rOckin' rOund 25 ChristmaS treeS

di Halosydne
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1# Famiglia Black ;; 1975 ***
Capitolo 2: *** #2 Famiglia Black ;; 1964 - 1973 ***
Capitolo 3: *** #3 Sirius e Andromeda;; 1975 ***
Capitolo 4: *** #4 Famiglia Potter;; 1967 ***
Capitolo 5: *** #5 Petunia & Lily;; 1970 ***
Capitolo 6: *** #6 Lily & Malandrini;; 1979 ***
Capitolo 7: *** #7 Famiglia Malfoy ;; 1996 ***
Capitolo 8: *** #8 Ron e Hermione ;; 2002 ***
Capitolo 9: *** #9 Remus e Tonk ;; 1995 ***



Capitolo 1
*** 1# Famiglia Black ;; 1975 ***


1#
Famiglia Black, 1975

 

 

«Allora non avete capito, Madre. Non decorerò l’albero. Non con queste schifezze. “Decorazioni”, puah. Se anche l’albero inneggia alla purezza di sangue, anche l’albero è nulla, per me»
«Come osi, rinnegato che altro non sei? Queste decorazioni natalizie appartengono ai Black da dieci generazioni! Non ti permetto di insultare la tradizione secolare della nostra Nobile e Antichissima Casata!»
Walburga Black non era famosa per i suoi toni delicati. Sirius si tappò ironicamente le orecchie, ostentando fastidio per quella voce stridula. «Avete finito, Madre?» domandò, poi, beffardo. 
«Io me ne vado» aggiunse, avviandosi verso la porta che collegava il salotto all’ingresso e afferrando il cappotto nero che aveva abbandonato su una poltrona quella mattina tornando dalla stazione.
«Sirius Orion Black, non osare attraversare quella porta!» Walburga estrasse la bacchetta e la agitò in direzione del figlio, che le dava le spalle. Lo colpì dritto in mezzo alla schiena, e il figlio gridò di dolore, accasciandosi sul pavimento.
«Madre! Cosa gli avete fatto?» Regulus, dall’angolino in cui si era rintanato durante la discussione, corse velocissimo verso il fratello e si inginocchiò a fianco a lui, iniziando a dargli colpetti sulle spalle e a scuoterlo per risvegliarlo.
«Cosa ci fai qui, ruffiano?» chiese Sirius dopo un po’, la voce impastata ma non per questo priva di disprezzo.
Non vide la scintilla che animava gli occhi del giovane Regulus spegnersi improvvisamente.
«A me non importa. Questo è l’ultimo Natale che passo con voi.»
E, rialzatosi, afferrò il cappotto ed uscì, sbattendo la porta.

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Capitolo 2
*** #2 Famiglia Black ;; 1964 - 1973 ***


2#
Famiglia Black, 1962-1973



«Dai qui, Meda» disse Bella, ordinando alla sorella di passarle la scatola con le decorazioni natalizie con il tono dolce e affettuoso che usava solo per rivolgersi alle sorelline.
Andromeda le porse lo scatolone, e, allontanati i capelli castani dal volto, aiutò la bruna ad aprirlo. Quando sollevarono il coperchio, si sprigionò una nube di polvere che fece tossire la piccola, eterea Narcissa, che aveva poggiato la testa sulla spalla di Meda.
Bellatrix, che brandiva la sua bacchetta ancora nuova -Ollivander gliela aveva confezionata appena quattro mesi prima, a fine agosto- starnutì rumorosamente, e dalla bacchetta fuoriuscì come un getto d'aria che spazzò via tutta la polvere.
Meda iniziò a svuotare lo scatolone.
«Che brutti!» disse Cissy, guardando quelle decorazioni troppo cupe e austere per catturare l'attenzione di una bambina di sette anni.
«Già» annuì Bellatrix «Ma fanno parte della tradizione della famiglia Black. Dobbiamo usare questi»
«Ma nessuno ci vieta di ravvivare un po' il nostro abete, no?» fece Meda, sorridendo.
«Suppongo...» iniziò la sorella maggiore, ma Andromeda era già corsa in camera sua. Tornò pochi minuti dopo, con in mano una scatola coloratissima di legno e il fiato corto per la corsa.
«Cos'hai lì?» domandò Cissy, spalancando gli occhioni azzurri.
Meda sollevò il coperchio: la scatola era piena di nastri di raso colorati, rosa, blu, gialli, verdi, argentati, rossi, dorati, e uno bianco lucente, bellissimo. «Possiamo farci dei fiocchi sui rami!» propose
«Ma le decorazioni tradizionali?» chiese Bella, dubbiosa.
«Non possiamo essere contemporaneamente nere e colorate?» chiese Meda strizzandole l'occhio, indicando il vestito nero che portava, ingentilito da una cintura arancio chiaro.
Le tre sorelle iniziarono a decorare l'albero, mischiando a quelle cupe decorazioni d'argento anticato e velluto scuro i loro nastri colorati. Quando ebbero finito, Bella fece levitare il fiocco fatto con il nastro bianco fino alla cima, e poi di slancio abbracciò le sorelline.
«Questo sarà un Natale davvero colorato»

