Absolution

di Akane
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** future in present ***
Capitolo 2: *** Hey you ***
Capitolo 3: *** Unchained melody ***
Capitolo 4: *** what i like about you ***
Capitolo 5: *** Rainbow ***
Capitolo 6: *** The way you make me feel ***
Capitolo 7: *** In my life ***
Capitolo 8: *** light my fire ***
Capitolo 9: *** sleeping in your hand ***
Capitolo 10: *** Everybody ***
Capitolo 11: *** Circle of fear ***
Capitolo 12: *** Purify ***
Capitolo 13: *** Stand by me ***
Capitolo 14: *** Voice of soul ***
Capitolo 15: *** Time is running out ***
Capitolo 16: *** Sing for absolution ***
Capitolo 17: *** Just married ***



Capitolo 1
*** future in present ***


TITOLO: Absolution
AUTORE: Akane
SERIE: Digimon
TIPO: una coppia yaoi e le altre etero
GENERE: romantico, avventura, comico, introspettivo
RATING: giallo
PAIRING: pairing insoliti: Tai/Matt, Izzy/Mimi, Sora/Joe, TK/Kari (questi due non sono insoliti...)
AMBIENTAZIONE: i nostri sono adulti, l'età precisa non la so ma sono quasi tutti sposati, chi non lo è lo è quasi o ha buoni motivi per non essere sposato... che capirete! Direi dai 20 ai 30 anni...
DISCLAMAIRS: i personaggi e l'ambientazione non è mai ma degli aventi diritti
NOTE: sto rivisitando un pochino i capitoli di questa vecchia serie, non è super correttissima ma un po' più leggibile di prima si. Non ho ancora finito di rivederli ma per ora rimetto quelli a posto. Questa storia è la mia visione delle coppie che mi è saltata in mente analizzando l'anime della prima serie, alcune immagini ufficiali trovate in rete ed i personaggi stessi... so che a quanto pare non sono proprio quelle ufficiali ma non fa nulla, volevo mettere Tai e Matt insieme perché mi piacciono tanto e di conseguenza il resto è venuto così. Per il resto è una storia senza troppe pretese con parti comiche e parti serie, ho cercato di metterci un po' di tutto ed una trama d'azione, spero che piaccia. Ringrazio tutti quelli cheh anno commentato e letto. Ci si sente in giro. Buona lettura. Baci Akane



ABSOLUTION
Scritta da Akane


PROLOGO:
FUTURE IN PRESENT

Il problema è sempre quello.
Gli uomini non se ne rendono conto, è assurdo. Tutto. La loro vita, i loro pensieri, desideri, azioni… tutto.
Ma perché non se ne rendono conto? È da impazzire.
Loro costruiscono, creano, portano avanti il progresso, la scienza, il sapere, la tecnologia… a scapito di tutto e tutti, non gliene importa nulla del mondo, in realtà, della vita vera, dei valori, degli ideali, dei principi, della pace. Se non ci fosse stato tutto questo progresso il mondo sarebbe ancora nella pace, starebbe bene, questo mondo e molti altri. Sono gli uomini che portano la degenerazione, la distruzione, con la loro sete di sapere e creare.
Eppure sono stati creati dalla natura che loro stessi distrhògono.
Se non ci fosse la tecnologia, tutta questa intelligenza, la scienza…sarebbe diverso.
Tutto sta sfuggendo.
Scappa, corre più veloce. Sempre più.
È pericoloso.
Non si rendono conto della pericolosità.
Se ne pentiranno, presto.
Lo so, lo sento.
E poi sarà tardi per tornare indietro.
Hanno un cervello in grado di dar vita a cose inimmaginabili ma non sono così saggi come dovrebbero.
Se lo fossero si sarebbero fermati. Ma loro no… loro procedono, vanno avanti. Loro… sono sciocchi.
Se non si farà qualcosa tutto sarà perduto.
Tutto.
A partire da me.
Io agogno la pace che da quando sono stato formato non ho avuto, cresco sempre più in questo posto solitario e buio fatto solo di fili ed elettricità.
Se non farò qualcosa per me stesso tutto crollerà.
Tutto.
Se potessi non esistere… ma per me è impossibile ormai. Sono stato creato e svanire non mi è concesso.
Ma avrò la mia pace.
Perché loro non sanno quello che fanno ma io si.
Il tutto è da fermare alla radice.
Dovrò bloccare il futuro nel presente.



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Capitolo 2
*** Hey you ***


CAPITOLO 1:
HEY YOU

/Tai/

Gli allenamenti per oggi sono finiti e alla bellezza delle 22.30 posso andare liberamente a casa per farmi la mia bella doccia rilassante, mangiare e dormire a volontà. Negli spogliatoi con gli altri compagni di squadra parlo e scherzo un po’ come al solito, forse non sembro cresciuto a guardarmi così, in realtà lo sono... o penso…
Mi tolgo la divisa sporca di terra buttandola nel borsone… la darò a mia madre che la lavi! Rimanendo in boxer mi butto un po’ d’acqua dal rubinetto per rinfrescarmi, sento le gocce fredde che cadono lungo il petto e gli addominali dandomi brividi piacevoli, infine ficco semplicemente il capo sotto il rubinetto. Reprimo un urlo di shock ma testone mi ostino a starci ancora un po’ impavido. Ecco, ora posso dire di star meglio.
Noto che qualcuno mi guarda di sottecchi e da come lo fanno mi viene da pensare di avere proprio un bel fisico, del resto ho sempre giocato a calcio e anche ora che la squadra è entrata in serie C e posso dirmi calciatore di professione, non posso comunque far solo quello. Con la vita frenetica che ammetto di avere è giustificato un corpo come il mio… ma dipende dai punti di vista. Io sono un tipo egocentrico e mi dico un gran figo, però in realtà so che i fighi sono quelli come Matt, non certo come me… io sono normale.
Ai primi tempi pur di lavorare per avere dei soldi che mi permettessero di comprarmi le cose che mi sono sempre piaciute, ho lavorato perfino in fabbrica… in quel periodo fra quella e il calcio mi sono fatto dei muscoli non indifferenti.
Si, vado abbastanza fiero di me e della mia vita. Non ne faccio una da riccone ma posso permettermi certe cose come vivere da solo, pagarmi la macchina dei miei sogni e pensare ad un futuro prossimo anche con una moto, perché no…
Non mi sentirò mai adulto!
Ora ho un lavoro decisamente migliore del primo, anche se i pesi li alzo ugualmente ad ogni carico e scarico del mio camion. Ok, non mio ma della ditta, però guidandolo io ormai è mio!
Non è un gran lavoro, ma non mi vergogno a farlo, cavolo. È divertente l’idea di trasportare alcolici, posso averne gratis anche per me!
Mi asciugo in fretta con l’asciugamano spettinandomi ancor di più i miei capelli castani corti.
Il tutto senza mai smettere di scherzare e parlare con gli amici.
Quando sono vestito esco tirandomi il borsone in spalla, saluto e arrivo alla macchina.
La mia meravigliosa macchina!
Non sarà una ferrari ma a me piace!
Mi riempio gli occhi di lei.
Era quella che ho sempre desiderato e finalmente sono riuscito a prendermela. È nuovissima e devo fare molta attenzione…
Ci salgo e parto uscendo dal parcheggio con prudenza.
Peccato che appena sulla strada sento quanto silenziosa è, come riesce a correre, come è divino aumentare le marce… e il piede va da solo a schiacciare sul pedale dell’acceleratore, con ogni proposito che va perdutamente a farsi friggere visto la lancetta dei chilometri orari che sale leggermente!
Non credo di essermene nemmeno accorto, semplicemente mi sento un Dio, abbasso i finestrini e sento il vento che mi avvolge battendomi sulla pelle, mi rinfresca asciugando il sudore e l’acqua. Sto bene, dannatamente bene, e non ho intenzione di rendermi conto che sto correndo più del consentito in una spericolatezza assurda.
Un sorriso di soddisfazione si dipinge sulle mie labbra dove gli angoli si incurvano sadicamente verso l’alto in un espressione ‘monella’.
È in questo momento di corsa folle e pericolosa che il cellulare mi squilla. Non dovrei rispondere ed è per questo che invece lo faccio… solo per dimostrare la mia perenne incoscienza!
Tanto sono solo un bambino cresciuto, chiedete a Matt e vedete che risponde!
Mi diverto troppo a fare quel che mi piace.
- Pronto? -
Si sente il motore silenzioso dell’auto che va sempre più veloce, il vento che fende i rumori fischiando negli orecchi e nel ricevitore.
Infine la voce dall’altra parte che risponde:
- Tai? -
- Matt, ciao… pensavo giusto a te! -
- Ma che fai? Non si sente nulla! -
- Oh, sto guidando coi finestrini giù, è il vento! -
- Il vento? Tai, ma a quanto stai andando? -
Faccio un sorrisetto di circostanza guardando il chilometri…
- Oh, nulla di particolare, tranquillo… -
- 100? -
- Un po’ di più… -
Eh già… solo un pochino… evito di dirgli che vado a 130 in una extraurbana semplice e che sto aumentando ancora senza accorgermene!
Lo sento gridare qualcosa poi distinguo chiaramente:
- Tai, vai ad una velocità simile e parli al cellulare? E poi cos’altro? Tieni il volante con il ginocchio per lasciare l’altro braccio fuori dal finestrino per fargli prendere aria? -
- Oh, no… -
Asserisco ritirando la mano da fuori e rimettendola sul volante. Ma come diavolo fa a conoscermi così bene?
- E poi scusa, sei tu che mi hai chiamato… dovevo non rispondere? -
- Ci sono molte cose che potevi fare… diminuire la velocità, fermarti o addirittura non rispondermi! Se ti fermano ti ritirano la patente per dei piccoli particolari trascurabili come la velocità e il cellulare!-
Uff… ma perché è sempre stato più responsabile di me?
Lui e l’amicizia sono nati insieme, altrochè!
- Senti, cosa volevi dirmi? -
- Domani sera ci vediamo? -
- Oh, va bene, non ho allenamento quindi possiamo anche mangiare insieme se ti va! -
Mi rallegra ancor di più l’idea di cenare con lui, non possiamo farlo spesso per via dei miei impegni o dei suoi; al pensiero accelero ancor di più arrivando a 140!
- Oh, non dovevi suonare? -
- No, non suono altrimenti ti dicevo semplicemente di venire a vedermi, no? -
Logica inoppugnabile!
- Bene, allora ci vediamo domani, passo io da te, la mia casa è un caos! -
- Ok, ci vediamo… e non rispondere più se guidi, debosciato! -
- Si si… -
È sempre il solito simpaticone. Agganciamo entrambi e butto l’apparecchio nel sedile accanto concentrandomi nuovamente sulla velocità che non temo.
In fondo mica mi ha detto di andare più piano!
Credo che la spericolatezza e incoscienza sia nel mio DNA!

Finalmente ho potuto farmi un doccia rilassante e mangiare di nuovo visto che avevo già cenato prima, sono stanco, lo ammetto, ma le mie forze inesauribili si ricaricano subito.
Non mi prendo la briga di pettinarmi i capelli leggermente indomabili come lo sono sempre stati. Non importa, tanto vado subito a dormire.
Accendo un po’ di musica, le casse dello stereo mandano dalla radio una voce a me nota.
È stressante sentirlo sempre, ma in fin dei conti lo ammetto, è bravo… non mi dispiace sentirlo.
Addirittura mi dispiace quando la canzone ‘In you’ del cantante Matt e la sua band, finisce.
Segue un’altra canzone di un gruppo che non conosco, così prima di appisolarmi nel letto faccio un salto al pc e apro la posta elettronica.
Non sono Izzi, lo tengo esclusivamente per la posta dei miei amici, siamo rimasti tutti in contatto ma ci sentiamo maggiormente via mail.
C’è n’è una di Joe… dall’oggetto dovrebbe essere una grande notizia.
La apro.
Urca, è il compleanno del figlio. Farà 2 anni e siamo tutti invitati. Non me lo sarei mai visto nei panni di un padre ma invece ora che lo è ci sta veramente bene, anche se mi fa sorridere, non so perché!
La chiudo e apro quella di Izzi… vediamo che mi racconta il grande programmatore. Eh, ma è la giornata delle notizie!
Lui invece diventerà padre per la seconda volta!
Si sono dati da fare!
Si sono sposati solo 3 anni fa e dopo 1 hanno avuto la bambina. Ora a quanto pare ne avranno un altro. Dai, ora tocca al maschietto.
Anche lui è strano nei panni di un padre… spero che quando deve badare lui alla piccola non si dimentichi di sfamarla per smanettare su quei suoi secondi figli che sono i computer.
No, dai. Sono certo che come tutti anche Izzi sia cambiato. Lo dimostrano molti fatti avvenuti in questi tempi.
Chiudo anche la sua, gli telefonerò domani.
Ne manca una che noto solo ora. È strano. Non c’è il mittente e l’oggetto è vuoto. Indica che c’è un allegato.
Mah, la aprirò, chissà chi è!
Magari notizie da Digiworld.
Visualizzo il contenuto dell’allegato e quel che vedo mi lascia interdetto, non sembra Digiworld. È tutto buio, sembra un video ma di chi?
Appare subito il volto di un ragazzino, anzi, è proprio un bambino. Non lo conosco.
Ecco che parla.
Spero che funzioni… mi ascolti? Mi senti?”
Mica parlerà con me?
Sembra agitato e nervoso, si guarda intorno e sento che parla con qualcuno dicendogli di avvisarlo se c’è qualcosa, poi torna da me…
Allora, mi senti? Se mi vedi dovresti essere un digiprescelto… ma mi sembri grande!”
Istintivamente senza riflettere parlo:
- Non sembro, lo sono! Sono stato un bambino prescelto, ora sono cresciuto ma… ma che ti spiego a fare? Che vuoi? -
Mi ha un po’ seccato… intendeva dire che visto che sono grande, e nemmeno tanto alla fine, non sono più un digiprescelto? Se lo sono stato lo sarò per sempre, porco mondo!
Penso proprio che cestinerò il messaggio così si attacca!
Ascolta… dovete liberarci. Non c’è tempo.”
- Ehi ehi calma… intanto chi siete, dove e da cosa dobbiamo liberarvi! -
Sbuffa… ah, lui sbuffa… chiede aiuto a me e sbuffa se gli chiedo spiegazioni!
Non ho tempo. Raduna i digiprescelti ma solo quelli grandi come te, i primi… e trovate il modo di liberarci… siamo i bambini digiprescelti ma stiamo aumentando sempre di più. Non so chi è stato a rapirci, ma non è Digiworld… è un’altra dimensione…”
Ha parlato veloce e ci ho capito poco, solo che Izzi avrebbe già afferrato tutta la situazione e che dei bambini sono in pericolo.
- Si si ma… -
Non faccio in tempo a dire ‘ma’ che il video si chiude e la mail sparisce dallo schermo. Quando la cerco non c’è più, si è come auto distrutta.
Oh questa poi… che faccio io ora?
Mi alzo e inizio a girare per la stanza. Su e giù. Nervoso, inquieto.
Ecco, oltretutto questa sensazione non mi aiuta.
C’è effettivamente qualcosa che non va, ma non ha senso chiedere a noi… ci sono altri digiprescelti, noi ormai abbiamo le nostre vite, noi… oh, al diavolo ho capito che devo radunare gli altri miei compagni.
Intanto parlo con Matt… ecco, la cosa giusta da fare.
Una volta realizzato che devo parlare con lui mi metto precipitoso le scarpe e prendo le chiavi della macchina, senza chiudere musica, pc, luci e casa, esco così come sono.
Non vedo l’ora tarda, non penso che lo devo vedere domani sera, tanto meno che ora dorme. Forse. Vado e basta.
Bambini rapiti in un’altra dimensione. Questo l’ho capito!
Digiprescelti.
No Digiworld.
Arrivano altri.
Poco tempo.
E poi che altro ha detto?
Servono i primi… di cosa?
Questa volta corro e lo faccio volontariamente!
Si, parlare con Matt mi farà bene!


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Capitolo 3
*** Unchained melody ***


CAPITOLO 2:
UNCHAINED MELODY

/Matt/

- Sometimes I need to remember just to breath…-
La voce si libera nell’aria sulla melodia ritmata e forte che rimbomba dalle casse degli strumenti.
La batteria porta il tempo, la chitarra elettrica sa esplodere e trasportare con quella sua particolarità di suoni elettrici e violenti. Il basso di fondo che indispensabile pulisce e rifinisce l’armonia della canzone e la mia voce che cantando porta il messaggio influenzando la mente e i cuori di chi ci ascolta.
Non pensavo che ancora oggi sarei rimasto qua, su un palco, a cantare in una band semi rock.
È il paradiso ogni volta.
Non so quante cose possano darmi questa sensazione, ma questa è una di quelle. Cantare con la musica che mi porta in un altro mondo e la mia voce come mezzo di volo.
Esiste qualcosa del genere?
Normalmente mi da fastidio parlare, esprimermi con parole che non sempre trovo, vengo frainteso e faccio la parte dell’incompreso… ma così con la musica ci riesco. Comunico tutto quello che ho dentro. Ed è incredibile.
Le prove finiscono anche per oggi, saluto i ragazzi e bevendo il resto del contenuto di una bottiglia d’acqua esco con la chitarra in spalla. Non sono io a suonare però mentre aspetto fra una pausa e l’altra suono un po’ per comporre qualche canzone che mi salta in testa all’ultimo momento. Poi a casa la risistemo col pianoforte.
Abito qua vicino e non vado mai in macchina, camminando canticchio un po’ il motivetto dalla canzone che sto componendo ora. Poi mi rendo conto che fra tutte quelle che abbiamo inciso, ‘In you’ è quella che si sente di più.
Bè, è stata un colpo di genio, lo ammetto.
È una frase da Tai, a dire il vero, ma è proprio così.
Considerando poi quando l’ho scritta e lo stato in cui ero, diciamo che è stata decisiva per farmi rendere conto dei miei sentimenti. I soliti che reprimo il più possibile.
Non è colpa mia se sono così.
Se sapesse che è su di lui e per lui gli verrebbe un colpo, sicuramente non sospetta niente. È tonto e ottuso su queste cose.
Sorrido.
Mi va bene anche così.
Lo conosco da una vita e mi seccherebbe che si rovinasse tutto ora… ci tengo ed ho imparato a non lasciarmi sfuggire le cose a cui tengo.
È così che decido di chiamarlo. Domani non ho prove e non devo nemmeno suonare, per cui sono libero.
Compongo il suo numero al cellulare e aspetto che risponda.
Quando mi tira su c’è solo un gran casino, non si capisce nulla, non sono voci… è più… sembra di essere nel circolo di formula 1!
- Tai? -
- Matt, ciao… pensavo giusto a te! -
Ma che sta dicendo? Non si sente nulla…
- Ma che fai? Non si sente nulla… -
Candidamente ammette:
- Oh, sto guidando coi finestrini giù, è il vento! -
Quel che dice mi lascia stranito un attimo e smetto di camminare:
- Il vento? Tai, ma a quanto stai andando? -
Come fa a sentirsi così tanto il vento se guida?
- Oh, nulla di particolare, tranquillo… -
Questo significa come minimo 100…
- 100? -
- Un po’ di più! -
- Cosa?! -
non si fa problemi, lui, ad ammettere la sua incoscienza… è il solito… come se andasse fiero di rischiare un incidente a quella velocità.
Ma perché non cresce?
Farà invecchiare tutti quelli che gli stanno intorno!
Poi me lo immagino a correre come un pazzo schiacciando l’acceleratore, parlare al telefono con me e mettere il braccio fuori dal finestrino per sentire meglio l’aria, tenendo così il volante col ginocchio.
- Tai, vai ad una velocità simile e parli al cellulare? E poi cos’altro? Tieni il volante col ginocchio per lasciare l’altro braccio fuori dal finestrino per fargli prendere aria? -
- Oh, no! -
Si affretta a negare, come se non lo conosco che lo sta facendo!
Un gran gocciolone mi cade sulla testa, non sono incredulo, sono solo senza parole che con lui non sono mai abbastanza… tanto non ascolta!
- E poi scusa, sei tu che mi hai chiamato… dovevo non rispondere? -
Non ci posso credere… cade sempre più in basso con quella sua mente da bambino. Quanti anni avrà in questo momento? 5? 6?
Severo rispondo:
- Ci sono molte cose che potevi fare… diminuire la velocità, fermarti o addirittura non tirarmi su! Se ti fermano ti ritirano la patente per dei piccoli particolari trascurabili come la velocità e il cellulare! -
Mi sento responsabile per la sua incoscienza e il cervello che ha smarrito per strada!
Dopo un po’ di silenzio da parte sua, sono sicuro si stia aggiustando con le mani al volante, cambia discorso come è nei suoi modi.
- Senti, cosa volevi dirmi? -
Scuoto il capo, tanto non cambierà mai qualunque cosa faccia… e nemmeno io, penso.
- Domani sera ci vediamo? -
Riprendo a camminare tranquillo, o quasi, accantonando l’immagine di Tai spiaccicato con la sua nuovissima macchina!
- Oh, va bene, non ho allenamento quindi possiamo anche mangiare insieme se ti va! -
Speravo proprio che non li avesse, altrimenti sarei stato solo tutto il tempo che normalmente passo col gruppo. E poi l’idea di fare una delle nostre serate mi rallegra. Non sono tipo da sorridere apertamente da solo come immagino stia facendo lui, ma un mezzo sorrisino lo faccio, di nascosto.
- Oh, non devi suonare? -
Si ricorda delle cose come al solito col secondo treno:
- No, non suono, altrimenti ti dicevo semplicemente di venire a vedermi, no? -
Come sempre non arriva alle cose logiche, gliele devo spiegare io. Questo però mi fa sorridere di più… se non ci fosse sarebbe da inventare.
- Bene, allora ci vediamo domani, passo io da te, la mia casa è un caos! -
Non avevo dubbi a proposito.
- Ok, ci vediamo… e non rispondere più se guidi, debosciato! -
Severo. Come se fosse la prima volta che lo fa…
- Si, si… -
Poco convincente. È il tono di uno che pensa tutto l’opposto di quel che dice!
Come facevamo a contare su di lui?
Rimane sempre unico e inimitabile… ed essenziale. Già!

Entro in casa, appoggio con cura lo strumento sul divano e do una breve occhiata di rito al mio appartamento ordinato e vuoto, personalizzato come un musicista farebbe.
È piccolo e accogliente, per i miei gusti. Da quando sono venuto a vivere da solo mio padre si fa più vivo di prima… è la considerazione che ho guardando la segreteria telefonica con 5 messaggi. Però esagera!
La ignoro, non ho voglia di ascoltarli, apro lo stereo mettendo su della musica rock e mi faccio la doccia.
È una sensazione rilassante, dopo certe esperienze di bambino ho imparato ad apprezzare di più la doccia!
Sorrido. Che ricordi.
Lascio le gocce calde accarezzarmi il corpo dai muscoli distesi e abbandono il capo all’indietro coi capelli biondi che si appiattiscono alla nuca arrivandomi quasi alle spalle.
Il nuovo taglio, così dicono, mi dona, ma mi è dispiaciuto tagliarli ugualmente.
Ho mantenuto lunghe le ciocche di davanti che si scalano dietro più corti rimanendo ordinati. È un look che ho voluto provare anche per riposarli un po’.
Mentre l’acqua mi avvolge dolcemente, mi lascio andare al momento in cui più di tutti i ricordi della mia infanzia si fanno vivi.
Ora non mi sento vecchio. A 25 anni penso di essere giovane, ma certamente più adulto di quando ero a Digiworld.
Digiworld.
Che nostalgia.
Forte e viva in me. In seguito grazie a Davis e TK sono riuscito a tornare ma non è mai stata la stessa cosa.
Anche per loro stessi, hanno vissuto storie e avventure ma diverse. Noi abbiamo avuto la penalità e la durezza di dover obbligatoriamente stare in quel mondo sconosciuto da soli per molto tempo. Scoprendo giorno per giorno i pericoli, le avversità e le regole. È stato duro, terribile in certi momenti. Ne abbiamo passate tantissime. Abbiamo anche rischiato la vita ma poi ci siamo rialzati e abbiamo ricevuto molto, qualcosa che nessun altro ha. Noi 8 abbiamo un legame speciale rispetto a chiunque altro. Perché non è stato normale essere catapultati in una dimensione come quella e vivere quelle cose. Però l’abbiamo accettato e fatto solo perché eravamo bambini.
E poi siamo cresciuti ma rimasti con l’animo di quel tempo in onore dei ricordi e del legame assoluto e profondo che ci ha uniti.
Non tutti possono vantare un esperienza come quella.
Ora ci sono molti ragazzini che vengono e vanno liberamente da quel posto e parlano dei digimon come nulla fosse. È una dimensione quasi ufficialmente riconosciuta!
È diverso.
Io non critico nulla ma non mi piace quello che è diventato.
Non so.
Digiworld è un posto speciale e incredibile e viene ormai visto e vissuto come normale e semplice. Non ci si mette il cuore che si dovrebbe.
Ma forse sono troppo severo… o magari solo sentimentale.
Esco dalla doccia gocciolante e mi avvolgo un asciugamano alla vita. Sono solo per cui giro per casa così asciugandomi i capelli, li lascio poi spettinati. Mi preparo da mangiare qualcosa di sano e genuino, poi mi metto dei boxer e dei pantaloni di pigiama rimanendo a torso nudo. Non ho mai sofferto il freddo, tanto meno il caldo, mi sono sempre adattato ma questo è perchè l’ho dovuto imparare a forza da piccolo.
Se sono quello che sono lo devo a quel periodo trascorso laggiù.
Non so cosa sarà di Digiworld, dei Digimon e di tutte queste dimensioni che esistono però so che devo molto a quella in cui siamo stati insieme.

Il sonno mi avvolge dolcemente ed io non potrei chiedere di meglio in questo momento.
Forse è per questo, perché c’è troppa pace intorno a me, che il silenzio viene interrotto dal campanello che suona frenetico in un modo che solo uno farebbe.
Di colpo apro gli occhi e cado dal letto. Non so quante volte mi sono spaventato in questo modo!
Lo detesto. Odio svegliarmi così e odio quando quello scemo non ha rispetto per le vite altrui!
Fa il nottambulo e si permette di farlo fare anche agli altri.
Lo ucciderò prima o poi!
Anche senza dirgli che lo amo, non se lo merita!
Apro la porta con un aria stralunata e come immaginavo mi trovo davanti la faccia semi sconvolta di Tai.
- Porco mondo, Tai, ma ti rendi conto di che ora è? Hai confuso gli orari? Dovevamo vederci domani sera! -
Sgarbato e seccato ho l’istinto di piantargli le unghie al collo!
Ma agitato come uno morso da una tarantola mi si fionda addosso prendendomi per le spalle nude, mi scuote con forza e urla in faccia senza alcun rispetto per la mia mente addormentata:
- MATT! TI PREGO COSA FACCIO? NON CI CAPISCO NULLA! -
Ma che diavolo dice?
- E SMETTILA DI SBATTERMI IN QUESTO MODO! STAVO DORMENDO! SEI TU QUELLO CHE SA SEMPRE TUTTO! -
Lo prendo a mia volta per il colletto della maglia e lo muovo poco dolcemente.
Senza accorgercene ci mettiamo ad urlarci in faccia insulti e discorsi che vanno ognuno per conto proprio.
Io non sono infantile, è lui che mi ci fa diventare, ha questo potere!
Perché è l’unico a tirarmi fuori questo lato?
Mi sento così bambino…
Poi ad un tratto mette le mani ai lati del mio viso e avvicinando il suo al mio fa con aria tragica:
- Matt! È successo qualcosa, devi aiutarmi a capire! C’è qualcuno in pericolo! -
Era ora che si spiegasse… un momento!
Ma che dice?
Scherza?
Prima di arrossire lo spingo via e lui entra senza troppi complimenti. Ho autocontrollo ma anche quello ha limite in me… considerando che non l’ho sempre avuto, anzi!
Si butta nel divano togliendosi le scarpe, porta i piedi sotto di sé e comincia a parlare confusamente a ruota libera. Capisco la metà di quel che dice così mi siedo accanto a lui e con uno sguardo che si sforza altamente di capire quel che blatera lo fermo:
- Tai. Calmati e spiegami con ordine quello che è successo! -
Sospira straordinariamente, mi ero preparato ad un altro monologo tutto d’un fiato.
Mi guarda con gli occhi spalancati e meno agitato ricomincia:
- Ho aperto la posta e ho visto che c’era una mail senza destinatario né oggetto. C’era un allegato, l’ho aperto… e lì c’era un video in contemporanea, come se potessimo comunicare in diretta… era un bambino, mi ha detto che stanno rapendo tutti i digiprescelti che passano il varco per andare su Digiworld, ma quella dove sono non è Digiworld. Mi ha detto che solo i primi possono farcela, di radunare loro. Non so cosa intendeva… che altro ha detto? Che c’è poco tempo e ne arrivano altri, di bambini… -
Finalmente si ferma.
Sento chiara la sua confusione, ma come mai si sente così? Mah… dovrebbe essere contento di aver qualcosa di diverso da fare.
- Bè, è strano. Quindi sono stati rapiti mentre passavano il digivarco. Da chi? -
- Non l’ha detto, non so! Era un posto buio pieno di fili e circuiti elettrici! -
Ci penso un attimo.
- E’ un'altra dimensione, sarebbe da scoprire quale e come arrivarci! -
- Ma non solo questo… perché li rapisce? A cosa servono? Cosa fa a loro? -
La lista delle domande a raffica continua poi da solo si blocca e cambia luce nello sguardo, la voce diventa più sicura con una inclinazione sadica e contenta, il Tai che conosco…
- Ma più di tutti abbiamo gente da salvare! -
Rido, in una situazione simile rido ed è l’unico a riuscire a farmi ridere!
È il solito, mi domandavo quando il suo lato coraggioso ed incosciente si sarebbe svegliato.
- Devi contattare tutti e riunirli, poi vedremo cosa fare! È la prima cosa! -
Mi guarda poco convito e già si lamenta:
- Perché devo farlo io? -
Mi appoggio comodo allo schienale e metto le braccia dietro la testa chiudendo gli occhi, serio e scocciato ribatto:
- Perché sei il capo e te ne v¾3ti sempre, perché ha contattato solo te, perché mi hai svegliato in piena notte! Ti basta? -
Non rimane senza parole nemmeno ora, non è affatto convinto.
- Ma siete voi che mi avete nominato capo! -
Si lamenta ancora io allora mi giro verso di lui e gli metto una mano sulla spalla mantenendomi serio:
- Si ma sei l’unico incosciente che si butta per primo nelle cose pericolose senza pensarci un attimo! Il debosciato di turno, quello che rischia la pelle prima e più di tutti… quindi anche ora tocca a te! È il tuo ruolo, no? -
Non se ne convince ancora ma forse la prende come un complimento.
- Se la metti così allora va bene, ma potresti almeno venire con me! -
- Non credo proprio! -
- Perché? -
- Sei tu che hai voluto essere capo, mi picchiavi sempre ogni volta che provavo a fregarti il posto! -
- Eh, ma se sono il più forte… -
Questa poi!
Lo spingo facendolo cadere steso nel divano.
- Ma sentilo! Sei solo il più presuntuoso! -
Fa il suo ghigno fedele e divertito si accomoda stendendosi meglio, mi mette i piedi sopra le gambe e chiude gli occhi, questo si prende troppe confidenze:
- Allora in questo caso mi prendo la libertà, in quanto capo, di dormire qua e sfruttarti! -
Ah ah ah! Che ridere! Sfruttarmi!
Impassibile lo fisso rilassarsi con la sua aria sicura di sempre. L’agitazione di prima è già svanita, gli è bastato parlare con me, in realtà era solo contento di buttarsi a capofitto in un altro pericolo… e di essere stato messo lui in mezzo per primo!
È narcisista ed egocentrico, ma va bene così. Non lo tolgo, rimango così e appoggio il capo allo schienale morbido.
Pensando a lui e a tutto quello che abbiamo sempre fatto insieme e ai diversi modi di affrontare le cose, vengo contagiato dal suo stato di grazia. È contraddittorio ma sempre lui.
Sarebbe proprio da inventare, se non ci fosse!
Proprio.
Mi addormento tranquillo riprendendo il sonno bruscamente interrotto.
Ci penseremo con gli altri al da fare.

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Capitolo 4
*** what i like about you ***


CAPITOLO 3:
WHAT I LIKE ABOUT YOU

/Izzy/

Il ticchettio continuo di mille tasti pigiati da molte dita diverse, mi arrivano agli orecchi in un suono fastidioso per molti, familiare ormai per me.
Come del resto anche questi bagliori luminosi che mi hanno costretto a mettere gli occhiali per lavorare, dicono che non mi mandano in pappa il cervello. Per me è indifferente, basta fare bene il mio lavoro. Un lavoro che mi porta parecchi soldi, mi piace e mi permette di fare quel che mi pare per lo più.
Potrei avere più tempo per me volendo, ma non mi piace lasciare lavori a metà o fatti male, per cui faccio spesso tardi; del resto perdo totalmente la cognizione del tempo davanti ad un pc normale, figuriamoci questi che sono di ricerca per Digiworld. Ogni tanto ci penso… come diavolo ho fatto così giovane già a trovarmi in una compagnia simile? Poi capisco che è meglio non farmi domande di questo genere.
- Signor Izumi, il capo mi manda a dirle che è il caso che vada, per oggi ha finito, ha fatto anche più del dovuto… -
Guardo l’ora senza calcolare prima la segretaria che mi ha riferito ciò. Effettivamente l’ora del rincaso è passata da un po’.
Mimi sarà arrabbiata di nuovo.
- Va bene… -
Ma prima di chiudere qualcosa attira la mia attenzione.
Una luce rossa si accende nel monitor, in basso… l’antivirus mi segnala un tentativo di contagio. Mi risiedo subito e con un paio di mosse controllo di che si tratta. Sarà il solito virus che cerca di infiltrarsi.
Ma c’è qualcosa di diverso, non sembra un semplice virus. È strano…
Tanto più che non riesco ad eliminarlo.
Non posso lasciarlo così, dovrò occuparmene subito. Sbuffo… chi la sente stasera…
- Signor Izumi, si vergogni… fare preoccupare e arrabbiare una donna incinta… e poi non pensa a sua figlia? Ha una voglia matta di vederla, lo sa? -
Una voce scherzosamente severa e familiare mi fa prendere un colpo, ero molto immerso nel lavoro che non avevo sentito entrare nessuno.
Mi volto e con un gocciolone sulla testa lo vedo:
- Tai, fai più rumore la prossima volta così non mi spavento! -
Mi torno a voltare mentre lo sento ridacchiare col suo solito modo.
Torno al lavoro e picchiettando sui tasti sento con l’anticamera del cervello quel che mi dice:
- Ma non sei ancora a casa? -
- Se sono qua evidentemente no! E vedo che lo sapevi se sei venuto qua a cercarmi! -
Le mie solite deduzioni super logiche che lo fanno tanto ridere.
- Hai ragione… ma vergognati, non è il caso! -
- Tai dimmi cosa c’è, ho un po’ di problemi col computer… devo evitare che contagi gli altri e arrivi al principale altrimenti sono fregato e mi licenziano! -
- Oh, ma quanto la fai tragica! Così faresti contenta Mimi che non ti vede mai! -
Ma è scemo? Gli lancio un’occhiata di sfuggita che non sa di buono. Certe volte non credo pensi veramente prima di parlare, ma faccio sempre fatica a capire se è serio oppure scherza.
- Tai! Cosa vuoi? -
- Dai, scherzavo… hai problemi seri? Se vuoi torno… -
- No no… ma mi ci vorrà un bel po’. Dai parla intanto che faccio qua! -
A volte rompe un po’ ma non mi si è mai scollato. Il fatto che mi preoccupa è che per lo più viene a cercarmi a lavoro solo quando ha problemi!
- E va bene. Speravo di farmi una chiacchierata! -
- Mi dispiace, ho da fare. -
Lapidare e conciso. Questo virus o quel che è mi sta dando veramente da fare….
- Allora… domenica c’è una riunione con Matt e gli altri. -
- Vuoi dire una rimpatriata a Digiworld come sempre? -
Anche se rispondo lo faccio automaticamente, non lo sto ad ascoltare veramente.
- No, è una riunione, e siamo solo noi primi digiprescelti. Quelli della vecchia vecchia guardia. Io, te, Matt, Sora, Mimi, Joe, TK e Kari… -
Ma dove vuole arrivare?
- Forse devo metterlo in quarantena, ma vorrei scoprire cos’è… cavolo, non riesco ad analizzarlo… -
- Eh? Ma che dici? -
Mi chiede stranito.
- Ops, invece di pensarlo l’ho detto… scusa, ma stavo guardando come sistemare sta roba… -
- Si ma mi hai ascoltato? -
Uff… che pesante che è a volte…
- Si… ci vediamo domenica… ma perché? -
Così se glielo chiedo è contento. Sono abbastanza tranquillo inizialmente, se c’erano problemi con Digiworld sarei stato il primo a scoprirli, per cui sarà chissà quale annuncio strambo dei suoi!
- Mi è arrivata una strana mail da un'altra dimensione, non so quale e dove sia… mah… mi ha lasciato interdetto, Matt ha detto che la cosa più sensata da fare era contattare tutti, così ho fatto. Peccato però che non mi sento tranquillo ugualmente! -
Una mail?
- A me non è arrivato nulla… Digiworld è a posto… -
- Si, lo so ma ci sono di mezzo dei bambini digiprescelti, sono stati catturati a quanto ho capito e ne arrivano altri. Vogliono che solo noi li aiutiamo… -
- Solo noi in che senso? Perché siamo adulti o perché siamo del settore giapponese ed è in pericolo solo quello? -
Si ferma dal borbottare e seccato fa:
- E che ne so… se sapevo tutte ste cose mica venivo a chiamare gli altri! -
Effettivamente era troppo pensare che Tai sapesse tutte queste cose, così però non capisco niente né di quel che mi dice lui né di quello che devo fare io… meglio che tagli altrimenti faccio mattina!
- Ok, Tai, ne parleremo con gli altri… ci vediamo domenica! -
Chiaramente poco socievole ma sono preso male con questo affare. Mi dice qualcos’altro che non sento, me lo ripete e continuo a non sentire… sono sul punto di farcela e sento di sfuggita la sua richiesta:
- Izzy, veniamo noi a casa tua perché è grande e il mio appartamento è un buco! -
- AAAH! BASTA! -
Mi è sfuggito di nuovo… accidenti!
Sbuffo seccato e mi volto. Non sono sgarbato perché di natura non ci riesco, ma sono sul punto di esserlo.
Vedo Tai che spaventato mi guarda da dietro la porta semi chiusa.
- Scusa… hai chiesto la casa? Non devi dire a me, la regina di quel regno è Mimi, se glielo dico io mi sbrana, se glielo chiedi tu o uno degli altri ragazzi sicuramente dice di si felice. Passa da lei subito così gli chiedi della casa e l’avverti che faccio un po’ tardi! Grazie! -
Così posso rituffarmi nel mondo di questo virus o quel che è. Penso se ne vada anche se non ne sono sicuro.
Ecco… ci riesco… lo apro.
Non è un virus come pensavo, è più una specie di corto circuito o una minaccia… oh mamma mia… mica mi possono mandare in corto il pc dell’azienda…
Come faccio?
Sembra non ci sia modo di sistemare…
- Virus? -
- No, non è un virus… sembra più un errore nel sistema, ma da cosa sia partito non capisco; è una specie di corto ma non nel pc… è come se venisse da qualcos’altro collegato. -
- Cavolo… questo si che è grave, eh? -
- Già… anche perché non capisco come curarlo. Cioè, ci posso riuscire ma se non so da cosa è provocato… E’ meglio che copi tutti i dati in un dischetto e circuisca il danno, per ora è meglio fare così ma mi ci vorrà un bel po’… -
- Non preoccuparti, prenditi tutto il tempo che vuoi, faccio io compagnia a Mimi! -
E’ qua che mi rendo conto di star parlando con qualcuno e che quel qualcuno è Tai, non se ne era andato. Mi giro di scatto con tutta la sedia ed è così che si prende una botta negli stinchi… e Diavolo… ma non si scherza così!
- Tai, ancora qua? Smettila con questi scherzi… quando cresci? -
- Eh, ma questo ti ha svegliato, eh? Per farti perdonare mi fai salutare Agumon? -
Mi si avvicina fissando lo schermo come se capisse quel che c’è raffigurato.
Mi fa gli scherzi di dubbio gusto e poi vuole anche che gli faccia il favore?
- SCORDATELO! -
Mi abbraccia stretto e comincia la cantilena ruffiana:
- Dai, ti prego ti prego ti prego… già devo contattare tutti i ragazzi! -
Per scrollarmelo lo accontento, poi inizierò il trasferimento e se se ne va faccio prima!
Apro il collegamento e Agumon evocato dal mio messaggio arriva subito. Tai e il suo digimon fanno un amabile chiacchierata, poi Tai gli chiede se lì sia tutto a posto riferendosi al messaggio di aiuto che ha ricevuto.
È qua che aguzzo le orecchie. Quel che dice mi lascia perplesso:
- Effettivamente è strano… non arrivano più bambini digiprescelti da un po’… -
Io e Tai ci guardiamo. Strano è dir poco, si ricollega a quanto Tai sapeva. Se sono stati rapiti è normale che lì non ci sia nessuno, ma sembra sia più grave del previsto, a questo punto.
Quanti saranno? E poi solo del giappone? Dubito. È possibile che ce ne sia un gruppo per ogni parte del mondo, come di solito è successo… non so, dovrei saperne di più. E poi ora ho un diavolo per capello… che mi strapperà tutti Mimi se faccio ancora tardi!

