La Malinconia di Haruki Suzumiya

di moonyHYSTERIA
(/viewuser.php?uid=77724)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Quando avete smesso di credere nell’esistenza di Babbo Natale? Potrà sembrare una domanda senza senso, ma per me ha una certa importanza. Però, se venite a chiedere a me una cosa del genere, vi risponderò sicuramente che non ci ho mai creduto. Sapevo benissimo che quel Babbo Natale che era apparso alla festa di Natale dell’asilo era senza ombra di dubbio il nostro maestro che fingeva di esserlo, e a quella età ero abbastanza saggia da avere dei sospetti su l’esistenza di un vecchio che lavora solo a Natale.

Però, ci ho messo tempo a capire che gli neanche alieni, viaggiatori nel tempo, fantasmi, mostri ed esper non esistevano in realtà. Forse l’avevo capito, ma nel profondo del mio cuore volevo che quegli alieni, viaggiatori nel tempo, fantasmi, mostri ed esper apparissero tutto d’un tratto. Paragonato alla mia normale vita, quel mondo che si vede negli anime o nei videogiochi era sicuramente molto più eccitante, volevo vivere anche io lì! Volevo essere la ragazza rapita dagli alieni e rinchiusa in una fortezza ad aspettare il suo principe azzurro che la salvi, o meglio ancora, volevo essere una di quelle eroine che si vedono negli shonen che, usando il mio coraggio e la mia intelligenza, combatto contro gli alieni che vogliono distruggere il mondo.

Ok, vediamo di calmarci. Purtroppo non posso essere attaccata da alieni o chissà chi, per il momento non ho nemmeno un potere speciale in grado di scontrarmi con loro! Forse non sarebbe del tutto male la storia del nuovo studente che si trasferisce nella mia classe, quando questo in realtà è un alieno, o magari viene dal futuro, e io posso diventare la sua guardia del corpo, facendo risvegliare in me poteri paranormali! Dio, che geniaccia che sono.

Sfortunatamente, la realtà in cui vivo è davvero crudele. Non ho mai visto nemmeno un UFO. E ovviamente non potevo che essere depressa di come fossero normali le leggi della fisica.

Avevo raggiunto un punto in cui provavo nostalgia per questo genere di cose.

Dopo le medie, mi sono legata alla realtà, facendomi uscire da quel mondo fantastico. Non era successo niente di interessante, l’umanità non era ritornata sulla Luna, né era andata oltre, e magari quando si potrà fare un viaggio sulla Luna io sarò già morta e decrepita.

E così sono diventata una normale studentessa liceale senza troppe preoccupazioni per la testa.

Fino al giorno in cui mi sono scontrata con Haruki Suzumiya.

 

____

 

Ok, vi state chiedendo che diavolo sia questo, giusto? XD Beh, ho deciso (anche se non so quanto durerà) di riscrivere La Malinconia di Haruhi Suzumiya... genderswappato. Quindi i protagonisti sono del sesso opposto :°D Kyon è Kyonko, Haruhi è Haruki e così via <3 Se non sapete immaginarli potete tranquillamente cercare delle immagini su Google *A* Ecco un esempio, click! Non so che altro dire e_e' A presto il primo capitolo! 8D

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Così, entrai nel liceo del mio quartiere. All’inizio rimpiansi questa scelta, poiché la scuola era in cima ad una collina altissima, e anche di primavera avrei sudato camminando su per quella ripida salita. Mi deprimeva il fatto che sarei stata costretta a ripetere tutto cioè per gli altri anni seguenti, la mia idea di andare a scuola senza fatica non poteva realizzarsi in alcun modo.

Il primo giorno di scuola pensai di aver dormito un po’ troppo,  perché camminavo più velocemente del solito e mi sentivo affannata. Di conseguenza durante la cerimonia d’ingresso avevo una faccia solitaria e lugubre -forse avrete capito il perché- mentre tutti gli altri alunni avevano un’espressione speranzosa, ma anche piena di incertezza sembrava quasi voler dire “Evviva, si comincia un nuovo viaggio!”.

Non era proprio questo il mio caso. Molti miei amici delle medie si erano iscritti al mio stesso liceo, però non sembravo così eccitata e preoccupata come altre persone. Sinceramente, mi chiedevo se avessi trovato finalmente un fidanzato. Mi persi nei miei pensieri, e quando finalmente lo stupido discorso della preside finì, io e i miei compagni entrammo nella nostra classe 1-5. Il nostro professore, con il suo sorriso da chi si era allenato per un’ora davanti allo specchio, si presentò. Avevo pensato che non avesse mai finito, ma all’improvviso disse: «Bene, ora potete presentarvi voi!»