«Cissy? Cissy, dove sei?» la voce di Bella la chiamava da sotto, ma Narcissa, su in soffitta, era troppo assorta per darle ascolto. La donna, preoccupata dal silenzio della sorella, salì le scalette «Insomma, quanto ci vuole per ritrovare quella dannata scatola delle decorazioni?» Narcissa, con gli occhi lucidi, tirò fuori qualcosa dalla scatola. Un nastro bianco, che mostrava solo parte della lucentezza di un tempo. Bellatrix lo fissò per un attimo, l'espressione indecifrabile. Poi estrasse la bacchetta dalla tasca e la puntò verso il nastro che Narcissa teneva in mano. Con un lieve, improvviso pop, il nastro scomparve.

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Capitolo 3
*** #3 Sirius e Andromeda;; 1975 ***


3#
Sirius e Andromeda, 1975

 

 

 

«Io me ne devo andare. Non è possibile continuare così»
«Ma sono la tua famiglia... non puoi farlo»
«E invece sì. Non è famiglia, quella»
«Ti vogliono bene...»
«Non raccontiamoci storie. Mi odiano, perchè non sono come loro. E io li odio, perchè non sanno accettarlo. Voglio andare via»
«Ma è Natale...»
«E allora? Non è Natale se tua madre ti colpisce alle spalle con un incantesimo
»
«Non...»
«Smettila. So che prima o poi te ne andrai anche tu»
«Io vorrei. Ma non posso. E' la mia famiglia»
«Tu sei diversa. Scappa, o diventerai come loro»
«Non posso... non ora, a Natale» 
«Per me la mia unica famiglia sei tu, lo sai»

Un abbraccio.
«Ti voglio bene, Sir».
«Ti voglio bene, Dromeda».

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Capitolo 4
*** #4 Famiglia Potter;; 1967 ***


4#
Famiglia Potter, 1967

 

 

James serrò le braccia e mise su il suo celebre broncio.
«NO! Non ci vado a dormire»
Susan Potter alzò gli occhi al cielo, cercando di nascondere il sorriso.
«Ma devi, piccolo. Altrimenti Babbo Natale non ti porterà nulla, Jamie»
«Io voglio vederlo, mamma! E non chiamarmi Jamie» aggiunse, aumentando il broncio d'intensità.
«D'accordo, Jamesuccio. Ma la sostanza non cambia. Va' a letto, adesso» Susan Potter cercò di sembrare autoritaria.
James cercò di intenerirla con i suoi occhioni da cerbiatto.
«Non pensarci nemmeno, razza di pirata. A letto, coraggio»
James abbandonò lentamente il campo e iniziò a salire le scale, un po' triste e un po' arrabbiato.

«Pssst! Susan! Posso uscire fuori da qui?» Charles Potter fece capolino dalla porta dello stanzino, il volto parzialmente coperto da barba, parrucca e cappello.
«Sì, la peste è andata a dormire» Susan emise un risolino soffocato alla vista del marito, un uomo così avvenente nonostante l'età ormai abbastanza avanzata, camuffato da Babbo Natale.
«Mi spieghi perchè ogni anno devo vestirmi da idiota? Secondo me Jamie ha capito fin troppo bene che Babbo Natale sono io» Charles protestò, in parte offeso dalla risatina.
«Ma ormai il travestimento è più per me, mi diverto a vederti vestito così, caro» Susan non riusciva a trattenere le risate.

