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Lista capitoli: Capitolo 1: *** Me ne devo andare *** Capitolo 2: *** Per riconquistarlo *** Capitolo 3: *** Vi ho amate tutte …perfino voi, madre *** Capitolo 4: *** Informazione *** Capitolo 5: *** Non dimenticatevi da dove provenite *** Capitolo 6: *** I nostri sguardi dovranno ancora incontrarsi, *** Capitolo 7: *** Signorina Elizabeth! Voi ballerete con me! *** Capitolo 8: *** Il silenzio è più doloroso di quanto pensassi *** Capitolo 9: *** Quelle parole così dissonanti ed incompatibili *** Capitolo 10: *** Il sapore lieve delle sue labbra *** Capitolo 11: *** Non avrei aggiunto alcuna parola al silenzio *** Capitolo 12: *** Il modo in cui vi guarda *** Capitolo 13: *** La certezza dei sentimenti *** Capitolo 14: *** Illusione mortale *** Capitolo 15: *** La mia unica possibilità di essere felice *** Capitolo 16: *** La forza e la speranza di amare da umili ***
Me ne devo andare. E bene per me, e per tutta la mia famiglia. Riuscirò a mandare a casa qualche soldo: Kitty si curerà
dalla polmonite, Jane avrà di che vivere e le mie altre sorelle minori
soffrirano meno la fame. Siamo sempre state unite da un medesimo destino. Per
quanto ingiustamente abbiamo condiviso lo stesso abbandono, la stessa
solitudine che consolandoci a vicenda cercavamo di dimenticare dissotterrandola
in chissà quale nostro sorriso, così falso e speranzoso. Ma, soprattutto, abbiamo condiviso la stessa
fredda, agghiacciante, povertà.
Da quando è morto improvvisamente nostro padre, la famiglia Bennet
aveva perso quella fievole speranza di non cadere nella miseria completa e di
maritare tutte noi. Malgrado gli sforzi, l’impegno, spesse volte ci siamo trovate
a condividere in sei un solo boccone di pollo: era in quei momenti che
misteriosamente la mamma non aveva più fame. Sia alzava dalla sedia e si
congedava nelle sue stanze con la consueta frase “ questa sera finirò per scoppiare se non ci do un taglio”. È sempre stata orgogliosa e tremendamente cocciuta,
forse anche nevrotica alla volte. Non si è mai abbassata a mostrare il suo
interesse per noi chiaramente, tranne se non per diventare mogli, ma spesse
volte si è comunque tradita ed abbandonata all’affetto per noi tutte. Le mie
valigie. Lì, sopra al letto.
Pongo gli ultimi soprabiti dentro. Emanano uno strano profumo: così familiare e tremendamente straziante per il cuore di
una figlia. Non posso di nuovo gettarmi nel dolore e dimenticare il mio
orgoglio, devo salvare la mia famiglia e non permettere che mio cugino erediti
tutto senza alcuna ragionevole motivazione. Vuole maritare una di noi, con la
sua ripugnante presunzione, non certo con amore. È più di una volta che mi osserva di sottecchi, cercando con lo sguardo
una mia attenzione, ma con prontezza mi volto dall’altro lato ed osservo un
qualsiasi insignificante particolare della casa.Come è ruvido questo baule. Emano un
sospiro così pesante e sofferto. So che sto facendo la cosa giusta. Abbandonare la
mia famiglia per il suo stesso sostentamento. Osservo un’ultima volta quel
letto dove innumerevoli volte io e Jane abbiamo parlato di tutti i balli a cui
abbiamo partecipato con ossessiva insistenza di nostra madre, ansiosa di
trovarci marito,come se fossimo soprammobili da vendere all’asta in pochi
giorni. Sembrava un avvoltoio girovagare per le sale con il suo fazzolettino
bianco in mano pronta a spettegolare su tutte le dame di alto rango e a
spianarci la strada per abbindolare un qualsiasi uomo con qualche sterlina in
più di noi in tasca. In fondo lo ha fatto sempre per il nostro bene. E’ così difficile per me, dimenticare tutto questo ed
andarmene per non so quanto tempo… Decido di accoccolarmi ancora, per l’ultima
volta intorno alle lenzuola giallognole di cotone grezzo e recuperare qualche
ricordo della mia infanzia.
Starò bene, lì.
Ne sono certa. Le mie lacrime sembrano smerigli al sole, i cui raggi
penetrano dalla finestra opaca. Starò bene.
Porto le mani al viso, cercando
in tutti i modi di soffocare i miei singhiozzi così brucianti in gola. Li reprimo con una tale violenza
da sentirmi mancare quasi il respiro.
Starò bene nella casa
del Signor Darcy…o fingerò di esserlo.
Del resto sono l’unica in questa famiglia ad avere un minimo di
istruzione adatta ai canoni richiesti dalla famiglia Darcy, in particolare da
sua sorella di cui mi dovrò occupare
personalmente assieme ad altre mansioni della casa.Sono l’unica speranza per la
mia famiglia.
Starò bene.
Prendo in mano i miei bauli e mi accingo alla porta.
“ NOOO!!! Elizabeth, non te ne andare ti
prego! N-non lasciarmi ti scongiuro…” Irrompe Jane in lacrime. Probabilmente
era dietro alla porta, lì, da qualche minuto in preda ad un
soffocante dolore. Continuava ad abbracciarmi. Mi stringeva come se fossi la
cosa più preziosa al mondo. I suoi occhi erano rossi e gorgoglianti di lacrime.
“Non farlo!!! Come faremo senza di te? E come ti troverai lì, da sola senza nessuno? Suppongo che ci siano altre soluzioni per la
nostra famiglia…E poi il Signor Darcy…Ne parlano così male. Non è un uomo dabbene!!!”
Era strano sentire quel pizzico di
malignità nelle parole di Jane sempre così coscienziosa e fiduciosa in
tutti, anche nei riguardi del più grande impostore, primo fra tutti nostro
cugino.
“ Sta tranquilla Jane! Scommetto che non
sarà poi così terribile! Saprò badare a me stessa!”
Ecco qui il secondo
capitolo! Un grazie speciale a tutti coloro che mi seguono e soprattutto ad
Irish che è stata veramente disponibile!!!ovviamente un grazie a te Giugy che leggi sempre le mie storie e ad Alessandra nel
caso in cui la leggerai!!!! So che il capitolo non è molto lungo ma è pro
proporzionale al tempo che ho!!!!un grazie ancora vi prego di continuarmi a
seguire e soprattutto mi lasciate un commentino????ci tengo grazie ancora!
La stringo forte tra le braccia, e riesco a strapparle un mite sorriso
dalle labbra sottili e ben disegnate. Mi guardava ancora sospettosa della mia
decisione. Non riusciva a credere che me ne sarei andata per così lungo
tempo, almeno fin quando qualcuna di noi non avesse trovato un marito.
“Sai bene Lizzie che non potrai restare ospite in quella famiglia per
sempre!!”
“Lo so.
Non c’è bisogno che me lo ripeti sempre… non sono
ospite svolgo soltanto…”
“Per
quanto Elizabeth? Un giorno, un mese, un anno…quanto?
Non potrai in eterno nascondere la disgrazia della nostra famiglia.”
E’ la
prima volta che sento nelle sue parole un tentativo di opposizione a ciò che una
persona sta per fare. Elizabeth. Mi chiama per nome solo quando vuole
rimproverarmi o catturare la mia attenzione.
“Sai che
prima o poi dovrai della riconoscenza a quell’uomo e credimi…
non è un bene indebitarsi con lui. Non penserai che faccia tutto questo per
nulla? Sai a cosa porta,vero? Prima o poi…”
“BASTA!smettila
di urlare e di farmi da padre! Non lo hai mai fatto, e non è il caso che tu
inizi proprio oggi! E poi non voglio che nostra madre ci senta…”
L’espressione
di Jane si contrita. I suoi bei lineamenti perdono la dolcezza ed assumono un
carattere più spigoloso e duro. La guardo, lanciando velocemente un’ occhiata
al mio baule, tanto per evitare lo scontro diretto del suo sguardo. Poi, mi
lascio impietosire dal suo candore.
“Perdonami…sai che non ti mancherei mai di rispetto sorella,
ma vorrei evitare, per quanto impossibile ormai, di rendere questo momento
a-ancora più doloroso” trattengo a stento un singulto di pianto. Mi giro
velocemente dall’altra parte e trattengo il respiro affannoso e tremolante
coprendomi con la mano.Per un’ultima
volta, respiro il suo odore abbracciandola e poi mi avvio verso la porta. Sento
le sue mani tremolanti e bagnate di lacrime stringermi ancora un po’ i polsi. Lascia la
presa e i miei passi continuano ad andare avanti. Il cigolio della porta dietro
alle mie spalle è come una stretta al cuore. Non è conveniente, cara Elizabeth,
abbandonarsi ora. Mi dirigo verso la le scale.
Tuntuntuntuntu… gli scricchioli del legno si fanno ad ogni
scalino più frequenti.
Vedo
irrompere Kitty verso di me. Si aggrappa ai bordi
della mia veste.
“Tu…tu non lo stai facendo per me,vero? Non parti solo per
me!” La sua tosse aumentava ad ogni parola. Abbasso il mio sguardo e non riesco
a risponderle. Le mie ciglia si rifiutavano di sollevarsi ed osservarla con
pienezza.
“…”le afferro la mano. La stringo cercando di
esprimere ciò che a parole in quel momento non viene deliberato. Accenno un debole
sorriso,poi torno pensierosa.
“ dimmelo
Lyzzi ti scongiuro! Te ne prego”
“
Elizabeth sta facendo soltanto ciò che ad una figlia conviene. Andarsene
dalla propria casa in cerca di nuove possibilità per la propria famiglia, che
non dovrà rimpiangere.” Compare mia madre dall’angolo del salotto. Così freddo e
desolante dopo la morte di nostro padre. “ Non temere Kitty,
un giorno anche tu potrai andare in cerca di un facoltoso marito e non soffrire
più la fame!”
Non
comprendo il comportamento sciapo e inopportuno di mia madre. Non passa giorno
che non rinneghi il fatto che suo marito, nonché nostro padre, se ne sia andato
così
tragicamente. Perché continuare a gettare rimpianto sulle umili origini della
nostra famiglia? Perché questo accanimento, questa convinzione infondata che
non ci sia più speranza per noi tutte? Potrebbe essere la verità ma perché
rompere anche ciò che ci resta:il nostro legame indissolubile.
Si
avvicina a me con il suo vestito rigonfio e ciondolante ai lati. Mi afferra il
viso con le sue mani ruvide e rovinate dal sole. Poi mi guarda negli occhi.
“ Elizabeth…stai attenta a ciò che fai, figlia mia. Sai quanto
soffro di nervi per voitutte e per il
vostro beneamato padre. Ricorda. Sii sempre cortese con il signor Darcy. Può essere una persona rude ma ciò che più importa è che ora sia la
nostra unica fonte di salvezza.” Le sue lacrime cominciano a farsi strada lungo
il viso impallidito e segnato dagli anni.
Temevo ciò che
stava per dirmi. “ fai di tutto per sposarlo Lizzy!
Non lo ami? Bè, sarà questo l’ultimo dei problemi!
Devi solo sposarlo. Il prezzo non conta. Non conta quanta parte di te dovrai
vendere. Ricorda. Se non lo farai non disturbarti a tornare! Qui non c’è posto
per un’altra bocca da sfamare!”
Mi
allontano da lei, disgustata dalle sue parole. Il mio viso si irrigidisce e le
mie labbra vengono ricacciate indentro. L’istinto è di reprimere tutta la
rabbia che in quel momento ho provato. Alzo freneticamente il braccio e di
scatto mi allontano dalla sua presenza percorrendo gli ultimi gradini.
“ No
madre! L’AMORE E’ UN’ALTRA COSA!”
sollevo lo sguardo rabbrividito.Ormai
discussioni del genere si tenevano da tempo.
“Madre!”
Vedo Lydia appoggiata allo scorri mano. “che cosa
state dicendo?”
“Non
intrometterti Lydia non sono affari che vi riguardano!
Sto parlando con vostra sorella maggiore e come tale saprà cosa è convenevole
fare!”
“Addio,
sorella”ricambio l’attenzione e la
premura di Lydia che sferrava queste ultime parole
con non poca amarezza . Era agghiacciante non vederla sorridere sguaiatamente
come il suo solito, anche per ogni più piccola insignificanza. La verità è che
il sorriso da questa famiglia si è allontanato da tempo. Me ne vado per riconquistarlo.
Capitolo 3 *** Vi ho amate tutte …perfino voi, madre ***
Grazie ancora per il vostro sostegno!! non pensavo che
questa storia vi piacesse così tanto. Spero che continuerete a
seguirmi. Sempre un grazie speciale a Irish e Kapoch!
Un chiarimento visto che me lo avete scritto in molti ciò che Elizabeth deve
riconquistare è il sorriso della famiglia, non Darcy!!
Evidentemente mi sono espressa male io! Riscrivo la frase per ulteriori
chiarimenti: “La verità è che il sorriso da questa famiglia si è
allontanato da tempo. Me ne vado per riconquistarlo”.
Mi affretto all’uscio della casa. Un profondo respiro mi inebria.
Questa sarà l’ultima boccata d’aria di casa Bennet,
almeno per il momento. Il sole era appena spuntato tra la nebbia sospesa in
mezzo alle foglie. Gli alberi ondulavano nella loro pacatezza, sospinti dalle
onde del vento.
Vedo comparire Mary dal giardino
sottostante alla casa.
I miei polmoni si riempiono di aria frizzante
e quasi pungente a quell’ora del mattino. Stringo forte i bauli per non perdere
la presa. Sarei voluta tornare in quella casa, aprire il portone e
riabbracciare tutte per l’ennesima volta, senza quel groppo in gola per la
tensione di dover lasciare tutto ciò
in cui sono vissuta da sempre in pochi secondi. Starò bene lì. Ormai, ripeto
questa frase allo sfinimento.
Procedo in avanti con sguardo freddo e
riflessivo.
“Elizabeth!”le mani di Mary mi cingono il
petto. “ stai facendo tutto questo per noi, te ne sono grata!” i suoi occhi
brillano. Lei era la sola a considerarmi come un’eroina. Era orgogliosa di me,
certa che nessun altro avrebbe mai potuto prendere in mano la situazione ed
essere al mio posto. In realtà io non avevo tutta questa determinazione e
fiducia. Per me era solodolore…ma non posso mostrarlo, non sarebbe giusto per le
mie sorelle. Le sferro un lieve sorriso, distogliendo lo sguardo dai gradini
non lontano dalla porta. Le sue ciglia si inarcano e le addolciscono i
lineamenti.
“Vedrai che non sarà così male restare per qualche tempo in quella famiglia molto più ricca di
noi!” mi afferra le mani delicatamente “non ti mancherà niente, avrai più
spazio, più cibo, più sold…”un tremolio di pianto le
mozza le parole. A fatica tenta di sopprimere ciò che le brucia dentro.
“ non preoccuparti! Vi manderò parte del denaro e vivrete meglio voi tutte” la stringo forte a me e
cerco un contatto con i suoi zigomi delineati. Le sue lacrime mi bagnano il
volto “ te lo prometto Mary! Non c’è nulla di cui prendersi pena…porrò
rimedio a tutto questo da sola!”
Mi sto addossando non poca
responsabilità. E se poi questo MrDarcy fosse veramente l’uomo che tutti temono?si dice
tuttavia che la sorella sia di buon cuore al pari della bellezza.
“Ora devo andare”lascio la presa e
completo gli ultimi gradini. Vedo Jane appoggiata al vetro della finestra del
piano superiore. È in lacrime, sconvolta. Sa addossa alla
maniglia per non cadere a terra. Mi guarda e al tempo stesso mi evita. La mia
sorella più cara, quella con la quale ho condiviso più della mia stessa vita…tornerò un giorno. La osservo per
un’ultima volta con i suoi capelli sciolti e imbevuti di lacrime.
Mi volto definitivamente dalla mia casa.
“Elizabeth!” dirigo prontamente lo
sguardo verso quella finestra. Sapevo che avrei risentito la sua voce per
quanto fosse roca dal pianto. “ sorella mia, non dimenticarmi! Io ti voglio
bene ora e sempre! Scrivimi; giacchè la tua lontananza
è insopportabile. Che le tue lettere uniscano i nostri pensieri ancora una
volta!” annuisco mentre una lacrima mi sovrasta le labbra e scende luminosa
verso il collo.
Non posso ulteriormente indugiare. Graffio la
mia pelle per estorcere quel sentimento che si chiama amore dalla goccia che mi
bagna il viso. Con profondo turbamento mi avvio a passo sostenuto verso il
viale. Non possiamo permetterci più di una carrozza. Oggi nostramadre ,come sempre, da sfoggio ad un altro
ballo di paese della sua ipocrisia di donna così sdegnosa della sua povertà.
Non mi resta che incamminarmi dunque. La
strada era molto lunga. Troppo. Mi darà senz’altro motivo di riflettere ancora
e ripensare a tutte loro. Ogni passo è una sferzata al cuore, un irretirsi
delle gambe. La mia mente si sovraffolla di ricordi per quanto tenti solo
passivamente di andare avanti.
Ogni passo in avanti verso quella strada
polverosa ed alberata è un passo in avanti verso voi MrDarcy e cento passi di allontanamento dalla mia
famiglia. Il tiepido mattino comincia a rosseggiare i campi dorati.
Padre mio…spero
che mi sarete accanto , perché non sono così certa di porre rimedio alla
miseria delle mie origini. Non le rinnego e non lo farò mai. Sono orgogliosa di ciò che mi avete lasciato, ma non
altrettanto di avermi lasciata. Datemi la forza per continuare. Vi ho amato padre mio, forse non immaginate
neanche quanto.
Jane, Lydia,
Mary, Kitty, vi ho
amate tutte …perfino voi, madre!
Su questi che ormai sono solo disarmanti
ricordi, intravedo sempre più distintamente la magnificenza di casa Darcy in lontananza.
Ps per daydreamer88 so bene di alternare parole più
arcaiche a parole più moderne e meno probabilmente rientranti nel lessico di
questo periodo però la narrazione diventerebbe molto più difficoltosa anche da
scrivere mentre così me la sbrigo un po’ più facilmente e comunque se hai
notato ho tentato soprattutto di rendere i dialoghi il più appropriati
possibili all’epoca mentre il resto della narrazione è più scorrevole e
moderna. Grazie ancora per la tua recensione e sono d’accordissimo con te che
le recensioni servono a migliorare per questo continuate a scriverle. Un grazie
ancora a tutti voi. A presto.
Eccomi qui!scrivo solo per darvi una informazione! Penso che
aggiornerò il prossimo capitolo tra un mesetto circa visto che ora ho ben altro
a cui pensare(gli esami di stato!). credetemi preferirei vivamente continuare
la storia e scrivere il capitolo, l’ispirazione non manca è il tempo e la
voglia che sono scarsi! E poi il prossimo capitolo deve e spero che sia così venirmi
abbastanza bene perché presenterò il famigerato signor Darcy^^… spero comunque
che non mi abbandonerete!!!!non fatelo vi prego vedo che aumentano i preferiti
e mi dispiacerebbe tanto non avere più se la storia venisse abbandonata^^ . Un
grazie a tutti coloro che mi seguono!!!!! A presto! Se dovessi aggiornare prima
cosa che ne dubito vi riferirò senz’altro!quindi occhio agli aggiornamenti ^^
grazie a presto
Capitolo 5 *** Non dimenticatevi da dove provenite ***
Eccomi qui finalmente ho
aggiornato!lo so il capitolo non è lungo quanto speravo però considerando
quanto sono indaffarata mi posso ritenere soddisfatta!un grazie di cuore a Irishina che mi ha aiutato per un problemino che lei sa
nella narrazione!E grazie anche a Kapoch che mi ha spiegato alcune cose a riguardo grazie
di cuore ancora!Alla fine mi è venuta questa idea così almeno concilio tutto
quello che volevo mettere!!Georgiana è ospitata insieme a Darcy
nella casa del signor Beangly. Dedico il
capitoload entrambe e speroche vi piaccia!aspetto commenti come
sempre! A presto! Vi prometto che quando ho finito gli esami aggiornerò prima e
con capitoli più lunghi. Intanto spero di avervi come sempre incuriosito! A presto
Netherfieldè così quieta e soleggiata. Ogni passo viene riscaldato
dalla luce fievole ed aranciata del sole. Sembrava un’aria nuova. Era un’aria
nuova. Entra nei polmoni e mi sollecita a rimembrare quanto sia lontana da casa.
Si infiltra nei pori della mia pelle, non chiede permesso. Sono così incerta sul da farsi. Vorrei tornare indietro e
pensare solo a me stessa, ma sulle mie spalle grava l’intera famiglia, senza
contare che verrei cacciata da mia madre, così cocciutamente testarda. Mi avevano parlato di casa Darcy. Lo splendore a cui mi avevano accennato non ha
niente a che fare con quello che vedo in questo momento, davanti agli occhi. È così dirompente.
Invade del tutto il mio orizzonte e lo rende marcatamente osteggiato dalle sue
finestre con vetrate lucenti. Tutto sembra immobile e disabitato. L’alone
mattutino rende un’atmosfera ancora più sorprendentemente irraggiungibile. A
stento penserei di trovarmi realmente qui, se non piantassi i miei stanchi
piedi ben a terra.
Avanzo con una certa andatura. Il mio viso ed un cancello. Allungo lo
sguardo e vedo arrivare da lontano un uomo ben vestito. Si avvicina a me. Era
sicuro di conoscermi, ma io negavo il suo atteggiamento.
“Signorina Elizabeth?” le porte del cancello si aprono trasportando
con loro una folata di vento ferruginosa.
“Oh!..Si! sono io! M-molto lieta!” gli
regalo un accenno di sorriso e mi faccio avanti un po’ disorientata con il mio
soprabito impolverato.
“Prego, abbiate la compiacenza di seguirmi…vi
stanno aspettando?”
Era giunto il momento. Avrei finalmente conosciuto quella famiglia.
Dal momento che mi hanno dato la possibilità di avere un impiego, dovrei
riservare loro completa gratitudinee
riconoscenza. Spero che non sarà difficoltoso. Del resto come può essere il Signor Darcy al
contempo generoso e poco amabile come tutti credono? Sono allettata e al tempo
stesso intimorita da lui, ma come posso ora tirarmi indietro? Procedo verso il
viale ghiaioso che porta al palazzo. Ora che ho valicato il cancello quella
abitazione sembra ancora più imponente ai miei occhi, che non hanno saputo
godere di tanta ricchezza e sfarzo fino ad ora. Un immenso giardino sovrasta il
luogo circostante. I miei passi indugiano di fronte a tutto quel verde
rigoglioso.
“Signorina Bennet, affrettatevi di grazia!”
“ Oh si perdonatemi! Non è mia abitudine vedere tutto questo in una
sola dimora” volgo ancora una veloce occhiata a quel luogo meraviglioso ancora
intimidito dalla rugiada.
Procedo lentamente all’interno
della casa con qualche riserva. Un senso di smarrimento mi invade il cuore. Mi
sentivo terribilmente a disagio. Non pensavo che fosse mai necessario avere più
di cinque stanze in una casa. Davanti a me un enorme sala. Il pavimento
splendeva per la sua bellezza,pareti dorate e scale. Il soffitto era
interamente affrescato: angeli e demoni sembravano unirsi in un’unica armoniosa
sinfonia di colori. Vengo invasa da un’ondata di insicurezza
: mi sento talmente frastornata.Ogni particolare della sala sembra annullare con la sua eleganza ogni
altra cosa, persino chi vi abita. Di fronte al mio sbigottimento il cameriere
non sapeva che fare se non aspettarmi ansioso.
“Prego da questa parte. Non ne dubiti Signorina Elizabeth di essere
stata molto fortunata ad entrare in questo luogo. Apprenderà nel tempo a
ripagare la dovuta riconoscenza ai padroni di questa casa. Del resto non
potreste essere qui senza il loro volere.”
Annuisco un po’ ritrosa dalle sue parole così
scomodamente vere. Continuo a seguirlo ignorando le stanze successive per
quanto altrettanto belle e sontuose.
“ Mh…mhSignori…” il buon uomo ruota la maniglia seguente e si
schiarisce la voce pronto per annunciarmi. Dietro quella porta avrei conosciuto
il Signor Darcy. Il cuore mi batteva talmente forte
da lacerare i vestiti che mi avvolgevano.
Starò bene. Non devo temere. Non ho altra scelta.
Un’ondata di luce mi investe e sembra presentarmi a
loro ancora prima delle parole del maggiordomo.
“Signorina Elizabeth!!! Siete voi se non vado
errando?”
Corrispondo con un goffo inchino, cercando di
mascherare il lembo del soprabito completamente impolverato, con la mano. La
sua presenza per quanto a me sconosciuta diminuiva il timore che in quel
momento devastava il mio cuore. Quei suoi occhi profondamente celesti mi
rassicurano in qualche modo.
“E- e voi di grazia, chi siete?”
“Oh scusate perdonatemi! Non mi sono neanche
presentata …io sono la signorina Georgiana, sorella
del signor Darcy, nonché amica del signor Beangly che si è offerto così gentilmente di ospitarci per
qualche tempo nonostante il disappunto di mio fratello. È sempre così ritroso
ad accettare i favori degli altri.Dovrebbe ogni tanto
imparare ad accantonare il suo orgoglio per accettare un semplice invito fatto
da un benamato amico.” Il suo volto si dipinge di un sorriso ironico, o forse
non troppo, e il suo sguardo si rivolge ad un uomo seduto su di un tavolo,
intento a scrivere una lettera. Alza leggermente il capo che fino ad allora non
mi aveva degnato neanche di guardarmi e si sofferma sulla mia persona. Mi
scrutava. Non so, forse il suo intento è quello di mettermi a disagio il prima
possibile e di dare fondatezza a tutte le dicerie che circolavano sul suo conto
prima ancora di conoscerlo. Ha un atteggiamento così distinto e serioso da
incutermi imbarazzo.Mi aggrappo ad un
ricciolo dei miei capelli disordinati ed aspetto che qualcuno sappia dirmi cosa
fare.
“Sono così felice che siate venuta qui. So già che
diventeremo grandi amiche…potremo passare molto tempo
insieme fin quando la mia istruzione non sarà adeguata. E credetemi ne
passeremo tanto. Sarà difficile accontentare mio fratello, è così poco
accontentabile!” i nostri sguardi si rivolgevano verso di lui. Non sembrava
prendermi molto in considerazione.
“Spero di essere all’altezza della vostragentilezza!”
“ Oh lo sarete non ne dubitate!Spero che sappiate
suonare il pianoforte! Già questo sarebbe molto gradito!”
