I Fiori del Male

di Lukk
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Al Lettore ***
Capitolo 2: *** Elevazione ***
Capitolo 3: *** La Musa Malata ***
Capitolo 4: *** L'Uomo e il Mare ***
Capitolo 5: *** La Bellezza ***
Capitolo 6: *** Inno alla Bellezza ***
Capitolo 7: *** T'Amo Come L'Immagine ***
Capitolo 8: *** Impura, Stiperesti ***
Capitolo 9: *** Il Serpente che Danza ***
Capitolo 10: *** De Profundis Clamavi ***
Capitolo 11: *** Il Vampiro ***
Capitolo 12: *** Duellum ***
Capitolo 13: *** Reversibilità ***
Capitolo 14: *** Il Tossico ***
Capitolo 15: *** L'Irreparabile ***
Capitolo 16: *** Canto d'Autunno ***
Capitolo 17: *** Canto d'Autunno (II) ***
Capitolo 18: *** Canzone Pomeridiana ***
Capitolo 19: *** Franciscae Meae Laudes ***
Capitolo 20: *** Moesta et Errabunda ***
Capitolo 21: *** Lo Spettro ***
Capitolo 22: *** Tristezze della Luna ***



Capitolo 1
*** Al Lettore ***


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AL LETTORE
VOLDEMORT

La stoltezza, l'errore, il peccato, l'avarizia,
abitano i nostri spiriti e agitano i nostri corpi;
noi nutriamo amabili rimorsi
come i mendicanti alimentano i loro insetti.


I nostri peccati sono testardi, vili i nostri pentimenti;
ci facciamo pagare lautamente le nostre confessioni
e ritorniamo gai pel sentiero melmoso,
convinti d'aver lavato con lagrime miserevoli tutte le nostre macchie.

È Satana Trismegisto che culla a lungo
sul cuscino del male il nostro spirito stregato,
svaporando, dotto chimico,
il ricco metallo della nostra volontà.

Il Diavolo regge i fili che ci muovono!
Gli oggetti ripugnanti ci affascinano;
ogni giorno discendiamo d'un passo verso l'Inferno,
senza provare orrore, attraversando tenebre mefitiche.

Come un vizioso povero che bacia e tetta
il seno martoriato d'un'antica puttana,
noi al volo rubiamo un piacere clandestino
e lo spremiamo con forza, quasi fosse una vecchia arancia.

Serrato, brulicante come un milione di vermi,
un popolo di demoni gavazza nei nostri cervelli,
e quando respiriamo, la morte ci scende nei polmoni
quale un fiume invisibile dai cupi lamenti.

Se lo stupro, il veleno, il pugnale, l'incendio,
non hanno ancora ricamato con le loro forme piacevoli
il canovaccio banale dei nostri miseri destini,
è perché non abbiamo, ahimé, un'anima sufficientemente ardita.

Ma in mezzo agli sciacalli, le pantere, le cagne,
le scimmie, gli scorpioni, gli avvoltoi, i serpenti,
fra i mostri che guaiscono, urlano, grugniscono
entro il serraglio infame dei nostri vizi,

uno ve n'è, più laido, più cattivo, più immondo.
Sebbene non faccia grandi gesti, né lanci acute strida,
ridurrebbe volentieri la terra a una rovina
e in un solo sbadiglio ingoierebbe il mondo.

È la Noia! L'occhio gravato da una lagrima involontaria,
sogna patiboli fumando il narghilè.
Tu lo conosci, lettore, questo mostro delicato
- tu, ipocrita lettore - mio simile e fratello!
[1]

 

“Dimmi Tom, perché non ti convinci che ciò che dico è vero?”
“Perché non ho visto niente che possa confermarlo, Silente.”
“Nulla?”
“Nulla. Chi ama, muore.”
“Tutti moriremo prima o poi, Tom.”
“Non necessariamente.”
“No?”
“No. Io posso sconfiggere persino la morte. E la sconfiggerò.”
“Tu finirai per sconfiggere te stesso, Tom Riddle.”

Ipocriti. Tutti quanti. Soltanto ipocriti che hanno troppa paura di affermare quello che pensano davvero. Nessuno desidera la morte – tutti la temono. Ed io ho avuto il coraggio di combatterla. E questo mi rende invincibile.
L’amore. L’amore rende deboli. Quante persone sono morte perché amavano.. Anche mia madre si è lasciata morire per colpa di quello stupido babbano. E mi ha lasciato solo. L’amore, che stupida, enorme ipocrisia, l’amore! Non è altro che il rifugio che cercano negli altri. Chi è forte, chi è potente come me, non ha bisogno di nessuno. Non ha bisogno di amore.
La solitudine è la mia vera forza. Se non ho legami, non ho paura di perdere. Se non ho paura di perdere, rimango lucido. Se rimango lucido, vinco. E la vittoria è quello che la gente mi invidia. Vorrebbero imitarmi, ma non ne hanno la forza. Vorrebbero, anche solo per una volta, sperimentare il mio potere. Provare la magnifica ed inebriante sensazione di avere in pugno la vita di un altro.. Oh, quanti  sono come me e fingono di non esserlo! Persino Silente, ch’io credevo il Paladino della Giustizia, non è che un ipocrita spaventato da se stesso. Debole.
Che noia questa gente! Sono la rovina del mondo - lo uccidono, lentamente, con i loro stupidi ideali. Non sanno approfittare dei piaceri della vita, frenati come sono dalla loro.. etica. Stupidaggini. Se aprissero gli occhi, finalmente, si renderebbero conto che io ho ragione. Che potremmo dominare il mondo, e potremmo renderlo migliore. Perchè lasciarlo in mano ai babbani? Lo stanno distruggendo, con le loro inutili diavolerie. Loro, sono più malvagi di me. E ipocriti, anch'essi. Piccole, stupide pulci! Si credono padroni della terra quando non lo sono affatto! Ma io glielo farò vedere. Gli mostrerò cosa significa essere schiavi. Se solo non mi ostacolassero.. Noiosi, noiosi, noiosi. Tanto li schiaccerò tutti.. E' inutile che si affannano.
Bene e male non esistono. Esistono soltanto il potere e coloro che sono troppo deboli per ricercarlo. [1]

 

----- Note

[1] Al Lettore, I Fiori del Male, Charles Baudelaire

[2] Cit. Harry Potter e la Pietra Filosofale

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Capitolo 2
*** Elevazione ***


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III
ELEVAZIONE

SEVERUS/LILY

Librandoti su in alo, sopra stagni e vallate
E montagne, e marine, e nuvole, e foreste,
Oltre il sole, oltre i campi dell’etere celeste,
Oltre il confine ultimo di sfere stellate,

Tu ti muovi, o mio spirito, con piena agilità
E, come un nuotatore s’abbandona all’onda,
Allegramente fendi l’immensità profonda,
In preda ad un’indicibile e maschia voluttà.

Oh, via da questi miasmi, da questi immondi climi,
Sali a cercar riscatto in un cielo diverso;
E come a un puro nettare apri le labbra al terso
Fuoco disseminato negli spazi sublimi!

Scosso il vasto fardello di triboli e di pene
Che incombe sulla vita e la colma di brume,
Oh, felice chi può con vigorose piume
Balzar verso le lande luminose e serene;

E sente come allodole nei cieli alti perdute,
I suoi pensieri all’alba liberamente ascendere,
E plana sulla vita e senza pena intende
Il linguaggio dei fiori e delle cose mute.[1]

 

E’ la cosa migliore, stendersi a letto dopo una giornata faticosa, chiudere gli occhi e lasciare la mente vagare.
Libera.
Senza costrizioni.
Senza doverla frenare, senza doverla chiudere ad attacchi esterni.
E’ come osservare il mio stesso spirito che, finalmente, libero da questo corpo, s’innalza.
Verso il riscatto.
Libero.
Libero, finalmente, dal peso del rimorso.
Dalla zavorra del rimpianto.
Dall’oppressione della colpa.
Dall’ancoraggio dell’orrore.
E vola, verso l’alto, inafferrabile, il mio spirito.
Muta, nei ricordi sublimi del suo volto.
Si fa leggero ed agile, al suono della sua voce.
S’illumina, al candore del suo sorriso.
Agile, si perde nello smeraldo dei suoi occhi.
Oh, come vorrei con lui fuggire, via dai miasmi di questa amara realtà. Perché i tuoi occhi Lily mi fissano con disprezzo, ora. Con odio. Ed io quell’odio non faccio che alimentarlo, perché so di meritarmelo.
Il mio spirito non si eleverà, davvero, finchè non sarò morto. Ma prima proteggerò tuo figlio Lily. Il figlio che avresti dovuto crescere. Il figlio che, per colpa mia, non ti ha mai avuto accanto.
Sai Lily, sono un illuso se credo davvero di liberarmi dal rimorso di quest’orribile colpa.
La verità, Lily, è che il mio spirito non ti raggiungerà mai - mai potrò rivederti.
Mai, la mia vita assumerà di nuovo i colori pastello della serenità. Mai potrò ascoltare il canto degli uccelli o il fruscio delle foglie, mai l’immagine della morte abbandonerà i miei occhi.
Invidio, io, chi muore da uomo libero.

--------Note

[1] Elevazione, III, Spleen e ideale, I Fiori del Male, Charles Baudelaire, Trad: Gesualdo Bufalino

 

Leggendo questa poesia mi è subito venuto in mente Severus. Non penso di aver scritto un capolavoro, non sono mai stata brava a scrivere su di lui. Calarmi nei suoi panni mi riesce assai difficile. Comunque "sali a cercar riscatto in un cielo diverso" e "scosso il vasto fardello di triboli e di pene/che incombe sulla vita e la colma di brume" sono i tre principali versi che hanno dato il via a questo sproloquio. Non si può non pensare a Severus.

 

Vi ringrazio per le recensioni :)

Marychan82: Dunque, l'edizione che ho io in realtà è quella di Oscar Mondadori, ma la traduzione che ho usato l'ho presa da internet, semplicemente perchè mi sembrava infinitamente più comprensibile, rispetto a quella che avevo io. E visto che era abbastanza lunga, volevo che ognuno potesse comprenderne il senso senza perdere l'attenzione dietro termini troppo inusuali. Per quanto riguarda la tua domanda, invece, la risposta è semplice in realtà: c'entra. C'entra perchè Baudelaire accomuna se stesso al lettore, ma allo stesso tempo gli da dell'ipocrita. E questo perchè sa bene che il lettore, il borghese, la classe media, nonostante coltivi i suoi stessi vizi, e forse anche di peggiori, li nasconde, li teme, li sopprime. Gli dà dell'ipocrita perchè condanna lui, sapendo di dover condannare, in realtà, anche se stesso. L'ipocrisia della morale, dell'etica, l'ipocrisia buonista della classe media: Baudelaire va contro tutto questo ed io ho scritto di un Voldemort che pensa nello stesso modo. Gli danno del mostro perchè ha sconfitto la morte: ipocriti, secondo lui.. Chi desidera veramente morire? Gli danno del mostro perchè vuole sottomettere i babbani: ipocriti.. chi desidera realmente vivere nascosto? Gli danno del mostro perchè non sa amare: ipocriti.. l'amore non è che la ricerca di un appoggio in qualcun'altro. E' semplicemente questo. Comunque, ricordo che queste sono storie ispirate alle poesie di Baudelaire, che riporto per comodità, per consentire anche agli altri di cercare quello che io ho visto. Non saranno necessariamente parafrasi delle poesie, spesso se ne discosteranno, anzi, in più punti. Sono solo piccole, brevi storie che mi sono venute in mente rileggendo i Fiori del Male. Oltretutto alcune sembrano fatte apposta *.*

Yuukimy: XD cielo! Non pensavo potesse piacere così tanto. In fondo è anche un po' banale! Comunque certo che la continuo! E poi sono contenta di aver acquisito un'accanita lettrice come te..! Seguimi, allora!

Astrid: Toh! Il mio genio preferito! Ti rifaccio i complimenti per quella bellissima lettera *_* E, visto che non mi ricordo se te l'ho recensita o meno (so un po' rincoglionita, è l'effetto Natale), colgo l'occasione per dirti che anche "Il ragazzo che voleva uccidere la modestia" è fenomenale. Ma che stai a fa su Efp? Nessuno ti pubblica? Cretini! Comunque, grazie. Sono contenta che ti sia piaciuta :) Anche io, che mi metto però dalla parte dei buoni, mi rifletto, in parte in questo Voldemort. Per quanto riguarda, però, altri temi. Purtroppo la società di oggi, soprattutto nel nostro amato paese è intrisa del buonismo tipico che deriva dalla religione. Da una moralità distorta, opportunista, conveniente. Della serie "tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri", tanto per citare George Orwell. Sarà per questo che pur mettendomi dalla parte dei buoni, scrivo sempre sui cattivi?

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Capitolo 3
*** La Musa Malata ***


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ATTENZIONE: In questo capitolo è presente un accenno ad una violenza sessuale, oltretutto perpetrata da un padre ai danni della figlia. Sconsiglio la lettura a minorenni e a persone molto sensibili.

 

VII
LA MUSA MALATA

BELLATRIX

Che hai dunque stamani, povera musa mia?
Nei tuoi occhi s’affollano notturne larve, e a verso
A verso ti stampano ripugnanza e follia
Sui colori del viso, fredde, smorte, perverse.

Il roseo silfo e il succubo verdastro una malia
Di spavento e d’amore sulle tue labbra offersero?
O t’abbrancò con fredda dispotica energia
L’incubo, e in fondo a un mitico Minturno ti sommerse?

Oh, sprigionando un alito di fragrante salute,
Ti si gonfiasse il seno di voglie risolute,
E il sangue tuo cristiano fluisse in ritmi esatti,

Come le antiche sillabe del numeroso battito,
Che a gara col gran Pan, signore delle biade,
Febo, padre dei cantici, del nume suo pervade![1]

 

Lo ricordo, come si avvicinava. Con quel suo passo felpato, il sorriso sghembo, l’aria ribelle.
“Ciao, cugina.”
“Cosa vuoi Sirius?”
Il lampo di malizia nei suoi occhi. L’avrei preso a calci. Anzi no, l’avrei ucciso a colpi di Cruciatus, perché sapevo già cosa stava per dire.
“Hai intenzione di farti tutta la scuola, cugina? Cominciano a spuntarti le occhiaie, lo sai?”
“Sparisci.”
Perché non avrei dovuto farlo? Era un bellissimo passatempo. Piacevole. E mai monotono, se ci si faceva un po’ d’attenzione. Oh, molti dopo, non provavano neanche a tornare. Si spaventavano. La mia perversione era troppa, per quei poveri stolti.
Perversione?
Se venissero con me ora, scoprirebbero ben altro. L’inferno nel paradiso, o il paradiso nell’inferno. Scegliete voi. Per me sono due concetti sovrapponibili. Sarebbe così noioso il paradiso, da apparirmi come un inferno. E così avvincente, l’inferno, da apparirmi come un paradiso.
Un circolo vizioso.
Vizioso.
Come sono io.. viziosa.
“Ma perché sei così, cugina? Cosa ti è successo?”
“Ma che diamine stai blaterando, Sirius?”
“Una delusione d’amore? Cos’è che ti ha reso così… insensibile?”
Delusione d’amore? Ah! Io mai mi sono innamorata. Di qualcun altro che non fosse lui. Il mio signore. A lui dono tutta me stessa, e a nessun altro.
Solo lui, può vedere i miei occhi socchiudersi adoranti.
“Non mi è successo niente, Sirius, sparisci.”
Cosa poteva saperne, quel moccioso? Lui non conosceva Cygnus Black. Non aveva mai sentito le sue mani infilarsi lascive nei suoi pantaloni. Non aveva dovuto sopportare il suo fiato puzzolente sul collo per tante lunghe estati.
Ma che importanza ha? A nessuno interessa. Nessuno vuol conoscere il passato dei cattivi. I cattivi servono solo a perpetrare colpe su colpe, a tenere in manicheo equilibrio il mondo. Non importa a nessuno quello che sentono, quello che provano.
Ma è importante che nessuno, nessuno, sappia che Bellatrix Black ha ucciso suo padre.

