Una mano esterna

di Akane
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** un aiuto inaspettato ***
Capitolo 2: *** Il fattaccio ***
Capitolo 3: *** Boom! ***



Capitolo 1
*** un aiuto inaspettato ***


TITOLO: Una mano esterna
AUTORE: Akane
SERIE: CSI NY
GENERE: sentimentale
TIPO: slash
RATING: arancione/R
PAIRING: DannyXDon, Mac
PARTI: 2 parti, al massimo 3
AMBIENTAZIONE: si rifà all’inizio di una puntata di non so quale serie… forse la terza o magari la quarta, non ricordo. È comunque andata in onda in tv. Allora, non ricordo perfettamente i dialoghi però il senso era quello, quindi passatemeli per fedeli. Il discorso che avveniva fra Don, Mac e Stella era comunque questo. Qualcuno forse se lo ricorderà. Dopo quella scena il resto è naturalmente inventato da me!
DISCLAMAIRS: i personaggi non sono miei, purtroppo, ma di chi li ha creati…
NOTE: questa fic è su richiesta di Yukino, mia sorella, che, mi dispiace per gli altri, avendo il mio stesso sangue, per mia sfiga, ha la precedenza sulle richieste degli altri. Quindi prendetevela con lei se invece di aggiornare le altre scrivo questa. Ad ogni modo per natale mi ha chiesto due fic su CSI NY con specifiche direttive, quindi mi accingo a farle. Questa è una delle due. Essendo che non erano idee malvagie, l’accontento. Buona lettura. Baci Akane
DEDICHE: a Yukino, buon natale sorella sfiancante!
RINGRAZIAMENTI: a tutti quelli che leggeranno e commenteranno.

UNA MANO ESTERNA

PARTE PRIMA:
UN AIUTO INASPETTATO

/Under pressure - Queen/
- Ci sono testimoni? - Le voci di Stella e Mac parlarono in perfetta sincronia facendo la medesima domanda. Flack li guardò con aria palesemente scettica e senza nascondere il suo divertimento disse:
- Voi due lavorate insieme da troppo tempo… - Gli altri accennarono ad un risolino, poi ascoltarono la risposta del detective che diretto e con linguaggio colorito ed una certa verve stava dando il resoconto dell’unico testimone, o per lo meno colui che aveva sentito qualcosa. Quando infine concluse con un insolito e deciso: - …e poi BOOM, questo è il risultato! - Furono Stella e Mac a guardarlo con la sua stessa espressione di prima: scettica e divertita. Quindi quando Flack chiese: - Che c’è? - Mac rispose proprio come aveva fatto l’amico poco prima:
- Tu e Danny lavorate insieme da troppo tempo! - Era vero anche questo, visto che quel modo di parlare e di spiegare le cose, con una certo originalità ed il ‘boom’ finale, erano tipici del loro collega biondo.
Fu il turno di Don di ridacchiare pensando a quanto tempo lavorasse con lui… bè, non erano poi tanti anni, Mac e Stella erano compagni da più tempo e lui stesso aveva iniziato ad avere a che fare con Mac da più tempo rispetto che con Danny… il fatto era che con quest’ultimo non si limitava al puro e semplice rapporto professionale… i due erano molto amici e stavano insieme anche al di fuori delle ore lavorative. Ecco spiegato perché l’uno aveva assorbito senza rendersene conto i modi dell’altro.
Anche Danny ogni tanto se ne usciva con qualcosa ‘alla Flack’!
Tuttavia non disse nulla tornando all’indagine appena iniziata come niente fosse. Ad uno a caso, però, non era sfuggito un certo particolare… quello strano breve guizzo nel suo sguardo, un guizzo che né lui né Stella avevano avuto alla sua simpatica insinuazione.
Certo lui e Stella si conoscevano da tantissimo ed ormai avevano un modo di lavorare ed indagare davvero molto simile, ma questo non significava nulla per loro, non quanto invece significava per Don e Danny essere in sincronia!
Lo sguardo che indugiò su di lui fu molto penetrante ed intenso, due fessure azzurre che dicevano che non gli era sfuggito quel particolare.
Richiamato all’ordine da Stella scrollò appena le spalle decidendo che ci sarebbe tornato su più tardi.

