Il fato e il futuro di Mea (/viewuser.php?uid=61041)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Ottava volta sul binario. E si spera l'ultima. ***
Capitolo 3: *** Normalità? ***
Capitolo 4: *** Serpeverde ***
Capitolo 5: *** Cambiamenti ***
Capitolo 6: *** Se una parte di passato riemerge, riemerge sempre la peggiore ***
Capitolo 7: *** In giro per Hogwarts ***
Capitolo 8: *** Donne ***
Capitolo 9: *** Sguardi ***
Capitolo 10: *** La partita ***
Capitolo 11: *** Casa dolce casa? ***
Capitolo 12: *** Black ***
Capitolo 13: *** Astoria Greengrass ***
Capitolo 14: *** Ultima partita ***
Capitolo 15: *** Le cose che non posso dirti ***
Capitolo 16: *** Questione d'affari ***
Capitolo 17: *** Luglio 1999 ***
Capitolo 18: *** In fondo, ogni anno c'è il Natale ***
Capitolo 19: *** Dialoghi di un anno nuovo ***
Capitolo 20: *** Cicatrici e tane di lupi ***
Capitolo 21: *** Non osar dire serenità ***
Capitolo 22: *** Il signor Greengrass ***
Capitolo 23: *** Epilogo - 11 luglio ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Non ho la minima voglia di tornare a scuola. Nessuna.
E non ci sarebbe nemmeno da stupirsene. Quale pazzo avrebbe
intenzione di tornare nel posto in cui ha rischiato di morire una
decina di volte nel giro di due anni? O a che serve prendere il
diploma, quando sai benissimo che non avrai la minima
possibilità di ottenere un posto di lavoro ai
limiti della decenza?
Eppure sono qui, al binario nove e tre quarti. Sono qui,
esattamente dov'ero nel settembre di otto anni fa. Otto anni passati
tra le mura della scuola, dove, dicono,
si trascorrono gli anni più belli della
propria esistenza. Se poi li trascorri rischiando di lasciarci
la pelle, be', è una questione che passa in secondo piano.
Sono qui, aspettando che arrivi il treno, con una madre a cui
improvvisamente non importa più che io prenda il
diploma e che, anzi, pare visibilmente angosciata dalla partenza, e un
padre che mi fissa da circa un'estate come se fossi
nato solo ora. Non che mi dia fastidio, tutt'altro. Solo che sto
sinceramente cercando di capire perchè mi trovo qui. E il
fatto di non comprenderlo mi secca notevolmente. Anche se dovrei averci
fatto l'abitudine, a sentirmi confuso.
Questi i miei pensieri di allora, quando dovevo iniziare di nuovo
tutto. Come se fossi davvero morto, e avessi dovuto incominciare una
nuova vita, in una reincarnazione notevolmente svantaggiosa rispetto
all'esistenza precedente.
Non so come sarebbe andato tutto se non fosse successo quel che
è successo. Se Lui non fosse mai tornato, se mio padre non
avesse mai fallito, se non fosse stato incarcerato, se io non avessi
mai dovuto trovarmi nella disperazione più completa. Se io
non mi fossi, insomma, mai dovuto porre il problema di iniziare da
capo. Forse sarebbe stato tutto uguale, o forse tutto diverso.
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Capitolo 2 *** Ottava volta sul binario. E si spera l'ultima. ***
Capitolo I - Ottava volta
sul binario. E si spera l'ultima.
- Ti prego, fa' attenzione.- disse semplicemente, guardandomi negli
occhi.
- Tranquilla.- Cercai di essere convincente. Non volevo che si
preoccupasse. Non più.
- Penso che tua madre sia stata già abbastanza eloquente-
furono le uniche parole di mio padre. Ma il modo in cui le
pronunciò era completamente diverso dall'atteggiamento che
avrebbe assunto anni addietro. Mio padre non era cambiato, era sempre
Lucius Malfoy, il volto un po' invecchiato, una reputazione alquanto
peggiorata, ma gli stessi sentimenti. Ad essere cambiato, era il modo
di esplicitarli, o forse lo stesso fatto di esprimerli. Non
che la questione non valesse anche per me.
- Sta' tranquillo- ripetei. Sorrisi leggermente.
- Ricordati di scrivere spesso- disse ancora mia madre mentre la stavo
abbracciando. L'abbraccio con mio padre fu più corto e
silenzioso. Poi li salutai e mi avviai verso il treno.
Una volta all'interno, percorsi il corridoio di fretta.
Cominciavo ad essere nervoso. Non avevo idea di dove fermarmi.
- Draco!-
La vocetta squillante di Pansy Parkinson giunse da uno degli
scompartimenti che stavo oltrepassando. Dovetti
riconoscere che non era però la vocetta versione
squillante adorante. Era di uno squillante preoccupante. Non avevo idea
di cosa potesse avere in mente.
Assunsi il volto più rilassato che si
potesse immaginare ed entrai con una certa nonchalance.
- Blaise. Theodore. Daphne. Tracey. Millicent...- accompagnai con un
leggero movimento della testa il saluto ai miei compagni di casa. Erano
riusciti a stiparsi in un unico scompartimento, e io parevo essere il
settimo di troppo, dal momento che i posti erano sei.
- Goyle?- chiesi, facendomi spazio accanto a Pansy. Cercai di mostrare
una certa rilassatezza nel pronunciare un nome tutt'altro
che legato a bei ricordi. Non avevo più avuto
notizie di lui, nonostante gli avessi praticamente salvato la vita.
- Ha ritenuto meglio non presentarsi.- disse Blaise. Suonava vagamente
come una minaccia. - E tu invece come stai, Draco? Le finanze di
famiglia devono essere notevolmente ridotte...-
Il treno stava partendo in quel momento. -Ci stiamo riprendendo-
risposi, con un falso sorrisetto dipinto sul volto. Zabini parve
comunque compiaciuto dalla risposta. - Be', allora te la passi meglio
di Theo...-continuò, lanciando un'occhiata maligna verso il
ragazzo seduto vicino alla finestra.
- Da chi stai ora?- gli chiesi. Mi stavo lentamente rendendo conto che,
durante l'estate, mi ero isolato del tutto. Non avevo ricevuto
nè chiesto notizie di nessuno dei miei vecchi amici, e,
francamente, non ne avevo nemmeno sentito il bisogno. Tutto quello che
mi serviva era un periodo di pace con la mia famiglia.
- Dal mio prozio Herald- rispose Nott- Ha un castello
sull'isola di Anglesey. Ad ogni modo, il Primo Ministro ora ha
stabilito regole molto meno severe riguardo ad Azkaban: posso scrivere
e ricevere lettere da mio padre...-
Mi resi conto che, se soffriva, non lo mostrava. E, d'altra parte, era
la cosa giusta da fare.
- Certo che è strano... Draco, tuo padre quanto
deve aver speso per evitarsi Azkaban? - riprese Blaise. Sapevano tutti
benissimo che c'era altro dietro la salvezza di mio padre da
almeno altri dieci anni di prigione, ma la versione ufficiale
era stata "buoni avvocati". Ora Zabini stava semplicemente
cercando di mettermi in difficoltà. Doveva godersela da
morire in questa sua nuova posizione di principino del gruppo. La
Greengrass pareva non riuscire a staccare gli occhi da lui.
- Be', hai dovuto riconoscere anche tu, prima, che
abbiamo fatto evaporare buona parte del nostro conto
alla Gringott. Ma ne è valsa la pena, giusto?-
Pansy ritenne allora di dover intervenire. Stare zitta non era
decisamente qualcosa che le si addiceva. -Avrete passato un'estate
difficile...- Notai nuovamente che non vi era nulla di compassionevole,
nè tanto meno di sincero interesse nella sua voce. Si
trattava piuttosto di una sorta di esame.
Assunsi l'aria più rilassata che potei e dissi
semplicemente. -E' passato anche quello...-
- Tutta colpa di questi bastardi che ora ci governano- Da brava
mezzosangue in serpeverde, Millicent Bulstrode pensò di
rimarcare la propria appartenenza al gruppo. Fu
però accolta da semplici occhiate di assenso e la
discussione venne fatta cadere. Ora i serpeverde preferivano molto di
più farci affari, con quei "bastardi", per
quanto, nel profondo, li disprezzassero. Stesso motivo per cui
le famiglie troppo coinvolte nella Sua causa, quali la mia, quella di
Goyle o di Nott, erano evitate e schernite. Non sarebbe stato semplice
uscire da quella situazione.
Furono la Davies e la Greengrass a riprendere la conversazione,
cambiando argomento ed interessandosi con fervore al nuovo ridicolo
taglio di capelli di una grifondoro del sesto anno. Non le avevo mai
apprezzate tanto.
Un tempo la sala grande di Hogwarts era stata accogliente. Era stato il
luogo che, sì, segnava il ritorno sui banchi scolastici, ma
che simboleggiava anche un nuovo anno da passare con i propri compagni,
giocando a quidditch o sbeffeggiando i mezzosangue. Solo che,
ultimamente, pareva aver perso queste caratteristiche; e non c'era
bisogno che mi arrovellassi troppo sul perchè.
Mi sedetti tra Daphne Greengrass e Millicent Bulstrode. L'istinto mi
avrebbe portato accanto a Nott, ma non mi era
parso il caso di incitare Zabini ad altre fastidiose
battutine. Fortunatamente, quest'ultimo aveva deciso di unirsi ad un
gruppetto di ragazzi di un anno in meno di noi. Non potei fare a meno
di sentirmi sollevato.
Un tintinnio interruppe il rumoroso vociare dei ragazzi. La McGranitt
si era alzata dal tavolo degli insegnanti per pronunciare il
discorso di inizio anno. Ebbi l'impressione che sarebbe stato piuttosto
lungo.
- Benvenuti, ragazzi! Quest'anno vi dovrò dire alcune parole
prima della cerimonia di smistamento. Quindi, voi del primo anno,
laggiù...sarà meglio che vi calmiate e che
aspettiate ancora un po'.- Dopo un sorriso iniziale, aveva assunto il
solito atteggiamento severo, fatto che aveva ulteriormente terrorizzato
la turba di ragazzini impauriti e smaniosi di essere smistati
raggruppati al fondo della sala. - Come sapete, quest'anno non
sarà solo un nuovo inizio scolastico. Segna anche il
principio di una nuova era, finalmente più pacifica e
serena, per tutto il mondo
magico. Hogwarts è stata in gran parte
distrutta durante la battaglia dello scorso due maggio. Oggi, grazie al
lavoro incessante di alcune persone che hanno sempre operato per il suo
bene, è tornata come prima. Abbiamo deciso di non cambiare
nulla rispetto alla nostra vecchia scuola: essa dovrà sempre
rimanere lo stesso posto accogliente per chiunque vi ritorni,
negli anni futuri.- Fece un cenno verso il soffitto stellato. Poi
proseguì.
-Per questo, dobbiamo ringraziare innanzitutto il
nostro guardiacaccia, Rubeus Hagrid.-
Ci fu uno scroscio assordante di applausi, a cui mi uniì
debolmente.
- Il nostro insegnante di incantesimi, il professor Filius Vitious...-
seguì un altro elenco di nomi, terminato con il
ringraziamento al Ministero, che aveva fornito i fondi, e con
un applauso spontaneo degli allievi alla stessa preside.
- Tuttavia- proeseguì la McGranitt - Per quanto possa essere
gioioso questo nuovo inizio, non dobbiamo dimenticarci mai della guerra
che l'ha preceduto, e delle persone che hanno dato la vita per
permettere tutto ciò, per porre fine al periodo di orrori
che abbiamo vissuto. Solo tra di voi, ragazzi, quanti vi sono che hanno
perso i propri cari? Quanti hanno sofferto torture, privazioni, mesi di
paura? E quanti, di quelli che dovrebbero essere tra di voi, mancano?-
La Sala Grande era piombata in un improvviso, vasto, silenzio.
Dopo una pausa, la McGranitt riprese: - Intendo
parlare di Albus Silente.- Molti ragazzi si alzarono in piedi,
la testa china. - Del suo successore alla guida della
scuola, Severus Piton. Di Lily e James Potter.
Di Alice e Frank Paciock. Di Sirius Black. Del
nostro vecchio Primo Ministro, Rufus
Scrimgeour. Del nostro ex-professore Remus Lupin e di sua
moglie Ninfadora, di Alastor Moody e di tutti gli auror
che come loro hanno perso la vita in battaglia. Della
professoressa Charity Burbage. Ma voglio anche
parlare dei vostri compagni, dei ragazzi della nostra
Hogwarts. Di Cedric Diggory. Di Fred Weasley. Di Colin Canon...-
seguì un elenco di altri giovani morti.
Sentiì alcuni singhiozzare e Pansy Parkinson che
sussurrava alla sua vicina un "se la sono cercata".
- Non è una banalità dire che è per
loro che dobbiamo ricominciare- continuò la McGranitt -Il
nostro sforzo per riprendere e continuare a far fiorire il nostro mondo
è il miglior modo per ringraziarli e non rendere vano il
loro sacrificio.-
Il discorso fu seguito da un applauso assordante, unito ad una
commozione generale. Io rimasi seduto e in silenzio.
La preside sorrise. -Ora passiamo a questioni più pratiche.
Innanzitutto volevo parlare dei nostri studenti "dell'ottavo
anno". Non essendo riusciti a completare il corso di studi, per cause
che si possono facilmente comprendere, essi trascorreranno con
immensa gioia con noi ancora cinque mesi, durante i quali
verranno loro fornite nozioni che l'anno scorso hanno potuto
apprendere solo sommariamente. Le loro lezioni prevederanno la
partecipazione riunita di tutte le case, dato il numero ridotto di
studenti, e a fine febbraio potranno sostenere i MAGO. Vorrei poi dare
il benvenuto a Eve Shave, la nuova insegnante di babbanologia, e a
Gnaeus Hans Tertullianus Ostrich, che insegna difesa contro le arti
oscure...-
Sentiì alcuni commenti, tra i quali prevalevano il
"scommetto dieci galeoni che dura meno di un anno" e il "io ne
scommetto venti che dura due mesi perchè si suicida
a causa del suo nome". Trattenni a stento una risata. Poi tornai ad
ascoltare la McGranitt.
- Vi seguirò come vostra preside di qui ad un anno. Poi
credo che mi ritirerò al mio ruolo di perfida
insegnante di trasfigurazione e vi lascerò nelle
mani di qualcuno di più baldo e giovane...-
Si udirono dei "Minerva, per noi lei è l'unica!" e
dei "McGranitt for president!" che le strapparono un sorrisetto,
mal nascosto da un moderato rimprovero.
- Ebbene, ora... Via allo smistamento!-
E mi persi tra la miriade di teste dei nuovi mocciosetti.
La stanza del dormitorio di serpeverde era praticamente vuota.
Eravamo solo in tre ad occuparla: io, Nott e Zabini.
Mi stavo coricando a letto, esausto, quando Theodore
approfittò della gita in bagno di quest'ultimo per
intraprendere una conversazione.
- Perchè sei tornato a scuola?-
- Potrei farti la stessa domanda.-
- Pensavo che nel mio caso la risposta fosse ovvia. Francamente non ne
potevo più del prozio Herald, del suo castello e di quella
dannatissima isola di Anglesey.-
Annuiì. Sì, la mia era stata una domanda stupida,
ma mi era servita a prendere tempo. -Vedi, mia madre ha sempre
desiderato che io prendessi il diploma e...anche se adesso pare che
non le importi più di tanto...io, sai...- Mi
resi presto conto di quanto risultasse ridicola la risposta.
- Forse avevi solo bisogno di "ricominciare", come
dice la McGranitt-
- Forse. Buonanotte.- mi girai dall'altro lato del letto, sotto le
coperte. Non mi piaceva che la gente cercasse di indagare nella mia
testa, soprattutto quando nemmeno io avevo le idee chiare al riguardo.
Ma Nott non mollò la presa.
- O magari volevi semplicemente tornare ad una certa...
"normalità"...-
Aveva colpito nel segno. - Credo che sia così.-
- Quanto ti capisco... Buonanotte.-
- Buonanotte.-
Zabini era rientrato nella stanza.
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Capitolo 3 *** Normalità? ***
Per
Mimi18: grazie per la recensione! Sono molto contenta di
essere riuscita ad esprimere il risentimento di Draco, anche se nemmeno
lui sa bene dove dirigerlo (verso gli ex-nemici, gli ex-amici, se
stesso...). E' un momento difficile, e il giovane non può
che essere confuso. Quanto a Theo, la sua caratterizzazione deriva
dalle stesse parole della Rowling: è un purosangue,
serpeverde, figlio di un mangiamorte, ma molto più
intelligente rispetto ai suoi coetanei. Blaise invece è
frutto di una personale idea che mi sono fatta di lui dopo la sua
comparsa in HP6: non è altro che l'erede di Draco,
è come se non avesse aspettato altro di vedere il "re"
cadere per usurparne il posto. Malfoy da un lato lo odia, dall'altro
non può che invidiarlo. Quanto ad Astoria, non dovrai
aspettare molti capitoli per vederla, solo un po' di più
perchè Draco si accorga di lei! Alla prossima, allora...
Capitolo II - Normalità?
Normalità. Non si può dire che non
avesse caratterizzato la prima lezione dell'anno di Storia della
Magia, al solito costituita da un fantasma che
parlò a ruota per tutta l'ora con il medesimo tono di voce e
da un gruppo di ragazzi dormicchianti. Io passai il primo
quarto d'ora a cercare di ascoltare qualche chiarimento sulla
modalità in cui si sarebbero svolti i MAGO, e il resto della
lezione ad osservare distrattamente e interrotto da qualche
sbadiglio i compagni di corso.
Erano rimasti tutti i Tassorosso e i Corvonero,
mentre di Grifondoro c'erano solo Paciock e quelle
due oche di Lavanda Brown e Calì Patil. Il primo
era forse l'unico che cercasse in effetti di seguire la lezione, senza
però riuscirci neanche lontanamente, dal momento che faceva
fatica a tenere la testa alzata. Le seconde si mandavano amabilmente
bigliettini, mentre Eloise Midgen tentava di sostituire la
Granger nel ruolo di secchiona e, sebbene meno intelligente, cosa da
non credere, era persino più brutta. Un primato niente male.
- Noto che osservi la Midgen da un certo numero di minuti. Non ti sarai
invaghito di lei? Attento che, baciandola, potresti staccarle di nuovo
il naso...-
Zabini. Era stato zitto per troppo tempo.
- No, tranquillo, la lascio a te. Siete più compatibili,
sai...-
- Eh, no caro mio. Abituati agli scarti. Ti sei giocato le
possibilità migliori...- Detto questo, si voltò
verso Daphne, che lo stava fissando sì e no da tutta l'ora.
Questa arrossì improvvisamente e si girò di
scatto, piena di vergogna.
- Ti interessa?-
- E' molto carina... Mi potrei divertire... Se vuoi organizzo un'uscita
a quattro e invito anche la Midgen.-
- No, grazie, preferisco Paciock.-
Rise. Finchè gli avessi tenuto testa, sarei andato
alla grande. E non avevo dubbi sul fatto di poterlo fare. La mia
reputazione non sarebbe certo migliorata, ma, almeno, non sarebbe
peggiorata.
La campanellà suonò in quel momento.
Il professor Ostrich (già denominato zio Gneo) era
una sorta di incrocio tra uno spaventapasseri e una gallina.
Alto più della porta della classe,
anzichè chinarsi come i comuni mortali, eseguiva per entrare
una sorta di limbo, al termine del quale doveva inevitabilmente
sistemare gli occhialoni cerchiati di corno dalle lenti così
spesse che i suoi occhi sembravano la stella polare in una notte di
nebbia. Il collo pareva geneticamente modificato per
essere straordinariamente lungo: sembrava che
non riuscisse a seguire i movimenti del corpo, tanto che esso
ondeggiava ritmicamente in avanti, durante la camminata, per poter
tener dietro alla schiena. Insomma, l'effetto era
quello di un vecchio pollo malato. Se a questo poi si aggiungeva il suo
parlare a monosillabi, eccezion fatta per poche battute sempre uguali,
usate per familiarizzare con gli allievi, il
risultato era decisamente comico.
- Bene ragazzi...-
Un sorrisino poco convinto. Nella sua timidezza dovevamo sembrargli
particolarmente minacciosi.
- Sono il vostro professore di Difesa contro le Arti
Oscure-
E fin qui c'eravamo.
Schioccò le labbra.
- Allora...-
Sorrisino.
- Ci sono domande?-
- Come vengono assegnati i voti?-
Eloise Midgen. Per carità, nemmeno la Granger faceva domande
tanto idiote. Peccato che fosse al settimo anno.
Ostrich sorrise.
-Quello lo chiariremo al pimo compito-
- Qual'è il programma? Visto che abbiamo cinque mesi, non ho
capito tanto bene cosa faremo e in quanto tempo.- chiese Su Li, una
corvonero. Allora è vero che i
Corvonero sono più intelligenti.
Ostrich si schiarì un po' la voce. Doveva metterlo in
difficoltà l'idea di articolare una frase così
lunga e complicata.
- Be', affronteremo essenzialmente la magia nera.- Poi, avendo compreso
che la risposta non soddisfaceva gli allievi, pensò
bene di aggiungere: -Per gli esami di fine febbraio saprete produrre un
patronus. Spero...-
Gli allievi lo guardavano, in attesa di ulteriori chiarimenti.
- Tranquilli, sarà rapido e indolore.-
Prima battuta fatta. Sarebbe passata alla storia.
Detto questo si girò verso la lavagna, e iniziò a
scrivere pronunciando poche ed essenziali parole: - Il
demonio Arimane e i rimedi dello Zoroastrismo.- Poi
precisò a voce: -Oggi faremo un po' di teoria, dalla
prossima volta useremo le bacchette.-
Sorrise e partì per la sua ora a suon di testi di
magia nera e precisazioni futili. Quando giunse alla
citazione "arcana malvagità, eterno dator dei mali
e reggitor del moto" del mago oscuro Giacobbe Leoni, fece
irruzione in classe Lumacorno.
- Scusa Gnaeus, avrei bisogno di Draco Malfoy. Posso rubartelo un
attimo?-
Zio Gneo sorrise (di nuovo) e fece un timido cenno di assenso. -Basta
che non lo rapisci.- Seconda battuta fatta.
Avrei davvero preferito restare a crogiolarmi tra un incantesimo
persiano e l'altro. Non avevo idea di cosa il Luma volesse da me e,
francamente, nemmeno nessuna voglia di saperlo. Mi portò
appena fuori dalla classe.
- Allora, Draco, tu giochi a quidditch dal tuo secondo anno, vero?-
Cominciavo a capire dove volesse arrivare. - Veramente durante il sesto
anno non ho quasi giocato, e l'anno scorso l'ultima partita...-
- Va be', allora sei bravo!- esibì un volto pieno
di gioia. Aveva l'aria di un bambino che ha appena
trovato il giocattolo che voleva da tempo.
- Professore, io non...-
- Senti, Serpeverde ha bisogno di un capitano, tu sei quello che ha
più esperienza qui, hai diciott'anni insomma ragazzo, alla
squadra mancano molti elementi, due battitori, due cacciatori, un
portiere, e poi, sai com'è, quest'anno la squadra
è un po', diciamo, acciaccata e non è mica
semplice date le circostanze, Warrington magari ci sarebbe anche stato,
ma finalmente è riuscito a passare l'anno...-
Riuscii ad interromperlo:- Professore, io finisco la scuola a febbraio.-
- E allora da marzo ti troveremo un sostituto! Anzi, te lo trovi tu,
visto che ti ho appena nominato capitano. In fondo le prime
due partite, che sono quelle decisive, le fai tu...-
Annuii. Era evidente che non avrei potuto rifiutare.
- Allora accetti? Bravo ragazzo! Lunedì ti voglio in campo
per i provini. Ah, già ecco la fascetta...-
Per due anni era stata di Urquhart. Aveva sedici anni, ma non
c'era motivo di arrovellarsi sul perchè non fosse rimasto.
- Cosa voleva da te oggi Lumacorno?-
Pansy mi pose la domanda a bruciapelo appena fui seduto a
cena. Contando che ero al termine di una lunga giornata di
interminabili lezioni (sì, non ne potevo
più già al secondo giorno di scuola), dalla mia
bocca uscì solo una sorta di grugnito: -Quidditch.-
- Ah. Come mai questa tristezza, allora?-
- Secondo te chi cavolo si mette a giocare a quidditch tra i
Serpeverde adesso?-
- Potevi rifiutare.-
- Già. La prossima volta mi accompagni e ci provi tu, va
bene?-
- Senti, non ci sarà un cane che abbia voglia di
giocare nella squadra, ma non ci saranno nemmeno tanti Serpeverde
che vadano a guardare le partite. In fondo la tua figuraccia
sarà moderata...-
- E io di chi mi metto a capo, di quattro idioti senza neanche tifosi?-
- Sei capitano?-
- Sì- Di nuovo fu un grugnito.
- E Urquhart?-
- Sarà stato abbastanza intelligente da prevenire Lumacorno
e gli avrà detto che quest'anno non si sente in
forma, o che ha da fare con gli studi... Vaglielo a chiedere
tu cosa gli ha detto, io non ho intenzione di farmi
ridere dietro da quello...-
- Comunque ti sei appena guadagnato dei tifosi. Per vederti
capitano di sei dodicenni tutto il nostro anno ti verrà a
vedere...-
- Io che cavolo faccio lunedì prossimo? Nessuno con
un minimo di sale in zucca si presenterà in una
squadra a cui fischiano soltanto a sentirne il nome! Altro
che sei dodicenni...saranno due del primo anno a
presentarsi, mezzosangue e senza la minima idea di cosa voglia dire
adesso essere di Serpeverde!-
- Calmati- sussurrò con un sorrisetto
malevolo - Non è l'ideale, nella tua posizione,
dire "mezzosangue" ad alta voce. Con quello che ha fatto tuo
padre rischi un linciaggio da parte di tutte le altre case.-
- Mio padre non...- Mi dovetti
interrompere. Pansy si era girata verso la tavola dei Grifondoro.
Un bambinetto del primo anno trotterellava esaltato attorno ad Hermione
Granger. - Tu sei l'amica di Harry Potter, vero? Vero? Tu hai
affrontato Tu-Sai-Chi, vero? Era davvero così
spaventoso? Credo che fosse orribile... Ma tu non hai avuto
paura, vero? Vero?-
La Granger sorrideva un po' imbarazzata guardando la sua
amica, la Weasley. Pansy emise un uhh
di disgusto.
Nel dormitorio Nott approfittò nuovamente dell'assenza per
il bagno di Zabini per attaccar bottone. La cosa cominciava a
darmi fastidio.
- Ho sentito dire che sei capitano.-
- Sì.-
- Tanti auguri allora.-
- Visto che prendi in giro, perchè non fai qualcosa di utile
e ti presenti ai provini?-
- Sai benissimo che non sono stupido.-
- Mi stai dando dello stupido?-
- No, tu eri già invischiato nel quidditch, non avresti
potuto far nulla per impedire a Lumacorno di nominarti capitano. Forse
solo avresti potuto precederlo, come ha fatto Urquhart...-
- Origli le mie conversazioni?-
- No, Draco, semplicemente non devi credere di essere
l'unico ad avere intuizioni brillanti. Anzi, io ne ho assai
più spesso di te...-
- Io non so neanche perchè sto a parlarci con te...-
- Perchè purtroppo sono l'unico con cui puoi ancora parlare.-
Spensi la luce e mi ritrassi bruscamente sotto le coperte.
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Capitolo 4 *** Serpeverde ***
Ed
eccomi con il terzo capitolo della storia! Prima, però,
grazie a coloro che hanno recensito!
Tie: mi fa
molto piacere quello che hai scritto, soprattutto considerando che ho
molti dubbi riguardo a questi primi capitoli. Li ho scritti poco meno
di un anno fa e ora, ogni volta che li ricorreggo, mi sembrano pieni di
incongruenze e ripetizioni... Comunque mi impegno sempre a riguardarli
a fondo prima di postare! Per Astoria dovrai attendere soltanto
più questo capitolo. Al prossimo farà la sua
comparsa... E dopo per Draco sarà difficile levarsela dalla
testa...
Whatsername84:
grazie! Questo capitolo è un po' più corto, di
passaggio... Poi dopo inizierà la vera "azione".
Mimi18: eh,
Draco è sempre Draco! Però Theo si
mostrerà davvero un buon amico, anche se dobbiamo ragionare
nella logica distorta dei Serpeverde. Comunque non ti anticipo troppo
sul loro rapporto, vedrai in futuro... Quanto al pasticcio,
ti renderai conto con Draco che esso sembra non avere più
limiti...
Capitolo III - Serpeverde
- Ho fatto molti errori, Draco. E mi dispiace, ma non mi
stupirei se tu mi dovessi accusare di tutto...-
- Lo sai che non l'ho mai fatto.-
- Forse hai fatto male. A volte penso che se ti decidessi ad
urlarmi contro tutto quello che hai da dire, io mi
sentirei molto meglio. Ma non ne sei mai stato capace. Non ne
saresti tutt'ora capace, o sbaglio? Dovrei essertene grato,
ma...-
- Devi smetterla di fare così. Adesso stiamo bene,
è quello che conta, no?-
- Perchè dovrei smetterla? In
fondo non sei contento di parlare, una buona volta? Non ti ho mai
parlato veramente, credo.-
Sorridevo.
- Signor Malfoy, saprebbe dirmi le
proprietà di questo fiore?-
- Ehm, proprietà benefiche, professoressa Sprite, che
aiutano nel...ehm...non mi viene la parola...-
- Questo fiore è un nerium oleander,
comunemente conosciuto come oleandro, ed
è uno dei fiori più velenosi che esistano,
Malfoy. Molti soldati napoleonici, ragazzi, morirono durante
la campagna in Italia per aver usato i rami del suo arbusto come spiedo
e la strega Anna Nightshade ne fece una pozione letale per il
suo amante...-
-Che c'è, Malfoy, sei troppo preoccupato per il
quidditch?-
Mi girai verso Zacharias Smith e mi limitai ad
alzargli contro il dito medio. Evidentemente la notizia che ero a capo
di una squadra senza nessuna speranza doveva essersi diffusa.
- Zac, Zac... Che goduria per Tassorosso, vero?
Magari riuscite ad arrivare penultimi quest'anno. Ma ne
dubito. In fondo Draco non ha in squadra
così tanti...mezzosangue...- Zabini accennò ad
alcuni altri membri della casa.
Smith ebbe un moto verso Zabini, nel tentativo
di attaccarlo. Venne trattenuto da Macmillan. Se il
volto del primo era deformato dalla rabbia, il secondo appariva
più che altro disgustato:
- Come puoi osare ancora, Zabini?
- Macmillan, Smith e Zabini! Cinque punti in meno a testa per
le vostre case! Che vi prende?-
La Sprite aveva placato la situazione, ma Smith, dopo aver mormorato
uno "scusi, professoressa", ebbe ancora modo di voltarsi verso
di me:
- E tu, Malfoy? Te ne stai zitto adesso?-
Uscii dalla serra, al termine della lezione, più furioso che
mai. Raggiunsi velocemente Zabini, che si
stava già dirigendo verso il castello:
- Non provare ancora una volta ad incasinarmi la vita! Se hai
voglia di farti pestare a sangue dal resto della scuola, evita
di coinvolgere anche me!-
Lui si limitò a sogghignare:
- Come sei cambiato, Draco. Potrei scommettere che se adesso il
cappello parlante di dovesse smistare, non ti assegnerebbe
più a Serpeverde-
- Perchè sono abbastanza furbo da non cercarmi guai?-
- No, perchè sei diventato patetico.- si
allontanò un poco, forse godendosi l'effetto. - Guarda che
le ho sentite le parole di Smith, Draco. E credo proprio che avesse
ragione. Te ne stai zitto adesso?-
Continuare la giornata con una lezione di Cura delle Creature
Magiche non era proprio l'ideale. Sorbirmi la vista del mezzogigante
che insegnava tutto allegro e pimpante lanciando occhiatine a
Paciock non rientrava solitamente nella lista delle mie
attività preferite. Men che meno nel momento in cui il mio
umore era tutt'altro che allegro e pimpante.
Quello che avevo detto a Zabini era stato un atto decisamente stupido.
O meglio, quel che non avevo detto a Zabini era
stato un atto decisamente stupido. Perchè non gli avevo
risposto. Gli avevo concesso di andarsene trionfante al castello avendo
avuto l'ultima parola. Gli avevo mostrato di essere debole. Gli avevo
forse fatto pensare di avere ragione.
Lo sguardo mi cadde sull'anello che portavo al dito. Lo stemma della
famiglia Malfoy. Un serpente ritorto su se stesso sormontato da
tre parole: Potere, Purezza, Fedeltà. Me
l'aveva dato mio padre quando avevo compiuto tredici anni,
come secondo tradizione. In realtà l'anello non era lo
stesso tramandato da secoli, ma ciascun componente aveva la
propria copia, dal momento che l'uso imponeva che tutti i maschi in
vita della famiglia lo indossassero. Poi esso veniva sepolto con il suo
possessore al momento della morte.
Potere, purezza, fedeltà. Incise
lì come se ancora valessero qualcosa. Mi sembravano del
tutto vuote, così lontane, un ideale superbo di avi
ignari del futuro che aspettava la loro famiglia. Mi chiesi
perchè mi fosse toccato di nascere allora, non prima, non
quando nessuno avrebbe osato rivolgersi ad un Malfoy se non con
rispetto e sottomissione.
- Guarda la feccia com'è contenta. Volevano il potere e
adesso ce l'hanno avuto. Volevano umiliarci, e alla fine ce l'hanno
fatta.-
Nott si era avvicinato a me mentre il mezzogigante ci stava conducendo
nella foresta proibita alla ricerca di qualche altra "innocua",
mostruosa creatura.
- Bisogna dire che tu non ti arrendi.-
- Non fare inutile ironia. Continuare a vantarsi come Zabini, di questi
tempi, rende solo ridicoli.-
- Ridicoli. Me lo potevi dire prima, quando
tentavo di rispondergli per le rime. E comunque Zabini
può ancora.-
- Può? Sì, forse. Può benissimo
ricostruirsi una faccetta rispettabile. Solo che non ha ancora
l'astuzia per farlo. Dovrebbe adulare, non vantarsi. Ma è
probabile che sua madre glielo faccia presto notare. In breve
vedrai che i "mezzosangue" per lui diventeranno i "carissimi amici".-
- Forse è vero che posso parlare solo con te.- ammisi a
denti stretti.
- Che ci vuoi fare, è la triste necessità. Vale
lo stesso anche per me.-
Ma la conversazione venne interrotta. Non potei trattenere un
lieve sussulto quando mi vidi spuntare davanti una specie di cavallo
alato, nero e scheletrico.
- Thestral- sussurrò Nott.
Notai che, a differenza della prima volta che ne avevamo incontrato
uno, ora erano rimasti in pochi a non vederlo.
Quella notte sognai.
Sognai del fuoco.
Sognai una grande casa, con Zabini dentro che sogghignava.
Sognai soprattutto tante parole.
C'era della gente, gente conosciuta, ma non saprei ripetere
chi. Mi dicevano patetico. Dicevano ridicolo.
Capitano.
E tu, Malfoy? Te ne stai zitto adesso?
Ho fatto degli errori, Draco. Non sei
contento di parlare?
Come sei cambiato.
Nerium Oleander.
Te ne stai zitto adesso?
Potere, purezza, fedeltà.
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Capitolo 5 *** Cambiamenti ***
Ed
eccoci col quarto capitolo e, finalmente, alla comparsa di Astoria!
Tie:
come al solito, grazie mille! Il personaggio che
più aspettavi è arrivato, anche se il suo ruolo
diventerà più significativo solo in seguito. Qui
siamo ancora alle presentazioni... Per quanto riguarda gli
aggiornamenti, spero di poterli mantenere con un intervallo di due/tre
giorni circa!
Mimi18: eh,
la Rowling sperava di far odiare Draco con tutto il cuore. Ma allora,
mi dico, non avrebbe assolutamente dovuto scrivere tutto quel materiale
del sesto/settimo libro. Insomma, se l'è proprio cercata! E
noi ora siamo sadicamente contenti di farlo penare un po'... Non
è forse questo il gioco preferito dello scrittore? Comunque
grazie, sono contentissima che tu condivida le mie idee sui personaggi!
Capitolo
IV - Cambiamenti
Il lunedì seguente arrivò molto prima del
previsto. In breve mi ritrovai nel solito ampio campo da quidditch. Di
fronte a me, non certo una sfilza di alti, svegli
e prestanti giocatori.
