Il paradiso, nel mezzo dell’inferno

di Reghina
(/viewuser.php?uid=43657)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo due ***
Capitolo 3: *** Capitolo tre ***
Capitolo 4: *** Capitolo cinque ***
Capitolo 5: *** Capitolo sei ***
Capitolo 6: *** Capitolo sette ***
Capitolo 7: *** Capitolo otto ***
Capitolo 8: *** Capitolo nove ***
Capitolo 9: *** Capitolo dieci ***
Capitolo 10: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


1

1.

Divisi solo da un corso d’acqua trasparente come diamante e impetuoso come tempesta erano i due regni meravigliosi.

Sulla sponda destra – il lato del bene e del giusto, del buono e dell’onesto, del perdono e della fiducia, dell’obbedienza e della perfezione – v’era un luogo dalla sublime bellezza.

Il prato d’un verde smeraldo, dove ogni filo d’erba era uguale all’altro, dove crescevano fiori dai mille stupendi colori, era attraversato da una strada di marmo lucido e perfetto che camminava ordinata e tranquilla, ornata da lampioni, tra le villette di ogni abitante di quel piccolo paradiso.

Ville più umili, ville più costose, ma non una casa normale, non una stonata con l’altra, non una dai colori scuri, solo colori tenui e gentili.

Il cielo d’azzurro perfetto, col sole che gli dava luce paradisiaca, raramente era velato da nuvole bianche e candide.

Gli abitanti dai bei capelli biondi e gli occhi acquamarina avevano candide ali bianche sulla schiena ma, senza timore, indossavano solo gilet e pantaloni, o top e gonna, il giusto per non sentire caldo né freddo.

D’altronde l’inverno non esisteva, sul lato destro.

Gli abitanti avevano un carattere mite, gentile, altruista.

Nessuna lite, nessun’ingiustizia.

Non era possibile.

Non al lato destro.

*

La sponda sinistra – il lato del male e dell’ingiusto, del cattivo e del disonesto, del rancore e del sospetto, dell’infrazione e dell’imperfezione – mostrava invece un luogo totalmente diverso.

L’erba trascurata dei prati, ornata solo da colonie di formiche ed erbacce cresciute senza controllo, era attraversata da una lunga strada onice che si svicolava disordinata, con i fuochi delle prostitute come unica luce, nella massa delle case.

Case che potevano essere cartoni, come potevano essere ville.

Ma che potevano essere anche monolocali e castelli, appartamenti decorosi e suit disgustosamente lussuose.

Tutte dai colori accessi, vivaci, aggressivi o scuri.

Il cielo scuro come la notte, raramente vedeva il sole, mentre più spesso vedeva piogge.

Gli abitanti dai capelli e gli occhi color della notte più cupa, con le ali dello stesso nero, potevano indossare da stracci a vesti ingioiellate, da girare senza nulla fino a coprirsi dalla punta dei capelli fino alle dita dei piedi, non importava.

Il loro carattere scontroso, lussurioso, iroso, orgoglioso, semplicemente pericoloso, non badava ai vestiti se voleva qualcosa.

Lo prendeva e basta.

Nessuno avrebbe fatto giustizia.

Non nel lato sinistro.

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo due ***


2

2.

Tra chi abitava il lato destro – quelli che comunemente sono chiamati angeli – ve n’era uno particolarmente noto.

Era un angelo anche più bello dei suoi con fraterni già stupendi, uno degli angeli guerrieri, i pochi che sapevano difendersi e che difendevano la città da chicchessia.

I guerrieri, di solito, anche essendo angeli avevano un comportamento abbastanza severo e freddo, ma non lui.

Goku, perché questo era il nome che faceva sospirare le donne, era come un bambino e ciò suscitava la tenerezza e l’amicizia di molti angeli.

Ingenuo e impacciato, giocherellone e gentile, nessuno poteva immaginare che potesse essere davvero un guerriero.

Eppure tutti l’avevano visto almeno una volta camminare lungo il ruscello che separava la Destra dalla Sinistra, gli angeli dai demoni.

E poi, tutti notavano la spada che portava al fianco.

Solo i guerrieri potevano girare armati.

Molte donne e uomini lo scortavano fino a pochi metri dal fiume, augurandogli di non imbattersi in nessun demone e d’essere valoroso.

I guerrieri erano pochi, perciò Goku passava più tempo al fiume che nella propria dimora.

Nessuno si stupiva di scorgerlo andar via.

L’angelo sospirò.

Sperava proprio che qualche demone cercasse di varcare i confini.

Si stava annoiando.

*

Il capo reclinato all’indietro – i capelli all’insù che toccano il sudiciume del muro, che s’insozzano, quasi a voler diventare neri come la tua anima, demone – gli occhi socchiusi, come le labbra, le mani che reggono il capo ad una demone seminuda, proprio tra le gambe dell’uomo.

La gente passa, corre, continua ad uccidere e rubare, a scoparsi le altre prostitute o semplicemente ad ignorare chicchessia.

Poco dopo un gesto secco, il demone stacca la donna da sé.

