La foto

di Youko
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 01 ***
Capitolo 2: *** 02 ***
Capitolo 3: *** 03 ***
Capitolo 4: *** 04 ***
Capitolo 5: *** 05 ***
Capitolo 6: *** 06 ***
Capitolo 7: *** 07 ***
Capitolo 8: *** 08 ***



Capitolo 1
*** 01 ***


La foto 01 Prima fiction su D-grey man.
Cercando delle belle immagini in rete ne ho trovata una che mi ha colpito. Ho iniziato a immaginarla come una foto e a chiedermi che storia potesse portarsi dietro ed ecco qui che è uscita questa fic.
L’immagine di cui vi parlavo si trova in un sito molto carino che tempo dopo ho scoperto essere stato creato e gestito da alcune autrici di EFP vi lascio il link http://blackorder.forumcommunity.net/, se volete fateci un salto e provate a indovinare di che immy si tratta (immagine che verrà descritta nel terzo capitolo).
È un Alternative Universe che ho creato basandomi sulle mitiche Clamp e i siparietti a fine anime ^^
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Katsura Hoshino; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro
    
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01

La portiera della macchina venne chiusa e la piccola famiglia, si mise ad osservare l’entrata dell’imponente edificio principale e il parco che lo circondava.
-Finalmente siamo arrivati- esordì Froi Tiedoll con un sorriso gentile sul volto volgendosi verso i tre ragazzi. Marie studiava attentamente la struttura gotica con un occhio esperto e critico, Daisya osservava l’insieme con un sorrisetto soddisfatto, mentre Yu aveva la solita aria scocciata.
Tiedoll sospirò sistemandosi gli occhiali sul naso, dei suoi tre figli adottivi l’ultimo era quello che gli dava più pensieri.

Il maggiore, un ragazzo di ventitre anni dalla corporatura imponente e massiccia, anche se a primo acchito poteva dare l’impressione di essere un tipo minaccioso e pericoloso, possedeva una grande sensibilità e un grande dono, come sempre gli aveva ripetuto l’uomo fin dal loro primo incontro.
Froi aveva sempre viaggiato per il mondo essendo un artista che non voleva precludersi nessuna bellezza, che fosse paesaggistica, artistica o architettonica.
Un giorno mentre era intento a riprodurre sul fedele blocco da disegno l’affresco di una chiesa, la sua attenzione era stata attirata da un bambino di soli otto anni che stava suonando l’organo con grande maestria. Incuriosito dalla giovane età del ragazzino aveva scoperto che si chiamava Marie, che viveva nell’orfanatrofio attiguo e che da quando aveva scoperto l’organo della chiesa ogni giorno si recava ad ascoltare il suono prodotto dallo strumento. Casualmente i religiosi che lo accudivano si erano poi accorti del suo talento prodigioso, infatti, contrariamente da quanto aveva supposto l’artista girovago, era un autodidatta.

 Sfortunatamente non avevano i fondi per farlo studiare come si sarebbe convenuto e nessuno sembrava interessato ad adottare quel bambino dal genio superbo e dal carattere mite e tranquillo. Tiedoll fece avviare immediatamente il procedimento per divenirne il tutore. Per quanto la sua aria trasandata desse a intendere tutt’altro, era un artista assai noto e questo gli facilitò le cose, così crebbe il bambino con amore e affetto. Aveva sempre avuto uno spiccato senso paterno.

Pochi anni dopo, Marie ne aveva già dieci all’epoca, era stato contattato da una sua pupilla una giovane e promettente artista giapponese, Ayumi Kanda che purtroppo aveva scoperto di essere affetta da un male incurabile e doveva ricoverarsi dato che le sue condizioni peggioravano sempre di più.
Non avendo parenti in vita a cui potesse affidare il figlio aveva pregato il maestro, che l’aveva spronata a intraprendere la carriera artistica e di cui si fidava ciecamente,  di  tornare in Inghilterra per prendersi cura del suo bambino. In quel periodo Froi e Marie erano in Spagna ma non esitò minimamente ad accorrere alla chiamata della sua protetta, a cui era legato profondamente e ad accogliere senza riserve la sua richiesta.
Fu così che si era unito a loro il piccolo Kanda, che allora aveva solamente cinque anni. Quando Ayumi morì, Tiedoll aveva pianto come non mai così come  Yu.
Quelle erano state le prime e ultime lacrime che gli aveva visto versare.

Il piccolo giapponese non aveva un carattere facile, tutt’altro, fissava tutto e tutti con un cipiglio scontroso, si adirava facilmente e inveiva se l’uomo, divenuto ormai suo padre a tutti gli effetti, lo chiamava figlio o Yu chan usando il vezzeggiativo della sua terra d’origine. Non parlava se non lo stretto necessario, non giocava con nessun altro bambino, sopportava a mala pena le premure di Marie che si sentiva suo fratello maggiore. Fortunatamente l’indole affettuosa e pacata del primogenito gli aveva permesso di sopportare le sgarbataggini dell’altro.
In quello il suo bambino aveva preso da lui, neanche Froi ci faceva caso ma anzi rivolgeva sempre un sorriso gentile in risposta ai suoi urli piccati, cosa che faceva andare ancora più in bestia il piccolo Yu.
Le cose non migliorarono con l’arrivo di Daisya cinque anni dopo, che per contro agli altri due figli possedeva una natura molto spumeggiante. Era vivace, allegro, grintoso,decisamente  determinato e caparbio.
La grande passione del ragazzo era il calcio, sport in cui per altro eccelleva grazie anche alla costanza con cui ci si dedicava.

- Dov’è il campo da calcio?- Tiedoll lanciò un sorriso al ragazzo dai capelli neri sparati in tutte le direzioni
– Daisya ho una brutta notizia da darti- fece Marie, l’uomo rimase in silenzio, sapeva bene cosa sarebbe successo
 –in realtà non esiste nessun campo e nessun club di calcio-  esordì con calma il maggiore, l’altro rimase con la bocca aperta un secondo poi rivolse uno sguardo tremante all’artista
– ma … ma papà avevi detto che – Froi non sopportò oltre
 – Marie ti ha fatto uno scherzo figliolo, ovviamente c’è – non proseguì  e lasciò che il più piccolo inveisse contro lo scherzo, a suo dire “di pessimo gusto”, dell’altro.
Sorrise felice vedendo i due punzecchiarsi finché il più grande, scoppiando a ridere, spettinò ancora di più i capelli del fratellino chiedendogli scusa per la burla. Kanda li osservava disgustato lui d’altra parte non amava quelle manifestazioni d’affetto,anzi  nessuna manifestazione di nessun genere si corresse, gli altri due invece andavano molto d’accordo, il primo sovente prendeva in giro il secondo che non mancava di rispondere sempre per le rime.

 Marie grazie alla sua sensibilità e alla dolcezza del suo animo sempre premuroso e attento verso il prossimo, non aveva problema a farsi degli amici. Daisya con la sua aria spavalda, la faccia tosta, l’allegria e il fatto che fosse un indiscusso casinista.
Era sempre stato il più popolare della classe, della scuola o del quartiere di tutti i posti in cui si erano fermati negli anni di viaggi.
Invece, quello che lo preoccupava era Yu, sempre freddo e scostante, si estraniava e isolava,non faceva mai amicizia con nessuno. Sospirò sperando che almeno lì le cose potessero cambiare, lo sperava con tutto il cuore, per questo aveva accettato quel lavoro.

Con un sorriso e un richiamo ai tre si avviarono all’interno del grande portone di mogano, trovò la segreteria facilmente e ne varcò la soglia. Sorrise alla giovane impiegata quando questa alzò lo sguardo a fissare i quattro
 – buongiorno, io sono Froi Tiedoll il nuovo insegnante d’arte e questi sono i miei figli – fece un cenno con la mano per indicare i tre, poi estrasse dalla tasca un pennello, una matita, un carboncino, dei fogli su cui aveva accennato dei disegni e uno scalpello
 –papà è nell’altra – gli sussurrò Marie
–oh certo, che sbadato come farei senza di te figlio mio- disse rimettendo il tutto al suo posto e tirando fuori, finalmente la lettera ricevuta – questa me l’ha inviata il preside – cercò di ricordare il nome
 - lo chiami il conte del millennio nessuno usa il suo vero nome – fece la ragazza ridacchiando
 –conte del millennio?- domandò perplesso Daisya
 -si per via del fatto che ha preso a dirigere l’istituto il giorno in cui è iniziato il nuovo millennio ed essendo inoltre un conte inglese gli studenti per gioco hanno iniziato a chiamarlo “conte del millennio”- spiegò alzando le dita e facendo il segno delle virgolette - al preside piace molto e nessuno lo chiama diversamente, anzi sono certa che la pregherà di chiamarla proprio così-.
 Si voltò ad afferrare la cornetta del telefono e premette un bottone – Il professor Tiedoll è arrivato - rivolse un sorriso al gruppo e poi riattaccò subito alzandosi e facendogli cenno di seguirla.

Li condusse attraverso un corridoio fino all’atrio e poi ad una grande scala a chiocciola dagli scalini di marmo, salirono al secondo piano e li accompagnò in una stanza dove un giovane dinoccolato sedeva dietro una scrivania studiando dei fascicoli.
–Io vi lascio qui- si congedò la ragazza prima di andarsene sorridendo affabile.
 –Venite non perdiamo tempo, il preside è un uomo molto impegnato – scattò in piedi l’impiegato, aprì la grande porta e li fece accomodare nello studio dell’uomo, che con un grande sorriso li accolse entusiasta.
-Professor Tiedoll- esordì stringendo la mano dell’artista – posso chiamarla Froi?- chiese subito prendendo i fascicoli che il segretario gli porgeva.
– Naturalmente – rispose l’altro osservando i figli stringere la mano del preside.
L’uomo li fece accomodare su delle morbide poltrone d’epoca, sistemate innanzi alla scrivania massiccia dietro la quale riprese il suo posto, il giovane gli si mise a fianco.
 –Finalmente dopo tanti anni ritorna non solo in Inghilterra ma anche all’istituto – prese a dire il conte non smettendo mai di sorridere  –non solo ha studiato qui ma per alcuni anni ha anche insegnato e finalmente ritorna ad occupare la cattedra che l’attendeva –

Froi si sentì imbarazzato e ridacchiò a disagio, lui aveva sempre preferito girare per il mondo, ma era pur vero che quella vita non si addiceva più ai suoi ragazzi, specialmente non contribuiva alla socializzazione di Yu.
– Naturalmente il laboratorio d’arte è a sua disposizione, non voglio certo che un artista talentuoso e di successo come lei smetta di creare – stava dicendo ancora il preside mentre prendeva in mano i fascicoli aprendo il primo - l’ordine oscuro, come ben sa, non è solo un istituto internazionale ma bensì un vero e proprio campus con la finalità di formare giovani menti e talenti seguendoli dal liceo fino all’università- continuò sorridendo ai ragazzi – e naturalmente i suoi figli concluderanno qui i loro studi. Dunque Marie Noise – fece sorridendo al ragazzo  - frequenterai il terzo anno universitario, vedo che hai studiato costantemente con ottimi maestri di musica,pianoforte, violoncello, arpa e flauto dolce. Veramente impressionante, sono sicuro che ti troverai benissimo, abbiamo ottimi insegnanti e potrai seguire delle lezioni pomeridiane dove potrai continuare a coltivare il tuo talento,  hai uno strumento  preferito oppure..? –
-Marie  si sta dedicando al violino, già da qualche anno lo predilige a tutti gli altri strumenti, sono molto fiero di lui – esclamò gonfio d’orgoglio lanciando un’occhiata colma d’amore per il maggiore.
-Mio padre è troppo buono con me – si schernì Marie che non si reputava così talentuoso.
-Sciocchezze ragazzo, diventerai un grande artista, ho letto tutte le lettere dei tuoi insegnanti che sono allegate qui - ridacchiò il preside prendendo la seconda cartellina.
 –Daisya Barry -  continuò
–  io in persona – rispose con un sorrisino sicuro di sé
 –  vedo che sei stato bocciato purtroppo – il ragazzo alzò le spalle, lui sarebbe diventato un grande calciatore lo studio era solo una perdita di tempo.  
-Frequenterai il terzo liceo, ti abbiamo inserito nella stessa classe di tuo fratello minore, così staranno insieme – sorrise a Froi prendendo il terzo fascicolo.
 – Yu Kanda, neanche tu brilli molto per lo studio – ridacchiò ignorando l’occhiata gelida e disinteressata del ragazzo giapponese – ti avverto Daisya – si rivolse di nuovo all’altro accentuando il sorriso – so che possiedi un grande talento sportivo, calcistico per la precisione, il club di calcio dell’istituto è molto rigoroso e uno dei requisiti fondamentali per non esserne escluso è avere la media dell’otto – Barry scattò in piedi
 –avrò tutti nove – esordì inorgogliendo il padre, per poter giocare a calcio avrebbe anche studiato, nessun sacrificio sarebbe risultato troppo grande.
 – Oh mio figlio in realtà è molto intuitivo è che non si applica – fece Tiedoll.
 -Si ho letto i rapporti dei suoi insegnanti – convenne il conte per poi fissare lo sguardo sul terzo – anche tua madre ha studiato qui – lo informò ottenendo un cenno di assenso, lo sapeva bene gliene aveva parlato il tutore.
–So che sei un appassionato di arti marziali –
 -kendo – precisò, non praticava un’arte qualsiasi, lui seguiva la via della spada.
 –Certo,c erto- riprese il sorridente preside, anche troppo per i gusti di Kanda  - Lero, il mio segretario, vi fornirà i vostri orari e vi mostrerà le stanze. Sono tutte ubicate al sesto piano della zona est, vi accompagnerà un inserviente – ridacchiò ancora un attimo – troverete anche gli orari dei pasti che verranno serviti in mensa – poi guardò l’orologio sopra il piano.
 – Fra un’ora ci sarà il pranzo, farete in tempo – guardò l’artista –intanto che i ragazzi si sistemano noi parleremo del suo programma e le mostrerò la sala professori, due porte più giù su questo piano, così farà la conoscenza dei suoi colleghi e poi la farò accompagnare al suo alloggio nell’ala per i docenti –
Tiedoll si disse favorevole e diede le chiavi dell’auto a nolo a Marie.
 – Padre ci vediamo dopo – fece il maggiore uscendo salutando educatamente, Daisya fece un cenno con la mano e Yu col capo, una volta rimasti soli il conte diede all’altro un fascicolo
 – questi sono i suoi orari e il programma di quest’anno, inizierà lunedì, dato che alcuni studenti devono ancora tornare o arrivare. Non serve che le ricordi che per coprire le spese degli studi dei suoi figli – abbassò un po’ la voce - come d’accordo ogni opera che comporrà in questo istituto – Froi lo fermò alzando una mano – non c’è bisogno che me lo rammenti, saranno proprietà della scuola – sorrise tranquillo, non gli interessava il profitto, ne aveva già fin troppo. L’ordine oscuro era un’eccellente scuola, i suoi figli ne avrebbero beneficiato e in quel modo potevano avere un po’ di stabilità.
 –Bene allora venga professore – continuò l’altro alzandosi con un enorme sorriso soddisfatto.

I tre recuperarono le valigie dall’auto aiutati da alcuni inservienti e li seguirono attraversando nuovamente il grande atrio, ma questa volta invece che salire per la scalinata centrale presero quella di sinistra
– i dormitori sono da questa parte- gli disse un giovane, che dalla corporatura sembrava un giocatore di Rugby.
-Sentite qui - fece Daisya leggendo a voce alta dal foglio datogli dallo scostante segretario del preside
– la pulizia delle stanze viene eseguita ogni lunedì mattina quindi vi preghiamo di lasciare l’alloggio in modo tale da permettere al personale lo svolgimento delle mansioni, praticamente tocca tenere in ordine -  dedusse facendo dondolare il pallone da calcio custodito nell’apposita retina.

Era ormai vecchio con le parti nere sbiadite dal tempo e dall’utilizzo ma ci era affezionato, era l’ultimo regalo che gli avesse fatto suo padre prima di morire prematuramente in un incidente, la madre era morta anni prima e l’uomo aveva lasciato il figlio di dieci anni alla custodia del vecchio amico
-già quindi evita di lasciare le tue cose in giro come sempre - gli fece Marie leggendo le restanti regole mentre nella mano libera teneva la custodia del violino.
Daisya continuò – ogni studente è tenuto a provvedere al proprio bucato usando l’apposita zona lavanderia nell’edificio – si fermò un secondo chiamando l’attenzione del ragazzo davanti a lui –scusami anche i docenti devono provvedere al proprio bucato da soli?- l’inserviente annui anche se un po’ perplesso, non capiva il perché di quella domanda
– papà è negato con qualsiasi elettrodomestico- notò il maggiore
 – tsz solo con quelli?- esclamò Kanda sistemandosi meglio il borsone sulla spalla mentre nell’altra stringeva  Mugen, la sua katana, eredità del padre che non aveva mai conosciuto.
 – S’informano tutti gli studenti che superati gli orari dei pasti le cucine non serviranno nulla ai ritardatari – fece ancora Daisya – saltare le lezioni non è ammissibile a meno che non ci sia un motivo valido come la malattia, che deve essere certificata dallo staff medico o nel caso che un docente richieda la presenza dello studente, ugualmente la cosa deve essere certificata – terminò di leggere le regole quando  gli inservienti  si fermarono giungendo in un corridoio
–  le vostre stanze – disse sempre il ragazzo che gli aveva parlato all’inizio.
 Kanda s’infilò nella prima che aprirono sul lato destro, i fratelli invece occuparono quelle sul lato opposto e due stanze più giù rispetto alla sua.

Il giapponese osservò la semplice stanza, un grande armadio sulla parete di sinistra, un letto singolo accostato al muro d’innanzi e una finestra che si apriva su questo da cui intravedeva, osservò, uno scorcio di parco. C’era poi una scrivania fornita di lampada,una sedia e una libreria sul lato opposto, sul piano del tavolo vi erano già i libri di testo, dei quaderni e un assortimento di penne,matite e tutto ciò che poteva servire ad uno studente per svolgere il suo dovere, sul letto invece c’erano le divise.
-Finché le lezioni non inizieranno, per questi due giorni, potete indossare i vostri abiti, da lunedì dovrete portare la divisa ufficiale che avete scelto per tutto l’anno, eccezione viene fatta per la domenica che potrete mettere ciò che volete – recitato questo, l’inserviente posò le valige nel centro della stanza e uscì.

La porta venne nuovamente aperta un attimo dopo da Daisya che si precipitò dentro
-come è la tua divisa? – chiese mentre Yu lo guardava alzando un sopracciglio, l’altro aveva già indossato la giacca dell’uniforme, riconoscibile dallo stemma sul lato sinistro. Era nera con degli inserti bianchi, in realtà più una specie di casacca che una giacca, sul collo vi era poi attaccato un cappuccio dalla punta lunga alla cui estremità pendeva una pallina con un sonaglio rumoroso, cappuccio che ovviamente era stato alzato sul capo appena indossato l’indumento.
  –Tsz-  fece il minore poggiando il borsone, all’istituto vigeva l’obbligo di indossare la divisa ma questa poteva essere scelta fra alcuni modelli disponibili e il fratello aveva optato per quella specie di versione di elfo o di giullare.
 – Daisya lascia che Yu sistemi le sue cose e faresti bene a fare altrettanto – disse Marie dal corridoio
 – ma dai possiamo farlo anche dopooooooo – corse verso l’esterno quando vide Kanda togliere il panno protettivo in cui aveva avvolto l’arma
– tsz- ripeté il giapponese chiudendo finalmente la porta a chiave.

Poggiò Mugen sulla mensola posta sopra lo scrittoio, poi aprì la borsa che aveva portato personalmente, dopo aver rovistato qualche istante ne trasse fuori un oggetto avvolto in un panno cremisi, mise la clessidra in cui era sospeso un fiore di loto accanto all’arma.

 Quella era la creazione che la madre aveva fatto per lui poco prima di essere ricoverata in ospedale gliel’aveva data con un sorriso, non ricordava molto di lei era troppo piccolo e la fotografia, l’unica che possedesse, dato che la donna non amava farsi immortalare, era ormai andata persa.
L’aveva portata con se tanto a lungo guardandola di nascosto ogni giorno, ogni notte che alla fine si era rovinata, ma non si era dispiaciuto, quell’oggetto significava molto di più per lui, ricordava quelle mani delicate e quel sorriso dolce e pieno d’amore mentre glielo donavano.

 Sistemati gli oggetti si tolse la giacca e la sciarpa nera che portava e li appese ai ganci sul muro di fianco alla porta, su cui spiccava un foglio riportante le regole e gli orari dei pasti. Non lo degnò di una seconda occhiata.
Andò invece al letto, osservò gli stivali che erano in un angolo e la divisa che aveva scelto, le cinque camicie bianche che avrebbe indossato, la coppia di pantaloni neri e le due giacche lunghe fin quasi alla caviglia, nere con solo lo stemma della scuola sul petto, bianco come la croce che appariva sulle spalle e la cintura, ne provò una constatando che la misura era esatta, aprì l’armadio notevolmente capiente e iniziò a riporre sia le uniformi che i suoi abiti.

 Dopo mezz’ora aveva svuotato le due valigie, il borsone e le scarpe contenute in una sacca avevano trovato posto nella scarpiera accanto ai ganci, si tolse l’elastico lasciando che i lunghi capelli neri gli ricadessero sulle spalle e fin oltre metà della schiena.
Osservò l’ora sulla sveglia, prese i libri di testo e li mise in un vano della libreria che non avrebbe mai riempito, la lettura non rientrava nei suoi hobby, aprì i cassetti trovando dei blocchi e altro materiale che avrebbe potuto occorrergli durante le lezioni, ripose anche quelli e poi si stese sul letto.