Seduti al solito locale mediamente affollato, Don e Mac ricevettero la loro ordinazione, birra per uno e succo per l’altro. Mac tendeva a non bere nemmeno fuori servizio.
- Però potevi farmi compagnia… - Disse Don schernendolo riferendosi al suo succo. L’altro sorrise e con un velo di malizia buttò apparentemente a caso:
- Ti manca Danny, vero? - Peccato che lui non diceva mai cose a caso…
- Eh? - Chiese preso alla sprovvista Don guardandolo con tanto d’occhi, credendo fosse impazzito. L’altro senza problemi continuò facendo finta di nulla:
- Di solito è lui che ti fa compagnia con la birra… - Flack si chiese se potesse rilassarsi o cosa, allentò leggermente la tensione delle spalle e si voltò di nuovo verso il suo bicchiere alto e fresco. - Dov’è stasera? Pensavo ci fosse anche lui… - Chiese ancora con noncuranza.
- Ma sei stato tu a proporre un bicchiere… il che è strano visto che finché non crolli sulla scrivania, tu lavori senza concederti questi piaceri! - Era anche per questo che aveva accettato. Aveva pensato di chiedere a Danny ma in fin dei conti non era stata sua l’idea della serata… magari Mac doveva parlargli da solo, non era solito chiedergli di uscire.
- Si, ma pensavo che sarebbe venuto anche Danny. - La faceva semplice e logica.
- L’hai invitato? -
- No. -
- Quindi è ovvio che non ci sia… - Gli sembrava strano quel discorso…
- Però quando tu sei qua a berti qualcosa lui compare sempre magicamente. O viceversa. - Ogni tanto era capitato che uscisse con uno o con l’altro quando proprio aveva bisogno di staccare e alla fine si erano sempre ritrovati in tre.
Con Danny non aveva proprio un rapporto d’amicizia stretto come l’aveva con Don, ma stavano volentieri insieme e il giovane se serviva finiva comunque per confidarsi con lui.
Del resto a tirarlo fuori dai suoi numerosi guai erano o Don o Mac…
- Deve avere il sesto senso per le serate a birra e biliardo! -
La liquidò così l’uomo più giovane che cominciava a sentirsi stranamente sotto inchiesta.
Bevve un lungo sorso ma la sensazione di essere ancora fissato non sparì, quindi chiese diretto senza avere più la pazienza di aspettare:
- Allora, che c’è? Dovevi parlarmi? Di solito non sei mai tu a proporre un drink… ti ci devo sempre trascinare a peso! -
Mac ancora una volta notò quanto simili fossero ormai i suoi modi con quelli di Danny. L’impaziente di turno era lui…
Si girò facendo un sorriso indecifrabile rivolto al basso, sembrava saperla lunga. A Don non sfuggì, quindi incalzò insistente:
- Avanti, che significa quello, ora? - E il sorriso si accentuò. - Mac! - Non ce la faceva più… cosa aveva capito?
- Sembri paurosamente Danny quando fai così! - Si decise ad iniziare prendendola alla larga, con abilità l’avrebbe condotto laddove voleva lui.
Don inarcò le sopracciglia sorpreso.
- E’ questo? - Fece improvvisamente come capisse tutto.
- Cosa? - Fu il turno di Mac stupirsi, però… preso alla sprovvista si rese conto che l’amico il suo lavoro lo faceva proprio bene!
Ecco perché erano sempre stati molto amici e non erano mai riusciti a nascondersi qualcosa a lungo…
- Io e Danny… - Non aveva peli sulla lingua e non amava perdere tempo a fare il prezioso. Con Mac poi non serviva proprio…
L’uomo composto sorrise ancora contento di non dover sforzarsi.
- Tu e Danny cosa? - Malizia comparve sul suo sguardo inquisitore che puntava diretto a quello altrui, ora a disagio.
- Bè, dimmelo tu… cosa pensi? - Sapeva cosa stava cercando di fare e non voleva scoprirsi prima ancora di avere conferma di ciò che pensava l’altro.
Mac si strinse nelle spalle, piegò la testa di lato e incurvò le labbra in un cenno vago. Poi altrettanto vago disse, sebbene profondamente divertito:
- Vuoi saperlo? -
- Se te lo chiedo. -  
- Mi sembrate più che semplici colleghi. - La prese comunque con diplomazia. Anche lui sapeva farlo bene il suo lavoro.
- Bè, siamo molto amici, ci conosciamo da un po’, ci troviamo bene insieme ed usciamo spesso per distrarci. Abbiamo anche molti gusti in comune, fra l’altro… è naturale che… - Ma Mac lo interruppe con fermezza fissandolo più penetrante di prima:
- Una sincronia come la vostra è diversa da quella mia e di Stella. Io e Stella abbiamo lo stesso modo di indagare e per questo a volte facciamo le stesse domande o procediamo allo stesso modo. Tu e Danny avete assorbito l’uno i modi di dire e fare dell’altro… e il fatto che non ve ne rendete conto parla molto chiaro! -
- Ah si? E cosa dice? - Non era sulla difensiva ma anzi incuriosito, quindi Mac proseguì con pazienza ed una calma tipici suoi. Però non c’era scherno seppure gli piacesse quella situazione insolita.
- Dice molto. Prima di tutto sappi che un’assimilazione come la vostra si acquista solo dopo molto tempo passato insieme e ti assicuro che non bastano alcune ore lavorative… dipende tutto dalla qualità di quel tempo. Ora io so che vi vedete spesso anche al di fuori del lavoro, questo e il vostro comportamento indica che state davvero molto bene insieme e non solo. Che vi piace. -
- Stare insieme? - Non era ottuso, voleva solo che Mac fosse più chiaro, arrivasse al punto. Insomma, Danny era così facile: non si perdeva in chiacchiere, quel che pensava diceva subito, lo sparava, Boom!
