I'm with you

di AliceRose
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Incontro ***
Capitolo 2: *** Dialogo ***
Capitolo 3: *** Sorpresa ***
Capitolo 4: *** Segreti ***
Capitolo 5: *** Desiderio ***
Capitolo 6: *** Imprevisto ***
Capitolo 7: *** Appuntamento ***
Capitolo 8: *** Innamorata ***
Capitolo 9: *** Verità ***
Capitolo 10: *** Pelle ***
Capitolo 11: *** Volo ***
Capitolo 12: *** Kira ***
Capitolo 13: *** Passato ***
Capitolo 14: *** Gelosia ***
Capitolo 15: *** Sospetti ***
Capitolo 16: *** Fuga ***
Capitolo 17: *** Paura ***
Capitolo 18: *** Dono ***
Capitolo 19: *** Sviluppi ***
Capitolo 20: *** Dissidio ***
Capitolo 21: *** Tregua ***
Capitolo 22: *** Svolta ***
Capitolo 23: *** Convivenza ***
Capitolo 24: *** Condanna ***
Capitolo 25: *** Rintocco ***
Capitolo 26: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Incontro ***


 1. Incontro

L’autunno era decisamente la mia stagione preferita. Questo pensavo mentre camminavo a passo spedito verso Central Park in quello che apparentemente era un normalissimo pomeriggio. Dico apparentemente perché ancora non sapevo che di lì a poco avrei fatto un incontro che avrebbe modificato radicalmente la mia vita. Ma prima che inizi questa storia lasciate che mi presenti: mi chiamo Audrey Miller, come avrete intuito sono newyorkese e quando tutto ebbe inizio avevo ventitre anni. Ero appena uscita da lezione, frequentavo la facoltà di architettura alla Columbia University e prima di tornare nel mio appartamento per dedicarmi allo studio,quel particolare pomeriggio desideravo fermarmi nella mia sala da the prediletta a mangiare una bella fetta di cheese-cake alle fragole. Vi starete domandando come mai mi soffermi su un dettaglio così insignificante, ma presto vi renderete conto che i dolci in questa vicenda hanno un ruolo niente affatto marginale.

Mi trovavo ancora immersa nei miei pensieri quando quasi andai a sbattere contro la porta del locale, ridacchiando per la mia distrazione entrai e subito le mie narici furono invase da un piacevole aroma di torta, crogiolandomi nell’aspettativa di poterne gustare una al più presto, mi feci largo tra la ressa che si era formata intorno al bancone e riuscii ad accaparrarmi uno sgabello.

“Ciao Sue!” Esclamai allegramente all’indirizzo della cameriera.

 “Ciao Audrey, eccoti qui!” mi rispose Sue sorridendo.

“Uscita ora da lezione?” Mi domandò mentre asciugava un piatto.

“Si e ho una gran fame!” Replicai.

 “Bene, cosa ti porto?” Si informò la ragazza.

“Assolutamente la cheseecake alle fragole e una tazza di the” Asserii con convinzione.

Sue mi guardò desolata e annunciò:

 “Mi dispiace, la cheesecake alle fragole è appena finita.”

Una notizia del tutto innocente. Una quisquilia da nulla. Per me era una catastrofe, capace di rovinarmi la giornata. Avevo immaginato di mangiare quella torta per tutto il giorno, il pensiero della cheesecake alla fragola mi aveva sostenuta durante i corsi più noiosi e ora mi sentivo defraudata. Mi oscurai in viso mentre Sue cercava di trattenere una risatina alla mia reazione spropositata e senza accorgermene praticamente gridai:

“Spero che a quell’imbecille che ha mangiato la mia torta, vadano le fragole tutte di traverso!”

“Emh..” bofonchiò Sue.

“Che c’è?” Borbottai stizzita.

Poi dalla sua espressione imbarazzata compresi e desiderai ardentemente sprofondare dalla vergogna.

“Non dirmelo..L’interessato è dietro di me e ha sentito tutto..”

Sue annuì impercettibilmente, mentre di nuovo cercava di trattenere uno scoppio d’ilarità. Io invece in quel momento non avevo molta voglia di ridere, mi sembrava di sentire un paio d’occhi che mi perforavano la nuca, lentamente, mentre il mio colorito volgeva al cremisi mi girai.

La piccola folla di poco prima mentre parlavo con Sue si era diradata e letteralmente appollaiato su una sedia, ad un tavolino poco distante dal bancone un ragazzo mi fissava.

 Si trattava della persona più insolita che avessi mai visto, non tanto nell’aspetto, certamente singolare per via delle profonde occhiaie che contornavano i grandi occhi neri, quanto per l’espressione e la maniera bizzarra in cui stava seduto. Era molto pallido e aveva capelli neri piuttosto lunghi e scompigliati, indossava dei jeans e una semplice maglia bianca, con la punta delle dita teneva sospeso per aria un cucchiaino mentre sul tavolo troneggiava una fetta di cheese-cake alla fragola.

Mi riscossi dallo stato di catatonia che mi aveva indotto l’analisi dello sconosciuto, accorgendomi di essermi nuovamente aggiudicata una brutta figura nello scrutarlo così insistentemente. Aprii la bocca per dire qualcosa ma non uscii alcun suono, nel frattempo il ragazzo continuava a fissarmi.

Mi schiarì la gola e ritentai: “Eeehm..Aaah..Ecco io, io non dicevo sul serio, sai sono cose che si dicono così, per ridere, ma non si pensano..”

 Mi insultai mentalmente per il mio delirante eloquio, il mio interlocutore non aprì bocca, limitandosi a persistere nell’osservarmi, mettendomi seriamente a disagio.

“È solo che sono molto golosa e ci tenevo a quella torta..” Complimenti, questa si che è una giustificazione inoppugnabile mi fece notare una vocina nella mia testa.

 L’individuo rimaneva ostinatamente immerso nel suo mutismo e altrettanto ostinatamente mi fissava.

Sospirai rumorosamente e mormorai:

“Scusami, sono stata una vera cafona”.

“Ne vuoi un pezzo?” Domandò il ragazzo.

Trasalii, non mi aspettavo di sentire la sua voce a quel punto, ne tantomeno mi aspettavo una domanda del genere, restai basita ad osservarlo per qualche istante, combattuta tra cosa suggerivano il buon senso e la buona educazione e tra il mio desiderio di mangiare la torta e anche di parlare con lui che aveva suscitato la mia curiosità. Penserete che sia senza ritegno, beh avete ragione.

“ Si…Grazie.” Risposi titubante e mi accomodai sulla sedia di fronte alla sua.

 Nel mentre, Sue si affrettò a portare un altro piatto con dipinta sul volto un’espressione vagamente stupita.

 Andò esattamente così, conobbi la persona che mi avrebbe sconvolto l’esistenza per via di una fetta di torta.

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Capitolo 2
*** Dialogo ***


2.  Dialogo

Guardai Sue allontanarsi dal tavolo e tornare dietro il bancone, con una strana sensazione, quasi d’angoscia, la stessa che si prova da bambini quando la mamma si allontana dopo averti lasciato a scuola il primo giorno. Scacciai quell’idea ridicola e mi accorsi che il bizzarro sconosciuto si era proteso in avanti e mi sventolava sotto il naso la mia metà di torta infilzata nella forchetta.

“Oh…g-grazie..” Balbettai porgendogli il piatto.

 “Non c’è di che.” Replicò facendo atterrare la cheesecake a destinazione.

 Iniziammo a mangiare in silenzio, io sbirciandolo di sottecchi, lui completamente assorbito dal dolce. Mi accorsi che la torta sarebbe finita in breve tempo e che io non ero ancora stata in grado di articolare una conversazione. Cosa insolita da parte mia. Forse mi trovavo ancora in imbarazzo per la situazione, forse non riuscivo a capacitarmi che il ragazzo non avesse le scarpe.

“Le scarpe mi danno fastidio” Dichiarò improvvisamente.

Doveva essersi accorto che non riuscivo a distogliere lo sguardo dai suoi piedi nudi. Continuavo ostinatamente a collezionare brutte figure.

“Ah, capisco.” Non potei fare a meno di blaterare nonostante fossi ben lungi dal capire effettivamente.

 Ci rimanevano si e no due bocconi, quando finalmente arrivò l’ispirazione. A dire il vero non era un’ispirazione ma una pura banalità che tuttavia avevo inspiegabilmente trascurato.

“Mi chiamo Audrey.” Esclamai sentendomi una perfetta idiota.

 Per sottolineare l’affermazione gli porsi la mano.

Con estrema riluttanza il ragazzo appoggiò la forchetta e la strinse. In realtà dire che la strinse non è esatto, con la punta delle dita afferrò per un istante la mia mano senza esercitare la minima pressione.

“Ryuzaki.” Mormorò e riprese a mangiare.

 Ero sempre più perplessa, non mi era mai capitato di suscitare quello che pareva ribrezzo in un uomo, tutt’altro. Stavo ancora meditando se sentirmi offesa o meno quando vidi che Ryuzaki aveva finito il dolce. Dovevo inventarmi qualcosa prima che se ne andasse.

“Facciamo due passi?” Chiesi a bruciapelo.

Lui non rispose, mi studiò un attimo nel quale probabilmente tornai ad arrossire, dopodiché domandò piano:

“Finisci la torta?”

 “Naturalmente” Fu la mia risposta decisa.

Per qualche ragione imperscrutabile parve soddisfatto.

Mi sembrò di impiegare un’eternità a finire di mangiare sotto quello sguardo inquisitorio.

 Involontariamente sospirai di sollievo quando finalmente terminai il dolce. Ci alzammo e mentre Ryuzaki si infilava svogliatamente le scarpe io mi diressi verso la cassa ma lui mi interruppe:

“Ho già pagato.”

 Mi domandai quando, invece dissi:

“Ok, allora facciamo a metà”.

“No.” Fu il suo commento lapidario.

“Ah beh..Come vuoi..Grazie..” Farfugliai confusa.

Non capivo come mai Ryuzaki riuscisse a mettermi un’agitazione tale da non riuscire a formulare una frase coerente.

 Una volta usciti, lontani dalle occhiate di ammonimento dal significato inequivocabile (fai attenzione è un tipo strambo) che mi lanciava Sue, mi sentii meglio, quasi a mio agio. Constatai che Ryuzaki era piuttosto alto e magro. Chissà se mangiava abbastanza. Ebbi una strana visione di lui appollaiato sulla  poltrona bianca e pelosa  di casa mia intento a divorare un’enorme torta cucinata dalla sottoscritta. Che bel quadretto. Mi scappò una risatina isterica e Ryuzaki mi guardò con aria interrogativa.

“Oh non è niente, mi capita a volte..Penso a qualcosa di buffo e rido da sola.” Tentai di scusarmi.

 Sorrise ma non fece commenti. Per fortuna. Stavamo praticamente gareggiando su chi dei due desse all’altro la maggior impressione di essere psicopatico.

 Dovevamo apparire piuttosto inusuale come coppia, camminavamo in silenzio, io dritta come un fuso, lui un po’ingobbito, io curata, lui trasandato, sembravamo vistosamente alle antitesi tuttavia stavo iniziando a pensare che qualcosa in comune dovevamo avere. Il pomeriggio tornò ad essere incredibilmente piacevole, il sole ancora caldo, le foglie degli alberi dipinte di mille sfumature, il chiacchiericcio della gente che ci camminava accanto, forse un po’spazientita dalla nostra andatura lemme, l’aria che in quel momento profumava di…

“Waffles!” Esclamò Ryuzaki con entusiasmo, affrettandosi verso il chiosco.

Poco dopo eravamo intenti a divorare un grosso waffles allo sciroppo d’acero ciascuno.

“Mezza fetta di cheesecake non era abbastanza soddisfacente.” Bofonchiai con la bocca piena.

“Hai ragione” Annuì Ryuzaki con convinzione.

 Ci sorridemmo. Forse avevo terminato con le gaffe.

La passeggiata proseguì silenziosa ma gradevole, fino a quando in lontananza si sentirono suonare le campane. Ryuzaki si fermò di colpo e mi guardò a lungo come se volesse imprimere il mio viso nella memoria e disse:

“Devo andare, è stato un piacere conoscerti Audrey.”

Cercai di mascherare il mio dispiacere che era del tutto fuori luogo visto che lo conoscevo da quel pomeriggio e replicai:

“Non c’è problema, sono praticamente arrivata a casa. È stato un piacere anche per me, davvero”.

Ryuzaki mi rivolse un’ultima lunga occhiata con quei suoi profondi occhi neri  e si voltò per andarsene, ma io, nuovamente priva dell’intero possesso delle mie facoltà mentali lo richiamai:

“Ryuzaki?”

Lui si girò di nuovo verso di me in attesa.

“Spero di rivederti… Io me la cavo bene con i dolci sai?”

Non riuscii a credere di aver davvero pronunciato quelle parole, ero pietrificata. E tendente al bordeaux.

Ryuzaki annuì, mi fece un cenno con la mano e si allontanò.

Rimasi a contemplarlo mentre andava via sempre con quella sua strana andatura, nella mia mente si rifece viva una nota vocina:

“Potevi almeno chiedergli il numero di telefono imbecille, anziché delirare sulla tua abilità di pasticcera.”

 “Oh e sta zitta!” Sbottai.

Un passante mi guardò male.

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Capitolo 3
*** Sorpresa ***


3. Sorpresa

 

Erano trascorsi tre giorni dal mio incontro con Ryuzaki e io non riuscivo a togliermelo dalla testa per quanti sforzi facessi. Mi ripetevo che era ridicolo rimuginare su un perfetto sconosciuto, che ero piuttosto cresciuta per abbandonarmi a ipotetici colpi di fulmine, ma inevitabilmente i miei pensieri volgevano a lui. Era incredibile. Da sempre mi consideravo una persona piuttosto razionale,eppure i fatti stavano dimostrando esattamente il contrario.

Mi rivoltai nel piumone. Era già tardi e dovevo raggiungere la mia facoltà, ma non avevo voglia di alzarmi.

“ Non hai voglia perché dovresti interrompere le tue patetiche fantasticherie di uscire sul pianerottolo e scoprire che Ryuzaki è il tuo nuovo vicino”. La mia voce interiore stava diventando quanto mai inopportuna.

Saltai fuori dalle coperte e corsi a farmi una doccia. Forse l’acqua calda insieme al torpore del sonno,  avrebbe scacciato anche le mie fantasie. Mi sbagliavo anche in quel caso.

Dopo essermi vestita e avere fatto un’abbondante scorpacciata di cereali, infine uscii di casa. Ovviamente sul pianerottolo, di Ryuzaki nemmeno l’ombra. Ero ormai troppo in ritardo per fare il percorso a piedi,così intercettai un taxi. Me ne dispiacque,avrei voluto fare un salto da Sue,magari Ryuzaki era a fare colazione là.

“Devo smetterla!” Affermai con decisione.

 “Come signorina?” Domandò il tassista confuso.

Stavo prendendo la pessima abitudine di esprimere ad alta voce le mie considerazioni personali.

“Non ho detto niente” replicai con un largo sorriso.

Ignorai l’occhiata dubbiosa che mi lanciò l’uomo dallo specchietto retrovisore.

La voce del docente altro non era che un ronzio indistinto nella mia testa. Più fastidiosi invece, erano i tentativi del mio amico Connor , seduto al mio fianco, di richiamare la mia attenzione.

“Audrey..Hey Audrey?” Bisbigliò quando si accorse che le gomitate non sortivano risultati.

“Mm..” Mugugnai per tutta risposta.

 “Audrey va tutto bene? Ti comporti in modo strano.” Insistette.

“Mm..” Tornai a ripetere.

“Sarà.. Ci vieni stasera al Julian’s?” Mi domandò.

“Mm.” Fu la mia perseverante risposta.

“Hai altro da dire oltre mm?” Chiese esasperato.

 Mi voltai a guardarlo, gli sorrisi e dissi:

“Mm.” 

Trattenemmo a stento una risata.

Quando finalmente terminarono le lezioni io e Connor ci avviamo verso l’esterno. Lui continuava a scrutarmi preoccupato e io a fare finta di niente,anche se ero consapevole che il mio amico non mi avrebbe concesso a lungo questo lusso. Difatti esclamò:

“Allora adesso vuoi dirmi cos’hai? Sono tre giorni che hai la testa da un’altra parte,persino durante i corsi, non è da te.”

Aveva perfettamente ragione. Non era da me.

Sospirai.

“Non ho niente, è solo che..” Mi interruppi.

Non volevo sbilanciarmi troppo, qualcosa mi suggeriva di tenere Ryuzaki per me. “Solo che?” Mi incalzò.

Non risposi e fissai ostinatamente il pavimento.

“Ho capito..Centra un ragazzo!” Dichiarò con aria saputa.

“Ma l’intuito femminile non dovrebbe essere prerogativa di noi donne?” Borbottai contrariata.

Connor sghignazzò.

“Avanti racconta!” Mi esortò elettrizzato.

“Non c’è niente da raccontare, qualche giorno fa ho conosciuto un tipo..Interessante.. Ma non credo che lo rivedrò più.” Ammisi sconsolata.

 “Perché scusa? Non gli hai chiesto il numero di telefono visto che ti interessava.?” Mi domandò sorpreso.

“Beh..No.” Risposi  controvoglia.

Connor aveva la tipica espressione di chi non sapeva se ridere o piangere.

“Come credevi di rivederlo senza nemmeno avere il suo numero? Speravi di incontrarlo per caso? A New York?” Mi fece notare quasi scandalizzato.

“Non rigirare ulteriormente il coltello nella piaga.” Ribattei piccata.

“Magari non gli piacevo nemmeno.” Aggiunsi in tono melodrammatico.

 “Questo non è possibile!” Asserì Connor con convinzione.

 “Adulatore!” Lo canzonai.

“Andiamo,so benissimo che era quello che volevi sentirti dire.” Disse con un sorrisetto.

Ridacchiai.

“Certo che è strano, non sei mai stata il tipo di persona che rimane vittima del colpo di fulmine.” Osservò cogitabondo.

“ Questo ragazzo deve avere qualcosa di speciale.”

“Altroché..” Confermai a mezza voce, mentre nella mia mente riaffioravano il viso di Ryuzaki, i suoi occhi neri, quella bizzarra maniera di stare seduto..

“Basta adesso!” Esclamai.

“Basta cosa?” Mi domandò Connor stranito.

“Niente Connor,tu non farci caso.” Mormorai rassegnata.

Connor ed io ci salutammo dopo aver percorso l’imponente scalone che conduceva all’ingresso della Columbia. Lui si diresse verso l’auto e io decisi di passare attraverso il parco dell’ateneo per tornare a casa.

Era una splendida giornata di sole nonostante l’aria iniziasse a farsi più frizzante con il susseguirsi degli ultimi giorni di settembre. Intorno a me, per il viale, sulle panchine, era pieno di studenti. Alcuni chiacchieravano tra loro, altri erano intenti a leggere libri e appunti. Un ragazzo, seduto su una panchina mangiava un gelato. Ebbi un tuffo al cuore.

Era Ryuzaki.

Strabuzzai gli occhi incredula. Eppure era proprio lui. Reggeva l’estremità del cono tra il pollice e l’indice, il modo in cui stava seduto era inconfondibile, ai piedi della panchina giacevano abbandonate le sue scarpe da tennis bianche.

Prima che mi raccapezzassi, si accorse di me e mi salutò con la mano. Il mio battito cardiaco accelerò mentre mi avvicinavo a lui. Mi sentivo come una ragazzina alle prime armi, ovvero come non mi ero mai sentita in vita mia. Insicura, agitata, ma anche euforica. Ci ritrovammo faccia a faccia.

“Ciao Audrey.” Mi salutò fissandomi intensamente, in quella maniera che mi metteva soggezione. Come se con uno sguardo fosse in grado di vedermi dentro.

Tentai di recuperare un po’ di sangue freddo.

“Ciao Ryuzaki,che coincidenza incontrarci qui.” Esclamai sperando di apparire disinvolta.

 “A dire il vero non è una coincidenza.” Mi informò Ryuzaki tranquillo.

“ Co-Come?” Domandai smarrita.

“ Ti aspettavo.” Mi rispose con noncuranza, continuando a mangiare il suo gelato.

 “Ma come fai a sapere che frequento questa università? Anzi prima dovrei chiederti come fai a sapere che frequento l’università?” Volli sapere letteralmente esterrefatta.

 Ryuzaki senza distogliere la sua attenzione dal gelato, mi rispose imperturbabile:

“Per rispondere alla tua seconda domanda, martedì alla sala da the, prima che mi augurassi di soffocarmi con le fragole, ho sentito Sue, la cameriera, chiederti se eri uscita da lezione.”

 Arrossii violentemente ripensando all’episodio. Certo che Ryuzaki aveva davvero un udito eccellente o forse non si faceva sfuggire nulla di proposito, chissà.

“Invece per rispondere alla prima domanda, siccome quando ci siamo salutati hai affermato di essere praticamente a casa, ho concluso che non ti fossi servita di mezzi per raggiungere la tua facoltà. E che da essa, fossi arrivata a piedi fino alla sala da the. L’unica università che dalla zona dove presumibilmente abiti, comprende la sala da the nel percorso e ti permette di poterti spostare a piedi in tempi ragionevoli è la Columbia. Per cui ho dedotto che fossi iscritta lì.” Concluse.

Ero senza parole.

“Quindi eri praticamente certo di incontrarmi sulla base di queste affermazioni?” Chiesi sempre più sbigottita.

“Praticamente certo no. La probabilità di incontrarti era solo del 2% . Mentre quella che tu fossi una studentessa della Columbia del 30%.”  Mi spiegò come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

 Non mi restò altro che annuire basita.

Ryuzaki con un ultimo morso terminò il cono. Poi si rimise le scarpe e balzò in piedi di fronte a me. Ci separava appena mezzo metro. Rimanemmo a fissarci immobili. Lui sempre con quell’espressione assorta, io preda di un misto tra curiosità,stupore e emozione. Emozione si. Perché era così vicino che se avessi allungato un braccio avrei potuto toccarlo. Era così vicino che potevo sentire il suo profumo.. Come di..Dolci. Sorrisi trasognata.

“ Va tutto bene?” La domanda di Ryuzaki mi riportò alla realtà. Di bene in meglio. Ora dovevo apparirgli anche ebete.

 “Emh..Si.. Tutto ok.” Mormorai mentre sentivo le mie guance imporporarsi per l’ennesima volta.

Avevo un altro quesito da porgli. Il più difficile da formulare. Inspirai profondamente nel tentativo di calmarmi. E ripensai all’immensa faccia tosta che mi apparteneva fino a pochi giorni prima per farmi coraggio.

“Ryuzaki, come mai mi aspettavi?”

Ecco, ci ero riuscita, l’avevo detto. Ora non mi rimaneva che attendere la risposta cercando di mantenere la calma.

Ryuzaki non parlò subito, parve meditare un attimo. Poi disse semplicemente:

“Perché mi piace mangiare con te.”

Detto da qualcun altro sarebbe suonata come una presa in giro un’affermazione del genere. Da parte di Ryuzaki no. Ne ero sicura. Certo non era il genere di risposta che avrebbe fatto piacere ad una ragazza. Invece mi rese felice, era ne più ne meno che un modo di dirmi che gradiva la mia compagnia.

“Grazie, vale anche per me.” Replicai sorridendo.

“E a proposito, posso invitarti a pranzo?” Aggiunsi speranzosa.

 “Preferirei rientrare a dire il vero.” Rispose Ryuzaki.

 “Oh.” Fu tutto quello che riuscii a spiccicare.

Mi stavo già ingegnando su come carpirgli finalmente, il numero di telefono, quando riprese a parlare.

 “Ma puoi venire da me se ti va. E mangiare quello che vuoi.”

 “Volentieri!” Accettai con entusiasmo, dimentica delle lezioncine della mamma sul come comportarsi con gli sconosciuti. E incurante ancora una volta del minimo senso del pudore.

Dovevo essere impazzita, era l’unica conclusione possibile.

“Allora scusami un istante, devo fare una telefonata.” Dichiarò Ryuzaki allontanandosi di qualche metro.

Ovviamente, sperando che non se ne accorgesse, lo osservai. Non potevo sentire quello che stava dicendo, ma notai che reggeva anche il cellulare tra il pollice e l’indice. Era davvero un personaggio strano.

“Strano come chi accetta l’invito a casa di una persona la seconda volta che la incontra?” La vocina nella mia mente si era fatta risentire forte e chiara. Peccato, speravo quasi avesse levato le tende.

Ryuzaki ripose il cellulare nella tasca dei jeans come se fosse contaminato da un virus letale. Poi tornò vicino a me.

“ Tutto a posto.” Mi annunciò.

“Cosa facciamo, chiamiamo un taxi? Prendiamo il metrò?” Mi informai.

“No. Aspettiamo.” Ribatté contemplando il vuoto.

Preferii non rivolgergli ulteriori domande. Trascorsero una decina di minuti in cui restammo in silenzio. Di tanto in tanto gli lanciavo sporadiche occhiate, per poi imbarazzarmi quando scoprivo che era tornato a fissarmi. Trovai una distrazione osservando il traffico in lontananza. A un certo punto notai un’auto nera di cui non conoscevo il modello, probabilmente straniero, accostare non troppo distante da noi.

“Andiamo, vieni.” Mi esortò Ryuzaki.

 Ci stavamo dirigendo proprio verso quella vettura. Pensai che dovesse essere una coincidenza. Invece no. Quando fummo nelle immediate vicinanze,  dall’automobile, scese un distinto signore un po’ avanti con gli anni, che mi ricordava curiosamente Alfred, il maggiordomo di Batman.

Mi scappò una risatina che camuffai malamente con un colpo di tosse.

Apparentemente Ryuzaki non ci fece caso, ma ebbi l’impressione di vederlo sorridere con la coda dell’occhio.

 Nel frattempo, l’uomo aprì la portiera e si fece da parte per permetterci di salire. Ryuzaki mi invitò con un gesto a passare per prima. Esitai leggermente.

“Se non te la senti, non c’è nessun problema.” Sussurrò.

 “No, mi fido.” Replicai.

 E per una qualche assurda motivazione che non riuscivo a comprendere, era davvero così.

 “Non è molto saggio da parte tua.” Obiettò lui.

 “Si, lo so.” Concordai.

Poi mi decisi a prendere posto. Quando mi fui accomodata, Ryuzaki entrò nell’abitacolo, si tolse le scarpe e si appollaiò sul sedile. Almeno quella era una certezza, meditai. “Alfred” richiuse la portiera, tornò alla postazione del guidatore e accese il motore. Partimmo. Non avevo idea di quale fosse la destinazione.

Ringraziamenti: Ringrazio tutti coloro che stanno leggendo questa storia, anche senza commentarla. Si tratta della mia quinta fan fiction ed è la prima a non essere one-shot per cui per me è un genere del tutto nuovo. Quindi apprezzo consigli e suggerimenti.

Un grazie particolare a:

AngelVirtues: ho cercato di mettere in pratica il tuo consiglio e accorciare un po’ i periodi. Spero di esserci riuscita, per me non è affatto facile, è un mio difetto nella scrittura dai tempi delle elementari! Quanto al primo errore che hai notato.. Davvero non me ne sono accorta, anche rileggendo. Santo cielo ^^. Sono felice di essere riuscita a catturare la tua attenzione e se hai qualche osservazione da fare, non farti problemi, mi fa piacere e ci tengo a migliorare!

L-chan: ci tengo a ringraziarti anche qui. La tua recensione mi ha fatto davvero molto piacere, grazie ancora dei bellissimi complimenti che sono stati  ancora più graditi visto che sei una fan di L. ^^

Umpa_Lumpa: Molte grazie anche a te! Purtroppo è vero, mi rendo conto che l’introduzione non sia affatto accattivante, ma ti assicuro che sono negata con questo genere di cose purtroppo! Meno male che hai deciso di leggere ugualmente. Ti capisco, anch’io ho un’adorazione per L. E a proposito di L, sono contenta di essere rimasta abbastanza nel personaggio, è un mio obbiettivo primario in questa storia, anche se sono consapevole di essermi inoltrata in un campo minato!! Mi rende anche felice che ti sia simpatica Audrey, con le relative brutte figure che colleziona XD. Quanto alla lunghezza dei capitoli, spero ti faccia piacere constatare che questo è già cresciuto rispetto ai primi due e prometto che mi impegnerò in questo senso!

Ila_Sabaku: Ti ringrazio per aver aggiunto la mia storia tra i preferiti ^^

Dovrebbe essere tutto, spero che questo aggiornamento repentino sia stato di vostro gradimento. Purtroppo non potrò essere sempre così celere a causa di impegni e studio, ma assicuro almeno un nuovo capitolo alla settimana. Grazie ancora e baci!

Alice

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Capitolo 4
*** Segreti ***


4.Segreti

La situazione stava prendendo una piega sempre più strana. Avvertivo la tensione crescere dentro di me. Qualcosa mi sfuggiva e io detestavo non avere tutto sotto controllo. Cercai di calmarmi, pensando che forse Ryuzaki era solo  tanto facoltoso da potersi permettere un autista.  Non c’era nulla di straordinario. Nessun mistero. Quei pensieri non riuscirono però a rassicurarmi del tutto.

 Guardai fuori dal finestrino, stavamo passando di fianco a Central Park, non eravamo troppo distanti da casa mia. Avrei potuto chiedere di scendere, tornare nel mio appartamento e dimenticarmi l’intera faccenda. Ma non volevo. Ormai mi ero resa conto che quel ragazzo mi attraeva in maniera irresistibile, oltre ogni logica. E pensare che avevo tanto criticato coloro che perdevano la testa al primo incontro con una persona, senza conoscerla davvero. “ E ora guarda come ti sei ridotta.”  La cara vocina. Sempre così acida, malevola e sincera. Mi voltai verso Ryuzaki. Stava guardando dritto davanti a sé. Ne approfittai per osservarlo. Teneva il pollice appoggiato sulle labbra. Lo trovai dannatamente sensuale. “ Sei proprio andata eh?” Mi schernì nuovamente la sadica voce. Forse era Ryuzaki a doversi preoccupare di essere in mia compagnia e non il contrario. Sentire le voci nella propria testa non è mai un buon segno. Rimasi persa in queste considerazioni finché qualcosa non iniziò ad agitarsi davanti ai miei occhi. Una mano. La mano di Ryuzaki. Trasalii e mi resi mestamente conto di aver incrementato ulteriormente la mia lista di magre figure.

 “ Credevo fossi caduta in stato catatonico.”  Osservò Ryuzaki smettendo di sventolarmi la mano davanti al viso e puntando i profondi occhi neri nei miei.

“ No.. Pensavo solo.” Ribattei avvampando. Maledizione, dovevo proprio entrare in catalessi mentre lo fissavo.

“ Sembri piuttosto nervosa.” Constatò. “ Va tutto bene?”

“ Cosa ti fa pensare che abbia qualcosa che non va?” Replicai elusivamente.

“ Rispondi ad una domanda con un’altra domanda. Ne deduco che non vuoi rispondermi. Siccome non vuoi rispondermi, ritengo che tu sia effettivamente nervosa per una ragione che non vuoi rivelarmi. Osservò Ryuzaki pacato.

“ Complimenti Miss Marple* , il caso è risolto.” Borbottai risentita. Possibile che fosse così facile intuire quello che mi frullava nella testa? Non capii per quale motivo, dopo la mia affermazione, sul volto di Ryuzaki affiorò un breve sorriso. La vettura si arrestò. Eravamo arrivati. Dopo qualche istante si aprì la portiera, l’uomo che ormai nella mia mente chiamavo Alfred, era davvero ineccepibile. Attesi che Ryuzaki si rinfilasse le scarpe e scendesse, poi lo seguì. E restai sbalordita. Ci trovavamo all’ingresso del “Plaza”, uno dei più lussuosi alberghi di New York. Quello di “Mamma ho riperso l’aereo” tanto per intenderci.

“ Tu vivi qui?!” Non potei fare a meno di esclamare scioccata.

“ Oggi.” Replicò Ryuzaki senza badare alla mia reazione. Non feci commenti, sebbene la sua asserzione mi lasciasse ancora una volta, alquanto perplessa.

Ad accrescere il mio stupore (che già di per sé era di dimensioni considerevoli) si aggiunse la scoperta che Ryuzaki non solo alloggiava al Plaza, ma per di più in una suite delle dimensioni di un appartamento. Ammirai  impressionata i mobili di pregiata fattura, le tende in damasco azzurro e crema alle ampie finestre, il lampadario di cristallo. Ed era solo la zona del soggiorno.

“Audrey devo chiederti, se ne sei in possesso, di spegnere il cellulare.” Mi informò Ryuzaki riscuotendomi dalla mia contemplazione.

Che richiesta bislacca. “ Immagino ci sia una spiegazione plausibile.” Osservai.

“Si.” Confermò Ryuzaki.

Restai in attesa di una qualche delucidazione in merito, ma essa non arrivò. In compenso il mio laconico interlocutore aveva ripreso a fissarmi con insistenza.

“ Stai tranquillo, lo spengo!” Esclamai precipitosamente. Non riuscivo più a reggere quello sguardo e l’effetto che mi faceva. Ero certa di essere di nuovo diventata rossa come un peperone. Nonostante la mia rassicurazione, Ryuzaki non mi tolse gli occhi di dosso finché non spensi il cellulare. Stavo per riporlo nella borsetta  ma mi fermò.

“Ti dispiace appoggiarlo su quel ripiano?”  Disse indicando un mobile vicino al’ingresso della camera.

Fu il mio turno di scrutarlo. Cosa diavolo aveva in mente? Credeva forse che avrei riacceso il mio telefono di nascosto? E per quale motivo poi? Il suo viso tuttavia non lasciava trapelare nulla. Sospirai. Tanto non avrei cavato un ragno dal buco.

 Mi accinsi ad eseguire la sua strana richiesta e mormorai: “Comunque non sono una spia.”

“ Le probabilità che tu sia una spia sono dello 0,05% .” Ribatté Ryuzaki.

“ Allora è meglio essere prudenti.” Commentai ironica.

“Si”. Concordò. Ed era serissimo.

Intanto, durante la nostra conversazione, “ Alfred”si era dileguato. Chissà dov’era finito. Silenzioso  e discreto, proprio come un vero maggiordomo inglese.

“ Dov’è Alfred?” Domandai. Dannazione. Mi morsi la lingua ma ormai l’avevo detto.

“Alfred?” Chiese Ryuzaki attonito.

“ Mi riferivo al tuo emh.. All’autista.. Mi ricorda il maggiordomo di Batman, Alfred.” Spiegai, sperando vivamente che si aprisse una voragine nel pavimento per inghiottirmi. Ancora una volta le mie speranze vennero disattese. “ Stavolta hai davvero superato te stessa.” Mi fece notare la stramaledetta voce. Abbassai il volto, sentivo le guance pulsare dal calore.

“Capisco. Comunque tornerà presto.” Dichiarò Ryuzaki niente affatto turbato.

 Si avvicinò di qualche passo per studiarmi più da vicino. Deglutii cercando di sostenere quegli occhi indagatori. Mi avrebbero portato alla follia prima o poi. E il “poi” non era molto lontano.

“ Sei una persona buffa Audrey.” Constatò infine.

“Diciamo che non riesco a tenere i miei pensieri per me.” Gli concessi sorridendo, un po’sollevata.

“ E’ piuttosto divertente.” Affermò Ryuzaki.

“ E’ piuttosto imbarazzante.” Obbiettai.

“ Dipende dai punti di vista.” Concluse lui portando nuovamente il pollice alle labbra. Era intollerabile per i miei nervi. Chiusi gli occhi e li riaprii. Una, due, tre volte. E mi ritrovai Ryuzaki a dieci centimetri dal viso. Contrariamente al solito, sbiancai.

“ Hai un calo degli zuccheri?”  Mi interpellò più che preoccupato, con interesse scientifico.

“ Può darsi …” Dissi con un fil di voce.

“Perdonami, non ti ho nemmeno fatta accomodare.”  Si scusò, indicandomi il divano.

Finalmente ebbi una scusa per defilarmi.

“ Ti spiace se mi tolgo le scarpe?” Chiesi. Era un delitto portarle su quella morbida moquette chiara.

“ Assolutamente no.” Rispose deciso. Doveva davvero odiarle.

Sprofondai piacevolmente nel sofà, mentre Ryuzaki si raggomitolò nella poltrona di fronte. Ma non prima di essersi anche lui liberato delle scarpe. In quel momento, si aprì la porta ed entrò “Alfred” reggendo tra le braccia un vassoio di dimensioni immense. Lo depositò sul tavolo basso di fronte a noi, accanto a un portatile MAC chiuso che non avevo notato. Poi, dopo averci rivolto un piccolo inchino uscì dalla camera. Assistetti all’operazione sconcertata , ma immediatamente, la mia attenzione fu richiamata dal contenuto del vassoio. Ero estasiata: c’erano tre torte, una interamente ricoperta di cioccolato, un’altra, meravigliosa, fragole e panna e l’ultima, pan di spagna e crema pasticcera. Ma non era finita qui, oltre ad esse, si trovavano una vaschetta colma di caramelle, tre tavolette di cioccolato di gusti assortiti, un bricco di caffè e relativo contenitore di zollette di zucchero. Mi domandai se “Alfred” non avesse svaligiato la fabbrica di Willy Wonka. Fortunatamente per una volta, evitai di tradurre i miei pensieri in parola.

“ Che dolce preferisci assaggiare per primo?” Volle sapere Ryuzaki.

“ Quello panna e fragole.” Risposi senza esitare.

“Ottima scelta.” Commentò Ryuzaki regalandomi uno dei suoi brevi sorrisi. Che adoravo.

Si sporse per porgermi un piatto e, nell’afferrarlo, le nostre dita si sfiorarono. Rabbrividii a quel contatto, un brivido estremamente gradevole. Ryuzaki invece, ritrasse immediatamente la mano. Non sapevo cosa pensare. Come interpretare quella reazione.  Mi era ormai chiaro che non dipendeva da me. Probabilmente non sopportava il contatto fisico. Ma perché? Chi era la persona che avevo davanti?

Iniziò a mangiare la torta a piccoli bocconi, il suo viso era una maschera impenetrabile. Notai però che la mano con cui mi aveva toccata tremava leggermente. Lui si accorse che lo stavo osservando.

“ Audrey, scusami, non pensare che..” Iniziò.

Ma lo interruppi vedendo la fatica che gli costava parlare. “ Non preoccuparti, ognuno ha le sue..Abitudini.” Scelsi con cura le parole. “ Io ad esempio, non sopporto di sentire grattare sulla stoffa.” Gli rivelai.

“ Come mai?” Chiese recuperando il solito atteggiamento controllato.

“ Mi da i brividi.” Replicai stringendomi nelle spalle. Detestavo sul serio quel rumore.

Ryuzaki prese a fissarmi con intensità. Era possibile perdersi completamente in uno sguardo? Sentire la propria volontà venire meno inevitabilmente? Evidentemente si.

“ E i brividi ti infastidiscono?” Domandò ancora, senza distogliere gli occhi da me.

Una domanda strana. Come tutte le sue domande. Ripensai alle nostre dita che si sfioravano. “ No, non tutti i brividi.” Sussurrai.

I miei occhi erano incatenati ai suoi. Il tempo sembrava essersi fermato. Potevo distinguere ogni battito del mio cuore.

Non riuscii più a trattenermi:“ Ryuzaki.. Perché mi fissi in quel modo?”

“Perché oltre che mangiare con te mi piace anche guardarti.” Disse lentamente.

Non fui in grado di controbattere. Ancora intrappolata in quegli occhi neri.. Se lui non avesse volto altrove lo sguardo, io di certo non ne sarei stata capace. Ma non lo fece. Si sbilanciò leggermente in avanti, verso di me. Allungò il braccio, esitante. E con la punta del pollice mi sfiorò una guancia. Nessun bacio, nessuna carezza ricevuta in tutta la mia vita a quell’istante, riusciva ad eguagliare quel tocco. Delicato come un fiocco di neve. Mi portai inconsapevolmente una mano al viso e sorrisi.

“ Grazie.” Mormorai come una stupida.

“ Dovresti mangiare la torta. La panna perde di consistenza altrimenti.” Mi consigliò per tutta risposta.

Non me lo feci ripetere due volte. Quel dolce era semplicemente squisito.

*Miss Marple:  un’arzilla vecchietta abilissima nel risolvere casi di omicidio. Personaggio ideato da Agatha Christie.

 

Ringraziamenti:  Ringrazio anche questa volta tutti i lettori di questa storia. Nessuno escluso! ^^

E ora rispondo alle recensioni, che mi fanno tanto piacere!

Umpa_Lumpa: Allora si è notato che ho curato maggiormente la scrittura, che bello!  Nei primi due capitoli ho dovuto “rompere il ghiaccio” ed era più difficile esprimermi. La vocina interiore di Audrey sarà una compagna inseparabile e assolutamente sgradevole XD. Quanto a Connor, pensavo di fargli fare solo quella comparsa, ma siccome ti è piaciuto apparirà ancora, tanto ho giù un paio di idee. Infine, spero di aver reso la tua  lettura più scorrevole, grazie per avermelo fatto notare,  sono un po’impedita con queste cose.. Quindi sono io a chiederti perdono con la proverbiale gocciolina manga che cola.. Grazie cara ^^

L chan: Come potrò mai ringraziarti? Per merito della tua traduzione di L file no.15 (che io tristemente ignoravo) riuscirò ad approfondire un po’di più il nostro amato detective e ad evitare il più possibile l’OOC(che incubo). Tra l’altro non so se hai letto, ma ti ho lasciato una recensione ^^. Cambiando argomento,  sono tanto contenta che ti sia piaciuto lo scorso capitolo, spero valga anche per questo! E soprattutto sono felicissima che apprezzi come ho caratterizzato L, spero di continuare così!

Hope87:  Hai letto i capitoli tutti d’un fiato? Mi onori! Grazie dei bellissimi complimenti *__* . Ti assicuro che non abbandonerò questa storia (salvo meteoriti in testa e roba del genere XD), ho visto da poco l’anime e scrivere questa ff mi è un po’di consolazione dopo il terribile episodio 25.. Odio Light..Lo odio.. Lo odio (chiedo scusa,momento di follia dell’autrice e se qualche fan del suddetto leggesse, chiedo scusa anche a lui ma è più forte di me! ) Torniamo a noi, anche tu trovi L IC? Wow, per ora sto riuscendo nel mio faticosissimo intento, sono euforica!

Grazie anche a Marghe88 e a Saku89 che hanno aggiunto questa storia tra i preferiti

Nota: Ragazze mi rendo conto che sto andando un po’ a rilento, abbiate pazienza ma non voglio affrettare le cose. Credo che non sarebbe da L ^^. Comunque non disperate, qualcosa accadrà! Spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Ci tengo a ricordarvi che le vostre recensioni mi fanno molto piacere e a dirvi che dovete sentirvi libere di esprimere ogni vostro parere, che è sempre graditissimo. Che sia un complimento, un consiglio o una critica. Ok, direi di avervi ammorbato a sufficienza, al prossimo aggiornamento! Bacioni

Alice

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Capitolo 5
*** Desiderio ***


 

5. Desiderio

Assaporai la dolcezza e la morbidezza della panna, il suo contrasto squisito con il leggero retrogusto aspro delle fragole. Era un momento di piacere allo stato puro. Perlomeno per una persona golosa come me. E come Ryuzaki. Ero ancora inebetita dall’istante prima. Quando mi aveva sfiorato la guancia. “Ti accontenti di poco.” La voce ora si rivelava essere anche cinica. Ma in quel momento di lei, non mi importava proprio nulla.

Gustando un ulteriore boccone di torta, il mio sguardo si posò nuovamente su Ryuzaki. Restai con la forchetta a mezz’aria. Quel ragazzo era inconsapevolmente diabolico. In quel momento, con le dita, si stava portando una fragola alla bocca. Non so cosa avrei dato perché ci fossero le mie labbra al suo posto. “ Ma brava, sei gelosa di una fragola. Congratulazioni.” Intervenne la vocina con solerzia. Ma ancora una volta non le diedi retta, perché Ryuzaki dopo aver finito con la fragola, aveva iniziato a servirsi dell’indice per ripulire la panna rimasta sul piatto. “ Stai diventando una maniaca!” Insistette la voce, sardonica. Stavolta aveva ragione. Inspirai profondamente e mi concentrai intensamente sul vassoio. Forse qualcosa di caldo mi avrebbe fatto bene per distendere i nervi. C’era il caffè. Per rilassarmi non era l’ideale, ma se non altro mi avrebbe fornito una distrazione.

“Posso prendere una tazza di caffè Ryuzaki?” Domandai senza guardarlo.

“ Ci penso io. Quanto zucchero?” Replicò. Sapevo che mi stava di nuovo osservando. Sentivo il viso bruciare.

“ Tre zollette. Grazie.” Risposi. Ancora un volta, i miei occhi, come attirati da una calamita, si posarono su di lui. Che, come immaginavo, mi stava guardando. Con quel maledetto dito in bocca. Mi misi a scrutare con improvviso interesse il soffitto. Tentando disperatamente di scacciare dalla mia povera mente malata, la visione di Ryuzaki con l’indice sulle labbra.

“Audrey tutto a posto?” Mi interrogò.

“ Si certo, benone. Sto ammirando il decoro del soffitto.” Risposi cercando di apparire interessata e concentrata.

“ E’ bianco.” Mi fece notare lui.

“ Sul serio?” Obiettai fingendo stupore.

“Si.” Ribadì Ryuzaki.

“ Oh, non l’avrei mai detto.” Dichiarai imperterrita.

 Tanto con tutte le pessime figure che avevo collezionato, una in più o una in meno, non facevano differenza. Ritenni che durante il nostro scambio di pareri sul soffitto, Ryuzaki dovesse aver finalmente terminato di ripulire il piatto. Così abbassai la testa, anche perché di quel passo mi sarebbe venuto il torcicollo.  Mi accorsi che la poltrona di fronte era vuota. Dov’era finito Ryuzaki? Mi voltai verso destra ed ebbi la risposta al mio quesito. Ryuzaki era a un paio di centimetri dal mio viso. Restai impietrita. Percepivo il suo calore. Percepivo il suo respiro. Sarebbe stato facilissimo rubargli un bacio. Ma non potevo. Non era giusto. Anche se lo desideravo da morire.

“ Ryu-Ryuzaki per.. Per favore..” Sussurrai raccogliendo tutte le mie forze.

“ Ti infastidisce? Cercavo di capire a cosa stessi pensando. Perché era chiaro che non guardassi realmente  il soffitto.” Osservò inclinando leggermente la testa di lato.

Cercai di mettermi a distanza di sicurezza. Ma più io arretravo, più lui avanzava, sempre appollaiato, a piccoli balzi. Presto mi ritrovai sul bordo del divano. Come si suol dire con le spalle al muro e lui ancora, era vicinissimo. Stava mettendo a dura prova tutto il mio autocontrollo. Non mi restava che cercare di spiegargli la situazione. Anche se era tremendamente imbarazzante.

  “ Ryuzaki ascolta..” Esordii titubante, evitando accuratamente di guardarlo in faccia. Lui non rispose ma ero conscia che mi stesse fissando, in attesa.

“ Ti piace molto la torta panna e fragole, giusto?” Gli chiesi sperando non mi prendesse per pazza. Non più di prima almeno.

“ Certo.” Confermò.

“ Bene.” Dissi prendendo un grosso respiro per continuare il mio discorso.

“ Immagina di trovarti davanti a un’ invitante torta panna e fragole. Di poterla osservare, di sentirne il profumo ma di non poter mangiarla.” Proseguii sentendomi sempre più idiota.

“ Deduco di essere la torta panna e fragole.” Osservò Ryuzaki tranquillamente.

“ La probabilità è del 100% .” Confermai sorridendo e arrossendo insieme.

“ Mi piace come analogia.”  Disse lui ricambiando il sorriso.

“Deve essere una vera sofferenza però.”

“ Diciamo che lo è, ma solo in parte.” Confermai.

“ Invece dall’altra parte?” Mi inquisì.

“ Dall’altra parte c’è piacere della tua compagnia.” Ammisi. Tanto era impossibile nascondergli qualcosa.

“ Il piacere è reciproco.” Affermò con lo sguardo perso nel vuoto. Grazie al cielo. I suoi occhi erano un autentico tormento per me.

Dopo aver pronunciato quelle parole si alzò in piedi e tornò ad accucciarsi sulla poltrona. Sempre con lo sguardo fisso nel nulla.

“ Sai Audrey, mi incuriosisci ed è la prima volta che mi capita una cosa del genere.” Mormorò. Sembrava essersi rivolto più a sé stesso che a me.

“ Beh.. Ti assicuro che mi incuriosisci molto di più tu.” Non potei trattenermi dall’esclamare.

“ Vorresti farmi delle domande?” Si informò Ryuzaki.

“ Mi risponderesti?” Controbattei io.

Ryuzaki sorrise. “ Dipende .”

“ Tentare non nuoce.” Decretai sorridendo a mia volta. Forse sarei riuscita a dipanare almeno in parte il bandolo della matassa. Mi immaginai Ryuzaki avvolto in un gomitolo. Ovviamente mi sfuggì una risatina, senza apparente ragione, anche in quel caso.

“ Hai pensato di nuovo a qualcosa di divertente?” Constatò Ryuzaki.

“ Ehm.. Si.” Bofonchiai. Che vergogna. “ Sei senza speranze.” La vocina era tornata alla carica.

Prima di sprecare la mia occasione di scoprire qualcosa in più sul suo conto, a causa della mia assoluta incapacità di trattenere i miei deliri mentali, decisi di partire alla carica.

  Ryuzaki, tu non sei di New York vero?” Domandai.

“No.” Mi rispose.

“ E sei qui.. In vacanza?” Continuai.

“ Diciamo di si.” Mi concesse.

“ Quindi lavori?” Mi informai.

“Si.” Affermò.

“ E.. Posso chiederti di cosa ti occupi?” Mi sentivo una dannata impicciona.

“ Puoi chiedermi quello che vuoi Audrey,ma probabilmente risponderò solo al 5% delle tue domande e questa non rientra in quella percentuale.” Mi fece presente.

“ In questo caso ho quasi esaurito le risposte a mia disposizione.”Calcolai approssimativamente.

“ Esatto.” Disse Ryuzaki prendendo una caramella dal vassoio. La scartò e la osservò un attimo tenendola come al solito tra il pollice e l’indice, prima di mangiarla.

Decisi di seguire il suo esempio e prendere una caramella anch’io. Avevo bisogno di zuccheri per esporgli il dubbio che aveva iniziato a frullarmi in testa dall’inizio della nostra conversazione.

“ Ryuzaki non è il tuo vero nome, giusto?” Mormorai.

“ No.” Mi confermò prendendo un’altra caramella. Dopo averla finita, riportò l’attenzione dal vassoio dei dolci su di me. Riprese a squadrarmi con attenzione, come se volesse leggermi nel pensiero.

“ Audrey devo chiederti di non parlare a nessuno di questo incontro, altrimenti..”

“ Altrimenti non potremmo vederci più.” Terminai la frase per lui.

“ Proprio così.” Dichiarò perforandomi con i suoi occhi neri.

Ero certa si aspettasse qualche sorta di protesta. Chiunque con un minimo di sale in zucca lo avrebbe fatto. Poi sarebbe girato sui tacchi per tornarsene a casa. Fuggendo a gambe levate da quell’ambigua situazione che ricordava un film di spionaggio. Invece di buttarcisi a capofitto. Ma per quel che mi riguardava, ero a un punto di non ritorno.

“ D’accordo. Giuro che non ne parlerò con nessuno.” Dissi pacatamente.

“ Ne sei sicura?” Replicò Ryuzaki, protendendosi leggermente in avanti.

“ Si. Al 100% anche in questo caso.” Ribattei con un sorrisetto.

“ E poi andrei contro i miei interessi.” Gli feci notare.

“ Deduco che vuoi rivedermi.” Asserì lui.

“ Deduzione esatta.” Esclamai.

“ Ryuzaki.. Ci sono ancora un paio di cose che vorrei chiederti..” Aggiunsi titubante.

Ryuzaki rimase a osservarmi,aspettando che parlassi.

“ Quanto tempo pensi di rimanere a New York?” Quella era la domanda che mi stava più a cuore. Volevo sapere quanto avevo a disposizione per vederlo, parlargli. Tutto il resto aveva un’importanza relativa.

“ Non lo so.” Mi rispose. “ Non dipende da me.” Continuò appoggiando il pollice sulle labbra. Ottimo sistema per depistarmi.

“ Capisco.” Sospirai.

“ Avevi anche un'altra domanda.” Mi ravvisò lui.

“ Ah si..” farfugliai. Ero così destabilizzata dalla consapevolezza che sarebbe potuto andare via in qualunque momento, che me n’ero totalmente scordata.

“ Ryuzaki, visto che alla luce dei fatti dubito mi darai il tuo numero di cellulare o la tua casella e-mail, come potremo..” Mi interruppi alla ricerca di un termine non troppo compromettente. “ Emh contattarci?” Suonava molto formale ma non mi era venuto in mente nulla di più appropriato.

“ Ti chiamerò io. Poi mi procurerò un telefono apposito di cui potrò fornirti il numero.” Disse pratico.

“ Grazie,è tutto direi.” Conclusi a malincuore.

“ Questo è tutto quello che volevi sapere?” Mi domandò Ryuzaki.

“ No, niente affatto. Ma mi basta.” Esclamai con sincerità.

“ Sei una persona strana, oltre che buffa.” Mormorò Ryuzaki come se mi stesse analizzando.

“ E’ quello che mi ripeto continuamente da tre giorni a questa parte.” Borbottai.

“ Non volevo offenderti.” Commentò lui.

“ Non mi sono offesa, è la pura verità. E’ che detesto non avere tutto sotto controllo.” Decretai.

“ Anch’io.” Mi rivelò.

Ci ritrovammo di nuovo a studiarci reciprocamente. Ebbi ancora quella sensazione, come se in realtà, nel profondo, fossimo più simili di quanto potessimo apparire. E di nuovo i suoi occhi ebbero il potere di vincolare i miei. Irrimediabilmente.

“ Audrey il tuo caffè ormai è freddo. Ne vuoi dell’altro?” Mi propose, distogliendo finalmente lo sguardo.

“ Già. Me n’ero scordata. Grazie, volentieri.” Accettai. Era decisamente opportuno che mi distraessi focalizzando la mia attenzione sulla tazzina.

Ryuzaki versò del caffè dal thermos sia per lui che per me. Dopodiché aggiunse al mio tre zollette di zucchero e me lo porse. Badai molto attentamente a non sfiorarlo, anche se ad essere sincera avrei voluto fare esattamente l’opposto. Ma di certo turbarlo era l’ultima delle mie intenzioni. Iniziai a sorseggiare la bevanda calda e scura. Adoravo il caffè. Con la coda dell’occhio sbirciai Ryuzaki. Stava aggiungendo alla sua tazzina, cinque, sei, sette, otto, nove zollette di zucchero. Sorrisi. Avevo scoperto un’altra delle sue bizzarre consuetudini. Qualcosa mi suggeriva, dal suo modo di fare e di esprimersi che nessuna delle sue azioni fosse fine a sé stessa.

“ Gradisci dell’altra torta?” Chiese improvvisamente facendomi sussultare.

  Molto volentieri.” Risposi entusiasta.

“ Quale vuoi?” Si informò occhieggiando il vassoio.

“ Quella al cioccolato, grazie.”

  Appena ottenuta la mia fetta mi misi a mangiarla di gusto. Dopo qualche istante mi sentii osservata. Ryuzaki masticava lentamente un boccone e mi scrutava attentamente. Appoggiai la forchetta sul piatto e smisi di mangiare. Era impossibile in quelle condizioni.

“ Non volevo interromperti.” Esordì Ryuzaki.

“ Ma?” replicai io, che sentivo un “ma” implicito nella frase.

“ Ma è curioso. Sei una ragazza e stai mangiando la seconda fetta di dolce senza lamentarti per via della linea.” Mi spiegò. Sembrava davvero incuriosito. Quasi affascinato.

“ I dolci mi piacciono troppo. Molto più della linea.” Dichiarai.

“ E poi mi piace camminare, per cui non ho problemi a riguardo.” Aggiunsi.

“ Ti piace camminare.. E che cos’altro ti piace?” Mi interrogò riassumendo la sua espressione imperscrutabile.

Non era una domanda facile a cui rispondere così sul momento. Tentai di spremermi le meningi per fornirgli una panoramica abbastanza esauriente. “ Beh mi piace leggere. Molto. Amo  visitare le gallerie d’arte, poltrire sotto le coperte quando c’è brutto tempo,passeggiare per Central Park quando invece il tempo è bello, giocare a scacchi, i parchi di divertimento..” Al momento non mi veniva in mente altro.

“ Interessante. Piacciono anche a me queste cose. Eccetto che poltrire sotto le coperte.” Commentò Ryuzaki mordicchiandosi il pollice. Guardai subito altrove. E mi venne un’idea. Mi sentivo sfacciata ad esporla ma non avevo nulla da perdere.

“ Beh potremmo.. Potremmo fare insieme ognuna di queste cose.. Finché non ripartirai.”  Proposi esitante.

“ Si.” Acconsentì lui continuando imperterrito a mordicchiarsi il dito. Chissà a cosa diavolo pensava.

“ Possiamo cominciare dagli scacchi.” Mormorò.

E senza aggiungere altro si alzò e sparì dietro a una delle due porte chiuse, che, separavano dal soggiorno le altre camere della suite. Ne riemerse poco dopo, con “Alfred” al seguito. L’attempato maggiordomo o chiunque egli fosse,trasportava una scacchiera. Mentre Ryuzaki si appollaiava di nuovo sulla sua poltrona, “Alfred” sistemò la scacchiera sul tavolo, scostando leggermente il vassoio. Di tutte le stranezze di Ryuzaki, il maggiordomo rimaneva una delle più inesplicabili. Dopo aver depositato l’oggetto, ritirò i piatti vuoti e se ne andò. Restai ad osservarlo fino a che la sua sagoma non scomparve di nuovo dietro la porta.

“ Sei pronta?” Mi domandò Ryuzaki richiamando la mia attenzione. Non so come, aveva già disposto i pezzi.

Annuii. E iniziammo a giocare. Già dopo i primi minuti di partita, ero semplicemente allibita. Non so come, prevedeva ogni mia mossa. Dopo solo un quarto d’ora mi aveva stracciata.

“ Mi concederesti un altro tentativo?”  Dissi sommessamente. Parlare di rivincita mi sembrava pretenzioso.

“ D’accordo.” Mi rispose lanciandomi una breve occhiata.

Ricominciammo. Cercai di concentrarmi maggiormente. Eppure non c’era verso, ancora una volta, anticipò ogni mia azione. E persi di nuovo.

Volli provare ancora e ancora. Non so quanto tempo trascorremmo giocando in silenzio. Parecchio. Il mio non era desiderio di vincere. Volevo testare le sue capacità. Rendermi conto di fino a che punto fosse in grado di contrastare tutte le mie strategie. E pareva proprio che non vi fosse un limite in tal senso. Fino a quel pomeriggio mi ero considerata una buona giocatrice di scacchi. Un’altra convinzione, che, dopo aver incontrato Ryuzaki, vacillava.

“ Adesso basta. Sei stanca, è inutile continuare.” Decretò a un certo punto.

Mi arresi. Tanto non avrei mai capito che tecnica adottava. Quello che era ormai eclatante, era che Ryuzaki possedesse un’ intelligenza di gran lunga superiore alla norma. Sospirai e mi stiracchiai.

“ Non ami perdere.” Osservò Ryuzaki.

“ No, non è questo. Cercavo solo di intuire come facessi ad anticipare tutte le mie mosse.” Lo contraddissi.

“ La posizione in cui sto seduto incrementa le mie capacità di ragionamento del 40%.” Mi rese partecipe.

“ Ah.” Fui solo in grado di commentare. Cos’altro avrei potuto dire? Magari avrei potuto proporre un’ulteriore partita per testare se sedermi nella sua stessa maniera, mi inducesse dei miglioramenti. Ma ero esausta. Ormai erano passate ore. Ore. Quella parola fece suonare un campanello d’allarme nella mia testa. Guardai l’orologio e sobbalzai. Erano le 19:00. Avevo appuntamento al Julian’s con Connor e altri amici alle 19:30. Dall’altra parte della città.

“ Connor mi ucciderà.” Mi lagnai tra me e me.

“Connor?” domandò Ryuzaki.

“ Connor è un amico. Solo un amico. Credo sia gay.” Blaterai. Perché parlavo sempre a sproposito?

“ Audrey tra tutte le persone con cui ho avuto modo di parlare, sei quella che è più incapace di mentire.” Dichiarò Ryuzaki sorridendo.

“ Ma davvero è solo un amico.” Protestai.

Ryuzaki prese a fissarmi con il suo sistema radiografico.

“ Beh non è gay.” Bofonchiai.

“ Però è un amico e basta. Un amico che detesta i ritardatari.” Aggiunsi.

“ Dove devi andare?” si informò Ryuzaki, liberandomi dal suo sguardo inquisitore.

“ Al Julian’s, esattamente dall’altra parte di dove ci troviamo adesso. E devo essere là tra mezzora.” Mugugnai. Già immaginavo Connor indicare l’orologio con veemenza al mio arrivo.

“ Non preoccuparti. Ti accompagnerà Alfred.” Disse Ryuzaki con non curanza.

Mi resi conto che anche il vero nome del factotum, sarebbe rimasto un mistero.

“ Grazie, davvero.” Esclamai.

“ Ricordati il numero. O non potrò rintracciarti.” Mi fece presente.

Certo. Che razza di idiota, il numero. Fortunatamente tenevo carta e penna nella borsetta. Scribacchiai nome, cognome e numero di cellulare su un foglietto e lo passai a Ryuzaki, badando sempre a non toccarlo. Lui infine scese dalla poltrona, superò il tavolo e si piazzò davanti a me. Poi si chinò in avanti,con il viso all’altezza del mio. Gli occhi neri fissi nei miei. Se quello era un test di resistenza non so se sarei stata in grado di superarlo. Trattenni il respiro.

“ A presto Audrey.” Mormorò.

Riuscii solo a fargli un cenno di saluto con la mano. Il mio corpo e la mia mente erano troppo impegnati nel tentativo di resistere al desiderio bruciante di baciarlo. Si allontanò appena in tempo. Al suo posto comparve “Alfred” che di certo non mi suscitava quelle emozioni. Risi istericamente. Anche lui, come Ryuzaki parve non dare troppo peso ai miei insoliti attacchi di ilarità.

Arrivai davanti al Julian’s appena in tempo. Tutto per merito di “Alfred” che per avere l’età che supponevo avesse, era un autista piuttosto spericolato. Raggiunsi i miei amici che si trovavano davanti all’ingresso del locale. Non avevano un aria troppo felice. Connor in particolar modo.

“ Ciao a tutti!” Trillai allegramente. Mi guardarono male.

“ Beh? Che c’è? Non sono mica in ritardo.” Affermai spazientita.

“ No, non sei in ritardo.” Sibilò Connor.

“ E allora?” Dissi io con aria strafottente. Sapevo che Connor non la sopportava.