Essere tornato in Inghilterra dopo tutti quegli anni non gli dispiaceva, prima di dirigersi all’istituto avevano fatto visita alla tomba della madre, non ricordava molto di quel giorno solo che pioveva, chiuse gli occhi mettendosi su un fianco e scacciando l’immagine di quella lapide bianca dalla mente.

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Capitolo 2
*** 02 ***


a causa del mio migliore amico 2

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Katsura Hoshino; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro

RINGRAZIAMENTI :  Grazie a Ermellino, NemuChan e Name per le recensioni e i complimenti che mi avete fatto.
Grazie anche a ChibiSuzachu per aver messo la storia nei seguiti e anche a NemuChan e a Name per averla inserita nei preferiti ^^
Ringrazio inoltre Ermellino e NemuChan per le recensioni di Baka usagi e tutti coloro che l'hanno messa nei preferiti e quanti hanno letto entrambi i lavori.
Vi auguro buona lettura. 



02

I fratelli vennero a chiamarlo per recarsi tutti insieme in mensa, si trovava al piano terra perciò ripercorsero la strada fatta un’ora prima
– non abbiamo incontrato ancora nessuno – notò Daisya con le mani infilate nelle tasche dei jeans
- mancano due giorni all’inizio dei corsi, forse arriveranno domani -  rifletté Marie, Kanda rimase in silenzio quei discorsi lo annoiavano e poi non aveva alcun interesse a incontrare altri studenti, allentò un po’ la sciarpa che aveva avvolto intorno al collo, aveva preferito indossarla dato che quel posto era talmente vasto da dare l’idea di essere difficilmente riscaldato e invece si stava ricredendo.
Trovarono facilmente la sala, grazie anche al grande cartello posto sul montante della porta, dall’interno proveniva un discreto vociare, la stanza era immensa e due file di lunghe tavolate ne riempivano tutta la superficie.
Marie fece segno ai fratelli di guardare sulla parete di fondo, dove sembrava esserci piu gente. Raggiungendo il punto lanciarono occhiate ai vassoi colmi di cibo degli studenti che stavano già mangiando tra una chiacchiera e l’altra riconoscendo molti piatti che avevano degustato nei loro viaggi con il tutore
– oh ma cosa abbiamo qui tre nuovi studenti – trillò un uomo che indossava il camice da cuoco da una finestrella che divideva la sala dalla cucina. Aveva la capigliatura tra un viola e un rosa non ben definito e tutta trecce, occhialini da sole neri, carnagione scura, rossetto sulle labbra e al centro della fronte spiccava il Tilaka degli induisti.
Marie si avvicinò – mi scusi signore io e i miei fratelli siamo appena arrivati e non sappiamo come funzioni la mensa – l’uomo sorrise poggiando il gomito e indicando l’universitario
– nuovi iscritti ma che bello, io sono Jerry il miglior chef che potrete mai trovare al mondo – poggiò il mento sul palmo della mano – allora voi mi dite cosa volete e io ve lo cucino mi sembra semplice – i tre si guardarono un attimo
– anche la kake soba?- domandò Kanda che avrebbe mangiato solo quella
- ovviamente anche la zaru soba, questo è un istituto internazionale è logico che anche la sua cucina lo sia – si portò le mani al petto con un sorriso smagliante – e qui di fronte a voi avete il miglior cuoco a disposizione, perciò sbizzarritevi e datemi un motivo di esistere – finì  riappoggiandosi sui gomiti
– kake soba – esclamò convinto Yu, il cuoco annuì e prese anche le ordinazioni degli altri due poi si eclissò in cucina, udirono la sua voce squillante chiedere ingredienti e dopo un po’ lo sentirono canticchiare.

I tre si misero a fissare la sala scorgendo più di un tavolo vuoto e molti di quelli occupati avevano posti liberi, cosa che gli fece dedurre che la maggior parte degli studenti dovesse ancora arrivare, videro entrare il tutore che appena li scorse li raggiunse.
– Figlioli miei – esordì con un sorriso meritandosi uno sbuffò del giapponese che detestava, che l’uomo si riferisse a lui in quel modo ma non disse nulla dato che aveva usato il plurale
– vi siete già sistemati? Le stanza sono confortevoli? Avete avuto difficoltà a trovare la strada? Le divise e i libri? – domandò a raffica
– si padre è tutto a posto – lo rassicurò Marie vedendolo aumentare il sorriso
– e tu papà?- chiese Daisya incrociando le braccia al petto e appoggiandosi al muro
– ho sistemato le mie cosee il laboratorio è come me lo ricordavo, magnifico. Mi hanno assegnato un piccolo studiolo tutto mio ed ho fatto conoscenza con alcuni colleghi, ah non potrò sedermi con voi mi aspettano al tavolo dei docenti – esclamò guardandosi attorno, salutò un uomo dai lunghi capelli bianchi che era seduto a un tavolo vicino ad una donna con uno chignon biondo e occhiali da vista neri – quello è il professor  Yeegar insegna matematica al liceo quindi sarà un vostro professore ragazzi, l’altra è la dottoressa Lulubel  è il medico dell’istituto – spiegò loro
– ecco le vostre ordinazioni- esclamò il cuoco iniziando a passare i vassoi ai ragazzi – se desiderate mangiare qualcosa di più elaborato fatemelo sapere per tempo – facendo capire così che quelle erano bazzecole per lui.
– Oh ma abbiamo un nuovo venuto – esclamò sorridente poggiandosi sul divisorio un istante dopo
- Froi Tiedoll il nuovo insegnate d’arte – si presentò l’artista elargendo il suo solito sorriso cordiale
-allora noi andiamo padre, ti auguro un buon pranzo – fece Marie educato come sempre
– a dopo figlioli e fate amicizia mi raccomando – si raccomandò, più che altro per Kanda ma appunto quello decise di sedersi a un tavolo vuoto, i fratelli sospirando e scuotendo il capo gli si misero a fianco
– padre di tre figli così giovane – esordì lo chef riattivando la sua attenzione
– non sono così giovane – sorrise a sua volta l’altro
– Jerry capocuoco, mi dica ogni suo desiderio culinario e io lo esaudirò – fece abbassando un po’ le lenti scure
– oh non saprei – Froi si mise a riflettere.

-buongiorno – esordì una ragazza cinese dai lunghi codini avvicinandosi con il proprio vassoio e sedendosi al loro tavolo
– buongiorno- rispose Marie
–ciao – disse Daisya, Yu non smise di mangiare e le diede un occhiata poco rassicurante, non voleva fare amicizia ne tanto meno chiacchierare voleva solo mangiare in pace
-sono Lenalee Lee  – si presentò questa ascoltando poi Marie che fece altrettanto per se e i fratelli, prima che la ragazza o loro potessero dire altro, la videro chiamare un ragazzo dai capelli bianchi che trasportando un vassoio stracarico di cibo le si sedette accanto sorridente
– salve a tutti io sono Allen Walker e questo sarà il mio primo anno – esclamò
– anche loro sono appena arrivati Allen – lo informò la ragazza
– che sollievo allora non sono l’unico spaesato – ridacchiò prendendo ad affrontare la prima pietanza
- ah ecco tuo zio- fece ancora l’amica indicando l’entrata.
Osservarono tutti un uomo dai lunghi capelli rossi che gli ricadevano sulla schiena, sottili occhiali da vista che non celavano lo sguardo accattivante ma che anzi lo esaltavano. Gli abiti semplici, pantaloni neri e camicia di ugual colore alquanto sbottonata, che delineavano e fasciavano la sua figura alta e ben proporzionata. Rivolse al nipote un cenno di saluto distratto, prima di affiancarsi al tavolo dei docenti.
– Quello è un professore?- domandò Daisya perplesso, non aveva l’aspetto dell’insegnate ma del latin lover – ma ci sta provando con la dottoressa?- domandò ancora
– non me ne parlate per favore- esalò il ragazzo albino portandosi una mano alla fronte
– è il responsabile del laboratorio di meccanica e ingegneria nonché professore universitario – spiegò Lenalee – mio fratello, che si è laureato l’anno scorso, quest’anno è il suo assistente – terminò con un sorriso   - la mia sfortuna è di essere suo parente – sussurrò Allen
– non essere così cattivo, Marian Cross è un valente inventore – lo riprese la ragazza
-può darsi ma è anche un donnaiolo incallito, fuma come una ciminiera e beve solo vini costosi, praticamente è sempre indebitato, mi sfrutta e mi tortura – precisò attaccando con foga la nuova pietanza
-come?- domandò Daisya che era un grande curioso
- mi  ha già detto che dovrò sistemargli l’alloggio, occuparmi del suo bucato e fargli le commissioni e ti assicuro che saranno molte, anzi troppe, lo conosco – specificò fra un boccone e l’altro
– dobbiamo parlare con nostro padre della lavanderia – si ricordò Marie –non è bene che si avvicini a una lavatrice o rischia di andare a insegnare con gli abiti a macchie – alla evidente curiosità dei due ragazzi appena conosciuti spiegò la loro parentela con l’artista.
– Oh che coincidenza abbiamo tutti un parente nello staff scolastico- esordì lei allegra
–Lenaleeeeeeeeeeeee- chiamò a gran voce un giovane ragazzo cinese, chiaramente riconoscibile dai tratti del volto e dagli occhi allungati, portava capelli neri lunghi fino al collo, un berretto e un camice bianco che gli svolazzò intorno alle gambe mentre correva a raggiungere il loro tavolo.
– Sorellina ti sei sentita sola senza di me?- domandò sbattendo gli occhi
– emh … ecco vi presento mio fratello Komui  - fece lei alquanto imbarazzata
– questo è Allen Walker il nipote del professor Cross, siamo nella stessa classe in primo liceo – disse cercando di togliersi il fratello dal braccio al quale si era attaccato, sentendo il nome del mentore il ragazzo assunse di nuovo l’aria adulta e professionale
- il professore ci aveva detto che avresti iniziato a studiare all’istituto, benvenuto, mi sembra che tuo padre sia un pianista se non sbaglio- rifletté
– sei il figlio di Mana Walker?- domandò Marie che ora aveva collegato il cognome alla figura del musicista – si proprio lui – confermò questo finendo il quarto piatto, sotto lo sguardo stupefatto degli altri e quello schifato di Kanda, che stava iniziando a detestare l’affollamento di quel tavolo
–Komui dobbiamo raggiungere Cross- fece un ragazzo dai capelli biondi sparati in aria, occhi azzurri e le mani affondate nelle tasche del camice lasciato aperto
– ciao Lenalee- salutò con un sorriso cordiale la ragazza
-  Reever che bello rivederti- sorrise di rimando presentando il ragazzo come Reever Wenham ,ex compagno di studi del fratello e ora suo collega di laboratorio e assistente del docente universitario  
–Lenalee devo andare, cerca di farti coraggio sorellina penserò sempre a te, il tuo fratellone non ti vuole abbandonare ma –
- si andiamo Komui forza- lo trascinò per un braccio l’altro
– tuo fratello ha qualche problema – dichiarò Kanda  che non vedeva mai di buon occhio le dimostrazioni d’affetto figuriamoci quelle esagerate
– in effetti  è così, ha il complesso della sorella, ma in fondo non è colpa sua, la colpa è mia – sospirò la ragazza – i nostri genitori sono dei diplomatici cinesi, quando è entrato a studiare all’ordine siamo stati divisi per molto tempo, ero piccola e ogni volta che telefonava piangevo chiedendogli quando ci saremmo rivisti ma a causa del fatto che ero sempre in giro per il mondo con i nostri e le sue vacanze erano poche e brevi, ci siamo visti raramente – il suo sguardo divenne un secondo triste ma subito dopo si riprese – ma ora ci siamo riuniti quindi ben presto gli passerà – esclamò fiduciosa prima di salutare con una mano alzata
- Miranda siediti con noi-  invitò la ragazza dai capelli neri, vestita di nero e dall’aria spaesata
– con piacere – fece in un sussurro questa, rivolgendo uno sguardo timido alla tavolata – sono Miranda Lotto studentessa del terzo anno universitario – si presentò.

Marie le disse che anche lui era dello stesso anno e presero a discorrere dei corsi di studi, cercando di capire se avessero delle materie in comune, Daisya, Allen e Lenalee presero a chiacchierare delle impressioni che avevano avuto del campus, decidendo poi di fare un giro esplorativo dato che erano tutti appena giunti
– potresti farci da guida Miranda? – chiese la ragazza cinese, che l’aveva conosciuta poco prima dato che era la sua vicina di stanza nel dormitorio
– ben volentieri – accettò e nella foga versò il bicchiere di succo sul tavolo – oh mi dispiace, scusatemi sono così maldestra – esclamò mentre si alzava per prendere dei tovaglioli di carta, ma inciampò nell’orlo della lunga gonna e cadde a terra travolgendo con se un inserviente che trasportava un vassoio con dei piatti.

Nel fracasso che seguì, l’attenzione di tutti fu catalizzata sulla ragazza che chiedeva scusa mortificata e imbarazzata – ti sei fatta male?- le domandò Marie aiutandola ad alzarsi subito affiancato dall’altra ragazza – sono così maldestra – ripeté sull’orlo del pianto mentre udiva le risatine dei compagni di università, la sua sbadataggine era assai nota e tutti se ne tenevano a distanza
– Miranda – esclamò la dottoressa avvicinandosi – ti sei ferita?- domandò osservandola mettendosi a posto gli occhiali
– no la ringrazio – la donna sospirò
– vedi di stare attenta quest’anno non posso passare tutta la giornata ad accorrere per i tuoi incidenti – disse prima di girarsi
-sono cose cha capitano – fece Marie facendola accomodare al tavolo
- è vero poteva capitare a chiunque di noi – diede man forte Lenalee, Kanda alzò gli occhi al cielo decisamente quella giornata stava prendendo una brutta piega. Finì di mangiare in fretta, voleva mettere più distanza possibile da se e quel gruppo di casinisti e chiacchieroni

– posso sedermi? è libero?- domandò dopo che la calma fu tornata un ragazzo che poteva avere suppergiù l’età di Kanda o Daisya, con un sorriso allegro e cordiale.
Non passava di certo inosservato, non solo per via dei capelli rossi tenuti a freno da una larga fascia sulla fronte, ma anche per la benda nera sull’occhio destro che esaltava l’altro di un verde intenso .
– Certo – esclamò Allen aggiudicandosi l’occhiataccia del giapponese, come osava invitare gente al suo tavolo? Non era già abbastanza affollato?
Finì di mangiare e si alzò prima che l’altro si fosse ancora seduto deciso a ritornarsene in camera, si bloccò quando si accorse che il nuovo venuto lo stava fissando intensamente, gli regalò un’occhiata minacciosa e gelida –cos’hai da guardare si può sapere?- gli domandò irritato dato che non la finiva, lo vide sgranare l’occhio
– sei un ragazzo?- domandò perplesso
–che vorresti dire idiota, certo che sono un ragazzo- reagì immediatamente maledicendo che non avesse Mugen con se o un coltello in alternativa
- calmati fratello – cercò d’intervenire Marie
 – non chiamarmi in quel modo non sono tuo fratello – lo attaccò immediatamente, la risata del ragazzo dai capelli rossi attrasse il suo sguardo omicida
– scusami è che con quei capelli lunghi, il viso così delicato, femminile e poi con quel maglione largo insomma credevo fossi una ragazza -  Kanda socchiuse gli occhi e si sarebbe scagliato sull’altro se i fratelli non lo avessero prontamente trattenuto conoscendone il carattere permaloso
– io sono Lavi Bookman – continuò il ragazzo non facendo caso al viso contratto dall’odio e dall’ira dell’altro – scusami ancora è che assomigli in modo impressionante a una bambina che conoscevo – continuò a sghignazzare
– baka usagi io ti faccio a fettine – esplose il giapponese in tutta la sua furia omicida, attirandosi le occhiate di più di un tavolo
–baka usagi- ripeté Lavi smettendo di ridere e fissando il ragazzo, i capelli neri e lunghi, la frangetta che gli ricadeva sugli occhi, allungati a mandorla che però erano furiosi, no impossibile si disse una coincidenza senz’altro
 –Yu, che succede figliolo – esclamò Tiedoll accorso alle sue urla osservando i due figli che cercavano di trattenerlo, il ragazzo alla fine si liberò e prese a incamminarsi all’uscita a passo di marcia
–Yu chan- urlò il ragazzo dai capelli rossi ottenendo che si fermasse e si voltasse  -allora sei proprio tu Yu chan- ripeté indicandolo, Kanda rimase un secondo perplesso prima di decidersi a procurarsi un arma e a farlo fuori ma non ne ebbe bisogno, perché il soggetto del suo odio venne atterrato dal calcio volante di un anziano signore
– Lavi che cavolo combini si può sapere?- domandò urlante questo
– razza di vecchio panda si può sapere perché l’hai fatto?- domandò a sua volta il ragazzo tenendosi il naso sanguinante dopo che aveva colpito il pavimento di marmo.
Kanda decise di non continuare a sentirli discutere e si avviò nella sua stanza, come osava quell’idiota chiamarlo per nome? Con il vezzeggiativo oltretutto, quello che si usa con i bambini o le ragazze, la rabbia e l’indignazione aumentò ancora, l’aveva scambiato per una ragazza lo avrebbe ucciso se lo avesse di nuovo incontrato sulla sua strada.  

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Capitolo 3
*** 03 ***


La foto 3

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di K. Hoshino; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro

RINGRAZIAMENTI:
Ermellino: eheheh hai ragione Lavi è stato propio idiota ma in questo capitolo capirai il perchè della sua uscita XD
Ablaze_the_ Sorrow: sono contenta che ti stia interessando già povero Kanda che offesa mortale, Bookman è un grande quando prende a calci Lavi e in quel caso ha fatto anche bene,grazie anche per la recensione di Baka usagi 
Ringrazio tutti coloro che leggono questa storia spero di non deludere le vostre aspettative

03

Lavi continuava a pensarci senza riuscire a trovare una risposta logica, come era possibile che una lei fosse un lui?
 Possibile che si fosse ingannato per tutto quel tempo?
In effetti la cosa non era da escludere, era solo un bambino all’epoca non è che facesse molto caso a queste cose e poi l’altro era davvero così femminile e aggraziato, i capelli lunghi, quegli occhioni dolci e teneri , no c’era qualcosa che non quadrava.  
Il suo ricordo e l’attuale persona non combaciavano, c’era una differenza abissale a livello caratteriale anche se fisicamente era la sua versione adulta, decise che doveva chiedere al diretto interessato per escludere ogni dubbio. Probabilmente era solo una coincidenza e quindi un malinteso che doveva chiarire con il ragazzo giapponese.

Arrivato al corridoio dove aveva scoperto che alloggiava il nuovo arrivato, ottenere l’informazione era stato un gioco da ragazzi per lui visto quella scuola non aveva segreti ormai, trovò la sua stanza e bussò prima delicatamente e poi più energicamente
– sparite non voglio parlare con nessuno – gli giunsero le parole ringhiate dall’altra parte, non era molto incoraggiante ma prese un bel respiro e parlò
– sono io, Lavi, devo parlarti – sentì la serratura scattare e si stampò un bel sorriso cordiale sul viso ma gli apparve oltre al viso minaccioso dell’altro, la lama di una spada lucente e tagliente la cui punta era estremamente vicina al suo naso
– ehi ma accogli sempre così le persone che vogliono parlarti?- domandò arretrando
- solo quelle che decido di fare in mille fettine – minacciò avanzando nel corridoio
– Yu parliamo – lo implorò
 –non chiamarmi per nome- urlò l’altro, Lavi sbarrò gli occhi il tono era piu che alterato era furioso eppure le stesse parole  -aspetta io e te ci conosciamo – esordì cercando di allontanarsi dalla portata della lama
 – non dire idiozie – urlò ancora l’altro
– sei mai stato in Inghilterra quando eri piccolo?-  Kanda si bloccò dall’avanzare
– e allora anche se fosse? Non ti ho mai incontrato prima d’ora – esclamò convinto
- ma io ho incontrato qualcuno come te a cinque anni, si chiamava Yu chan e mi chiamava baka usagi –  il giapponese lo fissò un istante assottigliando lo sguardo
– non avevi detto che era una bambina? Ti sembro una donna ?- urlò  muovendo la lama, veloce Lavi si abbassò giusto in tempo per vedere un paio dei suoi capelli volteggiare in aria
 – si o almeno ho sempre pensato lo fosse – schivò un nuovo fendente – ho le prove- gridò trovandosi con le spalle al muro, la lama si fermò a pochi centimetri dalla sua gola
 – non sono certo l’unico giapponese che sia stato in Inghilterra, non sono l’unico che possieda quel nome e di sicuro tu sei un baka usagi – urlò ancora prima di avviarsi nella sua stanza
 –aspetta- lo bloccò l’altro ponendosi di fronte l’entrata – è vero, è probabile che non sia tu ma lascia che ti mostri una foto, se non ti riconoscerai avrai ragione tu – lo pregò con un sorriso stentato tenendo d’occhio l’arma
 – e perché dovrei farlo sono sicuro di non aver mai visto la tua brutta faccia e ora togliti – gli disse glaciale, Lavi si scostò ma non si arrese.