--------- Note

[1] La Musa Malata, VII, Spleen e ideale, I Fiori del Male, Charles Baudelaire, Trad: G. Bufalino

 

979: Ti ringrazio per i complimenti! Ti ringrazio soprattutto perchè la mia autostima per quanto riguarda i miei scritti su Severus è veramente molto bassa. Non penso di essere mai riuscita a rendergli veramente giustizia, nonostante sia un personaggio che io adoro. C'è troppo dietro, troppo da descrivere e non ne sono ancora capace.. Riproverò! Sono contenta anche che ti sia piaciuto anche il capitolo su Voldemort, che forse rimarrà il mio preferito di tutta questa raccolta.. (forse).

Damned_Roar: Grazie anche a te per la recensione.. Baudelaire è senza dubbio, insieme ad Eliot, il mio poeta preferito. Ho riletto I Fiori del Male talmente tante volte che ormai molte poesie le so a memoria :) E' semplicemente un genio. Infatti quasi mi vergogno a utilizzare in questo modo le sue poesie, a dire il vero. Spero quantomeno di fare un lavoro dignitoso. Non dico stupendo, ma dignitoso lo spero! XD Beh, sono felice che l'allocuzione diretta di Severus alla povera Lily ha riscosso successo! Dovrò farlo più spesso allora!

Grazie ancora per le recensioni, grazie a chi legge, grazie a chi ha questa storia tra i preferiti e a chi la ha tra le seguite!

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Capitolo 4
*** L'Uomo e il Mare ***


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XIV
L’UOMO E IL MARE

SIRIUS

E tu sempre amerai, uomo libero, il mare!
In lui ti specchi intero: nei giuochi sempre nuovi
Delle sue onde in numeri i moti tuoi ritrovi,
E nei suoi acri vortici le tue latebre amare.

In seno alla tua immagine entri senza spavento,
E con gli occhi e le braccia l’accarezzi: il tuo cuore,
Talora distraendosi dal suo proprio rumore,
Gode di quel selvaggio, indomito lamento.

Nessuno è come voi tenebroso e discreto:
Chi osa, uomo, calarsi nei tuoi gorghi profondi?
Chi, mare, a te contendere i beni che nascondi?
Tanto siete gelosi d’ogni vostro segreto!

Ma ecco, un contro l’altro, in spietati duelli
V’accanite da secoli a tentare la sorte:
A tal punto vi eccita il massacro e la morte,
O lottatori eterni, disumani fratelli![1]

“Guarda Fierobecco: guarda quanto sono alte quelle onde.”
L’ippogrifo alza la testa – mi guarda. Mio caro, mio dolce Fierobecco.
Il vento gli scompiglia le piume, e lui chiude gli occhi, pigramente, godendo della brezza marina che ci investe.
Mi lascio cadere sulla sabbia, e lo imito. Chiudo gli occhi, e ascolto i rumori.
Non ho sentito altro che grida, per dodici anni.
Ora posso sentire l’aria fischiarmi nelle orecchie, posso ascoltare il potente ruggito del mare. Ed è un mare in tempesta anche quello che mi monta dentro. Un mare di sensazioni, di emozioni riscoperte, sopite per troppo, troppo tempo.
A volte mi sembra di impazzire. Come se i miei sensi non fossero più in grado di sopportare il mondo. Di recepire così tante informazioni dall’esterno.
Sono irrequieto, nervoso, mi sento pazzo. Sento la follia affiorare in me ad ogni respiro. Una marea impetuosa che mi afferra e mi sbatte lontano, in luoghi dove non è possibile tornare indietro.
Mi faccio paura.
Non ho il coraggio di guardarmi allo specchio: non voglio scrutare nell’abisso dei miei occhi.
Sono incontrollabile, indomabile, come una bestia tenuta in gabbia per troppo tempo.
Ma sono libero, ora.
Sono libero, ed è un grido di libertà quello che squarcia l’aria all’improvviso, confondendosi con il sordo ruggito del mare.

-------Note

[1] L'uomo e il mare, XIV, Spleen e Ideale, I Fiori del Male, C. Baudelaire, Trad: Bufalino

Non ho potuto fare a meno di pensare a Sirius quando ho riletto questa poesia. Me lo sono proprio immaginato, accidenti, finalmente libero di fronte al mare, con sentimenti repressi ed improvvisi ricordi che lo scuotono al pari d'un uragano! Spero abbia fatto quest'effetto anche a voi! :)

Yuukimy: Beh, se adori Sirius, spero che questa piccola flashfic ti piaccia :) Grazie per la recensione e per i complimenti.

Blackitten88: Diciamo che ho voluto dare un motivo alla malvagità di Bella. Dopotutto non ci si chiede mai perchè alcune persone sono quello che sono. E il più delle volte i carnefici sono a loro volta vittime (idiote, ma pur sempre vittime).

 

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Capitolo 5
*** La Bellezza ***


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XVII
LA BELLEZZA

NARCISSA

Io sono bella, o uomini, come un sogno scolpito,
e tutti v’ho sfiancato sulla mia carne quieta,
ma l’amore che so ispirare al poeta
è, al par della materia, tacito ed infinito.

Sfinge velata in soglio, su nel cielo m’esilio;
nel mio petto di cigno un cuor di neve dorme;
aborro il movimento che scompone le forme,
né mai ad una lacrima né ad un riso m’umilio.

I poeti, dinanzi alle mie grandi pose,
di cui rubo alle statue l’esemplare superbo,
spenderanno la vita in fatiche studiose.

Io, per stregarli e farmene docili amanti, ho in serbo,
specchi ove senza macula ogni cosa discerno,
gli occhi, i miei larghi occhi dal lume sempiterno![1]

Io sono bella. Non è mancanza di modestia – è realtà.
Io sono bella, e tutti mi desiderano. Ma non è il desiderio sessuale, che suscito, no – non sono la mia passionale sorella.
Il desiderio della contemplazione. C’è chi vorrebbe avermi accanto solo per potermi guardare: me, la mia pelle diafana, i miei capelli biondi, i miei occhi di ghiaccio.
Guardarmi, ma non toccarmi.
Al solo tocco potrei svanire. Come un angelo: troppo etereo per la concreta realtà del mondo.
Oppure, c’è chi desidera sciogliere il mio cuore come la neve al sole. Scongelare quest’essere di ghiaccio che li osserva dall’altro. Chi ci riuscirà? Forse nessuno.
Forse rimarrò tutta la vita, dall’alto del mio trono, a contemplare quei miseri uomini che intorno a me brulicano come formiche.
Immobile, come una statua.
D’altronde, non è nelle statue la vera bellezza?
Il movimento danneggia la perfezione.
Per questo mi muovo poco.. Per questo ammalio con gesti lenti e pacati.
C’è chi dice che non ho emozioni. Raramente sorrido, raramente piango, raramente mi arrabbio od esulto. Ma non fatevi ingannare; guardate in fondo ai miei occhi: vedrete una luce danzarvi sul fondo, ed è la luce della vita.
Io, Narcissa, mi guardo e sorrido.  Ma non annegherò scioccamente dentro un lago.

-----Note

[1] La Bellezza, XVII, Spleen e Ideale, I Fiori del Male, C. Baudelaire, Trad: Bufalino

Ovviamente, è una visione del personaggio totalmente soggettiva. Mi piace immaginare Narcissa da giovane come una persona molto controllata e pacata. Mi piace pensare che la nascita di Draco l'abbia totalmente rivoluzionata, rendendola al contrario, nei suoi confronti, passionale ed energica. Facendo divampare quella luce che per il momento è contenuta solo nei suoi occhi. Questa è, ovviamente, Narcissa da giovane, probabilmente ad Hogwarts, mentre passeggia per un corridoio, in un'aura di sacralità.

Astrid: Mi ha sempre colpito la sua storia.. E mi sono sempre chiesta come deve essere uscire di prigione dopo 12 anni (e che prigione!). Per me è una sensazione che travolge, come travolgono le onde del mare. E quindi quando ho riletto questa poesia, l'ho associata subito a Sirius :) Comunque, corrispondenza d'amorosi sensi o meno , io adoro come e quello che scrivi, semplicemente :) Ed è straordinario, considerando che, almeno per quanto riguarda l'ipotetica lettera e la fic su Lucius, la pensiamo in modo molto diverso. O comunque "sentiamo" in modo molto diverso.

Blackitten88: Grazie per i complimenti e per la recensione, continua a seguire!

Marychan82: Beh, che dirti! Ti ringrazio per l'attenzione allora! Ne sono lusingata :) Accetto con piacere i tuoi consigli, soprattutto perchè mi rendo conto che effettivamente a volte posso sembrare un po' dispersiva. Tendo a scrivere molto di getto e soprattutto a ricontrollare molto poco quello che scrivo.. Questo è un difetto che effettivamente devo correggere. Per quanto riguarda la tua richiesta... ti saprò rispondere solo più avanti! Ho tutta una lista di poesie sulle quali vorrei lavorare, ed il cigno è tra queste. Spero di riuscire a combinare qualcosa! Grazie ancora per la recensione.

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Capitolo 6
*** Inno alla Bellezza ***


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XXI
INNO ALLA BELLEZZA

LUCIUS/NARCISSA

Vieni dal ciel profondo o l’abisso t’esprime,
Bellezza? Dal tuo sguardo infernale e divino
Piovono senza scelta il beneficio e il crimine,
e in questo ti si può apparentare al vino.

Hai dentro gli occhi all’alba e l’occaso, ed esali
Profumi come a sera un nembo repentino;
sono un filtro i tuoi baci, e la tua bocca è un calice
che disanima il prode e rincuora il bambino.

Sorgi dal nero baratro, o discendi dagli astri?
Segue il destino, docile come un cane, i tuoi panni;
Tu semini a casaccio le fortune e i disastri;
e governi su tutto, e di nulla t’affanni.

Bellezza, tu cammini sui morti che deridi;
leggiadro fra i tuoi vizi spicca l’Orrore, mentre,
pendulo fra i più cari ciondoli, l’Omicidio
ti ballonzola allegro sull’orgoglioso ventre.

Torcia, vola al tuo lume la falena accecata,
crepita, arde e loda il foco onde soccombe!
Quando si china e spasima l’amante sull’amata,
pare un morente che carezzi la sua tomba.

Venga tu dall’inferno o dal cielo, che importa,
Bellezza, mostro immane, mostro candido e fosco,
se il tuo piede, il tuo sguardo, il tuo riso la porta
m’aprono a un Infinito che amo e non conosco?

Arcangelo o Sirena, da Satana o da Dio,
che importa se tu o fata dagli occhi di velluto,
luce, profumo, musica, unico bene mio,
rendi più dolce il mondo, meno triste il minuto?[1]

Sei forse un angelo, Narcissa? Un angelo venuto sulla terra per incatenare questo mio spirito, un tempo libero, a qualcosa?
Ma non puoi essere un angelo: gli angeli non sono così crudeli.
O forse si, e siamo noi a credere il contrario.
Tu non potevi che appartenere a me, Narcissa. Siamo fatti l’uno per l’altra. Come due serpenti ammaliamo le nostre prede, prima di farle a pezzi. Ci basta un sorriso, uno sguardo, per sedurre il mondo.
Ma come può tanta bellezza celare tanta crudeltà?
E a volte non penso esista binomio più sublime: il pericolo e la bellezza. Non c’è niente che mi attragga di più.
E quanto mi eccita, mentre facciamo l’amore, pensare che quelle stesse mani che mi stanno accarezzando hanno compiuto i più atroci dei delitti!
Come mi eccita, Narcissa, vederti eseguire gli ordini dell’Oscuro Signore, bella e terribile nella tua glaciale fermezza!
Orrore e bellezza, vizio e virtù si mescolano nel tuo sangue puro, mia splendida, inestimabile gemma!
Così lontana e così vicina alla tua preziosa sorella: l’unica, oltre a te, che mi che è riuscita a vincermi in pochi attimi.
Ma tu non ti fai prendere dalla passione, come lei, non provi nulla per quello che fai. Non ti vedo ridere o gioire per la morte delle tue vittime, né dispiacertene.
Nulla t’importa, mia cara Narcissa. Nulla a parte me. Ed ora,  a parte l’essere che tieni in grembo.
Non mi interessa chi sei: creatura divina o abominio infernale, io ti voglio, Narcissa, al mio fianco: ed al mio fianco sei.

---------Note

[1] Inno alla Bellezza, XXI, Spleen e Ideale, I Fiori del Male, C. Baudelaire, Trad: Bufalino

E finalmente entra scena il mio personaggio preferito.. Lucius. Questa è la prima Lucius/Narcissa che scrivo, ed è anche la prima volta che provo ad immaginarmeli l'uno a fianco all'altro, legati da qualcosa di più che dall'interesse. Questo perchè Lucius l'immagino più accanto a qualcuno che susciti in lui passioni molto forti, come Bellatrix, o come Hermione, dove l'odio e la passione si mescolino. Per questo, in questa flashfic, ho reso Narcissa molto più simile a sua sorella di quanto non l'avessi fatto il capitolo precedente, pur avendone comunque sottolineato la differenza nelle ultime righe. Altrimenti non sarei mai riuscita ad accostarli, insieme. Che dirvi, spero vi piaccia comunque. Detto fra noi, tra quelli che ho già scritto (anche i successivi) è forse quello che mi piace di meno, proprio perchè non credo di aver fatto un buon lavoro. Ditemi voi, magari sbaglio (magari!).

Uau! Quante recensioni :D Grazie infinitamente a tuuuutti!

979: Io Narcissa la immagino in molti modi, in realtà. Da un lato ho nella mente l'immagine di lei che, incurante di ogni pericolo, stringe con Piton il Voto Infrangibile, avvampando d'amore per suo figlio. Dall'altro lato ho in mente lei e la sua risposta ad Harry da Madama McClan, assolutamente insensibile al dolore del protagonista, mentre lo minaccia di morte. Sono due immagini molto, molto contrastanti. E alla fine del 7° libro, poi.. Salva Harry solo perchè gli ha detto che suo figlio è vivo. Boh! E' un personaggio così strano! Grazie per i complimenti :) Il legame con Narciso, scrivendo un capitolo così, non poteva non saltar fuori. Il legame con le statue è ispirato dalla poesia, e dal verso in cui ne accenna. Grazie ancora!

VANiTY: Grazie mille! Anche a me piace il personaggio di Narcissa, ma non so mai bene come inquadrarlo, come forse hai letto sopra :) conitnua a seguirmi!

NarcissaM: Eilàh! Beh, non posso negare che sia questo che il capitolo precedente mi siano stati in parte ispirati da te, mia cara Narcissa! E anche a te dico che Narcissa mi è sempre sembrata un po' schizofrenica, leggendo il libro: un attimo appassionata, l'attimo dopo gelida. Però ho anche notato che la passione viene sempre fuori quando si parla del figlio, quindi perchè non attribuire a lui il suo cambiamento? Spero ti sia piaciuto anche questo capitolo, con la tua coppia preferita, e che continui a seguirmi :)

Astrid: Grazie, Astrid! Il paragone che ti ha fatto riflettere è andato, purtroppo, un po' a quel paese in questo capitolo XD O forse no. Le differenze sono sottili, forse, ma molto precise. Concordo sul fatto che ci si potrebbe scrivere un tema al riguardo.. Ma su tutti questi personaggi si potrebbe. Ne verrebbe fuori un bel libro, a dire la verità: "La psicologia nascosta dei personaggi di Harry Potter" XD Chissà, magari qualcuno lo farà!

erigre: Buon 2010 anche a te, Greta, e grazie per i complimenti! Sono contenta che ti siano piaciuti i capitoli, e che, soprattutto, tu abbia trovato azzeccati gli accostamenti con le poesie :) Grazie mille, davvero!