“ E allora mia cara Audrey, qualcuno doveva prenotare oggi pomeriggio dato che qui trovare posto è arduo. E sempre quel qualcuno questa mattina a lezione, mi ha risposto “Mm” quando ho domandato se poteva prenotare. Io l’ho preso come un assenso, ma evidentemente mi sono sbagliato visto che nel locale ci hanno gentilmente informati che non esiste alcuna prenotazione a nome Audrey Miller. E ora ovviamente sono al completo.”

Persi immediatamente la mia aria di sfida.

“Oh.” Sussurrai desolata.

“Oh.” Mi rifece il verso Connor. Purtroppo non ero nelle condizioni di risentirmi.

“ Beh.. Andiamo a casa mia, cucino io.” Buttai lì.

“ E scusatemi”mormorai.

La proposta parve rianimare la compagnia. Tranne la sottoscritta. Dopo quella giornata, non so cosa avrei dato per farmi una doccia e andare a dormire.

“Fai le lasagne?” Si informò Connor

Borbottai qualcosa di incomprensibile.

 

Ringraziamenti e sproloqui dell’autrice ^.^

Finalmente sono riuscita a finire il capitolo, mi dispiace avervi fatto penare un po’ per il nuovo aggiornamento stavolta, ma i dialoghi mi risultano abbastanza ostici. Come al solito ringrazio tutti i lettori, chi legge e recensisce e chi legge e basta ^^. Ho notato che si sono aggiunte delle nuove lettrici, e la cosa mi ha fatto molto piacere, come mi fa sempre piacere vedere i commenti delle prime. Grazie a tutte ragazze!

Hope87: bellissima recensione *__* sono felicissima di essere riuscita a farti ridere! Anch’io immaginavo L sghignazzare dentro di sé per l’inconsapevole riferimento a Miss Marple! Per Watari invece, mi serviva un nome alternativo, dato che non poteva certo presentarsi con quello, così ne ho approfittato per far fare ad Audrey un’altra figuraccia XD. Sul particolare del contatto fisico, ci ritornerò senz’altro in seguito, anche perché devo trovare modo di aggirarlo, o la povera Audrey non so che fine farà! Poi ci scambieremo le impressioni ^^

Winry90 : grazie Winry, sono contenta che questa storia ti piaccia e che continuerai a seguirla! ^__^

Umpa_Lumpa: Ah ah ah,è capitato moltissime volte anche a me che la sveglia non suonasse.. Vivo in perenne ritardo XD! Ho trovato il tuo consiglio dell’altra volta utilissimo, anche perché il testo così risulta molto più ordinato. Quindi grazie ancora. E grazie della recensione, sono lieta che tu abbia gradito il capitolo! La povera Audrey come fa a non saltargli addosso? Non si sa, come avrai notato ormai è agli sgoccioli XD. Quanto a cosa pensi L.. Non lo sa nemmeno l’autrice XD (ma lo scoprirà promesso). Infine, avrei voluto dare più spazio a Connor in questo capitolo ma rimedierò nel prossimo te l’assicuro!

L chan: grazie, mille grazie degli splendidi complimenti che mi hai fatto!!! Vorresti avere un briciolo del mio talento? Ma se scrivi benissimo!!! Inoltre per merito della tua opera, ho anche scoperto cosa fa L nel tempo libero, cosa che si è rivelata davvero utilissima per questa storia! Non finirò davvero mai di ringraziarti!

Elluccia: grazie anche a te, la tua recensione è dolcissima, mi commuovo così *__*!!! Sono felice che anche tu trovi L azzeccato! Baciotti.

SPLITkosher: grazie mille cara!!! :)

Liar: tantissime grazie anche a te!! Ti giuro che mentre scrivo mi viene una fame con tutti quei dolci..XD

AngelVirtues: Oddio grazie, mi fai arrossire!Hai scritto delle cose meravigliose.. E poi il fatto che tu rilegga più volte il capitolo, mi onora moltissimo, grazie, grazie, grazie! Io purtroppo di Death Note ho visto solo l’anime, per cui mi baso esclusivamente su quello. Avrei voluto leggere il manga ma dopo l’episodio 25 dell’anime ho cambiato idea -.- . Però appena esce comprerò l’ How to read, così potrò approfondire L ulteriormente. Sono contenta comunque che la mia versione di L ti piaccia! Però se vado troppo O.O.C. dimmelo, che non voglio! ( Incubo dell’autrice)

Direi che anche per questa volta è tutto, spero che il capitolo vi sia piaciuto! Alla prossima settimana con il nuovo aggiornamento..^__^

Bacioni a tutte!!

Alice

 

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Capitolo 6
*** Imprevisto ***


6. Imprevisto

Per l’intera durata della cena restai assorta nei miei pensieri. O sarebbe  più corretto, dire che pensai ad una sola cosa per tutto il tempo. Ryuzaki. Mi arrovellai letteralmente il cervello, sviluppai teorie e congetture, senza venire a capo di nulla. Chi era Ryuzaki? Chi era la persona di cui mi stavo inesorabilmente innamorando? L’unico che poteva fornirmi delle risposte non me le avrebbe date.

I miei amici non parvero prestare attenzione alla mia scarsa loquacità e all’alternarsi tra un’espressione corrucciata e un sorriso ebete sul mio viso, a seconda di ciò che mi passava per la mente. Solo Connor, di tanto in tanto, mi lanciava qualche occhiata in tralice.

Terminato il pasto, guardammo un film al quale non prestai minimamente attenzione. Finito quello, finalmente, i miei ospiti si congedarono. Eccetto Connor, che si fermò con il pretesto di aiutarmi a rassettare. Attività per la quale aveva uno speciale talento nel dileguarsi. Sentii puzza di bruciato.

In silenzio, incominciammo a mettere in ordine. Troppo in silenzio per i nostri standard. Non presagii nulla di buono. Mentre mi apprestavo a caricare la lavastoviglie, mi accorsi della presenza di Connor sulla soglia della porta. Mi scrutava molto attentamente. Mi venne subito in mente Ryuzaki. “ Non pensavo potessi diventare ancora più patetica.” Commentò la mia vocina interiore. Ma in quel momento, qualcosa mi suggeriva che avevo altro di cui preoccuparmi. E, immediatamente, ne ebbi la conferma.

“ Audrey, dove sei stata oggi pomeriggio?” mi domandò Connor a voce bassa.

“ A casa.” Risposi troppo precipitosamente. Ryuzaki aveva ragione, come bugiarda facevo pietà.

“ Non è vero. Sei vestita come stamattina. Se davvero, come sostieni, fossi stata a casa, ti saresti fatta la doccia, spalmata di creme e cremine e cambiata per andare a cena fuori.” Mi smentì in tono d’accusa.

“ Non ne avevo voglia.” Ribattei ostinata.

“ Inoltre non ti saresti mai dimenticata di prenotare.” Insistette. Che razza di noioso.

“ Quando vai a casa Connor?” Sbottai. Era il bello di essere amici da tanti anni. All’occorrenza, non ci risparmiavamo la scortesia.

“ Che villana. E io che mi sono fermato per aiutarti a rimettere a posto.” Mormorò simulando dispiacere. Cercai di non farmi intenerire dal luccichio dei suoi occhioni azzurri. Lo conoscevo fin troppo bene per non smascherare le sue tattiche.

“ Non sei rimasto per aiutarmi, ma per impicciarti.” Obiettai seccamente.

“ Quindi ammetti di non essere rimasta qui oggi pomeriggio?” Rincarò.

“ Da quando ti sei tesserato all’Inquisizione?” Mi informai.

“ Da quando tu ti sei trasferita in una dimensione parallela, dalla quale dai malapena credito al pianeta Terra e quando ti degni di farlo, racconti ridicole balle per rispondere a domande del tutto innocenti.” Fu l’accorata risposta.

Sospirai. “ E va bene Connor, non ero a casa oggi. Sono uscita. Questo basta a placarti o devo renderti conto di ogni singolo istante della mia esistenza? ” Borbottai spazientita.

“ No, non mi basta. Sono il tuo migliore amico, non mi sembra un quesito così intimo e inopportuno.” Protestò.

Già, il mio migliore amico.

 Connor ed io ci conoscevamo da nove anni ma eravamo amici da sei. Questo perché nei nostri primi due anni di conoscenza ci ignoravamo reciprocamente,mentre durante il terzo ci odiavamo a morte.

Frequentavamo lo stesso liceo, io scrivevo per il giornale della scuola, lui era il capitano della squadra di football. Ma non era certo questo il motivo della nostra reciproca antipatia. La nostra faida ebbe inizio quando lui ferì i sentimenti di una mia amica, schernendola davanti a tutta la classe a causa di un biglietto in cui lei gli dichiarava il suo amore. Lo trovai assolutamente abietto, ripugnante, detestabile. Doveva pagarla. L’occasione si presentò presto. La squadra di football del nostro liceo perse una partita molto importante per la qualificazione finale. Ne approfittai per scrivere un articolo al vetriolo, sottolineando l’inettitudine del capitano. Fu il turno di Connor ad essere umiliato. La cosa non gli piacque. Si scatenò una lotta senza precedenti. Fu un anno di disprese, boicottaggi e malignità di ogni sorta. Si crearono vere e proprie fazioni che patteggiavano o per me o per lui. Io avevo tutte le cheerleader contro, non che la cosa mi urtasse granché. Anzi era un piacere lanciare frecciatine continue sulla loro estrema stupidità. E su quella del loro pupillo.

 La faccenda raggiunse il culmine quando sparì la mia chiave usb ( che all’epoca costava un mucchio di soldi) dall’armadietto e la ritrovai praticamente tritata sul fondo dello zaino. Conteneva oltre un mese di lavoro per il giornale. Non solo mio ma di molte altre persone. Montai su tutte le furie. E incapace di calmarmi e meditare vendetta a mente fredda, mi precipitai dove si svolgevano gli allenamenti di Connor e gli piazzai un pugno in pieno viso, facendogli sanguinare copiosamente il naso. Betsy, una delle cheerleader e sua fiamma dell’epoca, mi volò immediatamente addosso. Un paio di amiche vennero in mio soccorso. Poi un paio di amiche di Betsy. Si scatenò una rissa in piena regola.

Quando tutte acciaccate fummo condotte in presidenza in attesa di ramanzina e punizione, apparve anche Connor, che con mio sommo stupore, rivelò al preside il furto e la distruzione della mia chiavetta usb, motivando la mia reazione. A mia volta ammisi che quel gesto era stato scatenato da un altro mio dispetto nei suoi confronti. Ripercorremmo l’intero anno, fino ad arrivare all’origine di tutto quel pandemonio e ci ritrovammo a ridere. Anche se il preside ci affibbiò due settimane di sospensione con obbligo di frequenza e, con la mansione di coadiuvare il personale addetto, a ripulire i rifiuti.

 In quelle due settimane scoprii che Connor non era poi lo stupido, arrogante quarterback dalla mente decerebrata che credevo. E lui si rese conto che io non ero un saccente e irritante topo da biblioteca, incapace di divertirsi. Insomma, diventammo amici. Lui si scusò anche con la ragazza che aveva maltrattato suscitando le mie ire. Inoltre scoprimmo di avere una passione e un sogno in comune. Progettare il grattacielo più alto del mondo. Erano sogni di due sedicenni, ma ci unirono e ci indirizzarono in seguito, a scegliere la stessa facoltà universitaria. E all’ultimo anno di liceo, vedendoci insieme al ballo di fine anno, volteggiare in mezzo alla pista, Connor in smoking e io in un lungo abito di raso blu scuro, con al polso l’orchidea che lui mi aveva regalato per l’occasione, nessuno si ricordava che due anni prima non potevamo nemmeno sopportarci. Molti anzi, erano certi che stessimo insieme. Chi ci conosceva meglio però, sapeva che la nostra sarebbe risultata un’unione inattuabile. Ci volevamo un gran bene, ma riuscivamo ad esasperarci a vicenda. Sovente degeneravamo in liti violente. Connor stesso ammetteva, che se non fossi stata una ragazza mi avrebbe presa a pugni in più di un’occasione. Cosa che io peraltro avevo già provveduto a fare.   

Ebbi un moto di tenerezza ripensando a come era nata l’amicizia con Connor. Avrei voluto raccontargli tutto, ma non era possibile. Non volevo certo correre il rischio di non rivedere più Ryuzaki per non aver saputo tenere a freno la lingua. Anche se mi dispiaceva escludere una persona così importante per me, da un evento che si stava rivelando inspiegabilmente così importante per la mia vita.

“ Mi dispiace Connor. Non posso dirti niente.” Dissi addolcendo il tono di voce.

“ Posso solo sapere, se si tratta del ragazzo di cui mi hai parlato?” Mi chiese implorante.

“Si.” Gli concessi.

“Come avete fatto a rincontrarvi?” Esclamò meravigliato.

“ La probabilità era solo del 2%.” Dichiarai.

“ Cosa?” Domandò, stranito.

“ Lascia perdere.” Ridacchiai.

“ Ma perché non puoi parlarmene?” Incalzò.

“Perché no.” Dissi perentoria.

“ Che risposta illuminante.” Commentò sarcastico.

“ Connor, cosa non ti è chiaro dell’affermazione “Non posso dirti niente” Di poco fa?” Replicai stizzita.

Connor sgranò gli occhi e si appoggiò teatralmente allo stipite della porta, con un sospiro.

“ Non dirmelo Audrey.”

“ Che cosa?” Domandai incerta se essere divertita o esasperata.

“ E’ una persona sposata. Dovete nascondervi per questo..Oh Audrey, lascialo, ti farà solo soffrire!” Declamò melodrammatico.

Trattenni a stento una risata, non mi immaginavo Ryuzaki sposato. Anche se per quanto ne sapevo, poteva anche esserlo. Scacciai subito quel pensiero.

“ Connor,devi smetterla di guardare tutte quelle orride telenovele. Non è sposato.” Lo rassicurai.

“ Per fortuna! Ma allora perché tutto questo mistero? E’ una spia?” Mi inquisì nuovamente.

Non era male come ipotesi. Era affascinante. E senza ombra di dubbio, la preferivo a quella del matrimonio. Connor mi aveva suggerito ottimi spunti di riflessione per quella notte.

“ Adesso basta Connor. Tanto non ne so niente neanche io, è inutile che mi assilli.” Tagliai corto.

“ Come non ne sai niente? Audrey sei matta? Potrebbe essere un pazzo psicopatico, farti a fettine e venderle in un banchetto degli hot-dog.” Mi fece notare allarmato.

Connor sapeva essere molto pittoresco.

“ Lo so.” Dissi semplicemente.

“ E non ti interessa?” Era sbigottito.

“No.” Mormorai. Ed era vero, non mi importava. Perché mi fidavo di Ryuzaki, anche se non me lo spiegavo razionalmente.

“ Sono certa che non sia nulla del genere.” Affermai per rincuorare Connor, che aveva gli occhi sbarrati.

“ Ti stai innamorando Audrey.” Constatò.

“ Credo di si.” Sussurrai. In realtà ne ero certa.

“ Qualcuno è riuscito a fare breccia nel tuo gelido cuore.” Mi canzonò Connor.

“ Non ho un cuore gelido!” Mi lagnai. Ma sorridevo.

“ E’ un uomo fortunato. Spero che lo sappia.” Si percepiva un’ inflessione minacciosa nelle parole di Connor.

Feci spallucce.

“ Ti va una tisana?” Domandai in un pietoso tentativo di cambiare argomento.

“ Volentieri. Ma non attacca. So che è un pretesto e non vuoi più parlarne. Ti lascio in pace. Spero solo che tu sappia quello che fai.” Mi rispose.

Annuii. Anche se non ero certa di un benemerito nulla. Fortunatamente Connor, non era in gamba come Ryuzaki a percepire le menzogne. Ci accomodammo in cucina e sorseggiamo la nostra tisana, chiacchierando amabilmente della sessione d’esami in arrivo e dei progetti per le vacanze di Natale.

Quando anche Connor, dopo avermi fatto altre mille raccomandazioni, se ne fu andato, potei farmi, finalmente, la tanto agognata doccia. Mi scoppiava la testa. Era stata davvero una giornata massacrante. “ I tuoi sforzi per non saltare addosso a Ryuzaki, devono essere stati dispendiosi di energie.” Insinuò la vocina. In effetti ero incerta se attribuire l’emicrania a quello o alle numerose partite a scacchi. Ma probabilmente la vocina aveva ancora una volta, tristemente ragione. Dopo la doccia mi sentii meglio. Entrai nella mia camera, ed estrassi dal comò una camicia da notte pulita. Era bianca e rosa, con stampata sul davanti una torta panna e fragole. Sorrisi. A volte le coincidenze erano davvero bizzarre. Mi infilai sotto le coperte senza puntare la sveglia. Il giorno dopo era sabato e non c’era lezione. Avevo a disposizione tutto il tempo che volevo per dormire. Dormire o riflettere.

Alla fine fu il sonno ad avere la meglio. La mia mente, in tutta evidenza, necessitava di riposo in seguito agli avvenimenti della giornata. Purtroppo non fu una nottata particolarmente ristoratrice. Perlomeno dal punto di vista onirico. Feci sogni confusi, quasi tutti su Ryuzaki.

Mi svegliai alle dieci passate, avevo ancora una leggera emicrania ma ero in ottima forma a parte quel dettaglio. Mi stiracchiai pigramente. Dalle persiane filtrava la luce del sole. Doveva essere un’altra bella giornata. Che fortuna pensai. Chissà se Ryuzaki mi avrebbe chiamata. Un terribile pensiero mi balenò in mente. Non avevo più riacceso il cellulare dopo averlo spento nella suite di Ryuzaki il giorno prima. Se lui avesse provato a cercarmi non mi avrebbe trovata.

Balzai fuori dal letto e corsi in soggiorno alla ricerca della borsetta. Purtroppo, complici il fattore dell’essere appena sveglia e il tappeto al’ingresso della stanza, volai lunga e tirata per terra. Mi rialzai massaggiandomi il ginocchio e imprecando. Poi, zoppicando leggermente, afferrai la borsa e tirai fuori il cellulare. Lo accesi. C’erano cinque messaggi di Connor: tre di tentativo di chiamata, uno dove mi ricordava di prenotare al Julian’s e l’ultimo in cui mi insultava per non aver prenotato. Notai che avevo anche un messaggio in segreteria. Lo ascoltai speranzosa. Era mia madre che mi pregava di richiamarla. Sbuffai. Poi mi diressi verso la cucina a fare colazione.

Il sabato trascorreva inesorabilmente lento. Avevo cercato di concentrami sui libri con pessimi risultati. Non riuscivo a focalizzare l’attenzione per un lasso di tempo superiore ai due minuti. Poiché immediatamente, Ryuzaki prendeva il sopravvento. “ Certo che sei monotona.” Mi fece presente la voce.

“ Nessuno ti obbliga a parlarmi insieme.” Ringhiai.

Poi mi resi conto che stavo parlando a me stessa. Fortunatamente ero sola.

Ripresi con le congetture su Ryuzaki. Era una spia? Non me lo vedevo con l’impermeabile e il cappello a tesa larga, ma del resto le spie si vestivano così esclusivamente nei film. Forse era un super eroe. “ Certo e ora non ti può chiamare perché è con “Alfred” nella bat- caverna, ma fammi il piacere.” Affermò la vocina, beffarda. In effetti avevo un tantino esagerato. Magari era solo uno di quei personaggi molto abbienti, che danno di testa e si comportano in maniera assurda. Ma non credevo nemmeno a quella teoria. Dietro Ryuzaki si celavano molti misteri. A partire dal suo nome. Di questo ne ero certa.

A distogliermi dalle mie elucubrazioni, suonò il cellulare. Lo afferrai con uno scatto repentino. Sul display però, lampeggiava “Connor”.

“ Che c’è?” grugnii rispondendo.

“ Anche se non sono l’ uomo misterioso come tu speravi, merito un’accoglienza un po’ più cordiale.” Rispose risentito.

Mi sentii un mostro di cattiveria.

“ Hai ragione, scusami. Tutto bene?” Cercai di rimediare.

“ Tutto bene, si. Volevo chiederti se eri impegnata oggi.” Replicò, recuperando un tono di voce cordiale.

“ Mm.” Presi tempo.

“ Ho capito. Non hai niente da fare, ma non vuoi prendere impegni nell’eventualità che Mr X ti inviti ad uscire.” Ipotizzò.

Dannato Connor. Aveva fatto centro.

“ Emh..” Bofonchiai.

“ Però ora Audrey la smetti di rimuginare, smuovi le chiappe e ti prepari. Poi facciamo un giro per negozi e andiamo a cena. Nel caso in cui il tuo principe tenebroso si facesse vivo puoi anche piantarmi in asso. Però ora esci. Passo a prenderti tra mezzora.” Mi ordinò Connor attaccandomi il telefono in faccia.”

Davvero astuto, non mi aveva dato la possibilità di controbattere. Rassegnata, andai a vestirmi.

Connor mi tenne impegnata per tutto il pomeriggio e la serata. Andammo a fare shopping nei miei negozi preferiti, dove acquistai una sciarpa, degli orecchini e un bellissimo abitino color fragola. Mentre la commessa si consumava le corde vocali in complimenti volti e farmelo comprare e Connor si stupiva perché non avevo mai portato quella tinta, io sorridevo ebete immaginando di sfoggiarlo davanti a Ryuzaki. Per quanto qualcosa mi suggeriva, che se mi fossi presentata da lui avvolta in un sacco dell’immondizia l’effetto sarebbe stato il medesimo. Dopo il giro per negozi, andammo a mangiare in un ristorante giapponese che adoravo. Una scorpacciata di maki * al tonno mi riconciliò con il mondo. Di tanto in tanto, occhieggiavo il telefono ma appena Connor se ne accorgeva, si metteva a chiacchierare a raffica e a ordinare altri piatti. Terminammo la cena con del sakè *. Un po’ troppo sakè a dire il vero. Infine, dopo che ci ebbero raggiunto altri nostri amici, ci recammo a concludere la serata in un locale dove suonavano dal vivo. Il cocktail bevuto in quella circostanza mi diede il colpo di grazia. Ero decisamente brilla.

“ Grassie Onnor..” Biascicai mentre Connor, con un mio braccio intorno alle spalle, apriva la porta del mio appartamento.

“Shh! E’ tardi, disturbi i vicini.” Mi redarguì.

“ Pasiensa.” Ridacchiai.

Connor sospirò.

“ Coraggio, entriamo.” Mi esortò.

Leggermente barcollanti entrammo in casa. Connor, trasportandomi praticamente di peso, mi depositò sul letto.

“ Sciei un vuero amico!” Gorgogliai sorridendo al nulla.

“ Su questo non ci piove. Buonanotte Audrey, dormi e domani fammi sapere come stai.” Si congedò Connor stampandomi un bacio sulla fronte.

“ Ao.” Lo salutai annaspando con le mani, nel vuoto. Dopodiché mi addormentai come un sasso.

 Il giorno dopo mi svegliò un suono insistente e fastidioso. Il cellulare che squillava. Sentivo le tempie che pulsavano. Non avevo voglia di aprire gli occhi. Spenzolai un braccio fuori dal letto e cercai a tentoni la mia borsa, che Connor doveva aver abbandonato sul pavimento prima di andarsene. La trovai. La raccolsi e mi misi a frugare al suo interno. Infine ne estrassi il telefonino che non accennava a smettere di suonare.

“ Pronto?” Bofonchiai con voce impastata. Se era Connor l’avrei ricoperto di insulti, cosa gli saltava in testa di chiamarmi sapendo in che condizioni mi aveva lasciata?

“ Audrey?” Chiese una voce. Una voce dal timbro leggermente basso. La voce di Ryuzaki.

Mi tirai su a sedere sul letto. Improvvisamente lucida.

“ Ryuzaki?” Domandai affannata. Che idiota. Sembrava gli stessi rifacendo il verso.

“Si.” Confermò.

Il cuore prese a battermi rapidissimo.

“Ryuzaki come…”

“ Non possiamo stare molto al telefono.” Mi interruppe.

Restai in attesa.

“ Ti va di fare una passeggiata?” Propose.

Non me lo feci ripetere due volte.

“ Si, certo! ” Accettai.

“ Troviamoci alla stessa panchina dell’altra volta tra un’ora. ”

“ D’accordo. ” Mormorai.

Ma aveva già riattaccato. Stava diventando un’abitudine quella di riattaccarmi il telefono in faccia. “ Sei un vero cagnolino, lui chiama e tu corri, mi meraviglio di te.” Sibilò la vocina. Non aveva tutti i torti purtroppo.

Con sommo orrore, mi accorsi che avevo circa mezzora per rendermi civile. Mi alzai e zampettai verso il bagno reggendomi la testa. Maledetto sakè. Mi guardai allo specchio per constatare i danni. Non mi ero certo struccata prima di crollare sul letto e, con tutto il mascara spalmato sugli occhi, sembravo un panda. Urgevano doccia e caffè. Effettuate quelle indispensabili operazioni, mi vestii inaugurando l’abitino nuovo, poi passai alla fase trucco, cercando con scarso successo di camuffare le occhiaie. Chissà perché su Ryuzaki le trovavo carine mentre su di me tutto il contrario? “ Troveresti carina qualunque cosa su Ryuzaki. Non scendo nei dettagli per questione di decenza.” Si intromise la vocina. Anche in quel caso, aveva ragione. Quando fui abbastanza soddisfatta del mio aspetto, o, sarebbe più corretto dire, quando ritenni di non assomigliare più ad uno zombie, uscii di casa alla ricerca di un taxi.

Arrivai a destinazione, che Ryuzaki era già là. Se ne stava seduto nella sua consueta posizione, sulla panchina. Era intento a leggere, reggendo le estremità del libro tra le punte delle dita. Indossava sempre la t-shirt bianca a maniche lunghe e i jeans. Mi chiesi se ne avesse tanti tutti uguali. Si accorse quasi immediatamente della mia presenza, mentre lo raggiungevo. Ritirò il libro in una tasca e mi salutò con la mano. Risposi al saluto e giunsi davanti a lui, mentre il mio stomaco faceva i salti mortali. E, beninteso, non per i postumi della sbornia.

“ Ciao Ryuzaki.” Esordii, complimentandomi mentalmente per il mio approccio così originale.

“ Ciao Audrey.” Rispose lui iniziando a trapassarmi con lo sguardo.

La gente, normalmente si salutava con baci sulle guance o strette di mano. Noi con profonde occhiate che avevano il potere di ridurmi le ginocchia in gelatina.

Restai a guardarlo come un’allocca. Nel mentre lui si alzò dalla panchina, rinfilò le scarpe e si avvicinò a me. Troppo vicino per la mia capacità di sopportazione.

“ Ti va di fare la nostra passeggiata, a Central Park?” Buttai lì nella speranza di porre fine a quel tormento prima che fosse troppo tardi.

“ D’accordo.” Acconsentì lui.

Così ci incamminammo, silenziosi come al solito, verso la nostra meta. Notai diverse coppiette che si tenevano per mano. Provai una feroce invidia. “ A te niente eh?” Mi canzonò la vocina. Digrignai i denti.

“ Tutto a posto Audrey?” Mi interrogò Ryuzaki.

Doveva essersi avveduto della mia espressione truce.

“ Oh s-si tutto a posto, grazie.” Balbettai, presa alla sprovvista.

“ Hai un’aria stanca.” Osservò.

“ E’ che ieri sera ho fatto tardi..” Spiegai con disinvoltura.

“ Con Connor?” Mi interrogò.

“ Si, con Connor.” Sottolineai.

In cuor mio speravo fosse almeno un pochino geloso. Probabilmente non lo era nemmeno un po’.

Central Park era insolitamente spopolato, per essere un giorno festivo. Forse l’aria frizzante aveva iniziato a scoraggiare le persone dall’avventurarvisi. Rabbrividii leggermente nella giacca, domandandomi come facesse Ryuzaki a resistere solo con una maglia di cotone addosso. Poi, la mia attenzione fu attirata da un chiosco di vivande. Mi voltai verso Ryuzaki. Se n’era accorto anche lui. Ci sorridemmo e senza dire una parola, ci avviammo verso di esso.

Riprendemmo la nostra passeggiata  con una ciambella a testa e un cappuccino per la sottoscritta. Ryuzaki con una mano teneva la ciambella, servendosi come al solito del pollice e dell’indice e, con l’altra, sempre con l’ausilio delle medesime dita, la sbocconcellava, portandosi piccoli pezzetti alla bocca. Mi ritrovai nuovamente a fissarlo in preda a pensieri non molto innocenti. “ Piantala di fissarlo come un baccalà!” Mi intimò la voce, tagliente. Mi riscossi subito. Sorseggiai un po’ di cappuccino e stabilii che intavolare una qualunque conversazione non avrebbe potuto che giovarmi.

“ Non sei mai stato qui, Ryuzaki?” Lo interpellai.

“ No, mai.”

“ Oh allora devo assolutamente portarti a vedere il lago!” Esclamai entusiasta.

“ Tu invece vieni sovente in questo posto.” Affermò lui.

“ Si, mi piace molto .E’ uno dei luoghi che amo di più in questa città.” Confermai.

“ Perché?” mi domandò, continuando a mangiucchiare la sua ciambella.

Ci pensai qualche istante.

“ Perché venire qui mi aiuta a fare chiarezza nei miei pensieri.” Decretai alla fine.

“ Eppure non è il luogo ideale dove passeggiare da soli. In certe ore può diventare pericoloso. Soprattutto per una bella ragazza.” Osservò, leccandosi un dito sporco di zucchero a velo.

Arrossii fino alla radice dei capelli. Sapevo che il suo non era un complimento intenzionale, ma soltanto una constatazione oggettiva. Tuttavia sentirmi dire che ero bella, non mi aveva mai fatto tanto piacere in tutta la mia vita.

Aspettai di tornare di un colorito normale, poi trillai allegramente:

“ Non preoccuparti, sono anni che frequento questo posto e non è mai successo niente!”

“ Datemi il portafoglio! Subito!” Ci ordinò una voce sconosciuta.

Il fato congiurava davvero contro di me.

“Le ultime parole famose..” Non potei trattenermi dal commentare. Si. Anche in quella circostanza.

Davanti a noi, c’era un uomo basso e tarchiato, dall’aspetto niente affatto rassicurante, che ci minacciava con un coltello.

“ Muovetevi!” Gridò.

Intorno non c’era nessuno a cui chiedere aiuto.

 Mi stavo apprestando ad estrarre il portafoglio dalla borsetta cercando di mantenere il sangue freddo, quando Ryuzaki, si girò di tre quarti e, sbilanciandosi leggermente all’indietro, sferrò al malvivente, un poderoso calcio in pieno viso, facendolo crollare a terra, svenuto. Per la sorpresa, mi cadde il cappuccino.

“ Ryu-Ryuzaki..” Balbettai.

Con una mano mi fece segno di attendere. Con l’altra invece, si infilò l’ultimo boccone di ciambella in bocca e lo ingoiò. Poi si accovacciò a terra, a fianco dell’uomo privo di sensi e prese a frugargli nelle tasche. Dopo qualche istante sembrò aver trovato quello che stava cercando. Si rialzò in piedi e si allontanò di qualche metro. Fece una breve telefonata. Poi tornò verso di me.

“ Stai bene?” Mi chiese fissandomi.

“Io…” Blaterai.

In realtà non stavo affatto bene. Mi girava la testa e sentivo che le gambe avrebbero potuto smettere di sorreggermi da un momento all’altro.

“ Non sto benissimo.” Ammisi con un fil di voce.

“ Deve essere lo choc.” Dichiarò Ryuzaki.

“ Non sono scioccata.” Protestai debolmente.

“ Evidentemente il tuo subconscio non è dello stesso parere.” Obiettò Ryuzaki.

“ Ce la fai a camminare?” Aggiunse.

Accennai a muovere qualche passo ma barcollai subito.

“ Aspetta.” Mi intimò Ryuzaki.

Si avvicinò a pochi centimetri da me, poi mi voltò le spalle e si ingobbì. Più del solito.

“ Dovresti aggrapparti a me.” Mi fece notare.

Quella era volta che avrei tirato le cuoia. Già ero prossima allo svenimento e la situazione certo non aiutava. Inoltre temevo di infastidirlo. “ Approfittane, rimbambita, chissà quando ti ricapita.” Mi ordinò la vocina interiore, imperiosa. Esitando leggermente, gli cinsi il collo con le braccia, facendo attenzione a non sfiorarlo con le mani. Quando Ryuzaki sentì la mia stretta, mi caricò sulla schiena.

“Riesci a reggermi?” Sussurrai.

“ Sono piuttosto forte.” Replicò.

“ L’avevo notato.” Mormorai.

“ Audrey?” Mi richiamò.

“Si?” Esclamai.

“Potresti fornirmi un elenco dei luoghi che reputi sicuri? Così li eviteremo accuratamente.” Asserì Ryuzaki. Anche se non potevo vederlo in faccia, ero certa che stesse sorridendo.

“ Sono un caso senza speranze.” Sospirai.

“ Temo di si.” Constatò. Sentii il suo sorriso ampliarsi.

“ Dove siamo diretti?” Mi informai.

“Verso una panchina, così potrai riprenderti.” Fu la risposta.

“Oh.. E quel tizio? Non dovremmo chiamare la polizia?” Domandai, alludendo al nostro aggressore.

“ Non preoccuparti, è tutto sistemato.” Mi assicurò.

Ovviamente, rendermi partecipe del come avesse sistemato la faccenda, era fuori discussione. Forse aveva avvertito polizia durante la chiamata di poco prima. Ipotizzai. Ma in quel caso non avremmo dovuto fermarci a testimoniare? “ Finiscila. E goditi il momento.” Quel giorno la vocina era singolarmente saggia. E decisi di seguire il suo consiglio. Quando mi sarebbe ricapitato di poter stare avvinghiata a Ryuzaki come un koala? Il contatto con il suo corpo mi faceva percorrere la schiena da lunghi brividi. Attraverso la sua maglietta leggera, avvertivo un accenno di muscolatura. Quindi Ryuzaki, si era magro, ma meno di quanto pensassi. Quelle considerazioni erano deleterie per la mia psiche. Fortunatamente, o sfortunatamente, non riuscivo a stabilirlo, si profilò una panchina all’orizzonte.

Ryuzaki mi aiutò a scendere e ad adagiarmi su di essa.

“E’ meglio che ti sdrai.” Mi consigliò.

Feci come aveva detto. Lui invece, si accucciò a terra, perfettamente all’altezza del mio volto. Mi prese un polso tra le dita.

“Strano.. Il battito è molto accelerato.” Mi informò.

Non proferii verbo. Sapevo a cosa era dovuto quel fattore.

“ Dovrebbe essere più lento.” Continuò, lasciando andare il mio polso e avvicinando ulteriormente il suo viso al mio. I suoi capelli neri mi sfiorarono la fronte. Fu in quel momento che cedetti. Mi abbandonai ad un istinto inestinguibile, chiusi gli occhi e appoggiai le mie labbra su quelle di Ryuzaki. Lo feci con delicatezza, senza premere troppo. Sapevano di zucchero a velo. Assaporai ogni attimo di quel bacio, conscia che Ryuzaki si sarebbe probabilmente scostato. Ma non lo fece. Infine, lentamente, separai la mia bocca dalla sua e aprì gli occhi. I suoi erano sgranati e fissi nei miei.

“ Scusami..Io..” Farfugliai. Ma non avevo nessuna scusante.

Ryuzaki, senza smettere di guardarmi negli occhi, si portò una mano sulle labbra.

“ E’ il primo bacio che ricevo.” Disse. Gli occhi neri nei miei.

Questo era Ryuzaki, un bizzarro connubio tra il più stretto riserbo e un candore disarmante.

“ Se ti è piaciuto puoi averne quanti ne vuoi.” Commentai.

“ Oddio, l’ho detto davvero!” Proruppi subito dopo, incredula.

Sul viso di Ryuzaki affiorò un sorriso.

“ Apprezzo l’offerta.” Dichiarò.

“ Allora non ti è.. Emh.. Dispiaciuto?” Domandai, rossa come un peperone.

“No.” Ribatté.

“ Ne sei sicuro?” Insistetti dubbiosa.

“ Al 100%” Ribadì lui.

Tirai impercettibilmente un sospiro di sollievo.

“ Però se ora stai meglio,io ho bisogno di zuccheri.” Mi fece presente.

“ Come mai?” Mi informai perplessa. Aveva finito di divorare una ciambella non molto tempo prima.

“ Perché sento che le mie capacità di ragionamento sono calate del 50%” Mi spiegò.

Sorrisi. Anch’io sentivo che le mie capacità di ragionamento erano calate. Ma già da quando lo avevo incontrato.

 “ D’accordo. Così posso prendermi un altro cappuccino, l’altro è finito tutto per terra.” Acconsentì.

E, insieme, ci riavviammo verso il chiosco. Anche se non ci tenevamo per mano, anche se non sapevo nulla o quasi di lui, anche se l’intero genere umano mi avrebbe presa per pazza e anche se probabilmente, pazza lo ero sul serio, sentivo di non avere nulla da invidiare alle coppie di prima.

*maki: tipologia di sushi, composto da alga nori, riso e pesce.

*sakè: bevanda alcolica tipicamente giapponese ottenuta dalla fermentazione del riso.

Immagino che per voi siano inutili queste note, ma ci tengo a essere precisa ^^

 

Ringraziamenti e sproloqui dell’autrice

Come sempre grazie a tutti i lettori! ^^

E ora procediamo in ordine di recensione

Hope87: Confermo, Ryuzaki è davvero spietato! E manco se ne accorge.. O forse si? Con lui non si sa mai XD!!!Riguardo al saltargli addosso.. Sono perfettamente d’accordo con te! Audrey è vero, è cotta a puntino e sono contenta di essere riuscita a rendere bene le ragioni del suo comportamento sventato! Quanto a Connor, inizialmente non pensavo di inserirlo granché nella storia, ma poi si è rivelato divertente da gestire, inoltre penso che un personaggio in più possa rendere la ff più interessante. Spero di non sbagliarmi!

Umpa_Lumpa: Ho riso come una matta, leggendo la tua recensione, l’immagine di te (anche se non conosco il tuo aspetto ma ti immagino tipo manga) che strisci  fuori dalla bava alla ricerca di dolci, mi ha fatta piegare in due XDDD! Grazie mille comunque, sono felice di riuscire a farti ridere, ti assicuro che questa storia è deleteria anche per me, mentre scrivo ho continuo bisogno di dolci, proprio ora sto rosicchiando un biscotto, mi sa che arriverò a fine ficcy con il diabete -.-‘’’.. Mi auguro che tu abbia gradito Connor, che ha avuto piuttosto spazio in questo capitolo! Intanto attendo che tu corrompa la musa che mi rivelerà le intenzioni dell’ermetico L. *.*

AngelVirtues: Contentissima che tu preferisca Audrey al posto di Light!!! Io odio Light (da leggersi con tono del puffo Brontolone) ok la pianto ^^’’’. Come avrai notato, in questo capitolo le cose si sono smosse leggermente, ma solo un pochino, non voglio esagerare! Quanto al manga, ho seguito il tuo consiglio e ho iniziato a leggerlo! Nonostante mi avessero detto che è praticamente uguale all’anime, ho già notato delle piccole differenze che sono lieta di poter cogliere, quindi grazie del consiglio!

La gre: Benvenuta cara! Volevo già ringraziarti lo scorso capitolo per aver aggiunto la storia tra i preferiti, ma ops.. Mi sono dimenticata -.-‘’’ Abbi pazienza, è colpa della vecchiaia! Grazie mille per i complimenti, spero di non averti fatta attendere troppo ^^

Liar: Oh Liar grazie mille! So che sono noiosa e ripetitiva ma quando leggo nelle vostre recensioni che ho reso bene L faccio salti di gioia!!!

SPLITkosher: Ti ringrazio tantissimooooooooo!!!!!!!

Elettra_Black: Grazie stellina, sai quanto è importante il tuo parere per me e che tu abbia notato una crescita nel mio stile mi fa incredibilmente piacere!!!

Spero che il capitolo vi sia piaciuto ragazze, fatemi sapere che cosa ne pensate perché ero molto dubbiosa riguardo al finale! Un baciottone a tutte e a presto, al prossimo aggiornamento! ^___^

Alice

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Capitolo 7
*** Appuntamento ***


7. Appuntamento

Seduti su una panchina di fronte al famoso lago di Central Park, io e Ryuzaki facevamo la nostra seconda colazione. Proprio come gli hobbit. “ Ti verrà il diabete, se continui a sbafare dolciumi a questo ritmo.” Mi ammonì la vocina. Ma in quell’istante mi trovavo totalmente immersa in uno stato di grazia. Niente e nessuno avrebbe potuto farmi scendere dalla nuvoletta rosa sulla quale aleggiavo. Avevo baciato Ryuzaki. Continuavo a ripetermelo nella mente, come una litania. Nessun altro bacio, nella  mia vita, era stato in grado di regalarmi quella varietà di sensazioni: desiderio, paura, abbandono,  tenerezza, appagamento. Era un’esperienza del tutto nuova. Essere totalmente coinvolta da qualcuno.

“ E invece il tizio che vi ha minacciato con un coltello? Quello l’hai già archiviato eh?” Mi rammentò la voce. Maledetta. Ecco come rovinare un momento perfetto. In effetti, il rapinatore poteva essersi ripreso e aver iniziato a girovagare alla nostra ricerca, per vendicarsi. Che pensiero inquietante. Mi voltai verso Ryuzaki, appollaiato accanto a me. Mentre divorava un muffin dietro l’altro, estraendoli dal sacco in cui li aveva dovuti infilare la proprietaria del chiosco, piuttosto perplessa da quella ordinazione spropositata, osservava i passanti. Perlopiù famiglie con bambini. O almeno così pareva. Era piuttosto difficile stabilire con certezza, cosa realmente stesse guardando Ryuzaki.

“ Ryuzaki..” Richiamai la sua attenzione, leggermente titubante.

“Mmm?” Bofonchiò. Aveva la bocca piena.

“ Mi chiedevo.. Quell’ uomo che ha cercato di rapinarci.. Ormai sarà rinvenuto..” Blaterai. “ Però, che dialettica chiara ed esplicita.” Si congratulò la vocina.

Ryuzaki inghiottì il boccone che stava masticando e si girò verso di me. Fissandomi con la consueta intensità. Quasi rimpiansi di avergli rivolto la parola.

“ Non devi preoccuparti. Come ho già detto prima, è tutto sistemato.”

Annuii. Avrei tanto voluto sapere come, però, la faccenda era stata sistemata. Non si erano sentite sirene della polizia in lontananza. L’ennesimo mistero. Sospirai.

“ In ogni caso, la probabilità di rincontrarlo, sarebbe stata solo del 3%.” Dichiarò dopo un attimo.

“Ok.. G-grazie.” Farfugliai confusa. Un giorno avrei dovuto farmi spiegare su che base stabilisse quelle percentuali.

“Ne vuoi uno?” Domandò Ryuzaki, porgendomi il sacchetto.

“ Perché no?” Ribattei, afferrandolo e estraendo un muffin a mia volta. Erano quasi finiti. “Una bella peritonite non te la leva nessuno.” Mi fece presente la voce, pedante. Sbuffai.

Tornammo entrambi a concentrarci sul lago e sull’occasionale andirivieni della gente. La luce del sole che filtrava attraverso le foglie rosse e gialle degli alberi e si rifletteva sull’acqua, creava dei riverberi meravigliosi. L’aria pungente era scomparsa per lasciare posto a un lieve tepore. C’era un’atmosfera di pace assoluta.

“ Avevi ragione, Audrey.” Ryuzaki ruppe nuovamente il silenzio.

“ Su cosa?” Chiesi, incuriosita.

“ Questo posto è davvero molto bello. Grazie per avermelo mostrato.” Rispose, mordicchiandosi il pollice.

“Oh.. E’ stato un piacere.” Replicai arrossendo leggermente.

Avrei tanto voluto appoggiare il mio capo sulla sua spalla e restare in silenzio ad ammirare il paesaggio, ma mi ero già abbastanza lasciata andare abbastanza per quel giorno, ai miei desideri. “ Puoi sempre accontentarti di rimanere in silenzio. Faresti un favore all’umanità.” Mi consigliò la vocina, sarcastica come al solito.

A distrarmi dalle mie riflessioni, squillò il telefono di Ryuzaki. Il proprietario balzò in piedi e si infilò velocemente le scarpe per poi allontanarsi a rispondere.

“Odio i cellulari.” Mi rese partecipe poco dopo, tornando da me.

Fui colta da un’ improvvisa illuminazione.

“ Per questo l’altro giorno mi hai chiesto di spegnerlo?” Tirai a indovinare.

“Si.” Fu la risposta.

Scoppiai a ridere. Ryuzaki prese a scrutarmi, probabilmente in attesa di delucidazioni.

“ E’ che avevo fatto diverse congetture in proposito, ma mi era sfuggita la conclusione più ovvia.” Spiegai quando riuscii a smorzare le risate.

Ryuzaki sorrise brevemente.

“ Comunque non piacciono molto neanche a me i cellulari. Ma a volte sono comodi.” Commentai.

“ A volte.” Mi concesse lui, laconico.

Ricominciò la nostra battaglia di sguardi, della quale, ovviamente, non fui io la vincitrice. Ero di nuovo diventata cremisi.

“ Audrey devo andare.” Disse Ryuzaki a un certo punto.

“ D’accordo.” Mormorai.

 “ Mi sembra anche ora. Non potete restare qui a fissarvi tutto il giorno.” Osservò la voce nella mia testa. Aveva sacrosantamente ragione, anche perché se si fosse verificata una simile eventualità, mi sarei liquefatta sul selciato. Che brutto spettacolo.

Infine ci avviamo all’esterno del parco. Calcolai che ci sarebbe voluta una mezzoretta ad uscirne, utilizzando delle scorciatoie. Central Park era davvero immenso. Decisi che era meglio informare Ryuzaki, nel caso avesse fretta.

“ Ryuzaki, per tornare indietro ci vorrà circa..”

“ Mezzora.” Mi interruppe lui.

Come diavolo aveva fatto? Io conoscevo quella zona da anni, lui la vedeva per la prima volta. Stabilii per la mia sanità mentale di non pormi più quesiti.

La mia attenzione fu improvvisamente catturata da un cartellone pubblicitario. Annunciava che un film che attendevo di vedere da tempo, era appena uscito al cinema.

“ Finalmente!” Esclamai entusiasta.

Ryuzaki si voltò a osservarmi. Avvampai. Avevo parlato da sola per l’ennesima volta.

Indicai il cartello e tentai di rimediare: “ Si tratta di un film che voglio vedere da un secolo. E’ un giallo che riprende il tema del delitto a camera chiusa. Deve essere molto interessante. La critica l’ha definito geniale.”

“ Si, pare davvero interessante.” Approvò Ryuzaki, appoggiando l’indice sulle labbra e concentrandosi sul cartello.

“ Eh già..” Concordai osservandolo. Chissà cosa gli stava frullando in testa.

“ Non sono mai stato al cinema.” Mi informò.

Restai parecchio interdetta.

“ M- mai..?” Balbettai a mezza voce.

“ No.” Confermò lui.

“ Potremmo andarci.” Aggiunse.

Che occasione imperdibile. Mi trattenni a stento dal saltare di gioia.

“ Si.” Acconsentii di buon grado.

“Stasera?” Chiese Ryuzaki, senza staccare gli occhi dal cartello.

“ Va benissimo.” Risposi, cercando di trattenere il mio smodato entusiasmo.

Ryuzaki restò in contemplazione della locandina ancora qualche istante, poi riprese a camminare. Feci lo stesso. Quando arrivammo a destinazione, l’ immancabile “Alfred” era già in attesa, a bordo dell’auto nera. Ci accordammo per la serata e ci salutammo. Rimasi a vedere Ryuzaki salire a bordo della vettura. Mi accorsi che stavo sorridendo. La prospettiva dell’appuntamento per la serata mi elettrizzava. “ Perché? Quello di stamattina cos’era? Un appuntamento no?!” Mi rimbrottò la voce.

“ Ma non è la stessa cosa.” Replicai spazientita.

“ Mamma, quella signorina parla da sola!” Esclamò una bambina, indicandomi.

“ Zitta Tracy!” La redarguì la madre, scoccandomi un’occhiata carica di imbarazzo.

Era giunto il momento di dileguarmi.

Arrivata a casa mi ricordai che dovevo telefonare a mia madre. Prima che contattasse l’esercito o l’F.B.I. Tirai fuori il cellulare dalla borsetta e avviai la chiamata.

“ Audrey, tesoro ma dov’eri finita?” rispose lei al primo squillo.

“ Scusa mamma. Ho avuto da studiare.” Mentii spudoratamente.

“ Tutto bene?” Aggiunsi.

“ Si certo cara e tu?”

“ Non c’è male.” Restai sul vago.

“ Ascolta Audrey, ti ho anche cercata per invitarti a cena stasera. Ti ricordi Lucy Preston, la mia amica? Ci saranno anche lei e suo figlio Steven, ha la tua età.”

Tipico di mia madre. Tentare di rifilarmi alla prima occasione, un qualche legnoso rampollo della buona società di New York. Che orrore. Per fortuna sapevo come contrattaccarla.

“ Mi dispiace tanto mamma, ma sarò al cinema con Connor questa sera.”  Rifiutai, simulando dispiacere.

“ Oh Connor, salutamelo tanto cara. E’ un ragazzo così carino e gentile.” Cinguettò. Aveva una vera adorazione per Connor.

“ Certo!” Le assicurai.

“ Allora divertiti e cerca di tenerti libera per la prossima cena!” Mi raccomandò.

“ Non mancherò! Ciao mamma.” La salutai, incrociando le dita.

“ A presto tesoro.” Si accomiatò a sua volta.

Fortunatamente mentire al telefono mi risultava più facile che dal vivo. O forse avevo sviluppato una predisposizione in materia, per quando saltavano fuori i figli delle amiche di mia madre.

Suonò il citofono. Quel giorno sembravo proprio destinata a non avere pace.

“ Chi è?” Domandai rispondendo all’apparecchio.

“ Connor, sono venuto a vedere come stai”

Lupus in fabula.

“ E anche a scroccare il pranzo suppongo.” Constatai, dando un’occhiata all’orologio appeso alla parete.

“ Anche.” Ammise lui con una risata.

“ Sali.” Lo esortai, pigiando il pulsante che apriva il portone.

Poco dopo entrò nel mio appartamento. Si tolse la giacca e l’appese all’appendiabiti. Poi finalmente si rivolse alla sottoscritta.

“ ‘Giorno Audrey.” Mi apostrofò.

“ Ciao Connor.” Ricambiai il saluto.

Lui si soffermò a osservarmi con aria investigativa.

“ Cosa c’è adesso?” Domandai, preparandomi spiritualmente ad un altro terzo grado.

“ Hai un’aria strana!” Replicò in tono accusatorio. Facendosi più vicino. Cercai di rimanere impassibile.

“ E’ normale, dopo la sbornia di ieri sera.” Osservai innocentemente.

“ Qui la sbornia non centra..” Insistette lui.

Alzai le spalle, fingendo di non capire a cosa si riferisse.

“ Hai gli occhi che luccicano e a ben pensarci il tuo umore mi sembra troppo buono.” Continuò.

“ Troppo buono per cosa?” Mi informai con studiata non curanza.

“ Normalmente, se mi fossi presentato per pranzo a casa tua, dopo una tua sbronza, mi avresti cacciato in malo modo, ingiungendomi di prendere da mangiare per entrambi in un take-away. Invece ti trovo già sveglia e pimpante, con un ottimo aspetto e un sorriso radioso stampato in faccia.” Mi fece presente.

“ Ho solo deciso di cambiare filosofia di vita e di essere gentile con il mio migliore amico.” Obiettai con voce di miele.

“ Non attacca. Non mi faccio incantare dai tuoi occhioni da cerbiatta.” Sbuffò Connor.

“ Sei davvero inopportuno!” Proruppi scocciata.

“ Così va meglio.” Commentò lui con un sorrisetto.

Fu il mio turno di sbuffare.

“ Comunque se ci tieni al pranzo, ti conviene finirla con le indagini.” Lo informai.

“ Sei una spregevole ricattatrice.” Si lagnò.

“Il fine giustifica i mezzi.” Ghignai.

Connor borbottò qualcosa che per sua fortuna non riuscii ad intendere.

“ Ti vanno le crepés al prosciutto?” Chiesi ignorandolo.

“Si.” Annuì Connor.

“ Bene. Tu apparecchia la tavola.” Lo istruii.

“ Ma sono un ospite.” Protestò.

“ Venerdì a momenti ti spellavi le mani per il tuo desiderio di aiutarmi.” Gli rammentai, ironica.

“ Ma era solo una scusa per impicciarmi.” Sorrise Connor.

“ Ah ora lo ammetti!” Esclamai.

Connor ridacchiò.

“ Comunque questo non ti esenta certo dall’apparecchiare.” Decretai.

La risata si spense sulle labbra di Connor.

A tavola, mi limitai a guardarlo mangiare. Dopo le due colazioni non avevo  affatto appetito. Dopo che Connor ebbe trangugiato le sue crepés, sorseggiammo del caffè, chiacchierando.

“ Tra un po’ vado a vedere una partita di baseball allo stadio, con Dave. Vieni anche tu?” Mi invitò.

“ No grazie, sai che non mi interessa.” Declinai.

“ Ah è vero, sei allergica allo sport. O forse hai già un impegno.” Insinuò.

Gli sferrai una gomitata e la tazzina del caffè gli cadde di mano, frantumandosi sul pavimento.

“ Punizione divina.” Trillò Connor, faceto.

Lo guardai in cagnesco.

Circa quaranta minuti dopo si congedò per dirigersi alla volta dello stadio. Erano le 15.00. Avevo appuntamento con Ryuzaki davanti al cinema Village per le 20.30. Per cui avevo tutto il tempo per farmi una bella dormita. Mi sdraiai sul sofà, ma presto dovetti arrendermi all’evidenza che non avrei mai preso sonno. Ero troppo agitata per dormire. Decisi così di optare per un bagno caldo e rilassante. Versai una generosa dose di bagnoschiuma al cioccolato nell’acqua calda, dopodiché mi immersi al suo interno, aspirando l’aroma delle bollicine profumate. Fu un vero toccasana.

 Il pomeriggio trascorse interamente nei preparativi per la serata. Studiai diversi tipi di abbigliamento e acconciature. Non riuscivo tuttavia a ritenermi soddisfatta. “ Sei semplicemente ridicola.” Sibilò la vocina. Non le diedi retta. Non mi sarei negata quel piacere. O forse avrei dovuto definirlo tormento? Non ero mai stata così emozionata alla prospettiva di un appuntamento imminente. Anzi, a ben pensarci non ero mai stata emozionata alla prospettiva di un appuntamento e basta. “ Ecco cosa succede alle persone troppo controllate. Quando qualcuno riesce a penetrare la loro corazza di apparente razionalità, vanno fuori di testa. Diventando molto peggio di chi razionale non lo è per niente.” Altre sagge e inutili riflessioni della vocina.

Infine, diverse ore e diversi vestiti più tardi, fui pronta per uscire. L’aria della sera era davvero fredda, avevo fatto bene ad indossare una sciarpa. Stranamente, riuscii subito a intercettare un taxi e mettermi al riparo. Più il veicolo si avvicinava alla meta, più sentivo crescere una sorta di nervosismo misto ad impazienza. Andare al cinema insieme era un passo importante. “ Già, quasi quanto il matrimonio.” Mi irrise la voce, sarcasticamente. Purtroppo non avrebbe mai taciuto.

Davanti al multisala c’era una discreta ressa. Ma individuai subito Ryuzaki. La sua sagoma era inconfondibile. Le spalle curve, i capelli corvini scompigliati, gli immancabili jeans e la t-shirt bianca. Notai che in mano aveva diversi pacchetti. In mezzo a quella folla mi parve incredibilmente solo. Ebbi un’improvvisa brama di raggiungerlo e mi misi a correre verso di lui.

“ Eccomi, spero di non essere in ritardo.” Boccheggiai, col fiato corto.

“ No, ero io in anticipo.” Mi rassicurò lui, avvicinandosi a me. Avvicinandosi troppo. I nostri corpi si sfiorarono.

“ Hai un buon profumo.” Disse, fissandomi.

“ E’ il mio bagnoschiuma.. Al cioccolato..” Boccheggiai di nuovo e non per la corsa.

“ Ho preso i biglietti e qualcosa da mangiare.”  Esclamò, sventolando i pacchetti.

Erano pop-corn al caramello e M&M’S.

“ Adoro entrambi. Grazie. Quanto ti devo?” Volli sapere.

“ Niente.” Replicò.

“Ma..”

“Niente.” Ripeté.

“ Grazie.”

“ Sei un tantino dispotico però.” Non riuscii a trattenermi da aggiungere.

“ Non sono abituato a essere contraddetto.” Ribatté lui. Non lo disse in tono prepotente. Anche quella, era una constatazione oggettiva.

“ Buon per te, io invece ci sono fin troppo abituata.” Mugugnai.

Lo vidi sorridere con la coda dell’occhio.

Ci addentrammo all’ interno della sala in cui era in programmazione il film. Ryuzaki si guardava parecchio intorno. Sembrava incuriosito. Ricordai che non era mai stato al cinema. E anche che io ero la prima persona che lo aveva baciato. Una fortunatissima persona. “ Sei nauseabonda.” Mi accusò la vocina.

Trovammo i posti che ci erano stati assegnati. Eravamo stati fortunati, si trovavano nella fila centrale. Ci accomodammo sui morbidi sedili di velluto rosso. Ryuzaki, naturalmente, prima si tolse le scarpe e poi si raggomitolò sopra la poltrona, nella sua consueta maniera. Scartò una confezione di M&M’S e iniziò a mangiarne uno dopo l’altro. La ragazza seduta alla mia destra, aveva assistito alla scena, sconcertata, e continuava a fissarlo. La cosa mi infastidì parecchio. Mi accorsi che aveva richiamato l’attenzione del compagno e che entrambi si erano messi a osservare Ryuzaki, parlottando. Era troppo. Guardandoli a mia volta, mi sfilai le ballerine e replicai esattamente la stessa posizione di Ryuzaki. Rivolsi loro un largo sorriso. Immediatamente distolsero lo sguardo. Il diretto interessato invece, si voltò a guardarmi.

“ Magari la mia intelligenza si incrementerà del 40%” Buttai lì, imbarazzata. Sperai che non si fosse offeso.

“ Ritengo di sapere perché tu ti sia seduta come me. Grazie ma  non è necessario. Non mi interessa.” Ribatté lui.

“ A me interessa invece. Non sopporto la gente che non bada agli affari suoi.” Borbottai.

“ Tieni.” Esclamò per tutta risposta, porgendomi l’altro sacchetto di M&M’S.

Forse era un modo come un altro per farmi comprendere che non gradiva l’argomento.

Si spensero le luci. Il film stava per avere inizio. Ne approfittai per distendere le gambe. Mi chiesi come facesse Ryuzaki a stare tanto a lungo in quella posa. A me, per i pochi minuti in cui l’avevo mantenuta, già formicolavano gli arti inferiori.

La trama si rivelò essere subito avvincente e complicata. La critica per una volta ci aveva azzeccato. Quando i miei occhi si furono abituati all’oscurità, lanciai un’occhiata di sbieco a Ryuzaki. Era completamente assorbito dallo schermo e, proteso in avanti, si mordeva il pollice con una certa veemenza.

 A un quarto d’ora dall’inizio del film, iniziò ad esporre i suoi ragionamenti in merito, a voce alta. Presto si iniziarono a sentire degli “Shh!” Di ammonimento e protesta. Mi rigirai, inquieta. Ryuzaki, continuava a parlare, sviscerando pezzo per pezzo, l’intrigo del giallo, imperturbabile.

“ Ryuzaki..” Bisbigliai cercando di richiamarlo.

Non fece neppure finta di darmi retta. Forse non mi sentì neppure, tanto era preso dalle sue elucubrazioni.

Presto le lamentele si fecero più accorate:

“ Insomma..”

“ Basta!”

“ Vuoi stare zitto?”

Ryuzaki proseguì nella sua esposizione, implacabile.

Iniziavo a sperare in qualche botola sul pavimento, che conducesse a un passaggio sotterraneo, per fuggire dal cinema prima che la folla ci linciasse.

“ Signorina può dire al suo ragazzo di tacere?” Sbottò l’uomo a fianco di Ryuzaki, in preda a un’ evidente irritazione.

“ Ma lui non è..” Farfugliai. Ma mi interruppi orripilata, rendendomi conto di ciò che stava per rivelare Ryuzaki:

 A questo punto, deduco che il colpevole sia..”

“ Non dirlo!” Implorò una voce disperata.

Ma lui parlò ugualmente.

“ Rivoglio i miei otto dollari!” Urlò una donna furibonda.

“ Anch’io!” Qualcuno le fece eco.

Bisognava decisamente battere in ritirata. A mali estremi.. Mi dissi, togliendo di mano a Ryuzaki la confezione di M&M’S. Finalmente ottenni la sua attenzione.

“ Hai finito i tuoi?” Mi chiese, con i tondi occhi neri spalancati. Cercai di non ridere, per non fomentare ulteriore astio nei nostri confronti.

“ No, ma dobbiamo andare.” Risposi.

“ Il film non è ancora finito.” Obiettò lui.

“ Diciamo che è come se lo fosse.” Replicai.

Mi trattenni finché non fummo fuori dalla sala, lontani dai mille occhi che ci perforavano con odio, poi, scoppiai in una fragorosa risata. Mi ci vollero un paio di minuti per smettere di ridere, avevo le lacrime agli occhi. Ryuzaki invece, stava contemplando il pavimento.

“ Audrey, mi dispiace..” Esordì.

“ No, non devi scusarti è stato.. Divertentissimo!” Lo tranquillizzai, ricominciando a ridere.

“ Non riesco proprio a smettere..” Mi giustificai.

E incredibilmente, Ryuzaki rise. Poco e per un attimo. Ma lo sentì ridere.

“ Abbiamo lasciato i dolci dentro!” Mi ricordai all’improvviso.

“ Ritengo non sia saggio tornare a recuperarli.” Considerò lui.

Mi sfuggì un’altra risatina.

“ Temo di no.” Concordai.

“ Ora cosa potremmo fare?” Mormorò, appoggiando l’indice sulle labbra. Ancora una volta, ebbi la sensazione che parlasse più a se stesso che a me.

Ci pensai un attimo. Poi mi ricordai della nostra conversazione al Plaza.

“ Beh visto che piace a entrambi, c’è un bel Luna Park a Coney Island. E’ senz’altro aperto nonostante la stagione, per via dei turisti. L’unico inconveniente è la distanza.” Proposi.

Ryuzaki mi fissò a lungo. Forse il momento in cui mi sarei liquefatta al suolo era più vicino di quanto pensassi.

“ Possiamo prendere lo zucchero filato..” Dissi con voce flebile.

“ Telefono ad “Alfred”, ci accompagnerà lui.” Dichiarò allontanandosi. Mi feci aria con una mano, mi era venuto un gran caldo. Purtroppo Ryuzaki si era voltato a guardarmi prima di telefonare  e mi aveva beccata in pieno. Auspicai che con tutte le figuracce che avevo raccolto, avessi almeno diritto a un premio. Magari un nuovo set da caffè.

Impeccabile, come di consueto, “Alfred” aprì la portiera del sedile posteriore e si fece da parte per permetterci di entrare nella vettura.

“ Molte grazie Signor.. Signor?” Domandai speranzosa. Ero conscia però, che il mio fosse un trucchetto da quattro soldi.