Così i ragazzi incominciarono a presentarsi in ordine. Dicevano il loro nome, il nome della loro scuola media e altre cose banali, come ad esempio gli hobby o il cibo preferito. Alcuni sembravano raccontare tutta la loro vita fino ad allora, mentre altri fecero delle introduzioni abbastanza interessanti. Il mio turno si avvicinava, e d’un tratto mi sembrò di essere diventata nervosa! Dopo che ero riuscita a finire la mia presentazione dicendo il minimo indispensabile, mi sedetti, sentendomi un tantino sollevata come quando si riesce a fare qualcosa di spiacevole, ma necessario. La persona seduta al banco dietro di me si alzò e -probabilmente non scorderò mai questo episodio per il resto della mia vita- disse queste parole, che sarebbero diventare l’argomento più discusso nella scuola per molto tempo.

«Mi chiamo Haruki Suzumiya. Vengo dalla East Junior High.» Fin qui l’introduzione era parsa ancora normale, perciò non mi ero neanche preoccupata di girarmi a guardarlo. Fissavo davanti a me e ascoltavo la voce del ragazzo. «I normali essere umani non mi interessano. Se qualcuno qui dentro è un alieno, un viaggiatore nel tempo o un esper, allora mi venga a cercare! Finito!»

A quel punto non potetti fare a meno di girarmi.

Aveva capelli neri e sottili. Il suo viso aveva come un’aria di sfida e si leggeva determinazione nei suoi occhi, mentre il resto della classe lo fissava. Le sottili labbra erano strettamente contratte. Ecco quale fu la mia prima impressione su quel ragazzo. Pensai persino che fosse piuttosto carino.

Haruki, con il suo sguardo provocante, esaminò lentamente la classe, poi smise di fissarci e si risedette. Cercava forse di essere drammatico? O avrei dovuto ridere? Nessuno lo sapeva. Beh, giudicando dalla conclusione, non stava cercando di essere né drammatico né divertente, visto che Haruki aveva ancora la sua faccia solenne. Il silenzio regnò per circa mezzo minuto, fino a che il professore, con un po’ di esitazione, fece segno alla persona successiva di presentarsi alla classe.

Fu proprio così che ci incontrammo.

Voglio realmente credere che questa sia stata solo una coincidenza. Dopo aver attirato l’attenzione di tutti, Haruki  tornò ad essere un innocente ragazzo liceale. La così detta calma prima della tempesta.

Tutti nel mio liceo venivano da una delle scuole medie più rinomate della città, questo ovviamente includeva anche la East Junior High; quindi ci doveva per forza essere nella classe qualcuno che si era diplomato con Haruki, che magari sapesse che cosa simboleggiasse il suo silenzio. Per mia sfortuna non conoscevo nessun ex studente di quella scuola, quindi non avevo modo di farmi spiegare se avesse parlato davvero seriamente. Perciò alcuni giorni dopo la sua presentazione, feci qualcosa che non mi sarei mai dimenticata: cercai di parlare con lui per la prima volta. Il domino della mia fortuna aveva iniziato a cedere ed ero stata io a spingere la prima tessera!

Quando Haruki si sedeva al suo posto, sembrava un normale ragazzo, perciò pensai di voltarmi verso di lui e parlargli un po’, forse mi avrebbe aiutato a diventargli amica.

«Ehilà!» Girai la mia testa con un sorriso frivolo verso il suo banco. «La cosa che hai detto quando ti sei presentato… eri serio?»

Con le sue braccia incrociate e le labbra serrate, Suzumiya Haruki mi fissò dritto negli occhi. «Cosa?» chiese con fermezza.

«La cosa… sugli alieni» balbettai.

Il ragazzo alzò le sopracciglia, e mantenendo la sua aria seria, mi domandò «Sei un alieno?»

«Direi di no.»

«E allora cosa vuoi da me?»

Esitai. «… nulla.»

«Allora stai zitta, stai sprecando il mio tempo.»

Il suo sguardo era così freddo che mi trovai a chiedere scusa senza rendermene conto. Così spostò da me il suo sguardo sdegnoso. Ero sul punto di parlare di nuovo, ma non riuscivo a pensare nulla di buono da dire. Per fortuna il professore entrò in classe e mi salvò.