Lei ingoia e con fare provocante comincia a strusciarsi, lussuriosa.

Non ci pensa un secondo di più, occhi di notte, un colpo sordo di pistola, ti sistemi i boxer e ti riallacci i pantaloni.

Non avevi soldi.

Lasci il cadavere della puttana sulla strada, sanguinante.

Chissà se qualcuno vorrà farsela ancora, adesso.

Ecco cosa pensi.

Ti guardi un po’ intorno, cercando qualche rissa, per sfogare quegli istinti malefici che sono parte di te.

Rapine, orge, abboffate, niente risse, ripassi più tardi.

Allarghi la visuale.

Scorgi il fiume e lì, un angelo.

Starai pensando che questa sia proprio fortuna sfacciata.

Ti accarezzi una collana, con una V incisa sopra.

La V di Vegeta.

Muovile grandi ali nere, poi voli alla riva.

Atterri come se fossi il padrone.

Sei un demone e vuoi che quel damerino lo capisca bene.

Solo dopo noti la spada e ghigni.

Un angelo guerriero.

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo tre ***


3

3.

Goku nota il demone atterrare.

Impossibile non notarlo.

Sembra essere il padrone del mondo e l’angelo pensa che forse creda davvero di possederlo.

Il guerriero finge indifferenza, ma tiene lo sguardo incollato al demone.

Vegeta, dal canto suo, non parla né guarda Goku.

Fissa un po’ il fiume limpido e, senza indugiare oltre, posa uno stivaletto nero all’interno dell’acqua.

Goku non dice nulla.

Il fiume è territorio neutro, finché il demone è lì, il guerriero non può attaccarlo.

Sarebbe ingiusto, immorale.

Non da angelo.

Vegeta avanza tranquillo, un passo dopo l’altro, perché quel corso d’acqua che sembra tanto breve in realtà non lo è.

Goku comincia a picchiettare il piede a terra.

Desidera ardentemente che quel diavolo invada il suo territorio, per combattere, ma allo stesso tempo la sua natura angelica lo fa sperare che il demone si goda semplicemente per un po’ l’acqua fresca, tornando poi nel suo inferno.

Vegeta sembra capire l’impazienza dell’angelo.

Forse per il ticchettio del piede.

O forse perché anche lui non vede l’ora di combattere.

S’immerge completamente e quando riemerge è dall’altra parte, a qualche passo da Goku.

Con i piedi ancora nel fiume.

“Demone, sei troppo vicino alla riva”non resisteva più, l’angelo.

“Però non l’ho toccata”sorride beffardo Vegeta.

“E non pensare nemmeno di profanare questo luogo con la tua malvagità”il demone rotea gli occhi.

“Ne ho ammazzati a centinaia, di guerrieri angelici come te”dice, mentre avanza ancora un po’.

“Non un altro passo”ringhia Goku.

“Prova a convincermi”ghigna Vegeta.

L’angelo estrae la spada e la punta alla gola del demone.

I guerrieri possono uccidere ed odiare, poiché sono guerrieri.

Vegeta sa che in realtà sono solo demoni troppo buoni.

Ma questo lo sanno solo lui, il re degli angeli e il re degl’inferi.

I guerrieri hanno gli stessi istinti dei demoni, chetati da un cuore generoso.

Per questo Vegeta adora provocarli.

È molto orgoglioso di sé, poi, quando fa uscire il lato più malvagio di quegli esseri che si credono perfetti.

“Oh, ma fammi il piacere”e con l’indice della mano sposta la lama.

Goku è meravigliato.

Ha conosciuto demoni coraggiosi, demoni fortissimi, che gli hanno lasciato segni indelebili sulla pelle, ma mai ne aveva visto uno così.

Lo osservò bene.

Era qualche spanna più basso di lui, eppure perfettamente proporzionato.

Era muscoloso, ma non troppo.

Il giusto.

Goku storse il labbro.

Da quel che sapeva, e ne sapeva, c’erano pochissimi demoni che s’intendevano davvero di lotta.

Tutti s’accapigliavano, ma pochissimi – anche meno di quanti fossero i guerrieri angeli – erano veri e propri lottatori.

Aveva una spada ed una pistola, fu per questo che notò che indossava dei pantaloni a mezza gamba aderenti.

Ora che c’andava a pensare, era anche a petto nudo.

Lo aveva notato perché portava una catenina d’argento, con un ciondolo a V.

Eppure, se non ricordava male, nell’inferno faceva freddo.

La cosa, però, che più lo meravigliava era lo sguardo.

Ogni demone aveva avuto paura, davanti alla morte.

Come biasimarli, d’altronde.

Ma lui no.

Sembrava quasi ne stesse ridendo.

“Sei coraggioso”riconosceva sempre i meriti di un’avversario, lui.

Vegeta, nascose lo stupore.

Aveva conosciuto migliaia di angeli, ma mai nessuno così sincero.

E così simile ad un vero guerriero.

I guerrieri angelo che aveva visto, e lui li aveva visti tutti, solitamente avevano l’indifferenza dei demoni e il corpo delicato degli angeli.