“ Mi chiami pure Alfred, signorina Miller.” Rispose l’autista/maggiordomo, con un sorrisetto ironico dipinto sul volto bonario.

Il mio viso assunse diverse tonalità del rosso, per poi volgere a un viola acceso. Guardai male Ryuzaki, che faceva palesemente finta di nulla.

“ Qualcuno ha fatto la spia eh?” Sibilai quando fummo entrambi in macchina.

“ Lui trova che Alfred sia un bel nome.” Replicò Ryuzaki in tono innocente.

“ Tanto le faccio io le brutte figure.” Borbottai.

“ Mi pare che ti impegni molto, in questo senso.” Mi fece notare lui.

Non potei proprio contraddirlo.

Come immaginavo, il Luna Park di Coney Island era aperto. E anche piuttosto affollato per essere in Autunno. Amavo la confusione di quel luogo, i suoi colori, il profumo dello zucchero filato e del croccante, lo sfavillio delle attrazioni. Ma la presenza di Ryuzaki riusciva a distrarmi da qualunque fascinazione il mondo esterno potesse esercitare. Pensai che era una situazione tipica da telefilm. Coppietta al Luna Park. Risi. Ovviamente attirai su di me lo sguardo di Ryuzaki.

“ Stavo pensando che ci troviamo immersi in un cliché da telefilm..Io e te al Luna Park.. Forse dovrei mettermi a sbavare per qualche orsetto di peluche gigante, così tu proveresti  a vincerne uno al tiro al bersaglio, per rispettare il copione.” Gli spiegai sorridendo.

“ Vuoi un orsetto di peluche gigante?” Mi domandò lui.

“ Oh no.. No..Scherzavo!” Ribattei. Anche se sarebbe stata una cosa molto carina. Banale certo. Ma carina. La vocina interiore simulò un conato di vomito. Era da un po’ che non si faceva sentire.

Andammo a zonzo per il parco di divertimento osservando un po’ di tutto. Tra chioschi di vivande, giostre e giochi dove testare la propria abilità, c’era l’imbarazzo della scelta.

Ryuzaki si bloccò di colpo. Eravamo davanti alle montagne russe. Sudai freddo.

“ Non pensarci nemmeno.” Prevenni subito la sua richiesta.

“ Perché?” Mi inquisì lui, avvicinandosi di un passo.

“ Soffro di vertigini, quella roba mi terrorizza!” Risposi con voce strozzata. Il solo pensiero di trovarmi a quella distanza da terra mi dava i brividi.

Lui si avvicinò di un altro passo.

“ Considerando che vivi a New York, dovresti essere abituata alle altezze.”

“ A dire il vero abito al terzo piano del mio palazzo. Ed esclusivamente perché gli appartamenti al primo e al secondo erano tutti occupati!” Protestai.

Ryuzaki era sempre più vicino.

Vicinissimo.

“ Tu-Tu lo stai facendo apposta!” Lo accusai.

Lui si avvicinò ulteriormente. Io indietreggiai, ma subito, lui ricolmò la distanza.

“ Sai benissimo che effetto mi fa e ne stai approfittando per ottenere quello che vuoi!” Mi lamentai.

Si avvicinò ancora.

“ Questa è tortura psicologica!” Piagnucolai.

“ Suvvia Audrey..”

“ E’ va bene hai vinto tu!” Mi arresi.

Ryuzaki tornò ad una distanza sopportabile.

“ Del resto l’hai detto tu stesso che non sei abituato ad essere contraddetto.” Esclamai stizzita.

“ E tu mi hai definito dispotico.” Ribatté lui, dirigendosi alla biglietteria.

“E pure permaloso.” Mugugnai a bassa voce.

“ Solo un po’.”

Rinunciai a capire come avesse fatto a sentirmi.

Più il vagoncino saliva sulle rotaie, più io mi sentivo male. Malissimo. E’ il peggio doveva ancora arrivare. Ryuzaki, accovacciato al mio fianco, era assolutamente impassibile. Se non altro eravamo a stretto contatto. Era la mia unica consolazione. Superammo la salita. Ci trovavamo a una settantina di metri da terra. Davanti a noi, una ragazza dai capelli rossi, si stringeva forte al suo fidanzato. Oltre il danno la beffa. Il trenino iniziò a prendere velocità. Chiusi gli occhi e serrai le mani intorno alle protezioni. Sentii le grida divertite delle altre persone, man mano che i binari si facevano più tortuosi e le discese più ripide. Io non avevo voce per urlare. Titubante, aprii gli occhi quando sentii che il vagone aveva rallentato. Stavamo nuovamente affrontando la salita. Doveva iniziare il secondo giro. Non era ancora finita. Mi accorsi che qualcosa mi tirava la manica della giacca. Era Ryuzaki che teneva un lembo dell’indumento, tra il pollice e l’indice. Mi chiesi perché stesse facendo una cosa del genere. Poi capii. A suo modo, cercava di farmi avere meno paura. Sorrisi. E affrontai il giro successivo con uno spirito diverso.

“ Grazie Audrey.” Disse Ryuzaki, una volta scesi dal trabiccolo infernale.

“Prego. Non che tu mi abbia lasciato alternative comunque.” Replicai ironicamente.

Lui sorrise.

“ Però la prossima giostra la scelgo io!” Decretai.

Così fu il turno della casa stregata. Poi dei cavallini e delle barchette, in seguito degli autoscontri, dove guidai io. Affamati, ci dotammo di mele caramellate. E poi dello zucchero filato. Il parco, nel frattempo, si stava svuotando, le luci iniziavano a spegnersi in qualche attrazione. C’era un’atmosfera piuttosto surreale. A coronarla, si stagliò innanzi a noi un tendone che recava l’insegna “ Madame Estella legge il vostro futuro.”

“ Che dici? Ci facciamo predire il futuro da Madame Estella?” Sghignazzai.

Ma Ryuzaki non mosse obiezioni.

Così entrammo.

All’interno del tendone, l’atmosfera era densa dell’aroma di incenso. La scenografia comprendeva il solito tavolino rotondo con al centro una sfera di cristallo, due sedie e una poltrona. Per la stanza erano sparsi cuscini di raso lucido di differenti colori e drappi di velluto. C’erano inoltre diverse sculture, che riprendevano divinità di varie religioni. Erano ricoperte di amuleti. Per finire, di sottofondo, si udiva una nenia orientaleggiante.

“ Accomodatevi.” Ci invitò una profonda voce femminile.

Mi venne da ridere.

Io e Ryuzaki, prendemmo posto sulle due sedie. Lui ovviamente si tolse le scarpe prima di accucciarsi su una di esse.

Si spense la luce, per riaccendersi un istante dopo. Davanti a noi, sulla poltrona che un momento prima era vuota, era apparsa una donna. Aveva i capelli neri, era truccata pesantemente ed era carica di orpelli. Tanto per cambiare. Stranamente gli occhi non erano scuri. Bensì azzurro chiarissimo.

“ Benvenuti, vi stavo aspettando..” Sussurrò.

Certo, come no, Pensai.

“ Salve.” Dissi invece.

Ryuzaki restò in silenzio, limitandosi a fissare Madame Estella. Lei non diede peso a quello sguardo insistente. E non batté ciglio vedendo come stava seduto.

“ Gradite la lettura della mano? I tarocchi? La sfera?” Chiese la donna, sempre con la sua voce profonda.

“ Emh.. La sfera va benissimo.” Risposi.

Ryuzaki annuì.

“ Mi occorrono le vostre date di nascita.” Replicò la donna in tono decisamente più pratico e meno mistico.

“ Tre settembre.” La informai.

“ Trentun ottobre.” Mormorò Ryuzaki.

Compiva gli anni ad Halloween. Bizzarro. Doveva essere dello scorpione molto probabilmente. “ Controllerai le affinità di coppia tra scorpione e vergine su “Amore ed Astri” quando sarai a casa. Ora piantala!” Mi ingiunse la mia fastidiosa coscienza.

Tornai a concentrami su Madame Estella che stava facendo ondeggiare le mani davanti alla sfera, invocando l’aiuto degli spiriti. Mi morsi a sangue l’interno delle guance per non ridere.

“ Vedo un sentimento che sta nascendo..” Bisbigliò.

Che grande intuito.

“ Vedo una ragazza innamorata e un uomo con molti segreti.”

Forse non era solo intuito.

“ Vedo una crescita interiore.” Proseguì la veggente.

Chissà a cosa si riferiva.

Madame Estella sgranò gli occhi.

“ Ma vedo anche dei sacrifici.” Annunciò.

“ Umani o animali?” Non riuscii a frenare la lingua.

“ Non è uno scherzo. Vedo dei sacrifici. E vedo una minaccia incombere. Su tutti noi. Presto.” La chiromante si era fatta davvero drammatica con le sue visioni.

Ryuzaki era perfettamente immobile e non le toglieva gli occhi di dosso.

“ Senta, può bastare, quanto le devo?” Domandai seccamente.

“ Niente. Andate adesso.” Ci mise alla porta senza tante cerimonie.

Non ce lo facemmo ripetere due volte. Anche se non volevo ammetterlo nemmeno con me stessa, ero turbata. Ed ebbi la sensazione che anche Ryuzaki lo fosse. La sua espressione era più imperscrutabile del solito. Una volta usciti, respirai l’aria fresca a pieni polmoni e la sensazione di malessere scomparve. Probabilmente tutto quell’incenso mi aveva intontita.

“ Deve essersi accorta che mi veniva da ridere e si è divertita a giocarci un tiro mancino.” Stabilii.

“ E’ molto probabile.” Replicò Ryuzaki.

Nessuno dei due sembrava particolarmente convinto.

“ Deve essere tardi.” Esclamò lui.

Guardai l’orologio.

“ E’ mezzanotte.” Lo informai.

“ Domani hai lezione.” Mi ricordò.

“ Accidenti, hai ragione.”

“ Ora chiamo “ Alfred”, così ti portiamo a casa.” Disse. Si allontanò di qualche metro e effettuò la chiamata. Prese a tirare un gran vento. Alla ricerca dei guanti che tenevo sempre in borsa, trovai la mia confezione di M&M’S. Dunque almeno quella non era stata dimenticata al cinema.

“ Guarda cosa ho trovato!” Mostrai il pacchetto a Ryuzaki, quando fu di ritorno.

“ Splendido.” Commentò lui.

Iniziammo a mangiare dal sacchetto, in attesa di Alfred. Il vento era sempre più forte.

“ Non hai freddo?” Domandai a Ryuzaki. Io, che ero di gran lunga più coperta di lui, battevo i denti.

“ Un po’.” Ammise.

Con ogni probabilità, in realtà stava gelando. Mi tolsi la giacca e gliel’appoggiai delicatamente sulle spalle. Non era granché come soluzione, ma era  meglio di niente.

“ Ora avrai freddo tu.” Osservò lui, fissandomi.

“ No.” Obiettai rabbrividendo.

Senza smettere di osservarmi, venne verso di me. Sembrava piuttosto incerto sul da farsi. Come se non sapesse come si dovesse comportare. Poi, sollevò un braccio e circondò le mie spalle, badando a coprirmi con parte della giacca. Restai senza parole. Il che era un bene perché con la mia dannata boccaccia rovinavo sempre tutto. E quel momento, volevo godermelo fino in fondo.

Ringraziamenti e sproloqui dell’autrice.

Eccoci alla fine di un altro capitolo! Ringrazio come sempre tutti i lettori e Bilu_Emo e TeGaNe per aver inserito questa fan fiction tra le preferite!

E ora passiamo alle recensioni che per questo capitolo sono ben dieci! Non avete idea di quanto sia contenta e di quanto vi sia grata per le bellissime cose che mi scrivete!

Ma bando alle ciance (così mi spiccio a pubblicare) ^^

La gre: Felice che il capitolo ti sia piaciuto! Mi definisci addirittura impeccabile?! Wow sei troppa buona.. Non preoccuparti se sei di fretta, a me i vostri commenti fanno sempre piacere, anche se piccoli ^.^

Umpa_Lumpa: Si, si, il tuo contorto senso dell’umorismo è graditissimo! Direi che ci intendiamo alla perfezione XD! Sono contenta che Connor ti piaccia (ha fatto una comparsata anche stavolta, mi piace inserirlo e far innervosire Audrey ahahah) ovviamente sono contenta ti piaccia anche L, perché scrivere di lui mi fa davvero sudare sette camice! E vedere che viene apprezzato e una grande ricompensa..^^.. Audrey diventerà schizofrenica? Plausibile.. La vicina non perdona XD Allora attendo notizie per la corruzione della musa ^^ PS Complimenti per la scuola (anche se ormai è passata quasi una settimana)

L-chan: Non preoccuparti per la recensione del capitolo scorso! Ci mancherebbe! Mi spiace che il tuo PC abbia avuto problemi, spero sia tutto sistemato.. Dopo questa premessa, passiamo alla tua splendida recensione, davvero non so come ringraziarti! Che tu voglia rilegare questa storia in un libro, mi onora veramente tantissimo e mi onora anche essere riuscita a stupirti! (* arrossisce furiosamente *) . Connor ricorda il tuo migliore amico? Caspita! Un altro curioso caso di empatia dopo aver avuto la stessa idea per una fan fiction! Comunque grazie mille, davvero, per tutto quello che hai scritto!!!

AngelVirtues: la tua recensione invece ha emozionato me!!! * Improvvisa un balletto di gioia * Sono contenta di riuscire a suscitare delle emozioni con questa storia, è una soddisfazione grandissima!  E sono anche felice di rallegrati la giornata * Altro balletto di gioia * Figurati, usa lo spazio delle recensioni come chat quanto vuoi, a me fa solo piacere chiacchierare con voi ^^ Inoltre sono davvero lieta di aver seguito il tuo consiglio, il manga mi piace molto!

Hope87: Il bacio ci stava allora?! Ottimo, mi sono posta mille dubbi prima di scrivere, ma volevo dare una piccola svolta al rapporto tra Audrey e L, ovviamente senza esagerare! La vocina di Audrey è sempre pittoresca.. Sono contenta vi faccia ridere! Io mi diverto un sacco a farla interagire con la sua proprietaria ^^

SPLITkosher: Grazie mille carissima, sono contenta che la storia continui a piacerti !!! ^.^

Liar: Moltissime grazie anche a te!!! Grazie per tutti i complimenti e non preoccuparti, sono sempre contenta di sentirti dire che questa ficcy ti piaccia!

Elluccia: Addirittura tra gli scrittori preferiti? Grazie cara, grazie mille *__* E grazie degli splendidi complimenti! Sono felice che il capitolo ti sia piaciuto! L solo al primo bacio? Eh già anche a me sembra surreale (che figooo sbaav)  ma ho voluto mettere in risalto come sia particolare il suo modo di vivere, del tutto estraneo a quello che per le altre persone è perfettamente normale. Immaginando l’adolescenza di L alla Wammy’s House, non lo vedevo intento a sbaciucchiare le sue coetanee e anche una volta cresciuto, quasi sempre alle prese con casi difficili, ho ipotizzato non avesse tempo per dedicarsi ad approfondire la conoscenza con l’altro sesso. Per questo mi sono inventata l’incontro con Audrey in un suo periodo di vacanza (forzata solo per mancanza di casi interessanti, non sia mai.) ^^

ary_tan: Una nuova lettrice!!! Yuppieeeeeee!!! Ok, l’attimo di delirio è finito! Ti ringrazio moltissimo per la recensione e anche per aver aggiunto questa storia tra i preferiti! Spero tanto continuerà a piacerti ^^

Elettra_Black: Tesoro, grazieee *_* Era esattamente l’effetto che speravo di rendere! Sono molto contenta che anche tu trovi L ben caratterizzato e anche che ti piaccia il mio modo di scrivere! Grazie, grazie, grazie!

Ce l’ho fatta anche questa volta! ^^ Spero che anche questo capitolo sia stato di vostro gusto! Probabilmente con il Natale alle porte, tarderò un po’ ad aggiornare (non è detto ma per sicurezza preferisco avvisare) In ogni caso vi assicurò che non latiterò a lungo, al massimo salterò una settimana.. Non odiatemi ma mi toccheranno numerose trasferte lontana dal mio  computer ç__ç In ogni caso ne approfitto per augurarvi Buon Natale e mandarvi un grande abbraccio! Grazie ancora a tutte quante!!!

Alice

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Capitolo 8
*** Innamorata ***


8. Innamorata

 

Il vento continuava a soffiare implacabile. Me ne rendevo conto soltanto perché le folate, facevano vorticare intorno a noi qualche cartaccia. Avvolta nell’abbraccio di Ryuzaki non sentivo freddo. Percepivo tutto in maniera ovattata, come se mi fossi trovata in un sogno. E in un certo senso, in un sogno, mi ci trovavo davvero. Gli eventi di quell’ultima settimana potevano definirsi in molti modi, ma di sicuro non rientravano nell’ordinario.

Inclinai la testa per guardare Ryuzaki. Lui stava facendo lo stesso. Ancora una volta i miei occhi si ritrovarono irrimediabilmente vincolati ai suoi. Quello sguardo nero come l’ardesia mi faceva smarrire. Perdendomi nelle sue iridi avevo la sensazione di precipitare in un abisso. Una voragine dalla quale non avevo alcun desiderio di risalire. Sebbene fossi conscia, che un atteggiamento così sconsiderato, comportasse molti rischi. “Si, al diavolo il buonsenso!” Protestò la vocina. Ma lei non poteva nulla contro l’incantesimo di quegli occhi..

Nessuno dei due, tanto per cambiare, pareva intenzionato a distogliere lo sguardo dall’altro. Io perché non potevo. Mi sentivo come un topolino ipnotizzato da un cobra o come una falena attirata dalla luce. Ryuzaki a causa dei suoi imperscrutabili motivi.

A un certo punto mi accorsi che stava avvicinando il suo viso al mio. Anche in quel caso, si muoveva in maniera incerta, titubante. Come se volesse sperimentare qualcosa di nuovo. Qualcosa che non aveva mai provato prima.

Compresi cosa aveva intenzione di fare. Sentii le gambe diventarmi di gelatina quando mi accorsi di quello che sarebbe successo di lì a poco.

“Però, sei svelta di comprend..” Quando le labbra di Ryuzaki si posarono sulle mie, la vocina, una buona volta, si zittì.

Fu un bacio diverso dal primo. Forse perché l’iniziativa non era partita da me, forse perché più tempo trascorrevo con Ryuzaki, più il mio self-control si sgretolava miseramente. In ogni caso, il mio corpo era scosso dai brividi e la mia mente in subbuglio. Non riuscivo a pensare a nulla di coerente. E mi piaceva sentirmi così.

La mia bocca, obbedendo a un istinto naturale e irresistibile si schiuse e le mie labbra, iniziarono a muoversi su quelle di Ryuzaki. Lui dapprima si irrigidì leggermente e temetti di avere esagerato. Ma poco dopo, prese a imitare i miei movimenti, con risultati encomiabili. Iniziai a sentire un gran caldo.

Improvvisamente, ci illuminarono i fari di una macchina. “Alfred” era arrivato. Non ero mai stata meno felice di vedere qualcuno. “ Dannato vecchiaccio.” Inveì la vocina interiore. Per una volta mi spalleggiava. A malincuore (perlomeno io senz’altro) ci separammo, dirigendoci verso la vettura. Ryuzaki non sembrava minimamente imbarazzato. Io al contrario, ero di un bel punto di viola. Tuttavia l’anziano autista non dava alcun segno di aver notato le nostre effusioni. Senz’altro era un attore formidabile. Fui felicissima di sparire all’interno dell’abitacolo. Mi appoggiai al sedile ancora incerta se quello che era appena avvenuto fosse davvero reale. Ryuzaki, appollaiato accanto a me, era la prova tangibile che non avevo immaginato tutto. Gli porsi la confezione con gli ultimi M&M’S sopravvissuti alla nostra scorpacciata.

“ Per ripristinare le tue capacità di ragionamento.” Spiegai sorridendo.

“ Temo che non saranno sufficienti.” Mi sorrise lui di rimando, afferrando il sacchetto e iniziando comunque a mangiarli.

“ Ah no?” Indagai.

“ La tua presenza diminuisce le mie capacità deduttive del 30% già di per se. Aggiungendo il 50% dovuto al bacio, mi ritrovo con l’80% in meno delle mie abituali facoltà. Quindi gli M&M’S rimasti non possono bastare.” Osservò pacatamente.

Annuii.

Mi domandavo se fosse serio quando sciorinava quelle percentuali o se fosse un modo di menarmi allegramente per il naso. C’era il 100% delle probabilità che non l’avrei mai scoperto.

Mentre Ryuzaki sgranocchiava i dolciumi rimasti, reclinai il capo sul sedile e chiusi gli occhi, ripercorrendo mentalmente la giornata.

“Audrey..” La voce di Ryuzaki sembrava chiamarmi da molto lontano.

Sentii un qualcosa darmi un colpetto su una spalla.

“Audrey..” Insistette Ryuzaki.

Aprii gli occhi. Ryuzaki continuava a picchiettarmi con l’indice. Eravamo davanti all’ingresso del mio palazzo.

In un attimo mi svegliai completamente.

“Ho dormito praticamente per l’intero tragitto.” Constatai sgomenta.

“Si.” Confermò Ryuzaki.

“Mi dispiace..Io..Troppe emozioni..” Farfugliai.

“Ormai penserà che tu sia demente.” Si intromise la vocina. A quanto pareva si era ripresa. Del resto la pacchia non poteva durare in eterno.

“Non preoccuparti.” Mi rassicurò lui.

“ E’ meglio che tu vada ora. E’ tardi.” Aggiunse.

“Già.”

Feci per aprire la portiera ma mi fermai.

“Ryuzaki?”

“Si?”

“Domani finisco le lezioni alle quattro.. Ti andrebbe di andare a prendere una fetta di torta?” Proposi spudoratamente.

“ Mai sentito il detto “In amor vince chi fugge?” ” Sentenziò la mia invadente coscienza.

“ D’accordo.” Acconsentì lui mordicchiandosi il pollice.

Avrei voluto saltare dalla gioia.

“ Ormai non hai più un briciolo di dignità.” Decretò la voce, piatta.

Ignorandola, esclamai: “ Va bene per le quattro e mezza alla sala da the di Sue?”

Ryuzaki annuì.

 “A domani allora.” Mi congedai cercando di trattenere un sorriso radioso.

“Audrey?” Mi richiamò.

Mi voltai verso di lui.

“Buonanotte” Disse semplicemente.

“ Buonanotte anche a te Ryuzaki.” Replicai.

Non smise di guardarmi finché non sparii dietro al portone. Io ovviamente, feci lo stesso. Mentre entravo all’interno dell’edificio, “Alfred” mise in moto la vettura e Ryuzaki mi salutò con un cenno della mano. Risposi al saluto. Fu allora che mi accorsi che non gli avevo mai fornito il mio indirizzo. Un altro bel mistero. Certo non era difficile procurarselo conoscendo nome e cognome, tuttavia non ero certo l’unica Miller a New York e soprattutto mi chiedevo che ragione ci fosse per non domandarlo direttamente a me.

“Per non svegliarti imbecille” Mi fece notare la voce, seccamente.

Se le cose stavano realmente così, le mie perplessità si incrementavano ulteriormente. Come aveva fatto Ryuzaki, dall’auto, senza poter consultare una guida telefonica o connettersi a internet a scoprire il mio indirizzo? Avrei dovuto chiederglielo l’indomani.

“Ah ah ah e pensi che ti dirà la verità? Povera illusa.” La vocina, almeno su una questione, voleva averla vinta.

Mi arrovellai il cervello sull’ascensore e proseguii in tale attività anche una volta dentro il mio appartamento. Camminai avanti e indietro per il soggiorno senza darmi pace. Decisi che dovevo rilassarmi e fare il punto della situazione. Entrai in camera da letto, accesi lo stereo e spalancai la finestra. Mi investì un soffio gelido. Il vento non ne voleva sapere di calmarsi quella notte. Incurante del freddo, lasciai la finestra aperta e mi sdraiai sul letto.

Cercai di mettere ordine nei miei pensieri. Un’impresa disperata.

Cosa sapevo davvero di Ryuzaki? Nemmeno il suo nome.

Gli piacevano i dolci e odiava scarpe e calzini. E i cellulari. Era in grado di stendere un uomo con un calcio. Possedeva un’ intelligenza di gran lunga superiore alla norma. Sembrava aver condotto un’esistenza fuori dall’ordinario. Sedeva e afferrava gli oggetti in modo insolito. Non aveva molta dimestichezza con i contatti fisici. Ma chi era davvero? Da dove veniva? Che lavoro faceva? Chi era la persona che amavo? Perché ormai era inutile negarlo a me stessa. Ero innamorata. Era un dato di fatto. Ignorarlo non sarebbe servito a nulla. Non lo avrei amato di meno, ne avrei avuto le risposte che desideravo. La verità era che mi ero innamorata di un perfetto sconosciuto. Come la più sciocca, patetica e sprovveduta delle ragazze. Che avevo sempre deprecato. Crudele ironia della sorte.

It’s a damn cold night… Diceva una canzone per radio. Ed era vero. Era una notte dannatamente fredda..

Rimasi ad ascoltare il resto con gli occhi fissi sul soffitto. E mi resi conto, che per una di quelle strane coincidenze che raramente capitano nella vita, le parole di quella canzone erano perfette per descrivere la situazione che stavo vivendo, i sentimenti che stavo provando.

Take me by the hand take me somewhere new.. Prendimi per mano, portami in qualche posto nuovo..

I don’t know who you are but I’m, I’m with you.. Non so chi sei, ma sono con te..

Quell’ultima frase fornì la risposta ad ogni mio dubbio. “ Non so chi sei, ma sono con te.” Era esattamente così. Non sapevo chi fosse Ryuzaki, ma non mi importava realmente, lo amavo e quella era una certezza.

“ Sei ripugnante.” Commentò la vocina.

“No. Sono innamorata.” Replicai.

Almeno a casa mia, potevo parlare da sola quanto mi pareva.

Mi alzai e chiusi la finestra. Mi lavai i denti e indossai un pigiama. Dopodiché mi infilai sotto le coperte con un sorriso ebete stampato sul volto. Non potevo crederci, per la prima volta in ventitré anni, ero innamorata.

L’indomani non ascoltai una sola parola di quello che dicevano i docenti durante i corsi. Continuavo a controllare l’orologio, nella vana speranza di accorgermi che improvvisamente si erano fatte le quattro. “ Così puoi correre dal tuo principe azzurro.” Mi sussurrò la vocina, velenosa. Io continuavo imperterrita a sorridere, nonostante i commenti al vetriolo che mi regalava  e nonostante le gomitate che Connor mi sferrava, appena notava che la mia espressione si faceva troppo vacua.

“Ma che stai facendo?” Mi sibilò ad un tratto.

“Umh?” Bofonchiai.

Poi osservai il mio quaderno per gli appunti e compresi. Invece di scrivere cose sensate, stavo riempiendo i fogli di decine e decine di occhi neri.. E di cuoricini.. Deglutii.

“Ormai hai perso l’unico barlume di intelligenza di cui eri in possesso.” Borbottò la vocina.

A giudicare dall’espressione, anche Connor la pensava alla stesso modo.

Mi scappò una risatina isterica.

“ G-grazie Connor.” Balbettai imbarazzata.

“ Ti presto poi io gli appunti che ti mancano. Però ora la smetti di fare quella faccia da scema e ti concentri sulla lezione.” Dichiarò deciso.

Mi aveva messa alle strette. Mi concessi un ultimo sorrisino fatuo e mi degnai di ascoltare ciò che il professore stava spiegando con tanto fervore.

Finalmente, l’ora tanto agognata, arrivò. Raccolsi freneticamente  quaderni e biro, ficcandoli nella borsa con malagrazia. Poi mi avviai verso l’uscita dell’aula come se fossi inseguita da un branco di lupi famelici.

“AUDREY!” Gridò Connor.

Mi girai verso di lui spazientita.

“Che c’è?” Chiesi, desiderosa di defilarmi al più presto.

“Non dimentichi nulla?” Mi fece notare lui. Sembrava piuttosto risentito.

Diedi una rapida occhiata alla postazione che avevo appena lasciato. Non c’era niente.

“ No, ho preso tutto.” Obiettai.

Connor mi scoccò un’occhiata di fuoco. E io capii cosa mi ero dimenticata di fare. Nella smania di uscire, non l’avevo neppure salutato. Mi sentii un verme.

“ Connor scusami, scusami, scusami! ” Lo supplicai tornando sui miei passi.

Lui sbuffò offeso.

“ Mi dispiace un sacco..” Mormorai.

Mi ignorò nuovamente.

“ Ti prometto una tripla porzione di lasagne la prossima volta che vieni a cena.” Tentai di prenderlo per la gola.

“ E va bene, sei perdonata.” Si arrese.

“Immagino non mi dirai dove scappi così di fretta..” Aggiunse.

“ Bel tentativo ma..No.” Risposi.

“ D’accordo. Fila adesso.” Replicò lui.

Strano si fosse arreso così in fretta. La prospettiva delle lasagne doveva averlo rabbonito. Senza farmelo ripetere un’altra volta, mi fiondai fuori dalla facoltà.

Come sempre, Ryuzaki era in anticipo. Se ne stava in disparte, a lato dell’entrata della sala da the di Sue, con lo sguardo perso nel nulla. Mi affrettai verso di lui. Notai che la sua attenzione, improvvisamente, si era focalizzata in un punto dietro le mie spalle. Ma ero così contenta di vederlo che non vi badai.

“ Deduco che quello sia Connor.” Mi annunciò, ancora prima che potessi salutarlo. Sempre scrutando oltre la mia spalla.

“Chi?” Domandai sorpresa.

“Il ragazzo che ti stava seguendo dall’altra parte della strada. E che ora è dietro di te.” Mi spiegò lui tranquillo.

“Cosa?!” Esclamai sbigottita. Ma la mia era una domanda retorica.

Sebbene non ne avessi alcuna voglia, mi voltai.

Un metro e ottantacinque circa. Spalle molto larghe. Capelli castani e ricciuti. Occhi azzurri. Carnagione abbronzata. Indubbiamente Connor.

“ Cosa diavolo ti sei messo in testa di fare?” Scandii le parole una alla volta, con voce sorda, avanzando lentamente nella sua direzione.

Parve non sentirmi. La sua attenzione era completamente assorbita da Ryuzaki. Lo fissava come se fosse stato  un pesce esotico non particolarmente bello. Il suo atteggiamento mi irritò ancora di più. Anzi, definirmi irritata era un eufemismo. Ero furente.

“Ti piace davvero quello?” Bisbigliò Connor sconcertato.

Aveva oltrepassato ogni limite. Inoltre ero certa che Ryuzaki avesse sentito perfettamente.

“ Non solo osi violare la mia privacy seguendomi, in una patetica imitazione dell’ispettore Gadget , ma ti permetti anche di fare commenti sgradevoli!” Sbraitai prendendo a tirargli calci negli stinchi.

Lui cercò di sottrarsi ai miei colpi, ma io lo seguii, implacabile.

“ Audrey piantala, ti farai male..” Protestò lui.

“ Non mi interessa. L’importante e che ti faccia male anche tu.” Fu la mia risposta. Un’affermazione estremamente matura.

Connor mi afferrò una ciocca di capelli e la tirò.

“Ahia!” Mi lagnai.

“Ti arrendi?” Domandò.

“NO!” Sbottai, continuando a prenderlo a calci.

Lui non mollò la presa.

Iniziammo ad attirare l’attenzione dei passanti. Dovevamo apparire ridicoli alla nostra età, accapigliandoci come due marmocchi.

“ Smettetela tutti e due.” La voce di Ryuzaki non era mai suonata così fredda. E autoritaria.

Io e Connor ci bloccammo. Io con un piede e lui con la mano che stringeva i miei capelli, a mezz’aria, basiti.  Restammo in quello stato di stupore misto a imbarazzo per alcuni istanti e poi tornammo a darci un contegno, limitandoci a guardarci in cagnesco.

“ Non fai le presentazioni?” Mi punzecchiò Connor.

“ Ma certo..” Accondiscesi con falsa cortesia.

“Ryuzaki, questo viscido e spregevole impiccione, come avevi intuito è Connor.”

“Connor, lui è Ryuzaki.” Conclusi piccata.

Connor gli porse la mano.

Se con me si era mostrato riluttante, con Connor, Ryuzaki fu anche peggio. Prese la punta delle dita della sua mano tesa, tra il pollice e l’indice e le strinse per meno di un battito di ciglia. Connor era sbigottito. Io ormai ci avevo fatto l’abitudine e non mi impressionai.

Come se non bastasse, Ryuzaki si era messo a osservarlo con insistenza. Connor mi prese per un braccio, facendomi allontanare da Ryuzaki di qualche metro.

“ Audrey questo è uno spostato, andiamo via..” Sussurrò.

“ Dì ancora una cosa del genere e ti cambio i connotati..” Ringhiai.

“Audrey..” Il tono di Connor si era fatto implorante. Era veramente preoccupato.

Sospirai.

“ Connor, ti assicuro che non corro alcun pericolo, al contrario..” Cercai di rassicurarlo, ma non potevo sbilanciarmi.

“ Audrey credo che la tua capacità di giudizio in questo caso sia fortemente compromessa.” Disse angosciato.

“ Mi fido di lui. E se ora a causa tua non potrò più vederlo, sappi che mi renderai maledettamente infelice. Quindi per favore, vai adesso e non farmi più domande a riguardo.” Lo pregai.

“ Tengo il cellulare acceso.”  Mi informò lui. Poi, rivolgendo un ultimo sguardo vagamente minaccioso a Ryuzaki, se ne andò.

Povero Connor, non aveva la più pallida idea che se Ryuzaki avesse voluto, l’avrebbe messo al tappeto con un colpo.

A proposito di Ryuzaki. Ero certa che avesse inteso ogni parola della mia conversazione con Connor. Reputai opportuno scusarmi.

“ Ryuzaki scusami. Mi dispiace tantissimo, non avevo idea di avere Connor alle costole, lui..”

“ E’ molto preoccupato per te.” Mi interruppe.

“ A volte mi chiedo come sia..” Proseguì. Di nuovo si era rivolto a sé stesso.

“ Cosa?” Non potei fare a meno di domandare.

“ Avere un amico.” Terminò pensieroso.

Un’altra delle sue sconcertanti rivelazioni.

“ Ci sono io..” Dissi di impulso.

“ Non posso definirti una mia amica Audrey. A dire il vero non posso definirti in alcun modo, ma ritengo che lo stesso valga per te.” Considerò, fissandomi intensamente.

Ancora una volta aveva ragione.

“ Non è necessario dare un nome a tutte le cose..”Stabilii dopo una breve riflessione.

“ Noi siamo..Noi, che è già una bella parola.” Aggiunsi sorridendo.

Ryuzaki rispose al mio sorriso, ma non disse nulla. Ermetico come di consueto.

“ Ci rivedremo ugualmente? Nonostante l’incursione di Connor intendo dire.” Chiesi notevolmente sulle spine.

“Si.” Replicò laconico.

“ Posso chiederti la ragione?” Andavo contro i miei interessi, ma al Plaza mi era parso categorico a riguardo.

“ E’ come hai detto tu. Se non dovessi più vederti, penso ne sarei infelice.” Mi rivelò appoggiando l’indice sulle labbra.

Avrei voluto dirgli che ero contenta di sapere che contavo qualcosa per lui.

Invece osservai: “ Certo che hai un udito eccellente.”

“ Non solo.” Ribatté Ryuzaki.

“ E sei anche modesto.” Commentai ironica.

Ryuzaki sorrise sotto i baffi.

“ Vieni, entriamo. Dalla vetrina ho notato che c’è ancora della cheese-cake alla fragola, meglio affrettarci prima che ti metta a inveire contro qualcun’altro.” Mi restituì la frecciatina.

“ Che spiritoso.” Borbottai.

“ Non c’è colpo che non renda.” Replicò lui.

Gli avrei sentito dire nuovamente quella frase diversi mesi dopo, in una circostanza che ancora non potevo minimamente immaginare.

 

 

Ringraziamenti e sproloqui dell’autrice:

Innanzi tutto, mi scuso per lo spaventoso ritardo nella pubblicazione di questo aggiornamento. Pietà, non linciatemi! Sono stata presa dapprima dal trambusto delle feste, poi sono rimasta  bloccata una settimana dal mio ragazzo a causa della neve e ovviamente non potevo sequestrargli il PC ^^ Comunque, fortunatamente, ce l’ho fatta. Una piccola divagazione prima dei ringraziamenti: con questo capitolo si conclude la prima parte della storia (questo non vuol dire che ci saranno altri otto capitoli, semplicemente, termina una fase ^^). E come Hope87 e L-chan hanno dedotto (tanto per restare in tema XD), la predizione della chiromante si riferiva a Kira, per cui ci sarà presto una svolta. Per concludere, sono davvero soddisfatta, di aver spiegato all’alba dell’ottavo capitolo, la ragione del titolo di questa fan fiction.. Meglio tardi che mai ^^’’’

E ora i ringraziamenti per le vostre recensioni che mi fanno sempre andare in brodo di giuggiole eh eh eh

SPLITkosher: come sempre mia cara, grazie mille dei complimenti ^^

Hope87: moltissime grazie anche a te per come fai sentire apprezzata questa storia! Come hai potuto leggere qualche riga fa, la tua intuizione era corretta e presto verrai accontentata! Al solito, mantenere L IC, è una grandissima soddisfazione.

L-chan: O.O no che non ti voglio morta!!! E mi scuso per averti fatto attendere tanto questo capitolo.. Grazie mille per la splendida recensione! Ma è anche merito tuo, sarò ripetitiva ma senza L file no 15, non avrei mai osato muovere L e Audrey in certi contesti! Come hai potuto leggere, anche tu avevi ragione sulla predizione della veggente ^^

Umpa_Lumpa: abbiamo avuto già modo di parlarne su msn, per cui non mi dilungo tanto! Ma grazie cara, per continuare a seguire e recensire questa storia. Ps il pezzo del cinema è quello che mi sono divertita di più a scrivere nello scorso capitolo!

Liar: grazie anche a te!!! A proposito, anch’io parlo da sola e faccio figure malsane, quindi siamo in tre ^__^

AngelVirtues:  Grazie, mi fa davvero piacere che il  capitolo ti sia piaciuto così.. Non ero del tutto soddisfatta quando l’ho terminato, pensavo di essermi dilungata troppo! Eh eh alla fine il bacio c’è stato.. ^___^

Ary_tan: Ti ringrazio della recensione, sono contenta che Audrey e L ti piacciano come coppia e che Audrey e la vocina ti divertano..Per me è davvero soddisfacente!

Hoshimi: Sono sempre felicissima quando vedo una nuova lettrice *__*  Grazie per i complimenti, mi hanno fatto estremamente piacere, specie che tu abbia trovato il mio stile originale.. *Piange di gioia* .. Mi dispiace ringraziarti così tardi per gli auguri di Natale e ti auguro buon anno, visto la data!

La gre: Grazie per aver recensito ^___^ contentissima che  l’evoluzione del rapporto tra Audrey e L ti piaccia, abbi pazienza, senz’altro crescerà col tempo ;)

Bilu_Emo: Grazie per aver scritto una recensione, mi ricordo che avevi inserito la mia storia tra i preferiti ma questa è la tua prima recensione *altre lacrime di gioia*.. So di essere noiosa a ripeterlo SEMPRE ma il fatto che in diversi troviate L IC è una fonte continua di soddisfazione, davvero ne sono felicissima.. E sono anche molto, ma molto contenta che ti piaccia Audrey.. Quanto al capitolo dal POV di L mi spiace, ma la storia sarà narrata solo da Audrey.. Temo andrei OC se mi cimentassi a entrare nella testa del nostro amato detective e voglio evitarlo.. Ma cercherò di far trasparire i suoi sentimenti  (per quello che fa trasparire l si intende L) attraverso la narrazione di Audrey ^^

Grazie inoltre a Chihiro, Ci chan, Elisahq, Fabyd, Nueblackcrow e Rebel Girl per aver aggiunto questa storia ai preferiti!

E ora, dato che ormai faccio le bave dal sonno vista l’ora, pubblico il capitolo e vado a nanna.. Buon anno e un grosso bacione a tutte! ^__^

Alice

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Capitolo 9
*** Verità ***


9. Verità

 

In quei due mesi che si susseguirono, scoprii che era proprio vero il detto secondo il quale il tempo trascorra più in fretta quando si è felici. Le giornate volavano, perlomeno quelle in cui stavo insieme a Ryuzaki. Le altre, erano decisamente più lente, ma fortunatamente anche  più sporadiche.

Ormai le nostre laute merende a base di torte e svariati altri dolciumi, erano una tradizione al termine delle mie lezioni. Ci incontravamo alla solita panchina e ci incamminavamo alla ricerca di una qualche caffetteria, o sala da the, che rispecchiasse i nostri gusti. Occasionalmente tornavamo anche da Sue, a gustare la deliziosa cheesecake alla fragola. Ogni volta che lei mi vedeva apparire in compagnia di Ryuzaki, sembrava si trattenesse a stento dall’investirmi di una marea di domande. Era piuttosto buffa la sua espressione: si capiva che moriva dalla curiosità, ma cercava di non darlo a vedere, senza il minimo successo.

Tuttavia i dolci, sebbene consumati in quantità industriali, non erano la nostra unica occupazione. Mi ero dedicata con impegno, affinché Ryuzaki conoscesse il più possibile, le molteplici meraviglie di New York. La città dov’ero nata e che amavo e amo incommensurabilmente. Avevamo visitato insieme il Metropolitan Museum, all’interno del quale Ryuzaki aveva attirato su di sé lo sguardo indiscreto di qualche frequentatore, accovacciandosi per ammirare i dipinti da sotto insù. Ci eravamo recati alla New York Public Library, dove avevamo trascorso un pomeriggio intero, persi tra i volumi. Inoltre, avevamo sfidato la calca, addentrandoci nel coloratissimo quartiere di Chinatown. Talmente affollato, che la postura di Ryuzaki non dava minimamente nell’occhio. Ma questa non è che una minima parte delle nostre escursioni per la città.

A volte non uscivamo affatto. Ryuzaki mi comunicava l’indirizzo dell’albergo dove alloggiava e io lo raggiungevo. Senza pormi troppi quesiti. Il buon “Alfred” doveva adoperarsi alacremente, poiché avessimo la nostra razione pomeridiana di ghiottonerie. In alcune occasioni conversavamo, o, sarebbe più corretto dire, Ryuzaki mi rivolgeva una quantità spropositata di domande. Soprattutto sull’università e sui miei progetti futuri. Aveva trovato buffo il fatto che volessi progettare grattacieli nonostante soffrissi di vertigini. Io avrei voluto fare altrettanto, ma sarebbe stato tempo sprecato. Avrei probabilmente ottenuto risposte vaghe, o una sequela incomprensibile di percentuali. In altri pomeriggi invece, Ryuzaki era impegnato a trafficare, come ipnotizzato, davanti al suo MAC portatile. Io invece studiavo, o mi dedicavo alla lettura di qualche volume, che “Alfred” faceva apparire dal nulla. In ogni caso, era piacevole stare insieme, anche in quella maniera bizzarra. Di tanto, in tanto, interrompevamo le reciproche occupazioni per stuzzicare qualcosa, (rigorosamente dolce), o sorseggiare un the o un caffè, giocando a chi riusciva a sostenere più a lungo lo sguardo dell’altro. E’ superfluo che vi comunichi chi uscisse vincitore da quella sfida. Ogni volta.

Quando arrivò Halloween, nonché il compleanno di Ryuzaki, ne approfittai per regalargli una felpa bianca con il cappuccio per ripararsi dal freddo e una torta panna e fragole fatta da me. La felpa, come del resto già immaginavo, non riscosse un grande successo, a differenza della torta che divorò praticamente da solo. Tuttavia la indossò per andare a vedere la famosa parata in costume  per le strade di New York, insieme a una strana maschera da fantasma che mi chiesi dove potesse aver reperito.

Fu nell’ultima settimana di Novembre che qualcosa cambiò.

Spaparanzata sul divano di casa di Connor, sgranocchiavo noccioline guardando la televisione.

“ Allora come sta Nosferatu ?” Mi punzecchiò acido il mio amico.

Si era ormai rassegnato al fatto che io vedessi Ryuzaki, ma non perdeva occasione per rivolgermi frecciatine velenose che lo riguardavano. Compreso quell’insultante appellativo, giustificato a sua detta, dal fatto che Ryuzaki sembrasse un non-morto.

Gli tirai dietro un grosso cuscino, centrandolo in faccia.

“ Ti ho detto mille volte di non chiamarlo così!” Esclamai risentita.

“ Devo essere diventato duro d’orecchi in questo periodo.” Replicò ironicamente lui, restituendomi la cuscinata.

“ Che tragedia! Sordo oltre che stupido..” Dissi, fingendomi addolorata.

Connor mi scaraventò addosso un altro cuscino.

Presero a volare cuscini e improperi.

“ CONNOR, AUDREY, VOLETE SMETTERLA? STO CERCANDO DI STUDIARE!” Eleanor, la sorellina quattordicenne di Connor, era semplicemente infuriata.

“ Scusa.” Mormorammo all’unisono, vergognandoci come ladri. Farsi rimproverare da una persona di quasi dieci anni in meno, era un nuovo, imbarazzante primato.

“ E pensare che dovremmo essere un esempio.” Commentai a mezza voce, mentre Eleanor  tornava ciabattando, evidentemente seccata, in camera sua.

“ Invece siamo due impiastri.” Constatò Connor sconsolato.

“ Già..” Sospirai.

“ Tornando al discorso di prima..” Argomentò Connor.

Alzai gli occhi al cielo.

“ Come mai da queste parti? Non ti si vede molto ultimamente eccetto che a lezione..”

Avvertii una fitta di senso di colpa. Avevo decisamente trascurato Connor in quel periodo.

“Lacrime di coccodrillo.” Rivoltò il coltello nella piaga la vocina. Scommetto che ne sentivate già la mancanza. Io niente affatto.

“ Hai ragione Connor.. Ultimamente sono stata un po’..Presa..” Mi arrampicai sui vetri.

“Non riuscivi a emergere dalla cripta?”

Lo fulminai con un’occhiataccia.

“ Si lo so, ti sei innamorata.” Rettificò lui, pronunciando quelle parole come se si trattasse di qualcosa di disgustoso.

Quasi mi venne da ridere.

“ Ad ogni modo, come mai non sei con Nos…  Cioè con Ryuzaki?” Insistette, correggendosi in tempo per evitare ulteriori rappresaglie.

“ Sono due giorni che non lo sento.” Gli rivelai rabbuiandomi.

“ E quindi io faccio da tappabuchi.” Considerò, sarcastico.

“ Non pensarci nemmeno! Avevo voglia di stare con te..” Protestai.

“ Però hai la coda di paglia.” Mi canzonò.

Gli feci la linguaccia.

“ Comunque perché non lo chiami tu?” Mi domandò.

Mi mordicchiai il labbro.

“ Perché sei orgogliosa e stupida.” Mi fece notare la vocina.

Aveva ragione. L’orgoglio era forse il peggiore dei miei difetti. Il peggiore se non si considerava la mia abitudine di parlare da sola, o di scoppiare a ridere in pubblico, apparentemente senza motivo.

“ Audrey..” Iniziò Connor. Ma la nostra attenzione fu attirata dal notiziario.

Jack Carson, 48 anni, colpevole di stupro e omicidio, è morto di attacco cardiaco, alle 14:00 di questo pomeriggio in carcere. Si tratta del ventesimo caso di infarto che colpisce un criminale questa settimana. Le autorità non rilasciano dichiarazioni a riguardo.”

Io e Connor restammo per un istante senza parlare.

“ Stanno morendo come mosche.” Quasi bisbigliò lui, incredulo.

Non potei fare altro che annuire, lievemente turbata. Certo il mondo non avrebbe sentito la mancanza di un uomo come Jack Carson. Né di tutti gli altri che erano morti. Tuttavia non riuscivo a non provare un sottile senso di inquietudine. Quella serie di decessi non poteva essere fortuita, sebbene la modalità degli stessi apparisse naturale.

“ E vedo una minaccia incombere. Su tutti noi. Presto.”

Non mi spiegai perché mi tornarono in mente le parole della chiromante del Luna Park di Coney Island, ma fui percorsa da un lungo brivido nel rammentarle. Provai un’ irrazionale paura.

 “ Audrey, è tutto ok?” Mi chiese Connor, vagamente preoccupato.

“ S-si.” Balbettai, poco convinta.

“ Sei pallida.” Obiettò, lui.

Cercai di sorridere ma penso riuscii solo a produrre una smorfia.

“ Sono tutte queste morti.. Sono.. Strane..” Provai a spiegare.

“ Forse esiste un Dio che punisce i malvagi..” Ipotizzò Connor.

“ O semplicemente si tratta di coincidenze meritatissime.” Concluse pratico.

“ Io non credo che si tratti solo di coincidenze..” Lo contraddissi.

Connor stava per ribattere, ma in quel momento suonò il mio cellulare. Era Ryuzaki.

“Pronto?” Dissi con il cuore che batteva all’impazzata. Per qualche ragione sconosciuta, ero dannatamente agitata.

“ Audrey?”

“Si?”

“ Potresti raggiungermi all’Empire Hotel? ”

“ Adesso?” Domandai, lanciando un’occhiata titubante a Connor.

 Lui allargò le braccia come a voler dire “Fa come ti pare”.

“ Si.” Mi confermò Ryuzaki.

“ D’accordo.” Acconsentii.

Connor finse di mettersi a piangere e per poco non scoppiai in una risata.

 Ryuzaki mi comunicò l’indirizzo dell’albergo e il numero della stanza, poi riagganciò.

Ancora non riuscivo a scacciare la sensazione di malessere che mi attanagliava. Ryuzaki mi era parso diverso al telefono. La differenza era minima rispetto  al solito, dato che il cellulare era solo un tramite per permetterci di prendere accordi per vederci e non per fare chissà quale conversazione. Ciononostante  lo sentivo come.. “ Distaccato..” suggerì spietatamente la vocina. Cercai di non darle retta, eppure avevo avuto la medesima impressione.

“ Vuoi dirmi che cos’ hai Audrey?” Ritentò Connor, appoggiandomi una mano sulla spalla.

“ Nulla, una sciocchezza.” Ribattei. Un misero tentativo di tranquillizzarlo.

“ Se quel mucchietto d’ossa ti fa soffrire ti giuro che..” Si infervorò lui.

“ Calmati Connor.. Sai che non permetto a nessuno di farmi soffrire e anche se mai dovesse accadere, come dici tu, ho un ottimo gancio destro!” Affermai ridendo, sperando di essere stata sufficientemente convincente.

Connor mi concesse un sorriso. Segno che ero riuscita nel mio intento. In realtà la Audrey che avevo descritto, era quella prima dell’incontro con Ryuzaki: razionale, forte, misurata nei sentimenti e dotata di un’invidiabile faccia tosta.

“ Non la mammoletta psicopatica e  rammollita che sei ora.” Insinuò malignamente la vocina.

“ Piantala..” Sussurrai.

“ Hai detto qualcosa Audrey?” Chiese Connor.

“ No.” Mentii. Non volevo che anche il mio migliore amico mi considerasse schizofrenica.

Salutai Connor con un abbraccio un po’ più lungo del consueto. Non avevo particolare desiderio di andarmene. E soprattutto di appurare se la freddezza di Ryuzaki fosse unicamente frutto della mia mente o se invece fosse reale.

“Codarda” La mia impietosa coscienza, rincarò la dose di insulti.

A malincuore, mi infilai su un taxi che speravo di non trovare così facilmente e comunicai al conducente la destinazione.

Mi strinsi nel cappotto quando scesi dalla vettura. L’aria era gelida e il cielo plumbeo non prometteva niente di buono. Pensai che non fosse l’unico. Tentando di non pensare a nulla e di non impantanarmi in congetture malsane, entrai all’Empire e, dopo essermi identificata alla reception, raggiunsi la stanza numero 147.  Bussai.

“ Avanti.” Esclamò la voce di Ryuzaki.

Inspirai profondamente ed entrai.

Ryuzaki mi dava le spalle. Era accoccolato a terra, rivolto al monitor dell’inseparabile MAC. Non si voltò a guardarmi quando sentì la porta chiudersi. La sensazione sgradevole crebbe. Qualcosa decisamente non andava.

“ Accomodati Audrey.” Mi invitò.

Tuttavia non accennò a muoversi dalla sua posizione. Dovevo accontentarmi di contemplare i suoi arruffati capelli neri.

“ Preferisco restare in piedi.” Dichiarai.

“ Come preferisci.” Replicò lui.

Calò il silenzio.

Poi udii la frase che avevo tanto temuto di sentire:

“ Sto per partire Audrey.”

Fu un’autentica doccia fredda.

“ Quando?” La mia voce era talmente flebile che fui sorpresa del fatto che Ryuzaki riuscì a sentirmi.

“ Dopo domani.” Mi informò.

Era pochissimo tempo.

“ Non.. Non significa che non dobbiamo mai più vederci e sentirci..” Mormorai.

Mi ero ripromessa che quando fosse venuto il momento l’avrei lasciato andare e basta. Niente domande, niente tentativi di rimanere in contatto. I miei propositi tuttavia, erano svaniti come neve al sole.

“ Si invece.” Obiettò. Lo sguardo ostinatamente fisso sul monitor.

Avrei voluto urlargli di guardarmi in faccia, ma ero come impietrita. Inoltre ero perfettamente conscia, che un atteggiamento del genere non sarebbe stato di alcuna utilità con Ryuzaki.

“ Non so perché te lo stia dicendo Audrey, ma ci ho pensato e ripensato e ho concluso di doverti rivelare la verità. O perlomeno una parte di essa.” Riprese a parlare, pacato.

“ Avanti, ti ascolto.” Lo esortai.

Ero pronta probabilmente a sentirmi dire qualsiasi cosa. Ero preparata ad ogni eventualità, tranne l’unica che mi fu presentata:

“ Io sono Elle.”

“ Cosa?” Esclamai esterrefatta. Ma avevo sentito benissimo.

“ Io sono Elle.”Ripeté lui. La sua voce non tradiva la minima emozione.

Mi ci volle un momento per metabolizzare quelle tre parole.

“ Tu sei quell’Elle?” Domandai a scanso di equivoci.

“Si.”

“ Il miglior detective al mondo, di cui nessuno conosce il volto e l’identità? L’uomo che due anni fa ha risolto il risolto il caso di quel serial killer a Los Angeles, chiamato Beyond Birthday*?” Le mie parole risuonavano cariche di incredulità.

“Si.”  Disse ancora.

“ Sentiamo, se tu fossi Elle, perché me lo staresti rivelando proprio ora?”

Lui non rispose.

E io realizzai.

“ Me lo stai dicendo adesso perché sei certo che non mi rivedrai più. E anche se lo raccontassi a qualcuno, chi mi crederebbe? Non ho tue foto, un tuo indirizzo, non conosco il tuo nome.. Niente potrebbe ricollegarmi a te.” Conclusi.

“Esatto.” Confermò Ryuzaki.

Mi girava la testa. Era assurdo, ma alla luce dei fatti, tutto tornava.

“ Quindi hai un nuovo caso per le mani.” Dichiarai come se fosse la cosa più naturale del mondo.

“Si.” Fu la risposta di Ryuzaki. A quanto pareva era deciso a esprimersi il meno loquacemente possibile.

“ Dove andrai?” Chiesi, dato che era in vena di rivelazioni.

“ In Giappone.”

Il Giappone era grande. Non si  comprometteva fornendomi una risposta del genere. In quel preciso istante, ebbi un’illuminazione, era pazzesco, tuttavia ero quasi certa di essere nel giusto:

“ Quegli innumerevoli casi di attacco cardiaco tra i criminali.. Non si tratta di morte naturale, vero?” Indagai.

“ Ottima deduzione. La probabilità è del 70%.” Decretò.

Fu allora che presi una decisione totalmente priva di buonsenso. Dettata totalmente dall’istinto e dal cuore:

“ Voglio venire con te.”  Lo resi partecipe.

“ Questo è fuori discussione.” Ribatté.

“Perché?” Incalzai, cocciuta.

“ Perché non hai la più pallida idea di cosa comporti una simile scelta. Dovresti rinunciare a tutto: ai tuoi studi, alla tua famiglia, ai tuoi amici. E nessuno, agisce in questo modo.”

“ Non mi importa.” Obiettai.

“ Ma non è tutto. Ci sposteremmo da un albergo all’altro ogni giorno. Potresti uscire solo molto di rado e facendo estremamente attenzione. Dovresti vivere in incognito come me e io non potrei offrirti nulla di normale. Nessuna passeggiata mano nella mano, nessuna cena fuori, nessuna delle cose che fanno un uomo e una donna insieme. Niente. Sarò totalmente assorbito dalle indagini. La probabilità che tu crolli entro poche settimane è del 60%.” Continuò, incurante della mia protesta.

“ Non mi importa nemmeno di questo.” Affermai risoluta.

“ Ma t’importerà.” Mi fece presente.

 Notai che con una mano si stropicciava convulsamente i jeans.

“No. Sono una persona normale che si è innamorata di una fuori dall’ordinario. E sono pronta ad accettarne le conseguenze.”  Ecco. L’avevo detto.

Ryuzaki, finalmente si voltò a guardarmi. I suoi occhi erano freddi e inespressivi.

“ Mi saresti solo d’intralcio, Audrey.” Disse piatto.

Colpita e affondata.

Senza dire una parola, girai sui tacchi e uscii dalla stanza, chiudendomi la porta alle spalle. Sentii gli occhi riempirsi di lacrime. Bruciavano terribilmente ai loro angoli.

“ Tira fuori le palle.” Mi incitò la vocina. Però non sembrava molto agguerrita.

Ma non volevo e non dovevo piangere. Mi strofinai energicamente le palpebre e uscii in strada. Pioveva a dirotto. Ovviamente di un taxi nemmeno l’ombra. Mentre cercavo di intercettarne uno, finsi che fossero le gocce di pioggia a bagnarmi le guance.

*Beyond Birthday: Questa nota è perfettamente superflua, ma a voler essere assolutamente precisa.. Beyond Birthday è un personaggio del romanzo “ Death Note another Note: The Los Angeles BB case” del maestro NisiOsin. Si tratta di un orfano della Wammy’s House, fuggito da essa, con una vera ossessione per L, che vuole emulare e superare. Diventa un serial killer che L arresterà con la collaborazione di Naomi Misora. Morirà in carcere per mano di Kira. So che lo sapevate già, ma ora ho la coscienza a posto XD

Ringraziamenti e sproloqui dell’autrice:

Ed eccoci alla fine del capitolo 9!  “Chissà perché tutto questo entusiasmo?”N.D. Vocina di Audrey. Ad ogni modo, è bello che recensiate così in tante ed è anche bello vedere che di volta in volta, questa storia viene aggiunta ai preferiti! In tal proposito ne approfitto per ringraziare TheCrazyHatter e Clod93..

Prima di procedere con i consueti ringraziamenti, volevo rispondere al dubbio che ho insinuato in Hoshimi, Liar e Ary_tan.. Emh beh ecco.. Non dovrei spoilerarvi sulla sorte di L perché vi rovinerei l’effetto suspense e  probabilmente la fan fiction perderebbe di fascino.. Ma tenete presente che sono una fan devota di L. Molto devota. Ho il suo puccioso peluche e le pantofole col suo faccino, che ovviamente non utilizzo e guardo adorante..” Che scema” altra N.D. Vocina di Audrey. Devo farle capire che non l’ho creata per infastidire me. Fine dello sproloquio. Passiamo ai ringraziamenti ^^’’’

Umpa_Lumpa: Audrey mi ha detto di dirti che prepara i voulevant al salmone per la vostra festa. E che dovete fracassare più finestre possibili con lo champagne perché un tale evento non si manifesterà mai più. E anche la vocina lo conferma. L dice che ci sarà a patto che possa venire anche Watari con dei dolci. Quindi cercate di non confondere troppo quel pover’uomo, che è anziano e in piena crisi di identità. Pensa di chiamarsi Alfred. Chissà perché.. Ah quasi dimenticavo.. Sono contenta che questo capitolo ti sia piaciuto. E che tu lo legga lentamente per non farlo finire, mi lusinga un sacco *__* Quanto alla canzone.. Beh, sappi che anche la vocina la odia, la trova disgustosamente melensa. A me invece non dispiace così tanto.. Non è che abbia basato l’intera ff sul suo testo, a dire il vero sono solo le parole che ho aggiunto nella storia ad avermi ispirata. Mi sembravano adatte. Ed ero anche molto incerta se inserirle o meno, ma non potevo fare la gnorri e non spiegare il titolo della ff. La mia incoerenza ha un limite XD.. Comunque sei tu che inserisci le recensioni per cui puoi dilungarti quanto vuoi. Io sono contenta di leggerle, raccontami pure anche tutta la tua giornata, mi darai un’eccellente scusa per ignorare gli esami che incombono! ^____^ Ps: Il nome della sorellina di Connor è un piccolo, minuscolo omaggio ;) Pps: Audrey beh.. Credo sia semplicemente schizofrenica XD

Hoshimi: Mi dispiace di avervi fatto penare così con quel capitolo. Ma sono lietissima che ti sia piaciuto! Come hai potuto leggere Kira è già arrivato nella storia, non fisicamente ancora, ma non manca moltissimo! Quanto al  tuo timore eh eh ho già risposto sopra ^_^ Grazie per i complimenti e per il sostegno, te ne invio a mia volta , morale , per l’abominevole latino.. E’ uno degli esami che mi mancano per laurearmi e non sono affatto impaziente di mettermi a studiarlo -.-

Hope87: Anche io sono ripetitiva nel ringraziarti sentitamente ogni volta. Per cui non preoccuparti! Anzi, come dico sempre, in maniera un po’ nauseante, adoro le vostre recensioni, mi invogliano a continuare perché sono segno che sto facendo, nel mio piccolo, un lavoro gradevole. Per cui grazie! Connor è un autentico impiccione ma è anche un buon amico XD e Audrey.. E’ un vero piacere essere riuscita a farla apprezzare così, a renderla addirittura reale.. E tiro un sospiro di sollievo alla conferma che L è sempre IC.. Non so come funzioni la sezione delle storie scelte, tuttavia ti ringrazio infinitamente per aver pensato a questa ..arrossisce violentemente .. Grazie ancora ^^

AngelVirtues: Addirittura sublime? * Si inchina grata .. Grazie mille!!! Mi è piaciuto tanto descrivere quel bacio e sono felicissima sia stato apprezzato!!! *__* Quanto a Connor.. Anche Audrey l’ha odiato con te! Ma tanto XD

La gre: Ti assicuro che non sei per niente noiosa e sono contenta che ti stia affezionando alla cara “coppietta”! E anche che sia valsa la pena di sopportare il giga ritardo.. Non accadrà più ,salvo meteoriti o esami particolarmente funesti! Moltissime grazie ^__^

SPLITkosher: grazie mille anche a te stella! ^^

Bilu_Emo: Grazieeeeee!!! Eh eh eh, l’azzuffata con Connor è stata proprio divertente da scrivere XD

Liar: Come faccio? Emh non so.. Cerco di scrivere in modo sopportabile.. *dice farfugliando e arrossendo* .. Comunque garantisco che mi impegnerò sempre molto sissì! Grazie ^__^

Ary_tan: A quanto pare la scena del bacio e quella di Connor spopolano! Ne sono molto contenta perché sono quelle che ho preferito scrivere nello scorso capitolo. Connor è molto protettivo, forse anche troppo e di tanto in tanto dovrebbe proprio farsi un pentolino con i fatti suoi.. Ma senz’altro farebbe qualunque cosa per aiutare Audrey se fosse in difficoltà. E’ davvero generoso, spero di essere riuscita a rendere l’idea ^^ Ti ringrazio molto per l’apprezzamento.

