Bruise Pristine di Delaila Scissorhands (/viewuser.php?uid=47137)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** // ***
Capitolo 2: *** // ***
Capitolo 3: *** // ***
Capitolo 4: *** // ***
Capitolo 5: *** // ***
Capitolo 1 *** // ***
Perché io quelle
labbra non riesco a non guardarle; ma quelle labbra non possono
essere mie, vedi, le sta sfiorando già qualcun altro. Ed io mi
costringo a guardare la scena, nonostante le mie orecchie colgano
parole meno dolci della danza delle vostre labbra.
« Guardalo lì,
il frocio. »
« Che checca. »
« Dovrebbe
impiegare il tempo a cercare vestiti da uomo, piuttosto che a
truccarsi. »
Sono abituato, Stef, io
non ci faccio neanche più caso; rendo la situazione più
dolce limitandomi a guardarti. Purtroppo credo d'essere arrivato
tardi, perché ora quello tra le tue braccia non sono io. Ci
starei bene, lo sai? Piccolino come sono, mi sentirei al sicuro. E
invece devo stare su questa sedia, esposto agli attacchi di quelli
che tu chiami amici, che in me non vedono altro che un ragazzino
estremamente effeminato che reagisce a volte in modo troppo isterico
alle loro provocazioni.
Cosa che comunque ora non
sto facendo: voglio passare questa serata a guardarti, a pensarmi tra
le tue braccia e a non dar retta alle persone attorno.
Non so neanche perché
sono venuto a questa festa; non conosco nessuno se non te, non avevo
voglia di uscire, potevo rimanere in camera ed evitare di farmi
piovere addosso queste cattiverie. Poi, quasi come una nuvola rosa,
ricordo il motivo della mia presenza qui: ricordo il tuo sorriso, il
tuo “vieni stasera?”, la sigaretta ed i tuoi occhi che
aspettano una mia risposta. E come potevo dire di no? Per un attimo
mi sono scappati di mente tutti gli insulti, tutte le facce ostili.
Era come se avessimo dovuto esserci solo io e te stasera.
Sai una cosa, Stef? Io
non credo che tu tenga particolarmente a me. Perché tu ti
accorgi, sei consapevole di ciò che il tuo gruppo mi fa,
eppure non li fermi.
E sai un'altra cosa? Mi
fai cominciare a pensare che tu mi abbia chiesto di venire solo ed
unicamente come elemento di distrazione, per tenere lontane queste
serpi da te e dal tuo ragazzo.
Guardali; sembrano dei
gladiatori che si scagliano su un cucciolo di leone. Ma loro non
sanno che se il cucciolo di leone perde la pazienza diventa un
elefante. Questo pensiero mi ruba un sorriso che, come al solito,
viene mal interpretato dalle scimmie qui attorno.
« Che c'è,
Molko, ti stai divertendo? »
Mi limito ad alzare un
sorpacciglio, e a lanciare loro uno sguardo superiore e sdegnoso.
« E' inutile che
guardi, checca. Porta rispetto. »
Alzo gli occhi al cielo,
e torno a guardare di fronte a me; a guardare te.
« Io porto rispetto
agli esseri umani che se lo meritano, non alle scimmie che berciano.
»
Sapevo che non me
l'avrebbero fatta passare liscia; perché in meno di un secondo
mi ritrovo ai piedi della sedia su cui ero seduto, con lo zigomo
dolorante.
Mi stai guardando, me ne
sono accorto; ma è un po' tardi per accorgersi di me, no? Mi
alzo, e mi pulisco i jeans, poi vado verso la porta d'uscita,
passandoti vicino.
« Scusa, Stef,
trovati un altro burattino. »
E mentre esco avrei
giurato d'averti sentito chiamarmi.
Alòrs. Chiarimenti.
Penso abbiate capito che è una Molsdal. xD A grande richiesta di mia moglie, ecco. A cui la dedico, ecco. Soul Searcher_and Noise Maker, per la precisione, colei con cui condividerò la vitaHH.
Okay, la pianto di fare cose idiote. Con la speranza di regalarle uno scorcio di Londra in attesa di stabilire il nostro pigro sederino lì.
Brian e Stefan, signore e signori, Brian geloso marcio e Stefan menefreghista. Spero vi piaccia.
- Del.
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Capitolo 2 *** // ***
In un certo senso sono
contento che tu non ci sia stamattina in classe. Dopo la pessima
serata di sabato sarebbe stata solo un'ulteriore sofferenza per me
vederti tranquillo e sereno. E' difficile, Stef, io non riesco a non
pensare a te. Nonostante tutto quello che mi stai facendo passare non
riesco a pensarti come una persona cattiva.