 

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Capitolo 7
*** T'Amo Come L'Immagine ***


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Se vi viene voglia di saltare questo capitolo semplicemente per il pairing, vi sconsiglio di farlo. A me piace molto. Se proprio volete saltarlo, leggete in fondo alla pagina le mie motivazioni ;)

 

XXIV
T'AMO COME L'IMMAGINE

HERMIONE/LUCIUS

 

T'amo come l'immagine della volta notturna,
o vaso di tristezza, o grande taciturna;
e più quando elusiva mi sfuggi, seducente
gemma delle mie notti, e ironicamente

leghe su leghe accumuli, distanze su distanze,
e rubi alle mie braccia le azzurre lontananze.


Io m'avanzo a combattere, all'assalto mi inerpico,
come sopra un cadavere uno stuolo di vermi:
o implacabile, cruda belva, più bella ancora
nel gelo che t'impietra e il cuore m'innamora.[1]

 

Un gemito improvviso, e sento le tue mani stringermi i fianchi con possesso. Veniamo, entrambi, cullati da un piacere solo nostro, quasi perverso nella sua segretezza. Due sguardi che fugaci si scontrano, ma che mai si soffermano l'uno sull'altro.

Perché? Cosa abbiamo paura di vedere dunque, Lucius?

Mi crolli a fianco, e senza dire una parola ti scosti da me, chiudendo gli occhi.

E a niente valgono i miei tentativi di avvicinarti. Se le mie mani ti accarezzano, dopo, sul tuo volto appare un'espressione infastidita che, come sempre, mi ferisce.

Più muovo passi verso di te, più tu scappi lontano, come un paradosso di cui non si conosce la soluzione.

Aiutami a capirti Lucius.

Per me, è come se fossi due persone. Un momento intelligente, a tratti dolce nella tua irruenza, l'attimo dopo ottuso fino alla stupidità, violento e sprezzante.

Cos'è che mi nascondi Lucius? Cosa nascondi persino a te stesso?

Ti addormenti, ma io ti guardo. Quando sono con te non dormo mai. E quando ti svegli e ti volti, e mi vedi fissarti, tutte le volte ti stupisci.

“Perché mi guardi?”

“Guardare un uomo dormire fa capire molte cose.”

“E cosa capisci, di me?”

“Che non sei rilassato.”

“E dunque?”

“Che passi la tua vita a preparare la tua prossima mossa.”[2]

E i tuoi occhi mi perforano l'anima, come sempre. Mio bellissimo, splendido, inavvicinabile diavolo. Mia perenne statua di ghiaccio. E te ne vai, come sempre, senza dire una parola.

Ma più mi gelerai con i tuoi sguardi, Lucius, più il mio cuore arderà per te.

 

 

------------Note

[1] T'amo come l'immagine, XXIV, Spleen e Ideale, I Fiori del Male, C. Baudelaire, Trad: Bufalino

[2] Cit. Brotherhood, Legami di Sangue

Mmmh. Forse il capitolo precedente, come temevo, non è piaciuto XD Ad ogni modo, quando trovate qualcosa che non va, che non vi convince, sia nella storia che per come è scritto, fatemelo notare: mi fate soltato un piacere.

Questo capitolo è una Lucius/Hermione, visto dal punto di vista di quest'ultima. So che non viene apprezzato da molti. Questo perchè alcuni lo giudicano inverosimile, costruito o addirittura impossibile. A volte lo giudicano immorale (ma spero che avendo iniziato a leggere questa raccolta riusciate ad andare ben oltre la moralità, o temo che non vi piacerà affatto). A me invece piace molto, e non lo considero affatto impossibile. Non c'è niente che considero impossibile. Io stessa mi sono innamorata, a suo tempo, di una persona per la quale mai avrei creduto di poter provare simili sentimenti. Che se me l'avessero detto prima mi sarei messa semplicemente a ridere. Non si sceglie di chi innamorarsi. Non sappiamo mai dove l'irrazionalità profonda del nostro essere può portarci. Ed è per questo che amo, adoro questo pairing, perchè esprime tutto questo. L'irrazionalità. Il contrasto. La passione.

Mi viene da ridere poi, quando ad andare contro questo pairing sono persone che adorano le Draco/Hermione. Badate: per me Draco e Lucius sono due persone estremamente diverse. Ma spesso, nelle Draco/Hermione che leggo, il ragazzo non è altro che un'imitazione dei modi del padre. Molti di coloro che scrivono Draco/Hermione stanno in realtà scrivendo delle Lucius/Hermione senza neanche accorgersene. L'unica cosa che le distingue è l'inesistente differenza d'età che c'è tra i due. Una questione morale, insomma, etica. Questioni che io, per quanto riguarda la scrittura e la fantasia, giudico semplicemente ridicole.

Detto questo, se non riuscite a trovare le motivazioni per cui un Lucius potrebbe finire con l'andare a letto con un'Hermione, vi invito a leggere, sempre se volete "Hallelujah", una song-fic che ho scritto qualche tempo addietro dopo aver letto "Nella resa il vanto" di Astrid. Lì troverete la mia risposta alle vostre domande.. E spero possa portarvi ad apprezzare, o quantomeno a non disprezzare, questo pairing. :) Scusate il pappone

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Capitolo 8
*** Impura, Stiperesti ***


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XXV
IMPURA, STIPERESTI

BELLATRIX

 

Impura, stiperesti nel letto l'universo!
La noia è, che il tuo spirito rende così perverso.
Per aguzzare i denti in questo nuovo giuoco,
ti ci vuole, ogni giorno, un altro cuore al fuoco.
I tuoi occhi fulgenti, come nei carnevali
Le mostre accese e i palchi dei fuochi artificiali,
senza potere abusano d'un potere d'accatto,
né sanno quale servano misterioso patto.

 O cieco e sordo ordigno in crudeltà fecondo!
Provvidenziale macchina, sanguisuga del mondo!
Non sai vedere ancora impallidire in ogni
Specchio i tuoi vezzi, né ancora ti vergogni?
Dinanzi al male immenso, in cui dotta ti credi,
non hai dunque tremato giammai da capo a piedi,
allorché la Natura, grande nei suoi celati,
piani, di te si serve, regina dei peccati,
donna, di te, vil bestia, per concepire un genio?

 O grandezza di fango, sublime vituperio![1]

 

 

Spesso scorgo Narcissa guardarmi e scuotere la testa. Non capisco perché, a dire la verità, dato che non credo possa considerarsi poi tanto migliore di me.

Ricordo che una volta gliel'ho anche chiesto.

“Perché scuoti la testa?”

Lei ha sospirato, ha guardato Rodolphus, e mi ha fatto cenno di avvicinarla. Quando mi ha avuta a portata d'orecchio, mi ha dato la sua risposta.

“Tu non hai più cuore né anima, Bellatrix. Provi solo divertimento nell'uccidere e torturare la gente. Per noi è un dovere – per te un divertimento. Non è normale, questo. Non hai rispetto neanche per tuo marito: lo tradisci con chiunque, chiunque abbia il coraggio di avvicinarsi a te. Perché fai così? Non ti rendi conto di quello che stai diventando? Non ti vergogni neanche un poco? Hai raggiunto le vette della perversione e del male più puri, non ti curi di nessuno che non sia te stessa. Dovresti fare un figlio Bellatrix. Forse riscopriresti sentimenti come l'amore e l'affetto. O forse no, è meglio di no. Dalle tue membra genererebbe sicuramente un genio, ma un genio malato, come tu sei, sorella mia. Un genio malato, un genio pazzo, un genio senza speranza alcuna. Guarda dentro te stessa, sorella! Riesci a scorgere altro, oltre l'abisso nero e profondo?”

Ho scrollato le spalle, guardandola. E poi ho riso. E quasi l'ho compatita. Non puoi essere un Mangiamorte fedele, se provi rimorso per quello che fai. Quando l'Oscuro Signore si accorgerà delle loro mani tremanti, e quando le comparerà alla mia ferma devozione, sarà il mio turno di predicare.

“L'amore, Narcissa? Che assurdità è mai questa? Se avessi amato mio marito, non sarei riuscita ad eseguire gli ordini del nostro padrone.”

“Che ordini, Bella?”

Mi volto a guardare Rodolphus. In quello stesso istante, la tazza che aveva tra le mani scivola a terra, frantumandosi in mille pezzi. Lui la segue, pochi istanti dopo. Morto.

--------Note

[1] Impura, Stiperesti, XXV, Spleen e Ideale, I Fiori del Male, C. Baudelaire, Trad: Bufalino

 

Magnifica. Questa poesia sembra fatta apposta per lei, Bellatrix.. L'associazione è venuta naturale. Genialità, malvagità, perversione. Tutto racchiuso in 18 versi, a parer mio, sublimi. Non altrettanto sublime è la mia Flash-fic ma spero possa piacervi, disgustarvi e stupirvi lo stesso :)

Yuukimy: Sono contenta che ti sia piaciuta :D io sono una fervente propagandista delle Lucius/Hermione! Contenta che ti sia piaciuta anche la Lucius/Narcissa, che per me è stata una vera sfida!

_Polla_: Intanto, buon anno anche a te! La spiegazione di quella mia frase è molto semplice, in realtà. Moltissime Draco/Hermione hanno come protagonista un Draco freddo, distaccato, tagliente, fine, elegante, altezzoso, affascinante, controllato. Tutti aggettivi che secondo me sono molto più adatti a Lucius che a Draco. Draco non è affatto freddo. Non è affatto distaccato. Affascinante lo sarà pure, ma in modo molto diverso da quello di Lucius. Non è fine, anzi, è molto rozzo nei suoi insulti. Insomma.. per me è assolutamente OOC se descritto in questo modo.. La Rowling da una visione molto diversa del personaggio. Draco è un ragazzino che ha bisogno di affetto e protezione, Lucius un uomo che ha scordato il valore dei sentimenti umani. Se si confonde Draco con Lucius, si fa un grosso errore. Ovviamente non tutte le Draco/Hermione sono così, ma ne ho lette moltissime, che hanno in realtà tutti i caratteri delle Lucius/Hermione. Detto questo, ti ringrazio per i complimenti :D

Marychan82: Buon anno, Marychan :) No, non si è scatenato il putiferio, più che altro è partito tutto da una serie di commenti letti in giro che mi hanno lasciato particolarmente perplessa... Io e il Senso Comune non andiamo molto d'accordo, purtroppo o per fortuna! Sono contenta che ti sia arrivato (e spero anche agli altri) quel che volevo intendere. In fondo il senso dello scrivere è tutto lì. E ti ringrazio anche per i consigli, che cercherò di applicare al meglio. Ho cercato di andare meno a capo, in questo capitolo. Tuttavia i periodi brevi e concisi sono un'abitudine, ed uno stile, difficile da modificare... Più che altro dipende molto dal tipo di storia raccontata. Beh, vedremo!

SPOILER prossimo capitolo: DRACO/PANSY

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Capitolo 9
*** Il Serpente che Danza ***


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XXVIII
IL SERPENTE CHE DANZA

DRACO/PANSY

 

Che delizia, se giaci mansueta
Nelle tue membra belle,
mirarti, o cara, qual tremula seta,
tutta lampi la pelle!

 Sul tuo crine, nel cui gorgo profondo
Acri profumi aduni,
oceano odoroso e vagabondo
di flutti azzurri e bruni,

 al par d'un brigantino che si desta
al vento antelucano,
il mio spirito estatico s'appresta
verso un cielo lontano.

 Sono i tuoi occhi, onde nulla d'amaro
Né di dolce si spreme,
due fredde gemme cui l'oro e l'acciaio
si mescolano insieme.

 Quanto elastica e ritmica t'avanzi,
con bella ondulazione,
par di vedere un serpente che danzi
in cima ad un bastone.

 Sotto l'accidia, fardello pesante,
la tua nuca fanciulla
come il capo d'un giovane elefante
mollemente si culla.

 Ed il corpo tuo si dondola e s'inarca
Come lieve sull'onda
Piega, or su un fianco or sull'altro, una barca
E i pennoni v'affonda.

 Se poi, turgido fiume che al disgelo
Dal suo letto trabocca,
un fiotto di saliva ti fa velo
agli orli della bocca,

 d'un imperioso vino di Boemia
gusto l'aspro sapore,
liquido firmamento che dissemina
stelle sopra il mio cuore! [1]

 

“Pansy, vieni qui!”

“Pansy, unisciti a noi!”

“Pansy, dai, raggiungici!”

Pansy, Pansy, Pansy. Tutti ti chiamano, tutti ti vogliono. Apprezzano il tuo sarcasmo pungente, la tua simpatia, la tua bellezza, il tuo concederti agli altri così entusiastico. Mi fai rabbia, Pansy. Tu dovresti essere solo mia. Avresti dovuto diventare mia moglie, ma io non ti voglio al mio fianco, Pansy. Ottima amante, ma pessima moglie.

A volte mi ricordi tanto mia zia Bellatrix con questo tuo folle agire. Con la tua risata cristallina che perfora anima ed orecchie, con il tuo sguardo febbricitante che si guarda intorno in cerca di “innocente” divertimento, consumata dalla noia, dalla routine, dalle normali giornate passate in compagnia. Cerchi qualcosa che possa distrarti, che possa risollevarti dall'accidia in cui spesso ti cali.

E non ci metti molto a trovarmi. E mentre ti avvicini, col sorriso sulle tua labbra rosse, rimango ipnotizzato dal movimento sinuoso dei tuoi fianchi, dal sobbalzare del tuo seno pieno. Ti siedi sulle mie ginocchia e mi guardi, maliziosa, incurante della gente che a sua volta ci scruta. Pozzi profondi sono i tuoi occhi, pozzi dai quali non c'è via d'uscita: neanche la luce ha scampo - vi rimane intrappolata, e diventa ombra. Mi mordi, o famelica creatura, le labbra, e la nostra saliva si mescola e come se fosse un unico, dolcissimo nettare, la suggi.

Oh, Pansy.. mentre la passione ci travolge nel mezzo della Sala Comune, mentre le tue mani mi donano intensi piaceri, mentre le nostre lingue iniziano un'aspra e scivolosa lotta, penso: che splendida moglie, saresti stata! Ma ho troppa paura di te.

 

-------Note

[1] Il Serpente che Danza, XXVIII, Spleen e Ideale, I Fiori del Male, C. Baudelaire, Trad: Bufalino

Forse questa è una delle poesie che meno s'accosta, poi, all'effettiva storia della Flash-Fic. O forse no. Mi hanno colpito soprattutto un paio di frasi e, lo ammetto, nemmeno io associo del tutto la poesia a questa coppia. Eppure mi è uscita fuori un po' così, spontanea, forse più spontanea di molte altre e per questo non ho voluto cancellarla, nè modificarla, una volta terminata.

Pansy Parkinson. Io l'ho vista sempre come una Bellatrix in miniatura, un po' folle, un po' perversa, un po' malvagia. Devo ammetterlo, il personaggio di Pansy me lo sono creato io mentalmente, anche perchè dai libri, più di qualche acida battutina, non traspare.

Eppure mi sono sempre chiesta, dalla lettura del settimo libro, perchè mai Draco e Pansy non si fossero, alla fine sposati. Insomma, per sei libri ci vengono presentati come se fossero una coppia: al Ballo del Ceppo vanno insieme, ad esempio. Ho pensato che fosse per via del cambiamento di Draco, ma Astoria, Asteria o come cavolo si chiama, non poteva poi essere tanto meglio di lei, caratterialmente. Chissà! Comunque, questa è la mia personale visione: Draco ha paura del Serpente che Danza.

