Blu Cobalto

di Fuffy91
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Captolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***



Capitolo 1
*** Captolo 1 ***


Capitolo1

 Bella.

 

“ Vuoi una mano, Esme?”

Chiesi ad Esme, mentre spostava un armadio a muro in legno di mogano. Solamente il giorno prima aveva deciso di dipingere tutte le pareti di casa Cullen. “ Troppo giallastre” aveva affermato scettica, mentre si rilassava ad ascoltare la sua melodia, prodotta dalle dolci ed amorevoli note del piano a coda che Edward stava suonando per lei, sorridendo alla sua constatazione scontenta ed alzando gli occhi al cielo, una volta incrociato il mio sguardo divertito.

Ed ora eccola lì, in tuta di jeans chiaro, macchiata qua e là da chiazze di pittura bianca, che risultava opaca in confronto alla sua pelle, che brillava alla luce dorata del sole, i cui raggi filtravano dalla finestra aperta dell’ampio salone, scoperta da una t-shirt a maniche corte azzurro cielo.

“ No, ti ringrazio Bella. Sei gentile, ma preferisco sbrigarmela da sola. Sai, mi diverte di più.”

Mi rispose, abbagliandomi con la lucentezza del suo sorriso, mentre posizionò al centro del salone l’armadio con solo due leggeri movimenti, ricoprendolo con un telo di plastica trasparente, per poi salire sulla scaletta in acciaio e continuare a dipingere con un largo rullo ruotante.

Mi guardai intorno. Tutto era riporto dallo stesso strato di plastica che rifletteva, con tenui bagliori, i raggi del sole, gonfiandosi con il passaggio dell’aria pulita che cercava di scacciare il forte ma piacevole odore di pittura, che ormai predominava su tutte e quattro le ampie pareti immacolate. Sorrisi. Sembrava di essere all’interno di una fumosa nuvola, ma in compenso anche il salone era completato, insieme alla cucina mai utilizzata, se non per i pasti occasionali di Renesmee.

Sospirai, pensando a mia figlia, ormai diciassettenne. Quella mattina, approfittando della rara giornata di sole di fine marzo di Forks, aveva deciso di passare un po’ di tempo con Jacob, che era divenuto, da circa un anno, ufficialmente il suo compagno di vita. Erano così felici che trasmettevano, a chiunque li osservasse, quella sensazione di tenera completezza, pienamente raggiunta dopo lunghi anni di attesa, soprattutto da parte di Jacob, ora più felice che mai.

Non erano stati gli unici ad approfittare della splendida giornata assolata. I fratelli Cullen, nessuno escluso, avevano deciso, o per meglio dire, Emmett aveva proposto, con vivo entusiasmo, una gita tra soli uomini in una giungla del Sud-Africa, a base di tigri, puma ed altri felini selvatici, dal sapore prelibato. Carlisle aveva declinato gentilmente l’invito del figlio, costretto dal suo lavoro a non poter abbandonare il caso di un paziente delicato, che ormai stava per concludersi in meglio.

Dopo varie insistenze, non solo da Emmett, ma anche da parte mia, Edward si era unito alla comitiva. Era da molto che trascurava la sua famiglia, e mi sembrava più opportuno che trascorresse un po’ di tempo con loro.

Anche se, guardando assorta l’entrata della foresta e la stradina nascosta che conduceva alla villa, sperai vivamente, in cuor mio, che tornasse al più presto. Era inutile che prendessi in giro me stessa. Lui mi mancava ogni qualvolta si allontanava, anche solo per poco tempo, da me. Era come se, oltre al suo, portasse via buona parte del mio cuore gelido, ma caldo d’amore, solo per lui.

Inaspettatamente, ad interrompere il corso dei miei pensieri, furono due mani piccole ma affusolate, accompagnate da un tintinnio di campanelli, che si infransero vicino al mio orecchio destro.

“ Indovina chi sono?”

Increspai le labbra mia malgrado, a quel gioco infantile. A chi altri poteva appartenere quella voce squillante e sottile se non a…

“ Alice.”

“ Brava! Risposta esatta!”

Esclamò entusiasta, scoprendo i miei occhi dal palmo delle sue mani fredde, saltellando contenta, gli occhi caramellati accesi d’entusiasmo.

“ Sei tornata dalla caccia.”

Lei annuì e mi abbracciò la vita, in un gesto affettuoso.

“ Si. Io e Rosalie siamo appena tornate.”

Si accigliò, leggermente contrariata.

“ Potevi venire anche tu, però.”

Alzai gli occhi al cielo, a quella ennesima constatazione.

“ Si ma, come ti ho già ripetuto mille volte da questa mattina…”

“ Milletre, per essere precise.”

Mi interruppe, il sorriso dipinto di ilarità.

“ Si, esattamente…sono già andata a caccia ieri con Renesmee, e non mi andava di…”

“ Di ritornare con noi, ma non certo per scortesia nei nostri riguardi. Si, lo so, e con questa siamo a quota millequattro.”

Disse, cantilenando divertita.

“ Allora, perché continui a ripeterglielo?”

Chiese Rosalie, varcando la soglia aggraziata e passando un nuovo pennello ad Esme.

Alice rise contenta, abbracciandomi calorosa.

“ Perché mi diverte troppo vederla agli sgoccioli della pazienza.”

A malincuore, mi unii alla sua risata contagiosa, ricambiando la stretta affettuosa.

“ Oh, Alice. Sei davvero un piccolo mostriciattolo.”

Lei si scostò, travolta da un altro eccesso di risate.

“ Si, ma, un mostriciattolo sempre con la battut…”

Si interruppe bruscamente, in preda ad una visione, a giudicare dall’espressione vacua riflessa nei suoi occhi. Ma c’era qualcosa di strano. Ultimamente, Alice aveva manifestato irritazione per alcune visioni confuse, non riuscendo a preannunciare nulla di concreto. Emmett riteneva fosse colpa della sua vena stilistica o da accanita ricercatrice di nuove tendenze, ma Edward si manifestava sempre molto inquieto a questi continui “ sbalzi di frequenza”, come Alice li aveva tradotti  in gergo comune, per meglio farci comprendere e lo occhiate che si lanciavano al termine di esse, non erano molto rassicuranti.

Ma ora, in quel preciso istante, lo sguardo accigliato e concentrato di Alice sembrava essere durato molto più di qualche secondo e il silenzio innaturale sceso nell’ambiente immacolato del salone, che Esme aveva, in pochi minuti, riportato all’origine, non preannunciava nulla di buono. Sentivo la classica sensazione di gelo lungo la spina dorsale, portatrice di imminenti sventure.

Dopo attimi di palpitante trepidazione, vidi Alice sbarrare gli occhi e sospirare, quasi illuminata da un’improvvisa consapevolezza. Il suo sguardo ci mise alcuni attimi prima di focalizzare il mio viso, sicuramente, preoccupato.

Mi avvicinai a lei, guardinga, accarezzandole con le dita della mano destra, i lineamenti del volto da amorino, per tranquillizzarla.

“ Alice…”

Iniziai, seguita da Esme, che la sosteneva per le spalle, apprensiva.

“ Cosa c’è, tesoro?”

Le chiese, accarezzandole i capelli deliziosamente disordinati.

“ Cosa hai visto?”

Le chiese con voce calma, ma tesa, Rosalie, posta al mio fianco.

Alice guardò prima lei, per poi puntare lo sguardo su di me, e il gelo tornò ad impossessarsi di me prepotentemente.

“ Vampiri. Stanno arrivando. Il capo, conosce Carlisle. Cerca lui.”

“ Quanti sono?”

Chiese Esme, dolcemente, irrigidendo gli arti al nome di suo marito.

“ Tre. Per adesso.”

Rispose, lo sguardo di nuovo lontano verso luogo esplorabili solo per lei.

“ Per adesso? Che significa?”

Alice tornò ad osservarmi, ora più consapevole del futuro imminente.

“ Che c’è qualcun altro che non riesco ancora a vedere.”

Nell’assimilare le sue parole, avvertii Rosalie spostarsi sinuosa verso la finestra spalancata, chiudendola ermeticamente con un veloce gesto e scostando le tende, affinché il suo sguardo potesse navigare lungo zone lontane, oltre la pineta dell’entrata della foresta, priva di ostacoli.

“ Quanto tempo ci rimane, Alice? Intendo, per prepararci ad un eventuale attacco ostile.”

Chiesi, non riuscendo a mascherare un filo di tensione. Pensai a Renesmee, sperando che rimanesse lontana dal pericolo, al sicuro, con Jacob. Ed inevitabilmente, la mia mente volò ad Edward, pregando che restasse il più a lungo possibile a caccia di puma, insieme ai suoi fratelli, al riaro da tutto, in un altro continente.

“ Non molto. Tra mezzo minuto saranno qui.”

Trasalii, cercando di scacciare il panico che stava per avvolgermi nel suo pugno di ferro, ustionando il mio cuore con catene incandescenti. Una cosa era preservare me stessa, ma un’altra era preoccuparsi dell’incolumità delle donne della mia famiglia al completo. Guardai Esme, così dolce e delicata. Come si poteva solo pensare a farle del male? In quel caso, l’avrei protetta sicuramente, al costo della vita. E come lei, anche le mie sorelle.

“ Eccoli.”

Disse placida Rose, che immediatamente affiancai per scorgere i nuovi venuti.

Naturalmente, Alice aveva ragione. erano tre vampiri maschi, tutti vestiti di nero, e dal portamento sciolto e rilassato, sembravano sicuri delle loro aspettative. Al momento, desiderai solamente far cambiare loro idea.

In un impeto di coraggio, spalancai la porta d’ingresso, fermandomi in una posa minacciosa a pochi metri dalla soglia, ignorando gli ammonimenti di Rosalie e quelli di Esme ed Alice.

Appena mi videro, tesa e pronta ad attaccare in qualsiasi momento, arrestarono a metà il loro passo aggraziato, come dei fotomodelli che mostrano i loro capi al pubblico meravigliato.

Quello al centro, fu l’unico che mi sorrise, dopo avermi squadrato da capo a piedi, attento e palesemente interessato. Non mi concentrai sui suoi lineamenti o le sue fattezze, né di quelle dei suoi alleati. Volevo solo che se ne tornassero da dove erano venuti.

Fu allora, prima che uno di noi rompesse il momento di glaciale attesa, che il vampiro al centro si voltò verso l’entrata del vialetto, da cui sbucò la Mercedes nera di Carlisle, che si fermò bruscamente.

Quando la portiera del guidatore si spalancò e ne fuoriuscì Carlisle in persona, i capelli biondi brillanti alla luce del sole, ora oscurato da nuvole gonfie di pioggia, il viso incredulo e teso, in paradosso con l’accentuarsi del sorriso cortese del vampiro sconosciuto, che avvertii due braccia familiari e decise, scostarmi al mio fianco ed imprigionarmi protettive. Mi voltai e, se avesse potuto, il mio cuore avrebbe avuto sicuramente un tuffo. Edward era lì, al mio fianco, lo sguardo attento ad ogni singolo azione o pensiero inespresso, i vestiti sportivi e puliti,  ruvidi sulla pelle delle mie braccia scoperte dal leggero vestito verde scuro che avevo indossato.

“ Edward.”

Sussurrai, ancora sorpresa di vederlo già di ritorno. Ero così concentrata dal mio prossimo attacco, che non lo avevo nemmeno sentito arrivare.

Lui si voltò a guardarmi, gli occhi di nuovi topazio liquido ed avvolgenti.

“ Cosa pensavi di fare, me lo spieghi? Attaccare da sola tre vampiri sconosciuti, senza un minimo di tattica?”

La sua voce di velluto era inclinata da una leggera nota di irritazione. Sospirai, comprendendo il suo sgomento. Avevo agito da irresponsabile, ma d’altronde, in quel momento, era stato l’istinto a prevalere.

“ Scusa.”

Gli sussurrai mortificata, nascondendo il viso nell’incavo della sua spalla.

Lui mi baciò il centro del capo, dopo un sospiro profondo che rilassò i suoi muscoli, evidentemente, da fin troppo tempo in tensione.

“ Non importa. L’importante è che tu stia bene. Alice mi ha chiamato nel momento in cui ha cominciato ad avvertire qualcosa di più chiaro. Nonostante il grande disappunto di Emmett, siamo tornati prima del previsto.”

Solo allora, notai Emmett cingere la vita di Rosalie al nostro fianco destro, e a quello sinistro Jasper pararsi di fronte ad Alice, che strinse la sua mano, attenta come il fratello, che ora osservava Carlisle.

Decisi di seguire il suo sguardo e mi sorpresi di vedere ancora Carlisle in apparente sgomento.

Si avvicinò aggraziato al trio, osservando solo uno di loro, ancora incredulo su ciò che la sua acuta vista gli donava.

“ Darius?”

Il vampiro al centro, ampliando il suo sorriso, le mani sollevate come ad abbracciarlo, gli rispose con voce amabile:

“ Buonasera, Carlisle.”

 

 

 

 

Angolo dell’autrice.

 

Salve a tutti!!!! Avete visto, sono tornata!!XD Vi piace questa nuovissima storia???? Spero di si e che me lo facciate sapere in tanti!!!^^  Cosa ne pensate di questi nuovi personaggi?? Ne vedrete delle belle, nei prossimi cap!!! Baci baci e a prestissimo, Fuffy91!

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capirolo 2

Bella.

 

Trasalii preoccupata, quando Carlisle venne avvolto dalle braccia del vampiro sorridente, stringendolo in una stretta, in apparenza sentita, che non venne ricambiata e durò il lasso di un secondo.

“ Ah, Carlisle. È davvero meraviglioso, per me, averti ritrovato dopo così tanto tempo.”

Affermò con una nota di entusiasmo nella voce modulata, il vampiro di nome Darius, trattenendo Carlisle nella presa salda delle sue mani per le spalle.

Carlisle non rispose, limitandosi ad osservarlo, ora imperturbabile. Ma il sorriso del vampiro non si spense. Anzi, quasi ridendo della sua fredda accoglienza, si voltò ad osservarci ed, involontariamente, lasciai che il mio scudo avvolgesse tutti i presenti, stringendo il fianco di Edward con maggiore forza.

Notai uno degli altri vampiri, allontanare la sua posizione, ed avvicinarsi a Darius, chinandosi per sussurrargli qualcosa all’orecchio, per poi ritornare alla propria postazione, accanto al suo compagno, quasi indifferente a ciò che succedeva intorno a lui.

Darius sembrò deliziato della notizia e, scostandosi di poco da Carlisle, mi osservò reclinando la testa di lato, gli occhi accesi di curiosità.

“ Signorina, la prego. Non è il caso di alzare il suo scudo per difendere i suoi parenti. Davvero, non ce n’è alcun motivo, mi creda.”

Mi sussurrò, portandosi la mano al cuore, in un gesto di implicita promessa. Il tono della sua voce era convincente ed ammaliatore, con una cadenza che richiamava quella di un tempo passato, ma io la sapevo lunga sul potere persuasivo dei vampiri. Nonostante l’iniziale sorpresa relativa alla sua inaspettata conoscenza del mio potere, non demorsi nel mio intento, riservandogli uno sguardo truce, che lui ricambiò con un sorriso ancora più sfavillante.

Mi costrinsi ad osservarlo attentamente. Era bello, come tutti quella della nostra specie: capelli corti e folti, di un colore castano scuro con riflessi dorati, occhi rosso rubino, alto e dal fisico asciutto. Ad occhio umano, non poteva sembrava poco più che un ventenne. Nel complesso era apprezzabile, per non parlare di quel suo charme tipico di un aristocratico del diciottesimo secolo, che avrebbe abbacinato ogni donna. Ma, nonostante il suo aspetto gradevole, mi suggeriva una certa diffidenza ed un’insana inquietudine.

“ Potrei sapere il motivo della tua visita, Darius?”

Lui distolse nuovamente lo sguardo dalla mia figura immobile, per poi osservare, ancora sorridente, un pacato Carlisle.

“ C’è bisogno di un motivo ben preciso, per giustificare il desiderio irresistibile di ritrovare un caro amico?”

Gli chiese con lo stesso tono disinvolto e vellutato.

“ No, se l’amico in questione sospetta un doppio fine nei confronti dell’altro.”

A quelle parole, il sorriso smagliante di Darius si affievolì e i suoi occhi di rubino persero un po’ della loro lucentezza.

“ Perchè tutta questa ostilità, Carlisle? Non capisco. Eppure non mi sembra di averti offeso in alcun modo.”

Disse, sinceramente risentito dal tono piatto del dottore.

“ Naturalmente no, Darius. Ma, vedi, nutro qualche dubbio sulla tua buona fede.”

Fu questa volta il turno di Carlisle di sorridere tranquillo, riaccendendo la speranza in Darius, che rise sommessamente.

“ Forse, hai ragione, Carlisle. Dopotutto, in passato, non mi sono comportato giustamente con te, e di questo me ne rammarico, credimi.”

“ Cercherò di farlo, Darius. Ma non posso prometterti nulla, mi dispiace.”

Darius abbassò lo sguardo, sospirando, amareggiato.

“ Naturalmente. Beh…”

Disse, improvvisamente, risollevando lo sguardo ed ampliando il suo sorriso.

“ Perché non mi inviti in casa tua, Carlisle? Vorrei conoscere la tua famiglia e, perché no, illuminarti finalmente sul motivo della mia visita.”

Carlisle ricambiò il suo sorriso, ora più rilassato.

“ Come desideri, Darius. Vieni, ti illustro la strada.”

Gli disse, affiancandolo mentre il nostro semicerchio si apriva in due ali, per lasciare che varcassero  per primi la soglia di casa, a cui seguirono, come due ombre, entrambi i suoi compagni, scossi dal loro apparente stato di immobilità. Una volta che fummo entrati tutti, ci accomodammo in salone, arredato subito, prima della loro “visita”,da Esme, che si sedette con un movimento fluido accanto al marito, stringendogli la mano, apprensiva.

Darius seguì quello scambio di attenzioni reciproco, sorridendo e sospirando, perdendosi in pensieri lontani.

“ Dunque, Darius?”

Lui si riscosse, sbattendo le ciglia confuso, per poi sorridergli conciliante.

“ E’davvero stupenda la tua famiglia Carlisle, e tua moglie è davvero una donna deliziosa.”

Esme ricambiò il suo sorriso, per nulla forzato.

“ Vi ringrazio, signore.”

Darius accavallò elegantemente le gambe, fasciate da un raffinato pantalone in seta nera, in preda ad un risolino leggero, alzando una mano verso di lei, in un gesto affettuoso.

“ La prego, gentile signora. Mi chiami Darius.”

Le intimò suadente, sorridendole amabile, ma per nulla allusivo.

Esme ricambiò ancora una volta il suo sorriso, abbassando gli occhi per un attimo tra le pieghe della tuta magicamente ripulita, in un gesto timido, per poi investirlo con la dolcezza del suo sguardo.

“ Allora, se proprio dobbiamo darci del tu, preferirei che mi chiamaste Esme.”

Lui rise ancora e la guardò con l’ilarità che brillava negli occhi di rubino.

“ Carlisle, tua moglie è davvero una donna piena di spirito. Mi piace. Sento, che andremo d’accordo.”

“ Questo dipenderà dalle tue azioni.”

Disse con tono calmo, ma con sguardo glaciale, Edward, accomodato sul morbido divano in pelle bianca, al lato sinistro di Carlisle, mentre io, accanto a lui, impietrita, ero ancora ancorata al suo braccio, lo scudo ancora ad avvolgerci.

Darius lo osservò attentamente e un lampo di avidità sembrò oscurare per un attimo il suo sorriso benevolo. Il suo modo di esprimersi, i suoi gesti, le sue azioni mi ricordavano vagamente qualcuno, ma la mia mente tesa ad ogni loro più piccolo spostamento, non riusciva ancora a focalizzare il volto familiare celato nei meandri della memoria.

“ Tu sei Edward, vero?”

La nota con cui pronunciò il suo nome, mi fece rabbrividire. Era così piena di…possesso, come quella di un bambino che, consumato di bramosia, desidera ardentemente un giocattolo nuovo.

“ In passato, Carlisle mi ha parlato spesso di te e delle doti di cui disponi. L’ho trovato molto interessante.”

Terminò, divaricando le gambe, disinvolto, e appoggiando sulle estremità delle ginocchia forti, i gomiti delle braccia, le cui mani dalle dita intrecciate, andavano ad oscurare la sua bocca.

“ Peccato che Carlisle non abbia mai acconsentito ad un nostro incontro.”

“ Credeva che non mi avrebbe giovato. A quel tempo, stavo attraversando un periodo di…smarrimento.”

Lo illuminò Edward, la stessa voce piatta ed indifferente. Le mani giunte di Darius non riuscirono a mascherare il suo ghigno, e le sue iridi di fuoco incontrarono quelle dorate di Carlisle.

“ Già, capisco. Immagino il perché del tuo diniego, Carlisle. Ammettilo, avevi timore che lo conducessi verso la via della perdizione.”

Ora il suo tono era palesemente ironico, e ritornando nuovamente alla posa iniziale, le gambe accavallate, un braccio steso mollemente sullo schienale del divano ad angolo, macchiando il suo bianco immacolato con il nero della giacca del suo completo, come una macchia d’inchiostro su una pagina vuota, lo stuzzicò con uno sguardo divertito.

“ Non esattamente. Piuttosto, temevo che avresti cercato in tutti i modi di destabilizzare il suo già scarso equilibro. Non puoi certo considerarti una persona affidabile, Darius.”

Lui gli sorrise a fior di labbra, accarezzando distratto i contorni del bracciolo.

“ No, certo che no. Io sono tutto, tranne che affidabile, e tu questo lo hai compreso ad un primo sguardo, vero Carlisle?”

Questa volta la sua voce ammaliatrice era intrisa da un non so che di aspro e subdolo.

“ Aro non la pensava così. Lui mi considerava il suo degno erede.”

“ Non stento a crederlo.”

Rispose calmo e sorridente Carlisle, il cui sorriso trovò eco sulla labbra sottili e rosso sangue del suo interlocutore.

Il mio cuore gelido ebbe un sussulto. Ma certo. Ecco chi mi ricordava, Darius. Colui che era stato fonte dei miei incubi per buona parte della mia vita mortale e di quella immortale. Uno dei re dei Volturi. Aro. Il ricordo dei suoi sorrisi falsamente amichevole si sovrappose a quello delle schermaglia scherzose di Darius e quello recente della brama che aveva palesemente mostrato nei riguardi di Edward, mi portò ad intensificare la stretta sul suo braccio. No, se come Aro, Darius voleva appropriarsi di Edward, di certo io non glielo avrei permesso, mai. Sarebbe dovuto passare prima sulle mie ceneri.

Edward, notando il mio turbamento, mi accarezzò la spalla scoperta, baciandomi fuggevolmente la fronte, come per rassicurarmi.

“ In effetti, mi sono sempre chiesto il perché di tutto questo interesse nei miei confronti. Alla corte dei Volturi, mi sentivo quasi soffocare. Essere un burattino nelle mani di un burattinaio abile quanto inetto, era una veste che non mi si addiceva per niente, non trovi?”

Darius non aspettò la sua risposta e continuò il suo monologo, lo sguardo incupito e lontano.

“ Si, perché essere una semplice comparsa, quando, con le mie capacità, potevo essere il protagonista indiscusso della commedia con cui si mostrava la mia eterna esistenza?”

“ E così hai abbandonato Volterra, assoggettando con il tuo potere altri vampiri, divenute tue guardie. Del resto, se permetti Darius, non ti sei comportato tanto diversamente da Aro.”

Gli disse Edward, cortese ma spietatamente diretto.

Darius rispose alla sua insinuazione, con un sorriso disarmante.

“ Si, ma vedi, mio caro ragazzo, a differenza di Aro, io non maschero la mia sete di potere e la mia avidità in false parole o vuote ipocrisie. Sono avido e a volte anche spietato, lo ammetto, ma non me ne vergogno.”

Concluse sorridendo in un modo che mi parve sinistro, e la sua sincerità invece che rassicurarmi, mi gelò i sensi e la mente sensibile ad ogni sua parola.

“ E i miei compagni…”

Continuò leggero, indicando le due statue dietro di lui. L’ uno appoggiato alla parete con le braccia incrociate e il volto assorto, e l’altro posto di spalle, i muscoli delineati della schiena ricoperta da un vestito blu scuro, messi in evidenza dalla tensione involontaria delle braccia e delle spalle, le cui mani erano puntellate ai bordi morbidi dello schienale del divano, il volto rivolto verso il suo padrone.

“ Non sono stati costretti ad unirsi a me. La loro è stata una pura scelta volontaria. In quanto al proteggermi, beh…”

Scrollò le spalle sorridendo enigmatico:

“ In tal caso, prevale la legge del più forte.”

Rise divertito, ma questa volta, nessuno lo seguì. Lo osservai attentamente, pensierosa. Quali potevano essere mai le sue doti da renderlo più temibile, agli occhi dei suoi seguaci? Rivolsi la mia attenzione ai tratti spigolosi e rigidi di Edward, dentro di me, covava il desiderio bruciante di soddisfare la mia curiosità. Ma domai il mio istinto. Non mi sembrò il momento più opportuno. Troppa era la carica di elettricità e di attesa che la tensione portava con sé, avvolgendo tutti noi in uno stato di immobilità e di trepidazione.

“ Oh, ma che maleducato!”

Esclamò improvvisamente.

“ Non ho avuto ancora il piacere di presentarveli.”

Disse, allungandosi per sfiorare il gomito del primo più vicino a lui. Fisico robusto, come quello di Emmett, ma la sua espressione seria non era certo come quella del mio fratello acquisito. I suoi capelli folti e di un rosso scuro, non certo brillante e ramato come quello di Edward, schizzavano al cielo come lingue di fuoco che rilucevano in un camino oscuro.

“ Lui è Hector, originario della Florida. L’ho trovato l’estate del 1948, abbandonato su una spiaggia ricolma di detriti. Naufragato a bordo di una nave mercantile. Era un marinaio, prossimo ad una promozione.”

Sorrise al ricordo lugubre, puntando il suo sguardo infuocato nel mare d’oro che erano le iridi di Carlisle.

“ Sono stato caritatevole, Carlisle, proprio come te. Lo salvai, strappandolo ad una morte per affogamento, donandogli la vita eterna. Me ne è stato subito riconoscente. Visto? In fondo, non sono così crudele e freddo come tu mi descrivi.”

Carlisle lo osservò impassibile, senza rispondergli. Edward sibilò irritato dalle sue parole false. Gli strinsi forte la mano, intrecciandone le dita alle mie, placando la sua irritazione.

Darius continuò le sue presentazioni, come se stesse illustrando delle bottiglie di vino, secondo lui, di ottima annata.

“ Quel baldo giovanotto in fondo, invece, è Jiulian. Il suo è un caso diverso. Era un lord vissuto nell’età vittoriana, di buona famiglia, affabile, leale, ma poco fortunato in amore.”

Disse, quasi rammaricato del suo triste destino.

“ Voleva suicidarsi, dopo la morte precoce della sua amata. La tisi era un malanno terribile e diffuso all’epoca. Dovevano sposarsi il giorno dopo.”

“ Oh, è terribile. Mi dispiace.”

Non poté impedirsi di esclamare, in preda alla pena, Esme, guardando con apprensione il giovane vampiro, con l’aspetto di un diciannovenne, ma con lo sguardo di rubino reso antico, per il ricordo doloroso della tragica fine di quello che doveva essere stato il suo unico amore.

Era alto, pochi centimetri più di Darius, e dal fisico snello, vestito con le stesse tinte scure dei suoi compagni, i cui capelli lunghi e lisci, raccolti in una ordinata coda, di uno splendente biondo grano, creavano un marcato contrasto, ricadendo sulla sua spalla.

“ Beh, è passato tanto tempo. E, ormai, lui se ne è fatta una ragione e ha ritrovato un barlume di felicità. Dico bene, amico mio?”

Lui annuì, lo sguardo ancora lontano anni luce.

Darius non insistette oltre, sorridendo pacato e lasciandolo navigare nei suoi dolorosi ricordi.

“ Ma manca qualcuno all’appello, vero?”

Disse improvvisamente Alice, seduta su di una poltrona, con accanto un eretto ed attento Jasper. Darius la osservò palesemente interessato, annuendo e sorridendo entusiasta, negli occhi una nuova luce.

“ Si, esattamente, mia acutissima fanciulla. Come tu ben sapevi fin dall’inizio, vero? Le tue doti di veggente te lo hanno subito bisbigliato alle orecchie vigili della tua brillante mente.”

Mi sorpresi ancora una volta della sua innata capacità di conoscere anche le doti di veggente di Alice. Che leggesse nella mente come Edward? Eppure, credevo che le qualità extra di ogni singolo vampiro, fossero uniche e rare in ognuno di loro.

Fu Edward stesso a dare una risposta alla mia espressione interrogativa, sussurrandomi all’orecchio, scorrevole e silenzioso.

“ E’ stato informato da Hector, quando lo hai visto avvicinarsi a lui. Riesce a comprendere immediatamente i poteri di qualsiasi vampiro, anche solo osservandolo una sola volta, fugacemente. E’ per questo che Darius lo tiene con sé, per la sua sottile sensibilità. Jiulian, invece…”

Continuò, indicandomelo con un accenno del capo:

“ E’ un segugio, molto più forte di Demetri.”

Sbarrai gli occhi, incredula. Lui annuì, una ruga di preoccupazione a segnare la sua fronte perfetta.

“ Si.”

Bisbigliò, incapace lui stesso a credere a ciò che leggeva nella sua mente.

“ Demetri riesce a sentire, l’essenza di ciascuno di noi. Lui, invece, non solo ne avverte il profumo, ma la presenza, sia fisica che immateriale. È qualcosa di inquietante.”

Terminò, stringendomi a sé ancora più protettivo, come se potesse balzare su di me da un momento ad un altro. Ricambiai, ancora più apprensiva, puntando il mio sguardo atterrito sul profilo del vampiro biondo, ancora assorto.

Improvvisamente, vidi il suo sguardo accendersi di una luce di vitalità, puntando gli occhi leggermente scuri verso un punto ben definito dell’orizzonte, al di là dei vetri sottili della finestra trasparente e degli stessi pini maestosi. Notai le sue narici allargarsi impercettibilmente, come se stesse annusando l’aria ricolmi di odori, per poi avvicinarsi con grazia verso il divano su cui era seduto il suo signore, chinandosi per bisbigliargli qualcosa all’orecchio. Mi concentrai per ascoltare, captando un indistinto e flebile:

“ E’ arrivata.”

A quella notizia, preannunciata da due semplici parole, il sorriso di Darius si accentuò ancora di più e il suo viso angelico si illuminò di una sorprendente felicità. Sembrava quasi rinato.

“ Meraviglioso. Assolutamente splendido!”

Esclamò entusiasta, alzando di qualche ottava il tono della sua voce, che risuonò nel silenzio generale come un assordante tintinnio di campane, suonate a festa.

“ Carlisle, ora ti mostrerò finalmente il reale motivo della mia visita. Non ti dispiace, vero, se lascio accomodare in casa tua una mia piacevole conoscenza?”

Gli chiese, investendolo con la forza del suo sguardo, ora addolcito ed accorato.

Carlisle, annuì, accondiscendente.

“ Certamente. Come vuoi. Se è con te…”

“ Ah, ti ringrazio.”

Sospirò, quasi rassicurato dal suo placido consenso. La mia curiosità, unita alla miscela corrosiva della mia ansia,  raggiunse il picco massimo dell’insofferenza. Chi era che stava arrivando?

Improvvisamente, la porta si aprì, trasportando con sé, l’aria gelata del pomeriggio imminente e nuvoloso.

Seguii il movimento impercettibile delle tre teste dei vampiri appena conosciuti, voltarsi per poi puntare lo sguardo verso il nuovo venuto. Imitai loro e i miei familiari, anch’essi voltatisi per scoprire il volto del nuovo arrivato.

La prima cosa che saltò al mio sguardo, fu il colore del mantello con cappuccio che ricopriva interamente, fino ai piedi, la figura posta sulla soglia dell’entrata. Un acceso blu cobalto, che metteva in risalto il colorito pallido della pelle delle mani, del collo e di metà viso, le uniche parti non celate dal tessuto.

La bocca piccola e all’apparenza, morbida, come due petali di rosa rossa, si aprì per emettere una voce con note melodiose e modulate, quasi velate, o per meglio dire, sfumate in una coltre di fantasia.

“ Scusate l’intrusione. Non ho bussato.”

Sussurrò, con tono di un altro secolo, la figura sconosciuta, rivelandosi una donna-vampiro.

Darius rise, sommessamente e calmo. Alzandosi con un movimento sinuoso dal divano, per poi avvicinarsi a piccoli passi alla ragazza immobile e ancora coperta dal mantello, fermandosi a pochi metri da lei.

“ Non importa, mia cara. Credo che Carlisle perdonerà la tua mancanza. Immagino la tua euforia.”

Le labbra si incresparono e il volto nascosto si inclino leggiadro daun lato, come in un moto di improvviso imbarazzo.

“ Si, è vero.”

Convenne la giovane, per poi slacciare con grazia la spilla diamantina che luccicava sul davanti, e lasciare che il cappuccio fluisse via dal suo capo.

Il mantello cadde ai suoi piedi con un fruscio, rivelandola finalmente agli occhi di tutti. Non potei non trasalire impressionata e sorpresa.

Dire che era bellissima, mi risultò un eufemismo. Era la vampira più bella che avessi mai visto. Un che di etereo sembrava ricoprire, come una pellicola sottile ed indelebile, la sua intera persona e la sua pelle sembrava emanare una luce proprio, scoperta da un leggero abito con maniche larghe e a tre quarti, lungo fino alle ginocchia, con una gonna che si apriva in mille tulle, gonfiandosi o smuovendosi ad ogni più piccolo movimento od alito di vento, con mille fantasie fiorite anche sul corpetto, che sottolineava la vita da vesta , e sullo scollo leggermente a cuore, che evidenziava il seno ben proporzionato. Ma ciò che mi sconvolse di più, fu il viso. Ovale, guance appena piene, taglio degli occhi a mandorla, nasino all’insù e, per finire, una cascata di capelli biondo cenere, con rilessi argentati, ondulati in onde strette e ben definite.

Mi ricordò vagamente la modella della pubblicità di un profumo di Versace, e non era da escludere che l’abito portasse la sua firma, o piuttosto un volto angelico di un amorino o di una sibilla ,di una affresco nella Cappella Sistina di Michelangelo.

Ma ciò che più di tutto, al di là della sua evidente bellezza, della sua grazia e del suo portamento, lasciò un segno indelebile nella mia mente, fu il colorito dei suoi occhi: ambrato.

 

 

 

 

Angolino dell’autrice.

 

Scusate il ritardo, ma la storia mi ha tolto un sacco di tempo in questi giorni!XD Allora, carissimi, come va??? Vi è piaciuto il nuovo cap??? Spero vivamente di si!!! Il prossimo aggiornamento si verificherà in settimana!!XD

Ora passiamo ai ringraziamenti!

Prima di tutto, ringrazio tutti colori che hanno letto il primo capitolo!! Siete in tantissimi, ve lo assicuro e da qui, dal mio pc, per via virtuale, vi bacio uno ad uno per la fedeltà e l’amore che mi dimostrate sempre, ad ogni storia che pubblico!! Spero con il cuore che il vivo interesse che mostrate nei riguardi dei miei racconti, non scemerà con il tempo!!! Mi impegnerò, affinché ciò non avvenga!!! Quindi, GRAZIE, grazie davvero di cuore a tutti i miei lettori e le miei lettrici misteriose!!!

E adesso (hehe!^^), passiamo alle mie recensitrici, devo dire tutte carine e simpatiche!XD Allooooooora, cominciamo da:

Pucciosa97: Grazie per l’originalità, Martina!!! Sei stata davvero molto cara a recensire la mia storia e sono contenta che ti piaccia!^-^ Continua a seguirmi, mi raccomando e, se hai tempo, fammi sapere cosa ne pensi!! Un bacione da Fuffy91, (o Francy, se preferisci!XD)!!!^__^

Violacciocca: Hay, ciao!!! Benvenuta nel mondo delle storie di Fuffy91!!XD Scherzo, mi fa piacere che ti sia piaciuta già dal primo cap e spero che ti appassioneranno e troverai interessante anche i prossimi a venire!!! Un bacione, Fuffy91!!^__^

Nanerottola: Eh, nanerottola cara, immaginavi benissimo!!XD Come vedi non sono i Volturi, ma non credere che siano tanto dei bravi orsacchiotti, eh?? Vedrai, vedrai, quante sorprese ti riserveranno!!! Ma dimmi un po’, ti è piaciuto anche questo cap??? Fammelo sapere, se vuoi!! Ti aspetto! Baci baci, Fuffy91!^__^

Mikkettina: Grazie mille per i tuoi complimenti, Mikkettina!!!XD Credimi se ti dico che non ne ho mai ricevuti così tanto in una sola volta!^///^ Sei stata carinissima e per nulla pallosa, anzi!!XD

Si, è vero, porto spesso a termine le mie storie!! Adoro soprattutto le one-shot,  che spero apprezzerai!!! Ne ho scritte molte su Twilight e la coppia Edward/Bella!!! Allora, ti è piaciuto il cap nuovo??? Ti prego, se puoi, fammelo sapere!!! Mi sei molto simpatica!!!XD Baci baci e a presto, Fuffy91!!^__^

Beuzz94: Prima di tutto, originale il tuo nick!! Da dove deriva, se non sono indiscreta??? Il mio dalla nome della mia cagnolina!!!XD Comunque, oltre a questa mia piccola curiosità, grazie infinite per aver recensito il mio primo cap!! Cosa dici??? Il secondo ti è piaciuto??? Ho soddisfatto la tua curiosità, anche se, suppongo che ne abbia alimentato altra, con l’entrata in scena di questa nuova vampira, vero???XD Fammi sapere tutto nella tua prossima recensione, se vuoi!!! Baci baci e grazie, Fuffy91!!^__^

Ed ora, un saluto e un ringraziamento particolare a:

Preferiti:

1 - debby 92
2 - ivi_leto
3 - pucciosa97
4 - Shinalia

E ai:

Seguiti:

1 - beuzz94
2 - mikkettina
3 - nanerottola

Grazie, grazie, grazie e alla prossima, Fuffy91!!!

Baci baci!!!

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

Bella.

 

Ambrato?! Com’ era possibile! Non riuscivo a capacitarmi che una vampira, estranea alle disavventure e alle rinunce che la vita immortale di Carlisle ha trascinato con sé, o almeno cosciente che esistesse un’altra via per sopravvivere, escludendo il nutrimento di sangue umano, si servisse di quello animale per alleviare la sua bruciante sete, e che allo stesso tempo, potesse vivere accanto ad altri tre vampiri maschi, perfettamente in dissonanza- e ne era un’evidente dimostrazione, il fuoco che bruciava nei loro occhi dalle iridi scarlatte- con la sua scelta alternativa.

Come poteva tollerare un simile comportamento? Non provava, almeno, una sorta di delusione o repulsione nei riguardi dei suoi compagni?

Per quanto mi arrovellarsi, non riuscivo a trovare una risposta concreta o accettabile a tutti gli interrogativi che la mia mente, ora più acuta e lucida, grazie all’immortalità ricevuta, mi stava ponendo incessantemente, allo scorgere di quei grandi occhi dorati, così simili ai miei e a quelli della mia famiglia.

Abbassò il capo al pavimento in parche, socchiudendo gli occhi ed increspano le labbra in un leggero sorriso, quando Darius colmò lo spazio che ancora li divideva, posando un bacio lieve sulla sua tempia sinistra, sfiorandole la spalla,leggermente scoperta dalle maniche del vestito, con le dita della mano destra, delicatamente, come se fosse un fiore in procinto di appassire o una statua di cristallo, troppo sottile anche per essere toccata.

“ Sei stata via a lungo.”

La rimbeccò scherzoso, scostandole, piano e meticoloso, una ciocca ondulata ricadutale sul davanti, celandole una parte del viso e la linea elastica e setosa del collo, che lui accarezzò con l’indice della stessa mano con cui l’aveva precedentemente sfiorata.

Lei gli regalò un sorriso lucente, che sembrò incantarlo per un attimo eterno, sfuggendo alla presa delle sue mani e, danzando sulle sue scarpette azzurre, ricoperte di brillanti, luccicanti ad ogni passo, vidi la gonna gonfiarsi in mille tulle, scoprendole birichina le gambe, e i capelli ondulati svolazzare, tanto era la loro leggerezza e la loro morbidezza, per poi ritornare al loro posto, dietro le spalle minute, in un movimento leggiadro, come il chiudersi di un ventaglio aperto in modo brusco.

Dopo un elegante giravolta su sé stessa e un risolino vibrato fuoriuscito dalle sue labbra semichiuse, si arrestò accanto ad un immobile Jiulian ,che sembrò annusare l’aria involontariamente, forse attratto dal profumo fiorito e di miele, che stuzzicò anche le mie narici. Hector, invece, la osservava in una sorta di compiacimento divertito, che non era pari all’espressione di ammirevole venerazione che sembrò luccicare negli occhi di rubino del suo padrone, che ricambiò il sorriso della giovane ragazza con un attimo di ritardo.

“ Non esagerare. Solo per qualche minuto.”

Rispose alla sua domanda, puntando lo sguardo verso il giardino appena fiorito, che si intravedeva al di là della finestra.

“ Per me, sono simili ad un’eternità, lo sai.”

Le sussurrò amabile Darius, avvicinandosi di nuovo a lei, come attratto da una sorta di calamita invisibile.

Ma lei gli sfuggì ancora, sorridendo quasi beata, per poi sfiorare con le dita affusolate i petali di una rosa bianca, contenuta, insieme ad un’altra dozzina, in un capiente vaso di ceramica, posto sul tavolino in ferro battuto ad angolo, come normale abbellimento casalingo.

Notai, con la coda nell’occhio, che anche Jiulian ed Hector non perdevano per un solo istante, ogni suo piccolo spostamento, e non erano certo attratti dalla curiosità come noi Cullen.

Sembravano, piuttosto, assumere un atteggiamento di guardie del corpo, discrete, non oppressive, ma vigili.

Darius, invece, sembrava piuttosto divertito dai suoi continui movimenti, come un gatto che pregustava il momento più opportuno per agguantare il suo ingenuo topolino, anche se il suo, non era uno sguardo predatore, ma piuttosto, si, amorevole nei suoi riguardi.

“ Ti piacciono?”

Le chiese Esme, assumendo un tono più familiare e non forzatamente cortese, avvicinandosi a lei, con aria e portamento quasi materno. Forse, dato il suo aspetto, così simile a quello di una bambina troppo cresciuta, curiosa di scoprire ogni novità che la circondasse, avevano stuzzicato il suo dolce e comprensivo carattere.

La ragazza si voltò ad osservarla, e il suo sguardo impassibile sembrava stonare sul suo viso angelico. Restò immobile come la statua di una ballerina in marmo per qualche minuto, per poi aprirsi in un sorriso caldo e luminoso, annuendo, senza parlare.

“ Io adoro molto le rose rosse o rosate, ma le bianche sono lo stesso molto belle.”

Le disse, cercando di sciogliere la sua residua indifferenza, avvicinandosi di altri venti centimetri.

Continuando ad accarezzare la corolla di una di esse, racchiusa tra le sue mani, lo sguardo assorto, sussurrò quasi tra sé:

“ L’innocenza di una rosa bianca è pari alla bellezza degli occhi di un angelo.”

A quelle splendide parole, Darius e i suoi seguaci la osservarono quasi spaventati, oltre che sorpresi dal suo assorto sussurro.

Jiulian ed Hector si osservarono per un attimo, per poi puntare lo sguardo verso il loro padrone, impietrito come una statua di sale. Ma poi, prima che potessi capire il suo stato d’animo, abbassò lo sguardo e sorrise tranquillo, per poi avvicinarsi a grandi falcate alla ragazza, proprio nel momento in cui Esme, stava per chiederle qualcosa, una mano protesa verso di lei e le labbra socchiuse in una muta domanda.

“ Le rose sanno essere parecchio pericolose, mia cara. Soprattutto, quelle dotate di appuntite spine.”

Le disse, prendendole la mano lasciata libera sul fianco sinistro e trascinarla con sé, sul divano in pelle.

“ Trovi? Io, invece, le trovo incantevoli.”

