-
Però non gli si può dare torto… io
sono un uomo di
scienza, sto studiando tanto per poter fare qualcosa di buono e utile
per l’umanità, un umanità che non
sempre si merita di
essere salvata, che spesso distrugge… -
Joe
prova a farmi capire il suo punto di vista, non è agguerrito
come me ma ce la mette tutta.
-
…e che spesso salva come fai tu! Ci sono tante ragioni per
lasciarli morire, anzi, per ucciderli proprio, ma ce ne sono
altrettante anche per lasciarli vivere e salvarli! Il mondo
è
bello di natura ma a volte lo diventa ancor di più se
c’è
qualcuno che lo sa valorizzare. Sono il primo ad infuriarmi con le
teste di cazzo che lo rovinano e lo sporcano, che fanno le guerre e
ammazzano innocenti, ma quando si è onesti lo si deve essere
fino in fondo! Non si può fare di tutta l’erba un
fascio, ci
sono tanti ottimi elementi che migliorano la Terra in cui viviamo;
siccome non si può selezionare i buoni e i cattivi allora si
deve convivere e lasciare che le cose facciano il loro corso! -
Dopo
la sfuriata in cui ho parlato molto veloce gridando, sento gli
sguardi di tutti addosso e Matt non ha più provato a
fermarmi,
è rimasto indietro spostando spesso lo sguardo verso il
basso.
So che lui mi aveva capito e so che la pensa come me. Lo so.
Avrò
troppa fiducia nel mondo e nelle persone ma crederci è
l’unica
cosa che ci è rimasta, che possiamo veramente fare.
-
Noi non siamo in grado di condannare nessuno… se non
è bello
portare ad un eccessivo progresso il mondo, non lo è nemmeno
far sparire da esso tutti i bambini solo per salvarlo!
L’unica vera
innocenza di tutta l’umanità sono loro e tu
avresti punito
proprio loro, condannandoli ad un’eternità in
questa
dimensione del cavolo! Chi è più condannabile fra
i
due? Lo capisci o vuoi un disegno? -
Volevo
calmarmi, pensavo di esserci riuscito ma il silenzio quasi mortale
che c’è mi ha mandato di nuovo il sangue alla
testa, non so
se ci riesco a fermarmi così roteo gli occhi verso i miei
amici che non mi guardano più, forse si sentono un
po’ in
colpa anche loro, chissà.
Infine
i miei occhi irosi si posano sul piccolo che stringe Mimi…
no,
penso che in linea di massima fossero tutti d’accordo con me
solo
che non avessero il coraggio di esprimerlo in maniera così
chiara, senza indorargli la pillola. Torno a girarmi finalmente
calmo:
-
Ci sono state molte occasioni in cui gli uomini si sono trovati in
pericolo a causa di qualche digimon malvagio che veniva nel mondo
reale… sono sempre stati salvati. Quando è
capitato a me
l’ho fatto pensando ad una cosa. Sai a cosa? Che se non lo
facessi
non sentirei più ridere di felicità sincera
nessuno,
adulto o bambino che sia. Io per come sono fatto non sopporterei di
non sentire più risate, preferire morire piuttosto che
vivere
in un posto cupo dove nessuno ride. Quello sarebbe triste e brutto.
Finchè c’è solo una persona che lo fa,
che è
felice, che si diverte per motivi innocenti e giusti, allora vale la
pena aiutare tutti quanti! Penso a questo! -
Ecco
di nuovo quel fastidioso silenzio. Mi secca aver fatto la parte del
sentimentale, penso di esserlo stato questa volta. Sbuffo. È
che volevo solo più azione e movimento… non si
è
scatenato nessun finimondo, in fondo, abbiamo fatto tutto ragionando
e parlando. Vabbè che comunque senza i digimon noi avremmo
potuto far poco, dovrei essere contento di come sono andate le cose.
Eddai,
lo sono, solo che questo personaggio mi aveva proprio irritato. Ora
ho la netta sensazione che abbia capito, anche se sta in silenzio
senza spiccicare parola. Pazienza.
Mi
volto mormorando un basso:
-
Voglio andarmene di qua! -
E
continuano a guardarmi; cavolo, mi sa che dovrò farmi
pagare!
L’unico
che mi segue è Matt, bene, sapevo che l’avrei
avuto del
tutto dalla mia, gli altri sono solo sbigottiti, non hanno nulla
contro di me solo che non si aspettavano che fossi capace di dire
cose simili. Comunque è esattamente quello che penso.
-
Aspetta! -
Eccolo
lì… mi mancava il suo vocione cavernoso. Mi fermo
mantenendo
le spalle, lui continua:
-
Volevo solo dirti… grazie… -
Di
nuovo silenzio, sento che sorridono in quel modo per me imbarazzante,
lo stesso che sto facendo io: un sorriso compiaciuto ma anche
sornione. Sapevo che ce l’avrei fatta, ci volevo io.
-
C’è poco da fare, senza di me che fareste? -
Liquido
così la faccenda e tutti mi si fanno intorno spintonandomi e
ridendo, ovviamente fra questi non c’è Matt che,
invece, mi
viene davanti, mi lascia i suoi occhi azzurri e quel sorriso per cui
ho sempre fatto in modo che il mondo non finisse mai.
Ho
lasciato la mia impronta anche questa volta!
-
Ora che farai? -
Chiede
Mimi al ‘coso’, sta sorridendo ed è un
po’ malinconica,
conoscendola si era affezionata e le dispiace lasciarlo… se
potesse
se lo porterebbe dietro. Ricordo quando a Digiworld da bambini si
è
separata dal gruppo, Joe è andato con lei per proteggerla ma
so che ad un certo punto si sono separati anche loro. Bè,
lei
nonostante fosse sola è arrivata da me al momento giusto,
quando ci servivano rinforzi, e con lei c’erano una marea di
digimon fra vecchi e nuovi… mai visti tanti digimon seguire
una
sola persona. Lei è così, si fa coinvolgere e
cattura
tutti ma riesce a portarli sempre con sé perché
il suo
è un cuore grande. Sorrido sentendola fare conversazione con
quello che era nostro nemico e ha tentato di portarle via i figli:
-
Ora? Osserverò gli uomini per provare a capirli un
po’
meglio. Non c’è rimasto nulla da nascondere, non
rimarrà
più nessuno con cui confidarsi, ma l’ho fatto
abbastanza con
voi ora… mi sta bene. La verità rimane dentro di
me, ora che
starò di nuovo solo. Non morirò mai ma non ho
più
bisogno di cercare l’assoluzione. Non mi sento più
peccatore
per il progresso e gli uomini, non ci sono anime da assolvere, in
questa dimensione. C’è solo l’esistenza
di milioni di
persone strane da non perdersi. -
Così
non rimane che salutarlo, lo fanno tutti e anche se non pensavo di
farlo, all’ultimo mi giro e gli regalo il mio sorriso da
schiaffi,
quello di quando ‘una ne faccio e cento ne penso’!
