Unpredictable

di IsidarMithrim
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** JACOB BLACK - Imprinting ***
Capitolo 2: *** Odio Le Bionde ***
Capitolo 3: *** Ricordatemi di uccidere chi ha inventato il proverbio Vita da Cani ***
Capitolo 4: *** Intrighi di Tribù. ***
Capitolo 5: *** Allarme Victoria...NO, Allarme e Basta! ***
Capitolo 6: *** LEAH CLEARWATER - Quando si dice che il tempo lenisce ogni ferita...prendetelo in parola! ***
Capitolo 7: *** L' Umano e la Lupa ***
Capitolo 8: *** Avvelenato ***
Capitolo 9: *** Tregua ***
Capitolo 10: *** JACOB BLACK - Non c'è scampo al proprio destino ***
Capitolo 11: *** Chi vuole un calippo per merenda? ***
Capitolo 12: *** Che succederebbe se la clessidra si fermasse? ***
Capitolo 13: *** Ditemi in bocca al.... vampiro! ***
Capitolo 14: *** EPILOGO ***



Capitolo 1
*** JACOB BLACK - Imprinting ***



Ero seduto al posto del guidatore nel pick-up di Bella. La tenevo stretta fra le mie braccia nude, sentendola direttamente sulla pelle.
Il contatto mi provocava brividi impercettibili ai suoi sensi umani…ma che per me significavano molto: il mio amore per lei cresceva di giorno in giorno, di ora in ora, di minuto in minuto.
L’abbracciavo. La stavo stringendo fra le mie braccia.
Come gesto non era un granchè. Erano i sentimenti, le emozioni e purtroppo le riflessioni che impetuose turbinavano nella mia mente…a confondermi. La sua testolina color cioccolato posata delicatamente sul mio petto febbricitante, le sue guance rosee contro di me, i suoi occhi semichiusi...chissà cosa tutto le frullava in testa, chissà se anche lei stava vivendo come me quel momento.
Sentirla piccola e fragile nella mia stretta forte e decisa, pensare anche solo per un minuto di poterla avere.
Chiusi gli occhi.
“Ah Jacob, Jacob…quanto male ti farai quando Cullen tornerà a riprendersela” sussurrava la mia saggia coscienza al mio cuore ribelle.
“Taci menagramo! Cullen l’ha abbandonata!” ribatté la parte di me più coraggiosa “Non tornerà a riprendersela, e se lo facesse…bè, troverà pane per i suoi denti, o meglio, per le sue schifosissime zanne!”
“Non ci riuscirai Jacob…Ama di più lui. Sei solo un rimedio. Un rimedio al suo temporaneo Mal-di-Cullen. Lei crede di amarti. Ama l’idea della serenità che tu le infondi. Ama gli effetti della tua cura. Ama starti attorno. Ma non ama te. Per lei sarai sempre e solo il piccolo Jacob Black incontrato in spiaggia. Il mezzo per arrivare alla consapevolezza dell’amore per l’unico uomo della sua vita. Gliela servisti su un piatto d’argento Jacob, quella notte”. Quella bastarda sapeva il fatto suo.
“No. No. No! La vedo! La sento diamine! Guardala! Guarda come corruga la fronte, guarda la ruga fra le sopracciglia…è confusa! Cullen manca da troppo…troppo tempo! Io non sono un semplice anti-dolorifico! Io sono i punti di sutura! Io sono colui che ha cicatrizzato una ferita che altrimenti l’avrebbe uccisa! Io l’ho ascoltata piangere per lui, io le ho promesso che non l’avrei mai abbandonata, io la sto tenendo fra le braccia ora! Cullen dovrà fare i conti con questo. Non si cancellano 8 mesi così. Non è possibile. E anche se Bella dovesse scegliere lui…bè…io sarò sicuramente una parte importante della sua vita”.
Urlavo quelle considerazioni dentro di me affinchè sembrassero vere alla mia coscienza riluttante e scettica. In fondo c’era una parte di me che aveva conservato ancora un po’ di amor proprio. Peccato che non l’ascoltassi.
No, preferivo di gran lunga la mia tendenza al masochismo. Era più appagante. Per ora.
Improvvisamente, mentre mi perdevo in macabre elucubrazioni accadde una cosa che non mi sarei mai, e poi mai aspettato.
Bella alzò delicatamente il volto affondato nel mio petto per guardarmi negli occhi.
Ah! Il colore delle sue iridi…che meraviglia perdersi dentro di essi! Mi sorrise, era un lieve rossore quello che le era affiorato sulle guance?
Lentamente portò le labbra all’altezza della mia spalla sinistra…e con una delicatezza innata ve le posò sopra.
Chiuse gli occhi…sembrava assaporare quel momento…quando gli riaprii io ero incredulo. Dentro di me era appena scoppiata una guerra, che nel giro di una frazione di secondo era stata sia combattuta che vinta.
Le fazioni che si scontravano erano la coscienza nonché amor proprio, e l’ottimismo masochista…inutile dire che in preda ad una babele di emozioni il Jake masochista aveva assestato un sonoro calcio nel deretano del Jake saggio.
Ma ora no.
Ora non era più finzione. Ora era realtà. Ora avevo la certezza che Bella sarebbe stata mia. Quel gesto mi toglieva ogni dubbio! Ogni ripensamento!
La guardavo negli occhi. Nei suoi leggevo determinazione, nei miei…bè a vedere la sua reazione quello che c’era nei miei le piacque e la soddisfò. Ringraziai la melanina che dava i pigmenti più scuri alla mia pelle, che nascondeva il leggero rossore (Maledizione! A furia di stare a contatto con Bella cominciavo ad emularne perfino le smancerie da femmina…Bah!), ma fu questione di un attimo perché contemporaneamente strinsi la presa attorno alle sue spalle, facendo scendere le mani fino alla sua vita, avvicinandola a me.
Presi un’impercettibile boccata d’aria e le parlai.
<< Bella…ma che… >> incespicavo nelle mie stesse parole e lei posandomi un dito tremante sulle labbra, che dischiusi leggermente per baciarle il polpastrello, mi fece segno di fare silenzio e lasciarla parlare. Prego fai pure! Sentiamo come spieghi l’onda anomala che mi ha appena travolto, cara.
<< Jake… >> incominciò titubante << …so di essere stata imperdonabile quella volta al cinema. Ho messo in chiaro le cose con te, forse sono stata anche un po’ rude nel cercare di farti entrare in testa…un’idea che non avevo! Ho messo in chiaro le cose con te…ma con me no. Quello che io veramente pensavo era tutt’altro. Vedi, il mio cuore è molto simile ad una clessidra ora come ora, i granelli che segnano i secondi cadono rumorosamente da un’ampolla all’altra svuotandone una, riempiendo l’altra. L’altra ampolla sei tu Jake. Ciò che provavo per Edward sta scomparendo, il tempo non si ferma. Continua a scorrere… >> abbassò lo sguardo e ritrasse il dito dalle mie labbra, stava evidentemente andando alla ricerca delle parole giuste, lasciandomi ancora senza fiato.
Riprese, questa volta sicura di quello che avrebbe detto, mi guardava negli occhi decisa << La speranza che Edward torni sta svanendo, e il mio amore per lui non è più forte come una volta. Come si può amare un’illusione? Come posso amare un illusione, quando tutto quello che desidero dalla vita mi sta guardando negli occhi ora, mi sta stringendo fra le braccia ora? Certo, Edward non lo dimenticherò mai. Le emozioni che ho vissuto con lui sono state preziose…ma innaturali. Se penso che ero pronta a morire per lui…ho i brividi, ho i brividi per essere stata così cieca! Perdere queste sensazioni >> si avvicinò e posò la testa sul mio petto caldo, la temperatura doveva essere salita in quel momento, e incrociò le braccia attorno al mio collo, strette…non mi avrebbe mai mollato.
<< Perdere queste sensazioni! Perdere la mia umanità…per cosa? Per la perfezione? Oh Jacob Black! Preferisco rimanere umana e senza doti particolari, ma con l’amore della mia vita a rendermi felice e a compensare tutto ciò, piuttosto che un’eternità nei panni di una divinità passata a pensare a cosa avrei perso >>.
E tacque.
Ogni parola da lei detta era una conquista. Avevo saltato a piè pari un abisso. Un’onda anomala si era abbattuta su di me, e si era infranta senza smuovermi di un millimetro. Avevo preso il posto di Atlante nel reggere la terra…e non mi era sembrata niente di più che una piuma. La mia Bella. La mia Bells. Sentivo irradiarsi dallo stomaco, verso ogni angolo del mio corpo, una consapevolezza crescente di una nuova forza dentro me. Andava oltre il semplice desiderio ancestrale di ogni uomo di conquistare la sua donna, era molto più di tutto questo. Nel mondo a noi conosciuto non esisteva niente paragonabile all’alchimia che stava accadendo dentro di me.
Quando rialzò lo sguardo su di me, pronta a continuare, mi parve di non averla mai guardata prima. Il mio cuore improvvisamente sembrava essersi ingrandito.
Uno spazio extra, no… che dico, un secondo cuore era nato affianco al primo, che sembrava invece essersi rimpicciolito per essere poi inglobato dal nuovo cuore. Al centro del mio nuovo cuore solo lei.
Si, l’ampolla superiore era stata svuotata, ma l’ampolla inferiore aveva sigillato all’interno di essa tutto il suo contenuto, e anche rovesciandola…<<… Anche rovesciandola niente passerà più attraverso >> conclusi a voce alta i miei pensieri suscitando curiosità e sgomento in lei:
<< Come dici Jake? >> leggevo preoccupazione nei suoi occhi, no amore mio, non devi essere preoccupata << Non so la tua clessidra Bella…ma la mia ha smesso di funzionare proprio adesso >>.
Non aveva capito. Ma sicuramente non ebbe più dubbi quando con uno strattone improvviso la portai sulle mie gambe stringendola per i fianchi, e dolcemente, con una mano dietro la sua soffice nuca, l’avvicinai a me, verso un punto di non ritorno.
La colsi di sorpresa, perché si immobilizzò per una frazione di secondo…per poi aggrapparsi ancora di più a me.
Ci baciammo.
Era duro ammetterlo…ma non avevo mai baciato una ragazza prima d’ora, non così. Le volte che Embry e Quil mi avevano letteralmente costretto a giocare a “Sette minuti in paradiso”con le ragazze che ogni tanto venivano dalla riserva Makah, non erano neanche minimamente paragonabili!
Cazzo come baciava bene…tanta pratica con la sanguisuga
eh? Non importava. Non importava più niente ormai.
Recuperiamo il tempo perduto. Le nostre bocche si muovevano assieme, e le nostre lingue seguivano il ritmo dei battiti accelerati dei nostri cuori. Assaporai Bella. E mi piacque molto.
Dalla vita, feci salire le mani alle sue spalle, la volevo sempre più vicina…volevo che il suo corpo si modellasse sul mio, volevo sentirla. Lei capì perché strinse la presa sulla nuca e con le gambe mi cinse i fianchi.
Che passione! Ma anche…molto dolce mentre mi accarezzava i capelli…allora mi sorpresi a interrompere delicatamente il bacio la cui temperanza passionale stava scemando, per baciarle delicatamente l’angolo sinistro della bocca. Seguii una linea immaginaria lungo la mascella candida per risalire agli occhi color cioccolato che ora si erano aperti e mi fissavano adoranti.
Chissà che cosa riflettevano i miei. Le sussurrai piano << Chiudi gli occhi… >> la mia voce si era arrochita data la complessità del momento, lei ubbidì e io posai delicatamente le labbra sulla sua palpebra sinistra mentre sussurravo << Un bacio per ringraziarti dei magnifici occhi che hai…e che hanno il potere di sconvolgermi ogni volta che mi ci immergo >> tremava, un momento era un singhiozzo o un sospiro quello che sentii?
Decisi che non mi importava.
E continuai.
Baciai il punto fra le sopracciglia, dove veniva sempre a crearsi quell’adorabile rughetta che la caratterizzava tanto << Un bacio perché sono lusingato di essere la causa dei tuoi dubbi, e il soggetto dei tuoi pensieri >> e poi piano all’altro occhio << Un bacio, perché ti amo. E spero di vedere riflessa nei tuoi occhi la luce che oggi ha illuminato la mia notte >>. Non mi accorsi delle lacrime che nel frattempo le avevano rigato il volto. Con un bacio asciugai anche quelle, ma lei preferì distogliermi da quell’attività, vederla piangere per me mi riempiva sempre un po’ di orgoglio, per cercare con le mani il mio volto e avvicinarlo ad un palmo di naso dal suo.
Ora mi vedevo chiaramente: il ragazzo che si rifletteva negli occhi caldi di Bella era un uomo. Un uomo ora completo. Un uomo che era morto e rinato, ad opera di una ragazza, di una donna, che sarebbe sempre stata sua.
<< Un saggio una volta disse che tra l’amicizia e l’amore c’è la distanza di un bacio >> osservò guardandomi negli occhi sorridendo. Allora presi le sue mani e togliendole dal volto le appoggiai sul mio petto, la mano destra sul mio cuore e le risposi << direi che noi l’abbiamo superata senza nessun problema! >> rise. Che suono soave per le mie orecchie sensibili quella risata. Possibile che ora la sentissi con una maggior chiarezza? “Ah Jacob, Jacob…ti sei istupidito.
Tra un po’ ti metterai al collo un guinzaglio e scodinzolerai seguendola mentre va a fare shopping” E che diamine di nuovo la coscienza? “Ma stare zitta no? Interrompi sempre nei momenti meno opportuni? “Annusa un po’ l’aria qui intorno caro il mio sbruffone…e vedrai che non sono la sola ad interrompere i momenti clou”. E lo notai. Fino ad allora non ci avevo fatto caso perché avevo di meglio a cui pensare. L’importante era che Bella non si fosse accorta di nulla. Al resto ci avrei pensato io.
Lentamente mi girai, e fissai con rabbia, determinazione, convinzione due increduli occhi gialli nascosti fra la vegetazione.

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Capitolo 2
*** Odio Le Bionde ***


Un odore inconfondibile giungeva dalla boscaglia, dritto dritto alle mie narici.
Un odore di vampiro. Dolciastro e nauseabondo.
Bella si accorse che storcevo il naso, e subito il suo corpo fu scosso da un tremito preoccupante, le pupille le si dilatarono, sembrava appena uscita da un libro di Stephen King! Sapeva perfettamente a che cosa era dovuta la mia reazione.
Dannazione! Avrei dovuto fare più piano.
Se c’era una cosa che non volevo, era che qualche sanguisuga venisse a turbare quel momento celestiale.
D’altro canto, se c’era una cosa che non mi aspettavo, era che il dolore che Bella stava provando in quel medesimo istante, lo percepissi anch’io come se dei pugnali d’argento mi si conficcassero lungo tutta la spina dorsale, per poi culminare con la pugnalata mortale nel cuore.
D’altronde…ero un invincibile licantropo, e cosa se non i pugnali d’argento avrebbero potuto farmi fuori?
Comunque, sta di fatto che se Bella soffriva, io soffrivo per riflesso. Sorrisi. Bella se ne accorse perché forse smise di tremare, però l’espressione stralunata non intendeva andarsene.
<< Ehi Bells, calma, nessuno ti vuole dissanguare >> ridacchiai. Chissà da dove spuntava tutta quella voglia di fare ironia indesiderata.
Risultato? Mi guardò storto, con un’espressione che voleva intimidirmi. Che tenera quando cercava di fare la dura.
<< Non c’è niente da ridere Jacob. Perché è qui? >> sapevo a chi si stava riferendo. Sapevo anche perché quelle tre parole le gravavano addosso (e anche a me) come se fossero macigni…ma aveva sbagliato.
La persona, o meglio, il vampiro a cui si stava riferendo, o meglio che intendeva, non era quello. E per fortuna aggiungerei. Sennò la mia reazione non sarebbe stata così controllata.
Dal momento in cui quel paio di strani occhi mi avevano fissato, o meglio, ci stavano fissando. Di una cosa ero stato immediatamente certo. Non era Edward. Nel suo sguardo vi era solo pura curiosità, mista a sorpresa e… era soddisfazione e compiacimento quello che avevo visto in quello strano luccichio?
<< Jacob? >> la voce impaziente di Bella mi fece tornare alla realtà. Stava morendo. La vedevo sempre più bianca, l’attesa la stava divorando. Pretendeva di sapere subito se la scelta che aveva fatto le si sarebbe ritorta contro…e allora entrambi, avremmo dovuto fare i conti con lui.
No. Non ci volevo neanche pensare. Mi affrettai a toglierle ogni dubbio.
<< tranquilla Bells non è Edward >> come sempre, pronunciare il suo nome la fece sussultare. Ma è vero anche che la riscosse da quella velenosa catatonia, che aveva il potere di gelarla manco fossimo stati in Antartide a prendere fresco sotto un ghiacciaio in compagnia di pinguini.
Sbattè le palpebre e respirò a fondo. Si, si era decisamente ghiacciata. L’abbracciai per “scongelarla”, tanto l’impressione mi era sembrata reale.
<< Allora chi è? >> era ancora un po’ nervosa.
Non mi aspettai di sentirmi rispondere così velocemente. Anche io volevo che finisse in fretta?
<< Rosalie >>
Spalancò le palpebre e si staccò da me talmente velocemente che la vidi catapultarsi verso la portiera, e litigare con questa che non mostrava la minima intenzione di aprirsi. Sbuffando la presi per le spalle, e la costrinsi a guardarmi.
<< Isabella! Calmati >> la guardai negli occhi. Questa volta però fu lei a sciogliersi nel mio sguardo. Perché fece un impercettibile movimento affermativo con la testa e respirò.
<< Ne so quanto te sul perché sia qui. Una cosa è certa. Non è stata mandata da Edward >>
Di nuovo lo scossone. Questa volta però sembrava preparata.
<< E allora? Che cosa vuole? >> si stava affannando. Non trovava una risposta…e nemmeno io.
<< Bè, andiamo a chiederglielo >> e con un movimento fulmineo fui fuori dalla macchina, le aprii la portiera con molta galanteria, e la feci scendere. Ma soprattutto, la presi per mano. Non l’avrei mollata con tanta felicità. Tantomeno mi avrebbero staccato da lei con altrettanta semplicità. Il mio nuovo cuore non l’avrebbe permesso.