Definire desolante la scena sarebbe stato fare
un complimento. Come previsto da Lumacorno, oltre a me erano rimasti
due soli giocatori della vecchia squadra, il cacciatore Vaisey e il
cercatore di riserva Harper, che si tenevano leggermente lontani dal
resto degli aspiranti, probabilmente in preda ad una comprensibile
crisi di depressione. Il centro del campo era occupato da una serie di
ragazzini che guardavano incantati alternativamente la mia divisa e gli
anelli alle estremità. Difficile che avessero mai visto
prima qualcosa di anche lontanamente legato al quidditch.
Procedetti di conseguenza: - Quanti di voi sono del primo anno?-
chiesi, senza poter evitare un tono marcatamente seccato.
Sette dei dieci candidati alzarono timidamente la mano.
La testa mi si rovesciò inconsapevolmente all'indietro. -
Andiamo bene...- mormorai. I mocciosi sembrarono ancora più
impauriti.
Poi un altro pensiero balenò fulmineo. Sette iscritti
del primo anno in una sola casa?
Doveva parere che mi uscisse del fumo dalle orecchie quando chiesi:
-Quanti di voi sono Serpeverde!?-
Due manine per aria.
"Ecco, ci volevano pure cinque idioti nati babbani che non
hanno la più pallida idea di cosa voglia dire essere ora in
questa casa". -Voi altri, vedete di levarvi dal
campo. Entro domani, grazie.-
Erano rimasti in otto, compresi Harper e Vaisey.
- Fate tre giri del campo. Vediamo quanti sanno almeno
volare.-
Mi sedetti, esausto dopo soli cinque minuti di prove, sui primi
gradini, notando che, perlomeno, non ero del tutto privo di
sostenitori. Oltre a Nott, c'erano tre persone. Un
gran numero, considerando l'andamento generale.
- Daphne, di preciso cosa ti ha portata qui?-
- Non mi vergogno di essere Serpeverde. Secondo, Theodore mi ha detto
che avevi un forte bisogno di spalle su cui piangere, e così
siamo venuti per pura pietà.-
- Ti ringrazio. Ma state perdendo tempo, pensavo di riuscire ad
aspettare almeno la fine della prova per scoppiare in lacrime.-
Daphne rise. - Lei è mia sorella Astoria, non so se ti
ricordi di lei, e questa è Vesna Hally, un'amica di
Astoria.- fece, indicando le due ragazze sedute al suo fianco. Notai
che la sorella di Daphne, nonostante le somigliasse molto (stessi
capelli biondo grano, solo un po' più corti, e stessi occhi
verdi), era anche più carina di lei.
- Sì, mi ricordo del tuo smistamento- dissi presentandomi, -
Sei del sesto anno, giusto?-
- Esatto, anche Vesna...-
- Draco, mentre sei impegnato a fare il dongiovanni con le
signore, ti farei notare che due dei tuoi candidati si sono sfracellati
entro la fine del primo giro.- mi interruppe Nott.
Mi voltai e vidi i due ragazzini del primo anno a terra, probabilmente
con più di un osso rotto.
- E li dovrei pure accompagnare in infermeria?-
- No, vado io. Tu continua a scegliere i tuoi
campioni.-
- Theodore, ti farei notare che i campioni rimasti sono sei.
Sono tutti automaticamente e sfortunatamente in squadra.-
- Uh già. Tanti auguri allora. Devono
essere bravissimi- fece, allontanandosi, il mio
sostenitore numero uno.
- Draco, almeno fagli fare qualcosa. Così vedi fino
a che punto fanno schifo.- consigliò amabilmente la maggiore
delle Greengrass.
Feci un respiro profondo e assunsi parvenze anche
solo lontanamente simili a quelle di un capitano.
- Allora, siete tutti in squadra. Un cercatore ce l'abbiamo
già, quindi ora vediamo di stabilire gli altri ruoli...-
- E chi sarebbe il cercatore, Malfoy?- fece Harper minaccioso.
- Sono io, idiota, ti ricordo che tu sei stato
solo una riserva-
- E chi ti dice che io quest'anno non giochi meglio di te?-
- Il fatto che io sono il capitano, e
quindi decido io, e che tu
hai giocato una sola partita negli ultimi due anni e l'hai pure persa-.
- Neanche tu hai mai vinto contro Potter.-
- Peccato che io abbia vinto tutte le altre partite- La tentazione di
dargli un pugno era forte.
- Quasi tutte...- mormorò Vaisey.
- Cosa, prego?-
- No, dicevo quasi tutte, ma comunque la maggior parte le hai vinte tu,
non c'è dubbio... Forse una o due contro Corvonero, ma
comunque sei bravo, non credo neanch'io che dovremmo prendere un altro
cercatore...-
- Vaisey, vuoi chiudere il becco e librarti in aria lontano da me? Te
ne sarei molto grato... Allora, tu e il tuo amico Harper siete
cacciatori, proviamo a giocare bene d'attacco, e voi piccoletti provate
a lanciare quei bolidi. A turno, ditemi prima il vostro
nome... A proposito, siete del secondo anno?-
- Sì, ma siamo capaci.-
- Ok, cercherò di non dubitarne, andatemelo a dimostrare...-
Martin Moon, un bambino piccolo e malaticcio con l'aria da secchione o
topo da biblioteca, si fece cadere il bolide in testa. Mi chiesi cosa
ci facesse lì. Bob August non pareva male:
scopriì però ben presto che la sua non era
robustezza, ma solo ciccia, tanto che si fece cadere il bolide dalle
mani appena sollevato. Degli altri due, Valerius
Sokin tirò un buon colpo ma rischiò di
decapitare Vesna Hally, mentre Maxwell Tatcher non sbagliò
la traiettoria. Peccato che il suo bolide fosse atterrato con un tonfo
sordo a distanza di tre metri scarsi.
- Sokin e Tatcher sono battitori, per voi altri decideremo chi
è portiere e chi cacciatore. Fatemi vedere se riuscite a
fare qualcosa di utile, anche sono sicuro di no...-
I due si avviarono agli anelli. Ordinai a Vaisey ed Harper di tirare.
Nessuno dei due prese un solo tiro su dieci.
- Bene!- feci, più fuori di testa che ironico. - Allora
vediamo il contrario. Chissà se uno di voi due
è in grado di centrare un anello...-
Nessuno dei due.
Mi girai verso le ragazze.
- Vi prego, vi scongiuro, entrate in campo a provare, per favore...-
Daphne si alzò. Disse: -Per pietà,
ricordatelo, solo per pietà...-
- Astoria?-
- Io una figuraccia in campo non la faccio...-
- E' bravina a volare- disse Daphne, -ma deve sempre fare la
difficile... -
- Ti prego. Tua sorella ha avuto pietà.-
- Io quasi non ti conosco. Io sono venuta per pietà di
Daphne, non per te, e Vesna è venuta per pietà
verso di me, che sono venuta a sostenere Daphne, che è
venuta a sostenere te.-
Da Vesna Hally ricevetti una "nada".
Daphne Greengrass era effettivamente brava come cacciatrice, non molto
come portiere. Nella disperazione, decisi che la nostra sarebbe stata
una squadra di solo attacco e lasciai la porta a Martin Moon,
nella speranza che la sua magrezza gli consentisse almeno di muoversi
velocemente da un anello all'altro, parando per sbaglio qualche tiro, e
che non morisse nel sonno prima della partita.
- Tu, August, sei riserva nel caso in cui un bolide di Sokin mi dovesse
uccidere. Sii felice, hai ottime probabiltà di giocare entro
la fine dell'anno. Voi tutti, il primo allenamento è
mercoledì prossimo alle due, tranne per Sokin. Tu ti
allenerai da solo alle tre e mezza, altrimenti finiremmo tutti in
infermeria...-
Poi vidi che il suo labbro stava tremando pericolosamente.
- Stavo scherzando, Sokin, sono disposto a
rischiare. E vedi di renderti conto che non sei l'unico ad avere una
tremenda voglia di piangere. Fuori dal campo, tutti.-
Mentre ci stavamo avviando verso gli spogliatoi chiesi ancora a Daphne
di convincere sua sorella.
- Non ci sperare, Draco, non è semplice. Fa la preziosa...-
disse in tono sotto sotto affettuoso, - Questo ti scoraggi dalla voglia
anche di provarci con lei. Non avresti la minima possibilità
di successo.-
- Io non ci sto provando con tua sorella...
Piuttosto, tu sembri gradire particolarmente
Zabini.-
Arrossì violentemente.
- Sappi che si vuole solo divertire, lui- la misi in guardia.
- Anche ammesso che mi piacesse Blaise, perchè mai tu mi
daresti una mano? Ti abbassi a tale livello, Draco?- scherzò.
- Tu mi hai dato una grande mano accettando di giocare. E' solo uno
scambio di favori, non tirartela.- dissi di rimando, - E poi ricordati
la funzione per cui tu e le tue amichette siete venute, devo ancora
scoppiare in lacrime...-
- Allora, hai portato i mocciosi in infermeria?-
- Sì. Per uno legamento crociato, tibia e perone rotti. Per
l'altro solo naso, spalla e tre dita. Direi che scambiandosi parte
superiore e parte inferiore potrebbero comporre un individuo in punto
di morte e uno sano. Sarebbe originale, magari Vitious gli
dà un premio come maghetti maligni dell'anno. Ah,
sì, mi son dimenticato di dirti che durante la strada si
sono picchiati accusandosi a vicenda di aver fatto cadere l'altro,
così uno si è rotto anche l'alluce e quello
più fortunato ha rimediato solo un occhio nero e qualche
livido. Avrei pregato Madama Chips di curarli nel modo
più doloroso possibile, ma lei sembrava già
abbastanza arrabbiata e non mi sembrava il caso... Ha detto che siamo
irresponsabili noi grandi, che dovremmo badare ai più
piccoli, e robe di questo genere...-
- Immagino che tu in effetti abbia fatto di tutto per dividerli.-
- Li ho guardati un po', poi ho lanciato una fattura per separarli. Ma
prima li ho lasciati sfogare.-
- Giuro, Nott, che vorrei vederti padre un
giorno...-
Parola sbagliata. Lo vidi rabbuiarsi.
- Sì, hai ragione...- si sforzò di sorridere.
- Scusami...-
- Scusami? Da quand'è che lo dici,
Draco?-
- Cosa?- feci finta di non capire.
- La parola "scusami". Non ti ho mai sentito
usarla.-
- Ma figurati.- Cercai nella testa disperatamente un modo per chiudere
la conversazione.
- Siamo cambiati, Draco.-
Restai un po' in silenzio. Poi balbettai un "parla per te",
tentando di portare il tutto sul gioco.
- Non lo sto dicendo per dire. Mi sembra stupido non ammetterlo.-
- Che cosa, che abbiamo una squadra di sfigati?- Zabini era entrato
nella stanza del dormitorio. - Ho avuto notizie, Draco, mi piacerebbe
vedervi, sarebbe uno spasso. Ma, sai com'è, ho ancora
abbastanza dignità da non mostrarmi sconfitto...-
- Chi sarebbe sconfitto, Blaise?- lo sfidò Nott, - Dai,
chiariscici il tuo punto di vista.-
- Ma no stavo parlando solamente della squadra...- Zabini
ghignava.
- Già. Io vado in bagno...-
Una volta dentro, immaginai che Zabini mi stesse dando del
codardo. Osservai il mio riflesso nello specchio.
Siamo cambiati, Draco.
Avrei voluto che tutte quelle parole sparissero, Tutte le immagini.
Tutti gli ultimi tre anni.
Mi ricordai che avrei dovuto scrivere una lettera ai miei genitori, che
era da una settimana che l'aspettavano. Provai a pensare ad un inizio.
"Cara madre, caro padre, sto bene qui ad Hogwarts..."
Non avrei detto loro che stavo ancora male, che sognavo ancora Lui
di notte, che ricordavo ogni particolare, ogni
tortura, che non riuscivo a togliermelo dalla testa, che una
volta mi ero svegliato in un bagno di sudore con Zabini
che mi fissava, che nulla era tornato normale, nulla,
che avevo paura di non riprendermi mai, di stare sempre così.
Non li avrei angosciati di nuovo, non in questo modo.
Magari sarebbe andato tutto a posto. Era inutile comportarsi come un
bambino.
Ma non ero ancora riuscito a riprendere peso, ad eliminare quei segni
sotto gli occhi, a riacquistare un colorito normale.
Era tutto cambiato. Era stupido non ammetterlo. Si
era scatenato qualcosa.
La mia vita era cambiata. Io ero cambiato. E
tutto questo mi faceva paura, un paura terribile, una
paura che ogni giorno tentavo di cancellare ripetendomi che
ero lo stesso.
Ma non ero lo stesso. Nemmeno allo specchio.
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Capitolo 6 *** Se una parte di passato riemerge, riemerge sempre la peggiore ***
Ciao
a tutti! (Mi sento molto Peter da Brescia a esordire in questo modo...)
A voi il quinto capitolo (purtroppo senza Astoria...Ma vi assicuro che
tornerà!). Grazie mille per le recensioni!
Per
Tie:
non possiamo negarlo: Draco ha sempre avuto anche un buon senso
dell'umorismo (ricordo ancora risate di gusto nel leggere i suoi
dialoghi con Harry), anche se ora è diventato un po' meno
sferzante. Ma confido che si possa riprendere con gli anni!
Per
Vera Lynn:
questo capitolo verte in parte proprio sull'emarginazione, ma non su
quella di Draco in modo specifico. Nei prossimi capitoli
rimarrà un tema costante, ma più che altro sullo
sfondo, percepibile dall'atmosfera generale. Nel suo sviluppo la fanfic
è andata infatti a concentrarsi di più sui legami
affettivi del protagonista. In un momento del genere, proprio per la
completa emarginazione, Draco deve capire chi gli sarà
veramente accanto. Comunque grazie mille, sono contenta che la storia
ti piaccia!
Per Lady Linx:
anch'io amo Draco ma putroppo, dopo gli scritti della Row, non posso
fare altro che massacrarlo! O forse dovrei dire per fortuna,
poichè JK ha portato un personaggio stereotipo ad un livello
decisamente superiore... Oltre a ciò, penso di essere
particolarmente crudele con i miei personaggi: se non sono un po'
distrutti dal punto di vista psicologico, non li filo
proprio... Comunque ci saranno anche degli sprazzi di luce. Solo non
vedremo più il Draco bullo e sicuro di sè...
Grazie mille, goditi questo capitolo!
Per Mimi18:
la speranza è nulla con Astoria, ma più che altro
Draco, per ora, non ci prova nemmeno. Si sa, sono decisamente tardi
questi uomini, e il nostro eroe si accorgerà di lei solo tra
un po', preso da se stesso com'è. Quanto a Nott...non
nascondo di aver pensato a lui e Daphne, ma infine sono giunta ad un
Theodore un po' distante dal mondo femminile, o forse molto, molto
esigente. Sarà che, con quella sua aria conigliesca, me lo
immagino così!
Per 979:
grazie! L'idea di scrivere sul dopoguerra è stata una sorta
di esigenza impellente! Non potevo pensare, dopo la fine di HP7, di non
sapere più nulla dei miei personaggi preferiti. E
così, prendendo le poche informazioni date dall'autrice
nelle interviste, mi sono inventata io un seguito...
Capitolo V - Se una parte di passato riemerge, riemerge sempre
la peggiore
Era passato ormai un
mese dal mio arrivo ad Hogwarts, tra snervanti
lezioni, infruttuosi allenamenti di quidditch, dialoghi
più o meno civili con i compagni, e soprattutto, tante ore
sui libri. Perchè, sì, mi ero messo a studiare,
data la scarsa voglia o possibilità di bighellonare con
altri studenti. E ciò, aggiunto al talento
naturale, aveva portato inevitabilmente al
raggiungimento di ottimi voti. Di cui me ne sarebbe fregato poco o
niente, se non fosse stato per lo sdegno provocato in me dall'arrivo di
una lettera in cui alla solita penna di mio padre si era sostituita
quella di mia madre. Il contenuto era piuttosto lapidario: "Che
ti succede, Draco?". Dopo essere rimasto basito per alcuni
istanti all'idea che mia madre, mia madre, quella
che dei due genitori aveva sempre avuto assoluta fiducia in me, potesse
non credere a un miglioramento scolastico o accreditarlo alla
mia scarsa sanità fisica o mentale, mi resi conto con un po'
più di affetto e tristezza che la frase era riferita
non ai voti, ma più che altro alle mia
condizione psicologica. Semplicemente aveva capito che non stavo bene.
Mi chiesi se non avessi esagerato con frasi sullo stile
di "sto benissimo, mi diverto tantissimo e mangio
moltissimo". Ma non l'avevo fatto, ero stato
attento e, tra l'altro, da sempre capace di mentire. Solo che le
lettere erano costantemente state brevi. Frasi fatte e nulla
di concreto. Ed, evidentemente, se ciò era passato
relativamente inosservato da mio padre, a mia madre non era di
certo sfuggito.
A ciò si aggiungevano altri spiacevoli inconvenienti
quotidiani. Uno era la professoressa Sinistra che, appena mi vedeva in
corridoio, mi chiedeva come mai non avessi ripreso le sue lezioni sulla
torre di astronomia. Lei poteva capire l'anno
scorso, era stato un anno difficile per tutti, ma ora...In fondo io
avevo superato abbastanza bene i suoi GUFO, perchè non
potevo riprovare? E io cercavo semplicemente di andarmene il
più in fretta possibile, giustificandomi
evasivamente con il pretesto
della quantità di studio, del fatto che le
osservazioni erano a notte inoltrata e io ero troppo stanco. La
verità è che non volevo tornare mai
più su quella torre.
Ma, tanto per completare il quadretto di uno stremante inizio, correva
voce che alcuni professori si fossero lamentati dei cattivi
rapporti che intercorrevano tra Serpeverde e le altre case,
ancora peggiori rispetto agli standard soliti. La voce venne confermata
con l'annuncio dell'imminente arrivo del
professor-mago-psicologo Polus Kephal, mandato
dal Ministero per risolvere la situazione e per "donare a
Hogwarts e ai suoi giovani studenti la giusta armonia".
La prima seduta collettiva si svolse nella sala grande, dove le vecchie
lunghe tavolate erano state sostituite con tanti tavoli quadrati
più piccoli, sparsi per tutta la sala.
La preside McGranitt invitò gli studenti a sedersi, poi
presentò Kephal, un mago piccolo con barba e
occhiali, che indossava un completo beige molto simile al modello
babbano. Questi iniziò allora a parlare con una
vocina perfettamente accordata alla statura:
- Bene ragazzi. Osservate come vi siete disposti.-
La stragrande maggioranza dei giovani era raccolta per case, i
Serpeverde tutti insieme al fondo.
- Ottimo. Ora rialzatevi e mischiatevi.-
Gli studenti eseguirono. Al termine del processo, i primi banchi erano
occupati da vari Tassorosso, Grifondoro e Corvonero. Al fondo, separati
e ancora solo tra loro, i Serpeverde.
- Direi che effettivamente c'è un problema. Penso che tutti
abbiate notato la singolare disposizione delle case. Ora, per
affrontare ciò alla radice, inizieremo da voi stessi. Tu, al
fondo, sì sì, tu che cerchi di nasconderti, sei?-
- Graham Pritchard, signore.-
- Graham, di Serpeverde, giusto? E quanti anni hai?-
- Quasi quindici, signore.-
- Bene Graham, dimmi perchè, secondo te, vi siete seduti in
questo modo.- chiese Kephal scandendo lentamente le parole.
- Be' signore, io credo...insomma, le amicizie...-
- Ma Graham, io vi avevo detto di mischiarvi- sottolineò
il termine come si fa con un bambino a cui si deve insegnare
una nuova parola, -quindi di disporvi non in base alle amicizie.-
Graham ci pensò un po', poi riuscì
abilmente a risolvere la questione con una battuta: - Signore,
lei si fida troppo dei giovani...-
Il maghetto rise: - Sì, sì! Astuti eh, i
Serpeverde, lo dicono! Ambiziosi, con istinto di
preservazione, valutano bene prima di dire o di fare... Ma ora vediamo
se qualche tuo compagno saprà dare una risposta meno
umoristica e un po' più concreta... Tu, biondo,
laggiù! Alzati!-
Chiaro. Che la fortuna mi avesse abbandonato da qualche anno a quella
parte era constatato.
- Sei?-
- Draco Malfoy, signore.-
Strabuzzò impercettibilmente gli occhi al sentire
il mio cognome. Avrei potuto scommettere che il suo
pensiero fosse stato "Ah, Malfoy, si è
visto poi cosa c'era sotto...tutto marcio..."
- Anni?-
- Diciotto, signore.-
- Allora, Draco, dicci.-
Cercai di far lavorare velocemente il cervello e di spingerlo in una
direzione diversa da "noi non vogliamo mischiarci con degli
sporchi mezzosangue".
- Io penso che Graham abbia ragione, signore...-
- Be', tutti noi apprezziamo molto Graham, ma non credo che sia
onnisciente.- ridacchiò.
- Vi sono comunque delle ragioni storiche, signore. In tutta la storia
di Hogwarts la casa di Serpeverde è sempre stata molto
unita, un po' a sè stante.-
- Che le ragioni siano storiche non vuol dire che siano giuste, no,
Draco? Ma sentiamo qualcuno dall'altra parte... Quella ragazza riccia
lì, Grifondoro!-
- Hermione Granger, signore.-
- Ah, Granger! Ho sentito parlare molto di
te!- l'ometto sorrise. Era evidente che le fantastiche
avventure di Harry Potter e dei suoi amichetti avevano fatto il giro
del mondo. - Ecco, rispondi al tuo compagno!-
La Granger mi guardò. Dovetti abbassare il volto. Odiavo, odiavo
questo, già nei corridoi avevo sempre evitato di
incrociarla, di ricordarmi di quel due maggio, odiavo
l'ometto, odiavo tutta questa messa in scena. Odiavo
dover abbassare il volto, soprattutto davanti ad una mezza
babbana come lei. Odiavo sentirmi in debito. Odiavo e stavo
male, come se tutto non fosse già abbastanza.
- Credo che la verità, signore, sia che l'odio tra le case
si sia sempre più acuito. Salazar Serpeverde riteneva che i
maghi o le streghe nati babbani o privi di un'antica linea di
discendenza magica non fossero degni di essere ammessi ad Hogwarts, e
così la pensano ancora molti suoi studenti. Le altre tre
case dal loro canto hanno forti pregiudizi, dicendo che tutti
i maghi o le streghe malvagi vengono da Serpeverde. Dopo la
fine della seconda guerra tutti si sarebbero dovuti riunire, e invece
l'emarginazione e l'autoemarginazione
di Serpeverde sono ancora più
evidenti. Molti accusano i suoi
appartenenti di essere tutti Mangiamorte
o sostenitori di Lord Voldemort, li incolpano delle
morti dei propri cari.-
- Ottimo, Hermione. Ti ringraziamo per aver avuto il coraggio
di esporre un problema che ha radici molto antiche. Deduco dal tuo
discorso che tu auspichi un'unione maggiore tra le case...-
La Granger annuì. Solo alcuni lo fecero con lei, i
più erano scettici o si guardavano torvi.
- Ascoltiamo ancora qualcun'altro... Un corvonero...tu, biondina, ti
chiami?-
- Luna Lovegood, diciassette anni, signore.-
- Lovegood! Immagino che tu sia la figlia del direttore del Cavillo,
Xenophilius Lovegood... Simpatico giornale, molto, molto simpatico...
Ma quanti nomi conosciuti qui! Ah, ma tu...già, devi aver
passato un'esperienza terribile, il rapimento, già...-
"Basta, basta, per favore, basta, fa che la finiscano...". Non
ne potevo più, era come se mi stessero leggendo nella mente,
come se volessero farmi sempre più male estraendo tutti quei
ricordi ad uno ad uno.
- A dir la verità ho conosciuto un venditore di bacchette
molto simpatico. Io sono stata bene, non si mangiava neanche male, ma
Hermione è stata torturata e un elfo è morto.
Sono stata molto meglio di altri...sa, si vedevano delle cose,
orribili...-
"Quand'è che la smette? QUAND'E' CHE LA SMETTE?" lottavo
contro la voglia di urlare, di andarmene, di spaccare qualcosa.
- Comunque sono proprio d'accordo con Hermione. Anche se aggiungerei
che molti stanno alla larga perchè...vede quei tavoli dei
Serpeverde? Sono pieni di gorgosprizzi, anche loro dovrebbero starne
lontani...-
- Eh, già Luna, sì...- tentò di
concludere Kephal, imbarazzato. - Grazie, voi quattro, potete sedervi.
Ora vediamo di ricapitolare insieme le caratteristiche delle vostre
case, così...-
In qualche modo l'ora finì, non so neanch'io come.
Mi avviai a pozioni con una straordinaria voglia di una lezione normale.
Quella sera, con i cuscini appoggiati alla testiera del letto
e un rotolo di pergamena sulle ginocchia,
cercai di scrivere una risposta a mia madre.
- Draco, che fai, scrivi la letterina al papi e
alla mami?- canzonò Zabini.
- Perchè, Blaise, da te non si usa? Sai, è una
cosa comune nelle famiglie normali.-
Rise. - La tua sarebbe una famiglia normale,
Malfoy? Hai coraggio a sostenerlo...-
- Almeno mia madre non ha ancora avvelenato mio padre...-
Vidi la bacchetta di Zabini per aria. La mia era sul comodino, prima
che avessi potuto prenderla lui mi avrebbe colpito.
- Blaise, vedi di calmarti.- anche Nott aveva puntato la sua.
- Sono accuse pesanti quelle che fai, Draco. E non sei decisamente
nella posizione di farle. Una parola e tuo padre può finire
in galera a vita come quello di quest'altro qui.-
Nott si agitò.
- Testimonieresti cose false, Blaise?- chiesi.
- Sono sicuro che, qualunque cosa dicessi, tuo padre l'avrebbe fatta.-
Digrignai i denti per trattenermi dal saltargli addosso e riempirlo di
pugni. Non sarebbe stata una cosa saggia, dal momento che lui era
armato e io no.
Zabini ripose la bacchetta, e lo stesso fece anche Nott. Nella stanza
calò un silenzio gelido e immobile.
Guardai ancora le parole di mia madre.
Che ti succede, Draco?
Schiette, andavano dritte al punto. Voleva che le dicessi
come stavano veramente le cose. Sapevo che, mentendo di nuovo,
l'avrei solo delusa e preoccupata ulteriormente.
Sto male. Sto ancora male, ma me la so cavare, ti
dirò tutto a casa. Non preoccuparti, ti
prego.
Scrissi solo questo. Confidavo che avrebbe capito, che avrebbe compreso
che non potevo, non riuscivo a dirle tutto per lettera. Sapevo che si
sarebbe comunque preoccupata, ma sapevo anche che le mie
parole erano sincere e che lei l'avrebbe sentito.
Posi la lettera sotto il cuscino, per evitare che Zabini la leggesse,
in attesa di spedirla la mattina successiva. Mi addormentai pensando
alla mia casa, a quanto sarei stato bene una volta tornato
lì, lontano da tutto e da tutti.
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Capitolo 7 *** In giro per Hogwarts ***
Buonasera!
Come sempre, grazie a chi recensisce questa storia... Mi
spronate continuamente ad andare avanti, a scrivere, magari, altro (per
ora non rivelo piccoli progetti futuri...)!
Per
whatsername84:
grazie, direi che ora Draco ne ha molto di tempo per pensare
(finalmente)...!
Per
Mimi18:
vedo che condividi perfettamente il mio punto di vista sul personaggio!
Quanto ad Astoria, lei capirà fin da subito le condizioni di
Draco, mentre sarà lui stesso a non comprenderle o, meglio,
a non volerle ammettere.
Per
979:
grazie! Scrivere i dialoghi con Narcissa è decisamente una
delle mie attività preferite... Lei non compare nemmeno
moltissimo nelle mie storie, ma è un personaggio costante e
molto significativo, mi piace cercare di descrivere tutte le sue
sfaccettature attraverso poche pennellate. E' una Black e una Malfoy,
una moglie innamorata e devota, ma anche molto influente sulle
decisioni di Lucius, una madre a volte un po' trascurata da Draco, ma
l'unica a capire fino in fondo suo figlio, fragile e allo stesso tempo
forte e coraggiosa (non dimentichiamo cosa ha fatto durante la
battaglia di Hogwarts!), superba con "gli altri" ma estremamente
naturale con i suoi cari, senza perdere la sua eleganza. Insomma, hai
capito quanto ami questo personaggio?=)
Per
Tie:
e ti dispiace se io ti dico, grazie, grazie, e ancora grazie?
Il sostegno tuo e di questi altri qua sopra è
più che essenziale, mi fate quasi sentire una vera
scrittrice (ok, adesso cerco di non montarmi la testa e di tornare
sulla terra, in fondo c'è sempre l'articolo di giornale di
italiano a riportarmi alla realtà, ihih). Comunque avrai una
piacevole sorpresa riguardo ad Astoria, in questo capitolo!
Capitolo VI - In giro per Hogwarts
COME PRODURRE UN PATRONUS
La scritta campeggiava a
caratteri cubitali sulla lavagna dell'aula di Difesa contro le Arti
Oscure. Il professor Ostrich aveva così evitato di sprecare
fiato per ben quattro, dolorose parole. Mi chiesi come avrebbe fatto a
spiegare il resto.
- Bene ragazzi, allora...- Era evidentemente imbarazzato e sudava
freddo. -La scorsa settimana abbiamo imparato
che cos'è un incanto patronus. Chi saprebbe
rispiegarlo?-
- E' un incantesimo di protezione- iniziò Mandy
Brocklehurst, -Se ben eseguito assume la forma di un animale, ma non
tutti riescono a produrre un patronus corporeo, o comunque non possono
controllarlo alla perfezione o mantenerlo a lungo in vita. E' utile
contro Dissennatori e Lethifold.-
- Dieci punti a Corvonero... A proposito, mi è stato
riferito che molti di voi sanno già evocarne uno. Coraggio,
fatemi vedere. I patronus non mordono mica...-
Animali argentei si levarono dalle bacchette di Neville Paciock,
Lavanda Brown, Calì e Padma Patil, Ernie Macmillan, Justin
Finch-Fletchey, Hannah Abbott, Susan Bones, Zacharias Smith, Anthony
Goldstein, Terry Steeval e Michael Corner, e volarono attraverso tutta
la classe finchè non furono fatti svanire dagli stessi
ragazzi. Zio Gneo sembrava pronto a saltellare dalla
felicità. Tutto questo significava molte parole in meno da
dire.
- Venti punti per ciascuno di voi! Bravissimi... Ma...nessuno
è di Serpeverde? Signorina Davis, si faccia avanti.-
Tracey avanzò al centro della classe, con un volto dubbioso
riguardo alla possibilità o all'utilità per lei
di produrre un patronus.
- Pensi a qualcosa di bello, di felice.-
Non mi sembrava particolarmente concentrata. Si guardava attorno in
cerca di ispirazione.
- Intendo un bel ricordo, signorina Davis-
Lei annuì.
- Ora punti la bacchetta, rivolga tutta la sua mente al ricordo scelto,
e pronunci "expecto patronus".-
Tracey eseguì. Dalla bacchetta non uscì proprio
nulla. Riprovò. Niente. Terza volta. Zero.
Ostrich ordinò che tutti coloro che non sapevano produrre un
patronus tentassero, uno alla volta. In attesa del mio turno, pensai al
ricordo, poco convinto riguardo all'ipotesi che quella roba sdolcinata
potesse funzionare. Pensai al giorno in cui mio padre mi aveva comprato
la Nimbus 2001. Poi a un pomeriggio quando ad Hogsmeade
avevamo messo col sedere per aria uno che se la tirava di essere di una
"nobile famiglia babbana". Insomma, ricordai i
bei tempi.
Tentai la prima volta, la seconda e la terza e non ne uscì
mai nulla, come per il resto dei miei compagni di casa. Solo Sally Anne
Perks, corvonero, riuscì ad ottenere una sorta di nebbiolina
lattea che si dissolse immediatamente, mentre Eloise Midgen sembrava
notevolmente seccata dalla propria incapacità.
- Tentate ancora un po' per conto vostro. Chi è capace aiuti
un incapace!- Ostrich sorrise, nel tentativo di sdrammatizzare.
Fui raggiunto da una riluttante Hannah Abbott, non abbastanza
svelta per scegliere qualcuno di diverso da me.
Mi fissò annoiata e disgustata per alcuni minuti, in altri
miei inutili tentativi.
- Devi pensare a qualcosa di veramente felice.-
si lasciò sfuggire con una smorfia sul viso.
- Lo sto già facendo.-
- Immagino.- alzò le sopracciglia.
Ostrich passava intanto tra le varie coppie per vedere come procedeva
il lavoro. Quando fu arrivato alla nostra ingiunse
scherzosamente alla Abbott di non provare mai a fare
l'insegnante.
- Pare che questo valga per chiunque stia cercando di aiutare un
serpeverde.- mormorò lei osservando l'insegnante
fare la stessa battuta con Padma Patil e Millicent Bulstrode,
accanto a noi.
- Non mi pare che la tua amichetta Midgen sia riuscita a fare
molto di più. E, guarda un po', è tassorosso come
te, piccolo genio dell'incanto patronus.-
La Abbott alzò i tacchi e se ne andò verso di
lei. Le sussurrò alcune parole all'orecchio e le sorrise
incoraggiante. Quando la secchiona tentò di nuovo l'incanto,
un sottile fumo argenteo uscì dalla punta della sua
bacchetta.
Sbuffai.
- Scommetterei quanto vuoi, Malfoy, che stai pensando a cose idiote,
futili e disgustose quanto la tua stessa adoratissima vita.-
bisbigliò a labbra serrate al suo ritorno, quasi come se mi
stesse facendo un favore a non dirlo ad alta voce.
L'odio per un incantesimo tanto amato dai babbanofili era forte, ma in
quel momento prevalse l'orgoglio. Decisi che avrei prodotto un incanto
patronus entro la fine dell'ora. Non era che
non avessi potuto farlo,
semplicemente non avevo voluto.
- Sentiamo Abbott, tu di grazia a cosa stai pensando?- la provocai,
tentando in realtà di trarre spunto dalla sua risposta.
Lei mi fissò per un po'. Ero convinto che non avrebbe detto
nulla e invece dalla sua bocca uscì un tremante "mia madre".
Continuò a guardarmi gravemente e quasi con compassione,
poi, nel momento in cui la campanella stava suonando, aggiunse a bassa
voce: -Sai Malfoy, esiste un sentimento che si chiama
affetto. Forse non riesci a produrre un patronus perchè non
sei mai stato in grado di provarlo e probabilmente ti
credi forte proprio per questo motivo. Ma a me fai solo pena,
perchè, anche se mia madre è stata uccisa dai
Mangiamorte, io non mi scorderò mai di lei e lei non si
scorderà mai di me. Ci vorremo sempre
bene e tu invece rimarrai sempre troppo stupido
ed egoista per capirlo.- La voce tremava ad ogni parola di
più e vidi chiaramente i suoi occhi bagnarsi di
lacrime. Tuttavia non pianse e uscì dalla classe,
lasciandomi solo con una grande voglia di farle semplicemente del male
e di dimostrarle che non era vero, che lei era
una stupida e che io semplicemente non sentivo il bisogno di rendermi
ridicolo urlando la mia vita privata ai quattro venti.
- Già, la Abbott...- fece Nott con aria saputa dopo
che gli ebbi raccontato l'episodio, mentre vagavamo senza una
meta precisa nei corridoi durante un'ora libera, - Un
minuto si dà tante arie e quello dopo scoppia a
piangere. E dopo la morte di sua madre è diventata
ancora più isterica... Non ti ricordi l'anno scorso quando
si è messa ad urlare contro Alecto Carrow e poi è
quasi svenuta? Hanno fatto bene a suonargliele per le
feste... E' completamente fuori di testa, il
suo cervello deve essere ormai ridotto a quello di uno
schiopodo sparacoda... Mi fa paura a volte quella... Senza contare che
è completamente incapace in quasi tutte le materie. Si
sarà presa una rivincita vedendoti per la prima volta al di
sotto di lei.-
- Ad ogni modo, tu sei riuscito a combinare qualcosa?-
- Con il Patronus? No, niente di niente... D'altra parte come fanno a
pretendere che un gruppo di ragazzi appena uscito da una guerra possa
impararlo entro febbraio non lo so...-
- Lo pretendono perchè più della metà
della classe lo sa già fare.- dissi con una smorfia.
- Grazie alle mirabolanti lezioni di Potter. Forse Ostrich avrebbe
voluto che le prendessimo tutti, pensa che bello, tutti insieme a far
svolazzare graziosi animaletti d'argento per la classe...