-
Stammi bene! -
E'
buffo da dire ad uno che ho accusato di non essere umano, ma adoro
essere buffo per cui va tutto bene.
Ora
non ci rimane che riprendere la nostra vita da dove era stata
interrotta e ridonare al mondo l’elettricità.
Che
il progresso vada avanti!
|
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Capitolo 17 *** Just married ***
*Forse
non vi rendete conto di cosa io abbia passato per fare questo
epilogo… ma ce l’ho fatta… e mentre
mettevo la parola fine
anche io mi rivedevo le mille epopee che ho affrontato per scrivere
l’intera storia e mi sono quasi commossa! Mi scuso con tutti
per
aver fatto attendere così tanto e ringrazio in special modo
HikariKanna che mi ha spinto a fare l’epilogo nonostante
tutto il
tempo passato dall’ultimo capitolo. Il
discorso sarebbe lungo ma ormai è fatta, dai…
Ringraziare
uno ad uno tutti quelli che hanno commentato e letto questa storia e
questi sono: Sindy90,
Hikari-Kanna, 1000, Domi, Mijen, no-name, Kaho chan, Ary&Azzu,
Super Gaia, §GiuffryGirl§, Killkenny, Yukino, Yama
An,
Maria, DarkSelene89Noemi, Japan03, Yuki Kushinada, Vikychan, Elie191, Giulietta,
Camichan, Yukino, Yuyu, Parsifal, Sawadee(e quelle che forse ho
dimenticato…).
Spero
di tornare a scrivere sui Digimon, una serie che è
sì
per bambini… ma anche per quelli cresciuti troppo come me!
Un
ultimo augurio… che tutti continuino a sognare senza
vergogna, la
fantasia è il pane della gioia di vivere. Grazie a tutti.
Buona lettura. Baci Akane. Ci si vede in giro!!*
EPILOGO:
JUST
MERRIED
/Kari/
Sono
una persona che ha tante certezze nella vita, anzi, devo dire che io
stessa sono un tipo molto sicuro di me e di chi mi circonda ed
è
proprio per questo che sono sicurissima che ogni non andrà
tutto liscio come normalmente dovrebbe andare!
Perché
lo so?
Perché
la damigella ed il paggetto sono Miho e Joji e perché li
deve
tenere d’occhio Tai, che è anche il mio testimone
di nozze!
Non
sono preoccupata, di più, ma questo non toglie che mi
godrò
questo giorno proprio come intendevo fare.
E
sono
certa anche di questo!
Mi
guardo allo specchio quando il parrucchiere mi aiuta a sistemarmi il
velo sulla testa dando l’ultimo tocco, sorride mentre osserva
con
me il mio riflesso e dal sorriso che fa direi che non potrei essergli
riuscita meglio!
-
Com’è? – Mi chiede mentre
all’esterno della mia camera
da letto impazza il caos più totale.
Faccio
finta di nulla e senza farmi turbare da quello che là fuori
magari sta succedendo, prendo un profondo respiro che mi trema.
Non
pensavo che l’emozione potesse partire già ora.
Sorrido
a mia volta spontanea e noto come i miei occhi leggermente truccati
brillano.
-
Non
potrebbe essere più perfetto. – Dico subito prima
dell’urlo
di mia madre che richiama Tai come ai vecchi tempi.
-
Ne
sei sicura? – Mi chiede con ironia, io distolgo lo sguardo
per
girarmi verso di lui e con sicurezza e pacatezza rispondo:
-
La
mia definizione di perfezione è diversa da quelle
canoniche…
- Non potevo trovarne una migliore, ma è vero.
Mi
rendo conto che non sempre tutto va come uno se lo aspetta ma
è
proprio questo che per me è indispensabile… tutta
questa
allegra confusione, gli imprevisti dell’ultimo momento, i
guai di
mio fratello che non crescerà mai…
Mantenendo
una pace ed una pacatezza innaturali congiungo le mani davanti a me e
con un’espressione di pura felicità lo saluto
mentre se ne
va. Non fa nemmeno in tempo a richiudere la porta della camera che
subito si intrufolano due fulmini ben vestiti e ben impostati che si
nascondono immediatamente dietro di me.
Joji
e
Miho ne hanno combinata un'altra delle loro, ma sono certa che non
sarà da solo!
3,
2,
1…
-
Brutte scemmie! – Una voce severa tuona entrando con un gran
baccano.
-
Scemmie? Scimmie vorrai dire… - Dico alzando un sopracciglio
e
osservando come Tai sia vestito di tutto punto ma con ancora la
cravatta slacciata intorno al collo ed i capelli che comincino a
spettinarsi di già. Non potevo immaginarlo che
così ed
infatti non mi delude!
-
No,
scemmie! È un incrocio, significa scimmie sceme! Dove sono?
–
Chiede guardando subito sotto il letto. Io sospiro alzando le mani in
avanti per fermarlo prima che mi butti all’aria per
afferrarli:
-
Dietro di me ma non azzardarti ad avvicinarti! –
Sostengo
decisa in tono poco da sposa e molto da sorella.
È
solo qua che si degna di guardarmi e fermarsi… e con mia
somma
gioia rimane finalmente per un proverbiale minuto in silenzio senza
fiato e parole!
Che
momento fantastico!
Peccato
che questa volta non ci sia nessuno a riprenderlo…
Da
dietro di me sento i due piccoli che si affacciano per vedere cosa
stia succedendo e così ne approfitto per chiedere di nuovo
tranquilla:
-
Che
te ne pare? – Mi liscio il vestito facendo un giro su me
stessa e
finalmente sembrano tutti sotterrare le asce di guerra, credo di aver
ottenuto l’effetto desiderato quindi accentuo il sorriso.
– Tai?
– Lo richiamo vedendo che ancora non dice nulla, ma
è solo
dopo che anche i due bambini lo chiamano a gran voce che si scuote e
sorprendentemente serio risponde avvicinandosi a me allargando le
braccia:
-
Kari…
sei… sei bellissima! – Mi sarei aspettata qualche
battuta,
onestamente, ma sono lieta di scoprire che sa ancora sorprendermi.
Gli
prendo le mani e gliele stringo in segno di ringraziamento e di
affetto, non oso abbracciarlo visto che sarebbe capace di rimanere
impigliato a me e rovinare qualcosa, tuttavia vedo che apprezza il
gesto e con occhi lucidi cerca disperatamente qualche cosa scherzosa
da dire, senza successo ovviamente.
È
la cosa più emozionante, per me, vederlo in questo stato.
Davvero.
Lui
è
Tai, mi ha sempre preso in giro e trattato malissimo ed ora
è
come se mi vedesse non solo come una donna ma anche come sua sorella.
Sua
sorella che se ne va di casa per fare una vita sua.
-
Sei
pronta? – Mi chiede infine.
-
Si.
Al peggio che sicuramente mi procurerai! – Rispondo pronta
col
tentativo di farlo riprendere. – Ti aiuto con la cravatta?