Spero di continuare ad aggiornare così velocemente, anche se vi avverto fin da subito che, vista l'incombenza di esami di chimica, fisica, anatomia e quant'altro, potrei ritardare qualche giorno!

Ma passiamo a voi!

VANiTY: Ti ringrazio moltissimo! Ricevere complimenti fa sempre piacere :) Sapere che, addirittura, ti sono venuti i brividi, e lo dico forse con un po' di vanità, non può che accrescere il mio ego XD

_Polla_: Le visioni dei personaggi sono sempre molto, molto soggettive dopotutto. Questa Flash ne è un esempio ed una prova. Grazie anche a te per la recensione e perchè continui a leggere!

Yuukimy: Se ero un genio non era qui sopra che stavo scrivendo XD Ad ogni modo, grazie anche a te! E la morte di Rodolphus.. poverino! Mi è dispiaciuto, ma era un finale troppo perfetto per poterlo scartare solo per sentimenti di pietà verso un personaggio ultra bistrattato.. Anche secondo me, fino ad ora, è la migliore. O quasi. Il capitolo precedente l'ho scritto più con il cuore, e Lucius rimarrà sempre il mio personaggio preferito, qualunque cosa accada, quindi.. diciamo che la metto al secondo posto!

marychan82: Aihmè! Alla sezione "Quadri Parigini" ci arriveremo fra molto, temo! Comunque sono sempre contenta delle tue recensioni, perchè mi sono molto utili. Ricevere complimenti è innegabilmente un piacere ed uno stimolo a pubblicare, ma d'altra parte i consigli e le critiche, oltre ad essere in egual modo uno stimolo, sono anche costruttivi. Grazie, spero di farti interessare e divertire ancora, marychan, e di ricevere ancora tuoi consigli, critiche e complimenti ;)

Blackitten88: Devo dire che rileggendo I Fiori del Male sotto l'ottica "personaggi di Harry Potter" ho avuto spesso quest'impressione. Specialmente su alcune. Vedrai! Grazie per la recensione :)

Ho deciso che per lo Spoiler del capitolo successivo, invece dei personaggi presenti vi dirò la poesia. In questo modo, se non l'avete già fatto, potrete leggerla e fare voi le associazioni con i personaggi, senza essere influenzati dalle mie. Sarà curioso vedere se avremo pensato agli stessi personaggi!

Dunque, la poesia del prossimo capitolo è la XXX, De Profundis Clamavi.

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Capitolo 10
*** De Profundis Clamavi ***


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XXX
DE PROFUNDIS CLAMAVI

SEVERUS

Io ti chiedo pietà, o mio unico amore,
dal tenebroso abisso in cui sono caduto;
è un universo squallido e d’ogni luce muto,
dove nell’ombra nuotano la bestemmia e l’orrore.

Un sole senza vampe per sei mesi vi dura,
poi per altri sei mesi la notte occupa il suolo;
è un paese più nudo e inospite del polo:
né bestie, né ruscelli, né boschi, né verzura.

E dunque non c’è orrore che vinca sotto i cieli
La silente ferocia di questo sole gelido,
e questa immane notte, al vecchio Caos uguale.

Io invidio la sorte d’ogni abietto animale
Che può felice immergersi in un torpore ottuso,
così pigro del tempo si sgomitola il fuso… [1]

“Dunque, Nott, hai fatto quel che dovevi?”
“Si, mio signore. L’intera cittadina è saltata in aria, non esiste più.”
Risatine sommesse che serpeggiano intorno al tavolo. Ognuno è fiero del suo operato. Nessuno ha paura, perché tutto è andato bene. Chi doveva morire è morto, chi doveva confessare ha confessato. Ed è morto. Più morti ci sono e più, a fianco dell’Oscuro Signore, l’atmosfera è goliardica.
Io non posso fare altro che ascoltare. E rispondere, quando viene fatto il mio nome.
“Severus?”
“I Despar sono morti, mio signore.”
Ed io li ho uccisi, con queste mani, che neanche tremano nel conoscere la verità. In che orrore sono dunque finito?
“Anche la ragazza?”
“Anche la ragazza.”
“Peccato.”
Risate sguaiate lungo tutto il tavolo. Anch’io, lentamente sorrido. Sorrido perché so che almeno questa volta uccidere è stato un atto d’amore. Salvare la fanciulla da un’esistenza dannata negandole di esistere, è stata l’unica cosa che ho potuto fare. Perdonami, Aileen. Perdona quest’uomo che uomo non è più.
Voldemort si alza, lasciandoci soli. Non appena si allontana, numerose grida perforano i miei timpani. I Mangiamorte esultano. I mangiamorte festeggiano. I Mangiamorte vittoriosi. I Mangiamorte fieri.
E li osservo: osservo l’unico che come me non gioisce. Lucius – mi guarda, prende per mano sua moglie e suo figlio ed esce, ritirandosi nelle sue stanze. Guardo Rodolphus e Bellatrix consumare la loro perversa attrazione sul tavolo, sotto le grida d’incitamento di Tiger, Goyle, Avery.. Li vedo bere, fumare, urlare oscenità di ogni tipo, gioire di tremende crudeltà. Sento i loro racconti, e vedo le loro vittime. E mai, come in questo momento, vorrei strapparmi l’anima, il cuore dal petto, vivere come un animale, prendendo dalla vita ciò che capita, non comprendendo il linguaggio di coloro che si chiamano umani. Vorrei uscire da quest'inferno, e ritrovare la gioia di vivere, finalmente. So che non potrò farlo, perchè ho un riscatto da pagare. La mia unica gioia sarà morire, per liberarmi finalmente da questo fardello. Da questo orrore.

----Note

[1] De Profundis Clamavi, XXX, Spleen e Ideale, I Fiori del Male, C. Baudelaire, Trad: Bufalino

Avrebbe potuto benissimo essere una Lily/Severus postuma, ma ho preferito tacere il suo nome. Sappiamo tutti, dopotutto, la storia. In fondo, il nome di Lily serpeggia tra le righe. In realtà non ho incarnato appieno il senso della poesia, anzi, in un certo senso l'ho quasi stravolta. Anche qui, più che seguire il significato proprio del testo, ho voluto seguire le sensazioni che mi suscitava. Spero vi piaccia!

_Polla_: Beh! Sono contenta che sono riuscita a farti piacere cose che prima non consideravi! Trovo che cambiare idea non sia affatto un male, anzi, un pregio. Vorrei riuscire a far cambiare idea più spesso e su molte cose ed anch'io, se penso a tutte le volte che ho cambiato idea e quanto questo mi abbia fatto maturare, vorrei farlo più spesso XD Grazie per la recensione!

Blackitten88: Yuhu! Hai vinto.. niente. XD La soddisfazione! Proprio di Piton parliamo, come avrai letto. Ottima intuizione!

 

Continuiamo con il gioco! La poesia del prossimo capitolo è Il Vampiro. Probabilmente non vi farà pensare a chi ho pensato io, ma ditemi comunque chi vi ricorda!

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Capitolo 11
*** Il Vampiro ***


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XXXI
IL VAMPIRO

LUCIUS/HERMIONE

O tu che come un colpo di coltello
Mi penetrasti nel cuore gemente;
tu che venisti, pari ad un drappello
di demoni, ad assiderti, demente

e adorna, sopra il mio spirito prono,
facendone il tuo soglio e il tuo guanciale,
essere infame a cui legato sono
com’è legato ai ferri il criminale,

lo strenuo giocatore alla roulette
l’ubriaco alla bottiglia di Borgogna,
all’abbraccio del verme la carogna,
che oggi e sempre tu sia maledetta!

Quante volte alla spada agile ho chiesto
Che mi cavasse alfin di prigionia,
e ho chiamato il veleno funesto
in soccorso alla mia vigliaccheria.

Tutte le volte, ahimè, presi di sdegno,
spada e veleno m’han così parlato:
“Stolto, che vuoi da noi? Tu non sei degno
D’esser dai lacci suoi disviluppato.

Chè, seppur soccombesse al nostro tiro
La tiranna al cui reo giogo soggiaci,
tu resusciteresti coi tuoi baci
la salma esanime del tuo vampiro!"[1]

Porti la tazza alle labbra con un gesto lento, soffiandovi sopra per non scottarti. Mi guardi, e forse leggi qualcosa nei miei occhi, perché vedo una ruga solcarti la fronte.
Annusi, sospettosa, la tazza che hai tra le mani. Sorpresa e rabbia sul tuo volto, mentre la scagli contro il muro, in un fragore violento.
“Perché, Lucius?”
Te ne sei resa conto: straordinaria come sei, non potevi non accorgerti del veleno che contaminava il tuo tè. Che sciocco sono stato. Continui a guardarmi, in attesa di una risposta.
“Perché ti odio.”
Ti odio? Eccome se ti odio! Tu mi hai reso schiavo, piccola mezzosangue! E’ come se fossi la mia droga, non mi posso da te allontanare! Io ti odio, sciocca babbana! Non posso essermi innamorato di te: è assurdo. Mi hai usato, mezzosangue. Sapevi che sarebbe successo. Schifosa, maledetta ipocrita! Ti consideri buona e non ti vergogni a distruggere l’anima di un uomo, di ridurlo in schiavitù. Mi avveleni l’anima con le tue carezze, la distruggi con la tua luce – allontanati da me, essere immondo! Non ho bisogno di averti vicino, non ho bisogno della tua dolcezza: la tua dolcezza è mortale, per me.
“Strano. Non si direbbe.”
Mi sorridi, incerta. Non sei già più arrabbiata. Perché, Hermione? Perché non mi dai una scusa per allontanarmi per sempre? Perché non te ne vai, perché ti ostini a starmi accanto? Come fai a sopportarmi, cosa ami di me, cosa ti attrae? Con quale maledetta ostinazione cerchi in tutti i modi di farti amare da me? Vattene, Hermione, dannata!
“Io ti odio, mezzosangue. Questo non sono io. Tu mi hai trasformato.”
Ti alzi, venendomi incontro. Posi dolcemente le tue labbra sulle mie ed io, ancora, tremo sotto il tuo tocco. Quanto mi spaventi, piccola mezzosangue! E’ questa la dolcezza di cui parlavo: la purezza del perdono. E l’innocenza di ogni tuo gesto – non c’è peccato nel tuo amare.
“E pensi che uccidendomi risolveresti la cosa?”
Ancora le tua labbra sulle mie, ed io non resisto: ti stringo tra le braccia, e ti trascino sul divano. Le mie mani sono ovunque su di te, e la mia bocca le segue. E mentre sento qualcosa andare posto, dentro, mentre affondo in te, capisco che non avrei risolto nulla comunque.
“No. Ti resusciterei a forza di baci – o ti seguirei all’inferno.”

--------Note

[1] Il Vampiro, XXXI, Spleen e Ideale, I Fiori del Male, C. Baudelaire, Trad: Bufalino

Eccone un'altra. Questa volta l'accostamento alla poesia è relativo: il vampiro è Hermione, ma è tale solo per Lucius. Il personaggio di Hermione non è affatto OOC. Lei non è malvagia, non si diverte certo a tenere incantenato Lucius a sè. Non si è avvicinata a Lucius con l'intento di renderlo schiavo, ma solo di amarlo. Eppure, la sensazione di Lucius è totalmente opposta, o almeno così vuole credere. Lui, che non avrebbe mai creduto di potersi innamorare di una mezzosangue, da la colpa di questa sua improvvisa "debolezza" proprio ad Hermione, tanto che medita di ucciderla, pur di tornare ad essere libero. Eppure, si rende conto, sarebbe una libertà fasulla: non perchè realmente può resuscitare Hermione a forza di baci, ma perchè ormai la sua è una realtà immutabile, per quanto si ostini a rinnegarla. Spero vi sia piaciuta: un'altra Lucius/Hermione, ma con punto di vista opposto :)

_Polla_: Così hai avuto l'occasione di leggere anche la poesia :) Sono contenta che ti sia piaciuta la flash-fic su Severus. Quello che sto cercando di fare, ora, è di uscire un po' dal tracciato di soli pensieri e di ambientarli il più possibile in un contesto, in un dialogo. Cosa che sto mettendo in atto, con qualche difficoltà vista la brevità dei capitoli, in realtà dall'inizio ma che si accentua soprattutto in alcuni, dove le situazioni sono fondamentali, e non marginali. Vedrete più avanti ;) Grazie per la recensione.

blackitten88: Ebbene, non è Rodolphus ma Lucius, anche se devo ammettere di aver pensato anche a lui. Ma per Rodolphus ho riservato altre poesie, che potrai leggere tra qualche capitolo ;) Grazie per il complimento!

marychan82: Ho un po' d'ansia XD Immaginando cosa io farei a chiunque potrebbe sconsacrare qualche MIA poesia preferita, devo ammettere che spero vivamente di non averti delusa affatto! In realtà tutta questa raccolta non è affatto facile da scrivere, proprio perchè temo sempre di banalizzare o stravolgere qualcosa che un genio come Baudelaire ha scritto. E' come sentire De Andrè cantato da Tiziano Ferro: mi viene da piangere. Spero di non farti quest'effetto XD Anche perchè i tuoi consigli e le tue recensioni stanno diventando tipo droga, perchè sono estremamente utili: ti ringrazio per i complimenti *__* ed anche per la nota sulle ripetizioni.. E' vero, le uso spessissimo, me ne rendo conto. Un vizio quasi come quello delle frasi corte, che vorrei imparare ad usare in modo più ragionato e meno istintivo. Beh, ci sto provando! Questo capitolo l'ho riscritto tre volte dopo aver letto la tua recensione!

Ed ecco lo SPOILER del prossimo capitolo: la poesia sarà la numero 35, Duellum. Altra coppia insolita, ma che giudico assolutamente canon!

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Capitolo 12
*** Duellum ***


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XXXV
DUELLUM

ALBUS/GELLERT

Due guerrieri uno sull’altro si son scagliati a gara:
l’armi di luci e sangue hanno l’aria sconvolta.
Son questi incroci e strepiti di lame la fanfara
Dei giovani che agita amor la prima volta.

Le lame sono in pezzi: come i nostri vent’anni,
cara! Ma i denti e l’unghie affilate e il furore
san presto vendicare della spada gl’inganni.
Per i cuori maturi, che piega acre, l’amore!

Nel burrone ove lonze e gattopardi han covo,
ferocemente avvinti piombano i nostri eroi,
a fiorir con la pelle l’irto arido rovo.

