Seasons

di Shatzy
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Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Estate ***
Capitolo 2: *** Autunno ***
Capitolo 3: *** Inverno ***
Capitolo 4: *** Primavera ***



Capitolo 1
*** Estate ***


Disclaimer: i personaggi citati non sono miei, ma dei legittimi proprietari, e non c’è alcuno scopo di lucro da parte mia nel fruire di essi.

 

Note autore: Non sappiamo nulla di preciso sull’apprendistato di Roy, né l’età in cui lo compie, né per quanto tempo, né il rapporto con Riza. Quello che si capisce dal manga è che l’apprendistato di un alchimista non ha un tempo fisso, quello degli Elric è durato sei mesi, immagino che quello di Roy sia almeno un anno e che l’abbia compiuto da adolescente. Dopo sappiamo che è entrato nell’esercito, forse frequentando un’accademia dato che non era ancora un alchimista di stato non possedendo il potere del fuoco, quindi niente privilegi. Probabilmente quindi, Roy ha lasciato una prima volta casa Hawkeye per entrare nell’esercito, e una volta diventato militare è tornato dal suo maestro ricollegandosi alla scena del manga volume 15. Dopo che il maestro è morto e Riza gli ha affidato il suo segreto, Roy lascia di nuovo la casa per diventare alchimista di stato.

Inoltre, Riza nel manga si rivolge a Roy con estrema formalità, chiamandolo “signor Mustang”, non per nome, al contrario di lui. Penso sia una forma di rispetto perché il ragazzo era più grande e perché era l’apprendista di suo padre, non credo che questa freddezza sia dovuta al padre troppo severo, anzi. Hawkeye-sensei alla fine affida sua figlia a Roy, questo mi fa pensare che non fosse un vecchio pazzo, ma che ci tenesse davvero a entrambi.

Ho lasciato delle note finali a ogni capitolo per indicare che tipo di perdita ho trattato. Le canzoni e le poesie citate sono creditate direttamente nel capitolo corrispondente.

 

Note aggiuntive: questa storia ha partecipato al “Contest a Multisquadre” indetto da Rota23 e Happy_Pumpkin, e si è classificata seconda nella classifica singola, e prima nella classifica a squadre.

Ci tengo quindi a ringraziare le mie altre due compagne di squadra, hotaru e RobyLupin, classificatesi rispettivamente prima e terza, e le giudici, di cui riporterò il giudizio alla fine di questa fanfic, nel quarto capitolo.

Il contest prevedeva di basare la storia su uno dei temi proposti, e la mia squadra ha scelto la perdita.

Vorrei solo aggiungere che era praticamente più di un anno che non scrivevo seriamente RoyAi, e che non credevo di riuscire a farcela. È stato difficile e volevo più volte lasciar perdere tutto, ma poi più andavo avanti nella stesura più ricordavo quanto il RoyAi è stato importante per me e quanto mi ha dato. Rimane il mio pair preferito in assoluto, sì. Tra l'altro, è la mia cinquantesima storia.

Buona lettura!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Capitolo Uno

 

Odio l'estate
Il sole che ogni giorno ci scaldava
Che splendidi tramonti dipingeva
Adesso brucia solo con furor.

(“Estate” – Andrea Bocelli)

 

“Allora ha davvero intenzione di andarsene, signor Mustang?”

Quella mattina l’aria era particolarmente calda, segno che l’estate stava finalmente arrivando. Sotto il cielo terso, solo qualche sporadica folata di vento che piegava l’erba ravvivava la scena.

“Non posso più rimanere qui, Riza”.

Appena fuori il portone di casa Hawkeye, con un piede ancora su un gradino e l’altro sul sentiero sterrato, Roy Mustang esitava. Era più forte di lui, ma non riusciva a sopportare quegli occhi grandi e spaventati, era come se si appigliassero stretti ai suoi tentennamenti più piccoli, strappandoli dal fondo dei suoi pensieri e ingigantendoli proprio di fronte a lui, alla luce del sole tiepido del mattino. Se fosse rimasto un secondo di più, ci avrebbe ripensato.

 

Riza aveva imparato molte cose da quando Roy viveva con lei. Sapeva che la mattina gli piacevano le uova insieme a un caffè amaro. Sapeva che ancora non era in grado di rifarsi il letto decentemente. Sapeva che amava leggere fino a tardi, la notte, e che poi si addormentava con la luce accesa e la coperta spostata. E sapeva capire quegli occhi meglio di chiunque altro.

“Perché si ostina così? Un uomo del suo livello non può rimanersene chiuso in casa! E’ egoistico!”

Perciò Riza sapeva che quel giorno era diverso.

“Roy, abbassa la voce”.

 

 

“Sì che può! Parlerò io con mio padre…” ma la ragazza si bloccò, ben sapendo l’impossibilità dietro le sue parole.