Si recò in camera propria, cercò fra i vari volumi che affollavano le librerie poi in quelli impilati in colonne precarie a terra e dopo una ora buona, si decise a cercare nella scrivania, era da tempo che non la vedeva talmente era ingombra di libri ma alla fine la sua ricerca fu premiata.
Tenendo l’istantanea tra dita studiò gli stessi capelli lunghi e neri, la frangetta, il viso delicato e grazioso, gli occhi scuri e melanconici, le labbra che non si erano piegate in un sorriso ma avevano una posa melanconica, la tristezza che esprimeva il suo volto lo colpì come sempre al petto in una fitta dolorosa. Aveva sempre creduto per anni che fosse una bambina e invece era un ragazzo dal carattere irascibile e permaloso che lo aveva appena minacciato con una katana.

Possibile che non fosse lui? Doveva togliersi quel dubbio ad ogni costo, era un ragazzo molto testardo e determinato, quindi si riavviò nuovamente a bussare all’uscio che gli era stato chiuso in faccia poco prima, continuò a percuotere il legno finché all’ennesimo – Yu chan apri sono io- si ritrovò  il viso infuriato del giapponese davanti, prima che alzasse la katana che teneva stretta in mano si fiondò all’interno
–ecco guarda da te, sei o non sei tu?- fece tenendo la foto davanti al viso dell’altro che la osservò un istante prima di alzare un sopracciglio, poi l’afferrò con le dita libere e la studiò per dei lunghi interminabili istanti.

Era proprio lui questo era innegabile pensò Kanda studiando l’immagine, ma come era possibile? Non ricordava niente, era un bambino come quello accanto a lui, dai capelli rossi che spuntavano dal berretto e la benda nera a coprire l’occhio destro.
Teneva parte della fronte poggiata alla sua, le mani, o almeno quella visibile dall’angolazione, sulle sue spalle e rivolgeva un sorriso biricchino all’obbiettivo, anche lui guardava verso la macchina ma non sorrideva anzi era triste e teneva le braccia sulla vita del compagno
– avevo ragione sei proprio tu – sentì dire a Lavi, lo aveva capito osservando il suo sguardo meravigliato, confuso e perplesso
-non capisco – ammise Yu non smettendo di fissare la foto come se da questa potesse avere delle risposte, dove si trovavano? Perché era vestito anzi erano vestiti in quel modo?
- tu non ricordi vero?- domandò ancora l’altro, lo aveva capito benissimo  incrociò le braccia e prese a dire
–dunque, la scattò un’infermiera, ci volle un po’ perché accettassi ma alla fine ti sei convinto – sorrise al ricordo di come scuotesse il capo imbronciato facendo svolazzare quei fili scuri
– infermiera?- domandò Kanda fattosi vigile e attento a quella informazione
– si eravamo in ospedale, io – si portò una mano alla benda scura – avevo avuto un incidente, mi operarono ma persi lo stesso l’occhio – ormai si era abituato e non ci faceva più caso – non mi piaceva rimanere chiuso in stanza così bighellonavo spesso per i corridoi – ridacchiò al ricordo di come gli addetti lo cercavano disperati e alle sgridate che si era preso – fu così che t’incontrai, piangevi fuori da una camera – si bloccò un secondo fissando il viso infuriato dell’altro ma decise di proseguire – mi misi a parlare con te o meglio ci provai ma non rispondevi, scoprii che non eri un paziente ma dato che tua madre era ricoverata lì e stava aspettando l’arrivo di qualcuno che si prendesse cura di te, le avevano concesso di tenerti in camera con lei, ti chiamava Yu chan e dato il tuo aspetto  - Kanda sgranò gli occhi
– ti ricordi di mia madre?- domandò non celando lo stupore e l’urgenza di voler sapere altro
– si, sono venuto a cercarti spesso i giorni seguenti – ammise, quegli occhi colmi di lacrime e sofferenza l’avevano colpito, voleva cercare di strappargli un sorriso ma non vi era riuscito così era tornato in quel corridoio il giorno dopo – aveva uno splendido sorriso – ricordò – disse che era felice che volessi giocare con te e così abbiamo passato insieme una settimana poi io sono stato dimesso – terminò di ricordare
– perché la foto e perché siamo vestiti così?- chiese ancora Kanda sperando che i ricordi tornassero ma inutilmente
– nel reparto infantile, dove ero ricoverato, dato che eravamo sotto Natale organizzarono una piccola festa, ci fecero vestire tutti da piccoli Santa Claus e ovviamente anche tu, dopo che tua madre disse che voleva che partecipassi sei venuto. Ci fecero delle foto, che poi mostrarono anche a tua mamma e io tenni quella – esclamò sorridendo. Il giapponese osservò ancora l’immagine, non ricordava nulla, ne quel bambino, ne di essersi vestito in quel modo, ridicolo oltretutto, ne della festa, ne del ricovero di sua madre, ricordava solo un letto enorme e alto a cui faticava ad arrivare, una donna indistinta stesa fra lenzuola bianche, tante macchine strane, tubi trasparenti che terminavano in aghi che le si conficcavano nelle braccia magre e pallide e un sorriso gentile, sereno e la clessidra, puntò lo sguardo sulla mensola e anche l’altro lo seguì
 – il fiore di loto – disse avvicinandosi e osservandolo – te lo diede quel giorno come regalo di Natale, l’aveva fatto lei era un’artista me lo ricordo perché mi aveva colpito -  Yu non rispose ma abbassò lo sguardo – vattene – fece lanciando la foto a terra – non mi ricordo niente e anche se non fosse così,  non abbiamo nulla a che spartire, quindi vattene immediatamente – urlò furioso, Lavi si chinò a raccogliere il cimelio che aveva conservato per anni
– senti mi dispiace di averti scambiato per una ragazza ma insomma, ero un bambino e poi devi ammettere che eri così… –
-vattene immediatamente - inveì ancora Kanda alzando Mugen e sotto la minaccia della lama lucente lo fece arretrare, con un rapido gesto sbatté la porta chiudendola a doppia mandata, si accasciò sul pavimento rimanendo a fissare il vuoto.

Lavi era esterrefatto, ok aveva commesso un piccolo insignificante errore lo ammetteva, ma c’era da dire a sua discolpa che era un bambino piccolo e poi, fissò l’immagine, quel visino così grazioso, quegli occhi tanto dolci e tristi, quei capelli lunghi, chiunque si sarebbe sbagliato. Con un sospiro la rimise via e stava per andarsene quando vide i due ragazzi ,che avevano affermato di essere i fratelli di Yu, fargli cenno di avvicinarsi e entrare nella stanza sulla cui soglia aperta sostavano, il tutto facendogli cenno di restare in silenzio. Si avvicinò curioso e domandandosi che cosa volessero sparì con loro dietro la porta di legno scuro.

Tiedoll si passò una mano sulla fronte e alla fine s’incamminò con i due figli, aveva proposto ai ragazzi di fargli da cicerone e mostrargli l’istituto, almeno per quello che ricordava, Kanda si era rifiutato, aveva tentato poi di parlare un po’ con lui per cercare di distrarlo da quel malumore ma inutilmente, lo aveva fissato con un cipiglio minaccioso tutto il tempo, ora lo aveva chiamato per la cena e il ragazzo si era rifiutato di scendere con un secco “non ho fame”, aveva insistito un po’ ma alla fine si era arreso.
Se Yu diceva una cosa non c’era verso di convincerlo a fare altro, soprattutto quando era di quell’umore, praticamente sempre.

Distolse l’attenzione dai suoi pensieri quando giunti nell’atrio, i figli vennero salutati da due ragazze, una sui sedici anni e l’altra più grande, poteva avere l’età di Marie.
Scoprì infatti che era un universitaria e che avrebbe frequentato dei corsi in comune con figlio, dopo che questo le aveva mostrato il proprio orario tirandolo fuori da una tasca
– lunedì inizieremo con la stessa lezione – stava dicendo il ragazzo studiando il foglio che Miranda gli stava mostrando
– aspettavamo Allen – stava dicendo invece Lenalee a Daisya
– ragazzi rimanete qui ad aspettare il vostro amico -  ne richiamò l’attenzione l’uomo con un sorriso gentile – io devo incontrarmi con i professori quindi – lasciò la frase incompiuta non c’era bisogno che aggiungesse altro, si avviò in mensa dopo aver scambiato un saluto coi quattro, come si era aspettato i ragazzi avevano fatto subito amicizia ne era veramente felice, la preoccupazione e l’ansia gli ritornò al pensiero del terzo chiuso in camera

– mmm … che sospirone – Froi sobbalzò alle parole del cuoco che lo fissava attentamente non si era neanche accorto che era sopraggiunto nel vano per prendere la sua ordinazione
– ero soprapensiero mi scusi – fece sorridendo imbarazzato
–non credo fosse arso dall’indecisione di cosa mangiare questa sera professore – disse Jerry per poi ampliare il sorriso congiungendo le mani – anche se comprendo che lotta interiore possa essere dover scegliere uno dei miei prelibatissimi piatti – gongolò per qualche istante prima di appoggiarsi al banco divisorio e ritornare serio
–cosa c’è che la turba tanto?- sussurrò, Froi scosse il capo non era in vena di confidenza più che altro non voleva disturbare lo chef con i suoi problemi familiari
– buonasera – esordì il docente d’ingegneria dando una pacca sulla spalla dell’artista
– professor Cross- fece Jerry estasiato dalla visione dell’uomo, che con non curanza gli sorrise spostando una ciocca dei capelli che gli ricadeva sul petto – cosa posso servirle per cena?- domandò lo chef che si era sciolto
– credo che prenderò – le parole dell’ingegnere vennero interrotte da un leggero tossicchiare si voltarono entrambi gli insegnanti
- Hebraska- esordì con voce bassa e roca Marian mentre le labbra gli si allungavano in un sorriso seduttore  - Oh deve essere la vice preside – fece Tiedoll ricordando il nome, non si era ancora presentato alla donna dato che era fuori sede
– lieta di conoscerla deve essere il professor Froi Tiedoll il nuovo docente – esordì gentile allungando una mano candida l’uomo le sorrise annuendo e stringendola

– ma ci vedrà secondo voi?- chiese Daisya in un sussurrò rivolto agli altri, erano poco distanti e avevano osservato ed ascoltato tutto
– me lo chiedevo anch’io- riferì Allen che non aveva potuto non notare la sua strana acconciatura, oltre ad avere dei capelli straordinariamente lunghi, battevano quelli dello zio e del ragazzo giapponese incontrato quel giorno, portava una folta frangia a coprirle gli occhi lasciando visibile solo la parte inferiore del viso
 – mio fratello dice che è una donna estremamente gentile e cordiale, prende molto a cuore il benessere degli studenti, oltre ad essere molto capace – riferì Lenalee
-oh no- piagnucolò il ragazzo albino guardando lo zio provarci spudoratamente con la vice preside

–Marian - esordì una voce gelida alle loro spalle che li fece sobbalzare, una donna cinese dai capelli raccolti in una lunga coda, con un abitino nero, si avvicinò all’uomo facendo risuonare i tacchi ad ogni passo
-Anita cara – esordì con un sorriso smagliante questo, avvolgendole subito un braccio intorno alla vita e tirandola a se – i minuti senza di te mi sono parse ore – decantò mentre le studentesse sospiravano estasiate e molti ragazzi prendevano appunti e annuivano colpiti dalla tecnica e dalla bravura dell’uomo, Allen si era portato le mani al volto non volendo vedere la faccia di bronzo dello zio
–oh Marian – esalò la donna stretta nel suo abbraccio arrossendo
– emh … professori vorrei ricordarvi il luogo in cui ci troviamo – interruppe l’idillio la vice preside, richiamando poi subito gli studenti.
Tiedoll ne approfittò per ordinare la cena sorridendo per la coppietta che si scambiava frasi sussurrate poco distante.


Lavi ci aveva rimuginato su tutto il giorno e ancora lo stava facendo mentre mangiava distrattamente, non aveva prestato attenzione ai discorsi dei ragazzi con cui si era ritrovato a dividere nuovamente il pasto, riusciva ad annuire o a sorridere loro senza avere la benché minima idea di cosa stessero dicendo, il suo era un talento che aveva sviluppato negli anni per evitare di ascoltare i rimproveri del nonno famoso per essere alquanto prolisso nelle sue ramanzine.
Continuava a pensare alla conversazione e a quanto saputo dai due fratellastri del giapponese, la madre di Kanda era morta in quell’ospedale e lui come un idiota aveva fatto ricordare al ragazzo quell’evento doloroso. Non aveva pensato a un eventualità simile, aveva supposto semplicemente che l’altro non ricordasse il loro passato comune perché non dotato della sua grande e straordinaria memoria.
Lavi riusciva a ricordare qualsiasi cosa letta o vista anche una sola volta di sfuggita, dote per la quale il vecchio panda, noto storico e letterato appassionato di antichi testi, lo aveva voluto con se all’istituito.
L’uomo aveva accettato l’incarico di docente e di custode della biblioteca proprio  per poter studiare i preziosi tomi custoditi all’ordine oscuro.

Si diede per l’ennesima volta dell’insensibile cretino era chiaro, ora alla luce dei fatti, che Yu avesse dimenticato quei giorni perché traumatici per un bambino di cinque anni che aveva perso l’unico parente che avesse al mondo, oltretutto l’altro non si era presentato a cena doveva essere molto scosso, così prese la sua decisione.
Si sarebbe fatto perdonare quella mancanza di tatto, in fondo non ne era del tutto responsabile, il giorno dopo sarebbe diventato amico dell’altro, non era il caso di chiedergli perdono apertamente, non ancora almeno. Aveva capito che Yu aveva un pessimo carattere e soprattutto un arma letale che sapeva maneggiare fin troppo bene, gli avrebbe invece offerto sincera amicizia erano semplicemente partiti col piede sbagliato.
Con un grande sorriso prese la sua decisione fiducioso di riuscire a realizzare il suo intento.


Kanda aveva deciso di mantenere le proprie abitudini, perciò l’indomani mattina indossò un paio di comodi pantaloni neri, una maglia di ugual coloree scarpe da ginnastica; legò i capelli in una coda alta, prese Mugen e uscì dalla stanza. Trovò la palestra di kendo dopo aver girovagato per il campus per una buona ora, dato che erano ancora le sei di mattina di domenica ovviamente la trovò chiusa.
Non si scoraggiò e studiando un po’ il parco, raggiunse una zona di alberi appartata e tranquilla, svolse i propri esercizi diligentemente e quando si ritenne soddisfatto si avviò al dormitorio, per cambiarsi e farsi una doccia ristoratrice.
Nel corridoio dove si trovavano i bagni comuni del loro piano, incontrò Marie che lo salutò scuotendo il capo, avendo intuito che si fosse alzato presto per allenarsi, mentre Daisya sbadigliava vistosamente, decisero di aspettarlo per avviarsi insieme

–fortuna che la domenica la colazione viene servita alla 8:30- affermò Daisya passandosi una mano fra i capelli sconvolti dall’asciugatura veloce dopo la doccia mattutina
- vedi di svegliarti in tempo domani, non voglio passare mezz’ora a tirarti giù dal letto – lo avvertì il maggiore sorridendo della sua faccia indignata
– ehi aspettaci – richiamò invece l’altro il giapponese che si stava affrettando per avviarsi in mensa
– sempre il solito – continuò Daisya voltandosi verso il maggiore che si era fermato poco distante dalla porta del refettorio – muoviti Marie - lo spronò dato che Yu era già sparito all’interno
– vengo fra un attimo, ho promesso a Miranda di aspettarla – disse calmo,senza che gli sfuggisse il sorrisetto dell’altro che gli si accostò poggiandogli una mano sulla spalla
– eh bravo fratellone non hai perso tempo – si complimentò vedendolo arrossire
– non è come credi, Miranda è solo un’amica inoltre non frequenta molte persone all’istituto, gli unici amici che ha devono arrivare oggi perciò –
-si come no – lo bloccò l’altro – è perché è un pericolo pubblico -  si riferiva al fatto che ogni cosa tenesse fra le mani l’universitaria, finisse irrimediabilmente a terra o addosso a qualcuno, cosa per cui veniva evitata da tutti, tranne la ragazza cinese con cui stava stringendo amicizia
– è solo un po’ impacciata, si agita facilmente e questo la porta ad essere maldestra – ne prese prontamente le difese l’altro scatenando la risatina soddisfatta del minore
– lo sapevo – affermò infatti con aria cospiratrice – ti sei preso una bella cotta – scoppiò a ridere di gusto vedendo il maggiore arrossire.

Kanda si sedette a un tavolo vuoto lanciando occhiate minacciose a quanti si aggiravano in cerca di posti da occupare, riuscendo così a ritagliarsi la sua isola privata, almeno finché lui non arrivò
–buongiorno Yu- esordì allegro Lavi sedendogli accanto con il proprio vassoio
– non chiamarmi per nome – scattò subito il giapponese
– va bene Yu- rispose tranquillo l’altro con un sorriso allegro
– mi prendi in giro Baka? –
-no affatto ehi abbassa quel coltello – Lavi arretrò sulla panca sfuggendo alla minaccia della posata brandita dall’altro, fortunatamente l’arrivo dei fratelli maggiori accompagnati da Miranda,Lenalee e Allen lo distrasse dal suo intento omicida.
Non volendo sfidare ancora la fortuna Lavi decise di lasciare che l’altro mangiasse tranquillo, solo quando lo vide alzarsi gli propose un giro dell’istituto, Kanda gli regalò un’occhiata fredda e senza nessun commento o saluto si avviò a lasciare il tavolo, questo suo atteggiamento non andò molto a genio al giovane Walker che gli fece notare la sua mancanza di buona educazione.
 
Tiedoll entrando in sala mensa si trovò d’innanzi una scena apocalittica, Yu era trattenuto a stento dai fratelli dal saltare alla gola del nipote del docente d’ingegneria,  mentre l’altro ragazzo era fermato a sua volta dalla ragazza cinese e dal nipote di Bookman
- mammoletta? Come osi chiamarmi mammoletta- strepitava Allen
– tu sei una mammoletta- chiarì l’altro
– ti prego calmati fratello – tentava di placarlo Marie
– non sono tuo fratello – puntualizzò questo dirigendo per un secondo la sua furia verso il maggiore
– Yu per favore smettila – intervenne Lavi
–non chiamarmi per nome – strepitò al suo indirizzo
– si può sapere chi ti credi di essere?- fece Allen
–basta  – li pregò Lenalee
–attenzione – gridò l’altra ragazza cercando di non far cadere un vassoio in bilico precario sul tavolo
–Miranda- chiamò Marie con urgenza lasciando le spalle di Kanda e tentando di frenare la caduta della giovane e del vassoio, ma inutilmente
– finitela di fare tutto questo baccano-  intervenne la voce di Marian Cross sopraggiunto con altri professori alle spalle di Tiedoll  
- nipote degenere che stai facendo – esordì il vecchio Bookman con uno sguardo furioso, l’attenzione di tutti venne catalizzata dall’urlo di orrore dello chef
– avete fatto impazzire la mia sublime maionese- gridò istericamente portandosi le mani al viso
– i miei croissant – continuò indicò il cibo sparso a terra prima di portarsi una mano alla fronte  - la mia soffice e magnifica creazione – esalò ancora prima di afferrare un mestolo e puntarlo contro il gruppo
– rimettete subito in ordine o vi lascio digiuni – minacciò con voce chiara e forte, Allen sbiancò vistosamente a quella minaccia orrenda  
- ci dispiace – iniziarono a dire Miranda e Lenalee.
 Kanda oltrepassò le porte della sala nervoso e scocciato come non mai, non gli bastava quell’idiota testa rossa che osava chiamarlo per nome, ci si era messo pure quel ragazzino a rovinargli la giornata.   

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Capitolo 4
*** 04 ***


La foto 04 Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Katsura Hoshino; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro

Ringrazio Ablaze ed Ermellino avete ragione i due pucci in versione mini Babbi è tenera. Vi metto il link dell’immagine che mi ha ispirato XD  http://i41.tinypic.com/34yy04h.jpg Ringrazio chi l’ha postata e creata.
Come sempre ringrazio chi ha messo la storia nei seguiti / preferiti e chi la legge. 
E ora buona lettura, siamo a metà manca poco.

04

L’inizio delle attività scolastiche era finalmente giunto. Grazie al fatto che gli studenti erano tutti rientrati dalla pausa estiva, Kanda aveva facilmente evitato, per il resto del giorno precedente, di ritrovarsi faccia a faccia sia con Lavi che con quel ragazzino dai capelli bianchi, tutto educazione e altruismo, con cui si era azzuffato la mattina. Con sua somma irritazione però scoprì che divideva la classe con il primo.
Il ragazzo dai capelli rossi lo salutò allegramente sedendosi nel banco accanto al suo, Yu fece in tempo solamente a dirgli di non usare il suo nome prima che l’entrata del docente delle prime tre ore lo fermasse dal continuare oltre.

Il giovane Bookman continuò a lanciare sguardi all’indirizzo del giapponese per tutta la durata delle lezioni, staccargli gli occhi di dosso gli risultava impossibile, continuava a confrontarlo con il ricordo del bambino dolce e fragile che aveva conosciuto tanti anni prima.
Certo allora aveva solamente cinque anni e la madre era ricoverata in ospedale, era logico che fosse sempre così triste e silenzioso, però più l’osservava più si convinceva che quell’atteggiamento freddo e distaccato, le parole scorbutiche e taglienti, non fossero altro che una maschera. Una facciata dietro cui nascondeva il suo vero io.