Quale visione idilliaca.-
Non gli risposi.
- Ah, già, stavo dimenticando che non reagisci
più alle critiche contro Potter nonostante due anni fa ti
abbia quasi ucciso... Ma non mi devo intromettere nè cercare
di scoprire le motivazioni, giusto?-
- Giusto.-
- Farei meglio a non parlarne nemmeno.-
- Perfetto.-
- Stai diventando come Ostrich sai? Monosillabico.-
- Solo per colpa tua. Evita di parlare di ciò che non devi e
vedrai che mi metterò a cantare come un uccellino.-
- Che bella immagine, Draco... Mi hai migliorato la giornata...-
- Piuttosto che continuare a ciarlare, dovremmo andare a pozioni... A
sorbirci un'altra bella lezione di Lumacorno che rimpiange di non aver
Paciock in classe, quel bravo ragazzo, così coraggioso,
così degno dei suoi genitori... Come se non fosse mai stato
tanto incapace a pozioni quanto la Abbott in ogni tipo di incantesimo.
E questo è dire tutto.-
- Io non vedo perchè devi irritarti tanto. Che ti aspetti da
Lumacorno? Lo sai com'è fatto... Non rientriamo
più nella sua adorata elite,
sopporteremo e un giorno ci riscatteremo.- disse mentre svoltavamo nei
sotterranei.
- Sei fiducioso.-
Il suo volto divenne improvvisamente serio. Si
fermò. -Ascolta, Draco, la nostra situazione non
è certo delle migliori e lo sappiamo benissimo. E per lo
meno tu non sei rimasto completamente solo.- mi fissò
intensamente, senza però nulla di maligno, solo con
un'enorme tristezza che traspariva dagli occhi. -Che cosa dovremmo fare
secondo te? Non possiamo nè tentare di migliorare ora
la nostra condizione perchè sarebbe completamente
inutile e rischieremmo solo di peggiorarla, nè lamentarci in
continuazione...-
- E allora cosa vorresti fare?- lo interruppi. - Io non ne posso
più, non ce la faccio a dover farmi deridere addirittura da
una stupida tassorosso senza poter replicare...-
- Ti ricordi le parole di Zabini, Draco? Quelle che riguardavano la nostra
posizione e la loro?-
Annuii distogliendo lo sguardo.
- Aveva ragione. Aveva ragione a dire che mio padre
rimarrà ad Azkaban fino a Dio solo sa
quando e che il tuo non è neanche
completamente al sicuro. Basterebbe una falsa testimonianza di un tizio
passato per strada e il ministero non potrebbe fare altro che
condannarlo, la gente si rivolterebbe. Li vedi come sono arrabbiati,
Draco, ci guardano come se avessimo noi ucciso
le loro sporchissime famiglie. E quelli come Zabini sono coalizzati
dalla loro parte, non possono fare altro, devono mostrarsi favorevoli
al loro bellissimo mondo filobabbano. Noi, Draco, non possiamo stare
nè da una parte nè dall'altra, siamo fuori dai
giochi...-
- Che facciamo allora, ci suicidiamo?-
- No, stiamo per i fatti nostri, aspettiamo, e intanto lavoriamo per
tornare in campo un giorno, quando si saranno in parte dimenticati di
tutto ciò, o quando fingeranno di
averlo fatto.-
- Tu hai pazienza. Io non so se ce la faccio.- ammisi. Mi faceva una
strana impressione dirlo così, ma ormai non potevamo
ritirarci dalla conversazione, tutti e due.
- Draco, sei molto più intelligente e capace della
stragrande maggioranza dei maghi. E non dimenticarti che la gente, che
i mezzosangue, sono stupidi. Partiamo in svantaggio, ma possiamo
rimontare in fretta. Ci accorgeremo del momento in cui li potremo di
nuovo abbindolare ed entreremo in scena.-
- Non tornerà mai come prima, Theo.-
- No, questo di certo. Forse quando noi saremo già morti,
forse tra secoli. Ma non me ne frega niente, quando riavremo
l'occasione la coglieremo, anche se non sarà buona come
quella di un tempo. Metteremo le basi.-
- Per cosa, per un futuro migliore? Che senso ha,
Theo?-
- Ha senso. Dovremo lavorare il triplo degli altri, ma di una cosa sono
sicuro, io in queste condizioni non rimango. Fosse anche solo per
vendicare mio padre, io lo faccio, non lo lascio là dentro.
E credo che tu abbia motivazioni altrettanto valide.-
- Motivazioni ne ho, fiducia poca.-
- Ed è qui che sbagli. Sembri cambiato, e non è
giusto. Non è giusto che tu ti sottometta a loro. Non sei
così, Draco, non sei adatto a stare così.-
- Di questo me ne ero accorto.-
- Facciamo una cosa. Vediamo cosa riusciamo a fare in un anno. Sono
pronto a scommettere cento galeoni che tra un anno sarà
già diverso.-
Risi. -Hai detto che forse ci vorranno secoli, e adesso mi dici che tra
un anno sarà cambiato qualcosa. Farfugli?-
- Ho detto che ci vorranno secoli per far tornare tutto come prima. In
un anno intendo una cosa, anche minima, che ci faccia dire che in fondo
andrà sempre meglio.-
- Una cosa piccola e cara? Forse a te basta, o
meglio, la capisci, io no, non ci riesco.-
- Scommettiamo? Dai, dico solo cento galeoni perchè so di
sicuro che perderai.-
- Theo, quando anche mio padre era in prigione, mi sentivo in grado di
fare di tutto, perchè semplicemente ero arrabbiato, di una
rabbia che non ho mai provato in vita mia. Poi invece è solo
andata peggio, lo sai bene, tuo padre ha visto cos'è
successo alla mia famiglia.- Non avevo mai detto cose del genere a
nessuno. Ma in quel momento avevo solo un disperato bisogno di sapere
cosa avrebbe fatto Nott, cosa avrebbe fatto una qualsiasi altra
persona, perchè io non sapevo più a cosa
appigliarmi.
- Stai dicendo che è questo? Che sono
solo arrabbiato e ho così tanta voglia di
vendicarmi che non vedo la realtà? E invece no, sono proprio
io a vederla meglio. Tanto che, Draco, a differenza di te, non ho mai
cercato di riprendere tutto come prima, di comportarmi come Zabini, di
far finta di nulla. E' tutto difficile, sarà difficile, non
possiamo fare passi falsi. Ma credo che ce la potremo fare. Se non
credessi, cosa faccio, mi suicido, come hai detto tu prima? Non
pensarci, come credo faccia tu la maggior parte del tempo, non risolve
nulla.-
- Siamo in ritardo per pozioni.- mi avviai lungo il corridoio.
Sentiì Nott che diceva: - Che cosa fai, lo eviti di nuovo?
Quando la smetti, Draco, di evitare tutto questo?-
Ma a me sembrava di aver già detto troppo, di essermi
già esposto troppo, e l'unica cosa
che volevo fare era, sì, evitare tutto, dimenticarlo ancora.
Anche se non ci riuscivo.
Mi svegliai di soprassalto. Attorno a me, solo il buio del dormitorio,
il calore eccessivo e fastidioso di troppe coperte, il silenzio del
sonno pacifico dei miei compagni.
Mi recai in bagno per rinfrescarmi il volto, nel
tentativo di cacciare via le immagini dell'incubo ancora impresse nella
mente. Erano irreali, così irreali, eppure, proprio per
questo parevano amplificate nella solitudine di quell'ora,
nell'assenza di luce, nel malessere di qualche linea
di febbre. Non riusciì a cancellare
l'inquietudine che mi avevano lasciato nemmeno con la frescura
dell'acqua sul viso. Tornare a letto mi sembrava una pura condanna alla
ripresa dell'incubo, così decisi di recarmi nella sala
comune, probabilmente vuota all'una di notte. Presi il libro
di Difesa Contro le Arti Oscure, sperando di poter almeno fare qualche
tentativo con l'incanto patronus.
Ma la sala comune non era vuota. Astoria Greengrass era seduta al
tavolo posto al fondo della grande sala, davanti ad un cumulo di libri
mal illuminati dalle lampade verdastre, stretta in un pigiama troppo
leggero per il freddo del sotterraneo coperto da una vestaglia di raso
bianco.
- Buonasera... Studio notturno?-
Alzò la testa di scatto. Non si era accorta del mio arrivo.
- Ho i GUFO di Trasfigurazione dopodomani... Lo definirei come
studio matto dell'ultimo minuto.-
- I GUFO? Non fai...-
- ...il sesto anno, sì, ma ci fanno recuperare gli
esami che non abbiamo sostenuto a giugno scorso
durante quest'anno... Ho già fatto Astronomia ad
ottobre, ma è una fatica pazzesca, praticamente dobbiamo
seguire i programmi di due anni contemporaneamente...-
- Se hai bisogno ti posso dare una mano.-
Sorrise. -Se torni pure domani notte a quest'ora la accetto volentieri.
Stasera faccio teoria, quindi ho bisogno di studiare da sola, a domani
lascio la pratica...-
Risi di rimando. -Per me può anche andare...-
- Non riesci a dormire?-
- Non sto neanche molto bene. Credo di avere un po' di febbre.-
- Incubi?-
- Sì, pure gli incubi- ammisi.
- Che bella nottata...-
- Già. Così ho deciso di dedicarmi al fantastico
patronus. Devo cercare di produrne uno entro febbraio.-
- Su questo non posso ricambiare l'aiuto...-
- Allora vuol dire che mi darò al puro altruismo...- Mi
alzai e mi diressi verso i divani neri al centro della sala.
-Ti lascio studiare in pace.-
Dopo le prime parole del manuale, "Il ricordo prescelto deve
colmare l'animo del mago...",
però, tornai a guardarla, china sui libri. Non solo
era carina. Era molto bella.
"...diffondersi in tutta la sua essenza..."
La guardai ancora. Notai che i capelli erano un
po' più chiari rispetto a quelli di Daphne e gli
occhi più grandi ed espressivi.
"...Il mago deve percepire la felicità intrinseca
del..."
Studiava in modo composto, la schiena ritta contro sedia, la
matita stretta solo leggermente tra le dita, le gambe esili
accavallate. Scorreva gli occhi vispi da un lato all'altro del libro in
modo nè frenetico nè troppo lento, la bocca
chiara e sottile chiusa, senza il cenno di nessuna smorfia.
Lasciava che i capelli accarezzassero la carta, senza curarsi
di portarli dietro l'orecchio nè di
legarli, tirando soltanto all'indietro la testa qualora le
impedissero la vista con un movimento quasi impercettibile. Non mi
guardò mai.
"...Nel momento in cui la formula viene pronunciata..."
Smisi di studiare, lasciando però il libro aperto sulle
ginocchia. Continuai a guardarla. Era perfetta.
Mezz'ora dopo si alzò, augurandomi la buonanotte e
richiedendo la mia presenza per il ripasso notturno di
trasfigurazione della sera seguente. Disse di sperare che
io potessi stare meglio. Confermai la mia assistenza
per il ripasso. Lei si diresse verso il dormitorio femminile, con i
libri attaccati al petto e senza fare il minimo rumore. Attesi qualche
minuto, poi mi recai a mia volta a letto.
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Capitolo 8 *** Donne ***
Salve
a tutti! In questo capitolo, ancora Astoria e anche l'incontro con una
vecchia conoscenza...
Per 979:
stradilungata? Per me è un piacere leggere le vostre
recensioni, sentire come la pensate sui vari personaggi...
Più vi dilungate, meglio è! Ihih, un bacio!
Per Tie:
qui, come ho detto, ancora più Astoria per te! E Theo...be',
Theo è Theo! Però vedrai che sorprese ci
riserveranno animi pur sempre Serpeverde (sto facendo riferimento ad
episodi che avverranno tra mooolti capitoli, quindi tieni a mente!).
Per Mimi18:
allora forse io amo Astoria? Ihih, comunque grazie mille, come sempre!
Adesso, appunto, vedremo questa famosa lezione extra... e cosa
succederà dopo!
A martedì sera per il prossimo cap (nel frattempo
adrò per la prima volta in vita mia a Milano... Per la
serie: come abitare a due ore di macchina dalla Big City e non esserci
mai stata!)
Capitolo VII - Donne
La luce sinistra mandata dal Lago Nero attraverso le
grandi vetrate della sala comune si rifletteva con raggi
verdastri e tremolanti sulla pelle eburnea di Astoria Greeengrass,
facendola sembrare distante anni luce da me nonostante la mia
vicinanza, racchiusa in una sfera d'acqua inarrivabile, bella
e pericolosa. Eppure a me piaceva stare semplicemente così,
ad osservarla e a soppesare le possibili tecniche per poterla
raggiungere, per infrangere quella sfera e toccarla. Lei era
così, superba e invitante, attraente ma distante,
intoccabile, incantevole. Non vi era in lei nulla di etereo, non
sarebbe stata una dea il termine di paragone adatto, lei era una regina
mortale ma superiore a tutti gli altri uomini, creatura che le
stesse dee avrebbero invidiato e di cui tutti gli dei si
sarebbero invaghiti. Non sarebbe stato un angelo evanescente
ad attrarre Draco Malfoy, ma quella sovrana concreta e allo stesso
tempo misteriosa, reale in un mondo lontano e favoloso. Sua sorella
l'aveva definita involontariamente preziosa, ed
era proprio quella la sua essenza, una bellissima e rara pietra
preziosa. E lo testimoniavano la sua pelle d'avorio
e quei riflessi di smeraldo.
- Evanesco!- pronunciò con la sua
voce sferzante e decisa, provocando la scomparsa immediata del
calamaio posto sul tavolo davanti a lei. Sul legno scuro non rimasero
nessuna traccia di inchiostro nè pezzi di ceramica.
- Mi vorresti rispiegare la mia funzione qui?- le chiesi, seduto di
fianco a lei.
Astoria sorrise. Di tutte le cose che avevo notato in lei, il sorriso
era assolutamente la migliore. Quando scopriva i denti bianchi, le
labbra sottili e rosate si allargavano sul volto provocando la comparsa
di piccole fossette sulle guance. - Se sei stanco sei libero di andare
a dormire.-
Sarebbe stata l'occasione giusta per dirle che no, che io volevo stare
con lei, per farle una finta correzione e posare la mia mano sulla sua
attorno alla bacchetta, per avvicinarmi a quelle labbra stupende e
baciarle. Ma lei era una regina, e ad una regina bisogna avvicinarsi
con cautela. Agire subito avrebbe rovinato tutto, avrebbe svelato il
mio sentimento e l'avrebbe fatta scendere dal suo trono per recarsi
accanto ai cortigiani. Invece ero io che dovevo salire accanto a lei,
non rivelando nulla, silenzioso, lasciandola ancora
là, preziosa e inarrivabile. Così dissi
semplicemente: -No, tranquilla, mi diverto tantissimo ad aiutare uno
che non ne ha assolutamente bisogno. Tanto che non ho ancora agito, ma
non ti preoccupare, mi sento realizzato così...-
Questa volta la sua fu una vera e propria risata. Non sguaiata, non
timida, ma decisa e affilata come la sua voce, perfetta come lei.
Diverse ragazze mi avevano attratto durante il mio soggiorno ad
Hogwarts, Pansy più di tutte, ma nessuna, nessuna era
come lei.
- Va bene, credo di poter smettere di studiare.-
disse appoggiandosi allo schienale.
- Però sei ancora agitata.-
- E' comprensibile, no?-
- Bisogna rimediare.-
- E come faresti?-
- Un modo lo trovo, stanne certa.-
E infatti lo trovai. Poco dopo iniziai a farla ridere, come mi piaceva
che ridesse. E ridemmo insieme finchè non fummo entrambi
abbastanza stanchi da salutarci e da andare a dormire.
Non mi resi conto che quella notte era stato il primo momento
in cui io ero tornato anch'io a sorridere veramente, da non ricordavo
più quanto tempo.
"Cos'hai fatto ieri fino alle due di notte?!"
Nott, il mio vicino di banco, scrisse questa frase sul lato
del proprio libro di incantesimi, durante la lezione, in modo che solo
io la potessi leggere.
"Che te ne frega?!" scrissi di rimando a margine
del mio libro.
"Mi hai svegliato"
"Povero angioletto...ho rovinato il tuo sonno beato!"
"Eri in giro per Hogwarts?"
"Vuoi controllare la mia vita?!"
"Secondo me eri con una ragazza...Di' la verità!"
"Astoria Greengrass"
"Uuh, allora avevo ragione... Ti sei innamorato!"
"Mi piace, nulla di più..."
"Vedremo"
Nott iniziò a fissarmi con un ghigno saccente.
Io lo ignorai e mi misi a
scarabocchiare ulteriormente il libro nel tentativo
di cancellare "Astoria Greengrass"
e qualsiasi altro tipo di indizio altamente compromettente. Nott
tuttavia non mollò la presa.
"L'hai baciata?"
"Ma va, dovevo solo "aiutarla a ripassare per i
GUFO"...Poi sarà la terza volta che la vedo in vita
mia..."
A quel punto iniziai a gesticolare per convicere Nott a cancellare le
scritte anche dal suo libro. Venni interrotto dalla
voce sgradevole di Zabini, seduto dietro di noi accanto a
Pansy.
- Cosa fate voi due lì, i piccioncini? Vi mandate
bigliettini come le ragazze?-
Pansy emise una risatina stridula. Poi il suo volto tornò
serio, e anche un po' preoccupato, quando notò le
scritte sul libro di Nott. -Chi ha baciato
chi?!- chiese, fissandomi irritata. Evidentemente pensava che
io dovessi ancora amarla alla follia, sebbene non lo avessi mai fatto.
-Ma è ovvio, Pansy, Theodore è geloso
perchè Draco l'ha tradito con Paciock!- rincarò
Zabini, -Ma non vi preoccupate, vi aiutiamo noi a rimettere in sesto la
vostra relazione...-
Pansy non rise più, ormai notevolmente crucciata. Io e Nott
insultammo Zabini finchè Vitious
non intervenne, riportando la nostra attenzione a un
incantesimo non verbale per spostare gli oggetti.
Al termine della lezione mi recai nel bagno maschile del terzo
piano. Fortunatamente ero da solo, perchè, mentre mi stavo
lavando le mani, sentii una voce spiacevolmente conosciuta
alle mie spalle.
- Ah, eccoti qui!-
Sollevai lo sguardo sullo specchio al di sopra del lavandino e
scorsi così il fantasma di una ragazza
robusta e dai capelli scuri raccolti in due codini,
che fluttuava vicino al soffitto sporco.
- Ti ho cercato in tutti i bagni del castello, sai...-
continuò, - E' da più di un anno che non ti vedo
e credevo che ormai fossi morto... Mi avevi promesso
che saresti tornato a trovarmi e invece non ti sei
più fatto vedere!- Mi fissava attraverso le lenti spesse
degli occhiali con aria offesa. -Credevo che fossi diverso dagli altri
ragazzi, ma evidentemente mi illudevo...-
- Mi spiace, ho avuto da fare...- tentai di imbastire una scusa e di
andarmene il più presto possibile. Mirtilla Malcontenta mi
riportava alla mente solo ricordi di sangue e minacce di morte, senza
contare che evidenziava la perdita totale della mia sanità
mentale durante il sesto anno. Dovevo essere stato davvero disperato
per giungere a confessarmi con lei.
- Già, ho visto, stai bighellonando nel bagno da quindici
minuti...-
Guardai con inquietudine verso il cubicolo da cui ero appena uscito. -
Tu mi spii in bagno...?- Deglutii.
- A volte.- ridacchiò, godendosi l'effetto. Sperai che
non fosse vero. - Comunque mi pare che tu adesso stia
meglio...- disse con una voce manifestatamente delusa.
- Sì, grazie, va molto meglio in effetti. Adesso, scusa,
ma...-
- Peccato...- continuò imperterrita, - Ti avrei fatto stare
con me nel mio bagno se fossi morto.-
Sì, ero stato definitivamente un pazzo a confidarmi con lei.
- L'ultima volta che ti ho visto è stato quando
Harry ti ha colpito...- ricordò con evidente piacere, - Ho
avuto tanta paura, tutto quel sangue... Eppure siete
così carini, tutti e due...-
- Sì, certo, ora vado, torno a trovarti...- dissi,
combattendo contro il forte desiderio di lanciarle
un rotolo di carta igienica addosso e avviandomi verso
l'uscita.
- Comunque, se tu dovessi star di nuovo male sei sempre il benvenuto!-
la sentii dire con entusiasmo.
"Che bello", pensai, "un
fantasma che non vede l'ora di guardarmi
agonizzante..."
Mi allontanai il più velocemente possibile dal
bagno, ripetendomi di fare sempre attenzione, da quel momento
in poi, alla presenza di eventuali ragazzine trasparenti e
dall'animo perverso nel gabinetto.
Il gruppo di ragazzi del sesto anno si riversò rumorosamente
nella sala comune, scendendo le gradinate che portavano al camino chi
con aria soddisfatta, chi preoccupata, chi con il volto di uno pronto
al suicidio.
Astoria Greengrass pareva evidentemente sollevata mentre
si stava dirigendo verso i comodi divani posti al
centro del sotterraneo. Mi avviai verso di lei.
- Allora?- le chiesi, curioso di sapere come fosse andato
l'esame ma già abbastanza sicuro della risposta.
- Credo bene.- rispose sorridendo, - Sono così contenta che
sia finito, ormai non me ne importa più niente dei
voti.-
- E così dobbiamo festeggiare, stasera.-
Non so perchè in quel momento la abbracciai. Mi venne
semplicemente naturale, non fu nulla di premeditato, solo un modo per
farle i miei complimenti. Comunque, fu il primo vero contatto che ebbi
con lei, anche se neppure Astoria parve accorgersene. Poco dopo, mi fu
portata via da altre sue amiche e dalla sorella, che fortunatamente non
aveva visto l'abbraccio.
Mi risedetti su una sedia scolpita nella roccia coperta di morbidi
cuscini verde scuro, circondato dai sedicenni vocianti.
- L'hai abbracciata- sottolineò Nott
dalla sedia accanto.
- Sì, me ne sono accorto.-
- Piuttosto debole come primo tentativo.-
- Pur sempre un tentativo. E sta tranquillo che adesso passo alla fase
B.-
- Sentiamola.- Il rumore provocato dai ragazzi ci permetteva di parlare
liberamente.
- Per esempio ho intenzione di chiederle di venire a Hogsmeade con me
nella gita di dopodomani.-
- Ottimo. Quando?-
- Adesso, appena si sono calmati questi qua.-
- C'è Daphne.- mi ricordò.
- Tanto meglio. Almeno saprà subito che intenzioni ho con la
sua sorellina, giusto?-
Nott sorrise. - Adesso ti riconosco, Draco...-
Dopo alcuni minuti il vociare iniziò a farsi sempre
più debole. Alcuni ragazzi si diressero verso i dormitori
per prepararsi prima della cena, altri iniziarono già ad
uscire dalla sala. Mi alzai dalla sedia e raggiunsi Astoria
che, preceduta dalla sorella e accompagnata da Vesna, stava svoltando
verso lo stretto corridoio di sinistra che portava al
dormitorio femminile.
- Astoria, aspetta.- Lei si voltò, sorpresa. -Ascolta... Ti
andrebbe di venire a Hogsmeade con me, dopodomani? Ci beviamo una
burrobirra, passeggiamo un po'...- Finsi abilmente un atteggiamento
rilassato, ma lei sorrise lentamente, tenendomi sulle spine il
più a lungo possibile. - Sì.- disse infine,
quando il sorriso si fu completamente aperto, rivelando i suoi
sentimenti. -Sì, mi farebbe piacere...-
- Va bene, allora.- dissi trionfante. - Ci vediamo a cena.-
- Ci vediamo a cena.- ripetè lei voltandosi con la sua amica
e proseguendo verso il dormitorio. Se Vesna parve un po' invidiosa, lei
non tradì più alcuna emozione. Rivolsi lo sguardo
verso Daphne, che mi fissava davanti all'accesso del dormitorio.
Contrasse le labbra, in un'espressione quasi di sfida. "Mi
hai colta di sopresa, va bene, hai osato, ma ora vediamo se ce la
fai...", questo era quello che traspariva dal suo volto.
Ero contento, soddisfatto, mi sentivo l'uomo vittorioso che ha
catturato la sua preda. Ma Astoria si sedette lontano da me durante la
cena e non rivolse mai lo sguardo dalla mia parte, confermando le
parole di Daphne riguardo alla difficoltà dell'impresa.
Astoria aveva accettato si uscire con me, ma questo non voleva dire che
le piacessi. Sì, era preziosa Astoria Greengrass, e
più questa sua caratteristica emergeva più
cresceva in me la voglia di toccarla, di starle accanto, di avere una
conferma del ricambio di sentimento. Ora avevo raggiunto il trono della
regina, mi ero inginocchiato e le avevo baciato la mano, ma lei non mi
aveva ancora permesso di sederle accanto.
Sì, era preziosa Astoria Greengrass.
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Capitolo 9 *** Sguardi ***
Eccomi,
appena tornata dalla breve ma intensa gita milanese, con un nuovo
capitolo!
Per Tie:
grazie mille, spero di non deluderti con questo ottavo capitolo,
incentrato su vecchi (quanto adoro i flashback???) e nuovi affetti!
Per 979: in
tutto quello che scrivo c'è sempre una parte delle
città e dei luoghi che ho visitato, delle persone che ho
incontrato in essi. I viaggi sono una delle mie principali fonti di
ispirazione, ogni città ha il suo segreto, la sua atmosfera,
la sua gente, e questo vale per qualsiasi luogo del mondo.
Così, mi esalto in egual modo sia per una gita a Stupinigi
che un soggiorno a New York... Abbiamo tante meraviglie a due passi da
casa e spesso non ce ne accorgiamo! Per quanto riguarda Milano... be',
mentre la giravo pensavo a tutti coloro che ne parlano come di una
brutta città e, sinceramente, mi chiedevo cosa potessero
aver visto, perchè è unica! Anche se
ammetto che ai miei serpeverde manca un che di britannico... Per
fortuna la meta natalizia è Londra!
Per Mimi18:
ah, qui i cuoricini aumentano! E sono STRAcontenta di aver reso bene lo
spirito serpeverde e malfoyesco (o malfoyano? Mmm...). Spero di
continuare! Quanto a Theo, Draco ha in fondo capito che lui
è un grande amico. Ma si sa, gli affetti di un Malfoy sono
riservati a pochi...
Per
Scorpiusthebest: e ne avrà Draco da penare!
Sono felice che ti piaccia la "mia" Astoria... Alla prossima!
Capitolo VIII - Sguardi
- Adesso stai bene, vero?-
Mi aveva posto protettivamente una mano sulla spalla. Ora
guardava i miei occhi, non più il prato davanti a se'.
- Sì.- ripetei, quasi a me stesso più
che a lui. -Sì, ora sto bene, anche se ho avuto...paura- Io
tenevo gli occhi bassi, quasi vergognoso di quello che stavo dicendo,
ma poi li alzai di nuovo verso di lui. - Ma ora sto bene, per lo meno
in questo momento...-
- Allora hai anche paura del futuro? Di quello che
accadrà?-
- Sì.-
- Anch'io.- Mi guardò con tenerezza, e con una
certa malinconia negli occhi. - Ci stiamo dicendo molte cose, vero,
adesso?- sorrise debolmente. Era una parte di lui che non avevo mai
visto, che non mi aveva mai permesso di conoscere, quella che ora mi
stava mostrando. - Volevo parlarti, Draco, in questi giorni,
proprio perchè ci potessimo dire queste cose, io e te da
soli.-
Sembrava estrarre a fatica le parole, come se volesse
rivelarmi qualcosa ma non ne avesse il coraggio. Poi,
alla fine, parve trovarlo.
- Da padre a figlio...- Non mi guardava
più. Era la prima volta che vedevo lui abbassare gli occhi
davanti a me.
- Non sono stato un buon padre per te, Draco.- Scosse la
testa. La sua voce tremava un po'. Mi imbarazzava vederlo
così, o, più che altro, ero stranito da
quella situazione, come quando l'avevo visto piangere, quella
sera, dopo la battaglia, abbracciandomi. Eppure mi faceva piacere, mi
rendeva felice come mai lo ero stato prima. E allo stesso
tempo non volevo che soffrisse così. Pareva un uomo
distrutto dal rimorso di una terribile colpa. - Mi dispiace, mi
dispiace... Io... Ti chiedo solo di lasciarmi rimediare. Ho sbagliato
Draco, ho sbagliato tutto, ma ti ho sempre voluto
un bene dell'anima e questo lo sai. Sei tutto per me,
insieme a tua madre, ma non te l'ho mai detto... La paura che ho avuto
quella notte, alla battaglia, quella paura...-
Poi ci eravamo abbracciati. E io gli avevo detto che non me
ne importava più niente di quello che era successo prima,
che andava bene così. Lui aveva sorriso, rincuorato.
- Tu mi hai sempre idealizzato, vero?-
- Cosa?-
- Hai sempre voluto essere come me.-
- Sì. Sei mio padre, è normale.-
- Lo so, anche per me è stato così con
mio padre. Ma tante generazione di soli figli maschi non sono servite a
migliorarci. Tu, Draco, sarai migliore, ma non volevo che tu lo
diventassi in questo modo. Dimmi solo ancora una cosa, poi
andiamo a vederci questa benedetta partita di quidditch che ti
avevo promesso. Ti ho fatto soffrire delle volte, vero?-
- Papà...-
- Ti ho fatto soffrire?-
Presi fiato. Luì capì.
- Ma mi hai detto che posso rimediare, giusto?-
- Sì. Non devi nemmeno rimediare, non... va bene
così, io non...-
- Come posso, Draco?-
- Andiamo a vedere la partita.-
Lui rise. - Va bene, va bene, se ti accontenti
così...-
Ci eravamo alzati, entrambi più sereni,
più vicini l'uno all'altro, più sicuri di capirci.
- Sai una cosa?-
- Sì?-
- Sono sempre stato orgoglioso di te. Sempre.-
Il giorno della gita ad Hogsmeade era giunto in un pomeriggio di fine
novembre, freddo, ma soleggiato. Attesi Astoria davanti
all'uscita del castello.
Arrivò vestita di nero, con un paio di guanti e di stivali
beige, i capelli biondo grano sparsi sulla stoffa pregiata
della mantella. Dopo esserci salutati e aver
scambiato i primi convenevoli, ci avviamo insieme seguendo la
fila di altri ragazzi, finchè tutti non furono
sparpagliati in giro per il villaggio. Poi,
ci recammo al caldo dentro i Tre Manici di Scopa. In fondo,
era la nostra prima uscita, e non mi pareva il caso di
trovarci da Madama Piediburro, probabilmente già
piena di coppiette vomitevoli e più
navigate. Ordinammo due burrobirre. Ridemmo insieme e parlammo
del più e del meno. Poi, arrivò il momento di
silenzio.
Sedevamo in un tavolino appartato, nell'angolo del locale. Dalla
finestra si vedevano alcuni ragazzini del terzo anno che scorrazzavano
per la via principale. Guardai Astoria, ora arrossita leggermente. -
Hai degli occhi bellissimi, lo sai? Sei
bellissima.-
Lei abbassò leggermente lo sguardo, per poi sollevarlo di
nuovo verso il mio nel momento in cui le presi la mano sottile. La
pelle, come mi aspettavo, era liscia e piacevole al tatto.
- Andiamo in un posto più tranquillo, che ne dici?- Lei
annuì, sorridendo in quel suo modo particolare.
Ci avviammo lungo una stradina ai lati del paese e proseguimmo verso la
Stamberga Strillante. Le tenni sempre la mano, duante tutto il
tragitto. Giungemmo infine là, davanti alla vecchia casa
abbandonata. Si sentiva il vociare dei ragazzini appena oltre la radura.
- La Stamberga Strillante?- fece lei, divertita, - Proprio romantico!-
- Preferivi la puzza di bevande rovesciate dei Tre Manici di Scopa?- la
trassi verso di me circondandole la vita. Ci sedemmo sullo steccato che
dava sulla vecchia e pericolante casa.
Il momento sarebbe stato perfetto, se non fosse stato per
l'interruzione provocata dall'arrivo improvviso di Hannah Abbott in
compagnia del prode Paciock.
- Oh che teneri! Vi lasciamo soli, non vi preoccupate...- fece lei.
- Sarebbe meglio, Abbott.- rispose Astoria.
- Altrimenti cosa ci fate, il tuo fidanzato ci affattura? Chi sei tu,
la sorellina della Greengrass?-
- E chi sei tu, una stupida mezzosangue?-
Paciock estrasse velocemente la bacchetta, puntandola ovviamente non
verso chi aveva pronunciato le parole, che era una ragazza, ma verso di
me.
- Non vi azzardate a...-
- Che c'è, hai trovato il coraggio di fare qualcosa nella
tua vita, Paciock?- dissi estraendo a mia volta la bacchetta. Tentai di
sembrare spavaldo e tracotante, ma sapevo benissimo di non esservi
riuscito. Non era mia intenzione deridere Paciock, non dopo quello che
era successo, non dopo che...
- Sei ridicolo, Malfoy.- concluse allontanandosi con la tassorosso.
Solo in quel momento riusciì ad odiarlo. Aveva fatto
naufragare ogni mia possibilità di successo con Astoria
Greengrass.
Mi voltai verso di lei, ancora seduta sul muretto. Si doveva essere
accorta del mio disagio, della mia debolezza, perchè aveva
abbassato lo sguardo e non sorrideva più. Le sedetti di
nuovo accanto, incapace, adesso, di fare qualcosa, persa la sicurezza
di prima.
Poi, inaspettatamente, lei alzò il volto. Disse soltanto:
-Non pensiamoci più a quelli là.-, in modo
apparentemente disinvolto. In realtà aveva capito,
lo leggevo nei suoi occhi, nel modo in cui mi guardava.
Rimasi colpito. Ripresi forza e avvicinai la mano al suo
volto, posandola sulla sua guancia, lasciando che
le dita si intrecciassero ai suoi capelli
lisci. La guardai attentamente per alcuni istanti. Le labbra
chiare, il volto affilato, i grandi occhi verdi, le ciglia lunghe, il
naso dritto e sottile, li guardai, guardai i particolari del suo viso,
la curva decisa della mandibola, la forma delle sopracciglia,
guardai lei, la sua perfezione e la mia mano posata su di essa. Forse,
pensai, mi aveva permesso di sederle accanto. Me l'aveva permesso
quando aveva capito, quando aveva sollevato
l'intenso sguardo su di me. E la guardai, la guardai ancora, la guardai
ed era perfetta ed era per me.
Avvicinai il mio volto al suo, finchè le nostre labbra non
si toccarono, finchè non smisi di guardarla e
chiusi gli occhi, lasciando che fossero
soltanto quel bacio delicato e il calore della mia
mano a tenerci vicino.
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Capitolo 10 *** La partita ***
Capitolo
più leggero, un po' volto a far riaffiorare Rowlinghiane
memorie, un po' a fare da separazione prima di una spirale di nuovo
decadente per Draco. Ma ora lasciamolo ad occuparsi di partite
scolastiche...
Come
al solito, grazie mille alle fedelissime! Questa volta vi raduno le
risposte tutte insieme, perchè ognuna di voi ha evidenziato
un'aspetto del caro buon vecchio Lucius... Un'aria da gran cattivone,
ma poi, in fondo, un uomo che ama suo figlio e che, almeno in famiglia,
è del tutto normale (Tie),con la volontà di dire
qualcosa a Draco dopo tutto quel che è successo (979), ma
anche la difficoltà nel farlo (Mimi18). Perchè,
d'altra parte, non si può nemmeno dire che sia un eroe.
Anzi, meglio così, visto che tutto ciò ha fatto
dei Malfoy personaggi complessi da cui ci si può aspettare
di tutto (whatshername)! Vedo che condividete tutte la mia opinione al
riguardo e questo mi rende molto...come dire...gasata. A volte credo di
essere una delle poche rimaste a credere in un Lucius affezionato alla
famiglia, perchè, nonostante gli episodi del settimo libro,
la sua versione di non-padre che ha procurato traumi infantili a Draco
continua a prevalere (a partire dalla propaganda in tal senso da parte
degli stessi attori e registi vari). Visione di certo affascinante, ma
incompatibile con la mia volontà di coerenza alla storia (e
poi, in fondo, preferisco Lucius così..)
Devo
ammettere che io stessa mi sono interessata poco o niente a al
personaggio prima dei Doni della Morte. I miei Malfoy preferiti
rimanevano Narcissa e Draco. Poi però...chi scegliere tra i
tre, dopo che si sono dimostrati, tutti, così
straordinariamente reali?