Roy sorrise, posò la valigia a terra e salì di un gradino, avvicinandosi a lei, così piccola.

“Non posso più rimanere qui, Riza” ripeté piano, con voce più dolce. “Devo vivere la mia vita, devo diventare quello che voglio” spiegò.

“Non era solo con mio padre che poteva diventare il miglior alchimista?” chiese sincera.

“Non voglio essere il miglior alchimista” le disse, sorridendo. E quella luce strana nei suoi occhi Riza avrebbe imparato a conoscerla bene, un giorno. Una luce sicura e ferma che le avrebbe fatto da faro, che l’avrebbe guidata nel sentiero delle sue scelte, che l’avrebbe fatta vivere di ideali e amore.

“E cosa, allora?”

 

 

Sapeva che origliare era sbagliato, ma sapeva anche che non doveva interrompere quando suo padre parlava. Non con Roy.

 “Non pensa a tutte le persone che potrebbe aiutare se mettesse la sua conoscenza al loro servizio?”

“Non è così semplice”.

E così, nascosta dietro la porta della biblioteca, ascoltava. Una leggera inquietudine si agitava nel cuore.

“Siamo uomini e siamo deboli, ma abbiamo la conoscenza. Non le importa di aiutare le persone? Di salvare vite umane? Non è questo lo scopo dell’alchimia?”

Riza portò le mani sulle orecchie. Odiava sentirlo urlare.

“Ci sono cose più importanti, Roy”.

“Non c’è niente di più importante dei propri sogni!”

 

 

Il ragazzo si chinò a raccogliere di nuovo la sua valigia, un sorriso impertinente e sicuro adornava le sue labbra. “Un giorno lo vedrai con i tuoi occhi” promise.

Riza provò a controbattere qualcosa, ma lui salì un altro gradino, ritrovandosi appena sotto di lei. Si sporse leggermente e sfiorò con la bocca la guancia sinistra della ragazza, appena sotto lo zigomo.

Poi la salutò con un cenno, senza dire nulla.

Riza rimase immobile, con la bocca leggermente aperta e gli occhi stupiti, mentre il suo volto prendeva fuoco. Era la prima volta che lui la vedeva così esposta e vulnerabile nella sua riservatezza, e ampliò il sorriso, fiero.

 

 

Con il passare del tempo, lei si era affezionata. Ci aveva creduto davvero che quella potesse diventare una famiglia normale.

“Entrare nell’esercito è l’unica soluzione!”

Ma quello era un punto di rottura.

“Entrare nell’esercito è la tua condanna a morte, Roy. Se è questo che vuoi, io non la firmerò: sei libero di andare via anche ora”.

E la fiducia in lui, quando lo sentì aprire la porta dello studio, sbattersela dietro e correre per le scale verso la sua camera, si frantumò.

 

 

L’unica cosa importante di Roy Mustang che ricordò negli anni successivi fu il solletico del suo respiro sulle sue ciglia. 

L’ultima cosa che ricordò di lui fu la sua schiena.

 

 

 

 

 

 

 

 

Note finali: nel flashback c’è la perdita della fiducia in Roy, mentre nella trama del presente c’è la perdita di Roy come persona, che va via dall’apprendistato.

E’ un Roy ancora molto giovane che crede fermamente nelle sue idee e nei suoi sogni, sappiamo bene che cambierà dopo Ishbar.

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Capitolo 2
*** Autunno ***


Capitolo Due

Capitolo Due

 

I lunghi singulti
dei violini
d'autunno
mi lacerano il cuore
d'un languore
monotono.

 

“Papà, la cena è quasi pronta”.

Riza non amava molto lo studio di suo padre. C’erano libri dappertutto, fogli scritti pieni di formule e cancellature scivolati per terra, e un odore acre di muffa. E, soprattutto, c’era suo padre. Sempre.

L’uomo alzò lo sguardo dai suoi appunti, rimanendo a scrutarla a lungo. Quegli occhi indagatori l’avevano sempre messa in soggezione.

“Se sei impegnato te la posso scaldare più tardi…” provò.

Lui continuò a guardarla, anche dopo che Riza ebbe abbassato il viso. “Non devi sentirti sola, Riza” disse. 

Odiava il modo in cui sapeva leggere dentro di lei, come un vero genitore.

 

 

 “Signor Mustang, non lasci in giro così i suoi libr-… Ah!”

Il ragazzo si alzò velocemente dalla poltrona, avvicinandosi a lei. Le prese la mano, esaminandola, mentre il libro cadeva per terra.

La pelle si apriva in una sottile ferita, che lentamente stava diventando rossa.

 

 

“Non lo sono, papà” rispose.

Hawkeye distolse lo sguardo per sistemare dei fogli, poi si alzò, avvicinandosi. “Lui sta inseguendo il suo sogno”.