“Georgiana, non chiedere troppo a chi non ha avuto
la possibilità di avere tutti i privilegi di cui godiamo noi!”. Finalmente lo
sentivo parlare. Avrei preferito che le sue parole fossero cordiali quanto
quelle della sorella, invece che umiliarmi sulla condizione delle mie origini
di cui vado fiera.
“Non dubitate, benché mi ritengo mediocre nel
suonare il piano, non ho dubbi nell’affermare che la mia famiglia mi ha dato la
possibilità, come a tutte le mie sorelle, di istruirmi in tutto quello che
desideravo”con fermezza mi rivolgo al
signor Darcy, che sembrava alquanto sorpreso dal mio
ardire nel rivolgergli una confidenza così schietta ed accorata.
“ Non metto in dubbio signorina Bennet
che saprete dimostrare le abilità di cui parlate e vi inorgoglite. Non vi avrei
scelto altrimenti come istitutrice di mia sorella. Speravo solo di ricordarvi
quelle che sono le vostre origini e per quanto voi le riteniate nobili, non dimenticatevi
da dove provenite. Sarebbe un errore”
Mi rivolsi inorridita verso di lui. Le sue parole
erano sempre più pungenti e maledettamente vere. Non pensavo che potesse
arrivare ad un grado di così poca affabilità nei confronti di una persona che
ha appena conosciuto.
“Spero di non deludervi signore e di dimostrarvi che
dietro al rango di cui una persona può vantarsi o meno, esiste ben altro!”
Le parole della mia amatissima sorella Jane
cominciavano a rimbombare nella mia testa. Forse ho fatto un gesto troppo
sconsiderato nel credere, così piena di presunzione e fiducia nei miei
confronti, di poter risollevare le sorti di una famiglia di cui il destino si è
preso orribilmente gioco, strappandomi dal vostro affetto perennemente, padre.
Capitolo 6 *** I nostri sguardi dovranno ancora incontrarsi, ***
Nuovo capitolo! Questa volta più lungo degli altri,dai! Hyhy spero che vi piaccia e come sempre sarei felice se
lasciaste tutti un commento! Ci tengo tanto ormai lo sapete e poi vorrei sapere
da voi se vi piace questo signor Darcy che ho
descritto. Vi ringrazio sempre per il vostro sostegno. Un saluto speciale a
Irish e Kapoch(tra poco sarà il suo compleanno…che si aspetti un bellissimo regaloJ ).
“Venite con me, signorina Elizabeth! Vi
accompagno nella vostra stanza!Sperandodi trovarne una di vostro gradimento!”
Il signor Darcy sembrava alquanto
contrariato dalla sua decisione e dalle sue attenzioni premurose per me. Sferra
velocemente un’occhiata alla signorina Georgiana, tutta intenta ad accogliermi
come si deve.
“Se posso darvi un consiglio , caro amico, smettetela di avere questo
atteggiamento poco cordiale ed intimidatorio. Credetemi non rispecchia quello
che siete!” . Un uomo dai capelli rossi si avvicina al Signor Darcy mentre me ne andavo. Ignoro chi sia, ma a vederlo
sembra molto più cortese della persona a cui si rivolge.
“ Date le circostanze non posso fare altrimenti! Non voglio che la mia
amatissima sorella si affezioni troppo a lei!”
“ Perdonatemi ma , l’avete appena conosciuta come fate a giudicare! Mi
sembra alquanto disdicevole da parte vostra un comportamento così
diffidente nei suoi confronti. Del resto rimane per un tempo indefinito
l’istitutrice di vostra sorella non credo che sia saggio riservarle questa
accoglienza e poi a me sembra molto gentile e una brava ragazza”
“ E’ proprio per questo che temo che mia sorella si affezionerà troppo
a lei, pur sapendo che un giorno o l’altro dovrà tornare al proprio posto”
Lancio di sfuggita un ultimo sguardonon corrisposto a quell’uomo. Temo che sarà più difficile del previsto
convivere con lui, mi rincuora tuttavia l’affetto che da subito Georgiana ha
mostrato così spontaneamente non miei confronti.
“ Non badate a mio fratello!” mi rassicura con il suo viso poco più di
una bambina“ non è sua consuetudine
ricevere nuove persone in casa che non conosca da tempo. E poi si sente
terribilmente in debito con il Signor Bingly per la
generosità dimostrata. Sapete sono stata io a chiedere a mio fratello di venire
qui. Volevo cambiare aria, anche se lo confesso, il Derbyshire
è insostituibile nel mio cuore”.
Per un attimo avevo dimenticato che la famiglia che gentilmente mi ha
ospitata è spaventosamente ricca. Non mi rassicura affatto questa superiorità
che il signor Darcy, al contrario della sorella,
sembra continuamente ostentare. Mi sento continuamente provocata da lui. Non
che voglia esserlo, ma a quanto pare il suo orgoglionon si accantona tanto facilmente.Proseguiamo per altre stanze, una più
preziosa dell’altra.
“ non preoccupatevi proseguite con me…imparerete
a conoscere ogni angolo di questa casa così sontuosa”.
Sferro un lieve sorriso e mi dirigo con passo più sicuro verso la mia
stanza. Georgiana mi fa cenno con la
testa. Apro un po’ titubante la porta. Uno spiraglio di sole mi illumina il
viso e mi rischiara i capelli. Socchiudo leggermente gli occhi per poi
spalancarli senza parole. Ritengo che il mio sbigottimento fosse più che
evidente in viso. Georgiana tratteneva a stento un sorriso. Di fronte a me una
luminosissima stanza, enorme per l’esigenze di una qualsiasi persona. Tanti
mobili sontuosi e una finestra enorme che mi lasciava godere del giardino della
casa.
“ Spero proprio che gradirete, ma a quanto pare non penso che ci siano
dubbi!”
“Non oserei chiedere di meglio!” sfioravo con la mano il bordo del
letto. Quelle lenzuola profumano di leggerezza. Non ho mai visto nulla in tutta
la mia vita.
“ Ora vi lascio riposare. Sarebbe mio grande diletto iniziare le
lezioni il prima possibile!”
“Oh ma certo! Datemi solo il tempo di disfare i miei bauli e non mi
attarderò a venire”
Spero solo che tutto questo non peggiori la mia vita. Lo sto facendo
per tutte noi. Quanto sono sciocca, così malfidata nei confronti del signor Darcy da
essermi lasciata influenzare dalle voci che circolano sul suo conto. Non è
ragionevole che sua sorella sia così ben disposta e lui un uomo tanto irragionevole. Devo ricredermi sul
suo conto. Sono certa che la sua tensione dipenda solo dal mio pregiudizio nei
suoi confronti. Non può essere
altrimenti. Continuo a convincermi, ma forse non sono molto persuasiva. Disfo
velocemente le valigie e a malincuore lascio quella stupenda camera.
Entro nella sala precedente. Al momento non vedo Georgiana.
“ Non abbiate timore mia sorella vi raggiungerà presto!” sobbalzo di
scatto e mi volto con espressione irrequieta e tirata. Non potevo sbagliarmi.
Era il signor Darcy. Sento di conoscere già la sua
voce, è alquanto inconfondibile così profonda ed intimidatoria.Ora
che mi è così vicino vedo
risplendere l’agghiacciante celeste dei suoi occhi. Sono così impenetrabili rispetto a quelli della sorella. La
sua eleganza mi spiazza e mi lascia attonita.
“ Perdonatemi, non è mia intenzione aggirarmi per una casa che a mala
pena conosco senza il consenso di qualcuno, ma Georgiana mi ha prima riferito
che vorrebbe seguire qui le lezioni!”
“ Georgiana? Non ritengo che voi possiate rivolgervi a mia sorella
semplicemente solo con il suo nome! Badate signorina Bennet
non dimenticate qual è il vostro ruolo! Voi ubbidirete a me con la stessa
devozione con cui lo farete per mia sorella”
“ E come potrei diversamente? Del resto non siete voi, per quanto
incredibile, il benefattore che ha dato alla nostra famiglia uno spiraglio di
salvezza? Credetemi signor Darcy, cercherò in tutti i modi di andare oltre le attuali apparenze
e di rimanere rispettosa nei vostri confronti, più di quanto voi non stiate
facendo in questo momento!”non potevo
non provare una irresistibile repulsione per la sua persona. Sembra così deciso ad odiarmi. Indietreggia con lo sguardo
agghiacciato ed imperturbabile.“ non
potreste semplicemente per un attimo riflettere e pensare che di fronte a voi
ci sia una donna e non necessariamente istitutrice di cui rifuggite le
origini?”
“No! Non potrei, perché vedetel’inferiorità non può essere tanto
facilmente superata!”
“ Allora per quale motivo vi siete scomodato a salvarmi dalla miseria?
Provate così tanta pietà nei
miei confronti?”
“ Credetemi non era mia intenzione redimervi da una tale condizione di
vita!”
“ E se permettete, a chi altro dovrei essere grata del fatto di trovarmi qui?”
“ Questo non vi riguarda!”
I nostri visi si erano fatti sempre più vicini. Più parlavo con
quest’uomo e più sapevoche risulterà
alquantospiacevole vivere qui, ma non
posso tornare indietro ora, ora che non so, a quanto vedo, chi sia la persona
che mi abbia voluto qui.
Georgiana arriva dalla stanza accanto e separa con volto preoccupato
le nostre persone. Lancia un’occhiata perplessa al fratello. Cerca di calmare
la situazione ma era più che evidente che ancora c’era una forte tensione fra
noi.
“ S-signorina Elizabeth?! Tutto bene? spero
che mio fratello non vi abbia in qualche modo scossa, avete un’aria così turbata! Se volete possiamo cominciare!”
“ Non badate a queste sciocchezze! Sono più che convinta che non
abbiamo niente da darci per ora! Se il signor Darcy
vuol farmi la cortesia, io seguirei vostra sorella per adempiere ai miei
compiti di umile serva!” potevo io stessa notare l’asprezza di quelle parole,
facevo fatica persino a pronunciarle.
Si arretrava silenzioso con lo sguardo fisso su di me, bloccato dalla
presenza di Georgiana. Sembra così soddisfatto di avermi ancora una volta, e in un solo giorno, messo
così terribilmente a disagio.
“ A presto Signorina Elizabeth!”
Pensate che io vi tema Signor Darcy? o siete
voi che semplicemente vi rifiutate di guardarmi per quella che sono. Per quel
poco che sto imparando a conoscervi non posso biasimare mia sorella Jane. Abbasso lo sguardo in segno di saluto, ma so
bene che ancora per molto i nostri sguardi dovranno
ancora incontrarsi, pur non volendo.
Seguo senza indugiare Georgiana. I miei pensieri sovraffollano la mia
mente. Sono talmente in dubbio sulla benevolenza di questa famiglia. Ci sediamo
su un tavolo e cominciamo le lezioni.
“Oh signorina Elizabeth! Sono così in pena. Temo che non riuscirò mai ad apprendere tutto!”
“ Non angustiatevi! Vi impratichirete e prima o poi con il mio aiuto o
senza riuscirete ad annoverarvi tra le donne più colte e più belle!”
“ Meglio così allora!!”
sfoggiava uno dei suoi soliti sorrisi.
Il giorno seguente Netherfield era così calma e soleggiata. Era ancora l’alba, e i raggi del
sole accarezzavano debolmente le mie guance coperte dalle tiepide e profumate
lenzuola del letto. Avevo intenzione di prodigarmi in una delle mie
abitudinarie passeggiate. Questo immenso giardino mi avrebbe dato la
possibilità di isolarmi nella mia solitudine. Cerco frettolosamente il mantello
di seta e mi acconcio velocemente i capelli. Percorrere i corridoi del palazzo
senza che nessuno mi guidi rende insicura. Con aria circospetta osservo i
particolari che non avevo ieri notato appena arrivata. Le porte di ogni stanza
sono circondate da una cornice dorata. Rimango sbalordita nell’osservare
l’infinita varietà di marmi che costituiscono le colonne portanti e i
pavimenti. Potremmo ricomprare l’intera dimora in cui abitiamo con una di
queste porte. Mi sento terribilmente in colpa al pensiero dilaniante che le mie
amatissime sorelle non possano godere di tutto questo. Ogni passo è un
immersione nei miei pensieri. Sembra un incubo cadere nel loro vortice per non
sentirsi in alcun modo sollevata quando la mia mente termina di lottare con i
sentimenti. Mi affretto con andatura decisa. Varco la porta e mi dirigo verso
le scale. Il rosseggiare del sole rende il paesaggio ancora più godibile. Le foglie
degli alberi si ombreggiano di arancio e i fili d’erba sembrano tanti smerigli.
Respirare quell’aria fresca e pungente mi sollevava dai miei pensieri
irrequieti. Abbasso lo sguardo e lentamente mi immergo in questa mescolanza di
verdi intimiditi dalla rugiada. L’entrata del giardino abbondava di rose poco
più che dischiuse ancora ed intimorite dal gelo della notte. In un’unica danza
di fogli gli alberi mi introducono in uno dei sentieri principali. Sono oltremodo
dubbiosa. Probabilmente con la stessa semplicità e stoltezza mi sono permessa
di decidere il destino della mia famiglia e darle una possibilità malgrado
sembri tutto già deciso con chiarezza. Mi sento avvolgere dal delicato manto di
quel luogo così ben curato e a
dir poco irreale per una persona come me che ha potuto assaporare solo il
profumo di qualche fiore di campagna. Procedo lungo il viale. Mi addentro sempre
di più. Raggiungo quasi il centro del giardino, quando al contempo incredula e
colta di sorpresa vedo aggirarsi proprio in quel luogo il Signor Darcy. Una stretta al cuore mi blocca il respiro. Fermo immediatamente
i miei passi ma per non so quale ragione, non mi nascondo. Rimango lì immobile, nel centro del viale a contemplare i suoi
gesti. Perché è qui? Non riesco a trovare una logica spiegazione a tutto
questo. Mi sento così confusa, non so
che fare. Dopo le parole di ieri non vorrei rivederlo se non per qualche
inderogabile necessità. Ma non ora, non qui. I miei occhi sono sbarrati. Era più
facile vedervi timore che ammirazione anche se sapevo bene che in qualche modo
dovrò essergli riconoscente, pur non essendo suo merito il
mio impiego presso questa dimora. Decido di voltarmi e fare ritorno nella mia
stanza, quand’ecco che il suo volto si gira verso di me. Si è accorto della mia
presenza ed ora il suo sguardo mi sta fissando ancora una volta.
Capitolo 7 *** Signorina Elizabeth! Voi ballerete con me! ***
Nuovo capitolo!!!!spero che nonostante
le vacanze riusciate a leggerlo, anche perché questa volta ho dato il meglio di
me(ho scritto davvero tanto!!:) ) fatemi sapere se la storia vi piace e vi
prego scrivete tantiiii commenti, dai questa volta me
lo merito è il capitolo più lungo che abbia mai scritto(Vorrei arrivare ad un
record di 15 commentini, ci riuscirò???solo voi
potrete aiutarmi)!!!!! Vi ringrazio tutti ancora una volta per seguirmi in
tanti. Sappiate che ancora le sorprese sono tante e comunque leggete con
attenzione questo capitolo perché ai fini della storia è fondamentale…soprattutto
la fine(ma non ve la svelerò mica!!:)). Ps Eleonora
AUGURIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Il mio respiro si
faceva irrigidito e lento. Cerco di affrettare il passo ma ero pienamente
coscienziosa del fatto che non l’avrei potuto evitare. In effetti non lo ho mai
fatto. Il mio orgoglio mi impedisce di non affrontarvi, pur non essendone
lieta. Non mi ero accorta che i suoi passi si erano diretti fino alle mie
spalle.
“ Che cosa fate voi qui?”il
suo tono di voce era alquanto infastidito ma allo stesso modo sorpreso.
“Potrei farvi la stessa domanda ma, date le circostanze, sembrerei
essere io l’intrusa!”
“Infatti! Non ci sarebbe espressione più adeguata alla vostra presenza
ingiustificata in questo luogo” avevo finalmente voltato le spalle e fissato i
miei occhi nei suoi. Così freddi ed
impenetrabili.
“Perché vi ostinate ad osteggiarmi?Suppongo che la mia presenza non vi
sia gradita, questo è stato chiaro fin dal primo momento. Ma per quale
irragionevole motivo ostentate questo odio…questa
repulsione nei miei confronti??Badate bene Signor Darcy,
non è mia intenzione causarvi pena o preoccupazioni, oserei pensare che la
vostra ingratitudine sia alquanto disdicevole dato che da parte mia non avete
motivo di serbarmi tanto rancore!” i miei lineamenti si irrigidiscono e perdono
la loro naturale rilassatezza, aspettando una vostra risposta. Le mie mani si
stringono nel tentativo di controllare la tensione.
“Non sono io che debbo darvi spiegazioni! Comunque se avete deciso di
dimenticare qual è il vostro posto, bene ve lo ricorderò io!”
“E di grazia signore! Quale sarebbe il mio posto?”
“IL VOSTRO POSTO, che sembrate così facilmente mettere da parte è quello di una DONNA, che con estrema
presunzione si permette di non eseguire ciò che le viene chiesto, superando di gran lunga ciò che è convenevole ad una del vostro rango!” rimango
inorridita da quelle parole. Non potevano essere più agghiaccianti e
grottesche.
“Ebbene con ugual presunzione ritenete di conoscermi?Voi Signor Darcy siete il primo a dimenticarvi chi sono! Io non sono
una serva, sono libera! Libera di andarmene quando desidero, ad esempio quando
un uomo che si ritiene un gentiluomo, pur non essendolo affatto, mi insulta con
tanta disonorevole facilità e leggerezza, dimenticando il peso delle sue
orribili parole!” il mio sguardo incrocia il suo, ancora più intensamente per
poi lasciarlo definitivamente.
“Dov-dove state andando?” Non mi sembrava
opportuno in quel momento rispondere. Non devo dare conto delle mie azioni a
lui.
Mi incammino lungo il sentiero principale dapprima seguito con testa
bassa ed occhi gonfi dalla rabbia. Il Signor Darcy
riamane attonito nella sua posizione, mentre il caldo tepore mattutino comincia
a farsi sentire in quello splendido giardino. Ogni angolo ne sembrava
lentamente inebriato tranne che il suo cuore. Per quanto tempo sarebbe restato
freddo ed impassibile…
Mi dirigo verso la stanza centrale del palazzo ed attendo la Signorina
Georgiana per le sue solite lezioni.Non
poteva non notare il mio sguardo assorto e preoccupato, anche se tentavo di
nasconderlo nella mia fermezza.
“S-signorina Elizabeth? Vedo che oggi non
siete molto a vostro agio, perdonatemi posso osare di chiedervi il perché?” i
suoi capelli dorati risplendevano al sole. I suoi occhi incuriositi mi
fissavano in trepidazione aspettando una risposta.
“Oh! No niente! E’ solo nostalgia di casa ritengo…”
abbasso lo sguardo e cerco di cambiare argomento. In realtà ciò che mi destava più preoccupazione è che non sarei
potuta tornare dalla mia famiglia se non sposata con il Signor Darcy, cosa che ora mi sembra oltremodo allucinante. Al
momento non ho famiglia, non ho conforto e non ho rispetto proprio da parte di
quella persona che mia madre mi ha obbligato a ingraziarmi. Sospiro ancora un
po’ “Non badate a me. Non ne vale la pena, i miei problemi sono più sciocchi di
quanto voi pensiate. Ma vi supplico ora continuiamo” Georgiana annuisce,
distogliendo lo sguardo da me.
Mi avvio nella mia stanza dopo avere convenientemente salutato la
Signorina Georgiana. Ero ancora disabituata a tale sfarzo. Non riuscivo a dare
una rilevanza a tutto questo splendore, così accecante agli occhi di una semplice donna. Sembra tutto a parer mio
così superfluo, dato che sono riuscita a vivere
dignitosamente assieme ad altre sorelle nella metà del lusso. Vedo accostarsi
dall’angolo della stanza accanto un uomo distinto, dall’aria amichevole e
spontanea. Alza il viso verso me ed affretta il passo dopo avermi notata.
“Signorina Bennet! Che piacere vedervi!
Abbiate la compiacenza di perdonarmi per non essermi ancora presentato. Tutto
questo è così disdicevole ma
credetemi è stato fatto inmodo
incolpevole! Io sono il Signor Bingly, grande amico
del Signor Darcy, che avete già avuto modo di
conoscere, come di sua sorella, l’amabile Georgiana!”
“ Molto lieta! Spero di conoscervi meglio d’ora in aventi, date le
circostanze, non ci siamo ancora incontrati molte volte!”
“Oh ma certo! Per me sarebbe un grande onore fare la vostra
conoscenza!”
Continuo costantemente a tormentarmi. Per quale motivo il Signor Darcy è così scortese ed insopportabile,
e contrariamente ad ogni aspettativa lo vedo circondato da persone più che
adorabili e ben disposte.
“Ora se volete scusarmi è stata una giornata pesante e desidererei
ritirarmi nella mia stanza, offerta a questo punto da voi! Ve ne sono eternamente
grata!”
“A buona ragione sono predisposto ad ospitarvi, non avrei potuto fare
altrimenti. Comunque fate pure, non voglio trattenervi più a lungo!”
Porgo il mio solito inchino e mi chiudo nella mia stanza. Non trovo
una ragionevole spiegazione del perché sono qui e soprattutto per il volere di
chi. Ma la mia stanchezza sopraffa la curiosità lasciandomi abbandonare tra le
lenzuola immancabilmente profumate.
I giorni seguenti il Signor Darcy non era in
casa. Al sentire di Georgiana doveva conferire con persone molto importanti,
tra cui una certa Lady Catherine, di cui il Signor Darcy
era nipote, perciò il suo soggiorno fuori si era
prolungato necessariamente più del previsto. Ne approfittai per dedicarmi più
tempo a me stessa e per scrivere alla mia amatissima sorella Jane, così da tenermi informata sulle condizioni della mia
famiglia, dalla quale ormai mancavo da più di una settimana. Mi sinceravo che
tutto andasse per il meglio, e le chiedevo di porgermi immediatamente risposta.
Intanto vengo a conoscenza che la sera si sarebbe tenuto un ballo
proprio nella sala principale. Il Signor Bingly
adorava entrare in società e rallegrarsi con danze e feste al contrario del
Signor Darcy, che fino ad allora aveva tentato di
evitarle il più possibile ma questa volta non poteva sottrarsi ai
festeggiamenti, data la volontà dell’amico. Ero stata invitata anche io a
partecipare, con mia grande sorpresa. Ero fortemente timorosa. Probabilmente
non sarei stata all’altezza della maestosità di quell’incontro, senza pensare
che sarei circondata da persone molto più ricche di me e la cosa mi mette in
particolar modo a disagio. I miei pensieri per quanto ritrosi si soffermano
soprattutto sul Signor Darcy, che avrebbe preso parte
al ballo. Non posso dimenticare quello che mi ha pronunciato con tanta
schiettezza nel giardino sottostante. Nessuno aveva superato tanto il limite.
Non posso che provare forte sdegno nei suoi confronti e niente potrà impedirmi
di farlo dato che non è neanche la persona a cui sono debitrice assieme a tutta
la famiglia. Percorro il corridoio per chiudermi nella mia stanza alquanto
pensierosa per l’evento di questa sera. Apro il mio armadio per vedervi ciò
che vi offriva. I miei abiti sono così insignificanti rispetto a quelli della signorina Georgiana, eppure
lei si era più che raccomandata, bastava che mettessi il più bello di cui
disponevo. Così decido di indossare il mio vestito di seta
bianco. Mia madre lo aveva realizzato con la più bella stoffa del paese. Le era
costato una fortuna. Posso sentirvi ancora l’odore delle sue mani, così nodose e ruvide al tatto. Forse così come le sue mani anche il suo cuore dietro
l’apparenza cela più bontà di quanto possa credere, anche se non è mai stata in
grado di darne prova.
Mi aggiusto ancora un po’ i capelli davanti allo specchio, poi volto
lo sguardo verso l’immensa finestra che da sul giardino e mi accorgo che era
già sera. I vetri riflettevano le fiamme rossastre che si stagliavano nel cielo
all’imbrunire. Quei colori caldi ma nel contempo fievoli volgevano al termine.
Mi affretto verso la sala che Georgiana mi aveva indicato. Uno dei maggiordomi
mi fa strada, come se fossi anche io una nobile, per poi lasciarmi di fronte
alla bellezza disarmante delle porte che introducevano al salone. Sono così
incerta e confusa. Dei brividi mi entrano nella pelle. Sono talmente pungenti
da mozzarmi il fiato. Apro le porte e…davanti ai miei
occhi mi pervadono con violenza le luci delle candele dorate, i lampadari di
cristallo e l’oro delle pareti così sontuose e ricche di particolari. Cerco con lo sguardo l’unica
persona a cui mi sarei potuta affidare, la signorina Georgiana, ma in tutta
quella confusione mi sentivo alquanto disorientata. Tutti gli sguardi posavano
su di me, increduli della mia presenza, sin troppo umile per le loro riverenze.
Finalmente dopo tanto indugiare scorgo Georgiana e tento di avvicinarmi a lei
il prima possibile, quando la vista mi viene osteggiata da uomo. Era così vicino, potevo percepire con schiettezza il suo buon
odore, il suo calore, semplicemente la sua inaspettata presenza. Alzo lo
sguardo ed incrocio con mia grande sorpresa il Signor Darcy.
Rimango per qualche secondo agghiacciata. Non mi aspettavo di incontrarlo
proprio qui. Non avevo intenzione di parlare ulteriormente con questo uomo
eppure non riuscivo a distaccarmene. Poi volto con freddezza il viso per
avviarmi alla volta di Georgiana, quando il signor Darcy
mi si frappone di nuovo. Mi guarda fisso negli occhi con aria terribilmente
seria.
“Signorina Elizabeth! Voi ballerete con me!”sembrava più un ordine che una proposta, del resto non potevo
aspettarmi altro da lui. Eppure questa volta non riuscivo ad obbiettare ad
avere delle ragionevoli parole per tenergli testa. Istintivamente piego il capo
ed annuisco senza pensare in verità.
Ci dirigiamo verso il centro della sala e sotto lo stupore di tutti
colui che deteneva la metà del Devonshire era in procinto di danzare con me.
Per la prima volta le sue mani mi afferravano. Non che persero la loro
fermezza, ma scorgevo altre intenzioni nel suo modo di fare. Le uniche parole
erano il silenzio, l’unico frastuono il cuore che batteva. I nostri sguardi
erano intenti a decifrarsi l’un l’altro ma nessuno dei due comprendeva a pieno
chi aveva di fronte. Per qualche secondo i nostri movimenti cessarono. Mi trovo
di fronte al suo viso, così inquietante, così scostante
nonostante la vicinanza. Il suo corpo emanava un forte senso di distacco, perciò ne ero profondamente intimorita.