–
Chiedo poi cercando di sistemargli un po’ i capelli, lui si
scosta
e alzando le spalle dice frettoloso:
-
Oh
no, lascia… combino ben, tu hai altro a cui pensare!
–
-
Appunto… come mai si nascondono da te? – Chiedo
quindi severa
mettendo le mani ai fianchi e guardando Miho e Joji. Tai finalmente
sorride con quel suo modo poco rassicurante e afferrandoli per i
polsi li trascina lontano da me:
-
Hanno
la crisi da palcoscenico! Non vogliono assolutamente fare la
damigella ed il paggetto! Ma non serve che lo vogliano, lo faranno lo
stesso! –
-
No! –
Rispondono in coro mostrando la lingua e cercando di svincolarsi, lui
non li molla e riprendono a gridare come se avessero la stessa
età
così per mia pura sopravvivenza mi tocca intervenire:
-
Dai,
su, fatelo per me, per favore… ci tengo tanto ad avere
proprio voi…
- Bè, basta proprio poco che non ci pensano su poi molto a
dirmi:
-
Va
bene, ma solo per te! –
-
Ma
guarda un po’, siete proprio delle scemmie carogne! A lei si,
eh?
Ma se ve lo chiedo io… - Comincia a lamentarsi Tai, un
ulteriore
sospiro mi fa chiedere al cielo che qu“õcuno se lo
porti in
un'altra parte della casa o veramente mi troverò a prendere
una pastiglia per non farmi scoppiare il cranio… vorrei
essere sana
quando dirò il mio si.
-
Tai,
vieni! Sei tu che ti sei occupato del bouquet, vero? – Una
voce
dall’esterno lo richiama e con mia felicità se ne
va via
come un turbine lanciandomi un bacio nell’aria, trascinandosi
via
tutto il caos che si era portato.
Sospiro
una volta sola con le grida che mi tengono compagnia poco fuori dalla
mia camera, guardo fuori dalla finestra ed il sole mi colpis:%
scaldandomi, è una bella luce allegra che oggi splende
là
fuori e nonostante tutto quello che starà succedendo
là
fuori devo proprio dirlo.
È
una giornata stupenda per sposarsi.
Sarà
tutto perfetto, finché questa luce continuerà ad
avvolgere il mio corpo andrà benissimo, ne sono certa.
/TK/
Posso
immaginare tutto il caos che in questo momento sarà a casa
di
Kari… mi dispiace per lei ma Tai non è mio
fratello!
Con
soddisfazione sospiro guardandomi allo specchio, eccomi finito.
Il
completo azzurro che ho scelto risalta la mia carnagione ma devo
ammettere che ho fatto un po’ fatica a sistemare i miei
capelli
così bene, ormai erano abituati a stare un po’
come
volevano, per questo li tenevo corti!
Non
mi
rimane più nulla se non dirigermi insieme agli invitati in
chiesa.
E
a
Matt.
Apro
la
porta dopo aver dato un ultimo sguardo alla mia camera, non mi
ospiterà più, d’ora in poi.
È
strano salutarla, è un attenzione che non avrei mai messo in
preventivo. Salutare la mia camera è un po’ come
salutare il
TK ragazzo per lasciare spazio all’uomo che devo essere per
lei.
È
qua che inizio ad emozionarmi. Sono sempre un po’ tardivo ma
credo
che sia l’intontimento di questa giornata.
Cavolo,
oggi mi sposo, non è mica uno scherzo!
-
TK,
ci sei? – La voce calda di Matt mi riscuote dai miei pensieri
e con
un ultimo sorriso dico il mio ciao al piccolo bambino che è
cresciuto in questa stanza.
-
Si. –
Dico poi uscendo e raggiungendolo, anche lui è pronto ed
è
molto ben vestito, insieme facciamo il nostro figurone ma credo che
sarà l’unica occasione in cui vedrò mio
fratello
vestito così seriamente. A questo mi scappa un sorrisino
ironico che lui cattura subito:
-
Bè?
– Chiede infatti. Non me ne fa passare una!
-
Niente… ti dona questo stile, sai? Dovresti provare ad
andare così
ad un tuo concerto, faresti faville! –
-
Che
faccio faville è certo ma sono sicuro che nudo farei felice
più persone, piuttosto che con questa roba addosso!
–
Risponde prontamente sprofondando una mano in tasca.
-
Non
ho dubbi! – Dico a mia volta.
È
bello parlare così come se nulla fosse, ma è
ancora
meglio protendere la mia mente là fuori, quando
metterò
piede in chiesa e aspetterò la mia Kari.
Già,
oggi sarà definitivamente e totalmente mia.
-
Allora, che pensi? – Mi chiede immaginando subito che la mia
testa
si sia spostata verso pensieri più seri.
-
E’
strano. – Dico iniziando ad incamminarmi con lui affiancato.
-
Sposarsi? –
-
Un
po’ di cose, l’insieme… noi due
così, io che me ne sto
per andare definitivamente da qui, la mia nuova strada…
questa
gioia sconvolgente che mi tira via certe capacità di
pensiero…
-
-
Bella
scusa! La tua capacità di pensiero è sempre stata
fantasma, altro che matrimonio! – Questa voce però
non è
di Matt ed è fin troppo familiare… tanto che
scuoto la testa
ancora prima di vederlo arrivare.
-
Davis! – So che non lo pensa ma se non fa un po’ di
baccano non è
lui, no?
-
Tu
pensavi che il casino fosse solo Tai? – Dice quindi Matt
ridacchiando mentre con una pacca sulla spalla mi lascia al mio amico
spumeggiante. – Vi lascio che devo passare da Tai a vedere se
è
tutto ok e prendere una cosa! – Mi dice poi uscendo di fretta.
Lui
e
Ken mi vengono incontro e ci salutiamo, Davis mi abbraccia senza
remore piagnucolando commosso per me mentre Ken mi da una semplice e
formale stretta di mano, scusandosi per Davis e per qualunque cosa
combinerà oggi.
-
Sei
pronto per diventare un disgraziato? – Mi chiede gridando
come se
fossi a dieci chilometri di distanza.
-
Perché disgraziato? –
-
Perché i mariti sono sempre dei disgraziati, non lo sai?
–
-
Ah,
solo i mariti? E gli amici non sposati dei mariti cosa sono?
–
Ribatto a tono continuando il mio cammino verso l’esterno.
-
Angeli, è ovvio! – Ken scuote la testa continuando
probabilmente a pensare che è il solito mentre io
spontaneamente dico che non avevo dubbi per poi finire con una risata
in coro di puro divertimento.
È
unico, speravo che arrivasse prima. Mi rendo conto di essere
veramente rilassato solo dopo che mi sono messo a parlare con lui e
nonostante faccia confusione come al solito e sia megalomane, so che
non potrei chiedere di avere amici migliori.
Sono
felice, è questo il punto.
So
che
magari qualcuno si dimenticherà qualcosa e che Davis
farà
un lago di lacrime perché è esagerato, ma sono
cose a
cui non avrei mai rinunciato.
È
bello così.