E
così, ora, il "mio" Lucius è un insopportabile,
idiota, codardo rappresentante della famiglia degno dei suoi avi, buon
marito che ama la moglie, padre non perfetto ma più che
affezionato al figlio (e durante la seconda guerra contro Voldie,
diciamocelo, il terrore di perdere un caro per propria colpa,
è salito alle stelle).
Ora
però, lasciamo Lucius tranquillo nel suo maniero, e
dedichiamoci al protagonista...
Capitolo XIX - La partita
- Avanti, smettetela di fare i musoni...-
Astoria era seduta a colazione di fianco a me e davanti a
sua sorella, che, in seguito alla nostra uscita ad Hogsmeade,
aveva dovuto accettare il fatto che io stessi con la più
piccola delle Greengrass. Erano passate circa tre settimane da allora
e, ormai a fine novembre, era giunto per Serpeverde il momento della
prima partita di quidditch. La sorte aveva voluto che l'avversario
fossero i Corvonero, i quali avevano già
vinto i Tassorosso nella partita di ottobre.
- Be', Astoria, giochiamo praticamente in quattro contro
sette, vedi un po' se non dobbiamo fare i musoni... Comunque, io
partecipo solo per pietà, quindi non dovrei preoccuparmi di
nulla...- disse Daphne finendo di bere il proprio succo di zucca.
- L'hai già detto almeno dieci volte.- le feci notare.
- Dai, su con la vita, in fondo Draco e Vaisey sono bravissimi, tu te
la cavi e Harper...- Astoria si voltò verso il
corpulento ragazzo, tutto intento a fissare due fette di bacon
identiche per decidere quale delle due fosse la più grande,
- ...Harper...diciamo che c'è di peggio. Poi potreste anche
essere in svantaggio di 140 a 0 che tanto è Draco a dover
prendere il boccino, o no?-
- Grazie per non avermi caricato di tutta la responsabilità.
Adesso mi sento molto meglio.-
- Ma Astoria ha ragione. Prendi il boccino il prima possibile,
Draco, e la partita è vinta. A proposito, sappiamo
già la formazione di Corvonero?-
- No, ci verrà consegnata poco prima di iniziare. Ad ogni
modo, credo che sia la stessa squadra dell'anno scorso.-
- Intendi quella che sarebbe stata vicina a strapparci il titolo se non
fosse stato per l'interruzione della scuola?-
- Sì.-
- Fantastico. Questo sì che tira su il morale.-
- Oh, siamo in pochi a preoccuparci. E' già tanto che Moon,
Sokin e Tatcher sappiano dell'esistenza di un'altra squadra
contro cui bisogna giocare.-
Salutai Astoria con un bacio e mi diressi con il resto della squadra
verso il campo da quidditch. Negli spogliatoi, fui il primo a
cambiarmi, poi uscii nuovamente per ritirare il foglio con lo schema
avversario. Notai che gli spalti stavano cominciando a riempirsi: i
Serpeverde erano silenziosi e composti, mentre dalle altre case si
levavano fischia, urla e striscioni pieni di insulti contro di noi.
Incontrai Lumacorno appena fuori dal campo.
- Ah, eccoti Draco, questa è la formazione dei Corvonero...
Tu dammi la tua, che vado a consegnarla al
professor Vitious...-
- Grazie... Scusi, professore...- Lo bloccai mentre se la stava
già svignando.
- Sì?-
- Si potrebbe fare qualcosa per...ehm...?- indicai gli spalti in
rivolta contro la nostra casa, - Così non riusciamo a
giocare.-
- Eh, sì, Draco, hai ragione, vedrò di dire
qualcosa alla preside, ma non so se... Voi concentratevi e non ci
pensate, va bene?- Fece un irritante sorrisetto. - Buona fortuna,
allora, eh?- e si allontanò a passetti veloci.
Tornai negli spogliatoi, dove la squadra era già pronta, e
aprii la busta, trovandovi ciò che già mi
aspettavo.
- Allora, i Corvonero hanno Page in
porta, Inglebee e Samuels come battitori,
Quirke, Bradley e Chambers come cacciatori, ed
Entwhistle al boccino. Stessa e identica squadra dell'anno
scorso, quindi molto forte.- Guardai verso i miei giocatori. I
piccoletti tremavano come delle foglie. - Sentite, voglio che voi tre
cacciatori segniate il maggior numero di volte nel minor tempo
possibile, dateci dentro, commettete falli se ne avete bisogno, basta
che diate fastidio ai Corvonero sulla loro difesa
cosicchè si avvicinino il meno possibile alla nostra.-
- Se qualche genio non avesse lasciato la nostra difesa praticamente
scoperta...-
- Vaisey, Corvonero non è così forte in attacco.
Forse potremo fare alcune modifiche nel gioco contro Grifondoro, ma per
Corvonero il meglio è così. Inoltre ti ribadisco
che io sono il capitano e quindi devi stare
zitto e ubbidire.- Lui alzò le sopracciglia poi si
appoggiò silenziosamente ad un armadietto. Proseguii: - Io
cerco di prendere il boccino, va bene? Voi cercate solo di non rimanere
in eccessivo svantaggio. Andiamo!-
Rimanemmo per alcuni minuti ad aspettare in campo la squadra dei
Corvonero, sorbendoci tutti quanti gli insulti che, evidentemente,
nè Lumacorno nè la McGranitt erano riusciti a
placare. Ne approfittai per dare un'occhiata agli striscioni. Le parole
"Mangiamorte" e "sporchi brutti
assassini" non erano certo state risparmiate, il che
spiegava lo sdegno di Madama Bumb mentre cercava di porre rimedio a
tutto ciò con la preside. Infine, notai tra le file
dei Tassorosso un cartello il cui contenuto non
servì ad altro che ad accrescere la mia rabbia e a
farmi venire una gran voglia di afferrare il boccino facendo
più male possibile a qualsiasi avversario che mi
avesse ostacolato: "Malfoy dovrebbe stare a marcire
ad Azkaban" e sotto, in una riga
che compariva magicamente ad intermittenza, un "Vergogna
al ministero che lascia in libertà lui e la sua famiglia".
Accecato dall'ira, voltai le spalle alla squadra di Corvonero che stava
entrando e mi diressi sotto la tribuna dei professori, dove si trovava
anche Madama Bumb, coinvolta in un'animosa
discussione.
- Noi non giochiamo in queste condizioni!- sbottai indicando il
cartello.
- Calmati, Malfoy. Gazza è stato mandato per
ritirarlo immediatamente. Ancora qualche minuto, poi tutti gli
slogan offensivi saranno stati ritirati e voi potrete giocare
liberamente. Solo, tu e la tua squadra non aspettatevi che
stiano zitti. E' quello che avrete dopo anni in cui siete stati voi
a inveire sulle squadre avversarie in modo subdolo e
inadatto.- Il tono severo non ammetteva repliche. Me ne tornai
strascicando i piedi al centro del campo.
Il tempo non era dei migliori. Nonostante fossero solo le nove di
mattina, sembrava di essere a sera inoltrata. Un manto di nubi scure
copriva il cielo lasciando spazio solo a rari sprazzi di una luce
rossastra e non certo confortevole. A intervalli regolari si sentiva
il boato lontano di un tuono, senza però che la
tempesta si decidesse a iniziare veramente. Dopo altri cinque minuti,
Madama Bumb si diresse finalmente al centro del campo, invitando me
e l'altro capitano Samuels a stringerci la mano e
liberando le tre palle dal loro scrigno di legno. Schizzai velocemente
in alto per avere la visuale completa sul campo, mentre gli altri
giocatori diedero inizio ai primi passaggi. La partita era commentata
da un noioso e tutt'altro che imparziale Paulo Freddes,
Grifondoro del quinto anno.
"La pluffa passa immediatamente nelle mani
di Corvonero. Ecco Orla Quirke, nuovo acquisto dell'anno
scorso della squadra. Da Quirke a Bradley, Bradley si avvicina in
zona porta... Ma Vaisey blocca e prende la palla. Vaisey,
Harper, Vaisey, Greengrass, ma ecco un bolide
formidabile del capitano Samuels! La pluffa va a Chambers,
Chambers scarta il debole bolide di Tatcher, si fa strada con
agilità, avanza verso la porta ma... Mossa
efficacissima, passa all'improvviso a Bradley, Bradley segna! Evvai,
dieci punti a Corvonero!!! Sì, scusi
professoressa... Comunque Corvonero dimostra un perfetto e
solidale gioco di squadra. Chambers ha completamente confuso Moon,
anche se lo sembrava già prima... Ah, scusate ecco
già il secondo tiro che va a segno per Corvonero,
merito di Quirke. Venti a zero ragazzi, venti a zero!"
Avrei dovuto aspettarmelo. Totale incapacità da parte di
Moon certo, questo era ovvio, ma i cacciatori non si stavano dando
minimamente da fare come avevo detto loro.
"Pare proprio che Malfoy abbia avuto difficoltà a
mettere insieme una nuova squadra. Uno dei battitori, Sokin,
si è appena lasciato scivolare la mazza
dalle mani, rischiando di colpire la ex-riserva Harper. Oltre
a lui, le nuove reclute del portiere, Martin Moon, che
però ha l'aria di un verme in procinto di
morire... E' la verità, professoressa, no...scusi...poi
l'altro battitore Tatcher, che non riesce a mandare il bolide
oltre il metro e venti e Greengrass, che invece sembra sapere
il fatto suo, se non fosse che l'anno scorso ha volutamente fatto la
spia ai Carrow provocando la punizione di massa di..."
Si sentirono il fastidioso fischio del microfono manomesso, alcuni
sibili della McGranitt e altri colpi non meglio identificati.
L'interruzione permise di sentire in modo più distinto i
cori degli spalti, o meglio, le urla arrabbiate e confuse.
CI FATE SCHIFO! DOVRESTE ESSERE TUTTI AD AZKABAN, TUTTI!
ERAVATE CONTENTI QUANDO VENIVANO UCCISI DEGLI INNOCENTI,
VERO? ERAVATE CONTENTI!
LUCIUS MALFOY DOVREBBE ESSERE IN MANO
AI DISSENNATORI!
IL MINISTERO NON FA NULLA, CI SONO MANGIAMORTE COME VOI IN
GIRO E NON FA NULLA!
Strinsi il manico lucente della scopa fino a farmi male e lottai contro
il desiderio di afferrare la mazza di un battitore per
lanciare bolidi contro la folla, comportamento che non avrebbe
di certo aiutato la già improbabile vittoria di
Serpeverde. Tentai di scacciare quei cori dalla testa e di concentrarmi
sulla ricerca del boccino. Fortunatamente, Freddes riprese
infine la sua cronaca.
"La folla pare piuttosto arrabbiata contro i giocatori
verdargento! E li si può cap...sì, certo, la
partita...Siamo 50 a 10 per Corvonero, durante la mia breve assenza
avete assitito a due goal di Bradley su passaggio di Chambers e ad uno
di Greengrass, che ha afferrato la pluffa lasciata cadere da
Quirke e ha sorpreso il portiere Page..."
Volai sopra lo spalto dei Serpeverde. Da esso
venivano poche e flebili incitazioni, unite a qualche raro
e sfiduciato cartello di poco sentiti "Forza Serpeverde".
Pensai ad Astoria, al fatto che forse lei doveva essere una dei pochi,
se non forse l'unica che si stesse sgolando per me, e mi
sentiì rincuorato. Intensificai la ricerca del boccino,
deciso a trovarlo e a prenderlo.
"90 a 20. Direi che Corvonero è decisamente in
vantaggio, e Serpeverde fatica a rimontare. Pluffa ad
Harper, ancora Harper, Greengrass, ma un bolide del fenomenale
Inglebee le fa perdere la pluffa! Quel ragazzo è davvero un
ottimo battitore, sa esattamente quando e come colpire! Ma
aspettate, Quirke va a segno e sono 100 a 20 per
Corvonero! Il gioco riprende. Quirke, Bradley, Bradley scarta Vaisey,
Chambers, Chambers a Quirke, ma Orla viene ostacolata di nuovo da
Vaisey, palla a Chambers e...Moon lascia passare la pluffa nel
terzo anello a sinistra, Serpeverde in svantaggio per 110 a 20!!! Che
partita ragazzi, memorabile...sì, professoressa, no, era per
dire..."
Dovevo prendere il boccino. Dovevo. Non li avrei lasciati esultare, non
con quegli striscioni in mano, non con quel fare beffardo. Ma del
conosciuto bagliore d'oro non c'era traccia, e nemmeno Kevin Entwhistle
pareva avere la più pallida idea di dove potesse essere.
"Harper passa a Vaisey, Vaisey avanza, spintona Chambers e
segna! 110 a 30, anche se quello spintone si sarebbe potuto contare
come fallo, ma... Greengrass, Harper, Vaisey, Greengrass passa a
Vaisey, Bradley cerca di fermare Vaisey ma segna di nuovo! 110 a 40...
Su, Corvonero, cosa ti prende?!"
Ottimo. I cacciatori avevano forse iniziato a giocare come si deve. Ora
dipendeva solo da me, solo da me...
"Bradley scarta tutti i Serpeverde con un'abilità
pazzesca, vai Bradley! Passa a Quirke, lei si avvicina alla porta,
ma...la coda della sua scopa viene trattenuta da Harper!!! QUESTO E'
FALLO, ragazzi, è FALLO, non si può accettare! E
infatti viene l'ammonizione da Madama Bumb, la palla di nuovo a
Corvonero..."
Sogghignai. Trattenerli e innervosirli, questo dovevano fare, e lo
stavano facendo bene.
"Harper. Harper colpito dal bolide di Samuels, Pluffa a
Chambers. Chambers. Quirke. Bradley. Quirke, Quirke segna di nuovo! 120
a 40!"
Un luccichio dorato mi balenò negli occhi. In un attimo, mi
appiattiì sulla scopa e fui dietro al boccino.
Planando di fianco agli spalti di Serpeverde sentiì
distintamente la voce di Astoria che urlava il mio nome.
"Greengrass, Harper, azione a vuoto, Page rilancia a Quirke.
Chambers. Bradley. Chambers, evita un bolide di Tatcher, fa la solita
finta e segnaaaa!!! 130 a 40!"
Il boccino. Ero un bravo cercatore, lo ero sempre stato, dovevo
afferrare immediatamente quella pallina dorata.
Entwhistle mi era ormai alle calcagna.
"140 a 40! Corvonero è in vantaggio di cento punti
signori, ed entrambi i cercatori sembrano essere sulle tracce del
boccino! Ma... La scopa di Malfoy viene colpita da un bolide! Il bolide
era dello stesso Sokin! Incredibile ragazzi, pare che il
nostro Valerius non si renda più conto di cosa fa..."
Vidi un buon pezzo della mia Nimbus 2001 staccarsi in un solo colpo e
cadere a terra senza poter far nulla per contrastarlo, e, anzi, facendo
fatica a mantenere il controllo della scopa. Il boccino era
perso, mi ero distratto. Mi ripromisi di uccidere Sokin al
termine della partita.
Poi, vidi che Entwhistle aveva ritrovato il boccino. Non ce
l'avrei più fatta a raggiungerlo, non più...
Avevo poco tempo per pensare...
"Entwhistle dietro al boccino, Malfoy...Malfoy CHE FA?! Al
posto di inseguire l'altro cercatore prende velocemente
quota... Che intenzioni ha? Per la barba di Merlino, ora sta
planando... E' dritto sulla traiettoria di Entwhistle! Attento, Kevin!"
Il mio cuore smise di battere dalla rabbia solo quando
sentiì le mie dita stringersi attorno alle ali tremolanti
del boccino. Caddi a terra, scivolando dalla scopa e coinvolgendo
Entwhistle nella rovinosa planata. Per fortuna non ero distante da
terra, perchè, a parte il forte dolore ad una
spalla, non sentiì nulla rompersi. Avevo il boccino nella
mano. Accanto a me, Entwhistle si teneva il polso già rosso
e gonfio.
"Incredibile... Serpeverde vince per 190 a 140! Non si
può dire che la mossa di Malfoy non sia stata
azzeccata..."
In breve mi trovai circondato dai miei compagni di squadra. Daphne
stava per mettersi a saltellare dalla felicità, Harper e
Vaisey parevano notevolmente soddisfatti e i tre piccoletti mi
guardavano con un misto di ammirazione e di terrore per quello che
avrei potuto fare loro a causa del modo in cui avevano
condotto la partita.
- Stai bene?- Daphne mi tese la mano per aiutarmi a rimettermi in
piedi, - Hai fatto un volo...-
- Io sì, sto bene. - ghignai verso
Entwhistle, attorno al quale si erano raccolti alcuni professori per
riaggiustargli il polso. Anche i miei compagni di squadra
ridacchiarono, divertiti e soddisfatti.
- Quella mossa è stata geniale. Non avresti mai
più preso il boccino se non l'avessi
fatto...- ammise Vaisey.
- Ci siamo fermati tutti per vedere cosa avevi intenzione di fare.-
continuò Harper.
- Ad ogni modo, avresti dovuto vedere la faccia di Entwhistle quando ti
ha visto planare a rotta di collo su di lui.-
terminò il primo.
Sghignazzammo ancora un po' insieme, ridendo della sicurezza ostentata
dai Corvonero. Io mi complimentai per il gioco, non propriamente
corretto, dei tre cacciatori e decisi per il momento di sorvolare sul
portiere e i due battitori, in particolar modo su Sokin.
- Avremmo segnato più goal, ma Page li ha
parati quasi tutti...- precisò Daphne mentre ci
stavamo dirigendo di nuovo verso gli spogliatoi. Dagli spalti
provenivano i cori di "buuu" delle altre case,
cori a cui avevamo risposto con il nostro procedere
tronfio e spavaldo. Alcuni Serpeverde si erano addirittura alzati per
applaudire, come se il loro orgoglio si fosse
improvvisamente ridestato.
Vidi Astoria e Nott venire verso di noi con altri nostri compagni di
casa. Senza rendermene conto, spalancai le braccia verso Astoria, che
mi buttò le sue al collo e mi baciò.
- Sei stato bravissimo! Ma...la tua scopa?- mi chiese fissando
i due pezzi di legno che avevo in mano.
- Si è spaccata di netto, non c'è nessuna
scheggia, quindi sono quasi sicuro che si possa riaggiustare alla
perfezione. Solo che non volevo darla adesso a
Vitious, dovrò lasciarlo sbollire...-
Lei sorrise ancora, in quel modo che, credo ormai lo avesse capito, mi
faceva impazzire, e poi riprese a baciarmi con trasporto, orgogliosa di
me. Io ebbi modo di vedere con la coda dell'occhio, dietro di lei, il
colorito verdognolo e i pugni contratti di Pansy Parkinson. In
quel momento iniziò infine a piovere.
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Capitolo 11 *** Casa dolce casa? ***
Ah, siamo quasi a Natale e
pubblico un capitolo ambientato alla tra il 22 e il 24 dicembre! Non
è perfetto? Anche se vi sarà ben poco di
atmosfera natalizia... E scoprirete perchè.
Mimi18:
sono d'accordo con te, ma così ragiona la gente. Senza
contare che pochi sanno della "conversione" dei Malfoy... E vederli in
libertà fa tutt'altro che piacere. E' invitabile che molti,
che magari hanno subito torture o visto uccidere i propri cari,
desiderino quasi una sorta di legge del taglione nei cofronti dei
Serpeverde. Inoltre, molti dei figli sarebbero subentrati nel ruolo di
mangiamorte al posto dei padri se Voldemort avesse vinto la battaglia,
e non tutti si sarebbero fatti prendere da sensi di colpa e paure come
il nostro amico (che tra l'altro partiva già da una
condizione svantaggiata). Ben peggiore è il comportamento
dei Serpeverde che stanno zitti... Ma se il tutto serve a far tornare
Draco in se', ben venga! E comunque credo che Hermione si stia dando un
bel po' da fare per riportare la ragione in Hogwarts. Sono sicura che
ai tempi della seconda generazione la pace regnerà
di nuovo nella scuola!
Tie: gli
artigli di Pansy sono molto affilati e sono fatti di sole parole.
Vedrai, vedrai... Comunque ancora grazie infinite, spero che anche
questo capitolo ti possa piacere!
whatshername84:
ed eccoci all'inizio della spirale decadente! Ad ogni modo...chi ti ha
detto che ci sarà un happy ending?! Magari posso farlo
finire con un felice matrimonio di Draco, oppure con una sua
riflessione sul fatto che la sua vita con Astoria, per quanto bella,
non potrà mai esserlo quanto quella che avrebbe "dovuto"
vivere. Che ne sai? Ihih, comunque nessuno dei due è il
finale! Lo scoprirai tra dodici capitoli... Alla prossima!
katia37:
non ti preoccupare, anzi sono contentissima che la storia ti piaccia!
Condivido in pieno riguardo all'odio per Zabini, mentre
Hannah...diciamo che Draco la odia. E che lei lo odia. Penso che il suo
comportamento si possa giustificare, come, in generale, quello delle
altre case. Ha subito molto durante la guerra. Draco si sente al centro
dell'attenzione, ma ci sono persone che hanno sofferto molto
più di lui. E Hannah è tra quelle. Quanto a
Pansy...puro veleno, ma la situazione si complicherà senza
bisogno del suo aiuto!
Poi...ultima
ma non ultima lettrice, la mia Befty, che
mi ha commentato tutto via cellulare! Potevo non nominarti e
ringraziarti? Anche perchè ti ho mollata a motivo uscita
pomeridiana... Ma parleremo a fondo domani! Un bacione!
Capitolo X - Casa dolce casa?
Capii la ragione del
silenzio dei miei genitori appena entrato in casa.
Tutto spoglio. I ritratti, privati delle cornici, giacevano accatastati
in un angolo, rivolti verso i basso; da essi provenivano indistinti
mugolii di protesta. Mio padre afferrò una coperta grezza
poco distante e li coprì, mettendo definitivamente a tacere
il loro fastidioso quanto vano brusio.
- Che cosa è successo...?- Dovevo aver aperto la bocca un
certo numero di volte prima di riuscire a formulare la più
stupida frase.
- Il ministero.- La voce di mia madre tremava d'ira, funerea. - Sono
venuti ieri, dicono che è per i controlli, perchè
potremmo tenere ancora oggetti di magia nera. Sarebbe interessante
sapere che cosa si possa nascondere nelle posate d'argento... Comunque
dicono anche che ci ridaranno tutto a tempo debito. Dicono. Parola del
ministero.-
- Il ministro è Kingsley Shackelbolt, no? E' amico di
Potter! Non possono fare questo, non dopo che tu...- stavo urlando.
- Kingsley Shackelbolt ha già abbastanza da fare a tenere la
massa buona, la massa che vuole tutti i mangiamorte alla gogna. I suoi
funzionari fanno quello che vogliono. E se si diffonde la voce che ci
stanno rovinando la vita, be'...tanto meglio.-
Rimasi in silenzio, ma avevo una grande voglia di urlare
contro di lei, non so perchè. Forse perchè non
stava facendo nulla, rimaneva lì impalata a sputare veleno
dall'alto della sua nobiltà. Non stava riportando tutto come
prima. Intanto mio padre muoveva lo sguardo tra le pareti vuote, come
estraniato. La mia rabbia salì.
- E dove dormiamo, di grazia? Mangiamo? O ci hanno tolto anche da
mangiare?-
Mia madre avanzò di qualche passo verso il salone.
Aprì la porta, che emise uno strano cigolio, come quella di
una casa abbandonata da secoli. - I letti ce li hanno lasciati. I
materassi. Sulle testiere hanno trovato delle pericolosissime
rifiniture d'oro, così le hanno portate via. Comunque, se
non riavremo il tutto entro una settimana, ci trasferiremo
nella mia vecchia casa...-
- Ci puoi andare tu nella tua vecchia casa! State qui a far niente,
non...-
- Che cosa ti aspettavi Draco, l'albero di Natale?- sbottò
mio padre. Da quanto tempo non mi aveva più rimproverato? Da
prima di Azkaban? E anche ora, dopo essersene stato zitto, riemergeva
all'improvviso dal mondo nostalgico che si era costruito solo per
maltrattare la persona di cui se ne era ampiamente infischiato, da
settembre, o meglio, da due anni a questa parte.
- Forse mi aspettavo una casa. Ma non importa, continuate pure a
tenermi all'oscuro di tutto!-
- Perchè ti comporti come un bambino!-
Mia madre cercò di intervenire con un debole e riaddolcito
"Lucius", ma fui io a non riuscire a trattenermi.
- Davvero? Tanto sono stato io quello che ha rischiato di morire,
cercando di proteggere anche sua madre, per un anno, mentre tu te ne
stavi tranquillo ad Azkaban, convinto di essere al sicuro! Io, il
bambino!-
Mi diede uno schiaffo, forte.
Stava zitto e mi fissava come poteva fare solo lui. Ma non mi aveva mai
fissato così, non me.
Sentiì mia madre sospirare. Potevo immaginarla,
lì, dietro di me, mentre scuoteva leggermente la testa, si
portava una mano al volto. Forse i suoi occhi erano anche diventati
umidi, in uno dei pochi momenti in un cui Narcissa Black in Malfoy si
scomponeva. Momenti che erano divenuti assai
più frequenti, sempre da due anni a quella parte.
Anzi, la prima volta in cui avevo visto piangere mia madre era stata
proprio in seguito alla cattura di mio padre, quando
ero tornato a casa. La prima volta.
Poi abbassai la testa e dissi soltanto: - Lasciatemi in pace-. Non so
bene perchè, se rivolto a chi, forse nemmeno ai miei
genitori, forse a tutti, a loro e ad altri. E me ne andai in
camera mia. Sì, come un bambino.
Il soffitto presentava dei cassettoni di legno scuro, decorati da
semplici rosette. Rimasi a contarli per un tempo indefinito, erano
novanta, dieci per nove. Li stavo contando per non pensare.
Poi mi levai a sedere sul materasso. Le pareti presentavano
arabeschi verde scuro. Il pavimento era in graniglia. Sul camino erano
appoggiati alcuni portaritratti con foto in bianco e nero, un tempo sul
comodino ora inesistente. Per il resto, solo un materasso adagiato per
terra, qualche cuscino e un armadio scuro.
Mi alzai, con una vena di rabbia che si stava per trasformare in amara
risata, per controllare che, almeno, ci fossero ancora i miei vestiti.
Mentre stavo aprendo le ante dell'armadio, qualcuno bussò
alla porta, aprendola poi subito, senza dare tempo di rispondere.
Il volto di mia madre sembrava provato, triste. Parlò
piano. - E' pronta la cena. Dovresti scendere.-
Mi volsi di nuovo all'armadio, frugando senza uno scopo tra i vestiti.
- C'è mio padre.-
- Non è arrabbiato. Non troppo, per lo meno.-
- Già, immagino.- Sogghignai e chiusi le ante.
- E' orribile quello che gli hai detto, Draco. Non ti ho mai sentito
parlare così a tuo padre...-
- Posso stare da solo?- Mi ero seduto di nuovo sul bordo del materasso,
prendendomi il volto tra le mani.
- Sono preoccupata per te, Draco.-
- Sono solo stanco, va bene? Voglio
dormire.-
- Non mangi?-
Scossi la testa. Lei anche abbassò la sua.
- Non ti fai del bene così. Sei grande, non
posso obbligarti a fare nulla, ma posso darti dei consigli.
Credevo che li avresti seguiti, invece...-
- Non ho fame!-
- Non mi sto riferendo alla cena. Lo sai. Poi, non urlare.- Fece per
chiudere la porta, ma si bloccò ancora. - Dovremmo parlare.
E per parlare non intendo insultare i propri
genitori. Dovresti dirci cosa ti succede.-
- Non lo immagini?-
Questa volta vidi i suoi occhi farsi, se possibile, ancora
più tristi. - E risolvi qualcosa comportandoti
così?-
Chiuse la porta. Sentiì i suoi passi allontanarsi e scendere
le scale. Mi distesi sul materasso e ripresi a guardare, tristemente,
il soffitto, con lo stomaco che brontolava per la fame.
Non parlai più con mio padre per i due giorni
seguenti; con mia madre mi limitai ai monosillabi essenziali per la
convivenza. Loro rimanevano in silenzio quando c'ero io, ma li
sentivo conversare fitto fitto durante
la mia assenza. Stranamente, però, non mi importava
di origliare, nonostante fossi certo che stessero parlando di me.
Poi, alla vigilia di Natale, arrivarono dei fuzionari del ministero. Di
nuovo.
Sentii i miei aprire il portone principale mentre
mi trovavo solo in camera mia, condizione che occupava la
maggior parte del mio tempo in quelle vacanze natalizie. Scesi
lentamente le scale, cercando di non farmi notare. Tuttavia, un ometto
grassottello e calvo, che sembrava a capo della spedizione,
alzò subito i suoi occhioni acquosi verso di me,
come se mi stesse aspettando. Tirò fuori le mani
dalle tasche dell'impermeabile e spalancò leggermente le
braccia. - Draco, giusto? Vieni ragazzo, avevamo proprio bisogno di
te...- Anche i miei si voltarono. Parevano notevolmente contrariati.
Quando giunsi nella sala, l'uomo mi pose fastidiosamente una mano sulla
spalla. - Sei appena tornato da scuola, giusto? Vieni, ti ruberemo solo
alcuni minuti, dobbiamo...parlare un po', diciamo... Ci sono due o tre
cosette che dovresti dirci...-
Pregai che non volesse farmi sollevare la manica, che non sapesse
nulla. Anche mio padre pareva avere la stessa preoccupazione,
perchè continuava a far cadere lo sguardo sul mio braccio
sinistro.
L'uomo tirò fuori il fazzoletto per asciugarsi qualche
goccia di sudore, nonostante fuori nevicasse. Si rivolse agli altri
funzionari: - Noi ci mettiamo di qua. Sorvegliate la porta.- Mia madre
non ebbe modo di protestare. - Perdonate, le precauzioni...-
continuò.
Mi infilò nel salone, dove era rimasto solo il lungo tavolo.
Un altro uomo, più alto e robusto, si pose ad
un'estremità della stanza, davanti alla porta. Ci sedemmo
uno davanti all'altro.
- Allora...- iniziò, - Draco Lucius Malfoy, giusto?- chiese
mentre una penna scriveva automaticamente su un modulo.
- Sì.-
Sorrise. - Tranquillo, tranquillo, rilassato! Solo due domandine, nulla
a cui tu non sappia rispondere! Iniziamo dalla prima? E' semplice...
Sei maggiorenne?- Ridacchiò della propria battuta.
- Sì. Ho diciott'anni.-
- Ah, visto che inizia ad andare meglio?- Controllò il
modulo. - Infatti, qui dice "Nato il 5 giugno 1980 a
Durrington, Wiltshire..." cioè qui, giusto?-
- Sì... Perchè sono su quella scheda?-
L'uomo si bloccò un attimo, poi riprese a parlare,
ma a bassa voce, in modo che il subordinato non ci potesse
sentire. - Precauzioni, signor Malfoy,
precauzioni... Abbiamo schedato tutti coloro che hanno avuto a che fare
con Lei-Sa-Chi, d'altra parte Lui è stato in questa casa per
quasi un anno...-
Cercai di spiare sul foglio per vedere se si sapesse che ero stato un
Mangiamorte, ma lui lo coprì prontamente con la mano. - Tranquillo,
abbiamo avuto indicazioni precise. Non c'è nulla da temere.
Ora procediamo...- Unì le mani e
continuò a parlare bisbigliando. - Come sa
abbiamo dovuto eseguire dei, ecco, controlli, nella casa. Ma
è lei di cui abbiamo in particolar modo bisogno. La
sua bacchetta... Il signor Harry Potter gliel'ha restituita, giusto?-
Sentii i battiti del cuore accellerare. Cercai di non sembrare agitato.
- Io non ho...-
- Parli piano! Per lei, signor Malfoy, per lei... Questioni
di massima segretezza. Lei sa di quella bacchetta, vero?-
- Sì.-
- Sì cosa?-
- Ero nella Sala al momento del duello. Tra Potter e... So
della Bacchetta di Sambuco. Credevo non esistesse...-
- Ecco, solo i presenti nella Sala Grande sanno di
essa, e così deve continuare ad essere. Non possiamo
permettere che individui pericolosi vengano a conoscenza della sua
esistenza. Anche se ora è in mani sicure. Ma anche la sua
bacchetta, ecco, il potere a cui è stata soggetta, anche se
ora non lo possede più... Noi insomma dobbiamo requisirla,
per sicurezza. Va distrutta.-
- Io non ho più quella bacchetta.-
- Come?-
- Non funzionava più a dovere. L'ho sostituita.-
- E quella?-
- Era nel cassetto del mio comodino. L'avete confiscato.-
- Mi dia immediatamente la sua bacchetta, signor Malfoy.- Il
tono si era fatto tagliente. Non mi credeva.
- Non è quella.- Tirai fuori la
bacchetta dalla tasca e la posai sul tavolo. Lui prese dall'assistente
un velo finissimo di carta e lo strofinò contro la
bacchetta. Mormorò poi una formula e sul velo comparvero
alcune scritte.
- Legno di biancospino, cuore di crini di unicorno. Pare proprio quella,
invece.-
- Ma questa è di
undici pollici ed è meno elastica. Quella
è di dieci ed è piuttosto elastica.-
Lui controllò. Dovette ammettere che era la
verità.
- Mi dica dov'è la sua prima bacchetta, signor
Malfoy.-
- Gliel'ho già detto, è nel comodino
che...-
Mi sentii tirare i capelli all'indietro e bloccare le mani dietro la
sedia. Il capo mi puntò la bacchetta alla gola. Il cuore
accellerò ulteriormente i battiti. Immaginai che la stanza
dovesse essere stata insonorizzata.
- Dica la verità. Purtroppo il veritaserum è
illegale e la maledizione cruciatus pure, ma le assicuro che abbiamo
metodi altrettanto convincenti.-
- Per favore, è la verità...-
- L'incanto Ingulius dà una tutt'altro che
piacevole sensazione di strozzamento alla gola, senza lasciare tracce,
tranne quando è troppo prolungato e allora può
influire anche permanentemente sulle corde vocali...-
- L'avete già voi quella bacchetta!-
- E' un peccato contando che lei è giovane e sano e
ha ancora questa magnifica voce stridula per la paura. Allora?-
Sentivo che i nervi stavano per cedere. Chiusi gli occhi, nel vano
tentativo di controllarmi. - Per favore...-
- Dan, lascialo perdere, si sta pisciando sotto. Non può che
averci detto la verità.-
Dan mollò la presa. Cercai di ricompormi, sollevandomi sulla
sedia. L'uomo calvo sospirò e si sedette di nuovo davanti a
me.
- Questo è un guaio...- disse, come se
nulla fosse successo.
- Voi avete i m-mobili...-
- Sì, be', diciamo...-
- Come...?-
- Ragazzo, non mi occupo certo di tutto io! Comunque la recupero, la
bacchetta, la recupero...- Poi riprese a bisbigliare: - E
tuo padre, ragazzo?-
- Mio padre...?-
- Il suo divieto di usufruire della magia si estende ancora
fino a dicembre dell'anno prossimo, giusto? Chi ci assicura che al
termine quella bacchetta non vada a finire nelle mani sbagliate, ad
esempio nelle sue? Una bacchetta potenzialmente pericolosa affidata a
un ex-Mangiamorte, è esattamente quello che tutti noi
vogliamo evitare.-
- Ma se le ho detto che...-
Lui con un gesto fulmineo riafferrò la propria bacchetta,
con l'intento di puntarmela nuovamente al collo. Non riuscii a
trattenere un gemito.
- Va bene, va bene, è la verità. Comunque, a
giugno, i controlli verranno intensificati. Vieni, Draco, abbiamo
finito.-
Mi rialzai, un po' tremante. L'uomo riprese il tono gioviale.
- Eh, voi giovani, non si sa mai come trattare con voi! Ho una figlia
della tua stessa età, Belinda, e se penso a come mi fa
dannare... Dan, apri la porta!-
Continuò a comportarsi nello stesso modo, salutando cordialmente
i miei genitori e parlando ancora di
Belinda. Poi, finalmente, se ne andò, con tutta la sua
truppa al seguito.
- Sa...?- mi chiese a bruciapelo mio padre.
- Non credo...-
Tirò un sospiro di sollievo. - E allora per cosa...?-
- Per la bacchetta.-
- Non importa, non importa adesso.- intervenne mia madre, - Sembri
provato, stai bene?-
Poi non so perchè mi venne da piangere in quel
momento. Doveva essere l'accumulo doloroso ed estenuante di
mesi, anni di assenza di una vita normale. Non
so neanche perchè, tra un singhiozzo e l'altro, mi venne da
sorridere, forse per sdrammatizzare. - Stavo meglio ad Hogwarts. E' il
colmo, vero?-
Mia madre mi abbracciò. - Vieni. Domani è Natale,
non ci pensare, pensa alle cose belle. Fai finta che sia tutto come
prima, anche se solo per un giorno. Ci sarà tempo per
affrontarlo. Adesso hai tutto il tempo che vuoi.-
Ci avviammo verso quel che era rimasto della sala da pranzo. Mio padre
mi guardò e mi posò una mano sulla
spalla. - Avanti, raccontami qualcosa del quidditch.- disse.