E mentre Charles si avvicinava alla moglie con fare fintamente minaccioso e offeso, il piccolo Jamie, trattenendo una risata, corse a nascondersi in camera sua, cercando di non farsi beccare dai genitori. Era una pantomima che ripetevano da anni, ma era un nulla per James eludere la sorveglianza dei genitori.
«Sono il signore dei Malandrini!» si disse, ficcandosi sotto le coperte e chiudendo gli occhi.

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Capitolo 5
*** #5 Petunia & Lily;; 1970 ***


5#
Lily & Petunia, 1970

 

 

«Coraggio, Tunia! E' divertentissimo!» la ragazzina stava sdraiata nella neve, e agitava braccia e gambe.
Cercava di disegnare l'angelo. Un angelo minuto, delicato. Dai capelli rosso scuro.
«Ma è così freddo!» si lamentò la biondina, rabbrividendo mentre la sorella si rialzava a sedere delicatamente, per non distruggere l'opera che aveva creato.
«Però è divertente... a chi importa se prendi un raffreddore?» ribattè la piccola Lily, passandosi una mano tra i capelli per togliere la neve.
«Mmm.» la razionale Petunia non era d'accordo.
Lilian si avvicinò alla sorella, e le carezzò il viso con le mani. «Beh, ora ti ho congelata ben bene, puoi terminare l'ibernazione facendo l'angelo anche tu!»
«Guarda che avevi le mani caldissime» fece Tunia, un po' spaventata.
«Eh?» Lily si guardò le mani arrossate dal vento gelido e dalla neve. «Com'è possibile?»
Improvvisamente Lily si ritrovò a terra nella neve, e sentì la risata divertita e genuina della sorella.
«Sciocchina, ci sei cascata!» Tunia rideva a più non posso.
Lily si finse offesa «Petunia Miranda Evans! Vuoi la guerra?»
«Non chiamarmi Miran...» Petunia non fece in tempo a terminare la frase.
Lily la aveva fatta cadere a terra, nella neve.
Le due sorelle, sdraiate a pancia in su, si fissarono per un attimo.
E poi scoppiarono a ridere, insieme.

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Capitolo 6
*** #6 Lily & Malandrini;; 1979 ***


6#
Lily & i Malandrini, 1979

 

 

 

 

«Coraggio, Lunastorta!» esortarono i Malandrini, ridacchiando.
«Siete degli infami. Lo sapete che ho paura delle altezze» rispose il lupacchiotto, e brandendo il puntale rosso e dorato verso i tre amici, aggiunse minaccioso «Statemi alla larga!»
«Sì, direi che dovremo farlo fare a qualcun altro» fece Sirius, serio. «Del resto, cosa possono tre bacchette contro la potenza di un puntale natalizio?»
«Ho anche la bacchetta, sacco di pulc... ehi!» Remus non trovò la bacchetta nella tasca della giacca.
«Parlavi di questo misero bastoncino, lupacchiotto?» fece James, giocherellando con la bacchetta che teneva nella mano sinistra e impugnando saldamente la sua nella destra.
«Lo ripeto, siete degli infami.» Remus si guardò intorno, disperato. Sul divano, una giovane donna dai capelli rosso scuro stava aprendo alcune scatole di addobbi. «Lily! Ti prego, aiutami!»
La donna si alzò dal divano, ridacchiando. «E cosa posso farci io? Lo sai che sono dei matti scatenati. Dài, non ci vuole nulla, e non è così alto!»
«Effettivamente» soggiunse Sirius pensieroso «potresti fare qualcosa, tu, Lily.»
«Eh?»
«Sappiamo tutti che hai paura anche tu delle altezze... ma potresti dimostrare al lupo qui come si vincono i propri timori, da vera Grifondoro quale sei sempre stata»
«Non esiste! Non pensateci nemmeno.»
«Andiamo, Lils» fece James, guardando sua moglie con i suoi celebri occhioni da cerbiatto. «So che puoi farlo»
«No Jamie. Davvero non... non posso.» Per qualche oscura ragione, Lily era arrossita. «Potrebbe... essere pericoloso, ecco.»
Sirius ridacchiò, scioccato da tanta pusillanimità. «E perchè dovrebbe?» chiese, sempre ridendo.
Lily sembrava di nuovo la Caposcuola di qualche anno prima. Era alquanto indispettita, come se fosse sul punto di togliere un paio di punti al Grifondoro. «Non per che, Black, ma per chi. Sono incinta di due mesi.»
L'espressione sconcertata di Peter, Remus e Sirius era qualcosa di estremamente comico, ma, prima di ridere, Lily dovette occuparsi del marito, svenuto.