Questo Goku, invece, aveva il corpo robusto dei demoni e la purezza degli angeli.

Bene, ghignò tra sé il moro, sarà più divertente vedere il suo lato oscuro.

“Non ho paura di un angelo”e lo fa sembrare un’insulto.

“Strano, stavo proprio per dirti che io nemmeno ne ho di te”e sembra una litigata tra bambini.

“Potrei metterti KO con una sola mossa”e ci crede sul serio.

Non per nulla nel suo regno di Sinistra non ha rivali.

O sono morti, o lo temono, o lo vogliono.

Uomini e donne, indistintamente.

E lui non s’era fatto certo scrupoli.

Pur di guadagnare pane e un tetto aveva fatto di tutto.

Per un certo tempo era stato anche amante del Re, perciò sapeva tutto sugli angeli.

E sapeva che certe cose sono assolutamente proibite.

Un bacio.

Già vedeva la scena.

L’angelo sconvolto, che si chiede cos’è e lui che lo colpisce a morte.

“Perché non ci provi allora?”era un’invito a nozze.

Un passo dalla riva, un millimetro dalle labbra dell’angelo.

“Sei troppo fottutamente onesto per morire”un bisbiglio che sa di carezza.

“Ti ho detto d’indietreggiare”un panico che sa di proibito.

“Sto indietreggiando”una bugia che sa di perversione.

Ma improvvisamente, sulla testa dei due, sole e luna s’incontrano.

È l’ora di rientrare, poiché quando sole e luna s’incontrano si fa buio.

E se non ci sono tutti, sono cazzi.

Per chi manca, ovviamente.

I due si separano, e sembra che tra loro non ci sia più un piccolo fiume ma una grande voragine.

Goku il giorno dopo torna al fiume.

Ma di Vegeta, del demone di cui non sa il nome, non c’è traccia.

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo cinque ***


4

4.

Vegeta passeggiava, nel suo mondo sbagliato ma perfetto per lui.

Con superiore indifferenza ignorò le prostitute che cercavano di mettergli la lingua in bocca, spostandole con malagrazia.

Stava pensando a quell’angelo.

L’aveva visto quasi una settimana prima.

Per circa cinque giorni, ad essere sinceri, il bel viso di Goku era sparito dai pensieri di Vegeta ma poi il demone l’aveva notato di nuovo al fiume.

Avrebbe voluto raggiungerlo, ma in quel momento aveva un altro impegno che non poteva essere trascurato – la prostituta a gattoni davanti a lui ci sarebbe rimasta parecchio male, non era sua intenzione deludere una signora – perciò era rimasto lì.

Ed, il giorno dopo, al fiume c’era uno degli angeli guerrieri che per lui erano come mosche.

Ora era un’esatta settimana, ed il demone voleva sapere di più su quello strano guerriero così sincero e diverso dagli altri.

Non se ne stupì nemmeno.

Era ovvio volesse conoscere il suo avversario.

Meglio lo conosci, meglio puoi batterlo.

Molti angeli erano divenuti demoni, lui stesso n’aveva trasformati a migliaia.

Bastava insinuare il dubbio – quello malefico ed eccitante, che ti entra nella testa e ti tormenta notte e giorno – dentro quelle creature così obbedienti.

Mostrare loro che quello che credevano inferno altro non era che un luogo libero – una libertà che gli angeli non potevano nemmeno sperare, una libertà dove l’unica regola era se vuoi una cosa prendila e basta – dalle oppressioni.

Vegeta sapeva anche che un angelo poteva trasformare un demone in uno di loro.

Bastava chetare il suo animo tormentato

Per fortuna non era tanto facile quanto sembrava.

Lanciò un’altra occhiata al fiume e, con sua sorpresa, notò Goku dare il cambio all’altro angelo.

Sentì qualcosa battere freneticamente nel petto, a rivederlo.

La stessa cosa che sentiva durante una battaglia decisiva, in preda all’orgasmo o quando vinceva una rissa.

Soddisfazione.

Sembrava improvvisamente aver trovato un senso alla sua “vita”.

Trasformare quell’angelo – che perfetto lo era davvero, non come i suoi compaesani che ciarlavano ma avevano più difetti di un demone – e tenerlo con sé.

Il desiderio scorreva nelle sue vene più veloce del sangue.

Doveva essere suo.

Buttò a terra pistola e spada – non c’erano problemi che li rubassero: sapevano che erano suoi e che chi tocca le sue cose muore. E non ci tenevano a morire, i demoni. Amavano troppo la loro bella vita – e volò verso la riva.

E Goku, l’angelo di cui Vegeta non sapeva il nome, lo accolse con un sorriso.

*

Toccata, toccata, schivare, affondo, toccata.

Goku si asciugò la fronte.

Ed erano cento.

Pensò soddisfatto, rinfoderando la spada.

Il suo sguardo volò direttamente all’inferno, dove sapeva vivere Vegeta.

Si chiedeva qual era la sua situazione.

Aveva freddo?Dai pantaloncini corti che indossava l’ultima volta non si sarebbe detto.