Darius storse per un attimo la bocca di lato, quasi infastidito da un qualcosa di indefinito, per poi lasciare che si accomodasse al suo fianco, sul morbido divano di fonte al nostro, tenendole ancora la mano, come se avesse paura che da un momento all’altro, il vento la trascinasse via come un dei petali di quella rosa, che ancora stringeva tra le dita salde della mano destra, annusandola e facendola girare, cercando di memorizzare ogni suo particolare.

“ Lei è Diana.”

Ci informò, prima che uno solo di noi, potesse chiederlo direttamente alla diretta interessata.

Darius si voltò verso di lei, baciandole delicato le dita della mano stretta alla sua.

“ Il mio incantevole angelo.”

Sussurrò deliziato, nella voce morbida, una nota di celata passione.

“ Dove l’hai conosciuta?”

Chiese inaspettatamente, calmo e pacato, Edward, anche se con una nota nella voce modulata che sembrava richiamare un che di calcolato, che mi costrinse ad osservarlo interrogativa.

Quella semplice domanda, sembrò irritare per un attimo Darius, che subito ritornò disinvolto e sorridente, costringendomi a credere di essermi immaginata tutto.

“ Non ha importanza, credo.”

Edward sorrise misterioso, annuendo piano.

“ Certo, naturale.”

Per un attimo il mio sguardo e il suo, acceso di una luce che non distinsi, quasi soddisfatta, si incrociarono, per poi seguirlo verso quello di Alice, che annuì sorridendo.

“ Ciò che più conta, è la sua richiesta, Carlisle, che è anche il motivo principale per cui sono qui.”

Carlisle lo guardò attento, accarezzando il dorso della mano di Esme, di nuovo al suo fianco, quasi distrattamente.

“ Ti ascolto.”

Lui sospirò, osservandola apprensivo.

“ Come avrai notato, Diana non segue il nostro tipo di…dieta, ma ha deciso di seguire la vostra.”

“ Come ne è venuta a conoscenza?”

Chiesi, impedendomi di tacere. Darius mi puntò uno sguardo acceso di mille emozioni, che mi costrinse a rafforzare il mio scudo.

“ Grazie a me.”

Una pausa interrotta da un nuovo sospiro.

“ Vedete, io l’ho sempre vista come una dolce fanciulla, emblema dell’innocenza e della purezza. Non me la sono sentita di danneggiare, ancora più del dovuto, la sua anima irrimediabilmente dannata.”

Ed ora, sul suo volto, c’era solo sofferenza e dispiacere. Forse, allora, teneva davvero a lei.

“ E così, ho deciso di provare l’alternativa di vita che Carlisle aveva scelto e devo dire che, Diana ha gradito fin dall’inizio.”

Sul suo volto antico, ora, ritornò il sorriso di sempre, e i suoi occhi sembravano ringraziare Carlisle.

“ Ciononostante, adesso, Diana vorrebbe delle risposte, che io, purtroppo, non posso darle, con mio grande rammarico. Perciò, ti chiedo, Carlisle…”

Gli chiese accorato e sincero. I suoi occhi sembravano lanciargli dardi di fuoco.

“ Non potresti concedergliele tu, per favore? So di non meritarmelo, ma te ne sarei grato sinceramente se tu acconsentissi di soddisfare le sue curiosità.”

Carlisle soppesò a lungo il suo sguardo, ma quando parlò, il suo sorriso investì solamente Diana, che ora stava teneva stretti sul palmo della mano, i petali della rosa bianca, il cui stelo era abbandonato al suolo.

“ Diana…”

La richiamò cortese, come se si rivolgesse ad un altro dei suoi figli, con lo stesso tono amorevole.

La ragazza puntò il suo sguardo dorato in quello, simile al suo, di Carlisle, assumendo lo stesso sguardo impassibile, prima rivolto ad Esme.

“ Vuoi davvero avere delle risposte?”

Tutti noi la osservammo attenti, pendendo dalle sue labbra, ma prima che potesse dargli una risposta, la conobbi già dal sorriso increspato che apparve sulle labbra perfette di Edward e il risolino accennato di Alice.

Diana abbassò lo sguardo sulle sue mani, ora entrambe libere e ricolme dei petali bianchi della rosa violata.

“ Si. Mi farebbe piacere.”

Carlisle ampliò il suo sorriso e la tenerezza di quel viso curioso e dolce, sembrò sciogliere tutta la mia tensione, almeno nei suoi riguardi.

“ Perfetto. Allora, se vuoi, risponderò alle tue domande anche adesso.”

Il suo sorriso sembrò illuminare il suo volto prima corrucciato, ma subito si spense quando si voltò ad osservare un assorto Darius.

Tornò a rivolgere il suo sguardo a Carlisle, il sorriso appena accennato.

“ Vi ringrazio, Dr. Cullen, per la sua disponibilità. Ma preferirei prima trovare una sistemazione accettabile con Darius e i miei compagni.”

Darius sembrò rinascere a quelle parole, stringendole la mano riconoscente.

“ Come preferisci, Diana. Mi troverai qui, quando sarai libera da ogni impegno.”

Lei si alzò, con ancora i petali immacolati stretti tra le mani e si inchinò come una dama di corte a Carlisle, ringraziandolo con gli occhi.

Darius si alzò, seguito da Hector e Jiulian, che lo affiancarono, protettivi e vigili.

“ Andiamo, allora?”

Diana annuì, ricambiando la stretta delle sue dita intrecciate alle sue.

“ Ci rivedremo presto, Carlisle. Magari, al primo albeggiare di domani.”

Carlisle annuì, osservando ancora attento Diana, ed inseguito sorridendo, meno ostile, a Darius.

“ Per me, va bene. A domani, dunque.”

“ Si, a domani. Signori, signore, è stato un piacere, per me, fare la vostra conoscenza.”

“ A me un po’ meno.”

Sussurrò Emmett, a cui seguì un ghigno di Jasper e un sorriso di Rosalie.

Darius lo ignorò, cosa che invece, non fece Hector, che sibilò fra i denti, guardandolo in cagnesco, ricambiato da un ampio sorriso di Emmett.

“ A presto.”

Si congedò così, Diana, mentre Esme la salutava con una mano, amorevole.

Darius fu il primo ad uscire dalla casa, seguito da Hector, mentre Jiulian spalleggiava Diana che, prima di varcare la soglia del portico, si voltò e con un sospiro, lasciò che i petali volassero via dalla sua mano, per poi, magicamente, volteggiare lentamente il aria e ritrovare il loro giusto posto attorno al bulbo spoglio del suo stelo. Con nostra grande sorpresa, la rosa risanata, volò dal pavimento alle mani di Esme, che la guardò sorpresa e meravigliata al tempo stesso. Diana rispose con un sorriso ampio, gli occhi dorati luccicanti.

“ Un mio regalo.”

In seguito, si dileguò volteggiando accanto a Darius, che lasciò che corresse aggraziata tra i pini, per poi sparire tutti e quattro nei membri della foresta florida, lasciando dietro di essi un fruscio di emozioni contrastanti e di turbamenti.

Incrociando lo sguardo di Edward, sorridente e soddisfatto, preoccupata ed ansiosa, nonostante lo scudo fosse rimbalzato nuovamente da lui a me, gli chiesi, con attorno tutta la nostra famiglia e al mio fianco un’Alice più che eccitata:

“ Allora? Raccontami tutto.”

 

 

 

 

Angolo dell’autrice.

 

 

Salve!!! Prima di tutto, buona domenica ( Oddio, sembro Barbara D’Urso a Domenica Cinque!XD) !!!

Come va?? Tutto bene??? Lo so, lo so, sono in ritardo, ma purtroppo lo studio mi toglie tempo!!! Comunque, non credo di avervi deluso, no?? Anche se, devo ammetterlo, il mistero in questo storia si infittisce!!! Me ne accorgo io stessa che scrivo, figuriamoci voi!!!^-^ Soddisfatti anche da questo terzo cap??? Spero vivamente di si!!!XD Ora, Passiamo alla mie critiche d’avanguardia!!!

E cioè:
Beuzz94: Ciao!!!^^ Grazie per aver soddisfatto la mia curiosità!!! Sei stata molto gentile, anche ad aver recensito di nuovo!!! Ti è piaciuto questo nuovo cap?? Eeeehh, se sapessi a cosa ho in mente…ma non ti dirò niente di più! Se si curiosa, continua a seguirmi e non te ne pentirai!!! Grazie mille per i complimenti e buona domenica!! Baci baci, Fuffy91!!^__^

Pucciosa97: Certo che puoi chiamarmi Francy, Marty carissima!!!! No, tranquilla, Diana non vuole sconvolgere la coppia Edward/Bella, anche se il mistero su di lei si infittisce, vero???XD No, non è Jane dei Volturi e per quanto Darius e il suo clan, se così vogliamo chiamarlo, solamente lui era stata una guardia dei Volturi, ed era il più amato da Aro. Ma, in seguito, diciamo che si è ribellato alla sua sovranità e ha deciso di formare una corte tutta sua! Spero di essere stata abbastanza chiara! Grazie per i tuoi complimenti e buona domenica anche a te!!! Baci baci, Fuffy91!!^__^

Nanerottola: Mi fa piacere che ti sia piaciuto il secondo cap, nanerottola! E questo?? Ti ha insospettito? E questi vampiri, continuano a non piacerti o almeno Diana cominci a soffrirla di più??? Hihi!!XD A prestissimo e grazie anche a te, per aver recensito!!! Buona domenica e baci baci, Fuffy91!!^__^

 

Buona domenica e bacioni anche a tutti voi, lettori e lettrici misteriose/i!!! Ringrazio i 6 preferiti e gli altri 6 seguiti, per aver accolto tra le loro storie seguite e preferite anche Blu Cobalto!!!

Baci baci a tutti voi, da Fuffy91!! ^______________________________^***

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4

Bella.

 

Fremevo nel conoscere quello che Edward aveva scoperto, sondando le menti dei componenti del gruppo di vampiri appena conosciuti.

I nostri occhi erano incatenati da un filo dorato infrangibile; i miei chiedevano risposte, i suoi volevano concedermele, ma proprio quando le sue labbra perfette stavano per aprirsi, la porta di casa si aprì con uno schianto, e una ridente Renesmee comparve sulla soglia, arrestando la sua corsa frenetica, e una cascata di boccoli ramati accarezzarono delicatamente le sue spalle, ricoperte da un vestitino verde acquamarina, la cui gonna si gonfiò, per poi ritornare sulle sue gambe scoperte, in maniera gentile.

Le braccia robuste e muscolose di Jacob le afferrarono la vita, strattonandola, dolcemente, sul suo petto ampio e massiccio, i cui muscoli guizzanti erano sottolineati da un’aderente t-shirt nera, come i suoi capelli corti color carbone e i suoi occhi profondi e ridenti.

“ Ti ho presa!”

Esclamò entusiasta, baciandole la tempia destra, mentre Nessie rideva contenta, cercando di divincolarsi.

“ No, non è giusto! Hai barato, imbroglione!”

E dopo questa indignata constatazione, fu travolta da un altro eccesso di risate, la cui musica melodiosa mi riempirono il cuore fermo, rilassando i miei muscoli fin troppo tesi.

“ Ah, io avrei imbrogliato?! Ma se sei stata tu, a partire prima del tre!”

“ Non è vero.”

“ Si, invece.”

“ No, ti sbagli, amore mio, ti confondi con un’altra.”

Jacob rise e il suo sorriso luminoso mi ricordò quello del mio caro amico Jacob, quello timido con la faccia da bambino curioso.

“ Sei una bugiarda, tesoro, lo sai questo, vero?”

Le disse, con modo canzonatorio, ma la voce roca era intrisa di amore.

Lei gli circondò il collo con le braccia nude, baciandogli il naso e soffiandogli sulle labbra ancora sorridenti.

“ Beh, del resto, Jake, io sono per metà vampiro.”

“ Ma davvero? Non lo avrei detto.”

Disse ironico, e lei gli tirò i capelli dispettosa e lui rise ancora più forte.

“ E quindi, come stavo dicendo, è nei miei geni il mio comportamento poco rispettoso delle regole.”

“ Uhm, sicura?”

Disse, scostandole una ciocca di capelli dalla fronte e baciandole la guancia furtivamente.

“ Secondo me, invece, hai preso da tuo padre.”

Edward sbuffò, portando gli occhi al cielo, mentre io sorridevo e mia figlia rideva, osservandolo in segno di scuse.

In seguito, scostandosi gentilmente da Jacob, accarezzandogli con le dita delle mani le spalle e le braccia, volò tra le mie, baciandomi la guancia in segno di saluto e abbracciando il padre, regalandogli un sorriso e posando le labbra così simili alle mie, sulla sua guancia sinistra.

“ Ciao papà. Cosa c’è? Ti vedo strano.”

Poi, districandosi dal suo abbraccio, guardò accigliata i nostri visi, soffermandosi particolarmente sul mio.

“ Mamma, cosa succede?”

Anche Jacob si fece serio e si avvicinò a lei, affiancandola e cingendole la vita con un braccio.

Esitai nel dirle la verità. Non volevo farla preoccupare.

“ Diglielo, Edward. Prima o poi, verrà a scoprirlo da sola.”

Gli disse Alice.

Osservai Edward, combattuto. Gli strinsi la mano accarezzandogli il viso e lui ricambiò sorridendomi dolce e accarezzandomi il dorso della mano.

“ Abbiamo ricevuto una visita inaspettata. Una vecchia conoscenza di Carlisle ha deciso di venirlo a trovare dopo tanto tempo.”

Nessie sembrò rilassarsi a quella breve e superficiale spiegazione, ma poi incrociò il mio volto teso e il sorriso scomparve dal suo volto.

“ E allora?”

Edward sospirò.

“ Allora non è una cosa da prendere alla leggera.”

Sentii perfettamente il respiro venirle meno e trasalire impercettibilmente. Sul suo viso a cuore, ora si rispecchiava la mia stessa ansia.

Alice le si avvicinò, sorridente, alzandosi sulle punte per accarezzarle la testa e il lato del viso, cercando di tranquillizzarla. Le braccia di Jacob si fecero più protettive, nell’incrociare lo sguardo accigliato di Edward, che annuì ad una sua muta, se non pensata, domanda.

“ Le loro intenzioni sono ostili?”

Chiese Rose, sostenuta per le spalle da Emmett, posto dietro di lei, che la accarezzava distratto ed attento ad ogni singola parola del fratello.

Edward si voltò a guardarli, anche se i suoi occhi erano incatenati a quelli del padre.

“ Si. Darius, il loro capo, è ossessionato dall’idea di voler primeggiare sugli altri della sua specie. In un certo senso, i suoi pensieri non sono tanto diversi da quelli di Aro. Come lui, infatti, colleziona vampiri avente spiccate qualità che lui considera come delle rarità, e questo lo avrete compreso anche da voi. Avete visto come presentava i suoi due seguaci, Jiulian ed Hector.”

Disse, accomodandosi aggraziato e pensoso sul divano in pelle bianco, che scricchiolo sotto il suo peso leggero, almeno in apparenza, occupando lo stesso posto che prima aveva accolto Darius.

“ Già. Sembrava come se stesse elencando dei vini pregiati.”

Dissi disgustata, esponendo la mia iniziale impressione.

Edward sogghignò, divertito. Ricambiai il sorriso, sedendomi accanto a lui, riservandogli uno sguardo accigliato, mentre, stendendo il braccio sinistro sulla testata dal divano, allungai la mano ad accarezzargli i ciuffi ramati dei suoi capelli ribelli.

“ E non mi piace nemmeno come ha pronunciato il tuo nome. Sembrava come se stesse chiedendo a Carlisle di comprarti.”

Lui rise sommesso, sfiorandomi il profilo del viso, fino al mento e alle labbra increspate, soffermandosi su di esse un po’ di più, adulandole con le dita affusolate.

“ Diciamo che ci sei andata vicino. Darius non ha mai perdonato a Carlisle di avergli negato la possibilità di incontrarmi, durante la  mia fase adolescenziale ribelle.”

Mi spiegò con voce modulata e soffice, come se stesse raccontando una favola ad un bambino, schermendosi, in certo qual modo, da solo.

“ Lo avresti seguito, se lo avresti ascoltato?”

Gli chiese, più per curiosità che per altri fini. Ogni cosa, anche la più insignificante, del passato centenario di Edward, mi aveva sempre affascinata, e la mia brama di conoscenza cresceva ad ogni suo cenno.

Lui sospirò, giocando con le ciocche sciolte dei miei capelli scuri, interessato ai loro riflessi rossastri, scaturiti dalla luce artificiale del lampadario di cristallo, brillante al soffitto.

“ Forse, dipende da ciò che mi avrebbe detto. Chi può dirlo.”

Fece spallucce, lasciando cadere il discorso.

Io ricambiai il suo sorriso, catturando la sua mano tra le mie e baciandone il palmo. Fortuna che non fosse successo. Ero comunque convinta, a smentire le sue oneste parole, che non lo avrebbe seguito. Edward e quel vampiro dalla mente contorta erano troppo differenti per andare minimamente d’accordo. Si sarebbe ribellato e alla fine sarebbe tornato da Carlisle. Ma non era successo, quindi, non detti più peso all’argomento. Lui era con me, adesso. Nient’altro aveva importanza.

“ Quindi, cosa vorrebbe da noi?”

Chiese sbrigativa Rosalie, accusando segni di nervosismo, riaffiorato dopo troppe ore di autocontrollo. Sapevo quanto detestasse l’idea di qualcuno che si intromettesse indisponente nella sua sfera familiare. Sorrisi, al ricordo della sua accoglienza, alla notizia che io ed Edward saremmo divenuti una coppia duratura. Bisognava avere pazienza con lei, cosa che a Darius non avrebbe sicuramente concessa. A giudicare dal fuoco ambrato che bruciava nei suoi bellissimi occhi, era da prevedere un incendio scagliato contro di lui, con inaudita violenza.

“ Distruggerci.”

Rispose Carlisle al posto del figlio, osservando l’orizzonte, tinto dei colori caldi del tramonto che precede il crepuscolo. Il tempo stava volando, e un’altra loro visita era imminente. Cercai di non mostrare il mio turbamento, ma le dita di Edward incatenate a quelle della mia mano destra mi confermavano il fallimento del mio inganno.

“ Si, è così.”

Confermò le parole di Carlisle, Edward, annuendo sicuro.

“ Quello che non capisco, è il perché.”

Disse accorata Renesmee, volando al mio fianco e trasmettendosi con il tocco della sua mano sulla mia libera tutti i suoi pensieri ansiosi. La strinsi a me, accarezzandole il capo reclinato sulla mia spalla, per infonderle quella calma che, in quel momento, non mi apparteneva.

“ Perchè vuole saziare la sua fame di potere e diffondere il suo dominio su ogni famiglia o gruppo di vampiri, secondo i suoi canoni, considerati pericolosi per i suoi progetti.”

La illuminò Edward.

“ E’ diabolico.”

Sussurrò Emmett, stringendo a sé una rigida Rosalie.

“ No, è solo un pazzo venuto a cercare guai.”

Concluse Jacob, per nulla intimorito dalla nuova minaccia. Lo fulminai con gli occhi, e lui mi regalò il suo solare sorriso, capace di scacciare ogni timore. Sorrisi con lui, unendomi alla risata tranquilla di Nessie, che si avvicinò per abbracciarlo e baciargli la guancia, e la sua attenzione venne ricambiata da un nuovo abbraccio del suo amato lupo, che solcò con la mano grande e bronzea la schiena coperta di Nessie, ammiccando verso di me. Scossi la testa. Non cambierà mai, ma almeno il suo essere irresponsabile trasmetteva a Nessie serenità e di questo gli ero grato.

“ Questo suo forte desiderio di vederci soccombere per mano sua, è nato dalla notizia della sconfitta dei Volturi per nostra mano. Ha capito che i ruoli si sono capovolti,  che le nostre doti hanno prevalso su quelle, sempre a suo parere, straordinarie della famiglia che lui ha servito per molti anni.”

Una pausa, in cui focalizzò il volto attento e trepidante di Nessie, ancora stretta nell’abbraccio protettivo di Jake.

“ Senza contare, il suo entusiasmo della nascita di Renesmee. È affascinato dal nostro modo di…sperimentare, creare nuove razze e nuove specie di vampiri, più potenziati, più forti, più veloci, più intelligenti, capaci di procreare per la loro natura per metà umana.”

Mi irrigidii a quella nuova rivelazione. E così era a conoscenza di Renesmee. Rabbrividii a quello che la sua mente conquistatrice ed avida avesse prodotto, dei progetti che aveva in serbo per lei.

Che volesse catturarla ed usarla per i suoi loschi piani di conquista? Ringhiai inconsciamente.

Quel folle! Se osava solo sfiorare un solo capello di mia figlia, di mio marito, di tutti i membri della mia famiglia, io…io…La rabbia mi accecò la vista e per non disintegrare il bracciolo del divano di Esme, torturai il mio ginocchio, stringendolo nel palmo della mano e sentendo la stoffa della gonna del vestito, regalo di Alice, protestare sotto la pressione delle mie dita.

Edward ne sciolse la presa, abbracciandomi per tranquillizzarmi. Affondai il volto nell’incavo della spalla e il mento, annusando la fragranza della sua pelle, baciando lievemente la linea elastica del collo niveo e sospirando pesantemente.

“ Va tutto bene, Bella. Darius non ha alcuna pretesa nei riguardi di Renesmee. Anzi, teme le sue qualità. Per il momento, ci assicureremo che non ne abbia in futuro. Ora ciò che più gli preme, siamo noi. Quindi, non preoccuparti per la sorte di nostra figlia. In tal caso, ci saremo noi e il branco di Sam e Jacob a difenderla.”

Mi tranquillizzò Edward, la sua voce sussurrata ebbe l’effetto di una carezza, sulla punta del mio orecchio destro. Sospirai lievemente, percorrendo con entrambe le mani la sua schiena, in una lenta carezza, rilassando i muscoli ed annusando ancora una volta il suo profumo irresistibile, di miele, lillà e sole.

“ Brava, Bella, amore.”

Mi lodò dolce e scherzoso Edward, baciandomi la tempia e i capelli che la ricoprivano. Gli sorrisi, scusandomi con lo sguardo per quel momento di follia, dovuto all’ira di una vampira ancora parzialmente adulta. A volte, con mio sommo rincrescimento, perdevo spesso il controllo, causando le risate divertite di Emmett, come in quel caso. Nessie mi sfiorò il viso, trasmettendomi la sua serenità. Sorrisi della sua preoccupazione, scacciandola dai suoi tranquilli pensieri.

“ Loro non sono un problema.”

Disse disinvolta Alice, dondolando i piedi come una bambina su uno steccato, seduta sul piano a coda di Edward, che la osservò incuriosito.

“ E’ la femmina l’enigma.”

Continuò, incatenando lo sguardo birichino a quello assorto di Edward.

“ C’è anche una femmina?”

Si informò Jake, la voce sicura del capo branco, desideroso di informarsi sui suoi nemici.

“ Si. Ed è anche molto graziosa.”

Rispose Esme, accarezzando con le dita i petali della rosa bianca, che depose insieme alle altre, nel vaso di ceramica, posto nel tavolino ad angolo.

Jake sbuffò.

“ La bellezza estetica non mi interessa.”

“ Ma io non alludevo solo a quella. Intendevo che è davvero una ragazza graziosa, in tutti i sensi. È dolce, e deve essere anche molto sensibile. In più, ha scelto anche una strada diversa rispetto a quella dei suoi compagni. È la stessa che ci accomuna, quella di cibarsi unicamente di sangue umano. Secondo me, ha solo bisogno di qualcuno che la comprenda.”

Esme sembrava molto accomodante nei confronti della vampira di nome Diana. Ma a me non convinceva molto. Concordavo, piuttosto, con Alice. Un alone di mistero la circondava, ma non ero molto convinta di volerlo svelare. Era davvero un enigma, ed intendevo farla rimanere tale.

Ma Alice, invece, a questo proposito, sembrava discordare con la mia tesi.

“ Voglio saperne di più su di lei. E voi due, Edward e Carlisle, potreste cogliere la chiave del mistero che la caratterizza.”

Li osservò intensamente. I due in questione si scambiarono uno sguardo di intesa, annuendo.

“ Che bisogno c’è? È una nemica, punto. La storia finisce lì.”

Disse sbrigativo Emmett, desideroso di menar le mani, a giudicare dal suo sorriso entusiasta.

Alice scosse la testa, in segno di disappunto.

“ No, non è il caso di prenderla così alla leggera. Io credo, invece, che scoprendo Diana, arriveremo a distruggere Darius.”

Emmett sbuffò.

“ Sono d’accordo con Emmett, Alice.”

Disse improvvisamente Jasper, stupendomi. Era la prima volta che lo vedevo in disaccordo con la sua compagna di vita, che gli sorrise, per nulla risentita.

“ Non vedo l’utilità di tutto questo indagare sul passato di quella donna. È solo una perdita di tempo. Dovremmo concentrarci piuttosto sulle sue qualità. Hai visto cosa riesce a fare, e sono sicuro che quello sia solo un giochetto di prestigio, in confronto alle sue vere capacità, in combattimento. Per non parlare dei suoi protettori. Jiulian è un segugio esperto, più di Demetri ed Hector, forse, è l’unico meno pericoloso. L’enigma, piuttosto, è Darius. Non sappiamo cosa gli permetta di soggiogare le sue guardie.”

La sua voce era controllata, da perfetto generale in procinto di stipulare il suo trattato di guerra. In effetti, mi ero chiesta anche io cosa potesse legare Jiulian e Hector al loro padrone.

“ A questo posso rispondere io.”

Disse Carlisle, richiamando l’attenzione di tutti.

“ Il potere di Darius è molto simile a quello di Jane, ma con una particolarità.”

Al ricordo di quel piccolo demonio con il volto da cherubino innamorato trasalii visibilmente.

Mi costrinsi, però, a seguire il discorso illuminante di Carlisle, evitando distrazioni.

“ Jane, come sapete, è capace con la sola forza del pensiero, di ustionare le sue vittime. Darius, invece, non procura solo dolore nelle menti dei suoi nemici, ma anche contusioni fisiche, portando alla facile disintegrazione delle membra ammorbidite dai suoi colpi incessanti, in pochi istanti di acuto terrore.”

Sospirò abbattuto, portando lo sguardo antico al pavimento in parche.

“ L’ho visto uccidere così tante volte, in passato, alla corte dei signori di Volterra. È una scena raccapricciante che mi auguro che voi non vediate mai.”

Concluse, tra il disgusto e il rimpianto per un amico irrimediabilmente perduto.

Esme gli fu subito accanto, abbracciandolo forte, per donargli conforto. Lui le sorrise, ricambiando la sua attenzione con un’amorevole risposta.

“ Noi non avremo di questi problemi. Abbiamo Bella.”

Disse Emmett, indicandomi trionfante. Io annuii rincuorata. Si, con me presente, non ci sarebbe stato pericolo per nessuno di loro. Vidi Edward irrigidirsi, ma lo ignorai stringendo ancora di più la sua mano.

“ Si, ma è comunque temibile e da non sottovalutare.”

Aggiunse lui, infatti, dando certezza a tutte le mie supposizioni.

“ Naturalmente.”

Annuì Jasper, ricambiando il suo sguardo.

“ Resta solo Diana.”

Cantilenò Alice, volteggiando al centro del salone. Jasper la osservò sorridente.

“ Non ti arrendi, vero?”

Le chiese, ovviamente, retorico.

“ Naturalmente, no.”

Gli rispose, imitando la sua voce autoritaria. Lui scosse la testa, sogghignando.

“ Edward è d’accordo con me.”

Affermò, entusiasta e frapponendosi fra noi due.

“ Si, è vero. Alice non ha tutti i torti. Anch’io credo che Diana sia l’arma con cui sconfiggeremo Darius in modo definitivo.”

Disse rivolto a Jasper, mentre Alice appoggiava il capo sulla sua spalla, stringendo la mia mano, liberata da quella di Edward.

“ Hai visto anche tu il modo in cui la considera. Il mio angelo. È così che l’ha definita. Se riuscissimo a persuaderla di passare dalla nostra parte, forse si eviterebbe anche lo scontro.”

A quelle parole, mi sentii come riscaldare da un caldo raggio di sole d’estate. Forse, allora, potevamo evitare ogni sorta di guerra, lasciando che fosse lei a determinarne le sorti. Ma certo, ora capivo su quale lunghezza d’onda stessero navigando i due fratelli, e forse anche Jasper, visto il suo sguardo pensoso.

“ Questo non mi piace.”

Sussurrò risentito Emmett, ma lo ignorai deliberatamente. Irresponsabile, come al suo solito.

“ Che potere ha, questa Diana?”

Chiese Jacob, appoggiandosi al tavolo, incrociando le braccia e lasciando che Nessie si acciambellasse ai nostri piedi, interessata.

“ Telecinesi, suppongo. Riesce a disintegrare e se vuole riunire le parti dell’oggetto che ha scelto. L’ha fatto con la rosa di Esme, credo possa farlo anche su essere umani, vampiri inclusi.”

“ Appetibile, per Darius.”

Commentò Rose.

“ E’ la sua prediletta. La venera, come se fosse una dea scesa dall’Olimpo. Con lei al fianco, cerca di purificarsi di tutti i peccati commessi nel suo passato.”

Spiegò Edward.

“ E come ci riuscirebbe?”

Chiesi, cercando di capirci di più. Edward mi osservò, lo sguardo sciolto in oro fuso, uno sguardo capace di toccarmi l’anima.

“ Come facciamo tutti noi. Amandola. Amandola incondizionatamente. Non a caso ha scelto per lei una via diversa, migliore, che potesse salvaguardare la sua anima danneggiata dalla dannazione che segue la creazione. È una scelta che, in effetti, gli fa onore, ma è pur sempre egoistica. Poteva lasciarla umana, ma il suo desiderio di possederla è prevalso su ogni cosa. Il suo è un’ amore che sfiora l’ossessione. Però è puro, innocente. Il suo è un sentimento puerile, simile a quello di un bambino che si innamora per la prima volta, della sua amichetta del cuore. Solo che, il bambino può sempre crescere, diventare un uomo, cambiare e decidere se il sentimento che ha provato da fanciullo sia reale o solo un’illusione. Darius, invece, no. La sua sarà un’emozione eterna, che lo rende felice e lo affascina, ma che incatenerà per sempre Diana a lui.”

Edward puntò lo sguardo al vuoto, pensoso.

“ In un certo senso, per lui potrebbe essere fatale una sua perdita.”

Lo guardai stupefatta. Possibile che un uomo, dotato di una tale perfidia nell’agire, fosse capace di provare un sentimento sincero per una persona, da lui considerata, la sua unica salvezza? E’ proprio vero che l’amore vince sempre sull’odio.

“ Possibile che sia davvero così malvagio?”

Disse flebilmente Renesmee, penetrando suo padre con la forza dei suoi occhi color cioccolato, dando voce ai miei pensieri.

“ Magari…potremmo davvero cercare di aiutarlo. Farlo ragionare. Io non credo che, insomma, un uomo descritto come l’incarnazione del male, possa provare un sentimento potente come l’amore. Anzi, dovrebbe esserne disgustato. Se tu affermi questo, perché hai scrutato nella sua mente, vuol dire che, forse, un’altra possibilità per lui, ci deve essere.”

Concluse calma e meditabonda Nessie, non staccando per un attimo gli occhi da quelli ambrati di Edward, che si riempirono di dolcezza nel cogliere il significato delle sue parole.

“ Tesoro, se ci fosse stata, non saremmo qui a parlarne. Forse hai ragione, ma…”

Una pausa in cui scosse la testa ed osservò Carlisle, ancora corrucciato e pensoso.

“ Credo che ormai, l’evidenza scacci ogni speranza.”

“ Le sue decisioni sono ferme ed irremovibili. Per il momento il suo futuro è scritto.”

Le disse Alice, sorridendole comprensiva, mentre io le accarezzavo i capelli. Ah, la mia Nessie! Sempre così buona e speranzosa, nel credere che l’amore vinca sempre su tutto. In molti casi è vero, ed io, lei ed Edward ne eravamo la conferma. Ma il più delle volte, l’amore da solo non basta per cambiare totalmente un uomo segnato già profondamente dalla corruzione dell’odio e della perfidia.

“ Quello che, invece, mi dà preoccupazioni è quello di Diana.”

Rosalie portò gli occhi al cielo, in un gesto esasperato, aggiungendo:

“ Insomma, Alice. Cosa pretendi da quella femmina? Ci asfissi con le tue assurde congetture. Ormai, lo scontro è imminente. Non cercare scappatoie inesistenti, per favore. Non fai che irritarci solamente.”

Concluse, scostandosi i capelli dalla spalla in un gesto nervoso e stizzito. Alice le rispose con voce sognante.

“ Beh, mia cara Rose, mi ringrazierai quando scoprirai che ho perfettamen…”

Si bloccò improvvisamente, smorzando il mio sorriso sul nascere. La sua espressione era vacua ogni qualvolta era colpita da una visione. Durò il lasso di un respiro umano, e quando si riprese, i suoi occhi si rispecchiarono in quelli di Edward.

“ Sei riuscita a capire?”

Lei scosse la testa, rammaricata.

“ No. Hai visto. È un’ombra indistinta, che vaga precisa verso un luogo non ancora focalizzato a pieno.”

Si massaggiò le tempie, concentrata.

“ Non sforzarti. Vedrai, ti sarà tutto più chiaro al momento opportuno.”

La rassicurò lui, e lei ricambiò il suo sorriso con uno più disteso.

“ A cosa vi riferite?”

Chiese Esme, ancorata al braccio di Carlisle, in un moto di conforto.

“ Qualcuno apparirà in scena molto presto. Ma non so ancora chi sia. Non mi è ancora molto chiaro.”

Jasper si avvicinò a lei, cingendole apprensivo le spalle e solcando la sua fronte corrucciata in una invisibile carezza.

“ Aspetteremo.”

Lei gli sorrise, avvolgendolo in un abbraccio caloroso.

“ Arrivano.”

Proclamò Rose, una mano schiacciata sul vetro freddo della finestra del salone, la sua longilinea figura parzialmente celata dalle tende color crema, il viso attento, gli occhi penetranti puntati sul gruppo di vampiri che si avvicinavano con passo lento alla loro immensa dimora.

“ Sarà meglio che io vada. Devo informare Sam delle novità.”

Annunciò Jake, afferrando per la vita Renesmee, che lo guardò apprensiva, una mano posata sul suo viso, l’altra stretta a pugno sul suo petto, increspando il tessuto della t-shirt che indossava, nel trattenerlo nella sua presa spasmodica.

Lui le trattenne le accarezzò il dorso della mano destra con cui gli stava trasmettendo i suoi pensieri, visto il suo sguardo limpido, mentre avvolse la sinistra, sciogliendo le tensione delle sue dita e portandosela alle labbra, per stamparle un bacio rovente.

“ Andrà tutto bene, Nessie. Tranquilla.”

Le marchiò le labbra con un veloce bacio a stampo, per poi scostarle una ciocca di capelli dalla fronte, regalarle un sorriso smagliante, per poi correre alla finestra più vicina, il naso arricciato per l’odore  dolciastro dei nuovi vampiri.

“ Avvisatemi se il folletto vede qualcosa di nuovo.”

Alice gli fece una linguaccia, che subito venne sostituita dall’increspatura di un sorriso.

“ Jake.”

Lo richiamò Nessie, sporgendosi verso di lui apprensiva.

Lui si voltò, i muscoli in tensione, un piede sul davanzale, già pronto per saltare.

“ Stai attento.”

Gli disse in un sospiro.

Jacob sbuffò, quasi esasperato. Ma quando parlò, un sorriso amorevole solcava il suo volto da eterno bambino.

“ Certo, certo.”

E con un balzò, corse verso il lato opposto della foresta, percorrendo il perimetro del viale in venti secondi, lasciando dietro di sé tracce di tessuti strappati, come le scarpe da ginnastica di sempre.

Renesmee scosse la testa, per poi sospirare e sorridere tra sé.

“ Stai tranquilla. Lui sa cavarsela.”

La rassicurai, baciandole la fronte e accarezzandole i capelli boccolati e bronzei.

“ Si, hai ragione.”

Mi sussurrò, ricambiando brevemente la mia stretta. Sentii la serratura della porta aprirsi, dopo un discreto scampanellare del campanello.

Darius apparve sulla soglia, le gocce della pioggerellina del primo albeggiare, ricoprivano i suoi capelli castano scuro, come granelli di brillanti luccicanti.

Rise nel trascinare una sorridente Diana, al chiuso e nel tepore familiare, traspirato dalle pareti del salone, che sembrò ricoprirsi di un ghiaccio sottile al loro ingresso.

Darius era di un bellezza raggiante, ma questa impallidiva in confronto a quella splendente ed evanescente della ragazza stretta nel suo protettivo abbraccio, ricoperta quasi interamente dal suo lungo cappotto nero, forse per ripararla dalla pioggia incalzante.

Diana si districò, in un gesto gentile, dalle sue braccia, portandosi i lungi capelli, ondulati e biondo cenere, dietro le spalle, un gesto naturale, che doveva compiere abitualmente.

“ Piove così spesso, in questa cittadella. Anche nel primo albeggiare del mattino.”

Costatò, iniziando un discorso che doveva aprire un’ipocrita cortesia.

“ Un clima ideale, per noi.”

Convenne Carlisle, avvicinandosi a lui di pochi passi, mentre Jiulian ed Hector facevano il loro ingresso. Il primo si soffermò ad osservare Renesmee, ancora avvolta dalle mie braccia. Il secondo, invece, annusò la stanza, arricciando il naso aquilino. Non potei reprimere un sorriso. L’odore di Jacob doveva essere ancora presente.

La risata di Darius giunse sommessa.

“ Si, è vero.”

Disse, mentre lasciava che il mantello blu cobalto di Diana scivolasse sulle sue spalle, per poi riporlo sul suo braccio. Notai che si era cambiata d’abito. Ora indossava un vestito di seta color panna, con filamenti d’argento intarsiati nella gonna che scendeva in larghe pieghe sul pavimento, in un taglio a coda di sirena. Il corpetto era molto semplice, con scollo a cuore e maniche corte leggermente a sbuffo. La sua pelle era diversa dalla nostra. Seppur pallida, sembrava più lucente, come una statua composta con un marmo più levigato e ricoperta da una colata luccicante di cera.

Ora l’accostamento ad un angelo, non era poi così paradossale od esagerato. Anche Nessie rimase colpita dalla sua figura perfetta e splendente.

Una volta che Darius le ebbe tolto il mantello, intrecciò le dita delle mani, ammorbidendo le braccia lungo i fianchi, voltandosi solo per ricambiare il sorriso del suo compagno, e a quel gesto, una ciocca di capelli, si posò in strette onde dorate, lungo la spalla sinistra, accarezzando la curva del seno coperto.

Mi ricordò una di quelle immagini che raffiguravano le dame del sedicesimo o diciassettesimo secolo, dipinte in posa, in un ambiente casalingo e raffinato.

“ Spero di non aver anticipato la nostra visita o di aver interrotto qualche discorso importante.”

Continuò Darius, con tono leggero, ma con una nota nella voce modulata, che aveva un che di calcolato.

“ No, affatto. L’appuntamento, del resto, era stato concordato alle prime luci del mattino.”

Lo rassicurò Carlisle, la voce calma rassicurante e pacata. Osservai Diana, che, a sua volta, sembrava affascinata dal capo famiglia dei Cullen.

“ Bene, allora.”

Affermò gioviale Darius. I suoi occhi di rubino catturarono di nuovo quelli di Diana, che rimaneva immobile e composta in una posa che, incredibilmente, sembrava naturale.

“ Mia cara, credo proprio che sia arrivato il momento di lasciarti alle cure di Carlisle.”

Mi sorpresi di quelle parole. Possibile che volesse davvero lasciare la sua prediletta nelle mani di una famiglia estranea?

“ Voi non rimanete?”

Chiese Esme, dando voce ai miei pensieri scoccati.

“ No, dolce Esme. Ho delle cose da sistemare. Faccende non di arduo compito, ma che richiedono ugualmente la mia presenza. Oh, ma state tranquilli!”

Esclamò, alzando le mani, come per proclamare una sua resa, un sorriso scherzoso che alleggeriva il suo sguardo lontano e rigido.

“ Non coinvolgeranno gli abitanti di Forks, né i vostri e i territori dei licantropi. Oh, si, mia piccola Renesmee! Siamo a conoscenza dell’origine del branco dei lupi.”

Nessie si era irrigidita ed aveva sbarrato gli occhi a quelle parole, stringendo le mani sul mio braccio destro, trasmettendomi i suoi pensieri di rabbia per Darius e preoccupazione mista a paura per Jacob, Sam e gli altri del branco. Ma Jake rimaneva il suo punto fisso. Strinsi ancora di più il suo corpo scosso al mio, accarezzandole il capo e le spalle per rassicurarla, mentre i miei occhi bruciavano in un fuoco d’oro il mio nemico principale. Mai il suo sorriso mi sembrò più irritante e beffardo!

“ Ma, tranquillizzati. Non ho alcuna intenzione di attaccarli o far loro del male. Tuo padre potrà confermartelo e ti assicuro che non sono mai stato più sincero, bambina, credimi.”

Disse, ancora sorridente ed ammaliatore, portando una mano sul cuore, in segno di promessa solenne.

“ E’ vero. Non li attaccherà.”

Disse, infatti, Edward, confermando le sue parole.

“ Sentito? Sono un uomo di parola, io. Ora, se non vi dispiace, vorrei congedarmi. Ho davvero una gran fretta. Diana, angelo mio…”

Si rivolse nuovamente a lei, ammorbidendo ancora di più la sua voce, rendendola simile ad un sussurro roco, come quello sussurrato all’orecchio di un’amante.

“ Devo andare. Tornerò a prenderti verso mezzogiorno.”

Poi, tornò a guardare Carlisle.

“ Per voi va bene?”

Lui annuì, sorridendo accomodante.

“ Molto bene, allora.”

Sospirò, guardandola di nuovo intensamente, per poi chinarsi a baciarle la guancia, accarezzandole, una volta allontanatosi, i capelli e il profilo del lato destro del suo viso.

“ Fai la brava, mi raccomando. Non farmi stare in pena.”

Lei gli sorrise, abbassando per un attimo il volto.

“ Non preoccuparti. Sarò impeccabile, te lo prometto.”

Gli giurò, quasi scherzosa, causandogli una leggera risata. Si scostò da lei solo il tempo di consegnare il suo mantello a Jiulian.

“ Allora, andiamo Hector. Ah, Carlisle! Non ti dispiace se Jiulian rimarrà qui con Diana, vero?”

Gli chiese, prima di richiudersi la porta alle spalle, preceduto da Hector, che si guardava intorno, circospetto.

“ No, assolutamente. Nessun disturbo.”

“ Perfetto. A presto, dunque. Carlisle, signori, signore.”

Con un nuovo sospiro e un sorriso accennato, la porta si richiuse con un tonfo sordo, lasciando dietro di sé il silenzio dei passi affrettati dei due visitatori, lasciando i restanti immobili, al centro della sala immacolata.

Jiulian si accostò alla parete, incrociando le braccia nella stessa posizione del giorno prima, i lunghi capelli di miele, luccicanti di riflessi dorati, come gli occhi della sua compagna, che ci scrutò attenta e silenziosa, desiderosa di cominciare.

Si prospettava una mattinata lunga ed intricata.

 

 

 

 

 

Angolo dell’autrice.

 

Innanzitutto, un calorosissimo Buon Natale, a voi tutti, cari lettori e care lettrici di sempre, vecchi/e e nuovi/e!!!