Tristemente.
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Capitolo 12 *** Black ***
Hello
everybody! Questa sera ci daremo un po' all'atmosfera Black... Mentre
Astoria ricomparirà al prossimo capitolo, al ritorno di
Draco a scuola. Non vi sembra che lui l'abbia decisamente trascurata e,
quasi, dimenticata?
Per
Mimi18:
non hai affatto letto male! Nei Doni della Morte non è
scritto nulla di tutto ciò, ma io ho immaginato che Harry
avesse restituito la bacchetta a Draco dopo la fine degli eventi
narrati. Draco, tuttavia, non la userà mai, a causa di un
certo timore nei confronti di una bacchetta così potente,
ormai diversa dalla sua, trasformata. Quanto ai "buoni"... Be', ti
dirò la verità, io adoro il nostro amico
ispettore e il suo fido Dan! Non avrebbe fatto nulla di male a Draco in
nessun caso, ma un po' di strizza non nuoce, giusto? I Malfoy invece
dovranno piuttosto vedersela con i dissapori tipici di ogni famiglia,
quasi ingigantiti dalla difficile situazione. Ma resteranno comunque,
sempre, uniti, come leggerai in questo capitolo... Fammi sapere cosa ne
pensi!
Per zamby88:
grazie mille! E' molto importante per me riuscire a rendere i
personaggi in modo realistico. Spero di continuare!
Per
979:
e, di nuovo, sei riuscita ad esprimere meravigliosamente la situazione!
Questo capitolo, poi è dedicato in particolar modo a
Narcissa. Sapremo un po' più di lei e della sua famiglia!
Per katia37:
eh, il sesto libro, insieme al settimo, è ovviamente fonte
di ispirazione costante per la mia storia. Se non fosse successo tutto
quel che è successo, non avrei probabilmente amato
così tanto Draco! Insieme a Lucius e a Narcissa,
ovviamente. Ora non mi dilungherò più su quanto
adoro questi personaggi, altrimenti ne avrei per giorni! E lascio la
storia ad esprimere il concetto... Grazie mille, alla prossima!
Per
Tie:
il passato costituisce un fardello enorme per Draco. Nel corso della
storia, cercherà invano di liberarsene, ma allo stesso tempo
dovrà rendersi conto che senza di esso non sarebbbe nato
nulla con Astoria. Relazione a cui, però, le preoccupazioni
e i segreti di Draco saranno di ostacolo, per la sua
incapacità di riconoscerli e parlarne... E ora non rivelo
troppo!
Per
Befty:
vedi, carissima, che mi ricordo sempre di te e dei nostri patti
mattutini? Comunque ho detto al nostro Harry Potter di classe che ti
sto convertendo a Draco. E lei è molto arrabbiata (gli altri
presenti si staranno chiedendo come faccia Harry ad essere una donna...
Pazienza, i nostri ruoli sono molto arbitrari!). As veduma
dumàn matina! ps: davvero, dovrei anche imparare a scrivere
in piemonteis (con qualche strano accento) prima di digitare cavolate.
Un bacio!
Capitolo XI - Black
La porta si spalancò con un nugolo di polvere, offrendoci la
vista desolante dell'interno di Grimmauld Place 22, dirimpetto
alla Potter-proprietà Grimmauld
Place 12.
- Accogliente...- mi lasciai sfuggire riferendomi all'ingresso dalle
pareti grigie per lo sporco, alla scala con assi di legno
sconnesse e al pavimento il cui colore originario era
indefinibile quanto quello delle pareti.
- Chi è?- sbraitò uno dei quadri posti a
lato della scala.
Mia madre si voltò leggermente, il che permise a
una donna dal viso scavato e dall'abito austero di
tirare un sospiro di sollievo: - Ah, ma sei tu Cissy cara...
Che piacere! Temevamo, dopo tutto questo tempo, che la famiglia non
fosse più...aihmè... Da quanto tempo, Cissy,
tesoro? E la coraggiosa Bella? E' a casa vero, ora, non più
in quell'orribile prigione?-
- Zia Lucretia, Bella è..- Aveva abbassato lo sguardo e si
fissava le mani. Esitava.
- E' cosa? Non l'avranno tenuta...o mio Dio, maledetti, maledetti
filobabbani...-
- Bella è morta, zia Lucretia.- Ora aveva alzato lo sguardo.
La notizia suscitò orrore tra gli anziani occupanti dei
dipinti. Molti si portarono le mani sulla bocca, sconvolti.
- Un Black?- strillò un'uomo dai lunghi baffi - Un Black
morto tra le mura di Azkaban per aver fatto quello che il mondo magico
dovrebbe considerare un favore?-
- Non è morta ad Azkaban.- intervenne mio padre, -
C'è stata una guerra, un'altra...-
- E' morta combattendo? Oh, proprio da lei, così
corraggiosa... Guerriera, come dice il suo nome!
Dovresti portare qui il suo ritratto, Cissy cara, è
rimasto a Grimmauld Place 12...- continuò la donna,
incantata.
Anche l'uomo coi baffi annuì, orgoglioso. - Sì,
una morte degna di lei, per quanto ancor giovane... Comunque, piacere
di rivederti Lucius, anche se mi duole il fatto che tu abbia rubato la
bella Narcissa dalla nostra casa. Da quando si è sposata non
è più tornata a trovarci! Ah, mascalzone!-
Ridacchiò.
- Sbagli.- si intromise una donna più grassottella, -Da
quando è morto Cygnus non
è più tornata. Ah, povero figlio mio caro!- e si
volse verso un altro uomo alto e dai baffi nerissimi, -
Così stanco, malato, non hai nemmeno
potuto godere dell'unico nipote!-
- Ma ora quest'unico nipote è presente, ed è
divenuto ormai un uomo.- si rivolse a me Cygnus Black, - Draco, spero
che tu sia degno della tua discendenza. Forse la più nobile
di tutta l'Inghilterra, l'unione di due famiglie sempre conservatesi
pure.-
Annuii leggermente. Era una frase che mi ero sentito ripetere
più volte anche dalla nonna Druella.
- Draco, già, l'unico maschio in vita, ma non porta ormai
più il nome dei Black!- continuò zia Lucretia, -
L'unico, il povero Regulus...-
Mia madre si voltò e si allontanò silenziosamente
verso la sala da pranzo. L'avevo sempre vista
rattristarsi molto al ricordo della morte del cugino.
- Anche lui combattente...- sospirò l'uomo coi baffoni. -
Scomparso, così, nel nulla, da eroe! Il destino ci ha voluto
dare discendenti prodi, ma a volte l'essere prode è motivo
di grande dolore per i propri cari...-
Anche mio padre mi fece cenno di allontanarmi. Probabile che non
volesse essere ulteriormente interrogato sulla morte del
giovane, nella sua veste di Mangiamorte con tutta
probabilità più informato sui fatti. Per lungo
tempo lui, mia madre e Bellatrix avevano serbato la verità,
l'uccisione di Regulus Black da parte del Signore Oscuro. Io stesso ne
ero venuto a conoscenza solamente nell'estate. Dopo la morte del
Signore Oscuro, insomma.
- Vieni. Dormirai qua. E' una stanza degli ospiti. Tutte le altre sono
femminili...-
Mia madre girò a fatica la chiave nella serratura sconnessa
della porta, senza ottenere alcun risultato. Ricorse così a
metodi più semplici.
- Alohomora.-
- Posso vedere la tua stanza?-
- Sarà tutta impolverata...-
- Non più di questa...-
Ridiscendemmo al piano inferiore, dove si trovavano
tre porte: due con le scritte "Cissy" e "Bella" e
un'altra priva di targhetta. Non era difficile immaginare a chi fosse
appartenuta.
- Aspetta. Vado ad aprire la finestra, altrimenti non si vede nulla.-
Il sollevamento di polvere le causò un accesso di tosse.
Tuttavia, l'ampiezza della finestra permise di inondare di luce la
stanza.
La testiera del letto era appoggiata contro la parete corta laterale.
Davanti, una cassapanca di legno chiaro probabilmente incantata per
contenere un numero spropositato di vestiti. Infine, al fondo della
stanza, si trovavano due poltrone e un pouf antico. Le
tonalità prevalenti erano il bianco, un rosa
pallido e un verde chiarissimo. Strano come potesse un
ambiente essere così luminoso in quella
casa. L'unica eccezione era costituita da due comò
di legno scuro e da un austero ritratto di un'ava dei Black
sopra la testiera del letto, particolari più conformi
all'atmosfera cupa della dimora.
- L'hai arredata tu?-
- No, l'ha voluta mio padre. E' sempre stata così,
sin da quand'ero piccola. Lui era talmente esaltato per la nascita
della prima Black bionda della storia che ha deciso di creare un
ambiente diverso. Lo voleva con più luce perchè
diceva che io avevo più luce.-
- Ti adorava.-
Lei rise. - Tutti in famiglia mi adoravano!
Ero abbastanza tranquilla, non una scapestrata come Bellatrix,
più femminile. Avevano paura che lei non sarebbe
mai riuscita a sposarsi, poi è cresciuta sempre
più bella e allora si sono tranquillizzati. Ma io
rimanevo comunque la meno
problematica...figurarsi rispetto ad...Andromeda...-
Parlava raramente di lei, della sorella rinnegata. E quando ne
parlava, lo faceva con un disprezzo enorme, quasi con disgusto, come
per rimarcare la sua differenza da lei. Non sapevo quale fosse stato il
loro rapporto, prima.
- Le volevi bene? Prima, intendo.- Non avevo mai fatto domande su
quella sorella dimenticata, non ne avevo sentito il bisogno.
Anche mio padre, se mia madre ne parlava, era
solito sottolineare il disprezzo, come se il suo solo ricordo
potesse intaccare la purezza della bellissima moglie.
- Ad Andromeda? Sì, certo. Quando eravamo bambine, Bellatrix
era distante, superiore, si atteggiava da tipica sorella maggiore.
Invece io e lei eravamo sempre insieme, sempre a giocare, sempre a
farci confidenze. E Bellatrix era gelosa, odiava Andromeda. Poi, anche
noi due, crescendo, ci siamo allontanate. Lei è diventata
diversa, strana, ben prima di conoscere quello sporco figlio di
Babbani. Comunque, era da sempre stata molto legata a Sirius, avrei
dovuto capirlo che sarebbe andata a finire così. Bellatrix
è stata più previdente.-
- E con Bellatrix?-
- A Bellatrix ho voluto bene finchè ho capito che avrebbe
sacrificato anche te, per Lui.-
Rimasi in silenzio. Io avevo seguito mia zia, l'avevo ammirata, avevo
considerato mia madre debole e patetiche le sue preoccupazioni. Invece
lei aveva avuto la vista più lunga della mia, ma
questo l'avevo capito solo tardi.
- Non riesco a piangere la sua morte.- continuò, - Era
impazzita, ma ormai da molto tempo, da prima di Azkaban. D'altra parte,
non è mai stata una famiglia gioiosa, la mia. Certo, mio
padre mi amava, e pure mia madre, ma continuo a pensare che se avessero
saputo amarci nel modo giusto non sarebbe successo nulla di tutto
ciò, con Andromeda, con Sirius, forse anche con Regulus. Te
l'ho mai detto che desideravo che diventasse tuo padrino?-
- No.-
- Non ho avuto il tempo di dirlo nemmeno a lui. Poco dopo
la tragedia è morto anche mio zio Orion,
per il dolore, per la preoccupazione. Lui aveva capito cos'era
successo a Regulus e aveva paura per il resto della famiglia. Invece
zia Walburga non voleva sentire, non comprendeva. Lei aveva voluto
sempre mantenere il controllo su tutto e tutti, anche su mio
padre, che era debole e veniva costantemente influenzato da lei.
Walburga lo rimproverava di aver saputo mettere al mondo solo figlie
femmine e lui faceva tutto ciò che la sorella maggiore gli
ordinava di fare. Dopo la vergogna di Andromeda, poi, ha deciso di
emularla, ed è diventato freddo anche con noi.
Sorrideva solo quando era soddisfatto, come quando io e Bella ci siamo
sposate o quando gli ho detto che aspettavo un bambino. Maschio,
ovviamente, altrimenti ti immagini la reazione di Walburga?-
Ridemmo un po', poi lei continuò: -Poi c'era mia madre. Ed
era innamorata di Walburga ben più di quanto non lo fosse
mio padre. Andavano a braccetto. Per mia zia lei era la cognata ideale:
abbastanza tosta da farle compagnia, ma fortunatamente troppo poco per
poterla superare. Mia madre accettava consigli da lei anche per
l'educazione delle figlie. E si è visto, infatti, il
risultato: due traditori di sangue, uno morto a diciassette anni e una
pazza. Bisogna essere forti per sopravvivere ai Black. Quando mi sono
trasferita a casa di tuo padre ho poi capito che
c'è qualcosa di diverso, che esiste un altro tipo di
famiglia. Tanto che l'albero genealogico dei Malfoy non ha nessuna
pecca, e non credo che sia una coincidenza.-
Mi alzai e mi diressi verso l'ampio letto. Sul cuscino era appoggiata
una bambola di porcellana dai lunghi e mossi capelli rossi, con gli
occhi nocciola e un vestitino beige tutto pizzi e merletti. La sollevai
e la mostrai mia madre.
- Cos'è? La Weasley Doll?-
La bambolina allora si sollevò sdegnosa
e strillò: - Io non sono una Weasley! Sono
una Black, sporco mezzosangue!-
Spiccai un balzo e la lasciai cadere sul letto. Mia madre
rise: - Infatti, lei è Pirra. Ma ha smesso di essere dolce
dopo una fattura di Bellatrix, e ora pare anche un po'
suonata, se non distingue più un purosangue. Per fortuna
è stata colpita quando io stavo già
cominciando a perdere interesse per le bambole.- Poi si alzò
dalla poltrona in cui si era seduta e si diresse verso il comodino, su
cui si trovava una foto della famiglia al completo e un'altra di lei
con un bambino che doveva essere Regulus, insieme ad una bajour e al
portagioie. - Ti voglio mostrare una cosa.- e aprì
il primo cassetto, estraendone un libretto rilegato
di un rosa quasi bianco. Iniziò a sfogliarlo, senza
sapere bene dove dirigersi. Infine, ne estrasse una foto e me la
passò.
Ritraeva lei e mio padre quando dovevano avere circa la mia
età. Si trovavano in un giardino: lui era seduto su
una seggiola, e lei sulle sue ginocchia. Il primo sogghignava e cercava
di ignorare il fotografo, stringendo di più lei a
sè; la seconda, infastidita dalla terza presenza, sbuffava,
per poi cedere al sorriso. Era molto bella, in una vestito leggero
azzurro chiaro.
Sorrisi anch'io. - Chi l'ha scattata?-
- Un amico di tuo padre. Ci siamo sposati un anno dopo. Non
hai mai visto una nostra foto "da fidanzati", vero?-
- No. Devo proprio ringraziare il fotografo, sarei stato perso senza
questa.-
Ma lei non sorrise più e si fece seria. Mi
guardò intensamente: - Ascolta, Draco, ti andrebbe di
parlare, adesso? Di dirmi bene cosa succede? Sono preoccupata. Siamo
preoccupati.-
Mi rigirai la foto tra le dita, imbarazzato. - E'
difficile ripartire come se nulla fosse successo.-
Lei si alzò e si diresse verso la finestra. Posò
la mano sulle tende e le accarezzò un attimo, come per
riassaporare la sensazione di un tempo. -Lo so. Ma siamo vivi,
Draco, siamo insieme. E, sinceramente, fino a pochi mesi fa temevo
anche per questo.-
- Sì, è che... Non so
più cosa fare. Non so se potrò mai avere un
futuro decente. Non...-
Lei si sedette di nuovo sul bordo del letto, lo sguardo basso di
tristezza. - La tua vita non sarà semplice, Draco. Non lo
sarà quella dei tuoi figli, se ne avrai. Ma io spero ancora
che possa essere felice.-
- Io ho bisogno di aiuto. Non ce la faccio da solo.-
Mi prese le mani. - E da noi ne avrai. Sempre. Per quanto possiamo
dartene...-
Mi abbracciò. Poi aggiunse ancora, in un sussurro un po'
tremante: - Mi dispiace. Non era questo che volevamo per te, non questo...-
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Capitolo 13 *** Astoria Greengrass ***
Buonasera!
Immagino che abbiate già letto il titolo del capitolo...
Ebbene, Draco, al ritorno a scuola, dovrà fronteggiare una
volta per tutte i propri sentimenti e rendersi conto di cosa prova per
Astoria.
Per 979: hai detto
bene, Cissy è una donna forte, di sicuro la più
coraggiosa in famiglia (be', ci vuole poco...comunque spero di aver
reso l'idea!). Draco assomiglia molto al padre, quindi vedo difficile
per lui arrivare ad acquisire quella forza. Spesso il nostro amico si
fa sopraffare da emozioni che non riesce a spiegare. Ma grazie alla
madre, e, in fondo, grazie a tutta questa vicenda, imparerà
a conoscersi un po' meglio. Grazie mille, alla prossima!
Per katia37: esatto,
sono vivi e sono insieme. Draco, però, tende spesso a
dimenticarselo, nel ricordo della situazione antecedente alla guerra...
Comunque, come saprai, concordo su tutto quello che hai detto riguardo
a Narcissa!
Per Mimi18: Draco
ha eccome un cuore... Il problema è che, come ho detto
prima, non sa dove sia, non lo capisce, non sa nè mostrarlo
nè controllarlo. Che dici, Astoria lo aiuterà?
Infine
Befty, che
si merita il titolo di dedicataria del capitolo per la sua insistenza
nel farmi aggiornare e, soprattutto, per il suo sostegno
morale prima dell'interrogazione di filosofia! Domani mi commenti il
tutto...e poi festeggiamo alla grande, se nevica come da previsione!
Sarebbe la giornata perfetta!
Capitolo XII - Astoria Greengrass
Mi sedetti al tavolo della colazione in uno dei pochi posti rimasti.
Imbarazzato.
Davanti a me c'era Astoria Greengrass.
Avrei potuto svegliarmi prima e non arrivare in ritardo.
Non sarebbe stato da me, però, rifuggire la faccenda.
Lei mi fissò con i suoi intensi occhi verdi, le labbra
serrate, immobile, i capelli raccolti in una mezza coda.
- E' stato molto galante da parte tua non farti sentire per tutte le
vacanze.-
- Mi spiace.-
- Ti sei trovato qualche altra bella ragazzina stupida da farti?-
Mi scappò da ridere. - No, te l'assicuro...-
- Ah, ridi.- Alzò le braccia e spostò il piatto
in avanti con le mani, per calmare la stizza. - Hughina, non sono fatti
tuoi!- sibilò ad una ragazzina del suo anno dai capelli
corti.
- Dovremmo parlarne per conto nostro.-
- No, ne parliamo adesso. Tanto più che sarà
veloce, sono io ora a non avere più voglia di parlare
con te.-
- Ho avuto molto da fare.-
- Ah.- Sorrise, ironica. - Con l'altra stupida?-
- No!- cominciai ad innervosirmi. - Ascolta, non... Avevo altro a cui
pensare, maledizione!-
- Bene. Risolto.- si alzò dal tavolo, posò con
cura il tovagliolo piegato e prese la borsa con i libri. - Ciao, Draco.-
Si allontanò.
- Trasigurare un'animale in una persona, anche se
priva delle nostre più elementari facoltà
mentali, si è dimostrato relativamente
semplice alla fine del primo quadrimestre. Ora, il
nosto scopo è che voi impariate a trasformare una
persona in un animale. Si tratta di magia molto complessa,
di livello estremamente avanzato, e non mi
aspetto che voi tutti vi riusciate.-
La McGranitt iniziò a passeggiare tra i banchi, come era
solita fare. - Badate, la trasfigurazione in un animale è
ben diversa dai poteri di un animagus. Un animagus mantiene, nella
forma animale, tutte le caratteristiche peculiari della ragione umana,
e ha perfetta coscienza di essere uomo, o meglio, mago. Un uomo
trasfigurato invece diventa in tutto e per tutto animale, perde la
memoria del proprio vero essere, come alcuni di noi hanno avuto la
sfortuna di provare.-
Risatine. Pochi istanti dopo un biglietto planò sul mio
banco.
"Malfoy, lo straordinario furetto rimbalzante"
- Che giornata...- bisbigliai.
- Non abbiamo ancora ricominciato scuola e già ti lamenti?-
mi fece Nott.
- Malfoy, Nott, cinque punti in meno a Serpeverde. Esigo attenzione.-
Ringraziai mentalmente la McGranitt per aver interrotto le
fastidiose domande del mio compagno di banco. Sì, nonostante
i punti sottratti.
- Ora, voglio chiarire una questione molto importante.-
continuò. - Chiunque di voi osi provare questo incantesimo
su di un compagno al di fuori delle lezioni, verrà
immediatamente espulso da Hogwarts. Spero che abbiate
capito. Bene. Chi si fa avanti per la dimostrazione?-
Silenzio. Qualche occhiata verso di me.
- Nott ha già parlato abbastanza. Può venire alla
cattedra, signor Nott?-
Venne trasformato in un coniglio. I minuti seguenti di prova divennero
una sorta di battaglia furiosa tra studenti, tanto che la lezione
dovette essere interrotta quando Seamus Finnigan venne trasformato in
un rinoceronte, nonostante il divieto della McGranitt di fare tentativi
con animali pericolosi.
La grandine batteva forte, con un ticchettio che non
lasciava respiro. Eppure i miei compagni di stanza dormivano, dormivano
e non pensavano.
Io ero disteso e guardavo il soffitto. Con il ticchettio nelle orecchie
e nella mente.
Mi voltai e guardai l'acqua buia contro il vetro. Potevo immaginare i
chicchi che si infrangevano senza pietà sulla superficie
liscia del lago.
Avevo litigato con Astoria e non sapevo come fare. Non sapevo come fare
perchè non avevo pensato a lei per tutto il giorno, per
tutte le vacanze di Natale, e invece ora con il ticchettio
sordo non vedevo che i suoi occhi, la curva delle sue
sopracciglia, il suo modo di camminare e di voltarsi.
Sentivo la sua voce decisa, il tocco della sua mano contro la mia
testa. Pensavo a cosa stesse facendo, se stesse
dormendo o se la grandine non le lasciasse pace. E una stretta
al cuore mi faceva intuire che non si curava di me.
Era stata troppo fredda quel mattino.Solo infastidita, ma fredda.
Forse era girata di lato, la mano sotto la guancia, la fronte
corrugata. Era triste perchè non avevo pensato a lei per
tutte le vacanze.
Poi sentivo la fitta al cuore.
Forse si era alzata ed era alla finestra e sentiva anche lei il
ticchettio sordo, unica tra le sue compagne. Forse si chiedeva se lo
sentivo anch'io.
Lo sento anch'io, Astoria.
Poi sentivo la fitta al cuore, invece.
- Stupido.- mormorai tra me e me, dopo essermi
alzato a sedere.
Stupido ad essermi innamorato.
Perchè l'avevo capito ora, ora che sentivo il ticchettio.
Adesso devi innamorarti, Draco? Adesso che non hai
il tempo, che non hai la testa?
- Maledizione...-
Strinsi il bordo della coperta. Pensavo ad Astoria e al suo nome,
bellissimo come lei.
Probabilmente, anche se si fosse chiamata con uno stupidissimo nome
babbano, mi sarebbe piaciuto lo stesso.
Poi non riuscivo ad ottenere un patronus. Nulla.
Forse è colpa tua, Astoria. Tu che non mi fai
essere felice.
C'era qualcosa che non andava con lei, ma non capivo cosa. Non il fatto
di aver litigato, ma quel qualcos'altro che ci teneva lontani,
che non ci faceva capire. Ci sfioravamo e non ci sentivamo, forse colpa
di quella grandine e dell'acqua buia del lago.
Qualcosa che non mi aveva fatto pensare a lei a Natale.
Qualcosa che ora mi tormentava.
- Astoria.- mi trovai a ripetere.
Mi alzai, stufo di quella mia condizione. E, fregandomene, mi diressi
in pigiama e a piedi nudi nella sala comune.
Lei non c'era.
C'era la grandine.
- La cena, Nagini.-
Poi avevo vomitato.
- Vieni, è tornato...-
Piangeva. Mi aveva teso la mano. Avevo corso.
- Se non lo farai, Draco...-
L'aveva detta, ma non ricordavo più come. L'aveva
detta, ma era sottointesa già prima. La minaccia. La spada
di Damocle. La ghigliottina che penzola.
- Non posso...-
Non potevo.
Non ce la facevo più.
- Svegliati.-
Nott sussurrò e mi scosse la spalla. Ero nella sala comune.
Mi ero addormentato sul divano.
- Non farti beccare così.-
Mi alzai lentamente. Non me ne importava nulla. Neanche di Pansy
Parkinson che ridacchiava.
- Draco, cos'è, sei diventato un vecchio alcolizzato che si
addormenta sui divani? Sei così
depresso?-
Doveva aver saputo di me e di Astoria per essere così ilare.
- Vatti a cambiare, o arrivi tardi a lezione. Sono le nove meno
cinque.- continuò Nott, dandole le spalle.
- Non vengo a lezione. Di' che sono malato.-
Sbuffò. - Cos'hai?-
- Sono depresso. - Lo dissi forte, in modo che
sentisse anche Pansy Parkinson. La guardai sfidandola.
- Come sei caduto in basso...-
Le sue amiche ridacchiarono e se ne andarono. Solo Daphne Grengrass
rimase un po' indietro. Mi guardò seria, ma soddisfatta, in
fondo, che stessi "male", che venissi schernito.
Allora Astoria soffriva per me e si era confidata con la sorella?
Astoria però non era una persona che amava mostrare le sue
debolezze al pubblico.
Ma la conoscevo?
Tornai nel dormitorio.
Astoria Grengrass semplicemente non voleva stare con uno come me.
Rovinato.
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Capitolo 14 *** Ultima partita ***
Buonasera!
Ecco a voi il capitolo che ha dato origine al titolo della storia. O
meglio, sono nati insieme. Quindi, pronti per qualcosa di decisamente
intimo, riflessivo?
Per
Dully:
sono molto contenta che ti piaccia il mio modo di scrivere! Spero, in
qualche modo, che riesca a rendere l'idea di come noi pensiamo, con
frasi essenzialmente semplici. Mi sono liberamente ispirata a Paola
Mastrocola e Potok Chaim, che più mi hanno coinvolta con le
loro frasi lineari, colloquiali, sincere. Astoria invece assomiglia
sì per molti versi a Narcissa, soprattutto esteriormente, ma
è da un lato meno "perfetta" (la vedo capricciosa, viziata,
irascibile, anche molto insicura), dall'altro più "buona".
E' di certo una serpeverde, ma i suoi giudizi sulle persone sono
più pacati, ragionati. Non dimentichiamo che Cissy viene da
una famiglia di noti "cattivoni" quali i Black, solo il suo essere
madre l'ha in parte salvata. Questo non toglie che ad Astoria non
faccia comodo vivere nel suo mondo dorato... Come si sa, questa storia
non parla di eroi. Il carattere della ragazza emergerà di
più in questo capitolo, anche se ammetto di avere progetti
maggiori su di lei per un'ipotetica fanfic futura...
Per Mimi18:
Draco esagera sempre. Crede di dover essere costantemente al centro
dell'attenzione. D'altra parte, però, si sta lentamente
rendendo conto dell'impossibilità di una relazione sincera
con Astoria. Come potrebbe riverarle del suo marchio nero? Del
quasi-omicidio di Silente? Draco ha dei segreti enormi, terribili. Sta
ad Astoria, ora, fare in modo che Draco possa avere piena fiducia in
lei... Vedremo se i due tormentati ce la faranno (ti avverto: non
sarà una cosa a breve termine)!
Per Zamby88:
ahi ahi ahi, come ho scritto sopra non avremo una pace tranquilla e
duratura! Ce ne saranno ancora di ostacoli da superare... Ma
altrimenti che storia sarebbe? Un bacio!
Per 979:
Astoria (ragazza) è a un livello decisamente superiore di
Draco (ragazzo). Non volendo però avviare una guerra dei
sessi (credo ancora fermamente nell'importanza della schiera XY), ho
deciso che anche Astoria, alla fine, dovrà vedersela con la
sofferenza. E superarla con l'aiuto di Draco. Non ora però,
ne mancano di capitoli! Alla prossima!
Per katia37:
hai individuato alla perfezione il percorso che Astoria e Draco
dovranno affrontare. Le basi per l'amore ci sono, ora però
dovranno rivedere entrambi molto anche di se stessi. Bisogna capirsi,
per capire l'altro e saperlo accogliere. Dire quella parola,
"depresso", voleva essere un semplice sfogo da parte di Draco, un
atteggiamento di sfida nei confronti di Pansy. Ma tutti noi sappiamo
che dietro di essa c'è più di quanto lo stesso
Draco voglia ammettere...
Capitolo XIII - Ultima partita
- Allora? Perchè siamo venuti qui?-
Fissai il tavolo sporco dei Tre Manici di Scopa. Non sembrava
più arrabbiata, solo triste.
E io non riuscivo a dire niente.
- Draco, dovresti trovare almeno qualcosa da dire.- Si tolse la sciarpa
di cashmere rosa e la posò sul tavolo.
- Credo di essermi innamorato.-
Torcevo le dita. Non osai alzare lo sguardo per vedere la sua reazione.
- Di te- aggiunsi, come se ce ne fosse bisogno.
Ora era lei ad avere abbassato gli occhi sul tavolo. - Nemmeno mi
conosci.-
- Ricambi?-
Attesi, guardandola.
- Astoria, ricambi?-
Respirò piano.
- Sì.-
Mi guardò di nuovo. Era un'ammissione triste, amara, per
tutti e due. Questo diceva il suo volto.
- Allora dovresti stare con me.-
- Non sai cosa vuol dire stare insieme.-
- Astoria, mi dispiace di averti trascurata. Ora voglio ricominciare.-
- Non serve ricominciare...-
- Perchè no, ti...-
- Serve parlare.-
- Lo stiamo facendo.-
- Non capisci. Sei lontano, è questo che voglio dire.-
Mi lasciai ricadere sulla sedia. Era il momento di mettere l'orgoglio
da parte.
- Se non vuoi perchè sono... Insomma, lo sai. Dimmelo solo.-
Scosse leggermente la testa, come se non riuscissi a capirla. - Non
stai bene, Draco. Si vede. Hai pensieri per la testa, preoccupazioni,
tutto. So quello che hai passato e non pretendo che lo dimentichi, o
almeno so quello che dice la gente. Non è il momento per...-
- E invece sì che lo è, non lo capisci? Ho
bisogno adesso di te.-
Avevo abbandonato del tutto l'orgoglio, per l'ennesima volta. E Astoria
sembrò vedere in questo il segno definitivo
dell'impossibilità di una nostra relazione.
- Io non posso aiutarti...-
- Sì che puoi.-
- Come?-
- Standomi vicino.-
- Per pietà? Ti sembra giusto?-
Sembrò risuonare ironicamente e crudelmente l'eco di quelle
parole pronunciate una volta, per scherzo, sul campo da quidditch.
Le presi le mani.
- Hai detto che ricambi.-
Lei annuì di nuovo.
- Allora aiutami. Stai con me.-
Sorrise leggermente. - Va bene.-
- Grazie.-
Ci guardammo a lungo, un po' sorridendo, un po' consapevoli di aver
confessato, ora, quello da cui non avremmo più potuto
tirarci indietro.
Ma mi sentivo ancora debole, ancora stupido per
essermi innamorato allora, per non aver aspettato altro tempo.
Muovevo ritmicamente il ginocchio, seduto sulla panca degli spogliatoi.
Era l' ultima partita quella.
E avrei giocato contro Ginevra Weasley, quella che era pure meglio di
Potter.
Ma io ero meglio. Dovevo esserlo. Se non fosse
stato per quel pubblico...
- Sei nervoso?-
Moon si era attardato come me negli spogliatoi.
- No. Tu pensa solo a fare quello che devi e fatti i fatti tuoi. Vaisey
gioca al tuo posto come portiere, tu vedi di non farti fregare la
pluffa.-
Girò la testa, contrariato. - Non ho capito solo una cosa...-
- Cosa puoi non aver capito?-
- In che anello devo tirare la pluffa.-
- In tutti e tre, imbecille! Mi spieghi come ha fatto il cappello ad
assegnarti a Serpeverde?-
- Ha detto che sono ambizioso. Vorrei diventare capitano della squadra
di quidditch un giorno.-
- Ti consiglio di cominciare ad esercitarti per quella di gobbiglie, va
bene?-
Sembrò definitivamente abbattutto. E pensare che doveva aver
tentato di conquistare la mia simpatia con quella sparata sul quidditch.
- Adesso muoviti. Si gioca.-
Ero solo nello spogliatoglio. Di nuovo.
- Ecco Malfoy e Weasley all'inseguimento del boccino. Due
capitani, due cercatori l'uno contro l'altra. Per il primo si tratta
dell'ultima possibilità, dopo una carriera da record di ben
sette anni sul campo da quidditch, essendo entrato in quadra a soli
dodici anni. Nonostante ciò, non ha mai vinto il campionato.
La seconda, novellina sul campo a quattordici anni, ha invece
dimostrato di voler battere il record di vittorie di tutta la storia di
Hogwarts, piazzandosi come una delle migliori giocatrici mai viste.
Senza contare che è anche molto carina, peccato che sia
già... Sì, professores... Ah, signori,
attenzione, i due si sono avvicinati al boccino! Chi la
spunterà? Weasley comincia a prendere velocità...
Ma Malfoy la fa sbandare! Sarebbe fallo, cosa... Aspettate. Cosa sta
facendo Ginny Weasley?! Questo è un volo da professionisti,
ha totalmente spiazzato Mal... E ha preso il boccino! Signore e
signori, Grifondoro vince! Ma vieni, voi tutti schifosi che... Pure la
professoressa non mi interrompe e gioisce, fatelo anche voi!-
Tirai un calcio all'armadietto con il mio equipaggiamento. Sentii dei
passi.
- Avevo detto che volevo stare...-
- Sono io.-
Era Astoria.
- E' una stupida partita di quidditch. Non vale la pena di perderci
l'alluce- Fece un cenno verso l'armadietto.
- Era la mia ultima partita, Astoria, la mia ultima partita di
quidditch ed era contro Grifondoro!- Imprecai.
Si avvicinò e mi prese le spalle. Cercò di
baciarmi.
- Li odio tutti. Tutti.- C'era molto più del quidditch
dietro.
- Anche me?-
- No.- Mi lasciai baciare da lei.
- Fregatene di loro.- sussurrò, - Fregatene, sono inferiori.
Tu sei un Malfoy.-
Era la prima a dare quel valore al mio cognome da tanto, troppo tempo.
- Ho perso, Astoria, lo capisci?- sbottai come se mi stupissi del fatto
che lei fosse ancora lì al mio fianco, nonostante la
sconfitta.
- No, non hai perso. Contro chi dovresti aver perso, contro una
Weasley?-
- Sì. Contro una Weasley! Mi hanno battutto i Weasley! Tanto
loro avevano la squadra forte, no?-
- Ho visto Ginny Weasley che usciva dal campo. Non sorrideva. Pensa
bene. Ti sembra che abbiano vinto?-
Capii a cosa si stesse riferendo.
C'era molto più del quidditch dietro.
La guerra era passata e aveva mietuto, non solo le sue vittime, ma
anche i sentimenti, le sensazioni, le abitudini, l'infanzia.
La guerra era passata e si era presa tutto in un solo anno.
Per gli altri. Per me era arrivata con un anno di anticipo.
Non sapevo cosa avrei dato per riavere un momento
di quello che era stato prima. Un istante, da assaporare, da
gustare, anche se breve, per avere il piacere almeno di ricordarselo.
Poi scoprivo che invece mi ricordavo tutto alla perfezione del prima,
ed era proprio quello a farmi male.
Trascorrevo alcuni pomeriggi con Astoria, tutti e due
chini sui libri, l'uno accanto all'altra. La guardavo un po' e mi
rendevo conto che sì, l'amavo, ma che l'avrei
venduta per riavere la mia infanzia, la mia adolescenza interrotta
così bruscamente. L'avrei abbandonata e lasciata cadere in
un dimenticatoio, perchè lei era il simbolo del cambiamento,
lei era venuta dopo e per il dopo. Non ho mai smesso di chiedermi se
lei ci sarebbe stata se le cose fossero andate in modo diverso.