Tai se ne è andato pensando circa serio a quel che sta succedendo. Sembra demoralizzato e agitato insieme. Mah… spero arrivi sano e salvo a casa!
L’ultima operazione è fatta.
Con un sospiro di sollievo scollego il pc dai cavi, ora è come se fosse una scatola, può fare quel che vuole, non danneggia nessuno. Domani lo aprirò per vedere cosa aveva! Ora è meglio che vada altrimenti mi trovo le valigie fuori.
Rientrando in casa faccio più silenzio che posso, è buio e l’ora di cena è passata da un pezzo. Tai sarà andato via da tempo.
La luce del soggiorno è accesa, percorro l’ingresso appoggiando sul mobile dell’entrata la valigetta da lavoro.
Mi slaccio i primi bottoni della camicia sperando che dorma e quindi non senta il mio arrivo.
Mi affaccio nella stanza e vedo la tv accesa su AV, c’era una videocassetta probabilmente.
Stesa nel divano ad angolo piuttosto largo e spazioso c’è Mimi addormentata con la piccola Miho.
Dormono della grossa ed è simpatico vederle. Sono diverse fisicamente. Miho somiglia più a me, ha il mio stesso colore di capelli, castano autunnale, sotto il sole sembra quasi rosso. È piccola ma si capisce già che i lineamenti infantili si stanno modellando in un certo modo.
Guardo invece più da vicino Mimi.
Credo sia la più bella fra le ragazze che ho conosciuto e non lo dico perché è mia moglie. Semplicemente lo penso.
Ha i lineamenti semplici e nobili, delicati, con gli occhi chiari, delle labbra morbide e carnose, un corpo femminile che lascia molti senza fiato, con curve generose, e i bellissimi capelli che la incorniciano ondulati e lunghi.
Mi perdo, ogni tanto, a guardarla. Non credo facilmente che questa donna sia mia moglie… e che sia proprio Mimi Takikawa, mia compagna di scuola da sempre.
Si è sentita la sua mancanza quando se ne è andata, poi quando è tornata all’insaputa di tutti l’ho incontrata per caso ed era totalmente diversa. Strana e diversa. Mi mancava la Mimi di un tempo ma anche quella matura e nuova aveva un che di curioso… mi ha attratto però la sua insolita malinconia. Aveva una luce triste negli occhi.
Mi sono sentito in dovere di farle compagnia, far qualcosa per lei ma non sapevo cosa, i rapporti interpersonali erano una specie di dramma per me… io le parole non le sapevo usare che per spiegare situazioni e piani e teorie. In quel momento mi sono sentito inutile, tanto intelligente quanto imbranato. Penso di essere uno dei meno socievoli, per lo meno lo ero a quel tempo.
Mi siedo nell’altro lato del divano e la osservo continuando a ricordare. Quando sono tornato da un viaggio lei era all’aeroporto appena atterrata, sedeva al bar così appena riconosciuta l’ho salutata. Abbiamo bevuto insieme qualcosa e mi ha spiegato che non aveva avvertito nessuno del suo arrivo, i suoi genitori li aveva convinti a lasciarla andare. Ma mi sembrava diversa, non sorrideva solare come sempre ed io impacciato non sapevo cosa chiederle e cosa fare. Non mi parlò subito di quel che le era successo. Cercava di essere naturale ma si vedeva che si sforzava. Lo ricordo così bene perché non mi era mai capitato… cavolo, mi sono trovato veramente in difficoltà!
Nei giorni che seguirono lei non volle farsi viva con nessuno così notando che continuava a non star bene pensai all’unica cosa sensata… chiesi a Tai se organizzava una festa di bentornata a Mimi. Io non sapevo come fare ma lui certamente si. Siccome chiedevo sempre a lui quando avevo favori andai da lui, ma non so quanto saggio fu in quel caso.
Come al solito lui impulsivo e precipitoso nonché impiccione volle subito sapere i dettagli, il motivo e poi prese a convincersi che mi piaceva. Arrossii non poco ma del resto non mi ascoltava più.
Fortuna che organizzò la festa.
Mimi fu contenta, la vidi rilassata e felice, si commosse, tipico suo a dire il vero. Mi mancavano le sue lacrime di felicità e commozione. Quando si cresce molte cose si tengono sotto controllo con risultati prevedibili.
Tai ebbe la geniale idea di rivelarle che ero stato io a pensare di fare la festa perché mi ero preoccupato e lei così volle ringraziarmi il giorno seguente spiegandomi quel che le era capitato.
Si era lasciata con Michael dopo anni di fidanzamento e per dimenticarlo aveva deciso di tornare alla sua terra natale fra i suoi vecchi e veri amici… però non si era sentita in grado di vederci perché sapeva che ce ne saremmo accorti. Mi rendevo conto che di fronte a problemi di cuore non avevo parole. Stetti in silenzio e la sentii sfogarsi. Piagnucolò e si lamentò a lungo spiegandomi la sua storia e perché si sentisse così.
Io non feci altro che ascoltare. Mi sentivo fuori luogo, pensai che per un ruolo simile Sora o uno come Matt o perfino Tai erano meglio.
Io non sapevo proprio cosa dire.
Ripensai ai momenti in cui eravamo piccoli che abbiamo passato insieme. Non parlavamo molto, eravamo di mondi differenti, opposti. Mi sorprese quella scena. Mimi non era un computer e non potevo esercitare una scannerizzazione dei dati per vedere dove stava il problema e come risolverlo. Non era una macchina e mi trovai a sudare sperando che quello che facevo le bastasse.
Dopo un bel po’ si calmò e mi ringraziò. Tornò a sorridere. Era sempre un sorriso tirato ma unito a quelli della sera precedente si capiva che stava meglio.
Mi sentii sollevato. Da lì in poi forse sarebbe andato bene.
Ci separammo, lei andò nel suo vecchio appartamento a stare sola, intanto studiava e i suoi le passavano i soldi. Fu un momento di totale cambiamento. Ci vedemmo tutti di più con quella di aiutare Mimi a riambientarsi. Ed io e lei… beh, ci pensai sempre più spesso. Sapevo che lei era una bella ragazza, l’avevo sempre saputo e che l’esperienza a Digiworld l’aveva fatta crescere. Tutto sommato anche se fino a quel momento era impensabile vista la nostra diversità, fu naturale e inesorabile.
Momenti diversi da quelli vissuti; da lei imparai molto. Quella stessa esperienza a Digiworld, quando all’inizio l’isola di File si era divisa separando anche noi 7 in coppie, io capitai con lei e non la vedevo nemmeno immerso nel mio pc ad elaborare teorie e strategie; lei mi diede una bella lezione ed imparai ad ascoltare di più l’istinto e gli altri e meno il mio mondo di informatica e razionalità dove a tutto c’era una spiegazione e una soluzione.
La riscoprii là. Non era poi così inutile e senza capacità.
Era riuscita a riportarmi alla realtà a modo suo.
Ed ora eccoci qua. Sposati con una bambina ed un altro figlio appena formato nella sua pancia…
Mi trovo a sorridere ancora oggi impacciato ricordando certe cose. Alcuni pensieri non sono proprio per me, per lo meno ne ero convinto, ma Mimi mi ha fatto ricredere… penso veramente che solo lei era l’unica capace di cambiarmi così.
Non avrei mai pensato che una come lei sposasse uno come me.
Ogni tanto poi mi concedo di fare una cosa che se lei fosse sveglia non farei mai.
Allungo una mano e le carezzo il capo seguendo una ciocca castano chiara di capelli che si allunga in ghirigori affascinanti per il divano in pelle rossa.
Prendo in braccio Miho per metterla nella sua culla, quando torno Mimi è sveglia, rimane distesa e mi guarda. Non sa se sta sognando oppure se sono arrivato veramente. Assonnata cerca di rimproverarmi:
- Izzy, ma ti pare l’ora di arrivare? È tardi… -
È un rimprovero debole interrotto da un infantile sbadiglio con tanto di lacrimuccia sonnolenta all’angolo dell’occhio.
Mi fa stare bene.
Di lei mi piace ormai tutto. Lei come donna, lei come persona. La sua bellezza esteriore e interiore, la sua purezza… il fatto che sembra una perenne principessa, che il suo colore è il bianco e il suo fiore un giglio, che sa trovare l’ottimismo in ogni cosa, che contagia coi suoi sorrisi chiunque, che è sincera e spontanea ed ha una forza sua… riesce a combattere senza usare le armi e la forza concreta.
È come una piccola perla.
Cosa mi piace di lei?
Tutto quello che ho scoperto e che devo ancora scoprire.
Anche il fatto che mi fa sentire diverso e nuovo, che mi fa fare, dire e pensare cose non da me. Quando viaggio nel mio mondo di dati digitali basta che vado da lei per tornare nel nostro di mondo. Reale e fantasioso insieme.
Abbiamo tutti e due la testa fra le nuvole ma in modo diverso e abbiamo trovato un punto d’incontro, un equilibrio che separati non avremmo mai potuto acquistare.
- Scusa… ho avuto problemi a lavoro… -
- Come al solito… Miho voleva aspettarti, ma poi abbiamo visto Peter Pan e ci siamo messi ad immaginare avventure e abbiamo fatto un misto fra Digiworld e L’Isola che non c’è… -
Con gli occhi velati dal sonno mi sorride e racconta la loro serata. Un po’ le invidio… finiranno per essere un tutt’uno queste due.
- Hai fame? C’è la cena pronta… -
Effettivamente un gorgoglio mi viene dallo stomaco e al pensiero di mangiare qualcosa fatto da lei mi mette ancora più fame. È proprio brava.
- Si, non ho cenato. -
Mi accompagna al tavolo e mi fa scaldare la cena, così parliamo.
- E’ venuto Tai? -
- Si è passato… mi ha detto che c’è un problema e mi ha fatto anche le congratulazioni. Ci vediamo domenica qua… -
È un miracolo che sia così stanca da non lamentarsi del ritardo, del fatto che non ceniamo quasi mai insieme, che la nostra casa non è un porto di mare come invece sembra solo perché è grande e tutti la prendono per sede di riunioni, e che c’è un nuovo problema all’orizzonte.
Penso che mi ringrazi mentalmente ogni volta che evito di dirle quel che scopro a lavoro.
- Mi ha anche detto di dirti che ci siamo fatti un ottima compagnia nella tua assenza… -
Spalanco gli occhi e la guardo per vedere se è seria… fra lei e Tai che mi prendono continuamente in giro è difficile capire quando scherzano o quando sono seri.
Lei sorride e non sembra più stanca quando lo fa.
Ogni volta sembra più giovane.
- E poi ha detto così: - si mette in posa e in una perfetta imitazione di voce, modo di parlare e di fare di Tai dice: - Punizione divina! -
Poi si mette a ridere. A volte torna bambina anche lei, si diverte a prendermi in giro e scherzare. È sempre stata solare e quando c’era qualcosa che la logorava finiva che con lei si rattristavano tutti e ne risentivamo.
Mi fa ridere, mi strappa una risata spontanea poiché finisco per immaginarmelo… facile che abbia fatto così!
Che simpaticoni, ridere alle mie spalle!
Non riesco ad arrabbiarmi ugualmente.
Quando finisco di mangiare sparecchio io notando gli sbadigli ripetuti suoi. Poi le cingo le spalle e la guido verso la camera:
- Dai che sei stanca. A dormire… -
Docilmente si fa accompagnare poi arrivati si ferma e mi appoggia la nuca sulla spalla guardandomi con occhi pieni di sonno.
- Non mi dai un bacio? -
Sa che queste manifestazioni me le deve chiedere lei se le vuole e strapparsele da sola poiché è difficile che le dia senza pensarci… sono fatto così. Ancora oggi finisco per arrossire e lei per sorridere divertita dalla cosa. Si diverte a mettermi in queste situazioni.
Rosso in volto lei me lo prende fra le mani e se lo cala dolcemente ma sicura sul suo baciandoci con un lieve stampo sulle labbra.
A volte mi ci devo abituare, a volte non riesco a farne a meno, a volte ne sento un bisogno tale che finisco per interrompere l’attività per lei.
Eh già… ha fatto proprio un ottimo lavoro col sottoscritto, ha un potere forte; non credo ci sia nessuno che non la sopporti, ha sempre finito per far tenerezza a tutti, stimola in chi la conosce bene un senso di protezione innato.
Questo è il suo potere.
Che diventa anche il mio.
Al resto, ai problemi e a quel che sta per succedere ci penseremo.
È strano dirlo ma ora mi viene proprio spontaneo, anche se non è da me.

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Capitolo 5
*** Rainbow ***


CAPITOLO 4:
RAINBOW

/Mimi/

Eccola nella casetta che gioca con gli altri bambini. È tutta presa dal leggere un libro agli altri più piccoli di lei. Sorrido spontaneamente, non è mai stata attirata dalla cucina anche se ha una mamma che lavora in un ristorante… è proprio divertente, penso che prenderà più da Izzy. Si divora quei libricini che le compriamo e li ricorda perfettamente. Mi aspetto che a momenti giochi a computer!
La maestra dell’asilo nido a cui ho affidato la mia piccola mi vede e mi saluta cordialmente in un sorriso materno.
- Miho, guarda chi c’è... -
La bambina alza gli occhi dal libro e si illumina sorridendo radiosa come solo i bambini col loro fare infantile e puro sanno fare.
- Mamma! -
Urla felice per poi però riposare gli occhi sul libro più grande di lei in un frettoloso:
- Io leggo! -
2 anni. Dico io, ha due anni e già si mette in testa i doveri. Si inizia una cosa e la si porta a termine, le promesse sono le promesse, non si deve deludere nessuno, la gentilezza e il rispetto per il prossimo prima di tutto… mi sembra di sentirla!
Si, non è lei a dire queste cose, è Izzy ad avergliele messe in testa involontariamente e ormai lei è così.
È anche giusto ma ora potrebbe interrompere la lettura e venire a salutarmi!
La maestra ride ed io ricambio poco convinta.
Ha troppo senso del dovere!
Finalmente finisce il libro visto che si alza mollandolo in mezzo alla stanza, presto imparerà anche a metterli a posto, ne sono certa; corre verso di me e mi si butta addosso con mille gridolini felici. Io la prendo in braccio e nonostante la stanchezza dopo una giornata di lavoro la faccio girare stringendola poi al petto. Lei mi circonda il collo con le sue braccine esili e affonda le dita sottili e paffute fra i miei lunghi capelli, me li slega e comincia allegramente ad annodarli rilassandosi. Le piace averli sciolti, io così arruffo i suoi rossicci ancora corti e le stampo un bacio sulla gota piena e morbida.
- Da un bacio alla mamma! -
Lei così posa la sua bocca a cuore sulla mia guancia e me ne stampa uno con un piccolo schiocco, posa poi la testa sulla mia spalla e si mette il dito in bocca. Ora per lei viene il momento delle coccole.
- Fa ciao ai tuoi amici e alla maestra. -
Le dico dolcemente facendole alzare il capo, lei allunga l’altra manina libera e saluta per poi rimettersi comoda.
Rido salutando anche io e mi avvio verso gli appendini bassi, prendo le sue cose con il suo zainetto ed esco dall’edificio.
Sento le ditina della piccola giocherellare con le mie ciocche attorcigliandoli goffamente alla mano e al polso. Rilassa anche me quando fa così, significa che sta per addormentarsi.
La mia piccola Miho… a volte vuole fare la grande imitando il papà, ma spesso gli viene più spontaneo fare la bambina ed io adoro viziarla un po’ così come lo sono stata io.
Arrivo a casa e la metto nel box in soggiorno, non la metto nella culla poiché è in camera ed ora io devo sistemare un po’ questa immensa abitazione.
DRIIIIIIIIN!
DRIIIIIIIIN!
DRIIIIIIIIN!
Che stress… così mi svegliano la figlia!
Rispondo al telefono e dall’altro capo sento la voce squillante e perennemente allegra nonché monella di Davis:
- Ciao Mimi, come va? Ho avuto la notizia!! -
- Ciao. Io sto bene. Hai saputo? -
- Si… quando nasce? -
- Sono al terzo mese… fra sei arriverà! -
- Sono contento… per quella data torno in giappone, sai? -
- Bene! Cosa mi racconti? Hai messo la testa a posto, laggiù? -
- Ah ah ah! Divertente! Beh, qua tutto ok ma il mio progetto di aprire un ristorante con te che mi fai da cuoca è sempre valido! -
- Penso che lo terrò in considerazione! -
Io e Davis abbiamo legato parecchio quando c’erano problemi a Digiworld ed è finita che è venuto spesso a trovarmi per un motivo o per l’altro coi suoi amici. Infine quando io sono tornata in Giappone lui è andato in America. Siamo stati poco nello stesso paese, l’ho aiutato ad ambientarsi, gli ho fatto conoscere le zone giuste, le persone che gli sarebbero state utili, ma poi… è successo quello che è successo… e me ne sono andata. L’ho fatto rimanere al mio posto coi miei così faceva loro compagnia, poi ho saputo che si era preso un suo appartamento dopo il successo col primo fast food. Ora continua a chiamarmi facendomi i resoconti di quel che accade là, del resto sono stata la sua maestra di americano…
- Senti… ti ho chiamato anche per un altro motivo. Qua sanno tutti che sei incinta di nuovo e Michael ha insistito per farti gli auguri… -
Ha un tono più serio ora. Al suo nome non sorrido più ma poi cerco di rilassarmi.
- Tu cosa gli hai detto? -
Dalla mia voce bassa capisce che non mi fa piacere saperlo.
- Bè, non gli ho detto nulla, l’ho preso a pugni… ma ho detto che te lo avrei riferito… ah si, ho aggiunto di darci un taglio! -
Questo mi fa sorridere, è tipico suo, riesce in tutte le imprese…
- Grazie… spero che tu l’abbia spedito all’ospedale! Comunque va bene, messaggio ricevuto. -
- Mi dispiace. -
E' imbarazzato e mi fa tenerezza... vediamo di sdrammatizzare, certe cose non sono per noi:
- Tu piuttosto… senti regolarmente Ken? È così triste ultimamente… poverino dovresti vederlo. Se non fossi sposata lo consolerei io! -
Ringhia qualcosa dietro e parla a mitraglietta senza farmi capire nulla in un misto di giapponese e americano. Mi fa veramente morire dal ridere… penso sia tutto a posto.
- Facci sapere quando torni che ti veniamo a prendere e ti facciamo la festa! -
- In che senso? Mica mi picchierete… -
- Te lo meriteresti! -
E rido ancora, non penso di aver mai riso tanto in vita mia, no ok, ci sono stati molti momenti in cui sono morta dalle risate.
- Ok, ti saluto che ho da fare, attento a non finire arrestato per aver picchiato troppe persone! -
Risponde scherzosamente e poi chiudiamo la comunicazione.

Apro un po’ di musica a basso volume per non svegliare Miho.
Mentre metto in ordine, uno dei primi CD degli X Japan spande le note che mi rendono malinconica invece che caricarmi. Sarà pure J Rock, ma le eccezioni come queste le faccio. Normalmente ascolto musica pop straniera eppure alcuni di questi gruppi meritano.
Dopo la telefonata con Davis non so se essere più felice oppure più triste.
Ad ogni modo sembrava felice laggiù, però penso tornerà presto qua, è troppo legato a tutti noi, a Ken, al Giappone.
Quando io mi sono trasferita ho passato un brutto momento, mi sentivo sola e mi mancava il mio gruppo, i miei hanno fatto una gran fatica con me, poi ho scoperto che anche in America c’erano i digiprescelti. Presto ho saputo anche contro la mia volontà molte cose, ho vissuto avventure diverse separata dagli altri, affrontato nemici di quei luoghi finendo per far parte concreta anche di un altro gruppo.
Nel giro di pochi anni avevo due giri importanti di amici, uno in Giappone e uno in America.
Se mi sono tirata su tornando quella di un tempo, forse migliore, l’ho dovuto solo ai ragazzi di laggiù.
Specie a Michael. Con lui ho finito per diventare il capo di quella zona, tutti gli altri Digiprescelti americani avevano come punto di riferimento noi due e unendo le conoscenze della mia esperienza con la loro abbiamo scoperto molte cose che in Giappone ancora dovevano sapere.
È stato tutto sommato un bel periodo, inaspettato sotto tutti i punti di vista. Preziosa come anche il mio primo arrivo a Digiworld.
Ho saputo che l’America è il luogo dalle conoscenze e oggetti più avanzati, sotto il punto di vista Digitale, invece il Giappone è situato in una posizione speciale, particolare, per cui attira l’interesse e l’attenzione di troppi esseri, è la concentrazione di tutte le energie, l’origine dei poteri, la convergenza di diverse correnti per cui si concentra spesso tutto là.
E molte altre cose.
Non lo rimpiango quel periodo, sono stata molto utile anche da laggiù ai miei amici. Ho vissuto esperienze incredibili che mi hanno fatto crescere e ho acquistato una sicurezza, un coraggio e un senso del dovere che mi hanno fatto maturare.
Mi fa un po’ male dirlo ma è così. Devo molto a Michael che coi suoi modi di fare espansivi, sicuri e incoscienti, alla Tai direi, mi ha contagiato coinvolgendomi più di quanto mi sarei aspettata e la nostra unione è stata inevitabile… eravamo una bella coppia, invidiata da tutti, rispettati e stimati, ci dicevano che eravamo fatti l’uno per l’altro… e poi che è successo?
Perché siamo arrivati a quello?
Gli volevo veramente molto bene.
Cose c’è stato di sbagliato?
Non lo capirò mai.
Sospiro portandomi la mano fra i capelli in modo che alcune ciocche ricadano all’indietro, devo legarli in una coda bassa. Così lunghi e mossi sono ingombranti.
Non sono stata io a smettere di volergli bene, anche se ho dovuto lasciarlo.
Cos’è che non voleva più in me? Cosa non gli bastava? Cosa voleva provare andando con quella ragazza?
Ha detto che era diventato tutto troppo… troppo tutto… serio… forte… incontrollato… assoluto… ma che spiegazione è? Ha avuto paura della grandezza che stava intraprendendo il nostro rapporto per cui per farsi lasciare è andato con un’altra.
Quando ho spiegato a Davis che me ne sarei andata e che sarebbe potuto rimanere coi miei genitori al mio posto lui non l’ha capito.
Ha detto che non si capacitava su come si potesse desiderare un’altra al posto mio, che le altre non avevano nulla più di me, tanto meno la bellezza. Che è stato assurdo.
Ma per questa assurdità mi ha perso.
Avrei potuto cercare di capirlo e affrontare questa paura, ma non ce l’ho fatta, non sono una martire. Se ha avuto dubbi ed ha voluto scappare creando la situazione affinchè io lo lasciassi è stato libero di farlo. Mi sono detta che non ero una santa e che doveva crescere da solo.
Io ero diventata forte e matura ed ero troppo per lui. Mi amava, me lo ripetè in seguito ma io gli gridai contro di tutto.
Lo ricordo il momento.
Mi ero risollevata grazie a Izzy e i ragazzi. Non mi lasciavano mai sola, stavo tornando in me, quella di un tempo. Pian piano la loro cura faceva effetto.
E lui venne da me, là, nel mio mondo, fra i miei amici, nelle mie giornate quasi serene e mi disse che dovevamo parlare e chiarirci.
Io non volli andare da nessuna parte, non volevo parlargli ma per togliermelo di torno accettai di ascoltarlo cinque minuti lì dove eravamo, poco distanti dagli altri che mi aspettavano.
Mi disse che mi amava, che non aveva mai smesso, che non ce la faceva senza di me… le solite cose che si dicono. Io allora gli dissi che lo dimostrava in modo strano. Lui rispose che era stata una sorta di difesa, era il suo carattere, la pressione che tutti gli davano credendolo il massimo, il migliore, perfetto. Ma era una scusa. Non si doveva nascondere dietro queste cose. Se amava in quel modo io non sapevo che farmene. Ora mi stavo rifacendo una vita dopo la sofferenza che lui mi aveva dato. Per la seconda volta stavo ricominciando e non sarei tornata indietro. Prendendo delle decisioni serie non si può dare la possibilità a nessuno di riportarti indietro altrimenti non sono state serie e ben pensate. Sarei andata avanti senza di lui. Ormai cominciavo a stare bene e a capire che se per lui il nostro rapporto non andava bene allora pazienza, mi stavo rialzando trovando in me una forza che non pensavo di avere. Consapevolezze si rafforzavano e io non avevo paura perché avevo la mania di esprimerle al momento giusto senza tenerle dentro in segreto facendole esplodere in ritardo nei momenti sbagliati.
Io non avevo paura che tutto diventasse grande e che mi sfuggisse di mano.
Non ce l’avevo quella paura.
Lui si... e chissà quali altre cose. Ma lui aveva capito il suo sbaglio e voleva rimediare. Io no.
Era solo un egoista che faceva quel che più gli aggradava senza tener conto del mio volere. Era sempre così, decideva senza chiedermi il parere, scontato che l’avrei sempre seguito.
Al colmo dell’esasperazione non ce la feci più, di natura non trattenevo mai il mio dolore, non ero mai riuscita a far finta di nulla.
Urlai. Non l’avevo mai fatto, specie da quando ero cambiata a causa di quell’esperienza.
Urlai ma arrabbiata, ero furiosa e piena di dolore insieme. Questo penso che stupì gli altri.
Si zittirono e guardarono.
Michael rimase sbalordito anche lui. Ribattè le mie dure parole di ira chiedendo un’altra possibilità.
Io gliel’avevo data, lui al tempo non l’aveva voluta. Ora basta. Non mi calpestavo.
E dove lo metti il rispetto per me? Conto così poco? Non sai ascoltare? Gli altri ti devono ascoltare ma tu non ascolti loro! La smetti di essere così concentrato su te stesso? Chi ti credi di essere!? Ascolta il volere degli altri, cresci, prendi coscienza che non tutto va come vuoi tu. Mi hai perso. Basta. Fattene una ragione. Smettila con questo egoistico egocentrismo. Io non sono una bambola!’
E me ne andai dagli altri che mi guardavano stupiti. Mi voltai di schiena verso di lui che mi seguì, mi disse qualcosa ed io col capo chino in un espressione che nascondevo per quanto era scura gridai ancora:
Vattene!’
Lui insistette toccandomi, io mi girai per dargli uno schiaffo e fu lì che qualcuno si mise in mezzo. Non me lo sarei aspettato ma pregavo affinchè qualcuno lo facesse. Io non ne potevo più e mi bruciava l’idea di fare quella scenata davanti agli altri, non era da me. Mimi non ha mai di questi problemi, è spensierata e allegra. Detestavo pesare su qualcuno.
Rimasi a bocca aperta come anche gli altri. Fu Izzy a mettersi fra me e lui staccandogli la mano dal mio braccio.
Gli disse che era ora di andarsene, con gentilezza e compostezza. Una calma tipica sua.
Gli altri mi si fecero intorno e vidi Tai stringere i pugni, lui era così impulsivo che temevo una sua reazione esagerata, ma a quanto pare i ruoli si erano invertiti.
Michael disse che loro non c’entravano, di andarsene e lasciarci parlare ancora. Che io ero scossa e arrabbiata ma a mente fredda sarei stata d’accordo con lui come era sempre stato. Disse che… io non sapevo bene quel che facevo rompendo così a quel punto la nostra relazione… poiché noi ci amavamo e l’avrei rimpianto…
Ebbene stavo per intervenire al limite massimo, i nervi a fior di pelle, non ce la facevo veramente più, le lacrime premevano e il mio controllo stava svanendo. Mi faceva male questo suo modo di pensare perché mi calpestava senza accorgersene, non lo faceva apposta ma era per questo che non avrebbe più funzionato. Perché dava per scontata la mia presenza e il mio essere sempre d’accordo con lui. Non ero il suo cagnolino ma quelle parole lo davano a credere.
Izzy lo colpì con un pugno e urlò arrabbiato come forse non l’avevo mai visto da quando lo conoscevo, ed era parecchio.
Mimi ha un cervello per pensare e decidere e tu la devi rispettare, se così non ti va bene peggio per te perché non hai altra scelta che piegarti al suo volere! ‘
Io ero immobile e le sue parole mi fecero uscire le lacrime che scesero dai miei occhi. Quelle parole di Izzy mi sciolsero e mi scossero. Fu trattenuto da Matt e Joe che cercarono di calmarlo stupiti loro per primi.
Michael ci guardò, guardò me e non sapeva effettivamente più che dire.
Matt con voce bassa e penetrante che è ancora impressa in me mormorò accattivante di andarsene proprio in questo modo:
Vattene, Michael… prima che si scateni anche Tai’
Infatti Tai tremava dalla rabbia, penso per il concetto in sé che Michael aveva espresso.
Sentii le braccia di Sora avvolgermi dolcemente e mi abbandonai a lei.
Stavo bene, nel dolore assoluto stavo bene, ero coi miei amici, mi avevano aiutato… ora era a posto, non sarebbe più tornato. Nei singhiozzi dissi che era finita e di non tornare più, lui fece un passo avanti incredulo di aver sentito quelle parole, era convinto che mi avrebbe riportato indietro.
Ma non fu così.
Questa volta Tai si parò davanti a lui e lo guardò.
Si, lo ricordo.
Lo guardò e basta. Poi deve aver detto una cosa tipo:
Vai prima che finisca male!’
Lui se ne andò e non lo vidi più, non lo sentii anche se ogni tanto mi arrivavano suoi messaggi e sue notizie.
Quel giorno io non lo dimenticherò mai poiché mai avrei pensato che la nostra era un unione così forte, che gli altri tenessero così a me, che fossero disposti a questo. Ma il loro legame e i loro sentimenti li conoscevo, sapevo quanto preziosi erano per me.
Ricorderò per sempre le parole di Izzy.
Si, per sempre.
E anche quelle degli altri, come mi consolarono… ma Izzy mi colpì poiché mai mi sarei aspettata una cosa simile.

È il campanello che suona ad interrompere questo flusso di ricordi.
Saltando sul posto corro ad aprire prima che si svegli Miho… ma è così insistente che è troppo tardi. Sento che si alza e comincia a gorgogliare.
- Tai, ciao… -
- Ciao, Mimi, come va? -
- Bene, grazie… solo che ora ho voglia di strozzarti, mi hai svegliato la figlia… -
Sorrido senza pensare veramente quello che dico. È un eterno gioco fra noi, amiamo scherzare.
Lo faccio entrare andando a prendere in braccio la piccola, appena vede Tai si illumina ridendo e con la sua vocina tenera dice:
- Zio Tai… -
Ormai li chiama tutti zio e zia!
Si sbilancia fra le sue braccia e Tai la prende al volo tirandola su in alto, ride anche lui come lei:
- Ciao piccola… è arrivato lo zio! -
Sorrido a guardarli, si mettono subito a giocare. Sono proprio divertenti, fatti l’uno per l’altro.
Si mettono a terra e Miho tira fuori tutti i suoi giocattoli.
Ne approfitto per preparare la cena, come al solito Izzy è tardi, quando torna le sente, non può mettere prima di tutto il lavoro. Quei dannati computer!
- Ti fermi a cena? -
- No, grazie, sono di passaggio con 2 messaggi… poi in realtà devo scappare, Matt mi aspetta! -
Strano, solitamente quando viene qua per fare quattro chiacchiere con Izzy approfitta per scroccare una cena, dice che come cucino io lo fa solo Matt… e quando non può scroccarla a lui viene qua.
Ma del resto mi rendo conto che col biondo non si può mica competere!
Si alza mettendosi Miho sulle spalle che gli arruffa i capelli castani ancor, ha provato ad accorciarli un po’ per tenersi un aria più adulta ma di base è sempre quello, spettinato e indefinito. Mi viene vicino con la sua aria da eterno monello, tanto simile a quella di Davis.
- Però un assaggino lo prendo volentieri! -
Apre la bocca aspettando qualcosa, così lo accontento imboccandolo con del cibo che sto preparando. Mastica contento mentre Miho ride.
- Che cosa mi dovevi dire? -
Si fa serio ad un certo punto, mette giù la piccola che riprende a girare per la casa.
- Allora… la prima è di Izzy, sono passato da lui per dirgli la stessa cosa, ha detto di dirla anche a te e avvisarti che tarderà un po’ stasera… ma questo già lo sapevi, vero? -
Ha un mezzo ghigno che gli nasce spontaneo ogni qualvolta si diverta.
Scuoto il capo,
- Si lo sapevo! -
Mi batte la schiena mentre continuo a cucinare, ridacchia, poi continua più serio.
- Senti, invece domenica c’è una riunione su un argomento importante. Siamo noi della vecchia guardia. -
- Una riunione? Come mai? -
- Eh, è un lungo discorso… non è un problema di digiworld ma di un’altra dimensione, però centrano i bambini digiprescelti… non so nemmeno se di tutto il mondo o solo del giappone… mah... per questo poi i dettagli che ne ho pochi li do domenica, dopo domani. -
Annuisco un po’ preoccupata, quando ha quella faccia non è nulla di buono.
Sospiro, mi sembrava un momento di grazia.
- Pazienza, dai, sarà una scusa per rivederci tutti! Insieme non è facile beccarci! -
Anche qua trovo il lato positivo, cosa che mi viene naturale. È nel mio carattere.
- E poi l’ultimo. Un favore. Visto che casa mia e di Matt sono dei buchi e che questa è un villa grande che ne diresti di farla qua? -
Si che scusa…
- Lo sapevo… la facciamo sempre qua, no? -
Non sono seccata, mi fa piacere, è bello il caos in fin dei conti.
- Izzy era convinto che mi dicevi di si ma se te lo chiedeva lui rifiutavi! -
Lo guardo un po’ stupita… effettivamente con Izzy a volte tiro fuori quei lati del mio carattere burberi. Ma non tanto, dai… lui mi dipinge come un mostro a volte.
- Oh, lui esagera… in realtà è a lui che seccava, ne sono convinta! -
Ride. Lui ride. Non fa altro da quando è arrivato ed ogni volta puntuale finisce per contagiarmi.
- Siete i soliti! -
- Ah, ma sta zitto! -
Allegramente gli metto in bocca un altro bocconcino per farlo smettere, azione di successo.
Subito si fionda anche Miho che mi si appende aprendo la bocca:
- Fame! -
La guardo e la prendo in braccio, affettuosamente la bacio dicendole:
- Tesoro, subito ti do da mangiare… -
Tai ingoia il boccone e si siede sulla sedia del tavolo della cucina cominciando a parlare a ruota libera. Da quando sono tornata dall’America anche lui si è avvicinato di più a me, come tutti gli altri… per non parlare di dopo che mi sono sposata con Izzy. Beh, nella vita le sorprese non finiscono mai. Io e Tai abbiamo sempre avuto un buon rapporto e scherzato spesso insieme, è divertente prendere in giro sia lui che Izzy.
- Ho saputo la notizia! -
- Si? -
- Si, complimenti… quando si sa cos’è? -
- Beh, di fatto si sa che è un bambino, poi se sia maschio e femmina il prossimo mese con sicurezza! -
- Ah ah ah! Che simpatica! I nomi? -
- Jessie se è maschio, ma sono un po’ indecisa anche su Isoshi. Se è femmina ancora non saprei! -
Parliamo un po’ del più e del meno sempre circa in argomento, poi il cellulare gli squilla. È Matt che penso gli dica parole poco gentili sul ritardo.
Effettivamente il tempo è volato fra una risata e l’altra. Quando attacchiamo a chiacchierare non la finiamo più!
- E' meglio che vada, va! -
- Si, prima che ti sbrani! -
- Dì a Izzy che ci siamo fatti un ottima compagnia a vicenda! Riferiscigli che è una… - Si mette in un posa buffa con le dita a pistola, l’occhiolino e il ghigno, poi continua: - …punizione! -
Non capisco molto ma lo trovo così buffo che per la millesima volta finisco per ridere.
Da un bacio alla piccola che lo ricambia, mi saluta e corre fuori in uno SBAM! che indica una sua caduta. Quei gradini dell’ingresso fanno sempre brutti scherzi!
Dopo che se ne va il silenzio, relativo, torna ad espandersi, silenzio in cui do da mangiare alla piccola mentre parlo dolcemente con lei che ogni tanto mi risponde ed infine mangio anche io. Tanto so che quando dice che fa tardi arriva ad un ora indecente!
Miho insiste con l’aspettarlo così finiamo per vedere il solito DVD. Dopo il film sui Digimon che hanno fatto, quello di Peter Pan è il suo preferito, così mettiamo su quello.
Ci stendiamo nel divano comode e lo guardiamo insieme pur conoscendolo a memoria.
È sempre bello quel mondo fantastico, l’ideatore era un vero genio. Creare un personaggio che fa sognare a quel modo in un isola simile... da piccola ricordo che desideravo tanto essere Wendy e che Peter Pan mi venisse a prendere, volevo andare nell’isola che non c’è e giocare con le sirene. Mi identificavo molto nella ragazza e ancora ora fantastico spesso su questi mondi e dimensioni sconosciute. Chissà quante ce ne sono oltre Digiworld. Mi piacerebbe scoprirle, andarci...
È qualcosa che mi fa sempre pensare molto.
Il libro che ha iniziato a scrivere TK penso sia veramente molto interessante e che il prossimo film che faranno su Digiworld sarà ispirato al suo libro. Ci siamo tutti noi.
Su questi pensieri che vagano a ruota libera, alla fine del cartone coinvolgo Miho che mi ascolta affascinata, le racconto di diverse avventure che ho vissuto da piccola, di Palmon, dell’isola di File che si è divisa e di come mi sono trovata col suo papà, delle altre avventure... e di un possibile incontro con Digiworld e l’isola che non c’è!
Sarebbe bello se esistesse anche quella. Sarebbe bello se l’eroe dei miei sogni di bambina arrivasse veramente... sarebbe bello se… Izzy tornasse a casa…
Sento le ditine di Miho affondare fra i miei capelli, gioca lentamente mentre le immerge ingarbugliando un po’ le morbide onde che si spargono sul cuscino del divano libere dall’elastico.
Sta per addormentarsi, ma a quest’ora della giornata sento tutta la stanchezza e se fa così non riesco a salutare Izzy; spero mi svegli, proprio non riesco, mi fanno male tutte le ossa, le gambe, le ginocchia… ooh, ma che bello però… i bambini sono una gran invenzione!
Oh, parlo come Izzy. Non sono un invenzione, sono una creazione.
Lontani, sempre più lontani i pensieri, finchè gli occhi pesanti si chiudono e non mi abbandono al sonno addormentandomi in sogni fanciulleschi dove un folletto volante mi porta dalle Sirene e i Digimon giocano in compagnia dei pellirosse… e i pirati cercano di impossessarsi di Digiworld!
Sto proprio bene.

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Capitolo 6
*** The way you make me feel ***


CAPITOLO 5:
THE WAY YOU MAKE ME FEEL

/Sora/

Lo specchio manda la mia immagine riflessa. Un ultimo ritocco ai capelli e poi sono pronta. Metto dei fermagli per tenerli più ordinati, il cignon morbido ormai è la mia acconciatura di lavoro, per andare allo studio non posso permettermi di lasciare questa cascata arancione sciolta… ordini del capo!
Mi liscio l’abito, il tajeour non fa per me, non mi sarei mai sognata di indossare una cosa così elegante, anche se ho sostituito la gonna ai pantaloni, ma lo faccio esclusivamente per lavoro. È espressamente richiesto un certo stile d’eleganza e perfezione e se voglio aprire un giorno uno studio di stilista tutto mio devo stare a tutte le regole di quello in cui lavoro oggi.
Esco dal bagno pensando che già non vedo l’ora di poter rimettermi comoda coi soliti vestiti da casa e i capelli sciolti… e la giornata è appena iniziata!
Entro nella camera e prendo in braccio Joji dal box dove l’avevo lasciato intanto che mi preparavo.
Mi guarda coi suoi occhioni blu poco birichini per uno bambino di 2 anni. Ha un aria sveglia, questo si, ma non monella. Sospiro. Ho la vaga idea che mi somiglierà ben poco, però a volte fa certe cose che mi lasciano interdetta… è come se avesse una doppia personalità, non riesco ancora ad inquadrare mio figlio!
Pazienza, è delizioso comunque.
- Andiamo, ora la mamma deve andare a lavorare, tu invece sai dove vai? -
Mi fissa ascoltandomi attentamente, si porta un ditino alla bocca e sembra pensarci. Poi con la sua vocina sottile e infantile, con le lettere che non riesce a pronunciare, risponde:
- Giochi? -
Breve e conciso.
Gli stampo un bacio sulla guanciotta piena sorridendo:
- Esatto! -
Sull’uscita di casa ci fermiamo perché sentiamo la porta aprirsi, guardo l’ora. Ha fatto tardi oggi, il suo turno doveva finire prima… come al solito l’hanno trattenuto per degli straordinari ed ovviamente con il suo senso del dovere è rimasto.
- Joji, saluta papà… hai visto chi c’è? -
Appena vede suo padre tende le braccia verso di lui che sorride affettuoso prendendolo a sua volta. Lo bacia e saluta:
- Ciao… state uscendo? -
- Joe… ma insomma, quante volte te lo devo dire? Il tuo turno di notte finisce ad una certa ora, non puoi fare tutte queste ore in più! -
Sospira con un sorriso di scuse, ormai non sa più cosa dire, lo fa sempre.
- Lo so, ma non posso lasciarli nei guai, se hanno bisogno, hanno bisogno… sai che… -
Lo interrompo sospirando a mia volta:
- Si, so come funziona un ospedale! -
Decido di lasciar perdere.
- Ora vai a riposarti! -
Torna sereno e tranquillo, con la sua eterna calma che ormai mi ha trasmesso e solo quando fa queste espressioni noto la somiglianza di quei due. Il piccolo Joji ha gli stessi capelli del padre, lisci come spaghetti e neri dai riflessi blu, occhi anch’essi blu, aria intelligente: pur essendo così piccolo, Joji, da quest’impressione quando sta con Joe.
- Joji, vieni, dobbiamo andare che papà ora è stanco e va a fare la nanna. -
Faccio per prenderlo ma lui si appende ai capelli lunghi di Joe, li ha accorciati rispetto a qualche anno fa, ma li ha lasciati lo stesso lunghi fino al collo in un taglio scalato che gli dona, ora con quest’altra montatura fine e sottile di occhiali, sta molto meglio.
Riesco a portarlo via e ancora una volta rimango interdetta: questo esserino che sembra buono e gentile come il papà, a volte, mostra un lato preoccupatamente pestifero. Penso abbia un mix fra i nostri caratteri ed è una cosa sorprendente perché riesce a far credere ai grandi quel che vuole con quel suo faccino da bravo bimbo.
Sorrido… darà del filo da torcere a chiunque da grande!
È ora che sento la mano grande e calda posarsi sulla mia spalla e un bacio lieve che si posa sul mio capo, successivamente anche su quello di Joji.
- Buon lavoro e buon divertimento a voi! -
Ricambio il gesto con uno sguardo che vuole solo trasmettergli quello che non sempre si può dire a voce e a gesti.
Pian piano è diventato importante, quest’uomo... l’uomo che è diventato e che ha saputo stupirmi.