“Lo so, non poteva rimanere qui”.

Perché tirare fuori quel vecchio argomento? Quanto tempo era passato ormai? C’erano giorni in cui nemmeno ci pensava più, in cui non aveva neanche il desiderio sempre represso di piangere.

Le sfiorò con la mano la guancia, e lei rabbrividì. “Non è questo, Riza. Bisogna sbagliare per capire i propri limiti”.

Lei si riscosse all’improvviso, spaventata. “E perché non l’hai fermato, se sapevi che stava sbagliando?” disse, sgranando gli occhi. Sentì il cuore torcersi per un secondo per quella che sembrava angoscia.

Poi si calmò, notando stupita il fantasma di un sorriso sulle labbra del padre.

 

Pieno d'affanno
e stanco, quando
l'ora batte
io mi rammento
remoti giorni
e piango.

 

“Ti sei tagliata con la carta… del mio libro” disse Roy a mo’ di scusa.

Riza ritrasse svelta la mano. “Non è niente”.

“Beh, fa male…” provò, allungando il braccio verso di lei.

“No, ora passa. Sopporto bene il dolore” dichiarò. “Porti i suoi libri nella biblioteca, per favore”.

Roy sbuffò, lanciandole un ultimo sguardo per poi scuotere la testa rassegnato.

Quel taglio faceva più male a lui…

 

 

“Tu vuoi aiutarlo, Riza?”

Non c’era bisogno di chiederlo, lui lo sapeva.

Lo sapeva già da tempo, ormai.

La ragazza abbassò lo sguardo per un secondo, insicura. Aveva pensato più volte al signor Mustang, e in tutte quante si chiedeva se lui avesse mai avuto dei dubbi riguardo alla sua scelta, se quell’abbandono gli facesse male, se ricordasse mai lei, il suo maestro, loro.

Le aveva scritto qualche lettera, all’inizio, ma Riza sapeva che la cosa non sarebbe durata: i compiti non gli erano mai piaciuti. E così, semplicemente, il ricordo era lentamente svanito. O almeno così aveva creduto fino a quel momento.

Suo padre le stava dando una possibilità, proprio a lei, e stavolta l’avrebbe accolta. Non per lui, non per Roy, ma per se stessa.

“Sì”.

Sentì la sua mano che le stringeva la spalla, e vide uno strano brillio nei suoi occhi.

“Lui tornerà, non sappiamo quando, ma lo farà. E per quel giorno dovrai farti trovare pronta” le disse. “E’ solo di voi due che mi fido, ormai. Solo di te.

Riza lo ascoltò attenta, studiando l’odore d’inchiostro di suo padre, la grandezza delle sue mani calde sulle sue spalle e quelle labbra sottili ora non più piegate verso l’alto, ma estremamente serie.

Annuì ancora e si lasciò avvolgere dal suo braccio, che la conduceva al tavolo rotondo dove l’uomo accumulava libri e pergamene. Le indicò dei fogli, dei cerchi alchemici di trasmutazione, e le spiegò la sua teoria. Riza si lasciò convincere come una debole foglia che viene portata via da una folata più forte del solito, ma sentiva che un giorno sarebbe stata lei a dar vita a un nuovo albero, più forte e rigoglioso e aperto ai rischi di quello su cui viveva.

Annuì ancora, decisa.

Forse era spavento, quello che provava, o forse finalmente si sentiva utile.

 

E mi abbandono
al triste vento
che mi trasporta
di qua e di là
simile ad una
foglia morta.

(“Canzone d’autunno” – Paul Verlaine)

 

 

Riza trattenne il respiro vedendolo andare via - era così brava ad allontanare le persone, perfino lui, ma quel senso di inadeguatezza era soffocante - mentre quell’unica goccia di sangue strisciava lungo la pelle come le sue lacrime non riuscivano mai a fare.

E capì che vederlo di spalle proprio no, non le piaceva.

 

 

 

La schiena le fece male per diverse settimane, ma non pianse nemmeno una volta.

Lui ora poteva tornare, lei sarebbe stata utile.

E se qualche volta un pensiero insistente l’assillava, dicendole che non sarebbe cambiato nulla e che ormai era troppo tardi per tornare ad essere un individuo come tutti gli altri, a lei bastava ricordare quel giorno lontano d’estate, e il rimpianto si mescolava alla speranza.

Ogni tanto era la guancia a bruciare come il fuoco, quando il dolore alla pelle era davvero insopportabile. La sua guancia sinistra, appena sotto lo zigomo e a un soffio dalle ciglia.

 

 

 

 

 

 

Note: nel flashback è la perdita di sangue, nel presente la perdita di identità, dato che Riza accetta di diventare lo strumento di suo padre per poter creare l’alchimista di fuoco (è il momento del tatuaggio sulla schiena).