Tale abisso è l’inferno, che i nostri amici ingoia!
Caliamoci, empia amazzone, senza un rimorso, giù
E l’odio che ci brucia non si spenga mai più![1]

 

Vola via dalla tua mano, la famigerata bacchetta di sambuco. Seguiamo, io e te, gli ampi cerchi che crea nell’aria, prima di atterrare dolcemente nella mano del suo nuovo padrone.
I nostri occhi si incrociano, ed entrambi capiamo. Hai perso – ed io ho vinto il duello. Ma sappiamo che in realtà, ad aver perso siamo in due.
“Mi arrendo, Albus. Sei, come sempre, un magnifico mago.”
Le tue labbra si schiudono in un sorriso, un sorriso che io non riesco a ricambiare, mentre vedo gli auror portarti via.
Ti rinchiuderanno a Nurmengard, Gellert. Per sempre. Per sempre lontano da me.
Chiedo di poterti incontrare: posso farlo. Il giorno dopo la tua cattura, sono nella tua cella. I tuoi occhi dorati mi scrutano, mentre il silenzio ci avvolge, un silenzio che decido di rompere.
“Perché, Gellert? Perché sei fuggito? Io ti amavo. E credevo mi amassi.”
La mia voce è rotta dal pianto, ma non me ne vergogno: tante volte mi hai visto piangere, e tante volte i tuoi baci mi hanno consolato.
Ed anche questa volta, il tuo duro sguardo si addolcisce. Mi vieni incontro, e mi stringi tra le braccia.
“Io ti amavo e ti amo, Albus. Per questo sono fuggito. Ti avrei costretto a scegliere: e non avresti scelto me.”
“Come fai a dirlo?”
“Perché non ci hai mai creduto. Mi seguivi solo per non perdermi, ma non ci hai mai creduto veramente. Guardati ora: questa è la tua vera natura, Albus.”
Rimango in silenzio, fissandoti, e tu continui.
“Due esseri così diversi.. non avremmo mai potuto stare insieme.”
“Ma il nostro legame sarebbe stato ancora più profondo, proprio perché tra noi così diversi. Non c’è sacrificio nell’uguaglianza, Gellert.”
Scuoti la testa, e sorridi. Non mi credi. Hai ragione: siamo davvero molto, molto diversi.
Lentamente, la tua mano si posa sulla mia nuca, e mi avvicina a te. Le nostre bocche si intrecciano dolci. Ma sappiamo entrambi che è finita. Lo sentiamo in quel bacio che non ha il coraggio di trasformarsi in qualcosa di più. E, dopo pochi istanti, ci dividiamo.
“Vattene, Albus.”
Annuisco, e mi volto, uscendo dalla cella. Ma mentre chiudo la porta, le vedo. Vedo il fulgore delle lacrime illuminarti il volto, Gellert.
E capisco che mai potrò smettere d’amarti, nonostante l'odio bruciante che provo per te, ora, e che comprendo non durerà a lungo.

 

-------Note

[1] Duellum, XXXV, Spleen e Ideale, I Fiori del Male, C. Baudelaire, Trad: Bufalino.

*___* Eccola qui! Forse una delle mie preferite, dopo le due Lucius/Hermione. E una di quelle che mi è piaciuto di più scrivere. Forse perchè questa coppia, la coppia Gellert/Albus ha, come la mia coppia preferita, il sapore dell'amore contrastato. Ad ogni modo, per quanto riguarda la poesia... beh, il richiamo è stato troppo forte per me. Il descrivere l'amore attraverso un duello non ha potuto non richiamarmi alla mente quei due giovani che da amici (forse amanti), si sono trovati a fronteggiarsi come nemici. Dall'amore alla guerra. Spero vi sia piaciuta, come è piaciuto a me scriverla ;)

Red_93: Effettivamente la prima cosa che ho pensato è stata quella XD Ho letto, comunque, la tua recensione anche sull'altra, e ti ringrazio per i complimenti. Non so se si è capito, ma le Lucius/Hermione sono la mia coppia preferita, tant'è che ho scritto, e sto scrivendo, altre fanfiction su di loro. Fammi sapere cosa pensi anche degli altri capitoli ;)

Blackitten88: Oh beh, Lucius è rivendicato un po' ovunque XD Comunque, anche per questa volta devo ammettere di aver pensato ad una Sirius/Bellatrix, per un po', ma poi l'ho scartata. Anche perchè non so se sono in grado di scriverne una senza banalizzare tutto o renderla eccessivamente perversa O.O Grazie per la recensione ;)

marychan82: tormentato, ossessivo, complesso. Non avrei saputo trovare tre aggettivi migliori! Penso che tu abbia centrato in pieno il punto. Per quanto riguarda De Andrè e Tiziano Ferro, mi fa piacere vedere come tu abbia capito alla perfezione a quale episodio io mi sia riferita ç__ç Peccato, perchè prima e dopo quel momento è stato tutto molto bello (o quasi). Immaginavo, anzi, ero sicura, che De Andrè ti piacesse. Non può non piacere, a meno che non si sia terribilmente ottusi o insensibili. Oppure ancora troppo giovani. In fondo io stessa non ho imparato ad apprezzarlo sul serio che da un annetto. Prima mi piaceva, ma non è che lo capissi molto bene, povera me! Comunque, tornando alla storia, spero che anche questa piccola sfida ti abbia portato qualche soddisfazione. Come ho detto, mi sono divertita un mondo a scriverla, anche perchè è la prima slash di tutta la mia vita O.O Mi raccomando, sii sincera come sempre.

Dunque, lo SPOILER del prossimo capitolo. La poesia è Reversibilità. Questa volta il personaggio è singolo ;)

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Capitolo 13
*** Reversibilità ***


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XLIV
REVERSIBILITA’

LUCIUS

Angelo di letizia, conosci tu l’angoscia,
i singhiozzi, le onte, le accidie, i pentimenti,
le notti insonni piene di confusi spaventi,
quando gualcito il cuore come un foglio s’affloscia?
Angelo di letizia, conosci tu l’angoscia?

Angelo di bontà, conosci tu il rancore,
i bui spasmi d’odio, le lacrime di fiele,
la Vendetta che, alzando un lungo urlo crudele,
vittoriosa s’accampa sugli spalti del cuore?
Angelo di bontà, conosci tu il rancore?

Angelo di salute, conosci tu le Febbri
Che lungo i muri scialbi dell’ospizio, com’esuli,
van strascicando i piedi, e biascicando tremuli
un po’ di sole chiedono, che le scaldi e le inebri?
Angelo di salute, conosci tu le Febbri?

Angelo di bellezza, conosci tu le grinze,
l’orgasmo d’invecchiare, e la disperazione
di leggere un’occulta, orrida devozione
negli occhi ove i nostri occhi avidi un tempo attinsero?
Angelo di bellezza, conosci tu le grinze?

O angelo felice, angelo luminoso,
in fin di vita Davide avrebbe domandato
la salute agli effluvi del tuo corpo incantato,
ma io le tue preghiere solo chiedere oso,
o angelo felice, angelo luminoso![1]

 

E’ tutto finito. Non mi è mai sembrato tutto così  inutile come adesso. Ora, che di tutto quello che avevo non vedo nulla, ora che i miei occhi scorgono solo queste quattro pareti e queste sbarre, ora che le mie orecchie sentono solo queste urla dannate.
Vorrei riuscire a non pensare, perché ogni volta che il mio cervello si sofferma a rivangare ricordi passati o speranze future, vedo i dissennatori avvicinarsi avidi alla mia cella, stringere le loro putride dite sulle sbarre e succhiare… succhiare via la mia anima, pezzetto dopo pezzetto.
E sento il gelo scendere su di me, un gelo diverso da quello di sempre, un gelo che non arriva in mia difesa. Un gelo che mi attacca.
Ma io non posso non pensare. Non posso non pensare a come sia bastato un piccolo, ignobile errore per perdere tutto. Tutto ciò che avevo. Un piccolo ignobile errore ed ho perso la mia ricchezza, la mia fama, la mia fortuna, la mia credibilità, la possibilità di avere accanto mio figlio e mia moglie. Ho perso il mio oro e la mia casa. Il Signore Oscuro mi ha preso tutto. Tutto, per un piccolo, ignobile errore.
Anni ed anni di fatiche svanite in un momento breve e sottile quanto il velo che separa la vita dalla morte.
Quanto era dunque effimero, quello che avevo, se è bastato così poco per portarmelo via? Nulla è rimasto, a parte la mia vita – e non so per quanto ancora sarò di lei padrone e signore.
E quando mi alzo da quest’asse che è il mio letto, e mi specchio lentamente nella pozzanghera che l’umidità ha formato ai suoi piedi, mi ammiro.
Ammiro la perfezione del mio volto. L’azzurro del mio sguardo. Il rosso delle mie labbra sottili. La setosità della mia pelle. La mia inestimabile bellezza. Il tempo porterà via anche questa, non è vero?
E quando non avrò più denaro, né fama, né bellezza, cosa resterà di me? Dove ho sbagliato? Il terrore mi attanaglia, al pensiero della vecchiezza… E questa disperazione? E’ questo che le mie vittime provavano? Non c’erano che soddisfazioni nella mia vita, persino dai volti stravolti di chi mi implorava pietà, non ricavavo che compiacimento.. Ma questa disperazione! Io non l’ho mai provata, perché ora?

------Note

[1] Reversibilità, XLIV, Spleen e Ideale, I Fiori del Male, C. Baudelaire

Cambiamento, fugacità, superamento. Non so quanto la mia analisi della poesia possa essere giusta, ma questo è quello che mi arriva e che afferro, leggendola. Qualcosa che può cambiare, che, anzi, il più delle volte cambia. E come non associare dunque questa poesia al mio "oggetto di redenzione" preferito, il caro Lucius Malfoy? Cosa deve aver pensato in quell'intero anno passato in prigione, il nostro caro Mangiamorte, sul suo Padrone? Io penso che l'avrebbe strozzato con le sue mani, se avesse potuto! Comunque, considerando Lucius come un uomo, e non come un mostro letterario, ho pensato che forse, trovandosi nella condizione di aver perso tutto ciò che aveva, avrebbe cominciato a vedere le cose da un diverso punto di vista. Da qui la flashfic. Che spero vi sia piaciuta (come al solito).

979: Grazie! Sia benedetta la Rowling per le sue interviste, ma sia maledetto il politically correct e la partenza di Harry Potter come libro per bambini. Penso che se lo riscrivesse tutto pensando che a leggerlo sarebbe solo un pubblico di adulti, verrebbe fuori qualcosa di molto più bello e profondo. O forse no. Magari invece la bellezza di Harry Potter è proprio nella sua innocenza? Chi lo sa..

marychan82: Beh, io sul finale al porto di Genova sono scoppiata a piangere come una cretina, invece! A volte vorrei davvero avere qualche anno di più per non accontentarmi di un ricordo sbiaditissimo, di interviste, documentari e cd. Ma vabbè. Ad ogni modo, no, non avevo idea che questa poesia si riferisse a quell'episodio della Gerusalemme Liberata! Bene, almeno posso dire di aver colto il senso della poesia! Per quanto riguarda la frase, sì, indubbiamente mi descrive, ed indubbiamente è più "mia" di tutto quello che ho scritto fino ad ora. Sicuramente il mio carattere ed il mio modo di pensare si avvicinano molto di più ad un Albus, ad una Hermione, ad un Harry, piuttosto che ad un Lucius o ad un Voldemort. Però, forse proprio perchè quella frase mi descrive, mi accosto sempre con curiosità a ciò che di me è l'opposto. E così faccio anche nello scrivere. Sarà per questo che amo tanto le Lucius/Hermione.. bah! Comunque, io mi vedrei molto bene a combattere per il C.R.E.P.A!

blackitten88: Questa volta ti ho mandato in confusione! Devo dire che quando ho letto il nome di Neville, sono rimasta quasi di stucco. Effettivamente, non ci avevo mai pensato, sarebbe interessante scrivere qualcosa su di lui. Vedremo!

La poesia del prossimo capitolo sarà... Il Tossico

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Capitolo 14
*** Il Tossico ***


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XLIX
IL TOSSICO

RODOLPHUS/BELLATRIX

Il vino sa vestire d’un prodigioso lume
La stamberga peggiore,
e fabbricare portici di fiaba con le spume
del suo rosso vapore,
come un occiduo sole che splenda fra le brume.

L’oppio all’illimitato più vasti spazi dà,
nuovi confini adempie,
dilata il tempo e aguzza il piacere, di empie
e nere voluttà
fino all’orlo, e più ancora, il cuore ci riempie.

Tutto questo non vale il tossico che versano
Le tue verdi pupille,
luoghi ove rispecchia le tremule postille
l’anima mia riversa,
gorghi amari ove a bere scendono i sogni a mille.

Tutto questo non vale il tremendo prodigio
Dell’acre tua saliva,
che, senza più rimorsi né forze, alla deriva, su onde di vertigine,
immemore mi spinge alla funerea riva.[1]

 

Questo lume fa pena. Sprigiona luce al pari di una lucciola, stanca i miei occhi e mi induce al torpore.. E’ il lume, vi dico.. Il vino ha ben altro effetto su di me e l’oppio che nascondo in queste sigarette non mi addormenta, ma risveglia in me mondi fatati. Ma questa lampada, questa maledetta penombra.. ha il sapore dell’indecisione. Staglia ombre confuse ed allungate sui muri, ma almeno immobili, tutte – quasi tutte. Solo una, tra esse si muove: sei tu che entri, avvolta nella tua elegante vestaglia, nera come sono neri i tuoi capelli e i tuoi occhi che in questo momento mi fissano con disgusto.
“Rodolphus, per l’amor del cielo, piantala di fumare quella roba schifosa. Stai appestando il salone.”
Le tue labbra, più rosse del sangue, si muovono appena. Quanto sei bella, moglie mia! Quale immensa fortuna ottenere il matrimonio con te! E’ ceramica, la tua pelle, così fina che riesco a scorgere, nonostante quella maledetta luce, le vene che solcano il tuo viso, appena accennate quel tanto che basta per mandarmi in visibilio.
Tolgo la sigaretta dalla bocca, e la stringo nel pugno, incurante del dolore che mi provoca. Mi alzo e lascio cadere la bottiglia a terra, provocando un sorriso divertito sulle tue labbra che mi delizia e mi rende schiavo.
Mi avvicino a te, e tu non ti ritrai, ma mi guardi con aria interrogativa, forse addirittura un po’ intrigata.
“Hai ragione, Bella. Questa roba fa schifo.”
Ti bacio, avvolgendo le braccia intorno alla tua  vita, succhiando le tue labbra con la stessa necessità di quando respiro. Non ho bisogno né del vino né dell’oppio, se posso avere te!
“Rodolphus. Puzzi.”
Le mi labbra si spostano, percorrendo nuove strade. Scendono lungo il tuo collo, approdando sui tuo seni che scopro in un sol gesto. Sciolgo il nodo della tua vestaglia, e la mia bocca continua il suo percorso, passando per il tuo ventre e percorrendo con lussuria le tue gambe, mentre mi inchino, mi prostro davanti a te, mia unica droga.
E le mie labbra, finalmente, si soffermano sui tuoi piedi.
“Ti amo, Bellatrix.”
Mi guardi in silenzio, non c’è emozione sul tuo volto.
“So che mi ucciderai, ma io non posso fare a meno di te.”
Ed è un bacio, quello che mi doni prima di tornare a dormire. Un bacio stranamente dolce e per questo così pericoloso.

-------Note

[1] Il Tossico, XLIX, Spleen e Ideale, I Fiori del Male, C. Baudelaire, Trad: Bufalino

Mi piace pensare questa flash-fic ambientata la sera prima del dialogo tra Narcissa e Bellatrix di cui ho scritto nel capitolo 8. Il presentimento di Rodolphus, anzi, la sua certezza che tuttavia non scalfisce l'insana (?) passione che lo lega a Bellatrix, l'amore che prova per lei. Beh, non ho molto da dire, sinceramente, è tutto scritto lì sopra :) Mi scuso solo per il piccolo ritardo, ma purtroppo gli esami mi stanno uccidendo!