E prima che l’altro parlasse, comprese d’averlo fatto ancora e persino mentre pensava… Mac aveva davvero ragione.
- Si ma soprattutto vi piacete voi. Non si assumono i modi altrui solo se si passa del semplice tempo insieme e si ha una certa somiglianza caratteriale di fondo. Lo si fa se quello che dice e fa l’altro piace al punto da finire per farlo proprio senza nemmeno rendersene conto. - La conclusione ‘alla Danny’ sarebbe stata superflua.
Don rimase in silenzio con lo sguardo abbassato sul bicchiere quasi vuoto. Le parole appena udite si ripetevano nella sua mente semplificandosi sempre più fino a ridursi a quelle due che gli erano penetrate come uno sparo: ‘vi piacete’.
Capì perfettamente il suo discorso e seppure si era perso come sempre in spiegazioni che per lui sarebbero state superflue, non poteva che trovarsi d’accordo.
Ora vedeva tutto sotto un’altra ottica, come se fino a quel momento fosse stato chiuso in una sorta di scudo grazie al quale lui vedeva tutti ma non sé stesso. Ora gli pareva di vedersi dal di fuori e in quella visione c’era anche Danny ed i suoi comportamenti.
Mac gli lasciò tutto il tempo che gli serviva per rendersi conto di ciò che aveva appena detto, quindi finì con calma il proprio succo e infine con dolcezza disse, senza più guardarlo:
- In me avrete sempre un amico, qualunque cosa possa succedere. - Non aveva inteso nulla di particolare se non che nonostante fosse il capo della scientifica, sapeva anche essere l’uomo e l’amico che era e che pochi potevano vedere.
La sua severità e professionalità lasciava sempre poco spazio ad altro ma loro sapevano che non era solo quello. Non era solo un tenente della scientifica.
Don sospirò poi si decise a mormorare un ‘grazie’ appena udito.
Poi aggiunse:
- Cosa pensi di lui, invece? -  
L’amico alzò gli occhi visualizzandosi Danny nella mente, cercando di rivedersi il ragazzo in ogni atteggiamento dell’ultimo periodo, quindi dopo averlo analizzato sospirò stringendosi di nuovo nella spalle.
- E’ difficile non capire cosa pensi, provi e voglia Danny, onestamente… e tu dovresti capirlo meglio di me. - Era vero ed infatti pensava di saperlo ma in certi casi una certezza in più non era mai inutile. Lo prese per una conferma di quel che già pensava, quindi chiese:
- E per te cosa dovremmo fare? - Non era certo una situazione facile, non bastava conoscere i sentimenti… erano due uomini, due colleghi e due amici. Amici quasi inseparabili. Cambiare ciò che erano per arrivare… dove? Nell’ignoto… un ignoto comunque difficile e pericoloso. La vita non era rose e fiori e tutti loro lo sapevano grazie al lavoro che facevano. Se qualcosa fosse trapelato, ad esempio, avrebbero entrambi passato l’inferno.
Non dovevano prenderla alla leggera.
Ma Mac ancora una volta parve non avere dubbi e non esitò a dirgli con sicurezza:
- Parlare chiaramente. Lo fate sempre con tutto. Parlate anche di questo. Il resto verrà da sé. - La faceva così facile lui…
- Parlare, eh? - Non era ancora sicuro. Cominciò a grattare il bordo scheggiato del bicchiere senza nemmeno rendersene conto.
- Si. Non sarà difficile per voi… e se vi serve io una mano, per quel che posso, ve la darò. - Includendo il ‘vi copro io se proprio serve’ cosa che concedeva raramente e nemmeno agli amici più stretti.
“Dipende da cosa devi coprire… tu e le tue regole siete famosi per essere intransigenti! “ Pensò alzando gli occhi azzurri sull’amico che lo fissava a sua volta senza timore. E come intuisse il suo pensiero, disse:
- Ci sono regole e regole. - Don si drizzò scettico:
- Vuoi dire che ci sono anche regole stupide? - Questa non gliel’aveva mai sentita…
Mac fece un mezzo sorriso ironico:
- Più che altro inutili direi. Regole che se vengono infrante nessuno si fa male. -
L’altro pareva sotto shock per avergli sentito dire una frase simile… lo fissò alzarsi senza credere alle sue orecchie e prendere le proprie cose.
- Questo lo pago io… - Disse lasciando sul bancone i soldi per le due bibite.
Don non se ne accorse nemmeno, non poteva credere che Mac avesse davvero ammesso che certe cose potevano essere tralasciate seppure facessero parte delle regole e dei protocolli!
Era risaputo che certe relazioni non si potevano avere ed anche se era assurdo era così, però se lui era disposto ad aiutarli e coprirli al bisogno, forse valeva la pena tentare…
- Ma voi fate in modo che io non debba mai intervenire! - L’ammonimento finale arrivò dalla versione ‘capo’ e lì Don lo riconobbe liberando un ghigno divertito che sciolse le sue tensioni.
- Grazie Mac… a buon rendere… - Anche se non poteva proprio immaginare come lui potesse aver bisogno dell’aiuto di qualcuno!
Mac lo salutò con un cenno della mano mentre di spalle si dirigeva all’uscita, Don non poté vedere i suoi occhi illuminarsi quasi increduli mentre varcava la soglia. Non poté notare la sua espressione che sembrava dire ‘ma allora ha davvero un radar…’.
Ma udì il suo chiaro saluto ad alta voce, più alta del necessario:
- Ciao Danny… Don è ancora dentro, penso che non si stupirà di vederti! Io scappo che sono stanco… -
Se Don fosse stato debole di cuore sicuramente gli sarebbe venuto un mezzo infarto!