 

 

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Capitolo 7
*** #7 Famiglia Malfoy ;; 1996 ***


7#
Famiglia Malfoy, 1996

 

 

 


Narcissa Malfoy era sempre stata una donna razionale; vista da fuori, era fredda e calcolatrice, ma solo chi la conosceva davvero sapeva che Cissy non voleva dare modo di criticarla a nessuno per una forma di insicurezza cronica che derivava dal confronto con le sorelle: così forti, così sicure, così determinate. Narcissa sapeva di essere una persona fragile anche a causa loro, e c'erano momenti in cui quasi le detestava per questo.
Ma non a Natale. A Natale il freddo era così freddo che sembrava scambiare calore con la sua anima fino a che entrambi non raggiungevano una temperatura sopportabile. A Natale Narcissa era felice, tornava quasi bambina: riusciva a percepire una magia diversa da quella che poteva praticare con la bacchetta, una magia più calda e potente.
Si lasciò sfuggire un sospiro. Quell'anno anche la magia del Natale sembrava essersi affievolita. Suo marito era lontano, ad Azkaban, dove nemmeno il gelo di un'anima come quella di Lucius poteva resistere alla disperazione e al vuoto che quel luogo emanava; suo figlio era al suo fianco e faceva levitare un grosso abete mentre lei portava una scatola piena di decorazioni scintillanti, ma era distante mille miglia con la mente, perso in piani per realizzare il volere dell'Oscuro Signore che gli stavano rubando il sonno e l'innocenza.
Madre e figlio raggiunsero il vasto salone, e Draco fece atterrare l'albero in un angolo con un leggero tunf. Narcissa posò la scatola della decorazioni lì a fianco, ma non fece in tempo ad aprirla: con un veloce movimento della bacchetta Draco costrinse le collane di candida madreperla, gli angioletti di finissima porcellana e le delicate sfere d'argento lucidissimo a disporsi sui rami, poi voltò le spalle alla madre e prese a salire l'ampia scalinata che l'avrebbe portato di sopra, nella sua camera.
«Ma...» provò a dire Narcissa.
«Non ho tempo, Madre» fece Draco, voltandosi a posare lo sguardo sul volto della madre, così simile al suo. Tentava di ostentare freddezza e indifferenza, ma la paura e la stanchezza che lampeggiavano nei suoi occhi non sfuggiva alla donna, la cui mente era già volata indietro, agli anni in cui il suo piccolo bambino adorava decorare l'albero con i suoi genitori - quanto le ricordava se stessa e la gioia che provava con le sorelle mentre si destreggiavano con incerti Incantesimi di Librazione per raggiungere con le decorazioni anche i rami più alti dell'albero! - e il suo Lucius la abbracciava stretta sotto il vischio e le mormorava che il bianco era il suo colore preferito, da quando aveva visto l'avorio della sua pelle e il candore del suo sorriso felice davanti ai dodici maestosi alberi di Natale della Sala Grande
.

 

 

· · L'angolino di Rò · ·

Buona sera dell'Immacolata, cari!!
Dopo un anno di latitanza - almeno per quel che riguarda questa mia idea - torno a riproporvi la mia raccolta di 25 alberi di Natale diversi ^^"
Per chi è stato così (s)fortunato da perdersi i primi sei capitoli dell'anno scorso, rispiego cosa intendo fare: ogni giorno posterò una shot che racconti un episodio natalizio legato a una famiglia diversa, fino alla mattina del 25 Dicembre ^^"
Questa shot la dovevo pubblicare ieri, ma purtroppo ero dai miei nonni dove non c'è Internet, quindi la posto stasera, e dopo cena pubblico quella di oggi :)
Ovviamente qui siamo a Natale del sesto anno di Harry & compagni, che come ben sappiamo non dev'essere stato piacevolissimo per la famiglia Malfoy. Non ho mai trattato questi due personaggi quindi sono un po' in crisi, ma spero di rifarmi con la prossima shot che tratta di due tizi particolarmente nelle mie corde <3
Ah, come dico nell'Introduzione, questa raccolta ha partecipato al contest di Fabi_ "Give it a second chance!" e si è classificata 14°, vincendo anche il premio Miglior Raccolta.
Bene, vado a sistemare l'HTML dell'altra shot e la posto tra poco :D
A prestissimo u_u,
Rò. 