Scusate il ritardo assurdo, ma ho finalmente trovato il tempo di raccogliere le idee e scrivere un bel capitolo, lungo e corposo, con tutte le spiegazioni ai misteri precedenti e a quelli accennati in quest’ultimo aggiornamento. Eh, si! Non vi faccio trovar pace, vero???XD Che perfida che sono! Ma tranquillizzatevi, non credo patirete a lungo!! Ho deciso, infatti, di scrivere tutto di getto, in questi giorni di vacanza, per darvi più aggiornamenti possibili. Ma ci sono comunque le feste, quindi non aspettatevi capitoli a raffica!! Meglio buoni e pochi, che tanti e uno schifo, no??? Beh, per lo meno, questo è il mio motto, gente!XD

E adesso passiamo ai…

Ringraziamenti a:

 

Beuzz94: Beh, mia carissima Beuzz!! Non credo ti convenga fidarti troppo! Ma lo scoprirai nel corso della storia! Grazie per la tua recensione e il tuo sostegno! Bacioni e buone feste, Fuffy91!^__^

Nanerottola: Spero che tu abbia capito cosa aveva capito Edward ( oh, che scioglilingua!XD)!! Diana è simpatica si, ma anche un po’ misteriosa! Speriamo che riusciranno a scioglierlo in fretta, vero?? Baci baci, auguri di buon Natale e grazie mille per aver commentato! Fuffy91!^__^

Albicoccacida: Credo di aver già risposto a questa domanda, ma non importa! Ripeto, Diana NON dividerà la coppia Edward/Bella! Quindi, mi dispiace deluderti Albicoccacida, ma non ci saranno tradimenti di sorta! Ognuno rimarrà con la propria compagna! Ho l’impressione che tu non sia Team Edward, sbaglio?? O magari, non ti piace Bella! Nemmeno io impazzisco per lei, ma la coppia mi ispira!XD Grazie per la tua recensione e spero mi seguirai anche prossimamente! Baci baci e buon Natale, Fuffy91!^__^

Pucciosa97: Mia carissima Marty, mi dispiace di aver aggiornato così tardi! Spero di non averti persa!XD No, cosa dici! Non sei scema! Forse sono io che non mi sono spiegata bene! Allora: Diana ha già fatto la dieta, perché Darius ha voluto così fin dal principio! Tutto chiaro, ora??? Ma mi sembra di averlo spiegato meglio attraverso le parole di Edward!XD E’ vero, mi piace molto creare misteri! Chiamami, l’Enigmista!!! Anche se, non ho intenzione di uccidere nessuno!!!XD

Anche a te, tanti bacioni e ti auguro un felice Natale!!! Fuffy91 o Francy!^__^

 

E adesso, è con un altro sentito augurio che vi auguro, a tutti voi, lettori e lettrici silenziosi, un…

Buon E  Felicissimo Natale!!!!

A presto, dalla sempre vostra, Fuffy91!!^_____________________________^***

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5

Bella.

 

Diana continuò ad osservarci con sguardo calmo e sinceramene interessato, reclinando la testa di lato, incuriosita, una volta scorta la figura di Renesmee, ancora avvolta dalle mie braccia.

Sorrise a fior di labbra, e vidi Nessie arcuare un sopracciglio, quasi indispettita dal suo divertimento.

Fui colta da un improvviso stupore, quando la vidi avvicinarsi lentamente al nostro duo. Renesmee sciolse il nostro abbraccio, ergendosi in tutta la sua altezza, lo sguardo fiero e determinato che tanto ricalcava quello di suo padre, che la osservò attento ed apprensivo. Anche Jiulian alzò lo sguardo, sciogliendo l’incrocio delle sue braccia, avanzando di poco verso la stessa direzione di colei che doveva proteggere, affiancandola silenzioso e discreto, ma sempre vigile. Dovetti ammettere che era davvero una guardia efficiente. Si arrestò a pochi metri da lei, scrutando ogni suo movimento. Diana, incurante della sua premura, si arrestò a pochi centimetri da Renesmee, che continuò a riservarle uno sguardo imperturbabile. Per nulla intimorita, la vampira alzò la mano destra, risplendente come l’avorio pregiato, accarezzandole con il dorso delle dita la guancia rosata.

Un nuovo sorriso incurvò le sue labbra modellate, negli occhi, una luce quasi gioiosa.

“ E’ calda.”

Sussurrò, quasi contenta della sua scoperta, scendendo con le dita lungo il suo collo, soffermandosi sulla vena arteriosa pulsante. Il suo sorriso si ampliò ancora.

“ E’ davvero straordinario.”

Commentò, con voce deliziata.

Poi si rivolse a Carlisle, usando un tono di voce soffice e modulato.

“ E’ vostra?”

Gli chiese, dandogli del “voi”, educata e per nulla intimorita.

Carlisle sorrise, avvicinandosi di poco a lei, quasi timoroso di spaventarla con un suo movimento improvviso.

“ No. Renesmee è la figlia di mio figlio Edward e di Bella.”

Diana annuì, puntando il suo sguardo ambrato prima su Edward e poi su di me. In seguito, sorrise a Carlisle, allontanandosi definitivamente da Renesmee, che rimase immobile nella sua posizione, la curiosità ora a risplendere nei suoi occhi di cioccolato. Trassi un respiro di sollievo. Per fortuna, non era successo nulla di irreparabile.

Diana, dal canto suo, ignorò deliberatamente le nostre reazioni, camminando lenta e con portamento elegante lungo il perimetro del salone immacolato ed ordinato. La sentii respirare a pieni polmoni, espirando con un sospiro quasi deliziato. Sorrise ad un rigido Jiulian, ora tornato nella sua posizione abituale, addossato alla parete, immobile come una statua di marmo.

“ Ti trovo irritato, Jiulian. Non hai pranzato, oggi?”

Gli chiese, con tono per nulla canzonatorio, piuttosto tranquillo e delicato, come se si stesse informando sulle previsioni meteo del giorno.

Lui increspò le labbra in un sorriso, osservandola di sottecchi.

“ Si, ho cenato ieri, mia Signora.”

Le rispose, e mi sorpresi del timbro della sua voce. Suadente e prettamente da giovane uomo, quasi sottile, con una cadenza, ovviamente, del suo tempo, marcata in lui come il suo modo di porsi.

A guardarli, potevano dirsi coetanei, entrambi perfetti per partecipare ad uno di quei balli di gala del diciottesimo secolo. Chissà se Diana era già stata trasformata prima o dopo che Darius lo aveva strappato da una morte per suicidio d’amore?

Lei si avvicinò a lui, accarezzandogli il volto e solcando con la punta delle dita le leggere occhiaie violacee, ma i suoi occhi erano di brace, sintomo che le sue parole erano veritiere.

Lo vidi socchiudere di poco gli occhi al suo tocco, per poi strapparsi a quel torpore quasi subito.

“ Eppure ti trovo strano.”

Costatò lei, leggermente accigliata. Lui si limitò a sorriderle, scrollando di poco le spalle robuste, fasciate da un elegante completo grigio fumo.

Diana ricambiò il suo sorriso accennato, scostandogli una ciocca di capelli biondo grano, lasciati liberi dalla costrizione dell’elastico e che ricadevano lisci e folti lungo il profilo del mento spigoloso, lunghi fino alla base della nuca.

Si allontanò con un lieve sfioramento delle dita lungo la linea modellata del braccio destro, per poi rivolgere la sua attenzione alla pioggia battente lungo il vetro della finestra, uno sguardo malinconico ad incupire le sue iridi brillanti di topazio.

“ Diana.”

La richiamò Carlisle, e lei subito si voltò ad osservarlo, mentre le si avvicinava a piccoli passi, come fa un cercatore ad un cerbiatto spaventato.

“ Volevi pormi alcune domande?”

Jiulian lo guardò attentamente, vigile ad ogni suo movimento brusco. Mi chiesi come facesse Carlisle a sopportare le sue occhiate penetranti.

Diana annuì impercettibilmente, gli occhi ancora leggermente sbarrati, principio di timidezza ma anche di estrema curiosità.

“ Vieni, allora. Accomodati. Non rimanere in piedi.”

Le intimò con la sua voce calma ed avvolgente, tendendo la mano verso di lei, rassicurante e per nulla incalzante. Riuscì ad infonderle tranquillità, rilassando i tratti cesellati del suo volto e stendendo le labbra sanguinee in un tenue sorriso. Con lentezza quasi estenuante, afferrò la mano che Carlisle le porgeva, che lui subito strinse in una morsa delicata, ricambiando luminoso il suo sorriso.

La condusse al divanetto più vicino, lasciando che si sedesse nei suoi tempi, mentre lui, lasciata la sua mano, si accomodò al lato opposto, sulla poltrona adiacente.

“ Bene. Dimmi tutto.”

Annunciò cordiale, attendendo le sue domande con disinvoltura ed attenzione.

Diana intrecciò le onde dei suoi capelli biondi fra le dita, quasi indecisa su dove cominciare.

“ Signor Cullen.”

Iniziò, lo sguardo interessato alle punte della ciocca di capelli con cui stava giocando.

“ Si?”

Chiese lui, incitandola a continuare.

“ Innanzitutto, volevo scusarmi con lei.”

Rimasi spiazzata da quelle parole, e non fui l’unica, visto che Carlisle aggrottò la fronte liscia, dando voce alla mia incredulità.

“ Per quale motivo?”

“ Per essere stata indiscreta nel voler sapere a tutti i costi i dettagli del suo passato. Una persona educata avrebbe chiesto prima il permesso al diretto interessato, cosa che io non ho fatto. E di questo mi scuso.”

Disse, guardandolo negli occhi intensamente, la sincerità traboccante dai suoi occhi ambrati.

Carlisle sospirò, sorridendole.

“ Non importa. Dopotutto, è lecita la tua curiosità.”

Lei ricambiò il sorriso, riponendo le mani in grembo, le dita affusolate intrecciate elegantemente.

“ Hai una domanda in particolare da pormi?”

“ Una sola, a dire il vero.”

Sussurrò, candida.

“ Dimmi pure.”

La incitò Carlisle, allargando le mani verso di lei, un gesto aperto e disponibile.

Diana trasse un debole respiro, prima di porre la sua domanda.

“ Vorrei sapere se è possibile che la mia anima possa salvarsi, oppure no?”

Mi sorpresi a quella domanda, sentendo indistintamente Edward avvicinarsi a me e stringermi la vita con un braccio.

Carlisle sembrò valutare la risposta, mugugnando tra sé.

“ Non posso risponderti con certezza.”

Lei annuì, bevendo con avidità ogni sua parola.

“ Ma, immagino che, dato il nostro istinto naturale di tendere verso la fonte umana per sopravvivere, la rinuncia e il riuscire a controllare la nostra sete, è già un arduo sacrificio, che, come ben saprai, solamente in pochi riescono a portare a termine, senza cadere nuovamente in tentazione.”

Alla sua saggia spiegazione, Diana sembrò rabbuiarsi, e non fui l’unica a costatarlo. Anche Carlisle si accigliò, inclinando la testa leggermente di lato, ed indagando la sua espressione con premura.

“ Cosa c’è?”

Diana sospirò, quasi affranta.

“ Credo che allora non ci sia speranza, per me.”

Sussurrò, avvilita.

“ Perché dici così?”

“ Vedete, Signor Cullen. Una delle poche cose che ricordo della mia vita passata, è l’immagine di mia madre. Una donna fortemente religiosa, che mi ha insegnato fin dalla più tenera età, i valori sacri della religione cattolica. Lei mi insegnava che un’anima deve essere pura ed integra, affinché possa accedere al Paradiso.”

Lo guardò, come a chiedere conferma. Carlisle annuì, e la sua conferma, spinse Diana a continuare.

“ Ma come è possibile, allora, che un giorno, quando tutto avrà termine, ed inevitabilmente anche io scomparirò, e sarò chiamata ad essere giudicata, come potrebbe un essere superiore non accorgersi della frattura che giace indelebile nella mia essenza?”

Chiese quasi a sé stessa, il volto assorto verso emisferi mistici di cui io non avevo minimamente tenuto conto, fin ad ora. A differenza di Diana, a me non importava molto della purezza della mia anima. L’importante, pensai sorridendo ad Edward e stringendo la sua mano sul mio fianco, era poter stargli accanto per sempre. Anche l’Inferno sarebbe stato un posto gradevole, perché io avevo il mio Paradiso personale. Edward.

“ Darius dice che io sarò esclusa da questo tipo di problemi. È estremamente convinto del fatto che la mia anima, anche se stata costretta alla dannazione eterna, non ne abbia risentito gli effetti. Ma questa è solo una sua teoria, credo dettata dall’affetto che prova per me.”

Concluse, sorridendo, forse, al ricordo della sua ostinazione.

“ E vorresti sapere anche la mia, perché estranea, giusto?”

Diana annuì vigorosa.

“ Si, esattamente.”

Carlisle meditò per alcuni attimi sulla risposta. Potevo capirlo, non era molto facile come quesito. Ma quando arrivò, fu illuminante pur nella sua neutralità e schiettezza.

“ Io credo che nessuno di noi, umani e vampiri, sappia cosa ci sia aldilà del mondo terreno. Possiamo ipotizzarlo, certo, ma non ne avremo mai una conferma sicura e fondata.”

Sospirò, per poi riprendere più deciso e calmo del dovuto.

“ Siamo esseri la cui dannazione ha costretto a comportarci come il demone che ci divora l’anima, ma ciò non vuol dire che esso non possa essere sconfitto. Le opere buone ci redimono, ma l’espiazione non deve essere confusa con la presunzione. Non siamo martiri, ma esseri che cercano di assopire la loro natura corrotta. Ritengo che debba essere solo questa, la nostra prima preoccupazione. Vivere l’eternità concessaci con ferma convinzione di ciò che si è. Essere buoni, non vuol dire essere santi. Gli errori si possono commettere, e sono proprio questi, a renderci più umani. E come umani, un giorno, verremmo giudicati.”

Concluse, sorridendole pacato e composto.

“ Quindi il mio consiglio, Diana, è credere in te stessa e non lasciarti condizionare da prospettive future. Vivi la tua vita e sii felice, anche nei momenti di tristezza.”

Diana gli sorrise annuendo, alzandosi aggraziata, seguita da Carlisle. Si inchinò come una ballerina dopo la sua esibizione, ringraziandolo prima con gli occhi che con le parole.

“ Ora posso andare. Grazie infinitamente per avermi concesso il suo tempo, Signor Cullen. E…grazie davvero, di tutto.”

Carlisle le sorrise, stringendole la mano con dolce forza. L’affetto a brillare nei suoi occhi paterni  buoni.

“ Di nulla, Diana. È stato un piacere.”

Diana sorrise a fior di labbra, lasciando scorrere il suo sguardo sulla figura di Esme, che le chiese dolce:

“ Non vorresti fermarti ancora un po’, cara?”

Lei scosse la testa, in segno di diniego.

“ La ringrazio, ma non credo di poter accettare.”

Le riservò un sorriso leggero, per poi voltarsi verso Jiulian, che riprese vita ad uno solo dei suoi sguardi.

“ Possiamo andare, Jiulian.”

Lui annuì, accostandosi a lei ed aiutandola ad indossare il suo mantello color blu cobalto, che risaltava molto il colorito chiaro dei suoi lunghi capelli ondulati.

“ Non vi creeremo nessun altro disturbo.”

Disse, a mo di congedo. Alice rise gioiosa.

“ Ah, io non ne sarei così sicura!”

Esclamò, portando Diana a guardarla curiosa. Ovviamente, lei era inconsapevole dei piani del suo compagno diabolico.

Inaspettatamente, i tratti morbidi del viso di Jiulian si irrigidirono, portando la sua padrona dietro di lei, ringhiando contro quello che i sembrò il nulla. Anche Edward, subito dopo, si irrigidì, proteggendomi con il suo corpo, in posizione di difesa.

“ Cosa succede?”

Ma prima che potesse darmi una risposta, il mio olfatto percepì un odore dolciastro, quasi mieloso, per nulla piacevole, e lo sbattere della porta d’ingresso fu più assordante di un tuono nell’infuriare di una tempesta, tanto che mi sorpresi che rimanesse ancora in piedi.

Ma ciò che più catturò la mia attenzione, fu la mano pallida con le unghie laccate di rosso brillantato, marchiare il castano dell’ebano levigato. Seguii il percorso che saliva verso il gomito, l’avambraccio sottile, il braccio destro ben proporzionato e infine il volto ovale, su cui predominavano due occhi fiammeggianti, le cui palpebre erano truccate eccessivamente, due labbra rosse, carnose e volitive, arricciate in un sorriso beffardo, il tutto incorniciato da uno sbarazzino carré nero, che conferiva un fascino felino alla proprietaria, il cui corpo da modella era fasciato da un’attillata e sgualcita ad arte, tuta in pelle lucente ai raggi dei lampade accese, brillante di alcune goccioline di pioccia, come la pelle ambrata della donna-vampiro.

“ Toc toc.”

Disse spavalda la sconosciuta, calpestando, senza permesso, il pavimento in parche di casa Cullen, creando un assordante ticchettio con i tacchi a spillo esagerati dei suoi stivali neri, lunghi fino al ginocchio.

“ Salve, Jiulian.”

Lui ringhiò, quasi risentito, in risposta al saluto ammaliatore della giovane vampira. I muscoli tesi e pronti a balzare. Lei, per tutta risposta, rise per poi sogghignare alla vista di Diana, nascosta quasi interamente dal suo corpo.

La vampira si passò la punta rosea della lingua sulle labbra marchiate da un rossetto lucido e di rosso scuro, quasi come se fosse una sua preda. Con movenze da gatta selvatica, si avvicinò ai due, ignorando noi Cullen, palesemente.

“ Chi sei?”

Le chiese tra un sibilo e un ringhio Rosalie, attirando la sua attenzione. Era di una bellezza seducente, ma per nulla rassicurante.

“ Tranquilla, bambolina Cullen. Voi non mi interessate.”

“ Cosa vuoi, Valentine? Sono giorni che ci stai inseguendo.”

Le chiese, ostile, Jiulian, investito da un suo sguardo penetrante e da predatrice provetta. Lo guardava come se volesse mangiarselo. Mi irritò all’inverosimile il suo atteggiamento beffardo ed infelicemente ironico.

“ E così mi hai sentita? Ma certo. Il sambernardo permaloso ha sempre avuto un nasino eccezionale.”

Commentò sarcastica, accerchiandolo come una tigre in gabbia.

“ Naturalmente. È quasi impossibile non nausearsi nel sentire il tuo profumo mieloso.”

Valentine rise del suo freddo commento, arrestandosi a pochi passi da lui, che non si mosse.

“ Quanta freddezza, Jiulian. Non la pensavi così nelle notti buie della tua misera vita.”

Le sussurrò le ultime parole all’orecchio, leccandogliene la punta, dispettosa. Lui si scostò disgustato e mentre lei rideva, strattonò Diana dalla sua parte, tenendola per il polso in una stretta solida. Era veloce, e anche molto irritante.

Jiulian fece per assalirla, ma Valentine strinse la gola di Diana, che non si ribellò, artigliandole la pelle candida con le dita lunghe della sua mano ambrata.

“ Fai il bravo, Jiulian, se non vuoi che la testa della tua adorata padroncina, salti dal suo liscio collo come il tappo di una bottiglia di champagne.”

Sussurrò perfida, stringendo il corpo di Diana nella sua morsa ferrea.

“ Valentine, perché ti comporti così?”

Le chiese con voce inalterata , Diana, continuando a rimanere impassibile di fronte alla sua violenza.

“ Oh, beh, le ragioni sono molte dolcezza. Prima di tutto, tu, e poi, tutto il resto, come l’affronto subito da parte di Darius, sempre per proteggere un’insignificante ragazzetta spocchiosa come te.”

Le sibilò risentita, aumentando la sua stretta. In un moto istintivo, mi protesi per aiutarla, ma Edward mi fermò, sussurrandomi all’orecchio:

“ No, aspetta.”

“ Darius te la farà pagare.”

Proruppe Jiulian, avvicinandosi di poco a lei.

“ Non preoccuparti. So come trattarlo.”

“ Io non credo. Soprattutto se ucciderai la sua compagna.”

Valentine rise, una risata priva di gioia.

“ Oh, non farmi ridere. Questa ragazzetta la sua compagna? Ma se lei è…”

“ Ora basta.”

Intervenne una voce familiare, la nota suadente della sua voce, ora carica di irritazione.

Sulla soglia era apparso Darius, affiancato da Hector, teso in una posa d’attacco.

“ Valentine, lascia andare subito Diana.”

Lei sorrise al suo tono duro e freddo, stringendo ancora di più la presa sulla giovane vampira.

“ No, se prima non acconsentirai a tenermi di nuovo con te.”

Gli disse di rimando. Lui espirò pesantemente, furente.

“ Per l’ultima volta, Valentine, lascia andare Diana.”

Lei inclinò la testa, un sorrisino di sfida ad incurvarle gli angoli della bocca carnosa, mordendole il collo e provocandole un sussulto.

A quel punto vidi Darius concentrarsi, evidentemente per farle del male, attraverso il suo potere, ma prima che potesse raggiungere la sua mente, Valentine venne scaraventata fuori dalla finestra da una forza invisibile, provocando una cascata di vetri rotti e un rimbombo per tutta la foresta, dovuto allo schianto del suo corpo sul terreno umido del suolo erboso.

Prima che potessi comprendere chi fosse stato, tutto mi fu chiaro al sorriso smagliante ed entusiasta di Alice che saltellò, quasi allegra, al nostro fianco, esclamando:

“ E’ lui, è lui!”

“ Chi, Alice?”

Le chiesi, esasperata. Lei mi abbagliò con uno dei suoi più bei sorrisi da cherubino gioioso.

“ La figura misteriosa. È lui.”

Mi ci volle un secondo per collegare il suo folle entusiasmo alla sua irritazione, scaturita dalla sua visione imperfetta. Seguii lo sguardo di tutti i Cullen, verso Diana, ora sostenuta dalle braccia possenti di un nuovo vampiro. Si trattava di un uomo alto, fisico slanciato, vestito con abiti semplici, jeans scoloriti e camicia dello stesso blu singolare del mantello di Diana. Capelli corti, folti e sbarazzini, di un particolare color caramello; viso spigoloso ma modellato, labbra leggermente piene e due profondi occhi neri, assetati o forse, emozionati, data l’espressione di completa adorazione, che riservava alla donna che teneva stretta al suo petto.

Ma ciò che più mi meravigliò, fu la nota melodica ed appassionata della sua voce, come un assetato che ritrova, dopo molti anni, una fonte d’acqua pura.

“ Diana. Ti ho ritrovato, finalmente, amore mio.”

 

 

 

 

 

Angolo dell’autrice.

 

 

Salve a tutti e a tutte!!! Come va?? Io a meraviglia!!! Vi è piaciuto il cap??? A me si, ma siamo ancora agli inizi, il bello deve ancora venire!!!XD

Prima di tutto, ringrazio sempre i miei lettori appassionati, misteriosi ma sempre graditi!!

E adesso, passiamo ai…

 

Ringraziamenti a:

 

Albicoccacida: Oh, scusami! Avevo capito male io!^///^ Comunque, visto che ci siamo chiarite tutte e due, qui i chiarimenti dovrebbero esserci nei confronti di Diana!!! Ho capito, non ti piace! Ma vedi che in fondo non è male! Basta vedere i suoi pretendenti! A proposito: sei curiosa di scoprire chi è questo nuovo misterioso ragazzo? Se fossi in te, mi chiederei anche cosa volesse dire Valentine prima che la interrompesse Darius! Troppi misteri? Beh, scoprirai tutto nel prossimo cap, quindi non mancare!! Grazie mille per la tua recensione!! A presto e ancora tanti auguri di buon anno da Fuffy91!!!^__^

Beuzz94: Ciao, beuzz!!! Eh si, troppi misteri e soprattutto troppi vampiri sconosciuti e, per la maggior parte, cattivi vero?? Ma non sempre è tutto come appare! A cosa mi riferisco? Beh, saprai tutto nel prossimo aggiornamento!!! Grazie per i commenti!!! Bacioni e tanti auguri di un felice anno nuovo, Fuffy91!! ^__^

 

Ed ora, un ringraziamento ai 10 preferiti e ai 13 seguiti!!! Baci baci e un grazie sincero anche a voi tutti!!!

Vi lascio con l’augurio di uno splendido 2010!!!

Baci baci dalla sempre vostra, Fuffy91!!!

^_________________________________^***

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6

Bella.

 

Vidi il vampiro sconosciuto, stringere ancora più intensamente al suo petto la figura fragile e delicata di Diana, che, forse inconsciamente, si aggrappò al tessuto leggero della sua camicia blu, ricambiando il suo sguardo oscuro e penetrante, con uno dorato ma smarrito.

“ Diana.”

Sussurrò ancora il suo nome, scostandole con il respiro una ciocca di capelli dalla fronte, tanto erano vicini i loro visi.

Lo vidi socchiudere gli occhi, protendendosi per baciarla. Ma, improvvisamente, lo vidi schiantarsi al suolo, contorcendosi per un dolore insopportabile, che non provocava ferite. Sorprendentemente, lui non si lamentò, sopportando in silenzio la sua tortura, inflittagli da Darius, che lo dominava con la sua figura elegante, ma possente.

Diana, intanto, era stata presa al volo da Jiulian, che guardava la scena impassibile. Hector, intanto, era uscito per poi ritornare nel lasso di tre secondi, con una scalpitante e turbata Valentine. Ma la sua presa era troppo salda per trovare una facile liberazione.

Osservai scioccata il giovane vampiro dai capelli luccicanti di caramello, contorcersi al suolo, tentando di alzarsi e opporre resistenza all’attacco di Darius, senza successo.

“ Ora basta, Darius.”

Gli intimò Carlisle, corrucciato ed irritato dal suo comportamento.

“ Questo uomo mi ha arrecato un’offesa intollerabile, Carlisle. Quindi, non tentare di fermarmi.”

Disse impassibile, continuando ad incenerire con lo sguardo il povero malcapitato, che emise un singulto di dolore ad un suo acido sorriso.

“ E’ lui che stavano cercando, quando ci hanno lasciato Diana, con Jiulian. Lui lo aveva già individuato, e aveva dato le dovute istruzioni a Hector affinché riuscisse a rintracciarlo facilmente.”

Lo informò Edward, anche lui fortemente irritato dal comportamento di Darius.

“ Si, ma questo non è un buon motivo per punirlo qui, in casa mia.”

Ribatté Carlisle, con vigore.

“ Oh, ma lui non vuole solo punirlo.”

Sussurrò Valentine, con un sorrisino sadico ed eccitato a solcarle le labbra rosse.

“ Vuole ucciderlo.”

Disse, deturpando la sua voce suadente con una risatina isterica.

Hector la strattonò, smorzando il suo riso su una nota più acuta.

“ Ti conviene rimanere in silenzio, strega, se non vuoi fare la sua stessa fine.”

Sibilò tenebroso e pericoloso Hector, evitando un suo morso rabbioso sulla giugulare.

Intanto, una crepa grigio perla deturpò il volto perfetto del giovane vampiro dolorante, e a quella vista, il sorriso sadico di Darius si accentuò sul suo volto da angelo vendicativo.

“ No!”

Esclamò Diana, ribellandosi dalla presa di Jiulian, che venne sbalzato all’indietro da una sua scarica telepatica, fin quasi ad urtare la parete, per poi correre invisibile verso Darius, abbracciandolo da dietro.

Mi stupii, non credevo fosse così forte.

“ Darius, ti prego.”

Lo implorò, un sussurro soffice in un vortice tempestoso.

“ No.”

Le rispose rigido e determinato Darius, intensificando la dose di tortura sulla sua preda, che rantolò, serrando le labbra e gli occhi scuri. La crepa sul suo volto divenne più profonda e gli arti superiori ed inferiori erano abbandonati aperti, senza vita, sulle assi del pavimento, come una bambola rotta.

“ Ti prego. Non ucciderlo. Fallo per me.”

Lo implorò ancora, intensificando ancora la stretta sulla sua vita.

Darius sembrò irritarsi ancora di più, e la sua rabbia fece urlare di dolore la sua vittima, voltando ansimante il volto lontano da lui e da Diana.

“ Perché mi supplichi di risparmiarlo? Cosa ti importa di lui?”

Le chiese rabbioso.

“ Niente, infatti.”

Mi stupì la risposta di Diana, atona e determinata. Ma poi, chiuse gli occhi, stringendo i pugni sul suo stomaco, sospirando e lasciando che le parole scorressero libere e leggere dalle sue labbra.

“ Ma mi importa di te. Per favore, non macchiare la tua coscienza con altro sangue. Se si può evitare, perché non farlo?”

Darius sembrò ammorbidirsi, alleggerendo il suo sguardo torvo e distendendo i tratti del suo viso.

“ Ti prego.”

Lo implorò ancora lei, e questa volta la sua preghiera venne accontentata, visto che lo sguardo di Darius si posò lontano dal vampiro, che tornò a respirare, ansimando per un po’ ad occhi spalancati e sorpresi. La crepa del suo volto granitico, si richiuse velocemente, senza lasciare traccia, così come la funzionalità dei suoi arti, che lo portarono a riprendere il suo controllo e ad alzarsi velocemente ed indietreggiare di pochi passi, anche se mi sembrò non per lo spavento, piuttosto per una sorta di autodifesa, dato il suo sguardo determinato e vigile ad ogni movimento del suo nemico.

Diana lasciò la presa lentamente dal corpo di Darius, che si voltò con sguardo affranto verso di lei, sollevando una mano per accarezzarle il viso. Poi, la abbracciò sospirando.

“ Scusami.”

Le chiese perdono, stringendola al suo petto.

A quel gesto, il vampiro sbarrò gli occhi, sorpreso, per poi corrucciarsi e sibilare un ringhio furioso.

“ Tu.”

Darius lasciò libero il corpo di Diana, cingendole il fianco, possessivo e guardando il suo avversario torvo, ma non aggressivo.

“ Dimmi chi sei?”

“ Perché ti interessa saperlo?”

Gli chiese, ostile.

“ Perché così potrò sapere il nome di colui che ucciderò.”

Gli rispose, calmo ma con una nota tenace nella voce profonda.

Darius sorrise ironico.

“ E perché dovresti uccidermi?”

“ Dimmi il tuo motivo, ed io ti dirò il mio.”

Darius lo soppesò con lo sguardo per un po’, per poi convenire serio:

“ Mi sembra giusto.”

Ci furono momenti di attesa carichi di tensione omicida da entrambe le parti, che vennero rotti da Darius stesso.

“ Mi irrita la tua esistenza. Devi soccombere il più presto possibile.”

“ Ma è assurdo.”

Proruppi, incapace di trattenermi. Subito gli sguardi di tutti furono su di me, ed erano così poco rassicuranti che portarono Edward a stringere la presa sulla mia vita ed Alice ad affiancarmi più stretta al mio corpo.

“ E’ ridicolo che tu voglia la sua morte per un motivo così futile.”

“ E cosa ti fa pensare che per me sia superfluo?”

Mi rispose neutro, Darius.

“ Non è mica colpa sua, se è sopravvissuto alla trasformazione che qualcuno gli ha inferto.”

Lo difesi, non capendone il motivo. In fondo, cosa mi legava a quel vampiro? Assolutamente nulla.

Eppure, pensai mentre osservavo il suo sguardo traboccante di determinazione con un filo sottile di sincerità, mi sembra così sincero. Credo che ci sia qualcosa che lo leghi a Diana. Forse…

Mi illuminai, guardando consapevole Darius, che ricambiò il mio sguardo ambrato con uno fiammeggiante ma impassibile.

Forse, è per questo che lo vuole morto. Ha paura di lui.

Sorrisi inconsapevole, mentre Edward mi guardava curioso ed Alice annuiva decisa. Sicuramente aveva letto nel mio futuro la mia nuova consapevolezza.

“ E’ buffo, non trovi?”

Disse all’improvviso Darius, rivolto al vampiro.

“ Oggi sono già due belle vampire a proteggerti.”

“ Si, ma solo una di loro mi interessa.”

Lo informò lui, osservando Diana con un misto d’intensità e di apprensione.

“ Diana.”

La richiamò di nuovo, addolcendo il tono della sua voce, cogliendo una nota di dolore che mi sorprese.

“ Diana, non mi riconosci?”

Lei lo guardò attentamente, mentre la presa di Darius si faceva più salda.

“ Sono io, William.”

Sussurrò, quasi affranto, avvicinandosi di un passo, lentamente, a lei, negli occhi ancora un riflesso di sofferenza.

“ William.”

Bisbigliò lei, quasi come per revocare qualcosa alla sua memoria. Lui annuì, avanzando di un altro passo verso di lei, tendendole una mano, lo sguardo ancora sofferente, ma con un filo di speranza.

Lei, forse inconsapevole, si protese verso di lui, cercando di stringere la mano che gli porgeva.

“ Diana, amore mio.”

Sussurrò lui, sfiorando le sue dita. Ma a quelle parole, Diana sembrò tornare alla realtà, allontanando frettolosa la mano dalla sua, scuotendo vigorosa la testa, e a quel movimento le onde dei suoi capelli biondo cenere danzarono sulle sue guance leggermente piene.

“ No, mi dispiace. Non mi rammento di voi.”

Lui sembrò ferito da quelle parole, e sul suo volto dai tratti da arcangelo, comparve quella maschera di dolore che non aveva deturpato il suo viso nemmeno sotto i colpi incessanti di Darius, che sorrise soddisfatto.

“ Sentito? Lei non ricorda nulla di te. Soddisfatto, ora?”

Disse beffardo, mentre Hector sorrideva insieme al suo padrone per la sofferenza che Diana aveva inflitto al loro nemico. Jiulian sembrava l’unico a non divertirsi delle pene di William. Forse, nella sua condizione, rivedeva la sua, nei tempi che furono.

“ Oh, povero caro. Vuoi che ti consoli un po’?”

Disse ridendo Valentine, e nell’osservarla distratto, il suo sguardo cambiò e all’improvviso sembrò illuminarsi e i suoi occhi, prima assenti, sembrarono emanare scintille di pura furia, e il suo ringhio rabbioso intimorì Valentine, che smise di ridere all’istante, e smorzò il sorriso sul volto di Hector e su quello di Darius.

“ Tu, dannato, sei stato tu!”

Esclamò, tendendo i muscoli, pronti a scattare su di lui.

“ A cosa ti riferisci?”

“ Sei stato tu. Quella femmina…”

Indicò Valentine, con un gesto brusco del capo.

“ E’ stata lei a trasformarmi. Lei mi ha morso, con l’inganno. L’hai mandata tu da me, per uccidermi.”

Valentine si spaventò a quelle parole, tanto che guardò con gli occhi sbarrati dal terrore Darius, che sorrise sprezzante.

“ E’ ridicolo. Per quale motivo avrei dovuto ordinare Valentine di ucciderti?”

“ Ma è logico.”

Disse Edward, sussurrando quelle parole con consapevolezza e determinazione, nonostante la leggerezza casuale del suo tono.

“ Perché ti era di intralcio.”

Darius lo guardò accigliato.

“ Come dici?”

“ Andiamo, Darius. Smettila di recitare. È evidente. Tu desideravi così ardentemente Diana, che non ti sei curato minimamente di ordinare alla tua complice di irretire, in una astuta trappola mortale, il giovane a cui Diana aveva ceduto il suo cuore.”

Continuò Alice, provocando il mio sbigottimento ad ogni parola. Allora, era proprio come immaginavo. Darius aveva timore che Diana ricordasse la sua passata relazione con William, per questo bramava con tutto sé stesso di vederlo soccombere per mano sua.

“ Non credi, Alice cara, che sia un tantino banale la tua supposizione?”

Gli chiese, quasi schermendola.

“ Non è banale.”

Disse con calma meticolosa Edward, mentre Darius lo inceneriva con lo sguardo.

“ L’ho letto nella sua mente. I suoi ricordi sono molto vividi. Ed Alice…”

Disse, indicandola, mentre lei gli sorrideva ammirata e riconoscente.

“ L’ha predetto in una sua visione.”

“ Che vedeva loro due abbracciati e sorridenti, se vuoi proprio saperlo.”

Darius sbuffò, stringendo ancora di più a sé Diana, che posò il suo sguardo confuso, prima sul volto accigliato di Darius, poi su quello sorridente di Alice e calmo di Edward, ed infine su quello stupito ma quasi rincuorato di William.

“ Non capisco.”

Sussurrò, chiedendo conforto in Darius, che le sorrise convincente, accarezzandole i capelli, delicato ma possessivo. William sibilò a quel gesto.

“ Non c’è nulla da capire, mia adorata. Stanno solo cercando di confonderti.”

“ Non osare dire che mio padre e mia zia sono dei bugiardi.”

Sibilò alterata Renesmee, avanzando minacciosa verso di lui. La trattenei per un braccio, arrestando il suo passo frettoloso, per evitare scontri che potessero comprometterla.

Jiulian si protese verso di lei, come per scostarla dalla sua posizione troppo vicina al suo signore, ma ad una negazione esplicita ed agitata di Diana, Darius, con un cenno della mano sinistra, lo riportò all’ordine.

“ Non ho detto questo. Ho solamente affermato che stanno travisando la verità dei fatti.”

“ Vuoi forse dire che Valentine non ha aggredito in un vicolo cieco il ragazzo, inscenando una commedia di secondo ordine, dove la vedeva falsamente aggredita da uno dei tuoi seguaci, che al suo intervento, lo hanno fatto vincere a posta, per poi lasciarlo solo con lei, per fare in modo che lo potesse aggredire, morderlo, e poi lasciarlo cadere sulla neve, quasi esanime, in preda alle fiamme della trasformazione?”

Disse pacato Edward, ma con una nota di disgusto unita ad irritazione che solo io potevo cogliere, nella melodia vellutata che era la sua voce.

“ Che orrore.”

Commentò Esme, orripilata dalla rivelazione del figlio.

“ E’ vero, Darius?”

Gli chiese Diana, incitandolo a guardarlo negli occhi. Ma prima che lui rispondesse, fu William stesso a parlare.

“ Si, è vero.”

Diana lo guardò, ancora scioccata e confusa dalle tante rivelazioni sconvolgenti. William sembrò quasi ipnotizzato dai suoi occhi dorati, catturati dai suoi scuri, per poi avvicinarsi ancora di qualche passo a lei, negli occhi, un’espressione di assoluta sincerità mista a sofferenza per la sua titubanza.

“ Devi credermi, Diana. Tutto quello che lui ha detto, è vero. Non devi credere a quello che ti dice. E’ un bugiardo e un assassino. Voleva vedermi morto allora, e ancora oggi lo desidera. Lo ha ammesso. Ti prego, credimi”

Le disse accorato, portandosi la mano destra sul cuore, come per stipulare un giuramento.

“ Io…”

Iniziò lei, la voce titubante, lo sguardo basso.

“ Io ti amo, Diana.”

Le rivelò senza vergogna, ma con un tono così sofferto, da portarla a guardarlo meravigliata.

“ Ti amerò sempre. Sono sopravvissuto solo per te, ti ho cercata per più di cento anni, girando il mondo solo per ritrovarti. Ti prego di credermi.”

Le rivelò, avanzando ancora, incurante della vigilanza di Darius e di Jiulian, come se esistessero solo loro due e nessun altro.

“ Io…io vi credo ma…, non ricordo, non ricordo mi dispiace.”

Disse, nascondendo il volto nel petto di Darius e a quel gesto, forse quasi incondizionato, William trasalì visibilmente ferito.

“ Perché? Perché non ti ricordi di me? Cosa ti hanno fatto?”

Ma poi, guardando fiero Darius, lo sguardo luccicante di un nero metallico per la furia.

“ Cosa le hai fatto?”

Gli sibilò furente, tendendo i muscoli delle gambe e delle braccia, pronto per un balzo o un attacco ravvicinato. Capii che lo avrebbe attaccato davvero, prima che succedesse realmente.

Accadde tutto in un attimo. Diana scivolò lungo la parete adiacente, Jiulian trattenne Willam per le braccia, mentre Darius lo stordiva attaccandolo a livello mentale, con il suo oscuro potere.

William ringhiò di rabbia, liberandosi dalla presa di Jiulian, per poi, con un calcio, lanciarlo dall’ altra finestra del soggiorno, e una seconda pioggia di schegge lucenti, atterrare come un gatto sul suolo erboso.

Ignorando il suo avversario, si concentrò su Darius, sviando il suo sguardo fiammeggiante e correre verso Diana, ancora sconvolta e in piedi accostata alla parete. Non capii cosa volesse fare, se non quando lo vidi afferrarla delicatamente ma con decisione per le gambe e la schiena, stringendola a sé, come un tesoro prezioso.

Le sussurrò qualcosa che non compresi, forse una scusa, per poi allontanarsi con lei in braccio verso la finestra aperta, ma ricoperta ancora di schegge taglienti.

“ No!”

Esclamò tra un ringhio e un sibilo Darius, provocandogli un singulto di dolore, mentre con un grido soffocato di Diana, lo vidi cadere di schiena sul pavimento, che si increspò sotto il suo peso, per l’urto violento, ad occhi chiusi ma la presa ancora salda sulla vita di Diana, stesa sul suo corpo immobile per il dolore che Darius gli stava infliggendo.

La vidi puntellarsi con le mani sul suo petto, i capelli ondulati scendevano come bande ai lati del suo viso, ricoprendo quello del giovane sotto di lei. Gli accarezzò il viso deformato dallo sforzo di non urlare, con le mani tremanti.

“ No.”

Articolò senza voce, guardando Darius con un misto di pena e di confusione.

In un moto istintivo, mi avvicinai a pochi passi dal campo di battaglia, espandendo con un sospiro il mio scudo, avvolgendo in una bolla invisibile la coppia sul pavimento. Immediatamente, i tratti tesi del volto di William si distesero, e socchiudendo gli occhi sorridendo appena, alzò una mano per sfiorare quello stupito di Diana. Ma proprio mentre le sue dita stavano per toccare la sua pelle di ghiaccio, Diana venne afferrata da Hector, che aveva lasciato Valentine libera di fuggire, ma che subito venne trattenuta da Jiulian, che si affiancò al suo padrone, trucidato dallo sguardo scuro ed adirato di William.

“ Non esultare. Sei stato protetto da Bella, per questo sei sopravvissuto.”

“ Ed è ancora immune al tuo potere, come tutti noi.”

Dissi sicura, guadagnandomi un suo sguardo accigliato. Ma mi sorprese quando mi sorrise amabile, dilettandosi in una risata leggera.

“ Va bene, va bene. Mi arrendo. Avete vinto, voi, per questa volta.”

Ci tenne a precisare, per poi fare un cenno a Jiulian.

“ Jiulian, lasciala andare.”

Jiulian obbedì, liberando dalla sua presa ferrea Valentine che volò al suo fiancò, più agile ed elastica degli altri, facendo una linguaccia a Jiulian che la ignorò.

“ Puoi ritornare al mio servizio, se vuoi.”

Le disse, amabile. Lei gli sorrise riconoscente, ma quando si protese per abbraccialo, lui la fermò impassibile e freddo.

“ Ma non sarà più come un tempo, tienilo bene a mente. E se fallirai ancora, non credere che sarò così clemente da non punirti a dovere.”

Le sibilò all’orecchio sibillino e quando si allontanò, Valentine non poté trattenere un’espressione turbata e spaventata, ed ero pronta a scommettere che fosse stata attraversata da un brivido gelido, dato il colorito del suo viso più pallido del solito.

“ Quanto a te.”

Si rivolse pacato ma irritato a William, che ricambiò il suo sguardo accigliato e fiero.

“ Non sperare che ti lasci andare così facilmente.”

Si avvicinò a poche spanne da lui, facendo tendere attenti i suoi efficaci seguaci.

“ Ti cercherò ovunque tu vada e non importa se avrai degli alleati.”

Sussurrò veloce ma comprensibile, voltandosi per osservare cortese Carlisle, che lo osservava impassibile ma con i pugni ben stretti lungo i fianchi.

“ Ti annienterò ugualmente.”

“ Staremo a vedere.”

Gli rispose lui, facendolo sorridere inspiegabilmente.

“ E’ stato un piacere Carlisle.”

Disse a voce più alta, riacquistando quel suo tono mellifluo e divertito.

“ Immagino che questa sia l’ultima volta che ci vedremo, se non da nemici, vero?”

Carlisle annuì.

“ Immagini bene, Darius. Mi dispiace, ma le tue azioni hanno confermato ciò che in passato pensavo di te.”

Darius sospirò affranto.

“ Capisco. Beh, allora addio Carlisle, amico mio.”

“ Addio, Darius.”

Gli disse Carlisle, la voce inclinata da una nota di amarezza.

Darius, prendendo Diana per mano, la trascinò all’uscita, mentre lei si voltava per osservare dispiaciuta tutti noi e William, che si protese per afferrarle un braccio, vista la direzione della sua mano destra. Ma Jiulian ed Hector gli sbarrarono la strada, e lui capì che non era ancora tempo per affrontarli e lasciò che spalleggiassero e nascondessero i lineamenti angelici di Diana.