Rosalie ci aspettava a braccia conserte, vestita in un modo che sarebbe sicuramente stato sexy, inoltre un duro colpo per i miei ormoni, se non fossi stato già innamorato, nonché suo acerrimo nemico. Sta di fatto che non la guardavo assolutamente in quel modo. La odiavo troppo.
Bella la mio fianco sussultò per l’effetto inconscio che suscitava in lei. Pensai che la sua autostima doveva essere ottantamila leghe sotto i mari ora. Non importa. Per quanto mi riguardava, Rosalie non era minimamente paragonabile alla mia Bells. Vinceva 100 a 0 palla al centro.
<< Cane, Bella >> apostrofò.
<< Salve sanguisuga platinata, qual buon vento? >> risposi “educatamente” al saluto.
<< Rose…che ci fai qui? >> Bella ovviamente era immune al nostro scambio di… ehm …saluti.
<< Tranquilla Bella rilassati, non sono qui per conto suo >> che stronza. Sentii salire un ringhio dentro di me, diretto al modo in cui aveva osato parlarle.
Rosalie alzò gli occhi al cielo, palesemente annoiata,
<< Ah Bella, potresti tenere a bada il tuo fido? La mia pazienza ha un limite >> non fosse stato per la piccola mano di Bella che stringeva la mia, la sua chioma biondo platino sarebbe stata già trasformata in gomitolo. Bella mi guardò come se avesse letto nei miei pensieri la brutta fine che stavo per far fare alla bionda, in segno di ammonimento.
<< Parla Rose >> si avvicinò a me ancora di più per mettere in guardia la bionda. Voleva chiaramente farle capire che ora Edward non poteva più niente. Che aveva fatto la sua scelta. E la sua scelta ero io. Se fossimo stati in un’altra occasione, avrei sicuramente pianto come un moccioso. La mia Bells.
Tempo di ravvivarsi la lunga chioma bionda (e di spedirmi così dritto in faccia il suo puzzo di vampiro) e cominciò << Sono qui per conto di Alice, Bella. Non è venuta lei di persona perché non voleva allarmarti >>
<< Lurida succhiasangue e tu cosa staresti facendo? >> sputai fra i denti. Un tremore bollente mi percorse la spina dorsale. E come a volerlo fermare, Bella mise la sua mano fra le mie scapole. Smise all’istante.
Rosalie continuò imperterrita, rivolgendosi solo a Bella, piantandole addosso quegli odiosissimi, e malvagi (si, ero pronto a giurare che lo sguardo di Rosalie Hale era malvagio) occhi gialli.
<< Ti ha visto saltare Bella. Ti ha visto cadere dallo scoglio, e poi più niente. Nero totale. Ha temuto il peggio, stava impazzendo: voleva dirlo ad Edward, ma ha previsto le conseguenze che ne sarebbero scaturite >> erano brividi di paura quelli che la scossero impercettibilmente? Rosalie, (quella Rosalie?!) che aveva paura?!
<< Apprendendo la notizia della tua apparente morte, e ti giuro che i presupposti erano quelli dalla visione che Alice mi ha descritto, si sarebbe catapultato dai Volturi in Italia>> che?! E chi diamine erano i Volturi? Leggendo lo sgomento sulla mia faccia la stronza si spiegò.
<< Per dirla in termini per te più comprensibili cane, sono l’equivalente di un vostro capobranco. Sono il nostro Alfa. E se si infastidiscono non si limitano ad abbaiarci contro e a farcene andare con la coda fra le gambe. Ci distruggono. Ci polverizzano. Fine. >> Ah. Ah. Ah. Ma che simpatica. Provavo simpatia per qualsiasi entità potesse porre fine alla vita della bionda.
Un mezzo sorriso mi attraversò il viso, e a Bella non sfuggì, con il risultato che mi guardò male. Per carità! Dovevo insegnare a questa ragazza un po’ di ironia!
Lei sapeva sicuramente di cosa la bionda stava cianciando perché la incalzò << Continua, Rose >>.

Rosalie le si avvicinò e incrociando di nuovo le braccia riprese << Insomma Bella, Alice mi ha mandato qui per verificare se la sua visione fosse giusta. Prima di avvisare Edward. Non so nemmeno io come abbia potuto convincermi! Ho cercato di dissuaderla dal farlo, ma lei non ha voluto sentire ragioni! Mi ha minacciato che se avessi detto qualcosa ad Edward…si sarebbe messa di impegno per far si che le previsioni negative che ha, quando le espongo alcuni miei dubbi, si avverassero. Piccolo mostriciattolo! A quel punto ero totalmente in suo pugno. Ed eccomi qua. Tu sei viva e vegeta, te la spassi alla grande con il cane, e io posso tornarmene a casa mia altrettanto allegramente >> concluse il suo tedioso discorso. La sua voce mi dava sui nervi. Ogni mia cellula la detestava. Se Bella fosse…no non ci volevo pensare, insomma nemmeno in quell’occasione qualcosa si sarebbe potuto smuovere in quell’arpia! Non ci volevo proprio pensare.
Fu Bella ad interrompere le mie (ancora una volta) macabre fantasticherie.
<< Innanzitutto Rose, io non me la sto spassando per niente >> disse altrettanto velenosa. Oh. OH. Evvai! Vai Bella, strappale la testa! Ehm…metaforicamente parlando.
<< Nessuno ti ha chiesto di spiarmi Rose, di certo Alice non ti avrà minacciato per farti venire qui a spettegolare sulla mia vita, che fortunatamente >> si girò per guardarmi con uno sguardo che mi sciolse << sta riprendendo il suo naturale - e sottolineò la parola naturale - corso.
Lo ripeto a te in modo che possa dirlo ad Alice, che spero non me ne voglia, ma che così potrà capire una volta per tutte il motivo per cui ora, mi sto arrabbiando. Edward mi ha lasciato Rose.
L-a-s-c-i-a-t-o. Se n’è andato mesi fa. E voi con lui. Ha interrotto ogni contatto con me. E con mio grande dolore, voi avete fatto lo stesso. Ma mi è servito. Non spreco neanche tempo a spiegarti in che condizioni mi ha ritrovato il branco di Jake. Non capiresti. Quello che ti deve essere chiaro ora è che sono felice.
F-e-l-i-c-e. Con Jacob. Lui è stato quello che ha curato la mia ferita. Non si è sostituito ad Edward, perché è ben lungi dall’essere come lui. Edward avrà sempre un posto speciale nel mio cuore. Ma ora il mio amore per Jacob è l’unica cosa importante. Nient’altro. Ti prego Rose, non venite mai più a turbare la mia quiete. Forse un giorno…saprò perdonare tutto questo. Ora no. Non ora… >>
Ero incredulo.
Non sapevo che dire. Erano le parole più sincere che avessi mai udito. E soprattutto dette dalla mia Bells! Il modo in cui si era rivolta a Rosalie… che era incredula quanto me, se non di più! Era questo che pensava di me? Ero veramente il suo…amore? Ero diventato quindi più di un semplice amico? E poi ovvio che non sarei stato come Edward! Io non l’avrei mai lasciata. Era il mio cuore, la mia vita. Come avrei potuto commettere un suicidio lasciandola? Ero masochista, si…ma alla pellaccia ci tenevo.
Focalizzai la mia attenzione sulla sanguisuga platinata che avevo davanti. Quello sguardo malvagio non era più tanto presuntuoso ora che Bella l’aveva presa a calci in quel culo di pietra!...A parole.
Non saprei dire che emozioni le solcarono il viso in quel momento. Ma sembrò…rassegnata. Si, rassegnata era la parola adatta. Che le dispiacesse davvero? Che il suo cuore congelato fosse capace di funzionare? Si riavviò una ciocca bionda dietro un orecchio, ricomponendosi.
Bah, non mi interessava guardarla oltre, Bells piuttosto…il mio nuovo cuore aveva spazio solo per lei in quel momento. Lei era il mio cuore. Sembrava esausta. Come se quello che aveva detto, le fosse costato grande fatica.
Era proprio così.
Tante emozioni, tanti sentimenti, confessati tutti una volta sola, e per lo più ad una persona che non le era amica, l’avevano affannata. Istintivamente, come una chioccia porta sotto la sua ala i suoi pulcini, io abbracciai la mia Bella. E lei sembrò rincuorata da quell’abbraccio, perché socchiuse gli occhi e si lasciò cullare.
<< Shh…è tutto ok piccola. Sei andata alla grande >> la rincuoravo.
Sembrò non gradire la premura perché mi guardò male << Jacob non mi sfottere, solo perché ho voglia di abbracciarti (e perché la tua stazza ricorda quella di un mammuth e la sottoscritta in confronto a te è una formica), non vuol dire che mi devi fare da mamma. Ho sufficiente maturità per entrambi >>
Risi.
<< Lo so, lo so. Era per esentarti dal compito di adulto una volta tanto Bells >> e sbuffò.
Nel frattempo Rosalie ci guardava, evidentemente conscia di essere un estraneo che invadeva un momento che non le riguardava. Però. Ora la bionda aveva imparato anche l’educazione. Dovevo ricordarmi di ringraziare Bella per averla messa in riga.
<< Bene. Il mio lavoro qui è finito. Bella, bè…ti auguro tutta la felicità. No che dico, la felicità è temporanea. Ti auguro tutta la serenità di questo mondo. Edward sarà rincuorato nel sapere che sei finalmente serena. E forse si darà pace. Anche se la sua luna non brillerà più per lui. In quanto al mio comportamento ti chiedo scusa. Un giorno…se ci rivedremo…spero che vorrai sprecare un po’ di tempo per ascoltare la mia storia. E forse quel giorno tutto ti apparirà meno astruso. Ca… Jacob. I miei ossequi >>
Eh?
<< Addio >>.
E veloce come era arrivata, se ne andò. Niente si mosse al suo passaggio. Solo un’orribile spostamento d’aria che mi colpì in pieno con la puzza. Storsi il naso, e tornai ad occuparmi del mio cuore, che sembrava curiosamente attratta dai miei occhi. E le diedi modo di scrutarli ancora più da vicino chinandomi su di lei per baciarla.

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Capitolo 3
*** Ricordatemi di uccidere chi ha inventato il proverbio Vita da Cani ***



Devo scusarmi per l'assenza, mi farò perdonare postando due capitoli di seguito. Ma prima, ringraziamenti alle due lettrici che mi hanno commentato i primi due capitoli!

x marpy: grazie mille! E' molto bello per me avere già una fan alla mia prima fan fiction! Spero che questi capitoli possano farmi perdonare l'assenza, ma soprattutto che ti piacciano! Grazie mille per il commento!

x ilariaechelon: Grazie mille anche a te! Sono contenta che ti piaccia, e anche che la trovi strana, vuol dire che esce almeno un po' dagli schemi ordinari. Grazie mille!

Ringrazio matrix per aver aggiunto ai preferiti questa storia...sarebbe gradito anche un commentino ;)
------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- Correvo.
Correvo con tutta la foga che i miei polmoni mi permettevano. Cioè tanta. Ero finalmente a quattro zampe. La giornata precedente era stata carica di emozioni per il mio cuore semi-umano…che era scomparso, inglobato nel nuovo cuore, il cuore di Bella. Dopo averla lasciata sotto le coperte del suo letto, le avevo promesso che sarei tornato il giorno seguente, ma che per ora, a malincuore, dovevo andare dal vecchio. Billy non era ancora andato in paranoia quando tornai, ma quasi.
"Povero piccolo Jake". Dannazione Leah! Sempre in mezzo alle palle!
"Semmai tu che urli i tuoi insulsi pensierucoli su quella ragazzina".
La voce di Sam interruppe questo nostro cicaleccio, "Leah dacci un taglio per favore! Jake raggiungi Quil". C’erano stati avvistamenti riguardo Victoria, la vampira rossa che dava la caccia a Bella. Pare che si fosse nutrita di recente…il ritrovamento di un ragazzino di appena 16 anni (che cavolo era mio coetaneo!) completamente dissanguato, aveva sortito un pessimo effetto sulla nostra autostima, poichè in qualità di protettori eravamo obbligati ad evitare conseguenze come quella.
"Pessima storia fratello". Quil si aggiunse ai miei pensieri, evocando le immagini del corpo esanime.
"Ah finiscila Quil!". Ero troppo di buonumore per farmelo rovinare così.
"Sentitelo! Il cucciolo è di buonumore!" Che donna insopportabile.
"Si Leah, lo so che tu e il buonumore siete in pessimi rapporti".
Jacob 1 Leah 0.
"Bè presentamelo allora".
La ignorai. Bisticciare con Leah era divertente fino ad un certo punto. Decisi di superarla (per lei sarebbe stato sicuramente un affronto), per il puro gusto di irritarla.
Ma non rispose alla provocazione, piuttosto, si scostò dalla mia destra per andare a correre vicino a Seth. Strano.
Mah, i comportamenti strani di quella ragazza mi interessavano ben poco. Arrivammo al punto dove le tracce si moltiplicavano.
Sam parlò, "Bene fratelli, da adesso in poi ci divideremo. Percorreremo il perimetro dalla riserva fino alla costa, fiancheggeremo per qualche chilometro la zona dei Cullen tanto per assicurarsi che non si sia rifugiata lì pensando di mescolare l’odore con quello ancora presente, sebbene in parte dei Cullen. Arriveremo fino a Seattle. Ovviamente assegnerò a ciascuno un quadrante".
Bene, un po’ di sana corsa e caccia al vampiro.
"Figo! E se la troviamo ci spartiamo i pezzi?"
Quil. Sempre il solito. Se ci sono delle grane da risolvere, state pur certi che lui sarà sicuramente in prima fila.
"E come potrei perdermi un po’ d’azione? Jake ti sei per caso rammollito?"
Ringhiai.
"No stupido cane, solo ci tengo alla pellaccia. Ho una pulzella a cui badare io. Al contrario di te. Sai com’è, se non mi ammazzano è meglio." Mi parve di vederlo scuotere il testone peloso come segno che si era rassegnato all’evidenza.
In fondo, non aveva tutti i torti. Da quando avevo subito l’imprinting, ero ufficialmente entrato a far parte del club delle teste per aria. Oppure degli occhi dolci. Insomma, qualsiasi cosa avesse a che fare con le smancerie da innamorati. Ma che ci potevo fare? Era troppo appagante come sensazione. Un po’ di rammollimento in fondo non faceva male a nessuno.
"Ah ah ah! E bravo Jake".
Sam aveva ascoltato la nostra conversazione. Ma al contrario di molti, i suoi pensieri non erano invadenti, né tantomeno avevano intenzione di importunare le menti altrui per catturare qualche particolare piccante che cercavamo, nostro malgrado, di nascondere.
No.
Lui era una guida. Era anche per questo che non volevo prendere per nessun motivo al mondo il suo posto. In fondo, dentro di me c’era una piccola parte pettegola. Merito di quella vecchia comare di mio padre. Lui e Charlie non facevano altro che spettegolare al telefono ore e ore. Come se non lo sapessi che invece di scambiarsi i risultati delle partite, ciarlassero di me e Bella. Bah! Valli a capire i vecchi.
Sam interruppe i miei pensieri per proiettarmi in altre questioni più importanti. "Jacob e Paul, voi batterete il perimetro a est della zona dei Cullen. Solite raccomandazioni. Segnalate mentalmente la vostra posizione ogni ora. Nel caso trovaste tracce fresche NON seguitele. Bensì chiamate in aiuto i compagni più vicini alla vostra zona, almeno quattro lupi basteranno per far fronte ad un pericolo".
Mentre Sam ripeteva la ramanzina (un altro punto a sfavore della mia promozione ad alfa del branco), e finiva di assegnare i quadranti, io e Paul ci mettemmo in marcia. Non eravamo proprio amiconi, però era un buon compagno. Il suo spirito patriottico e battagliero faceva trasparire una fierezza, che di solito era facile confondere con sbruffoneria. Non l’avevo mai visto sotto questa luce.
"Piano con i complimenti Jake o potrei convincermene".
"Lo penso davvero Paul. Ciò non toglie che sei il lupo più bizzoso che abbia mai visto".
"Ma le bizze non le fanno i cavalli?"
"Appunto".

Trascorremmo tutta la notte battendo il perimetro che ci era stato assegnato. Ogni tanto trovavamo tracce, ma per niente fresche. Non conducevano mai nella stessa direzione. Facevamo in tempo a seguire una pista, che subito si interrompeva proseguendo in un senso totalmente opposto. Era come se giocasse a farsi inseguire e a depistarci. Stava giocando col fuoco la sanguisuga. Non ancora per molto però.
L’alba giunse in una chiassosa eruzione di colori. La foresta poteva essere estremamente buia, se non eri dotato di un paio di occhi perfettamente funzionanti anche senza l’ausilio della luce che illuminava l’ambiente circostante. Era curioso come alle prime avvisaglie di luce, tutta la foresta si svegliasse: animali che uscivano dalle tane, uccelli che spiccavano il volo dal loro nido, insetti che brulicavano dappertutto. Non finivo mai di stupirmi di tutto ciò. Se esistesse un dio, andrebbe sicuramente ringraziato per tutto questo.
"Su bella addormentata, è ora di tornare al castello".
Eccolo qua, il solito Paul rompiballe.
"Fratello non è colpa mia se ti sei rammollito come una femminuccia. Ma tu guarda questo! Dopo aver passato la notte insonne, pensa al cinguettio dei pennuti! Quella roba dell’imprinting ti ha proprio tagliato le palle Jake!"
E due.
"Stai attento alle tue di palle, bastardo!" E mirai al basso ventre con una finta che lo fece saltare indietro guaendo.
"Ehi ehi calma! Stavo scherzando!"
"Sarà meglio per te".
Bah! Che colpa ne avevo se solo ora, il mondo, e la vita stessa, avevano veramente acquistato un significato?
E virando di 90 gradi corremmo verso casa.

Mi svegliai che erano le sette di sera, ancora agitato per l’incubo.
Ero rientrato a casa alle prime luci dell’alba, cercando di far piano per non svegliare Billy che sicuramente viaggiava beato nel mondo dei sogni e poiché ero troppo stanco per arrivare fino alla mia camera, mi accontentai di buttarmi sul divano e rimanere lì.
Presi sonno appena poggiai la testa sul cuscino.
E sognai.
Sognai che correvo. Correvo nella foresta nella mia forma di lupo, potevo sentire il rumore delle mie zampe sul terriccio, gli odori penetrarmi le narici, i rumori fischiarmi nelle orecchie. Improvvisamente, un dolore accecante, tanto forte da buttarmi a terra ansante, si fece largo dal centro del petto, per irradiarsi malefico in tutto il corpo. Mentalmente gridavo “Aiuto”…ma dalle fauci uscivano ululati e guaiti strazianti.
Calcolai che non ci sarebbe voluto molto prima che qualcuno venisse a vedere qual’era la causa di tutto quel rumore.
E infatti non sbagliai.
Ma quello che vidi, non me lo sarei mai immaginato.
Un vampiro, occhi color del miele, capelli color del bronzo, si faceva strada fra gli arbusti, fino ad arrivare a me. Lo riconobbi subito, perché era la faccia del mio peggior nemico.
Edward mi sorrise. Sfoderò il sorriso sghembo da cui Bella era tanto affascinata, e il suo sguardo era gentile, mentre mi uccideva.
Lentamente allungò la mano verso il mio torace.
Ero terrorizzato e non potevo muovermi. Volevo morderlo, ma non sapevo fare nulla di più che ululare e guaire. Appena il suo tocco freddo mi sfiorò, mi ritrasformai.
Ero incredulo.
La sua mano si fece sempre più insistente, e il dolore crebbe, urlai straziato, mentre mi perforava il petto.
Dopo atroci sofferenze mi asportò il cuore, sussurrando con quel suo sguardo gentile.
"Scusa...ma lei è mia".
E mi destai in preda alle convulsioni. Billy mi guardava ansioso.
<< Jacob? Jake stai bene? >>
<< Mmh... tranquillo vecchio. Era solo un sogno >> biascicai senza guardarlo negli occhi. Ma non si lasciò convincere facilmente. Malgrado ciò, cambiò discorso.
<< Ha chiamato Bella verso le undici. Mi ha chiesto se stavi bene, se era successo qualcosa, perché non ti aveva visto arrivare. Le ho detto che eri tornato tardi e stavi dormendo così bene che non avrei avuto cuore di svegliarti. Mi ha detto che non faceva niente, che quando ti saresti svegliato di chiamarla >>. Dannazione, Bella! Mi ero scordato che sarei dovuto essere in camera sua per il suo risveglio. Immaginavo anche con quanta fatica avesse confessato ciò a mio padre. Sorrisi. Non era da lei andare a spiegare a chicchessia perché il suo migliore amico (nonché licantropo) andava a trovare lei (migliore amica, nonché oggetto dell’imprinting del licantropo) per vederla svegliarsi.
Decisi di non perdere altro tempo e di correre da lei. Le avrei spiegato di persona perché non ero lì con lei. Con la mano a massaggiarmi il petto nel punto in cui Edward, nel sogno, mi aveva mutilato, mi avviai a grandi passi verso la porta di casa, e poi fuori, per gettarmi in una corsa che mi avrebbe completamente svegliato. Nel buio, mi sembrò di vedere un lampo di fuoco fra le foglie. Rabbrividii aumentando la velocità della corsa.

