Canto di Natale di crazyfred (/viewuser.php?uid=82886)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 - Finale ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 ***
Canto di natale capitolo1
Capitolo 1 - P.O.V. Kristen
L’idea mi era
sembrata, nel momento in cui mi era stata proposta, a mie parole, “non male”,
in fondo, le cose stavano andando avanti alla grande tra noi, e a Rob sembrava
automatico che, dopo aver passato il Ringraziamento a casa mia, io andassi con
lui in Inghilterra a passare il Natale, con la sua famiglia. Ma con il passare
dei giorni, mentre metabolizzavo la situazione che si prospettava, mi rendevo
sempre più conto che l’idea non era per niente fattibile e che non ero
preparata a nulla che potesse far sembrare me e Rob una coppia, alla luce del
sole, almeno. Certo, lui aveva presentato me ai suoi come la sua ragazza
UFFICIALE, ed io avevo fatto lo stesso, a modo mio, ma non avevo considerato la
festa del Ringraziamento come un ingresso in famiglia, perché eravamo solo con
i miei e mio fratello, ed il programma non aveva previsto grandi riunioni con i
parenti, tutto era rimasto molto informale. E quella di Rob, cosa che mi
spaventava molto, era una famiglia all’antica. Così decisi di correre ai ripari
e prepararmi, al meglio che potevo, al mio PRIMO, come l’aveva definito Rob,
Natale in Inghilterra. Non mi dispiaceva comunque, perché i miei avevano in
programma di passarlo con dei loro amici, a me poco graditi in verità, e perché
tanto ci sarei dovuta andare comunque, visto che avevamo deciso di passare
insieme il Capodanno, e non volevo separarlo da Londra, che non aveva visto per
mesi e mesi.
Il mio piano di
preparazione prevedeva innanzi tutto informarmi sul programma del Natale in
casa Pattinson, tradizioni, regali, gastronomia, parentado. Perciò, organizzai,
all’insaputa della mia dolce metà, un consulto con le mie adorate, come farei
senza di loro, cognate, Victoria ed Elizabeth, in occasione della première di
New Moon a Londra. Eravamo nella mia stanza d’albergo, mentre mi preparavo
all’incontro con i giornalisti che avevo nel pomeriggio. “Allora?”
incominciai.”Allora che?”mi fecero eco loro. “Voglio sapere TUTTO! Non posso
presentarmi senza avere la più vaga idea di quello che mi aspetta.”
“Ma perché?” chiese
Lizzie.
“Perché? C’è
bisogno anche di spiegarlo? Entro nella vostra famiglia, e siccome nel 70% dei
casi la prima impressione è quella che conta, io ci terrei fare una bella
figura …”
“Tesoro!”continuò
”Tu non hai bisogno di impressionare nessuno in alcun modo, basta che tu sia te
stessa, e andrai alla grande!”
“Parli bene tu, è
facile per te che sei tra i tuoi simili” mimai le virgolette con le dita alla
parola simili “stesso accento, stesso linguaggio, stessa gestualità, stesse
tradizioni, tutto in comune …”
“Santa Pace
Kris!”intervenne Vicky “cosa devo sentirti dire, tu non hai mai parlato così: ma
sei Kristen Stewart, o abbiamo sbagliato camera?”
“Oh Vic, è tutta
questa storia della presentazione alla famiglia, mi mette un’ansia addosso!!!
Voi non potete capire come mi sento, come se stessi per essere gettata in pasto
ai leoni …”
“Esagerata!!!”risposero
in coro. Poi Elizabeth ”Non devi colpire proprio nessuno, perché l’unica
persona che per te deve contare è Rob, giusto? E non credo ci sia bisogno di
ripeterti quanto ti adori mio fratello, considerando che ha deciso di farti
passare il Natale con la nostra famiglia, e state insieme da quanto? 6 mesi?!”
era un treno di parole “La famiglia poi: siamo noi la sua famiglia! Noi siamo
qui e ti vogliamo un bene pazzo, mamma ti considera la sua 3 figlia femmina e …
beh papà, guai a chi gli tocca sua nuora!!! Credimi Kris, questo Natale lo
passerai in famiglia, perché è questo quello che noi siamo per te. Oh almeno,
vorremmo che tu ci considerassi tali.”
L’abbracciai
d’istinto.”Ma certo che lo siete!!!” Non avevamo passato insieme molto tempo da
quando ci siamo conosciute sul set di Twilight, figuriamoci da quando eravamo
cognate, ma sentivo per quelle due ragazze un bene naturale, una sintonia
immediata e un legame profondo ci univano. Avevano ragione a dirmi che non
dovevo preoccuparmi, ma io non riuscivo a levarmi dalla testa, il chiodo che me
la perforava: il pensiero che avrei conosciuto nonni, zii e cugini/e.
“Ammettiamo, e mi resta difficile pensare che non sia così, che siano tutti
meravigliosi e simpatici quanto voi. Ma ci sarà qualcuno più difficilotto !?!”.
Per un attimo interminabile restammo in silenzio, questo mi fece preoccupare, e
non poco; le fissavo e notavo come si scambiavano sguardi indecisi, come di chi
nasconde un segreto impronunciabile. A prendere la parola fu Victoria “Beh, a
dire il vero, una persona ci sarebbe” Ecco lo sapevo, la strega o il mago
cattivo ci doveva essere per forza “Però non mi fraintendere, lei non ha alcun
pregiudizio nei tuoi confronti, è solo una persona particolarmente all’antica.”
Primo indizio: era una lei, una zia, una cugina, magari particolarmente
attaccata a Rob … e gelosa: la mia mente iniziò a fare film … “Si tratta di
nonna Elizabeth” nooooooooo!!!!!!!!!!!! Era la nonna!!!!! Dovevo saperlo! Nonna
Elizabeth è la nonna materna di Rob, la nonna di cui Lizzie porta il nome e che
ha rappresentato per Rob una seconda mamma quando era piccino; Rob aveva una
vena di adorazione nella sua voce quando ne parlava, aveva sempre qualche modo
di dire che la nonna gli aveva trasmesso. Sentivo e percepivo nella sorelle
invece quasi timore nel parlare di lei, deferenza, neanche si stesse parlando
della Regina che aveva lo stesso nome. “Ne parlate in un modo … non mi spaventate!!!”
“Non ti preoccupare tesoro, non volevo, è solo che … “ si intrufolò Lizzie
nella conversazione:ӏ molto giovane, voglio dire quando sono nata io aveva solo
45 anni, ma è stata tirata su da sua nonna durante la guerra, si è sposata
giovanissima ed è molto rigida su certe questioni …” Cosa stava a significare
questo? Mi spaventavano sempre di più!!! “Quando Lizzie portò a casa il suo fidanzato,
Daniel, mi ricordo che non volle saperne di vederli seduti vicini, e pretese di
non lasciarli un attimo soli, a costo di farsela addosso!!!!!!” Mio Dio!
“Questo naturalmente anche con me ed il resto della ciurma, non oso immaginare
cosa ha fatto passare ai nostri genitori e agli zii! E sai cosa ci disse per
giustificarsi” le due in coro, scimmiottando la nonna: “siamo inglesi,
dimostriamo affetto solo per cani e cavalli.” Andiamo bene, pensai.
Ora, se possibile,
avevo i nervi ancora più a fior di pelle. Avrei voluto fare loro altre domande
ma il caso decise per me che era arrivato il momento di chiudere quella conversazione:
squillo il mio telefonino, era Rob, dalla sua stanza, stava venendo da me!!!
Durante la telefonata a grandi gesti feci capire alle sue sorelle chi fosse
all’apparecchio e che se ne dovevano andare. Fugone del secolo, visto che Rob
era nella stanza affianco alla mia e gli ascensori erano in fondo al corridoio.
Mentre andavano verso la porta corsi dietro di loro: “Ragazze!!! Le borse!!!”
Schioccai un bacio ciascuna sulle guance “Ciao Vic, ciao Liz!!!” ricambiarono
anche loro in tempo record “Salutatemi i vostri genitori, e nonna Elizabeth!!!
… e, per la cronaca, messaggio ricevuto … MANTENERE LE DISTANZE DI SICUREZZA IN
SUA PRESENZA!!!” occhiolino di intesa da parte di tutte e tre, e corsero
all’impazzata lungo il corridoio, con me sull’uscio della porta a fare da palo.
Improvvisamente sentii la serratura della camera a fianco, quella di Rob,
scattare. “Piove!!!Piove!!!”Urlai alle fuggiasche, mentre dentro morivo dalle
risate a immaginare come potesse apparire la scena dall’esterno. Neanche stessi
nascondendo l’amante!. Le ragazze riuscirono a svoltare il corridoio in tempo
utile da consentirmi di ricompormi. Una voce suadente ed una camminata sexy da
riviste patinate mi venivano incontro: “Che c’è sei in astinenza da … ME?” mi
abbracciò alla vita “Non essere così maledettamente egocentrico signor
Pattinson, l’hanno informata del fatto che un certo Copernico ha scoperto che
c’è il Sole al centro della nostra Galassia?” “Appunto” Touché, bacetto di
penitenza, penitenza piacevole. “Grazie per avermi paragonato al Sole,
comunque!” “Beh, il mio lo sei di sicuro” Pericolo di essere scoperte scampato
… “Kris che mi nascondi?” Oppure no. “Chi, io?” “Sì, proprio tu, Jaymes
Stewart” mi piace troppo quando mi chiama così “hai degli occhietti furbi …” mi
toccò dolcemente con l’indice la punta del naso; giocai la carta della Lolita,
che lo faceva svalvolare ogni volta. “Beh, veramente, mi era venuta un’ideuzza,
ma visto che sei già pronto, mi sembra proprio un peccato rovinare un vestito
così ben stirato …” non feci a tempo a rendermi conto di ciò che accadde dopo
aver pronunciato quelle parole che mi ritrovai sul letto e, sopra di me, due
occhi azzurri ed un sorriso sghembo.
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Capitolo 2 *** Capitolo2 ***
canto di natale,capitolo2
dopo soli due giorni eccomi!!! pronta a postare un nuovo capitolo della
mia storia. Sono piena di ispirazione e quindi scrivo di getto. Non
sono pewr niente sicura del risultato, ma non voglio stare su ogni
capitolo troppo a lungo, perché mi perderei troppo, e alla fine
non andrei avanti.
Vorrei ringraziare le 80 persone che solo in due giorni hanno letto
l'inizio della mia storia, ma mi piacerebbe che commentaste un po' di
più, solo così posso migliorare!
Lasciatemi ringraziare in particolar modo 3 persone:
kery13, per aver inserito la ff tra i suoi preferiti
Dream E, per aver incluso la storia tra le sue seguite
ed infine, last but not least, vika,
che ha scritto la prima recensione. A te carissima rispondo: ebbene
sì, sono anch'io una Robsten, ma come non esserlo! sono contenta
che ti sia piaciuta da subito la mia ff, spero che continuerai a
seguirla! ed aspetto la tua prossima recensione con ansia!
Dove eravamo rimasti, invece, con la nostra storia: ah, sì, Kris
alle prese con un Natale a Londra ... l'avventura continua, buona
lettura!
Capitolo 2 - P.O.V. Kristen
La conferenza stampa stava per cominciare, ultimi
controlli tecnici all’impianto audio della sala, ingresso e sistemazione dei
giornalisti, ripasso delle parti da parte mia e di Rob.
Perché nessuno sapeva.
O meglio, tutti facevano finta di non sapere; e a noi per il momento andava bene
così, anche se comunque non ce la passavamo per niente bene.
La sera precedente
avevamo buttato mesi di sacrifici all’aria per 2 foto. Eravamo stati beccati
all’aeroporto di Parigi MANO NELLA MANO, ma in quel momento nessuno dei due
poteva immaginare, anche se avremmo dovuto stare più attenti, ed aspettarcelo, che i paparazzi
potessero arrivare fin lì.
Però fantasticai, nel vedere quelle foto, di poter
davvero camminare in quel modo con Rob per le strade, che sensazione
piacevole!!! Eravamo così NOI in quelle foto, avevamo espressioni così rilassate!
Ogni volta che provavo a fare questo discorso con lui, alla fine, non ne
comprendo ancora il motivo, si finiva per litigare, pur pensandola alla stessa
maniera, pur dicendo praticamente le stesse cose: una volta, a Vancouver,
durante le riprese di Eclipse, c’è mancato poco che succedesse davanti alle
telecamere e agli obiettivi dei paparazzi. Perciò decisi che avrei lasciato
tempo al tempo e chiusi quel capitolo con Rob.
Mentre ero immersa nei miei
pensieri venni travolta dallo starnazzare di tre ochette. Le solite fan
raccomandate, pensai, figlie di chissà chi con cui dovevamo fare
buon viso a
cattivo gioco, come al solito. Però vidi qualcosa che mi fece
cambiare idea, e
finì per far aumentare la mia tensione pre-conferenza. Le tre
galline,
intacchettate e impomatate come delle bamboline di porcellana - mancava
solo la
scatola e potevano essere vendute in un negozio di giocattoli:
soprabito a
coprire di sicuro una minigonna o un miniabito, cappellino, guanti e
pochètte - si dirigevano dritte dritte verso il mio ragazzo, ma
cercai di ricordare a me stessa, al mio corpo, alle mie mani in
particolar modo, di rimanere al proprio posto e di tenere i nervi
saldi.
“Rooooooooob!”urlarono.
Lui le guardò, sorriso a 32 denti, aprì le braccia per
accoglierle … calma
Kris, questo
significa che le conosce, forse sono delle cugine … Nonna
Elizabeth balzò in
testa ai miei pensieri … attenta a come ti comporti …
potrebbero essere delle
spie … ok, stavo decisamente degenerando!!! Una alla volta,
ciascuna aspettando impazientemente il proprio turno, abbracciarono Rob
saltandogli addosso e lui faceva delle gran giravolte mentre le aveva
in braccio
… con me lo faceva così raramente … dovevano
essere delle persone importanti per lui
… cugine, decisamente cugine … diventavo sempre
più ansiosa. Lo sentii
pronunciare i loro nomi: Kitty, Olivia e Freddie. Erano così
British nei loro
modi, nel vestiario … già, anche il vestiario dovevo
tenere in considerazione
per il Natale … anche nell’aspetto fisico: paffute, molto
pallide, tranne una,
Freddie, tradiva origini mediterranee, un'altra invece aveva persino i
capelli rossi; tuttavia non ricordavo che Robert avesse parenti con quei nomi a cui
fosse
particolarmente legato. Se questo da un lato mi tranquillizzava sul
fronte
nonna Elizabeth, dall’altro mi faceva pensare che fossero amiche
che mi aveva
tenuto nascoste. La gelosia si insinuava. Finsi dei colpi di tosse per
partecipare
loro della mia esistenza, e far presente a Rob che mi stavo alterando
notevolmente.
“Ragazze, lei è Kristen, la mia ragazza!” Nei suoi
occhi, con mia somma gioia, così
come nel suo tono di voce, lessi fierezza e compiacimento, mentre
pronunciava
quelle parole. Mi accorsi di quanto eravamo simili in questo: allo
stesso modo
io ero orgogliosa quando collegavo il suo nome con il pronome
possessivo MIO, ed ogni volta
sentivo i miei occhi diventare nettamente più grandi e
luccicanti; lo so perché era
quello che stava accadendo a lui in quell’istante. Al che, le
galline urlarono
pazze di gioia, e mi saltarono addosso senza che io avessi modo di dire
nemmeno
AH.
“Kris” disse Rob passandosi le mani tra i capelli per
l’imbarazzo, al suo
solito rosso come un peperone: “loro sono Kitty, Olivia e
Freddie. Amiche di
famiglia, sono inquiline nella villetta che i miei affittano, di fianco
casa loro”. Solo allora il mio cervello attivò le sinapsi e si
ricordò della terza
ipotesi, che a prima vista aveva scartato a priori. Claire una volta mi
aveva
accennato al fatto che avevano diviso la villa di Barnes dove abitano
in due, e che avevano deciso di affittarla a delle ragazze, dal momento
che i figli non erano ... ed io aggiungo “come minimo” ...
intenzionati a condividere
il vicinato con i genitori. Tornando alle ragazze, ognuna a sentire il
proprio
nome fece un saluto molto elegante con la mano, fasciata da
elegantissimi
guanti, a tono con il resto degli accessori, e una piccola riverenza;
in fondo,
sembrano simpatiche. Ma sono anche così fuori dalle righe; e
poi, cos’era tutta quella confidenza con Rob? Dovevo decisamente indagare!
Freddie prese la parola, molto
garbatamente: “Scusaci Kris ... posso chiamarti Kris vero?” io
annuii “se abbiamo
assalito Rob in questo modo, ma è parecchio, troppo che non ci
rivediamo e
vogliamo godere di ogni singolo minuto che abbiamo con lui, visto che
stasera
ripartite.” Godere? Ma che siete matte? No, non se ne parla
nemmeno!!! ... pensai ... perché il mio cervello pensa sempre a cose sconce
ultimamente? ... colpa di Rob
e della sua “ginnastica alternativa”!
Rob tagliò
corto: “Ssshh! Non me lo
ricordate, che mi viene la febbre solo a pensarci!”
“Infatti è per questo Rob”
intervenne Kitty “che stasera siete invitati al BBB dopo la
premiere”
“Kitty,
dai!!! No, non se ne parla proprio! Ogni volta la stessa storia!”
Bravo Rob,
così si fa!
Non avevo la più pallida idea di cosa fosse
il BBB, ma non
prometteva niente di buono.
Kitty continuò: “guarda bello,
che ho invitato
anche la tua famiglia!”.
Dino, guardia del corpo barra angelo
custode, ci liberò di quelle
cagnette in calore, che in fondo, ma proprio in fondo in fondo mi
stavano
simpatiche, così da lasciarci soli, perché dovevamo
entrare “in scena” e la
conferenza stampa doveva avere inizio.
ok! capitolo molto più corto rispetto al precedente, ma no
potevo legarlo al successivo, sarei andata troppo velocemente nel
racconto, e non permetterò che vi sbarazziate di me tanto
facilmente! XD, aspetto i vostri commenti... à bientot! Federica!
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Capitolo 3 *** Capitolo 4 ***
capitolo 4
PRESENTE!!!!!!!!!!!
eccomi qui, di nuovo, a soli due giorni di distanza, a postare un nuovo
capitolo! Mi fa piacere che sia aumentato il numero di persone che
segue la mia ff, così come anche il numero dei commenti!!! Ho
deciso di andare in fretta perché non vorrei che le vacanze di
Natale finissero prima della mia storia, che è a tema natalizio.
Buona letture e ..... commentate, commentate, commentate!!!!!!!!!!
Capitolo 4 - Kristen P.O.V.
A fine serata ero riuscita a venire a capo del più
grande dilemma: il programma natalizio della famiglia Pattinson.
Erano state le
“Allegre comari di Windsor”, come le aveva scherzosamente ribattezzate mio
suocero, a rivelarmelo, dopo mia insistente pressione, ignorando bellamente le
minacce delle mie cognate, che ritenevano dovesse essere per me una sorpresa.
Rob e i suoi erano all’oscuro delle mie trame per trasformare, quello che avrei
passato con loro, in un Natale perfetto.
“Ora io non so se Rob ti farà partecipare a tutte le loro iniziative,
perché la madre è molto religiosa e vanno spesso in chiesa, almeno nel
periodo di Natale”
“Beh” risposi io a Kitty, che era colei che spiegava,
visto che conosceva la famiglia da più tempo di tutte “se fa parte delle loro
tradizioni, vi prenderò parte, willy
nilly!*”.
Continuò Olivia: “Allora si comincia dalla sera
dell’antivigilia di Natale”.
La interruppe Freddie: “Quando io sarò in Italia e sarò
davanti ad una tavola imbandita con tutta la mia famiglia: sai nella mia città
c’è una tradizione particolare proprio il 23 dicembre …” mi stavo perdendo,
anche se mi sarebbe piaciuto scoprire tradizioni degli altri Paesi, visto che
adoro il Natale. Kitty la interruppe immediatamente: “Oh senti Fred, frena eh!,
non cominciare!!! Le mandi una mail e gliene parli, adesso abbiamo un’altra
questione in corso”mi dispiace per Freddie, ma Kitty aveva ragione,
un’informazione per volta era più che sufficiente.
“Insomma”ricominciò Kitty “il 23 tutta la famiglia di
Rob, e con questo intendo Rob, Claire, Richard, Lizzie e Vicky vanno nella
parrocchia del nostro quartiere e partecipano al Christmas Carol Service. Sai
cos’è?” “Mi fa pensare a Dickens …” “Infatti il titolo del suo romanzo richiama
proprio quello. E’ una liturgia natalizia anglicana, si cantano inni
tradizionali di Natale, letture specifiche del momento, preghiere … cose del
genere. Rob non è che impazzisce a parteciparvi, ma ci va perché è l’unico
momento per scambiarsi gli auguri con tanti amici di infanzia ed in particolare
con il suo maestro di pianoforte, che è il direttore del coro della
parrocchia.”
Sembrava un bell’evento e, cosa più importante, a cui Rob poteva
tenere in particolar modo, per cui ci sarei andata, anche a costo di bere 2
litri di caffè per evitare di addormentarmi. Certo, ci sarebbe stata molta
gente e questo significava tante mani da stringere, ma se a Rob faceva piacere,
doveva farlo pure a me.
“Poi
c’è la vigilia. La sera tutta la famiglia
Pattinson: e stavolta intendo tutta, ma proprio tutta la famiglia di
Richard si
riunisce per attendere la mezzanotte, ed andare tutti in chiesa.
Quest’anno
probabilmente starete a casa di Claire e Richard, perché casa
loro è molto
grande e so da Lizzie che sono stati invitati tutti i fratelli di
Richard … sai,
di solito qualcuno non c’è perché va nelle
rispettive famiglie acquisite, ma
quest’anno proprio perché ci sei tu saranno tutti
presenti." "Quanti sono ... quelli che tu chiami ... tutti?" "Se non
ricordo male" intervenne Olivia "una ventina di adulti, e due o tre
bambini, sai i cugini più grandi di Rob hanno già mogli e
figli"in poche parole, l'esercito americano era in inferiorità
numerica all'INTERA famiglia Pattinson durante lo sbarco in Normandia.
“La
mattina di Natale” riprese Kitty “e neanche
quest’anno si farà eccezione, si riunisce l'altra
famiflia, quella di Claire" un'altra ventina di persone, tutte presenti
per la portata dell'evento Kristen Stewart "e, alle 15 in punto,
tutti davanti alla televisione a seguire il discorso di sua
Maestà, la regina” rizzai le
antenne e due paroline uscirono dalla mia bocca senza preavviso:
“nonna
Elizabeth!” ero sbiancata, contavo che tutta la tavolata si
girasse di botto
verso la mia direzione, facendomi fare la figuraccia della vita, tanto
credevo
di aver urlato forte quel nome … l’intera giornata di
Natale con lei, Santo
Cielo, non poteva esserci castigo peggiore! “Noto che la sua
fama la precedere”
intervenne Freddie e non potei far altro che rispondere
affermativamente.
Lizzie e Vicky erano state troppo chiare, non c’era margine d’errore, lei
sarebbe stata la causa della fine del mio amore: non la Summit, che pure ci
aveva messo non pochi bastoni tra le ruote, non Michael … oddio chi ho tirato
fuori!!! … non i paparazzi … quei maledetti! … , ma una tutt’altro che
simpatica vecchina, che aveva il potere di muovere Rob a suo piacimento, quasi
fosse stata una marionetta!
“Su Kris non essere così negativa!” Olivia mi
incoraggiò “basta presentarsi bene, e comportarsi come lei ritiene che sia
opportuno comportarsi!” “Parlate facile voi. Accento british perfetto, abiti
sempre eleganti, ricercatezza dei modi … voi non siete me!”
“Infatti noi non
abbiamo Rob!” mi sostenne Freddie, facendomi l’occhiolino …
... mi ricordò una
verità inattesa, non pensavo che si potesse freddare una persona con il solo
uso della parola, ma lei lo aveva fatto.
Nei primi tempi in cui io e Robert
stavamo insieme non riuscivo a capacitarmi di come lui potesse essersi
innamorato di me, con le ragazze che ci sono sulla piazza, eppure mi aveva
scelta, ed anche a prima vista! Lo interrogavo e mi dava sempre quella stessa motivazione, la stessa
che mi portò davanti Freddie in quel momento, che avevo dimenticato a furia di
farmi tutti quei trip mentali!
“Lei sa perfettamente CHI ha scelto suo nipote,
e se non ha detto niente fin’ora è perché si fida di lui e ti crede la ragazza
giusta per lui … e Dio solo sa quanto
straveda per quel nipote e pretenda solo il meglio per lui, SOLO IL MEGLIO!”
Erano grandi, mi avevano ridato la
speranza, e non vedevo più tanto nero quel Natale a Londra.