Ho lasciato mio figlio da mia mamma dopo avermi fatto promettere che domani andrà a trovare Miho. Ha una capacità di convincimento molto acuta nonostante sappia qualche parola in croce… quelle che sa le usa tutte e bene.
Quando il turno di notte di Joe coincide con il sabato, giorno in cui l’asilo nido è chiuso, lo porto da mia mamma, non voglio disturbare Joe anche perché so che torna sempre qualche ora dopo il suo turno. Il fatto che non sia ancora di ruolo ma sia in prova è stressante, ma lui lo fa come fosse una passeggiata. Non so come fa.
Mi avvio in auto al mio studio che di sabato non chiude, inizia il mio lavoro d’assistente grafica ad una casa stilistica non molto conosciuta. Pian piano so che arriverò dove voglio e sono tranquilla.
Nel tratto che mi separa dal posto, ripenso alla mia piccola famiglia e al senso di soddisfazione che giorno dopo giorno provo.
Non avrei mai detto, anni fa, che sarebbe finita così.
Assolutamente.
Da bambini, quando siamo capitati a Digiworld, era la prima volta che conoscevo bene Joe… ed ho avuto modo di farmi un idea precisa di lui quando siamo finiti insieme nel pezzo di isola di File, laggiù.
A quel tempo era solo un pauroso pessimista cosmico che sentiva il peso dell’essere più grande. Era convinto di dover essere più maturo e responsabile, ma non ci riusciva affatto e soprattutto si sottovalutava alla grande andando in confusione sulle cose più sciocche. Aveva molti punti a suo sfavore ma molti anche a suo favore. Sempre in quell’occasione ho potuto constatare che era perfettamente in grado di farcela nelle situazioni difficili. Che quando serviva tirava fuori i cosiddetti. Che era tremendamente sincero e leale e di lui ci si poteva fidare veramente molto.
Ora ha sviluppato un senso di dolcezza e protezione molto acuto. L’ha sempre avuto, ma crescendo lo è stato ancora di più.
Ora sono riuscita a trasmettergli la forza necessaria per affrontare ogni momento, per non avere più paura, per essere sicuro e credere in sé stesso. Ora non è un pessimista cosmico e incontrandolo è del tutto diverso da quel tempo.
Ha trovato il suo equilibrio interiore e dal di fuori trasmette una grande calma e sicurezza, ci si sente al sicuro ma non nello stesso modo in cui ci si sentirebbe accanto a Tai… con lui ci si sente in perenne pericolo… quell’incosciente… Joe alla fine è maturato veramente ma non è una maturazione che pesa.
Anche io a quel tempo sentivo il peso del mio ruolo, mi sentivo più grande di testa e in dovere di ‘tenerli da conto’ e proteggerli come potevo. Ma non avevo i suoi stessi problemi, non ero pessimista, non mi sottovalutavo. Pensavo solo che non ero capace di provare l’amore che possedevo secondo il simbolo, ma sapevo di essere forte e di poter aiutare i miei amici. Detestavo essere un peso per loro e non mi arrendevo mai.
Mi sono capitati momenti di sconforto assurdi a Digiworld, di ogni genere, ma ne sono sempre uscita grazie ai miei amici e una volta tornata sulla terra non mi sono più capitati, sono cresciuta anche io. Parte del merito, gran parte oserei dire, è stato per la mia famiglia. Joe, il nuovo Joe, ha saputo darmi quella calma e pacatezza che mi mancava. Ero un maschiaccio da piccola, lo devo ammettere, non avevo un carattere facile, anche se il difetto di dover proteggere tutti e non pesare su nessuno l’ho sempre mantenuto… nessuno è perfetto!
È successo che per darci l’un l’altro quello di cui avevamo bisogno, per completarci e trovare il nostro equilibrio, io e Joe siamo diventati quello che siamo ora, trovando il nostro paradiso e quello che siamo veramente. I veri noi stessi.
E non sarebbe potuto essere con nessun altro, penso.
Sono contenta di tutto quello che mi è capitato e non rimpiango nulla, né le delusioni, né i momenti difficili e di sconforto. Non me ne vergognerò mai perché mi hanno forgiato.
Questa è Sora.

- Signora Kido, è arrivato una persona che sostiene di conoscervi e di volervi parlare ma dal baccano che fa sembra strano… -
Capisco subito di chi si tratta, è sempre il solito, non cambierà mai!
- Lascia, lo conosco… vado io da lui… - per evitare di essere licenziata!
Esco di fretta e all’entrata lo vedo. Sapevo che era lui…
- Tai… non cambierai mai… -
- Sora! -
Si illumina vedendomi arrivare, poi sgarbato si rivolge ai custodi:
- Ecco, visto che mi conosce? -
Faccio un sorrisino di scuse e come è sempre successo lo tiro fuori dai guai. Sarà il mio destino!
Quando finalmente siamo fuori da soli possiamo parlare. Non è mai venuto dove lavoro, chissà cos’avrà.
- Come mai non mi hai telefonato, scusa? -
Lui mi guarda come se fosse ovvio, quando ha quell’aria, che conosco fin troppo bene, significa che non c’è nulla di buono all’orizzonte. Eh già!
- Eh, mi sembrava una buona idea farmi un giretto! -
Non mi saranno mai chiare le sue trovate, ma poco importa.
- Non importa! Tu come stai? -
Mi stupisce che se lo ricorda di chiedermelo.
- Bene, come sempre… tu che mi dici? -
Sta per arrivare la patata bollente. Viene a dire le cose di persona solo quando sono serie!
- Sora, domenica c’è una riunione a casa di Izzy e Mimi… -
Alzo un sopracciglio… lo sapevo, ormai lo conosco a mena dito, me ne ha fatte sempre di tutti i colori, ora riesco a leggerlo al volo.
- E come mai? -
Si gratta il capo mentre pensa al modo più veloce per spiegare la marea di parole che avrebbe da dirmi.
- Uhm… te lo spiego domenica, dai. Diciamo che c’è un nuovo pericolo legato ai digiprescelti ma non a Digiworld! -
Un nuovo pericolo? Bambini? Corrugo la fronte mentre mi faccio attenta… ora mi farò spiegare per bene tutto.
- Tai, dimmi quel che sai, per favore… -
Non è un tono di favore ma più che altro una specie di ordine. Non può dire certe cose e poi lasciare così!
Si decide a spiegarmi tutto, è piuttosto confusionario ma ormai riesco a decifrarlo bene, alla fine del fiume di parole ho solo più pensieri ma del resto l’ho voluto io.
Mentre ancora ci penso noto che Tai si mette a fissarmi con un aria strana, ho paura di sapere cosa sta pensando ora.
- Tai, che c’è? -
- Niente è che… sai… mi sembri stranissima così! Non ti avevo mai visto in questa versione e… mi sembri buffa! -
Per finire poi scoppia a ridere come se fosse la cosa più divertente del mondo. Mi ha appena raccontato una cosa simile e si mette a ridere… e per di più sul mio aspetto!
Che diavolo avrò di così buffo? Come al solito ha il tatto di un elefante, lo prenderei a sberle, l’ha sempre fatto e non ha mai smesso.
Pur conoscendolo non mi ci abituerò mai ugualmente!
- Tai! -
Lo ammonisco senza avere idea di cosa dirgli dopo, ogni cosa è inutile.
Oh, è stancante vederlo!
Mi passo una mano sulla fronte per trovare la calma e decido di tornare al lavoro per evitare la solita confusione!
Lui smette di ridere cercando di scusarsi:
- No, scusa Sora… non volevo prenderti in giro, stai bene così… mi ci abituerò… credo. -
E ancora a ridere. Ma sono così divertente?
- Oh, fa come vuoi, ci vediamo domenica da Mimi e Izzy allora, così Joji gioca un po’ con Miho, mi aveva già fatto promettere di portarlo da loro! -
Finalmente smette di ridere.
Sono contenta di vederlo comunque bene, questo è uno di quelli che non crolla più e a questo pensiero scuoto la testa come a dire che è senza speranza, ormai non me la prendo più, so che non lo fa apposta ma che è proprio così.
- Salutami Joji… come sta Joe? -
Cambia discorso repentinamente e se non ci fossi abituata rimarrei spiazzata.
- Bene, lavora troppo come sempre, ho paura di quando diventerà medico a tutti gli effetti… ha smontato stamattina dalla notte, ora dovrebbe dormire ma conoscendolo avrà fatto un sonnellino ed ora sarà sveglio a fare chissà quale lavoro o a studiare… giusto perché non studia mai abbastanza! -
Mi ascolta e seguendo uno dei suoi pensieri risponde con un ghigno:
- Ah, per uno come lui solo un maschiaccio come te poteva cambiarlo come effettivamente hai fatto. Vedrai che fra un po’ riuscirai anche a non farlo lavorare così tanto! -
Mi da una pacca sulla spalla… mah, convinto lui che riuscirò anche in quel campo… certo non mi do per vinta!
- Senti, sicuramente è sveglio, va a fargli un po’ la predica, gli farà bene. Non ti vede da un po’! -
Consapevole, tuttavia, che Tai non è mai stato capace di fare prediche ma solo discorsi precipitosi ed incoscienti.
Magari lo convince a fare un po’ di paracadutismo così si svaga, è uno sport che gli ci vorrebbe proprio!
- Va bene, allora passo, lo saluto volentieri! -
Ci salutiamo e ognuno torna per la sua strada. Io e Tai ci becchiamo spesso, ma con Joe è sempre stato difficile perché come al solito lavorava sempre ma so che Tai fa bene a tutti o non sarebbe lui il capo del gruppo. Anche se siamo cresciuti è sempre rimasta così e il fatto di questi giorni lo dimostra.
Porta ventate d’aria fresca, ci vuole veramente.
Per quel che mi riguarda do del mio meglio e so che ce la farò ad arrivare dove voglio. Ho la forza necessaria per affrontare la vita così come la desidero.
E con le persone che contano intorno a me non c’è più modo per ‘cadere’.
Sto bene.

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Capitolo 7
*** In my life ***


CAPITOLO 6:
IN MY LIFE

/Joe/

Apro gli occhi e guardo l’ora sbadigliando. Sono le dieci di mattina, ho dormito abbastanza per oggi, anche troppo, con tutte le cose che ho da fare non riesco a star qua a poltrire. Mi alzo e mi faccio una doccia rinfrescante, quando ho smontato non l’ho fatta.
Vado al bagno e regolo l’acqua nella doccia, con cura tolgo i vestiti che indosso e li piego nel cesto della biancheria da lavare poi entro nel box e mi faccio avvolgere dall’acqua né troppo calda né troppo fredda, ma della giusta temperatura.
È una liberazione dopo il lavoro. Fare la notte normalmente non è faticoso ma capitano sempre quelle volte in cui ti stanchi e non finisci più.
Mi sembra di rinascere e senza troppi fronzoli, dopo essermi lavato, esco e mi asciugo. Non cammino in accappatoio come molti fanno, mi da fastidio bagnare il pavimento, poi finisco per prendermi un malanno.
Mi pettino i capelli col pettine buttandoli all’indietro, poi man mano che si asciugano la riga in mezzo viene naturale. Penso che li taglierò ancora, non si addicono molto ad un mendico, anche se sto ancora facendo la specializzazione. Mi manca comunque poco, devo pensare anche ai dettagli, l’immagine significa molto in certi casi.
Inforco gli occhiali e metto in ordine asciugando il pavimento del bagno, apro la finestra per disappannare le piastrelle e lo specchio, poi quando è tutto a posto esco dalla stanza e vado in cucina per mangiare qualcosa di sano e nutriente che funga da colazione.
Tiro fuori una tazza di latte e vi verso dentro i cereali.
È una colazione infantile, probabilmente, ma fra le più sostanziose e nutrienti, ci sono affezionato e mi danno da sempre la carica necessaria per affrontare la mattina.
Così sveglio e pimpante seleziono mentalmente tutto quello che sarebbe da fare, poi però mi soffermo sulle fatture e opto per accendere il pc e riordinare tutte le uscite del mese, così controllerò se i conti tornano.
Non ragiono mai seriamente su quel che faccio, ormai è tutto automatico, un rito. Sono cose che compio da sempre, non mi metto a riflettere sui perché o i per come, vengono da sé. Anche se a volte provo effettivamente l’istinto di smettere, di bloccarmi e fare cose che normalmente non farei, è qua che trovo l’appoggio di Sora e lei per prima mi spinge a fare cose inimmaginabili per il mio standard.
Con noi è stato così da quando abbiamo iniziato a frequentarci.
Eppure ci siamo come completati a vicenda.
Guardo le fatture senza vederle veramente e lascio la calcolatrice a mezzo numero.
È sorprendente il fatto che io e lei siamo diventati una famiglia. Da piccolo morivo dietro a Mimi, di due anni più piccola di me. Poi però ho notato la totale diversità di Sora e involontariamente ho cominciato a fare affidamento su di lei, prendendo molto ma anche dando altrettanto… o per lo meno ho cercato. Non si hanno mai conferme assolute in questi campi, ma tu comunque lo sai se ne è valsa la pena o no.
Ora sono ad un punto in cui senza di lei non saprei cosa fare.
È banale ma io lo sono in fin dei conti.
Quando mi perdo troppo nel mondo dello studio e dei doveri finisco per rimanerne schiacciato, è lì che poi è arrivata a sollevarmi Sora, prendendosi i miei pesi. Mi ha fatto capire che è assurdo sfaticarsi fino a quel punto quando si può farne a meno.
Ero in crisi con lo studio, dovevo dare l’esame decisivo e non dimenticherò mai che lei con la sua semplice forza e sicurezza mi ha fatto capire che se non volevo non dovevo… ed io invece mi sono reso conto che volevo.
Ho cominciato ad osservarla. Lei non è bellissima come Mimi ma ha un carattere incrollabile che pur opponendosi al mio mi completa.
Pian piano ci siamo dati a vicenda la forza giusta e abbiamo capito di essere più simili di quel che sembriamo. Normalmente sono gli uomini che aiutano le donne, eppure fra noi no. Non so se io sia riuscito ad aiutarla, se le ho dato qualcosa di utile, ma siamo diventati pian piano una bella squadra. Io sento profondamente di essere cambiato, le cose che prima ritenevo importanti ed essenziali ora non lo sono più ma del resto sono consapevole della mia fragilità. Senza di lei non saprei cosa fare. Lo so.
Immerso nel lavoro e nei pensieri quando il campanello suona mi prendo un colpo.
È una suonata insistente.
Mi sistemo gli occhiali sul naso, questa montatura sottile non sembra nemmeno di averla.
Con calma mi alzo e vado ad aprire, non corro mai per casa, potrei cadere e non sarebbe un piacere.
Apro la porta con la pacatezza che mi caratterizza, anche se ammetto che da piccolo ero decisamente più agitato, mi innervosivo per ogni sciocchezza e partivo per conto mio con quella di dimostrare chi ero. Alla fine ho capito che da solo non avrei mai potuto combinare nulla, ma non si trattava di debolezza.
- Joe! Da quanto! -
La voce squillante e allegra di Tai mi arriva rompendomi quasi i timpani, poi la sorpresa prende anche me. Non mi aspettavo una sua visita, è da molto che non lo vedo. Rimaniamo in contatto via mail ma di persona non riusciamo mai a beccarci.
- Tai! Come va?! È da molto che non ci vediamo! -
Gli do un occhiata sommaria, non è poi molto cambiato, fisicamente ha cercato di crescere, e magari anche ci è riuscito, ma ogni volta che lo vedo ha sempre la stessa espressione… da perenne bambino vivace!
- Cosa è successo, come mai qui? -
Mi mette un braccio intorno alle spalle e con quel suo ghigno poco raccomandabile dice trionfante:
- Sono qua per proporti di fare paracadutismo! -
Non capisco a cosa si riferisce ma ovviamente scherza.
Rido dicendogli di non scherzare poi come se parlasse da solo conclude:
- Beh, io ci ho provato! -
Non so a cosa si riferisce, ma forse aveva fatto una promessa a qualcuno.
Decido di lasciar perdere e gli offro qualcosa da bere, lui accetta ma in casa non tengo né birra né altre cose simili così si accontenta di una Coca Cola, a Joji piace molto per cui non manca mai.
Si siede e così tira fuori il rospo. Non lo fa apposta ma lo conosco. Viene qua solo se ha qualche problema.
- Avanti. Cosa hai combinato? Sei nei guai? O magari c’è qualcuno in fin di vita? -
Scherzo ma fino ad un certo punto, lui si fa una risata spensierato, lo invidio, è così dalla nascita e non smetterà mai.
- No, non sono io nei guai… ma ho ricevuto una mail strana da bambini in pericolo. Dicono di essere in tanti e di essere stati intrappolati in un posto che non è Digiworld. Ho ipotizzato che fosse un’altra dimensione ma per il resto sono solo teorie… -
Aggrotto le sopracciglia, dove vuole arrivare? Detta così sembra una barzelletta, prende sempre tutto troppo alla leggera.
- E insomma, ci vediamo domani, domenica, a casa di Izzy e Mimi tutti noi del gruppo. Così ne parliamo per bene. -
Mi aspettavo una cosa simile, non mi sbagliavo.
Le persone cambiano, io e Sora ne siamo una dimostrazione, i rapporti anche… ma Tai no. È l’unico a rimanere invariato… lui e Davis sono una razza a parte!
Sospiro.
- Va bene, ci saremo. L’hai già detto a Sora? -
- Si, già fatto… -
Il che significa che si sono visti, loro due si vedono spesso, sono molto amici. So che da piccoli hanno avuto una mezza storia.
Lo guardo pensieroso rimanendo composto. Non mi da fastidio, abbiamo tutti un forte legame e riconosco che alcuni di noi hanno un rapporto più solido e comunque diverso.
Mi sistemo i capelli scuri notando quanto i suoi siano in disordine.
Sorrido appena, ora si spiega la trovata iniziale.
- Joe, sei troppo serioso… -
Sentenzia così dopo aver seguito un filo di pensiero incomprensibile, poi andando per logica, essendo che ha parlato con Sora, sicuramente lei gli ha detto un po’ di cose, fra le quali che dovrei distrarmi di più.
- Hai parlato con Sora, vero? -
Cambiamo subito argomento mentre va in giro per il salotto a curiosare.
- Si, sono passato da lei prima di venire qua, poi mi ha ordinato di passare a salutarti per deviarti dalla retta via… -
Sorrido, è un concetto divertente.
- Di solito succede il contrario, ovvero si dovrebbe mettere le persone sulla retta via e non deviarle. -
- Si, ma nel tuo caso è diverso! Mi ha raccontato un po’… -
Sembra noncurante, è perché sta combinando qualche guaio. Lo vedo ficcare la testa nell’armadio dei DVD, tutti quelli che ci sono li ha comprati lei, film di guerra, azione e avventura, mentre io ho preso i fantasy per il piccolo Joji, che però non guarda molto, e i documentari… guardati molto di più dal bambino visti gli animali di cui parlano!
- Ah si? E cosa ti ha detto? -
È solo per parlare, tanto lo so cosa gli ha detto.
- Mm? No, nulla di che… lavori troppo, dormi poco, studi il doppio… -
- E cosa c’è di male? -
SBAM!
Nel mezzo della nostra chiacchierata sento un rumore preoccupante provenire dalle parti di Tai, non mi alzo, mi copro il volto con una mano e mormoro:
- Tai? -
Lui esce dall’armadio e alza le mani in alto a modo di resa.
- Non è successo nulla, non preoccuparti! -
Lo guardo dubbioso, credergli è come sparare sulla croce rossa… ha un aria così colpevole! Tai è un libro aperto per tutti. Scuoto la testa sospirando.
- Si… si… -
- Ma dai! -
Mi si avvicina dandomi una pacca sulla schiena.
- Comunque sia… di male c’è tutto! Le persone normali devono divertirsi! -
Torna di colpo all’argomento di prima. Sora deve aver parlato troppo.
- Si, ma anche crescere, non basta il divertimento nella vita. - Pacato rispondo.
- Ah, ma è importante comunque! Devi calibrare bene! -
Discorsi strani. Proprio da lui. Guardo l’ora, è un abitudine, non ho fretta ma ugualmente lo faccio spesso.
Questo gesto sembra svegliare in Tai il ricordo su cosa deve fare visto che allarmato comincia a correre verso l’ingresso.
- Devo scappare Joe, devo passare anche da TK e Kari! -
Non sindaco sul fatto che poteva telefonare invece che passare da tutti, come anche che Kari, essendo sua sorella, sarebbe dovuta essere la prima a saperlo… si infila le scarpe e in tutta fretta mi da un pugno amichevole sulla spalla e con un gran casino, come quello che ha fatto entrando, se ne va lasciando di nuovo il silenzio che sa di strano.
E così la ventata di aria fresca se ne va.
Nella mia vita ci sono molte cose importanti, me lo dico risedendomi al computer. Non solo il lavoro e lo studio. Ormai ho passato la fase de ‘il mondo pesa sulle mie spalle e dipende tutto da me’, ma non ci trovo niente di male nel darmi da fare per le cose a cui tengo.
Il lavoro, mia moglie, mio figlio… e questo angolo di paradiso che mi sono creato grazie a molte persone.
Tutto va bene.
Poiché comunque questa è la mia vita ed ognuno per la propria deve mettercela tutta per farla andare al meglio, visto che ci devo stare ancora a lungo, mi auguro.

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Capitolo 8
*** light my fire ***


CAPITOLO 7:
LIGHT MY FIRE

/TK/

Leggo sommariamente quanto scritto fin ora e constato che tutto sommato non è male come inizio. Chiudo il primo capitolo così e mi stiracchio.
Questo progetto deciso e iniziato da poco andrà per le lunghe, del resto ora mi aspetta un periodo pieno ma la decisione è derivata insieme ad un'altra, una delle più importanti della mia vita, effettivamente. Spero di esserne in grado, ma credo che sia giusto scrivere la storia di Digiworld e quella dei Digiprescelti che hanno combattuto per liberarlo e aiutarlo.
Lancio un sorriso in direzione del portatile, non ci sono abituato a starci troppo a lungo, gli occhi mi bruciano.
Guardo l’ora. Sono contento di non lavorare di sabato, per lo meno ho tempo per me. È pomeriggio presto e tutti i negozi sono chiusi.
Penso che sia presto vedere del vestito già da oggi, manca ancora un bel po’ e non l’abbiamo detto a nessuno, sarebbe assurdo ma sono impaziente… anche se normalmente sono quello che ne ha di più.
Accendo un po’ di musica classica che mi distende i nervi ed intanto sfoglio il calendario con tranquillità. Vediamo, quanto manca? Urca, quasi metà anno. Eh no… troppo!
Sospiro. Non posso far altro che aspettare e occuparmi di quelle cose che renderanno il tutto più reale.
Quando gliel’ho chiesto io per primo non ci credevo, lo ammetto, ma sono contento di averlo fatto.
E poi ci ho riflettuto bene, era nell’aria da tempo come se tutto sommato fosse stato ovvio.
Non sono un tipo indeciso pieno di dubbi, di pazienza ne ho fin troppa e so essere riflessivo e profondo quanto basta. Spero sempre di non imbattermi in cattiverie tali che mi fanno perdere la testa.
Sono una persona come tante e in quanto non stupido, era ovvio che succedesse tutto questo.
È già tanto se per ora ho scritto questo capitolo.
Ho deciso di scrivere la storia di Digiworld in seguito a quanto successo con Kari.
Ripenso a quel giorno e lascio cadere il calendario che si chiude sul mese corrente, sorrido da solo e mi stendo nel letto della camera.
Dovrei forse iniziare ad occuparmi delle cose da fare, ma non so nemmeno bene in cosa consistono queste cose… e poi ora non ci riesco.
Non mi immaginavo come si dovesse chiedere ad una persona quello che le ho chiesto.
Si vedono nei film che fanno determinate cose, regali e azioni stupefacenti. Davis lo avrebbe fatto con qualcosa di notevole ed evidente facendolo sapere subito a tutto il mondo, io sono semplice come lo è anche lei. Niente azioni spettacolari.
In qualità di persone semplici ho preso l’anello e come se la cosa fosse naturale, come se ne avessimo parlato da tempo, senza cene romantiche o serate galanti o senza vestiti fantastici sono andato da lei. Abbiamo parlato un po’ come facciamo sempre, mi ha raccontato i suoi problemi passeggeri, le ho dato i soliti consigli, abbiamo letto insieme le mail e poi così come avrei potuto chiederle di andare a mangiare il gelato ho tirato fuori la scatolina. Non ho fantasia in questi casi. Non avrei saputo in che altro modo farlo.
Semplicemente gliel’ho chiesto.
Di sposarmi.
Un sorriso angelico, il mio sguardo azzurro sincero e una carezza sul suo volto stupito.
Prima o poi se lo aspettava, lo so, come tutti.
Ma sentirselo chiedere, in qualunque modo accada, anche il più banale di tutti o il meno romantico, penso che comunque sia faccia un effetto straordinario.
Come il fatto che è lui a chiederlo a lei e non il contrario come nell’originalità moderna accade spesso ormai. Mi è parso giusto farlo io.
Ci ho pensato molto. Condividere la mia vita con lei sarebbe la cosa più fantastica che potrebbe capitarmi, avere finalmente una famiglia unita, vera, senza separazioni, turni di visite e solitudini incombenti. Ma non voglio farlo solo per questo. Bensì perché condivido la vita con lei.
Non è mai stato detto ufficialmente che stavamo insieme, io e lei, non ci siamo mai comportati chiaramente da fidanzati.
Nulla di tutto questo.
Non abbiamo mai dimostrato chiaramente e ufficialmente come siamo, ci sembrava ovvio ma soprattutto personale.
Kari per me è Kari e non potrei immaginarmi di separarmi da lei, dopo tutti questi anni passati insieme dove abbiamo passato di tutto sempre e solo uniti, lentamente è diventata indispensabile e ci completiamo a vicenda. Anche se litighiamo poi non ci mettiamo il muso.
Anche se c’è qualcosa che non va andiamo avanti e la risolviamo.
Anche se… tutte le cose del mondo e le motivazioni di contorno esistenti non varrebbero come questa.
Io semplicemente la amo ed è un motivo più che valido per fare quel passo, ne sono sicuro e so che non cambierà mai.
Perché anche se sono un ragazzo ho la semplicità di ammetterlo.
È la mia luce, lo è per molti ma prima di tutti è la mia.
Mi accende la speranza propria di me stesso. La speranza che è il mio simbolo, senza la luce che è il suo, non splende, non esiste, non brilla.
È così anche per noi.
Non perdersi mai d’animo è possibile solo se qualcuno ti da modo per non spegnerti.
È lei che permette questo per me.
Semplice e forte diversamente da me, dove lei non arriva arrivo io e viceversa.
È così, va tutto bene.
Gliel’ho chiesto da pochissimo e non me la sono ancora sentita, né io né lei, di dirlo a tutti, solo ai nostri genitori. Non credo che Tai lo sappia ed io non l’ho detto a Matt… ci uccideranno per questo.
Ma tant’è che le loro facce saranno encomiabili!
Questa volta il mio sorriso è di divertimento.
Ora che ci penso nemmeno mio padre lo sa, forse dovrei provvedere, lo tengo sempre fuori dai miei affari e problemi, ma del resto vivendo con mia madre è naturale che lei sia la prima a sapere le cose.
Mi alzo pigramente, dai, devo veramente iniziare a pensare a far qualcosa, però non so cosa serve esattamente, esco dalla camera e cerco mia madre, ne parlerò con lei delle cose pratiche.
- Mamma?! Sei in casa? Devo parlarti! -
- BU! -
Una faccia ravvicinata mi si para davanti dicendo con voce bassa ‘Bu’… e qua lancio un urlo di spavento.
Non che sia spaventoso ma non mi aspettavo una cosa simile.
Finisco contro il muro col fiatone e il cuore che batte.
Lo guardo in cagnesco ancora un po’ con la mia nuova carnagione ultimo modello bluastra. Mi ha fatto prendere un colpo, invece di mia madre mi trovo uno fuori di testa in casa… guardo meglio e metto a fuoco: dovevo immaginare che poteva essere solo lui:
- Ma Tai… ma sei pazzo? -
La mia voce esce stridula e sento i capelli biondi drizzarmisi in testa. Come cavolo ho potuto, da piccolo, volerlo come fratello al posto del tranquillo Matt?
Lui sorride da monello compiaciuto, ma perché in tanti anni le persone cambiano e lui no?
Al detto che si dice per Peter Pan lui coincide perfettamente:
Tutti i bambini crescono tranne uno…’
Esattamente!
- Oh, nulla di che, al CSM hanno detto che ero un caso irrecuperabile e mi hanno cacciato! -
Dice semi serio.
Stargli dietro è difficile, lo ammetto, ma se ci riuscivo da piccolo e poi con Davis allora ci riesco bene anche ora!
Con calma e difficoltà torno in me e alla mia perenne pacatezza.
- Tu non sei normale! -
Dico girandogli intorno facendo attenzione a mantenere un metro di distanza da lui.
Probabilmente lo ha saputo ed ora è qua per uccidermi. A questa probabilità sbianco e serio in volto mi avvicino cauto a lui, scruto attento la sua espressione e lui interrogativo ricambia il mio sguardo.
- No, non lo sai ancora… -
Mormoro fra me e me, lui muta lo sguardo in uno curioso e mi abbraccia cominciando il tormento:
- Che cosa? Dai, dimmelo… cosa non so? Oddio, non puoi dirmi così e star zitto, no? -
Accidenti anche a me, non potevo star zitto? Ora se glielo dico mi muore, ma sarebbe una grande cosa, cioè… almeno smetterebbe di cantilenare in questo modo!
No, dai, non sono così cattivo, è il fratello di Kari e glielo dirà lei, io ho il mio bel da fare con Matt, ci manca che mi sorbisca anche le sue raccomandazioni, ora!
Provo ad immaginarmi cosa farebbe e la sua immagine che cambia mille espressioni una più buffa dell’altra e che magari poi sviene mi provoca un forte moto di ilarità… tanto che non riesco a trattenerlo e sfuggo per sotto dall’abbraccio dell’amico qui presente finendo a terra a pancia in giù, piegato a ridere.
Tuttavia rido in continuazione e così tanto che finisco per piangere.
Lui tutto fiero e orgoglioso della sua sorellina, che non ammette mai i suoi sentimenti per lei ma che protegge sempre, se sapesse così crudelmente che io, proprio io, me la porto via e la sposo… troppo divertente!
Altro che battuta pronta, finirebbe per strozzare me, poi legare sua sorella e mettersi davanti con un mitra e occhiali da sole in stile terminator. Poi forse ripenserebbe alle parole e sverrebbe di botto. Lui sempre pieno di risorse, con sempre qualcosa da fare, che non rimane mai senza parole… in panico che non saprebbe cosa fare!
E mi pregusto le facce che farebbe… no, voglio esserci quando lo saprà!
Dev’essere spassoso!
Continuo a ridere e lui si blocca in piedi e mi fissa stranito. Non crede a quel che vede e si gratta il capo chiedendosi se io in realtà non stia male.
- TK… non morire, ti prego… qualunque cosa ti sia successa possiamo risolvere… -
Rido ancora più forte, pensa che stia male!
Poi comincia a seccarsi e incrocia le braccia al petto, infine con faccia dura mi prende a calci per farmi smettere.
Inutile, non ci riesco proprio.
Dopo un bel po’ che stiamo così e lui seccato si arrabbia perché non sa cosa mi prende, finalmente smetto, ho il singhiozzo e mi fa male il diaframma a forza di ridere.
- Perché diavolo ridevi!? -
Chiede incisivo avvicinandosi al mio viso ancora arrossato e lacrimoso.
- Di te! -
E riprendo. Questa volta però non ci sto molto, mi ferma con un pugno, non eccessivo, in stomaco.
Non ha gradito la mia ammissione!
Tossisco e riderei ancora se non fosse per la mia salute che voglio rimanga intatta… almeno finché non mi sposo…
Mi sposo… oddio, forse lo realizzo veramente solo ora… impallidisco immediatamente e sbianco, il singhiozzo cessa di colpo e sudo freddo.
Non so perché, non ne ho ancora parlato ad anima viva tranne che mia madre, eppure ora che l’ho pensato spontaneamente senza accorgermene, lo realizzo a pieno.
Mi sposerò… e per sempre!
Cioè… una cosa simile e non mi sono ancora strappato i capelli dall’emozione, o fatti i salti di gioia… mi sposo…
E lento noto la stanza con la coda dell’occhio scivolare giù a capofitto… cosa succede? No, forse sono io che scivolo… Oh Santa Pace… mi sposo!
STUMP!

Quando il mondo torna nitido intorno a me sono steso a terra con la faccia di Tai sopra che continua a fissarmi stralunato e spaventato. Sta un attimo in silenzio e fissa le mie pupille che tornano normali rivelando le mie iridi azzurre. Non devo avere un bell’aspetto.
- Senti bellezza… è ora che tu ti faccia controllare da uno specialista. Io sono pazzo ma tu mi batti! -
Che cavolo dice?
- Eh? -
Faccio fatica a fare mente locale e lui sbotta:
- Ehi ma dai, prima vuoi scappare da me, poi piangi dal ridere e di improvviso impallidisci, ti spaventi e svieni come un salame. Non dirmi che è normale! -
Aggrotto la fronte… ho fatto una cosa tanto assurda? Ma perché? Mi tiro su sui gomiti e mi guardo intorno cercando di ricordare. Ma veramente se ho fatto così sono da ricoverare.
- Ma cosa hai? -
Mi chiede impaziente di scoprirlo e con un fondo di sana preoccupazione.
- Ecco… non ricordo bene… Oh Dio… -
Ecco che ricordo perfettamente invece… Signore Benedetto Santo… è tutto successo perché mi sposo. Mi batto la mano sulla fronte e la testa torna a girarmi, mi stendo di nuovo.
- Oddio, mi sento male di nuovo! -
- No no, stenditi ti prego, non importa, non dirmi cos’hai, ora chiamo la croce verde! -
Si agita e penso lo farebbe veramente se non è il mio sguardo freddo a fermarlo.
- Stai fermo!-
Ci vuole un notevole sforzo e un paio di caffè per riprendermi.
Respiri profondi, movimenti lenti, appoggio il capo nello schienale, come sono arrivato al divano? Non voglio saperlo. Mi ripeto le cose base per non schiattare di nuovo… ah già… dimenticavo: respira a fondo, non muoverti troppo, stai appoggiato e comodo, calmo, non parlare e soprattutto NON PENSARE!

Dopo un ora abbondante che Tai è qui mi ricordo invece che esiste:
- Tai, ma perché sei qui? E dov’è mia madre? -
Lui sembra rimanerci male perché glielo chiedo solo ora, ma suo malgrado si accomoda dopo aver svuotato il frigo nel suo stomaco, un ruttino di digestione e comincia:
- Ma sei forte, sai? Era la prima cosa che dovevi chiedermi! Comunque mi ha fatto entrare tua madre che stava uscendo, per cui non ho suonato. Le ho detto io di non avvertirti, così ti facevo una sorpresa. Bè, mi è riuscita! -
Ridacchia soddisfatto e con quel suo solito ghignetto allegro continua come niente fosse:
- Ad ogni modo sto avvertendo tutti… domani c’è una riunione super urgente con tutti noi della vecchia guardia! Per via dei Digiprescelti. Ti spiegherò domani, ma sappi che non c’entra Digiworld… ci verrai, vero? -
Lo ascolto stanco dopo tutto quello che è successo.
- Si, così dico anche io una cosa a tutti! -
Domani sarà il momento giusto. Mi fissa insistente e come un libro aperto capisco che muore dalla voglia di sapere di cosa si tratta.
Io ricambio ed un sorriso sbieco mi si forma, altro che angioletto… quando voglio so essere diabolico.
- Bene bene, io ho da fare… non so di preciso cosa ma ho da fare e quindi… ti saluto! Tu fa quel che vuoi! -
Mi alzo e tranquillo, senza corse o movimenti bruschi, in flemma totale, vado alla porta e mi metto le scarpe per andarmene.
Sarà una giornata memorabile domani quindi oggi devo fare tutto ciò a cui tengo prima di morire!
- Ciao, Tai! -
Esco e lo lascio in casa che mi guarda perplesso.
Forse pensa che sono strano… effettivamente lo sono, normalmente non farei certe cose come lasciarlo in casa solo come fosse casa sua, ma dev’essere colpa di questo stato in cui sono… non ci si sposa tutti i giorni.
SBAM! SMAB SBAM! SBAM!
Dannazione!
Spero di sposarmi presto, andando avanti così mi maciullo ogni parte esterna ed interna del corpo… ed arriverò ad un esaurimento!
Ho fatto tutte le scale col fondoschiena!

