Una mano esterna di Akane (/viewuser.php?uid=27)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** un aiuto inaspettato ***
Capitolo 2: *** Il fattaccio ***
Capitolo 3: *** Boom! ***
Capitolo 1 *** un aiuto inaspettato ***
TITOLO: Una
mano esterna
AUTORE: Akane
SERIE: CSI NY
GENERE: sentimentale
TIPO: slash
RATING: arancione/R
PAIRING: DannyXDon, Mac
PARTI: 2 parti, al
massimo 3
AMBIENTAZIONE: si
rifà all’inizio di una puntata di non so quale
serie… forse la terza o magari la quarta, non ricordo.
È comunque andata in onda in tv. Allora, non ricordo
perfettamente i dialoghi però il senso era quello, quindi
passatemeli per fedeli. Il discorso che avveniva fra Don, Mac e Stella
era comunque questo. Qualcuno forse se lo ricorderà. Dopo
quella scena il resto è naturalmente inventato da me!
DISCLAMAIRS: i
personaggi non sono miei, purtroppo, ma di chi li ha creati…
NOTE: questa fic
è su richiesta di Yukino, mia sorella, che, mi dispiace per
gli altri, avendo il mio stesso sangue, per mia sfiga, ha la precedenza
sulle richieste degli altri. Quindi prendetevela con lei se invece di
aggiornare le altre scrivo questa. Ad ogni modo per natale mi ha
chiesto due fic su CSI NY con specifiche direttive, quindi mi accingo a
farle. Questa è una delle due. Essendo che non erano idee
malvagie, l’accontento. Buona lettura. Baci Akane
DEDICHE: a Yukino, buon
natale sorella sfiancante!
RINGRAZIAMENTI: a tutti
quelli che leggeranno e commenteranno.
UNA MANO ESTERNA
PARTE PRIMA:
UN AIUTO INASPETTATO
/Under pressure - Queen/
- Ci sono
testimoni? - Le voci di Stella e Mac parlarono in perfetta sincronia
facendo la medesima domanda. Flack li guardò con aria
palesemente scettica e senza nascondere il suo divertimento disse:
- Voi due lavorate
insieme da troppo tempo… - Gli altri accennarono ad un
risolino, poi ascoltarono la risposta del detective che diretto e con
linguaggio colorito ed una certa verve stava dando il resoconto
dell’unico testimone, o per lo meno colui che aveva sentito
qualcosa. Quando infine concluse con un insolito e deciso: -
…e poi BOOM, questo è il risultato! - Furono
Stella e Mac a guardarlo con la sua stessa espressione di prima:
scettica e divertita. Quindi quando Flack chiese: - Che
c’è? - Mac rispose proprio come aveva fatto
l’amico poco prima:
- Tu e Danny lavorate
insieme da troppo tempo! - Era vero anche questo, visto che quel modo
di parlare e di spiegare le cose, con una certo originalità
ed il ‘boom’ finale, erano tipici del loro collega
biondo.
Fu il turno di Don di
ridacchiare pensando a quanto tempo lavorasse con lui…
bè, non erano poi tanti anni, Mac e Stella erano compagni da
più tempo e lui stesso aveva iniziato ad avere a che fare
con Mac da più tempo rispetto che con Danny… il
fatto era che con quest’ultimo non si limitava al puro e
semplice rapporto professionale… i due erano molto amici e
stavano insieme anche al di fuori delle ore lavorative. Ecco spiegato
perché l’uno aveva assorbito senza rendersene
conto i modi dell’altro.
Anche Danny ogni tanto
se ne usciva con qualcosa ‘alla Flack’!
Tuttavia non disse
nulla tornando all’indagine appena iniziata come niente
fosse. Ad uno a caso, però, non era sfuggito un certo
particolare… quello strano breve guizzo nel suo sguardo, un
guizzo che né lui né Stella avevano avuto alla
sua simpatica insinuazione.
Certo lui e Stella si
conoscevano da tantissimo ed ormai avevano un modo di lavorare ed
indagare davvero molto simile, ma questo non significava nulla per
loro, non quanto invece significava per Don e Danny essere in sincronia!
Lo sguardo che
indugiò su di lui fu molto penetrante ed intenso, due
fessure azzurre che dicevano che non gli era sfuggito quel particolare.
Richiamato
all’ordine da Stella scrollò appena le spalle
decidendo che ci sarebbe tornato su più tardi.
Seduti al solito locale
mediamente affollato, Don e Mac ricevettero la loro ordinazione, birra
per uno e succo per l’altro. Mac tendeva a non bere nemmeno
fuori servizio.
- Però
potevi farmi compagnia… - Disse Don schernendolo riferendosi
al suo succo. L’altro sorrise e con un velo di malizia
buttò apparentemente a caso:
- Ti manca Danny, vero?
- Peccato che lui non diceva mai cose a caso…
- Eh? - Chiese preso
alla sprovvista Don guardandolo con tanto d’occhi, credendo
fosse impazzito. L’altro senza problemi continuò
facendo finta di nulla:
- Di solito
è lui che ti fa compagnia con la birra… - Flack
si chiese se potesse rilassarsi o cosa, allentò leggermente
la tensione delle spalle e si voltò di nuovo verso il suo
bicchiere alto e fresco. - Dov’è stasera? Pensavo
ci fosse anche lui… - Chiese ancora con noncuranza.
- Ma sei stato tu a
proporre un bicchiere… il che è strano visto che
finché non crolli sulla scrivania, tu lavori senza
concederti questi piaceri! - Era anche per questo che aveva accettato.
Aveva pensato di chiedere a Danny ma in fin dei conti non era stata sua
l’idea della serata… magari Mac doveva parlargli
da solo, non era solito chiedergli di uscire.
- Si, ma pensavo che
sarebbe venuto anche Danny. - La faceva semplice e logica.
- L’hai
invitato? -
- No. -
- Quindi è
ovvio che non ci sia… - Gli sembrava strano quel
discorso…
- Però
quando tu sei qua a berti qualcosa lui compare sempre magicamente. O
viceversa. - Ogni tanto era capitato che uscisse con uno o con
l’altro quando proprio aveva bisogno di staccare e alla fine
si erano sempre ritrovati in tre.