“Per quale motivo Signor Darcy,
dopo il nostro ultimo deplorevole incontro osate invitarmi a danzare così
audacemente, vi ripromettete di farvi perdonare per ciò che avete detto?”
“No! Non sia mai!”
“Ebbene, allora a cosa devo questa vostra apparente cortesia?” le sue
labbra non sferravano una parola da più di qualche secondo, anche se per me
erano una eternità. “Ebbene, a cosa devo tutto questo?” la musica era appena
cessata. Ora la sua voce era ancora più distinta. Le sue parole rimbombavano
nel mio cuore, ansimante per una sua risposta.
“Per dimostrarvi come voi state ubbidendo ad un mio desiderio! Posso
aggiungere inoltre, per rispondervi ancora più sinceramente, che sono stato io
a chiedere al mio amico Bingly di invitarvi alla
festa, pur non facendone minimamente parte date le vostre origini.” Irrigidisco
il volto, confusa e amareggiata dalle sue parole.
“Allora è così? Ancora una
volta, non perdete l’occasione per prendervi gioco di me! Siete un essere spregevole!
Non avrei mai pensato che sareste arrivato a tanto…a-anche
in un semplice ballo non smettete di considerarmi come una serva!sciocca io che
cerco di trovare in voi una qualche buona azione che possa redimervi da tutte
le scortesie che mi avete detto! Badate Signor Darcy!
Se rimango qui è solo per riscattarmi dalla miseria e dalla infelicità che è
sopraggiunta catastroficamente nella mia famiglia…”
“ Badate voi, signorina Bennet, a rimembrare
che sono io a decidere quanto voi resterete ancora qui, alle mie dipendeze!”
“…MA QUESTO NON VI
DA IL DIRITTO DI INSULTARMI ANCORA! CHE RAZZA DI GENTILUOMO SIETE,VOI?” le nostre voci avevano assunto
toni troppo aspri e pungenti. Non era stato difficile farle giungere alle
orecchie dei molti altri invitati. Per la prima volta, mi sentivo così tanto infelice e delusa da far emergere il dolore
che mi opprime. A stento trattengo le lacrime ponendomi una mano in viso. Le dovevo
ritrarre il prima possibile, dato l’arrivo di Georgiana, così preoccupata dopo aver sentito le nostre parole.
“ fratello! Sapresti spiegarmi che cosa accade?” le sue parole perdono
per la prima volta quell’aria gentile che l’hanno da sempre contraddistinta,
per velarsi di grande serietà.
“ Non ti riguarda, Georgiana! Allontanati, io e la Signorina Bennet stavamo solo parlando con ardore, ma ciò non pregiudica nulla” i nostri visi si guardavano
ancora. Non scorgevo nulla di buono in lui. Non una parola amichevole, non una
parola di conforto, solo arroganza e presunzione.
“ Perdonatemi, ma credo che il mio posto qui sia di troppo.” Con sguardo
basso sfioro le spalle a quelle del signor Darcy ed
abbandono la sala. Gli occhi di Georgiana guardano attoniti me e suo fratello,
che dal canto suo rimase impassibile e con aria malinconica.
Mi affretto per raggiungere la porta. Questa volta però tutti i miei sforzi non valsero a trattenere le
lacrime. Comincio lentamente a singhiozzare. L’orlo dell’abito si bagna del mio
stesso dolore, se ne imbeve come la mia anima. Accelero il passo per non farmi
notare. Mi avvio presso la mia camera quando un maggiordomo mi ferma.
“S-scusate ma devo proprio andare!”
“Signorina Bennet attendete solo un attimo! Ho
una lettera per voi! Proviene dalla vostra famiglia! Compare il nome di Jane Bennet!”
A quelle parole alzo il capo e strappo dalle mani la lettera. Ringrazio con un
inchino il brav’ uomo per poi dirigermi nella mia stanza con grande ansia. Apro
la lettera ancora in lacrime e con le mani tremolanti. Il mio stupore era
incommensurabile. Non potevo che serbare disperazione per ciò che stavo leggendo.
Capitolo 8 *** Il silenzio è più doloroso di quanto pensassi ***
Nuovo Capitolo!!!!Come
va?spero che siate contenti che abbia aggiornato!Vi prego lasciate un
commentino anche se siete in vacanza!!!:) Allora ditemi la storia continua a
piacervi?E questo Signor Darcy come vi
sembra??Aspetto vostre recensioni! Come sempre un saluto grande a Kapoch, Irish, Lellox, e PhoenixLupin. Dedico il capitolo a quest’ultima e a sua
sorella!!!!Spero che abbiate gradito il pensiero e che il capitolo non vi
deluda!!! A presto!!! Ci sono ancora molti colpi di scena non mi abbandonate! Per
quanto mi riguarda non vedo l’ora di scrivere il prossimo capitolo J!!!!
Cara sorella, rispondo alla tua lettera con non
poca gioia, sebbene io abbia da darti spiacevoli notizie. Le condizioni di Lydia sono nettamente peggiorate. Nostra madre è molto in
ansia per lei, come per tutte noi. Spera in tue notizie e nella tua unione con
il Signor Darcy, per quanto sappiamo entrambe con
certezza che tale matrimonio sarebbe solo una vile infamia per te.Oramai non sappiamo più come acquietarla.
Spero di non procurarti inutili agitazioni, Lyzzi,
credimi non è mia intenzione, infatti voglio porre rimedio a tutto questo io
stessa. E’ da tempo che vi rifletto. Non sopporterei ancora l’idea che tu sia
sola, con il Signor Darcy indifesa dalle sue
angherie. Ciò non toglie che io non sia oltremodo preoccupata per l’intera
famiglia, come lo sei tu, perciò, alla luce di tutto, ho preso la mia
decisione. Non posso lasciare in mano la situazione a te sola. Sarebbe
profondamente ingiusto. Non dubito di te, nè tanto
meno della tua caparbietà, coraggio e fierezza d’animo, dubito della fiducia
che ho in me stessa. Pur conoscendo il tuo ragguardevole disapprovo, io sono
disposta a sposare il Signor Collins. So bene di non provare nulla per
quest’uomo, ma col tempo mi ricrederò su di lui e riuscirò ad apprezzarlo più
di quanto faccia ora. Non avertene a male, Lyzzi,
conosco precisamente quale sia la tua opinione nei suoi confronti, ma non posso
agire diversamente.Nostro cugino si è proposto di
ereditare tutti i nostri miseri averi in cambio della mano di una di noi…una in particolare. Ebbene io mi sono sentita in dovere
di accettare l’offerta ed aiutare la nostra famiglia e in parte anche te, mia
cara sorella, che sei così in balia del destino e del caso. Non
pensare a me. Non è concesso a noi umili di serbarci un futuro sempre roseo e
come lo immaginiamo, è più ragionevole lasciare che il destino si opponga ai
nostri voleri.
Tua
Jane
Lascio cadere la
lettera a terra. Le mie mani gelano di colpo. Sento il calore allontanarsi
lentamente dal mio corpo inerte e sconvolto da tali parole. Non riuscivo a
darvi un senso. Non posso accettare che mia sorella Jane sposi nostro cugino,
per cui io sono la prima a provare ribrezzo e disgusto. Non lei, non ora. Avrei
giurato di essere io tra tutte le mie sorelle, la donna a cui Collins tentava
di avvicinarsi tanto viscidamente. Ritenevo di aver scongiurato questo pericolo
andandomene, ma evidentemente sono stata talmente cieca da non accorgermi che
il suo meschino obbiettivo era un altro. Del resto Jane, è la più dolce, la più
amabile e la più bella della famiglia, ma non erano queste le doti che il
Signor Collins notava. Era tutto così dannatamente inspiegabile. Giacevo a terra sconvolta con le mani al
viso, fissando ancora quella lettera, mentre i capelli si stavano lentamente
sciogliendo. Non avrei mai pensato che sarebbe arrivato a tanto pur di ottenere
il possesso della nostra umile dimora. Mia cara Jane, avevi ragione tu, sono
stata troppo avventata nel lasciare la nostra casa, per la quale nutro un
profondo amore. Non concederò a quell’uomo
l’opportunità di portarti così ingiustamente
via dalla nostra famiglia, anche se, immagino a malincuore che nostra madre non
obietti. Per lei l’amore non esiste, o non è cosa data da avere a povera gente
come noi, ma non permetterò che mia sorella
si rovini così la vita,
altrimenti per quale ragione mi troverei qui, se non per porre rimedio a tutto
questo. Devo andarmene prima che sia troppo tardi.
La mattina seguente mi alzo sul fare dell’alba con l’intento di
passare inosservata e tornare per qualche tempo a casa. Se fosse stato troppo
tardi non me lo sarei mai perdonato. Non avevo pensato molto a quali sarebbero
state le conseguenze, ora mi preme di più la mia famiglia. Sfilo uno scialle
dal baule e me lo avvolgo attorno al capo, con la speranza di rimanere
inosservata. Apro la porta e comincio a dirigermi verso il portone principale.
Quelle parole mi risuonavano nella mente. Il signor Collins, nostro cugino! Non
ritenevo possibile una cosa del genere. Affretto il passo e respiro lentamente.
Non dubitare sorella mia, sto arrivando e giuro che non concederò a quell’uomo di rovinarti. Stringo i pugni sulla mia
veste fino a lasciarvi il segno. Nella mia mano accartoccio la lettera, con
l’intento disperato di strapparvi ciò che vi era scritto.La porta
era poco distante da me. Posso scorgere i raggi del sole imperlare le foglie
degli alberi. Sono talmente lucenti da poterne godere a pieno la loro bellezza
intimidita dal rossore del sole. Sto per valicare la soglia della porta quando
di sorpresa vengo fermata. La sua mano fredda mi blocca. La sento sulle mie spalle.
Tremavo alla sola idea di chi potesse essere. Georgiana? Sarebbe rimasta molto
delusa da me, il signor Darcy? Non osavo immaginarlo.
Ancora titubante provo un estremo desiderio di andarmene e continuare a
camminare come se nessuno mi stesse fermando, poi però il mio corpo me lo impedisce e rimango ansiosa lì ad aspettare con sguardo attonito.
“D-dove credete di andare?” la sua voce era
mozzata dalla incredulità. Ero ancora desiderosa di non voltarmi, ma ormai la
sua voce aveva irrotto nella mia mente e non potevo sottrarmi nel fissare,
ancora una volta, il Signor Darcy.
“Vi prego, non fermatemi…so che questa volta
il mio comportamento risulta desueto e ingiustificabile, ma vi prego non
m’intralciate nel mio intento!”
“Voi non avete il permesso di andarvene…”Era
ancora esterrefatto; glielo si leggeva con limpidezza negli occhi. Per la prima
volta non sapeva come reagire.
“Almeno per una volta lasciatemi in pace!” rigida nei miei movimenti
riesco a far staccare la sua mano dalla mia spalla. I suoi occhi sembravano
ancora più profondi e pensierosi questa volta.
“E- e con quale diritto voi ve ne andreste? Devo ancora ricordarvi che
voi dipendete da me?” i suoi toni diventano ancora una volta aspri e
insopportabili.
“Non siete soddisfatto? Non avete placato il vostro smanioso desiderio
di mortificami per un vostro capriccio? Il vostro comportamento è già stato
disdicevole ieri sera!”.
“ A quanto pare non è servito! Voi siete così irrimediabilmente testarda nella vostra umiltà!”
“Non darei ancora peso alla mia povertà, dato che voi siete molto più
misero nell’animo di quanto pensassi! Non avrei mai pensato che sareste
arrivato a tanto! Sarebbe bastato semplicemente non darmi considerazione dal
primo momento in cui mi sono presentata davanti a quella porta, invece per
quanto non lo desideri, non riesco ad evitarvi!” rimane interdetto per qualche
secondo. Le sue labbra non accennano ad alcun movimento. “ Ed ora non fatemi
perdere ulteriormente tempo di cui mi potrei amareggiare!” scanso la mia spalla
e mi accingo a fuoriuscire dalla porta.
“ Io non vi lascerò andare!Voi
rimarrete qui…ve ne prego!”
“E a che scopo Signore?! Voi mi odiate! È chiaro come la luce del sole! Perché vi angustiate così tanto per la mia partenza, dovreste felicitarvi di
ciò, eppure non è così!Non vi ho mai capito, non pretendo di farlo in questi ultimi istanti,
ora che devo tornare con urgenza dalla mia famiglia…addio”
“Non oserete!Non dopo avermi esposto il problema che vi affligge” il
suo corpo si avvicina e mi sovrasta con la sua presenza. In quel momento
un’ondata di rancore mi pervade anche se era la prima volta che si preoccupava
per me. E’ la prima volta che vedo in lui il tentativo di fare emergere dalla
sua freddezza della cortesia. Il suo atteggiamento mi confonde ed io comincio a
tremolare e a non rispondere più della mia ragione. Una lacrima mi scende dal
viso.
“VOI …NON AVVICINATEVI, NON
FATELO!ALLONTANATE LA VOSTRA SPREGIEVOLE PRESENZA DA ME E..NON FATEMI PERDERE
ALTRO TEMPO, IO DEVO ANDARE!” gli urlo queste parole in faccia. Sento sfogarmi
della mia tensione repressa, mentre reprimo i primi singhiozzi. Darcy rimane attonito dalle mie parole. Non potevo non
notare come fissava le mia lacrima che così gravosamente era scesa giù dal mio viso, mostrando per la prima volta
un segno di debolezza.
“Giacchè mi ripudiate così tanto, addio, non voglio MAI più vedervi!” con un
gesto affrettato e con aria malinconica si allontana repentinamente dalla mia
vista per rientrare con compostezza verso il centro della sala. In quel momento
vedo Georgiana sull’uscio della sua camera. Sconvolta mi guarda andarmene,
mentre io mi affretto a scendere gli scalini a testa alta e imperturbabile, pur
scossa dalle lacrime. Lascio scivolare la lettera dalle mani. Il vento la
trascina a terra, per risplendere sotto la luce fievole del mattino. Il signor Darcy volge per un ultimo interminabile istante il suo viso
agghiacciato verso quella che ormai era solo la mia ombra, per poi socchiudere
gli occhi ed abbassare lo sguardo sconsolato.
“ Che cosa le hai detto fratello? Cosa? Non ti è bastato metterla in
ridicolo di fronte a tutti? Non comprendo il tuo rammarico nei suoi confronti…o forse è qualcos’altro ciò
che rifuggi dal mostrare apertamente!Non mentirmi!”
“ A scelto lei di andarsene, anche se non conosco il
perché…mi ha negato di sapere!”
“Come tu ora mi impedisci di conoscere quando
smetterai di maltrattarla solo perché…”
“Taci! Tu non sai nulla! Non potrai mai capirlo sorella, almeno per
ora!Non potresti neanche supporre ciò che io provo!”
“D-Darcy!” i suoi occhi lo fissano ignara
del vero significato delle sue parole. Era la prima volta che Darcy mancava di rispetto a Georgiana, malgrado il loro
affetto reciproco.
“Ed ora con il tuo permesso devo andarmene, le circostanze lo
richiedono non posso attardarmi oltre!” il suo sguardo scettico non si volta
per volgere di nuovo le sue attenzioni verso il fratello. Era semplicemente
sbigottita dal comportamento irragionevole di Darcy.
Cammino affannosamente da un’ora. La mia fronte si imperla
gradatamente di sudore e il lembo del soprabito comincia lentamente a
logorarsi, come del resto la mia fiducia. Dopo altrettante minuti posso
scorgere in lontananza la mia amatissima dimora. Non bado con dovuta attenzione
ai particolari del luogo in cui ho da sempre vissuto e che invece hanno segnato
un ricordo indimenticabile nel mio cuore. L’agitazione sovrastava la mia calma.
Titubo al pensiero di andare incontro alla verità, che a stento riconoscevo
come tale. Nulla sembrava cambiato, del resto erano solo pochi giorni che mi
ero assentata, ma evidentemente li giudichereiabbastanza per sconvolgere
l’esistenza di tutte noi. Il profumo dei fiori mi inebriano dolcemente, ma non
riescono a rallegrarmi o a mettermi a mio agio. Sentivo solo un senso di
profonda apprensione per quello che stava accadendo. Potevo già sentire man
mano che percorrevo i gradini dell’entrata il suono del pianoforte. Per un
istante credevo con ingenuità di non essermi mai allontanata dalla mia consueta
vita. Poi, afferrata la maniglia della porta torno lucida nel presente. Entro
con decisione e dirigo con prontezza i miei occhi in cerca di Jane. Dalla forte
ansia non mi rendo neanche conto della presenza di Mary che mi fissava
sbalordita. Percorro le scale con fermezza e volgo le mie attenzioni nell’unico
luogo in cui si rifugiava fin da bambina mia sorella. Apro la porta della sua
camera ancora con respiro affannatoe
ricoperta di polvere.
“Jane!SEI USCITA COMPLETAMENTE DI SENNO?”
“L-Lyzzi?” Mi avvicino a lei ansimante dalla
fatica, ma non riesco ad abbracciarla, ero prima desiderosa di ascoltare una
sua qualche risposta. I miei occhi si incupiscono preoccupati e la guardano
imploranti, in attesa di speranza.
“Lyzzi non dovevi precipitarti qui…” Jane volge lo sguardo lontano da me e tenta
inutilmente di evitarmi. “Mi- mi sei mancata così
profondamente!” pone le mani al viso e frena un primo singhiozzo di commozione.
I suoi occhi cominciano ad arrossire.
“Non ti faceva presagire che una notizia tanto sconvolgente mi avrebbe
fatto tornare?Guardami Jane, per l’amor del cielo e rispondimi!Non potrei
sopportare oltre!”
“Ho fatto la mia scelta e non pretendo che tu la capisca!esigo solo
che tu non ti frapponga a quello che io ho ormai deciso irrevocabilmente…perché
sei tornata?Non posso neanche immaginare la collera del Signor Darcy!”
“Ora non ritengo che sia opportuno parlare del Signor Darcy, per quanto io debba condividere con vossignoria la
mia permanenza a Netherfield.” Sbatto le mie mani sul
ciglio del letto per poi volgere di nuovo le mie attenzioni a lei che sembrava così
sfuggevole. “Ti supplico deve esserci un’altra soluzione, sai bene che non è
l’uomo per te”.
“L-lo so bene!Ma non posso fare altrimenti…” Jane scoppia così inaspettatamente in un fragoroso pianto. Mi turbavano le sue lacrime
copiose che scendevano giù dal viso. Avrei
voluto fermarle ma il fazzoletto che le porgo non sembra essere di grande
giovamento.
“Jane…sposerò io al posto tuo il Signor
Collins!” a malincuore pronuncio quelle parole che già avevano assunto un tono
alquanto serioso e freddo. Mi allontano dalla mia amatissima sorella che sconvolta
interrompe i suoi singhiozzi.
“N-no, no!Ti prego non sacrificare la tua
vita per me!Non un’altra volta! Ho già patito troppo e non potrei sopportarlo!”.
Zittisco con la mia mano aperta la sua
voce ancora tremolante dal pianto. Il silenzio è più doloroso
di quanto pensassi. Sopporterò anche questo. Mio cugino è l’essere più grottesco che possa esistere,
ma date le circostanze forse sarebbe più semplice vivere con lui che con il
Signor Darcy. Mi duole l’idea di rinunciare per
sempre alla mia felicità, ma comincio a supporre che non sia nata per
raggiungerla. Erano passati pochi istanti da quando io, non del tutto
coscienziosa con molta probabilità, avevo assicurato una vita felice a Jane ed
una altrettanta terrificante a me stessa, quando inaspettatamente la porta
della camera si apre. Mi irrigidisco così come Jane alla vista
della persona che mi trovo di fronte. Una morsa allo stomaco mi blocca. Non pensavo che
il mio cuore dovesse sopportare anche questo.
Capitolo 9 *** Quelle parole così dissonanti ed incompatibili ***
Nuovo capitolo! Allora come sono andate le
vacanze? Spero bene per voi!Speriamo anche che questo nuovo capitolo vi
piaccia! Io mi sono particolarmente divertita a scriverloJ
soprattutto la parte iniziale!!! Se volete(mi farebbe molto piacere)
scrivereste il capitolo che fino ad ora vi è piaciuto di più? Solo per curiosità….comunque vi ringrazio ancora una volta per il
vostro sostegno!continuate a seguirmi come sempre, e poi fatemi sapere ciò che
ne pensate…perGiuly: in
questo capitolo troverai la parte che ti dicevo riguardante la tua ff! riconoscerai il pezzo almeno credo, ma non voglio
anticipare nulla! Dedico il capitolo a Irish, Phoenixlupin
e sua sorella, ed ovviamente ad Giuly e Ele!!!!
Posso immaginare
lo stupore che mi si legge con chiarezza negli occhi. Jane mi guarda con
altrettanta tensione, sapendo a cosa andassi incontro. Eppure non mi aspettavo
una reazione tale da nostra madre che si accinge ad accogliermi con inusuale
gioia.
“Elizabeth!” mi sento stringere dalle sue mani indebolite dalla
fatica. Per quale irragionevole motivo madre, vi state comportando con un
simile atteggiamento. Rimango attonita senza contraccambiare alcun gesto di affetto
“ …hai fatto la scelta più convenevole! Sono così orgogliosa di te!” le sue parole mi incutevano un
profondo senso di timore, benché fossero apparentemente amichevoli. Mi distacco
da lei con volto dubbioso. Ancora una volta le sue mani cingono il mio viso.
Questa volta con più affabilità dell’ultima.
“Madre…per l’amor del cielo cosa state
dicendo?” il mio sguardo fissa il suo, che rimane con costanza inebriato da un
alone di gaiezza.
“Figlia cara, come non potrei esserlo! Abbiamo risolto ogni inconveniente,
e aldilà di ogni aspettativa, in un tempo brevissimo!”
“Madre, voi… non ritengo che abbiate…”
“Oh suvvia Jane smettila di mettere in cattiva luce la scelta di tua
sorella! Sapevo che le mie parole non erano state vane!” Jane sembrava
comprendere più di quanto io non facessi. Eppure guardandola, colgo che non era
appropriato tutto questa indicibile accoglienza.
“Madre di grazia, potrei essere messa a parte di ciò che state tanto acclamando?” la mia espressione è
più seria di quanto credesse. Noto lentamente irrigidirsi le pieghe del suo
volto invecchiato.
“…V-vorresti dirmi che non sei qui per
annunciare il tuo matrimonio con il Signor Darcy!”
con gradualità la sua gioia si tramuta in consueta freddezza. Ancora una volta,
rimango sbalordita non piacevolmente dalle sue parole così spiazzanti per me, che già avevo programmato di dar
fine a tutto sposandomi con nostro cugino a malincuore. Ancora una volta mi
sento ferita nel mio orgoglio da quella stessa persona che dovrebbe amarmi più
di chiunque altro e invece riserva per me, come per tutte noi, solo puro
egoismo.
“ Mi dispiace deludervi, NO! Non sposerò il Signor Darcy né ora, né mai!” pronuncio
queste parole ancora insaporite del disgusto nei confronti di mia madre, che
rimane rabbrividita dalla mia risposta. Quell’ultimo connotato di affetto
sparisce completamente dal suo volto, non più rilassato.
“C-cosa?...per quale motivazione allora ti
trovi qui?IN QUESTA CASA?!”. Jane era preoccupata dall’andamento della
conversazione, ma non poteva fermare tutto questo.
“Devo ricordarvi che, per vostro rammarico,sono vostra figlia!” una lacrima mi scende
calda nel viso. Brucia ancora così intensamente nonostante si libri nel mio volto. Corrugo le mie labbra
mordendomi il labbro inferiore per trattenere la rabbia.
“Non lo sei più! O quanto meno, fin quando non farai la scelta giusta!
Rimembri cosa ti avevo detto! Non disturbarti a tornare se…”
“Madre! Ma cosa dite!” gli occhi di Jane si sbarrano di colpo a quelle
parole.
“ Non dubitate non sono tornata per voi! Sono giunta per evitare che
Jane commetta uno degli sbagli di cui si pentirebbe per il resto della sua
vita!”
“E sarebbe?!” le sue parole erano sempre più aspre nei miei confronti.
Jane era in preda al panico, reticente nell’aggiungere ulteriori dissapori tra
noi.
“Sposare il Signor Collins!”
“Jane sta facendo ciò che tu ti ostini
a non fare, mettendo così in ridicolo la
nostra famiglia!”
“Madre, nostro cugino! Quell’essere vile e spregevolerovinerebbe la sua esistenza! Ma non vi
importa di questo, vero?” mi avvicino a mia madre, ma non trovo corrispondenza alla
mia preoccupazione. “…L’importante è che tutto si
sistemi. L’importante è che almeno una di noi si sposi, svendendo il suo
ORGOGLIO , la sua ANIMA, la sua LIBERTA’! Non esiste altro, dunque devo
supporre? FORSE NON E’ ESISTITO NULLA NEANCHE TRA VOI E NOSTRO PADRE…!” sento il
palmo della sua mano irrigidito dalla collera sul mio viso. Fa più male di
quanto pensassi. Le mie guance cominciano a colorirsi di un rosso porpora
sempre di più, mentre il mio sguardo giace a terra privato del suo ardire.
Stringo i pugni, e nel contempo sento scendere le lacrime sul dorso della mia
mano.
“Elizabeth…?” urla Jane in quel preciso
istante, ma il mio cuore era troppo addolorato per potere ricevere conforto da
lei.
“N-NON OSARE MAI PIU’,figlia ingrata e spregiudicata!La tua arroganza
ha superato ogni indecenza!Sei giunta persino ad infangare la memoria di tuo
padre!” mi allenta un altro schiaffo dall’altra parte. “ Non voglio più
vederti,MAI! Esci da questa casa e non farti mai più rivedere!”
“Madre non fatelo, ve ne prego! Elizabeth era giunta per dare atto
della sua decisione a me!Sposare il Signor Collins al posto mio!”
“ JANE! TACI!Non permetterò che un’irriconoscente sposi vostro cugino, che si è offerto di
ereditare ogni cosa, benché tutto vada alla malora! Sarai tu a sposarlo, e non
accetto obiezioni di alcun genere! Ora tu sei l’unica sorella maggiore di
questa famiglia e come tale adempi ai tuoi doveri, dato che qualcun altro se ne
vuole esimere!Da oggi esigo che tu, e tutte le mie figlie la disconosciate per
sempre. ” il suo sguardo era ancora colmo di odio, ripugnato dal vedermi ancora
lì, davanti a lei. Sentivo il sangue scorrere lento
nelle vene come se non volesse più raggiungere il mio cuore, la mia testa, fino
a lasciarmi morire.” Vergognati…” sbatte la porta
alle mie spalle e lascia quella camera per sempre.