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Capitolo 2
*** Il fattaccio ***


*Ecco di già la seconda parte… essendo un regalo per natale per mia sorella ed essendo che mi sono accorta che natale si avvicina, mi sembrava giusto darmi una mossa rispetto al mio solito scrivere. Inoltre ce l’ho già tutta in testa, se non la scrivo subito ora che ho l’ispirazione, potrei pentirmene! Dunque vi avverto che ci sarà una terza e ultima parte e che arriverà altrettanto presto. Sono piuttosto soddisfatta di come mi sta uscendo, modestamente! Bè, anche questo è per Yukino. Grazie a chi ha letto e commentato. Sono felice che la fic piaccia. Buona lettura. Baci Akane*

PARTE SECONDA:
IL FATTACCIO

/Undisclosed desires - Muse/
Don si girò di scatto sentendo la voce di Mac dire forte e chiaro il nome di Danny e cercando quasi forsennatamente la sua figura prestante, lo vide proprio spuntare da quella porta che si chiudeva.
Un tuffo alla bocca dello stomaco lo fece sentire stupido proprio come in adolescenza, quindi sforzandosi di non far trapelare nulla di quel che aveva dentro, alzò la mano con una fatica immane e come se i suoi muscoli facciali fossero di pietra, riuscì a fare una cosa che somigliava ad un sorriso.
Incrociando i suoi occhi dietro alle lenti degli occhiali squadrati e sottili, si girò di scatto cominciando a pensare con una violenza marcata:
“Sei in servizio sei in servizio sei in servizio! Don, fa finta di essere in servizio e di star parlando con uno di quei criminali con cui devi fare la faccia tosta per non fargli capire quel che pensi!”
Cercò di ripeterselo fino a convincersene ma non ebbe molto tempo.
Subito dopo la sua spalla fu toccata dalla mano calda e familiare di Danny che, ordinando una birra grande dal doppio manto, si sedette nel posto occupato poco prima da Mac.
“Mi vien quasi da pensare che sia stato Mac a chiamarlo… ma non sarebbe da lui!”
- Ehi! - - Ehi! - Si salutarono in concomitanza nel medesimo modo. Don ricambiò lo sguardo amichevole dell’amico ma solo di sfuggita, notando che invece l’altro continuava a fissarlo insistente come sempre, con una certa rilassatezza fastidiosa e pungente.
- Mac era qua? - Chiese stupito il biondo continuando a scrutarlo con aria divertita all’idea che il capo fosse stato lì con lui a bere qualcosa. Don annuì distratto chiedendo un’altra birra. - E’ strano, non è mica da lui… deve essere stato ben stufo di lavorare… e lui non si stufa mai! - Il compagno ridacchiò ma parve più una risatina sull’orlo di una crisi di nervi. Tuttavia si sforzò e disse:
- Mi ha invitato lui a bere qualcosa… - Anche se non lo guardava sapeva perfettamente l’espressione stupita che il giovane stava assumendo, si sarebbe divertito in condizioni normali.
- Scherzi? Mac? Di solito viene solo se trascinato a forza! -
Don rifletté brevemente sul fatto che Danny nonostante non fosse stato invitato, pensasse del tutto normale trovarsi lì tanto da non giustificarsi!
Lo faceva sempre e anche lui del resto.
Si trovavano spesso per caso e non dicevano perché fossero venuti. Era ovvio che speravano ogni volta di trovarsi.
- Doveva parlarti? - Chiese conoscendo Mac meglio di quel che sembrasse. Don non stette molto a domandarsi cosa fosse meglio fare, non era certo alla sua prima esperienza, anche se di quel tipo si. Sapeva bene cosa si doveva fare arrivati a certi punti.
Decise in un istante e cambiando espressione tornò a guardarlo per non perdersi un solo particolare delle sue espressioni, quindi disse più deciso e spavaldo:
- Si… ha detto una cosa che mi ha fatto riflettere… -
- Quando mai quel che dice non fa riflettere qualcuno? - Lo interruppe ghignando Danny pensando a Mac. Cominciò a sorseggiare la birra ma mentre ingoiava fu come se si ricordasse di una cosa e vedendo che gli stava per dire il discorso appena avuto, si alzò dicendo sbrigativo:
- Perché non me lo racconti mentre vado a spegnere un incendio in bagno? - Era uno dei suoi modi bizzarri per dire che doveva fare pipì. Don ridacchiò a quell’uscita e si alzò a sua volta seguendolo, lasciando le birre al loro posto al bancone.
“Bè, mi sembra un chiaro segno, direi… “
In fondo in mezzo a tutta quella gente non era certo il momento adatto di parlare…
Una volta nei locali dei servizi pubblici del pub, Don si appoggiò al lavandino e guardandolo espellere l’acqua in eccesso poco distante, iniziò a parlare.
- Dice che il nostro rapporto non gli sembra normale. - Detto così però sembrava completamente diverso dal bel discorso che gli aveva fatto l’ex marine ora tenente della scientifica, nonché loro amico.
Danny si raddrizzò mentre terminava i propri bisogni, piegò la testa e cercò di capire cosa intendesse, ma non si sforzò molto infatti chiese subito spiccio:
- Cioè, che siamo? - A Don piacevano anche quei suoi modi di fare. Incrociò le braccia al petto e l’osservò spostarsi per venire ai lavandini, si fermò davanti a lui a fissarlo dritto negli occhi azzurri. Allora rispose con un fondo ben evidente di malizia:
- Dice che siamo più che amici e colleghi. - Danny si accigliava sempre più e mentre le parole lo colpivano in profondità, cercò di mascherare questo suo turbamento lavandosi le mani nel rubinetto accanto a Don che non si spostò né distolse gli occhi.
Continuò:
- Dice che abbiamo assimilato l’uno i modi di dire e fare dell’altro senza rendercene conto e questo succede quando ci si piace, non basta lavorare assieme a lungo o essere molto amici. Questo è quello che ha detto lui. - Era enigmatico. Danny non capiva se fosse d’accordo o meno.
Chiuse il rubinetto ed andò agli asciugamani a rotolo attaccati al muro, tirò un pezzo pulito e si passò le mani bagnate. Ci mise più del necessario continuando con aria sempre più cupa e concentrata a rimuginare sulle parole appena sentite. Poi chiese cercando di risultare indifferente:
- E tu cosa ne pensi? -
“Mac ha ragione… Danny è limpido… si capisce subito cosa vuole!”
Fu la riflessione lampo di Don, poi con uno scatto, prima di ogni risposta o altro gesto, fu subito dietro di lui, lo prese per le spalle e lo girò, quindi con forza e decisione lo spinse contro il muro e gli diede la sua risposta.
Una risposta non proprio da lui ma più da Danny.
E mentre le loro labbra si incontravano aprendosi, permettendo alle loro lingue di violarsi ed intrecciarsi con sorpresa e sicurezza, Don capiva quanto Mac avesse ancora una volta ragione… aveva davvero preso delle manie ‘alla Danny’!
Dopo un primo momento di smarrimento e stupore completo, Danny si trovò più sorpreso dell’altro a rispondere istintivamente al bacio che, ci avrebbe giurato, non avrebbe mai creduto di ricevere.
Per un momento aveva anche pensato che il suo amico scherzasse ma quello aveva poco di uno scherzo.
E più lo pensava, più si trovava a rispondere con trasporto, aggrappandosi a sua volta alle sue braccia per attirarlo a sé.
Si chiedeva cosa diavolo stesse facendo, si diceva che per una volta doveva pensare, si diceva molte cose ma non arrivavano nella parte seria del cervello, rimanevano in superficie finendo per perdersi subito.
Quel che invece rimaneva ed anzi cresceva, era il suo desiderio di avere di più.
Gli piaceva.
Gli piaceva farsi baciare, gli piaceva baciarlo e gli piaceva averlo addosso a quel modo.
Gli piaceva da impazzire e fra mille ragioni che potevano esserci per fermarlo, nemmeno una fu abbastanza forte da reggere a quel suo ‘mi piace, punto e basta’.
Dopo che le loro lingue si trovarono con sorpresa, si allacciarono carezzandosi e lottando con decisione andando in un crescendo che faceva girare la testa ad entrambi.
Irruenza e una voglia che li divorava.
Una volta innescata la scintilla non si può fermare il meccanismo.
Non c’è modo.
E rimani investito da quel treno di desideri indiscussi che pretendono di più. Molto di più.
Ma proprio mentre le mani di Don cominciavano a scendere alla vita di Danny per infilarsi sotto la maglia, la porta non chiusa a chiave del bagno si aprì facendo entrare un ragazzo che, per fortuna, non li vide subito grazie alla loro posizione. Si fermarono al colpo e prima che lui potesse girarsi e vederli, Danny aveva già spinto istintivamente via Don quasi con un calcio.
In un secondo di lui non c’era più traccia, né dentro né fuori al locale!
Con l’aria fresca che gli schiaffeggiava il viso teso e cupo, Don si passò una mano fra i capelli neri corti mordendosi il labbro, infine imprecò:
- Merda, non era una gran bella idea dopo tutto! -
Anche se Mac gli aveva solo detto di parlarne, non di agire subito… del resto i suoi istinti avevano prepotentemente preso il sopravvento contro la sua volontà, che fare?
Danny era entrato decisamente troppo in lui, ormai… anche se l’ottusità e l’ingenuità di fondo quella no, quella non l’aveva presa!
- Dannazione! -