ANGOLO DELL'AUTRICE
ok, non
uccidetemi, altro capitolo un pò morto, ma prometto che domani
sera, e poi nel week end, ci sarà qualcosa di più
movimentato, e vi dico già che sono pronti altri 6 capitoli
oltre questo. Ho già anche in mente il finale, anche se non so
ancora come arrivarci, però sarà apprezzato certamente
dagli amanti del genere Robsten...
*willy nilly
è un'espressione inglese che sta a significare volente o
nolente. L'ho sentita dire da Rob durante la conferenza stampa a Londra
di New Moon, e Kristen l'ha ripetuta dopo di lui...quindi, mi sembrava
una cosa carina riportarla uguale
Non so se ci
avete fatto caso, ma nel capitolo precendete ho dato non poco spazio ad
una delle mie autrici preferite, assieme a zia Steph, Charlotte Bronte
e Sophie Kinsella: JANE AUSTEN. Spero non vi sia dispiaciuto che abbia
usato i nomi dei suoi personaggi per i miei fini, e che lei
è l'unico riferimento che ho per raccontare l'Inghilterra.
Ovviamente, che
vika ha suggerito nella sua recensione ... grazie tesoro, sempre
fedele, mi raccomando ... il mio personaggio è federica: di mio
a dir la verità ha ben poco, solo il nome e lo stesso ceppo di
studi ... io ho una voglia matta di andare a specializzarmi in
quella scuola che ho citato, la migliore al mondo, per il mio campo,
adoro l'inghilterra ed è per questo che ho voluto inserire me
stessa.
Se avete suggerimenti, fatevi avanti, c'è l'angolo delle recensioni....
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Capitolo 4 *** Capitolo 3 ***
Capitolo 3
Eccomi
di nuovo a voi mie care! sono contenta che la mia ff stia avendo
successo, visto che il nuomero di voi che la inserisce tra le preferite
e le seguite sta aumentando, ma vorrei che fosse più assidue
anche nei commenti.Così so che leggete, ma non che vi è
davvero piaciuta! Perciç anche una riga, sarà ben
accetta, davvero.
@Vika:
mi dispiace deluderti, o mi fa piacere tranquillizzarti, dipende da
come la vivevi, ma non sono il tipo da far passare dei guai a questa
splendida coppia, che già ne ha abbastanza nella vita normale,
In questo capitolo, che risulta un poco lento, devo essere sincera, non
sono molto soddisfatta, presento queste ragazze, e scopriremo un po' di
cosette interessanti sul loro conto. Una di loro, saò io stessa
ad interpretarla, anche se è un poì diversa da
me,ovviamente. Non credo sia difficile scoprire per quale personaggio
mi sono scritturata.
Buona lettura!
Capitolo 3 - P.O.V. Kristen
Finite le interviste, finito il bagno di folla del red
carpet, potemmo tornare in albergo a darci una sistemata. Dovevamo uscire in
frettissima, ci aspettava la cena con le galline … Fui costretta a rimanere
nell’abitino che avevo indossato alla premiere, perché come disse Rob “tu fai
come vuoi, ma io non rischierei la morte con quelle tre assatanate, levandomi
quel vestito!”.
A parte sulla loro ossessione per l’alta moda, dovetti
ricredermi su tutti gli altri fronti. Il locale non era affatto una casa per
appuntamenti, come mi aveva portato a pensare la mia mente malata … sempre
colpa del mio fidanzato … ehm, no, ragazzo … bensì uno dei locali più in di
Londra, il Beach Blanket Babylon, chiamato dai londinesi BBB, appunto. Più che
un ristorante, sembrava un palazzo reale: affreschi e dipinti alle pareti,
mobilio antico, argenteria e porcellana sul tavolo, tovaglie di seta. Effettivamente
aveva avuto senso costringermi a lasciarmi indosso il “vestito buono”, anche se
sembravo una maschera del Carnevale con quell’abito multicolore. Purtroppo,
anche in quell’occasione le ragazze erano state più appropriate di me
nell’abbigliamento, rimanendo sul classico, ma il mio cappottino mi faceva
senza ombra di dubbio riguadagnare parecchi punti. La prima cosa che mi venne
in mente, entrando, fu il conto salato che certamente Kitty avrebbe sborsato a
fine serata.
“Amore?” chiesi spiegazioni a Rob “Ma come farà a pagare il conto
qui Kitty?”
“Oh, tesoro, quello per lei è l’ultima delle preoccupazioni. Tanto
c’è daddy che passa a fine mese a saldare il conto. Qui … e in un’altra cinquantina
tra locali e negozi di Londra”
“ 'Azzo! Ricchi sfondati?” “Nobili e proprietari
terrieri, campano di rendita da un po’ di generazioni. Lei è quella che in
Inghilterra si definisce una Lady” “Wow!” sentenziai. Un cameriere ci condusse
fino ad una saletta privata, dalle tinte molto calde ed accoglienti, rosso ed
oro su tutti, che richiamavano alla mia mente i salotti parigini che riempivano
le pagine della mia adolescenza.
“Kriiiis!!!!!!!” era Clare, la madre di Rob.
Non la rivedevo da tanto tempo, mi era mancata in maniera inverosimile, ma solo
a ritrovarla me ne resi conto. L’abbraccio fu notevolmente prolungato
dall’arrivo di Richard, mio suocero, che volle salutarmi anche lui
calorosamente. Clare mi prese sottobraccio e mi strappò dalle braccia di suo
figlio e suo marito, entrambi irritati dal gesto della moglie, con l’intento di
farmi conoscere tutti i commensali: anteprima di ciò che mi aspettava a Natale,
mi ridussi a pensare … Kris, stai diventando paranoica!
In quel momento sembravo Jack Dawson sul
Titanic, durante la cena in prima classe, quando Rose gli presenta tutta l’alta
società. Mi divertiva quella situazione! Me lo sentivo, sarebbe stata una
serata piacevole!.
“Quella è la nostra ospite” “Lo so, ho avuto modo di
conoscerla questo pomeriggio, lady Kitty, giusto?” “Te l’ha detto Rob vero? Il
suo nome completo è Lady Cathleen Fairfax, figlia del Duca di Bracknell. La
chiamiamo Kitty perché è una appassionata di Jane Austen e Kitty Bennett la
incarna perfettamente, leziosa … ma un pezzo di pane!” “Sai Clare, mi chiedevo: ma se la
sua famiglia ha davvero tutti questi soldi, perché sta in affitto da te? Voglio
dire, non poteva permettersi un appartamento per conto suo?” “Appunto, ha
talmente tanti soldi che non sanno che farsene e li buttano via così” Scoppiammo
a ridere, ma era una cosa così triste ... diamine c’è gente che al mondo muore di
fame, e qui si buttano soldi in modo così frivolo. “Kitty ha l’età di Rob ed è
fidanzata con quel ragazzo rossiccio, ufficialmente; manca solo la data delle
nozze, ma oramai sono diversi anni, quindi alla storia del matrimonio non ci
crede più nessuno ormai! Si chiama Lord Henry Dashwood, conte di Rosings ed erede
del duca di Wickham, pari d’Inghilterra e uno dei pochi ad aver conservato il
suo posto nella camera dei Lord dopo la riforma.”.
Non capivo un’acca di quello
che mi diceva, ma mi sembravano cose sufficientemente importanti, e cercavo di
assimilare quante più informazioni possibili per un’eventuale conversazione,
oltre che per poter riferire a quelle pettegole di Ashley e Nikki una volta
tornata a Los Angeles; le avrei fatte crepare d’invidia e già immaginavo la
reazione di Ashley: “è proprio vero” avrebbe detto a Nikki “chi ha il pane non
ha i denti!!!”.
“Le altre ragazze che abitano con lei sono la rossa Olivia, che
sta con quel ragazzo biondo, Steven. Lei ha 21 anni e lavora come consulente di
moda per le signore dell’alta società. Lui è musicista e maestro di canto, se
non sbaglio.” “Scusa Clare, cos’è una consulente di moda?” probabilmente
esistevano anche a Los Angeles, ma la moda, e tutto ciò che gli ronza intorno,
non è mai stata tra le mie priorità.“Tu dici loro cosa ti serve, loro ti
conoscono meglio di tua madre e ti trovano l’abito perfetto per ogni occasione!
Sono le migliori analiste per una donna, altro che la psicoterapia!” Pensai che
avrei dovuto farmela amica al più presto, almeno prima di Natale, se volevo
conoscere le ultime tendenze inglesi: avevo notato come mi squadrava
l’abbigliamento, evidentemente non era sembrata la scelta più appropriata
… adesso non lo sembrava nemmeno a me,
eppure mi aveva fatto impazzire questo miniabito quando me lo consigliarono … sì
dovevo decisamente scambiarci quattro chiacchiere! “La coppia di giganti lì
invece è composta da Federica, e Ben il suo ragazzo. Lei è chiaramente la terza
inquilina, si fa chiamare Fred o Freddie molto più semplicemente, ha 20 anni e
studia infermieristica alla Scuola “Florence Nightingale” del King’s College, è
italiana. Il ragazzo è un cantante, e sta cominciando a farsi conoscere in
Inghilterra. Lui e Steven suonavano nella stessa band fino ad un paio di anni
fa, ed è grazie ad Olivia che si sono conosciuti”
Effettivamente la descrizione
di mia suocera non faceva una grinza. Voglio dire, erano altissimi!!! Ed io che
consideravo Rob un gigante! Lei sarà stata sul metro e settantacinque, ma il
tacco la portava tranquillamente 10 centimetri più in su! Lui invece, arrivava
e superava pure, a mio parere, i due metri!!! … meno sto vicino a quei due, e
meglio mi sento, dal basso del mio metro e sessanta …
In definitiva, erano delle ragazze splendide, dalla
battuta sempre pronta, gentili e disponibili come poche. Ma soprattutto vere;
con una persona famosa è facile essere simpatiche, ma raramente ti dimostri
vero, alla fine … e loro erano vere. Si erano aperte con me, al punto che mi
sentii abbastanza al sicuro da potermi confidare con loro fin da subito. Mi
avevano raccontato anche dei loro problemi, di come a Kitty sembrasse che la gente
le stesse sempre attorno solo per i suoi soldi, e che aveva sempre timore a
fidarsi di qualcuno … come non crederle, quello scotto lo avevo pagato anch’io.
Ho scoperto in Olivia una ragazza spaventosamente timida, e come Cathleen i
soldi erano anche per lei un problema, anche se al contrario: aveva un sogno
irrealizzabile, aprire un suo atelier di moda, contando unicamente sulle sue
forze. Perciò, al momento, si limitava ad aiutare le clienti con quello che
altri disegnavano, e doveva ringraziare Kitty e le sue conoscenze se la sua
agenda era sempre piena, non il suo immenso talento, e questo già bastava a
farla sentire in debito. Freddie invece aveva avuto molte difficoltà qualche
anno addietro, quando la sua famiglia aveva cominciato praticamente da zero una
nuova vita in Inghilterra, e lei era l’unica persona che avesse sufficienti
conoscenze della lingua nei primi mesi, che furono terribili. Alla fine tutta
quella frivolezza si è dimostrata una maschera di cera, e una volta sciolta mi
rivelò tre ragazze fragili ma forti allo
stesso tempo, e questo bastò a garantirmi che avevo trovato in loro delle compagne
e delle alleate .
per chi è curiosa delle location, questo è il beach blanket babylon: http://www.beachblanket.co.uk/home.html
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Capitolo 5 *** Capitolo 5 ***
capitolo 5
Eccomi a voi, come promesso, pronta a postare un nuovo capitolo, il 5° di questa mia prima storia!
Oggi,
per la prima volta, assisterete ad un cambio di P.O.V., ma non
sarà Robert, come tutti potreste pensare, bensì....beh,
masta andare più giù con la pagina e lo scoprirete.
Capitolo descrittivo, ma alla fine, parecchio movimentato, spero vi
piaccia, perché a me ha convinto parecchio rispetto agli altri.
Alla fine della pagina, comme d'abitude, l'angolo dell'autrice per ringraziamenti e spiegazioni.
Capitolo 5 - P.O.V. Ashley
Una telefonata piuttosto agitata di Rob mi aveva
allarmata notevolmente. E dire che la mattina mi ero svegliata tutta contenta,
pensando che mancavano solo 2 settimane a Natale. Rob chiamava da casa di Kris,
e in sottofondo sentivo delle urla e porte che sbattevano. Riconoscevo
distintamente le voci di Kris e sua madre Jules in sottofondo. Quelle due erano sempre andate
d’amore e d’accordo, com’è che di punto in bianco avevano deciso di farsi
guerra? Sapevo che Kristen e Robert sarebbero partiti l’indomani alla volta di
Londra, per trascorrere il Natale insieme alla famiglia di lui, e sapevo anche
che Rob aveva intenzioni particolari per il Capodanno, parola di Jackson e
Kellan, anche se non avevo idea di cosa stesse architettando.
Maledetta lingua
lunga che mi ritrovo! Non mi dicono nulla per paura che spifferi tutto!!!
Così
parlò Robert al telefono: “Corri Ash, abbiamo bisogno di te qui, SUBITO!!! E
porta anche Nikki!” La cosa era grave, più che grave, se c’era bisogno anche di
Nikki. Insomma, l’indomani sarebbero partiti e Kris si mette a litigare con la
mamma: possibile che le avesse vietato di partire?
Che tempismo, glielo avrebbe
potuto dire direttamente la mattina dopo, pensai sardonica, quando l’aereo era
in fase di decollo!
Passai a prendere Nikki. Aveva ricevuto la stessa
telefonata da Rob cinque minuti prima, lui l’aveva informata che stavo andando
e prenderla, ma a nessuna delle due aveva spiegato il motivo di tanta agitazione.
Arrivate a casa di Kris ci accolse suo padre, John, panicato come mai. “Ragazze
correte presto!!! Kris è completamente impazzita, non è più in lei!” Oddio! Io
e Nikki ci guardammo e in cuor nostro ci chiedemmo se davvero potevamo fare qualcosa, o se magari non fosse più il
caso che una telefonata venisse fatta ad una clinica psichiatrica.
Le urla
continuavano a spargersi per tutta casa, per fortuna che era isonorizzata
all’esterno altrimenti credo che la polizia non ci avrebbe messo molto ad
intervenire. Continuavano anche a sbattere porte a destra e a manca … più che
di porte avrei detto di … ante d’armadio!?!
La madre di Kristen scese le scale
adorante nei nostri confronti “Dio sia lodato, siete venute finalmente!” E noi:
“Rob dov’è?” Rispose Cameron, suo fratello: “Dalla pazza a cercare di calmarla
e nel frattempo sta svegliando mezza Inghilterra.”
Cosa c’entrava ora
l’Inghilterra, lì saranno state più o meno le dieci di sera, e che senso aveva
chiamare lì a quest’ora, cosa potevano fare per Kris a Londra? Io non ci capivo
più niente!
Decidemmo una volta per tutte di salire in camera di Kris e vedere
di risolvere la situazione, se era nelle nostre possibilità. Ero sinceramente
spaventata dalla situazione che mi si poteva parare davanti, perciò mandai
Nikki in avanscoperta, e lei ringraziò platealmente con un bel dito medio
alzato!
Aprimmo la porta e trovammo uno spettacolo atroce, anche se piuttosto
farsesco
vista la proprietaria della stanza. Sembrava essere passato un uragano
in
quella stanza, c’erano abiti dappertutto, sparsi nelle zone
più impensabili: una canotta era persino finita
sull’abatjour della scrivania, ed un paio di
collant sul MacBook.
Rob seduto su una poltroncina, anche questa piena di
vestiti, niente che avrei mai indossato, visti i gusti/disgusti di Kris, e
parlava con un accento ancora più british del solito, segno che stava parlando
con qualcuno in patria che lo capiva meglio di noi … a volte non riuscivamo a
seguirlo proprio, ma la cosa era reciproca. Kris invece, capelli arruffati,
lasciati asciugare la vento … lei ed il phon erano due sconosciuti … fissava
l’armadio con sguardo vuoto e sconsolato, l’armadio che tra l’altro doveva essere
palesemente vuoto visto che gli abiti erano tutti a terra.
Sul letto c’erano
due valigie e ai suoi piedi un borsone, aperti e … vuoti!
Dietro di noi avevamo tutta la
famiglia Stewart in apprensione. Quando ci vide, Rob interruppe la telefonata e
si voltò verso la sua ragazza chiamandola: “Kris?!?” lei si voltò, segno che
probabilmente ci stava aspettando. Nikki: “Kris, ma che hai? Che cos’è tutto
questo casino???”. A quel punto sentii uscire dalla bocca di Kristen una frase
che non pensavo, non speravo di poterle mai sentir dire, e mi sentii mancare:
“NON HO NULLA DA METTERMI!!!!”
Sì, era ufficialmente impazzita!!! Nikki si
precipitò ad abbracciare Kristen per la gioia, io alzai le braccia al cielo e
sussurrai un grazie di cuore al Padre
Eterno che aveva fatto il miracolo.
Mi voltai verso Rob e la famiglia:
“Consulto tra amiche, ci lasciate sole per favore?”
Facemmo accomodare Kris sul letto, dopo averle fatto
spazio tra quell’immondizia che lei chiamava vestiario. Mentre ricomponevamo la
stanza, lei tra le lacrime ed i singhiozzi ci spiegava alla meglio peggio la
situazione. “In questi giorni mi sono informata dalle sorelle e le amiche di
Rob come si passa il Natale a Londra,
così, giusto per prepararmi meglio, avere un’idea di quello che mi
aspettava, e fin lì tutto tranquillo! Sapevo che la sua famiglia” riferendosi a
Robert “ci tiene ad essere elegante durante le feste, ma tanto avevo gli abiti
delle premiere da sfruttare!”
A voglia se ne aveva: Oscar della Renta,
Valentino, Armani, D&G, mica sciocchezze! “E allora, dov’è il problema?”
Nikki anticipò la domanda che stavo per porle; Kris continuò:”Ma poi, mi sono
fatta mandare delle foto da Lizzie dei suoi familiari, per conoscerli meglio, e
poter già sapere almeno collegare i nomi alle facce quando me li avrebbero
presentati. Non glielo avessi mai chiesto!” continuò a piangere. Ci sedemmo
accanto lei, avvolgendole le spalle con
le nostre braccia, per farle capire che le eravamo vicine; mi sembrava, ci
sembrava così strano vedere piangere Kris per una cosa del genere! “Nelle foto,
che erano del Natale scorso, erano tutti così eleganti, così perfetti, completi
diversi per ogni giorno, cappotti, guanti, sciarpe, CAPPELLINI!!!!!!”
I nostri
occhi incominciarono a luccicare appena scoprimmo che c’era ancora qualcuno,
sulla faccia della terra, che indossava guanti e cappellini, però cercai di
rimanere composta, fredda e distaccata: “Kris, magari è solo perché a Londra fa
freddo e devono scaldare le mani, così come la testa e le orecchie!” “No, Ash!”
mi frenò, laconica “Non sono cappelli per il freddo, sono cappelli da
ornamento!”
Ci aveva proprio uccise, ora anche io Nikki saremmo partite
all’istante per Londra e avremmo passato il Natale con lei! “Ascolta Kris” intervenne Nikki: “Tu parti
domani giusto? Allora qual è il problema? A Londra ci sono così tante boutique.
Ci vai con le tue cognate, ed hai risolto!” Infatti, era così facile!!!
Urlando
e piangendo rispose al nostro quesito:
“Rob mi ha detto che non parto
piùùùùùùù!!!!”
Angolo dell'autrice:
Non
uccidetemi, vi prego, ma penso che kristen si sia proprio meritata
questa strigliata, non vi pare, era diventata un pò troppo
paranoica! Aveva cominciato a stancarmi questa Kristen così
diversa, e così, da mamma dei personaggio quale sono, ho deciso
di mettere questa mia "figlioletta" un po' in punizione ... piccola
anticipazione: il prossimo capitolo avrà P.O.V. Robert
ringrazio
tutte quante avete commentato, e tutte quante voi che seguite e
preferite la mia fan-fiction. spero questo capitolo possa far
aumenatare i consensi!!!!
@Immaginary82:non
preoccuparti, e tre "comari di Windsor" non fanno del male ad una
mosca, come ho già detto la loro è solo una facciata
@vika:
grazie per essere sempre costante, io cercherò di fare
altrettanto. comunque adesso la situazione è un po' critica come
puoi vedere, chissà come si evolverà...solo io lo
so!!!!!!!ihihihih!!!!!
@demycullen: sono contenta che ti piaccia, continua a seguire, mi raccomando
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Capitolo 6 *** Capitolo 6 ***
Capitolo 6
Eccomi!!!!!
scusate per il ritardo, ma ho dovuto studiare per un esame
importantissimo, che non è nemmeno andato bene....in ogni caso,
per riconsolarmi, posto un nuovo capitolo!!! Come promesso in questo
capitolo dò voce per la prima volta a Rob, spero sia decente da
leggere, a me piace tanto. All'inizio però ci sarà ancora
per un qualche riga ancora Kristen, per riprendere il discorso. A fine
capitolo di solito author's corner (l'angolo dell'autrice)...
Capitolo 6 - P.O.V. Kristen
“Rob mi ha detto che non parto piùùùùùù!!!!!” l’avevo
detto!
In coro, se possibile più disperate di me, le mie
soccorritrici diedero in escandescenze: “Cos’ha detto Rob???” quasi avesse
vietato loro di partire. Non riuscivo più a trattenere i singhiozzi, ero così
presa dall’idea di passare quelle due settimane con Rob, che tutte le paure che
avevo in quel momento mi sembravano piume a confronto di quel macigno che mi
era rotolato addosso quella mattina: “Ha, ha detto che, che siccome mi-mi
preoccupo troppo pe-per queste cose, a- allora è, è meglio che non parto più,
pe-perché non-non è questa la-la ragazza che vo-voleva presentare a-alla su-sua famiglia!” In
effetti aveva ragione, però, eccome se aveva ragione! Mi stavo comportando come
una stupida, una bambina viziata, come si sarebbero comportate Ashley o Nikki,
non come si sarebbe comportata la sua Jaymes, quella che adora indossare le sue
T-shirt troppo grandi per lei, e le annoda sempre in vita, quella che non vede
l’ora di scendere dai tacchi e snodare i capelli dallo chignon. Però stavolta
era diverso, c’era troppo in ballo, la posta in gioco era troppo alta. Ma al
contempo non potevo deludere il mio amore, avrei perso Rob se avessi continuato
quella sceneggiata, non volevo e non potevo permettermelo. Allora avrei
continuato nel mio intento, ma stavolta si faceva a modo mio!
Avevo una carta da giocare, anche piuttosto importante,
mi bastava solo alzare la cornetta del telefono ed effettuare una chiamata
intercontinentale.
POV Robert
Non la riconoscevo più, non era più lei, la mia
Jaymes. Ma forse era anche colpa mia, forse quello che le avevo chiesto era
stato troppo affrettato, e lei in compenso l’ha preso troppo sul serio. Non le
stavo chiedendo nulla di impegnativo, almeno non m’era sembrato dal mio punto
di vista, forse dalla sua prospettiva … ma quando le chiesi di passare il
Natale con me era perché sarei stato male troppo a saperla a 12 ore di fuso
orario da me, in quei giorni. No, avrei dato di matto se l’avessi avuta lontana.
Non contava il dove, l’importante è che ci fosse stata lei con me. Solo lei, ed
il resto del mondo sarebbe stato oscurato. Mia madre sarebbe andata su tutte le
furie, così come il resto della famiglia, adesso, ma chi se ne frega? Voglio
dire, in fondo era tutta colpa loro se Kris si era ridotta in quello stato. Ma
a chi la dai a bere, coglione? Adesso scarichi la colpa sui tuoi, complimenti!
… Per non parlare delle sorelline, non quelle di sangue, a quelle dovrei fare
una statua piuttosto, ma quelle a cui ti ostini dannatamente a dare troppa
confidenza! Le gallinelle le chiamava Kris, e a ragione: vanno in giro come se
fossero le nipoti della regina, fanno proprio ridere, e hanno finito col
contagiare pure Kris, adesso che le becco mi sentono …
Mentre ero impegnato a far
macchinare il mio cervello
e a disdire tutto quello che avevo progettato per il soggiorno
londinese di
Kris - mi piange il cuore perché ero riuscito, per la prima
volta in vita mia,
ad organizzare qualcosa di romantico senza rendermi necessariamente
ridicolo - mentre ero intento a far sapere del mio lutto personale a
mezza Inghilterra,
come aveva detto Cam, vedo Kristen entrare nel salotto dove ero seduto
ed avvicinarsi.