La campanella che segnava il termine delle sessioni mattutine venne accolta con grande soddisfazione da tutti gli studenti
-Yu aspettami – gli fece raggiungendo veloce l’altro nel corridoio
– smettila di chiamarmi per nome – lo redarguì aumentando la velocità per seminarlo
– non capisco perché ti arrabbi tanto – Lavi fece appena in tempo a fermarsi  prima di finire addosso all’altro, che ora voltatosi di scatto lo fissava con freddezza.
– Perché usi il mio nome proprio come fossimo parenti o amici, quindi vedi di usare il mio cognome se proprio devi,  anzi se non mi rivolgi più la parola è mille volte meglio – chiarì dandogli nuovamente le spalle, le labbra di Lavi si piegarono in un sorriso.
–Ma Yu io e te siamo amici – gli disse raggiungendolo, lo superò e continuò fermando la sua nuova protesta sul nascere – andiamo o faremo tardi per il pranzo – Kanda strinse i pugni trafiggendo la schiena dell’altro con uno sguardo assassino.

Marie raggiunse il tavolo che i fratelli, Lavi, Lenalee e Allen avevano occupato, tenendolo libero aspettando il suo arrivo e quello di Miranda  
- vi presento dei compagni di corso – esordì l’universitaria – questo è Aleister Crowley III – disse indicando il ragazzo al suo fianco che prese subito la parola – chiamatemi semplicemente Aleister vi prego, non amo certi formalismi  e poi gli amici della mia amica Miranda sono anche i miei – ridacchiò un attimo imbarazzato dagli sguardi degli altri prima di continuare
– vi presento la mia fidanzata Eliade, la luce della mia vita, la stella preziosa che illumina la mia esistenza solitaria – esordì poggiando il vassoio e porgendo la mano a prendere quella della ragazza, che un attimo prima aveva rivolto uno sguardo di superiorità agli altri seduti, ma che ora guardava lui con gli occhi colmi di amore
– oh Aleister – sussurrò     
– oh Eliade-
- oh Aleister –
- oh Eliade –
- oh Aleister-
- oh Eliade-
- si ecco lui è il figlio di un conte Rumeno e lei la figlia di un nobile inglese, appena conosciuti – prese a spiegare Miranda agli altri, mentre i due continuavano a invocare i loro nomi stringendosi le mani e fissandosi negli occhi, dimentichi di qualsiasi cosa che non fosse il loro amore  - sono stati colpiti dal classico colpo di fulmine, sono delle persone straordinarie anche se un po’ strane – ridacchiò arrossendo di fronte le affettuosità della coppia.

Era innegabile che si comportassero e parlassero, soprattutto il giovane conte, come componenti dell’aristocrazia dell’età vittoriana, cosa che l’aveva lasciata alquanto sconvolta, eppure quei due tipi strambi erano gli unici che le avessero offerto sincera amicizia negli anni trascorsi all’ordine oscuro.
E ora si era fatta degli altri nuovi amici si disse osservando Lenalee, che guardava estasiata la coppietta imboccarsi vicendevolmente.
 I ragazzi dopo un attimo di perplessità continuarono a mangiare conversando tranquillamente, Miranda osservò un istante di troppo Marie e quando il ragazzo si voltò chiedendolo se andasse tutto bene, si sentì andare a fuoco e ovviamente presa dall’agitazione e dall’imbarazzo fece cadere il vassoio e la caraffa d’acqua posta al centro del tavolo  
- sono così spiacente – disse arrossendo e agitandosi ancor di più
– non preoccuparti – fece Lenalee con un sorriso afferrando al volo il bicchiere che l’altra, cercando di porre rimedio al danno appena fatto, stava facendo cadere
– Miranda calmati – intervenne Eliade alzando un sopracciglio, osservando il disastro maggiore che stava creando
– mi dispiace, mi dispiace – ripeteva ogni volta che qualcosa finiva a terra
- tranquilla, non è successo nulla di grave – le fece Marie poggiandole le mani sulle spalle e facendola così sedere al suo posto e ponendo fini a quell’opera di distruzione
 – è vero è solo un po’ di acqua versata e qualche vetro rotto, il cibo è tutto salvo – diede il suo contributo Allen, che imitando Lavi e Daisya aveva prontamente riparato il proprio pasto.
Miranda si mordicchiò il labbro abbassando lo sguardo mortificata di aver fatto quella nuova figuraccia di fronte non solo a tutti loro, che si dimostravano così gentili con lei, ma soprattutto con Marie.
Già quella mattina aveva fatto cadere i suoi libri proprio addosso al ragazzo, seduto al banco davanti al suo, gli aveva pestato i piedi ben sette volte, era caduta dieci volte mentre camminavano per raggiungere la mensa, insomma si era rivelata un disastro totale, sospirò affranta.  

Per sua fortuna Kanda aveva scelto di sedersi nell’angolo opposto e ben lontano dai nuovi venuti, a pensarci meglio la fortuna maggiore l’aveva avuta la ragazza, se avesse rovinato il suo piatto di soba o ancor peggio gliel’avesse fatto cadere a terra non sarebbe rimasta viva.
Continuò a mangiare imperturbabile fregandosene altamente di quanto stavano dicendo all’universitaria che sembrava sull’orlo delle lacrime, soprattutto Marie stava tentando con ogni mezzo di rincuorarla. Riprese a masticare i suoi spaghetti distogliendo lo sguardo da quella scena, non accorgendosi che qualcuno lo aveva tenuto d’occhio per tutto il tempo.

-Allen- urlò una ragazzina dai capelli neri lanciandosi ad abbracciare il ragazzo di spalle, cosa che gli mandò il boccone di traverso e rischiò seriamente di farlo morire soffocato
– ma insomma Road lascialo non vedi che non riesce a respirare?- fece subito Lenalee ottenendo uno sguardo piccato dall’altra che non lasciò la presa
-oh vedo che ci sei anche tu- le disse sfregando una guancia sui capelli del ragazzo cosa che lo fece arrossire
– R …Road per piacere lasciami – disse afferrandole i polsi e liberandosi dalla presa degna di Hulk Hogan
- che cattivo che sei non mi hai invitata a mangiare con te – disse sedendosi al suo fianco, cosa per cui Lavi si trovò a doversi scansare velocemente
- emh … non pensavo ci tenessi – cercò di giustificarsi lui
– Allen non preoccuparti non sei affatto tenuto a scusarti, anzi saresti tu a dovergli le tue scuse Road, dopo quello che hai combinato in classe – precisò ancora la ragazza cinese, le due fanciulle presero a lanciarsi sguardi infuocati, mentre il ragazzo, che si trovava seduto fra le due, sorrideva preoccupato cercando di evitare che si insultassero come quella mattina.

Road Camelot benché fosse solo una tredicenne frequentava il primo anno di liceo, esattamente era una loro compagna di classe, dato che era un genio e nipote del preside. Appena conosciuto Walker gli si era buttata al collo facendo ben capire a tutti che il ragazzo non gli era indifferente, cosa che aveva creato un notevole imbarazzo al soggetto che si era ritrovato vittima di battutine e risatine dei compagni.
Lenalee aveva preso le sue difese cercando di liberarlo dal polipo e da lì era nata l’antipatia fra le due
 
- chi di voi è Daisya Barry?- chiese un ragazzo sui diciassette anni dai capelli neri  affiancato da un suo coetaneo dai lunghi capelli biondi, il diretto interessato si alzò in piedi fronteggiando l’altro
–  così sei tu il nuovo iscritto al club di calcio - disse ancora questo soppesandolo  con lo sguardo
– vuoi dire il vostro nuovo cannoniere, colui che vi farà vincere – gonfiò il petto Daisya che in quanto a autostima ne aveva fin troppa  – ma sentilo si crede Mark Lenders -  fece il ragazzo ridacchiando con l’altro al suo fianco
– Lenders non è nessuno paragonato a me, i miei tiri sono mille volte più potenti dei suoi – puntualizzò Daisya sorridendo convinto della sua affermazione, per nulla turbato che lo avessero paragonato al personaggio di un anime  – e voi chi sareste si può sapere?- domandò rivolto ai due che ora lo fissavano studiandolo
- io sono Jusdero – esordì il biondo
–  e io sono Debitto  - fece il moro mentre si posizionava con la schiena contro quella dell’altro, assunsero una posa degna delle Charly’s Angels mimando di avere una pistola in mano
- noi siamo i gemelli Jusbebi, gli assi della squadra dell’ordine, i migliori centrocampisti del mondo – continuarono in coro cambiando posizione, come neanche Sailoor Moon sarebbe stata capace di fare
– i fantastici e favolosi gemelli infernali – terminarono ottenendo grandi applausi da molti studenti che evidentemente li conoscevano, apprezzandone la bravura in campo e la presentazione coreografica
– più che calciatori sembrate due rockettari – esclamò Daisya fissando l’abbigliamento dei due, avevano scelto le divise più assurde a suo dire, dato che erano costituite da pantaloni di pelle, stivaloni neri, cinture metalliche che gli scendevano sui fianchi,  giacca lasciata ricadere sulle spalle e canotta bianca per il moro, mentre  il biondo l’aveva nera.
Inoltre questo portava un cordoncino di cuoio rosso legato sulla fronte, mentre il fratello aveva un nastro dello stesso colore legato alla coscia sinistra
– senti chi parla sembri un giullare, – rispose accigliato Debitto, si erano battuti così strenuamente per sostituire i pantaloni della divisa con quelli in pelle ecologica, era vero avevano l’animo da metallari ma sentirselo rinfacciare da quel tipo gli dava fastidio  - con quel cappuccio con il sonaglio ridicolo – terminò incrociando le braccia
- io lo trovo carino – fece il gemello muovendo la sfera con un dito e facendola risuonare
– non c’è nessuno che ha scelto quella divisa, guardati intorno – continuò ancora Debitto  - forse solo lui è più ridicolo di te – disse indicando Crowley, che in effetti indossava pantaloni neri, una camicia bianca esageratamente ricca di volant e merletti e al posto della giacca aveva un mantello lungo fino ai piedi, le ragazza indossavano le uniformi nere con la gonnellina, tranne Miranda che aveva optato per la tuta intera e aderente, Road indossava una camicia bianca, la giacca chissà dov’era e una gonnellina a balze nera,  Allen aveva scelto un’uniforme molto simile a quella del giapponese solo che la sua giacca lunga era provvista di cappuccio e non aveva la cintura bianca, Marie quella con giacca a casacca larga e comoda, Lavi una giacchetta corta e pantaloni bicolori neri all’esterno e bianchi all’interno e stivali alti fin sotto al ginocchio
-vi pregherei signori di non mettermi in mezzo alle vostre beghe – disse il giovane conte afferrando il lembo del mantello  e chiudendoselo sulla spalla opposta, utilizzando la spilla che riportava lo stemma della scuola  - Aleister sono solamente invidiosi del tuo gusto raffinato – lo rassicurò subito Eliade ottenendo uno sguardo di gratitudine e amore.
Daisya distolse lo sguardo dai due piccioncini e afferrò la punta del suo cappuccio togliendo il campanello dalle mani del biondo, che stava continuando a giocarci indisturbato
- meglio, sono unico come il mio gioco – chiarì lanciando un sorrisetto di sfida all’altro, se pensava di fargli perdere le staffe si sbagliava di grosso
– bene ti aspettiamo alle tre, vedi di non tardare o ti butto fuori dalla squadra- minacciò questo prima di girarsi e avviarsi
– tieni – fece Jusdero porgendogli un foglio  – eravamo venuti a portarti l’orario degli allenamenti, mio fratello non ti butterà fuori dal club non preoccuparti,  almeno se sei bravo come dici – sorrise un secondo prima di correre a raggiungere il gemello  
-spero per te che tu sia un tipo in gamba come affermi  – esordì Road alzandosi e lisciandosi la gonna distrattamente – quei due sono i capitani della squadra di calcio, gli idoli di tutta la scuola dato che sono due anni consecutivi che fanno vincere il campionato scolastico all’ordine –  detto questo sorrise ad Allen e lanciando  un bacio con la manina, gesto fatto unicamente per imbarazzarlo e per far infuriare la ragazza cinese, annunciò che doveva andare dallo zio
– una scuola piena di matti – esclamò Kanda alzandosi, per quel giorno aveva fatto il pieno di stramberie
– dove vai Yu?- si sentì domandare da quella irritante voce
– al club di kendo e non chiamarmi per nome baka usagi – gli ringhiò in faccia prima di varcare la soglia, Lavi sorrise e fischiettando ritornò a sedersi al tavolo con gli altri.

Quella sera Tiedoll si sentì felice nell’osservare Marie conversare tranquillamente con il piccolo gruppo con cui i figli si ritrovavano ormai da due giorni a dividere i pasti, lo aveva incrociato nel corridoio dove si trovavano le aule universitarie, il figlio si era fatto ben presto degli amici.
Oltre alla ragazza già conosciuta frequentava due amici di lei, una coppia veramente deliziosa a suo dire, era sempre felice di osservare i giovani innamorati e sperava che anche i suoi figli un giorno avessero la fortuna d’incontrare la persona giusta da amare, fortuna che lui non aveva avuto. C’era da dire che oltre a cercare soggetti interessanti per i suoi disegni lui non aveva mai fatto altro in quei lunghi anni e ormai aveva raggiunto l’età in cui farsi cogliere dal batticuore diventava più difficile.
Spostò lo sguardo osservando Daisya sedutosi quella sera con i ragazzi del club di calcio, sorrise orgoglioso, aveva sentito le chiacchiere di corridoio degli studenti tutti riguardavano il figlio che si era dimostrato un vero talento sportivo, ovviamente lui lo sapeva benissimo, ma sentire le voci eccitate sul nuovo talento apparso all’ordine oscuro non poteva che renderlo felice.
Non aveva mai avuto dubbi che i due più grandi si sarebbero ambientati alla perfezione, sospirò mentre il sorriso si affievoliva. L’unico che continuava a impensierirlo era sempre lui, Yu, il ragazzo mangiava sempre con gli altri ma rimaneva in silenzio, tranne quando urlava e minacciava di morte il nipote di Bookman.  
Il sorriso si accentuò nuovamente, quando vide proprio il  giovane dai capelli rossi sedersi accanto al figlio e iniziare a parlare, senza curarsi della sua occhiata scorbutica o del fatto che non gli rispondesse, ne lo stesse ascoltando, apparentemente.

-allora professore cosa vuole degustare questa sera?- la voce di Jerry lo strappò ai suoi pensieri
– mi perdoni la lascio sempre qui ad aspettare la mia ordinazione – si scusò imbarazzato della sua incredibile scortesia, lo chef però non sembrava scocciato anzi gli sorrise
– nessun problema, è un padre molto apprensivo che si preoccupa dei suoi figli, è una bella cosa – disse calmo anche se vi era una leggera nota di rimpianto
–temo di essere troppo trasparente – ridacchiò l’artista passandosi una mano sul capo, imbarazzato che gli si leggesse così bene l’ansia che provava per i suoi ragazzi
– io trovo che sia una cosa splendida – disse ancora l’indiano osservando gli studenti che si accalcavano vociando fra i tavoli –come è stato il suo primo giorno?- gli domandò a bruciapelo cogliendolo di sorpresa, tranne Marie nessuno gli aveva posto quella domanda
 – bene grazie -  Jerry gli regalò un altro sorriso prima di richiamare l’attenzione di una studentessa, intenta a chiacchierare con delle amiche, porgendole poi la cena che stava aspettando e che uno degli addetti alle cucine, aveva appena portato al capo cuoco.


Tre settimane dopo Kanda arrivò a prendere una decisione fondamentale per la propria sanità mentale, fingere indifferenza, quello sarebbe diventato il suo motto e la sua condotta di esistenza, ignorare quel coniglio sorridente che era costretto a vedere ogni giorno in classe, in mensa, in lavanderia, alle docce, nei corridoi, fuori dal dojo, nel parco, insomma ovunque andasse se lo ritrovava tra i piedi.
Se ne era talmente stancato che ormai non ce la faceva neanche più a minacciarlo, perciò decise di fingere semplicemente di non vederlo ne udirlo, ma già dopo la prima mezza giornata che aveva provato ad applicare  quel proposito dovette cedere
– non chiamarmi per nome ho detto- urlò alla fine poggiandosi contro il tronco di un albero
– ma Yu mi ignori da questa mattina, almeno adesso mi stai guardando – fece tranquillo Lavi con un sorriso e nascondendo le mani fredde, data la temperatura per nulla mite, nelle tasche dei pantaloni
– non ti è venuto in mente stupido idiota che non voglia affatto vederti ?– gli ringhiò incrociando le braccia e puntando lo sguardo alla porta della palestra
– su non arrabbiarti con me solo perché ancora non è arrivato nessuno del club, sei tu che sei sempre in anticipo – gli fece notare ancora l’altro
– e tu perché mi segui sempre? Smettila o giuro che –
- si, si mi affetti e mi lasci a dissanguare in qualche angolo, conosco la storia – lo interruppe per nulla preoccupato dalla minaccia
- non ti sopporto, dannazione non ti sopporto, vuoi sparire una buona volta?- urlò ancora, il ragazzo dai capelli rossi gli puntò lo sguardo addosso rimanendo in silenzio così a lungo, che Yu pensò di aver detto qualcosa di terribile, si riscosse da quel pensiero assurdo, lui era perseguitato aveva il diritto di dire anche di peggio  
-credo che ti mancherei se non mi avessi più attorno – ammise con un sorriso infine, scatenando la reazione furiosa del giapponese
– non dire assurdità starei finalmente in pace – borbottò soffiandosi sulle dita, per qualche strana ragione non aveva più voglia di continuare ad urlare e inveire contro l’altro
–aspetta metti questo- Lavi si tolse la grande fascia che usava per fermare i capelli e l’avvolse intorno alle mani di Yu, che rimase immobile – ecco ora va bene, devi coprirti meglio – Kanda distolse lo sguardo rispondendo con un grugnito indefinito a quella premura e alla dolcezza di quella voce  – ora devo scappare se faccio tardi anche oggi in biblioteca, il vecchio panda mi farà una delle sue ramanzine infinite con annessi pugni in testa – ridacchiò allontanandosi di corsa sventolando una mano.
Yu rimase a fissare la stoffa verde e nera che gli avvolgeva le dita e per un motivo che non capiva si sentì triste, come non gli capitava da tempo.


-sono un’idiota, sono un’idiota – borbottò per l’ennesima volta con la fronte poggiata al legno del tavolo, si era trincerato dietro una schiera di volumi per non farsi sorprendere da Bookman a dagli studenti e docenti che si trovavano nel salone da lettura della biblioteca, doveva finire di catalogare correttamente i volumi e invece l’unica cosa a cui pensava era Kanda.
Si era prefisso lo scopo di diventare suo amico e invece aveva finito per farsi detestare ancor di più,vedere l’altro scattare e infuriarsi era così divertente che non si era potuto trattenere, per un tipo allegro e sempre pronto agli scherzi, era stato un regalo favoloso. Aveva fra le mani una fonte di divertimento inesauribile, bastava che lo chiamasse per nome ed ecco che l’altro subito reagiva, non riusciva proprio a trattenersi.
–sono esausto- pigolò una voce flebile poco distante, Lavi alzò la testa trovandone la fonte
–che ti è successo Allen?- domandò al ragazzo albino che come lui teneva la guancia sulla superficie
-mio zio – prese a spiegare – non solo mi sta facendo impazzire con tutte le commissione che mi da ogni giorno e la pulizia della sua stanza – fece un profondo sospiro – ora vuole addirittura che gli faccia da diversivo con la professoressa Anita – l’altro ridacchiò vedendolo ricadere stancamente sul piano
– e ti stai nascondendo?- gli domandò sapendo che l’ingegnere non entrava mai in biblioteca
 –ovvio ma non solo da lui – continuò – ci si sono messe anche Road e Lenalee a complicarmi la vita, non fanno  altro che tirarmi da una parte all’altra, ho approfittato del fatto che stessero litigando e sono scappato – Lavi si trattenne a stento dal ridere immaginando la scena.       

-questa esecuzione è stata magnifica, degna di un grande artista – disse Aleister asciugandosi una lacrima
– oh caro, il tuo animo sensibile ha colto appieno la bellezza di quest’opera – fece subito Eliade tirando fuori un fazzoletto candido e asciugando le guance dell’amato
– è perché ero in tua compagnia mia adorata che ho potuto apprezzare le note sublimi e dolci del violino di Marie – l’esecutore di quel brano e Miranda si fissarono imbarazzati vedendo i due tenersi per mano e scambiarsi baci leggeri e impalpabili a fior di labbra
- veramente bravo – disse la ragazza per distogliere l’attenzione dalla coppietta al suo fianco
–grazie, ma devo esercitarmi ancora molto, questo brano è alquanto difficile, ma il professore ritiene che sia perfetto da eseguire per il saggio di Natale – chiarì il musicista giocherellando con l’archetto
– è assolutamente sublime sono sicura che farai un ottima figura – lo rassicurò Eliade avendo l’approvazione di Crowley
– e noi verremo a darti coraggio e a spronarti ogni giorno mentre ti eserciti – decise il giovane conte
– ma non c’è bisogno che vi annoiate restando qui ad ascoltarmi – si schernì l’altro, aveva proposto agli amici di assistere a un esecuzione del brano che intendeva suonare, solo perché Miranda aveva espresso, giorni prima, la curiosità di sentire il suono del suo violino
– ma a noi non da alcun problema non è così Miry?- fece Eliade rivolgendosi all’amica con un sorrisetto divertito, l’altra si affrettò ad annuire distogliendo lo sguardo e riportandolo sull’altra solo quando Marie riprese di nuovo a sfiorare le corde dello strumento
– che c’è Miranda non dirmi che non sei contenta di poterlo ascoltare e oltretutto di poterlo guardare tranquilla- gli sussurrò la bionda all’orecchio, la vide arrossire e ridacchiò deliziata
– non dovevo dirti niente lo sapevo – si rammaricò di aver aperto bocca
– come se non l’avessi già capito da me, tranquilla non se ne è accorto nessun altro – la rassicurò subito vedendola agitarsi nervosamente sulla sedia – però dovresti deciderti a darti una mossa – la punzecchiò ancora ridando la sua attenzione al musicista, Miranda fissò il ragazzo stagliarsi contro la grande finestra alle sue spalle e sospirò per l’ennesima volta, era così imbranata e maldestra, come faceva a sedurlo senza rischiare di mandarlo in infermeria? No impossibile  e poi le avrebbe riso dietro, no Marie non l’avrebbe schernita sarebbe stato gentile come sempre, dicendole che non poteva ricambiare i suoi sentimenti e questo l’avrebbe fatta soffrire mille volte di più.
 