/ Sweet disposition - Temper Trap /
Quando il campanello della casa di Mac suonò, pensò di averlo rotto… non si sarebbe spiegato altrimenti quel suono insistente e ripetuto a quell’ora non proprio buona della notte!
Imprecando fra i denti, l’uomo che si era messo a letto da poco si alzò avvolgendosi in una vestaglia, quindi andò alla porta e prima di vedere dallo spioncino, aprì.
Trovandosi davanti il viso sconvolto di Danny, capì subito cosa dovesse essere successo. Non ebbe nemmeno il tempo di salutarlo, invitarlo ad entrare o chiedergli cosa fosse successo.
Il giovane, come un tornado, entrò cominciando da solo!
- Mac devi aiutarmi! Non sapevo dove andare ed io avevo bisogno di parlare con qualcuno, qualcuno fidato ma soprattutto che sapesse già… non posso certo dirlo a chicchessia! Spiega tu il fattaccio! - A momenti sembrava parlasse da solo, altri invece con Mac, ad ogni modo lo faceva alla velocità della luce, agitato e senza prendere un respiro. Camminando avanti ed indietro come un forsennato, investiva qualunque cosa trovasse sul suo cammino e il proprietario ancora sulla porta, fermo immobile, non poteva che guardare la sua povera casa ridursi a quel modo sotto i suoi occhi. Del resto dirgli di sedersi era inutile quanto mettere a posto quel che lui devastava senza rendersene conto.
Rassegnato si appoggiò e con le mani sprofondate nelle tasche ascoltò il turbine limitandosi a chiedere solo un semplice ed incuriosito: - Fattaccio? -
A quella domanda Danny, senza fermarsi, rispose dimostrando a Mac quanto fantasioso ed originale potesse essere nel raccontare le cose… non finiva mai di stupirlo!
E il meglio era che Don gli somigliava sempre più!
- Il fattaccio, si! Come lo definisci il mio migliore amico, o presunto tale, che mi sbatte contro il muro del bagno e mi bacia? - Mac immaginandosi la scena inarcò incredulo le sopracciglia. Come poteva aver fatto quello dopo il suo ‘parlatene’? Per lui ‘parlarne’ era questo?
“No, è stato troppo con Danny…”
Concluse senza avere il tempo di dire nulla questa volta.
- Dopo che tu esci io entro, lo vedo, mi fa un cenno e mi siedo con lui. Fantastica serata, penso io, e invece no! Iniziamo parlando di te, di come mai eri lì, che stacanovista come sei trovarti al pub è un evento… e quando mi dice che lo hai invitato tu ho solo chiesto se dovevi parlargli perché conoscendoti inviti qualcuno solo se devi parlargli! - Prese brevemente fiato, si girò e gesticolando cambiò percorso prendendo di mira la parte inerente al salotto. Mac l’osservava in un misto fra preoccupato per casa sua e divertito. La scena intera in sé aveva del comico… - A quel punto è come se si sveglia e capendo che vuole dirmi cosa gli hai detto dico di seguirmi in bagno perché dovevo irrigare! - Qui Mac fece una fatica enorme a non scoppiare a ridere. Ma il suo controllo era alla pari di un attore consumato, quindi Danny senza notare il suo sforzo, proseguì: - Lui mi segue e mentre io faccio il mio dovere, lui mi dice quel che gli hai detto… che stiamo troppo insieme, che ci piacciamo, tutto quel discorso sul copiarci, eccetera, eccetera… quando gli chiedo, asciugandomi le mani e dandogli le spalle, cosa ne pensi, lui mi prende, mi volta, mi sbatte contro il muro e BOOM, mi bacia! - Il colore di Danny fu acceso come non mai. Questa volta Mac non riuscì a trattenere un sorriso divertito.
- E questo è il fattaccio? - Sempre l’espressione mista fra lo scettico e il preoccupato.
Ormai di integro c’era ben poco, lì dentro!
Danny finalmente si fermò e guardandolo scandalizzato esclamò sempre più rosso:
- Certo che è questo! Insomma, io non avevo nemmeno registrato le sue parole e invece che rispondermi come ogni essere umano, mi bacia… io… io non sapevo nemmeno che diavolo stesse succedendo! Poteva dirmi che era d’accordo con te, che… che gli… gli piacevo, insomma… - Sul finale si calmò abbassando il tono che divenne quasi inudibile. L’incertezza e l’imbarazzo lo schiacciarono e fu lì che Mac, staccandosi dalla porta, mosse qualche passo verso di lui guardandosi bene dall’offrirgli qualcosa di alcolico. Sarebbe stato come dare caffeina ad uno scoiattolo!
Cercò di assumere la sua aria più pacata e seria possibile, quindi sospirando disse quasi paterno:
- E’ stato un po’ precipitoso ma… -
- Un po’!? - L’interruppe subito Danny teatrale.
- Molto. Ma non ti ricorda nessuno questo modo di fare istintivo e sbrigativo di chi non aziona il cervello prima di agire? - Lì sembrava il suo capo, quale in realtà era.
Il ragazzo ci pensò con calma, alzò gli occhi al cielo, poi li abbassò e vedendo che non ci arrivava Mac l’illuminò:
- Tu Danny… sei tu così… lo vedi che ho ragione? Ti ha spiegato bene quel che ho detto? - Ora era dolce. Si mosse verso il divano dai cuscini buttati per aria e tutto storto, lo raddrizzò paziente ed evitò di guardare il resto, quindi si sedette ed invitò Danny a fare altrettanto.
Annuendo alla sua domanda seguì senza pensarci il suo consiglio e si sedette in punta.
Si prese il viso fra le mani togliendosi gli occhiali, se lo strofinò quindi passò ai capelli corti che si scompigliò ulteriormente.
A Mac fece tenerezza, capiva bene come doveva sentirsi: nel caos più completo. Ma sapeva anche cosa provava e c’era solo una cosa, ora, che poteva aiutarlo.
- Posso farti una domanda indiscreta? - Chiese cauto. Danny alzò lo sguardo posandolo stralunato sul suo che ebbe il potere di rilassarlo.
- Spara. -
- Ti è piaciuto? - Certe cose erano più semplici di quel che parevano e trattandosi di Danny se non gliela metteva in quel modo, non ne sarebbe mai venuto a capo.
Danny rimase a fissarlo senza però vederlo davvero, con la mente tornava a poco prima, al bagno del pub, a quel bacio, a come si era sentito, cosa aveva pensato… cosa aveva fatto… non era facile ricordarlo, era stato…
- Un gran casino… - …appunto.
A Mac piacque questo modo di esprimersi, era unico per questo.
Decisamente la diplomazia non sapeva cosa fosse.
- Ma ti è piaciuto, vero? - Fu allora che si rese conto che in realtà, dopo un primo momento di smarrimento, aveva risposto con intensità al suo bacio. Non servì una risposta, quindi cambiò discorso incuriosito da una cosa: - Ma spiegami una cosa… come sei finito qua, dopo il… fattaccio? - Chiese Mac citando la sua parola divertito.
Fu lì che Danny si svegliò ricordandosi anche di quel particolare poco carino e come fosse un bambino che ne aveva combinata una, rispose:
- Uno è entrato allora non ho capito più niente e… bè, devo averlo colpito, non so… sono volato via. - Mac si immaginò anche questo sapendo che quel carro armato era capace anche di questo. Un altro sorriso divertito gli sfuggì dalle labbra chiedendosi perché non fosse rimasto. Forse le cose sarebbero andate meglio o per lo meno avrebbe assistito ad uno spettacolo comico gratis!
- Dovresti tornare là a vedere che fine ha fatto… chiedergli almeno scusa… - Sembrava di nuovo un padre anche se la dolcezza nella sua pacatezza la manteneva sempre.
Erano fortunati ad avere lui come amico e complice.
- Dovrei prima capire cosa provo… - Non aveva torto… - Sai, non ci ho mai pensato a cosa fossimo. Stavamo insieme, mi piaceva, non mi sono mai fatto domande. Andava bene così, no? Anche se… anche se forse… - rallentò come se parlasse da solo, guardandosi le mani che si tormentava. - … mi è sempre mancato qualcosa… era una sensazione vaga, non mi sono mai fermato. Alla fine credo di averne avuto conferma in quel bagno. Mi mancava… quel bacio… e tutto il resto. È che sono andato in tilt, in black out, insomma! -
Mac lo lasciò parlare e senza trovare nulla di adatto da dire si limitò ad ascoltare paziente. Forse doveva chiamare Don e dirgli che era tutto a posto… ma proprio mentre ci stava pensando il campanello suonò di nuovo con una certa insistenza. Per la seconda volta quella notte pensò di averlo rotto ma capì subito di chi poteva trattarsi.
Solo lui.
Stringendogli il braccio in segno di comprensione, notando che con la testa era da tutt’altra parte, si alzò per andare ad aprire.
Quando i suoi sospetti furono confermati, sorrise.
Danny sentì solo vagamente la sua voce calma dire:
- Ciao Don… è lì dentro… - Dopo di che un fruscio di giacche e: - Io vado a buttare la spazzatura! - Certo a quell’ora in pigiama non poteva che fare quello… prendersi un caffè in un bar sarebbe stato peggio!
La porta si chiuse e il silenzio li avvolse.
Si sentiva.
Danny non osava alzare la testa ma le accelerazioni corporee non mentivano. E quella sensazione… non era più Mac lì con lui… era davvero lui.
Don.
“Boom!” Pensò: “Proprio un gran bel casino!”