Con Danny non aveva
proprio un rapporto d’amicizia stretto come l’aveva
con Don, ma stavano volentieri insieme e il giovane se serviva finiva
comunque per confidarsi con lui.
Del resto a tirarlo
fuori dai suoi numerosi guai erano o Don o Mac…
- Deve avere il sesto
senso per le serate a birra e biliardo! -
La liquidò
così l’uomo più giovane che cominciava
a sentirsi stranamente sotto inchiesta.
Bevve un lungo sorso ma
la sensazione di essere ancora fissato non sparì, quindi
chiese diretto senza avere più la pazienza di aspettare:
- Allora, che
c’è? Dovevi parlarmi? Di solito non sei mai tu a
proporre un drink… ti ci devo sempre trascinare a peso! -
Mac ancora una volta
notò quanto simili fossero ormai i suoi modi con quelli di
Danny. L’impaziente di turno era lui…
Si girò
facendo un sorriso indecifrabile rivolto al basso, sembrava saperla
lunga. A Don non sfuggì, quindi incalzò
insistente:
- Avanti, che significa
quello, ora? - E il sorriso si accentuò. - Mac! - Non ce la
faceva più… cosa aveva capito?
- Sembri paurosamente
Danny quando fai così! - Si decise ad iniziare prendendola
alla larga, con abilità l’avrebbe condotto laddove
voleva lui.
Don inarcò
le sopracciglia sorpreso.
- E’ questo?
- Fece improvvisamente come capisse tutto.
- Cosa? - Fu il turno
di Mac stupirsi, però… preso alla sprovvista si
rese conto che l’amico il suo lavoro lo faceva proprio bene!
Ecco perché
erano sempre stati molto amici e non erano mai riusciti a nascondersi
qualcosa a lungo…
- Io e
Danny… - Non aveva peli sulla lingua e non amava perdere
tempo a fare il prezioso. Con Mac poi non serviva proprio…
L’uomo
composto sorrise ancora contento di non dover sforzarsi.
- Tu e Danny cosa? -
Malizia comparve sul suo sguardo inquisitore che puntava diretto a
quello altrui, ora a disagio.
- Bè,
dimmelo tu… cosa pensi? - Sapeva cosa stava cercando di fare
e non voleva scoprirsi prima ancora di avere conferma di ciò
che pensava l’altro.
Mac si strinse nelle
spalle, piegò la testa di lato e incurvò le
labbra in un cenno vago. Poi altrettanto vago disse, sebbene
profondamente divertito:
- Vuoi saperlo? -
- Se te lo chiedo. -
- Mi sembrate
più che semplici colleghi. - La prese comunque con
diplomazia. Anche lui sapeva farlo bene il suo lavoro.
- Bè, siamo
molto amici, ci conosciamo da un po’, ci troviamo bene
insieme ed usciamo spesso per distrarci. Abbiamo anche molti gusti in
comune, fra l’altro… è naturale
che… - Ma Mac lo interruppe con fermezza fissandolo
più penetrante di prima:
- Una sincronia come la
vostra è diversa da quella mia e di Stella. Io e Stella
abbiamo lo stesso modo di indagare e per questo a volte facciamo le
stesse domande o procediamo allo stesso modo. Tu e Danny avete
assorbito l’uno i modi di dire e fare
dell’altro… e il fatto che non ve ne rendete conto
parla molto chiaro! -
- Ah si? E cosa dice? -
Non era sulla difensiva ma anzi incuriosito, quindi Mac
proseguì con pazienza ed una calma tipici suoi.
Però non c’era scherno seppure gli piacesse quella
situazione insolita.
- Dice molto. Prima di
tutto sappi che un’assimilazione come la vostra si acquista
solo dopo molto tempo passato insieme e ti assicuro che non bastano
alcune ore lavorative… dipende tutto dalla
qualità di quel tempo. Ora io so che vi vedete spesso anche
al di fuori del lavoro, questo e il vostro comportamento indica che
state davvero molto bene insieme e non solo. Che vi piace. -
- Stare insieme? - Non
era ottuso, voleva solo che Mac fosse più chiaro, arrivasse
al punto. Insomma, Danny era così facile: non si perdeva in
chiacchiere, quel che pensava diceva subito, lo sparava, Boom!
E prima che
l’altro parlasse, comprese d’averlo fatto ancora e
persino mentre pensava… Mac aveva davvero ragione.
- Si ma soprattutto vi
piacete voi. Non si assumono i modi altrui solo se si passa del
semplice tempo insieme e si ha una certa somiglianza caratteriale di
fondo. Lo si fa se quello che dice e fa l’altro piace al
punto da finire per farlo proprio senza nemmeno rendersene conto. - La
conclusione ‘alla Danny’ sarebbe stata superflua.
Don rimase in silenzio
con lo sguardo abbassato sul bicchiere quasi vuoto. Le parole appena
udite si ripetevano nella sua mente semplificandosi sempre
più fino a ridursi a quelle due che gli erano penetrate come
uno sparo: ‘vi piacete’.
Capì
perfettamente il suo discorso e seppure si era perso come sempre in
spiegazioni che per lui sarebbero state superflue, non poteva che
trovarsi d’accordo.
Ora vedeva tutto sotto
un’altra ottica, come se fino a quel momento fosse stato
chiuso in una sorta di scudo grazie al quale lui vedeva tutti ma non
sé stesso. Ora gli pareva di vedersi dal di fuori e in
quella visione c’era anche Danny ed i suoi comportamenti.
Mac gli
lasciò tutto il tempo che gli serviva per rendersi conto di
ciò che aveva appena detto, quindi finì con calma
il proprio succo e infine con dolcezza disse, senza più
guardarlo:
- In me avrete sempre
un amico, qualunque cosa possa succedere. - Non aveva inteso nulla di
particolare se non che nonostante fosse il capo della scientifica,
sapeva anche essere l’uomo e l’amico che era e che
pochi potevano vedere.
La sua
severità e professionalità lasciava sempre poco
spazio ad altro ma loro sapevano che non era solo quello. Non era solo
un tenente della scientifica.