“ Torna presto, Diana. Sarai la benvenuta.”

Le urlò Esme e la vidi di sfuggita, prima che le possenti spalle di Hector la celassero del tutto, annuire affranta, forse più per cortesia che per vera intenzione.

“ Solo lei.”

Mormorò Rosalie, incenerendo con lo sguardo Valentine che le sorrise sardonica, mandandole un bacio sulla punta delle dita, a cui Rose rispose con uno sbuffo e una smorfia disgustata.

“ Ti libererò da quella prigione dorata, Diana. Te lo prometto.”

Sussurrò quasi fra sé William. Darius si voltò per sorridergli beffardo, stringendola alla sia spalla, sotto al suo mantello nero-carbone.

“ A presto.”

Lui gli fece un cenno con il capo, sprezzante e sostenne il suo sguardo fino a quando la porta non si richiuse con un tonfo sordo. Il vento piovigginoso entrò sibilando da entrambe le finestre rotte e lui sospirando si voltò nella nostra direzione, osservandoci con occhi smarriti e spinti. Sembrava esausto.

“ Scusate per il disastro.”

Si scusò e prima che qualcuno potesse rispondergli, lo vidi cadere a terra con un sospiro dolorante.

 

 

 

Angolo dell’autrice.

 

Salve a tutti/e!!! Scusate il ritardo, ma volevo regalarvi questo capitolo prima dell’inizio della scuola!!! Uffa, che pizza!!!XD Comunque, grazie a tutti quelli che mi seguono, mi leggono con interesse, mi commentano con altrettanta semplicità ed emozione e mi inseriscono fra i preferiti e i seguiti!!! Grazie, grazie, grazie infinite davvero!! Mi fate tanto, tanto, tantissimo piacere!^///^

Ed ora passiamo ai…

 

Ringraziamenti a:

Albicoccacida: Ciao, carissima Albicoccacida!!! Come stai?? Spero benissimo! Grazie per l’immancabile recensione! Allora, da dove inizio….mmm…beh, innanzitutto, ti dico subito che, in effetti, Diana può apparire molto, a ripresa delle tue parole che mi hanno fatto morire dalle risate^^, "principessa uscita dalle favole adesso vi incanto tutti", però ti posso assicurare che non è così!!! Continua a leggere i prossimi cap, e lo scoprirai!!! Le storie sono belle anche per questo, no??? Ti aiutano a scoprire le sfaccettature di un personaggio capitolo dopo capitolo!!!XD Valentine è una tipina particolare, e un po’ acida a volte, ma solo perché vuole ottenere a tutti i costi ciò che vuole! William, ti piace??? E’ un tipo determinato anche lui! Nel prossimo cap imparerai a conoscerlo meglio, ma non voglio anticiparti nulla!!!

Che dirti, a prestissimo e buon fine feste!!! Baci baci, Fuffy91!! ^__^
Beuzz94: Ciao anche a te, cara e dolce Beuzz!!! Si, hai ragione, sono proprio cattivi i miei personaggi, me ne accorgo da sola! ^^ Ma vedi, ognuno agisce per i suoi interessi o per rispettare i suoi ruoli! La loro personalità è più articolata di quanto pensi! Ma lo scoprirai da te, prossimamente!! Si, Valentine non è proprio amichevole, ma ha anche lei una parte ironica!^^ Ti piace William?? Lui è molto più romantico e tenace degli altri personaggi! Ma lo vedrai in seguito!!

Grazie mille per il tuo immancabile commento, mi hai fatto molto contenta!!XD Baci baci e buon fine feste, Fuffy91!!! A presto!! ^__^

 

Ed ora un ringraziamento speciale ai miei 10 preferiti e 16 seguiti!!! Crescete giorno dopo giorno, grazie mille!!!^////^

 Buone feste anche a voi!!!

 

Buona Epifania a tutti!!!!

 

A presto, Fuffy91!!!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7

Bella.

 

“ Ma come può essere svenuto? È un vampiro!”

Esclamò tra il divertito e il meravigliato Emmett, le mani ai fianchi, scuotendo la testa sorridente ed incredulo.

“ Non è svenuto. È solo sfinito. Darius l’ha stressato per troppo tempo sia psicologicamente che fisicamente.”

Gli spiegò Edward, mentre mi aiutava ad imbevere una pezzuola di lino bianco in una bacinella di plastica azzurra, sorreggendola per poi posarla sul tavolino di vetro del salone.

Mi inginocchiai al suo capezzale, chinandomi sul suo viso accigliato e dolorante, posato sul morbido cuscino color panna del divano in pelle, su cui Jasper ed Emmett lo aveva disteso, emettendo sospiri sofferenti e, tra un soffio ed un altro, mi parve di udirlo sussurrare flebilmente il nome di Diana. Fu allora che, con un espressione di dispiacere dipinta sul volto, gli rinfrescai le guance e la fronte con la pezzuola umida, scostandogli un ciuffo ribelle color caramello, con le dita della mano sinistra.

“ Si rimetterà?”

Chiese Esme a Carlisle, le mani giunte al petto e il viso a cuore deturpato da una smorfia di pena.

Il dottor Cullen era inginocchiato al mio fianco e, di tanto in tanto, gli tastava in delicati tocchi la fronte e il collo, alla ricerca di un qualche segno di ripresa.

“ Si, credo di si. Edward?”

Si rivolse al figlio, chiedendone una conferma. Edward annuì, concentrato sul flusso di pensieri della sua mente.

“ Si, sta riprendendo contatto con la realtà a poco a poco. Anche se il suo pensiero è fisso sul volto di Diana.”

“ Aprirà gli occhi fra cinque secondi.”

Annunciò sprizzante Alice, affiancando il fratello e dondolandosi sul posto con le mani dietro la schiena, dopo aver aiutato Rose a ripulire tutto e Jasper ad applicare i nuovi vetri alle finestre, rimaste vuote ed infrante, dopo il combattimento.

“ Cinque…” cominciò ad enumerare con un sorriso a solcarle le labbra: “…quattro, tre, due…uno…”

Ed effettivamente, come aveva previsto, William aprì gli occhi lentamente, distendendo le rughe della fronte crucciata, ritornata liscia e di marmo come sempre.

“ Ora, è sveglio!”

Esclamò il folletto di casa, avvicinandosi a me e cingendomi la vita amichevole.

William ci guardò per un attimo smarrito. Riuscivo a leggere il bagliore spaesato nei suoi occhi bui, che a poco a poco si intensificò, diventando consapevolezza e ritrovo della realtà. Si massaggiò la fronte con la mano destra, gemendo lieve, per poi ravviarsi il ciuffo ribelle dei suoi capelli caramellati, che al suo gesto meccanico, ritornò al posto che aveva deciso, quasi come se avesse vita propria, autonomamente.

“ Tutto bene?”

Gli chiese con la calma e l’affabilità del dottore preferito dai grandi ed adorato dai bambini, Carlisle, protendendosi verso di lui ed esaminandone lo sguardo presente ma lontano, ad opera dei suoi pensieri.

“ Si, grazie.”

Sussurrò con voce roca, come se avesse dormito per dodici ore di fila.

“ Però, Darius ti ha proprio conciato per le feste. Eppure, a vederti all’inizio, non sembrava. Poi sei crollato come un sasso, non appena se ne sono andati.”

Gli disse Emmett, per nulla scherzoso, ma solo amichevolmente ironico, tanto da strappargli un sorriso.

“ Già.”

Ma subito dopo il sorriso scomparve, lasciando il posto all’amarezza e alla fretta, non appena si alzò di scatto, per correre verso la porta, trovando un varco tra Emmett e Jasper.

“ Diana.”

Disse, mentre Emmett lo afferrò per le spalle e Jasper lo trattenne per un braccio.

“ Diana. Devo andare a salvarla.”

Disse, con voce più forte, cercando di sfuggire alla loro presa.

“ Ma dove pensi di andare, da solo? Darius ti ributterebbe a terra dopo nemmeno un secondo.”

Cercò di farlo rinsavire, nella sua schietta constatazione, Emmett, trattenendolo nella presa delle sue grandi mani.

“ Lei starà bene, per il momento. Non devi preoccuparti, per ora. Calmati.”

Gli disse tranquillo Jasper, e subito dopo, William si rilassò tra le loro mani, sospirando e rilassando i muscoli delle spalle, fin troppo rigide e tese. Il potere di Jasper era miracoloso in certi casi.

“ Vieni, siediti tranquillo.”

Lo incitò dolce e allegra Alice, trascinandolo per un braccio, verso il divano, per poi sedersi al suo fianco.

“ Allora, che ne dici di raccontarci un paio di cose che riguardano il tuo legame fra te e Diana?”

William, a quella gentile richiesta, la guardò sospettoso ed accigliato.

“ E perché mai dovrei farlo?”

Disse alzandosi, questa volta più lentamente di prima.

“ In fondo, chi siete voi, per me? Nessuno. Vi consiglio di non immischiarvi in questa faccenda.”

Ci consigliò, con voce piatta ma per nulla rassicurante, indietreggiando dal nostro gruppo.

“ Purtroppo ci siamo già dentro fino al collo.”

Sibilò, quasi scortese Rose, che venne subito ammonita da uno sguardo di rimprovero di Esme e raddolcita da uno sorridente e carezzevole di Emmett, che si protese per accarezzarle, con le dita della mano destra, il braccio rigido e unito, in un incrocio perfetto, al suo gemello.

“ Cosa vuol dire?”

Chiese William, a quel punto confuso.

“ Che Darius aveva già intenzione di coinvolgerci in una sua brillante prospettiva di dominio. Tu sei solo un’aggiunta, un ostacolo ai suoi piani di conquista.”

Gli spiegò con tono cortese Edward, non cedendo all’intensità del suo sguardo. Dopo qualche minuto, fu William stesso ad interrompere il loro contatto visivo, abbassando lo sguardo a terra e sospirando amaro o rassegnato, non seppi definirlo con certezza.

“ Va bene.”

Aggiunse subito dopo, annuendo ed accennando ad un sorriso rivolto a tutti noi.

“ Vi credo. Non so perchè, ma mi sembrate sinceri.”

“ E lo siamo.”

Gli confermò Renesmee, avvicinandosi a lui lentamente e prendendogli la mano fra le sue, regalandogli uno dei suoi più bei sorrisi.

Per un breve attimo, ebbi timore di quella vicinanza inaspettata. In fondo, non sapevo se anche William seguisse la nostra dieta, come la donna che diceva di amare. Ma fu solo un momento, visto che William sembrò rischiararsi a quello slancio di affetto di mia figlia, e si lasciò trascinare da lei, senza opporsi, al posto che Alice le aveva assegnato sul divano, accanto a lei.

“ Devi fidarti di noi. Vogliamo aiutarti.”

Continuò Nessie, sciogliendo delicatamente la presa dalla sua mano pallida quanto l’avorio.

“ E come?”

Le chiese, con voce quasi incantata dalla sua forza e dalla sua fiducia.

Nessie gli sorrise, posando, in un tocco leggero, la sua mano destra sulla sua guancia e capii che le stesse trasmettendo i suoi pensieri, grazie anche alla sua espressione stupita e dallo sbattere di ciglia frenetico. Spaventato, cercò di allontanarsi dalla sua presa, reazione istintiva giustificabile, ma Renesmee gli imprigionò il volto tra le sue mani prima che potesse allontanarsi.

“ Fidati. Insieme li sconfiggeremo.”

Gli sussurrò decisa, e dopo un’iniziale sorpresa, William annuì convinto sorridendole e scostando in un gesto lento le sue mani dal suo volto, mentre Nessie ricambiava il suo sorriso a fior di labbra con uno abbagliante.

“ Sei una creatura molto dolce e gentile.”

Le disse sincero e con un tono di voce profondo ma modulato, facendola arrossire di piacere a quel complimento, come sempre.

“ Grazie.”

“ Peccato che Darius non la pensi come te. La teme molto e la considera contro natura.”

Disse con voce dura Edward, accostandosi al mio fianco, mentre emettevo un sibilo irato a quelle parole. Quel mostro! Se solo osava toccarla…

Non fui l’unica a risentirmi di quella notizia, visto che William ringhiò furioso, stringendo i pugni sulle ginocchia divaricate, quasi ad impedirsi di rompere qualcosa.

“ Quel maledetto. Mi ha rovinato l’esistenza, ha trafugato il mio cuore trascinandolo nel suo buio eterno ed ora prova piacere a distruggere la vita degli altri. Vorrei tanto averlo qui ed ucciderlo con queste mani.”

Disse guardandosi le mani e stringendole tremante per la furia che bruciava come fuoco ardente nei suoi occhi color pece.

Poi si calmò inaspettatamente, sospirando e sorreggendosi il capo con una mano fra i capelli.

“ Purtroppo non sono in grado di sconfiggere il suo potere. È troppo forte, me ne rendo conto perfettamente. Ma non posso.”

Sussurrò tenebroso e con voce tenace, stringendo nel suo pugno il ciuffo caramellato, imprigionandolo fra le sue dita, quasi come se volesse strapparselo.

“ Non posso abbandonarla così. Io devo portarla via dalle sue grinfie, a costo di perdere la mia vita immortale. Cosa me ne faccio di un’esistenza eterna, se non posso averla al mio fianco? Sarebbe quello il vero inferno.”

Disse accorato, quasi meditando fra sé. Lo ammirai. Era disposto a tutto pur di salvare la sua amata Diana. In quel momento, decisi definitivamente che lo avrei affiancato nella sua battaglia.

“ Ti aiuteremo, William. Tutti noi. Da solo non hai speranze di vittoria, ma se uniamo le nostre forze…”

Iniziò Carlisle, seguita da Alice, che lo guardò sorridente, chiedendogli fiducia.

“ …non avranno scampo.”

William le sorrise.

“ Chissà perché Diana non si ricorda di lui?”

Chiese, quasi fra sé, Rosalie, facendolo sprofondare inconsapevolmente nell’amarezza.

Alice, stringendo la mano destra stretta a pugno, gli sussurrò delicata.

“ Non preoccuparti. Risolveremo anche questo problema.”

Lui sospiri, scuotendo la testa, accigliato dal dolore che rompeva la sua voce profonda.

“ Non capisco. Perché? Cosa le ha fatto quel dannato, cosa?”

“ Nulla.”

Disse Edward, in un soffio rammaricato. William lo guardò sconvolto.

“ Come?”

“ Diana ti ha dimenticato di sua spontanea volontà, non perché le era stato imposto da Darius.”

“ E’ vero.”

Aggiunse Carlisle, camminando come un modello in passerella, affiancandosi al figlio, come per giustificarlo o dargli man forte.

“ Quello che dice Edward è vero, William. Darius non ha nessun altro potere, che non sia quello che hai subito tu stesso sulla tua pelle.”

William roteò i suoi occhi dalle iridi assetate ma luccicanti di smarrimento, prima sulla figura di Edward e poi su quella di Carlisle.

“ No, non è possibile. Lei…Diana non può avermi…averci dimenticato. E’ impossibile!”

Si nascose il volto fra le mani, disperato.

“ No, non ci credo. No!”

Esclamò con voce nutrita di sofferenza.

“ Eppure è così.”

Disse Edward, strofinando il palmo della sua mano sulla mia spalla, mentre io gli accarezzavo il viso addolorato per la verità delle sue parole. Sapevo quanto il suo potere potesse avere ripercussioni negative negli animi di coloro che interessano i pensieri dei suoi soggetti. Ed esserne il portavoce, in un certo senso, lo coinvolgevo nella loro stessa delusione.

Ma la reazione di William fu imprevista. Con uno scatto, si alzò dal divano e con un movimento invisibile, mentre venivo spinta lontana dal petto di Edward, dalle sue stesse mani, lo vidi trascinarlo contro la parete, provocando una crepa per l’urto violento, stringendo il colletto della sua camicia.

“ Come fai a dirlo? Solo perché le leggi nel pensiero? Si, l’ho capito, cosa credi? Sono ore che mi stai sondando la testa, in cerca di qualcosa che non riesco a capire. Già, è questa la mia capacità. Riesco a percepire con più chiarezza i poteri psichici degli altri vampiri. Ti lascio immaginare l’effetto devastante del potere che quel verme mi ha inflitto.”

“ Terribile.”

Disse Edward, con tono incolore, per nulla intenzionato a reagire. William annuì.

“ Esatto. Ora mi spieghi con che diritto, affermi con così tanta convinzione che Diana non si rammenta di me?”

Disse, strattonandolo leggermente.

“ Perché ho letto il vuoto nella sua mente, nel momento in cui ha cercato di ricordare il tuo viso, nei suoi ricordi passati. Ma nulla, il nero assoluto, segno che non trova un appiglio su cui aggrapparsi per ricordarsi di te.”

William allentò la presa ad ogni sua parola, lo sguardo chino sul pavimento. Edward, a quel punto, facendo segno ad Emmett di non intervenire, scostò da solo la mano di William dal tessuto della sua camicia.

“ Ti chiedo scusa se ho violato i tuoi pensieri, ma desideravo solamente trovare, attraverso i tuoi ricordi, sicuramente più vividi di Diana, la causa che la spinge a non ricordarsi del vostro legame.”

A quel punto, un brillio di speranza apparve negli occhi stanchi ed assetati di William, che lo osservò pendendo dalle sue labbra.

“ Credi, dunque, che sia stato qualcosa che le è successo nella sua vita umana ad aver ingenerato il suo totale oblio nei miei confronti, dopo la trasformazione?”

Sembrò aver centrato il punto, visto che Edward annuì sorridendogli. Sorriso cordiale che William non mancò di ricambiare. In seguito, quasi imbarazzato, allontanandosi da lui, non opprimendolo più con la su figura, gli disse, dispiaciuto:

“ Scusami. L’istinto.”

Edward sogghignò.

“ Non importa. Ti capisco. Piuttosto…”

Lo incitò, cambiando tono, passando da uno scherzoso ad uno serio, attirando l’attenzione di William e di tutti noi.

“ Ti pregherei di concentrarti sui tuoi ricordi di Diana.”

William annuì, aggiungendo.

“ Va bene. Ci proverò. Anche se alcuni, risultano sfocati.”

Edward scosse la testa, invitandolo a sedersi tranquillo accanto ad Alice, mentre lui si sedeva ricurvo, di fronte a lui, lo sguardo felino concentrato su ogni sua sfumatura della sua lontana memoria.

“ Non importa. Proverò a decifrarli io, per te.”

Gli sorrise rassicurante, mentre William chiudeva gli occhi sospirando, lasciando che la memoria prevalesse sulla realtà e così fece Edward, che gli permise di riempire con i suoi ricordi la sua mente brillante. Riuscivo quasi a sentirne il rumore, nel silenzio carico di attesa che noi Cullen aveva creato intorno a loro, come uno sfondo opaco, dall’acustica spenta.

Edward.

 

Chiusi gli occhi, annullando ogni contatto con la realtà, violentando il mio olfatto a non inebriarsi del profumo della mia Bella, tesa e rigida accanto a me, che mi stringeva la mano, con il respiro agitato per l’ansia del momento sospeso.

I ricordi della vita umana di William fluirono nella mia mente, svuotata da ogni affanno o da preoccupazione, abbagliandomi in un caleidoscopio di coloro accesi o tenui, a seconda dei sentimenti che il suo custode provava nel rivangarli, che fossero essi di tenerezza o passione amorosa ardente.

Fu così che vidi il volto di Diana, le guance inondate di un rossore timido, i capelli raccolti e biondo ceneri, resi quasi bianchi dalla luce del sole caldo d’estate.

“ Per me? Vi ringrazio, Signor Jacksons. Sono…sono meravigliose.”

William, sorridendole, in abiti di fine Ottocento, i capelli scossi dal vento estivo, che lasciava fluttuare in larghe pieghe la gonna ampia del vestito azzurro di Diana, che sorreggeva fra le mani un mazzo di rose bianche.

“ Sono solo per voi.”

Diana, arrossendo ancora di più ed abbassando lo sguardo ai fili d’erba, di quello che doveva essere il giardino di una ricca tenuta.

“ Vi…Vi ringrazio infinitamente. Sono le mie preferite.”

William, con voce carezzevole, sollevandole il mento con due dita della mano destra, accarezzandole le labbra con la punta dell’indice e scostandole una ciocca ribelle dalla fronte e portandola dietro l’orecchio, le sussurrò:

“ L’innocenza di una rosa bianca è pari alla bellezza degli occhi di un angelo”

Diana arrossì ancora di più a quelle parole, ma gli regalò un sorriso tremulo che lui ricambio con una carezza sulla guancia arrossata.

Un vortice di colori turbinò nella mia mente, aprendo lo scenario su una nuova scena.

Diana tra le braccia di William, mentre danzavano un valzer in una sala lussuosa, con altre coppie raffinate e ridenti. Ma l’espressione di Diana era sofferente,al contrario di quella del suo cavaliere, seria e compita.

“ Ti prego, non insistere, William. Non possiamo più vederci.”

Avvertii l’irritazione di William e la ferita che gli avevano provocato quelle parole,  pronunciate con voce falsamente dura. La strinse maggiormente a sé, sempre mantenendo una certa compostezza.

“ Perché? A causa di tuo padre?”

“ Mio padre vuole solo il meglio per me.”

Gli disse, incapace di guardarlo negli occhi, i capelli sempre raccolti alla sommità del capo, gli orecchini di diamanti luccicanti sotto le luci del lampadario stile liberty, dondolavano dolcemente ad ogni loro volteggio.

William sbuffò, ridendo senza allegria.

“ Certo. Perché io sono solo un umile giornalista, incapace di soddisfare il benessere della sua unica figlia. Ma un marchese sarà perfetto al tuo fianco, come anche il suo patrimonio, che potrà sicuramente alleggerire i debiti che il tuo amato padre ha contratto nella sua fabbrica.”

Diana lo guardò accigliata e risentita, un rossore di collera ad imporporare, ora, le sue guance leggermente piene. Gli occhi azzurri accesi di un blu tempestoso, che emozionò William.

“ Non osare parlare di mio padre con così tanta leggerezza.  Farò qualsiasi cosa per non deludere le sue aspettative.”

“ Anche rinunciando alla tua felicità?”

Le chiese, facendola volteggiare su sé stessa al centro della sala, e con quel movimento la gonna dorata del suo vestito ruotò in un elegante fruscio.

Quando incrociò nuovamente il suo sguardo, vi lesse solo rassegnazione.

“ Non ho scelta.”

“ C’è sempre una scelta.”

Si fermarono, incatenando i loro occhi. L’uno deciso e speranzosa, l’altra trepidante.

“ William.”

Sussurrò lei, mentre lui si avvicinava per bisbigliarle emozionato, con una mano ancora  a cingerle il fianco e l’altra ad imprigionare la sua mano inguantata  fra la sua.

“ Ti amo, Diana. Vuoi sposarmi e lasciare che ti renda felice, cedendoti tutto il mio amore, la mia adorazione e la mia totale devozione verso te, anima mia?”

Diana trasalì, chiudendo gli occhi per un istante, per poi fuggire dalla sala con le lacrime agli occhi, emettendo a mezza voce un debole:

“ Non posso.”

Altra vortice, altra scena, altro ricordo.

Diana era seduta sul legno sottile di un’altalena, mentre si dondolava con sguardo spento ed immerso nei suoi pensieri, i capelli sciolti e ricadenti lungo le spalle, scoperte dallo scollo a barca del vestito rosato, dalle maniche lunghe, che indossava.

Un vento gelido ed autunnale venne spirato dai rami parzialmente spogli di un  pioppo, che la sovrastava e  le cui foglie gialle e rosse vorticarono in un ammasso ai suoi piedi.

Uno scricchiolio dietro di lei, la costrinse a voltarsi e fu allora che il cuore di William si riempì di amore, mentre il suo sorriso felice riscaldò la sua anima turbata, dopo la discussione con il padre di lei, Richard Morrison, che acconsentì a concedergli la sua benedizione e lasciare che divenisse suo marito.

Diana corse verso di lui, abbracciandolo stretto e da lui ampiamente ricambiato.

“ Ti amo.”

Gli sussurrò adorante, e questo bastò per rendere William l’uomo più felice del mondo. Catturò i suoi occhi inondati di lacrime di gioia, per poi chinarsi e baciarla appassionato.

Un nuovo vortice di mille colori, una nuova sfumatura e un vento gelido dell’inverno gelò i miei pensieri.

William camminava in una stradina di quei tipici quartieri di Londra, gelato dalla neve cadente, seppur avvolto nel suo cappotto lungo e nero.

All’improvviso, un urlo di donna sovrastò i suoi pensieri rosati, sul giorno dopo, il cui si sarebbe celebrato il suo matrimonio. Corse a perdifiato, svoltando nel vicolo buio dove due uomini, Jiulian ed Hector, stavano assalendo una donna vestita di rosso, Valentine.

William afferrò una stanga di ferro, minacciando i due vampiri, che falsamente spaventati, lasciarono che Valentine cadesse tra i cumuli di neve, mentre loro scappavano via, lontano fra i sentieri di una Londra notturna.

William si chinò su Valentine, scostandole i lunghi capelli lisci, lunghi fino alla schiena, dal volto, che gli apparve splendido, illuminato dalla luce debole di un lampione, unita a quella pallida della luna nascente.

“ Tutto bene, signorina?”

Valentine sbattè le palpebre, tamponandosi la testa, inscenandosi confusa e ferita.

“ Si, ma , la testa, mi pulsa.”

Gli disse, in un sussurro ammaliatore. Per nulla toccato dalla sua opera di seduzione, ma piuttosto preoccupato per il suo stato di salute, cercò di scostarle la mano dalla fronte, ma proprio nel momento in cui scoprì il collo dal colletto del cappotto e della giacca nera del vestito grigio fumo, Valentine, vi affondò i denti affilati, non dandogli il tempo nemmeno di emettere un lamento di dolore.

Attirata dall’odore di una giovane fioraia, consideratasi soddisfatta, lo lasciò andare fra mille tormenti infuocati, ad opera del veleno, sulla neve, imbrattandole del sangue che fuoriusciva dalla sua ferita pulsante.

Con un sorrisino sadico, schiacciandogli una mano con il tacco delle sue carpine di velluto, si congedò:

“ Grazie mille, Signor Jackson. È stato un piacere, assaggiare il vostro sangue e…lasciarvi morire. Omaggi dal Signor Darius O’Nail. Addio.”

E con una risata irrisoria, lo abbandonò ad un oblio rosso.

Un vortice meno frenetico, forse l’ultimo ricordo del suo doloroso passato, più vivido è chiaro, dopo la trasformazione.

Era l’alba cupa di una nuova giornata invernale, fortunatamente senza neve.

William era accostato ad una finestra dai contorni di legno, verniciati di bianco, e senza tende.

Spiava una scena sofferente, appoggiato alle tegole del tetto rosso della villa in mattoni. Un uomo corpulento e dai lunghi baffi neri consolava una donna vestita di verde smeraldo, i capelli ondulati e biondo cenere, striati di bianco, ricurva su sé stessa, seduta su di una poltrona imbottita di velluto color porpora, il volto nascosto in un fazzoletto di lino bianco.

“ Mia figlia. La mia unica figlia. La mia bambina. Diana.”

Singhiozzava, con la voce rotta dal pianto.

Il padre di Diana, concluse amareggiato, mentre una lacrime scendeva lunga la sua guancia abbronzata.

“ Scomparsa.”

La madre si gettò fra le sue braccia, piangendo disperata, seguita dal marito, che scivolò sul tappeto del salotto, avvinti in un abbraccio addolorato. William sentì il corpo di pietra spaccarsi in due dal dolore e con un salto, corse lungo i margini del boschetto.

Mi sorprese la nuova, labile sfumatura, di un ricordo accennato ma recente, visto il familiare grigiore di Forks .

William camminava, intenzionato ad attraversare Forks solo per questione di confine. Ma si bloccò, alla vista di una chioma ondulata e biondo cenere, luccicante per mezzo di un debole raggio di sole, liberato dalla prigione delle nuvole.

Istintivamente, seguì quel movimento, svoltando tre arbusti robusti, per poi fermarsi ad una raduna semicircolare, fiorita di mille margherite e violette e fra queste, il fiore più bello: Diana.

Un calore che sembrava averlo dimenticato, inondò il petto vuoto di William, che trasse un sospiro profondo, come se fin a quel momento, avesse trattenuto il respiro per troppi anni.

La sorpresa fu di vedere la sua pelle luccicare di mille diamanti come la sua, alla luce debole e bianca del sole. Era una vampira.

Si nascose, alla vista di un nuovo vampiro vestito di nero, Darius, che, non appena venne scorto da lei, ridendo, corse ad abbracciarlo. Una nuova voragine si aprì nel cuore morto di William, che trasalì ferito da quell’ unione. Finché un altro sentimento prevalse. Rabbia e gelosia.

Tutto terminò, con la fugace immagine di Diana che nascondeva il volto rammaricato nel petto di Darius, dopo la sua manifestazione esplicita d’amore.

Aprii gli occhi ed incontrai quelli di William, nero nel dorato.

Lui sospirò, mentre gli sorrisi rassicurante.

Bella, il volto incorniciato di preoccupazione, mi guardò confusa.

“ Credo di aver capito.”

Bella si illuminò, sussurrando:

“ Lo sapevo.”

 

 

Angolo dell’autrice.

 

Salve!!! Vado di fretta, quindi ringrazio tutti/e quelli che mi hanno seguito e mi hanno letto entusiasticamente.

Un saluto speciale e un bacione fortissimo a beuzz84 e Albicoccacida , con i loro immancabili commenti!!! Grazie mille, vi risponderò al più presto!! Perdonate il ritardo ed eventuali errori!

Baci baci e a prestissimo, Fuffy91!!!

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8

Diana.

 

“ Io ti amo, Diana.”

Cos’era? Cos’era quel turbamento che sentivo nascere nel profondo del mio essere, trascinandomi in un universo astratto, in cui predominava unicamente l’irrazionalità?

Perché non poteva essere razionale, quel inconcepibile sentimento che adulava, in maniera così accattivante, il mio cuore fermo, stuzzicandolo per ricominciare un antico battito.

Sospirai, portandomi la mano destra proprio al centro del mio petto, voltando lo sguardo verso la foresta dagli alberi di albicocco in fiore, anche se le loro delicate e rosee corolle, erano ricoperte da quel sottile strato rugiadoso e gelato, che rinfrescava l’olfatto, depurava i polmoni, ma pungeva le narici.

“ Ti amerò sempre. Sono sopravvissuto solo per te, ti ho cercata per più di cento anni, girando il mondo solo per ritrovarti. Ti prego di credermi.”

Quelle parole sussurrate, ma accorate, quella voce soffice, ma profonda, il viso di quel giovane vampiro, i suoi occhi neri per la fame o, forse perché, preda delle emozioni che non riusciva a nascondere, non seppi definirlo, non volevo, non potevo comprendere.

Carpire la chiave, il principio primo che scatenava la tempesta interiore che sconvolgeva i miei sensi, riuscire a rimanere nell’occhio del ciclone, per non essere turbata o, almeno, per ritrovare il mio normale equilibro emotivo, o forse per addentrami in meandri oscuri della mia mente, quella parte vuota, buia e misteriosa dei miei ricordi, impossibili da decifrare e difficile da sostenere, significava tradire la fiducia e il rispetto di Darius.

Era lui a cui dovevo la vita. Non ricordavo molto della mia vita passata, quella umana, se non dolore e disperazione, tranne il volto sorridente di mia madre, ormai deceduta da più di un secolo.

Darius mi aveva salvata da quel mondo di sole sofferenze, cancellandole con un suo unico bacio fatale, liberando la mia anima lacerata da quel turbinio di scontentezza, illuminando i miei occhi di una nuova luce. Quella della felicità e del benessere interiore, contribuendo ad eliminare gli ultimi dubbi, concedendomi di incontrare il vampiro che avevo iniziato a considerare come il modello di quella mia nuova esistenza da vampira.

Come il Dr. Cullen e la sua numerosa famiglia, non volevo sentirmi un mostro bramoso di sangue umano, padrona solo degli istinti primordiale dell’inevitabile demone, che mi tentava verso la perdizione.

Avevo combattuto contro la mia stessa natura, ed avevo vinto, fieramente e con gioia. Ma, nonostante i miei principi, non riuscivo a considerare Darius, Hector e Jiulian come a degli assassini.

Loro erano la mia nuova famiglia, la più bella, la più protettiva, la più giusta che avessi potuto mai desiderare. Insieme a loro, mi sentivo protetta, circondata d’amore e d’affetto sincero, inclusa Valentine, che non sembrava molto contenta del mio rapporto con Darius.

Eppure…cos’era quel vuoto, quel infinito nulla che profondava le sue radici, dentro di me e contro ogni mia aspettativa futura? Mi sentivo come incompleta, come se mancasse un ultimo, ma importante tassello, da inserire nel quadro articolato della mia vita.

Ripensai per un momento al volto da angelo disperato dell’uomo-vampiro, che aveva affermato apertamente di amarmi.

Corsi con la mente, senza che potessi controllarlo, al brillio di sincerità dei suoi occhi scuri, al colore caramellato dei suoi capelli folti e di un castano singolare, al suo respiro tiepido, che si infrangeva contro la superficie delle mie labbra dischiuse, al rosso vermiglio delle sue, alla morbidezza del leggero tessuto della sua camicia blu notte, contro il mio mantello…dettagli insignificanti, eppure così vividi nella mia mente da sembrare essere stati marchiati a fuoco, nella mia memori in subbuglio.

Che avesse ragione lui? Ci eravamo, davvero, già conosciuti? Eravamo stati, realmente- e al solo pensiero fui attraversata da un brivido di timore misto ad eccitazione- amanti?

Intrecciai le lunghe onde biondo cenere dei miei capelli, fra le dita, sciogliendole in immaginabili nodi, lungo le spalle, scoperte da un nuovo vestito lungo, azzurro alba e con inserti floreali sulle varie tonalità di rosa, lasciando scoperti i piedi nudi, abbandonati sul davanzale di marmo pregiato, dell’ampia finestra della mia camera, dove al centro, su un morbido tappeto bianco, in piume sintetiche, primeggiava un glorioso letto a baldacchino, in ferro battuto e con la zanzariera dello stesso colore dell’abito che indossavo, e delle tende impalpabili e trasparenti, che svolazzavano ai lati dei vetri lasciati aperti.

Aveva smesso di piovere, anche se un venticello dispettoso entrò dall’apertura, facendo aderire il vestito alla mia pelle, sottolineandone, malizioso, ogni curva, e scompigliò i capelli, lasciandoli svolazzare dietro le mie spalle, sfiorando, con le punte, la mia schiena, parzialmente nuda dalla profonda scollatura a “V”.

Fu proprio in quel momento, che la porta in legno bianco si spalancò, immortalando, come nello scatto frettoloso di una fotografia, Darius in un elegante abito nero, con la camicia senza cravatta, sbottonata fino alla base del collo, eretto e rigido sulla soglia, come una vera e propria statua in marmo del dio greco Apollo, con la differenza che era bruno. L’espressione riflessa nei suoi occhi, non lasciava adito alla sua palese ammirazione nei miei confronti.

Quello sguardo così bramoso, costrinse ad abbassare il mio sulle ginocchia, piegate e circondate dalle mie braccia nude.

“ Perdonami, Diana.”

Disse lui, il tono di voce che tradiva il suo turbamento.

Avvertii, distintamente, la porta chiudersi con un tonfo sordo e Darius avvicinarsi, con passo felpato e silenzioso, verso di me.

“ Credo che tu non mi abbia sentito bussare.”

Ricambiai il suo sorriso, incontrando i suoi occhi di rubino intelligenti, mentre lo seguivo sedersi comodamente sul morbido materasso del letto.

“ In realtà, si.”

Il silenzio scese sovrano fra di noi, dopo la mia semplice risposta, interrotto solo da un mio lieve sospiro e dall’attrito prodotto dall’aria mentre voltavo il capo verso l’esterno, contemplando con occhi lontani il paesaggio verdeggiante e il giardino intrecciato di rose e viole.

Impercettibilmente, sentii Darius alzarsi dal letto e raggiungermi, poggiando il palmo di entrambe le mani sulle mie spalle, e il tepore appena accennato della sua pelle di porcellana, sembrò penetrare, in maniera insistente, dentro la mia carne e raggiungere le ossa d’acciaio, superando, senza ostacolo, la barriera invisibile del tessuto fiorito dell’abito.

“ Scusami.”

Mi sussurrò fra i capelli, solleticandone la radice con il suo respiro freddo e salmastro, come il profumo della salsedine marina.

Sapevo che, ora, non si riferiva all’essere entrato di soppiatto in camera mia, bensì all’atto omicida che, fortunatamente, non aveva compiuto, di fronte a me e all’intera famiglia Cullen.

Era sempre così, dopo una sua, come delicatamente, fra me e me, definivo, ricaduta. Cingendomi la vita o le spalle, mi stringeva a sé, come per lenire, in parte, la ferita sanguinante del suo cuore lacerato, ogni qualvolta il mostro dentro di lui, prendeva il sopravvento sulla sua coscienza ed uccideva, a sangue freddo, e in possesso di una razionalità ghignante e metallica, coloro che osavano oltraggiarlo o, semplicemente, lo irritavano, come nel caso di quel giovane. Stranamente, pensai, aggrottando leggermente la fronte, mi ero imposta, seppur inconsciamente, di non pronunciare il suo nome e né tanto meno di pensarlo.

Osai chiedermi il perché di quella decisione, ma quando iniziai solo a sfiorare l’argomento, sentii nascere nuovamente, dal centro del mio essere, quella sensazione instabile e pericolosa, e subito accantonai il tutto, nei cassetti inaccessibili della mia anima preservata, ora confusa.

Strinsi la mano destra di Darius, scuotendo la testa leggermente, come per scacciare quel pensiero molesto che ronzava nella mia testa, concentrandomi unicamente sul vampiro dietro di me.

Lui, intanto, sembrò riprendere vita al mio tocco, abbandonando la posa statuaria ed addolorata che aveva assunto, mentre portavo la sinistra dietro il suo capo, accarezzandogli, in un gesto comprensivo, i capelli alla base del suo collo niveo. Agli occhi di un osservatore esterno, la nostra posa, constatai, poteva sembrare la stessa del gruppo statuario di Amore e Psiche, dello scultore neoclassico Canova, che io adoravo particolarmente.

Darius, come per ringraziarmi, si abbassò per baciarmi la mandibola e in prossimità del mento, per poi risalire con le labbra sulla tempia e pressarle dolcemente nella sua morbida e fragile cavità.

Mi voltò lentamente verso di lui, portando il mio corpo sul suo petto, baciandomi la cima della testa e strofinando la guancia si miei capelli, mentre con le dita, ne intrecciava le onde modulate.

“ Non avrei dovuto.” Bisbigliò, quasi commosso, continuando subito dopo: “ Non avrei mai dovuto farti assistere a quella mia reazione. Mi ucciderei per questo.”

“ No.”

Esclamai a mezza voce, alzandomi e lasciando la gonna del vestito frusciasse lungo le mie gambe e toccasse terra gentilmente.

Darius sciolse subito l’abbraccio, lasciando che fossi io a incatenare nuovamente i nostri corpi, intrecciando le braccia dietro la sua schiena muscolosa, nonostante la sua vita sottile e il suo fisico longilineo. Lui, dal canto suo, affondò con un sospiro superfluo, ma di piacere, entrambe le mani fra i miei capelli, torturandoli senza pretese né violenza.

“ Non dire così, ti prego. Non è necessario. Non è colpa tua, Darius.”

Lo confortai, accarezzandogli la schiena e le spalle in movimenti circolari, ma privi di malizia.

In reazione, Darius intensificò la sua stretta, pressandomi al suo petto muto e baciandomi ripetitivamente la fronte e i capelli.

“ Oh, Diana. Sei il mio angelo. Ti prego, non lasciarmi, non lasciarmi mai. Non potrei più vivere senza di te.”

Chiusi gli occhi a quelle parole, con le ciglia luccicanti di lacrime che non potevano scendere.

Povero, Darius! Nessuno riusciva a comprenderlo o a vederlo per quello che, effettivamente, era: un uomo fragile e sensibile, che si nascondeva dietro una maschera di falsa sfrontatezza e forza.

“ Te lo prometto, Darius. Ti resterò sempre accanto. Come potrei mai abbandonarti? Tu mi hai salvata, da una morte certa e da un’esistenza infelice. Solo a te, devo la vita e la felicità che sono riuscita ad ottenere.”

Le mie, non erano solo parole di conforto, ma la pura verità. Era solamente grazie a Darius se avevo ritrovato la luce in un baratro freddo e buio di solitudine e di amarezza.

Lo sentii per un momento irrigidirsi, ma durò il lasso di un respiro umano, visto che in seguito, i suoi muscoli si sciolsero e le sue braccia allentarono la presa disperata sul mio corpo, addolcendosi.

“ Ed io devo ringraziare te, per avermi fatto conoscere emozioni, che credevo di aver perduto per sempre.”

Espirò l’odore traspirato dai miei capelli, sussurrandomi all’orecchio destro, sfiorandone, con le labbra leggermente umide, il lobo.

“ Mi sei tanto cara, Diana. Lo sarai per il resto della mia eternità.”

Non terminò la frase accorata con una promessa. Ma preferivo così. Mi sembrava più sincera e spontanea, quindi sibilata direttamente dal cuore. Sorrisi. Si, era perfetto così.

Ricambiai ancora il suo generoso abbraccio, per poi distaccarci con un sorriso reciproco. Finalmente, aveva ritrovato la serenità.

Sfiorò con la punta delle dita la mia guancia, ravviando un riccio ribelle, per poi condurmi, cingendomi appena la vita con un braccio, verso la finestra, ancora spalancata.

“ Ti piace questa dimora?”

Mi chiese leggero, indicando con la mano libera il paesaggio appena assolato.

“ Si, molto. Anche se, avrei preferito anche una semplice stanza d’albergo.”

In effetti, la nuova casa scelta da Darius, era un vecchio castello, nascosto nel folto della foresta, i cui interni erano stati ristrutturati velocemente da Hector, in cui padre era stato artigiano, con l’aiuto di Jiulian, mentre Valentine si era divertita a disporre gli arredi e a far spostare i suoi compagni da una parte all’altra, con un armadio o un divano  sulle spalle. La stanchezza non ne risentiva, ma la pazienza era difficile da non far vacillare, soprattutto quella di Hector, decisamente molto poca.

Darius, ignaro dei miei recenti ricordi, storse le labbra contrariato.

“ Una stanza d’albergo? Non dire eresie, per favore. Non lo avrei mai permesso. Questa è perfetta, per tutti quanti.”

Disse categorico, ma con un ritrovato sorriso.

“ Anche se è un po’ isolato.”

“ Meglio. Niente disturbatori notturni.”

Risi a quella constatazione.

“ Come se noi potessimo venire disturbati nel sonno. Non dormiamo nemmeno!”

Esclamai divertita, trascinandolo nel mio riso spontaneo.

“ Beh, non è detto. Esistono sempre i sogni ad occhi aperti.”

Annuii, ancora preda degli ultimi sussulti delle risate.

“ Si, a questo, in effetti, non avevo pensato.”

“ Lo so.”

Mi rimbeccò, scontrando le nostre fronti e strofinando la punta del naso con la mia.

Sorrisi e risi ancora, ora più piano.

Improvvisamente, la porta si spalancò, trovandoci ancora vicini, e subito lo sguardo di Valentine, avvolta in una tuta in pelle, stracciata sul busto e su metà coscia, si posò, infuocato, sul braccio di Darius, aggrappato al mio fianco destro.

“ Darius, è ora.”

Trasalii. Sapevo di quale “ora” si trattasse. Beh, in fondo, dovevano pur cibarsi. Eppure, non riuscivo a non rabbuiarmi al pensiero di umani uccisi per i loro bisogni. Valentine si compiacque del mio turbamento, ma impedii a Darius di accorgersene, sorridendogli dolcemente. Il sorriso di Valentine, si gelò e le sue labbra rosse e carnose, assunsero un broncio per nulla tenero.

 Lasciai che si congedasse con un bacio sulla fronte e un:

 “ Ci vediamo più tardi.”

Sussurrato a mezza voce, mentre lo salutavo con la punta delle dita alzate leggermente a mezz’aria e con un sorriso sincero.

