UNO
Giorno
63, Settembre 2035 d.C
Qui
da noi la crisi non è percepita come in altri luoghi. Certo,
in città non si limitano solamente ad avere acqua, cibo e
qualche minimo agio, hanno molto di più. Lì ci sono
ancora famiglie ricche, che non hanno mai avuto problemi in questi
ultimi anni e si sono salvate dalla rovina. Ma ce ne sono rimaste ben
poche, ormai. Noi invece andiamo avanti con poco, ma andiamo avanti.
Mi trovo in un vortice di eccidi, di battaglie, di lotte
inconcepibili per delle cose che fino a poco tempo fa venivano date
per scontate. Forse è stato questo il grande errore dell'uomo.
Per
questo la Terra si è stancata di farsi sfruttare senza
ricevere nulla in cambio. Ce ne saremmo dovuti accorgere prima. Ad
ogni modo ormai i giochi sono fatti.
Da
quando, due mesi fa, il Giappone ha attaccato gli Stati Uniti per via
della contesa delle risorse Africane, le cose non sono più
come prima. Sembrava che il resto del mondo non aspettasse altro, per
quanto sono stati tempestivi gli interventi delle altre nazioni.
E'
buffo pensare a come tutto sia regredito. Stati civilizzati che
litigano per altri Stati civilizzati... non ci si poteva credere,
tanto era una cosa lontana dalla mentalità che l'uomo sembrava
aver raggiunto nel duemila. L'Africa deve essere dell'Africa, la Cina
della Cina, il Giappone del Giappone... ma quando quella mentalità,
di cui siamo stati troppo sicuri per almeno un secolo, cambia, allora
l'Africa diventa di chi riesce a prendersela, così come la
Cina, il Giappone. Alcuni Stati sono più forti e non si
sentono minacciati. Altri perdono l'indipendenza. Quando quella
mentalità cambia, il Mondo cade in uno stato creduto
ormai superato, non ci sono più certezze, nessuno è al
sicuro.
Ora
siamo più disorientati che mai, si sta iniziando a parlare di
leva obbligatoria.
Le
cose stanno degenerando.
Takao
chiuse il diario, sospirando pesantemente. Era uscito, aveva sentito
il calore dei raggi del sole dritti sul viso, ma una volta che le
porte si erano richiuse alle sue spalle l'amarezza aveva preso il
sopravvento. Una volta che le familiari mura lo avevano nuovamente
circondato, si era seduto sulla poltrona, accanto alla finestra, e
aveva ripreso a leggere il diario. Aveva iniziato dalla prima pagina,
ma dopo appena dieci la stretta allo stomaco lo aveva costretto a
smettere. Chiunque fosse quell'uomo, probabilmente una persona
perfettamente nella norma, esternava un' opinione semplice, ma vera.
Condivisibile da tutti... no, non da tutti. Quasi tutti...
perchè la fine del mondo non era accaduta per caso, nè
da sola. Qualcuno sulla Terra non la pensava esattamente come
quell'uomo, ed ecco il disastro.
Takao si
alzò e passeggiò un po' per la stanza fino a che non si
rese conto che quell'azione, seppure la ripetesse puntualmente tutti
i giorni, era in effetti molto stupida e priva di senso.
La noia
ormai lo logorava. Lui non era come Kei e Yuri, lui aveva assaggiato
la vita vera per quattordici anni, non si sarebbe mai potuto abituare
a stare rinchiuso. Ma l'alternativa era collaborare attivamente ai
progetti dell'Organizzazione. Oppure morire, e la cosa sinceramente
non lo attirava per niente.
Kei e Yuri
invece erano stati presi da piccoli, gli era stato imposto un regime
e lo avevano accettato perchè la loro unica realtà era
quella. Sorrise, non sapeva se si potessero ritenere fortunati o
meno... il loro dna li aveva condannati ad essere sfruttati, ma allo
stesso tempo li aveva salvati dal contagio.
Quando il
Lord si era reso conto che il virus appena isolato e testato
marchiava i contagiati con una variazione del colore degli occhi,
mutati in un viola profondo, non aveva esitato ad organizzarsi di
conseguenza. Sapeva che quel colore in natura non esisteva, ma sapeva
anche che le eccezioni non andavano mai trascurate, e grazie ad
accurate ricerche riuscì a mettere le mani su due bambini, un
russo e un giapponese, entrambi nati, appunto, con gli occhi viola. E
non si trattava solo di rare e semplici sfumature.
