Il fato e il futuro

di Mea
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Ottava volta sul binario. E si spera l'ultima. ***
Capitolo 3: *** Normalità? ***
Capitolo 4: *** Serpeverde ***
Capitolo 5: *** Cambiamenti ***
Capitolo 6: *** Se una parte di passato riemerge, riemerge sempre la peggiore ***
Capitolo 7: *** In giro per Hogwarts ***
Capitolo 8: *** Donne ***
Capitolo 9: *** Sguardi ***
Capitolo 10: *** La partita ***
Capitolo 11: *** Casa dolce casa? ***
Capitolo 12: *** Black ***
Capitolo 13: *** Astoria Greengrass ***
Capitolo 14: *** Ultima partita ***
Capitolo 15: *** Le cose che non posso dirti ***
Capitolo 16: *** Questione d'affari ***
Capitolo 17: *** Luglio 1999 ***
Capitolo 18: *** In fondo, ogni anno c'è il Natale ***
Capitolo 19: *** Dialoghi di un anno nuovo ***
Capitolo 20: *** Cicatrici e tane di lupi ***
Capitolo 21: *** Non osar dire serenità ***
Capitolo 22: *** Il signor Greengrass ***
Capitolo 23: *** Epilogo - 11 luglio ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Non ho la minima voglia di tornare a scuola. Nessuna.
E non ci sarebbe nemmeno da stupirsene. Quale pazzo avrebbe intenzione di tornare nel posto in cui ha rischiato di morire una decina di volte nel giro di due anni? O a che serve prendere il diploma, quando sai benissimo che non avrai la minima possibilità di ottenere un posto di lavoro ai limiti della decenza?
Eppure sono qui, al binario nove e tre quarti. Sono qui, esattamente dov'ero nel settembre di otto anni fa. Otto anni passati tra le mura della scuola, dove, dicono, si trascorrono gli anni più belli della propria esistenza. Se poi li trascorri rischiando di lasciarci la pelle, be', è una questione che passa in secondo piano. Sono qui, aspettando che arrivi il treno, con una madre a cui improvvisamente non importa più che io prenda il diploma e che, anzi, pare visibilmente angosciata dalla partenza, e un padre che mi fissa da circa un'estate come se fossi nato solo ora. Non che mi dia fastidio, tutt'altro. Solo che sto sinceramente cercando di capire perchè mi trovo qui. E il fatto di non comprenderlo mi secca notevolmente. Anche se dovrei averci fatto l'abitudine, a sentirmi confuso.
 
Questi i miei pensieri di allora, quando dovevo iniziare di nuovo tutto. Come se fossi davvero morto, e avessi dovuto incominciare una nuova vita, in una reincarnazione notevolmente svantaggiosa rispetto all'esistenza precedente.
Non so come sarebbe andato tutto se non fosse successo quel che è successo. Se Lui non fosse mai tornato, se mio padre non avesse mai fallito, se non fosse stato incarcerato, se io non avessi mai dovuto trovarmi nella disperazione più completa. Se io non mi fossi, insomma, mai dovuto porre il problema di iniziare da capo. Forse sarebbe stato tutto uguale, o forse tutto diverso.


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Capitolo 2
*** Ottava volta sul binario. E si spera l'ultima. ***


Capitolo I - Ottava volta sul binario. E si spera l'ultima.



- Ti prego, fa' attenzione.- disse semplicemente, guardandomi negli occhi.
- Tranquilla.- Cercai di essere convincente. Non volevo che si preoccupasse. Non più.
- Penso che tua madre sia stata già abbastanza eloquente- furono le uniche parole di mio padre. Ma il modo in cui le pronunciò era completamente diverso dall'atteggiamento che avrebbe assunto anni addietro. Mio padre non era cambiato, era sempre Lucius Malfoy, il volto un po' invecchiato, una reputazione alquanto peggiorata, ma gli stessi sentimenti. Ad essere cambiato, era il modo di esplicitarli, o forse lo stesso fatto di esprimerli. Non che la questione non valesse anche per me.
- Sta' tranquillo- ripetei. Sorrisi leggermente.
- Ricordati di scrivere spesso- disse ancora mia madre mentre la stavo abbracciando. L'abbraccio con mio padre fu più corto e silenzioso. Poi li salutai e mi avviai verso il treno.
Una volta all'interno, percorsi il corridoio di fretta. Cominciavo ad essere nervoso. Non avevo idea di dove fermarmi.
- Draco!-
La vocetta squillante di Pansy Parkinson giunse da uno degli scompartimenti che stavo oltrepassando. Dovetti riconoscere che non era però la vocetta versione squillante adorante. Era di uno squillante preoccupante. Non avevo idea di cosa potesse avere in mente.
Assunsi il volto più rilassato che si potesse immaginare ed entrai con una certa nonchalance.
- Blaise. Theodore. Daphne. Tracey. Millicent...- accompagnai con un leggero movimento della testa il saluto ai miei compagni di casa. Erano riusciti a stiparsi in un unico scompartimento, e io parevo essere il settimo di troppo, dal momento che i posti erano sei.
- Goyle?- chiesi, facendomi spazio accanto a Pansy. Cercai di mostrare una certa rilassatezza nel pronunciare un nome tutt'altro che legato a bei ricordi. Non avevo più avuto notizie di lui, nonostante gli avessi praticamente salvato la vita.
- Ha ritenuto meglio non presentarsi.- disse Blaise. Suonava vagamente come una minaccia. - E tu invece come stai, Draco? Le finanze di famiglia devono essere notevolmente ridotte...-
Il treno stava partendo in quel momento. -Ci stiamo riprendendo- risposi, con un falso sorrisetto dipinto sul volto. Zabini parve comunque compiaciuto dalla risposta. - Be', allora te la passi meglio di Theo...-continuò, lanciando un'occhiata maligna verso il ragazzo seduto vicino alla finestra.
- Da chi stai ora?- gli chiesi. Mi stavo lentamente rendendo conto che, durante l'estate, mi ero isolato del tutto. Non avevo ricevuto nè chiesto notizie di nessuno dei miei vecchi amici, e, francamente, non ne avevo nemmeno sentito il bisogno. Tutto quello che mi serviva era un periodo di pace con la mia famiglia.
- Dal mio prozio Herald- rispose Nott- Ha un castello sull'isola di Anglesey. Ad ogni modo, il Primo Ministro ora ha stabilito regole molto meno severe riguardo ad Azkaban: posso scrivere e ricevere lettere da mio padre...-
Mi resi conto che, se soffriva, non lo mostrava. E, d'altra parte, era la cosa giusta da fare.
- Certo che è strano... Draco, tuo padre quanto deve aver speso per evitarsi Azkaban? - riprese Blaise. Sapevano tutti benissimo che c'era altro dietro la salvezza di mio padre da almeno altri dieci anni di prigione, ma la versione ufficiale era stata "buoni avvocati". Ora Zabini stava semplicemente cercando di mettermi in difficoltà. Doveva godersela da morire in questa sua nuova posizione di principino del gruppo. La Greengrass pareva non riuscire a staccare gli occhi da lui.
- Be', hai dovuto riconoscere anche tu, prima, che abbiamo fatto evaporare buona parte del nostro conto alla Gringott. Ma ne è valsa la pena, giusto?-
Pansy ritenne allora di dover intervenire. Stare zitta non era decisamente qualcosa che le si addiceva. -Avrete passato un'estate difficile...- Notai nuovamente che non vi era nulla di compassionevole, nè tanto meno di sincero interesse nella sua voce. Si trattava piuttosto di una sorta di esame.
Assunsi l'aria più rilassata che potei e dissi semplicemente. -E' passato anche quello...-
- Tutta colpa di questi bastardi che ora ci governano- Da brava mezzosangue in serpeverde, Millicent Bulstrode pensò di rimarcare la propria appartenenza al gruppo. Fu però accolta da semplici occhiate di assenso e la discussione venne fatta cadere. Ora i serpeverde preferivano molto di più farci affari, con quei "bastardi", per quanto, nel profondo, li disprezzassero. Stesso motivo per cui le famiglie troppo coinvolte nella Sua causa, quali la mia, quella di Goyle o di Nott, erano evitate e schernite. Non sarebbe stato semplice uscire da quella situazione.
Furono la Davies e la Greengrass a riprendere la conversazione, cambiando argomento ed interessandosi con fervore al nuovo ridicolo taglio di capelli di una grifondoro del sesto anno. Non le avevo mai apprezzate tanto.
 
Un tempo la sala grande di Hogwarts era stata accogliente. Era stato il luogo che, sì, segnava il ritorno sui banchi scolastici, ma che simboleggiava anche un nuovo anno da passare con i propri compagni, giocando a quidditch o sbeffeggiando i mezzosangue. Solo che, ultimamente, pareva aver perso queste caratteristiche; e non c'era bisogno che mi arrovellassi troppo sul perchè.
Mi sedetti tra Daphne Greengrass e Millicent Bulstrode. L'istinto mi avrebbe portato accanto a Nott, ma non mi era parso il caso di incitare Zabini ad altre fastidiose battutine. Fortunatamente, quest'ultimo aveva deciso di unirsi ad un gruppetto di ragazzi di un anno in meno di noi. Non potei fare a meno di sentirmi sollevato.
Un tintinnio interruppe il rumoroso vociare dei ragazzi. La McGranitt si era alzata dal tavolo degli insegnanti per pronunciare il discorso di inizio anno. Ebbi l'impressione che sarebbe stato piuttosto lungo.
- Benvenuti, ragazzi! Quest'anno vi dovrò dire alcune parole prima della cerimonia di smistamento. Quindi, voi del primo anno, laggiù...sarà meglio che vi calmiate e che aspettiate ancora un po'.- Dopo un sorriso iniziale, aveva assunto il solito atteggiamento severo, fatto che aveva ulteriormente terrorizzato la turba di ragazzini impauriti e smaniosi di essere smistati raggruppati al fondo della sala. - Come sapete, quest'anno non sarà solo un nuovo inizio scolastico. Segna anche il principio di una nuova era, finalmente più pacifica e serena, per tutto il mondo magico. Hogwarts è stata in gran parte distrutta durante la battaglia dello scorso due maggio. Oggi, grazie al lavoro incessante di alcune persone che hanno sempre operato per il suo bene, è tornata come prima. Abbiamo deciso di non cambiare nulla rispetto alla nostra vecchia scuola: essa dovrà sempre rimanere lo stesso posto accogliente per chiunque vi ritorni, negli anni futuri.- Fece un cenno verso il soffitto stellato. Poi proseguì.
-Per questo, dobbiamo ringraziare innanzitutto il nostro guardiacaccia, Rubeus Hagrid.-
Ci fu uno scroscio assordante di applausi, a cui mi uniì debolmente.
- Il nostro insegnante di incantesimi, il professor Filius Vitious...- seguì un altro elenco di nomi, terminato con il ringraziamento al Ministero, che aveva fornito i fondi, e con un applauso spontaneo degli allievi alla stessa preside.
- Tuttavia- proeseguì la McGranitt - Per quanto possa essere gioioso questo nuovo inizio, non dobbiamo dimenticarci mai della guerra che l'ha preceduto, e delle persone che hanno dato la vita per permettere tutto ciò, per porre fine al periodo di orrori che abbiamo vissuto. Solo tra di voi, ragazzi, quanti vi sono che hanno perso i propri cari? Quanti hanno sofferto torture, privazioni, mesi di paura? E quanti, di quelli che dovrebbero essere tra di voi, mancano?-
La Sala Grande era piombata in un improvviso, vasto, silenzio.
Dopo una pausa, la McGranitt riprese: - Intendo parlare di Albus Silente.- Molti ragazzi si alzarono in piedi, la testa china. - Del suo successore alla guida della scuola, Severus Piton. Di Lily e James Potter. Di Alice e Frank Paciock. Di Sirius Black. Del nostro vecchio Primo Ministro, Rufus Scrimgeour.  Del nostro ex-professore Remus Lupin e di sua moglie Ninfadora, di Alastor Moody e di tutti gli auror che come loro hanno perso la vita in battaglia. Della professoressa Charity Burbage. Ma voglio anche parlare dei vostri compagni, dei ragazzi della nostra Hogwarts. Di Cedric Diggory. Di Fred Weasley. Di Colin Canon...- seguì un elenco di altri giovani morti. Sentiì alcuni singhiozzare e Pansy Parkinson che sussurrava alla sua vicina un "se la sono cercata".
- Non è una banalità dire che è per loro che dobbiamo ricominciare- continuò la McGranitt -Il nostro sforzo per riprendere e continuare a far fiorire il nostro mondo è il miglior modo per ringraziarli e non rendere vano il loro sacrificio.-
Il discorso fu seguito da un applauso assordante, unito ad una commozione generale. Io rimasi seduto e in silenzio.
La preside sorrise. -Ora passiamo a questioni più pratiche. Innanzitutto volevo parlare dei nostri studenti "dell'ottavo anno". Non essendo riusciti a completare il corso di studi, per cause che si possono facilmente comprendere, essi trascorreranno con immensa gioia con noi ancora cinque mesi, durante i quali verranno loro fornite nozioni che l'anno scorso hanno potuto apprendere solo sommariamente. Le loro lezioni prevederanno la partecipazione riunita di tutte le case, dato il numero ridotto di studenti, e a fine febbraio potranno sostenere i MAGO. Vorrei poi dare il benvenuto a Eve Shave, la nuova insegnante di babbanologia, e a Gnaeus Hans Tertullianus Ostrich, che insegna difesa contro le arti oscure...-
Sentiì alcuni commenti, tra i quali prevalevano il "scommetto dieci galeoni che dura meno di un anno" e il "io ne scommetto venti che dura due mesi perchè si suicida a causa del suo nome". Trattenni a stento una risata. Poi tornai ad ascoltare la McGranitt.
- Vi seguirò come vostra preside di qui ad un anno. Poi credo che mi ritirerò al mio ruolo di perfida insegnante di trasfigurazione e vi lascerò nelle mani di qualcuno di più baldo e giovane...-
Si udirono dei "Minerva, per noi lei è l'unica!" e dei "McGranitt for president!" che le strapparono un sorrisetto, mal nascosto da un moderato rimprovero.
- Ebbene, ora... Via allo smistamento!-
E mi persi tra la miriade di teste dei nuovi mocciosetti.
 
La stanza del dormitorio di serpeverde era praticamente vuota. Eravamo solo in tre ad occuparla: io, Nott e Zabini.
Mi stavo coricando a letto, esausto, quando Theodore approfittò della gita in bagno di quest'ultimo per intraprendere una conversazione.
- Perchè sei tornato a scuola?-
- Potrei farti la stessa domanda.-
- Pensavo che nel mio caso la risposta fosse ovvia. Francamente non ne potevo più del prozio Herald, del suo castello e di quella dannatissima isola di Anglesey.-
Annuiì. Sì, la mia era stata una domanda stupida, ma mi era servita a prendere tempo. -Vedi, mia madre ha sempre desiderato che io prendessi il diploma e...anche se adesso pare che non le importi più di tanto...io, sai...- Mi resi  presto conto di quanto risultasse ridicola la risposta.
- Forse avevi solo bisogno di "ricominciare", come dice la McGranitt-
- Forse. Buonanotte.- mi girai dall'altro lato del letto, sotto le coperte. Non mi piaceva che la gente cercasse di indagare nella mia testa, soprattutto quando nemmeno io avevo le idee chiare al riguardo. Ma Nott non mollò la presa.
- O magari volevi semplicemente tornare ad una certa... "normalità"...-
Aveva colpito nel segno. - Credo che sia così.-
- Quanto ti capisco... Buonanotte.-
- Buonanotte.-
Zabini era rientrato nella stanza.
 

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Capitolo 3
*** Normalità? ***


Per Mimi18:  grazie per la recensione! Sono molto contenta di essere riuscita ad esprimere il risentimento di Draco, anche se nemmeno lui sa bene dove dirigerlo (verso gli ex-nemici, gli ex-amici, se stesso...). E' un momento difficile, e il giovane non può che essere confuso. Quanto a Theo, la sua caratterizzazione deriva dalle stesse parole della Rowling: è un purosangue, serpeverde, figlio di un mangiamorte, ma molto più intelligente rispetto ai suoi coetanei. Blaise invece è frutto di una personale idea che mi sono fatta di lui dopo la sua comparsa in HP6:  non è altro che l'erede di Draco, è come se non avesse aspettato altro di vedere il "re" cadere per usurparne il posto. Malfoy da un lato lo odia, dall'altro non può che invidiarlo. Quanto ad Astoria, non dovrai aspettare molti capitoli per vederla, solo un po' di più perchè Draco si accorga di lei! Alla prossima, allora...




Capitolo II - Normalità?
 

Normalità. Non si può dire che non avesse caratterizzato la prima lezione dell'anno di Storia della Magia, al solito costituita da un fantasma che parlò a ruota per tutta l'ora con il medesimo tono di voce e da un gruppo di ragazzi dormicchianti. Io passai il primo quarto d'ora a cercare di ascoltare qualche chiarimento sulla modalità in cui si sarebbero svolti i MAGO, e il resto della lezione ad osservare distrattamente e interrotto da qualche sbadiglio i compagni di corso.
Erano rimasti tutti i Tassorosso e i Corvonero, mentre di Grifondoro c'erano solo Paciock e quelle due oche di Lavanda Brown e Calì Patil. Il primo era forse l'unico che cercasse in effetti di seguire la lezione, senza però riuscirci neanche lontanamente, dal momento che faceva fatica a tenere la testa alzata. Le seconde si mandavano amabilmente bigliettini, mentre Eloise Midgen tentava di sostituire la Granger nel ruolo di secchiona e, sebbene meno intelligente, cosa da non credere, era persino più brutta. Un primato niente male.
- Noto che osservi la Midgen da un certo numero di minuti. Non ti sarai invaghito di lei? Attento che, baciandola, potresti staccarle di nuovo il naso...-
Zabini. Era stato zitto per troppo tempo.
- No, tranquillo, la lascio a te. Siete più compatibili, sai...-
- Eh, no caro mio. Abituati agli scarti. Ti sei giocato le possibilità migliori...- Detto questo, si voltò verso Daphne, che lo stava fissando sì e no da tutta l'ora. Questa arrossì improvvisamente e si girò di scatto, piena di vergogna.
- Ti interessa?-
- E' molto carina... Mi potrei divertire... Se vuoi organizzo un'uscita a quattro e invito anche la Midgen.-
- No, grazie, preferisco Paciock.-
Rise. Finchè gli avessi tenuto testa, sarei andato alla grande. E non avevo dubbi sul fatto di poterlo fare. La mia reputazione non sarebbe certo migliorata, ma, almeno, non sarebbe peggiorata.
La campanellà suonò in quel momento.
 
Il professor Ostrich (già denominato zio Gneo) era una sorta di incrocio tra uno spaventapasseri e una gallina. Alto più della porta della classe, anzichè chinarsi come i comuni mortali, eseguiva per entrare una sorta di limbo, al termine del quale doveva inevitabilmente sistemare gli occhialoni cerchiati di corno dalle lenti così spesse che i suoi occhi sembravano la stella polare in una notte di nebbia. Il collo pareva geneticamente modificato per essere straordinariamente lungo: sembrava che non riuscisse a seguire i movimenti del corpo, tanto che esso ondeggiava ritmicamente in avanti, durante la camminata, per poter tener dietro alla schiena. Insomma, l'effetto era quello di un vecchio pollo malato. Se a questo poi si aggiungeva il suo parlare a monosillabi, eccezion fatta per poche battute sempre uguali, usate per familiarizzare con gli allievi, il risultato era decisamente comico.
- Bene ragazzi...-
Un sorrisino poco convinto. Nella sua timidezza dovevamo sembrargli particolarmente minacciosi.
- Sono il vostro professore di Difesa contro le Arti Oscure-
E fin qui c'eravamo.
Schioccò le labbra.
- Allora...-
Sorrisino.
- Ci sono domande?-
- Come vengono assegnati i voti?-
Eloise Midgen. Per carità, nemmeno la Granger faceva domande tanto idiote. Peccato che fosse al settimo anno.
Ostrich sorrise.
-Quello lo chiariremo al pimo compito-
- Qual'è il programma? Visto che abbiamo cinque mesi, non ho capito tanto bene cosa faremo e in quanto tempo.- chiese Su Li, una corvonero. Allora è vero che i Corvonero sono più intelligenti.
Ostrich si schiarì un po' la voce. Doveva metterlo in difficoltà l'idea di articolare una frase così lunga e complicata.
- Be', affronteremo essenzialmente la magia nera.- Poi, avendo compreso che la risposta non soddisfaceva gli allievi, pensò bene di aggiungere: -Per gli esami di fine febbraio saprete produrre un patronus. Spero...-
Gli allievi lo guardavano, in attesa di ulteriori chiarimenti.
- Tranquilli, sarà rapido e indolore.-
Prima battuta fatta. Sarebbe passata alla storia.
Detto questo si girò verso la lavagna, e iniziò a scrivere pronunciando poche ed essenziali parole: - Il demonio Arimane e i rimedi dello Zoroastrismo.- Poi precisò a voce: -Oggi faremo un po' di teoria, dalla prossima volta useremo le bacchette.-
Sorrise e partì per la sua ora a suon di testi di magia nera e precisazioni futili. Quando giunse alla citazione "arcana malvagità, eterno dator dei mali e reggitor del moto" del mago oscuro Giacobbe Leoni, fece irruzione in classe Lumacorno. 
- Scusa Gnaeus, avrei bisogno di Draco Malfoy. Posso rubartelo un attimo?-
Zio Gneo sorrise (di nuovo) e fece un timido cenno di assenso. -Basta che non lo rapisci.- Seconda battuta fatta.
Avrei davvero preferito restare a crogiolarmi tra un incantesimo persiano e l'altro. Non avevo idea di cosa il Luma volesse da me e, francamente, nemmeno nessuna voglia di saperlo. Mi portò appena fuori dalla classe.
- Allora, Draco, tu giochi a quidditch dal tuo secondo anno, vero?-
Cominciavo a capire dove volesse arrivare. - Veramente durante il sesto anno non ho quasi giocato, e l'anno scorso l'ultima partita...-
- Va be', allora sei bravo!- esibì un volto pieno di gioia. Aveva l'aria di un bambino che ha appena trovato il giocattolo che voleva da tempo.
- Professore, io non...-
- Senti, Serpeverde ha bisogno di un capitano, tu sei quello che ha più esperienza qui, hai diciott'anni insomma ragazzo, alla squadra mancano molti elementi, due battitori, due cacciatori, un portiere, e poi, sai com'è, quest'anno la squadra è un po', diciamo, acciaccata e non è mica semplice date le circostanze, Warrington magari ci sarebbe anche stato, ma finalmente è riuscito a passare l'anno...-
Riuscii ad interromperlo:- Professore, io finisco la scuola a febbraio.-
- E allora da marzo ti troveremo un sostituto! Anzi, te lo trovi tu, visto che ti ho appena nominato capitano. In fondo le prime due partite, che sono quelle decisive, le fai tu...-
Annuii. Era evidente che non avrei potuto rifiutare.
- Allora accetti? Bravo ragazzo! Lunedì ti voglio in campo per i provini. Ah, già ecco la fascetta...-
Per due anni era stata di Urquhart. Aveva sedici anni, ma non c'era motivo di arrovellarsi sul perchè non fosse rimasto.
 
- Cosa voleva da te oggi Lumacorno?-
Pansy mi pose la domanda a bruciapelo appena fui seduto a cena. Contando che ero al termine di una lunga giornata di interminabili lezioni (sì, non ne potevo più già al secondo giorno di scuola), dalla mia bocca uscì solo una sorta di grugnito: -Quidditch.-
- Ah. Come mai questa tristezza, allora?-
- Secondo te chi cavolo si mette a giocare a quidditch tra i Serpeverde adesso?-
- Potevi rifiutare.-
- Già. La prossima volta mi accompagni e ci provi tu, va bene?-
- Senti, non ci sarà un cane che abbia  voglia di giocare nella squadra, ma non ci saranno nemmeno tanti Serpeverde che vadano a guardare le partite. In fondo la tua figuraccia sarà moderata...-
- E io di chi mi metto a capo, di quattro idioti senza neanche tifosi?-
- Sei capitano?-
- Sì- Di nuovo fu un grugnito.
- E Urquhart?-
- Sarà stato abbastanza intelligente da prevenire Lumacorno e gli avrà detto che quest'anno non si sente in forma, o che ha da fare con gli studi... Vaglielo a chiedere tu cosa gli ha detto, io non ho intenzione di farmi ridere dietro da quello...-
- Comunque ti sei appena guadagnato dei tifosi. Per vederti capitano di sei dodicenni tutto il nostro anno ti verrà a vedere...-
- Io che cavolo faccio lunedì prossimo? Nessuno con un minimo di sale in zucca si presenterà in una squadra a cui fischiano soltanto a sentirne il nome! Altro che sei dodicenni...saranno due del primo anno a presentarsi, mezzosangue e senza la minima idea di cosa voglia dire adesso essere di Serpeverde!-
- Calmati- sussurrò con un sorrisetto malevolo - Non è l'ideale, nella tua posizione, dire "mezzosangue" ad alta voce. Con quello che ha fatto tuo padre rischi un linciaggio da parte di tutte le altre case.- 
Mio padre non...- Mi dovetti interrompere. Pansy si era girata verso la tavola dei Grifondoro.
Un bambinetto del primo anno trotterellava esaltato attorno ad Hermione Granger. - Tu sei l'amica di Harry Potter, vero? Vero? Tu hai affrontato Tu-Sai-Chi, vero? Era davvero così spaventoso? Credo che fosse orribile... Ma tu non hai avuto paura, vero? Vero?-
La Granger sorrideva un po' imbarazzata guardando la sua amica, la Weasley. Pansy emise un uhh di disgusto.
 
Nel dormitorio Nott approfittò nuovamente dell'assenza per il bagno di Zabini per attaccar bottone. La cosa cominciava a darmi fastidio.
- Ho sentito dire che sei capitano.-
- Sì.-
- Tanti auguri allora.-
- Visto che prendi in giro, perchè non fai qualcosa di utile e ti presenti ai provini?-
- Sai benissimo che non sono stupido.-
- Mi stai dando dello stupido?-
- No, tu eri già invischiato nel quidditch, non avresti potuto far nulla per impedire a Lumacorno di nominarti capitano. Forse solo avresti potuto precederlo, come ha fatto Urquhart...-
- Origli le mie conversazioni?-
- No, Draco, semplicemente non devi credere di essere l'unico ad avere intuizioni brillanti. Anzi, io ne ho assai più spesso di te...-
- Io non so neanche perchè sto a parlarci con te...-
- Perchè purtroppo sono l'unico con cui puoi ancora parlare.-
Spensi la luce e mi ritrassi bruscamente sotto le coperte.

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Capitolo 4
*** Serpeverde ***


Ed eccomi con il terzo capitolo della storia! Prima, però, grazie a coloro che hanno recensito!
Tie: mi fa molto piacere quello che hai scritto, soprattutto considerando che ho molti dubbi riguardo a questi primi capitoli. Li ho scritti poco meno di un anno fa e ora, ogni volta che li ricorreggo, mi sembrano pieni di incongruenze e ripetizioni... Comunque mi impegno sempre a riguardarli a fondo prima di postare! Per Astoria dovrai attendere soltanto più questo capitolo. Al prossimo farà la sua comparsa... E dopo per Draco sarà difficile levarsela dalla testa...
Whatsername84: grazie! Questo capitolo è un po' più corto, di passaggio... Poi dopo inizierà la vera "azione".
Mimi18: eh, Draco è sempre Draco! Però Theo si mostrerà davvero un buon amico, anche se dobbiamo ragionare nella logica distorta dei Serpeverde. Comunque non ti anticipo troppo sul loro rapporto, vedrai in futuro...  Quanto al pasticcio, ti renderai conto con Draco che esso sembra non avere più limiti...




Capitolo III - Serpeverde

 
- Ho fatto molti errori, Draco. E mi dispiace, ma non mi stupirei se tu mi dovessi accusare di tutto...-
- Lo sai che non l'ho mai fatto.-
- Forse hai fatto male. A volte penso che se ti decidessi ad urlarmi contro tutto quello che hai da dire, io mi sentirei molto meglio. Ma non ne sei mai stato capace. Non ne saresti tutt'ora capace, o sbaglio? Dovrei essertene grato, ma...-
- Devi smetterla di fare così. Adesso stiamo bene, è quello che conta, no?-
- Perchè dovrei smetterla? In fondo non sei contento di parlare, una buona volta? Non ti ho mai parlato veramente, credo.-
Sorridevo. 
 
- Signor Malfoy, saprebbe dirmi le proprietà di questo fiore?-
- Ehm, proprietà benefiche, professoressa Sprite, che aiutano nel...ehm...non mi viene la parola...-
- Questo fiore è un nerium oleander, comunemente conosciuto come oleandro, ed è uno dei fiori più velenosi che esistano, Malfoy. Molti soldati napoleonici, ragazzi, morirono durante la campagna in Italia per aver usato i rami del suo arbusto come spiedo e la strega Anna Nightshade ne fece una pozione letale per il suo amante...-
-Che c'è, Malfoy, sei troppo preoccupato per il quidditch?-
Mi girai verso Zacharias Smith e mi limitai ad alzargli contro il dito medio. Evidentemente la notizia che ero a capo di una squadra senza nessuna speranza doveva essersi diffusa.
- Zac, Zac... Che goduria per Tassorosso, vero? Magari riuscite ad arrivare penultimi quest'anno. Ma ne dubito. In fondo Draco non ha in squadra così tanti...mezzosangue...- Zabini accennò ad alcuni altri membri della casa.
Smith ebbe un moto verso Zabini, nel tentativo di attaccarlo. Venne trattenuto da Macmillan. Se il volto del primo era deformato dalla rabbia, il secondo appariva più che altro disgustato:
- Come puoi osare ancora, Zabini?
- Macmillan, Smith e Zabini! Cinque punti in meno a testa per le vostre case! Che vi prende?-
La Sprite aveva placato la situazione, ma Smith, dopo aver mormorato uno "scusi, professoressa", ebbe ancora modo di voltarsi verso di me:
- E tu, Malfoy? Te ne stai zitto adesso?-
Uscii dalla serra, al termine della lezione, più furioso che mai. Raggiunsi velocemente Zabini, che si stava già dirigendo verso il castello:
- Non provare ancora una volta ad incasinarmi la vita! Se hai voglia di farti pestare a sangue dal resto della scuola, evita di coinvolgere anche me!-
Lui si limitò a sogghignare:
- Come sei cambiato, Draco. Potrei scommettere che se adesso il cappello parlante di dovesse smistare, non ti assegnerebbe più a Serpeverde-
- Perchè sono abbastanza furbo da non cercarmi guai?-
- No, perchè sei diventato patetico.- si allontanò un poco, forse godendosi l'effetto. - Guarda che le ho sentite le parole di Smith, Draco. E credo proprio che avesse ragione. Te ne stai zitto adesso?-
 
Continuare la giornata con una lezione di Cura delle Creature Magiche non era proprio l'ideale. Sorbirmi la vista del mezzogigante che insegnava tutto allegro e pimpante lanciando occhiatine a Paciock non rientrava solitamente nella lista delle mie attività preferite. Men che meno nel momento in cui il mio umore era tutt'altro che allegro e pimpante.
Quello che avevo detto a Zabini era stato un atto decisamente stupido. O meglio, quel che non avevo detto a Zabini era stato un atto decisamente stupido. Perchè non gli avevo risposto. Gli avevo concesso di andarsene trionfante al castello avendo avuto l'ultima parola. Gli avevo mostrato di essere debole. Gli avevo forse fatto pensare di avere ragione. 
Lo sguardo mi cadde sull'anello che portavo al dito. Lo stemma della famiglia Malfoy. Un serpente ritorto su se stesso sormontato da tre parole: Potere, Purezza, Fedeltà. Me l'aveva dato mio padre quando avevo compiuto tredici anni, come secondo tradizione. In realtà l'anello non era lo stesso tramandato da secoli, ma ciascun componente aveva la propria copia, dal momento che l'uso imponeva che tutti i maschi in vita della famiglia lo indossassero. Poi esso veniva sepolto con il suo possessore al momento della morte.
Potere, purezza, fedeltà. Incise lì come se ancora valessero qualcosa. Mi sembravano del tutto vuote, così lontane, un ideale superbo di avi ignari del futuro che aspettava la loro famiglia. Mi chiesi perchè mi fosse toccato di nascere allora, non prima, non quando nessuno avrebbe osato rivolgersi ad un Malfoy se non con rispetto e sottomissione.
- Guarda la feccia com'è contenta. Volevano il potere e adesso ce l'hanno avuto. Volevano umiliarci, e alla fine ce l'hanno fatta.-
Nott si era avvicinato a me mentre il mezzogigante ci stava conducendo nella foresta proibita alla ricerca di qualche altra "innocua", mostruosa creatura.
- Bisogna dire che tu non ti arrendi.-
- Non fare inutile ironia. Continuare a vantarsi come Zabini, di questi tempi, rende solo ridicoli.-
- Ridicoli. Me lo potevi dire prima, quando tentavo di rispondergli per le rime. E comunque Zabini può ancora.-
- Può? Sì, forse. Può benissimo ricostruirsi una faccetta rispettabile. Solo che non ha ancora l'astuzia per farlo. Dovrebbe adulare, non vantarsi. Ma è probabile che sua madre glielo faccia presto notare. In breve vedrai che i "mezzosangue" per lui diventeranno i "carissimi amici".-
- Forse è vero che posso parlare solo con te.- ammisi a denti stretti.
- Che ci vuoi fare, è la triste necessità. Vale lo stesso anche per me.-
Ma la conversazione venne interrotta. Non potei trattenere un lieve sussulto quando mi vidi spuntare davanti una specie di cavallo alato, nero e scheletrico.
- Thestral- sussurrò Nott.
Notai che, a differenza della prima volta che ne avevamo incontrato uno, ora erano rimasti in pochi a non vederlo.
 
Quella notte sognai.
Sognai del fuoco.
Sognai una grande casa, con Zabini dentro che sogghignava.
Sognai soprattutto tante parole.
C'era della gente, gente conosciuta, ma non saprei ripetere chi. Mi dicevano patetico. Dicevano ridicolo.
Capitano.
E tu, Malfoy? Te ne stai zitto adesso?
Ho fatto degli errori, Draco. Non sei contento di parlare?
Come sei cambiato.
Nerium Oleander.
Te ne stai zitto adesso? 
 
Potere, purezza, fedeltà.

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Capitolo 5
*** Cambiamenti ***


Ed eccoci col quarto capitolo e, finalmente, alla comparsa di Astoria!
Tie:  come al solito, grazie mille! Il personaggio che più aspettavi è arrivato, anche se il suo ruolo diventerà più significativo solo in seguito. Qui siamo ancora alle presentazioni... Per quanto riguarda gli aggiornamenti, spero di poterli mantenere con un intervallo di due/tre giorni circa! 
Mimi18: eh, la Rowling sperava di far odiare Draco con tutto il cuore. Ma allora, mi dico, non avrebbe assolutamente dovuto scrivere tutto quel materiale del sesto/settimo libro. Insomma, se l'è proprio cercata! E noi ora siamo sadicamente contenti di farlo penare un po'... Non è forse questo il gioco preferito dello scrittore? Comunque grazie, sono contentissima che tu condivida le mie idee sui personaggi!