Riza non piange né per un taglio sul dito che la porta ad allontanarsi da Roy né per l’incisione del tatuaggio, che invece la porterà a riavvicinarsi a lui.

 

E un ringraziamento particolare a Mary, per il regalo dolcissimo che mi ha fatto (Cento parole d’Amore).

E grazie a pat, Vale e Lely, per gli auguri in diretta <3

 

 

 

 

Riposte ai commenti: scusate il ritardo, ma questo ponte mi ha distrutto.

GLoRi: ciao ^^ sono contenta ti piaccia, spero continuerai a seguirmi (: Grazie del commento.

patronus: so che per i tuoi standard questi capitoli sono cortissimi :P Il punto è che doveva essere una raccolta di flashfic secondo il regolamento, ma poi è stato cambiato ed è stato possibile utilizzare oneshot. Ovviamente io avevo già scritto tutto, quindi mi sono limitata ad ampliare un po’, ma più di tanto non è stato possibile =_= Comunque, lo stile che ho usato è un po’ diverso dal mio solito, più a pennellate diciamo (è ironico detto da me che non so disegnare), l’importante è che l’ambientazione arriva lo stesso (: E il bacio… Era piccolo e delicato, come quello tra due bambini, mi è piaciuto immaginarmeli così. Sono contenta che il primo capitolo ti sia piaciuto, grazie mille.

valy: il nome del Vecchio è tabù XD ci sono impazzita per non fare ripetizioni in questo capitolo 2 XD Comunque, il RoyAi è il bene, e alla fine sono tornata pure io (poi c’è ancora il progettino cross-over per allietare le nostre sclerate notturne). Visto che carini i loro piccoli gesti? *si scioglie* Volevo qualcosa di dolce anche se è una fic introspettiva. Ciau.  o per precauzione -e ntest scadevano gli stessi giorni. nti che scompaiono

Evelyn_cla: ciao ^^ Lo stile di questa fic è particolare, di solito quando scrivo commedie ne uso uno molto più semplice (: Ma qui ci ho giocato un po’, ecco. L’importante è che ti sia piaciuto! E grazie mille del commento! A presto.

Rinalamisteriosa: sì, Roy per ora è ancora infantile, ha questi sogni bellissimi che però sono irrealizzabili, come tutti i sogni di libertà e pace degli adolescenti. Riza invece è complicata, dici bene, lei condivide tutti i suoi sogni, è contenta per lui, ma non le va che Roy lasci la casa – e lei. E come biasimarla? Quindi grazie per i complimenti per la posizione al contest e per il commento ^_^ Sono contentissima che ti sia piaciuta, e poi al RoyAi sono proprio affezionata. A presto, ciao!

 

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Capitolo 3
*** Inverno ***


Capitolo Tre

Capitolo Tre

 

Ma tu che vai, ma tu rimani
vedrai la neve se ne andrà domani
rifioriranno le gioie passate
col vento caldo di un'altra estate.

 

 

La sua camera, in quel momento, le parve improvvisamente rimpicciolita.

Roy si guardava intorno con un misto di curiosità e incomprensione, mentre Riza prendeva un profondo respiro e, dinnanzi a lui, pensava che mai si era sentita così esposta con qualcuno. Portò le mani al primo bottone della camicia sempre estremamente accollata, e lentamente lo slacciò.

Ma notando gli occhi di lui sgranati che tentavano di non rimanere incollati ai suoi movimenti, capì che ora non era mai stata così esposta a qualcuno.

 

 

Era tornato! Non riusciva a crederci. Eppure quello che aveva trovato fuori il portone era proprio Roy Mustang, nonostante la divisa militare e i capelli più corti.

Non sapeva definire quel nodo allo stomaco che aveva avvertito. Sorpresa, piacere, insicurezza…

Sapeva solo che si sentiva una bambina a stare lì dietro alla porta dello studio di suo padre ad ascoltare Roy parlare.

Una bambina, come ai vecchi tempi, finalmente.

 

 

“Riza, so che è un momento difficile, ma…” cercò di fermarla, stringendo forte le palpebre e le mani.

La ragazza lo fissò perplessa, dopo aver liberato la terza asola e avergli mostrato la linea del seno. Non capiva, davvero. “Signor Mustang, mi permetta di affidarle la mia schiena” ripeté come poco prima al cimitero.

Lui aprì gli occhi piano, scrutandola. Lo sguardo di Riza non era cambiato in quegli anni, c’era qualcosa di più profondo e consapevole, ma quella scintilla di spavento e insicurezza permaneva. E di ingenua bellezza.

“La prego, non si spaventi” disse, slacciando gli ultimi due bottoni sulla pancia.

Era così grande, con quelle linee intricate, quelle scritte minute, quell’enorme potere latente… Ed era lei ad essere spaventata.