Quando voltai la mia testa verso il banco, notai che un po’ di persone mi stavano fissando con uno sguardo interessato, il che mi irritò molto. Alcuni persino mi annuirono con solidarietà.

Visto che il mio primo tentativo di approccio con Haruki fu orribile, avevo pensato di tenere le distanze da lui. E così passò una settimana. Notai che a differenza mia, c’era gente che riprovava a parlare con Haruki dalle perenne sopracciglia aggrottate e dalla bocca torva. Principalmente erano quel tipo di ragazzi che cercano di essere gentili quando vedono un compagno isolato. Ovviamente non sono contrario, ma prima dovrebbero almeno controllare il loro bersaglio!

«Ciao! Hai visto quel programma in TV ieri sera alle 9?»

«No.»

«No? E come mai?»

«Boh.»

«Dovresti guardarlo, sai? Anche se inizi a guardarlo a metà non perderesti il filo! Comunque se vuoi ti racconto la storia fino ad ora!»

«Sei fastidioso!»

La risposta più ovvia sarebbe stata un semplice “no”. Ma lui doveva mostrare impazienza sia nell’espressione che nella voce! Alla fine la sua povera vittima si chiedeva che cosa aveva detto di sbagliato e poteva dire solo «Capisco… allora io…», piagnucolando via. Purtroppo lì il vero problema era la testa di Suzumiya Haruki.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


In realtà non avevo nessun problema a mangiare da sola, ma non volevo avere una brutta impressione sugli altri che mangiavano tutti insieme con i loro amici, così sembravo un’emarginata! Per questo mangiavo il pranzo con la mia compagna delle medie Kunikada e con una ex studentessa della East Junior High chiamata Taniguchi, che sedeva di posto affianco a me. Cominciammo a parlare di Haruki.

«Hai cercato di parlare con Suzumiya?» chiese Taniguchi innocentemente. Io annuii. «E poi lui ti ha risposto delle cose strane e tu non sapevi come rispondergli?» Annuii nuovamente. Taniguchi mise in bocca il suo uovo sodo e, masticandolo, disse «Se quel ragazzo fosse interessato a te, non direbbe cose strane come quelle. Stammi a sentire, questo è un consiglio da amica: rinuncia. Dovresti già aver capito che non è normale come tipo. Sono stata in classe lui tre anni di fila e so bene com’è fatto.»  Così iniziò la conversazione. «Ha sempre fatto cose incredibili e sconcertanti. Pensavo che quando sarebbe arrivato al liceo si sarebbe contenuto… ma l’hai sentita la sua presentazione?»

Kunikida era intenta nel togliere le lische dal suo pesce fritto, ma poi si infilò nella conversazione. «Intenti quel fatto degli alieni?»

«Esatto. Anche alle medie ha sempre detto e fatto una marea di robe strane. Per esempio quell’episodio di vandalismo!»

«Vandalismo? Che cosa è successo?»

«Hai presente quei cosi che si usano per disegnare le linee nei campi? Quelle cose fatte di gesso… Vabbè, ora non mi viene il nome. Insomma, si era infiltrato a scuola di notte e con quel aggeggio ha disegnato un enorme simbolo al centro del cortile della scuola.» Taniguchi mentre raccontava aveva un sorriso sulle labbra, evidentemente stava ricordando l’episodio. «Fu davvero sconvolgente. Quel mattino andai a scuola presto e tutto quello che vidi furono cerchi e triangoli. Non riuscivo a capire che cosa significassero, allora andai al quarto piano per avere una visione panoramica completa. Sinceramente non sono ancora riuscita a capire che cosa volessero significare.»

«Mi pare di averne già sentito parlare, ne avevano parlato anche sui giornali e avevano fatto anche delle riprese con un elicottero! Quel simbolo ricordava i pittogrammi di Nazca» aggiunse Kunikida.

«Ah sì, l’articolo era chiamato qualcosa tipo “misterioso vandalo notturno colpisce la scuola”!»

«Ti prego,» dissi fissando sconcertata Taniguchi «non dirmi che è stato lui.»

«L’ha ammesso lui stesso. Naturalmente fu chiamato in presidenza e ogni professore era lì, chiedendogli perché avesse fatto una cosa del genere.»

«E perché l’ha fatto, allora?»