Nell’agitazione del momento, anch’io ero entrato fuori fase
come lei, con lei,
a riprova della nostra totale simbiosi, e non mi accorsi che eravamo
soli …
avevo proprio ragione allora a dire che lei aveva il potere di far
eclissare il
resto del mondo. Prima che potessi reagire in qualche modo a quella
visione
celestiale, nonostante il mascara e la matita sbiaditi dalle lacrime ed
i
capelli spettinati, lei mi venne incontro dolcemente. Io le tesi la
mano, senza
parlare; la strinse, ma con delicatezza, perché lei in
realtà era proprio così,
il mio diamante grezzo. Continuando nel rimanere in silenzio, venne a
sedersi
sulle mie gambe, si raggomitolò lì la mia dolce gattina,
ponendo il suo musetto
delizioso nell’incavo del mio collo. La sentivo distintamente
inebriarsi di me e, avvolgendola più forte e calorosamente
possibile, le feci capire che non
doveva smettere. Non so per quanto tempo rimanemmo in quella posizione,
in quel
silenzio rimbombante. So solo che era il suo, il mio, IL NOSTRO modo di
chiederci scusa: per cosa poi dovevo ancora capirlo. Sentii in
lontananza la porta della sala chiudersi,
qualcuno aveva avuto sufficiente tatto e decise di isolarci ancora di
più, se
possibile, dal mondo: eravamo in un universo parallelo, il nostro,
distante da tutto e tutti, era la perfezione, già così
era Natale. Ogni tanto
sentivo una lacrima scendere lungo il mio collo, erano sue, ma con
rapidità lei
la spazzava via, sfregando il suo nasino contro la mia pelle: che
sensazione
incantevole. Mi risolsi a parlare, ero stato uno stronzo con lei,
l’avevo
pugnalata poco prima con le mie parole. Ci teneva a venire a Londra,
più di
quanto avesse mostrato, più di quanto io avessi compreso. Forse,
anzi di
sicuro, la voleva perché era parte di me … perché
voleva me! La amavo, così
dannatamente complicata com’era, e dovevo riprendermela,
perché senza non
vivevo, aveva rubato una parte di me: il mio corpo, il mio cuore, la
mia anima
… tutto me stesso. “Ci vieni ancora a Londra con
me?” “Con te” si limitò a
rispondere. La pensavamo evidentemente alla stessa maniera. “Solo con te … hai
capito amore … solo te”. Non so bene che senso avessero quelle mie parole,
sembravano farfugliate a caso, in un momento di delirio, so solo che presero il
volo improvvise, e non le controllai.
Ma quell'oracolo sapeva interpretare le
parole di un povero pazzo innamorato, e mi diede risposta con un bacio.
ANGOLO DELL'AUTRICE
Allora...tempo di spiegazioni: come vi ho detto, mi ero stufata di
quella Kris un po' viziata, e le ho cambiato marcia. Rob invece, l'ho
immaginato alquanto cervellotico, quindi se i suoi pensieri sono
difficili da capire e da seguire è normale, perché il
personaggio è così, io l'ho immaginato così.
Durante il pensiero di Robert faccio riferimento al trio famigerato:
Kitty, Freddie e Olivia, stavolta le ho definite galline, spero che il
riferimento si sia capito, anche senza fare i nomi. Spero di non essere
stata troppo dolce e mielosa alla fine, ma avevo bisogno di zucchero
dopo la mattinata negativa. Come al solito fatemi sapere che ne
pensate, spero di avervi convinto ancora! Prometto di aggiornare
già domani, vi ho detto che per Natale conto quasi di finirla,
per rimanere in tema, e non sforare con i tempi.
@Imaginary82: sono davvero contenta che ti sia piaciuta, davvero tanto. Continua a farmi sapere....
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Capitolo 7 *** Capitolo 7 ***
capitolo 7
Come promesso, eccomi qui con una nuova storia!!! Oggi
giornataccia di quelle..... da stamattina alle sette fuori casa fino
alle otto per tirocinio e lezioni, non è una passeggiata
diventare infermiera, come in tanti credono...
...ringrazio tutte per l'assiduità con cui mi seguite...ieri
sono rimasta piacevolmente colpita da qunate di voi leggono la mia
storia, e vorrei scusarmi se non vi saluto tutte una per una, ma
sappiate che ogni giorno controllo e so chi segue o aggiunge la storia
tra le sue preferite, grazie grazie grazie!!!!!!!!!!!!!!
Sappiate che sto scrivendo il finale, però sto incontrando molte
difficoltà, perché non voglio sia banale, però
niente di straordinario allo stesso tempo, perché la mia
è la storia di due persone qualsiasi in fondo, che si amano e
voglio passare del tempo insieme.
Il capitolo che vi posto è un pò più lungo degli
altri, spero vi piaccia... piccolo salto temporale, di un paio di
giorni ...
Capitolo 7
POV Robert
Due spie russe, ecco cosa sembravamo una volta
atterrati a Heathrow. I paparazzi stavano aspettando me, ed evidentemente
Kristen, al varco come fossimo dei serial killer … anzi forse quelli vengono
trattati con maggior dignità e rispetto. Riuscii ad attirare tutti i flash su
di me, affinché lei potesse sgattaiolare via da uscite secondarie: “Ricordati
che ti amo!” le dissi, strappandole un bacio, prima di dividerci … rise del suo
pagliaccio: “guarda che non stai andando in guerra, scemotto!” gliene rubai un
altro, non riuscivo ad esserne sazio: “io non ci giurerei …” un ultimo bacio
prima di essere portato al macello. Avevo una sorpresa per Kris, che non volevo
spartire con nessuno altro, così diedi disposizione che mi venisse lasciata un
auto nel parcheggio, il più imboscata possibile. All’automobile, ci ritrovammo,
e sinceramente mi sentii tanto Edward in quel momento: avevo una voglia matta
di baciare la mia Bella ma … guardare e non toccare!!! … la goccia cinese fa un
baffo a questo genere di torture. Mentre salivamo in macchina le scoppiai però
a ridere in faccia; non capiva e mi guardava con un faccino, che avrei
volentieri riempito di … baci. “Vuoi gentilmente spiegarmi perché stai ridendo?
Per di più in faccia alla tua ragazza … che razza di maleducato!” “scusa, ma è
più forte di me. Scusa ma non credevo volessi guidare tu …”
POV Kristen
Mi resi poi immediatamente conto del mio madornale
errore: gli inglesi hanno la guida a destra!
Tuttavia non potevo dargliela
vinta, così lo zittii: “Non ci trovo poi nulla di così esilarante! … comunque,
anche se non sei Schumacher, penso che tu abbia maggior dimestichezza nel
guidare queste auto quindi …” allargai le mani in segno di invito ad
accomodarsi.
Continuò lui: “anche perché conosco io la strada!” “ma so
perfettamente dove abiti!” “… se lo dici tu …”
Quest’ultima frasi mi lasciò
alquanto interdetta e pensierosa, tanto che non parlammo per buona parte del
viaggio in auto dall’aeroporto a casa. A dir la verità sapere che sarei stata
sotto lo stesso tetto dei genitori di Rob per 2 settimane mi metteva un po’ a
disagio; quando Rob era a Los Angeles stavamo nel mio appartamento, non con i
miei, ma a Clare e Richard, che non erano più i signori Pattinson per me da un
secolo ... forse per me non lo erano mai stati ... non dava fastidio, anzi erano
sinceri quando mi dicevano che gli faceva davvero piacere. Ma nel vecchio
appartamento di Rob non potevamo certo andarci, perché condividere casa con
altri tre ragazzi, molto simili per abitudini a Rob, conoscendo il mio ragazzo,
sapevo per la mia salute ed igiene che non era una cosa raccomandabile, e poi Rob non mi
avrebbe mai permesso di passare la notte, anche se con lui, in casa con quei
pazzi sciroccati di Tom, Sam e Marcus, che passavano una sera sì e l’altra pure in giro per i pub di Londra.
All’improvviso mi accorsi, anche se ci misi
un po’ per fare mente locale, che nel percorso solito Rob aveva compiuto una
deviazione: eravamo sempre a Barnes, ma un tantino distanti da casa Pattinson.
Ci fermammo davanti ad un cancello e spense l’auto. Scendemmo. Non avevo mai
visto quella casa in vita mia, ed ero certa che lì non abitasse nessuno dei
suoi parenti, e poi gli avevo specificato che fino alla vigilia di Natale non
ne volevo sapere di incontrare nessuno che non fossero i suoi o le sue sorelle,
ed ero certa che non avrebbe obiettato. Lo squadrai e mi accorsi che aveva
quella strana espressione che mi faceva impazzire, quella che avevo
ribattezzato “sorriso alla Robward”, e poi con i suoi Rayban lo rendeva ancora
più sexy, se possibile.
“Dove siamo?”
gli chiesi, ovviamente. “Lonsdale Road” la sua risposta: avevo capito che la
risposta vera gliel’avrei estorta a fatica, e che voleva giocare con me, però
nel frattempo la mia mente aveva già iniziato a lavorare, ed un bellissimo
sospetto si stava insinuando. “e …?” continuai.
Lui a me, facendo dondolare una
chiave nella sua mano: “… e qui è dove staremo durante tutte le vacanze … ed
ogni volta che verremo a Londra!”. Lo sapevo! Me lo sentivo!
“Hai comprato una
casa per conto tuo? Questa è casa tua?”. Non mi rispose. Si avvicinò a me
sorridendo, ancora il sorriso divino, e come un prestigiatore fece il gesto di tirare
fuori un’altra chiave, identica a quella che aveva in mano, dal mio orecchio:
adoro questo ragazzo, il mio ragazzo, sempre pieno di risorse!!!
“Questa, amore,
è casa nostra!” Non sapevo se ridere, piangere, svenire: mille emozioni si
contrastavano dentro di me; di una sola cosa ero certa: lo amavo da morire.
Di
getto lo abbracciai per il collo e mi avvinghiai a lui, letteralmente. “Oh
amore! Ma è fantastico!” Mi ricordai di essere sul suolo pubblico e frenai i
miei bollenti spiriti, non volevo rovinarmi le feste con le solite paparazzate
last minute. Anche se baciare Rob, al momento, era la cosa che più mi importava
e, se ci avessero trovati in teneri atteggiamenti, forse mi avrebbero tolto un
peso, perché sembravamo dei ricercati internazionali, dei pericolosi
terroristi, o tipi del genere.
“Davvero ti piace?”chiese, lui, preoccupato “non
sarà un po’ troppo grande, o appariscente?” “Appariscente amore? Ma se è
l’immagine della discrezione. E poi se questa è grande, come definiresti le
ville di Hollywood?” “Ma forse questa è troppo tradizionale, magari un
appartamento andava meglio!” “Ma stai scherzando? … è, è perfetto!” Gli sfilai
gli occhiali, presi il suo volto tra le mani, mi alzai in punta di piedi e feci
toccare la mia fronte con la sua per guardarlo dritto negli occhi, nei suoi
bellissimi occhi: “Siamo a Londra, ed il fatto che stiamo insieme è la cosa che
più mi interessa, quindi mi andava benissimo anche se mi avessi portata sotto
un ponte, te lo vuoi mettere in testa?”
Mi baciò e io non lo frenai, era tutto
perfetto, dalla vita non potevo chiedere di più, o forse sì, ma un passo alla
volta sarebbero arrivate anche quelle due o tre cosette che servivano a
renderla perfetta, e sentivo che sarebbero arrivate presto.
“Lonsdale Road hai
detto?” gli chiesi e lui annuì; continuai: “Ma qua vicino non c’è …” “La mia
vecchia scuola, sì, Kris …” la sua voce cambiò tono, sembrava seccato, come se
avessi toccato una nota dolente, ma almeno non era arrabbiato. Ed io: “Uh che
bello! Mi ci porti, mi ci porti, mi ci porti???” Incominciai a fare i capricci
saltellando e con le mani giunte, occhioni stile Gatto con gli Stivali di
Shrek, proprio come una bambina. “Eddai, non rincominciare con questa storia,
lo sai che io e la scuola non eravamo esattamente due cose compatibili! … ma se
continui a farmi questi occhioni … allora hai qualche speranza che ti ci
porti!” Sapevo giocare bene le mie carte con lui ormai, e sapevo che mi avrebbe
portato in capo al mondo se glielo avessi chiesto, ma la stessa cosa poteva
fare lui con me, gli bastava anche meno se per questo: uno sguardo, un sorriso,
o anche solo passare una mano tra i capelli.
Decidemmo che era ora di entrare,
anche perché Londra non era esattamente Los Angeles, e a Dicembre il freddo
c’è, e pure tanto. Non sentii più i piedi a contatto con il suolo e mi resi
conto che Rob mi aveva preso in braccio: “Ti ricordo che non sei il massimo in
quanto a coordinazione, Flippy, e una tua gamba è più corta dell’altra!” gli
dissi schioccando un bacio sulla sua guancia.
“Per una volta, che sia una, lo
chiudi quel becco e mi lasci fare? La tradizione mi impone un certo
comportamento, e tu non metterai piede a terra finché io non avrò attraversato
l’uscio della porta con te in braccio” Ridemmo entrambi, anche perché avevamo
rischiato davvero di trovarci con le facce a terra appena Rob ebbe poggiato il
piede sul primo scalino dell’ingresso, tanto che dovetti sentirmi denominare uccellaccio del malaugurio dal mio
ragazzo per aver profetizzato poco prima la nostra quasi rovinosa caduta. “La
tradizione lo avrebbe imposto se io avessi indossato un abito bianco e tu uno
smoking, quindi mettimi giù!” Non mi ascoltò , fu testardo come al suo solito,
e mi portò in casa come aveva voluto lui.
Non so come, ma quella casa era
enorme. A vederla da fuori non sembrava poi così grande. Rob me la mostrò, e
per girarla tutta impiegammo dieci minuti buoni: il soggiorno era grandissimo,
diviso in due zone, e c’era anche un caminetto, con sopra un grande specchio;
la cucina – angolo cottura – era separata dalla sala da pranzo da un piccolo
muretto, ed in terra era stato posizionato il parquet; ai piani superiori un totale
di cinque camere da letto - aveva detto che erano per un domani … - e due bagni,
più un terzo in camera nostra; il solaio, al terzo piano, ospitava un pianoforte a coda nero, che Rob aveva
sempre desiderato. Nel retro della casa c’era anche un piccolo giardino, con
delle sdraio per prendere il sole
d’estate ed un tavolo per le cene con
gli amici, come aveva detto lui. L’arredamento era moderno, e niente era
fuori posto o scoordinato dal resto della casa: opera delle mie cognate
adorate.
Era tutto perfetto, non c’erano altre parole nel mio vocabolario per
descrivere lo stato di grazia in cui mi trovavo. Eravamo davanti alla porta
finestra che conduceva al giardino. Se da fuori la casa mi era sembrata
bellissima, ora che avevo visto l’interno mi capacitai di quanto fosse
favolosa, non riuscivo ancora a credere che lui l’avesse chiamata CASA NOSTRA!
“Rob, quando dicevi che questa è casa nostra, cosa intendevi esattamente?”
“Beh, è scritto qui" disse porgendomi una busta da lettere "dai un’occhiata”: dentro
c’era un foglio, un contratto, in cui si certificava che i proprietari di
quella reggia erano il signor Robert Thomas Pattinson e la signorina Kristen
Jaymes Stewart. Me l’aveva intestata per metà, aveva deciso di condividere
qualcosa di più con me, qualcosa di più duraturo, avevo le lacrime agli occhi e non riuscivo a fermarle.
Era
dietro di me, e mi cinse i fianchi, dolcemente. Appoggiò la sua testa sulla mia
spalla e delicatamente prese a baciarmi il collo, prima sfiorandolo con il
naso, poi con le labbra ed infine fermandosi gentilmente. “Ti amo, sempre” fu
un sussurro, ma lo compresi benissimo, ed io: “Ti amo, sempre”.
e questo è quanto ... una bella schifezza, non è vero? aspetto i vostri giudizi come sempre!!!
niente angolo dell'autrice oggi, non c'è nulla da spiegare, ma
per qualsiasi cosa, la pagina delle recensioni è aperta, e
quetso vale anche per i vecchi chappy, ok?
Piccola chicca: qui
le foto della casa di Rob e Kris, in puro stile londinese. Qualche
dettaglio l'ho immaginato leggermente diverso, ma a grandi linee,
è in quel modo.
BACETTI E MORSETTI!!!!!!!!!!! CRAZYFRED!!!!!!!!!!
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Capitolo 8 *** Capitolo 8 ***
capitolo 8
Hello
everybody!!!!!!!!!!!!!! Merry Christmas to all of
you!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Buon Natale a tutti!!!!!!!!!! Spero
l'abbiate passato serenamente, al contrario di me, che sono stata male
proprio il giorno di Natale, e ne ho goduto solo a metà.
Comunque, dopo la pausa natalizia, riprendo la mia storia perché
è lunga e voglio, come già detto altre volte, concluderla
prima dell'Epifania, anche perché poi devo tornare
all'università, e non avrò più molto tempo per
postare...
Ringrazio
tutte per la vostra assiduità nella lettura, rinnovo il mio
invito a commentare, ringrazio chi lo fa sempre, e vi ricordo l'angolo
dell'autrice a fine capitolo.
Capitolo 8 - P.O.V. Kristen
Portammo i bagagli in casa, e Rob era ancora incredulo
che, dopo la scenata che avevo fatto a casa mia, negli Stati Uniti, fossi stata
capace di fare le valigie in un’ora sola portando tutto ciò di cui avessi
bisogno. Gli avevo detto che Ashley e Nikki mi avevano aiutato a mettere
insieme tutto il necessario, e che in fondo la mia era stata solo una crisi di
panico, e che non avevo bisogno di tutti i vestivi che mi lagnavo di non
possedere. Ma la realtà era un'altra: avevo fatto una chiamata
intercontinentale!...
Una volta entrata in camera, mentre Rob stava facendo
una doccia, tentazione da tenere il più lontano possibile … ma anche no … andai
dritta verso il mio comodino dove, con un messaggio, la mia “salvatrice” mi
aveva avvertito che vi avrei trovato una lettera.
Cara Kris,
sono stata
molto felice di esaudire la tua richiesta.
Mi hai fatto
sudare sette camicie, sai? Sei così diversa dal mio genere di clienti, ma
finalmente! Kitty mi manda sempre le solite signore, che ormai so come
accontentare senza neanche mi dicano il loro nome.
Tu invece sei
stata la mia sfida più bella, spero di aver superato la prova, anche perché mi
hai investito di una responsabilità non indifferente.
Ho rispettato la tua volontà: niente vestiti
da bambola di porcellana, né da borghese di mezza età. Troverai tutto quello
che sono riuscita a mettere insieme nel guardaroba, anche perché hai commesso
un errore: mi hai detto che per te il conto non era un problema, e penso di
essermi fatta prendere un po’ la mano.
Purtroppo
sono dovuta partire prima del previsto per la Cornovaglia, e non potrò vedere
di persona il risultato: mia mamma ha preso l’influenza e quindi quest’anno
tocca a me cucinare il pranzo di Natale per la famiglia!
Ti ho
lasciato gli abbinamenti già fatti e delle foto - Freddie e Kitty si sono prestate come
modelle, immaginatele, è stato troppo divertente! - ti mostreranno come devi
indossare i cappellini che ti ho preparato. Lo so che non li volevi, ma è stato
più forte di me, e vedrai non c’è niente di eccessivo, poi qui fa freddo, mica
vorrai farti venire un’otite!
Nel cassetto
della biancheria poi ho messo un piccolo regalo da parte nostra per la notte di
S. Silvestro … buon divertimento! ;-)
Fammi sapere com’è
andata e buona fortuna, di cuore, per tutto!
Buon Natale e
Felice Anno Nuovo,
Olivia
Che cara ragazza! Una lacrima scappò inevitabilmente
scorrendo quelle righe.
Mi diressi immediatamente verso la stanza-armadio e
trovai gli abiti che mi aveva preparato. Dicendomi che si era fatta prendere la
mano, a dire il vero, mi aveva un po’ spaventata, ma decisi di darle fiducia, perché
questo era il suo lavoro e, anche se eravamo amiche, non poteva lasciar perdere
la professionalità, pur avendole dato carta bianca. Io le mie clausolette le
avevo fissate. Ma mi aveva al contempo assicurato di averle rispettate!
E così
fu. A dir poco fantastica!
Era stata capace di mettere insieme un guardaroba a
misura mia, con il genere di abiti che io indossavo, ma con una marcia in più.
Mi chiesi che problema avessi io, per non riuscire a trovare quegli abiti da
sola. Un cambio per ogni giorno in cui sarei stata impegnata con la famiglia,
addirittura quattro cappotti diversi. Due bianchi e due azzurri, stupendi, come
avrei fatto senza di lei?
Guardai le
foto che mi aveva lasciato, per immaginare me stessa con quegl’abiti addosso, ma
non potei fare a meno di ridere, per le facce buffe delle ragazze, erano troppo
divertenti, sembravano delle pin-up anni Cinquanta.
Poi, aprii il cassetto
della biancheria intima: come previsto, all’interno c’era un pacco regalo. Il
biglietto recitava così:
Qui non è
caldo come sull’isola Esme, ma potete alzare i riscaldamenti al massimo; qui
non c’è il mare cristallino, ma la vasca da bagno, se agghindata a dovere, può
essere una valida sostituta. Le stelle … beh, quelle siete voi!!! Per un inizio
anno alla Breaking Dawn, buon divertimento!
Olivia, Kitty, Freddie
p.s.= mi
raccomando non fatevi male, e non rompete nulla!
Eccole qua, le solite matte! Io non sono Bella! Non sono
un’assatanata di sesso … più o meno … !!! Scartai il pacco, aprii la scatola, e
rivelai un completo intimo semplicissimo ma raffinatissimo allo stesso tempo,
niente di troppo spinto o eccessivo, perfetto per una diciannovenne. Un
babydoll rosso con dei ricami fiorati, e degli slip a tono dello stesso colore.
Avrebbe fatto impazzire Rob di sicuro, ma che senso aveva, se poi tanto me lo
avrebbe sfilato?... con tanta foga e poco garbo, aggiungerei!
Sentivo che da quel momento tutto sarebbe andato in
discesa, anche perché il quel momento avevo completamente rimosso nonna
Elizabeth dai miei pensieri.
Per il momento, poteva bastare scervellarsi sui
vestiti, o sarei ricaduta un’altra volta nel baratro di follia che, per un
attimo, che mi era sembrato eterno, mi aveva tenuta lontana da questo paradiso.
Chiusi dietro di me la porta del guardaroba ed iniziai a pensare ai regali.
Uno in particolare catturò l’attenzione dei miei
pensieri, quello per la persona più importante della mia vita … in realtà era già
pronto, sapevo anche che lo avrebbe fatto impazzire, lui stesso lo aveva detto,
anche se non a me direttamente e non in maniera esplicita; tutto ciò che dovevo
fare era trovare il modo migliore per darglielo … o dirglielo.
Angolo dell'autrice
Capitolo
breve, rispetto al precedente, e la storia rispetto al resto, non va
molto avanti, ma credo, che dopo il grande movimento dei capitolo
precedenti, la storia avesse bisogno di prendere un attimo fiato, e
fermarsi un po'. Spero sia piaciuto come capitolo, perché a me
sinceramente l'idea di inserire altri personaggi in maniera diversa dal
dialogo, con i biglietti ad esempio, ha intrigato notevolmente. Poi
penso di aver tolto ogni dubbio sulle tre ragazze una volta per tutte,
o no? Sono pro-Robsten almeno quanto noi...
Camera da letto
guardaroba
bagno (dove Rob stava facendo la doccia)
babydoll (quello che vedete è blu, ma tra i colori c'era anche rosso, quindi immaginatelo rosso)
@Imaginary82:beh,
effettivamente il mio Robert è molto assomigliante ad Edward di
quanto probabilmente non lo sia in realtà, e perciò
è molto dolce, protettivo e premuroso nei confronti di Kristen.
Per la casa che dire...beh, Robert ha comunque un mucchio di soldi,
quindi una casetta sarebbe stata un controsenso, non ti pare?
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Capitolo 9 *** Capitolo 9 ***
capitolo 9
Scusate ragazze!!!!!!!!! sono in un ritardo assurdo...ma melgio tardi che mai no!!!
Allora, questa mia prima fan fiction si sta avviando a compimento sul
mio pc, restano ancora un paio di capitoli da scrivere, e poi
l'epilogo. Credo che per l'Epifania possa considerarsi completa anche
su questo sito. Mi dispiace per è passata molto velocemente.
Il capitolo di oggi ci porta a conoscere un'altra parte del mondo di
Rob, e ni seguiremo Kristen in questa scoperta. Sveleremo il primo
abito che Kitty a preparato per lei ... ma c'è qualche problema
all'orizzonte.
Spero che non sia troppo lento o pesante da leggere, e mi raccomando le
recensioni ... nell'ultimo capitolo mi avete parecchio delusa...