Tutto
questo è la mia felicità e so che se
cambierà
qualcosa sarà solo in meglio ma questi nostri sentimenti
rimarranno immutati, a partire dal mio amore per Kari per finire con
quello per tutti gli altri.
È
una giornata perfetta, il sole splende e tutti i problemi sono
risolti.
Ma
sono
sicuro che basta stare insieme per riuscire a far fronte ad ogni cosa
ed io… bè, io ho Kari, cos’altro conta?
/
Joe /
Questa
volta non la passo liscia, me lo sento. È la volta buona che
Sora divorzia!
Sapevo
che non dovevo fare il turno ma mi sembrava poco serio chiedere la
giornata per un matrimonio... mi sentivo in colpa così l'ho
fatto ed ora eccomi qua a fare tardi. Sicuramente mi dirà di
tutto e domani mi fa trovare le valigie fuori!
Sospiro
mentre mi sistemo i capelli, fortuna che mi ero portato il vestito
così mi sono cambiato in reparto prima di uscire, ora non
devo
passare da casa. Tanto a sposarsi sono TK e Kari, mica io.
Mi
pettino distrattamente i capelli all'indietro chiedendo loro di stare
là ma qualche ciocca inevitabilmente ricade a lato del viso.
Pazienza, c'è di peggio nella vita!
Quando
arrivo davanti a casa di Kari noto tutte le altre auto con fiocco
bianco sul cofano... come ci sta male la mia senza quel fiocco,
sembra un pugno in un occhio…
Ma
quante cose che bisogna ricordarsi per un matrimonio!
Mi
gratto indeciso la nuca chiedendomi se sia il caso di andare a
prenderne uno oppure se posso farne a meno ma proprio mentre mi sto
sentendo in colpa e rimetto le chiavi sulla toppa dell'auto, la voce
familiare e severa di Sora mi ferma. Ahi, prevedo tempesta!
-
Joe!
Ma lo sai che dovevi essere qua già da un ora? Si chiama
rinfresco pre-matrimonio perché si fanno gli auguri agli
sposi
prima del matrimonio... io sono già stata da TK, ormai tu
hai
perso il treno! - Si lamenta mentre mi viene incontro col famoso
fiocco bianco per l'auto... sia benedetta quella previdente di mia
moglie che mi conosce!
Questo
lavoro mi prende troppo, ha ragione, dovrei rallentare un po'.
-
Scusa... - Le dico dispiaciuto andandole incontro: - So che dovevamo
andare prima da TK e poi da Kari insieme ma non mi sono sbrigato
prima di ora. Ma almeno riesco a salutare Kari, no? - Scuote la testa
ignorando la mia presenza ed occupandosi di abbellire il cofano,
sembra ci tenga molto a questo giorno, un po' come se si sposassero
suo fratello o sua sorella. È bello vederla così,
sembra quasi che ci siamo scambiati i ruoli. L'osservo, è
molto bella oggi, sembra quasi un altra... e penso che la cosa
più
incredibile è ritrovarsi a pensare queste cose di colei che
vedi ogni giorno senza mai abituarti davvero.
Lo
dico
sempre, è una vita lontano anni luce da quella che mi sarei
aspettato anni fa, però ora che ci sono e che ce l'ho non
vorrei fosse diversa.
Sorrido
e quando lo faccio lei si rivolge finalmente a me venendomi davanti,
sospira e fa cadere le braccia mentre scruta il mio aspetto.
-
Ti
sei cambiato in fretta in ospedale, vero? E questi capelli cosa sono?
Potevi metterti un po' di gel... -
-
Già,
hai ragione... - Rispondo solamente non trovando altro da dire. So
che se alle donne si dice così loro si montano la testa e
diventano bacchettone, questo per lo meno è la teoria di Tai
e
di Davis, ma per me è così... se Sora ha ragione
ha
ragione, ^'n mi vergogno a dirlo.
È
semplicemente la verità.
Come
lo
è che comunque sia la amo e l'adoro.
Con
un
secondo sospiro accompagnato da un espressione rassegnata, mi sistema
il vestito ed i capelli lasciandomi infine una carezza sulla guancia:
-
E'
andato tutto bene? Non è che per arrivare in tempo hai
ammazzato qualcuno in ospedale? - Questa non so se prenderla come una
battuta o un'attenzione affettuosa, ma qualunque cosa sia mi fa
sorridere teneramente e posarle un bacio sulle labbra, lo faccio
senza imbarazzo e nel farlo mi sento subito meglio.
-
Sei
bellissima! - Sussurro carezzandole la pancia che fra qualche mese
sarà gonfia in modo emozionante. - Anzi, siete! - Dico
quindi
riferendomi al bambino che da poco sta nel suo grembo. Spero sia una
femminuccia e che abbia i capelli color rame come i suoi!
-
Grazie. Anche tu non sei male! -
Sto
godendomi queste rare effusioni amorose in fase rilassata ma quando
le sto per dare un altro bacio sulle labbra una voce familiare ci
interrompe:
-
Papà!
Mamma! Guardate cosa è successo! - Già qua uno si
preoccupa, considerando che è Joji e che ci viene incontro
correndo, comincio subito ad allarmarmi.
Andrei
in caos completo se non fosse che Sora mi precede prendendo subito in
mano la situazione, come fa sempre. Chissà cosa ha combinato
quel piccolo pestifero... non sarà grave, se c'è
lei
nulla è grave, no?
Basta
saper affrontare la vita con semplicità e sempre con
semplicità prendere ciò che ci arriva.
Decisamente.
Sarà
una giornata meravigliosa.
/Sora/
Lascio
mio marito per prepararmi al peggio che sicuramente mio figlio mi sta
per presentare e quando mi arriva davanti con orrore noto che il
vestito da paggetto che gli ho confezionato io, presenta uno strappo
proprio sulla giacca.
-
Joji!
- Lo sgrido subito afferrandolo per le braccia ed accucciandomi per
guardare meglio il danno: - Ma come hai fatto? - Chiedo mentre indico
a Joe di prendere la mia borsa con dentro il previdente necessario
per cucire. Conosco mio figlio... sapevo che sarebbe successo... io
da piccola ne facevo di peggiori!
Lui
si
intrufola in un interessante e complicato sentiero di spiegazioni che
ha l'obiettivo di farmi capire che non è colpa sua, ma poi
smetto di ascoltarlo e mi concentro sullo strappo. Fortuna che faccio
il lavoro che faccio o l'avrei mandato sull'altare così
com'era.
-
Ti
avevo detto di stare calmo! -
-
Ma è
stato lo zio Tai! - Chissà come mai, questa volta, finisco
per
credergli ciecamente!
-
Si,
immagino... tu stagli lontano! -
-
L'ho
fatto, è che mi ha trovato! - Ha una parlantina che
è
invidiabile, forse supera perfino quella di Tai, il che è
tutto dire... scuoto la testa immaginandomi la scena. È
sempre
il solito...
Spero
solo che sia mio figlio che quel pazzo là dentro non
combinino
qualcosa di peggio, oggi è un giorno importante per Kari e
TK.