La lezione di biologia
non è affatto interessante, ed il risultato degli appunti è
diventato un non ben definito scarabocchio sul quaderno, fatto di
linee, cerchi, e giurerei che quello nell'angolo assomigli ad un
cuore.
Mi sarei volentieri
addormentato, avrei poggiato la testa sul banco e sarei entrato in un
mondo dove non mi consideri un simpatico passatempo, ma vengo
distratto dal rumore della porta che si apre.
« Prof, scusate il
ritardo. Mi hanno detto che potevo entrare in seconda ora. »
« Vada a sedersi,
Olsdal, e prenda appunti. »
Approfitto del prof che
si china sul registro per lanciare un'occhiata indagatrice lungo
tutta la classe; e per constatare con terrore che l'unico posto
libero è proprio quello vicino a me.
...siediti per terra. Sei
alto, ci vedi comunque. E invece no! Ti stai proprio avvicinando a
me, dannazione.
« Posso, Bri? »
“No, non puoi, non
chiamarmi Bri che non sono tuo fratello, tu sei un idiota ed io non
ti voglio vicino a me. Mi tratti male, ti servo solo come compagnia e
come sottospecie di candela senza miccia, ti diverti nel vedermi
soffrire ed io ti odio con tutto me stesso.”
« Certo che puoi. »
Dannata forza di volontà.
Ti sistemi, ed io non ti
guardo, continuando la mia astratta opera d'arte e provvedendo a
ricoprire con scarabocchi neri il cuore nell'angolo.
« Ehi, Bri...
volevo parlarti. »
Non sussurrare in quel
modo. Sembri una foca in calore. ...ed io mi sto scoprendo
incredibilmente attratto dalle foche.
Non ti rispondo,
continuando la mia opera d'arte che se mi vedesse Picasso
sbiancherebbe, e anzi, alzo anche le sopracciglia. Gli artisti snob
sono sempre quelli più apprezzati. Magari posso farmi crescere
anche i baffetti alla francese.
« Bri, volevo
chiederti scusa a nome degli altri per sabato sera. »
Mi stringo nelle spalle,
e traccio una lunga linea curva con un gesto elegante della mano,
facendola passare per il punto in cui c'era il cuore. Per un punto
passano infinite rette, per il mio cuore... sei una retta troppo
grande per lasciare lo spazio ad altre.
« Bri, senti, io
non immaginavo che potessero comportarsi così. »
Faccio una piccola risata
sarcastica, e traccio una stella sul foglio.
« Sì che lo
sapevi. » mormoro, quasi stessi parlando col foglio.
E lo sento, il tuo
sospiro, non credere di mascherarlo.
« Io ci ho provato
a farli smettere; non mi ascoltano. »
« Mi basta non
venire quando mi inviti, semplice. »
Mi giro dietro, e chiedo
a Lucy di fare cambio posto. Raccolgo le mie cose, e vado a sedermi
dietro. Mi dispiace, Stef, il cuore nell'angolo ora è coperto
di nero.
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Capitolo 3 *** // ***
Dopo aver chiuso con te e
con il tuo gruppo di scimmie è passato poco più di un
mese. Non ci parliamo, quando ci incrociamo nei corridoio non ci
salutiamo, in classe non ci concediamo neanche uno sguardo. E' calato
uno schifoso muro gelido che io non ho il coraggio di toccare; potrei
rimanere congelato. Dopo l'ennesima lezione in questo mese raccolgo i
libri ed esco dalla classe, sguardo basso e passo veloce. Forse per
evitare di esitare davanti a te il più possibile.
« Brian! Ehi,
Brian! »
Junior tutto sommato è
un bravo ragazzo. Suo padre e sua madre sono stati bravi ad indossare
la maschera bianca di coppia felice, e sua sorella più piccola
ha già vinto due concorsi nazionali di grammatica ed uno di
matematica. Junior, che in realtà si chiama Anthony Peter
Wembley Junior, di concorsi non ne ha vinti ancora nessuno, ma è
comunque molto popolare a scuola. Semplicemente perché, grazie
alle vangate di soldi che gli piovono addosso ogni giorno, riesce a
procurarsi e a spacciare la migliore cocaina dello Stato. Dove la
trovi, io proprio non lo so.
Però mi avvicino a
lui con un sorriso, perché anche lui mi sta sorridendo.
E' bello approcciarsi
così alle persone.
« Ho-ho, un
sorriso, finalmente » esordisce lui, ed io mi stringo nelle
spalle, lasciando scivolare via la sua affermazione.
