Lezione
n° 2
Sono
un Arrancar fortunato.
Muovendo il suo primo
passo nell’ala del castello di Las Noches in cui avrebbe preso servizio,
Dodecabròn non riusciva a pensare ad altro che a questo. La fortuna lo aveva
baciato. La sua trasformazione era riuscita perfettamente; da semplice Adjucha
era riuscito a diventare un Arrancar completo, ragionevolmente forte e tutto
sommato abbastanza piacente. La sera precedente era riuscito persino a farsi
dare il numero di cellulare di Sun Sun – ragazza intrigante, lo facevano
impazzire quegli occhi da orientale. E adesso eccolo, pronto a iniziare il suo
nuovo lavoro; alla tenera età di cinque giorni e tredici ore, già diventava una
fracciòn del grande Barragan, la segunda Espada. Ad un posto migliore
non poteva aspirare, visto e considerato che la primera, Stark, non si
teneva intorno nessuno a parte la mocciosetta coi capelli verdi. Era un ottimo
trampolino di lancio. Una carriera brillante lo aspettava, ne era certo. Pieno
di entusiasmo, Dodecabròn prese un respiro profondo, spinse l’ultima porta,
quella della sala del trono di sua maestà Barragan Luisenbarn, ed entrò, a
testa alta.
-
Arrancar
treinta y siete, Dodecabròn
a rapporto, signore! – esclamò, saltando sull’attenti.
Sua
maestà Barragan Luisenbarn, sul trono dove dormiva con la testa che cadeva sul
petto, ebbe un momentaneo sussulto, quindi riprese il suo russare irregolare e
catarroso. Intorno a lui, diversi Arrancar ciondolavano oziosamente qua e là.
-
Ah
‘bbelli! – esclamò uno di loro, un ciccione con una maschera zannuta calcata in
testa – C’avemo quello novo.
Qualche
sguardo si alzò pigramente a controllare; due Arrancar fecero
carta-forbici-sasso e alla fine uno di loro, con in testa invece quello che
sembrava il teschio di una tigre, cominciò a trascinarsi in direzione del nuovo
arrivato.
Dodecabròn
attese, il petto gonfio d’orgoglio.
Sono davvero un Arrancar fortunato.
Barragan,
la Vecchiaia
-
Ben
arrivato. – sospirò l’Arrancar – Io sono Ggio Vega. Ggio si scrive con due “G”,
cerca di ricordartelo. E tu hai detto che ti chiami…?
-
Dodecabròn,
signore! – fece l’altro, scattando sull’attenti.
-
Dode…
cabròn? – domandò Ggio, dubbioso.
-
Sissignore,
signore! Per gli amici solo Cabròn, signore!
Cabròn:
s.m. (1) Caprone, becco
-
Ascolta,
Dodecabròn… tu l’hai seguito il corso accelerato post-nascita di spagnolo,
vero?
-
Certo,
signore! Ero il migliore del mio corso, signore! Tutti gli altri si distraevano
durante le lezioni e stavano a sfogliare i dizionari per cercare le parolacce,
signore!
Restò
pensieroso per un attimo.
-
A
dire il vero – disse infine – sono stati proprio loro a darmi quel soprannome,
signore!
(2) (fam.) cornuto
(3) (volg.) stronzo,
bastardo
-
Non
stento a crederlo, Cabròn. – concluse Ggio, poggiandogli una mano sul capo e
sorridendo paterno – Non stento a crederlo.
Camminarono un po’ in
silenzio, Ggio che faceva strada, Dodecabròn che lo seguiva come un fedele
cagnolino.
-
A
ben pensarci, signore, – chiese ad un certo punto quest’ultimo – perché il
signor Aizen desidera che noi impariamo lo spagnolo?
-
Oh,
non ne sono sicuro. – rispose svogliatamente l’altro – Ma credo che sia una di
quelle teorie da “Manuale del manager perfetto”… I suoni dello spagnolo
sarebbero particolarmente adatti per dare agli uomini uno spirito di
costruttiva motivazione e dedizione alla causa, o qualcosa del genere. Ti è
chiaro?
-
Olé, signore! – esclamò
sorridente Dodecabròn.
Ggio
Vega lo fissò stravolto per un istante.
-
A
quanto pare con qualcuno funziona pure. – concluse, scuotendo la testa.
Giunsero a un angolo
della vasta sala. Uno degli Arrancar, con addosso un elmetto che poteva
benissimo venire dalla testa di qualche supereroe uscito da un filmetto
giapponese di serie B, era affaccendato a strofinare tra loro due grossi
quadrati di stoffa bianca in una tinozza.