Lo sentii sospirare, quando si richiuse la porta alle spalle, avvertendo i passi sonori degli stivali con tacco a spillo di Valentine, raggiungermi e sedersi sul letto, a gambe incrociate, scrollandosi i capelli dagli occhi e sbuffando accigliata.

Nonostante la sua ostilità, le sorrisi, sedendomi, rivolta a lei, sul davanzale della finestra.

“ Non vai con loro?”

Le sue iridi rosso sangue, sembrarono infiammarsi quando si posarono sul mio viso, mentre il suo si distorse risentito.

“ Già fatto. Vuoi sapere i particolari?”

Rabbrividii al solo pensiero, negando frettolosa.

“ No, ti ringrazio.”

“ Si, lo immaginavo.”

Disse, ancora astiosa, stendendosi sul letto, come una macchia nera e bianca sulla trapunta azzurra, le braccia incrociate dietro la testa, a mo’ di cuscino.

“ Perché sei rimasta con me, se non riesci a tollerarmi?”

Le chiesi spontanea, per nulla aggressiva, a dispetto del suo ringhio irato.

“ Perché mi è stato ordinato. Ed ora, sta zitta! Non scocciarmi!”

Mi intimò rabbiosa, voltandosi dal lato opposto al mio, mostrandomi la schiena fasciata dalla pelle nera del suo vestito, disgustata all’idea di guardarmi soltanto.

Sospirai, combattuta. Non avrei mai ottenuto la sua amicizia. Mi odiava troppo. Sapevo che era gelosa del rapporto fra me e Darius, non pensavo fino al punto di non riuscire a tollerare la mia presenza. Ma di cosa mi meravigliavo? Era stata pronta a uccidermi, pur di averlo. Ma io non volevo intralciare il suo rapporto con lui. Poteva amarlo come sua compagna, se voleva.

Dal canto mio, provavo solo un altro tipo di amore, nei suoi confronti. Un amore che trascendeva dall’amore stesso. Non riuscivo a spiegarlo, con chiarezza, nemmeno a me stessa. Ma, ecco, per me, Darius, era paragonabile ad un fratello o, in maniera più complicata, ad un’entità che faceva parte di me, difficile da ignorare o da non accettare.

Lo amavo si, ma non in modo viscerale, come Valentine.

Immersa nei miei pensieri, non mi accorsi immediatamente del movimento repentino di Valentine, che si era abbandonato la sua posa rilassata, per raggiungere la finestra.

Per un folle attimo, temetti che volesse aggredirmi, ma mi ricredetti subito, quando giunse alle mie narici, quello stesso odore di frutti di bosco e ciclamini che avevo sentito solo una volta, ma che era bastata a rimanere indelebile nella mia mente e a marchiare, anche se non volevo, il mio cuore, accendendolo di un ritrovato tumulto.

Vidi Valentine volare lungo la stanza, sbattendo contro uno dei quattro pilastri in ferro del baldacchino, che sorreggevano la zanzariera, inclinandolo per l’urto.

Prima che potessi soccorrerla o che potesse riprendersi e reagire all’attacco, venne bloccata dalle braccia forti e robuste di uno dei figli del Dr. Cullen, quello bruno e con quelle due fossette da bambino, che gli si formavano, quando rideva o sorrideva entusiasta, come in quel momento, soffocando, senza sforzo, i tentativi di ribellione di Valentine, che si dimenava, scalciando l’aria.

Percepii, accanto a me, il corpo di un vampiro sconosciuto e, istintivamente, balzai il mio potere telecinetico contro di lui, respingendolo, ma prima che potesse scontrarsi contro la parete rocciosa, fermai il mio attacco. Lo riconobbi immediatamente: era il vampiro che aveva affermato di amarmi, e che ora mi osservava intensamente, ma stupito.

Perché? Perché mi ero fermata?

“ Scappa!”

Esclamò Valentine, ed entrambi ci voltammo a guardarla, mentre cercava di mordere, se non sbagliavo, Emmett e respingerlo via.

“ Va via! Sparisci! Va da Darius!”

Si riferiva a me. Avrei dovuto fare quello che mi diceva, ma, catturata dagli occhi scuri del vampiro di fronte a me, mi sentivo come incatenata ed impietrita al freddo davanzale della finestra.

“ Cosa aspetti? Muoviti, salta! Va via!”

Esclamò ancora Valentine, ma, io…ero confusa. Non sapevo cosa mi spingesse a non muovermi. Forse la paura? Non lo sapevo, non riuscivo a spiegarmi quell’improvviso smarrimento.

“ Non avere paura.”

Mi disse il vampiro dai capelli caramellati, allungando una mano a sfiorarmi una guancia.

Avrei potuto, no, avrei dovuto ritrarmi. Eppure…eppure perché, perché mi trovai a desiderare così tanto il suo tocco? Era insolito, assurdo, impossibile, seppure così giusto, visto con gli occhi del cuore, deliziato dai sensi che sembrarono prendere vita al tepore avvolgente, sprigionato dal dorso delle dita della sua mano destra.

“ Non ti farò del male.”

Non mi accorsi della sua eccessiva vicinanza, fino a che non avvertii l’infrangersi del suo tiepido ed, ora, così familiare respiro sul mio viso.

“ Non potrei mai, nemmeno volendo, ferirti, in nessun modo.”

Mi bisbigliò all’orecchio, sentendolo annusare, delicato, il profumo dei miei capelli. Chiusi gli occhi, inconsciamente, finché non mi sentii avvolta fra le sue braccia, che mi sollevarono, senza sforzo, costringendomi ad accoccolarmi sul suo petto, come una bimba bisognosa d’affetto.

Avrei dovuto reagire, ribellarmi, perlomeno protestare, eppure nessun suono uscì dalle mie labbra e il mio corpo, sembrò accettare con gioia il calore della sua pelle, così poco indicato alla nostra natura, traspirato dalla sua pelle, superando senza intoppi, il tessuto leggero della sua camicia blu notte.

“ No, dannato! Lasciala subito, bastardo! Mi farai uccidere! Mollala!”

Gli gridò Valentine, riuscendo a districarsi per un momento dal braccio forzuto di Emmett, che ringhiò in protesta, allungando la mano destra, verso la sua, che cercava di artigliare il braccio del vampiro che mi stringeva a sé.

L’entrata in scena del figlio biondo del dottore, di nome Jasper e di un cane gigantesco, con il manto folto e di un colore simile al rame, che emanava una puzza terrificante e che le ringhiò contro, zittendola, mentre smorzava la sua ira e, stranamente, si ammansiva come una gattina senza forze, afflosciandosi tra le braccia di Emmett, che la sorresse, sconfitta.

“ Vai, William. Pensiamo noi a lei.”

Il vampiro annuì alle parole di Jasper, con ancora una mano sulla spalla di Valentine.

Poi, balzò dalla finestra, toccando il suolo con leggiadria e correndo veloce verso il cuore più inaccessibile e selvaggio della foresta.

In quanto a me, ormai, non respiravo neppure, rimanendo rigida e docile fra le sue braccia.

Quando arrivammo a quella che doveva aver scelto come sua meta, mi depositò a terra, lasciandomi toccare il suolo erboso con i piedi e la gonna del vestito, trattenendomi ancora per un istante fra le sue braccia, respirando agitato, ma supponevo, non certo per la corsa.

Nell’attimo stesso in cui si calmò, stringendo le mie mani sul suo petto febbricitante, come sottolineavano i suoi muscoli, guizzanti sotto le mie dita, avvolgendole fra i suoi grandi palmi, si allontanò da me di qualche metro, allentando la sua stretta, fino a scomparire del tutto.

Ora, mi osservava accigliato nell’ombra densa delle fronde dei faggi, soppesando ogni mia mossa.

Quando parlò, rompendo l’atmosfera pesante e glaciale intorno a noi, disse una cosa che mi sorprese e mi confuse, allo stesso tempo:

“ Se lo desideri, ora, puoi anche fuggire.”

 

 

 

Angolo dell’autrice.

 

Salve a tutti e a tutte voi, amici e amiche lettori e lettrici!! Innanzitutto, vi chiedo mille volte scusa per questo ritardo allucinante!!! Purtroppo, lo studio o il 5° anno di liceo mi toglie troppo tempo, e la scrittura ne risente, come gli aggiornamenti! Povera me!!!XD

Mi dispiace moltissimo, quindi, per il ritardo madornale!!!

Ora, passiamo ai…

 

Ringraziamenti a:

Beuzz94: Scusami per il ritardo!! Spero che tu sia resistita e che non mi hai abbandonata!!!XD Si, lo so, credo che con questo cap ti abbia un po’ delusa, visto che non hai scoperto il perché della perdita di memoria di Diana, però, in compenso, hai avuto modo di scoprire come ne pensa lei, no??? Ti è piaciuto questo nuovo cap??? Spero di si!!! Grazie per i tuoi immancabili commenti!!! Ti aspetto, mi raccomando!!! Baci baci Fuffy91!!!^__^

Albicoccacida: Scusami per il ritardo, anche a te, Albicoccacida!!! Mi hai abbandonata??? Spero vivamente di no, altrimenti, mi mancheresti tanto ( e non scherzo!XD)!!! Grazie per i complimenti! Edward ha scoperto qualcosa, ma in questo cap, non l’ho rivelato, anche se, il punto di vista di Diana è importante, anche per il seguito!!! Ne vedrai delle belle! Ti è piaciuto il nuovo??? Baci baci e a prestissimo, spero, Fuffy91!!!^__^

 

Vi regalo baci, baci e bacietti anche a voi, lettori e lettrici silenziose!!!

Ringrazio anche i miei 12 preferiti e i miei 18 seguiti!!!!

Inoltre, agli innamorati, ma anche quelli non innamorati, o semplicemente, a tutti quelli che si chiamano o Valentina o Vantino, auguro un felicissimo e sbaciucchioso…

Buon San Valentino!!!!

A prestissimo, Fuffy91!!!!^_______________________________^***

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9

Diana.

 

Mi trovavo lì, in quella raduna, stretta nell’abbraccio gelato del vento del primo sole, ormai libero dalla prigione di vapore grigiastro delle nuvole, che si divertivano a giocare con i suoi raggi dispettose, celandolo prima ancora che potesse far risplendere la mia pelle di mille e innaturali brillanti.

Quando l’ombra del cielo, nuovamente coperto, inondò l’area circostante, accompagnata da un vento pungente, ispirato dalle fronde degli alberi rigogliosi, arruffando i miei capelli, le cui ciocche ondulate, coprirono per un attimo il mio volto, celandomi l’immagine oscura del vampiro che, oggettivamente, mi aveva rapito e che ora, inspiegabilmente, mi invitava a fuggire.

Vidi, con la coda nell’occhio, mentre ravviavo la ciocca di capelli ribelle, dietro l’orecchio destro, che oltre a non perdere ogni mio minimo movimento con lo sguardo brillante, anche al buio delle ampie foglie del faggio in cui si era rifugiato, come le iridi luccicanti di un gatto selvatico, che anche i suoi capelli, di quel colore così simile al caramello più dolce e caldo, venivano scossi dal venticello dispettoso, conferendogli un’aria selvaggia che, mi sorpresi a constatare, gli si addiceva perfettamente.

Era il momento propizio per assecondarlo ma, prima di ogni altra cosa, approfittare della mia razionalità che mi urlava di correre il più lontano possibile da quel luogo inesplorato della foresta, isolato per giunta, popolato unicamente da noi due, privo dei tipici animali ed insetti, nascosti fra i ciuffi di erba smeraldina o fra i cespugli spinosi di more sanguinee, evidentemente, intimoriti da due dei predatori più pericolosi.

Eppure, stranamente, non riuscivo a muovermi. Le mie gambe si rifiutavano di condurmi verso il varco che scorgevo alla mia sinistra. Era come se un qualche incantesimo arcano, mi avesse pietrificato. Oppure, erano quegli occhi vispi ed intensi a costringermi a rimanere sul posto?

Mi sentivo turbata, incerta, insicura come non mi ero sentita mai, in tutta la mia nuova esistenza immortale. E la cosa più irritante, era l’incapacità di carpire alla radice, la causa dei sussulti del mio animo dannato.

“ Non fuggi?”

A quella domanda soffiata nel vento, nelle tenebre provocate dall’ombra del faggio imponente, un sussulto maggiore, mi provocò una cascata di brividi lungo la spina dorsale, scuotendo i miei nervi, con una scarica elettrica irresistibile.

Beh, forse non ero, poi, così incapace di identificarne il motivo scatenante.

Quei pensieri mi confusero e sconvolsero ancora di più, cercando di evitare quello sguardo insistente, che sembrava essere capace di sondarmi dentro.

“ Allora? Non vuoi ritornare al castello?”

Mi chiese ancora il vampiro, accostandosi al tronco rugoso del faggio.

Sospirai inconsapevole, cercando di ritrovare la mia normale lucidità e di non lasciarmi sopraffare da quelle emozioni, fino ad allora, ignote. Alzai lo sguardo, che avevo provvisoriamente, abbassato al suolo, pregando che nei miei occhi, si leggesse la sfida che volevo lanciargli.

Strinsi i pugni lungo i fianchi, per infondermi forza, nell’istante in cui gli risposi.

“ No.”

Lo vidi voltare il capo verso la foresta, come per celarmi la sua espressione, visibile, per la mia vista, anche al buio.

“ Non hai paura di me?”

Mi chiese, a quel punto, analizzando mentalmente ogni sua parola e rispondendogli di getto:

“ No, non ho paura di voi.”

Sottolinea l’ultima parola, come per marcare la formalità e la poca familiarità dei miei prossimi rapporti con lui.

Mi osservò, quasi accigliato, per poi incurvare le labbra in un lieve sorriso, con l’angolo destro leggermente più acuto del sinistro, che creava una debole, ma deliziosa fossetta, al lato corrispondente del suo viso longilineo.

Prima che potessi stupirmi delle mie stesse osservazioni e capire quello strano sentimento di familiarità, che mi faceva credere di aver già visto quel mezzo sorriso apparire sul suo volto, lo vidi avanzare a piccoli passi verso di me, come se non volesse spaventarmi con gesti repentini.

Ecco, ora era davvero il momento ideale per fuggire. Ma, a quel punto, lo desideravo davvero? Prima che potessi darmi una risposta, lo trovai a poche spanne dal mio viso, ed ora, con l’aiuto della vicinanza creatasi fra di noi, i suoi occhi rilucevano intensi nei miei, sbarrati per la confusione e la profondità di quel istante.

Le mani nelle tasche dei jeans scoloriti, mi sovrastava con la sua persona, infondendomi un senso improvviso di protezione e calore, che sentii divampare dal centro del mio essere, e propagarsi nelle mie membra rigide, sciogliendole.

Tirai un sospiro profondo, come se avessi trattenuto per troppo a lungo l’aria nei polmoni.

Il vampiro venne distolto dal dischiudersi delle mie labbra, cominciando ad osservarle con insistenza, quasi, ed, inconsapevolmente, vidi il pomo d’Adamo della sua gola liscia e bianca, contrarsi al suo deglutire a vuoto, segno di una sua evidente tensione.

Sentivo le labbra aride e, spinta da una necessità impellente, le inumidii con la punta della lingua, in un gesto involontario, che causò un suo sospiro strozzato.

Prima che potessi rendermene conto, ritrovai il palmo della sua mano destra sulla mia guancia, facendo scorrere, nell’incavo tra l’indice e l’anulare, una ciocca dei miei capelli. Non mi mossi di un millimetro né, inspiegabilmente, mi scostai quando lo vidi declinare, lento e quasi timoroso, il capo verso il mio, colmando la poca distanza creatasi fra i nostri visi, tanto da riuscirne a sentire il suo fresco respiro, infrangersi sulla punta del mio naso e i suoi morbidi capelli, solleticarmi la fronte.

“ Diana.”

Sussurrò il mio nome con quel suo, ormai abituale, timbro tenebroso, ma adulato da una voce suadente, avvolgendo i miei sensi, con l’aroma fruttato del profumo delicato della sua pelle d’avorio.

Non capivo. Cos’erano quelle sensazioni? Perché non mi ribellavo a quel rapimento seducente di mente ed anima incatenata? Che stessi impazzendo? Come potevo essere così attratta da uno sconosciuto?

In un tentativo di ignorare il mio istinto, che mi suggeriva di buttare in un vortice di sabbia le mie ultime resistenze, ed abbandonarmi a quella creatura tentatrice ed ammaliante, voltai il viso, svincolando la sua bocca peccaminosa, già pronta ad accogliere la mia, visto che, al mio scatto inaspettato, si posò, come la carezza di un morbido petalo di rosa, sulla mia guancia sinistra.

Non perdendosi d’animo, il vampiro lasciò che entrambi le mani racchiudessero il mio volto, costringendomi, con delicatezza, ad osservarlo in volto.

Era così bello, con quel ciuffo ribelle e caramellato che sfiorava, titubante, la sua fronte. I suoi occhi erano così lucenti, dalle iridi talmente scure, da sembrare due pozze di petrolio puro.

Chissà se si nutriva di vite di esseri umani, oppure aveva scelto un’altra via, come me e la famiglia Cullen. Eppure, le leggere occhiaie violacee che affioravano nell’incavo degli occhi, non sembravano ustioni da fame vorace. Che il suo turbamento, raggiungesse il mio stesso livello di sovreccitazione?

Le sue labbra erano così rosse, come se fossero state torturate a furia di baci, intrisi di passione, o magari, passati a pennello, con contorno rosso Tiziano, da un pittore estetico.

Lo vidi così assorto, nel contemplarmi, come io stessa stavo facendo con lui, seppur senza volerlo.

Chissà a cosa stava pensando? A tutto o forse a nulla, data la sua palese intenzione di chinarsi e riprovare a baciarmi. In quel momento, solo una domanda ronzava nella mia testa: avrei avuto la forza di respingerlo?

Con un sospiro lieve, quasi di soddisfazione, le sue labbra toccarono le mie, e sotto le ciglia socchiuse, potei osservarlo serrare gli occhi, quasi nello stesso attimo in cui lo imitai.

No, decisamente ero fin troppo debole per riuscire a respingerlo.

Le sue labbra non pretesero nulla dalle mie, accarezzandole leggere e morbide, come se fossero fatte dello stesso materiale ghiacciato dei cristalli di neve.

La sua bocca si fuse alla mia, senza fretta, permettendomi di gustare il suo sapore di frutti di bosco, così dolce ed irresistibile.

Si staccò solo il tempo di sussurrare, sulla pelle della mia guancia:

“ Hai lo stesso sapore di sempre.”

La sua voce era leggermente arrochita per l’emozione, ma non me ne curai, e lasciai che scivolasse di nuovo sulle mie labbra, impadronendosene con la tenerezza di poco prima.

Non sapevo come comportarmi, data la mia inesperienza in fatto di baci, ma lasciai che l’istinto prevalesse, alzando una mano a stringergli il fianco, non osando di più.

Lui, invece, con un movimento più fluido e disinibito, afferrò con una mano la mia vita, spingendomi leggermente verso il suo corpo, mentre l’altra affondava nella cascata bionda dei miei capelli, stringendomi maggiormente a sé, prolungando il bacio e scatenando in me, una nuova, travolgente, tempesta di emozioni.

“ Diana.”

Pronunciò nuovamente, in un soffio, il mio nome, adulando ancora ed ancora le mie labbra con la morbidezza delle sue.

“ Ti prego, ricordati di me…”

Iniziò, baciandomi la tempia destra, percorrendo il mio profilo, per poi baciarmi l’angolo della bocca socchiusa, ormai resa tumida per i troppi baci ricevuti.

“ Ricordati di noi.”

Mi disse in un soffice sussurro, catturando, quasi disperato, le mie labbra, mordendo delicato il mio labbro superiore, strappandomi un gemito sommesso, non di dolore, ma di sorpreso piacere.

Divenne più audace, modellando il mio corpo, plasmandolo al suo, tanto da riuscire a sentire la ruvidezza del cotone della camicia, sulla pelle del petto, lasciata scoperta dallo scollo leggero del vestito.

La mano destra, artigliata al mio fianco, scivolò sulla mia schiena, parzialmente nuda, accarezzandola con l’intero palmo, disegnando arabeschi immaginari e solcando, con le dita, le pieghe delle scapole tese.

Ricordarlo…ma come potevo, se mi stordiva con la seduzione dei movimenti del suo corpo virile e l’aroma traspirato dalla sua pelle marmorea?

“ Per favore….”

Riuscii ad articolare, sorprendendomi del tono irriconoscibile della mia voce, tanto che mi costrinsi a schiarirla, senza successo.

Lui mi zittì, baciandomi ancora, questa volta accennando qualcosa di più profondo, ma notando la mia titubanza, ritornò sui suoi passi, leccando le mie labbra, in un gesto che non trovai volgare, ma solamente seducente.

“ Per favore…mi lasci andare.”

Il vampiro sembrò irrigidirsi per un attimo, per poi ritornare all’attacco più deciso che mai prima d’ora.

“ No, finché non avrai ricordato ogni singolo angolo della mia bocca, dei baci che mi pregavi di donarti, le poche volte in cui resistevo alla tentazione della tua, così succosa, morbida e volitiva, del tuo sapore, così inebriante da farmi perdere la ragione.”

Mi rivelò, scioccandomi con le sue parole. Lo avevo davvero pregato di baciarmi? E quante volte, aveva catturato le mie labbra in baci irresistibili come quelli?

Lo trovai inconcepibile, eppure, una piccola parte di me, non ne era poi così sorpresa, anzi, ne sembrava entusiasta. La ignorai, godendomi ancora una volta l’assalto della sua bocca sulla mia, accarezzandola in ogni modo possibile, a piccoli tocchi o a lunghe e prolungate torture delle sue labbra, che mi osavano credere di potergli credere di più.

“ William.”

Sussurrai inconsapevole il suo nome, per la prima volta da quando lo conoscevo, e  fui paralizzata dalla sensazione di calma e di gioia che mi invase vedendolo sorridere felice, baciandomi gli angoli della bocca, le guance ed infine, per una nuova o forse ultima volta, le labbra, visto che, in un moto istintivo o forse dettato dalla ritrovata lucidità, lo scansai dal mio corpo con il mio potere telecinetico, allargando una bolla di magnetismo repulsivo tra di noi, spingendolo il più lontano possibile da me, sostenendo il suo sguardo confuso e sorpreso.

Ci guardammo per attimi eterni, affannati e travolti da troppe emozioni e fin troppo contrastanti fra di loro.

“ Io…io devo andare.”

Esalai inconsapevole, oltrepassandolo veloce, e correndo verso il castello.

Stavo fuggendo da lui, percorrendo il varco fra gli alberi alti della foresta, come avrei dovuto fare fin dall’inizio. Eppure, perché ora sentivo i miei occhi, inspiegabilmente, riempirsi di lacrime, che non potevano sgorgare?

Oh, perché, perché mi ero lasciata trascinare così dall’uragano di emozioni mai provate e così intense da stordirmi?

Come avevo potuto permettergli di baciarmi e stringermi a quel modo? Odiavo terribilmente la mia debolezza.  Chi era quel vampiro? O meglio…

Chi era realmente- tirai un sospiro tremulo, mentre sentivo il vento profumato e pungente dilaniarmi le membra e l’animo in tumulto- William?

 

 

Angolo dell’autrice.

 Salveeeeeeeeeeeeeeeee!!! Scusate il ritardo madornale, ma purtroppo è un periodo per nulla favorevole alla scrittura, ma prometto di aggiornare al più presto, per darvi più chiarezza. XD

Piuttosto, a voi come va??? Spero meglio di me, sicuramente!!!^-^

Vi è piaciuto l’attimo d’amore tra i due piccioncini??? Spero di si!!! Fatemelo sapere al più presto!!!

Ora passiamo ai…

 

Ringraziamenti a:

Albicoccacida: Ciao, alicocchina mia!!!XD Ah, mi dispiace tanto per le pene dell’inferno che ti avrò fatto passare, ma ora è tutto finito, il cap è stato aggiunto!!!XD Cosa ne pensi? Ti è piaciuta la scena romantica fra William e Diana??? Fammelo sapere al più presto!!! Si, Diana è molto pura, ma come vedi le sensazioni che gli scatena dentro William, non mancano di turbarla e di confonderla. Per quanto riguarda ciò che ha scoperto Edward, lo vedrai nei prossimi cap!! Pazienta ancora un po’, e non ne rimarrai delusa!! Bacissimi e a presto, Fuffy91!!! ^__^

Beuzz94: Carissima beuzz, ciao anche a te!!!Xd Allora, cosa mi racconti? Come hai trovato il cap??? Bello, spero!!! Fammelo sapere al più presto! Grazie per i complimenti!!! Sei sempre molto carina! Baci baci, Fuffy91!!^__^

 

Bacissimi a prestissimo, anche a voi, lettori e lettrici misteriose!!! Baci baci, Fuffy91!

^_______________________________^***

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Capitolo 10

Bella.

 

Sorrisi alla vista di Jacob, in forma di lupo, sbucare dal folto della pineta, la lingua penzoloni e i grandi occhi neri profondi e ridenti, correre a per di fiato verso Villa Cullen, seguito da Jasper ed Emmett, che tenevano, ben salda nella loro stretta, la figura longilinea e fasciata di pelle scura di Valentine.

Mi voltai verso Renesme, seduta sul divano, in una posa tesa e rigida, cinta per le spalle da Edward, che le accarezzava, delicato, il braccio destro.

Non appena notò la mia espressione serena, si rilassò e un sorriso le illuminò, finalmente, il bel volto d’adolescente.

“ Sono tornati, mamma?”

Mi chiese, con l’aria di conoscere già la risposta.

Annuii ugualmente, intercettando lo sguardo ambrato di Edward, che sorrise a sua volta.

Nessie si alzò di scatto e si voltò verso la finestra, dove entrò, con un balzo, Jacob in forma umana, ricoperto unicamente da un bermuda in jeans scuro e un paio di scarpe bianche da ginnastica.

Gli andò subito incontro, abbracciandolo stretto, come se non volesse più lasciarlo. Jake sorrise, ridendo subito dopo, divertito, dal suo improvviso slancio d’amore, ricambiando più che volentieri l’abbraccio.

“ Però, che accoglienza!”

Esclamò, ridendo ancora, baciandole la fronte e accarezzandole la schiena in lenti movimenti circolari.

“ Era un’impresa rischiosa. Sono stata molto in pena per te.”

Gli confessò, alzando il volto arrossato dal suo petto muscoloso ed incatenando il suo sguardo color cioccolato a quello di carbone di lui, che sbuffò, mentre le accarezzava con l’intero palmo della mano destra, il viso.

“ La solita esagerata.”

Lei si indispettì a quel sussurro borbottato, con conseguenza un pugno assestato nello stomaco.

“ Ahi! Ma come? Non mi volevi tutto intero?”

“ Ora che ci penso, è meglio che ti disintegri io, al posto di Darius, così mi risparmio la pena.”

Jacob, invece che risentirsi di quella palese minaccia, rise ancora di più e la imprigionò in un abbraccio ancora più profondo. Ormai, mi parve immersa nel suo petto muscoloso.

“ Adoro quando ti arrabbi, piccola. Diventi rossa qui e qui.”

Disse, toccandole con la punta del dito indice, la fronte e la punta del naso, facendole nascere un sorriso dolce.

Edward mi cinse i fianchi ed accostò il capo al mio, strofinando la mia guancia destra con la sua sinistra.

Chiusi per un attimo gli occhi, abbandonandomi per un attimo a quel momento di assoluta pace, dimenticando tutto il resto della realtà, all’infuori di Edward. Ma, a malincuore, fu proprio lui a rompere l’incanto, baciandomi la tempia e respirando fra i miei capelli.

“ Sono arrivati.”

Mi voltai, giusto il tempo di vedere Jasper varcare la soglia di casa, strattonando per un braccio una recalcitrante Valentine, che si dimenò e scalciò, cercando di liberarsi dalla sua stretta ferrea.

Emmett, spazientito, la sollevò di peso, mentre lei dava sfogo a tutta la sua rabbia, graffiandogli la schiena e cercando di mordergli il collo con i denti affilati.

“ Provaci e sei morta definitivamente.”

Sibilò Rosalie, tirandola per i capelli e lasciandola andare solo fino a quando Emmett non la posizionò su di una sedia, bloccata da Jasper, che le serrava i polsi dietro lo schienale con le mani, simili a manette d’acciaio e prive di chiave.

Valentine ruggì contro Rosalie, quando lei si allontanò, posizionandosi accanto ad Emmett, che la baciò velocemente ma appassionato.

Valentine distorse la bocca in un gesto teatralmente disgustato dalla scena, guadagnandosi una sguardo di Rosalie che definire truce, era dir poco.

“ Beh, che volete da me, Cullen?”

Si rivolse con tono arrogante ed inviperito a Carlisle, osservandolo dall’alto in basso con disgusto e dispetto.

Carlisle non si scompose, rispondendole il più calmo e disinvolto possibile.

“ I miei figli vorrebbero porti un paio di domande, Valentine.”

“ Ah, si? E chi dei tanti? Il gorilla, il biondo, il rosso, la chiromante, la rompiscatole o la vipera bionda finta?”

Dedussi, da quel breve resoconto, che la “rompiscatole”, dovevo essere io, dato il mio potere scudo, che ostacolava i giochi sadici del suo capo.

“ Nessuno di loro, in realtà.”

Disse una nuova voce, più tenebrosa ed alterata di quella modulata e paziente di Carlisle.

Tutti ci voltammo in direzione dell’entrata, dove apparve William, i capelli caramellati scompigliati per la corsa e la labbra più rosse del solito, dedussi per il freddo di Forks, ma per Alice, che sorrideva e sghignazzava al mio fianco, supposi per altri motivi.

Valentine tacque e trasalì quando William sbatté la porta, che si richiuse in un tonfo sordo.

Dal canto suo, il vampiro non staccava gli occhi da lei, nemmeno quando avanzò, le mani nelle tasche dei jeans scoloriti e lo sguardo fiero e deciso.

“ Edward crede che tu sia la più incline a parlare, dei tuoi due amici.”

Aggiunse subito dopo, calmo ma con una nota di subdola minaccia, ad incrinare la melodia della sua voce.

Valentine dovette percepirla, visto che voltò il viso dalla parte opposta a William, nell’attimo in cui afferrò una sedia e si sedette a cavalcioni su di essa, le braccia incrociate sul suo morbido schienale color panna, con il volto reclinato sull’avambraccio destro.

Valentine storse le labbra ed emise un sibilo rabbioso, in un gesto stizzito, scuotendo il capo per scostarsi una ciocca di capelli corvini, che le ricaddero, impertinenti, sulla sua guancia.

“ Non so di che parli.”

Gli disse, fingendo indifferenza.

“ Ah si?”

Chiese retorico William, strofinando il mento lungo la linea dura e tesa del suo avambraccio sinistro.

Valentine si voltò ad osservarlo, gli occhi rossi fiammeggianti.

“ Senti, cosa vuoi da me? Io non so niente della femmina, se è questo che ti preme sapere!”

Gli urlò in viso, la bocca di rosa imbronciata e ringhiante.

“ Certo che voglio che tu mi parli di Diana.”

Controbatté lui, di rimando, sporgendosi in avanti, verso il suo volto pallido e scolpito dalla collera, ma che, nonostante tutto, indietreggiò.

“ E non certo del suo passato. No, quello lo conosco meglio di te, perché ne facevo parte.”

Continuò William, alzandosi dalla sedia e riponendola, educatamente, al suo giusto posto, accanto al tavolino in fondo, vicino la portafinestra.

“ E allora, cosa diavolo vuoi da me? Si può sapere?”
William si voltò verso di lei, il viso contratto dalla rabbia, che fece trasalire e rabbrividire Valentine, che divenne quasi una gattina sottomessa e miagolante pace.

“ Voglio che tu mi racconti tutto ciò che è successo, prima che tu mi trasformassi. Voglio sapere cosa è successo a Diana, in tutti questi anni di distacco da me. È stato Darius a trasformarla, vero? Non c’è bisogno che tu me lo confermi, è evidente questo. Ciò che mi chiedo, e che mi ossessiona fino a consumarmi, è perché, per quale motivo Diana non si ricorda di me? Si ricorda di sua madre, di suo padre, ma di me no, niente, il vuoto assoluto. Nemmeno il barlume di un ricordo!”

Concluse tagliente, stringendo, con la mano sinistra lo schienale della sedia, facendolo scricchiolare sinistramente, nella stretta delle sue dita.

Valentine rabbrividì ancora alla vista della sua angoscia, mista ad una rabbia e ad una frustrazione primordiale, che minacciava di trascinarlo nel mirino della pazzia.

“ Io…” iniziò lei, arrogante, ma mascherando timore.

“ Io non so perché la ragazza non si ricordi di te.”

“ Bugiarda!”

Tuonò lui, avvicinandosi a lei e parandosele di fronte, i pugni ben stretti lungo i fianchi, la fronte corrucciata e le iridi dei suoi occhi, ormai ridotte ad una macchia d’inchiostro vivo.

“ Tu devi saperlo, per forza! Hai agito per conto di Darius, me lo rivelasti tu stessa, quella notte! Hai cercato di uccidermi, perché fu lui a ordinartelo! Devi sapere il perché ti chiese di fare una cosa del genere.”

“ Ma certo, che lo so. Per lei!

Urlò isterica Valentina, ruggendo e sporgendosi verso di lui, che sbarrò gli occhi sorpreso, ma non indietreggiò.

Jasper, indispettito dal suo improvviso nervosismo, la riportò a rilassarsi, attraverso il suo potere, sullo schienale della sedia, afflosciandosi come i petali raggrinziti di un fiore.

Ma la sua ira non si affievolì del tutto, visto il tono in cui parlò in seguito, lo sguardo improvvisamente antico, perso in ricordi lontani, ma ancora brucianti di sdegno.

“ Oh, si. Diana, Diana, Diana…siete tutti incantati da lei. Darius poi...” una pausa, in cui sorrise, per la prima volta amara.

“ Lui impazzisce per lei. È disposto a tutto per averla. Ucciderti era solo un piccolo intoppo da eliminare. Ma lui aveva già intenzione di renderla sua, prima ancora che voi due vi conosceste.”

Il nuovo sorriso che solcò le sue labbra, era intriso di veleno, come il sibilo con cui accompagnò le parole che scatenarono un nuovo tremore in William, teso e pronto ad esplodere da un momento all’altro.

“ La prima volta che la vide, fu alla fiera dei fiori che si teneva ogni primavera, a Londra. Era insieme a sua madre, tutta compita e sorridente nel suo vestitino azzurro, con il coltello abbottonato fino al collo, come ogni brava verginella del suo tempo. Si allontanò per annusare delle rose bianche, a detta di Darius, i suoi fiori preferiti. E fu lì che, un’improvvisa folata di vento, fece volare il suo delizioso cappellino di paglia che, indovina chi riprese al volo?”

Chiese, con scherno, Valentine, con tono adulante.

William storse le labbra, serrate, ringhiando:

“ Darius.”

Valentine annuì con un sorrisino sadico.

“ Esatto. E poi sai, come si dice in questi casi, no? Galeotto fu il cappello…”

Rimase la frase in sospeso, tanto per torturarlo ancora di più. A quel punto, intervenne Edward, freddo e determinato.

“ Continua.”

Valentine lo osservò e il sorriso scomparve dalle sue labbra immediatamente.

“ La conobbe quel giorno. Non fu poi una lunga conversazione, ma bastò per colpire Darius, che da quel giorno, cominciò a seguirla di nascosto, celandosi nella sua ombra, attendendo, fino a quando non arrivò il giorno tanto atteso. Aveva finalmente deciso di trasformarla e di renderla la sua compagna eterna. Ma accadde qualcosa, qualcosa che non aveva previsto.”

“ E cosa fu?”

Chiesi, mio malgrado, rapita dal racconto risolutore di misteri ancora irrisolti.

“ Io.”

Rispose William, guadagnandosi l’attenzione di Valentine che annuì grave.

“ Si, tu. Fu un duro colpo per Darius, vedervi insieme, nel suo giardino, intenti a chiacchierare e a scambiarvi smancerie. Ricordo che tornò alla reggia furibondo, rintanandosi nella sua camera, distruggendo tutto il suo contenuto. Il giorno dopo, era decisamente più calmo e, a mente fredda, progettò un piano diabolico.”

Sorrise ancora, gustando il ricordo come un dolce prelibato, gli occhi luccicanti di ammirazione.

“ E quale era?”

Ma visto che Valentine si limitò a ridere sadicamente e stridula, Edward rispose per lei.

“ Farvi innamorare, per poi dividervi definitivamente.”

William lo guardò tra lo stupore e la rabbia cieca, finché questa non prese definitivamente il sopravvento sulla prima, tanto che lo spinsero ad afferrare Valentine per le spalle e a scuoterla, mentre lei era ancora in preda ai sussulti di una risata gongolante e maligna.

“ Ha aspettato che fissassimo il giorno del matrimonio, che il nostro sogno d’amore si coronasse, per poi agire, non è così? E poi, dopo avervi mandato ad uccidermi, cosa ha fatto a Diana? Non può averla trasformata normalmente, altrimenti non si sarebbe dimenticata in maniera così totale di me. Avanti! Dimmi cosa le ha fatto, quel dannato. Dimmelo!”

Con un ultimo scossone, la tenne ferma, a poche spanne da lei, finché Valentine non lo focalizzò nuovamente, il viso inondato dai capelli fini e corvini, la bocca rossa distorta in un sorriso malvagio, che non le donava affatto.

“ Niente. Semplicemente si recò a casa sua, mentre lei dormiva e la morse, per poi portarla alla sua reggia di pietra, in mezzo ai boschi della campagna di Londra.”

William scosse la testa, sussurrando determinato.

“ No. Ci deve essere dell’altro. Dimmi cosa le ha fatto, altrimenti, giuro che ti uccido qui, adesso.”

Sibilò diabolico e rabbioso, ma Valentine rise, schernendolo.

“ Oh, hai mai pensato, tesoruccio, che forse il tuo grande amore non ti amava, poi, così tanto, come ti ha sempre fatto credere?”

“ E tu, Valentine, hai mai pensato a quanto sia inutile la tua esistenza?”

Le chiese, melodioso e con tono adulante, Edward, distaccandosi dal mio fianco ed avvicinandosi al trio, William, Valentine e Jasper, innervosito da tutta quella tensione che non riusciva a domare, accostandosi al primo e sciogliendo la presa delle sue mani dalle spalle della seconda, guadagnandosi un suo sguardo truce ed uno stupito e confuso dai restanti.

“ Che vai blaterando, Cullen?”

Ora la voce di Valentine era dura e cattiva, ma Edward non si scompose, sorridendole calcolatore.

“ Oh, andiamo, Valentine! Intelligente come sei, non mi dirai che non ti sei accorta che il tuo amato Darius ti ha solo usato, per il suo, come dire, passatempo personale?”

Disse Edward, sedendosi elegantemente, le gambe incrociate, come le mani poste mollemente in grembo.

“ Usato?”

Disse lei, titubante.

“ Certo. Usato e poi gettato via. Perché, giustamente come ci hai appena dettagliatamente illustrato, lui ama Diana.”

Valentine scosse la testa, ridendo tremolante. Sembrava meno sicura di sé e sorrisi, soddisfatta dell’operato di Edward.

“ No. Non la ama. La vuole, la desidera, certo…ma amarla…no, è impossibile!”

“ Uhm, tu dici? A me sembra che sia totalmente preso da lei. Anzi, sembra piuttosto venerarla.”

Valentine lo trucidò con lo sguardo infuocato.

“ No! Lui ama me! Solo…solo che non lo ha ancora capito. Quello che prova per Diana, è solo una pura ossessione.”

“ Io dico di no. E, del resto, le mie parole, perdonami, ma sono più attendibili delle tue. Ricordi…”

Si picchiettò la tempia, in un gesto eloquente. Valentine rabbrividì.

“ No.”

Bisbigliò, quasi fra sé.

“ Oh, si.”

Annuii Edward, spietato. In quel momento, lo amai ancora di più. Lui era l’unico a far capitolare anche il più temibile dei nemici. Era geniale, dotato di un’intelligenza così brillante da far impallidire chiunque. Emmett rise soddisfatto mentre Alice saltellò al mio fianco, sorridendo a Jasper, che annuii ad Edward, concentrato sulla prossima capitolazione di Valentine.

“ Darius ama perdutamente Diana. È lei, ormai, a popolare i suoi più oscuri sogni. Ciò che mi chiedo, è come possa lei, così pura ed innocente, nel corpo e nell’anima, nonostante sia stata gravemente danneggiata dal suo veleno, stargli accanto e consolarlo, perdonare i suoi continui peccati.”

Ci furono attimi di silenzio, dopo quella domanda leggera ma carica d’attesa, che inghiottì William, il quale lo osservò indispettito. Ma Edward ricambiò lo sguardo impaziente di lui, con uno intenso e pieno di sottintesi eloquenti, che sembrarono placarlo, almeno in parte.

“ Forse…”

Bisbigliò timorosa e con un’espressione smarrita Valentine, che attirò l’attenzione di tutti i presenti.

Ma fra essi, fu solo Edward a parlare, incalzandola, misurato ma trepidante.

“ Si, Valentine?”

“ Forse, il motivo per cui le è così vicino e per il quale non ricorda William, è perchè…perché Darius le ha…le ha…”

“ Cosa? Cosa le ha fatto?”

Fu William, ora, ad insistere che proseguisse. Valentine lo osservò impaurita, più dalla sua conclusione, che da lui.

Sussultando e con tono affannoso, concluse, scoccando tutti, compresa me, che non volli credere alle sue parole, quando ci rivelò, come in trance:

“ Dopo la trasformazione, lui…lei ha bevuto…ha bevuto il suo…

“ Sangue.”

Concluse Edward, gli occhi ambrati dilatati per la nuova consapevolezza.

Valentine, come se non se ne rendesse conto, annuì, per poi reclinare il capo sulla sua spalla destra, in preda a strani singhiozzi.

“ Le ha fatto bere il suo sangue.”

Aggiunse chiaramente, in seguito.

“ Mio Dio.”

Sussurrò Carlisle, incapace di credere ad una cosa del genere.

“ Che orrore.”

Aggiunse Rosalie, disgustata. Disgusto, a cui si unì Emmett.

“ E’ inammissibile! Così facendo…Edward, ma così facendo l’ha unita a lui, per sempre.”

William lo guardò, speranzoso nel vederlo negare, ma, con mio sommo orrore, mio marito annuì solenne, ma con occhi rammaricati.

“ Si, temo di si.”

“ E’ una pratica molto antica. Si deve essere molto avventati per osare commetterla.”

“ O molto egoisti.”

Disse amara Alice. La guardai sconcertata, mentre Nessie, tesa e stupita, venne imprigionata nell’abbraccio delicato ma forte di Jacob, che mi osservò attento.

“ Ma, cosa significa esattamente? Non ho mai sentito parlare di una pratica simile, nelle nostre leggende.”

Scossi la testa, confusa quanto lui.

“ Nemmeno io. O meglio, quando ero umana, credevo, scioccamente, che fosse il modo per trasformare un defunto in un vampiro. Ma, la mia esperienza diretta, mi ha dimostrato che non è così.”

Guardai Edward, che ricambiò lo sguardo abbattuto.

“ O si?”

Gli chiese direttamente. Lui sospirò, torcendosi le mani  dalle dita intrecciate.

“ In realtà, è una pratica che è stata bandita molti secoli fa. Era considerata proibita e contro natura, anche per noi vampiri.”

Iniziò Edward, per poi continuare Carlisle.

“ Esperimenti questi, come il voler rendere immortali dei neonati, furono classificati illegali ed impraticabili. Vampiri che bevono il sangue di altri vampiri adulti, rafforza unicamente il loro legame, che sia esso d’amore o fraterno, ma non li rende dipendenti l’uno dall’altro. Vampiri invece, che fanno bere il loro sangue, nella fase di incoscienza che segue la trasformazione, non solo intensifica la loro dose di veleno, ma il vampiro trasmette una parte dei suoi ricordi e dei suoi sentimenti, nella sua vittima, cancellando o distruggendo quelli che, per lei, risultano i più cari e i più forti in assoluto, durante, si intende, la sua esistenza umana. In sostanza, il nuovo vampiro, risulta essere legato indissolubilmente a colui o colei che l’ha trasformato. In passato, le conseguenze più frequenti, oscillavano tra l’adorazione e l’eccessiva consolazione.