« Ti ho visto un
po' giù in questo periodo, dolcezza. Qualche problema? »
Mi stringo di nuovo nelle
spalle, poi lo fisso negli occhi.
« Al solito,
qualche preoccupazione. » rispondo, con aria tranquilla.
Figurarsi se vengo a dire
a te di Stefan e degli altri cazzi miei.
C'è qualche minuto
di silenzio tra noi, poi mi si avvicina con aria circospetta.
« Senti. Ho un
arrivo di qualità che mi consegnano stasera. Organizzo
qualcosa, ho casa libera. Vieni? »
Sospiro, e scuoto la
testa.
« Non prendo queste
cose, non mi interessa. » mormoro, guardandolo.
Lui sorride, come se non
avessi detto nulla.
« Dai! E' roba di
prim'ordine. Pura al 100%. »
Dopotutto... dopotutto
Junior prende questa roba da anni e... e non è tanto cambiato.
E' solo un po' più nervoso.
« Ma dai, Junior,
non ho neanche soldi... »
« Non ti
preoccupare di questo, troviamo il modo di giungere ad un
compromesso. »
La sua aria furba non mi
piace, e soprattutto il modo in cui mi sta guardando. E' per questo
che esito qualche secondo con gli occhi nei suoi.
Non mi costa niente
provare, no?
Tanto non ho nient'altro
da perdere. Stefan l'ho già perso, anzi, l'ho mandato via io,
e questo non ha fatto altro che logorarmi per tutto questo mese.
Sospiro, e mi stringo il
libro al petto.
« Va bene. Allora
ci vediamo stasera. »
Ho firmato con il sangue
un contratto col Diavolo, e ne sono pienamente consapevole.
« D'accordo,
zuccherino, ci vediamo stasera. »
Accenno un altro sorriso,
e mi avvio per il corridoio.
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Capitolo 4 *** // ***
Credo che nessuno al
mondo come me sia rimasto tanto a pensare e ripensare se andare ad
una festa o no. Non tanto per la festa in sé, per il posto o
per le persone, quanto per ciò che mi aspetta una volta
oltrepassata quella porta. Junior è carino, ed il suo sguardo
mi ha convinto; ma forse tutto ciò è la giusta
soluzione al mio stupido cuore nel quale rimane inciso un solo nome.
Credevo che una macchia
d'inchiostro su un cuore stilizzato su un foglio potesse risolvere
tutti i miei problemi; ma quel nero cupo, invece di coprire, è
penetrato nel muscolo, ha annerito tutto, e quel nero via endovena si
è diffuso per tutto il corpo.
Sono nero, completamente
nero, come sono vestito stasera. Giacca nera lunga, una sciarpa nera
e grigia che quasi mi copre le labbra, jeans scuri, Converse e
camicia nera.
Quando arrivo davanti
alla villa di Junior busso alla porta. Arriva la musica da dentro,
deve già esserci gente. Junior viene ad aprire, e mi sorride.
« Ehi, zuccherino!
» mi saluta, e mi tira dentro.
Tolgo giacca e sciarpa, e
la musica alta mi invade le orecchie. Come mi aspettavo, la
situazione è quella usuale: un'orda di ragazzini, birre,
sigarette e, secondo le informazioni di Junior, anche qualcos'altro.
Sospiro, accennando un
sorriso poco convinto. Dopotutto non mi costa niente. Junior mi viene
vicino, e mi sorride.
« Ehi, ti faccio
vedere un bel regalo di Natale che mi è arrivato. » mi
sussurra, e mi prende per mano.
Disorientato anche dalla
folla e dalla musica alta lo seguo, con le labbra leggermente
dischiuse. Saliamo una rampa di scale, ed entriamo in una stanza
sulla sinistra. Dev'essere la sua stanza personale, perché c'è
una scrivania totalmente disordinata, un letto sfatto ed un
cannocchiale vicino alla finestra. Sul letto, tra le lenzuola, c'è
uno scatolo di cartone simile a quelli delle consegne postali. Junior
si avvicina e lo apre, estraendone un sacchetto minuscolo con
qualcosa di indefinito dentro.
Forse non vedo bene, per
via delle finestre semi-chiuse e del fatto che comunque è
sera.
« Buon Natale. »
mi sussurra, e mi porge il pacchetto.
E finalmente realizzo:
polvere bianca. Cocaina pura al 100%. Sospiro, ed alzo lo sguardo su
di lui.
« Dai, su, apri. »
mi mormora, e prende da un cassetto un pezzo di specchio rotto. Lo
poggia sulla scrivania e dopo che ho aperto il pacchetto me lo sfila
da mano. Si siede alla scrivania ed armeggia con qualcosa, poi si
gira verso di me con espressione trionfante.