Credits: tutti i personaggi, meno eventuali OC, appartengono alla splendida Zia Jo, alla quale sarò per sempre debitrice.
Il contest di Fabi_ lo trovate qui

Non scrivo per fini di lucro, ma per la gioia che mi sa dare la parola scritta.

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Capitolo 8
*** #8 Ron e Hermione ;; 2002 ***


8#
Ron e Hermione, 2002

 

 

 


«Non essere ridicolo, Ronald!» lo apostrofò Hermione, le mani poggiate sui fianchi in perfetto stile Molly Weasley. Forse un estraneo avrebbe pensato che tra la farina che le impiastricciava mani, capelli e naso e il grembiule rosa a fiori (orrido regalo della cognata Fleur per il suo ultimo compleanno) il suo aspetto non fosse particolarmente minaccioso, ma Ron aveva imparato molti anni prima che quello sguardo portava solo guai e canarini impazziti. Perciò, preferì capitolare.
«E va bene» disse, avvicinando i biscotti appena sfornati dalla moglie alla bocca e chiudendo gli occhi. Aveva la faccia di un condannato a morte, una morte molto dolorosa. Masticò velocemente.
«Allora?» domandò lei impaziente, ma come sempre insicura quando si trattava di ricevere una valutazione.
Ron emise qualche verso incomprensibile mentre tentava di ingoiare il prima possibile quel pezzo di marmo travestito da biscotto natalizio. Rabbrividì leggermente, riaprì gli occhi, deglutì. «Non... la ricetta non l'hai presa da Hagrid, vero?»
La bacchetta di Hermione, ben stretta nella mano destra, mandò qualche pericolosa scintilla rossa mentre lei, offesa, faceva per aprire bocca.
Ma Ron fu più veloce. «D'accordo, d'accordo, ho la varietà di emozioni di un cucchiaino, e no, non cambierò mai» brandì con aria vagamente minacciosa un biscotto a forma di cuore quando lei provò a interromperlo. «Ma so che tu mi ami così come sono, perché anche io ti amo per quella che sei, cioè una pessima cuoca e una grande strega». Preso dalla foga del suo discorso, non si accorse nemmeno che la moglie era rimasta senza parole. Puntò la bacchetta contro la guantiera di biscotti e disse «Wingardium Leviosa
Hermione parve risvegliarsi dal trance provocatole dal marito «Cosa...?» domandò con voce incerta, mentre si affacciava fuori dalla porta della cucina, attraverso la quale i suoi ultimi esperimenti culinari stavano passando in un'ordinata e rapida fila indiana. Li seguì fino al piccolo salotto di casa Weasley-Granger.
«Visto?» le chiese Ron, avvicinandosi a lei e indicando i biscotti, che si stavano delicatamente disponendo sui rami dell'albero di Natale che avrebbero dovuto decorare quel pomeriggio. «E' da te che ho imparato quest'incantesimo... sono passati più di dieci anni e lo ricordo ancora perfettamente, grazie a te. Non importa se in cucina sei un impiastro, non puoi essere perfetta in tutto e va bene così, perché sarai sempre la strega migliore del mondo per me».
Ron si accorse con una certa apprensione che Hermione non profferiva motto da ormai ben cinque minuti, e si preoccupò. Lentamente, come a non volerla spaventare, si voltò, e dovette trattenere una risatina: sua moglie fissava attonita l'albero di Natale. Pensò che probabilmente il suo discorso la aveva scioccata, e lui stesso a ripensarci si sentiva le orecchie un po' calde.
Per distrarsi e distrarla, provò a stemperare la tensione con una battutina. «L'ultima volta che sono riuscito a lasciarti senza parole avevi un mucchio di zanne di Basilisco in mano e...»
Non poté terminare la frase, perché Hermione come sempre lo aveva interrotto: ma stavolta lo stava baciando, esattamente come quella volta, la prima. Forse, con lei era sempre la prima volta.
«Sai» disse quando si separarono, sorridendo sulle sue labbra «dovresti provare a farli più spesso, questi biscotti».