Capitolo IV - Cambiamenti
 
Il lunedì seguente arrivò molto prima del previsto. In breve mi ritrovai nel solito ampio campo da quidditch. Di fronte a me, non certo una sfilza di alti, svegli e prestanti giocatori.
Definire desolante la scena sarebbe stato fare un complimento. Come previsto da Lumacorno, oltre a me erano rimasti due soli giocatori della vecchia squadra, il cacciatore Vaisey e il cercatore di riserva Harper, che si tenevano leggermente lontani dal resto degli aspiranti, probabilmente in preda ad una comprensibile crisi di depressione. Il centro del campo era occupato da una serie di ragazzini che guardavano incantati alternativamente la mia divisa e gli anelli alle estremità. Difficile che avessero mai visto prima qualcosa di anche lontanamente legato al quidditch.
Procedetti di conseguenza: - Quanti di voi sono del primo anno?- chiesi, senza poter evitare un tono marcatamente seccato.
Sette dei dieci candidati alzarono timidamente la mano.
La testa mi si rovesciò inconsapevolmente all'indietro. - Andiamo bene...- mormorai. I mocciosi sembrarono ancora più impauriti.
Poi un altro pensiero balenò fulmineo. Sette iscritti del primo anno in una sola casa?
Doveva parere che mi uscisse del fumo dalle orecchie quando chiesi: -Quanti di voi sono Serpeverde!?-
Due manine per aria.
"Ecco, ci volevano pure cinque idioti nati babbani che non hanno la più pallida idea di cosa voglia dire essere ora in questa casa". -Voi altri, vedete di levarvi dal campo. Entro domani, grazie.-
Erano rimasti in otto, compresi Harper e Vaisey.
- Fate tre giri del campo. Vediamo quanti sanno almeno volare.- 
Mi sedetti, esausto dopo soli cinque minuti di prove, sui primi gradini, notando che, perlomeno, non ero del tutto privo di sostenitori. Oltre a Nott, c'erano tre persone. Un gran numero, considerando l'andamento generale.
- Daphne, di preciso cosa ti ha portata qui?-
- Non mi vergogno di essere Serpeverde. Secondo, Theodore mi ha detto che avevi un forte bisogno di spalle su cui piangere, e così siamo venuti per pura pietà.-
- Ti ringrazio. Ma state perdendo tempo, pensavo di riuscire ad aspettare almeno la fine della prova per scoppiare in lacrime.-
Daphne rise. - Lei è mia sorella Astoria, non so se ti ricordi di lei, e questa è Vesna Hally, un'amica di Astoria.- fece, indicando le due ragazze sedute al suo fianco. Notai che la sorella di Daphne, nonostante le somigliasse molto (stessi capelli biondo grano, solo un po' più corti, e stessi occhi verdi), era anche più carina di lei.
- Sì, mi ricordo del tuo smistamento- dissi presentandomi, - Sei del sesto anno, giusto?-
- Esatto, anche Vesna...-
- Draco, mentre sei impegnato a fare il dongiovanni con le signore, ti farei notare che due dei tuoi candidati si sono sfracellati entro la fine del primo giro.- mi interruppe Nott.
Mi voltai e vidi i due ragazzini del primo anno a terra, probabilmente con più di un osso rotto.
- E li dovrei pure accompagnare in infermeria?-
- No, vado io. Tu continua a scegliere i tuoi campioni.-
- Theodore, ti farei notare che i campioni rimasti sono sei. Sono tutti automaticamente e sfortunatamente in squadra.-
- Uh già. Tanti auguri allora. Devono essere bravissimi- fece, allontanandosi, il mio sostenitore numero uno.
- Draco, almeno fagli fare qualcosa. Così vedi fino a che punto fanno schifo.- consigliò amabilmente la maggiore delle Greengrass.
Feci un respiro profondo e assunsi parvenze anche solo lontanamente simili a quelle di un capitano.
- Allora, siete tutti in squadra. Un cercatore ce l'abbiamo già, quindi ora vediamo di stabilire gli altri ruoli...-
- E chi sarebbe il cercatore, Malfoy?- fece Harper minaccioso.
- Sono io, idiota, ti ricordo che tu sei stato solo una riserva-
- E chi ti dice che io quest'anno non giochi meglio di te?-
- Il fatto che io sono il capitano, e quindi decido io, e che tu hai giocato una sola partita negli ultimi due anni e l'hai pure persa-.
- Neanche tu hai mai vinto contro Potter.-
- Peccato che io abbia vinto tutte le altre partite- La tentazione di dargli un pugno era forte.
- Quasi tutte...- mormorò Vaisey.
- Cosa, prego?-
- No, dicevo quasi tutte, ma comunque la maggior parte le hai vinte tu, non c'è dubbio... Forse una o due contro Corvonero, ma comunque sei bravo, non credo neanch'io che dovremmo prendere un altro cercatore...-
- Vaisey, vuoi chiudere il becco e librarti in aria lontano da me? Te ne sarei molto grato... Allora, tu e il tuo amico Harper siete cacciatori, proviamo a giocare bene d'attacco, e voi piccoletti provate a lanciare quei bolidi. A turno, ditemi prima il vostro nome...  A proposito, siete del secondo anno?-
- Sì, ma siamo capaci.-
- Ok, cercherò di non dubitarne, andatemelo a dimostrare...-
Martin Moon, un bambino piccolo e malaticcio con l'aria da secchione o topo da biblioteca, si fece cadere il bolide in testa. Mi chiesi cosa ci facesse lì. Bob August non pareva male: scopriì però ben presto che la sua non era robustezza, ma solo ciccia, tanto che si fece cadere il bolide dalle mani appena sollevato. Degli altri due, Valerius Sokin tirò un buon colpo ma rischiò di decapitare Vesna Hally, mentre Maxwell Tatcher non sbagliò la traiettoria. Peccato che il suo bolide fosse atterrato con un tonfo sordo a distanza di tre metri scarsi.
- Sokin e Tatcher sono battitori, per voi altri decideremo chi è portiere e chi cacciatore. Fatemi vedere se riuscite a fare qualcosa di utile, anche sono sicuro di no...-
I due si avviarono agli anelli. Ordinai a Vaisey ed Harper di tirare. Nessuno dei due prese un solo tiro su dieci.
- Bene!- feci, più fuori di testa che ironico. - Allora vediamo il contrario. Chissà se uno di voi due è in grado di centrare un anello...-
Nessuno dei due.
Mi girai verso le ragazze.
- Vi prego, vi scongiuro, entrate in campo a provare, per favore...-
Daphne si alzò. Disse: -Per pietà, ricordatelo, solo per pietà...-
- Astoria?-
- Io una figuraccia in campo non la faccio...-
- E' bravina a volare- disse Daphne, -ma deve sempre fare la difficile... -
- Ti prego. Tua sorella ha avuto pietà.-
- Io quasi non ti conosco. Io sono venuta per pietà di Daphne, non per te, e Vesna è venuta per pietà verso di me, che sono venuta a sostenere Daphne, che è venuta a sostenere te.-
Da Vesna Hally ricevetti una "nada".
Daphne Greengrass era effettivamente brava come cacciatrice, non molto come portiere. Nella disperazione, decisi che la nostra sarebbe stata una squadra di solo attacco e lasciai la porta a Martin Moon, nella speranza che la sua magrezza gli consentisse almeno di muoversi velocemente da un anello all'altro, parando per sbaglio qualche tiro, e che non morisse nel sonno prima della partita.
- Tu, August, sei riserva nel caso in cui un bolide di Sokin mi dovesse uccidere. Sii felice, hai ottime probabiltà di giocare entro la fine dell'anno. Voi tutti, il primo allenamento è mercoledì prossimo alle due, tranne per Sokin. Tu ti allenerai da solo alle tre e mezza, altrimenti finiremmo tutti in infermeria...-
Poi vidi che il suo labbro stava tremando pericolosamente.
- Stavo scherzando, Sokin, sono disposto a rischiare. E vedi di renderti conto che non sei l'unico ad avere una tremenda voglia di piangere. Fuori dal campo, tutti.-
Mentre ci stavamo avviando verso gli spogliatoi chiesi ancora a Daphne di convincere sua sorella.
- Non ci sperare, Draco, non è semplice. Fa la preziosa...- disse in tono sotto sotto affettuoso, - Questo ti scoraggi dalla voglia anche di provarci con lei. Non avresti la minima possibilità di successo.-
- Io non ci sto provando con tua sorella... Piuttosto, tu sembri gradire particolarmente Zabini.-
Arrossì violentemente.
- Sappi che si vuole solo divertire, lui- la misi in guardia.
- Anche ammesso che mi piacesse Blaise, perchè mai tu mi daresti una mano? Ti abbassi a tale livello, Draco?- scherzò.
- Tu mi hai dato una grande mano accettando di giocare. E' solo uno scambio di favori, non tirartela.- dissi di rimando, - E poi ricordati la funzione per cui tu e le tue amichette siete venute, devo ancora scoppiare in lacrime...-
 
- Allora, hai portato i mocciosi in infermeria?-
- Sì. Per uno legamento crociato, tibia e perone rotti. Per l'altro solo naso, spalla e tre dita. Direi che scambiandosi parte superiore e parte inferiore potrebbero comporre un individuo in punto di morte e uno sano. Sarebbe originale, magari Vitious gli dà un premio come maghetti maligni dell'anno. Ah, sì, mi son dimenticato di dirti che durante la strada si sono picchiati accusandosi a vicenda di aver fatto cadere l'altro, così uno si è rotto anche l'alluce e quello più fortunato ha rimediato solo un occhio nero e qualche livido. Avrei pregato Madama Chips di curarli nel modo più doloroso possibile, ma lei sembrava già abbastanza arrabbiata e non mi sembrava il caso... Ha detto che siamo irresponsabili noi grandi, che dovremmo badare ai più piccoli, e robe di questo genere...-
- Immagino che tu in effetti abbia fatto di tutto per dividerli.-
- Li ho guardati un po', poi ho lanciato una fattura per separarli. Ma prima li ho lasciati sfogare.-
- Giuro, Nott, che vorrei vederti padre un giorno...-
Parola sbagliata. Lo vidi rabbuiarsi.
- Sì, hai ragione...- si sforzò di sorridere.
- Scusami...-
- Scusami? Da quand'è che lo dici, Draco?-
- Cosa?- feci finta di non capire.
- La parola "scusami". Non ti ho mai sentito usarla.-
- Ma figurati.- Cercai nella testa disperatamente un modo per chiudere la conversazione.
- Siamo cambiati, Draco.-
Restai un po' in silenzio. Poi balbettai un "parla per te", tentando di portare il tutto sul gioco.
- Non lo sto dicendo per dire. Mi sembra stupido non ammetterlo.-
- Che cosa, che abbiamo una squadra di sfigati?- Zabini era entrato nella stanza del dormitorio. - Ho avuto notizie, Draco, mi piacerebbe vedervi, sarebbe uno spasso. Ma, sai com'è, ho ancora abbastanza dignità da non mostrarmi sconfitto...-
- Chi sarebbe sconfitto, Blaise?- lo sfidò Nott, - Dai, chiariscici il tuo punto di vista.-
- Ma no stavo parlando solamente della squadra...- Zabini ghignava.
- Già. Io vado in bagno...-
Una volta dentro, immaginai che Zabini mi stesse dando del codardo. Osservai il mio riflesso nello specchio.
Siamo cambiati, Draco.
Avrei voluto che tutte quelle parole sparissero, Tutte le immagini. Tutti gli ultimi tre anni.
Mi ricordai che avrei dovuto scrivere una lettera ai miei genitori, che era da una settimana che l'aspettavano. Provai a pensare ad un inizio.
"Cara madre, caro padre, sto bene qui ad Hogwarts..."
Non avrei detto loro che stavo ancora male, che sognavo ancora Lui di notte, che  ricordavo ogni particolare, ogni tortura, che non riuscivo a togliermelo dalla testa, che una volta mi ero svegliato in un bagno di sudore con Zabini che mi fissava, che nulla era tornato normale, nulla, che avevo paura di non riprendermi mai, di stare sempre così.
Non li avrei angosciati di nuovo, non in questo modo.
Magari sarebbe andato tutto a posto. Era inutile comportarsi come un bambino.
Ma non ero ancora riuscito a riprendere peso, ad eliminare quei segni sotto gli occhi, a riacquistare un colorito normale.
Era tutto cambiato. Era stupido non ammetterlo. Si era scatenato qualcosa.
La mia vita era cambiata. Io ero cambiato. E tutto questo mi faceva paura, un paura terribile, una paura che ogni giorno tentavo di cancellare ripetendomi che ero lo stesso.
Ma non ero lo stesso. Nemmeno allo specchio. 

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Capitolo 6
*** Se una parte di passato riemerge, riemerge sempre la peggiore ***


Ciao a tutti! (Mi sento molto Peter da Brescia a esordire in questo modo...) A voi il quinto capitolo (purtroppo senza Astoria...Ma vi assicuro che tornerà!). Grazie mille per le recensioni!
Per Tie: non possiamo negarlo: Draco ha sempre avuto anche un buon senso dell'umorismo (ricordo ancora risate di gusto nel leggere i suoi dialoghi con Harry), anche se ora è diventato un po' meno sferzante. Ma confido che si possa riprendere con gli anni!
Per Vera Lynn: questo capitolo verte in parte proprio sull'emarginazione, ma non su quella di Draco in modo specifico. Nei prossimi capitoli rimarrà un tema costante, ma più che altro sullo sfondo, percepibile dall'atmosfera generale. Nel suo sviluppo la fanfic è andata infatti a concentrarsi di più sui legami affettivi del protagonista. In un momento del genere, proprio per la completa emarginazione, Draco deve capire chi gli sarà veramente accanto. Comunque grazie mille, sono contenta che la storia ti piaccia!
Per Lady Linx: anch'io amo Draco ma putroppo, dopo gli scritti della Row, non posso fare altro che massacrarlo! O forse dovrei dire per fortuna, poichè JK ha portato un personaggio stereotipo ad un livello decisamente superiore... Oltre a ciò, penso di essere particolarmente crudele con i miei personaggi: se non sono un po'  distrutti dal punto di vista psicologico, non li filo proprio... Comunque ci saranno anche degli sprazzi di luce. Solo non vedremo più il Draco bullo e sicuro di sè... Grazie mille, goditi questo capitolo!
Per Mimi18: la speranza è nulla con Astoria, ma più che altro Draco, per ora, non ci prova nemmeno. Si sa, sono decisamente tardi questi uomini, e il nostro eroe si accorgerà di lei solo tra un po', preso da se stesso com'è. Quanto a Nott...non nascondo di aver pensato a lui e Daphne, ma infine sono giunta ad un Theodore un po' distante dal mondo femminile, o forse molto, molto esigente. Sarà che, con quella sua aria conigliesca, me lo immagino così!
Per 979: grazie! L'idea di scrivere sul dopoguerra è stata una sorta di esigenza impellente! Non potevo pensare, dopo la fine di HP7, di non sapere più nulla dei miei personaggi preferiti. E così, prendendo le poche informazioni date dall'autrice nelle interviste, mi sono inventata io un seguito...






Capitolo V - Se una parte di passato riemerge, riemerge sempre la peggiore

 
Era passato ormai un mese dal mio arrivo ad Hogwarts, tra snervanti lezioni, infruttuosi allenamenti di quidditch, dialoghi più o meno civili con i compagni, e soprattutto, tante ore sui libri. Perchè, sì, mi ero messo a studiare, data la scarsa voglia o possibilità di bighellonare con altri studenti. E ciò, aggiunto al talento naturale, aveva portato inevitabilmente al raggiungimento di ottimi voti. Di cui me ne sarebbe fregato poco o niente, se non fosse stato per lo sdegno provocato in me dall'arrivo di una lettera in cui alla solita penna di mio padre si era sostituita quella di mia madre. Il contenuto era piuttosto lapidario: "Che ti succede, Draco?". Dopo essere rimasto basito per alcuni istanti all'idea che mia madre, mia madre, quella che dei due genitori aveva sempre avuto assoluta fiducia in me, potesse non credere a un miglioramento scolastico o accreditarlo alla mia scarsa sanità fisica o mentale, mi resi conto con un po' più di affetto e tristezza che la frase era riferita non ai voti, ma più che altro alle mia condizione psicologica. Semplicemente aveva capito che non stavo bene. Mi chiesi se non avessi esagerato con frasi sullo stile di "sto benissimo, mi diverto tantissimo e mangio moltissimo". Ma non l'avevo fatto, ero stato attento e, tra l'altro, da sempre capace di mentire. Solo che le lettere erano costantemente state brevi. Frasi fatte e nulla di concreto. Ed, evidentemente, se ciò era passato relativamente inosservato da mio padre, a mia madre non era di certo sfuggito.
A ciò si aggiungevano altri spiacevoli inconvenienti quotidiani. Uno era la professoressa Sinistra che, appena mi vedeva in corridoio, mi chiedeva come mai non avessi ripreso le sue lezioni sulla torre di astronomia. Lei poteva capire l'anno scorso, era stato un anno difficile per tutti, ma ora...In fondo io avevo superato abbastanza bene i suoi GUFO, perchè non potevo riprovare? E io cercavo semplicemente di andarmene il più in fretta possibile, giustificandomi evasivamente con il pretesto della quantità di studio, del fatto che le osservazioni erano a notte inoltrata e io ero troppo stanco. La verità è che non volevo tornare mai più su quella torre.
Ma, tanto per completare il quadretto di uno stremante inizio, correva voce che alcuni professori si fossero lamentati dei cattivi rapporti che intercorrevano tra Serpeverde e le altre case, ancora peggiori rispetto agli standard soliti. La voce venne confermata con l'annuncio dell'imminente arrivo del professor-mago-psicologo Polus Kephal, mandato dal Ministero per risolvere la situazione e per "donare a Hogwarts e ai suoi giovani studenti la giusta armonia".
La prima seduta collettiva si svolse nella sala grande, dove le vecchie lunghe tavolate erano state sostituite con tanti tavoli quadrati più piccoli, sparsi per tutta la sala.
La preside McGranitt invitò gli studenti a sedersi, poi presentò Kephal, un mago piccolo con barba e occhiali, che indossava un completo beige molto simile al modello babbano. Questi iniziò allora a parlare con una vocina perfettamente accordata alla statura:
- Bene ragazzi. Osservate come vi siete disposti.-
La stragrande maggioranza dei giovani era raccolta per case, i Serpeverde tutti insieme al fondo.
- Ottimo. Ora rialzatevi e mischiatevi.-
Gli studenti eseguirono. Al termine del processo, i primi banchi erano occupati da vari Tassorosso, Grifondoro e Corvonero. Al fondo, separati e ancora solo tra loro, i Serpeverde.
- Direi che effettivamente c'è un problema. Penso che tutti abbiate notato la singolare disposizione delle case. Ora, per affrontare ciò alla radice, inizieremo da voi stessi. Tu, al fondo, sì sì, tu che cerchi di nasconderti, sei?-
- Graham Pritchard, signore.-
- Graham, di Serpeverde, giusto? E quanti anni hai?-
- Quasi quindici, signore.-
- Bene Graham, dimmi perchè, secondo te, vi siete seduti in questo modo.- chiese Kephal scandendo lentamente le parole.
- Be' signore, io credo...insomma, le amicizie...-
- Ma Graham, io vi avevo detto di mischiarvi- sottolineò il termine come si fa con un bambino a cui si deve insegnare una nuova parola, -quindi di disporvi non in base alle amicizie.-
Graham ci pensò un po', poi riuscì abilmente a risolvere la questione con una battuta: - Signore, lei si fida troppo dei giovani...-
Il maghetto rise: - Sì, sì! Astuti eh, i Serpeverde, lo dicono! Ambiziosi, con istinto di preservazione, valutano bene prima di dire o di fare... Ma ora vediamo se qualche tuo compagno saprà dare una risposta meno umoristica e un po' più concreta... Tu, biondo, laggiù! Alzati!-
Chiaro. Che la fortuna mi avesse abbandonato da qualche anno a quella parte era constatato.
- Sei?-
- Draco Malfoy, signore.-
Strabuzzò impercettibilmente gli occhi al sentire il mio cognome. Avrei potuto scommettere che il suo pensiero fosse stato "Ah, Malfoy, si è visto poi cosa c'era sotto...tutto marcio..."
- Anni?-
- Diciotto, signore.-
- Allora, Draco, dicci.-
Cercai di far lavorare velocemente il cervello e di spingerlo in una direzione diversa da "noi non vogliamo mischiarci con degli sporchi mezzosangue".
- Io penso che Graham abbia ragione, signore...-
- Be', tutti noi apprezziamo molto Graham, ma non credo che sia onnisciente.- ridacchiò.
- Vi sono comunque delle ragioni storiche, signore. In tutta la storia di Hogwarts la casa di Serpeverde è sempre stata molto unita, un po' a sè stante.-
- Che le ragioni siano storiche non vuol dire che siano giuste, no, Draco? Ma sentiamo qualcuno dall'altra parte... Quella ragazza riccia lì, Grifondoro!-
- Hermione Granger, signore.-
- Ah, Granger! Ho sentito parlare molto di te!- l'ometto sorrise. Era evidente che le fantastiche avventure di Harry Potter e dei suoi amichetti avevano fatto il giro del mondo. - Ecco, rispondi al tuo compagno!-
La Granger mi guardò. Dovetti abbassare il volto. Odiavo, odiavo questo, già nei corridoi avevo sempre evitato di incrociarla, di ricordarmi di quel due maggio, odiavo l'ometto, odiavo tutta questa messa in scena. Odiavo dover abbassare il volto, soprattutto davanti ad una mezza babbana come lei. Odiavo sentirmi in debito. Odiavo e stavo male, come se tutto non fosse già abbastanza.
- Credo che la verità, signore, sia che l'odio tra le case si sia sempre più acuito. Salazar Serpeverde riteneva che i maghi o le streghe nati babbani o privi di un'antica linea di discendenza magica non fossero degni di essere ammessi ad Hogwarts, e così la pensano ancora molti suoi studenti. Le altre tre case dal loro canto hanno forti pregiudizi, dicendo che tutti i maghi o le streghe malvagi vengono da Serpeverde. Dopo la fine della seconda guerra tutti si sarebbero dovuti riunire, e invece l'emarginazione e l'autoemarginazione di Serpeverde sono ancora più evidenti. Molti accusano i suoi appartenenti di essere tutti Mangiamorte o sostenitori di Lord Voldemort, li incolpano delle morti dei propri cari.-
- Ottimo, Hermione. Ti ringraziamo per aver avuto il coraggio di esporre un problema che ha radici molto antiche. Deduco dal tuo discorso che tu auspichi un'unione maggiore tra le case...-
La Granger annuì. Solo alcuni lo fecero con lei, i più erano scettici o si guardavano torvi.
- Ascoltiamo ancora qualcun'altro... Un corvonero...tu, biondina, ti chiami?-
- Luna Lovegood, diciassette anni, signore.-
- Lovegood! Immagino che tu sia la figlia del direttore del Cavillo, Xenophilius Lovegood... Simpatico giornale, molto, molto simpatico... Ma quanti nomi conosciuti qui! Ah, ma tu...già, devi aver passato un'esperienza terribile, il rapimento, già...-
"Basta, basta, per favore, basta, fa che la finiscano...". Non ne potevo più, era come se mi stessero leggendo nella mente, come se volessero farmi sempre più male estraendo tutti quei ricordi ad uno ad uno.
- A dir la verità ho conosciuto un venditore di bacchette molto simpatico. Io sono stata bene, non si mangiava neanche male, ma Hermione è stata torturata e un elfo è morto. Sono stata molto meglio di altri...sa, si vedevano delle cose, orribili...-
"Quand'è che la smette? QUAND'E' CHE LA SMETTE?" lottavo contro la voglia di urlare, di andarmene, di spaccare qualcosa.
- Comunque sono proprio d'accordo con Hermione. Anche se aggiungerei che molti stanno alla larga perchè...vede quei tavoli dei Serpeverde? Sono pieni di gorgosprizzi, anche loro dovrebbero starne lontani...-
- Eh, già Luna, sì...- tentò di concludere Kephal, imbarazzato. - Grazie, voi quattro, potete sedervi. Ora vediamo di ricapitolare insieme le caratteristiche delle vostre case, così...-
In qualche modo l'ora finì, non so neanch'io come. Mi avviai a pozioni con una straordinaria voglia di una lezione normale.
 
Quella sera, con i cuscini appoggiati alla testiera del letto e un rotolo di pergamena sulle ginocchia, cercai di scrivere una risposta a mia madre. 
- Draco, che fai, scrivi la letterina al papi e alla mami?- canzonò Zabini.
- Perchè, Blaise, da te non si usa? Sai, è una cosa comune nelle famiglie normali.-
Rise. - La tua sarebbe una famiglia normale, Malfoy? Hai coraggio a sostenerlo...-
- Almeno mia madre non ha ancora avvelenato mio padre...-
Vidi la bacchetta di Zabini per aria. La mia era sul comodino, prima che avessi potuto prenderla lui mi avrebbe colpito.
- Blaise, vedi di calmarti.- anche Nott aveva puntato la sua.
- Sono accuse pesanti quelle che fai, Draco. E non sei decisamente nella posizione di farle. Una parola e tuo padre può finire in galera a vita come quello di quest'altro qui.-
Nott si agitò.
- Testimonieresti cose false, Blaise?- chiesi.
- Sono sicuro che, qualunque cosa dicessi, tuo padre l'avrebbe fatta.-
Digrignai i denti per trattenermi dal saltargli addosso e riempirlo di pugni. Non sarebbe stata una cosa saggia, dal momento che lui era armato e io no.
Zabini ripose la bacchetta, e lo stesso fece anche Nott. Nella stanza calò un silenzio gelido e immobile.
Guardai ancora le parole di mia madre.
Che ti succede, Draco?
Schiette, andavano dritte al punto. Voleva che le dicessi come stavano veramente le cose. Sapevo che, mentendo di nuovo, l'avrei solo delusa e preoccupata ulteriormente.
 
Sto male. Sto ancora male, ma me la so cavare, ti dirò tutto a casa. Non preoccuparti, ti prego. 
                                     
Scrissi solo questo. Confidavo che avrebbe capito, che avrebbe compreso che non potevo, non riuscivo a dirle tutto per lettera. Sapevo che si sarebbe comunque preoccupata, ma sapevo anche che le mie parole erano sincere e che lei l'avrebbe sentito.
Posi la lettera sotto il cuscino, per evitare che Zabini la leggesse, in attesa di spedirla la mattina successiva. Mi addormentai pensando alla mia casa, a quanto sarei stato bene una volta tornato lì, lontano da tutto e da tutti.

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Capitolo 7
*** In giro per Hogwarts ***


Buonasera!  Come sempre, grazie a chi recensisce questa storia... Mi spronate continuamente ad andare avanti, a scrivere, magari, altro (per ora non rivelo piccoli progetti futuri...)!
Per whatsername84: grazie, direi che ora Draco ne ha molto di tempo per pensare (finalmente)...!
Per Mimi18: vedo che condividi perfettamente il mio punto di vista sul personaggio! Quanto ad Astoria, lei capirà fin da subito le condizioni di Draco, mentre sarà lui stesso a non comprenderle o, meglio, a non volerle ammettere.
Per 979: grazie! Scrivere i dialoghi con Narcissa è decisamente una delle mie attività preferite... Lei non compare nemmeno moltissimo nelle mie storie, ma è un personaggio costante e molto significativo, mi piace cercare di descrivere tutte le sue sfaccettature attraverso poche pennellate. E' una Black e una Malfoy, una moglie innamorata e devota, ma anche molto influente sulle decisioni di Lucius, una madre a volte un po' trascurata da Draco, ma l'unica a capire fino in fondo suo figlio, fragile e allo stesso tempo forte e coraggiosa (non dimentichiamo cosa ha fatto durante la battaglia di Hogwarts!), superba con "gli altri" ma estremamente naturale con i suoi cari, senza perdere la sua eleganza. Insomma, hai capito quanto ami questo personaggio?=)
Per Tie: e ti dispiace se io ti dico, grazie, grazie, e ancora grazie? Il sostegno tuo e di questi altri qua sopra è più che essenziale, mi fate quasi sentire una vera scrittrice (ok, adesso cerco di non montarmi la testa e di tornare sulla terra, in fondo c'è sempre l'articolo di giornale di italiano a riportarmi alla realtà, ihih). Comunque avrai una piacevole sorpresa riguardo ad Astoria, in questo capitolo!



Capitolo VI - In giro per Hogwarts

 


COME PRODURRE UN PATRONUS

 
La scritta campeggiava a caratteri cubitali sulla lavagna dell'aula di Difesa contro le Arti Oscure. Il professor Ostrich aveva così evitato di sprecare fiato per ben quattro, dolorose parole. Mi chiesi come avrebbe fatto a spiegare il resto.
- Bene ragazzi, allora...- Era evidentemente imbarazzato e sudava freddo. -La scorsa settimana abbiamo imparato che cos'è un incanto patronus. Chi saprebbe rispiegarlo?-
- E' un incantesimo di protezione- iniziò Mandy Brocklehurst, -Se ben eseguito assume la forma di un animale, ma non tutti riescono a produrre un patronus corporeo, o comunque non possono controllarlo alla perfezione o mantenerlo a lungo in vita. E' utile contro Dissennatori e Lethifold.-
- Dieci punti a Corvonero... A proposito, mi è stato riferito che molti di voi sanno già evocarne uno. Coraggio, fatemi vedere. I patronus non mordono mica...-
Animali argentei si levarono dalle bacchette di Neville Paciock, Lavanda Brown, Calì e Padma Patil, Ernie Macmillan, Justin Finch-Fletchey, Hannah Abbott, Susan Bones, Zacharias Smith, Anthony Goldstein, Terry Steeval e Michael Corner, e volarono attraverso tutta la classe finchè non furono fatti svanire dagli stessi ragazzi. Zio Gneo sembrava pronto a saltellare dalla felicità. Tutto questo significava molte parole in meno da dire.
- Venti punti per ciascuno di voi! Bravissimi... Ma...nessuno è di Serpeverde? Signorina Davis, si faccia avanti.-
Tracey avanzò al centro della classe, con un volto dubbioso riguardo alla possibilità o all'utilità per lei di produrre un patronus.
- Pensi a qualcosa di bello, di felice.-
Non mi sembrava particolarmente concentrata. Si guardava attorno in cerca di ispirazione.
- Intendo un bel ricordo, signorina Davis-
Lei annuì.
- Ora punti la bacchetta, rivolga tutta la sua mente al ricordo scelto, e pronunci "expecto patronus".-
Tracey eseguì. Dalla bacchetta non uscì proprio nulla. Riprovò. Niente. Terza volta. Zero.
Ostrich ordinò che tutti coloro che non sapevano produrre un patronus tentassero, uno alla volta. In attesa del mio turno, pensai al ricordo, poco convinto riguardo all'ipotesi che quella roba sdolcinata potesse funzionare. Pensai al giorno in cui mio padre mi aveva comprato la Nimbus 2001. Poi a un pomeriggio quando ad Hogsmeade avevamo messo col sedere per aria uno che se la tirava di essere di una "nobile famiglia babbana". Insomma, ricordai i bei tempi.
Tentai la prima volta, la seconda e la terza e non ne uscì mai nulla, come per il resto dei miei compagni di casa. Solo Sally Anne Perks, corvonero, riuscì ad ottenere una sorta di nebbiolina lattea che si dissolse immediatamente, mentre Eloise Midgen sembrava notevolmente seccata dalla propria incapacità.
- Tentate ancora un po' per conto vostro. Chi è capace aiuti un incapace!- Ostrich sorrise, nel tentativo di sdrammatizzare.
Fui raggiunto da una riluttante Hannah Abbott, non abbastanza svelta per scegliere qualcuno di diverso da me.
Mi fissò annoiata e disgustata per alcuni minuti, in altri miei inutili tentativi.
- Devi pensare a qualcosa di veramente felice.- si lasciò sfuggire con una smorfia sul viso.
- Lo sto già facendo.-
- Immagino.- alzò le sopracciglia.
Ostrich passava intanto tra le varie coppie per vedere come procedeva il lavoro. Quando fu arrivato alla nostra ingiunse scherzosamente alla Abbott di non provare mai a fare l'insegnante.
- Pare che questo valga per chiunque stia cercando di aiutare un serpeverde.- mormorò lei osservando l'insegnante fare la stessa battuta con Padma Patil e Millicent Bulstrode, accanto a noi.
- Non mi pare che la tua amichetta Midgen sia riuscita a fare molto di più. E, guarda un po', è tassorosso come te, piccolo genio dell'incanto patronus.-
La Abbott alzò i tacchi e se ne andò verso di lei. Le sussurrò alcune parole all'orecchio e le sorrise incoraggiante. Quando la secchiona tentò di nuovo l'incanto, un sottile fumo argenteo uscì dalla punta della sua bacchetta.
Sbuffai.
- Scommetterei quanto vuoi, Malfoy, che stai pensando a cose idiote, futili e disgustose quanto la tua stessa adoratissima vita.- bisbigliò a labbra serrate al suo ritorno, quasi come se mi stesse facendo un favore a non dirlo ad alta voce.
L'odio per un incantesimo tanto amato dai babbanofili era forte, ma in quel momento prevalse l'orgoglio. Decisi che avrei prodotto un incanto patronus entro la fine dell'ora. Non era che non avessi potuto farlo, semplicemente non avevo voluto.
- Sentiamo Abbott, tu di grazia a cosa stai pensando?- la provocai, tentando in realtà di trarre spunto dalla sua risposta.
Lei mi fissò per un po'. Ero convinto che non avrebbe detto nulla e invece dalla sua bocca uscì un tremante "mia madre". Continuò a guardarmi gravemente e quasi con compassione, poi, nel momento in cui la campanella stava suonando, aggiunse a bassa voce: -Sai Malfoy, esiste un sentimento che si chiama affetto. Forse non riesci a produrre un patronus perchè non sei mai stato in grado di provarlo e probabilmente ti credi forte proprio per questo motivo. Ma a me fai solo pena, perchè, anche se mia madre è stata uccisa dai Mangiamorte, io non mi scorderò mai di lei e lei non si scorderà mai di me. Ci vorremo sempre bene e tu invece rimarrai sempre troppo stupido ed egoista per capirlo.- La voce tremava ad ogni parola di più e vidi chiaramente i suoi occhi bagnarsi di lacrime. Tuttavia non pianse e uscì dalla classe, lasciandomi solo con una grande voglia di farle semplicemente del male e di dimostrarle che non era vero, che lei era una stupida e che io semplicemente non sentivo il bisogno di rendermi ridicolo urlando la mia vita privata ai quattro venti.
 