« Vieni, dai. »
mormora, e mi porge un bastoncino, o una cannuccia, o qualcosa di
simile, non lo capisco.
« Metti questo in
una narice, premi sull'altra e tira su col naso seguendo la striscia.
»
Sul pezzo di specchio ha
sistemato tre strisce. Non deve far male, no? E poi è un po'
di polvere. Mi abbasso, e guardandomi nel pezzetto di specchio faccio
ciò che lui ha detto. In un attimo mi vedo il viso e gli occhi
diventare rossi, ed una tossa violenta mi sale per la gola. Mi sposto
velocemente, con la mano sulle labbra. Junior ride, e tira una
striscia a sua volta.
« Tranquillo,
zucchero, ti ci abitui. »
...sono abituato ad
abituarmi al dolore.
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Capitolo 5 *** // ***
« Brian? Brian? »
...la polvere bianca deve
avermi ucciso. Devo essere sicuramente in Paradiso, all'Inferno o non
so dove, perché questa è proprio la tua voce.
Sotto il mio corpo sento
morbido, come una nuvola, quindi credo sia il Paradiso; anche perché
essendo tu un angelo è solo lì che puoi stare.
Apro gli occhi, e
lentamente metto a fuoco quella che mi ricordo essere la camera di
Junior. E' ancora identica all'ultima immagine che ne ho, l'unica
differenza è che dalle tende delle finestre penetra la luce
del sole.
Sposto lo sguardo sul
viso che ho di fronte; e non so se essere felice o furioso del fatto
che ora è davanti a me.
« Ehi, Brian, stai
bene? »
Faccio un mugolìo,
e mi giro su un fianco.
« Vai via, Olsdal.
»
« Sono venuto a
prendere Martin, e Junior mi ha detto che ti eri sentito male e che
eri qui. »
Corrugo la fronte, e
gonfio di poco le guance.
« E allora? »
« Allora se ce la
fai ad alzarti vieni via con me. »
Faccio una risata
sarcastica, e mi tiro su a sedere su quello che ho scoperto essere il
letto di Junior.
« Cosa ne vuoi
sapere, tu. » borbotto, mentre un violento giramento di testa
mi ricorda che mi sono alzato troppo velocemente.
« Sapere cosa? »
« Sapere tutto. »
mormoro, e scendo dal lato del letto opposto a quello dove stai tu.
Mi sento traballare, non
mi reggo in piedi, e in modo forse troppo puntuale mi trovo le tue
braccia ad avvolgermi.
No, non voglio.
Ce l'avevo fatta, Stefan,
ce l'avevo fatta a dimenticare il tuo odore, la tua pelle, ed invece
sei di nuovo qui.
Ti poggio una mano sul
petto, e ti spingo via.
« Non mi toccare. »
sibilo, e mi siedo di nuovo sul letto, con una mano sugli occhi.
Voglio dormire, e voglio te fuori da questa stanza.
« Brian, che c'è?
Non ti senti bene? »
HA. Che ipocrita.
Stronzo.
« No. Devi andare
via. »
« Ma si può
sapere cosa ti succede? »
Se potessi ringhiare lo
farei, perché sembra che tu abbia le fette di salame sugli
occhi.
« Mi succede che se
stai qui sto peggio. Devi andare via. Non ti voglio vedere. Eri
uscito dalla mia vita e non ci devi rientrare. »
« Brian, non
capisco. »
Cazzo. Ho fatto un guaio.
Mi sento gli occhi pieni
di lacrime; mi verrà un attacco di panico.
« Sei uno stronzo.
Uno stronzo! Non mi hai mai difeso, non mi hai mai degnato di uno
sguardo! Quel tuo gruppo di scimmie mi diceva e faceva le peggiori
cose, e tu non hai mai fatto niente! »
Sto urlando come un
ossesso e piangendo come un bambino.
« Non ti voglio più
vedere. Pensavo d'amarti ed invece era solo ossessione. »
mormoro, e senza aspettare la tua reazione esco velocemente dalla
stanza.
♠.♠.♠.♠.♠.♠.♠.♠.♠.♠.♠.♠.♠.♠.♠.♠.♠.♠.♠.♠.♠.♠.♠.♠.♠.♠.♠.♠.♠.♠.♠.♠.♠.♠.♠.♠.♠.♠.
Due capitoli in una botta,
avete culo oggi. He he. Corti apposta per dar suspance alla persona a
cui sono dedicati. Grazie per le recensioni, e mi fa piacere che vi
stia piacendo. <3
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