 

 

· · L'angolino di Rò · ·

Come promesso, rieccomi *___*
Non so, forse Ron è troppo maturo e Hermione è troppo... zitta XD ma mi piace credere che siano cresciuti, dopo la battaglia di Hogwarts e tutto il resto, e che dunque Hermione riesca a tacere qualche volta, e Ron sia anche in grado di articolare discorsi profondi
(non so voi ma io ultimamente trovo solo fan fictions in cui è un tonto sempre impegnato a mangiare tutto il mangiabile mentre Hermione lo cornifica con Draco -.-).
Insomma, anche se magari sono un po' OOC adoro questa shot, mi sono divertita troppo a scriverla xD
E questo è per consigliare alle signore mamme di non fare i biscotti solo per decorare l'albero perché è uno spreco u_u usateli per l'albero solo se fanno schifo!! XD
A domani,
Rò. 

Credits: tutti i personaggi, meno eventuali OC, appartengono alla splendida Zia Jo, alla quale sarò per sempre debitrice.

Non scrivo per fini di lucro, ma per la gioia che mi sa dare la parola scritta.

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Capitolo 9
*** #9 Remus e Tonk ;; 1995 ***


9#
Remus e Tonks, 1995

 

 

 

 

 

Remus starnutì violentemente, rischiando di sbattere la testa contro il corrimano coperto di neve delle ripide scale di Grimmauld Place, numero dodici.
«Oh scusa, Remus! Non volevo, davvero!» Una preoccupatissima faccia pallida, circondata da una sorta di bizzarra criniera di corti capelli viola intenso spuntò tra i rami del grosso pino che la proprietaria della testa stava facendo Levitare. «Scusami, sono scivolata sulla neve! Stai bene?» domandò Tonks, apprensiva come sempre, e come sempre arrossita fino alle orecchie dall'imbarazzo. In realtà, dopo ventidue anni di goffa e imbranata esistenza, Ninfadora Tonks aveva smesso di arrossire dopo una figuraccia: diceva sempre che avrebbe sprecato quantità enormi di calore, e il suo compagno di classe a Cura Delle Creature Magiche, Charlie Weasley, sosteneva che la fiamma di un drago avrebbe scaldato meno delle sue guance, se fosse arrossita ogni volta che combinava qualche disastro. Per non parlare di quello che avrebbero combinato i suoi capelli se non avesse imparato a dare emotivamente poca importanza ai piccoli incidenti che causava. Ma con Remus Lupin, ormai era evidente a tutti, le cose erano un tantino diverse. Le sue guance erano perennemente di un bel rosa acceso - forse era per quello che continuava a farsi i capelli di quel colore, nella sua assurda fissazione di essere sempre in tinta con il suo umore - e i suoi Attacchi Di Impiastraggine, come li aveva ribattezzati il caro cugino Sirius, divenivano se possibile ancora più frequenti.
«Dod preoccupardi, Ninfado... Tonks» biascicò Remus, e starnutì ancora.
«Ah, ti concedo di chiamarmi per nome se vuoi, ti ho praticamente sfigurato!» esclamò Tonks, facendo atterrare l'albero sul piccolo pianerottolo e girandoci attorno per constatare l'entità dei danni. Era così preoccupata di aver rotto il naso a Remus che a mala pena registrò di essersi avvicinata un po' troppo al viso segnato del Licantropo.
«Sto bene, sto bene, davvero» borbottò Remus, evitando di ritrarsi perché sapeva che Sirius lo avrebbe preso in giro per il resto dei suoi giorni e Tonks sarebbe rimasta mortificata: in realtà non voleva che lei si accorgesse di quanto la sua vicinanza lo turbasse, avrebbe voluto non accorgersi neanche lui del fatto che gli piaceva sentire Tonks ridere e vederla arrossire e scusarsi e poi combinare un altro disastro. Ma se persino Kingsley e Sturgis (che incontrava assai di rado, ultimamente) avevano iniziato a fare commenti maliziosi su loro due, voleva dire che la sua patetica cotta per una ragazza di tredici anni più giovane di lui era abbastanza palese.
