To Extinction

di Charlene
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** ~1 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo


Giorno 4745 Dicembre, 2048 d.C

Mia figlia mi ha chiesto per quale motivo mi ostini a tenere questo diario.

La verità è che non lo so nemmeno io. Forse perchè prima o poi tutto questo finirà e sarà giusto che la storia sia tramandata così come è andata, senza sviste o dimenticanze, volute o no.

La mia ora è sempre più vicina. Il mio desiderio è sempre stato quello di morire senza questo fragore che fa tremare i vetri della casa, ma a quanto pare rimarrà una vana speranza. Seppure il frastuono sia ormai solo un perenne eco nelle mie orecchie, con ogni probabilità.

La Guerra non accenna a smettere, la popolazione mondiale è ormai ridotta di tre quarti e il bilancio non si fermerà, sono certo che non si fermerà.

Mia figlia mi ha chiesto per quale motivo mi ostini a tenere questo diario... ma forse ve l'ho già detto. La mia mente ormai non è più quella di una volta. Ora sono solo un vecchio in pensione, che non vede i figli maschi da anni e probabilmente non li rivedrà mai più. Questa è la guerra. Un tempo ero apprezzato e stimato, ora vivo in povertà con una figlia disperata e fatico a tirare avanti, abbandonato a me stesso.

I sensi si stanno annebbiando, credevo che fosse imminente ma non avrei mai creduto che si trattasse di un processo così rapido. Mi ero scordato che i sistemi immunitari degli anziani sono molto più labili. Fatico a tenere la penna in mano, forse è giunto il momento. Prima vorrei rivedere mia figlia, un'ultima volta.



Il giovane terminò la lettura ad alta voce, per poi poggiare nuovamente il libretto rovinato su uno scaffale che si reggeva in piedi a fatica.

-Smettila di perdere tempo, Kei. Abbiamo solo dieci minuti.- lo riprese un altro ragazzo, i capelli di un colore scarlatto e gli occhi violacei.

-Lo so. Ma mi aveva incuriosito. Lo porto con me.-

-Che idiozia.-

Kei infilò il diario in una tasca, per poi rivolgersi all'altro:

-Quanto a cinismo, Yuri, mi inchino davanti a te. Ad ogni modo in questa baracca non c'è nulla, possiamo anche andarcene subito.-

-Meglio se cerchiamo bene.- ribattè Yuri, aprendo una porta nel lato della stanza per poi chiuderla subito con aria disgustata

-Credo che la figlia sia lì dentro. Almeno quello che ne rimane dopo un paio d'anni.- aggiunse.

-D'accordo, andiamocene. "Sua Maestà" deve capire che non siamo i suoi fattorini, che non sappia tenere a bada i suoi sottoposti non deve essere un mio problema.- affermò Kei dirigendosi verso l'uscita della casa.

Aveva già un piede fuori dalla porta quando percepì un movimento alla sua destra, in una zona d'ombra. Tirò fuori la S&M 500 e la puntò al collo del ricercato.

-Fermo! Non sparare!!-

Chi lo fissava era un ragazzo dall'aria arrogante, fortemente mitigata dalla paura in un risultato piuttosto bizzarro.

-Te l'avevo detto che era meglio continuare a cercare qui intorno.- osservò Yuri, attraversando ad ampie falcate la stanza e precedendolo fuori.

-Va bene, va bene, avevi ragione tu.-

-Per favore, non uccidermi! Non dirò nulla!- piagnucolò il ragazzino, ma Kei non badò a lui e continuò a rivolgersi al collega, già all'esterno della casa.

-E vedi di aspettarmi, non ho intenzione di tornare a piedi.-

Yuri si tappò le orecchie aspettando lo sparo che puntualmente esplose alle sue spalle, spaventando dei corvi su un albero, che svolazzarono confusi.

Kei uscì, lucidando la pistola con un fazzoletto bianco ricamato.

-E' un gioiellino, ma mi fischiano le orecchie per ore dopo che faccio fuoco.- protestò, controllando se gli abiti si fossero per caso macchiati di sangue.

-Cambiala. Usa un silenziatore.-

-Non la cambierò MAI. E non metterò mai un silenziatore se non sarà necessario. La snaturerei.- spiegò, inorridito.