-
Ora
ti presento i tuoi nuovi colleghi. – disse Ggio – Lui è Findore Carias.
-
Posso
chiederle cosa sta facendo, signore? – domandò Dodecabròn, fremente di
emozione.
-
Lavo
i pannoloni. – rispose seccamente Findore.
Un
momento di silenzio.
-
Prego,
signore…?
-
Lavo
i pannoloni! Lavo i pannoloni di sua maestà! Ed è inutile che tu stia qui
intorno a curiosare, novellino, non ti rivelerò certo la mia ricetta segreta
per la miscela di sapone capace di sbiancare anche le macchie di urina più
stantie!
Dodecabròn tese una
mano per puntualizzare che della suddetta ricetta non gliene importava un fico
secco, signore, ma Ggio lo trattenne:
-
Devi
capire, Cabròn, - e qui risatina sommessa di tutti i presenti – che essendo un
nuovo arrivato devi fare gavetta. All’inizio sperimenterai dei compiti… un
pochino più ingrati; ma vedrai che col tempo la tua esperienza aumenterà e ti
verranno assegnati anche incarichi di alto prestigio e responsabilità come
quello di Findore.
-
Oh.
Certo, signore. – commentò stravolto Dodecabròn.
-
O
come quello di Poe, laggiù, Responsabile al Semolino e alle Mele Cotte.
Un Arrancar
gigantesco fece un cenno di saluto, alzando un momento lo sguardo da un
pentolone fumante di dimensioni proporzionate alle sue.
-
O
di Avirama, Direttore Amministrativo del Settore Intrattenimento.
L’Arrancar indicato
non si voltò nemmeno, troppo indaffarato, seduto a un tavolino carico di
cartelle del Bingo, mazzi da briscola e un computer con cui stava scaricando da
internet registrazioni di vecchie puntate di “OK il prezzo è giusto”.
-
O
di quel ciccione con la faccia da idiota e le zanne da elefante, Segretario con
Delega alle Spugnature e alle Piaghe da Decubito.
-
Lui
come si chiama, signore? – riuscì finalmente a dire Dodecabròn.
Ggio
lo guardò stranito.
-
Il
ciccione. Qual è il suo vero nome, signore?
-
Non
ce l’ha, un nome. L’autore del manga è stato troppo pigro per darglielo. Ho
sentito dire che nell’anime l’hanno detto, ma sinceramente sono un Arrancar
troppo adulto e troppo occupato per guardare i cartoni animati.
-
Ma
dovrete pure chiamarlo in qualche modo! – esclamò Dodecabròn, e poi:
-
Signore!
– aggiunse.
-
Certo.
Lo chiamiamo Ciccione con la Faccia da Idiota e le Zanne da Elefante.
-
Non
è troppo lungo e offensivo, signore? Perché non qualcos’altro, signore? Come…
Mario, signore?
Ggio Vega sospirò e
non rispose nemmeno.
-
Mi
pare buono, signore. Proviamo! Mario! Ehi, tu! Mario!
-
COME
MI HAI CHIAMATO?!? – urlò il ciccione con la faccia da idiota (che adesso era
anche piuttosto alterata) e le zanne da elefante – PROVA A RIPETERLO! RIPETILO,
SE HAI IL CORAGGIO!!
-
Ma…
Mario… - balbettò Dodecabròn.
-
ALLORA
VUOI MORIRE! VUOI PROPRIO MORIRE! TI ACCONTENTO SUBITO! – mise mano alla spada
– CALPESTA…
-
Calmati,
Ciccione con la Faccia da Idiota e le Zanne da Elefante. – disse Ggio,
posandogli una mano sul braccio e riaccompagnando la sua spada nel fodero – Il
ragazzo è nuovo e inesperto.
-
Oh.
– fece l’altro – Va bene.
Puntò
un dito su Dodecabròn:
-
Stavolta
ti è andata bene, pivello. Ma d’ora in poi pulisciti la bocca, chiaro?
-
Chiaro.
– soffiò Dodecabròn con un filo di voce.
Poi si rivolse a
Ggio:
-
E…
qual è il suo lavoro, signore?
-
Prega
di non scoprirlo mai. – rispose l’altro, cupo.