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Capitolo 4
*** Intrighi di Tribù. ***


Arrivai da Bella dopo neanche 5 minuti di corsa sfrenata e silenziosa. Ripensavo all’incubo. Ma appena la vidi sulla porta ad aspettarmi con un sorriso beato, fu come la manna dal cielo. Con un calciò buttò tutti i lugubri pensieri in un armadio, gettandone via la chiave.
<< Bells, il vecchio deve avermi annunciato >> le baciai dolcemente la guancia cingendole il viso con le mani.
<< Mmm…diciamo che non è difficile sentire un grosso lupo che si avvicina >> più intraprendente di me mi baciò sulle labbra.
<< Ad ogni modo, dovrei venire più spesso a trovarti a quest’ora. Sei molto più ben disposta che alle prime luci dell’alba >> risi, ma lei non si unì alla risata.
<< No Jacob, mi hai fatta stare in pena! Ho fatto un incubo tremendo, e quando non ti ho visto accanto a me…ho temuto il peggio! >> nascose il viso fra le mie braccia.
Con un dito le asciugai una goccia salata che evaporò quasi subito. Ecco il mio incubo farsi strada sulla mia coscienza vigile.
<< Mmm…entriamo. Ma Bells… qualsiasi cosa sia era solo un sogno, quindi non c’è nessun motivo per pensarci ancora >> sembrò rincuorata dalle mie parole. Nel mentre il mio incubo, si faceva strada a tentoni verso la mia coscienza vigile. Con scarsi risultati.

Cenai a casa di Bella quella sera. Charlie non aveva fatto una piega. Anzi. Era più che felice. Non avrei saputo distinguere chi dei due fosse il cane in quel momento.
Pensavo che a momenti scodinzolasse!
<< Sicuro Charlie che per te non è un problema? >> mi finsi preoccupato. Poco importava se fosse un problema per lui, tanto a mezzanotte sarei stato comunque fra le coperte del letto di sua figlia. Sghignazzai senza essere visto al pensiero.
<< Ma va! Anzi, adesso chiamo subito Billy per aggiornarlo dei cambiamenti >> e detto questo si avviò verso il telefono tronfio di soddisfazione.
Bella mi lanciò uno sguardo eloquente come a dire “Non aspettava altro”.
Mangiammo, e inutile dire che spazzolai mezza cena.
<< Però ragazzo! Dovevi avere proprio una fame da lupi! >> ma dai?! E che cosa ero io?
<< Ehm…già! >> sorrisi a metà fra l’imbarazzato e il divertito.
Bella fulminò Charlie che si zittì all’istante.
La aiutai a sparecchiare e a fare i piatti, e per poco non svenne alla vista del sangue quando mi tagliai mentre asciugavo il coltello.
La rassicurai mostrandole la cicatrice dopo qualche secondo. E il suo viso riprese un colorito più accettabile.
Salutai Charlie, fingendo di andarmene, e gli augurai una buonanotte.
Venti minuti dopo ero già in camera di Bella stravaccato in modo molto cafone sul suo letto, ad aspettarla.
Fissavo assente una fotografia di Bella da piccola sul comodino a fianco al letto. Ne ammiravo il sorriso, rimasto indenne alla pubertà, ma soprattutto i suoi occhi. I suoi occhi erano qualcosa di stupefacente. Pensai che se fossi stato un lupo all’epoca, sarebbe stata mia già da allora.
“Ed Edward Cullen non sarebbe mai esistito” dedussi mentalmente. Proprio mentre tiravo il mio sospiro di rassegnazione, decidendo che non mi importava come il destino aveva deciso di farci incontrare, eccola entrare in camera.
Wow.
Era appena uscita dalla doccia, un asciugamano piuttosto corto la fasciava delicato. I capelli gocciolanti le ricadevano ribelli sulla schiena. Sentii improvvisamente molto caldo…cosa piuttosto strana, dato che già da solo raggiungevo quasi i cinquanta gradi. Decisi di annunciare la mia presenza con un colpo di tosse. Ero ansioso e morboso di vedere oltre i suoi vestiti da tanto…ma non così.
In fondo non ero un maniaco.
Si girò spaventata. Quando mi vide arrossì e mi lanciò la prima cosa che le capitò sottomano: un cagnolino di peluche.
<< Ehi! Piano! Non volevo spaventarti! Ho pensato fosse meglio avvisarti della mia presenza, prima che tu ti mostrassi a me come Renee ti ha fatto >> sghignazzai da lupo rozzo e volgare qual’ero.
<< Va al diavolo Jacob Black! >> mi rispose ancora rossa in volto, mentre con un mano stringeva l’asciugamano, le nocche sembravano uscir fuori dalla carne, tanta era la pressione della sua stretta sul cotone.
<< già fatto Bells! E ti assicuro, non è per niente simpatico >>. Era vero. Quando stava con Edward, e ancora, quando quel bastardo l’aveva abbandonata…sembrava che Lucifero in persona fosse venuto a rendermi omaggio.
Scacciai via quei ricordi dolorosi.
Sbuffò e biascicò tenendomi d’occhio, ancora quell’adorabile rossore sulle sue guance << Per favore ora girati Jacob. Mi devo vestire >>.
Fingendomi dispiaciuto azzardai << Uff…devi proprio? >>.
Fece segno di lanciarmi un altro oggetto. Una taglierina questa volta. Decisi di non tirare troppo la corda. Non si sarebbe fatta scrupoli, tanto più che sapeva che guarivo in fretta.
<< Ok Ok! Ho afferrato il concetto! >> mi misi prono, afferrai la fotografia di prima per tenere gli occhi occupati mentre le dissi fingendomi offeso
<< Ma lo sai che per stare con te stanotte, ho dovuto corrompere Leah a fare il mio turno di ronda? >>. Non era stato per niente difficile.
Il che mi aveva completamente spiazzato.
Leah di solito non si faceva troppi problemi a mandarmi a quel paese a calci nel sedere, e chiedendole di fare anche il mio turno… le stavo servendo il mio sedere su un piatto d’argento! Anzi, accolse l’idea…oserei dire quasi con felicità.
Rabbrividii.
Paul mi avrebbe cacciato a vita per questo sgarbo. Mollargli il pacco con Leah senza preavviso…ma poi… Leah? Felice? Già facevamo festa se non ci rovinava la giornata con una delle sue battutine ironiche e sarcastiche per più di due ore di fila…figuriamoci vederla felice! Nessuno se lo sarebbe mai sognato. Non da quando Sam l’aveva lasciata per Emily. La parola felicità era un lusso che non si poteva, no, non si voleva concedere. E nemmeno i suoi affiliati quali sorriso, gioia, scherzo.
La capivamo. O almeno ci provavamo. Ma la maggior parte delle volte chiudevamo Leah e i suoi piagnistei fuori dalla nostra testa.
Troppo ingombranti.
Mi riportò alla realtà la voce di Bella, in cui notai un tono di curiosità << Hai detto Leah? >>.
Mi girai, e per fortuna aveva finito di vestirsi, << Si, perché? >>.
Chiesi altrettanto curioso.
<< oggi mi è sembrata alquanto strana sai? >> e lei che ne sapeva?
Diedi voce ai miei dubbi << E tu che ne sai? >>
Improvvisamente il suo sguardo si rivolse da tutt’altra parte, e non nei miei occhi
<< Beh…dopo aver telefonato a Billy per sapere tue notizie…ho pensato di fare un salto per vedere…ehm…se c’eri veramente… >>.
Non ci potevo credere. Quasi mi arrabbiai.
<< Cosa hai fatto? >> le dissi incredulo. Non si fidava di me…
<< Ehm…scusa Jake…è solo che avevo paura… >> si stropicciò le mani.
<< Paura di che? >> mi stavo alzando in piedi
<< Oh lascia perdere! Avevo paura che te ne fossi… andato! >> per una frazione rimasi sbigottito poi, in altrettanto tempo, fui al suo fianco per stringerla in un abbraccio più caloroso che mai. E con me il termine “caloroso” si intendeva alla lettera.
<< Ma come…perché…cosa ti salta in mente… >> non riuscivo a formulare frasi di senso compiuto tant’era la mia sorpresa.
Ma interruppe la mia balbuzie prima che raggiungesse livelli da ricovero
<< Ma comunque! Tutto questo è un altro discorso. Quello che volevo dirti a proposito di Leah… >> mi scostai per sedermi sul letto.
Aveva catturato la mia attenzione.
<< …è che l’ho vista mentre, come stavo dicendo prima, andavo da te. Era seduta con le gambe penzoloni nel vuoto, su uno di quegli scogli da cui… >>la vidi trasalire al ricordo << …da cui sono saltata >> ecco un altro dei morti che non volevo andare a dissotterrare.
<< E che faceva? >> la spronai a continuare, primo perché non volevo soffermarmi sul ricordo di quella sera, secondo perché ero troppo curioso di scoprire, almeno in parte, a che cosa fosse dovuto lo strano comportamento di Leah.
<< Beh…era intenta a fissare non so cosa, sembrava pensierosa…poi ad un tratto si è alzata e si è messa a correre verso la foresta…come se qualcosa l’avesse attirata, e poi non so…dev’essersi trasformata, perché mi è parso di vedere brandelli di vestiti svolazzare per aria >>.
Ascoltai attentamente, sempre più curioso. Chissà che cosa poteva aver attirato Leah nella foresta, e chissà perché aveva accettato di buon grado (più che buono direi) la mia quasi supplica di andare in ricognizione al posto mio. Mah. Già le ragazze normali sono difficili da capire, figuriamoci le ragazze-lupo! Sbuffai pensieroso.
<< Sonno… >> mi girai per vedere Bella sotto le coperte che mi guardava con uno sguardo dolcissimo.
Per un attimo mi sembrò di vedere la bimba di cinque anni immortalata in un attimo di felicità in quella foto che ancora tenevo in mano.
Il mio istinto, merito del nuovo amore, mi spinse a rimboccarle le coperte, per distendermi al suo fianco. Si rannicchiò contro il mio petto, chiudendo gli occhi. Era stanca.
<< Buonanotte Bells adorata. Dormi bene. Sogna il nostro amore. Sogna le mie carezze, i miei baci, i miei abbracci. Fai si che ti guidino verso le porte dell’inconscio. Ma mi raccomando, tieni loro la mano, solo così terrai lontano gli incubi >>.
Mugolò un si per poi accoccolarsi ancora di più addosso a me. Erano quei momenti che mi facevano apprezzare la gioia di vivere. In quel momento, solo noi. Tutto il resto, fuori.

Appena fui sicuro che se la dormiva alla grande, sgattaiolai fuori dalla finestra per andare sotto le mie, di coperte. Ovviamente optai per una corsa ”lupesca” verso casa. In quelle sembianze, la mia tranquillità interiore era ampliata. Sforzai un poco l’udito “mentale”, volevo sapere se qualche fratello era in ascolto. Inizialmente sentii silenzio. Poi però prestandovi più attenzione, mi accorsi che non era un vero e proprio silenzio. Piuttosto era mutismo. Mutismo forzato di una mente che non voleva che ci si accorgesse di lei.
"Ehi? Ehi fratello?"
Silenzio.
"Insomma chi diavolo …?" Mi rispose una voce indispettita
"Oh Jake finiscila! Chi vuoi che sia?"
Leah? "Leah! Che ci fai sveglia a quest’ora? E perché tutto questo mistero?"
Colta in fallo.
"Ehi! Potrei farti la stessa domanda io! E qualsiasi cosa sia non sono affari tuoi, brutto impiccione!"
"Io ero da Bella. Ciò non toglie che in qualità di vice-alfa ho il diritto di sapere…"
"Ah Taci! Non hai il diritto sapere di un bel niente!
E scomparve.
Mah. Questa storia si faceva sempre più strana. Non avevo intenzione di farmi rovinare quel momento da Leah. Ci misi una pietra sopra e tornai umano, ero ormai praticamente davanti alla porta di casa. Billy non avrebbe apprezzato altre impronte per casa.
Due minuti e fui anch’io nel mondo dei sogni…con la mia Bells, mano nella mano. Questa volta, nessun succhiasangue sarebbe venuto a rubarmi il cuore.

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Capitolo 5
*** Allarme Victoria...NO, Allarme e Basta! ***



Eccomi con un nuovo capitolo!
Ancora una volta devo ringraziare per i commenti lasciati :), e sinceramente, sono altrettanto felice che la mia ff sia stata visionata 186 volte!
Allora, cominciamo con i ringraziamenti!

x marpy: Mi rende molto felice il fatto che ti sia piaciuta la battuta! Credimi che ogni volta, quello che mi mette proprio in crisi è cercare qualche battuta ironica per dare un po' di movimento alla storia.

x invasata: Caspita! Se non eri una fan della coppia J&B allora ho raggiunto un altro obbiettivo :D. Grazie mille per il commento! P.S. Nel prossimo capitolo scoprirai che cosa trama Leah :D

x lady cat: Grazie mille per il commento! In quanto a Leah mi dispiace ma devo dirti che sei fuori strada :). Comunque dal sesto capitolo capirai tutto.
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Venni svegliato da degli ululati insistenti, che lentamente si fecero strada nel mio inconscio per riportarmi alla realtà.
Appena mi resi conto, mi catapultai giù dal letto, e poi fuori da casa mia, con Billy che mi guardava preoccupato quanto me, ipotizzando l’unico motivo di tanta fretta.
Prima del terzo ululato fui già a quattro zampe. Aggiornatemi. Una nota di isteria nella mia voce.
Jared mi rispose tentennante,
"La vampira che da alla caccia a Bella. Si è fatta viva stanotte. Abbiamo trovato tracce fresche vicino alla casa dell’ispettore Swan". Ringhiai in preda all’ira, aumentando la velocità di botto. I miei polmoni accettarono di buon grado lo scatto.
"Jake. Calma fratello. Si è limitata a fare un giretto intorno alla casa". Ecco Sam pronto a calmare i toni.
"Ma se si è addirittura arrampicata alla finestra di Bella?!?" la voce di Seth irruppe isterica nella mia testa.
"Cosa?!?" Ormai quasi volavo, e quando raggiunsi il limitare della foresta davanti a casa di Bella, c’erano tutti. Mi videro arrivare, ma erano troppo occupati ad ascoltare il ringhio silenzioso e autoritario di Sam nei confronti di Seth, per avermi allarmato così.
Ero troppo agitato per sedermi ad ascoltare, andavo avanti indietro, sferzando l’aria con la coda impazzita. E non ero l’unico. Pure Leah sembrava impaziente e incapace di star ferma come me.
Che fosse preoccupata per Bella?
Sam intuì la mia preoccupazione.
"Jacob, ascolta fratello, ha girato intorno alla casa per un bel po’. Ma non ha avuto esito positivo. Voleva… entrare. Ha cercato ogni modo possibile di aggirare l’odore, il tuo odore, ma arrampicandosi alla finestra l’ha sentito forte e chiaro, ed ha avuto paura che tu fossi lì con lei, ed è scappata".
Ebbi un tremito pensando a cosa sarebbe successo se non fossi stato costante nell’andare da Bella, e di conseguenza, involontariamente, impregnavo sempre di più la casa con il mio odore.
Più tranquillo, smisi di andare avanti e indietro come un’anima in pena e pensai ad agire.
Sam intuì ciò che volevo fare e mi precedette, "Jake vai pure da Bella ad avvisarla. Questo non è più un luogo sicuro per lei".
Annuì grato. Poi però aggiunsi, "E Charlie?"
"Fallo andare da Billy con una scusa. Leah, corri subito da Emily e dille di avvisarlo".
Non se lo fece ripetere due volte. Corse più veloce che mai scomparendo fra gli alberi.
E fu allora che lo notai.
Paul non c’era.
Jared notò il mio sbigottimento e si affrettò a chiarire i miei dubbi.
"Paul, è stato avvelenato". Era palesemente addolorato per l’amico.
Mi immobilizzai di colpo. "Avvelenato?"

Annuì, accucciandosi di fianco ad una quercia.
"Ieri pomeriggio". Intervenne Sam, che mi raccontò l’intera storia.
"Era andato agli scogli per tuffarsi. Ultimamente lo fa spesso. Dice che l’adrenalina in circolo lo fa pensare meglio. Comunque, Victoria deve averlo osservato a lungo, perché quando Paul si è tuffato lei era sott’acqua ad aspettarlo. E’ riuscito a rendersi conto abbastanza velocemente che lei era lì, e quando si è avventata su di lui per morderlo (l’acqua, in qualità di elemento neutro per antonomasia, ha la capacità di neutralizzare l’odore del sangue del licantropo)".
"Oh". Ogni parola era un duro colpo. Un fratello era stato attaccato. E nemmeno il mare era un rifugio sicuro adesso.
"Sta di fatto che l’ha sfiorato con i denti. Non l’ha morso. Ma il veleno, anche se in piccola parte, è comunque entrato in circolo", continuò Sam.
Non potevo crederci. Dove ero stato tutto questo tempo? Ero arrabbiato con me stesso.
"Bella è la tua priorità adesso Jacob. Nessuno ti biasima per questo".
Ma che diavolo! "Paul è un mio fratello! E voi non mi avete detto niente? E chi c’è adesso con lui? Chi lo curerà?", Sam fu così paziente da assecondare la mia pazzia.
"Calma. Come ho detto prima. Eri con Bella. Ti abbiamo convocato qui anche per questo, oltre che per portare al riparo lei. Era la scelta più logica da fare. Paul ora è al sicuro, da Emily. C’è lei a prendersi cura di lei e in quanto alle sue condizioni…
Seth intervenne trepidante, "Abbiamo chiamato Carlisle!"
Oggi era un giorno particolarmente adatto per gli infarti. Sembrava che tutte le calamità dell’universo si fossero messe d’accordo.
Avevo il pelo ritto sulla schiena, e ringhiavo sistematicamente ormai. Per la seconda volta, non potevo credere alle mie orecchie.
"CHI AVETE CHIAMATO?" Scandii le parole, il che mentalmente assumeva tutt’altro timbro, dato che potevano percepire chiaramente l’ira che mi invadeva.
Ma Sam intervenne con il doppio timbro dell’alfa.
"Jacob Black, ora ti calmerai e ascolterai il tuo branco senza fare una mossa in più! E tu, Seth Clearwater, la finirai di intervenire quando non sei interpellato!"
Il secondo rimprovero fungeva più da ammonizione che da divieto.
Ma Seth si ritirò altrettanto amareggiato.
Molto scorretto. Irritato mi accucciai vicino a Jared che faceva scena muta.
"D’accordo vi ascolto, ma ad una condizione!".
"Non patteggio con te, Jacob".
Non lo ascoltai. "Ho diritto ad un po’ di privacy, torniamo umani!" Che lupo capriccioso che ero diventato.
"E sia".
Sam me la diede vinta, non aveva voglia di starmi ad ascoltare. Ci mancavo solo io alla sua lista di cuccioli a cui badare. Un giorno mi sarei scusato per questa scenata. Al posto dei quattro lupi comparvero quindi quattro ragazzi che a braccia conserte mi guardavano.
C’era un motivo se volevo che tornassimo umani, non avevo ancora la tranquillità psicologica per sentir parlare di papà-vampirozzo-tornato-dal-regno-dei-morti, dopo che Bella aveva vietato loro di farsi vivi! E di certo che loro ascoltassero le mie imprecazioni era l'ultima cosa che volevo, anche perchè in quell’esatto momento stavo facendo memoria di tutte le parolacce che sapevo.
Sam riprese da dove l’avevo interrotto << Abbiamo chiamato Carlisle, primo perché è un vampiro. E ha molta più padronanza e competenza lui, di qualsiasi anziano nella riserva. Compreso tuo nonno, Quil >> allora non ero l’unico ad aver scalpitato per questa storia! << secondo, perché…sono tornati >>.
Sgranai gli occhi, fino a sentire dolore, poi, più niente.
Buio totale.