-E allore stai zitto e piantala di lamentarti.- concluse Yuri, scavalcando il corpo di una bambina. A pochi passi scorse un orsetto di peluche, probabilmente era stato il suo. Si chinò su di lei e fece cenno a Kei di avvicinarsi:

-Sta agendo molto di più sui bambini rispetto all'anno scorso. Spero che i nostri scienziati ce l'abbiano sotto controllo, non vorrei che i folli piani di conquista del Lord gli si ritorcano contro.- disse, sollevandosi e continuando a camminare.

-Non credo che il virus stia mutando di nuovo, Yuri. Lo sapremmo. Non è detto che quella bambina sia morta per quello.- rispose Kei raggiungendo l'Onaìlshi e appoggiandovisi contro.

-Non l'hai guardata, aveva i segni. Penso non ci siano molte persone al mondo con gli occhi di quel colore, Hiwatari.-

-Oh. Erano viola?- bofonchiò il ragazzo fra uno sbadiglio e l'altro.

-Si. Se ti sposti apro la macchina.- esalò il rosso, esasperato.

-Hai di nuovo rotto il comando a distanza. E' il terzo questo mese.-

-Lo so. Mi ci siedo sempre sopra, non riesco ad evitarlo...-

I due si infilarono nell' "auto", se così si poteva definire. L' Onaìlshi era il futuro dell'automobile, del tutto simile ad essa se non fosse che poteva staccarsi dal suolo. Volare, in sostanza. Utilissima per evitare le code in autostrada, anche se ai due non interessava tanto quell'aspetto quanto la velocità di spostamento. Ormai il traffico era l'ultimo problema del mondo.

-Piuttosto, hai controllato che quell'idiota non avesse addosso qualcosa che non è il caso di diffonder...-

L'onda d'urto investì la macchina, che fece un balzo di almeno un metro fra i sogghigni di Kei e le bestemmie di Yuri, i cui timpani fischiavano come quelli dell'altro dopo lo sparo di pochi minuti prima.

-Dannazione Hiwatari. Sei un vero imbecille.-

-Taci, ho fatto bene. Meglio far saltare in aria tutto che frugare addosso alla gente, non sono ancora così disperato.- gli rispose candidamente Kei, riponendo il radiocomando. -E ho la certezza di aver eliminato qualsiasi vaccino sfuggito all'occhio del Boss.- concluse ironico, mettendo in moto.



Continuava a fissare il mondo oltre la vetrata, desiderando ardentemente che quella dannata barriera non ci fosse. La prigionia era la strada che si era scelto, e la avrebbe percorsa fino in fondo esattamente come ci si poteva aspettare da un tipo come lui.

Dalla sua stanza poteva scorgere ben poco della realtà che ormai lo circondava, che circondava chiunque. Era rimasto molto colpito da ciò che Kei gli aveva portato quella sera, di ritorno da una missione per recuperare il figlio dell'uomo a capo del Dipartimento di Ricerca. Il ragazzo aveva rubato un campione di antidoto con chissà quale intento, ma a quanto pareva il suo geniale piano era culminato con una pallottola della Smith & Wesson di Kei su per il cranio.

La diffusione di quel vaccino sarebbe stata un bel problema per l'Organizzazione. Avrebbe potuto sfociare in una controcatastrofe, cosa che doveva assolutamente essere evitata.

Il Lord avrebbe fatto saltare parecchie teste in tal caso, altro motivo di preoccupazione.

Così i Sicari avevano sistemato il potenziale guaio in pochissimo tempo, dopotutto erano stati addestrati esattamente per quello fin da piccoli. Per risolvere gli inconvenienti che potevano minare l'infinita ascesa dell'Organizzazione.

Takao sfogliò per la seconda volta quel diario; non capiva bene perchè lo avesse turbato tanto, forse per via dei vent'anni racchiusi al suo interno.

Non era ancora nato quando il proprietario aveva iniziato a scrivere.

Parlava della Terza Guerra, delle risorse in via di esaurimento, -qualunque tipo di risorse, perfino l'acqua- della follia umana dilagata nel mondo in conseguenza a ciò... E poi parlava del Virus.