Si voltò, prese un altro profondo respiro e lasciò scivolare la camicia dalle sue spalle, rivelando il segreto di suo padre.

Forse era una fortuna averlo tatuato sulla schiena, almeno evitò di vedere il viso sconvolto del signor Mustang nell’attimo in cui comprese ciò che era accaduto.

Tuttavia, il respiro trattenuto nel silenzio teso lo percepì lo stesso. E tremò appena.

 

 

Odiava sentirlo urlare. Le dava un fastidioso senso di nausea e impotenza.

“Maestro! Forza!”

E di paura.

“Qualcuno chiami un dottore!”

Un tempo il signor Mustang aveva avuto la sua fiducia, ma ora…

 “C’è nessuno?”

Forse era la solitudine quella muta certezza che nessuno l’avrebbe aiutata?

 

 

“Pensa di riuscire a decifrarlo?” gli chiese, per rompere la staticità.

Roy si risvegliò, avvicinandosi a cauti passi a lei. Le posò una mano sulla spalla, sentendola irrigidirsi e stringere ancora di più le braccia sul petto.

“Questo è…” provò, schiarendosi poi la gola. “Non ha lasciato alcuno scritto, ora capisco”.

“Ha detto che le sarebbe stato d’aiuto” spiegò.

S-sì” dichiarò. “Posso farcela, se me lo permetti. Ci vorrà un po’”.

Riza annuì piano, sentendo anche l’altra sua mano accarezzarle meno incerta la spalla e gli occhi iniziare a studiare quel testamento.

Si rilassò con un sospiro.

Ci vorrà un po’ di tempo.

Forse le cose sarebbero tornate come prima. Forse sarebbero migliorate.

 

 

Aprì la porta, spaventata, e quell’inquietudine, quel vago senso che qualcosa non sarebbe andato nel verso giusto, la colpì in pieno petto quando vide tutto quel sangue macchiare gli importanti fogli bianchi di suo padre mentre il signor Mustang continuava a urlare, a chiamare, a implorare, in un modo che Riza non aveva mai sentito prima. Quella voce, con la sua impotenza e rabbia, la scuoteva dentro.

Solo in quel momento riuscì a dare un senso a quel sentimento che stava vivendo.

“Papà…”

Terrore.

 

 

“La collana di tua madre?” le chiese dopo un po’ per dialogare, appuntando una frase sul suo taccuino.

“Come?”

“La portavi sempre…” spiegò, passandole un dito sul collo.

“Ah…” Mi faceva male quando mi sfregava sulla pelle irritata. Come se lei non mi considerasse degna di essere sua figlia, ora che lo ero diventata per mio padre, accettando di essere il suo testamento. “L’ho persa”.

 

 

Ma tu che stai, perché rimani?
Un altro inverno tornerà domani
cadrà altra neve a consolare i campi
cadrà altra neve sui camposanti.

(“Inverno” – Fabrizio de André)

 

 

 

 

 

 

 

 

Note: nel presente c’è la perdita di un oggetto, nel flashback la perdita del padre. Le frasi di Roy sono prese dal manga (volume 15).

 

Buon Natale a tutti ^_^

 

 

Chiedo scusa, volevo aggiornarla una volta alla settimana, ma proprio non mi è stato possibile.

Risposte ai commenti:

Rinalamisteriosa: che bella recensione ^^ Allora, vado con ordine. Riza sarà un mistero sempre, è veramente tanto complessa e proprio per questo è uno dei miei personaggi preferiti in assoluto *-* Qui è ancora una ragazzina, quindi mi sono permessa di mostrarla un po’ più fragile, più insicura: si fida del padre, vuole bene a Roy, quindi accetta la storia del tatuaggio.

Roy invece è legato a lei, sicuramente, e già a quel tempo si preoccupava più degli altri che di se stesso. È un moccioso sognatore XD

Il padre è ambiguo, sì, è strano forte XD Ma tutte le menti geniali sono un po’ strane. Non so, mi piace credere che a Riza ci tenesse (è il suo ultimo pensiero prima di morire, si preoccupa del suo futuro, per questo l’affida a Roy).

E sullo stile ci ho lavorato un sacco!! Sono contenta che piaccia ^^ Grazie mille del commentone!