Se lo fanno li ammazzo. Anzi, visto che ci sono è meglio
fargliela anche a quello scapestrato, la ramanzina!
Finisco
con Joji e dando le ultime raccomandazioni al piccolo mi dirigo a
passo di carica in casa chiamando a gran voce Tai.
Lui
prontamente mi risponde spuntando davanti ai miei occhi... con le
lacrime grosse grosse che gli escono:
-
Sora!
Sono disperato! Non trovo il riso coi coriandoli per gli invitati,
sono stato su fino alle 4 di notte con Kari e Matt a prepararli ed
ora sono spariti... e poi... e poi il bouquet... me ne ero occupato
io ma non ricordo dove l'ho messo... non ricordo proprio...
dov'è
il bouquet? -
Mi
prende per le spalle e si inginocchia con disperazione plateale ma
sincera... chissà se si rende conto che non è il
più
indicato per certe cose importanti?
Dice
sempre ‘faccio io questo’ e ‘faccio io
quello’, ma poi si
scontra coi suoi limiti di cervello menomato e fa questi disastri!
-
Non
cambierai mai! - Dico sospirando e tirandolo su. Ogni voglia di
sgridarlo svanisce e proprio come ai vecchi tempi eccomi qua a
cercare di rimediare ai suoi errori.
-
Saranno da qualche parte... non è che li ha presi Matt? -
-
No,
li abbiamo fatti qua. -
-
Allora cerchiamoli, saranno da qualche parte. Facciamoci aiutare
anche da Joe, Izzy e Mimi. E mi raccomando... bocca cucita con Kari,
non si deve agitare più del necessario! -
Lui
mi
guarda con una luce speranzosa negli occhi, proprio come se fossi la
sua ancora di salvezza. Già, torno a pensarlo... quando
crescerà il mondo finirà di sicuro!
E
così
pensando mi guardo intorno cercando di ragionare, ottenendo invece
solo il risultato di perdermi con la mente in un altro tipo di
riflessione spontanea: Kari che si intravede dalla camera colpita
dalla luce è splendida, Mimi che è alle prese col
rinfresco fornito da lei stessa sembra molto tranquilla e sicura che
tutto andrà bene, Izzy che con il piccolo Jessy in braccio
corre come un matto cercando di rimediare ai danni del suo amico Tai
fa proprio divertire e alleggerisce involontariamente la situazione,
Tai che al contrario fa innervosire ma sono certa che se la
caverà,
Joe che controlla Joji e Miho per impedire loro di combinarne altre
è
affidabile come sempre mentre mi immagino Matt e TK che parlando da
fratelli e si fanno il resoconto della giornata vedendo se da parte
loro è tutto a posto... è bello saperli
così
uniti anche a distanza di anni.
Sapere
che non ci siamo mai separati veramente.
È
bello veramente ed io mi sento un po' una mamma nei loro confronti od
una sorella maggiore. Sono certa che anche queste cose non
cambieranno mai ma in fondo è meglio così.
È
perfetto, è così... pieno d'amore!
Sono
felice.
/Mimi/
La
parte salata è perfetta ma quella dolce non è
certo da
meno... eh si, devo ammetterlo, sono un ottima cuoca!
Sono
fortunati ad avere un'amica che fa questo lavoro, almeno su questo
possono contare che sarà perfetto!
Anche
da TK ho già sistemato tutto ed ora non mi resta che
riposarmi
e controllare che qualche canaglia non si pappi tutto prima degli
altri.
Mi
siedo sistemandomi il vestito ed i capelli acconciati ma non faccio
in tempo a posare il mio delizioso sederino sulla sedia che la voce
iper agitata di Tai mi arriva... non dopo i pianti di quello che sono
certa è mio figlio e i brontolii di mio marito.
Ma
che
brava, riesco a distinguerli tutti anche senza guardarli!
Sospiro
aspettando che arrivino da me e aprendo le braccia mi preparo. In due
secondi mi viene affidato Jessy, le lamentele su Tai di Izzy e quelle
su sé stesso di Tai. Non chiedetemi come ci riesco ma
capisco
alla perfezione tutto quel che dicono, sono allenata con Miho e Joji
e tutte le volte che ho fatto loro da baby sitter... così
con
un sorriso mi alzo e mettendo in bocca ad entrambi delle tartine a
forma di digimon, poi gli dico:
-
Arrangiatevi! - Allegramente, come se avessi fatto loro le
congratulazioni... e con mio figlio aggrappato al mio seno mi
allontano in una camera che spero mi dia discrezione.
Li
lascio là a gridare come degli isterici e personalmente non
posso fare a meno di sentirmi contenta di sentire Izzy così
fuori di sé per una volta.
Se
la
caveranno benissimo, non ho dubbi... piuttosto io devo dare da
mangiare al piccolino o mi esploderanno le mammelle.
-
Papà
è impazzito, lo sai piccolino mio? - Comincio a parlare
dolcemente con Jessy e all'udire la mia voce così bassa e
familiare, spalanca gli occhi smettendo di piangere. È ovvio
che se lo si sbatte urlandogli nell'orecchio piange, è
piccolo!
-
Vedrai che subito smettono di fare i pagliacci. Arriverà zio
Matt e risolverà tutto. Scommetti che sarà
così?
-
Continuo
a parlargli scoprendomi un seno, quando realizza che finalmente il
suo pranzo è lì davanti a lui spalanca la bocca
come se
non mangiasse da secoli e con una voracità che mi fa
sorridere
si aggrappa al mio capezzolo succhiandolo e bevendo il latte.
È
dolcissimo.
Lui
ma
non solo... anche quelle urla folli là fuori.
Sono
tutti molto dolci e sono felice di aver vissuto quest'avventura
allucinante che ci ha riuniti maggiormente. Penso che sia
così,
no? Tutto serve, da ogni cosa ci si trova diversi ma in fondo sempre
gli stessi. Più uniti, più cresciuti,
più
sicuri... non rinuncerei a tutti i pericoli che abbiamo corso in
passato, da ognuno io ho preso qualcosa diventando quella che sono
ora, che allatta il proprio figlio e che sente questa incontaminata
gioia dentro.
Sarà
una giornata bellissima, questa come lo sono state tante e tante lo
saranno.
Pura
manifestazione di unità.
Trasmetteremo
questi sentimenti ai nostri figli e loro a loro volta ai loro amici,
vivranno le loro avventure ed ognuno avrà delle proprie
idee,
dei propri doni... purezza, coraggio, amicizia, amore, luce,
speranza, intelligenza, semplicità... ce ne sono
così
tanti ed io non riesco ad augurarne uno in particolare al mio piccolo
ma se devo dirne uno, spero solo che abbia cuore di non rifiutare la
gioia che la vita gli riserverà, ne sono certa.
Gioie
e
dolori, ma tutte importanti crescite volte a pulire gli animi di chi
le vive.
Sono
sicura che sarà così.