Citava solo poche volte il Lord e l'Organizzazione, era ovvio. Ma conosceva a grandi linee il piano maniacale messo in atto dalle menti machiavelliche e deviate del Lord e dei suoi sottoposti.

Aprofittando dell'immenso caos generatosi a causa della Guerra, avevano diffuso un Virus devastante. La popolazione mondiale si era ridotta a poco più di un miliardo di persone, e l'operazione di espansione del contagio stava andando a gonfie vele.

Le cause di tutto ciò erano note solo a pochi, e la perplessità mostrata dall'uomo in quelle righe gli aveva provocato una stretta allo stomaco. Takao aborriva l'accaduto in generale, lui che aveva ben chiara la situazione... immaginava come dovesse essere lo spirito di coloro che vedevano il mondo andare a catafascio, e non sapevano il perchè.

Ma forse l'idea di un'elitè di uomini che spinti dall'avidità avevano aprofittato della confusione della guerra per fare i propri interessi e togliere la vita a miliardi di persone, atteggiandosi a salvatori dell'umanità... già, forse era meglio così, che quell'uomo fosse morto prima di sapere. Perchè era una cosa talmente folle e orrenda che morire senza esserne a conoscenza probabilmente era la cosa migliore.

Sussultò quando percepì il suono della chiave che girava nella toppa, e si voltò verso la porta.

-Buongiorno.- salutò Yuri Ivanov entrando nella stanza e sedendosi in una delle lussuose poltrone.

-Yuri. Hai saputo qualcosa?-

Il rosso scosse la testa: -Non ho potuto nemmeno parlarci... credo che non uscirai tanto presto.-

Takao sbuffò, tirando un pugno contro al muro. All'altro venne da ridere, quando si arrabbiava le guancie si imporporavano e gli occhi diventavano lucidi. Gli ricordava un bambino di sei anni.

-Non è possibile. L'ultima volta che ho visto la luce del sole è stato tre mesi fa!- protestò, furioso.

-Guarda, il vetro filtra la luce e ti permette di vederlo anche da qui dentro, non seccare.- gli rispose freddo l'altro, accavallando le gambe e accendendosi una sigaretta.

-Smettila, lo sai che odio il fumo! Comunque non fa ridere.-

Kei Hiwatari irruppe nella stanza, senza premurarsi di bussare o perdite di tempo simili.

-Sono riuscito a passare il messaggio al Lord. Dice che puoi uscire, ma solo nel giardino. Takao, ormai sei l'ombra di un cane.- aggiunse, dopo che il ragazzino aveva gioito felice nel sentire la notizia, gli occhi viola intenso che brillavano davvero.

-Evviva, finalmente! Aria pura! Quando? Subito?- esclamò, saltellando.

-Piantala di fare casino. Domani mattina, quindi dopo la cena vattene a letto e datti una regolata.- ordinò Kei seccato.

-Va bene, va bene... ma che diavolo avete oggi? Siete peggio del solito!- osservò Takao perplesso. Come al solito quei due avevano la luna di traverso e non facevano nulla per rallegrarlo.

-Mi fischiano le orecchie.- risposero in coro, per poi lanciarsi un'occhiataccia.





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Inutile dire che non sono nota per trattare questo genere di storia, ma in realtà è un argomento che mi piace molto, così ho deciso di tentarmela. La trama la avevo già scritta tempo fa, mi sono limitata a riprenderla e a costruirci una storia su.

A forza di leggere Stephen King gli scenari apocalittici mi vengono così.

Non è ancora del tutto spiegato lo scenario in cui ci si trova; per ora si capisce che è ambientata in un futuro non troppo lontano, che c'è stata una guerra e che un pazzo con il suo circondario ha diffuso un virus aprofittando della situazione. I ruoli dei protagonisti e la storia in generale saranno più chiari nel prossimo capitolo. Fatemi sapere se il prologo e l'idea vi piacciono, così vedrò se continuarla o meno. Baci.