- Già, la Abbott...- fece Nott con aria saputa dopo che gli ebbi raccontato l'episodio, mentre vagavamo senza una meta precisa nei corridoi durante un'ora libera, - Un minuto si dà tante arie e quello dopo scoppia a piangere. E dopo la morte di sua madre è diventata ancora più isterica... Non ti ricordi l'anno scorso quando si è messa ad urlare contro Alecto Carrow e poi è quasi svenuta? Hanno fatto bene a suonargliele per le feste... E' completamente fuori di testa, il suo cervello deve essere ormai ridotto a quello di uno schiopodo sparacoda... Mi fa paura a volte quella... Senza contare che è completamente incapace in quasi tutte le materie. Si sarà presa una rivincita vedendoti per la prima volta al di sotto di lei.-
- Ad ogni modo, tu sei riuscito a combinare qualcosa?-
- Con il Patronus? No, niente di niente... D'altra parte come fanno a pretendere che un gruppo di ragazzi appena uscito da una guerra possa impararlo entro febbraio non lo so...-
- Lo pretendono perchè più della metà della classe lo sa già fare.- dissi con una smorfia.
- Grazie alle mirabolanti lezioni di Potter. Forse Ostrich avrebbe voluto che le prendessimo tutti, pensa che bello, tutti insieme a far svolazzare graziosi animaletti d'argento per la classe... Quale visione idilliaca.-
Non gli risposi.
- Ah, già, stavo dimenticando che non reagisci più alle critiche contro Potter nonostante due anni fa ti abbia quasi ucciso... Ma non mi devo intromettere nè cercare di scoprire le motivazioni, giusto?-
- Giusto.-
- Farei meglio a non parlarne nemmeno.-
- Perfetto.-
- Stai diventando come Ostrich sai? Monosillabico.-
- Solo per colpa tua. Evita di parlare di ciò che non devi e vedrai che mi metterò a cantare come un uccellino.-
- Che bella immagine, Draco... Mi hai migliorato la giornata...-
- Piuttosto che continuare a ciarlare, dovremmo andare a pozioni... A sorbirci un'altra bella lezione di Lumacorno che rimpiange di non aver Paciock in classe, quel bravo ragazzo, così coraggioso, così degno dei suoi genitori... Come se non fosse mai stato tanto incapace a pozioni quanto la Abbott in ogni tipo di incantesimo. E questo è dire tutto.-
- Io non vedo perchè devi irritarti tanto. Che ti aspetti da Lumacorno? Lo sai com'è fatto... Non rientriamo più nella sua adorata elite, sopporteremo e un giorno ci riscatteremo.- disse mentre svoltavamo nei sotterranei.
- Sei fiducioso.-
Il suo volto divenne improvvisamente serio. Si fermò. -Ascolta, Draco, la nostra situazione non è certo delle migliori e lo sappiamo benissimo. E per lo meno tu non sei rimasto completamente solo.- mi fissò intensamente, senza però nulla di maligno, solo con un'enorme tristezza che traspariva dagli occhi. -Che cosa dovremmo fare secondo te? Non possiamo nè tentare di migliorare ora la nostra condizione perchè sarebbe completamente inutile e rischieremmo solo di peggiorarla, nè lamentarci in continuazione...-
- E allora cosa vorresti fare?- lo interruppi. - Io non ne posso più, non ce la faccio a dover farmi deridere addirittura da una stupida tassorosso senza poter replicare...-
- Ti ricordi le parole di Zabini, Draco? Quelle che riguardavano la nostra posizione e la loro?-
Annuii distogliendo lo sguardo.
- Aveva ragione. Aveva ragione a dire che mio padre rimarrà ad Azkaban fino a Dio solo sa quando e che il tuo non è neanche completamente al sicuro. Basterebbe una falsa testimonianza di un tizio passato per strada e il ministero non potrebbe fare altro che condannarlo, la gente si rivolterebbe. Li vedi come sono arrabbiati, Draco, ci guardano come se avessimo noi ucciso le loro sporchissime famiglie. E quelli come Zabini sono coalizzati dalla loro parte, non possono fare altro, devono mostrarsi favorevoli al loro bellissimo mondo filobabbano. Noi, Draco, non possiamo stare nè da una parte nè dall'altra, siamo fuori dai giochi...-
- Che facciamo allora, ci suicidiamo?-
- No, stiamo per i fatti nostri, aspettiamo, e intanto lavoriamo per tornare in campo un giorno, quando si saranno in parte dimenticati di tutto ciò, o quando fingeranno di averlo fatto.-
- Tu hai pazienza. Io non so se ce la faccio.- ammisi. Mi faceva una strana impressione dirlo così, ma ormai non potevamo ritirarci dalla conversazione, tutti e due.
- Draco, sei molto più intelligente e capace della stragrande maggioranza dei maghi. E non dimenticarti che la gente, che i mezzosangue, sono stupidi. Partiamo in svantaggio, ma possiamo rimontare in fretta. Ci accorgeremo del momento in cui li potremo di nuovo abbindolare ed entreremo in scena.-
- Non tornerà mai come prima, Theo.-
- No, questo di certo. Forse quando noi saremo già morti, forse tra secoli. Ma non me ne frega niente, quando riavremo l'occasione la coglieremo, anche se non sarà buona come quella di un tempo. Metteremo le basi.-
- Per cosa, per un futuro migliore? Che senso ha, Theo?-
- Ha senso. Dovremo lavorare il triplo degli altri, ma di una cosa sono sicuro, io in queste condizioni non rimango. Fosse anche solo per vendicare mio padre, io lo faccio, non lo lascio là dentro. E credo che tu abbia motivazioni altrettanto valide.-
- Motivazioni ne ho, fiducia poca.-
- Ed è qui che sbagli. Sembri cambiato, e non è giusto. Non è giusto che tu ti sottometta a loro. Non sei così, Draco, non sei adatto a stare così.-
- Di questo me ne ero accorto.-
- Facciamo una cosa. Vediamo cosa riusciamo a fare in un anno. Sono pronto a scommettere cento galeoni che tra un anno sarà già diverso.-
Risi. -Hai detto che forse ci vorranno secoli, e adesso mi dici che tra un anno sarà cambiato qualcosa. Farfugli?-
- Ho detto che ci vorranno secoli per far tornare tutto come prima. In un anno intendo una cosa, anche minima, che ci faccia dire che in fondo andrà sempre meglio.-
- Una cosa piccola e cara? Forse a te basta, o meglio, la capisci, io no, non ci riesco.-
- Scommettiamo? Dai, dico solo cento galeoni perchè so di sicuro che perderai.-
- Theo, quando anche mio padre era in prigione, mi sentivo in grado di fare di tutto, perchè semplicemente ero arrabbiato, di una rabbia che non ho mai provato in vita mia. Poi invece è solo andata peggio, lo sai bene, tuo padre ha visto cos'è successo alla mia famiglia.- Non avevo mai detto cose del genere a nessuno. Ma in quel momento avevo solo un disperato bisogno di sapere cosa avrebbe fatto Nott, cosa avrebbe fatto una qualsiasi altra persona, perchè io non sapevo più a cosa appigliarmi.
- Stai dicendo che è questo? Che sono solo arrabbiato e ho così tanta voglia di vendicarmi che non vedo la realtà? E invece no, sono proprio io a vederla meglio. Tanto che, Draco, a differenza di te, non ho mai cercato di riprendere tutto come prima, di comportarmi come Zabini, di far finta di nulla. E' tutto difficile, sarà difficile, non possiamo fare passi falsi. Ma credo che ce la potremo fare. Se non credessi, cosa faccio, mi suicido, come hai detto tu prima? Non pensarci, come credo faccia tu la maggior parte del tempo, non risolve nulla.-
- Siamo in ritardo per pozioni.- mi avviai lungo il corridoio. Sentiì Nott che diceva: - Che cosa fai, lo eviti di nuovo? Quando la smetti, Draco, di evitare tutto questo?-
Ma a me sembrava di aver già detto troppo, di essermi già esposto troppo, e l'unica cosa che volevo fare era, sì, evitare tutto, dimenticarlo ancora. Anche se non ci riuscivo.
 
Mi svegliai di soprassalto. Attorno a me, solo il buio del dormitorio, il calore eccessivo e fastidioso di troppe coperte, il silenzio del sonno pacifico dei miei compagni.
Mi recai in bagno per rinfrescarmi il volto, nel tentativo di cacciare via le immagini dell'incubo ancora impresse nella mente. Erano irreali, così irreali, eppure, proprio per questo parevano amplificate nella solitudine di quell'ora, nell'assenza di luce, nel malessere di qualche linea di febbre. Non riusciì a cancellare l'inquietudine che mi avevano lasciato nemmeno con la frescura dell'acqua sul viso. Tornare a letto mi sembrava una pura condanna alla ripresa dell'incubo, così decisi di recarmi nella sala comune, probabilmente vuota all'una di notte. Presi il libro di Difesa Contro le Arti Oscure, sperando di poter almeno fare qualche tentativo con l'incanto patronus.
Ma la sala comune non era vuota. Astoria Greengrass era seduta al tavolo posto al fondo della grande sala, davanti ad un cumulo di libri mal illuminati dalle lampade verdastre, stretta in un pigiama troppo leggero per il freddo del sotterraneo coperto da una vestaglia di raso bianco.
- Buonasera... Studio notturno?- 
Alzò la testa di scatto. Non si era accorta del mio arrivo. - Ho i GUFO di Trasfigurazione dopodomani... Lo definirei come studio matto dell'ultimo minuto.-
- I GUFO? Non fai...-
- ...il sesto anno, sì, ma ci fanno recuperare gli esami che non abbiamo sostenuto a giugno scorso durante quest'anno... Ho già fatto Astronomia ad ottobre, ma è una fatica pazzesca, praticamente dobbiamo seguire i programmi di due anni contemporaneamente...-
- Se hai bisogno ti posso dare una mano.-
Sorrise. -Se torni pure domani notte a quest'ora la accetto volentieri. Stasera faccio teoria, quindi ho bisogno di studiare da sola, a domani lascio la pratica...-
Risi di rimando. -Per me può anche andare...-
- Non riesci a dormire?-
- Non sto neanche molto bene. Credo di avere un po' di febbre.-
- Incubi?-
- Sì, pure gli incubi- ammisi.
- Che bella nottata...-
- Già. Così ho deciso di dedicarmi al fantastico patronus. Devo cercare di produrne uno entro febbraio.-
- Su questo non posso ricambiare l'aiuto...-
- Allora vuol dire che mi darò al puro altruismo...- Mi alzai e mi diressi verso i divani neri al centro della sala. -Ti lascio studiare in pace.-
Dopo le prime parole del manuale, "Il ricordo prescelto deve colmare l'animo del mago...", però, tornai a guardarla, china sui libri. Non solo era carina. Era molto bella.
"...diffondersi in tutta la sua essenza..."
La guardai ancora. Notai che i capelli erano un po' più chiari rispetto a quelli di Daphne e gli occhi più grandi ed espressivi.
"...Il mago deve percepire la felicità intrinseca del..."
Studiava in modo composto, la schiena ritta contro sedia, la matita stretta solo leggermente tra le dita, le gambe esili accavallate. Scorreva gli occhi vispi da un lato all'altro del libro in modo nè frenetico nè troppo lento, la bocca chiara e sottile chiusa, senza il cenno di nessuna smorfia. Lasciava che i capelli accarezzassero la carta, senza curarsi di portarli dietro l'orecchio nè di legarli, tirando soltanto all'indietro la testa qualora le impedissero la vista con un movimento quasi impercettibile. Non mi guardò mai.
"...Nel momento in cui la formula viene pronunciata..."
Smisi di studiare, lasciando però il libro aperto sulle ginocchia. Continuai a guardarla. Era perfetta.
Mezz'ora dopo si alzò, augurandomi la buonanotte e richiedendo la mia presenza per il ripasso notturno di trasfigurazione della sera seguente. Disse di sperare che io potessi stare meglio. Confermai la mia assistenza per il ripasso. Lei si diresse verso il dormitorio femminile, con i libri attaccati al petto e senza fare il minimo rumore. Attesi qualche minuto, poi mi recai a mia volta a letto.

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Capitolo 8
*** Donne ***


Salve a tutti! In questo capitolo, ancora Astoria e anche l'incontro con una vecchia conoscenza...
Per 979: stradilungata? Per me è un piacere leggere le vostre recensioni, sentire come la pensate sui vari personaggi... Più vi dilungate, meglio è! Ihih, un bacio!
Per Tie: qui, come ho detto, ancora più Astoria per te! E Theo...be', Theo è Theo! Però vedrai che sorprese ci riserveranno animi pur sempre Serpeverde (sto facendo riferimento ad episodi che avverranno tra mooolti capitoli, quindi tieni a mente!).
Per Mimi18: allora forse io amo Astoria? Ihih, comunque grazie mille, come sempre! Adesso, appunto, vedremo questa famosa lezione extra... e cosa succederà dopo!
A martedì sera per il prossimo cap (nel frattempo adrò per la prima volta in vita mia a Milano... Per la serie: come abitare a due ore di macchina dalla Big City e non esserci mai stata!)


Capitolo VII - Donne

 

La luce sinistra mandata dal Lago Nero attraverso le grandi vetrate della sala comune si rifletteva con raggi verdastri e tremolanti sulla pelle eburnea di Astoria Greeengrass, facendola sembrare distante anni luce da me nonostante la mia vicinanza, racchiusa in una sfera d'acqua inarrivabile, bella e pericolosa. Eppure a me piaceva stare semplicemente così, ad osservarla e a soppesare le possibili tecniche per poterla raggiungere, per infrangere quella sfera e toccarla. Lei era così, superba e invitante, attraente ma distante, intoccabile, incantevole. Non vi era in lei nulla di etereo, non sarebbe stata una dea il termine di paragone adatto, lei era una regina mortale ma superiore a tutti gli altri uomini, creatura che le stesse dee avrebbero invidiato e di cui tutti gli dei si sarebbero invaghiti. Non sarebbe stato un angelo evanescente ad attrarre Draco Malfoy, ma quella sovrana concreta e allo stesso tempo misteriosa, reale in un mondo lontano e favoloso. Sua sorella l'aveva definita involontariamente preziosa, ed era proprio quella la sua essenza, una bellissima e rara pietra preziosa. E lo testimoniavano la sua pelle d'avorio e quei riflessi di smeraldo.
- Evanesco!- pronunciò con la sua voce sferzante e decisa, provocando la scomparsa immediata del calamaio posto sul tavolo davanti a lei. Sul legno scuro non rimasero nessuna traccia di inchiostro nè pezzi di ceramica.
- Mi vorresti rispiegare la mia funzione qui?- le chiesi, seduto di fianco a lei.
Astoria sorrise. Di tutte le cose che avevo notato in lei, il sorriso era assolutamente la migliore. Quando scopriva i denti bianchi, le labbra sottili e rosate si allargavano sul volto provocando la comparsa di piccole fossette sulle guance. - Se sei stanco sei libero di andare a dormire.-
Sarebbe stata l'occasione giusta per dirle che no, che io volevo stare con lei, per farle una finta correzione e posare la mia mano sulla sua attorno alla bacchetta, per avvicinarmi a quelle labbra stupende e baciarle. Ma lei era una regina, e ad una regina bisogna avvicinarsi con cautela. Agire subito avrebbe rovinato tutto, avrebbe svelato il mio sentimento e l'avrebbe fatta scendere dal suo trono per recarsi accanto ai cortigiani. Invece ero io che dovevo salire accanto a lei, non rivelando nulla, silenzioso, lasciandola ancora là, preziosa e inarrivabile. Così dissi semplicemente: -No, tranquilla, mi diverto tantissimo ad aiutare uno che non ne ha assolutamente bisogno. Tanto che non ho ancora agito, ma non ti preoccupare, mi sento realizzato così...-
Questa volta la sua fu una vera e propria risata. Non sguaiata, non timida, ma decisa e affilata come la sua voce, perfetta come lei. Diverse ragazze mi avevano attratto durante il mio soggiorno ad Hogwarts, Pansy più di tutte, ma nessuna, nessuna era come lei.
- Va bene, credo di poter smettere di studiare.- disse appoggiandosi allo schienale.
- Però sei ancora agitata.-
- E' comprensibile, no?-
- Bisogna rimediare.-
- E come faresti?-
- Un modo lo trovo, stanne certa.-
E infatti lo trovai. Poco dopo iniziai a farla ridere, come mi piaceva che ridesse. E ridemmo insieme finchè non fummo entrambi abbastanza stanchi da salutarci e da andare a dormire.
Non mi resi conto che quella notte era stato il primo momento in cui io ero tornato anch'io a sorridere veramente, da non ricordavo più quanto tempo.
 
"Cos'hai fatto ieri fino alle due di notte?!"
Nott, il mio vicino di banco, scrisse questa frase sul lato del proprio libro di incantesimi, durante la lezione, in modo che solo io la potessi leggere.
"Che te ne frega?!" scrissi di rimando a margine del mio libro.
"Mi hai svegliato"
"Povero angioletto...ho rovinato il tuo sonno beato!"
"Eri in giro per Hogwarts?"
"Vuoi controllare la mia vita?!"
"Secondo me eri con una ragazza...Di' la verità!"
"Astoria Greengrass"
"Uuh, allora avevo ragione... Ti sei innamorato!" 
"Mi piace, nulla di più..."
"Vedremo"
Nott iniziò a fissarmi con un ghigno saccente. Io lo ignorai e mi misi a scarabocchiare ulteriormente il libro nel tentativo di cancellare "Astoria Greengrass" e qualsiasi altro tipo di indizio altamente compromettente. Nott tuttavia non mollò la presa.
"L'hai baciata?"
"Ma va, dovevo solo "aiutarla a ripassare per i GUFO"...Poi sarà la terza volta che la vedo in vita mia..." 
A quel punto iniziai a gesticolare per convicere Nott a cancellare le scritte anche dal suo libro. Venni interrotto dalla voce sgradevole di Zabini, seduto dietro di noi accanto a Pansy.
- Cosa fate voi due lì, i piccioncini? Vi mandate bigliettini come le ragazze?-
Pansy emise una risatina stridula. Poi il suo volto tornò serio, e anche un po' preoccupato, quando notò le scritte sul libro di Nott. -Chi ha baciato chi?!- chiese, fissandomi irritata. Evidentemente pensava che io dovessi ancora amarla alla follia, sebbene non lo avessi mai fatto.
-Ma è ovvio, Pansy, Theodore è geloso perchè Draco l'ha tradito con Paciock!- rincarò Zabini, -Ma non vi preoccupate, vi aiutiamo noi a rimettere in sesto la vostra relazione...-
Pansy non rise più, ormai notevolmente crucciata. Io e Nott insultammo Zabini finchè Vitious non intervenne, riportando la nostra attenzione a un incantesimo non verbale per spostare gli oggetti.
Al termine della lezione mi recai nel bagno maschile del terzo piano. Fortunatamente ero da solo, perchè, mentre mi stavo lavando le mani, sentii una voce spiacevolmente conosciuta alle mie spalle.
- Ah, eccoti qui!-
Sollevai lo sguardo sullo specchio al di sopra del lavandino e scorsi così il fantasma di una ragazza robusta e dai capelli scuri raccolti in due codini, che fluttuava vicino al soffitto sporco.
- Ti ho cercato in tutti i bagni del castello, sai...- continuò, - E' da più di un anno che non ti vedo e credevo che ormai fossi morto... Mi avevi promesso che saresti tornato a trovarmi e invece non ti sei più fatto vedere!- Mi fissava attraverso le lenti spesse degli occhiali con aria offesa. -Credevo che fossi diverso dagli altri ragazzi, ma evidentemente mi illudevo...-
- Mi spiace, ho avuto da fare...- tentai di imbastire una scusa e di andarmene il più presto possibile. Mirtilla Malcontenta mi riportava alla mente solo ricordi di sangue e minacce di morte, senza contare che evidenziava la perdita totale della mia sanità mentale durante il sesto anno. Dovevo essere stato davvero disperato per giungere a confessarmi con lei.
- Già, ho visto, stai bighellonando nel bagno da quindici minuti...-
Guardai con inquietudine verso il cubicolo da cui ero appena uscito. - Tu mi spii in bagno...?- Deglutii.
- A volte.- ridacchiò, godendosi l'effetto. Sperai che non fosse vero. - Comunque mi pare che tu adesso stia meglio...- disse con una voce manifestatamente delusa.
- Sì, grazie, va molto meglio in effetti. Adesso, scusa, ma...-
- Peccato...- continuò imperterrita, - Ti avrei fatto stare con me nel mio bagno se fossi morto.-
Sì, ero stato definitivamente un pazzo a confidarmi con lei.
- L'ultima volta che ti ho visto è stato quando Harry ti ha colpito...- ricordò con evidente piacere, - Ho avuto tanta paura, tutto quel sangue... Eppure siete così carini, tutti e due...-
- Sì, certo, ora vado, torno a trovarti...- dissi, combattendo contro il forte desiderio di lanciarle un rotolo di carta igienica addosso e avviandomi verso l'uscita.
- Comunque, se tu dovessi star di nuovo male sei sempre il benvenuto!- la sentii dire con entusiasmo.
"Che bello", pensai, "un fantasma che non vede l'ora di guardarmi agonizzante..."
Mi allontanai il più velocemente possibile dal bagno, ripetendomi di fare sempre attenzione, da quel momento in poi, alla presenza di eventuali ragazzine trasparenti e dall'animo perverso nel gabinetto.
 
Il gruppo di ragazzi del sesto anno si riversò rumorosamente nella sala comune, scendendo le gradinate che portavano al camino chi con aria soddisfatta, chi preoccupata, chi con il volto di uno pronto al suicidio.
Astoria Greengrass pareva evidentemente sollevata mentre si stava dirigendo verso i comodi divani posti al centro del sotterraneo. Mi avviai verso di lei.
- Allora?- le chiesi, curioso di sapere come fosse andato l'esame ma già abbastanza sicuro della risposta.
- Credo bene.- rispose sorridendo, - Sono così contenta che sia finito, ormai non me ne importa più niente dei voti.-
- E così dobbiamo festeggiare, stasera.-
Non so perchè in quel momento la abbracciai. Mi venne semplicemente naturale, non fu nulla di premeditato, solo un modo per farle i miei complimenti. Comunque, fu il primo vero contatto che ebbi con lei, anche se neppure Astoria parve accorgersene. Poco dopo, mi fu portata via da altre sue amiche e dalla sorella, che fortunatamente non aveva visto l'abbraccio.
Mi risedetti su una sedia scolpita nella roccia coperta di morbidi cuscini verde scuro, circondato dai sedicenni vocianti.
- L'hai abbracciata- sottolineò Nott dalla sedia accanto.
- Sì, me ne sono accorto.-
- Piuttosto debole come primo tentativo.-
- Pur sempre un tentativo. E sta tranquillo che adesso passo alla fase B.-
- Sentiamola.- Il rumore provocato dai ragazzi ci permetteva di parlare liberamente.
- Per esempio ho intenzione di chiederle di venire a Hogsmeade con me nella gita di dopodomani.-
- Ottimo. Quando?-
- Adesso, appena si sono calmati questi qua.-
- C'è Daphne.- mi ricordò.
- Tanto meglio. Almeno saprà subito che intenzioni ho con la sua sorellina, giusto?-
Nott sorrise. - Adesso ti riconosco, Draco...-
Dopo alcuni minuti il vociare iniziò a farsi sempre più debole. Alcuni ragazzi si diressero verso i dormitori per prepararsi prima della cena, altri iniziarono già ad uscire dalla sala. Mi alzai dalla sedia e raggiunsi Astoria che, preceduta dalla sorella e accompagnata da Vesna, stava svoltando verso lo stretto corridoio di sinistra che portava al dormitorio femminile.
- Astoria, aspetta.- Lei si voltò, sorpresa. -Ascolta... Ti andrebbe di venire a Hogsmeade con me, dopodomani? Ci beviamo una burrobirra, passeggiamo un po'...- Finsi abilmente un atteggiamento rilassato, ma lei sorrise lentamente, tenendomi sulle spine il più a lungo possibile. - Sì.- disse infine, quando il sorriso si fu completamente aperto, rivelando i suoi sentimenti. -Sì, mi farebbe piacere...-
- Va bene, allora.- dissi trionfante. - Ci vediamo a cena.-
- Ci vediamo a cena.- ripetè lei voltandosi con la sua amica e proseguendo verso il dormitorio. Se Vesna parve un po' invidiosa, lei non tradì più alcuna emozione. Rivolsi lo sguardo verso Daphne, che mi fissava davanti all'accesso del dormitorio. Contrasse le labbra, in un'espressione quasi di sfida. "Mi hai colta di sopresa, va bene, hai osato, ma ora vediamo se ce la fai...", questo era quello che traspariva dal suo volto.
Ero contento, soddisfatto, mi sentivo l'uomo vittorioso che ha catturato la sua preda. Ma Astoria si sedette lontano da me durante la cena e non rivolse mai lo sguardo dalla mia parte, confermando le parole di Daphne riguardo alla difficoltà dell'impresa. Astoria aveva accettato si uscire con me, ma questo non voleva dire che le piacessi. Sì, era preziosa Astoria Greengrass, e più questa sua caratteristica emergeva più cresceva in me la voglia di toccarla, di starle accanto, di avere una conferma del ricambio di sentimento. Ora avevo raggiunto il trono della regina, mi ero inginocchiato e le avevo baciato la mano, ma lei non mi aveva ancora permesso di sederle accanto.
Sì, era preziosa Astoria Greengrass.
 

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Capitolo 9
*** Sguardi ***


Eccomi, appena tornata dalla breve ma intensa gita milanese, con un nuovo capitolo!
Per Tie: grazie mille, spero di non deluderti con questo ottavo capitolo, incentrato su vecchi (quanto adoro i flashback???) e nuovi affetti!
Per 979: in tutto quello che scrivo c'è sempre una parte delle città e dei luoghi che ho visitato, delle persone che ho incontrato in essi. I viaggi sono una delle mie principali fonti di ispirazione, ogni città ha il suo segreto, la sua atmosfera, la sua gente, e questo vale per qualsiasi luogo del mondo. Così, mi esalto in egual modo sia per una gita a Stupinigi che un soggiorno a New York... Abbiamo tante meraviglie a due passi da casa e spesso non ce ne accorgiamo! Per quanto riguarda Milano... be', mentre la giravo pensavo a tutti coloro che ne parlano come di una brutta città e, sinceramente, mi chiedevo cosa potessero aver visto, perchè è unica!  Anche se ammetto che ai miei serpeverde manca un che di britannico... Per fortuna la meta natalizia è Londra!
Per Mimi18: ah, qui i cuoricini aumentano! E sono STRAcontenta di aver reso bene lo spirito serpeverde e malfoyesco (o malfoyano? Mmm...). Spero di continuare! Quanto a Theo, Draco ha in fondo capito che lui è un grande amico. Ma si sa, gli affetti di un Malfoy sono riservati a pochi...
Per Scorpiusthebest: e ne avrà Draco da penare! Sono felice che ti piaccia la "mia" Astoria... Alla prossima!







Capitolo VIII - Sguardi
 


- Adesso stai bene, vero?-
Mi aveva posto protettivamente una mano sulla spalla. Ora guardava i miei occhi, non più il prato davanti a se'.
- Sì.- ripetei, quasi a me stesso più che a lui. -Sì, ora sto bene, anche se ho avuto...paura- Io tenevo gli occhi bassi, quasi vergognoso di quello che stavo dicendo, ma poi li alzai di nuovo verso di lui. - Ma ora sto bene, per lo meno in questo momento...-
- Allora hai anche paura del futuro? Di quello che accadrà?-
- Sì.-
- Anch'io.- Mi guardò con tenerezza, e con una certa malinconia negli occhi. - Ci stiamo dicendo molte cose, vero, adesso?- sorrise debolmente. Era una parte di lui che non avevo mai visto, che non mi aveva mai permesso di conoscere, quella che ora mi stava mostrando. - Volevo parlarti, Draco, in questi giorni, proprio perchè ci potessimo dire queste cose, io e te da soli.-
Sembrava estrarre a fatica le parole, come se volesse rivelarmi qualcosa ma non ne avesse il coraggio. Poi, alla fine, parve trovarlo.
- Da padre a figlio...- Non mi guardava più. Era la prima volta che vedevo lui abbassare gli occhi davanti a me.
- Non sono stato un buon padre per te, Draco.- Scosse la testa. La sua voce tremava un po'. Mi imbarazzava vederlo così, o, più che altro, ero stranito da quella situazione, come quando l'avevo visto piangere, quella sera, dopo la battaglia, abbracciandomi. Eppure mi faceva piacere, mi rendeva felice come mai lo ero stato prima. E allo stesso tempo non volevo che soffrisse così. Pareva un uomo distrutto dal rimorso di una terribile colpa. - Mi dispiace, mi dispiace... Io... Ti chiedo solo di lasciarmi rimediare. Ho sbagliato Draco, ho sbagliato tutto, ma ti ho sempre voluto un bene dell'anima e questo lo sai. Sei tutto per me, insieme a tua madre, ma non te l'ho mai detto... La paura che ho avuto quella notte, alla battaglia, quella paura...-
Poi ci eravamo abbracciati. E io gli avevo detto che non me ne importava più niente di quello che era successo prima, che andava bene così. Lui aveva sorriso, rincuorato.
- Tu mi hai sempre idealizzato, vero?-
- Cosa?-
- Hai sempre voluto essere come me.-
- Sì. Sei mio padre, è normale.-
- Lo so, anche per me è stato così con mio padre. Ma tante generazione di soli figli maschi non sono servite a migliorarci. Tu, Draco, sarai migliore, ma non volevo che tu lo diventassi in questo modo. Dimmi solo ancora una cosa, poi andiamo a vederci questa benedetta partita di quidditch che ti avevo promesso. Ti ho fatto soffrire delle volte, vero?-
- Papà...-
- Ti ho fatto soffrire?-
Presi fiato. Luì capì.
- Ma mi hai detto che posso rimediare, giusto?-
- Sì. Non devi nemmeno rimediare, non... va bene così, io non...-
- Come posso, Draco?-
- Andiamo a vedere la partita.-
Lui rise. - Va bene, va bene, se ti accontenti così...-
Ci eravamo alzati, entrambi più sereni, più vicini l'uno all'altro, più sicuri di capirci.
- Sai una cosa?-
- Sì?-
- Sono sempre stato orgoglioso di te. Sempre.-
 
Il giorno della gita ad Hogsmeade era giunto in un pomeriggio di fine novembre, freddo, ma soleggiato. Attesi Astoria davanti all'uscita del castello.
Arrivò vestita di nero, con un paio di guanti e di stivali beige, i capelli biondo grano sparsi sulla stoffa pregiata della mantella. Dopo esserci salutati e aver scambiato i primi convenevoli, ci avviamo insieme seguendo la fila di altri ragazzi, finchè tutti non furono sparpagliati in giro per il villaggio. Poi, ci recammo al caldo dentro i Tre Manici di Scopa. In fondo, era la nostra prima uscita, e non mi pareva il caso di trovarci da Madama Piediburro, probabilmente già piena di coppiette vomitevoli e più navigate. Ordinammo due burrobirre. Ridemmo insieme e parlammo del più e del meno. Poi, arrivò il momento di silenzio.
Sedevamo in un tavolino appartato, nell'angolo del locale. Dalla finestra si vedevano alcuni ragazzini del terzo anno che scorrazzavano per la via principale. Guardai Astoria, ora arrossita leggermente. - Hai degli occhi bellissimi, lo sai? Sei bellissima.-
Lei abbassò leggermente lo sguardo, per poi sollevarlo di nuovo verso il mio nel momento in cui le presi la mano sottile. La pelle, come mi aspettavo, era liscia e piacevole al tatto.
- Andiamo in un posto più tranquillo, che ne dici?- Lei annuì, sorridendo in quel suo modo particolare.
Ci avviammo lungo una stradina ai lati del paese e proseguimmo verso la Stamberga Strillante. Le tenni sempre la mano, duante tutto il tragitto. Giungemmo infine là, davanti alla vecchia casa abbandonata. Si sentiva il vociare dei ragazzini appena oltre la radura.
- La Stamberga Strillante?- fece lei, divertita, - Proprio romantico!-
- Preferivi la puzza di bevande rovesciate dei Tre Manici di Scopa?- la trassi verso di me circondandole la vita. Ci sedemmo sullo steccato che dava sulla vecchia e pericolante casa.
Il momento sarebbe stato perfetto, se non fosse stato per l'interruzione provocata dall'arrivo improvviso di Hannah Abbott in compagnia del prode Paciock.
- Oh che teneri! Vi lasciamo soli, non vi preoccupate...- fece lei.
- Sarebbe meglio, Abbott.- rispose Astoria.
- Altrimenti cosa ci fate, il tuo fidanzato ci affattura? Chi sei tu, la sorellina della Greengrass?-
- E chi sei tu, una stupida mezzosangue?-
Paciock estrasse velocemente la bacchetta, puntandola ovviamente non verso chi aveva pronunciato le parole, che era una ragazza, ma verso di me.
- Non vi azzardate a...-
- Che c'è, hai trovato il coraggio di fare qualcosa nella tua vita, Paciock?- dissi estraendo a mia volta la bacchetta. Tentai di sembrare spavaldo e tracotante, ma sapevo benissimo di non esservi riuscito. Non era mia intenzione deridere Paciock, non dopo quello che era successo, non dopo che...
- Sei ridicolo, Malfoy.- concluse allontanandosi con la tassorosso. Solo in quel momento riusciì ad odiarlo. Aveva fatto naufragare ogni mia possibilità di successo con Astoria Greengrass.
Mi voltai verso di lei, ancora seduta sul muretto. Si doveva essere accorta del mio disagio, della mia debolezza, perchè aveva abbassato lo sguardo e non sorrideva più. Le sedetti di nuovo accanto, incapace, adesso, di fare qualcosa, persa la sicurezza di prima.
Poi, inaspettatamente, lei alzò il volto. Disse soltanto: -Non pensiamoci più a quelli là.-, in modo apparentemente disinvolto. In realtà aveva capito, lo leggevo nei suoi occhi, nel modo in cui mi guardava.
Rimasi colpito. Ripresi forza e avvicinai la mano al suo volto, posandola sulla sua guancia, lasciando che le dita si intrecciassero ai suoi capelli lisci. La guardai attentamente per alcuni istanti. Le labbra chiare, il volto affilato, i grandi occhi verdi, le ciglia lunghe, il naso dritto e sottile, li guardai, guardai i particolari del suo viso, la curva decisa della mandibola, la forma delle sopracciglia, guardai lei, la sua perfezione e la mia mano posata su di essa. Forse, pensai, mi aveva permesso di sederle accanto. Me l'aveva permesso quando aveva capito, quando aveva sollevato l'intenso sguardo su di me. E la guardai, la guardai ancora, la guardai ed era perfetta ed era per me.
Avvicinai il mio volto al suo, finchè le nostre labbra non si toccarono, finchè non smisi di guardarla e chiusi gli occhi, lasciando che fossero soltanto quel bacio delicato e il calore della mia mano a tenerci vicino. 

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Capitolo 10
*** La partita ***


Capitolo più leggero, un po' volto a far riaffiorare Rowlinghiane memorie, un po' a fare da separazione prima di una spirale di nuovo decadente per Draco. Ma ora lasciamolo ad occuparsi di partite scolastiche...
Come al solito, grazie mille alle fedelissime! Questa volta vi raduno le risposte tutte insieme, perchè ognuna di voi ha evidenziato un'aspetto del caro buon vecchio Lucius... Un'aria da gran cattivone, ma poi, in fondo, un uomo che ama suo figlio e che, almeno in famiglia, è del tutto normale (Tie),con la volontà di dire qualcosa a Draco dopo tutto quel che è successo (979), ma anche la difficoltà nel farlo (Mimi18). Perchè, d'altra parte, non si può nemmeno dire che sia un eroe. Anzi, meglio così, visto che tutto ciò ha fatto dei Malfoy personaggi complessi da cui ci si può aspettare di tutto (whatshername)! Vedo che condividete tutte la mia opinione al riguardo e questo mi rende molto...come dire...gasata. A volte credo di essere una delle poche rimaste a credere in un Lucius affezionato alla famiglia, perchè, nonostante gli episodi del settimo libro, la sua versione di non-padre che ha procurato traumi infantili a Draco continua a prevalere (a partire dalla propaganda in tal senso da parte degli stessi attori e registi vari). Visione di certo affascinante, ma incompatibile con la mia volontà di coerenza alla storia (e poi, in fondo, preferisco Lucius così..)
Devo ammettere che io stessa mi sono interessata poco o niente a al personaggio prima dei Doni della Morte. I miei Malfoy preferiti rimanevano Narcissa e Draco. Poi però...chi scegliere tra i tre, dopo che si sono dimostrati, tutti, così straordinariamente reali?
E così, ora, il "mio" Lucius è un insopportabile, idiota, codardo rappresentante della famiglia degno dei suoi avi, buon marito che ama la moglie, padre non perfetto ma più che affezionato al figlio (e durante la seconda guerra contro Voldie, diciamocelo, il terrore di perdere un caro per propria colpa, è salito alle stelle).
Ora però, lasciamo Lucius tranquillo nel suo maniero, e dedichiamoci al protagonista...