Capitolo 9 - P.O.V. Robert
23 dicembre – Xmas Carol Service
Sulla lavagnetta in cucina, spiccava, con la scrittura
di Kristen, questo promemoria.
Le avevo detto, ridetto, e stradetto, fino alla nausea
che, se voleva, potevamo rimanercene a casa, al calduccio sotto le coperte, a
vederci un bel film, con le castagne ed una tazza di thé o punch caldi. Non mi
andava per niente di andare in chiesa con i miei, addormentarmi per tutta la
durata del concerto e, durante il ricevimento alla fine, sorbirmi le solite
signore, amiche di mia madre, che tentano di farmi accasare con le proprie
figlie, o che tessono le mie lodi più che mia madre, che dichiarano il loro
amore incondizionato per me, o meglio per Edward … maledetto il giorno che ho
accettato quella parte … ma anche no, visto che mi ha fatto incontrare Kris … e
non volevo che lei assistesse a tutto questo. Poi immaginavo già quelle
malelingue che le parlavano dietro, perché aveva lasciato il suo ragazzo per
me, o che dopo soli sei mesi, già si presentava come la mia fidanzata. Loro non
sapevano niente di noi, dovevano solo stare zitte, ma mi dava sui nervi sapere
che Kris, volente o nolente, quelle cose le avrebbe sentite, anche se
conoscendola, è abbastanza intelligente da non dare peso a certe parole.
Aveva continuato a ripetere che saremmo dovuti andare,
perché era una tradizione della mia famiglia, perché io avevo tutti i diritti
di rivedere i miei amici e perché si sarebbe divertita in quella nuova
esperienza: sull’ultima teoria, ero poco convinto, ma alla fine mi persuasi che
andare non era poi un’idea così cattiva, e che ci saremmo divertiti in fondo, soprattutto
a far ingelosire tutte le arpie della parrocchia e le loro figlie.
Ero all’ingresso di casa, aspettavo che Kristen fosse
pronta; erano le 20.30 e il servizio sarebbe iniziato in mezz’ora. “Dai Kris,
che facciamo tardi e non troviamo posto!” “Sì arrivo!!!”rispose da lontano, dal
piano di sopra, ancora dalla camera da letto probabilmente, o forse ancor più
probabilmente dal bagno: non capivo perché ci stesse impiegando così tanto per
vestirsi. La sentii poi scendere le scale di corsa, mentre continuava a
parlarmi: “E comunque non ti preoccupare per i posti, perché ho chiesto a tua
madre di prendercene due affianco a …
loro” Si imbambolò sulle scale “Che c’è?” mi chiese. Probabilmente il
più imbambolato tra i due ero io: non l’avevo mai vista così bella come in quel
momento. “sei … bellissima” confessai. Lei avvampò dalla imbarazzo, ma si
vedeva che le faceva piacere ricevere quel complimento da me. L’avvolgeva un
cappotto bianco doppio petto a bottoni neri, ed un cinturone nero fasciava il
suo vitino da vespa. Un cappellino a basco, bianco, in testa e, in coordinato
con la cintura, pochette e guanti neri. Stranamente indossava le sempre detestate
scarpe col tacco, nere. “Grazie!” rispose, semplicemente. Non le avevo mai
visto addosso quel completo, quindi probabilmente mi aveva mentito su Ash e
Nikki, ma era talmente bella che non mi importava. E poi non era neanche quella
bomboniera che temevo sarebbe diventata se avesse seguito le sue amiche
londinesi, come ora le aveva ribattezzate, le vicine di mia madre e mio padre.
Lei a me: “Anche tu sei uno schianto comunque, in giacca e cravatta fai la tua
sporca figura!!! Oddio … tu fai sempre una sporca figura!!!”
P.O.V. Kristen
Arrivati in chiesa, mi accorsi di avere tutti gli
occhi puntati addosso, ma il mio sesto senso femminile, mi diceva che non era
per il mio status di V.I.P., ma perché avevo avuto la faccia tosta di farmi
vedere mano nella mano con Rob, o meglio ancora di esserne la ragazza. Lo
percepivo dagli sguardi delle ragazze presenti , ed in quelli delle loro madri.
Ma chi si credono di essere, Rob è proprietà privata
sì, ma MIA proprietà privata! Robert si era probabilmente accorto quanto me
dell’atmosfera da film western e rincarò la dose tenendomi la mano ancor più
stretta ed ancor più in evidenza e, per quanto possibile, mi contemplava … sì,
mi contemplava … con occhi ancor più innamorati del solito. Mentre ci
accomodavamo ai posti che i Richard e Claire ci avevano riservato, e Richard
aveva insistito che io stessi di fianco a lui, un ecclesiastico giovanissimo ci
veniva incontro, a braccia spalancate: “Roooob!!!” “St.John!” rispose lui al
saluto con un abbraccio vigoroso. “Robert che bello rivederti, mi fa piacere
che sia venuto stasera!” “Lo sai che non potevo mancare!”
Bugiardo! Se non fosse stato per me Rob a quest’ora sarebbe
già nel letto a ronfare … non esattamente ronfare, ma comunque sarebbe già a
letto … con me. Ci presentammo, molto simpaticamente, e venni a sapere che quel
ragazzo, cavoli aveva solo 28 anni!, era da poco diventato pastore della
comunità nel nostro quartiere, e con Rob si conoscono sin da bambini, avendo
frequentato le stesse scuole: prima la Tower School e poi la Harrodian, “solo,
lui con risultati migliori!” aveva tenuto a precisare Rob, ma non ne avevo
dubbi.
La cerimonia ebbe inizio: era tutto così nuovo per me,
come una bambina davanti ad un giocattolo nuovo, o un oggetto luccicante. Le
chiese americane sono molto allegre, qui invece il senso della sacralità è
molto più forte ed intenso, i cori non hanno niente a che vedere con quelli
gospel, sembra di trovarsi davanti a degli angeli. Al contrario di quanto
pensavo, non fu una partecipazione passiva, e non ebbi modo di addormentarmi:
uno, perché l’organo della chiesa era talmente forte da spaccare i timpani;
due, perché i canti erano tutti tradizionali e, conoscendoli e tenendo davanti
un libretto, tutti potevano cantare assieme al coro.
Finito il servizio, fummo tutti invitati a partecipare
al rinfresco in canonica.
P.O.V. Robert
Per fortuna, sembrava che la cerimonia fosse piaciuta
e non avesse annoiato per niente Kris. Ad un certo punto mi sembrò di veder
scendere una lacrima dai sui occhi. “Amore, ma piangi?” le chiesi. Negli ultimi
tempi era diventata troppo sensibile, ed aveva cambiamenti d’umore troppo
repentini, mi preoccupava. Si voltò verso di me, mentre ancora cantava, e mi
sorrise, aveva gli occhi lucidi e arrossati. Avevo capito tutto: era felice,
felice di essere lì, con la mia famiglia, la sua famiglia. “Anch’io!”
sorridendo le risposi: non abbiamo mai dovuto parlare tanto per intenderci, sin
dall’inizio, anche solo per recitare delle battute, non erano necessarie tante
prove o indicazioni dai registi. Da quando poi il nostro legame si è
trasformato in qualcosa di più che una splendida amicizia, davvero non avevamo
più bisogno di parole.
Avevo riabbracciato Paul, il reverendo St. John, di
sfuggita, prima del servizio, e avevo proprio voglia di approfondire la mia
chiacchierata con lui. Ma prima venni bloccato nella conversazione, assieme ai
miei, da James, il mio vecchio maestro di piano. Volevo presentarlo a Kris, ma
le mie sorelle l’avevano braccata dal primo momento in cui l’avevano vista
quella sera. Chiaramente, aveva fatto centro con i suoi abiti, perché ogni
tanto era costretta a girarsi su se stessa, e vedevo quanto la infastidisse.
Allora la rubai, e per risposta ottenni un intenso bacio di ringraziamento. Con
un tono cantilenante mi prese in giro: “Mio eroe!” “Dovere, milady,
dovere!”ridendo continuai nella sua recita. “Kris, ti presento James, il mio
maestro di pianoforte” Stringendogli la mano, Kris dichiarò divertita:
“Finalmente conosco il responsabile di tutte le mie lacrime!” “Prego?” chiese lui,
confuso; e lei: “Beh, grazie a lei, o per colpa sua, Rob suona talmente bene il
piano, che io non posso fare a meno di piangere ogni volta che sfiora quei
tasti!” Tutti ovviamente scoppiarono a ridere, tutti tranne me, che scoccai un
bacio sulla fronte del mio amore, e lei ricambiò con uno sguardo delizioso,
perché era stata serissima, e mi aveva appena rivolto una delle sue
dichiarazioni d’amore. Li lasciai conversare, perché avevo bisogno di parla con
St. John da solo, lo avevo visto scuro in volto, quella sera, quando gli
presentai Kris, e volevo sapere il motivo.
L'angolo dell'autrice
Al termine di questo capitolo, mi dedico un' attimo, come al mio
solito, a spiegare qualche dettaglio e qualche scelta della storia.
1) per il personaggio di St. John mi sono ispirata al pastore che è presente nel romanzo della Bronte, Jane Eyre.
2) questo è l'abito di Kris per l'occasione
In realtà questo capitolo doveva essere molto più lungo,
ma per praticità ho preferito spezzarlo in due, e questa
è la prima parte, il seguito, in cui ci sarà la
chiacchierata di Rob con il suo amico, alla prossima puntata!!!!!!!!!
E MI RACCOMANDO RECENSITE!!!!!!!!!!!!!!!!!
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Capitolo 10 *** Capitolo 10 ***
capitolo 10
Ragazzi!!!!!!!! Insomma, sono molto preoccupata!!! Due capitoli nuovi, e neanche una recensione!!!!
Questo mi fa pensare che la mia storia non vi piaccia!!! Ma vi ho detto
mille volte che accetto anche le critiche, perché sono altamente
costruttive, e mi permettono di ricercare un risultato migliore. Certo,
so da me che non sto scrivendo un capolavoro della letteratura, ma sto
condividendo con voi qualcosa di molto importante per me e che mi da
delle emozioni.
Ammetto che ultimamente sto incontrando delle difficoltà enormi,
che si ripercuotono sulla mia produzione con capitoli un po' bruttini,
devo essere sincera: il fatto è che sto perdendo l'ispirazione,
e mi chiedo se non sia il caso di smetterla, perché trascinarla
così per le lunghe senza dei buoni risultati non ha senso.
Ciò che sto pubblicare è ancora leggibile, ma andando
avanti non so se sarà ancora così...ed è per
questo che chiedo il vostro aiuto!
perciò: COMMENTATE COMMENTATE COMMENTATE!!!!!!!!!!!!!!
Capitolo 10 - P.O.V. Robert
Tra la folla non era difficile scorgere Paul, o meglio St.
John, come lo chiamavamo tutti quanti, da quando aveva deciso di intraprendere
la carriera ecclesiastica: era molto alto, biondo, e magro. E con la talare
nera, spiccava sugli altri facilmente. Mi avvicinai a lui e gli chiesi di poter
parlare. Gli esternai la mia preoccupazione sul suo comportamento, e lo vidi senza
dubbio impallidire, segno che allora c’avevo preso, anche se a Kris,
fortunatamente, l’aveva data a bere, e non si era accorta di niente. “Perché
St. John? Cosa c’è che non va in lei?” “Rob, ma vi siete visti? Siete due
ragazzini, lei non ha più di vent’anni” “Diciannove” precisai io. “Appunto
Robert; tua madre mi ha detto che vivete insieme, non ti sembra un
atteggiamento irresponsabile? Avete idea di cosa significhi questo passo? Sono
preoccupato per voi, davvero, siete così giovani, e state insieme da così poco,
che a cose così più grandi di voi, non ci dovreste nemmeno pensare!” “Chi sei
tu?” gli inveii contro, mantenendo un tono di voce il più basso e più calmo
possibile, per non far insospettire nessuno dei presenti “Chi sei tu per
venirmi a dire che cosa devo o non devo fare? Se è mia madre ad essere
preoccupata dimmelo, non ti mettere in mezzo!” “No Rob tua madre non c’entra
nulla, parlavamo così, di te e Kristen, e lei come anche tuo padre mi sembrano
fieri di come ti stia comportando, ma a me non piace per niente. Il vostro mi
sembra un comportamento incosciente, te l’ho già detto” “Cos’è, le oche pie donne
che ti ronzano intorno ti hanno fatto il lavaggio del cervello, Paul? Non devo
rendere conto a nessuno di ciò che facciamo io e la mia ragazza, e poi mi
sembra che tu sia l’ultimo a dover parlare di gesti irresponsabili, visto che
avevi 19 anni quando hai deciso di diventare prete!” “Ma questa scelta non
pregiudica il resto della mia vita, non ti rendi proprio conto a cosa potresti
andare incontro. Potreste avere … un … incidente di percorso e … pregiudicare
le vostre carriere …” “Ho capito St. John, basta così, non ho bisogno che tu mi
dica altro!” Eravamo molto uniti da ragazzi, ci accomunava la grande passione
per la recitazione, mi ricordo che aveva un talento naturale per la
drammaturgia ed era sempre scelto tra i personaggio principali nei lavori a
scuola, finché non arrivai io. Ma la vocazione l’aveva messo di fronte ad una
scelta, e lo aveva portato a rinunciare ai suoi sogni. Lui temeva che io per
amore potessi fare lo stesso. Ad essere sinceri, lo avrei fatto, ma non avrei
mai potuto pentirmene, non per Kris. “Kris!”mi sbracciai tra la folla, e le
feci segno di venire da me. Potei giurare
di vederla affrettarsi, per venire dove ci trovavamo io e St. John. “Reverendo,
è un piacere rivederla!” gli strinse la mano “Complimenti è stata una serata
stupenda. Ho appena fatto le congratulazioni anche al maestro di coro!” “Ti
prego Kristen, mi fa sentire vecchio essere chiamato reverendo e dammi del tu!”
Mi inserii nella loro conversazione: “St. John aveva espresso il desiderio di vederci
insieme, dice che non può credere che io abbia messo la testa a posto!” rivolsi
l’occhiolino a St John, doveva stare al mio gioco. Kris rispose: ”Beh, se ha
messo la testa a posto non lo so, ma di sicuro sta con me, e ho intenzione che
ci rimanga per un bel po’ di tempo!” mi guardava lei, e scorgevo orgoglio nei
suoi occhi, e possesso. St. John la studiava. “Da quanto state insieme,
Kristen?” le chiese, provocandomi. “Sei mesi, purtroppo solo sei mesi.” “Perché
purtroppo,amore?” “Perché se fossi stata meno cieca e stupida, adesso staremmo
insieme da almeno un anno!” “Amore” posai il mio indice sul suo nasino dolce e
delicato “non importa il quanto, ma il come!” Mi diede un bacio, e non potevo
essere più contento del suo tempismo, perché a St. John venne quasi un colpo.
“beh ragazzi, che dire, vi auguro ogni bene! E se avete bisogno di me per
qualsiasi cosa, un matrimonio, un battesimo, sapete dove trovarmi! ”.
Tornati a casa, mentre Kris era in bagno a prepararsi per la
notte, mi arrivò un messaggio, era di St. John:
ciao Rob! Sono Paul … St.
John. Il tuo numero me l’ha dato tua sorella Victoria, spero non
ti dispiaccia! Volevo scusarmi per il mio comportamento di stasera, sono stato
un completo stupido. Ho capito che vi amate, davvero! L’ho capito da come la
guardi e da come lei guarda te! Vi auguro ogni bene possibile! E scusa ancora!
Gli risposi dicendogli di non preoccuparsi, e che apprezzavo
il suo interessamento, significava molto per me, perché era un grande amico,
sincero. Se non altro aveva avuto il fegato di dirmi le cose in faccia, invece
di tenersele per sé e magari parlarmi alle spalle.
A notte inoltrata, mentre Kris già dormiva, come al suo
solito usando il mio petto come cuscino, me ne arrivò un altro, con lo stesso
mittente:
Rob, ho dimenticato di
dirti una cosa: forse è una mia impressione, ma Kristen mi è sembrata strana
stasera, non che io possa fare paragoni perché non la conoscevo prima, ma era
particolarmente luminosa … io non ti ho detto niente, però … buona notte, e
tanti auguri …
In quel momento mi ricordai di come si era congedato in
chiesa, ma allora non ci avevo fatto caso, e nemmeno Kristen:
E se avete bisogno di
me per qualsiasi cosa, un matrimonio, un battesimo, sapete dove trovarmi!
Angolo dell'autrice
Ecco
concluso l'ennesimo capitolo. Forse la risoluzione con StJohn è
stata troppo semplice, ma capite che il rapporto tra lui e Rob è
talmente intenso e profondo, che un'amicizia non si poteva rovinare per
una stupidata come quella, anche se in fondo non è mica una
stupidata!
Sto cercando di postare sempre più capitoli
a P.O.V. Robert, in quanto ho molta difficoltà a mettermi nei
panni di un uomo, e raccontare la storia da un punto di vista maschile,
perché ho sempre paura di cadere nel volgare o nella dolcezza
estrema. Perciò sto allenandomi non poco, spero che i risultati
siano leggibili.
Un altro argomento, di sottecchi, si sta
avvicinando alla nostra attenzione, sapreste indovinarlo? già
l'ho affrontato un paio di capitoli fa....
vi dico che tra un po' avremo delle belle notizie
per questa nostra amatissima coppia...ma non sarà una vita tutta
rose e fiori...
ci vediamo con il prossimo capitolo .... L'ANNO PROSSIMO!!!!!!! XD
BUON ANNO NUOVO A TUTTI!!!!
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Capitolo 11 *** Capitolo 11 ***
capitolo 11
CAPITOLO 11 - P.O.V. Kristen
Pur
breve, il tragitto che in automobile ci separava da casa
di Claire e Richard mi pareva infinito, aiutato anche dal traffico
natalizio di parenti e amici che si spostavano per riunirsi a cena per
il cenone della Vigilia. Conoscevo pochissimo Londra, ma alla fine
conclusi che quello era solo il normale traffico di Londra, e della
poesia del Natale non ne aveva per niente traccia.
Stavo per conoscere parte della mia
nuova famiglia; la parte che, secondo Kitty, è quella più tranquilla e
gioviale e, per lei, non valeva la pena preoccuparsi troppo.
Eppure non mi
sentivo affatto bene: il mio stomaco era stretto in una morsa, ed i miei arti
non la smettevano di tremare. Avrei
voluto tanto vomitare, magari mi sarei liberata di tutta la tensione
che avevo
in corpo. Rob, il mio ragazzo dolce e premuroso, alzò il
riscaldamento
dell’auto per far distendere i miei nervi e mi strinse forte la
mano, pur
continuando a tenere gli occhi fissi sulla strada e rimanendo in
silenzio.
Sapeva che nessuna parola sarebbe stata d'aiuto in quel momento.
Nonostante
avessi le mani fasciate in caldissimi guanti di pelle nera – parte del
coordinato che
Olivia mi aveva preparato per la serata, insieme ad un abito a
minigonna bianco, stivali con tacco alto, e cappellino – le
sentivo fredde e contratte come due ghiaccioli; avrebbero potuto anche staccarsi dalle braccia, perché tanto non
avrei sentito
dolore, tanto la mia mente era occupata da altro.
Sulle mie gambe, che non avevano smesso un minuto di muoversi, seguendo un nevrotico ritmo immaginario, un
vassoio
con la tipica torta natalizia, la mince
pie: da
bambina ne lasciavo sempre una bella fetta in salotto, affianco alla
calza, assieme
ad un bicchiere di latte, affinché Santa Claus fosse generoso
con me e mi
lasciasse tanti doni. Poi avevo scoperto che il vecchio Santa era il
mio papaStew, che a mezzanotte, mentre noi dormivamo, andava a
papparsi la torta e ci lasciava i regali sotto le calze appese;
così, furba e birbante come solo una bambina cresciuta in mezzo
ad un manipolo di maschi scalmanati può essere, iniziai ad
rubare il pezzo di torta prima che mio padre potesse mangiarlo in gran
segreto nel cuore della notte ... beata infanzia ...
Avevo chiesto a Claire di lasciarmi preparare almeno quel
dolce, visto che non aveva voluto l’aiuto di nessuno per
organizzare la cena.
Arrivati, scendendo dall’auto, un’improvvisa raffica di
vento gelido mi colpì; nell'aria il profumo pungente
dell'inverno, quello che sa di neve e di Natale, e che a Los Angeles
non mai sentito. Era strano poter avere un bianco Natale, anche se la
neve non c'era per terra, un Natale da cartolina; era come un sogno di
bambina, dal quale difficilmente avrei chiesto di fermarmi. Fui
costretta a stringermi nel mio cappottino turchese, maledicendo il
momento in
cui decisi di indossare la gonna, qualunque fosse stato il clima;
pensai, per
farmi forza, al proverbio: chi bello vuole apparire, un poco deve
soffrire. Per
fortuna non doveva essere ancora arrivato nessuno, perché Rob
riuscì a trovare
posto per l’auto proprio davanti la villetta di Claire e Richard,
e con una
piccola corsetta raggiungemmo la casa rapidamente.
Per un attimo mi sentii triste: mentre percorrevo il vialetto della
casa dei miei suoceri, scortata da Robert che mi cingeva le
spalle, soffermai il mio sguardo sulla casa attigua, quella delle
mie amiche, buia e desolata; pensai che ciascuna di loro
era nella propria casa, insieme alla propria famiglia e festeggiava il
Natale come
tradizione.
Io invece non avrei rispettato nemmeno una delle mie, perché non
ci
sarebbe stato mio padre, né mia madre, né i miei
fratelli, né il sole della
California. Una lacrima mi rigò il volto ed immediatamente Rob
mi strinse ancora più forte tra le sue
spalle: "Ehi! Che c’è?” mi sussurrò,
dolcemente. "Niente" risposi, riuscendo a mentire abbastanza facilmente
"è solo il
freddo, non ci sono abituata”. Gli sorrisi e andammo avanti; non
volevo che pensasse che avevo cambiato idea, anche perché non
era così. Volevo quel Natale speciale, volevo stare con la sua
famiglia e nella sua Londra, ma soprattutto volevo stare con lui, tutto
il resto passava in secondo piano.
Ma fu solo un attimo: di tradizioni ne avrei scoperte di nuove, di
risate ero sicura ne avrei fatto indigestione, così come di
leccornie e bevande con le bollicine.
Alla porta ci accolse Richard, come al
solito con un caldo e avvolgente sorriso in volto, rosso come le
decorazioni sulla ghirlanda del portone, certamente per via del
riscaldamento troppo alto in casa: con qualche chilo in più e la
barba
candida sarebbe stato un Papà Natale, come lo chiamano in
Inghilterra, perfetto!
Un
profumo di casa, dolce, caldo ed inebriante ci avvolse nonappena
varcammo la soglia dell'abitazione: carne arrosto mista
allo zenzero dei dolci, ma anche vin brulé ed odore di
muschio e naftalina delle decorazioni. Il salotto era
un’esplosione di luci e colori, ghirlande e fiocchi rossi e
dorati bardavano
tutta casa, ed un fuoco vivo scoppiettava nel camino. La sala da pranzo
era già
stata sistemata con una grande tavolata, in cui l’oro e il rosso
dominavano,
creando un colpo d’occhio fantastico. Fu allora che realizzai
davvero di essere in Europa, con quell'immacabile stile retrò
che ti rapisce completamente, ma che rende perfettamente benvenuto,
accolto davvero come se fossi in casa tua.
Diedi il cappotto e gli accessori a mia
cognata Vittoria, che si offrì di porli via. Per la tensione non mi accorsi di
quanto fosse irresistibilmente bello Robert quella sera: completo giacca e
cravatta nero, con cravatta nera di seta, camicia bianca immacolata … mi
avrebbe fatto impazzire!
“Ecco vedi siamo tremendamente in anticipo, come avevo detto
io!” si lamentò con me Rob, frignando come un bambino
strappato dai videogame, anche perché effettivamente avevo
dovuto tirarlo via a forza dalla Playstation, il bambinone che mi
mandava gli ormoni a mille “non è ancora arrivato
nessuno!”.
Ma io ribattei, più tenace e lamentosa di lui: “Siamo
tremendamente in ritardo invece, come ho detto io, perché volevo
aiutare tua
madre, ed invece è già tutto pronto!”
“Kristen non dirlo nemmeno per sogno” intervenne
Claire “tu qui sei un’ospite stasera, e come tale non devi muovere un muscolo!”
“Kristen, piccola!” Richard, il mio amato secondo papà “sei stupenda stasera,
raggiante!” “Ti ringrazio Richard, si fa quel che si può!” sentii una folata di
calore avvamparmi le guance, non so se per il caldo della casa o per
l’imbarazzo che mi crea ogni volta ricevere dei complimenti. Ci accomodammo in
salotto, in attesa che il resto della famiglia Pattinson arrivasse. Sono una
famiglia molto numerosa, e da quanto ho potuto capire, anche molto unita.