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Capitolo 2
*** ~1 ***


UNO


Giorno 63, Settembre 2035 d.C

Qui da noi la crisi non è percepita come in altri luoghi. Certo, in città non si limitano solamente ad avere acqua, cibo e qualche minimo agio, hanno molto di più. Lì ci sono ancora famiglie ricche, che non hanno mai avuto problemi in questi ultimi anni e si sono salvate dalla rovina. Ma ce ne sono rimaste ben poche, ormai. Noi invece andiamo avanti con poco, ma andiamo avanti. Mi trovo in un vortice di eccidi, di battaglie, di lotte inconcepibili per delle cose che fino a poco tempo fa venivano date per scontate. Forse è stato questo il grande errore dell'uomo.

Per questo la Terra si è stancata di farsi sfruttare senza ricevere nulla in cambio. Ce ne saremmo dovuti accorgere prima. Ad ogni modo ormai i giochi sono fatti.

Da quando, due mesi fa, il Giappone ha attaccato gli Stati Uniti per via della contesa delle risorse Africane, le cose non sono più come prima. Sembrava che il resto del mondo non aspettasse altro, per quanto sono stati tempestivi gli interventi delle altre nazioni.

E' buffo pensare a come tutto sia regredito. Stati civilizzati che litigano per altri Stati civilizzati... non ci si poteva credere, tanto era una cosa lontana dalla mentalità che l'uomo sembrava aver raggiunto nel duemila. L'Africa deve essere dell'Africa, la Cina della Cina, il Giappone del Giappone... ma quando quella mentalità, di cui siamo stati troppo sicuri per almeno un secolo, cambia, allora l'Africa diventa di chi riesce a prendersela, così come la Cina, il Giappone. Alcuni Stati sono più forti e non si sentono minacciati. Altri perdono l'indipendenza. Quando quella mentalità cambia, il Mondo cade in uno stato creduto ormai superato, non ci sono più certezze, nessuno è al sicuro.

Ora siamo più disorientati che mai, si sta iniziando a parlare di leva obbligatoria.

Le cose stanno degenerando.


Takao chiuse il diario, sospirando pesantemente. Era uscito, aveva sentito il calore dei raggi del sole dritti sul viso, ma una volta che le porte si erano richiuse alle sue spalle l'amarezza aveva preso il sopravvento. Una volta che le familiari mura lo avevano nuovamente circondato, si era seduto sulla poltrona, accanto alla finestra, e aveva ripreso a leggere il diario. Aveva iniziato dalla prima pagina, ma dopo appena dieci la stretta allo stomaco lo aveva costretto a smettere. Chiunque fosse quell'uomo, probabilmente una persona perfettamente nella norma, esternava un' opinione semplice, ma vera. Condivisibile da tutti... no, non da tutti. Quasi tutti... perchè la fine del mondo non era accaduta per caso, nè da sola. Qualcuno sulla Terra non la pensava esattamente come quell'uomo, ed ecco il disastro.

Takao si alzò e passeggiò un po' per la stanza fino a che non si rese conto che quell'azione, seppure la ripetesse puntualmente tutti i giorni, era in effetti molto stupida e priva di senso.

La noia ormai lo logorava. Lui non era come Kei e Yuri, lui aveva assaggiato la vita vera per quattordici anni, non si sarebbe mai potuto abituare a stare rinchiuso. Ma l'alternativa era collaborare attivamente ai progetti dell'Organizzazione. Oppure morire, e la cosa sinceramente non lo attirava per niente.

Kei e Yuri invece erano stati presi da piccoli, gli era stato imposto un regime e lo avevano accettato perchè la loro unica realtà era quella.
Sorrise, non sapeva se si potessero ritenere fortunati o meno... il loro dna li aveva condannati ad essere sfruttati, ma allo stesso tempo li aveva salvati dal contagio.

Quando il Lord si era reso conto che il virus appena isolato e testato marchiava i contagiati con una variazione del colore degli occhi, mutati in un viola profondo, non aveva esitato ad organizzarsi di conseguenza. Sapeva che quel colore in natura non esisteva, ma sapeva anche che le eccezioni non andavano mai trascurate, e grazie ad accurate ricerche riuscì a mettere le mani su due bambini, un russo e un giapponese, entrambi nati, appunto, con gli occhi viola. E non si trattava solo di rare e semplici sfumature.