Capitolo XIX - La partita

 


- Avanti, smettetela di fare i musoni...-
Astoria era seduta a colazione di fianco a me e davanti a sua sorella, che, in seguito alla nostra uscita ad Hogsmeade, aveva dovuto accettare il fatto che io stessi con la più piccola delle Greengrass. Erano passate circa tre settimane da allora e, ormai a fine novembre, era giunto per Serpeverde il momento della prima partita di quidditch. La sorte aveva voluto che l'avversario fossero i Corvonero, i quali avevano già vinto i Tassorosso nella partita di ottobre.
- Be', Astoria, giochiamo praticamente in quattro contro sette, vedi un po' se non dobbiamo fare i musoni... Comunque, io partecipo solo per pietà, quindi non dovrei preoccuparmi di nulla...- disse Daphne finendo di bere il proprio succo di zucca.
- L'hai già detto almeno dieci volte.- le feci notare.
- Dai, su con la vita, in fondo Draco e Vaisey sono bravissimi, tu te la cavi e Harper...- Astoria si voltò verso il corpulento ragazzo, tutto intento a fissare due fette di bacon identiche per decidere quale delle due fosse la più grande, - ...Harper...diciamo che c'è di peggio. Poi potreste anche essere in svantaggio di 140 a 0 che tanto è Draco a dover prendere il boccino, o no?-
- Grazie per non avermi caricato di tutta la responsabilità. Adesso mi sento molto meglio.-
- Ma Astoria ha ragione. Prendi il boccino il prima possibile, Draco, e la partita è vinta. A proposito, sappiamo già la formazione di Corvonero?-
- No, ci verrà consegnata poco prima di iniziare. Ad ogni modo, credo che sia la stessa squadra dell'anno scorso.-
- Intendi quella che sarebbe stata vicina a strapparci il titolo se non fosse stato per l'interruzione della scuola?-
- Sì.-
- Fantastico. Questo sì che tira su il morale.-
- Oh, siamo in pochi a preoccuparci. E' già tanto che Moon, Sokin e Tatcher sappiano dell'esistenza di un'altra squadra contro cui bisogna giocare.-
Salutai Astoria con un bacio e mi diressi con il resto della squadra verso il campo da quidditch. Negli spogliatoi, fui il primo a cambiarmi, poi uscii nuovamente per ritirare il foglio con lo schema avversario. Notai che gli spalti stavano cominciando a riempirsi: i Serpeverde erano silenziosi e composti, mentre dalle altre case si levavano fischia, urla e striscioni pieni di insulti contro di noi. Incontrai Lumacorno appena fuori dal campo.
- Ah, eccoti Draco, questa è la formazione dei Corvonero... Tu dammi la tua, che vado a consegnarla al professor Vitious...-
- Grazie... Scusi, professore...- Lo bloccai mentre se la stava già svignando.
- Sì?-
- Si potrebbe fare qualcosa per...ehm...?- indicai gli spalti in rivolta contro la nostra casa, - Così non riusciamo a giocare.-
- Eh, sì, Draco, hai ragione, vedrò di dire qualcosa alla preside, ma non so se... Voi concentratevi e non ci pensate, va bene?- Fece un irritante sorrisetto. - Buona fortuna, allora, eh?- e si allontanò a passetti veloci.
Tornai negli spogliatoi, dove la squadra era già pronta, e aprii la busta, trovandovi ciò che già mi aspettavo.
- Allora, i Corvonero hanno Page in porta, Inglebee e Samuels come battitori, Quirke, Bradley e Chambers come cacciatori, ed Entwhistle al boccino. Stessa e identica squadra dell'anno scorso, quindi molto forte.- Guardai verso i miei giocatori. I piccoletti tremavano come delle foglie. - Sentite, voglio che voi tre cacciatori segniate il maggior numero di volte nel minor tempo possibile, dateci dentro, commettete falli se ne avete bisogno, basta che diate fastidio ai Corvonero sulla loro difesa cosicchè si avvicinino il meno possibile alla nostra.-
- Se qualche genio non avesse lasciato la nostra difesa praticamente scoperta...-
- Vaisey, Corvonero non è così forte in attacco. Forse potremo fare alcune modifiche nel gioco contro Grifondoro, ma per Corvonero il meglio è così. Inoltre ti ribadisco che io sono il capitano e quindi devi stare zitto e ubbidire.- Lui alzò le sopracciglia poi si appoggiò silenziosamente ad un armadietto. Proseguii: - Io cerco di prendere il boccino, va bene? Voi cercate solo di non rimanere in eccessivo svantaggio. Andiamo!-
Rimanemmo per alcuni minuti ad aspettare in campo la squadra dei Corvonero, sorbendoci tutti quanti gli insulti che, evidentemente, nè Lumacorno nè la McGranitt erano riusciti a placare. Ne approfittai per dare un'occhiata agli striscioni. Le parole "Mangiamorte" e "sporchi brutti assassini" non erano certo state risparmiate, il che spiegava lo sdegno di Madama Bumb mentre cercava di porre rimedio a tutto ciò con la preside. Infine, notai tra le file dei Tassorosso un cartello il cui contenuto non servì ad altro che ad accrescere la mia rabbia e a farmi venire una gran voglia di afferrare il boccino facendo più male possibile a qualsiasi avversario che mi avesse ostacolato: "Malfoy dovrebbe stare a marcire ad Azkaban" e sotto, in una riga che compariva magicamente ad intermittenza, un "Vergogna al ministero che lascia in libertà lui e la sua famiglia". Accecato dall'ira, voltai le spalle alla squadra di Corvonero che stava entrando e mi diressi sotto la tribuna dei professori, dove si trovava anche Madama Bumb, coinvolta in un'animosa discussione. 
- Noi non giochiamo in queste condizioni!- sbottai indicando il cartello.
- Calmati, Malfoy. Gazza è stato mandato per ritirarlo immediatamente. Ancora qualche minuto, poi tutti gli slogan offensivi saranno stati ritirati e voi potrete giocare liberamente. Solo, tu e la tua squadra non aspettatevi che stiano zitti. E' quello che avrete dopo anni in cui siete stati voi a inveire sulle squadre avversarie in modo subdolo e inadatto.- Il tono severo non ammetteva repliche. Me ne tornai strascicando i piedi al centro del campo.
Il tempo non era dei migliori. Nonostante fossero solo le nove di mattina, sembrava di essere a sera inoltrata. Un manto di nubi scure copriva il cielo lasciando spazio solo a rari sprazzi di una luce rossastra e non certo confortevole. A intervalli regolari si sentiva il boato lontano di un tuono, senza però che la tempesta si decidesse a iniziare veramente. Dopo altri cinque minuti, Madama Bumb si diresse finalmente al centro del campo, invitando me e l'altro capitano Samuels a stringerci la mano e liberando le tre palle dal loro scrigno di legno. Schizzai velocemente in alto per avere la visuale completa sul campo, mentre gli altri giocatori diedero inizio ai primi passaggi. La partita era commentata da un noioso e tutt'altro che imparziale Paulo Freddes, Grifondoro del quinto anno. 
"La pluffa passa immediatamente nelle mani di Corvonero. Ecco Orla Quirke, nuovo acquisto dell'anno scorso della squadra. Da Quirke a Bradley, Bradley si avvicina in zona porta... Ma Vaisey blocca e prende la palla. Vaisey, Harper, Vaisey, Greengrass, ma ecco un bolide formidabile del capitano Samuels! La pluffa va a Chambers, Chambers scarta il debole bolide di Tatcher, si fa strada con agilità, avanza verso la porta ma... Mossa efficacissima, passa all'improvviso a Bradley, Bradley segna! Evvai, dieci punti a Corvonero!!! Sì, scusi professoressa... Comunque Corvonero dimostra un perfetto e solidale gioco di squadra. Chambers ha completamente confuso Moon, anche se lo sembrava già prima... Ah, scusate ecco già il secondo tiro che va a segno per Corvonero, merito di Quirke. Venti a zero ragazzi, venti a zero!"
Avrei dovuto aspettarmelo. Totale incapacità da parte di Moon certo, questo era ovvio, ma i cacciatori non si stavano dando minimamente da fare come avevo detto loro.
"Pare proprio che Malfoy abbia avuto difficoltà a mettere insieme una nuova squadra. Uno dei battitori, Sokin, si è appena lasciato scivolare la mazza dalle mani, rischiando di colpire la ex-riserva Harper. Oltre a lui, le nuove reclute del portiere, Martin Moon, che però ha l'aria di un verme in procinto di morire... E' la verità, professoressa, no...scusi...poi l'altro battitore Tatcher, che non riesce a mandare il bolide oltre il metro e venti e Greengrass, che invece sembra sapere il fatto suo, se non fosse che l'anno scorso ha volutamente fatto la spia ai Carrow provocando la punizione di massa di..."
Si sentirono il fastidioso fischio del microfono manomesso, alcuni sibili della McGranitt e altri colpi non meglio identificati. L'interruzione permise di sentire in modo più distinto i cori degli spalti, o meglio, le urla arrabbiate e confuse.
CI FATE SCHIFO! DOVRESTE ESSERE TUTTI AD AZKABAN, TUTTI!
ERAVATE CONTENTI QUANDO VENIVANO UCCISI DEGLI INNOCENTI, VERO? ERAVATE CONTENTI!
LUCIUS MALFOY DOVREBBE ESSERE IN MANO AI DISSENNATORI!
IL MINISTERO NON FA NULLA, CI SONO MANGIAMORTE COME VOI IN GIRO E NON FA NULLA!
Strinsi il manico lucente della scopa fino a farmi male e lottai contro il desiderio di afferrare la mazza di un battitore per lanciare bolidi contro la folla, comportamento che non avrebbe di certo aiutato la già improbabile vittoria di Serpeverde. Tentai di scacciare quei cori dalla testa e di concentrarmi sulla ricerca del boccino. Fortunatamente, Freddes riprese infine la sua cronaca.
"La folla pare piuttosto arrabbiata contro i giocatori verdargento! E li si può cap...sì, certo, la partita...Siamo 50 a 10 per Corvonero, durante la mia breve assenza avete assitito a due goal di Bradley su passaggio di Chambers e ad uno di Greengrass, che ha afferrato la pluffa lasciata cadere da Quirke e ha sorpreso il portiere Page..."
Volai sopra lo spalto dei Serpeverde. Da esso venivano poche e flebili incitazioni, unite a qualche raro e sfiduciato cartello di poco sentiti "Forza Serpeverde". Pensai ad Astoria, al fatto che forse lei doveva essere una dei pochi, se non forse l'unica che si stesse sgolando per me, e mi sentiì rincuorato. Intensificai la ricerca del boccino, deciso a trovarlo e a prenderlo.
"90 a 20. Direi che Corvonero è decisamente in vantaggio, e Serpeverde fatica a rimontare. Pluffa ad Harper, ancora Harper, Greengrass, ma un bolide del fenomenale Inglebee le fa perdere la pluffa! Quel ragazzo è davvero un ottimo battitore, sa esattamente quando e come colpire! Ma aspettate, Quirke va a segno e sono 100 a 20 per Corvonero! Il gioco riprende. Quirke, Bradley, Bradley scarta Vaisey, Chambers, Chambers a Quirke, ma Orla viene ostacolata di nuovo da Vaisey, palla a Chambers e...Moon lascia passare la pluffa nel terzo anello a sinistra, Serpeverde in svantaggio per 110 a 20!!! Che partita ragazzi, memorabile...sì, professoressa, no, era per dire..."
Dovevo prendere il boccino. Dovevo. Non li avrei lasciati esultare, non con quegli striscioni in mano, non con quel fare beffardo. Ma del conosciuto bagliore d'oro non c'era traccia, e nemmeno Kevin Entwhistle pareva avere la più pallida idea di dove potesse essere.
"Harper passa a Vaisey, Vaisey avanza, spintona Chambers e segna! 110 a 30, anche se quello spintone si sarebbe potuto contare come fallo, ma... Greengrass, Harper, Vaisey, Greengrass passa a Vaisey, Bradley cerca di fermare Vaisey ma segna di nuovo! 110 a 40... Su, Corvonero, cosa ti prende?!"
Ottimo. I cacciatori avevano forse iniziato a giocare come si deve. Ora dipendeva solo da me, solo da me...
"Bradley scarta tutti i Serpeverde con un'abilità pazzesca, vai Bradley! Passa a Quirke, lei si avvicina alla porta, ma...la coda della sua scopa viene trattenuta da Harper!!! QUESTO E' FALLO, ragazzi, è FALLO, non si può accettare! E infatti viene l'ammonizione da Madama Bumb, la palla di nuovo a Corvonero..."
Sogghignai. Trattenerli e innervosirli, questo dovevano fare, e lo stavano facendo bene.
"Harper. Harper colpito dal bolide di Samuels, Pluffa a Chambers. Chambers. Quirke. Bradley. Quirke, Quirke segna di nuovo! 120 a 40!"
Un luccichio dorato mi balenò negli occhi. In un attimo, mi appiattiì sulla scopa e fui dietro al boccino. Planando di fianco agli spalti di Serpeverde sentiì distintamente la voce di Astoria che urlava il mio nome.
"Greengrass, Harper, azione a vuoto, Page rilancia a Quirke. Chambers. Bradley. Chambers, evita un bolide di Tatcher, fa la solita finta e segnaaaa!!! 130 a 40!"
Il boccino. Ero un bravo cercatore, lo ero sempre stato, dovevo afferrare immediatamente quella pallina dorata. Entwhistle mi era ormai alle calcagna.
"140 a 40! Corvonero è in vantaggio di cento punti signori, ed entrambi i cercatori sembrano essere sulle tracce del boccino! Ma... La scopa di Malfoy viene colpita da un bolide! Il bolide era dello stesso Sokin! Incredibile ragazzi, pare che il nostro Valerius non si renda più conto di cosa fa..."
Vidi un buon pezzo della mia Nimbus 2001 staccarsi in un solo colpo e cadere a terra senza poter far nulla per contrastarlo, e, anzi, facendo fatica a mantenere il controllo della scopa. Il boccino era perso, mi ero distratto. Mi ripromisi di uccidere Sokin al termine della partita.
Poi, vidi che Entwhistle aveva ritrovato il boccino. Non ce l'avrei più fatta a raggiungerlo, non più... Avevo poco tempo per pensare...
"Entwhistle dietro al boccino, Malfoy...Malfoy CHE FA?! Al posto di inseguire l'altro cercatore prende velocemente quota... Che intenzioni ha? Per la barba di Merlino, ora sta planando... E' dritto sulla traiettoria di Entwhistle! Attento, Kevin!"
Il mio cuore smise di battere dalla rabbia solo quando sentiì le mie dita stringersi attorno alle ali tremolanti del boccino. Caddi a terra, scivolando dalla scopa e coinvolgendo Entwhistle nella rovinosa planata. Per fortuna non ero distante da terra, perchè, a parte il forte dolore ad una spalla, non sentiì nulla rompersi. Avevo il boccino nella mano. Accanto a me, Entwhistle si teneva il polso già rosso e gonfio.
"Incredibile... Serpeverde vince per 190 a 140! Non si può dire che la mossa di Malfoy non sia stata azzeccata..." 
In breve mi trovai circondato dai miei compagni di squadra. Daphne stava per mettersi a saltellare dalla felicità, Harper e Vaisey parevano notevolmente soddisfatti e i tre piccoletti mi guardavano con un misto di ammirazione e di terrore per quello che avrei potuto fare loro a causa del modo in cui avevano condotto la partita.
- Stai bene?- Daphne mi tese la mano per aiutarmi a rimettermi in piedi, - Hai fatto un volo...-
- Io sì, sto bene. - ghignai verso Entwhistle, attorno al quale si erano raccolti alcuni professori per riaggiustargli il polso. Anche i miei compagni di squadra ridacchiarono, divertiti e soddisfatti.
- Quella mossa è stata geniale. Non avresti mai più preso il boccino se non l'avessi fatto...- ammise Vaisey.
- Ci siamo fermati tutti per vedere cosa avevi intenzione di fare.- continuò Harper.
- Ad ogni modo, avresti dovuto vedere la faccia di Entwhistle quando ti ha visto planare a rotta di collo su di lui.- terminò il primo.
Sghignazzammo ancora un po' insieme, ridendo della sicurezza ostentata dai Corvonero. Io mi complimentai per il gioco, non propriamente corretto, dei tre cacciatori e decisi per il momento di sorvolare sul portiere e i due battitori, in particolar modo su Sokin.
- Avremmo segnato più goal, ma Page li ha parati quasi tutti...- precisò Daphne mentre ci stavamo dirigendo di nuovo verso gli spogliatoi. Dagli spalti provenivano i cori di "buuu" delle altre case, cori a cui avevamo risposto con il nostro procedere tronfio e spavaldo. Alcuni Serpeverde si erano addirittura alzati per applaudire, come se il loro orgoglio si fosse improvvisamente ridestato.
Vidi Astoria e Nott venire verso di noi con altri nostri compagni di casa. Senza rendermene conto, spalancai le braccia verso Astoria, che mi buttò le sue al collo e mi baciò.
- Sei stato bravissimo! Ma...la tua scopa?- mi chiese fissando i due pezzi di legno che avevo in mano.
- Si è spaccata di netto, non c'è nessuna scheggia, quindi sono quasi sicuro che si possa riaggiustare alla perfezione. Solo che non volevo darla adesso a Vitious, dovrò lasciarlo sbollire...-
Lei sorrise ancora, in quel modo che, credo ormai lo avesse capito, mi faceva impazzire, e poi riprese a baciarmi con trasporto, orgogliosa di me. Io ebbi modo di vedere con la coda dell'occhio, dietro di lei, il colorito verdognolo e i pugni contratti di Pansy Parkinson. In quel momento iniziò infine a piovere.

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Capitolo 11
*** Casa dolce casa? ***


Ah, siamo quasi a Natale e pubblico un capitolo ambientato alla tra il 22 e il 24 dicembre! Non è perfetto? Anche se vi sarà ben poco di atmosfera natalizia... E scoprirete perchè.
Mimi18: sono d'accordo con te, ma così ragiona la gente. Senza contare che pochi sanno della "conversione" dei Malfoy... E vederli in libertà fa tutt'altro che piacere. E' invitabile che molti, che magari hanno subito torture o visto uccidere i propri cari, desiderino quasi una sorta di legge del taglione nei cofronti dei Serpeverde. Inoltre, molti dei figli sarebbero subentrati nel ruolo di mangiamorte al posto dei padri se Voldemort avesse vinto la battaglia, e non tutti si sarebbero fatti prendere da sensi di colpa e paure come il nostro amico (che tra l'altro partiva già da una condizione svantaggiata). Ben peggiore è il comportamento dei Serpeverde che stanno zitti... Ma se il tutto serve a far tornare Draco in se', ben venga! E comunque credo che Hermione si stia dando un bel po' da fare per riportare la ragione in Hogwarts. Sono sicura che ai tempi della seconda generazione la pace regnerà  di nuovo nella scuola!
Tie: gli artigli di Pansy sono molto affilati e sono fatti di sole parole. Vedrai, vedrai... Comunque ancora grazie infinite, spero che anche questo capitolo ti possa piacere!
whatshername84: ed eccoci all'inizio della spirale decadente! Ad ogni modo...chi ti ha detto che ci sarà un happy ending?! Magari posso farlo finire con un felice matrimonio di Draco, oppure con una sua riflessione sul fatto che la sua vita con Astoria, per quanto bella, non potrà mai esserlo quanto quella che avrebbe "dovuto" vivere. Che ne sai? Ihih, comunque nessuno dei due è il finale! Lo scoprirai tra dodici capitoli... Alla prossima!
katia37: non ti preoccupare, anzi sono contentissima che la storia ti piaccia! Condivido in pieno riguardo all'odio per Zabini, mentre Hannah...diciamo che Draco la odia. E che lei lo odia. Penso che il suo comportamento si possa giustificare, come, in generale, quello delle altre case. Ha subito molto durante la guerra. Draco si sente al centro dell'attenzione, ma ci sono persone che hanno sofferto molto più di lui. E Hannah è tra quelle. Quanto a Pansy...puro veleno, ma la situazione si complicherà senza bisogno del suo aiuto!
Poi...ultima ma non ultima lettrice, la mia Befty, che mi ha commentato tutto via cellulare! Potevo non nominarti e ringraziarti? Anche perchè ti ho mollata a motivo uscita pomeridiana... Ma parleremo a fondo domani! Un bacione!

Capitolo X - Casa dolce casa?
 

Capii la ragione del silenzio dei miei genitori appena entrato in casa.
Tutto spoglio. I ritratti, privati delle cornici, giacevano accatastati in un angolo, rivolti verso i basso; da essi provenivano indistinti mugolii di protesta. Mio padre afferrò una coperta grezza poco distante e li coprì, mettendo definitivamente a tacere il loro fastidioso quanto vano brusio.
- Che cosa è successo...?- Dovevo aver aperto la bocca un certo numero di volte prima di riuscire a formulare la più stupida frase.
- Il ministero.- La voce di mia madre tremava d'ira, funerea. - Sono venuti ieri, dicono che è per i controlli, perchè potremmo tenere ancora oggetti di magia nera. Sarebbe interessante sapere che cosa si possa nascondere nelle posate d'argento... Comunque dicono anche che ci ridaranno tutto a tempo debito. Dicono. Parola del ministero.-
- Il ministro è Kingsley Shackelbolt, no? E' amico di Potter! Non possono fare questo, non dopo che tu...- stavo urlando.
- Kingsley Shackelbolt ha già abbastanza da fare a tenere la massa buona, la massa che vuole tutti i mangiamorte alla gogna. I suoi funzionari fanno quello che vogliono. E se si diffonde la voce che ci stanno rovinando la vita, be'...tanto meglio.-
Rimasi in silenzio, ma avevo una grande voglia di urlare contro di lei, non so perchè. Forse perchè non stava facendo nulla, rimaneva lì impalata a sputare veleno dall'alto della sua nobiltà. Non stava riportando tutto come prima. Intanto mio padre muoveva lo sguardo tra le pareti vuote, come estraniato. La mia rabbia salì.
- E dove dormiamo, di grazia? Mangiamo? O ci hanno tolto anche da mangiare?-
 Mia madre avanzò di qualche passo verso il salone. Aprì la porta, che emise uno strano cigolio, come quella di una casa abbandonata da secoli. - I letti ce li hanno lasciati. I materassi. Sulle testiere hanno trovato delle pericolosissime rifiniture d'oro, così le hanno portate via. Comunque, se non riavremo il tutto entro una settimana, ci trasferiremo nella mia vecchia casa...-
- Ci puoi andare tu nella tua vecchia casa! State qui a far niente, non...-
- Che cosa ti aspettavi Draco, l'albero di Natale?- sbottò mio padre. Da quanto tempo non mi aveva più rimproverato? Da prima di Azkaban? E anche ora, dopo essersene stato zitto, riemergeva all'improvviso dal mondo nostalgico che si era costruito solo per maltrattare la persona di cui se ne era ampiamente infischiato, da settembre, o meglio, da due anni a questa parte.
- Forse mi aspettavo una casa. Ma non importa, continuate pure a tenermi all'oscuro di tutto!-
- Perchè ti comporti come un bambino!-
Mia madre cercò di intervenire con un debole e riaddolcito "Lucius", ma fui io a non riuscire a trattenermi.
- Davvero? Tanto sono stato io quello che ha rischiato di morire, cercando di proteggere anche sua madre, per un anno, mentre tu te ne stavi tranquillo ad Azkaban, convinto di essere al sicuro! Io, il bambino!-
Mi diede uno schiaffo, forte.
Stava zitto e mi fissava come poteva fare solo lui. Ma non mi aveva mai fissato così, non me.
Sentiì mia madre sospirare. Potevo immaginarla, lì, dietro di me, mentre scuoteva leggermente la testa, si portava una mano al volto. Forse i suoi occhi erano anche diventati umidi, in uno dei pochi momenti in un cui Narcissa Black in Malfoy si scomponeva. Momenti che erano divenuti assai più frequenti, sempre da due anni a quella parte. Anzi, la prima volta in cui avevo visto piangere mia madre era stata proprio in seguito alla cattura di mio padre, quando ero tornato a casa. La prima volta.
Poi abbassai la testa e dissi soltanto: - Lasciatemi in pace-. Non so bene perchè, se rivolto a chi, forse nemmeno ai miei genitori, forse a tutti, a loro e ad altri. E me ne andai in camera mia. Sì, come un bambino.
 
Il soffitto presentava dei cassettoni di legno scuro, decorati da semplici rosette. Rimasi a contarli per un tempo indefinito, erano novanta, dieci per nove. Li stavo contando per non pensare.
Poi mi levai a sedere sul materasso. Le pareti presentavano arabeschi verde scuro. Il pavimento era in graniglia. Sul camino erano appoggiati alcuni portaritratti con foto in bianco e nero, un tempo sul comodino ora inesistente. Per il resto, solo un materasso adagiato per terra, qualche cuscino e un armadio scuro.
Mi alzai, con una vena di rabbia che si stava per trasformare in amara risata, per controllare che, almeno, ci fossero ancora i miei vestiti. Mentre stavo aprendo le ante dell'armadio, qualcuno bussò alla porta, aprendola poi subito, senza dare tempo di rispondere.
Il volto di mia madre sembrava provato, triste. Parlò piano. - E' pronta la cena. Dovresti scendere.-
Mi volsi di nuovo all'armadio, frugando senza uno scopo tra i vestiti. - C'è mio padre.-
- Non è arrabbiato. Non troppo, per lo meno.-
- Già, immagino.- Sogghignai e chiusi le ante.
- E' orribile quello che gli hai detto, Draco. Non ti ho mai sentito parlare così a tuo padre...-
- Posso stare da solo?- Mi ero seduto di nuovo sul bordo del materasso, prendendomi il volto tra le mani.
- Sono preoccupata per te, Draco.-
- Sono solo stanco, va bene? Voglio dormire.-
- Non mangi?-
Scossi la testa. Lei anche abbassò la sua.
- Non ti fai del bene così. Sei grande, non posso obbligarti a fare nulla, ma posso darti dei consigli. Credevo che li avresti seguiti, invece...-
- Non ho fame!-
- Non mi sto riferendo alla cena. Lo sai. Poi, non urlare.- Fece per chiudere la porta, ma si bloccò ancora. - Dovremmo parlare. E per parlare non intendo insultare i propri genitori. Dovresti dirci cosa ti succede.-
- Non lo immagini?-
Questa volta vidi i suoi occhi farsi, se possibile, ancora più tristi. - E risolvi qualcosa comportandoti così?-
Chiuse la porta. Sentiì i suoi passi allontanarsi e scendere le scale. Mi distesi sul materasso e ripresi a guardare, tristemente, il soffitto, con lo stomaco che brontolava per la fame.
 
Non parlai più con mio padre per i due giorni seguenti; con mia madre mi limitai ai monosillabi essenziali per la convivenza. Loro rimanevano in silenzio quando c'ero io, ma li sentivo conversare fitto fitto durante la mia assenza. Stranamente, però, non mi importava di origliare, nonostante fossi certo che stessero parlando di me.
Poi, alla vigilia di Natale, arrivarono dei fuzionari del ministero. Di nuovo.
Sentii i miei aprire il portone principale mentre mi trovavo solo in camera mia, condizione che occupava la maggior parte del mio tempo in quelle vacanze natalizie. Scesi lentamente le scale, cercando di non farmi notare. Tuttavia, un ometto grassottello e calvo, che sembrava a capo della spedizione, alzò subito i suoi occhioni acquosi verso di me, come se mi stesse aspettando. Tirò fuori le mani dalle tasche dell'impermeabile e spalancò leggermente le braccia. - Draco, giusto? Vieni ragazzo, avevamo proprio bisogno di te...- Anche i miei si voltarono. Parevano notevolmente contrariati.
Quando giunsi nella sala, l'uomo mi pose fastidiosamente una mano sulla spalla. - Sei appena tornato da scuola, giusto? Vieni, ti ruberemo solo alcuni minuti, dobbiamo...parlare un po', diciamo... Ci sono due o tre cosette che dovresti dirci...-
Pregai che non volesse farmi sollevare la manica, che non sapesse nulla. Anche mio padre pareva avere la stessa preoccupazione, perchè continuava a far cadere lo sguardo sul mio braccio sinistro.
L'uomo tirò fuori il fazzoletto per asciugarsi qualche goccia di sudore, nonostante fuori nevicasse. Si rivolse agli altri funzionari: - Noi ci mettiamo di qua. Sorvegliate la porta.- Mia madre non ebbe modo di protestare. - Perdonate, le precauzioni...- continuò.
Mi infilò nel salone, dove era rimasto solo il lungo tavolo. Un altro uomo, più alto e robusto, si pose ad un'estremità della stanza, davanti alla porta. Ci sedemmo uno davanti all'altro.
- Allora...- iniziò, - Draco Lucius Malfoy, giusto?- chiese mentre una penna scriveva automaticamente su un modulo.
- Sì.-
Sorrise. - Tranquillo, tranquillo, rilassato! Solo due domandine, nulla a cui tu non sappia rispondere! Iniziamo dalla prima? E' semplice... Sei maggiorenne?- Ridacchiò della propria battuta.
- Sì. Ho diciott'anni.-
- Ah, visto che inizia ad andare meglio?- Controllò il modulo. - Infatti, qui dice "Nato il 5 giugno 1980 a Durrington, Wiltshire..." cioè qui, giusto?-
- Sì... Perchè sono su quella scheda?-
L'uomo si bloccò un attimo, poi riprese a parlare, ma a bassa voce, in modo che il subordinato non ci potesse sentire. - Precauzioni, signor Malfoy, precauzioni... Abbiamo schedato tutti coloro che hanno avuto a che fare con Lei-Sa-Chi, d'altra parte Lui è stato in questa casa per quasi un anno...-
Cercai di spiare sul foglio per vedere se si sapesse che ero stato un Mangiamorte, ma lui lo coprì prontamente con la mano. - Tranquillo, abbiamo avuto indicazioni precise. Non c'è nulla da temere. Ora procediamo...- Unì le mani e continuò a parlare bisbigliando. - Come sa abbiamo dovuto eseguire dei, ecco, controlli, nella casa. Ma è lei di cui abbiamo in particolar modo bisogno. La sua bacchetta... Il signor Harry Potter gliel'ha restituita, giusto?-
Sentii i battiti del cuore accellerare. Cercai di non sembrare agitato. - Io non ho...-
- Parli piano! Per lei, signor Malfoy, per lei... Questioni di massima segretezza. Lei sa di quella bacchetta, vero?-
- Sì.-
- Sì cosa?-
- Ero nella Sala al momento del duello. Tra Potter e... So della Bacchetta di Sambuco. Credevo non esistesse...-
- Ecco, solo i presenti nella Sala Grande sanno di essa, e così deve continuare ad essere. Non possiamo permettere che individui pericolosi vengano a conoscenza della sua esistenza. Anche se ora è in mani sicure. Ma anche la sua bacchetta, ecco, il potere a cui è stata soggetta, anche se ora non lo possede più... Noi insomma dobbiamo requisirla, per sicurezza. Va distrutta.-
- Io non ho più quella bacchetta.-
- Come?-
- Non funzionava più a dovere. L'ho sostituita.-
- E quella?-
- Era nel cassetto del mio comodino. L'avete confiscato.-
- Mi dia immediatamente la sua bacchetta, signor Malfoy.- Il tono si era fatto tagliente. Non mi credeva.
- Non è quella.- Tirai fuori la bacchetta dalla tasca e la posai sul tavolo. Lui prese dall'assistente un velo finissimo di carta e lo strofinò contro la bacchetta. Mormorò poi una formula e sul velo comparvero alcune scritte.
- Legno di biancospino, cuore di crini di unicorno. Pare proprio quella, invece.-
- Ma questa è di undici pollici ed è meno elastica. Quella è di dieci ed è piuttosto elastica.-
Lui controllò. Dovette ammettere che era la verità.
- Mi dica dov'è la sua prima bacchetta, signor Malfoy.-
- Gliel'ho già detto, è nel comodino che...-
Mi sentii tirare i capelli all'indietro e bloccare le mani dietro la sedia. Il capo mi puntò la bacchetta alla gola. Il cuore accellerò ulteriormente i battiti. Immaginai che la stanza dovesse essere stata insonorizzata.
- Dica la verità. Purtroppo il veritaserum è illegale e la maledizione cruciatus pure, ma le assicuro che abbiamo metodi altrettanto convincenti.-
- Per favore, è la verità...-
- L'incanto Ingulius dà una tutt'altro che piacevole sensazione di strozzamento alla gola, senza lasciare tracce, tranne quando è troppo prolungato e allora può influire anche permanentemente sulle corde vocali...-
- L'avete già voi quella bacchetta!-
- E' un peccato contando che lei è giovane e sano e ha ancora questa magnifica voce stridula per la paura. Allora?-
Sentivo che i nervi stavano per cedere. Chiusi gli occhi, nel vano tentativo di controllarmi. - Per favore...-
- Dan, lascialo perdere, si sta pisciando sotto. Non può che averci detto la verità.-
Dan mollò la presa. Cercai di ricompormi, sollevandomi sulla sedia. L'uomo calvo sospirò e si sedette di nuovo davanti a me.
- Questo è un guaio...- disse, come se nulla fosse successo.
- Voi avete i m-mobili...-
- Sì, be', diciamo...-
- Come...?-
- Ragazzo, non mi occupo certo di tutto io! Comunque la recupero, la bacchetta, la recupero...- Poi riprese a bisbigliare: - E tuo padre, ragazzo?-
- Mio padre...?-
- Il suo divieto di usufruire della magia si estende ancora fino a dicembre dell'anno prossimo, giusto? Chi ci assicura che al termine quella bacchetta non vada a finire nelle mani sbagliate, ad esempio nelle sue? Una bacchetta potenzialmente pericolosa affidata a un ex-Mangiamorte, è esattamente quello che tutti noi vogliamo evitare.-
- Ma se le ho detto che...-
Lui con un gesto fulmineo riafferrò la propria bacchetta, con l'intento di puntarmela nuovamente al collo. Non riuscii a trattenere un gemito.
- Va bene, va bene, è la verità. Comunque, a giugno, i controlli verranno intensificati. Vieni, Draco, abbiamo finito.-
Mi rialzai, un po' tremante. L'uomo riprese il tono gioviale.
- Eh, voi giovani, non si sa mai come trattare con voi! Ho una figlia della tua stessa età, Belinda, e se penso a come mi fa dannare... Dan, apri la porta!-
Continuò a comportarsi nello stesso modo, salutando cordialmente i miei genitori e parlando ancora di Belinda. Poi, finalmente, se ne andò, con tutta la sua truppa al seguito.
- Sa...?- mi chiese a bruciapelo mio padre.
- Non credo...-
Tirò un sospiro di sollievo. - E allora per cosa...?-
- Per la bacchetta.-
- Non importa, non importa adesso.- intervenne mia madre, - Sembri provato, stai bene?-
Poi non so perchè mi venne da piangere in quel momento. Doveva essere l'accumulo doloroso ed estenuante di mesi, anni di assenza di una vita normale. Non so neanche perchè, tra un singhiozzo e l'altro, mi venne da sorridere, forse per sdrammatizzare. - Stavo meglio ad Hogwarts. E' il colmo, vero?-
Mia madre mi abbracciò. - Vieni. Domani è Natale, non ci pensare, pensa alle cose belle. Fai finta che sia tutto come prima, anche se solo per un giorno. Ci sarà tempo per affrontarlo. Adesso hai tutto il tempo che vuoi.-
Ci avviammo verso quel che era rimasto della sala da pranzo. Mio padre mi guardò e mi posò una mano sulla spalla. - Avanti, raccontami qualcosa del quidditch.- disse. Tristemente.