Clod93: Al solito, vedere una nuova lettrice, mi fa saltellare di gioia!!! *__* Grazie mille per i complimenti.. La vocina non dirà che sei idiota o la strozzerò.. Troverò il modo! Non ho davvero più parole per esprimere quanto sia contenta e soddisfatta che Audrey vi piaccia e che troviate L ben caratterizzato e di riuscire anche a farvi ridere!!! Anch’io sono rimasta traumatizzata dalla morte di L, ho pianto come un vitello e sono rimasta depressa una settimana. Si. Alla mia veneranda età..^^’’’

Anche per questo capitolo, vi lascio (finalmente) in pace.. Spero di essermi fatta perdonare con questo aggiornamento abbastanza celere (perlomeno rispetto a quello precedente). Anche se pensandoci bene, mi starete nuovamente odiando per come termina il capitolo.. Per cui, come non detto! ^^’’’ Comunque vi mando un grande bacione e visto che per molte di voi purtroppo ricomincia la scuola ( essendo io una vecchia carampana non ho di questi problemi, se si esclude la sessione d’esami che incombe malevola) vi auguro anche un buon rientro! Alla prossima ^___^

Alice

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Capitolo 10
*** Pelle ***


10. Pelle

Ero zuppa di pioggia quando rientrai nel mio appartamento. Le mie mani erano intorpidite e tremavo impercettibilmente. Non era soltanto colpa del freddo, ma mi rifiutavo di ammetterlo persino con me stessa. Mi tolsi il cappotto umido e lo appesi accuratamente all’appendiabiti. Poi fu il turno delle scarpe. Mi muovevo come un automa, cercando di non pensare a niente. Non fu difficile. Mi sentivo completamente svuotata.

Mi sedetti sul divano, restando a fissare il vuoto. Dopo qualche istante, iniziai a battere i denti. Mi alzai di scatto, decidendo di fare una doccia calda. Forse sarei riuscita a lavare via tutto quel gelo. Perlomeno cercavo di convincermene.

L’acqua bollente mi scrosciava addosso, facendo formare del vapore sulle pareti di vetro della cabina. Rimasi a lungo al suo interno, approfittandone per piangere ancora un po’. Come se solo in quel piccolo spazio, fossi giustificata a versare delle lacrime. Quando ebbi terminato, mi avvolsi nell’accappatoio e osservai la mia immagine riflessa nello specchio. Eccetto gli occhi leggermente arrossati che potevano essere imputati al calore dell’acqua, non si notava che avevo pianto. Ne fui soddisfatta. Mi asciugai i capelli con il phon, cercando di impiegare più tempo possibile. La prospettiva di tornare in soggiorno mi atterriva.

“ Non puoi restare in bagno in eterno.” Mormorò la vocina, mesta. Non era per niente in forma.

Riluttante, uscii dalla stanza. Ignorai il divano che esercitava un’attrazione irresistibile. Non avevo la minima intenzione di trascorrere le ore a venire, in catalessi, sopra di esso. Per non soccombere all’ondata di amarezza che stava per investirmi, dovevo mantenermi attiva.

“ Non puoi sempre soffocare i tuoi sentimenti. E’ innaturale.” Mi fece presente la vocina.

 Che razza di considerazioni faceva? Doveva essere impazzita.

Non intendevo lasciarmi sopraffare di nuovo dai sentimenti. Avevo commesso quell’errore ed ecco come mi ero ridotta. Uno straccio.

“ Ma sei stata anche felice. Ne è valsa la pena non trovi?” Obiettò ancora lei.

“ Zitta.” Dissi a denti stretti.

Dovevo sforzarmi di mantenere la mente vuota. Dare retta alla vocina era controproducente.

Dato che ero ancora in accappatoio, trovai che vestirmi potesse rivelarsi una discreta distrazione. Poi avrei potuto fare la lavatrice, stirare, pulire i pavimenti. Scrivere i biglietti di auguri per Natale. Ero in netto anticipo ma era meglio portarsi avanti con il lavoro. Come se non bastasse c’erano gli armadi da svuotare. Un bel repulisti delle cose ormai inutilizzate, ci voleva di tanto in tanto. La sera avrei potuto invitare Connor per cena. Quindi avrei dovuto anche cucinare. Erano quasi le cinque. Non avrei avuto un momento libero per poter rispettare quella tabella di marcia. Sorrisi compiaciuta.

“ Questo va bene per oggi Audrey. E domani dimmi, che cosa farai? E dopo domani?” Insinuò la mia coscienza, seriamente, senza l’usuale sarcasmo.

Venni attanagliata da una morsa di panico. Non volevo pensare al domani. Ne ai giorni successivi. Non volevo pensare assolutamente a nulla. Dovevo agire immediatamente per non sprofondare in un baratro di tristezza.

Mentre mi accingevo a mettere in atto i miei propositi, suonò il campanello.

“ Dannazione.” Imprecai a mezza voce.

Probabilmente si trattava della mia vicina, la signora Peterson. Occasionalmente mi chiedeva di dare da mangiare alle sue tartarughe, quando si assentava per qualche giorno, per recarsi a fare visita alle nipoti, nel New Jersey. Me lo ripeteva tutte le volte. Perché a quanto pareva, era proprio il mio palazzo, a costituire l’eccezione che confermava la regola, che a New York la gente non sapeva che faccia avessero i propri vicini di casa?

Doveva essere una questione di karma.

La signora Peterson era una signora di mezza età piuttosto simpatica, ma quello era il momento meno adeguato per farmi intavolare una conversazione.

 In punta di piedi, badando a non fare rumore, mi avvicinai alla porta per sincerarmi che fosse effettivamente lei. Mi sentii lievemente in colpa per le tartarughe. Ma del resto ero certa che la signora Peterson avrebbe trovato qualcun altro disposto a nutrirle per la durata del suo soggiorno.

Con estrema cautela, sollevai lo sportello dello spioncino e vi appoggiai l’occhio per guardarvi attraverso.

Trasalii. Il mio cuore parve fermarsi, per poi riprendere a battere convulsamente, esplodendomi nel petto.

Sul pianerottolo, c’era Ryuzaki.

“Toh, un sogno che si avvera.” Commentò la vocina beffarda. Sembrava aver ripreso brio.

Io invece, dovevo essere pallida come un cencio.

Restai paralizzata, combattuta sul da farsi. L’istinto mi gridava di aprire la porta, trascinare Ryuzaki in casa, richiuderla a chiave e gettare quest’ultima nel wc, premurandomi di tirare l’acqua. La ragione, mi suggeriva di non fare assolutamente nulla e aspettare in silenzio, che lui se ne andasse. Per poi cercare di dimenticarlo.

“ Una ragionevole via di mezzo è del tutto inattuabile?” Suggerì la vocina, garbatamente.

Inspirai a lungo e profondamente. Tuttavia non riuscii a calmarmi e a controllare il tremore della mia mano, quando la serrai sulla maniglia per aprire. Mi sembrò di impiegare un’eternità per compiere quell’azione. Un’infinità di pensieri confusi mi affollarono la testa. Pensieri che vennero spazzati via, non appena mi ritrovai faccia a faccia con Ryuzaki. O Elle. O chiunque lui diavolo fosse.

“ Cosa ci fai qui?” Chiesi freddamente.

Lui non mi rispose. Si limitò a guardarmi senza dire una parola. Mi accorsi che era fradicio. I capelli neri, intrisi d’acqua, gli ricadevano sul viso, la maglia bianca aderiva completamente al corpo, i jeans, bagnati, erano diventati più scuri. La sua espressione, al solito era indecifrabile, ma mi parve di cogliere un velo di tristezza nei suoi occhi scurissimi. Mio malgrado, ne fui contagiata. Nonostante tutto, l’idea che potesse soffrire mi tormentava. Si, nonostante mi avesse appena spezzato il cuore.

“ Entra.” Dissi piano, scostandomi per farlo passare, rassegnata.

Lui si tolse immancabilmente le scarpe e poi obbedì, lasciando dietro il suo passaggio, piccole chiazze d’acqua.

“ Mi dispiace.” Mormorò, fermandosi al centro della stanza, lo sguardo rivolto verso il basso.

“ Non c’è problema, il pavimento asciugherà.” Replicai impacciata.

“ Non mi riferivo a quello.” Obiettò lui.

“Ah.”

“ Mi dispiace di essere qui.” Si corresse.

Se intendeva farmi infuriare, era sulla buona strana. Tuttavia, quell’alone di sconforto che lo permeava, mi placò nuovamente. Mi avvicinai a lui, un po’ esitante.

“Immagino di doverti chiedere il perché.” Affermai.

“ Solo se vuoi.”

Annuii.

Restammo ancora fissarci, perfettamente immobili, ognuno cercando di scrutare nei  pensieri dell’altro. Ognuno cercando di difendere i propri. Infine parlò:

“ Non sarei dovuto venire qui. Ma non ho potuto farne a meno.”

 Sembrarono costargli moltissimo quelle parole.

“ Perché?” Domandai con un fil di voce.

Quel maledetto sguardo. Quegli occhi nerissimi, insondabili, che mi attraevano come una calamita, stavano iniziando a fare il loro diabolico effetto. Non potevo sfuggire loro, in alcun modo.

  “ Non sarei dovuto venire qui, perché così facendo metto la tua vita in pericolo. Ma non l’ho potuto evitare, perché se con te, le mie capacità deduttive si riducono del 30%, senza di te, sapendo di non poterti rivedere più, calano del 90%. E il rimanente 10% lo utilizzo per chiedermi dove tu sia e cosa stia facendo.” Spiegò, con l’abituale compostezza, impercettibilmente incrinata.

Quelle parole ebbero il potere di ricolmare il vuoto che provavo fino a pochi istanti prima. Mi riscaldarono come il primo, timido raggio di sole, dopo un lungo Inverno.

Tuttavia c’era un punto che volevo assolutamente chiarire:

“ Ryuzaki..Anzi Elle.. Per quale ragione dovresti aver messo la mia vita in pericolo?”

Mi perforò con lo sguardo.

“ Per quello che sto per dirti..” Iniziò.

Restai in attesa.

“ Vieni con me in Giappone.”

Ero incredula. Non poteva averlo detto sul serio. Mi pizzicai un braccio, certa di essermi addormentata sul divano e di stare sognando tutto. Ma il bruciore che sentii fu reale.

“D-Davvero?” Balbettai.

“Si.” Rispose semplicemente.

“Audrey..” Disse avvicinandosi a me, un passo alla volta..Fino ad arrivare a pochi centimetri di distanza. Mi guardò intensamente negli occhi.

“Chiamami Ryuzaki. Vorrei essere..Solo Ryuzaki, per te.”

Non so esattamente come accadde. So solo che lo baciai, affondando le dita nei suoi capelli neri e umidi di pioggia. E lui ricambiò il mio bacio, accarezzandomi una guancia con la punta del pollice.

 Senza nemmeno rendermi conto di quello che stavo facendo, mi ritrovai a sfilargli la maglia. Ryuzaki assecondò il mio gesto, sollevando le braccia per facilitarlo. Lo contemplai per un momento. Era come avevo intuito che fosse, magro con i muscoli appena disegnati ma presenti. La sua pelle era diafana e morbida, come ebbi modo di appurare, sfiorandogli le spalle e il petto. Lo sentii contrarsi e distendersi poco a poco, man mano che le mie mani, percorrevano il suo torace. Cercavo di procedere per gradi, ma bruciavo di desiderio. Desiderio che si intensificò, quando Ryuzaki, prese ad armeggiare con la cintura del mio accappatoio. Lo aiutai a sciogliere il nodo e a far scivolare l’indumento a terra.

Sentii le mie guance imporporarsi sotto il suo sguardo. Tese titubante, un braccio verso di me. Sembrava indeciso sul da farsi. O meglio, sembrava non sapesse cosa fare. Con delicatezza, gli presi le mani e le appoggiai sul mio volto, facendole scivolare  nell’ incavo del collo, lungo le mie spalle, sulle curve dei miei fianchi.. Lui si liberò gentilmente della mia stretta, per farmi capire che voleva continuare da solo.

E continuò.. Dapprima servendosi solo della punta delle dita, poi, quasi sforzandosi, aprì i palmi delle mani e li distese, facendoli aderire perfettamente alla mia pelle. Il contatto dei suoi polpastrelli su di essa, mi procurò brividi di piacere. Esplorò ogni centimetro del mio corpo, affascinato. Doveva essere la prima volta che toccava davvero qualcuno. E quasi non riuscivo a capacitarmi di essere io quel qualcuno.

Ryuzaki si dilungò in quell’attività oltre ogni limite consentito dalla mia sanità mentale, già di per sé vacillante. Mi accarezzò e riaccarezzò più volte. Notai che sorrideva ad ogni mio piccolo sussulto. Quando non resistetti più, lo spogliai del tutto e lo attirai, insieme a me, per terra, sopra il morbido tappeto del soggiorno.

Mi sentivo come se fosse la prima volta anche per me. Tesa e in apprensione. Ma tutto avvenne in maniera naturale. Entrambi agimmo lasciandoci semplicemente guidare dall’istinto.

Nel momento in cui i nostri corpi si unirono, pelle contro pelle,quando aspirai il profumo di quella di Ryuzaki, quando sentii il suo cuore battere contro il mio, capii cosa significava sentirsi completi. Se ne avessi avuto la possibilità, avrei fermato il tempo, di modo che esistessimo unicamente noi due. Non avevo mai amato con tutto il mio cuore, donato tutta me stessa ad un’altra persona. Ryuzaki era quella persona. Quella che aveva portato scompiglio nella mia vita scandita da ritmi precisi, stravolgendola. Mi aveva cambiata, facendomi sentire più viva di quanto non lo fossi mai stata fino a quell’attimo.

Facemmo l’amore per ore, senza mai distogliere gli occhi l’uno dall’altra, prigionieri dei reciproci sguardi, senza parlare. Non c’era bisogno di parole. Fu il rumore della pioggia che tamburellava contro la finestra, ad accompagnarci costantemente, a cullarci. Era perfetto così.

Mi svegliai che albeggiava. Una tenue luce rosa filtrava attraverso le tende, illuminando il soggiorno. Regnava un silenzio assoluto.

Mi accorsi di essere distesa sul divano, avvolta in uno dei plaid che tenevo piegati sopra di esso e che solitamente utilizzavo mentre guardavo la televisione, nelle sere invernali. Doveva essere stato Ryuzaki ad avermi sistemata lì.

“ Ma che brillante intuizione, chi poteva essere stato altrimenti? Il babau?” Sentenziò la vocina, di ritorno.

Sorrisi pensando alla ragione per cui era stata assente tutte quelle ore. Mica scema, la vocina.

Tornai però a soffermarmi su Ryuzaki. Dov’era? Lo individuai subito. Era già sveglio (ammesso che avesse dormito) e si trovava sull’altra estremità del divano, di spalle. Era appollaiato nel suo solito modo. Mi venne da ridere, perché era buffo in quella posizione, ancora completamente nudo. La risata però, mi morì in gola.

In controluce, si distinguevano nitidamente sulla sua schiena, delle lunghe cicatrici. Cicatrici senz’altro vecchie a giudicare dal colore, addirittura più chiaro del resto della pelle, già candida di per sé. Ma che dovevano essere testimonianza di quelli che erano stati dei tagli profondi.

 Una domanda, risuonava insistentemente nella mia testa. Come se li era procurati?

“ Ryuzaki..” Lo chiamai debolmente.

Lui si voltò verso di me. Mi sorrise e nei suoi occhi vidi brillare una luce nuova. Come se fosse.. Felice..

“ M-Mi chiedevo se ti andava un doppio cappuccino al cioccolato, è la mia specialità.” Mentii.

Non gli avrei rovinato quel momento con domande che potevano rievocargli ricordi dolorosi, per nulla al mondo. Avrei atteso un’altra occasione e anche se questa non si fosse presentata, ne sarebbe valsa la pena ugualmente, pur di poterlo vedere così.

Il suo sguardo si fece più attento. Doveva aver percepito un’ inflessione diversa nella mia voce.

Io però, gli restituì il sorriso di prima, con sincerità.

“ Sembra buono.” Accondiscese infine, rilassandosi nuovamente.

“ Eccome!” Esclamai saltando in piedi entusiasta.

Purtroppo, nel compiere tale gesto, mi cadde il  plaid di dosso. Con le conseguenze che potete ben immaginare. Arrossii fino alla radice dei capelli e rapidamente, raccolsi la coperta e mi ravviluppai al suo interno.

“ Non riesco a comprendere perché ti vergogni tanto. Siamo stati nudi tutta la notte.” Dichiarò Ryuzaki perplesso.

Ancora quell’ingenuità e quella purezza che lasciavano senza parole. E in fondo non aveva torto. Non per questo però, abbandonai il plaid.

“ Vuoi fare una doccia prima della colazione?” Chiesi, cambiando palesemente argomento.

Ryuzaki annuì.

“ Ti avviso solo che i miei accappatoi ti saranno tutti stretti..” Blaterai.

Lui non sembrò particolarmente sconvolto dalla notizia.

“ Però se ben ricordo..” Borbottai tra me e me, dirigendomi verso il guardaroba. Rovistai in uno dei cassetti, finché non trovai l’oggetto delle mie ricerche.

“Tieni.” Dissi consegnandogli un accappatoio bianco con un ricamo dorato sulla tasca anteriore.

“ Excelsior Hotel.” Lesse Ryuzaki reggendo i lembi di esso, tra il pollice e l’indice.

 Era uno degli accappatoi di misura standard degli alberghi. Una simpatica tradizione mia e di Connor, sgraffignarli durante le ferie. Erano i nostri souvenir prediletti.

“ Emh è un ricordino delle vacanze.. Spero non mi arresterai per questo.” Ridacchiai.

“ Per stavolta passi.” Replicò seriamente, ma intravidi un lampo divertito guizzargli negli occhi.

 Scoppiai a ridere.

Ci separammo per fare la doccia. Sfortunatamente casa mia aveva doppi servizi, altrimenti avrei potuto ventilare a Ryuzaki la possibilità di farla insieme.

“ Ma non ti vergogni?” Sibilò la vocina.

Io scossi la testa con convinzione. Grazie al cielo Ryuzaki non era nei paraggi.

Tornai in soggiorno che era già là. Indossava l’accappatoio candido e se ne stava raggomitolato sulla poltrona bianca e pelosa. Come l’avevo immaginato il giorno in cui l’avevo conosciuto. Lo fissai estatica.

“SVEGLIAAA.” Tuonò la vocina.

Mi riscossi in un lampo e fuggii a preparare la colazione, auspicando che Ryuzaki non avesse fatto caso alla mia espressione da triglia.

“ Non sperarci, lui fa sempre caso a tutto.” Infierì nuovamente lei.

Preparai i cappuccini e saccheggiai la dispensa. Presi diversi tipi di brioche, un vasto assortimento di biscotti e una confezione piena di zollette di zucchero, che non avevo mai utilizzato. Caricai tutto su un vassoio. Mentre lo trasportavo, un po’ barcollante, verso la stanza, mi sentii vagamente “Alfred”.

“ Quel bagnoschiuma al cioccolato era davvero buono.” Osservò Ryuzaki, mentre appoggiavo il vassoio con le vivande sul tavolino.

“ Non l’hai bevuto vero?!” Esclamai allarmata.

“ No Audrey. Non bevo il bagnoschiuma. Per quanto possa avere un aroma allettante.” Ribatté tranquillo.

Realizzai la mia atroce figura. Avevo chiesto al miglior detective del mondo, dalla comprovata genialità, se avesse bevuto di proposito del bagnoschiuma. Diventai bordeaux.

“ E’ che i dolci ti piacciono tanto..” Tentai di giustificarmi, in maniera pietosa.

“ Taci è meglio.” Affermò la vocina, con il buon senso di cui ero così tragicamente priva.

Seguii le sue direttive, trovando improvvisamente le mie pantofole interessantissime.

“ Vuoi sempre tre zollette di zucchero, anche nel cappuccino?” Si informò Ryuzaki, molto diplomaticamente.

Annuii.

Con la coda dell’occhio mi sembrò di vederlo sorridere.

“ Almeno qualcuno trova divertente la tua assoluta demenza.” Considerò la vocina, spazientita.

Ancora non mi sembrava vero di essere con Ryuzaki, nel soggiorno di casa mia a sorseggiare cappuccino e mangiare biscotti, entrambi avvolti in morbidi accappatoi di spugna. Fuori dalla finestra, la luce si era intensificata, da rosa, aveva assunto sfumature rosso-arancione. Pensai che non ci fosse nulla di più intenso e coinvolgente, che vedere sorgere il sole con la persona che si amava. Beh forse qualcosa c’era. Mi sfuggì un sorrisetto.

“ Hai già pensato come motivare il viaggio in Giappone Audrey?” Mi domandò Ryuzaki a bruciapelo, giocherellando con il cucchiaino.

Meditai una manciata di secondi.

“ Ai miei posso dire che si tratta di un viaggio di studio..” Proposi cogitabonda.

“ Mi sembra plausibile.” Approvò Ryuzaki.

Come un fulmine a ciel sereno, a incrinare quell’atmosfera idilliaca, si fece strada dentro di me, un pensiero angosciante.

“ Connor..” Bisbigliai.

“ Non puoi dirgli la verità.” Mi fece presente.

“Lo so.. Ma non voglio neppure mentirgli.. E tanto non si berrebbe mai una storia del genere.” Replicai.

Non volevo separarmi dal mio migliore amico per mesi e forse di più, con una menzogna. Non era giusto. Connor non si meritava una cosa del genere.

Ravvisai di colpo che la partenza era praticamente imminente.

“ Devo darmi una mossa se voglio che sia tutto pronto per domani.” Annunciai, agitata.

“ Posso rimandare ancora di un giorno.” Mi informò Ryuzaki.

“ Com’è possibile? C’è da prenotare di nuovo il volo e..”

“Lo scoprirai.” Mi interruppe lui enigmatico, addentando una brioche.

Sapevo che era inutile insistere.

Realizzai che il giorno ancora non era arrivato e che avevamo diverse ore davanti a noi e che dopotutto, avevo a disposizione ancora un po’ di tempo per preparare le valige, accomiatarmi e trovare un pretesto per quella decisione così repentina. Volevo che quella giornata fosse solo nostra. Mia e di Ryuzaki.

“ Ryuzaki..” Esordii esitante.

“ Umh?” Aveva ancora la bocca piena.

“ Mi chiedevo.. Visto come sarà la situazione in Giappone.. Oggi possiamo stare insieme? Io e te.. Solo per oggi? ” Incespicai nelle parole più di una volta.

“ Si.” Rispose lui, guardandomi fisso negli occhi.

“ Grazie.” Dissi sorridendo.

 “ Grazie a te.”

I nostri sguardi, si incatenarono di nuovo uno all’altro. Quella semplice parola, celava molto di più di quanto non significasse in apparenza.

“ Però temo che nell’eventualità volessimo uscire, non sarà possibile. I miei vestiti saranno senz’altro ancora bagnati.” Constatò Ryuzaki, mordicchiandosi un pollice.

Questi ultimi difatti, giacevano ancora sul pavimento, dove li avevamo abbandonati la sera prima.

“ Chi ti dice che serviranno i vestiti? ” Dissi con studiata noncuranza, bevendo un sorso di cappuccino.

 “ Non hai alcun ritegno!” Sbottò la vocina, prima di sparire, per molte, molte ore.

 

Ringraziamenti e sproloqui dell’autrice:

Ed eccomi di ritorno con un nuovo capitolo * disse l’autrice cercando di celare l’imbarazzo che quest’ultimo le ha procurato nello scriverlo * .. E’ la prima volta che mi cimento  in  una scena d’amore, per cui confesso di essere piuttosto agitata nel sottoporvelo e incerta del risultato.. Attendo le vostre recensioni con trepidazione e a proposito di queste ultime, vi ringrazio perché sono state davvero numerose ^.^ Ringrazio anche Christy, Hachi e Mew_Paddy che hanno aggiunto questa storia tra le preferite.. Sono contentissima.. Ah un’ultima cosa prima di passare ai ringraziamenti, spero che il rating arancione sia adeguato a questo capitolo, visto che non sono scesa nei dettagli non mi sembrava da “rosso”, ma se reputate  che debba modificarlo,  vi sarei gratissima se me lo faceste notare ^^! E ora vi lascio in pace..

Hope87: Mia cara hai azzeccato in pieno!!! Era esattamente ciò che volevo comunicare.. Alla fine però L non ha resistito a rimanere fedele ai suoi propositi.. Eh eh eh.. ^__^

Hoshimi: Innanzi tutto spero che tu sia sopravvissuta al raffreddore, il latino è davvero una brutta bestia XD! Mi spiace averti intristita L comunque alla fine non sono rimasti separati a lungo L e Audrey ^^

Christy: *Saltello contenta alla vista di una nuova lettrice* So che suona retorico, ma sono davvero contenta che questa storia ti piaccia e che trovi che L sia reso bene (è un mio obiettivo basilare).. Grazie mille!!!

 SPLITkosher: E’ vero il capitolo era piuttosto triste, sono stata cattivella sissì.. Ma grazie della recensione e del complimento ^^

Clod93: Audrey non voleva farsi vedere mentre piangeva, per questo se n’è andata via.. Ah che testa dura quella ragazza XD.. Anch’io mi sarei attaccata stile piovra mi sa ! Comunque ho notato che siamo tutte tormentate dal latino, in un modo o nell’altro.. Sob, povere noi!!!

Umpa_Lumpa: E’ tornata normale la faccia? Non vorrei che i tuoi mi citassero in giudizio per averti indotto una paresi momentanea e poi mi sentirei dannatamente in colpa XD ..Comunque si, inizia la parte più tragica della storia per me.. Che dovrò far coincidere tutto! Oggi sono profondamente idiota (si più del solito).. Ammetto che la parte più spensierata “Pucciosità a New York” è finita, ed inizia la parte più seria della vicenda “Brutto Kiraccio cattivo” (questo è il titolo in anteprima del prossimo capitolo XD).. Ma non temere, ci sarà sempre la vocina a risollevare gli animi!  Capisco che L ti sia sembrato precipitoso, ma era essenziale ai fini della storia che le rivelasse la sua identità, sarebbe stato impossibile per me gestire la situazione in Giappone con Audrey ignara di tutto.. Quanto alla reazione di Connor.. Eh..Sul capitolo scorso non ci sarà, dato che tutto si è risolto  in tempi brevi.. Anche se una rissa tra lui e Ryuzaki, in perizoma nel fango mi avrebbe tentata.. Ok basta. Sto diventando troppo demente, fine delle trasmissioni. Giuro. ^__^

Bilu_Emo: Augurissimi, anche se in ritardo per il tuo compleanno!!! Mi spiace che sia coinciso con un capitolo così triste, avrei voluto pubblicare qualcosa di più  allegro per l’occasione, ma sono contenta che ti sia piaciuto =) Quanto al dubbio sul finale.. Eh eh eh.. Non posso spoilerare, ma come ho già detto, tieni presente che adoro L ^^

AngelVirtues: Sono davvero contenta che tu abbia notato che L non si è nemmeno voltato.. Davo molto importanza a quel dettaglio!!! Speravo appunto rendesse l’idea che non guardasse Audrey perché temeva di non riuscire a lasciarla..Grazie mille della recensione e come hai potuto vedere, è stata svelata la ragione del  rating arancione..^^

La gre: Audrey ti ringrazia moltissimo dell’abbraccio e dell’averla consolata.. Io invece.. E’ un onore esserti d’esempio, davvero non so come ringraziarti * arrossisco * ..Ti ringrazio moltissimo!!!

L-chan: Lo trovi il più emozionante?! Wow davvero non so come ringraziarti *__* E’ una vera soddisfazione, perché non era un capitolo facile (anche se più di questo XD).. Soprattutto il fatto che tu abbia apprezzato il dialogo tra Audrey e L che volevo rendere intenso, anche se piuttosto conciso.. Quanto al riferimento a Beyond Birthday ci tenevo moltissimo a farlo, è una figura che mi affascina un sacco e anche se purtroppo ho letto solo una traduzione su internet del libro ( l’inglese non è il mio forte, ma con calma mi cimenterò a leggerlo tutto perché mi incuriosisce troppo e anche perché penso che  ormai avrò dei  nipoti quando e se,lo tradurranno in italiano). Infine, tu puoi darmi tutti i consigli che vuoi, come lettrice e come scrittrice, e non dire mai più che non sei alla mia altezza >.< La scena della morte di BB annunciata al telegiornale è un’idea fantastica, inoltre mi aiuterebbe a fare luce su sprazzi del passato di L, cosa che avevo intenzione di fare fin dall’inizio in questa fan fiction.. Per cui grazie!!! ^__^

Liar: Cara grazie della recensione!!! L’angoscia era proprio una cosa che volevo far sentire con questo chappy (si sono maligna lo so).. Quindi sono contenta di essere riuscita nella mia impresa! E spero di essere riuscita a rendere contenta te, nel vedere che Audrey partirà con L senza doversi nascondere nella valigia o nel cappello di Watari XD

Ary_tan:  Come hai potuto leggere, alla fine non c’è stato nessun addio..^^.. Per il resto avevi indovinato!!! Grazie mille della recensione ^__^ !!! Spero di averti risollevato il morale dopo quel capitolo maligno..

Elluccia: Nooooooo mi sento un mostro cattivo! Non volevo farti piangere, davvero ç__ç.. Scusami..Mi auguro che questo capitolo ti rallegri un pochino.. Un abbraccio!!!

 

E anche per stavolta ho finito di tediarvi! Un grosso bacio a tutte e grazie ancora per tutto il sostegno che mi date!!! Sperando che il capitolo vi sia piaciuto, ci sentiamo al prossimo aggiornamento! ^___^

Alice

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Capitolo 11
*** Volo ***


11. Volo

Le valige erano pronte, la dispensa svuotata e il suo contenuto regalato a una mesta signora Peterson. La cui unica preoccupazione era volta al nutrimento delle tartarughe in sua assenza, dato che io non sarei stata disponibile a tempo indeterminato.

Quella mattina dell’ ultimo giorno di novembre, avevo salutato i miei genitori. Dapprima si erano mostrati semplicemente sconvolti per la mia decisione improvvisa. Poi, grazie ai suggerimenti che mi aveva dato Ryuzaki per ovviare ai loro dubbi e soprattutto alle loro domande, ero riuscita a convincerli che il mio trasferimento in Giappone per un soggiorno di studio, non era un’idea così folle. Dopotutto quella nazione aveva dato i natali a celebri architetti.

Era stato fin troppo facile persuaderli che non ci fosse nulla di insolito nella mia subitanea partenza.

La parte difficile infatti, doveva ancora arrivare.

Salutare Connor.

Avevo vagato per casa  come un’anima in pena per tutto il giorno. Il groppo che sentivo in gola, cresceva di pari passo con l’avvicinarsi dell’ora in cui Connor sarebbe passato.

Mancavano dieci minuti scarsi.

Accesi la televisione per tentare di distrarmi. Nel soggiorno si diffuse la voce dell’annunciatore del notiziario:

“ Michael Johnson, 25 anni, colpevole di rapina a mano armata e omicidio è l’ennesima vittima degli inspiegabili decessi per attacco cardiaco che si sono verificati questa settimana..”

Spensi l’apparecchio e gettai il telecomando sul divano con un moto di stizza. Non era esattamente ciò di cui avevo bisogno per rilassarmi. Ricordare che stavo per dirigermi, con un discreto entusiasmo e senza pormi particolari quesiti, verso il luogo in cui ipoteticamente si celava un efferato omicida, era di poco sostegno in quel momento.

“Chi è causa del suo mal pianga se stesso.” Sentenziò la vocina, pedante.

Detestavo quando citava i proverbi.

Ripresi a camminare nervosamente, su è giù per l’appartamento. Osservai gli oggetti, così familiari, che di lì a poche ore non avrei più rivisto per chissà quanto tempo.

Su un ripiano, incorniciata, c’era una foto mia e di Connor il giorno della consegna dei diplomi. Indossavamo le classiche, ridicole, toghe blu scuro e, abbracciati, ci facevamo la linguaccia. Le prime lacrime, presero a fare capolino dagli occhi.

Suonò il citofono.

“ Datti un contegno, subito!” Mi ordinò la vocina interiore, ringhiosa.

Mi strofinai energicamente gli occhi e risposi con un flebile:

“Si?”

“ Sono Connor.”

Aprii il portone senza aggiungere una parola. Senz’altro, se avessi parlato mi sarebbe tremata la voce.

“Allora, perché mi hai convocato con questa gran fretta?” Esordì il mio amico allegramente, sorridendomi, dopo essere entrato.

Il groppo che avevo in gola assunse le dimensioni di un pallone  da football, impedendomi di proferire verbo.

“Audrey va tutto bene?” Mi domandò preoccupato, avvicinandosi.

Ancora una volta non riuscii a rispondere.

“Digli qualcosa razza di ameba troglodita!”  Inveì la mia coscienza, letteralmente furibonda.

Ma non fui in grado di darle retta.

“ Ho capito..” Disse Connor in tono comprensivo.

“..Hai il ciclo. Guarda caso ti ho portato i cookies, che se non erro sono i tuoi biscotti preferiti.. Mangiane uno, ti sentirai subito meglio!” Concluse con un sorriso più ampio del precedente, porgendomi la confezione.

Scoppiai a piangere senza ritegno.

Connor restò a guardarmi turbato.

“ Audrey per favore dimmi che cos’ hai, mi sto preoccupando..” Mormorò.

Continuai a singhiozzare.

“Che spettacolo pietoso.” Commentò la vocina acidamente.

“ Centra quel Ryuzaki vero? Cosa ti ha fatto?” Mi chiese, la voce improvvisamente divenuta tagliente.

“ N-non è q-quello il motivo..” Balbettai tra le lacrime.

Connor rimase a fissarmi, in attesa di una spiegazione.

“ E’ che sto per partire..” Pronunciai le parole fatidiche quasi in un sussurro.

“Alleluiaaa.. Alleluiaaaaaa!” Canticchiò la vocina, indelicata come di consueto.

“ Partire?” Ripeté smarrito.

Annuii debolmente.

“ Questa sera.” Aggiunsi mesta, tirando su col naso.

“Potevi aspettare un altro po’ per dirmelo.” Mi fece notare, ferito.

“ E’ stata una decisione dell’ultimo minuto. Scusami.”

Ma non avevo alcuna scusante, ed ero attanagliata dal senso di colpa.

“ Hai ragione per una volta.” Rincarò la vocina.

“ Vai via con lui, vero?” Osservò Connor, accentuando quel “lui” con una nota ostile.

“Si.” Ammisi .

“ E immagino che chiederti la ragione, o quando e se tornerai, non mi porterà a nulla, dico bene?”

“Tornerò Connor.” Obiettai con scarsa energia.

“ Non dire cose di cui non sei certa.” Replicò irritato.

“ Connor non sai quanto mi dispiace e quanto vorrei poterti raccontare tutto.”

Ero sincera. Non potermi aprire con lui, a cui da anni raccontavo ogni più insignificante dettaglio della mia vita, con cui avevo condiviso ogni momento, felice o infelice che fosse, mi sembrava innaturale.

“ Allora perché non lo fai?” Mi suggerì.

“ Perché l’ho promesso.” Ribattei.

Calò un silenzio greve come una giornata nebbiosa. Era orribile stare uno di fronte all’altra, senza trovare nulla da dire, con la consapevolezza che se non stavamo per dirci addio, perlomeno era un arrivederci molto lungo.

Guardai Connor in viso. Gli occhi azzurri erano lucidi.

“ Oh Connor…” Dissi con un fil di voce.

In un attimo gli volai tra le braccia, stringendolo forte.

“ Mi mancherai da morire!” Esclamai prima di ricominciare a piangere.

“ Anche tu Audrey.” Mi bisbigliò, accarezzandomi i capelli.

“ Che scenetta commovente..” La vocina riusciva a essere caustica persino in quell’occasione.

Connor mi appoggiò con delicatezza le mani sulle spalle, scostandomi leggermente, per vedermi in volto. Poi  asciugò le mie lacrime con le dita.

“ Non voglio trascorrere il tempo che ci resta per stare insieme, con te che frigni come una mocciosa a cui è volato via il palloncino .” Tentò di scherzare.

“ Concordo.” Mi sforzai di sorridere.

Tornammo ad abbracciarci.

“ Come farò senza l’unica bionda intelligente che conosco?” Sospirò teatralmente.

“ Non sono bionda!” Protestai.

“ Si, come vuoi.” Controbatté in tono condiscendente.

“ Sono castana molto chiara!” Insistetti.

“E poi non dovresti discriminare una persona in base al suo colore di capelli, basandoti su puerili cliché da avanspettacolo!” Mi infervorai.

Connor finse di crollare addormentato sulla mia spalla.

Io sbuffai.

L’equilibrio pareva essersi ristabilito.

“ A che ora parti?” Si informò, tornando serio.

“ Alle sei.” Risposi.

“ Devi trovarti da qualche parte tipo..?”

“ Un aeroporto?” Gli venni in soccorso.

Del resto non rivelavo nulla di straordinario. Reputavo poco probabile che Connor pensasse che saremmo partiti a bordo dell’Enterprise.

“Si.”

“No. Arriverà “Alfred” a prendermi qui.” Lo resi partecipe.

“Alfred?” Connor sembrò interdetto.

“ Si è l’autista e anche il maggiordomo.” Spiegai.

“Sai una cosa? Meno ne so di questa storia e meglio è.” Affermò Connor con convinzione.

“ Ne sono più che felice.” Decretai.

Ci studiammo qualche istante.

“ Cosa facciamo fino alle sei?” Domandò lui infine.

“Film per teenager stravaccati sul divano?” Proposi.

“E nel mentre sbafiamo i biscotti che ho portato?”

“ Assolutamente!” Concordai entusiasta.

“ Ci sto!” Acconsentì Connor.

Così ci piazzammo sul divano a sgranocchiare cookies, inveendo contro Brittany, la protagonista del film prescelto. Che da secchiona scialba, si trasformava grazie alle amiche estetiste provette, in bomba sexy, per conquistare il fusto della scuola. Ben presto a furia di sghignazzare, non si capì più nulla della trama. Sempre nel caso questa fosse esistita. Sarebbe stato tutto come al solito, se non avessi avuto la consapevolezza che mi sarei apprestata a cambiare continente, di lì a un paio d’ore.

“ Non riesco proprio a credere che mi abbandoni per fuggire con Jack Skeleton!” Mi punzecchiò Connor a un certo punto.

Lo colpii con una blanda cuscinata. Non volevo battibeccare con lui.

 “ Non è così magro.” Obiettai.

Gli occhi gli si accesero di una luce maliziosa.

“ E tu come fai a saperlo?” Mi chiese con aria beffarda.

“Oh beh.. Io..” Farfugliai avvampando furiosamente.

“ Cosa nascondi al tuo migliore amico?” Incalzò, con un sorriso che gli andava da un orecchio all’altro.

“ Niente di che.” Bofonchiai, sempre più rossa.

“Niente di che eh?” Ribadì con aria cogitabonda.

Poi con uno scatto repentino mi afferrò un piede e iniziò a farmi il solletico.

“ Connor basta ti prego..” Lo implorai tra le risate.

“Confessa!” Mi intimò.

Alla fine fui costretta a cantare. Avevo quasi le convulsioni dal ridere.

“ Che gusti inquietanti hai Audrey.” Commentò Connor rabbrividendo per sottolineare la sua opinione.

Gli tirai di nuovo addosso il cuscino, questa volta con maggiore potenza.

Inutile dire che degenerammo in una lotta furibonda.

“ Quarantasei anni in due e un neurone in comune.” Ci tenne a evidenziare la vocina.

Quando suonò il citofono fummo colti del tutto alla sprovvista. Ci guardammo entrambi con la stessa espressione costernata. Non poteva essere già ora.

Mi ricossi e mi apprestai a rispondere.

“ Chi è?”

“ Chi vuoi che sia deficiente?” La mia coscienza rispose a modo suo.

“ Signorina Miller, sono “Alfred”, le serve aiuto per la valigia?” Mi domandò educatamente l’anziano signore.

“ Emh..No grazie, arrivo subito.” Replicai agitata.

Era arrivato il momento che temevo e desideravo al tempo stesso. Con il risultato  che non sapevo dove sbattere la testa.

“Penso io ai tuoi bagagli.” Si offrì Connor dirigendosi a passo sicuro in camera mia.

Tornò in un lampo. Sapevamo tutti e due che era quello il momento in cui salutarci. Una volta scese quelle scale e usciti dal mio palazzo, sarebbe stato tutto diverso.

“ Ti scriverò ogni giorno!” Dissi d’impulso.

“ Audrey.. Siamo nell’era multimediale, per favore, mandami un sms o una mail. Oppure chiamami sul cellulare, sai com’è, il piccione viaggiatore è un po’ fuori moda e poco affidabile.”

Mio malgrado non riuscii a trattenere una risata.

Ci ritrovammo nuovamente stretti in un abbraccio.

“ Ti voglio bene Audrey.” Mi sussurrò Connor.

“Ti voglio bene anch’io.” Mormorai.

“ Promettimi che qualunque cosa tu stia andando a fare, starai attenta.”

“ Te lo prometto.” Gli assicurai, sapendo già a priori di mentirgli.

Lanciai un’ultima occhiata alla mia casa prima di spegnere la luce e uscire con Connor al seguito.

A fianco del marciapiede, davanti all’ingresso, c’era parcheggiata l’inconfondibile automobile nera. Connor la contemplò basito. Mi chiesi perché suscitasse tanto scalpore.

Inaspettatamente, insieme ad “Alfred”, c’era anche Ryuzaki ad attendermi fuori dalla vettura. Connor lo fulminò con lo sguardo. Ryuzaki prese a fissarlo con aria imperscrutabile. Tuttavia i suoi occhi di ossidiana parvero diventare ancora più scuri. Percepii elettricità nell’aria circostante.

“ Ciao!” Esordii per rompere il ghiaccio.

“ Però, sei un’oratrice nata.” Mi deliziò di un altro amabile complimento la vocina.

Ryuzaki  fece un cenno con la mano ma non staccò gli occhi da Connor, che a sua volta non distolse il contatto visivo, sebbene mi apparisse  lievemente turbato dallo sguardo nero del suo antagonista.

La sottoscritta risultava del tutto invisibile.

“Posso?” Chiese gentilmente “Alfred” a Connor, indicando la mia valigia.

Il mio amico per tutta risposta grugnì, ma affidò il bagaglio all’efficiente factotum.

Trascorsero una trentina di secondi piuttosto snervanti in cui nessuno aprì bocca o si spostò di un millimetro.

Infine Connor avanzò verso Ryuzaki e parlò:

“ Se verrò a sapere che le è accaduto qualcosa di male, o se la farai soffrire, ti troverò, ovunque tu ti nasconda e ti ridurrò in pezzi così piccoli da poterci ricavare un puzzle.”

“Connor..” Deglutii in apprensione.

Ma lui mi ignorò.

Ryuzaki parve non dare minimamente peso a quelle minacce.

“ Come vuoi.” Ribatté in tono talmente gelido, che avrebbe potuto ghiacciare la lava in un istante.

“ In ogni caso Audrey è perfettamente al sicuro.” Aggiunse se possibile, ancora più glaciale.

“ Meglio così.” Ringhiò Connor.

I due proseguirono la loro diatriba, con un muto duello di sguardi.

 “ Direi che potete fare la lotta nel fango un’altra volta. Chi vince può trascinarmi via per i capelli e diventare re della jungla.” Sbottai esasperata, alzando gli occhi al cielo.

Finalmente si arresero. Sperai che si vergognassero almeno un po’ per quella sceneggiata, ma la mia era una pia illusione.

“ E’ meglio andare Audrey.” Mi informò Ryuzaki pacato.

 Annuii.

“Mi dai un minuto?”

“Si.” Accondiscese, prendendo posto in auto ma lasciando la portiera aperta.

Mi soffermai a imprimermi per bene in mente il viso di Connor. Non che ne avessi bisogno.

Lui con una lunga falcata si avvicinò e mi agguantò, stritolandomi in un abbraccio molto energico.

“Lo stai facendo apposta vero?” Boccheggiai.

“Lasciami almeno questa soddisfazione.” Ridacchiò, ma allentò la stretta.

“Arrivederci Audrey.” Si accomiatò, baciandomi sulla fronte.

“Ciao..” Riuscì soltanto a spiccicare, poi fuggii nell’abitacolo. Sentivo un nuovo piagnisteo in agguato e volevo risparmiarlo sia a Connor che a Ryuzaki.

Premetti il viso contro il finestrino per poter cogliere un’ultima immagine di Connor prima di partire.

Lui era ancora fermo sul marciapiede e mi salutò con la mano.

Risposi al saluto, cercando di sorridere.

Poi “Alfred” avviò il motore e la macchina prese velocità lasciando Connor indietro, insieme a quella che era stata fino a quel momento la mia vita.

“ Un marshmallow?”

Mi voltai. Ryuzaki era a meno di una spanna di distanza dalla mia faccia e mi sventolava sotto il naso un sacchetto.

“ Volentieri.” Accettai con gratitudine, afferrandolo.

Il viaggio fu molto silenzioso. Io ero persa nei miei pensieri e Ryuzaki altrettanto. Lo intuivo perché si stava mordicchiando il pollice con lo sguardo nel vuoto. Ad un tratto però, mi resi conto che non eravamo sulla traiettoria di alcun aeroporto di mia conoscenza.

“ Ryuzaki, dove stiamo andando?” Domandai sconcertata.

“Siamo quasi arrivati.” Mi rispose lui, continuando a mordersi il dito e strofinando un piede contro l’altro.

Decisi di non insistere. Era fatica sprecata.

Dopo una decina di minuti, realizzai che eravamo nei pressi di quella che ai miei occhi poco pratici del settore, pareva un’avio-pista privata. Iniziai a capire qual’era l’intento di Ryuzaki. Con ogni probabilità preferiva viaggiare in incognito.

Il veicolo si arrestò.

“Torno immediatamente.” Ci annunciò Alfred compito.

Dedussi che doveva sbrigare alcune pratiche per poter metterci in volo e chiamare il pilota.

Quando fece ritorno, tuttavia era solo.

“ Possiamo andare.” Disse aprendoci la portiera.

Forse il pilota si trovava già a bordo del velivolo.

Salendo per prima a bordo, potei constatare che al suo interno non c’era anima viva.

Ero sempre più perplessa.

“ Accomodati.” Mi invitò Ryuzaki che nel frattempo si era sistemato al posto di comando.

Sgranai gli occhi.

“ Tu sai pilotare un aereo?” Esclamai con la stesso tono di voce di un bambino di cinque anni, che chiede al Babbo Natale dei grandi magazzini se è lui quello vero.

“Si.” Confermò imperturbabile.

Come se non bastasse quella sconvolgente scoperta, lo vedevo seduto normalmente per la prima volta. Non riuscivo proprio a raccapezzarmi. Non era mai stato al cinema, per non parlare del resto e sapeva condurre un aeroplano. Se l’avessi raccontato, non mi avrebbe creduto nessuno.

Indugiai qualche istante e poi presi posto nel sedile a suo fianco.

“ Mettiti la cintura.” Mi esortò.

Si stava preparando a decollare. Le mie budella si attorcigliarono dolorosamente. Per me decollare, significava angoscia su un banale aereo di linea. In quel contesto era panico.

Mi accinsi a  fare come aveva detto Ryuzaki, assumendo un gradevole colorito cemento e, tentando di non badare alle sue mani che si muovevano rapide sui comandi.

Fortunatamente era molto sicuro di quel che faceva.

“ Va tutto bene?”

“ S-si.” Mentii spudoratamente.

Il velivolo iniziò a muoversi,sempre più rapidamente lungo la pista.

Arpionai i braccioli della mia poltrona.

“ Concentrati su qualcos’altro.” Mi suggerì Ryuzaki, con la voce attutita dal rombo del motore.

“ SU COSA?” Gridai, in un crescendo di terrore, mentre prendevamo quota.

Auspicai in qualche velenosa considerazione della vocina per distrarmi, ma evidentemente nemmeno lei gradiva le altezze.

“Potresti toglierti la microspia situata dietro il risvolto della giacca. Ormai non serve più.” Consigliò lui tranquillamente.

“EEH?” Ma avevo sentito benissimo.

“ Dietro il bavero..” Ripeté serafico.

Trovai un piccolo oggetto metallico, delle dimensioni di un bottone.

Lo osservai disgustata, come se si trattasse di un insetto ripugnante. Il panico fu sostituito dall’ira.

“ Conta fino a dieci.” Mormorò la vocina, prudente.

Quando ritenni di poter parlare senza esplodere in una profusione di improperi, domandai:

“ Ryuzaki, cosa ci faceva una cimice su un mio indumento, se mi è concesso saperlo?”

“ Dovevo assicurarmi che non rivelassi nessuna delle informazioni che mi riguardano a Connor.” Replicò senza scomporsi.

“ Insomma mi hai messa alla prova.” Constatai, mentre il mio timbro vocale saliva di tre ottave.

“Si.”

 Aveva davvero una gran bella faccia tosta.

“ Avrei preferito che ti fidassi di me.” Gli feci notare, sforzandomi di mantenere la calma.

“Lo so.”

Ma che razza di risposta era?

Mi sovvenne che doveva aver ascoltato interamente la nostra conversazione. Compresa la parte che mi aveva carpito Connor facendomi il solletico.

Arrossii violentemente. Era già abbastanza sgradevole che avesse udito i discorsi privati tra me e il mio amico, (compresi gli insulti rivolti alla sua persona purtroppo), senza dover includere quel dettaglio.

“ Hai sentito tutto, vero?”

“Si.” Annuì Ryuzaki, ancora una volta.

“ Sei un maledetto spione!” Esplosi.

“ E’ il mio lavoro.” Osservò lui, con fare innocente.

Sbuffai.

“ E sentiamo, quando e come hai avuto modo di mettere in atto la tua operazione, Bond?” Volli sapere.

“ Mentre eri dalla signora Peterson al sesto piano, ho sistemato le microspie sul tuo cappotto e nel tuo appartamento. Per quanto riguarda il come, ti ho sottratto le chiavi di scorta l’altro ieri.” Mi illustrò.

Ecco perché non aveva protestato quando avevo esposto il mio diniego riguardo al rifilare a Connor una balla qualsiasi sulla mia partenza. Stava già elaborando il suo losco piano.

Ero davvero indignata.

“ A proposito, te la sei cavata egregiamente con i tuoi genitori questa mattina.” Si complimentò.

Preferii non stabilire se lo dicesse per farmi andare ulteriormente fuori dai gangheri o se fosse serio.

“ Ora sono convinti che frequenterò qualche corso all’avanguardia, presieduto da architetti professionisti.” Mi appigliai alla sua affermazione per cambiare argomento e sbollire il nervoso.

 “ In un certo senso lo frequenterai.”  Dichiarò.

“ In quale senso?” Ribattei, non presagendo nulla di buono.

“ Ti ho iscritta a una facoltà on-line.”

“ Vorrai scherzare spero.” Trasecolai.

“No.”

“Non ritengo opportuno che tu perda mesi di studio, inoltre è meglio avere qualcosa di concreto da  raccontare ai tuoi. Non trovi?” Argomentò.

Non risposi.

“O forse preferivi aiutarmi nelle indagini?”

Si permetteva anche di essere ironico. Oltre il danno la beffa.

“ A dire la verità avrei tanto voluto fare da aiuto-chef ad “Alfred.” Dissi a denti stretti.

In quel momento apparve il diretto interessato, al quale non avevo più prestato la minima attenzione da quando eravamo saliti a bordo.

“ Potresti portare dell’acqua per la signorina Watari e del caffè per me, per favore?” Domandò Ryuzaki.

Dimenticai per un attimo di essere profondamente offesa.

“ Quindi il suo nome è Watari!” Affermai trionfante.

“ E’ così che mi chiamano signorina.” Mi smentì lui con un sorriso bonario.

“Oh..” Sospirai delusa.

Se non altro avrei potuto smetterla di chiamarlo Alfred, vergognandomi ogni volta.

“ In  tal proposito..” Iniziò Ryuzaki mentre Watari spariva all’interno della cabina.

“ Per sicurezza  d’ora in avanti, è meglio che non ti serva del tuo vero nome. Ci rivolgeremo a te come Akiko.”

“ Come se bastasse un nome a uccidere.” Borbottai.

“ Non essere tanto certa del contrario.” Fu il sibillino commento di Ryuzaki.

Per una qualche imperscrutabile ragione, rabbrividii.

“ Ti è passata la crisi di panico?” Mi interrogò a sorpresa.

Mi ero talmente alterata che non ci avevo più fatto caso.

Guardai davanti a me. Volavamo già ad alta quota, nel cielo notturno. I colossali grattacieli newyorkesi, dovevano essere ormai dei microscopici puntini luminosi in lontananza.

“ Si.” Replicai.

“ E in un certo senso.. Grazie.” Aggiunsi.

“ Non c’è di che.” Ribatté Ryuzaki.

Lo studiai qualche minuto, approfittando del fatto che fosse impegnato a pilotare l’aereo.

Sembrava più misterioso del solito. La sua espressione era indecifrabile come quella di una sfinge. Mi resi conto che nonostante ciò che mi aveva rivelato, continuavo a non sapere nulla fondamentalmente. Sia di Ryuzaki che di Elle. Sia dell’uomo, che del detective. Rimaneva un enigma su tutti i fronti.

Trascorsero diverse ore. Le mie palpebre divennero pesanti e più di una volta mi sorpresi a sbadigliare.  Ryuzaki invece, non dava il minimo segno di cedimento o stanchezza.

“Vuoi riposarti un po’ in cabina? Mancano ancora diverse ore di volo.” Mi avvertì.

“ Preferisco restare qui.”

“ Tu non sei stanco?” Domandai a mia volta, un po’ preoccupata.

“No e nel caso lo diventassi, ci sarebbe Watari a sostituirmi.” Mi rassicurò.

“ Bene…” Mormorai prima di addormentarmi.

Non so per quanto tempo dormii, ma quando mi svegliai avevo una coperta addosso e Ryuzaki era ancora a manovrare la cloche.

Mi stiracchiai, ero completamente intorpidita.

“ Dove siamo?” Chiesi con la voce impastata dal sonno.

“ Ti aspetti forse che sia presente la segnaletica stradale?” Sibilò la vocina, rediviva.

“ Sopra l’oceano.”

“ Manca ancora molto prima di arrivare?” Domandai ancora.

“ Non ti scappa la pipì? Non vuoi il tuo orsetto?” Mi insolentì nuovamente la petulante voce interiore.

“ Circa quattro ore.” Ryuzaki rispose al mio quesito.

Meditai che non mi conveniva tornare a dormire. Per via del fuso orario, saremmo arrivati in Giappone di notte, ed era meglio che mi sforzassi di non assopirmi, se volevo avere qualche speranza di sconfiggere il jet lag e di non trascorrere la notte a venire, sveglia come un grillo.

Atterrammo all’ora prevista, in un’altra pista privata.  Cercai di mascherare il mio stupore, quando ci trasferimmo in un elicottero. Ovviamente Ryuzaki sapeva pilotare anche quello.

Il viaggio su quel mezzo fu relativamente breve. La nostra destinazione definitiva, era un eliporto, sul tetto di quello che doveva essere un lussuoso albergo. Dal panorama che si estendeva a perdita d’occhio, non bisognava essere dei geni per capire che ci trovavamo a Tokio. Tokio dall’alto. Un’altra metropoli.

Osservai Ryuzaki. Anche lui stava guardando il paesaggio che si stagliava davanti a noi. Aveva un’aria estremamente determinata.

Reputai che stessimo pensando la stessa cosa. Da qualche parte, in quella città, molto probabilmente si nascondeva un assassino.

 

Ringraziamenti e sproloqui dell’autrice :

Ciao a tutte ragazze ^.^ Questa sera ho un gran sonno, sono reduce da una giornata di studio per cui non ho energia per sproloquiare.. Insomma siete fortunate perché passerò subito ai ringraziamenti XD. Che vanno a tutti i lettori, a Briganzia, Devily e Ci chan, che hanno aggiunto questa storia tra i preferiti e alle sante che recensiscono pazientemente e che mi danno moltissimo sostegno e desiderio di proseguire!

AngelVirtues: Detesto ripetermi sempre, ma la tua recensione mi ha fatto piacerissimo.. Ho così penato per quella scena e speravo talmente venisse apprezzata  che.. Che.. Non so neanche che dire se non grazie, di cuore! Sono felice inoltre di aver esaudito una tua aspettativa, mi auguro di continuare a riuscire questa impresa nei capitoli a venire! ^^

Bilu_Emo: Figurati! Io non mi annoio mai a leggere quello che mi scrivete, davvero! Ogni parola che scrivo è intensa e piena di emozione?!?! * svengo* grazie mille, io ho sempre paura di non riuscire a rendere le sensazioni che voglio trasmettere.. Ah sono contenta che La scena ti sia piaciuta eh eh eh e anche che la mia adorazione per L ti conforti ;)

Elluccia: Una dea.. Santi numi.. Come arrossisco *__*.. Ti ringrazio moltissimo e mi fa piacere ti sia piaciuta la scena del bagnoschiuma, io la visualizzavo benissimo mentre scrivevo e l’avevo trovata buffa XD Manterrò l’impegno costante.. Promesso!

Hope87: No no, la vocina interiore no, non farla apparire XD ! Grazie della bellissima recensione, sono arrossita.. (Per la centesima volta lo so -.-‘’’).. Le cicatrici di L, che esistono davvero ( sono menzionate in L file No 15) troveranno una spiegazione (inventata dalla sottoscritta, abbi pazienza ^^) e per quel che accadrà in Giappone.. Beh ormai manca pochissimo ^__^

Liar: Grazieeeeeee!!! Ormai mi esprimo solo in questo modo XD! Come scrivevo a Elluccia, mi fa piacere che la scena del bagnoschiuma sia stata gradita e anche che ti piacciano le percentuali di L e ovviamente, grazie mille degli splendidi complimenti ^__^

Briganzia: Cosa posso dire di questa recensione? Che mi ha commossa, che mi ha toccato il cuore. Grazie davvero! Sono molto contenta che continuerai a leggere questa storia.. Un abbraccio!

Umpa_Lumpa: Buuuuuuuuuuuuh Coooonnooor ç__ç *singhiozzi* *rantoli* Connooooor.. Ok fine piagnisteo. Perdonami, ma so che puoi capirmi, anche io sono dispiaciutissima, sto pensando a un escamotage per farlo riapparire, ma tutto quello che è riuscita a partorire la mia mente è stato: Connor riesce a scoprire che Audrey è in Giappone. E fin qui tutto ok, un sistema lo trovo. Decide di raggiungerla e per trovarla va a una specie di “Chi l’ha visto? A Sakura tv”. E questa parte non stava nè in cielo né in terra.. Ma assicuro che penserò ad altro! Passando ad argomenti più lieti, sono tanto,tanto, contenta che il capitolo ti sia piaciuto e immaginarti a salvare eroicamente il pc mi ha fatta piegare dal ridere.. A proposito, non preoccuparti se non riesci a recensire subito.. Io aspetto, paziente, nell’ombra buahahahah E con questa battuta d’uscita ,ti saluto ^__^

Clod93: E invece sono partiti ^__^ Grazie della recensione cara e anche della rassicurazione sul rating!

Hoshimi: Felice di vedere che ti sei ripresa dal raffreddore ^_^ Come sempre riuscire a emozionare chi legge, per me è una cosa bellissima.. Grazie! Ma sai che anch’io odiavo la matematica? E’stata una soddisfazione immensa liberarmene XD! Quanto agli schizzi di Audrey e L.. Credi che ti lascerò in pace dopo questa rivelazione? Vederli, voglio vederli!!! * capriccetti* .. Che tu l’abbia presentata ai tuoi amici, mi onora un sacco ^__^

La gre: Niente rosso.. Bene! Ne ero convinta anch’io, ma volevo sentire le vostre opinioni! Sono contenta che ti sia piaciuto questo chappy (che è uno dei miei preferiti fra tutti quelli che ho scritto, quindi mi fa ancora più piacere che venga apprezzato) e grazie mille dei complimenti!!!

Hachi: Lacrime di gioia? *E mi commuovo di nuovo ç_ç* Grazie Hachi, sono contenta che Audrey sia apprezzata e anche di riuscire a trasmettere delle emozioni e dei sentimenti con questa fan fiction.. Non avrei mai pensato di fare questo effetto, su serio *_*

Koharuchan: Benvenuta cara! * Adoro scoprire nuove lettrici* Hai letto la ff tutta in una notte O-o ?! Caspita, che onore.. E dire che ormai è discretamente lunga! Beh anch’io vorrei essere Audrey eh ehe he XD Ti ringrazio dei complimenti e della recensione.. Alla prossima ^_^

E anche stavolta, sono riuscita a salutarvi e a ringraziarvi tutte! Spero che vi sia piaciuto il capitolo, so che non è granché interessante, ma è uno di quei passaggi intermedi che servono da legante. In più ci tenevo a salutare Connor degnamente.. Comunque ormai, la svolta è stata data! Un bacione grandissimo a tutte e al prossimo aggiornamento! ^__^

Alice  

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Capitolo 12
*** Kira ***


12. Kira

Entro la mia prima settimana di soggiorno in Giappone, appurai che la situazione non era esattamente come l’aveva dipinta Ryuzaki. Ma molto peggio.

Mentre mi arrabattavo per abituarmi al cambio di fuso orario, lui, sin dal nostro arrivo, era diventato un tutt’uno con il monitor del suo MAC bianco. Sembrava non patire minimamente la stanchezza. Era in perenne simbiosi con PC e televisore, seguiva i notiziari febbrilmente.

Le uniche occasioni in cui riuscivo a rivolgergli la parola, consistevano nelle brevi pause in cui si concedeva un caffè o un the, senza tuttavia scollare gli occhi dallo schermo.

Tantoché non mi ero stupita più di tanto, quando nel portargli una coppa di gelato mi disse:

“ Grazie Watari.”

“ Forse dovresti iniziare a usare una crema antirughe.” Suggerì la vocina.

Senza scompormi, avevo reputato opportuno ritirarmi in camera mia. Non era il momento più idoneo per intavolare una conversazione. I momenti idonei erano estremamente rari.

Compresi presto la vera ragione per la quale Ryuzaki mi avesse iscritta ad un corso universitario on-line. Voleva tenermi impegnata (oltre che impossibilitata di ficcanasare troppo nell’indagine), per evitare che la solitudine e soprattutto la reclusione forzata mi pesassero troppo.

In effetti il suo stratagemma si era dimostrato piuttosto fruttuoso. Certo avrei preferito accoccolarmi accanto a lui sul pavimento e sbirciare sul suo PC, ma dato che sarei stata alquanto inopportuna, studiare era una valida alternativa.