Richard è il primo di 3 figli, ed ha due sorelle. Una, Mary, si è sposata a
vent’anni ed infatti i suoi figli sono già adulti, ed hanno mogli e figli,
mentre i figli dell’altra zia, Jane, sono tutti miei coetanei, più o meno.
Mi erano già stati presentati tutti in occasione delle première di Twilight e
New Moon, ma talmente di sfuggita che non ne ricordavo uno. Nelle settimane
precedenti avevo tentato di ri-conoscerli tramite le foto, ma più che un
insuccesso il mio fu un disastro totale.
Suonò il campanello. Alla porta andò Claire, da lontano
la senti salutare con grande affabilità gli ospiti appena
arrivati.
“Mamma, papà,
buonasera! Non state lì a congelarvi! Prego entrate!!!”
Erano i nonni di Rob, Thomas e Victoria i loro nomi, genitori di Richard. Una
vocina dolce si alzò di un paio di toni, trillando: “Dov’è? Dov’è il mio
nipotino? Robbie???”
Quello che mi sedeva affianco non era più il mio ragazzo,
quello dalle guance rosee, come un neonato; era piuttosto il suo
fantasma,
tanto era sbiancato, sicuramente messo a disagio dal nomignolo che la
nonna aveva erroneamente usata; sapevo quando gli desse sui nervi
quando lo chiamavano Robbie o Bobbie. Gli avrei riso in faccia se non
fossi stata nervosa per l'incontro, infatti quello che uscì
dalle mie labbra fu più uno sbuffo isterico che una risata. Ma
probabilemente anche il cambiamento della sua cera fu dovuto al
nervosismo; in quel momento più che Robert, il nome Edward
sarebbe
stato più appropriato. Mi strinse forte la mano e mi
invitò senza dover usare parole, semplicemente con uno sguardo
più che eloquente, ad accompagnarlo
dai nonni. E meno male che tra i due dovevo essere io la più
nervosa!!!
“Ciao
nonna!!! Nonno, buonasera!” Li baciò entrambi sulla
guancia. “Posso presentarvi Kristen, anche se credo che
già
la conosciate...” il
nonno di Robert prese per primo la parola, come a voler ricordare chi
è che
portava i pantaloni in quella coppia “Certo che la conosciamo,
è la tua collega!
Siamo vecchi Robert, non rimbambiti! Piacere Kristen, io sono
Thomas!” ricambiai
con un gran sorriso ed una stretta di mano, ma lui volle dare
anche a me un bacio sulle guance, come si usa fare nel vecchio
continente.
“Be’, vedete, non si tratta più solo di una mia
collega" disse timidamente, con la voce un po' tremante, e passando la
mano nervosamente tra quella massa informe che erano i suoi capelli "ma
della mia ragazza …
sì, insomma, io e Kristen stiamo insieme, nonno!”
Ci fu un
attimo di silenzio, più
che un attimo un’eternità, in cui anche gli altri presenti
si fermarono nelle
loro attività e prestarono attenzione al nostro quartetto. A
prendere la parola
stavolta fu la dolce nonnina di Robert, che sembrava davvero uscita da
un libro
di fiabe, forse la nonna di Cappuccetto Rosso avrebbe dovuto avere
esattamente
quell’aspetto, o ancor meglio la dolce e simpatica Fata Smemorina: “Oh allora benvenuta nella nostra famiglia
bambina!!!” mi
abbracciò forte, e poi abbracciò anche il nipote
“Robbie non puoi capire quanto
mi faccia piacere questa notizia. Tua madre ci aveva parlato di una
sorpresa,
ma non potevo immaginare potesse essere così bella!!! Finalmente
ti sei
sistemato!!!” “Nonna …” la riprese Rob
“… ma se ho solo 23 anni …”
I nonni e Robert vennero risucchiati dalla conversazione con
Richard e Claire così potei tirare il fiato per un momento, e le mie care
cognate vennero in mio soccorso “Allora, pensi ancora che sia una cosa così
terribile?” mi chiese Vicky . “Mi pare che
sia andato tutto bene, nonna mi è sembrata molto positiva nei tuoi
confronti!” anche Lizzie mi confortava. Beh, lo era stata davvero, ma la serata
era appena cominciata.
Non potei sperare in qualcosa di meglio!!!
La famiglia Pattinson era dir poco straordinaria: simpatia,
giovialità e gentilezza al primo posto; ma la lista degli aggettivi favorevoli
per descriverli potrebbe andare all’infinito.
Le zie e gli zii di Rob sono stati tutti estremamente cordiali con me,
i
cugini molto simpatici e con la battuta sempre pronta, le cugine
irresistibili
con la loro allegria, soprattutto la brunetta Suki, figlia adottiva di
zia Jane, che sembrava piuttosto una partecipante a Jersey Shore che
l'assistente ai tavoli di una delle Tea Room più alla moda di
Londra. Mathias e Joey, figli del cugino maggiore di Robert,
erano di una tenerezza sconvolgente, di bimbi così calmi non ne
avevo mai
conosciuti in vita mia: sono venuti a stare in braccio a me senza fare
storie,
anche se era la prima volta che mi vedevano, e non è una cosa
normale per dei
bambini così piccoli. Tutti dicevano, lusingandomi, che era
difficile starmi vicino senza rimanere abbagliati. Ma, modestia a
parte, sembrava davvero così: non ci fu un'istante in cui mi
sentii inappropriata, il solito pesce fuor d'acqua; tutti sembravano
interessati davvero a ciò che avevo da dire, e non dovetti
formalizzarmi troppo nel linguaggio e nel portamento. Quando i tacchi iniziarono a fare male infatti, Lizzie mi venne in
aiuto sfoderando delle comodissime e caldissime pantofolone di Bart
Simpson facendomi compagnia insieme alle altre ragazze con altrettanto
grandi e buffe pantofole.son facendomi compagnia insieme alle altre ragazze con altrettanto grandi e buffe pantofole.
Sembrava di stare dentro un film, in una di quelle famiglie
della pubblicità, troppo perfette per essere vere: eppure stavolta lo era,
tutto era meravigliosamente reale, ed era mio, per una volta. La tavola
imbandita di mille prelibatezze e le risate ed i pettegolezzi che le facevano
da cornice, vista anche la copiosità dei miei commensali, mi fece pensare al
film “il mio grosso grasso matrimonio greco”. Non potei che essere
soddisfatta della mia condizione, perché una famiglia così era meglio di quanto
io stessa avrei osato chiedere.
La
cena scivolò via velocemente, tra una storiella e
l’altra, aneddoti più o meno imbarazzanti che non
risparmiarono nessun membro della
famiglia. Venni a conoscenza di alcune tradizioni di famiglia, come
quella
riguardante l’erede: mi spaventò po’ questa,
perché mentre il nonno la esponeva,
sentivo gli sguardi posarsi ripetutamente ed alternativamente su me e
su
Robert, su Robert e su me. A quanto pare, il primogenito maschio ha
l’obbligo
di tramandare al proprio primogenito maschio il secondo nome di suo
padre e, come secondo nome, quello del nonno. Come conseguenza si
ottiene il nome del proprio bisnonno, tradizione sempre rispettata.
Richard
infatti ha il nome del proprio bisnonno, Richard Robert, il mio Rob si
chiama
come il suo, Robert Thomas, e Rob sarò obbligato a chiamare il
suo primo figlio
maschio come il nonno, e cioè Thomas Richard. L’intervento
di nonno Tom venne
concluso magistralmente da nonna Victoria, nei confronti di Rob:
“ e poi non
dire che non ti abbiamo avvisato!!! Mi raccomando ragazzi!!!”.
Mi
correggo,
l’avviso era per entrambi. Ma come correvano!!!
Finite le portate, ci spostammo in salotto dove Claire servì
il caffè e Robert fu obbligato dai suoi famigliari a mettersi al piccolo pianoforte a muro.
Finimmo col cantare vecchie ballate popolari, stonate, grazie anche al vino che incominciava a dare il suo effetto; la serata passò via serenamente e piena
di grasse risate, alcune fino alle lacrime; non vidi neanche per secondo un viso
annoiato e nessuno ebbe mai motivo di controllare l'ora, se non per
dire "cavoli è già mezzanotte!"
Andammo in chiesa tutti insieme, ma anche quello che poteva
sembrare un supplizio data l’ora, con la possibiltà di
addormentarsi che diventava sempre più una realtà, si
trasformò un piacevole diversivo, grazie anche
al più simpatico ed impertinente dei cugini, Andrew, ragazzone
di ventuno anni,
col fisico più da giocatore di football americano che da
studente di Cambridge,
tanto che mi portò a pensare al mio fratellone cinematografico
Emmett Cullen. Si divertiva ad infastidire tutti
i fedeli più o meno assonnati o completamente addormentati dalla
digestione di una cena pesante e dal sermone non proprio
comico, svegliandoli in maniera burrascosa e
meschina - usando delle candele, cantando più forte - e noi non
riuscivamo a
trattenere le risate. Le vecchine più devote presero a
guardarci, alterate, di sottecchi,blaterando poco velatamente sulla
gioventù bruciata, blasfema e miscredente dei giorni nostri, che
va in chiesa solo la notte di Natale e non ha rispetto di chi, a certe
cose, ci crede. Con la coda tra le gambe, chiesi ai ragazzi di darsi
una calmata, ma non ci credevo nemmeno io a quello pseudo rimprovero,
divertita dalla situazione. Anche quell’ora più o meno
seria passò, così tornammo a
casa, per continuare le chiacchiere e iniziare i giochi di
società; tutti erano particolarmente elettrizzati all’idea
di dover scartare i
regali
Tutti, sì, tutti tranne io!
L'ANGOLO DELL'AUTRICE
edit
15/12/2010: ho aggiornato il capitolo, cercando di accrescerlo e
ampliare le descrizioni, dandovi più informazioni possibili per
identificare la scena.
In più noterete che alla storia ho aggiunto un banner. Che dite, vi piace?
Mi piacerebbe che commentaste il capitolo anche ora...
soggiorno soggiorno 2(immaginate le due foto come se fosse la sala vista da due punti di vista diversi ed, ad una parete un pianoforte a muro)
sala da pranzo (tavolata molto più grande, deve ospitare molte più persone)
kris kris 2
à bientot!!!
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Capitolo 12 *** Capitolo 12 ***
capitolo 12
Ciao a tutti!!! E buona domenica!!! Posto ora,
perché nel pomeriggio e in serata ho da fare, e non potrò
avvicinarmi al pc. Come promesso ho postato già oggi, anche
perché i capitoli sono più di quelli che avevo previsto,
in quanto l'ispiirazione, che per un certo periodo mi aveva
abbandonata, oggi si sta facendo rivedere più forte di prima.
Sono molto contenta, ma ciò mi impedisce di finire la ff in
tempi utili per le feste, a meno di non pubblicare più capitoli
alla volta. Voi che dite?
Tornando alla storia, oggi sono molto felice di pubblicare questo capitolo perché .... scopritelo da voi leggendo! ;-)
ah, dimenticavo! come al solito date uno sguardo
all'angolo dell'autrice, a fine capitolo, perché in questo
capitolo ci sono alcune spiegazioni ed illustrazioni.
e poi tocca a voi: COMMENTATE COMMENTATE COMMENTATE !!!
Capitolo 12 - P.O.V. Kristen
Era il momento più importante, quello dello scambio dei
regali.
Il più atteso, il più temuto anche.
Cercavo di rimanere serena il più possibile, ma non ci
riuscivo proprio. Non all’idea di ciò che stavo per fare.
E se lui non fosse stato del mio stesso avviso? Forse ho
sbagliato il momento, forse dovevamo essere da soli, i parenti non erano lo
sfondo migliore.
Però quello era il mio regalo di Natale … per tutti loro.
Lui non mi aveva ancora dato il suo, perciò tirò fuori una
calza di lana, di quelle che si appendono al camino e me la porse. Dentro c’era
solo una scatolina argentata, molto leggera: ebbi un sussulto al cuore e tanta,
tanta paura. “E questo cos’è?” chiesi. “Apri” ovviamente erano vietate le
domande, che regalo sarebbe stato senza la sorpresa?! Dentro non c’era nulla di
ciò che avevo immaginato, per fortuna, altrimenti sarei certo svenuta, solo un
foglietto di carta ripiegato. Mentre tentavo di aprirlo mi lamentai: “Cos’è una
caccia al regalo di Natale? Amore, dopo aver comprato casa non dovevi fare
altre spese per questo Natale, non ce n’era bisogno!!!” Avevo avuto non poca
difficoltà ad aprire quel misero cartiglio nervosa com’ero, perché, anche se il
pericolo era stato scampato, sapevo che Rob non mi avrebbe lasciata senza
regalo il 25 Dicembre.
Who would you most like to kiss under the
mistletoe?
Questo è quanto era scritto sul biglietto: non ebbi dubbi
sulla mia risposta, così lo baciai immediatamente. “Ti ringrazio amore, ma qui
non c’è il vischio!” acuta osservazione del mio amore. Mi prese per un braccio
e mi condusse sotto lo stipite della porta d’ingresso del salone dove, guarda
caso, c’era un ramoscello di vischio “ecco adesso puoi procedere”: come
resistere a quelle labbra, dopo che vi aveva mirabilmente disegnato la sua
personale interpretazione del sorriso di un certo vampiro …
Non sentii più niente, tanto quel bacio mi aveva trascinato
un vortice di emozioni in quel momento: purtroppo, o per fortuna, mi succedeva
ogni volta, e sinceramente non avevo la più pallida idea se mi sarebbe mai
passata. Non sentii né gli applausi dei più grandi, né le risatine pettegole
delle ragazze, né tantomeno le battute dei cugini di Rob. Tutto era ovattato,
come quando sei dentro casa e fuori c’è lo scroscio insistente di pioggia, che
pur non da’ fastidio.
Tutto ciò che percepivo era il contatto di Rob con il mio
corpo, le sue labbra, le mani che giocavano con le mie; per questo non mi fu
difficile distinguere un qualcosa di freddo che risaliva il mio anulare
sinistro.
Frenai, a malincuore, il bacio, e mi scostai dalla fonte
della mia rovina. Non mi ero nemmeno resa conto che nel frattempo ci eravamo
spostati: non più davanti a tutta la famiglia, in sala da pranzo, ma in
soggiorno, da soli. Era tutto buio, le uniche fonti di luce erano il focherello
fumicante che ancora ardeva nel camino, e il barlume degli addobbi dell’albero.
Portai alla mia attenzione il dito incriminato, su cui sentivo un peso diverso.
Brillava, no meglio, luccicava: un solitario, piccolo e discreto, vi faceva
capolino. Cercai il suo volto, per chiedere spiegazioni: lo trovai a terra, inginocchiato.
Un paio di mesi prima, in Canada, stando nelle stesse condizioni e posizioni,
insieme avevamo recitato quella stessa scena, quindi sapevo perfettamente dove
volesse andare a parare, ed ebbi timore.
In fin dei conti, se avesse saputo, non sarebbe stato un
gesto poi così insensato, ma non così; mi vergognavo da morire. Nascosi con la
mano il mio volto, non volevo vedesse la maschera purpurea che lo copriva in
quel momento, anche perché il fuoco che vi bruciava sopra stava per essere
mitigato da un fiume di lacrime …
“No ti prego Rob!!!” le uniche parole che fui capace di
dire, tanto la tensione mi aveva mandato in tilt il cervello. “Kris, amore, ti
prego io, non rendere le cose più difficili di quanto lo sono già!” lo
osservai con attenzione: era teso come una corda di violino, e si vedeva
lontano un miglio quanto dovesse costargli fatica; lo conoscevo troppo bene per
non sapere che si sentiva terribilmente goffo e ridicolo, ma doveva significare
così tanto per lui che lo faceva comunque, e volli lasciarlo continuare, glielo
dovevo.
“Amore” esordì “non spaventarti, perché tra i due al
momento, credo di essere io ad avere i motivi migliori per esserlo” inizio a
balbettare e a passarsi la mano tra i capelli, mentre io andavo in estasi “Non
sono mai stato bravo a fare discorsi davanti a qualcuno, soprattutto di mio
pugno, ma non potevo lasciare quello che sto per dirti su un pezzo di carta, e
poi non potevo perdermi il tuo viso mentre ricevi il tuo regalo” “Il mio regalo
… sbaglio o me lo hai già fatto indossare il mio regalo?” dissi, acidamente,
mostrandogli l’anello che mi aveva posizionato al dito. Che stupida che sei
Kristen, solo tu puoi rovinare un momento così, facendo la stronza acida, col
tuo ragazzo!
“Ssshhhhhhh!!!” mi zittì. “Come ti ho detto non sono bravo né a fare discorsi, né
tanto meno a scriverne, però le parole per questa circostanza le ho trovate …
aiutandomi con qualche pagina di un buon libro o con le immagini di un bel film
…” non la smetteva di impappinarsi nel discorso, ed io non potevo trattenere
qua e là qualche sorriso. Però, invece che innervosirlo, il mio comportamento
scellerato finì col rilassarlo, perché mi rispose con un sorriso del suo
repertorio. Prese delicatamente la mia mano destra, e la baciò gentilmente:
“Non voglio la risposta subito, né la pretendo entro un certo periodo di tempo
… non voglio che ti senta obbligata a fare ciò che ti sto per chiedere, né stanotte,
né domani o tra qualche mese. Se sarà fra 10, 20, 50, 100 anni, io aspetterò.
Ma una promessa sola voglio, che nell’attesa non mi lascerai solo, perché la
mia non è vita senza di te”.
Non sapevo che dire, non aveva toccato il cuore del suo
discorso, anche se avevo già capito qual era la domanda che doveva pormi, l’aveva
fatto apposta. Tuttavia meritava una risposta, perché aveva pronunciato le parole più
dolci, così, passandomi anch’io una mano tra i capelli, e incespicando un po’
nel parlare, dissi: “Non ti lascerò mai solo perché ti amo ma, non te lo
prometto no, TE LO GIURO!!!”sorrise con gli occhi, come solo lui sapeva fare, e
continuò: “Spero che insieme vivremo solo nella gioia, nella salute e
nella buona sorte, ma so anche che questi momenti non esistono senza il dolore,
la malattia e la cattiva sorte; so già che forse non sempre manterremo fede ai
nostri giuramenti. Ma ti prometto che farò di tutto, anche di più, perché questo non
accada, affinché tu non debba mai pentirti di avermi scelto, perché io non mi
pentirò mai te!” Le lacrime ormai scendevano copiose eppure ero felice, per la
prima volta nella mia vita ero definitivamente felice. Il mio cuore decise, in
combutta con il mio cervello e con la mia bocca, di farmi delirare, così: “Rob
ti amo, lo voglio, ti voglio sposare!” lo precedetti, senza che neanche mi rivolgesse
la domanda ufficiale “Io ti amo, e non trovo un motivo per dover aspettare. Hai
ragione: ci saranno tempi duri, magari in alcuni momenti vorremmo anche farla
finita, ma ti garantisco che se non diventi mio, lo rimpiangerò per tutta la
vita”.
Non avemmo più bisogno di altro, né parole, né gesti, solo un lungo sguardo
romantico. Quante volte avevo avuto paura di sostenerlo, quello sguardo, perché
non leggesse nei miei occhi la verità: che ero innamorata di lui, eppure non mi
decidevo. Quante altre invece, ancor più indietro nel tempo, non volevo vedere
i suoi, perché ricordarmi che era pazzo di me mi faceva star male
quando, ancora fuori di senno, non mi arrendevo a ricambiare i suoi sentimenti.
Mi sono negata per troppo tempo la felicità, preferendogli la stabilità, la
sicurezza, la tranquillità, ma era arrivata l’ora di riprendersela, con tanto
di interessi. Mi strinse a sé ed io asciugai le mie lacrime sulla sua camicia,
e il suo torso era il miglior rifugio che possa donna aver mai trovato su
questa terra: ed era mio, tutto mio, e niente me lo avrebbe più portato via.
L'angolo dell'autrice
eccomi a voi, spero sia piaciuto il capitolo perché un tra i più importanti di tutta la storia, ovviamente.
Tra
le precisazioni di fare c'è una traduzione dall'inglese della
frase che Rob ha scritto sul bigliettino. Senza ripeterla qui,
significa: chi più ti piacerebbe baciare sotto il vischio? Questa
era una domanda che in due interviste separate venne posta ai nostri
beniamini: noi sappiamo la risposta, ma loro glissarono la domanda.
Questo è l'anello che Rob regala a Kris
Grazie
ai fedelissimi della mia storia, mi piacerebbe che fosse di più
però, comunque sempre meglio di niente!!! Grazie a chi la
insierita tra le seguite e tra le preferite, ciò mi onora molto,
perché il numero cresce di giorno in giorno.
@lindathedancer :
grazie per i complimenti, sono contenta che la storia ti piaccia e le
descrizioni non ti abbiano annoiata, però a volte mi sembra di
dilungarmi troppo in dettagli che potrebbero essere evitati, ma che
sono nella mia mente, come le immagini di un film e non posso non
"inquadrarli". Che dici, ti ho spiazzato un po' con questo capitolo, o
credi che il tuo sospetto abbia ancora del fondamento?
@enris
: davvero miglioro di capitolo in capitolo? grazie! pensavo piuttosto
il contrario. i primi capitoli mi convicevano molto di più di
questi. Mi farebbe piacere se mi dicessi quale fosse il tuo preferito
ed un giudizio più approfondito su ciascuno. Se c'è
qualcosa che non ti è piaciuto invece dimmelo, non farti
problemi. Sì, Andrew è molto simpatico; purtroppo non
credo che avrò modo di dargli altro spazio.
Ci vediamo al prossimo capitolo, à bientot!!!
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Capitolo 13 *** Capitolo 13 ***
capitolo 13
Ciao a tutti!!! Passato una buona domenica? Io
sì, ma sono un po' nervosa ora perché giovedì si
ricomincia e non ne ho voglia...
Sono rimasta sorpresa dal fatto che in capitolo
come quello precedente, molto importante ai fini della storia, non
siano saltati fuori dei commenti, vabbé dai, capisco che siete
di poche parole...
...comunque questo capitolo nuovo è una
continuazione del precedente, per cui invito magari a ridare
un'occhiata prima a quello se magari l'avete letto di sfuggita o non
l'avete letto proprio!
Il punto di vista sarà di Robert,
perché come vi ho detto mi sto esercitando al P.O.V. maschile,
che mi risulta molto difficile.
Capitolo 13-P.O.V. Robert
Aveva detto sì, senza neanche averle chiesto nulla lei aveva
detto sì. Non era una risposta la sua, era la più bella delle dichiarazioni! Mi
avrebbe sposato e non avremmo dovuto aspettare. Perché mi amava, perché voleva che
fossi suo per il resto dei suoi giorni.
Nell’apoteosi della gioia, quando avrei
voluto suggellare
quel momento con un bacio, ecco sgattaiolare via il mio dolce folletto,
lasciandomi a bocca asciutta, come si era già divertita a fare
molte altre volte. "Adesso tocca a me, sweetie!" avrebbe fatto di me
quello che voleva, ero il suo
servo più fedele; lei era la mia principessa, la mia vita
… a breve sarebbe
stata anche mia moglie.
Tornò presto e gli occhi le brillavano. Certo ci eravamo
appena giurati amore eterno e promesso reciprocamente di sposarci, ma le
lacrime si erano asciugate ed i nodi in gola sciolti, perciò non capivo
cos’altro potesse esserci. Le emozioni di quel momento, infatti, mi avevano
fatto rimuovere, dal cervello, ogni traccia di evento passato. In quel momento
contava solo il presente, ma ancor di più il futuro, il nostro futuro insieme.
Mi porse un cartoncino d’auguri blu,
con un nastro argentato a fermarlo: “Questo è il mio
regalo”. Lo aprii, con non poca
difficoltà, nonostante il fiocco del nastro fosse stato fatto
molto delicatamente, opera di delicate e piccole mani femminili; c’era un foglio di
carta all’interno, con diverse scritte e numeri all’interno, ma non riuscivo a
capire proprio cosa potesse essere. Cercai degli indizi, dei dettagli: mi
rifugiai nel suo volto, ma era diventato impassibile, non trapelava niente se
non attesa spasmodica; così rilessi più attentamente il foglio tentando di
trovare delle tracce: sull’intestazione c’era scritto il nome di un laboratorio
analisi di Los Angeles.
Non potevo aspettare oltre, dovevo sapere: “Kris cos’è?
Cioè, che sono delle analisi l’ho capito, ma uesto ti prego non mi far morire di paura! Non la notte di
Natale!”