Don sospirò
poi si decise a mormorare un ‘grazie’ appena udito.
Poi aggiunse:
- Cosa pensi di lui,
invece? -
L’amico
alzò gli occhi visualizzandosi Danny nella mente, cercando
di rivedersi il ragazzo in ogni atteggiamento dell’ultimo
periodo, quindi dopo averlo analizzato sospirò stringendosi
di nuovo nella spalle.
- E’
difficile non capire cosa pensi, provi e voglia Danny,
onestamente… e tu dovresti capirlo meglio di me. - Era vero
ed infatti pensava di saperlo ma in certi casi una certezza in
più non era mai inutile. Lo prese per una conferma di quel
che già pensava, quindi chiese:
- E per te cosa
dovremmo fare? - Non era certo una situazione facile, non bastava
conoscere i sentimenti… erano due uomini, due colleghi e due
amici. Amici quasi inseparabili. Cambiare ciò che erano per
arrivare… dove? Nell’ignoto… un ignoto
comunque difficile e pericoloso. La vita non era rose e fiori e tutti
loro lo sapevano grazie al lavoro che facevano. Se qualcosa fosse
trapelato, ad esempio, avrebbero entrambi passato l’inferno.
Non dovevano prenderla
alla leggera.
Ma Mac ancora una volta
parve non avere dubbi e non esitò a dirgli con sicurezza:
- Parlare chiaramente.
Lo fate sempre con tutto. Parlate anche di questo. Il resto
verrà da sé. - La faceva così facile
lui…
- Parlare, eh? - Non
era ancora sicuro. Cominciò a grattare il bordo scheggiato
del bicchiere senza nemmeno rendersene conto.
- Si. Non
sarà difficile per voi… e se vi serve io una
mano, per quel che posso, ve la darò. - Includendo il
‘vi copro io se proprio serve’ cosa che concedeva
raramente e nemmeno agli amici più stretti.
“Dipende da
cosa devi coprire… tu e le tue regole siete famosi per
essere intransigenti! “ Pensò alzando gli occhi
azzurri sull’amico che lo fissava a sua volta senza timore. E
come intuisse il suo pensiero, disse:
- Ci sono regole e
regole. - Don si drizzò scettico:
- Vuoi dire che ci sono
anche regole stupide? - Questa non gliel’aveva mai
sentita…
Mac fece un mezzo
sorriso ironico:
- Più che
altro inutili direi. Regole che se vengono infrante nessuno si fa male.
-
L’altro
pareva sotto shock per avergli sentito dire una frase
simile… lo fissò alzarsi senza credere alle sue
orecchie e prendere le proprie cose.
- Questo lo pago
io… - Disse lasciando sul bancone i soldi per le due bibite.
Don non se ne accorse
nemmeno, non poteva credere che Mac avesse davvero ammesso che certe
cose potevano essere tralasciate seppure facessero parte delle regole e
dei protocolli!
Era risaputo che certe
relazioni non si potevano avere ed anche se era assurdo era
così, però se lui era disposto ad aiutarli e
coprirli al bisogno, forse valeva la pena tentare…
- Ma voi fate in modo
che io non debba mai intervenire! - L’ammonimento finale
arrivò dalla versione ‘capo’ e
lì Don lo riconobbe liberando un ghigno divertito che
sciolse le sue tensioni.
- Grazie
Mac… a buon rendere… - Anche se non poteva
proprio immaginare come lui potesse aver bisogno dell’aiuto
di qualcuno!
Mac lo
salutò con un cenno della mano mentre di spalle si dirigeva
all’uscita, Don non poté vedere i suoi occhi
illuminarsi quasi increduli mentre varcava la soglia. Non
poté notare la sua espressione che sembrava dire
‘ma allora ha davvero un radar…’.
Ma udì il
suo chiaro saluto ad alta voce, più alta del necessario:
- Ciao
Danny… Don è ancora dentro, penso che non si
stupirà di vederti! Io scappo che sono stanco… -
Se Don fosse stato
debole di cuore sicuramente gli sarebbe venuto un mezzo infarto!
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Capitolo 2 *** Il fattaccio ***
*Ecco di
già la seconda parte… essendo un regalo per
natale per mia sorella ed essendo che mi sono accorta che natale si
avvicina, mi sembrava giusto darmi una mossa rispetto al mio solito
scrivere. Inoltre ce l’ho già tutta in testa, se
non la scrivo subito ora che ho l’ispirazione, potrei
pentirmene! Dunque vi avverto che ci sarà una terza e ultima
parte e che arriverà altrettanto presto. Sono piuttosto
soddisfatta di come mi sta uscendo, modestamente! Bè, anche
questo è per Yukino. Grazie a chi ha letto e commentato.
Sono felice che la fic piaccia. Buona lettura. Baci Akane*
PARTE SECONDA:
IL FATTACCIO
/Undisclosed
desires - Muse/
Don si
girò di scatto sentendo la voce di Mac dire forte e chiaro
il nome di Danny e cercando quasi forsennatamente la sua figura
prestante, lo vide proprio spuntare da quella porta che si chiudeva.
Un tuffo alla bocca
dello stomaco lo fece sentire stupido proprio come in adolescenza,
quindi sforzandosi di non far trapelare nulla di quel che aveva dentro,
alzò la mano con una fatica immane e come se i suoi muscoli
facciali fossero di pietra, riuscì a fare una cosa che
somigliava ad un sorriso.
Incrociando i suoi
occhi dietro alle lenti degli occhiali squadrati e sottili, si
girò di scatto cominciando a pensare con una violenza
marcata:
“Sei
in servizio sei in servizio sei in servizio! Don, fa finta di essere in
servizio e di star parlando con uno di quei criminali con cui devi fare
la faccia tosta per non fargli capire quel che pensi!”
Cercò di
ripeterselo fino a convincersene ma non ebbe molto tempo.
Subito dopo la sua
spalla fu toccata dalla mano calda e familiare di Danny che, ordinando
una birra grande dal doppio manto, si sedette nel posto occupato poco
prima da Mac.