Il sony vaio nero che mi aveva procurato e che avevo tentato di rifiutare senza ottenere alcun risultato, era divenuto un compagno inseparabile. Nonostante sospettassi che quel regalo, si rivelasse utile al fine di controllare che nelle frequenti mail che inviavo a Connor, non spifferassi nulla di compromettente.

Dopo l’episodio della microspia, non mi sarei affatto sorpresa.

Chi invece mi sorprese fu Watari. Che di tanto in tanto chiamavo ancora “Alfred”.

Non avrei mai immaginato di potermi affezionare così a lui nel giro di pochi giorni. Ma era talmente premuroso ed affabile nei miei confronti, che non potei farne a meno.

Si assicurava sempre che consumassi dei pasti normali, prendendo in considerazione la mia necessità di non nutrirmi esclusivamente di dolci.

Occasionalmente, appariva con qualche spuntino mentre mi dedicavo allo studio e si fermava per un breve dialogo, immaginando con ogni probabilità, che io avessi un gran bisogno di contatto umano.

Aveva perfettamente ragione.

Senza di lui e senza un intrattenimento, sarei impazzita.

Quando gli avevo domandato, spinta dalla curiosità, il motivo di quelle attenzioni così gentili mi aveva risposto:

“ Da quando lo conosco, non avevo mai visto Ryuzaki sorridere per una ragione che fosse al dì fuori del suo lavoro.”

Ovviamente non ero riuscita a controbattere.

Quell’affermazione mi aveva totalmente spiazzata, gettando un ulteriore velo di mistero su Ryuzaki. Come se ce ne fosse stato bisogno.

Sovente ripensavo alle cicatrici che gli solcavano la schiena, al suo riserbo esasperato, alla sconcertante evidenza che non avesse amici. Naturalmente anche al fatto che fosse un detective di fama mondiale.

Più tentavo di sciogliere il bandolo della matassa, meno giungevo ad una conclusione.

Proprio per distogliermi da quelle riflessioni tormentose, il pomeriggio del cinque dicembre accesi il televisore. Vi chiederete perché ricordi tanto bene quella data. La ragione è semplice. Fu quello il giorno in cui presi piena coscienza di con chi avessimo esattamente a che fare.

Anche se gli eventi successivi, mi avrebbero smentita, in quell’istante pensai che non avrei mai più provato un’angoscia simile.

Mi ero appena sintonizzata su uno show condotto da una idol bionda dall’atteggiamento giulivo, quando la trasmissione venne improvvisamente sospesa e al suo posto apparve un annunciatore, che esclamò:

Interrompiamo i programmi per trasmettere un annuncio in diretta mondiale da parte dell’ Interpool.”   

L’immagine cambiò nuovamente e sullo schermo comparì un uomo di bell’aspetto, con i capelli corvini e gli occhi chiari, che poteva avere qualche anno più di me. Sedeva dietro una scrivania, sulla quale era poggiata una targa che recava il nome “ Lind.L. Tailor”.

“ Sono l’uomo attualmente al comando delle forze di polizia del mondo intero…” Annunciò.

Qualcosa non tornava. Lo osservai, perplessa.

Lind L. Tailor… Meglio conosciuto come L…”

“ Ah si?” Si meravigliò la vocina.

Non le prestai attenzione e avvicinai il viso all’apparecchio.

Mi rivolgo all’assassino dei criminali sparsi nel mondo: Sappi che le tue azioni sono imperdonabili, hai commesso il crimine più infame della storia.

 L’assassino conosciuto come “Kira” verrà assicurato alla giustizia. Io lo catturerò ad ogni costo.

Kira, credo di sapere quello che stai cercando di fare e le motivazioni che ti spingono.

Ma quello che stai facendo.. E’ malvagio!”  Pronunciate quelle parole, il falso Elle sorrise e tacque.

Non mi accorsi che stavo trattenendo il respiro in attesa che lo sconosciuto dicesse qualcos’altro. Trascorsero una manciata di secondi in cui il tempo parve essersi fermato.

Poi accadde. Accadde qualcosa che mai e poi mai avrei potuto preventivare.

L’uomo sbarrò gli occhi e il suo viso si contrasse spasmodicamente in una smorfia di dolore indicibile. Si portò le mani al petto stringendosi convulsamente la camicia e infine cadde prono sulla scrivania. Lind L. Tailor era morto. Morto di attacco cardiaco.

Soffocai un urlo, tappandomi la bocca con la mano.

Due uomini portarono via il corpo esanime.

Il battito del mio cuore, accelerato per la paura, non si era ancora stabilizzato, quando sullo schermo, su sfondo bianco, apparve una elle nera in stile old-london. Potevo facilmente immaginare chi rappresentasse.

“ Non ci posso credere..” Esordì una voce palesemente contraffatta.

  Badando a non fare rumore e cercando di controllare lo sgradevole tremito che mi percuoteva, socchiusi l’uscio della mia camera e guardai attraverso lo spiraglio che dava sul soggiorno della stanza d’albergo.

 Ryuzaki, accucciato a terra, era di spalle e non potevo scorgergli il viso. Tuttavia riuscivo a  sentire quello che stava dicendo:

“ Volevo solo metterti alla prova ma non mi aspettavo tanto..”

Sussultai. La morte di quell’uomo era solo un esperimento.

“ Kira, tu puoi davvero uccidere le persone a distanza?” Domandò.

Contro ogni logica, doveva essere così.

“ Non potevo crederci finché non l’ho visto con i miei occhi.. Ascoltami bene Kira: Se sei davvero tu il responsabile della morte di Lind L. Tailor in diretta tv, sappi che hai soltanto ucciso un uomo che sarebbe stato giustiziato oggi stesso. ”

Boccheggiai. Anche se era un condannato a morte, il trattamento riservatogli era disumano. Non sapevo che crimini avesse commesso Lind L. Tailor, ma morire in quel modo, era atroce. Fino a che punto era disposto a spingersi Ryuzaki?

Purtroppo l’avrei scoperto di lì a poco.

“ Quello non ero io..” Proseguì.

“ Ma un criminale la cui cattura era rimasta segreta…E la cui notizia non è circolata né su internet né in televisione… A quanto pare non sei onnisciente se non avevi informazioni su di lui..”

Un piano davvero ben congegnato.

“ Ma io, L ora sono qui!”

Strinsi le dita sullo stipite della porta.

“ Avanti.. Prova a uccidermi.” Lo sfidò.

Io sbiancai e la mia stretta si intensificò.

“ Allora, che ti prende?  Su, uccidimi.”

Avevo di nuovo una gran voglia di urlare.

“ Uccidimi! Su, fallo! Uccidimi.” Rincarò la dose.

Ancora oggi non riesco a capire come resistetti all’impulso di irrompere nella stanza e strappargli quel maledetto microfono di mano.

“ Che c’è? Non puoi farlo?” Ryuzaki schernì apparentemente senza remore, un killer dotato in tutta evidenza di poteri sovrannaturali.

“ Sembra che per qualche ragione, tu non possa uccidermi.” Constatò.

Le mie dita a furia di rimanere contratte, erano diventate cianotiche.

“ Quindi ci sono persone che non puoi uccidere. Grazie per l’indizio.”

Ryuzaki si era ufficialmente guadagnato un nemico mortale.

“ In cambio, ti dirò una cosa: ho fatto annunciare in tv che questa trasmissione era in mondovisione.. Ma in realtà ci stanno ascoltando solo nella zona del Kanto. Avevo in programma di ripeterla regione per regione, ma a quanto pare non ce n’è più bisogno..Ora so che ti trovi nel Kanto. C’è poi una piccola vicenda a cui la polizia non ha fatto caso… E cioè che la tua prima vittima è stata un uomo che ha sequestrato dei bambini a Shinjuku.

Se confrontiamo la sua colpa con quella di tutte le altre tue vittime, la sua non era poi così grave. In più, tutte le notizie su di lui sono state trasmesse solamente in Giappone.. Mi sono bastati questi  elementi per capire che tu sei in Giappone. E che la tua prima vittima è stata solo una cavia per testare il tuo potere.”

Il tuo potere. Quelle parole mi attanagliarono lo stomaco da dolorose fitte di panico.

“ Ho cominciato le trasmissioni nella regione più popolosa e per mia fortuna ti ho trovato subito. Onestamente non credevo che il mio piano avrebbe funzionato così bene. Kira, il giorno della tua esecuzione potrebbe non essere lontano…Kira, vorrei tanto sapere per quale motivo hai commesso tanti delitti… Ma lo saprò quando ti catturerò. Allora alla prossima, Kira.” Concluse la sua istigazione all’omicidio.

Udii un ronzio. Il tipico rumore di assenza di segnale del televisore.

Non osavo nemmeno muovermi. Quella a cui avevo assistito era una sfida in piena regola. E la posta in palio era dannatamente alta. La vita della persona che amavo.

Avevo paura. Terribilmente paura. Non mi ero mai considerata una codarda, ma è facile essere coraggiosi quando si tratta di sé stessi. Se invece è la persona amata che rischia la vita, sono decisamente un altro paio di maniche. Tutto quello che desideravo in quel momento era che Ryuzaki lasciasse perdere quel caso. Egoisticamente, considerai che dopotutto rischiavano solo i criminali.

“ Non eri tanto turbata per Lind L. Tailor un attimo fa?” Mi ravvisò la vocina.

Cercai di ignorarla.

“ Kira ha ucciso quella che credeva essere una persona onesta senza il minimo scrupolo. Ti sentiresti a posto con te stessa lasciandolo agire a piede libero?” Insistette lei.

Non potei evitare di vergognarmi per ciò che mi era venuto in mente, ma al contempo, la morsa allo stomaco non mi abbandonava. E una parte di me, continuava a pensare che non mi importava degli altri, purché Ryuzaki fosse salvo.

“ Non sapevo che l’amore rendesse tanto spregevoli.” Considerò la mia coscienza, duramente.

Deglutii.

La cosa migliore da fare era cercare di riflettere a mente fredda. Dovevo calmarmi.

Tornai a focalizzare la mia attenzione su Ryuzaki. Non si era ancora mosso, sembrava una statua di sale.

“ Kira..” Disse all’improvviso.

“ Due mesi che ti frequenta e già parla da solo, gli fai davvero un brutto effetto.” Mi fece notare la vocina.

Non lo trovai affatto divertente.

“ Io ti troverò a tutti i costi. E ti distruggerò!”

Restai col fiato sospeso. Non avevo mai sentito qualcuno parlare con tanta determinazione.

“ Io sono la giustizia!”

“ Però.. Modesto!” Intervenne ancora la vocina.

Avevo sentito abbastanza. Intimandomi di mantenere un tono di voce pacato, spalancai la porta ed entrai nel soggiorno.

“ Cosa diavolo hai in mente di fare?” Tuonai.

“ Complimenti per la pacatezza.” Mi canzonò la vocina, implacabile.

“ Finalmente ti sei decisa ad entrare.” Mi accolse Ryuzaki voltandosi verso di me.

Mi chiesi se per caso non avesse degli occhi anche sulla nuca. Avrebbe potuto fare il rilevatore di presenza umano, anziché vivere con la sindrome del giustiziere della notte.

“ Vuoi un po’ di budino?” Mi propose col suo fare noncurante, indicandomi una porzione del suddetto su un tavolino, mentre io digrignavo i denti.

“ No che non lo voglio il budino!” Replicai stizzita.

“ Magari del the?” Ritentò tranquillamente.

“ Tu invece gradisci farti uccidere?” Ringhiai.

“ Certo che no.” Obiettò lui serafico.

Definirlo irritante era un eufemismo.

“ Bizzarro, ho avuto proprio l’impressione contraria.” Controbattei sarcastica.

“ Non è sicuramente quello il mio intento, ma a volte bisogna esporsi per poter vincere.”

“ Ma non avevi sempre lavorato nell’ombra?” Le mie obiezioni risuonavano estremamente puerili.

“ Per risolvere questo caso non è possibile.” Mi informò Ryuzaki, impassibile.

Ci fissammo in silenzio. Avrei voluto dirgli tante cose, prima di ogni altra che non avrei sopportato di perderlo. In secondo luogo, domandargli se non avesse paura di morire. Infine qual’era la ragione che lo spingeva a correre un simile rischio. Ma preferii tacere.

Fu lui a parlare.

“ Mi chiederai di lasciare perdere?” Mormorò, fissandomi intensamente.

Dio solo sa quanto avrei voluto.

“ No.. Non lo farò..” Risposi dopo una breve esitazione.

“ Grazie.”

“ Non ringraziarmi Ryuzaki. Non ti faccio certo del bene.” Osservai stancamente.

“ Perché non me lo domandi allora?” Mi inquisì, portandosi l’indice sulle labbra.

“ So benissimo che non mi daresti retta. Inoltre quello che fai ti rende ciò che sei. E a me piaci come sei. Non cambierei una virgola di te.”  Ammisi, nonostante il mio discorso fosse controproducente.

“ Ha senso al 90%” Dichiarò lui cogitabondo.

“ Già.. Beh ora torno a studiare..” Mentii. Non ne avevo alcuna intenzione, solo che mi sentivo esausta.

“ Audrey..” Mi richiamò Ryuzaki.

“ Si?”

“ Avvicinati..” Mi invitò, facendomi segno di accomodarmi vicino a lui sul pavimento.

Vagamente sconcertata, feci come aveva detto. Quando mi fui sistemata, a sorpresa, sollevò un plico di fogli che giaceva a terra e me lo tirò sulla testa.

“ Ma ti è dato di volta il cervello?” Protestai cercando di sottrargli l’oggetto contundente per ricambiargli la cortesia.

Lui sollevò in alto il braccio che reggeva i fogli, portandoli fuori tiro. Quando feci per rialzarmi per riuscire a impadronirmene, mi inchiodò con lo sguardo.

“ Come vedi anche tu rischi la vita.” Disse tagliente.

“ Solo perché non mi ricordo uno stupido nome falso.” Mugugnai.

“ Lo stupido nome falso, attualmente può fare la differenza tra vivere e morire.” Mi fece notare, con un tono di voce ancora più gelido.

“ Ha ragione sai?” Approvò la vocina, saputa.

Mi sentivo come una bambina colta in flagrante a mangiare caramelle di nascosto.

“ Siamo solo io e te..” Farfugliai.

“ Non è un valido motivo.” Tagliò corto Ryuzaki.

 Annuii.

“ E’ che mi dispiacerà non sentirti più pronunciare il mio vero nome.” Cercai di spiegare.

 Avvicinò il suo viso al mio.

“ E’ così importante un nome?”

Mi resi conto che lui non si sentiva più chiamare con il suo, da chissà quanto tempo.

“ N-no..” Balbettai.

“ Quella che chiamano rosa, chiamata con un altro nome profumerebbe ugualmente.” Citò la vocina. Ora si era anche data ai versi shakespeariani.

Ryuzaki si protese ancora di più verso il mio volto, gli occhi fissi nei miei.

 Le nostre labbra si sfiorarono delicatamente. Il primo bacio dopo giorni. Assaporai quell’attimo con avidità.

“ Ti ho fatto male prima?” Si informò quando ci separammo.

“Si.” Replicai, ricordandomi di essere offesa.

Lui prese a scrutarmi attentamente.

“ E va bene, non mi hai fatto nulla!” Mi arresi.

Gli sfuggì un sorrisetto.

“ Adesso ti va il budino?”

Finsi di pensarci su.

“Ok.” Acconsentii.

“ Chissà cosa significa Akiko..” Meditai sul mio nome fittizio, gustando una cucchiaiata di dolce.

“ Significa figlia dell’autunno.” Mi illuminò Ryuzaki, ripulendo la coppetta con un dito.

“ E’ un bellissimo nome.”  Esclamai sorridendo.

Forse mi ci sarei abituata più volentieri.

“ Ritenevo ti sarebbe piaciuto.” Mi rese partecipe.

Terminata la merenda, lasciai Ryuzaki proseguire le sue indagini e tornai nella mia stanza. L’angoscia si ripresentò ad assalirmi. Era assolutamente ridicolo che temessi di lasciarlo solo. La mia  presenza non l’avrebbe certo protetto da Kira.

Kira. Quel nome mi faceva accapponare la pelle.

Fu puro masochismo il mio, quando digitai quelle quattro lettere sulla tastiera del mio portatile per svolgere una ricerca su internet.

 Il web era pieno zeppo di siti che inneggiavano a “ Kira il salvatore”.

Chiusi tutte le pagine, disgustata.

Quello non era altro che un principio di fanatismo. Fanatismo nei riguardi di uno spietato assassino. Poiché quello era Kira. Non aveva esitato a uccidere una persona apparentemente innocente perché intendeva ostacolare i suoi piani. Rabbrividii.

Per distrarmi pensai di scrivere una mail a Connor.

Tutto quello che fui in grado di comporre fu “ Caro Connor, io sto bene. Con affetto, Audrey.”

Cancellai il messaggio e decisi di ritentare in un momento più propizio. Magari quando avrei smesso di pensare a un killer vanaglorioso dotato di poteri sovrannaturali.

A cena sbocconcellai pigramente i sandwich di pollo che mi aveva lasciato Watari prima di sparire per qualche ignota commissione. Probabilmente si accingeva a rapinare una pasticceria.

Arrivò anche l’ora di dormire e reputai che non sarei riuscita ad assopirmi, nemmeno con una doppia dose di Valium. Tuttavia mi rassegnai a infilarmi sotto le coperte. Mi girai e mi rigirai ma il sonno non venne. Dopo quelle che mi parvero ore, sentii un lieve bussare alla porta. Restai in ascolto e pensai di essermelo immaginato. Tuttavia dopo un istante, udii lo stesso suono.

“ Chi è?” Bisbigliai.

“ Senz’altro Watari, volpe.” Mi punzecchiò la vocina.

“ Ryuzaki.”

“ Emh.. Entra.” Lo esortai, confusa.

Intravidi la sua sagoma ingobbita nella penombra. A giudicare dalla luce, doveva essere mattina molto presto.

Ryuzaki si accoccolò di fianco al letto, ad altezza del mio viso. Mi osservava con i tondi occhi neri, sgranati. Riuscivo a distinguerli nonostante la carenza di illuminazione.

“ Mi dispiace che tu non riesca a dormire.” Dichiarò.

Mi chiesi come facesse a saperlo.

“ Non è nulla, tu ad esempio non dormi mai.” Tentai di minimizzare.

“ A volte dormo, solo meno degli altri.” Mi contraddisse.

“ Ora è da diverso tempo che non riposi.” Constatai.

“ Si.”

“ Ti andrebbe di dormire qui con me? Non c’era nulla di malizioso nella mia richiesta. Desideravo solo, stargli un po’ vicina.

Lui annuì.

“ D’accordo, aspetta un attimo.”

Dettò ciò uscì dalla camera, per tornavi poco dopo con una poltrona al seguito.

Strabuzzai gli occhi.

 Con lui, le bizzarrie non avevano davvero mai fine.

“ N-non dormi sul letto?” Mi informai basita.

“ Va bene.” Accondiscese Ryuzaki.

Ma invece di abbandonare il mobile come mi aspettavo, lo depositò sul materasso in orizzontale, poi vi si raggomitolò sopra, nella consueta posizione.

Abbandonai l’idea di fare commenti e sorridendo, coprii lui e la poltrona con il piumone.

“ Buonanotte Akiko.”

“ Buonanotte Ryuzaki.”

Appena chiusi le palpebre, mi addormentai.

Ringraziamenti e sproloqui dell’autrice:

Prima di tutto una breve premessa. Mi scuso di aver inserito l’intero monologo di Elle dell’episodio “ Duello”, ma adoro quella parte e ci tenevo che Audrey lo ascoltasse per intero. Detto questo, chiedo umilmente perdono per aver rovinato la parte finale del suddetto, con i commenti molesti della vocina, spero non mi odierete troppo, ma non ho resistito -.-‘’’ In ogni caso vi assicuro che è l’ultima volta che farò una citazione così lunga!

E ora ringrazio come di consueto tutti i lettori, Kyaelys e Koharuchan per aver inserito questa storia tra i preferiti e ovviamente tutte voi, mie adoratissime, pazientissime recensrici (sono conscia non sia italiano, tuttavia recensori-donna è repellente XD) che al solito, ci tengo ad ammorbare una per una ^_^

Umpa_Lumpa: Altra trovata! Connor diventa un famoso idol e ritorna alla ribalta durante un concerto con Misa Amane.. * si spreme le meningi* .. Comunque la tua idea di farlo ammanettare al comodino con Ryuzaki che lo guarda in cagnesco è favolosa XD Comunque ci sto lavorando.. ( a uno stratagemma serio intendo).. Sono contenta che tu abbia apprezzato il saluto a Connor, per quanto riguarda la parte dell’aereo, lo so, non era granché interessante, spero di essermi riscattata un po’ con questo capitolo ^^

Bilu_Emo: Grazie mille dei complimenti cara ^_^ Se devo essere sincera anche a me Connor mancherà (per questo sto pensando a un modo plausibile per farlo riapparire).. Riguardo alla microspia, eh eh eh, lascia perplessi, però mi sembrava facesse molto Elle XD

Hope87: Ti ringrazio moltissimo, stellina! Sono contenta che i miei sproloqui ti facciano ridere ^^ !!! Connor eh.. Io vorrei tanto che avesse ancora un ruolo in futuro, ma ancora non mi è venuta un’idea decente a riguardo >.< Spero in una illuminazione!

Koharuchan: Una trama affascinante?! * gongolo* grazie mille davvero!!! Eh eh eh, Connor prendeva in giro Elle soprattutto perché era molto geloso, non in senso romantico (sono stata a lungo indecisa se fargli rivelare di essere innamorato o meno di Audrey, ma poi ho optato per il no perché mi sembrava di ricadere nel banale e ho preferito che tra i due ci fosse da entrambe le parti, solo una forte, sincera amicizia) ma perché Audrey inevitabilmente lo trascurava XD La microspia all’inizio mi era sembrata un esagerazione, ma poi ho pensato al nostro detective e mi è sembrato plausibile come comportamento. Come muterà gli eventi Audrey.. Lo vedrai presto..^_^

L-chan: Grazie per le splendide parole, che questa ff a tuo parere possa essere inserita nella trama di Death Note mi lusinga tantissimo, perché mi sto impegnando molto per non fare errori di tempistica! Mi fa piacere che Connor ti sia piaciuto e che lo trovi così ben definito, è un personaggio a cui tengo moltissimo! Riguardo a B.B. sto seguendo la cronologia dell’How To Read (che purtroppo ho trovato utile solo ai fini di questa storia e per la card di L -.- pensavo rivelasse molto di più) e la sua morte è datata il 21 gennaio, per cui sentirai parlare di lui molto presto ^^

Hachi: Che bello! Allora anch’io sono dotata di un minimo di tempismo XD Grazie dei complimenti, sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto e il senso di malinconia e di un qualcosa che si conclude, era esattamente quello che volevo trasmettere ^^ Comunque sono lieta di essere riuscita a sdrammatizzare con Connor! A immaginare i tuoi occhi famelici mi viene da ridere, però hai ragione.. Non lascio molti indizi! Per finire, ribadisco che anch’io vorrei essere Audrey.. E la invidio moltissimo, per questo ho creato la vocina.. Per tormentarla XD

AngelVirtues: La tua recensione mi ha molto rassicurata, temevo di avervi ammorbate a morte lo scorso capitolo! Grazie!!! Però è vero, dei capitoli che facciano da legante, sono necessari ^^ Riguardo a Elle sull’aereo.. Caspita non ho pensato al manga, ho riguardato il pezzo nell’anime e non vedendolo con le ginocchia su, ho pensato che si fosse seduto in maniera normale, però in effetti era troppo strano XD

Kyaelys: Benvenuta cara ^_^ ti ringrazio tantissimo degli splendidi complimenti e sapere che hai letto questa storia in poche ore mi onora moltissimo *_* Sono contenta che trovi Elle I.C., mi davvero moltissimo piacere, perché come ho ripetuto mille volte negli altri commenti, è uno dei miei obiettivi primari in questa storia! E’ proprio vero comunque, è pieno zeppo di LXRaito, io non ho nulla contro le yaoi, anzi, però ho molto contro Raito XD

La gre: Anche a me è dispiaciuto tanto per Connor ç_ç Comunque nemmeno io vedevo L ad attaccare briga di propria iniziativa ( a rispondere se provocato si però, come ben sappiamo XD), ma Connor in fondo è un galantuomo (non come Raito, quel manesco XD) e poi sono certa che la reazione di Audrey lo scoraggiava da prendere iniziative in quel senso ^^ Grazie mille dei complimenti, che questa storia riesca a metterti di buon umore per me è..è.. Non riesco neanche a spiegarti, spero che questo renda l’idea: *__*

Ary_tan: Mi dispiace che tu abbia avuto problemi di PC, spero sia tutto risolto! Non preoccuparti assolutamente della recensione ^_^ Sono ovviamente contentissima che entrambi i capitoli ti siano piaciuti e se hai problemi a commentare non preoccuparti, attenderò pazientemente ^^ grazie ancora cara!!!

Liar: Grazie cara!!! Parla pure quanto vuoi, io sono solo contenta di leggere quello che scrivete ^^ Eh si, Elle e Connor si punzecchiavano a vicenda, spero di avere modo di farli battibeccare ancora in futuro XD

Clod93: ghghghghgh ci hai azzeccato in pieno mia cara XD Abbi pazienza, l’arrivo di Light non è troppo lontano ^^

Hoshimi: Si, Audrey è bionda, anche se non vuole ammetterlo (per ragioni che non sono chiare nemmeno a me XD), diciamo che ha un colore di capelli che è una via di mezzo tra quelli di Misa e quelli di Light, quindi biondo, ma non chiarissimo (ne l caso ti potesse tornare utile nei tuoi disegni, che io assolutamente voglio vedere!) Grazie mille dei complimenti!!! Mi dispiace un sacco che ti sia venuta la tonsillite , spero che tu guarisca presto ç_ç Ps: La vocina ringrazia per l’apprezzamento XD

Anche per questo capitolo ho finito di assillarvi.. Un’ultima cosa, vi lascio il mio contatto msn (Hoshimi, voglio i tuoi disegni * tono minatorio*), se avete voglia di aggiungermi, basta che mi specifichiate chi siete ^^ comunque eccolo: ciper84@hotmail.it

Bacioni enormi!

Alice

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Capitolo 13
*** Passato ***


13. Passato

 

Mi svegliai con la consapevolezza che fosse un giorno fuori dall’ordinario. Non riuscivo però ad afferrarne il motivo. Continuai a riflettere, crogiolandomi nel calore del piumone. Nulla. Forse la mia era un’ impressione erronea.

“ E’ Natale.” Mi suggerì la vocina, piatta.

Natale. Tra i frequenti cambi d’albergo, le morti dei criminali che infestavano i notiziari e il crescendo di tensione a causa di esse, l’avevo accantonato senza troppi complimenti.

Mi alzai e mi diressi alla finestra per scostare le tende.

Nevicava. Piccoli fiocchi delicati, fluttuavano davanti ai vetri.

Provai un velo di malinconia.

Decisi di controllare le e-mail per distrarmi. Ne trovai una di Connor:

Buon Natale Audrey! Il cenone di stasera non sarà lo stesso senza te che plani sulle portate come un avvoltoio! Vorrei  essere in tua compagnia per schivare il pugno che senz’altro cercheresti di tirarmi dopo questa affermazione.. Purtroppo dovrò accontentarmi di immaginarlo! A parte gli scherzi, mi manchi davvero molto e vorrei che mi raccontassi qualcosa di più del solito “Sto bene, mi diverto”. Non sono scemo, non me la bevo. Perlomeno fai uno sforzo di fantasia e raccontami delle balle più interessanti. Visto che è Natale e bisogna essere buoni, la smetto di tormentarti con questa faccenda perché senz’altro ti sarai innervosita.. E sempre perché è Natale, fai gli auguri anche a “Poker d’ossa”.. Un abbraccio!

Connor

Con gli occhi leggermente lucidi, risposi alla mail.

“Che lagna..” Sbuffò la vocina.

Non le prestai attenzione.

Quando ebbi terminato, indossai una vestaglia rosa e spugnosa vagamente ridicola e mi avventurai nel soggiorno della suite.

“Buon Natale!” Esclamai.

Mi accorsi che non c’era nessuno e mi sentii piuttosto stupida.

“ Solo adesso?” Ghignò la vocina.

Possibile che non andasse mai in ferie?

Tornai a concentrarmi sull’assenza dei miei conviventi.

Non ero molto stupita per quanto riguardava Watari che usciva sovente, ma non trovare Ryuzaki davanti al monitor era una vera sorpresa.

“ Ryuzaki?” Chiamai.

Non giunse alcuna risposta.

Stavo iniziando a essere seriamente perplessa e volendo essere sincera anche preoccupata, quando notai che la portafinestra che dava sul terrazzo era socchiusa.

Uscii all’esterno e come immaginavo, vi trovai Ryuzaki.

Teneva le mani in tasca e osservava il cielo con lo sguardo perso nel vuoto. Chissà a cosa pensava.

“ Ryuzaki..” Ripetei piano.

Lui si voltò lentamente. Gli arruffati capelli neri erano imperlati di piccole gocce d’acqua, fiocchi di neve che dovevano essersi sciolti per il calore.

Mi avvicinai, esitante. Avevo percepito quello stesso alone di tristezza che lo avvolgeva quando mi aveva chiesto di andare in Giappone con lui.

Restammo entrambi senza parlare per alcuni minuti mentre la neve ci vorticava intorno.

“ E’ bella vero?” Mormorai a un certo punto, riferendomi a quest’ultima.

“ Non lo so.” Rispose laconico.

Restai sconcertata.

“ Pensavo fossi uscito a guardarla.” Non potei trattenermi dal dire.

“ No, l’ho fatto per sentire le campane. Oggi suonano molto.” Mi smentì.

“ E’ Natale, deve essere per quello.” Replicai.

“ Natale..Come quel giorno..Nevicava anche allora..” La sua voce era quasi un sussurro.

Sollevò di nuovo la testa verso l’alto, tornando a perdere lo sguardo  nel cielo e la mente nei ricordi.

Ricordi.

Istantaneamente mi balenarono in testa le sue cicatrici. Cicatrici talmente sbiadite che dovevano risalire senz’altro alla sua infanzia. Cicatrici che per quanto sbiadite non sarebbero mai scomparse..

“ Quale giorno?” Domandai, pentendomene subito.

Ryuzaki si girò, fissandomi intensamente.

Mi resi conto in quel preciso istante, che in realtà non si sentiva suonare nessuna campana. C’era solo il silenzio ovattato della neve che ci circondava. Troppo silenzio.

“ Scusami, se non ti va di parlarne io..”

“ Mi riferivo al giorno in cui Watari mi portò nel suo istituto. Era Natale credo e nevicava, come oggi.” Mi interruppe, gli occhi neri smarriti nel passato, le mani che stropicciavano i jeans.

Alla parola “istituto” istintivamente, il mio sguardo andò a posarsi sulla sua schiena. Ebbi come l’impressione di poter scorgere quei segni anche attraverso la maglia di cotone.

Ryuzaki se ne accorse e i suoi occhi si rabbuiarono.

“ Stai pensando che siano stati i miei genitori.” Affermò. Non gli avevo mai sentito usare un tono di voce talmente duro.

Purtroppo aveva fatto centro. Come al solito.

“ Mi dispiace..” Sussurrai mortificata.

“ Me l’hanno chiesto mille volte quando ero bambino. Ma no, non sono stati loro. Non mi avrebbero mai fatto del male.”  Aggiunse, gelido.

La domanda mi sfuggì dalle labbra ancora una volta senza che potessi evitarlo:

“ Chi è stato allora?”

“ Il tuo insegnante di tatto è per caso il mostro di Milwaukee*?” Ringhiò la vocina.

Effettivamente non aveva tutti i torti.

L’assoluta assenza di rumori che seguì era più assordante di un urlo.

“ Non me lo ricordo.” Disse infine Ryuzaki continuando a stropicciare il tessuto dei pantaloni convulsamente.

“ L’unica cosa certa è che si tratta della stessa persona che uccise i miei genitori. Anche se non ho ricordi a riguardo, sono giunto a questa conclusione.” Terminò atono, poi abbassò il viso.

Non sapevo cosa dire. Molti aspetti del suo carattere mi erano più chiari. La riluttanza per il contatto fisico in particolar modo.

Che non ricordasse quasi nulla, era perfettamente plausibile. Soprattutto durante l’infanzia, si tende a rimuovere gli eventi traumatici come reazione di autodifesa.

“Piantala di atteggiarti a piccolo Freud.” La mia coscienza troncò le mie riflessioni brutalmente.

Ryuzaki non aveva ancora cambiato posizione. Rimaneva col viso abbassato e le mani contratte che stringevano la stoffa.

Provai una pena infinita.

Avrei tanto voluto farlo sentire meglio, ma non avevo particolari idee sul come. Qualunque cosa avessi detto, probabilmente non sarebbe servita a niente.

Così, titubante e soprattutto timorosa di quella che poteva essere la sua reazione, semplicemente, lo abbracciai.

Contrariamente alle mie previsioni, non mi respinse e dopo qualche istante, con mia somma sorpresa, ricambiò l’abbraccio.

Ovviamente lo fece a modo suo. Senza esercitare pressione e limitandosi ad appoggiare lievemente le sue mani sulla mia schiena. Tuttavia ormai avevo imparato ad interpretare i suoi gesti.

Era piacevole, sentire il suo corpo vicino al mio, scaldarci col reciproco calore.

Avrei voluto dirgli quanto lo amavo. Ma tacqui per non sciupare quel momento prezioso.

Quando rientrammo, parecchio tempo dopo, Watari era tornato e su un tavolino di fronte alla poltrona che solitamente occupava Ryuzaki, troneggiava un immenso pudding.

Mi si illuminarono gli occhi.

“ Watari lei è meraviglioso!” Trillai estasiata, contemplando il dolce natalizio.

“ Grazie Akiko.” Sorrise l’anziano signore.

“ Potresti evitare queste manifestazioni di giubilo che ti fanno regredire all’età di cinque anni?” Sentenziò la vocina, seccata.

Ma la mia attenzione era esclusivamente rivolta al pudding.

“ Non l’avevo mai assaggiato con lo zenzero.” Bofonchiai con la bocca piena.

Sia Ryuzaki che Watari smisero di mangiare e mi scrutarono.

“ Cosa c’è?” Chiesi perplessa.

“ Americani..” Sospirò il maggiordomo.

“Già..” Gli fece eco Ryuzaki.

Mostrai loro la lingua, indispettita.

Era un continuo accusare noi statunitensi di impadronirci delle ricette altrui e rimaneggiarle malamente. Devo ammettere che c’era però un fondo di verità. Anzi, molto più che un fondo.

“Scommetto che siete inglesi!” Quasi li accusai. Watari a ben pensarci, ne aveva tutta l’aria.

I due sorrisero enigmaticamente, ma non confermarono ne smentirono.

Io addentai un'altra fetta di dolce, fingendomi indispettita ma a stento mi trattenevo dal ridere.

Dovevamo apparire un terzetto insolito, visti dall’esterno. Anzi, forse definirci insoliti era un eufemismo. Ciò nonostante, mentre mangiavamo il pudding, mi sembrò quasi di trovarmi in famiglia. Una famiglia bizzarra certo, ma una famiglia.

“Già, potreste girare il remake di “Tre nipoti e un maggiordomo.”* Peccato siate in due.” Osservò la vocina disgustata.

Ma il suo commento acido non riuscì a scalfire l’atmosfera piacevole che si era creata.

Non provai più nostalgia, perché in quel momento, con Ryuzaki e inaspettatamente con Watari, mi sentii a casa.

*

La calma ovviamente non durò a lungo.

Due giorni dopo, morirono dodici agenti dell’FBI. per mano di Kira. La telefonata che tanto temevo, non tardò ad arrivare:

“ Audrey tesoro stai bene?” Mi domandò mia madre accoratamente.

 “ Si, certo mamma.” La rassicurai.

“ Non mi piace che tu sia proprio in Giappone con quello che sta succedendo!” Rincarò.

“ Ma non corro alcun pericolo.” Obiettai con convinzione.

“ Pensa a quei poveri agenti e alla fine che hanno fatto.. Quell’Elle è davvero un incapace!” Esclamò.

So che avrei dovuto cercare di trattenermi. Ma persi completamente le staffe.

“ Come ti permetti di dare dell’incapace a una persona che sta rischiando la vita per questa indagine? Cosa pensi di saperne eh?” La aggredii.

“ Q-questa è l’opinione comune..” Balbettò lei, smarrita.

“ E suppongo che l’opinione comune si sia già scordata degli altri innumerevoli casi che Elle ha risolto vero? E’ un atteggiamento disgustoso e ipocrita!” Sbottai, ancora più invelenita.

“ Non prendertela così tanto Audrey, nemmeno conoscessi Elle..” Replicò mia madre sempre più confusa.

Deglutii. Teoricamente non lo conoscevo. Nella foga della mia invettiva avevo scordato quell’insignificante dettaglio.

Guardai in direzione di Ryuzaki. Come sospettavo, mi stava fissando. Se ero riuscita nell’epica impresa di distrarlo dal monitor del MAC, significava che avevo davvero passato il segno.

Fortunatamente mia mamma non era una donna molto sveglia. Non è carino da dirsi, ma a questo punto, lo avrete appurato da soli.

“ No, non lo conosco. Ma se così fosse, questo è esattamente quello che direi.” Bluffai.

“ Sei sempre stata un’idealista..” Mormorò.

Ottimo. Non sospettava nulla.

 “ Già.. Comunque tornando al discorso di prima, a meno che Kira non si accanisca sui ladri di accappatoi degli alberghi, credo che mi risparmierà.” Cambiai abilmente argomento.

“ Hai rubato degli accappatoi negli alberghi?” Trasecolò la mia genitrice.

“ A casa ne ho una collezione.” Confermai con piacere sadico.

Fui costretta a sorbirmi una tediosa ramanzina a riguardo prima di riuscire a salutare mio padre, ma perlomeno l’argomento Kira e soprattutto l’argomento Elle, furono archiviati.

Quando finalmente conclusi l’interminabile telefonata, Ryuzaki mi stava ancora osservando. Sperai non fosse in vena di lanciarmi qualcosa in testa.

Dopo avermi studiata ancora per qualche minuto, con uno sguardo talmente inespressivo che faceva accapponare la pelle, si limitò a dire tranquillamente:

“ Ti ringrazio per il sostegno che mi dimostri Akiko, ma se evitassi di sbraitare, rivelando all’intero albergo, a tutta Tokio e probabilmente anche a Kira dove mi trovo, te ne sarei ancor più grato.”

Mi sfuggì una risatina isterica. Poi un’altra. E un’altra ancora.

“ Scusa.” Riuscii a formulare dopo aver represso la crisi d’ilarità dovuta al nervosismo.

La vocina si limitò a sbuffare. Forse aveva capito che la mia era una causa persa.

“ Non importa.” Ribatté Ryuzaki.

“ Deduco di non riscuotere le simpatie di tua madre.” Dichiarò.

“ Figurati, ripete solo a pappagallo quello che sente dire in giro, se sapesse che ti conosco correrebbe a vantarsene con tutte le sue amiche.” Lo informai piccata.

“ E’ un giudizio molto severo.” Mi fece notare lui.

“ Però è la verità.” Insistetti.

Ryuzaki prese a scrutarmi, appoggiandosi l’indice sulle labbra e strofinando un piede nudo sull’altro.

Avrei tanto voluto sapere quali teorie stesse elaborando nella sua mente.

“Vuoi un caffè?” Domandai invece.

Lui annuì.

“ Comunque mi fa piacere che tu non abbia ancora fatto sparire un accappatoio da quando siamo in Giappone.” Mi rese noto a bruciapelo, mentre sorseggiavamo la bevanda.

“ Ryuzaki, non dirmi che controlli!” Controbattei sorridendo, certa che stesse scherzando.

“Si.” Mi contraddisse lui, puntando gli occhi nei miei.

Smisi di bere e restai con la tazzina a mezz’aria.

“ Non ti sembra di esagerare?” Gli feci notare.

“No.” Era serissimo.

Sospirai rumorosamente. Rassegnata.

*

A coronare l’allegro clima di inquietudine e omicidi, arrivò anche capodanno.

Mi sarebbe piaciuto festeggiarlo secondo la tradizione giapponese, ma siccome le probabilità che il mio desiderio si realizzasse, erano le stesse che Kira si rivelasse essere la befana, ero quasi tentata di commissionare a Watari una bottiglia di champagne e di sbronzarmi davanti al PC, inviando a Connor una sequela di e- mail moleste, che avrebbe letto il giorno successivo.

La vocina me l’aveva caldamente sconsigliato e io avevo rinunciato a malincuore.

Mi sarei dovuta accontentare di guardare qualche orrendo concerto degli idol, con tanto di countdown della mezzanotte.

Mi sentivo una pensionata.

Mentre ero persa in quelle funeste considerazioni, non mi ero accorta della presenza di Ryuzaki, che aleggiava a pochi centimetri dal mio viso.

Sussultai violentemente.

“ Mi dispiace, non volevo spaventarti.” Si scusò.

Strana affermazione, visto che non manifestava mai il suo arrivo come una persona normale e si materializzava dal nulla per restare a spiare di nascosto, approfittando dell’ inconsapevolezza e, nel mio caso, della perenne distrazione della sua vittima.

“ Non preoccuparti..E’ che non mi aspettavo di vederti.” Risposi.

Poteva apparire bislacca come replica dato che abitavamo insieme, solo che vederlo separato dalla sua postazione investigativa in pieno pomeriggio, aveva dell’incredibile, senza contare che era già la terza volta quella settimana.

“ Comunque.. Volevi dirmi qualcosa?” Indagai. Ero certa che non si fosse alzato con lo scopo di sgranchirsi le gambe.

“Si.” Confermò lui, trapassandomi col suo sguardo radiografico.

“ Questa sera intendo incontrare i membri rimasti della squadra investigativa che si occupa del caso Kira.” Mi illustrò.

Annuii, non capendo bene dove volesse arrivare.

“ Siccome ho il sospetto che Kira abbia legami con la polizia giapponese, ti pregherei di restare in camera tua finché non avrò interrogato i membri uno ad uno, per appurare che non si nasconda tra di loro.” Concluse.

“ Quindi dovrei lasciarti da solo con la probabilità che una di quelle persone sia un assassino?” Domandai non molto soddisfatta della prospettiva.

“Si.”

“ Non mi fa molto piacere a dire il vero.” Borbottai.

Anche se ero conscia che la mia presenza non avrebbe certo potuto giovare a Ryuzaki nell’eventualità che uno dei membri della squadra fosse realmente Kira, l’idea di abbandonarlo a se stesso era ben peggiore.

“ Rimarrai in camera Akiko?” Insistette.

“ Non ne sono certa..” Tergiversai.

“ Non costringermi a chiuderti  dentro.”

“ Non lo faresti mai!” Esclamai sbigottita.

Ryuzaki non rispose, si limitò a fissarmi con i suoi occhi neri e insondabili.

“N-non lo faresti mai vero?” Farfugliai.

Ancora una volta non giunse risposta.

“ D’accordo hai vinto.” Mi arresi.

Lui si lasciò sfuggire un sorrisetto.

“Però non potrai impedirmi di origliare!” Non volevo dargliela vinta su tutti i fronti.

“ Non sarà necessario, potrai assistere a tutto ciò che avverrà tramite il monitor.” Mi informò.

“ Sarà senz’altro più interessante del concerto di capodanno degli idol..” Decretai un po’ rabbonita.

“ Se preferisci guardare quello, ti capisco.” Ribatté.

“ Molto divertente.” Ridacchiai.

“ Sono serio. Mi piacciono molto i concerti degli idol.” Fu la sconcertante risposta.

“A me fanno un po’ schifo..” Non riuscii a trattenermi dal dire, molto poco diplomaticamente.

Ryuzaki prese a scrutarmi mordendosi il pollice.

Reputai opportuno non aggiungere altro.

 

*

Con le cuffie nelle orecchie e il monitor per controllare la situazione, mi sentivo un vero agente segreto. Inoltre Watari prima di uscire per le sue misteriose incombenze, mi aveva portato in camera una deliziosa cenetta e una scorta di leccornie da piluccare, visto che sarei rimasta confinata nella mia stanza per diverso tempo. Iniziavo davvero ad adorare quell’uomo.

“ Ci vuole poco per renderti felice eh?” Mi schernì la vocina.

Dato che era ormai un mese che uscivo unicamente per cambiare albergo, si, ci voleva davvero poco.

La mia attenzione fu attirata dalla porta di ingresso che si apriva.

Entrarono cinque uomini.

Ero allibita. L’intera squadra investigativa anti Kira era composta da sole cinque persone.

Non bastava la defezione delle autorità statunitensi dopo la morte degli agenti dell’ FBI. A quanto pareva anche la maggior parte della polizia giapponese aveva tagliato la corda. Non si poteva biasimare del tutto.

Mi soffermai a studiarli.

Mi colpì soprattutto quello che doveva essere il capo. Un uomo di mezza età con gli occhiali e i baffi neri, dall’aria austera che rispondeva al nome di Soichiro Yagami.

 Quasi scoppiai a ridere. Tutti gli agenti, nessuno escluso, stavano osservando Ryuzaki come se fosse completamente fuori di senno.

Tuttavia, mano a mano che esponeva le sue impressioni sul caso, l’incredulità scomparve dai loro sguardi per lasciare il posto all’ammirazione. Anch’io ne rimasi affascinata, non l’avevo mai visto lavorare.

Trascorsero diverse ore prima che interrogasse tutti uno per uno, le mie palpebre si facevano sempre più pesanti, ma dovevo resistere ad ogni costo..

 Un discreto bussare alla porta pose fine al mio dormiveglia.

“Signorina Akiko?” Watari doveva essere rientrato.

Ero talmente assonnata che non avevo pensato alla reazione che avrei suscitato con la mia comparsa negli agenti.

Quando feci il mio ingresso nella stanza, cinque paia d’occhi mi si posarono addosso, stupiti.

A dire il vero, il più giovane degli agenti, un ragazzo bruno che rispondeva al nome di Matsuda, mi guardò con aria sognante. Ne fui sorpresa, dovevo avere un aspetto orribile dopo la notte pressoché insonne.

“ Buonasera.” Esordii, aggiudicandomi la prima brutta figura coi nuovi arrivati, visto che era in tutta evidenza, ormai mattina.

“ Non ti smentisci mai.” Commentò la vocina.

Gli sguardi si spostarono da me a Ryuzaki.

Ero proprio curiosa di sapere cosa avrebbe inventato per motivare la mia presenza.

“ Lei è Akiko, la mia ragazza.” Mi presentò come niente fosse, riempiendo una tazza di zollette di zucchero.

Quasi mi venne un infarto. Senza l’ausilio di Kira.

Matsuda, visibilmente deluso mormorò: “Davvero?”

Gli astanti, me inclusa, gli scoccarono un’occhiata velenosa.

Forse avevo trovato un degno sostituto per quanto concerneva le gaffe.

 

Ringraziamenti e sproloqui dell’autrice:

Innanzi tutto è doveroso festeggiare: il  primo capitolo ha superato le mille visite! Ricchi premi attendono il misterioso,millesimo visitatore.. D’accordo basta consumare alcolici di pomeriggio ^^’’’

Prima di procedere con i miei soliti ammorbanti sproloqui, è mio dovere fare una precisazione riguardo a un particolare di questa FF. Quando avevo letto la bellissima traduzione di L chan di L file No. 15, dove erano citate delle cicatrici sulla schiena di L, avevo pensato facessero parte effettivamente del background del personaggio. Cercando notizie a riguardo su internet, però non ho trovato nulla, così ho iniziato a temere che si trattasse di una invenzione di L chan, solo che ormai avevo inserito quel dettaglio nella storia e non potevo ignorarlo. Tutto questo sproloquio per rendere merito a L-chan della sua idea, scusarmi con lei per l’equivoco e chiarire che non ho scopiazzato deliberatamente >.<

E ora passiamo ai ringraziamenti. Come sempre un grazie sincero a tutti i lettori, a Lucetruce, Beks e _Giugi_ per aver aggiunto questa storia tra i preferiti e come al solito grazie anche a coloro che recensiscono, siete dei tessori *tono da Gollum*

Kyaelys: A momenti mi perdevo la tua recensione, mi sono accorta in extremis che ce n’era una in più nel primo capitolo XD Riguardo a Light sono del tuo stesso parere, oddio non che prima che facesse uccidere L da Rem mi fosse granché simpatico, (troppo vanaglorioso, davvero >.<) però riuscivo ancora a tollerarlo.. Dopo, beh, l’ho odiato (e lo odio) con ferocia.. Sono contenta che l’aggiornamento ti sia piaciuto ^^

Liar: Grazie mille per il commento..^_^.. Riguardo alla scena finale, speravo proprio venisse apprezzata! Inoltre sono felice che il dialogo riportato non sia stato pesante.. La sensazione d’angoscia era proprio quella che volevo rendere e sono contentissima di esserci riuscita, grazie ancora!

Hope87: Ti ringrazio moltissimo cara! Temevo proprio di avervi annoiate con quella parte dell’anime inserita, per fortuna non è stato così *sospiro di sollievo* riguardo al pezzo della poltrona, sono sempre contenta di riuscire a fare ridere ^_^ Quanto a Misa .. Ci sto pensando, se così fosse, vedrete una Audrey molto gelosa XD

Koharuchan: Moltissime grazie!!! Mi fa davvero piacere che il capitolo sia piaciuto, in particolar modo il pezzo della poltrona eh eh eh.. Sono felice di essere riuscita  a rendere una parte della stranezza di L =) Mi sa che Audrey del suo nome falso, d’ora in poi se ne ricorderà XD

Clod93: Grazie mille!!! Io per il fan club Alfred/Watari ci sto ^__^

Briganzia:  Anche se con uno spaventoso ritardo, tantissimi auguri per il tuo compleanno!!! Sono molto felice che entrambi i capitoli ti siano piaciuti  e lo sono ancora di più del fatto che riescano a tirati su di morale, dopo “quel” fatto.. Ti capisco in pieno, davvero.. Anche il mio odio per Light è direttamente proporzionale all’amore che ha per lui Misa.. Maledetto Raito! >.<

Himeno chan: Benvenutissima tra le pazienti lettrici di questa storia! Ogni volta che leggo di essere riuscita a catalizzare così la vostra attenzione arrossisco, davvero, inutile dire che mi fa anche infinitamente piacere! Grazie mille dei complimenti ^__^ Ho riso un sacco immaginando tua mamma che ti guardava ridere da sola, perplessa XD

Umpa_Lumpa: Oh mia intrepida eroina, quali altre perigliose imprese di salvataggio di PC innocenti ti attendono XD? *fine del delirio* Dunque, sono molto contenta che tu abbia gradito il capitolo e anche il fatto che mi stia impegnando per rendere L realisticamente, senza omettere i lati meno positivi del suo personaggio.. Del resto sono anche loro a renderlo così interessante! Quanto a Connor, al comodino e alle manette.. La mia mente malata sta elaborando qualcosa.. Tu abbi fede, se non proprio nella storia, alla fine di un capitolo potresti trovare una sorpresa..^__^ Ps Ormai dovresti sapere che io adoro i tuoi poemi XD

Hoshimi: Non preoccuparti del ritardo, a me fa piacere se recensisci, non importa quando! Sono contentissima che tu abbia apprezzato la frase di Watari, ci tenevo molto a fargliela dire.. Grazie mille ^^.. Quanto all’imbranataggine del PC, hai trovato in me una degna compagna nonché una abituale smarritrice di password ^^’’’ non sei sola.. Quindi riguardo a msn, se non dimentico la password io, mi troverai ad attenderti ;) Ps Sono contenta che tu sia guarita e spero che latino sia andato bene!

Elluccia: Grazie cara, sono felice che ti sia piaciuto il capitolo!!! Eh eh eh la vocina a volte è davvero maligna XD.. Quanto alla morte di L.. Beh non è detto che muoia, del resto è una ff.. Con questo non è neanche detto che viva..Rimarrà un mistero fino alla fine della storia, firulì firulà ..*fischietta*

La gre: Come ti avevo anticipato su msn, è giovedì ed ecco in arrivo il nuovo capitolo ^__^ Sono contenta che quello precedente ti sia piaciuto e di averti fatta ridere, mi fa davvero molto piacere!!! La cosa che mi rende più felice è riuscire a mantenere L IC *__* Grazie mille dei complimenti! ^^

 

E dopo avervi ringraziate tutte, corro a pubblicare! Spero che il capitolo vi sia piaciuto e ci sentiamo al prossimo aggiornamento.. In tal proposito, la prossima settimana ho esami, quindi se dovesse esserci qualche ritardo non preoccupatevi, tornerò a tediarvi anche troppo presto!!!

Bacioni

Alice

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Capitolo 14
*** Gelosia ***


14. Gelosia

Non ero resistita molto a lungo sveglia, nonostante desiderassi ardentemente seguire l’andamento delle indagini.

Infine mi ero dovuta arrendere e recarmi a concedermi qualche ora di sonno, invidiando profondamente le cinture con le trasmittenti che avevano ricevuto gli agenti da Watari e lasciandomi alle spalle un Matsuda piuttosto mogio.

Prima di assopirmi, pensai alle parole di Ryuzaki. Mi aveva definita la sua ragazza, era stata una vera sorpresa. Una piacevolissima sorpresa.

Involontariamente mi si dipinse sul volto un sorrisetto ebete. Per mia fortuna mi addormentai prima che la vocina potesse esprimere la sua opinione a riguardo.

*

Quando mi svegliai doveva essere già pomeriggio inoltrato. Mi stiracchiai e mi alzai dal letto a fatica. Ero ancora intorpidita dal sonno.

Dopo una doccia nel bagno adiacente alla mia camera, mi sentii meglio.

Timidamente, feci capolino in soggiorno.

La squadra investigativa era ancora presente, riunita intorno al monitor del PC di Ryuzaki. Quest’ultimo, tanto per cambiare aveva gli occhi fissi sullo schermo.

Fu Watari ad accorgersi per primo della mia presenza.

“Gradisce del gelato, signorina Akiko?” Domandò al mio indirizzo.

Mi resi conto in quel momento, che indossava un grembiule bianco sopra l’impeccabile completo nero e che in mano reggeva un cono. Nell’insieme era davvero comico.

Ovviamente non mancai di farmi sfuggire una risatina che tentai invano di soffocare, attirandomi gli sguardi di tutti i presenti.

“ Bentornata Akiko-san!” Esclamò Matsuda entusiasta.

Immediatamente, gli sguardi attoniti si spostarono su di lui.

Provai un impeto di gratitudine per il ragazzo.

“ E fai bene, è raro trovare una persona più inopportuna di te.” Mi fece notare la vocina, sardonica.

Aveva ancora un volta, tristemente ragione.

“ Buonasera.” Salutai per smorzare l’imbarazzo.

“Buonasera.” Risposero in coro i poliziotti.

Ryuzaki mi fece un cenno con la mano, tornando a concentrarsi immediatamente sul MAC.

Matsuda lo guardò con aria contrariata.

Mi chiesi cosa si aspettava facesse Ryuzaki. Forse che mi corresse incontro tendendo le braccia, con tanto di musichetta romantica di sottofondo?

Il solo immaginare la scena mi causò quasi un’altra crisi di ilarità, che riuscii a contenere a fatica.

Mi ricordai del gelato che mi aveva proposto Watari un attimo prima e mi avvicinai verso l’anziano signore.

Nel farlo, con la coda dell’occhio, mi accorsi che sul display del computer, c’era l’immagine di una donna. Una donna molto bella, con gli occhi grigi e lunghi e lisci capelli neri.

Mi assalì una gelosia del tutto irrazionale.

“Calmati..” Ringhiò la mia coscienza.

Distolsi lo sguardo dal monitor e mi impadronii del mio cono, ringraziando distrattamente Watari. Dopodiché tornai nella mia stanza, ignorando l’occhiata di rimpianto di Matsuda.

Stava diventando imbarazzante.

Quando chiusi la porta alle mie spalle mi lasciai sfuggire un sospiro. Chi diavolo era quella persona?

“ Ecco ora se ti aggrada puoi dare in smanie, piangere,disperarti e fare a pezzi i cuscini.” Mi schernì la vocina rigirando il coltello nella piaga.

Non avevo intenzione di fare nulla del genere, anche se il mio umore volgeva al radioattivo.

Per evitare di arrovellarmi ulteriormente il cervello su questioni infelici, dopo aver praticamente sbranato il gelato, accesi il mio portatile. E appresi con orrore, che avrei dovuto aggiungere una nuova fonte di preoccupazione alle precedenti.

Lessi e rilessi l’e-mail di Connor, nella vana speranza che il testo potesse cambiare:

“ Ciao Audrey, grazie per gli auguri! Sono contento che come sempre tu stia bene e ti stia divertendo, anche se come ti ho già fatto notare, sei piuttosto ripetitiva.

In compenso io ho novità interessanti da raccontarti. Indovina chi ho incontrato da Macy’s* mentre facevo delle commissioni per ultimare i preparativi prima del veglione? I tuoi genitori.. Incredibile vero? Immagino che ti sia venuto un colpo mentre stai leggendo queste righe e hai tutte le ragioni, perché i tuoi mi hanno gentilmente fatto sapere dove ti trovi, suppongo ignorando che non né  fossi a conoscenza e ignorando anche, che sarei dovuto rimanerne all’oscuro.. Non occorre essere dei detective di fama mondiale, per capire cosa tu ci faccia in Giappone e che connessione abbia la tua repentina partenza con gli eventi di quest’ultimo mese.. Spero di sbagliarmi ma in caso contrario, te lo dico chiaro e tondo: “ Torna a casa!” Oppure, appena mi sarà possibile, verrò a prenderti io..E’ una promessa!

PS: Quasi dimenticavo, buon anno anche a te!

Connor”

Ero allibita. Le probabilità che Connor potesse incontrare i miei erano..

“Del due per cento.” Intervenne la vocina, in una perfetta imitazione di Ryuzaki.

Imprecai.

Non bastava l’affascinante sconosciuta ad occupare l’intera schermata del suo PC. Doveva metterci lo zampino anche Connor, prepotente e impiccione come di consueto.

Mi buttai sul materasso soffice producendo un tonfo sordo.

Decisi di accantonare momentaneamente la donna bruna e di impiegare i miei ragionamenti per dissuadere Connor dal suo intento.

Per prendere tempo, pensai di provare a fare la gnorri e composi la seguente risposta:

“ Ciao Connor! La tua e-mail mi ha fatta davvero morire dal ridere.. Da quanto ho capito, credi che sia coinvolta nel caso Kira.. Che assurdità! D’accordo che si avvicina la sessione d’esami e sarai senz’altro sotto stress, ma addirittura trarre una conclusione simile.. Ti assicuro che è stato un vero spasso leggere! Ora devo salutarti perché stiamo organizzando un’escursione sul monte Fuji, quindi non preoccuparti se per un po’ non risponderò alle mail. Un abbraccio!

Audrey.”

“ Un’escursione sul monte Fuji?! Non potevi inventare una scusa più cretina..” Osservò la mia voce interiore, critica, mentre rileggevo ciò che avevo scritto.

In effetti era una trovata davvero pietosa la mia, ma non avevo idee migliori, così a malincuore, premetti ENTER sulla tastiera.

“ Non se la berrà mai, lo sai vero?” Insistette la vocina, caparbia.

Ma io non volevo saperne di affrontare la realtà.

Calcolai che per risparmiare i soldi per il viaggio in Giappone, gli ci sarebbe voluto almeno qualche mese, considerando che la sua situazione patrimoniale non era rosea quanto la mia. Non per niente, ai tempi delle superiori quando non potevamo soffrirci mi chiamava con disprezzo “La cocca di papà”.

Connor si era sempre pagato da solo le rette scolastiche grazie alle borse di studio, io avrei voluto poter fare altrettanto, ma mia madre non me lo aveva mai permesso fino alla maggiore età.  

Avevo sempre ammirato la determinazione con cui realizzava i suoi progetti, indipendentemente dalle sue possibilità.

Purtroppo questo significava che se avesse voluto raggiungermi, prima o poi ci sarebbe riuscito.

Mi domandai se fosse il caso di avvertire Ryuzaki, ma egoisticamente, immaginando che rischiavo di farmi rispedire negli Stati Uniti con un biglietto di sola andata, se gli avessi rivelato i sospetti di Connor, decisi di non far trapelare niente, a meno che quest’ultimo non avesse insistito.

Almeno una questione pareva momentaneamente risolta. Potevo tornare alle mie congetture masochiste sulla sconosciuta misteriosa.

*

Diverse ore più tardi, quando la squadra investigativa abbandonò l’albergo per trascorrere qualche ora di riposo, mi ritrovai finalmente sola con Ryuzaki.

Watari era scomparso per l’ennesima missione, (ormai avevo intuito che non fosse un semplice maggiordomo), ma prima  si era premurato di lasciarci un’appetitosa torta al cioccolato che stavo piluccando svogliatamente, con la testa da tutt’altra parte.

Mi soffermai ad osservare il mio compagno.

Non staccava gli occhi dal monitor, i capelli gli ricadevano disordinatamente sul viso. Appollaiato nella sua usuale posizione, con una mano portava la forchetta col dolce alle labbra, reggendola come al solito tra il pollice e l’indice. Era talmente assorto da sembrare in un’altra dimensione.

Infatti mi stupii parecchio quando mi rivolse la parola:

“ Va tutto bene Akiko? Sembri nervosa..”

“Oh..Emh..No..” Farfugliai.

Ryuzaki focalizzò l’attenzione su di me, puntandomi addosso il suo sguardo inquisitore.

Deglutii. Perché mentirgli risultava tanto arduo?

“ Posso supporre che la tua inquietudine derivi dall’ e-mail ricevuta oggi?” Mi interrogò, mangiando un altro boccone di torta.

Come immaginavo controllava la mia posta.

Peccato me ne fossi momentaneamente dimenticata quel pomeriggio.

“ Non è corretto da parte tua intrufolarti nel mio PC.” Protestai.

“ Non è corretto da parte tua tenermi nascosti certi dettagli.” Replicò lui, con la forchetta a mezz’aria.

“ Touchè.” Mi arresi.

“ Mi dispiace.” Aggiunsi subito dopo.

“ Non importa, comprendo i motivi che ti hanno spinta a tacere.” Disse,togliendosi una briciola dall’angolo della bocca.”

“ Comunque te ne avrei parlato nel caso avesse persistito.” Cercai di giustificarmi.

“Capisco. Ma preferirei fossi sincera fino in fondo.”

“ Così poi non mi spieresti più?” Domandai speranzosa.

“No, lo farei ugualmente.” Mi contraddisse, scrutandomi.

“Oh..” Mugugnai delusa.

“ Ma almeno ti impedirei di inventare menzogne sconclusionate come l’escursione sul monte Fuji.” Osservò con un sorrisetto.

Io avvampai.

“ E’ l’unica cosa che mi è venuta in mente..” Mi arrampicai sui vetri.

“ Ribadisco che mentire non è assolutamente il tuo forte.” Concluse Ryuzaki.

“ Come faremo con Connor?” Chiesi titubante.

“ Ci penserò io a tempo ed ora.” Rispose laconico.

Mi allarmai.

“ No Akiko, non voglio ucciderlo.” Mi rassicurò, notando la mia espressione accorata.