«Non ne ho la più pallida idea.» Rispose Taniguchi piattamente.

«Si è rifiutato di dire qualunque cosa.» Aggiunse Kunikada.

«Mi sembra ovvio, quando ti fissa con quel suo sguardo, finisci sempre per arrenderti in qualunque cosa. Alcuni dissero che aveva disegnato quel simbolo per richiamare gli UFO, o per evocare mostri, o che stava cercando di aprire un portale per un mondo parallelo, eccetera. Ma finché il colpevole si rifiuta di parlare non sapremo mai se quelle voci siano vere.»

«Già, fino ad oggi è ancora un mistero.»

Cercai di immaginarmi Haruki col suo sguardo diretto, occupato a tracciare linee nel mezzo del cortile di notte… Probabilmente lo avrebbe realmente fatto per richiamare UFO, evocare mostri, o aprire un portale per un mondo parallelo, magari ci avrebbe lavorato per un’intera notte, ma non si era mostrato nulla, e allora se ne era andato con un sentimento di sconfitta addosso. Brrr.

«E questa non è mica l’unica cosa che ha fatto!» Taniguchi continuò il discorso, piluccando il suo pranzo. «Una volta ero arrivato in classe e ho trovato tutti i banchi spostati nel corridoio, oppure un’altra volta abbiamo trovato una stella dipinta sul tetto della scuola. Un’altra volta attaccava talismani di carta per la classe. Davvero non lo riesco a capire.»

Suzumiya Haruki in quel momento non era in classe, altrimenti non avremmo mai incominciato quella conversazione. Però, anche se ci avesse sentito, non gliene sarebbe fregato niente. Di solito lasciava la classe subito dopo la quarta ora, per tornare poco prima dell’inizio della quinta. Non portava il pranzo da casa, quindi credevo che andasse al bar per mangiare, ma non ci voleva mica un’ora per mangiare, no? E poi alla fine di ogni lezione scompariva. E dove diavolo andava?

«Però è molto popolare tra le ragazze! È affascinante, atletico e intelligente! Anche se è strano e se tiene la bocca chiusa, non è poi così male.»

«Da dove hai avuto tutti questi pettegolezzi, Taniguchi?» chiese Kunikida.

«C’è stato un periodo in cui cambiava fidanzata senza tregua. Da quel che ho sentito la relazione più lunga è durata una settimana, mentre quella più corta è finita dopo cinque minuti. L’unica ragione che Suzumiya dava per mollare le ragazze, era “non ho tempo per socializzare con normali esseri umani”.» Taniguchi sembrava parlare per esperienza e, notando il mio sguardo malizioso, si agitò. «L’ho sentito da altre persone, non mi guardare così! Per qualche motivo, lui non rifiutava mai una confessione, ma al terzo anno oramai avevano capito tutti e nessuno voleva più dichiararsi a lui. Ho il presentimento che la storia si ripeterà anche qui al liceo. Quindi ti avverto subito: arrenditi. Ci sono stato in classe con lui per ben tre anni!»

Dimmi quello che ti pare, ma non sono interessata a lui in quel senso, pensai.

Taniguchi mise il suo cestino del pranzo nello zaino e si lasciò scappare una risata. «Se dovessi scegliere qualcuno, sceglierei lui: Asakura Ryou. Giudicando dalla mia analisi, entra definitivamente nella mia lista “i ragazzi più fighi del primo anno”!»

«Hai “giudicato” ogni singolo ragazzo del primo anno?»

«Ho semplicemente raggruppato i ragazzi nelle categorie dalla A alla D, ma mi ricordo solo i nomi dei ragazzi nel gruppo A.»

«Allora quel Asakura Ryou è un A?» chiese Kunikida.

«Lui è un AA+! Guarda che bel faccino! Il suo carattere deve essere di prima classe!»