“Mi
vien quasi da pensare che sia stato Mac a chiamarlo… ma non
sarebbe da lui!”
- Ehi! - - Ehi! - Si
salutarono in concomitanza nel medesimo modo. Don ricambiò
lo sguardo amichevole dell’amico ma solo di sfuggita, notando
che invece l’altro continuava a fissarlo insistente come
sempre, con una certa rilassatezza fastidiosa e pungente.
- Mac era qua? -
Chiese stupito il biondo continuando a scrutarlo con aria divertita
all’idea che il capo fosse stato lì con lui a bere
qualcosa. Don annuì distratto chiedendo un’altra
birra. - E’ strano, non è mica da lui…
deve essere stato ben stufo di lavorare… e lui non si stufa
mai! - Il compagno ridacchiò ma parve più una
risatina sull’orlo di una crisi di nervi. Tuttavia si
sforzò e disse:
- Mi ha invitato lui a
bere qualcosa… - Anche se non lo guardava sapeva
perfettamente l’espressione stupita che il giovane stava
assumendo, si sarebbe divertito in condizioni normali.
- Scherzi? Mac? Di
solito viene solo se trascinato a forza! -
Don
rifletté brevemente sul fatto che Danny nonostante non fosse
stato invitato, pensasse del tutto normale trovarsi lì tanto
da non giustificarsi!
Lo faceva sempre e
anche lui del resto.
Si trovavano spesso
per caso e non dicevano perché fossero venuti. Era ovvio che
speravano ogni volta di trovarsi.
- Doveva parlarti? -
Chiese conoscendo Mac meglio di quel che sembrasse. Don non stette
molto a domandarsi cosa fosse meglio fare, non era certo alla sua prima
esperienza, anche se di quel tipo si. Sapeva bene cosa si doveva fare
arrivati a certi punti.
Decise in un istante e
cambiando espressione tornò a guardarlo per non perdersi un
solo particolare delle sue espressioni, quindi disse più
deciso e spavaldo:
- Si… ha
detto una cosa che mi ha fatto riflettere… -
- Quando mai quel che
dice non fa riflettere qualcuno? - Lo interruppe ghignando Danny
pensando a Mac. Cominciò a sorseggiare la birra ma mentre
ingoiava fu come se si ricordasse di una cosa e vedendo che gli stava
per dire il discorso appena avuto, si alzò dicendo
sbrigativo:
- Perché
non me lo racconti mentre vado a spegnere un incendio in bagno? - Era
uno dei suoi modi bizzarri per dire che doveva fare pipì.
Don ridacchiò a quell’uscita e si alzò
a sua volta seguendolo, lasciando le birre al loro posto al bancone.
“Bè,
mi sembra un chiaro segno, direi… “
In fondo in mezzo a
tutta quella gente non era certo il momento adatto di
parlare…
Una volta nei locali
dei servizi pubblici del pub, Don si appoggiò al lavandino e
guardandolo espellere l’acqua in eccesso poco distante,
iniziò a parlare.
- Dice che il nostro
rapporto non gli sembra normale. - Detto così
però sembrava completamente diverso dal bel discorso che gli
aveva fatto l’ex marine ora tenente della scientifica,
nonché loro amico.
Danny si
raddrizzò mentre terminava i propri bisogni,
piegò la testa e cercò di capire cosa intendesse,
ma non si sforzò molto infatti chiese subito spiccio:
- Cioè, che
siamo? - A Don piacevano anche quei suoi modi di fare.
Incrociò le braccia al petto e
l’osservò spostarsi per venire ai lavandini, si
fermò davanti a lui a fissarlo dritto negli occhi azzurri.
Allora rispose con un fondo ben evidente di malizia:
- Dice che siamo
più che amici e colleghi. - Danny si accigliava sempre
più e mentre le parole lo colpivano in
profondità, cercò di mascherare questo suo
turbamento lavandosi le mani nel rubinetto accanto a Don che non si
spostò né distolse gli occhi.
Continuò:
- Dice che abbiamo
assimilato l’uno i modi di dire e fare dell’altro
senza rendercene conto e questo succede quando ci si piace, non basta
lavorare assieme a lungo o essere molto amici. Questo è
quello che ha detto lui. - Era enigmatico. Danny non capiva se fosse
d’accordo o meno.
Chiuse il rubinetto ed
andò agli asciugamani a rotolo attaccati al muro,
tirò un pezzo pulito e si passò le mani bagnate.
Ci mise più del necessario continuando con aria sempre
più cupa e concentrata a rimuginare sulle parole appena
sentite. Poi chiese cercando di risultare indifferente:
- E tu cosa ne pensi?
-
“Mac
ha ragione… Danny è limpido… si
capisce subito cosa vuole!”
Fu la riflessione
lampo di Don, poi con uno scatto, prima di ogni risposta o altro gesto,
fu subito dietro di lui, lo prese per le spalle e lo girò,
quindi con forza e decisione lo spinse contro il muro e gli diede la
sua risposta.
Una risposta non
proprio da lui ma più da Danny.
E mentre le loro
labbra si incontravano aprendosi, permettendo alle loro lingue di
violarsi ed intrecciarsi con sorpresa e sicurezza, Don capiva quanto
Mac avesse ancora una volta ragione… aveva davvero preso
delle manie ‘alla Danny’!
Dopo un primo momento
di smarrimento e stupore completo, Danny si trovò
più sorpreso dell’altro a rispondere
istintivamente al bacio che, ci avrebbe giurato, non avrebbe mai
creduto di ricevere.
Per un momento aveva
anche pensato che il suo amico scherzasse ma quello aveva poco di uno
scherzo.
E più lo
pensava, più si trovava a rispondere con trasporto,
aggrappandosi a sua volta alle sue braccia per attirarlo a
sé.
Si chiedeva cosa
diavolo stesse facendo, si diceva che per una volta doveva pensare, si
diceva molte cose ma non arrivavano nella parte seria del cervello,
rimanevano in superficie finendo per perdersi subito.
Quel che invece
rimaneva ed anzi cresceva, era il suo desiderio di avere di
più.
Gli piaceva.
Gli piaceva farsi
baciare, gli piaceva baciarlo e gli piaceva averlo addosso a quel modo.