La caccia non portò ad altri risultati, ma il Lord si era reputato soddisfatto e aveva iniziato le analisi sui due poveri bambini. Come si aspettava, erano immuni dal Virus. Centinaia di controlli mostrarono una rarissima malformazione nei cromosomi, la stessa malformazione che avrebbero riscontrato anni dopo in Takao, terzo elemento anomalo rinvenuto sul pianeta.

Fu grazie al loro sangue che quelli dell'Organizzazione crearono l'antidoto, per poi venderlo e guadagnare ancora di più, come se gli servisse ancora.

La chiave girò nella toppa, ormai aspettava ansiosamente di udire quel suono, e si sentì ancora più stupido. Kei si affacciò sulla porta.

-Ehi.-

-Ciao, Kei. Entra!-

Il ragazzo obbedì, sembrava avere delle novità.

-E' successo qualcosa?-

-Si, diciamo. Il Virus è parzialmente mutato, ora non sempre il vaccino funziona.- annunciò, serio.

-Che cosa?-

-Ormai non ti dovresti stupire più di nulla, Takao.- sospirò Kei accomodandosi senza troppi complimenti, per poi fissarlo.

-Si ma... cioè questa è una pessima notizia! Finora aveva sempre funzionato e... oh, accidenti.- protestò il ragazzo mettendosi una mano in fronte.

-Basta, non fare casino. Ad ogni modo... credevo che perdere il controllo su quello che sta facendo avrebbe quantomeno turbato il Lord, invece la cosa non lo tocca. Ormai è totalmente fuori. Ok, fino a che voleva semplicemente creare un elitè che governasse il mond...-

-Ok un corno, smettila! Non dirlo neanche per scherzo!-

Kei sbuffò e lo prese per il colletto: -Ragazzino, sei tu a doverla smettere con questa lagna. Le cose stanno così, a me non importa un accidenti.-

-Oh dai, mi basta lasciarvi soli per due minuti e mezzo e voi già vi picchiate. Idioti.- esordì Yuri sbattendo la porta alle sue spalle.

-Il tuo amico non è meglio del Lord!- ringhiò Takao rivolto al nuovo arrivato, puntando l'indice molto vicino all'occhio di Kei.

-Non cominciate, o vi sparo. Kei, ti devo parlare.- annunciò il gelido russo, facendo indispettire maggiormente Takao.

-Puoi parlargli anche in mia presenza.- protestò.

-Sei di un palloso che davvero, non so descrivere!- fu la risposta esasperata di Yuri.

Takao si accigliò ancora di più: -Sentite, io ho solo voi due! Voi due e basta! A voi magari non importa niente di me, ma il mio universo sono queste quattro mura e voi due!-

Kei e Yuri si guardarono, per poi alzare le spalle nello stesso momento.

-Ok, ok. Ma non piagnucolare. Il "bollettino" di stamattina e non è buono, per niente...- iniziò Yuri, mettendosi le mani in tasca.

Lo chiamavano bollettino, in realtà era lo stato attuale delle cose.

-E' peggiorato?- chiese Takao timoroso della risposta.

-Bè, poteva solo peggiorare, no? Nel mondo siamo rimasti in pochini. Oggi siamo scesi sotto il miliardo. Il virus si è molto rallentato, ma non si è affatto fermato... l'antidoto spesso non funziona. L'Organizzazione non vuole fare niente, anzi il Lord ha perfino smesso di far distribuire gli antidoti e ha fermato le ricerche per trovarne un altro.- spiegò Yuri, apatico.

-Ma di questo passo... ma cosa diavolo... non ci pensa all'umanità??- sbottò Takao, furioso.

-Ah, aspetta solo un paio d'anni, e non ci sarà più nessuna umanità di cui preoccuparsi.- rispose Kei, tormentandosi le unghie della mano.

-La fai facile tu! Che intenzioni ha quel pazzo?-

Il russo rispose lapidario:

-Te l'ho detto, da quello che sembra non gliene frega proprio nulla.-


-Non volevo che sapesse niente solo perchè so che ci rimane malissimo.- disse Kei, camminando accanto al collega nel vastissimi corridoi del Palazzo dell'Organizzazione.