La caccia
non portò ad altri risultati, ma il Lord si era reputato
soddisfatto e aveva iniziato le analisi sui due poveri bambini. Come
si aspettava, erano immuni dal Virus. Centinaia di controlli
mostrarono una rarissima malformazione nei cromosomi, la stessa
malformazione che avrebbero riscontrato anni dopo in Takao, terzo
elemento anomalo rinvenuto sul pianeta.
Fu grazie
al loro sangue che quelli dell'Organizzazione crearono l'antidoto,
per poi venderlo e guadagnare ancora di più, come se gli
servisse ancora.
La chiave
girò nella toppa, ormai aspettava ansiosamente di udire quel
suono, e si sentì ancora più stupido. Kei si affacciò
sulla porta.
-Ehi.-
-Ciao,
Kei. Entra!-
Il ragazzo
obbedì, sembrava avere delle novità.
-E'
successo qualcosa?-
-Si,
diciamo. Il Virus è parzialmente mutato, ora non sempre il
vaccino funziona.- annunciò, serio.
-Che
cosa?-
-Ormai non
ti dovresti stupire più di nulla, Takao.- sospirò Kei
accomodandosi senza troppi complimenti, per poi fissarlo.
-Si ma...
cioè questa è una pessima notizia! Finora aveva sempre
funzionato e... oh, accidenti.- protestò il ragazzo mettendosi
una mano in fronte.
-Basta,
non fare casino. Ad ogni modo... credevo che perdere il controllo su
quello che sta facendo avrebbe quantomeno turbato il Lord, invece la
cosa non lo tocca. Ormai è totalmente fuori. Ok, fino a che
voleva semplicemente creare un elitè che governasse il
mond...-
-Ok un
corno, smettila! Non dirlo neanche per scherzo!-
Kei sbuffò
e lo prese per il colletto: -Ragazzino, sei tu a doverla smettere con
questa lagna. Le cose stanno così, a me non importa un
accidenti.-
-Oh dai,
mi basta lasciarvi soli per due minuti e mezzo e voi già vi
picchiate. Idioti.- esordì Yuri sbattendo la porta alle sue
spalle.
-Il tuo
amico non è meglio del Lord!- ringhiò Takao rivolto al
nuovo arrivato, puntando l'indice molto vicino all'occhio di Kei.
-Non
cominciate, o vi sparo. Kei, ti devo parlare.- annunciò il
gelido russo, facendo indispettire maggiormente Takao.
-Puoi
parlargli anche in mia presenza.- protestò.
-Sei di un
palloso che davvero, non so descrivere!- fu la risposta esasperata di
Yuri.
Takao si
accigliò ancora di più: -Sentite, io ho solo voi due!
Voi due e basta! A voi magari non importa niente di me, ma il mio
universo sono queste quattro mura e voi due!-
Kei e Yuri
si guardarono, per poi alzare le spalle nello stesso momento.
-Ok, ok.
Ma non piagnucolare. Il "bollettino" di stamattina e non è
buono, per niente...- iniziò Yuri, mettendosi le mani in
tasca.
Lo
chiamavano bollettino, in realtà era lo stato attuale delle
cose.
-E'
peggiorato?- chiese Takao timoroso della risposta.
-Bè,
poteva solo peggiorare, no? Nel mondo siamo rimasti in pochini. Oggi
siamo scesi sotto il miliardo. Il virus si è molto rallentato,
ma non si è affatto fermato... l'antidoto spesso non funziona.
L'Organizzazione non vuole fare niente, anzi il Lord ha perfino
smesso di far distribuire gli antidoti e ha fermato le ricerche per
trovarne un altro.- spiegò Yuri, apatico.
-Ma di
questo passo... ma cosa diavolo... non ci pensa all'umanità??-
sbottò Takao, furioso.
-Ah,
aspetta solo un paio d'anni, e non ci sarà più nessuna
umanità di cui preoccuparsi.- rispose Kei, tormentandosi le
unghie della mano.
-La fai
facile tu! Che intenzioni ha quel pazzo?-
Il russo
rispose lapidario:
-Te l'ho
detto, da quello che sembra non gliene frega proprio nulla.-
-Non
volevo che sapesse niente solo perchè so che ci rimane
malissimo.- disse Kei, camminando accanto al collega nel vastissimi
corridoi del Palazzo dell'Organizzazione.