“P-perdonami Jane, n-non…”
il pianto mi mozza le parole”…n-non ho raggiunto il
mio intento!” con le mani al volto mi dirigo verso la porta.
”Ti prego Elizabeth aspetta, non te ne andare!” Jane cerca di sfuggita
di afferrarmi per un braccio, ma io la strattono liberandomi da colei che vedrò per l’ultima volta.
Mi affretto per le scale e sotto gli occhi di tutte le mie sorelle
abbandono in lacrime la mia dimora. Allungo il passo, cercando di distanziarmi
il prima possibile da questo luogo, ma soprattutto da mia madre, la quale prova
solo ribrezzo nei miei confronti. A testa bassa, ancora in lacrime ripenso alle
parole incontrovertibili di colei che mi ha ripudiata per sempre. Tutto questo
non sarebbe mai successo se ci fosse ancora il nostro adorato padre. Mi si
stringe inesorabilmente il cuore al suo vivido ricordo. Sono stata un’impudente
ad avere la fiducia di risollevare la mia famiglia da sola. Non ho valutato
come avrei dovuto le conseguenze ed ora ne pago le ferite. Proseguo il
tragitto, pur non avendo una meta precisa. Comincio a correre sconvolta quando
il mio corpo viene frenato da un uomo. Non avevo bisogno di alzare la sguardo
per capire chi fosse. Era inconfondibile.
“ Che ci fate voi qui Signor Darcy?” a mala
pena sferro queste addolorate parole strappate al pianto.
“Non ha importanza. Che cosa vi addolora così tanto, ditemi?” ero talmente frastornata da non
comprendere con chiarezza che per la prima volta il suo tono di voce era
profondamente caldo e premuroso.I suoi
occhi fissavano ancora le mie lacrime ed a stento riuscivano a darvi una
ragione. “Non fatemi stare in pena, è grave?”
“Non saprei dirlo, ma ritengo che tutto sia perduto ormai…” continuo a piangere davanti a lui, per poi
scostarmi di getto e rincamminarmi nel viale che seguivo. La sua presenza
impassibile sembrava alquanto turbata.
“Non pretendo che voi mi diate spiegazioni dell’accaduto, anche se
dovrei essere follemente adirato con voi per il vostro atteggiamento altezzoso
e inappropriato, ma non lo sarò. Tornate con
me!E’ un ordine, ma è anche un immenso piacere…” mi
fermo a quelle parole. Non le potevo comprendere in un momento come quello. La
mia ragione è offuscata dal pianto e dalla collera. Nessuno mi avrebbe aiutata.
Accetto l’offerta e mi avvicino alla carrozza del Signor Darcy
per poi salirvi. Vedo allontanarsi con rammarico i fiori che costeggiano la
casa. Era l’ultima volta che li avrei visti almeno come figlia. Il Signor Darcy non pronunciava una parola. Si limitava a guardarmi.
Apprezzo almeno per questa volta la sua indifferenza o meglio riservatezza. Non
riesco a fissarlo, a dare spiegazioni, so solo tacere anche se avrei molto da
dire. Ero oltremodo sconcertata per ciò che la sorte aveva
scelto per me e tutta la mia famiglia. Lacrimo in silenzio sotto i suoi occhi. Vedo
avvicinarsi a malincuore casa Darcy. Scendo dalla
carrozza e vengo bloccata all’entrata della dimora.
“ Che cos’è che vi angustia così tanto da non farvi prendere in considerazione minimamente la mia
presenza che dovreste riverire?” Non avrei saputo fronteggiare l’ennesima
discussione con lui.
“ Perdonatemi, non sarei adeguatamente incline ad ascoltarvi in tali condizioni…” ancora la mia voce era mozzata dal pianto, e
le parole di mia madre risuonavano con violenza nella mia testa. “ …sono troppo confusa ed amareggiata. Perciò lasciatemi andare e non rovinate il vostro unico
atto di gentilezza con il vostro orgoglio!” lo abbandono, voltandogli le
spalle. Almeno per questa volta, non osa ribattere e mi lascia proseguire fino
alla mia camera. Butto ogni cosa sul letto per poi cadervi sopra assieme al mio
dolore che tento inutilmente di consumare sfogando le mie ultime lacrime sopra
al cuscino. Mia cara sorella Jane, ti sposerai ed io non potrò
fare più nulla.
La mattina seguente mi rendo conto che avrei dovuto dare spiegazioni
in primo luogo a Georgiana, e poi inesorabilmente anche al Signor Darcy. Pertanto mi affretto a raggiungere la sala dove di
norma esercitavamo le nostre lezioni. Non che mi facesse piacere, la ferita che
porto dentro è ancora troppo profonda da potersi rimarginare in così
poco tempo. Essere ripudiata dalla propria famiglia significa non avere più
nessuno a cui aggrapparsi.
“ Signorina Elizabeth! Prego entrate”
“ Oh signorina Georgiana! voi dovete perdonarmi, io non potevo
esimermi dall’andarmene per raggiungere la mia famiglia, che come ormai sapete
non gode di una buona situazione, perciò vi prego, in nome della preoccupazione che una sorella potrebbe
provare per il resto delle persone che a lei le lega, perdonate il mio gesto
così avventato.”
“ Lo farò, ma mi aspetto
che non accada ancora. Non voglio perdere la stima che ho nei vostri
confronti!” il suo tono non appariva particolarmente rimproverante, ma vi
potevo leggere un alone di delusione.
“Non vi deluderò, non più, ve lo
prometto!” afferro le sue mani e cerco il suo perdono non solo a parole, ma
anche a gesti.
“Bene!” sferra un dolce sorriso che mi rallegra dopo tutto il dolore
passato e che ancora dovrò subire.
“ Ed ora con il vostro permesso, io vorrei parlare con vostro
fratello. Debbo delle scuse anche a lui…” tento di
congedarmi con un inchino dalla stanza
in cerca del Signor Darcy.
“Mio fratello non è qui oggi. Se ne è andato per degli affari urgenti
da risolvere presso Lady Catherine. Anche io sono venuta a conoscenza della sua
partenza improvvisa solo questa mattina all’alba, ma non ritengo che ci sia da
temere, mio fratello è un nipote ben voluto da vossignoria. Lo potrete trovare tra
una diecina di giorni e dargli le vostre ragionevoli spiegazioni. Ma non
preoccupatevi, so per certa che vi ha già perdonata! Le vostre intenzioni erano
più che nobili” Annuisco con riconoscenza, ma un po’
colpita dal fatto che per la seconda volta il Signor Darcy
si fosse assentato senza dare delle motivazioni precise, a quanto vedo, neppure
all’amatissima sorella. Era incredibile come per quanto cercassi di evitarlo in
un modo o nell’altro fossi sempre costretta a parlargli. Nella mia
disperazione, non ho saputo non notare la sua bontà, o almeno così sembrava, ma soprattutto mi chiedevo perché fosse
venuto da me. Dato il rancore che prova verso la mia persona non capisco perché
avrebbe dovuto seguirmi. Allontano ogni dubbio per il momento e decido di
ricominciare in attesa del suo ritorno, le lezioni con la Signorina Georgiana,
ben lieta di impratichirsi. Tuttavia, i miei pensieri non possono che essere
turbati alla luce di tutto quello che in poco tempo è accaduto.
I giorni seguenti non ricevo notizie né del Signor Darcy,
né tanto meno da mia sorella Jane, che ormai sarà pronta a sposarsi rassegnata
al proprio destino, sotto l’incalzante pressione di mia madre. Le mie
preoccupazioni poi si affollavano anche sulla piccola Lydia
che non ero riuscita neanche a vedere, o ad accertarmi delle sue precarie
condizioni di salute. Era già la terza lettera che inviavo ma nessuna aveva
ricevuto degna risposta, del resto dovevo farmene una ragione: io non faccio
più parte della famiglia Bennet. La mia presenza è
preclusa, inconsiderata proprio da mia madre.
Le mie conturbate riflessioni non potevano sfuggire agli occhi della
sensibile Georgiana che in questi giorni non ha fatto altro che tentare di
consolarmi, pur non sapendo le motivazioni della mia incresciosa infelicità.
Ammiro ed apprezzo la sua riservatezza e al contempo la sua disponibilità nel
porgermi del sostegno che nessun altro in questo momento mi sa tendere. Ciò
fa accrescere la mia perplessità. Perché il Signor Darcy
risulta così scontroso, così diverso da lei. Scorgo gli occhi
di Georgiana intenta nel suonare un’armoniosa melodia al pianoforte e rivedo in
lei quegli stessi occhi del Signor Darcy così diversi, quasi scossi, dalle mie lacrime. Eppure non
posso dimenticare le sue orribili parole scagliatemi contro come se fossi
l’essere più ragguardevole che avesse mai conosciuto. La mia mente era fin
troppo offuscata per poter dare un senso a quegli sguardi e a quelle parole così dissonanti ed incompatibili. Non avevo ancora
trovato risposte plausibili al suo modo di fare altezzoso e ritroso. Mi limito
momentaneamente a non pensarci, soprattutto in presenza di Georgiana, anche se
il Signor Darcy sarebbe tornato oggi e a momenti
avrei dovuto affrontarlo di nuovo. Allietata dal suono del piano, che mi
cullava nella mia malinconia, non noto l’entrata del maggiordomo che annuncia l’arrivo
di una persona. Scorgo dall’uscio della porta una donna il cui volto è coperto
da un cappello bianco. In lontananza segue il rumore di altri passi che si
stanno avvicinando in quella stessa stanza. Nel contempo, la donna con il
cappello rivela il suo volto.
Capitolo 10 *** Il sapore lieve delle sue labbra ***
Ecco
qui il mio nuovo capitolo!!Spero che vi piaccia e come sempre che mi dite la
vostra a riguardo! In questo capitolo arriva un personaggio importante ai fini
della storia ma non vianticipo niente!
Vi ringrazio ancora di cuore per il vostro sostegno! Siete sempre molto
carini!Un saluto come sempre a Kapoch, Lellox, Phoenixlupin, Irish, e
tutti voi che mi seguite con tanto affetto! Grazie mille e alla prossima!
I suoi abiti erano
così regali e ben rifiniti. Non avevo mai visto tanto
sfarzo in un’unica persona. Forse perché non me lo sarei mai potuto permettere,
ma la ritenevo in apparenza fin troppo appariscente. Le piume del suo cappello
risplendono alla luce del sole, i suoi capelli rossi risaltano i contorni del
suo viso.
“Carissima Georgiana!” si avvicina a lei senza rivolgermi la ben che
minima attenzione. “ Come siete cresciuta, è a dir poco impressionante! Non c’è
che dire mio fratello aveva perfettamente ragione, siete diventata splendida,
al pari della vostra ricchezza!” continua ad agitare quel ventaglio, come se
volesse attirare in ulteriore modo l’attenzione su di lei.
“ Come siete magnanima Caroline” come sempre non poteva che essere
cordiale con chi si trovava di fronte.
“ Non appena ho saputo da Charles della vostra presenza qui mi sono
precipitata a darvi i miei omaggi. È un grande onore avere la vostra presenza in questa casa…ma ditemi, vostro fratello, il rispettabile
SignorDarcy,
quando tornerà dal suo viaggio?”
“Ohnon vi sappia lungo
l’aspettare, tornerà a momenti!”
Era difficile per me immaginare che il Signor Bingley,
tanto generoso quanto amichevole potesse avere una sorella così artificiosa ed altezzosa, oserei dire in maniera
ancora più accentuata del Signor Darcy.
“ Ho saputo, mia cara, che ultimamente avete avuto dei tempi duri”
“Oh non saprei…direi che non posso
lamentarmi!”
“Siete sempre così
accondiscendente, vero? Non ritenevo possibile che vostro fratello avesse
accettato di inserire in casa una serva, di così basse origini, per di più l’avesse scelta per fare da istitutrice a
voi! Sono rimasta sconcertata, a dire il vero! Perciò volevo conferma verificando di persona e a quanto
pare, non posso che accondiscendere alle voci di sobborgo!” concentro la mia
attenzione su colei che mi stava guardando quasi con disgusto, come se fossi
non solo di troppo, ma inopportuna. Mi squadra dalla testa ai piedi, rimanendo
inorridita dal lembo consumato del mio abito.
“Prima di essere insultata, vorrei avere il piacere o in questo caso
il dispiacere di conoscere la persona che ho di fronte!”
“ Signorina Bennet, vero? Non sono io che
debbo riverenza a voi, ma voi a me! a quanto vedo, non vi manca la
sfacciataggine!Tuttavia vi farò l’onore di
conoscermi quest’oggi. Mi presento sono Caroline, sorella di quell’ingenuo di
Charles , che evidentemente non si aspettava di ospitare assieme ai suoi
stimabili amici anche una serva. Se mi avesse messo al corrente glielo avrei
impedito!” rimango esterrefatta da tali parole, anche se non era la prima volta
che me le sentivo pronunciare, ormai da tempo. “ Non temete, Georgiana, di
rimanere in qualche modo, oserei dire, contaminata dalla volgarità di questa
donna, che non ha alcun beneficio per voi e tantomeno per questa casa?”
Georgiana rimane quasi indifesa a tanta crudeltà nei miei confronti.
“Badate a come parlate!Non siete voi a dover giudicare, né a fare
domande tanto inopportune!” una voce di spalle mi coglie di sorpresa. Sapevo di
conoscerla, non potevo sbagliare. Sul primo momento non mi volto, mi limito a
percepire sempre di più la sua presenza dietro di me, poi con un gesto
repentino incrocio per l’ennesima volta il suo viso. Mi soffermo per qualche
istante a fissarlo attonita.Darcy scaglia un’occhiata a Caroline per poi abbassare lo
sguardo su me. Non c’erano parole tra noi, solo un inquietante, insolito
silenzio.
“Quale onore, avere tra noi il Signor Darcy!
Sono lieta di vedervi! Non avrete intenzione di mal accogliermi solo per
prendere le parti di chi non se lo merita?”
“ No, infatti. Ma ritengo che rimanere al vostro posto sarebbe più
appropriato!” il volto di Georgiana si inebria di luce nel vedere il ritorno di
colui che ama di più al mondo.
“Che vi succede Darcy? Dunque è vero ciò
che si sente dire? Vi state veramente…”
“Tacete, per favore, non sono affari che vi
riguardano, né ora né mai!” rimango colpita dalle parole di Caroline. Che cosa
avrà voluto accennare con quel suo modo tanto irritante .
“ No vi prego, continuate! Ditemi! Se è una cosa che mi riguarda,
ritengo opportuno che ne venga messa a parte!” il Signor Darcy
gela di colpo davanti a me. Noto una qual certa apprensione nel suo volto.
“Oh certo che vi riguarda. Molte cose vi riguardano, per mia sfortuna,
ma evidentemente ancora non ne siete al corrente, vero?” regala un sorrisetto
amaro, nascosto a mala pena dal suo ventaglio rosso. “ Darcy,Darcy, non imparerete mai vero?Non sarete mai un uomo
diverso da quello che siete!”
“TACETE,per l’amor del cielo!Lo esigo!” il suo tono era terribilmente
serio e preoccupato. Non osava più guardarmi in faccia.
“ Se è così allora, non c’è
ragione che resti. Sarei solo di intralcio, ma badate che se siete qui è anche
perché io l’ho desiderato, d'altronde questa casa mi appartiene in ugual
maniera che a Bingley!” il suo volto permaloso, si
contrae in una smorfia di delusione. “Quanto a voi, Signorina Elizabeth, il
vostro soggiorno qui non durerà a lungo, ve lo assicuro!”si avvicina a me, bisbigliandomi tali parole,
poco più che percettibili all’udito, ma ben impresse nel mia mente.” …troverò il modo di disfarmi di voi, non
voglio ignobili nella mia casa!” mi lancia uno sguardo di sfida, più che
convinto delle sue disonorevoli intenzioni. La saluto con freddezza, per poi
rivolgermi al Signor Darcy, che cerca immediatamente
di sfuggirmi.
“ Aspettate! Devo parlarvi!”
“Non ho nulla da dirvi! Non c’è niente di cui io possa mettervi al
corrente in questo momento! Se siete intenzionata a porgermi le vostre scuse,
sappiate che per questa volta non le pretendo…” stava per ruotare definitivamente il suo
volto, evitandomi ancora una volta.
“ Che cosa intendeva pochi istanti fa Caroline?”
“ Ciò non vi
riguarda!”
“E’ qui che vi sbagliate! Per quanto mi odiate, per quanto mi
rifuggite, io pretendo che voi mi rendiate partecipe di tutto ciò che costituisce la mia vita!”
“Non so a cosa vi stiate riferendo…”
“ Continuate a negare, Signor Darcy! Ma
sappiate che la vostra deplorevole commedia terminerà a breve, e ben presto, io
scoprirò ciò che è giusto che
io sappia…”
“ Non oserete intromettervi nelle mie decisioni!” finalmente si era
degnato di guardarmi. Questa volta però, i suoi occhi risultavano più tetri al mio orgoglio che cercava di
difendersi nel miglior modo.
“ Decisioni che riguardano me!” i nostri toni di voce sono sempre più
alti. I nostri volti sempre più vicini, troppo. Non potevo non essere a disagio, eppure non
riuscivo ad indietreggiare da lui.
“E seppure così fosse, ciò non dovrebbe comunque riguardarvi poiché non siete
l’unica a tenere al bene della vostra vita!” queste ultime parole mi lasciano
interdetta. Rimango attonita, spiazzata. Non riesco a ribattere, ad avere la
forza per pronunciare una qualche risposta. Del Signor Darcy
rimane solo il profumo del suo abito davanti a me. A passo spedito si allontana
dalla sala e mi lascia inerme al cospetto di Georgiana, impietrita quanto me.
Le lancio una breve occhiata e con un sorriso teso e tremolante mi congedo per
ritirarmi nella mia stanza. Il mio cuore comincia stranamente a pompare sangue
tanto ghiacciato da ferirsi. Non potevo che essere confusa dalla sua reazione,
non riuscivo a trovare una spiegazione, sempre che ve ne fosse una.
La mattina seguente, nonostante per la prima volta lo desiderassi, non
incontro in nessun angolo della casa il Signor Darcy.
Era da tempo che non mi soffermavo ad ammirare la bellezza e la raffinatezza di
questa casa. Tante decorazioni, tanto sfarzo non avrebbero mai ricoperto la
nostra umile dimora. Il silenzio regnava ancora sovrano tra i lussuosi corridoi
con pareti affrescate. Quei colori sembravano riemergere ancora freschi, vitali
ad ogni sferzata di luce mattutina. Mi dirigo come mia consuetudine nella sala
dove io e la Signorina Georgiana teniamo lezione. Con molta probabilità
non sarebbe di già lì, tuttavia volevo affrettarmi a raggiungere una qualsiasi
altra stanza, sperando di trovarvi chi cercavo.
Entro. Era la prima volta che la stanza aveva i tendaggi chiusi. Un
alone di inquietudine mi pervade. Quell’ombra, quella atmosfera nuova ed
insolita mi rabbrividisce. Ogni cosa sembrava avere un aspetto diverso, poco
più che palpabile. Mi avvicino alla prima finestra che scorgo alla vista. Avrei
voluto scansare quelle lussuose tende in tempo, ma la mia mano viene
improvvisamente bloccata. Sobbalzo indietro pensando erroneamente di essere
sola.
“ Perdonatemi se vi ho spaventata!” quei lievi raggi di luce che
riuscivano a penetrare, illuminavano a mala pena il contorno dei suoi
lineamenti.
“ S-Signor Darcy, voi mi avete colta di sprovvista…pensavo di essere sola a quest’ora del mattino”
la mia voce non era del tutto sicura, si poteva percepire ancora qualche
traccia di insicurezza. Noto ancora la sua mano sulla mia. E’ così fredda quest’oggi, ma al tempo stesso liscia e
toccabile. “ Non ho dimenticato le vostre parole…so
che voi, mi state nascondendo fin troppo, sin dal mio arrivo, ma non so quanto
questo si possa spingere oltre.” Continuo a fissare la sua mano. Non l’aveva
mai così tanto stretta alla mia, e questo mi rendeva per la
prima volta fragile.
“ Non continuate a fare domande, non potete! Chiedereste troppo a me stesso…” lo sento avvicinarsi, sebbene la sua immagine non
fosse ancora ben nitida di fronte a me. Retrocedo intimorita.
“ Per quanto sembri assurdo io non vi ho mai chiesto nulla…e non comprendo ancora il perché vi stiate offrendo
di aiutare una persona che sembrate rinnegare!”
“ Allora sarò io a chiedere qualcosa
a voi in quanto vostro padrone...” non capivo il senso delle sue parole, ma potevo
per la prima volta scorgere nei suoi occhi qualche cosa di diverso. “…vi chiedo di avere fiducia in me, e di non odiarmi,
seppure ve lo siate ripromessa!” rapita dalle sue parole, non mi accorgo che
ormai un solo raggio di sole divideva i nostri volti. Non mi ero mai sentita
tanto attratta dai suoi occhi, e al contempo intimidita da rimanerne
abbagliata. Il suo profumo era troppo vicino, il suo respiro troppo diverso dal
solito. Sentivo che la mia mente si sarebbe lasciata abbandonare almeno per
questa volta. Darcy distacca la sua mano, per poi
avvicinarla ai contorni del mio viso. Tremava. A sbalzi percepivo il contatto
della sua pelle con la mia. Ero timorosa di quello che sarebbe potuto
succedere, per quantoassurdo ed
imprevedibile. C’era solo silenzio a dividere le nostre bocche. Nell’oscurità
di quella stanza mi sembrava esserci più luce di quanto pensassi. Continuo a
guardarlo e a soffermarmi sui contorni indistinti del suo viso. Non appena
sento le sue labbra poco più che sfiorarmi,allontano il mio viso e fuggo via,
in preda alla confusione.
“Perdonatemi…non avrei dovuto” stringe la
sua mano ritraendola, come a voler imprigionare tutti i suoi pensieri. “Non
accadrà mai più…”Darcy rimane a disagio quanto me e prende
coscienza di quello che stava per fare. Sento il mio cuore battere, senza una
motivazione vera e propria. Battere, battere smisuratamente,ma per chi? Per
l’uomo che odia!Mi appresto ad aprire la porta, ma qualcuno gira il pomello
dorato prima di me. Al pensiero che Caroline o Georgiana potesse trovarci qui,
soli, in tali circostanze mi terrorizzava. Non avrei potuto dare alcuna
spiegazione, e tutto questo sarebbe oltre modo disdicevole. Persino Darcy freme dall’angolo della finestra. Avevo ancora
impresso il sapore lieve delle sue labbra, sarebbe stato
troppo difficile dimenticarlo e mentire, per occultare l’imbarazzo. Impietrita
ed ansimante attendo che quella porta si aprisse, malgrado il mio immenso
timore. Vedo ancora quei occhi. La loro immagine mi assale. Il ricordo del tocco della sua manoscandisce i secondi che passano, prima che
possa vedere al di là di quella porta.
“Signorina Elizabeth!” essere sorpresa era poco. Pensavo di non capire
bene chi avessi davanti a me, tanta era l’agitazione di pochi istanti prima. Mi
vedo comparire Georgiana inaspettatament.Dietro di
lei Caroline ignara dell’accaduto. Era chiaro lo stupore delle loro
espressioni.
“Una persona vi attende all’entrata della casa, volevo solo dirvelo,
vi stavo cercando da tempo, ma evidentemente …” riesce a mala pena a scandire
con naturalezza tali parole. Tenta di non rendere visibile il suo
sconcertamento, ma era più che evidente. Non avevo idea di chi fosse ad
attendermi, sapevo solo che in questo momento sarebbe stato meglio per tutti
evitare qualsiasi spiacevole confronto in merito all’accaduto.
“Vado subito. Grazie Signorina Georgiana ,n-non dovevate scomodarvi
tanto!Con il vostro permesso, andrei non vorrei fare attendere” Caroline e
Georgiana rimangono una a fianco dell’altra, ancora taciturne, mentre io tento
di passare inosservata alle loro spalle.
“Signorina Bennet!” mi fermo giusto in tempo
prima di andarmene . “Ricordate le mie parole!E voi Darcy,
quando finirete di giocare?Non state facendo sul serio,vero? Non si confà a
voi!” Darcy non proferisce parola. Passa tra me e
Caroline senza rivolgere il minimo sguardo ad entrambe per poi andarsene. Essere
sola con i miei dubbi e con le mie paure è più timoroso di quanto pensassi. La
vostra lontananza Signor Darcy comincia a farmi
paura, ma non posso ancora dimenticare il vostro orgoglio, che più di una volta
non ha esitato a ferirmi.
Capitolo 11 *** Non avrei aggiunto alcuna parola al silenzio ***
Nuovo
capitolo. Tra tanti impegni e preoccupazioni sono riuscita a postare questo
nuovo capitolo…speriamo che vi piaccia come
sempre!!!Fatemi sapere il prima possibile!Aspetto sempre vostri commenti, un
grazie in anticipo e un in bocca al lupo a tutti coloro che devono iniziare un
nuovo anno scolastico o universitario o una qualsiasi nuova esperienza!
Speriamo che vada bene anche a me!:) …e del capitolo
precedente che mi dite ve lo aspettavate?X) Un grazie speciale a Kapoch, Irish, PhoenixLupin e
tutti voi che mi seguite a presto!
Mi allontano da
quella stanza, cercando invano di disseminare il mio imbarazzo. Mi dirigo verso
il giardino così come Georgiana
mi aveva preavvisato. Non immaginavo chi potesse essere, tanto era ancora lo
smarrimento con il Signor Darcy. Cosa avrà pensato
mai la Signorina Georgiana?Sarà rimasta scioccata quanto me. E quella
maldicente di Caroline, immagino che non si risparmierà nel denigrarmi. Affretto
il passo, percorrendo velocemente tutto il corridoio, fino a giungere alla soia
dell’entrata. Un sospiro di aria fresca mi entra nei capelli. Non si poteva
dire che questo luogo non fosse oltremodo accogliente, anche se non mi è mai
appartenuto. Con lo sguardo scruto l’orizzonte, ansiosa come ero, di conoscere
chi fosse la persona che mi aveva cercato. Intravedo una
fisionomia a me nota. Non avrei potuto trattenere le emozioni che dilaniavano il
mio animo. Sapevo che inevitabilmente sarei rimasta scioccata. Il mio viso era
impassibile e contornato da una tale sorpresa, quasi da rimanere inerme e
passivo. Eppure inconsciamente sentivo sgorgare le lacrime. Mi avvicinoe l’abbraccio convinta di averla perduta per
sempre.