“Scemotto!!!” mi riprese quasi
ridendo di me, divertita dai miei complessi e dalle mie paure, quasi
sempre infondate. Ma ero fatto così e mi amava anche per
quello; ed io adoravo il modo in cui mi chiamava quando non capivo
qualcosa, mi faceva sembrare un peluche o qualcosa di morbido, non so
…
“secondo te, io la notte di Natale ti porto cattive notizie? ma
se ti ho appena
detto oltretutto che è il tuo regalo!!! Ti facevo un po’
più sveglio amore !!!”
Ero confuso, forse avevo bevuto troppo vin
brulé, ed il sonno non faceva connettere bene i miei neuroni.
“Basta amore" le dissi, per me il gioco era durato abbastanza,
"non sto capendo più nulla, dimmi cos’è, ti prego!!!”
“Sono" mi rispose "come già hai
capito, delle analisi del sangue, per la ricerca
dell’ormone beta-Hcg!” mi disse come se io potessi capire
quello che mi diceva. “Ehm, sì, grazie!!!”
sarcastico, la incitai a dirmi di
più; non ero mai stato una cima a scuola, e non avevo sviluppato
di recente
alcuna passione per la medicina.
Rise sotto i baffi, e diventò rossa
tutt'a un tratto. Abbassò il volto, lo nascondeva alla mia
vista; non riuscivo ad indovinarne la motivazione, ma certamente aveva
paura di dirmi di cosa si trattasse e forse la mia reazione la
preoccupava di più. La lasciai
continuare: “Vedi Rob è questo il punto …
quest’ormone è detto anche …
sì insomma, viene chiamato anche ormone della GRAVIDANZA!!!" mi
guardò fissa negli occhi "… io, … io
aspetto un bambino, Rob!” sorrideva, era estasiata, ecco
cos’era quell’aura che si
portava dietro da qualche giorno, oppure i suoi repentini cambiamenti
d’umore,
come le crisi isteriche e le lacrime improvvise … ERA INCINTA.
Probabilmente la mia mimica facciale ed il linguaggio del
mio corpo non avevano ancora reagito alla notizia, perché rimasi nella stessa
posizione ancora per un tempo indefinito; è vero anche però che nemmeno il mio
cervello aveva metabolizzato: recepito, assimilato, immagazzinato ma non
elaborato, non ancora.
Kristen probabilmente fraintese il mio modo di fare e
cambiò la sua
espressione, era scura in volto, sembrava quasi disperata. Si avvicinò a me
più di quanto già non
fosse, e poggiò le sue mani sul mio torace: erano terribilmente
fredde. A lei capita così, quando è nervosa. “Io
…” balbettava “...io lo so che … che non
è il momento, e che … e che forse è troppo
presto …”
A sentirla parlare così mi ridestai dal mio stato di estasi
totale, immaginando cosa potessero significare per lei il mio
atteggiamento e cosa volesse dirmi con quelle sue parole. “
Ma io sono felice" la frenai "... sono
… sono l’uomo più felice del mondo!!!”
Il
verde dei suoi occhi si riaccese nuovamente alle mie parole:
“Davvero?!?” “Sì,
amore mio, sì!!! Ti amo da morire … VI amo da morire
…” ci abbracciamo e
baciammo per non so quanto tempo esattamente, la nostra bolla privata ci rapì dal resto del mondo ancora una volta.
Le avevo detto che ero felice, lo ero
davvero, come mai lo
ero stato in vita mia. Non lo avrei mai detto, eppure lo volevo tanto
un figlio, me ne accorsi immediatamente, quando compresi
l'entità della notizia. Ma, cosa più importante, era un
figlio SUO che volevo, un legame eterno e perfetto con l'unica donna
che avrei mai amato in vita mia: la mia luce, la mia gioia, la mia
vita.
Era la notte di Natale e Gesù Bambino era venuto anche
da me, in un modo tutto speciale.
L'angolo dell'autrice
capitolo
molto più corto rispetto al precedente, ma immaginando Robert
anche come una persona estremamente timida, immagino anche la sua
difficoltà nel raccontare certe cose, certi dettagli
particolarmente intimi e personali. Non vorrei che queste parole
passasserò come delle scuse però, anche se mi rendo conto
di non essere bravissima a raccontare dei momenti di intimità
come questi, perché la gioia della maternità non l'ho
ancora ... per fortuna ... vissuta, e non so cosa si prova ad
annunciare una garvidanza ad un compagno. E ne sono uomo, perciò
l'emozione reciproca, quella della paternità non la
proverò mai...
sweetie, per chi è pro-Robsten quanto me, evocherà certamente dei bei ricordi: Mtv Movie Award '09, best kiss...
mi raccomando commentate! ci tengo a sapere se vi è piaciuto il capitolo o meno!!!
Per favore!!!!!!! *me fa gli occhioni del gatto con gli stivali di Shrek*
a domani con un nuovo capitolo, che ci riserverà delle sorprese incredibili ... à bientot!!!
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Capitolo 14 *** Capitolo 14 ***
capitolo 14
Buondì gente!!!come va? io mi sento
particolarmente triste, perché le vacanze stanno volgendo al
termine, e non ho concluso un bel niente!!!
In ogni caso, come promesso, ecco un nuovo
capitolo della storia, che sta anch'essa volgendo al termine,
com'è giusto che sia. Però vi porto una bella notizia: ho
deciso di farne un seguito, a tema diverso, più
tradizionale, e con la quale non mi darò scadenze. Non so quando
comincierò però a postarla, perché mi concedo un
margine di 5 o 6 capitoli di vantaggio rispetto al sito, per non avere
intoppi poi nel postare.
Bando alle ciance, torniamo alla nostra storia. Non vi dico niente, vi auguro solo buona lettura e ci vediamo a fine capitolo!
Capitolo 14 -P.O.V. Kristen
Avevo vuotato il sacco, l’arcano era stato svelato.
Ero incinta e potevo gridarlo al mondo … o quasi. La cosa
più bella è che Rob lo voleva, desiderava ardentemente quel bambino, ed arrivò
addirittura a confessarmi che se lo sentiva e che se non fosse accaduto, mi
avrebbe chiesto di provarci. A quel punto però non so se avrei accettato la sua
proposta. È capitato, ed è una cosa meravigliosa, ma rimaneva sempre il fatto
che dovevo ancora compiere vent’anni, che stavamo insieme sa soli sei mesi, e
non sapevo che genere di madre sarei mai potuta essere per quella creatura. Avevo
un gatto che adoravo, dei cani con cui mi divertivo a giocare nel prato della
casa dei miei, ma non avevo mai pensato, prima di allora, a come deve essere
occuparsi dei cuccioli d’uomo. E sentirli parte di sé.
Sì perché una sensazione strana mi invadeva nelle ultime
settimane: calore, nel petto e nel ventre, ed a volte, percepivo come dei calci
in pancia. Suggestione, l’aveva chiamata la mia ginecologa, perché ero incinta
da sole quattro settimane, e non era possibile in alcun modo che il bambino
potesse interagire con l’esterno a quel modo. “Nella maniera più assoluta”
aveva sentenziato la dottoressa. Eppure io sentivo che c’era.
Stavo bene, fisicamente, niente nausee o problemi affini;
non avevo mai avuto quel che si dice un buon carattere, ma la mia psiche ed il
mio umore erano peggiorati in maniera repentina. E Rob, povero il mio amore, fu
la vittima, il capro espiatorio, dei miei problemi. Quella notte, dopo essere
tornati a casa, eravamo entrambe estremamente euforici. Avevamo dato il lieto
annuncio alla sua famiglia, e tutti ne erano rimasti estasiati. Non ero sicura
che l’indomani, qualcuno dei parenti di Claire, fosse ancora all’oscuro della
faccenda, perché mia suocera si era trasformata in una piccola strillona *, ed
il telefono di casa sua aveva iniziato prima a bollire e poi a fondere, tanto era
spropositato l’uso che ne stava facendo.
Avevamo improvvisato un festeggiamento tutto nostro, perché
in fondo i veri protagonisti eravamo noi due, o meglio noi tre … decisi di non
aspettare oltre, così indossai il completo intimo che avevo ricevuto in regalo
… per Capodanno ne avrei comprato un altro, per quello che serviva un completo
intimo in quelle circostanze …
Era tutto perfetto: le lenzuola di seta, le luci soffuse,
champagne in fresco e quell’Adone del mio futuro marito pronto a soddisfare
ogni mio desiderio. Volevo solo tanta tenerezza, quella notte, e lui era un
maestro in questo. Delicatamente, neanche fossi una bambolina di porcellana, mi
baciò le mani e poi passo alle braccia, dolcemente, le spalle … aveva delle
labbra morbidissime … , il collo … un brivido percorse la mia schiena. Poi,
l’inferno. Avevamo tolto anche l’intimo
dai nostri corpi, tra baci e carezze, eravamo pronti ad appartenerci, come
sempre, a diventare una sola cosa, come se non lo fossimo già. Non so cosa andò
storto, cos’avesse la mia mente. Come in un flash vidi me stessa nuda su quel
letto, Rob bellissimo davanti a me, il David di Michelangelo che aveva preso
vita … e mi sentii inopportuna, insopportabilmente nulla, al suo confronto.
Scoppiai in lacrime, che non riuscii a trattenere; mi raggomitolai e coprii il
mio volto con le mani: lui non avrebbe dovuto vedere quello spettacolo
indecoroso. Uno scempio, un mostro dal corpo in trasformazione. Mi sentivo
davvero fragile, e con attenzione lui prese le lenzuola, morbide e pregne del SUO
odore, e mi coprì gradevolmente, perché non prendessi freddo. Tra le lacrime
non mi accorsi che si era già rivestito … eppure, anche con la t-shirt e i
boxer faceva impazzire i miei ormoni … e con il suo cuscino e una coperta stava
uscendo dalla stanza : “dove vai?” gli chiesi “prenditi pure tutto il tempo e
lo spazio di cui hai bisogno … starò bene, nella stanza degli ospiti!”
sorrideva, eppure i suoi occhi non mi avrebbero mai nascosto che in realtà
stava morendo dentro. “No! No! Non mi lasciare, non stanotte!!!” implorai
angosciata, con la voce rotta di pianto: si vedeva lontano un miglio, che non
aspettava altro. Corse da me e venne a coricarsi al mio fianco; non potevo, non
sapevo resistergli, il suo profumo era così maledettamente buono, e mi
avvinghiai a lui con tutte le mie forze, anche se meritavo l’esilio per come lo
avevo trattato poco prima. Celai il mio volto nel suo collo e rimasi così,
immobile, per il resto della notte. Non parlammo, eppure fu assordante
quell’attesa: che ci rapisse Morfeo oppure che salisse il giorno …
D’un tratto sentii la sua calda voce in un sussurro che
prese a cantare fievolmente, accarezzandomi i capelli, una delle sue canzoni,
la mia preferita, “Never Think”. La stupida egoista che è in me, come se non
bastasse l’offesa che gli aveva inflitto, ebbe anche la pretesa di comandarlo:
“ancora!”. Si alzò dal letto ed uscì dalla stanza: stavolta non lo fermai,
aveva tutte le ragioni di questo mondo per avercela con me. Mi girai di lato e
mi sforzai di prendere sonno … nemmeno
il tempo fuori casa aiutava: la pioggia batteva forte, e mi lasciò addosso una
sensazione di inquietudine e di abbandono … che pure meritavo tutta!
Nel dormiveglia percepii una melodia famigliare, e di nuovo
quella splendida voce d’angelo. Era davanti a me, seduto sul davanzale della
finestra e fissava la notte buia e piovosa della sua Londra, mentre suonava la
sua chitarra. Era bello, e maledetto; era mio, e non me lo meritavo. Davvero:
era bello …
Insopportabile: la musica, parole, il suo sguardo perso nel
vuoto … non riuscivo più a lasciare gli occhi aperti, e sprofondai nel mondo
dei sogni, in cui probabilmente già mi trovavo, anche se con gli occhi aperti.
L’ultimo ricordo di quella lunghissima notte fu la sua voce,
… I’m in love … I’m in love …
Angolo dell'autrice
non mi chiedete da dove sia spuntato
fuori questo capitolo, piuttosto corto, peraltro. So solo che la storia ha preso questa piega un
po' maliconica nel momento esatto in cui la scrivevo.
Per me "Never Think" è la canzone più bella che Robert
Pattinson abbia mai scrittto, e l'arrangiamento musicale con la
chitarra ha un qualcosa di magico. Non a caso è al primo posto
nella playlist "i più ascoltati" del mio iPod.
Come molte di voi avevano suggerito, non è naturale che le cose
procedano così lisce infatti, e mi è venuta in mente
questa specie di tragedia; ma siccome sono una a cui le cose che
finiscono male non piacciono, ho dato un finale piuttosto sospeso, di
libera interpretazione. Voi che dite? Robert si sarà arrabbiato?
Volevo descrivere una situazione di intimità tra i due, eppure
mi risultà molto difficile, perché a scendere troppo nei
particolari, ho sempre il terrore di arrivare alla volgarità.
Perciò, per quanto mi riguarda non avrete mai storie con un
rating che non sia il verde. Mai dire mai comunque.
Grazie a tutte per i commenti al capitolo precedente, addirittura 4
recenzioni... che emozione!!! Ringrazio in particolar modo chi ha anche
recensito alcuni capitoli precedenti, nonostante la storia vada avanti.
Grazie quindi a bo19 Imaginary82 Enris lindathedancer
Grazie ancora, come sempre a chi inserisce la mia ff tra i
preferiti e tra le seguite: non vi elenco tutti perchè siete
tantissimi, fortunatamnete, ma sappiate che "controllo" sempre!!!
Qualche risposta più approfondita ai commenti:
@Imaginary82: hai perfettamnete
ragione per quanto riguarda l'età di Kristen e sul fatto che la
faccio diventare moglie e madre così presto. Anche a me era
venuto questo dubbio, scrivendo, infatti poi , come avrei letto, l'ho
fatta riflettere un po' alla luce degli eventi che sono accaduti. E non
mi sembra che abbai reagito così bene. Come dici tu ha
solo 19 anni. Per i capitoli precedenti, mi dispiace che il cappotto
turchese prorpio non ti sia piaciuto, ma ricorda che la visione della
moda per gli inglesi è un tantino diversa dalla nostra; io mi
sono limitata a cercare abiti che le ragazze inglesi ritengono
eleganti: pensa poi al fatto che Kristen non è una che si
intende esattamente di moda... Per questo lavoro di ricerca mi sto
appoggiando ai membri più giovani della famiglia reale inglese,
modello per le giovanissime, anche se poi in Inghilterra ognuno si
veste come gli pare...
@Enris : il capitolo che mi
piace di più invece, perché è quello che mi ha
fatto divertire di più mentre lo scrivevo è stato quello
a P.O.V. Ashley, il quinto. Ti ringrazio per la tua recensione
così approfondita, mi aspetto che ce ne saranno delle altre, ma
non metterti fretta, tanto sai dove trovarmi.
@lindathedancer : ero proprio ocnvinta di averti lasciata di sasso, spero di averlo fatto anche con questo!
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Capitolo 15 *** Capitolo 15 ***
capitolo 15
Vi posto molto velocemente questo capitolo nuovo, perché vado di
fretta. Ringrazio tutti quelli che hanno letto e-o commentato il
capitolo precendente. A fine capitolo troverete le mie risposte alle
recensioni come al solito, che avevo già pronte, però
niente spiegazione del capitolo perché non ho tempo. Se avete
qualche domanda, di qualsiasi tipo, non esitate a chiedere nelle
recensioni!
Capitolo 15 - P.O.V. Robert
Alla fine riuscì a prendere sonno. Non riuscivo a capire
cosa le fosse preso, perché non l’avevo mai vista così. Eppure mi sembrava che
tutto stesse andando nel verso giusto, e di non essermi spinto troppo oltre.
Forse avevo frainteso, però mi sembrava che anche lei lo volesse. Anche dopo,
quando mi pregò di restarle vicino, sembrava tutto a posto, come sempre. Avevo
bisogno di capire, ma non le avrei fatto alcuna pressione: se avesse voluto
parlarne lo avremmo fatto, altrimenti andava bene lo stesso. Certo è, che
probabilmente in quel caso, io stesso avrei impiegato più tempo a riprendermi. Era
la mattina di Natale, e non volevo rovinarla con brutte discussioni o musi
lunghi. Avrei lasciato che tutto scorresse in maniera naturale.
Dovevamo essere splendidi e raggianti, perché di lì a fine
estate saremmo diventati genitori, perché ci saremmo sposati presto, e avremmo
dovuto incominciare a parlare di bomboniere, fiori, culle, seggioloni e
quant’altro. Poi era quello anche un giorno abbastanza stressante per Kristen,
lo riconosco: era in programma il pranzo dalla mia nonna materna, nonna
Elizabeth, e Dio solo sa quanto era in pensiero per quell’incontro. Devo darle
atto, che in quella parte di famiglia tutti sono piuttosto formali, al
contrario di quella di papà, nella quale sento di riconoscermi maggiormente,
dove la semplicità regna sovrana.
Le lasciai un vassoio con la colazione sul mio lato del
letto, assieme ad un piccolo bouquet. Dovevo ringraziare a volte quei piccoli
crucci della mia infanzia, come essere cresciuti contornati da donne, che ti
vestono come delle bambine o ti chiamano Claudia. Avevo imparato un minimo di
etichetta e tra le varie cose anche il significato dei fiori. Mi sedetti ai
piedi del letto ed attesi il suo risveglio.
P.O.V. Kristen
Con gli occhi incollati ancora dal sonno, impiegai un po’
per svegliarmi completamente. L’odore di soffici cornetti e tè caldo mi invase le
narici, inebriandomi, e permise il mio completo risveglio. Prima di uscire dal
bozzolo di coperte in cui mi ero sotterrata mi misi a riflettere a quanto
accaduto la notte precedente, o meglio qualche ora prima. Avevo rifiutato Robert,
la più grande blasfemia! E tutto perché una pioggia di ormoni ribelli aveva
deciso di attraversarmi nel momento meno opportuno, con un tempismo record.
“Hei! Sei sveglia?” La sua voce calda fece sussultare il mio
cuore; si era accorto che ero sveglia, ma non c’era cosa che avrei voluto più
evitare quella mattina: il suo sguardo. Cosa gli avrei detto? come avrebbe
reagito alle giustificazioni di una pazza? Per un atto per cui giustificazioni
non ce n’erano! Eppure non sembrava arrabbiato, seccato o deluso: il suo noto
era quello di sempre, dolce e pacato. Mi scoprì, si allungò leggermente su di
me e posò un bacio a stampo sulla mia guancia: “Buon Natale, amore!”
Oh cavoli, è il 25 dicembre! Me ne ero dimenticata! Oggi è
il terribile giorno!!!
Lo guardai, estasiata per la sua bellezza da poeta
maledetto, con la barba incolta e i capelli arruffati, le sopracciglia poco
curate, eppure così naturale … e perfetto. Mon bohemien. Il cielo dei suoi
occhi fugò via ogni mia paura e tensione e mi fece concentrare unicamente sul
presente.
“ ’giorno amore!”risposi con la voce ancora impastata, mentre mi
stiracchiavo, “Buon Natale anche a te!” strinsi il suo volto tra le mie mani, e
mi sollevai leggermente dal letto per poter arrivare alle sue morbide labbra e
baciarlo, dolcemente. Le sue mani arrivarono alla mia schiena e mi cinse per
tirarmi su. Non mi opposi, non ne avrei avuto motivo.
Staccandoci per prendere
fiato, notai il vassoio della colazione – i miei sensi ne avevano percepito la
presenza prima di me – ed un piccolo bouquet di fiori gialli, che
assomigliavano a delle roselline, bellissimi. Mi staccai da Rob e le presi. Dal
profumo potei confermare che erano rose, inconfondibili, eppure il loro aspetto
non era tale. “Bellissimi! Ma cosa sono? Rose?” “Si chiamano rose Banks: sai cosa
ti dicono?” Scossi la testa, non ho mai avuto quel che si chiama pollice verde.
“Dicono che sei bella sia nel sorriso che nel pianto” e prese una ciocca di
capelli che mi scendeva sul volto e la portò dietro l’orecchio, delicatamente.
Mi stupì, come sempre, del resto. Ero diventata rossa in viso, tanto era il
calore che infiammò le mie guance.
Abbassai lo sguardo e presi a violentare i
miei capelli, come ogni volta che il nervosismo si impossessa di me “senti Rob,
io …” “Shhhh”pose il suo indice destro sulle mie labbra “se non te la senti
amore, stai tranquilla, non è successo niente”. Non era granché come bugiardo,
anche se ottimo attore, per cui sapevo che sarebbe stato meglio se avessimo
chiarito, perciò andai avanti. “Vorrei spiegarti, o almeno provarci, cosa è
successo stanotte. Te lo devo!” Era stato un vero cavaliere, e tanto, tanto
dolce.
Presi un bel respiro profondo, e cominciai: “è stato un attimo, una
scarica, improvvisa, incontrollabile. D’un tratto mi sono sentita nulla,
brutta, inopportuna al tuo fianco. È per via di tutti questi ormoni che ho in
corpo, mi giocano dei brutti scherzi” “Brutta? Nulla al mio fianco? Perché dici
questo? Mi sembra che non manco mai di ricordarti cosa provo per te!” era
esterrefatto, incredulo. Forse anche un po’ deluso e contrariato.
“Non è tua la
colpa amore, è mia, tu non c’entri! Guardami, e dimmi cosa vedi” era sicuro
della sua risposta “Vedo la bellissima, complicata e dolcissima donna che amo,
con cui passerò il resto dei miei giorni e da cui sto aspettando un bambino”
“Ecco, ora concentrati su quest’ultimo dettaglio e chiudi gli occhi: immagina sempre
me tra otto mesi, cosa vedi?” Ci pensò un attimo, e sorrise. Se avesse avuto
gli occhi aperti, probabilmente avrebbero
brillato “Non è cambiato niente Kris! Vedo sempre la bellissima,
complicata e dolcissima donna che amo, con cui passerò il resto dei miei giorni
e da cui sto aspettando un bambino” “Ed è qui che ti sbagli. Tra otto mesi non
sarò più bellissima, sempre che io lo sia già, come tu sostieni. Sarò grassa e
goffa. Avrò un pancione che arriverà prima di me ed i nervi a fior di pelle. Le
gambe ed i piedi gonfi non mi permetteranno di camminare e le voglie a tutte le
ore del giorno e della notte ti faranno impazzire per starmi dietro”. Non mi
ero accorta che le lacrime avevano di nuovo inondato il viso “ tra breve
incomincerò con le nausee ed il vomito, e poi, quando la pancia crescerà avrò
le smagliature ed il mio ombelico diventerà un noccio duro ed orribile. Per non
parlare dopo il parto, quando mi esaurirò per occuparmi del bambino e della
casa, dormendo poco perché lui o lei scambierà il giorno con la notte, e dovrò
allattare ogni 2 o 3 ore. Non sarò più
quella che si dice una donna desiderabile!”
Lui sorrise, e probabilmente per
rispetto nei miei confronti non mi rise in faccia apertamente. “Perché ridi di
me?” chiesi “Non rido di te, sciocchina! Sorrido perché è strano, perché la tua
descrizione non corrisponde al ritratto che ho di te nei prossimi mesi. Avrai
degli occhi bellissimi e più grandi e limpidi, la tua pelle sarà distesa e
luminosa, e più paffutella sarai dolcissima. Il pancione ti renderà perfetta,
ne sono sicuro. Il tuo seno si ingrandirà, per effetto del latte, e non potevo
sperare in meglio, perché con molta probabilità rimarrà uguale anche quando
smetterai di allattare. Probabilmente ci saranno anche tutte le cose che tu hai
citato, ma io non ne farei una tragedia, perché saranno parte di te, te che amo
più della mia stessa vita. È normale che il tuo corpo si trasformi, perché stai
compiendo un miracolo dentro di te, stai dando alla luce un bambino, che sarà
la tua e la mia gioia per il resto dei nostri giorni! E ricordati che io non ti
lascio sola. Non impazzirai perché saremo in due, perché non vedo l’ora di
cullarlo o di cambiargli i pannolini, al nostro cucciolo”
“Non è vero. Adesso
parli così perché non mi hai ancora visto in quello stato. Non mi vorrai
più!!!!”
“Allora questo significa che anche tu non mi vorrai più”
Mi guardò con
una faccia seria, il volto corrugato che mi fece preoccupare. “Cosa? Che cosa
significa? Non dire sciocchezze! Io ti vorrò sempre, e ti amerò per sempre!”
“Non è vero, invece. Se ragioni in questi termini, no. Ti stancherai di me
quando spunteranno i primi capelli bianchi, e le rughe. Quando la ciccia
prenderà il posto degli addominali su cui ti piace dormire accoccolata. Non mi
vorrai più quando sarò vecchio.”