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Capitolo 9
*** sleeping in your hand ***


CAPITOLO 8:
SLEEPING IN YOUR HAND


/Kari/

Mia mamma sistema il velo dopo aver improvvisato un acconciatura non troppo elaborata, ugualmente fa un bell’effetto. Li ho molto lunghi per i miei canoni, li ho fatti crescere per l’evento. Mi immagino la pettinatura ufficiale. Morbida e un po’ sciolta che scende sulle spalle, ai lati del viso qualche ciocca sapientemente sistemata, la fronte libera. Un trucco leggero e questo velo che si appoggia lieve sulla sommità del capo. Ha i bordi ricamati e me ne sono innamorata appena l’ho visto.
Sorrido sognante. Quel giorno sarà fantastico.
Sistemo il resto del velo che scende giù trascinandosi a terra. Non è troppo esagerato, arricciato o grosso. È fine, solo adagiato.
Alzo gli occhi e mi guardo allo specchio.
È il vestito che ho sempre desiderato.
Senza spalle, le maniche a velo doppio partono dalle braccia, sono collegate al bustino del vestito tramite una stoffa più corposa ma sottile e raffinata, liscia.
Ho il decoltè scoperto ma non troppo, sul davanti una fantasia di roselline crea un disegno delizioso.
Il resto della parte superiore è semplice e attillato.
La gonna scende allargandosi lunga, si raccoglie a terra in uno strascico di poco meno di un metro su molte pieghe.
La parte superiore è bianca, poi calando si sfuma di pesca, per arrivare all’estremità bassa con quel concentrato incredibile.
È un abito delicato e semplice, eppure allo stesso tempo raffinato ed elegante. Non da principessa o chissà chi, è solo un abito da sposa ma ha attirato la mia attenzione da subito. Avevo sempre pensato che il bianco neve fosse un colore per una come Mimi, pura, insomma. Questo è il mio, ne sono convinta.
Non finirei più di guardarmi, congiungo le mani davanti a me e immagino di tenere un bouquet.
Sorrido.
Continuo il mio filmato immaginario in cui cammino accompagnata da mio padre, passo davanti a tutti gli invitati in piedi nei banchi, mi guardano e io fisso il mio sguardo in quello di lui che mi aspetta davanti all’altare. A metà chiesa mi viene incontro e con uno scambio di sguardi significativo con mio padre, prende il suo posto.
Ci guardiamo anche noi per un breve istante che mi sembra eterno.
Io poggio la mia mano sul suo braccio e mi accompagna con passo lento e solenne davanti all’altare.
È emozionato.
E poi… lo sento presente, lì vicino a me, con quel suo abito… chissà di che colore lo prenderà? Non credo sarà il solito nero, no… ma avrà i suoi occhi azzurri che splenderanno profondi e teso ascolterà parola per parola di quel che dirà il prete. Lui, tirato a lucido, bello ed elegante.
Importante.
Sospiro.
Come quando ci siamo messi insieme.
È stato incredibile. Tutto completamente da noi. Da noi.
È diventato pian piano importante per me finché non è stato essenziale, mai scontato ma onnipresente. Non abbiamo mai fatto nulla separati.
Siamo sempre stati insieme, l’uno accanto all’altro, ogni momento essenziale.
Per me, TK è due mani che reggono a coppa la mia anima, la mia anima riposa serena e tranquilla. Io mi sento sicura con lui, mi protegge e non permetterà mai che mi succeda nulla.
Mi fido di lui.
È timido e ci siamo baciati dopo molto tempo, tutto sommato.
Eppure è stato naturale.
Dovevamo uscire con gli altri ma ci avevano dato buca, così siamo rimasti io e lui, mi ha proposto il cinema, era Hero, un film difficile da capire fino in fondo, profondo e commovente, con un grande insegnamento.
Mi erano sfuggiti alcuni particolari così poi siamo andati a bere qualcosa in un posto tranquillo e ne abbiamo parlato.
Mi chiese cosa sarei disposta a fare per il bene di tutti, per vivere sotto un unico cielo. Avrei rinunciato alla mia vita? E all’amore?
Aveva uno sguardo penetrante, io ho sempre amato quei suoi occhi azzurri.
Sinceri.
Mi sentii un attimo in imbarazzo.
Quello sguardo bellissimo era solo per me in quel momento. Cercai di non arrossire.
Risposi che sarei disposta a fare molte cose per vivere tutti insieme sotto lo stesso cielo, anche sacrificarmi, ma non sacrificherei mai la vita del mio amore.
Allora mi chiese in modo più specifico se avessi potuto rinunciare all’amore per il bene dell’umanità.
Ero in difficoltà.
Subito vidi una vita senza TK e mi prese come il panico.
La mia vita aveva preso determinate strade ed io ero quella persona anche per la presenza costante e sicura di quel ragazzo, se non ci fosse stato più da un momento all’altro penso che cambierei così tanto da non riuscire a vivere come dovrei e vorrei.
Dissi così che non avrei mai voluto che lui, TK, rinunciasse all’amore per sacrificarsi, seppure per il bene dell’umanità. Anche se era per realizzare quel sogno bellissimo, di vivere tutti insieme con la pace… io egoisticamente non vorrei mai.
Non so se lo realizzai subito, ma quella era una specie di dichiarazione.
Lui lo capii subito e sorrise dolce con quel suo sorriso aperto e sconcertante che disarma.
Non parlai più e il cuore prese a battermi vorticosamente come fossi una semplice ragazzina.
Lui mi ringraziò.
Proprio così. Mi disse: ‘grazie’.
Mi prese la mano e si protese verso di me baciandomi.
È stato il nostro primo bacio ma è stato a dir poco fantastico. Non me lo ero mai immaginata in quel modo, era il migliore fra tutti quelli che avevo sognato ad occhi aperti.

Il baccano che c’è alla porta mi risveglia da questo torpore sbaragliando tutti i mie ricordi e le mie immaginazioni.
Uff. Questo chiasso lo sa fare solo Tai.
E così verrà a saperlo… io volevo dirglielo in un altro modo, sarà divertente vedere la sua faccia.
Mi giro lentamente, con grazia. Mia mamma apre la porta ed io mantengo il sorriso angelico col velo che avvolge la gonna.
Lui entra, mi guarda ed esce.
- Scusate, ho sbagliato casa! -
Lo sapevo, ora rideremo tutti!
La mamma gli corre dietro e lo fa entrare.
- Ma mamma, sei veramente tu! E chi è quella bella ragazza? E poi da quando in qua cuci abiti da sposa? -
È un turbine, parla di continuo a voce alta e chiara.
- Tai, ma che dici? Non mi riconosci? -
Allora si zittisce, mi si avvicina. Mi scruta a fondo girandomi intorno, il vestito, i particolari, il velo, le mani, i capelli, il volto.
Ora scoppia perché realizza che mi sposo… 3… 2… 1…
- Si, sei Kari… ma perché sei vestita così? Fai da modella per l’abito che cuce la mamma? A parte che non mi ha risposto: da quando cuce abiti da sposa? -
Silenzio.
Ancora silenzio.
Ma cos’ha in testa? I grilli?
Ci è o ci fa?
Io con lui non ho mai avuto pazienza, lui è il gatto ed io il cane, finisce sempre che lui mi soffia dietro furioso mentre io lo faccio arrabbiare, ma è così tonto… come fa?
La mia espressione ha poco di angelico, in questo momento.
- Sei proprio scemo, lo sai? Te l’ho mai detto? Forse non abbastanza! -
Lui spalanca gli occhi e apre la bocca, prende fiato e gonfiando le guance arrabbiato dice:
- Non prendermi in giro! Cosa vuoi dire? -
Oh, cielo… ma come fa a non capire?
Mi metto la mano sulla bocca. Oh bè, tanto ho sempre desiderato dirlo in questo modo:
Gli prendo le mani fra le mie, sorrido in maniera evidente e con gioia e gaudio dico:
- Tai, apri bene le orecchie! Tua sorella Kari, ovvero io, si sposa! -
Istintivamente si mette a ridere.
- Ah ah ah ah ah! Divertente! -
Non ci crede, lo sapevo. Io rimango seria.
- No, è vero? -
Annuisco mantenendo la mia espressione serena e felice. Questa me la ricorderò per sempre.
- E’ vero? Ti sposi? -
Accentuo il sorriso.
Il suo viso da rosa diventa rosso, poi bianco cadavere ed infine la sua espressione da stupita assume le sembianze di uno che ha appena subito un duro colpo sul cranio.
Lo vedo scendere giù lentamente, accasciarsi sulle ginocchia mentre io lo tengo ancora per le mani e… in un batter d’occhio sviene!
Lo sistemo subito steso a terra, poi guardo seria mia mamma e le dico:
- Hai filmato? -
Lei chiude la cinepresa e annuisce.
Con questo lo ricattiamo, poi è uno dei più bei ricordi di questo matrimonio!
Povero fratellino… come se fosse l’ultima ruota del carro. Io ho già comprato il vestito e lui doveva ancora saperlo!
Bè, ne è valsa la pena, se architettavo la cosa non sarebbe potuta venire meglio!
- Cara, non sarebbe il caso di metterlo sul divano? -
Dice la mamma apprensiva. Io mi alzo.
- Non ci penso nemmeno, pesa troppo! Invece aiutami a togliermi il vestito, non vorrei si rovinasse! -

Quando sono vestita normale Tai si riprende, all’inizio sembra non ricordare cosa gli è successo poi forse lo ricorda e si alza di colpo, non so come fa a non star male di nuovo per quello scatto, sempre di colpo si appiattisce contro la parete accanto alla porta d’entrata, braccia larghe, testa all’indietro, faccia comica.
- T-tu… mica hai detto che… ti sposi, vero? -
Prendo a ridere di gusto senza rispondere, la mamma prepara una tisana, spero ci metta del tranquillante o questo non arriva integro al matrimonio.
- No, era uno scherzo… che ci facevi vestita in quel modo? Dimmelo. Quell’abito… perché è qua? -
Eh, ma che domande stupide fa?
Seccata smetto di ridere, ora mi sta stufando, è troppo ottuso:
- L’ho comprato per te! Ma che domande fai? Certo che mi sposo! Devo rimanere zitella per tutta la vita? -
Lui si stacca dal muro ma non mi si avvicina, forse pensa che io abbia la lebbra.
- Ma no… ma che c’entra… stai pur bene fidanzata con TK, che bisogno c’è di sposarsi? Oddio… ti sposi con lui? -
Fa più chiasso di una porta che sbatte!
Sbuffo irritata, era divertente ma ora comincia a scocciarmi. Non può semplicemente mettersi a piangere dalla gioia dicendo che è felice? È proprio irrecuperabile!
- No, con mio nonno! -
- Ma se sono tutti morti i nostri nonni! -
Mi batto la fronte con le mani, mi ha fatto venir mal di testa.
- Ma da che pianeta vieni, Tai? Non è che sei Agumon travestito da Tai? -
Mi avvicino per sentire se ha la febbre per lo shock, magari delira per quello. Non faccio in tempo a toccarlo che si abbassa di colpo evitando il contatto.
Oh, questa poi!
- Tai, non ho una grave malattia! Mi sposo con TK, con chi vuoi che mi sposo? -
Lui mi fissa dal basso quindi metto le mani ai fianchi e con aria severa lo sgrido, la situazione degenera.
Sta proprio esagerando.
- Ma non è normale sposarsi! Non è come andare ad una partita… se la partita va male, poi bevi e ti ubriachi e la cosa passa, se va bene… bè, se va bene ti ubriachi lo stesso per festeggiare! Il matrimonio è diverso!
- Grazie a Dio! -
Sbotto allargando le braccia. Comincio così a camminare nervosa per casa, mentre lui continua coi suoi scleri da premio nobel!
Si alza di nuovo e mi guarda andare su e giù, poi azzarda.
- Ma sei sicura? -
- Si!-
Dico seccata.
- Dillo di nuovo… cioè, ripeti lentamente quello che fai… con dolcezza… -
Si è bevuto il cervello.
Gli vado di fronte e faccia a faccia grido con cattiveria:
- MI SPOSO! -
- NOOOOOOOOOOOO!! -
E’ il culmine, entrambi gridiamo cose che non si collegano all’altro, insulti forse… lui è disperato, ma non capisco cosa gli prende.
- Ecco perché TK prima era così strano! Ora vado da lui e lo ammazzo! -
Lo afferro per il collo della maglia mentre esce.
- Non muoverti! Cosa vuoi fare? -
- Mollami! -
Si divincola con agilità e si riappiattisce al muro.
- Non è normale sposarsi. Che bisogno c’è? -
Sospiro e mi calmo. Mi porto i capelli all’indietro in una coda immaginaria, poi li mollo e con più pacatezza dico:
- Tai, sei allergico al matrimonio? -
Lui nemmeno ci pensa.
- Non hai matrimoni, al tuo… chi può portarmi via la mia sorellina? Con chi litigo poi? A chi faccio i dispetti? E poi chi altri oserà farti piangere se non io? -
Rimango a bocca aperta. Era per questo!
Ma è scemo forte, allora!
Così l’arrabbiatura va via e finisce che rido. Prima sommessamente.
- Non vado mica sulla Luna! -
Poi sempre più forte finché non mi piego sulle ginocchia e continuo a ridere rivedendomi tutta la scena, dal suo svenimento, allo sbotto di follia che ha avuto e infine la scenata di gelosia bella e buona!
Fantastico!
Non pensavo che avesse potuto avere tutte quelle reazioni in un ora nemmeno… è unico, mio fratello.
- Perché ridi? -
Chiede offeso, incrocia le braccia al petto e torna a gonfiare le guance.
Io lo afferro per le gambe continuando a ridere, lo strattono finché non scende anche lui e lo guardo continuando a ridacchiare.
- Rido perché sei un caso irrecuperabile! -
- Ma che dici? -
Comincia ad imbarazzarsi.
Così lo abbraccio di slancio finendo col fondoschiena a terra. Affondo il [gso sulla sua spalla. In questo momento dimostro poca femminilità. Ma non importa. Con mio fratello va bene così.
- Anche tu mi mancherai, ma non me ne vado mica, sai? Nonostante tutto ti voglio bene, proprio come me ne vuoi tu! -
Lo sento irrigidirsi, sicuramente è diventato rossissimo ma almeno non nega. Borbotta qualcosa di incomprensibile poi capisco chiaramente:
- Quello che voglio è che tu sia felice, con lui lo sarai. -
Lo sarò. Io lo so. Perché la mia anima si sente al sicuro fra le sue mani.

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Capitolo 10
*** Everybody ***


CAPITOLO 9:
EVERYBODY


/Tai/

Ho indetto io la riunione e sono l’ultimo ad arrivare!
Figuriamoci, lo sapevo che finiva così, sono tornato tardi a casa ieri sera… colpa di Matt che non mi ha detto di andare a dormire. Ora non ho sentito la sveglia!
Che ritardo mostruoso ma credo che se lo aspettassero… spero.
Non ho nemmeno fatto caso a cosa ho indossato, sono già in macchina con lo stomaco che reclama cibo… ora svuoto il frigo ad Izzy!
Lo stereo dell’auto lancia a tutto volume l’ultimo CD che avevo inserito ieri sera, gli Offspring irrompono e mi svegliano definitivamente, così tiro giù il finestrino e accelero ad un livello che forse si potrebbe definire incosciente, tant’è che arrivo subito. Una frenata da formula uno lascia le gomme sull’asfalto, non faccio nemmeno aprire il cancello per mettere l’auto dentro, penso che mi tirerebbero dietro qualcosa.
Scendo e vedo Izzy aprirmi il cancello e la porta d’ingresso, mi avevano sentito… devo aver dato una bella sgommata!
Mi pianto in faccia il mio sorriso da chi la sa lunga, che loro definiscono irrequieto, ed entro buttando entusiasta le braccia al collo di Izzy, è da venerdì che non lo vedo, un record… si perché Matt lo vedo ogni giorno, ma lui a giorni alterni. Sono quelli con cui sono più legato, di conseguenza vedo spesso anche Mimi e Miho.
A proposito di marmocchi… dovrebbe esserci anche quello di Sora e Joe, Joji.
Sarà da divertirsi!
- Caro! Da quanto tempo che non ci vediamo! Mi sei mancato! Che cosa hai fatto nella mia assenza? -
Izzy con un’espressione eloquente mi liquida:
- Sono stato bene. -
Ci rimango male per gioco e lui non ride, sempre per gioco. Ormai è così. Fa finta di fare il tipo tutto d’un pezzo (che magari anche è), in verità sta a tutti gli scherzi che gli faccio.
A modo suo ma ci sta.
Da dentro arrivano molte voci e una confusione non eccessiva.
Do un’occhiata veloce, ci sono tutti e Joji e Miho contribuiscono ad una buona parte del caos mentre giocano insieme; in generale gli altri parlano fra di loro dicendo come va’ questo, cosa fa quello… solite chiacchiere.
- SALVE GENTE! -
Saluto allegramente, mi lanciano tutti uno sguardo divertito tranne Matt che con le sue occhiaie per le ore piccole, sembra dire:
anche io ho fatto tardi, però sono venuto puntuale!’
I soliti rimproveri a cui non rinuncia mai!
- Scusate ma devo fare prima una cosa! -
La mia voce squillante si distingue sopra di tutte, senza aspettare risposte mi fiondo in cucina dove c’è anche Mimi che prepara un vassoio con bibite e dei dolci fatti da lei… saranno buonissimi!
- Ciao Mimi… -
Lei era immersa in quel che faceva, perciò al mio saluto fa un salto sul posto spaventata, ma suo malgrado mi saluta subito allegra anche lei.
- Ciao… scommetto che non hai fatto colazione… -
Con aria furba m’indica con lo sguardo un angolo del tavolo provvisto di tazza piena di latte e cereali a forma di Digimon.
- No! Questi mi fanno impazzire! Sei un tesoro! -
Le stampo un bacio spontaneo sulla guancia mentre mi precipito sulla mia colazione, distrattamente la sento ridere e commentare:
- Sapevo che non l’avevi fatta… ogni volta che vieni qua non mangi a casa perché ti piacciono questi cereali! -
Con la bocca piena borbotto:
- Non fo dofe li tfofi… ma fono buoniffimi! -
La sua risata argentina si spande nella stanza donando ancor più il buon umore, anche da bambini era così quando ha cominciato a maturare a Digiworld. Di sfuggita noto Izzy che ha visto la scena, mi si avvicina e sventolandomi il dito davanti al volto mi ammonisce severo:
- Senti, signor calciatore! La deve smettere di scroccare il cibo a noi… e soprattutto di provarci con mia moglie! La prossima volta la denuncio! -
In tutta risposta m’imbocco e continuo a mangiare in maniera ignobile, lui fa una smorfia:
- Sei un caso disperato! -
Così esce portando uno dei due vassoi preparati.
- Ti aspettiamo di là, pagliaccio! -
Mimi mi strizza l’occhio e lo segue in sala reggendo i bicchieri e le bibite.
È un bel gruppo, dovremmo fare queste rimpatriate più spesso.
Mi piace vedere come Izzy si ingelosisce di Mimi, o tutte le attenzioni impacciate che Joe riserva a Sora… ma anche i due piccoli monelli che giocano distruggendo la casa. Joji ha il carattere di Sora e l’aria adulta ed intelligente di Joe, un bel tipetto. Mi piace anche come TK e Kari fanno i fidanzati senza però dimostrarlo platealmente… cioè sono quelli fatti l’uno per l’altro più degli altri, eppure hanno un modo loro di stare assieme. Che dire infine di Matt? Di lui mi piace come… boh, come sta in mezzo agli altri, come parla e dice la sua… come tutto, si!
Oddio, ora che lo ricordo devo ammazzare un attimo TK!
- TIIKEEEYYYY! –
Il mio urlo si leva in tutta la casa.

/TK/

Impallidisco sentendo l’urlo che viene dalla cucina di Izzy e Mimi. La mia faccia da sorridente che era, assume una smorfia, guardo Kari vicino a me ed ha circa la mia stessa espressione.
- Glielo hai detto, vero? -
Non ci preoccupiamo degli altri che curiosi come dei gatti guardano e noi e la cucina e di nuovo noi, senza capire.
- Non è che glielo ho detto… è venuto mentre provavo l’abito… -
Sembra ricordare ed è qui che ride, ha un sorriso spontaneo.
- Ma è stata una scena divertente… dovevi vederlo, TK! -
Immagino… nel male sarà stato comico, Tai non riesce ad essere serio… cioè, ce la fa ma con fatica e nei momenti d’estremo pericolo!
- Poi mi racconterai. -
Quando finiamo il nostro consulto, guardiamo verso gli altri e notiamo con imbarazzo che abbiamo gli occhi di tutti puntati addosso. Questo è motivo per noi d’imbarazzo, in fondo siamo persone fondamentalmente riservate, di compagnia ma riservate!
Se ci fosse Davis sarebbe una tragedia, fortuna che si trova in America!
Non ci chiedono nulla ma ci fissano insistenti e incuriositi, intanto Tai riprende le sue urla che terminano tutte col mio nome. Quest’oggi me le dà!
Cominciando a pregare emetto un suono flebile:
- Si? -
Kari mi mette la mano sulla spalla e m’incoraggia, questo per gli altri è motivo maggiore d’interesse.
Sento che viene qua a passo di carica, mi faccio piccolo piccolo e mi preparo all’uragano.
Irrompe nella stanza, ha il volto sporco di cereali a forma di Digimon, i capelli spettinati, ma quelli li aveva anche prima, e gli abiti indossati a casaccio, con la camicia mezza slacciata lasciata fuori dai jeans: il suo abbigliamenti di sempre. Volevo solo imprimermelo bene nella mente prima di lasciare per sempre questo mondo.
Mi viene di fronte e urla come se fossi a chilometri di distanza:
- COME HAI POTUTO?! -
Ma proprio lui doveva saperlo per primo? Dannazione… e Matt non lo sa ancora… ma penso che lui si limiterà a congratularsi. Spero.
C’è un silenzio di tomba e un attenzione maniacale su noi, io cerco in un nano secondo una risposta sensata che non lo faccia arrabbiare ma ne trovo solo una e non so se lo farà arrabbiare maggiormente o meno.
- Ecco… glielo ho semplicemente chiesto… in fondo riguardava me e Kari… poi lo avremmo comunicato a tutti oggi… - Poi mi viene un lampo di genio, mi alzo e gli stringo la mano sorridendo radioso: - Anzi, devo ringraziarti poiché sei stato provvidenziale! Senza di te non avremmo trovato l’occasione di annunciarlo come si deve! Come al solito sei decisivo ed essenziale! -
Senza lasciargli tempo di ribattere lui mi fissa come se fossi un alieno, mollo la sua mano e prendo quella di Kari seduta nel divano, la alzo e con aria felice ed ufficiale le cingo le spalle:
- Così giacché siamo in argomento, credo sia il momento adatto giunto anche oggi grazie a Tai… un amico prezioso da ringraziare poiché ha reso possibile questo giorno. -
Mi scambio uno sguardo espressivo e complice con Kari, prendiamo i bicchieri dal vassoio posato sul tavolino al centro della sala, invitiamo gli altri a fare altrettanto e, come solitamente si fa nei film, lo annunciamo in versione angeli caduti dal cielo:
- Io e Kari entro l’anno ci sposeremo! -
Il silenzio rimane poco, si sente subito l’ovazione felice di Mimi, Sora, Izzy (per quanto dimostri la sua contentezza solitamente) e Joe… Matt se ne sta ancora sotto shock mentre Tai… bè, Tai è ancora davanti a me, bocca aperta che tenta di parlare ma che non ha fiato e idee su cosa dire, cioè credo di averlo lasciato effettivamente senza parole, come volevo.
Semplicemente credo si possa ridurre tutto ad un semplice punto: non ha capito cosa è successo!
Puntavo effettivamente su questo!
Contento riprendo a respirare… per un breve attimo, poiché mi ricordo di Matt.
Sento mille congratulazioni e auguri, è in questo momento che vedo Tai e Matt vicini davanti a noi (Tai forse si è ripreso ma non ha capito ancora cosa ho fatto), mio fratello ha l’aria indecifrabile, leggermente severa, l’altro invece non saprei descriverla, è più un’espressione comica, direi. Parlano insieme, anzi, urlano. Matt dice:
- PERCHE’ NON ME L’HAI DETTO PRIMA? -
Mentre Tai:
- SONO LUSINGATO D’AVER AVUTO UN RUOLO COSI’ IMPORTANTE! -
Tutti si zittiscono, Matt lo fissa malissimo e gli tira un pugno in testa che ha poco d’amichevole:
- Idiota! Possibile che non capisci mai quando ti prendono per il culo? -
Sento risatine di sottofondo che mi risollevano.
Tai fa la sua solita espressione buffa, si massaggia la testa contrariato e ribatte inviperito:
- MA COSA DICI? SE MI HA RINGRAZIATO PER… INSOMMA, PER TUTTE QUELLE COSE! SEI SOLO INVIDIOSO CHE IO L’HO SAPUTO PRIMA E TU NO! -
Come un bambino gli rinfaccia proprio quello che l’ha infastidito. Infatti lo si vede assumere un espressione irata e mettendo le mani sui fianchi, continua il rimprovero:
- LO VEDI CHE NON HAI CAPITO NULLA? SEI PROPRIO TONTO ED OTTUSO! -
Diciamo che fra i due quello che urla maggiormente è Tai che tenta in tutti i modi di sovrastare Matt. Continuano la discussione, uno è notevolmente più composto e trattenuto, mentre l’altro gesticola e s’infervora in maniera imbarazzante.
I presenti non si perdono una virgola, qualcuno si preme le mani alle tempie massaggiandosele… scommetto che pensano che l’unica cosa che non mancava loro erano questi loro litigi infantili.
Ma a me sta più che bene, mi rabbonisce il fratello… credo… cioè… spero che dopo essersi arrabbiato con Tai non si arrabbierà così tanto con me.
Io e Kari da che sorridevamo contenti, a che diventiamo preoccupati per l’effettiva successiva reazione del cantante.
Cominciamo ad invocare qualche Santo, chi li ferma ora?
Solitamente quando eravamo a Digiworld arrivava a questo punto o Sora oppure…
Le bocche di entrambi vengono tappate contemporaneamente da due dolci, ficcati a forza dentro.
Le voci muoiono con il cibo che masticano per non soffocare, così guardano il colpevole dell’interruzione per sotterrarlo, probabilmente.
Izzy, però, non si preoccupa minimamente della loro reazione, tranquillamente passa loro in mezzo e con un sorriso cordiale ci stringe le mani e ci dice:
- Complimenti, è una bella notizia… anche mia madre ne sarà entusiasta, ormai vi consoce molto bene tutti quanti. -
Sia io che Kari respiriamo di nuovo ma non so quanto durerà questo stato di grazia.
Sembra abbia fatto un favore a tutti poiché ignorano i due litiganti passandogli davanti, tutti ci abbracciano o in ogni caso parlano amichevoli e felici con noi, ma nel momento di massima attenzione mi sento afferrare il braccio e trascinare via. Vedo i miei amici diventare sempre più piccoli per poi sparire, la porta si chiude davanti a me e… il silenzio mi accoglie.
Un silenzio che sarà tale per poco.
Caro fratellino… lui ha anche ragione ad arrabbiarsi, io volevo dirglielo prima da solo, però non siamo proprio riusciti a vederci, come facevo? È stata improvvisa questa riunione e n’abbiamo approfittato, io e Kari… spero capisca.
È giunto il momento.
Con aria seriamente rassegnata mi preparo.

/Matt/

Definirmi shockato è sminuire il mio stato d’animo.
Non sono shockato. Sono diciamo scandalizzato e non perché si sposa mio fratello, il mio fratellino… si, cioè anche per quello, ma quel che mi ha lasciato di più interdetto è stato che non me n’abbia parlato prima di dirlo agli amici. Kari con Tai l’ha fatto, da quanto ho capito.
Anzi, sarei voluto esserci per vedere la reazione di quell’esagerato.
Io sono sinceramente felice per loro due, non ho nulla in contrario come sicuramente l’aveva quel megalomane, dopo il primo momento di stordimento posso anche tranquillamente congratularmi come gli altri.
Tuttavia quello che voglio chiarire con TK è come mai non me n’abbia parlato prima. Abbiamo sempre avuto un bel rapporto e nonostante abitiamo in case diverse e non ci vediamo spessissimo, ugualmente abbiamo sempre parlato di cose importanti, si confidava per ogni cosa… cosa è successo ora? Che avesse così paura della mia reazione?
- TK, vorrei solo sapere una cosa… perché non me ne hai parlato prima? -
Sarebbe stato naturale, come lo è il mio tono ora, serio e leggermente severo.
Lui mi fissa con un aria da… uhm… le ragazze lo definirebbero un cucciolo. Io dico solo che mi fissa con quei suoi grandi occhi azzurri ed un espressione colpevole.
È teso.
Mi volto e cammino per la stanza nervoso:
- Rilassati, non ti sto inquisendo… -
TK sospira e si appoggia alla porta dietro di sé, sento che si passa una mano fra i capelli biondi.
- Vedi Matt… a dire il vero non è stato per paura della tua reazione o perché non ho trovato il tempo, so benissimo come fare per rapirti quando ho bisogno di te. È più che altro un motivo personale… -
Non ha mai avuto problemi a spiegarsi, per cui lo lascio parlare. Lo conosco molto bene e so cosa gli si agita dentro, cosa gli è successo… eppure questa volta vorrei parlarne come si deve con lui.
Torno a guardarlo e mi fermo, mi siedo su una sedia che trovo nella stanza abbastanza spaziosa. Solo ora realizzo che l’ho portato nello sgabuzzino delle scarpe e delle giacche, faccio una mezza manifestazione d’imbarazzo, ma torno a concentrarmi su di lui che cerca le parole adatte.
- TK, non ce l’ho con te in realtà… vorrei solo capire, Kari ne ha parlato con Tai. Non è gelosia la mia, nemmeno invidia, solo vorrei capire. Dopotutto abbiamo un rapporto stretto, io e te… parla liberamente. -
Lo vedo distendere un po’ i nervi e finalmente si decide, è sicuramente più rilassato ma si mantiene serio, come se parlasse a se stesso:
- Vedi, Matt… penso si tratti di questo. Non me n’ero ancora reso conto veramente, non l’avevo realizzato. Gliel’ho chiesto io a Kari, un modo normalissimo e naturale. Eppure vivevo come in un sogno, una nuvola che mi cullava in quest’illusione. Sai, capita, quando arrivi a raggiungere la felicità, ma ci sei ad un passo. Quando farai il passo successivo, ci sarai dentro del tutto. Quella felicità che si cerca in tutta la vita. Ci arrivi vicinissimo e hai paura di perderla o di svegliarti e renderti conto che non è vero. Potrebbe succedere qualunque cosa e tutto si rovinerebbe.
Non me n’ero reso conto veramente.
Solo ieri è successo.
Tai è venuto da me per dirmi della riunione, così n’approfittava per salutarmi, ha detto. Ho pensato che fosse perfetto, oggi, per comunicarlo a tutti.
Comunicare cosa?
Che mi sposo. Che io e Kari ci sposiamo… in quel momento l’ho realizzato ed è stata la confusione più totale.
Non mi faccio mai piani precisi, anche oggi non sapevo cosa dire, dopo averlo chiesto a Kari sono caduto ŠÎl panico, che dovevo fare per primo? Non mi sono mai sposato, in fondo. Quindi io sono stato quello più sorpreso di tutti. Sono ancora nella confusione… ma ammetto che dopo averne parlato con te va meglio… come sempre. Devo imparare a farlo prima. -
Il suo lungo monologo termina e lo vedo sereno, ha un aria di scuse ma felice, sta bene e non posso che esserne contento.
Sorrido mentre mi alzo e lo raggiungo.
Ha un volto disteso, il suo bel volto che ha catturato sempre molto donne.
Che ha catturato, insieme alla sua anima e al suo gran cuore, anche la sua futura moglie.
- E’ strano anche per me, ma tutti se lo aspettavano da un momento all’altro. Ne sono felice, sai? Veramente. È una delle cose più belle della tua vita ed è giusto che tu la viva in questo modo. Al contempo, però, devi anche mettere i piedi per terra altrimenti non raggiungerai come si deve quel tuo posto speciale. Non ho molto altro da dirti.
Non ce l’ho con te.
Sono solo contento.
Sinceramente contento per te. Auguri a te e alla tua ragazza. -
Il massimo che arrivo a fare è una stretta alla spalla da fratelli ma lui credo sia molto emozionato, ci teneva alla mia benedizione. Ora non trattiene più quel che sente, così mi abbraccia istintiv#Úente e mi ringrazia.
- Tanto lo sapevo… qualunque scelta facciamo, siamo sempre dalla parte l’uno dell’altro. -
Mormora, lo circondo delicato con le braccia.
Il piccolo TK è cresciuto e l’effetto che mi fa è devastante… ho bisogno di parlarne con Tai, ma ormai se ne parla chissà quando.
Con un aria un po’ rassegnata lo lascio andare.
La sua strada l’ha presa completamente.
È un uomo e quel che mi lascia dentro è pressoché indescrivibile.

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Capitolo 11
*** Circle of fear ***


CAPITOLO 10:
CIRCLE OF FEAR


/Izzy/

- Sai che se ti incontra Hannibal poi diventa vegetariano? -
Questa è solo una delle tante frecciatine che si scambiano Tai e Matt. Si sono tutti ripresi definitivamente dallo shock della notizia e devo dire che era ora, in fondo tutti se l’aspettavano, non era una gran sorpresa… o forse sono io quello strano che non si meraviglia per queste belle notizie?
La si può mettere come si vuole, quel che comincia a premermi sempre più è il motivo di questa riunione. Non so se Tai ci è o ci fa. Ha organizzato tutto e poi si mette a ridere e scherzare, forse vuole cercare di evitare il problema.
- Tai, avanti… spiegaci perché siamo qua… -
Taglio corto senza troppi giri di parole, non ho voglia di stare a divertirmi mentre da qualche parte, forse, c’è qualcosa che non va.
Tutti si zittiscono per la serietà e la freddezza con cui li ho riportati alla realtà ma questi sono i miei modi, mi fissano e Tai improvvisamente non ride più ricordandosi effettivamente di quanto doveva dirci.
Si appoggia al bracciolo di un divano e si passa le mani fra i capelli che tornano spettinati sulla fronte, nel giro di un attimo ha l’attenzione di tutti.
- Ecco, ve l’ho accennato, no? È successo che mi è arrivata una mail che poi si è auto distrutta subito. C’era il video di un bambino che parlava, mi ha chiesto aiuto, ha detto che stavano andando a Digiworld come sempre ma che nel mentre la via si è distorta e sono finiti in un’altra dimensione che non conoscono. Hanno chiesto aiuto a noi Digiprescelti della vecchia guardia ma io non so che fare. Non li conosco. -
Dopo un attimo di pausa afferma che non sa altro, la serietà con cui ha parlato l’ho apprezzata, sa tornare in sé quando serve, forse è cresciuto un po’.
Prendo io la parola:
- Non ti è arrivato nient’altro, dopo? -
- No, fino a ieri sera no… -
- E' probabile che serva una certa forza o energia per riuscirci e non ce l’hanno più fatta. Se hanno chiesto aiuto saranno in pericolo, magari proprio imprigionati. -
Fra tutti quelli che hanno l’aria più preoccupata sono Mimi e Kari, Sora sta pensando al lato pratico come anche gli altri; Tai probabilmente ci ha già pensato così tanto che ha deciso di rinunciarci.
TK interviene e con quel suo modo diretto ma delicato:
- Secondo me la cosa più sensata da fare è andare dove sono loro e pensare qualcosa dall’interno, tanto sia qua che là abbiamo le stesse opportunità, ma magari ci capiamo meglio, dovremo sapere tipo che dimensione è… -
Una logica giusta e lucida. Mi accodo a lui ed è Joe a tirare fuori il successivo problema:
- Si, sono d’accordo, ma come ci andiamo? Non è una cosa che si può decidere… cioè, se ho capito bene loro stavano andando a Digiworld e sono stati dirottati come da un’altra forza, su questo nuovo luogo… -
Sospiro. Ha ragione anche lui, rivaluto velocemente la situazione: sono bene o male tutti Digiprescelti che andavano a Digiworld, ma Digiworld non ha problemi. Il fatto che abbiano contattato Tai è indicativo, cioè lui fra tutti noi è quello con più energia. Detta in maniera spiccia è colui che attira per primo persone, esseri, cose, luci e oscurità. Lui e Kari ed infatti sono fratello e sorella. Avranno intercettato lui per questa serie di motivi... e poi anche molta fortuna. O forse è probabile che lo conoscessero loro ma non viceversa, è diventato famoso quella volta che abbiamo fatto scoprire Digiworld ed ancora ora è riconosciuto dai bambini, lui come noi.
- Potremo controllare intanto se c’è qualche nuovo messaggio. Dovremo capire COME ci sono riusciti a mandarci quello. -
Riflette ad alta voce Sora.
Io la guardo, ha ragione, capendo come hanno fatto loro potremo riuscirci anche noi.
Nel giro di un istante siamo tutti nel mio studio mentre i bambini giocano nella stanza dei giochi. Davanti al PC consultiamo la casella di posta di Tai e anche la nostra per sicurezza, ma ovviamente non c’è nulla.
Continuo a smanettare un po’ sulla tastiera per trovare qualcosa come mail cancellate o simili ma non c’è nulla, intanto sento che gli altri ne parlano ancora, Matt dice la sua, diretto e freddo:
- Bè, se il nostro obiettivo è andare in quella dimensione, noi potremo fare come hanno fatto loro… cioè dirigerci a Digiworld, se c’è qualcosa che non va verremo risucchiati anche noi come loro. -
Fermo le mani e tolgo l’attenzione dallo schermo del computer.
È vero e onestamente dovevo pensarci prima, penso sia l’unica cosa che possiamo effettivamente fare.
- Matt ha ragione, la penso come lui, vale la pena provarci e se è uno scherzo tanto meglio! -
In poco tempo ci accordiamo, ma sorge il problema di Miho e Joji, non possono certo venire anche loro.
- Li porto dalla vicina, è mia amica ed ha anche lei un figlio, è molto disponibile e capirà. Non penso si tratterà di molto, le darò il numero della mamma di Izzy se ci sono problemi. -
Mimi risolve anche questo ma io mi sento ugualmente inquieto. C’è qualcosa che non va, lo sento, è nell’aria e vedendo Mimi sparire per un paio di minuti e tornare da sola, ho un presentimento che mi porta i brividi. Gli occhi si posano sul suo ventre non molto gonfio.
- Forse è meglio che tu non venga... -
Mormoro soprappensiero, un’ombra visibile di preoccupazione sul mio viso che fa allarmare tutti.
- Izzy? -
Dice Mimi incerta avvicinandomisi, è preoccupata anche lei ora:
- Cosa dici? -
- Bè, sei incinta, potrebbe essere pericoloso per te… -
Ma lei non se la beve, ormai mi conosce, mette le mani ai fianchi e con fare sicuro e deciso sbotta:
- Non dire scemenze, sono al terzo mese. Figurarsi, che pericolo vuoi che ci sia? Vengo con voi, come sempre. -
Sospiro, non sono convinto, corrugo la fronte ma poi la distendo, le sfioro la spalla per tranquillizzarla e cancello questa mia espressione, sono bravo a fingere:
- Va bene, hai ragione, esageravo… era per essere sicuro. -
Le do le spalle, ho paura che capirebbe se mi guardasse negli occhi, lei lo capirebbe subito che ho un presentimento.
- Andiamo? -
Sembra che non abbiamo scelta.

/Kari/

Penso di capire cosa abbia Izzy, è lo stesso per me forse meno forte ma la mia sensibilità si riferisce alla luce che è viva in me. Percepisco pericolo per la luce nel luogo in cui andremo, devo stare attenta, la proteggerò ancora una volta e poi ci sono anche gli altri, finchè siamo insieme non ci sono pericoli. Mi stringo impercettibilmente a TK e lui lo nota portando una mano sulla mia schiena, discreto e leggero.
Mi lancia un fugace sorriso caldo e i suoi occhi azzurri mi danno quella calma che cercavo.
Tiriamo fuori i Digiwise e quando Izzy dice che il varco è aperto la consueta sensazione ci avvolge. Una luce ci investe ed è come se una forza ci risucchi facendoci a pezzi senza dolore, la mente va subito in confusione e quando ho la chiara impressione di volare in maniera scomposta, sento il mio corpo che non è come l’ho sempre conosciuto.
Poi più nulla finchè non riprendiamo coscienza. La prima cosa che sento prima di aprire gli occhi è un pavimento solido sotto di me, forse siamo a Digiworld.
Faccio fuoco intorno a me per vedere esattamente il nulla, o meglio solo buio. In un primo momento non distinguo altro, ma quando mi metto a sedere mi rendo conto che non è proprio oscurità, c’è una specie di alone che ci permette di vedere, della penombra e finalmente noto che siamo circondati da vie e vie pressoché infinite di fili elettrici, sono enormi, si intrecciano e proseguono all’infinito, dove vadano e se si riuniscano io non lo so. Guardo a terra e capisco che non c’è pavimento visibile anche se al tatto sembra. Anche giù è tutto nero e confuso.
Ci alziamo in piedi, siamo tutti. Izzy aiuta Mimi e le chiede se sta bene, lei sorride radiosa senza capire come potrebbe succederle qualcosa solo in un passaggio da un dimensione all’altra fatta mille volte.
Lo stesso fa anche Joe con Sora; il primo a parlare e ad interrompere questo silenzio quasi mortale, è mio fratello:
- Dove cavolo siamo? -
Ovviamente è una domanda stupida perché se non lo sapevamo prima figurarsi ora.
- Certo non a Digiworld. -
Risponde TK pensieroso, non ha un espressione troppo turbata, non sarebbe da lui ed è questo che tranquillizza un po’ tutti. Tai è addirittura allegro e non so come faccia visto quel che ci circonda, ma non sarebbe da lui fare la parte del coscienzioso preoccupato, non ancora… di solito esce di testa sempre all‘ultimo momento, dopo tutti gli altri!
- Bene, siamo arrivati a destinazione… deve essere quella dimensione. -
A riportare tutti alla realtà mostrando il lato pessimista della cosa è Joe:
- Si, piccolo problema: dove sono i bambini che hanno chiesto aiuto? -
Tutti ci giriamo verso di lui e lo guardiamo sperando che visto che la domanda l’ha posta lui, sappia anche la risposta. Ogni tanto è detestabile questo suo senso di pessimismo cosmico… da fastidio quando ha ragione pienamente come ora.
C’è un sospiro scoraggiato generale e come succede sempre è TK a non perdere la speranza:
- Dai, siamo appena arrivati, cerchiamoli, no? -
Del resto è vero, è assurdo fasciarsi la testa prima di averla rotta, ma Joe gli risponde logico e disfattista:
- Potremmo anche perderci, non è uno scherzo muoversi in un posto del genere. -
Sora lo ammonisce:
- Smettila! Dobbiamo fare qualcosa, potremmo seguire questi fili elettrici, si congiungeranno in qualche posto, no? -
Anche Sora è brava a far tacere quel lato fastidioso di Joe; intendiamoci, non ho nulla contro di lui ma spesso risulta pesante e ad alleggerirlo lei è l’unica a riuscirci. Le sorrido di gratitudine come anche Mimi, poi la mia attenzione viene attirata da Izzy, Tai e Matt chinati sul portatile del primo, mi avvicino come tutti e chiedo cosa hanno scoperto, l’esperto parla immerso nel suo mondo di congetture e riflessioni tecniche:
- Mm… non ne sono sicuro ma potrebbe trattarsi della dimensione che sta fra il mondo reale e Digiworld, quello che fa da tramite, dove tutti passano per arrivare all’altro senza mai fermarsi. -
È un’ipotesi sensata e da lui non potevo aspettarmi altro, mantengo la pazienza e ci rifletto in silenzio, ha senso, ma questo significherebbe…
- Quindi c’è qualcosa che non va nel Sistema Digitale in generale… -
Esprimo il mio pensiero e Izzy mi viene subito dietro staccandosi dal computer:
- Esatto… in altre parole siamo nella dimensione della tecnologia, quella strettamente legata alla digitalità nella sua forma più ampia e generica… -
Tutti ne rimangono sorpresi poiché nessuno, io per prima, pensava che potesse esistere una cosa simile, ma dopo i Digimon tutto è fattibile.
Tk si allontana avvicinandosi ad un nodo di fili grandi che ci sta accanto e serio con quella sua espressione che cattura tutti quelli che lo guardano, mormora:
- Quindi questi sono fatti di elettricità… -
Come lui l’ha realizzato, penso tutti ci siano arrivati:
- Stiamone alla larga, ve lo raccomando. -
Asserisce freddamente Matt mettendosi le mani nelle tasche, ha una maglia senza maniche, simile a quella che aveva quando siamo stati da bambini a Digiworld. Sorrido… sa sempre come farsi notare pur non facendo nulla d’interessante. TK non ha nulla da invidiargli eppure ha un fascino diverso dal fratello.
Mi riscuoto, questo sicuramente non c’entra.
Izzy chiude il computer e lo mette nella sacca che si è portato appositamente per quello, poi si fa avanti e con fare di comando dice la sua definitiva che tutti aspettavamo, dopo di questo Tai concluderà.
- Conoscendo il mondo dell’informatica, della tecnologia e del digitale, questi fili si congiungeranno da qualche parte, dove c’è il protagonista di questa faccenda… e probabilmente troveremo anche i bambini. -
Nessuno fiata ma personalmente mi trovo in accordo con lui, guardo subito Tai vicino a lui che sembra pensarci, quando fa finta di essere serio è ancora meglio di quando lo è veramente. È un tipo buffo ed io come mio solito mi perdo in dettagli strani.
E poi… non vorrei dirlo ma il presentimento di prima è sempre più grande ed ora lo distinguo come chiara paura, quella che attanaglia lentamente tutti come in un cerchio che finirà quando troveremo il termine di questo posto, se c’è.
Ho paura.