Gli piaceva da
impazzire e fra mille ragioni che potevano esserci per fermarlo,
nemmeno una fu abbastanza forte da reggere a quel suo ‘mi
piace, punto e basta’.
Dopo che le loro
lingue si trovarono con sorpresa, si allacciarono carezzandosi e
lottando con decisione andando in un crescendo che faceva girare la
testa ad entrambi.
Irruenza e una voglia
che li divorava.
Una volta innescata la
scintilla non si può fermare il meccanismo.
Non
c’è modo.
E rimani investito da
quel treno di desideri indiscussi che pretendono di più.
Molto di più.
Ma proprio mentre le
mani di Don cominciavano a scendere alla vita di Danny per infilarsi
sotto la maglia, la porta non chiusa a chiave del bagno si
aprì facendo entrare un ragazzo che, per fortuna, non li
vide subito grazie alla loro posizione. Si fermarono al colpo e prima
che lui potesse girarsi e vederli, Danny aveva già spinto
istintivamente via Don quasi con un calcio.
In un secondo di lui
non c’era più traccia, né dentro
né fuori al locale!
Con l’aria
fresca che gli schiaffeggiava il viso teso e cupo, Don si
passò una mano fra i capelli neri corti mordendosi il
labbro, infine imprecò:
- Merda, non era una
gran bella idea dopo tutto! -
Anche se Mac gli aveva
solo detto di parlarne, non di agire subito… del resto i
suoi istinti avevano prepotentemente preso il sopravvento contro la sua
volontà, che fare?
Danny era entrato
decisamente troppo in lui, ormai… anche se
l’ottusità e l’ingenuità di
fondo quella no, quella non l’aveva presa!
- Dannazione! -
/ Sweet
disposition - Temper Trap /
Quando il
campanello della casa di Mac suonò, pensò di
averlo rotto… non si sarebbe spiegato altrimenti quel suono
insistente e ripetuto a quell’ora non proprio buona della
notte!
Imprecando fra i
denti, l’uomo che si era messo a letto da poco si
alzò avvolgendosi in una vestaglia, quindi andò
alla porta e prima di vedere dallo spioncino, aprì.
Trovandosi davanti il
viso sconvolto di Danny, capì subito cosa dovesse essere
successo. Non ebbe nemmeno il tempo di salutarlo, invitarlo ad entrare
o chiedergli cosa fosse successo.
Il giovane, come un
tornado, entrò cominciando da solo!
- Mac devi aiutarmi!
Non sapevo dove andare ed io avevo bisogno di parlare con qualcuno,
qualcuno fidato ma soprattutto che sapesse già…
non posso certo dirlo a chicchessia! Spiega tu il fattaccio! - A
momenti sembrava parlasse da solo, altri invece con Mac, ad ogni modo
lo faceva alla velocità della luce, agitato e senza prendere
un respiro. Camminando avanti ed indietro come un forsennato, investiva
qualunque cosa trovasse sul suo cammino e il proprietario ancora sulla
porta, fermo immobile, non poteva che guardare la sua povera casa
ridursi a quel modo sotto i suoi occhi. Del resto dirgli di sedersi era
inutile quanto mettere a posto quel che lui devastava senza rendersene
conto.
Rassegnato si
appoggiò e con le mani sprofondate nelle tasche
ascoltò il turbine limitandosi a chiedere solo un semplice
ed incuriosito: - Fattaccio? -
A quella domanda
Danny, senza fermarsi, rispose dimostrando a Mac quanto fantasioso ed
originale potesse essere nel raccontare le cose… non finiva
mai di stupirlo!
E il meglio era che
Don gli somigliava sempre più!
- Il fattaccio, si!
Come lo definisci il mio migliore amico, o presunto tale, che mi sbatte
contro il muro del bagno e mi bacia? - Mac immaginandosi la scena
inarcò incredulo le sopracciglia. Come poteva aver fatto
quello dopo il suo ‘parlatene’? Per lui
‘parlarne’ era questo?
“No,
è stato troppo con Danny…”
Concluse senza avere
il tempo di dire nulla questa volta.
- Dopo che tu esci io
entro, lo vedo, mi fa un cenno e mi siedo con lui. Fantastica serata,
penso io, e invece no! Iniziamo parlando di te, di come mai eri
lì, che stacanovista come sei trovarti al pub è
un evento… e quando mi dice che lo hai invitato tu ho solo
chiesto se dovevi parlargli perché conoscendoti inviti
qualcuno solo se devi parlargli! - Prese brevemente fiato, si
girò e gesticolando cambiò percorso prendendo di
mira la parte inerente al salotto. Mac l’osservava in un
misto fra preoccupato per casa sua e divertito. La scena intera in
sé aveva del comico… - A quel punto è
come se si sveglia e capendo che vuole dirmi cosa gli hai detto dico di
seguirmi in bagno perché dovevo irrigare! - Qui Mac fece una
fatica enorme a non scoppiare a ridere. Ma il suo controllo era alla
pari di un attore consumato, quindi Danny senza notare il suo sforzo,
proseguì: - Lui mi segue e mentre io faccio il mio dovere,
lui mi dice quel che gli hai detto… che stiamo troppo
insieme, che ci piacciamo, tutto quel discorso sul copiarci, eccetera,
eccetera… quando gli chiedo, asciugandomi le mani e dandogli
le spalle, cosa ne pensi, lui mi prende, mi volta, mi sbatte contro il
muro e BOOM, mi bacia! - Il colore di Danny fu acceso come non mai.
Questa volta Mac non riuscì a trattenere un sorriso
divertito.
- E questo
è il fattaccio? - Sempre l’espressione mista fra
lo scettico e il preoccupato.
Ormai di integro
c’era ben poco, lì dentro!