Pratiche del genere, che privano l’indipendenza dei nuovi vampiri, non vennero ammesse. E così, furono bandite, e in seguito dimenticate. Ma Darius, evidentemente, deve averne fatto conoscenza alla corte dei Volturi. Loro erano presenti, quando si decise di annientarle.”

Una pausa, colmata da un lungo sospiro e una carezza di Esme sulla sua spalla.

“ E’ probabile che abbia usato questo metodo per tenere legato a sé Diana e, allo stesso tempo, cancellare il ricordo di te, William, dalla sua mente.”

William fu scosso da un tremore diffuso, che mi ricordò quello di Jacob, prima di una sua fugace trasformazione, digrignò i denti, strinse gli occhi, trasalì, per poi, distruggere una sedia e una parte del tavolo, ringhiando di disperazione. Si inginocchiò, in seguito, sul pavimento in marmo bianco, per poi conficcare il pugno destro in una mattonella spessa, fracassandola con un boato, simile ad un tuono lontano.

“ Dannazione!”

Imprecò con voce rotta, tremando ancora, per la rabbia e lo sconforto.

“ Diana, amore mio, ora capisco molte cose. Gli orrori che hai dovuto subire, erano troppo potenti per poter resistere da sola.”

Continuò fra i singhiozzi, privi di lacrime. Una morsa di pena agguantò le mie viscere, e solo il conforto di Edward, che mi cinse i fianchi, riuscì a lenirlo in parte.

“ Quel maledetto. È tutta colpa sua. Ma io giuro che lo ammazzo, lo uccido con le mie mani, a costo di disintegrarmi. Non mi importa. Se anche dovrò perdere la vita, almeno so che Diana potrà essere libera dal giogo che la priva della sua libertà.”

“ Non ci sarà bisogno di alcun sacrificio, William. Ti aiuteremo noi, a sconfiggere Darius.”

Disse Emmett, sorridendo e già pronto alla lotta.

“ Questo è ovvio, Emmett. Ma dobbiamo essere cauti. Non sappiamo quale ripercussione la morte di Darius potrebbe avere su Diana.”

Aggiunse Carlisle, saggio e pacato, provocando uno sbuffo spazientito nel figlio.

“ Forse non tanto gravi quanto immaginiamo.”

Disse Alice, sorridendo birichina ad un William confuso.

“ Ne sei convinta?”

Le chiese Edward, accarezzandomi le spalle.

Alice gli sorrise complice.

“ Mi hai mai vista nel torto?”

Gli chiese di rimando, facendolo sorridere e negare con la testa.

“ Appunto.”

Sottolineò lei, con una giravolta sul posto.

“ William, hai baciato Diana nel bosco, vero?”

Gli chiese, con l’aria di sapere già la risposta. William si sorprese e per un attimo, sul suo viso apparve l’ombra di un improvviso imbarazzato, dissipata solo dopo la sua risposta.

“ Si.”

“ E cosa hai provato?”

Insistette lei.

“ Alice.”

La rimproverò Esme della sua indiscrezione, ma lei fece spallucce.

“ Ma è importante, mamma. Allora, William? Cosa hai sentito?”

“ Beh…”

Iniziò lui, in evidente imbarazzo, passandosi una mano fra i capelli caramellati, e schiarendosi la voce più volte, prima di continuare.

“ E’ stato molto bello, come sempre, del resto.”

“ Si, lo capisco. Ma, quali sentimenti hai provato, di preciso?”

Lo incalzò ancora, e questa volta fui io a rimproverarla con lo sguardo. Non capivo cosa volesse dimostrare. Ma la sicurezza di Edward, al mio fianco, mi indusse a farla continuare.

William ora, sembrò rapito dai suoi stessi ricordi recenti.

“ E’ stato come…come perdermi in un sogno. Le nostre labbra si sono incontrate e ho potuto sentire ancora una volta il suo sapore di fragole e lamponi. Così dissentante e fresco. E poi, ho annusato il profumo di fiori di campo e tastato, sotto le dita, la morbidezza dei suoi capelli biondi. Mi sono perso nel tiepido calore del suo corpo ed è stato così appagante, così dolce, così inebriante. È stato come respirare di nuovo. E poi, lei, è così dolce e bella. Baciarla, diviene una cosa naturale.”

Fece spallucce, incurvando le labbra in un mezzo sorriso che rischiarava il suo viso dalla nube di disperazione, rendendolo molto bello ed attraente.

“ E lei, come si è comportata?”

Gli chiese ancora Alice, soddisfatta da quella prima risposta. William le rispose come in trance, in preda ancora al turbinio di ricordi della sua mante.

“ Beh, all’inizio, era un po’ rigida e sulla difensiva. Ma la capisco, in fondo, per ora, equivalgo ad uno sconosciuto, per lei.”

Aggrottò la fronte e il velo di rammarico tornò ad oscurare il suo volto.

“ Poi, però, si è lasciata andare, vero?”

Lo incalzò Alice, facendogli spuntare nuovamente quel sorriso così accattivante e sereno, illuminandolo ancora di uno spiraglio di felicità.

“ Si. Alla fine, ha ricambiato il bacio, con passione e dolcezza. Come sempre. E poi…”

Per un attimo sbarrò gli occhi neri, meravigliato, per poi puntare il suo sguardo stupito su una Alice raggiante e sorridente.

“ Ha pronunciato il mio nome. Non lo aveva mai fatto, prima di allora. Questo vuol dire che…”

Si voltò verso Edward., che annuì.

“ Non è tutto perduto. Se è bastata la tua vicinanza a turbarla e a scuoterla dal suo equilibro, vuol dire che hai ancora un’ascendente su di lei.”

“ Senza dimenticare, che è bastato un solo bacio, a farle pronunciare il tuo nome. questo significa che c’è ancora speranza. sono convinta che più starete insieme, e più il vostro legame forte e duraturo tornerà a galla nel suo cuore, infiammando i ricordi e i sentimenti che dormono nel suo inconscio.”

Spiegò Alice, determinata e sicura di sé.

“ Allora, adesso, basterà solo eliminare Darius, e il gioco terminerà a nostro favore.”

Aggiunsi, rivolgendomi ad Edward, che annuì sorridendo, accarezzandomi una guancia con il dorso della mano destra.

“ Si, amore mio. Ma non sarà facile, come credi. Dobbiamo essere comunque cauti e…”

Ma le sue parole vennero troncate sul nascere, dal fracasso di vetri rotti e porte scardinate e ridotte in mille pezzi, che seguì l’attimo di un respiro umano.

Edward mi protesse dalla pioggia di vetri e Jasper si allontanò da Valentine, che rimase lo stesso impietrita ed urlante sulla sedia della sua prigionia.

I suoi folli occhi scarlatti divennero due rubini tremolanti alla vista che le si prospettava dietro di lei.

Darius, completamente vestito di nero, gli occhi ridotte a due fessure ed i capelli neri scossi da un vento frustante che entrò dall’entrata e dalla finestra rotta, affiancato dal segugio Jiulian e dal forte Hector, si spolverò le mani, dai cui palmi fuoriuscì una polvere di cristalli.

Alzò lo sguardo intenso, oscuro ed omicida, puntandolo prima su Carlisle ed in seguito su William, che ringhiò sommesso.

“ Salve. Mi aspettavate?”

Angolo dell’autrice.

 

Salve a tutti e a tutte, amici ed amiche di Twilight & Co.!!! Come va??? State passando delle belle vacanze??? Aspettate prima di linciarmi e buttarmi pomodori marci.! XD Chiedo venia, dato che sono stata mooooooooooooooolto presa dallo studio matto e disperatissimo e ho consumato tutte le mie energie sui libri di scuola, per prepararmi al sospirato Esame di Maturità!!! Ebbene si, carissimi: sono ufficialmente diplomata!!XD Quindi ora, potrò dedicarmi alla scrittura e pensare al mio futuro!!!

A proposito, domanda: avete visto ECLIPSE???? ^///^

AAAAAAAAAAAAAAHHHHH, non voglio spoiler, visto che, ahimé, ancora devo vederlo!!!!!!!!!! BUUUUUUUUUUUUUUUUHHHH!!! Me misera, me tapina!!!T0T

Beh, bando alla disperazione!!! Forse oggi, e sottolineo OGGI, lo vedrò!!! Aaaaah!!! Edward, Jacob, aspettatemi!!!^__^

Ritornando alla storia, vi è piaciuto il nuovo capitolo??? Mentre vi sto scrivendo, ne ho in serbo già un altro nella mia testolina!! Qui, ho dato largo spazio alla risoluzione del “mistero Diana”, e ho cercato di dare una soluzione plausibile!!!

Nel prossimo….uhmmmmm…vedrete che succede!!!XD

Adoro questa storia, ma ho dovuto trascurarla, perché mi sto dedicando alla fine di un’altra, sul Signore degli Anelli, che anche è una saga che mi affascina molto!!!

Ma vi prometto, che non mi dimenticherò di “Blu Cobalto”!!!

Ora, passiamo ai….

 

Ringraziamenti a…

 

Beuzz94: Sempre così carina e dolce nelle recensioni!!! Grazie mille, davvero, nel non dimenticarti mai di me e lasciarmi sempre qualche rigo di recensione!! Mi rendi sempre molto contenta ed entusiasta!! A me, in fondo, basterebbe sapere che l’hai letta, anche senza commentare il capitolo, e dirmi se ti è piaciuto o meno!!! Come vedi, mi accontento di poco!!!XD Allora, non ci sentiamo da un po’!!! Come vanno le vacanze?? Tutto bene a scuola?? Dimmi, ti è piaciuto il capitolo??? William è sempre più tormentato, ma, grazie ai Cullen, sta riscoprendo un po’ di speranza e fiducia nel suo amore!!! Diana è scappata, perché in preda a dubbi interiori difficili da comprendere e descrivere, anche da lei stessa. Un po’, un mix di paura ed eccitazione!!!XD Ma lo vedrai in seguito!!XD

Ti auguro di passare una bella estate e spero che commenterai, se vuoi, si intende, anche questo cap!!XD

Bacissimi, Fuffy91!!!^__^*

 

Ringrazio anche, come sempre, coloro che mi hanno aggiunto tra i preferiti, le storie da ricordare e i 25 seguiti!!!^__^*

 

Bacissimi a tutti voi, anche ai lettori misteriosi!!!XD

 

Sempre vostra, Fuffy91!!
^_________________________________^***

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Capitolo 11

Attenzione: Ci sono alcune scene violente, nel cap che segue!! Non sono particolarmente cruente, ma è meglio avvisare i più sensibili!!XD Bavissimi, Fuffy91!!^__^*

 

Bella.

 

Sentii le braccia di Edward stringermi la vita protettive, e la mia mano destra, posata sul suo petto, venne scossa dal tremolii di un sibilo rabbioso. Osservai il suo volto, la fronte aggrottata e gli occhi ambrati un lago ribollente d’oro. La rabbia e il rancore lo incendiava, anche se la posa rigida e sulla difensiva del suo corpo statuario, camuffava bene i suoi sentimenti.

Poteva ingannare gli altri, ma non certo me. Lo conoscevo troppo bene. Gli accarezzai lieve il petto e la base della schiena, facendolo sospirare e sciogliere di poco i suoi muscoli tesi. Portò le sue labbra sulla mia tempia sinistra, posandovi un leggero bacio di ringraziamento. Gli sussurrai, cercando di essere udibile solo alle sue orecchie vigili:

“ Stai calmo.”

Lui annuì senza parlare e con il dorso delle dita della mano destra accarezzò la mia sinistra, che ora stringeva un lembo della sua camicia bianco panna.

Inutile ingannare me stessa. Ero tesa quanto lui. Mi chiedevo, mentre puntavo il mio sguardo acceso d’ambra, sulla figura eretta ed ammantata di nero di Darius, cosa sarebbe successo di lì a poco.

Sul volto d’angelo di Darius era dipinta un’espressione demoniaca e le sue iridi di rubino non erano mai state più scure ed intimidatorie. Ma, stranamente, non erano rivolte a noi, bensì alla sua alleata, Valentine che, incapace di levarsi dalla sedia in cui Emmett e Jasper l’avevano costretta a sedersi, guardava attonita e spaventata il suo padrone.

“ Mi hai deluso, Valentine.”

Le disse, con voce seducente ma che mascherava una nota tagliente, che Valentine sembrò percepire, visto che sussultò, deglutendo rumorosamente mentre, tremante, strisciava con il piede destro verso la finestra rotta, quasi pronta a balzare via, fuggendo dal suo sguardo adirato.

Ma, ad un cenno lieve di Darius, Hector si frappose fra lei e le finestra, bloccandole ogni via di fuga. Il volto del vampiro dalla corporatura massiccia e dai capelli rosso sporco, era inespressivo, quasi a stuzzicare la mia mente a paragonarli a quello delle guardie dei Volturi. Conclusi che non erano poi tanto diversi i loro modi di comportarsi. Lo stesso Darius era paragonabile ad Aro, ma più giovane ed incattivito e meno lusinghiero.

“ No.”

Scosse la testa Valentine, tornando ad essere incatenata alle iridi infiammate da un fuoco nero di Darius, che la osservò senza un briciolo di comprensione.

“ No, cosa?”

Le chiese, ora con tono duro e freddo.

Lei continuò ad osservarlo, incapace di distogliere lo sguardo, tremante e con il petto scosso dai primi singulti di paura.

“ Oh, risparmiami la commedia. Tanto non mi impietosisci.”

Disse lui, senza alcuna pietà, facendola sussultare agitata e ormai sull’orlo del panico.

“ Darius…”

Iniziò Carlisle, compiendo un passo verso di lui, il tono della sua voce intriso di pena e compassione. Ma Darius levò il palmo della mano destra verso di lui, zittendo ogni sua iniziativa.

“ Jiulian.”

Pronunciò solamente il nome del suo segugio, che questo si mosse, il volto anch’esso una maschera inespressiva. Erano chiare le sue intenzioni, e la freddezza con cui stava agendo mi lasciò impietrita. Possibile che non gli importasse nulla di privare della vita di colei che era stata una loro compagna, per tanto tempo? Ma quando si avvicinò a lei, pronto ad afferrarla, ogni mio dubbio si dissipò. No, decisamente no. Tuttavia, mi sorpresi dell’ultimo gesto di auto-conservazione di Valentine, che si levò dalla sua postazione, così velocemente da far volare la sedia verso la parete, dove si schiantò rompendosi, per poi correre verso la finestra, ma Hector non si fece sviare e la imprigionò fra le sue braccia, quasi come un innamorato appassionato che accoglie la sua amata dopo un lunga separazione. Valentine si dimenò, ma ogni suo tentativo fu soffocato sul nascere, anche ad opera di Jiulian che le prese il volto fra le mani, tirandolo verso l’alto. Gli occhi rossi di Valentine ruotarono verso Darius, le sue labbra carnose aperte per urlare un’ultima supplica.

“ No, ti prego, Darius! Ti prego! No!”

Darius la osservò, impassibile e freddo più del ghiaccio della sua pelle di marmo.

Non disse nulla, ma i suoi occhi infuriati e velati di disapprovazione valsero più di mille parole.

E con un sonoro strappo, la testa di Valentine venne staccata dal suo elegante corpo, che venne smembrato meticolosamente da Hector. Jiulian, trattenendola per i capelli, lanciò la sua testa sul terreno erboso, facendola rotolare come una palla di fili neri, mentre Hector lo seguiva all’esterno, trattenendo fra le sue braccia le membra tremolanti e vibranti, come scosse da scariche elettriche repentine.

In breve, si levò un odore acre di incenso, che mi disgustò e mi impietosì allo stesso tempo. La fine di Valentine, ormai, era stata segnata e portata a compimento.

Darius non si voltò quando i due vampiri tornarono accanto a lui, uno per lato, rigidi come modelli in posa. In effetti, non si erano nemmeno sgualciti i vestiti. Erano dei professionisti, rapidi, forti e decisi nel loro operato. Mi accostai ancora di più ad Edward, che mi accarezzò la schiena in una lenta carezza. Non sarebbe stato facile sconfiggerli. Guardai Jacob che teneva stretto a sé Renesmee, attento e vigile ad ogni loro movimento. I muscoli delle sue braccia erano già attraversati dai primi tremori della trasformazione.

Almeno con lui, Renesmee sarebbe stata al sicuro. Pregai che, come nuova mossa, Darius non volesse iniziare proprio con lei, ma tirai un sospiro di sollievo quando si rivolse a William, che non trapelò come Valentine sotto il suo sguardo minaccioso.

“ Hai addosso il suo odore.”

Gli sussurrò privo di riflessione. Mi irrigidii quando vidi un bagliore d’odio attraversargli, come un lampo rosso, le iridi completamente nere. Allargai il mio scudo, avvolgendo tutti ma concentrandomi maggiormente su di lui. Ciò che avevo temuto, si era realizzato. Infatti, un colpo particolarmente forte, rimbalzò sul mio scudo, inclinandolo con la sua energia negativa. Fortunatamente, avevo prevenuto ogni possibile danno. Darius incrociò i miei occhi e un sorriso comparve sul mio volto, alla vista della frustrazione che deformò il suo viso d’arcangelo.

Alice mi sorrise giuliva, mentre Edward mi accarezzava i capelli, l’unico gesto che poteva compiere senza distrarmi ulteriormente.

Ma, in seguito, Darius, sorprendendomi, rilassò i muscoli delle spalle, ricambiando il mio sorriso con uno che, paradossalmente, mi sembrò sincero.

“ Ti avevo sottovalutato, mia carissima Bella.”

Alzò le mani, allungando una gamba verso William e nascondendo le mani nelle sue tasche, simultaneamente.

“ E va bene. Vorrà dire, che passerò ad attacchi più tradizionali.”

Aggiunse subito dopo, incenerendo con lo sguardo il suo acerrimo nemico, che sostenne i suoi occhi con maggior grinta, scrollando le spalle e stiracchiandosi il collo, per poi tendersi come un leopardo sulla preda, flessuoso e letale, sorridendo con quel mezzo sorriso che lo illuminava di tentazione e di fermezza, ma che sortì l’effetto contrario su Darius, che serio, ordinò ai suoi adepti.

“ Voi occupatevi degli altri. Lui, lasciatelo a me.”

Jiulian ed Hector annuirono, per poi avventarsi sui membri Cullen, attaccando due lati opposti.

Hector si scontrò con Emmett, spingendolo verso la finestra, sgretolando il davanzale e cadendo sul suolo erboso. Jasper e Rosalie volarono ad aiutarlo. Jiulian, invece, incrociò lo sguardo con quello color carbone di Jacob e quello color cioccolato di Renesmee, che si strinse a Jacob, non per paura, ma in un moto di protezione.

Ma sembrò molto più interessato ad Edward, che si tese, sovrapponendosi fra me e lui.

“ Non muoverti. Vuole te, ma attaccherà me.”

Mi bisbigliò sibillino, per poi cominciare una danza battagliera con il segugio biondo, che era attento ad ogni suo movimento, seguendolo come un’ ombra.

Jiulian, bruscamente, si voltò verso la finestra, salendo sui ruderi del davanzale, invitandolo a seguirlo all’esterno. Increspai le sopracciglia, senza capire.

“ E’ una trappola.”

Sussurrò Alice ad Edward, che annuì.

“ Cosa significa?”

Gli chiesi, senza staccare gli occhi dalla coppia William- Darius, ancora immobili, ma sfiorandogli il braccio.

“ Vuole spingermi all’esterno, perché sa che tu mi seguirai, per proteggermi, lasciando campo libero a Darius.”

Sussultai, in preda all’ansia e all’indecisione. Non potevo lasciare scoperto William, ma nemmeno disinteressarmi alle sorti di Edward. Mi morsi le labbra, nervosa. Cosa dovevo fare?

“ Tranquilla, Bella.”

Mi disse Alice, invitandomi ad osservare Jacob, che annuì.

“ Ci penserò io a difendere Edward. Tu e Jacob rimanete qui, a badare a William. Da solo, non può farcela contro Darius, senza la tua protezione.”

Edward osservò Jacob, che sorrise e volse gli occhi al cielo esasperato, scatenando una leggera risata in Nessie.

“ Si, Jacob penserà a te.”

Edward si voltò giusto il tempo per sorridermi ed accarezzarmi i capelli.

“ Andrà bene, Bella. Tranquilla.”

“ Sta attento. E’ forte.”

Gli bisbigliai, cercando di trattenerlo con gli occhi.

Alice, al nostro fianco, sbuffò.

“ Lui lo è di più.”

Edward rise, per poi seguire Jiulian all’esterno. I tuoni generati dai loro scontri, giunsero fino a noi.

Carlisle ed Esme, ad una visione a me sconosciuta di Alice, corsero anche loro all’esterno.

“ Alice.”

La richiamai, senza voltarmi a guardarla, ma il suo sospiro mi giunse chiaro alle orecchie, perforandole più di un urlo acuto.

“ Ne sono arrivati altri. Andiamo ad aiutarli. Edward si sta occupando di Jiulian, e per ora, lo lasceranno a lui.”

“ Per ora?”

Chiesi, stringendo i denti e gli occhi, in ansia.

“ Bella, concentrati. Edward è in gamba, sa cavarsela.”

Mi rassicurò, prima di posare una lieve carezza rassicurante sulla mia spalla destra e correre decisa ed aggraziata verso l’esterno.

Ora, nell’ampio salotto dei Cullen, eravamo rimasti solo io, Renesmme e Jacob, che si unirono a me, affiancandomi, oltre alla coppia combattente, avvolta da un’aurea d’attesa e sovraccarica di tensione omicida.

All’improvviso, l’equilibro si ruppe, e William attaccò. Cercò di colpirlo al fianco, ma Darius, fluido, evitò il suo colpo, alzando un ginocchio e cercando di colpirlo allo stomaco, un colpo da William abilmente parato. Ritornarono alle loro posizioni iniziali.

Darius gli sorrise, privo di allegria.

“ Sei agile.”

William lo guardò come se volesse incenerirlo con lo sguardo. Il mio scudo lo avvolgeva come una pellicola irriducibile.

“ Anche tu.”

Gli disse inflessibile, non mascherando una certa rabbia. Darius fu attraversato da un risolino quasi divertito.

“ No, sbagliato.”

Disse amabile, abbassando lo sguardo, per poi puntarlo su di lui, così intenso che minacciò di perforare il mio scudo invisibile. Mi concentrai maggiormente, strizzando gli occhi ed aiutandomi con le mani, rivolgendole in quel particolare punto. Rilasciai tutta l’ energia accumulata, balzando l’attacco. Con la coda nell’occhio, notai gli occhi di Darius chiudersi per un attimo, a causa dell’impatto, per poi riaprirli e preparare un nuovo attacco, questa volta pratico e non mentale.

Infatti, subito dopo, mosse le lunghe gambe e, senza usare le mani, ancora in tasca, balzò a molti metri d’altezza, toccando con la punta delle scarpe il soffitto, per poi cadere in picchiata verso William, che si riparò il volto con le braccia, senza scostarsi, coraggiosamente. L’impatto fra le sue braccia incrociate e il piede destro di Darius fu violento e rumoroso, tanto da portare Renesmee a tapparsi le orecchie.

Ansimai, al pensiero dei danni riportati da William che, non appena Darius ritornò al proprio posto, abbassò le braccia, massaggiandosele lievemente e serrando le labbra, infuriato. Darius gli sorrise ancora, schernendolo.

“ Io lo sono di più.”

Disse, concludendo il discorso iniziato in precedenza.

William ringhiò rabbioso, per poi avventarsi su di lui. Riuscì a colpirlo al fianco sinistro e le loro ginocchia si scontrarono più volte. Darius smise di sorridere, quando William, con un ruggito determinato, riuscì a colpirlo allo stomaco, spingendolo verso la parete, che si incavò verso l’esterno, ricoprendosi di crepe.

Nessie urlò entusiasta e Jacob sorrise compiaciuto, sorriso a cui mi unii anch’io, rilassando i muscoli delle braccia. Ma mi tesi nuovamente, quando Darius, il fuoco divampante nei suoi occhi demoniaci, tolse le mani dalle tasche e si avventò, veloce, su William che, dopo un primo colpo a vuoto da parte di Darius, quest’ultimo riuscì, al secondo tentativo, ad afferrarlo per la gola, e a sollevarlo dal suolo. William cercò di mordergli le mani granitiche, ma Darius, impassibile, strinse le sue dita sulla sua gola, facendolo sussultare, nonostante non emise nemmeno un lamento.

Nessie articolò un “no” preoccupato, tendendosi, come per aiutarlo. Ma Jacob la trattenne per un braccio, sciogliendo la presa da lei, solo quando in una frazione di secondi, si trasformò e lo strappo dei suoi bermuda venne captato da Darius, che si voltò, sbarrando gli occhi alla vista di un licantropo alto più di cinque metri, adulto e poco amichevole.

Quell’attimo di distrazione, bastò a William per liberarsi dalla sua presa ferrea, e spingerlo con un colpo alla spalla all’esterno, dove Darius atterrò come un agile leone.

William, ansante, lo seguì all’esterno, dove io, Jacob e Nessie ci dirigemmo, velocemente e senza parlare.

Strabuzzai gli occhi, alla vista di tanti vampiri, fra cui riconobbi Hector, scontrarsi con Emmett e Jiulian ballare una danza assassina con Edward, fortunatamente, indenne. Tirai un sospiro di sollievo, a quell’immagine rassicurante. Il resto della famiglia Cullen aveva ingaggiato una lotta con vampiri vestiti completamente di nero, sicuramente seguaci di Darius, a cui rivolsero uno sguardo attento, prima di continuare il loro scontro mortale, ma mai visti prima. Forse era il suo piccolo esercito personale, da utilizzare solo in caso di bisogno.

Nessuno, al momento, sembrava avere particolari poteri extra, quindi non allargai la mia bolla protettiva agli altri membri Cullen, concentrandomi su William. Jacob volse un rapido sguardo a Nessie, attaccando un vampiro biondo intenzionato ad avventarsi su di lei. Ma con Jacob, non aveva speranza. A lui, si unì Alice, che, con una ruota perfetta ed aggraziata, lo spinse a terra, mordendogli il collo di netto, lasciandolo subito dopo a Jacob, che lo smembrò.

Alice si alzò dal suolo erboso, gioendo di trovarla indenne. Mi sorrise rassicurante.

“ Tutto bene. Gli altri non hanno poteri speciali. Solo Jiulian ed Hector ne sono provvisti.”

Annuii, ringraziandola con gli occhi di aver confermato le mie supposizioni. Rivolsi un rapido sguardo alla principale coppia combattente, ora intenta a scrutarsi, camminando in circolo, pronti a colpire in ogni momento. Rivolsi lo sguardo verso Edward, intento a colpire deciso e preciso Jiulian al fianco, che arretrò , il tempo di riprendersi. Sorrisi. Era bravissimo. Non c’era nulla da temere.

“ Mamma, attenta!”

Esclamò Renesmee, facendolo voltare il tempo necessario affinché Jiulian lo afferrasse e rotolassero insieme sul suolo erboso, ringhiandosi a vicenda.

La mia distrazione, mi costò molto cara.

Un vampiro mi afferrò per le braccia, mordendomi la spalla sinistra. Dalla mia gola, fuoriuscì un urlo sommesso. Cercai di scrollarmelo di dosso, prima che potesse affondare i denti velenosi troppo a fondo, spingendolo con le gambe. Nessie si avventò su di lui, ma venne bloccata per le spalle. Si ribellò ringhiando, ma Jacob fu più veloce di lei, liberandola dalla costrizione del vampiro bruno, dagli occhi eccitati, per il suo sangue a pochi centimetri dalla sua bocca fremente.

In seguito, riuscii a liberarmi dalla costrizione del vampiro sopra di me, scalciandolo lontano. Controllai la spalla perforata. Niente pelle staccata.

“ Tutto bene? Non ho potuto aiutarti. Hanno attaccato anche me.”

Mi disse Alice, aiutandomi ad alzarmi. I miei corsero a Nessie, che mi abbracciò, mormorando un “mamma” di sollievo, mentre le accarezzavo quasi meccanicamente i capelli. In seguito, il mio sguardo volò ad Edward, intento ad attaccare Jiulian.

Sembrava molto più agguerrito. Per un attimo i nostri occhi si incontrarono. Nascosi la ferita con una mano e gli sorrisi rassicurante. Nei fragori della battaglia, lo sentii sospirare e ricambiare il mio sorriso, sibilando minaccioso verso Jiulian che, strabuzzò gli occhi alla velocità impareggiabile di Edward, che lo colpì allo stomaco e alla schiena e, mentre lo sollevava, tenendolo fermo per il capo, gli trapassò il collo con i denti affilati e luccicanti, staccandogli, allo stesso tempo, un braccio, tanta era la forza sprigionata dalle sue mani, che lo afferravano deciso.

In seguito, freddo e determinato, smembrò il resto del suo corpo acefalo, per poi farne una catasta, accanto al corpo di Hector che Emmett, ridendo allegro e soddisfatto di sé, guardava con orgoglio.

Allungò una mano verso Edward, che la strinse sorridendo.

“ Ben fatto, fratello.”

Gli disse, colpendolo con un pugno sulla spalla.

In breve, piccoli e grandi incendi, divamparono nella piccola raduna, accanto a Villa Cullen, offuscando il suo pallore immacolato, con le colonne di fumo color porpora e odorose di pesante incenso, che si sollevarono in aria, invadendola.

Le fiamme erano già spente, quando le prime gocce di pioggia, iniziarono a colpirmi e i primi presagi di un temporale, come roboanti tuoni e flash di lampi, accecanti nelle nuvole grigie che oscuravano il cielo, preannunciavano la sua imminenza. I vampiri di Darius erano stati sconfitti, nessuno era sopravvissuto. Non ero l’unica ferita. Anche Jasper e Rosalie ne avevano riportate alcune. Fortunatamente, si trattava solo di morsi accennati. Edward mi stringeva a sé, baciandomi la spalla ferita e leccandola delicato. Brividi di piacere misto a dolore mi attraversarono e quando smise la sua operazione, cicatrizzando il morso con il suo veleno, gli accarezzai i soffici capelli ramati, baciandolo sospirante e felice di vederlo tutto intero.

Intanto, Darius e William continuavano a battersi, incuranti della pioggia, che ora cadeva incessante.

Continuai ad avvolgere William con il mio scudo, anche se Darius sembrava quasi essersi dimenticato di possedere un potere letale quanto i suoi colpi precisi ed incessanti.

Sembrava essere solo interessato ad infliggere un colpo mortale a William che, leggermente ansimante, non si arrendeva mai, parando ed infliggendo colpi altrettanto secchi e forti.

“ Sembra che questa lotta, non abbia mai fine.”

Disse Esme, accarezzando il braccio di Carlisle, che la avvolse protettivo. Eravamo completamente fradici di pioggia, ma nessuno sembrava patire il freddo. Jacob si avvicinò a Renesmee, che affondò le mani ed accostò il corpo a quello caldo e peloso di lui, che le poggiò il muso sul capo, come un’umida ma affettuosa carezza.

“ Sono entrambi abili combattenti. E’ difficile stabilire chi sia più bravo e chi meno.”

Spiegò pratico ed attento alla lotta Jasper, mentre Alice, premurosa, le scostava i capelli biondi e bagnati dalla fronte. Per ringraziarla della sua premura, le baciò la fronte.

“ Darius vuole attaccarlo al fianco destro, perché ha capito che lì, William, è più scoperto.”

Disse Edward.

In effetti, William tendeva a scoprirsi ai fianchi, concentrandosi sulle gambe e contando sulla forza delle sue braccia. Sembravano essere i suoi punti di forza, dal modo in cui lo afferrava e dalla difficoltà con cui Darius si districava dalla sua stretta.

Darius, invece, contava molto sull’agilità fluida e sui movimenti e l’energia che imprimeva alle gambe e alle ginocchia.

Jasper aveva ragione. Non erano certo novellini.

“ Perché non lo aiutiamo? Sarebbe più semplice.”

Disse Emmett, pronto ad affrontare una nuova sfida.

“ No.”

Rispose categorico Edward. Emmett lo osservò, sorpreso e crucciato.

“ Perché?”

Chiese, quasi frustato nella sua inattività.

“ Perché deve essere William, a sconfiggerlo.”

Continuò Carlisle, guadagnandosi l’attenzione di tutti. La camicia bianca, era attaccata al suo petto, evidenziandone ogni muscolo asciutto. I capelli biondi, sembravano dorati ai bagliori luminosi dei lampi. Il suo sguardo, era riflessivo ma allo stesso tempo triste.

“ Darius ha arrecato troppi danni alla sua vita. Ne ha segnato l’esistenza, per soddisfare un suo desiderio. I suoi, sono torti ed offese difficili da arginare. Lo ha privato, in una sola notte, della sua vita e del suo unico amore. William è giovane ed arrabbiato. Non credo che lo risparmierà.”

Concluse amareggiato, cercando conforto nelle mani carezzevoli di Esme, che lo abbracciò stretto.

Carlisle era una persona buona, un vampiro che non tollerava la violenza e né tanto meno la morte di un altro essere vivente. Uccidere, non era un divertimento, per lui.

Alice sussultò, e sotto lo sferzare della pioggia, il suo delizioso viso da elfo, sembrava ancor più pallido. Jasper la strinse a sé, protettivo. Edward si era irrigidito nella mia stretta.

“ Alice, cosa c’è? Cosa hai visto?”

Le chiese Jasper, dando voce ai miei pensieri. Ma dall’espressione aggrottata di Edward, si preannunciava una notizia pessima.

Alice boccheggiò ansimante, per poi sussurrare, nel fragore della tempesta.

“ William. Lui, sta per…lo ho visto…”

Ad un tratto, compresi. E la rivelazione che mia lucida mente da vampira mi suggerì, mi lasciò scioccata e sconvolta. Se fossi stata ancora umana, il sangue mi sarebbe raggelato e il mio cuore avrebbe preso la rincorsa per vincere la maratona degli infarti più fulminei della storia.

Osservai Darius sferrare un colpo deciso al fianco destro di William che crollò a terra. Non ebbe il tempo necessario per sfuggire alla presa delle sue mani sul suo collo.

Un ghigno malefico deformò il suo volto angelico. William cercò di ribellarsi, ma invano. Chiuse gli occhi, quasi arreso all’inevitabile. Renesmee lanciò un urlo di pure orrore, Jacob si tese ringhiante, Edward, Emmett e Jasper erano già pronti ad intervenire. Emmett stava per balzare, ma il volto rischiarato di Edward mi stupì, e grande fu la mia meraviglia, vederlo trattenere per un braccio Emmett, che smorzò un suo ringhio sul nascere.

Alice sorrise, gioiosa ed attenta alla vicenda orribile che ora, nessuno sembrava intenzionato a fermare. Mi sorpresi di avvertire uno schianto, che si confuse con un tuono più forte degli altri.

L’espressione entusiasta di Alice, mi incitò a guardare ciò che era successo alla coppia lottatrice, senza aver timore di scorgere un corpo amico ferito mortalmente.

Ciò che i miei occhi ambrati scorsero, mi lasciò senza parole. Lo schianto che il mio fine udito aveva percepito, era quello di Darius che si era scontrato contro il tronco di un alto pino, deformandolo, mentre William giaceva a metri di distanza da lui, ma nemmeno nella medesima posizione, in cui lo aveva visto quasi vinto.

Tra lo scrosciare della pioggia, vidi con le ciglia velate dalle gocce d’acqua, una pallida figura azzurra, camminare verso di noi.

Lo scricchiolio dei piedi nudi sull’erba smeraldina, resa scura dall’atmosfera cupa del temporale, era udibile perfino a Renesmee, che si tese, sbattendo le palpebre più volte, quasi incredula.

“ Mamma, ma quella è…”

Iniziò lei, affiancandomi. Alice, al mio fianco, saltellò, battendo le mani, felice.

“ Si, è lei! Ha cambiato il corso del destino!”

“ Appena in tempo, potremmo dire.”

Aggiunse Edward, subito dopo l’esclamazione di Alice.

“ Poteva venire prima.”

Disse, quasi rabbiosa Rosalie. Sotto la pioggia, appariva una sirena fuor d’acqua.

“ Era combattuta. Ma ora è decisa.”

Spiegò calmo e sereno Edward, affiancandomi nuovamente. Alice si era sporta di qualche passo, come per avere un’ampia visuale.

Ormai non vi erano più dubbi di chi fosse, quell’esile ed elegante figura che si scorgeva, al di là del velo di gocce d’acqua, ora ferma al centro della radura. L’odore inconfondibile di rose e frutti di bosco, che l’olfatto captò, me lo confermò ampiamente.

Era Diana.

 

 

 

Angolo dell’autrice.

 

Salve a tutti!!!! Come va??? Che caldo, ragazzi!!!! Qui, da me,si muore!!! XD

Ho visto i risultati dell’esame di stato: 91!!!! OLEEEEEEEE’!!!

Evviva me, evviva me!!! Certo, non è 100, però sempre al di sopra del 90 stiamo, no???

Allora, tornando al cap., vi è piaciuto!!! Un po’ sanguinolento, ma un po’ di sana azione ci vuole sempre!!!XD Spero di non avervi turbato con alcune scene!!! Ho sostituito il rating in arancione, così è più accessibile e per evitare violazioni!!!XD

Non ci sono stati commenti, ma non importa, lo capisco, in fondo ci sono le vacanze di mezzo!!!XD

In compenso, però, ci sono state molte letture, e questo mi ha reso molto contenta, davvero!!!XD

Vorrei conoscere almeno qualcuna delle vostre opinioni, quindi vi inviterei, senza alcuna pretesa, di non chiudere subito la pagina del capitolo, e di fermarvi a lasciarmi un semplice e, perché no, anche minuscolo commentino! Mi rendereste ancora più entusiasta!!XD

 

Ringraziamenti a…

 

A voi che leggete e che mi seguite, con passione e voglia di leggere, sempre con crescente entusiasmo, la mia storia!!

Spoiler: Pochi capitoli alla fine, signori e signore!!!

Baci baci a tutti voi!!!

Sempre vostra, Fuffy91!!!

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Capitolo 12

Bella.

 

Diana era lì, ferma al centro della raduna, il vento che sferzava intorno a lei, smuovendole i capelli ricci e bagnati, come il tessuto leggero del suo abito azzurro, incollato alle sue membra, evidenziandone ogni longilinea forma.

Sembrava la ninfa Ermione, cantata dal celebre poeta decadente italiano, D’Annunzio, nella sua celebre lirica La pioggia nel pineto. Edward aveva insistito che la leggessi, recitandola per me, sussurrandomene ogni singolo verso all’orecchio, durante una tenue ed assolata giornata, nella nostra raduna fiorita, mentre Renesmee, allora undicenne, dormiva sul mio grembo, sorridente.

Eppure, il volto etereo di Diana, non era sorridente come Ermione con il suo amato. Un’espressione triste e desolata le conferiva un’aria malinconica, difficile da dissipare. I suoi occhi dorati, luccicavano come gemme preziose, nel buio cupo del temporale.

William si alzò di scatto dal terreno scivoloso, osservandola tra l’incantato ed il sorpreso. Diana ricambiò il suo sguardo, senza tuttavia rinunciare alla sua antica malinconia.

Darius, dal canto suo, si era immediatamente ripreso dal colpo ricevuto dalla sua amata, avanzando, leggiadro ma fremente, verso di lei. Un sorriso gli illuminava, ora, il volto d’arcangelo. William, alla sua iniziativa, ringhiò sibilante, le iridi scure dei suoi occhi tremarono di furia. Ma questa si placò, nel momento in cui Diana, alzando lieve il palmo della mano destra verso Darius, ne bloccò il passo con il suo potere telepatico, immobilizzandolo, quasi facendolo scontrare con uno specchio invisibile. Il sorriso scomparve dalle sue fini labbra rosse, e un’espressione d’incredulità si dipinse sul suo viso.

Diana sospirò, portando lo sguardo al suolo, come ad analizzare i fili d’erba che si incollavano alle sue caviglie.

“ Cosa c’è? Che le prende?”

Chiese Emmett, scrutandola aggrottato.

“ Sembra così triste.”

Aggiunse accorata Esme, portandosi una mano stretta a pugno al petto muto.

“ I suoi pensieri sono confusi. Vorrebbe parlare con Darius, ma è intimidita da William.”

Spiegò Edward, attento ad ogni suo pensiero.

Lo osservai, sbalordita.

“ Intimidita?! E per quale motivo?”

Alice rise leggera, sorridendomi.

“ Perché William scatena in lei, sensazioni del tutto sconosciute, ma così potenti da stordirla.”

“ E’ innamorata di lui, ma non riesce ancora ad ammetterlo a se stessa.”

Continuò Jasper, assottigliando lo sguardo, forse concentrato sulle sue emozioni.

“ E’ il sangue di Darius. Blocca ogni suo tentativo di far affiorare i ricordi di lei e William, sepolti nella sua memoria.”

Concluse Edward, lo sguardo ancora vigile.

“ Se è così, allora non c’è soluzione.”

Disse Rosalie, asciutta.

“ Non è detto.”

Disse Edward, di rimando, facendomi sorridere orgogliosa della sua mente brillante.

“ Tutto dipende da William. Deve essere lui ad aiutarla a ricordare.”

Disse Alice, subito dopo. In seguito, fu solo il rombare della pioggia incessante a riempire il silenzio sceso fra di noi.

William tentò di avvicinarsi, ma ogni suo tentativo venne soffocato sul nascere da Diana, che lo bloccò con la forza del pensiero.

“ Non avvicinarti.”

Gli intimò, decisa ma con voce soffice.

William sussultò a quelle parole, per poi continuare determinato, stringendo gli occhi e serrando le labbra, cercando di avanzare verso di lei.

“ No.”

Diana strabuzzò gli occhi, incredula, per poi rinforzare il suo potere, che sembrò rallentare al minimo cosmico i movimenti di William, che si vide tendersi all’indietro. Diana era davvero forte.

“ Fermati. O ti spezzerai.”

Non era una minaccia la sua, piuttosto una supplica.

Ma William la ignorò, stringendo i pugni ed avanzando di un solo passo, il petto rigido e le gambe vibranti, quasi pronte a cedere. Stava compiendo uno sforzo immane, per resistere alla barriera invisibile di Diana.

“ Sono stato…lontano da te, troppo a lungo. Ora non sarà certo mezzo metro… a impedirmi di riabbracciarti.”

Ogni parola, un ansito, che sembrò quasi perdersi nel boato del temporale, che continuava ad infuriare, sferzando i loro corpi con una raffica di pioggia gelida, ma non quanto la loro pelle.

Diana sembrò colpita dalla sua determinazione e dal tono gentile della sua voce tenebrosa, tanto che, il suo stupore, allentò la sua difesa, facendo compiere un altro passo a William, che sorrise, le spalle scosse da un tremito involontario.

Diana sussultò a quel sorriso, per poi raddolcirsi e ricambiarlo, quasi timida.

Darius si indispettì a quello scambio di tenerezze, proprie solo degli innamorati, richiamando l’attenzione di Diana.

“ Non ascoltarlo, Diana.”

Le disse, facendola voltare di scatto. Il mezzo sorriso di William, si tramutò in una smorfia rabbiosa.

“ Lui ti sta mentendo. Vuole solo portarti via da me.”

Aggiunse Darius, la voce morbida e suadente, da incantatore di serpenti, con un sorriso seducente ad incorniciare il quadro d’illusione.

“ Non permetterglielo, angelo mio. Vieni.”

La incitò, sollevando di poco le braccia dai fianchi, come in preghiera.

“ Vieni da me. E tutto tornerà alla normalità.”

Diana lo osservò quasi titubante, per poi cedere all’incantesimo del suo sguardo ammaliatore, e tendere le braccia verso di lui, avanzando dalla sua parte. Darius le andò incontro, più sciolto e libero nei movimenti, sintomo che la barriera telepatica di Diana, si era dissolta, a differenza di William, ancora incapace di muoversi.

“ Diana.”

La richiamò lui, la voce tenebrosa e sommessa, ricolma di inspiegabili sentimenti.

Diana si fermò prima che le braccia di Darius potessero avvolgerla possessive, quasi in attesa che William continuasse.

“ Non ti chiederò di seguirmi, né ti costringerò a farlo. Per il semplice fatto, perché tu non sei un burattino da manipolare o un trofeo da conquistare e sfoggiare agli invidiosi.”

Diana sembrò colpita da quelle parole, tanto che si voltò verso di lui, che era immobile, ritto e con lo sguardo fermo e deciso, sul suo volto da ragazzo.