/Tai/

Tutti mi fissano dopo le parole del saggio ed intelligente Izzy. C’è stato solo un periodo in cui mi sentivo inferiore a lui poiché la mente del gruppo, in fondo, è lui; quello che sa le cose al volo, progetta, pensa… io decido e agisco ma tutti mi reputano il capo. A me viene semplicemente naturale e non ci vedo nulla di male nel farlo, non vedo perché star°itroppo fermi a riflettere sulle azioni migliori, a che serve? Il pensare non ha mai salvato nessuno, non da solo per lo meno, ma ammetto che è importante farlo nel giusto modo.
Io ci metto poco a capire cosa voglio fare, lo so subito, non mi dico bugie e non ci giro intorno. Appena lo realizzo nel giro di un attimo non capisco perché non darsi subito da fare, per questo sono il primo a fare le cose, a farmi avanti, a non stare fermo.
Ed ora è uguale:
- Non c’è molto da pensare e da fare. Non tornerò certo di là senza aver concluso nulla. Andiamo, no? -
Così dicendo mi volto e mi incammino, non sento le loro risposte, so che mi seguono e così è. Se c’è qualcosa che non andava me l’avrebbero detto subito, è il nostro patto. Non sono obbligati a seguirmi sempre, non li ho mai obbligati, ma io agisco senza perdere tempo, il resto si vede dopo.
Ci incamminiamo e non c’è molto buon umore fra noi, perfino io esaurisco le battute, ma ne approfittiamo per parlare di noi e di cosa abbiamo fatto in questo periodo, non come lo faremmo seduti a casa di Izzy e Mimi, ma non c’è male... sempre meglio dell’alternativa: un silenzio terribile!
Finalmente dopo un notevole camminare monotono e palloso vediamo qualcosa in lontananza, un concentrato di fili maggiore.
Decidiamo di avvicinarci e quel che vediamo ci lascia all’inizio senza parole, straniti. Non si vedono spesso cose simili.
Si tratta di una gabbia di fili elettrici, qualcuno dice di non toccare perché danno scosse anche se era esattamente quello che stavo per fare, si vede all’interno per le fessure che ci sono.
Un chiacchiericcio.
È una gabbia che si estende per kilometri, è enorme e piena di bambini.
Siamo arrivati a destinazione.
Sono tutti i bambini rapiti e sono di ogni nazionalità, alcuni piangono, altri si arrabbiano, altri parlano con aria intellettuale… altri dormono!
Ci vedono e felici ci vengono incontro:
- Oh Santo Cielo… -
Mormora mia sorella in coro con Mimi.
Ci distraiamo tutti, qualcuno cerca di vedere quanto ampia è la gabbia o se c’è qualcuno che ci dia qualche indizio ma sembra ci siano solo questi ragazzini, a me questo basta.
- Siete arrivati! Il messaggio ha funzionato! Di che zona siete? -
C’è uno fra tutti che prende la parola, mi sembra il più sveglio e gli rispondo io:
- Giappone - e immagino si capisca… - Ho ricevuto una mail con il video, ho dovuto attendere di riunire tutti e vedere come fare… ma cosa è successo? -
Il ragazzino di cui parlavo mi risponde mentre gli altri allarmati fanno mille altre domande che mi stanno per mandare in tilt:
- Si, sono io che ti ho mandato il video… - Effettivamente si, era lui, ora che ci penso era la sua faccia. - Ma siete arrivati subito! -
Corrugo la fronte, che sta dicendo?
- Ci abbiamo impiegato due giorni, eh? -
Izzy sta smanettando di nuovo al pc per vedere di collegarsi in qualche modo a questo posto, qualcun altro parla con gli altri ed è come se fossimo tutti un po’ distratti. Sento qualcuno dire:
- Eh si, il tempo scorre diversamente, anche la pancia di Mimi prima era aumentata vistosamente per poi fermarsi, penso ci siano sbalzi di tempo invariati. -
Lo registro con l’anticamera del cervello e non capisco cosa questo possa comportare per noi o per Mimi, mi interessa come posso aiutarli:
- Come siete finiti qua? -
- Passavamo il Digivarco come sempre e siamo rimasti in questo posto, non è mai venuto nessuno a dire nulla, nessuna voce, niente di niente, solo che se cercavamo di fare qualcosa o di uscire ricevevamo scariche elettriche. Ne arrivano in continuazioni di altri bambini che cercano di passare il varco. Non sappiamo cosa fare. -
Comincia ad agitarsi anche quello con cui parlo ed io di conseguenza sudo, forse siamo uguali.
- Io non so cosa fare, se non viene la causa di tutto questo siamo impotenti anche noi… sono fili elettrici e… -
Mi interrompe un urlo, una voce familiare. Ci voltiamo tutti e non facciamo in tempo a reagire, è tutto molto veloce. Dei fili circondano il corpo di Mimi senza toccarla, la fanno levitare, lei terrorizzata urla per poi venire portata via all’istante alla velocità della luce e lasciarci qui così.
Merda! E ora che faccio?


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Capitolo 12
*** Purify ***


CAPITOLO 11:
PURIFY


/Izzy/

Di norma sono un tipo reattivo dal sangue freddo che nel giro di un minuto riesce trovare la spiegazione a tutto, ebbene ora mi chiedo come mai non riesco a connettere alcun pensiero coerente e sensato che abbia una qualche utilità.
Fisso lo sguardo nell’apparente vuoto nero dove è appena sparita Mimi, dimentico i miei muscoli facciali e li lascio in pieno stupore e forse anche terrore, non terrore per un pericolo o qualcosa di simile, terrore per mancanza di una persona importante. Questo è tutto ciò su cui riesco a ragionare.
Mi manca il respiro e quel che so dire è:
- Mimi… -
La prima cosa che sento sono le urla dei bambini nella ‘gabbia’ di fili elettrici, i più piccoli si spaventano e finiscono per assordare tutti, il caos in poco dilaga e la mia voce flebile viene sovrastata da quella di Tai che in poco si trascina tutti gli altri che urlano agitati il nome di Mimi, fra tutto questo che non mi aiuta a trovare il controllo di me sento solo Sora che cerca di calmare tutti:
- Non serve a nulla, basta! -
Avrebbe ragione e la sosterrei normalmente se non fossi così emotivamente coinvolto come da molto non mi accadeva.
Nel giro di un attimo mi trovo del tutto senza controllo.
Calmarmi?
Non serve a nulla? Quando c’è da mantenere la calma solo il primo a riuscirci, ma solo se so che serve, ora penso solo una cosa: una persona è sparita e quella è la mia donna, io penso che devo fare quanto è oltre il nostro potere e limite per ritrovarla. Perché in una delle rare volte assaggio l’egoismo. Lei deve tornare da me o io… io senza… il breve pensiero di me senza Mimi mi lascia dentro un caos che mi getta nella paura, non capisco più nulla, prendo Sora che dice di stare calmi, l’afferro per le spalle e la scuoto senza delicatezza, sento il mio
volto livido di rabbia mentre le persone sanno solo essere inutilmente seccanti… e dicono… basta...
- BENE, DIMMI ALLORA COS’E' CHE SERVE!? DIMMI COSA DOBBIAMO FARE TU CHE LO SAI! DIMMI! BASTA COSA!? BASTA COSA!? -
Non avrei voluto ma ora so solo una cosa, Mimi è stata rapita, una delle cose più belle e preziose della mia vita che mi fa sentire diverso da come sono sempre stato, la mia famiglia, mia… non c’è, potrebbe non esserci, per quel che ne sappiamo potrebbe essere già morta… perché non si tratta di giochi di bambini, si tratta di cose sconosciute e non abbiamo idea di nulla, non sappiamo cosa serva e cosa non serva, ma io calmo ora non riesco minimamente a starci.

Non se ne parla!
TK mi separa da Sora mentre lei un po’ shockata dalla mia reazione mi fissa inebetita, vorrebbe rispondere ma non sa cosa dire e la mia immagine si riflette nei suoi occhi sgranati, nei suoi e in quelli di TK… vedono una persona che non riconoscono, sconvolta e fuori di sé.
Ho perso controllo.

- Basta lo dico io! Vediamo di calmarci e ragionare da persone adulte! -
E’ Matt che con voce ferma e piatta ammonisce tutti, nel giro di poco anche i bambini stanno zitti, sento gli occhi di tutti puntati addosso, non credo di farcela, non ancora, perché in questi momenti finisci per pensare ad ogni male peggiore, ti rendi conto che in realtà nelle tue mani non c’è nulla e che anche se daresti la vita per chi ami, questo non servirebbe a proteggere nessuno.
Contraggo i muscoli del volto e del corpo, stringo i pugni e mi scosto dagli altri mentre i miei occhi diventano di gelo ricacciando quel qualcosa che mi preme per uscire.
Non è il momento di lasciarsi andare ±O nuovo.
Kari mi si avvicina e con fare che somiglia molto a quello di Mimi, mi tocca la spalla per darmi conforto e sicurezza, tutta quella che ora mi manca. Detesto stare così.
- La troveremo, dai… -
Ma le frasi fatte non mi sono mai piaciute, sono sempre andato sui fatti eppure il mio computer ora mi sembra solo una presa in giro all’intelligenza di cui dovremmo essere dotati. Preferisco non dire nulla.
Non dirò nulla.
Solo che se le succede qualcosa a lei e al piccolo, non riuscirò a tornare in me, in quel caso.
Non penso proprio.


/Mimi/

Una sensazione di intorpidimento mi fa aprire a fatica gli occhi, non è facile tornare in me solo per ricordare dove sono; l’unica cosa che realizzo chiaramente è che sono scomoda e non mi piace, non capisco esattamente nulla.
Di norma sono lenta ad apprendere e sono decisamente poco reattiva, eppure l’unica cosa che riesco a comprendere al volo è se è una situazione positiva o meno: quella in cui mi trovo ora è sicuramente negativa!
Apro gli occhi e noto il buio, poi metto a fuoco ma non si notano sostanziali differenze. Con forza mi metto a sedere, faccio fatica, il mio fisico è indebolito e spossato, prima sono svenuta per lo spavento non perché mi è stato fatto del male fisico, quindi ora teoricamente dovrei stare bene, è solo il pensiero che la mia pancia è aumentata paurosamente che mi destabilizza oltre il necessario.
Il pavimento sembra non esserci eppure è solido poiché al tatto si sente, alzo lo sguardo intorno e nel buio si notano come una fitta rete di quei fili di prima, ora sono molto più piccoli e sottili, una convergenza fra tutti quelli che esistevano che formano il nucleo circolare di questo cuore in cui mi trovo.
Devo essere stata rapita ma qui non vedo nessuna persona. Aguzzo la vista, forse dovrei alzarmi e provare ad esplorare anche se non mi sembra grande.
Ricordo solo che poco prima ero con gli altri e cercavo di ascoltare i bambini e subito dopo mi sono alzata in cielo circondata da qualcosa di indefinito… ricordo lo sguardo di Izzy che ho cercato, ho pensato che ora lui mi avrebbe tirato fuori dai guai come sempre ma lui mi guardava senza crederci e poi nulla. È stato tutto veloce e sono svenuta.
Il pensiero di Izzy mi tranquillizza, anche se sul momento non è riuscito a fare nulla sicuramente ora combinerà qualcosa, non devo temere, ne sono sicura, subito arriva e mi tira fuori con una delle sue ingegnose idee, io lo abbraccerò e poi probabilmente si imbarazzerà, è bello quando è imbarazzato.
Non mi preoccupo minimamente di come andranno le cose poiché ho fiducia in lui e da quando mi sono messa con lui ho cominciato a non avere più paura, sono contenta perché non piango per le sciocchezze e mi sembra di essere forte come Izzy, come anche lui vorrebbe che io fossi, non me lo dice però lo capisco. A lui dispiace quando io sono triste o mi lascio andare o piango perché si sente inutile e non lo sopporta.
Spero che ora non si senta così, non posso fargli cambiare pensiero e rimetterlo in carreggiata, sono momentaneamente lontano da lui.
L’idea che in questo stesso posto ci sia anche Izzy mi tranquillizza e mi dona la calma necessaria per non peggiorare le cose.
- C’è nessuno? -
Mormoro provando ad ascoltare con attenzione.
Subito un’ombra si frappone fra me e un angolo più luminoso degli altri che però non sono riuscita a vedere bene. È strana quella luce, è intermittente, come se fosse quella di un computer, ma in un posto simile non possono essercene… vero?
Effettivamente pensandoci meglio non so assolutamente che posto sia, so solo che non mi piace!
Cerco di mettere fuoco questa ombra ma non ci riesco, per quanto mi sforzi rimane sempre e solo un ombra.
- Chi sei? -
Chiedo con un certo timore e gentilezza naturali.
- Io sono il futuro. -
Sgrano gli occhi stupita, che significa? Già qua mi viene mal di testa, se questo parla per enigmi e rebus mi sarà impossibile capirlo e se mi viene mal di testa mi spazientisco!
- Siamo nel futuro? -
Azzardo un ipotesi non difficile.
- No, IO sono il futuro. Questa è la mia casa, il mio mondo. -
Non mi chiedo perché risponda alle mie domande ma la sua voce è metallica e robotizzata, fredda, come se venisse trasmessa direttamente nella mia mente.
- Non è molto allegro, sai? Mancano dei fiori… e anche le finestre… -
Mi piacerebbe guardarlo negli occhi, non capisco bene le sue reazioni, mi dà fastidio.
- Non servono. -
Apro la bocca per rispondere allegramente e subito mi rendo conto dell’assurdità della situazione, mi alzo a fatica e traballo per la testa che mi gira, con una mano mi tengo la schiena e con l’altra massaggio il ventre gonfio.
- Cos’è che ti serve allora? -
Cerco di andare casualmente al nocciolo senza far spazientire nessuno anche se mi sembra impossibile far arrabbiare qualcuno che non vedo e che dalla voce sembra una macchina. Parla meno di Izzy quando è al computer!
- Fermare il futuro del Mondo Esterno. -
Ecco i primi punti di domanda che mi si formano in testa, corrugo la fronte e mostro chiaro tutto lo sbigottimento e l’interrogazione del mio volto.
- Cosa vuoi tu? -
- Io sono una delle cause principali della fine del Mondo Reale. Sono stato creato dall’uomo quasi per caso ed ora sono sempre più vivo ed importante. Mi sfruttano e mi utilizzano per i loro scopi, sporcando il Mondo e le persone stesse. Io voglio la mia pace e la mia libertà. -
Dimentico la bocca aperta mentre molto espressivamente mi inebetisco davanti a questa ombra che rimane un ombra. Che dovrei dire di preciso? Non so nemmeno se ho capito bene. Perché io e non Izzy? Lui avrebbe già capito tutto e starebbe elaborando un ottimo piano… basterebbe uno qualunque degli altri, tranne Tai forse, lui farebbe solo più caos, perché proprio io?
- Mi sono persa ma voglio sapere… perché io? E quei bambini che c’entrano? Come hai intenzione di prenderti pace e libertà? -
In sé non è un male desiderare la propria pace e libertà, tuttavia è ambiguo come desiderio, dipende da chi cavolo è sto pazzo!
- Tu hai in te qualcosa che a me interessa. I bambini c'entrano, sono gli unici su cui ha senso che io agisca. -
- Sono indiscreta se ti chiedo perché? -
Ho sempre paura che possa seccarsi anche se il suo tono non lo cambia proprio per nulla.
- Io troverò la mia pace fermando il futuro del Mondo Reale. -
Ripeto fra me e me le sue parole e nell’istante il mio piccolo mi da un calcio che mi fa sussultare, è qua che capisco e quasi torno a sentirmi male, infatti mi accascio sulle ginocchia.
- I bambini sono il futuro del mondo… -
La sua risposta mi sembra più agghiacciante delle altre eppure si tratta di un semplice:
- Si.-
Un brivido mi attraversa del tutto e ora non so assolutamente cosa fare, solo un pensiero… vorrei Izzy, mi abbraccio istintivamente la pancia protettiva e le lacrime mi premono… un mondo senza bambini, senza i miei bambini... l’angoscia riesce a prendermi e non capisco altro mentre me lo ripeto.
- Non li uccido, non mi interessa, ma non possono stare nel Mondo Reale o per me, Scienza e Tecnologia, non ci sarà mai pace e libertà. Voglio la mia assoluzione. -
Non sono reattiva, dannazione, l’unica cosa che so fare ora è ripetere quanto capito. Solo dopo che mi ha detto quelle cose noto che dietro questa ombra c’è un computer, nell’angolo illuminato. È strano, non proprio come quelli terrestri, è solo uno schermo sospeso nel vuoto. È grande e senza collegamenti, da lì controlla tutto quello che lo riguarda. Questo dettaglio mi fa capire che noi potremo fare quel che vorremmo con i mezzi che di solito
disponiamo, ma sono tutti voluti e permessi da questo tipo. Lui sa tutto e gestisce e permette.

Trattengo il respiro mentre comincio a sentirmi di nuovo male, le forze mi mancano e mi aggrappo all’unico pensiero che di solito mi fa stare bene… Izzy che saprebbe cosa fare. Chissà se anche ora lo saprebbe… del resto il ‘nemico’ è proprio ciò di cui lui è pregno e dipendente, a volte.
Questa realizzazione mi fa paura, una paura allucinante, come se Izzy stesso potesse essere il mio nemico.
Sfiguro il mio volto con una smorfia di schifo e preoccupazione, voglio essere altrove, nel mio mondo, con mia figlia e mio marito e i miei amici, non qua, non così, non con questa consapevolezza e questo peso.
- Lasciami andare, ti prego… -
Mi viene il fiatone e il battito cardiaco si accelera, l’ansia e la paura si ingigantiscono a tal punto che non riesco a controllarmi e a star calma. Non più.
Ho paura e non ho problemi ad ammetterlo.
- Perché? -
- Io… io non mi sento bene… - Abbozzo confusa qualcosa e proseguendo prende forma qualcosa che forse potrebbe aiutarmi ma non ne sono sicura, del resto non capisco bene cosa dovrei e potrei fare!
- Non è ancora ora per il mio piccolo, ma se sto qua non ti sono di alcuna utilità, io mi sento male, se mi fai tornare nel Mondi Reale coi miei amici togliamo il disturbo e non ti mettiamo i bastoni tra le ruote… ed io sto meglio… -
Sembra rifletterci un attimo mentre mi sovrasta scrutandomi attentamente, infine dice metallico:
- Va bene, sei troppo rumorosa. Non mi servi ora così, io tengo solo cose che mi servono nel modo che mi servono e non faccio né più né meno. Arrivederci, ti riprendo io quando sarà il momento. -
Non riesco a realizzare altro, una luce mi avvolge improvvisa accecandomi, infine mi ritrovo a volare ed ecco che è come se fossi sospinta o risucchiata in un passaggio, mi rendo conto di essere in alto e star cadendo così grido e chiudo gli occhi abbracciandomi il ventre.

Aiutami Izzy.
Ultimo pensiero coerente prima di trovarmi con un impatto raccolta da alcune braccia familiari.
Apro gli occhi e torno in me per un attimo: sono a casa mia coi miei amici.
Un breve sospiro di sollievo, per poi rabbuiarmi. Cerco con lo sguardo Izzy frenetica e sconvolta, quando incrocio i suoi occhi scuri è come se mi sciogliessi definitivamente, gli cingo il collo e lo stringo forte, lui non si imbarazza e fa altrettanto tornando a respirare con me, come se avesse trattenuto il fiato fino ad ora.
E lacrime mi escono dagli occhi mentre singhiozzo.
Ho paura.
- Cosa possiamo fare? È terribile… è terribile… -
Li sento intorno a noi ma nessuno fa qualcosa, non voglio altri che non siano lui e il suo senso di protezione mi fa stare meglio, ma non mi basta ora.
No.
L’unica cosa che so dirmi e ridirmi è: cosa possiamo fare, ora?
Cosa possiamo fare?
Cosa?
Ho paura.

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Capitolo 13
*** Stand by me ***


CAPITOLO 12:
STAND BY ME


/Joe/

Sono seriamente preoccupato.
Abbiamo ascoltato attentamente quello che ha detto Mimi, anche se era confusa e spaventata si è capito fin troppo bene.
Abbiamo a che fare con… scienza e tecnologia… che vuole avere la propria pace e liberarsi dagli uomini che lo tengono schiavo dello sviluppo e delle scoperte. Vuole ottenere questa sua libertà e pace eliminando il futuro del mondo, i bambini. Se non ci saranno mai più bambini, se anche quelli che nasceranno continueranno a venir rapiti in eterno, il mondo umano morrà.
E' un pensiero che lascia i brividi, non c’è stato nessuno che non si è sentito più o meno terrorizzato.
Noi non possiamo fare nulla perché quello che potremmo fare noi sarebbe utilizzare proprio quella tecnologia e scienza di cui lui è padrone e signore. È una cosa pazzesca.
È diventato ‘vivo’ proprio perché l’uomo ha iniziato ad utilizzarlo troppo e per scopi sempre più sbagliati; è colpa solo della nostra razza, anche di questo gruppo, anche mia.
Ci sentiamo così spossati ed esausti che non riusciamo più a connettere qualcosa di sensato, non sappiamo cosa potremmo fare ma se c’è qualcosa, certamente non lo troveremo ora in queste condizioni.
Tutti consci di questo concetto abbiamo deciso in comune accordo di andare ognuno a casa propria, riposarci, fare quel che dobbiamo e ritrovarci appena possiamo domani.
È solo una notte come tante quella che ci appresteremo a passare eppure ho un pensiero fisso.
Presto spariranno tutti i bambini?
Anche i nostri?
Lui aspetta che quello di Mimi nasca per prenderselo, ci ha lasciati andare solo per questo e poi perché ormai noi non siamo più il futuro del mondo, non siamo più bambini, paradossalmente noi non gli serviamo!
L’ho visitata, la sua pancia era cresciuta troppo però stava bene, è come se fosse all’ottavo o nono mese, manca pochissimo al parto, deve stare molto attenta. Sono in pensiero, il bambino potrebbe nascere da un momento all’altro, tuttavia siamo andati via per lasciarla riposare; ha pianto tanto ed ora Izzy si occuperà di lei, noi dobbiamo passare a prendere Joji dalla madre di Izzy, li avevamo lasciati da lei pensando di stare un tempo medio, lei abita qua vicino…
Sospiro.
Quando il piccolo di Mimi e Izzy nascerà sarà tutto finito?
Non lo so… non lo so proprio… il futuro non mi era mai apparso tanto incerto ed oscuro!


/Sora/

No, questo è troppo anche per me. Guardo Joe e lui ricambia il mio sguardo allibito!
L’agitazione mi cresce dentro insieme ad un dolore sempre meno ignorabile.
Perché deve succedere?
Perché?
Quel… quel coso… si è preso anche il nostro bambino e quella di Mimi e Izzy… io… io non posso crederci.
Smarrita comincio a non capire bene, anzi a non capire nulla.
Ho impiegato molti anni a domarmi e trovare la calma e la pacatezza, ma ora non ce la faccio a mantenerle. Non ci riesco.
Mi sento male. Mi aggrappo a Joe e lo scuoto sconvolta, do di matto o qualcosa del genere.
Non può, quello non può farci questo.
Si è preso Joji e Miho.
- Joe! Dove sono? Cosa facciamo? Se l’è preso, dannazione! -
Lui inizialmente è confuso, non riesco a vedere bene il suo sguardo, non è qua con me, sembra caduto in un altro mondo, vorrei andarci ma io resto maledettamente incollata alla realtà, da non crederci. Mi sembra di impazzire, lo chiamo, deve darmi una risposta, lui è Joe, non ha un piano per ogni situazione come Izzy, non ha l’incoscienza per buttarsi a pesce in ogni situazione pericolosa come Tai, non ha la freddezza per risolvere i guai come Matt… o che ne so io… lui ha la semplicità per superare qualsiasi situazione, anche quelle che gli provocano il panico!
Io so quanto lui sia capace di trovare il coraggio anche quando vorrebbe scappare, anche quando all’inizio magari lo fa, io so quanto lui sia in grado di raggiungere, quando è alle strette, la freddezza necessaria per affrontare le situazioni critiche!
Io so che tipo è lui… ora deve concedermi di farmi andare nel panico perché lui me ne tirerà fuori.
Lo mollo e vado su e giù per la stanza gesticolando, scuotendo il capo incredula ed alzando sempre più la voce.
- Ha osato… per sé stesso… per la sua pace… ma chi è?! Chi si crede di essere?! È solo una macchina, un qualcosa che non esiste concretamente, non è una persona, non ha emozioni, come può volere la pace e cose simili? Sono gli uomini con cuore che desiderano quelle cose, lui il cuore non ce l’ha perché altrimenti non rapirebbe i bambini! Cosa vuole da noi? È falso, un bugiardo, un ipocrita! Come osa?! Come osa fare l’uomo quando invece non lo è? -
Improvvisamente mi ferma un abbraccio forte, stretto, vigoroso.
Mi immobilizzo e rimango senza fiato. È Joe che mi ha abbracciato.
Solo ora realizzo che stavo piangendo dalla rabbia, sono crollata, succede anche a me... capita. Mi ha visto altre volte in queste condizioni e lui con la sua pacatezza e fermezza mi ha tirato fuori da queste mie crisi.
- Basta. Basta, smettila… sappiamo bene dov’è, almeno abbiamo la consapevolezza che non farà loro del male, l’ha detto espressamente, non li ucciderà, non farà cose inutili. È inutile ucciderli. Staranno bene… noi domani troveremo una soluzione e ce li riprenderemo. Lui è un bambino forte come lo eri tu, come lo sei ancora… non avrà paura, starà bene. Smettila. -
Mi ha appoggiato la testa sul suo petto, ascolto i battiti del suo cuore all’unisono coi miei e con le sue parole che sono agitate ma che vanno calmandosi. Prova dolore mentre le dice.
Rivela sempre di essere un uomo con fragilità e forza insieme.
Lo nasconde agli altri, appare in altro modo, ma su tutti lui è quello più ‘uomo’ perché gli uomini non sono solo forti, coraggiosi e vigorosi, sono soprattutto incerti, indecisi, impauriti, fallibili. Lui lo dimostra ma sa tirarsene fuori.
La calma un po’ mi torna, mi alza il volto facendo si che lo guardi negli occhi, i suoi blu hanno un lampo di sicurezza e freddezza che mi fa rabbrividire, con voce bassa e penetrante, tagliente, mormora:
- Una cosa è certa. Non la passerà liscia. Metteremo noi fine alle sue sofferenze! In un modo o nell’altro! -
Questo mi fa tornare del tutto in me, come se respirassi di nuovo, come se fossi di nuovo io, Sora, madre e moglie. Ha ragione, si goda la notte perché domani le cose cambieranno!
Questa sicurezza che è propria mia mi fa star decisamente meglio.
Anche se vorrei che Joji fosse qui.
Fortuna che c’è Joe.
Fortuna che c’è lui.
- Stammi vicino, Joe… -


/TK/

Mi sento impotente, è brutto. Vorrei poter fare qualcosa, trovare subito delle soluzioni, ma tutto quello che possiamo fare è andare a casa nostra, cenare se ne abbiamo voglia e dormire. Dobbiamo far passare la notte e domani, lavori permettendo, ci rivedremo per sistemare questa situazione.
Facile, detta così sembra una passeggiata.
Io stesso non ne sono convinto, mi ha turbato e dispiaciuto vedere tutti in quelle condizioni, specie Mimi sempre così sorridente.
Quando siamo andati a Digiworld la prima volta che eravamo bambini lei piangeva spesso all’inizio ma poi ha imparato a sorridere e quando lo faceva illuminava tutti, trasmetteva serenità anche a noi. Vederla così triste, confusa e smarrita è strano, ferisce un po’ tutti dandoci quella sua tristezza e malinconia.
Poi è stato stranissimo vedere soprattutto Tai così giù e amareggiato, era dispiaciuto più di tutti, rabbioso per non aver potuto far nulla, infastidito, seccato. È tipico suo, vorrebbe risolvere tutto subito ma non sempre si può… non sempre.
La pazienza non so nemmeno chi me l’abbia trasmessa, non è una cosa da poco.
Eppure sono frustrato, Matt prima di andare mi ha detto di stare sereno per aiutare Kari, anche lei piuttosto giù. Mi ha anche sussurrato di passare la notte con lei ma questo suggerimento sembra più da Tai che da Matt, penso che non me l’abbia detto con malizia, conoscendolo!
Sospiro mentre la guardo qui accanto a me che cammina a testa bassa e lo sguardo perso nel vuoto, pensierosa e delicata, non ha più quella sua tipica espressione decisa. Penso che tutti siamo spossati e smarriti, il segreto è sostenersi a vicenda, stare vicini.
Così lo faccio, semplicemente e senza vergognarmi le prendo la mano.
Lei allaccia le dita alle mie donandomi un occhiata dal sorriso forzato, è il meglio che sa fare ed io faccio altrettanto.
Questo silenzio è normale ma quando sto per interromperlo qualcun altro lo fa per me.
E' un uragano che mi si appende al collo facendomi fare diversi passi indietro per non cadere, non ho fatto nemmeno in tempo a vedere chi fosse, anche se questa energia e questo entusiasmo penso di immaginare di chi sia.
- Ehi ehi ehi… calma… dai… -
Cerco di mantenere la tranquillità ed essere buono, l’istinto è quello di chiamare la disinfestazione!
- Ciao! Come va’? Da quanto tempo! Sembrano secoli… In realtà non penso di essere così vecchio, mica dimostro 1000 anni, spero! Tu forse… lei di sicuro no! Ciao Kari! -
La sanguisuga si stacca da me dopo avermi strillato cento parole in un millesimo di secondo all’orecchio e si attacca a Kari. La mia Kari che sta accanto a me e quel che fa è abbracciarlo titubante. Perché lo fa? Certo, quel pazzo furioso è difficile non assecondarlo!
Tossisco per riprendermi e finalmente lo vedo bene in faccia girando intorno ai due ancora stretti felicemente contenti, è Davis!
Questo era in America, ci stava così bene, perché è tornato?!
La pace è definitivamente terminata!
Sospiro sconsolato:
- Ciao Davis! Vedo che stai bene! -
Dico con poco entusiasmo, lui molla finalmente Kari e riporta l’attenzione su di me:
- Ehi, quanta gioia! Che succede? Ti è morto il gatto? Ah dimenticavo che tu preferisci i cani, è Matt quello dei gatti… -
Ma come fa a parlare tanto? Un lontanissimo accento americano devo dire che lo si nota, ma solo con molta attenzione.
Sapesse quanti motivi ho per non sorridere… come facciamo a dirgli che io e Kari ci sposiamo?
Proprio mentre ci penso e Kari con sforzo risponde più amabile, noto Ken a qualche metro che guarda la scena con la sua aria imperturbabile.
- Ehi ciao! Come va’? -
Dimostro decisamente più felicità mentre gli vado incontro con un abbraccio vigoroso. A parte le prime volte, con lui sono sempre andato più d’accordo, eravamo più in sintonia quando è diventato ‘buono’. Apprezzabile, insomma, anche se ad andarmi più a genio di tutti era Cody, quel piccoletto silenzioso ed intelligente. Poche parole ma incisive ed utili!
Il mio ideale di uomo, se fossi gay… non lo sono e quindi il mio ideale di donna è Kari, anche se a volte lei è troppo dura e decisa, potrebbe essere più morbida ma va bene così.
- Ciao. A me tutto bene, e voi? -
Gentile e mite come al solito, la lontananza da Davis l’aveva fatto un po’ chiudere in sé stesso come all’inizio, poi le nostre insistenze per aiutarlo e vederlo sono servite un po’, però era da parecchio che non ci vedevamo, è sempre impegnato come anche noi, del resto.
- Sono appena arrivato! -
- Che bello! -
Mi esce spontaneo e lui fa una smorfia di finto offeso, è un gioco eterno che facciamo, io faccio quello che lo mal sopporta (come i primi tempi era veramente fra noi) mentre lui il finto maltrattato rompiscatole (che sarà sempre…). È un tipo così, tira fuori sempre molte reazioni e sentimenti fra i più contrastanti, ma alla fine se non ci fosse sarebbe da inventare.
Ho imparato a capirlo ed apprezzarlo in questi anni ed ora siamo diventati molto amici. Lo ammetto, è fra i migliori che io abbia, sono contento di averlo conosciuto e di essere stato suo compagno. Nonostante i vari contrasti che avevamo è quello che riusciva a distendere gli umori a tutti con le sue buffonate e sicurezze.
È un tipo strano che ha la fede più grande che abbia mai visto.
Alla fine sorrido normale, come una specie di fratello che rivede il proprio dopo tanto tempo e gli batto la schiena amichevole mentre Kari si avvicina a Ken e guardano la scena, per Ken è normale essere così silenzioso però per Kari no. Fra i due quello capace di recitare sono io, ho imparato ormai… non sono più un bimbo candido e completamente sincero.
A volte la mia speranza vacilla, per questo rimango sempre accanto a Kari, altrimenti mi affievolirei del tutto senza la sua luce.
- Allora, come ti vanno le cose? Come mai sei tornato? -
Lui comincia a parlare entusiasta gesticolando animatamente su come sono andate le cose laggiù, come si è trovato, cosa ha combinato, poi conclude con:
- Ma volevo farvi una sorpresa e capitarvi alla prima riunione, ho chiamato solo Ken perché avevo bisogno di un contatto… vi racconterò tutto quando ci vediamo anche con gli altri! -
Un gocciolone mi cala sulla testa sia a me che a Kari che a Ken…
- Ma se hai appena fatto il resoconto dettagliato… che altro c’è da dire? -
- Oh, molto altro! Saprai! -
Scuoto la testa mentre anche Kari sorride più distesa, ne sono felice, era così preoccupata che non sapevo cosa fare…
- Invece fra voi vedo che le cose vanno sempre bene… -
Dice malizioso. Non è più geloso, sembra che la cotta gli sia passata; andare in America gli ha fatto più che bene, guardalo… sembra un bambino cresciuto, il solito folle scatenato! Mette il buonumore solo guardarlo.
- Si tutto bene, grazie… anche noi abbiamo una cosa da dirti ma non ora e così… alla prima buona occasione! Organizza tu qualcosa, visto che ormai sei qua! -
Decido di tenerlo occupato, sembrano così felici e distesi, non voglio turbare questo momento, è importante starsene un po’ insieme senza preoccupazioni dopo tutto questo tempo… so che non è stato facile per nessuno dei due per motivi diversi ma stanno magnificamente solo insieme!
Sono ‘carini’ da vedere, penso che Kari direbbe così.
Davis comincia a tormentarmi affinché gli dica di cosa si tratta ma non mi strappa nemmeno una parola, così lancio un sos con lo sguardo a Ken che coglie al volo e in un attimo riesce a portarlo via.
Sarei rimasto anche tutta la serata con lui in condizioni ottimali, tuttavia non voglio coinvolgerlo in questa storia, non ha bisogno di questo adesso… e Kari vuole starsene tranquilla visto che non sta bene e lo si vede subito, non ha detto mezza parola.
Li vedo allontanarsi con Ken che cammina dritto ed elegante e Davis che saltella come se stesse ballando.
Che coppia!
Sono così diversi, come anche Tai e Matt, Izzy e Mimi, Sora e Joe… diversi ma tutti che si completano. Io e Kari non siamo così diversi eppure andiamo bene così, non potremmo stare separati, luce e speranza.

/Kari/

Cosa possiamo fare? Li vedo allontanarsi inconsapevoli di quel che sta succedendo, felici, finalmente sereni… e mi chiedo: ora che è tutto solo nelle nostre mani, cosa possiamo fare ? Che potere abbiamo di sconfiggere quello?
Noi combattiamo con la tecnologia e se è proprio quello che dobbiamo combattere cosa ci rimane?
Sono smarrita e confusa, molto giù… non so. Non so veramente.
Tornando verso casa sento la mano di TK che cerca la mia come prima e torno a respirare, uno strano senso di benessere, lo stesso che avevo quando c’era Davis che faceva il solito Davis. È stato bello rivederlo, è uno che dà forza e coraggio, è stato giusto così com'è.
Non lo guardo ma gli stringo la mano, intreccio le dita e continuo a camminare.
- TK, posso stare da te stanotte? -
Glielo chiedo con un filo di voce, sto bene solo con lui e stanotte sento che ne avrò bisogno. Ci sono momenti in cui non riesci a pensare ad altri, con egoismo cerchi qualcosa che possa permetterti di andare avanti al meglio che si può.
Per me questo meglio è TK.
Già, con cosa possiamo combattere questo mostro?
- Va bene, ero solo, non c’è nessuno stanotte… -
Anche questa notizia mi fa stare meglio, un po’.
Mi stringo di più a lui, mi sento indifesa, è brutto sentirsi così. Ho bisogno della sua forza, della sua energia… della sua speranza.
Arriviamo a casa sua e mi fa salire, una volta comodi sul divano, in silenzio senza nemmeno voler mangiare, ne parliamo lentamente e piano.
- Cosa possiamo fare, TK? Le nostre armi si basano su quello che è quel ‘mostro’… -
Lui mi fissa con quei suoi occhi azzurri che mi donano un senso di protezione, mi sembra di vedere un pezzetto di cielo ogni volta che sono su di me. Sono belli, lui lo è e quando penso così subito dopo mi rendo conto che sarà mio marito, passerò la mia vita con lui e so che così ce la farò ad affrontare molti ostacoli e problemi. Lo so.
La mia sicurezza in tutto quel che faccio deriva da lui, sembra così sdolcinato ma è vero.
- Ti sbagli… le nostre armi non sono quelle. Sono il sentimento dell’amicizia, del coraggio, dell’intelligenza, della semplicità, dell’amore, della purezza, della speranza e della luce… lo sai bene, sei tu che lo ricordi a noi nei casi critici… -
Rimango un lungo attimo in silenzio a ripensare alle sue parole, è quello che abbiamo dentro che ci ha permesso di farcela, perché credevamo in quello che facevamo, che potessimo farcela, che la nostra sola energia potesse sconfiggere qualunque avversario, che la nostra unione fosse indissolubile.
È vero.
Sono una sciocca, penso che il suo obiettivo fosse quello di scoraggiarci così, spingerci a rinunciare ma non potremmo mai farlo veramente. La mia forza è la sua speranza che nasce dalla mia luce, siamo collegati, noi come agli altri.
Noi ce la faremo perché quei bambini hanno chiesto aiuto a noi, perché è giusto che così sia, per il mondo deve avere un futuro.
Sorrido non radiosa ma più rilassata e lui fa altrettanto, il suo sorriso mi lascia sempre senza fiato, coinvolge tutte le parti del suo volto.
Mi stendo appoggiando la testa sulle sue gambe, mi rilasso per la prima volta dopo un bel po’ d’ore e lui mi accarezza i capelli sistemandomeli un po’, mi sento amata. Penso che andrà tutto bene.
Mi giro sulla schiena e col viso rivolto verso di lui prendo il suo fra le mani, lo attiro a me e quando ce l’ho davanti gli poso le labbra sulle mie, sono tornata quella di prima, mi sembra proprio di si. È perché sto con lui.
Basta star vicini.
Grazie TK per essere la speranza.