<< Tornati?!? >> una voce squillante e isterica stava letteralmente strillando.
<< Si. Carlisle è venuto qui appena ha potuto. Hanno avuto…ehm…parecchio da fare per ristabilirsi a casa loro. Ne siamo venuti a conoscenza solo quando Paul è stato ferito e Leah che aveva fiutato il loro odore già poche ore prima, era andata a cercarli. Convinta che gli avrebbe trovati>> una voce più distesa e tranquilla cercava di tenere a bada l’isteria della ragazza.
<< E’ stata la prima cosa che ho pensato. Il pomeriggio prima ero…bè ero da quelle parti ed ho sentito il loro odore. Inizialmente non ci ho fatto caso, la foresta era piena di odore di vampiro grazie alla vampira che ti da la caccia, però ripensandoci, ho capito che non poteva averne lasciato in quantità così elevata. Così intuii che forse i Cullen dovevano aver fatto ritorno. E quando ho vi… saputo che Paul era ferito, sono corsa senza esitazione verso casa loro. Ed eccoci qua >>.
Cominciavo a riconoscere le voci.
C’erano tre persone che parlavano. Una, l’isterica, doveva essere Bella, la seconda, dal tono autoritario e onnisciente doveva proprio essere Sam, e sulla terza non ebbi dubbi, perché ultimamente mi aveva dato parecchio da pensare: Leah.
<< Mmmm…>> mugolai aprendo piano gli occhi.
<< Si sta svegliando finalmente! >> sentii Bella tirare un sospiro di sollievo.
<< Era ora! >> Leah sembrava spazientita.
Ad un primo sguardo vidi che ero a casa mia. Ero disteso sul divano. E improvvisamente tre facce mi fissavano preoccupate.
<< Cosa mi è successo? >> domandai, nello stesso momento mi ricordai tutto. Come in un flashback accelerato rivissi le ultime ore: gli ululati, la foresta, Victoria, Bella in pericolo, Paul avvelenato, Carlisle suo medico curante…e il ritorno dei Cullen.
<< Sei svenuto Jake. Ora mi sto seriamente preoccupando. Starmi troppo vicino ti fa male! Di solito sono io quella che sviene! Che fai mi rubi la scena? >> sentii il divano che affondava un poco, Bella si era seduta vicino a me e mi stava poggiando una mano sulla guancia.
Chiusi gli occhi al suo tocco. Fu un ottimo calmante.
Ebbe immediato effetto. In quattr’e quattr’otto fui seduto.
<< Ehi piano! Potresti svenire di nuovo! >> la solita Bells.
<< Ma finiscila! Sono un lupo io, non svengo così facilmente >> Sam ridacchiò, Bella pure, ma Leah non rinunciò a fare almeno una battuta.
<< Più che lupo, azzarderei che sei un chiuaua dal cuore debole >> mi limitai a guardarla male. Dopodiché la ignorai e continuai a parlare:
<< Com’è che Bella è qui? >> chiesi guardando Sam mentre indicavo incredulo Bella, che sembrò irritata dal fatto che parlassi di lei come se non fosse presente.
<< Dopo che sei svenuto, noi abbiamo pensato bene di portarti a casa tua, e abbiamo lasciato a Seth il compito di avvisarla. Charlie e Billy, come puoi ben vedere, sono andati a pesca. >> me la presi.
Preferivo essere io ad avvisare Bella. Seth sembrò leggermi nel pensiero perché cercò di tranquillizzarmi.
Moccioso impiccione.
<< Fratello credimi, è stato meglio così >>.
<< Si, si >>.
<< Allora, Paul come sta? >> riprendendo coscienza, avevo anche ricordato dolorosamente le condizioni del mio amico, che giaceva in un letto sospeso fra la vita e la morte, e in più, fra le mani di Papà Cullen!
E fra gli sguardi apprensivi di Bella, mi scaraventai fuori dalla stanza, dirigendomi verso casa di Emily.
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Ringrazio Ale24, ciuciu,ilariaechelon e lady cat e vanessa_91_ che seguono questa storia, e marpy per averla aggiunta tra i preferiti.

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Capitolo 6
*** LEAH CLEARWATER - Quando si dice che il tempo lenisce ogni ferita...prendetelo in parola! ***



Come promesso, ecco a voi il sesto capitolo!
Scusate il mio essere frettolosa, ma mi voglio portare avanti con il testo.
Come al solito, grazie mille a tutti quelli che seguono questa fan fiction! Per non parlare di quelli che l'hanno aggiunta fra i preferiti, ma soprattutto quelli che la commentano. Grazie di cuore!


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4 giorni prima.

Sam ci aveva convocati per un giro di perlustrazione in tutta l’area di Forks e oltre. La rossa si era rifatta viva. E questa volta aveva lasciato una scia di morte come avvertimento. Istintivamente scoprii i denti. Che razza di creature immonde. Uno scherzo della natura. Non sarebbero mai dovute esistere
"Bè…LeeLee, e noi cosa siamo?" Paul si intromise nelle mie considerazioni. Pur sapendo che quel nome era la causa di tante mie notti trascorse a piangere e a pugnalare cuscini, lui lo usava con naturalezza. Lo sapeva. Sapeva tutto lui.
Però diceva sempre “non sei più sua ormai. Non tenerti aggrappata ad un nome Leah. Lascialo andare. Lui e tutto ciò che credi ti appartenga. Non è più così” erano parole dure, ma sapevo che aveva ragione. Come si dice? Ah si, ciò che non uccide fortifica.
E sentivo la mia corazza ispessirsi giorno dopo giorno.
Sembrava lusingato dalla visione che avevo di lui. Forse lo vedevo così perché era il primo ad accorgersi di me, il primo a non evitarmi.
"Noi siamo creature magnifiche. Non uccidiamo per esigenza. Anzi, non uccidiamo proprio. Esistiamo per debellare quelle diavolerie dalla terra". Saggiamente proseguii il discorso. Non volevo che si interessassero troppo a noi. Quando saremmo stati pronti gliel’avremmo detto.
"Mmm…si hai ragione". Si allontanò da me per tornare a correre tra Jacob e Jared.
Uscii dal mio isolamento mentale per tornare a pensare con il branco, e sentii i pensieri di Jacob:
“…Ieri è stata una giornata carica di emozioni per il mio cuore semi-umano…che è… scomparso, inglobato nel nuovo cuore, il cuore di Bella. Dopo averla lasciata sotto le coperte del suo letto, le avevo promesso che sarei tornato il giorno seguente, ma che per ora, a malincuore, dovevo andare dal vecchio. Billy non era ancora andato in paranoia quando tornai, ma quasi”
E figuriamoci, se non pensava a Bella a chi pensava? A Bella ovviamente!
Dovevo mantenere le apparenze. Perciò recitai la parte della Leah acida interrompendo il corso dei suoi pensieri,
"Povero piccolo Jake!" Dissi, pronta a ricevere una rispostaccia, che non tardò ad arrivare.
"Dannazione Leah! Sempre in mezzo alle palle!" Jacob era irritato. Bene. Non stava badando a me. Decisi di punzecchiarlo ancora un po’.
"Semmai tu che urli i tuoi insulsi pensierucoli su quella ragazzina".
"Leah dacci un taglio per favore! Jake raggiungi Quil".
Feci gli occhi al cielo. Sam. Doveva avere sempre tutto sotto controllo lui. Li lanciai un’occhiataccia. Poco mi importava se era il mio capo, era fastidioso il modo in cui si comportava. Era già troppo che avevo accettato di stare nel suo branco, in più dovevo sorbirmi anche le ramanzine!
Mi aveva ascoltato. Ma fece finta di non aver sentito.
Tornai ad infastidire Jacob. Ero pienamente cosciente del fatto che mi detestava. Nel vero senso della parola.
La cosa non mi sfiorava minimamente. Quando il mio inferno personale aveva cominciato a bruciare, dopo che Sam mi aveva lasciata per stare con mia cugina avevo giurato a me stessa che non avrei più amato nessun altro, e al contrario, nessuno avrebbe più dovuto amarmi.
Le fiamme mi involgevano perennemente.
E dal profondo del mio dolore giunsi ad una conclusione: se non potevo essere amata…potevo essere odiata.
D’altronde l’odio non era l’altra faccia della medaglia? Quindi, perché non rendermi molesta a posta, se l’unica cosa che potevo ottenere con la gentilezza e l’umiltà…era soltanto compassione?
No.
Non accettavo di essere compatita.
"Ah finiscila Quil!. Sono troppo di buonumore per farmelo rovinare così".
"Sentitelo! Il cucciolo è di buonumore!" Lo punzecchiai.
"Si Leah, lo so che tu e il buonumore siete in pessimi rapporti". Uhm. Buono. Ma stranamente oggi infastidire Jacob non rientrava nei miei piani. Decisi quindi di liquidarlo con una battuta di cui, in altre occasioni, mi sarei vergognata.
"Bè presentamelo allora".
Detto questo aumentai la velocità e mi spostai di fianco a Seth. Lo lasciai palesemente sbigottito.

Sam assegnò le squadre di perlustrazione, e appena Jacob e Paul se andarono per mettersi a lavoro, Sam finì di elencare le squadre. Quando non sentii il mio nome un terribile sospetto si fece largo a spintoni fra i miei pensieri…che pochi secondi dopo fu confermato:
"Leah, tu verrai con me".
"Eh?"
"Niente storie. Mettiamoci in marcia. Ora"
Non credevo alle mie orecchie. Io. E Sam. In squadra insieme. Ma che diavolo gli passava per quella testaccia da alpha?!?
"LeeLee…"
"Non mi chiamare così". Ribattei fredda come il ghiaccio
"…Ok come vuoi, Leah, quindi tu e Paul…"
"Io e Paul cosa?" Ora si metteva pure a controllare i fatti miei?
"No Lee…non controllo niente io. Pura curiosità. Nonché grande spirito di osservazione". Oddio! Ora si metteva pure a fare il saggio stile karate-kid?!
"Inutile che cianci Sam. Non sono affari tuoi".
"E’ affar mio invece tutto quello che ti può far soffrire".
Puntai le zampe nel terreno bloccandomi, esterrefatta.
Soffrire? Che ne sapeva lui della sofferenza? Lui che navigava tranquillo nel mare dell’imprinting, pieno di così tante smancerie da far venire la carie?!
Che ne sapeva lui di me? Che cosa voleva ancora da me?
"Non voglio che tu soffra".
"Non vuoi…che io…HAI UNA BELLA FACCIA TOSTA A DIRMI QUESTO SAM! Tu in primo luogo sei la causa della mia sofferenza! TU! SOLO TU! Non puoi nemmeno lontanamente immaginare che cosa ho passato quando tu mi hai lasciato! TU! L’AMORE DELLA MIA VITA! Scomparso. E tutto per colpa di una stupida cazzata da lupi!
Ti odio Sam! Odio te, me e l’essere licantropi! Non hai il diritto di parlarmi così!"
E lasciandolo in preda ad un’ondata di emozioni mi ritrasformai.
Ero nuda.
Ma chi se ne importava! Avrebbe rimpianto anche quello di me!
Corsi. Corsi a perdifiato. Più veloce che potevo. I polmoni bruciavano.
Meglio. Almeno sarei morta lì, così, vittima della mia stessa indole. Piangevo. Un fiume di lacrime scorreva inarrestabile, e inesorabilmente lasciava un segno dentro di me.
Quando mi fermai, dopo quella che mi sembrò essere un’eternità, caddi in ginocchio. Ero vicina al limitare della foresta. Ma credo proprio che se non mi fossi fermata, il mio branco sarebbe rimasto veramente a corto di un elemento.
Mi accorsi allora della stoffa che era legata al polpaccio destro. Una maglietta. Sorrisi toccandola, era la maglietta di Seth, oversize. Da quando mi ero trasformata la prima volta, avevo sentito la necessità di portarmi sempre un cambio dietro, io potevo anche abituarmi a vedere i ragazzi nudi. Ma non intendevo per nulla al mondo farmi vedere io nuda, da loro. Di conseguenza, avevo chiesto in prestito un po’ di magliette di mio fratello, dato che anche lui, come gli altri ragazzi Quileute, aveva avuto una crescita lampo, era passato da una misura da bambino, a quella di un obeso (secondo gli standard dei grandi magazzini), in pochi giorni.
Magliette molto comode. Fungevano da vestitoni.
Mentre mi infilavo la maglietta, ripensai alle cose dette poco prima a Sam. Analizzai con cura ogni parola dettagli. Volevo trovare la verità in quelle parole. Volevo che gli si stampassero nella mente, come lui aveva marchiato a fuoco me quella sera:
“LeeLee…non possiamo più stare assieme io…”
“Sam…cosa vai dicendo…spiegati!”
“…io…non posso. Io…ti voglio bene…ma...ora amo Emily”
Ti voglio bene. Ma ora amo Emily. Nella mia pazzia, mi sembrava quasi di sentire ogni singola linea tracciata di quelle maledette parole. Un dito immaginario ne seguiva il corso, le ondeggiature, le virgole, fino ad arrivare a quel doloroso punto. Che aveva segnato la fine della mia vita.
L’ultimo chiodo nella bara che racchiudeva Leah Clearwater. Sorrisi amaramente. “Qui giace l’anima di Leah Clearwater, strappatale senza alcun ritegno dalle leggende, diventate realtà, che hanno rovinato la sua vita, complici di Sam Uley, ex- amore della sua vita”.
Scossi la testa ed entrai in casa.

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Capitolo 7
*** L' Umano e la Lupa ***



Grazie per le numerose letture, i commenti (delle solite che comincio ad adorare *___*) e per aver aggiunto ai preferiti e alle ff seguite!
Spero che questo capitolo vi piaccia, è un po' più colorato degli altri :D.
Buona lettura!


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<< Ciao ma’, Billy >> salutai mia madre che era intenta a discutere seduta a tavola insieme a Billy Black. Ormai faceva tappa fissa a casa nostra da quando io e Seth ci eravamo trasformati.
Ancora ricordavo quella notte.
La seconda notte più brutta della mia vita.
Stavo tornando da far la spesa, mi ricordo di esserci andata di mala voglia, mi sentivo proprio male! Scottavo come non mai, dolori dappertutto. Sentivo chiaramente qualcosa crescere dentro di me. “Non avrò mica un tumore!” avevo pensato inorridita. La casa era vuota, Mamma era uscita per delle commissioni, Seth a scuola e papà con Billy e Charlie Swan. Come mio solito andai alla spiaggia. Andavo sempre lì da quando Sam mi aveva lasciata. Il rumore delle onde che si infrangevano sugli scogli mi era di conforto. Tenevano vivo il mio rancore: per ogni onda che si infrangeva con forza su una roccia, una promessa fattami veniva infranta.
E una lacrima scendeva. E io chiudevo gli occhi, e per una manciata di minuti mi lasciavo sopraffare dal dolore.
Ero sola.
Poi uno squillo. Due. Tre. Alla fine spazientita presi il telefono:
<< Che c’è?! >> mi sarei pentita amaramente di quel tono in seguito.
<< Tesoro…sono la mamma…papà si è sentito male, l’abbiamo portato all’ospedale… >>
Silenzio.
<< … ma non ce l’ha fatta >>.
Restai pietrificata. Poi accadde tutto velocemente: lasciai cadere il cellulare sulla sabbia, nel contempo quella cosa che mi cresceva dentro prese il sopravvento su di me. La sentii espandersi al mio interno, velocissima, come se mi stesse divorando, poi esplosi.
All’inizio avevo paura. Sentivo ringhi feroci, rumori di ogni tipo provenire da qualche parte indistinta. Mi giravo in preda all’ansia poi capii.
Ero io a ringhiare.
Credevo di esser diventata pazza. Guardai ai miei piedi: il cellulare era andato in frantumi, e al posto dei miei piedi c’erano…zampe?!
Avanzai cautamente ad una pozza d’acqua, e mi specchiai. Quello che vidi mi fece balzare indietro di tre metri.
Sentivo…erano peli quelli che mi si stavano rizzando sulla schiena?! Mi muovevo, e stranamente sentii che la posizione della mia schiena era innaturale: invece che eretta stavo a quattro zampe.
O mio Dio. Ero veramente un…un mostro?
Poi una voce dentro di me:
"Leah. Tesoro, calmati".
"S..Sam?!?"
"Si LeeLee sono io. Adesso ascoltami. Cerca di calmarti. Stiamo venendo da te…"

Scossi la testa. Quello che successe dopo mi schiarì almeno di un miliardesimo il casino che avevo in testa. Sam arrivò con il branco al completo. Mi spiegarono che cosa erano loro, e che cosa io ero diventata. Mi ci volle un’ora buona per accettare tutto questo, soprattutto ci impiegai due giorni per tornare umana. Ma con il passare dei mesi ingoiai il rospo.
L’unica cosa che ancora non mi andava giù, era Sam. Già Sam. Quello che avevo insultato nella foresta. Il mio ex. Il mio capobranco.
La mamma e Billy dovevano avermi detto qualcosa, che io non sentii. Mi limitai ad annuire. Non mi importava cosa avevano da dirmi.
Arrivata in camera mia chiusi la porta, e togliendomi la magliettona di Seth, mi infilai l’intimo, per poi indossare pantaloni e maglietta…della mia taglia questa volta.
Mi raggomitolai nel letto, in posizione fetale, abracciando il cuscino.
Mentalmente, ripercorsi ogni attimo di quella dolorosa conversazione.
Finalmente avevo avuto il coraggio di sputargli addosso tutto il mio disprezzo. E come mi guardava! E come aveva osato chiamarmi LeeLee?! E come si era permesso di intromettersi nei miei affari?! Perché mi faceva questo? Perché non mi lasciava vivere la mia vita, il mio dolore, in pace? Perché doveva sempre a tutti i costi mettersi in mezzo a rovinare tutto?
Pensai per un attimo a Bella Swan. Chissà come doveva essersi sentita (e come si doveva sentire tutt’ora) sapendo che l’uomo della sua vita se n’era andato, lasciandola in balia delle sue paure. Preda della sua stessa sfortuna. Che lei mi potesse capire?
No.
Non potevo provare comprensione per colei che stava con i mostri. Se non fosse stato per i Cullen, ora non avrei dovuto sopportare Sam, anche dentro la mia testa!
Un’altra immagine mi balenò nella mente: Paul.
Sorrisi contro il cuscino. Lui, così diverso da me, sempre pronto a scattare. Si era accorto di me. Mi aveva compreso. E ora leccava le ferite insieme a me.
Decisi di alzarmi da quel letto di agonia e angoscia.
Si. Avevo trovato l’unica via d’uscita del nero tunnel che ormai percorrevo da tre anni. Era vero che quando si è toccato il fondo…l’unica cosa che puoi fare è solo risalire. E io stavo risalendo. E solo grazie a Paul.
<< Mà…esco >> ero già fuori dalla porta prima di sentire la risposta.