Dodecabròn decise che
era meglio non indagare oltre. Cominciava ormai a pensare di essere finito in
un covo di folli e maniaci omicidi. Ma tutto sommato, rifletté, sarebbe anche
potuta andare peggio. Ad esempio, sarebbe potuto finire in un covo di folli,
maniaci omicidi e depravati. Aveva appena concluso questa rassicurante
riflessione quando un uomo muscoloso, dalla voce flautata e vestito di abiti
merlettati e svolazzanti, gli posò la mano sulla spalla. Palpandola con
sensualità.
-
Ciao,
ragazzo. – trillò – Io sono Charlotte, piacere di conoscerti. Spero che andremo
d’accordo, io e te, tesoro. Qui c’è davvero poca gente di buon gusto capace di
apprezzare la vera bellezza, ma tu sei diverso, te lo leggo negli occhi. Allora
teniamoci in contatto, d’accordo? Fa sempre piacere avere dei bei colleghi come
te. Ciao!
L’ammasso di muscoli
e distorta femminilità si allontanò. Dodecabròn, nel tentativo di cancellare
quell’immagine orrenda dalla sua vista e dalla sua mente, si dovette limitare a
stropicciarsi forte gli occhi, non avendo dell’acido muriatico da versarci a
portata di mano.
-
E
quello che razza di mansione svolge…? – chiese, e stavolta il “signore” gli
morì in gola.
-
Ah,
quello. Guarda, meglio se non lo sai. Dio, invecchiando la gente può diventare
così perversa…
Non c’era via
d’uscita, capì improvvisamente Dodecabròn. Se quelli erano gli incarichi di
alto prestigio e responsabilità, che cosa diavolo avrebbero fatto fare a lui?
-
Ora,
Cabròn, veniamo alla tua mansione…
Oh Dio, oh Dio, oh
Dio… cioè, oh Aizen, oh Aizen, oh Aizen…
-
Tu
sarai…
Doveva scappare.
Nascondersi. Uccidersi.
-
…l’Addetto
all’Ascolto.
-
Uh?
– fece Dodecabròn, improvvisamente illuminato dalla speranza.
-
In
sostanza, a te tocca prestare ascolto a sua maestà. Qualunque cosa egli dica,
tu penderai dalle sue labbra. Qualunque cosa, Cabròn. Ti è chiaro?
-
Chiarissimo,
signore. – sospirò lui – Non sembra difficile, signore.
-
Certo.
Non lo sembra. – concluse sottovoce Ggio, voltandosi preoccupato.
Un’ombra
si era allungata su di loro. Un’ombra maestosa, imponente, maligna e fredda
come quella della Morte stessa. Brividi gelidi colsero Ggio e Dodecabròn al
solo soffio del reiatsu che si avvicinava.
-
Vostra…
maestà… – balbettò Dodecabron, estasiato.
Barragan Luisenbarn
osservò l’ultimo acquisto delle sue fracciòn dall’alto in basso, impassibile.
-
Vostra
maestà, – disse Ggio, con voce appena più ferma dell’altro Arrancar – il nuovo
Addetto all’Ascolto.
L’Espada annuì gravemente.
Tacque per un istante lungo come l’eternità e il tempo che sembravano
inchinarsi ai piedi stessi di quell’essere, ai suoi piedi. E infine disse:
-
Marmellata
di donnole. – con voce tonante.
Ggio Vega già cercava
di svignarsela alla chetichella. Dodecabròn, inesperto ed imprudente, ebbe
invece un moto di curiosità:
-
Non
ho capito, maestà…
-
Marmellata
di donnole. – riprese Barragan – Me lo ricordo bene. Durante la guerra del
’15-’18, con le armate dei crucchi che premevano alle porte di Las Noches, e
quel loro vigliacco alleato, quel tale Voldemort, che ci aveva costretti a
barricarci dentro il castello buttandoci contro le sue dannate maledizioni
Avada Kedavra, Abra Kadabra, Bibidi Babidi Bu e Trecuna Mecoides Trecorum Satis
Dii. Allora non potevamo uscire, e avevamo finito il cibo. Perciò pensammo di
uccidere una tartaruga e farci una zuppa. Ne avevamo trovata una che si
chiamava Raffaello; ma era una tartaruga ninja, quella traditrice. Usò la
tecnica della sostituzione e prima di rendermene conto avevo addentato la
pancia di Grimmjow. Per questo ha quel buco. Quando alla fine riuscimmo a fare
fuori l’immonda bestia per bollirla, io avevo già perso un occhio, e la nave
era stata travolta dai flutti, la ciurma dispersa, tutto in rovina. Urlai la
mia rabbia contro il mostro; e quello rise, bianco, tutto bianco, come se fosse
stato lavato con Bio Presto, rise e si inabissò, dannata Moby Dick! Per mia
fortuna riuscii ad approdare su un’isola dove trovai un re greco e i suoi
compagni. Lui disse di chiamarsi Nessuno; comunque aveva un ottimo sapore.