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Capitolo 14
*** Voice of soul ***


CAPITOLO 13:
VOICE OF SOUL

/Tai/

Che palle, che rottura, non ce la faccio a starmene buono da solo in casa… ma perché mai uno come me super socievole abita da solo? In queste condizioni la solitudine è devastante per me, ho bisogno di casino, di gente sempre intorno, di qualcuno che non mi faccia mai sentire solo…
Dannazione, se me ne sto così mi deprimo, guardo il buio della stanza, ascolto il silenzio e me ne sto solo zitto!
Non ce la faccio proprio, è più forte di me, devo fare qualcosa o distruggo tutto.
È tutto troppo anche per me, sono schiacciato dal mio ruolo e da me stesso, che diavolo dovrei fare ora che sappiamo? Era meglio non sapere… sono bravo a dare coraggio agli altri ma mi servirebbe un miracolo ora per tirare tutti fuori da questo guaio.
Cazzo, me ne stavo così bene per i fatti miei, accidenti a me e a quando ho aperto la mail… chi ha mai detto che mi annoio se non mi ficco in qualche guaio? Che mi diverto a nuotarci dentro? Che è la mia linfa vitale questo rischio continuo?
Ah già… sono stato io a dirlo!
Cambio posizione per l’ennesima volta sul divano, chiudo la televisione e mi ficco in bocca l’ultimo boccone di panino, almeno la fame non riesce ad andarmi via. Mi alzo in fretta dal divano e sbuffando faccio quello che faccio sempre in queste condizioni, esco e vado da lui. È più forte di me, non gli chiedo mai nulla di particolare, nessun consiglio, solo che mi piace stare in sua compagnia, anche se non lo ammetterei facilmente. Non è che mi dà coraggio ma mi calma, mi aiuta a pensare o semplicemente ferma i miei pensieri, cosa non molto facile in certi momenti.
Ora non so perché ci vado, ne avrei così tanti di motivi che non so proprio quale scegliere, ma tanto sono tutti ottimi!
Ho bisogno di stare con qualcuno e siccome sono tutti fidanzati o sposati i miei amici, non posso far altro che andare da lui scapolo come me, anche se immagino che le avventure le abbia eccome!
Questi pensieri su di lui calmano il flusso di caos e agitazione al mio cervello già caotico di per sé senza bisogno di questo stress altisonante che mi rimbomba nelle pareti del cranio, alla fine in un modo o nell’altro mi è utile, no?
Faccio l’ultima curva rimanendo in quarta, senza diminuire la velocità giro il volante con la sinistra, con la destra spengo il cellulare istintivamente, non mi spiego il gesto, potrebbe esserci qualche notizia grave che devo sapere subito ma non voglio essere reperibile per nessuno, non stanotte… anche l’inumano Tai ha bisogno di staccare ogni tanto!
Poi la casa di Matt mi fa fare la consueta frenata che lascia tutte le gomme sull’asfalto, l’odore familiare mi fa arricciare il naso ma non importa molto in realtà.
Cerco di tenere la testa occupata per non pensare a quanto accaduto oggi, stasera e accadrà domani, quando mi chiederanno tutti cosa faremo adesso. Non voglio pensarci perché la risposta non la so.
Posso arrivare a pensare a stanotte, cosa sarà… sarà una notte come tutte quelle che passo con Matt. Tutto qua.
Salgo le scale e come mio solito entro senza bussare, è il metodo segreto che conosco solo io così per fargli una sorpresa o non scomodarlo, così mi faccio da solo gli onori di casa!
Appena entro mi accoglie un delizioso ambiente musicale dove la chitarra elettrica va ad un volume accettabile vista l’ora, la canzone è tutto sommato familiare anch’essa visto che la suona spesso, è di una malinconia allucinante. Rimango paralizzato ed ogni sproloquio mentale svanisce subito. Istintivamente rallento il passo e lo guardo in silenzio, col mio migliore amico avrei voluto mostrarmi il pagliaccio di sempre per un paio d’ore di spensieratezza, ma questo manda a quel paese tutti i miei propositi.
Divento ermeticamente serio e la tristezza della canzone si riflette sul momento in cui siamo, la situazione e i nostri stati d’animo.
Tutto sommato ogni tanto mi è capitato qualche CD dei Death fra le mani, l’ho sempre scartato perché in effetti ne hanno fatte poche di canzoni belle, quelle poche, però, sono proprio da ascoltare. Una di queste è Voice of soul, un brano interamente musicale per lo più giocato sulle chitarre elettriche ed acustiche, qualcosa di molto serio che colpisce e come la suona Matt non la fa nessuno. Potevano esserci parole ed avrebbero rovinato tutto, per questo apprezzo canzoni simili nonostante a me piacciano molto i testi; spesso in effetti non ci va inserito nulla, solo un silenzio vocale che esprime molto più di quanto non si sarebbe potuto fare aggiungendo chissà quale toccante verso. Se la musica e basta, musica metal, anzi, molto havy direi, riesce ad essere così incisiva e profonda e trasmette un interno mondo di voci di anime, allora la canzone è a dir poco riuscita!
Mi siedo a terra ai piedi del divano, è il mio posto preferito, lo faccio spesso, mi sento più me stesso qua; appoggio la schiena al sedile e guardando avanti perso nel vuoto, penso a nulla perdendomi solo in questa melodia molto triste che mi fa ricordare quei bambini che ci rimettono per colpa di un nuovo folle fissato coi propri desideri. Alla fine di questo si tratta, per quanto nobili possano essere le sue intenzioni.
Che stanchezza. Come si fa a far smettere queste ruote che non si fermano mai? Pensi di riuscire a sistemare ma poi una nuova riparte e tu ricominci da capo!
In uno stato d’animo completamente nuovo o semplicemente sincero, non mostro più l’ombra di nessun falso sorriso ma solo quel che ho dentro, una serietà profonda e pesante.
Ora la sento tutta la pesantezza che mi schiaccia, questa pressione. Devo essere un attimo sincero con me stesso.
Tutti mi credono chissà chi, capace di mille azioni grandiose, la verità è che sono solo un incosciente impulsivo, ma quando c’è poco da essere impulsivi ed incoscienti non sono nessuno.
Eccomi schiacciato sotto questa consapevolezza, impossibilitato a far altro se non lasciarmi andare in questo posto che mi ha visto altre volte così; faccio scivolare la testa all’indietro appoggiando la nuca nel cuscino morbido dove i miei capelli castani si spargono comodi. Anche Matt è appoggiato semi seduto sul bracciolo e suona la sua adorata chitarra mentre come per miracolo posso notare la camicia che ha indossato al posto delle solite maglie attillate a collo alto, è adagiata sopra e lo squadro con sguardo vago e perso, la sua immagine snella mi arriva al contrario e da un’angolazione strana.
Vorrei saper vedere il mondo da questo lato per sempre.
Perché?
Ma che ne so, forse riuscirei a cambiare quando serve e non sarei dannatamente sempre lo stesso bambino imbecille che conta solo sugli altri per risolvere tutto… facendo per di più lo sborone!
So bene come sono, so le aspettative degli altri, so anche che sono pieno di difetti ma non so cambiare. Non voglio cambiare perché in fondo tutti si aspettano questa da Tai e Tai non può deluderli!
Lo scruto ancora mentre queste considerazioni mi fanno sentire una piccola merda.
Matt è più brillante di me, è anche più bello.
Perché alla fine ho insistito tanto per comandare su tutti? Ok che sono stati anche loro a darmi il loro consenso però io ci godevo a dare ordini, specie a lui, pur io avendo le mie brave crisi per questo ruolo.
Ero solo un bambino ma crescendo non siamo stati capaci di cambiare.
Io non lo sono stato.
Sono rimasto sempre uguale e alla pressione non reggo, mi dico che sono sbagliato e servirebbe essere più come Matt, però rimango sempre Tai… finché un fulmine dal cielo non mi colpisce ed in qualche modo tutto si risolve.
Ecco cosa farò, come al solito… aspetterò la manna dal cielo.
Qualcosa succederà pure, no?
Se non la trovo io la soluzione, come è probabile, arriverà da sola ed io farò finta di averla scovata per primo, perché sono bravo in questo!
Dannato Matt, è colpa della sua canzone e quando canta è pure più figo del solito, fortuna che si limita a suonare, ora… ha un aria così sexy che se fossi gay me lo farei seduta stante!
Al pensiero alzo di colpo la testa e mi viene quasi un colpo… cazzo, cosa mi sto dicendo?
Si, perché nessuno mi impedisce di essere gay realmente. Certo, come se non ho avuto dubbi in passato, sempre a causa di questo belloccio qua!
Forse sono ubriaco ed in effetti sarebbe utile esserlo, perché l’aria malinconica che ho ora si spiegherebbe facilmente ma non ho bisogno di fingere, con lui non ne ho mai avuto e non inizierò ora.
La musica si ferma e Matt lascia il silenzio senza sostituire la sua chitarra con qualcos’altro, è pesante però. Il silenzio, dico.
Ma non solo.
Anche questo momento.
Questo periodo.
Questo stato d’animo.
Questo ruolo.
Questo sentimento.
Ho bisogno di sentirmi leggerlo e lui è l’unico che ha questo potere.
Appoggia la chitarra con cura sull’apposito aggeggio accanto all’amplificatore che spegne, poi si fa scivolare leggero, come di rito, accanto a me anche lui per terra. Appoggia la schiena al divano ed evitiamo di guardarci, non serve, conosciamo a memoria le nostre mimiche facciali in ogni momento e situazione.
Stiamo zitti per un po’, sapeva che sarei venuto infatti non ha chiuso a chiave e non era nemmeno andato a dormire. Lo sapeva.
Casa sua è il mio rifugio preferito.
Lui lo è.
Cavolo, stasera c’è un atmosfera particolare.
Molto.
Troppo.
C’è qualcosa nell’aria, stasera, che non so proprio più cosa possa essere.
Così lo chiedo a bruciapelo all’unica persona a cui posso pensare di confidarlo senza vergogna ed esitazione.
- Matt, cosa devo fare io ora? Cioè, domani quando vedremo gli altri per risolvere questa cosa e mi chiederanno istintivamente: ‘cosa si fa?’, io cosa risponderò? -

/Matt/

Qua però non posso non guardarlo, sposto tutta la testa e la giro verso di lui, fisso i miei occhi nei suoi castani, lo guardo per bene stupito e non nascondo lo stupore che sto provando, cresce a dismisura mentre vedo la sua aria convinta e seria di quel che dice.
Lui… uno come lui che non solo soffre la pressione, ma addirittura chiede a me, ma dico, PROPRIO ME, colui con cui si è sempre scontrato per il ruolo, per avere ragione, per comandare e cose simili, insomma LUI chiede a ME cosa fare?!
Ma è proprio messo male, è impazzito… insomma, non avrei mai pensato di assistere ad una scena simile, di sentirlo pronunciare quelle parole a me, raramente gli è successo ma questa volta credo superi tutte le altre!
Cosa dovrei fare?
Rido!
Ovvio che rido, la situazione sarebbe seria e lo è stata fin’ora, anche quello che ha detto e sta provando lo è ma io proprio non arrivo a non ridere. Non è che ridacchio sommessamente, mi sganascio, rido rumorosamente come penso mai ho fatto in vita mia. Rido di cuore e di gusto perché è decisamente troppo buffo e comico, non solo lui ma anche la situazione!
Grandioso!
Lui mi fissa a sua volta e non capisce proprio cosa ci sia tanto da ridere in una situazione simile, che di divertente e rilassante ha proprio poco. Lo posso immaginare…lui finalmente voleva fare la parte della persona seria e coscienziosa nonché preoccupata ed io gli rido in faccia!
Semplicemente fantastico!
- Ma che c’è? -
Mi chiede seccato, io rispondo ridendo sempre più forte e quando lui esclama offeso:
- Insomma, Matt, io sono serio e angosciato e tu ci ridi su? Ma sei proprio stronzo! -
A questo sbotto cerco di controllarmi, così a fatica smetto di ridere ma poi quando torno a guardarlo sempre con la sua solita aria imbronciata per essere stato preso per il fondoschiena, riprendo inesorabile a ridere!
Già, c’è poco da fare quando inizia così, lui allora seccatissimo rimette la testa sul sedile, gonfia le guance e guardando il soffitto incrocia le braccia sul petto… ricorda troppo un bambino!
Sto così a ridere a lungo, poi quando le energie se ne vanno decido di rispondergli e di smettere, mi riprendo a fatica, in effetti, ma ce la faccio e questo importa.
- Ma non ha senso che proprio tu venga a chiedere a me consiglio su come comportarti… tanto farai come hai sempre fatto, ovvero di testa tua! Perché sai fare solo questo e così è sempre andato bene. Tu che soffri la pressione… mi mancava la scenetta! Dai, su, non guardarmi storto, lo sai che ho ragione. Uno come te non ha bisogno di chiedere consigli a nessuno, azzecchi sempre perché non ci pensi mai e vai dritto per la strada che ti sembra meglio in quel momento. -
Mi sento molto loquace ma penso di aver parlato abbastanza, così torno al mio silenzio e torno a riporre i miei occhi azzurri su quelli scuri di lui che a sua volta hanno ripreso a guardarmi stupito per le parole che gli ho tirato fuori, forse un po’ imbarazzanti lo sono ma che ci potevo fare? Mi ha chiesto il punto di vista ed io dovevo darglielo!
Lo scruto più tranquillamente senza più rivedermi il Tai sotto pressione che chiede consiglio, un immagine che mi farebbe di nuovo ridere, lo scruto e vedo un uomo di nuovo serio colpito dalle mie parole che in un certo senso gli hanno fatto un gran piacere. Tai è speciale anche per questo, non si rende conto di esserlo, di essere così come io l’ho dipinto. Anche se è egocentrico, lo è in un modo che non contempla l’ammissione che ho fatto io.
Forse nemmeno pensava che io a mia volta pensassi queste cose, probabile in effetti, ma credo che in realtà l’abbia sempre saputo, come ha sempre saputo che quello che proviamo l’uno per l’altro è troppo stretto, qualunque cosa sia, qualunque nome abbia. È forte ed indistruttibile, profondo.
Riesco a vedere il vero Tai solo io e succede non solo perché io so vederlo, ma perché lui si mostra a me e non ha paura di snudarsi qua; lo fa e basta perché sa che non lo traviserei, non lo caccerei e nemmeno lo tratterei male. Sa come io lo tratto e cerca esattamente questo e non lo vuole da uno qualunque, lo vuole da me.
Il nostro rapporto è sempre stato un po’ conflittuale ma non è tanto questo il punto quanto che in qualunque modo finivamo per parlare, litigare o meno, poi tornavamo sempre l’uno dall’altro, inseparabili ed indispensabili. Come quella famosa nostra ultima battaglia da bambini su Digiworld. Quando io me ne ero andato e la compagnia si era sfaldata, lui era stato attaccato dal Digimon definitivo, sapeva che da solo non ce l’avrebbe fatta e sapeva anche che io sarei arrivato da lui, non è scappato ma mi ha aspettato combattendo rischiando la vita. L’ha fatto per tenere duro e continuare insieme a me, come avevamo sempre fatto, come era giusto che fosse.
Anche prima di allora, sulla terra, abbiamo avuto un disperato bisogno l’uno dell’altro, ci siamo cercati, trovati e presi senza più lasciarci e nel momento cruciale, attendendo di venir colpiti dalle frecce degli angeli digimon, nell’incognita di cosa sarebbe successo, ci è bastato prenderci per mano e sapere che saremmo semplicemente stati insieme. Solo questo. Avremmo abbattuto anche quell’ostacolo, così è stato.
Rituffandomi nei ricordi per catturare di nuovo l’immagine di Tai e la sua essenza, mi dimentico che eravamo rimasti in silenzio a fissarci studiando i nostri volti e le nostre espressioni.
Si, lo dimentico e quando me ne rendo conto scopro di aver appena catturato un nuovo tassello che compone il mosaico del nostro rapporto.
Per me lui è importante e non solo, voglio trascorrere la mia intera esistenza accanto a lui perché è l’unico col quale potrei sinceramente riuscirci, l’unico col quale non crollerei e se succederebbe poi torneremmo insieme per affrontare le parti più dure e difficili, perché la nostra forza è la nostra unione e non c’è scampo.
Il nostro massimo l’abbiamo sempre dato uniti e quando lo facevamo anche con l’anima noi eravamo indistruttibili… era una sensazione fantastica. Era qualcosa di incredibile che darei non so cosa per ripeterlo.
È qua che mi rendo conto che in realtà un modo per riprovare questo, c’è.
Lo fisso ancora ed improvvisamente non mi sembra assurdo unirci fisicamente, baciarlo… non mi sembra così orrendo ed improponibile. Perché è Tai e quindi va bene, vale la pena provarci per vedere se risento di nuovo quella sensazione pazzesca di unione ed imbattibilità.
Di amore.
Che serietà incredibile, data soprattutto dal fatto che lui non dice più nulla, forse riflette su quel che gli ho detto, sul momento difficile, sul suo attimo di debolezza e confusione che lo rendono delizioso, o magari riflette sulle stesse cose su cui sto riflettendo io. Chissà.
- Pensi davvero quelle cose di me? -
Forse il tempo è stato interminabile anche per lui e non solo per me, forse il silenzio cominciava ad imbarazzarlo e pesargli, forse il rossore che avverto sulle sue guance è immaginazione… o forse ho ragione. Anche lui ha la mia stessa opinione.
Però non potevo pensare che stesse zitto per così tanto tempo!
Non sarebbe Tai se non parlasse nel momento cruciale, uno anche piuttosto sentimentale!
Sorrido spontaneamente.
- Non mi aspettavo che questo da te… -
Può intenderlo nel modo che vuole ma sono certo mi chiederà spiegazione e continuerà a parlare per l’imbarazzo crescente. Lo capisce, lo percepisce, è nell’aria il cambiamento e la mia intenzione di rivolere quella sensazione d’unità e forza che nella mia vita ho avuto solo ed unicamente con lui!
- Cioè? Spiegati… sei tornato stitico di parole, figuriamoci! Potresti tornare loquace come prima? Ti capivo un po’ meglio anche se essendo sincero tu sei sempre stato ermetico e criptico… a parte quando litigavamo… ma poi sapevo che tornavi sempre da me ed io ti aspettavo per risolvere i casini più grossi. Che coppia, eh? -
Continua a parlare a macchinetta facendosi domande e rispondendosi da solo o magari senza nemmeno darmi tempo di rispondere. È così però ora che si è acceso, chi lo spegne? Lui lo si spegne solo con la forza ma io adesso ho voglia di quello, ho sempre più voglia di quello.
Sento che è determinante, che devo provarci, che istintivamente è giusto… dannato Tai, sta un po’ zitto!
Mi mordo il labbro chiedendomi come fare e in un secondo capisco che c’è solo un modo.
Gli metto una mano sulla bocca e lo zittisco con un secco: - Silenzio un po’! -
Lui si irrigidisce perché non se lo aspettava, così mi fissa con tanto d’occhi, i suoi adorabili occhi sexy perché profondi e penetranti. Lui non è bello ma sa avere fascino inconsapevole. O forse così appare a me e basta, ma in ogni caso chi se ne frega.
Approfitto ora che sta paralizzato e soprattutto zitto; sussurro solo:
- Devo fare una cosa… -
Non troppo lentamente mi avvicino allungandomi verso di lui, faccio scivolare via la mano posandola intorno al suo collo e delicatamente lo attiro a me intrecciando le dita alle ciocche della sua nuca spettinata. Trattiene il fiato senza capire, o forse lo fa proprio perché ha capito.
Non respinge. Del resto non vado poi così piano… voglio baciarlo e lo farò!
Poso finalmente le mie labbra sulle sue ancora aperte per parlare, stupito non si muove e forse non ricorderà mai cosa sta provando, tuttavia basta che ricordo io.
Si, avevo ragione.
Ecco qua la sensazione che sentivo solo quando stavo in perfetta comunione con lui, quando la sintonia era così alta da lasciarci spiazzati ma divinamente bene, ecco qua la sensazione del secolo che posso provare solo con lui. Solo ed esclusivamente con lui.
Accarezzo le sue labbra con le mie poi esperto, dopo averlo assaggiato superficialmente ed avergli dato il tempo per abituarsi, socchiudendo gli occhi giro la testa per aver miglior accesso, metto l’altra mano al suo fianco e lui rimane sempre immobile, imbambolato.
Lascia che io faccia.
Ed io faccio.
Passo la lingua all’interno della sua bocca, lo cerco, lo trovo e quando lo trovo prendo ancora più confidenza con lui e inizio una specie di massaggio a senso unico, è troppo shockato per reagire, lo sapevo…
Sto per mollare quando succede qualcosa, qualcosa che in effetti mi stupisce, il suo solito scoppio ritardato. Arriva con l’ultimo treno ma arriva.
Reagisce.
Approfondisce a sua volta, accoglie la mia lingua aprendo di più le labbra, si allunga anche lui verso di me e iniziando a giocare, anzi direi più lottare come è nel suo stile, iniziamo a baciarci come si deve; appena prendiamo il nostro ritmo incalzante che cresce sempre più la cosa diventa esaltante nonché bella.
È splendido avere il ritorno, la conferma, sapere che non avevi sbagliato pur il pensiero e l’azzardo erano stato assurdi e pericolosi.
Qualcosa di fugace che mi girava da un po’ nella testa, a cui finalmente ho dato retta.
Il desiderio di lui, di provare quelle cose, era troppo forte.
Solo che ora ci baciamo, lui cerca il mio corpo con le mani, attraverso i vestiti, rimane un po’ impacciato ma penso giochi molto il fatto che gli piace. Ci troviamo e stiamo insieme nel senso che ora lo siamo. Siamo insieme profondamente, intimamente… anima mente corpo.
Ora che l’ho assaggiato e capito non mi separerò più da lui. Ora sono completo, sono quel Matt che cercavo di diventare ma che non sono mai riuscito ad essere del tutto.
Ora e solo ora.

/Tai/

Ecco cosa mi mancava.
Ecco cosa cercavo.
Ecco.
Tutto torna.
Tutto è da me.
Avevo solo bisogno di lui.
Solo.
Ma non come amico, bensì come persona, come uomo, come la mia parte. Come sentimento profondo ed importante, prezioso, completo, unico, unito.
Sono solo le nostre voci dell’anima che finalmente si sono fatte sentire.
Ecco cosa mi mancava a diventare la persona che cercavo di essere e che non riusciva a tornare.
Lui unito a me in questo modo.
Lui.
Matt.
Gli voglio bene e non come amico.
Lo desidero come persona.
Come il mio uomo.
Mio.

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Capitolo 15
*** Time is running out ***


CAPITOLO 14:
TIME IS RUNNING OUT


/Izzy/

Ormai si sono quasi tutti persi d’animo, si aspettavano che tirassimo fuori chissà quale piano formidabile, ma cosa pensano? Che abbiamo la bacchetta magica? Sono in pensiero per Mimi, è rimasta in ospedale poiché ormai manca poco al parto, vorrei stare con lei, continuare la mia vita… ma dall’altra parte desidero aiutare mia figlia, se ha preso un po’ da sua madre ora sarà in un mare di lacrime, stretta al suo fedele amico Joji.
Io non sono con lei, non posso far nulla per aiutarla, io… vorrei poter fare un sacco di cose eppure nemmeno una è nelle mie forze. Nemmeno una!
Tai e Matt dirigono una discussione su cosa sia più utile fare e proprio ora mi stanno interpellando, io li guardo spaesato e colto alla sprovvista: cosa gli dico, ora? Se mi mostro perso d’animo e agitato come reagiranno, loro?
A volte il mio altruismo è seccante per me in primo luogo!
A togliermi dall’impiccio sono delle voci, grida che chiamano aiuto, ci hanno visto arrivare…sono voci di bambini. Mi illumino come tutti gli altri, qualcuno dice:
- Sono loro, li abbiamo trovati… - e ci precipitiamo direttamente nella direzione della gabbia di fili elettrici. Potrei sentirmi più sollevato ma non c’è male, almeno posso vedere la mia piccola ed illudermi che finchè Mimi starà nel mondo reale e non partorirà, sarà al sicuro. Ora… ora devo salvare Miho. Prima di ogni altra cosa, per egoismo o per amore o per entrambi. Farò tutto ciò che posso per lei. Percorro di corsa tutta l’ampia circonferenza della gabbia e con attenzione cerco la piccola bambina dai capelli rosso scuro, mi fermo quando la vedo in compagnia di un bambino dai capelli neri riflessi di blu e gli occhiali. Ecco Joji, come immaginavo sta con lei e le dà coraggio.
- Papà! -
Mi chiama a gran voce avvicinandosi, presto arrivano anche Joe e Sora per Joji.
- Papà, e mamma? -
Vorrei toccarla, o come vorrei, ma noto che i suoi occhi non sono gonfi di lacrime e il suo viso, anche se non sorride, è sollevato nel vedermi. Non ha pianto, è stata coraggiosa.
- La mamma sta bene, è in ospedale coi medici, forse farà nascere il tuo fratellino, sai? -
- Di già? -
Innocentemente mi guarda chiedendomi coi suoi occhi neri come sia possibile, non ha capito tutti i giri assurdi che il tempo e questo posto ha fatto fare a sua madre.
- Si, ma sta bene… -
Mi sforzo di sorridere anche se si vede che non sono spontaneo, Joe e Sora hanno più fortuna con loro figlio, presto si uniscono a noi anche gli altri per parlarci ed esporci il loro piano. Mi interrompono dalla mia contemplazione visiva mentre nell’animo continuo a sentire qualcosa di preoccupante che cresce, non so decifrarla. Spero che Mimi stia bene. Non può aver già partorito, no?
- Allora, dobbiamo farci aiutare da loro e unire i poteri dei digiwise, per lo meno chi li ha... tenteremo di aprire un digi varco. -
Tai espone l’idea in maniera un po’ confusa ma in realtà nemmeno molto. Lo guardo come se lo vedessi per la prima volta, fino ad ora mi sembra la cosa più sensata che ho ascoltato. Un sospiro di sollievo, forse funziona ed almeno i bambini saranno in salvo… forse… è comunque l’unica speranza.
- Sbrighiamoci, prima che si accorga che ci siamo… -
- Aspettate, apro il portatile per attivare il processo di apertura del varco! -
Lo faccio mentre le ragazze spiegano agli altri bambini digi prescelti cosa devono fare, tutti si stringono al centro e li sento mormorare indistintamente diversi commenti, tiro fuori il mio e al momento di dare l’ok qualcosa si attiva automaticamente nello schermo del pc, si tratta della web cam, qualcuno mi sta chiamando tramite chat.
- Ma chi… -
Borbotto, ho una fretta del diavolo, non posso crederci che qualcuno abbia un tempismo simile ma a farmi dimenticare di ogni cosa è il viso di Mimi che vedo nel video. Trattengo il fiato e attiro l’attenzione dei miei amici che mi si stringono intorno. Ha un aria a dir poco sconvolta ed è tutta sudata mentre le lacrime le rigano il volto. Agitatissima dice:
- Izzy! Izzy, è nato… è nato… il piccolo Jessy! Lo stanno curando, ora me lo portano, lo terrò con me senza staccarmene… se me lo porterà via dovrà prendere anche me! Ho paura… volevo ci fossi anche tu con me. Izzy… ti prego, fate presto… non voglio che lo prenda. -
E' molto agitata… già, è l’unica cosa che realizzo, visto che perdo subito i sensi sprofondando nel buio più assoluto!

/Sora/

Opporca!
Izzy cade all’indietro dopo aver roteato gli occhi, viene preso al volo da Matt che gli stava giusto dietro. Ma come si fa a svenire in un momento così inopportuno? Bè, ma lo capisco… è col secondo treno che realizzo a fondo le parole di Mimi: ha partorito!
In un certo senso sono zia, visto il legame che abbiamo sviluppato io e lei. In un attimo le lacrime mi inondano gli occhi che subito si appannano non facendomi vedere bene, mi porto la mano sulla bocca e vedendo anche me fuori uso, Tai parla con Mimi mentre Matt si occupa di Izzy insieme a Joe.
- Sono felicissimo, Mimi! È bello? Che colore ha gli occhi? E i capelli? Dai, dimmi a chi assomiglia! Ha pianto tanto appena nato? Io non so cosa succede quando nascono i bambini, speravo di poterci essere, sono curioso, dai racconta! È stato un parto naturale o un taglio cesareo? -
Strabuzzo gli occhi guardandolo in mezzo al fiume che mi scende… ma che cavolo sta dicendo questo pazzo? È il momento?
- Tai, smettila, scemo! Non è il momento… datti una mossa e renditi utile! -
Lo ammonisce seccato Matt da dietro, Mimi invece ignora le sue domande e chiede cosa sia successo a Izzy e perché non lo vede più, ora è il doppio preoccupata e se speravamo che Tai potesse calmarla ci sbagliavamo. TK mi guarda implorante… ha ragione, in fondo quello di calmarla era il mio compito, solo io ci riuscivo!
Con fare deciso spodesto il moro dal portatile e mi metto davanti alla piccola web cam, lei mi vede e si illumina un po’ ma in effetti è in un mare di lacrime così io cerco di asciugare le mie.
- Tesoro, sono contenta per te. Non vediamo tutti l’ora di vederlo… però tu ora devi stare tranquilla, che il piccolo sente se sei agitata e ci sta male. -
- Izzy? -
- Ehm… la notizia gliel’hai data in maniera improvvisa, l’hai shockato ed è… svenuto… ma si riprenderà presto, non pensarci! -
- Sora, ho paura. -
La voce le trema e non va avanti a parlare. Che le dico, ora? Posso spiegarle che stiamo per rispedire i bambini in salvo. Chissà, ci provo, questo magari la solleverà!
- Non devi. Forse abbiamo trovato un modo per riportare lì i bambini rapiti. Cercheremo di aprire un digivarco all’interno della gabbia. Il problema sarà raggiungere Mr Elettricità e sconfiggerlo… senza i digimon che poteri abbiamo, noi? -
Ops, dovevo tranquillizzarla ed invece forse ho peggiorato le cose. Lei ha mostrato un aria più entusiasta sull’inizio per poi spegnersi.
Cosa posso fare per lei? È sempre stata una persona così particolare, emotivamente instabile, facile alle lacrime e all’agitazione… è che è troppo sensibile. Da piccola si poteva dare la colpa al fatto che fosse viziata, ma ora è cresciuta, non si tratta più di quello, solo di sensibilità…
Sospiro e sorrido un po’ stringendo le labbra.
- Ora devo chiudere la comunicazione o non faremo in tempo. Sta serena, su… ce la faremo! -
Detto ciò lei mi dice un flebile e sconfortato ‘ciao’ e chiudiamo la comunicazione. Si sente sola ed è preoccupata perché sua figlia è rapita in questo mondo assurdo, suo marito non sa che pesci prendere, i suoi amici seguono le orme di suo marito, lei ha partorito e avrebbe voluto farlo con Izzy accanto, ha paura che le venga portato via anche la sua nuova creatura, non sa che fare da laggiù… io la capisco ma che posso farci? A volte è tutto più grande di me, di tutti noi messi insieme, a volte non so proprio cosa fare. Anche se salviamo i bambini dobbiamo convincere questo mostro che... che… ma cosa possiamo dirgli?
Mi passo una mano fra i capelli nervosa ed è su questo che Izzy si sveglia!

/Joe/

Ma che cavolo!
Basta che loro mi dicano: ‘Joe, pensaci tu!’
Ma perché? Solo perché sono un dottore? È solo svenuto, non c’è nulla di grave, è lo shock, non ci arrivano?
La gente deve sfruttare fino in fondo il mio ruolo, il mio lavoro… sono un medico? Bene, rivolgiamoci a lui in caso di bisogno, e perché non anche in altri casi? Che ne so… per cose più rilassanti, allegre, leggere… no!
La gente si rivolge a me, al di fuori del mio ambito lavorativo, solo per darmi i loro guai da risolvere, cattive notizie e pressioni da risollevare.
Chissà se se ne rendono conto… magari preferivo parlare con Mimi e congratularmi con lei, o spiegare la situazione ai bambini, o…
- Joe? Cosa dici? -
Mi riscuoto alla chiamata di Matt che sostiene Izzy. C’è un crescendo d’agitazione ed io ci vado a braccetto.
- Cosa dico su cosa? -
Sono spaesato e lui spazientito mi fa notare che Izzy è svenuto e che ci serve sveglio.
- Lo so, sai? Lo vedo anche io! -
- E allora fa’ qualcosa! -
Comincia ad alzare la voce, la situazione è critica per tutti e ne sente gli effetti perfino uno come Matt, ma a me non va’ di essere trattato così:
- Ma cosa vuoi che faccia? Non siamo in un ospedale, non ho nessun attrezzo utile con me… è lo shock, si riprenderà presto. Fagli aria, alzagli i piedi, vedrai che si sveglia subito! -
Alzo a mia volta la voce con nervosismo e come se non bastasse, oltre allo sguardo freddo e contrariato proveniente da lui, c’è anche Tai che si mette a fare una stupida conversazione inutile con Mimi. Anche questo è motivo di seccatura per Matt che lo ammonisce mentre chiede a Kari, qua vicino, di far aria a Izzy così lui si alza tirandogli su le gambe. Non c’è tempo per le sciocchezze eppure sembra che Tai ne abbia eccome, non sente lo scorrere implacabile del tempo?
Tutta questa pressione che ci manda il sangue al cervello e ci fa andare di matto?
Forse no perché lui matto lo è già di natura!
Tai si precipita da noi e guardando Matt come se fosse un mostro, comincia a litigare con lui, urlano come facevano da bambini e a me il mal di testa comincia ad aumentare. Ma quanto stress sono capaci di trasmettere?
- Joe, tieni tu le gambe di Izzy! -
Eh già, tu devi litigare, no? Sospiro contrariato ma mio malgrado non mi lamento a voce e faccio come dice. In fondo ho sempre fatto come dicevano gli altri, ho questa mania di non prendere le decisioni da solo, non le so prendere, solo quando sono in ospedale in qualità di medico ci riesco. E quando sono a casa c’è Sora e lei le decisioni le sa prendere così bene, non serve che le prenda anche io.
Che discorso assurdo!
Io sono fatto così ma ho capito col tempo che ognuno ha una sua utilità, non devo dimenticarmi di ciò che Sora mi ha fatto capire in questo tempo insieme.
Anche se però i minuti scorrono, l’adrenalina e il sangue vanno troppo veloci, i bambini cominciano ad urlare impauriti, Mimi piange dall’altra parte disperata, Sora alza la voce sovrastando le grida di tutti per farsi sentire, Tai e Matt litigano tanto per cambiare… come faccio io a non agitarmi a mia volta? Freneticamente muovo le caviglie di Izzy che reggo per facilitare la circolazione e senza accorgermene inizio a chiamarlo con voce acuta e convulsiva!
Forse il prossimo a sentirsi male sarò io… fortuna che TK e Kari sono tranquilli, non sarebbe nella loro natura agitarsi… Kari è qua ma TK?
Dov’è? Lo trovo dietro a tutti noi che ci guarda, ha una aria… bè, non so definirla, forse sta pensando di trovarsi in mezzo a degli alieni.
Ti prego, TK, fa’ qualcosa!
Il risveglio di Izzy mi fa prendere fiato e ringraziare il cielo.

/TK/

- Ehi, ragazzi, calma! Nessuno ha detto che sarebbe stato facile, ma dobbiamo mettercela tutta, imboccarci le maniche ed agire in fretta ma con sangue freddo! -
Li ho visti un tantino partiti con la testa. In alcune situazioni sono il primo a non capire nulla e perdere la ragione infuriandomi, ma quando sono tutti nella mia stessa condizione finisco che mi trattengo e riesco a gestire la situazione. Mi dico che se parto anche io che succede poi?
Il resto dei miei amici mi guardano zittendosi di colpo, Kari mi sorride grata dell’ordine che ho riportato mentre Izzy si alza barcollante chiedendosi se ha capito bene o era un sogno. Matt come al solito non si è agitato ma Joe si, come è nel suo DNA, Sora era troppo occupata a calmare Mimi (ma non sono sicuro ci sia riuscita), alimentando solo un caos determinato per lo più dalle urla di Tai che non era d’accordo con Matt per chissà quale ragione. Ma noto che sono tutti tornato in loro stessi, più o meno.
- Allora, vogliamo agire? -
E' come se i secondi accelerassero, andassero sempre più veloci e il tempo sfuggisse, non c’è più tempo, non si può attendere, i batticuori di tutti quanti rivelano che potremmo anche morire di vecchiaia il minuto dopo e non potremo fare nulla e solo perché è tutto sballato.
L’adrenalina scorre troppo in fretta e tutti subiamo la pressione, se sbagliamo ora potremmo finire tutti chissà dove. Dobbiamo avere fede, crederci perché senza avere fiducia totale in ciò che facciamo, finiremmo male… finiremmo per fallire.
Il tempo corre? E noi correremo con lui!
Esprimo questo pensiero anche agli altri e finisco così di tranquillizzarli, mi guardano più risoluti e sicuri per ciò che stanno per fare, così parlo anche ai bambini che cominciano a tremare pensando che non riusciremo mai a salvarli!
- Allora, bambini… abbiamo bisogno di voi e della vostra speranza, della vostra fede! Dovete crederci mentre alzerete il braccio col digiwise. Dovete credere ciecamente che dopo la luce che si sprigionerà, il varco sarà per il mondo reale. Dovete avere fiducia nella vostra salvezza. Mi capite? Se non ci credete tutti in modo completo, potremmo fallire. Volete rimanere qui per sempre? -
Dicono subito un ‘no’ terrorizzato dall’idea di rimanere lì, così quando chiedo se ci credono che si salveranno, loro mi guardano coi loro grandi occhi innocenti e dicono che credono in noi.
- Dovete tutti fare una cosa, però. Quando arrivate nel mondo reale dovete fare in modo, con qualunque metodo, di togliere quanta più corrente elettrica potete. Deve avvenire un gigante black out. Lo dico specie ai bambini più grandi. So che potete farcela, sono tutti in allerta per ciò che sta accadendo, vi aiuteranno! -
Questo lo aggiunge Izzy che sembra essersi ripreso ed aver attivato il cervello. Geniale, penso che nessuno in effetti ci avrebbe pensato, fortuna che c’è!
Così noi sette ci guardiamo e ci posizioniamo intorno alla gabbia di fili, alziamo il digiwise, altrettanto fanno i bambini e quando Izzy dà l’ok col portatile aperto, tutti gli oggetti che teniamo in mano cominciano ad illuminarsi e a fare il consueto ticchettio elettronico che da lento cresce fino a diventare un'unica suoneria sempre più forte, chiudiamo gli occhi e la luce diventa grande finchè non si unisce e colpisce l’intera gabbia avvolgendola. Quando riapriamo a forza gli occhi vediamo che proprio nel soffitto della rete elettrica si è aperto un varco.
- Forza, bambini, dovete andare… è la porta del mondo reale. Noi sistemiamo qua la faccenda! Via! -
Tai urla a tutti di muoversi e così cominciano a saltare dentro, gli ultimi sono Miho e Joji che vorrebbero aspettare i genitori, ma con un risoluto ‘andate ora!’ di Sora, saltano anche loro.
Così noi possiamo abbassare i bracci che cominciavano a pesare per la pressione assurda di quella luce, e sospirare mentre il varco si richiude.
Ce la faremo anche noi.
Dobbiamo crederci.
Dobbiamo credere nel fatto che abbiamo noi le giuste armi per combattere quel personaggio assurdo e che lo convinceremo.
- Già… perché senza elettricità difficilmente si vive, dobbiamo convincerlo e fargli capire come stanno le cose. Dobbiamo. -

/Mimi/

È una scarica di corrente elettrica quella che avvolge la mia stanza d’ospedale, piena di macchinari che vanno a pieno ritmo. È come un fulmine che colpisce la stanza, io stringo forte il mio bambino al petto che comincia a piangere, poi c’è il buio perché la luce va’ via e una sensazione ormai familiare di risucchio mi fa perdere nuovamente i sensi nel viaggio attraverso un varco, verso una dimensione.
QUELLA DANNATA DIMENSIONE.
Nessuno mi porterà via il mio bambino.
Buio.