Ormai era sera inoltrata. Passeggiavo dando calci ai sassolini che intralciavano il mio cammino, oppure semplicemente per il puro gusto di sentire la pietra infrangersi al mio calcio. Inconsciamente spostai un’inesistente ciocca di capelli dietro l’orecchio.
Sbuffai.
Gesto inutile. Ormai avevo i capelli corti come un maschio. Ormai ero un maschio. Avevo messo in discussione la mia femminilità parecchie volte dopo la trasformazione.
Nessuno aveva voluto darmi corda. Per loro ero solo una stupida ragazzina lamentosa, preda dei suoi ormoni. Storsi la bocca.
Ero più grande di molti di loro. Gli adolescenti in balia degli ormoni erano loro. Non io.
Ma di nuovo, lui, Paul, mi aveva saputo ascoltare. In silenzio, ascoltava i miei sfoghi, asciugava le mie lacrime…addirittura si offriva come sacco da boxe quando avevo voglia di tirare pugni.
Mi scappò una risata.
Poi mi immobilizzai e alzai la testa. Qualcuno si stava avvicinando.
Il mio primo istinto fu quello di nascondermi. Poi riconobbi i passi e l’odore. Alzai gli occhi al cielo:
Jacob.
<< Salve Leah >> mi salutò. Sembrava notevolmente a disagio.
<< Jacob. Qual buon vento? >> decisi di provare a non essere scortese. Paul mi stava aiutando a smettere di odiarmi. Non gli avevo promesso che ci sarei riuscita…ma almeno provarci non mi costava niente.
<< Ecco…dovrei chiederti un favore >> si mordeva il labbro e guardava alle mie spalle.
<< Mmm…dipende. Comunque, spara >> ora ero curiosa. Se non sbaglio aveva il turno di perlustrazione insieme a Paul. Paul. Ah, Paul.
<< Non è che potresti…ecco si…faresti il turno al posto mio stanotte? >> ovviamente.
Avrei già voluto essere a quattro zampe pronta a correre da lui. Solo che preferivo tenerlo sulle spine un altro po’. Ma non resistetti.
Involontariamente un sorriso si allargò sulla mia faccia e corsi via, senza né salutarlo né ringraziarlo per il bel regalo che mi aveva fatto.
E per la seconda volta in una settimana, lasciai Jacob Black senza parole.

Fui a quattro zampe prima di rendermene conto.
"Paul!" Lo chiamai, volevo avvisarlo del cambio di programma
"Si Leah, raggiungimi alla radura".
Eccitata aumentai la velocità, agli occhi umani sarei stata quasi invisibile, e in men che non si dica fui alla radura. Era seduto, con il possente collo rivolto verso l’alto. Seguii l’oggetto delle sue attenzioni, gelosa.
"Oh. Che luna stanotte"
Si girò, anche se sapeva già che ero lì, "Visto LeeLee? Bella come te".
Ridiventò umano. E istintivamente portai lo sguardo lontano dalla sua nudità. Ma lui si avvicinò a me, si inginocchiò fino a portarsi all’altezza del mio muso.
Eravamo noi.
L’umano e la lupa. Decisi di rimanere ancora sotto questa forma, il mio cuore era ancora ghiacciato.
Malgrado ogni battito significasse una scheggia di ghiaccio in meno, certe emozioni non potevo ancora permettermele.
Fortunatamente non c’era nessuno in ascolto quella sera. Fortunatamente Sam non era in ascolto.
Avrebbe saputo tutto l’indomani mattina. Al diavolo il mio cuore ghiacciato!
E nell’istante stesso in cui accettai l’idea che l’amore potesse rientrare a far parte del mio essere, ecco rompersi la corazza. Frantumata. In mille pezzi, che a contatto con il mio cuore bollente di emozioni si sciolsero. Volli tornare umana. E mi ritrovai in posizione eretta. Senza vestiti.
Paul mi osservava come se fossi stata una dea. Una visione.
Piansi. Nessuno mi aveva guardata più in quel modo. Mi inginocchiai davanti a lui e presi il suo viso fra le mie mani:
<< Paul… >> ma mi zittì posando un dito sulle labbra
<< shh…LeeLee…Ti amo >> chiusi gli occhi piangendo.
<< Era esattamente quello che stavo per dirti io >> e ci baciammo.
Ah! Che emozioni travolgenti! Se pensavo a tutto quello che mi ero negata in questi anni! Mi veniva voglia di farmi del male! Che pazza che ero stata! Come potevo aver rinunciato al calore di un compagno? Come potevo aver cacciato dal mio cuore l’amore? Come potevo aver permesso alle mie emozioni di atrofizzarsi, lasciando un vuoto incolmabile dentro di me? Come potevo esser stata così debole, e così succube di Sam.
Mentre ci baciavamo lui mi fece distendere sulla nuda terra, mentre aderiva completamente a me. I nostri corpi combaciavano. Infuocati d’amore. Di passione. Mi strinse a se, e io a lui. Mi sussurrò all’orecchio:
<< Ora sei mia Leah. Di nessun altro. Non pensare a Sam, dimenticatelo. Non pensare al dolore, non permettergli di privarti di questo. Ci sono io. E solo io ho la chiave del tuo cuore. La custodirò più gelosamente della mia stessa vita. >> ascoltavo presa dal momento le sue parole, ma il mio cervello ancora si rifiutava di cedere alle promesse. Sussultai quando ne fece una.
<< Paul…ti prego…non illudermi. Non lo sopporterei…>> mi diede un bacio per zittirmi. Con foga. Arrabbiato da quella mia supplica.
In risposta mi prese con amore, passione, voglia. Lì, sul terreno e sotto la luna. Che ci dava la sua benedizione, facendo risplendere i nostri corpi.

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Capitolo 8
*** Avvelenato ***



Ecco a voi il penultimo capitolo della storia vista con gli occhi di Leah! I soliti ringraziamenti a tutti quelli che leggono, seguono e commentano (molto pochi devo dire), buona lettura!
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Dopo aver fatto l’amore rimanemmo abbracciati per un’ora o due…sinceramente non ci avevo fatto molto caso, per me esisteva soltanto lui. Il suo corpo sotto il mio, il suo respiro regolare, e i nostri battiti accelerati segnavano, con ritmo cadenzato, l’inizio della nostra nuova vita assieme.
<< E’ stato bellissimo Lee… >> gli tremava la voce. << …Lo è stato veramente >> la vecchia me fece un veloce confronto a com’era fare sesso con Sam…soddisfatta arrivò l’esito: neanche a paragone!
<< Ehehehe… >> eccolo ritornare il Paul di sempre, doveva avermi letto fra le righe, perché il suo animo competitivo si fece sentire.
<< Detto questo, Sam rimane il miglior capo di sempre. Credo che appena lo verrà a sapere cercherà di uccidermi. Ma dopotutto penso che se ne farà una ragione Lee. Non sei più sua. Credo che potrebbe anche essere felice. >> non seppi perché. Ma quelle ultime parole mi fecero male. O meglio. Fecero male alla vecchia me, che gemeva con le ginocchia fra le braccia, in un angolino sperduto della mia testa.
Mi bruciava il fatto che lui non ne avrebbe tratto alcun svantaggio. Anzi. Mi ero tolta dalle palle per lui. Definitivamente. Alleluia! Leah non è più innamorata di me! Si, si. Gioisci pure brutto stronzo.
Paul interruppe il mio folle monologo interiore, << Piccola, sarà meglio tornare, non vorrei che mandasse il branco a cercarci, e ci trovasse in queste condizioni >> indicò me e lui, nudi. Ridacchiai. Chissà cosa avrebbe pensato Sam… Insomma basta! Non dovevo più pensare a lui! Ora c’era Paul. E ci sarebbe stato sempre.
<< D’accordo…torno a piedi >> intendevo dire sotto forma di lupo, lui fece spallucce, e con tanta dolcezza (che qualche mese prima avrei reputato estranea, al Paul che conoscevo io) mi depose un bacio sulla fronte.
Tempo di vederlo scomparire fra i cespugli, che mi trasformai.
La luna splendeva ancora alta nel cielo. Ogni cosa, io compresa, sembrava assorbirne la sua luce, la sua luminosità, la sua bellezza e fierezza.
Non pensavo a niente. Seguivo il mio istinto animale, come mai prima di allora. Lasciai che mi guidasse a casa.
Fu un bene avere la mente sgombra, perché subito una coscienza estranea si materializzò dentro la mia testa.
Stetti in ascolto. In una totale “immobilità mentale”.
"Ehi? Ehi fratello?" Biascicò Jacob, palesemente turbato.
Non risposi.
"Insomma chi diavolo …?" Mi scocciai. Avrei insegnato a Jacob Black un po’ di educazione nel rispettare gli spazi altrui.
"Oh Jake finiscila! Chi vuoi che sia?"
"Leah! Che ci fai sveglia a quest’ora? E perché tutto questo mistero?" Che ragazzino ficcanaso!
"Ehi! Potrei farti la stessa domanda io! E qualsiasi cosa sia non sono affari tuoi, brutto impiccione!"
"Io ero da Bella. Ciò non toglie che in qualità di vice-alfa ho il diritto di sapere…"
Alzai gli occhi al cielo spazientita.
"Ah Taci! Non hai il diritto di sapere un bel niente!"
E mi ritrasformai. Tanto ormai ero praticamente davanti alla porta di casa.
Dormivano tutti. Meno male. Le spiegazioni sul mio ritardo le avrei fornite la mattina dopo.

Mi svegliai piuttosto tardi. Erano le tre del pomeriggio, minuto più minuto meno, tempo di farmi una doccia e andai a gironzolare con fare guardingo per la casa, cercando mia madre.
La trovai in salotto, con un album fotografico fra le mani, intenta a sfogliare ricordi. Mi spazientii leggermente. Di certo non le giovava guardare foto di lei e papà felici e realizzati, prima che…bè prima che le nostre (e sottolineo nostre) vite venissero sconvolte.
Diedi voce ai miei pensieri << Mamma non ti fa bene guardare quelle cose >> mi sedetti a fianco a lei.
Sobbalzò. << Leah, tesoro! Ancora non mi abituo al fatto che tu e tuo fratello sembrate più dei fantasmi che degli … >> stava per dire esseri umani. Ma non era la parola più adatta. Malgrado la sua facciata da donna forte, in mia madre si nascondeva un pulcino terrorizzato. La sua regola era “Non dare mai a vedere i tuoi sentimenti, gli altri tanto non sarebbero stati in grado di darti nessun aiuto. Tanto vale fargli credere che sei in grado di combattere da sola”.
Aveva ragione e torto insieme. Quel tratto del mio carattere l’avevo ereditato da lei.
Rispose alla considerazione che avevo espresso:
<< Ti dirò una cosa mia cara: “Non si uccide un dolore, anestetizzando il cuore”. Bensì facendolo uscire un poco alla volta. Il dolore è come una bestia, va tenuta a bada, senza che prenda il sopravvento su di te, ma va assecondata. Tenuta buona. E poi, quando l’avrai ammansita, solo allora potrai liberarla. >> che parole sagge.
Non mi meravigliavo che gli anziani del consiglio l’avessero voluta con loro, mia madre era una vera forza, quando era fuori dalle quattro mura di casa nostra.
Le stampai un bacio sulla fronte << Io esco mamma. Ah, e per tua informazione, la mia bestia l’ho appena lasciata andare, questa notte >> mi guardò in un mix di emozioni: incredulità e gioia erano le emozioni egemoni.
Mi diressi verso gli scogli. Volevo andare da Paul.
Vederlo, sentirlo, parlargli di ieri notte.
Calma Leah. Stila una lista delle cose da dirgli, magari ne ricaverai un po’ di ordine in tutto ‘sto casino.
Afferrai una giacca in jeans, che si modellava abbastanza bene sulle mie curve. Per la prima volta dopo anni, uscendo di casa, mi piacevo.

Giunsi agli scogli, lo vidi tuffarsi nel momento esatto in cui lo chiamai.
Ma era già andato, quindi non poté rispondermi.
Feci spallucce, e mi sedetti sul bordo dello scoglio, da cui nemmeno due secondi prima si era tuffato Paul.
Con le gambe penzoloni disegnavo cerchi immaginari con il piede destro. Come una bambina, aspettavo impaziente che Paul ritornasse. Nel frattempo pensavo a cosa gli avrei detto.
La notte precedente era stata magnifica. Tante cose erano improvvisamente cambiate dentro di me. Prima fra tutte, la consapevolezza che il mio amore per Sam era quasi sparito. Dico quasi, perché comunque solo un imprinting avrebbe potuto cancellarlo del tutto…e volente o nolente, Paul non sarebbe stato il mio imprinting. Ma sicuramente ci andava molto vicino.
Di una cosa ero certa: non stavo sviluppando una dipendenza. Come ragazza, non ero mai stata la classica fanciulla che pende dalle labbra del proprio amato, se c’era una cosa di cui andavo fiera, caratteraccio a parte, era proprio la mia indipendenza. La mia incontrastata capacità di sapermela cavare. Anche se nei modi sbagliati (i tre anni senza Sam ne erano una prova) riuscivo comunque ad andare avanti.
Non avrei mai, mai e poi mai, permesso al nulla di invadermi. Preferivo soffrire. Preferivo convivere con il dolore, sentirlo dentro di me ogni ora, minuto, secondo della mia vita. Preferivo che dei pugnali si conficcassero nel mio cuore, ad intervalli regolari, piuttosto che anestetizzarlo del tutto. Piuttosto che estraniarmi dal mondo circostante.
No. Io ero stata fin troppo presente in quegli anni.
Ma qualcosa era cambiato. Paul. La scorsa notte, ad una ad una, aveva estratto ogni singola lama insanguinata dal mio cuore, resti dell’amore per Sam, e l’aveva ricucito con il suo…di amore.
Fu mentre pensavo a queste cose che con la coda dell’occhio improvvisamente notai una lingua di fuoco che danzava nella foresta. Contemporaneamente all’immagine, giunse anche l’odore: fu come uno schiaffo in pieno viso. Bruciante, potente. L’animale che era in me scalpitava, aveva le convulsione, scossa da un tremendo tremore mi lanciai alla sua rincorsa nella foresta, dietro di me, il rombo assordante di un pick-up che ripartiva. Ma non ci badai.
Appena fui nelle mie sembianze lupesche, l’odore mi arrivò alle narici ancora più potente, ma stavolta era un odore diverso: non apparteneva alla stessa vampira. Bensì ad un…clan! Dannazione! I Cullen erano tornati allora. Nel bel mezzo del mio stupore, un dolore assordante mi trafisse come una lama acuminata la testa, guaii terrorizzata e mi accasciai sul terreno.
Con orrore mi resi conto da dove proveniva quel dolore.
Ma soprattutto da chi.
"PAUL!" Gridai.
"L….Le…Leah…aiutami!"
"Arrivo Paul, arrivo!"
Appena ritrovai le forze per rimettermi a quattro zampe, contemporaneamente la sua coscienza svanì. Il panico si impossessò di me. "NO!" Gridai di nuovo.
"Leah! Cosa succede?" La voce di Sam si infiltrò preoccupata nei miei pensieri.
"P..Paul…sta soffrendo"
"Cosa?!?! Cosa gli è successo?!? Dov’è ora?!?"
Sentivo altre due coscienze, Jared e Quil, essere contagiate dal mio stesso panico, correvano più veloci del vento verso le destinazione che gli indicai, mentre anch’io intrapresi una corsa a perdifiato verso First Beach.
Durante il viaggio Sam mi chiese informazioni sul perché e sul come Paul si fosse trovato in pericolo. Con sarcasmo gli risposi che si, leggevo nel pensiero, ma non ero ancora un’indovina. Lui non ci badò. E mi morsi la lingua anch’io: non era il momento di fare la sarcastica.
Gli descrissi il dolore che avevo provato, e solo quando mi accorsi del suo sgomento, e del panico che lo invadeva, che presi finalmente sul serio la questione.
Quando lessi nella sua mente cosa poteva avergli provocato quel dolore lancinante feci due più due.
Se avevo ragione nel pensare che quella lingua di fuoco danzante, non fosse altro che la vampira rossa a cui stavamo dando la caccia, allora Paul poteva essere incappato in quella bastarda!
Mi ritornò in mente che mentre avevo tentato di rincorrerla, prima che il grido di aiuto di Paul mi squarciasse la mente, avevo notato tracce puzzolenti, ma soprattutto bagnate, nel terreno.
Jared, Quil, Sam ed Embry e Seth che nel frattempo si erano aggiunti alla squadra di soccorso, sobbalzarono alla conclusione che avevo tratto, ma che purtroppo aveva ragion d’essere: Paul era stato avvelenato.

Giungemmo alla spiaggia, io per prima, e una breve ricerca con lo sguardo bastò a localizzarlo, in breve tempo fui al suo fianco, mi ritrasformai (attenta a rivestirmi velocemente prima che arrivassero gli altri), e mi inginocchiai accanto a lui, prendendogli il viso, stranamente freddo, fra le mani.
Aveva le convulsioni, e aveva schiuma nella bocca.
Fra le lacrime agii d’istinto. Non permisi al panico di sopraffarmi, così afferrai un ramo secco, abbastanza spesso da permettermi di metterglielo fra i denti, in modo che non ingoiasse la lingua.
Feci bene. Perché dopo un po’ le convulsioni si interruppero, e il suo corpo nudo inerme si fermò. Gli pulii amorevolmente la schiuma dalla bocca. Tutto questo, in almeno 2 minuti.
Man mano che gli altri lupi giunsero, assisterono alla scena da brivido. Sam fu il primo a tornare umano e a venire a darmi una mano d’aiuto. Si aggiunsero anche gli altri tre.
In men che non si dica, l’avevamo caricato su una barella improvvisata con palme secche e rami, e ritrasformandoci lo portammo (tenendo con la bocca un ramo ciascuno, ai lati della barella) fino a casa di Emily. Dove lei ci aspettava trepidante. Il suo sesto senso da oggetto-dell’-impriting doveva avere questa peculiarità: sapere sempre che l’altra metà era in pericolo. Sbuffai scacciando quel velo di invidia che provavo ancora perla mia quasi-sorella.
<< Portatelo dentro, svelti! >> ci rimbeccò lei.
Tornati umani lo deponemmo nel divano-letto del soggiorno. Fui io a coprirlo amorevolmente con una coperta, e a vegliarlo per la prima ora.
Sam intuì il nuovo legame che mi spingeva a comportarmi così, e fortunatamente per lui non ebbe niente da dire a proposito.

Fu un’ora molto dura. Sam chiamò subito il signor Ateara, il membro più anziano del consiglio, per chiedergli aiuto sull’antidoto più adatto al veleno di vampiro.
Purtroppo per noi,la presenza del nonno di Quil non fu affatto utile: secondo le nostre leggende infatti, il veleno del vampiro era mortale.
Tutte le storie sugli attacchi dei vampiri ai lupi, finivano solo in due modi: esito positivo o negativo. Ovviamente, per chissà quale strano orgoglio tribale, le leggende dove erano i lupi a morire scarseggiavano, e di conseguenza, si avevano scarse conoscenze su come guarire un lupo infetto da veleno di vampiro. Anche perché, di solito, le ferite inferte dalle zanne della creatura erano molto più profonde.
Nel caso di Paul, e per fortuna, si limitava ad un taglietto superficiale, ma che comunque non voleva saperne di cicatrizzarsi, essendo il veleno di vampiro un potentissimo anticoagulante. Anche per le piastrine-lampo dei licantropi.
Dopo quell’estenuante viavai di anziani Quileute nella stanza, che davano tutti la stessa risposta, stufa mi alzai in piedi, e correndo verso il telefono alzai la cornetta dicendo:
<< Basta così. So io chi chiamare >> composi senza aspettare né repliche né permessi, il numero dell’ospedale di Forks.
<< Ospedale di Forks, come posso esserle utile? >>
<< Cerco il dottor Carlisle Cullen >> replicai fredda.
Immediatamente sei sguardi puntati su di me stavano incendiando la mia schiena.
<< Glielo passo subito >> silenzio e poi una voce irruppe tranquilla nella cornetta.
<< Salve, chi mi desidera? >> non avevo mai parlato con il capo dei vampiri (o con un vampiro in generale), ma la sua voce mi mise stranamente a mio agio, e quindi ancor più determinata nel portare a termine quello che stavo facendo.
<< Salve Carlisle, sono Leah Clearwater, il branco ha bisogno di te >>.