Danny finalmente si
fermò e guardandolo scandalizzato esclamò sempre
più rosso:
- Certo che
è questo! Insomma, io non avevo nemmeno registrato le sue
parole e invece che rispondermi come ogni essere umano, mi
bacia… io… io non sapevo nemmeno che diavolo
stesse succedendo! Poteva dirmi che era d’accordo con te,
che… che gli… gli piacevo, insomma… -
Sul finale si calmò abbassando il tono che divenne quasi
inudibile. L’incertezza e l’imbarazzo lo
schiacciarono e fu lì che Mac, staccandosi dalla porta,
mosse qualche passo verso di lui guardandosi bene
dall’offrirgli qualcosa di alcolico. Sarebbe stato come dare
caffeina ad uno scoiattolo!
Cercò di
assumere la sua aria più pacata e seria possibile, quindi
sospirando disse quasi paterno:
- E’ stato
un po’ precipitoso ma… -
- Un po’!? -
L’interruppe subito Danny teatrale.
- Molto. Ma non ti
ricorda nessuno questo modo di fare istintivo e sbrigativo di chi non
aziona il cervello prima di agire? - Lì sembrava il suo
capo, quale in realtà era.
Il ragazzo ci
pensò con calma, alzò gli occhi al cielo, poi li
abbassò e vedendo che non ci arrivava Mac
l’illuminò:
- Tu Danny…
sei tu così… lo vedi che ho ragione? Ti ha
spiegato bene quel che ho detto? - Ora era dolce. Si mosse verso il
divano dai cuscini buttati per aria e tutto storto, lo
raddrizzò paziente ed evitò di guardare il resto,
quindi si sedette ed invitò Danny a fare altrettanto.
Annuendo alla sua
domanda seguì senza pensarci il suo consiglio e si sedette
in punta.
Si prese il viso fra
le mani togliendosi gli occhiali, se lo strofinò quindi
passò ai capelli corti che si scompigliò
ulteriormente.
A Mac fece tenerezza,
capiva bene come doveva sentirsi: nel caos più completo. Ma
sapeva anche cosa provava e c’era solo una cosa, ora, che
poteva aiutarlo.
- Posso farti una
domanda indiscreta? - Chiese cauto. Danny alzò lo sguardo
posandolo stralunato sul suo che ebbe il potere di rilassarlo.
- Spara. -
- Ti è
piaciuto? - Certe cose erano più semplici di quel che
parevano e trattandosi di Danny se non gliela metteva in quel modo, non
ne sarebbe mai venuto a capo.
Danny rimase a
fissarlo senza però vederlo davvero, con la mente tornava a
poco prima, al bagno del pub, a quel bacio, a come si era sentito, cosa
aveva pensato… cosa aveva fatto… non era facile
ricordarlo, era stato…
- Un gran
casino… - …appunto.
A Mac piacque questo
modo di esprimersi, era unico per questo.
Decisamente la
diplomazia non sapeva cosa fosse.
- Ma ti è
piaciuto, vero? - Fu allora che si rese conto che in realtà,
dopo un primo momento di smarrimento, aveva risposto con
intensità al suo bacio. Non servì una risposta,
quindi cambiò discorso incuriosito da una cosa: - Ma spiegami una
cosa… come sei finito qua, dopo il… fattaccio? -
Chiese Mac citando la sua parola divertito.
Fu lì che
Danny si svegliò ricordandosi anche di quel particolare poco
carino e come fosse un bambino che ne aveva combinata una, rispose:
- Uno è
entrato allora non ho capito più niente e…
bè, devo averlo colpito, non so… sono volato via.
- Mac si immaginò anche questo sapendo che quel carro armato
era capace anche di questo. Un altro sorriso divertito gli
sfuggì dalle labbra chiedendosi perché non fosse
rimasto. Forse le cose sarebbero andate meglio o per lo meno avrebbe
assistito ad uno spettacolo comico gratis!
- Dovresti tornare
là a vedere che fine ha fatto… chiedergli almeno
scusa… - Sembrava di nuovo un padre anche se la dolcezza
nella sua pacatezza la manteneva sempre.
Erano fortunati ad
avere lui come amico e complice.
- Dovrei prima capire
cosa provo… - Non aveva torto… - Sai, non ci ho
mai pensato a cosa fossimo. Stavamo insieme, mi piaceva, non mi sono
mai fatto domande. Andava bene così, no? Anche
se… anche se forse… - rallentò come se
parlasse da solo, guardandosi le mani che si tormentava. - …
mi è sempre mancato qualcosa… era una sensazione
vaga, non mi sono mai fermato. Alla fine credo di averne avuto conferma
in quel bagno. Mi mancava… quel bacio… e tutto il
resto. È che sono andato in tilt, in black out, insomma! -
Mac lo
lasciò parlare e senza trovare nulla di adatto da dire si
limitò ad ascoltare paziente. Forse doveva chiamare Don e
dirgli che era tutto a posto… ma proprio mentre ci stava
pensando il campanello suonò di nuovo con una certa
insistenza. Per la seconda volta quella notte pensò di
averlo rotto ma capì subito di chi poteva trattarsi.
Solo lui.
Stringendogli il
braccio in segno di comprensione, notando che con la testa era da
tutt’altra parte, si alzò per andare ad aprire.
Quando i suoi sospetti
furono confermati, sorrise.
Danny sentì
solo vagamente la sua voce calma dire:
- Ciao Don…
è lì dentro… - Dopo di che un fruscio
di giacche e: - Io vado a buttare la spazzatura! - Certo a
quell’ora in pigiama non poteva che fare quello…
prendersi un caffè in un bar sarebbe stato peggio!
La porta si chiuse e
il silenzio li avvolse.
Si sentiva.
Danny non osava alzare
la testa ma le accelerazioni corporee non mentivano. E quella
sensazione… non era più Mac lì con
lui… era davvero lui.
Don.
“Boom!”
Pensò: “Proprio
un gran bel casino!”
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Capitolo 3 *** Boom! ***
*A sorpresa
ecco la terza e ultima parte. L’avevo detto che
c’era tutta nella mia testa e spingeva per uscire. Eccola
qua. Non ho potuto aspettare e rispettare i turni di scrittura!
Allora… la dedico ovviamente sempre a quella culona di mia
sorella Yukino che attende pure la seconda fic che mi ha chiesto per
Natale. Avere il mio stesso sangue dà questi ed altri
privilegi! Ma che non prenda abitudine a certe cose!