Non mi lasciai ingannare dalla sua pacatezza. A mio parere in cuor suo, l’affermazione terminava con un “Ma non sarebbe male come soluzione.”

“ C’è qualcos’altro che ti preoccupa?” Mi distolse dalle mie considerazioni.

Il volto della donna coi capelli neri mi balenò istintivamente davanti agli occhi.

Non risposi subito e Ryuzaki si sporse leggermente verso di me, mordicchiandosi il pollice.

“ Mi chiedevo chi fosse la donna di cui ho visto la foto sul tuo computer.” Ammisi controvoglia, giocherellando con la forchetta.

Ryuzaki parve rabbuiarsi.

Io fui travolta da una nuova ondata di insensata gelosia nel notarlo.

Cosa significava per lui ?

“ Si tratta di Naomi Misora, un’ex agente dell’FBI. Collaborò con me al caso Beyond Birthday a Los Angeles. Il suo contributo fu determinante per risolverlo.” Mi rivelò.

L’ondata di gelosia crebbe.

“Il suo fidanzato, Raye Pember era uno dei dodici agenti  uccisi da Kira. Naomi Misora, probabilmente ha cercato di indagare sul caso per conto suo. E’ scomparsa dalla morte di Ray e temo che sia stata uccisa. Doveva aver scoperto qualcosa di importante.” Terminò Ryuzaki atono.

La gelosia scomparve come una bolla di sapone che scoppia.

Mi sentivo un’emerita idiota, oltre che maledettamente in colpa per i miei pensieri puerili e triste per la sorte della sconosciuta Naomi Misora. L’uomo che amava era stato ucciso e lei era quasi sicuramente morta nel tentativo di trovare il colpevole. Potevo perfettamente capirla.

“ Al suo posto farei altrettanto.” Mormorai quasi a me stessa.

“ Akiko..” Esordì Ryuzaki, osservandomi con aria seria.

Mi limitai a restituirgli lo sguardo.

“Se dovesse succedermi qualcosa..”

“No!” Esclamai tappandomi le orecchie e iniziando a canticchiare.

“Davvero un mirabile esempio di maturità e autocontrollo.” Constatò la vocina.

Non le badai e proseguii implacabile.

Ryuzaki restò a guardarmi pazientemente.

Dopo qualche minuto, mi arrischiai a sollevare le mani dai timpani.

“ Hai finito?” Si informò pacato.

 “Si.” Capitolai.

“ Stavo dicendo che se dovesse accadermi qualcosa, devi tornare immediatamente a New York.”

“Non se ne parla.” Dissi con un largo sorriso.

Chi mi conosceva bene, sapeva che quello era il segnale che farmi cambiare idea era impossibile.

“Ho già dato disposizioni a Watari a riguardo.”

“Watari può farmi prendere tutti gli aerei che vuole, ma non può impedirmi di tornare indietro. E tu certo non avresti modo di protestare se si verificasse una simile eventualità..” Dichiarai.

“Hai un senso dell’umorismo bizzarro.” Proclamò Ryuzaki mordicchiandosi un pollice.

“ In realtà non ci trovo niente da ridere.” Ribattei.

Il viso di Naomi Misora era ancora ben nitido nella mia mente.

Come poteva non comprendere che se Kira lo avesse ucciso, non avrei mai potuto tornare a casa senza fare nulla?

“ Ryuzaki ma non riesci a capire che io..” Iniziai, ma mi interruppi a metà della frase.

 Stavo per dire che lo amavo troppo per andarmene senza fare niente. Ma quelle due parole non riuscivo ancora a farmele uscire dalle labbra, sebbene fosse ciò che provavo.

“ ..Che tengo troppo a te per potermi chiedere una cosa simile?” Mi corressi.

Lui mi studiò per qualche istante poi affermò:

“Proprio per questa ragione dovresti capire perché lo sto facendo.”

Nella sua tipica maniera contorta, mi aveva fatto intendere anche lui teneva troppo a me per permettermi di correre simili rischi. A differenza mia però, era molto più astuto nelle omissioni.

“Lo capisco, ma non cambio idea.” Replicai infine.

“Come pensavo.. La finisci quella?” Domandò indicando la torta.

“Certo che si! Giù le grinfie dal mio dolce.” Sorrisi.

“Peccato.” Controbatté Ryuzaki, sorridendo a sua volta.

Quando terminai di mangiare, approfittai del momento per carpire qualche informazione sull’evolversi dell’indagine e domandai con noncuranza:

“ Ci sono novità sul caso?”

Lui non rispose e prese a fissarmi con insistenza.

“ Se ti va di dirmelo ecco..” Sospirai.

“ Ci sono dei sospettati, ma la probabilità che uno di loro sia Kira è del 5%” Disse infine.

In pratica era come se non avesse proferito verbo.

“Di chi si tratta?” Incalzai.

Ryuzaki prese il bricco del caffè e né versò una tazza per ciascuno, aggiungendo nella sua, una quantità spropositata di zollette di zucchero, poi mormorò:

“ Del vice-direttore Kitamura e famiglia e del sovrintendente Yagami e famiglia.”

Il nome “Kitamura” non mi diceva niente, invece nel sentire “Yagami” si accese una lampadina nella mia testa.

“Miracolo..” Festeggiò la vocina.

“ Ma non è uno dei poliziotti della squadra investigativa? Quello più anziano?” Nella foga quasi mi rovesciai addosso la bevanda.

“Si.” Confermò Ryuzaki.

“E..”

“ Non è di lui che sospetto.” Mi interruppe.

“ Allora..” Ritentai.

“Il caffè si raffredda.” Mi fece notare, tranquillo.

Capii che l’argomento era chiuso.

Non avevo voglia di tornare in camera mia. Sapevo che se fossi rimasta da sola, avrei ricominciato a rimuginare su  Naomi Misora e Raye Pember. Due innamorati, due persone innocenti le cui vite erano state spezzate da qualcuno che credeva di detenere il giudizio divino, mentre invece non era che un mostro, un assassino. Un assassino che giorno dopo giorno, si faceva più vicino a Ryuzaki.. Scacciai quel pensiero con forza e mi ritrovai a concentrarmi su Connor.. Una parte di me sperava quasi che mi trovasse, mi mancava moltissimo, ma l’altra, quella più razionale non voleva assolutamente che anche lui rimanesse coinvolto in quella storia.

“ Ti dispiace se rimango qui mentre lavori?” Domandai per evadere dalla mie elucubrazioni.

“ No.” Ribatté Ryuzaki, tornando a mordersi il pollice.

Così mi procurai un cuscino, una coperta, un libro che mi aveva prestato Watari e mi sistemai sul divano, mentre Ryuzaki riprendeva la sua attività al PC. Se fossi riuscita a estromettere la consapevolezza che lui era Elle, il più abile detective del mondo e che stava dando la caccia a un pericoloso killer, avrei quasi avuto l’illusione che fossimo una coppia normalissima.

*

Come volevasi dimostrare mi abbioccai sul divano.

Non so per quanto tempo restai addormentata, ma quando mi svegliai, per poco non caddi a terra dallo spavento.

 Risvegliarsi con un paio di occhi nerissimi a tre centimetri di distanza dal viso, può essere traumatico prima di aver ripreso contatto con la realtà.

“ Scusa” Sussurrò Ryuzaki, accucciato sul pavimento.

“Ormai dovrei esserci abituata.” Replicai, col cuore che riprendeva pian piano un battito regolare.

“ Tra poco arriveranno i membri della squadra.” Mi informò.

“Sarà meglio che vada a cambiarmi.” Constatai.

Indossavo una camicia da notte leggera  e sbracciata.

Ryuzaki mi scrutò da capo a piedi e io arrossii.

“Buona idea, altrimenti reputo sarebbe impossibile tenere Matsuda concentrato.” Osservò infine, portandosi un indice alle labbra.

Battei velocemente in ritirata. Come sempre quel gesto mi causava strani effetti collaterali.

Solo quando mi fui allontanata, mi resi conto che Ryuzaki era rimasto a guardarmi mentre dormivo.

*

Mi lavai, cambiai e con un pizzico di inquietudine controllai le e-mail.

Connor aveva risposto.

Aprii il messaggio con il cuore in gola.

Era molto breve:

“ La tua e-mail mi ha davvero sollevato Audrey, mi raccomando divertiti sul monte Fuji! Un abbraccio. Connor.”

Non significava nulla di buono.

Conoscendo Connor, non aveva creduto alla mia ridicola bugia e sicuramente, stava facendo il preventivo di quanto gli sarebbe costato il viaggio.

Confidai che il caso Kira venisse risolto al più presto.

Non potevo sapere che mi sbagliavo di grosso.

*Macy’s: centro commerciale newyorkese

 

Ringraziamenti e sproloqui dell’autrice:

Ciao a tutti!!! Sono finalmente tornata con il nuovo aggiornamento.. In tal proposito chiedo umilmente perdono per il mostruoso ritardo, ma la sessione d’esami è stata intensa! Ora sarò tranquilla fino ad aprile, peccato che latino incomba ç_ç come sempre ringrazio tutti i lettori, Fra Fra 92, LuChan 87, Gemi_girl, Vampires Tranny e Pazzerella _92 per aver aggiunto questa storia tra i preferiti.. Se ho dimenticato qualcuno chiedo scusa ^^’’’  E ora posso dedicarmi alle mie adorate commentatrici.. Mi siete mancate ragazze ^__^

Himeno chan: La vocina ti ringrazia per il gradimento (sappi che è molto egocentrica XD).. Anch’io vorrei avere Watari che mi rimpinza di dolci, ogni volta che scrivo di lui mi viene una fame... E Matsu dovrebbe proprio evitare certe uscite ma temo sia solo l’inizio..XD.. Grazie mille cara ^_^

Hachi: Non preoccuparti per lo scorso capitolo, non c’è problema, capisco che non si abbia sempre tempo per stare qui a recensire i miei deliri XD Grazie mille della recensione, sono contenta che ti sia piaciuto l’aggiornamento e assolutamente non mi molesti affatto!!!

Umpa_Lumpa: Ahahaha se la mia dichiarazione sui tuoi poemi verrà usata contro di me, vorrà dire che me la sarò consapevolmente cercata XD Riguardo l’affermazione di L sugli idol chissà.. Forse stava prendendo in giro Audrey anche in quel momento.. (non lo sa neppure l’autrice ^^’’’).. Spero che tu abbia gradito i propositi di Connor.. E ora resta da chiedersi, raggiungerà Audrey o no? E come farà? Questo lo so soltanto io ghghghg *ghigno satanico*…forse…*sospiro*

Hope87: Chissà quanto mi odierai ora dopo che ho tardato tanto nell’aggiornamento *invoca pietà*.. Per quella scena sulla terrazza dell’albergo in effetti mi sono ispirata proprio a quell’episodio.. Che dire? Spero anch’io di risparmiarvela ma per ora non posso dire niente..*ri-invoca pietà*.. La dichiarazione di L ha stupito anche me, però ce lo vedevo a dire la cosa con la sua innata nonchalance XD Ps grazie per l’in bocca al lupo, è servito ^^

Lucetruce: Grazie dei complimenti e benvenuta tra i lettori *_* Non preoccuparti, io la mia medicina non la prendo mai, per questo sproloquio spesso e volentieri XD.. Riguardo la sorte di Ellino, non posso dire nulla però sappi che semplicemente lo adoro e che dopo l’episodio 25 volevo quasi smettere di guardare Death Note..Ho continuato solo per assistere all’episodio 37, dove Light fa la fine che si merita *ghigno malvagio*  ops, spero che tu non sia una sua fan o perderò una lettrice ^^’’’’’

Liar: Mi dispiace tanto non aver aggiornato presto come speravi *invoco nuovamente perdono* avrei preferito di gran lunga aggiornare, anziché studiare per i maledetti esami >.< Grazie dei complimenti, ti assicuro che il prossimo capitolo arriverà molto più velocemente!!!

La gre: Grazie mille della bellissima recensione!!! Mi ha fatto tanto piacere, specie sapere che secondo te L continua a restare IC *__* grazie ancora!!! Non mi stancherò mai di dirlo, per me è importantissimo che  non vada OOC ^_^

Clod93: Ahahaha “Grazie a Audrey l’esistenza di Matsuda ha finalmente un senso” Mi ha fatta morire dal ridere con questa frase!!! Si in effetti ho optato per modificare qualcosina, sono contenta che la cosa ti faccia piacere ^_^

L chan: Meno male che non ti è dispiaciuto per l’equivoco delle cicatrici *sospiro di sollievo*  Comunque avrei dovuto controllare io, non scusarti! Grazie dei bellissimi complimenti, mi onora il fatto che questa storia sia diventata un appuntamento fisso per te!!! Grazie ancora davvero ^_^

Bilu_Emo: Non preoccuparti per la scorsa recensione, non c’è problema.. A me piace leggere i vostri pareri, ma davvero non dovete scusarvi se non riuscite a recensire ^_^.. La scena della poltrona sul letto mi è stata ispirata da L file No 15 come immaginavi! Ho pensato che se L metteva la poltrona in orizzontale per terra sarebbe stato divertente fargliela sistemare  anche sul letto XD Anche a me la scena delle campane fa venire il magone sai..ç_ç Infine, ti ringrazio moltissimo dei complimenti *arrossisce furiosamente*

Vampires Trenny: Sono contenta che tu abbia recensito! Mi dispiace per la tua caviglia, ti capisco, sono stata a casa un mese con il piede rotto a novembre ed è stata una vera noia.. Mi fa piacere che trovi i personaggi IC e a storia ironica, è proprio l’impronta che voglio darle, esclusi i momenti più seri.. Quanto alla vocina, lieta che tu gradisca anche lei, però hai ragione, a volte è davvero troppo invadente XD Purtroppo ho potuto aggiornare solo oggi causa esame ( a proposito, grazie per l’in bocca al lupo) spero mi perdonerai ^_^

Hoshimi: Tranquilla, anche io sono stata impegnatissima, quindi ti capisco!!! Grazie per aver trovato ugualmente il tempo di leggere e recensire ^_^

AngelVirtues: Grazie per aver recensito lo stesso anche se non eri ispirata!!! In tal proposito spero tanto che la crisi sia passata perché aspetto una tua nuova storia ;) sei stata la mia prima lettrice quindi per me è davvero un piacere leggere i tuoi commenti.. Grazie ancora (comunque vedi non è che io brilli di originalità nel rispondere XD)

Elluccia: Ai miei tempi..*voce tremula da nonnina* .. Aahahah la smetto subito, non scappare! Grazie mille della recensione, sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto e che mi trovi migliorata *_*  Quanto alla sorte di L se non riesci a resistere posso sempre spoilerare su msn, ma mi sa che ti rovinerei il gusto di leggere ^^ Ps: spero che ginocchio e polso vadano meglio!!!

Ary_tan: Emh..Direi che dopo il mio mega ritardo nell’aggiornare siamo pari.. Facciamo così, io non uccido te e tu non uccidi me, ok? XD Grazie della recensione, sono contenta che la storia continui a piacerti!!!Quanto a Kira eh si.. E’sempre più vicino!!!

Tifasissa: Wow tutta d’un fiato? E dire che ormai è lunghetta … Grazie mille della recensione, della pazienza e del tempo che hai dedicato a questa storia.. Mi spiace che l’aggiornamento che aspettavi sia arrivato così tardi ma ero sotto esame!!! Comunque ti assicuro che di solito sono più celere e aggiorno una volta a settimana ^_^

Ora che vi ho risposto e salutate a dovere corro ad aggiornare, così forse mi odierete un po’ meno.. Al solito spero che il capitolo vi piaccia e vi mando un grande bacione!!!

Alice

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Capitolo 15
*** Sospetti ***


15. Sospetti

 

Quando feci il mio ingresso in soggiorno, fui piuttosto sorpresa di trovare solo Ryuzaki e Soichiro Yagami intenti ad osservare nella penombra, gli schermi dei monitor che erano stati installati da Watari per sorvegliare le famiglie sospettate.

Il sovrintendente sembrava parecchio sulle spine e aveva un’aria preoccupata.

“Come ti sentiresti al suo posto volpe?” Mi fece notare la vocina.

Giusta osservazione.

Al posto dell’agente, con la mia famiglia tenuta sotto sorveglianza, sarei stata senz’altro meno padrona di me.

“Questo è poco ma sicuro.” Osservò ancora la mia coscienza, lusinghiera come di consueto.”

Mi avvicinai senza parlare ai due uomini, per non disturbarli.

La mia curiosità venne immediatamente catturata dalle immagini trasmesse dalle telecamere nascoste.

Seduto su un letto, un ragazzo che senz’altro aveva meno di vent’anni, era intento a leggere.

Doveva trattarsi del figlio di Soichiro Yagami.

Lo studiai, incuriosita. Non assomigliava per niente al padre.

I lineamenti regolari e raffinati lo rendevano attraente. Non potevo distinguere di che colore avesse occhi e capelli, poiché le riprese erano in bianco e nero, tuttavia ipotizzai non fossero né troppo chiari né scuri. Possedeva un fisico atletico e proporzionato. Anche gli abiti che indossava, lasciavano trasparire ordine e padronanza di sé. Per non parlare dell’espressione compita.

Mi ispirò un’antipatia istintiva.

Purtroppo mi accorsi troppo tardi che Yagami senior si era reso conto della mia presenza e mi fissava, stranamente imbarazzato.

Naturalmente avvampai. Mi aveva appena pizzicata a spiare, nemmeno troppo velatamente.

“ Emh.. E’ suo figlio signor Yagami?” Domandai in un tono gioviale estremamente fuori luogo dato il contesto.

“Si Akiko San.” Confermò l’uomo. Sembrava ancora più a disagio.

“Come si chiama?” Mi interessai.

“Light.” Replicò il sovrintendente, laconico.

Light. Un nome decisamente originale.

“ Ha un’aria molto seria.. Sta studiando?” Incalzai imperterrita, senza comprendere bene la ragione della mia insistenza.

Forse mi sentivo in colpa perché  trovavo il giovane antipatico a pelle.

Soichiro emise un suono strozzato e arrossì.

Io lo osservai perplessa.

“ Sta sfogliando una rivista per adulti.” Intervenne Ryuzaki senza distogliere gli occhi dal monitor, ponendo fine alla reticenza del poliziotto e al mio invadente interrogatorio.

“Ryuzaki!” Esclamò l’uomo scandalizzato e affatto lieto che il dettaglio mi fosse stato reso noto.

In quel momento, si sentì il ragazzo sospirare: “ Ah, mi sono fatto di nuovo ingannare dalla copertina.” Persino la sua voce era perfettamente modulata e gradevole.

 Io deglutii più volte, nella vana speranza di potermi teletrasportare lontano. Poi balbettai:

“ V-vado a bere una tazza di the, buon lavoro..”

Dopodiché mi defilai alla ricerca di Watari, rossa come un peperone.

Come potevo sospettare che quel damerino stesse guardando un giornaletto porno?

 Aveva un’ espressione talmente impassibile, che per quanto mi concerneva al massimo avrei pensato che stesse stilando mentalmente  la lista della spesa.

L’ostilità nei suoi confronti crebbe.

“ Non prendertela con i ragazzini solo perché sei una dannata impicciona.” Mi consigliò la vocina.

Borbottai qualcosa di incomprensibile, tanto ero fuori dalla portata di udito.

*

Nei quattro giorni che si susseguirono non vidi mai Ryuzaki abbandonare la sua postazione di fronte allo schermo. Quando mi alzavo la mattina, lo trovavo appollaiato sulla poltrona nella stessa posizione in cui lo avevo lasciato prima di andare a dormire. Gli occhi perennemente sgranati, l’indice appoggiato sulle labbra.

La sua mente stava lavorando a tutto vapore.

Nonostante, praticamente il giorno stesso in cui erano state installate le telecamere, la famiglia Yagami fosse stata scagionata, qualcosa in Light doveva aver destato il suo interesse.

Non potevo dargli torto. Light pareva fin troppo perfetto.

Con la scusa di servire il caffè, ne avevo approfittato per scambiare due parole con Matsuda, nell’intento di carpirgli qualche informazione sul giovane.

Quest’ultimo era stato felicissimo di accontentarmi.

Avevo scoperto che il figlio del sovrintendente era forse il migliore studente del Giappone, che in passato aveva collaborato con la polizia per risolvere alcuni casi, nonostante non fosse ancora maggiorenne e che presto avrebbe sostenuto gli esami d’ammissione alla prestigiosa università Todai.

Purtroppo Aizawa ci aveva sentiti e aveva provveduto a zittire il loquace collega bruscamente.

Tuttavia gli elementi che mi aveva fornito Matsuda erano più che sufficienti per confermare i miei dubbi su Light. Qualcosa di lui non mi convinceva.

“ Ma se nemmeno lo conosci..” Sottolineò la vocina.

Non aveva nessuna importanza e soprattutto, mio malgrado non avevo di meglio da fare. Se non guardare i raccapriccianti,mielosi e abominevoli film con protagonista l’idol Ryuga Hideki, il più amato dalle teenager.. Comprendete perché preferivo interessarmi al caso Kira?

*

“ La famiglia Yagami non è più indiziata?” Chiesi a Ryuzaki una sera, durante uno dei nostri rarissimi momenti di solitudine.

Avevo notato  che i monitor erano stati rimossi.

“Però, che spirito di osservazione!” Mi irrise la vocina.

Ryuzaki mi osservò qualche istante, mordicchiandosi il pollice.

“ Non esattamente. Semplicemente reputo inutile continuare a tenerla sotto sorveglianza.” Ribatté.

Illuminante come al solito.

“ Per quale ragione?” Insistetti.

“Perché non lo domandi a Matsuda?”

“Molto spiritoso..” Mugugnai.

La sua era una semplice presa in giro o una frecciatina velenosa?

Impossibile scoprirlo.

“ Anche se Kira fosse un membro della famiglia Yagami, se non si è tradito finora non si tradirà mai. Quindi ritengo sia inutile continuare a servirsi delle telecamere nascoste.” Mi illustrò.

“Certo.” Concordai.

“Certo cosa?” Commentò la mia voce interiore.

Era arduo cercare di darsi un contegno.

“ Ryuzaki, cosa ne pensi di Light?” Mi informai ancora.

Mi studiò per un attimo, poi mormorò:

“Penso che sia fin troppo perfetto.”

Sussultai.

“Ho avuto la tua stessa impressione.” Mi ritrovai a confessare.

Lui prese a fissarmi intensamente. Sembrava fosse sul punto di farmi una rivelazione cruciale, invece mi propose:

“ Gradisci un pasticcino?”

“Grazie.” Accettai imperturbabile.

Ormai mi ero abituata.

*

Qualche giorno dopo, dirigendomi nel soggiorno della suite con l’intento di fare colazione, appresi con sconcerto che Ryuzaki era assente.

C’era solo Watari ad attendermi, con un vassoio su cui troneggiavano, una tazza, una teiera, un bricco per il latte e diverse brioche fresche.

Normalmente quella visione mi avrebbe causato un piacevole languorino allo stomaco. Ma il fatto che Ryuzaki non fosse in albergo mi rendeva troppo angosciata per pensare ai manicaretti.

“ Buongiorno signorina Akiko.” Mi salutò cordialmente l’anziano signore.

“Dov’è Ryuzaki?” Esclamai senza preamboli, dimentica della buona educazione.

“Non si preoccupi, sta sostenendo un esame di ammissione all’università di Tokio.” Watari tentò di rassicurarmi.

Trasecolai.

Un esame di ammissione?

“Intende laurearsi?” Domandai sconcertata.

“ Ormai non riesco più a tenere il conto di tutte le lauree di Ryuzaki.” Replicò con un mezzo sorriso.

Considerate le sue facoltà intellettive la cosa non mi stupiva più di tanto. Ma allora perché si era iscritto a un test per entrare in una facoltà a numero chiuso?

Lentamente realizzai e ciò che arrivai a capire non mi piacque per niente.

Con ogni probabilità, il motivo era Light Yagami.

Ryuzaki voleva iscriversi nella sua stessa università per controllarlo più da vicino. Fino a che punto sospettava di lui? E se nel caso i suoi sospetti si fossero rivelati fondati la domanda era:

Fino a che punto era disposto ad avvicinarsi a Kira per incastrarlo?

Non ero certa di voler conoscere la risposta.

“Devo svolgere alcune commissioni e andare a prendere Ryuzaki, le ho lasciato la colazione.” Watari mi distolse dalle mie considerazioni.

Non avevo più alcun appetito e sicuramente non mi sarebbe tornato fino a quando non avrei avuto nuovamente Ryuzaki davanti agli occhi.

“La ringrazio Watari ma non ho molta fame.” Quasi sussurrai.

*

Vagai come un’anima in pena per circa tre ore.

Non riuscivo proprio a placarmi. Provai a sbocconcellare qualcosa ma immediatamente mi assalì uno sgradevole senso di nausea, così lasciai perdere.

“Datti una calmata.” Mi intimò la vocina.

Presi un grosso respiro e cercai di darle credito. Se mi riducevo in quello stato per una ragione tanto futile, sarei impazzita a breve nel caso si fossero presentate circostanze  più rischiose.

Finalmente sentii girare la chiave nella toppa della serratura.

Scattai in piedi e quasi corsi davanti all’ingresso.

Quando Ryuzaki entrò fui combattuta tra due istinti:

Quello di gettargli le braccia al collo e abbracciarlo e quello di ricoprirlo di insulti perché non mi aveva resa partecipe delle sue intenzioni.

Alla fine prevalse il primo. Gli volai addosso, infischiandomene di quella che poteva essere la sua reazione.

Watari si dileguò molto discretamente.

Ryuzaki non si divincolò. Attese che il mio exploit di espansività scemasse e infine mi concesse una delle sue carezze sulla guancia con il pollice.

“ Perché non mi hai detto niente?” Lo interrogai, seria.

“Perché c’era il 90% di probabilità che avresti insistito per accompagnarmi.” Mi rispose, scrutandomi con i suoi occhi nerissimi.

Ci aveva azzeccato per l’ennesima volta.

Sospirai.

“ Hai ragione, ma per me è difficile essere tagliata così fuori.” Replicai.

“ E’ già abbastanza rischioso che tu sia qui Akiko.”

“ Per favore, la prossima volta, avvisami..Così..” Ma mi interruppi. Non volevo proseguire la frase.

“Così ti prepareresti meglio nell’eventualità che Kira mi uccida?” La completò lui per me.

Non era esattamente quello che intendevo.

“ Non proprio.”

“Ma non vorrei che l’ultima cosa che ti dica sia “ Buonanotte, a domani.” Sapendo che ogni volta che esci rischi la vita.” Aggiunsi.

Ryuzaki mi osservò, portandosi l’indice alle labbra.

“ E cosa vorresti dirmi?” Mi domandò.

Lo faceva apposta o davvero non ci arrivava?

“N-non lo so.” Farfugliai, arrossendo furiosamente.

Ma era una bugia. Sapevo perfettamente quello che avrei voluto dirgli.

Restammo in silenzio.

“D’accordo Akiko. Se dovessi assentarmi di nuovo, ti avviserò.” Disse Ryuzaki piano.

“Grazie.” Mormorai.

*

Era il ventuno gennaio.

Ci eravamo appena spostati in un altro albergo e Ryuzaki, in attesa della squadra investigativa, raggomitolato sulla nuova poltrona (che non mancava mai in nessuna delle suite in cui traslocavamo), trafficava con l’inseparabile MAC .

Io avevo appena acceso il notiziario ma non lo stavo seguendo con attenzione, ero troppo intenta a gustare le fette di pane tostato con marmellata e la spremuta d’arancia  che mi aveva servito Watari.

Tuttavia la notizia che venne trasmessa richiamò l’attenzione di entrambi:

“ E’ morto questa mattina in carcere l’uomo soprannominato Beyond Birthday, il serial killer che due anni fa terrorizzò Los Angeles compiendo omicidi di natura efferata. Pare che il decesso sia stato causato da un attacco cardiaco, questo fa presupporre che Kira sia il responsabile della morte di B.B. Per maggiori approfondimenti..”

Ma non stavo più ascoltando la voce dell’annunciatrice.

Fissavo sconvolta la foto dell’uomo che era apparsa in quel momento in TV.

Assomigliava a Ryuzaki in maniera impressionante.

Non poteva essere una coincidenza.

“Ryu..Zaki..” Articolai malamente, sconvolta.

“ Era ossessionato da me.” Mi rese noto lui, tornando al suo monitor come se niente fosse.

Mi accorsi che però si stava stropicciando i jeans.

Avevo associato quel gesto a delle emozioni che voleva reprimere.

“Tu conoscevi Beyond Birthday?” Domandai allibita.

“Si. E’ cresciuto nel mio stesso istituto, era uno dei candidati a succedermi come Elle.”

“Candidati?” Ripetei come un’ idiota.

“ Si. Nell’eventualità che io muoia.”

Non mi piaceva quel discorso.

“Evidentemente con lui qualcosa è andato storto.” Constatai.

“Ma va?” Infierì la vocina.

“Si.” Confermò Ryuzaki.

Quel semplice “si” pareva intriso di diverse cose di cui non intendeva mettermi a parte.

“ Perché cercava di imitarti?” Volli sapere.

“Il suo obbiettivo era battermi.” Replicò.

Davvero inquietante.

“ Adorava la marmellata alla fragola.” Mi rese noto improvvisamente, osservando il contenuto del mio piatto.

“ Watari si offenderà se avanzo?” Chiesi con un sospiro.

“No, credo che capirà.”

Un vero peccato.  La marmellata alla fragola era la mia prediletta. Da quel momento in poi, mi avrebbe sempre dato i brividi.

*

 

 Trascorsero altre tre settimane.

La routine era sempre la medesima.

Ci trasferivamo molto di frequente, i membri della squadra investigativa erano onnipresenti, Matsuda faceva il cascamorto e veniva pesantemente redarguito da Aizawa e dal sovrintendente Yagami. Per non parlare delle caustiche uscite di Ryuzaki nei suoi confronti, quando diventava troppo fuori luogo.

Una volta vedendolo molto abbacchiato avevo cercato di consolarlo dicendogli:

“ Non si preoccupi signor Matsuda, capita sovente anche a me di parlare a sproposito.”

“Ma lei è così carina Akiko San che le si perdona tutto.” Aveva replicato, illuminandosi in volto.

Io ero inorridita e l’intera  squadra investigativa aveva tuonato:

“MATSUDA!”

La scena era stata sottolineata dal crollo della torre di zollette di zucchero che stava costruendo Ryuzaki.

Non ne ero del tutto certa, ma con la coda dell’occhio mi era parso di vederlo abbatterla apposta con un gesto stizzito.

*

Anche il giorno di S. Valentino non costituiva un’eccezione alla regola.

Il sovrintendente Yagami, Matsuda, Aizawa, Ukita e Mogi erano riuniti in soggiorno a fare rapporto a Ryuzaki sull’andamento delle indagini.

Da quanto avevo appreso queste ultime non avevano fatto passi da gigante.

Inoltre ero certa che Ryuzaki stesse ormai focalizzando i suoi sospetti su Light Yagami.

Cosa che probabilmente anche il padre di lui aveva intuito. Di giorno in giorno mi sembrava sempre più smunto, pallido e preoccupato.

Mi dispiaceva per lui. Era un uomo onesto, dotato di un fortissimo spirito di abnegazione. Non lo conoscevo da molto, ma lo ammiravo.

*

“ Buon S. Valentino Akiko San!” Mi accolse Matsuda felice quando entrai in soggiorno.

“ Grazie.” Risposi piatta.

La felicità del giovane si sciolse come neve al sole e, contrito, tornò a rivolgere le sue attenzioni all’indagine.

Ero di pessimo umore. Quale ragazza avrebbe desiderato festeggiare S. Valentino insieme a degli  agenti di polizia, confinata in una camera d’albergo mentre l’oggetto dei suoi desideri non aveva occhi che per il proprio PC, un assassino proseguiva a mietere vittime e per tele c’era solo lo stramaledetto Ryuga Hideki?

“Eppure Ryuzaki ti aveva avvisata..” Mi rammentò la vocina.

Sbuffai.

*

La mia occupazione basilare quel pomeriggio fu fissare il soffitto sdraiata sul letto, masticando veleno.

Avevo anche ricevuto una e-mail di Connor dove mi raccontava che aveva conosciuto una ragazza di nome Julia e che l’avrebbe portata a cena all’ Eleven Madison Park* che tra l’altro era anche il mio ristorante preferito.

Mi ero trattenuta a stento dall’inviargli una risposta acida, pensando che se avesse intrapreso una relazione, la possibilità di vederlo comparire in Giappone sarebbe diminuita drasticamente.

Ciò nonostante la notizia contribuì ad accentuare il mio umore nero.

Pensai di distrarmi accendendo la TV, sperando vivamente non apparisse il volto di Ryuga Hideki sullo schermo.

Purtroppo anche quella mia speranza venne disattesa.

“ Ed ecco a voi Ryuga Hideki ragazze, trascorreremo in sua compagnia questa giornata speciale, siete contente?” Cinguettò una presentatrice.

Dopodiché fece il suo ingresso trionfale il biondo Ryuga, acclamato e riverito da uno stuolo di ragazze urlanti che sbandieravano cartelli recanti proclamazioni di amore eterno all’idol.

Lanciai il telecomando lontano da me, in preda a una crisi isterica.

“ Non ti piace Ryuga Hideki?”

Ryuzaki era sulla soglia della porta di camera mia, vagamente perplesso. Ovviamente aveva assistito a tutta la scena.

Il mio colorito  si fece purpureo.

“Oh..emh..Beh..” Bofonchiai.

“Più chiaro di così..” Ghignò la vocina.

“ Volevi dirmi qualcosa?” Cambiai palesemente argomento, sorridendo nervosa.

“Si. Ho preso un’ora di pausa per andare a cena con te..Se ti va.” Annunciò mordicchiandosi il pollice.

“ Di-dici davvero?” Balbettai incredula.

“Si.”

“Certo che mi va!” Affermai entusiasta.

“ A dopo allora.” Si congedò Ryuzaki laconico.

Io annuii.

Mi resi conto di quello che stava facendo per me e lo amai ancora di più.

 

*

Durante il tragitto fino al ristorante tenni il viso praticamente spiaccicato contro il finestrino tanto ero avida, di immagini, suoni, luci.

Ero a Tokio da un mese e mezzo ma ancora non avevo visto niente della città se non si consideravano gli hotel. E non mi ero accorta fino a che punto avessi bisogno di evadere.

“ Ci vediamo tra un’ora Watari.” Si congedò Ryuzaki, quando arrivammo a destinazione.

*

Il locale era molto elegante, essenziale e luminoso.

Mi piacque.

Mi piacque vedere le persone intorno a noi.

Constatare che il mondo era sempre lo stesso dopotutto, nonostante Kira.

Ci accomodammo al tavolo, Ryuzaki al solito scalzo e con le ginocchia raccolte contro il petto e io seduta compostamente.

Tornai a guardarmi intorno, deliziata, imprimendo nella memoria ogni dettaglio.

Ryuzaki mi stava osservando con attenzione.

“Grazie.” Gli dissi semplicemente.

Lui sorrise.

In quel momento arrivò il cameriere a prendere le ordinazioni.

Mi avvidi  della sua espressione basita nel notare la posizione del mio compagno.

Sorrisi sotto i baffi.

“ Prendo la torta panna e fragole con crema chantilly.” Dichiarò Ryuzaki.

Il cameriere era sempre più stranito.

Di certo non era avvezzo a vedere incominciare una cena con un dessert.

“Anche per me, grazie.” Mi aggregai.

L’espressione dell’uomo fu impagabile.

“ Dopo potremmo assaggiare la sacher torte.” Propose Ryuzaki.

“Ci sto!” Accettai ridacchiando.

Fu un’ora assolutamente meravigliosa, perfetta di cui mi gustai ogni minuto. Mi ricordò i mesi spensierati a New York. Si trattava del regalo più bello che Ryuzaki potesse farmi.

*Eleven Madison Park: Ristorante newyorkese.

Ringraziamenti e sproloqui dell’autrice:

Mi ritrovo di nuovo a cospargermi il capo di cenere a causa del ritardo, seppur più lieve della volta scorsa -.-‘’’ Perdonatemi! Ho avuto ospiti e impegni e il tempo per scrivere è stato ridotto drasticamente.. Sob.. Purtroppo anche il tempo per rispondervi in modo adeguato è limitato perché dovrò fuggire a fare la doccia e uscire *invoca pietà* vi prometto che nel prossimo chappy vi dedicherò tutta l’attenzione che meritate e mi ri-scuso!!!  Quindi grazie a Bilu_Emo, Briganzia, _Giugi_,Himeno chan, La gre, ary_tan, Umpa_Lumpa, Hachi, Hope87, _Elluccia_, Vampires Tranny, Koharuchan e Liar per aver recensito, come sempre quello che mi scrivete mi rende davvero felice e mi invoglia a proseguire questa storia!!! Per cui grazie di cuore e davvero, scusatemi se non rispondo per bene ai vostri commenti, rimedierò!!! (la vocina interiore di Audrey mi fa notare che a voi interessa la storia e non i miei deliri postumi *coff coff coff*)..Spero vi sia piaciuto il nuovo capitolo, per il prossimo vi anticipo novità in arrivo ;) Un bacio grossissimo

Alice   

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Capitolo 16
*** Fuga ***


16. Fuga

Una brezza tiepida mi accarezzava il viso in quella profumata mattina di primavera. I petali dei fiori di ciliegio volteggiavano pigramente nell’aria, per poi depositarsi a terra con delicatezza.

Lo spettacolo sarebbe stato senza ombra di dubbio più godibile senza le persistenti occhiate degli studenti che affollavano l’area esterna della Todai.

Io e Ryuzaki davamo decisamente nell’occhio.

In mezzo alla moltitudine di persone che indossavano completi eleganti, lui spiccava in maniera eclatante con i suoi jeans, la t-shirt bianca e le scarpe malandate.

Dal canto mio, i miei centosettanta centimetri d’altezza, mi facevano superare in statura tutte le ragazze presenti. Era palese che fossi straniera.

“ Ora dobbiamo separarci.” Mi ricordò Ryuzaki.

Quella era una delle condizioni per la mia presenza. All’interno dell’aula magna dell’ateneo non dovevamo rimanere vicini. La seconda condizione consisteva nel mescolarmi in mezzo alle matricole e una volta terminato il discorso d’apertura, raggiungere Watari all’esterno dell’edificio, senza badare a dove fosse Ryuzaki.

Se fossi contravvenuta a tali istruzioni, mi sarei ritrovata sul primo volo diretto a New York con un biglietto di sola andata.

A malincuore avevo acconsentito.

Ci erano volute settimane per convincere Ryuzaki e sapevo che non avrei potuto ottenere di più.

“ In bocca al lupo.” Gli dissi scaramantica.

Non mi riferivo solo al discorso.

“Crepi.” Rispose lui.

E ci dirigemmo in due direzioni opposte.

Una volta sola, destai molte meno occhiate incuriosite.

Avevo fatto bene ad indossare un sobrio tailleur grigio chiaro (l’unico in mio possesso siccome prediligevo gli abiti casual).

Trovai posto a fianco di una ragazza robusta, con i capelli neri tagliati corti e occhiali dalla montatura ovale.

La sala era completamente gremita.

Cercai di non guardarmi troppo intorno alla ricerca di Ryuzaki, mentre il rettore parlava. Infine arrivò il momento che attendevo:

“E ora, un breve discorso dal rappresentante delle matricole Yagami Light, insieme all’altro rappresentante Ryuga Hideki.” Annunciò l’uomo.

Si levarono velate esclamazioni di stupore a quel nome.

Io invece, nel sentire “Ryuga Hideki” venni quasi travolta da una delle mie famose crisi di ilarità, che mascherai con un attacco di tosse.

La ragazza a mio fianco si voltò a guadarmi e io assunsi un’espressione di circostanza, seria e mortificata. Ovviamente per trattenere una ridarella poco dignitosa e assolutamente inadatta a una matricola della Todai.

Ripensai con nostalgia alla cerimonia di apertura dell’anno scolastico della Columbia. Connor continuava a farmi ridere dilettandosi in pittoresche imitazioni del panciuto rettore e io mi morsicavo a sangue l’interno delle guance nel vano tentativo di trattenermi.

“Ti abbandonerai più tardi al dolce viale dei ricordi. Torna su pianeta Terra.” Mi richiamò la vocina.

Ritenni saggio darle retta. Durante la mia distrazione, Ryuzaki era già salito sul palco. A fianco di Light Yagami.

Quest’ultimo, era come immaginavo, impeccabile. Vestito con gusto e classe, composto nei movimenti e nei gesti. Calmo, posato, sicuro di sé. Assolutamente irritante.

“Piantala..” Brontolò la vocina.

Non potevo farci niente. Tutto mi irritava di Light Yagami, dai lisci capelli castano chiaro perfettamente curati, alla voce suadente, fino agli abiti che sembravano essergli stati cuciti addosso, tanto cadevano senza pieghe.

Mi pareva più fasullo della frutta di cera.

Messi a confronto lui e Ryuzaki sembravano provenire da due diversi pianeti e non ero certo l’unica a rendersene conto.

“ Quello a destra è il mio tipo.” Bisbigliò la ragazza con gli occhiali, riferendosi a Ryuzaki, all’indirizzo dell’amica che le sedeva accanto.

Io le scoccai un’occhiata di fuoco di cui lei non si accorse.

“Qualcuno qui è di nuovo geloso..” Pigolò la vocina in un odioso falsetto.

“Che?! Kyoko, tu sei proprio strana! E’ molto meglio l’altro!” Le sibilò la compagna in risposta.

Non fosse  per l’insignificante dettaglio che si tratta  dell’unico indiziato del caso Kira. Avrei voluto renderle partecipi.

Stavo iniziando a vedere rosso. Come si permetteva di esprimere un simile parere su Ryuzaki?

“Insomma, non vuoi che venga espresso apprezzamento, ma nemmeno il contrario.. Un po’ incoerente non credi?” Mi fece notare la vocina.

Mi dimenai sulla sedia in preda alla stizza, non sopportavo di non poter rispondere a tono. Poi ebbi un’illuminazione:

Mi schiarii rumorosamente la gola e assunsi un’espressione disapprovante e infastidita.

Funzionò. Le due ragazze arrossirono e io gongolai.

“Perché perdo ancora tempo con te?” Sospirò la mia coscienza.

Sogghignai. Poi tornai a concentrarmi su Ryuzaki.

Era intento a leggere il discorso, reggendo il foglio con il suo contenuto, alle estremità.

Quando terminò, Light fece un breve inchino, mentre lui si grattò con noncuranza la testa.

Un sorriso inconsapevole mi si dipinse sul viso.

Ci fu uno scroscio di applausi e realizzai che era ora per me di levare le tende.

Prima di alzarmi, lanciai un ultimo sguardo a Ryuzaki.

Seguiva Light a distanza ravvicinata mentre questi scendeva dal palco. Sembrava gli stesse dicendo qualcosa.

Fui attanagliata dalla ormai famigliare sensazione di angoscia che mi chiudeva la bocca dello stomaco.

“ Non è certo che sia davvero Kira, inoltre anche se fosse, non ha idea dell’identità di Ryuzaki, ne tantomeno di come si chiami. Non può fargli del male..” Mi rassicurò la vocina.

Sentendo le gambe pesare come macigni mi alzai.

Nessuno badò a me, erano tutti troppo presi a osservare i due primi classificati nella graduatoria  prendere posto sulle sedie.

*

Watari era già ad attendermi fuori dall’edificio.

“Grazie.” Mormorai quando come di consueto, l’anziano signore aprì la portiera del sedile posteriore per farmi salire a bordo della vettura.

Mi accomodai sui morbidi sedili di pelle, ma per come mi sentivo in quel momento, non mi sarei accorta della differenza tra loro e un letto da fachiro.

Dopo qualche minuto iniziai a tamburellare nervosamente le dita sulle ginocchia, occhieggiando l’ingresso della Todai, inquieta.

“ Non si preoccupi Akiko, sa quel che fa.” Tentò di rincuorarmi Watari, guardandomi dallo specchietto retrovisore.

Io annuii e cercai di sorridergli.

Poi tornai imperterrita a controllare la situazione, mordicchiandomi il labbro inferiore.

Trascorse una mezzora abbondante, nella quale non feci altro che agitarmi sul sedile.

Watari era davvero un santo a sopportarmi.

“ Il termine è riduttivo dato che è di te che si sta parlando.” Inveì la vocina, decisamente inopportuna.

All’improvviso in lontananza scorsi Light Yagami. Il giovane si arrestò di colpo e dopo un istante, finalmente, venne raggiunto da Ryuzaki.

Tirai un sospiro di sollievo.

Mi spiaceva essere così lontana e non poter udire quello che si stavano dicendo. Tuttavia, sarei stata accontentata a breve, visto che si stavano dirigendo verso il veicolo.

Watari scese dall’abitacolo per far entrare Ryuzaki e si posizionò esattamente davanti al mio campo visivo.

Sentii Ryuzaki accomiatarsi da Light dicendogli:

“Ci vediamo al campus.”

E il ragazzo rispondere affermativamente.

Dopodiché Ryuzaki entrò in macchina, posizionandosi a mio fianco.

Ebbi appena il tempo di scorgere Light e viceversa, che Watari avviò il motore e partimmo, circondati dagli sguardi invidiosi che alcuni studenti rivolsero alla lussuosa automobile.

“ Bentornato, Ryuga Hideki..Potrei avere un autografo?” Apostrofai ironicamente Ryuzaki.

Lui sorrise brevemente.

Sembrava perso nelle sue elucubrazioni.

Né ebbi la conferma non appena prese a mordersi il pollice.

Avrei tanto desiderato saper leggere nel pensiero, per capire cosa gli frullava in testa.

“ Allora, cosa pensi riguardo al figlio del sovrintendente Yagami?” Provai ad inquisirlo.

“ Non ti piace molto.” Affermò lui per tutta risposta.

Mi chiesi come diavolo avesse fatto ad intuirlo.

Tanto valeva scoprire le carte in tavola.

“Proprio così.” Confermai.

“Per quale motivo?”

“ Sembra uscito da una di quelle pubblicità dei biscotti per la prima colazione dove tutti sono perfetti. Le persone così mi danno sui nervi.” Spiegai.

Ma non era tutto, c’era qualcosa di intangibile che alimentava la mia antipatia per Light Yagami, ma non riuscivo ad afferrare che cosa.

“ Comunque mi sono accorta che stai cercando di deviare il discorso per non rispondermi.” Aggiunsi risentita.

Inaspettatamente Ryuzaki si mise a ridacchiare.

Era la seconda volta che lo sentivo ridere dacché lo conoscevo.

“ Ritengo che sarebbe un ottimo elemento da inserire nella squadra investigativa.” Mi annunciò con assoluta noncuranza.

“Cosa?!” Trasecolai.

“Quindi non sospetti più di lui.” Dichiarai quando mi riebbi dalla sorpresa.

“ Non ho detto questo.” Replicò, fissandomi con gli occhi scurissimi.

Restai a guardarlo basita.

“ Se entrasse nella squadra  potrei al contempo tenerlo d’occhio e avvalermi delle sue capacità deduttive.” Mi illustrò.

“Ma è pericoloso!” Non potei esimermi dall’esclamare.

“ Ma inevitabile.” Obiettò lui.

“ Come pensi di proporglielo?” Domandai mesta.

“ Lo rivedrò alla Todai, ho già in mente cosa fare.”

Aprii la bocca per parlare, ma lui mi precedette:

“ No. Tu non verrai.”

E con questo fu chiuso l’argomento.

*

Il primo giorno con Ryuzaki al campus trascorse senza intoppi.

Aveva provveduto a  dare disposizioni, affinché gli agenti si riunissero ugualmente nella suite dove alloggiavamo, per informare Watari di eventuali novità e per attendere il suo rientro dalla Todai nel tardo pomeriggio, con lo scopo di aggiornarsi a vicenda sulle reciproche indagini.

La loro presenza si rivelò utile per salvaguardarmi da eventuali crisi di panico, dato che il pensiero di Ryuzaki a stretto contatto con Light, non mi faceva sentire esattamente tranquilla.

“ Rasenti l’isteria ogni cinque minuti.” Commentò la vocina.

Come al solito esagerava.

*

Il secondo giorno al contrario, non andò liscio per niente.

Stavo tentando di aiutare Watari a servire il caffè (si opponeva con strenuo vigore ogni volta che ci provavo), quando il sovrintendente Yagami, all’improvviso si accasciò a terra portandosi le mani al petto.

Immediatamente mi tornò alla memoria Lind L. Tailor  poco prima che morisse.

Per un istante rimanemmo tutti pietrificati, come incapaci di muovere un muscolo.

Pensavamo la stessa cosa:

Kira.

“Yagami San!!!” Gridarono Matsuda, Aizawa e Ukita all’unisono. Mogi era di turno al comando di polizia.

Dopo quel breve attimo di intorpidimento dovuto al panico, mi riscossi e in un attimo fui china sul corpo esanime dell’uomo.

“ Chiamate un’ambulanza!” Gridai prima di praticargli il massaggio cardiaco.

Negli U.S.A. lo insegnano sin dalle scuole elementari.

Non avrei mai immaginato che mi sarebbe tornato utile.

Quando sentii il cuore di Soichiro riprendere a battere, seppur debolmente, tirai un momentaneo sospiro di sollievo.

“Non si tratta di Kira.” Dissi con voce rotta.

Watari, Matsuda, Aizawa e Ukita, sospirarono di sollievo a loro volta.

*

In breve arrivò un’ambulanza a soccorrere il sovrintendente e, senza quasi rendermene conto, mi ritrovai sopra di essa insieme a Matsuda.

Watari rimase in albergo per avvertire Ryuzaki, mentre Aizawa e Ukita si recarono al comando di polizia ad informare Mogi.

In ospedale, mentre Matsuda contattava la moglie di Yagami, un medico mi comunicò che fortunatamente, l’uomo era fuori pericolo e si complimentò per la mia prontezza nel fargli il massaggio cardiaco.

“Per una volta ti sei resa utile.” Osservò la vocina.

Possibile che non tacesse proprio mai?

*

Sachiko Yagami, a differenza del figlio e come il marito, mi piacque subito.

Era una donna di mezza età, con i capelli castano scuro portati in un morbido caschetto, dai lineamenti e dagli occhi gentili. In gioventù doveva essere stata molto bella. Probabilmente Light aveva preso da lei.

“ La ringrazio moltissimo Akiko San.” Mi ripeté per l’ennesima volta, da quando le era stato detto che il mio intervento si era rivelato fondamentale per la salvezza del marito.

“ Oh.. Si figuri..” Balbettai io imbarazzata.

Non sapevo più come schermirmi.

“Mi tolga una curiosità, fa parte della polizia? Mi sembra così giovane..” Mi domandò.

Sussultai.

Non mi ero preparata a quell’evenienza.

“Si.” Risposi troppo in fretta.

“No.” Mi contraddisse Matsuda.

Sachiko ci osservò sconcertata.

Il giovane agente si mise a ridacchiare e prima che potessi fare alcunché, mi cinse le spalle con un braccio ed esclamò:

“ In realtà Akiko è la mia fidanzata. Non volevamo ancora spargere la voce.”

Dannato Matsuda.

Proruppi anch’io in una risatina stridula e cinguettai:

“ Eh eh eh ci ha scoperti!”

“ Che coppia..” Sbuffò la vocina.

“ Ma è meraviglioso ragazzi.” Sorrise la signora Yagami.

“Se la tenga stretta Matsuda San.” Aggiunse strizzando l’occhio al ragazzo.

“Certo!” Replicò lui, accentuando la stretta sulle mie spalle.

L’avrei strozzato.

*

Poco più tardi Matsuda si congedò adducendo di dover fare ritorno in centrale, ma non prima di avermi stampato un bacio sulla guancia.

Maledetto approfittatore.

Lasciai Sachiko in compagnia del marito e restai in attesa nel corridoio, ma qualche minuto dopo, la donna mi chiese di entrare.

“Soichiro vuole ringraziarla di persona.” Affermò.

Leggermente esitante, feci il mio ingresso nella stanza.

Mi fece impressione vedere un uomo energico e robusto come Soichiro Yagami, steso in un letto d’ospedale, attaccato al tubo per la flebo. Tuttavia, eccetto il volto pallido e patito,sembrava che il peggio fosse passato.

“Mi ha salvato la vita Akiko San. Grazie.” Mi accolse l’uomo, parlando con voce flebile.

“ Oh io.. Emh.. Non c’è di che..” Farfugliai.

“ Che abile conversatrice.” Intervenne la detestabile vocina.

Prima che potessi aggiungere altro, la porta si spalancò e, scortati da un’infermiera, apparvero Light e Ryuzaki.

Quest’ultimo non sarebbe stato affatto felice di trovarmi lì.

Presi a fissarmi con insistenza la punta delle scarpe.

Dopo che Sachiko ebbe esposto la situazione a Light e dopo che questi apprese dal padre, che le sue condizioni erano stabili, la signora Yagami pensò bene di presentarmi.

Ovviamente nelle vesti di eroina della giornata.

“ Light questa è Akiko, la fidanzata di Matsuda. E’ stata lei a prestare il primo soccorso a tuo padre.” Lo rese partecipe.

Ryuzaki rimase impossibile, Soichiro fu scosso da un piccolo tremito.

Light mi studiò qualche istante.

Che si fosse accorto che ero la stessa persona che aveva intravisto in macchina il giorno della cerimonia alla Todai?

In ogni caso non lo diede a vedere.

Mi venne incontro sorridendomi ed esordì con la sua voce ben modulata:

“ E’ un vero piacere conoscerla Akiko San. La ringrazio davvero moltissimo per quello che ha fatto per mio padre.”

Persino la sua stretta di mano era impeccabile. Né troppo salda né troppo debole.

Stavo forse diventando paranoica?

Eppure mi parve che il suo caldo sorriso non si estendesse agli occhi.

“ Non dovete ringraziarmi.” Replicai, cercando di sorridere a mia volta.

Ma produssi solo una strana smorfia.

*

“ Bene, a domani . Ti porterò qualcosa.” Si accomiatò la signora Yagami.

“Light, al resto pensaci tu.” Aggiunse prima di uscire.

“ Certo.” Ribatté il ragazzo.

Appena Sachiko richiuse la porta alle sue spalle, calò il silenzio.

“Vi lascio soli..” Dissi accennando ad alzarmi dalla sedia sulla quale mi ero accomodata.

“ Ormai non è più necessario.” Stabilì Ryuzaki facendomi cenno di restare seduta.

Obbedii.

“ Lei non è la fidanzata di Matsuda vero?” Constatò Light al mio indirizzo.

“No.” Rispondemmo in coro io, Soichiro e Ryuzaki.

Il giovane non pose eventuali quesiti. Probabilmente aveva già capito tutto.

Li lasciai discutere standomene in disparte.

Light sembrava sinceramente preoccupato per il padre e si era indignato nell’apprendere che Ryuzaki lo aveva messo a parte dei sospetti sul suo conto, alimentando lo stress dell’uomo.

Infine si era impuntato per diventare membro della squadra che indagava sul caso Kira, nonostante l’opposizione del padre.

La conversazione venne interrotta dall’arrivo di un’infermiera ad annunciare che l’orario delle visite era terminato.

In silenzio io e i due giovani uomini, ci avviamo verso l’esterno dell’ospedale, dove c’era già Watari ad attenderci in auto.

Prima che io e Ryuzaki prendessimo posto nel veicolo, Light esclamò:

“Ryuga, cosa posso fare per convincerti che non sono Kira?” La sua era una richiesta molto accorata.

“ Yagami Kun, se tu non sei Kira non devi fare niente.” Replicò Ryuzaki calmo.

“Falla finita! Tu come ti sentiresti se qualcuno ti accusasse di essere Kira?” Si accalorò il suo interlocutore.

Ryuzaki per un attimo non disse nulla.

“Mi sentirei malissimo.” Mormorò dopo quella che in apparenza sembrava una breve riflessione.

“Allora che ne dici di rinchiudermi da qualche parte, senza tv né altro e di tenermi d’occhio per un mese intero?” Propose Light d’impeto.

“ Sarebbe una violazione di tutti i tuoi diritti umani. E poi, sarebbe ridicolo fare una cosa simile a una persona solo sulla base di un sospetto.” Obiettò Ryuzaki.

“ Capisco.” Assentì l’altro smorzando il tono di voce.

Io salii in macchina e Ryuzaki mi seguì.

“ Non ti preoccupare. Se tu non sei Kira, prima o poi lo dimostrerai. Tra l’altro dopo averti sentito parlare con tuo padre, sto cominciando a cambiare idea” Dichiarò.

“Beh abbi cura di lui.” Si congedò subito dopo.

“Ah un’altra cosa. Ho detto che ti avrei aiutato con le indagini..Ma finché mio padre non si sarà ripreso non credo che ne avrò il tempo.” Fece presente ancora Light.

“Capisco.. A presto.” Ryuzaki concluse il discorso e finalmente, partimmo.

Nonostante Light avesse dimostrato di essere un figlio premuroso, non riuscivo proprio a scacciare quella sensazione di inquietudine che mi assaliva ogni volta che mi capitava sotto gli occhi. A distanza ravvicinata inoltre si intensificava.

Notai che Ryuzaki non aveva aperto bocca. Senz’altro stava riflettendo, ma trovai opportuno spiegarmi:

“Mi dispiace Ryuzaki, ma il sovrintendente stava male e non ho pensato..”

“Alle conseguenze.” Terminò lui per me, fissandomi.

“Già. Sussurrai.”

“ Non importa, ormai è andata così. Inoltre se ti capitasse qualcosa, Light sarebbe senz’altro Kira. Certo è, che il fatto che abbia scoperto la tua presenza, nell’eventualità che sia colpevole, mi rende più vulnerabile.” Osservò.

“Mi dispiace.” Sospirai mogia.

Era l’ultima cosa che desideravo.

“ In futuro cerca di esporti meno.” Mi consigliò.

“D’accordo.” Acconsentii.

Non potevo sapere  che poco più di una settimana dopo, avrei fatto esattamente l’opposto.

*

Era quasi sera e mentre Matsuda, Aizawa e Ukita si trovavano in soggiorno in compagnia di Ryuzaki e Watari, io stavo seguendo un programma su Sakura TV. Ero piuttosto di buon umore, poiché le condizioni del sovrintendente stavano migliorando.

Come un fulmine a ciel sereno, improvvisamente il programma venne interrotto dall’annuncio da parte dei presentatori, che Kira li aveva presi in ostaggio e che erano stati costretti a trasmettere un video con un suo messaggio.

Sudai freddo.

Sentii provenire dall’altra stanza, movimenti e toni di voce concitati.

Sullo schermo del televisore apparve la parola “Kira” in carattere Old London.

Rifaceva il verso a Ryuzaki? Piuttosto infantile.

Il messaggio, con voce contraffatta, invitava a sintonizzarsi su un altro canale, per assistere in diretta alla morte di un giornalista reo di aver giudicato Kira malvagio.

Questa puntualmente si verificò.

Mi girava la testa.

Non volevo vedere altro, ma rimasi incollata al programma.

Kira uccise un altro giornalista per la medesima ragione.

Mi resi conto che stavo tremando in maniera incontrollabile.

Udii Ukita gridare che sarebbe andato direttamente sul posto a interrompere il programma.

Quell’abominio doveva aver fine.

Continuai a seguire il video.

Kira chiedeva la collaborazione della polizia.

Con mio sommo orrore, pochi minuti dopo, mostrarono il corpo esanime di Ukita davanti all’ingresso di Sakura TV.

Urlai ma nessuno se ne accorse.

Aizawa stava gridando qualcosa contro Ryuzaki.

Fu in quel momento che mi accorsi di un dettaglio agghiacciante.

Quando si conosce una persona da tanto tempo, basta un particolare per riconoscerla, seppur minuscolo, insignificante.

E io avrei riconosciuto Connor a occhi chiusi.

Lui in quell’istante era chino sul corpo di Ukita, probabilmente nel vano tentativo di aiutarlo. In pasto alle telecamere. In pasto a Kira.

Nonostante fosse girato di spalle, ero certa che si trattasse di lui. Gli avevo regalato io la polo blu che indossava in quel momento.

Per non parlare dei capelli, della conformazione fisica.

Non potevo sbagliarmi.

Senza perdere tempo a chiedermi cosa ci facesse lì e perché non mi avesse avvisata, mi infilai il portafoglio nella tasca dei jeans e di soppiatto, uscii dalla mia camera.

Nessuno guardava nella mia direzione, erano tutti con gli occhi fissi sui monitor dei televisori.

Ero quasi arrivata alla porta quando Ryuzaki gridò:

“La fermi Matsuda!”

Lui era quello che si trovava più vicino a me.

Ma non fece in tempo a raccapezzarsi che io stavo già correndo nel corridoio e sapevo bene che non poteva mettersi ad inseguirmi davanti ai clienti dell’albergo.

Avrebbe dato troppo nell’occhio.

“ Non farti vedere in viso!” Feci in tempo a sentire Ryuzaki mettermi in guardia, prima di precipitarmi giù per le scale.

 

Ringraziamenti e sproloqui dell’autrice:

Eccoci alla fine di un altro capitolo, spero che vi sia piaciuto perché è uno dei miei preferiti fra quelli che ho scritto ^.^

Come sempre ringrazio tutti i lettori per l’attenzione che dedicano a questa storia!!!

Hope87: Sono contenta ti sia piaciuto il finale ( e di essere riuscita a riscattarmi per le mie malefatte XD) Vedo che ci troviamo d’accordo su moltissime cose!

AngelVirtues: Capisco perfettamente la tua scelta e che questa non sia dovuta a un calo d’interesse mi rassicura.. Del resto mi avevi avvisata sin dall’inizio! Mi mancheranno le tue recensioni ma vorrà dire che a fine storia me ne farai una con i fiocchi XD Ormai non manca più moltissimo ^_^ Comunque grazie mille per aver seguito e recensito finora!

Himeno chan: Ahahaha visto? Matsuda stavolta l’ha fatta grossa XD Grazie mille dei bellissimi complimenti e non preoccuparti per la fine della FF perché è ancora tutto da vedersi ;)

Bilu_Emo: Ti ringrazio tantissimo! Sono contenta che ti siano piaciute la scena di B.B. e quella della torre di zucchero, mi sono divertita a scrivere entrambe!

L chan: Felice di essere riuscita a farti apprezzare la scena di B.B.! Sapevo che la aspettavi da un po’ e non volevo deluderti!!! E non preoccuparti se non riesci a recensire sempre ^__^

Vampires Trenny: Eh eh eh confermo che quando arriverà Misa ne vedremo delle belle XD Chissà, forse la vocina lascerà Audrey in pace!!! Grazie mille della recensione ^^

La gre: Grazie mille cara!!! I tuoi complimenti sono dolcissimi, mi fai sempre arrossire ^//^

Umpa_Lumpa: Divertiti al campo scuola (aimè quanto vorrei tornare in gita ç_ç) in effetti mi manca il tuo poema, ma pazienterò speranzosa XD Spero che questo capitolo abbia stuzzicato al tua curiosità ehe eh eh Ti ringrazio molto per la recensione e l’apprezzamento  per le tue scene preferite ^__^

Ary Tan: Mille grazie per i complimenti!!! Non sai quanto mi renda contenta che la storia ti appassioni sempre di più.. So che sono ripetitiva con questi ringraziamenti, ma davvero mi lasciate senza parole *__*

Direi che ho detto tutto ^__^ Perdonatemi se c’è qualche errore ma ho riletto in frettissima che devo di nuovo scappare! Buon week end e soprattutto buona festa della donna!!! Bacioni

Alice

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Capitolo 17
*** Paura ***


17. Paura

Non riuscivo a pensare a nulla di coerente mentre correvo a perdifiato lungo i dieci piani dell’albergo.