 

Valy: la mandiamo all’Arakawa? Così si fa quattro risate tra uno spargimento di sangue e un arto reciso? XD Chi si taglia con la carta oltre a Riza? Che gente imbranata che gira, eh… :P Chiedi all’ing se può fare la parte di Roy la prossima volta. E Hawkeye-sensei era bizzarro alquanto, concordo (basta vedere come andava in giro), ma era sempre un padre, e con quel tatuaggio in pratica le affida tutto se stesso (di solito i genitori ti parlano della loro vita davanti a una scatola di biscotti, raccontandoti come si sono conosciuti e innamorati, lui incide tatuaggi, ma il concetto è lo stesso. Ecco, ora ho in mente una AU demenziale). Bon, alla prossima, ti saluta anche K :P

 

elyxyz: grazie mille per il doppio commento (_ _) Sullo stile ci ho lavorato un sacco *flà si asciuga goccia di sudore dalla fronte* non capivo se era delicato o se era una schifezza totale, e dato che all’inizio doveva essere una raccolta di flashfic secondo il bando avevo condensato così tante frasi che… boh. Però ci ho lavorato davvero tanto a questa fic, sono così contenta del risultato e del fatto che ti piaccia *-* (che poi sotto sotto è una RoyAi a tutti gli effetti XD). Eh sì, posto il giorno del mio compleanno come regalo a chi mi fa un regalo (sono contorta XD), e dato che quel giorno è stato un casino e lo sapevo a priori, ho aggiornato la notte. Grazie per il tuo, di regalo ^^ E per i commenti.

 

GLoRi: grazie mille per gli auguri! ^^ E anche per il commento, sono contenta che anche il secondo capitolo ti sia piaciuto, perché vuol dire che tutto quello su cui ho lavorato scrivendo la fanfic viene colto *-* A presto e grazie ancora (:

 

 

 

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Capitolo 4
*** Primavera ***


Capitolo 4

Capitolo 4

 

La Primavera cominciò un po' di tempo prima
e l'erba si vedeva appena e noi stavamo bene
nell'aria mite del mattino le felci ancora chiuse
tu che abbassavi spesso gli occhi e sempre prima di me.
(Era l’inizio della primavera – Franco Battiato)

 

 

Sentì la terra cedere, l’aria mancarle, e un’incapacità intrinseca di riuscire a pensare. Era tutto così bianco nella sua testa che sembrava accecarla, anche se i suoi occhi erano chiusi. Stretti.

Percepì solo le mani di Roy sui suoi fianchi e l’odore dei suoi capelli nelle narici.

 

 

“Ce l’ho fatta!” esclamò, entusiasta. “Ma certo, come ho fatto a non capirlo prima? L’idrogeno va compresso in questo modo facendo attenzione ai suoi isotopi, mentre la concentrazione di ossigeno deve variare lungo la direzione che scelgo e…

Riza sussultò appena sentendolo urlare, ma non capì una sola parola del suo contorto discorso successivo. Si voltò su un fianco, stringendosi il lenzuolo al petto. “E quindi?” chiese timida.

Lui sorrise soddisfatto, sedendosi sul letto su cui lei era sdraiata. “E quindi sarò il migliore alchimista in circolazione!”

“Davvero?!

“No! Riza, aspetta, non ti voltar-”

 

 

Quando quel secondo finì, Roy la guardò negli occhi grandi e attoniti, sorridendole. Prese la sua valigia e Riza si accasciò sullo stipite del portone di casa.

“Se hai bisogno di me sai dove trovarmi” le ripeté, mentre quel foglietto diventava così pesante nella tasca della gonna della ragazza.

Era stato come perdere la propria coscienza, lasciarsi andare dolcemente a un ritmo ignoto ma amabile, sprofondare nella calma più appagante, dimenticare se stessa, gli obblighi, le difficoltà, la solitudine.

“Cerchi di non morire” scherzò, rispondendo al suo sorriso. 

L’incapacità di rimanere a fissare quello sguardo sicuro sembrava essersi dissolta come una di quelle nuvole leggere che solcavano il cielo ogni tanto, in quei mesi tiepidi, e Riza si rese conto di stare finalmente bene: il fianco di quell’uomo era il suo posto. Sapeva, però, che quegli ideali che aveva condiviso scalpitavano per essere raggiunti, Roy doveva giocare le carte che lei stessa gli aveva regalato, e il loro sogno non si poteva certo realizzare in una casa in campagna, loro due da soli e il mondo che scorreva all’esterno.

Riza lo lasciava andare via sapendo che avrebbe portato con sé una parte di lei, sperando che questo le bastasse per non arrendersi. Aveva detto al signor Mustang che avrebbe vissuto da sola senza alcun problema, che sapeva badare a se stessa, eppure vedeva una vita di fronte a sé così sola.

Ma quel bacio era stato come un appiglio che le impediva di affondare. Con lui avrebbe voluto rinascere, un giorno.

 

 

“Oh…”

Sei coperta?” chiese, nascondendosi gli occhi con una mano, stringendo ugualmente le palpebre.

Riza guardò il lenzuolo che le era caduto sulle gambe quando lei si era alzata e girata verso di Roy, poi fissò lui e il suo viso leggermente arrossato. “S-sì”.

“Bene” sospirò, guardandola cauto e notando che il lenzuolo ora la copriva fino alle spalle.