Possedeva una casa?Una famiglia?

Quella parola gli suonava ancora strana.

Aveva però scoperto che i demoni usavano accoppiarsi – ma non aveva capito bene come – tra loro e che spesso nascevano altri demoni.

Si domandava perché facessero soffrire altri esseri, costringendoli a nascere in quel luogo.

Si diceva usassero anche unirsi in matrimonio, anche per tradirsi in continuazione.

Goku avrebbe proprio voluto sapere che fosse, un “matrimonio”.

Gli angeli avevano sorriso della sua ingenuità, spiegandogli che era un sacramento.

E Goku non aveva capito.

Se era qualcosa di sacro e buono perché era presente all’inferno e non in paradiso?

Gli angeli avevano sorriso di nuovo e spiegato che non era per il matrimonio, ma per ciò che veniva dopo.

Che cosa era, però, non avevano voluto dirglielo.

Forse il demone gliel’avrebbe potuto spiegare, si disse Goku, cacciando quell’idea un istante dopo averla formulata.

Era vietato far domande ai demoni.

Gli angeli ricordavano sempre che avrebbero insinuato il dubbio nella tua mente – un dubbio malvagio e blasfemo, che ti fa credere che l’inferno sia positivo e il paradiso negativo – e ti trasformano in uno di loro.

Goku sospirò, sistemandosi la spada al fianco.

Era ora di andare sulla riva.

Arrivò e, dopo che l’altra guardia fu congedata, atterrò qualcun altro sull’altra sponda.

Goku sorrise al demone di cui non sapeva il nome, senza nemmeno accorgersene.

E, per un attimo, pensò che se lui viveva all’inferno, non poteva essere tanto male.

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo sei ***


5

5.

“Chi non muore si rivede”fu il saluto ironico che Vegeta rivolse a Goku, appena atterrò.

“Ciao”sorrise, invece, con disarmante affetto l’angelo.

“L’ultima volta non eri così contento di vedermi”ghignò il demone.

“Beh, ma ho capito che infondo sei solo un codardo e non affronteresti mai un angelo”ci aveva pensato tutta la settimana, Goku, al modo in cui doveva parlare a quel demone.

Le minacce sarebbero state inutili, l’aveva già testato la settimana scorsa e le parole gentili sarebbero servite ancor meno, così aveva deciso di puntare sullo smisurato orgoglio dei demoni.

Non poteva sapere, però, di trovarsi davanti ad uno dei più orgogliosi.

Due colpi d’ali, e Vegeta era ad un millimetro da Goku.

“Cosa…”riuscì solo a dire l’angelo, prima che un calcio lo scagliasse contro un albero.

Altri due colpi d’ali e il demone era sulla sua riva.

“Questo succede a dare del codardo a Vegeta”incrociò le braccia sul nudo petto, aspettando che l’angelo si rialzasse.

Goku non lo deluse, fu in piedi in poco tempo e con un sorriso ancora più grande.

Aveva trovato pane per i suoi denti e, quel che meglio, sapeva il nome del demone.

“Io sono Goku”si presentò l’angelo.

“Nessuno te l’ha chiesto”borbottò Vegeta.

“Io…vorrei farti una domanda”balbettò Goku.

Il fatto che fosse proibito in quel momento non gli interessava, lui voleva solo togliersi quei dubbi che lo tormentavano.

“Chiedi pure”disse, finto accondiscendente, Vegeta.

In realtà sperava d’insinuare in Goku il dubbio ancora più profondo, trasformarlo in un demone, averlo per sé.

La lussuria invase il suo corpo, e lui l’accolse senza protestare.

Era abituato a sentirla scorrere in corpo e non si meravigliava se non era rivolta ad una donna.

La lussuria era un peccato in ogni sua forma e da tutti i demoni era percepita verso qualsiasi cosa.

“Perché vi sposate?”il demone reclinò il capo.

Non si aspettava una domanda del genere.

Anche se era la più ovvia.

Chiunque sapeva che il matrimonio era sacro ma, per i demoni, era sacro solo ciò che portava il matrimonio.

Sesso, qualcuno che ti sfama, degli eredi.

“Un passatempo come un altro”rispose vago.

“E cosa fate dopo il matrimonio?”Goku era arrossito, perché sentiva vergogna a chiedere cose proibite ad un demone, che per di più aveva violato il suo suolo anche se solo per un secondo.

“Qualcosa che posso insegnarti”un sorriso malizioso gli inclinò il volto, al demone, e Goku si sentì avvampare, ancor di più di quel che era.

“Quando?”gli uscì, come un gemito.

“Anche ora”un soffio portato dal vento, che carezzò il viso di Goku.

“Dove?”proibito, proibito, proibito.

Solo questa parola nella sua testa.

Non gli interessava.

Se fosse stato solo con Vegeta, sarebbe certamente riuscito a convertirlo.

“Seguimi”il demone spiccò il volo, Goku esitò un po’ ma poi lo seguì, sbattendo le candide ali bianche.

Vegeta ghignò e atterrò dove il fiume nasceva, in cima ad un monte innevato caldo come l’estate.