“Usare l’ascensore no vero?” Mi fece notare la vocina, affannata.

Mi imposi di calmarmi, dovevo cercare di mantenermi il più lucida possibile, se volevo aiutare Connor.

Era un’ impresa disperata.

Appena cercavo di riflettere in maniera razionale, lo vedevo accasciato davanti all’ingresso dello studio televisivo come Ukita. Lo vedevo contrarsi in spasmi di sofferenza come Lind L. Tailor.

Ripresi a correre, senza pensare più a niente.

Una volta raggiunta la hall, fui costretta a fermarmi per riprendere fiato. Provavo un forte dolore alla milza.

Mentre attendevo impazientemente che la fitta si placasse quel tanto da permettermi di proseguire, la mia attenzione fu attirata da un uomo che procedeva nella mia direzione. Era alto e biondo, reggeva un casco da motociclista con una mano.

Sentii risuonare nella mia testa le parole di Ryuzaki:

“Non farti vedere in viso.”

C’era senz’altro una ragione più che valida, perché mi avesse gridato quell’avvertimento.

Sapevo che Kira era in grado di uccidere con un nome e un volto. Teoricamente non avrebbe potuto nuocermi.

Ma Ukita era morto nonostante utilizzasse un distintivo con scritto un nome falso.

Questo portava inevitabilmente a pensare che Kira potesse non aver più bisogno di alcun nome per compiere gli omicidi.

Se non fosse stato per Ryuzaki, non mi ci sarei soffermata. Fui travolta da un violento senso di colpa nei suoi confronti, che repressi a viva forza. Avrei avuto tutto il tempo per chiedergli scusa una volta messo in salvo Connor. Almeno così speravo.

“ Mi scusi!” Quasi gridai verso lo sconosciuto per bloccarlo.

Questi si fermò a osservarmi perplesso.

“Quanto vuole per quel casco?” Domandai concitata.

“ Cosa?” Chiese il mio interlocutore basito.

Io estrassi il portafoglio dalla tasca dei jeans, riuscendoci al secondo tentativo perché le mani mi tremavano troppo. Lo aprii e tirai fuori metà delle banconote al suo interno, sventolandogliele sotto il naso.

Lui arretrò leggermente, sembrava spaventato.

“ Bastano?” Domandai ancora, con voce rotta dal panico, indicando l’oggetto.

“S-si.” Balbettò l’individuo, afferrandole esitante.

Gli tolsi il casco di mano e senza aggiungere una parola ricominciai a correre verso l’esterno.

Per mia immensa fortuna, la regola che le immediate vicinanze degli alberghi, pullulassero di taxi, vigeva anche a Tokio. Altrimenti mi sarei ritrovata completamente spiazzata e inerme.

Raggiunsi quello più vicino, sottraendolo palesemente a una coppia che mi borbottò contro qualcosa che non fui in grado di intendere.

L’autista mi accolse con una muta occhiata di rimprovero per il mio comportamento villano. A New York se ne sarebbe allegramente infischiato nella stragrande maggioranza dei casi.

“ Mi porti allo studio di Sakura TV per favore.” Dissi cercando di non lasciare trapelare la mia crescente agitazione.

L’uomo sussultò lievemente ma non replicò e mise in moto.

Mi accorsi che per radio stavano trasmettendo le ultime notizie. Ecco spiegata l’inquietudine del tassista. Era conscio di quello che stava succedendo nel luogo in cui mi stava accompagnando.

Non potevo proprio biasimarlo per la sua reazione.

“ Il tuo istinto di autoconservazione ha raggiunto minimi storici.” Mi informò la mia coscienza, piatta.

Per l’intero tragitto non desiderai altro che essere già a destinazione. Avrei voluto intimare al conducente, come nei film d’azione, di aumentare la velocità al massimo, oppure impadronirmi del veicolo a suon di minacce.

Certa che avrei unicamente ottenuto di farmi arrestare in un momento assolutamente poco opportuno, mi limitai a dimenarmi sul sedile, senza prestare la minima attenzione alle strade, cercando di contenere l’angoscia.

In un qualche modo, il tassista avvertì la mia urgenza e accelerò l’andatura, nei limiti consentiti dalla legge.

“Siamo arrivati.” Mi annunciò con voce resa atona dall’inquietudine, dopo quella che mi parve un’eternità.

Prima che potesse comunicarmi l’importo, gli rifilai il denaro avanzato dal mio svantaggioso acquisto.

“Ma..” Tentò di protestare.

Scossi energicamente la testa e mi infilai il casco, apprestandomi a scendere.

“Faccia attenzione signorina.” Mi consigliò lui.

Non risposi.

Se avessi voluto fare attenzione, non avrei mai lasciato New York. Era decisamente troppo tardi per un avvertimento del genere.

“Arrivederci.” Mi congedai.

Ebbi appena il tempo di mettere piede sul marciapiede, che il taxi era già ripartito di gran carriera, con l’impellente necessità di frapporre più chilometri possibili fra il suo conducente e quel luogo di morte.

L’imponente sede di Sakura TV, si stagliava sul lato opposto della strada.

Siccome quest’ultima era molto ampia, per l’ennesima volta, mi misi a correre. Sembrava che quella sera non facessi altro.

Nonostante la paura che provavo per Connor e il timore di non riuscire a tornare da Ryuzaki, quasi mi venne da ridere al pensiero che dovevo sembrare un’emerita imbecille a correre con quel casco in testa.

“ A chi potresti fare quest’impressione? Non c’è nessuno qui..” Osservò la vocina, assolutamente poco confortante.

Trafelata e terrorizzata, raggiunsi l’ingresso principale.

Fu come se un macigno di diverse tonnellate mi fosse appena stato tolto dal petto:

Connor sembrava illeso, anche se non potevo scorgerlo in volto.

Si trovava in piedi, immobile, vicino al corpo di Ukita, la cui vista mi procurò una stretta al cuore. A giudicare dalla posa statica, sembrava comprensibilmente sconvolto.

Realizzai che se avessi manifestato la mia presenza, facendolo di conseguenza voltare, avrei potuto peggiorare la situazione dato che non sapevo da quale angolazione Kira avesse osservato il viso delle sue vittime. Quel che era evidente però, era che Connor in quella posizione, forse era al sicuro.

Il problema che si presentava in quel momento, consisteva nel fargli coprire il volto, evitando che si muovesse.

“ Più facile a dirsi che a farsi.” Mi scoraggiò la vocina col suo proverbiale ottimismo da becchino.

Alla fine trovai una soluzione.

Aberrante, assurda e imbarazzante. Ma l’unica in mio possesso.

Mi sforzai di non pensare alle telecamere che avrebbero probabilmente trasmesso la scena. E nemmeno alla squadra investigativa davanti ai monitor. E soprattutto a Ryuzaki.

 Dopodiché, mi sbottonai la camicetta rosa che indossavo il più rapidamente possibile e, con estrema cautela, mi portai alle spalle di Connor.

Mi alzai in punta di piedi e gli gettai con decisione l’indumento sulla testa.

“MA COS..?!” Urlò lui colto di sorpresa, cercando di liberarsi.

“ Calmati sono io!” Cercai di placarlo.

“ Audrey?!”

“Zitto! Non chiamarmi più per nome.” Lo ammonii.

“Cosa diavolo ci fai qui?” Bofonchiò irritato.

“ Cerco di salvarti la vita imbecille! Piuttosto cosa ci fai tu qui?”  Sbottai, indispettita dalla sua scarsa gratitudine.

“Mi spieghi come può dedurre che tu gli abbia salvato la vita dal fatto che lo hai aggredito alle spalle, avvolgendogli la testa in una camicia?” Si informò la vocina, pratica.

Osservazione del tutto legittima.

“Posso togliermi questa roba dalla testa?” Si lagnò Connor accennando a mettere in atto tale proposito.

“Solo se ci tieni particolarmente a morire.” Replicai secca.

Lui desistette sbuffando.

Ma non era il momento di perderci in battibecchi. Ricordai che da qualche parte, un pluriomicida dotato di poteri sovrannaturali era annidato a spiarci.

“ Dobbiamo andarcene da qui!” Esortai il mio amico.

Ma prima che potesse controbattere, fummo interrotti da un rumoroso stridio di pneumatici.

Un’ambulanza stava sfrecciando a velocità folle verso di noi.

Afferrai Connor, che si stava muovendo alla cieca, per un braccio e lo trascinai di lato insieme a me, scansando il mezzo impazzito per un pelo.

Cademmo a terra.

L’ambulanza sfondò l’ingresso in un fragore di vetri rotti, di cui avvertii piccoli residui, conficcarsi nella pelle. Ma sentii a malapena dolore.

Infine frenò.

“ Stai bene?” Domandai all’indirizzo di Connor.

“ C-credo di si.” Rispose lui frastornato.

“Tu?” Aggiunse.

“Tutto ok.” Ribattei poco convinta.

Mi alzai completamente indolenzita da terra e lo aiutai faticosamente a rimettersi in piedi a sua volta.

“Vi siete fatti male?” Ci chiese in tono sbrigativo lo scriteriato alla guida dell’ambulanza, scendendo da quest’ultima.

La voce mi suonava famigliare.

Notai con stupore che l’uomo era avvolto in una coperta.

“ Per poco non ci ammazzava!” Esclamai risentita.

Lui trasalì e si avvicinò a noi per squadrarci meglio.

“ Akiko San?” Mormorò incerto.

“Aki che?” Farfugliò Connor.

“ Signor Ya…” Ma mi interruppi in tempo.

“ Presto, andiamo dentro!” Ci intimò il sovrintendente, sospingendoci all’interno dell’edificio.

“ Un uomo di mezza età fuggito dall’ospedale avviluppato in una coperta, una ragazza in reggiseno e casco, che rischia di essere denunciata per atti osceni in luogo pubblico e un tizio con una camicetta rosa intorno al viso, che non ha la più pallida idea di cosa stia succedendo. Mai visto un trio più mal assortito.” Commentò la vocina.

“Cosa sta succedendo qui? Ma che combinate?” Gridò allibito un addetto alla vigilanza bloccandoci il passaggio.

Soichiro Yagami per tutta risposta gli puntò contro una pistola e tuonò:

“ Dov’è lo studio che sta trasmettendo il video di Kira?”

Il malcapitato balbettò istericamente: “ P-per di là!” E si scansò per farci passare.

“ Aspettatemi qui.” Ci ordinò il poliziotto davanti alla porta di ingresso dello studio.

Sia io che Connor annuimmo anche se lui risultava piuttosto comico per via della camicia.

Forse era ora di dirgli che poteva togliersela. O forse no.

Il sovrintendente, prima di addentrarsi nella sala, si liberò della coperta, poi si tolse la giacca e me la depositò delicatamente sulle spalle. Rigorosamente senza guardarmi. Infine si avviò.

“ Grazie.” Sussurrai, ma non ero certa che mi avesse udita.

“ Posso levarmi questa roba di dosso ora?” Proruppe Connor esasperato.

“Si.” Gli concessi a malincuore.

Reputai fosse anche il momento di togliermi il casco.

Finalmente potei vedere Connor in faccia dopo mesi. Riscoprire il suo viso famigliare, era un po’ come tornare a casa.

Gli sorrisi.

“Audrey..” Mormorò lui.

“Si?”

“Perché indossi una giacca da uomo?”

“Perché ho dovuto usare la mia camicia per coprirti, di modo che non ci restassi secco!” Gli feci presente inacidita.

Dopo tutto quel tempo senza vederci doveva proprio chiedermi una cosa tanto cretina?

“Non per niente è amico tuo!” Mi schernì la vocina.

“Oh beh.. Grazie.” Borbottò lui, lanciandomi il mio indumento tutto appallottolato.

Lo afferrai a volo e presi a distenderlo, contrariata.

“ Per piacere smettila di chiamarmi per nome.” Mugugnai.

“ E come dovrei chiamarti?” Volle sapere, guardandomi storto.

“Akiko.”

“D’accordo Akiko. Ti sei divertita sul monte Fuji?” S’informò sarcasticamente.

“Vai al diavolo razza di cretino!” Imprecai.

Perse la pazienza anche lui.

“ Vacci tu al diavolo demente psicotica, cosa ti è saltato in testa di infilarti in una situazione del genere? Non hai idea di quanto fossi preoccupato!”

“Non era affar tuo.” Obiettai a denti stretti.

“ Mi consideri il tuo migliore amico e sostieni che se hai intenzione di buttarti a capofitto, in quello che definire pericolo è un eufemismo non siano affari miei?” Considerò cupo.

“ Non cercare di farmi sentire in colpa. Non potevo dirti nulla e lo sai. Inoltre non volevo che rischiassi la vita anche tu.” Gli illustrai cercando di mitigare il tono di voce.

“ Questo perché il beneamato Jack Skeleton alias Elle, “Il Signore dei detective” non ti permetteva di parlarmene e tu non hai nemmeno badato a come avrei potuto sentirmi io, senza sapere nemmeno dove fossi e soprattutto cosa stessi facendo, all’oscuro di tutto!” Mi accusò infervorato.

Avrei voluto rispondergli a tono, ma la sua dichiarazione mi aveva fatto lo stesso effetto di un ceffone in pieno viso.

“Cosa?” Boccheggiai.

“ Cosa?” Mi rifece il verso.

“Non sarò intelligente quanto il mucchio d’ossa di cui sei tristemente innamorata, ma non è stato difficile capire cosa stesse succedendo. Tu parti insieme a lui senza darmi spiegazioni e pochi giorni dopo al telegiornale, comunicano che in Giappone, è stata provata l’esistenza di questo Kira, da Elle, di cui nessuno conosce l’identità. Incontro i tuoi e scopro che guarda caso tu sei proprio in Giappone. Collego queste bizzarre coincidenze, provo a metterti la pulce nell’orecchio e tu mi rifili quella ridicola frottola sul monte Fuji come palese conferma di tutti i miei sospetti.”

“Ero certa che non ci avresti mai creduto.” Sospirai.

“Per fortuna. Altrimenti sarebbe stato un insulto alla mia intelligenza.”

Mio malgrado, scoppiai a ridere.

“ Comunque perché sei venuto proprio davanti a Sakura TV con quello che stava succedendo?” Domandai dopo aver smorzato le risate.

“ Io non so manco come si chiami questo posto. Sono arrivato in Giappone ieri e il mio albergo è qui vicino. Stavo cercando un sushi bar quando ho visto un uomo sentirsi male e ho cercato di soccorrerlo. Purtroppo non ho potuto fare nulla.” Mi spiegò rabbuiandosi.

Il pensiero del povero Ukita mi rattristò infinitamente. Senz’altro aveva una famiglia, degli amici.. Come tutti.

“Va tutto bene?” Chiese Connor

“ Conoscevo quella persona.” Risposi piano.

Lui mi abbracciò.

“ E’ bello vederti di nuovo.” Mormorò.

“Così va meglio.” Sorrisi.

“ Pensiamo a come uscire da qui. Così potremo tornarcene a New York il prima possibile.” Mi esortò, sciogliendomi dall’abbraccio.

“ Io non torno a New York.” Dichiarai perentoria.

“ Se necessario ti trascinerò all’aeroporto di peso.” Mi minacciò lui.

“ Non hai che da provarci.” Replicai con aria di sfida.

Rimanemmo a guardarci in cagnesco.

“Sarà meglio che mi rivesta. Puoi girarti per piacere?” Invitai Connor.

Era opportuno che restituissi la giacca al signor Yagami al suo ritorno, preferibilmente senza farmi trovare ancora in deshabillé.

“ Bleah il reggiseno di “Hello Kitty” è proprio orrendo.” Esclamò schifato.

“ Ti avevo detto di girarti!” Strillai.

“ Ormai.. Sapessi le volte che abbiamo spiato voi ragazze negli spogliatoi alle superiori.” Ridacchiò.

“ Branco di maniaci.” Lo rimbrottai chiudendo l’ultimo bottone della mia malconcia camicia.

Un istante dopo, il sovrintendente Yagami uscì dallo studio reggendo una busta.

Era riuscito a impadronirsi dei filmati.

“ Chiamo Ryuzaki, per chiedergli in che modo uscire di qui senza correre rischi.” Mi informò allontanandosi di qualche metro.

Già Ryuzaki.

A breve avrei dovuto affrontarlo. Mi mordicchiai il labbro inferiore, preoccupata.

“ Preferisci Kira?” Mi irrise la vocina, sardonica.

Soichiro fu a breve di ritorno. Aveva un’aria perplessa.

“ Ryuzaki dice di aspettare cinque minuti e uscire tranquillamente dall’ingresso principale.” Ci rese edotti. Sembrava incredulo.

“Tranquillamente?!” Connor era stranito quanto il poliziotto.

Rammentai che alloggiava poco distante da Sakura TV.

“ E’.. E’ possibile accompagnare il mio amico in albergo? Soggiorna qui vicino.” Proposi timidamente.

Il sovrintendente parve imbarazzato.

“ A dire la verità Ryuzaki ha dato disposizioni affinché torni al quartier generale con noi.” Obiettò.

Connor alzò le spalle con fare menefreghista.

Probabilmente per rimarcare che il fatto che Elle in persona lo volesse al suo cospetto, non lo turbava minimamente.

Dal canto mio invece non ero molto soddisfatta.

Ma ero anche certa che il signor Yagami non avrebbe disatteso un ordine di Ryuzaki a nessun costo e conoscendo il suo stato di salute, non desideravo di sicuro complicargli le cose.

In silenzio percorremmo l’angusto corridoio immerso nella penombra.

Soichiro e Connor non sembravano per nulla rilassati, io al contrario sapevo di potermi fidare ciecamente di Ryuzaki. Se aveva assicurato che non avremmo corso pericoli, era senz’altro così.

Una volta all’esterno rimanemmo tutti e tre senza fiato:

In piedi su alcuni furgoni della polizia, degli uomini in tenuta anti-sommossa formavano un vero e proprio muro umano a celarci. Contro di essi, erano puntati dei riflettori che rendevano difficoltoso distinguere nitidamente  le loro sagome senza restare abbagliati.

Ryuzaki aveva preso tutte le precauzioni possibili contro Kira.

Vidi il sovrintendente ringraziare un agente che gli stava indicando un’automobile.

“Guido io.” Esclamammo io e Connor all’unisono.

Entrambi ci eravamo accorti che l’uomo stava iniziando a dare segni di cedimento.

“ Non è necessario.” Tagliò corto Soichiro accomodandosi nella postazione del conducente.

Leggermente riluttanti, io e Connor entrammo all’interno della vettura.

Vi potrà sembrare pazzesco, ma in quel momento ero certa di sentirmi più agitata rispetto al viaggio d’andata, sapendo che mi sarei ritrovata faccia a faccia con Ryuzaki per affrontare le conseguenze del mio gesto.

*

 Connor ed io, sorreggemmo il sovrintendente fino all’ingresso della suite. Poi, una volta che Watari ci ebbe aperto, lo affidammo a lui.

“ Capo! Akiko San!” Gridò Matsuda felice.

Era davvero incorreggibile.

Connor gli lanciò un’occhiata indecifrabile. Poi mi scoccò un sorrisetto fastidioso che ignorai.

Nonostante l’accoglienza calorosa del giovane agente, nella stanza regnava un’atmosfera gelida.

Avrei voluto rimpicciolirmi e svanire.

Ryuzaki ringraziò il signor Yagami per aver recuperato i video e mandò Aizawa alla scientifica per farli analizzare. Il tutto senza degnarmi di uno sguardo. Il che fu un’autentica fortuna, perché non ero assolutamente in grado di sostenerlo.

“ Vi dispiace scusarci un momento?” Affermò quando Aizawa fu uscito, con voce incolore.

Nessuno fiatò.

Io tentai di allontanarmi alla chetichella verso la mia camera.

“ Fermati.” Mi intimò Ryuzaki. La sua voce era più fredda di un iceberg.

Doveva essere furibondo.

Deglutii e feci come aveva detto.

“ Andiamo nella tua stanza per favore.” Disse con quel tono metallico che non mi ispirava certo alcuna voglia di accondiscendere.

Non mi mossi di un millimetro.

Lui fece quello che avevo temuto, puntò gli occhi neri e profondi come voragini nei miei. Erano del tutto imperscrutabili.

Constatando che non accennavo a seguirlo, serrò il pollice e l’indice intorno al mio polso e tirò, costringendomi ad andargli dietro.

Connor non approvò, fece per scattare verso di noi, ma io lo guardai scuotendo la testa.

Lui si bloccò con estremo rammarico, regalando a Ryuzaki un’occhiata di puro veleno.

 Quando varcammo la soglia della mia camera, fui tentata di aggrapparmi allo stipite della porta, ma preferii risparmiare ai già basiti presenti, la scena pietosa.

 “Cagasotto..” Rigirò il coltello nella piaga la stramaledetta vocina.

Ryuzaki chiuse la porta alle nostre spalle e riprese a guardarmi con insistenza.

Mi parve diventato più alto, ma era senza dubbio autosuggestione la mia.

Restammo senza dire una parola per diversi minuti.

Quello sguardo nerissimo e inespressivo metteva a dura prova i miei nervi.

Per quanto tempo sarebbe andato avanti a torturarmi?

Temevo che avrei finito col piangere e non ci tenevo particolarmente a fare la figura della mocciosa frignona.

“ Mi dispiace tanto.” Sussurrai infine abbassando gli occhi.

“ Non farlo mai più.” Disse continuando a scrutarmi.

Annuii.

“ Stai mentendo. Se si ripresentasse una situazione simile correresti nuovamente in aiuto di Connor. Non è vero?” Mi smentì tagliente.

“ Si lo farei.” Ammisi.

“ Come posso evitarlo? Devo farti tornare a New York? Chiuderti qui dentro e tenerti sottocontrollo per evitare che tu rischi la vita?”

Mi sentii terribilmente in colpa. Non avevo considerato che il mio comporta memento oltretutto, lo distoglieva anche dalle indagini.

Tuttavia i miei rimorsi erano perfettamente inutili, siccome mi sarei comportata nella stessa maniera potendo tornare indietro.

“Io..” Cominciai.

“ Posso capirti Akiko.” Mi interruppe lui con un’inflessione leggermente più morbida nella voce.

“ O meglio, posso capirti da questa sera.”

Lo guardai con aria interrogativa.

“Finora non mi ero mai trovato ad avere paura per qualcuno..” Mi rivelò, appoggiandosi l’indice alle labbra.

Attesi che proseguisse.

“ Ma non ho avuto davvero pace finché non sei tornata..” Mormorò stropicciandosi i jeans.

Sentii il mio battito cardiaco accelerare.

“Akiko.. Tu e Watari siete le uniche persone.. Che ho accanto.. Perciò stai attenta. Ti prego.” Concluse, abbassando lo sguardo a sua volta.

Quelle parole dovevano essergli costate una fatica immane.

Non dissi nulla. Semplicemente lo abbracciai con delicatezza e lo baciai, affondando le dita nei capelli neri perennemente arruffati.

Lui ricambiò il bacio, abbandonandosi più del consueto.

Con mio stupore, accennò una lieve carezza sul mio capo.

Quando ci separammo, osservò:

“ Dovresti toglierti la camicia.”

Io avvampai.

“Ryuzaki.. Non è il caso, sono tutti di là..” Farfugliai.

Lui assunse un’espressione vagamente perplessa, poi replicò:

“ Mi hai frainteso Akiko. Sei ferita e intendo medicarti. O preferisci che provveda Watari?”

Arrossii ancora di più.

“Bella figura!” Sghignazzò la vocina, sadica.

Effettivamente, laddove mi ero tagliata con i vetri dopo che il  sovrintendente Yagami aveva fatto irruzione a Sakura TV, si erano formate tante piccole macchie di sangue sul tessuto.

Ero talmente stordita dagli eventi, che mi sentivo come anestetizzata.

“N-no.. Fai tu grazie.” Balbettai, inorridendo al pensiero che Watari mi vedesse mezza nuda. Anche se probabilmente era già avvenuto. Per televisione come se non bastasse.

“ D’accordo, torno subito.” Ribatté Ryuzaki.

Ricomparve quasi immediatamente, munito di un kit del pronto soccorso.

Io cincischiai a lungo con i bottoni della camicetta prima di toglierla.

Mi sentivo piuttosto in imbarazzo.

Guardandomi addosso, scoprii di essere ricoperta di piccole ferite.

Il mio infermiere avrebbe avuto un bel daffare.

“Ahi!” Mi lamentai quando estrasse il primo frammento di vetro con le pinzette.

“Stai ferma..” Protestò Ryuzaki quando cercai di sottrarmi a una nuova incursione di quegli strumenti maligni.

“ Fa male..” Mugugnai lamentosa.

“ Non posso farci nulla se ti sei ridotta così.” Mi fece notare sorridendo brevemente.

Maledetto, in un modo o nell’altro si sarebbe vendicato.

Grugnii.

Dopo una mezz’ora abbondante di agonia, ero disinfettata e incerottata. Il mio busto e le mie braccia sembravano quelle di una mummia. Non osai immaginare come sarei riuscita a prendere sonno.

 “ Grazie.” Dissi a Ryuzaki quando uscì dal bagno, dopo essersi lavato le mani.

Anche se a dirla tutta, per utilizzare pinzette, cotone e garze, si era servito unicamente di pollice e indice.

“ Devo parlare con Connor ora.” Mi annunciò a un certo punto.

“ D’accordo.” Replicai, non afferrando dove fosse il problema.

“ Ti dispiacerebbe restare qui?”

Ecco qual’era il problema.

“Immagino che la tua non sia una vera richiesta.” Dichiarai.

“Esattamente.” Confermò.

“ Non gli farò alcun male.” Aggiunse per rassicurarmi.

Non ne ero affatto persuasa, ma visto che non avevo alternative, guardai la sua sagoma ingobbita sparire dietro la porta.

Decisi di restare in ascolto, per precipitarmi fuori nell’eventualità che sentissi rumori allarmanti.

Difatti, udii un gran trambusto e proteste accorate, ma non riuscii a distinguere le voci.

Feci per aprire la porta, ma mi resi conto che era stata chiusa a chiave dall’esterno.

C’era senz’altro lo zampino di Ryuzaki.

Picchiai forte sull’uscio, invelenita.

Quasi subito, Watari venne ad aprire.

Entrai in soggiorno come una furia.

Ryuzaki, appollaiato su una poltrona, stava mangiando una fetta di meringata ai frutti di bosco.

Sul divano erano seduti Matsuda e Yagami, che non sapevano da che parte guardare.

“ Dov’è Connor?” Tuonai.

“Sono qui.” Rispose una voce ringhiosa alle mie spalle.

La porta della camera che in teoria doveva appartenere a Ryuzaki, ma pressoché inutilizzata, era aperta. Connor si trovava al suo interno, ammanettato al comodino.

 “ Cosa significa?!” Trasecolai.

Connor non rispose e assunse un’espressione stoica da martire cristiano.

Ryuzaki, giocherellando con un boccone di torta mi illustrò, placido:

“ E’ una precauzione finché non stabilisco cosa fare con lui. Non posso lasciarlo andare via, date le informazioni in suo possesso. Quando deciderò, lo libererò.”

Connor proruppe in una serie di imprecazioni contro Ryuzaki, assolutamente poco eleganti. Lo stoicismo da martire cristiano si era già esaurito.

Il destinatario degli affettuosi epiteti, lo ignorò, continuando a gustare il suo dolce, serafico.

“ Ryuzaki questo è assolutamente ridicolo. E’ sequestro di persona e non venirmi a dire che tu sei la giustizia!” Proruppi indignata.

“ Vuoi un po’ di meringata?” Fu la risposta di cui mi degnò.

“No!” Sbottai.

“Peccato, è davvero squisita.” Controbatté con la bocca piena.

“ Lo libererò!” Esclamai in preda alla stizza.

“Puoi provarci e finire a fargli compagnia.” Mi informò Ryuzaki con non curanza, leccandosi un dito sporco di panna montata.

Fu il mio turno di imprecare.

Assolta quella bruciante impellenza, raggiunsi Connor e mi sedetti a suo fianco,in preda a un travaso di bile.

“ Divertitevi.” Ci augurò Ryuzaki.

Io e Connor imprecammo all’unisono.

 

Ringraziamenti e sproloqui dell’autrice:

E anche questo capitolo è concluso!!! Come sempre ringrazio tutti i lettori, nessuno escluso! Un grazie anche a  Ellina007, Miss Revenge, NeMeSis, _Dubhe_ e Tigre  che hanno aggiunto questa storia tra i preferiti e naturalmente coloro che recensiscono, rendendomi tanto, tanto contenta ^__^

Ma prima mie care un breve sondaggio: Come avrete notato è riapparso Connor (come non notarlo direte voi, ha imperversato per tutto il capitolo XD) e sono attanagliata da un dubbio, mi chiedo se farlo tornare negli USA oppure farlo restare in Giappone. La seconda ipotesi mi metterebbe un pelo più in difficoltà, per via di questioni gestionali (è già arduo muovere un personaggio inventato di sana pianta nella trama di Death Note, figuriamoci due) ma senza dubbio renderebbe le cose più interessanti. Aspetto le vostre opinioni ^.^

E ora passiamo alla mia parte preferita, rispondere i vostri commenti ^__^ (N.D. vocina di Audrey: “ Certo, lei scrive la storia per rispondere ai commenti..” *rotea gli occhi* N.D. Autrice: “ Ma sei una vocina, come fai a ruotare gli occhi??? *fine delirio*)

Anzi quasi dimenticavo! Un grazie speciale a Umpa_Lumpa perché  è lei che ha avuto la visione di Connor ammanettato al comodino ^___^

Ecco, ora ci sono davvero:

Hope87: E’ vero sono stata molto cattiva e sadica a interrompere così un capitolo.. Ma la vocina il sadismo da qualche parte doveva pur averlo preso ghghg N.D. Vocina: “Non accomunarmi a te! *con tono sdegnato*.. Basta questa sera non so proprio cos’ho.. La Primavera? La demenza senile? Chissà.. Ti lascio in pace, sperando che tu abbia gradito il seguito ^_^

Bilu_Emo: Spero che in questo capitolo tu abbia trovato risposta ai tuoi quesiti ^_^ E’ inutile, Connor si trova sempre al posto sbagliato, nel momento sbagliato.. La scena tragicomica in effetti c’è stata, o forse dovrei definirla demente? Si forse si ^^’’’’ Matsuda non cambierà mai, è inutile, in tal proposito devo programmare altre figuracce da fargli fare XD Sono contentissima che il capitolo ti sia piaciuto.

Umpa_Lumpa: Certo che mi interessa Parigi, *canta “La vie en rose*, difatti ti ho subito tormentata su msn ^_^ Quanto al capitolo, devi sempre (ma quando mai?) rompermi le uova nel paniere, ecco eccoooo *si lagna rotolandosi e facendo i capricci* in questi casi, basta esclamare a bruciapelo la mia vera età e io cado immediatamente in stato catatonico davanti a una telenovela brasiliana con un plaid sulle ginocchia.. Infallibile, funziona sempre.. Scherzi a parte, rileggendo il capitolo ho capito perché non ti sia piaciuto granché, il finale, sebbene più interessante, mi aveva fatto inorridire per la sintassi da analfabeta.. Ho provveduto a dargli una rabberciata -.-‘’’’ Comunque mai più pubblicherò senza rileggere come si deve! Spero che questo aggiornamento ti sia piaciuto di più e che tu abbia apprezzato la famosa scena, forse ho sconfinato un po’ troppo nell’assurdo, ma per un capitolo, ho trovato potesse starci XD

Himeno chan: Ti immagino mentre prendi a calci Matsuda e rido XD Non preoccuparti, abbiamo tutti degli impegni! Grazie dei complimenti ^__^

Hoshimi: Tranquilla cara, ti capisco perfettamente, io non ho avuto tempo di rispondere ai commenti due capitoli fa tanto ero di fretta! L’importante è che la storia continui ad appassionarti, è questo che conta per me!!! Ti ringrazio tantissimo per il commento e i complimenti ^_^

La gre: Grazie mille! Le tue recensioni sono sempre carinissime e mi fanno davvero tanto piacere!!! Al solito sono contenta che i personaggi restino IC e che la storia ti faccia ridere!!! La vocina ringrazia (se ha un punto debole è la vanità XD) Grazie ancora!!!

Liar: Ecco un altro capitolo XDDD Ti ringrazio, sono contentissima che l’aggiornamento ti sia piaciuto e concordo con te: Matsuda è un idiota (ma un idiota divertente XD) e Light odioso..Lo odio grrrrrr… Come posso tormentarlo?! Ok basta sproloquiare XD

NeMeSis: Ciao e benvenuta nuova recensitrice!!! Mi piace questa parola, io avevo coniato “recensrice” ma recensitrice è molto più bella *___* Brava!!! * si entusiasma*  Come avrai capito non sono granché in quadro ^^’’’’ Come sempre rimango molto impressionata quando leggo che avete letto (notare il leggo-che-avete-letto -.-‘’’) tutta la storia di un fiato.. Ma tu mi stupisci ancora di più, ormai erano ben sedici capitoli di sproloqui.. Quindi grazie davvero, della pazienza, dell’attenzione e dei complimenti che mi hai fatto..E anche di aver consigliato questa storia alla tua migliore amica, spero le piacerà ^^ Sono contentissima che questa storia ti abbia fatta finora ridere, è uno dei miei obiettivi primari e anche che trovi che Audrey e L siano perfetti insieme..WoW..^//^.. Sovente mi sono chiesta se inserire qualche dettaglio triste  nel passato di Audrey, ma poi ho preferito che fosse una persona completamente serena e soprattutto molto buffa.. Mi vedevo una ragazza così a fianco di L, che riuscisse  a farlo ridere.. Ok basta tediarti e grazie ancora!!!

Anche per questa volta ho finito di stressarvi.. Un bacione a tutte quante e alla prossima!!! ^__^

Alice

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Capitolo 18
*** Dono ***


18. Dono

 

“ Tu sei completamente pazza. ” Affermò Connor per l’ennesima volta dopo avermi sentita raccontare in breve, gli eventi degli ultimi mesi.

“Piantala di ripetermelo o vado in camera mia e ti lascio in compagnia del comodino!” Sbuffai esasperata.

“ Posso dirtelo un’ ultima volta?” Mi canzonò lui.

“No!” Sbottai.

Poteva almeno usarmi la cortesia di mostrare un minimo di gratitudine, siccome avevo rinunciato a una deliziosa meringata ai frutti di bosco per amor suo.

“Come preferisci..” Sbadigliò, cercando di stiracchiarsi.

Il tintinnio della catena al suo polso lo riportò all’amara realtà.

“ Appena uscirò da qui giuro che lo denuncio quello scheletro occhiauto!” Ringhiò, infervorandosi nuovamente.

Nell’altra stanza, nessuno diede segno di averlo udito.

“ Sarebbe del tutto inutile.” Gli feci presente, senza badare agli insulti rivolti a Ryuzaki.

Vista la situazione comprendevo lo stato d’animo del mio amico e, dal canto mio, mi sentivo fortemente irritata.

“ Perché?” Domandò Connor seccato.

“ A chi intenderesti denunciarlo?” Chiesi piatta.

Mi guardò come se avessi perso il lume della ragione.

“ Alla polizia è ovvio.” Replicò, scandendo le sillabe.

Detestavo quando faceva così.

“ E secondo te la polizia prenderebbe in considerazione una querela contro l’uomo di cui esegue gli ordini?” Gli feci notare piccata.

“ Maledettissimo bast…”

“Connor basta adesso!!!” Lo interruppi prima che terminasse il suo colorito improperio.

Mi scoccò un’occhiata carica di risentimento e io tentai di rabbonirlo con un buffetto sulla testa, con scarso successo.

Per quella sera avevamo esternato le nostre rimostranze a sufficienza. Matsuda era rimasto traumatizzato dal mio turpiloquio.

“ Accendiamo la televisione e sentiamo cosa dicono i notiziari su Kira.”  Proposi di malavoglia.

Se non altro mi sarei potuta distogliere dall’umore radioattivo del novello sorvegliato speciale.

Appena accesi l’apparecchio, sullo schermo apparve una mia immagine in reggiseno e casco che pareva occupare l’intero monitor.

“ Oh no..” Frignai.

Connor sghignazzò.

“ L’identità dell’esibizionista apparsa davanti agli studi di Sakura TV, rimane avvolta nel mistero. Non si riescono a comprendere le ragioni che hanno spinto la sconosciuta a compiere un gesto tanto folle. L’ ipotesi più accreditata è che si tratti di una fanatica di Kira, che ha sfruttato la tragica circostanza per farsi notare dal suo idolo.. Un comportamento riprovevole che..”

Spensi immediatamente, non volevo sentire altro. Ero furiosa oltre che dannatamente imbarazzata.

L’ingrato a mio fianco al contrario, sembrava una iena ridens. Aveva praticamente le lacrime agli occhi da quanto se la spassava.

Gli pizzicai un braccio con ferocia.

La risata gli morì in gola. Fece per scattare in avanti a ricambiarmi il favore, ma venne trattenuto dalle manette e io ebbi modo di portarmi a distanza di sicurezza.

“ Vigliacca!” Mi accusò.

Io sorrisi malignamente.

Lui si voltò, offeso.

Feci altrettanto.

“La vostra immensa maturità è sempre commovente.” Osservò la vocina.

“ Gradite del crème caramel?” Esordì Watari che si era come materializzato dal nulla.

Senza ombra di dubbio c’era lo zampino di Ryuzaki in quella repentina apparizione.

“ No, grazie.” Mormorai mestamente.

Accettare sarebbe stato un segno di cedimento.

“ Lo sciopero dei dolci, interessante.. Saresti l’orgoglio di Gandhi.” Mi irrise la mia coscienza, che doveva probabilmente mantenere una media di insulti giornalieri.

“ Volentieri!” Accettò Connor entusiasta tendendo la mano libera verso il vassoio.

“ Giuda traditore!” Protestai.

“ Ma io ho fame!” Si lagnò afferrando la sua porzione di dolce con sguardo avido.

Sospirai rumorosamente.

“ E’ sicura di non volerne signorina Akiko?” Domandò ancora il presunto maggiordomo con aria benevola.

Sentii il mio stomaco gorgogliare rumorosamente. Nemmeno io avevo ancora messo nulla sotto i denti.

Arrossii.

Watari non fece commenti e mi porse una generosa razione di cremè caramel sorridendo bonario.

Mi ci avventai come uno sciacallo.

“ Ma questo è un quartier generale investigativo o un’industria dolciaria?” Bofonchiò Connor con la bocca piena.

“ Non sono certa di saperlo neanche io!” Replicai, a mia volta con la voce impastata dal dolce che stavo trangugiando.

Scoppiamo a ridere entrambi facendoci andare tutto di traverso.

“ Che schifo.” Commentò la vocina.

“ Scusami per prima.” Mormorò Connor quando ci fummo ripresi.

“Mi hai salvato la vita.” Aggiunse serio.

“ Non preoccuparti. In effetti ero davvero ridicola.” Sorrisi.

“ Posso chiamarti “ Esibizionista misteriosa”?” Chiese ironico.

“Solo davanti a mia madre.” Ridacchiai.

“ Audrey..” Proruppe improvvisante.

Gli sferrai una gomitata.

“Ahi! D’accordo Aki..Emh..” Tentò di correggersi.

“Akiko.” Gli venni in soccorso.

“Akiko.” Ripeté lui sperando di imprimerselo nella memoria.

Esitò un istante, durante il quale lo osservai incuriosita. Poi prese a frugarsi nei jeans con la mano non ammanettata. Non gli riusciva granché bene.

“ Ti serve aiuto?”

“ No grazie. Non vorrei turbare Poker d’ossa di là.. Se ti vedesse mettermi le mani addosso mi ritroverei alla gogna.” Sogghignò Connor impertinente.

Forse non aveva tutti i torti.

“ Comunque ce l’ho fatta.” Mi annunciò estraendo qualcosa da una tasca.

“Vorrei che lo tenessi tu.” Dichiarò porgendomi un oggetto che conoscevo molto bene.

Uno zippo d’argento che era appartenuto prima a suo nonno, poi a suo padre. Alla sua morte, avvenuta quando Connor era appena dodicenne, lo aveva lasciato al figlio.

Sapevo quanto quel ricordo significasse per lui.

“ Io n-non posso..Non posso..” Balbettai con un fil di voce.

Connor si avvicinò a me il massimo consentito dalle manette che lo trattenevano al comodino e, guardandomi intensamente con occhi azzurri, depose lo zippo sul palmo della mia mano, rinchiudendo delicatamente quest’ultima dentro la sua.

“ E’ un portafortuna e in questo momento mi pare che tu ne abbia più bisogno di me. Si tratta solo di un prestito, quando questa storia sarà finita me lo restituirai, d’accordo?” Disse con inusuale dolcezza.

Annuii con un groppo in gola.

 Poi contemplai l’accendino fugacemente. Era come ricordavo: in semplice argento satinato con sopra incise le iniziali “C.R.” . Esse avevano significato “ Charles Reeves” poi “Cail Reeves” e ora  stavano per “Connor Reeves”. Mi sembrava ingiusto appropriarmi di qualcosa di tanto prezioso, di un unico oggetto che riuniva tre generazioni..

“ Coraggio mettilo via!” Mi esortò Connor che senz’altro sapeva quello che mi stava passando per la mente.

“ Grazie..” Acconsentii riponendo lo zippo in tasca.

Restammo per un momento senza parlare, entrambi commossi.

Fui io a spezzare il silenzio prima che ci ritrovassimo a piangere abbracciati come nei migliori telefilm pregni di buoni sentimenti:

“ Devi ancora spiegarmi chi è Julia.. Dove l’hai conosciuta?”

Il mio interlocutore arrossì.

“ Dai non farti pregare..” Incalzai.

“ L’ho conosciuta in un fast-food..”

“ Credevo che odiassi il cibo dei fast-food..” Osservai perplessa.

“ Infatti ma.. Ci ho lavorato e lei era una mia collega..” Ribatté titubante.

Capii istantaneamente.

“Lo hai fatto per poterti permettere il viaggio fin qui giusto?” Quasi bisbigliai, lo stomaco oppresso da un bruciante senso di colpa.

Connor annuì.

“ Mi dispiace.. Io ti ripagherò tutto!” Esclamai.

“ Ma sei scema?!” Saltò su indignato.

“ Spero solo che tu non abbia perso troppe lezioni.” Mi preoccupai, mordicchiandomi il labbro.

“ Assolutamente no.” Mi rassicurò con un sorriso.

Dopodiché prese a perlustrare nuovamente i suoi jeans e dopo aver armeggiato con il portafoglio, mi passò un’istantanea.

La foto era stata scattata a Central Park e ritraeva Connor in compagnia di una ragazza molto carina, dall’aria simpatica. Aveva capelli rossi, lisci con la frangetta e occhi verdi da gatta. Le lentiggini che le tempestavano il nasino all’insù le donavano molto.

“ Questa è Julia.” Affermò fiero.

“ Senza dubbio non credevo fosse Dave con un’altra acconciatura.” Lo punzecchiai.

Lui mi mostrò la lingua.

“ Che te ne pare?” Chiese esitante.

Non potevo dirgli che mi piaceva dopo tutte le cattiverie con cui aveva subissato Ryuzaki per mesi. Tuttavia era difficile criticare quella ragazza deliziosa.

“ Ha troppe lentiggini.” Decretai non riuscendo a escogitare di meglio.

Connor scoppiò a ridere.

“E’ la stessa cosa che mi ha detto Eleanor.” Mi rivelò.

La povera ragazza avrebbe trovato un osso duro in lei. La sorellina di Connor infatti, coltivava la pia illusione che un giorno io e suo fratello, saremmo convolati a giuste nozze.  A nulla valeva farle notare che ci scannavamo di continuo e che la nostra unione sarebbe terminata in breve tempo in maniera cruenta.

“ Non invidio Julia per niente.” Ghignai.

“Manco io.” Mi fece eco lui.

“ A proposito, come ha preso il tuo viaggio?” Volli sapere.

“ Le ho detto che dovevo assolutamente aiutare la mia più cara amica in una situazione difficile, ma non sono sceso nei dettagli.”

“ E lei non ha fatto domande?” Mi stupii.

“No, ha detto che capiva e che mi avrebbe aspettato.” Rispose Connor.

“ Che santa donna!” Commentai.

Lui abbozzò un sorriso sognante.

Chissà se si era reso conto di essere innamorato.

Gli scompigliai affettuosamente i riccioli castani, riportandolo alla realtà.

“ Grazie per tutto quello che hai fatto per me.” Mormorai.

“Di nulla. Anche se a questo punto temo di averti complicato la vita anziché aiutarti.”

A entrambi sfuggì una risata.

 “ E’ il pensiero che conta no?” Conclusi.

“Già..” Concordò Connor soffocando uno sbadiglio.

Doveva essere esausto. Io stranamente ancora non avvertivo la stanchezza che sarebbe dovuta piombarmi addosso dopo la scarica di adrenalina degli ultimi avvenimenti.  Il che era un bene, siccome sdraiarmi mi sarebbe risultato difficoltoso a causa delle ferite.

Mi congedai da Connor schioccandogli un bacio sulla fronte e assicurandomi che fosse in grado di mettersi in una posizione comoda per riposare, nonostante l’impedimento costituito dalle manette.

*

Nel soggiorno della suite rimaneva solamente Ryuzaki.

Stava osservando le copie dei video di Kira con estrema attenzione, raggomitolato su una morbida poltrona. Si mordicchiava il pollice, segno di profonda concentrazione.

“ Cosa vuoi fare con Connor?” Chiesi senza preamboli, badando a mantenere un tono di voce fermo e deciso. Il che rimaneva semplice da attuare finché il suo sguardo non incrociava il mio.

“ Non posso lasciarlo andare.” Replicò proseguendo imperturbabile la sua attività.

“ Quindi intendi tenerlo ammanettato al comodino finché il caso Kira non sarà risolto?” Proruppi incredula.

“ Sa troppe cose.” Dichiarò con gli occhi sempre fissi sul monitor.

A larghe falcate lo raggiunsi, interponendomi fra lui e lo schermo.

Mi guardò impassibile.

E io persi le staffe:

“ La verità è che ti stai vendicando di Connor perché mi sono ritrovata in pericolo per salvarlo! Solo che non vuoi ammetterlo, perché non tolleri di provare dei sentimenti che offuscano la tua capacità di giudizio..In realtà sai benissimo che lui non andrebbe mai a spiattellare in giro nulla di questa storia, perché è un mio amico e non mi nuocerebbe per nessuna ragione! In ogni caso è mia la colpa di quello che è accaduto, ed è profondamente ingiusto che sia lui a pagarne le conseguenze perché non ti piace!” Conclusi infervorata.

Ryuzaki mi scrutò a lungo.

Pareva quasi perplesso dalla mia insolita veemenza.

“ Forse hai ragione..” Mormorò senza smettere di fissarmi.

Non mi aspettavo una simile risposta. Riusciva a spiazzarmi sempre e comunque.

“ Allora è..Libero?” Azzardai.

“ Non esattamente, ma domattina potrai togliergli le manette.” Mi concesse.

“ Potrei già farlo ora.” Gli feci notare.

“ D’accordo.” Accondiscese lui non propriamente entusiasta.

Poi mi porse una piccola chiave.

Io mi chinai verso la poltrona e depositai un lieve bacio sulle sue labbra che sapevano di meringa.

Prima di entrare nella stanza dove stava dormendo Connor, mi voltai a guardare Ryuzaki. Aveva ripreso a controllare i video, ma sul suo volto era affiorato un impercettibile sorriso.

Connor non si accorse nemmeno che lo stavo liberando, dormiva della grossa, russando piano.

*

“ Che ne faccio di queste?” Domandai scuotendo le manette, quando tornai in soggiorno.

“ Se foste entrambi più svegli potreste farci molte cose..” Suggerì la vocina inopportunamente.

Io avvampai, realizzando l’assoluta ambiguità della mia uscita.

“ Dalle pure a me.” Ribatté Ryuzaki senza dare segno di essersi accorto di nulla.

Gliele porsi evitando di guardarlo in faccia.

“ Beh buonanotte..” Bofonchiai. Non vedevo l’ora di barricarmi in camera mia e seppellirmi sotto una coltre di coperte dalla vergogna.

“Ti dispiace se.. Vengo con te?” Mi propose Ryuzaki fissandomi intensamente.

Notai che si stropicciava nuovamente i jeans.

La sua proposta mi lasciò basita.

“ Sei sicuro?” Mi ritrovai a chiedergli esitante.

“Si.”

“ Beh.. Certo che puoi venire anche tu!” Farfugliai con il cuore che batteva a mille.

Lui si accinse a sollevare la poltrona per trasportarla in camera mia ma lo bloccai.

“Ho una soluzione alternativa.” Annunciai.

Dopo aver ammucchiato un’infinità di cuscini sulla testiera del letto, feci segno a Ryuzaki di accomodarsi. Avevo prodotto una specie di poltrona su cui poteva raggomitolarsi.

Parve soddisfatto del risultato.

Mi sistemai a mia volta a suo fianco, in cerca di qualcosa da dire, ma mi accorsi che non ce n’era assolutamente bisogno, bastava la reciproca vicinanza a farmi sentire bene. E lo stesso doveva valere anche per lui.

Mi ritrovai a pensare alla foto di Julia e Connor: insieme, abbracciati alla luce del sole, in mezzo alla gente. Ci sarebbero stati anche per noi un giorno fotografie e abbracci? Conclusi che non mi interessava particolarmente, purché potessi continuare a stargli vicina.

“ Non mi importa sai? Anche se i momenti per stare insieme sono pochi.. Mi basta essere con te.” Sussurrai.

Lui prese a scrutarmi a lungo, probabilmente per vagliare se quella che stavo dicendo era la verità.

Alla fine mi sorrise e con la lieve titubanza di chi non è abituato a certi gesti, che lo contraddistingueva, mi baciò.

Non scenderò nei dettagli di ciò che seguì quel bacio, ma quella fu una notte indimenticabile.

*

“ Ho stabilito che per ragioni di sicurezza, non potrai lasciare il Giappone fino al termine delle indagini e che rimarrai sotto la mia sorveglianza. Tuttavia sei libero di muoverti come preferisci, a patto che non tenti la fuga.” Comunicò atono Ryuzaki a Connor la mattina seguente.

“Ma non può restare qui, è pericoloso, deve tornare a casa!” Protestai vivacemente.

“ Non me ne andrei comunque, visto che ho appurato che tu non sei assolutamente in grado di proteggerla. Al tuo posto non avrei mai permesso che corresse un rischio come quello di ieri.” Controbatté Connor poco diplomaticamente e, a giudicare dall’espressione, godendosi ogni sillaba pronunciata.

“Non esagerare!” Lo rimproverai.

“E’ inutile che sprechi il fiato, arrenditi, nessuno dei due ti dà retta.” Mi diede il buongiorno la vocina.

“ No, ha ragione.” Disse Ryuzaki a sorpresa.

Persino Connor perse parte della sua baldanza dopo quella sconcertante ammissione.

Ryuzaki ne approfittò per regalargli un’occhiata raggelante.

Il destinatario digrignò i denti.

Non ero per niente soddisfatta. Connor e Ryuzaki sotto lo stesso tetto non promettevano nulla di buono.

“Ho inoltre un’altra faccenda da sottoporvi.” Ci annunciò.

Restammo in attesa di delucidazioni.

“ Avvicinatevi per favore.” Ci esortò, piazzandosi dietro il suo MAC bianco.

Io lo raggiunsi subito, incuriosita. Connor si alzò di malavoglia, impegnandosi per impiegare il maggior tempo possibile nel  percorrere i tre metri che lo separavano dalla destinazione. Strascicò anche i piedi.

Quando  desiderava, sapeva essere davvero irritante. A me già prudevano le mani, Ryuzaki al contrario, manteneva una calma olimpionica.

Connor assunse un’espressione delusa, che divenne di meraviglia non appena ci venne mostrato il progetto di un imponente grattacielo sul monitor del portatile.

“ Chi è l’autore?” Non potei trattenermi dall’esclamare.

“ Io. Si tratta del nuovo quartier generale per le indagini.” Mi illustrò Ryuzaki.

Boccheggiai.

“Tu?” Trasecolò Connor. Doveva essere un duro colpo per la sua autostima.

“Si.” Confermò  Ryuzaki.

Sia io che Connor, restammo a bocca aperta.

“Occhio alle mosche.” Consigliò la vocina.

“Vorrei che partecipaste alla sua realizzazione. Ho già dato disposizioni affinché appaia nel vostro curriculum universitario come tirocinio. Vi occuperà cinque ore giornaliere e inizierete dopodomani.” Spiegò senza badare alla nostra improvvisa catatonia.

Connor, cercava di non mostrare il suo entusiasmo senza peraltro riuscirci, si agitava talmente che pareva avesse delle tarantole nelle mutande.

Io invece, ero sì elettrizzata alla prospettiva di partecipare a un lavoro tanto complesso, ma mi rendevo anche conto che si trattava di uno stratagemma di Ryuzaki per tenerci fuori dai piedi.

“ Un’ ultima cosa, per ora non fatene parola con i membri della squadra investigativa.” Ci istruì.

Annuimmo entrambi.

“ Akiko.. Domani chiederò a Light di partecipare alle indagini, sarebbe meglio non esternare troppo la natura del nostro rapporto.” Aggiunse ancora.

“Come se di solito vi giuraste amore eterno davanti al sovrintendente Yagami.” Intervenne la vocina.

Mi ritrovai ad annuire nuovamente, per nulla lieta della notizia.

“Chi è Light?” Si informò Connor una volta in camera mia, dopo l’arrivo degli agenti.

“ E’ il figlio dell’uomo con i baffi che ci ha quasi investito ieri sera. E’ così perfetto che sembra uscito dall’industria Mattel.” Lo resi edotto.

Lui mi osservò perplesso.

“ E’ anche sospettato di essere Kira.” Dissi con studiata non curanza.

Connor sputò il the che stava sorseggiando placidamente.

“ E parteciperà alle indagini?!” Quasi gridò.

“Così pare.” Constatai mesta.

Non ero affatto tranquilla.

Ringraziamenti e sproloqui dell’autrice:

Chiedo immediatamente pietà e perdono per il mostruoso ritardo nella pubblicazione di questo aggiornamento!!! La scorsa settimana purtroppo è stata campale, ho trovato un lavoretto pomeridiano, ho dovuto studiare e anche cucire come una disperata sacramentando in lingue sconosciute per terminare un cosplay che dovevo indossare  sabato. Siccome detesto scrivere di fretta e di conseguenza male, ho dovuto a malincuore rimandare la stesura del nuovo capitolo..Che comunque non mi soddisfa granché >.<  Ma bando alle ciance:  Ringrazio come sempre tutti i lettori, PetaloDiCiliegio e Sabriel che hanno aggiunto questa storia tra i preferiti e tutte coloro che pazientemente e instancabilmente, recensiscono questa storia.. Grazie di cuore!!! ^_^

La gre: Grazie come sempre della bellissima recensione!!! Sai che sono stata a lungo indecisa se far effettivamente capitare qualcosa di più in quella scena?! Ho optato per il no perché c’era davvero una bolgia di gente in quel momento XD Però ho emh velatamente rimediato in questo chappy XDDD

Hope87: Sono contentissima che a tuo parere riesca a mantenere tutti i personaggi IC e ad attenermi bene ai fatti, perché m i ci impegno un sacco.. *_*..Riguardo anche parti dell’anime se non mi ricordo qualcosa.. Forse sono maniacale..^^’’’.. Grazie mille del commento!!!

Umpa_Lumpa: Mi godo il mio momento di gloriosa genialità, perché nella prossima recensione mi riempirai di insulti per avervi fatto attendere due settimane un capitolo di sproloqui..ç_ç.. Rimedierò lo giuro!!! Ma le parti di passaggio non sono il mio forte ^^’’’ Però spero che tu abbia gradito le scene con Connor, che vista la grande (?!) popolarità rimarrà in Giappone!!! *Connor sorride ai fotografi e autografa il cd di imprecazioni mie, sue e di Audrey che ha venduto Watari* Tutte le lettrici di questa fan fiction ne riceveranno una copia omaggio!!! Basta delirare, ti lascio in pace ora.. Grazie della scorsa recensione che mi ha fatto tanto piacere ^_^

Bilu_Emo: Sono sempre felicissima di riuscire a farvi ridere!!! (la vocina mi suggerisce che forse ho sbagliato genere di ff XD) Grazie del commento, mi fa molto piacere che tu abbia apprezzato il capitolo e sono d’accordo con te, Connor dona decisamente una nota più spassosa ^^

Miss Revenge: Piacere di conoscerti Anna!!! So che mi stai detestando molto probabilmente, (anzi togliamo il probabilmente e lasciamo solo “detestando molto” che forse ha più senso), mi chiedi di aggiornare presto e io cosa faccio? Ritardo di due settimane..Pietààààààààààààààààà *si inginocchia sui ceci*  Però davvero come ho scritto sopra, la scorsa settimana è stata densa di impegni.. Di solito aggiorno una volta a settimana, di più non riesco proprio a fare, ti chiedo di perdonarmi e di avere pazienza!!! E non preoccuparti, prenditi pure tutta la confidenza che vuoi visto che mi dici che sono brava a scrivere ahahah XDDD (che donna sfacciata che sono) a parte gli scherzi grazie del complimento, mi ha fatto un sacco piacere!!! Quanto al nomignolo “Poker d’ossa” sono onorata che tu l’abbia messo su msn..Qualcuno apprezza i miei scleri..Che bello..*_*.. Ora la pianto di ammorbarti ^_^

NeMeSis: Ciao El!!! Non preoccuparti, recensisci quando hai tempo/voglia.. Mi scuso anche con te per il mega ritardo..Sono vergognosa ç_ç.. Cambiando argomento, giochi a pallavolo? Wow che invidia (n.d.Vocina di Audrey: “ E’ negata per qualsiasi sport, a malapena cammina senza inciampare”).. A proposito della vocina, dici che Anna le somiglia?XD Ti rivelerò che la vocina è liberamente ispirata al mio ragazzo, un uomo che ha fatto del sarcasmo uno stile di vita XDDD Il tuo più caro amico ricorda Connor?! Sono curiosissima *_*  La smetto di tormentarti e ti ringrazio tantissimo per i complimenti e per l’attenzione che stai rivolgendo a questa storia!!!

Hoshimi: Grazie cara!!! Non sai quanto sia contenta che trovi L IC anche nei momenti romantici, devo sempre fare attenzione a non esagerare ed è davvero una faticaccia!!!  * si commuove* Felicissima che ti sia piaciuto il capitolo ^^

Vampires Tranny: Ho riso un sacco leggendo “Popolo di Efpiani” XD Grazie del complimento, non ho proprio parole per esprimere quanto sia contenta che questa storia piaccia. Pensa che è la mia prima long-fiction e solo la mia terza ff, non mi aspettavo di avere così tanti lettori! Passando al capitolo, Audrey in effetti è sempre un po’ troppo arrendevole nei confronti di Ryuzaki, spero che si sia compreso che non è debole di carattere, tutt’altro, però l’amore la rende un po’ troppo indulgente.. In seguito, vedrai che prenderà una posizione ancora più marcata quando si presenterà una determinata situazione che ora non anticipo ;)

Ary_tan:Molte grazie della recensione, mi fa piacere che il ritorno di Connor sia stato apprezzato perché mi sono affezionata molto a lui e mi diverte muoverlo! Alla fine ho optato per farlo restare e non preoccuparti, il tuo non è stato un consiglio inutile!!! Certo è che Connor e Ryuzaki insieme faranno impazzire Audrey credo XDDD

Candy: Ciao e benvenutissima!!! Grazie per la recensione, mi spiace averti fatto attendere a lungo l’aggiornamento, spero che continuerai a seguire la storia nonostante qualche ritardo ^^’’’ Abbi pazienza.. Sono contentissima che la storia ti piaccia ^_^

Ellina007: Ti ringrazio moltissimo dei complimenti e del commento!!! Alla fine per quanto riguarda Connor ha vinto la maggioranza (che in fondo caldeggiavo eh eh eh) ed è rimasto!!! Sono felice che trovi che L sia sempre IC ^_^

Liar: Ahahaah la vocina è perfettamente d’accordo con te e ti strizza l’occhio (anche se io continuo a farle presente che non può perché è solo una coscienza, ma lei mi ignora XD) Ogni idea per torturare Light è assolutamente ben accetta *tira fuori penna e blocchetto per prendere appunti con sguardo avido* A proposito, le tue recensioni vanno benissimo!!! ^_^

PetaloDiCiliegio: Benvenuta tra i lettori, sono contenta che questa storia ti piaccia e soprattutto che trovi che Akiko sia la persona adatta ad L, non sai quanto mi onori aver creato un personaggio che secondo te ha le caratteristiche adatte ^//^ Mi scuso per il ritardo nell’aggiornamento e alla prossima  ^_^

Sabriel:  Benvenuta anche tu e grazie mille per aver dedicato tempo alla lettura della mia FF, ogni volta che apprendo che qualcuno l’ha letta tutta d’un fiato mi emoziono moltissimo, non pensavo che sarei riuscita a fare un simile effetto ^//^ grazie davvero!!! Ne approfitto anche per ringraziarti dei bellissimi complimenti che mi hai rivolto sui contenuti della storia (farvi ridere è un piacere) e sul mio stile nello scrivere.. So che sono ripetitiva con tutti questi ringraziamenti, ma resto davvero senza parole ^_^

Anche per questo aggiornamento ho finito di infastidirvi.. Avviso che purtroppo ( e qui verrò sommersa di insulti e ci scapperà anche qualche sassata), è molto probabile che ritardi anche col prossimo aggiornamento poiché ho nuovamente un esame alle porte -.- Se non altro ho quasi finito.. Vi domando scusa anticipatamente e vi chiedo di avere pazienza, garantendovi che non sforerò le due settimane prima del prossimo capitolo in ogni caso!!! Un grosso bacio a tutte e un buonissimo week end!!!

Alice

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Capitolo 19
*** Sviluppi ***


 

19. Sviluppi

 

 “ Questo Ryuga Hideki è davvero peggio del prezzemolo!” Constatò Connor quando dopo aver cambiato canale se lo ritrovò nuovamente davanti agli occhi.

“ Lo so fin troppo bene, sono mesi che me lo sorbisco in tutte le salse..” Sbuffai.

Nel pronunciare quelle parole, visualizzai nella mia mente l’idol ricoperto dei più svariati condimenti, dalla senape al ketchup. Infine lo immaginai dibattersi, per poi sprofondare in un barattolo di mostarda gelatinosa.

Mi sfuggì una risata maligna.

Connor mi guardò allarmato.

“ Hai trascorso troppo tempo da sola.” Osservò.

Feci spallucce e sorrisi.

Nonostante fossi estremamente dispiaciuta di averlo involontariamente coinvolto nell’assurda e per giunta pericolosa situazione in cui versavo, ero contenta di averlo vicino.

“ Aud..Cioè Akiko..” Si corresse in extremis notando il mio cipiglio corrucciarsi.

“Si?”