-
Ti
aspetta una vita piena di emozioni, piccolo mio... mi raccomando...
abbi il coraggio di viverle tutte con semplicità ed
intelligenza, accompagnato dall'amicizia e dall'amore, protetto dalla
luce e dalla speranza, donando purezza in cambio di tutto quello che
riceverai. La vita va solo vissuta, non c'è altro da fare.
Ed
io ci sarò sempre per te. -
Sempre.
/Izzy/
La
testa mi sta per scoppiare.
Giuro
che se non lo uccido ora non lo faccio più!
Come
cavolo può perdere tutti quei chili di riso e coriandoli ed
un
bouquet di nozze?
So
dove
può arrivare la sua sconsideratezza ma pensavo avesse dei
limiti... mi rendo conto che non è così!
-
Tai,
non è possibile perdere così quelle cose! Magari
tua
mamma le ha messe da qualche parte... cerca di ricordare! -
Gli
dico esasperato, lui allarga le braccia gesticolando come un pazzo:
-
No,
lei aveva altro da fare e me ne sono occupato proprio io! -
-
Ma
non può andare né senza bouquet né
senza riso!
Non è che hai scordato qualcos'altro, per caso? - Dico
accusatorio mentre prendo un altra tartina, devo ammettere che sono
buonissime.
-
No,
mi ero appuntato, dovevo fare solo questo! -
-
E non
ti sei appuntato anche dove li hai messi? -
-
No,
ma ero con Matt e quindi forse lui si ricorda! -
Altro
sospiro spazientito, mi premo le dita sulle tempie cercando di
riprendermi la mia proverbiale calma, lui intanto si ingozza di cibo
mentre altri invitati lo guardano un po' male. Che imbarazzo!
-
Va
bene, intanto cerchiamo ancora. Lui sta arrivando, no? -
-
Si.
Dai, ce la faremo! - Grida convinto con la bocca piena e sparendo
all'interno di un altra stanza. Mi faccio cadere le braccia lungo i
fianchi sconfortato... perché è così?
Passa
da momenti in cui è allucinato ad altri in cui è
convinto di farcela e basta!
È
assurdo!
-
Forza! - Mi dico da solo non trovando altra scelta. Mi gratto la
nuca... dove potrebbe metterli la sua testolina bacata?
Io
ragiono da Izzy ma forse è qua il problema, è lui
che
li ha nascosti per non farli trovare a sua sorella, cosa di per
sé
idiota. Bisogna ragionare come farebbe lui alle 4 di notte... non
è
facile visto quanto siamo diversi e forse Matt ci riuscirebbe meglio
ma posso farcela, dai.
Corrugo
le sopracciglia e mentre passo ai raggi X l'ambiente circostante
isolandomi dalla confusione, è proprio mentre una gocciolina
di sudore mi cola lungo la spina dorsale indicandomi il caldo che fa
oggi che mi rendo conto che non sarebbero resistiti i fiori
così
tanto ed in perfetta forma. Quindi per metterli in un posto fresco e
tenerli conservati, uno normale li metterebbe in un certo luogo
logico mentre Tai... bè, lui li metterebbe in congelatore!
Così
illuminandomi corro svelto in cucina e aprendo l'anta del freezer non
riesco a trattenere un grido di gioia non da me.
Ecco
qua dove l'aveva messo il bouquet!
Lo
prendo con soddisfazione e sollievo fra le mani, è molto
freddo e piccoli cristalli si sono formati sui petali conservandoli e
creando tutto sommato un bell'effetto.
È
l'unico che riesce a farmi passare dei quarti d'ora da panico, lo
lascerò dannarsi ancora un po' prima di dirgli che almeno
una
parte del bottino l'ho trovata.
Appoggio
il trofeo in soggiorno e riprendendo il mio contegno sistemandomi il
vestito e asciugandomi il sudore. Ora torno in me e che Tai si
impicchi!
Finisco
questo pensiero che arriva Matt bello più che mai ed ancora
in
perfetta forma; lui sta bene, certo... finora è stato con
TK,
mica con Tai!
Gli
lancio uno sguardo che ha dell'inquietante, a giudicare dal brivido
che lo percorre quando lo vede, poi gli vado incontro e gli spiego la
situazione. È piacevole vedere come si pregusta l'ora
più
disastrosa della sua vita, almeno ora ci impazzirà lui
dietro
e non io.
-
Quell'idiota! - Borbotta cercando di mantenere il suo contegno, io
sorrido dandogli una pacca sulla schiena, passandogli il simbolico
testimone e gli faccio i miei auguri andando a cercare mia moglie.
-
E'
tutto tuo caro! - è l'ultima cosa che dico prima di sparire
altrove alla ricerca del mio, di trofeo. Anzi. I miei.
Finalmente
posso stare tranquillo, la calma si rimpossessa di me e mentre do uno
sguardo a tutti gli invitati che fanno gli auguri a Kari e mangiano
dal rinfresco di Mimi con gioia, un moto di contentezza mi invade.
Agitazione
o meno è la giornata ideale per vivere le situazioni che mai
si dimenticheranno...
E
devo
ammetterlo, oggi che sono stato lontano dal lavoro e dai computer per
tutto il giorno mi sento meglio. Stranamente.
Devo
imparare ad ascoltare meglio mia moglie quando dice che ci sono un
sacco di cose migliori al di fuori di quel mondo elettronico, come lo
definisce lei.
Quando
apro la porta di una stanza per vedere se c'è e la trovo che
allatta il piccolo Jessy, un moto di tenerezza mi avvolge.
Sono
uguali, hanno lo stesso alone intorno... non so come definirlo,
però
è una sensazione meravigliosa.
Sono
entrambi puri in maniera identica.
Mi
appoggio allo stipite senza disturbarla e la contemplo, è
ancora bellissima nonostante i due figli e quello che ha patito per
il secondo. È forte anche se non sembra ma soprattutto non
si
è mai sporcata dentro. Sono fortunato, profondamente.
So
bene
qual è il mio dono più grande... non è
il mio
cervello né la mia cultura o tutte le cose che so fare.
Il
dono
più grande che ho è la mia famiglia e la sapienza
che
deriva dal fatto che so benissimo che loro ci saranno sempre per me e
che io ci sarò per loro.
Non
conosco vittoria più grande.
Grazie
di esserci e di essere mia.
/Matt/
-
Tai,
sei irrecuperabile! - Dico subito appena lo becco placcandolo al
volo. L'afferro per il braccio portandolo in un angolo per evitare
certe scenate in pubblico, tuttavia lui sembra non aver problemi a
farne visto che mi si aggrappa subito al collo disperato e felice che
io sia qua.
Cosa
sono tutti questi sbalzi d'umore? Nemmeno fosse incinta!
Con
aria schifata l'allontano per non farmi sporcare e con fermezza e
decisione riprendo il controllo... se non ci fossi sarebbe veramente
perso!
-
Smettila! Izzy ha trovato il bouquet, era nel congelatore. Non ti
ricordi che l'avevi messo lì? -
A
queste parole si illumina continuando a piangere come un bambino:
-
Oh,
Matt... come sono fortunato ad averti con me... come farei senza?