Se fossero andate come dovevano andare.
Lei poi si accorgeva nel mio sguardo e sollevava il volto. Capiva e mi
chiedeva: - Tutto bene?-
Dolcemente. Era dolce solo per me.
Io le dicevo che ero solo stanco. Lei capiva e stava zitta.
O, non so se capisse. Forse intuiva solo. E non chiedeva.
Sapeva quando chiedere e quando non farlo.
Lei mi faceva stare maledettamente bene e maledettamente male.
Quei pomeriggi non sapevo se desiderare la sua presenza o la sua
assenza. Così smettevo semplicemente di pensare a lei, come
se non mi dovessi più domandare se lei ci fosse o meno, e mi
affacciavo alla finestra, con il pretesto di riposarmi un po'.
Pensavo a quando ero piccolo e mio padre mi insegnava a giocare a
quidditch.
Mi immergevo totalmente nel ricordo e non rammentavo più di
avere diciotto anni, di aver visto la morte, di essere stato usato e
umiliato.
Uno di quei pomeriggi, con gli occhi
socchiusi, portai casualmente la mano alla tasca, e
sentii lo spessore della bacchetta. La tirai lentamente fuori,
la guardai e provai a pronunciare l'incanto patronus.
Ne uscì una nebbiolina argentea. Il pomeriggio
successivo un pavone si librò dalla punta della
bacchetta.
Fu l'unica volta nella mia vita che
ottenni un patronus. Ma a dir la verità non ho mai
provato ad evocarne uno dalla fine della scuola.
Astoria lo vide. Sorrise, ma poco, un po' triste. Aveva
capito che lei ne era fuori, che non aveva nulla a che fare
con esso.
Le diedi un bacio. Ma non servì a renderci
più vicini. Sapevo solo che l'amavo.
La bacchetta con cui avevo evocato il patronus era la mia
seconda bacchetta. Non era vero che la prima non funzionava.
Semplicemente non l'avevo mai più voluta usare
da quando Potter me l'aveva restituita.
Mi faceva paura.
Era la bacchetta che aveva ucciso Lui.
Che me ne facevo io di una bacchetta così?
Io avevo bisogno di una vita normale.
L'avevo ammesso davanti a me stesso solo allora. Con quella
bacchetta in mano.
Se non potevo avere la vita che volevo, potevo pretenderne almeno una
normale.
La guerra era passata e aveva mietuto. Aveva cambiato,
più che altro. Solo che nessuno l'aveva desiderato, un
cambiamento. Io, per lo meno, non l'avevo mai fatto.
Quando mia madre mi vedeva pensieroso, allora, mi accarezzava e
mormorava piano: - Siamo vivi, Draco. Siamo insieme.-
Ma a me importava del futuro.
Me lo ero dimenticato di essere vivo per miracolo. O
forse no, ma non ci pensavo perchè era un
ricordo doloroso, anche quello.
E allora pensavo al futuro, ma non lo vedevo. Non lo vedevo
più. Un tempo c'era stato.
Ecco, forse era il fato.
Era stato il fato a farmi quello? Perchè allora
lo avrei potuto accettare, non ero nato che
con quel destino. Ma se invece fosse andato tutto storto, se la mia
vita fosse stato un treno deragliato e non si fosse
più potuto raddrizzare?
Di questo avevo paura.
Del fato e del futuro. Mi facevo sempre,
inconsciamente, domande su di essi. Ma non trovavo appigli e
mi sembrava di arrampicarmi sugli specchi. Guardavo Astoria, e
sapevo di amarla, sapevo che poteva essere il futuro, ma un futuro
deciso da quel fato non lo volevo. Pensavo a me che andavo sulla scopa,
sotto lo sguardo attento di mio padre, da bambino, quando il
futuro mi pareva vivido e completamente diverso.
Non è vero che i bambini non lo capiscono, che non ci
pensano. Semplicemente lo vedono chiaro e limpido, non ancora distrutto.
Più ci pensavo, più mi
sentivo male, più mi sentivo solo.
Non danno guida il fato e il futuro, non ti prendono in braccio. Ti
fanno solo perdere e deragliare.
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Capitolo 15 *** Le cose che non posso dirti ***
Innanzitutto,
grazie a Vera
Lynn che ha recensito l'ultimo
capitolo! Poi, grazie ancora a chi legge la storia, la segue, e grazie
in particolar modo a tutti coloro che hanno commentato. Mi spronate a
continuare e a migliorare, spero di non deludervi! Questo è
l'ultimo
capitolo che pubblico prima della mini vacanza a Londra, il prossimo
aggiornamento verrà effettuato il primo gennaio.
Così ne approfitto per
augurare un Buon Natale a tutti voi lettori!!!!!
Capitolo XIV - Le cose che non posso
dirti
Mi sedetti sul sofà nero della sala comune e mi
presi la testa tra le mani.
I mobili non arrivavano da più di un mese.
Sentii la porta della sala aprirsi e il calpestio dei vari studenti.
Iniziai a torcermi le mani, infastidito dalla presenza ingombrante e
indesiderata.
Gli studenti continuavano a stare nella sala comune. Mi alzai e mi
diressi verso l'uscita.
- Draco, come stai?-
Astoria mi aveva fermato, posandomi una mano sul braccio.
- Theodore mi ha detto che non ti sentivi molto bene. Ti ho cercato,
non sei venuto nemmeno a pranzo...-
- Sì, è vero. Devo andare un'attimo in bagno,
scusa.-
Lei rimase indietro. La sentiì mormorare "C'è un
bagno nella sala comune".
- Che ti succede?-
Inspirai a fondo, per le strade di Hogsmeade, la sua mano stretta nella
mia.
- Sei sempre più pensieroso.-
- Ho gli esami tra una settimana, Astoria.-
- E infatti ti chiudi tutto il giorno a studiare. Ma non è
quello il problema.-
Rimanemmo in silenzio fino all'arrivo alla Stamberga Strillante.
Appoggiai i gomiti alla vecchia staccionata.
- Ascoltami, Draco, io vado. Vesna e altre amiche mi aspettano ai Tre
Manici di Scopa e...-
- Perchè te ne devi andare?-
- Perchè non parli.-
- E perchè dovrei sempre parlare? Astoria, sono stanco,
nervoso, non riesci a...?-
- Tu non riesci a dirmi nulla!- Aveva alzato la
voce. Poi si cercò di calmarsi, abbassandola ad un tono
quasi impercettibile. -Lo so che non ti devo... Io non ti voglio...esasperare...
Ma tu mi vuoi accanto senza che io possa sapere almeno
qualcosa di te...-
- E' difficile. Io ci tengo a te, ma...-
- Sono preoccupata.-
Lo sembrava veramente.
- Non stai bene e non mi dici il motivo.- continuò.
- Puoi intuirlo.-
- E' questo che vuoi che io faccia? Intuire tutto
il tempo? Che rapporto può essere?-
Rimasi un po' in silenzio. Lei continuò a guardarmi.
- Ora, lo so, non puoi dirlo. Va bene. Ma potrai farlo? Un giorno,
quando vuoi. Non mi importa. Posso aspettare.-
Non le risposi.
- Draco?-
Pensai alla notte sulla Torre di Astronomia. Alla cicatrice che mi era
rimasta sul braccio sinistro. Alle cose che avevo visto e che Lui mi
aveva fatto fare.
- Ci sono delle cose...- iniziai, fissando la prima erba
ricrescere sotto i miei piedi, - Ci sono delle cose di me che non ti
posso dire. Che non ti potrò mai dire.-
Vidi qualche lacrima spuntare sotto le sue ciglia, unico tradimento
della sua sofferenza.
- E allora non possiamo. Mi dispiace, Draco.-
Mi diede un bacio fugace sulla guancia e se ne andò. Potevo
immaginarla piangere da qualche parte, non
vista, lì ad Hogsmeade, dove ci eravamo incontrati
la prima volta.
- Bene, signor Malfoy. Mi potrebbe ora, ultima cosa, mostrare un
incanto Patronus?-
Mi fermai un attimo, con le braccia stese lungo il corpo, il cuore che
batteva forte, la difficoltà a concentrarsi e a pensare
tipica di un esame.
- Si rilassi. Si prenda tutto il tempo che vuole. Ha tre tentativi a
disposizione.-
Cercai di ricordare chiaramente il momento che mi aveva permesso di
ottenere un Patronus, qualche tempo prima. Io dovevo avere
circa sei anni, ero nel retro del maniero, in una zona dove il
giardino si apriva verso il nostro possedimento nella campagna, dando
adito a un grande prato verde. Era soleggiato. Io ero eccitato,
continuavo a trafficare con un piccolo manico di scopa.
- No. Le mani le devi mettere qui.-
Mi correggeva e mi portava le mani nel punto giusto. Era
severo. Non ammetteva che compissi due volte il medesimo errore.
- Ora tieni il manico ben stretto. Devi provare a dare un po'
di spinta con i piedi. Poca. Vedi?-
Mi faceva vedere come si muoveva lui, con la sua scopa,
più grande e più bella. Quella che io avrei
voluto avere un giorno.
- Quando sarò bravo a volare mi regalerai una
scopa come la tua?-
- Quando sarai bravo a volare ci saranno modelli migliori.
Ora pensa ad imparare. Sollevati da terra. Sì,
così. Per girare muovi il corpo da un lato e dall'altro.
Sposta il peso. Sposta il peso, Draco, non devi capovolgerti!-
Quando poi ero tornato dal primo volo si era girato e aveva
sorriso rivolto a sua padre, che guardava, seduto un poco
più distante, la scena.
- Sono stato bravo?-
- Sì. Ora vai a fare i compiti. Ci mancherebbe che
sapessi volare e non fossi capace a scrivere.-
- Ma io voglio diventare un campione di quidditch.-
- Vuoi diventare stupido come un campione di quidditch?-
- No.-
- E allora vai a fare i compiti.- Si voltò ancora
sorridendo verso suo padre, poi aggiunse:- Sei stato
bravo, davvero bravo.-
- Expecto Patronus!-
Uscì una nebbiolina lieve.
- Mmm.- fece l'esaminatore. - Così così. Provi a
concentrarsi di più.-
Il ricordo era ben impresso nella testa. Ma proprio per questo mi
sembrava ancora più lontano, emblema di una
felicità ormai irraggiungibile.
- Expecto Patronus!-
Questa volta non produsse nulla.
- Provi a cambiare ricordo.-
- L'ultima volta mi era riuscito-
Sorrise, senza dare peso alle mie parole. - Riprovi. Ultimo tentativo.-
Mi fermai un attimo. Mi venne naturalmente da pensare ad Astoria, alla
prima volta che ci eravamo incontrati, ad Hogsmeade, a quando ci
eravamo baciati. Sapevo che non avrebbe funzionato.
- Expecto Patronus!-
Niente.
- Pazienza, Signor Malfoy. Il resto dell'esame di Difesa Contro Le Arti
Oscure non è poi andato neanche tanto male. Peccato solo per
questo, contando che molti dei suoi compagni sanno produrre un Patronus
perfetto... Avrà i risultati tra circa un mese.-
- Altre volte mi è venuto...-
- Sì, succede. Arrivederci.-
Mi diressi da solo lungo il binario, con una piccola valigia incantata
magicamente per contenere una grande quantità di oggetti.
Avrei forse dovuto provare nostalgia per Hogwarts. Molti studenti delle
altre case si abbracciavano, le ragazze commosse fino alle lacrime.
Mi voltai un'ultima volta verso il castello. Provai solo tanta
tristezza.
- Non è andato tutto come doveva, eh?-
Era Pansy.
- Per te sì.-
- C'è chi è più fortunato e chi no,
Draco. Chi fa le scelte giuste e chi invece sbaglia.-
- Tu le avresti fatte giuste?-
- Io sì. Ma mi dispiace comunque per te. Mi sarebbe
piaciuto, Draco, andare avanti per la stessa strada. Sembravi
così...portato...-
- Verso cosa?-
- Verso il successo. Verso una vita da mago dignitoso.-
- E ora invece come mi vedi?-
- Debole.-
Si avviò per salire sul treno. Poi si girò ancora.
- Ah, ho saputo di te e di Astoria. Mi spiace. Ma, se accetti un
consiglio, diciamo, da un'amica, per lei
è meglio così. Lasciala perdere, se le vuoi bene.-
Sembrava contenta come una pasqua.
- Ah, Hogwarts! Chi se la dimenticherà più?- e
sparì dentro il treno.
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Capitolo 16 *** Questione d'affari ***
Salve a
tutti! Di ritorno da Londra e anche dalla terra di Draco, il
Wiltshire... Ero lì, sul pullman per Stonehenge e Salisbury,
quando mi sono resa conto di dove mi trovavo. Così, in quella
terra meravigliosa, ho tratto
ispirazione per una possibile fanfic futura , dal momento che
questa è già conclusa... Spero solo di trovare il
tempo di scriverla, anche se il primo capitolo c'è
già! Spero che anche le vostre vacanze stiano andando bene e
auguro a tutti un buon 2010!
Per zamby88:
quella forza per vivere gliela darà proprio Astoria, ma
Draco, come tu hai detto, dovrà prima fidarsi completamente
di lei e trovare il coraggio di dirle tutto di sè. Solo
così il loro amore potrà essere vero. Alla
prossima!
Per 979:
senza Hogwarts scrivere è veramente più
difficile. Meno personaggi, meno eventi divertenti, ma più
pensieri di Draco, insieme alle vicende legate alla sua famiglia. Dimmi
come ti sembra questa seconda parte, ti aspetto!
Per Tie:
Pansy, più che innamorata, ha avuto sempre un grande debole
per Draco. Ora non sarebbe più disposta a stare
ufficialmente con lui, data la sua rovina, ma allo stesso tempo ne
è gelosa e odia ogni suo momento di felicità.
Dato che lei non può avere l'uomo che desidera, almeno spera
che anche lui soffra... Odiosa ma complessa la cara Pansy, insomma.
Quanto ad Astoria, per un po' la vedremo di meno, ma sappi che lei non
smetterà di pensare a Draco...
Capitolo XV - Questione d'affari
- Draco!-
Mi rigirai nel letto della mia nuova stanza.
- Draco! Svegliati, è arrivata la lettera da Hogwarts.-
Mi costrinsi ad alzarmi. In realtà non avevo nessuna voglia
di aprire la lettera. In quel mese avevo solo cercato di
dimenticare la mia esperienza scolastica, e ora quella si riaffacciava
nella mia vita con impertinenza.
Trovai mia madre al fondo delle scale.
- Vieni, è pronta la colazione. La leggiamo a tavola.-
- Non sono andati bene gli esami, lo sai.-
- Nessuno pretendeva che andassero bene.-
Ci sedemmo attorno al tavolo in mogano, i miei a capotavola e io al
centro. Si accedeva alla stanza tramite tre grandi arcate bianche, al
centro torreggiava un lampadario in ferro battuto. Mia madre
aprì la lettera. La scrutò per alcuni istanti.
- Per fortuna che erano andati male.- La passò con sguardo
complice a mio padre, poi lui la mise sul tavolo, in modo che anch'io
la leggessi.
MAGIE AVANZATE GRADO OTTIMALE
Voti di promozione: Eccezionale (E)
Oltre
Ogni Previsione (O)
Accettabile
(A)
Voti di bocciatura: Scadente (S)
Desolante (D)
Troll (T))
DRACO LUCIUS MALFOY HA CONSEGUITO:
Astronomia: esame non sostenuto
Cura delle Creature Magiche: A
Incantesimi: E
Difesa contro le Arti Oscure: A
Antiche Rune: S
Erbologia: O
Storia della Magia: O
Pozioni: E
Trasfigurazione: O
- Non ce l'hai fatta solo con Antiche Rune. E peccato per Astronomia...-
Mia madre lo fulminò con lo sguardo.
- Sei stato bravissimo. Due "eccezionale"...-
Però entrambi si zittirono. Sapevo a cosa stavano pensando.
Sarebbero stati esami totalmente inutili.
- Ho detto a Thomson che deve presentarsi al tribunale entro domani.
Non me ne frega niente. Ci andrà e basta, santo cielo, con
tutti i favori che gli ho fatto...-
- Thomson non ha la minima intenzione di aiutarci.-
- Non può non farlo! Deve! Ha agganci al Ministero da tutte
le parti, e solo grazie a me!-
- Ha tagliato ogni legame con te, Lucius.-
- Vuoi dire che non andrà al tribunale?-
- Non lo farà. Si inventerà qualche scusa.
Dirà che non ce l'ha ancora fatta, che ci sono delle
difficoltà, ma che lo farà, oh, certo che lo
farà...-
- Piccolo verme mezzosangue...- sibilò mio padre mangiando
nervosamente l'arrosto. La fetta di carne nel piatto pareva distrutta
dalla furia della forchetta. - Allora cosa diresti di fare?-
- Vai tu direttamente dal giudice. Un tempo...-
- Un tempo prima che mi condannasse, Cissy! Non ha mosso un dito contro
Twickenham quando mi ha processato!-
- Neanche volendo avrebbe potuto.-
- Neanche volendo, appunto! Ma non voleva!- lasciò cadere la
forchetta nel piatto ancora mezzo pieno.
- Vai da Potter. Insomma, da quelli del suo giro, intendo. O ci vado
io, è meglio. Non possono...-
- Non ti permetterei mai di umiliarti in questo modo.-
- Non mi puoi impedire nulla, Lucius. E' l'unica soluzione, lo sai.-
- No.- Spostò il piatto e si appoggiò a braccia
conserte sul tavolo, - Questo no, Narcissa. Ti hanno già
umiliata abbastanza.-
- Mi sono umiliata, Lucius. Però è servito.-
Calò il silenzio.
- Da chi dovrei andare?- si arrese.
- Vado io.-
- No!-
- Io ho mentito al Signore Oscuro! Non ti ascolterebbero!-
- Da chi?-
Mia madre si fermò un attimo a pensare. - Kingsley
Shackelbolt- disse infine.
- Il Primo Ministro? E cosa faccio, gli chiedo anche se ha intenzione
di rimettermi in galera?-
- E' l'unico ad avere contatti diretti con Potter, l'unico a
sapere tutto sugli andamenti della
battaglia e su di noi.-
- E' impossibile.-
- Gli scriveremo una lettera, Lucius.-
- No. Basta. Sono stufo di queste condizioni.-
- Ci hanno rubato tutto, Lucius! Ci hanno anche tolto la casa! Continue
perquisizioni e per...-
- Ci hanno tolto la casa?!- mi intromisi io.
- Hanno preso Malfoy Manor per i soliti controlli. E'
già tanto che non l'abbiano data in beneficenza a qualche
babbano puzzolente.- disse mio padre senza guardarmi, la voce che si
controllava a stento.
- Perchè non ne sapevo niente?-
- Andavi a scuola, Draco, non siamo stati lì a...-
- Ah, certo, per non angosciarmi,
grazie!-
- Sì, Draco, per non angosciarti.- Mia madre interruppe la
discussione. - Adesso sei a casa, adesso lo sai.-
- Io non riesco a crederci.- Questa volta guardai intensamente mia
madre. - Non riesco a credere che mi possiate trattare ancora
come un bambino...-
- Non è questione di essere bambini o no, Draco! Hai
già visto fin troppo per...-
- Non ho bisogno della tua protezione!-
- Ti sembra di non averne avuto bisogno?- si lasciò
sfuggire, pentendosi subito. - Per favore, scusami, ci dovremmo
soltanto calmare.-
- Vai di sopra, Draco.- disse mio padre. Anche mia
madre rimase stupita.
- Perchè? Volete di nuovo non dirmi qualcos'altro?-
- Io e tua madre dobbiamo parlare da soli. Vai di sopra.-
- Non avete già parlato abbastanza mentre ero a scuola?-
- Sì. E francamente non avevamo tempo di scrivere letterine
d'amore a te mentre avevamo a che fare con questo.-
- Non volevo letterine d'amore, volevo solo essere informato!-
- Draco...-
- Vai di sopra, ho detto!-
Guardai mia madre. Anche lei sembrava d'accordo. I miei genitori si
fissavano tra loro, come se volessero tenermi al di fuori anche dei
loro sguardi.
Mi alzai e abbandonai la sala. Per qualche minuto. Poi mi misi nella
stanza di fianco e cercai di origliare quel che potevo.
- Non potresti...?-
- No. Lo sai, Cissy...-
C'erano molti istanti di silenzio. Non sapevo cosa stessero facendo,
magari si tenevano la mano. Ero convinto che l'argomento fosse diverso
da quello di prima, più importante. Si capiva dalle loro
voci.
- E allora cosa facciamo, Lucius?-
Sentii la paura crescere. Temevo che ci fosse pericolo di una nuova
prigionia di mio padre. Tentai di posizionarmi meglio, spingendo
l'orecchio contro il muro.
- Farà delle domande. Le sta già facendo. Che
cosa gli rispondiamo?- continuò mia madre.
- Che gli insegnerò io. Tratterà gli affari di
famiglia, non c'è nulla di cui vergognarsi...-
- Ma non ci sono...-
Non capiì quello che disse dopo. La frase successiva mi
permettè però di intuirlo.
- Non abbiamo più denaro, Lucius! Più nulla. Se
ne è andato tutto. E l'eredità di Bellatrix
è andata a quella maledetta...l'avrà
già donata a qualcuno dei suoi amici, ci avrà
fatto il corredino per quel mostro...-
- Che possiamo fare, Cissy? E' l'unica soluzione!-
- Ma che futuro potrà avere con questo?-
- Cissy, non può lavorare al Ministero. Non ne avrebbe
nulla. Lo assumerebbero al Dipartimento per...la Pulizia delle Strade
Magiche o che so io...-
Poi non sentiì di nuovo più nulla per un po'.
- Non è giusto.- la voce di mia madre tremava.
- Lo so, Narcissa. Non lo è. Ma magari potremmo
risollevarci, qui starà bene, presto gli affari andranno
meglio, ne sono convinto...-
- Non ha già avuto abbastanza?-
Silenzio.
- Poteva andare peggio.-
- Lo so!-
- Cissy, calmati, tesoro.-
- Sono calma. Sono solo... Non volevo questo per lui.-
- Credi che io lo volessi?- Poi si fermò un istante. -
Lavorerà con me. Lo porterò da Whitcall
per cercare di concludere quell'affare. Vedrai...
Dimenticherà...-
- Non può dimenticare, Lucius.-
- Possiamo provarci. Va bene?-
Non capii cosa stesse succendendo. Poi sentiì
improvvisamente la porta spalancarsi e mio padre entrare.
Mi alzai di colpo in piedi.
- Lo vedi perchè non possiamo trattarti da adulto, Draco?-
Era nero di rabbia.
- Scusami.-
- Ormai hai sentito tutto. Domani vieni con me da Whitcall. Vedi di
vestirti in modo decente.-
Il maniero di Tannon Whitcall era una bella dimora in stile liberty,
circondata da un enorme parco con ogni tipo di pianta esotica.
Mentre attendevamo che ci venisse aperto il cancello, mio padre ne
approfittò per darmi qualche notizia sul proprietario.
- Whitcall è un mio vecchio socio d'affari. Ha lavorato al
Ministero per molto tempo, prima di ritirarsi per curare la
sua collezione di botanica. E' un purosangue che ha da
sempre simpatizzato per la causa del Signore Oscuro, senza
però mai entrare a farne parte. So che ha dato consistenti
aiuti finanziari ai Mangiamorte durante la seconda guerra, tramite
Rabastan Lestrange, ma per sua fortuna questi non ne ha fatto parola
dopo la battaglia di Hogwarts. E, anche se lo avesse fatto, sono tutti
molto più impegnati a cercare Rowle, Rookwood e altri
Mangiamorte fuggiti che ad inseguire un signore innocuo che ha donato
consistenti somme al Ministero, per finanziare una felice
ricostruzione del mondo magico. Ora dobbiamo cercare di
vendergli qualche nostra terra nel Wiltshire.-
- Non quella dietro casa, vero?- chiesi, temendo per il luogo a cui ero
tanto legato.
- No, no. La presenza di Whitcall dietro il castello sarebbe davvero troppo
ingombrante.-
Un piccolo elfo, che scoprii poi essere un'elfa dalla voce, ci venne ad
aprire.
- Il padrone aspetta il Signor Malfoy nel suo studio, signore. Dice che
lei sa bene dov'è, signore, e che spera che si ricordi.-
- Sì, sì, bene. Ora levati di mezzo.-
Percorremmo la casa fino ad uno studio simile a quello di mio padre, ma
un po' più piccolo, con tutte le pareti adibite a libreria e
tre poltrone al centro, quasi che il luogo dovesse funzionare anche da
salotto. Un uomo sulla cinquantina, grassoccio e con una barbetta
grigia, ci accolse alzandosi e continuando a fumare una grossa pipa.
- Lucius! Quanto tempo! Devo ammetterlo, sono lieto di rivederti... Non
ti eri più fatto sentire dopo, insomma, la cattura...-
- Sai Tannon... La guerra, gli impegni...-
- Eh immagino, deve essere stata dura per voi lì, in campo!
E questo giovanotto deve essere tuo figlio...-
- Sì. Ti presento Draco, Tannon. L'ho portato per vedere di
insegnargli qualcosa, insomma. Deve pur imparare.
Spero che non ti dispiaccia.-
- No, no, altrochè! Piacere, Draco! Devi aver finito la
scuola, ormai.-
- Sì, il mese scorso, signore. Ho dovuto seguire dei corsi
in più quest'anno, per l'interruzione di maggio...-
- Ah, già devo aver letto qualcosa al riguardo sulla
Gazzetta! Eh, i miei figli sono un po' più grandicelli, non
seguo più... Quercus ha già trentadue anni, ma
non ne vuol sapere di sposarsi e metter su famiglia! Vive a Londra,
sai... E invece la piccola Violet è ancora qui con me e mia
moglie. Eh, ha ventidue anni ormai! Pure lei diventata grande! Ma per
me è sempre la piccolina... Ad ogni modo, sedetevi,
sedetevi. Spero che non ti annoieremo, Draco. Allora, Lucius. Dammi un
buon motivo per comprare quell'appezzamento.-
- Credevo che fossi interessato all'acquisto di terre.-
- All'acquisto di terre in Scozia, Lucius! Il Wiltshire è
ben più lontano, eh. Sai, vorrei costruirci una casa nella
speranza che Quercus non volesse mai... Almeno non dovrebbe abitare in
quella Londra piena di Babbani...-
- Ma le mie terre sono in campagna, verdi. Ben più
usufruibili di quelle fredde scozzesi, pensavo che tu volessi
coltivarle, vista la tua passione per erbologia e botanica.-
- Ah, ma tu non sai ora cosa sto cercando di fare. Sono stufo di palme
e fichi, Lucius, vorrei provare con la tundra.
Ah, sono andato in Finlandia l'anno scorso e tu non hai idea... Che
felci! Che muschi! Roba che esisteva già al tempo dei
dinosauri. E per questo, non negarmelo, la Scozia andrebbe decisamente
meglio!-
- Cosa vuoi che sia l'Inghilterra di diverso! Non è che il
clima per le piante cambi poi molto. E almeno è
più vivibile per l'uomo.-
- Eh, Lucius. Non vorrei commettere un errore.-
- Ma al prezzo che ti offro io, Tannon... Difficile che tu ne trovi.-
- Che prezzo?-
- 5000 galeoni all'ettaro.-
Whitcall si fermò. Aspirò dalla pipa.
- Sei nei guai, eh, Lucius? E questo spiega anche perchè ti
sei portato dietro il figliolo, anzichè trovargli un buon
lavoro al Ministero...-
Mio padre sogghignò leggermente, come per attutire il colpo.
Poi si chinò in avanti e abbassò la voce. - E tu
glielo troveresti un buon posto al Ministero? So che sei ancora in
ottimi rapporti, se non sbaglio.-
L'altro posò la pipa, più serio. - No, Lucius.
Sbagli.-
- 3000 galeoni all'ettaro. Tu hai una terra fertilissima e a
basso prezzo, mio figlio ha un posto di rispetto al Dipartimento dei
Trasporti Magici. Non chiedo la luna.-
- Non posso, Lucius.-
- E se i 3000 galeoni te li dessi io?-
- Lucius, ho molta simpatia per te e per il tuo ragazzo, lo sai. Ma ora
il nome dei Malfoy non vale più di una bacchetta rotta.
Anzi, è una mina vagante. Verrei rigettato fuori dal
Ministero solo pronunciandolo. Te la sei cercata, Lucius, mi spiace.
Non posso far nulla. Ti posso consigliare solo di andartene. Vai in
Francia, in Russia, in posti dove ci sono buone comunità di
maghi. Altrimenti qui non te ne fai nulla.-
Mio padre, irritato, abbandonò l'argomento.
- Allora compri il terreno?-
- Quattromila galeoni l'ettaro, non di più.-
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Capitolo 17 *** Luglio 1999 ***
Un po' di
notizie sui vecchi compagni di Draco e una novità difficile
per la nostra famiglia preferita... Grazie mille a 979 per la
recensione! Speriamo che la parte senza Hogwarts continui ad
appassionare!
Capitolo XVI - Luglio 1999
Ero ospite di Theodore Nott da qualche giorno, sull'isola di Anglesey.
Suo prozio Herald viveva in un antico castelllo da cui si vedeva il
mare, e a Theodore aveva lasciato un'ala così ampia che
questi non si doveva nemmeno ricordare di non essere in casa sua. Il
prozio lo chiamava spesso a cenare con lui, ma per il resto del giorno
lo lasciava libero, dedicandosi a lunghe battute di caccia.
- Il tempo è perfetto, vero? C'è il sole, ma non
fa caldo come era successo qualche anno fa. Sembra fine maggio
più che luglio, non trovi?- disse il mio vecchio compagno di
scuola rivolgendo il viso verso il cielo, mentre seguivamo Herald Nott
a caccia, non sapendo che altro fare per riempire la giornata.
- Già.-
- Ah! Un altro germano reale! Ne ho una collezione ormai, Bernard.-
fece il vecchio rivolgendosi al suo maggiordomo (un magonò
di una quarantina d'anni, bruno e dalle ciglia spesse), tenendo per le
zampe quella che mi sembrava una normalissima anatra. - Dallo all'elfo
da cucinare.-
- L'elfo è morto, signor Nott. La scorsa settimana.-
- Davvero Bernard? Perchè non me l'hai detto?-
- Veramente, signore, gliel'avevo...-
- E chi cucina, adesso? Theodore, a casa tua c'è un elfo?-
- Sì zio, ma è talmente decrepito che non si
ricorda neanche di esser vivo.-
- Pazienza, a cucinare una minestrina si è in grado anche
credendo di esser morti. Posso prenderlo in prestito?-
- Certo, zio. Si chiama Shaggy, è l'unica cosa di cui
è ancora certo.-
- Bene Bernard, domani vai a prendermi questo Shaffy, ok?-
- Certamente, signor Nott.-
- Tuo zio ha una memoria peggiore di quella dell'elfo.- sussurrai senza
farmi sentire.
- Sì. Ma anche lui non se ne rende conto. Uno di questi
giorni ti chiederà cosa ci fai tu nella sua casa.
Però a volte mi stupisce. Sai cosa mi ha detto la settimana
scorsa? Ha letto sulla Gazzetta del Profeta che la McGranitt
rimarrà ancora in carica finchè non si
riterrà troppo vecchia per fare la preside. Pare proprio che
non abbiano trovato niente di meglio. E Pomona Sprite si ritira tra due
anni. Ha già iniziato ad istruire il suo apprendista, quello
che poi la sostituirà. Sai chi è? Neville
Paciock, l'eroe coraggioso che ha ucciso il serpente del Signore
Oscuro. Così lo definiva la Gazzetta.-
Mi bloccai. - Professor Paciock? Stai scherzando?-
- No. Se vuoi ti faccio anche vedere l'articolo.-
- Mio Dio, non è possibile.-
- Be', in erbologia era bravo.-
- Ma è Paciock, Theodore! Stiamo parlando di Paciock! Quello
che avrà fatto fondere una ventina di calderoni e
che si pisciava addosso ogni volta che Piton passava!-
- Già, Piton. Sai che Potter ha fatto appendere un suo
quadro accanto a quello di Silente? Chi l'avrebbe mai detto... Piton
una spia di Silente.-
Mi limitai al silenzio. L'immagine di Piton stesso che lo uccideva era
ancora impressa nella mia mente. L'idea che si fosse fatto passare come
Mangiamorte per tanti anni, l'aiuto che mi aveva
dato, l'inganno nei confronti di mio padre e mia
madre erano azioni di cui non riuscivo a capire ancora il
disegno.
- E di Potter sai qualcosa?- chiesi, cercando di cambiare argomento.
- Be', a quanto ne so lavora ancora come Auror...-
- P-Potter lavora come Auror? E da quando?-
- Come, non lo sai? Da due settimane dopo la battaglia di
Hogwarts. Shackelbolt ha permesso a tutti
i combattenti della battaglia di diventare Auror anche senza i
MAGO.-
- Non ci posso credere. Potter al Ministero.-
- Se è per questo c'è anche Weasley. Ha lavorato
fino a giugno nel negozio del fratello a Diagon Alley,
poi è diventato Auror senza neanche dover
fare domanda. Probabilmente gli avrà proposto di
diventarlo il ministro stesso, o l'avrà fatto
entrare Potter.-
- Ho bisogno di Whisky Incendiario.-
- Davvero, ragazzo? Ne ho io!- saltò su Herald, tutto
contento, e mi tirò una fiaschetta argentata.
- Grazie!- gli urlai, afferrandola. -Ne ho veramente bisogno.-
aggiunsi in un sussurro. - Ha qualche malattia strana
tuo zio?-
- No. E' sano come un pesce. Vai tranquillo. Anche perchè mi
manca la terza parte della notizia. Ed è la
peggiore.-
Mandai giù il liquido bollente per tre volte. Due
per Potter e per Weasley che avevano fatto carriera al posto
mio, e la terza per la batosta in arrivo. Non avevo ancora finito di
bere quando Theodore iniziò a parlare.
- Hermione Granger è appena stata assegnata all'Ufficio
Regolazione e Controllo delle Creature Magiche.-
Sputai in un colpo tutto il liquido che mi era rimasto in bocca: -
COSA?-
- Cosa che?- si voltò pure il vecchio Nott. -
Così mi spaventi gli uccelli, giovine!-
- Gli stavo raccontando della babbana amica di Potter al Ministero.-
- Ah, brutta storia già. Quella bastarda in due anni passa
all'Ufficio Applicazione della Legge sulla Magia e impone i matrimoni
con i babbani. O ci manda tutti in confino. Bisognava ucciderli per
primi, quelli come lei. Non lasciarli in libertà. Sono i
più pericolosi.- e detto questo uccise con
un colpo fuoriuscito dalla bacchetta una lepre di passaggio. - Va a
prenderla, Bernard! Quella si che è buona!-
Bevvi un'altro po' dalla fiaschetta.
- Ti vuoi ubriacare?-
- Non sarebbe una brutta idea.- Poi scoppiai a ridere, senza un
apparente motivo. - Il trio al Ministero! E io che fra un po'
faccio la fame... Cosa è successo?-
- E' successo che abbiamo perso la guerra, caro mio. Comunque ho anche
notizie sui nostri compagni serpeverde alleatisi con
i vincitori. Vuoi sentire?-
- Dai, roviniamoci.-
- Zabini ha avuto un impiego di rilievo alla Gringott. E' probabile che
lo mandino presto a presiedere una filiale in Italia, dove ha alcuni
parenti da parte di padre che lo possono piazzare molto bene, anche se
i loro rapporti con la madre non sono ottimi, comunque...-
- Almeno si leva dai piedi.-
- Pansy Parkinson si allena a fare la brava futura mogliettina. Peccato
che non sia ancora fidanzata e, anzi, Daphne Greengrass mi dice che
piange ancora per te. E' scoppiata in lacrime quando Tracey Davies, che
adesso è guaritrice apprendista al San Mungo, le ha
detto del matrimonio della Abbott e di Paciock, e ha iniziato a
rivolgere una serie di improperi nei tuoi confronti.-
- Aspetta, vai piano... Paciock e la Abbott?-
- Sì, me ne ero dimenticato. Subito dopo la scuola. Ma credo
che non abbiano ancora trovato casa. Qualcosa mi fa intuire che vivano
dalla nonna di Paciock.-
- Ah, questo è più a Paciock-dimensione. Grazie.