“JANE!JANE! tu qui! O santo cielo! Ero convinta che non ti avrei mai
più rivista!” l’odore dei suoi capelli era così inebriante da riportarmi indietro nel passato. Presa dalla
contentezza, dimentico di presentarla come si deve a Georgiana, che aveva già
compreso chi fosse dalla mia reazione.
“Oh Elizabeth! Sapessi quanto mi sei mancata! Sono rimasta in pena per
te tanto a lungo dopo l’incontro con nostra madre! Perdonala lei non sa quello
che dice e vedrai che ti perdonerà un giorno…” le
sorrido, prendendole il viso tra le mie mani, ancora in lacrime.
“ N-non parlarmi di lei ora, ti prego dimmi
del perché qui! Sono così felice! E come
hai fatto a venire nonostante il divieto di nostra madre?”
“ Lizzie non potevo non darti una splendida
notizia!Nostra madre è andata per oggi dagli zii e subito ho pensato di venirti
a dire una cosa importantissima!!!” sentivo il mio cuore in agitazione,
sembrava volersi fermare ma era troppo teso. “…Io,
non sposerò più nostro
cugino!” i miei occhi si sbarrano per le parole inaspettate.
“ COSA?Come?...” rimango scettica. Non che non sia felice, ma non
ritengo Jane una persona tanto caparbia, anzi la definirei piuttosto remissiva.
Che sia riuscita per una volta nella vita ad opporsi al volere di nostra madre?
“Si Elizabeth! Io non mi sposerò più con lui! Il signor Collins ha riferito a nostra madre di aver
ricevuto una somma di denaro quadrupla al valore di tutti i nostri averi che
lui avrebbe ereditato dalla nostra famiglia, e così facendo non ha più ritenuto opportuno sposarmi!” mi
sembrava impossibile.
“ Ringraziamo la sua manchevolezza di sentimenti! Vedi Jane il Signor
Collins è un uomo materiale e gretto! Era interessato solo a quel poco denaro
che avevamo!Ti avrebbe rovinato la vita ingiustamente...ma ora mi chiedo chi
sia ad aver pagatoper noi…a chi dovremmo essere tanto grate?”
“…Lizzieio…non-non…”
In quel preciso istante irrompe nei pressi del giardino il Signor Darcy. Jane rimane interdetta alla sua vista. Egli rivolge
il suo sguardo su di me, poi su mia sorella. Si avvicina repentinamente e si
frappone fra me e lei. Era in procinto di parlarmi. Il suo viso era
terribilmente serio. Non saprei dire quali parole aspettarmi da lui. Non dopo
quello che era successo tra noi pochi attimi prima.
“ E’ bene che io ora vada. Non potrei trattenermi oltre.”Vedo Jane voltarmi le spalle, troppo
velocemente per rendermi conto che se ne stava andando senza un apparente
motivo . Abbassa lo sguardo rivolgendosi al Signor Darcy.
In apparenza sembrava quasi che non si opponesse alla sua inspiegabile
partenza. Tento invano di muovere qualche passo verso lei ma il Signor Darcy continuava afissarmi, impedendomi di andare.
“Jane! Aspetta! Dove stai andando!”
“ Elizabeth credimi non posso veramente trattenermi oltre! Non
dubitare! Avrai notizie di Lydia e di tutte noi, ti scriverò all’insaputa di mia madre.” La vedo salire sulla
carrozza che il Signor Darcy già si era scomodato di
prepararle. Come se ogni cosa fosse da lui già prevista. Perché sono incapace
di fermarla?Perchè la vedo ancora una volta tanto
dolorosamente allontanarsi, senza avere la certezza di riabbracciarla un
giorno.
“ Se non fossi tanto confusa da voi, giurerei che centrate qualcosa
con la partenza di mia sorella…” mi rivolgo a lui che
era rimasto accanto a me impassibile. La mia voce aveva da poco smesso di
titubare, per riacquistare una qualche fermezza.
“Siete solo voi che lo supponete, pur non essendovi richiesto…” più di una volta mi ero abituata a vederlo
allontanarsi dalla mia vista,sfuggendomi da sotto agli occhi.
“Signor Darcy!Non potrete evitarmi per
l’eternità! Voi mi chiedete fiducia, io vi chiedo lealtà!” ferma i suoi passi
per qualche istante. Giusto il tempo per udire le mie parole e poi scomparire
dalla mia vista. Quel vento si faceva sempre più pungente e le mie gote
sembravano essere derubate del loro tepore. Rimango per qualche istante a
contemplare i suoi passi lontani. Sola, rifletto sul mio destino, e su quanto
esso sia irragionevolmente, in una qualche maniera, legato al suo. Volto il mio
viso, per indirizzarlo verso le ruote della carrozza su cui Jane era salita.
Ancora impresse quei solchi a terra aumentavano la nostra inesorabile distanza.
Ancora sconvolta da tante emozioni, decido di avviarmi verso l’interno del
giardino, dove innumerevoli volte ho voluto assaporare la profonda inquietudine
dei miei pensieri. Quelle foglie intimorite dalle nuvole che avanzavano,
sembravano avvolgermi con più tenerezza di quanto non avessi mai sperato. Una
lacrima si fa strada tra i lineamenti del mio viso, ma ne ignoro la ragione.
Nel pomeriggio avrei dovuto adempiere ai miei doveri di istitutrice
verso la Signorina Georgiana. Malgrado la sua gentilezza, temevo il confronto
con lei. Non oso supporre ciò che ha pensato
in merito a questa mattina tra me e suo fratello. In verità, non avevo alcuna
intenzione di scambiare parole soprattutto con Caroline. Non sopporto la sua
superbia, il suo spasmodico desiderio di ridicolizzarmi e mortificarmi in
qualsiasi momento. E pensare che suo fratello Charles è così di buone maniere.Nella sala la Signorina Georgiana mi aspettava con trepidazione già da
qualche momento. Le sue delicate mani erano disposte con grazia al di sopra dei
tasti lucenti del pianoforte. I suoi capelli brillavano al sole.
“ Signorina Elizabeth, accomodatevi! Vi stavo giusto aspettando!” ricambio la cortesia e mi pongo accanto a lei
con il vano tentativo di incrociare direttamente il suo sguardo. Potevo
leggervi dell’imbarazzo, o semplicemente della ritrosia.
“ Oggi ritenevo opportuno incominciare un nuovo brano! Mi sono già
abbastanza esercitata in quelli precedenti…”
“Oh ma certo! La vostra bravura è incommensurabile e non potrei
negarvi in alcun modo la possibilità di incominciare un nuovo brano…” Seguo con attenzione le sue dita, le quali avevano
già dimestichezza a dilettarsi tra le soavi note. Quella melodia non poteva che
parlare d’amore, quella melodia non poteva che sconvolgere la ragione.
“Ditemi Signorina Elizabeth, voi cosa pensate dell’amore?” percepivo
nei suoi occhi troppo sentimento da poter essere una domanda casuale e disinteressata.
Il suo sguardo di abbassa nel tentativo di perdersi tra le note dell’aggraziato
strumento.
“Bè, ritengo che l’amore possa essere
appropriatamente inteso come tale, solo quando ci si sente completamente persi
in esso.” A quelle parole la vedo sorridere timidamente con ingenuità, come se
fosse ancora bambina. “ …lo definirei come la
completezza dei nostri cuori. Per questo non credo che lo si possa nutrire di
sole parole, ma è solo l’eterna unione con la persona che si ama a poter difenderlo…ma per quale motivo mi fate questa domanda?”
“ Oh…” il suo viso si imporpora di colore “ non
posso negare di provare un qual certo sentimento per un uomo e speravo che lo
stesso fosse per voi. Se, se mi è concesso non desiderereste maritarvi con
qualcuno anche voi?”
Il mio cuore si raffredda e la mia mente perde lucidità. Mentirei a me
stessa se mi proibissi di tenere in serbo per il Signor Darcy
una non so quale affetto, ma nel contempo non posso non odiarlo.
“ Oh! Signorina Georgiana come siete ingenua e fin troppo buona!Questo
giovane Signor Wickham vi ha proprio rapita!Ora
capisco le preoccupazioni del Signor Darcy!” Caroline
appare dal retro della porta per sfoggiare la sua irriverenza tra noi. “ Non
capite che la Signorina Elizabeth non potrà mai permettersi di sposarsi, non
lasciatela parlare a sproposito di argomenti che non la riguardano né ora né mai…non potreste mai permettervelo!”
“ E’ evidente che abbiamo concetti diversi riguardanti il maritarsi :
io non lo definirei una mera necessità materiale, piuttosto il coronamento di
un amore, sentimento che sfugge a molti, a mio avviso.”
“ Io lo considererei come un patetico tentativo il vostro, di dare
giustificazione ad un qualcosa che per vostra sfortunata natura non potrà mai
appartenervi. Non si può ignorare da dove si nasce, e credere
all’infantile storia che il matrimonio sia libero e privo di costrizioni; mi
pare alquanto inadeguato, persino per una popolana come voi! Ma forse sto
scoraggiando la piccola Georgiana! Non ve ne abbiate a male! Io e la Signorina
Elizabeth stiamo solo conversando da buone conoscenti, dico bene?”
“Se siete così ostinata nel
pregiudicarmi non fatelo parlando di sentimenti che non credo avrete mai la
fortuna di far vostri! Non sono solo le origini ad essere un privilegio, anche
amare può diventarlo, come nel vostro caso!”
“ Oh quanta amarezza nelle vostre parole!Come sempre vedo che la mia
presenza non è gradita e devo mio malgrado, rinunciare alla presenza della
nobile Signorina Georgiana…”
“Non dubitate, se vossignoria me lo concede sarò
io ad andarmene così da non incombere più per quest’oggi in ulteriori
discussioni con voi!”
“No vi prego restate!...a dire il vero preferirei
che andaste un po’ più d’accordo di tanto in tanto”
“Non importa Georgiana, non si
può
apprendere a restare al proprio posto tanto velocemente” si avvicina verso di
me con la volontà di lasciare quella stanza.”Ve lo concedo, siete molto
diretta!Ma attenta! La mia pazienza potrebbe ben presto finire e chissà che
qualche parola di troppo non possa sfuggirmi in presenza di colei che vi ha
voluto qui! Che cosa disdicevole! Non pensiate che abbia dimenticato ciò
che ho visto tra voi e il Signor Darcy questa mattina
!”
porge il suo inchino, mentre io rimango attonita alle sue parole bisbigliate.
Era vero. Non è stato il Signor Darcy a volermi in
questa casa. Eppure non comprendo chi altro possa essere. Se non lui, chi e per
quale motivazione. Se non lui a chi dovrei essere grata assieme alla mia
famiglia? Il suo vestito rosso si allontana portando con sé il suo solito odore
dolciastro. Rimango titubante per qualche secondo al cospetto di Georgiana.
“ Non badate a lei, ma vi pregherei di essere ben disposta nei suoi
confronti la prossima volta. In fondo Caroline ci ha ospitato assieme a Charles
e vorrei evitare di trovarmi in cattivi rapporti con loro”
“P-perdonatemi! Credetemi, tenterò
di evitarlo!” Georgiana riprende ad intonare
quelle meravigliose note, mentre io mi rendo conto di aver forse osato troppo
al suo cospetto.
“E’ vero non posso evitarlo…io amo il Signor
Wickam, un ufficiale giunto da poco nei pressi di
Londra. Sarei solo bugiarda a non ammetterlo.” Comprendo per la prima volta che
mi sta confidando qualche cosa a lei molto caro. “ Non vorrei sembrare sciocca
parlandovene ma voi siete una persona che vi stimo di gran cuore e non saprei a
chi altro rivolgermi…sapete mio fratello non è molto
ben disposto nei confronti del Signor Wickham….” Le
sue mani cominciano a tremolare tra i tasti, rendendo la melodia imperfetta. Le
afferro la mano.
“ Perché mai? Se posso sapere? Cosa avrebbe il Signor Darcy contro quest’uomo?”
“Non saprei. Da poche settimane ci siamo conosciuti e nonostante le
intenzioni di Wickam fossero più che nobili, Darcy non gli ha mai serbato la fiducia che meritava.” Non
mi sorprendeva questo, visto che lui stesso mi ha in principio mal considerata.
“Non preoccupatevi, sarà solo protettivo verso voi, in fondo siete
l’unica sorella che abbia!” io stessa ero perplessa nell’averlo difeso così apertamente per la primissima volta, per non avendo
dimenticato il passato. Ritengo più saggio rassicurarla ed accantonare la
ragione per un attimo. Mi è così difficile non
pensare a voi, Signor Darcy. “Non lasciatevi sviare
dal suo orgoglio…per quel che lo conosco è solo
timore di perdervi!Sono sicura che il vostro amore sarà incontrastato, se è
vero”
“Si, io amo il Signor Wickham, non posso e
non voglio negarlo…ma voi Signorina Elizabeth, voi…cosa provate per mio fratello Darcy?”
il mio viso scolora. Il mio cuore si ferma. Non avrei
aggiunto alcuna parola al silenzio.
Nuovo capitolo!Come state? Vi ringrazio
ancora di cuore per il vostro sostegno! Sono così felice che la storia vi
continui a piacere! Come sempre aspetto vostri pareri il prima possibile. In
questo periodo mi sono avvantaggiata un po’ con la storia e vi consiglio di non
perdervi il prossimo capitolo, l’ho scritto proprio con il cuore! Come tutti
del resto, però, ha un non so che di speciale! J come
sempre un saluto a tutti voi! Grazie e alla prossima. Ps
lasciate tanti commentini!sarei curiosa soprattutto
di sapere cosa pensano della storia gli ultimi arrivati!!!!ciao ciao
“Cosa provate per Darcy?”.
Quelle parole risuonano ancora nella mia testa. Rimango impassibile per qualche
secondo con volto conturbato ed occhi persi nel vuoto. In verità non avevo mai
considerato l’idea di amarlo, o forse ho sempre finto di non farlo. Le mie
labbra non riuscivano a muoversi, a prendere una decisione ed esprimere la
conturbante risposta che Georgiana si aspettava. Non potrei non considerare
l’eventualità di amarlo se non come pura follia. La mia ragione non mi permette
di dare adito così spontaneamente a
ciò che provo. A dire il vero ci sono ancora troppi
pensieri, troppe paure per ammettere incoscientemente questo evidente
sentimento;eppure il mio cuore comincia a nutrirsiinsanamente di certezze e gioie che non
avrebbe mai assaporato prima. La guardo ancora attonita cercando invano di
sfuggire alla sua domanda.
“Io…io non saprei proprio…”
mi congedo da lei inchinandomi come a mio solito modo. Le volto le spalle e
rimango vittima delle mie perplessità, della mia costante lotta tra la ragione
e il sentimento. Mi affretto a chiudere la porta e lasciarmela alle spalle, così come la preoccupazione che ora mi affligge. Ma, è
inutile, ormai è troppo radicata in me. Alzo lo sguardo e mi incontro faccia a
faccia mio malgrado con lui. È proprio quello
che avrei voluto evitare, la sua presenza non fa che ulteriormente precipitare
nei miei timori. Il suo sguardo è troppo cambiato in un sol momento ed io non
riesco ad accettarlo.
“Dove state andando?” sento le sue dita sfiorare a mala pena il mio
soprabito, ma fuggo accelerando il passo verso la mia stanza.
Con gli stessi pensieri mi desto pochi giorni dopo. Le scuse di
Georgiana non sono state mai abbastanza per avermi posto, osando troppo a suo
dire, tale domanda. Eppure, non saprei dire se fosse solo a causa sua tale
inquietudine, o da sempre tento di nasconderla. Ormai, l’autunno cominciava ad
imbrunire lo splendido paesaggio su cui dava la finestra della mia camera. La
luce del sole inondava fievole le lenzuola profumate facendo riflettere le ombre
delle nuvole su di esse. Apro la finestra nel tentativo di inebriarmi della
brezza mattutina, così da dare pace ai
miei tormenti, ormai sempre più frequenti. Scorgo dalla finestra la Signorina
Georgiana passeggiare accompagnata da un uomo. Era alquanto inusuale trovarla
nel giardino sottostante a tale ora. Lei incrocia fortuitamente il mio sguardo
e mi invita con gentilezza a raggiungerla. Prendo lo scialle che mia madre
aveva tanto tempo prima ricamato per me. Posso ancora percepire il suo profumo,
la ruvidezza delle sue mani invecchiate precocemente dal lavoro, la sua
presenza. Era ormai passato quasi un mese da quando mia madre mia aveva
ripudiata. Tutte le mie speranze di poterla amare ancora, nonostante il suo
egoismo e la sua frivolezza erano spente da allora. Afferro con rammarico lo
scialle e mi affretto a raggiungere il giardino imperlato da una leggerissima
brina. Scorgo la Signorina Georgiana con accanto un uomo che non ritengo di
aver mai visto prima.
“Cara Elizabeth! Sono così felice di vedervi quest’oggi!” stringe più a sé il giovane biondo che
le stava accanto “ Vi presento con grande piacere il Signor Wickham!”
“ Sono molto onorata di fare la vostra conoscenza!La Signorina
Georgiana mi ha più volte parlato accoratamente di voi!” mi bacia la mano in
segno di saluto, ricambiandomi con uno splendido sorriso.
“Il piacere è tutto mio!”Sembrava un uomo dabbene e molto cortese.
“ Il Signor Wickham mi ha reso talmente
felice! È venuto a mia insaputa a trovarmi, nonostante i suoi
doveri di ufficiale! Come potrò mai sdebitarmi
per un tale delicato accorgimento!” potevo scorgere in lei una grande gioia. I
suoi occhi non potevano che fissarlo, quasi derubati dalla sua bellezza.
“ Sono io ad essere oltremodo felice di stare con voi! Non potrei
lasciarvi sola oltre!” il suo sorriso la inebriava di luce. Per l’intera
mattinata continuiamo a inoltrarci nello splendido giardino, conversando
amichevolmente.
“Spero che un giorno Signorina Elizabeth, troverete un uomo tanto
amabile e rispettabile!”
“ Perché voi non siete sposata?”
“No, affatto!Non avuto ancora il piacere di trovare la persona giusta
per me!Ma sono comunque felice per voi!”
“ E come si può essere non
maritate pur godendo di una tale bellezza?” rimango colpita dal suo
complimento.
“Oh certo! Io l’ho sempre sostenuto che la Signorina Elizabeth gode di
una impareggiabile grazia!” Georgiana lo accondiscende senza rendersi troppo
conto del suo innaturale interesse nei miei confronti.
“ Vi ringrazio, ma non sono poi così come dite!Mia sorella Jane è sempre stata considerata la più bella in
famiglia!”
“ Non direi! La vostra modestia è ciò che nasconde la vostra bellezza, solo a voi poco evidente!”
“ Avete senz’altro catturato l’attenzione del Signor Wickham! Sono felice che andiate così d’accordo!” non potevo non notare quanto le parole
di Georgiana fossero ancora ingenue e piene di speranze. Era solo un
presentimento che il Signor Wickham fosse più
interessato a me che a lei. Ma spero di sbagliarmi, del resto sono solo da
poche ore che lo conosco. Mi congedo per lasciarli soli e sfuggire ad eventuali
incomprensione disdicevoli, quand’ecco il Signor Darcy
di fronte a me. Il suo sguardo era impenetrabile.
“ Signorina Elizabeth!” il suo tono di voce era perentorio ed alto “
Desidero che voi non frequentiate quell’uomo!”
“C-cosa?E perché mai?” non davo alcun senso
alle sue parole. “Non potete impedirmi di frequentare chi voglio!”
“E INVECE SI! VOI STARETE LONTANA DAL SIGNOR WICKHAM!Così come imparerà a fare mia sorella!” era impassibile.
Era da tanto che la sua presenza non risultava tanto irrigidita e scontrosa.
“ Voi non potete! Non è vostro compito intromettervi nella vita
sentimentale di un’altra persona!”
“Ma è mio dovere proteggerla da quell’uomo che ,credetemi, è
tutt’altro che cortese ed affidabile!”
“ Avete la scortese abitudine Signor Darcy
di pregiudicare le persone che non conoscete. In ugual maniera vi siete
comportato con me, ricordate?”
“Interpretatela come volete, non mi interessa!Agisco solo per il suo
bene!”
“IL SUO BENE!Avete solo pensato che forse Georgiana è innamorata di
quell’uomo più di chiunque altro, forse ancora più di voi che siete suo
fratello? Aprite gli occhi Darcy! Non siete il solo a
decidere della sua vita!In quanto a me non ritengo che un semplice incontro
possa mettermi tanto in pericolo…”
“ TACETE! Non siete nella posizione di darmi ordini e soprattutto di giudicare…”
“ E PERCHE’ MAI!IO TENGO A GEORGIANA ESATTAMENTE ALLO STESSO MODO CON
CUI FATE VOI!” i nostri sguardi ancora una volta si scontrano, ma nessuno dei
due intende arrendersi.
“ Non mi aspetto che voi capiate…avete
notato le attenzioni che ha per Georgiana?”
“SI!”
“Io le osservo da tempo e non potrei considerarle autentiche!”
“ Lo conoscete così poco e siete
pronto a condannarlo ai vostri dissapori infondati!”
“Voi non sapete quale sia la reputazione che il giovane Signor Wickham si è guadagnato…”
“Ora state veramente passando il limite!”
“APRITE GLI OCCHI VOI! Ed osserverete che le sue intenzioni sono ben
altre. Aprite bene gli occhi e vedrete il modo
in cui vi guarda!” rimango attonita a quest’ultima affermazione. Era solo
da pochi istanti che conoscevo quell’ufficiale, e non mi era mancato modo di
osservare la sua gentilezza, ma anche il suo interesse per me pur essendo
innamorato di Georgiana. “ Non voglio che mia sorella soffra…”lo
vedo allontanarsi da me. Posso ancora scorgere quell’alone di gelosia che
sconvolgeva il cuore di Darcy. Stava per scendere i
gradini che portano al giardino quando incrocia sulla sua strada Caroline Bingley.
“ Signorina Elizabeth! Cercavo proprio voi! Sono accidentalmente
capitata presso i dintorni della vostra umile dimora, durante una delle mie
passeggiate in carrozza tra nobildonne. Non che la cosa vi possa mai
riguardare!” L’arrivo di Caroline era bastato per far fermare il Signor Darcy.
“Sono venuta a conoscenza di alcune notizie che circolano riguardo la
vostra famiglia…” il mio cuore comincia a battere.
L’ansia mi sovrasta e reprime il mio respiro. Darcy
volta il suo sguardo e fissa Caroline in attesa di una sua parola, per quanto
fastidiosa possa essere.“…gira voce che una delle
vostre sorelle, la Signorina K…K”
“KYTTI!” una stretta al cuore mi lascia quasi svenire.
“Kitty appunto, sia in fin di vita! vostra
madre non è riuscita evidentemente neppure ai balli che con indecenza frequenta,
a trovare le giuste amicizie per farla curare, non è così?A quanto ne so, le resterà due, tre giorni al massimo…ma del resto voi sapevate delle sue misere
condizioni, no?”sbarro gli occhi,
incredula alle sue parole. Perdo per un istante l’equilibrio ma il Signor Darcy mi sorregge appena in tempo. La mia pelle comincia a
diventare bianca e tremolante.
“IO DEVO ANDARE!DEVO ANDARE DA LEI!”
“Lasciate che vi accompagni!Non voglio che andiate in queste
condizioni. Tutto ciò è veramente
preoccupante!” annuisco, accettando l’offerta del Signor Darcy.
Per tutta la durata del viaggio non oso pronunciare parola, troppa era
la mia agitazione. Non avrei potuto neanche supporre cosa avrei provato se solo
lei ci lasciasse. L’idea era terrificante. Non sono riuscita in alcuna maniera
a notare le attenzioni che il Signor Darcy riservava
nei miei confronti. Avrebbe voluto parlare, ne sono certa, ma forse la notizia
era troppo fuorviante anche per lui. Mi cruccio nelle mie disperate
preoccupazioni fin quando non scorgo la mia casa. Scendo dalla carrozza con
fare agitato e frettoloso prima ancora che giunga completamente di fronte alla
soglia della porta. Il signor Darcy attende il mio
ritorno con non poco tormento. Spalanco la porta d’ingresso per dirigermi a
passo spedito verso la stanza di Kitty. Tutto era in
silenzio, terribilmente in silenzio. Non udivo le note disarmoniche del
pianoforte di Mary, non un bisbiglio fastidioso di mia madre, non una risata, o
una sola parola. Solo il silenzio mi entrava ormai nel ventre ad ogni gradino,
mentre nella mia mente tento con tutte le mie forze di allontanare l’orribile
possibilitàche Kitty
potesse già non esserci più. Ancora qualche passo ci divideva. Non avrei voluto
mai aprire quella porta così da scongiurare
ogni eventuale disgrazia, ma le circostanze lo imponevano. Entro nella stanza e
ritrovo tutto il resto della famiglia attorno al suo letto. Le mie attenzioni
vanno subito verso lei. Mi inginocchio sul ciglio delle lenzuola.
“Kitty! Mia cara Kitty
sono qui! Come stai?” il suo volto era troppo bianco e freddo. Le mie mani lo
circondano nel tentativo di porgerle calore. “Ti scongiuro rispondimi!Sono io,
sono Elizabeth!” la mia mano comincia a tremolare nel vedere che alcuna
risposta mi veniva proferita. Gli occhi si lucidano con più velocità di quanto
desiderassi. A stento trattengo le lacrime. Per il bene di Kytti
cerco di essere forte. Non avevo ancora notato gli sguardi persi ed allucinati
di tutte le mie altre sorelle. Persino mia madre sembrava distrutta.
“Vattene Elizabeth! Vattene immediatamente da questa casa!” mia madre
mi afferra per un braccio e mi costringe ad alzarmi strappandomi dalle lenzuola
porose del letto. “IO ESIGO CHE TU VADA FUORI!”
“Voi non potete allontanarmi da lei, è mia sorella e in fin di vita
per giunta!Se anche non volete riconoscermi come figlia, non avete il diritto
di far si che le mie sorelle mi considerino !”
“Madre, vi prego!” Jane tenta senza riuscirvi di farla tornare alla
ragione e calmarsi.
“ E’ SOLO COLPA TUA SE KITTY MORIRA’ A BREVE!” queste parole agghiacciano
i volti di Lydia , Jane e Mary. Dal canto mio ormai,
troppe erano le ferite che tanto impunemente mi aveva inferto da rimanere
sconvolta anche per questo ulteriore affronto. Ora ogni mia preoccupazione era
rivolta a Kitty, il cui respiro sembrava sempre più
affaticato e strozzato da colpi violenti di tosse. “ se non fosse stato per la
tua cocciutaggine e ti saresti venduta al Signor Darcy
sposandoti, Kitty sarebbe ancora in buona salute! Non
sarebbe mancato modo di ottenere l’aiuto di un medico per curarla. Ma il tuo
egoismo sovrasta ogni immaginazione…” le lacrime
cominciano a scendere contro il mio volere. Gli occhi gonfi e rossi si
rifiutano di controllare tanto dolore.