-Lo so,
Kei, ma lo sai che quando si mette in testa una cosa sono cazzi per
tutti...-
-Bastava
uscire e lasciarlo lì.-
Yuri
scosse la testa: -Si sarebbe lagnato fino alla fine dei suoi giorni.
Dai, ormai è fatta.-
Kei annuì,
per poi salutare il collega con un gesto distratto della mano. Svoltò
nella direzione opposta alla sua e accelerò il passo,
continuando a percorrere gli anditi in apparenza senza fine. Così
come non aveva fine ed era vergognoso il lusso che vi regnava, fra
statue, quadri, arazzi e ogni genere di materiale prezioso.
Arrivò
alla tanto familiare porta in mogano, e vi battè due colpi
secchi.
-Avanti.-
rispose la voce atona e fredda del Lord, permettendogli di entrare.
Fu tentato
come al solito di non badare ai convenevoli, ma l'abitudine lo portò
a inchinarsi rispettosamente dinnanzi al suo signore, che lo fissava
da dietro un'imponente scrivania.
-Credevo
avessi dimenticato le buone maniere.-
-Oh, certo
che no. Mi avete tirato su così bene.- rispose Kei con tono
mellifluo.
-Mh. Cosa
vuoi?-
Il ragazzo
avanzò e si sedette sopra la scrivania, ignorando l'occhiata
di fuoco che ricevette.
-Informazioni
sul da farsi.-
-Non c'è
niente da dire, Kei. Ora levati di torno.-
-Volete
per forza il nobel per essere riuscito a estinguere l'umanità?
Mh, in effetti a breve non ci sarà nessuno per potervelo
consegnare. E probabilmente nemmeno voi, per ritirarlo. Ci saremo
solo io, Yuri e Takao.-
-Non se vi
uccido tutti e tre prima.-
Kei alzò
un sopracciglio: -Di questo possiamo discuterne. Che intenzioni
avete? Non c'è più un antidoto. Morirete anche voi, e
tutta l'Organizzazione.-
-La cosa
ti preoccupa?-
-Sinceramente
no. Ma vorrei evitare il peggio, anche se ci siamo quasi. Se non
avete più intenzione di cercare un antidoto e la cosa non vi
tange, immagino non vi importi nulla se ci lavoriamo noi.-
Il giovane
volto dell'uomo era tutto un programma.
-Scordatelo.-
-E perchè?
Tanto ormai il vostro piano è fallito. Volevate schiavizzare
mezzo mondo per ristabilire un ordine sul pianeta. Ora non c'è
più nessuno da sottomettere. Non vi sto mettendo i bastoni fra
le ruote, mi sembra...-
Il Lord si
alzò in piedi e lo afferrò per il colletto, tirandolo a
sè con violenza:
-Sentimi
bene, ragazzino. Tu non farai un bel niente. Non c'è più
nulla da fare.-
-Uh. Ho
capito, voi non avete avuto la marmellata e quindi nessuno la può
avere. Chiaro.-
Il pugno
lo colpì sulla guancia destra, provocandogli un dolore
immediato e pulsante.
-E' meglio
se stai zitto. E ora vattene immediatamente, prima che ti faccia
fuori.-
Kei scese
dalla scrivania, lanciandogli un ultimo sguardo e dirigendosi verso
la porta.
-Ragionate.-
aggiunse, prima di uscire.
Kei sentì
una sorta di bisogno di andare da Takao. Lo trovò come al
solito intento ad annoiarsi, guardando fuori. Pensò a come si
sarebbe sentito lui stesso, con il carattere che si ritrovava, a
vivere rinchuiso per anni interminabili.
-Kei. Che
succede?-
-Mi sono
offerto di riprendere le ricerche per un antidoto che funzioni, ma
non vuole. Dice che ormai è tardi.-
Takao lo
guardò, sconsolato.
-Se
facciamo in fretta possiamo bloccarlo e dare un'altra possibilità
al genere umano, non lo capisce che non ha senso lasciarla
estinguere??-
Kei gli
diede un colpetto sulla fronte: -Evidentemente no.-
-Dobbiamo
fare qualcosa!!- esclamò l'altro, alzandosi in piedi.
-Non so
cosa dirti. Mi sa tanto che la tua adorata specie è destinata
ad andare a farsi fottere.-
-Non può
non importare nemmeno a te!-
Il sicario
alzò le spalle: -Quello mi fa uccidere. E io non voglio
sprecare la fortuna che ho avuto nell'avere questi occhi, mi
spiace.-
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