979: Intanto grazie mille per la recensione e per i complimenti. Sono contenta che ti piaccia il modo in cui scrivo su Lucius, ormai per lui ho sviluppato una specie di ossessione, quasi come Rodolphus per Bellatrix XD Concordo con te sulla breve analisi Potteriana! Grazie ancora.

blackitten88: Non ho mai pensato il binomio Aberforth-Silente come un pairing, a dire la verità XD Quando avrò bisogno di qualche consiglio su pairing inusuali, verrò a chiedere a te, allora! XD

_Polla_: Grazie per i complimenti frettolosi! Comunque si, sicuramente ci sarà qualcos'altro su Voldemort, forse più di un capitolo. Sia su Voldemort che su Tom Riddle, a dire il vero ;)

marychan82: Effettivamente un personaggio di questo genere mancava.. beh, l'ho creato io XD Rodolphus è un personaggio di cui esiste solo il nome, in Harry Potter, quindi ci si può sbizzarrire a proprio piacimento. Io ho pensato ad un Rodolphus che potesse essere innamorato di Bellatrix, e dunque un Rodolphus che rimane ammaliato ed estasiato da un tale concentrato di "sublime" quale è Bellatrix. Un Rodolphus stile poeta maledetto che non apprezza la bellezza vuota, scialba e ordinaria, ma che è attratto da qualcosa che va oltre, da qualcosa che nasconde in sè la decadenza. Spero di averlo reso bene, perchè questa è senza dubbio anche una delle mie poesie preferite. Per quanto riguarda il capitolo precedente, contenta che ti sia piaciuto! Effettivamente però, dal punto di vista della scrittura è stato un piccolo passo indietro, avvertito da me stessa mentre scrivevo. L'ho scritto con una certa fatica, forse un po' meccanicamente perchè non è stato affatto facile adattare quella poesia a Lucius. Mi sarebbe venuto da scrivere una fanfiction intera su quella poesia e concentrare tutto in poche righe è stato uno sforzo gigantesco XD

La prossima poesia è la LIV, L'Irreparabile. Non potrete mai indovinare il pairing perchè uno dei due personaggi è un personaggio originale, ma forse potrete indovinare l'altro. ;)

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Capitolo 15
*** L'Irreparabile ***


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LIV
L’IRREPARABILE

SEVERUS/HELENA

Potremo soffocare, vecchio e lungo, il rimorso,
che si contorce, prospera, si muove,
in noi come nei morti il verme dà di morso,
o il bruco nel midollo della rovere?
Potremo soffocare, vecchio e lungo, il rimorso?

A che filtro ricorrere, a che vino o tisana,
per affogar questo nemico annoso,
ingordo e micidiale come la cortigiana,
e come la formica laborioso?
A che filtro ricorrere, a che vino o tisana?

Oh, dillo se lo sai, dillo, mia bella strega,
a questo spirito colmo d'angoscia,
come chi sotto un cumulo di feriti si piega,
e sul capo ogni zoccolo gli scroscia,
Oh, dillo se lo sai, dillo, mia bella strega!

A questo moribondo che il lupo fiuta già,
e su cui già dall'alto il corvo piomba,
a questo fantaccino stremato, se l'avrà
finalmente, una croce e una tomba,
povero moribondo che il lupo fiuta già!

E’ bella, la Londra babbana. Li disprezzerà anche, ma Severus non può fare a meno di ammirarne la decadenza. Quei palazzi così alti, dalla vernice un po’ scrostata, un po’ tristi. Quelle insegne luminose che non funzionano mai a dovere, che sfrigolano, lampeggiano, si spengono improvvisamente. Quelle macchine che sfrecciano romando per strade ormai deserte, godendo di quella inusuale libertà di movimento. E’ bella Londra. E’ bella e decadente di notte, come tutte le metropoli. Con gli sbandati agli angoli delle strade che rimangono immobili, dimenticati ed ignorati dal mondo. E’ come qualcosa di sbagliato, di incompleto, di rovinato, qualcosa che andrebbe cancellato. Assomiglia a Severus, la Londra babbana. Anche lui è sbagliato, incompleto, rovinato, qualcosa che andrebbe cancellato.
“Severus?”
Qualcuno lo chiama. Lui si gira, sorpreso. Chi mai può riconoscerlo, lì, in piena notte, in un luogo che non gli appartiene affatto?
“Severus, che ci fai qui?”
Helena. Una vecchia compagna di classe. Lo osserva, altrettanto sorpreso, poi sorride.
“Ti ricordi di me?”
Severus si avvicina lentamente, e poi si esibisce in un ridicolo sorriso tirato, una pantomima di sorriso.
“Si, mi ricordo di te. Helena.. Quanto tempo.”
Helena sorride, si avvicina anch’ella. Pensa che non è affatto un brutto uomo, Severus. Ha l’aspetto di un uomo forte e deciso, l’aspetto di chi ha vissuto molto.
“Ti va di mangiare qualcosa? Conosco un posto, qui vicino, che rimane aperto anche la notte. Una specie di fast-food.”
Una macchina passa, e li illumina entrambi con i suoi fari. Severus la osserva, e pensa che non è affatto una brutta donna. Anzi, molto attraente. Le labbra rosse e carnose, gli zigomi alti, gli occhi accessi dall’eccitazione della scoperta.
Severus accetta, benché non abbia fame.
E dunque vanno a mangiare, ma non mangiano. Chiacchierano, si raccontano – Helena si racconta. Severus ascolta, risponde non rispondendo a qualche domanda. Ne approfitta, Severus, per distogliere i suoi pensieri dalla monotonia del rimorso. Affoga i suoi ricordi e li nasconde dietro i ricordi altrui. Annaspa, Severus, in una conversazione che non gli interessa ma che è la sua salvezza.
Finiscono di mangiare, Severus riaccompagna Helena a casa. Alla luce della porta aperta, Helena continua a pensare che Severus sia un bell’uomo. Sorride, e i denti bianchi luccicano nell’ombra, insieme ai suoi occhi.
“Vuoi restare, Severus?”
Non risponde, Severus, fa solo un cenno con la testa. Helena lo fa entrare.

Si può dar luce a un cielo senz'alba e senza sera,
lacerare una tenebra più forte della pece?
Non splende sulla belletta nera
un astro solo, un sol lampo di morte.
Si può dar luce a un cielo senz'alba e senza sera?

La speranza che brilla ai vetri del rifugio
spenta, morta è per sempre: ahi, senza raggio
nè luna, dove mai trovare lo strabugio
che alberghi i martiri dei mali viaggi?
Spento ha ogni luce il diavolo ai vetri del rifugio!

Adorabile strega, puoi amare i dannati?
Sai che vuol dire non sperar quartiere
e doversi al rimorso dai dardi avvelenati
come bersaglio offrir tutte le sere?
Adorabile strega, puoi amare i dannati?

Rode l'irreparabile col dente maledetto
l'anima nostra, miserando ospizio
e, al pari della termite, per distruggere il tetto,
intacca dalla base l'edifizio.
Rode l'irreparabile col dente maledetto!

Ho visto a volte in fondo a un meschino teatro,
tra il fiammeggiar dell'orchestra sonora,
d'improvviso una fata accendere in un atro
cielo d'inferno una magica aurora;
Ho visto a volte in fondo a un meschino teatro

un essere che era solo oro, luce e velo,
schiacciar l'immane Satana col piede.....
Ma, chiuso ad ogni estasi, il mio cuore di gelo
è un teatro che sempre attende e chiede,
e sempre invano, l'essere dalle ali di velo![1]

Si chiede Severus, mentre sale, perché mai l’abbia invitato ad entrare. E’ stato di compagnia tanto quanto un vermicolo, durante la cena e sa perfettamente che i suoi occhi non lasciano trasparire altro che un gelido senso di morte. Ma soprattutto si chiede, Severus, perché mai lui abbia accettato. Cosa spera di trovare, in una scappatella notturna? Non c’è speranza che il suo cuore e i gelidi ghiacci che lo ricoprono possano sciogliersi così, in una notte. Severus non è uno sciocco: sa benissimo di cosa ha bisogno per poter ricominciare a vivere. E sebbene lo sappia non ne va mai in cerca. Ha la strana ed irrazionale paura di veder morire tutto ciò che ama, per cui non si innamora. Una decisione drastica, forse, ma necessaria.. Ed è lui stesso a negare la speranza a se stesso.
Ed ora il corpo voluttuoso di Helena che gli appare nudo davanti, illuminato dalla luce della luna che filtra dalla finestra gli appare come una possibile ancora, una possibile salvezza, quasi come un angelo. Ma sa già, mentre le si avvicina e l’abbraccia, sa, mentre si spoglia a sua volta, sa, mentre cadono sul letto abbracciati, sa, mentre fameliche le loro labbra si cercano, sa, mentre affonda in lei con disperazione crescente, sa, mentre Helena gli asciuga con amorevole dedizione le lacrime che ora gli bagnano il volto, sa, mentre si libera in lei con un gemito soffocato, sa, mentre le crolla accanto esausto, che non le permetterà di salvarlo.
E si alza, Severus, pochi minuti dopo. Raccoglie le sue vesti, le infila sotto lo sguardo interrogativo di Helena, si sistema.
“Dove vai?”
“A casa.”
E lei lo guarda, ad occhi sbarrati, quasi incredula.
“Puoi dormire qui se vuoi. E’ tardi.”
“Non voglio dormire qui.”
E lei lo guarda, aprendo la bocca, confusa.
“Perché?”
“Perché dovrei?”
Ed esce, Severus, da quella casa. Si allontana dall’ennesima donna che ha cercato in lui qualcosa che lui stesso cerca ma non trova. E si stupisce di se stesso, ogni volta, perché ogni volta spera di reagire diversamente. E ogni volta, invece, è uguale.

------------Note

[1] L'irreparabile, LIV, Spleen e Ideale, I Fiori del Male, C. Baudelaire, Trad: Bufalino

Questa volta è come se fossero due flash-fic distinte, in realtà. Ho voluto dividere questo capitolo in due parti sia perchè la poesia era molto lunga, sia perchè è così che si è delineata la storia nella mia mente quando ho riletto la poesia. Insomma, non c'è un motivo vero. E' così e basta. Helena è un personaggio inventato ovviamente, in questo caso niente più che uno strumento, forse. La descrizione dell'atto sessuale è intervallata dai "sa" per sottolineare maggiormente il fatto che in realtà Severus non si sta affatto godendo quel momento, concentrato com'è a pensare al dopo.

Dovete scusarmi, vado tremendamente di fretta!! Rigranzio comunque Blackitten88 per la recensione ed i complimenti, marychan82 per la recensione, i complimenti, i consigli e l'"in bocca al lupo" (crepi), 979 per la traccia lasciata (ti capisco, ricordo bene come vedi Rodolphus xD ) e _Polla_ che a quanto pare potrà capirmi sulla mancanza di tempo xD Grazie di nuovo a tutte :)

Vi lascio, fuggendo via, con l'annuncio che la prossima poesia di riferimento sarà la prima parte di Canto d'Autunno!

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Capitolo 16
*** Canto d'Autunno ***


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LVI
CANTO D’AUTUNNO (I)

TOM RIDDLE

Presto saremo avvolti d’ombre algide e smorte;
addio, bagliore effimero, mie troppo brevi estati!
Già dai cortili giunge un fragore di morte:
è la legna che cade sui ruvidi selciati.

Torna in ogni mia fibra l’inverno a penetrare:
odio, ira, orrore, brividi, sforzo duro e maligno…
e il cuore, come il sole nel suo limbo polare,
non sarà più che un rosso e gelato macigno.

Sento a ogni tonfo crescermi nell’anima un’ambascia;
così quando si rizza fra cupi echi una croce.
Io oggi sono simile al mastio che si sfascia,
scalzato da un ariete ostinato e feroce.

Mi par d’udir, cullato da quel battere uguale,
su un feretro lontano un fitto martellio.
Chi è morto? Ieri era estate, l’autunno oggi ci assale:
suona l’oscuro croscio come un grido d’addio.[1]

Ho scoperto il segreto! Sono io dunque, l’erede di Serpeverde! Umide pareti, un lungo corridoio ed una stanza enorme. E lui, il basilisco, mi ascolta e mi obbedisce – non mi attacca, mi teme. Teme l’Erede.
Ed ora? Ora è il momento della scelta: la scelta tra ciò che facile e ciò che è giusto, come dice Silente. Sono stato bravo, fino ad ora...
E’ dall’orfanotrofio che mi comporto bene. Tutti mi amano, quasi mi venerano, molte ragazze mi vorrebbero, gli insegnanti mi chiamano genio, nessuno mi disprezza. Ho conquistato il favore di tutti, e solo un paio d’occhi mi guardano con sospetto.. Ed hai ragione Silente...
Perché nonostante il tremore delle mie mani, la mia scelta è già scritta. Questa breve estate della mia vita sta per finire, sfuma in un solstizio di inverno, in una stagione di inganni e soprusi, di odio e rabbia, di potere. Non c’è più posto per nobili sentimenti nella mia anima, è venuto il momento di vendicarmi su quanti mi hanno reso la vita un inferno, è venuto il momento di vendicarmi su quella specie di uomini che disprezza chi è migliore, stupidi, ignobili babbani. E’ giunto il momento di vendicarmi di mio padre, e di quanti portano il suo stesso volto. Ah! Odio i babbani. Hanno paura di qualunque cosa, sciocchi! Una sola cosa bisogna temere: la morte.
La morte che avanza, la morte che striscia, subdola, alle nostre spalle, come scivola ora questo enorme serpente, come la morte vi striscia alle spalle, vi sorprende, vi guarda.
Oh fortunati, vi pietrifica soltanto!
Ma ecco, finalmente: ecco l’eco della morte. Il fragore della morte che piomba addosso senza preavviso.
Addio, Mirtilla. Tu muori: muoio anche io.
Tom Riddle non esiste più – inchinatevi a Lord Voldemort.

------------------Note

[1] Canto D'Autunno, LVI, Spleen e Ideale, I Fiori del Male, C. Baudelaire, Trad: Bufalino

No. Non sono morta. Sto solo studiando, finalmente!! Bene, eccovi quest'ultimo capitolo. Non mi entusiasma, ma con la testa completamente concentrata su altre cose non sono riuscita a fare di meglio, aihmè!

marychan82: Ho scelto solo la prima parte perchè nel mio progetto mentale originale la seconda avrebbe dovuto essere dedicata a qualcun altro. Ora ho qualche dubbio, vedrò quando sarò più lucida mentalmente xD

979: Grazie mille :D Beh, in fondo Lily è presente quasi sempre nelle mie storie con Severus. Magari non direttamente, ma implicitamente c'è. Nel rimorso, nello sbaglio. Nell'amarezza.

Blackitten88: Eeeh! Hai indovinato! Non è proprio Voldemort in realtà, ma ancora Tom Riddle. Però ci sei!

_Polla_: Grazie, sono contenta che ti abbia colpito anche il personaggio originale ;) e grazie per il commento!

 

Non vi do lo spoiler del prossimo capitolo perchè non so se inserire o meno la seconda parte della poesia ;)

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Capitolo 17
*** Canto d'Autunno (II) ***


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LVI
CANTO D’AUTUNNO (II)

LUCIUS/NARCISSA

Amo i tuoi occhi oblunghi dal lampo smeraldino,
dolce beltà, ma oggi tutto amaro m’appare,
e nulla che tu m’offra – stanza, amore, camino –
vale per me il sole che sfolgora sul mare.

Ma pur se sono ingrato, anche se fui cattivo,
amami, siimi madre, o mio tenero cuore.
Sorella o amante, siimi il bene fuggitivo
D’un autunno glorio o d’un sole che muore.