Dopotutto Asakura Ryou era un tipo di ragazzo davvero affascinante, del tutto diverso da Suzumiya Haruki. Prima di tutto era molto bello e aveva un sorriso stupendo, che dava l’impressione di altruismo. Il suo carattere poi sembrava rispecchiare la descrizione di Taniguchi: in questi giorni nessuno cercava di parlare con Haruki, eccetto Asakura. Non importava quanto Suzumiya fosse aspro, Asakura cercava ancora di parlargli di tanto in tanto. Era così appassionato che si comportava quasi come se fosse il capoclasse. Poi dal modo in cui rispondeva alle domande in classe si capiva che era intelligente, agli occhi dei professori era probabilmente uno studente modello. La scuola era iniziata da appena una settimana ed era già sulla buona strada per diventare il fulcro degli studenti della nostra classe. Sembrava che fosse nato con la capacità di attrarre le persone. Se il torvo e ossessionato della fantascienza Suzumiya Haruki viene paragonato ad Asakura Ryou, la scelta mi pare più che ovvia.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Era ancora Aprile e in quel periodo Suzumiya si stava comportando in modo abbastanza normale, fu infatti un mese piuttosto rilassante. Per lo meno ci sarebbe voluto ancora un altro mese, prima che cominciasse a comportarsi in modo assurdo. Però, anche durante questo periodo, avevo notato alcuni suoi comportamenti stravaganti.

Indizio numero uno: cambiava la sua pettinatura ogni giorno. E per di più c’era anche una sorta di nesso logico dietro tutto ciò. Di lunedì veniva a scuola con i capelli normali e sciolti, in pratica senza legarli in alcun modo. Il giorno dopo veniva con i capelli legati tipo coda di cavallo, e, anche se odio ammetterlo, stava davvero bene. Il giorno successivo si faceva due code e tre quello ancora dopo. Il sabato veniva a scuola con addirittura cinque! Come aumentava il giorno della settimana, così aumentava il numero di code che si faceva. Seguendo la sua logica, di domenica avrebbe avuto avere ben sei code… ero davvero curiosa di vederlo.

Indizio numero due: per le ore di educazione fisica, le classe 1-5 (la nostra) e 1-6 facevano lezioni assieme. Quando ci cambiavamo, i maschi sarebbero dovuti andare nella 1-5 e le ragazze nella 1-6; in sostanza alla fine dell’ora precedente, noi ragazze della nostra classe ci saremmo dovute spostare in quella affianco. Sfortunatamente, Haruki ignorò completamente le ragazze e cominciò a spogliarsi prima che ce ne fossimo andate. Era come se per lui le ragazze fossero sacchi di patate. Senza alcuna espressione, poggiò la sua uniforme sul banco e cominciò a mettersi la felpa. Immediatamente, Asakura Ryou fece uscire dalla classe le ragazze, che si erano immobilizzate e avevano gli occhi stralunati. I ragazzi cercarono di convincere Haruki a non farlo più, ma senza successo. Ogni lezione di educazione fisica, Haruki ignorava il resto della classe e si toglieva la sua uniforme senza neanche uno sguardo. E così, su richiesta di Asakura, noi ragazze fummo pregate di uscire dalla classe nell’esatto secondo in cui la campanella suonava. Ma seriamente, Haruki aveva proprio un bel fisico… argh, non è questo il momento per cose del genere.

Indizio numero tre: alla fine di ogni giornata, Haruki scompariva improvvisamente. Quando la campanella suonava, prendeva la sua cartella e volava via dalla classe. Pensavo che si dirigesse direttamente a casa, ma non mi sarei mai aspettata che andasse a partecipare in tutti i club della scuola. Un giorno lo si vedeva passare la palle nel club di basket, mentre il giorno dopo potevi vederlo agitare la mazza nel club di hockey, e credo che si fosse iscritto anche al club di baseball… Insomma, aveva partecipato ad ogni club sportivo della scuola. Naturalmente ogni club aveva cercato di persuaderlo ad unirsi a loro, ma lui li rifiutò tutti quanti. La sua spiegazione fu «Trovo noioso fare la stessa attività tutti i giorni.» Alla fine non si unì a nessun club.

Che cosa stava cercando di fare quel ragazzo? Solo da questi fatti, la notizia di uno strano ragazzo del primo anno si diffuse in tutta la scuola. In meno di un mese non c’era una sola persona che non sapesse chi era Suzumiya Haruki. E così arrivò Maggio.

Dopo la fine della vacanza della Golden Week, camminai a scuola, insicura di che giorno della settimana fosse. L’innaturale tempo soleggiato di Maggio si propagava sulla mia pelle e mi bagnava di sudore, mentre la ripida collina sembrava non finire.

Ma la Terra sta soffrendo di febbre gialla o cosa?

«Ehi, Kyonko!» Da dietro qualcuno mi salutò, era Taniguchi. «Dove sei andata durante la Golden Week?»

«Ho portato il mio fratellino a trovare mio nonno in campagna.»