L’erba era verde e rigogliosa, ma disordinata e creativa.

Una strada, d’onice, andava dritta e tranquilla verso una villetta, con colori né tenui né aggressivi.

La perfetta fusione di paradiso e inferno.

Vegeta entrò come fosse il padrone e l’angelo lo seguì esitante.

Le pareti erano d’un delizioso verde smeraldo, al centro della stanza un letto semplice, con coperte rosse e cuscini dorati.

Vegeta sfilò il gilet a Goku, stringendogli un capezzolo tra due dita.

L’angelo gemette, sentendo uno strano calore al basso ventre.

“Benvenuto nel vero paradiso, nel centro esatto dell’inferno”ghignò Vegeta.

Che la corruzione abbia inizio.

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo sette ***


6

6.

Goku era in balia delle mani dispettose del demone.

Non capiva più niente, sentiva solo le mani di Vegeta scorrere sulla pelle del bassoventre troppo lentamente.

E più Goku pregava che aumentassero, più gli pareva andassero piano, quasi prendendosi gioco di quel calore insopportabile.

Ma se le mani di Vegeta lo facevano impazzire, la bocca lo mandava in estasi.

Mordeva i capezzoli sul petto, il collo, le spalle, il labbro e le guance, ogni lembo di pelle che trovava.

E l’angelo si aggrappava spasmodicamente alle spalle del demone, graffiando, gemendo, chiedendosi cosa ci potesse essere di sbagliato in un piacere tanto grande, in quel nero tanto intenso che stava imparando a adorare.

Improvvisamente il calore sparì, sentì un’enorme soddisfazione invaderlo e, ansimando, si staccò dalle spalle di Vegeta.

Il demone gli mostrò la mano, coperta da una sostanza biancastra.

Goku la guardò incuriosito e, quando Vegeta gliel’accostò alle labbra, l’angelo la leccò fino a che non sentì sotto la lingua il sapore della pelle del demone.

Non ci fu tempo per ulteriori effusioni, poiché l’angelo fu spinto supino sul letto.

Vegeta non fece complimenti, si sistemò tra le gambe dell’angelo e lo penetrò.

E il tempo passava, tra gemiti e ansimi, tra unghie che graffiavano e labbra che mordevano, tra baci e mani che toccavano.

Infine Goku raggiunse l’apice con un urlo e Vegeta lo seguì poco dopo, reclinando il capo, incapace d’esprimere quel piacere che lo pervadeva.

L’angelo, asante, non sapeva cosa sarebbe successo ora.

Vegeta, dal canto suo, si alzò e rivestì con i suoi boxer, pantaloni aderenti neri, stivaletti dello stesso colore e guanti bianchi.

“Ci rivedremo”salutò semplicemente, sbattendo le grandi ali nere e volando via.

Goku, sperduto, solo, cominciò a sentire il panico salirgli in corpo.

Invece che risolvergli i dubbi, quell’amplesso ne aveva creati altri nella mente dell’angelo.

Per cominciare: dove si trovava?

L’angelo ricordò che Vegeta aveva accennato ad un paradiso al centro dell’inferno.

Quindi era in territorio nemico.

Però il fiume era a pochi passi di lì, poteva sentirlo scorrere, perciò era relativamente al sicuro.

Poi.

Cos’era quella sensazione che aveva provato mentre Vegeta si muoveva in quel modo?

Un piacere anormale, enorme, non gestibile.

Non come durante una battaglia, o quando vinceva un duello, o quando i suoi compaesani lo adulavano.

Un piacere diverso, mai provato, proibito.

Stupendo.

Sbagliato ma perfetto.

Sì.

Aveva provato un piacere sbagliato e perfetto proprio per questo.

Bene, prossima domanda.

Che cosa provava per quel demone?

Affetto, sicuramente.

Voleva salvarlo dall’inferno.

Sicuramente.

Voleva riaverlo lì nel letto.

Sicuramente.

Lo amava.

Forse.

Non lo sapeva.

Non aveva mai provato quel sentimento, non sapeva come si manifestava.

Ma non poteva amare un demone, questo sì, lo sapeva.

Quel giorno, però, aveva già infranto tante di quelle regole che quel dettaglio non gl’appariva importante come avrebbe dovuto.

Voleva rivederlo.

Goku si alzò e si rivestì.

Quando uscì, con sua sorpresa, Vegeta era lì.

Ghignò.

“Te l’ho detto, che ci rivedevamo”il demone aveva percepito il dubbio.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo otto ***


7

7.

Goku fissava il demone confuso.

Che ci faceva lì?

Era sicuro fosse andato via.

Comunque, non gli interessava.

Era felice che Vegeta fosse lì.

Aveva tante, troppe, domande da fargli.

“Vegeta, cos’era?”chiese semplicemente.

“Sesso”rispose, altrettanto semplicemente, il demone.

“E cos’è il sesso?”il moro si mise a sedere su una panchina, proprio sulla riva del fiume.

“Serve a far nascere i bambini, in genere”disse, vago.

Più dubbi gli creava, meglio era.