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Capitolo 12
*** Black ***


Hello everybody! Questa sera ci daremo un po' all'atmosfera Black... Mentre Astoria ricomparirà al prossimo capitolo, al ritorno di Draco a scuola. Non vi sembra che lui l'abbia decisamente trascurata e, quasi, dimenticata?
Per Mimi18: non hai affatto letto male! Nei Doni della Morte non è scritto nulla di tutto ciò, ma io ho immaginato che Harry avesse restituito la bacchetta a Draco dopo la fine degli eventi narrati. Draco, tuttavia, non la userà mai, a causa di un certo timore nei confronti di una bacchetta così potente, ormai diversa dalla sua, trasformata. Quanto ai "buoni"... Be', ti dirò la verità, io adoro il nostro amico ispettore e il suo fido Dan! Non avrebbe fatto nulla di male a Draco in nessun caso, ma un po' di strizza non nuoce, giusto? I Malfoy invece dovranno piuttosto vedersela con i dissapori tipici di ogni famiglia, quasi ingigantiti dalla difficile situazione. Ma resteranno comunque, sempre, uniti, come leggerai in questo capitolo... Fammi sapere cosa ne pensi!
Per zamby88: grazie mille! E' molto importante per me riuscire a rendere i personaggi in modo realistico. Spero di continuare!
Per 979: e, di nuovo, sei riuscita ad esprimere meravigliosamente la situazione! Questo capitolo, poi è dedicato in particolar modo a Narcissa. Sapremo un po' più di lei e della sua famiglia!
Per katia37: eh, il sesto libro, insieme al settimo, è ovviamente fonte di ispirazione costante per la mia storia. Se non fosse successo tutto quel che è successo, non avrei probabilmente amato così tanto Draco!  Insieme a Lucius e a Narcissa, ovviamente. Ora non mi dilungherò più su quanto adoro questi personaggi, altrimenti ne avrei per giorni! E lascio la storia ad esprimere il concetto... Grazie mille, alla prossima!
Per Tie: il passato costituisce un fardello enorme per Draco. Nel corso della storia, cercherà invano di liberarsene, ma allo stesso tempo dovrà rendersi conto che senza di esso non sarebbbe nato nulla con Astoria. Relazione a cui, però, le preoccupazioni e i segreti di Draco saranno di ostacolo, per la sua incapacità di riconoscerli e parlarne... E ora non rivelo troppo!
Per Befty: vedi, carissima, che mi ricordo sempre di te e dei nostri patti mattutini? Comunque ho detto al nostro Harry Potter di classe che ti sto convertendo a Draco. E lei è molto arrabbiata (gli altri presenti si staranno chiedendo come faccia Harry ad essere una donna... Pazienza, i nostri ruoli sono molto arbitrari!). As veduma dumàn matina! ps: davvero, dovrei anche imparare a scrivere in piemonteis (con qualche strano accento) prima di digitare cavolate. Un bacio!




Capitolo XI - Black

 



La porta si spalancò con un nugolo di polvere, offrendoci la vista desolante dell'interno di Grimmauld Place 22, dirimpetto alla Potter-proprietà Grimmauld Place 12. 
- Accogliente...- mi lasciai sfuggire riferendomi all'ingresso dalle pareti grigie per lo sporco, alla scala con assi di legno sconnesse e al pavimento il cui colore originario era indefinibile quanto quello delle pareti.
- Chi è?- sbraitò uno dei quadri posti a lato della scala.
Mia madre si voltò leggermente, il che permise a una donna dal viso scavato e dall'abito austero di tirare un sospiro di sollievo: - Ah, ma sei tu Cissy cara... Che piacere! Temevamo, dopo tutto questo tempo, che la famiglia non fosse più...aihmè... Da quanto tempo, Cissy, tesoro? E la coraggiosa Bella? E' a casa vero, ora, non più in quell'orribile prigione?-
- Zia Lucretia, Bella è..- Aveva abbassato lo sguardo e si fissava le mani. Esitava.
- E' cosa? Non l'avranno tenuta...o mio Dio, maledetti, maledetti filobabbani...-
- Bella è morta, zia Lucretia.- Ora aveva alzato lo sguardo.
La notizia suscitò orrore tra gli anziani occupanti dei dipinti. Molti si portarono le mani sulla bocca, sconvolti.
- Un Black?- strillò un'uomo dai lunghi baffi - Un Black morto tra le mura di Azkaban per aver fatto quello che il mondo magico dovrebbe considerare un favore?-
- Non è morta ad Azkaban.- intervenne mio padre, - C'è stata una guerra, un'altra...-
- E' morta combattendo? Oh, proprio da lei, così corraggiosa... Guerriera, come dice il suo nome! Dovresti portare qui il suo ritratto, Cissy cara, è rimasto a Grimmauld Place 12...- continuò la donna, incantata.
Anche l'uomo coi baffi annuì, orgoglioso. - Sì, una morte degna di lei, per quanto ancor giovane... Comunque, piacere di rivederti Lucius, anche se mi duole il fatto che tu abbia rubato la bella Narcissa dalla nostra casa. Da quando si è sposata non è più tornata a trovarci! Ah, mascalzone!- Ridacchiò.
- Sbagli.- si intromise una donna più grassottella, -Da quando è morto Cygnus non è più tornata. Ah, povero figlio mio caro!- e si volse verso un altro uomo alto e dai baffi nerissimi, - Così stanco, malato, non hai nemmeno potuto godere dell'unico nipote!-
- Ma ora quest'unico nipote è presente, ed è divenuto ormai un uomo.- si rivolse a me Cygnus Black, - Draco, spero che tu sia degno della tua discendenza. Forse la più nobile di tutta l'Inghilterra, l'unione di due famiglie sempre conservatesi pure.-
Annuii leggermente. Era una frase che mi ero sentito ripetere più volte anche dalla nonna Druella.
- Draco, già, l'unico maschio in vita, ma non porta ormai più il nome dei Black!- continuò zia Lucretia, - L'unico, il povero Regulus...-
Mia madre si voltò e si allontanò silenziosamente verso la sala da pranzo. L'avevo sempre vista rattristarsi molto al ricordo della morte del cugino.
- Anche lui combattente...- sospirò l'uomo coi baffoni. - Scomparso, così, nel nulla, da eroe! Il destino ci ha voluto dare discendenti prodi, ma a volte l'essere prode è motivo di grande dolore per i propri cari...-
Anche mio padre mi fece cenno di allontanarmi. Probabile che non volesse essere ulteriormente interrogato sulla morte del giovane, nella sua veste di Mangiamorte con tutta probabilità più informato sui fatti. Per lungo tempo lui, mia madre e Bellatrix avevano serbato la verità, l'uccisione di Regulus Black da parte del Signore Oscuro. Io stesso ne ero venuto a conoscenza solamente nell'estate. Dopo la morte del Signore Oscuro, insomma. 
 
- Vieni. Dormirai qua. E' una stanza degli ospiti. Tutte le altre sono femminili...-
Mia madre girò a fatica la chiave nella serratura sconnessa della porta, senza ottenere alcun risultato. Ricorse così a metodi più semplici.
- Alohomora.-
- Posso vedere la tua stanza?-
- Sarà tutta impolverata...-
- Non più di questa...-
Ridiscendemmo al piano inferiore, dove si trovavano tre porte: due con le scritte "Cissy" e "Bella" e un'altra priva di targhetta. Non era difficile immaginare a chi fosse appartenuta.
- Aspetta. Vado ad aprire la finestra, altrimenti non si vede nulla.-
Il sollevamento di polvere le causò un accesso di tosse. Tuttavia, l'ampiezza della finestra permise di inondare di luce la stanza.
La testiera del letto era appoggiata contro la parete corta laterale. Davanti, una cassapanca di legno chiaro probabilmente incantata per contenere un numero spropositato di vestiti. Infine, al fondo della stanza, si trovavano due poltrone e un pouf antico. Le tonalità prevalenti erano il bianco, un rosa pallido e un verde chiarissimo. Strano come potesse un ambiente essere così luminoso in quella casa. L'unica eccezione era costituita da due comò di legno scuro e da un austero ritratto di un'ava dei Black sopra la testiera del letto, particolari più conformi all'atmosfera cupa della dimora.
- L'hai arredata tu?-
- No, l'ha voluta mio padre. E' sempre stata così, sin da quand'ero piccola. Lui era talmente esaltato per la nascita della prima Black bionda della storia che ha deciso di creare un ambiente diverso. Lo voleva con più luce perchè diceva che io avevo più luce.-
- Ti adorava.-
Lei rise. - Tutti in famiglia mi adoravano! Ero abbastanza tranquilla, non una scapestrata come Bellatrix, più femminile. Avevano paura che lei non sarebbe mai riuscita a sposarsi, poi è cresciuta sempre più bella e allora si sono tranquillizzati. Ma io rimanevo comunque la meno problematica...figurarsi rispetto ad...Andromeda...-
Parlava raramente di lei, della sorella rinnegata. E quando ne parlava, lo faceva con un disprezzo enorme, quasi con disgusto, come per rimarcare la sua differenza da lei. Non sapevo quale fosse stato il loro rapporto, prima.
- Le volevi bene? Prima, intendo.- Non avevo mai fatto domande su quella sorella dimenticata, non ne avevo sentito il bisogno. Anche mio padre, se mia madre ne parlava, era solito sottolineare il disprezzo, come se il suo solo ricordo potesse intaccare la purezza della bellissima moglie.
- Ad Andromeda? Sì, certo. Quando eravamo bambine, Bellatrix era distante, superiore, si atteggiava da tipica sorella maggiore. Invece io e lei eravamo sempre insieme, sempre a giocare, sempre a farci confidenze. E Bellatrix era gelosa, odiava Andromeda. Poi, anche noi due, crescendo, ci siamo allontanate. Lei è diventata diversa, strana, ben prima di conoscere quello sporco figlio di Babbani. Comunque, era da sempre stata molto legata a Sirius, avrei dovuto capirlo che sarebbe andata a finire così. Bellatrix è stata più previdente.-
- E con Bellatrix?-
- A Bellatrix ho voluto bene finchè ho capito che avrebbe sacrificato anche te, per Lui.-
Rimasi in silenzio. Io avevo seguito mia zia, l'avevo ammirata, avevo considerato mia madre debole e patetiche le sue preoccupazioni. Invece lei aveva avuto la vista più lunga della mia, ma questo l'avevo capito solo tardi.
- Non riesco a piangere la sua morte.- continuò, - Era impazzita, ma ormai da molto tempo, da prima di Azkaban. D'altra parte, non è mai stata una famiglia gioiosa, la mia. Certo, mio padre mi amava, e pure mia madre, ma continuo a pensare che se avessero saputo amarci nel modo giusto non sarebbe successo nulla di tutto ciò, con Andromeda, con Sirius, forse anche con Regulus. Te l'ho mai detto che desideravo che diventasse tuo padrino?-
- No.-
- Non ho avuto il tempo di dirlo nemmeno a lui. Poco dopo la tragedia è morto anche mio zio Orion, per il dolore, per la preoccupazione. Lui aveva capito cos'era successo a Regulus e aveva paura per il resto della famiglia. Invece zia Walburga non voleva sentire, non comprendeva. Lei aveva voluto sempre mantenere il controllo su tutto e tutti, anche su mio padre, che era debole e veniva costantemente influenzato da lei. Walburga lo rimproverava di aver saputo mettere al mondo solo figlie femmine e lui faceva tutto ciò che la sorella maggiore gli ordinava di fare. Dopo la vergogna di Andromeda, poi, ha deciso di emularla, ed è diventato freddo anche con noi. Sorrideva solo quando era soddisfatto, come quando io e Bella ci siamo sposate o quando gli ho detto che aspettavo un bambino. Maschio, ovviamente, altrimenti ti immagini la reazione di Walburga?- 
Ridemmo un po', poi lei continuò: -Poi c'era mia madre. Ed era innamorata di Walburga ben più di quanto non lo fosse mio padre. Andavano a braccetto. Per mia zia lei era la cognata ideale: abbastanza tosta da farle compagnia, ma fortunatamente troppo poco per poterla superare. Mia madre accettava consigli da lei anche per l'educazione delle figlie. E si è visto, infatti, il risultato: due traditori di sangue, uno morto a diciassette anni e una pazza. Bisogna essere forti per sopravvivere ai Black. Quando mi sono trasferita a casa di tuo padre ho poi capito che c'è qualcosa di diverso, che esiste un altro tipo di famiglia. Tanto che l'albero genealogico dei Malfoy non ha nessuna pecca, e non credo che sia una coincidenza.-
Mi alzai e mi diressi verso l'ampio letto. Sul cuscino era appoggiata una bambola di porcellana dai lunghi e mossi capelli rossi, con gli occhi nocciola e un vestitino beige tutto pizzi e merletti. La sollevai e la mostrai mia madre.
- Cos'è? La Weasley Doll?-
La bambolina allora si sollevò sdegnosa e strillò: - Io non sono una Weasley! Sono una Black, sporco mezzosangue!-
Spiccai un balzo e la lasciai cadere sul letto. Mia madre rise: - Infatti, lei è Pirra. Ma ha smesso di essere dolce dopo una fattura di Bellatrix, e ora pare anche un po' suonata, se non distingue più un purosangue. Per fortuna è stata colpita quando io stavo già cominciando a perdere interesse per le bambole.- Poi si alzò dalla poltrona in cui si era seduta e si diresse verso il comodino, su cui si trovava una foto della famiglia al completo e un'altra di lei con un bambino che doveva essere Regulus, insieme ad una bajour e al portagioie. - Ti voglio mostrare una cosa.- e aprì il primo cassetto, estraendone un libretto rilegato di un rosa quasi bianco. Iniziò a sfogliarlo, senza sapere bene dove dirigersi. Infine, ne estrasse una foto e me la passò.
Ritraeva lei e mio padre quando dovevano avere circa la mia età. Si trovavano in un giardino: lui era seduto su una seggiola, e lei sulle sue ginocchia. Il primo sogghignava e cercava di ignorare il fotografo, stringendo di più lei a sè; la seconda, infastidita dalla terza presenza, sbuffava, per poi cedere al sorriso. Era molto bella, in una vestito leggero azzurro chiaro.
Sorrisi anch'io. - Chi l'ha scattata?-
- Un amico di tuo padre. Ci siamo sposati un anno dopo. Non hai mai visto una nostra foto "da fidanzati", vero?-
- No. Devo proprio ringraziare il fotografo, sarei stato perso senza questa.-
Ma lei non sorrise più e si fece seria. Mi guardò intensamente: - Ascolta, Draco, ti andrebbe di parlare, adesso? Di dirmi bene cosa succede? Sono preoccupata. Siamo preoccupati.-
Mi rigirai la foto tra le dita, imbarazzato. - E' difficile ripartire come se nulla fosse successo.-
Lei si alzò e si diresse verso la finestra. Posò la mano sulle tende e le accarezzò un attimo, come per riassaporare la sensazione di un tempo. -Lo so. Ma siamo vivi, Draco, siamo insieme. E, sinceramente, fino a pochi mesi fa temevo anche per questo.-
- Sì, è che... Non so più cosa fare. Non so se potrò mai avere un futuro decente. Non...-
Lei si sedette di nuovo sul bordo del letto, lo sguardo basso di tristezza. - La tua vita non sarà semplice, Draco. Non lo sarà quella dei tuoi figli, se ne avrai. Ma io spero ancora che possa essere felice.-
- Io ho bisogno di aiuto. Non ce la faccio da solo.-
Mi prese le mani. - E da noi ne avrai. Sempre. Per quanto possiamo dartene...-
Mi abbracciò. Poi aggiunse ancora, in un sussurro un po' tremante: - Mi dispiace. Non era questo che volevamo per te, non questo...-
 

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Capitolo 13
*** Astoria Greengrass ***


Buonasera! Immagino che abbiate già letto il titolo del capitolo... Ebbene, Draco, al ritorno a scuola, dovrà fronteggiare una volta per tutte i propri sentimenti e rendersi conto di cosa prova per Astoria.
Per 979: hai detto bene, Cissy è una donna forte, di sicuro la più coraggiosa in famiglia (be', ci vuole poco...comunque spero di aver reso l'idea!). Draco assomiglia molto al padre, quindi vedo difficile per lui arrivare ad acquisire quella forza. Spesso il nostro amico si fa sopraffare da emozioni che non riesce a spiegare. Ma grazie alla madre, e, in fondo, grazie a tutta questa vicenda, imparerà a conoscersi un po' meglio. Grazie mille, alla prossima!
Per katia37: esatto, sono vivi e sono insieme. Draco, però, tende spesso a dimenticarselo, nel ricordo della situazione antecedente alla guerra... Comunque, come saprai, concordo su tutto quello che hai detto riguardo a Narcissa!
Per Mimi18: Draco ha eccome un cuore... Il problema è che, come ho detto prima, non sa dove sia, non lo capisce, non sa nè mostrarlo nè controllarlo. Che dici, Astoria lo aiuterà?
Infine Befty, che si merita il titolo di dedicataria del capitolo per la sua insistenza nel farmi aggiornare e,  soprattutto, per il suo sostegno morale prima dell'interrogazione di filosofia! Domani mi commenti il tutto...e poi festeggiamo alla grande, se nevica come da previsione! Sarebbe la giornata perfetta!


Capitolo XII - Astoria Greengrass
 


Mi sedetti al tavolo della colazione in uno dei pochi posti rimasti. Imbarazzato.
Davanti a me c'era Astoria Greengrass.
Avrei potuto svegliarmi prima e non arrivare in ritardo.
Non sarebbe stato da me, però, rifuggire la faccenda.
Lei mi fissò con i suoi intensi occhi verdi, le labbra serrate, immobile, i capelli raccolti in una mezza coda.
- E' stato molto galante da parte tua non farti sentire per tutte le vacanze.-
- Mi spiace.-
- Ti sei trovato qualche altra bella ragazzina stupida da farti?-
Mi scappò da ridere. - No, te l'assicuro...-
- Ah, ridi.- Alzò le braccia e spostò il piatto in avanti con le mani, per calmare la stizza. - Hughina, non sono fatti tuoi!- sibilò ad una ragazzina del suo anno dai capelli corti.
- Dovremmo parlarne per conto nostro.-
- No, ne parliamo adesso. Tanto più che sarà veloce, sono io ora a non avere più voglia di parlare con te.-
- Ho avuto molto da fare.-
- Ah.- Sorrise, ironica. - Con l'altra stupida?-
- No!- cominciai ad innervosirmi. - Ascolta, non... Avevo altro a cui pensare, maledizione!-
- Bene. Risolto.- si alzò dal tavolo, posò con cura il tovagliolo piegato e prese la borsa con i libri. - Ciao, Draco.-
Si allontanò.
 
- Trasigurare un'animale in una persona, anche se priva delle nostre più elementari facoltà mentali, si è dimostrato relativamente semplice alla fine del primo quadrimestre. Ora, il nosto scopo è che voi impariate a trasformare una persona in un animale. Si tratta di magia molto complessa, di livello estremamente avanzato, e non mi aspetto che voi tutti vi riusciate.-
La McGranitt iniziò a passeggiare tra i banchi, come era solita fare. - Badate, la trasfigurazione in un animale è ben diversa dai poteri di un animagus. Un animagus mantiene, nella forma animale, tutte le caratteristiche peculiari della ragione umana, e ha perfetta coscienza di essere uomo, o meglio, mago. Un uomo trasfigurato invece diventa in tutto e per tutto animale, perde la memoria del proprio vero essere, come alcuni di noi hanno avuto la sfortuna di provare.-
Risatine. Pochi istanti dopo un biglietto planò sul mio banco.
"Malfoy, lo straordinario furetto rimbalzante"
- Che giornata...- bisbigliai.
- Non abbiamo ancora ricominciato scuola e già ti lamenti?- mi fece Nott.
- Malfoy, Nott, cinque punti in meno a Serpeverde. Esigo attenzione.- Ringraziai mentalmente la McGranitt per aver interrotto le fastidiose domande del mio compagno di banco. Sì, nonostante i punti sottratti. 
- Ora, voglio chiarire una questione molto importante.- continuò. - Chiunque di voi osi provare questo incantesimo su di un compagno al di fuori delle lezioni, verrà immediatamente espulso da Hogwarts. Spero che abbiate capito. Bene. Chi si fa avanti per la dimostrazione?-
Silenzio. Qualche occhiata verso di me.
- Nott ha già parlato abbastanza. Può venire alla cattedra, signor Nott?-
Venne trasformato in un coniglio. I minuti seguenti di prova divennero una sorta di battaglia furiosa tra studenti, tanto che la lezione dovette essere interrotta quando Seamus Finnigan venne trasformato in un rinoceronte, nonostante il divieto della McGranitt di fare tentativi con animali pericolosi.
 
La grandine batteva forte, con un ticchettio che non lasciava respiro. Eppure i miei compagni di stanza dormivano, dormivano e non pensavano.
Io ero disteso e guardavo il soffitto. Con il ticchettio nelle orecchie e nella mente.
Mi voltai e guardai l'acqua buia contro il vetro. Potevo immaginare i chicchi che si infrangevano senza pietà sulla superficie liscia del lago.
Avevo litigato con Astoria e non sapevo come fare. Non sapevo come fare perchè non avevo pensato a lei per tutto il giorno, per tutte le vacanze di Natale, e invece ora con il ticchettio sordo non vedevo che i suoi occhi, la curva delle sue sopracciglia, il suo modo di camminare e di voltarsi. Sentivo la sua voce decisa, il tocco della sua mano contro la mia testa. Pensavo a cosa stesse facendo, se stesse dormendo o se la grandine non le lasciasse pace. E una stretta al cuore mi faceva intuire che non si curava di me.
Era stata troppo fredda quel mattino.Solo infastidita, ma fredda.
Forse era girata di lato, la mano sotto la guancia, la fronte corrugata. Era triste perchè non avevo pensato a lei per tutte le vacanze.
Poi sentivo la fitta al cuore.
Forse si era alzata ed era alla finestra e sentiva anche lei il ticchettio sordo, unica tra le sue compagne. Forse si chiedeva se lo sentivo anch'io.
Lo sento anch'io, Astoria.
Poi sentivo la fitta al cuore, invece.
- Stupido.- mormorai tra me e me, dopo essermi alzato a sedere.
Stupido ad essermi innamorato.
Perchè l'avevo capito ora, ora che sentivo il ticchettio.
Adesso devi innamorarti, Draco? Adesso che non hai il tempo, che non hai la testa? 
- Maledizione...-
Strinsi il bordo della coperta. Pensavo ad Astoria e al suo nome, bellissimo come lei.
Probabilmente, anche se si fosse chiamata con uno stupidissimo nome babbano, mi sarebbe piaciuto lo stesso. 
Poi non riuscivo ad ottenere un patronus. Nulla.
Forse è colpa tua, Astoria. Tu che non mi fai essere felice.
C'era qualcosa che non andava con lei, ma non capivo cosa. Non il fatto di aver litigato, ma quel qualcos'altro che ci teneva lontani, che non ci faceva capire. Ci sfioravamo e non ci sentivamo, forse colpa di quella grandine e dell'acqua buia del lago.
Qualcosa che non mi aveva fatto pensare a lei a Natale.
Qualcosa che ora mi tormentava.
- Astoria.- mi trovai a ripetere.
Mi alzai, stufo di quella mia condizione. E, fregandomene, mi diressi in pigiama e a piedi nudi nella sala comune.
Lei non c'era.
C'era la grandine.
 
-  La cena, Nagini.-
Poi avevo vomitato.
 
- Vieni, è tornato...-
Piangeva. Mi aveva teso la mano. Avevo corso.
 
- Se non lo farai, Draco...-
L'aveva detta, ma non ricordavo più come. L'aveva detta, ma era sottointesa già prima. La minaccia. La spada di Damocle. La ghigliottina che penzola.
 
- Non posso...-
Non potevo.
Non ce la facevo più.
 
- Svegliati.-
Nott sussurrò e mi scosse la spalla. Ero nella sala comune. Mi ero addormentato sul divano.
- Non farti beccare così.-
Mi alzai lentamente. Non me ne importava nulla. Neanche di Pansy Parkinson che ridacchiava.
- Draco, cos'è, sei diventato un vecchio alcolizzato che si addormenta sui divani? Sei così depresso?-
Doveva aver saputo di me e di Astoria per essere così ilare.
- Vatti a cambiare, o arrivi tardi a lezione. Sono le nove meno cinque.- continuò Nott, dandole le spalle.
- Non vengo a lezione. Di' che sono malato.-
Sbuffò. - Cos'hai?-
- Sono depresso. - Lo dissi forte, in modo che sentisse anche Pansy Parkinson. La guardai sfidandola.
- Come sei caduto in basso...-
Le sue amiche ridacchiarono e se ne andarono. Solo Daphne Grengrass rimase un po' indietro. Mi guardò seria, ma soddisfatta, in fondo, che stessi "male", che venissi schernito.
Allora Astoria soffriva per me e si era confidata con la sorella?
Astoria però non era una persona che amava mostrare le sue debolezze al pubblico.
Ma la conoscevo?
Tornai nel dormitorio.
Astoria Grengrass semplicemente non voleva stare con uno come me.
Rovinato.

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Capitolo 14
*** Ultima partita ***


Buonasera! Ecco a voi il capitolo che ha dato origine al titolo della storia. O meglio, sono nati insieme. Quindi, pronti per qualcosa di decisamente intimo, riflessivo?
Per Dully: sono molto contenta che ti piaccia il mio modo di scrivere! Spero, in qualche modo, che riesca a rendere l'idea di come noi pensiamo, con frasi essenzialmente semplici. Mi sono liberamente ispirata a Paola Mastrocola e Potok Chaim, che più mi hanno coinvolta con le loro frasi lineari, colloquiali, sincere. Astoria invece assomiglia sì per molti versi a Narcissa, soprattutto esteriormente, ma è da un lato meno "perfetta" (la vedo capricciosa, viziata, irascibile, anche molto insicura), dall'altro più "buona". E' di certo una serpeverde, ma i suoi giudizi sulle persone sono più pacati, ragionati. Non dimentichiamo che Cissy viene da una famiglia di noti "cattivoni" quali i Black, solo il suo essere madre l'ha in parte salvata. Questo non toglie che ad Astoria non faccia comodo vivere nel suo mondo dorato... Come si sa, questa storia non parla di eroi. Il carattere della ragazza emergerà di più in questo capitolo, anche se ammetto di avere progetti maggiori su di lei per un'ipotetica fanfic futura...
Per Mimi18: Draco esagera sempre. Crede di dover essere costantemente al centro dell'attenzione. D'altra parte, però, si sta lentamente rendendo conto dell'impossibilità di una relazione sincera con Astoria. Come potrebbe riverarle del suo marchio nero? Del quasi-omicidio di Silente? Draco ha dei segreti enormi, terribili. Sta ad Astoria, ora, fare in modo che Draco possa avere piena fiducia in lei... Vedremo se i due tormentati ce la faranno (ti avverto: non sarà una cosa a breve termine)!
Per Zamby88: ahi ahi ahi, come ho scritto sopra non avremo una pace tranquilla e duratura!  Ce ne saranno ancora di ostacoli da superare... Ma altrimenti che storia sarebbe? Un bacio!
Per 979: Astoria (ragazza) è a un livello decisamente superiore di Draco (ragazzo). Non volendo però avviare una guerra dei sessi (credo ancora fermamente nell'importanza della schiera XY), ho deciso che anche Astoria, alla fine, dovrà vedersela con la sofferenza. E superarla con l'aiuto di Draco. Non ora però, ne mancano di capitoli! Alla prossima!
Per katia37: hai individuato alla perfezione il percorso che Astoria e Draco dovranno affrontare. Le basi per l'amore ci sono, ora però dovranno rivedere entrambi molto anche di se stessi. Bisogna capirsi, per capire l'altro e saperlo accogliere. Dire quella parola, "depresso", voleva essere un semplice sfogo da parte di Draco, un atteggiamento di sfida nei confronti di Pansy. Ma tutti noi sappiamo che dietro di essa c'è più di quanto lo stesso Draco voglia ammettere...





Capitolo XIII -
Ultima partita
 



- Allora? Perchè siamo venuti qui?-
Fissai il tavolo sporco dei Tre Manici di Scopa. Non sembrava più arrabbiata, solo triste.
E io non riuscivo a dire niente.
- Draco, dovresti trovare almeno qualcosa da dire.- Si tolse la sciarpa di cashmere rosa e la posò sul tavolo.
- Credo di essermi innamorato.-
Torcevo le dita. Non osai alzare lo sguardo per vedere la sua reazione.
- Di te- aggiunsi, come se ce ne fosse bisogno.
Ora era lei ad avere abbassato gli occhi sul tavolo. - Nemmeno mi conosci.-
- Ricambi?-
Attesi, guardandola.
- Astoria, ricambi?-
Respirò piano.
- Sì.-
Mi guardò di nuovo. Era un'ammissione triste, amara, per tutti e due. Questo diceva il suo volto.
- Allora dovresti stare con me.-
- Non sai cosa vuol dire stare insieme.-
- Astoria, mi dispiace di averti trascurata. Ora voglio ricominciare.-
- Non serve ricominciare...-
- Perchè no, ti...-
- Serve parlare.-
- Lo stiamo facendo.-
- Non capisci. Sei lontano, è questo che voglio dire.-
Mi lasciai ricadere sulla sedia. Era il momento di mettere l'orgoglio da parte.
- Se non vuoi perchè sono... Insomma, lo sai. Dimmelo solo.-
Scosse leggermente la testa, come se non riuscissi a capirla. - Non stai bene, Draco. Si vede. Hai pensieri per la testa, preoccupazioni, tutto. So quello che hai passato e non pretendo che lo dimentichi, o almeno so quello che dice la gente. Non è il momento per...-
- E invece sì che lo è, non lo capisci? Ho bisogno adesso di te.-
Avevo abbandonato del tutto l'orgoglio, per l'ennesima volta. E Astoria sembrò vedere in questo il segno definitivo dell'impossibilità di una nostra relazione.
- Io non posso aiutarti...-
- Sì che puoi.-
- Come?-
- Standomi vicino.-
- Per pietà? Ti sembra giusto?-
Sembrò risuonare ironicamente e crudelmente l'eco di quelle parole pronunciate una volta, per scherzo, sul campo da quidditch.
Le presi le mani.
- Hai detto che ricambi.-
Lei annuì di nuovo.
- Allora aiutami. Stai con me.-
Sorrise leggermente. - Va bene.-
- Grazie.-
Ci guardammo a lungo, un po' sorridendo, un po' consapevoli di aver confessato, ora, quello da cui non avremmo più potuto tirarci indietro.
Ma mi sentivo ancora debole, ancora stupido per essermi innamorato allora, per non aver aspettato altro tempo.
 
Muovevo ritmicamente il ginocchio, seduto sulla panca degli spogliatoi.
Era l'ultima partita quella.
E avrei giocato contro Ginevra Weasley, quella che era pure meglio di Potter.
Ma io ero meglio. Dovevo esserlo. Se non fosse stato per quel pubblico...
- Sei nervoso?-
Moon si era attardato come me negli spogliatoi.
- No. Tu pensa solo a fare quello che devi e fatti i fatti tuoi. Vaisey gioca al tuo posto come portiere, tu vedi di non farti fregare la pluffa.-
Girò la testa, contrariato. - Non ho capito solo una cosa...-
- Cosa puoi non aver capito?-
- In che anello devo tirare la pluffa.-
- In tutti e tre, imbecille! Mi spieghi come ha fatto il cappello ad assegnarti a Serpeverde?-
- Ha detto che sono ambizioso. Vorrei diventare capitano della squadra di quidditch un giorno.-
- Ti consiglio di cominciare ad esercitarti per quella di gobbiglie, va bene?-
Sembrò definitivamente abbattutto. E pensare che doveva aver tentato di conquistare la mia simpatia con quella sparata sul quidditch.
- Adesso muoviti. Si gioca.-
 
Ero solo nello spogliatoglio. Di nuovo.
- Ecco Malfoy e Weasley all'inseguimento del boccino. Due capitani, due cercatori l'uno contro l'altra. Per il primo si tratta dell'ultima possibilità, dopo una carriera da record di ben sette anni sul campo da quidditch, essendo entrato in quadra a soli dodici anni. Nonostante ciò, non ha mai vinto il campionato. La seconda, novellina sul campo a quattordici anni, ha invece dimostrato di voler battere il record di vittorie di tutta la storia di Hogwarts, piazzandosi come una delle migliori giocatrici mai viste. Senza contare che è anche molto carina, peccato che sia già... Sì, professores... Ah, signori, attenzione, i due si sono avvicinati al boccino! Chi la spunterà? Weasley comincia a prendere velocità... Ma Malfoy la fa sbandare! Sarebbe fallo, cosa... Aspettate. Cosa sta facendo Ginny Weasley?! Questo è un volo da professionisti, ha totalmente spiazzato Mal... E ha preso il boccino! Signore e signori, Grifondoro vince! Ma vieni, voi tutti schifosi che... Pure la professoressa non mi interrompe e gioisce, fatelo anche voi!-
Tirai un calcio all'armadietto con il mio equipaggiamento. Sentii dei passi.
- Avevo detto che volevo stare...-
- Sono io.-
Era Astoria.
- E' una stupida partita di quidditch. Non vale la pena di perderci l'alluce- Fece un cenno verso l'armadietto.
- Era la mia ultima partita, Astoria, la mia ultima partita di quidditch ed era contro Grifondoro!- Imprecai.
Si avvicinò e mi prese le spalle. Cercò di baciarmi.
- Li odio tutti. Tutti.- C'era molto più del quidditch dietro.
- Anche me?-
- No.- Mi lasciai baciare da lei.
- Fregatene di loro.- sussurrò, - Fregatene, sono inferiori. Tu sei un Malfoy.-
Era la prima a dare quel valore al mio cognome da tanto, troppo tempo.
- Ho perso, Astoria, lo capisci?- sbottai come se mi stupissi del fatto che lei fosse ancora lì al mio fianco, nonostante la sconfitta.
- No, non hai perso. Contro chi dovresti aver perso, contro una Weasley?-
- Sì. Contro una Weasley! Mi hanno battutto i Weasley! Tanto loro avevano la squadra forte, no?-
- Ho visto Ginny Weasley che usciva dal campo. Non sorrideva. Pensa bene. Ti sembra che abbiano vinto?-
Capii a cosa si stesse riferendo.
C'era molto più del quidditch dietro.
 