“IO HO LASCIATO QUESTA CASA PER AVERE UN GUADAGNO CHE POTESSE AIUTARVI
TUTTE!E non rimpiango alcuna scelta!Piuttosto voi, madre, potreste evitare di
sperperare ogni mia fatica in vestiti, balli…” il
pianto soffoca le mie parole “…e molte altre
esibizioni di presunzione, per affermare una ricchezza che non avremo mai!”
“ Il tuo unico compito era quello di maritarvi con quell’uomo! Non ti
è stato richiesto di amarlo, ma di maritarlo! E non sei stata in grado neanche
di fare questo!Ed ora, guarda! Ammira i frutti della tua ostinazione!” volge lo
sguardo verso Kitty, sempre più sofferente. Accarezzo
il suo viso nella speranza che potesse riprendere i sensi od avere un qualche
sollievo.
“Se Kitty morirà di polmonite ti riterrò responsabile, sappilo!E ADESSO FUORI, FUORI DA
QUI!!!!”
“Madre che cosa dite?” interviene Mary, ammutolita non meno delle
altre, dalla sconcertante cattiveria di mia madre.
“ La verità, madre, è che Kitty non potrà
mai guarire. Sarà sempre malata, come tutte noi. Soffrirà giorno dopo giorno
poiché privata dell’amore che una madre dovrebbe dare.” Pongo un fazzoletto
sopra le tempie di mia sorella per smorzarle per quanto possibile, ogni sua
pena. Mi avvicino al suo viso. Sento il suo respiro affaticato lottare tra la
vita e la morte. La bacio in fronte per l’ultima volta per poi a malincuore lasciarla
tra le sue pene, incapace di aiutarla, incapace di poter restare con lei.
L’unica consolazione restava nel fatto che sarebbe stata aiutata da tutte le
altre sorelle, ora più che mai.
Esco da quella casa ancora più sconvolta ed amareggiata di prima. Il
signor Darcy mi attendeva fuori della carrozza.
“Ditemi! Quali sono le condizioni di vostra sorella?Spero non tanto gravi…” si abbassa con lo sguardo per porgere attenzione al
mio volto reclinato ed incupito.
“…” non riesco a proferire parola. Stringo i pugni, mentre le mie
lacrime dalla rabbia si fanno sempre più copiose e veloci. Mordo le mie labbra
fino a perdere la percezione del dolore. Poi scoppio in un pianto accorato. Il
Signor Darcy afflitto, ma soprattutto terrorizzato
dalla mia reazione afferra le mie mani cingendole alle sue, mentre il mio
pianto era sempre più forte. Tra le lacrime cresceva la consapevolezza che
l’avrei perduta per sempre in un modo o nell’altro.
“Ve ne supplico parlate!Vincete per un solo istante questo dolore che
vi strazia e ditemi ciò che avete
visto!”
“NON CAPITE!!!!!!PER ME KITTY SARA’ COMUNQUE MORTA!IO NON LA RIVEDRO’
PIU’!” Darcy rimane interdetto da tali parole. Non
capiva. Glielo si leggeva chiaramente in volto. Come avrebbe mai potuto. Darcy mi aiuta ad entrare nella carrozza restandomi
accanto, come se non riuscissi più a muovermi. Il mio cuore non poteva che
essere freddo ed inerme, incapace di dare un senso a tutto questo.
Ecco
qui l’annunciato capitolo!Speriamo che vi piaccia. A me personalmente molto, ma
sono un po’ di parteJ vi ringrazio ancora una volta per il
vostro sostegno e per essermi così vicina, non pensavo che la mia storia potesse fare tanto
successo. Aspetto con ansia un vostro parere, e tante recensioni! Un saluto
speciale a Lellox, Kapoch,
Irish, Phoenixlupin, e tutti voi che mi
seguite!!!!Alla prossima! Ci sono ancora tante sorprese e colpi di scena! A presto
Qualche ora dopo scendo da quella carrozza senza neppure rendermi conto
di quello che è veramente accaduto. Rimango avvolta dalle mie sofferenze. Le
lacrime mi solcano ancora il volto più di quanto il dolore non solchi il mio
cuore. Darcy rimane indietro, mantenendo quella
distanza che io ,con la mia solitudine ho enormemente aumentato tra noi. A
forza mi lascio trascinare verso la mia stanza per poi rimanervi per un tempo
indeterminato. Perché Jane non mi ha avvertita, sarei potuta andare prima.
Perché sono perennemente costretta a soffrire, assieme a tutte le mie sorelle.
Mi abbandono sul letto intirizzita dal freddo e dalle mie paure che gelavano
dentro me più di ogni altra folata di vento. Più volte i giorni successivi il
Signor Darcy non meno del Signor Bingley
e la Signorina Georgiana non hanno per un solo istante esitato a rimanermi
vicino. Tuttavia quella porta rimaneva sempre chiusa, sempre, come la mia mente
ormai solita a perdersi in numerosi tormenti. Non diversamente da altri giorni
sento delicatamente bussare alla porta in attesa di una mia flebile risposta.
“Signorina Elizabeth come vi sentite quest’oggi? …vi
scongiuro rispondetemi, non lasciatemi in ansia più di quanto non abbiate già fatto…” era da tempo che Darcy si
accertava delle mie condizioni, ma non avevo intenzione diparlargli. “ non resisterei oltre nel sapervi
tanto afflitta, concedetemi di entrare almeno per vedervi!”
“E-entrate…” con più rammarico di quanto non
volessi gli rispondo, sperando bene di non dover ancora essere fonte di
preoccupazioni per tutti loro.
Darcy timidamente si fa avanti con sguardo
corrucciato e al contempo speranzoso. “Ditemi, per quanto immagini sia
prematuro date le circostante, cominciate a sentirvi meglio?” rimango seduta
impassibile e taciturna su quella sedia con lo sguardo rivolto verso il
giardino.
“Non…saprei” Non ho la forza di guardarlo,
di ragionare e comprendere che forse da qualche tempo non mi sentissi tanto
male solamente io. Si avvicina con fare titubante sempre di più a me.
“Vi scongiuro, ditemi che cosa potrei fare per alleviare le vostre
sofferenze?” si inginocchia al pari della sedia per vedermi meglio in viso, ma
la mia disperazione non rendeva giustizia alle sue preoccupazioni a me rivolte.
“Sono giorni che non uscite da questa stanza e non toccate cibo, rischierete di
ammalarvi!” continuava a fissarmi con quei suoi occhi profondi quanto ansiosi, e
nel contempo accresceva l’odio verso me stessa, per non essere in grado di
salvare tutte noi.
“Avevate ragione voi, Signor Darcy…sarei
dovuta rimanere al mio posto, già da tempo!Che sciocca volersi insediare tanto
impunemente in questa famiglia per un misero guadagno con l’ingenua speranza di
non ottemperare alla volontà cieca del caso. Avrei dovuto lasciare questo luogo
prima, e dedicarmi alla mia famiglia in altro modo, magari sposando mio cugino come
avrebbe dovuto fare Jane…”
“Siete forse uscita di senno? Per quanto abbia rinnegato inizialmente
voi e la vostra famiglia, sappiate ch’ è stato fatto in modo incolpevole. Sappiatelo, in quanto voi mi avete dimostrato con non poco
orgoglio, non usuale per una donna di oggi, che al di là delle origini esiste
ben altro…esiste la forza, la cortesia, la bellezza
di essere voi!” afferra delicatamente con la mano il mio viso reclinandolo
verso il suo. Nella mia disperazione rimango sconcertata da tali parole, non
avrei mai creduto possibile udirle con tanta dovizia. “Non posso ora spiegarvi
ogni cosa, sarebbe troppo per voi, già abbastanza amareggiata, ma vorrei solo
dirvi che non saprei vivere senza di voi, senza il vostro sorriso e la vostra
determinazione, in quanto, è proprio per questo che VI
AMO!” sbarro gli occhi incredula. Sento in un solo istante riemergere un forte
calore nel mio cuore, che credevo di aver perduto per sempre. Intorpidita dal
gelo della desolazione, mi sono sentita cullare dalle sue dolci parole. Ancora
in ginocchio, avvicina sempre di più il suo volto al mio. Era così inusuale in quell’istante sentire un calore così profondo e sincero. Il suo profumo si fa sempre più
forte e distinto nella mia pelle. Le sue mani mi accarezzano il viso, mentre le
sue labbra si uniscono alle mie. Le mie lacrime cominciano a bagnare la sua
pelle, mentre le sue mani tentano di fermarle con quanta grazia riescono a
fare. Riesce a strapparmi un sorriso. Non saprei dire se sia gioia o paura, so
soltanto che non voglio perdere questo ricordo. Non avrei mai creduto di
perdere ogni ragione, ogni razionale inibizione per lui. Non potevo non tremare
tra le sue mani. Troppe erano le emozioni ed i timori che questo potesse essere
soltanto una fantasia effimera, e labile come un cristallo di neve al sole.
Eppure, quel suo contatto mi rendeva felice e speranzosa che forse tutto questo
non sarebbe mai finito.
“P-perdonatemi, non avrei dovuto farlo…” si alza e tenta di sfuggirmi come gli è usuale, ma
questa volta lo afferro con decisione sull’uscio della porta. Lo blocco e lo
osservo. “Signor Darcy, grazie…”
saprei che non avrei potuto trattenerlo oltre.Mi
risponde con un lieve sorriso, fiducioso del fatto che i miei sentimenti
corrispondessero i suoi. Rimango ancora un po’ nella mia
stanza ad assaporare il profumo che Darcy vi ha
lasciato.
La mattina seguente il sole timido e schivo si faceva spazio tra le
foglie sempre più incolorite dall’autunno. Mi vesto e
mi preparo ad uscire. Mi dirigo immediatamente verso la sala principale dove
ero sicura di incontrare Georgiana e forse anche il Signor Darcy.
Alla sola idea il mio cuore ancora palpitava. Mi incammino lungo il corridoio
con più gioia di quanto osassi sperare. Ed è tutto grazie a voi. Assorta nei
miei pensieri comincio ad riacquisire quella forza che mi ha da sempre contraddistinta
con la certezza che forse ogni cosa, ora potrebbe cambiare. Entro nella stanza
e come da me previsto la Signorina Georgiana si stava adoperando al pianoforte.
Avevo dimenticato la grazia che vi metteva. Si interrompe e si alza
repentinamente.
“Signorina Elizabeth! Finalmente siete uscita! Come vi sentite? Oh non
sapete quanto sono restata in pena! Per non parlare di mio fratello, che in
questi giorni non ha fatto altro che pensarvi!” arrossisco al pensiero.
“Oh sul serio?Vorrei esprimere il mio dissapore per avervi creato
tanti problemi, credetemi non era mia intenzione. Comunque so bene di vostro
fratello. E’ merito suo se ho deciso di uscire…”
sorride con convinzione.
“ Non ne avevo dubbi! Darcy è molto più di
quello che sembra, ma stenta a farlo credere alle volte…”
continua a sghignazzare con ironia.
“Dovrei anche porgervi le mie scuse per aver da così lungo tempo messo in disparte i miei doveri di
istitutrice, sono profondamente addolorata. Sappiate che se avete intenzione di
sostituirmi avete tutta la mia comprensione!”
“ Ma cosa dite! Ricordate che siete non solo una istitutrice ma anche
una grande amica, e sapete ormai bene quanto tenga a voi e vi stimi. Non
preoccupatevi, sono progredita nei miei studi da sola. Ora mi preme solo che
voi stiate meglio, anche se inevitabilmente le vostre angustie non devono
essere poche per quello che è successo”. Mi riporta per un attimo alla
convinzione della malattia di Lydia e alle parole di
mia madre.
“Ditemi ora dove si trova il Signor Darcy?”
cerco di dimenticare quei ricordi che tanto mi spaventano pur sapendo che dovrò affrontarli per il bene mio, ma soprattutto di tutta
la mia famiglia. Eppure, in questo momento mi rendo anche irrimediabilmente
conto e forse non tenendo conto della ragione, che non riuscirei in alcun modo
a farcela da sola. Non avrei mai pensato di dirlo, ma ho bisogno della sua
sicurezza.
“Non saprei proprio. Come sempre si allontana periodicamente da casa Bingley per conferire con persone di alto lignaggio, tra
cui Lady Catherine, nostra zia, ma non saprei proprio dirvi una parola di più”
annuisco e la ringrazio con lo sguardo. Riprendo dopo tanto le mie lezioni con
lei, anche se la mia ragione era divisa tra gioie e dolori.
Sul far della sera,ritengo opportuno raggiungere il giardino fuori per
godermi quella serenità che da tanto non si faceva sentire in me. Mi resi
velocemente conto che l’autunno l’aveva colorato di sfumature rossastre e
calde. Il profumo ottobrino rendeva ogni foglia più lucente e insaporita di
bellezza. Come sempre, mi incammino lungo il sentiero principale che ormai era
più una distesa di foglie addossate con la delicatezza, che solo il vento di
questa stagione può avere. Ammiro
ogni singolo spiraglio di tramonto riflesso sui contorni della vegetazione.
Quel bosco sembrava di rubini. In fondo al viale, potevo scorgere con estrema
precisione i raggi infuocati ancora accompagnati da qualche nuvola rossastra. Respiro a pieni polmoni quell’aria frizzante
che mi costringe ad addossare il soprabito su di me. Rimango per diversi
istanti a contemplare tutto questo, sperando di trovare conforto alla mia
situazione. Assorta nell’atmosfera accogliente dell’imbrunire non mi accorgo
che un’altra persona a passi eleganti e delicati si avvicinava sempre di più a
me.
“Signorina Elizabeth, siete voi, vero?” mi giro di scatto, sobbalzando
dalla sorpresa.
“S-signorWickham!Non
vi sapevo qui!Mi avete spaventata!”
“Perdonatemi, non avrei voluto. Vi ho visto prendere il sentiero e
pensavo di seguirvi per chiedervi come state, ho saputo che non è stato un
periodo facile dall’ultima volta che ci siamo incontrati!”
“In effetti, non posso negarlo, ho sofferto molto. Ma mi sto
lentamente riprendendo quindi non c’è motivo di tante attenzioni.” Ricordo le
parole del Signor Darcy. I suoi occhi erano troppo
rivolti su di me, solo ora ne prendo coscienza.
“Non posso che rimanere profondamente amareggiato per la vostra
situazione, sappiate che farei qualsiasi cosa per venire in vostro aiuto”
“La ringrazio, ma non c’è nulla che voi possiate fare. In effetti,
nessuno mai potrebbe aiutarmi. E se mi è concesso chiedere vorrei non ritornare
sull’argomento, è ancora troppo doloroso per me”
“Eppure deve esserci un modo per far risplendere quello splendido
sorriso del primo giorno in cui vi ho conosciuta”
“Le ripeto che non sarete voi ad aiutarmi e con franchezza preferirei
che tante attenzioni non fossero rivolte a me, piuttosto alla Signorina
Georgiana. Nessuno più di voi, conosce i suoi sentimenti nei vostri
confronti.”Il Signor Wickham si avvicina cercando un contatto con le mie mani,
che io prontamente rifiuto, arretrando.
“La bellezza di Georgiana non è nulla se paragonata alla vostra!” mi
sfiora il viso con le dita, nel contempo rimango incredula per il suo
comportamento.
“Che cosa dite? Georgiana è la
donna che amate! Non dovrebbe esserci nulla di più bello e desiderabile per
voi, se non i suoi veri sentimenti!” Mi distacco da lui con prontezza. “ Le
ripeto che non desidero in alcun modo tante riverenze da voi, non ritengo di
meritarle e soprattutto di apprezzarle con il dovuto rispetto” lo fisso negli
occhi seria in volto, mentre aumento la distanza che ci separa. “Ancora una
volta vi ringrazio per le vostre preoccupazioni nei giorni passati, ma anche la
cortesia ha un limite che non va superato. Ed ora se non vi dispiace, vorrei
tornare dentro comincio a sentire freddo.” Comincio a provare un non so qualche
timore in quella circostanza. Non saprei dire con certezza quale fosse la mia
paura, ma certamente non era infondata. Mi inchino e tento di congedarmi da lui
a passo svelto, a dir poco precipitoso.
“Fermatevi!” mi afferra per un braccio. Volto il mio sguardo e
l’osservo con sospetto. “Elizabeth, Georgiana è solo una bambina, voi…voi siete una donna! I sentimenti che nutro per lei,
per quanto sia adorabile e rispettabile non saranno mai al pari di quelli che
sto provando per voi. Non siate timida, so bene quanto possiate essere ritrose
e schive voi donne!”
“LASCIATEMI!” tento inutilmente di liberarmi dalla sua presa. Avevo
già udito abbastanza e non intendevo andare oltre. Dovevo andarmene ora. “ VI RIPETO ANCORA UNA VOLTA SIGNORE! LA-SCIA-TE-MI!” per
quanto potessi essere sicura in volto, la mia mano non smetteva di tremare. Non
avrei mai creduto che potesse accadere una cosa simile.
“ Come fate a non vedere la chiarezza delle mie intenzioni!”
“Sono sin troppo dirette, s’è questo che intendete!”
“Perché mi rifiutate a tal modo? Perchè non
accantonate i vostri timori per comprendere quello che provo?” si avvicina
sempre di più a me. Cerco di evitare il suo viso, ma non ci riesco. “ Sono solo
un ufficiale, non lo nego, ma posso donarvi tanto altro…”.
Non avrei avuto ulteriormente desiderio di trattenermi, se le sue labbra non
avessero bloccato le mie, con deplorevole sorpresa. Per un istante rimango
paralizzata, poi gli porgo schiaffo, riuscendo così a distaccarmi da lui. “SIETE FORSE IMPAZZITO, SIGNOR
WICKHAM? MI ERA GIUNTA VOCE DEL VOSTRO RIVOLTANTE
COMPORTAMENTO, MA NON AVEVATE DATO TALE IMPRESSIONE LA PRIMA VOLTA CHE VI HO INCONTRATO. SONO STATA COSì
SCIOCCA ED INGENUA. COME NON HO POTUTO NOTARLO?” mi guarda quasi malignamente
divertito dalle mie parole, mentre terrorizzata mi allontano sempre più da lui.
“ DOVRESTE SOLO PROVARE VERGOGNA PER IL VOSTRO COMPORTAMENTO DISDICEVOLE, COME
AVETE OSATO TANTO!E’ DISGUSTOSO!VI SIETE APPROFITTATO
DELLA MIA DEBOLEZZA, DEL MIO DOLORE PER AVVICINARVI A ME!”la mia rabbia pervadeva i lineamenti del mio
volto.“ Lo considererò un errore, o meglio farò finta di farlo. Non per il bene vostro, non ne sono
in alcun modo interessata, ma per il bene di Georgiana, che ha avuto la sfortuna
di amare un uomo come voi!Non oso neppure supporre la disperazione che la
potrebbe affliggere ad una tale notizia.Tacerò
questo fatto sino al momento opportuno, fin quando non riterrò più saggio prendere in disparte Georgiana ed
informarla delle vostre subdole intenzioni!Non voglio mai più rivedervi, con
permesso!” gli volto le spalle disgustata e al contempo ferita da tanta
ignobile audacia.
“ E pensare che il Signor Darcy vi sta nascondendo
innumerevoli cose, eppure non esitate ad amarlo!” mi fermo a tali parole, ma
trovo immediatamente irragionevole credere ad un uomo come lui. O forse, tento
senza riuscirvi di illudermi. “ Non vi è mai riguardato ciò che provo per altre persone, senza dubbio più
assennate e gentiluomini di voi!” continuo ad allontanarmi,tuttavia, non riesco
con altrettanta facilità ad allontanare le parole da lui pronunciate. Forse,
non ero sicura neanche io. Forse, l’incertezza della ragione continuava ad
opporsi alla certezza dei sentimenti.
Nuovo capitolo!!!Questo è proprio
importante direi!Ma non vi anticipo niente ci mancherebbe altro!Che dire!Non so
veramente come ringraziarvi per il vostro sostegno!!!!siete sempre così
carini!Grazie, grazie ancora!!!!A dire il vero, questo capitolo lo avevo
scritto ben 1 mese fa se non più! L’ispirazione è stata fulminanteJ però
mancava tutta la parte che avete letto fino ad ora! Speriamo che vi piaccia,
come sempre attendo vostre opinioni! Vi prego recensite in tanti, è parecchio
che non vedo i commenti di qualcuno…un saluto come
sempre a Irish, Phoenixlupin,Kapoch,Lellox, e chi più ne ha più ne metta!A parte gli scherzi un
saluto e al prossimo capitolo…
Era una giornata
qualunque, non diversa dall’abituale quotidianità a cui mi ero dissuasa ad
esistere dopo aver lasciato la mia famiglia, quando Caroline, con la sua
presunzione aveva deciso a mia insaputa di rovinarmi la vita, per quanto fosse
già non poco difficoltosa. La vedo allontanarsi lungo il corridoio per
raggiungere con passo svelto il Signor Darcy e la
Signorina Georgiana nella loro stanza personale. Non conoscevo le sue vere
intenzioni. Più di una volta non si era risparmiata nel dimostrare il suo
rancore e disprezzo verso di me, ma fino ad oggi non si era interposta in alcun
modo nella mia vita. Cerco di non farmi notare per sfuggirle, ma invano tento
di allontanarmi da lei, per andare ad assaporare la freschezza della sera, alle
soie del giardino sottostante alla villa.
“Seguitemi, prego!Sapete, sono stata brusca con voi sin dal primo
momento, ma spero di rifarmi!So quale affetto vi lega alla Signorina Georgiana,
ed oserei dire che nutrite un sentimento ancora maggiore per il Signor Darcy…lo definirei amore…” mi
prende sotto braccio trascinandomi lungo il corridoio. La sua espressione
sembrava più che compiaciuta nell’avermi incrociata proprio in quell’istante.
“Avete intenzione di prendervi gioco di me? Pensate che non abbia
capito quanto mi disgustiate e questo lo interpreterei come uno dei vostri
soliti mezzi per mettermi a disagio, o sbaglio?” teneva ancora stretta la presa
su di me.
“No, vi sbagliate, e ve lo dimostrerò proprio in questo istante! Ci tengo a dismisura che voi prendiate
parte al discorso che farò a breve di
fronte a Darcy ea Georgiana!Non potete assolutamente mancare…”
quel ghigno spaventoso era sempre più pronunciato in lei. Indossava un vestito
appariscente e senza dubbio molto prezioso. Aveva la certezza di questo e lo
esibiva come una dei suoi tanti trofei.
Ci incamminiamo fino a raggiungere la stanza. Non vi ero mai entrata a
dire la verità. Era molto raccolta e raffinata. Suscitava subito un senso di
profonda accoglienza. Le pareti erano tappezzate di decorazioni floreali e
l’oro riecheggiava nel soffitto. Mi sento stranamente meno fuori luogo di altre
stanze, forse perché il Signor Darcy e la Signorina
Georgiana non ci accoglievano con minor cortesia. I suoi occhi erano
felicemente rivolti verso me. Mi accenna un dolce sorriso, ultimamente non poi
così
inconsueto. Dal canto mio, cerco di abbassare lo sguardo e di rimanere al
contempo il più naturale possibile.
“Carissima Georgiana!Oggi vi vedo particolarmente radiosa!”
“Si infatti come non potrei esserlo, Caroline!” sfoggiava un sorriso a
dir poco sorprendente. Solo i suoi capelli emulavano il suo riflesso luminoso.
“Ditemi cara il perché?” come al suo solito sventolava il suo
ventaglio scarlatto, impreziosito da ricami dorati accentrando l’attenzione su
di sé. Eraparticolarmente loquace
quest’oggi, ma mi sfuggiva il motivo. Il suo braccio mi stringeva ancora, quasi
a non volermi far allontanare.
“Io sposerò il Signor Wickham a breve, me lo ha confidato pochi giorni fa, e
finalmente ho ottenuto la benedizione di mio fratello!” era felicissima. Tutta
la gaiezza le si poteva leggere chiaramente in viso. Il Signor Darcy non era entusiasto al pari
della sorella, sembrava un po’ riluttante all’idea, e così
lo ero io. “ Pensate che inizialmente non mi aveva concesso il permesso,
titubante delle buone intenzioni del Signor Wickham,
ma quando ha capito che quello che ci lega è vero amore, bè
non si è certo rifiutato, per mia immensa gioia!” Georgianavolge i suoi occhi fiammeggianti al fratello.
Non stava nella pelle. “ sei sempre così poco fiducioso e
ritroso nei confronti di chi non conosci, ma sai da quanto ci conosciamo” lei mi guardava
cercando consenso in me, cosa che nonpotevo esimermi dal fare, pur essendo timorosa dei progetti del Signor Wickham. Non sarei mai riuscita a dimenticare
quell’incontro presso il giardino. Wickham era stato
sin troppo esplicito. Ed io ancora non ero riuscita a mettere al corrente la
Signorina Georgiana. Mi sento terribilmente in colpa, ma tento di dissimulare
la tensione con più naturalezza di quanto dovrei avere.
“ Georgiana non posso che sperare nella vostra felicità!” Il Signor Darcy pronunciava queste parole con ottimismo e sincerità.
“ Felicità che evidentemente vi è stata derubata da qualcuno!”
“Cosa non capisco che cosa state dicendo, Caroline!” era ancora
impresso in lei il bagliore dell’allegrezza.
“Ma come non lo sapete?O cielo, cosa debbo sentire!” comincia a
sventolare freneticamente il ventaglio davanti a sé.
“Non fatemi restare in pena!” Georgiana si aggrappa al braccio di suo
fratello, turbata dalle sue parole.
“Sono spiacente del fatto che debba essere io a mettervi al corrente
di una tale disgrazia! Ma evidentemente la diretta interessata è talmente
vigliacca da non farlo!” il suo sguardo si rivolge verso di me con fare
accusatorio.
“Cosa state insinuando, Caroline?” mi rivolgo a lei scettica.
“La verità, cara Elizabeth! Non negate di non sapere! Il Signor Wickham si è appena trasferito e non penso proprio che
abbia la lungimiranza di sposarvi, Georgiana, in quanto…vedete, il Signor Wickham si è invaghito ignobilmente della Signorina Elizabeth,
che dal canto suo non si è risparmiata nell’essere affabile ed amichevole con
lui!” il suo ghigno si era trasformato in un velenoso sorriso. era incredula
per ciò che mi aveva detto.