“ Io ti amo, non smetterò mai di dirtelo. E anche se tu non mi accetterai, in questa vita, aspetterò che ne venga un’altra e se nemmeno allora mi vorrai, allora ne attenderò un’altra, e un’altra ancora.”

Ora Diana dava le spalle a Darius, che stava trucidando con lo sguardo nero d’odio il suo avversario, completamente perso in quello limpido e smarrito di lei.

“ Sono pronto ad aspettare anche all’infinito, piuttosto che rinunciare a te.”

Diana trasalì a quelle parole, strabuzzando gli occhi, quasi incredula.

Eppure, gli occhi di William, non davano adito ad alcuna menzogna. Era sincero. Sincero, come lo può essere solo un tenero innamorato.

 

 

Diana.

 

Non riuscivo a crederci. Che davvero quel vampiro mi amasse a tal punto da sacrificarsi, affannandosi alla ricerca disperata di un solo accenno di ricambio, da parte mia, al suo sentimento?

La mia mente negava con fermezza, eppure il mio cuore mi suggeriva di credere alle sue parole. Il mio stesso corpo, d’altronde, era come attratto dal suo, come un ago che ruota intorno ad un campo magnetico, fino a quando non è pronto a cedere alla sua forza irresistibile, incollandosi ad esso.

Io ero l’ago e William il mio campo magnetico. Ero destinata ad andargli incontro, abbracciarlo e a rimanere imprigionata fra le sue forti braccia? Ripensai a quei brevi momenti nel bosco, quando mi aveva stretta a sé e mi aveva baciata con impeto e dolcezza. In quell’istante, mi ero sentita così bene, quasi come se, fin ad allora, fossi vissuta in una bolla di equilibro e di stasi, ed in seguito,

venissi avvolta da un velo di caldo affetto, destinato a farmi precipitare in un baratro di sensazioni sconosciute.

Osservai i suoi occhi scuri ed abbaglianti di determinazione, capaci di provocare un tumulto nel mio cuore fermo. Poi, scesi ad ammirare il suo naso dritto e perfetto, e più giù, il declino dolce della bocca. Il ricordo di quelle labbra rosse ed ora bagnate di pioggia, che avevano toccato più volte le mie, scatenò un brivido lungo le membra irrigidite, che mi scaldò l’anima, ormai irrimediabilmente danneggiata. Tra le sue braccia, però, il mio essere spezzato, che, in quelle di Darius, trovava solo un facile sollievo alla bruciante cicatrice che lo solcava, riusciva a ricucire i suoi lembi strappati, cancellando ciò che li aveva divisi.

Era una sensazione, questa, che stranamente sentivo di aver già sperimentato, in passato. La mia nuova vita, era iniziata tra il dolore della trasformazione, il sorriso innocente e rassicurante di Darius ed un’esistenza al suo fianco. Ma tutto questo si era interrotto bruscamente, al sopraggiungere della famiglia Cullen, così uniti ed amorevoli l’uno con l’altro, e di William, da subito così sincero e privo di vergogna nel rivelarmi il suo amore.

I suoi occhi erano neri di fame e rabbia, ma sapevo che quest’ultima non era rivolta a me, ma al vampiro posto alle mie spalle, nelle cui iridi scarlatte, ora, ne ero convinta, si rispecchiava unicamente la mia immagine.

Quando un nuovo lampo squarciò il cielo, mi resi conto che mi trovavo non solo tra due fuochi, pronti ad appiccare un incendio di lotta, ma, soprattutto, ero stata posta di fronte ad una scelta, anche se silente e che, a malincuore, ero costretta a compiere.

Da una parte c’era Darius, che per me rappresentava la sicurezza e una vita vissuta nell’agiatezza e priva di alcun pericolo, perché sapevo che lui mi avrebbe protetta sempre e comunque. Ero importante per lui, quanto lui fosse caro a me.

Dall’altra parte, invece, c’era William, che per me costituiva l’ignoto, il pericolo, un’intera esistenza che ancora non avevo sperimentato, ma non per questo ricolma di sfiducia. La cosa che più mi spaventava, era che avrei potuto volare al suo fianco, accogliere le sue mani che stringevano il mio corpo al suo, ricevere i suoi sorrisi, gustare i suoi baci e scoprire quale era il colore reale dei suoi occhi, senza aver timore di nulla. Stranamente, non avevo paura di William come persona, come essere, ma di quello che riusciva ad evocare in me.

Ero convinta, che avrei finito per innamorarmi di lui, ammesso che non lo fossi già. Quel nuovo ed improvviso pensiero mi scioccò più di qualsiasi altro. Possibile che fossi davvero innamorata di William? Ma come era possibile? Io non lo conoscevo nemmeno, nonostante lui avesse sempre affermato il contrario. Da qui, nacque una nuova riflessione. Perché? Perché era così convinto di avermi già conosciuto, di aver già sperimentato il sapore delle mie labbra, il calore del mio corpo, la morbidezza dei miei capelli, come lui stesso aveva accennato nella foresta, quando l’irrazionalità lo aveva travolto?

Possibile che davvero, lo avessi già incontrato, nella mia vita umana? Non seppi darmi una risposta, perché non ricordavo nulla di quella vita, all’infuori di mia madre. Tutto era ricominciato con Darius, e solo Darius aveva iniziato ad avere un’importanza per me. Ma, in effetti, come era possibile che mi fossi immediatamente affezionata a lui? Così, all’improvviso, senza una conoscenza preliminare.

Mi voltai ad osservarlo sorridermi complice, mentre la mia mente navigava su sentieri oscuri e mai intrapresi prima.

Ora che ci pensavo bene, al momento della mia rinascita, non mi ero mai chiesta del perché avessi nutrito immediatamente di una fiducia incondizionata in lui. In fondo, per me, era pari ad un estraneo. A quei pensieri, la mia mente cominciò a ribollire, fino a scatenare una terribile emicrania, che mi fece cadere inginocchiata al suolo.

Sentii distintamente qualcuno urlare il mio nome ed un suono agghiacciante echeggiare intorno a me. Bastarono pochi attimi, per comprendere che fossi io a produrlo, sotto forma di un urlo acuto e continuo. Perché urlavo? Che stessi soffrendo? Eppure gli ingranaggi della mia mente, continuavano a funzionare attivi.

Ripensai ancora al mio passato. Avevo fatto di tutto per rendere felice Darius e, fino ad allora, avevo creduto che anche lui avesse fatto altrettanto. Ma, in realtà, mi accorsi che, la mia, era una verità fittizia. Avevo voluto vedere, solo quello che desideravo vedere. Quante volte avevo cercato di far rinsavire Darius, di persuaderlo a non uccidere, a vivere in pace con gli essere umani, di non nutrirsene per puro egoismo. Ma lui non mi aveva mai ascoltato, ed ora il ricordo di quei sorrisi puri ed innocui, si tramutavano in ghigni calcolati.

Ancora quel urlo agghiacciante, ma era così lontano da me, che non me ne curai. Sentii l’erba pungere sotto le mie dita, accarezzarmi i capelli, sparpagliati al suolo, bagnati di pioggia, che continuava a cadere. Ma i miei occhi non riuscivano a seguire i movimenti delle gocce, le mie guance non le avvertivano scivolare lungo il profilo del mento. Ero diventata insensibile a tutto ciò che mi toccasse, mi parlasse, mi ascoltasse. Non sentivo nulla, al di fuori dei miei pensieri, che continuavano a vorticare nelle mia mente, mai stata così lucida ed attenta.

All’improvviso, tutto mi fu chiaro, come i primi raggi del sole primaverile, che fanno rinascere un fiore appassito, a causa del gelido inverno.

Ciò che avevo vissuto finora con Darius, era stato l’inverno nella mia giovinezza di vampira.

Capii che mi aveva mentito, sempre, anche quando cercava di essere sincero ed umile. Ma l’umiltà non si può acquisire o barattare con un po’ d’affetto e con essa, la sincerità.

Anche Jiulian, Hector, Valentine, che dovevano costituire una nuova famiglia per me, in realtà, erano fantocci destinati ad arricchire l’universo di bugie in cui Darius mi aveva imprigionata.

Mi aveva mentito ancora, riguardo a Valentine. L’aveva uccisa lui, Darius era stato il suo carnefice e Jiulian ed Hector i suoi esecutori. Avevo avvertito il suo odore attaccato ai suoi vestiti. Profumo d’incenso, essenza di morte.

L’aveva uccisa, per il peccato di averlo amato. Ma Darius non desidera amore, non capiva cos’era.

Non era capace di amare e non lo sarebbe stato mai. Anche l’ amore che diceva di provare per me, era l’ennesima menzogna per mascherare il suo desiderio di possesso.

Lui mi aveva plagiata, senza accorgermene.

Un nuovo urlo di dolore accompagnò questa consapevolezza, accompagnato da un bruciante senso di perdita. Un orribile ed ultimo presentimento, si affacciò tra i miei pensieri, come una serpe malvagia che si contorce in un seno benefico.

Che fosse stato…no, non potevo crederci, non volevo crederci. Ma dovevo farlo, per riscattare me stessa.

Era stato lui, Darius, a trasformarmi. Sentivo il mio collo bruciare là, dove mi aveva morso, più di un secolo fa.

Lo toccai istintivamente con la unta delle dita, e stranamente le sentii bagnarsi di qualcosa di viscoso, denso e caldo. Forse era la pioggia, o forse…Sollevai la mano al cielo, in parallelo con i miei occhi, che rispecchiarono quell’immagine assurda e raccapricciante.

Sangue. Era sangue quello che macchiava le mie dita, fuoriuscito da una antica ferita, ora riaperta.

Il mio sangue? No, mi suggerì la mia coscienza. Non apparteneva a me, quel sangue così scuro e odoroso di un veleno bruciante di desiderio ed ossessione.

Nuove immagini accavallavano la mia mente, galoppando sui sentieri,ora privi di ostacoli, della mia memoria, così splendenti da abbagliarmi la vista, scorrendo come dei rapidi fotogrammi.

E fu allora, che lo vidi. Lo avevo riconosciuto subito. William, vestito con abiti poveri, ma che slanciavano la sua figura, il primo giorno che lo incontrai, due occhi nocciola ad avvolgermi interamente, sciogliendomi in una morbida distesa di dolce languore. Fu mio padre a presentarmelo, come giornalista appena affermatosi. Mio padre… riuscivo a ricordare il suo volto bonario, il suo sorriso sempre così accomodante, il calore rassicurante di una sua carezza sul viso.

Poi, altri ricordi si successero veloci, ma indelebili.

William che mi sorrideva con quel mezzo sorriso, così irresistibile; le sue visite divenute più frequenti; il nostro primo ballo e la prima volta che lo vidi abbigliato con abiti degni della sua bellezza; la stretta gentile della sua mano e il calore delle sue labbra che mi sfioravano il palmo della mano; le passeggiate in giardino, tra i roseti in fiore; il tè freddo in veranda, a scambiarci sguardi intensi e difficili da sostenere; l’estate al lago, dove lo vidi uscire dall’acqua a torso nudo, bagnato e con i calzoni di lino attaccati alle gambe villose e forti. Il nostro primo bacio, sotto il salice piangente, quello stesso giorno, dove lui mi aveva condotta per godermi sia dell’ombra che dei labili spiazzi di sole, che filtrava fra le delicate fronde, dimenticando ogni pudore e lasciando largo spazio all’amore che, ormai, ci aveva trafitto entrambi; il periodo di nuova frequentazione che seguì; la dichiarazione in veranda, durante la notte di San Lorenzo, festeggiata in casa Wilson, la mia casa; il disaccordo di mio padre ad una nostra unione, la delusione e l’amarezza di sposare un uomo non voluto e non amato, solo per i suoi soldi; la litigata che seguì fra me e William dopo un lungo valzer; la nostra separazione; il nostro riavvicinarci, sotto un faggio parzialmente spoglio, fra le sue ampie foglie variopinte; la gioia del nostro prossimo matrimonio; il terrore e il vuoto che seguì l’annuncio della sua perdita, avvenuta dopo la sua improvvisa scomparsa, una ferita così grande da indurmi a vagare fra i quartieri di Londra, imbattere in Darius, che mi condusse alla sua dimora regale, al di fuori della città, in campagna, così velocemente da non accorgermene. Le sue cure premurose ma ossessive, le sue labbra che accarezzavano il mio collo, il morso non voluto che seguì, la sensazione indesiderata di una sostanza fredda e bruciante che attraversa la mia gola, invade il mio essere ed incupisce il miei sensi.

Ora, tutto mi fu chiaro.

Sgranai gli occhi, il dolore era sparito, il morso di Darius sul mio collo, era nuovamente scomparso. Il suo sangue, quello che mi aveva fatto bere nell’incoscienza della trasformazione, annebbiando parte della mia memoria passata, era ormai defluito completamente via dal mio corpo, macchiando il suolo erboso e parte della mia spalla destra.

Tastai l’erba bagnata, ora accarezzata dai deboli raggi del sole, che cercava di fuoriuscire dalle nuvole grigie, ma non più nere.

Una mano avvolse la mia, tiepida e rassicurante, un tocco che ora ben riconoscevo e che accettavo con un sorriso.

Volti conosciuti erano chini sul mio. C’era il Dr. Cullen, zuppo di pioggia e il viso segnato da un nuovo sorriso di sollievo, nel vedermi cosciente. C’era Esme, la sua compagna, le guance tremolanti di preoccupazione, che si sollevarono deliziosamente, al solco tenero di un sorriso materno. C’erano anche Emmett, Rosalie, Jasper, la piccola Alice, Edward, i capelli rosso ramato diventati fuoco a contatto con la pioggia, e quelli color mogano di Bella, mi solleticarono il viso. Sembrava la più in ansia, ma dovetti ricredermi, quando voltai lo sguardo ad incontrare quello dell’unica persona che desideravo vedere in quel  momento. William era lì, al mio lato sinistro, stringendo la mia mano, il ciuffo di capelli caramellati a ricoprirgli dolcemente parte della fronte, gli occhi scuri luccicanti di preoccupazione, le labbra rosse che si strofinavano incessantemente, ad ogni sua parola, ma ancora non riuscivo a sentirlo. Cercai di concentrarmi sul labiale.

D…Dia…Na. Diana. Sorrisi. Il mio nome, pronunciava il mio nome. Una sensazione di dolcezza mi invase.

Alzai l’altra mano, ancora incrostata di sangue, ravviandogli il ciuffo di capelli dalla fronte, accarezzandogli il viso, scendendo con il dorso delle dita, lungo il profilo del mento, dove ne catturai la punta fra l’indice e il medio, un gesto che compivo spesso, mi ricordai.

“ Diana, come ti senti? Rispondimi, ti prego.”

Mi supplicò lui, con voce strozzata, quasi come se fosse prossimo al pianto. Distintamente, avvertii la sua mano destra dietro il mio capo. Mi aveva sollevata, dunque.

Mi resi conto, ben presto, che stavo riprendendo pian piano contatto con la realtà. I miei sensi acutissimi, ripresero possesso delle loro facoltà, e le labbra furono capaci di sussurrare:

“ William.”

Il suo nome, solo il suo nome bastò a farmi rinsavire, cancellando sul suo viso, quella smorfia di dolore ed ansia. Un respiro comune unì i membri della famiglia Cullen e William, che mi sollevò di poco, delicatamente, verso il suo volto, sorridendomi luminoso. Era così bello…come avevo fatto a dimenticarlo? Quanto tempo sprecato! Ma ora ero lì, ero me stessa, e lui era con me. Saremo stati sempre insieme, nessun altro ci avrebbe separato. Mai più.

Dovevo fargli sapere che gli ero vicina, che finalmente mi ero liberata dal giogo di Darius.

“ William.”

Lo richiamai ancora, cercando di imprimere tutto il mio amore in ogni sillaba del suo nome.

Lui sembrò avvertire la sfumatura diversa nella mia voce, visto che strabuzzò gli occhi, per poi sorridermi e tendersi verso di me.

“ Dimmi. Cosa c’è? Senti ancora dolore?”

Non gli risposi, ma agii, scivolando con la mano destra lungo la base del suo collo, risalendo alla nuca, affondando la punta delle dita nei ciuffetti serici dei suoi capelli castani.

“ Amore. Stringimi, per favore.”

William sussultò a quella mia richiesta, sorpreso e meravigliato insieme, ma subito, come lo ricordavo, impulsivo e passionale, come solo lui sapeva essere in amore, accolse immediatamente la mia preghiera, serrandomi al suo petto, delicato e forte allo stesso tempo. Mi accarezzò i capelli, affondando le dita nella loro cascata di ricci regolari e lunghi, baciandomi la fronte e le palpebre serrate.

“ Diana, amore mio. Quanto tempo è passato. Allora ti ricordi di me, ora.”

Annuii, incapace di parlare. Era così bello sentirsi avvolta dal calore del suo abbraccio, sentire il respiro invadere il suo petto, le sue mani accarezzarmi, le sue labbra baciarmi.

“ Ma…come…oh, ma che importa!”

Esclamò entusiasta, stringendomi ancora di più a sé. Sentii il suo petto venir scosso dai sussulti di una risata, che si infranse sul mio orecchio destro. Sorrisi con lui, contaminata dalla sua felicità.

La sua guancia sinistra si strofinò fra i miei capelli, provocando una piacevole frizione.

“ Diana, Diana, Diana.”

Mormorava il mio nome, senza mai stancarsi. Ed ora come ora, nemmeno io volevo che smettesse. Mi sentivo come rinata una seconda volta, e niente era pari a risvegliarsi fra le braccia della persona che si amava.

“Adesso, non ti libererai più di me.”

Aggiunse subito dopo, posando le labbra socchiuse sulla punta del mio orecchio.

“ Non l’ho mai voluto.”

Gli dissi, cingendogli la vita con entrambe le braccia, risalendo con il palmo delle mani lungo la sua schiena, in una lenta carezza. Lo sentii fremere e serrare la presa al mio tocco e le sue labbra, toccarono nuovamente la mia pelle, posandosi leggere sulla mia tempia.

“ Lo so, amore, lo so.”

Mi bisbigliò, tenendomi ancora avvinta a sé, in un abbraccio infinito.

“ Ma, adesso, è finita.”

Disse sospirando, quasi sollevato.

A malincuore, dovetti sciogliere il nostro abbraccio. Lo osservai serio e lui ricambiò il mio sguardo, perplesso.

“ No.”

Dissi, alzandomi dal terreno umido di pioggia, lasciando che la gonna del vestito scivolasse lentamente lungo le mie gambe e che William seguisse i miei movimenti, levandosi anch’egli.

“ Non è ancora finita.”

Aggiunsi, osservando Darius, immobile e fumante d’ira. Ma questa volta, niente era paragonabile al rancore che cominciava a ribollire in me.

Avanzai verso di lui, ma William mi trattenne per un braccio, scuotendo energico il capo.

“ No, Diana. Lascia che…”

“ Ssssh.”

Lo zittii, posando l’indice sulle sue labbra socchiuse.

“ Devo farlo io.”

Dissi, convinta delle mie parole.

“ Non sei obbligata.”

Disse Edward, osservandomi attento, come se già conoscesse i miei pensieri, e non solo perché riusciva a leggerli liberamente.

“ Edward ha ragione. C’è sempre un altro modo.”

Disse Carlisle, ma io scossi la testa, negando.

“ No. Ho deciso. Finirò questa storia personalmente.”

In seguito, osservai William, corrucciato.

“ E lo farò a modo mio.”

Sussurrai, determinata. William mi regalò quel mezzo sorriso che tanto adoravo sul suo volto, lasciando la presa dal mio braccio, accarezzandomi la guancia destra.

“ Come desideri, amore.”

Catturai la sua mano, e ne baciai il palmo, riconoscente, sorridendogli.

“ Grazie.”

Lo ringraziai, voltandomi subito dopo verso Darius, ora mio avversario.

Sempre rigido ed attento ad ogni mio movimento, mi seguì con il suo sguardo scarlatto fino a che non giunsi a pochi passi da lui.

“ Allora, hai deciso.”

Mi disse, quasi senza respirare e serrando i pugni.

Annuii, decisa.

“ Si.”

Lui serrò i denti, digrignando di rabbia. Lo sforzo per contenersi era tanto.

“ Capisco.”

Disse, rabbioso, per poi volgere lo guardo altrove.

Presi un profondo respiro, prima di aggiungere:

“ Non potrò mai perdonarti per ciò che hai fatto a me a William, Darius.”

Lui mi osservò nuovamente, e un lampo rosso di un’emozione per me indecifrabile, gli attraversò lo sguardo.

“ Ciò nonostante, non posso dirti di odiarti.”

Lui sembrò ammorbidirsi a queste mie parole, tanto che vidi le sue spalle abbassarsi verso il basso, dai muscoli più sciolti.

“ Non tollero il tuo egoismo e l’aver agito solo per soddisfare i tuoi capricci, questo non posso negarlo. Ma, l’odio non mi ancora scalfito. Per me è difficile odiare qualcuno, e sono ancora convinta che ci sia ancora qualcosa di buono in te, Darius.”

Darius sembrò aggrapparsi a queste mie ultime parole, come un bambino che spera sempre che sua madre gli compri il gelato prima di pranzo, ma preferii stroncare ogni sua illusione sul nascere.

“ Ma non ti amo. E non credo nemmeno che tu sia innamorato di me.”

“ No, questo…”

Iniziò, alterandosi, per poi serrare gli occhi e cercare di ritrovare il suo naturale controllo.

“ Questo non è vero.”

Sorrisi, nonostante tutto, abbracciandolo delicatamente, sentendolo rigido fra le mie braccia.

“ Darius…io amo William, e tu lo sai. So che hai creduto che bevendo il tuo sangue, mi avresti legato per sempre a te.”

Lo sentii sussultare a quelle parole, senza tuttavia smuoversi dal suo irrigidimento.

“ Ma, l’amore che nutro per lui, è stato più forte di qualsiasi costrizione.”

Aggiunsi sincera, accarezzandogli le spalle rigide, mentre lo sentivo tirare un sospiro dal naso, infrangendolo fra i miei capelli.

“ Vorrei tanto, che tu comprendessi ciò che provo, adesso. Ma è difficile spiegarlo, perché sono emozioni, le mie, che non provavo da tanto, e che mi scombussolano l’anima.”

Gli accarezzai i capelli neri e lisci, reclinando il capo per sussurrargli all’orecchio sinistro.

“ Ti prego, lasciami andare. Rinuncia a me. Sono convinta che, se lo facessi, ci sarebbe molta più probabilità che riuscirei a perdonarti e a dimenticare.”

Darius trasalì e, avvertendo il suo petto vibrare di un ringhio di disperazione, serrò la sua presa sul mio corpo.

“ Ti prego, Darius. Se davvero mi ami, dimostramelo sinceramente, questa volta. Lasciami andare.”

Ma lui, non accennava a sciogliere il nostro abbraccio disperato, gemendo come un animale ferito.

Mi addolorava sentirlo così, ma non potevo dimenticare il male che aveva provocato a me e a William, così, in un battito di ciglia. Non ero umana, ma nemmeno così tollerante.

Ah, se soltanto mi avesse ascoltato! Perché non accettava la sconfitta? Perché desiderava così tanto dolore?

“ Tutto sarebbe diverso. Ti supplico, rinuncia a me. Dimostrami che c’è ancora la possibilità di rimediare e di cambiare ciò che sei diventato. Anche in te, c’è del buono. Bisogna soltanto, che tu impari ad amare ciò che hai evitato di essere, in tutti questi anni. Potresti essere un uomo migliore. Un uomo, Darius. Non un mostro.”

Ero sincera, quando affermavo di volerlo aiutare. Nonostante l’odio con cui aveva agito nei nostri confronti, desideravo comunque vederlo felice. Non era il suo sangue a suggerirmelo, questa volta, ma solamente il desiderio di riconciliazione che mi spingeva a perdonarlo.

Finalmente, le mie parole fecero breccia nella sua coscienza, visto che allentò la presa dal mio corpo, lasciandomi libera.

Sospirai, sorridendogli rassicurante, accarezzandogli una guancia liscia e pallida.

Mi sollevai sulle punte, per posare un bacio delicato sulla sua mandibola contratta, per poi bisbigliargli un “grazie” riconoscente.

Lui evitò il mio sguardo, anche quando mi voltai per raggiungere William, che mi accolse con un sorriso sincero. Ora, finalmente, saremmo stati liberi di vivere il nostro amore, senza alcuna prigione dorata a dividerci.

Ma proprio quando stavo per librarmi fra le sue braccia, tese verso di me, i suoi occhi scuri divennero due pozzi di petrolio, ribollenti di furia. Mi bloccai, senza capire, finché, non avvertii uno spostamento d’aria, così veloce da attraversarmi le membra, tagliente come lame d’acciaio.

Mi voltai verso Darius, alzato a mezz’aria, pronto ad aggredirmi, gli occhi resi insostenibili da un’ira e un’ossessione palpabile.

Istintivamente, alzai un braccio a ripararmi il viso, mentre con l’altro, bloccai la sua azione, telepaticamente.

Rimbalzò con un singulto, per poi essere scaraventato al suolo da William, che lo aggredì, ruggendo felino.

Bella si avvicinò a me, scostandomi con una mano, ponendomi dietro di lei, mentre Carlisle mi tratteneva per le spalle, privo di forza, nella presa delle sue gentili mani di medico.

I Cullen mi accerchiarono protettivi, mentre Alice ed Edward affiancavano Bella, posta dinanzi a me, concentrata, presumevo, nel proteggere William. Darius mi aveva parlato del suo particolare potere Scudo. Temibile, persino per me.

Renesmee si bloccò accanto a Rosalie, che le prese la mano, protettiva, mentre il licantropo gigantesco e maleodorante, accanto a lei, era teso e ringhiante agguerrito.

Non mancava nessuno, tranne William. Ero così preoccupata per la sua sorte, che cercai di ribellarmi per raggiungerlo.

Ma Emmett mi sbarrò la strada con un braccio e una mano a trattenermi, posata sul mio ventre, mentre Carlisle serrò di poco la sua presa.

“ Tranquilla, Diana. È meglio che tu non ti muova.”

Mi disse, calmo e pacato.

Lo osservai, scioccata. Come potevo rinunciare ad affiancare il mio unico amore? Non volevo rischiare di perderlo, proprio ora che lo avevo ritrovato!

“ Ma…William…”

“ Sta bene. Calmati, adesso. La tua agitazione, è superflua.”

Mi disse Jasper, toccandomi lieve il polso sinistro, rilassandomi all’istante, con l’uso del suo potere.

Ma il controllo sulle mie emozioni, non sortì a molto, visto che i ruggiti continui e gli schianti roboanti, mi stuzzicavano ad osservare il luogo della battaglia, in trepida ansia, e le loro parole la acuirono ancora di più.

“ Credi che dovremmo intervenire?”

Chiese Alice ad Edward.

Il licantropo si avvicinò a lui, schiacciando il muso umido sulla manica della sua camicia.

“ No, non ancora. Aspettiamo. È bravo. Saprà cavarsela.”

Rispose, sia a lei che al pensiero del suo amico peloso. Come riuscisse a non scostarsi disgustato, per me era un mistero. Forse c’era abituato.

Quando il lupo ritornò alla sua postazione, lasciando che Nessie gli accarezzasse il dorso, tutto mi fu chiaro. Doveva essere un suo compagno, e magari il suo amante, chissà.

Al momento, la mia priorità era la sorte di William.

All’improvviso, Bella si rilassò, sospirando. Sembrava quasi essersi tolta dalle spalle un pesante fardello.

Edward le cinse le spalle, accarezzandole la linea del collo niveo, per poi baciarle l’angolo destro delle labbra, rilassate in una linea morbida.

“ E’ sparito. Il potere di Darius è sparito.”

A quelle parole, Carlisle mi lasciò andare e i fratelli Cullen crearono un varco, mentre la risata vispa di Alice mi seguì come un sottofondo musicale.

Corsi verso il luogo del combattimento, e mi tranquillizzai, solo quando vidi William, in piedi, nella nube di polvere creatasi attorno alle sue gambe.

Ansimava, sembrava stanco. Che fosse stato ferito?

“ William?”

Lo chiamai, interrogativa, cercando di capire cosa gli fosse successo.

Vidi le sue spalle smettere di muoversi sinuose su e giù, al ritmo del suo respiro agitato e, trasalendo, si voltò verso di me, sporco di polvere e con la guancia leggermente lacerata da un terribile taglio, simile ad una vecchia cicatrice.

Ma quando mi raggiunse, era completamente sparita.

Rimanemmo per un attimo distanti, a guardarci negli occhi. Per un momento, non seppi cosa fare, se abbracciarlo, stringerlo a me per sempre, o baciarlo fino a stremarlo. Risi istericamente, scuotendo la testa. Che follia! Dovevo essere impazzita. Ormai la mia mente era alla deriva, verso mari di incredulità.

Non potevo ancora credere di essere libera, finalmente libera di amarlo, come non avevo fatto nemmeno da umana o magari anche di più.

I miei pensieri incoerenti svanirono completamente, come nuvole illusorie, quando, sussurrando il mio nome, Wiliam mi strinse a sé.

Il mio volto affondò nel suo petto e con il dorso della mano destra, tolsi una sbavatura di polvere dalla sua t-shirt blu. Era la mia tonalità di blu preferito. Un blu cobalto.

Sorrisi, ricambiando l’abbraccio con tutta me stessa. William mi tempestò la fronte e il viso di baci, facendomi ridere spensierata e felice.

Il mio cuore aveva sanguinato per tanto tempo. I suoi baci erano la cura perfetta per le mie ferite.

Ci guardammo nuovamente negli occhi, e proprio quando i raggi del sole fuoriuscirono dalla loro plumbea prigione, bagnando la nostra pelle di mille diamanti luccicanti, mi alzai in punta di piedi, ancorandomi con le braccia al suo collo, baciandolo come mai avevo osato fare, fino ad allora.

Lui, inizialmente, stupito dal mio ardore, rimase rigido fra le mie braccia, ma immediatamente si sciolse in una colata di dolcezza, dischiudendo gentile le mie labbra ed assaporando il mio sapore, mischiandolo con il suo, più dolce del miele e dissetante di un’acqua di sorgente.

Mordendo e succhiando le mie labbra, mi sollevò dal terreno bagnato, facendomi girare fra le sue braccia.

Mi staccai per ridere divertita e felice, come solo potevo essere con lui. William si unì alla mia risata, posandomi nuovamente a terra, racchiudendomi il viso fra le sue grandi mani e facendo scontrare le nostre fronti, strofinando le punte dei nostri nasi, facendomi nascere un nuovo sorriso, si protese, baciandomi ancora, non prima di aver sussurrato il mio nome sulle mie labbra.

Fu un bacio delicato,un lieve sfioramento di labbra, prima di rinchiudermi in un nuovo abbraccio.

Lontano da noi, una colonna di fumo dall’odore intenso, serpeggio nell’aria pulita, fino ad infrangersi nell’atmosfera, in minuscole particelle di cenere.

Chiusi gli occhi, poggiando il viso sulla forte spalla di William, che mi strofinò le mani sulla schiena, percorrendola interamente, in languide carezze.

“ Ho dovuto farlo. Perdonami.”

Si riferiva a Darius. Infine, lo aveva ucciso. Strinsi i pugni, racchiudendo il tessuto della t-shirt fra le dita. Nonostante tutto, la sofferenza della sua perdita serpeggiava in me, disonesta.

“ Non importa.”

Baciai la sua spalla e, sollevando il viso, il suo collo.

“ L’importante, è che tu stia bene.”

Lui sciolse il nostro abbraccio, sorridendomi e tenendomi stretta a sé, cingendomi la vita delicato.

“ Sto più che bene, se ci sei tu con me.”

Risi, stringendolo ancora a me, godendomi le sue carezze fra i miei ricci.

William aveva il potere benefico di scacciare, i me, ogni sentimento negativo, e di sommergermi  di felicità, solo con uno solo dei suoi sorrisi.

“ E lo saremo per sempre.”

Lui intensificò la stretta a queste mie parole, baciandomi la tempia sinistra e tracciando con le labbra una morbida linea, che terminava all’angolo della mia bocca.

“ Si, per sempre.”

Mi sussurrò innamorato, catturando le mie labbra in un altro travolgente bacio.

Potevo mai essere più felice? Fra le braccia di William, si.

 

 

 

 

 

Angolo dell’autrice.

 

Salve a tutti e a tutte, amici e amiche di EFP!!!

Mi scuso per il ritardo, ma il mio caro, carissimo pc, ha fatto i capricci, appestato come era di virus e contro-virus! Prima di chiudere la finestra, impauriti, sappiate che, grazie alle mie abili qualità-eeeeeh, quando si dice la modestia!XD- sono riuscita ad aggiustare tutto, quindi ora il mio computer è lindo e profumato, nemmeno avessi usato Mastrolindo!XD

Comunque, bando alle ciance e alle mie disavventure…vi è piaciuto il cap???

Vi informo, a malincuore, che il prossimo sarà l’ultimo , quindi non mancate, ok???

E adesso, passiamo ai…

 

Ringraziamenti a…

 

Albiccocacida: Carissima Albicocca!!! E’ da un po’ che non ci sentiamo?? Passate belle vacanze, o ancora sei in attesa del mare cristallino e della spiaggia bianca??? Per non parlare del bagnino extra abbronzato e mega biondo che ti salva ad ogni finto annegamento o avvistamento di banchi di meduse e squali neri o bianchi, se preferisci…esagerare fa sempre bene!XD

Ma, a parte l’ironia o il delirio acuto, come stai?? Ti è piaciuto il capitolo?? Diana finalmente si è svegliata e ha riabbracciato il suo William!!!

Hai preso 95 all’esame di stato??? BRAVISSIMA!!!^_^ Non per impicciarmi, ma cosa farai adesso??? Lavoro o university??? Io University! Andrò a lettere, per poi fare la giornalista e, nel frattempo, scrivere, scrivere e ancora scrivere!!XD

Grazie mille per i tuoi commenti!!! Sempre gentilissima!!! Mi fanno sempre un sacco di piacere!!!

A prestissimo allora!!! Baci baci, Fuffy91!^__^*

Lizzie95: Ciao, Lizzie!!!

Prima di tutto, grazie per i tuoi commenti!!! Ad ogni parola, il mio ego personale ha cominciato a ballare “Waka Waka” di Shakira!!!XD A parte gli scherzi, sei davvero gentile e le tue considerazioni e i tuoi complimenti mi lusingano molto. ^///^

Da quando scrivo su questo sito, le mie storie non hanno ricevuto molte recensioni, è vero, ma non mi sono mai lamentata. Certo, quando andavo a controllare nella gestione delle mie storie, mi dispiaceva un po’ trovare solo due o massimo tre recensioni, ma quando voltavo lo sguardo e vedevo le visite ammontare a 100, addirittura 1000 visite, allora il mio cuore si riempiva di orgoglio e gioia. Si, proprio così, gioia! Concordo con te nel ritenere che alcune storie, potrebbero sembrare scontate ed altre poco accurate, ma che, nonostante tutto, contino numerosi recensioni, a volte, solo per pochi righi di capitoli a settimana. Questo, potrebbe rattristarmi ma, come ti ho già scritto in precedenza, preferisco maggiormente il numero di visite, piuttosto che 1000 recensioni!!!

E poi, il mio motto è: poche ma buone!!! XD

Tu, Albiccocacida, Beuzz94, siete molto care a ricordarvi di me ad ogni fine capitolo, e scrivermi le vostre impressioni, prima di chiudere la finestra o tornare indietro a leggere qualcosa altro. Questo, mi rende molto felice, davvero. Il mio obbiettivo, su EFP, non è quello di ottenere il maggior numero possibile di recensioni, ma solo regalare emozioni o per lo meno cercare di trasmettere, con la mia scrittura, ciò che mi rende felice e toccare il cuore dei miei lettori, tra cui tu, con le mie storie. È questo, ciò che mi rende più felice!!!

Detto questo, grazie ancora e fammi sapere se ti ho regalato splendide emozioni, anche con questo penultimo capitolo!! Mi dispiace solo di averti scoperto solo ora, ma, se avrai piacere di leggere le mie altre storie e di seguirmi, spero di sentirci presto!!! Buone vacanze!

Baci e baci, Fuffy91!!!^__^*

Beuzz94: Ciao, cara Beuzz!!! Come stai?? Hai passato delle belle vacanze??? Sono contenta che tu abbia letto gli ultimi cap e mi rende ancora più felice, sapere che ti sono piaciuti!!!XD

Purtroppo si, carissima!!! A malincuore, devo dirti che il prossimo sarà l’ultimo capitolo di Blu Cobalto!!! Ma non disperare, ci sentiremo prestissimo!!! Diremo bye bye a Diana, ma mille porte si aprono ancora!!!XD

Quindi, asciuga le lacrime e ridi insieme a me, ballando “ Waka Waka” insieme a me, Shakira e King, il mio cagnone!!!HIHI! XD Mi sono fissata, io e questa canzone!!! Ma ormai si sente ovunque! Ci ha portato sfiga ai mondiali, però è carina, daiiii!!!XD

Grazie mille per i tuoi complimenti, sulle mie descrizioni accurate e goditi il sole d’agosto!!!

Bacissimi e a presto, Fuffy91!!!^__^*

 

 

Bacissimi anche a voi tutti, quelli che leggete e quelli che sbadigliano annoiati, nel sentirmelo ripetere spesso, ad ogni fine capitolo!!! Ma che posso farci, se vi adoro ragazzi!!!XD

Sempre vostra, Fuffy91!!

^______________________________________^***

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Capitolo 13

Bella.

 

Diana era al settimo cielo. Stringeva tra le sue esili braccia l’alto e scultoreo corpo di William, gli occhi dorati brillanti di felicità.

Dopo tanta ansietà e tante brutture subite, era più che giusto che i due innamorati godessero di un degno lieto fine.

Era una gioia poterli ammirare e i loro amorevoli sorrisi, avrebbero potuto facilmente sciogliere il più freddo dei cuori. Darius era stato finalmente sconfitto. La pace era calata con un sipario dorato, su di uno scenario di distruzione. Molti vampiri erano stati stroncati dalla loro eterna esistenza, per mani e- nel caso di Jacob- denti differenti. Ma, osservando nuovamente la coppia abbracciata, ne era valsa la pena.

Avvertii un braccio avvolgere il mio collo e una mano incorniciare dolcemente il mio viso, mentre la mia guancia destra veniva posata su di un petto familiare.

Chiusi gli occhi, abbandonandomi alle carezze delle labbra vellutate di Edward, lungo il profilo destro del mio volto, fermandomi alla mia tempia, scoccandovi un sonoro bacio, per poi sussurrare fra le ciocche castane:

“ E’ finita.”

Annuii, mugugnando e percorrendo con il palmo della mano destra, ancorata alla sua vita, la linea elastica del fianco, arrivando al bordo dei pantaloni, alzando l’orlo della camicia e, con le dita, disegnare sulla sua pelle liscia dei ghirigori immaginari.

“ Si…”

La pausa di un sospiro stanco e sollevato insieme.

“ E’ finita.”

Mi allungai per baciargli il collo e per mordicchiargli lievemente la pelle morbida della guancia, così, quasi per gioco. Edward rise del mio dispetto, scostandosi e catturando le mie labbra in un bacio liberatorio. Dovevo ammetterlo. Mi era mancata la sua bocca dolce e succosa sulla mia.

Gli accarezzai il labbro inferiore e percorsi con la lingua il contorno di quello superiore, sentendolo sospirare e ricambiare il tutto con un bacio altrettanto profondo.

Ci staccammo solo il tempo di vedere la causa del riso gioioso di Nessie che, presa fra le braccia muscolose e bronzee di Jacob, ritrasformato in forma umana, con solo un bermuda beige a coprirlo, girava su sé stessa, ad opera del suo fidanzato, le onde dei suoi lunghi capelli ramati, a ricoprirle il volto ridente e le spalle candide.

“ Jacob, smettila! Fammi scendere!”

Da qui, altre risate, visto che Jacob, continuava nella sua opera, lanciandola in aria e riprendendola al volo.

“ Sei il solito lupo cattivo!”

Esclamò, sussultando sorpresa quando la trattenne fra le sue braccia, il viso a pochi centimetri dal suo. Quello a cuore di Nessie, divenne completamente rosso di piacere ed imbarazzo.

Jacob, dopo un attimo di serietà, le sorrise luminoso.

“ Lupo cattivo, eh?”

Le disse, baciandola e cullandola nello stesso tempo, per poi staccarsi momentaneamente, farle toccare i piedi al suolo e riabbracciarla stretta, immediatamente.

“ Allora, vuol dire che tu sei la mia deliziosa Cappuccetto Rosso.”

Renesmee rise dolcemente, per poi ricambiare l’abbraccio e baciarlo senza replicare.

“ Sono sempre i soliti.”

Commentò Edward, catturando il mio sguardo ridente e baciandomi a sua volta. Un semplice contatto di labbra, che mi fece fremere dentro.

“ Come sono teneri.”

Disse Esme, la voce una colata di zucchero fuso.

Credevo si riferisse a Jacob e Nessie, ma dovetti ricredermi quando la vidi al fianco di Carlisle, lo sguardo rivolto a William e  a Diana, staccati ma comunque legati con incrocio di sguardi e mani intrecciate. Sembrava quasi che, una volta ritrovati, non volessero più lasciarsi.

Era incredibile come fossero in simbiosi, l’uno con l’altra. Diana giocava con le dita del compagno con le sue, osservando la loro unione interessata; poi alzava il viso verso il suo, prima decisa, poi intimidita. In seguito, strofinava la sua fronte sulla sua spalla destra, posandovi il volto e sospirando beata.

William, dal canto suo, seguiva ogni piccolo movimento della compagna, ora scrutandola intensamente, ora sorridendole dolce ed innamorato, stringendola a sé come se fosse il più prezioso dei tesori, da custodire con riguardo e devozione. Era lo stesso sguardo che avevo visto riflesso negli occhi di Edward più volte, nell’arco del nostro stare insieme. Erano gli occhi dell’amore.

Ma l’idillio durò poco, con il sopraggiungere di Alice che, districatasi dalla presa della mano di Jasper, afferrò quella libera di Diana, tirandola a sé.

All’intenzione di Alice, William alzò gli occhi scuri, corrucciato e risentito. Come ingelosito, strinse ancora di più a sé Diana, che non si ribellò a quell’atto di possesso, abbandonandosi alle sue cure, senza comunque divincolarsi dalla presa gentile di Alice.

Il piccolo folletto dispettoso, rinsaldò la presa sulla mano di Diana, e tirò, come a volerla liberare dalle braccia di William che, infuriato, le ringhiò contro.

Alice non si scompose, ricambiando lo sguardo di fuoco che le lanciò William.

Jasper l’affiancò, afferrandole il braccio libero, come a voler sottolineare la difesa della sua compagna.

“ Alice, smettila.”

Le disse Edward, sciogliendo gentilmente la nostra presa, avvicinandosi al quartetto.

Alice scosse la testa, determinata a non cedere, senza staccare gli occhi dorati da quelli scuri di William.

“ Alice. Lasciali stare. Vogliono stare soli.”

Continuò Edward.

Alice scosse ancora la testa cocciuta.

“ Smettila di fare la bambina, Alice.”

Le disse dura Rosalie, scuotendo i lunghi capelli biondo-grano, mentre Emmett, al suo fianco, rideva divertito.

Ma Alice non demorse, tirando ancora a sé Diana che, questa volta, levò il volto dal petto di William, osservandola smarrita.

William la pretese per sé, cercando di scostarla da lei, senza tuttavia attaccarla direttamente. Forse, questa, era opera di Jasper, che strinse gli occhi, concentrato.

Ad un tratto, Alice si fermò, alzando gli occhi al cielo, esasperata.

“ Non vorrai farla rimanere così, sporca di polvere e sangue, vero? Non so tu, ma tutto ciò incupisce molto la sua bellezza.”

Gli disse, calma ma accusatoria.

William, in risposta, ringhiò sommesso, spazientito.

Diana portò lo sguardo prima a William e poi ad Alice, per poi ritornare al volto teso di William, che accarezzò con la mano destra, prima posata sul suo petto.

Al suo tocco, il vampiro si rilassò, abbandonandosi alle sue carezze, reclinando la guancia destra sul palmo della sua mano, posandovi un bacio.