«Non direi, professore» fece Tonks, mettendosi in punta di piedi per poter osservare meglio il naso di Remus, molto rosso. Lo sfiorò piano con le dita, e Remus si ritrasse con un balzo. «Visto?» chiese Tonks, abbattuta. «Probabilmente te l'ho rotto! Sono un vero disastro!»
«No, no, no» la rassicurò Remus, dandosi mentalmente dell'idiota. «E' solo un livido, Ninfadora, davvero» e sorrise, perché aveva notato che si era trattenuta a fatica dal rimproverargli l'uso di quel nome che le piaceva così poco.
«Se lo dici tu...» disse lei, accorgendosi solo in quell'istante di quanto fosse vicina a Remus e facendo un rapido passo indietro. All'improvviso, sentiva molto caldo. «Oh no!» esclamò improvvisamente, contrariata.
«Cosa c'è?» chiese Remus, trattenendo una risatina: i capelli della giovane Metamorfomagus stavano rapidamente diventando di un bel rosso intenso.
«Stanno diventando rossi, vero?» domandò lamentosa, chiudendo gli occhi e atteggiando le labbra a un broncio, come una bambina piccola.
«Vuoi davvero che te lo dica, Ninfadora?» ribattè lui, e stavolta non riuscì a trattenersi dallo sghignazzare: era troppo buffa, Tonks, con quell'aria compunta e quasi mortificata da prima donna offesa. Gli ricordava tanto James in uno dei suoi momenti di egocentrismo.
«Spiritoso»  bofonchiò la donna, prendendo un respiro per concentrarsi e strizzando gli occhi: i capelli divennero di un bel nero scuro con riflessi blu. «Adesso noi due entriamo con questo cavolo di albero e le sue cavolissime decorazioni» ordinò poi, ignorando volutamente l'accesso di risatine che colse Remus alla parola "cavolissime" «e non farai parola con nessuno del fatto che quando si tratta di te i miei capelli impazziscono»
Remus ammutolì. «Cosa vuol dire, "quando si tratta di te"?»
Di nuovo, i capelli di Tonks si tinsero di rosso, come pure le sue guance. Evitando con estrema cura di guardarlo, ripristinò l'Incantesimo di Librazione sull'albero e bussò piano alla porta. Sempre dandogli le spalle, disse: «Sono allergica al tuo dopobarba, professore, tutto qui».
Remus sapeva che non se lo poteva permettere, che non se lo doveva permettere, ma non poté fare a meno di atteggiare il suo volto a un sorriso beato e felice a quelle parole. Aveva sempre preferito i capelli rossi a quelli scuri, si disse pochi istanti dopo, mentre Tonks inciampava nel portaombrelli dell'ingresso e arrossiva di nuovo. Non smise di sorridere nemmeno quando Walburga Black iniziò a urlare e Molly arrivò, esasperata dal rumore, e portò giù in cucina Tonks e i suoi Attacchi Di Impiastraggine. Rimase solo nell'ingresso per un bel po', con la mamma di Sirius che gli urlava insulti ben poco natalizi, una grossa scatola di decorazioni natalizie in mano e il sorriso ancora ben stampato sul volto.

 

 

· · L'angolino di Rò · ·

Lo ammetto, stavo quasi per dimenticarmi dell'aggiornamento di oggi. Spero che questa cosa sia abbastanza fluffosa da farmi perdonare ^^"
Non so se avete notato, ma Tonks chiama Remus "professore" quando è nervosa. Sono tutti e due così timidi e impacciati, vero? Che dolci *___*
Ah, e Ninfadora è veramente coetanea di Charlie Weasley, lo dice la Bibbia Lexicon :D
Non so se i Metamorfomagi non riescano del tutto a controllare le loro trasformazioni quando sono nervosi o agitati, ma ormai è una cosa così diffusa nel fanon che non riesco a pensare altrimenti xD
Sperando di riuscire ad aggiornare anche domani, vi saluto.

Vostra,
Rò. 

Credits: tutti i personaggi, meno eventuali OC, appartengono alla splendida Zia Jo, alla quale sarò per sempre debitrice.

Non scrivo per fini di lucro, ma per la gioia che mi sa dare la parola scritta.

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