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Capitolo 5
*** 05 ***


La foto 05 Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Katsura Hoshino; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro

Ringraziamenti:
Ermellino:  Yu che s’incavola credo che sia di prassi e ci piace proprio per questo XD. Adoro Miranda forse perché sono casinara come lei LOL
Ablaze: Si hai ragione Allen è preso tra tre fuochi e non so quale sia peggio Xd
Ermellino e Ablaze: Mi sono divertita  un mondo a scrivere “oh Eliade” “oh Alister”. Ho visto una scena simile in 07 Ghost e chissà perché ho pensato a loro due LOL


05

- Sai esiste qualcos’altro al mondo oltre la soba- fece Jerry piccato all’ennesima ordinazione sempre uguale di Kanda, il ragazzo lo fissò accigliato e rimase in silenzio prendendo il vassoio che l’altro aveva già pronto
–Yu prendi un posto anche per me – gli disse Lavi apprestandosi ad ordinare il suo pranzo
– sta zitto baka usagi e non chiamarmi per nome- ringhiò l’altro avviandosi a passo di marcia
– ma si può sapere che vuol dire quel baka ugiugi, usiugi, usgugi?- domandò lo chef che non conosceva il giapponese
– stupido coniglio- gli riferì il rosso
– coniglio eh – soppesò quella informazione  avvolgendo l’indice in una ciocca dei capelli del ragazzo e iniziando a giocherellarci – sai una volta avevo un coniglietto, era così tenero e carino, la gente pensa che siano animali stupidi ma in realtà sono molto intelligenti, soffrono molto la solitudine e chiedono sempre l’affetto degli altri ma dandone altrettanto in cambio – sorrise al ragazzo che lo ascoltava in questa sua digressione senza logica a parer suo – Kanda è un tipo sempre così scorbutico e freddo che non fa amicizia con nessuno però a te ti chiama coniglietto, dovresti pensarci un po’ su – finì allontanandosi e sparendo in cucina, dopo un secondo l’occhio smeraldo del ragazzo si spalancò e si arrampicò sul muretto divisorio fiondandosi al suo inseguimento
– Jerry che volevi dire? E poi insomma non significa niente mi chiamava così da piccolo, magari lo fa con tutti- prese a dire girando intorno al bancone dove lo chef stava affettando delle verdure, con la stessa abilità dello spadaccino dai lunghi capelli neri
– e poi non è “coniglietto” anzi è un ‘insulto - gli inservienti gettarono un’occhiata perplessa allo studente, che camminava e gesticolava senza sosta
– ora ascoltami – lo bloccò Jerry alzando la lama sotto il suo naso
– primo non chiama nessuno così se non te e questo vorrà pur dire qualcosa non credi? Secondo ma dove ce li hai gli occhi? Non sopporta nessuno solo un certo coniglio – Lavi spalancò la bocca
– aspetta vuoi dire che secondo te, lui, no impossibile – decretò sicuro di quel fatto – e poi a me non piacciono i ragazzi – puntualizzò, anche se non capiva il perché dovesse farlo, la risata dell’altro lo colse di sorpresa, aveva frainteso? Lo stava prendendo in giro?
 –questa si che è bella, raccontala a qualcun altro cocco- fece il cuoco riprendendo il suo lavoro – Yu devi mangiare di più, Yu non hai fatto la ricerca? Tranquillo copia la mia, Yu ti alleni troppo, Yu andiamo in città questo fine settimana? – iniziò a fargli il verso
 – voglio solo essere suo amico che c’è di male?- domandò offeso per la pantomima, lui non era così petulante
 – si e io sono la regina ma mi piace travestirmi e lavorare come cuoca per degli incivili, che non capiscono la differenza tra una crema pasticcera e una al cioccolato – alzò gli occhi al cielo mentre qualche pezzo di verdura cadeva a terra, dato che aveva preso a gesticolare con tanto di lama in mano, cosa che portò Lavi a retrocedere di qualche passo
– e poi lo guardi con certi occhi da cucciolo tenero e bisognoso di un suo sguardo – terminò  
– ok vostra maestà – esordì il ragazzo abbassando la voce – diciamo che forse un po’ mi piace - ammise arrossendo confessando per la prima volta quello che si agitava nel suo cuore da qualche notte
– però questo non vuol dire che lui provi lo stesso, anzi non mi sopporta – fece afferrando un pezzetto di carota e sgranocchiando triste e abbattuto
– come siete carini quando siete così ingenui e innocenti – trillò Jerry lasciando andare il coltello e stringendosi le mani sotto il mento – Kanda non riesce neanche ad esprimere la semplice amicizia figurati se riesce a dirti che gli piaci, ma ti assicuro pulcino che è stracotto di te – ottenendo lo sguardo speranzoso di Lavi sospirò –su forza e vedi di non dargli tregua, prima o poi lo farai capitolare – lo sospinse verso la porta-
– se non mi affetta prima – disse il ragazzo dando l’ultimo morso al vegetale.
- Ah coniglietto un ultima cosa- se ne usci Jerry- non azzardarti mai più ad attraversare i confini del mio regno senza avere prima ottenuto il visto, qui vige la pena capitale per gli stranieri che commettono reati, specialmente se sono teneri coniglietti che sgranocchiano carote rubate, non avrò una katana ma in compenso ho a disposizione una serie infinita di ottimi coltelli shogun con affilatura bilaterale-       

Daisya iniziò a rivestirsi dopo la doccia calda felice e tranquillo, come sempre d’altronde ogni volta che finiva un allenamento, il momento migliore della giornata.
Allacciati i pantaloni della divisa prese a strofinarsi i capelli con l’asciugamano, per togliere l’acqua in eccesso, gli altri erano già andati via, era rimasto solo lui e i pestiferi gemelli ad allenarsi una mezz’oretta in più, o meglio lui aveva finito dopo una trentina di minuti i due erano ancora in campo
– te l’avevo detto che non ci riuscivo – piagnucolò la voce di Jasdero entrando zoppicando nello spogliatoio appoggiandosi al fratello
– ma se non ci esercitiamo – Debitto s’interruppe notando l’altro ancora dentro
– che è successo?- s’informò il ragazzo Turco notando il ginocchio sanguinante del biondino che stava piangendo senza sosta
– la catapulta – riferì tra un singhiozzo e l’altro
– siete due idioti – proferì la voce di Tiky Mikk, il ragazzo portoghese era all’ultimo anno di università e ed era anche il manager del club di calcio, non che facesse molto in questa veste, più che altro si limitava ad organizzare gli incontri, il resto del tempo  lo passava a flertare con le fan anche con i fan a dire il vero. Daisya non lo sopportava aveva quell’aria arrogante e saccente tipica di chi sapeva di avere il mondo in mano o la tua vita fra le mani
– in due non riuscite a fare mezzo cervello – stava dicendo il moro osservandosi distrattamente le unghie perfette e curate – secondo la vostra geniale mente riuscirete a fare le acrobazie di due personaggi di un cartone animato, davvero siete due bambini – finì con finta condiscendenza
-  vedrai, faremo la catapulta infernale dei gemelli Derrick e anche il tiro triangolare e quello incrociato – s’infervorò Debitto
- ma se tuo fratello ha appena fatto un volo di tre metri – gli fece notare l’altro con un sorrisino porgendogli la scatola del pronto soccorso -io vado e vedete di non combinare altri guai – finì uscendo

- pizzicherà un po’ – lo avvertì gentile il gemello prima di passargli la garza imbevuta di disinfettante sulla ferita
– fa male – si lamentò l’altro stringendo i denti mentre altri goccioloni di lacrime scendevano a bagnargli le guance
– resisti Jas ora passa – affermò affettuoso, solo con l’altro mostrava il suo lato tenero,Daisya si sedette sulla panca a fianco del ferito e prese a soffiare sul ginocchio sbucciato, sotto lo sguardo perplesso dei due – che c’è? Guardate che funziona, vero che và meglio?- domandò a Jasdero che annuì con gli occhi lucidi
– ora passa è solo un graffio – lo rincuorò poggiandogli la mano sulla testa in una carezza
– soffia anche tu mentre passi il disinfettante – disse al moro che obbedì aiutandolo a distogliere il gemello dal pizzicore della medicina, il ragazzo più grande prese il cerotto e una garza e gli finì la medicazione
- ecco tutto finito – esclamò alzandosi per infilarsi la maglietta e la divisa.

Debitto fissò Jasdero arrossire osservando la schiena dell’altro prima di abbassare lo sguardo a terra, scosse la testa riponendo la cassettina al suo posto, anche se erano gemelli erano sempre stati totalmente differenti lui era il più casinista fra i due, le idee partivano sempre da lui, Jasdero si limitava a seguirlo accondiscendente su tutto anche l’idea di provare la catapulta era sua ed ecco come era finita.
Il gemello stava lì a tirare su col naso toccandosi la medicazione con l’indice, fosse stato lui al suo posto non ci avrebbe neanche fatto caso, avrebbe alzato le spalle e sarebbe andato avanti come faceva per tutto, ma Jas era diverso.
Lui era irascibile, scontroso, menefreghista al massimo, il gemello era gentile, fragile, debole gli venne in mente quella parola e chiuse gli occhi un secondo, gli voleva un bene indescrivibile per lui avrebbe fatto qualsiasi cosa, era uno stupido lo conosceva meglio di chiunque altro doveva capirlo già da prima eppure non se n’era accorto che ora.

Il suo innocente fratellino si era preso una bella sbandata per il liceale del terzo anno, il capo cannoniere della loro squadra.

Eppure aveva visto il modo in cui gli sorrideva, come lo guardava, non era semplice ammirazione per la bravura in quello sport  che praticavano o perché avesse un carattere gioviale e compagnone
– Deby che hai?- si voltò verso l’altro che lo fissava asciugandosi le guance con una mano
– niente ti prendo la divisa così ti cambi – fece aprendo l’armadietto,  il gemello era così sensibile avrebbe sofferto tantissimo per quel sentimento e lui non avrebbe potuto evitarlo
– beh io vado ci si vede in mensa – salutò Daisya uscendo all’esterno
– quel tipo – fece Debitto dopo un po’ – non è che mi piaccia un granché – Jasdero lo fissò un secondo poi continuò a vestirsi senza dire nulla, ma all’altro non passò inosservato il suo sguardo triste
– però è gentile – disse dopo un istante, se pur controvoglia
– si davvero tanto – convenne con un sorriso allegro, il moro lo abbracciò stretto
– Deby?-
- scusa è colpa mia se ti sei fatto male – disse tenendolo a se
– non è niente, domani ci esercitiamo ancora –gli assicurò crogiolandosi in quella coccola.

- Avanti- disse Tiedoll senza distogliersi dal lavoro alla tela  
- non le fa bene lavorare fino a quest’ora professore- esordì Jerry entrando con un vassoio coperto fra le mani, Froi sorrise poggiano il pennello e la tavolozza in un angolo
– devo finire questo quadro con una certa urgenza – ammise pulendosi le mani in uno strofinaccio macchiato di vari colori, il cuoco fissò il paesaggio con aria assorta
– è bellissimo- esalò ammirato – ma guardi ora il mio di capolavoro – trillò scoprendo i piatti che mandavano un profumino invitante
– la ringrazio e mi scusi il disturbo – fece imbarazzato che fosse stato proprio il capo cuoco a dovergli consegnare la cena
– oh di nulla anche il professor Cross e i suoi due assistenti saltano spesso i pasti e devo portarglieli in laboratorio – gli spiegò aggirandosi nello studio e osservando i vari bozzetti, gli acquerelli e le tele già finite o solamente accennate – però quante cose – disse sfogliando un album
– amo molto il mio lavoro come lei il suo del resto, siamo entrambi fortunati possiamo fare ciò che amiamo veramente – esordì prendendo la forchetta e assaggiando la pasta – squisito- si complimentò ottenendo uno sguardo estasiato e grato dell’altro
– lei si che mi da soddisfazioni, adoro gli uomini che apprezzano la buona cucina – esordì distrattamente rigirandosi un tubetto di colore fra le mani
– attenzione rischia di macchiarsi – Jerry ripose l’oggetto con una risatina imbarazzata
– mi scusi ci sono tante cose interessanti e poi tendo a mettere le mani dove non dovrei – Froi scosse il capo – può guardare mi fa piacere e non sono geloso dei miei lavori – lo invitò con un gesto della mano a curiosare liberamente, lo chef dopo un istante iniziò ad aggirarsi osservando ogni angolo e ogni opera già ultimata o in via di essere finita
- era tutto ottimo e ora mi sento pieno di energie – esordì l’artista soddisfatto dalla pancia piena
– ne sono davvero felice, beh allora io vado, scusi l’intrusione – Jerry riprese il vassoio ormai vuoto e si avviò all’uscita, prima di chiudere la porta lanciò uno sguardo alla schiena dell’uomo intento a muovere il pennello già concentrato nel suo lavoro, si avviò in cucina senza il solito sorriso sul volto.

Lavi andò ad aprire la porta della propria stanza ritrovandosi di fronte –Yu- disse in un sussurro sbalordito, il giapponese storse la bocca ma non disse nulla e invece gli porse –la mia fascia – la prese in mano notando che fosse stata piegata con cura – mi ero dimenticato di averla data a te – mentì spudoratamente
– senti – fece titubante l’altro puntando lo sguardo a terra e il cuore di Lavi prese a martellare furioso, lo vide togliere la mano dalla schiena dove per tutto il tempo l’aveva tenuta
– hai già fatto gli esercizi di matematica?- gli chiese mostrandogli il proprio quaderno, appunto e lui che andava a credere alle parole di Jerry lo sapeva che il cuoco vedeva ovunque storia d’amore, anzi no quello vedeva l’intero mondo rosa
- certo entra lo prendo – si avviò a rovistare nella scrivania
– troppi libri –ridacchiò a quella uscita, Yu detestava studiare o leggere
- senti puoi copiarli qui non sono molti così eviti di dovermi restituire il quaderno domani – propose, non temeva certo che se lo scordasse era solo una scusa per trattenerlo nella sua stanza, l’idea di averlo accanto a se gli piaceva
– basta che me li fai copiare – decretò il giapponese avviandosi in una gincana fra i volumi sparsi ovunque, prima di sedersi parò il suo sguardo fu colpito dalla foto che faceva bella mostra di se sulla mensola, la prese in mano osservandola
– perché l’hai tenuta tutto questo tempo?-  Lavi riprese il libro che stava leggendo e si stese sul pavimento – è venuta bene non trovi?- disse osservando l’altro sedersi e prendendo a ricopiare i compiti, continuò a fissarlo per tutto il tempo sorridendo quando lo vedeva infilarsi una mano nei capelli, non capendo un esercizio.
Dava l’idea di quotidianità, poggiò la testa sulle braccia continuando a fissarlo in silenzio.
 
Kanda terminò di copiare gli esercizi chiudendo il quaderno con un gesto secco, si alzò e voltandosi si fermò immobile, Lavi si era addormentato.
Mosse due passi avvicinandosi all’altro, si chinò sulle gambe e arrestò il braccio a mezz’aria, ritirò bruscamente la mano indietro accorgendosi con orrore che stava per scostargli una ciocca di capelli dal viso, prese l’uscita chiudendo delicatamente l’uscio alle proprie spalle.

Doveva essere impazzito si disse, si mise quasi a correre per raggiungere la propria stanza, dentro la quale si chiuse veloce una volta raggiunta. Si stese sul letto poggiando una mano al petto, all’altezza del cuore che batteva furioso, non per la piccola corsa ma per la consapevolezza di quello che stava per fare.
Come era potuto accadere?
Quando era successo?
Non se lo spiegava proprio, lo detestava era uno stupido, maleducato coniglio e allora perché aveva tenuto la sua fascia tutti quei giorni?
Perché la infilava al collo prima di mettersi a dormire?
Perché voleva fargli quella carezza prima?
Perché un senso di piacevole calore lo invadeva quando gli sentiva pronunciare il suo nome?
Perché era felice ogni volta che lo vedeva, che gli rivolgeva un sorriso o per il semplice fatto di ritrovarselo al fianco?
Si strinse il cuscino al petto raggomitolandosi più che poté cercando di far chiarezza nel turbinio di sensazioni che lo stavano sconvolgendo in quei giorni, e a cui non sapeva dare un nome.

Jerry mescolò energicamente gli ingredienti nella ciotola amalgamandoli e fondendoli insieme, alzò il cucchiaio di legno osservando la crema cadere nel recipiente e valutandone il grado di fluidità con aria professionale
– mi scusi- esordì una voce femminile alle sue spalle che lo fece sobbalzare.
La studentessa universitaria che si trovava sul vano della porta della cucina sembrava tesa e imbarazzata
- oh Miranda – la salutò, domandandosi che ci facesse lì a quell’ora del mattino. Erano le cinque e lui come ogni giorno si era recato ad aprire e avviare la preparazione della colazione, prima dell’arrivo degli aiutanti  - non muoverti da lì- la bloccò appena la vide muovere un passo all’interno, la conosceva troppo bene fin dal suo primo giorno, appena varcata la soglia della mensa la ragazza aveva provveduto a metterla a soqquadro – sei in anticipo per la colazione, se ti occorre qualcosa –
- no, io ecco –lo fermò prontamente – volevo chiederle d’insegnarmi a fare dei biscotti – Jerry rimase a bocca aperta di fronte a quella proposta e la studentessa tedesca ne approfittò per spiegargli il motivo di quella richiesta
– c’è un mio amico che si esercita tutti i pomeriggi col violino e io vorrei portargli qualche biscotto per …–
- un ragazzo dovevo immaginarlo – la interruppe il cuoco, poggiando quanto aveva in mano e avvicinandosi con un enorme sorriso
– raccontami tutto, le storie d’amore sono la mia passione – esordì prendendola a braccetto e conducendola al primo tavolo che trovarono oltre la soglia che divideva il suo regno dalla mensa
– no, non è come crede – ma lui non l’ascoltava neanche
– è bello? È più grande? – prese a porgli domande a raffica, Miranda sospirò e gli raccontò tutto
– sono sempre così maldestra – stava dicendo sotto lo sguardo attento dell’altro
– Marie è sempre così gentile con me, vorrei contraccambiare in qualche modo – il cuoco le prese le mani, che non aveva smesso di torturarsi un attimo, e disse
– non metterai mai piede nella mia cucina – gli occhi della ragazza s’intristirono, non che si aspettasse che reagisse diversamente, però ci aveva sperato
– questo è quello che dovrei dirti, ma non sia mai che sia proprio io ad ostacolare una storia d’amore – Miranda non poté controbattere perché lo vide scattare in piedi infervorato, Jerry prese a dire
– ti assicuro che sotto la mia guida cucinerai i biscotti più buoni del mondo e conquisterai il suo cuore, s’inginocchierà ai tuoi piedi porgendoti un mazzo di rose bianche e ti dichiarerà il suo amore – l’universitaria cercava di attirare la sua attenzione ma l’immagine di Marie che le faceva una romantica dichiarazione d’amore le si parò d’innanzi facendola arrossire
– affermerà che non può vivere senza di te, che sei la sua unica fonte di gioia e ti chiederà di sposarlo, indosserai un abito a balze, il viaggio di nozze sarà magnifico e avrete tre splendidi figli – sospirò gongolante –  e tutto per merito mio – terminò la sua profetica visione –andiamo – l’afferrò per un braccio e la condusse in cucina.

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Capitolo 6
*** 06 ***


La foto 06 Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Katsura Hoshino; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro
Ringraziamenti:
Ermellino:  Non sbagli affatto c’è proprio una Tiedoll – Jerry e non solo XD, tranquilla non sei affatto logorroica.
Ablaze : Ecco il nuovo capitolo si hai ragione Jerry è un mito (soprattutto per aiutare Miranda ce ne vuole di fegato XD )
Un grazie come sempre a tutti quelli che seguono questa storia.
E ora buona lettura ^^.  