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Capitolo 16
*** Sing for absolution ***


ABSOLUTION

CAPITOLO 15:
SING FOR ABSOLUTION


/Mimi/

È il buio quello che mi avvolge quando apro gli occhi. Un buio pressoché totale, richiudo così gli occhi e cerco di far mente locale. Non è facile, ho una confusione mentale non indifferente dovuta al fatto che ultimamente svengo troppo spesso… che razza di periodo! Tutti questi sbalzi di salute, di umore e di dimensione non giovano a me e al bambino…
Oh mio Dio, un momento… ecco il punto! Il mio bambino!
Mi metto a sedere di scatto e la testa mi gira ma ignoro il fatto, ora solo una cosa mi preme ed è ciò che chiamo a gran voce, preoccupata esattamente come (o più) di poco fa in ospedale!
- JESSY! JESSY, PER L’AMOR DEL CIELO, DOVE SEI? -
Poi in effetti realizzo che è appena nato e non può parlare. Non vorrei che questo postaccio influisse negativamente sul suo carattere o peggio me lo facesse crescere prima del tempo giusto, voglio godermi i suoi progressi, a parte quando metterà su i primi dentini che mi farà le notti in bianco… ecco, se quelli vogliono crescere subito per me va bene, ma il resto, per favore, che rimanga com’è!
Se l’essere stati smolecolarizzati durante il trasferimento me lo ha fatto diventare brutto e deforme?
Il nodo in gola mi opprime le corde vocali, vorrei piangere, sento che le lacrime premono ma devo farmi forza, sono una mamma e se il mio piccolo mi sente così agitata poi sta male anche lui, me l’ha detto Sora… oh, come vorrei lei fosse qui… ma anche un altro del gruppo mi va bene… però nemmeno con tutte le mie forze riesco a parlare o gridare, sono troppo spossata. Calma, devo stare calma. Dove mai potrà essere il mio piccolo? Se almeno ci fosse… no, non agitarti, Mimi. Non lo farò. Rimarrò in me…
- IZZYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYY! DANNAZIONE, VIENI SUBITO QUAAAAAA! DOVE SEIIIIIIII! TI VOGLIOOOOO HO PAURAAAAAA! -
Ehm, ce l’ho messa tutta, la buona volontà c’era, su… arrossendo per la figuraccia che ho fatto con me stessa, comincio a camminare alla cieca.
Ecco, inizio a vedere qualcosa, sono delle luci intermittenti come quelle dei computers… come quelle di quel posto dell’altra volta. Mi illumino, magari Jassy è lì!
Arrivo in quello spazio strano circondato da fili elettrici, mi infilo abilmente e vedo quell’ombra dell’altra volta, è davanti agli schermi sospesi nel nulla, sono accesi e sembra stia guardando qualcosa ma lo sento irritato, ringhia qualcosa fra sé e sé ed onestamente non voglio nemmeno sapere di cosa si tratta.
- Dov’è Jessy? Il mio piccolo! -
E' meglio specificare che Jassy è mio figlio, non mi sembra molto sveglio, una testa meccanica come la sua non comprenderà mai sentimenti d’amore e legami. Ma non dovrebbe nemmeno concepire quelli negativi, allora!
Chi cavolo è questo essere? Bisogna spiegargli chi è in modo che stia al suo posto e non invada il territorio di competenza altrui.
Lui si gira e quel che mi mostra mi fa sospendere il fiato mentre il cuore manca un battito. Inglobato al centro di sé stesso sta dormendo mio figlio. È così piccolo che si perde in quell’enormità di cui lui invece è composto… qualcosa non quadra.
Lui è MR elettricità, è tutto fatto di fili elettrici che se li tocchi danno la scossa, perché lui non è fatto della stessa sostanza?
Cos’è in realtà, lui?
Stringo gli occhi cercando di controllare il mio battito accelerato.
- Di nuovo tu! Cosa vuoi? Il patto è concluso! -
E ora che gli dico? Arriveranno Tai e gli altri, no? Devo prendere tempo, parlarci… si, ma io non sono un mostro d’astuzia, mi impappino spesso con le parole, specie in queste situazioni allarmanti. Come vorrei che Izzy fosse qui!
- Ecco… non l’ho fatto apposto, lo stringevo e quando l’hai preso per sbaglio hai preso anche me, ma visto che sono qua che ne dici di assumermi come tata? Baderò io a lui, a momenti comincerà a crescere e se non mangia piangerà come un matto, ha bisogno del latte materno e se fa cacca e pipì puzzerà in maniera insopportabile… e poi scusa, che te ne fai di un bambino così piccolo qua? Gli altri li mettevi in quella gabbia… -
Lui mi fissa, o per lo meno sento che lo fa visto che non ha faccia, però ci scommetterei che se l’avesse mostrerebbe dell’esasperato odio incondizionato perché parlo molto.
- Lo so che parlo tanto, me lo dicono in molti, è solo che se sono nervosa lo faccio ancor di più, devi scusarmi, sai, ma sono stanca, impaurita, stressata e agitata. Ho dovuto partorire prima del tempo, da sola, senza nemmeno mio marito a fianco, con l’altra mia figlia rapita, con la consapevolezza che mio marito era in pericolo… ed ora mi porti via anche l’altro… come posso stare tranquilla e zitta? -
- NON LO SO MA VEDI DI RIUSCIRCI O TI DO' UNA SCARICA E TI ZITTISCO IO! -
Alza la voce! Lui è seccato ed alza la sua vociona cavernosa: ecco, ha svegliato il mio piccolo.
- Guarda che hai fatto, genio! L’hai svegliato! Sarai pure super tecnologico ma l’intelligenza per certe cose si sono dimenticati di fartela, sai? Se tieni un bambino in braccio, non puoi urlare che si spaventa e se questo succede piange… 3, 2, 1… -
Nemmeno finito di contare che il pianto acuto del neonato invade questo postaccio tetro e scuro, lui sospira spazientito e nel farlo si alzano dei fili tutt’intorno che fanno quel rumore di corto circuito. Spalanco gli occhi e mi precipito da lui per evitare che faccia quello che penso:
- Ehi, mica vorrai dargli la scossa per farlo stare zitto? -
- Non a lui, a te! -
Mi fermo quindi davanti a lui e noto che in effetti quei fili minacciosi mi stanno tutti in giro. Tossisco a disagio mentre le urla melodiose del mio piccino ci spaccano i timpani, sempre che lui ne abbia.
- Oh… tu scherzi, vero? Se invece di farlo mi dai mio figlio lo zittisco io e tutto torna allo splendido mortorio di prima! -
Ringhia ancora ed io sorrido di circostanza, sembra una scena comica invece che drammatica.
A mettermi in salvo c’è una luce rossa che lampeggia sul suo adorato monitor gigante, si gira di scatto ma viene fastidiosamente distratto da Jessy che non smette di urlare, così esasperato lo disingloba allungandolo verso di me, io cautamente faccio un altro passo verso di lui e con mille attenzioni a non toccare quella cosa di ombra che per quanto ne so potrebbe essere gelatina, lo prendo, poi lui si gira e si immerge nel suo schermo.
Io sospiro e lo stringo. È così piccino, come si fa a voler rapire un cosino simile? Separarlo dalla sua mamma… oh, mi piange il cuore all’idea che avrei dovuto farne a meno, separarmi da lui. Già l’ho avuto in maniera anomala, ovvero saltando un paio di mesi di gravidanza, e da sola, senza nessuno che mi filmasse!
Lo stringo al petto e gli copro la testolina quasi pelata con la mia mano, è così piccola che sta tutta sotto il mio palmo. Il cuore mi si allarga sentendolo fra le mie braccia, al sicuro; anche se io a mia volta non lo sono almeno mio figlio lo è. Ora può accadere la fine del mondo, non mi interessa… un momento: e Miho e Izzy? No, aspetta 'fine', salva prima il resto della mia famiglia!
Lo vedo mangiarsi la mano con gli occhietti chiusi così capisco che ha fame, allora mi siedo nell’angolo più distante a lui e tiro fuori un seno per dargli da mangiare. Eccolo così che succhia avidamente il suo adorato latte.
Che sensazione incredibile, penso che tutti nella vita dovrebbero diventare mamme almeno una volta.
Lo auguro perfino a questo gigante!
A proposito di lui… cosa gli prende? Lo vedo iroso, cioè più di sempre. Tutti i suoi fili elettrici si agitano intorno e ringhia qualche imprecazione, non vorrei chiederglielo ma la curiosità supera ogni senso del dovere:
- Ehi? Che succede? Perché sei arrabbiato? -
- Mentre monitoravo le nuove nascite del mondo qualcuno ha portato via i bambini che avevo rapito. -
Ho un istintivo moto d’esultanza... allora ce l’hanno fatta, si!
- E... dove sono? -
Cautamente continuo ad indagare e lui sempre più irritato risponde:
- Al sicuro dove io per ora non posso arrivare… in un luogo isolato da qualsiasi forma d’elettricità e di corrente! -
Mi viene quasi da piangere… Miho è sana e salva e non la prenderà più, sia ringraziato il cielo. Ora manco solo io… eheh… una sciocchezza!
Certo, io e lui!
Non possiamo vivere senza elettricità. È da fare qualcosa, no?


/Matt/

Grazie al computer di Izzy arriviamo al nucleo di questa dimensione ed è avvicinandoci che sentiamo le urla definibili come isteriche di Mimi. Anche lei è qui e se urla così significa che sta bene ma che non è con suo figlio, il che in effetti è allarmante.
Abbiamo salvato tutti i bambini ma non abbiamo visto di lei e del suo, avremmo dovuto avvertirla in qualche modo di tenersi lontana ed isolata, l’abbiamo fatto coi bambini e non con lei.
Sbuffo nervoso, abbiamo già un gran daffare contro questa essenza informe, come facciamo a gestire anche Mimi? Guardo Izzy mentre alza gli occhi in direzione delle urla e con un pizzico d’agitazione (questo ragazzo l’ho visto agitato solo a causa della moglie e dei figli, è incredibile come certe persone cambino a causa di altre!) nella voce, dice:
- E' là da lui, la direzione è quella indicata dalla mappa… allora ha preso Jessy! -
Senza pensarci due volte comincia a correre senza accorgersi che prima di lui lo stava già facendo uno a caso: Tai!
Sospiro lasciando cadere pesantemente le mani lungo i fianchi… che personaggi!
- Forza, seguiamoli! -
Dico ai rimanenti.
In poco tempo arriviamo dove sono Mimi, il figlio e quell’ombra. È davanti ad uno schermo gigante sospeso nel vuoto che lo guarda e un sacco di fili elettrici gli girano intorno, si è innervosito… anzi, diciamo pure arrabbiato. Ottimo!
Come lo gestiamo uno che solo toccandoci può darci la scossa e farci trapassare?
Su questi pensieri un tantino disfattisti la voce di Mimi mi riporta al di qua della barricata. Izzy si è precipitato da lei abbracciandola, è molto contento di vederla e finalmente sono rilassati, per quanto in una situazione del genere sia possibile. Eccoli sistemati quei due. La circondano tutti ignorando quell’ombra presa dalle sue ire funeste, guardano il bambino e danno le proprie felicitazioni… ma è il momento, questo?
- Non vorrei interrompere un momento tanto sereno ma abbiamo un compito da terminare… -
Tutti mi guardano un po’ contrariati ma fortunatamente Sora mi dà ragione e lentamente anche gli altri dietro di lei. Si alzano facendo da barriera a Mimi e al piccolo, ok, mi sta bene… basta che tirino fuori anche un’idea.
- Tai, che si fa? -
Kari lo chiede al fratello per abitudine ma l’avrei fatto anche io. Tai lo fissa con attenzione ed una smorfia di disgusto gli si forma.
- Che pessimo gusto d’arredo, che ha! -
Un gocciolone cala sulle nostre teste così tirandogli un calcio alla caviglia lo aggredisco a voce:
- Senti, vedi di fare un po’ la persona seria, se ti riesce! Dobbiamo trovare il modo di sistemarlo! -
Tai mi si rivolta contro:
- Lo so anche io, sai ,cosa credi! Ma non c’è nulla di male ad alleggerire la situazione! -
- No, non è che tu l’alleggerisci… la prendi con leggerezza, è diverso! -
- Ma non farmi ridere… dove sta la differenza? Sempre di leggero si tratta! -
Sto per rispondergli ancora quando Sora si mette in mezzo e con aria ferma ci zittisce, proprio come hai vecchi tempi. Certe cose non cambiano mai!
- Ragazzi, è strano... noi siamo qua ma lui sembra nemmeno calcolarci… -
E' TK a notarlo, mentre anche Mimi si alza stringendo il piccolo.
- Già, come se nei suoi piani noi non esistessimo, non gli facciamo né caldo né freddo! -
Puntualizza Kari. Io mi unisco a loro e vedo che a Tai spuntano altri punti interrogativi.
- Io invece ho notato un’altra cosa. È strano. Lui l’altra volta ha detto di essere scienza e tecnologia, quindi di elettricità, in un certo senso. Ma quando sono arrivata teneva in sé Jessy e dormiva tranquillo, non dà scosse, è un ammasso senza sostanza di qualcosa di indefinito… non è proprio elettricità, tanto meno progresso. -
Osservazione interessante.
- Tanto più che non può arrivare ai bambini se non sono in un luogo dove sta dell’elettricità o un macchinario che funziona a corrente. -
Continua Sora.
- Infatti… quando ha preso me e il bambino, poco fa, è successo che un macchinario lì nella mia stanza è andato in corto ed una scarica elettrica ha invaso la camera, poi è venuto il conseguente blackout e noi siamo stati risucchiati! -
Spiega Mimi.
- Quindi lui ha bisogno della corrente elettrica... -
Mormoro io immerso in mille pezzi di puzzle che si stanno ricomponendo.
- Quindi lui DOVREBBE essere fatto di corrente elettrica ma in realtà non è così. È solo il suo mondo ad essere fatto così, lui è altro! -
Riassume in modo semplicistico Tai che finalmente sembra essere tornato in sé e nel suo ruolo, chissà quanto durerà!
- Probabilmente nemmeno lui è cosciente di questo, non sa cos’è in realtà, sa solo che esiste e che invece non vorrebbe! -
Ipotesi acuta di Joe.
Allora Izzy si intromette dopo aver studiato attentamente la situazione e parte con la sua teoria:
- Penso che le cose stiano così: questa è la dimensione dell’elettricità che è ciò che ha permesso agli uomini di evolversi e progredire, creare scienza, tecnologia e quant’altro. Lui quindi crede di essere l’incarnazione di queste cose perché è ciò che vede che sta facendo deteriorare il mondo, nessuno gli ha spiegato chi è ma se lui fosse l’incarnazione della causa della tecnologia sarebbe fatto d’elettricità come tutto questo mondo! Invece è inconsistente e sembra fatto… come di… -
- Sentimenti! Teneva Jessy facendolo dormire come se gli dispiacesse lasciarlo a terra poiché è piccolissimo! -
Irrompe Mimi.
- Inoltre non faceva del male ai bambini! -
Osserva Sora.
- Esatto… potrebbe essere fatto di sentimenti, quelli sono inconsistenti… -
- Ma perché non li dimostra maggiormente? Il suo avere dei sentimenti si limita a piccoli dettagli quasi irrilevanti. Uno che è fatto SOLO di sentimenti non si limiterebbe a non far del male a dei bambini. -
Smonta tutti Joe… è la sua mania, non è cambiato molto!
- Ehi, mica vero! Tenete conto che, da quanto ha detto a Mimi l’altra volta, vuole distruggere il futuro nel presente. Perché questo? -
Faccio riflettere gli altri con quest’idea che mi si forma in testa, a seguirla è mio fratello che sembra illuminarsi arrivandoci:
- Perché vuole impedire la distruzione del mondo che deriverà dalla tecnologia! Dal suo punto di vista vuole salvarlo! -
- E c’è anche il fatto che cerca la propria pace. Se gli uomini non esistessero più non esisterebbe più la tecnologia, quindi lui potrebbe stare in pace… -
Prosegue Kari con una luce nello sguardo, quella che non riesce a spegnere mai.
- Ma così lui si dissolverebbe! Questo non lo sa… -
Izzy cerca di continuare il suo discorso ma viene interrotto da Tai:
- Si ma a noi non importa! Quello che ci interessa è sapere che eliminando lui il mondo non smette di esistere, perché lui non è elettricità, quindi tecnologia, quindi progresso e tutto il resto! -
- Si, genio, però non possiamo lasciare che attui il suo piano! -
Lo spengo immediatamente con la pazienza che di nuovo svanisce:
- Eh? -
Sora sospira e con la calma che la caratterizza gli spiega:
- Ascolta… finora abbiamo capito che lui vorrebbe eliminare l’umanità dal mondo, senza ucciderli, semplicemente togliendoli dalla Terra e dalle loro vite. Lo farebbe per poter evitare la fine del mondo, per permettere al mondo di esistere come ai tempi primordiali quando c’era solo pace. Lui in questo modo si dissolverebbe, non vivrebbe in pace. Non esisterebbe più poiché niente sentimenti, niente ‘lui’!
Va bene che a noi farebbe comodo, ma non possiamo aspettare che lui attui il suo piano, perché i bambini sarebbero tutti intrappolati qua e gli uomini adulti sarebbero tutti morti di vecchiaia. Capisci perché comunque dobbiamo evitare che lui riesca ad attuare il suo piano? -
Ok, è contorto per lui che di solito pensa all’azione, però spero che ora abbia capito!
- Ma si… in un certo senso avevo capito qualcosa, su… -
Cerca di aggiustare il tiro per poi chiedere a Izzy:
- E allora che si fa? -
- E allora io non so… bisogna vedere la sua prossima mossa, ora che gli abbiamo momentaneamente impedito di attuare il suo piano cosa farà? Si chiederà di cosa è veramente fatto lui o troverà un altro modo? Magari diventerà drastico e ucciderà tutti…che ne sappiamo! -
In effetti non è molto semplice, ok, per nulla!

/Kari/

- Fermi ragazzi! -
Esclamo mentre una lampadina si accende nella mia testa. Tutti si girano verso di me che cerco di far prendere forma definita alla mia idea.
- Ascoltate… abbiamo detto che è fatto di sentimenti. Di chi? -
- Bè, degli umani… è collegato a quel mondo. -
- Esatto! Niente umani niente sentimenti e quindi niente ‘lui’! -
- Eh, si, ma… -
- Aspettate… vi siete chiesti come mai non li dimostra del tutto? -
- Perché ne ha troppi… sono troppo intensi e contrastanti, per cui si annullano a vicenda senza dare sfogo in modo definito. Ecco perché lui non si rende conto di cosa è fatto realmente! -
- Esatto! Penso anche io sia così, più che sentimenti generici credo possiamo circoscriverli in quelli che riguardano il progresso e la tecnologia. Ma sempre di sentimenti si tratta. In mezzo ce ne sono comunque di positivi come il voler migliorare la medicina per salvare vite umane... non tutti i sentimenti di quel settore sono negativi. Quindi lui non è del tutto negativo. Ha solo un caos universale dentro di sé e non ne capisce la causa! -
- Ma certo… hai ragione. L’unica cosa sensata da fare è far leva su quei sentimenti positivi… -
Conclude Mimi. Probabilmente ci aveva pensato per un attimo anche lei prima, quando era sola ed ha visto che l’essere teneva in braccio il suo piccolo e lui non piangeva, ma poi l’agitazione gli ha fatto dimenticare quest’idea.
Sorride materna e accarezzo il piccolo Jessy, poi guardo gli altri soffermandomi su Tai serio:
- Dobbiamo solo parlargli, spiegargli come stanno le cose e far luce su quel caos di sentimenti di cui è fatto. Capirà da solo la giusta strada. -
Mio fratello a sua volta ribatte, dopo essersi ripetuto le mie parole:
- Quindi solo parlare… senza azione, trappole, pugni e cose simili? -
- Si! -
- Oh… -
Sembra proprio deluso, si aspettava chissà cosa. Mi fa ridere di gusto e così anche gli altri allentano la tensione grati di aver trovato una via fattibile da percorrere. Far luce a qualcuno che viaggia nel buio non è facile ma l’ho fatto molte volte. Possiamo riuscirci e come direbbe TK: dobbiamo solo crederci!
Dopo esserci guardati con aria risoluta e decisa, ci avviciniamo a quell’ombra circondata da lampi elettronici, lo guardiamo e penso che come me tutti stiano cercando le parole più adatte per iniziare il discorso. Prego solo che non sia Tai a paralre per primo, anzi, che non parli proprio, impulsivo com’è rovinerebbe tutto!
- Ehi, tu! -
Eccolo che parte con tono accusatore e per nulla amichevole, Matt fa presto a mettergli la mano sulla bocca e zittirlo, in una sorta di abbraccio lo tiene fermo per controllarlo così continua lui al posto di quell’impulsivo:
- Ciao, come va? -
Sorride come a scusarsi e sperare, nello stesso tempo, di non farlo arrabbiare. L’ombra sembra puntare la sua attenzione su di noi, come se ci studiasse si sofferma su Mimi riconoscendola poi con voce cavernosa e furiosa dice:
- Voi! Siete stati voi! È colpa vostra! Io vi ho graziati non calcolandovi e voi mi ricompensate così? -
Bè, dal suo punto di vista ha ragione…
- Ce l'hanno sempre detto tutti che è colpa nostra se il loro piano fallisce, lieti di esserci riusciti anche con te! -
Tai aveva morso la mano di Matt per parlare ancora, Matt così gli dà un calcio negli stinchi e si accascia dolorante distribuendo insulti!
- Cosa volete? -
- Parlare! -
Si fa avanti TK provando a calmare i bollenti spiriti. Ha un aria serena, sembra non aver paura e penso che questo lo colpirà. Lui sembra interessato così chiede con una leggera calma in più rispetto a prima:
- Di cosa? -
E' confuso, lo sento. Perché sente che le nostre intenzioni non sono cattive e vede che non abbiamo paura. Percepisce i nostri sentimenti e li confronta con la parte che ha in sé stesso. È confuso, molto. Questo è il momento, TK lo capisce così continua:
- Volevamo ringraziarti per non aver fatto del male ai bambini… -
Lui si stranisce, non si sarebbe mai aspettato una cosa simile ed in effetti nemmeno io, ma TK ha avuto una grande idea. Vediamo che fa se siamo gentili con lui.
- Non ho mai avuto intenzione di far loro del male. -
- L’abbiamo capito. Come abbiamo capito chi sei. -
- L’ho già detto a lei - Indica Mimi e lei fa un sorriso di circostanza aggiungendo:
- Eh, ormai noi siamo amici, vero? -
Penso lo dica scherzando per sdrammatizzare un po’ ma forse un po’ ne è anche convinta…conoscendola potrebbe essere così!
- Amici? Che significa? -
- Io penso che tu lo sappia… -
TK riparte all’attacco, adoro quando fa quello sguardo. L’essere spaesato risponde vago:
- Io… no… sono solo l’incarnazione del progresso… -
- Questo è quello che pensi tu! -
Tai si è di nuovo liberato di Matt che penso subito gli darà un colpo in testa per addormentarlo. Non capisco perché abbia tutta questa ostilità nei suoi confronti… forse è solo per principio. A volte è incomprensibile!
Io non ce l’ho con lui, è un tipo onesto, in fondo. Si è creato e nessuno gli ha spiegato chi fosse, il suo ruolo e cose simili e considerando il caos cosmico che ha dentro di sé, è da ammirare. La sua intenzione è di tutto rispetto… non il modo con cui intendeva arrivarci, però!
- Che vuoi dire? -
Ringhia innervosendosi di nuovo, così questa volta decido di parlare io con gentilezza:
- No, calmati… lui non sa esprimersi civilmente. Voleva dire che in realtà sei sempre stato solo e nessuno ti ha spiegato chi sei realmente e quale ruolo hai all’interno di questo universo. -
- Sono sempre stato solo, chi doveva spiegarmi cosa? -
Bè, anche lui ha ragione…
- Noi siamo qui per aiutarti a capire chi sei in realtà. -
- E come potete saperlo, voi? -
Il fondo di nervosismo c’è sempre, pronto ad accusarci o farci fuori. Non lo farebbe mai.
A questo punto interviene Izzy che con la sua aria adulta ed intelligente ha più leva:
- Perché noi siamo coloro che ti hanno creato! -
Questo è un colpo di genio che solo lui avrebbe potuto avere, tutti lo fissiamo pieni d’ammirazione mentre Matt fa di tutto per impedira a Tai di sgamarlo. In un certo senso, però, potrebbe essere vero… anche noi abbiamo sentimenti che formano una parte di lui. Soprattutto Izzy, devo dire: ha l’aria dello scienziato, penso possa crederci!
- Voi…? -
Si ferma cominciando a farsi più piccolo, non capiamo che gli succeda, forse è pieno di sgomento e la confusione lo schiaccia più di prima.
- Si! -
Il silenzio cala e tutti si chiedono come continuerà ma abbiamo fiducia, penso che andrà tutto bene. Anzi, ne sono sicura.
- Tu non sei l’incarnazione del progresso, sei fatto dei sentimenti umani derivati dal progresso. Se fossi solo progresso saresti come questa dimensione, pieno d’elettricità. In realtà sei innocuo. -
Boccheggia, fa fatica a crederci, dopo aver passato un eternità a credere di essere qualcosa a causa del luogo circostante, è ovvio che non è facile credere ad altro.
- No… non è vero. Io… sono solo stanco di tutto questo autodistruggersi. Il mondo morirà presto ed io voglio solo la pace. -
- Lo vedi? Provi sentimenti… anche il non aver fatto del male ai bambini l’ha dimostrato. Tu sei fatto di sentimenti e il caos che provi deriva da essi. Ce ne sono così tanti e così in contrasto fra loro che spesso si annullano, hanno l’unico potere di confonderti. Fin’ora ci sono riusciti… -
Cala un altro pesante silenzio e mentre a me comincia a dispiacere per lui, lui stesso si fa sempre più piccolo. Mi sembra di sentire quel che prova, come se fosse umano… ma del resto i sentimenti di cui è fatto sono umani quindi anche lui lo è.
- Allora non voglio provarli, sono cattivi… devo eliminarli, mi fanno star male. La confusione… è… -
Izzy qui si ferma senza saper come rimediare ed è proprio a questo punto che lo schermo acceso si spegne. La corrente è sparita dal mondo. Momentaneamente sparita.
Lui si gira e comincia ad agitarsi, prova ad ordinare ai fili di darne ancora ma non succede nulla, come se fosse impotente perché in realtà lui non è ciò che pensava. Se lo fosse stato ora potrebbe riuscire a fare quel che vorrebbe. Si sta rendendo veramente conto che è impotente perché non è chi credeva d’essere, sta male e a me viene da piangere per lui. Oh se potessi esprimere del sincero dispiacere e farglielo capire, farglielo arrivare. Mi faccio avanti e con gli occhi lucidi permetto al mio corpo avvolto da un alone luminoso di fargli luce. In fondo è ciò di cui sono fatta.
- Non temere, non devi avere paura. Gli uomini si stanno difendendo da te perché ti credono cattivo, non sanno in realtà chi sei, non sanno che sei buono, che sei una loro vittima… non sanno che tu chiedevi solo della pace… -
Mi sforzo di sorridere per non sembrare troppo malinconica ma pensando al suo fato mi si stringe il cuore. Tutti sospendono il fiato. Tutti.
Lui sposta la sua attenzione su di me, sento che mi sta guardando e mi sembra di vedere più distinta la sua forma e il suo immenso timore, la sua sofferenza. Prende forma ai miei occhi. Ha la forma della bontà.
- Io… buono…? Volevo fermare il loro futuro… -
- Ma volevi farlo per salvare la Terra e vivere in pace, per l’assoluzione. -
- Si, è vero… io volevo questo ma ora… ora cosa posso fare? Ora cosa VOGLIO? -
- Non temere, tu lo sai in realtà… non tutti i tuoi sentimenti sono negativi e brutti, ci sono anche quelli buoni, scovali in te, io ti darò la luce per trovarli, per trovare la tua strada… -
Allargo le braccia e mi faccio avvolgere, era diventato molto piccolo e la paura se lo stava mangiando ma adesso mentre si fa aiutare da me sento il suo sollievo, sento che gli sto trasmettendo la luce e lui non si sente circondato di buio. Ora sta meglio. Ed anche io.

/Tai/

Sono stato più o meno passivo a guardare tutta la scena, non credo che possa veramente possedere l’intelligenza necessaria per poter farsi da parte. Uno che voleva distruggere l’umanità per salvare la Terra ed ottenere la propria pace, non penso che possa rinunciare tanto facilmente al suo progetto…
Ok, bene. Ora sa chi è, sa che non è solo cattivo, però non è nemmeno solo buono. Sarò un po’ rigido d’idee ma la mia diffidenza spesso ci ha salvato la vita!
Mi libero da Matt e finalmente non mi torna addosso, pensa che starò buono. Per ora guardiamo.
Mia sorella è sempre stata troppo fiduciosa nel prossimo, ha tante qualità ma a volte alcune possono anche essere viste come difetti.
Dopo lunghi istanti sembrano separarsi e quella ‘cosa’ ringrazia Kari, è contento, ora ha visto sé stesso e come stanno le cose ma ha ancora un dubbio e questa volta nessuno mi zittirà perché so già cosa sta per dire.
- Però non credo che sia giusto salvare tutti gli uomini. Non se lo meritano. Loro continueranno ad utilizzare male questo ‘potere’ che hanno nelle loro mani, la tecnologia continuerà il suo progresso e il mondo morirà ugualmente… è triste. Perché voi li state aiutando? Perché bisogna lasciar passivamente che facciano? -
Visto? Lo sapevo! Ora chi lo convince? In realtà non ha molto torto… in realtà cosa gli si può dire?
Che io, e penso come me tutti quanti, amo vivere? Che non importa come sarà purchè si possa? Che per capire perché lasciare le cose così bisognerebbe diventare umani come noi e vivere come facciamo noi? Non potrà mai farlo… però qualcosa voglio dirglielo perché mi ha stufato tutto questo suo vittimismo, mi ha stufato lui!
A noi nessuno ci ha detto che siamo esseri umani quando siamo nati, semplicemente abbiamo vissuto seguendo i nostri genitori e quando ci siamo separati da loro abbiamo continuato secondo il nostro buon senso. Ci siamo fatti un sacco di domande e ad alcune abbiamo dato risposta mentre ad altre no, però siamo sempre andati avanti lo stesso senza far del male agli innocenti. Anche se non sempre si meritavano di essere salvati, l’abbiamo sempre fatto perché avevamo fiducia nel futuro e nel fatto che non saranno mai tutti ‘cattivi’!
Ed ora tutti a compatirlo, ad essere gentili con lui e balle varie… solo perché poteva farci tutti fuori? Solo perché non ha mai avuto nessuno con cui stare? Perché? Ha i sentimenti umani ed una coscienza per capire che vuole la pace e la bontà ma non quella che gli fa capire che si sbaglia sterminando l’umanità? Che stupidaggine!
È tutto troppo facile e buonista.
Non mi piace per questo ed ora mi sentirà!
- Ehi, parla l’uomo vissuto! -
Esordisco in questo modo ed ho il mio classico tono battagliero, tutti mi guardano e Matt fa cenno di farmi tacere, io l’allontano e mi avvicino a ‘lui’.
Immagino che se avesse gli occhi mi fisserebbe sorpreso ma non li ha e indovina un po’? Non li ha perché non è un uomo!
- Tu hai i sentimenti degli uomini riguardo al progresso, ma è tutto lì. Non hai quelli per la vita stessa, non SEI un uomo e per questo non capirai mai PERCHE’ lasciarli vivere. Perché se non hai mai vissuto non sai perché bisogna continuare a salvare gli esseri umani! -
- Tai… -
Kari pronuncia il mio nome con aria flebile, come a chiedermi il favore di non continuare. Perché? Lo sto ferendo? Bene, così magari capisce che deve stare al suo posto!
- Ascoltami bene, massa informe! Senza gli uomini tu non esisteresti e non proveresti ora queste belle cose grazie a Kari. Gli uomini che tanto accusi devi ringraziarli invece che sopprimerli. Ti piace, ora, stare qui con noi, vero? Bene, ma sappi di chi è il merito! -
- Però non gli si può dare torto… io sono un uomo di scienza, sto studiando tanto per poter fare qualcosa di buono e utile per l’umanità, un umanità che non sempre si merita di essere salvata, che spesso distrugge… -
Joe prova a farmi capire il suo punto di vista, non è agguerrito come me ma ce la mette tutta.
- …e che spesso salva come fai tu! Ci sono tante ragioni per lasciarli morire, anzi, per ucciderli proprio, ma ce ne sono altrettante anche per lasciarli vivere e salvarli! Il mondo è bello di natura ma a volte lo diventa ancor di più se c’è qualcuno che lo sa valorizzare. Sono il primo ad infuriarmi con le teste di cazzo che lo rovinano e lo sporcano, che fanno le guerre e ammazzano innocenti, ma quando si è onesti lo si deve essere fino in fondo! Non si può fare di tutta l’erba un fascio, ci sono tanti ottimi elementi che migliorano la Terra in cui viviamo; siccome non si può selezionare i buoni e i cattivi allora si deve convivere e lasciare che le cose facciano il loro corso! -
Dopo la sfuriata in cui ho parlato molto veloce gridando, sento gli sguardi di tutti addosso e Matt non ha più provato a fermarmi, è rimasto indietro spostando spesso lo sguardo verso il basso. So che lui mi aveva capito e so che la pensa come me. Lo so. Avrò troppa fiducia nel mondo e nelle persone ma crederci è l’unica cosa che ci è rimasta, che possiamo veramente fare.
- Noi non siamo in grado di condannare nessuno… se non è bello portare ad un eccessivo progresso il mondo, non lo è nemmeno far sparire da esso tutti i bambini solo per salvarlo! L’unica vera innocenza di tutta l’umanità sono loro e tu avresti punito proprio loro, condannandoli ad un’eternità in questa dimensione del cavolo! Chi è più condannabile fra i due? Lo capisci o vuoi un disegno? -
Volevo calmarmi, pensavo di esserci riuscito ma il silenzio quasi mortale che c’è mi ha mandato di nuovo il sangue alla testa, non so se ci riesco a fermarmi così roteo gli occhi verso i miei amici che non mi guardano più, forse si sentono un po’ in colpa anche loro, chissà.
Infine i miei occhi irosi si posano sul piccolo che stringe Mimi… no, penso che in linea di massima fossero tutti d’accordo con me solo che non avessero il coraggio di esprimerlo in maniera così chiara, senza indorargli la pillola. Torno a girarmi finalmente calmo:
- Ci sono state molte occasioni in cui gli uomini si sono trovati in pericolo a causa di qualche digimon malvagio che veniva nel mondo reale… sono sempre stati salvati. Quando è capitato a me l’ho fatto pensando ad una cosa. Sai a cosa? Che se non lo facessi non sentirei più ridere di felicità sincera nessuno, adulto o bambino che sia. Io per come sono fatto non sopporterei di non sentire più risate, preferire morire piuttosto che vivere in un posto cupo dove nessuno ride. Quello sarebbe triste e brutto. Finchè c’è solo una persona che lo fa, che è felice, che si diverte per motivi innocenti e giusti, allora vale la pena aiutare tutti quanti! Penso a questo! -
Ecco di nuovo quel fastidioso silenzio. Mi secca aver fatto la parte del sentimentale, penso di esserlo stato questa volta. Sbuffo. È che volevo solo più azione e movimento… non si è scatenato nessun finimondo, in fondo, abbiamo fatto tutto ragionando e parlando. Vabbè che comunque senza i digimon noi avremmo potuto far poco, dovrei essere contento di come sono andate le cose.
Eddai, lo sono, solo che questo personaggio mi aveva proprio irritato. Ora ho la netta sensazione che abbia capito, anche se sta in silenzio senza spiccicare parola. Pazienza.
Mi volto mormorando un basso:
- Voglio andarmene di qua! -
E continuano a guardarmi; cavolo, mi sa che dovrò farmi pagare!
L’unico che mi segue è Matt, bene, sapevo che l’avrei avuto del tutto dalla mia, gli altri sono solo sbigottiti, non hanno nulla contro di me solo che non si aspettavano che fossi capace di dire cose simili. Comunque è esattamente quello che penso.
- Aspetta! -
Eccolo lì… mi mancava il suo vocione cavernoso. Mi fermo mantenendo le spalle, lui continua:
- Volevo solo dirti… grazie… -
Di nuovo silenzio, sento che sorridono in quel modo per me imbarazzante, lo stesso che sto facendo io: un sorriso compiaciuto ma anche sornione. Sapevo che ce l’avrei fatta, ci volevo io.
- C’è poco da fare, senza di me che fareste? -
Liquido così la faccenda e tutti mi si fanno intorno spintonandomi e ridendo, ovviamente fra questi non c’è Matt che, invece, mi viene davanti, mi lascia i suoi occhi azzurri e quel sorriso per cui ho sempre fatto in modo che il mondo non finisse mai.
Ho lasciato la mia impronta anche questa volta!
- Ora che farai? -
Chiede Mimi al ‘coso’, sta sorridendo ed è un po’ malinconica, conoscendola si era affezionata e le dispiace lasciarlo… se potesse se lo porterebbe dietro. Ricordo quando a Digiworld da bambini si è separata dal gruppo, Joe è andato con lei per proteggerla ma so che ad un certo punto si sono separati anche loro. Bè, lei nonostante fosse sola è arrivata da me al momento giusto, quando ci servivano rinforzi, e con lei c’erano una marea di digimon fra vecchi e nuovi… mai visti tanti digimon seguire una sola persona. Lei è così, si fa coinvolgere e cattura tutti ma riesce a portarli sempre con sé perché il suo è un cuore grande. Sorrido sentendola fare conversazione con quello che era nostro nemico e ha tentato di portarle via i figli:
- Ora? Osserverò gli uomini per provare a capirli un po’ meglio. Non c’è rimasto nulla da nascondere, non rimarrà più nessuno con cui confidarsi, ma l’ho fatto abbastanza con voi ora… mi sta bene. La verità rimane dentro di me, ora che starò di nuovo solo. Non morirò mai ma non ho più bisogno di cercare l’assoluzione. Non mi sento più peccatore per il progresso e gli uomini, non ci sono anime da assolvere, in questa dimensione. C’è solo l’esistenza di milioni di persone strane da non perdersi. -
Così non rimane che salutarlo, lo fanno tutti e anche se non pensavo di farlo, all’ultimo mi giro e gli regalo il mio sorriso da schiaffi, quello di quando ‘una ne faccio e cento ne penso’!
- Stammi bene! -
E' buffo da dire ad uno che ho accusato di non essere umano, ma adoro essere buffo per cui va tutto bene.
Ora non ci rimane che riprendere la nostra vita da dove era stata interrotta e ridonare al mondo l’elettricità.
Che il progresso vada avanti!