Comprendevo il suo nervosismo. Anch’io, se avessi ritrovato, dopo un secolo di separazione, il mio Edward, avrei preteso di averlo tutto per me, almeno per un’intera giornata.

“ Non fare l’egoista. Deve prima ristorarsi e rimettersi in sesto, e poi potrete stare insieme finché vorrete.”

Concluse Alice, sorridente.

William la guardò di traverso, per poi osservare Diana, che sembrò perdersi nel suo sguardo.

“ Tu, cosa vuoi fare?”

Le chiese, baciandole la fronte. Alice lasciò la sua mano, forse in attesa di una sua risposta.

Diana si morse il labbro inferiore, oscurandolo con quello superiore, guardandosi circospetta e pensosa. Osservò a lungo la spalla ricoperta di sangue, arricciando di poco il naso, con aria triste e disgustata insieme, per poi incatenare lo sguardo a quello di William, che le ravviò i capelli, scostandole dei ricci ribelli dal volto.

“ Vorrei cambiarmi.”

Disse infine, la voce pari ad un soffio leggero.

A quelle parole, Alice sorrise vittoriosa. Tuttavia, non le riafferrò la mano libera come credevo che facesse. Forse aveva già visto, in una delle sue visioni, ciò che sarebbe accaduto tra poco.

Infatti, Diana abbracciò William, accarezzandogli i capelli caramellati.

“ Però, voglio anche stare con te. Non so…”

William sorrise della sua indecisione, scostandola di poco da sé e posando dolci carezze sul suo viso.

“ Ascolta, facciamo così. Tu andrai con Alice…”

Disse, guardandola scocciato, ricambiato con un sorriso gongolante.

“ Ed io ne approfitterò per andare a caccia.”

Concluse, sorridendo a Diana, che annuì ricambiandolo lieve.

William, la strinse a sé, accarezzandole la nuca e i capelli, baciandole la fronte e parlandole all’orecchio.

“ Poi, staremo insieme.”

Le sussurrò roco, baciandole l’angolo della bocca e poi lieve le labbra.

Diana sospirò ed annuì, questa volta più decisa.

“ Va bene.”

Gli disse sorridente, scostandosi di poco da lui.

Diana solcò le occhiaie perenni, che ustionavano i suoi occhi neri come pece, pensosa.

“ Di cosa ti nutri?”

Gli chiese, incolore.

William si abbandono alle sue carezze, come in precedenza, mugugnando, assorto.

“ Uhm…sai che non me lo ricordo?”

Disse, inclinando un angolo della bocca in un mezzo sorriso, quasi divertito.

Diana aggrottò la fronte, increspando le sopracciglia, percorrendo, con la punta delle dita, dallo zigomo destro al labbro inferiore , giocando con il mento, descrivendone i contorni.

“ Cosa vuoi dire?”

Gli chiese, confusa.

William trasse un lungo sospiro, prima di rispondere, catturando la sua mano nella sua e baciandola dolcemente in ogni punto.

“ Che non mangio da tanto tempo.”

Le rispose, quasi assente, troppo impegnato a ricoprirla di attenzioni. Sembrava un sacerdote che venera la sua dea pagana.

“ Da quanto, esattamente?”

Continuò lei, quasi preoccupata.

William fece spallucce.

“ Non so…due, forse tre mesi.”

Le disse lui, scoccandole un bacio al centro della mano.

“ Tre mesi?!”

Esclamò lei, avvolgendole il volto con entrambe le mani, esaminandolo attenta.

“ Tre mesi che non tocchi nemmeno una goccia di sangue? È impossibile.”

Sussurrò accorata, causandogli un risolino divertito.

“ Ti dirò…non sono nemmeno sicuro che siano davvero tre mesi. Forse è passato anche un anno.”

“ Un anno? Ma…”

Scosse la testa, incapace di crederlo.

William rise ancora, ad occhi chiusi, racchiudendo le sue mani fra le sue, conducendole in prossimità dei loro ventri.

“ Ero così disperato, che ho perso anche la nozione del tempo. Vagavo senza sosta da una città all’altra, guardando ovunque, cercando di scorgerti…ma niente. Ad un tratto, ho smesso di fare o dire qualsiasi cosa. Ignoravo tutto e tutti, all’infuori del mio dolore. Quello provocato dalle fiamme della trasformazione, non era nulla al confronto. La gola bruciava? Avevo sete? Che importanza aveva! Tu non c’eri, non eri con me. Nei luoghi che visitavo, niente e tutto mi parlava di te. E la consapevolezza di averti perduta per sempre, dissipava ogni mia volontà, uccideva ogni mio desiderio, anche quello di dissetarmi. Ho cercato anche di farmi uccidere da alcuni vampiri nomadi, ma nemmeno quello è servito a scacciare la mia angoscia. Ora che ci penso, era piuttosto umiliante come situazione.”

Disse, sorridendo amaro. Diana sembrava in preda ad un’antica tristezza che, stranamente, accentuava la sua indiscutibile bellezza.

Posò dolcemente il capo al centro del suo petto, lasciando un bacio nel triangolo di pelle, scoperta dallo scollo della sua t-shirt.

“ Povero amor mio. E’ stata molta la pena che hai dovuto patire, a causa mia.”

Disse, con voce strozzata, quasi prossima al pianto, cingendogli il collo con le braccia.

“ Perdonami.”

Gli sussurrò, con tono soffocato.

William le accarezzò i capelli, sorridente.

“ Non dire sciocchezze. Non è stata colpa tua. Anzi, non avrei mai dovuto parlartene. Una sofferenza inutile per entrambi, dato che, ora, è finito tutto.”

Diana si staccò da lui, un sorriso leggero ad incresparle le labbra.

“ Hai ragione, ma hai fatto, comunque, bene a dirmelo. Non voglio che ci siano segreti, tra noi.”

William reclinò il capo, ridendo sulla sua pelle, baciandole la gola.

“ E non ce ne saranno, mai.”

Diana rise felice, baciandogli le labbra e la guancia destra.

Fu proprio allora, che Alice decise di intervenire, afferrandole nuovamente la mano destra.

“Bene. Allora è deciso. William andrà a caccia con Edward, Emmett e Jasper. Mentre noi, invece…”

Disse, trascinandola al suo fianco, stringendole la vita, amichevole.

“ Ci faremo un bel bagno rilassante e ci cambieremo d’abito. Ok?”

Le chiese, senza darle nemmeno il tempo di rispondere.

“ Bene, perfetto. Andiamo!”

Esclamò entusiasta, non prima di aver baciato Jasper sulla guancia, che le sorrise scuotendo la testa, divertito, osservandola mentre trascinava letteralmente Diana per mano, all’interno di Villa Cullen. Erano già sui gradini del portico, quando la sentii chiamare:

“ Bella! Vieni anche tu! Rose! Nessie!”

Sospirai, affranta. Sapevo che mi avrebbe coinvolta, contro la mia volontà. Edward rise della mia esasperazione, baciandomi dolce le labbra.

“ Ci vediamo dopo.”

“ Sicuro? Non dovrai forse pagare un riscatto per il mio sequestro?”

Edward scoppiò a ridere, divertito del mio umorismo.

“ Bella.”

Sussurrò il mio nome, posando un altro lieve bacio sulla mia bocca imbronciata.

Sbuffai, subito dopo.

“ Va bene. Buona caccia.”

Gli augurai, alzandomi in punta di piedi per baciare le sue labbra socchiuse in un sorriso. Semplicemente irresistibili.

Ci staccammo con un relativo affanno, il desiderio bruciante di rimanere insieme era palpabile, quanto quello di Diana e William.

Edward mi sorrise, strofinando la sua fronte sulla mia.

“ Se mi guardi così, dovrò davvero rapirti.”

Risi maliziosa, parlando sulle sue labbra.

“ Be’…in tal caso, non mi opporrei.”

Edward sorrise, quasi compiaciuto ed insieme divertito dalle mie parole.

Ma la bolla luminosa in cui esistevamo solo noi, scoppiò all’entrata in scena di Alice, che si arpionò al mio braccio, trascinandomi lontano da mio marito.

“ Bella, possibile che tu non abbia ancora capito, che io vinco, sempre?”

Sorrisi, mentre salutavo Edward che, con un nuovo sorriso, mentre un raggio di sole gli illuminava il viso, luccicante di brillanti, scuotendo leggero il capo, scomparve fra le fronde degli alti pini.

“ Credimi, Alice. L’ho capito, il primo giorno che ti ho incontrata.”

Abbandonando il suo broncio risentito, scoppiò in una risata cristallina, prendendomi per mano, come l’amichetta del cuore che mostra le sue bambole, con orgoglio e compiacimento.

Appena varcammo la soglia di casa, vidi Nessie sfrecciare dalla parte opposta, afferrando la sua tracolla preferita. Si era cambiata. Ora indossava un grazioso vestito acquamarina, che la faceva assomigliare ad una sirena uscita dall’oceano, pronta a conquistare il suo principe.

Si fermò solo il tempo per baciarmi la guancia, affettuosa.

“ Mamma. Vado a La Push con Jacob. Vuole informare a Seth, Leah, Sam e gli altri i risvolti della battaglia. Jake ha preferito non coinvolgerli, ma Sam è ansioso di conoscere i particolari.”

Annuì, contagiata dal suo sorriso.

Alice mugugnò al mio fianco, a braccia incrociate, rigida come una statua di marmo.

“ E immagino, che dopo andrete in spiaggia.”

Disse, calma ma con una nota accusatoria. Nessie portò una ciocca ramata dietro l’orecchio, mordendosi le labbra, rossa d’imbarazzo.

“ Be’…si, se rimane tempo…”

 “ Così abbandonerai la tua cara zia preferita, per spassartela con un lupo spelacchiato che vedi ventiquattrore su ventiquattro.”

Continuò, sintonizzandosi sulla modalità “ Alice offesa e tenera”.

Renesmee la guardò sorpresa e rammaricata, sporgendosi per abbracciarla.

“ No, zia Alice. Io…davvero…non…”

Intervenni, prima che la situazione degenerasse, a sfavore di Nessie, già irretita dalla trappola emotiva di Alice, compiaciuta dal risultato ottenuto.

“ Non preoccuparti, tesoro. Vai pure a La Push con Jacob.”

Le diedi il permesso che cercava, mentre Alice mi fulminava con lo sguardo, rinforzando la presa sul corpo di Nessie, che si voltò, per osservarmi sorpresa.

“ Ma…zia Alice…”

“ Non preoccuparti. Zia Alice, capirà. Non è vero, Alice?”

Nessie la guardò speranzosa, mentre lei sospirava, con un sorriso, accarezzandole i capelli.

Accettava la sconfitta.

“ Si, certamente. Staremo dopo, insieme.”

Nessie sorrise beata, abbracciandola forte, per poi volare fra le mie braccia, baciandomi la guancia destra.

“ Grazie, mamma. Tornerò presto.”

Disse, correndo aggraziata verso Jake, che l’abbracciò protettivo.

“ Ah, Renesmee. La giac…”

Ma mi bloccai, alla vista di Jacob che le ricopriva le spalle con una giacca bianco latte, accarezzandole i boccoli ramati, facendoli ricadere sulla schiena.

Sorrisi. Ci aveva già pensato lui.

“ Cosa, mamma?”

Scossi la testa.

“ Niente, tesoro. Divertitevi.”

Li salutai, mentre camminavano abbracciati verso l’auto di Jacob, che le cingeva le spalle.

Sospirai, intenerita da quella scena.

Alice, per scacciare la mia malinconia, mi cinse il collo, saltando allegra.

“ Evviva, evviva! Ora possiamo divertirci. Su, andiamo di sopra! Rosalie e Diana ci stanno aspettando!”

Esclamò giuliva, correndo al piano di sopra, varcando la soglia della camera di Alice e Jasper.

Mi lasciò la mano, solo per saltare sull’ampio letto, abbracciando Diana, seduta comodamente sul suo bordo, facendolo sdraiare, per l’esuberanza.

Sentii l’acqua del bagno privato della camera, scorrere veloce. Rosalie era già sotto la doccia.

“ Finalmente, hai ritrovato la memoria, Diana. Io lo sapevo fin dall’inizio.”

Diana si torturò una ciocca di capelli ricci, tornando nuovamente alla sua composta posizione iniziale.

“ Si. Ne sono felice.”

Rispose, timida.

“ Certo, è naturale. Ora, tu e William potrete passare tutta la vostra eternità insieme. Non trovi che sia una cosa meravigliosa?”

Le chiese, racchiudendo le ginocchia nel circolo delle sue braccia, dondolandosi come una bambina curiosa. Mi sedetti sulla poltroncina in velluto dorato, osservandole distesa.

Diana incrociò il mio sguardo, ma non lo abbassò, come mi aspettavo, ma lo sostenne seria, per poi sorridermi leggera.

“ Grazie, per ciò che hai fatto per me e per William, Bella.”

Mi sorpresi del tono modulato della sua voce, nel pronunciare il mio nome, con tanta sofficità da sconcertarmi.

“ Oh, figurati. Era il minimo che potessi fare.”

Mi schermii, ravviandomi i capelli, in un gesto nervoso. Diana mi sorrise grata, alzandosi come una principessa dal suo trono, avanzando verso di me, a passo di fata, per poi inginocchiandosi e racchiudermi in un abbraccio morbido e delicato, come lei.

I suoi capelli mi solleticavano il volto, e il suo odore di fiori e frutti di bosco, mi invase le narici, stordendomi. Era incantevole quella creatura. Emanava un senso di purezza ed innocenza così forte, da lasciarti scossa ed in pace con il mondo. Mi rammaricai soltanto, che fosse stata trasformata in vampira dal perfido e ormai defunto Darius, talmente egoista da profanare una tale bellezza d’animo.

Sorrisi, ricambiando la sua stretta, con calore. Pazienza. Ora, aveva William che si sarebbe preso cura di lei. Mi suggeriva fragilità, ma anche forza, come la prima volta che l’avevo scorta, nel salone di casa Cullen, una macchia blu cobalto in un universo di candido bianco.

“ Ti ringrazio, ugualmente.”

Mi sussurrò, come se il discorso non fosse ancora terminato, distaccandosi  veleggiando verso Alice, a cui accarezzò una guancia, con la punta delle dita.

“ E ringrazio anche te, Alice.”

Le disse, per poi abbracciare dolcemente Rosalie, appena uscita da una nuvola di vapore, avvolta in un telo bianco, mai quanto la sua pelle.

Ricambiò il sorriso, mentre Diana diceva:

“ E te, Rosalie. Grazie.”

La ringraziò, distaccatasi e girando su sé stessa, leggera come l’elica di un seme.

“ Siete le migliori amiche che abbia mai avuto. E…”

Disse, ora con un sorriso malinconico.

“ Non vi dimenticherò. Mai, ve lo prometto.”

Sentii una fitta al cuore muto, a quelle parole. Era ovvio che lei e William volessero partire, costruirsi una vita propria, quella vita che non avevano mai vissuto insieme, stroncata sul nascere, prima ancora di consumare l’amore che li univa, prima dell’ultimo bacio, prima di tutto.

Era giusto, lecito. Eppure, perché faceva così male, la prospettiva di una sua partenza?

Possibile che mi fossi già affezionata così tanto, a quella ragazza? La osservai, mentre veniva investita da un abbraccio di Alice. Dovetti ricredermi. In fondo, una cosa in comune, l’avevano, nonostante apparissero così differenti. Era impossibile non volerle bene.

“ Su, forza. Togliamoci questi vestiti, e facciamo un bel bagno ristoratore. Ne hai bisogno.”

Disse Alice, voltandola con grazia e lasciando scorrere la lampo del vestito che indossava, mentre Diana, divertita, le agevolava il compito, trattenendo con entrambe le mani i lunghi capelli ricci sulla sua spalla destra.

Improvvisamente, Alice si bloccò, i grandi occhi da cerbiatto spalancati e fissi verso un punto impreciso del vuoto.

Compresi che stesse avendo una visione, e anche piuttosto piacevole, visto il sorriso contagioso che illuminò il suo volto d’elfo.

“ Presto. Nella vasca da bagno. E poi, subito a scegliere un vestito nel mio armadio…no, nessuna replica.”

Rise gioiosa, mentre trascinava sotto il getto d’acqua tiepida un’incredula Diana, che sprofondò comunque beata nella schiuma profumata dal bagnoschiuma all’albicocca di Alice.

Osservai Rosalie, cercando aiuto, per capire le intenzioni di Alice, ma lei scrollò le spalle, portandosi la chioma dorata dai suoi capelli dietro la schiena e uscire dalla stanza, chiudendosi la porta alle spalle, sorridendo.

“ Dov’è andata?”

Mi chiese, con la bocca spalancata per la sorpresa.

Non seppi cosa risponderle, ma subito sorrise rincuorata, saltando sul letto ed invitandomi a sedermi al suo fianco, cosa che feci.

“ E’ andata a prendere i suoi fermagli. Vuole farle un’acconciatura. Sarà bellissima.”

Non replicai, ricambiando il suo sorriso.

Poi, si diresse spedita nella sua cabina armadio, ritornando subito dopo, carica di vestiti, camicette, bustini, top e pantaloni aderenti o di jeans alla moda.

Inarcai un sopracciglio, ridendo divertita. Diana avrebbe avuto l’imbarazzo della scelta.

 

****

“ Si! Sei perfetta!”

Esclamò euforica Alice, piroettando in circolo, attorno ad una indecisa Diana.

“ Non so, Alice. Non mi sono mai vestita così, prima d’ora.”

“ Sciocchezze. Sei bellissima, così. Vero, Bella?”

Mi chiese Alice, ancorata alle spalle di Diana, il viso rivolto verso di me, acciambellata sul suo letto.

Annuii, convinta, osservando Diana riflessa nell’ampio specchio rettangolare di Alice.

Aveva insistito che indossasse un’accecante vestito giallo girasole, con merletti bianchi delicati sul l’orlo della gonna, che discendeva fluida come acqua, sulle sue lunghe gambe, ricoprendo a mal appena le ginocchia, e sull’ampio scollo a “V”, che lasciava scoperto buona parte del petto e  nell’incavo fra i seni, Rose aveva lasciato scorrere una perla bianca, trattenuta da una sottile catenina d’oro bianco, ed era quella che ora Diana stava torturando fra le dita, agitata.

“ Stai benissimo, Diana.”

Le dissi, per rassicurarla.

“ Lo credi davvero, Bella?”

Mi chiese, titubante e la voce ridotta ad un soffio.

“ Certamente. Fidati.”

Lei sospirò e si guardo ancora allo specchio e fu dal suo riflesso che la vidi ricambiare i nostri sorrisi, il mio e quello raggiante di Alice, che batté le mani quando disse:

“ D’accordo. Mi avete convinto.”

 “ Perfetto! Ora, siediti qui e lascia che Rosalie ti sistemi i capelli. È più brava di me”

Si schernì modesta, volando al mio fianco, mentre Rose trafficava con la scatola dei fermagli per

capelli, tirandone fuori uno bianco di dal bordo doppio, ravviando i ricci ribelli dalla fronte, portandoli tutti all’indietro e fermandoli con il cerchietto e sorridendo dell’insieme, portandone una ciocca lungo la spalla destra.

“ Ecco. Così sei davvero perfetta.”

Alice si alzò entusiasta e la fece girare su sé stessa, tenendola per mano.

“ Adesso, dobbiamo solo aspettare che i ragazzi tornino. Oh!”

Esclamò beata, sorridendo subito dopo maliziosa.

“ Sono già qui. Più in fretta di quanto mi immaginassi.”

Detto questo, spalancò la porta e corse per le scale, urlandoci uno squillante:

“ Venite, forza!”

Disse, esortandoci. Rosalie uscì sghignazzando, i lunghi capelli biondi, fluttuanti lungo la schiena coperta da una canotta rossa.

Feci per seguirla, ma l’immobilità di Diana mi bloccò. Sembrava assalita dai dubbi, come poco prima, durante il suo esame allo specchio.

Sorrisi, avanzando verso di lei e prendendola per mano, stringendola per darle coraggio.

“ Coraggio. Ci aspettano.”

Diana sbatté gli occhi incredula, per poi sorridere dolce e rinforzare la stretta della sua mano nella mia.

“ Si. Andiamo.”

E ridendo, discendemmo le scale.

 

Diana.

 

Appena io e Bella discendemmo le scale in legno che conducevano ai piani inferiori, avvertii una stretta al cuore fermo non appena giungemmo in salotto, invaso dai membri della famiglia  Cullen. Emmett era tutto sporco di terriccio, e rideva mentre Rosalie cercava di liberarsi, senza troppa convinzione, dalla sua stretta d’acciaio.

Mi voltai verso Edward che si stava togliendo le scarpe sulla soglia di casa, anch’egli ricoperto di fango e con un ciuffo d’erba fra i capelli ramati, ma sorridente.

Jasper aveva afferrato la mano di Alice e il loro sguardo era così intenso da costringermi a voltarmi, imbarazzata. Nonostante tutto, i miei occhi avevano scorto i pantaloni e il collo del biondo Cullen, macchiati di polvere e chiazzati del muschio liquido delle felci del bosco.

Sembrava quasi che avessero sostenuto una lotta. Ma ogni mio pensiero e timore si dissipò alla vista di William, soltanto con la camicia e l’orlo dei jeans scoloriti macchiati.

Il suo viso si illuminò di meraviglia alla mia vista e i suoi occhi color miele, si oscurarono di desiderio e compiacimento, quando esaminarono da capo a piedi il mio corpo.

Mi morsi il labbro inferiore, imbarazzata, distogliendo appena lo sguardo, per poi rincatenarlo al suo, più ardente di pochi attimi fa.

Nel momento in cui avanzai verso di lui, William fece lo stesso, raggiungendomi ed arrestandosi così vicino a me da far sfiorare i nostri petti ansanti per l’emozione.

Ora che ricordavo tutto di noi due e che ogni residuo della malvagità di Darius, era defluito via dal mio corpo, ogni volta che i miei occhi lo scorgevano, sembrava la prima.

“ Sei bellissima.”

Sorrisi, lusingata dal complimento, mentre mi cingeva la vita con le mani, accarezzando la mia schiena e facendo scorrere fra le sue dita i miei ricci biondo cenere.

“ Grazie. Anche tu.”

Gli dissi, mormorando emozionata dal contatto perfetto dei nostri corpi, scompigliandogli i capelli caramellati con una, sola, lunga carezza della mia mano destra, a cui lui si abbandonò senza riserve, socchiudendo gli occhi e serrandoli, in un attimo adorante, per poi abbassarsi e catturare le mie labbra in un bacio tenero e, nell’insieme, profondo.

Quando si distaccò, con relativo sforzo, data la ruga sottile che aggrottò la sua fronte liscia, afferrò la mia mano destra, ora posata sul suo petto, sul suo cuore muto, dove la strinse delicato, sussurrandomi roco:

“ Vieni. Devo parlarti.”

Annuii, incapace di parlare o di resistergli, tanto che lasciai che mi prendesse fra le braccia e, ancorata al suo collo con le braccia nude e frementi, dopo averci congedato dai Cullen con un calmo:

“ Scusateci.”

Sfrecciò fra la vegetazione rigogliosa del bosco di Forks, addentrandosi nel cuore più profondo della foresta, rallentando solo quando il sole ci colpì rovente, bagnando la nostra pelle di una miriade di brillanti.

Mi depose a terra, mentre sentivo lo scorrere d’acqua alle nostre spalle e il vento sollevare la mia gonna, gonfiandola dispettoso.

Mi voltai, cedendo alla curiosità e lasciai vagare il mio sguardo stupito dal ruscello fresco e dissetante, dalle acque limpide e popolate di pesciolini dalle scaglie marroni ed argentee.

Lontano dalla riva ghiaiosa, fra l’erba corta, a causa dell’ombra di alti faggi che minacciavano di oscurare il cielo sereno, con le loro scure e verdeggianti chiome ampie e spirate al vento, scorsi un fragile salice piangente, ma dal tronco forte e dalla corteccia levigata, luminosa di scorci d’argento, ai raggi tenui del caldo sole primaverile.

Osservai deliziata le sue lacrime smeraldine, protese verso il suolo, che mai riusciranno a toccare, e più in là, verso la riva sinistra del fiume, le canne e le code di volpe ergersi flessuose, fra le ninfee galleggianti, con i loro fiori di loto bagnati di stille di rugiada.

Mi voltai verso William, che mi sorpresi trovare con lo sguardo fisso su di me, contemplandomi come la più bella delle opere d’arte.

Stranamente, non mi imbarazzai sotto quegli occhi carichi di sentimenti indecifrabili, dove solo uno di essi, tuttavia, riusciva a prevalere: l’amore.

Cercai di ricambiarlo con tutto l’ardore che riuscivo a far eruttare dal mio essere anelante a lui, tendendogli la mano e lasciando che l’afferrasse, spingendolo a sedersi, al mio fianco, sotto il chiarore smeraldino della rada chioma del salice piangente, luogo dove, un secolo fa, lui mi aveva donato il mio primo bacio.

Lasciò che mi sdraiassi, le mani ai lati del mio capo, affondate nel ventaglio dei miei ricci, che assunsero una strana tonalità argentea, alle luci soffuse dei raggi che, penetrati fra i sottili rami del salice, languidamente, li andavano a lambire.

La folta chioma castana di William, posto, silenzioso, al mio fianco, una gamba fra le mie, una mano ad accarezzarmi il volto, l’altra affondata fra i ciuffi d’erba, assunse riflessi fiammeggianti, fra il goloso caramello del suo singolare colore.

Gli occhi dorati, ardevano come oro fuso dalla lava di un vulcano in eruzione, ribollendo di un desiderio così forte, da sopraffarmi.

Sospirai abbandonata, chiudendo gli occhi al passaggio delle sue labbra sulle mie palpebre abbassate. Poi, quelle stesse labbra, si posarono sulla punta del mio naso ed infine, combaciarono con le mie, dilettandosi ad assaporarle senza fretta, gustandole come un frutto prelibato.

Non appena si staccò con un lieve respiro strozzato, dolce come zucchero filato e dissetante come l’orzata d’estate, mormorai in un soffio, gustando il suo:

“ Ti amo.”

Lo sentii incurvare le labbra in un sorriso, e rispondere sulle mie, turgide a causa dei ripetuti baci.

“ Anch’io. Ti amo.”

Dischiusi le labbra e sollevai le braccia, per cingergli il collo, affondando una mano nei suoi capelli e l’altra ad accarezzargli la nuca, spingendolo verso il mio corpo, invitandolo ad aderire al mio.

William non si fece pregare, e rispose alla mia silenziosa richiesta con più passione di quanto mi aspettassi. Mi strinse a sé, sollevandomi dal suolo erboso che scricchiolo al nostro spostamento repentino, modellandomi a sé, a suo completo piacimento.

Si dilettò a torturarmi la bocca, assaporò con la lingua il sapore celato del mio palato, tintinnò i miei denti, morse con i suoi il mio labbro inferiore, contornò quello superiore, facendomi languire in un universo di dolcezza e passione liquida.

Ricambiai con tutta me stessa, aggrappandomi alle sue forti spalle, stringendo le ciocche seriche dei suoi folti capelli, accarezzando la pelle del suo petto, scoperto dalla camicia sbottonata.

Le sue mani adulavano il mio corpo, sollevando l’orlo della gonna, percorrendo con il palmo della mano destra la linea esterna della coscia, fermandosi all’incavo del ginocchio, sollevando la gamba destra e guidandola a cingere il suo fianco. Ora, eravamo avvinghiati in un abbraccio, che avrei preferito durasse in eterno. Ma, ahimè, dovetti tornare alla realtà, quando, intento a baciare il mio collo, prendendo fra i denti affilati la catenina di Rosalie, mi sussurrò roco sulla pelle fremente:

“ Devo parlarti, Diana.”

Il modo in cui pronunciò il mio nome mi fece fremere dentro, ma mi imposi di staccarmi da lui, nonostante le mie membra eccitate, avrebbero preferito di gran lunga trattenerlo per sempre.

“ Dimmi. Ti ascolto.”

Gli dissi, ancora ansimante, ravviandomi i capelli e posando il capo sulla sua spalla nuda. Nuda?

Feci scorrere la fronte sulla sua pelle, notando che la sua camicia, che mie dita aveva contribuito a sbottonare, era scivolata via dalla sue braccia, scoprendo il suo petto, brillante in alcuni punti, dove i raggi del sole riuscivano a colpirlo.

Era bellissimo e una fitta di desiderio mi colpì prepotente, tanto da costringermi a sollevare una mano, ad accarezzare il suo petto e fermarmi solo in prossimità dell’ombelico, che tintinnai quasi distrattamente, con la punta del dito medio.

Lo sentii fremere al mio tocco e chiudere per un breve attimo gli occhi, ma non mi scansò né mi trascinò su di sé, per approfondire il contatto.

Inaspettatamente, lo vidi sorridere.

“ Spero non ti dispiaccia che abbia tolto la camicia. Era già sporca.”

Risi, per poi avvicinarmi a lui ed abbracciarlo dolcemente.

“ L’ho notato. Cosa avete fatto? Avete giocato alla lotta, tu e i fratelli Cullen?”

Lui rise sulla punta del mio orecchio destro, baciandomi la guancie ed accarezzandomi i capelli.

“ Si, una cosa del genere. È stato Edward a rivelarmi questo posto. Ti piace?”

Annuii, mugugnando e strusciando la guancia sinistra sulla pelle levigata del suo petto.

“ Si, molto.”

“ Mi fa piacere.”

Ci furono leggeri attimi di silenzio, in cui gli unici rumori furono lo scorrere dell’acqua del ruscello,

lo spirare del vento fra le fronde degli alberi e lo sbattere delle ali di uno stormo di uccelli di passaggio.

“ Diana.”

Mi chiamò William, invitandomi a guardarlo negli occhi, le sue mani affusolate ad imprigionare il mio viso, le mie sul suo petto, le sue labbra a pochi centimetri dalla mia bocca socchiusa in un moto di sorpresa e di curiosità.

William trasse un lungo sospiro, per poi chiedermi in un soffio, gli occhi luccicanti di stelle:

“ Vuoi sposarmi?”

Strabuzzai e trasalii di meraviglia a quella richiesta inaspettata ma, ora che l’avevo udita, intimamente aspettata.

Il vento frustò i miei capelli e i ricci biondi andarono ad oscurare i lati del suo volto in attesa, teso e deciso nello stesso tempo, mentre con gli occhi appannati da lacrime che non potevano sgorgare ma, questa volta, per sfogare una felicità traboccante, gli risposi in un sorriso ampio e gioioso, abbracciandolo stretto, non prima di avergli detto:

“ Si. Si, William. Con tutto ciò che posso donarti, si.”

William trasse un sospiro di beato sollievo, per poi ricambiare il mio sorriso con pari gioia, scostandomi dolcemente, solo per prendere dalla tasca dei jeans un anello. Era semplice, d’oro bianco con solo una pietra di cobalto levigato ad abbellire il gioiello delizioso.

“ Questo, è tuo.”

Mi disse, con voce velata d‘emozione, prendendo la mia mano ed infilandola all’anulare. Si infilò senza intoppi, perfettamente, come se desiderasse da sempre unirsi al mio dito.

“ L’ho conservato. Non avrei mai avuto il coraggio di darlo via. Apparteneva ed appartiene tutt’ora a te. Avrei voluto dartelo quella sera, prima che…”

Lo bloccai, serrando le sue labbra e scuotendo la testa energica.

“ Basta pensare al passato. Il presente ed il futuro è ciò che conta.”

Sciolsi la presa dalle sue labbra, che si curvarono in un sorriso.

Osservai ancora l’anello, che luccicava in mille pagliuzze blu.

“ E’ bellissimo. Grazie.”

Lo ringraziai, commossa. Lui mi accarezzò il volto, attirandomi a sé, stringendomi forte.

“ Non devi ringraziarmi di nulla. Il regalo più bello, è quello che mi stai nuovamente donando.”

Sapevo che si riferisse al matrimonio, e mai come in quel momento, capii quanto un semplice “si”, può renderti la vita ancora più bella e preziosa di quanto già non fosse, lì, fra le forti e delicate braccia di William.

Il mio William. E lo sarebbe stato, per sempre.

 

 

Bella.

 

“ Secondo te, a William e Diana sarà piaciuto il regalo che gli abbiamo fatto?”

Chiesi ad Edward, mentre versavo dei sali profumati nella nostra ampia ma semplice vasca da bagno, unendoli alla dolce essenza di menta del bagnoschiuma.

Assaporai l’aria imbevuta di fragranze rilassanti nella piccola stanza accessoriata, respirando a pieni polmoni e lasciando che mi rilassasse i nervi.

Lo sentii ridere, mentre mi inginocchiavo vicino alla vasca da bagno, accelerando lo sciogliere dei sali nell’acqua calda.

“ Due biglietti, andata e ritorno, per tre settimane in un albergo a cinque stelle, fra le colline innevate degli Appennini? Notti da sogno, aria fresca, nessun pericolo dei dispetti del sole, escursioni, cervi in quantità? Credo proprio di si, amore.”

Risi del suo umorismo, così simile a quello di Alice, in certi casi. E questo, fu uno di quelli.

“ Se dici così, però, mi costringi a pregarti di ripetere l’esperienza, dopo di loro.”

Dissi, mentre mi alzavo dal pavimento, scostando i capelli in avanti, sulla spalla destra, afferrando l’inizio della zip del tubino nero, cercando di abbassarne la lampo. Ma due mani gentili, mi precedettero, afferrandola al mio posto.

“ Lascia. Faccio io.”

Lo lasciai fare, come desiderava, sorridendo quando, dopo aver compiuto il suo compito, Edward mi cinse i fianchi, penetrando fra i lembi aperti del vestito, posando le labbra sulla mia schiena, nell’incavo fra le scapole.

“ Facciamo che, tu spogli me ed io spoglio te?”

Lui rise del mio tono malizioso, accarezzando con la pelle della sua fronte quella delle mie spalle, solleticandomi la nuca con i ciuffi ramati dei suoi capelli scomposti.

Le sue mani risalirono lungo i miei fianchi, attraversarono l’addome e si fermarono sulle spalle, dove le sue dita afferrarono le sottili maniche del vestito, tirandole giù, fino a quando il vestito non si afflosciò ai miei piedi nudi, come i suoi.

“ Non è male, come idea. Io sono già a metà dell’opera.”

Mi disse, sorridendo sulla mia pelle, nell’incavo destro del collo.

“ Be’…allora dovrò sbrigarmi a cominciare, prima che l’acqua si raffreddi.”

Dissi, divertita quanto lui, voltandomi verso di lui, con solo l’intimo a coprire il mio corpo.

Mi rispecchiai in quegli occhi ardenti di desiderio ed amore, dalle iridi dorate solidificate in due pietre di topazio perfette, dove fu con piacere che mi feci adulare.

Con dita sicure, ma con movimenti lenti e calcolati, allentai il nodo della sua cravatta nera, sfilandogliela con un gesto fin troppo lento per i nostri standard.

Gliela sventolai di fronte, facendolo ridere di gusto, quando me la attorcigliai al collo, a mo di foulard.

“ Non vale! Io ti spoglio, e tu ti ricopri!”

Esclamò divertito e mentre io cercavo di trattenere un sorriso, cominciai a sbottonargli la camicia immacolata.

“ In guerra e in amore, tutto è concesso.”

Dissi tra il serio e l’ironia più pungente.

Edward scosse la testa, sorridente, ma lo sentii rabbrividire, quando, tolti i lembi della camicia dai pantaloni del vestito per cerimonie, lasciai che scivolasse fluida dalle sue spalle, andandosi ad unire al mio tubino.

Gli accarezzai il petto in un’ampia carezza,  per poi scendere, seguendo una linea immaginaria, verso la cintura dei suoi pantaloni che, con un gesto secco, feci scattare, sfilandola dai passanti dei pantaloni.

La lasciai tintinnare a terra, in un rumore di acciaio e ceramica che si uniscono.

“ Due a uno, per me.”

Edward annuì, per poi farmi sedere sul bordo della vasca, sfilandomi gentile le calze dalla gambe, baciando la punta del ginocchio destro e percorrendo con le labbra, il dolce declino della gamba, fino al dorso del piede, che lasciò andare, non appena l’ebbe liberato dalla costrizione della stoffa.

Gli accarezzai i capelli, quando mi aiutò ad alzarmi.

“ Due a due.”

Dissi, falsamente contrariata, mentre lui baciava il broncio in cui si era increspata la mia bocca.

Smise di ridere, quando feci scivolare il bottone dei pantaloni, fuori dall’asola, abbassando la zip e con essa, i pantaloni stessi, che scivolarono fino alle sue caviglie. Fu Edward stesso a liberarle dalla costrizione della stoffa nera, scalciandoli vicino dove giacevano le calze.

Ora, eravamo entrambi in intimo.

“ Tre a due. Ho vinto.”

Gli sussurrai languida, baciandogli le labbra, incapace di resistere alla sua bellezza, come se i suoi baci fossero il premio pattuito per la mia vittoria.

Lui mi strinse a sé, percorrendo con le sue mani tutto il mio corpo, ed io lo imitai, impadronendomi di ogni lembo della sua schiena.

Mi sollevò, facendomi cingere la sua vita con le gambe, per poi sprofondare entrambi nell’acqua profumata dalle vasca, allagando il bagno per l’impeto dell’impatto.

Scoppiammo a ridere, divertiti, mentre lui mi baciava il collo, ancora scosso dai sussulti delle risate.

“ Oh, Edward! Che disastro!”

Esclamai, incapace di essere contrariata.

“ Vendetta.”

Mi sussurrò lui all’orecchio, mentre gli bagnavo i capelli con le mani impastate di schiuma.

Ben presto, anche l’intimo fradicio si unì al resto dei vestiti bagnati sul pavimento piastrellato di marmo, e mi ritrovai stretta fra le sue gambe, mentre facevo volare schiume e bolle dalle mie mani, al suo volto, che si scostava all’ultimo momento, sorridendo malizioso.

Si allungò per baciarmi, mentre mi passavo la spugna, imbevuta di acqua e bagnoschiuma, sulla pelle candida delle braccia.

Sorrisi, ricambiandolo, per poi dirgli, mentre si ammorbidiva sullo schienale di marmo, giocando con i miei capelli bagnati.

“ E’ stato un bellissimo matrimonio. William era emozionatissimo e Diana era splendida, in quell’abito bianco di Gucci.

Edward mugugnò in risposta, cingendomi le spalle e sfregando il suo viso sulla mia guancia sinistra, posandovi un bacio delicato, come petali di rosa.

“ Si. Alice ha dato il meglio di sé. Sposarsi in prossimità del ruscello, con il baldacchino ricoperto di rose bianche sotto il salice piangente, è stato un vero e proprio colpo di genio, devo ammetterlo.”

Risi sommessamente, baciandogli il petto, rannicchiandomi sotto la sua spalla sinistra.

“ Si, è vero. E’ stata geniale.”

Ci furono attimi di silenzio, riempiti solo dallo smuovere dell’acqua di Edward, che si sporse sulla mensola, per prendere il flacone di shampoo alla fragola, invitandomi a spostarmi, con lo sguardo rivolto in avanti, le sue gambe a sfregare sulle mie, quando alzò la destra, per lasciare che l’accarezzassi fino al ginocchio, scoperto dal mare di schiuma.

“ Posso lavarti i capelli?”

Mi chiese, gentile e premuroso, come sempre.

Annuii, sorridendo.

“ Certo.”

Lo sentii sorridere, forse contento, per poi iniziare a massaggiarmi la cute, premendo dolcemente i polpastrelli imbevuti di shampoo, su punti del capo in tensione, rilassandomi all’istante.

Ricominciai a giocare con le bolle di sapone, creandole con le dita immerse bruscamente nell’acqua, raccolte sul palmo della mano destra e soffiandole, lasciando che si infrangessero da sole o con l’impatto di schiuma o del marmo del bordo opposto della vasca.

“ Edward.”

Lo chiamai, pensierosa, avvertendo la schiuma dello shampoo alla fragola, scivolare lungo i miei capelli, confondendosi con quella alla menta del bagnoschiuma.

“ Si.”

Mi rispose lui, concentrato nel suo operato.

“ Secondo te, Diana e William potranno essere finalmente felici, insieme?”

Gli chiesi, con una nota di preoccupazione nella voce. Ormai, erano diventati nostri amici e la prospettiva che potessero subire altre atrocità che li rendessero infelici, mi angosciava.

Edward colse quella nota d’ansia che inclinava la mia voce e massaggiandomi i capelli fra le sue mani, mi rispose:

“ Il loro è stato un passato ricco di ostacoli, e la loro storia d’amore non avuto certo un decorso semplice.”

Iniziò lui.

“ Un po’ come la nostra.”

Edward rise, versando altro shampoo sulle sue mani e continuando ad insaponare i miei capelli.

“ Si. In effetti, tutte le relazioni sentimentali, nel bene o nel male, hanno i loro problemi di fondo.”

Continuò, afferrando il manico della doccia, ed iniziando a risciacquare i miei capelli, avvertendoli più leggeri, al passaggio dell’acqua pulita e fresca. Sorrisi. Edward aveva fatto un ottimo lavoro.

“ Ma tutte, alla fine, riescono a sopravvivere e a superare i vari ostacoli che la vita antepone loro, come nel nostro caso e in quello di William e Diana. Il loro amore è forte e duraturo. Sono convinto, che sarò questo a garantire la loro felicità, contando l’uno sull’altra.”

Sorrisi. Sembrava quasi che si stesse riferendo a noi, invece che a William e Diana.

Mi voltai verso di lui, afferrando la spugna ed iniziando ad insaponargli il petto.

Mi guardò, senza parlare, per poi sorridermi dolce.

“ Non dici nulla? Non è da te.”

Ricambiai il suo sorriso, alzando il suo braccio destro, insaponando ogni centimetro di pelle visibile, fino alle dita della mano, che intrecciai alla mia, abbandonando per un attimo la spugna, che galleggiò lontana.

“ Hai già detto tutto.”

Mi voltai completamente verso di lui, annegando nell’oceano dorato dei suoi occhi, che mi accarezzavano amorevoli.

“ Ti amo, Edward. Lo sai, vero?”

Edward rise, divertito, sollevando entrambe le gambe ed incatenandole con le mie, pressandomi con le mani al suo corpo scultoreo, petto a petto, cuore a cuore.

“ Lo so. Ma, è sempre bello sentirselo dire.”

Risi con lui, abbracciandolo e baciandolo simultaneamente, le nostre labbra ad esplorare i profondi abissi dell’altro, in un incastro d’anime perfetto.

Dopo il bacio, mi abbandonai alle cure del sue mani sulla mia schiena e su tutto il mio corpo, adorandolo incondizionatamente, amandomi come solo lui poteva amarmi.

Sospirai, il capo chino sulla sua spalla, intrecciato e legato a lui, indissolubilmente.

“ Ti amo, Bella. E ti amerò per sempre, mio dolce amore.”

Sorrisi. Come dubitarne?

 

 

Fine.

 

Angolo dell’autrice.

 

Ehilà! Salve a tutti, amici ed amiche di EFP!!!

Scusate il ritardo, ma il mio cervello era in modalità: Lavori in Corso.

In poche parole, NON avevo idee!!! Zero, nada de nada!

Non mi era mai successo, ma credo che alla fine, l’ispirazione è servita a qualcosa!XD

Vi è piaciuto l’ultimo capitolo??? Scene d’amore a quantità!!!XD

Ora, passiamo ai…

 

Ringraziamenti a…

Albicoccacida: Ciao, Albicocca!!! Grazie per avermi commentato!!!Come sempre, sei stata molto gentile e divertentissima!!! Mi mancherai anche tu, ma non disperare, ci risentiremo presto!!! Non ti libererai facilmente di me!!!XD Ti saluto, ma non ti dico addio, ma arrivederci, con tanto affetto!!! Baci baci e grazie ancora, Fuffy91!!!^__^***

 

Un milioni di grazie a tutti quelli che mi hanno seguito, mi hanno sostenuto e commentato!! Mi riferisco a Albicoccacida, Lizzie95, la mia carissima Beuzz94, Nanerottola, Pucciosa97…e ovviamente i

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E Grazie Infinite a tutti voi, carissimi lettori e carissime lettrici che mi hanno seguito con tanto interesse e devozione, leggendo la mia storia fino all’ultima riga!!

Grazie, grazie mille!!!

Baci baci e alla prossima!!!

Sempre vostra, Fuffy91!!!

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