E...hai sentito Daphne?-
- Sì. Si è messa con Zabini subito dopo la
scuola. Ma i suoi non vogliono che vada in Italia. Lei è
innamorata persa, dubito invece che lui ricambi...-
- E Astoria?-
- Astoria finirà la scuola circondata di bei ragazzi. Che ti
devo dire, te la sei fatta sfuggire... Tu con le ragazze che fai?-
Sogghignai. - Le ragazze... Non ho tempo per le ragazze.-
- Io adesso parto, sai. A inizio settembre.- disse, tutto esaltato,
senza che nessuno glielo avesse chiesto.
- Parti? Perchè?-
- Be', vado a fare il tradizionale giro del mondo dopo i MAGO.
Starò via un anno. Non sono partito prima perchè
volevo vedere se qualcosa sarebbe migliorato nel processo di mio padre,
ma... Tanto vale partire e pensare ad altro. Tu non lo fai?-
- Mio padre me l'aveva proposto, subito dopo la scuola. Mi aveva detto
che me lo meritavo, se volevo. Ma ho rifiutato. Non...non avrei lo
spirito per farlo.-
- Se ti va puoi venire con me. Almeno per un periodo.-
- No. No, non avrebbe senso. Devo stare con i miei.-
Fummo interrotti dal grido di trionfo di Herald, lo sterminatore della
fauna dell'isola di Anglesey.
- Ah! Un gabbiano! Maledetti, mi cagano su tutta la casa!-
Entrai nello studio che era appartenuto a Cygnus Black. Una stanza
lunga e scura, le pareti laterali ornate da una fila di mezzibusti
degli antenati della famiglia e un grande quadro tondo, al fondo,
contenente un ritratto di Phineas Nigellus Black, proprio sopra l'ampia
scrivania. Mio padre era in piedi, con le braccia aggrappate ad essa,
rivolto di schiena.
- Padre?-
Non si voltò.
- Padre, dovremmo andare da quel Tangles, avevi detto per le quattro e
mezza...-
- Non ci andiamo, Draco.- Finalmente si voltò, l'aria greve.
- Perchè? Non può?-
- Non funzionerebbe. Non concludiamo più un affare da mesi.
Hanno soci migliori di noi.-
- E allora cosa vuoi fare?-
- Draco, la causa per riavere la casa, i mobili, i gioielli di tua
madre è ancora in corso. Dubito che arriverà mai
alla fine, e anche se fosse, sarebbe difficile vincerla. Se continua
così... Ho deciso che ce ne andiamo.-
Rimasi fermo, in attesa che chiarisse, che smentisse. - Dove?-
- In Francia abbiamo dei lontani parenti, ma il paese è
stato troppo coinvolto nella guerra contro il Signore Oscuro. Si era
alleato con l'Ordine, non... Non avremmo una sorte migliore
lì. Pensavo alla Russia. Almeno, se tu avessi mai dei figli,
un giorno, potresti mandarli a Durmstrang, non è lontana. E
in Germania e Repubblica Ceca ci sono troppi Mangiamorte
fuggiti, troppi conti con il passato.-
- Mamma lo sa?-
- Sì, certo. L'ho deciso insieme a lei. Stiamo ancora un
mesetto o due per vedere come va.-
Annuiì leggermente con la testa, combattuto tra il desiderio
di una vita nuova e il ricordo di quella passata. - Sono cresciuto
qui.- mi venne da dire, come per farglielo notare.
- E dove credi che sia cresciuto io? E poi sei cresciuto a Malfoy
Manor, non qui. Questa vecchia casa sta stretta pure a tua madre.-
- Va bene.- rimarcai, come per convincere me stesso. In fondo, non
avevo nulla da perdere, al massimo da guadagnare. In Russia i
purosangue erano ancora al governo, noi saremmo stati accolti come dei
martiri.
Nei giorni successivi cominciai ad assaporare l'idea del nuovo inizio,
fosse stato a Mosca, San Pietroburgo, Volgograd o nel centro della
Siberia.
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Capitolo 18 *** In fondo, ogni anno c'è il Natale ***
Hello
signori! Eccomi con un lungo capitolo, che segna una svolta importante
per Draco... Capirà cos'è l'amore?
Per 979:
anch'io sono contraria alla caccia per puro divertimento,
però adoro lo zio Herald, cacciatore sgangherato senza
british-cavallo e con il maggiordomo Bernard al posto del segugio!
Comunque la maggior parte dei cacciatori che conosco si magna tutto
quello che prende, quindi in questo caso gli concedo
l'attività per un po' di succulenta carne! Quanto
al nuovo capitolo, è ancora più triste del
precedente, ma è un passo importante per gli eventi finali...
Per Laban:
sei incredibile, grazie mille davvero! Sono molto contenta che ti
piaccia anche la mia "prosa" (fa molto letterato che se la tira dire
così, perciò lo metto tra virgolette...). Un
bacione e alla prossima (poesia o capitolo!).
Per Vera Lynn:
e io ringrazio tantissimo te per la tua lettura assidua e per aver
messo la storia tra le preferite! Adesso inizia la spirale finale di
eventi... Ancora pochi capitoli e siamo alla conclusione!
Per Hayley_Gin91:
fa sempre piacere vedere nuovi lettori! E poi, leggere le storie d'un
fiato è sempre la maniera migliore! Per Astoria...la vedremo
citata in questo capitolo e presente nel prossimo. Doveva pur
ricomparire, no? Un bacio! E buona scuola, compare! Anch'io oggi ho
ricominciato...
Capitolo XVII - In fondo, ogni anno c'è il Natale.
Rientrai a Grimmauld Place tardi, verso sera, dopo essere stato alla
Gringott a sbrigare alcune commissioni per conto di mio padre.
Stava cominciando ad avere sempre più fiducia in me, ad
affidarmi mansioni che normalmente non avrebbe lasciato ad
altri se non a se stesso, a trattarmi da suo pari. Ero diventato un
adulto anche per lui, finalmente.
Trovai i miei genitori che parlavano fitto nel salotto che precedeva la
sala da pranzo. Mia madre si voltò appena mi vide entrare.
Aveva una lettera di pregamena scura in mano.
- Torniamo a casa, Draco, stasera stessa.- Aveva gli occhi lucidi.
- C-come avete...?-
- Tua madre ha scritto a Potter.- Mio padre la guardava con un misto di
amore sconfinato e di rimprovero. - Ma è l'ultima volta
che dovrà fare una cosa del
genere, vero quanto la lampada di Aladino.-
Lei sorrise. - Vengo su ad aiutarti a prendere la tua roba.
Prima ce ne andiamo, meglio è.-
Con lei in camera mia rimasi in silenzio, cercando di sembrare
indaffarato a raccogliere i vestiti. La realtà
è che ero combattuto tra il desiderio di parlare
di ciò che aveva fatto e quello di dimenticare per
sempre Harry Potter e i debiti che avevo con lui.
Alla fine non riusciì a trattenermi.
- Potter ha una fiorente carriera al Ministero. Così mi ha
detto Nott.-
- Immagino. Ecco perchè ora abbiamo
di nuovo una casa.-
Continuai a fingere indifferenza, spingendo una giacca all'interno
della valigia.
- Ti ha salvato la vita, vero?-
La domanda mi lasciò senza fiato. - Ti ha
detto che...?- sbottai, ormai allo scoperto.
- No. No, è che... L'ho pensato.-
La fissai, incapace di dire altro.
- Draco, tu non devi sentirti inferiore a nessuno. Non sei inferiore a
nessuno.- continuò, come se mi avesse letto nella mente.
Mi sedetti sulla sponda del letto, accanto a lei. - Lo dite voi,
perchè siete i miei genitori.- sussurrai.
- E anche se te lo avesse detto altra gente, tu devi crederlo? Chi te
l'ha detto? Qualche mezzosangue? E' del loro giudizio che ti fidi?
Credevo che li reputassi meno intelligenti.-
- Madre, Potter ha salvato se stesso e anche me, e ora
è al Ministero a far carriera, cosa dovrei pensare?-
- Potter ha ucciso il Signore Oscuro.-
- Non è quello il punto.-
- Draco, io gli sono immensamente grata per il fatto che ti abbia
salvato. E dovresti esserlo anche tu.-
- Lo sono! Per forza, ma...Preferirei non esserlo. Tutto qui.-
Mi passò una mano sul volto. - Non ti sentire inferiore a
nessuno. Mai. Essere grati è diverso dall'essere inferiori.-
- Io mi sento inferiore a mio padre.-
Ecco. L'avevo detto.
Lei spalancò gli occhi. Aveva sempre saputo tutto su di me,
capito tutto, ma quello no. Quello non l'aveva mai visto
nessuno.
- Ne possiamo parlare in un altro momento, per favore?- continuai,
alzandomi in piedi. - Ora voglio solo andare a casa.-
Lei mi afferrò la mano, come per cercare
di riportarmi a quella conversazione. Mi divincolai,
presi la valigia e mi diressi in fretta verso la porta. Lei,
impossibilitata a fermarmi con la forza, lo fece con le parole.
- Ancora adesso, Draco? Voglio dire...dopo tutto quello che
è successo?-
Che cosa intendeva? Si stava riferendo al momento in cui avevo visto
mio padre catturato, sconfitto? A quando avevo scoperto che era debole,
anche lui?
Lei mi guardava con i suoi intensi occhi azzurri.
- Perchè dovrebbe essere cambiato qualcosa?- risposi, - Tra
me e mio padre?-
- Io non mi sono mai accorta di nulla...- disse a bassa voce,
continuando ad osservarmi, come se cercasse di capire il motivo di quel
suo errore. Si stava silenziosamente rimproverando. - Lui ti ha
parlato. Me lo ha detto, dopo la battaglia. Ha avuto paura,
voleva parlarti, temeva di non... Non importa.- Si bloccò,
come se si fosse accorta di aver detto troppo.
- Temeva cosa?-
Lei pensò un attimo, come se stesse soppesando
ciò che aveva da dire. - Temeva di non esserti stato
abbastanza vicino. Di aver pensato solo a se stesso durante la
prigionia, mentre tu soffrivi. Aveva capito che c'era
qualcosa... L'aveva capito lui.-
Sollevò di nuovo lo sguardo verso di me, come per chiedere
conferma di ciò che aveva detto. Sembrava
spaventata e triste. Credevo di sapere il motivo di quell'espressione.
L'argomento della mia confessione era qualcosa che esulava
dalla guerra, dalle nostre sofferenze, era un sentimento più
profondo e radicato, un tormento antico e difficile da
estirpare. Qualcosa che era passato nascosto e
inosservato in tempi migliori e che invece era emerso non appena le
condizioni difficili avevano sollevato il tumulto di
sensazioni.
- Forse è solo che sono tanto...stanco...
E allora mi sembra tutto più difficile...-
- E' normale questo. Credo, Draco, che ci siano cose
che non ci saremmo mai detti se non fosse successo nulla di tutto
ciò. Cose a cui...non avremmo nemmeno pensato. E adesso
invece ci pare tutto complicato, tutto impossibile, tutto doloroso. Mi
capisci?-
Annuiì. - Sì, non ne parliamo più.-
- Non ho detto questo.-
La sua frase mi fece presagire il pericolo, ciò che
più avrei voluto evitare. - Tu non glielo dirai, vero?-
- Draco...-
- Tu non glielo devi dire!-
- Tu non lo farai mai...-
- Ti ho detto che non devi dire nulla! Stanne fuori! Per
favore...- giunsi a supplicarla. Mi avviai fuori dalla
stanza, ma venni di nuovo fermato.
- Draco...-
Mi voltai, ancora una volta.
- Tu vorresti andare via lo stesso? Anche se abbiamo di nuovo il
castello?- Vidi dal suo sguardo che lei non avrebbe voluto, ma che
sarebbe stata pronta a sacrificarsi comunque, per me, come aveva sempre
fatto. Avrebbe dato la vita per la mia.
Mi fermai un attimo. Non avevo pensato a questa eventualità.
A partire lo stesso, comunque, a dimenticare tutto. Assaporai
nuovamente l'idea, bellissima e cullante, come quel giorno in
cui mio padre mi aveva annunciato la sua intenzione.
- Forse sì.- dissi, alla fine.
- Potremmo vendere il maniero. In fondo... non è
più lo stesso, giusto?-
Annuiì di nuovo. - Ma mio padre?- Dubitavo che lui potesse
essere d'accordo.
- Potremmo anche non venderlo. Potremmo andare soltanto...via.- Mi
preoccupò il modo in cui lo disse. Impaurito e
malinconico. - Draco, ascoltami.-
continuò, - Se non ce la fai più, dimmelo, e noi
andiamo.-
Annuiì ancora una volta.
- Non dire nulla.- ripetei.
Tutti sogniamo di rivivere il Natale di quando eravamo bambini, tutti
gli anni succede e sempre rimaniamo delusi. Perchè
c'è quel momento nella nostra vita, quel periodo infelice
che si mangia il Natale, le decorazioni, l'apertura dei regali, il
fuoco nel camino e la famiglia, se li inghiotte mentre noi
pensiamo ad altro e trascuriamo la festa, nella beata
convinzione che prima o poi tutto tornerà come una
volta. Potevo far ricorrere l'ultimo mio vero Natale a ben tre
anni prima. Per questo, per un po' mi ero illuso, poi mi ero reso
conto di non essere più un bambino e di
aver smesso di guardare incantato la neve dai vetri delle
finestre.
Parevano perfettamente coscienti di ciò e poco intenzionati
a tornare indietro anche i miei genitori, mentre consumavamo uno
squallido pranzo natalizio in una grande stanza priva
di ornamenti. Non sapevo nemmeno se potermi considerare a casa.
- Domani allora partiamo per Salamanca.- esordì mio padre,
forse per rompere il silenzio irreale che si era creato.
Salamanca, cittadina spagnola quasi al confine con il
Portogallo era uno dei luoghi più
rinomati, oltre a Diagon Alley, per la fabbricazione
di bacchette. Si accedeva al quartiere magico
Calaveranas tramite un passaggio nell'antica biblioteca
dell'università. Già io e mia madre avevamo
comprato dal fabbricante Royal Madera le nostre nuove bacchette, dopo
la battaglia, non potendo più rivolgerci a
Olivander per ovvi motivi. Ora, anche il
divieto dall'uso della magia che il
Ministero aveva imposto a mio padre era scaduto, e lui smaniava dal
desiderio di poter tornare finalmente ad essere chiamato mago.
- Io non vengo- mi ritrovai a dire, quasi senza saperne il
motivo.
Mio padre inarcò le sopracciglia. - Non dire
idiozie, ovvio che vieni. Perchè mai non dovresti?-
- Devo lavorare a quell'affare con Hoover.-
- Avevi detto di aver già letto tutte le carte.-
- Devo ricontrollare.-
Lui sembrò soddisfatto, o, per lo meno, finse di esserlo. -
Va bene.- annuì.
- Draco, oggi è Natale, questi giorni li passiamo
insieme...- intervenne mia madre.
- Starete via solo due giorni.-
- Non se ne parla, Draco...-
- Madre, ho diciannove anni, posso anche sopravvivere a delle
vacanze senza di voi!-
- Non tollero che tu non porti rispetto a tua madre,
Draco.- sibilò mio padre, adirato.
- No, lascia stare, Lucius. Stai qui a occuparti dell'affare.
Spero che al nostro ritorno vorrai dirci che ti prende.-
Lei mi fissò con un viso questa volta pieno di rabbia, di
delusione, un viso che raramente avevo scorto in lei, forse mai.
Finimmo di mangiare in silenzio.
Il Natale di una volta non torna mai. Bisogna stare attenti quando lo
si perde, perchè ritrovarlo è
impossibile. Bisogna continuare a essere bambini, non oltrepassare mai
la soglia della vita adulta, specialmente quando si presenta in modo
tanto evidente quanto un tatuaggio sull'avambraccio sinistro. Bisogna
sorvegliare e cogliere il momento in cui il Natale smette di essere
calore e diventa solo nebbia e gelo, e riportarselo subito indietro,
così com'era, senza perder tempo ad aspettare, a sperare, a
rimandare.
Dietro la vetrina di un negozio giravano lentamente vari
carillon di porcellana. Uno con la forma di una vecchia giostra di
cavalli, con i piccoli che scendevano e chiedevano alle madri di poter
tornare sopra. Uno con il meccanismo invisibile, costituito
da minuscole civette bianche in un volo circolare.
Uno in una sfera di neve vorticante. Un'altro ancora con una
ballerina, alcuni con vomitevoli gattini miagolanti, un'ultimo
con una bambolina che sembrava vera. Alcune bambine erano immobili con
il naso schiacciato contro la vetrina, nella speranza che i genitori si
decidessero ad acquistare pezzi che sembravano antichi e
pregiati, e intanto canticchiavano tra sè
e sè la melodia che proveniva da quelle
carole natalizie.
La via innevata era piena di maghi, famiglie,
innamorati, vecchi con i loro nipoti, elfi in commissione
davanti ai padroni, giovani da poco diplomati, gruppi di amici di ogni
età. Il 27 dicembre 1999 Diagon
Alley pareva all'apice della sua vitalità.
Io ero osservatore di questa sua vita.
Distaccato.
A tratti un po'... Nostalgico?
No, forse in quel momento ero solo distaccato. Impassibile.
Se non mi andava di pensare, non pensavo.Ero sempre stato un buon
occlumante.
Così la mente era vuota, calma, libera di guardare, di
portare gli occhi a muoversi in tutte le direzioni, i passi a
posarsi su ogni altra orma.
Entrai al Ghirigoro e iniziai, inosservato, a curiosare nel
reparto riservato ai libri di Magia Oscura. Un tempo l'avrei
potuto fare più liberamente, ma ad ogni modo i giorni
natalizi erano perfetti per non essere riconosciuti
da nessuno, in mezzo alla folla. Accarezzai le belle rilegature.
Emanavano potere al solo tatto. Apriì alcuni
volumi e ne sfogliai le pagine, leggendo qua e là
tra le righe. Un giorno forse avrei anche potuto ricostituire la
collezione paterna, allora completamente sequestrata.
Uscitò di lì, mi recai da Madama McClan
e mi fermai a guardare alcuni completi scuri. I miei mi
avevano invitato ad acquistare un regalo di Natale. Eravamo
Malfoy, nelle attuali ristrettezze economiche avremmo comprato poco,
ma mai di qualità inferiore.
- Hai bisogno?-
Notai come la commessa si fosse rivolta a me dandomi
del "tu", nonostante sapesse benissimo chi fossi. Pareva inoltre
piuttosto seccata dal movimento delle mie mani sugli abiti.
Iniziai a toccarli e rivoltarli con ancora più
foga, per il solo gusto di vederla sudare e scalpitare.
- Devo acquistare un completo scuro per una festa.-
Lei si mosse verso una pila di abiti più vecchi.
- Un bel completo.- precisai, stizzito. La
ragazza tornò indietro.
- Di che colore?-
- Nero. Blu. Quello che vuoi, fammeli vedere tutti.-
Mi piazzò malamente tra le braccia una decina di tessuti
impilati. - Il camerino è di là.-
Posai lo sguardo su un uomo elegante che si stava facendo aggiustare
l'orlo, poco più avanti.
- Voglio quello.-
- Non c'è più la taglia, mi dispiace.-
- E allora me lo farete con del tessuto nuovo. Quanto viene?-
- Quattrocento galeoni. E novanta falci per cucirlo.- Ero convinto che
avesse esagerato apposta.
- Non ti dovrei dare neanche una falce per come lo cucite voi. Ma ho
fretta. Ottanta falci e consegna entro tre giorni.- Avevamo
effettivamente ricevuto un invito per la festa di Capodanno dei
Parkinson, avevo assoluto bisogno di una nuova tenuta.
- Siamo pieni di lavoro in questo periodo.-
- Ho detto che mi serve, hai capito? Ottantacinque.-
- In periodo natalizio le richieste...-
- Va bene, novanta! E vedi di farlo in modo decente.-
- L'acconto...-
- Tieni! Metti a nome Malfoy.- Le mollai più di quanto non
fosse necessario e usciì nuovamente nella strada, deciso a
calmarmi con una burrobirra.
Mi sedetti ad uno dei tavoli del caffè Casimiro, locale che
aveva sostituito la vecchia gelateria di Florian Fortebraccio.
Vidi davanti a me Harry Potter e Ginny Weasley.
Ormai sarebbe stato troppo tardi per andarsene, ma forse non ne avevo
nemmeno voglia.
Potter passò una mano tra i lunghi capelli rossi della
Weasley. Le disse qualcosa. Lei rise.
Ecco qualcos'altro che Potter aveva e da cui invece io sarei stato per
sempre escluso. Mi trovai ad invidiarlo più che mai.
Stupidamente.
Stupidamente mi resi conto che la barriera mentale era crollata, che i
nervi erano di nuovo liberi ed esposti, che in quel momento osservare
la vita che mi era preclusa sarebbe stato
controproducente.
Io non potevo dire nulla a nessuno. Non potevo
fare in modo che alcuna persona facesse parte del mio mondo. Avrei
sempre mentito e sempre sarei stato solo.
Sempre le sarei stato lontano.
Per quello non avevo più pensato a lei, ad Astoria.
Potter la aveva. Io no.
Aveva il Ministero, aveva una ragazza accanto, aveva la vita. La vita
normale. La vita giusta.
Non sarebbe dovuta andare a finire così.
Draco, cosa ti prende?
Vattene, alzati e vattene.
Iniziò a nevicare. Sorseggiai la burrobirra, ormai troppo
preso da quel gioco malinconico per potermene andare.
Ero diventato debole, davvero, come diceva Pansy. Pansy,
già. Un'altro sogno di tempo trascorso.
La Weasley si girò. Potter la seguì con lo
sguardo. Mi vide.
Feci un cenno di saluto. Che avrei dovuto fare?
Chiesi il conto e rimasi a fissare la superficie un po' sporca del
tavolo. Giocherellai con le gocce condensate lasciate dal bicchiere,
disegnando strane forme. Pensando alla via, ai carillon, ad una ragazza
bionda a cui avevo rinunciato. Che avevo lasciato andare per una strada
diversa e più fortunata.
Lasciai più zellini di quanti ne dovessi e mi alzai. Non
avevo finito la burrobirra.
Diagon Alley era estranea. Potter e la Weasley lo erano.
Fissai la mia immagine contro la vetrina di quei carillon. Non
comprendevo se mi trovassi davanti ad un volto troppo
straniero o troppo conosciuto.
Probabilmente la seconda, pensai, considerando che gruppi di persone mi
sfrecciavano attorno come se fossero immagini sfocate, in movimento, e
io ero solo, al centro, a fissarmi nella vetrina, a fissare quello che
non sarei stato.
Rimanevo io.
Mi allontanai da Diagon Alley per recarmi nella casa vuota. Circondato
da me e dai miei segreti.
Avevo lasciato Astoria. Perchè era stato inevitabile,
necessario. Ora lasciavo tutto. Perchè
lo era. Necessario. Inevitabile.
Sei diverso Draco.
Il Natale non torna più. E non torna più il
passato.
Hai perso il giro. Il treno su cui gli altri sono saliti.
Prendine un'altro e prova, anche se fa male, anche se il ricordo non se
ne va e rimane lì a galleggiare, come se si prendesse gioco
di te e della tua felicità.
Il Natale non torna più. E non torna più il
passato. Anche se tenti, anche se lo insegui disperatamente.
Tu, Astoria, vivi, ora. Ne sono sicuro.
Io non vivo più.
Avevo paura di morire, sai. Ma adesso mi rendo conto che
è come se fosse successo davvero.
Sono distante, Astoria.
Prendimi la mano e aiutami. Riportami lì con te,
dove vivono i vivi. Loro mi hanno escluso. Tu sola puoi aiutarmi.
Lo sai, vero, Astoria?
Ma ora lo hai dimenticato. Lo hai dimenticato che ti amavo,
perchè non te l'ho mai detto.
Non importa, Astoria. Sei in una realtà a cui io
non ho più accesso. Ricordami,
soltanto questo chiedo. Ma tu non conosci, non odi di me, nella tua
reggia dorata.
Spero veramente che sia dorata. Me ne sono reso conto da
poco, che ti voglio felice.
Astoria, ricordi? Hai saputo? Hai saputo che ti amavo?
No, ne sei beatamente ignorante. Innocentemente. Non
avevi alcuna colpa se non quella di essere troppo bella e troppo giusta
con me.
Non chiedevi, ma desideravi e soffrivi.
Desideravi come ora desidero io.
Eri perfetta, Astoria, ma io non lo ero più. Come
facevo? Come potrei, ora?
Ti ho lasciata, ti ho lasciata libera di andare via. Di
vivere quella vita un po' anche per me.
Vorrei dimenticarti. Dubito di riuscirvi. Vorrei dimenticare
tutto, ma diciannove anni sono davvero troppi, non si
possono lasciare al vento come se nulla fosse.
Vivi, Astoria, vivi e corri lontana. Fa' quello che non posso
io. Non te lo dirò mai di averti
amata, come le mille cose che non ti ho detto.
Vai. Non importa.
Astoria, tra le mille cose che non ti ho detto non saprei
sceglierne una più importante.
Erano il tuo prezzo. Le mille cose da pagare per
averti, preziosa come sei.
Ma io non potevo permettermelo, capisci?
Non mi rivedere più, non mi sognare. Va' avanti e
lasciami indietro. Dimentica che ti amavo, non saperlo mai, mai,
Astoria mia.
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Capitolo 19 *** Dialoghi di un anno nuovo ***
Per zamby88:
Astoria torna...adesso! Goditi il capitolo!
Per
979:
grazie mille. Non prometto per questo capitolo ancora grandi eventi
riguardo ad Astoria, ma almeno ricompare dopo una lunga assenza!
Per
Hayley_Gin91:
hai ragione, per Draco sarà molto difficile uscire da questo
stato d'animo e sicuramente i ricordi lasciati da questi anni sono
indelebili... Però, soprattutto grazie ad Astoria, la
vità ricomincerà, prima o poi, ad avere di nuovo
un significato. Già nella nuova fanfic che ho appena
iniziato a scrivere l'approccio di Draco è completamente
diverso. Grazie mille anche riguardo ai dialoghi con Narcissa, sono una
delle parti che più mi piace scrivere!
Capitolo XVIII - Dialoghi di un anno nuovo
Come regalo di Natale i
miei mi portarono un cucciolo di Schnauzer gigante, dal momento che i
nostri vecchi cani erano morti l'anno prima, insieme a troppe
altre cose.
Avrei preferito mille volte restare a giocare come un bambino con
quello che avevamo chiamato Hades piuttosto che recarmi alla festa di
Capodanno dei Parkinson.
Tuttavia, come provvide subito a rimarcare mio padre, non potevamo
permetterci di perdere alcuna possibilità di occupare ancora
un posto, seppur infimo, nella società.
Io continuavo a ripetermi che dovevano averci invitato solo per uno
strano senso dell'umorismo.
La dimora dei Parkinson era una grande villa del
tardo ottocento situata nel Buckinghamshire, non lontano da
Aylesbury, con antistante un giardino all'inglese pieno di fiori,
piuttosto piccolo in confronto alla mole
della casa.
- Il cappotto, signore? Benvenuto a Villa Parkinson.-
Mio padre cedette malvolentieri il costoso soprabito a un
disgustoso esserino grigioverde. Da quando avevamo perso Dobby,
riusciva a stento a reggere la vista di uno di quei cosi.
- Lucius, ti prego, lo sai come dobbiamo comportarci.-
sussurrò mia madre al suo orecchio, quasi dando l'illusione
di essere ancora l'aristocratica signora Malfoy, abituata a sparlare
dei presenti con suo marito, l'unico degno di lei.
Lui sbuffò, infastidito ulteriormente dalla mia presenza.
Odiava che io gli fossi accanto nei momenti in cui mostrava debolezza.
- Draco, non dovresti raggiungere i tuoi amici?-
Sorvolai sull'uso della parola "amici" e mi diressi verso una piccola
sala da biliardo magico, dove parevano essersi raccolti i giovani. Le
palle colorate si spostavano freneticamente da una parte all'altra del
tavolo, aggiungendo un gran fracasso allo sgradevole fumo che
riempiva l'ambiente.
- Non pensavo che nella tua casa ci fosse una sala da biliardo.- dissi.
Pansy Parkinson era di spalle di fronte a me, avvolta in un elegante
abito rosso fuoco. Non si poteva dire che non fosse attraente. Lei si
girò di scatto mostrando un ampio sorriso.
Che ipocrita.
- Draco! Non mi ero accorta che tu fossi arrivato! Comunque dimentichi
che in questa casa vive anche mio fratello Tristan. O non ti ricordi di
lui? Strano, dopo tutto il tempo che hai passato in questa casa...-
Aspirò fumo da un elengante bocchino in bachelite,
prestatole dal giovane a lei vicino. - Ma è un
passato un bel po' di tempo, vero, da quando sei venuto l'ultima volta.
Quanti anni avevamo, quindici? Ah, eravamo dei bambini...-
Era cambiata moltissimo. Non bella, ma affascinante e, se possibile,
ancora più disgustosa.
- Vieni, ti porto dai nostri vecchi compagni. Hai avuto più
loro notizie?-
Mi prese per mano, aumentando ulteriormente il mio fastidio, e mi
trascinò in un'altra stanza adiacente, con tutta
probabilità una sala da tè, per quanto riuscivo
ad intuire attraverso il fumo.
- Ragazzi, da quanto è che non vedete più Draco?-
esordì, arrivata ad un tavolino attorno al quale parevano
essersi ammassati parecchi dei nostri compagni di Hogwarts.
- Dalla fine della scuola, suppongo.- Blaise Zabini sembrava invece non
essere cambiato per nulla. - Draco, caspita... Sei un uomo anche tu,
adesso. Hai il privilegio di avere accanto una donna bellissima come
nel mio caso?- Accennò alla ragazza bionda seduta sulle sue
ginocchia, in un semplice abito bianco, valorizzato dai lunghi capelli.
Daphne Greengrass.
- Non ho bisogno di atteggiarmi da uomo vissuto come te, Blaise.- Forse
era la mossa sbagliata, perchè per un attimo tutti si
zittirono.
- Oh, ancora depresso...?-
- Ma su, parliamo di cosa facciamo ora! Come probabilmente sai, Blaise
vive per la maggior parte del tempo in Italia, ma nelle sue visite
periodiche rende Daphne felice! Tracey vive ancora con la sua famiglia,
be'...comunque...-
Pansy era una perfetta, oca, padrona di casa.
Notai che Nott non era presente. Non aveva sentito il bisogno di
cacciarsi in un nido di serpi.
- Oh, ma guarda, arriva Astoria! Ah, mi ricordo ancora di quando
eravate innamorati. Ora lei è fidanzata con Florizel Loss,
sono una coppia stupenda. Vedi, è accanto a lei...-
Sapevo bene chi fosse Florizel Loss. Figlio di Will Loss,
ex-membro del Wizengamot, attuale direttore sanitario del San Mungo. Un
pezzo grosso.
- Piacere, Florizel Loss... Perdonami, tu sei...?-
- Draco Malfoy.-
Il suo volto si riempì di imbarazzo. I Malfoy
erano stati, un tempo, una famiglia potente come la
sua. Si erano però spinti troppo in là. La stessa
cosa sarebbe potuta accadere anche a lui.
Era una questione di calcolo.
- Un gran peccato, vero?- Zabini sentì di nuovo
l'irrefrenabile impulso di intervenire. - Draco aveva così
tante potenzialità. Ora potrebbe avere un posto al ministero
e tra due anni sarebbe stato, che ne so, nominato a capo dell'Ufficio
per la Cooperazione Magica Internazionale. E invece cosa fai, scusa,
Draco?-
- Mi occupo degli affari di famiglia.-
- Perchè, avete ancora soldi?-
Mentre le risate degli altri mi risuonavano nelle orecchie, mi lanciai
con tutta la rabbia e la forza che avevo verso Zabini. Sentii un piatto
rompersi di fianco a me. Poi, qualcuno mi tirò via da
pavimento, e dal corpo di Zabini. Non ebbi modo di guardare chi fosse,
probabilmente doveva essere il fratello di Pansy.
- Sei pregato di lasciare la casa. E' una serata di Capodanno, non un
club di pugilato.-
Rosso per la vergona, mi allontanai dalla stanza. Non avevo avuto
nemmeno il coraggio di degnare Astoria di uno sguardo. Lei, invece,
doveva aver visto tutto.
Dopo aver preso un bicchiere di Whisky Incendiario da un tavolo, mi
recai nel giardino, quasi deserto, fatta eccezione per qualche
coppietta. Ringraziai che nessuno si fosse curato di controllare che io
effettivamente abbandonassi Villa Parkinson. Non avrei avuto il
coraggio di presentarmi davanti a mio padre, dopo.
- Devi scusarli. Sono solo degli ignoranti.-
Era Astoria.
- Lo è anche il tuo fidanzato?-
- No. Lui è migliore.-
- Lo dici in un modo squallido. Come se non ne fossi veramente
innamorata.-
- Che cosa stai cercando di fare, Draco?- Per la prima volta mi girai
verso di lei. Non avrei mai ricordato, negli anni a venire, che vestito
avesse indossato. Di sicuro doveva essere meraviglioso, ma il suo volto
era più bello. Troppo bello, per non essere comtemplato da
solo, senza null'altro attorno.
- Niente. Non importa. Scusami, sono solo arrabbiato.-
Sembrò addolcirsi. - Mi dispiace.-
- Perchè se non suscito schifo, devo indurre al patetismo?-
- Non ti sto compiangendo.-
- Va bene così, non ti preoccupare. Tanto ora parto.-
- Parti?-
- Per la Russia. Proviamo a ricominciare tutto.-
La vidi preoccupata. Triste. - Ne siete sicuri?-
- Che abbiamo più da fare, qui?-
Scosse la testa, incapace di dire qualcosa. Per un attimo,
però, mi sembrò che qualcosa volesse dirlo, ma
non riuscisse. Forse fu solo un'illusione.
- Buona fortuna.- Le dissi.
- Buona fortuna a te.-
Passai la mezzanotte da solo, al freddo, nel giardino. Per tutta la
durata dei festeggiamenti non potei fare a meno di pensare che lei
stesse baciando Loss. Dopo, a casa, mi venne un febbrone da
cavallo.
Il calore emanato dalla tazza di tè bollente non riusciva a
farmi sentire meglio, fisicamente o psicologicamente.
- Come stai?- chiese mio padre, appena entrato nella stanza, seguito a
ruota da Hades.
Alzai le spalle.
- E' successo qualcosa l'altra sera, a Villa Parkinson?-
- Nulla di che.-
- Non mi mentire.-
Sorseggiai un po' di tè. - Perchè devi sempre
essere arrabbiato?-
- Non sono arrabbiato, sono solo...- si appoggiò allo
schienale della sedia, senza finire la frase, passandosi nervosamente
una mano tra i capelli. Notai alcune ciocche bianche. - Draco, tua
madre mi ha detto che vuoi partire.-
- Se a te non dà fastidio.-
- Non abbiamo più denaro, nulla, solo questo maniero e la
casa di tua madre. Perchè dovrebbe darmi fastidio? Sarebbe
da pazzi restare.-
- E che cosa ne facciamo? Della casa.-
- Per ora non vendo. Non ne avrei la forza. Piuttosto, appena starai
meglio, dovrai cominciare a raccogliere le tue cose. Partiamo tra una
settimana per Volgograd.-
Mi sentii crollare il mondo addosso. Una settimana era veramente troppo
poco. Dovetti rivolgere a mio padre uno sguardo terrorizzato.
- Non ha senso, Draco, rimanere.- Rimase in silenzio un po', fissandosi
le dita. Poi si alzò, prendendomi la tazza da cui avevo
finito di bere. - Ti voglio bene. Lo sai, questo, vero?-
Mi coricai di nuovo sul cuscino del divano, preso
improvvisamente dal torpore del sonno. Le palpebre mi si chiusero prima
che potessi accorgermene, dandomi accesso ad un mondo onirico di
ricordi, la maggior parte dei quali dolorosi o amari. Mi parve di
sentire che qualcuno stesse adagiando una coperta sul mio corpo.
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Capitolo 20 *** Cicatrici e tane di lupi ***
Curiosi di
vedere cosa accadrà, cari lettori? Ditemi cosa pensate del
capitolo, alla prossima!
Per
whatsername84: penso che potremmo creare un'associazione anti-Blaise.
Per fortuna d'ora in poi Dracò eviterà la sua
presenza... E per noi tutti è una liberazione! Un bacio!
Per
zamby88: grazie mille! Ora però il nostro amico si
darà una mossa...ed era ora! Bacioni.