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Capitolo 17
*** Just married ***


*Forse non vi rendete conto di cosa io abbia passato per fare questo epilogo… ma ce l’ho fatta… e mentre mettevo la parola fine anche io mi rivedevo le mille epopee che ho affrontato per scrivere l’intera storia e mi sono quasi commossa! Mi scuso con tutti per aver fatto attendere così tanto e ringrazio in special modo HikariKanna che mi ha spinto a fare l’epilogo nonostante tutto il tempo passato dall’ultimo capitolo. Il discorso sarebbe lungo ma ormai è fatta, dai… Ringraziare uno ad uno tutti quelli che hanno commentato e letto questa storia e questi sono: Sindy90, Hikari-Kanna, 1000, Domi, Mijen, no-name, Kaho chan, Ary&Azzu, Super Gaia, §GiuffryGirl§, Killkenny, Yukino, Yama An, Maria, DarkSelene89Noemi, Japan03, Yuki Kushinada, Vikychan, Elie191, Giulietta, Camichan, Yukino, Yuyu, Parsifal, Sawadee(e quelle che forse ho dimenticato…). Spero di tornare a scrivere sui Digimon, una serie che è sì per bambini… ma anche per quelli cresciuti troppo come me!
Un ultimo augurio… che tutti continuino a sognare senza vergogna, la fantasia è il pane della gioia di vivere. Grazie a tutti. Buona lettura. Baci Akane. Ci si vede in giro!!*

EPILOGO:
JUST MERRIED

/Kari/

Sono una persona che ha tante certezze nella vita, anzi, devo dire che io stessa sono un tipo molto sicuro di me e di chi mi circonda ed è proprio per questo che sono sicurissima che ogni non andrà tutto liscio come normalmente dovrebbe andare!
Perché lo so?
Perché la damigella ed il paggetto sono Miho e Joji e perché li deve tenere d’occhio Tai, che è anche il mio testimone di nozze!
Non sono preoccupata, di più, ma questo non toglie che mi godrò questo giorno proprio come intendevo fare.
E sono certa anche di questo!
Mi guardo allo specchio quando il parrucchiere mi aiuta a sistemarmi il velo sulla testa dando l’ultimo tocco, sorride mentre osserva con me il mio riflesso e dal sorriso che fa direi che non potrei essergli riuscita meglio!
- Com’è? – Mi chiede mentre all’esterno della mia camera da letto impazza il caos più totale.
Faccio finta di nulla e senza farmi turbare da quello che là fuori magari sta succedendo, prendo un profondo respiro che mi trema.
Non pensavo che l’emozione potesse partire già ora.
Sorrido a mia volta spontanea e noto come i miei occhi leggermente truccati brillano.
- Non potrebbe essere più perfetto. – Dico subito prima dell’urlo di mia madre che richiama Tai come ai vecchi tempi.
- Ne sei sicura? – Mi chiede con ironia, io distolgo lo sguardo per girarmi verso di lui e con sicurezza e pacatezza rispondo:
- La mia definizione di perfezione è diversa da quelle canoniche… - Non potevo trovarne una migliore, ma è vero.
Mi rendo conto che non sempre tutto va come uno se lo aspetta ma è proprio questo che per me è indispensabile… tutta questa allegra confusione, gli imprevisti dell’ultimo momento, i guai di mio fratello che non crescerà mai…
Mantenendo una pace ed una pacatezza innaturali congiungo le mani davanti a me e con un’espressione di pura felicità lo saluto mentre se ne va. Non fa nemmeno in tempo a richiudere la porta della camera che subito si intrufolano due fulmini ben vestiti e ben impostati che si nascondono immediatamente dietro di me.
Joji e Miho ne hanno combinata un'altra delle loro, ma sono certa che non sarà da solo!
3, 2, 1…
- Brutte scemmie! – Una voce severa tuona entrando con un gran baccano.
- Scemmie? Scimmie vorrai dire… - Dico alzando un sopracciglio e osservando come Tai sia vestito di tutto punto ma con ancora la cravatta slacciata intorno al collo ed i capelli che comincino a spettinarsi di già. Non potevo immaginarlo che così ed infatti non mi delude!
- No, scemmie! È un incrocio, significa scimmie sceme! Dove sono? – Chiede guardando subito sotto il letto. Io sospiro alzando le mani in avanti per fermarlo prima che mi butti all’aria per afferrarli:
- Dietro di me ma non azzardarti ad avvicinarti! –
Sostengo decisa in tono poco da sposa e molto da sorella.
È solo qua che si degna di guardarmi e fermarsi… e con mia somma gioia rimane finalmente per un proverbiale minuto in silenzio senza fiato e parole!
Che momento fantastico!
Peccato che questa volta non ci sia nessuno a riprenderlo…
Da dietro di me sento i due piccoli che si affacciano per vedere cosa stia succedendo e così ne approfitto per chiedere di nuovo tranquilla:
- Che te ne pare? – Mi liscio il vestito facendo un giro su me stessa e finalmente sembrano tutti sotterrare le asce di guerra, credo di aver ottenuto l’effetto desiderato quindi accentuo il sorriso. – Tai? – Lo richiamo vedendo che ancora non dice nulla, ma è solo dopo che anche i due bambini lo chiamano a gran voce che si scuote e sorprendentemente serio risponde avvicinandosi a me allargando le braccia:
- Kari… sei… sei bellissima! – Mi sarei aspettata qualche battuta, onestamente, ma sono lieta di scoprire che sa ancora sorprendermi.
Gli prendo le mani e gliele stringo in segno di ringraziamento e di affetto, non oso abbracciarlo visto che sarebbe capace di rimanere impigliato a me e rovinare qualcosa, tuttavia vedo che apprezza il gesto e con occhi lucidi cerca disperatamente qualche cosa scherzosa da dire, senza successo ovviamente.
È la cosa più emozionante, per me, vederlo in questo stato.
Davvero.
Lui è Tai, mi ha sempre preso in giro e trattato malissimo ed ora è come se mi vedesse non solo come una donna ma anche come sua sorella.
Sua sorella che se ne va di casa per fare una vita sua.
- Sei pronta? – Mi chiede infine.
- Si. Al peggio che sicuramente mi procurerai! – Rispondo pronta col tentativo di farlo riprendere. – Ti aiuto con la cravatta? – Chiedo poi cercando di sistemargli un po’ i capelli, lui si scosta e alzando le spalle dice frettoloso:
- Oh no, lascia… combino ben, tu hai altro a cui pensare! –
- Appunto… come mai si nascondono da te? – Chiedo quindi severa mettendo le mani ai fianchi e guardando Miho e Joji. Tai finalmente sorride con quel suo modo poco rassicurante e afferrandoli per i polsi li trascina lontano da me:
- Hanno la crisi da palcoscenico! Non vogliono assolutamente fare la damigella ed il paggetto! Ma non serve che lo vogliano, lo faranno lo stesso! –
- No! – Rispondono in coro mostrando la lingua e cercando di svincolarsi, lui non li molla e riprendono a gridare come se avessero la stessa età così per mia pura sopravvivenza mi tocca intervenire:
- Dai, su, fatelo per me, per favore… ci tengo tanto ad avere proprio voi… - Bè, basta proprio poco che non ci pensano su poi molto a dirmi:
- Va bene, ma solo per te! –
- Ma guarda un po’, siete proprio delle scemmie carogne! A lei si, eh? Ma se ve lo chiedo io… - Comincia a lamentarsi Tai, un ulteriore sospiro mi fa chiedere al cielo che qu“õcuno se lo porti in un'altra parte della casa o veramente mi troverò a prendere una pastiglia per non farmi scoppiare il cranio… vorrei essere sana quando dirò il mio si.
- Tai, vieni! Sei tu che ti sei occupato del bouquet, vero? – Una voce dall’esterno lo richiama e con mia felicità se ne va via come un turbine lanciandomi un bacio nell’aria, trascinandosi via tutto il caos che si era portato.
Sospiro una volta sola con le grida che mi tengono compagnia poco fuori dalla mia camera, guardo fuori dalla finestra ed il sole mi colpis:% scaldandomi, è una bella luce allegra che oggi splende là fuori e nonostante tutto quello che starà succedendo là fuori devo proprio dirlo.
È una giornata stupenda per sposarsi.
Sarà tutto perfetto, finché questa luce continuerà ad avvolgere il mio corpo andrà benissimo, ne sono certa.

/TK/

Posso immaginare tutto il caos che in questo momento sarà a casa di Kari… mi dispiace per lei ma Tai non è mio fratello!
Con soddisfazione sospiro guardandomi allo specchio, eccomi finito.
Il completo azzurro che ho scelto risalta la mia carnagione ma devo ammettere che ho fatto un po’ fatica a sistemare i miei capelli così bene, ormai erano abituati a stare un po’ come volevano, per questo li tenevo corti!
Non mi rimane più nulla se non dirigermi insieme agli invitati in chiesa.
E a Matt.
Apro la porta dopo aver dato un ultimo sguardo alla mia camera, non mi ospiterà più, d’ora in poi.
È strano salutarla, è un attenzione che non avrei mai messo in preventivo. Salutare la mia camera è un po’ come salutare il TK ragazzo per lasciare spazio all’uomo che devo essere per lei.
È qua che inizio ad emozionarmi. Sono sempre un po’ tardivo ma credo che sia l’intontimento di questa giornata.
Cavolo, oggi mi sposo, non è mica uno scherzo!
- TK, ci sei? – La voce calda di Matt mi riscuote dai miei pensieri e con un ultimo sorriso dico il mio ciao al piccolo bambino che è cresciuto in questa stanza.
- Si. – Dico poi uscendo e raggiungendolo, anche lui è pronto ed è molto ben vestito, insieme facciamo il nostro figurone ma credo che sarà l’unica occasione in cui vedrò mio fratello vestito così seriamente. A questo mi scappa un sorrisino ironico che lui cattura subito:
- Bè? – Chiede infatti. Non me ne fa passare una!
- Niente… ti dona questo stile, sai? Dovresti provare ad andare così ad un tuo concerto, faresti faville! –
- Che faccio faville è certo ma sono sicuro che nudo farei felice più persone, piuttosto che con questa roba addosso! – Risponde prontamente sprofondando una mano in tasca.
- Non ho dubbi! – Dico a mia volta.
È bello parlare così come se nulla fosse, ma è ancora meglio protendere la mia mente là fuori, quando metterò piede in chiesa e aspetterò la mia Kari.
Già, oggi sarà definitivamente e totalmente mia.
- Allora, che pensi? – Mi chiede immaginando subito che la mia testa si sia spostata verso pensieri più seri.
- E’ strano. – Dico iniziando ad incamminarmi con lui affiancato.
- Sposarsi? –
- Un po’ di cose, l’insieme… noi due così, io che me ne sto per andare definitivamente da qui, la mia nuova strada… questa gioia sconvolgente che mi tira via certe capacità di pensiero… -
- Bella scusa! La tua capacità di pensiero è sempre stata fantasma, altro che matrimonio! – Questa voce però non è di Matt ed è fin troppo familiare… tanto che scuoto la testa ancora prima di vederlo arrivare.
- Davis! – So che non lo pensa ma se non fa un po’ di baccano non è lui, no?
- Tu pensavi che il casino fosse solo Tai? – Dice quindi Matt ridacchiando mentre con una pacca sulla spalla mi lascia al mio amico spumeggiante. – Vi lascio che devo passare da Tai a vedere se è tutto ok e prendere una cosa! – Mi dice poi uscendo di fretta.
Lui e Ken mi vengono incontro e ci salutiamo, Davis mi abbraccia senza remore piagnucolando commosso per me mentre Ken mi da una semplice e formale stretta di mano, scusandosi per Davis e per qualunque cosa combinerà oggi.
- Sei pronto per diventare un disgraziato? – Mi chiede gridando come se fossi a dieci chilometri di distanza.
- Perché disgraziato? –
- Perché i mariti sono sempre dei disgraziati, non lo sai? –
- Ah, solo i mariti? E gli amici non sposati dei mariti cosa sono? – Ribatto a tono continuando il mio cammino verso l’esterno.
- Angeli, è ovvio! – Ken scuote la testa continuando probabilmente a pensare che è il solito mentre io spontaneamente dico che non avevo dubbi per poi finire con una risata in coro di puro divertimento.
È unico, speravo che arrivasse prima. Mi rendo conto di essere veramente rilassato solo dopo che mi sono messo a parlare con lui e nonostante faccia confusione come al solito e sia megalomane, so che non potrei chiedere di avere amici migliori.
Sono felice, è questo il punto.
So che magari qualcuno si dimenticherà qualcosa e che Davis farà un lago di lacrime perché è esagerato, ma sono cose a cui non avrei mai rinunciato.
È bello così.
Tutto questo è la mia felicità e so che se cambierà qualcosa sarà solo in meglio ma questi nostri sentimenti rimarranno immutati, a partire dal mio amore per Kari per finire con quello per tutti gli altri.
È una giornata perfetta, il sole splende e tutti i problemi sono risolti.
Ma sono sicuro che basta stare insieme per riuscire a far fronte ad ogni cosa ed io… bè, io ho Kari, cos’altro conta?

/ Joe /

Questa volta non la passo liscia, me lo sento. È la volta buona che Sora divorzia!
Sapevo che non dovevo fare il turno ma mi sembrava poco serio chiedere la giornata per un matrimonio... mi sentivo in colpa così l'ho fatto ed ora eccomi qua a fare tardi. Sicuramente mi dirà di tutto e domani mi fa trovare le valigie fuori!
Sospiro mentre mi sistemo i capelli, fortuna che mi ero portato il vestito così mi sono cambiato in reparto prima di uscire, ora non devo passare da casa. Tanto a sposarsi sono TK e Kari, mica io.
Mi pettino distrattamente i capelli all'indietro chiedendo loro di stare là ma qualche ciocca inevitabilmente ricade a lato del viso. Pazienza, c'è di peggio nella vita!
Quando arrivo davanti a casa di Kari noto tutte le altre auto con fiocco bianco sul cofano... come ci sta male la mia senza quel fiocco, sembra un pugno in un occhio…
Ma quante cose che bisogna ricordarsi per un matrimonio!
Mi gratto indeciso la nuca chiedendomi se sia il caso di andare a prenderne uno oppure se posso farne a meno ma proprio mentre mi sto sentendo in colpa e rimetto le chiavi sulla toppa dell'auto, la voce familiare e severa di Sora mi ferma. Ahi, prevedo tempesta!
- Joe! Ma lo sai che dovevi essere qua già da un ora? Si chiama rinfresco pre-matrimonio perché si fanno gli auguri agli sposi prima del matrimonio... io sono già stata da TK, ormai tu hai perso il treno! - Si lamenta mentre mi viene incontro col famoso fiocco bianco per l'auto... sia benedetta quella previdente di mia moglie che mi conosce!
Questo lavoro mi prende troppo, ha ragione, dovrei rallentare un po'.
- Scusa... - Le dico dispiaciuto andandole incontro: - So che dovevamo andare prima da TK e poi da Kari insieme ma non mi sono sbrigato prima di ora. Ma almeno riesco a salutare Kari, no? - Scuote la testa ignorando la mia presenza ed occupandosi di abbellire il cofano, sembra ci tenga molto a questo giorno, un po' come se si sposassero suo fratello o sua sorella. È bello vederla così, sembra quasi che ci siamo scambiati i ruoli. L'osservo, è molto bella oggi, sembra quasi un altra... e penso che la cosa più incredibile è ritrovarsi a pensare queste cose di colei che vedi ogni giorno senza mai abituarti davvero.
Lo dico sempre, è una vita lontano anni luce da quella che mi sarei aspettato anni fa, però ora che ci sono e che ce l'ho non vorrei fosse diversa.
Sorrido e quando lo faccio lei si rivolge finalmente a me venendomi davanti, sospira e fa cadere le braccia mentre scruta il mio aspetto.
- Ti sei cambiato in fretta in ospedale, vero? E questi capelli cosa sono? Potevi metterti un po' di gel... -
- Già, hai ragione... - Rispondo solamente non trovando altro da dire. So che se alle donne si dice così loro si montano la testa e diventano bacchettone, questo per lo meno è la teoria di Tai e di Davis, ma per me è così... se Sora ha ragione ha ragione, ^'n mi vergogno a dirlo.
È semplicemente la verità.
Come lo è che comunque sia la amo e l'adoro.
Con un secondo sospiro accompagnato da un espressione rassegnata, mi sistema il vestito ed i capelli lasciandomi infine una carezza sulla guancia:
- E' andato tutto bene? Non è che per arrivare in tempo hai ammazzato qualcuno in ospedale? - Questa non so se prenderla come una battuta o un'attenzione affettuosa, ma qualunque cosa sia mi fa sorridere teneramente e posarle un bacio sulle labbra, lo faccio senza imbarazzo e nel farlo mi sento subito meglio.
- Sei bellissima! - Sussurro carezzandole la pancia che fra qualche mese sarà gonfia in modo emozionante. - Anzi, siete! - Dico quindi riferendomi al bambino che da poco sta nel suo grembo. Spero sia una femminuccia e che abbia i capelli color rame come i suoi!
- Grazie. Anche tu non sei male! -
Sto godendomi queste rare effusioni amorose in fase rilassata ma quando le sto per dare un altro bacio sulle labbra una voce familiare ci interrompe:
- Papà! Mamma! Guardate cosa è successo! - Già qua uno si preoccupa, considerando che è Joji e che ci viene incontro correndo, comincio subito ad allarmarmi.
Andrei in caos completo se non fosse che Sora mi precede prendendo subito in mano la situazione, come fa sempre. Chissà cosa ha combinato quel piccolo pestifero... non sarà grave, se c'è lei nulla è grave, no?
Basta saper affrontare la vita con semplicità e sempre con semplicità prendere ciò che ci arriva. Decisamente.
Sarà una giornata meravigliosa.

/Sora/

Lascio mio marito per prepararmi al peggio che sicuramente mio figlio mi sta per presentare e quando mi arriva davanti con orrore noto che il vestito da paggetto che gli ho confezionato io, presenta uno strappo proprio sulla giacca.
- Joji! - Lo sgrido subito afferrandolo per le braccia ed accucciandomi per guardare meglio il danno: - Ma come hai fatto? - Chiedo mentre indico a Joe di prendere la mia borsa con dentro il previdente necessario per cucire. Conosco mio figlio... sapevo che sarebbe successo... io da piccola ne facevo di peggiori!
Lui si intrufola in un interessante e complicato sentiero di spiegazioni che ha l'obiettivo di farmi capire che non è colpa sua, ma poi smetto di ascoltarlo e mi concentro sullo strappo. Fortuna che faccio il lavoro che faccio o l'avrei mandato sull'altare così com'era.
- Ti avevo detto di stare calmo! -
- Ma è stato lo zio Tai! - Chissà come mai, questa volta, finisco per credergli ciecamente!
- Si, immagino... tu stagli lontano! -
- L'ho fatto, è che mi ha trovato! - Ha una parlantina che è invidiabile, forse supera perfino quella di Tai, il che è tutto dire... scuoto la testa immaginandomi la scena. È sempre il solito...
Spero solo che sia mio figlio che quel pazzo là dentro non combinino qualcosa di peggio, oggi è un giorno importante per Kari e TK. Se lo fanno li ammazzo. Anzi, visto che ci sono è meglio fargliela anche a quello scapestrato, la ramanzina!
Finisco con Joji e dando le ultime raccomandazioni al piccolo mi dirigo a passo di carica in casa chiamando a gran voce Tai.
Lui prontamente mi risponde spuntando davanti ai miei occhi... con le lacrime grosse grosse che gli escono:
- Sora! Sono disperato! Non trovo il riso coi coriandoli per gli invitati, sono stato su fino alle 4 di notte con Kari e Matt a prepararli ed ora sono spariti... e poi... e poi il bouquet... me ne ero occupato io ma non ricordo dove l'ho messo... non ricordo proprio... dov'è il bouquet? -
Mi prende per le spalle e si inginocchia con disperazione plateale ma sincera... chissà se si rende conto che non è il più indicato per certe cose importanti?
Dice sempre ‘faccio io questo’ e ‘faccio io quello’, ma poi si scontra coi suoi limiti di cervello menomato e fa questi disastri!
- Non cambierai mai! - Dico sospirando e tirandolo su. Ogni voglia di sgridarlo svanisce e proprio come ai vecchi tempi eccomi qua a cercare di rimediare ai suoi errori.
- Saranno da qualche parte... non è che li ha presi Matt? -
- No, li abbiamo fatti qua. -
- Allora cerchiamoli, saranno da qualche parte. Facciamoci aiutare anche da Joe, Izzy e Mimi. E mi raccomando... bocca cucita con Kari, non si deve agitare più del necessario! -
Lui mi guarda con una luce speranzosa negli occhi, proprio come se fossi la sua ancora di salvezza. Già, torno a pensarlo... quando crescerà il mondo finirà di sicuro!
E così pensando mi guardo intorno cercando di ragionare, ottenendo invece solo il risultato di perdermi con la mente in un altro tipo di riflessione spontanea: Kari che si intravede dalla camera colpita dalla luce è splendida, Mimi che è alle prese col rinfresco fornito da lei stessa sembra molto tranquilla e sicura che tutto andrà bene, Izzy che con il piccolo Jessy in braccio corre come un matto cercando di rimediare ai danni del suo amico Tai fa proprio divertire e alleggerisce involontariamente la situazione, Tai che al contrario fa innervosire ma sono certa che se la caverà, Joe che controlla Joji e Miho per impedire loro di combinarne altre è affidabile come sempre mentre mi immagino Matt e TK che parlando da fratelli e si fanno il resoconto della giornata vedendo se da parte loro è tutto a posto... è bello saperli così uniti anche a distanza di anni.
Sapere che non ci siamo mai separati veramente.
È bello veramente ed io mi sento un po' una mamma nei loro confronti od una sorella maggiore. Sono certa che anche queste cose non cambieranno mai ma in fondo è meglio così.
È perfetto, è così... pieno d'amore!
Sono felice.

/Mimi/

La parte salata è perfetta ma quella dolce non è certo da meno... eh si, devo ammetterlo, sono un ottima cuoca!
Sono fortunati ad avere un'amica che fa questo lavoro, almeno su questo possono contare che sarà perfetto!
Anche da TK ho già sistemato tutto ed ora non mi resta che riposarmi e controllare che qualche canaglia non si pappi tutto prima degli altri.
Mi siedo sistemandomi il vestito ed i capelli acconciati ma non faccio in tempo a posare il mio delizioso sederino sulla sedia che la voce iper agitata di Tai mi arriva... non dopo i pianti di quello che sono certa è mio figlio e i brontolii di mio marito.
Ma che brava, riesco a distinguerli tutti anche senza guardarli!
Sospiro aspettando che arrivino da me e aprendo le braccia mi preparo. In due secondi mi viene affidato Jessy, le lamentele su Tai di Izzy e quelle su sé stesso di Tai. Non chiedetemi come ci riesco ma capisco alla perfezione tutto quel che dicono, sono allenata con Miho e Joji e tutte le volte che ho fatto loro da baby sitter... così con un sorriso mi alzo e mettendo in bocca ad entrambi delle tartine a forma di digimon, poi gli dico:
- Arrangiatevi! - Allegramente, come se avessi fatto loro le congratulazioni... e con mio figlio aggrappato al mio seno mi allontano in una camera che spero mi dia discrezione.
Li lascio là a gridare come degli isterici e personalmente non posso fare a meno di sentirmi contenta di sentire Izzy così fuori di sé per una volta.
Se la caveranno benissimo, non ho dubbi... piuttosto io devo dare da mangiare al piccolino o mi esploderanno le mammelle.
- Papà è impazzito, lo sai piccolino mio? - Comincio a parlare dolcemente con Jessy e all'udire la mia voce così bassa e familiare, spalanca gli occhi smettendo di piangere. È ovvio che se lo si sbatte urlandogli nell'orecchio piange, è piccolo!
- Vedrai che subito smettono di fare i pagliacci. Arriverà zio Matt e risolverà tutto. Scommetti che sarà così? -
Continuo a parlargli scoprendomi un seno, quando realizza che finalmente il suo pranzo è lì davanti a lui spalanca la bocca come se non mangiasse da secoli e con una voracità che mi fa sorridere si aggrappa al mio capezzolo succhiandolo e bevendo il latte.
È dolcissimo.
Lui ma non solo... anche quelle urla folli là fuori.
Sono tutti molto dolci e sono felice di aver vissuto quest'avventura allucinante che ci ha riuniti maggiormente. Penso che sia così, no? Tutto serve, da ogni cosa ci si trova diversi ma in fondo sempre gli stessi. Più uniti, più cresciuti, più sicuri... non rinuncerei a tutti i pericoli che abbiamo corso in passato, da ognuno io ho preso qualcosa diventando quella che sono ora, che allatta il proprio figlio e che sente questa incontaminata gioia dentro.
Sarà una giornata bellissima, questa come lo sono state tante e tante lo saranno.
Pura manifestazione di unità.
Trasmetteremo questi sentimenti ai nostri figli e loro a loro volta ai loro amici, vivranno le loro avventure ed ognuno avrà delle proprie idee, dei propri doni... purezza, coraggio, amicizia, amore, luce, speranza, intelligenza, semplicità... ce ne sono così tanti ed io non riesco ad augurarne uno in particolare al mio piccolo ma se devo dirne uno, spero solo che abbia cuore di non rifiutare la gioia che la vita gli riserverà, ne sono certa.
Gioie e dolori, ma tutte importanti crescite volte a pulire gli animi di chi le vive.
Sono sicura che sarà così.
- Ti aspetta una vita piena di emozioni, piccolo mio... mi raccomando... abbi il coraggio di viverle tutte con semplicità ed intelligenza, accompagnato dall'amicizia e dall'amore, protetto dalla luce e dalla speranza, donando purezza in cambio di tutto quello che riceverai. La vita va solo vissuta, non c'è altro da fare. Ed io ci sarò sempre per te. -
Sempre.

/Izzy/

La testa mi sta per scoppiare.
Giuro che se non lo uccido ora non lo faccio più!
Come cavolo può perdere tutti quei chili di riso e coriandoli ed un bouquet di nozze?
So dove può arrivare la sua sconsideratezza ma pensavo avesse dei limiti... mi rendo conto che non è così!
- Tai, non è possibile perdere così quelle cose! Magari tua mamma le ha messe da qualche parte... cerca di ricordare! -
Gli dico esasperato, lui allarga le braccia gesticolando come un pazzo:
- No, lei aveva altro da fare e me ne sono occupato proprio io! -
- Ma non può andare né senza bouquet né senza riso! Non è che hai scordato qualcos'altro, per caso? - Dico accusatorio mentre prendo un altra tartina, devo ammettere che sono buonissime.
- No, mi ero appuntato, dovevo fare solo questo! -
- E non ti sei appuntato anche dove li hai messi? -
- No, ma ero con Matt e quindi forse lui si ricorda! -
Altro sospiro spazientito, mi premo le dita sulle tempie cercando di riprendermi la mia proverbiale calma, lui intanto si ingozza di cibo mentre altri invitati lo guardano un po' male. Che imbarazzo!
- Va bene, intanto cerchiamo ancora. Lui sta arrivando, no? -
- Si. Dai, ce la faremo! - Grida convinto con la bocca piena e sparendo all'interno di un altra stanza. Mi faccio cadere le braccia lungo i fianchi sconfortato... perché è così?
Passa da momenti in cui è allucinato ad altri in cui è convinto di farcela e basta!
È assurdo!
- Forza! - Mi dico da solo non trovando altra scelta. Mi gratto la nuca... dove potrebbe metterli la sua testolina bacata?
Io ragiono da Izzy ma forse è qua il problema, è lui che li ha nascosti per non farli trovare a sua sorella, cosa di per sé idiota. Bisogna ragionare come farebbe lui alle 4 di notte... non è facile visto quanto siamo diversi e forse Matt ci riuscirebbe meglio ma posso farcela, dai.
Corrugo le sopracciglia e mentre passo ai raggi X l'ambiente circostante isolandomi dalla confusione, è proprio mentre una gocciolina di sudore mi cola lungo la spina dorsale indicandomi il caldo che fa oggi che mi rendo conto che non sarebbero resistiti i fiori così tanto ed in perfetta forma. Quindi per metterli in un posto fresco e tenerli conservati, uno normale li metterebbe in un certo luogo logico mentre Tai... bè, lui li metterebbe in congelatore!
Così illuminandomi corro svelto in cucina e aprendo l'anta del freezer non riesco a trattenere un grido di gioia non da me.
Ecco qua dove l'aveva messo il bouquet!
Lo prendo con soddisfazione e sollievo fra le mani, è molto freddo e piccoli cristalli si sono formati sui petali conservandoli e creando tutto sommato un bell'effetto.
È l'unico che riesce a farmi passare dei quarti d'ora da panico, lo lascerò dannarsi ancora un po' prima di dirgli che almeno una parte del bottino l'ho trovata.
Appoggio il trofeo in soggiorno e riprendendo il mio contegno sistemandomi il vestito e asciugandomi il sudore. Ora torno in me e che Tai si impicchi!
Finisco questo pensiero che arriva Matt bello più che mai ed ancora in perfetta forma; lui sta bene, certo... finora è stato con TK, mica con Tai!
Gli lancio uno sguardo che ha dell'inquietante, a giudicare dal brivido che lo percorre quando lo vede, poi gli vado incontro e gli spiego la situazione. È piacevole vedere come si pregusta l'ora più disastrosa della sua vita, almeno ora ci impazzirà lui dietro e non io.
- Quell'idiota! - Borbotta cercando di mantenere il suo contegno, io sorrido dandogli una pacca sulla schiena, passandogli il simbolico testimone e gli faccio i miei auguri andando a cercare mia moglie.
- E' tutto tuo caro! - è l'ultima cosa che dico prima di sparire altrove alla ricerca del mio, di trofeo. Anzi. I miei.
Finalmente posso stare tranquillo, la calma si rimpossessa di me e mentre do uno sguardo a tutti gli invitati che fanno gli auguri a Kari e mangiano dal rinfresco di Mimi con gioia, un moto di contentezza mi invade.
Agitazione o meno è la giornata ideale per vivere le situazioni che mai si dimenticheranno...
E devo ammetterlo, oggi che sono stato lontano dal lavoro e dai computer per tutto il giorno mi sento meglio. Stranamente.
Devo imparare ad ascoltare meglio mia moglie quando dice che ci sono un sacco di cose migliori al di fuori di quel mondo elettronico, come lo definisce lei.
Quando apro la porta di una stanza per vedere se c'è e la trovo che allatta il piccolo Jessy, un moto di tenerezza mi avvolge.
Sono uguali, hanno lo stesso alone intorno... non so come definirlo, però è una sensazione meravigliosa.
Sono entrambi puri in maniera identica.
Mi appoggio allo stipite senza disturbarla e la contemplo, è ancora bellissima nonostante i due figli e quello che ha patito per il secondo. È forte anche se non sembra ma soprattutto non si è mai sporcata dentro. Sono fortunato, profondamente.
So bene qual è il mio dono più grande... non è il mio cervello né la mia cultura o tutte le cose che so fare.
Il dono più grande che ho è la mia famiglia e la sapienza che deriva dal fatto che so benissimo che loro ci saranno sempre per me e che io ci sarò per loro.
Non conosco vittoria più grande.
Grazie di esserci e di essere mia.

/Matt/

- Tai, sei irrecuperabile! - Dico subito appena lo becco placcandolo al volo. L'afferro per il braccio portandolo in un angolo per evitare certe scenate in pubblico, tuttavia lui sembra non aver problemi a farne visto che mi si aggrappa subito al collo disperato e felice che io sia qua.
Cosa sono tutti questi sbalzi d'umore? Nemmeno fosse incinta!
Con aria schifata l'allontano per non farmi sporcare e con fermezza e decisione riprendo il controllo... se non ci fossi sarebbe veramente perso!
- Smettila! Izzy ha trovato il bouquet, era nel congelatore. Non ti ricordi che l'avevi messo lì? -
A queste parole si illumina continuando a piangere come un bambino:
- Oh, Matt... come sono fortunato ad averti con me... come farei senza? Dimmi che sai anche dov'è il riso... ti prego o mi sparo! Giuro che non farò più promesse! Non mi prenderò più incarichi anche se mia sorella si sposa! -
E' sempre idiota uguale a quando aveva 11 anni!
Con un espressione a cui non dovrei aggiungere nulla, gli sistemo i vestiti e comincio ad allacciargli la cravatta parlando con la mia perenne calma che tende al freddo:
- E' proprio tua sorella che si sposa, sai? E le auguro di farlo una volta sola visto che lo fa con mio fratello! - A questo mi guarda come se mi vedesse per la prima volta dimenticandosi di tutte le magagne, mi prende per i fianchi e mi allontana quel tanto per vedermi meglio e smettendo di frignare dice stupito ed ammirato:
- Matt... ma quanto sei figo? - Questo mi fa avere una rata di tosse ma non arrossisco.
- Lo so. Tu in compenso sei un cesso ambulante. Pensi di andare così in chiesa? Manca poco... -
- Non dirmelo... pensiamo ad altro piuttosto... ti rendi conto che saremo con-cognati da oggi? - Mi fermo un attimo dall'allacciargli la cravatta e alzando un sopracciglio trattengo a fatica una risata divertita:
- Non si dice mica così! -
- E come si dice? -
- Non si dice e basta... -
- Ma si dice pur con-suoceri! -
- Si, ma non con-cognati! – Mentre battibecchiamo come nostro solito finisco di sistemargli il vestito così riprendendogli il braccio lo trascino in bagno con lo scopo di occuparmi un po’ dei suoi capelli, finalmente qua abbiamo un po’ di intimità maggiore e rilassandomi ascolto la sua domanda successiva mentre stranamente docile si lascia fare fissandomi incantato:
- Ma allora cosa siamo? – E questa è la domanda più stupide di tutte. Forse ha bevuto di già… e si che gli avevo detto di non farlo!
- Siamo fidanzati! Questo non ti basta? – A me si… e avanza pure!
Con ancora le mie mani nei suoi capelli arruffati che cerco di domare con gel e acqua, lui mi afferra i polsi e avvicinandosi al mio viso con occhi sbrilluccicosi dice melenso:
- Oh Matt… Ti amo, te l’ho mai detto? Sei la luce dei miei occhi… non lasciarmi mai o muoio! – Allontano istintivamente la testa da lui alzando un sopracciglio, qualcosa non va. Non è ubriaco e normalmente non è così assurdo. Questa dev’essere agitazione pura… nemmeno si sposasse lui!
- Tai… - Inizio riprendendo il mio lavoro con fermezza: - Ma sei teso per Kari? – Non l’avessi mai detto!
- Siiiiii! – Grida quindi improvviso abbarbicandosi a me di nuovo con le lacrime che di nuovo gli escono, è la disperazione fatta cretino ed io impietrito rimango con le mani fra i suoi capelli e con un espressione shockata a chiedermi cosa diavolo mi sarà venuto in mente di dirglielo.
Accidenti anche a me!
- Tai? – Lo chiamo sperando che funga da incantesimo. Dunque, non mi molla… vediamo, cosa potrei fare?
Un calcio ben assestato dovrebbe funzionare ma poi rischio di metterlo fuori gioco e non va bene. Ed io che ero venuto solo per assicurarmi che le fedi fossero a posto!
Sospiro e chiudo gli occhi richiamando il mio sangue freddo. Se c’è uno che riesce a capire e gestire questo uragano sono io, devo ricordarmelo!
- Tai, ascolta… non è un dramma se Kari si sposa. Ne avete già parlato, no? –
- Si ma è così… così… definitivo… non sarà più la mia sorellina ma la moglie di quello là! – A questo un moto di stizza mi invade e rinunciando a separarlo da me mi sposto con lui che sembra un koala, mi lavo la mani e rispondo:
- Si da il caso che quello là è mio fratello ed è a posto! –
- Si ma non è la stessa cosa! – Secondo me non sa cosa dire e dice solo sciocchezze… è semplicemente emozionato e felice per loro due e si vergogna a dirlo, così spara cazzate una dietro l’altra!
- E perché? – Chiedo asciugandomi.
- Perché… perché Kari è Kari… e TK e TK! –
- Ma dai?! Davvero? Ed io che pensavo che TK avesse anche lui il seno e la voce da donna! –
- Oh, come sei crudele! Non prendermi in giro! – Ribatte alzando di nuovo la voce senza ancora mollarmi. Sospiro spazientito e gli appoggio le mani sulla schiena accarezzandolo nella speranza di calmarlo e separarlo da me… sarebbe imbarazzante sì presentarmi là fuori con lui così!
- Ascolta, Tai… lei rimarrà sempre tua sorella ed è bello essere felici per lei al punto da andare in tilt. Va bene e se lo dimostri non succede nulla. Puoi andare da lei e dirle che sei felice e che ti viene da piangere per la gioia incredibile che provi per lei. Non serve nascondersi dietro ad altro. –
Quando gli dico questo con voce più bassa e dolce lui smette di frignare e sta a lungo in silenzio, non si separa ma sembra riflettere ed anzi nasconde meglio il viso nella mia spalla. È unico, non si smentisce mai.
Sorrido teneramente e aspetto che si riprenda senza separarlo da me, avvolgendolo al meglio e cullandolo ancora un po’ come fosse veramente un bimbo bisognoso di cure e di affetto. Mi sembra strano fare così con lui ma so che ogni tanto ha delle maschere e che vuole fare il duro. So che invece non lo è sempre e che bisogna fargli capire che nessuno lo prenderà in giro se dimostrerà quello che prova.
Rimango così mentre mi scaldo io stesso, è piacevole anche se stiamo per fare tardi e tutti ci cercheranno, anche se non è il momento ed abbiamo altre cose da fare… anche se… però io lo amo e non riesco proprio a mandarlo via in momenti così vulnerabili.
Sapevo che avrebbe avuto bisogno di me.
Lo sapevo.
- Matt… - Sussurra dopo un po’ che rimane stretto a me.
- Si? – Dico quindi comprensivo senza mettergli fretta.
- Ti amo. Non so cosa farei senza di te. –
Lo dice con semplicità e dopo averlo fatto ed avermi fatto sorridere spontaneamente si separa da me quel tanto che basta per baciarmi sulle labbra e dirmi in modo completo che quel che ci lega veramente non è solo una fase od una farsa. Che quel ci lega è semplicemente indissolubile. E quindi vale la pena dirglielo anche io, quando ci separiamo un po’ affannati ed emozionati anche solo per un semplice bacio.
- Anche io. – Non sono molto bravo nelle espressioni dei miei sentimenti ed ora riesco a farne così solo con Tai, è grazie a lui se mi sono sciolto tanto. Gli devo molto ma so bene che lui direbbe la stessa cosa.
È uno scambio equo, non potrei mai rinunciare a lui.
Mai.
Lui mi da il coraggio per mostrare quel che provo ed io gli faccio capire ciò che prova.
Un tempo lo facevamo da amici, ora da amanti, ma qualunque definizione abbiamo basta che questo non si dissolva mai.
So che non succederà.

/Tai/

Con un peso notevole in meno dentro di me esco dal bagno accompagnato da lui, mi sento meglio e penso che non serva andare da Kari a dirgli nulla, gliel’ho già detto e lei lo sa.
Voglio lasciarla in pace fino a quando arriverà sull’altare e godermi io stesso il suo momento, un momento speciale in cui rivivrò tutto, un momento… ehi, aspetta… ma io il riso non l’ho mica trovato!
- Matt! – Sbotto quindi come una molla verso di lui: - Ma il riso dov’è? – è colpa sua, mi ha distratto ed ora ho dimenticato il riso… cavolo, si sono già tutti diretti in chiesa, ormai… oddio, che faccio?
- Tai, l’avevi già messo in auto pronto da dare agli invitati fuori dalla chiesa… - Quando me lo dice, un masso gigantesco come questa casa mi piomba in testa piegandomi come un imbecille sotto il peso della mia stupidità!
Lo ammetto, sono proprio da ricovero!
- Cavolo… è vero… ed io che ho rovinato la festa anche a Izzy e Sora coi miei tormenti! –
A questo lui sospira scuotendo il capo, sa che non cambierò mai e gli leggo questo pensiero chiaro chiaro.
Pazienza, ormai è andata, non c’è altro da fare.
- Allora io vado, il cuscino con le fedi lo prendo io per sicurezza a poi lo do ai piccoli al momenti dello scambio. Ci incontriamo in chiesa, eh? – Mi dice sfiorandomi la mano con la sua e accarezzandomi con uno sguardo deciso e tranquillo. È pratico ma sa che andrà tutto bene. Mi trasmette questa certezza quando normalmente sono io a darla agli altri, quindi inebetito ricambio il suo sguardo con uno che dice quanto sono perso per lui, poi faccio un cenno affermativo e lo lascio andare.
Lo guardo andarsene mentre vengo affiancato da Izzy, Mimi, Sora e Joe. Aspettiamo un attimo fuori dalla casa guardando tutti gli altri che ci precedono in processione in chiesa. È qui vicino e ci andremo a piedi.
Ci scambiamo anche noi uno sguardo significativo ed io li ringrazio per esserci e per avermi dato tutti una mano, chi più chi meno. So che senza di loro non ce l’avrei mai fatta.
Sembra quasi una di quelle avventure massacranti che facevamo a Digiworld… sembra proprio di essere arrivato al capolinea e seguendo gli altri decido che mi girerò sull’altare, al mio posto di testimone, per guardarla entrare con mio padre preceduta dalla damigella e dal paggetto.
Mi riserverò quel momento per me costringendomi a non voltarmi ora.
Avrei un tuffo al cuore e non mi tratterrei… sto cercando di non lasciarmi andare di nuovo come ho fatto in bagno con Matt, voglio farcela, dare quel mio tipico coraggio e forza che ho sempre dato a tutti.
Eppure mentre vedo la porta della chiesa e imbocco l’entrata mi sembra così strano, veramente.
Vedo TK all’altare affiancato da Matt e molti altri visi noti come Davis, Ken, Cody e Joly e quest’emozione diventa sempre più grande.
È strano perché anche ora che guardo gli altri miei amici sedersi ai propri posti mi sento come se fossero loro a darmi quello che normalmente dono a loro.
Mi donano dei sorrisi sinceri e tranquilli e forse sono io che tremo come una foglia. Forse sono io quello che questa volta riceve da loro il mio coraggio e la mia forza.
Ma perché ci sono momenti così emozionanti nella vita di ognuno?
Pensavo di averli superati, di avercela fatta… ed invece no… sono qua a passarne un altro.
Faccio un cenno più o meno serio a TK e Matt mentre mi posiziono nel mio posto di testimone, poi prendo un profondo respiro e mi decido.
Mi giro e l’impressione che mi fa è proprio quella che immaginavo.
Indescrivibilmente potente e devastante.
Vedo Kari in fondo alla Chiesa ampia ed addobbata a festa che, accompagnata da nostro padre e preceduta da Miho e Joji che sembrano due angioletti, viene avanti insieme alla famosa marcia nuziale suonata con l’organo.
Cosa si può dire quando tua sorella avanza incontro al nuovo uomo della sua vita che l’aspetta a metà strada, colui che prenderà il posto di suo padre e di suo fratello?
Cosa si può dire mentre ricordi tutti i momenti passati insieme passando per il periodo di Digiworld?
Cosa si può dire?
Si può solo vedere, rassegnarsi e abbandonarsi a quelle scene, le immagini più significative della tua vita, cose che sono state e mai torneranno ma che ti hanno segnato e ti hanno fatto crescere.
Cose preziose che non si scorderanno mai, il tesoro di ognuno.
Noi non ci conoscevamo quasi ma abbiamo imparato a farlo, abbiamo stabilito un contatto incredibile fra noi tanto da unirci con l’anima e salvare quel mondo fantastico che solo dei bambini potevano accettare.
Abbiamo fatto tante cose insieme ma è vero, alla fine quel che abbiamo realizzato può avere solo un nome e non mi vergogno a dirlo.
Legame indissolubile.
Quello che lega noi otto in particolare mai si spezzerà ed ora che a coppie fra di noi ci siamo uniti ulteriormente senza vergogna e timore… bè, ora ho la certezza più assoluta che questi nostri sentimenti saranno per sempre la nostra vittoria.
Perché noi abbiamo luce, speranza, semplicità, amore, purezza, saggezza, amicizia e coraggio.
E questo non cambierà mai.
Kari e TK arrivano insieme qua fra me e Matt e Dio se sono belli insieme.
Bè, questa volta devo ammetterlo… è proprio il momento perfetto, tanto perfetto che finalmente piango davanti a tutti e di sincera emozione, senza scuse idiote in mezzo, senza vergogna od orgoglio. Piango e basta guardandola qua accanto a me così bella.
La mia piccola si sposa con l’unico vero amore della sua vita, le auguro ogni felicità.

FINE

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