Era il mio turno di sorridere. Aveva colpito
nel segno, e come al solito mi aveva levato di dosso tutte le mie paranoie, al
costo però di una bella strigliata delle sue. Ma s’era resa necessaria.
Ricambiò il mio sorrido e ci abbracciamo forte “Scusa amore, scusa!!!” lo
implorai “Scusami tu, se sono stato così severo, non volevo!” Ed un dolce bacio
suggellò la nostra riconciliazione.
“Allora vedi che avevo ragione?”mi disse.
“Riguardo a cosa?”domandai
“Riguardo alle rose." rispose "Bella nel sorriso e nel pianto.”
risposta ai commenti
@Lady Alexandra: sono
felice di esserti stata d'aiuto! infatti è per questo che sprono
le mie lettrici a dirmi anche ciò che a loro non piace,
perché, come dico io, è tensione al miglioramento, non so
se mi spiego... cmq anche io vedo molto maturi Robert e Kristen per la
loro età, Kristen soprattutto, più di me che sono
più grande di lei di quasi un anno, è per questo che gli
ho messo sulle spalle delle responsabilità così pesanti.
perché, avendo voglia di continuare la storia, so di poter
contare su loro due...
mi fa piacere sentire che leggerai la mia storia,e sarei molto contenta
se recensissi ogni capitolo e dirmi che ne pensi, perché del tuo
giudizio mi fido molto. So di chiederti tanto, ma anche una sola frase
va bene!
@enris: forse per la tua
giovane età non puoi capire cosa significhi per una donna essere
incinta, ne io lo so, però essendo nel ambito sanitario e avendo
un'amica ostetrica, ti posso garantire che i primi mesi della
gravidanza non sono facili per una donna, la cosa che ha bloccato Kris
è stata essenzialmente accorgersi delle trasformazioni che
subirà il suo corpo, come hai potuto leggere nel capitolo, spero
sia stata chiara, per altre domande, non esitare a chiedere.Mi dispiace
non essere stata chiara a sufficienza mentre scriveo, ma buono a
sapersi...
@Imaginary82 : spero che il
ragionamento di Kris ti abbia convinta, e lo so che sembra che Rob sia
rimasto male nel capitolo precedente, ma lui è un tipo molto
zen, e ce ne vuole per farlo arrabbiare...
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Capitolo 16 *** Capitolo 16 ***
capitolo 16
Ciao a tutti!!! Eccomi qui, puntuale quanto posso, a postare un nuovo
capitolo dellla mia fan fiction. Vi annunciò che siamo agli
sgoccioli. Questo non è il primo capitolo, ma sicuramente
l'inizio della fine. Vi spavento se dico questo? Spero di no, ma con me
non aspettatevi niente di scontato, sono la donna delle sorprese.
In questo capitolo, come quelli a venire, parlerà solo Kristen.
Mi dispiace abbandonare Robert, ma con lei mi sento più a mio
agio, e la storia sento che fluisce meglio se è lei a parlare.
Vi prometto che nella prossima storia, continuo di questa, Robert vi
farà sognare. Ho già scritto un capitoletto, ed è
favoloso!!!
Buona lettura, e vi aspetto all'angolo dell'autrice ... e alla pagina dei comemnti!!!
Capitolo 16 - P.O.V. Kristen
Eravamo arrivati al luogo dell’esecuzione. Il patibolo ed il
mio boia erano più vicini che mai. Se le esperienze dei giorni precedenti mi
avevano rafforzata, prendendo confidenza con questo strano Paese chiamato
Inghilterra, ora avevo definitivamente fatto crollare ogni minima certezza e
speranza. Dico strano perché per me e Rob non è normale poter passeggiare mano
nella mano per strada, senza essere fermati, o più propriamente assaliti, dai
fan o dai paparazzi. In fondo, se non fosse stato per il lavoro, non mi sarebbe
dispiaciuto stabilirmi a Londra.
Rob posteggiò l’auto a poche decine di metri dall’abitazione
di sua nonna, e ci incamminammo a piedi, mano nella mano. Non avevo più paura
che ci beccassero, perché tanto, volenti o nolenti, la mia gravidanza non
l’avrei potuta tenere nascosta a lungo, così come il matrimonio, e tutti si
sarebbero chiesti chi fosse il fortunato: a dirla tutta, nessuno probabilmente
se lo sarebbe chiesto, conoscendo bene la risposta.
Tutti i malumori della mattinata erano passati, come le
nuvole in una giornata ventosa, ed io e Rob eravamo pronti ad affrontare il mio
nemico numero uno, sua nonna.
In mattinata, dopo una bella doccia scacciapensieri, mi
rifugiai nella cabina armadio della nostra stanza, per vestirmi e truccarmi.
Rimasi imbambolata “E ora?” mi dissi. “Non starai rincominciando con la storia
che non hai niente da mettere,eh Kris?!?” si allarmò Rob. L’ ultima volta c’era
mancato poco che mi lasciasse a Los Angeles. “No, per carità! Semmai il
problema è l’esatto contrario: ora c’è troppa roba! Aiutami a scegliere
qualcosa di carino.” “Io?” chiese, stupito. “Sì, perché? Sei o non sei stato
premiato come l’uomo meglio vestito dell’anno?” Mi guardò con un’espressione
poco convinta: “Certo che a voi basta davvero poco, una camicia, una cravatta
ed il gioco è fatto. Poi vi domandate perché noi donne non ci sbrighiamo mai a
prepararci!!!”
Si aggirava lungo i ripiani del guardaroba, leggendo con
attenzione le etichette di ogni cosa che estraeva. “Sai, nonna è fissata con le
case di moda inglesi, e questi sono gli unici abiti che rispecchiano questa
regola … ” Incredibile! Era riuscito a pescare proprio quelli che Olivia mi
aveva preparato per l’occasione: evidentemente conosceva questo particolare, e
s’era premunita. “… e comunque amore, non essere così agitata, non ne vedo
proprio il motivo. Sarai in famiglia!!!”
“Tu sarai in famiglia! Io avrò un giudice davanti a me, che
emetterà la sua sentenza a fine giornata! Da lei dipende il nostro futuro!” “Uh
che esagerata! Ma per chi mi hai preso, per un burattino?” Mi vergognai di
quello che avevo detto poco prima, ma in realtà, da come me l’avevano descritta
Victoria e Lizzie, l’immagine di Rob burattino nelle grinfie di nonna
Mangia-fuoco non stonava affatto. “Senti amore” il tono di Robert divenne
improvvisamente più serio “c’è una cosa che però devo dirti …” Mi prese per
mano e mi accompagnò a sedermi sulla sedia della toeletta, lui si accomodò
invece sul pavimento, seduto sulle ginocchia. “Dimmi, mi preoccupi!” “No, non
devi preoccuparti!!! Solo … tu sai che mia nonna è per me come una mamma,
perché mentre la mia lavorava, lei mi cresceva …” annuii “beh, io sono sempre
stato abituato a dirle tutto, anche di te. Le ho detto anche mi volevo
fidanzare con te …” gli saltai addosso con le parole “E?” “… e per la prima
volta non è stata d’accordo con una mia decisione. Mi ha detto che doveva
conoscerti, e darmi la sua approvazione” “Ma scusa, tu hai disobbedito allora?”
“Certo, non sono un automa io! Io ti amo e non mi importa niente del giudizio
degli altri, anche se è il giudizio di mia nonna. E poi sono sicuro che la
farai impazzire. Ed è per questo che non devi mostrarti a lei come vorrebbe
lei, perché non saresti te stessa” Stavolta gli saltai addosso fisicamente: era
il mio angelo, così buono e dolce e tanto, tanto bello. “fosse per me” gli
dissi “verrei a casa di tua nonna con jeans, Converse ed una felpa ma: punto
numero 1, se neanche tu ti vesti così, evidentemente significa che non è il
caso; punto numero 2, non ho neanche una delle cose che ti ho detto, perché
questo guardaroba è stato creato dalla persona più elegante di tutta
Inghilterra, la personal shopper di tutta l’alta società inglese …” Mi
abbracciò alla vita: “Aaaaaahhh, lo sapevo io che c’era lo zampino di quella
gattina morta di Olivia!!! Non mi lamento perché sei splendida, ma …” lo
interruppi con un bacio perché non mi andava di discutere per l’ennesima volta;
con gli ormoni attaccabrighe che mi ritrovavo, non era proprio il caso di
correre quel rischio. A quanto pare nemmeno lui ne aveva voglia, e lasciò
correre, ricambiando il mio bacio. “Però amore” continuò quando dovemmo
staccarci, controvoglia, per respirare, tornando serio “oggi nonna potrebbe
essere un po’ di cattivo umore, con me e con te, proprio perché ho osato
sfidarla; ma stai serena, perché non ti lascio sola nemmeno per un secondo.
Deve finirla con quel fare da despota … le mie sorelle ci sono rimaste
traumatizzate!!!”. Ah, ecco spiegati i loro discorsi!
Alla porta, fortunatamente, venne ad aprirci Hailey, una
delle zie di Robert. Era così solare, e mi ricordava tremendamente sua sorella
Claire. Ci venne incontro anche l’altra zia, Jenny, e mi abbracciò con una foga
inaspettata: evidentemente tutti già sapevano dei lieti eventi. Meglio, pensai,
perché mi sarei dovuta risparmiare tutti quei discorsi e annunci ufficiali, che
mi mettevano terribilmente in imbarazzo. La mamma di Rob e le sue sorelle
erano, come si dice, state fatte con lo stampino: 3 fotocopie l’una delle
altre. Tutte bionde, con un sorriso smagliante e degli occhi colore del cielo,
che rendevano i loro volti di una solarità inaudita: ecco da dove veniva il SUO
splendore. Mi strappò letteralmente dalle braccia di Robert, non mi diede
neanche il tempo di spogliarmi dal soprabito, che mi condusse per la casa a
mostrarmi, quasi fossi un trofeo o un’esemplare raro di chissà quale specie
animale, al resto della famiglia. Erano già arrivati tutti: era evidente che il
nostro arrivo fosse stato organizzato in maniera tale da farmi diventare l’ospite
d’onore. Al termine della visita guidata potei ritenermi alquanto soddisfatta;
certo, il calore della famiglia Pattinson mi era fin troppo chiaro che non
sarei mai riuscita a trovarlo in quella famiglia, o meglio non in tutti loro,
ma almeno non avevo ricevuto dimostrazioni palesi di disprezzo. Più che altro
erano molto riservati, o meglio indifferenti a qualcosa che non fossero loro
stessi. TROPPO PIENI DI SE, ecco l’espressione giusta! Le cugine di Robert
erano troppo prese dai principi William ed Harry sulle riviste per badare a me,
e mi liquidarono con un sorriso spento ed ciao all’unisono, salvo poi
accorgermi che appena voltata mi avevano letteralmente analizzata ai raggi X …
probabilmente il mio abbigliamento era piaciuto, e il mio anello ancor di più; gli zii di Robert, non mi degnarono di
uno sguardo finché non terminarono le carte, e poterono tirare su i loro musi
dal tavolo verde. Gli unici che sembrarono interessarsi a me, oltre le zie,
erano i cugini di Rob: ma forse, anzi quasi certamente, erano solo gli ormoni a
guidarli.
Ero stata presentata a tutti: zii, cugini, fidanzati più o
meno ufficiali … persino agli animali domestici; la nuova mascotte di casa
Pattinson, Parker, aveva il suo bel da fare ad attirare l’attenzione della sua
padroncina, Elizabeth, se io stavo nelle vicinanze. Purtroppo, ero io la vera
novità quel giorno. Avevo conosciuto tutti, meno una persona. Ero stata in
cucina, dove le zie di Rob stavano finendo di sistemare il pranzo, ma LEI non
c’era; in salotto, ad ascoltare il concerto di Natale, neppure; in sala da
pranzo, dove Richard e i cognati stavano giocando a Bridge, di lei neanche
l’ombra. Strinsi il braccio di Rob con tutta la forza che potevo, dopo che mi
ero liberata dalle grinfie di zia Jenny: “Ma dov’è?”, stavo per aggiungere un
apprezzamento molto poco garbato nei suoi confronti. Ma che diamine! Che nonna
era? Me la immaginavo giovane, piena di vita, con un grembiule da cucina occupatissima
davanti ai fornelli, ma forse l’immagine di una vecchia, grigia, raggrinzita
sopra una sedia a dondolo cigolante era più appropriata. Ma questa aggiungeva a
se un tratto di tenerezza che in lei non mi aspettavo. Perciò dedussi che la
verità era un’altra: che era talmente giovane, e bella, che non poteva rovinare
la sua permanente o la french-manicure, e che il pranzo a casa sua era giustificato
solo dalla grandezza dell’edificio, e poi le figlie avrebbero dovuto provvedere
al resto. Sì forse era esattamente così che andavano le cose. E così sarebbero
dovuto uscire le parole dalla mia bocca, ma il cervello batté fortunatamente
sul tempo la mia lingua e mi zittii.
In ogni caso, non c’era bisogno di aver particolari doti
intellettive per capire a chi mi stessi riferendo. Lui mi prese per mano, e mi
condusse dall’ingresso dove eravamo in quel momento, verso un corridoio abbastanza
buio, per essere mezzogiorno. “Vieni, ci sta aspettando” mi disse, molto
semplicemente. Rabbrividii. Robert, sempre solare e di buon umore, stavolta
nascondeva una severità che in lui mai avevo notato, neanche quando si
arrabbiava con me assumeva quell’espressione. Mi fece preoccupare, e non poco.
Il corridoio ricordava i ponti interni delle navi, stretti, lunghi e senza luce
naturale. Erano ricoperti di legno, il che rendeva quel lungo passatoio pregno
di calore, ed ancor più scuro. Ad un lato della parete sinistra vi era
addossato un tavolinetto con uno specchio. Mi fermai per riflettermi ed
aggiustare un secondo i miei capelli. Una serie di cornici erano state poste minuziosamente,
e con geometria studiata, sul tavolino. Erano tutti i membri della famiglia.
Rob era in delle cornici più grandi e quasi al centro. Solo una figura era più
importante di lui tra quelle nei ritratti. In una cornice argentata, la foto in
bianco e nero di un soldato in posa faceva bella mostra di sé. Lo guardai
perché qualcosa in lui mi ricordava Robert, probabilmente lo sguardo assorto,
come di sognatore … e le labbra.
“è mio nonno, il padre di mamma” “è
molto … bello! Ti
manca?” il nonno di Rob era morto parecchi anni prima, “non
è che me lo ricordi
tanto, avevo 4 anni quando è morto. Però so che mi voleva
bene tanto. Sono
stato il primo nipote maschio per lui, puoi immaginare …”
annuii, ma invece non
potevo. Perché nella mia famiglia di considerazioni simili non
ne erano mai
state fatte, che assurdità, pensai. “E aveva anche un
nome?” Rob era talmente
abituato a parlare di “nonne” o “nonni” che si
dimenticava spesso di dire i
loro nomi. “… è … è meglio per me se
non lo sai …” “che significa è meglio per
… TE?” “lascia stare Kris. Fidati, è meglio
se il suo nome non lo sai” non feci
a tempo a ribattere che con un colpo secco la porta in fondo al
corridoio si
aprì, mostrandomi la donna che avrebbe segnato il mio destino in
quella
famiglia. Robert mi aveva garantito fino alla nausea che sarei stata
parte di
quella famiglia con o senza il suo consenso, ma da lei sarebbe
certamente
dipeso il modo, civile o meno, in cui i nostri rapporti si sarebbero
intrattenuti.
Mi squadrò dalla testa ai piedi, un piccolo arricciamento
della labbra - forse approvazione, forse no – e ci fece cenno di entrare nella stanza
con la testa. Mille parole racchiuse in tre movimenti fluidi e quasi
impercettibili del suo volto. Entrammo io e Robert, mano nella mano, sempre più
in iperventilazione, e lei chiuse la porta alle nostre spalle.
L'angolo dell'autrice
La parte centrale
è ovviamente un flashback; spero si capisca, e spero che il
ritorno al racconto non sia troppo difficile. Anche graficamente ho
fatto in modo che la divisione fosse netta, per non creare confusione.
Il capitolo è molto lungo, ma nella versione originale era il
triplo; così ho deciso di dividerlo in tre parti, e dar vita ad
altri 2 capitoli. Nel prossimo, piccolo spoiler, ci sarà il colloquio con la nonna. Lei l'ho immaginata una specie di Emily Gilmore, ma meno simpatica...
Mi dispiace se la famiglia di Claire sia risultata così acida,
ma doveva contrastare quella di Richard. Però qualche eccezione
l'ho inclusa. Per quanto ancora riguarda la famiglia di Claire, bisogna
ricordare una frase, che ho scritto al primo capitolo, detta da
Victoria ed Elizabeth, che citavano la loro nonna: "Siamo inglesi,
dimostriamo affetto solo per cani e cavalli": è evidente che
crescere con una persona del genere intorno porta a certi risultati.
Ringrazio chi, sempre più nomerosi, segue la mia storia, l'ha
inserita tra le seguite o le preferite. E chi con grande solerzia e
fedeltà commenta i capitoli-
@Imaginary82: per la storia
delle rose, beh, cercavo un fiore che avesse un significato importante,
non solo il solito amore, spaittellato, triturto e condito in tutte le
salse, e quando ho letto quello, beh, mi si è stretto il cuore,
te lo giuro, ho detto a me stessa. è perfetto!!! poi sono anche
motlo carine le banksiae.
@enris: spero di non essere
troppo severa con kristen facendo comportare nonna Elizabeth in un
certo modo, ma se la storia andasse tutta rosa e fiori non sarebeb poi
così bella, non ti pare, Robert è stato un signore con
lei nei due capitoli precedenti, e lei in fondo molto dolce e
perfettamente comprensibile nel ruolo di madre in cui si trova ancora
stretta. Forse sono troppo sdolcinati, ma i miei Robsten sono
così.
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Capitolo 17 *** Capitolo 17 ***
capitolo 17
Eccomi a voi!!!!!!!! Scusate l'incredibile
ritardo, ma ho avuto il pc rotto e non l'ho visto per una settimana.
Comunque come si dice, meglio tardi che mai. Visto che è tanto
tempo che non riposto, magari vi è utile una rilettuta
quantomeno del capitolo precedente...cmq siamo arrivati al fatidico
colloquio con la terribile nonna Elizabeth.Spero non sia troppo pesante o troppo banale!
non volevo certo chiudere con il capitolo 17,
anche se è un numero che mi ha sempre portato fortuna,
però sappiate che questo è il penultimo cpaitolo di
questa storia. Mi dispiace averla tirata così per le lunghe, ma
tra problemi di ispirazione e problemi prettamente tecnici non è
sttao possibile concluderla prima.
Spero che i commenti non si facciano attendere troppo e siano numerosi!!!
Vi ricordo l'angolo dell'autrice a fine capitolo.
Capitolo 17 - P.O.V. Kristen
Robert si fece avanti e prese la parola, prima che lei
potesse iniziare qualche sorta di rimprovero. Aveva tutta l’aria di una che mi
avrebbe cacciata di casa a calci nel sedere ben volentieri, se fossi stata
un’estranea. Ma ero la fidanzata di suo nipote, del suo nipote preferito.
“Nonna, ti presento Kristen” rimase molto serio, e formale.
Per la prima volta lo vidi assumere la stessa espressione delle sue sorelle nei
riguardi della nonna; di solito invece lui la difendeva, e ne parlava sempre
bene, dovevano aver litigato … per me.
“Kristen lei è mia nonna, Elizabeth”
“Vieni qua” mi disse, altezzosa e con un tono di voce curato
nei minimi dettagli. La pronuncia inglese dava quasi il voltastomaco per quanto
era perfetta, e perdeva su di lei quella bellezza, che invece aveva quando
usciva dalle labbra del mio Rob. Per un attimo ebbi quasi la tentazione di fare
un inchino, tanto si presentava regale, in confronto a noi. Ma scrollai dalla
mia mente all’istante quel genere di tentazione, non dovevo dargliela vinta a
quel modo, mi sarei umiliata con le mie stesse mani. “Lasciati guardare” “Si,
ma’m”: il suo modo di fare aveva messo ben in evidenza da subito quanto
distanti i nostri rapporti sarebbero dovuti essere per il momento, a meno che
la sua considerazione di me non fosse cambiata. Prese a girarmi intorno,
squadrandomi, soffermandosi su ogni dettaglio che potesse trovare interessante
o deludente di me. Allora ringraziai Olivia, per lo splendido cappotto stile
impero che mi aveva lasciato, per le scarpe marroncino ed il fermaglio a colore
per i miei capelli. “Non senti caldo? Leva quel paltò” A chi non la conosceva
sarebbe parsa gentile, ma in realtà nascondeva solo la voglia di scoprire cosa
celassi al di sotto. Ma per sua sfortuna, non mi ero fatta trovare impreparata.
Robert mi guardava, e dai suoi occhi traspariva disagio, mortificazione, e
implorava le mie scuse. Non ne aveva bisogno, mai.
“Beh, alta non lo sei davvero.” Sentii nascere dentro di me
una forza inaspettata, forse era una forma di difesa verso il mio bambino, e
non esitai per un attimo a rispondere. “Purtroppo no, è vero. Ma è un difetto
di famiglia. Mia madre e mio padre non sono certo alti.”
Si accomodò su una poltrona dello studio, ma non ci diede
nessun cenno di accomodarci, ne sprecò del fiato per noi: era decisa a farci
torturarci anche in quella maniera … tanti piccoli aghetti conficcati alla
lunga fanno più male di un solo coltello piantato nel fianco. Perciò rimasi al
centro della studio e Robert un paio di passi dietro di me.
Prese un taccuino, e l’appoggiò sulle gambe, e vi scriveva
su, e si distingueva una bella grafia, qualcosa. Più in là capii che si
trattava delle sue domande e delle mie risposte. Affianco segnava distintamente
un più o un meno, a seconda che la mia risposta fosse stata esaustiva, o non la
convincesse.
“Parlami della tua famiglia: i tuoi genitori. Qual è il loro
impiego?” “Mia madre e mio padre sono anche loro nel mondo dello spettacolo,
anche se dietro le quinte, si occupano di produzioni. I miei fratelli invece
no.” “Fratelli? Ero convinta che avessi un solo fratello?” “Uno solo di sangue,
diciamo così: Cameron, più grande di me. Ma i miei genitori hanno adottato un
ragazzo, Taylor di 18 anni, ed una ragazza, Dana, di 15 … io li considero miei
fratelli del tutto , al pari di Cam.” “Gesto molto nobile, è giusto condividere
i propri averi ed i propri affetti con chi non ne ha.” “Istruzione?” “Ho il
diploma di scuola superiore, ma non credo che proseguirò mai gli studi; a meno
che non si tratti di una scuola di recitazione” “Per un donna l’unico scopo
dell’università è quello di trovare un buon marito, e questo credo che tu
l’abbia già fatto.” Non era una domanda quest’ultima, solo una sua personale constatazione
sulla situazione attuale. Be’, se riteneva Robert per me un buon partito,
doveva essere già una gran conquista, perché Rob mi strinse le spalle, in segno
di incoraggiamento; mi voltai e vidi i suoi grandi occhi azzurri strizzarmi un
occhiolino: “Stai andando alla grande!!!” mi disse, doveva essere molto
orgoglioso di lui, glielo si leggeva in faccia. 2 a 0 per me, pensai. Le cose
stavano prendendo la direzione giusta, infatti vedevo Rob più rilassato. Dovevo essere forte, anche se
avevo una gran voglia di piangere, perché ero molto, molto nervosa. Però sapevo
che ci sarebbe stato male, e si sarebbe arrabbiato con sua nonna se mi avesse
visto cedere. Le vuole troppo bene però, ed ero sicura che se ne sarebbe
pentito semmai avesse compiuto qualche gesto malevolo nei suoi confronti.
Perciò dovevo stringere i denti … e resiste, quell’interrogatorio non sarebbe
durato all’infinito!
“Parli altre lingue, oltre l’inglese?” “Conosco un po’ di
francese, perché mio padre è originario di Lione” Di nuovo l’arricciamento delle
labbra: probabilmente doveva essere un segno negativo, di disprezzo, perché non
tardò a commentare malamente la mia risposta: “Robert parla fluentemente
francese, ed ha imparato lo spagnolo quando è stato in Spagna a girare la
pellicola biografia su Salvador Dalì. È importante parlare altre lingue oltre
alla propria, in un mondo come quello di oggi” e detto questo, scosse la testa mentre
segnava un grosso meno, affianco alla mia risposta. Stava vantando il nipote,
sminuendo così la mia posizione, ma io conoscevo abbastanza Rob per sapere che
i suoi erano solo ingigantimenti: Rob parlava francese, sì, ma si vergognava a
morte quando doveva parlarlo, così non ci si cimentava mai e lo spagnolo non ha
mai avuto modo di praticarlo dopo le riprese di Little Ashes, per cui in gran
parte era stato perso. Mi girai verso di lui, per cercare conforto, e scosse
anche lui la testa, ma per dire di non badare a sua nonna.