«Hai un fratellino? Awww!»

Perché avere un fratellino piccolo deve essere agli occhi di tutti una cosa carina? Il mio lo sopportavo appena. Sospirai. «E tu invece che hai fatto di bello?»

«Ho lavorato part-time tutto il tempo!»

«Non sembri quel tipo di persona.»

«Dai Kyonko! Sei una liceale ora! Non dovresti portare il tuo fratellino a trovare i nonni, cerca di sembrare più studentessa liceale!»

Tra parentesi: Kyonko sarebbe è la sottoscritta. Qualche anno fa, una zia che non vedevo da tanto tempo mi disse improvvisamente «Mio Dio, Kyonko, come sei cresciuta!» Mio fratello pensò che fosse un soprannome carino e da quel momento iniziò a chiamarmi così. Il resto è storia; i miei amici dopo aver sentito mio fratello chiamarmi Kyonko, decisero di seguire la sua guida, e così il mio soprannome diventò Kyonko. Che cavolo però, mio fratello prima mi chiamava “sorellona”!

«È una tradizione di famiglia avere una riunione di cugini durante la Golden Week.» risposi, mentre raggiungevo la cima della collina. La sensazione di sudore mi metteva davvero a disagio. Taniguchi si vantò di aver conosciuto dei ragazzi carini e di come avesse intenzione di usare i soldi guadagnati. Mentre ascoltavo il noioso calendario degli appuntamenti di Taniguchi, arrivammo al cancello della scuola.

Suzumiya Haruki era già seduto al suo posto dietro di me. Aveva una pettinatura con due code, quindi dedussi che fosse mercoledì. Dopo essermi seduta, prima di rendermene conto, mi trovai nuovamente a parlare con lui.

«Cambi la tua pettinatura ogni giorno per far colpo sugli alieni?»

Come un automa, Haruki girò la sua faccia lentamente verso di me e mi fissò con la sua espressione completamente seria, quasi spaventosa, e col suo tono freddo aprì bocca «Da quanto te ne sei accorta?»

Ci pensai un attimo. «Da un po’.»

«Davvero?» Haruki appoggiò il mento sul palmo della sua mano. Aveva un’aria irritata.

«Almeno è quello che penso, visto che sembri diverso ogni giorno.»

Questa fu la prima volta che parlammo normalmente.

«Li cambio per colore: lunedì è giallo, martedì è rosso, mercoledì è blu, giovedì è verde, venerdì è oro, sabato è marrone e domenica è bianco.»

«Ah…» Più o meno riuscii a capire che cosa cercava di dire. «E se usiamo i numeri per rappresentare i colori, lunedì è zero e domenica è sei, vero?»

«Vero.»

«Ma non dovrebbe essere lunedì il numero uno?»

«Non ho chiesto la tua opinione.»

«…ok.»

Sembrava insoddisfatto della mia reazione e mi guardò con cipiglio. Mi risedetti a disagio e lasciai che il tempo passasse.

«Ti ho vista per caso da qualche parte? Però un po’ di tempo fa…»

«Non credo…» Dopo che risposi, il professore entrò in classe e la nostra prima conversazione finì.

Anche se non fu nulla che meritasse d’attenzione, questo sarebbe potuto essere il punto di svolta che stavo cercando!

Le uniche possibilità che avrei avuto per poter parlare con Haruki era quel poco tempo prima dell’inizio della prima ora, visto che normalmente non era in classe durante gli intervalli. Ma siccome ero seduta di fronte a lui, ero abbastanza certa che le mie possibilità di parlargli sarebbero state di gran lunga maggiori rispetto ad altri.

La cosa che mi sconvolse maggiormente fu che Haruki mi rispose normalmente. All’inizio pensavo qualcosa del tipo… “Sei fastidiosa! Stai zitta! Smettila!” Per aver trovato il coraggio di parlargli immagino di poter essere considerata strana quanto lui.

Quando il giorno dopo andai a scuola e scoprii che invece di avere tre code, Haruki si era tagliato i capelli. Ciò mi fece sentire abbastanza depressa. Prima aveva i capelli lunghi fino alle spalle, ma ora erano stati accorciati al di sopra delle spalle. Anche questo taglio gli stava bene, ma si era tagliato i capelli dopo che ne aveva parlato con me!

Gli chiesi il motivo e mi rispose con suo solito tono irritato «Nessuna ragione.»

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=440393