Il biondo si sedette, mentre un punto interrogativo rosso gli ornava il capo.

“Perché in genere?”chiese dopo un po’.

“Solo le donne possono avere bambini”disse il demone.

“Ma perché voi demoni potete far nascere bambini e noi angeli no?”un ghigno incorniciò il bel viso del demone.

“Perché voi angeli non siete liberi, noi invece possiamo fare ciò che vogliamo”Goku si grattò la testa, non capendoci molto.

“Noi abbiamo delle regole perché senza non si può vivere”affermò, ma suonava di bugia.

Ormai, dopo averle infrante, le regole sembravano solo un catenaccio troppo stretto.

“Io sono nato e cresciuto senza regole e come vedi sto benissimo”e con un gesto teatrale indicò il proprio fisico scolpito dalle risse.

“Sì, ma molti demoni soffrono la fame, il freddo, sono privati di tutto senza motivo”Vegeta rise, rise di gusto, sentendo come per Goku i demoni fossero bisognosi d’aiuto.

“Non capisci niente Kakaroth”una parola che nel linguaggio demoniaco significava ingenuo.

“Io mi chiamo Goku”s’imbronciò il biondo, non capendo il significato della parola.

“Ascolta, angioletto: noi demoni non soffriamo la fame, né il freddo, né la povertà perché se ci serve qualcosa la prendiamo e basta, senza chiedere, senza dare nulla in cambio, il più debole o il più stupido muoiono, mentre il più forte o il più astuto sopravvivono; queste sono le leggi dell’inferno e sono perfette così”l’angelo strinse le ali bianche, quasi a volersi difendere da quelle parole.

Non capiva.

Davvero.

Gli avevano sempre assicurato che i demoni soffrivano all’inferno, che lo odiavano, che erano infelici perché lì non c’erano regole.

Invece Vegeta non solo affermava di star benissimo all’inferno, di non volersene andare per nulla al mondo, ma anche che il bello era proprio l’assenza di regole.

A chi credere?

Ai suoi amici angeli, sempre perfetti, obbedienti e sorridenti o a quel demone che in un giorno lo aveva reso un peccatore ma che, nell’inferno, ci viveva?

Il biondo angelo non spiccava certo d’intelligenza, ma era ben ovvio che dovesse credere al demone.

No, cioè, era ovvio che avrebbe dovuto credere agli angeli ma che la ragione l’avesse il demone.

Ecco, sì, così aveva già più senso.

“Vuoi dire che state bene lì?”mormorò, dopo un po’, Goku.

“Benissimo, altro che il tuo stupido regno pieno di regole su regole”rispose, alzando le spalle, Vegeta.

“Vegeta, un’ultima cosa”

“Dimmi”lo invitò il demone.

Percepiva il dubbio, come se avesse un odore proprio, irresistibile per il moro.

“Dove siamo?”il demone ghignò.

“Nella valle del dubbio”ora, Goku aveva paura.

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo nove ***


8

8.

Vegeta era soddisfatto più che mai.

Certo, trasformare gli angeli era sempre stato un suo hobby, e c’era riuscito sempre bene, ma mai in modo così immediato.

Prima che nella mente degli ottusi esseri biondi, come li considerava Vegeta, si formasse il dubbio ci volevano mesi, se non anni interi.

Invece Kakaroth era decisamente diverso.

Gli era bastato vederlo due volte, per insinuare il dubbio nella sua mente.

Se voleva essere sincero – ma lui non voleva, poiché dire il falso era peccato e lui, se non si fosse notato, era un demone – aveva fatto ben poco: il dubbio si era insinuato in Goku automaticamente, come se il biondo fosse un demone mancato che aspettava solo di diventare tale.

“La…la valle del dubbio?”balbettò Goku, spaventato.

Quel nome, ovviamente, non gli piaceva.

Lui voleva rendere Vegeta un angelo, non farsi trasformare in un demone.

Ma come chetare quell’animo?Sembrava impossibile.

Era così ribelle, sprezzante, indomabile.

E poi, si chiedeva l’angelo, sarebbe stato davvero giusto cambiare il moro per il suo interesse?

Era giusto privarlo del suo nero, del suo carattere che l’aveva fatto innamorare – perché ora doveva ammetterlo, ali bianche, lui amava Vegeta – e donargli un bianco ed un carattere mite e gentile?

No, che non era giusto.

Ma d’altro canto, era giusto farsi trasformare?Farsi privare del proprio bianco, del proprio carattere bambinesco, di tutto quello che aveva, per lui?

Sì, questo gli sembrava giusto, perché l’amava e stare con lui in maniera legale era ciò che più voleva.

Però…

Se avesse rinunciato a se stesso, Vegeta avrebbe continuato ad amarlo?

Ammesso e non concesso che l’amasse, certo.

Anche questo era un bel dubbio.

Cominciavano a diventare irritanti.

“Sì, caro angioletto, la valle del dubbio dove nulla è certo e tutto è indeciso”Goku avrebbe voluto alzarsi in volo, con le sue belle ali candide, tornare a casa e dimenticare tutto.