“Bene” sorrise lei. “Mi scusi, ma…” ormai mi sono abituata di nuovo alla tua presenza qui. Purtroppo.

 

 

Lo vide andare via lentamente, la sua figura si faceva sempre più piccola all’orizzonte lungo la strada sterrata. E Riza, mentre le ginocchia le cedevano e tutto intorno si faceva nero, pensò che quello fosse il fondo. Sua madre, suo padre, il signor Mustang, la sua stessa identità… Ora le rimanevano solo una casa piena di fantasmi e un testamento inutile ormai decifrato.

Ma stavolta non fu il terrore ad accoglierla, né la solitudine, la nausea o l’impotenza. Stavolta era una consapevolezza nuova che era germogliata timida e insicura facendosi spazio tra le sue paure. 

Richiuse il portone di casa Hawkeye alle sue spalle e si diresse in cucina per lavare le stoviglie utilizzate poco prima per la colazione. Fece scorrere l’acqua e si ritrovò a pensare, ancora. Sentiva che aveva bisogno di riposare, ma se si fosse fermata avrebbe visto solo vuoto intorno a sé, e questo le piaceva ancora meno che sentirsi esausta.

Pensò a quello che le aveva lasciato suo padre, il testamento e Roy; pensò a suo nonno, che tanto voleva vederla e aiutarla; arrossì quando pensò al signor Mustang, e si toccò con le mani insaponate le labbra riflettendo su quel grande sogno a cui avrebbe voluto partecipare; pensò a se stessa, e al fatto che era sola, ma che sarebbe sopravvissuta, perché una soluzione già l’aveva. Sorrise.

L’unica cosa che poteva fare, in fondo, era riconquistare con le sue uniche forze tutto ciò che aveva perduto.  

 

 

 

 

 

 

 

FINE

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note: nel flashback è la perdita dell’insicurezza: Riza sta molto a contatto con Roy, che deve studiare i segni sulla sua schiena, si abitua a lui e non si preoccupa della sua presenza, la intendo come una maturazione personale, non è più la bambina dell’inizio. Nel presente c’è la perdita di coscienza, con le sensazioni del bacio, e di nuovo la perdita di Roy come persona, ma in questo caso Riza riesce a ritrovare la fiducia in sé, chiudendo il circolo con una certa speranza.

I capitoli sono ispirati alle stagioni, ma il tempo non è inteso scorrere in un senso lineare, probabilmente sono passati anni tra un capitolo e l’altro, ma ho associato lo stesso ogni momento a una stagione e alle sensazioni che porta con sé.

 

 

 

 

 

 

Questa era la conclusione di una fanfic sull’adolescenza di Roy e Riza che ho sempre promesso, ma che non scriverò mai XD Almeno è uscita questa raccolta, di cui sono abbastanza soddisfatta :)

Come detto all’inizio, questa storia si è classificata seconda nella classifica singola del “Contest a Multisquadre” e prima in quella a squadre, con hotaru e RobyLupin. Lascio qui sotto il giudizio di Rota23 e Happy_Pumpkin, le giudici:

 

Grammatica, lessico e stile 9,5/10
-Caratterizzazione personaggi 9/10
-Attinenza alla trama scelta 14,5/15
-Originalità 9/10
-Giudizio personale 4,5/5
TOT 46,5/50


Lo posso dire con franchezza. Questa ff l’ho seriamente adorata.
La grammatica è impeccabile, così come il lessico risulta adeguato e ben inserito nel contesto della storia. Lo stile, che gioca su flash back e narrazione vera e propria, non è mai pesante, riesce ad alternare le varie scene con precisione senza per questo rallentare la lettura. Questi sono i fattori che hanno determinato un punteggio così alto.
La caratterizzazione del personaggio di Riza mi ha colpito davvero molto. La donna acquista uno spessore psicologico notevole, ben curato nei particolari, davvero un piacere alla lettura.
L’attinenza alla traccia è pressoché perfetta, in ogni capitolo della ff che presenti. Le note da te messe aiutano la lettura, questo è vero, ma il senso di angoscia che prova la protagonista è palpabile anche senza spiegazioni.
L’originalità ha punteggio alto per questa capacità dell’autrice nel descrivere sensazioni, emozioni e situazioni, che non rendono mai banale neppure gli istanti della narrazione.
Il giudizio personale è molto alto poiché risultato di tutti questi fattori messi assieme.