La guerra era passata e aveva mietuto, non solo le sue vittime, ma anche i sentimenti, le sensazioni, le abitudini, l'infanzia.
La guerra era passata e si era presa tutto in un solo anno.
Per gli altri. Per me era arrivata con un anno di anticipo.
Non sapevo cosa avrei dato per riavere un momento di quello che era stato prima. Un istante, da assaporare, da gustare, anche se breve, per avere il piacere almeno di ricordarselo.
Poi scoprivo che invece mi ricordavo tutto alla perfezione del prima, ed era proprio quello a farmi male.
Trascorrevo alcuni pomeriggi con Astoria, tutti e due chini sui libri, l'uno accanto all'altra. La guardavo un po' e mi rendevo conto che sì, l'amavo, ma che l'avrei venduta per riavere la mia infanzia, la mia adolescenza interrotta così bruscamente. L'avrei abbandonata e lasciata cadere in un dimenticatoio, perchè lei era il simbolo del cambiamento, lei era venuta dopo e per il dopo. Non ho mai smesso di chiedermi se lei ci sarebbe stata se le cose fossero andate in modo diverso.
Se fossero andate come dovevano andare.
Lei poi si accorgeva nel mio sguardo e sollevava il volto. Capiva e mi chiedeva: - Tutto bene?-
Dolcemente. Era dolce solo per me.
Io le dicevo che ero solo stanco. Lei capiva e stava zitta.
O, non so se capisse. Forse intuiva solo. E non chiedeva. Sapeva quando chiedere e quando non farlo.
Lei mi faceva stare maledettamente bene e maledettamente male.
Quei pomeriggi non sapevo se desiderare la sua presenza o la sua assenza. Così smettevo semplicemente di pensare a lei, come se non mi dovessi più domandare se lei ci fosse o meno, e mi affacciavo alla finestra, con il pretesto di riposarmi un po'.
Pensavo a quando ero piccolo e mio padre mi insegnava a giocare a quidditch.
Mi immergevo totalmente nel ricordo e non rammentavo più di avere diciotto anni, di aver visto la morte, di essere stato usato e umiliato.
Uno di quei pomeriggi, con gli occhi socchiusi, portai casualmente la mano alla tasca, e sentii lo spessore della bacchetta. La tirai lentamente fuori, la guardai e provai a pronunciare l'incanto patronus. Ne uscì una nebbiolina argentea. Il pomeriggio successivo un pavone si librò dalla punta della bacchetta.
Fu l'unica volta nella mia vita che ottenni un patronus. Ma a dir la verità non ho mai provato ad evocarne uno dalla fine della scuola.
Astoria lo vide. Sorrise, ma poco, un po' triste. Aveva capito che lei ne era fuori, che non aveva nulla a che fare con esso.
Le diedi un bacio. Ma non servì a renderci più vicini. Sapevo solo che l'amavo.
La bacchetta con cui avevo evocato il patronus era la mia seconda bacchetta. Non era vero che la prima non funzionava. Semplicemente non l'avevo mai più voluta usare da quando Potter me l'aveva restituita.
Mi faceva paura.
Era la bacchetta che aveva ucciso Lui.
Che me ne facevo io di una bacchetta così?
Io avevo bisogno di una vita normale.
L'avevo ammesso davanti a me stesso solo allora. Con quella bacchetta in mano.
Se non potevo avere la vita che volevo, potevo pretenderne almeno una normale.
La guerra era passata e aveva mietuto. Aveva cambiato, più che altro. Solo che nessuno l'aveva desiderato, un cambiamento. Io, per lo meno, non l'avevo mai fatto.
Quando mia madre mi vedeva pensieroso, allora, mi accarezzava e mormorava piano: - Siamo vivi, Draco. Siamo insieme.- 
Ma a me importava del futuro. 
Me lo ero dimenticato di essere vivo per miracolo. O forse no, ma non ci pensavo perchè era un ricordo doloroso, anche quello.
E allora pensavo al futuro, ma non lo vedevo. Non lo vedevo più. Un tempo c'era stato.
Ecco, forse era il fato.
Era stato il fato a farmi quello? Perchè allora lo avrei potuto accettare, non ero nato che con quel destino. Ma se invece fosse andato tutto storto, se la mia vita fosse stato un treno deragliato e non si fosse più potuto raddrizzare?
Di questo avevo paura.
Del fato e del futuro. Mi facevo sempre, inconsciamente, domande su di essi. Ma non trovavo appigli e mi sembrava di arrampicarmi sugli specchi. Guardavo Astoria, e sapevo di amarla, sapevo che poteva essere il futuro, ma un futuro deciso da quel fato non lo volevo. Pensavo a me che andavo sulla scopa, sotto lo sguardo attento di mio padre, da bambino, quando il futuro mi pareva vivido e completamente diverso.
Non è vero che i bambini non lo capiscono, che non ci pensano. Semplicemente lo vedono chiaro e limpido, non ancora distrutto.
Più ci pensavo, più mi sentivo male, più mi sentivo solo.
Non danno guida il fato e il futuro, non ti prendono in braccio. Ti fanno solo perdere e deragliare. 
 

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Capitolo 15
*** Le cose che non posso dirti ***


Innanzitutto, grazie a Vera Lynn che ha recensito l'ultimo capitolo! Poi, grazie ancora a chi legge la storia, la segue, e grazie in particolar modo a tutti coloro che hanno commentato. Mi spronate a continuare e a migliorare, spero di non deludervi! Questo è l'ultimo capitolo che pubblico prima della mini vacanza a Londra, il prossimo aggiornamento verrà effettuato il primo gennaio. Così ne approfitto per augurare un Buon Natale a tutti voi lettori!!!!! 

Capitolo XIV - Le cose che non posso dirti
 

Mi sedetti sul sofà nero della sala comune e mi presi la testa tra le mani.
I mobili non arrivavano da più di un mese.
Sentii la porta della sala aprirsi e il calpestio dei vari studenti.
Iniziai a torcermi le mani, infastidito dalla presenza ingombrante e indesiderata.
Gli studenti continuavano a stare nella sala comune. Mi alzai e mi diressi verso l'uscita.
- Draco, come stai?-
Astoria mi aveva fermato, posandomi una mano sul braccio.
- Theodore mi ha detto che non ti sentivi molto bene. Ti ho cercato, non sei venuto nemmeno a pranzo...-
- Sì, è vero. Devo andare un'attimo in bagno, scusa.-
Lei rimase indietro. La sentiì mormorare "C'è un bagno nella sala comune".
 
- Che ti succede?-
Inspirai a fondo, per le strade di Hogsmeade, la sua mano stretta nella mia.
- Sei sempre più pensieroso.-
- Ho gli esami tra una settimana, Astoria.-
- E infatti ti chiudi tutto il giorno a studiare. Ma non è quello il problema.-
Rimanemmo in silenzio fino all'arrivo alla Stamberga Strillante. Appoggiai i gomiti alla vecchia staccionata.
- Ascoltami, Draco, io vado. Vesna e altre amiche mi aspettano ai Tre Manici di Scopa e...-
- Perchè te ne devi andare?-
- Perchè non parli.-
- E perchè dovrei sempre parlare? Astoria, sono stanco, nervoso, non riesci a...?-
- Tu non riesci a dirmi nulla!- Aveva alzato la voce. Poi si cercò di calmarsi, abbassandola ad un tono quasi impercettibile. -Lo so che non ti devo... Io non ti voglio...esasperare... Ma tu mi vuoi accanto senza che io possa sapere almeno qualcosa di te...-
- E' difficile. Io ci tengo a te, ma...-
- Sono preoccupata.-
Lo sembrava veramente.
- Non stai bene e non mi dici il motivo.- continuò.
- Puoi intuirlo.-
- E' questo che vuoi che io faccia? Intuire tutto il tempo? Che rapporto può essere?-
Rimasi un po' in silenzio. Lei continuò a guardarmi.
- Ora, lo so, non puoi dirlo. Va bene. Ma potrai farlo? Un giorno, quando vuoi. Non mi importa. Posso aspettare.-
Non le risposi.
- Draco?-
Pensai alla notte sulla Torre di Astronomia. Alla cicatrice che mi era rimasta sul braccio sinistro. Alle cose che avevo visto e che Lui mi aveva fatto fare.
- Ci sono delle cose...- iniziai, fissando la prima erba ricrescere sotto i miei piedi, - Ci sono delle cose di me che non ti posso dire. Che non ti potrò mai dire.-
Vidi qualche lacrima spuntare sotto le sue ciglia, unico tradimento della sua sofferenza.
- E allora non possiamo. Mi dispiace, Draco.-
Mi diede un bacio fugace sulla guancia e se ne andò. Potevo immaginarla piangere da qualche parte, non vista, lì ad Hogsmeade, dove ci eravamo incontrati la prima volta.
 
- Bene, signor Malfoy. Mi potrebbe ora, ultima cosa, mostrare un incanto Patronus?-
Mi fermai un attimo, con le braccia stese lungo il corpo, il cuore che batteva forte, la difficoltà a concentrarsi e a pensare tipica di un esame.
- Si rilassi. Si prenda tutto il tempo che vuole. Ha tre tentativi a disposizione.-
Cercai di ricordare chiaramente il momento che mi aveva permesso di ottenere un Patronus, qualche tempo prima. Io dovevo avere circa sei anni, ero nel retro del maniero, in una zona dove il giardino si apriva verso il nostro possedimento nella campagna, dando adito a un grande prato verde. Era soleggiato. Io ero eccitato, continuavo a trafficare con un piccolo manico di scopa.
- No. Le mani le devi mettere qui.-
Mi correggeva e mi portava le mani nel punto giusto. Era severo. Non ammetteva che compissi due volte il medesimo errore.
- Ora tieni il manico ben stretto. Devi provare a dare un po' di spinta con i piedi. Poca. Vedi?-
Mi faceva vedere come si muoveva lui, con la sua scopa, più grande e più bella. Quella che io avrei voluto avere un giorno.
- Quando sarò bravo a volare mi regalerai una scopa come la tua?-
- Quando sarai bravo a volare ci saranno modelli migliori. Ora pensa ad imparare. Sollevati da terra. Sì, così. Per girare muovi il corpo da un lato e dall'altro. Sposta il peso. Sposta il peso, Draco, non devi capovolgerti!-
Quando poi ero tornato dal primo volo si era girato e aveva sorriso rivolto a sua padre, che guardava, seduto un poco più distante, la scena.
- Sono stato bravo?-
- Sì. Ora vai a fare i compiti. Ci mancherebbe che sapessi volare e non fossi capace a scrivere.-
- Ma io voglio diventare un campione di quidditch.-
- Vuoi diventare stupido come un campione di quidditch?-
- No.-
- E allora vai a fare i compiti.- Si voltò ancora sorridendo verso suo padre, poi aggiunse:- Sei stato bravo, davvero bravo.-
- Expecto Patronus!-
Uscì una nebbiolina lieve.
- Mmm.- fece l'esaminatore. - Così così. Provi a concentrarsi di più.-
Il ricordo era ben impresso nella testa. Ma proprio per questo mi sembrava ancora più lontano, emblema di una felicità ormai irraggiungibile.
- Expecto Patronus!-
Questa volta non produsse nulla.
- Provi a cambiare ricordo.-
- L'ultima volta mi era riuscito-
Sorrise, senza dare peso alle mie parole. - Riprovi. Ultimo tentativo.-
Mi fermai un attimo. Mi venne naturalmente da pensare ad Astoria, alla prima volta che ci eravamo incontrati, ad Hogsmeade, a quando ci eravamo baciati. Sapevo che non avrebbe funzionato.
- Expecto Patronus!-
Niente.
- Pazienza, Signor Malfoy. Il resto dell'esame di Difesa Contro Le Arti Oscure non è poi andato neanche tanto male. Peccato solo per questo, contando che molti dei suoi compagni sanno produrre un Patronus perfetto... Avrà i risultati tra circa un mese.-
- Altre volte mi è venuto...-
- Sì, succede. Arrivederci.-
 
Mi diressi da solo lungo il binario, con una piccola valigia incantata magicamente per contenere una grande quantità di oggetti. Avrei forse dovuto provare nostalgia per Hogwarts. Molti studenti delle altre case si abbracciavano, le ragazze commosse fino alle lacrime.
Mi voltai un'ultima volta verso il castello. Provai solo tanta tristezza.
- Non è andato tutto come doveva, eh?-
Era Pansy.
- Per te sì.-
- C'è chi è più fortunato e chi no, Draco. Chi fa le scelte giuste e chi invece sbaglia.-
- Tu le avresti fatte giuste?-
- Io sì. Ma mi dispiace comunque per te. Mi sarebbe piaciuto, Draco, andare avanti per la stessa strada. Sembravi così...portato...-
- Verso cosa?-
- Verso il successo. Verso una vita da mago dignitoso.-
- E ora invece come mi vedi?-
- Debole.-
Si avviò per salire sul treno. Poi si girò ancora.
- Ah, ho saputo di te e di Astoria. Mi spiace. Ma, se accetti un consiglio, diciamo, da un'amica, per lei è meglio così. Lasciala perdere, se le vuoi bene.-
Sembrava contenta come una pasqua.
- Ah, Hogwarts! Chi se la dimenticherà più?- e sparì dentro il treno.
 

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Capitolo 16
*** Questione d'affari ***


Salve a tutti! Di ritorno da Londra e anche dalla terra di Draco, il Wiltshire... Ero lì, sul pullman per Stonehenge e Salisbury, quando mi sono resa conto di dove mi trovavo. Così, in quella terra meravigliosa, ho tratto ispirazione per una possibile fanfic futura , dal momento che questa è già conclusa... Spero solo di trovare il tempo di scriverla, anche se il primo capitolo c'è già! Spero che anche le vostre vacanze stiano andando bene e auguro a tutti un buon 2010!
Per zamby88: quella forza per vivere gliela darà proprio Astoria, ma Draco, come tu hai detto, dovrà prima fidarsi completamente di lei e trovare il coraggio di dirle tutto di sè. Solo così il loro amore potrà essere vero. Alla prossima!
Per 979:  senza Hogwarts scrivere è veramente più difficile. Meno personaggi, meno eventi divertenti, ma più pensieri di Draco, insieme alle vicende legate alla sua famiglia. Dimmi come ti sembra questa seconda parte, ti aspetto!
Per Tie: Pansy, più che innamorata, ha avuto sempre un grande debole per Draco. Ora non sarebbe più disposta a stare ufficialmente con lui, data la sua rovina, ma allo stesso tempo ne è gelosa e odia ogni suo momento di felicità. Dato che lei non può avere l'uomo che desidera, almeno spera che anche lui soffra... Odiosa ma complessa la cara Pansy, insomma. Quanto ad Astoria, per un po' la vedremo di meno, ma sappi che lei non smetterà di pensare a Draco...





Capitolo XV - Questione d'affari

 



- Draco!-
Mi rigirai nel letto della mia nuova stanza.
- Draco! Svegliati, è arrivata la lettera da Hogwarts.-
Mi costrinsi ad alzarmi. In realtà non avevo nessuna voglia di aprire la lettera. In quel mese avevo solo cercato di dimenticare la mia esperienza scolastica, e ora quella si riaffacciava nella mia vita con impertinenza.
Trovai mia madre al fondo delle scale.
- Vieni, è pronta la colazione. La leggiamo a tavola.-
- Non sono andati bene gli esami, lo sai.-
- Nessuno pretendeva che andassero bene.-
Ci sedemmo attorno al tavolo in mogano, i miei a capotavola e io al centro. Si accedeva alla stanza tramite tre grandi arcate bianche, al centro torreggiava un lampadario in ferro battuto. Mia madre aprì la lettera. La scrutò per alcuni istanti.
- Per fortuna che erano andati male.- La passò con sguardo complice a mio padre, poi lui la mise sul tavolo, in modo che anch'io la leggessi.
 
MAGIE AVANZATE GRADO OTTIMALE
 
Voti di promozione: Eccezionale (E)
                          Oltre Ogni Previsione (O)
                          Accettabile (A)
 
Voti di bocciatura: Scadente (S)
                          Desolante (D)
                          Troll (T))
 
DRACO LUCIUS MALFOY HA CONSEGUITO:
 
Astronomia: esame non sostenuto
Cura delle Creature Magiche: A
Incantesimi: E
Difesa contro le Arti Oscure: A
Antiche Rune: S
Erbologia: O
Storia della Magia: O
Pozioni: E
Trasfigurazione: O
 
- Non ce l'hai fatta solo con Antiche Rune. E peccato per Astronomia...-
Mia madre lo fulminò con lo sguardo.
- Sei stato bravissimo. Due "eccezionale"...-
Però entrambi si zittirono. Sapevo a cosa stavano pensando. Sarebbero stati esami totalmente inutili.
 
- Ho detto a Thomson che deve presentarsi al tribunale entro domani. Non me ne frega niente. Ci andrà e basta, santo cielo, con tutti i favori che gli ho fatto...-
- Thomson non ha la minima intenzione di aiutarci.-
- Non può non farlo! Deve! Ha agganci al Ministero da tutte le parti, e solo grazie a me!-
- Ha tagliato ogni legame con te, Lucius.-
- Vuoi dire che non andrà al tribunale?-
- Non lo farà. Si inventerà qualche scusa. Dirà che non ce l'ha ancora fatta, che ci sono delle difficoltà, ma che lo farà, oh, certo che lo farà...-
- Piccolo verme mezzosangue...- sibilò mio padre mangiando nervosamente l'arrosto. La fetta di carne nel piatto pareva distrutta dalla furia della forchetta. - Allora cosa diresti di fare?-
- Vai tu direttamente dal giudice. Un tempo...-
- Un tempo prima che mi condannasse, Cissy! Non ha mosso un dito contro Twickenham quando mi ha processato!-
- Neanche volendo avrebbe potuto.-
- Neanche volendo, appunto! Ma non voleva!- lasciò cadere la forchetta nel piatto ancora mezzo pieno.
- Vai da Potter. Insomma, da quelli del suo giro, intendo. O ci vado io, è meglio. Non possono...-
- Non ti permetterei mai di umiliarti in questo modo.-
- Non mi puoi impedire nulla, Lucius. E' l'unica soluzione, lo sai.-
- No.- Spostò il piatto e si appoggiò a braccia conserte sul tavolo, - Questo no, Narcissa. Ti hanno già umiliata abbastanza.-
- Mi sono umiliata, Lucius. Però è servito.-
Calò il silenzio.
- Da chi dovrei andare?- si arrese.
- Vado io.-
- No!-
- Io ho mentito al Signore Oscuro! Non ti ascolterebbero!-
- Da chi?-
Mia madre si fermò un attimo a pensare. - Kingsley Shackelbolt- disse infine.
- Il Primo Ministro? E cosa faccio, gli chiedo anche se ha intenzione di rimettermi in galera?-
- E' l'unico ad avere contatti diretti con Potter, l'unico a sapere tutto sugli andamenti della battaglia e su di noi.-
- E' impossibile.-
- Gli scriveremo una lettera, Lucius.-
- No. Basta. Sono stufo di queste condizioni.-
- Ci hanno rubato tutto, Lucius! Ci hanno anche tolto la casa! Continue perquisizioni e per...-
- Ci hanno tolto la casa?!- mi intromisi io.
- Hanno preso Malfoy Manor per i soliti controlli. E' già tanto che non l'abbiano data in beneficenza a qualche babbano puzzolente.- disse mio padre senza guardarmi, la voce che si controllava a stento.
- Perchè non ne sapevo niente?-
- Andavi a scuola, Draco, non siamo stati lì a...-
- Ah, certo, per non angosciarmi, grazie!-
- Sì, Draco, per non angosciarti.- Mia madre interruppe la discussione. - Adesso sei a casa, adesso lo sai.-
- Io non riesco a crederci.- Questa volta guardai intensamente mia madre. - Non riesco a credere che mi possiate trattare ancora come un bambino...-
- Non è questione di essere bambini o no, Draco! Hai già visto fin troppo per...-
- Non ho bisogno della tua protezione!-
- Ti sembra di non averne avuto bisogno?- si lasciò sfuggire, pentendosi subito. - Per favore, scusami, ci dovremmo soltanto calmare.-
- Vai di sopra, Draco.- disse mio padre. Anche mia madre rimase stupita.
- Perchè? Volete di nuovo non dirmi qualcos'altro?-
- Io e tua madre dobbiamo parlare da soli. Vai di sopra.-
- Non avete già parlato abbastanza mentre ero a scuola?-
- Sì. E francamente non avevamo tempo di scrivere letterine d'amore a te mentre avevamo a che fare con questo.-
- Non volevo letterine d'amore, volevo solo essere informato!-
- Draco...-
- Vai di sopra, ho detto!-
Guardai mia madre. Anche lei sembrava d'accordo. I miei genitori si fissavano tra loro, come se volessero tenermi al di fuori anche dei loro sguardi.
Mi alzai e abbandonai la sala. Per qualche minuto. Poi mi misi nella stanza di fianco e cercai di origliare quel che potevo. 
 
- Non potresti...?-
- No. Lo sai, Cissy...-
C'erano molti istanti di silenzio. Non sapevo cosa stessero facendo, magari si tenevano la mano. Ero convinto che l'argomento fosse diverso da quello di prima, più importante. Si capiva dalle loro voci.
- E allora cosa facciamo, Lucius?-
Sentii la paura crescere. Temevo che ci fosse pericolo di una nuova prigionia di mio padre. Tentai di posizionarmi meglio, spingendo l'orecchio contro il muro.
- Farà delle domande. Le sta già facendo. Che cosa gli rispondiamo?- continuò mia madre.
- Che gli insegnerò io. Tratterà gli affari di famiglia, non c'è nulla di cui vergognarsi...-
- Ma non ci sono...-
Non capiì quello che disse dopo. La frase successiva mi permettè però di intuirlo.
- Non abbiamo più denaro, Lucius! Più nulla. Se ne è andato tutto. E l'eredità di Bellatrix è andata a quella maledetta...l'avrà già donata a qualcuno dei suoi amici, ci avrà fatto il corredino per quel mostro...-
- Che possiamo fare, Cissy? E' l'unica soluzione!-
- Ma che futuro potrà avere con questo?-
- Cissy, non può lavorare al Ministero. Non ne avrebbe nulla. Lo assumerebbero al Dipartimento per...la Pulizia delle Strade Magiche o che so io...-
Poi non sentiì di nuovo più nulla per un po'.
- Non è giusto.- la voce di mia madre tremava.
- Lo so, Narcissa. Non lo è. Ma magari potremmo risollevarci, qui starà bene, presto gli affari andranno meglio, ne sono convinto...-
- Non ha già avuto abbastanza?-
Silenzio.
- Poteva andare peggio.-
- Lo so!-
- Cissy, calmati, tesoro.-
- Sono calma. Sono solo... Non volevo questo per lui.-
- Credi che io lo volessi?- Poi si fermò un istante. - Lavorerà con me. Lo porterò da Whitcall per cercare di concludere quell'affare. Vedrai... Dimenticherà...-
- Non può dimenticare, Lucius.-
- Possiamo provarci. Va bene?-
Non capii cosa stesse succendendo. Poi sentiì improvvisamente la porta spalancarsi e mio padre entrare. Mi alzai di colpo in piedi.
- Lo vedi perchè non possiamo trattarti da adulto, Draco?-
Era nero di rabbia.
- Scusami.-
- Ormai hai sentito tutto. Domani vieni con me da Whitcall. Vedi di vestirti in modo decente.-
 
Il maniero di Tannon Whitcall era una bella dimora in stile liberty, circondata da un enorme parco con ogni tipo di pianta esotica.
Mentre attendevamo che ci venisse aperto il cancello, mio padre ne approfittò per darmi qualche notizia sul proprietario.
- Whitcall è un mio vecchio socio d'affari. Ha lavorato al Ministero per molto tempo, prima di ritirarsi per curare la sua collezione di botanica. E' un purosangue che ha da sempre simpatizzato per la causa del Signore Oscuro, senza però mai entrare a farne parte. So che ha dato consistenti aiuti finanziari ai Mangiamorte durante la seconda guerra, tramite Rabastan Lestrange, ma per sua fortuna questi non ne ha fatto parola dopo la battaglia di Hogwarts. E, anche se lo avesse fatto, sono tutti molto più impegnati a cercare Rowle, Rookwood e altri Mangiamorte fuggiti che ad inseguire un signore innocuo che ha donato consistenti somme al Ministero, per finanziare una felice ricostruzione del mondo magico. Ora dobbiamo cercare di vendergli qualche nostra terra nel Wiltshire.-
- Non quella dietro casa, vero?- chiesi, temendo per il luogo a cui ero tanto legato.
- No, no. La presenza di Whitcall dietro il castello sarebbe davvero troppo ingombrante.-
Un piccolo elfo, che scoprii poi essere un'elfa dalla voce, ci venne ad aprire.
- Il padrone aspetta il Signor Malfoy nel suo studio, signore. Dice che lei sa bene dov'è, signore, e che spera che si ricordi.-
- Sì, sì, bene. Ora levati di mezzo.-
Percorremmo la casa fino ad uno studio simile a quello di mio padre, ma un po' più piccolo, con tutte le pareti adibite a libreria e tre poltrone al centro, quasi che il luogo dovesse funzionare anche da salotto. Un uomo sulla cinquantina, grassoccio e con una barbetta grigia, ci accolse alzandosi e continuando a fumare una grossa pipa.
- Lucius! Quanto tempo! Devo ammetterlo, sono lieto di rivederti... Non ti eri più fatto sentire dopo, insomma, la cattura...-
- Sai Tannon... La guerra, gli impegni...-
- Eh immagino, deve essere stata dura per voi lì, in campo! E questo giovanotto deve essere tuo figlio...-
- Sì. Ti presento Draco, Tannon. L'ho portato per vedere di insegnargli qualcosa, insomma. Deve pur imparare. Spero che non ti dispiaccia.-
- No, no, altrochè! Piacere, Draco! Devi aver finito la scuola, ormai.-
- Sì, il mese scorso, signore. Ho dovuto seguire dei corsi in più quest'anno, per l'interruzione di maggio...-
- Ah, già devo aver letto qualcosa al riguardo sulla Gazzetta! Eh, i miei figli sono un po' più grandicelli, non seguo più... Quercus ha già trentadue anni, ma non ne vuol sapere di sposarsi e metter su famiglia! Vive a Londra, sai... E invece la piccola Violet è ancora qui con me e mia moglie. Eh, ha ventidue anni ormai! Pure lei diventata grande! Ma per me è sempre la piccolina... Ad ogni modo, sedetevi, sedetevi. Spero che non ti annoieremo, Draco. Allora, Lucius. Dammi un buon motivo per comprare quell'appezzamento.-
- Credevo che fossi interessato all'acquisto di terre.-
- All'acquisto di terre in Scozia, Lucius! Il Wiltshire è ben più lontano, eh. Sai, vorrei costruirci una casa nella speranza che Quercus non volesse mai... Almeno non dovrebbe abitare in quella Londra piena di Babbani...-
- Ma le mie terre sono in campagna, verdi. Ben più usufruibili di quelle fredde scozzesi, pensavo che tu volessi coltivarle, vista la tua passione per erbologia e botanica.-
- Ah, ma tu non sai ora cosa sto cercando di fare. Sono stufo di palme e fichi, Lucius, vorrei provare con la tundra. Ah, sono andato in Finlandia l'anno scorso e tu non hai idea... Che felci! Che muschi! Roba che esisteva già al tempo dei dinosauri. E per questo, non negarmelo, la Scozia andrebbe decisamente meglio!-
- Cosa vuoi che sia l'Inghilterra di diverso! Non è che il clima per le piante cambi poi molto. E almeno è più vivibile per l'uomo.-
- Eh, Lucius. Non vorrei commettere un errore.-
- Ma al prezzo che ti offro io, Tannon... Difficile che tu ne trovi.-
- Che prezzo?-
- 5000 galeoni all'ettaro.-
Whitcall si fermò. Aspirò dalla pipa.
- Sei nei guai, eh, Lucius? E questo spiega anche perchè ti sei portato dietro il figliolo, anzichè trovargli un buon lavoro al Ministero...-
Mio padre sogghignò leggermente, come per attutire il colpo. Poi si chinò in avanti e abbassò la voce. - E tu glielo troveresti un buon posto al Ministero? So che sei ancora in ottimi rapporti, se non sbaglio.-
L'altro posò la pipa, più serio. - No, Lucius. Sbagli.-
- 3000 galeoni all'ettaro. Tu hai una terra fertilissima e a basso prezzo, mio figlio ha un posto di rispetto al Dipartimento dei Trasporti Magici. Non chiedo la luna.-
- Non posso, Lucius.-
- E se i 3000 galeoni te li dessi io?-
- Lucius, ho molta simpatia per te e per il tuo ragazzo, lo sai. Ma ora il nome dei Malfoy non vale più di una bacchetta rotta. Anzi, è una mina vagante. Verrei rigettato fuori dal Ministero solo pronunciandolo. Te la sei cercata, Lucius, mi spiace. Non posso far nulla. Ti posso consigliare solo di andartene. Vai in Francia, in Russia, in posti dove ci sono buone comunità di maghi. Altrimenti qui non te ne fai nulla.-
Mio padre, irritato, abbandonò l'argomento.
- Allora compri il terreno?-
- Quattromila galeoni l'ettaro, non di più.-
 

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Capitolo 17
*** Luglio 1999 ***


Un po' di notizie sui vecchi compagni di Draco e una novità difficile per la nostra famiglia preferita... Grazie mille a 979 per la recensione! Speriamo che la parte senza Hogwarts continui ad appassionare!





Capitolo XVI - Luglio 1999

 


Ero ospite di Theodore Nott da qualche giorno, sull'isola di Anglesey. Suo prozio Herald viveva in un antico castelllo da cui si vedeva il mare, e a Theodore aveva lasciato un'ala così ampia che questi non si doveva nemmeno ricordare di non essere in casa sua. Il prozio lo chiamava spesso a cenare con lui, ma per il resto del giorno lo lasciava libero, dedicandosi a lunghe battute di caccia.
- Il tempo è perfetto, vero? C'è il sole, ma non fa caldo come era successo qualche anno fa. Sembra fine maggio più che luglio, non trovi?- disse il mio vecchio compagno di scuola rivolgendo il viso verso il cielo, mentre seguivamo Herald Nott a caccia, non sapendo che altro fare per riempire la giornata.
- Già.-
- Ah! Un altro germano reale! Ne ho una collezione ormai, Bernard.- fece il vecchio rivolgendosi al suo maggiordomo (un magonò di una quarantina d'anni, bruno e dalle ciglia spesse), tenendo per le zampe quella che mi sembrava una normalissima anatra. - Dallo all'elfo da cucinare.-
- L'elfo è morto, signor Nott. La scorsa settimana.-
- Davvero Bernard? Perchè non me l'hai detto?-
- Veramente, signore, gliel'avevo...-
- E chi cucina, adesso? Theodore, a casa tua c'è un elfo?-
- Sì zio, ma è talmente decrepito che non si ricorda neanche di esser vivo.-
- Pazienza, a cucinare una minestrina si è in grado anche credendo di esser morti. Posso prenderlo in prestito?-
- Certo, zio. Si chiama Shaggy, è l'unica cosa di cui è ancora certo.-
- Bene Bernard, domani vai a prendermi questo Shaffy, ok?-
- Certamente, signor Nott.-
- Tuo zio ha una memoria peggiore di quella dell'elfo.- sussurrai senza farmi sentire.
- Sì. Ma anche lui non se ne rende conto. Uno di questi giorni ti chiederà cosa ci fai tu nella sua casa. Però a volte mi stupisce. Sai cosa mi ha detto la settimana scorsa? Ha letto sulla Gazzetta del Profeta che la McGranitt rimarrà ancora in carica finchè non si riterrà troppo vecchia per fare la preside. Pare proprio che non abbiano trovato niente di meglio. E Pomona Sprite si ritira tra due anni. Ha già iniziato ad istruire il suo apprendista, quello che poi la sostituirà. Sai chi è? Neville Paciock, l'eroe coraggioso che ha ucciso il serpente del Signore Oscuro. Così lo definiva la Gazzetta.-
Mi bloccai. - Professor Paciock? Stai scherzando?-
- No. Se vuoi ti faccio anche vedere l'articolo.-
- Mio Dio, non è possibile.-
- Be', in erbologia era bravo.-
- Ma è Paciock, Theodore! Stiamo parlando di Paciock! Quello che avrà fatto fondere una ventina di calderoni e che si pisciava addosso ogni volta che Piton passava!-
- Già, Piton. Sai che Potter ha fatto appendere un suo quadro accanto a quello di Silente? Chi l'avrebbe mai detto... Piton una spia di Silente.-
Mi limitai al silenzio. L'immagine di Piton stesso che lo uccideva era ancora impressa nella mia mente. L'idea che si fosse fatto passare come Mangiamorte per tanti anni, l'aiuto che mi aveva dato, l'inganno nei confronti di mio padre e mia madre erano azioni di cui non riuscivo a capire ancora il disegno.
- E di Potter sai qualcosa?- chiesi, cercando di cambiare argomento.
- Be', a quanto ne so lavora ancora come Auror...-
- P-Potter lavora come Auror? E da quando?-
- Come, non lo sai? Da due settimane dopo la battaglia di Hogwarts. Shackelbolt ha permesso a tutti i combattenti della battaglia di diventare Auror anche senza i MAGO.-
- Non ci posso credere. Potter al Ministero.-
- Se è per questo c'è anche Weasley. Ha lavorato fino a giugno nel negozio del fratello a Diagon Alley, poi è diventato Auror senza neanche dover fare domanda. Probabilmente gli avrà proposto di diventarlo il ministro stesso, o l'avrà fatto entrare Potter.-
- Ho bisogno di Whisky Incendiario.-
- Davvero, ragazzo? Ne ho io!- saltò su Herald, tutto contento, e mi tirò una fiaschetta argentata.
- Grazie!- gli urlai, afferrandola. -Ne ho veramente bisogno.- aggiunsi in un sussurro. - Ha qualche malattia strana tuo zio?-
- No. E' sano come un pesce. Vai tranquillo. Anche perchè mi manca la terza parte della notizia. Ed è la peggiore.-
Mandai giù il liquido bollente per tre volte. Due per Potter e per Weasley che avevano fatto carriera al posto mio, e la terza per la batosta in arrivo. Non avevo ancora finito di bere quando Theodore iniziò a parlare.
- Hermione Granger è appena stata assegnata all'Ufficio Regolazione e Controllo delle Creature Magiche.-
Sputai in un colpo tutto il liquido che mi era rimasto in bocca: - COSA?-
- Cosa che?- si voltò pure il vecchio Nott. - Così mi spaventi gli uccelli, giovine!-
- Gli stavo raccontando della babbana amica di Potter al Ministero.-
- Ah, brutta storia già. Quella bastarda in due anni passa all'Ufficio Applicazione della Legge sulla Magia e impone i matrimoni con i babbani. O ci manda tutti in confino. Bisognava ucciderli per primi, quelli come lei. Non lasciarli in libertà. Sono i più pericolosi.- e detto questo uccise con un colpo fuoriuscito dalla bacchetta una lepre di passaggio. - Va a prenderla, Bernard! Quella si che è buona!-
Bevvi un'altro po' dalla fiaschetta.
- Ti vuoi ubriacare?-
- Non sarebbe una brutta idea.- Poi scoppiai a ridere, senza un apparente motivo. - Il trio al Ministero! E io che fra un po' faccio la fame... Cosa è successo?-
- E' successo che abbiamo perso la guerra, caro mio. Comunque ho anche notizie sui nostri compagni serpeverde alleatisi con i vincitori. Vuoi sentire?-
- Dai, roviniamoci.-
- Zabini ha avuto un impiego di rilievo alla Gringott. E' probabile che lo mandino presto a presiedere una filiale in Italia, dove ha alcuni parenti da parte di padre che lo possono piazzare molto bene, anche se i loro rapporti con la madre non sono ottimi, comunque...-
- Almeno si leva dai piedi.-
- Pansy Parkinson si allena a fare la brava futura mogliettina. Peccato che non sia ancora fidanzata e, anzi, Daphne Greengrass mi dice che piange ancora per te. E' scoppiata in lacrime quando Tracey Davies, che adesso è guaritrice apprendista al San Mungo, le ha detto del matrimonio della Abbott e di Paciock, e ha iniziato a rivolgere una serie di improperi nei tuoi confronti.-
- Aspetta, vai piano... Paciock e la Abbott?-
- Sì, me ne ero dimenticato. Subito dopo la scuola. Ma credo che non abbiano ancora trovato casa. Qualcosa mi fa intuire che vivano dalla nonna di Paciock.-
- Ah, questo è più a Paciock-dimensione. Grazie. E...hai sentito Daphne?-
- Sì. Si è messa con Zabini subito dopo la scuola. Ma i suoi non vogliono che vada in Italia. Lei è innamorata persa, dubito invece che lui ricambi...-
- E Astoria?-
- Astoria finirà la scuola circondata di bei ragazzi. Che ti devo dire, te la sei fatta sfuggire... Tu con le ragazze che fai?-
Sogghignai. - Le ragazze... Non ho tempo per le ragazze.-
- Io adesso parto, sai. A inizio settembre.- disse, tutto esaltato, senza che nessuno glielo avesse chiesto.
- Parti? Perchè?-
- Be', vado a fare il tradizionale giro del mondo dopo i MAGO. Starò via un anno. Non sono partito prima perchè volevo vedere se qualcosa sarebbe migliorato nel processo di mio padre, ma... Tanto vale partire e pensare ad altro. Tu non lo fai?-
- Mio padre me l'aveva proposto, subito dopo la scuola. Mi aveva detto che me lo meritavo, se volevo. Ma ho rifiutato. Non...non avrei lo spirito per farlo.-
- Se ti va puoi venire con me. Almeno per un periodo.-
- No. No, non avrebbe senso. Devo stare con i miei.-
Fummo interrotti dal grido di trionfo di Herald, lo sterminatore della fauna dell'isola di Anglesey.
- Ah! Un gabbiano! Maledetti, mi cagano su tutta la casa!-
 
Entrai nello studio che era appartenuto a Cygnus Black. Una stanza lunga e scura, le pareti laterali ornate da una fila di mezzibusti degli antenati della famiglia e un grande quadro tondo, al fondo, contenente un ritratto di Phineas Nigellus Black, proprio sopra l'ampia scrivania. Mio padre era in piedi, con le braccia aggrappate ad essa, rivolto di schiena.
- Padre?-
Non si voltò.
- Padre, dovremmo andare da quel Tangles, avevi detto per le quattro e mezza...-
- Non ci andiamo, Draco.- Finalmente si voltò, l'aria greve.
- Perchè? Non può?-
- Non funzionerebbe. Non concludiamo più un affare da mesi. Hanno soci migliori di noi.-
- E allora cosa vuoi fare?-
- Draco, la causa per riavere la casa, i mobili, i gioielli di tua madre è ancora in corso. Dubito che arriverà mai alla fine, e anche se fosse, sarebbe difficile vincerla. Se continua così... Ho deciso che ce ne andiamo.-
Rimasi fermo, in attesa che chiarisse, che smentisse. - Dove?-
- In Francia abbiamo dei lontani parenti, ma il paese è stato troppo coinvolto nella guerra contro il Signore Oscuro. Si era alleato con l'Ordine, non... Non avremmo una sorte migliore lì. Pensavo alla Russia. Almeno, se tu avessi mai dei figli, un giorno, potresti mandarli a Durmstrang, non è lontana. E in Germania e Repubblica Ceca ci sono troppi Mangiamorte fuggiti, troppi conti con il passato.-
- Mamma lo sa?-
- Sì, certo. L'ho deciso insieme a lei. Stiamo ancora un mesetto o due per vedere come va.-
Annuiì leggermente con la testa, combattuto tra il desiderio di una vita nuova e il ricordo di quella passata. - Sono cresciuto qui.- mi venne da dire, come per farglielo notare.
- E dove credi che sia cresciuto io? E poi sei cresciuto a Malfoy Manor, non qui. Questa vecchia casa sta stretta pure a tua madre.-
- Va bene.- rimarcai, come per convincere me stesso. In fondo, non avevo nulla da perdere, al massimo da guadagnare. In Russia i purosangue erano ancora al governo, noi saremmo stati accolti come dei martiri.
Nei giorni successivi cominciai ad assaporare l'idea del nuovo inizio, fosse stato a Mosca, San Pietroburgo, Volgograd o nel centro della Siberia.
 