Ma si sentiva pesante, stanco.

Era a causa dei dubbi?

Non lo sapeva.

Che novità, pensò ironico, sembro non sapere più nulla da un po’.

“Io non voglio diventare come te, non voglio rinunciare a ciò che sono”bisbigliò, e si sentì un’egoista.

“Ma chi vi mette queste idee, a voi biondini?”sbottò il moro.

“In che senso?”Goku, ormai, gli insulti del demone li ignorava.

“Se diventi un demone, mantieni il tuo carattere, solo che sei consapevole di poter fare qualsiasi cosa: questo fa cambiare, ma il carattere altrimenti resterebbe ciò che è sempre stato”l’angelo ormai non capiva più nulla.

Gli avevano insegnato che si cambiava radicalmente diventando demoni, invece Vegeta diceva che…

Diceva il contrario, come sempre.

Sembrava inevitabile.

“Diventando un angelo tutti i tuoi dubbi svaniscono, possiedi tutto quello di cui hai bisogno e non lo devi rubare”il demone gli regalò un ghigno.

“E allora che gusto c’è?”Goku rimase di sasso.

“Che gusto c’è?”ripeté, non capendo.

“Che gusto c’è a non avere dubbi?Se non hai dubbi non puoi fare niente di nuovo, perché non ti poni il problema!Che gusto c’è ad avere tutto senza meritarselo?Non migliori, se hai tutto su un piatto d’argento!”spiegò, convinto, Vegeta.

“Tu…tu stai solo cercando di cambiarmi!”era spaventato, Goku.

Vegeta lo sapeva, e ghignava.

Bastava ancora poco, e lo sapeva.

“No, non io, stai facendo tutto da solo”Goku cominciava a convincersi che era il paradiso, quello sbagliato.

Le piume delle sue ali s’ingrigirono.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo dieci ***


9

9.

Le piume bianche di Goku stavano diventando grigie ma, per contrasto, anche quelle nere di Vegeta lo stavano diventando.

La verità era che ogni secondo passato a parlare con l’angelo dava al moro un senso di beatitudine che mai aveva provato.

Non sentiva voglia di uccidere, rubare, né di compiere azioni malvagie anzi, cominciava a sentire qualcosa di simile ai sensi di colpa per ciò che stava facendo a Goku, al suo Kakaroth.

Il demone si morse forte un labbro, rendendosi conto della trasformazione che stava avvenendo in entrambi.

Per fortuna era l’unico ad averla notata, tra i due.

Goku sembrava non essersi accorto di nulla.

Ma, d’altronde, così doveva essere.

La trasformazione in demone non toglieva, dava.

Perciò non s’avvertiva nulla.

Lui invece l’aveva notato perché sentiva mancare quegli istinti.

Per fortuna si era ripreso in tempo.

Prese il viso di Goku tra le mani e, prima che esso potesse reagire o chiedere spiegazioni, lo baciò.

Fu un bacio violento e risoluto, perverso, lussurioso, senza dolcezza.

Un bacio forzato, una festa a cui Goku non voleva partecipare, ma alla quale si trovava al centro.

Le ali dell’angelo cominciarono a diventar nere quando lui si unì a quella festa, vi partecipò con estrema lussuria, percorrendo la schiena nuda del demone e stringendogli le natiche in un impulso di cui non sapeva la provenienza.

I capelli divennero neri di botto, e se gli occhi fossero stati aperti si sarebbe notato che anche quelli prendevano il colore della notte.

Per le ali era diverso, un processo più lungo.

Finché c’era una sola piuma bianca, e Vegeta lo sapeva, la trasformazione non era del tutto avvenuta.

Le sue, al contrario, di piume erano tornate più nere che mai mentre infilava una mano nei pantaloni di Goku.

Aveva compiuto un’altra trasformazione – quasi, ma questo era un dettaglio – e non esisteva colpa più grande.

E lui adorava i peccati.

Infondo, anzi nemmeno troppo, era un demone.

Goku non s’accorgeva di nulla.

Si sentiva come liberato da un enorme peso, ma non gli veniva in mente che peso fosse.

Sapeva solo d’avere Vegeta lì, di volerlo e sentiva di poterlo avere.

Questo, dal canto suo, lasciò fare quello che tra breve sarebbe stato un demone.

Si lasciò spogliare e a sua volta spogliò l’altro, mordendo la pelle e ricevendo morsi, leccandone i segni e sentendo la lingua dell’altro.

S’immersero nell’acqua, fino alla vita, e lì Vegeta lasciò che Goku sfogasse la sua lussuria.

Si fece prendere, possedere, in mezzo a quel fiume ed entrambi ne godettero.

Ormai per Goku non c’era speranza, era un demone e la lussuria lo stava divorando.

Fece suo il corpo di Vegeta molte volte in quel giorno che pareva eterno ed altrettante volte fu posseduto, ma mai perse il piacere nel sentire la pelle dell’altro o l’appagamento che gli dava l’orgasmo.

Ogni giornata ha un termine, purtroppo per i due demoni ed anche quella finì.