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Capitolo 3
*** Boom! ***


*A sorpresa ecco la terza e ultima parte. L’avevo detto che c’era tutta nella mia testa e spingeva per uscire. Eccola qua. Non ho potuto aspettare e rispettare i turni di scrittura! Allora… la dedico ovviamente sempre a quella culona di mia sorella Yukino che attende pure la seconda fic che mi ha chiesto per Natale. Avere il mio stesso sangue dà questi ed altri privilegi! Ma che non prenda abitudine a certe cose! è_é
Grazie a tutti quelli che hanno letto e commentato. A chi aspetta qualche mio aggiornamento chiedo pazienza, arriverà! Alla prossima fic.. Buona lettura. Baci Akane*

PARTE TERZA:
BOOM

/ No sound but the wind - Editors /
Danny rimase seduto inchiodato al divano, in punta, come dovesse alzarsi da un momento all’altro. Teso come una corda di violino, col fiato sospeso, i muscoli tirati, le mani strette, il labbro serrato fra i denti e gli occhi puntati in basso.
Era troppo presto, ci aveva appena pensato. Cosa doveva dire?
Gli serviva un po’ per assimilare meglio la situazione, i propri sentimenti, capire…
Invece Don era lì davanti a lui a pochi metri a fissarlo silenzioso.
Si chiese cosa pensasse mentre lo squadrava a quel modo e si chiese anche cosa avrebbe fatto.
Riflettendo sulle parole di Mac giunse alla conclusione che, se si stava comportando come avrebbe fatto lui, allora Don stava per violentarlo o qualcosa di simile!
“Io al suo posto lo farei…” Pensò riprendendo possesso delle proprie facoltà mentali, quindi conscio che riusciva a ragionare più o meno normalmente, si disse facendosi coraggio: “Forza, iniziamo in qualche modo…”
Non alzò lo sguardo ma almeno parlò seppure con un filo di voce colpevole:
- Non volevo colpirti… ti ho fatto male? -
Don si stupì di questa frase…
- Te ne sei accorto? - Quel filo d’ironia fu una sorta di boccata d’aria che il biondo apprezzò. Sorrise di gratitudine:
- Sono andato in tilt, non ho ragionato proprio… - A quel punto si decise ad alzare lo sguardo chiaro su quello cristallino del compagno. Non aveva un’aria molto serena, si vedeva quanto nella sua assenza dovesse essersi tormentato. Ebbe un moto di dispiacere e vergogna al tempo stesso. Non se l’era meritato, in fin dei conti. Lui era Don, anche se aveva agito precipitosamente prendendolo in contro piede, non avrebbe dovuto respingerlo a quel modo senza nemmeno mezza parola.
- Non importa… - Disse allora Don vedendolo davvero pentito. Si sciolse un po’ la tensione e sentendo in sé la conferma dei propri sentimenti, gli si sedette accanto e dopo breve si girò verso di lui col busto per continuare la sua precedente attività: guardarlo - Penso che dobbiamo ricominciare da capo… - Ripensò alle parole di Mac e le ripeté: - Parlandone. -
Danny si riprese e lo guardò di nuovo mettendosi nella sua stessa posizione:
- Non chiedo di meglio… -
Erano ancora tesi ed incerti nel modo migliore di agire dopo tutto quello che era successo. In fondo sapevano cosa provavano anche se l’avevano realizzato improvvisamente e troppo in fretta per assimilarlo.
È che non erano abituati a pensarci troppo alle cose, una volta che capivano si buttavano.
- Eravamo arrivati a cosa ne penso io della riflessione di Mac. - Iniziò allora Don cauto scrutando il viso dell’altro nei dettagli. Lo conosceva così bene che ancora prima che assumesse una data espressione, sapeva che sarebbe arrivata!
Proseguì con un certo sforzo per trovare le parole migliori e lasciando perdere quelle di Mac decisamente poco da loro, decise per quelle più semplici, vere e dirette:
- Io sono d’accordo con lui. Ci piacciamo e non è solo un stare bene insieme, essere amici e colleghi da molto. È anche un… piacerci! - Non aveva trovato di meglio ma tutto sommato, pensò, non era poi così male. Non era una conferenza stampa, non c’era nessun pubblico, erano loro due e basta. Loro che si conoscevano così bene da prendere parti altrui e farle proprie senza rendersene conto.
Danny apprezzò quel modo di dirlo. Aveva sperato non tirasse fuori parolone alla Mac. Non aveva più bisogno di riflettere, l’aveva già fatto abbastanza, ora erano lì per chiarirsi una volta per tutte anche se spinti da Mac.
- E tu cosa ne pensi invece? - La domanda arrivò inevitabile e come l’udì, il giovane si trovò a tirare e rilassare i muscoli e le mani un paio di volte, si mordicchiò ancora le labbra e dopo un paio di respiri profondi e tentativi di risposta andati a vuoto, qualcosa decise di scattare in lui.
Una molla. Una scintilla. Un qualcosa di probabilmente indefinito che però lo fece partire e tornare sé stesso senza alcun black out in atto. Solo una delle sue caratteristiche esplosioni istintive, una di quelle famose volte in cui agiva senza mettere in moto il cervello e faceva quel che voleva, come lo voleva e perché lo voleva.