Dimmi che sai anche dov'è il riso... ti prego o mi sparo!
Giuro che non farò più promesse! Non mi
prenderò
più incarichi anche se mia sorella si sposa! -
E'
sempre idiota uguale a quando aveva 11 anni!
Con
un
espressione a cui non dovrei aggiungere nulla, gli sistemo i vestiti
e comincio ad allacciargli la cravatta parlando con la mia perenne
calma che tende al freddo:
-
E'
proprio tua sorella che si sposa, sai? E le auguro di farlo una volta
sola visto che lo fa con mio fratello! - A questo mi guarda come se
mi vedesse per la prima volta dimenticandosi di tutte le magagne, mi
prende per i fianchi e mi allontana quel tanto per vedermi meglio e
smettendo di frignare dice stupito ed ammirato:
-
Matt... ma quanto sei figo? - Questo mi fa avere una rata di tosse ma
non arrossisco.
-
Lo
so. Tu in compenso sei un cesso ambulante. Pensi di andare
così
in chiesa? Manca poco... -
-
Non
dirmelo... pensiamo ad altro piuttosto... ti rendi conto che saremo
con-cognati da oggi? - Mi fermo un attimo dall'allacciargli la
cravatta e alzando un sopracciglio trattengo a fatica una risata
divertita:
-
Non
si dice mica così! -
-
E
come si dice? -
-
Non
si dice e basta... -
-
Ma si
dice pur con-suoceri! -
-
Si,
ma non con-cognati! – Mentre battibecchiamo come nostro
solito
finisco di sistemargli il vestito così riprendendogli il
braccio lo trascino in bagno con lo scopo di occuparmi un po’
dei
suoi capelli, finalmente qua abbiamo un po’ di
intimità
maggiore e rilassandomi ascolto la sua domanda successiva mentre
stranamente docile si lascia fare fissandomi incantato:
-
Ma
allora cosa siamo? – E questa è la domanda
più
stupide di tutte. Forse ha bevuto di già… e si
che gli avevo
detto di non farlo!
-
Siamo
fidanzati! Questo non ti basta? – A me si… e
avanza pure!
Con
ancora le mie mani nei suoi capelli arruffati che cerco di domare con
gel e acqua, lui mi afferra i polsi e avvicinandosi al mio viso con
occhi sbrilluccicosi dice melenso:
-
Oh
Matt… Ti amo, te l’ho mai detto? Sei la luce dei
miei occhi…
non lasciarmi mai o muoio! – Allontano istintivamente la
testa da
lui alzando un sopracciglio, qualcosa non va. Non è ubriaco
e
normalmente non è così assurdo. Questa
dev’essere
agitazione pura… nemmeno si sposasse lui!
-
Tai…
- Inizio riprendendo il mio lavoro con fermezza: - Ma sei teso per
Kari? – Non l’avessi mai detto!
-
Siiiiii! – Grida quindi improvviso abbarbicandosi a me di
nuovo con
le lacrime che di nuovo gli escono, è la disperazione fatta
cretino ed io impietrito rimango con le mani fra i suoi capelli e con
un espressione shockata a chiedermi cosa diavolo mi sarà
venuto in mente di dirglielo.
Accidenti
anche a me!
-
Tai?
– Lo chiamo sperando che funga da incantesimo. Dunque, non mi
molla… vediamo, cosa potrei fare?
Un
calcio ben assestato dovrebbe funzionare ma poi rischio di metterlo
fuori gioco e non va bene. Ed io che ero venuto solo per assicurarmi
che le fedi fossero a posto!
Sospiro
e chiudo gli occhi richiamando il mio sangue freddo. Se
c’è
uno che riesce a capire e gestire questo uragano sono io, devo
ricordarmelo!
-
Tai,
ascolta… non è un dramma se Kari si sposa. Ne
avete già
parlato, no? –
-
Si ma
è così… così…
definitivo… non sarà
più la mia sorellina ma la moglie di quello là!
– A
questo un moto di stizza mi invade e rinunciando a separarlo da me mi
sposto con lui che sembra un koala, mi lavo la mani e rispondo:
-
Si da
il caso che quello là è mio fratello ed
è a
posto! –
-
Si ma
non è la stessa cosa! – Secondo me non sa cosa
dire e dice
solo sciocchezze… è semplicemente emozionato e
felice per
loro due e si vergogna a dirlo, così spara cazzate una
dietro
l’altra!
-
E
perché? – Chiedo asciugandomi.
-
Perché… perché Kari è
Kari… e TK e TK! –
-
Ma
dai?! Davvero? Ed io che pensavo che TK avesse anche lui il seno e la
voce da donna! –
-
Oh,
come sei crudele! Non prendermi in giro! – Ribatte alzando di
nuovo
la voce senza ancora mollarmi. Sospiro spazientito e gli appoggio le
mani sulla schiena accarezzandolo nella speranza di calmarlo e
separarlo da me… sarebbe imbarazzante sì
presentarmi là
fuori con lui così!
-
Ascolta, Tai… lei rimarrà sempre tua sorella ed
è
bello essere felici per lei al punto da andare in tilt. Va bene e se
lo dimostri non succede nulla. Puoi andare da lei e dirle che sei
felice e che ti viene da piangere per la gioia incredibile che provi
per lei. Non serve nascondersi dietro ad altro. –
Quando
gli dico questo con voce più bassa e dolce lui smette di
frignare e sta a lungo in silenzio, non si separa ma sembra
riflettere ed anzi nasconde meglio il viso nella mia spalla.
È
unico, non si smentisce mai.
Sorrido
teneramente e aspetto che si riprenda senza separarlo da me,
avvolgendolo al meglio e cullandolo ancora un po’ come fosse
veramente un bimbo bisognoso di cure e di affetto. Mi sembra strano
fare così con lui ma so che ogni tanto ha delle maschere e
che
vuole fare il duro. So che invece non lo è sempre e che
bisogna fargli capire che nessuno lo prenderà in giro se
dimostrerà quello che prova.
Rimango
così mentre mi scaldo io stesso, è piacevole
anche se
stiamo per fare tardi e tutti ci cercheranno, anche se non è
il momento ed abbiamo altre cose da fare… anche
se… però
io lo amo e non riesco proprio a mandarlo via in momenti
così
vulnerabili.
Sapevo
che avrebbe avuto bisogno di me.
Lo
sapevo.
-
Matt…
- Sussurra dopo un po’ che rimane stretto a me.
-
Si? –
Dico quindi comprensivo senza mettergli fretta.
-
Ti
amo. Non so cosa farei senza di te. –
Lo
dice
con semplicità e dopo averlo fatto ed avermi fatto sorridere
spontaneamente si separa da me quel tanto che basta per baciarmi
sulle labbra e dirmi in modo completo che quel che ci lega veramente
non è solo una fase od una farsa. Che quel ci lega
è
semplicemente indissolubile. E quindi vale la pena dirglielo anche
io, quando ci separiamo un po’ affannati ed emozionati anche
solo
per un semplice bacio.