Per poco: chè già avida la tomba si spalanca!
Ah! Lasciami posare sul tuo grembo la fronte
E inseguire un sapore d’estate calda e bianca
Nel giallo ultimo raggio sospeso all’orizzonte![1]

“Lucius…”
“Lasciami.”
“Lucius, ascoltami...”
E’ uno scontro di sguardi, il loro: l’uno ansioso e preoccupato, l’altro rabbioso, sconfitto, amaro.
“Non voglio ascoltarti, Narcissa.”
Non vuole, eppure agogna il calore di una mano amata.
Era Lucius l’Arrogante, Lucius il Ricco, Lucius il Bello, Lucius il Mangiamorte, Lucius l’Astuto.
Ora è Lucius il Vinto. Lucius il Deriso. Lucius il Dominato.
Devi ascoltarmi. Non l’hai mai fatto, e guarda a cosa ti ha portato.”
Un lampo di rabbia nelle sue iridi grigie. Un lampo di rossa, accecante, devastante rabbia.
Ma Lucius è anche Lucius il Controllato, Lucius il Freddo, Lucius il Cauto. Si trattiene dal far male a Narcissa, l’unica persona che, in quel momento, gli è accanto.
“Non devi preoccuparti, Lucius. Ne usciremo fuori, come sempre. Pensiamo a Draco, ora.”
“Non devo preoccuparmi, Narcissa? Sono senza bacchetta, deriso da chi potrebbe decretare la mia morte in un sol attimo, non sono più di alcuna utilità e sono solo. Non devo preoccuparmi?”
“Non sei solo.”
Di nuovo, occhi che si incontrano: uno sguardo ferito, uno sguardo rabbioso. E la rabbia muta, diventa disperazione. Diventa affetto.
E Lucius il Vittorioso diventa Lucius il Triste, Lucius il Malinconico.
“Vieni qui, Narcissa.”
Narcissa si siede accanto a lui, a suo marito, che ama – nonostante tutto. Nonostante la violenza dei suoi gesti, nonostante le sue parole, nonostante i suoi innumerevoli errori. Narcissa lo ama.
Lo ama e lo capisce: per questo quando Lucius resta immobile, è lei ad abbracciarlo. Intreccia le sue dita nei fini capelli biondi di lui, lo stringe, se lo stringe al petto, come fosse suo figlio più che suo marito.
Lucius il Misantropo, Lucius l’Ombroso, Lucius il Solitario rimane rigido, fermo. Poi, con un sospiro, si abbandona tra le braccia di quella moglie che, nonostante tutto, ama.

--------Note

[1]Canto d'Autunno, LVI, Spleen e Ideale, I Fiori del Male, C. Baudelaire, Trad: Bufalino.

Aaaaah! Che parto 'sto capitolo! Le Lucius/Narcissa sono faticossissime per me! Devo ammettere che finchè non ho scritto le tre shot su di loro che mi hanno un po' avvicinato a questa coppia, stavo pensando seriamente di scartare questa parte della poesia, perchè dopo aver cestinato il tutto per la milionesima volta, la speranza di scrivere qualcosa di bello mi stava abbandonando - aggiungiamoci poi il devastamente mese di esami. Comunque, alla fine di tutto, sono abbastanza soddisfatta di come è uscita fuori :) Sono riuscita a ritornare all'idea di partenza senza stravolgerla troppo, ovvero quella di collegare queste strofe al momento della "disfatta" di Lucius, quando Voldemort gli "chiede in prestito" la sua bacchetta (e gliela rompe pure, quell'idiota >.< ).

Ringrazio Penelope84 che ha accettato di fare da Beta-Reader per questa storia: in questo capitolo c'è dunque anche il suo zampino! :D

979: Grazie *.* si, lo so che a te piace molto Voldie! Sono contenta che la resa del personaggio (piuttosto soggettiva, lo ammetto) ti sia piaciuta. Certo, io non potrò mai perdonargli il trattamento che riserva a Lucius nell'ultimo libro, ma vabbè xD Forse, anzi, dovrei solo ringraziarlo!

marychan82: Diciamo che credere nell'esistenza di un uomo che ha come unica motivazione della sua malvagità, la malvagità stessa, mi riesce difficile. Immagino che la Rowling intendesse Voldemort come una specie di incarnazione allegorica di tutti i peggiori mali del mondo, ma se lo si vuole considerare "uomo" e non solo "personaggio antagonista" uno come Voldemort non può esistere. Almeno spero, senò stiamo messi male. Quindi, escludendo la strada che la sua sia solo una malattia mentale, un po' tipo Hitler, ho voluto aggiungergli come motivazioni (assolutamente insufficienti, da sole) il fatto di essere cresciuto in un orfanotrofio (che hai tempi non era certo posti accoglienti), e di aver scoperto che la causa della morte della madre era costituita dall'abbandono del padre - da qui il suo odio per i babbani e tutte le costruzioni ideologiche che una persona si può costruire per giustificare le sue azioni. Quanto alla noia, credo che quello sia un passo successivo :) Grazie per la recensione!

blackitten88: Sono contenta che ti sia piaciuto così tanto ^^ Alla prossima!

_Polla_: Beh, effettivamente la mossa era un po' azzardata. Diciamo che quella visione di Voldemort è molto soggettiva, e forse anche un po' OOC. Tuttavia il passaggio dall'estate all'autunno mi sembrava giusto per Tom, se quel passaggio si intendeva come "Innocenza --> colpa" ^__^ Grazie per la recensione!

 

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Capitolo 18
*** Canzone Pomeridiana ***


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LVIII
CANZONE POMERIDIANA

RODOLPHUS/BELLATRIX

Benchè perfido dia
ai tuoi begli occhi il ciglio,
o maliarda, un cipiglio
bizzarro e demoniaco,

io t’adoro, o mia fatua
e mortale passione,
come adora il santone
sull’altare una statua.

Selve e sabbie le dure
Trecce di sé t’impregnano.
Il tuo corpo disegna
Pose di sfinge oscura.

E intorno a onde lente
Un incenso ti brucia;
come l’ombra seduci,
o ninfa oscura e ardente.

Non so filtri più forti
Delle tue pigre ebrezze:
tu sai con le carezze
far rivivere i morti!

Dei tuoi seni son l’anche,
e del tuo dorso, amanti:
coi molli gesti incanti
il guanciale, finanche!

Per placar dei tuoi sensi
Le arcane ire voraci,
a volte serie i baci
e i morsi dispensi.

Il tuo riso, o mia bruna,
mi dilania beffardo,
poi sul cuore il tuo sguardo
dolce è come la luna.

Or sotto il tuo scarpino
di raso io getto, vedi,
ai tuoi serici piedi,
gioia, e genio, e destino,

e l’anima, che seppe
guarir sotto i tuoi lampi,
o fuoco alto che avvampi
nelle mie nere steppe!

Rodolphus è un damerino, lo dicono tutti.
Rodolphus è arrogante, ma elegante – è schizzinoso e borioso.
Rodolphus è un ragazzo serio, che scherza raramente.
Rodolphus è un ragazzo algido e composto, non dispensa mai sorrisi né parole a vanvera.
Rodolphus è ben educato, è dignitoso, è bravo a scuola, è bravo sempre – Rodolphus è il figlio che ogni mago che si rispetti desidererebbe avere.
Già… questo dicono di me. Non ci credi, non è vero? D'altronde come puoi crederci quando pochi minuti fa mi hai visto, inginocchiato ai tuoi piedi, venerarti come una dea?
“Sai, Rod… sembravi così diverso…”
Non c’è risposta a questa affermazione. Io sono diverso, Bellatrix. Ma sotto il tuo tocco non c’è argine, compostezza e maschera che tenga – oh, non guardarmi così! E’ questo tuo sorriso malizioso, a mandarmi in estasi… Questo tuo sguardo perfido, folle, privo di scrupoli.
E’ quella tua mano che viaggia sul tuo stesso corpo, accarezzandolo piano, tracciando una linea continua e armoniosa, ipnotizzando il mio sguardo… sei tu, è colpa tua, se appaio diverso ai tuoi occhi.
E ridi, guardandomi. Dapprima è una risata sommessa, ma poi aumenta di volume – sempre di più, fino a diventare una risata folle e sguaiata.
Anche tu sembri diversa, Bellatrix.
Più folle e più scriteriata che mai.
Pericolosa.
Pericolosa ladra – hai già preso il mio cuore, hai già fatto a brandelli la mia dignità.

----------------Note

Bien, come forse qualcuno di voi sa, la pennetta su cui giacevano tuuuuutte le mie fanfiction è andata perduta. Non so bene perchè, non so a chi gliela devo lanciare sui denti visto che aveva circa un mese di vita, ma è andata così. Ovviamente avevo già scritto questo capitolo. Ovviamente l'ho dovuto riscrivere. E, si sa, non si è mai soddisfatti delle "copie". Parlando della poesia, che dire? E' forse una delle mie preferite. Ed è perfetta, perfetta per questa coppia - questa coppia come io la vedo, ovviamente. Spero vi sia piaciuta :)

Ringrazio Penelope84 per il betaggio super-lampo ed i consigli elargiti :D Preziosi particolari!! E smisurata fiducia: fidati, gli strafalcioni li faccio anche io xD

marychan82: Ti ringrazio moltissimo per le tue parole! Davvero, mi hai tirato su il morale dopo Il Disastro xD Non amo la scrittura macchinosa, troppo complessa o ricercata all'apparenza, e sapere che ciò che scrivo dà, al contrario, un effetto di immediatezza mi consola. Forse è anche per questo che prediligo i periodi brevi: sono più immediati e meno artefatti (e sono ancora reduce dalla lettura di J. Ellroy, il re dei periodi brevi xD ). Per quanto riguarda Severus è il personaggio della saga che preferisco, dopo Lucius. Di Severus adoro l'uomanità, adoro il sacrificio, adoro la schiettezza, adoro la passione e la freddezza. E' un personaggio magnifico, un personaggio che ha distrutto la sua anima e donato se stesso. Per Lucius... bè, per Lucius è diverso. Prima di amare il personaggio cartaceo, ho amato il personaggio dei film. Prima di amarlo, ho dovuto costruire nella mia testa un Lucius che va molto, molto oltre quel che si legge nei libri. Severus invece è così. E forse per questo mi riesce difficile scriverci sopra... ho poco da inventare e ho paura di diventare banale. Scherzi? Le tue recensioni sono utilissime! Non solo come panacea per il morale, non solo per la critica letteraria, ma anche perchè offri interessanti spunti di riflessione :) davvero! Ti rigrazio per il tempo che spendi per leggere e recensire ;) Alla prossima!

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Capitolo 19
*** Franciscae Meae Laudes ***


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LX
Franciscae Meae Laudes

DRACO/HERMIONE
 
Novis te cantabo chordis
O novelletum quod ludis
In solitudine cordis.

Ti canterò con ardore
Novello, o lieto verziere
Del solitario mio cuore

 
Esto sertis implicata,
O femina delicata,
Per quam solvuntur peccata!

Sii da ghirlande allacciata,
o femmina delicata,
che redimi la peccata.

 
Sicut beneficum Lethe,
Hauriam oscula de te,
Qauae imbuta es magnete.

Come un benefico Lete
La bocca tua mi disseta
Imbevuta di magnete

 
Quum vitiorum tempestas
Turbabat omnes semitas,
Apparuisti, Deitas,

Quando dei vizi la rea
Nebbia turbò la vallea,
tu ecco apparisti, Dea,

 
Velut stella salutaris
In naufragis amaris…
Suspendam cor tui aris!

Come stella salutare
Ai disperati del mare…
T’appendo il cuore all’altare!

 
Piscina plena virtutis,
Fons aeternae juventutis
Labris vocem redde mutis!

Piscina d’ogni virtù,
fontana di gioventù
slegami le labbra tu!

 
Quod erat spurcum, cremasti;
Quod rudius, exaequasti;
Quod debile, confirmasti.

Tu ogni feccia bruciasti,
ogni rudezza appianasti,
ogni fralezza curasti.

 
In fame mea taberna,
In nocte mea lucerna,
Recte me semper guberna.

Alla mia fame taverna,
alla mia notte lucerna,
sempre equamente governami.

 
Adde nunc vires viribus,
Dulce balneum savibus
Unguentatum odoribus!

Rafforza le forze affrante,
Soave bagno stillante
Di balsamo inebriante!

 
Meos circa lumbos mica,
O castitatis lorica,
Aqua tincta seraphica;

Brillami ai fianchi, pudica
Di castitate lorica,
infusa d’acqua serafica;

 
Patera gemmis corusca,
Panis salsus, mollis esca,
Divinum vinum, Francisca!

Tazza di femme corrusca,
sapido pane, molle esca,
divino vino, Francesca![1]


 

E’ stato quando ti sei avvicinata. Non con pietà, non con compassione. Con curiosità. Preoccupazione, forse. Ma l’ho notata quella scintilla nei tuoi occhi, quello sguardo vispo che tante volte ti ho visto riservare alle parole di un professore – quello sguardo assetato di sapere che sempre, sempre, precede una tua domanda.
“Cos’hai?”
Quella è stata la tua domanda. Io non ti ho risposto, ho lasciato che il silenzio si frapponesse fra noi, in quello squallido bagno. Ho asciugato le mie lacrime – stranamente senza vergogna. No: non mi sono vergognato; tu non mi stavi giudicando. Tu volevi soltanto sapere perché mai Draco Malfoy si fosse nascosto in un bagno a piangere.
“Cos’hai?” hai ripetuto, avvicinandoti di qualche passo.
“Fatti gli affari tuoi, Granger.”
Hai affilato lo sguardo, avvicinandoti di un altro passo.
“Potrebbero esserlo.”
Di nuovo, silenzio. Sei sempre stata più abile di me, a parole.
Un altro passo – forse neanche un metro di distanza, fra noi.
“Allora? Lo sono?”
“No.”
Ho stretto i denti, apprestandomi ad uscire. Ma quando ti sono passato accanto, ho sentito la presa delle tue dita sul mio polso.
“Draco…”
Mi sono voltato: mi hai guardato preoccupata. Più che preoccupata: c’era una vera e propria nota di disperazione nella tua voce, quando hai parlato.
“Non sei costretto a farlo.”
“Ti ho detto che non sono affari che ti riguardano.”
“No, ma riguardano te.”
Si sono allargati, i tuoi occhi color nocciola. Si sono allargati fino ad inghiottirmi, fino a che non ho visto nient’altro che loro – la loro trasparenza, la loro innocenza.
Un’innocenza che quasi mi sono sentito in colpa di turbare, quando le nostre labbra si sono unite, delicate ed esitanti, in un bacio dolce.
Ed ora? Ora passerei tutta la vita così: la testa poggiata sul grembo di colei che è stata la mia salvezza, della ragazza che ha saputo mostrarmi quanto altro ci fosse, al di fuori della noia, della violenza, della costrizione. Passerei tutta la vita a sentire le sue dita districare i nodi dei capelli con la stessa facilità con la quale lei ha sciolto quelli che mi tenevano legato ad un’esistenza menomata dall’ansia e dalla paura.
Passerei la mia vita con te, Hermione.

---------Note

[1] Franciscae Meae Laudes, LX, Spleen e Ideale, I Fiori del Male, C. Baudelaire, Traduzione: G. Bufalino

Come ho già detto precedentemente, per me Draco è totalmente diverso dal padre. Molto più debole, molto meno calcolatore e molto meno freddo di Lucius. Per questo gli basta un'occhiata, per innamorarsi. Hermione, come sempre, assume la funzione di "salvatrice", quella di una taverna nella fame, o di una lucerna nella notte. E' lei che con poche parole ed uno sguardo riesce a far capire a Draco che quella che sta intraprendendo non è l'unica strada. E Draco, meno cocciuto di quanto sembri in realtà, la segue volentieri. A voi!

Grazie alla mia Beta, penelope84 : No, la pendrive purtroppo non l'ho fatta ingoiare a nessuno, ma me ne sto seriamente pentendo xD Sono contenta che ti sia piaciuto il capitolo precedente! In effetti quella di Rodolphus e Bellatrix è una coppia di pazzi, ma... sono pazzi che affascinano :D E sì, è decisamente molto importante avere qualcuno che rilegge le tue storie, anche solo per un semplice consiglio. Quel semplice consiglio può essere molto prezioso ;)

blackitten88: Wow, grazie per l'entusiasmo! xD Spero che anche questo capitolo ti piaccia, sebbene sia molto più delicato e molto meno "pazzo" del precedente ;)

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Capitolo 20
*** Moesta et Errabunda ***


LXII

MOESTA ET ERRABUNDA

LUCIUS/SEVERUS

 

Dimmi, Agata, a volte non pensi di migrare

Lungi dal nero mare dell’immonda città,

laggiù, dove risplende un ceruleo alto mare,

terso e profondo come una verginitò?