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Capitolo 18
*** In fondo, ogni anno c'è il Natale ***


Hello signori! Eccomi con un lungo capitolo, che segna una svolta importante per Draco... Capirà cos'è l'amore?
Per 979: anch'io sono contraria alla caccia per puro divertimento, però adoro lo zio Herald, cacciatore sgangherato senza british-cavallo e con il maggiordomo Bernard al posto del segugio! Comunque la maggior parte dei cacciatori che conosco si magna tutto quello che prende, quindi in questo caso gli concedo l'attività per un po' di succulenta carne!  Quanto al nuovo capitolo, è ancora più triste del precedente, ma è un passo importante per gli eventi finali...
Per Laban: sei incredibile, grazie mille davvero! Sono molto contenta che ti piaccia anche la mia "prosa" (fa molto letterato che se la tira dire così, perciò lo metto tra virgolette...). Un bacione e alla prossima (poesia o capitolo!).
Per Vera Lynn: e io ringrazio tantissimo te per la tua lettura assidua e per aver messo la storia tra le preferite! Adesso inizia la spirale finale di eventi... Ancora pochi capitoli e siamo alla conclusione!
Per Hayley_Gin91: fa sempre piacere vedere nuovi lettori! E poi, leggere le storie d'un fiato è sempre la maniera migliore! Per Astoria...la vedremo citata in questo capitolo e presente nel prossimo. Doveva pur ricomparire, no? Un bacio! E buona scuola, compare! Anch'io oggi ho ricominciato...


Capitolo XVII - In fondo, ogni anno c'è il Natale
.
 



Rientrai a Grimmauld Place tardi, verso sera, dopo essere stato alla Gringott a sbrigare alcune commissioni per conto di mio padre. Stava cominciando ad avere sempre più fiducia in me, ad affidarmi mansioni che normalmente non avrebbe lasciato ad altri se non a se stesso, a trattarmi da suo pari. Ero diventato un adulto anche per lui, finalmente.
Trovai i miei genitori che parlavano fitto nel salotto che precedeva la sala da pranzo. Mia madre si voltò appena mi vide entrare. Aveva una lettera di pregamena scura in mano.
- Torniamo a casa, Draco, stasera stessa.- Aveva gli occhi lucidi.
- C-come avete...?-
- Tua madre ha scritto a Potter.- Mio padre la guardava con un misto di amore sconfinato e di rimprovero. - Ma è l'ultima volta che dovrà fare una cosa del genere, vero quanto la lampada di Aladino.-
Lei sorrise. - Vengo su ad aiutarti a prendere la tua roba. Prima ce ne andiamo, meglio è.-
Con lei in camera mia rimasi in silenzio, cercando di sembrare indaffarato a raccogliere i vestiti. La realtà è che ero combattuto tra il desiderio di parlare di ciò che aveva fatto e quello di dimenticare per sempre Harry Potter e i debiti che avevo con lui. Alla fine non riusciì a trattenermi.
- Potter ha una fiorente carriera al Ministero. Così mi ha detto Nott.-
- Immagino. Ecco perchè ora abbiamo di nuovo una casa.-
Continuai a fingere indifferenza, spingendo una giacca all'interno della valigia.
- Ti ha salvato la vita, vero?-
La domanda mi lasciò senza fiato. - Ti ha detto che...?- sbottai, ormai allo scoperto.
- No. No, è che... L'ho pensato.-
La fissai, incapace di dire altro.
- Draco, tu non devi sentirti inferiore a nessuno. Non sei inferiore a nessuno.- continuò, come se mi avesse letto nella mente.
Mi sedetti sulla sponda del letto, accanto a lei. - Lo dite voi, perchè siete i miei genitori.- sussurrai.
- E anche se te lo avesse detto altra gente, tu devi crederlo? Chi te l'ha detto? Qualche mezzosangue? E' del loro giudizio che ti fidi? Credevo che li reputassi meno intelligenti.-
- Madre, Potter ha salvato se stesso e anche me, e ora è al Ministero a far carriera, cosa dovrei pensare?-
- Potter ha ucciso il Signore Oscuro.-
- Non è quello il punto.-
- Draco, io gli sono immensamente grata per il fatto che ti abbia salvato. E dovresti esserlo anche tu.-
- Lo sono! Per forza, ma...Preferirei non esserlo. Tutto qui.-
Mi passò una mano sul volto. - Non ti sentire inferiore a nessuno. Mai. Essere grati è diverso dall'essere inferiori.-
- Io mi sento inferiore a mio padre.-
Ecco. L'avevo detto.
Lei spalancò gli occhi. Aveva sempre saputo tutto su di me, capito tutto, ma quello no. Quello non l'aveva mai visto nessuno.
- Ne possiamo parlare in un altro momento, per favore?- continuai, alzandomi in piedi. - Ora voglio solo andare a casa.-
Lei mi afferrò la mano, come per cercare di riportarmi a quella conversazione. Mi divincolai, presi la valigia e mi diressi in fretta verso la porta. Lei, impossibilitata a fermarmi con la forza, lo fece con le parole.
- Ancora adesso, Draco? Voglio dire...dopo tutto quello che è successo?-
Che cosa intendeva? Si stava riferendo al momento in cui avevo visto mio padre catturato, sconfitto? A quando avevo scoperto che era debole, anche lui?
Lei mi guardava con i suoi intensi occhi azzurri.
- Perchè dovrebbe essere cambiato qualcosa?- risposi, - Tra me e mio padre?-
- Io non mi sono mai accorta di nulla...- disse a bassa voce, continuando ad osservarmi, come se cercasse di capire il motivo di quel suo errore. Si stava silenziosamente rimproverando. - Lui ti ha parlato. Me lo ha detto, dopo la battaglia. Ha avuto paura, voleva parlarti, temeva di non... Non importa.- Si bloccò, come se si fosse accorta di aver detto troppo.
- Temeva cosa?-
Lei pensò un attimo, come se stesse soppesando ciò che aveva da dire. - Temeva di non esserti stato abbastanza vicino. Di aver pensato solo a se stesso durante la prigionia, mentre tu soffrivi. Aveva capito che c'era qualcosa... L'aveva capito lui.-
Sollevò di nuovo lo sguardo verso di me, come per chiedere conferma di ciò che aveva detto. Sembrava spaventata e triste. Credevo di sapere il motivo di quell'espressione. L'argomento della mia confessione era qualcosa che esulava dalla guerra, dalle nostre sofferenze, era un sentimento più profondo e radicato, un tormento antico e difficile da estirpare. Qualcosa che era passato nascosto e inosservato in tempi migliori e che invece era emerso non appena le condizioni difficili avevano sollevato il tumulto di sensazioni.
- Forse è solo che sono tanto...stanco... E allora mi sembra tutto più difficile...-
- E' normale questo. Credo, Draco, che ci siano cose che non ci saremmo mai detti se non fosse successo nulla di tutto ciò. Cose a cui...non avremmo nemmeno pensato. E adesso invece ci pare tutto complicato, tutto impossibile, tutto doloroso. Mi capisci?-
Annuiì. - Sì, non ne parliamo più.-
- Non ho detto questo.-
La sua frase mi fece presagire il pericolo, ciò che più avrei voluto evitare. - Tu non glielo dirai, vero?-
- Draco...-
- Tu non glielo devi dire!-
- Tu non lo farai mai...-
- Ti ho detto che non devi dire nulla! Stanne fuori! Per favore...- giunsi a supplicarla. Mi avviai fuori dalla stanza, ma venni di nuovo fermato.
- Draco...-
Mi voltai, ancora una volta.
- Tu vorresti andare via lo stesso? Anche se abbiamo di nuovo il castello?- Vidi dal suo sguardo che lei non avrebbe voluto, ma che sarebbe stata pronta a sacrificarsi comunque, per me, come aveva sempre fatto. Avrebbe dato la vita per la mia.
Mi fermai un attimo. Non avevo pensato a questa eventualità. A partire lo stesso, comunque, a dimenticare tutto. Assaporai nuovamente l'idea, bellissima e cullante, come quel giorno in cui mio padre mi aveva annunciato la sua intenzione.
- Forse sì.- dissi, alla fine.
- Potremmo vendere il maniero. In fondo... non è più lo stesso, giusto?-
Annuiì di nuovo. - Ma mio padre?- Dubitavo che lui potesse essere d'accordo.
- Potremmo anche non venderlo. Potremmo andare soltanto...via.- Mi preoccupò il modo in cui lo disse. Impaurito e malinconico. - Draco, ascoltami.- continuò, - Se non ce la fai più, dimmelo, e noi andiamo.-
Annuiì ancora una volta. 
- Non dire nulla.- ripetei.
 
Tutti sogniamo di rivivere il Natale di quando eravamo bambini, tutti gli anni succede e sempre rimaniamo delusi. Perchè c'è quel momento nella nostra vita, quel periodo infelice che si mangia il Natale, le decorazioni, l'apertura dei regali, il fuoco nel camino e la famiglia, se li inghiotte mentre noi pensiamo ad altro e trascuriamo la festa, nella beata convinzione che prima o poi tutto tornerà come una volta. Potevo far ricorrere l'ultimo mio vero Natale a ben tre anni prima. Per questo, per un po' mi ero illuso, poi mi ero reso conto di non essere più un bambino e di aver smesso di guardare incantato la neve dai vetri delle finestre.
Parevano perfettamente coscienti di ciò e poco intenzionati a tornare indietro anche i miei genitori, mentre consumavamo uno squallido pranzo natalizio in una grande stanza priva di ornamenti. Non sapevo nemmeno se potermi considerare a casa.
- Domani allora partiamo per Salamanca.- esordì mio padre, forse per rompere il silenzio irreale che si era creato.
Salamanca, cittadina spagnola quasi al confine con il Portogallo era uno dei luoghi più rinomati, oltre a Diagon Alley, per la fabbricazione di bacchette. Si accedeva al quartiere magico Calaveranas tramite un passaggio nell'antica biblioteca dell'università. Già io e mia madre avevamo comprato dal fabbricante Royal Madera le nostre nuove bacchette, dopo la battaglia, non potendo più rivolgerci a Olivander per ovvi motivi. Ora, anche il divieto dall'uso della magia che il Ministero aveva imposto a mio padre era scaduto, e lui smaniava dal desiderio di poter tornare finalmente ad essere chiamato mago.
- Io non vengo- mi ritrovai a dire, quasi senza saperne il motivo.
Mio padre inarcò le sopracciglia. - Non dire idiozie, ovvio che vieni. Perchè mai non dovresti?-
- Devo lavorare a quell'affare con Hoover.- 
- Avevi detto di aver già letto tutte le carte.-
- Devo ricontrollare.-
Lui sembrò soddisfatto, o, per lo meno, finse di esserlo. - Va bene.- annuì.
- Draco, oggi è Natale, questi giorni li passiamo insieme...- intervenne mia madre.
- Starete via solo due giorni.-
- Non se ne parla, Draco...-
- Madre, ho diciannove anni, posso anche sopravvivere a delle vacanze senza di voi!-
- Non tollero che tu non porti rispetto a tua madre, Draco.- sibilò mio padre, adirato.
- No, lascia stare, Lucius. Stai qui a occuparti dell'affare. Spero che al nostro ritorno vorrai dirci che ti prende.-
Lei mi fissò con un viso questa volta pieno di rabbia, di delusione, un viso che raramente avevo scorto in lei, forse mai. Finimmo di mangiare in silenzio.
Il Natale di una volta non torna mai. Bisogna stare attenti quando lo si perde, perchè ritrovarlo è impossibile. Bisogna continuare a essere bambini, non oltrepassare mai la soglia della vita adulta, specialmente quando si presenta in modo tanto evidente quanto un tatuaggio sull'avambraccio sinistro. Bisogna sorvegliare e cogliere il momento in cui il Natale smette di essere calore e diventa solo nebbia e gelo, e riportarselo subito indietro, così com'era, senza perder tempo ad aspettare, a sperare, a rimandare.
 
Dietro la vetrina di un negozio giravano lentamente vari carillon di porcellana. Uno con la forma di una vecchia giostra di cavalli, con i piccoli che scendevano e chiedevano alle madri di poter tornare sopra. Uno con il meccanismo invisibile, costituito da minuscole civette bianche in un volo circolare. Uno in una sfera di neve vorticante. Un'altro ancora con una ballerina, alcuni con vomitevoli gattini miagolanti, un'ultimo con una bambolina che sembrava vera. Alcune bambine erano immobili con il naso schiacciato contro la vetrina, nella speranza che i genitori si decidessero ad acquistare pezzi che sembravano antichi e pregiati, e intanto canticchiavano tra sè e sè la melodia che proveniva da quelle carole natalizie.
La via innevata era piena di maghi, famiglie, innamorati, vecchi con i loro nipoti, elfi in commissione davanti ai padroni, giovani da poco diplomati, gruppi di amici di ogni età. Il 27 dicembre 1999 Diagon Alley pareva all'apice della sua vitalità.
Io ero osservatore di questa sua vita.
Distaccato.
A tratti un po'... Nostalgico?
No, forse in quel momento ero solo distaccato. Impassibile.
Se non mi andava di pensare, non pensavo.Ero sempre stato un buon occlumante.
Così la mente era vuota, calma, libera di guardare, di portare gli occhi a muoversi in tutte le direzioni, i passi a posarsi su ogni altra orma.
Entrai al Ghirigoro e iniziai, inosservato, a curiosare nel reparto riservato ai libri di Magia Oscura. Un tempo l'avrei potuto fare più liberamente, ma ad ogni modo i giorni natalizi erano perfetti per non essere riconosciuti da nessuno, in mezzo alla folla. Accarezzai le belle rilegature. Emanavano potere al solo tatto. Apriì alcuni volumi e ne sfogliai le pagine, leggendo qua e là tra le righe. Un giorno forse avrei anche potuto ricostituire la collezione paterna, allora completamente sequestrata.
Uscitò di lì, mi recai da Madama McClan e mi fermai a guardare alcuni completi scuri. I miei mi avevano invitato ad acquistare un regalo di Natale. Eravamo Malfoy, nelle attuali ristrettezze economiche avremmo comprato poco, ma mai di qualità inferiore. 
- Hai bisogno?-
Notai come la commessa si fosse rivolta a me dandomi del "tu", nonostante sapesse benissimo chi fossi. Pareva inoltre piuttosto seccata dal movimento delle mie mani sugli abiti. Iniziai a toccarli e rivoltarli con ancora più foga, per il solo gusto di vederla sudare e scalpitare.
- Devo acquistare un completo scuro per una festa.-
Lei si mosse verso una pila di abiti più vecchi.
- Un bel completo.- precisai, stizzito. La ragazza tornò indietro.
- Di che colore?-
- Nero. Blu. Quello che vuoi, fammeli vedere tutti.-
Mi piazzò malamente tra le braccia una decina di tessuti impilati. - Il camerino è di là.-
Posai lo sguardo su un uomo elegante che si stava facendo aggiustare l'orlo, poco più avanti.
- Voglio quello.-
- Non c'è più la taglia, mi dispiace.-
- E allora me lo farete con del tessuto nuovo. Quanto viene?-
- Quattrocento galeoni. E novanta falci per cucirlo.- Ero convinto che avesse esagerato apposta.
- Non ti dovrei dare neanche una falce per come lo cucite voi. Ma ho fretta. Ottanta falci e consegna entro tre giorni.- Avevamo effettivamente ricevuto un invito per la festa di Capodanno dei Parkinson, avevo assoluto bisogno di una nuova tenuta.
- Siamo pieni di lavoro in questo periodo.-
- Ho detto che mi serve, hai capito? Ottantacinque.-
- In periodo natalizio le richieste...-
- Va bene, novanta! E vedi di farlo in modo decente.-
- L'acconto...-
- Tieni! Metti a nome Malfoy.- Le mollai più di quanto non fosse necessario e usciì nuovamente nella strada, deciso a calmarmi con una burrobirra.
Mi sedetti ad uno dei tavoli del caffè Casimiro, locale che aveva sostituito la vecchia gelateria di Florian Fortebraccio.
Vidi davanti a me Harry Potter e Ginny Weasley.
Ormai sarebbe stato troppo tardi per andarsene, ma forse non ne avevo nemmeno voglia.
Potter passò una mano tra i lunghi capelli rossi della Weasley. Le disse qualcosa. Lei rise.
Ecco qualcos'altro che Potter aveva e da cui invece io sarei stato per sempre escluso. Mi trovai ad invidiarlo più che mai. Stupidamente.
Stupidamente mi resi conto che la barriera mentale era crollata, che i nervi erano di nuovo liberi ed esposti, che in quel momento osservare la vita che mi era preclusa sarebbe stato controproducente.
Io non potevo dire nulla a nessuno. Non potevo fare in modo che alcuna persona facesse parte del mio mondo. Avrei sempre mentito e sempre sarei stato solo.
Sempre le sarei stato lontano.
Per quello non avevo più pensato a lei, ad Astoria.
Potter la aveva. Io no.
Aveva il Ministero, aveva una ragazza accanto, aveva la vita. La vita normale. La vita giusta.
Non sarebbe dovuta andare a finire così.
Draco, cosa ti prende?
Vattene, alzati e vattene.
Iniziò a nevicare. Sorseggiai la burrobirra, ormai troppo preso da quel gioco malinconico per potermene andare.
Ero diventato debole, davvero, come diceva Pansy. Pansy, già. Un'altro sogno di tempo trascorso.
La Weasley si girò. Potter la seguì con lo sguardo. Mi vide.
Feci un cenno di saluto. Che avrei dovuto fare?
Chiesi il conto e rimasi a fissare la superficie un po' sporca del tavolo. Giocherellai con le gocce condensate lasciate dal bicchiere, disegnando strane forme. Pensando alla via, ai carillon, ad una ragazza bionda a cui avevo rinunciato. Che avevo lasciato andare per una strada diversa e più fortunata.
Lasciai più zellini di quanti ne dovessi e mi alzai. Non avevo finito la burrobirra.
Diagon Alley era estranea. Potter e la Weasley lo erano.
Fissai la mia immagine contro la vetrina di quei carillon. Non comprendevo se mi trovassi davanti ad un volto troppo straniero o troppo conosciuto.
Probabilmente la seconda, pensai, considerando che gruppi di persone mi sfrecciavano attorno come se fossero immagini sfocate, in movimento, e io ero solo, al centro, a fissarmi nella vetrina, a fissare quello che non sarei stato.
Rimanevo io.
Mi allontanai da Diagon Alley per recarmi nella casa vuota. Circondato da me e dai miei segreti.
Avevo lasciato Astoria. Perchè era stato inevitabile, necessario. Ora lasciavo tutto. Perchè lo era. Necessario. Inevitabile.
Sei diverso Draco.
Il Natale non torna più. E non torna più il passato.
Hai perso il giro. Il treno su cui gli altri sono saliti. Prendine un'altro e prova, anche se fa male, anche se il ricordo non se ne va e rimane lì a galleggiare, come se si prendesse gioco di te e della tua felicità.
Il Natale non torna più. E non torna più il passato. Anche se tenti, anche se lo insegui disperatamente.
 
Tu, Astoria, vivi, ora. Ne sono sicuro.
Io non vivo più.
Avevo paura di morire, sai. Ma adesso mi rendo conto che è come se fosse successo davvero.
Sono distante, Astoria.
Prendimi la mano e aiutami. Riportami lì con te, dove vivono i vivi. Loro mi hanno escluso. Tu sola puoi aiutarmi.
Lo sai, vero, Astoria?
Ma ora lo hai dimenticato. Lo hai dimenticato che ti amavo, perchè non te l'ho mai detto.
Non importa, Astoria. Sei in una realtà a cui io non ho più accesso. Ricordami, soltanto questo chiedo. Ma tu non conosci, non odi di me, nella tua reggia dorata.
Spero veramente che sia dorata. Me ne sono reso conto da poco, che ti voglio felice.
Astoria, ricordi? Hai saputo? Hai saputo che ti amavo?
No, ne sei beatamente ignorante. Innocentemente. Non avevi alcuna colpa se non quella di essere troppo bella e troppo giusta con me.
Non chiedevi, ma desideravi e soffrivi.
Desideravi come ora desidero io.
Eri perfetta, Astoria, ma io non lo ero più. Come facevo? Come potrei, ora?
Ti ho lasciata, ti ho lasciata libera di andare via. Di vivere quella vita un po' anche per me.
Vorrei dimenticarti. Dubito di riuscirvi. Vorrei dimenticare tutto, ma diciannove anni sono davvero troppi, non si possono lasciare al vento come se nulla fosse.
Vivi, Astoria, vivi e corri lontana. Fa' quello che non posso io. Non te lo dirò mai di averti amata, come le mille cose che non ti ho detto.
Vai. Non importa.
Astoria, tra le mille cose che non ti ho detto non saprei sceglierne una più importante.
Erano il tuo prezzo. Le mille cose da pagare per averti, preziosa come sei.
Ma io non potevo permettermelo, capisci?
Non mi rivedere più, non mi sognare. Va' avanti e lasciami indietro. Dimentica che ti amavo, non saperlo mai, mai, Astoria mia.
 

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Capitolo 19
*** Dialoghi di un anno nuovo ***


Per zamby88: Astoria torna...adesso! Goditi il capitolo!
Per 979: grazie mille. Non prometto per questo capitolo ancora grandi eventi riguardo ad Astoria, ma almeno ricompare dopo una lunga assenza!
Per Hayley_Gin91: hai ragione, per Draco sarà molto difficile uscire da questo stato d'animo e sicuramente i ricordi lasciati da questi anni sono indelebili... Però, soprattutto grazie ad Astoria, la vità ricomincerà, prima o poi, ad avere di nuovo un significato. Già nella nuova fanfic che ho appena iniziato a scrivere l'approccio di Draco è completamente diverso. Grazie mille anche riguardo ai dialoghi con Narcissa, sono una delle parti che più mi piace scrivere!




Capitolo XVIII - Dialoghi di un anno nuovo

 

Come regalo di Natale i miei mi portarono un cucciolo di Schnauzer gigante, dal momento che i nostri vecchi cani erano morti l'anno prima, insieme a troppe altre cose.
Avrei preferito mille volte restare a giocare come un bambino con quello che avevamo chiamato Hades piuttosto che recarmi alla festa di Capodanno dei Parkinson.
Tuttavia, come provvide subito a rimarcare mio padre, non potevamo permetterci di perdere alcuna possibilità di occupare ancora un posto, seppur infimo, nella società.
Io continuavo a ripetermi che dovevano averci invitato solo per uno strano senso dell'umorismo.
 
La dimora dei Parkinson era una grande villa del tardo ottocento situata nel Buckinghamshire, non lontano da Aylesbury, con antistante un giardino all'inglese pieno di fiori, piuttosto piccolo in confronto alla mole della casa.
- Il cappotto, signore? Benvenuto a Villa Parkinson.-
Mio padre cedette malvolentieri il costoso soprabito a un disgustoso esserino grigioverde. Da quando avevamo perso Dobby, riusciva a stento a reggere la vista di uno di quei cosi.
- Lucius, ti prego, lo sai come dobbiamo comportarci.- sussurrò mia madre al suo orecchio, quasi dando l'illusione di essere ancora l'aristocratica signora Malfoy, abituata a sparlare dei presenti con suo marito, l'unico degno di lei.
Lui sbuffò, infastidito ulteriormente dalla mia presenza. Odiava che io gli fossi accanto nei momenti in cui mostrava debolezza.
- Draco, non dovresti raggiungere i tuoi amici?-
Sorvolai sull'uso della parola "amici" e mi diressi verso una piccola sala da biliardo magico, dove parevano essersi raccolti i giovani. Le palle colorate si spostavano freneticamente da una parte all'altra del tavolo, aggiungendo un gran fracasso allo sgradevole fumo che riempiva l'ambiente.
- Non pensavo che nella tua casa ci fosse una sala da biliardo.- dissi. Pansy Parkinson era di spalle di fronte a me, avvolta in un elegante abito rosso fuoco. Non si poteva dire che non fosse attraente. Lei si girò di scatto mostrando un ampio sorriso.
Che ipocrita.
- Draco! Non mi ero accorta che tu fossi arrivato! Comunque dimentichi che in questa casa vive anche mio fratello Tristan. O non ti ricordi di lui? Strano, dopo tutto il tempo che hai passato in questa casa...- Aspirò fumo da un elengante bocchino in bachelite, prestatole dal giovane a lei vicino. - Ma è un passato un bel po' di tempo, vero, da quando sei venuto l'ultima volta. Quanti anni avevamo, quindici? Ah, eravamo dei bambini...-
Era cambiata moltissimo. Non bella, ma affascinante e, se possibile, ancora più disgustosa.
- Vieni, ti porto dai nostri vecchi compagni. Hai avuto più loro notizie?-
Mi prese per mano, aumentando ulteriormente il mio fastidio, e mi trascinò in un'altra stanza adiacente, con tutta probabilità una sala da tè, per quanto riuscivo ad intuire attraverso il fumo.
- Ragazzi, da quanto è che non vedete più Draco?- esordì, arrivata ad un tavolino attorno al quale parevano essersi ammassati parecchi dei nostri compagni di Hogwarts.
- Dalla fine della scuola, suppongo.- Blaise Zabini sembrava invece non essere cambiato per nulla. - Draco, caspita... Sei un uomo anche tu, adesso. Hai il privilegio di avere accanto una donna bellissima come nel mio caso?- Accennò alla ragazza bionda seduta sulle sue ginocchia, in un semplice abito bianco, valorizzato dai lunghi capelli. Daphne Greengrass.
- Non ho bisogno di atteggiarmi da uomo vissuto come te, Blaise.- Forse era la mossa sbagliata, perchè per un attimo tutti si zittirono.
- Oh, ancora depresso...?-
- Ma su, parliamo di cosa facciamo ora! Come probabilmente sai, Blaise vive per la maggior parte del tempo in Italia, ma nelle sue visite periodiche rende Daphne felice! Tracey vive ancora con la sua famiglia, be'...comunque...-
Pansy era una perfetta, oca, padrona di casa.
Notai che Nott non era presente. Non aveva sentito il bisogno di cacciarsi in un nido di serpi.
- Oh, ma guarda, arriva Astoria! Ah, mi ricordo ancora di quando eravate innamorati. Ora lei è fidanzata con Florizel Loss, sono una coppia stupenda. Vedi, è accanto a lei...-
Sapevo bene chi fosse Florizel Loss. Figlio di Will Loss, ex-membro del Wizengamot, attuale direttore sanitario del San Mungo. Un pezzo grosso.
- Piacere, Florizel Loss... Perdonami, tu sei...?-
- Draco Malfoy.-
Il suo volto si riempì di imbarazzo. I Malfoy erano stati, un tempo, una famiglia potente come la sua. Si erano però spinti troppo in là. La stessa cosa sarebbe potuta accadere anche a lui.
Era una questione di calcolo.
- Un gran peccato, vero?- Zabini sentì di nuovo l'irrefrenabile impulso di intervenire. - Draco aveva così tante potenzialità. Ora potrebbe avere un posto al ministero e tra due anni sarebbe stato, che ne so, nominato a capo dell'Ufficio per la Cooperazione Magica Internazionale. E invece cosa fai, scusa, Draco?-
- Mi occupo degli affari di famiglia.-
- Perchè, avete ancora soldi?-
Mentre le risate degli altri mi risuonavano nelle orecchie, mi lanciai con tutta la rabbia e la forza che avevo verso Zabini. Sentii un piatto rompersi di fianco a me. Poi, qualcuno mi tirò via da pavimento, e dal corpo di Zabini. Non ebbi modo di guardare chi fosse, probabilmente doveva essere il fratello di Pansy.
- Sei pregato di lasciare la casa. E' una serata di Capodanno, non un club di pugilato.-
Rosso per la vergona, mi allontanai dalla stanza. Non avevo avuto nemmeno il coraggio di degnare Astoria di uno sguardo. Lei, invece, doveva aver visto tutto.
Dopo aver preso un bicchiere di Whisky Incendiario da un tavolo, mi recai nel giardino, quasi deserto, fatta eccezione per qualche coppietta. Ringraziai che nessuno si fosse curato di controllare che io effettivamente abbandonassi Villa Parkinson. Non avrei avuto il coraggio di presentarmi davanti a mio padre, dopo.
- Devi scusarli. Sono solo degli ignoranti.-
Era Astoria.
- Lo è anche il tuo fidanzato?-
- No. Lui è migliore.-
- Lo dici in un modo squallido. Come se non ne fossi veramente innamorata.-
- Che cosa stai cercando di fare, Draco?- Per la prima volta mi girai verso di lei. Non avrei mai ricordato, negli anni a venire, che vestito avesse indossato. Di sicuro doveva essere meraviglioso, ma il suo volto era più bello. Troppo bello, per non essere comtemplato da solo, senza null'altro attorno.
- Niente. Non importa. Scusami, sono solo arrabbiato.-
Sembrò addolcirsi. - Mi dispiace.-
- Perchè se non suscito schifo, devo indurre al patetismo?-
- Non ti sto compiangendo.-
- Va bene così, non ti preoccupare. Tanto ora parto.-
- Parti?-
- Per la Russia. Proviamo a ricominciare tutto.-
La vidi preoccupata. Triste. - Ne siete sicuri?-
- Che abbiamo più da fare, qui?-
Scosse la testa, incapace di dire qualcosa. Per un attimo, però, mi sembrò che qualcosa volesse dirlo, ma non riuscisse. Forse fu solo un'illusione.
- Buona fortuna.- Le dissi.
- Buona fortuna a te.-
Passai la mezzanotte da solo, al freddo, nel giardino. Per tutta la durata dei festeggiamenti non potei fare a meno di pensare che lei stesse baciando Loss. Dopo, a casa, mi venne un febbrone da cavallo.
 
Il calore emanato dalla tazza di tè bollente non riusciva a farmi sentire meglio, fisicamente o psicologicamente.
- Come stai?- chiese mio padre, appena entrato nella stanza, seguito a ruota da Hades.
Alzai le spalle.
- E' successo qualcosa l'altra sera, a Villa Parkinson?-
- Nulla di che.-
- Non mi mentire.-
Sorseggiai un po' di tè. - Perchè devi sempre essere arrabbiato?-
- Non sono arrabbiato, sono solo...- si appoggiò allo schienale della sedia, senza finire la frase, passandosi nervosamente una mano tra i capelli. Notai alcune ciocche bianche. - Draco, tua madre mi ha detto che vuoi partire.-
- Se a te non dà fastidio.-
- Non abbiamo più denaro, nulla, solo questo maniero e la casa di tua madre. Perchè dovrebbe darmi fastidio? Sarebbe da pazzi restare.-
- E che cosa ne facciamo? Della casa.-
- Per ora non vendo. Non ne avrei la forza. Piuttosto, appena starai meglio, dovrai cominciare a raccogliere le tue cose. Partiamo tra una settimana per Volgograd.-
Mi sentii crollare il mondo addosso. Una settimana era veramente troppo poco. Dovetti rivolgere a mio padre uno sguardo terrorizzato.
- Non ha senso, Draco, rimanere.- Rimase in silenzio un po', fissandosi le dita. Poi si alzò, prendendomi la tazza da cui avevo finito di bere. - Ti voglio bene. Lo sai, questo, vero?-
Mi coricai di nuovo sul cuscino del divano, preso improvvisamente dal torpore del sonno. Le palpebre mi si chiusero prima che potessi accorgermene, dandomi accesso ad un mondo onirico di ricordi, la maggior parte dei quali dolorosi o amari. Mi parve di sentire che qualcuno stesse adagiando una coperta sul mio corpo.

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Capitolo 20
*** Cicatrici e tane di lupi ***


Curiosi di vedere cosa accadrà, cari lettori? Ditemi cosa pensate del capitolo, alla prossima!
Per whatsername84: penso che potremmo creare un'associazione anti-Blaise. Per fortuna d'ora in poi Dracò eviterà la sua presenza... E per noi tutti è una liberazione! Un bacio!
Per zamby88: grazie mille! Ora però il nostro amico si darà una mossa...ed era ora! Bacioni.