è_é
Grazie a tutti quelli
che hanno letto e commentato. A chi aspetta qualche mio aggiornamento
chiedo pazienza, arriverà! Alla prossima fic.. Buona
lettura. Baci Akane*
PARTE TERZA:
BOOM
/
No sound but the wind - Editors /
Danny
rimase seduto inchiodato al divano, in punta, come dovesse alzarsi da
un momento all’altro. Teso come una corda di violino, col
fiato sospeso, i muscoli tirati, le mani strette, il labbro serrato fra
i denti e gli occhi puntati in basso.
Era troppo presto, ci
aveva appena pensato. Cosa doveva dire?
Gli serviva un
po’ per assimilare meglio la situazione, i propri sentimenti,
capire…
Invece Don era
lì davanti a lui a pochi metri a fissarlo silenzioso.
Si chiese cosa
pensasse mentre lo squadrava a quel modo e si chiese anche cosa avrebbe
fatto.
Riflettendo sulle
parole di Mac giunse alla conclusione che, se si stava comportando come
avrebbe fatto lui, allora Don stava per violentarlo o qualcosa di
simile!
“Io al suo posto lo
farei…” Pensò riprendendo
possesso delle proprie facoltà mentali, quindi conscio che
riusciva a ragionare più o meno normalmente, si disse
facendosi coraggio: “Forza,
iniziamo in qualche modo…”
Non alzò lo
sguardo ma almeno parlò seppure con un filo di voce
colpevole:
- Non volevo
colpirti… ti ho fatto male? -
Don si
stupì di questa frase…
- Te ne sei accorto? -
Quel filo d’ironia fu una sorta di boccata d’aria
che il biondo apprezzò. Sorrise di gratitudine:
- Sono andato in tilt,
non ho ragionato proprio… - A quel punto si decise ad alzare
lo sguardo chiaro su quello cristallino del compagno. Non aveva
un’aria molto serena, si vedeva quanto nella sua assenza
dovesse essersi tormentato. Ebbe un moto di dispiacere e vergogna al
tempo stesso. Non se l’era meritato, in fin dei conti. Lui
era Don, anche se aveva agito precipitosamente prendendolo in contro
piede, non avrebbe dovuto respingerlo a quel modo senza nemmeno mezza
parola.
- Non
importa… - Disse allora Don vedendolo davvero pentito. Si
sciolse un po’ la tensione e sentendo in sé la
conferma dei propri sentimenti, gli si sedette accanto e dopo breve si
girò verso di lui col busto per continuare la sua precedente
attività: guardarlo - Penso che dobbiamo ricominciare da
capo… - Ripensò alle parole di Mac e le
ripeté: - Parlandone. -
Danny si riprese e lo
guardò di nuovo mettendosi nella sua stessa posizione:
- Non chiedo di
meglio… -
Erano ancora tesi ed
incerti nel modo migliore di agire dopo tutto quello che era successo.
In fondo sapevano cosa provavano anche se l’avevano
realizzato improvvisamente e troppo in fretta per assimilarlo.
È che non
erano abituati a pensarci troppo alle cose, una volta che capivano si
buttavano.
- Eravamo arrivati a
cosa ne penso io della riflessione di Mac. - Iniziò allora
Don cauto scrutando il viso dell’altro nei dettagli. Lo
conosceva così bene che ancora prima che assumesse una data
espressione, sapeva che sarebbe arrivata!
Proseguì
con un certo sforzo per trovare le parole migliori e lasciando perdere
quelle di Mac decisamente poco da loro, decise per quelle
più semplici, vere e dirette:
- Io sono
d’accordo con lui. Ci piacciamo e non è solo un
stare bene insieme, essere amici e colleghi da molto. È
anche un… piacerci! - Non aveva trovato di meglio ma tutto
sommato, pensò, non era poi così male. Non era
una conferenza stampa, non c’era nessun pubblico, erano loro
due e basta. Loro che si conoscevano così bene da prendere
parti altrui e farle proprie senza rendersene conto.
Danny
apprezzò quel modo di dirlo. Aveva sperato non tirasse fuori
parolone alla Mac. Non aveva più bisogno di riflettere,
l’aveva già fatto abbastanza, ora erano
lì per chiarirsi una volta per tutte anche se spinti da Mac.
- E tu cosa ne pensi
invece? - La domanda arrivò inevitabile e come
l’udì, il giovane si trovò a tirare e
rilassare i muscoli e le mani un paio di volte, si
mordicchiò ancora le labbra e dopo un paio di respiri
profondi e tentativi di risposta andati a vuoto, qualcosa decise di
scattare in lui.
Una molla. Una
scintilla. Un qualcosa di probabilmente indefinito che però
lo fece partire e tornare sé stesso senza alcun black out in
atto. Solo una delle sue caratteristiche esplosioni istintive, una di
quelle famose volte in cui agiva senza mettere in moto il cervello e
faceva quel che voleva, come lo voleva e perché lo voleva.
“Al
diavolo!”
Pensò
bruscamente.
Senza dire
assolutamente niente, con uno scatto annullò la distanza fra
loro, lo prese per le spalle con forza e in un lampo premette le
proprie labbra sulle sue. Ci mise poco ad assaggiarle e a prendere
confidenza con esse, l’aveva già fatto…
il ricordo del bacio di prima era ancora vivo e li investì
prepotente. Non fu come ricominciare da capo e nemmeno come un secondo
bacio. Fu come un proseguire da dove avevano interrotto e aprendo le
labbra fusero bocche e lingue in quella lotta erotica di prima che
andava sempre più in crescendo, con un intensità
travolgente. Don gli prese il viso fra le mani per non farlo
più scappare e rispondendo con desiderio al bacio si
sentì spingere da Danny fino a stendersi sul divano dietro
di sé. Lo ricoprì col busto e le sue mani
vagarono decise e svelte sul suo petto e poi giù, alla vita,
dove sfilarono la camicia cominciando a slacciarla sbrigativo.
Quando il suo petto fu
libero dalla camicia gli alzò la canottiera intima sotto e
con un sospiro compiaciuto di entrambi le dita si occuparono della
pelle che rabbrividiva.