“COSA STATE DICENDO!NON E’ VERO, NON LE CREDETE, GEORGIANA!” Non era possibile!Nessuno era venuto a
conoscenza del nostro incontro, nessuno! E non ritenevo in alcun modo
ragionevole confidare nell’onestà di quell’uomo, piuttosto ero fermamente certa
della sua codardia. Georgiana impallidisce sotto gli occhi di Darcy, che rimane impietrito a tali parole.
“Oh, suvvia!Georgiana non fatevi ingannare dalle parole di questa bugiarda che
si è presa gioco di voi sin da troppo tempo, ormai. Siete stata voi stessa a
confessarmi che il Signor Wickham serbava a volte più
attenzioni per lei che per voi!”
“No! No!Questo non è vero!Io ero amichevole e ben disposta nei
confronti del Signor Wickham solo perché conoscevo
quale fosse la vostra stima nei suoi confronti!” cercavo disperata un appoggio
dagli occhi di Darcy, che aveva mutato quel suo primo
sorriso in disgusto.
“Signorina Elizabeth, è così?N-non fatemi penare ulteriormente…”
le lacrime cominciano a mozzarle il sorriso. Il respiro affannato la sconvolge.
“Posso giurare su me stessa che non ho mai amato il Signor Wickham e mai avrei tentato una cosa del genere, perdendo
la vostra fiducia e rendendomi tanto ridicola!” mi stacco dal braccio di
Caroline per avvicinarmi a lei e cercare approvazione alle mie parole.
“Io v-vi credo!” mi rivolgo con prontezza verso Darcy
che aveva appena pronunciato queste parole, riempendomi
di forte speranza. Gli regalo un sorriso tremolante ed agitato.
“E fate male, mio caro Darcy! Oh se il
vostro cuore non fosse tanto ottenebrato dalle menzogne di costei, ve ne
rendereste conto! So bene che ciò che vi fa parlare non è la ragione che a stento avrebbe tollerato una
cosa del genere, ma il cuore!” Darcy sbarra gli occhi
all’istante, colto di sorpresa.
“Non lo nego…” sferra tale frase,
lasciandomi attonita e al contempo felicissima, ma non ero ancora riuscita a
convincere Georgiana della mia sincerità.
“E va bene! non pensavo che sarei dovuta arrivare a tanto…” tira fuori con mia sorpresa una lettera,
indirizzata a Georgiana da parte del Signor Wickham.
“Carissima Georgiana…” Caroline scandiva le parole
con più precisione di quanto abbia mai fatto “…con
profondo rammarico, vi devo annunciare la mia decisione, che non sarei riuscito
a dirvi a parole tanta l’importanza. Io non posso più sposarvi, in quanto mi
sono reso conto che il nostro non era amore. Preso da zelo, ed eccessiva foga
ho pronunciato la mia volontà di sposarvi ma non lo pensavo veramente, volevo
solo rendervi felice…” Georgiana comincia a piangere
disperata, mentre Darcy mi lancia uno sguardo di incredulità
mescolato ad ira. Rimango impotente e scioccata. “…invece
non ho pensato alla mia felicità. Il mio cuore non vi appartiene più ora e
forse non è stato mai vostro a dire il vero, perdonate la schiettezza, ma non
sono stato mai solo ed esclusivamente interessato a voi, ma a ben altro. Non
cercatemi. Addio” per poco Georgiana non sviene davanti ai nostri occhi. Darcy la riprende con prontezza per poi farla poggiare
nella sedia più vicina. Non faceva che guardarmi disgustato, ma soprattutto
profondamente deluso. Non posso credere che stia già credendo a Caroline, non
dopo tutto quello che è successo. Mi volto verso quella donna deplorevole che
già si avviava all’uscio della porta, più che soddisfatta.
“DOVE AVETE PRESO QUELLA LETTERA, DOVE?E’ SOLO UNA MENZOGNA…UNA
GRANDISSIMA MENZOGNA!!!” comincio ad urlare al centro della sala. “N-non le crederete, vero? Io non so come sia potuta
succedere una cosa del genere…”
“ Signorina Elizabeth le chiedo di lasciare questa casa, ORA!!!!!Non voglio più
vedervi!” non potevo credere che fosse Georgiana a pronunciare quelle parole.
“No, vi supplico…io non ho mai considerato il Signor Wickham più di un conoscente!”
“Conoscente che vi siete presa la briga di far innamorare. Non voglio
sentire altro, chissà da quanto tempo mi ha detto menzogne, nonostante la mia
benevolenza nei tuoi confronti!” il suo viso era terribilmente serio. Comincia
a macchiarmi di lacrime in volto, fino a sentirmi privata del tutto del loro
affetto.
“D-Darcy?!” spero in un suo ripensamento, in
un ragionevole pensiero che mi scagioni da questa follia.
“FUORI!FUORI!NON DESIDERO VEDERVI OLTRE, MI
AVETE GIA’ NAUSEATO ABBASTANZA!LASCIATE QUESTA CASA, IMMEDIATAMENTE!” i suoi
occhi erano tornati ad essere ghiaccio, come la prima volta che lo avevo visto
scrivere nel tavolo la sua lettera. Quel tono di voce mi dilania il cuore, è
troppo freddo e severo dopo aver conosciuto l’amore. Le mie lacrime sembrano
inarrestabili. Il mio corpo si priva della sua fermezza.
Darcy si allontana di mia sorpresa da
Georgiana, per poi avvinghiarmi per un braccio e trascinarmi bruscamente fuori
dalla porta della stanza. Noto ancora il suo sguardo. Vuoto.
“Andatevene, ora…non fatemi dimenticare il
controllo, che DEVOmantenere per il
bene di mia sorella! E pensare che per voi…”
“Che per me…? Continuate Signor Darcy, così da rinchiudere
nell’oblio tutto quello che io ho provato per voi!” gli urlo queste parole in
faccia con la speranza di farlo tornare in sé.
“ Voi non sapete nulla…mi vergogno solo di
aver fatto tanto, più di quanto voi crediate. Ho dimenticato le vostre origini,
la vostra naturale inferiorità, la vostra miseria, le vostre disgrazie, il mio ORGOGLIO…PER”
“PER COSA?PER PROVARE DEI SENTIMENTI NEI MIEI CONFRONTI?” non sentivo
più il respiro, ormai ogni parola era dolore nella mia gola. I miei lineamenti
si irrigidiscono. Il mio sguardo volge alla disperazione.
“ Io vi amo!E vi amerò sempre!Eppure
imparerò ad odiarvi nel ricordo della vostra malvagità.Non posso assolutamente accettare che voi vi
siate presa gioco delle mie buone intenzioni, VI
SIATE PERMESSA DI NUTRIRE PER UN ALTRO UOMO GLI
STESSI SENTIMENTI CHE SPERAVO FOSSERO SOLO RIVOLTI A ME! per non parlare di mia
sorella! Lei vi aveva sempre dato estrema fiducia! Eravate un’amica
insostituibile per lei! Avevo sospettato da tempo delle mal’intenzioni di
quello Wickham!Ma non pensavo che sarebbe arrivato a
tanto, non pensavo che voi sareste arrivata a tanto!Perciò non voglio neanche incrociare la vostra ombra d’ora
in avanti. Pur amandovi, il vostro pensiero nella mia mente, per quanto
radicato esso sia, tramuterà in una logorante illusione
mortale!Addio.”
“ Se è così che la pensate,
non c’è ragione che io vi disgusti tanto con la mia presenza. Vi credevo un
uomo diverso, Signor Darcy, ma forse mi sono illusa
di amarvi senza fare i conti con quello che per voi sono sempre stata: una
serva! Non ci si può fidare di una
umile istitutrice?! Pensavo che vi poteste almeno fidare della donna che amavate…” abbasso lo sguardo in lacrime, e comincio a
correre per il corridoio. Ogni passo più lontana da lui, era una immensa sofferenza
che il mio cuore avrebbe dovuto imparare a reprimere.
Capitolo 15 *** La mia unica possibilità di essere felice ***
Nuovo
capitolo! Per l’esattezza credo proprio il penultimo! Quindi vi prego non mi
abbandonate!!!!!siete stati così tanto carini da seguirmi fino ad ora, non mi lascerete proprio sul
finale vero???speriamo che le vostre speranze siano soddisfatte…fatemi
sapere che ne pensate!!!Vi prego lasciate tanti commentini!
Non vedo l’ora che vi gustiate l’ultimo capitolo ci sto lavorando sopra, ma
anche questo capitolo è uno snodo fondamentale! Quindi buona lettura e a
presto. Come sempre un saluto a tutti voi!Grazie
Non sarei restata
in quel luogo non un secondo di più. Non con il timore e la profonda quanto
disperata delusione, di dover ancora una volta incrociare gli occhi del Signor Darcy, così impassibili, così sfiduciati da me. Ancora non
riuscivo a dare una ragionevole spiegazione a ciò che Caroline aveva fatto, ma soprattutto alla lettera del Signor Wickham. Lascio alle spalle le parole dell’uomo che amo,
con la crudele certezza di averlo perduto per sempre. La sola idea di essere
considerata da lui come una traditrice irrompeva nel mio cuore, straziando ogni
sua fonte di felicità. Per non parlare di Georgiana. Quei suoi occhi tanto
sconvolti, tanto increduli a quelle parole che hanno reso semplice mutare con
tanta velocità la nostra amicizia in odio. Continuo a correre per le varie
stanze della casa, senza avere la minima coscienza di ciò
che sto facendo. Nulla avrebbe potuto fermare le mie lacrime, nulla
avrebbe colmato il vuoto che sarebbe dimorato nella mia mente per il resto
della mia vita. Asciugo con il lembo della manica le lacrime che si ostinano a
scendere. Entro in quella che sarebbe stata per l’ultima volta la mia stanza, e
con più fretta di quanto avrei dovuto avere, ripongo ogni mio misero ed
insignificante avere nel baule. Rassegnata all’idea di poter in un qualunque
modo porre fine alla mia disperazione, imbevodel mio pianto ogni abito che nel contempo rinchiudo. I singhiozzi non
cedevano a ribellarsi alla ragione e al contegno, impotenti quanto me. Osservo
per l’ultima volta, quel letto dalle candide lenzuola, quella finestra, quella
sedia accanto alla quale Darcy aveva per la prima
volta dato adito ai suoi sentimenti per me, ma era troppo doloroso. Le mie
labbra non ostentano ad incurvarsi, mentre le mie mani tentano invano di
estorcere ogni gemito dalla mia bocca. Non avrei potuto sopportare oltre tutto
questo. Indosso il mio scialle velocemente e mi dirigo verso la porta. Mi fermo
per qualche istante. I battiti del cuore sembrano soffocare con lentezza.
Stringo i pugni e appoggio la mano per l’ultima volta a quella porta che tanto
aveva cambiato la mia vita. Fredda, immobile, come lo ero io. Era insensato
pensare fino a qualche mese prima di dover soffrire tanto, di dover mettere a
tacere la ragione per affermare un sentimento ormai sin troppo radicato,
impossibile da divellere. Varco quella soglia, e corro via fuori dal palazzo.
Il profumo di quelle sontuose stanze non riempiva i miei polmoni. L’aria questa
volta pareva irrespirabile, contrita, quasi pungente. Non avrei mai più rivisto
tutto questo. Mi rifiuto di andare avanti, di continuare ad allontanarmi, tanto
era il mio attaccamento a quella casa, seppure non mi sia mai appartenuta. Mi
sovvengono al ricordo le parole del Signor Darcy, ma
non riesco, nonostante tutti i miei sforzi, a trovarvi un barlume di speranza,
di redenzione che mi convincano repentinamente a considerare tutto questo solo
un orribile equivoco. Le miei labbra tremano al pensiero di non essere più
toccate dalle sue, il mio respiro si mozza sapendo di non godere più del suo
respiro. Nel contempo il mio cuore inaridisce sotto la vittoriosa rivincita
della ragione, che più di una volta mi aveva sconsigliato di perpetrare una
tale follia. Ritengo stupido indugiare oltre: devo abbandonare questo luogo
prima che il suo ricordo mi uccida completamente. Percorro i gradini e mi
accingo ad incamminarmi verso il sentiero che porta al di fuori del cancello.
Non avrei avuto alcuna compassione da mia madre, sarebbe stata solo l’ennesima
occasione per rendermi infelice. Coscienziosa della mia solitudine, decido di
avviarmi verso l’unica persona che avrebbe potuto darmi un qualche sentito
sostegno, la mia amica Charlotte. Il lungo tragitto per dirigermi alla sua
dimora non fa altro che darmi altro tempo indesiderato per pensare.
Quell’espressione, quegl’occhi erano a dir poco sufficienti per comprendere
quanto ormai la speranza di amarlo sia irrimediabilmente persa, e con sé la mia
contentezza. Dopo diverse ore, giungo all’entrata della casa, così familiare e raccolta da ricordarmi quanto modesta e
semplice fosse la mia vita. Avevo dimenticato il profumo della umiltà, e della
sua impareggiabile accoglienza. Apro il
cancello e mi avvio a bussare alla porta quando Charlotte mi precede di mia
grande sorpresa.
“Mia carissima Elizabeth!!!!Tu qui!” mi avvolge in un abbraccio che
non avrei mai sperato di ritrovare in nessun altro da tempo. “ Sono
immensamente felice di vederti. N’è passato di tempo dall’ultima volta che ci
siamo incontrate!” non potevo che ricambiare il suo affetto sincero con un
grande sorriso. “Ma ti prego non farti pregare, entra!” accetto l’invito molto
caldamente, del resto non avrei potuto chiedere di meglio. Mi invita nella sua
piccola sala a prendere una calda tazza di tè,nel contempo appoggio il mio baule
che non aveva modo di non notare. “ Dimmi Lizzie,
cosa hai fatto per così lungo tempo da non degnarti di venirmi
a salutare nemmeno una volta! Oppure una lettera sarebbe bastata…”
non posso biasimarla per il suo disapprovo, erano mesi che non mi degnavo di
scriverle.
“ Sono accadute molte cose dalla morte di mio padre, molte delle quali
spiacevoli da raccontare e ancor più da ricordare…ma
questo non mi dà il diritto di non dedicare la giusta attenzione che deve
essere riservata ad una vecchia amica!Perdonami…”
“ Oh Lizzie!Nelle tue parole risuona non
poco rancore e rammarico, è veramente così grave ciò che ti è
accaduto?” mi stringe la mano cercando di limitare la mia preoccupazione.
“ Cara Charlotte, chiedo ammenda per quello che starò per dirti, ma…vedi, sono
successe troppe cose e tutte in pochissimi istanti che non riuscirei davvero a
rendere giustizia ad ogni cosa in questo momento, in cui sono ancora scossa e
fragile” cerco di evitare il suo sguardo dolce e impensierito dalle mie parole,
nascondendo qualche lacrima che tenta con violenza di uscire. “ Non c’è ragione
che ti angusti tanto con le mie preoccupazioni, anzi sarebbe molto gradito se
non ne parlassimo per molto tempo, fin quando non avrò
convito il mio cuore a dimenticare…” sbarra gli occhi
in segno
di apprensione, ritraendosi allo schienale della sedia.
“ Ma certo, Lizzie! Perdona la mia
curiosità,non sei in alcun modo obbligata a darmi spiegazione, se questo ti
turba. Sappi che io sono disposta in ogni momento a venirti incontro, non una
parola e potrai confidarmi in qualsiasi momento ciò che ti affligge!” le sue labbra sorridenti mi
commuovono, come le sue parole, sempre aggraziate e degne di una vera amica. “
Se posso aggiungere, so che la mia dimora è modesta e di poche pretese, ma ti prego,
non rifiutare l’invito che ti porgo a restare qui fin quando tu vorrai. Non
potrei sopportare di vedere così affranta e sola
una delle persone a cui tengo di più!” il tepore del tè riscalda le mie gote,
non meno della sua cortesia.
“ Non so che dire…in verità non avrei potuto
desiderare altro in questo momento che il sostegno di una grande amica. Grazie
Charlotte” l’abbraccio e riesco finalmente a sorridere con meno amarezza. Dopo
qualche ora passata assieme, Charlotte mi mostra quella che sarebbe stata la
mia stanza. Per un attimo decido di sopprimere il ricordo, ed andare avanti. Così
piccola, così curata in ogni dettaglio. Quei pochi mobili che l’arredavano erano
molto più gradevoli di quanto avrei mai pensato. Una piccola finestra fa
penetrare la luce al suo interno, mettendo in mostra le lenzuola impolverate.
Reco le mie poche cose al loro posto. Charlotte, data l’evidente stanchezza che
il mio volto non indugiava a trapelare, mi lascia assopire tra le lenzuola
ruvide del letto.
A notte inoltrata vengo bruscamente svegliata da un sospetto rumore.
Era arrivato qualcun altro in quella casa. Non comprendo con precisione quale
ora fosse, ma la luna splendeva candida tra le nubi minacciose. Per quanto
lucida potessi essere, il mio cuore sperava in suo ritorno, ma il Signor Darcy come tutti gli altri, non sapevano della mia
destinazione, e non se ne sarebbero di certo preoccupati. Il cuore comincia
inspiegabilmente a battere. Forse di notte, quegli stretti corridoi e quelle
finestre tenebrose incutevano ben poca accoglienza. Prendo la prima candela che
trovo sul tavolino accanto al letto e mi dirigo a passo svelto verso la porta
principale. Sento Charlotte avere una conversazione, ma il suo tono di voce era
fin troppo perplesso e tremolante. Non ho la capacità di immaginare oltre, chi
potesse essere a quest’ora di notte ad irrompere in questa casa. Intravedo il
viso spigoloso di Charlotte contornato dalla fievole luce di una candela.
“Charlotte!” mi affretto a raggiungerla. “ cosa succede? Chi è, per
l’amor del cielo?Chi richiede la tua attenzione a tale ora della notte?” mi
avvicino a lei, fissando solo il suo volto spaurito, senza notare chi avessi di
fronte.
“Credo proprio Elizabeth che non stiano cercando me…”
non si volta neppure a guardarmi, il suo sguardo resta fisso, su di una donna.
I suoi abiti precedevano la sua nobiltà indiscussa. I capelli biancastri e
perfettamente adagiati sullo scialle dorato si accalorano della lieve luce
della candela. Quegli occhi. Per quanto invecchiati e stanchi, mi ricordavano
qualcuno a me noto, e le sue labbra grinzose e irrigidite non avrebbero
pronunciato parole di cortesia.
“ Finalmente! Ho atteso sin troppo a lungo!” si avvicina il soprabito
per coprirsi dalla crescente brezza. “ siete voi la Signorina Bennet?” con mia grande sorpresa annuisco, quasi intimorita
da questa sua domanda. “Meglio così allora, avremmo di cui parlare, in privato, ora!” scandiva quelle
parole con troppa sicurezza, lasciando ben poca permissione di negazione. Charlotte
mi guarda, con l’intento di persuadermi a seguirla in un luogo appartato dove
avremmo potuto conversare più liberamente. La donna, infastidita dall’attesa
non indugia a seguirci, mostrando la preziosità di quel suo abito dai fili
dorati. Non una parola. Solo silenzio per quei brevi istanti.
“Abbiate la cortesia di lasciarci sole, Signorina Lucas. Non ritengo
necessaria la vostra presenza, inadeguata ad un genere di conversazione
personale come questa…”Charlotte senza ribattere ci lascia nella sua
piccola sala, schiarita solo da qualche lume di cero. Con quanta grazia non
avrei mai potuto sperare di vedere, si sedie di fronte a me.
“Così voi sareste Elizabeth Bennet!”
“Ben lieta di conoscervi!V-Voi, mi conoscete?!
perché vedete io non posso dire altrettanto!”
“Non personalmente, ma per mia sfortuna, numerose sono state le
circostanze in cui siete stata nominata. Vi basti sapere che io sono Lady
Catherine. La mia reputazione dovrebbe precedermi, ma non mi aspetto che una
del vostro rango mi conosca…” sbarro gli occhi a quel
nome. Non che veramente mi sentissi tanto doverosa nei suoi confronti, ma
perché mi sovviene ben in mente il fatto che più di una volta fosse stata
citata dalla Signorina Georgiana.
“Vi avviso che esigo una risposta sincera! Voi, provate disprezzo per
le vostre insulse origini?” rimango ferita da tanta sgarbata schiettezza.
“ NON SIA MAI! NE SONO SEMPRE ANDATA FIERA!NON VI
PERMETTO DI INSINUARE TALI SCEMPIAGGINI!”
“Ebbene! Dovrete darmi delle spiegazioni, allora!”
“A COSA VI STATE RIFERENDO? Perché volete
parlarmi?” comincio ad infastidirmi per la sua mancanza di rispetto, non che di
ritegno.
“Sarò chiara ed immediata, Signorina Bennet! Desidero che voi
smentiate una notizia se pur indubbiamente inveritiera!E
NON TOLLERO CHE VI PRENDIATE ANCORA GIOCO DI ME!”
“E quale sarebbe di grazia, una tale menzogna che vi dà il diritto di
maltrattarmi!”
“Che voi abbiate avuto solo la volontà di fidanzarvi con mio nipote Darcy!” scoloro a tali parole. Darcy
è il nipote di una donna di tale rango! Rimango scioccata a tal proposito. Per
qualche istante mi ammutolisco, colpita nel cuore da questa insinuazione ben
accetta dal mio cuore, ma incomprensibile alla ragione.
“Non capisco che cosa ve lo faccia supporre!Comunque, non ritengo che
vi sia concesso saperlo!”
“ VI PERMETTETE DI
MENTIRMI CON TANTA SPENSIERATEZZA!Avevo sentito parlare della vostra
presunzione ,ma non avrei pensato che si spingesse a tal punto!Dopo tutto quello che mio nipote, rendendosi
ridicolo, ha voluto fare per voi!” il mio volto si irrigidisce e contrae a tale
affermazione. “ Non lo sapevate?Oh santo cielo, che cosa debbo vedere! Tutta Pemberly ne parla, scagliando non poco disonore su di me e
soprattutto su mio nipote Darcy!”
“PARLATE, SUBITO!” le urlo in faccia. Con non poco disgusto e
disapprovazione continua a conversare. Le mie ferite riprendono immancabilmente
a sanguinare nell’anima. Avrei voluto lasciare quella stanza, o forse non avrei
desiderato altro nella vita che restare.
“Voi! Voi che mi dovete tanto rispetto e gratitudine, osate ordinarmi
ciò che fare. Volevate forse mandare in rovina tutta la
mia famiglia? Se non fossi intervenuta, ogni cosa sarebbe andata per il
peggio!Voi, Signorina Bennet, non siete stata da me
inviata in casa Bingley per invaghirvi di mio nipote!
Ero semplicemente volenterosa di garantire una istruzione a Georgiana, anche in
queste misere cittadine di campagna!” continuo ad essere sempre più addolorata
ed esterrefatta.
“NON VI PERMETTO DI
INSULTARMI IN TALE MANIERA!”
“ TACETE, E VENITE A CONOSCNEZA DELLE VOSTRE TURPITUDINI! Siete
riuscita a tal punto ad ingraziarvi mio nipote, per non parlare di
quell’ingenua di Georgiana, da convincerlo ad osare tanto! Eppure Darcy è sempre stato un uomo assennato e di grandi precetti
regali. Non mi capacito della sua scelta ignobile di aiutarvi!”
“Precetti che spero dimentichi presto. Sarebbe indecoroso vedere persa
la sua nobiltà d’animo per tali scempiaggini, che lo renderebbero conforme solo
a persone ipocrite!”
“ Quanta indecenza debbo sopportare! E pensare che Darcy
si è reso un folle per voi! Si è spinto a chiedermi di prolungare il vostro
soggiorno in quella dimora, ma non solo. Si è preso la briga di ostacolarmi,
non facendovi maritare, come sarebbe stato più che opportuno, da vostro cugino
Collins, più interessato a voi che a vostra sorella Jane! Sarebbe stato molto
più semplice per vostro cugino ereditare ogni cosa sposando una di voi. Ma Darcy, ha voluto scongiurare ogni possibilità che il Signor
Collins reclamasse voi, dopo vostra sorella, pagando un’ ingente somma di denaro!”
rimango ammutolita, incredula. Non avrei mai supposto che Darcy
avesse fatto tutto questo. “ Come se tutto questo non fosse più che indecoroso,
vengo a sapere che mio nipote si è preso il non dovuto disturbo, di inviare uno
dei migliori dottori presso la vostra misera ed indecente casa, per curare una
certa Kitty…”
“RIVOLGETELE IL DOVUTO RISPETTO!” comincio lentamente e dolorosamente
a lacrimare. Le mie parole, seppure decise e perentorie tremano
dall’incredulità. Non sapevo se ero più scossa e al contempo felice per il
fatto che mia sorella Kitty stava dunque meglio,
oppure affranta e ferita nel comprendere che l’uomo che per me ha fatto tutto
questo ora mi odia ingiustamente.
“ … e in ultimo, ma non per questo meno grave, vengo a conoscenza da
Caroline Bingley che la follia di mio nipote ha
talmente passato il limite da intendere di maritarvi!” stringo una mano al
petto. Sento che il mio cuore potrebbe scoppiare. Ogni capacità di ribattere
ormai era venuta meno. Rimango con lo sguardo perso nel vuoto per qualche
secondo. Impallidisco e le mie mani cominciano a tremare. Sposarmi? Avrei
manifestato tutta la mia gioia, se la ragione non mi rammentasse che l’uomo che
mi amava ora prova solo un profondo ed insopportabile odio verso me. Porto le
mani al viso tentando di riprendermi.
“ Così, ho ritenuto necessario scrivere una lettera, dove il
Signor Wickham dichiarava il vostro amore per voi.
Non sarebbe stato difficile da credere, date le sue attenzioni per voi, che
Caroline non ha esitato a riportarmi in delle lettere. In verità, quell’uomo ha
abbandonato la casa, non appena è venuto a conoscenza che non avrebbe ereditato
un solo penny da mia nipote, ma non per questo i suoi sentimenti erano sinceri.
Mi sarei liberata al tempo stesso di lui, uomo ignobile, desideroso di
dilapidare ogni avere della povera Georgiana, e di voi, sciocca ed impertinente
istitutrice.”
“SIETE ARRIVATA A TANTO!SIETE GIUNTA A MENTIRE, PUR DI ALLONTANARMI DA LUI?” sembrava indifferente alla mia
disperazione.
“ Ora,Signorina Elizabeth, intendo sincerarmi che voi non rivediate
mai più mio nipote, né tanto meno vi riserviate speranze in futuro a tale
proposito. Ma mi auguro che voi stessa converrete al fatto che le vostre umili
ed insignificanti origini non potrebbero chiedere altro che la mia gratitudine
e il mio perdono per l’affronto che avete tentato di fare.” Il suo sguardo era
fiero, altezzoso, sin troppo riluttante per me in quel momento. L’idea che una
sola donna avesse escogitato per suo volere tutto questo, accresceva solo il mio
ribrezzo.