“Al diavolo!”
Pensò bruscamente.
Senza dire assolutamente niente, con uno scatto annullò la distanza fra loro, lo prese per le spalle con forza e in un lampo premette le proprie labbra sulle sue. Ci mise poco ad assaggiarle e a prendere confidenza con esse, l’aveva già fatto… il ricordo del bacio di prima era ancora vivo e li investì prepotente. Non fu come ricominciare da capo e nemmeno come un secondo bacio. Fu come un proseguire da dove avevano interrotto e aprendo le labbra fusero bocche e lingue in quella lotta erotica di prima che andava sempre più in crescendo, con un intensità travolgente. Don gli prese il viso fra le mani per non farlo più scappare e rispondendo con desiderio al bacio si sentì spingere da Danny fino a stendersi sul divano dietro di sé. Lo ricoprì col busto e le sue mani vagarono decise e svelte sul suo petto e poi giù, alla vita, dove sfilarono la camicia cominciando a slacciarla sbrigativo.
Quando il suo petto fu libero dalla camicia gli alzò la canottiera intima sotto e con un sospiro compiaciuto di entrambi le dita si occuparono della pelle che rabbrividiva.
“Boom! Questo è Danny… ora lo riconosco! Un treno che non ragiona e non si ferma!”
E Don non ci pensava minimamente a fermarlo!
Piacevolmente soddisfatto di quella risposta infilò anche le proprie mani sotto la maglia attillata e fine del compagno sopra che, staccandosi brevemente, gli permise di sfilargliela.
Danny tornò sulla sua bocca e scivolando fuori iniziò ad assaggiargli il collo succhiando il punto in cui la giugulare batteva eccitata, scese sul petto e andando ai capezzoli slacciò svelto con le dita i suoi jeans. In breve riuscì ad infilarsi nel suo inguine e spinto dai suoi sospiri rochi di piacere continuò a dargliene ancora con la mano che si muoveva in un crescendo che l’eccitò facilmente.
Sentendo che stava per raggiungere il limite, Don reagì decidendo che era ora di restituirgli un po’ di cose, quindi con uno scatto si tirò su invertendo abilmente le posizioni con modi che non ammettevano repliche. Danny si stupì di trovarsi lui steso sotto ma con un sorrisino malizioso lo invitò a venirgli sopra prendendogli il viso fra le mani e attirandolo alle sue labbra. Ripresero il bacio con quella sensazione di caos deleteria e mentre si succhiavano a vicenda a momenti la lingua e ad altri il labbro inferiore, le sue braccia muscolose gli circondavano il collo impedendogli di scappare. Don si beò di quella presa forte sentendo le linee scolpite del suo compagno che spesso aveva solo intravisto ma mai avuto alla sua mercede in quel modo.
Il corpo di Danny era capace di provocare quelli ed altri istinti anche se fino a prima erano rimasti sopiti.
Il segreto sta nel saper accendere la scintilla e la loro fortuna era stata che, quella scintilla, l’aveva accesa Mac visto che nessuno dei due ci aveva mai pensato da solo…
Iniziando a mordicchiargli il labbro scese sul mento, percorse la mascella e giunse sul lobo, ai denti sostituì la lingua che disegnò tutto l’orecchio languidamente. Danny rabbrividì e con le mani scese sulla schiena e poi più giù, sotto i jeans aperti, sui suoi glutei che a lungo l’avevano invitato a farlo. Strinsero attirando il bacino contro il suo. Sentirono le loro virilità a contatto e senza accorgersene stavano già strofinando richiamando nuove sensazioni inaspettate.
Sentendo un bisogno impellente di avere di più, Don sparì ben presto in basso. Nel tragitto delineò con la lingua anche il resto del corpo invitante di Danny e giunto al ventre non ci mise molto a liberare il resto che rimaneva ancora coperto. Alle dita sostituì subito le labbra e come non avesse fatto altro, si sentì incitare a continuare dai gemiti non molto discreti del compagno sotto che inarcava la schiena spingendo il bacino contro la sua bocca.
Di nuovo la sensazione di precipitare li investì fin quasi a farli impazzire. Precipitare per poi arrivare ad un punto d’arrivo, un punto in cui il culmine del piacere fu tale che un’altra esplosione fece perder loro contatto con la realtà.
Questa volta il culmine lo raggiunsero insieme.
Precipitosamente ed istintivamente, senza il minimo ragionamento, senza nemmeno un briciolo di lucidità.
“Bè, se questa è la sua risposta aspetta che gli faccia altre domande, allora…”
Fu alla fine il pensiero di Don fra un ansito e l’altro mentre aspettava di riprendersi accasciato fra le braccia di Danny.
Un guizzo malizioso brillò sulle sue labbra sottili ma l’altro non lo vide… ed anche se non lo vide, lo stesso guizzo malizioso brillò pure sulle sue, di labbra!