Dimmi, Agata, a volte non pensi di migrare?

 

L’onda, l’onda infinita culla i nostri tormenti!

Onde, da qual mai demone aveste il rauco canto,

cui s’accompagna l’organo vasto e sordo dei venti,

con la missione augusta d’addormentare il pianto?

L’onda, l’onda infinita culla i nostri tormenti!

 

Portami via, vagone! Rapiscimi, vascello!

Qui è intriso di lacrime il fango della via!

Non suona, triste Agata, nel tuo cuore l’appello:

“Dai rimorsi, dai crimini, dalle gravezze, via,

portami via vagone, rapiscimi, vascello?”

 

Come lontano sei, paradiso balsamico,

dove sotto l’azzurro regna amore e letizia,

dove quello che s’ama è ben degno che s’ami,

e in flutti puri d’estasi il cuore si delizia!

Come lontano sei, paradiso balsamico!

 

Ma il verde paradiso dei fanciulleschi amori,

le corse, i canti, i baci, il vibrar degli archetti

a ridosso dei poggi, i mazzetti di fiori,

e gli orcioli di vino, la sera, nei boschetti,

-         ma il verde paradiso dei fanciulleschi amori,

 

il casto paradiso delle gioie furtive,

è di già più lontano dell’India e della Cina?

Potrebbe un grido, un gemito farlo ancora rivivere,

ridestarlo col palpito d’una voce argentina,

il casto paradiso delle gioie furtive?[1]

 

Lucius lo guarda immobile, non si muove neanche un muscolo del suo pallido volto. Severus ricambia lo sguardo inespressivo, gettandogliene uno altrettanto inespressivo. C’è da chiedersi cosa possono capire l’uno dell’altro, se non si sforzano di esprimere nulla. Lo sguardo di Lucius si sposta da Severus ad un punto situato sul muro, da qualche parte dietro di lui.

“E’ andata così, dunque.”

“E’ andata così.”

“Sei una spia da tutto questo tempo Severus?”

“Sì, Lucius.”

Un lampo di rabbia attraversa le iridi argentee del mago biondo, mentre stringe il bicchiere di vino con forza, finché le nocche non gli diventano bianche.

“Perché me lo stai raccontando, Severus? Potrei andare in questo stesso momento dal Signore Oscuro. Potrei venderti come la più inutile delle chincaglierie. Potrei guadagnarmi i suoi favori in un battibaleno, se gli svelassi quel che tu hai svelato a me ora. Perché me lo stai raccontando?”

“Perché so che non vuoi farlo, Lucius.”

Severus si alza di scatto, si avvicina ad una finestra del maniero e guarda fuori,  incrociando le braccia dietro la schiena e dando le spalle all’amico.

“So che sei stanco. So che non hai digerito il fatto di essere trattato alla stregua di un mezzosangue, privato della bacchetta, per un errore commesso – errore che nemmeno il Signore Oscuro ha potuto evitare. So che non hai tollerato che tuo figlio venisse messo in pericolo. So che non puoi più vedere tua moglie soffrire nel modo terribile in cui una madre soffre. So che non è questo il mondo che desideri, Lucius.”

“Ti sbagli” ringhia lui, in risposta. “Ti sbagli Severus. Io posso tollerare tutto questo, se può servire a…”

“A cosa, Lucius!” Severus si gira nuovamente verso di lui, quasi gridando. Lucius può vedere forse per la prima volta uno sguardo quasi disperato sul volto del maestro di pozioni. “A cosa può servire tutto questo? Stiamo decimando la comunità magica! Tutto cade in un baratro di terrore, Lucius! Tuo figlio non sorride più, tua moglie non sorride più, Tu, Lucius, non sorridi più, da quanto? Non sogni ogni notte i volti di coloro che sono morti straziati dalle tue mani e dagli ordini del tuo padrone? Quanti ragazzini dovrai ancora veder morire per capire che tutti, tutti loro potrebbero essere Draco?”

Con tre grandi passi Severus si avvicina alla poltrona dove Lucius è seduto, vi posa le mani stringendo i braccioli con un gesto convulso e gli parla, a pochi centimetri dal volto, riversando ogni paura, ogni pentimento su quel volto statuario, che pare non ascoltarlo ma che Severus sa, lo sa, lo ascolta eccome.

“E cosa dovrei fare, ora, secondo te?” Gli sibila in risposta, quasi senza muovere le labbra “Mandare definitivamente mia moglie e mio figlio al macello ribellandomi al mago più potente che abbia mai camminato su questo pianeta? Non c’è più scampo, Severus, io non sono un abile occlumante come te e – a dirla tutta – non ho il tuo incredibile coraggio.”

Si guardano per un tempo che sembra infinito, i volti poco distanti, le menti ancor meno distanti. Severus sorride di un ghigno amaro.

“Lo prendo come un complimento. Ma il coraggio non è una dote innata amico mio. Si apprende, spesso per necessità.”

“Lo è. Vorrei davvero ascoltarti Severus. Vorrei avere il coraggio di fare quel che tu fai. Ma non nutro alcuna fiducia in Potter e i suoi amici. Non voglio mettermi ancora più in pericolo di quanto io non sia e…”

Quanto gli appaiono vuoti i suoi discorsi mentre li pronuncia! Mai, mai in tutta la sua vita si è sentito così piccolo, così vigliacco. Si interrompe, fissando quegli occhi neri che lo fissano a loro volta e, riflettendo davvero per la prima volta su quel che Severus gli ha rivelato, l’orrore gli cade addosso come un macigno. Sente sulla sua pelle, in uno slancio empatico che non gli è proprio, tutto ciò che l’amico ha sopportato in nome di un amore che l’ha consumato fino a togliergli tutto e a regalargli tutto. Legge, nel suo sguardo nero come l’ebano, il dolore provocato da ogni vita che ha tolto contro la sua volontà più profonda, contro la sua stessa anima…

“Severus…”

Allunga una mano a toccare quel viso irrigidito dall’angoscia, sfiora il suo collo, sentendo il cuore battere calmo, quasi fosse allenato ad un battito costante, sfiora il colletto della sua veste da mago e in un gesto convulso, pieno di dolore e bisogno lo stringe, lo tira, lo strattona, attirando Severus stesso verso di lui, verso le sue labbra, verso il suo bisogno d’aria pulita e Lucius lo bacia, e quel bacio quasi casto, se ne accorge, è la cosa più pulita e vera e bella che abbia provato negli ultimi anni e allora cede, si arrende e capisce.

“Portaci via, Severus, amico mio. Andiamocene via da quest’orrore. Insegnami come si fa.”

Mentre spariscono, Lucius pensa che il bello della smaterializzazione, è che non è un viaggio che permetta ripensamenti. A guardarsi indietro non si vede che il presente.

 

------Note

[1] Moesta et Errabunda, LXII, Spleen e Ideale, I Fiori del Male, C. Baudelaire, Trad: Bufalino.

No, non mi sfugge che siano passati praticamente quattro anni da quando ho pubblicato l’ultima flashfic di questa raccolta. Non ho mai pensato di lasciarla incompleta eppure non ho mai avuto voglia di scrivere ancora. Sono successe molte cose in questi anni e la mia vita è cambiata drasticamente, tuttavia mi rende felice sapere che questo è ancora un piccolo rifugio quasi immobile.

Immagino non ci sarà più nessuno dei vecchi lettori, e mi dispiace assai, ma spero che questa raccolta possa ancora dare qualcosa di nuovo a chi non l’ha mai letta.

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Capitolo 21
*** Lo Spettro ***


LXIII

LO SPETTRO

VOLDEMORT/BELLATRIX

 

Simile a un cherubino dal vermiglio

Occhio, ritornerò nel tuo giaciglio;

scivolerò col favore dell’ombra

tacitamente verso le tue membra

 

e poserò sulle tua labbra, o bruna,

labbra diacce com’è diaccia la luna;

carezze ti darò, quasi di liscio

serpe che attorno a una fossa strisci.

 

Quando verrà il livido mattino,

troverai vuoto il posto a te vicino,

che fino a sera starà freddo e spento.

 

Altri ti vinca con tenere armi:

io la tua vita voglio conquistarmi,

e la tua gioventù, con lo spavento.

 

Vorrei sapere, Bellatrix Lestrange, quand’è che hai iniziato ad amarmi. In fondo un tempo sono stato umano anche io e chissà, qualcosa, forse, avrei potuto darti.

Ma in fondo non importa: probabilmente anche questo ti soddisfa, questo gioco sporco che ci unisce, e le mie mani ti piacciono anche ora, fredde come morte e sottili, così esperte nel donare il dolore, così esperte nel negare il piacere…

Deve piacerti, Bellatrix, perché la leggo nei tuoi occhi l’attesa che svanisce, e raccolgo sulla punta delle dita il tuo piacere di vedermi, così liquido da poter essere bevuto. Qualcun altro avrà avuto il compito, nella tua vita, di darti orgasmi che hai preteso, ma con me non hai il coraggio, non è vero? Aspetti, sì, e lo so che una parte di te lo chiederebbe, ma non lo fai mai. Sai che solo io decido, e come controllo ogni aspetto della tua vita, controllo anche questo, mia folle, passionale strega.

Ora che dormi accanto a me guardo le tue labbra schiuse, e riconosco, nel loro rossore gonfio, tutte quelle domande inespresse che proprio lì si ammassano, e penso, mentre mi alzo per lasciarti al tuo risveglio sola, come sempre, che forse, forse, per una volta mi piacerebbe sentirti implorare.

Sì, per una volta vorrei che tu, quella domanda, la facessi – e sapremmo entrambi la risposta, non è vero?

“No, mia cara Bellatrix, non è il momento”, non lo sarà ora e non lo sarà mai.

------Note

[1] Lo Spettro, Spleen e Ideale, I Fiori del Male, C. Baudelaire, Trad: Bufalino.

Sempre immaginando un Voldemort che non sia un essere totalmente inumano, ho provato a scrivere questo pezzo. Questo genere di domande, su personaggi un po’ irreali come Voldemort, mi capita sempre di farmele: “Ma questo mangia? Caga? Scopa?” e diciamo che volendo aggiungere un po’ di realismo al tutto, la risposta non può essere che sì. E avendo risposto sì a questa domanda, al momento l’unica persona con cui mi viene da accoppiare il buon Voldemort è proprio Bellatrix, che prova per lui un’adorazione tale che perfino nei libri stessi sembra essere un tantinello erotica, ecco. Non può essere certo un rapporto paritario, Bellatrix non perde occasione di gettarsi ai suoi piedi e baciargli la veste, e Voldemort non sembra fare altro che rivolgerle sguardi freddi, eppure in alcuni frangenti si coglie il suo apprezzamento per la fedeltà dimostrata dalla donna in ogni occasione, e nel quinto libro, quando la prende con sé per smaterializzarsi sembra quasi proteggerla. In fondo non gliene è fottuto nulla di far sbattere Lucius e compagnia ad Azkaban, ma Bellatrix la porta con sé. Lo trovo abbastanza indicativo.

Dopo di che non so se la Rowling abbia mai immaginato quello che ho scritto qua io (spero di no), tuttavia la poesia in questione mi è sembra molto, molto azzeccata.

Spero che il tutto sia vagamente apprezzabile.

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Capitolo 22
*** Tristezze della Luna ***


Tristezze della luna

LXV

TRISTEZZE DELLA LUNA

LUNA/SEVERUS

 

Nei suoi sogni la luna è più pigra, stasera:

come una bella donna su guanciali profondi,

che carezzi con mano disattenta e leggera

prima d’addormentarsi tra i suoi seni rotondi,

 

lei su un serico dorso di molli aeree nevi

moribonda s’estenua in perduti languori,

con gli occhi seguitando le apparizioni lievi

che sbocciano nel cielo come candidi fiori.

 

Quando a volte dai torpidi suoi ozi una segreta

Lacrima sfugge e cade sulla terra, un poeta

Nottambulo raccatta con mistico fervore

 

Nel cavo della mano quella gocciola frale,

pallida e iridescente come scheggia d’opale,

e, per sottrarla al sole, se la nasconde in cuore.

 

La prima volta che è entrato nel Maniero l’ha vista. La seconda volta l’ha interrogata. La terza volta l’ha guardata. La quarta ha iniziato a provare compassione per lei. La quinta, ha provato compassione per se stesso.

Severus non riesce a non vedere Luna Lovegood come un essere sovrannaturale, e, per quanto ci provi, non riesce ad odiarla abbastanza da riuscire ad essere sgradevole con lei come lo è con tutti. Forse è il fatto che lei non lo guarda con odio, forse il fatto che sembri non rendersi conto affatto di quel che gli capiti intorno, sebbene – Severus lo sa – se ne renda conto eccome. Forse è il suo guardare con interesse le pareti, quasi queste nascondessero un segreto talmente incredibile da dover essere scoperto per forza. Forse è la dolcezza con il quale si rivolge al suo compagno di cella, Olivander, e il fatto che forse quella dolcezza, nel profondo del suo cuore, Severus l’ha sempre desiderata.

Luna gli sorride sempre, e Severus del suo sguardo ha paura, perché a volte gli ricorda quello di Silente, così penetrante e scanzonato. Luna non guarda mai quello che vede, i suo occhi sembrano vagare sul nulla perché viaggiano in una realtà che solo degli esseri speciali possono vedere, che è quella della natura delle cose.

Eppure è costretto ad interrogarla, a metterla in difficoltà, a cercare di strapparle informazioni che lei non vuole affatto dare. Una cosa lo consola: persino Lucius, che certo non è conosciuto per il suo tenero cuore, non sembra capace di infliggerle dolore. Così cercano di arrivare a lei attraverso Olivander, e lei, ovviamente, ne soffre.

A volte le sfugge una lacrima. Oggi che è solo, Severus si permette di raccoglierla su un dito. Il suo dito le sfiora il volto e si ferma un istante sulla sua gota bollente. In quel momento i loro sguardi si incrociano e gli occhi azzurri, spalancati e acquosi di Luna incatenano quelli neri, profondi e tormentati di Severus.

Nessuno dei due ha voglia di spiegarsi quel che accade. Ma in quel momento Luna capisce tutto di Severus, e lui capisce di non poter più vivere senza la certezza che quello sguardo sia vivo.

 

------Note

[1] Tristezze della luna, LXV, Spleen e Ideale, I Fiori del Male, C. Baudelaire, Trad: Bufalino.

E’ una coppia molto insolita, lo ammetto. Però quando ho letto la poesia l’ho associata immediatamente a Luna, per la sua dolcezza malinconica. I due versi “con gli occhi seguitando le apparizioni lievi / che sbocciano nel cielo come candidi fiori”, mi hanno ricordato Luna e i Gerbilli. Comunque, il resto è venuto abbastanza automaticamente, anche se all’inizio avevo pensato di fare il pairing con Draco, piuttosto che con Severus, anche per essere un po’ più aderente al Canon della storia (in quel momento, in realtà, Severus è ad Hogwarts e non so francamente quante volte ne sia uscito), ma boh, mi attirava più questo.

Ovviamente, il pairing è un po’ platonico. Non succede nulla che faccia strettamente pensare all’inizio di qualcosa che non sia più di un grande affetto reciproco, ma se volete potete sbizzarrire la fantasia J la mia è andata in tutte le direzioni.

Alla prossima!

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