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Capitolo 9
*** Tregua ***


Rieccomi dopo un lungo periodo di latitanza, con il nono capitolo! Ringrazio anywhereoutoftheworld per il bellissimo commento. Confesso che è stato proprio il tuo commento a darmi la carica per scrivere questo capitolo! La scarsezza dei commenti, la mancanza di idee, e anche l'afa tremenda di questi giorni, mi stavano demotivando parecchio.
Non posso fare altro che ringraziarti!
Ancora, ringrazio chi ha aggiunto la storia ai preferiti e chi la segue.

Questo è l'ultimo capitolo descritto secondo il punto di vista di Leah.
Dal prossimo si ritorna a Jake! L'avevamo lasciato determinato, che si incamminava verso casa di Emily per vedere con i suoi occhi le condizioni di Paul.
Buona lettura!

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Per una frazione di secondo dall’altro capo della cornetta ci fu silenzio. Ma fu questione di un attimo, perché Carlisle si riscosse quasi subito dallo stupore:
<< Leah, si ho sentito parlare di te, come posso esservi utile? >> il suo tono pacato tradiva una leggera ansia.
<< Uno di noi è venuto a contatto con del veleno di vampiro. Precisamente all’altezza del braccio, e il vampiro in questione è Victoria, la femmina di quel James. I nostri anziani non sono riusciti a venirne a capo, e le nostre leggende non ci sono di alcun aiuto. Tu sai cosa fare >>
<< Datemi due minuti e arrivo >> e riattaccò.
Durante tutta la telefonata mantenni una voce ferma, sfogarmi, era un lusso che ora non potevo permettermi.
Carlisle era l’ultima spiaggia, ce l’avrebbe fatta.
Questa considerazione era a metà tra una domanda e un’affermazione. Una supplica. Volevo con tutta me stessa che salvasse Paul… in quel momento il mio eterno egoismo scalpitava, non volevo perdere il miracolo che mi aveva aiutato a combattere la corazza di ghiaccio del mio cuore.
Non l’avrei permesso.
Appena mi voltai, sugli sguardi dei miei fratelli leggevo emozioni differenti fra loro: stupore, rabbia, indignazione, rassegnazione, comprensione. Non mi importava del loro giudizio. Sarei stata disposta a succhiare io stessa il veleno, pur di salvarlo.
<< Hai fatto la cosa giusta Leah >> Sam poggiò una mano sulla mia spalla. Incredibile come non mi provocasse più alcuna scossa di elettricità. Gli ero immune ormai.
<< Sono d’accordo, hai agito nel modo migliore >> Jared chinò impercettibilmente il capo, in segno di rispetto. Mi compiacqui del gesto.
Nessun altro ebbe tempo di aggiungere altro, perché un odore che avremmo riconosciuto fra mille annunciò la presenza del nostro peggior nemico… venuto a salvare la mia ragione di vita.
<< Buonasera, perdonate l’intrusione, ma temo che non ci si debba perdere in quisquilie da galateo ora come ora >> disse Carlisle portandosi velocemente vicino a Paul, che gemeva madido di sudore sul divano.
<< Allora, ditemi esattamente come è successo >>.
Fui io a prendere la parola. Ero l’unica testimone dell’evento, d’altronde l’avevo sentito soffrire.
Rabbrividii al ricordo. Descrissi il dolore che avevo sentito quando Paul era stato ferito, e come avevo messo fine alle convulsioni. Quando finii di parlare avevo gli sguardi dei miei fratelli addosso. Ma Carlisle teneva lo sguardo su Paul, pensieroso.
<< Il semplice fatto che non l’abbia propriamente morso, è un grande vantaggio. Vuol dire che solo una piccola parte del veleno è in circolo. Se anche le zanne avessero penetrato la carne, il danno sarebbe stato maggiore. Dalle sue condizioni posso dedurre che il corpo sta cercando di rigettarlo, questo spiega le convulsioni >> in modo professionale prese velocemente il polso di Paul fra le dita, attento a toccarlo il meno possibile e aggiunse << Il cuore sta pompando sangue ad una velocità anormale perfino per i vostri standard. La produzione di sangue è aumentata. A questo punto dobbiamo sopraffare il veleno. E per farlo serve fare una trasfusione >>.
Immediatamente mi sollevai una manica della maglietta, pronta a dare il mio sangue. Gli altri fratelli mi imitarono. Carlisle era evidentemente commosso dalla scena, ma ci fermò
<< No. Il vostro sangue sarebbe si d’aiuto, ma è poco potente. Devo usare il sangue dell’alpha. In qualità di capobranco l’autorità del comando è talmente potente, che ha radici che affondano nella genetica e quindi nel DNA. Rendendolo capace di contrastare anche il veleno di vampiro, ovviamente in quantità sempre ridotte. >>
Non capivamo. Ma il signor Ateara, che aveva presenziato durante tutta la visita, si intromise nel discorso, continuando quello del dottore << Ma certo. L’alpha è il capo. Deve garantire sicurezza al branco. È il suo punto fermo. Il pianeta attorno a cui ruotano i satelliti. Non per niente l’emissione degli editti ha un certo peso sul branco. È un potere che attecchisce su ogni fibra e cellula del corpo. L’alpha è la chiave dell’invulnerabilità del branco. >>
Carlisle assentiva compiaciuto. Noi sei ci guardavamo increduli. Quando Sam si riscosse parlò << D’accordo. Facciamo questa trasfusione >>.

Carlisle predispose l’attrezzatura necessaria a ciò che si doveva fare. Sorrisi fra me e me, pensando alla borsa da cui il vampiro attingeva. Sembrava la borsa di Mary Poppins! In poco tempo il salottino di Emily fu allestito come una camera d’ospedale. Tutti lo prendemmo come un pessimo presagio. Emily prima fra tutti.
Mentre Sam si sedeva di fianco a Paul, di cui si ignorava lo stato semi-cosciente, io uscii a prendere una boccata d’aria. Avevo bisogno di pensare. La mia testa in questo momento somigliava ad un saloon dove quattro giocatori di carte ubriaconi e imbroglioni se le davano di santa ragione.
Mi sedetti su un gradino fuori dalla porta. Osservando con sguardo vuoto un punto indefinito davanti a me.
“E’ vero che nella vita non è la felicità che dobbiamo invocare. E’ solo la forza di un attimo che ha il potere di sconvolgerti l’esistenza”. Mentre pensavo queste cose sentii una presenza al mio fianco.
Mi girai il tanto che mi bastò per identificare la presenza come Emily.
<< Hey Lee >> si accomodò vicino a me, mettendomi un braccio intorno alle spalle.
Quel contatto mi infastidì un poco. Ma me ne sbarazzai subito. Ora come ora avevo bisogno di una sorella.
<< Hey Mil >> ricambiai il sorriso.
<< Devi essere a pezzi… >> si. Era proprio come mi sentivo. E l’impellente sensazione di vuoto faceva da contorno.
<< Decisamente… >>
<< Ho visto Carlisle molto determinato, e sinceramente non avevo mai pensato a questa particolarità dell’essere alpha. Insomma. È un qualcosa che si tramanda di generazione in generazione. Il gene dell’alpha. Si eredita come il gene del licantropo… è tutto così… inspiegabile >> Si. Era decisamente… inspiegabile. Mi rifiutai di pensare la parola “strano”. Sarebbe suonata come un grande eufemismo.
<< Sai… Lee… non ho mai avuto modo di chiederti scusa. >> mi voltai di scatto, che cosa?!
<< Scusa? >>
<< Si… scusa, per Sam… per aver inferto così tanto dolore a mia sorella… >>
<< Emily… tu non… >> ero incredula.
<< No lasciami finire Leah. So bene che se i licantropi non fossero esistiti, tu e Sam sareste ancora insieme. E magari io adesso potrei guardarmi allo specchio senza sentirmi un mostro >> fece un mezzo sorriso, pieno di amarezza. Entrambe avevamo odiato l’essere lupi. Chi per le conseguenze, chi per le cause.
Proseguii io il discorso << No Emily. Può darsi che sia come dici tu. Può darsi che se non vivessimo in un mondo così innaturale, io e Sam saremmo ancora insieme. Ma nessuno lo sa, né lo saprà mai. È andata così. Siete felici. Io ora sto cercando di essere felice… sto pregando che sortisca lo stesso effetto>>.
Mi abbracciò piangendo.
Piansi anch’io. La abbracciai forte. Attenta a non stritolarla. Una parte di me gioì festosa.
Era da tanto che desideravo riconciliarmi con Emily.
Eravamo più che cugine. Eravamo sorelle. E dopo che Sam aveva avuto l’imprinting con lei, non l’avevo più considerata. Non parlavamo affatto, ci limitavamo a salutarci. Io inacidita, e lei evidentemente addolorata. Un tempo avrei ghignato della sua sofferenza, felice che si sentisse la causa del mio dolore.
Ma ora no. Non potevo permettere che si addossasse la colpa.
Nessuno ne aveva colpa.
Eravamo pedine nelle mani di un destino che si divertiva a farci scherzi.

Decidemmo di rientrare, abbracciate, in sala.
Quando Sam ci vide, sembrò rallegrato da quel contatto.
Lo guardai, era legato da un groviglio di tubicini che lo collegavano a Paul. Dentro essi, un liquido scuro, che dall’odore riconobbi come sangue.
Immediatamente spostai veloce lo sguardo su Carlisle.
Era pur sempre un vampiro. Ma niente. Sembrava come… impassibile. L’odore non lo toccava minimamente.
Lui sembrò leggermi nel pensiero perché mi disse << Secoli di allenamento >> sorridendomi.
Ricambiai titubante il sorriso. Azzardai a fare un’altra domanda:
<< E quindi… i Cullen sono tornati eh?>>
<< Già… vedi, dopo che ce ne siamo andati, Edward non è tornato con noi. In questi mesi si è prodigato nell’affinare i sensi come segugio. Posso aggiungere con scarsi risultati. Ma ha seguito perennemente le tracce lasciate da Victoria. E quando ha visto che si avvicinavano pericolosamente qui, ha deciso su due piedi, è stata una scelta dolorosa perché… insomma aveva promesso a Bella che non l’avrebbe più importunata >>.
Era evidente che per lui era doloroso parlarne. Sam sussultò al ricordo di Bella nella foresta. Non era un ricordo mio. All’epoca non ero ancora trasformata, ma l’avevo scovato nei pensieri di Jacob. Perpetuamente fissi su quella ragazza. Provai un senso di pena per Isabella Swan.
Anche lei aveva subito la violenza dell’abbandono.
Chissà se Edward avrebbe lottato con Jacob per chi dovesse essere l’oggetto delle attenzioni di quella ragazza. Bella era l’imprinting di Jacob. Edward avrebbe avuto un bel lupo da pelare.
Sam interruppe il discorso, animato dalle parole “tracce” e “Victoria”:
<< Speriamo ch Seth e Quil ci diano notizie al più presto >> Quil era ancora piuttosto infastidito del fatto che avessero preferito il vampiro alla competenza del nonno.
Notai poi che Seth non era in stanza, e la domanda sorse spontanea.
<< L’ho mandato nei pressi di casa di Bella per controllare che la situazione sia sempre la stessa. Quil è con lui, ed Embry è qua fuori nelle sembianze di lupo per tenerci aggiornati.
Carlisle lo aiutò a togliersi i tubi, per ora il sangue di alpha che circolava nelle vene di Paul era abbastanza.
Speravamo tutti in una guarigione-lampo.
Poi un guaito sferzò l’aria.
Poteva voler dire solo una cosa.
Io e Jared ci fiondammo fuori dalla porta, e Sam ebbe solo il tempo di lasciare Paul alle cure di Emily e Carlisle, per poi trasformarci.
"Embry, che succede?"
"L’hanno trovata. Ci sono tracce fresche lungo tutto il perimetro della casa".
"Sam! È si è addirittura affacciata alla finestra di Bella!" seth si intromise impaurito.
"Arriviamo".
In preda alla folle corsa, pensavamo tutti e tre ad un’unica cosa.
Come l’avremmo detto a Jacob?
"Dovremmo aspettare che Billy ci dica che è sveglio". Propose Seth.
"Al diavolo il sonno del ragazzino, Paul è suo fratello!"
"Ma Bella è la sua fidanzata, Leah. Dobbiamo metterlo immediatamente al corrente".
E il silenzio della foresta venne improvvisamente sferzato da ululati assordanti.

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Capitolo 10
*** JACOB BLACK - Non c'è scampo al proprio destino ***



Ok eccomi di ritorno con un nuovo capitolo.
Come avevo annunciato, si ritorna a leggere la storia dal punto di vista di Jacob.
Come sempre, ringrazio tutti quelli che la seguono, e quelli che l'hanno aggiunta ai preferiti.
Buona lettura!

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Arrivai a casa di Emily, spalancando la porta, incurante delle buone maniere.
Ero in fibrillazione, volevo vedere Paul.
Ciò che vidi, non mi piacque per niente.
Il caldo ed accogliente salottino di Emily, era stato adibito a stanza di ospedale, Paul era disteso sul divano, e lo invadevano migliaia di tubicini collegati ad una sacca rosso scuro, contente quello che intuii fosse sangue. Al suo fianco, il paparino dei vampiri intento a monitorarlo.
<< Che-cosa-ci-fai-tu-qua >> sputai fra la rabbia, inchiodandolo con lo sguardo.
<< Salve Jacob. Sono stato chiamato per aiutare Paul, mi rincresce rivederti in questa dolorosa situazione >> Il suo linguaggio pomposo non faceva altro che aumentare il mio odio, nonché ribrezzo.
<< Rincresciti del fatto che qui non sei affatto ben accetto. E che non ti azzanno solo perché hai fra le mani la vita di un mio fratello >> era dolore quello che gli leggevo in quei gelidi occhi ambrati?
<< Comprendo il tuo stato d’animo Jacob. Ma ora come ora meglio accantonare i dissapori fra le nostre razze. Non ci sarebbe di alcun aiuto >>.
Bastardo.
Aveva assolutamente ragione.
<< Come sta? >> fremetti incrociando le braccia sul petto.
<< E’ strano, ma le sue condizioni non migliorano >>.
Dolore. Senso di colpa. Ancora dolore.
Nel frattempo mi avevano raggiunto gli altri, Bella prese posto al mio fianco, posandomi una mano sulla schiena. Come per volersi tenere. Sapevo che non l’avrebbe presa bene. Con un braccio le cinsi i fianchi.
<< Ciao Bella… >> ancora quella strana sofferenza invase il suo sguardo. Che delicatamente si posò su Bella.
<< Carlisle… >> al contrario di lui, lei non lo guardava affatto. So che cosa pensava. Non voleva dare nessun motivo alla sua “voragine”, come la chiamava lei, di riaprirsi.
Anche Sam si informò delle condizioni di Paul, e Carlisle ripetè a lui quello che aveva detto a me.
Al contrario di me, Sam sembrò sorpreso e frustrato. Mi chiesi il perché. Ma la risposta al mio dubbio giunse da Leah, che aveva ascoltato la conversazione.
<< Ma certo! >> esordì.
<< Carlisle, io so perché il sangue di Sam non ha alcun effetto! >> ci girammo tutti verso di lei.
<< Il sangue di Sam? >> domandai. Ma certo! Trasfusioni! Carlisle, paziente, mi spiegò la sua teoria, a proposito del sangue dell’alpha, e dei suoi poteri curativi.
Pian piano un sospetto si fece largo dentro di me. Leah continuò:
<< Questo pomeriggio, io ed Emily abbiamo avuto una conversazione >> spostò lo sguardo pieno di complicità sulla cugina, che assentì, eccitata da qualcosa che ancora mi sfuggiva.
<< Emily ha acutamente osservato le potenzialità dell’essere alpha. Che si trasmettono di padre in figlio, per via ereditaria. Ora, il sangue di Sam, non ha sortito l’effetto desiderato, poiché Sam non è il vero alpha! >>
Otto sguardi, sei lupi, un vampiro ed un umano, si posarono su di me.
Carlisle intervenne << Ma certo! Ottima osservazione Leah, Jacob >> si rivolse a me.
<< Cosa…io… non… >> che confusione!
<< Jacob, in qualità di discendente diretto di Ephraim Black, ultimo alpha del branco, sei tu il vero alpha! È il sangue che scorre nelle tue vene che darà la guarigione a Paul >>.
Ero inebetito.
Mille emozioni giocavano ad acchiapparello dentro la mia testa: rassegnazione per il destino da cui non sarei potuto scappare, determinazione per la voglia di ridonare la salute a Paul, paura per le conseguenze che accettare la mia natura di alpha avrebbe provocato.
Come sempre, Sam posò una mano sulla mia spalla rassicurandomi:
<< Fai ciò che devi Jacob. Accetta la tua natura. Sii il nostro capo >> non avevo idea di cosa dovessi fare.
<< Come…? >> biascicai, lui allora mi guidò.
<< Chiudi gli occhi Jacob. Sgombra la mente, entra in contatto con ogni parte del tuo corpo, dai piedi fino alla testa. Conserva per ultimo il cuore. Ascolta i suoi battiti. Fai si che accelerino, pompando insieme al sangue la tua forza. Sentila fluire lungo tutte le vene, le arterie e i capillari. Fai che la tua vera natura si impossessi di te, rendendoti il capo >>.
E fu così. Un energia che aveva sempre fatto parte di me, ma che fino ad allora avevo sempre ignorato, si impossessò di me. Mi sentii improvvisamente… capace. Fu una sensazione strana. Sentii di essere al posto giusto, sulle mie spalle gravava il peso di tante coscienze. Mi sentivo come se fossi… il centro.