Commento di Happy_Pumpkin

-Grammatica, lessico e stile: 9,5
-Caratterizzazione personaggi: 10
-Attinenza alla trama scelta: 15
-Originalità: 9
-Giudizio personale: 5
Totale: 48,5/50

Questa fiction narra di un percorso psicologico intrapreso da Riza, grazie a determinati avvenimenti o anche solo ad istanti importanti che hanno in qualche modo contribuito a formarla. Si delinea così il suo rapporto con il padre e con la famiglia più in generale, ma anche con Roy; quest'ultimo le studia la schiena e grazie a questo contatto involontariamente più diretto i due iniziano a concepire in maniera diversa il loro legame, Riza stessa matura molto da questo punto di vista.
La Riza descritta nella storia è un personaggio profondo, eppure così splendidamente evanescente nei momenti che vengono descritti. E' stata trattata con cura e si avverte una certa delicatezza: nonostante la rigorosità che la caratterizza, è presente sempre quel sottofondo di dolcezza e un certo imbarazzo nel rapportarsi a molte situazioni. In questo e in molti altri particolari, rispecchia il tenente Hawkeye che è presente nel manga.
Lo stesso dicasi per Roy, per quanto si sia logicamente più concentrati su Riza: ha una psicologia calzante con il carattere originario e nel suo modo di relazionarsi con il tenente è sempre molto IC.
La trama in sé scorre piacevolmente, il lettore è coinvolto dalla narrazione: i passaggi dalla narrazione principale ai flashback non disorienta, anzi, accompagna chi legge nel percorso intrapreso dalla protagonista. Anche la suddivisione secondo stagioni e la scelta dei momenti descritti appare ben strutturata, senza che questo crei confusione nonostante a volti passi anche molto tempo, cronologicamente parlando.
Particolare originalità è dovuta alla maniera in cui è stata trattata la Perdita: non ti limiti ad affrontare la questione sotto un unico punto di vista, ripetuto e analizzato nel corso della fiction, bensì scandagli i vari possibili significati della perdita e ciò che essa comporta. Che sia la perdita di una determinata condizione mentale e caratteriale, oppure una perdita fisica, di oggetti o persone care. L'introspezione psicologica è curata, attenta, e anche solo attraverso semplici frasi è possibile cogliere facilmente quanto magari risulta sottinteso.
In conclusione un'eccellente raccolta, leggera nella sua scorrevolezza e contemporaneamente in grado di trasmettere al lettore tante sensazioni diverse; il finale, toccante eppure dotato di una semplicità dal sapore quasi quotidiano, chiude perfettamente questo insieme di momenti e attimi di vita. Proprio in virtù di questa molteplicità e dell'ottima trattazione dei personaggi, questa storia merita davvero tanto.

 

 

 

 

 

 

 

 

Risposte ai commenti: scusate il ritardo, anche se è una fic già scritta ci ho messo un secolo, ma sono stata fin troppo impegnata, la sessione deve ancora cominciare e io sono già esaurita >_< Non so quando tornerò su EFP e non so quando e se scriverò altro, ma questa fic andava conclusa. E ne approfittato oggi, visto che è il compleanno di Vale.

 

GLoRi: ciao! Scusa il ritardo di questo capitolo =_= Ti ringrazio per i complimenti sullo stile, ma ricorda che l’ottimismo è il profumo della vita! XD Tu scrivi bene, hai poca autostima però!! Non hai niente da invidiarmi. Comunque, sono contenta che ti sia piaciuto il capitolo e spero ti piacerà anche l’ultimo, sempre se ti ricorderai di questa fanfic, visto il ritardo =_= Grazie mille.

 

elyxyz: ho fatto i compiti e mi sono impegnata, da brava secchiona quale sono XD Posso essere la cocca della M.? *-* Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto (: e spero di avere un attimo di tempo per respirare, non ce la faccio più ç_ç

 

Valy: ma tu già lo sai come finisce la storia =_= piantala di lasciare commenti come se non sapessi niente XD Comunque, ovvio che la mamma di Riza non la reputa indegna, ma il senso di colpa è una gran brutta cosa. Ma per fortuna che c’è Roy <3 Ed ecco la conclusione, per il tuo compleanno, anche se già la conosci XD A presto e auguri (:

 

hotaru: ciao! Grazie mille del commento (: Ti ho anche mandato una mail tempo fa visto che mi avevi lasciato un paio di commenti, non so se ti è mai arrivata ma non importa. De André piace molto anche a me, questa canzone, Inverno, la conoscevo poco, ma ho trovato che le parole fossero ben inserite nel contesto di questa fic. E poi l’inverno è la mia stagione preferita.

 

Rinalamisteriosa: ciao!! Non fa niente se scrivi poco nel commento, su questi capitoletti non c’è niente da dire XD Figurati. Mi bastano anche due righe. Comunque sì, Riza si rende finalmente utile mostrando il tatuaggio a Roy… E sono sicura che sua madre sia fiera di lei sempre, ovunque sia, solo che Riza è insicura e ha un forte senso di colpa. Per fortuna c’è Roy che inconsciamente l’aiuta. E sì, questo era davvero l’ultimo capitolo (: Grazie mille dei tuoi commenti sempre presenti, a presto (spero, sono incasinatissima tra studio e lezioni), ciao!

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