“Sono profondamente desolata Lady Catherine. Sappiate che io non ho
intenzione né di promettere, né tanto meno di giurare di non rivedere vostro
nipote. E per quanto riguarda i sentimenti che vossignoria non ritiene
sufficientemente degni, solo perché troppo umili, sappiate che sono stati i più
sinceri, i più veritieri che una donna avrebbe mai potuto dargli.” Mi alzo in
piedi e nonostante le lacrime mi impedivano di rimanere fiera e sicura delle
mie parole, i miei occhi non potevano cheprovare un profondo rancore.
“Siete soltanto una povera sciocca …ve ne
pentirete amaramente!”
“ Forse lo sono, ma …per quanto risulti
irragionevole non potrò mai obbligare me
stessa a non amare quell’uomo. Per quanto voi possiate impedirlo, niente potrà
negarmi tale illusione, che la mia ragione combatte da sempre, con la speranza
di non vincerla mai…” i nostri sguardi si incontrano.
Nessuno dei due avrebbe ceduto ad affermare ciò che riteneva più giusto. Le mie labbra ancora tremano. Il pianto si
fa strada tra le gote rosse dalla rabbia. I suoi occhi erano impietriti e al
contempo sdegnosi delle mie parole.
“VOI NON…”
“ED ORA ANDATEVENE!NON HO ALTRO DA DIRVI NE’ ORA, NE’ MAI…AVETE DISTRUTTO LA MIA VITA!LA MIAUNICA POSSIBILITA’ DI
ESSERE FELICE! SUPPONGO CHE NON DEBBA ESSERVI DEBITRICE ANCHE DI QUESTO! VI E’ BASTATO
GUARDARMI UNA SOLA VOLTA, PER CONDANNARMI AI VOSTRI ORRIBILI GIUDIZI, SENZA
COMPRENDERE COSA PROVI VERAMENTE…Vedete, ai vostri
occhi rimarrò un’insulsa
istitutrice che ha tentato di provare ciò che le era proibito, ai miei una donna che ha la sola colpa di aver
amato troppo l’uomo sbagliato…” i lineamenti del suo
viso si distorcono in una smorfia di ulteriore disprezzo. Impugna il suo
ventaglio e a passi veloci si allontana da quella stanza, sbattendo la porta.
Abbandono il peso del mio corpo sul tavolo, appoggiandomi con un
braccio al disopra di esso. Scoppio in un silenzioso pianto, cercando conforto
in quelle lacrime che continuano ad inumidire le maniche della mia veste, in
cui tento di nascondermi. Soffoco il barlume
della candela con il mio respiro straziato, quando invece avrei tanto bisogno
di luce.
Capitolo 16 *** La forza e la speranza di amare da umili ***
Ecco…siamo giunti alla fine!Qualcuno dirà “Alleluia!!!” Spero proprio di
non avervi annoiati, perché per me è stato un vero piacere scrivere questa fanfiction( e sottolineo, è stata anche la più lunga!!:))
Per me è stato come un sogno, una soddisfazione, se volete, è stato un po’
recitare una parte di me stessa che vorrei mettere in scena! Mi sono
immedesimata ( e spetta a voi dirmi quanto ci sia riuscita!) da Aprile fino ad
oggi, in una delle donne che ritengo perfette, non che eroina della
letteratura! Spero che Jane Austen non me ne voglia e
non si rivolti nella tomba!(cosa molto probabile data la mia inesperienza!) Comunque
ci ho messo il cuore! Colgo ancora l’occasione per ringraziarvi tutti! Mi siete
stati vicini e non posso che commuovermi! Dopo questa confessioneJ vi
lascio al capitolo e come sempre aspetto tanti commenti!!!!GRAZIE GRAZIE GRAZIE!! Ps ditemi qual’è stato il momento che vi è piaciuto di più, il vostro
personaggio e capitolo preferito nella storia, insomma tutte le vostre
impressioni!
Cerco conforto
nelle mie lacrime per tutta la notte. Ma nulla è valso estirpare dalla mia
mente le parole di Lady Catherine. Non riuscivo a comprendere il significato delle
sue azioni. Per quanto ovvie e indubbie ,rimanevano per me orribili. Il
pensiero che a ragion sua, ora mi sento privata dell’uomo che ho l’ardire di
amare, diventa ogni istante più doloroso. Non essere degna di amare ha un suono
così amaro per il mio animo, eppure non è stato
difficoltoso a Vossignoria ricordarmelo con tanta schiettezza. Per quale altra
motivazione, se non per un folle e cieco amore, mi ritrovo ancora dopo ore
abbandonata su di un tavolo?Il mio respiro aveva smesso di tremare. La mia
bocca non esalava alcun suono. Il mio pianto rimane congelato a marcare il viso
sconvolto. Non potevo che fissare con gli occhi illuciditi
e spenti ciò che mi rimaneva di lui: Il ricordo. Seppure
straziante ed insufficiente a nutrirmi ,nessuno mi avrebbe mai impedito di
conservarlo. Un raggio di sole mi accarezza debolmente la mano come se non
volesse far notare la sua presenza. Avrei desiderato rimanere sola per sempre
nei miei pensieri. Avrei forse appreso l’umiltà di non pretendere tanto dal mio
cuore.
Mi consumo nel mio dolore per innumerevoli giorni. Invano Charlotte
aveva tentato di aiutarmi. Quella porta rimaneva chiusa come il mio cuore.
“Lizzie, te ne prego apri! Non indugerei
oltre ad entrare se non cercassi anche il tuo consenso! Sono giorni che te ne
stai rinchiusa senza toccare cibo!” le sue parole non avevano alcun significato
per me.
Charlotte comincia a bussare alla porta della sala.
“Elizabeth!Per l’amor del cielo rispondimi!Posso entrare?Non so cosa
sia successo con Lady Catherine ma non puoi ostinarti a rimanere lì per sempre!Lizzie sono in
pena per te!” ero desolata nel comprendere di essere fonte di tanta apprensione
ma non avrei voluto incontrare nessun altro né ora né mai. Charlotte irrompe
nella stanza non ricevendo alcuna risposta. I miei occhi erano ancora gonfi e
persi nella disperazione. Poggio le mani sulle labbra, nel tentativo di
trattenere i singhiozzi che non esitavano a riaffiorare.
“Lizzie!!!” Charlotte mi si avvicina con uno
sguardo preoccupato e materno “Cosa succede? Cosa è accaduto con quella
donna!Dimmi!Hai un’aria così sconvolta!”
tento di parlare ma le lacrime mi bloccano prima. Scoppio tra urla e gemiti,
mentre cerco il suo abbraccio rassicurante.
“Oh Charlotte…tu non puoi capire…” la stringo sempre più forte ma il mio animo non
sembra alleggerirsi. Mi invita a sedermi su di una poltrona accostandomi un
candido fazzoletto per asciugarmi le guance.
“Mi rendo conto solo ora della mia ostinazione, della mia
sfacciataggine, di quanto ho osato impunemente… Non
avrei mai dovuto lasciare la mia casa. Sarebbe bastato sposare mio cugino per
salvare ogni cosa. In questo istante le parole di mia madre cominciano ad
assumere un senso. E’ solo colpa mia. Solo ora prendo consapevolezza di aver
perso tutto per aver amato troppo”
Charlotte mi guarda sempre più desolata e comprensiva. Mi stringe le mani, così calde rispetto alle mie infreddolite dalla notte gelida.
“O mio Dio Elizabeth! Sai bene che non possiamo innamorarci, per
quanto ingiusto sia, di chi desideriamo. Scegliere è prerogativa dei nobili…”
“E disperare degli umili che hanno sperato oltre il dovuto…”
“Forse, ma questo è, e non puoi pretendere di cambiare il mondo in un
sol giorno. Siamo donne, solo donne…” non osavo
sopportare quel senso di sottomissione e rassegnazione di Charlotte, fin troppo
buona, come mia sorella Jane. “E’ così importante per te quell’uomo?”scoppio in un fragoroso pianto a tali parole, avendo la certezza della
risposta tra le labbra, per quanto insensato sia. “DIMENTICALO LIZZIE!
DIMENTICALO!” alzo la fronte e la guardo agghiacciata. Non avrei tollerato
un’altra volta l’eventualità che ciò accadesse. “Insomma, troverai il modo per alleviare questo dolore che
ti pesa, fin quando non esisterà più…”
“NO!CHARLOTTE!NO!Io non voglio dimenticare, è l’unica cosa che mi è rimasta… Vorrei così tanto che venisse a
conoscenza della verità e di ciò che Lady Catherine ha fatto…”” le mostro la
lettera che sono riuscita a scrivere in questi giorni malgrado
l’abbandono. Forse, l’avevo scritta con troppa rapidità per rendere
giustizia a tutto ciò che avrei dovuto dire.
“MA NON CAPISCI!E’ TALMENTE ASSURDO NUTRIRE UNA SPERANZA TANTO
IRREALIZZABILE!Cosa credi? Che il Signor Darcy ti
sposi dopo averla letta?Lizzie, non ci è concesso sognare,
essere romantici, ci basta vivere.”
“E’ questo il punto Charlotte, è come se non vivessi più. Dal momento
in cui il suo sguardo mi ha fissata come una qualsiasi donna da disprezzare,
non trovo ragione di vivere…”Charlotte è sempre più
sconcertata, ma non potevo continuare a mentire a me stessa.
“Elizabeth, non ti obbligherei a dimenticarlo se non fosse per il tuo
bene. Mi è giunta voce che il Signor Darcy e sua
sorella, Georgiana, partiranno domattina all’alba, di ritorno nel Derbyshire.”
“COSA?” PERCHE’?”al solo pensiero mi mancano le forze. L’idea di
perderlo per sempre senza dare una logica spiegazione a quello che è accaduto,
senza mostrargli in volto la verità mi dilaniava l’animo.
“ Si dice che dopo la tua partenza Georgiana abbia intimato il
fratello a ritornarsene a casa, non per l’eventuale duraturo disturbo apportato
all’amico Charles, ma a seguito della sconvolgente notizia. Il Signor Darcy dal suo canto, non ha saputo non acconsentire alla
richiesta della persona a cui più tiene…”
“Io devo rivederlo! Ora,subito! Prima di perderlo per sempre!” sono in
procinto di alzarmi ed avviarmi alla volta di casa Bingley,
quando Charlotte mi blocca di sorpresa.
“NO LIZZIE!ASPETTA! Sarebbe inutile, il Signor Darcy
ha esplicitamente espresso la volontà di non rivederti…e
proprio per scongiurare ogni possibilità di rincontrarti, è
già partito oggi stesso…” Charlotte mi
guarda perdere definitivamente quel barlume di speranza che aveva fino a
qualche istante riacceso i miei occhi. Mi allontano da lei, dirigendomi verso
la porta.
“Lizzie! Sei impazzita dove vai?NON FARE
SCIOCCHEZZE!”
Corro via con quanto più respiro potevo avere. Dovevo consegnare quella
lettera a Georgiana. Avrei spiegato loro ogni cosa, così che il Signor Darcy si
ricredesse sul mio conto, e sulla verità dei miei sentimenti. Dopo ore di
estenuante cammino, giungo presso il palazzo e con mio profondo rammarico vengo
a conoscenza che la stessa Georgiana ha lasciato Netherfield
qualche ora fa. Con profonda desolazione ripercorro a ritroso i miei passi
senza meta. Il cielo si ingrigisce sempre più velocemente, fin quando i primi
lampi di luce non squarciano il cielo. Irrigidita dal freddo, mi stringo tra le
spalle, tentando di serbare tepore. La pioggia si infiltra con crescente
insistenza tra i fili d’erba. Vi penetra con violenta naturalezza. Tra le mani,
le parole scritte all’uomo che amo e che invano mi obbligo a dimenticare.
Quelle righe perdono la loro consistenza ad ogni pesante goccia d’acqua
cadutavi prepotentemente sopra. Nessun conforto dal vederle svanire sotto
l’alone grigiastro dell’inchiostro. Nessuna speranza di veder riaffiorare la
loro originaria consistenza. Stringo tra le mani quei lembi ormai raggrinziti e
bagnati, per poi lasciarmi cadere a terra. Le mie vesti si impregnano del suo
odore, rimembrandomi ancora una volta il profumo della mia umile vita. Le mani
si lasciano macchiare del suo fango, mentre sento volgere il viso sempre più in
basso, fino a sfiorarne i fili d’erba inumiditi. Le lacrime nutrono il suolo
sottostante, mentre il freddo s’addentra sempre più nel mio cuore, ormai
eternamente incapace di donare calore. Non riesco ad esternare il mio dolore
come vorrei. I singhiozzi si ritraggono in me come se fossi destinata a
soffrire, a pagare per il mio irragionevole sentimento. I miei capelli
disciolti al vento, sembrano inebriarsi sempre più della pioggia incessante, o
forse erano solo le mie lacrime a sgorgare con quanta forza non abbiano mai
avuto. Era assurdo il solo pensare di restare qui a compiangere me stessa per
sempre, eppure non possedevo la volontà per liberarmi delle miei pene. Le mie
mani cominciano lentamente a tremolare come tutto il resto del corpo, ma il
gelo che mi attanagliava non era nulla a confronto. L’aria pungente mi
impedisce di rialzarmi, fin quando non sento scivolare sopra le mie spalle
intorpidite un mantello. Non avrei messo in dubbio a chi appartenesse.
“Non vorrete ammalarvi…”
“Charlotte…perché sei qui!Non saresti dovuta
venire…” sento la sua mano appoggiarsi lievemente sul
mio corpo, invitandomi a rivolgergli il mio sguardo. Volgo il mio viso sporco e
sconvolto verso il suo. I miei battiti si arrestano senza preavviso. Sbarro gli
occhi incredula. Rimango attonita per qualche interminabile istante, cercando
di rintracciare una spiegazione razionale a giustificare chi mi trovo di
fronte. A fatica affido la mia mano intirizzita ed infangata alla sua, che con
quanta più grazia potesse avere, mi aiuta ad alzarmi. Solo il silenzio ancora
una volta si frapponeva a noi. I suoi occhi erano intensi e preoccupati.Non aveva ancora sferrato una sola parola, ma
mi era sufficiente averlo accanto. La sua mano era ancora poggiata sopra la
mia. Avevo così tanto desiderato toccarla un’altra volta.
“Potrete …mai perdonarmi per essere stato un
uomo tanto superficiale ed ignobile?Mi sono precipitato da voi non appena ho
appreso dove vi trovavate…” mi porta sempre più
vicino a sé, donandomi un soffio delicato e schivo del suo lieve calore. Non
riesco a ribattere, ad avere la prontezza per credere alla sua presenza qui, di
fronte a me. “Lasciatemi parlare, non chiedo altro…”
continua a fissarmi mentre la pioggia divora le sue vesti, rendendole opache e
pesanti. “ non merito le vostre attenzioni, lo so bene. avreste tutta la mia
approvazione nel caso in cui non desideraste vedermi” le sue affermazioni erano
sempre più accorate “ Ma se così non è, vi supplico,permettetemi
di dare spiegazione della mia presenza” non
ci sono parole, gesti, o risposte adeguate. Taccio acconsentendo con grande
gaiezza alla sua richiesta. “ Ritengo di avervi fatto soffrire fin troppo, lo
riconosco e vi giuro che se potessi tornare indietro ci penserei due volte
prima di allontanarmi da voi. Non crediate che anche io non abbia rinnegato
ogni giorno la vostra assenza. Ogni stanza, ogni luogo di quella casa mi
suggeriva la vostra presenza, il vostro coraggio, la vostra bellezza. Eppure
non avrei sopportato oltre l’idea che voi poteste essere di qualcun altro. Ciò
non apporta giustificazione alla mia incredulità ai vostri sentimenti. Ho
provato un profondo disprezzo nei miei confronti non appena, sono venuto a
conoscenza della visita di mia zia presso la Signorina Charlotte. Non avrei
ritenuto possibile quella donna di tanta scelleratezza. Provo profonda vergogna
nell’aver solo pensato che voi amaste un altro uomo. Ma se non oso troppo nel
dirlo, voi mi appartenete…siete la mia vita, e non
potrei sapervi separata da me. Quella lettera, quelle infime parole mi hanno
persuaso impunemente ad odiarvi, ma in realtà provavo rancore solo per me
stesso, incapace di tenermi stretta la donna che amo…”
trattengo a stento i gemiti che infiammano la mia gola. Gli occhi sempre più
rossi e gonfi si corrodono a quelle parole. Resta speranzoso in una mia qualche
risposta attesa fin troppo a lungo. Mi afferra entrambe le mani, mentre il suo
viso mi si avvicina sempre di più. “ Non sarei nulla senza di voi. Non avrebbe
alcun significato far scorrere ancora sangue nel mio cuore, incapace di
smettere di soffrire, incapace di amare ancora. Ma, non posso pretendere tanto
da voi, fin troppo afflitta e ingiustamente maltrattata. Basterà una sola
vostra parola, e me ne andrò per sempre. La
mia presenza non vi tormenterà oltre, vivrò all’ombra del ricordo e dell’errore, ma…ma
se il vostro orgoglio ve lo permette, vi scongiuro di perdonarmi e di rendere i
miei tormenti infondati, sapendovi per sempre mia…”il
mio cuore si alimenta delle sue parole. Sembra rivivere ma al contempo
scoppiare, impreparato ad una tale proposta. Il suo cuore gela di colpo, come
le sue mani,desiderose di un mio gesto. “ Vi prego, fatemi l’onore di maritarmi…” si inginocchia a me, incredula a tanta umiltà e
generosità.
“S-signorDarcy…”
balbetto ancora tra una parola ed un’altra “ alzatevi, vi prego non siete voi a
dovervi inginocchiare” il suo viso restava basso, infradiciato dall’acqua che
continuava a imperversare su noi. Non si sarebbe alzato fin quando non avrebbe
udito una risposta. “ I-io, vi sono profondamente
grata, ed ancora più debitrice di quanto già non lo sia, ma…non
sono degna del vostro amore…” avrei preferito morire
piuttosto che pronunciare quella risposta, ma la ragione mi imponeva di non
essere più egoista come un tempo. Darcy alza il viso
repentinamente. Le sue mani stringono ancora di più le mie. “…Io ho già osato troppo. Non voglio rovinare la vostra
vita, la vostra reputazione, il vostro rango. Non c’è posto per me nella vostra
esistenza per quanto ingiusto sia. Io vi dovrei essere per sempre debitrice e..e
voi continuereste a macchiarvia causa
mia di una immeritata stoltezza. Non desidero questo per voi, desidero solo il
vostro bene e per quanto vi ami profondamente io non avrei altro che la mia
vita da donarvi…” scoppio in un fragoroso pianto, che
avrei voluto evitare di fronte ai suoi occhi ma non avrei potuto trattenermi
più a lungo.
“Cosa?Voi mi state rifiutando per le vostre origini, che avete sin dal
primo istante orgogliosamente rivendicato?”
“IO VI AMO, VI AMO
…POTREI RIPETERLO ALL’INFINITO MA NON POSSO
SPOSARVI!Vi disonorerei a tal punto che…” sento le mie mani scostate via con violenza dal mio
viso, fin quando le sue labbra inaspettatamente non fermano le mie urla. Le sue
dita premono sulle mie guance arrossate. La sua fronte si appoggia lentamente
alla mia. La sua bocca non mi lascia parlare, imprigiona ancora una volta tutte
le mie paure. Tremo tra le sue braccia, ma Darcy mi
rassicura con la sua presenza. Non mi avrebbe lasciata ne ero certa. Sento il
suo profumo inebriare tutto il mio corpo, risvegliato dal torpore della
solitudine. Il suo calore, la sua pelle, il sapore delle sue labbra mi
riempivano di gioia. Percepisco il suo graduale distacco da me. era estenuante
sentirlo allontanarsi dal mio corpo.
“ MA NON CAPITE? QUALE RAGIONEVOLE POSSIBILITA’ DI
VIVERE AVREI, PRIVATO DI VOI? SIETE STATA VOI STESSA
A FARMI APPREDERE LA VOSTR A NOBILTA’! NON HO INTERESSE PER LE VOSTRE
ORIGINI!NON VI AMO PER IL VOSTRO RANGO, VI AMO E BASTA!NON C’E’ ALTRA RAGIONE! IO VIVO DI OGNI PARTE DI VOI, I VOSTRI
OCCHI, LA VOSTRA BOCCA, IL VOSTRO SORRISO, LA VOSTRA CAPARBIETA’…NON LASCIATEMI MORIRE!” la sua voce mozzata dalla
commozione cerca conforto nelle mie parole. I suoi occhi cominciano ad
arrossire dal pianto.
“NON LO PERMETTEREI MAI…IOVI AMO, VI AMO!...E NON DESIDERO
ALTRO CHE VIVERE IL RESTO DEI MIEI GIORNI CON VOI!!” mi abbandono alle sue
braccia, baciandolo con quanta foga non avessi mai avuto prima. Accarezzo
ossessivamente ogni parte del suo viso mentre le nostre lacrime si abbeverano
le une delle altre. Un lieve raggio di sole si fa strada tra le minacciose
nuvole per interporsi tra i nostri freddi visi. Restiamo ancora per qualche
istante l’uno accanto all’altro, per poi avviarci verso la carrozza benché
lontana dal luogo in cui ci trovavamo. Delicatamente si preoccupa di coprirmi
dalla pioggia con le sue rassicuranti braccia, fin quando non sarei stata al
riparo.
Il giorno seguente tutto il Derbyshire
sapeva del nostro matrimonio, malgrado non desiderassi una così grande popolarità per ciò che io consideravo l’evento più importante ed ambito
della mia vita. Il giorno delle nozze rimase segreto. Entrambi volevamo essere
circondati solo dal nostro amore, tutto il resto non sarebbe servito se non ad
alimentare insulse dicerie. Lady Catherine decise di non rivolgere più la
parola a suo nipote che non ne sembrava poi così dispiaciuto. Con mia somma
gioia,avevo avuto finalmente la possibilità di chiarirmi con la Signorina
Georgiana, la quale non solo accettò le mie scuse ma
ravvivò le sue. In quanto alla mia famiglia, nessuno sembrava tanto
appagato e felice quanto Jane per il mio avvenire. Per mia madre era un gesto a
dir poco insperato. Il suo orgoglio, la sua testardaggine non le permisero di
incontrarmi prima del lieto evento. A dire il vero non mi aspettavo la sua presenza
né ora né più avanti, avrebbe dovuto ammettere troppe cose che non condivideva.
Ero comunque ben disposta nello scrivere loro di sovente per assicurarmi che
tutto andasse per il meglio e che Kitty stesse
veramente bene come da tempo ormai, grazie al Signor Darcy
si poteva notare.
Abitare in questa nuova lussuosa dimora era per me quasi imbarazzante.
A confronto la casa del Signor Bingley era a dir poco
modesta. Eppure Darcy, con la consueta galanteria che
adoravo ogni giorno che passava, non mi faceva pesare tutto questo, anzi,
sosteneva con orgoglio che nulla era pari alla mia bellezza. Non mi era
difficile vivere in queste splendide stanze. Il profumo dell’oro e degli
affreschi impregnava ogni cosa, per non parlare delle statue e del marmo che
irrompeva in ogni angolo della casa, quasi con eccessiva preponderanza. Non potevo
che non amare quelle splendide vetrate. Le finestre erano così ampie da permettere di illuminare ogni centimetro di
spazio. Darcy non mancò di riservarmi la stanza più luminosa e grande a mio uso personale.
Proprio qui mi accingo a scrivere le mie lettere e ad assaporare lo spettacolo
che regna al di fuori di questa sala. Un bosco immenso verdeggiante, attorniato
da uno splendido specchio d’acqua irresistibilmente limpida si stagliava
all’orizzonte. Per mesi vi camminai. Ormai, conoscevo ogni increspatura
d’acqua, ogni foglia, ogni alba o emozionante tramonto, ma ogni stagione era più
nuova e più suggestiva. Eppure, il Signor Darcy
preferiva controllare ogni mio singolo passo, pur sapendo quanto questo mi
desse fastidio. Proprio qui, di fronte alla rugiada mattutina d’autunno, tra le
foglie increspate e colorite, lo vedo sopraggiungere. Un’aria fresca e pura
aleggiava tra i fili d’erba. Il sole a fatica si sforzava di vincere il
grigiore della notte, donando barlumi rossastri alle ombre degli alberi. Un
leggero vento pungeva il mio viso e Darcy non si
attardava a coprirmi con il suo morbido mantello, stringendomi a sé. Era tutto
così perfetto, quasi inaspettato. Ogni sferzata di raggi
nel cielo accalorava i nostri corpi. Specchiarmi in quell’acqua così silenziosa ed ancora addormentata mi dava profondo
sollievo.
“Elizabeth…” mi stringe le mani sentendole
ancora fredde “ Dovreste rientrare…” per quanto
pronunciasse quelle parole con irresistibile dolcezza, non potevo che ribattere
un po’ stizzita.
“Signor FitzwilliamDarcy!”
sapeva bene che chiamarlo per intero era già una provocazione degna di me, per
questo mi ascoltava con interesse. “ Non c’è bisogno di tante attenzioni! Sono
ormai troppi mesi che mi trattate come l’oggetto più prezioso di questo immenso
palazzo!” gli sferro un sorriso soddisfatto.
“Perché?Non dovrebbe essere così?” mi bacia lentamente le mani accostandole al suo viso.
“Certo che no!! Potrei abituarmi a tanto interesse nei miei confronti e…dovrete venerarmi per sempre! Ma so che non sarà così, perché qualcun altro a breve rapirà il vostro cuore
,come a suo tempo ha fatto il mio. Non sarà difficile dimenticarmi!” fingo
un’aria di disapprovazione mentre le mie vesti si gonfiano ancora di più per la
brezza mattutina.
“Tutt’altro!Vi posso assicurare che sarò follemente innamorato di voi,ogni volta che rivedrò negli occhi della nostra splendida bambina i
vostri!” preme sulle mie vesti calde, rendendomi la madre più felice al mondo.
“Se è così allora, non dovrò temere!” mi avvicino al suo viso e sfioro le sue
labbra morbide. I miei occhi si riflettono nei suoi, così intensi, così profondi. Non sapeva che toccarmi che con delicatezza, tanto era
timoroso di farci del male, pur essendo stato fin dall’inizio la fonte di tutte
le mie gioie.
Uniti in quella mattina autunnale, nulla ci avrebbe divisi. Nessun
pregiudizio avrebbe messo in dubbio il nostro amore. Insieme sfioravamo con le
nostre dita quella parte di noi, così piccola e fragile,
con la certezza che dal padre avrebbe ereditato la generosità e la bontà
d’animo, da me la forza ela speranza di amare da umili.