“Musica?” non un attimo di pausa, la tensione in quella
stanza era sempre molto alta, al punto che iniziava ad essere tangibile, se non
visibile. “Mi piace, molto.” Corresse la sua domanda: “Suoni qualche strumento?”
“La chitarra, … ma molto poco, … e molto male” La sua espressione facciale
lasciava intravedere un sorriso, di compiacimento si sarebbe detto, come se
pregustasse già la vittoria, perché i suoi sospetti erano fondati, ed io non
ero la ragazza giusta per suo nipote. “Ogni membro della nostra famiglia suona
uno strumento. Violino, flauto, sassofono, violoncello, ma anche canto … Robert
ad esempio è un ottimo pianista, oltre alla chitarra che ha studiato nei
ritagli di tempo. E compone, anche. Per non parlare della sua voce!
C-E-L-E-S-T-I-A-L-E!!!” “Lo so, signora” dissi, quasi rassegnata.
Eppure una speranza, anzi, una certezza, mi rimaneva. Un
particolare che lei non aveva fino a quel momento mai preso in considerazione:
lui mi aveva scelta.
“Quali sono i suoi programmi per il futuro, signorina
Stewart?” Aveva incominciato con quella precisa domanda a darmi del lei, quasi
a volermi escludere dalla cerchia dei familiari, perché non ero degna di farne
parte. “Conto di prendermi un attimo di pausa. Ho diversi film da presentare il
prossimo hanno, e non voglio impegnarmi con altri progetti, escluso Breaking
Dawn, ma sarà autunno, quindi molto lontano nel tempo. “Apprezzo la tua
decisione, ci troppo vuole nulla stringe si dice, giusto? Ma più in generale?”
Era tornata al tu, forse stavo tornando ad avere i suoi favori. “Be’ continuare
il mio lavoro, facendo sempre meglio. E poi … creare una famiglia” e mentre
pronunciavo queste parole, mi rivolsi sorridendo verso Robert, anche per celare
il rossore che mi era spuntato in volto: sua nonna non sapeva ancora del
bambino, quindi fui costretta a mantenermi sul vago: sapeva però che Robert
voleva sposarmi e mi domandavo quando avrebbe toccato l’argomento.
“Certo, nelle aspettative di ogni donna c’è quella di
diventare moglie … e madre. Ma, mi chiedevo, se in qualche modo la tua risposta
sia stata influenzata da mio nipote” “In che modo, non capisco signora” “Mi
risulta che Robert abbia intenzione di chiederti di sposarlo, ne eri a
conoscenza?” Bene, ci siamo, pensai. Ma che guastafeste: se Rob avesse mai
voluto farmi una sorpresa, lei l’avrebbe rovinata in pieno. “A dire il vero sì. E penso che sia proprio
questo il motivo per cui siamo qui, o sbaglio?” “Sei perspicace ragazzina. E
cosa ne pensi?” A quel punto avvenne una cosa che non mi aspettai: “Nonna!” intervenne
Rob “Mi vedo costretto a correggerti. Perché vedi … la mia … la nostra … non è
solo un’intenzione, ma un’azione! IO E KRISTEN SIAMO FIDANZATI NONNA … CI
SPOSIAMO” Prese la mia mano, con cui cercai di opporre una strenua resistenza,
che non gli fu però difficile vincere, e le mostro l’anello di fidanzamento che
mi aveva messo all’anulare neanche 12 ore prima. Se non fosse stata seduta,
credo che la nonna si sarebbe accasciata su divano in quel momento, eppure non
avvenne ciò che avevo immaginato: la sua faccia era rimasta impassibile, la
maschera di cera che aveva in voltò non colò, ne si modellò allo stato d’animo.
Eppure i suoi occhi, gli stessi del nipote, bruciavano.
“Sapevo che avrei dovuto fare i conti con una cosa del
genere, prima o poi. Immagino dovrò fare un salto da Philip Treacy e vedere la
collezione primavera-estate …” “Mi dispiace rovinare i tuoi piani” continuò
lui, ed immaginai che fosse pronto per dirle la verità “ma ci sposeremo molto
prima, al massimo entro Marzo.” Era confusa, disorientata, eppure cercava di mascherarlo.
“In estate avremo qualcos’altro da preparare nonna … la nascita di un bimbo!!!”
Era il ritratto della felicità, gli brillavano gli occhi, e sembrava che
luccicassero più dei miei. Però era molto cauto nella scelta delle parole, come
se temesse di scalfirla. Come se lei potesse essere scalfita.
Lei però si alzò, di scatto, ed andò ad appoggiarsi al piano
della scrivania dandoci le spalle. Robert le si avvicinò, ipotizzando un malore
o qualcosa di simile. “Uscite immediatamente!” Non avemmo margine di errore in
quella frase, ed io sentii il mondo crollarmi addosso. Certo che la notizia del
matrimonio non l’aveva propriamente esaltata, ma riuscì comunque a riderci su,
sempre che quella fosse una battuta …
Ma stavolta era diverso, non tollerava la nostra, la mia
presenza in quella stanza.
Robert mi strinse le spalle e mi condusse fuori dallo
studio.
Mi ritrovai in lacrime in men che non si dica: “Io lo
sapevo, lo sapevo che sarebbe andata a finire così!!!” “Non mi importa. Siamo
noi a doverci sposare e ad dover diventare genitori, quindi quello che pensa
lei non mi tocca proprio!!!” Mi strinsi a lui, abbracciandolo con tutta la
forza che avevo ed asciugando le mie lacrime sulla sua camicia “E pensare che mi
sono resa ridicola, per lei!” Mi voltai verso lo specchio che era nel corridoio
e vidi la mia immagine riflessa: il rimmel e la matita per gli occhi stavano incominciando
a cedere : “Non sono io quella, sono diventata un maschera per farla contenta,
e guarda a cosa è servito!!! A metterla persino contro di te!” “Ha fatto tutto
da sola, Kris! Non centri tu, mi sarei messa contro di lei anche per molto
meno. E non perché si è opposta al matrimonio, o non sia contenta della
gravidanza. Ma perché ti ha offesa, umiliata.
Io non tollero che ti si faccia del male. Non voglio che tu soffra più!”
Mi sorrise, con quel sorriso sghembo, che mi faceva sentire rinata, ogni volta.
Con il dorso della sua mano mi accarezzò la guancia e fermò l’ultima lacrima
che mi stava rigando il viso. “Sistemeremo tutto, ok?” Annuii, ero sempre
sicura, se c’era lui al mio fianco, anche se all’apparenza ero io a portare i
pantaloni tra i due.
Le voci dalla zona giorno ci segnalarono che il pranzo era
pronto e che dovevamo correre in tavola. Ormai il muro era miserabilmente
caduto, più di quello che avevamo fatto, non c’era altro.
Che pranzo sarebbe
stato, quello con la donna che ci aveva cacciati: l’ennesima, inutile recita.
ANGOLO DELL'AUTRICE
Prima
spiegazione: per questa scena mi sono ispirata alla commedia teatrale
che preferisco, "The importance of being Earnest" (in italiano -
L'importanza di essere Franco), in cui il protagonista maschile subisce
un terzo grado dalla madre della sua fidanzata.
Cito ad un
certo punto Philipp Treacy, che è un creatore di cappelli molto
noto, se non il più famoso, in Inghilterra.
Kristen
ha davvero un fratello ed una sorella adottivi, ma l'età l'ho
immaginata io, perché su un giornale c'era la foto di suo
fratello Taylor, ed era molto giovane, La sorella non si è mai
vista, quindi suppongo sia più piccola. Le origini francesi del
padre le ho estrapolate da Wikipedia, spero fossero corrette.
Non credo ci sia altro da aggiungere, ma per
qualsiasi chiarimento sapete che sono a vostra completa disposizione, e
vi basta chiedere.
Vi ringrazio come al solito per il seguito della ff e per i commenti, a cui rispondo qui di seguito:
@lindathedancer : sono
contenta che ti siano piaciuti gli ultimi capitolo, e tranquilla, ti
capisco se non puoi recensire, capita anche a me di essere
indaffaratissima, con il ritorno all'univ, chi ha più il tempo
di stare tanto al pc...
@enris
: sono contenta che le descrizioni sia state d'effetto, perché
le ho curate e ricorrette all'inverosimile. Non pensavo di poter
addirittura intimorire, col personaggio della nonna, anche se l'idea di
fondo era quella di creare una sorta di strega cattiva, che mette i
bastoni tra le ruote a Rob e Kris.
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Capitolo 18 *** Capitolo 18 - Finale ***
capitolo 18
eccomi
a voi, dopo una settimana di assenza dal sito, ma purtroppo sono stata
fuori casa per la gran parte delle mie gironata e a sera ero
troppo stnza per mettermi al pc. Poi ho voluto revisionare al meglio il
capitolo, perché è quello finale, e forse il più
importante. Sappiate, come ho già detto in precedenza, che ho
intenzione di dare un seguito a questa ffan-fiction. Sono infatti
già pronti diversi capitoli. Questo è un po' lunghetto,
un po' tanto a dire il vero, lo so, spero di non annoiarvi troppo...
buona lettura e ci sentiamo a fine capitolo! Ricordatevi di lasciare un
commento!!! Vi voglio numerosissimi!!!
Capitolo 18 - Finale
P.O.V. Kristen
Così Richard mi aiutò ad accomodarmi … è incredibile come la
conoscenza di una sola notizia possa sconvolgere l’intero comportamento di una
persona nel giro di 24 ore! Ecco, mio suocero non era cambiato come il giorno e la
notte, con me è sempre stato gentile, ma avevo l’impressione che le sue premure
fossero aumentate. Non ero però sicura che la gravidanza fosse la reale, o
almeno unica, ragione del suo atteggiamento. Forse si era accorto dei miei
timori, forse Rob si era confidato con lui. Fatto sta che mi invitò a sedere
accanto a lui, con Rob alla mia destra.
Se fossero stati degli angeli custodi, avrebbero certamente ricevuto la
medaglia d’oro .
A capotavola, ovviamente, andò Lei. L’altro capo, pur apparecchiato,
non ospitava nessuno. Cercai, benché fossi decisamente distante, di sbirciare
il segnaposto col nome. “E’ il posto di mio suocero, buon’anima”. Che
maniaca!!! Ha disposto la tavola anche per un morto!!! Roba da matti … o da
innamorati … “erano così uniti, e per lui questa era la festa più importante.
Lei non vuole che lo dimentichiamo in questo giorno di festa!!!” Senza preavviso mi sentii gli occhi lucidi:
poteva esistere un amore tanto grande? Mi chiesi se il mio cuore potesse essere
in grado di contenerne. Forse iniziavo a capire la sua ossessione per Robert,
quel nipote così somigliante al suo bene più grande, che troppo presto l’aveva
lasciata sola. Probabilmente aveva paura di affrontare l’abbandono, di nuovo. O
forse, peggio ancora, aveva subìto l’annuncio del matrimonio e della mia
gravidanza come fosse un tradimento. Mi sentii quasi in colpa, per un attimo.
Ora che sapevo di più di lei, ora che le avevo letto un po’
nell’animo, il suo sguardo, per quanto impenetrabile, non sembrava essere più
di ghiaccio. Eppure, con il solito savoir-faire, e la solita pienezza di sé ci
invitò ad alzare i calici e brindare al Natale tutti insieme. Sembrava
tollerare abbastanza bene la mia presenza a quel tavolo, così come il gelo
iniziale con il resto della famiglia, con mia somma gioia, sembrava svanito.
Tutti erano premurosi ed attenti con me: che non mi mancasse una portata, che i
cibi fossero di mio gradimento, che non esagerassi con il vino e lo champagne.
Eppure l’atmosfera non era esattamente rilassata. Avvertivo uno sguardo
inquisitore fisso, costantemente, su di me. Una spada di Damocle puntata sulla
mia testa, a giudicare ogni mio singolo movimento. Forse la conversazione di
qualche ora prima costituiva solo la prima parte del mio processo, ed il pranzo
era il vero banco di prova. Al termine, il verdetto. Dunque, ecco spiegati i gesti
di attenzione di tutti. Questo mi rese, come evitarlo, nervosa ed instabile, le
mie mani e la fronte iniziarono a sudare freddo, quasi avessi avuto un febbrone
e la temperatura fosse calata repentinamente. Robert e suo padre si accorsero
del mio malessere perché, per quanto cercassi di tenerlo nascosto, dovevo avere
l’aspetto di una che ha appena visto un fantasma … o forse dovevo sembrare io,
il fantasma!
Non avevo la minima intenzione di dar modo a quell’arpia di
parlare ancora male di me, perché avrebbe significato dare altri pensieri al mio amore, ma la
pressione che mi aveva messo addosso, aveva mandato all’inferno ogni mio
pensiero razionale.
Sentii da sotto il tavolo una stretta forte alla mia mano
destra: quella mano grande, forte e calda l’avrei riconosciuta tra mille.
Cercai il suo sguardo per esserne abbagliata, ma i suoi occhi rimasero discreti
e distanti dai miei, per evitare che le occhiate attente del parentado si
fissassero ancor di più su di me. In più, il mio sesto senso aveva visto giusto:
Rob doveva aver palato davvero con suo padre, il quale cercò di rasserenarmi “Vedrai,
le passerà … “ mi disse. “No, non le passerà, Richard. Tu non l’ hai vista, tu
non c’eri in quella stanza con noi!” “Non sarò stato lì con voi, ma conosco lei
da molto più tempo di te … e credimi, non mi stupirebbe se a fine giornata il
suo umore fosse all’opposto di come sembra essere in questo momento!” “Ma ..” “Niente
ma! Ora ti racconto una cosa. Sai che quando è nato il tuo fidanzato mi ha tenuto
il muso fino al suo primo compleanno?” “Cosa?” domandai, stupita. Ero
totalmente allibita; d’altronde, ero convinta che Rob fosse il suo nipote
preferito: “ … e perché mai?" “Perché era convinta che il nome di suo nipote sarebbe stato
quello che lei stessa aveva stabilito, come era accaduto già per Lizzie. Per
Vicky invece riuscimmo a svincolarci perché le piaceva il nome di mia madre. Ma
per lui … tu sai, ormai, che nella mia famiglia c’è una tradizione ben precisa
da rispettare ”. Allora mi tornò in mente l’avvertimento della sera precedente,
e cioè che i nomi degli uomini della famiglia Pattinson, almeno i primogeniti,
erano trasmessi di generazione in generazione, fissati chissà quanto tempo. Un
lampo mi fece pensare che dovevo abituarmi all’idea di avere nella pancia,
forse, un piccolo Thomas Richard … non mi dispiaceva come nome. In fondo anche
suo padre si chiama Thomas … era incredibile quanto potessi distrarmi
facilmente in gravidanza. Poi tornai in me e a prestare la mia attenzione al
racconto di Richard, che intanto proseguiva: “Era furiosa. Ma ciò che mi stupì
maggiormente fu che la persona che si sarebbe dovuta offendere maggiormente, in
realtà rimase indifferente a tutto quel trambusto.” “In che senso? Chi si
sarebbe dovuto arrabbiare?” “Beh, vedi” sul suo viso nacque un sorriso che mano
a mano si ingrandiva “il nome di Robert doveva essere quello di mio suocero“
fino a sfociare in una grassa risata, anche se non ne capivo il motivo. Robert non
si era mai degnato di dirmi il nome del nonno scomparso. Probabilmente era un
nome talmente antico e curioso, per non dire … improponibile, che povero il mio
amore si era risparmiato una bella condanna per l’eternità. Continuò mio
suocero: “A conti fatti, per come sono andate poi le cose a Rob, gli è andata
proprio bene” “Scusa ma come si chiamava il nonno, io proprio non ti seguo
Richard …” “Possibile che Rob non te l’abbia mai detto?” “Nn,nn” scossi la
testa. Ridacchiò ancora “Beh, mio suocero portava il nome di suo padre, nato
nei primi del Novecento, allora era un nome molto in voga …” ecco, i fatti
stavano avvalorando la mia tesi … già immaginavo qualcosa del tipo Sigmund, Siegfried,
Algernoon, Fitzwilliam … passavo in rivista tutti i nomi più strambi dei
personaggi della letteratura anglofona e provavo ad abbinarli al volto del mio
angelo … come stonavano!!! Intanto mio suocero sogghignava ancora “… Edward!”
Stooooooooop!!!
Il mio cervello subì un’improvvisa frenata. Robert si
sarebbe dovuto chiamare Edward!!!
Fissai mio suocero ammutolita “Mi stai prendendo in giro
vero?” sperai che la sua risposta fosse affermativa, e che scoppiasse a ridere
come al suo solito, compiaciuto dall’espressione che era riuscito a farmi
assumere; ma la sua risposta fu negativa, non era mai stato così serio come in
quel momento. Mi girai verso Rob e lo fissai, impallidita: il nome Edward non
gli stava male, in fondo c’era un Edward in lui, marchiato a fuoco per giunta e
a voler fare una battuta … il sangue di Edward scorreva nelle sue vene … ma non
si trattava più del famoso Cullen. Non potei trattenere un sorriso, e capii
cosa intendeva dire Richard con l’espressione “in fin dei conti gli è andata
bene”: se Edward fosse stato davvero il suo nome, il ruolo di vampiro gli
sarebbe rimasto attaccato addosso per tutta la sua esistenza; i due, persona e
personaggio, sarebbero diventati davvero una cosa sola …
A fine pranzo, dopo aver mangiato il famosissimo e
tipicissimo pudding natalizio inglese, nonna Elizabeth abbandonò il suo posto a
sedere, ordinandoci di non muoverci. Dopo breve tempo, eccola di ritorno. Aveva
con se un vassoio d’argento, con tanti pacchetti regalo, tutti uguali nel
decoro: carta da regalo rossa e fiocco argenteo. Ben aderente al fiocco, ogni
pacco portava con sé un bigliettino, sicuramente con una frase benaugurante al
suo interno. Li consegnò a tutti, ma proprio tutti: ebbene sì, mi incluse nella
sua lista, doveva pur significare qualcosa … la parte più negativa di me, mi
fece balenare in mente l’ipotesi che il regalo altro non fosse che uno scherzo
per prendermi in giro davanti a tutti: ahimè, la ritenevo capace di tanta
cattiveria. Ma la parte che invece vedeva il bicchiere costantemente mezzo
pieno, mi tranquillizzò: suo nipote non glielo avrebbe mai perdonato, quindi
non avrebbe mai azzardato una manovra simile. Il mio pacco sembrava essere più
grande rispetto agli altri, strano! La scatola era quadrata, ma mi tremavano le
mani e così cercai di rilassarmi un attimo prima di scartarlo. Bevvi un sorso
della tisana di tiglio e rose che la zia Jenny mi aveva preparato al posto del caffè:
aveva detto che era una mano santa per le donne in stato interessante, e aveva
ragione. Calda, dal sapore e dal profumo inebrianti, ebbe il potere di
rilassarmi sufficientemente, placando l’impercettibile ma fastidiosissimo
tremore delle mie mani. Intanto sbirciai i regali che aveva fatto agli altri.
Fermagli per capelli impreziositi da cristalli Swarovski per le gemelle Wendy
ed Angela, un ciondolo d’argento alla più glamour Clarissa, degli orecchini di
brillanti a Lizzie, un braccialetto di pelle, impreziosito da perline pendenti,
alla più sportiva Vicky. Non osai guardare oltre; certo non aveva badato a
spese. Vidi però, un luccichio nelle mani di Rob: nella scatola di un
gioielliere facevano bella mostra di sé un paio di gemelli da polso, in oro
bianco, con un brillantino ciascuno. “Mi ero stufata di vederti degli insulsi
bottoni sulle camicie che indossi sui red carpet. Così ho deciso di porvi
rimedio!” spiegò così a Robert il regalo; era sempre molto attenta ai
particolari, bisognava dargliene atto “ e poi guarda che fortunata coincidenza,
sono anche riuscita a farti un regalo adatto per il fidanzamento: questi potrai
indossarli con l’abito del matrimonio, saranno perfetti.” A dire il vero, avrei
da obiettare: Robert è perfetto comunque, con o senza gemelli d’oro ai polsi. La
cosa che più mi sbalordì, fu il sorriso che le vidi stampato sulle labbra: non
più una forzatura, una paresi di circostanza, ma un sorriso vero, dedicato a
quel nipote per cui aveva tanta cura ed apprensione … poi, con mia sorpresa, mi
rivolse la parola per la prima volta
dall’inizio del pranzo “e tu, Kristen, non lo apri il tuo regalo?” il
suo tono di voce non era severo e acido come lo ricordavo; chissà, i dolci che
si era pappata l’avevano ammorbidita … sembrava piuttosto in apprensione, come
se temesse che il suo regalo potesse non piacermi. Abbozzai una smorfia di
consenso, e mi affrettai ad aprire il mio pacchetto. Era una custodia di
velluto nero. Sicuramente anche il mio regalo proveniva, come quello delle
altre ragazze, da una gioielleria. Riprese a parlare, prima che l’aprissi: “Ad
essere sinceri, è un regalo dell’ultimo minuto …” Allora si era ricordata di me
solo perché suo nipote non aveva gradito la sua ostilità: ma come potevo
pensare che le cose potessero essere andare diversamente. Continuò: “ … non
fraintendermi, non voglio dire che ho deciso di farti un regalo solo adesso”
stava cercando di salvare un po’ la faccia, dopo la figuraccia che stava
facendo, si vedeva che arrancava “è solo che ho capito all’ultimo momento che
il regalo che avevo deciso per te mi sembrava troppo poco … avanti, ora puoi
aprire.” Mi guardava con occhi diversi, più attenti, ma anche più dolci. Forse
dovevo darle fiducia, forse quello che mi aveva detto corrispondeva alla verità.
Aprii la custodia e quel che vi trovai andava aldilà di ogni mia aspettativa.
Un meraviglioso filo di perle bianche, a girocollo. Rimasi senza parole. Tanta
la confusione mentale che non mi accorsi del vociare che si era alzato attorno
a me. Di sfuggita intravidi la zia Hailey portarsi una mano davanti la bocca,
come a reprimere lo stupore “Mamma … la collana che ti ha regato papà … quella
del tuo matrimonio?” ... o forse invidia, forse avrebbe desiderato vederla al
collo di sua figlia, Clarissa. Ma lei le rispose per le rime: “Che sposa
sarebbe, senza un filo di perle al collo!” Robert mi guardava soddisfatto, come
se fosse stato certo che quel dono avesse appianato le nostre divergenze. Sperava
forse di comprarmi, di comprarci? A mio modo di vedere era ancora troppo poco,
nonostante il valore che potesse avere quella collana, sia materialmente che
affettivamente. Intanto Rob mi porse il biglietto che accompagnava il regalo;
ero talmente stordita che me ne dimenticai completamente. Si vedeva che era
stato scritto di fretta, perché a differenza degli altri la calligrafia non era
precisa e minuziosa, ed era stata usata una penna normale, anziché la
stilografica, per evitare macchie e sbavature: aveva avuto, quindi, poco tempo
per scriverlo. Forse lo aveva preparato dopo il nostro incontro.
Carissima Kristen,
ti scrivo qui quello
che, per colpa del mio pessimo carattere, non il coraggio di dirti di persona.
Ho cercato il meglio
per mio nipote, ma mi sono dovuta capacitare che la completezza non esiste. Allora
ho tentato di scovare qualcosa che ti rendesse giusta per lui ai miei occhi.
Guardavo … ma non osservavo davvero. Poi
ho capito il mio errore. Mi sono soffermata all’esterno senza esplorare la tua
anima. È stato lì che ho compreso cosa dovessi indagare. Ho scrutato i vostri
occhi, e vi ho visti riflessi l’uno in quelli dell’altro. Ecco il segno: lui ti
ha scelta, cosa potrebbe renderti meno perfetta?
Buon Natale,
nonna Elizabeth
Ero senza parole. Ero felice.
Era davvero tutto finito.
FINE
ANGOLO DELL'AUTRICE
Grazie!!!
Un
grazie di cuore a tutti quelli che nel tempo hanno seguito, chi con
più costanza, chi di meno, la mia prima fan fiction. spero di
essere stata una discreta autrice, di non avervi annoiato troppo, e di
essere degna delle vostre attenzioni, anche per il futuro. Grazie a
chi, indegnamente, ha inserito questa storia tra le sue seguite, e
ancor di più a chi l'ha posta tra le preferite.
Ringrazio
chi, con i suoi commenti , mi ha dato preziosi consigli o ha esternata
le sue emozioni ed impressioni. Non avete l'idea di quanto sia
importante tutto questo per un autore. E' motivo di crescita, di
miglioramento. E' tensione positiva, come dico io.
arrivederci alla prossima storia, e mi raccomando...commentate numerosi!!!
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