Quando riaprii gli occhi guardai negli occhi uno per uno i miei fratelli: i miei migliori amici da una vita Embry e Quil, Jared e Paul, Leah e Seth, e per finire Sam. Sam.
Colui che mi aveva aiutato nel momento in cui l’incubo era cominciato. Colui che era stato una guida per me, consigliandomi sempre, indicandomi paziente la giusta via, colui che aveva sofferto con me, per me, quasi un padre.
Aveva rinunciato a dirigere il branco, per salvare la vita ad un suo fratello. L’avrei voluto ugualmente come consigliere. Dopo tutto glielo dovevo no?
<< Jacob, sei pronto? >> la voce dell’allegro vampirurgo mi riportò alla realtà.
<< Facciamo questa cosa >> detto questo mi rimboccai la manica sinistra e la porsi alla sanguisuga, che incominciò ad armeggiare con aghi e affini.
Una leggera puntura e vidi fluire velocemente il mio sangue, in uno psichedelico percorso fra tubi e tubicini, per poi arrivare alla vena del mio amico.
Mi sentivo leggermente indebolito. Ma essendo il mio organismo velocizzato, la produzione di sangue era triplicata, dunque la momentanea fiacchezza scomparve quasi subito.
Fu questione di secondi, e pian piano Paul aprì gli occhi.
<< Ben svegliato fratello! Intendevi dormirtela ancora un po’? >> sdrammatizzai mentre gli sorridevo, ero felicissimo di vederlo vivo.
<< In effetti non si stava così male. A parte l’indolenzimento… >> ridacchiò, ancora debole, ma indubbiamente più sano.
<< Oh Paul! >> Leah si catapultò al suo fianco, accarezzando dolcemente la guancia di lui.
<< Ehi Lee Lee…piccola >> sentii alle mie spalle Sam irrigidirsi.
<< Non farmi mai più una cosa del genere! >> lo sguardo che si scambiarono fu eloquente. Pieno d’amore. Non lasciava dubbi.
<< Ma che cosa sono tutti questi tubi?! Mi hanno per caso adibito a parco-acquatico per lillipuziani?! >>
Ridemmo tutti. E fu una risata liberatoria. La tensione si era sciolta in un’atmosfera di allegria.
<< Dunque, qui il mio lavoro è finito. Leah, Jacob, e Paul ti raccomando il minimo movimento possibile, nonché il divieto di trasformarti per almeno sette giorni.
L’organismo è ancora debole per sopportare una mutazione. Il cuore è ancora affaticato dalla battaglia contro il veleno >> il dottorino interruppe questo momento per congedarsi. “Alla buon’ora!” pensai.
<< Bella… buon proseguimento, spero ci rivedremo presto >>
<< Spero di no >> risposi.
Annuì addolorato, e veloce come era arrivato, sparì, lasciandoci con il naso storto per la puzza.
<< Ebbene! Raccontatemi cosa mi sono perso mentre andavo a fare una visitina all’aldilà >> esordì Paul. Leah lo colpì sulla spalla.
<< Ahia!! >>
<< Non scherzarci su, stupido cane! >>
<< Lupacchiotta mia, ti presento l’ironia, ironia, questa è la mia lupacchiotta! >>
<< Ah. Ah. Ah. Che simpatico >>
Ridemmo tutti. Era il suono più rilassante che avessi mai udito, in quelle circostanze.
Vista l’ora tarda, e la mia Bells che sembrava stesse per crollare, decisi di congedarmi.
<< Ragazzi, ci si vede domani, Paul vedi di stare tranquillo eh? >> la chiara allusione agli affari di coppia non sfuggì a Leah, che miracolosamente rispose alla battuta.
<< Non ti preoccupare Jacob, vedrò di dare al suo cuore un giorno di pausa. Non vorrei che mi morisse d’infarto >>.
Altre risate, tutti meno uno. Sam. Ci avrei parlato in seguito.
Ci congedammo, e Sam mi diede appuntamento per la mattina dopo. Avevamo parecchie cose di cui parlare, ora che ero ufficialmente l’alpha del branco.
Con un braccio intorno alla spalla di Bella, uscimmo fuori, diretti verso casa mia, dove aveva lasciato il suo pick-up. Il solo rumore dei nostri passi era accompagnato dai nostri respiri, e dai nostri cuori di cui il mio battito, più accelerato.
Arrivammo alla macchina, e durante tutto il tragitto fummo silenziosi.
Appena scesi dalla macchina ci fermammo un po’ a parlare e Bella prese la parola per prima:
<< E’ stato strano rivedere Carlisle sai? >>
Merda. Ecco qua, la “voragine” si stava facendo sentire in quel momento? Non importava.
Ci sarei stato io a tenerla intera.
<< Immaginavo che ti avrebbe fatto male Bells… ero preparato ad un’event… >> mi interruppe.
<< Male? No, no! Jake, è proprio questo il punto. Non mi ha fatto male. Ero indifferente! >> detto questo mi sorrise. Uno dei più bei sorrisi di Bella.
Rimasi senza parole.
<< Ormai niente sarà capace di spezzarmi di nuovo. Sono stata saldata in modo molto efficace! >> si picchiettò sul petto.
<< E indovina un po’? Sei tu la mia colla attack >> ridacchiò e le sorrisi.
<< Mmm… allora meglio rinsaldare ancora. Non sia mai che la colla non basti… >> e la baciai.
Fu un bacio che crebbe piano piano. La avvicinai a me con la mano, per poi stringerle i fianchi.
Quando ci staccammo ero insoddisfatto. Non mi bastava mai.
<< Ehi piano Mr. Attack. O dovrai rinsaldare anche il mio cuore tra non molto. Poverino, sottoposto a certi sforzi si stanca >> .
Sorridendo, le cinsi i fianchi con il braccio e le baciai i capelli.
<< Vai piccola, o l’attack servirà a me per rimettere insieme i pezzi che Charlie sparpaglierà nella foresta dopo che mi vedrà così con te >>.
<< Ma sei un licantropo, Charlie è una mosca in confronto >> disse fingendo di essere contrariata.
<< Mai sottovalutare un padre geloso della propria figlia! >>
<< Uhm… giusto… meglio non metterlo alla prova. A dopo amore >>.
Sussultai alla parola amore. Un brivido di compiacimento mi attraversò la schiena.
<< A dopo amore mio >>.
E la guardai varcare la soglia di casa, rassicurato dal fatto che pochi minuti dopo sarei stato disteso al suo fianco.

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Capitolo 11
*** Chi vuole un calippo per merenda? ***



Mi appostai sul limitare della foresta. Avevo deciso di trasformarmi per due motivi: primo, avrei impregnato più a lungo l’aria del mio odore, onde evitare incontri spiacevoli (soprattutto che ora che Cullen aveva riportato indietro il suo culo ghiacciato), secondo avrei comunicato la mia posizione agli altri.
Non volevo che si ripetesse una situazione spiacevole.
Volevo essere sempre reperibile.
Anche se questo voleva dire trascurare Bella.
Pensavo a questo quando vidi Charlie spegnere la TV e avviarsi su per le scale, diretto in camera sua.
Buon divertimento piccioncini mi disse Quil. Spiritoso. Sicuramente.
E sorridendo mi ritrasformai, andando ad arrampicarmi su per la finestra di Bella.
Vedere il suo sguardo pieno di gioia nel vedermi mi completò.
Ecco l’effetto che mi faceva. Come potevo anche solo pensare che quel calippo me l’avrebbe portata via?
Quando di suo non aveva più niente. Da quando stava con me anche il suo colorito era migliorato. La sua pelle era più rosea, decisamente una tonalità più da viva che da morta. E le sue mani non erano più fredde, ormai c’ero io a scaldarle. “Jacob, tu mi scaldi il cuore” mi disse un giorno, ed era proprio vero.
<< Ehi >> mi accolse sorridente, alzandosi dal letto per venirmi incontro. L’abbracciai.
<< Ehi piccola >> baciandola la sollevai da terra, per farla distendere sul letto.
Era visibilmente provata da tutto quel concentrato di emozioni. Teneva a stento gli occhi aperti.
<< Sei stanca >> non era una domanda. Bensì un’affermazione.
<< Non shono stan… >> ma venne tradita da uno sbadiglio.
<< Bells hai fatto uno sbadiglio talmente grande che ho avuto un incontro ravvicinato con il tuo stomaco >>
Mi fulminò con lo sguardo.
<< Ma non voglio dormire! Voglio te! >> si mise in piedi sul letto fino a raggiungere la mia altezza. Mi guardava negli occhi con una punta di malizia nella voce e nello sguardo.
<< Ma davvero >> decisi di provocarla un po’. La presi per i fianchi per avvicinarla pericolosamente al mio viso.
La sentii tremare sotto la mia stretta ferrea. Sentii lentamente la sua pelle sotto le mie mani raggiungere la mia stessa temperatura. Come era facile scombussolare il suo piccolo cuore.
TuTum TuTum TuTum TuTum TuTum TuTum.
Con una mano sulla sua nuca, avvicinai il suo viso al mio, le gote rosse come non mai, e lo sguardo annebbiato, all’improvviso però portai le mie labbra sul suo collo, per tracciare una linea fino alla sua spalla.
Tremava.
TuTum TuTum TuTum TuTum TuTum TuTum TuTum TuTum TuTum TuTum TuTum TuTum.
Di scatto le strinsi con violenza i fianchi per prenderla a cavalcioni. Le sue gambe stringevano i miei fianchi.
Non se l’aspettava. Le sfuggì un gemito.
Il suo cuore cavalcava impazzito.
Con voce suadente le sussurrai all’orecchio:
<< E questo che vuoi da me Bells? >>
<< S-s-si… >> e come se lo voleva.
Ma da gran bastardo decisi di finire qui il gioco. La poggiai di nuovo sul letto, le stampai un bacio in fronte e la liquidai con molta nonchalance:
<< Mi dispiace tesoro, ma se proprio lo dobbiamo fare preferirei che fosse una delle esperienze più belle delle nostre vite >>
La momentanea confusione lasciò il posto alla stizza.
<< Ma…ma è ovvio che sarà un’esperienza bellissima! >>
<< Per noi si… ma non per Charlie, Bells >>.
<< Sei un bastardo! Prima mi fai perdere la testa poi mi lasci così! >>
Risi di cuore. Non le dovevo nessuna spiegazione. In fondo era la mia fidanzata, dovevo chiederle anche il permesso per fare certe cose con lei?!
<< Dormi Bells. Ci vediamo domani mattina, e mi raccomando non roderti troppo il fegato con sogni erotici stanotte >>.
Mi lanciò qualcosa addosso, ma non mi colpì perché ero già fuori dalla sua camera.

La mattina arrivò senza tanti complimenti.
Avevo trascorso la notte a girare per la foresta a Forks in compagnia di Embry e Quil, mentre Sam, Jared e Seth erano rimasti nei dintorni di La Push. Ora che Paul sarebbe stato fuorigioco per ancora 6 giorni, e ovviamente a Leah non passava nemmeno per l’anticamera del cervello di lasciarlo solo, eravamo costretti a stare in coppie da tre.
Appena arrivato a casa mi scolai talmente tanto caffè da mandare all’altro mondo un lottatore di wrestling.
Mentre invece l’unico effetto collaterale che riscontrai, era un leggero mal di testa.
Erano circa le sette del mattino. Bella era già sveglia? Sarebbe stata ancora indispettita per il mio scherzetto della sera prima? Mi aveva sognato? E se invece avesse fatto incubi?
“Basta Jake, sembri una chioccia impazzita!”
Avevo davvero perso la testa. Ma pensare a Bella ventiquattr’ore su ventiquattro aveva sviluppato il mio lato “materno” se così lo vogliamo chiamare.
Decisi su due piedi. Sarei andato da lei, e se fosse stata ancora addormentata, l’avrei guardata svegliarsi, se invece fosse stata già sveglia… bè le avrei dato il buongiorno a dovere.
Con la mente che produceva inarrestabile una serie di vivaci immagini di me e Bella intenti a darci “il buongiorno” mi misi in viaggio.
Ma appena arrivai accadde l’impensabile.
Cominciai a sudare freddo, espressione puramente metaforica, data la mia temperatura corporea.
Ma le sensazioni che provai furono pressappoco queste: improvvisamente sembrò che mi si ostruisse la gola, non respiravo, mentre un’accecante rabbia mi fluiva velenosa nelle vene.
E con uno sguardo, speravo di incenerire quella Volvo metallizzata ferma sul vialetto di casa di Bella.
Scesi dalla macchina, teso come una corda di violino.
La schiena mi bruciava, la bestia premeva per uscire, mi appellai al mio autocontrollo, e alla mia ragione, per non esplodere lì seduta stante.
Quando riuscii a governare l’animale che scalpitante mi scuoteva da capo a piedi, entrai in casa, senza neanche bussare, la puzza, il suo odore, fu come uno schiaffo per i miei sensi acuti.
Ma più che l’odore, era il pensiero che lui fosse qui, a bruciarmi.
<< Salve Jacob >> la sua voce smielata e così odiosa e falsa, giunse alle mie orecchie. Ogni fibra del mio corpo odiava quell’essere.
<< Ho deciso di venire a trovare Bella, spero non ti dispiaccia >>
Edward si voltò e mi piantò il suo sguardo addosso.
Se non altro sapevo che l’odio era ricambiato.

Non so se fosse perché ora la mia coscienza si era in qualche modo ampliata, o perché avevo scelto di farmi carico di mastodontiche responsabilità, oppure perché ero invaso da una strana “saggezza alpha” che sembrava avesse messo fine alla mia adolescenza troppo presto, ma il tremore che fino ad un attimo prima mi faceva assomigliare alle pale di un elicottero si arrestò di colpo.
No.
Sapevo cos’era.
Volevo soprendere Edward.
“Adesso lo chiami pure per nome?!” mi sgridava il mio io razionale. Il chiamarlo per nome sarebbe stato il primo passo verso la mia nuova maturità. Non avevo paura di lui.
Non dovevo né tantomeno volevo. Lo odiavo si, con tutto me stesso, con ogni millimetro cubo del mio corpo, la mia concezione di lui rimaneva invariata. E niente l’avrebbe annientata.
Ma la cosa che ora, mi impediva di tremare, trasformarmi, e sezionarlo davanti a Bella, era proprio lei. Il mio cuore.
Mi aveva letto la mente e mentre giungevo alla conclusione, lui contemporaneamente affilò lo sguardo.
Al che con fare pacato mi avvicinai a Bella le presi la mano e lo guardai (il tutto a velocità umana, per rendergli l’attesa snervante).
<< Bè… Edward >> Bella fu sopresa dal fatto che io pronunciassi quel nome, senza che lo sputassi.
<< In effetti più che dispiacermi, mi infastidisce leggermente che tu sia entrato in casa della mia fidanzata, senza neanche un minimo di preavviso, ti avremmo accolto diversamente altrimenti >> usai quello stupido tono altezzoso che caratterizzava tanto quei vampiri.
Altisonante e fiacco.
<< A che gioco stai giocando Jacob Black? >> dal suo sguardo era facile intuire le sue intenzioni: squartarmi.
<< No Edward Cullen, a che gioco stai giocando tu >> ricambiai il suo sguardo, smanioso di vedere in lui un qualche tentennamento da parte del suo inflessibile autocontrollo.
<< Jacob, stavo giusto cacciando Edward quando tu sei arrivato >> fece Bella, la sua mano che stringeva la mia, quasi a volerla esibire come un trofeo davanti ad Edward.
<< Hai sentito la mia fidanzata Cullen? >> era troppo. Il sarcasmo e la mia maturità si solleticavano a vicenda.
Al diavolo.
Avrei scelto un altro momento per fare il maturo.
Non leggevo nella mente, ma il suo sguardo (ora improvvisamente addolorato) era più che eloquente.
Soffriva. Soffriva come me quando la vedevo con lui.
Curioso che ora le parti si ribaltassero.
<< Si cane, gioisci pure del fato bizzarro, che ti ha messo al mio posto, pur se con uno sporco imbroglio >>.
Si riferiva al mio imprinting.
<< Non è altro che una conferma di quanto questo- indicai freneticamente me e Bella- sia normale, dato che tu non esisti >>.
<< Si Edward. Jacob ha ragione. Non sei stato forse tu a dirmi –quel giorno nella foresta- di continuare la mia vita come se tu non fossi mai stato qui? “Sarà come se non fossi mai esistito”. Testuali parole. “Voglio che la tua vita continui come se fossi morto nel 1918”. Ebbene Edward, per me sei morto. Non hai più ragione di restare oltre qua >>. Bella aveva preso la parola lasciandomi la mano, e avanzando verso Edward dicendo queste parole.
Poi accadde tutto velocemente. Anche per i miei sensi lupeschi.
Una fiamma balenò fuori dalla finestra. Uno schianto.
Vetri rotti. Cullen per terra. Bella che urlava, e io che mi ritrovai improvvisamente a quattro zampe a ringhiare contro la causa di tutto quel casino.

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Capitolo 12
*** Che succederebbe se la clessidra si fermasse? ***


Ok, ragazzi, rieccomi qua dopo un secolo di assenza.
Come da avviso, a causa di un brutto calo di ispirazione, ho buttato in un angolo la storia di Unpredictable.
Ammetto che mi aveva annoiato. Non avevo più idee, e la mia attenzione era focalizzata su altro.
Avrete sicuramente notato la nuova storia, Golden!, che avevo incominciato.
Bè, mi dispiace dirvi che quello è un progetto andato male. Avevo tanti buoni propositi...tutti andati in fumo. Penso che se non la cancellerò, la trasformerò in ONE-SHOT. Non intendo continuarla. Non ora.
Dunque, torniamo a noi :D.
Spero che questo capitoletto vi alletti, e vi sproni a commentare, un po' più numerosi delle volte successive spero XD. Ma soprattutto, spero che non abbiate perso l'interesse per la mia storia, davvero, mi dispiace tantissimo.
Detto questo, BUONA LETTURA CARISSIMI!!

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La vampira rossa Victoria, era in piedi in mezzo alla sala.
I capelli dardeggianti scompigliati dal vento che infuriava dalla finestra rotta, era una visione.
Una perfetta visione di morte.

Edward si rialzò fulmineo da terra con uno sguardo colmo di panico.

Io ringhiavo, in modo scomposto, la casa tremava.

<< Jacob! Vai da Bel… >> urlò Edward.

Troppo tardi perché ci fu uno strappo e un braccio di Cullen rotolò per terra, e indebolito si accasciò al suolo rantolando.

Ringraziai il cielo per essere forte di stomaco, e mi fiondai davanti a Bella per proteggerla, un ringhio sommesso che si faceva strada nella mia gola venne interrotto da un rumore smorzato di ossa frantumate…
Le mie.

Mentre la mia mente si dissolveva lentamente, vidi la rossa che si caricava una Bella urlante sulla spalla per poi lanciarmi il sorriso più agghiacciante che abbia mai visto.
Poi, il buio.

BELLA SWAN

Mi risvegliai in preda a dolori lancinanti, un po’ per il freddo e anche a causa di una puzza esagerata che mi rivoltava lo stomaco.

Ci misi un po’ a capire dove ero, il perché e come dovevo esserci arrivata.

Tentando di alzarmi urtai qualcosa di freddo. Il mio primo pensiero, fulmineo, fu di essere lì con Edward, ma quando collegai il tatto alla vista… avrei preferito restare nel dubbio.

Un cadavere dissanguato e in evidente stato di decomposizione si presentava in tutta la sua orripilanza.
La paura mi assalì in tutta la sua potenza.

Victoria sembrò accorgersene, perché mi riservò uno dei suoi sguardi penetranti, accompagnandolo dalla sua voce altrettanto malvagia:

<< Sei sveglia finalmente >>

Non risposi.

<< Mettiti l’anima in pace, non è necessario che parli >>
Bene. Perché se parlassi, ti farei pentire di esistere.

<< Ah! Piccola fragile umana, tu e il tuo odio non mi scalfite minimamente. Non sei niente più che un mezzo per attuare la mia vendetta. La tua vita per me non vale niente, come per il tuo Edward –sembrò sputare quel nome– è valsa meno di zero la vita del mio James! >>

E d’un tratto realizzai il suo dolore.

Immaginai me al suo posto.

Io, sanguinaria vampira dagli occhi rossi, che chiede vendetta per il mio…Edward…barbaramente ucciso da sconosciuti… un flashback di una vita in un universo parallelo, sbattei le palpebre per ricongiungermi con la realtà: Victoria innanzi a me, braccia conserte, sguardo assassino, ma velato dal dolore. Dolore per la perdita dell’unico uomo, che forse abbia mai amato.

Forse, se qualcuno uccidesse Edward reagirei anch’io così.
O forse no. E d’un tratto parlai:

<< Non è colpa mia >>

Sgranò gli occhi ferini.

<< Prego? >>

<< NON è colpa mia se James è morto, Victoria >>

<< Ma davvero? >> rispose in tono canzonatorio, anche se non riusciva a nascondere bene lo sgomento per la mia improvvisa decisione di dar fiato alla bocca.