Ripuliti e sistemati, i due si ricordarono di un piccolo innocuo e trascurabile particolare.
- Ma questa è casa di Mac! - Fu Danny a dirlo come se avesse vissuto in un sogno fino a quel momento.
Don allora allo stesso modo sorpreso rispose:
- Già… e lui…? - Allora si guardarono sgranando gli occhi come a non crederci.
- No, è ancora fuori! - Esclamarono insieme.
Sempre in concomitanza filarono in fretta alla porta d’ingresso e aprendola si fermarono con l’espressione più buffa ed indescrivibile mai avuta.
Mac stava seduto sul gradino d’ingresso avvolto in una giacca con la vestaglia e il pigiama che spuntava, le ciabatte e un’aria più di là che di qua!
- Mac, ma che fai lì!? - Domanda retorica ed ironica.
L’uomo si drizzò come se si svegliasse, quindi si girò e li guardò dal basso. Da lì il suo sguardo parve più severo che mai. Se avesse avuto la pistola forse l’avrebbe usata!
- Mi godo il panorama notturno! A momenti arriva l’alba, non volevo perdermela! - Rispose con altrettante ironia marcata guardando il panorama composto da una serie di palazzi tutti uguali.
Il cielo andava via via schiarendosi indicando l’imminente arrivo dell’alba.
Don e Danny allora senza nemmeno mettersi d’accordo, come sempre, si sedettero di fianco a lui battendogli le mani sulla schiena in segno amichevole, quindi ridacchiando dissero divertiti:
- Allora ti facciamo compagnia, ti va? -
Mac preferì non rispondere ma rimanere fermo e zitto per cercare la sua famosa calma che stava vacillando.
Solo il pensiero che finalmente si era tutto risolto fra i due, lo allietò.
Passarono la successiva mezz’ora ridendo e scherzando come sempre, da amici di vecchia data, e quando il sole cominciò a spuntare fra gli edifici di New York colorando lento ogni cosa, guardando il cielo rosato, i due che si erano appena messi insieme parlarono di nuovo all’unisono e lo fecero nel modo più semplice e diretto che conoscevano, come loro solito.
- Grazie Mac. -
Il suo sorriso gentile e fraterno rispose per lui.

FINE


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