Capitolo XIX - Cicatrici e tane di lupi
 

Disegnava linee nere sulla mia pelle diafana. Era come se l'avesse fatta diventare ancora più trasparente. Potevo vedere vene verdi e buastre pulsare attraverso quella che era diventata una membrana sottile, come se ardessero dal desiderio di dare vita a quel misterioso simbolo di oscuro potere. Sì, era vivo. Io ero vivo. Potevo vedere i muscoli del mio braccio, le ossa, l'intima sostanza, potevo vedere attraverso me stesso ed il mondo. Mi sentivo forte. Ero un uomo, finalmente. Da quel momento avrei potuto godere del rispetto dovuto a un Malfoy.
Avrei conquistato onore ai suoi occhi. Sarei diventato potente. Avrei vendicato e liberato mio padre. L'avrei fatta pagare a quei luridi mezzosangue, a Potter.
Ero un uomo.
Passai le dita attorno al marchio, stando attento a non toccarlo, sfiorando solo la sua magia antica e oscura. Con quello sarei potuto diventare padrone di molte cose. Della volontà, della sofferenza. Della morte altrui. Bruciava ancora, quando me l'avevano impresso a fuoco avevo serrato i denti e cercato disperatamente di non urlare. Però, ora, era lì e io avrei potuto mostrare quanto valevo. Presto la scuola, gli amici, il quidditch, tutta la farsa sarebbe andata in fumo. Avevo un compito, una responsabilità, e l'avrei portata a termine. Dopo quello, Piton non sarebbe stato più di un verme in confronto a me.
La porta si aprì lentamente. Mia madre era in piedi, pallida come un cadavere. Dietro di lei, mia zia Bellatrix, che mi aveva accompagnato di nascosto, durante quella notte, dal Signore Oscuro. Mia madre non ne sapeva nulla. L'avevamo tenuta fuori da quell'accordo, lei sospettava, ma Bellatrix le aveva sempre impedito di sapere. Quella notte, quando Lui mi aveva chiamato, non le avevamo detto niente. L'avevamo lasciata dormire.
- Fammelo vedere.- Era un tono che non aveva mai usato prima. Non lasciò che nessuna espressione turbasse il suo volto.
Le porsi l'avambraccio sinistro, e un sorriso si dipinse inconsapevolmente sul mio viso. Lei prese la mia mano. Osservò il simbolo tatuato, per la vita. Mi diede uno schiaffo sonoro sulla guancia. La guardai allibito, ma lei si voltò, furiosa, verso Bellatrix.
- Che cosa gli hai fatto? Che cosa, dimmelo!- Urlava tanto che la sua voce suonava roca.
- Vedi. Ecco perchè non ti ho avvisata, Cissy. Immaginavo che avresti reagito in questo modo.- Era uno spettacolo strano vedere mia zia, pazza dopo il soggiorno ad Azkaban, così calma, e mia madre invece fuori di sè.
- In questo modo? In questo modo, Bella! Tu hai preso mio figlio e l'hai fatto diventare un Mangiamorte! Come dovrei reagire?-
- Comportarti come Draco e mostrarti un po' più fiera.- Sorrise, piena di orgoglio e di speranza per le sorti future della famiglia.
- Non mi parlare di Draco!-
- Strano, pensavo che fosse lui l'argomento.-
- Ha sedici anni, Bella, sedici! Che cosa vuoi da un ragazzino di sedici anni? Che cosa vuoi da mio figlio? Tu non ti dovevi permettere di toccarlo, è mio figlio, non il tuo!-
Mi alzai dal letto. Le toccai il braccio. -Madre...-
Un altro sonoro schiaffo fu la risposta.
- Pazzo!-
- Non sono più un bambino, madre. E ormai ho un compito.- Sibilai, a mia volta pieno d'ira nei suoi confronti.
- Un compito? Di cosa stai parlando?-
Si voltò, completamente disorientata, verso Bellatrix. - E' il Signore Oscuro che l'ha voluto, Cissy. Il Signore Oscuro ha dato la possibilità a tuo figlio di dare onore alla famiglia, di riscattare l'errore di Lucius. Se Draco riuscirà ad uccidere Silente...-
- Che cosa?- La voce di mia madre era così flebile che riuscii a malapena a sentirla. Ora sembrava incredibilmente debole, come se avesse esaurito tutte le proprie energie. - Che cosa, Bellatrix...?- ripetè.
- Il Signore Oscuro vuole che Draco uccida Silente per lui. E Draco lo farà. Gli insegnerò tutto io, Cissy. Puoi fidarti.-
- Questo è impossibile...- Mia madre iniziò a vagare per la stanza, prendendosi la testa fra le mani. Non sapevo più se ero ancora arrabbiato per avermi picchiato davanti a Bellatrix o se invece ero spaventato dal suo comportamento.
- E' quello che il Signore Oscuro vuole da lui. Non si può disobbedire a un Suo ordine, lo sai bene. Draco ha tutte le potenzialità per avere successo nella missione. Non fallirà.-
Mia madre si girò ancora verso di me. - Draco...- Sembrava un lamento. Mi pose le mani sulle guance. Le sue erano rigate di lacrime, gli occhi spaventati.
Tolse una mano e se la portò a coprire la bocca, come se questo le potesse impedire di scoppiare. Sembrava che non fosse più in grado di respirare. - Lo vuole uccidere, Bella...-
Bellatrix rise. - Oddio, Cissy, sei sempre la solita...-
- Lo vuole uccidere!- Ritrovò di nuovo la voce per urlare.
- Non dire stupidaggini.- Di nuovo pieno d'ira, mi allontanai dalla stanza dandole una spallata. Ero stanco di essere trattato come un ragazzino sprovveduto.
Con quel marchio avrei dimostrato chi ero, e cosa potevo fare.
 
Tirai giù la manica della camicia, coprendo l'orribile cicatrice rimasta sul mio avambraccio sinistro. Orribile sì, ma mai quanto il tatuaggio che vi era impresso prima. Era stato un sollievo, per me, vedere la pelle rapprendersi lentamente, andando a coprire il marchio di cui ormai non sopportavo più la vista.
Chiusi di scatto l'ultima valigia. Accarezzai la coperta del letto. Mi fermai un'ultima volta ad osservare il cielo dalla mia finestra.
Stavo dicendo addio al luogo in cui ero cresciuto e non sapevo nemmeno se me stessi sul serio rendendo conto.
Chiusi la porta in legno lavorato. Scesi dallo scalone principale trascinando la pesante valigia.
Mio padre mi fissava, silenzioso, presso la porta d'ingresso. Mi avvicinai.
- Sei pronto?-
- Sì.-
- Ci hai impiegato molto.-
Non risposi. Era ovvio che non era quello che voleva dire. Forse mi stava solo rimproverando per aver prolungato il suo saluto al luogo in cui era vissuto per quarantacinque anni.
- Draco...- Mia madre mi afferrò un braccio. - Posso parlarti ancora un secondo?-
- Cissy, che cosa stai facendo, gli parlerai durante il viaggio...- L'odio di mio padre per quella situazione era evidente.
- Solo un attimo, Lucius. Per favore.-
Dopo aver costretto Lucius Malfoy ad arrendersi, mi trascinò nello studio di mio padre. Il luogo che, da piccolo, più mi affascinava e più mi metteva in soggezione. Mi fermai di fronte a un antico e arcigno busto di Brutus Malfoy.
- Draco, guardami.-
Fui costretto a fissare i suoi occhi azzurri.
- Non è più quello che vuoi, vero? Andare via.-
- No, che cosa stai dicendo... Andiamo, è tardi.-
- Non c'è nessun motivo per partire immediatamente. C'è qualcosa che non va. E' dalla festa dei Parkinson che ti comporti in questo modo.-
- Mamma, solo non puoi pretendere che faccia i salti di gioia. E' comunque meglio che restare qui.- Feci per andarmene.
- Draco.- mi fermò, - Draco, se c'è qualcosa che vuoi fare, qualcosa di cui vuoi accertarti prima di partire, allora fallo subito. Dopo potrai soltanto rimpiangerlo.-
- Che cosa vuoi dire...?-
- Ti sto solo dicendo di non fare un errore di cui potresti pentirti.-

Sen Ostell è l'invisibile borgo magico confinante con la cittadina babbana di St Austell, nel distretto di Restormel, in Cornovaglia. Come si può arguire dal nome, nell'antico paese è ancora il uso il cornico, lingua di cui tutta la famiglia Greengrass era a conoscenza. Essi abitavano in un'antica dimora medievale, memori forse del tempo in cui dovevano essere stati i patroni della contea. La famiglia vantava di essere discendente da Sir Dinas Siniscalco di Cornovaglia, un presunto (per loro certo) cavaliere di re Artù. 
Quando presi in mano il pesante batacchio della porta, pensai solo a farmi coraggio e al fastidio dipinto sul volto di mio padre quando lo avevo pregato di lasciarmi ancora una settimana di tempo. Quando invece l'elfo domestico mi presentò a Stephania Wilkes in Greengrass, mi resi conto di essere in procinto di umiliarmi.
- Draco, vero? Daphne mi ha parlato di te. Vuoi che vada a chiamarla?-
- Veramente avrei bisogno di parlare con Astoria...-
- Ah. Certo. La chiamo. Aspetta un attimo qui. Tibby, prepara immediatamente del tè per il signor Malfoy.-
La signora Greengrass doveva aver sperato che io non le chiedessi di Astoria. Rimasi fermo nell'ampio salone, con le pareti tappezzate di magnifici arazzi raffiguranti alcune note leggende inglesi.
- Sono belli, vero? Mio padre ha una cura maniacale per quelli. Risalgono al dodicesimo secolo. Comunque tu devi essere Draco Malfoy, vero? Io sono Timon Greengrass.-
Era un uomo di circa una trentina d'anni, con i capelli castani e gli stessi occhi verdi delle ragazze.
- Non sapevo che Daphne e Astoria avessero un fratello.-
- Be', sono nato nove anni prima di Daphne, è normale che tu non mi abbia mai visto. Per lo meno, non a Hogwarts.-
- Di cosa ti occupi?-
- Sono obliviatore al Ministero. Ma spero di avere presto una promozione. Ora però non ti disturbo, goditi la tua tazza di tè. Eh, sì, quasi dimenticavo... Ricorda che la piccola Astoria è molto legata a Florizel Loss.-
Ebbi la sensazione di aver appena compiuto il primo passo verso l'umiliazione totale.
 

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Capitolo 21
*** Non osar dire serenità ***


Signori, ma vi rendete conto che mancano solo tre capitoli alla conclusione? Sono sul punto di porre termine alla mia prima long-fiction, incredibile!
Scusate lo sfogo iniziale e proseguiamo con i ringraziamenti...
Per 979: il flashback sul marchio si è presentato a mo' di lampadina illuminata sulla mia testa. Mi è venuto in mente che era da un po' che volevo inserire quella scena, già perfettamente configuratasi nella mia mente, e ho tratto la prima occasione possibile per scriverla. Sono contenta che ti sia piaciuta!
Per Vera Lynn: spero davvero di non deluderti, le tue parole mi rendono più che felice! Ora vediamo cosa ne pensi delle nuove vicende draconiane... Un bacio!
Per Mimi18: non posso dire che non mi sia mancata la tua presenza, ma ora sono contentissima per il tuo "ritorno", giusto in tempo per il gran finale! E soprattutto mi sono mancate le tue analisi dettagliatissime e più che azzecate della situazione... A volte lo scrittore scrive senza nemmeno rendersi bene conto di cosa fa, preso solo dalla passione e dell'anima dei suoi personaggi, ma il lettore può vedere anche oltre! Le tue recensioni mi aiutano a fare ancora più luce sullo sviluppo della storia, sulle sue dinamiche. Comunque, se non ho sbagliato i calcoli, il piccolo Scorpius dovrà nascere quando Draco avrà 25 anni e Astoria 23 (per Lucius e Narcissa era stato a 26 a 25 anni). Evidentemente i soli sette anni di Hogwarts portano a queste giovanissime età... Quanto al matrimonio, ho ipotizzato un ventidue anni per Draco. Ps: il fan club anti-Blaise è ben lieto di accogliere nuovi sostenitori.
Per Hayley_Gin91: che dire... Leggerai! Onore a chi inventò la suspense, grande tecnica letteraria! Dimmi cosa ne pensi del prossimo capitolo... Un bacione!









Capitolo XX - Non osar dire serenità

 


I Greengrass non avevano un comune giardino. Piuttosto, oltre un gazebo fiorito retrostante la casa, si estendeva un piccolo boschetto nel quale non era difficile incontrare delle fate. Io camminavo di fianco ad Astoria sul terreno in salita.
- Credevo che fossi partito da due giorni.-
- Abbiamo deciso di rimandare di una settimana. Avevamo ancora troppe cose da sistemare. Così ho deciso di passare a salutarti, anche se tuo fratello sembra non gradire...-
- Mio fratello è nero di rabbia per la rottura mia e di Florizel. Pensa che io sia stata una stupida. Sono molto amici, è lui che me l'ha presentato...-
- Tu hai rotto con Loss?-
- Sì, un giorno dopo Capodanno. Era da un mese che i nostri appuntamenti consistevano in imbarazzanti silenzi.-
- Tuo fratello non la pensa così.-
Si fermò, rossa per la vergogna. - Io lo uccido. Pensa che qualsiasi ragazzo con cui parli, ovviamente meno degno del suo amico, voglia portarmi via. Ti prego, perdonami.-
- Perdonare te? Non mi pare che il problema sia tuo.-
- Comunque, cambiamo argomento. Quali sono i tuoi progetti per la Russia?-
- Un grande buco nero.-
Si voltò a guardarmi. Io tenni gli occhi bassi. Mi sembrava di essere estremamente patetico e, soprattutto, inconcludente. Odiavo quella sensazione di debolezza che mi stava accompagnando da qualche anno a quella parte.
- Ma a Volgograd avrai moltissime possibilità...-
- Volgograd non è casa mia. E non so nemmeno una parola della lingua.-
- Allora avresti dovuto prendere almeno qualche lezione. Comunque, tanto finisce tutto in "insky". E tu ti chiamerai Draco Luciusovich o qualcosa del genere...- Sorrise. Quanto adoravo il suo sorriso.
Senza neanche accorgermene le presi le mani. Lei parve spaventata. Aveva una pelle di seta. Mi ricordai la sensazione di passeggiare mano nella mano con lei.
- Astoria, per favore. Io posso dirti tutto quello che non ti ho detto. Ho mentito ma ti giuro che posso rimediare...-
Lei tolse le mani dalla mia presa. Ora era diventata fredda, non sorrideva più. - Avevi detto di essere venuto per salutarmi.-
- Pensavo che si notasse che era una scusa...-
- Allora vai via dalla mia casa.-
- Astoria, ti prego... Dammi la possibilità di...-
- Sei patetico. Siamo stati insieme quando eravamo due ragazzini. E' da più di un anno che non ci parliamo.-
- Lo so, ma non sono riuscito a toglierti dalla mia testa.-
- No, Draco, il problema è che non sopporti che io mi sia fatta una vita normale e tu no.-
Feci per andarmene. Poi mi bloccai. - Sai che ho rimandato la partenza per te? Ma devo essere stato uno stupido, non ne valeva affatto la pena. Faresti meglio a rimetterti con quel Florizel Loss e far contento quell'idiota di tuo fratello.-
Non sentii gli insulti che mi rivolse dietro le spalle.
 
I tre giorni successivi furono un inferno. Mi sentivo sconfitto, umiliato e, soprattutto, senza via d'uscita.
Il dialogo con Astoria mi aveva distrutto. Io avevo continuato a pensare a lei e lei, evidentemente, non aveva fatto altrettanto.
Ero un verme. Un verme e non me ne ero accorto. Mi ero innamorato, come un perdente.
Avevo sempre pensato che, quando avessi voluto avere accanto una donna, sarebbe stato molto più semplice. Qualche uscita, fidanzamento, matrimonio e figli per continuare la stirpe. Mi chiesi se per i miei fosse stato anche così complicato. Probabilmente no, considerando che mio padre non doveva aver avuto nessun motivo di mentire all'amata.
A me invece la situazione stava uccidendo.
Non avevo più alcuna intenzione di partire, avevo la sensazione, l'illusione che se fossi rimasto più a lungo, tutto si sarebbe risolto. Ai miei genitori non avevo detto nulla del luogo in cui ero stato, del motivo per cui avevo deciso di rimanere, ma non ero così ingenuo da pensare che loro non avessero capito. Avevano solo abbastanza pietà da non chiedermi nulla e risparmiarmi la vergogna di doverne parlare con loro.
Poi, il sabato mi arrivò una lettera. Mancava un giorno alla partenza. Era di Astoria. Lapidariamente, mi dava la possibilità di dirle tutto. Il suo tatto le aveva suggerito di evitare i luoghi pubblici, mi chiedeva di incontrarci nel boschetto dietro casa sua, informandomi di un passaggio nel muro di recinzione per non dover incrociare gli sguardi di rimprovero della madre e del fratello. 
Mi recai subito da lei, tramite la materializzazione. Il passaggio era costituito da una porta minuscola, mimetizzata dall'edera, che Astoria e sua sorella usavano da piccole per i loro giochi, con la complicità dell'elfo domestico e ad insaputa dei genitori.
Lei mi aspettava subito dietro, seduta su una sporgenza rocciosa.
Mi costrinsi a superare l'imbarazzo, rendendomi conto che, se non avessi agito subito, l'avrei persa per sempre.
Le dissi tutto, le mostrai la cicatrice sul braccio.
 
- Mi dispiace.- disse alla fine, i bellissimi occhi fissi a terra, ciocche di capelli che le coprivano il viso.
- Perchè hai deciso di darmi questa possibilità?-
- Perchè mi sono resa conto che...sei davvero innamorato. Come avevi detto ad Hogwarts.- Intravidi, attraverso le ciocche bionde, il suo sorriso.
- Tu no?-
- Sì.-
Sentii un enorme peso sollevarmisi dal cuore.
Mi avvicinai a lei. Ci baciammo. Le dissi che l'amavo, che non sarei più partito.
 
- Draco, io non riesco a capirti! Prima vuoi partire, ora no...-
- Lucius...-
- Non nego che mi faccia piacere restare, ma continuo a pensare che...-
- Lucius...-
- ...tu possa avere un futuro solo in un altro paese, qui ormai...-
- Lucius.-
Davanti a quel tono fermo, mio padre si bloccò.
- Sono convinta che Draco abbia dei buoni motivi per decidere di rimanere.-
Lui emise un profondo sospiro. - Va bene. Va bene, restiamo.-
 
Più tardi, rimasi a guardare il prato dietro casa. Mi sembrava che la vita mi stesse di nuovo sorridendo, proprio lì, in Inghilterra, dov'ero nato, dove mi aveva sorriso per la prima volta.
Era una giornata di sole.
- Allora, dimmi chi è questo buon motivo.- Non mi ero accorto dell'arrivo di mio padre.
Trovai il coraggio di dirlo. - Astoria Greengrass.-
- Greengrass. Speriamo che lei valga il cognome.-
- Lo vale.-
- Sapevo che un giorno avrei dovuto fronteggiare questo. Avresti solo potuto scegliere un momento migliore...-
Mi cinse le spalle con un braccio.

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Capitolo 22
*** Il signor Greengrass ***


Scusatemi, questa volta ho impiegato un po' più di tempo per l'aggiornamento! Ma, tra un Machiavelli e un cromosoma, ecco a voi il penultimo capitolo.  Il prossimo sarà molto corto, quindi godetevi questo!
Per  zamby88: Draco ha confessato ad Astoria tutto riguardo al proprio ruolo nella guerra, la missione affidatagli da Voldemort, le proprie sofferenze, il marchio, il destino della famiglia, il tradimento di Narcissa. Le ha detto cose di cui la maggior parte dei maghi non è a conoscenza, le ha rivelato tutto riguardo ai suoi sentimenti. Si è fidato, completamente, di lei, ha sentito di poterlo fare. E questo, per me, è amore. Per questo stesso motivo ho deciso di non scrivere nulla, oltre al lato pratico di un noioso riassunto delle vicende potteriane. E' qualcosa di intimo tra i due, qualcosa che forse è anche meglio solo immaginare. Per quanto possiamo considerarci a conoscenza dei contenuti, le parole rimangono un segreto tra i due innamorati.
Spero di soddisfare la tua curiosità, ora i ruoli si invertiranno e dovrà essere Astoria a fidarsi di Draco!
Per whatsername84: temo di averlo già detto un milione di volte, mettere parole in bocca a Lucius o Narcissa è uno dei miei piaceri più grandi. Ho una strana fissa per i personaggi secondari, io, anche nelle mie stesse storie. Il protagonista è uno solo, e lo amo, certo, ma di tutte le altre figure mi affascina quanto poco sappiamo di loro. Sono un universo aperto. I due Malfoy lo sono nei libri della Rowling e mi piace l'idea di lasciarli così, anche se non nego di poter essere attratta dall'idea di scrivere una long-fic dedicata a loro. Comunque in questo capitolo avremo ancora un po' di Lucius, visto in un'ottica diversa, un po' meno sentimentale e un po' più malfoyesca! Quando si rilassa il nostro amico torna alla sua tradizionale perfidia...
Per 979: per rileggere per l'ennesima volta il mio amore sconfinato per i Malfoy senior, leggere sopra, ihih. Narcissa è una donna, e le donne, in questo, dimostrano sempre una marcia in più. Purtroppo devo annunciare che quella dello scorso capitolo è stata l'ultima, breve, comparsa della signora Malfoy. Ma ho già scritto una one-shot sui Black che ce la mostra un po' di più, in un momento difficile della sua vita. Ora pongo fine alla pubblicità occulta e ti auguro una buona lettura!
Per Hayley_Gin91: tutta la famiglia era combattuta tra il desiderio di andare via e quello, più rassicurante, di rimanere, e Lucius più di tutti. Sapeva che non ci sarebbe stato un futuro brillante, lì, per il figlio ed era pronto a sacrificarsi per questo motivo. Ma il suo tono calmo davanti all'annuncio di Draco fa intuire quanto in realtà fosse in un certo senso sollevato, anche se spiazzato. Alla prossima!






Capitolo XXI - Il signor Greengrass





Era passato un anno da quando io e Astoria avevamo ricominciato ad uscire. Sebbene la mia famiglia non si potesse dire ricca, era riuscita a mantenere una facciata rispettabile, almeno agli occhi dei Suoi ex-seguaci. Le finanze si stavano anche lentamente riprendendo, i maghi con un minimo senso degli affari, ora, non indietreggiavano più davanti al nostro passato. Si sa, pecunia non olet. Io e mio padre avevamo dovuto vendere alcuni nostri terreni, ma ormai stavo cominciando a coltivare la segreta speranza di poterli un giorno ricomprare. Oltre a ciò, la prospettiva di una parentela con la famiglia Greengrass e con la dote che essi avrebbero dato alla figlia, non poteva che far piacere.
Persino Timon si era dovuto arrendere all'evidenza dell'amore che legava me e Astoria. Così, alla cena a cui avevo partecipato presso la sua famiglia, si era limitato a stare zitto. Il signor Greengrass, invece, Hyperion, pareva bramoso di porgermi quante più domande possibili. Nonostante fosse già l'ennesima cena insieme, sembrava che le sue curiosità non si potessero mai esaurire.
- Dimmi, Draco, come sta Lucius? E' da un po' di tempo che non lo sento, sarebbe bello pranzare tutti insieme una volta.-
- Bene, grazie. Sicuramente lui sarà d'accordo per organizzare, glielo riferirò...-
- Sì, certo. E i suoi affari?-
 
- Tuo padre sembra molto interessato alle mie possibilità economiche.-
Io e Astoria ci trovavamo nel gazebo. Il freddo di febbraio faceva condensare il nostro respiro in nuvole aeree, che sfumavano lentamente nel buio. Mi piaceva osservarle.
- Devi scusarlo. Penso che sia più che altro interessato al mio futuro, soprattutto dopo che Daphne... In teoria lei non vorrebbe che te lo dicessi.-
- Non sta più con Zabini?-
- Ha scoperto che lui la stava tradendo da più di un anno con una strega italiana.-
- Quindi ora lei non è malata in camera sua.-
- Io la chiamerei comunque malata. Per me però è un sollievo, sai quanto poco io abbia mai sopportato Zabini. E' un bene per Daphne, anche se lei mi manda a quel paese ogni volta che tento di dirglielo. E' convinta di aver smesso di cercare di essere attraente per lui.-
- Tu invece non smetti mai di essere attraente.- La presi tra le braccia, il suo volto a pochi centimetri dal mio. - Sono solo preoccupato. Tuo padre non sembra essere molto contento della nostra relazione.-
- Non ti odia.-
- Questo lo so. Odia solo la condizione della mia famiglia.-
- Non ti devi preoccupare, Draco. Sta andando sempre meglio, se è vero quello che mi dici. Adesso non potrei chiedere di essere più felice.-
 
In meno di due mesi capii le origini delle preoccupazioni di Hyperion Greengrass.
Era malato. I suoi capelli si stavano ingrigendo sempre di più, la pelle era tirata, lo sguardo stanco.
A riverlarmelo fu lui stesso, una sera, nello stesso gazebo in cui avevamo parlato io e la sua figlia minore. Mi disse delle sue condizioni di salute, mi fece promettere di prendermi cura di Astoria, che sembrava così felice con me. Mi disse di sapere che ero un bravo ragazzo, che l'avrei amata. Mi disse che le figlie non avevano idea della situazione, gli unici a saperlo eravamo io, la moglie e Timon.
Quella notte mi sentii male per Astoria, all'oscuro di tutto. Confessai la vicenda solo a mia madre, che si rabbuiò. Continuai per giorni a chiedermi se il signor Greengrass si sarebbe salvato. Le conversazioni con Astoria si fecero sempre più difficili, per lo meno fino a quando, circa un mese dopo, i genitori non poterono fare a meno di rivelarle la situazione.
Lei si chiuse in camera, mi spedì una lettera chiedendomi di lasciarle qualche giorno di tempo. Non la rividi più per tre settimane.
 
- Come va con Astoria?-
Io e mio padre avevamo appena finito di concludere a Diagon Alley una trattativa con un facoltoso mago di York. Al momento stavamo parlando, seduti all'aperto ad un tavolo del Caffè Casimiro, godendoci il primo calore primaverile.
- Lo sai che non la vedo da settimane.-
- Almeno ti avrà scritto?-
- No. Non più.-
- E cosa fa, sta chiusa in casa?-
- Pare di sì.-
- E come intende comportarsi allora, per quando suo padre morirà veramente?- Lo fissai, colpito dalla durezza delle sue parole. - Sto solo dicendo, Draco, che mi sembra strano che si sia allontanata in questo modo da te. Non mi pare normale che non si confidi nemmeno con il suo fidanzato.-
Rimasi in silenzio. Le parole di mio padre mi avevano fatto pensare a come io mi fossi esposto davanti a lei, senza ricevere, a quanto pareva, alcun contraccambio.
- Secondo me dovresti andare a casa sua.-
- Non so neanche chi ci sia, a casa sua. Suo padre sarà già ricoverato al San Mungo.-
- Almeno farai riferire dall'elfo che le vuoi parlare.-
- Posso provare.-
- Bene. E, invece, Nott l'hai più sentito?-
- Solo poche volte. Molto tempo fa, appena al suo ritorno dal viaggio.-
- Meglio così. Dovresti smettere di vederlo, o anche solo di contattarlo, Draco. Il tribunale ha emesso una condanna a vita per suo padre. La sua è un'amicizia che faresti meglio ad evitare.-
 
Quando aprii la porta della stanza di Astoria, la trovai in ordine perfetto. Lei si alzò immediatamente dal letto e mi corse incontro. La sofferenza non la rendeva meno bella.
- Scusami.- disse, abbracciandomi. Sentii che le sue lacrime calde stavano iniziando a bagnarmi il collo. - Scusami, non volevo... Speravo che venissi...- La strinsi ancora più forte a me e le diedi un bacio sui morbidi capelli. Iniziai ad accarezzarli.
Passai il resto del pomeriggio accanto a lei, sdraiato sul letto, il suo capo appoggiato alla mia spalla. Le dissi soltanto che non l'avrei mai lasciata sola, mai.
In quel piovoso pomeriggio di maggio le feci, senza accorgermene, la mia promessa d'amore eterno. Nei mesi successivi passammo moltissimo tempo assieme, intere giornate. Parlavamo di tutto, di cose allegre e tristi, ci confidavamo tutto. Io la capivo, e lei mi capiva ancora di più. Quando mi ero sentito offeso, durante la sua assenza, avevo dimenticato che proprio lei era stata la prima a comprendermi. In quei due mesi anche lei, senza accorgersene, fece la sua promessa d'amore eterno.
Hyperion Greengrass morì il 15 luglio. Al funerale partecipò una grande quantità di persone. Astoria non rifiutò mai il mio braccio che la cingeva, la mia protezione, nè lo fecero sua madre e sua sorella. Ignorai lo sguardo di suo fratello, che mi vedeva come un oltraggio alla morte del padre.
Nei cinque mesi che seguirono, Daphne, distrutta dal lutto, dimenticò completamente Zabini. Iniziò, verso la fine di dicembre, a frequentare un purosangue scozzese, un certo Tormod MacLean, che possedeva un castello nell'Aberdeenshire. Timon, nonostante le pressioni della madre, non sembrava aver intenzione di mettere la testa a posto e trovarsi un buon partito, asserendo che si sarebbe sposato solo quando avesse trovato una donna che non impedisse la gestione del patrimonio di famiglia, di cui, dopo la morte del padre, si doveva occupare.
Il 27 febbraio, compleanno di Astoria, le chiesi di sposarmi. Avevo ventidue anni, ed avevo completamente dimenticato le vicende di guerra.
 

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Capitolo 23
*** Epilogo - 11 luglio ***


E così siamo alla fine. Ho deciso di chiamare questa parte "epilogo", "capitolo" sembrava davvero troppo pretenzioso per un pezzo così corto. Per sapere un po' di più sulla nascita di questa storia e sui progetti futuri, vi consiglio una visita al Forum (http://freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=8935859&p=2&#idm100607185).
Un grazie di cuore va a tutte le persone che hanno letto la storia, l'hanno seguita e a chi l'ha inserita tra le preferite! E per i miei recensori, al solito, un ringraziamento particolare.
Per Hayley_Gin91: la scena della proposta di matrimonio è volutamente lasciata all'immaginazione, per due motivi. Uno, più elevato e letterario, riguarda al solito la scelta di lasciare ciò che è più intimo a voi. Il secondo è molto più pratico: come disse Benigni ne "La Tigre e La Neve", bisogna aspettare ottant'anni per scrivere d'amore. Temo di non avere ancora le capacità di descrivere una tale scena in modo sincero e convincente senza sfociare nella soap! Quanto ad Hyperion Greengrass, di nuovo ho preferito lasciare la malattia non specificata. Un nome di malattia magica come quelle che troviamo in HP sarebbe risultato comico, non adatto alla situazione, mentre ho preferito immaginare per il padre di Astoria il solito terribile male che colpisce anche la società "babbana", anche se non ha alcuna specificazione clinica. Possiamo parlare genericamente di tumore.  Un bacio grande!
Per whatsername84: ah, ma io ti batto, sono nata un giorno dopo Draco e ne vado molto fiera=)! Comunque, se la Rowling avesse detto tutto sul finale, che avrebbe più lasciato a noi lettori? Il bello di HP è proprio questo: è, in fondo, pur sempre un libro per bambini o per adulti "Peter Pan" e JK sa bene quanto sia importante la fantasia. La sua frase nel retro copertina dell'edizione italiana dice tutto sulla storia... Fin dal primo momento che l'ho letta sono rimasta incantata! Grazie mille, sei stata uno dei critici più assidui! Un bacio!
Per HeidiDiLajen: punto numero uno. Non rispondo agli sconosciuti.........................................................................Ok, tralasciamo lo spazio "burla" (ha-ha!) e dedichiamoci ai discorsi seri. Sono non-so-quanto-dirti-contenta che tu ti sia iscritta, senza contare che ora puoi scrivere anche tu, mogliettina mia! E io posso leggere! Grazie mille di tutto, anche tu hai sempre commentato a voce! E sono felicissima che ti sia piaciuta la storia (e di averti un po' convertita al malfoyanesimo)... Sii sempre la mia supporter numero uno, soprattutto durante le lezioni di educazione fisica (quando io mi trasformo in John-Maria). Alla prossima (cioè a domani, cioè al giorno in cui mi interrogherà di fisica e io avrò studiato poco). Un bacione!
Per Vera Lynn: grazie mille, come sempre hai mostrato di comprendere appieno il significato e di essere riuscita ad andare anche oltre! Che dire a un'ottima lettrice come te? Grazie ancora, un bacio!
Grazie infinite anche a 979, zamby88, Mimi18, Laban, Tie, katia37, Dully, Scorpiusthebest e Lady Linx!




Epilogo - 11 luglio

 

Non ho la minima voglia di tornare a scuola. Nessuna.
E non ci sarebbe nemmeno da stupirsene. Quale pazzo avrebbe intenzione di tornare nel posto in cui ha rischiato di morire una decina di volte nel giro di due anni? O a che serve prendere il diploma, quando sai benissimo che non avrai la minima possibilità di ottenere un posto di lavoro ai limiti della decenza?
Eppure sono qui, al binario nove e tre quarti. Sono qui, esattamente dov'ero nel settembre di otto anni fa. Otto anni passati tra le mura della scuola, dove, dicono, si trascorrono gli anni più belli della propria esistenza. Se poi li trascorri rischiando di lasciarci la pelle, be', è una questione che passa in secondo piano. Sono qui, aspettando che arrivi il treno, con una madre a cui improvvisamente non importa più che io prenda il diploma e che, anzi, pare visibilmente angosciata dalla partenza, e un padre che mi fissa da circa un'estate come se fossi nato solo ora. Non che mi dia fastidio, tutt'altro. Solo che sto sinceramente cercando di capire perchè mi trovo qui. E il fatto di non comprenderlo mi secca notevolmente. Anche se dovrei averci fatto l'abitudine, a sentirmi confuso.

Sono passati altri sette anni da allora, e la nebbia di confusione, senza nemmeno che io me ne potessi accorgere, si è diradata, lentamente. Avrei forse dovuto rendermene conto quando Astoria, dopo il matrimonio, si svegliava ogni mattino al mio fianco e mi accarezzava il volto pungente di barba non ancora fatta, con le sue dita sottili, l'anello che le avevo regalato per il fidanzamento e la fede. Sull'anello era incastonato un diamante enorme. Ero stato così felice, allora, che non avevo badato a spese, come in effetti un Malfoy dovrebbe fare. Per una regina come Astoria non si dovrebbe mai badare a spese. Gli incubi che facevo se ne erano, anche quelli, andati, complice la vicinanza di mia moglie nel sonno, sostituiti da normalissimi e strani sogni.
Oppure avrei dovuto accorgermene quando Astoria, un anno fa, al ritorno dal noiosissimo matrimonio di sua sorella, mi aveva annunciato di aspettare un bambino. O, ancora, all'annuncio ufficiale della gravidanza, vedendo il volto orgoglioso e felice di mio padre.
E invece non me rendo conto neppure ora, ora che corro trafelato, sotto una pioggia battente di luglio, se non nell'inconscio, incapace di affermarlo ad alta voce.
- Chi è?- E' l'elfo portato in dote da mia moglie. Ancora più stupido di Dobby, se possibile.
- Come chi è, idiota, fammi entrare o sai cosa ti aspetta!-
L'ampio cancello del Malfoy Manor si spalanca davanti a me. Stranamente la casa appare di nuovo quella, accogliente, di una volta. Mentre corro agitato e bagnato fradicio per la pioggia battente lungo il sentiero di ghiaia, non penso più nemmeno all'affare che ho appena fallito. Non è quello la cosa importante.
Mio figlio è nato.

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