Capitolo
XIX - Cicatrici e tane di lupi
Disegnava linee
nere sulla mia pelle diafana. Era come se l'avesse fatta diventare
ancora più trasparente. Potevo vedere vene verdi e buastre
pulsare attraverso quella che era diventata una membrana sottile, come
se ardessero dal desiderio di dare vita a quel misterioso simbolo di
oscuro potere. Sì, era vivo. Io ero vivo. Potevo vedere i
muscoli del mio braccio, le ossa, l'intima sostanza, potevo vedere
attraverso me stesso ed il mondo. Mi sentivo forte. Ero un uomo,
finalmente. Da quel momento avrei potuto godere del rispetto dovuto a
un Malfoy.
Avrei conquistato onore ai suoi occhi. Sarei diventato
potente. Avrei vendicato e liberato mio padre. L'avrei fatta pagare a
quei luridi mezzosangue, a Potter.
Ero un uomo.
Passai le dita attorno al marchio, stando attento a non
toccarlo, sfiorando solo la sua magia antica e oscura. Con quello sarei
potuto diventare padrone di molte cose. Della volontà, della
sofferenza. Della morte altrui. Bruciava ancora, quando me l'avevano
impresso a fuoco avevo serrato i denti e cercato
disperatamente di non urlare. Però, ora, era
lì e io avrei potuto mostrare quanto valevo. Presto la
scuola, gli amici, il quidditch, tutta la farsa sarebbe andata in fumo.
Avevo un compito, una responsabilità, e l'avrei portata a
termine. Dopo quello, Piton non sarebbe stato più di un
verme in confronto a me.
La porta si aprì lentamente. Mia madre era in
piedi, pallida come un cadavere. Dietro di lei, mia zia Bellatrix, che
mi aveva accompagnato di nascosto, durante quella notte, dal Signore
Oscuro. Mia madre non ne sapeva nulla. L'avevamo tenuta fuori da
quell'accordo, lei sospettava, ma Bellatrix le aveva sempre impedito di
sapere. Quella notte, quando Lui mi aveva chiamato, non le avevamo
detto niente. L'avevamo lasciata dormire.
- Fammelo vedere.- Era un tono che non aveva mai
usato prima. Non lasciò che nessuna espressione turbasse il
suo volto.
Le porsi l'avambraccio sinistro, e un sorriso si dipinse
inconsapevolmente sul mio viso. Lei prese la mia mano.
Osservò il simbolo tatuato, per la vita. Mi diede uno
schiaffo sonoro sulla guancia. La guardai allibito, ma lei si
voltò, furiosa, verso Bellatrix.
- Che cosa gli hai fatto? Che cosa, dimmelo!- Urlava tanto
che la sua voce suonava roca.
- Vedi. Ecco perchè non ti ho avvisata, Cissy.
Immaginavo che avresti reagito in questo modo.- Era uno spettacolo
strano vedere mia zia, pazza dopo il soggiorno ad Azkaban,
così calma, e mia madre invece fuori di sè.
- In questo modo? In questo modo, Bella! Tu hai preso mio
figlio e l'hai fatto diventare un Mangiamorte! Come dovrei reagire?-
- Comportarti come Draco e mostrarti un po' più
fiera.- Sorrise, piena di orgoglio e di speranza per le sorti future
della famiglia.
- Non mi parlare di Draco!-
- Strano, pensavo che fosse lui l'argomento.-
- Ha sedici anni, Bella, sedici! Che cosa vuoi da un
ragazzino di sedici anni? Che cosa vuoi da mio figlio? Tu non ti dovevi
permettere di toccarlo, è mio figlio, non il tuo!-
Mi alzai dal letto. Le toccai il braccio. -Madre...-
Un altro sonoro schiaffo fu la risposta.
- Pazzo!-
- Non sono più un bambino, madre. E ormai ho un
compito.- Sibilai, a mia volta pieno d'ira nei suoi confronti.
- Un compito? Di cosa stai parlando?-
Si voltò, completamente disorientata, verso
Bellatrix. - E' il Signore Oscuro che l'ha voluto, Cissy. Il Signore
Oscuro ha dato la possibilità a tuo figlio di dare onore
alla famiglia, di riscattare l'errore di Lucius. Se Draco
riuscirà ad uccidere Silente...-
- Che cosa?- La voce di mia madre era così flebile
che riuscii a malapena a sentirla. Ora sembrava incredibilmente debole,
come se avesse esaurito tutte le proprie energie. -
Che cosa, Bellatrix...?- ripetè.
- Il Signore Oscuro vuole che Draco uccida Silente per lui. E
Draco lo farà. Gli insegnerò tutto io, Cissy.
Puoi fidarti.-
- Questo è impossibile...- Mia madre
iniziò a vagare per la stanza, prendendosi la testa fra le
mani. Non sapevo più se ero ancora arrabbiato per avermi
picchiato davanti a Bellatrix o se invece ero spaventato dal suo
comportamento.
- E' quello che il Signore Oscuro vuole da lui. Non si
può disobbedire a un Suo ordine, lo sai bene. Draco ha tutte
le potenzialità per avere successo nella missione. Non
fallirà.-
Mia madre si girò ancora verso di me. -
Draco...- Sembrava un lamento. Mi pose le mani sulle guance. Le sue
erano rigate di lacrime, gli occhi spaventati.
Tolse una mano e se la portò a coprire la bocca,
come se questo le potesse impedire di scoppiare. Sembrava che non fosse
più in grado di respirare. - Lo vuole uccidere, Bella...-
Bellatrix rise. - Oddio, Cissy, sei sempre la solita...-
- Lo vuole uccidere!- Ritrovò di nuovo la voce per
urlare.
- Non dire stupidaggini.- Di nuovo pieno d'ira, mi allontanai
dalla stanza dandole una spallata. Ero stanco di essere trattato come
un ragazzino sprovveduto.
Con quel marchio avrei dimostrato chi ero, e cosa potevo fare.
Tirai giù la manica della camicia, coprendo l'orribile
cicatrice rimasta sul mio avambraccio sinistro. Orribile sì,
ma mai quanto il tatuaggio che vi era impresso prima. Era stato un
sollievo, per me, vedere la pelle rapprendersi lentamente, andando a
coprire il marchio di cui ormai non sopportavo più la vista.
Chiusi di scatto l'ultima valigia. Accarezzai la coperta del letto. Mi
fermai un'ultima volta ad osservare il cielo dalla mia finestra.
Stavo dicendo addio al luogo in cui ero cresciuto e non sapevo nemmeno
se me stessi sul serio rendendo conto.
Chiusi la porta in legno lavorato. Scesi dallo scalone principale
trascinando la pesante valigia.
Mio padre mi fissava, silenzioso, presso la porta d'ingresso. Mi
avvicinai.
- Sei pronto?-
- Sì.-
- Ci hai impiegato molto.-
Non risposi. Era ovvio che non era quello che voleva dire. Forse mi
stava solo rimproverando per aver prolungato il suo saluto al luogo in
cui era vissuto per quarantacinque anni.
- Draco...- Mia madre mi afferrò un braccio. - Posso
parlarti ancora un secondo?-
- Cissy, che cosa stai facendo, gli parlerai durante
il viaggio...- L'odio di mio padre per quella situazione era
evidente.
- Solo un attimo, Lucius. Per favore.-
Dopo aver costretto Lucius Malfoy ad arrendersi, mi trascinò
nello studio di mio padre. Il luogo che, da piccolo, più mi
affascinava e più mi metteva in soggezione. Mi fermai di
fronte a un antico e arcigno busto di Brutus Malfoy.
- Draco, guardami.-
Fui costretto a fissare i suoi occhi azzurri.
- Non è più quello che vuoi, vero? Andare via.-
- No, che cosa stai dicendo... Andiamo, è tardi.-
- Non c'è nessun motivo per partire immediatamente.
C'è qualcosa che non va. E' dalla festa dei Parkinson che ti
comporti in questo modo.-
- Mamma, solo non puoi pretendere che faccia i salti di gioia. E'
comunque meglio che restare qui.- Feci per andarmene.
- Draco.- mi fermò, - Draco, se c'è qualcosa che
vuoi fare, qualcosa di cui vuoi accertarti
prima di partire, allora fallo subito. Dopo potrai soltanto
rimpiangerlo.-
- Che cosa vuoi dire...?-
- Ti sto solo dicendo di non fare un errore di cui potresti pentirti.-
Sen Ostell è l'invisibile borgo magico confinante
con la cittadina babbana di St Austell, nel distretto di Restormel, in
Cornovaglia. Come si può arguire dal nome, nell'antico paese
è ancora il uso il cornico, lingua di cui tutta la famiglia
Greengrass era a conoscenza. Essi abitavano in
un'antica dimora medievale, memori forse del tempo in cui dovevano
essere stati i patroni della contea. La famiglia vantava di essere
discendente da Sir Dinas Siniscalco di Cornovaglia, un presunto (per
loro certo) cavaliere di re Artù.
Quando presi in mano il pesante batacchio della porta, pensai solo a
farmi coraggio e al fastidio dipinto sul volto di mio padre
quando lo avevo pregato di lasciarmi ancora una settimana di
tempo. Quando invece l'elfo domestico mi presentò a
Stephania Wilkes in Greengrass, mi resi conto di essere in procinto di
umiliarmi.
- Draco, vero? Daphne mi ha parlato di te. Vuoi che vada a chiamarla?-
- Veramente avrei bisogno di parlare con Astoria...-
- Ah. Certo. La chiamo. Aspetta un attimo qui. Tibby, prepara
immediatamente del tè per il signor Malfoy.-
La signora Greengrass doveva aver sperato che io
non le chiedessi di Astoria. Rimasi fermo nell'ampio salone, con le
pareti tappezzate di magnifici arazzi raffiguranti alcune
note leggende inglesi.
- Sono belli, vero? Mio padre ha una cura maniacale per quelli.
Risalgono al dodicesimo secolo. Comunque tu devi essere Draco Malfoy,
vero? Io sono Timon Greengrass.-
Era un uomo di circa una trentina d'anni, con i capelli
castani e gli stessi occhi verdi delle ragazze.
- Non sapevo che Daphne e Astoria avessero un fratello.-
- Be', sono nato nove anni prima di Daphne, è normale che tu
non mi abbia mai visto. Per lo meno, non a Hogwarts.-
- Di cosa ti occupi?-
- Sono obliviatore al Ministero. Ma spero di avere presto una
promozione. Ora però non ti disturbo, goditi la tua tazza di
tè. Eh, sì, quasi dimenticavo... Ricorda che la
piccola Astoria è molto legata a Florizel Loss.-
Ebbi la sensazione di aver appena compiuto il primo passo verso
l'umiliazione totale.
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Capitolo 21 *** Non osar dire serenità ***
Signori, ma
vi rendete conto che mancano solo tre capitoli alla conclusione? Sono
sul punto di porre termine alla mia prima long-fiction, incredibile!
Scusate
lo sfogo iniziale e proseguiamo con i ringraziamenti...
Per 979: il
flashback sul marchio si è presentato a mo' di lampadina
illuminata sulla mia testa. Mi è venuto in mente che era da
un po' che volevo inserire quella scena, già perfettamente
configuratasi nella mia mente, e ho tratto la prima occasione possibile
per scriverla. Sono contenta che ti sia piaciuta!
Per Vera Lynn:
spero davvero di non deluderti, le tue parole mi rendono più
che felice! Ora vediamo cosa ne pensi delle nuove vicende draconiane...
Un bacio!
Per Mimi18:
non posso dire che non mi sia mancata la tua presenza, ma ora sono
contentissima per il tuo "ritorno", giusto in tempo per il gran finale!
E soprattutto mi sono mancate le tue analisi dettagliatissime e
più che azzecate della situazione... A volte lo scrittore
scrive senza nemmeno rendersi bene conto di cosa fa, preso solo dalla
passione e dell'anima dei suoi personaggi, ma il lettore può
vedere anche oltre! Le tue recensioni mi aiutano a fare ancora
più luce sullo sviluppo della storia, sulle sue dinamiche.
Comunque, se non ho sbagliato i calcoli, il piccolo Scorpius
dovrà nascere quando Draco avrà 25 anni e Astoria
23 (per Lucius e Narcissa era stato a 26 a 25 anni). Evidentemente i
soli sette anni di Hogwarts portano a queste giovanissime
età... Quanto al matrimonio, ho ipotizzato un ventidue anni
per Draco. Ps: il fan club anti-Blaise è ben lieto di
accogliere nuovi sostenitori.
Per Hayley_Gin91:
che dire... Leggerai! Onore a chi inventò la suspense,
grande tecnica letteraria! Dimmi cosa ne pensi del prossimo capitolo...
Un bacione!
Capitolo XX - Non osar dire serenità
I Greengrass non avevano un comune giardino. Piuttosto, oltre un gazebo
fiorito retrostante la casa, si estendeva un piccolo boschetto
nel quale non era difficile incontrare delle fate. Io
camminavo di fianco ad Astoria sul terreno in salita.
- Credevo che fossi partito da due giorni.-
- Abbiamo deciso di rimandare di una settimana. Avevamo ancora troppe
cose da sistemare. Così ho deciso di passare a salutarti,
anche se tuo fratello sembra non gradire...-
- Mio fratello è nero di rabbia per la rottura mia e di
Florizel. Pensa che io sia stata una stupida. Sono molto
amici, è lui che me l'ha presentato...-
- Tu hai rotto con Loss?-
- Sì, un giorno dopo Capodanno. Era da un mese che
i nostri appuntamenti consistevano in imbarazzanti silenzi.-
- Tuo fratello non la pensa così.-
Si fermò, rossa per la vergogna. - Io lo uccido. Pensa che
qualsiasi ragazzo con cui parli, ovviamente meno degno del suo amico,
voglia portarmi via. Ti prego, perdonami.-
- Perdonare te? Non mi pare che il problema sia tuo.-
- Comunque, cambiamo argomento. Quali sono i tuoi progetti per
la Russia?-
- Un grande buco nero.-
Si voltò a guardarmi. Io tenni gli occhi bassi. Mi sembrava
di essere estremamente patetico e, soprattutto, inconcludente. Odiavo
quella sensazione di debolezza che mi stava accompagnando da qualche
anno a quella parte.
- Ma a Volgograd avrai moltissime possibilità...-
- Volgograd non è casa mia. E non so nemmeno una
parola della lingua.-
- Allora avresti dovuto prendere almeno qualche lezione.
Comunque, tanto finisce tutto in "insky". E
tu ti chiamerai Draco Luciusovich o qualcosa del
genere...- Sorrise. Quanto adoravo il suo sorriso.
Senza neanche accorgermene le presi le mani. Lei parve
spaventata. Aveva una pelle di seta. Mi ricordai la sensazione
di passeggiare mano nella mano con lei.
- Astoria, per favore. Io posso dirti tutto quello che non ti ho detto.
Ho mentito ma ti giuro che posso rimediare...-
Lei tolse le mani dalla mia presa. Ora era diventata fredda,
non sorrideva più. - Avevi detto di essere venuto per
salutarmi.-
- Pensavo che si notasse che era una scusa...-
- Allora vai via dalla mia casa.-
- Astoria, ti prego... Dammi la possibilità di...-
- Sei patetico. Siamo stati insieme quando eravamo due
ragazzini. E' da più di un anno che non ci
parliamo.-
- Lo so, ma non sono riuscito a toglierti dalla mia testa.-
- No, Draco, il problema è che non sopporti che io mi sia
fatta una vita normale e tu no.-
Feci per andarmene. Poi mi bloccai. - Sai che ho
rimandato la partenza per te? Ma devo essere stato uno
stupido, non ne valeva affatto la pena. Faresti meglio a rimetterti con
quel Florizel Loss e far contento quell'idiota
di tuo fratello.-
Non sentii gli insulti che mi rivolse dietro le spalle.
I tre giorni successivi furono un inferno. Mi sentivo
sconfitto, umiliato e, soprattutto, senza via d'uscita.
Il dialogo con Astoria mi aveva distrutto. Io avevo continuato a
pensare a lei e lei, evidentemente, non aveva fatto altrettanto.
Ero un verme. Un verme e non me ne ero accorto. Mi ero innamorato,
come un perdente.
Avevo sempre pensato che, quando avessi voluto avere accanto una donna,
sarebbe stato molto più semplice. Qualche uscita,
fidanzamento, matrimonio e figli per continuare la stirpe. Mi chiesi se
per i miei fosse stato anche così complicato. Probabilmente
no, considerando che mio padre non doveva aver avuto nessun
motivo di mentire all'amata.
A me invece la situazione stava uccidendo.
Non avevo più alcuna intenzione di partire, avevo la
sensazione, l'illusione che se fossi rimasto più a lungo,
tutto si sarebbe risolto. Ai miei genitori non avevo detto nulla del
luogo in cui ero stato, del motivo per cui avevo deciso di rimanere, ma
non ero così ingenuo da pensare che loro non avessero
capito. Avevano solo abbastanza
pietà da non chiedermi nulla e risparmiarmi la
vergogna di doverne parlare con loro.
Poi, il sabato mi arrivò una lettera. Mancava un
giorno alla partenza. Era di
Astoria. Lapidariamente, mi dava la
possibilità di dirle tutto. Il suo tatto le aveva
suggerito di evitare i luoghi pubblici, mi chiedeva di incontrarci nel
boschetto dietro casa sua, informandomi di un passaggio nel
muro di recinzione per non dover incrociare gli
sguardi di rimprovero della madre e del fratello.
Mi recai subito da lei, tramite la materializzazione. Il passaggio era
costituito da una porta minuscola, mimetizzata dall'edera,
che Astoria e sua sorella usavano da piccole per i loro
giochi, con la complicità dell'elfo domestico e ad insaputa
dei genitori.
Lei mi aspettava subito dietro, seduta su una sporgenza rocciosa.
Mi costrinsi a superare l'imbarazzo, rendendomi conto che, se non
avessi agito subito, l'avrei persa per sempre.
Le dissi tutto, le mostrai la cicatrice sul braccio.
- Mi dispiace.- disse alla fine, i bellissimi occhi fissi a
terra, ciocche di capelli che le coprivano il viso.
- Perchè hai deciso di darmi questa possibilità?-
- Perchè mi sono resa conto che...sei davvero innamorato.
Come avevi detto ad Hogwarts.- Intravidi, attraverso le
ciocche bionde, il suo sorriso.
- Tu no?-
- Sì.-
Sentii un enorme peso sollevarmisi dal cuore.
Mi avvicinai a lei. Ci baciammo. Le dissi che l'amavo, che non sarei
più partito.
- Draco, io non riesco a capirti! Prima vuoi partire,
ora no...-
- Lucius...-
- Non nego che mi faccia piacere restare, ma continuo a pensare che...-
- Lucius...-
- ...tu possa avere un futuro solo in un altro paese,
qui ormai...-
- Lucius.-
Davanti a quel tono fermo, mio padre si bloccò.
- Sono convinta che Draco abbia dei buoni motivi per
decidere di rimanere.-
Lui emise un profondo sospiro. - Va bene. Va bene, restiamo.-
Più tardi, rimasi a guardare il prato dietro
casa. Mi sembrava che la vita mi stesse di nuovo
sorridendo, proprio lì, in Inghilterra, dov'ero
nato, dove mi aveva sorriso per la prima volta.
Era una giornata di sole.
- Allora, dimmi chi è questo buon motivo.- Non mi
ero accorto dell'arrivo di mio padre.
Trovai il coraggio di dirlo. - Astoria Greengrass.-
- Greengrass. Speriamo che lei valga il cognome.-
- Lo vale.-
- Sapevo che un giorno avrei dovuto fronteggiare questo. Avresti solo
potuto scegliere un momento migliore...-
Mi cinse le spalle con un braccio.
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Capitolo 22 *** Il signor Greengrass ***
Scusatemi,
questa volta ho impiegato un po' più di tempo per
l'aggiornamento! Ma, tra un Machiavelli e un cromosoma, ecco a voi il
penultimo capitolo. Il prossimo sarà molto corto,
quindi godetevi questo!
Per
zamby88:
Draco ha confessato ad Astoria tutto riguardo al proprio ruolo nella
guerra, la missione affidatagli da Voldemort, le proprie sofferenze, il
marchio, il destino della famiglia, il tradimento di Narcissa. Le ha
detto cose di cui la maggior parte dei maghi non è a
conoscenza, le ha rivelato tutto riguardo ai suoi sentimenti. Si
è fidato, completamente, di lei, ha sentito di poterlo fare.
E questo, per me, è amore. Per questo stesso motivo ho
deciso di non scrivere nulla, oltre al lato pratico di un noioso
riassunto delle vicende potteriane. E' qualcosa di intimo tra i due,
qualcosa che forse è anche meglio solo immaginare. Per
quanto possiamo considerarci a conoscenza dei contenuti, le parole
rimangono un segreto tra i due innamorati.
Spero
di soddisfare la tua curiosità, ora i ruoli si invertiranno
e dovrà essere Astoria a fidarsi di Draco!
Per
whatsername84:
temo di averlo già detto un milione di volte, mettere parole
in bocca a Lucius o Narcissa è uno dei miei piaceri
più grandi. Ho una strana fissa per i personaggi secondari,
io, anche nelle mie stesse storie. Il protagonista è uno
solo, e lo amo, certo, ma di tutte le altre figure mi affascina quanto
poco sappiamo di loro. Sono un universo aperto. I due Malfoy lo sono
nei libri della Rowling e mi piace l'idea di lasciarli così,
anche se non nego di poter essere attratta dall'idea di scrivere una
long-fic dedicata a loro. Comunque in questo capitolo avremo ancora un
po' di Lucius, visto in un'ottica diversa, un po' meno sentimentale e
un po' più malfoyesca! Quando si rilassa il nostro amico
torna alla sua tradizionale perfidia...
Per
979:
per rileggere per l'ennesima volta il mio amore sconfinato per i Malfoy
senior, leggere sopra, ihih. Narcissa è una donna, e le
donne, in questo, dimostrano sempre una marcia in più.
Purtroppo devo annunciare che quella dello scorso capitolo è
stata l'ultima, breve, comparsa della signora Malfoy. Ma ho
già scritto una one-shot sui Black che ce la mostra un po'
di più, in un momento difficile della sua vita. Ora pongo
fine alla pubblicità occulta e ti auguro una buona lettura!
Per
Hayley_Gin91:
tutta la famiglia era combattuta tra il desiderio di andare via e
quello, più rassicurante, di rimanere, e Lucius
più di tutti. Sapeva che non ci sarebbe stato un futuro
brillante, lì, per il figlio ed era pronto a sacrificarsi
per questo motivo. Ma il suo tono calmo davanti all'annuncio di Draco
fa intuire quanto in realtà fosse in un certo senso
sollevato, anche se spiazzato. Alla prossima!
Capitolo XXI - Il signor Greengrass
Era passato un anno da quando io e Astoria avevamo
ricominciato ad uscire. Sebbene la mia famiglia non si potesse dire
ricca, era riuscita a mantenere una facciata rispettabile, almeno agli
occhi dei Suoi ex-seguaci. Le finanze si stavano anche lentamente
riprendendo, i maghi con un minimo senso degli affari, ora,
non indietreggiavano più davanti al nostro
passato. Si sa, pecunia non olet. Io e
mio padre avevamo dovuto vendere alcuni nostri terreni, ma ormai stavo
cominciando a coltivare la segreta speranza di poterli un
giorno ricomprare. Oltre a ciò, la prospettiva di
una parentela con la famiglia Greengrass e con la dote che essi
avrebbero dato alla figlia, non poteva che far piacere.
Persino Timon si era dovuto arrendere all'evidenza dell'amore che
legava me e Astoria. Così, alla cena a cui avevo
partecipato presso la sua famiglia, si era limitato a stare
zitto. Il signor Greengrass, invece, Hyperion, pareva
bramoso di porgermi quante più domande possibili. Nonostante
fosse già l'ennesima cena insieme, sembrava che le sue
curiosità non si potessero mai esaurire.
- Dimmi, Draco, come sta Lucius? E' da un po' di tempo che non
lo sento, sarebbe bello pranzare tutti insieme una volta.-
- Bene, grazie. Sicuramente lui sarà d'accordo per
organizzare, glielo riferirò...-
- Sì, certo. E i suoi affari?-
- Tuo padre sembra molto interessato alle mie possibilità
economiche.-
Io e Astoria ci trovavamo nel gazebo. Il freddo di febbraio faceva
condensare il nostro respiro in nuvole aeree, che sfumavano lentamente
nel buio. Mi piaceva osservarle.
- Devi scusarlo. Penso che sia più che altro interessato al
mio futuro, soprattutto dopo che Daphne... In teoria lei non
vorrebbe che te lo dicessi.-
- Non sta più con Zabini?-
- Ha scoperto che lui la stava tradendo da più di
un anno con una strega italiana.-
- Quindi ora lei non è malata in
camera sua.-
- Io la chiamerei comunque malata. Per me però
è un sollievo, sai quanto poco io abbia mai
sopportato Zabini. E' un bene per Daphne, anche se lei mi
manda a quel paese ogni volta che tento di dirglielo. E' convinta di
aver smesso di cercare di essere attraente per
lui.-
- Tu invece non smetti mai di essere attraente.- La presi tra le
braccia, il suo volto a pochi centimetri dal mio. -
Sono solo preoccupato. Tuo padre non sembra essere molto contento della
nostra relazione.-
- Non ti odia.-
- Questo lo so. Odia solo la condizione della mia famiglia.-
- Non ti devi preoccupare, Draco. Sta andando sempre meglio,
se è vero quello che mi dici. Adesso non potrei
chiedere di essere più felice.-
In meno di due mesi capii le origini delle preoccupazioni di Hyperion
Greengrass.
Era malato. I suoi capelli si stavano ingrigendo sempre di
più, la pelle era tirata, lo sguardo stanco.
A riverlarmelo fu lui stesso, una sera, nello stesso gazebo
in cui avevamo parlato io e la sua figlia minore. Mi
disse delle sue condizioni di salute, mi fece promettere di prendermi
cura di Astoria, che sembrava così felice con me.
Mi disse di sapere che ero un bravo ragazzo, che l'avrei amata. Mi
disse che le figlie non avevano idea della situazione, gli
unici a saperlo eravamo io, la moglie e Timon.
Quella notte mi sentii male per Astoria, all'oscuro di tutto. Confessai
la vicenda solo a mia madre, che si rabbuiò. Continuai per
giorni a chiedermi se il signor Greengrass si sarebbe salvato. Le
conversazioni con Astoria si fecero sempre più difficili,
per lo meno fino a quando, circa un mese dopo, i genitori non poterono
fare a meno di rivelarle la situazione.
Lei si chiuse in camera, mi spedì una lettera chiedendomi di
lasciarle qualche giorno di tempo. Non la rividi più per tre
settimane.
- Come va con Astoria?-
Io e mio padre avevamo appena finito di concludere a Diagon
Alley una trattativa con un facoltoso mago di York. Al momento
stavamo parlando, seduti all'aperto ad
un tavolo del Caffè Casimiro, godendoci il
primo calore primaverile.
- Lo sai che non la vedo da settimane.-
- Almeno ti avrà scritto?-
- No. Non più.-
- E cosa fa, sta chiusa in casa?-
- Pare di sì.-
- E come intende comportarsi allora, per quando suo padre
morirà veramente?- Lo fissai, colpito dalla durezza delle
sue parole. - Sto solo dicendo, Draco, che mi sembra strano che si sia
allontanata in questo modo da te. Non mi pare normale che non si
confidi nemmeno con il suo fidanzato.-
Rimasi in silenzio. Le parole di mio padre mi avevano fatto pensare a
come io mi fossi esposto davanti a lei, senza ricevere, a quanto
pareva, alcun contraccambio.
- Secondo me dovresti andare a casa sua.-
- Non so neanche chi ci sia, a casa sua. Suo padre sarà
già ricoverato al San Mungo.-
- Almeno farai riferire dall'elfo che le vuoi parlare.-
- Posso provare.-
- Bene. E, invece, Nott l'hai più sentito?-
- Solo poche volte. Molto tempo fa, appena al suo ritorno dal viaggio.-
- Meglio così. Dovresti smettere di vederlo, o anche solo di
contattarlo, Draco. Il tribunale ha emesso una condanna a vita per suo
padre. La sua è un'amicizia che faresti meglio ad evitare.-
Quando aprii la porta della stanza di Astoria, la trovai in ordine
perfetto. Lei si alzò immediatamente dal letto e mi corse
incontro. La sofferenza non la rendeva meno bella.
- Scusami.- disse, abbracciandomi. Sentii che le sue lacrime calde
stavano iniziando a bagnarmi il collo. - Scusami,
non volevo... Speravo che venissi...- La strinsi ancora
più forte a me e le diedi un bacio sui morbidi
capelli. Iniziai ad accarezzarli.
Passai il resto del pomeriggio accanto a lei, sdraiato sul letto, il
suo capo appoggiato alla mia spalla. Le dissi soltanto che non
l'avrei mai lasciata sola, mai.
In quel piovoso pomeriggio di maggio le feci, senza
accorgermene, la mia promessa d'amore eterno. Nei mesi successivi
passammo moltissimo tempo assieme, intere giornate. Parlavamo di tutto,
di cose allegre e tristi, ci confidavamo tutto. Io la capivo, e lei mi
capiva ancora di più. Quando mi ero sentito offeso, durante
la sua assenza, avevo dimenticato che proprio lei era stata la prima a
comprendermi. In quei due mesi anche lei, senza accorgersene, fece la
sua promessa d'amore eterno.
Hyperion Greengrass morì il 15 luglio. Al funerale
partecipò una grande quantità di persone. Astoria
non rifiutò mai il mio braccio che la
cingeva, la mia protezione, nè lo fecero sua madre e sua
sorella. Ignorai lo sguardo di suo fratello, che mi vedeva come un
oltraggio alla morte del padre.
Nei cinque mesi che seguirono, Daphne, distrutta dal lutto,
dimenticò completamente Zabini. Iniziò, verso la
fine di dicembre, a frequentare un purosangue scozzese, un
certo Tormod MacLean, che possedeva un castello nell'Aberdeenshire.
Timon, nonostante le pressioni della madre, non sembrava aver
intenzione di mettere la testa a posto e trovarsi un buon partito,
asserendo che si sarebbe sposato solo quando avesse trovato
una donna che non impedisse la gestione del patrimonio di
famiglia, di cui, dopo la morte del padre, si doveva
occupare.
Il 27 febbraio, compleanno di Astoria, le chiesi di sposarmi.
Avevo ventidue anni, ed avevo completamente dimenticato le
vicende di guerra.
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Capitolo 23 *** Epilogo - 11 luglio ***
E
così siamo alla fine. Ho deciso di chiamare questa parte
"epilogo", "capitolo" sembrava davvero troppo pretenzioso per un pezzo
così corto. Per sapere un po' di più sulla
nascita di questa storia e sui progetti futuri, vi consiglio una visita
al Forum
(http://freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=8935859&p=2idm100607185).
Un
grazie di cuore va a tutte le persone che hanno letto la storia,
l'hanno seguita e a chi l'ha inserita tra le preferite! E per i miei
recensori, al solito, un ringraziamento particolare.
Per
Hayley_Gin91: la scena della proposta di matrimonio è
volutamente lasciata all'immaginazione, per due motivi. Uno,
più elevato e letterario, riguarda al solito la scelta di
lasciare ciò che è più intimo a voi.
Il secondo è molto più pratico: come disse
Benigni ne "La Tigre e La Neve", bisogna aspettare ottant'anni per
scrivere d'amore. Temo di non avere ancora le capacità di
descrivere una tale scena in modo sincero e convincente senza sfociare
nella soap! Quanto ad Hyperion Greengrass, di nuovo ho preferito
lasciare la malattia non specificata. Un nome di malattia magica come
quelle che troviamo in HP sarebbe risultato comico, non adatto alla
situazione, mentre ho preferito immaginare per il padre di Astoria il
solito terribile male che colpisce anche la società
"babbana", anche se non ha alcuna specificazione clinica. Possiamo
parlare genericamente di tumore. Un bacio grande!
Per
whatsername84: ah, ma io ti batto, sono nata un giorno dopo Draco e ne
vado molto fiera=)! Comunque, se la Rowling avesse detto tutto sul
finale, che avrebbe più lasciato a noi lettori? Il bello di
HP è proprio questo: è, in fondo, pur sempre un
libro per bambini o per adulti "Peter Pan" e JK sa bene quanto sia
importante la fantasia. La sua frase nel retro copertina dell'edizione
italiana dice tutto sulla storia... Fin dal primo momento che l'ho
letta sono rimasta incantata! Grazie mille, sei stata uno dei critici
più assidui! Un bacio!
Per
HeidiDiLajen: punto numero uno. Non rispondo agli
sconosciuti.........................................................................Ok,
tralasciamo lo spazio "burla" (ha-ha!) e dedichiamoci ai discorsi seri.
Sono non-so-quanto-dirti-contenta che tu ti sia iscritta, senza contare
che ora puoi scrivere anche tu, mogliettina mia! E io posso leggere!
Grazie mille di tutto, anche tu hai sempre commentato a voce! E sono
felicissima che ti sia piaciuta la storia (e di averti un po'
convertita al malfoyanesimo)... Sii sempre la mia supporter numero uno,
soprattutto durante le lezioni di educazione fisica (quando io mi
trasformo in John-Maria). Alla prossima (cioè a domani,
cioè al giorno in cui mi interrogherà di fisica e
io avrò studiato poco). Un bacione!
Per
Vera Lynn: grazie mille, come sempre hai mostrato di comprendere
appieno il significato e di essere riuscita ad andare anche oltre! Che
dire a un'ottima lettrice come te? Grazie ancora, un bacio!
Grazie
infinite anche a 979, zamby88, Mimi18, Laban, Tie, katia37, Dully,
Scorpiusthebest e Lady Linx!
Epilogo - 11 luglio
Non ho la minima voglia di tornare a scuola. Nessuna.
E non ci sarebbe nemmeno da stupirsene. Quale pazzo avrebbe
intenzione di tornare nel posto in cui ha rischiato di morire una
decina di volte nel giro di due anni? O a che serve prendere il
diploma, quando sai benissimo che non avrai la minima
possibilità di ottenere un posto di lavoro ai
limiti della decenza?
Eppure sono qui, al binario nove e tre quarti. Sono qui,
esattamente dov'ero nel settembre di otto anni fa. Otto anni passati
tra le mura della scuola, dove, dicono,
si trascorrono gli anni più belli della
propria esistenza. Se poi li trascorri rischiando di lasciarci
la pelle, be', è una questione che passa in secondo piano.
Sono qui, aspettando che arrivi il treno, con una madre a cui
improvvisamente non importa più che io prenda il
diploma e che, anzi, pare visibilmente angosciata dalla partenza, e un
padre che mi fissa da circa un'estate come se fossi
nato solo ora. Non che mi dia fastidio, tutt'altro. Solo che sto
sinceramente cercando di capire perchè mi trovo qui. E il
fatto di non comprenderlo mi secca notevolmente. Anche se dovrei averci
fatto l'abitudine, a sentirmi confuso.
Sono passati altri sette anni da allora, e la nebbia di confusione,
senza nemmeno che io me ne potessi accorgere, si è
diradata, lentamente. Avrei forse dovuto rendermene conto quando
Astoria, dopo il matrimonio, si svegliava ogni mattino al mio fianco e
mi accarezzava il volto pungente di barba non ancora fatta, con le sue
dita sottili, l'anello che le avevo regalato per il fidanzamento e la
fede. Sull'anello era incastonato un diamante enorme. Ero stato
così felice, allora, che non avevo badato a spese, come in
effetti un Malfoy dovrebbe fare. Per una regina come Astoria non si
dovrebbe mai badare a spese. Gli incubi che
facevo se ne erano, anche quelli, andati, complice la vicinanza di mia
moglie nel sonno, sostituiti da normalissimi e strani sogni.
Oppure avrei dovuto accorgermene quando Astoria, un anno fa,
al ritorno dal noiosissimo matrimonio di sua sorella, mi aveva
annunciato di aspettare un bambino. O, ancora, all'annuncio
ufficiale della gravidanza, vedendo il volto orgoglioso e felice di mio
padre.
E invece non me rendo conto neppure ora, ora
che corro trafelato, sotto una pioggia battente di luglio, se
non nell'inconscio, incapace di affermarlo ad alta voce.
- Chi è?- E' l'elfo portato in dote da mia moglie. Ancora
più stupido di Dobby, se possibile.
- Come chi è, idiota, fammi entrare o sai cosa ti aspetta!-
L'ampio cancello del Malfoy Manor si spalanca davanti a me.
Stranamente la casa appare di nuovo quella,
accogliente, di una volta. Mentre corro agitato e bagnato
fradicio per la pioggia battente lungo il sentiero di ghiaia, non penso
più nemmeno all'affare che ho appena fallito. Non
è quello la cosa importante.
Mio figlio è nato.
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