“Boom!
Questo è Danny… ora lo riconosco! Un treno che
non ragiona e non si ferma!”
E Don non ci pensava
minimamente a fermarlo!
Piacevolmente
soddisfatto di quella risposta infilò anche le proprie mani
sotto la maglia attillata e fine del compagno sopra che, staccandosi
brevemente, gli permise di sfilargliela.
Danny tornò
sulla sua bocca e scivolando fuori iniziò ad assaggiargli il
collo succhiando il punto in cui la giugulare batteva eccitata, scese
sul petto e andando ai capezzoli slacciò svelto con le dita
i suoi jeans. In breve riuscì ad infilarsi nel suo inguine e
spinto dai suoi sospiri rochi di piacere continuò a
dargliene ancora con la mano che si muoveva in un crescendo che
l’eccitò facilmente.
Sentendo che stava per
raggiungere il limite, Don reagì decidendo che era ora di
restituirgli un po’ di cose, quindi con uno scatto si
tirò su invertendo abilmente le posizioni con modi che non
ammettevano repliche. Danny si stupì di trovarsi lui steso
sotto ma con un sorrisino malizioso lo invitò a venirgli
sopra prendendogli il viso fra le mani e attirandolo alle sue labbra.
Ripresero il bacio con quella sensazione di caos deleteria e mentre si
succhiavano a vicenda a momenti la lingua e ad altri il labbro
inferiore, le sue braccia muscolose gli circondavano il collo
impedendogli di scappare. Don si beò di quella presa forte
sentendo le linee scolpite del suo compagno che spesso aveva solo
intravisto ma mai avuto alla sua mercede in quel modo.
Il corpo di Danny era
capace di provocare quelli ed altri istinti anche se fino a prima erano
rimasti sopiti.
Il segreto sta nel
saper accendere la scintilla e la loro fortuna era stata che, quella
scintilla, l’aveva accesa Mac visto che nessuno dei due ci
aveva mai pensato da solo…
Iniziando a
mordicchiargli il labbro scese sul mento, percorse la mascella e giunse
sul lobo, ai denti sostituì la lingua che disegnò
tutto l’orecchio languidamente. Danny rabbrividì e
con le mani scese sulla schiena e poi più giù,
sotto i jeans aperti, sui suoi glutei che a lungo l’avevano
invitato a farlo. Strinsero attirando il bacino contro il suo.
Sentirono le loro virilità a contatto e senza accorgersene
stavano già strofinando richiamando nuove sensazioni
inaspettate.
Sentendo un bisogno
impellente di avere di più, Don sparì ben presto
in basso. Nel tragitto delineò con la lingua anche il resto
del corpo invitante di Danny e giunto al ventre non ci mise molto a
liberare il resto che rimaneva ancora coperto. Alle dita
sostituì subito le labbra e come non avesse fatto altro, si
sentì incitare a continuare dai gemiti non molto discreti
del compagno sotto che inarcava la schiena spingendo il bacino contro
la sua bocca.
Di nuovo la sensazione
di precipitare li investì fin quasi a farli impazzire.
Precipitare per poi arrivare ad un punto d’arrivo, un punto
in cui il culmine del piacere fu tale che un’altra esplosione
fece perder loro contatto con la realtà.
Questa volta il
culmine lo raggiunsero insieme.
Precipitosamente ed
istintivamente, senza il minimo ragionamento, senza nemmeno un briciolo
di lucidità.
“Bè,
se questa è la sua risposta aspetta che gli faccia altre
domande, allora…”
Fu alla fine il
pensiero di Don fra un ansito e l’altro mentre aspettava di
riprendersi accasciato fra le braccia di Danny.
Un guizzo malizioso
brillò sulle sue labbra sottili ma l’altro non lo
vide… ed anche se non lo vide, lo stesso guizzo malizioso
brillò pure sulle sue, di labbra!
Ripuliti e sistemati,
i due si ricordarono di un piccolo innocuo e trascurabile particolare.
- Ma questa
è casa di Mac! - Fu Danny a dirlo come se avesse vissuto in
un sogno fino a quel momento.
Don allora allo stesso
modo sorpreso rispose:
-
Già… e lui…? - Allora si guardarono
sgranando gli occhi come a non crederci.
- No, è
ancora fuori! - Esclamarono insieme.
Sempre in concomitanza
filarono in fretta alla porta d’ingresso e aprendola si
fermarono con l’espressione più buffa ed
indescrivibile mai avuta.
Mac stava seduto sul
gradino d’ingresso avvolto in una giacca con la vestaglia e
il pigiama che spuntava, le ciabatte e un’aria più
di là che di qua!
- Mac, ma che fai
lì!? - Domanda retorica ed ironica.
L’uomo si
drizzò come se si svegliasse, quindi si girò e li
guardò dal basso. Da lì il suo sguardo parve
più severo che mai. Se avesse avuto la pistola forse
l’avrebbe usata!
- Mi godo il panorama
notturno! A momenti arriva l’alba, non volevo perdermela! -
Rispose con altrettante ironia marcata guardando il panorama composto
da una serie di palazzi tutti uguali.
Il cielo andava via
via schiarendosi indicando l’imminente arrivo
dell’alba.
Don e Danny allora
senza nemmeno mettersi d’accordo, come sempre, si sedettero
di fianco a lui battendogli le mani sulla schiena in segno amichevole,
quindi ridacchiando dissero divertiti:
- Allora ti facciamo
compagnia, ti va? -
Mac preferì
non rispondere ma rimanere fermo e zitto per cercare la sua famosa
calma che stava vacillando.
Solo il pensiero che
finalmente si era tutto risolto fra i due, lo allietò.
Passarono la
successiva mezz’ora ridendo e scherzando come sempre, da
amici di vecchia data, e quando il sole cominciò a spuntare
fra gli edifici di New York colorando lento ogni cosa, guardando il
cielo rosato, i due che si erano appena messi insieme parlarono di
nuovo all’unisono e lo fecero nel modo più
semplice e diretto che conoscevano, come loro solito.
- Grazie Mac. -
Il suo sorriso gentile
e fraterno rispose per lui.
FINE
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