Sole e luna s’incontrarono, mentre i due erano rivestiti e volavano fianco a fianco.

Non s’erano detti più nulla, ma ora non avevano bisogno di parole.

Il neo-demone sentiva il bisogno di sapere se Vegeta sarebbe rimasto con lui, ma non gli sembrava nemmeno così importante ora.

Chissà quanti altri demoni, uomini e donne, avrebbe potuto avere.

E stranamente l’idea lo fece ghignare, come sovente aveva visto fare l’altro.

Poi il ghigno sparì e sorrise.

Era libero d’amare Vegeta, ora.

“Ora capisci, quando ti ho assicurato che è stupendo?”domandò il demone, atterrando nel suo regno.

“Voglio provare tutto”e Goku si stupì, non poco, di essere il solito curioso.

Nonostante le rassicurazioni, pensava di aver perso per sempre se stesso.

“Posso mostrartelo”annuì Vegeta”O puoi vederlo da te”ora che lo aveva, come fosse un giocattolo, non lo desiderava più.

“Voglio vederlo con te”sincero, come sempre.

“L’idea non mi ‘spiace per nulla”ghignò l’altro.

“Resterai con me?”la voce di Goku era inclinata dalla paura di perderlo.

“Sei il mio gioco, Kakaroth, devo utilizzarti”il giocattolo prediletto, che resta sempre tale nonostante le migliaia passate, presenti e future.

A Goku non importava chi Vegeta avrebbe preso, perché sapeva di essere il suo prediletto.

E le piume s’annerirono ancora, mentre pensieri lussuriosi lo sfioravano.

E, sinceramente, non aveva alcuna voglia di fermarli.

Si sentiva troppo felice.

Una beatitudine immensa.

Le piume stavano già tornando bianche.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Epilogo ***


10

10.

E Goku alla fine era tornato angelo.

Il come è abbastanza ovvio.

Con Vegeta stava troppo bene.

Una serenità che solo creature angeliche possedevano.

Vegeta non se n’era dispiaciuto.

Kakaroth gli era piaciuto perché era un angelo, ma uno diverso, che ragiona.

Goku non aveva dimenticato la lezione e aveva ridimensionato notevolmente il suo concetto di bene e di male.

Nonostante tutti gli ostacoli, ogni giorno i due si vedevano nella valle del dubbio, e forse erano proprio quegli ostacoli a spingerli a rischiare.

Sì sa che l’amore, con i rischi, è più eccitante.

Vegeta non divenne mai un angelo e nemmeno ci provò.

Goku provò a imbronciarsi per un po’, ma non avrebbe ammesso mai che in realtà n’era felice.

Sapeva che il suo demone sarebbe morto, sotto il peso di regole e privazioni.

E nemmeno lui, a dire il vero, poteva sopportare l’idea di un Vegeta mansueto e gentile, rispettoso e cordiale.

Il loro amore sarebbe andato perso, e tutte le punizioni del mondo per aver infranto le regole non erano così terribili, in confronto a quella.

Vegeta, dal canto suo, non aveva più provato a trasformare Goku.

Se gliel’aveste chiesto – e non foste rimasti immediatamente uccisi – vi avrebbe detto che mantenersi un compagno era troppo impegnativo.

Naturalmente, anche quello era uno dei motivi, ma il principale era che l’angelo era tornato in sé da solo.

E il demone non se n’era dispiaciuto poi molto.

Gli piaceva dover correre rischi, doversi giocare il tutto per tutto, e gli piaceva Goku con le sue ali bianche e i suoi capelli biondi.

Senza scordare gli occhi acquamarina, ovviamente.

Potremmo dire che finì così, ma diremmo il falso.

Quello fu solo l’inizio.

Perché se la storia può dirsi ben terminata, non si può dire lo stesso per la realtà.

Vegeta e Goku s’amarono per molti secoli, forse millenni, prima che fossero scoperti.

E gli fu chiesto di rinnegare l’altro, se volevano sopravvivere.

Nessuno dei due rinnegò ed entrambi furono uccisi.

Uno dalla scure crudele di un boia nero, l’altro dalla spada magnanima – ma può essere magnanima una condanna a morte? – di un angelo bianco.

Si ritrovarono, i due amanti, in un luogo di cui nessuno era a conoscenza.

Un luogo con pioggia e con sole alternativamente, un luogo a volte perfetto a volte terribile, un luogo inesplorato solo per loro.

Loro non lo sapevano, ma lì finivano angeli e demoni che avevano osato amarsi.

Quando lo scoprirono, non si stupirono che fosse deserto.

Nessuno prima di loro aveva osato tanto, e nessuno dei due che mi crediate o no se ne pentiva.

Lì vissero per sempre, e sì, felici e contenti.

Ma suppongo che questa sia un’altra storia, che forse un giorno conoscerete, o forse no.

Per ora vi basti sapere Goku addormentato tra le braccia del suo demone, il quale lo accarezza in un gesto che non si permetterebbe mai durante la veglia dell’angelo.

E che nessuno li disturbi, per cortesia.

Potrebbero essere le loro ultime notti serene.

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=441332