-Lo so, Kei, ma lo sai che quando si mette in testa una cosa sono cazzi per tutti...-

-Bastava uscire e lasciarlo lì.-

Yuri scosse la testa: -Si sarebbe lagnato fino alla fine dei suoi giorni. Dai, ormai è fatta.-

Kei annuì, per poi salutare il collega con un gesto distratto della mano. Svoltò nella direzione opposta alla sua e accelerò il passo, continuando a percorrere gli anditi in apparenza senza fine. Così come non aveva fine ed era vergognoso il lusso che vi regnava, fra statue, quadri, arazzi e ogni genere di materiale prezioso.

Arrivò alla tanto familiare porta in mogano, e vi battè due colpi secchi.

-Avanti.- rispose la voce atona e fredda del Lord, permettendogli di entrare.

Fu tentato come al solito di non badare ai convenevoli, ma l'abitudine lo portò a inchinarsi rispettosamente dinnanzi al suo signore, che lo fissava da dietro un'imponente scrivania.

-Credevo avessi dimenticato le buone maniere.-

-Oh, certo che no. Mi avete tirato su così bene.- rispose Kei con tono mellifluo.

-Mh. Cosa vuoi?-

Il ragazzo avanzò e si sedette sopra la scrivania, ignorando l'occhiata di fuoco che ricevette.

-Informazioni sul da farsi.-

-Non c'è niente da dire, Kei. Ora levati di torno.-

-Volete per forza il nobel per essere riuscito a estinguere l'umanità? Mh, in effetti a breve non ci sarà nessuno per potervelo consegnare. E probabilmente nemmeno voi, per ritirarlo. Ci saremo solo io, Yuri e Takao.-

-Non se vi uccido tutti e tre prima.-

Kei alzò un sopracciglio: -Di questo possiamo discuterne. Che intenzioni avete? Non c'è più un antidoto. Morirete anche voi, e tutta l'Organizzazione.-

-La cosa ti preoccupa?-

-Sinceramente no. Ma vorrei evitare il peggio, anche se ci siamo quasi. Se non avete più intenzione di cercare un antidoto e la cosa non vi tange, immagino non vi importi nulla se ci lavoriamo noi.-

Il giovane volto dell'uomo era tutto un programma.

-Scordatelo.-

-E perchè? Tanto ormai il vostro piano è fallito. Volevate schiavizzare mezzo mondo per ristabilire un ordine sul pianeta. Ora non c'è più nessuno da sottomettere. Non vi sto mettendo i bastoni fra le ruote, mi sembra...-

Il Lord si alzò in piedi e lo afferrò per il colletto, tirandolo a sè con violenza:

-Sentimi bene, ragazzino. Tu non farai un bel niente. Non c'è più nulla da fare.-

-Uh. Ho capito, voi non avete avuto la marmellata e quindi nessuno la può avere. Chiaro.-

Il pugno lo colpì sulla guancia destra, provocandogli un dolore immediato e pulsante.

-E' meglio se stai zitto. E ora vattene immediatamente, prima che ti faccia fuori.-

Kei scese dalla scrivania, lanciandogli un ultimo sguardo e dirigendosi verso la porta.

-Ragionate.- aggiunse, prima di uscire.


Kei sentì una sorta di bisogno di andare da Takao. Lo trovò come al solito intento ad annoiarsi, guardando fuori. Pensò a come si sarebbe sentito lui stesso, con il carattere che si ritrovava, a vivere rinchuiso per anni interminabili.

-Kei. Che succede?-

-Mi sono offerto di riprendere le ricerche per un antidoto che funzioni, ma non vuole. Dice che ormai è tardi.-

Takao lo guardò, sconsolato.

-Se facciamo in fretta possiamo bloccarlo e dare un'altra possibilità al genere umano, non lo capisce che non ha senso lasciarla estinguere??-

Kei gli diede un colpetto sulla fronte: -Evidentemente no.-

-Dobbiamo fare qualcosa!!- esclamò l'altro, alzandosi in piedi.

-Non so cosa dirti. Mi sa tanto che la tua adorata specie è destinata ad andare a farsi fottere.-

-Non può non importare nemmeno a te!-

Il sicario alzò le spalle: -Quello mi fa uccidere. E io non voglio sprecare la fortuna che ho avuto nell'avere questi occhi, mi spiace.-







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