-
Anche
io. – Non sono molto bravo nelle espressioni dei miei
sentimenti ed
ora riesco a farne così solo con Tai, è grazie a
lui se
mi sono sciolto tanto. Gli devo molto ma so bene che lui direbbe la
stessa cosa.
È
uno scambio equo, non potrei mai rinunciare a lui.
Mai.
Lui
mi
da il coraggio per mostrare quel che provo ed io gli faccio capire
ciò che prova.
Un
tempo lo facevamo da amici, ora da amanti, ma qualunque definizione
abbiamo basta che questo non si dissolva mai.
So
che
non succederà.
/Tai/
Con
un
peso notevole in meno dentro di me esco dal bagno accompagnato da
lui, mi sento meglio e penso che non serva andare da Kari a dirgli
nulla, gliel’ho già detto e lei lo sa.
Voglio
lasciarla in pace fino a quando arriverà
sull’altare e
godermi io stesso il suo momento, un momento speciale in cui
rivivrò
tutto, un momento… ehi, aspetta… ma io il riso
non l’ho mica
trovato!
-
Matt!
– Sbotto quindi come una molla verso di lui: - Ma il riso
dov’è?
– è colpa sua, mi ha distratto ed ora ho
dimenticato il
riso… cavolo, si sono già tutti diretti in
chiesa, ormai…
oddio, che faccio?
-
Tai,
l’avevi già messo in auto pronto da dare agli
invitati fuori
dalla chiesa… - Quando me lo dice, un masso gigantesco come
questa
casa mi piomba in testa piegandomi come un imbecille sotto il peso
della mia stupidità!
Lo
ammetto, sono proprio da ricovero!
-
Cavolo… è vero… ed io che ho rovinato
la festa anche a
Izzy e Sora coi miei tormenti! –
A
questo lui sospira scuotendo il capo, sa che non cambierò
mai
e gli leggo questo pensiero chiaro chiaro.
Pazienza,
ormai è andata, non c’è altro da fare.
-
Allora io vado, il cuscino con le fedi lo prendo io per sicurezza a
poi lo do ai piccoli al momenti dello scambio. Ci incontriamo in
chiesa, eh? – Mi dice sfiorandomi la mano con la sua e
accarezzandomi con uno sguardo deciso e tranquillo. È
pratico
ma sa che andrà tutto bene. Mi trasmette questa certezza
quando normalmente sono io a darla agli altri, quindi inebetito
ricambio il suo sguardo con uno che dice quanto sono perso per lui,
poi faccio un cenno affermativo e lo lascio andare.
Lo
guardo andarsene mentre vengo affiancato da Izzy, Mimi, Sora e Joe.
Aspettiamo un attimo fuori dalla casa guardando tutti gli altri che
ci precedono in processione in chiesa. È qui vicino e ci
andremo a piedi.
Ci
scambiamo anche noi uno sguardo significativo ed io li ringrazio per
esserci e per avermi dato tutti una mano, chi più chi meno.
So
che senza di loro non ce l’avrei mai fatta.
Sembra
quasi una di quelle avventure massacranti che facevamo a
Digiworld…
sembra proprio di essere arrivato al capolinea e seguendo gli altri
decido che mi girerò sull’altare, al mio posto di
testimone,
per guardarla entrare con mio padre preceduta dalla damigella e dal
paggetto.
Mi
riserverò quel momento per me costringendomi a non voltarmi
ora.
Avrei
un tuffo al cuore e non mi tratterrei… sto cercando di non
lasciarmi andare di nuovo come ho fatto in bagno con Matt, voglio
farcela, dare quel mio tipico coraggio e forza che ho sempre dato a
tutti.
Eppure
mentre vedo la porta della chiesa e imbocco l’entrata mi
sembra
così strano, veramente.
Vedo
TK
all’altare affiancato da Matt e molti altri visi noti come
Davis,
Ken, Cody e Joly e quest’emozione diventa sempre
più grande.
È
strano perché anche ora che guardo gli altri miei amici
sedersi ai propri posti mi sento come se fossero loro a darmi quello
che normalmente dono a loro.
Mi
donano dei sorrisi sinceri e tranquilli e forse sono io che tremo
come una foglia. Forse sono io quello che questa volta riceve da loro
il mio coraggio e la mia forza.
Ma
perché ci sono momenti così emozionanti nella
vita di
ognuno?
Pensavo
di averli superati, di avercela fatta… ed invece
no… sono qua a
passarne un altro.
Faccio
un cenno più o meno serio a TK e Matt mentre mi posiziono
nel
mio posto di testimone, poi prendo un profondo respiro e mi decido.
Mi
giro
e l’impressione che mi fa è proprio quella che
immaginavo.
Indescrivibilmente
potente e devastante.
Vedo
Kari in fondo alla Chiesa ampia ed addobbata a festa che,
accompagnata da nostro padre e preceduta da Miho e Joji che sembrano
due angioletti, viene avanti insieme alla famosa marcia nuziale
suonata con l’organo.
Cosa
si
può dire quando tua sorella avanza incontro al nuovo uomo
della sua vita che l’aspetta a metà strada, colui
che
prenderà il posto di suo padre e di suo fratello?
Cosa
si
può dire mentre ricordi tutti i momenti passati insieme
passando per il periodo di Digiworld?
Cosa
si
può dire?
Si
può
solo vedere, rassegnarsi e abbandonarsi a quelle scene, le immagini
più significative della tua vita, cose che sono state e mai
torneranno ma che ti hanno segnato e ti hanno fatto crescere.
Cose
preziose che non si scorderanno mai, il tesoro di ognuno.
Noi
non
ci conoscevamo quasi ma abbiamo imparato a farlo, abbiamo stabilito
un contatto incredibile fra noi tanto da unirci con l’anima e
salvare quel mondo fantastico che solo dei bambini potevano
accettare.
Abbiamo
fatto tante cose insieme ma è vero, alla fine quel che
abbiamo
realizzato può avere solo un nome e non mi vergogno a dirlo.
Legame
indissolubile.
Quello
che lega noi otto in particolare mai si spezzerà ed ora che
a
coppie fra di noi ci siamo uniti ulteriormente senza vergogna e
timore… bè, ora ho la certezza più
assoluta che
questi nostri sentimenti saranno per sempre la nostra vittoria.
Perché
noi abbiamo luce, speranza, semplicità, amore, purezza,
saggezza, amicizia e coraggio.
E
questo non cambierà mai.
Kari
e
TK arrivano insieme qua fra me e Matt e Dio se sono belli insieme.
Bè,
questa volta devo ammetterlo… è proprio il
momento perfetto,
tanto perfetto che finalmente piango davanti a tutti e di sincera
emozione, senza scuse idiote in mezzo, senza vergogna od orgoglio.
Piango e basta guardandola qua accanto a me così bella.
La
mia
piccola si sposa con l’unico vero amore della sua vita, le
auguro
ogni felicità.
FINE
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