06

-Yu chaaaannnnnnn- urlò Lavi a squarciagola sbracciandosi dalla finestra della biblioteca –Yu… aaaa- il calcio volante del nonno lo fece scomparire dal vano.
Kanda come nulla fosse proseguì per il vialetto del parco, la lezione di Kendo era terminata anche quel giorno e lui si stava dirigendo al dormitorio. Sfortunatamente doveva passare accanto a quell’edificio e ogni pomeriggio quella scena si ripeteva, ormai da due mesi.
Si fermò alzando gli occhi ad osservare la finestra distante ormai chiusa.
In realtà gli faceva piacere che quel casinista lo salutasse tutto contento e allegro, incurante del disturbo alla quiete dell’edificio o della reazione immancabile e violenta del bibliotecario. Ormai si era abituato alla sua presenza, al suono della sua voce, al suo sorriso, alla sua risata. Scosse il capo con foga riprendendo a camminare, come uno stupido si era lasciato coinvolgere dall’altro, doveva fare attenzione e nascondere accuratamente le sue emozioni o rischiava di lasciarsi andare e questo non doveva avvenire.
Che sarebbe successo se qualcuno avesse intuito qualcosa? O peggio ancora se lo stesso Lavi se ne fosse accorto?  Lui, Yu Kanda, che detestava tutto e tutti, che non sopportava che il tutore lo chiamasse figliolo o Marie e Daisya fratello, che viveva benissimo da solo, senza bisogno di amici, si era affezionato al ragazzo dai capelli rossi. Alla fine dopo aver riflettuto a lungo aveva capito che fosse affetto il sentimento che lo legava all’altro, si corrucciò maggiormente, aveva lasciato che quell’inutile sentimento germogliasse e crescesse dentro di lui e ora come un idiota si sentiva felice ogni volta che lo vedeva.

Daisya si avviò agli spogliatoi, alzando gli occhi al cielo quando passò accanto al loro manager  che sorrideva sensuale ad alcune ragazze.  Aprì la porta e si avvicinò al suo armadietto per tirarne fuori l’occorrente per la doccia, si sentivano ridere e scherzare gli altri componenti della squadra che erano si stavano già lavando.  
-Daisya- lo chiamò Jasdero correndo dentro –hai dimenticato la felpa in campo – fece porgendogli l’indumento
– grazie, non me n’ero neanche accorto – disse prendendo il capo e infilandolo nella sacca
– andiamo Jas non abbiamo finito di allenarci  – ne richiamò l’attenzione il gemello fermo sulla porta, il ragazzo biondo salutò e si avviò nuovamente fuori
– però com’è premuroso il piccolo Jas – notò distrattamente un suo compagno di squadra, suscitando qualche sorriso e la risata degli altri intenti a rivestirsi.
L’altro lo fissò aspettando che continuasse, il sorrisino e l’occhiata che gli stava rivolgendo poggiato contro il mobiletto metallico di fianco al suo e il tono che aveva usato per dire quella frase, gli facevano capire che volesse andare a finire da qualche parte
- ti porta sempre i nuovi schemi di gioco, si assicura che tu abbia la bottiglietta d’acqua a bordo campo o che non dimentichi nulla, ti sprona e ti incita –
- è un tipo attento ai compagni di squadra tutto qui –troncò il discorso, non gli andava di perdere tempo in chiacchiere altrimenti sarebbe rimasto in campo ad allenarsi e invece doveva andare a finire una ricerca, a dire il vero doveva ancora iniziarla.
 – ma dai non dirmi che non lo hai ancora capito – fece un altro osservandolo attentamente con aria alquanto incredula
 – Barry va bene che per te esiste solo il pallone ma davvero non ti sei accorto di niente?- domandò il portiere della loro squadra fuoriuscendo con la testa dal maglione
 – ma di che parlate?- domandò a sua volta non capendo nulla, la risata si alzò unisona e avrebbe preso a sbuffare chiedendo spiegazioni se il manager entrato chissà quando non avesse imposto loro di sbrigarsi. Daisya prese le sue cose e s’infilò in doccia non riuscendo a capire a che si riferissero gli altri.

Lavi si rigirò fra le dita la foto per l’ennesima volta, osservarla poco prima di addormentarsi era diventato un rito a cui non poteva rinunciare, passò nuovamente l’indice a descrivere il contorno del viso di quel Yu bambino  
“ perché l’hai tenuta tutto questo tempo?”  quella domanda posta dall’altro gli risuonò in mente ancora chiara e forte come se il ragazzo giapponese fosse lì a pronunciarla  –già perché? – domandò alla stanza vuota portandosi un braccio a coprirsi gli occhi.
Poggiò l’immagine sul petto fermandola con l’altra mano, per tutti quegli anni l’aveva conservata con cura. Fin dal ritorno dall’ospedale l’aveva infilata nella scatola in cui custodiva i suoi tesori, l’aveva dimenticata lì e poi sei anni prima l’aveva ritrovata. Ricordando quel viso triste, quegli occhi colmi di dolore e dolcezza, domandandosi che fine avesse fatto, chiedendosi come fosse diventata, già… una lei.
Aveva creduto che fosse una bambina, semplicemente per la tenerezza di quel volto e dei ricordi di quella settimana trascorsa in sua compagnia. Non l’aveva gettata ma anzi, se l’era portata dietro insieme alla foto dei suoi genitori e agli oggetti che aveva voluto tenere con sé all’istituto
“ perché l’hai tenuta tutto questo tempo?”  sorrise mentre quella frase risuonava ancora una volta.  

Tiedoll si tolse gli occhiali strofinandosi gli occhi, il quadro era ormai ultimato e l’aveva assorbito completamente, in più a stancarlo vi era il suo ruolo di docente con le lezioni da preparare e i compiti da correggere. Era comunque riuscito a districarsi in qualche maniera con tutte quelle nuove mansioni seppur con fatica.
Ora però aveva un’altra cosa da fare, perciò prese il cestino coi panni sporchi e si recò nel locale lavanderia, osservò la scatola di detersivo e la fila di macchine tutte uguali e ne scelse una a caso. Dato che erano le undici di sera non vi era nessuno oltre a lui, con calma prese a leggere le istruzioni riportate sulla confezione cercando di capire quanto prodotto usare.
Marie era riuscito in un modo o nell’altro a non farlo avvicinare a quella zona del campus, il fatto che lui e la tecnologia non andassero d’accordo era noto ai suoi figli, così il maggiore si era assunto il compito di provvedere al bucato paterno.

 – Professore anche lei impegnato nelle faccende domestiche?- domandò una voce nota alle sue spalle
 - buonasera  Jerry, in effetti si - ammise sorridendo all’indirizzo del capo cuoco, che si avviò a poggiare il proprio cesto di panni da lavare dalla parte opposta alla sua.
Froi prese a sbirciare i suoi movimenti veloci ed esperti, così versò una quantità simile di prodotto nella vaschetta e poi procedette a infilare i capi nella lavatrice
– professore – ne richiamò l’attenzione Jerry, che lo fissava accigliato quasi totalmente steso sul piano bianco della macchina mentre lui lottava per fare entrare gli ultimi panni – non sarebbe meglio dividere i bianchi dai colorati? –
Froi l’osservò perplesso – dice? –
lo chef ridacchiò un secondo – non è molto bravo in queste cose dico bene?- dal tono era piu una constatazione che una domanda
– veramente, no – ammise imbarazzato l’artista
– lasci faccio io- esclamò l’altro togliendogli dalle mani i calzini e la maglietta con la stampa della Gioconda – mi scusi – sussurrò,ancora una volta qualcuno era dovuto intervenire per aiutarlo
– ma si figuri per così poco, poi è un piacere per me aiutarla – affermò dividendo i capi e procedendo
– sono cose che in genere fanno i miei figli – spiegò sbirciando sopra la sua spalla per appuntarsi mentalmente quali tasti stava spingendo –solo che Marie ha troppi impegni, i test  e il saggio di Natale, Daisya deve studiare e ha il club di calcio e Yu, beh anche lui è molto impegnato – terminò non accennando al fatto che il suo terzogenito non lo avrebbe aiutato volentieri.  
- Deve essere molto orgoglioso di loro – disse il cuoco avviandosi ad azionare il programma di lavaggio dei propri panni.
Rimasero in silenzio per un poco seduti uno di fianco all’altro sulle sedie di legno, otto in tutto, poste per l’attesa lungo una parete.
– Non vado molto d’accordo con gli aggeggi elettronici – affermò l’artista con un sorriso tranquillo, prendendo a raccontargli i disastri che combinava con gli elettrodomestici o come Daisya tentasse inutilmente di spiegargli come accendere un computer.
Jerry l’ascoltò ridacchiando e bevendo ogni sua parola. Quando Froi si tolse per la quarta volta gli occhiali e prese a stropicciarsi gli occhi sbadigliando il cuoco lo  interruppe
– sembra molto stanco – notò – facciamo così professore, lei ora va a dormire e io domani le faccio avere il bucato pronto – esclamò afferrandolo per un braccio e costringendolo ad alzarsi
- ma no cosa dice non potrei mai, non posso affidarle un incarico simile –
- ma non lo sta affidando, me lo sto prendendo, è ben diverso – affermò calmo iniziando a sospingerlo verso la porta
– no, la ringrazio, ma no – s’impuntò il docente, Jerry lo fissò un secondo
– davvero non è un problema devo aspettare che finisca il mio lavaggio, su faccia il bravo e vada a riposare ha davvero l’aria esausta- parlò con voce calma e gentile
– ma no non posso, è un’assurdità, è la mia biancheria, non posso crearle simili problemi, ne do già tanti ai miei figli non posso darli anche ad un estraneo - il cuoco lasciò andare il suo braccio e si scostò con un sorrisino imbarazzato
– ha ragione mi scusi, tendo sempre a impicciarmi degli affari non miei – si rimise seduto imitato anche dall’altro.
– forse l’ho offesa non volendo – ruppe dopo un po’ il silenzio Tiedoll a cui non era sfuggita la freddezza dell’altro, sempre così affabile, sorridente e loquace
– ma no, devo anzi scusarmi se ho insistito – gli offrì un sorriso smagliante fingendo la più totale indifferenza alle parole di poco prima, non voleva certo fargli capire quanto ci fosse rimasto male in realtà  
- non voglio approfittarmi della sua gentilezza – fece ancora l’artista cercando di porre rimedio alla sua scortesia
– pensa che io sia gentile? – sussurrò l’altro
– ma certo, è sempre così cortese non solo con il corpo docente ma anche con gli studenti, rivolge a tutti un sorriso o una battuta scherzosa – Froi lo vide arrossire e ridacchiare imbarazzato
– non pensa che sia un tipo strano?-  quella domanda lasciò il pittore perplesso tanto che fissò il viso dell’altro per qualche secondo
– assolutamente no, perché dovrei? – le labbra di Jerry si piegarono in un sorriso amaro
– mah forse perché lo sono, perché mi declamo la regina della cucina, perché mi piace truccarmi, usare la crema profumata per il corpo e tingermi le unghie dei piedi – detto questo rimase a fissare i capi colorati che ruotavano velocemente attraverso l’oblò
– non credo affatto che sia strano e in effetti fa bene a declamarsi la regina della cucina, è veramente il suo regno - esclamò l’artista con un sorriso gentile, si sporse un poco verso l’altro –ah ecco cos’era questo profumo delizioso –  continuò – io devo avere l’odore di solventi, decisamente il suo è più piacevole – ridacchiò alla sua stessa battuta bloccandosi quando il naso del cuoco gli sfiorò il collo
– ha un buon odore invece – gli sussurrò a pochi centimetri di distanza prima di alzarsi – ci vorrà ancora un po’ prima che finisca il lavaggio, che ne dice se le preparo un the?-  Froi annuì – bene allora vado –

Uscito dalla lavanderia Jerry percorse qualche metro prima di fermarsi e poggiarsi una mano sul cuore, gli batteva così veloce, se le portò entrambe al volto
- devo essere impazzito- sussurrò,  che gli era saltato in mente?
Le parole meravigliose dell’altro lo avevano sconvolto a tal punto, fortuna che si era fermato in tempo prima di baciarlo, arrossì ancor di più al pensiero di saggiare le labbra del suo artista, sospirò incamminandosi alla cucina. Era un caso disperato, continuava a perdere la testa come una ragazzina, sfortunatamente sempre per gli uomini sbagliati.

-Yu chan – a quel richiamò si voltò, osservando il bambino dai capelli rossi e la benda sull’occhio, vestito da babbo natale corrergli incontro nel corridoio dell’ospedale
–Yu chan  perché stai andando via? – spostò lo sguardo fissando la porta poco distante, sentendo le lacrime salirgli agli occhi
–  voglio andare dalla mamma- chiarì
 – ma ti ha detto di andare a divertirti – gli fece l’altro piazzandosi di fronte a lui – le infermiere hanno organizzato un sacco di giochi divertenti e poi arriverà babbo natale con i regali – esordì allegro ed eccitato a quella prospettiva, lui tirò su col naso scuotendo il capo
 –non conosco nessuno – ammise, era rimasto solo in un angolo ad osservare adulti e bambini che ridevano, scherzavano e si divertivano e forte aveva sentito il desiderio di ritornare nella stanza della madre
– Yu chan conosci me – affermò il bambino prendendolo per mano  - non ti lascerò solo e ci divertiremo tantissimo – promise conducendolo verso le scale.

Kanda spalancò gli occhi fissando la parete del muro, ma in realtà ripensando al sogno, si mise seduto con uno scatto repentino tanto che si portò una mano alla fronte per il capogiro conseguente. Non era un sogno era un ricordo si corresse mentalmente, ma perché ora? Perché dopo tanti anni che non  rammentava nulla di quel periodo, perché proprio quello?

Miranda bloccò Marie nel corridoio quando lo intravide passare da un’aula all’altra
– tieni – gli disse porgendogli un sacchetto di carta, che l’altro prese non capendo – ho fatto dei biscotti, ho pensato che potessi mangiarli più tardi, quando farai una pausa –spiegò.
Dopo innumerevoli prove, disastri  e crisi isteriche di Jerry per come riusciva a combinare danni alla sua cucina anche rimanendo ferma, finalmente un’infornata di biscotti era risultata non bruciata e mangiabile. Non se l’era sentita però di darglieli nel pomeriggio, quando insieme con gli altri due amici assistevano ai suoi esercizi col violino, così aveva pensato bene di fermarlo tra un’ora e l’altra delle lezioni.
- Ti ringrazio- esordì il ragazzo –Miranda cosa hai fatto alle mani?- chiese subito dopo notando i segni rossi e un paio di cerotti che le fasciavano le dita
– niente – esclamò nascondendole dietro la schiena, si era scottata più di una volta per non parlare del fatto, che sebbene non avesse maneggiato neppure un coltello, era riuscita ugualmente a tagliarsi – ora devo andare – esclamò prendendo a indietreggiare veloce
– attenta- Marie non fece in tempo a fermarla e la vide travolgere due studenti, che chiacchierando non l’avevano vista, e cadere a terra
– ti sei fatta male?- domandò inginocchiandosi
– no tranquillo – fece imbarazzata, rassicurando anche i due che si allontanarono subito dopo  
-sicura di non esserti fatta male?- domandò ancora il ragazzo aiutandola ad alzarsi, prendendola per mano  - si- sussurrò arrossendo nel ritrovarsi così vicina a l’altro, liberando le dita dalla sua presa gentile
– grazie ancora per i biscotti – disse il musicista alzando due dita e scostandole una ciocca di capelli dal viso, cosa che lasciò Miranda basita ad occhi sgranati, ma ancor di più quando lo vide chinarsi su di lei e sentì le sue labbra donargli un bacio delicato sulla guancia.
– ora devo andare in classe – Marie veloce la salutò entrando nell’aula, stringendosi il pacchetto di dolci contro il petto.     

Reever  lasciò cadere il fascicolo sul tavolo, stiracchiandosi si alzò dalla sedia e si diresse alla scrivania del collega  
- Komui, svegliati Komui- lo chiamò scrollandolo per una spalla, non sortendo nessun effetto giocò la carta infallibile – Komui guarda, Lenalee sta baciando un ragazzo – veloce arretrò di un paio di passi, l’altro aprì gli occhi scattando in piedi
– Lenaleeeeeeeeee chi ha osato, lo uccido – urlò afferrando il prototipo a cui stava lavorando e brandendolo come un’arma
– buongiorno bella addormentata- esordì l’altro accendendosi una sigaretta
– Reever sei crudele- fece il collega sprofondando nuovamente nella sedia girevole
– no sei tu che sei un caso disperato e patologico – chiarì esalando una voluta di fumo – comunque io stacco e vado a pranzo – disse allontanandosi, la mano dell’altro allungata a catturare la sua lo bloccò, ma l’australiano non si voltò ne si liberò
– non mi hai svegliato per chiedermi di venire con te? –
- assolutamente no, Cross ti ha dato un incarico e tu non hai ancora iniziato, fa quello che ti pare – con un movimento del braccio pose fine a quel contatto
– sei arrabbiato?- domandò Komui alzatosi, gli avvolse le braccia al petto mentre si poggiava alla sua schiena
– e perché dovrei? Hai fatto forse qualcosa per farmi arrabbiare? Hai dimenticato forse qualcosa? – rispose calmo, il ragazzo cinese sorrise dietro di lui
- no assolutamente –  sentì le mani di Reever cercare di aprire le sue per liberarsi e strinse di più la stoffa del suo camice riprendendo a parlare
– apri il quarto cassetto dello schedario – esalò accanto al suo orecchio, prima di lasciarlo aspettò di sentire che rilassava i muscoli.
L’australiano fece come detto e tirò fuori un pacchettino di carta bianca avvolto con un nastro rosso, lanciando un’occhiata all’altro, che si era avvicinato poggiando le mani e il mento alla sua spalla.
Lo aprì velocemente trovandosi tra le mani una splendida tazza da thè identica alla sua preferita che aveva rotto due settimane prima.
– guarda hai visto la scritta?- gli indicò l’altro la stampa di un cuore al cui centro vi erano le lettere R e K, impresse sulla ceramica bianca – felice anniversario amore- gli sussurrò ancora prima di scoccargli un bacio sulle labbra –pensavi lo avessi dimenticato vero?-  gli domandò ancora sorridendo, Reever gli avvolse le braccia alla vita facendolo aderire contro di lui
– ovvio, non fai altro che perseguitare la tua sorellina – Komui mise su il broncio
– non la perseguito, la proteggo tutto qui, inoltre- si sporse a parlargli sulle labbra – non potrei mai dimenticarmi di te – chiarì prima che l’altro gli tappasse la bocca con la propria.

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Capitolo 7
*** 07 ***


La foto 07 Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Katsura Hoshino; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro

Ringraziamenti:
Ermellino: Eh eh eh spero che non ti sia dissanguata XD anche a me Reever e Komui hanno sempre ispirato pensieri poco “professionali”. Sono  contenta di capire che Froi e Jerry insieme ti piacciano, io li adoro.
Ablaze: Ihihih hai ragione Lavi e Yu sono due baka ma ci piacciono proprio per questo, si questa fic è piena di coppie ma sono felice di sapere che ti stai innamorando anche di quelle strambe.
Namidachan: Lol si ho capito che la fic ti piace e ne sono contenta. Grazie dei bei complimenti, mi sono scervellata per trovare una spiegazione per il nome del preside.
Non mi sta antipatico Tyki è Daisya a pensarla così, in realtà è solo invidioso e come dargli torto? Tyki è alto, bello, fascinoso, elegante e sofisticato, ha un sorriso ammaliante e seducente, una voce calda e morbida … almeno un difetto troviamoglielo no?
Per quanto riguarda Froi e Jerry eh si è molta anomala, ma spero ti possa conquistare. Un bacione cara.

Ringrazio come sempre tutti quelli che seguono questa storia .

Buona lettura.     

07
   
- Su bambini ora scattiamo una bella foto – la donna vestita da infermiera sorrideva allegra e i piccoli pazienti, delle più svariate età, presero ad agitarsi a quella notizia tanto che alcuni medici, la donna e le sue colleghe dovettero intervenire, decidendo loro l’ordine per lo scatto e le coppie
– io e Yu la facciamo insieme- urlò a gran voce il bambino dai capelli rossi, mi afferrò per il braccio attirandomi vicino a lui, così che l’uomo col camice bianco dovette alzare le mani ridendo in segno di resa
– non voglio farla – dissi mettendo il broncio
– invece la facciamo, così poi la mostriamo alla tua mamma – mi sorrise piegando un poco la testa di lato e mi ritrovai ad annuire
– forza un bel sorriso – fece la donna armata di macchinetta quando tocco a noi
– aspetta -  la bloccò Lavi, mi fece girare e si mise di fronte a me sorridendo, lo faceva sempre in continuazione, non mi dava fastidio, in realtà mi piaceva, ma non glielo dicevo altrimenti quello stupido non avrebbe mai smesso
– ecco mettile qui- decretò alzandomi le mani e facendole poggiare sulla sua vita, le sue raggiunsero le mie spalle –guarda l’infermiera – disse ancora, quando lo feci  Lavi si poggiò alla mia fronte con la sua e poi ci fu il bagliore del flash
- forse è meglio farne un’altra – decretò la donna dopo che l’istantanea fu asciutta – dovresti sorridere questa volta – mi disse piegandosi sulle ginocchia per guardarmi, scossi il capo con forza e scappai nel corridoio
–Yu chan aspetta – mi fermai all’inizio delle scale – guarda – mi mostrò la foto appena scattata
– andiamo a farla vedere alla tua mamma – mi prese la mano e iniziammo a salire.