<< No. James la morte se l’è cerc… >>

Sto soffocando. Gli artigli di Victoria sono sulla mia gola.

<< NON. OSARE. DIRE. CHE JAMES SE L’E’ CERCATA!! E’ COLPA TUA SE è MORTO!! TUA, E DEL TUO AMATO COMPAGNO, CHE D’ORA IN POI PATIRA’ LE MIE PENE!! >>

E la presa si fece più forte.

Sentivo l’aria mancarmi, la gola chiudersi, le mie unghie si spezzarono a contatto con il freddo marmo della mano della mia assassina, nel vano tentativo di far mollare loro la presa.

La vista cominciava ad annebbiarsi quando venni scaraventata per terra.

Il rumore delle ossa rotte giunse alle mie orecchie contemporaneamente al dolore lacerante che mi perforò il fianco.

Una risata, odore di ruggine… e poi più niente.

La morte, era venuta a prendermi.

Addio Jacob.

Vita mia, sole mio, mio respiro e mia gioia. Il mio cuore ti apparterrà nei secoli.

Addio Edward.

Perdonami se ti ho dimenticato. Dopotutto avrò sempre un buon ricordo di te. In fondo, il mio cuore ha conosciuto anche il dolore per te, e senza di esso non sarei cresciuta. Non avrei conosciuto Jacob. Quindi non posso non esserti debitrice.

EDWARD CULLEN

Quando trovai la forza di alzarmi da terra, la prima cosa che notai, era l’assenza di Bella.

Jacob era accasciato a terra privo di sensi, e nell’incoscienza si era ritrasformato. Aveva una gamba il cui osso sbucava fuori, Victoria si era occupata accuratamente di entrambi.

Ma portare via Bella…

Se non avessi avuto un cuore, avrei giurato di aver avuto un infarto.

Mi accinsi a medicare la gamba del “nuovo fidanzato della mia ex-fidanzata”.

Mi serviva sveglio.

Premetti sull’osso, tirando contemporaneamente la gamba e CRACK.

<< AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHH!!!!!!!!!!!!!! >>

Jacob era scattato in piedi, sbattendo nella foga contro il muro.

Lo schianto era stato talmente forte, che mezzo muro si lacerò.

Lacrime di dolore gli solcavano il viso, mentre lui era curvo su se stesso appoggiato ad un pilastro che magicamente si era salvato.

<< BRUTTO FIGLIO DI … >>

Gli tappai la bocca, bloccandogli il respiro.

Non avrei tollerato oltre la sua strafottenza.

<< TACI CANE. VICTORIA HA RAPITO BELLA, VUOI SPRECARE TEMPO AD INSULTARE MIA MADRE O ANDIAMO A PRENDERLA?!? >>

Mi fulminò con lo sguardo, gli occhi lucidi per le lacrime versate in precedenza, tratteneva il respiro a causa del mio odore. Staccandomi, gli diedi un po’ di tempo per riprendersi.

Mentre il cane si rivestiva, mi concessi una manciata di secondi per disperarmi.

Isabella Swan, la mia unica ragione di vita, nonché mia ex-fidanzata, l’unica detentrice eterna del mio vecchio cuore ormai fermo, l’unica che aveva avuto la chiave di esso, che gli aveva donato un soffio di vita, donandomi l’illusione di un battito, colei che avevo abbandonato per proteggerla dal mio essere, colei che si era rifatta una vita con il mio peggior nemico, colei per cui quel giorno ero venuto lì, disposto ad inginocchiarmi e supplicarla di accettare le mie scuse, ero disposto anche a strisciare, purchè lei accettasse ancora una volta il mio cuore, il mio amore; era stata rapita da Victoria.

<< Allora figliodibuonadonna andiamo?!? >>

Lo fulminai con un’occhiata.

<< Andiamo >>.

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Ebbene vi è piaciuto? Commenti please... :D

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Capitolo 13
*** Ditemi in bocca al.... vampiro! ***



Ok, ormai è risaputo, i miei ritmi sono piuttosto lenti XD quindi per i miei tempi questo è un record mondiale di velocità u__u.
No dai scherzi a parte, perdonatemi... non sto qui a sproloquiare su tutto ciò che mi trattiene dal scrivere ogni 2 ore, godetevi il capitoletto, e questo è quanto, vi ringrazio :).
P.S. 4 recensioni sono già un record... dite che si può fare di meglio?

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POV JACOB BLACK


Correvo furioso, veloce quasi quanto Cullen, che si preoccupava di mantenere un limite di velocità costante.

Dopotutto l’essere vivente con dei polmoni, fra i due ero io.

Il rumore delle zampate che solcavano poderose il terreno umido, scandivano la mia, la nostra, corsa a perdifiato verso casa Cullen.

Avremmo avvisato prima mammina, paparino, fratellini e sorelline.

E qui Edward mi ignorò volutamente.

E poi io da lì avrei riunito il branco.

Era il mio primo vero incarico da Alpha.

Purtroppo, il mio primo compito da Alpha… sarebbe stato salvare la mia Bells.

<< Vedrai che se la caverà. Se l’è cavata in situazioni peggiori >>

Situazioni peggiori? Che cosa c’è di peggio più di finire tra le grinfie di un vampiro sanguinario?!?

<< Bella non è una novizia in quest’ambito >>



E ringhio.

Ma come cazzo fai a fare del sarcasmo ora?!?!

<< E’ l’unica cosa che mi rende lucido e vivo >>

Bella è mia.

<< Bella è anche mia >>

Non sono disposto a dividerla con nessuno.

<< A me basta essere fra i suoi ricordi più cari >>

Avrei sicuramente ribattuto se non fossimo giunti in quel momento nel territorio Cullen.

Per evitare che la puzza mi sopraffacesse, mi fermai a cento metri dalla villa, e riempiendo i polmoni con tutto il fiato che riuscii a raccogliere, lanciando indietro la testa, ululai.

Non fu un semplice ululato.

Era un grido di dolore.

Uno sfogo.

Una richiesta d’aiuto.

Una promessa di salvataggio.

Un sentimento di desolazione e paura.

Era palese che temessi il peggio.

Ma prima che le prime coscienze dentro la mia mente si facessero vive, auto-impostai il doppio timbro dell’alpha, per coprire la mia momentanea debolezza.

Era il momento di agire.

Jacob? Che succede?

Sam fu il primo a trasformarmi, e a mostrarmi la sua curiosità.

Hey capo novità?

Embry si aggiunse a Sam

Jake perché ci hai…

Quando Seth si trasformò, mostrai loro gli ultimi avvenimenti, come quando vai avanti con la videocassetta, in un frenetico flashback di immagini e azioni:

Io e Bella che parlavamo nella sua cucina, l’ira che mi ha pervaso appena ho percepito il suo odore, l’odore ripugnante di Edward, il suo volto che si affacciava sulla porta, lo stupore di Bella, i suoi occhi intrisi di un vecchio dolore sopito, il mio dolore nel vedere che lei ancora soffre per lui, la nostra discussione… per poi arrivare a Victoria, lo scoppio, i rumori, le grida, Edward a terra, lei che viene portata via, dolore –qui vidi i miei compagni sobbalzare per il ricordo più vivido che mai del dolore– e poi il buio.

Silenzio.

Le menti tacciono.

Lo stupore regna sovrano.

Un secondo prima che qualcuno aprisse bocca, ecco giungere l’editto dell’Alpha.

Il mio primo editto.

Questo è quanto. La vampira rossa ha finalmente colpito. Collaboreremo con i Cullen per la sua cattura. Per l’occasione i confini territoriali saranno annullati. Agiremo a coppie. Un lupo e un vampiro. Setacceremo dall’Alaska fino alla California se sarà necessario. Voglio i più anziani con me, gli altri, per quanto mi riguara, se ne possono stare a casa. Così ho deciso e così sarà.

Non lascio loro il tempo di ribattere perché mi ritrasformo.

Ecco dunque il mio editto.

Una serie di comandi, imposizioni.

O così o niente.

Edward ha sentito tutto, e come i miei compagni, è rimasto stupito dalla mia decisione di agire a coppie, e si accinge a riferire tutto agli altri Cullen, che nel frattempo si sono precipitati fuori dalla bianca casa, per vedere con i loro occhi.

Ma il mio volto non lascia tradire alcune emozione.

Improvvisamente sono chiuso dentro me stesso, protetto dalle mura del dolore, che quasi mi uccide.

Ma è risaputo.

Ciò che non uccide, fortifica.

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Capitolo 14
*** EPILOGO ***


Beeeeene bene bene, rieccomi gente!
Dimenticate le promesse da marinaio sull'essere puntuale nel postare i capitoli, non ho davvero parole per definirmi. Cosa posso fare se non chiedere scusa per il continuo ritardo causato dalla massa di roba che obera le mie giornate?
Posso solo... evitare di promettere :)
Dunque, siamo giunti (finalmente) al tanto desiderato epilogo.
Perchè? Perchè sinceramente questa storia ha perso d'interesse per me e penso anche per voi, quindi ho deciso di darci un taglio definitivo, che non lasciasse spiragli ad eventuali seguiti.
Non arrabbiatevi con me vi prego :)
Detto questo, vi consiglio l'ascolto (e la visione) del video durante la lettura del POV JAcOB.
Grazie a tutti voi che avete seguito e aggiunto ai preferiti o ai seguiti, ma soprattutto grazie grazie grazie a chi ha commentato.
Un bacione grande e alla prossima!

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POV LEAH CLEARWATER

<< Elijah stai attento, per l’amor del cielo! >>

<< Mammina stai tranquilla! >>

<< Si mammina, stai tranquilla! >>

Mi sorrise beffardo Paul. Non riuscivo a stare tranquilla quando Paul, mio marito, giocava a palle di neve con Elijah, nonché nostro figlio.

Oggi è il suo compleanno, per di più Il giorno prima di Natale. Mi emoziona sempre pensare a me, un tempo la “scorbutica” Leah, nei panni di una madre serena.

Mentre guardo piena d’amore i miei due uomini giocare, ripenso al giorno del mio matrimonio, torno indietro a quel giorno di Settembre di sei anni prima, stranamente afoso per la temperatura stagionale, in cui Paul mi fece la proposta.
Nel modo più classico, malgrado fossi già incinta di un paio di settimane, ma volevamo comunque rispettare il costume. Mi aveva legato al polso il tradizionale braccialetto della tribù, dopo di che si era inginocchiato e guardandomi negli occhi mi aveva chiesto, supplicante

“Lee-lee… Vuoi essere mia moglie?”
Inutile dire che mentre le lacrime scendevano copiose, assentì con un convulso movimento della testa, inginocchiandomi a mia volta per baciare e abbracciare il mio uomo-lupo, che sarebbe diventato mio marito di lì a breve.
Involontariamente sorrido, tanto che Paul pensa che finalmente mi sia data pace.

Più che conscia di lasciare in mani sicure il nostro frugoletto rientro in casa.

Mi abbandono di nuovo a ricordare i giorni che seguirono, purtroppo, non altrettanto felici.

Pochi minuti dopo il mio “si” Jacob e il branco irruppero in casa, erano venuti a cercarci, o meglio a cercare lui, dato che io avevo ricevuto l’ordine da Carlisle (ormai medico del branco a pieno titolo) di non trasformarmi per tutta la durata della gravidanza fino allo svezzamento del bambino, rassicurandomi sul fatto che non avrei perso la mia anima lupesca.

Ricordo che mi spaventò molto la faccia di Jacob, quasi non lo riconobbi: era una maschera imperturbabile di sicurezza e prontezza.

Come se davanti a me ci fosse un esperto calcolatore, e non il mio amico poco più che diciottenne.

<< L’ha presa, andiamo ad ucciderla >>

Poche parole, ma di effetto immediato.

Paul sub ito capì e stampandomi veloce un bacio sulla guancia, e facendo una carezza al ventre uscì in gran fretta insieme agli altri.

Da donna captai il tono lievemente stridulo della voce di Jake, e feci a tempo a sussurrargli un “andrà tutto bene” che per un attimo i suoi occhi tradirono il suo atteggiamento inflessibile, dietro la maschera Jacob stava morendo.

Rimasi sola in casa, decisi di andare da Billy perché sapevo che mia madre era lì, e vi trovai Charlie… ed Edward. Charlie era il ritratto della morte in persona.

Al contrario di Jacob lui non doveva nascondere le sue emozioni. La sua tensione era tangibile, e la sua presenza si ergeva funerea al centro del salotto, vicino al telefono, ignaro che la comunicazione sarebbe giunta tramite mezzi a lui sconosciuti: i lupi avrebbero avvertito Collin, di guardia a casa di Emily, che trasformatosi avrebbe informato la suddetta che sarebbe corsa da noi.

Edward invece non riuscivo a leggerlo.

In realtà non capivo il perché della sua presenza, forse la sua disperazione aveva toccato il fondo… e ora non chiedeva niente a parte l’essere messo a conoscenza delle notizie che ci sarebbero giunte.

Passò il pomeriggio senza che avessimo udito né ululati né squilli di telefoni.

Dopo sei ore l’unico movimento che Charlie aveva compiuto, era stato quello di sedersi al tavolo. Non parlava, non mangiava, ma fissava perennemente il vuoto, mentre mia madre gli avvolgeva le spalle con un braccio, e ogni tanto mi lanciava sguardi pieni di apprensione; Billie stava di fronte alla tv senza guardarla veramente, dal momento che era selezionato il muto; Edward era appoggiato all’angolo della stanza, anche lui con sguardo vuoto, ma sicuramente attento a captare anche il più inudibile movimento.
Io invece ero l’unica ad aggirarmi per la stanza facendo qualcosa di utile, giusto per rompere quella tensione che non riuscivo più a sopportare.

Un’ora dopo con la coda dell’occhio vidi Edward spostare velocemente lo sguardo irrequieto sulla porta, che pochi secondi dopo venne spalancata, rivelando un’immagine che non dimenticherò mai.

Jacob, si ergeva nei suoi due metri, sporco di fango, e di sangue, reggendo il corpo inerte e cinereo di Bella.

Una lacrima calda mi riga la guancia.

Incredibile quanto mi sconvolga ancora quel ricordo, e oggi, non so perché, è più forte, forse perché penso che Elijah avrebbe avuto la stessa età del figlio che Bella portava in grembo a sua insaputa, come Carlisle constatò senza alcun bisogno di autopsia.

Improvvisamente voglio andare a trovare Jacob. Esco fuori di casa e mi rivolgo ai due che ancora giocano a palle di neve:

<< Ehi, perché non andiamo a trovare zio Jake? >>

Elijah è il primo a rispondermi euforico, Jacob ha nutrito subito un affetto paterno nei suoi confronti, e mio figlio l’ha sempre corrisposto con entusiasmo, stranamente Paul non ne sembra geloso.

<< Sii Zio Jaaaake! Arriviamo!!>> si catapulta in casa fingendo di essere un aeroplano.

Io e Paul lo guardiamo sorridenti

<< Ci stavi ripensando vero? >>

Annuii.

Venti minuti dopo eravamo a casa di Jacob.

Si era costruito una casetta da solo, due settimane dopo l’accaduto, vicino agli scogli dove i ragazzi si buttavano, perchè “guardare il mare nei giorni di tempesta mi tiene presente il mio costante stato d’animo, e se ci scappa anche qualche tuffo poderoso, tanto meglio” testuali parole.

<< Zio Jaaakeeee! Sei in casa?? >>

Non faccio in tempo a guardare male mio figlio per esser stato maleducato che la porta si apre.

Jacob ci fa segno di entrare, ha la camicia sporca di grasso di motore, la barba incolta gli incornicia il suo volto di ventiquattrenne, i lunghi capelli raccolti in una coda invecchiandolo di dieci anni.

<< Tranquilla Lee, il bambino ha fatto bene a gridare, ero in garage, non avrei sentito >>

Faccio gli occhi al cielo. Lui come la nonna, lo viziano.

<< A che cosa lavori amico? >> gli chiede Paul dandogli una pacca sulla spalla.

<< Moto da cross. Sono la mia passione, accomodatevi pure, fate come se foste a casa vostra >>


POV JACOB

Mentre si siedono servo da mangiare.

<< Sono di Emily, non resisterete, ci campo da due giorni perché sono troppo buoni per preferire altro cibo a loro >>

Risi.

Ma più che una risata, era un suono insulso di vocali scombinate.

Io non ridevo da molto tempo.

La verità era che non ne vedevo il motivo.

Di conseguenza mi limitavo a cercare di sembrare il più normale possibile, facendo credere a tutti di riuscire a sostenere il peso del lutto, così da non sentirmi rivolgere più quelle penose domande di cortesia del tipo “come stai?” o “come ti senti?”

Come sto?

Come mi sento?

Sto come si sta quando ti crolla il mondo addosso.

Provate e poi ditemi.

Mi sento come se mi avessero pugnalato, squarciato l’addome, e frugato dentro per togliermi via con violenza ogni organo vitale, per poi ricucirmi e lasciarmi l’amarezza di un guscio vuoto, e l’illusione di un’anima.

Ogni fottutissimo giorno è uguale al precedente.

Non traggo beneficio neanche da queste visite “di cortesia” che i miei amici mi fanno.

Gli unici momenti che vivo con entusiasmo sono quelli in cui sto con Elijah, l’unico di tutta la riserva la cui innocenza è un toccasana per la mia anima mutilata, tanto che stargli vicino non mi costringe ad indossare la maschera, posso essere me stesso al cento per cento, approfitto di ogni momento in cui posso “rubarlo” a Leah e Paul, loro capiscono; e buttarmi dagli scogli.

L’adrenalina è l’alternativa migliore al torpore del dolore. Mi dispiace solo che duri troppo poco.

Mentre verso caffè mi perdo nel guardare il liquido scuro, e come un incubo rivivo il momento della mia morte:

Tre ore dopo aver prelevato Paul, e aver corso a perdifiato per chilometri e chilometri giungemmo a destinazione.

La puttana aveva portato Bella in un seminterrato di una baita sperduta in mezzo alla foresta canadese, in più si era presa la briga di lavare accuratamente tutta la casa per eliminare ogni traccia olfattiva.

Il mio cuore batteva ad una velocità anormale anche per un lupo.

Aprendo quella porta avrei concretizzato le mie paure in un caso, e pianto di gioia nell’altro.

Purtroppo, la sorte aveva deciso che la mia sofferenza non era stata abbastanza.

Bella giaceva immobile al centro della stanza.

Con una lentezza a me sconosciuta mi avvicinai.

Mi ero ritrasformato perché volevo stringerla, mi importava ben poco di non essere vestito.

Una parte di me si augurava ardentemente che fosse soltanto svenuta... ma ero ben consapevole che non era soltanto svenuta.

Con un tonfo sordo mi inginocchiai vicino al cadavere di Bella, per uno scherzo del destino quel gesto che avevo tanto agognato ora lo rifuggivo.

Strinsi a me il corpo inerte, baciai le labbra fredde della donna che avevo amato più di me stesso, le mie lacrime rigavano il suo volto, accarezzavo convulsamente i suoi capelli, baciavo i suoi occhi… che non mi avrebbero più riscaldato con uno sguardo…

Mi accorgo che piango.

Freneticamente mi asciugo le lacrime, non voglio che Leah e Paul mi vedano per l’ennesima volta in questo stato pietoso.

Mi volto pronto a scusarmi ma loro non ci sono. Se ne sono andati.

Chissà da quanto tempo piangevo.

Avranno preferito lasciarmi al mio dolore.

Sono solo.

Senza di te Bella, sarò solo per sempre.

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