Presi la loro nave e salpai per Samarcanda, dove contavo di fare rifornimento
di spezie e gemme da portare in patria; se fossi tornato con un carico di
quelle preziosissime merci orientali mi avrebbero accolto come un eroe. Ma
purtroppo le avevano finite tutte, perché erano stati attaccati e depredati
dall’immondo pirata demoniaco Barbossa e la sua ciurma di dannati. Restavano
loro solo una decina di barili di marmellata di ermellini. Allora io…
Dodecabròn,
affascinato, alzò la mano:
-
Mi
scusi, maestà, – intervenne – ma la marmellata non era di donnole…?
-
MUORI,
BASTARDO!
La
mano alzata di Dodecabròn restò immobile. Il suo corpo venne segnato
improvvisamente da una sottile riga rossa che lo divideva esattamente a metà,
dalla testa all’inguine; e infine si divise in due, versando litri di sangue
sul pavimento.
Barragan,
ansante, sollevò la pesantissima ascia bipenne grondante sangue che stringeva
tra le mani. Guardò l’ascia.
Il
pavimento.
L’ascia
di nuovo.
Una
mosca che gli svolazzava intorno al naso.
Ancora
il pavimento.
-
Che
diamine è questa schifezza, Ggio? – disse, indicando il cadavere mutilato e
floscio – Pulisci subito! Niente sciatteria nella mia sala del trono!
-
Sì,
maestà. Ai suoi ordini, maestà.
Ggio Vega corse a
prendere straccio e secchio, mentre Barragan si allontanava. Cominciando
strofinare via il povero Dodecabròn dall’ammattonato di Las Noches, gli disse:
-
Allora,
adesso l’hai capito, qual è il mio lavoro?
Ma nessuno rispose.
Fine (quasi)
-
Gli
uomini sono tutti degli stronzi. – sentenziò Janet, bevendo la terza vodka
della serata tutta d’un fiato.
-
A
chi lo dici. – concluse Sun Sun, seduta accanto a lei – Ieri ho dato il mio
numero di cellulare a un tipo carino, e quel bastardo ancora non si è nemmeno
degnato di chiamarmi!
Fine (sul serio)
Seconda shot
completata! Questa è stata arricchita molto rispetto all’idea originale della
vignetta – spero che sia di vostro gradimento, io a scriverla mi sono divertito
un mondo XD. Grazie a chi ha letto e a chi ha recensito!
@ Senboo: mi spiace,
gli occhiali sono finiti, sono andati a ruba, abbiamo fatto il tutto esaurito e
ora aspettiamo la ristampa. Se ti accontenti, per ora abbiamo gli orologi da
polso a forma di sette nani. E comunque no, non ho piazzato cimici in camera
tua, non sono mica L; è tutta pura e semplice coincidenza XD. Ma sai che è da
tanto tempo che penso a scrivere qualcosa su Bleach? E in realtà questa
raccolta sugli Espada la sto mettendo su un po’ all’improvvisata, è una cosa
che scrivo tanto per rilassarmi e passare il tempo… la mia idea originaria era
quella di una long-fiction drammatica ed epica su Bleach. Ce l’ho ancora in
mente, ho tante idee separate ma non riesco a comporle. C’è anche il fatto che
in questo periodo la mia vita ha subito ENORMI cambiamenti e sono un po’
scombussolato XD. Vediamo se riesco a farne qualcosa...
@ Evil_Katty: fan di
Grimmjow, eh? Delle idee che ho al momento, quella per lui non è la migliore…
ma magari quando la scriverò riuscirò a perfezionarla. Mi impegnerò al massimo
XD.
@ Schwarzweis: lo so,
lo so, il mio sogno di fare il fumettista è stato da lungo tempo frustrato XD.
Me la cavo meglio come scrittore. Comunque, sono contento di aver risollevato
il tuo interesse nel fandom di Bleach (vuoi un altro consiglio? Leggi
“Zanpakuto” di Stateira, o “Trying to shut lidless eyes” di Helen Lance. Le ho
entrambe tra i preferiti; niente IC né Mary Sue, solo storie belle e ben
scritte).
E ai miei occhi
guadagni punti anche tu in quanto fan di OP. Noi “nakama” siamo un’unica
comunità, in tutto il mondo XD.