-Yu ti sei divertito?-  annuii alla mamma e mi avvicinai al letto facendo attenzione ai macchinari e a tutti i tubicini a cui era collegata, non mi piaceva vederla così, sembrava che fosse legata e odiavo quegli apparecchi che sapevo le facevano male, ne ero più che convinto.
Da quando era lì non si alzava quasi mai dal letto ed era diventata così pallida
 –guarda- le disse Lavi allungando la foto, la mamma la prese con una mano magra tanto sottile come il suo braccio
 –oh ma che bella, siete così carini – sorrise e allora la riconobbi, era la mia mamma, di nuovo lei come un tempo
-Yu chan non voleva farla però l’ho convinta io – esordì fiero il ragazzino dai capelli rossi, allargando ancor di più il sorriso. La mia mamma rise e io mi sentii felice ma poi iniziò a tossire, trattenni il fiato finché l’attacco non passò.
– Voglio darti un regalo Yu – disse mentre mi sorrideva stanca – Lavi caro fammi un favore, apri quello sportello - le indicò un armadietto accanto alla finestra - c’è una cosa avvolta in una stoffa rossa – annuì quando lui la tirò fuori mostrandogliela.
Svolse il panno e – questa l’ho fatta io pensando a te – presi la clessidra che mi porgeva e osservai meravigliato il fiore sospeso
– cos’è quella pianta?- chiese Lavi incuriosito
– è un fiore di loto, non una pianta – sorrise mia madre scompigliandogli lentamente i capelli, un tempo era così energica – è molto antico, molti popoli gli hanno attribuito molti significati nel corso del tempo, gli egizi pensavano che da questo fosse nato il dio Ra, il dio sole, i romani… – si fermò ridacchiando di fronte i nostri visi confusi
- ti dico solo Yu – riprese allungandomi una carezza sul viso  - che in india questo fiore è considerato il simbolo della “luce del cuore”, per questo ho voluto crearlo e dartelo, perché tu sei la luce del mio cuore, non dimenticarlo mai – allungò le braccia e io mi sporsi più che potei per raggiungerla su quel letto così alto, troppo alto.
Non riuscii ad abbracciarla come volevo, la mamma faceva fatica a muoversi e io non arrivavo a lei.
Scoppiai a piangere dalla frustrazione, per essere così piccolo, perché quelle macchine le facevano male, perché da quando eravamo lì sembrava che stesse scomparendo, perché mi aveva detto che presto qualcuno sarebbe venuto a prendermi e io dovevo andare con lui e non volevo
- non piangere Yu- Lavi mi abbracciò e mi strinse a se mentre la mano della mamma mi accarezzava i capelli e pian piano mi calmai.

Kanda si svegliò col cuore che batteva forte e un senso di oppressione nel petto, la ricordava, non benissimo, il ricordo del viso della madre era ancora sfocato come nel sogno, ma l’aveva vista di nuovo. Si mise a sedere osservando la clessidra sulla mensola, si portò una mano sugli occhi combattendo contro la voglia di piangere.

- Miranda -  la ragazza si bloccò voltandosi immediatamente come se fosse stata colta a compiere un reato
– Marie -  pronunciò il nome dell’altro sentendo il viso andarle a fuoco.
Dopo quel fuggevole bacio di ringraziamento ricevuto il giorno prima, l’universitaria aveva evitato d’incontrarlo, troppo consapevole che gli avrebbe fatto capire quanto quel suo gesto, dettato dall’amicizia, l’avesse sconvolta, dato che per lei solo amicizia non era
- ti andrebbe di fare una passeggiata?- le domandò indicandole la bella giornata che si apriva oltre la finestra
– ce … certo- accettò sperando che non sentisse il galoppare furioso del suo cuore.
Si recarono nel parco in silenzio prendendo a passeggiare lungo il viale
– i biscotti erano davvero squisiti- esordì il ragazzo con un sorriso radioso
– erano un po’ bruciati – ribattè lei, sapeva che non erano riusciti perfettamente, come avrebbe voluto
– affatto, li ho divorati tutti, uno dietro l’altro – Miranda arrossì di gioia scoprendo di aver fatto una cosa gradita per Marie
– la prossima volta mi riusciraaaaaa- si ritrovò a barcollare e sarebbe sicuramente caduta faccia a terra se due braccia forti non l’avessero fermata, con sommo imbarazzo si accorse di trovarsi con la schiena appoggiata al petto del ragazzo –mi … mi dispiace – balbettò in un sussurro, ma quella stretta invece che attenuarsi si fece più salda e avvolgente
- io sono felice di averti presa – il cuore di Miranda prese a battere folle, il respiro le si bloccò in petto, s’impose la calma, ovviamente si stava riferendo al fatto che come amico le aveva evitato una brutta caduta – grazie, ora puoi lasciarmi – gli disse celando con poco successo l’imbarazzo
– vorrei tenerti così per sempre – ammise l’altro, Miranda si voltò di scatto sicura che Marie la stesse prendendo in giro, ma invece si ritrovò d’innanzi il suo sguardo, seppur imbarazzato, sincero.  Non capì cosa accadde ma si ritrovò una mano del musicista a sorreggerle il mento e le sue labbra poggiate alle proprie. Chiuse gli occhi rispondendo e lasciandosi coinvolgere dal bacio.

-Yu chan che faccia lunga – esordì Lavi avvicinandosi al giapponese, Kanda si era recato nel parco per fare qualche esercizio con la spada e distendere i nervi. Gli lanciò uno sguardo adirato e riprese la posizione
– non arrabbiarti con me se il dojo il fine settimana è chiuso e non puoi andarti ad allenare al caldo- fece ancora l’altro portandosi le mani alla testa e fissando il corpo agile e tonico di Yu muoversi con grazie e abilità, lo vide fermarsi e fece in tempo ad abbassarsi per schivare il fendente laterale
- non chiamarmi per nome baka usagi- urlò furioso incamminandosi per tornare in camera
– ecco, ora ti riconosco – esordì la voce canzonatoria alle sue spalle, cosa che lo fece infuriare di più.
Per colpa dello stupido, maledetto coniglio, stava ricordando cose che non voleva, cose che aveva dimenticato per anni, certo rivedere il volto della madre, il suo sorriso, la sua risata era piacevole, ma c’era anche tutto il resto che gli faceva male.  
– dai Yu non essere così scorbutico – stava dicendo ancora l’altro, aumentò la velocità per seminarlo
–Yu aspettami, Yuuuuuuuu- continuava a chiamarlo e Kanda sentiva che stava per perdere la pazienza. Proprio quando era deciso a voltarsi e tagliare in due l’altro, si sentì sbilanciato in avanti, due braccia gli circondarono il collo e un peso gli si gravò sulle spalle
– su Yu chan fammi un bel sorriso – gli disse direttamente contro la sua guancia, la reazione del giapponese fu immediata
– togliti di dosso maledetto idiota, cretino senza cervello – urlò cercando di scrollarselo via, Lavi prese a correre sghignazzando e schivando Mugen. Quando si accorse che il giapponese aveva sguainato l’arma si quietò subito e prese a darsela a gambe
– torna qui e muori con coraggio baka – gli urlò dietro l’altro inseguendolo deciso a farla finita una volta per tutte, o quanto meno a farglielo credere.

Daisya Barry si alzò svogliatamente dal letto su cui era stravaccato comodamente a leggere un manga e andò ad aprire – Jas – salutò sporgendosi nel corridoio e cercando il gemello, che strano a dirsi non era con lui
– sono arrivate le nuove divise, ecco la tua – esclamò porgendogli un sacchetto di plastica trasparente in cui faceva bella mostra di se la maglia nera e bianca con lo stemma della scuola.
– non vedevo l’ora – esordì afferrandola  ed avviandosi all’interno – entra – lo invitò liberando gli indumenti dalla plastica protettiva – tuo fratello?- domandò quando l’altro fu entrato e chiuse la porta
- un impegno con Tiky – esalò  – avresti preferito che venisse lui?- Daisya lo fissò perplesso da quella domanda
– scherzi? Ma se non ci sopportiamo – gli rammentò – non è che mi stia antipatico – chiarì per evitare incomprensioni – ma è chiaro che non riusciamo a non scontrarci, diciamocelo tuo fratello ha proprio un brutto carattere, sicuro che siate gemelli? – gli domandò vedendolo annuire prontamente tranquillo – no perché siete proprio diversi – chiarì ancora sfilandosi il maglione e infilando la divisa sportiva
– ci compensiamo –disse Jasdero godendosi felice quella visione, lo vide andare ad aprire un anta dell’armadio dove all’interno c’era lo specchio lungo
– niente male – affermò Daisya contento
-quanto sei disordinato – ridacchiò l’altro notando il caos che regnava all’interno e non solo, Barry chiuse con un calcio l’anta e andando a riprendersi il maglione gli diede un piccolo buffetto con l’indice sulla fronte –non prendere in giro – lo rimproverò piccato, già gli bastava essere ripreso da Marie.
– come mai sei venuto tu? Non è compito di Mikk?- s’informò ricordando le parole scambiate nello spogliatoio con gli altri giocatori
– in teoria, mi ha chiesto di consegnarti la tua mentre ha preso Deby per aiutarlo con gli altri – lo informò mentre si aggirava per la piccola stanza, trovato il manga abbandonato sul letto prese a sfogliarlo.

L’altro si sedette sul letto invitandolo ad accomodarsi a sua volta, Jasdero saltellò felice al suo fianco con un enorme sorriso – è carina la tua stanza, anche se incasinata, l’ordine non è il tuo forte – terminò di dire ridendo, dopo che lo aveva spinto facendolo stendere con le gambe penzoloni, che prese a muovere ritmicamente fissando la copertina del fumetto
– ridammelo – fece allungando la mano il ragazzo più grande –non hai il diritto di leggerlo dopo che mi hai fatto due volte la predica, vorrei vedere la tua stanza – l’americano allungò le braccia muovendole perché non potesse raggiungere il volumetto
– puoi venire quando vuoi –
- dai ridammelo ragazzino mi sto incavolando – lo sgridò ma le sue labbra, increspate in un sorriso, smentivano le sue parole. Si poggiò su una mano e si allungò più che poté su di lui.
Perse l’equilibrio poco dopo quando riuscì a riappropriarsi della copia stampata
– eh eh ce l’ho fatta – esultò puntando lo sguardo sul viso  sotto di lui. Rimase immobile e finalmente tutto ebbe un senso, ciò che cercavano di dirgli i compagni di squadra, quello che non aveva capito fino ad allora, si scostò come se l’altro fosse circondato dalle fiamme
 – è meglio se vai ora – fece Daisya, spostando lo sguardo dal suo viso arrossito, dagli occhi che un attimo prima erano piacevolmente stupefatti e ora solo feriti.
Jasdero si mise seduto – mi dispiace – esalò con voce flebile, l’altro l’osservò di sottecchi vedendolo passarsi un braccio sul viso, le spalle scosse da un singhiozzo silenzioso
– senti non è, insomma non è successo niente – tentò di rassicurarlo, ma che dirgli? Non ho capito niente fino ad ora? Come un cretino non mi sono accorto che mi venivi dietro? Quando l’altro arrivò alla porta lo sentì tirare su col naso e un gemito strozzato gli sfuggì dalle labbra – ehi dai non fare così – si alzò e lo raggiunse facendolo voltare
– ora mi odi – esclamò di rimando il biondo tra le lacrime copiose
– ma no scemo, dai sta tranquillo –
- non prendermi in giro, ti faccio schifo l’ho capito – i singhiozzi divennero più alti e Daisya fece l’unica cosa che poteva calmarlo, lo abbracciò
– non metterti in testa idee strane capito? – gli disse con un tono un po’ rude, passando le mani sulla schiena sottile e scossa dal pianto, Jasdero si accoccolò contro il suo petto inzuppandogli ben presto la maglia
– allora ti piaccio?- Barry si fermò all’istante
– sei un ragazzino – sputò fuori, non capendo perché semplicemente non gli avesse detto che non era il suo tipo, il suo tipo? Da quando aveva un tipo? non che la cosa gli sconvolgesse la vita, in genere andava dietro alle ragazze ma non era mai impazzito per nessuna,quindi se avesse trovato un bel ragazzo, anche se l’altro era un bel tipino in fondo, ma che discorsi mentali si era messo a fare?
Si riscosse accorgendosi che il ragazzo aveva sollevato il capo e lo fissava con gli occhi lucidi e umidi
– il 21 dicembre compio diciotto anni, in questo e molti altri paesi sarò considerato un adulto – riferì
– allora non potrai usare questa scusa e dovrai prendere sul serio i miei sentimenti, quel giorno mi dirai la verità? –
- la verità?- domandò non capendo di che cavolo stesse parlando, ad essere sinceri non capiva neanche quello che lui stesse pensando in quegli ultimi cinque minuti
- se non ti piaccio, se ti faccio schifo oppure – le sue parole vennero fermate quando Daisya si chinò a sfiorargli la bocca con la propria – te lo dirò – promise al suo sorriso, prima di catturargli nuovamente le labbra.

Tiedoll osservò felice i figli - professore su non faccia quella espressione seria  – gli disse Marian Cross strizzandogli un occhio con fare complice – alle signore non piace avere uomini musoni intorno a loro – scoppiò a ridere lanciando un’occhiata seduttrice alle insegnati sedute poco distante
– Marian cosa c’è di così divertente?- chiese Anita avvicinandosi all’altro scivolando con grazia sulla panca
– nulla cara, si faceva due chiacchiere con Froi – l’artista sorrise imbarazzato quando la giovane donna gli puntò lo sguardo addosso  
- e di cosa parlavate?- s’informò lasciando che l’ingegnere le avvolgesse il braccio intorno alle spalle
– ma di donne naturalmente – esordì tranquillo sorridendo del suo sguardo truce – dicevo al nostro caro professore d’arte che non riuscirà a conquistare un angelo magnifico e splendido come te e quindi di avere così la mia stessa fortuna, se non si decide a sorridere e chiacchierare con il “corpo” docente femminile- calcò su quella parola osservando le curve generose della dottoressa
- dovrebbe seguire i suoi consigli Tiedoll- fece la ragazza cinese – nessuno è più esperto di Marian in materia – gli scoccò un’occhiata gelida allontanandosi
– Anita tesoro volevi dire ero – la corresse avvicinandosi e avvolgendo le braccia alla sua vita. Froi distolse lo sguardo dall’uomo che ora sussurrava chissà cosa all’amata, facendola arrossire e sorridere deliziata, per dedicarsi alla sua cena.
Marie era venuto poche ore prima nello studio a dargli la lieta notizia, si era dichiarato a Miranda e anche la ragazza corrispondeva i suoi sentimenti, non poteva esserne più che felice. Ora le neo coppia tubava felice al tavolo spalleggiata dall’altra già consolidata e sostenuta con grandi complimenti di Daisya, Lavi e Lenalee, anche se ora la ragazza sembrava più intenta a fulminare con lo sguardo la nipote del preside, che non si staccava un attimo dal braccio del giovane Walker
– ha preso il mio talento – gli sussurrò Cross che aveva indovinato cosa avesse colto la sua attenzione
- Marian? –
- si cara eccomi – rispose ad Anita avvicinandosi subito a lei.

-oh ma come sono felice, davvero, davvero felice – esultò Jerry, anche se a dire il vero Miranda non ne era molto convinta. Il cuoco oltre a non usare il solito tono scoppiettante, stava prendendo a mattarellate un panetto di pasta fresca, modellandolo con forza e irruenza
– qualcosa che non và?- gli domandò flebile e incerta, non era sicura di essere la persona più adatta o con cui l’altro volesse confidarsi, però lui l’aveva aiutata e incoraggiata molto e desiderava essergli di aiuto
– no nulla, è solo la mia solita sfortuna, o meglio – prese ad aprirsi lo chef – sono una ragazza troppo romantica e sentimentale, finisco sempre con l’innamorarmi della persona sbagliata. Il fatto è che è così gentile, dolcee affettuoso, un vero amore – gongolò portandosi le mani bianche di farina al volto e alzando una nuvola candida
– e il problema sarebbe che?- domandò Miranda portandosi una mano sul volto mentre l’altra scacciava i granelli bianchi dall’aria
– o un piccolo dettaglio di poco conto in effetti – disse con noncuranza Jerry prendendo a sbattere con decisione, troppa, l’impasto sul piano – semplicemente non sono una donna, Oh mio Dio che orrore che ho detto – si portò una mano al petto – io sono una donna, dentro ma non fuori, ecco il problema – chiarì riprendendo a lavorare.
Miranda abbassò lo sguardo dispiaciuta, la persona di cui Jerry si era innamorato sembrava così perfetta e lui si meritava di essere felice, non essere corrisposti, essere rifiutati, che si fosse uomini o donne non faceva differenza, era sempre doloroso.
– su ora va di là tesoro e non preoccuparti – la rassicurò il cuoco lanciandogli un sorriso allegro e agitò una mano per spronarla.

- non voglio - dissi continuando a piangere, portandomi le mani strette a pugno sugli occhi – non voglio - ripetei caparbio
– neanche io vorrei Yu chan - esclamò Lavi – però il dottore ha detto che non serve più che stia in ospedale - chiarì abbassando lo sguardo
- non ti vedrò più – esordii piangendo ancora più forte, faceva così male separarsi da lui
– ci rivedremo te lo prometto, io non ti lascio Yu chan – mi strinse forte dandomi un bacio sulla guancia
- io voglio sposarti Yu chan così staremo sempre insieme come la mia mamma e il mio papà – esclamò sorridendomi, tirai su col naso
– baka  … usagi –


Kanda si mise seduto con uno scatto si portò una mano alla guancia, il respiro era affannato e il cuore gli batteva forte, era sconvolto per quell’ultimo ricordo
– maledetto coniglio – sussurrò con aria feroce, scostò la mano rendendosi conto che era corsa nel punto esatto di quel bacio infantile.
Era arrossito, agitato ed euforico, non ne capiva la ragione ma un misto di tristezza, per la separazione, e felicità, per quella promessa, si agitavano dentro di lui.
-Sto diventando matto-  disse trovando l’unica soluzione possibile, perché sentire quell’affermazione accorata e sincera di non lasciarlo, lo riempiva di gioia?
Perché il fatto che non fosse mai tornato lo faceva stare così male?
Perché sapere che il ragazzo ora era lì, lo colmava di speranza?
Speranza che questa volta non lo abbandonasse lasciandolo nuovamente solo.
Scosse il capo con foga infilando le dita nei capelli serici, come a volersi cacciare via a forza quelle idee, sensazioni, sentimenti dalla testa. Non si capiva più, lui da sempre freddo e distaccato, autosufficiente in tutto, aveva il bisogno spasmodico che Lavi rimanesse con lui, che gli confermasse, che gli desse la certezza che gli sarebbe rimasto accanto questa volta.

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Capitolo 8
*** 08 ***


la foto08 Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Katsura Hoshino; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro

Ringraziamenti:
BloodyKamelot: Ti ringrazio dei tanti complimenti ^^ Sono felice di sapere che ti piace come ho reso Yu ammetto che mi spaventava un po’ come personaggio è alquanto difficile da gestire.
Si anche a me dispiace per Jerry eheheheh
Ablaze: Eh già due coppie si sono formate, adoro Miranda non avrei mai potuto non farle coronare il suo sogno d’amoreXd. Per quanto riguarda Kanda già l’ultimo ricordo è piuttosto particolare ma chissà come la prenderà lui.
Ermellino: Anch’io ti amo cara XD
Namidachan: è vero Tyki è perfetto, per quanto riguarda un suo coinvolgimento con Deby ho lasciato tutto alla libera interpretazione di voi lettori, potrebbe essere come anche potrebbe semplicemente aver agito da cupido per Jas … chi lo sa XD
Daisya ha 19 anni ( ho cercato per quanto possibile di lasciare l’età attribuita ai pg da Hoshino sensei, tranne qualche eccezione tipo Marie che in realtà ne ha 29 XD ) i gemelli ne hanno 17 ecco quindi svelato il mistero LOL ( info reperite nelle schede personaggi che si trovano in rete)
I ricordi di Yu sono veramente tristi hai ragione povero piccolo “isterico” Yuuu  

08

Lavi rimase a fissare la schiena del giapponese finché non uscì dalla porta della mensa, davvero non sapeva che cosa fosse successo, ripensandoci non capiva, che aveva detto di male?

-Yu chan buongiorno- esclamò il ragazzo dai capelli rossi sedendosi al suo fianco, rivolgendo un saluto e due brevi chiacchiere agli altri, si mise a fare colazione non ascoltando nemmeno la stessa frase acida e monotematica, che l’altro gli diceva ogni volta che usava il suo nome.
 Dopo qualche minuto però allungò una mano a sistemare la frangetta di Kanda, che si irrigidì voltandosi verso di lui con uno sguardo, spaesato per una frazione di secondo, e poi furente – sei tutto spettinato Yu- gli fece notare.
 Era rimasto perplesso per quello smarrimento intravisto nelle sue iridi, con un’alzata di spalle però prese a prestare ascolto all’ennesimo battibecco fra Road e Lenalee.
 Capire Yu si stava dimostrando un’impresa però non si sarebbe arreso facilmente, non avrebbe avuto il suo amore ma la sua amicizia e il permesso di stargli accanto quello si, lo avrebbe ottenuto volente o no, anche se avrebbe sofferto per averlo così vicino e irraggiungibile, ma non gli importava.

 Il suo posto era al fianco di Yu.

 – Possibile che non capisci quanto tu sia fastidiosa? Certo che no è ovvio, sei priva di cervello – esclamò la più giovane con aria di superiorità, ridendo apertamente del viso infuriato e scandalizzato dell’altra
– sei tu che non capisci Road, Allen è troppo ben educato per dirti chiaramente che sei un fastidio – esordì puntandole lo sguardo addosso – non fai altro che seguirlo dappertutto, gli sei sempre incollata addosso come un … come un …. Koala- trovò la parola più offensiva per lei
– ma senti e tu allora?- domandò di rimando zittendola – Allen ti va di studiare insieme? Allen ti aiuto a sistemare la camera di tuo zio, Allen, Allen,Allen. Non fai altro che sbavargli dietro, poverina mi fai pena-
- ma che dici? siamo solamente amici – puntualizzò arrossendo leggermente
- è ovvio che siate soltanto amici, non è minimamente interessato a te, non hai speranza su quel fronte rinunciaci –
- e tu? Anche tu vedi di fartene una ragione- esclamò adirata rivelando più di quanto volesse, Road scoppiò a ridere abbarbicandosi al braccio del ragazzo albino che continuava a mangiare indifferente a quei discorsi, tanto le due non sentivano mai quello che lui, il diretto interessato, aveva da dire in merito perciò le lasciava sfogare.
- Certo che non rinuncio, io e Allen ci sposiamo- affermò facendo andare di traverso il boccone al ragazzo che la fissò a bocca aperta.
Lavi scoppiò a ridere, era l’unico ad aver capito che la ragazzina aveva si un debole per l’altro, ma era più interessata a creare zizzania e a battibeccare con la ragazza cinese, era un gioco divertente per lei.
– Hai sentito Yu? – richiamò l’attenzione dell’altro poggiandogli un braccio sulle spalle – abbiamo un’altra felice coppietta, Road ed Allen si sposano- vide immediatamente Kanda irrigidirsi e prima che potesse chiedersi che cosa avesse, l’altro scattò in piedi scostandolo tanto bruscamente da mandarlo a terra
– stai lontano da me coniglio pervertito – urlò furioso, attirando gli sguardi dell’intera sala,Lavi lo fissò stupefatto tralasciando il dolore al fondoschiena.
– Tu maledetto maniaco, stammi lontano, non ti avvicinare, non osare rivolgermi più la parola o ti ammazzo sul serio – terminò strattonando le braccia per liberarsi dalla presa dei fratelli, che cercavano di farlo calmare.

Ma che aveva detto? Non se lo spiegava proprio, continuando a lanciare occhiate perplesse alla porta chiusa venne affiancato da Jerry. Fortunatamente il vecchio panda non era lì altrimenti si sarebbe beccato, oltre il suo calcio volante che neanche Chuck Norris poteva battere, la sua infinita sgridata.   
– Che hai combinato stavolta?- si sentì chiedere dal capocuoco direttamente al suo orecchio
– ma niente – esclamò con aria triste e affranta, questa volta non era davvero colpa sua, gli riferì quanto avvenuto e per un attimo poté giurare di aver visto gli occhiali dello chef brillare, cosa che lo inquietò non poco.
– oh piccolo tesoro – trillò a bassa voce nel suo padiglione auricolare – non è che gli hai fatto qualche proposta indecente? Birichino che non sei altro – l’osservò sghignazzare allegramente
– ma figurati, non è come credi tu su quel fronte non ho nessuna speranza – la tristezza della sua voce e del suo sguardo colpirono Jerry come un pugno diretto allo stomaco
– non credo sia così, Kanda ha un modo particolare d’interagire con te rispetto agli altri, non devi arrenderti Lavi, se davvero gli vuoi bene, se sul serio lo ami e tieni a lui non devi farti scoraggiare – lo smeraldo si riempì di determinazione a quelle parole
– non mi arrenderò mai con Yu, anche se lui non mi amerà mai io non smetterò di farlo, lui è … speciale – ammise con un sorriso.
Forse era solo uno stupido coniglio, come gli diceva sempre l’altro, che non si era lasciato influenzare dalle pessime maniere e dal suo brutto carattere, era l’unico ad aver scorto la bellezza e la complessità dell’animo del giapponese e proprio per questo l’amava alla follia.  
 
Froi aspettò la sua ordinazione pazientemente era da qualche settimana ormai, precisamente dopo l’incontro alla lavanderia, che fra lui e il capocuoco c’era una nota stonata, una tensione e una freddezza che ad essere sinceri gli dispiaceva.
L’uomo era sempre stato affabile e cortese con lui, se in qualche modo lo aveva offeso o altro, avrebbe voluto scusarsi ma sinceramente non sapeva cosa avrebbe potuto fare.
Ricambiò il saluto di Daisya che era intento a discutere con Debitto  su chissà quale rigore avesse sbagliato, secondo il centrocampista, durante la partita del giorno prima.
L’altro gemello invece sorrideva tranquillo dando ragione a oltranza al parente, con disappunto del figlio, tenendosi stretto al braccio di Daisya, il legame che li univa era chiaro e palese a tutti ormai e loro non lo nascondevano anzi lo mostravano con orgoglio.
L’artista si sentì un po’ triste nel constatare che i suoi figli stavano crescendo tanto in fretta.
– Ancora qualche minuto Professor Tiedoll – lo informò Jerry con molta, troppa professionalità
- la ringrazio – rispose in imbarazzo per quella strana situazione - Jerry la prego mi chiami solo Froi – l’altro gli sorrise affabile e solare come era sempre stato.
Quando presero a discorrere normalmente,si sentì sollevato nel constatare che la sua immaginazione gli aveva giocato un brutto scherzo.

Jerry sospirò per l’ennesima volta salendo l’ultimo scalino, aveva deciso di mantenere una certa distanza con il suo bel docente e invece appena gli aveva sentito chiedere di chiamarlo semplicemente per nome, si era sciolto come ghiaccio al sole.  
Prese un bel respiro profondo e sorreggendo il vassoio con un solo braccio bussò alla porta dello studio dell’uomo. Si accomodò con un sorriso allegro e aperto, mettendo su la sua miglior maschera gioviale
 – buonasera Jerry – ecco gli bastava che lo sentisse chiamarlo per fargli tremare le gambe, che imbecille senza cervello
– buonasera Froi ho portato un the speciale, una ricetta indiana, spero che lo gradisca – prese a versare la bevanda in una tazza osservando di sfuggita i movimenti dell’altro.
Il suo tesoro appariva così stanco, se avesse potuto gli avrebbe massaggiato amorevolmente le spalle
– ecco qui, è ora di fare una pausa – decretò dandogli l’infuso caldo e speziato
– non so come farei senza le tue premure – ormai l’artista gli si rivolgeva dandogli del tu dopo le accorate proteste dell’altro.  
“Se solo potessi ti riempirei di attenzioni” pensò lo chef con un sorriso, osservò il nuovo dipinto ormai quasi ultimato
– squisito e questo profumo … cannella?- chiese dopo un secondo Tiedoll
– esatto – affermò entusiasta e piacevolmente colpito
– ecco mi sembrava di riconoscerlo, tu invece odori di vaniglia – continuò pacato sconvolgendo la fragile e fin troppo debole mente di Jerry, che si bloccò in tempo dal chiedergli se volesse assaggiarlo
– ho appena finito di cucinare delle torte, sai alcune prove per la festa di Natale – chiarì gesticolando più del necessario
– non vedo l’ora, Marie si sta esercitando da così tanto tempo per questo evento -  terminò di bere il the e quando riprese in mano il pennello,  Jerry capì che uno dei momenti che attendeva con più ansia nella giornata era terminato
– allora ti lascio al tuo lavoro e tolgo il disturbo –  
- non mi disturbi mai anzi , sei una piacevole compagnia , sono sempre rinchiuso qui da solo con i miei quadri -  rise indicando la quantità spropositata di tele
- beh se non do fastidio resterei volentieri un altro pochino – propose approfittando di quella occasione
- mi siedo su questo divanetto e rimango in silenzio, non ti disturberò – disse subito temendo che potesse rifiutare
– ma ti annoierai – scosse il capo e si sedette sul piccolo sofà, che insieme a un mobile basso, una sedia e una scrivania, ingombra di tubetti, pennelli , carboncini e blocchi, costituiva l’arredamento dello studio messogli a disposizione dal preside come suo laboratorio privato dove creare indisturbato.  

Dopo qualche minuto che lo fissava lavorare cercò una posizione più comoda, posizionò le braccia sul bracciolo e usandole come cuscino vi poggiò il capo, rannicchiando le lunghe gambe sul piccolo sofà.
Non si accorse neanche di essersi assopito se non quando Tiedoll gli coprì le spalle con il proprio golf. Mosse il capo mezzo intontito dalla sonnolenza  - sei così gentile – affermò in sussurrò per la sua premura
-è meglio che ti avvii in camera, devi alzarti presto – rispose l’altro sistemandosi gli occhiali sul naso
- preferisco restare con te –ammise inconsciamente
- ma prenderai un malanno  qui fa piuttosto freddo, per non parlare del fatto che starai scomodo – Jerry sorrise
– non preoccuparti amore – nel silenzio che seguì  mentre scivolava nel sonno si rese conto di quel che aveva appena detto, scattò rapidamente a sedere facendo sobbalzare l’altro
- è meglio che vada- esclamò con tono isterico –chissà che stavo sognando – ridacchiò infilandosi le scarpe  -quando si dorme chissà che succede – ripiegò velocemente il maglione – beh buonanotte – sorrise e si avviò a passo svelto alla porta
– aspetta – lo bloccò l’altro e a quel punto il cuoco esplose
– bene non giriamoci più intorno, è abbastanza chiaro che ti ami come è chiaro che Jerry ha scelto l’ultimo uomo sulla terra che potrebbe contraccambiare – sbraitò agitando le braccia e passeggiando avanti e indietro sotto lo sguardo allibito e perplesso di Tiedoll – tutta colpa mia ovviamente, ecco che mi appare davanti il principe azzurro dall’animo nobile e io la piccola, fragile e innocente cenerentola me ne innamoro perdutamente, sospirerò col cuore infranto vedendoti passare d’innanzi la mia cucina ogni giorno, sono proprio masochista, no è che in realtà ho l’animo troppo romantico, piango ogni volta che vedo la sirenetta figurati – continuò a parlare senza filo logico
– sono troppo vecchio- lo chef s’interruppe a quella uscita dell’artista e si bloccò fissandolo incredulo
– ho quarant’anni tu sei così giovane, ti stancheresti presto di me, per non parlare del fatto che  - allargò le braccia indicandogli l’ambiente circostante – tutto quel che sono si riduce a questo –Jerry dopo un secondo si avvicinò all’altro col cuore in gola
– non sei solo questo – chiarì – e poi sarei felice di osservarti dipingere per ore, sarei una perfetta moglie, mi prenderei cura di te, cucinerei per te, entrerei a portarti lo spuntino e ti direi “oh tesoro hai macchiato anche questa camicia con la tempera” sorriderei sedendomi sulle tue ginocchia e poi ci baceremmo e … – si bloccò sentendo la risatina dell’altro
– sarebbe meraviglioso – spiegò vedendo la sua faccia contrariarsi – ma c’è davvero troppa differenza di età, quanti anni hai venticinque? – Jerry gli poggiò le mani al petto
– no amore mio ne ho trenta – non avrebbe mai detto che in realtà erano già due anni che la sua età stazionava ai trenta – sono ancora una bambina è vero ma per me non è un problema –
- Pensavo ne avessi molti di meno – ammise riflettendo l’uomo allungando un dito ad accarezzargli la guancia, ignaro di essersi conquistato l’amore eterno di Jerry  il quale decise che avevano già parlato abbastanza. Gli gettò le braccia al collo e lo baciò.

Erano tutti impazziti decise Kanda chiudendosi a chiave nella propria stanza, ma cos’è si erano messi d’accordo? Era scoppiata una qualche epidemia?.
Marie si era messo insieme a quel disastro ambulante combina guai, non che gl’importasse più di tanto finché non lo coinvolgeva, se al ragazzo stava bene rischiare la vita ogni giorno affari suoi. Daisya si era impelagato con uno dei gemelli anzi, si corresse, con entrambi dato che dove andava uno c’era sempre pure l’altro, oltretutto erano dei veri casinisti, beh se riusciva a sopportarli affari suoi, per non parlare di quelli con cui era costretto a dividere il tavolo ad ogni pasto.
La coppietta felice che s’imboccava vicendevolmente lanciandosi baci volanti, si sentiva male solo a pensarci, la mammoletta che veniva litigato da quelle due sciroccate, che ci trovassero in lui era un mistero, per lui era insopportabile e per finire in bellezza ci si metteva pure il suo tutore.
Si gettò sul letto portandosi una mano alla fronte ripensando all’uscita assurda dell’uomo “ragazzi vi presento la vostra mamma” ma si poteva essere più cretini?
Chi l’aveva eletto a loro padre?
Non si rispose, tanto con Tiedoll era una causa persa,  si considerava suo padre punto e basta, era inutile ripetergli che non aveva bisogno di nessun “padre”, l’artista sorrideva e non sentiva neanche una parola.
In fondo poteva risultare vantaggiosa come situazione, ora che aveva trovato qualcuno che si prendesse cura di lui forse avrebbe smesso di preoccuparsi per loro, “no impossibile” si disse subito Froi Tiedoll non lo avrebbe mai lasciato in pace.

Si rigirò nel  letto stendendosi sul fianco, alla fine l’unico a rimanere da solo era lui, sobbalzò a quel pensiero e allora? Non era quello che voleva? Restare da solo senza nessuna scocciatura intorno, non aveva certo bisogno di qualcuno.
Si portò i pugni agli occhi domandandosi perché gli fosse comparsa l’immagine di quello stupido coniglio
 – è tutta colpa sua - ringhiò furioso. Da quando l’aveva incontrato non era andato bene niente, aveva preso a fare quegli strani sogni, che poi altro non erano che spezzoni di memoria che aveva accuratamente dimenticato, continuava ad assillarlo perseguitandolo ovunque andasse, usando il suo nome proprio come se fosse qualcuno di … intimo, speciale.
Doveva ucciderlo si disse per l’ennesima volta, al diavolo se finiva in galera. Anche se forse riuscendo ad occultarne il corpo e creandosi un buon alibi…..

Kanda non procedette oltre con i suoi piani assassini dato che il bussare all’uscio lo distrasse, sbuffando si alzò ad aprire ritrovandosi d’innanzi proprio la sua fonte di guai
 - Yu guarda che ti ho portato – esordì allegro e ignaro di quanto fosse in pericolo Lavi
 – non ti ho detto di non … – iniziò il giapponese vedendolo entrare a forza nella sua stanza, possibile che non riuscisse a liberarsi di lui neanche per un’ora?
Dopo la litigata, diciamo la sua scenata isterica, in sala mensa era riuscito ad evitarlo per il resto del giorno, ma il giorno seguente l’altro si era presentato come nulla fosse, aveva sopportato per quieto vivere, anche perché era stato richiamato già troppe volte dalla vice preside per le sue sfuriate ingiustificate, così credeva lei almeno.
 – Guarda, guarda- continuò indifferente l’altro aprendo una busta ed estraendo una stoffa di un rosso sgargiante che risultò essere un berretto natalizio appena se lo calcò in testa, con tanto di ponpon bianco.
– ne ho uno anche per te - affermò felice il ragazzo dal sorriso solare
– esci immediatamente di qui – urlò a squarciagola indicandogli il corridoio, Lavi tranquillo invece di varcare la soglia la chiuse
– su dai provalo – fece tentando d’infilargli il capo, Yu decise di andare a prendere Mugen e di usarla, infischiandosene delle conseguenze, ma l’altro gli impedì di avvicinarsi alla mensola parandoglisi d’innanzi
– dai e poi se non lo metti saresti l’unico sai? Lo indosseranno tutti gli studenti per la festa di stasera e … –
- non lo metto quell’orrore, non andrò in giro conciato come un cretino e toglilo anche tu immediatamente-  - ma sarebbe un peccato Yu, saresti così carino- Kanda rimase in silenzio, non riusciva neanche a guardarlo per qualche ragione il cuore gli stava battendo veloce – sei carino anche senza, ma con questo –
-smettila pervertito-     
-sono un pervertito perché dico che sei carino? Non ti sembra di esagerare?-
- no che non esagero e stammi lontano-
-perché?-
- come perché? Che domanda scema è?-  
- perché vuoi che ti stia lontano, perché Yu dimmelo, non sopporti davvero così tanto che io ti parli? Preferiresti che non esistessi? Sul serio Yu vorresti che sparisse per sempre? –  chiese esasperato, non poteva davvero credere di essergli così insopportabile
– certo sarei mille volte … -  
- bugiardo- quella parola la sussurrò soltanto ma per Kanda fu come se l’avesse urlata – sei solo un bugiardo Yu,  tu non vuoi che io sparisca, non vuoi che ti lasci solo e non intendo farlo te lo assicuro –
- l’unico bugiardo qui sei tu- gridò nuovamente il giapponese ma questa volta non si limitò solo a quello, lo spinse facendolo sbattere contro il muro
– comunque te ne andrai come hai fatto allora, quindi non prendermi in giro baka usagi – Lavi sbarrò l’unico occhio rimastogli
– Yu ero un bambino, volevo davvero tornare a trovarti ma i miei genitori non potevano accompagnarmi, ho urlato e strepitato tanto e quando alla fine hanno acconsentito tu non c’eri più e io ero rimasto solo con quella foto –
- bugiardo sei solo un bugiardo e io ti odio, capito ti odio, non m’importa niente se non sei tornato ma a causa tua io adesso ho ricordato –
- cosa hai ricordato Yu?- domandò anche se aveva già capito
- quando era in ospedale, quando è arrivato Tiedoll e ho capito che non sarei più stato con lei, quando ho compreso che era morta prima ancora che me lo dicessero, il funerale, tutto ho ricordato tutto- finì flebile esausto di quei ricordi, del dolore che si portavano dietro, del senso di vuoto e solitudine che gli avevano scavato dentro.
Lavi gli circondò le spalle con le braccia non incontrò nessuna resistenza e lo abbracciò tenendolo stretto, aveva intuito che avesse ricordato qualcosa, dopo quella sfuriata in sala mensa, ma non immaginava tutto quello – lei non voleva lasciarti, non ti ha abbandonato, anche se allora hai pensato questo e hai sofferto portandoti dentro tutto, so che ora lo capisci – sussurrò gentile al suo orecchio - ci sono io con te Yu, non ti lascerò solo te lo prometto.  Sono tornato da te,  in qualche modo ho mantenuto la promessa di quel giorno – lo sentì irrigidirsi e le labbra s’incresparono in un sorriso  –sono pronto a sposarti Yu-
Kanda si scostò veloce urlando  - baka usagi che cavolo dici?- non poté fare a meno di sghignazzare Lavi quando vide come fosse arrossito, voleva solo tirarlo su di morale, spezzare la tensione che gli sentiva addosso.
La promessa fattagli da bambino gli era tornata in mente per caso, dopo che aveva riflettuto a lungo sul perché il giapponese si fosse adirato tanto con lui in mensa, chiamandolo maniaco
 – sei un pervertito -  
- Yu ero un bambino innocente e poi scusa ti volevo sposare e mi chiami pervertito? -  
- sono un uomo dannazione mettitelo in testa -  
- lo so che sei un uomo ma mi piaci lo stesso che ci posso fare – lo vide arrossire ancora di più e approfittò del suo sbalordimento, veloce eliminò la distanza gli avvolse le braccia in vita e gli chiuse la bocca con la propria prima che potesse urlargli contro. Approfondì il bacio pian piano e lo sentì distendersi nel suo abbraccio, quando prese a contraccambiare il cuore di Lavi mancò un battito.


- Buon Natale Yu chan – disse prima di poggiargli le labbra sulla guancia
– Baka usagi smettila – lo rimproverò con un filo di voce arrossendo lievemente e facendo vagare lo sguardo nella sala gremita di studenti, insegnati e quanti lavorassero all’ordine.
 Lavi sorrise del suo imbarazzo, per quanto il suo Yu fosse un tipino scorbutico, irascibile e forte, dentro rimaneva sempre quel bambino dolce e fragile che aveva conosciuto tanti anni fa, incapace di affrontare il proprio cuore o di capire i sentimenti che gli si agitavano dentro, per ora almeno, avevano tanto tempo davanti a loro e lui l’avrebbe aiutato ad esprimerli tutti.  
Guardò la foto che gli avevano scattato quella sera –questa la metto insieme all’altra – esordì con un sorriso  -non mi hai ancora spiegato perché l’hai tenuta per tutti questi anni – gli chiese Kanda fingendo indifferenza per la questione
– semplice perché già sapevo di amarti – il giapponese lo fissò un secondo poi senza volere sorrise a sua volta, Lavi stava per fare una qualche battutina ma la sua attenzione fu catturata da Allen che si trovava poco distante tenendosi affettuosamente per mano con una ragazza dagli occhiali tondi e i capelli legati in due trecce  
- chi è quella?- sentì domandare in coro da Road e Lenalee, poco distanti, che fissavano sconvolte il ragazzo ridacchiare familiarmente con l’altra
– è la sua ragazza, ce ne ha parlato Cross, dopo le vacanze natalizie prenderà a frequentare la scuola sembra che… – Komui s’interruppe notando le due impallidire
– ragazza? – ripeté Lenalee incredula
- cosa?- urlò Road.


Siamo giunti all’ultimo capitolo e alla conclusione di questa storia, in futuro potrei anche continuarla dato che si presta bene a un seguito.
Vorrei ringraziare tutte le persone che hanno letto questa Fic spero vi sia piaciuta.
Grazie a tutti tra cui :
Ablaze_the_Sorrow
BloodyKamelot
Ceres86
ChibiSuzaku
Ermellino
Lucy6  ( sono contenta che hai letto anche questa)
Name
Namidachan
Nemuchan       
Per aver recensito o messo la storia fra le preferite o seguite.
Grazie a tutti e auguri di buone feste.

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