“Non è che quel tale, Wasabi* potrebbe portarci qualcosa da sgranocchiare?” Domandò.

“ Si chiama Watari, non Wasabi!” Esclamai scoppiando a ridere.

“E’ lo stesso.” Decretò Connor inflessibile.

“ Non credo. Al momento è molto impegnato con la squadra investigativa.” Replicai contrariata.

 Ormai l’ora della merenda era trascorsa da un pezzo e io mi ero abituata fin troppo facilmente ai vizi che mi concedeva il maggiordomo.

“Oh..” Mormorò Connor deluso.

Stavo per proporgli di recarci entrambi a fare gli occhi dolci a Watari, quando il programma trasmesso sull’immancabile Sakura TV, venne interrotto da un annunciatore che comunicò la messa in onda di un ulteriore video di Kira.

Sentii il mio stomaco aggrovigliarsi e il cuore accelerare il battito. Ero certa che il messaggio non poteva di sicuro significare nulla di buono, semmai l’opposto.

Connor, seduto al mio fianco sgranò gli occhi e si irrigidì.

Aveva potuto appurare personalmente quanto fosse atroce il potere di Kira, ed ero certa che l’immagine di Ukita che si accasciava a terra agonizzante, gli sarebbe rimasta impressa nella retina per tutta la vita.

Non ebbi tempo di sentirmi ulteriormente in colpa nei suoi confronti a quel pensiero, perché ciò che annunciò la voce contraffatta di quello psicopatico assassino, mi impedì qualunque ragionamento razionale:

“ Apprendo con dispiacere che la polizia ha respinto la mia richiesta. Dal momento che sembra che invece abbia deciso di combattermi, per prima cosa ucciderò il sovrintendente generale. Oppure potrei uccidere l’uomo conosciuto come L che ha il comando delle indagini. L o il sovrintendente? Chi di loro verrà sacrificato per la creazione di un mondo onesto e pacifico? Avete quattro giorni per decidere.”

“ Brutto bastardo!” Tuonai.

“ Il ritorno della contessa..” Considerò la vocina.

Non le diedi alcun credito e mi precipitai fuori dalla mia camera, in soggiorno.

Connor che per un momento era rimasto annichilito, si riscosse e mi ciabattò dietro.

Ryuzaki era appollaiato su una morbida poltrona imbottita e gli agenti si trovavano riuniti intorno a lui, distribuiti sui divanetti. Tutti erano intenti a sorseggiare caffè. Mi accorsi che sul tavolino, in bella vista, troneggiava una gigantesca fetta di torta fragole e panna, inutile domandarsi a chi appartenesse.

Se non fossi stata in preda a un’agitazione incontrollabile, avrei trovato buffa quella scena, più che una squadra investigativa parevano le signore del circolo di beneficienza che si incontravano con mia madre tutti i giovedì.

“ Ho visto il video di Kira!” Dichiarai trafelata.

“ Anch’io.” Mi fece eco Connor senza una ragione precisa.

Gli scoccai un’occhiataccia.

“ L’abbiamo notato.” Replicò Ryuzaki puntandomi gli occhi neri addosso e giocherellando con il cucchiaino in bocca.

Aizawa e Matsuda abbassarono  lo sguardo, quest’ultimo era anche leggermente arrossito.

Dedussi che avevano udito la mia raffinata esclamazione.

“Chiedo scusa.” Dichiarai niente affatto pentita.

Non capivo perché si scandalizzassero tanto.

“ Non si preoccupi Akiko San, è del tutto comprensibile!” Saltò su Matsuda con slancio.

Il suo collega digrignò i denti.

Connor sogghignò.

“Possibile che in questa stanza non se ne salvi nemmeno uno?” Domandò la mia coscienza sconsolata.

Le diedi pienamente ragione.

“ Dov’è il sovrintendente?” Mi informai rendendomi conto solo in quell’istante della sua assenza.

“E’ andato a fare una telefonata per scoprire chi.. Tra lui e Ryuzaki.. Insomma..” Mi illuminò ancora Matsuda incespicando nelle parole.

Appena il giovane terminò di farfugliare apparve il diretto interessato.

“Ryuzaki è andata come previsto..” Esordì l’uomo facendo il suo ingresso.

Pendevamo tutti dalle sue labbra.

“ Le alte sfere si sono riunite e hanno deciso che L, quello vero stavolta, dovrà presentarsi in televisione.”

Mi accasciai sulla poltrona rimasta libera come un palloncino sgonfio. La testa mi girava lievemente.

Soichiro, accorgendosi della mia presenza sussultò.

“Mi dispiace non era mia intenzione turbarla Akiko San.” Si scusò.

Feci un gesto con la mano come a volergli dire di non preoccuparsi.

Non ero in grado di spiccicare una sillaba.

Dopo alcuni secondi che parvero ore, Ryuzaki, portandosi alle labbra una tazzina di caffè, commentò imperturbabile:

“ Hanno fatto la scelta più giusta.”

Nessuno fiatò.

“Bé abbiamo ancora tre giorni per escogitare un piano.. Non ho certo voglia di farmi uccidere da un tizio che fa finta di essere Kira.” Aggiunse come se stesse parlando del tempo, ingurgitando un boccone di dolce.

“Eh?” Trasecolò Matsuda.

“ Che cosa vuoi dire Ryuzaki?!” Esclamò il signor Yagami.

“Un tizio che fa finta di essere Kira?” Ripetei  riuscendo a malapena ad articolare la frase.

“Sturati le orecchie!” Mi invitò la vocina.

Connor assunse un’espressione smarrita.

“E’ molto probabile che questo Kira sia un impostore, anzi, forse siamo di fronte a un secondo Kira.” Ci illustrò Ryuzaki con assoluta non curanza.

“ Non ne bastava già uno?” Protestò Connor come se Ryuzaki ne fosse responsabile.

“Cosa ti fa pensare che ci sia un secondo Kira? Spiegati per favore.” Intervenne Aizawa sconvolto.

“ Per prima cosa le vittime che ha scelto per il primo video, quello che è stato visionato solo dai tecnici della tv, erano state segnalate solo nei notiziari del mattino e sulle riviste femminili. Il vero Kira non avrebbe mai ucciso dei criminali simili. Mentre se ammettiamo l’esistenza del secondo Kira, possiamo ipotizzare che abbia scelto quei criminali per non togliere al vero Kira potenziali vittime.” Spiegò lui addentando una fragola.

“ Ryuzaki, qual’ è la probabilità che tutto questo sia opera di un altro Kira?” Domandò il sovrintendente, serio.

“Stavolta direi il 70%.” Dichiarò.

Trasalimmo tutti, eccetto Connor che senza rendersene conto lo stava guardando affascinato.

“Del resto il suo stile è sospetto, non è da Kira. Finora a parte quelli che gli sono stati messi alle costole, Kira ha sempre risparmiato gli innocenti.” Proseguì.

Ripensai al ridicolo scimmiottamento del nome in formato Old London e mi diedi della sciocca per non averlo sospettato a mia volta.

“ Suvvia hai tanti altre valide motivazioni per farlo, questa non è poi tanto grave.” Mi blandì la vocina melliflua.

“Se riuscissimo a catturare questo secondo Kira, avremmo senz’altro dei nuovi elementi per catturare l’originale… Yagami San, sarebbe un problema se permettessi a suo figlio di collaborare con noi?” Domandò Ryuzaki.

Nonostante mi avesse avvertita in anticipo riguardo le sue intenzioni, sentirle messe nero su bianco, accrebbe la mia angoscia. Sperai con tutto il cuore che il sovrintendente si opponesse.

“ Questo vuol dire che non lo consideri più un sospettato?” Ribatté invece il poliziotto.

“No. Non posso fidarmi di lui, ma delle sue capacità di ragionamento si.” Lo contraddisse Ryuzaki in uno dei suoi picchi di sincerità sconcertante.

Dopodiché il sovrintendente pronunciò le parole che temevo:

“ Se mio figlio acconsente non ho nulla in contrario.”

Se Light fosse stato realmente Kira, sicuramente non aspettava altro. Fui scossa da un sottile tremito e Connor mi appoggiò una mano sulla spalla.

“Grazie. Comunque mantenete tutti il segreto con lui sulla teoria del secondo Kira. Facciamo finta di essere sempre sulle tracce del solito Kira.” Concluse.

Ancora una  volta, nessuno lo contestò.

Io al contrario, avrei voluto dirgli migliaia di cose, a partire dall’evidenza che fosse un pazzo e un incosciente e che sarei morta di crepacuore prima dello scadere dei tre giorni, se non avesse escogitato un modo per cavarsela. In alternativa avrei convinto Connor ad aiutarmi a narcotizzarlo, sequestrarlo e farlo risvegliare in Nuova Zelanda.

E al diavolo Kira. Tutti e due.

“ Se gli facessi una cosa del genere non ne vorrebbe più sapere di te.” Osservò saggiamente la vocina.

Purtroppo aveva ragione anche in quel caso. Privarlo della possibilità di far valere la giustizia, sarebbe stato l’equivalente di privarlo della sua stessa ragione di esistere.

“ E comunque vi prenderebbe entrambi a calci nel sedere durante il tentativo.” Rincarò nuovamente la vocina.

Sospirai impercettibilmente.

“Andiamo!” Esortai Connor dirigendomi verso la mia stanza.

“ E la merenda?” Piagnucolò lui con la sensibilità di un’ameba.

“Non ho più fame!” Ribattei acida.

“Io si però.” Mugugnò indispettito.

Con la coda dell’occhio vidi Ryuzaki stropicciarsi i jeans.

*

La fresca brezza serale mi scompigliava pigramente i capelli mentre ero intenta a contemplare le luci di Tokio dal balcone dell’albergo.

Avevo abbandonato Connor in camera cedendogli il mio VAIO, affinché potesse inviare qualche e-mail zuccherosa a Julia.

Sentivo decisamente il bisogno di una boccata d’aria e di solitudine.

Dopo qualche minuto, avvertii una presenza alle mie spalle.

Mi voltai, nonostante sapessi perfettamente di chi si trattava.

Ryuzaki mi stava fissando con i tondi occhi scuri spalancati, le mani infilate nelle tasche dei jeans. Le occhiaie che gli  segnavano lo sguardo sembravano più marcate del solito.

Ci scambiammo una delle nostre lunghe occhiate, senza parlare.

“Dimmi che hai un piano.” Quasi lo implorai alla fine.

Lui non rispose.

“ Quindi tra tre giorni ti offrirai in televisione come carne da macello?” Proruppi perdendo il controllo.

“No..” Obiettò piano.

Si avvicinò di qualche passo e nel sentirlo accanto, come al solito mi si mozzò il respiro. Possibile che non riuscissi mai a controllarmi?

“ Ti assicuro Akiko, che non ho mai avuto meno voglia di morire in vita mia.” Mormorò con una luce insolita negli occhi. Questa scomparve così rapidamente, lasciando il posto all’abituale indecifrabilità, che pensai di essermela solo immaginata.

Ma poi, impacciato, mi strinse in uno dei suoi abbracci leggeri e appena accennati. E io ebbi la conferma che lo sguardo di prima, non era solamente frutto della mia immaginazione.

“Ti amo.” Sussurrai nella mia mente, ma non pronunciai quelle parole.

 “ Un giorno dovrai spiegarmi come riesci a trattenere le tue emozioni.” Affermai invece.

Ryuzaki si scostò per guardami in viso e, appoggiando l’indice alle labbra replicò:

“Mai.”

Avrei voluto che quell’istante fosse eterno.

*

“La pianti di andare avanti e indietro?” Bofonchiò Connor con la bocca piena di fette di pane tostato e marmellata di albicocche. Quella alla fragola l’avevo bandita.

“Vorrei vederti al mio posto!” Replicai in preda alla stizza.

“ Su, su, vedrai che Poker d’ossa se la caverà benone. Anche se non si direbbe a vederlo con quell’aria allampanata, ha un gran cervello!” Interloquì il mio amico con fare gioviale.

Afferrai un cuscino dal mio letto e glielo sferrai sulla testa con tutte le mie forze.

Lui non fece una piega e si ficcò in bocca l’ennesimo abnorme boccone, masticando goduto.

Era esasperante.

Sbuffando mi buttai su una poltroncina.

Light sarebbe arrivato a momenti e la mia agitazione era ormai al culmine.

Come se non bastasse, l’indomani io e Connor avremmo iniziato il nostro così detto stage, quindi tenere d’occhio il figlio del sovrintendente si sarebbe rivelato ancora più arduo.

“ Immagino che il tuo contributo sia determinante per Ryuzaki.” Ghignò la vocina sadicamente.

Presi a pugni il bracciolo della poltrona, schiumando di rabbia.

Il mio amico mi osservò interdetto.

“ Sei sicura di stare bene? Sembri un cane idrofobo.” Si informò preoccupato.

“Niente affatto.” Gracchiai malevola.

Lui si strinse nelle spalle e, comprensibilmente, mi lasciò nel mio brodo.

Quando sentii aprirsi la porta d’ingresso della suite, balzai in piedi e corsi ad origliare, nel farlo investii Connor che si trovava per sua disgrazia nella mia traiettoria. Protestò animatamente ma non gli badai e mi apprestai ad accostare l’orecchio all’uscio. Lui mi rivolse un’occhiata di profondo compatimento.

Restai diverso tempo a carpire informazioni, ascoltando le voci di Ryuzaki e Light. La prima dal timbro basso e l’inflessione morbida che conoscevo bene e la seconda perfettamente modulata, che mi causava un’ inusuale irritazione.

Ryuzaki stava mettendo alla prova il ragazzo mostrandogli i video che Sakura Tv non era riuscita a trasmettere per testare la sua reazione. Light elaborò dopo una brevissima pausa, la teoria che vi fosse un secondo Kira.

Se si trattava di una messinscena, il figlio di Soichiro Yagami meritava davvero un Oscar.

Non mi ero accorta che stavo esponendo le mie teorie bisbigliando e che Connor mi osservava stralunato da ormai diversi minuti.

“ Basta adesso! Vieni via da lì.” Mi ingiunse.

Non gli diedi retta e restai in ascolto. Stavano discutendo qualcosa riguardo a un messaggio per il notiziario della sera…

“Lasciami!” Mi opposi quando Connor cercò di tirarmi via per il braccio.

“No! Stai diventando morbosa, staccati da questa stramaledetta porta..” Mi intimò continuando a tirarmi.

Ma io non mollai l’osso e mi arpionai alla maniglia.

Purtroppo non avevo calcolato che la porta si apriva verso l’interno.

“Deficiente.” Fu l’unico commento della vocina mentre l’uscio si spalancava inesorabilmente rivelando a tutti i presenti cosa stessimo combinando io e Connor.

Cinque paia d’occhi ci si posarono impietosamente addosso.

“Ti sta bene!” Sbottò il mio amico per chiarire immediatamente la situazione.

L’avrei strozzato.

“Chi è causa del suo mal..” Iniziò la vocina ma per una volta ebbe la decenza di non terminare.

“ Salve..Emh.. Scusate l’interruzione...” Delirai.

“Nessuna interruzione Akiko San!” Mi accolse Matsuda entusiasta.

“Matsuda!!!” Lo richiamò Aizawa veemente.

Il giovane sospirò.

Mi accorsi che Light e Connor si stavano studiando reciprocamente.

Light con educato stupore, Connor con smaccata curiosità.

Dovevo porre fine a quell’interludio.

“Ciao Light, che piacere vederti!” Cinguettai con un entusiasmo che risuonava tristemente fasullo persino alle mie stesse orecchie.

“ Piacere mio, Akiko San.” Sorrise garbato.

Non avevo mai provato una simile insofferenza verso un mio simile.

“ Per favore chiamami Akiko!” Lo invitai con un tono di voce che speravo apparisse gioviale.

Connor mi scrutò come se avessi perso il lume della ragione. Tutti mi scrutavano come se avessi perso il lume della ragione. Persino Matsuda. Ad essere sincera Ryuzaki mi scrutava e basta. Non era un buon segno.

Dopo un istante di imbarazzato silenzio, l’attenzione di Light si concentrò nuovamente sul mio amico. Non andava affatto bene. Decisi di intervenire ancora una volta.

“ Lui è...” Blaterai indicando Connor.

“Già chi è?” Rimarcò la vocina faceta.

Ebbi un’improvvisa ispirazione.

“Ken..Shiro*.” Dichiarai.

Nella stanza calò un silenzio sepolcrale.

“Direi che è ora di levare il disturbo.” Mi fece notare la mia coscienza.

Feci per battere in ritirata ma Ryuzaki mi bloccò:

“A questo punto tanto vale che entriate.”

“In silenzio.” Puntualizzò Aizawa che detestava le perdite di tempo.

Così senza aprire bocca, timidamente, ci accomodammo sul divanetto libero.

“Questa sera niente Ryuga Hideki!” Mi bisbigliò Connor.

Gli piazzai una gomitata nelle costole.

“Hai osato colpire Ken Shiro, la pagherai!” Mi schernì.

Una vena prese a pulsare pericolosamente sulla tempia di Aizawa e Connor si zittì all’istante.

La mia deplorevole figura si rivelò utile ai fini di ficcanasare nell’indagine. Potei apprendere che Ryuzaki aveva incaricato Light di comporre un messaggio da parte di Kira, per tendere un tranello al presunto secondo Kira, con lo scopo di fargli rivelare di non essere quello autentico. Come di consueto incredibilmente ingegnoso. Se non ci fosse stato Yagami Junior di mezzo, avrei gradito nettamente di più.

Quando il ragazzo ebbe terminato, Ryuzaki, reggendo  tra pollice e indice di ambo le mani, le estremità del foglietto su cui Light aveva scritto il testo, lo esaminò e commentò:

“ Hai fatto un bel lavoro, ma preferirei eliminare la frase “Uccidi pure L se ti va..”

“.. O potrei morire.” Concluse.

Non mi resi conto che avevo preso a fissare Light con un astio talmente manifesto da poterlo incenerire a distanza, finché Connor non mi affibbiò un pizzicotto su un braccio.

Trasalii per il dolore, poi mi ricomposi in un’espressione più neutra.

“Vorrai dire spastica.” Mi corresse la mia voce interiore.

Sperai che il giovane non si fosse reso conto di nulla, Ryuzaki si era raccomandato di esternare il meno possibile la natura del nostro legame in presenza di Light.

“Ti aveva anche pregata di essere discreta e tu sei corsa davanti a uno studio televisivo di Tokio in casco e reggiseno.” Mi ravvisò la vocina premurosamente.

Stramaledetta vocina.

Mentre ero presa dalle mie riflessioni, venne impartito l’ordine di preparare il video affinché fosse trasmesso durante il notiziario serale.

Non ci rimaneva altro che attendere la risposta.

*

I due giorni che seguirono, nonostante l’inizio della collaborazione al progetto per il nuovo quartier generale mia e di Connor, trascorsero in maniera inesorabilmente lenta.

Con l’avvicinarsi minaccioso dello scadere del termine imposto dal secondo Kira, ero diventata un fascio di nervi. Non potevo impedirmi in alcun modo di avere paura per Ryuzaki. Fortunatamente, il lavoro mi distraeva dai pensieri più cupi e dalla sconcertante complicità che stava venendosi a creare tra lui e Light.

Fu durante il pomeriggio del terzo giorno, che arrivò la risposta al video inviato dalla squadra investigativa. Io e Connor eravamo da poco rientrati dal nostro “stage” quando Watari, tramite il MAC di Ryuzaki, la inviò.

Sarei stata estremamente curiosa di sapere dove diamine si fosse andato a ficcare il maggiordomo in quei giorni, ma il video mi premeva nettamente di più.

Nessuno protestò quando io e Connor, mio e suo malgrado, ormai noto a tutti come “Ken San”, ci posizionammo intorno al monitor.

Il contenuto del messaggio, si rivelò man mano a dir poco sconcertante:

“Kira San, la ringrazio infinitamente per la risposta. Sono a sua completa disposizione. Kira San, vorrei incontrarla dal vivo.. Sebbene, come credo, lei non abbia gli occhi.. Non cercherò di ucciderla Kira San. Non ha nulla da temere…”

“Sbaglio o ha parlato di occhi? Cosa vorrà dire?” Intervenne Aizawa.

“Non lo so..” Balbettò Matsuda.

Ma non stavo più prestando attenzione al video. L’espressione di Ryuzaki, raggomitolato sulla solita poltrona, mi preoccupava. Non l’avevo mai visto tanto sconvolto. Anzi, ad essere sincera non l’avevo mai visto sconvolto e basta. Un sottile velo di sudore gli imperlava la fronte, ogni muscolo del suo corpo sembrava in tensione. Ma erano soprattutto i suoi occhi a turbarmi. Le iridi scure erano sbarrate, come se fosse in preda a un terrore incontrollabile.. A fatica tornai a concentrarmi sul video.

 “Cerchi di trovare un modo di incontrarci senza farci catturare dalla polizia.”

Se non fosse stato per la voce contraffatta, avrei giurato di sentire una nota di venerazione nell’inflessione della frase..

E quando sarà il momento, ci riconosceremo mostrandoci a vicenda i nostri Shinigami.”

Ryuzaki urlò e cadde di lato, finendo sul pavimento.

Matsuda e Aizawa si precipitarono verso di lui ma io fui più veloce.

“Stai bene?” Domandai accorata, appoggiandogli involontariamente una mano sulla spalla.

Sembrava se possibile ancora più pallido del solito.

Lui non rispose e restò con lo sguardo fisso sullo schermo, ancora fuori di sé.

“Shinigami.. Dovrei quindi riconoscere che esistono esseri del genere?” Disse incredulo, rivolto più a sé stesso che agli altri.

Solo in quel momento mi accorsi che Light ci stava guardando. Per un attimo mi parve di scorgere un barlume di interesse quasi  morboso nel suo sguardo e involontariamente, strinsi con più forza la spalla di Ryuzaki. 

Non ebbi modo tuttavia, di stabilire se la mia impressione fosse concreta o meno, perché sul viso di Light, dopo quel breve istante, ammesso che non mi fossi sognata tutto sin dal principio, si leggeva solamente una lieve e comprensibile perplessità.

Sperai con tutta me stessa di essermi sbagliata.

*Wasabi: salsa piccante giapponese.

*Ken Shiro: Sono certa che non ha davvero bisogno di presentazioni, tuttavia è il famoso personaggio di un manga e relativo anime ^^    

Ringraziamenti, sproloqui e espiazione dell’autrice:

*fa il suo ingresso munita di tuta ignifuga per evitare che le diate meritatamente fuoco* Ragazze non so davvero da che parte iniziare a scusarmi per questo increscioso e mostruoso ritardo! Mi rifaccio alla vostra pietà e benevolenza che ormai credo saranno esaurite.. Pietààààààààà!!! Purtroppo l’esame che ho dovuto dare era veramente arduo e tediosamente diviso in scritto e orale, per fortuna anche quello è andato..Yeeeah..*danza di gioia* Ma proseguiamo.. Come se non bastasse sono stata pochissimo a casa, tra lavoretti e trasferte in giro per il Piemonte.. Concludo la mia magra giustificazione, rendendovi partecipi del fatto che questo capitolo mi ha dato davvero filo da torcere, infatti lo odio! Dovevo introdurre l’arrivo di Misa senza fare un salto temporale troppo brusco, per cui perdonatemi se questo aggiornamento non è granchè! Spero di rifarmi con il prossimo, che arriverà in tempi molto più stringati, ve lo assicuro ^_^ (su ritirate le torce infuocate e i sassi, per favore).. Visto che sono (di nuovo) in partenza, risponderò alle vostre recensioni con calma, come meritate, al mio ritorno sabato e le introdurrò modificando il capitolo, però reputo opportuno pubblicarlo ora per non farmi odiare ulteriormente… Vi ringrazio davvero tutte, moltissimo e  ci risentiamo nel weekend.. Un bacione

Ps: Per Briganzia e Umpa_Lumpa, il cosplay che mi ha fatto tanto dannare era quello di Satine di Mouline Rouge, l’abito rosso di “Elephant Love Medley” se avete presente il film, grazie per esservi interessate! ^.^

Ok ora vado a fare la valigia..^^’’’’

Ringraziamenti e sproloqui dell’autrice parte seconda:

Come vi avevo annunciato, eccomi di ritorno per rispondere degnamente alle vostre recensioni, che per lo scorso capitolo sono state ben 18! Ancora non riesco a crederci *_* Vi ringrazio infinitamente per il sostegno che mi date ^//^ non mi dilungo troppo che poi divento patetica -.-‘’’

Ringrazio innanzi tutto Pupattolina, Philotaty, Saara, AlixandrosM, Danielle_Lady of Blue Rose e WizTail per aver aggiunto questa storia tra le preferite! Spero di non aver dimenticato nessuno, in tal caso lamentatevi e protestate! Ora passo finalmente a rispondere alle vostre recensioni.. Speravate di esservi salvate vero? Invece no.. *ghigno satanico*

KairiDN: Mi fa piacere sapere che segui questa fan fiction dagli albori XD E riguardo al fatto che sia la tua preferita non posso fare a meno di arrossire ^//^ Grazie dei complimenti e scusami se ho aggiornato con un ritardo folle..

Candy: Grazie mille!!! Sono felicissima che Connor venga tanto apprezzato!!! E’ una vera soddisfazione e sono anche felice di sapere che continuerai a seguire questa storia ^_^

Briganzia: Che bello che tu mi capisca!!! Hai descritto perfettamente la situazione.. Io bramo scrivere e continuare questa fan fiction e i libri sembrano diventare minacciosamente incandescenti..ç_ç.. Passando ad argomenti più lieti, ti ringrazio moltissimo per il tuo commento!!! E’ bello sapere che il mio bizzarro senso dell’umorismo venga apprezzato e mi fa anche infinitamente piacere che Audrey non sia una Mary Sue (mi sono impegnata molto perché non risultasse stereotipata) e ovviamente che L continui a rimanere IC a tuo avviso… Grazie mille ^_^

PetaloDiCiliegio: Coff coff.. Dalla tua penultima lettura sono risultata veloce, ma dall’ultima temo proprio di no -.-‘’’ Alla  fine ho avuto pietà di Audrey e le ho trovato qualcosa di utile da fare, così non se ne starà tutto il giorno a ciondolare davanti a Sakura TV XD Grazie della recensione, spero di non essere finita nella lista nera degli autori che aggiornano ogni morte di papa.. Mi farò perdonare, promesso!!!

Hoshimi: Povera cara, non rimpiango assolutamente i tempi infelici in cui dovevo disegnare e colorare le stramaledette colonne doriche.. Hai tutta la mia comprensione e solidarietà.. E non preoccuparti nel ritardo nel recensire, hai visto ogni quanto aggiorno ultimamente? O-o.. Comunque grazie del commento, mi fa sempre piacere leggere le vostre recensioni e sapere cosa apprezzate di più o di meno ^_^ Sono molto contenta di vedere che il ritorno di Connor è stato benvoluto da tutti *_* Spero che tu abbia finito versioni, tavole e esercizi di matematica senza soffrire troppo,anche in questo caso ti sono moralmente vicina!

Vampires Trenny: Presto verrai accontentata perché Misa è in arrivo, nel prossimo capitolo dovrebbe già comparire! Ti ringrazio moltissimo per il tuo commento, mi ha fatto infinitamente piacere e riguardo la personalità di Audrey ci hai pienamente azzeccato XD Riguardo al ritardo nelle recensioni non ti preoccupare assolutamente perché sono davvero l’ultima che può lamentarsi riguardo ai ritardi -.-‘’’

Bilu_Emo: Sono contentissima che tu gradisca i risvolti della storia, ero anch’io dell’idea che Audrey e Connor dovessero rendersi utili in qualche modo XD Come hai potuto notare ho inserito l’urlo di L alla parola “Shinigami”, non potevo proprio tralasciarlo!!! La vocina si pavoneggia per i complimenti ricevuti, mentre cerco di farla tacere (non riuscendoci) ti ringrazio moltissimo per la recensione ^_^

_Wiz Tail_: 18 capitoli in una volta??? Accidenti.. Torno ad arrossire ^//^ Grazie, non pensavo di meritare tanta attenzione.. Ti  ringrazio moltissimo e ti faccio un mega benvenuto tra le lettrici!!!

 _Nemesis_: Lo so che vuoi uccidermi.. Lo so!!!! Mi prostro ai tuoi piedi implorando pietà.. Non è colpa mia, troppi impegni *frignando* Non accadrà mai più, lo prometto!!! Comunque grazie della recensione e dei complimenti *torna a invocare perdono a gran voce*  E grazie anche per aver messo la mia fan fiction potteriana tra i preferiti, mi ha fatto piacerissimo! Purtroppo non è granché, è la prima ff che ho scritto e si vede, per cui ti ringrazio moltissimo per averla apprezzata ^_^

La gre: Che tu riesca a trovare il tempo di leggere questa storia anche se sei sommersa di compiti mi onora tantissimo.. Grazie ^//^.. Ti ringrazio anche per le cose carinissime che scrivi ogni volta, mi fanno davvero molto piacere!!! E non preoccuparti per i ritardi, come hai potuto appurare sono una gran maestra a riguardo -.-‘’’

Miss Revenge: Nooo ti prego, non voglio averti sulla coscienza!!! Recensisci questo capitolo e dimmi che stai bene ç_ç Grazie della recensione, sono contenta che la storia continui a piacerti!!! Qaunto alla sorte di L non posso pronunciarmi fino alla fine! Ma come ho già detto in altre occasioni, tieni presente che io sono una sua grande fan, anzi la parola “fan” è riduttiva, sono una sua adoratrice *_* La smetto di sproloquiare e invoco il tuo perdono per il mio disdicevole ritardo!!!

AlixandroM: La tua recensione mi ha davvero emozionata.. Grazie di cuore!!! Addirittura un film?! *brodo di giuggiole* Spero di non deludere le tue aspettative andando avanti.. Grazie ancora ^_^

Ary_tan: Grazie mille cara!!! Purtroppo non sono riuscita ad aggiornare presto per i motivi che ho spiegato prima, ma spero di riuscire a farmi perdonare!!!

Saara: Anche a te un mega benvenuto tra le lettrici!!! Davvero non riesco a capacitarmi di come riusciate a leggere questa storia tutta d’un fiato.. ^//^.. Se ci penso mi emoziono moltissimo!!! Grazie della recensione e dei bellissimi complimenti *_*

Liar: Che bello risentirti!!! Non ti preoccupare per le recensioni, per me l’importante è che la storia continui a piacerti ^^ Purtroppo come avrai notato non sono riuscita ad aggiornare molto presto..Abbi pazienza ^^’’’

Sabriel: Per un pelo non mi perdevo la tua recensione! Grazie dei complimenti, sono davvero contenta che continuerai a seguire questa storia ^_^

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Capitolo 20
*** Dissidio ***


 

20. Dissidio

Non riuscivo ancora a capacitarmi di girovagare per gli affollati quartieri di Tokio in compagnia di Connor, Matsuda, Light Yagami e i suoi compagni di università.

Soprattutto perché era stato Light a proporlo.

Il ragazzo aveva chiesto a Ryuzaki il permesso di farci partecipare a quella ricognizione per tentare di individuare il secondo Kira. Il quale, aveva mandato in televisione l’ennesimo video e un diario dove venivano menzionati appuntamenti e impegni dell’anno precedente, apparentemente comunissimi.

Sia Ryuzaki che il figlio del sovrintendente, reputavano che quegli appunti contenessero dei messaggi che solo il primo Kira avrebbe potuto capire e che il vero intento, fosse quello di stabilire un incontro.

Per questa ragione Light, che si era assunto l’incarico di pattugliare i luoghi segnalati nel diario insieme a Matsuda, aveva richiesto la presenza mia e di Connor, per dissimulare ulteriormente la presenza di un poliziotto.

Ryuzaki suo malgrado, non aveva potuto opporsi. Sarebbe stato un segno troppo evidente dell’effettiva natura del nostro rapporto.

Dal canto mio, sebbene non entusiasta di perdere un giorno di lavoro alla realizzazione del nuovo quartier generale, ero ben felice di cogliere l’occasione per controllare Yagami junior più da vicino.

Il mio unico cruccio consisteva nel vedere Ryuzaki preoccupato. Eccetto me e Watari, nessuno si era accorto che aveva avanzato gran parte del suo dolce poco prima che uscissimo per la missione. Chiaro segno che qualcosa non andava.

Il pattugliamento per la città si stava rivelando un buco nell’acqua, del secondo Kira non c’era la benché minima traccia e anche il mio personale spionaggio non stava dando alcun frutto . Light era come al solito esemplare. Brillante e carismatico, sembrava il leader tra i suoi colleghi di università, tutti pendevano letteralmente dalle sue labbra. Anche Matsuda ne subiva il fascino, nonostante fosse suo preciso compito tenerlo d’occhio e non ascoltarlo adorante.

Sbuffai.

“La pianti di agitarti? Ti suda la mano e se permetti mi fa un po’ schifo!” Mi sibilò Connor.

La nostra copertura per la giornata consisteva nel fingerci una coppia amica di Matsuda, che a sua volta impersonava il cugino di Light.

Questo comportava tenersi per mano.

“ Non ti facevo tanto schizzinoso.” Ringhiai sottraendo la mano dalla stretta del mio amico e asciugandola sul vestito.

Connor la riagguantò fulmineamente.

“Non è il caso di dare nell’occhio.” Bisbigliò.

 Tornai a ignorarlo e a concentrarmi sul giovane.

“Ti usciranno gli occhi dalle orbite di questo passo.” Commentò ancora Connor.

“ Ti dispiacerebbe lasciarmi in pace?” Replicai dissimulando il mio disappunto con un sorriso mieloso, accorgendomi che una delle ragazze si era voltata a guardarci.

“ Anche se fosse Kira, ti aspetti forse che trucidi la folla con lo sguardo?” Sussurrò lui a voce bassissima.

“Per una volta che dice qualcosa di sensato dovresti dargli retta.” Osservò la vocina.

“Risparmiami il sarcasmo per piacere!” Ribattei a volume un po’ troppo alto.

Il gruppetto che ci precedeva, composto da Light e due suoi compagni si girò verso di noi.

“Possibile che tu riesca esclusivamente a fare danni?” Si lamentò la mia coscienza.

Connor salvò la situazione stampandomi un bacio sulle labbra.

Immediatamente distolsero tutti lo sguardo per tornare alle loro chiacchiere.

“Che orrore..” Protestai badando a non farmi sentire.

“Non dirlo a me!” Mi fece eco il mio amico strofinandosi la bocca con il dorso della mano in un gesto teatrale.

Lo guardai male.

“ Se non altro Jack Skeleton apprezzerà il resoconto.” Mi punzecchiò maligno.

Io sorrisi. Poi gli calpestai un piede con tutte le mie forze.

Connor ululò di dolore, attirando nuovamente l’attenzione dei presenti.

“Scusami tesoro.” Cinguettai.

Appena ne ebbe la possibilità, mi rispose con un gestaccio.

*

La giornata proseguì a rilento. Connor mi teneva il muso e Matsuda mi scoccava a intervalli sporadici, occhiate sconvolte. Probabilmente a causa del bacio.

Light continuava la sua attività di signore benevolo circondato da fedeli vassalli.

Nulla che facesse trapelare la sua colpevolezza.

Non vedevo l’ora di rientrare in albergo.

“Per fare cosa? Scambiarti ricette con Watari? Falla finita!” Mi ordinò la vocina perentoria.
 

 “ A chi va di prendere un gelato?”  Propose ad un tratto una delle ragazze di cui assolutamente non ricordavo il nome.

Io non ne avevo alcun desiderio, il locale era gremito e non ero dell’umore per socializzare con quelle matricole.

“Che spocchiosa..” Mi rimproverò la vocina.

Connor si precipitò verso il gruppetto che stava entrando nella gelateria, mollandomi senza troppi complimenti.

Tuttavia non rimasi sola.

A quanto pareva nemmeno Light aveva particolare voglia di gelato.

“ Siamo rimasti soli.” Constatò il ragazzo con il consueto sorriso garbato.

“Eh già.”Riuscii solo a bofonchiare.

“ Le tue doti di cicerone migliorano di giorno in giorno.” Mi infastidì la mia voce interiore.

“Akiko San..” Esordì lui avvicinandosi di qualche passo.

“Si?” Domandai incrociando istintivamente le braccia.

“Non ti piaccio molto vero?” Mi inquisì.

La sua era ovviamente una domanda retorica.

“ Ma no.. Cosa te lo fa pensare?” Cercai di smentirlo con scarsa convinzione.

Scoppiò in una risata composta, segno che non mi aveva creduta.

“ Sei una pessima bugiarda.” Osservò senza smettere di sorridere.

Anche Ryuzaki era solito  farmelo notare. Che fosse Light a ribadirlo mi infastidì.

Preferii non fare commenti, mi trovavo decisamente su un terreno minato.

“ Posso capirti, con i sospetti che gravano sul mio conto.” Interloquì il giovane, con fare indulgente.

Puntava a essere comprensivo per accattivarsi la mia fiducia. Un trucco da novellino. Se di un trucco si trattava.

“ Beh sono solo sospetti..” Tentai di minimizzare per non essere completamente scortese.

“Non preoccuparti, è giusto che tu sia prudente con un indiziato, sarebbe un comportamento sciocco e avventato dimostrarmi subito fiducia. Se fossi in Ryuga, anzi in Ryuzaki, ti avrei messo in guardia anch’io.” Ribatté affabile.

Ecco dove voleva andare a parare. Sondare il legame tra me e il detective senza farmi domande troppo dirette.

Non sapevo come controbattere. Se avessi mentito, se ne sarebbe senza dubbio accorto, ma del resto non potevo nemmeno fare scena muta.

Azzardai un compromesso, sperando di risultare credibile:

“L’ha fatto esclusivamente ai fini di salvaguardare l’indagine, non per me.” Mormorai fingendo di rabbuiarmi.

Se fossi riuscita a convincerlo che i sentimenti verso Ryuzaki erano unilaterali,  avrei ottenuto una piccola vittoria. Nel caso Light fosse realmente Kira, di certo gli premeva sapere quanto contavo io per L, non il contrario. Qualche ciancia da ragazza lagnosa per un interesse non corrisposto poteva tornare utile a indirizzarlo in tal senso. Che pensasse pure di avere davanti la solita frignona che si struggeva per amore, pronta a lamentarsi con chiunque.

Mi parve di scorgere un lampo infastidito negli occhi del figlio del sovrintendente dopo il mio piccolo sfogo. Purtroppo la sua perenne maschera da bravo ragazzo non lasciava mai stabilire con certezza se certe impressioni fossero errate o meno.

“ In ogni caso mi auguro che il caso venga risolto presto, così potrai cambiare opinione nei miei confronti, Akiko San.” Concluse il giovane, poco prima che la comitiva si riunisse.

“Me lo auguro anch’io.” Lo assecondai sforzandomi di sorridere.

Mentre riprendevamo la passeggiata, ne approfittai per riflettere su quel breve dialogo.

 Una cosa era certa, se Light intendeva estorcermi realmente qualche informazione, non doveva avere una grande opinione del genere femminile, visto che aveva provato ad abbindolarmi in maniera piuttosto banale, assolutamente indegna del rivale di L. Mi ripromisi di fargli cambiare idea a sue spese.

“Non è particolarmente astuto manifestare apertamente ostilità verso un presunto assassino.” Intervenne la vocina.

Aveva perfettamente ragione. Da quel momento avrei tentato di smorzare il più possibile le mie occhiate astiose.

“Non ci crede nessuno.” Commentò ancora lei.

Fui distolta dai miei pensieri da un gran dolore al piede. Connor mi aveva restituito il favore.

“Scusami amore!” Tubò sollecitamente.

“Touchè.” Borbottai.

*

Diverse ore dopo, nel soggiorno dell’ennesima suite in cui ci eravamo trasferiti, raccontai a Ryuzaki gli eventi della giornata dal mio punto di vista.

Era molto tardi, poiché avevo dovuto attendere  che i membri della squadra investigativa, Light incluso, tornassero alle loro abitazioni. E aspettare soprattutto che Connor filasse a dormire. Non volevo dargli la soddisfazione di assistere al momento in cui avrei rivelato le sue gesta al detective.

Il momento in questione era giunto e io, sulle spine, scrutavo il mio interlocutore in attesa di una replica. Lui tuttavia, non sembrava particolarmente desideroso di distogliere la sua attenzione da una porzione di bavarese alle fragole che stava gustando a piccole cucchiaiate.

Mi dimenai sul divano leggermente angosciata.

Finalmente Ryuzaki si decise a interrompere la sua attività e si concentrò su di me. Teneva il cucchiaino in bocca e l’oggetto gli deformava la guancia, donandogli un aspetto buffo che sdrammatizzava la situazione.

“ E’ stato un buon diversivo.” Decretò.

Non mi stupii, non mi aspettavo certo una scenata di gelosia.

“Tuttavia non sarebbe stato necessario, se non avessi richiamato l’attenzione dei presenti.” Aggiunse tranquillo.

“Lo so e mi dispiace, ma Conn..Volevo dire Ken mi aveva provocata!” Cercai di difendermi.

Mi resi immediatamente conto di quanto risuonasse infantile e ridicolo il mio pretesto.

Un’occhiata penetrante da parte degli occhi d’ardesia di Ryuzaki, mi fece intendere che anche lui la pensava allo stesso modo.

“ Sono un impiastro.” Mi arresi sconsolata.

Lui mi regalò uno dei suoi sorrisi appena accennati.

“Tutto sommato è andata meglio del previsto, avevo calcolato che tu e Ken avreste fatto saltare la copertura al 50%.” Ammise.

“ Così esageri!” Mi indignai.

Ryuzaki sorrise nuovamente e poi si servì di un altro boccone di dolce.

“Comunque avvisa il tuo amico che se ci riprova, tornerà a tenere compagnia al comodino.” Mi comunicò a sorpresa.

Rimasi a bocca aperta.

Lui mi scrutò con aria interrogativa.

“Non mi aspettavo una simile reazione.” Farfugliai confusa.

“Beh, non mi ha fatto piacere.” Osservò sgranando gli occhi, vagamente perplesso, come se se ne meravigliasse anche lui.

Mi fece spregevolmente piacere.

“Vergognati!” Mi intimò la vocina.

Incurante di essa, continuai a gongolare con le labbra curvate in un involontario sorriso.

Fu la mano di Ryuzaki che mi sventolava davanti al viso, a riportarmi nel mondo reale.

“Da quanto tempo mi stavi chiamando?” Volli sapere rassegnata.

“ Nemmeno un minuto.” Mi rassicurò lui che nel frattempo si era raggomitolato a mio fianco sul sofà.

“ Meno male.. E..emh.. Cosa mi stavi dicendo?” Mi informai imbarazzata.

“Ti domandavo di ripetermi le tue impressioni su Light Kun.”

“Ancora? Ma è la terza volta!” Mi lagnai.

Lui restò impassibile, in attesa.

“D’accordo.” Mugugnai. Poi gli ripetei nuovamente il mio resoconto.

Dopo avermi ascoltata, Ryuzaki restò per qualche istante a riflettere, con l’immancabile indice sulle labbra. Poi mormorò praticamente a sé stesso:

“ E’ plausibile che abbia cercato di carpirti delle informazioni, tuttavia, se così fosse, la tattica utilizzata è davvero troppo elementare.”

“ Non si è curato di escogitare un inganno più raffinato perché ha una pessima considerazione delle donne, crede di poterle raggirare servendosi unicamente del suo fascino. Dovrebbe avere la decenza di valutare l’ipotesi che non tutte le ragazze striscino ai suoi piedi!” Sbottai infervorata.

“Datti una calmata, sei isterica!” Mi suggerì la mia coscienza.

Persino Ryuzaki doveva aver trovato esagerata quell’ esplosione. Era rimasto con gli occhi sbarrati e il cucchiaino a mezz’aria.

Arrossii.

“ Non è prudente da parte tua esternare tanta avversione nei confronti di Light. Se fosse realmente Kira potrebbe prenderlo come un affronto. Tieni presente che ha una personalità molto infantile.” Mi mise in guardia.

“Lo so, mi ero già ripromessa di prestarci attenzione.” Sospirai.

Il mio interlocutore mi perforò con il suo sguardo nerissimo.

“Dico sul serio.” Ribadii.

A sottolineare la mia affermazione, si udì il lieve russare di Connor.

“Evidentemente non è tuo destino risultare credibile.” Mi irrise la vocina.

“Non volevo che partecipassi alla ricognizione di oggi, ma avevo le mani legate. Farò il modo che non si verifichi più una simile eventualità.” Disse Ryuzaki cambiando argomento.

“ Non se ne parla. Non devi metterti in una posizione di svantaggio, soprattutto dopo che forse sono riuscita a convincere Light che tra noi sia soltanto io quella.. Emh.. Coinvolta.” Obiettai incespicando con le parole.

“ E’ stata una buona mossa.” Approvò Ryuzaki.

Mi illuminai.

“ Però ritengo che non riusciresti a reggere il gioco troppo a lungo.” Aggiunse.

Mi spensi immediatamente.

“ In ogni caso, se dovessi morire nei prossimi giorni, Light è sicuramente Kira.” Stabilì pacatamente, apprestandosi a consumare un altro boccone di dessert.

Strabuzzai gli occhi.

“ Non dirlo nemmeno per scherzo!” Proruppi accorata.

“Ma è la verità.” Bofonchiò lui con la bocca piena.

Prima che potesse reagire, mi impadronii del suo piatto.

“Posso riavere il mio dolce?” Domandò serio.

“No.” Replicai indispettita.

Sul viso di Ryuzaki si dipinse un insolito ghigno, che non prometteva nulla di buono.

Non ebbi tempo di chiedergli cosa gli passasse per la mente, che prese a farmi il solletico. Rigorosamente con pollice e indice.

Iniziai a ridere, tentando invano di difendermi. Impresa ardua siccome tentavo disperatamente di evitare che la bavarese planasse sul pavimento.

“ D’accordo, hai vinto. Puoi riaverla.” Mi arresi con le lacrime agli occhi, restituendogli il maltolto.

Soddisfatto, ricominciò a piluccare.

“E’ singolare la facilità con la quale passate dal parlare di morte al fare gli imbecilli.” Commentò la vocina.

Giusto.

 “ Ryuzaki?” Chiesi piano.

“Si?”

“ Stai attento.. A Light intendo.”

 Ero conscia che il mio fosse un avvertimento del tutto superfluo. Ma avevo come l’impressione, che la loro collaborazione nelle indagini si stesse evolvendo in qualcosa di più profondo. Quel “qualcosa” rappresentava un pericolo, poiché se Light e Kira fossero stati effettivamente la medesima persona, il gioco del gatto col topo che conduceva Ryuzaki, si sarebbe inevitabilmente capovolto e la prospettiva mi terrorizzava.

Prima che quest’ultimo potesse replicare, il viso assonnato di Connor fece capolino da dietro la porta.

“ Se hai finito di ridere, demonizzare Light Yagami e fare amorevoli raccomandazioni io gradirei riprendere sonno Audrey.” Esclamò sarcasticamente.

“ Piantala Connor, sembri un pensionato!” Lo rimbeccai.

Ci accorgemmo dell’errore commesso nello stesso istante, ma ormai era troppo tardi per rimediare.

Titubanti, ci voltammo verso Ryuzaki.

“ Vi voglio entrambi fuori di qui prima dell’arrivo della squadra investigativa domani.” Ci ingiunse atono.

Né io né Connor trovammo nulla da ridire. Personalmente mi reputavo fortunata che Ryuzaki non avesse ancora finito di mangiare, o probabilmente mi avrebbe tirato il piatto in testa.

*

I giorni che seguirono, videro me e Connor molto impegnati sul fronte lavorativo. Il nostro consueto orario era stato prolungato per permetterci di seguire più approfonditamente la costruzione. O perlomeno questa era la versione ufficiale.

Reputavo assai più plausibile che Ryuzaki ci volesse fuori dai piedi, dato il nostro speciale talento nel creare scompiglio.

Mio malgrado mi ero dovuta rassegnare.

Oltre l’onnipresente preoccupazione nel saperlo a strettissimo contatto con Light, trovavo piuttosto snervante uscire da un albergo e rientrare in un altro. Connor al contrario, lo trovava dannatamente divertente.  Avevo rinunciato da tempo a sforzarmi di capire come funzionasse la sua mente.

Nonostante la nuova routine quotidiana mi lasciasse ormai poco tempo libero, mi tenevo costantemente informata sull’andamento delle indagini. O almeno tentavo. Ryuzaki si mostrava sempre più reticente ed evasivo nei rari momenti in cui riuscivamo a discutere a quattrocchi, soprattutto da quanto il secondo Kira aveva inviato uno sconcertante video in cui annunciava di avere trovato il primo. Appena due giorni dopo la gita ad Aoyama. Una coincidenza a dir poco sinistra.

Non era necessario essere dei geni, per comprendere che se i due Kira si erano realmente incontrati, le cose non si mettevano granché bene.

Purtroppo più domande rivolgevo in merito, meno risposte ricevevo. In compenso ero costantemente rimpinzata di dolci.

Una mattina, insieme a Watari che ci accompagnava diligentemente ogni giorno al nuovo quartier generale in costruzione, trovammo anche Ryuzaki in procinto di uscire.

Restai completamente spiazzata.

“ Dove pensi di andare?” Quasi lo aggredii.

Era completamente fuori di senno a voler lasciare la suite con ben due assassini a piede libero coalizzati per farlo fuori.

“ Che buongiorno amorevole.” Mi infastidì la vocina, ma non le diedi retta, avevo tutt’altro per la mente.

“ Alla Todai.” Rispose laconico.

“ Accidenti, puoi benissimo vedere Light qui, evitando di mettere a repentaglio ulteriormente la tua vita!” Dichiarai sull’orlo dell’isteria.

“ No.” Mi contraddisse, senza mutare espressione.

“ Ryuzaki.. Per favore..” Lo implorai.

Lui si avvicinò fissandomi intensamente con gli occhi neri e mi strinse in un abbraccio goffo.

“ A più tardi Akiko.” Sussurrò.

Annuii cercando di darmi un contegno. Avrei voluto ribattere “lo spero” ma non era certo mia intenzione fare l’uccellaccio del malaugurio.

“Emh.. Andiamo?” Ci esortò Connor, che per l’intera durata del nostro alterco si era esaminato minuziosamente le scarpe.

*

Quella giornata trascorse con una lentezza snervante. Controllavo incessantemente l’orologio, eppure il tempo sembrava non volerne sapere di scorrere. Mi sentivo come se fossi stata seduta su dei tizzoni ardenti, una sensazione incredibilmente sgradevole.

Quando finalmente fu l’ora di tornare in hotel, mi sentii letteralmente al settimo cielo. Avrei voluto percorrere le scale per raggiungere la camera di corsa, siccome l’ascensore mi sembrava troppo lento, ma Connor mi aveva gentilmente dissuasa, facendomi notare che per quanto fosse poco celere, l’ascensore mi avrebbe fatto raggiungere il ventitreesimo piano più rapidamente delle mie gambe.

All’esterno della camera, udii seppur ovattata la voce di Ryuzaki e tirai un rumoroso sospiro di sollievo.

Il mio amico alzò gli occhi al cielo.

Lo ignorai e aprii la porta con il mio passepartout, entrando nel soggiorno della suite con Connor al seguito.

Ryuzaki, il sovrintendente Yagami, Matsuda e Aizawa erano riuniti intorno al monitor, dandoci le spalle. Nessuno si accorse della nostra presenza.

Feci per salutare, ma le parole mi morirono in gola.

L’immagine  trasmessa sullo schermo era agghiacciante:

 Una ragazza bionda e molto giovane, si trovava legata ad una struttura metallica tramite pesanti cinghie di cuoio che le passavano intorno al corpo, con le caviglie incatenate. Indossava soltanto una stretta camicia di forza che le impediva ogni minimo movimento.  Le medesime strisce di cuoio utilizzate per bloccarla, le assicuravano su metà del volto una visiera scura, probabilmente per toglierle la vista. Sembrava terrorizzata e respirava a fatica.

Fui assalita da un’ondata di nausea.

“ Watari, fai quello che puoi per farla confessare, ma fai in modo che resti viva. Conto su di te.” Ordinò Ryuzaki parlando attraverso un microfono.

La sensazione di nausea si intensificò, accompagnata da un capogiro.

“ Cosa.. significa?” Articolai malamente, con la bocca impastata da un sapore metallico.

Ma sapevo perfettamente cosa significava, anche se non volevo ammetterlo nemmeno con me stessa. Ryuzaki aveva appena dato l’ordine a Watari di torturare quella ragazza, senza battere ciglio.

Il sovrintendente, Matsuda e Aizawa si voltarono al mio indirizzo.

Nessuno aprì bocca, sembravano semplicemente sconvolti.

Anche Connor a mio fianco aveva assunto un malsano colorito cemento.

Io cercavo di ignorare la testa che mi girava vorticosamente e la bile acida che sentivo salirmi in gola.

“ Chi è? Perché è ridotta in quel modo?” Mi informai imponendomi di mantenere la voce ferma.

Senza distogliere gli occhi dal monitor, Ryuzaki rispose ai miei quesiti con voce incolore:

“ Si chiama Misa Amane. E’ stata arrestata con l’accusa di essere il secondo Kira. Sono precauzioni necessarie.”

“ Precauzioni? E dimmi anche torturarla è una precauzione?”

Sentivo montare dentro di me una rabbia sorda e gelida. Non riuscivo a tollerare la freddezza con cui Ryuzaki gestiva la situazione, del tutto indifferente alla sofferenza  della persona che aveva davanti.

“ Deve confessare a qualunque costo.” Replicò lui.

Inspirai profondamente per non urlare.

“ Anche violando i basilari diritti umani?” Incalzai.

“Si.”

Quella semplice parola ebbe il potere di farmi perdere completamente l’autocontrollo.

“ E tu questa la chiami giustizia? Cosa ti dà la presunzione di poterti considerare al di sopra di tutto? Di calpestare i diritti altrui? La tua grande intelligenza forse? Non sei poi tanto diverso da Kira.” Dichiarai adirata e delusa.

La mia invettiva non scatenò alcuna reazione. Ryuzaki proseguì a fissare lo schermo imperturbabile, immobile come una statua di sale.

Avrei voluto scrollarlo forte, per ottenere anche solo un minimo cambiamento da parte sua ma non lo feci. Mi bastò pensare alle profonde cicatrici che aveva sulla schiena per dissuadermi. Le remore che nutrivo nei suoi confronti nonostante la situazione, mi facevano odiare me stessa.

Serrai i pugni con forza e abbassai lo sguardo. La vista di Misa mi era insopportabile. Doveva essere poco più che una ragazzina e  colpevole o meno, vederla in quelle condizioni era uno spettacolo atroce.

Connor mi appoggiò una mano sulla spalla con fare circospetto, ma io mi scansai.

“ Vuoi andartene?” Mi sussurrò esitante.

Fu Ryuzaki a rispondere alla domanda:

“ Non potete lasciare questa stanza, siete a conoscenza di troppi dati riguardo l’indagine. Rimarrete sotto la  mia sorveglianza finché il caso non sarà concluso e poi sarete liberi.” Ancora una volta, la sua voce non esprimeva alcuna emozione.

Connor fece per controbattere ma io lo precedetti:

“ Vorrei che avessi almeno il coraggio di ammettere che non vuoi che me ne vada, ma non lo farai mai.”

Il diretto interessato non smentì.

“ La cosa peggiore è che nonostante ciò che ho visto e sentito mi risulti odioso, non riesco a desiderare di andarmene e non hai idea di quanto provi disgusto verso me stessa per questo.” Conclusi amareggiata, con la nausea che si riaffacciava a tormentarmi.

“ Ti avevo avvertita che non sarebbe stato facile.” Fu l’unica replica di cui mi degnò.

“Già.. mi avevi avvisata.. Riesci sempre ad avere ragione in un modo o nell’altro..Elle.” Ribattei scandendo con forza le ultime sillabe.

Senza guardare in faccia nessuno, girai sui tacchi e mi diressi nella mia stanza, chiudendomi a chiave. Dopodiché mi sedetti lentamente sul letto, reprimendo delle lacrime che non intendevo assolutamente versare.

 

 

Ringraziamenti e sproloqui dell’autrice:

Ciao a tutti, finalmente riesco ad aggiornare!!! Sono conscia del fatto che l’odio verso la sottoscritta  debba avere ormai raggiunto massimi storici, ma vi prego di non odiarmi! Ultimamente ho moltissimi impegni e il tempo per scrivere è davvero esiguo. Vi supplico piangendo di avere pazienza, so che deve essere snervante la mia dannata lentezza nel pubblicare nuovi capitoli, soprattutto ora che non manca più molto alla fine della storia, ma non posso davvero fare di meglio, perdonatemi ç__ç

Prima di procedere con i ringraziamenti devo chiedere umilmente perdono alle povere Umpa_Lumpa e Hope87 per aver dimenticato di rispondere alle loro recensioni! Scusatemi ragazze e dire che voi commentate sempre.. Abbiate pazienza, si tratta di  un chiarissimo segno di demenza senile, ancora mille scuse  -.-‘’’’  Inoltre mi scuso anche con Ary_Tan a cui faccio gli auguri di compleanno mostruosamente in ritardo... Sperando nella sua  clemenza: TANTI AUGURIII *suono una trombetta*

Terminata questa doverosa premessa, ringrazio tutti i lettori, xxsakura94xx, Sasori_Akatsuki,  Oo N Oo, kikka_neko, Necrysia, Neko88 e Cloe95 per aver aggiunto questa storia tra i preferiti (al solito spero di non aver dimenticato qualcuno ma è difficile ricordarsi tutti i nick ^^) e passo a rispondere gioiosamente alle recensioni:

KairiDN: Tranquilla, continuerò la storia a qualunque costo, anche se sto accumulando ritardi mostruosi, abbi fede! Grazie dei complimenti, sono felice che apprezzi il mio modo di scrivere e anche di vedere che Connor-Ken Shiro è così benvoluto XD  e naturalmente anche la vocina molesta ^__^

Candy: Anche per questa volta sono sopravvissuta e ho aggiornato! Scommetto che stavi già brindando alla mia memoria, invece sono tornata XD Grazie per i complimenti, sono arrossita per l’ennesima volta ^//^ Parlando invece della giacca bianca di Light, l’ho rivista oggi riguardando un pezzo dell’anime e hai ragione, è semplicemente abominevole O-o  sembra un incrocio tra un grembiule da chef e un panciotto da nonno XD

Bilu_Emo: Grazieeeeeeeeeeee!!! (questo per rispondere alla prima recensione ^^) Passando alla seconda, in effetti sì, ho scritto il capitolo piuttosto di getto e non ho avuto tempo di curarlo come si deve, ma assolutamente non è colpa vostra, anzi mi date tantissimo sostegno e voglia di migliorarmi!  Non so cosa farei senza di voi *_*  Grazie dei bellissimi complimenti, spero che questo chappy risulti più accurato ^^

_Wizatail_: Grazie moltissimo cara!!!! ^////^

La gre: Ciao Gre! (entro in scena in tenuta antisommossa per timore che tu abbia altre armi nascoste) come vanno la mano e la spalla? Ormai dopo tutto questo tempo spero siano guarite, comunque mi dispiace che tu ti sia fatta male! Sono contenta di averti rallegrata un po’ grazie della recensione e scusami se sono così lenta ad aggiornare!

Saara: Ti ringrazio tanto tanto per il tuo commento, mi ha fatto molto piacere ^//^ In effetti non è affatto facile scrivere. Quando mi sono imbarcata in questa impresa non avevo idea di cosa mi attendeva XD Grazie mille per la comprensione , spero di riuscire ad aggiornare più velocemente *_*

Ary_tan: Auguri di nuovo cara anche se in ritardassimo! Ah ah ah  sono contenta che ti sia piaciuta la scena della maniglia, mi sono divertita tanto a immaginare  le facce di Audrey e Connor mentre si spalancava la porta XD Come sempre, moltissime grazie per i bei complimenti ^_^

Umpa_Lumpa: Scusa, pietà, perdono!!! (in ginocchio sui ceci).. Non so come abbia fatto la scorsa volta a dimenticarmi di rispondere alla tua recensione! Anzi, lo so, mi sono persa la prima pagina e nella mia infinita demenza non ho controllato ç_ç Mi spiace tanto! Come sempre ti ringrazio del commento, dei complimenti e anche delle critiche, che sono utili a sottolineare i punti dove sono più carente! Inutile dire che mi ha fatto piacere che nel complesso lo scorso aggiornamento ti sia piaciuto, spero di aver fatto un discreto lavoro anche con questo, soprattutto nella parte finale che mi ha dato parecchi grattacapi.. Ma ora basta sproloquiare e mentre Audrey, Connor e la vocina vestiti da personaggi della commedia dell’arte si inchinano e ti salutano, ne approfitto per rinnovarti i miei complimenti per “Pitagora” sei stata davvero bravissima, è stato un piacere da leggere ^__^

AlixandrosM: Molte grazie per la recensione e i complimenti!!! Però ti prego, fai attenzione sulla sedia mentre leggi (nonnina preoccupata mode-on) XD.. Moulin Rouge è il tuo film preferito?! *_*  abbiamo gli stessi gusti, ho una vera passione per i musical, quello che amo più in assoluto è “Il fantasma dell’opera” ma Moulin Rouge lo segue a ruota ^_^ Beh ora la smetto di tediarti e ti lascio in pace, grazie ancora!!!

Sabriel: Ti ringrazio moltissimo cara!!! ^///^

Miss_Revenge: Sono felicissima che il precedente capitolo ti sia piaciuto!!! Sarò meno felice quando mi insulterai per il ritardo, ma me lo merito ç_ç Sai che non sono riuscita a vedere l’episodio 25 (AAAAAAAAAAAH  solo menzionarlo mi rende isterica) su MTV? E’ già stato abbastanza difficile dover assistere una volta a tu sai cosa e non volevo andare avanti a frignare un’altra settimana (si sono malata di mente).. Parlando di cose allegre ho riso tanto immaginandoti correre dietro a Light per azzannarlo, mi associo volentieri XD Ora la smetto di delirare e ti saluto, grazie mille del commento!!!

Elluccia: Che bello rileggerti!!! In effetti era da tanto che non apparivi, ma non devi certo preoccuparti delle recensioni! L’importante è che tu stia bene e ti sia ripresa, mi dispiace tantissimo per l’incidente e le varie iatture, davvero!!! Questo conferma la teoria che lo Sfig Note esiste >.< Tornando alla storia, mi rende felice tirarti su di morale e riuscire ad emozionarti ^//^ Ti mando un bacione e un grosso in bocca al lupo per tutto e non preoccuparti, anche se con ritardi epici, continuerò la storia, ormai non manca più moltissimo alla fine!

Oo N oO: Sono ufficialmente in brodo di giuggiole *_* Grazie, grazie, grazie per la bellissima recensione!!! Sono onorata di avere reso L come immaginavi che fosse segretamente e come sempre mi sorprendo che qualcuno abbia avuto voglia di leggere questa storia tutta d’un fiato! Mi scuso per la figura che ti ho fatto fare con la tua mamma, ma sono contentissima di averti fatta ridere e, ovviamente, che Audrey e la relativa vocina ti piacciano ^_^ Riguardo all’amletico dubbio sulla sorte di L, non posso spoilerare, ma ormai non manca più tantissimo alla fine della storia e presto lo scoprirete.. Tieni comunque presente che lo adoro ^^ Ah non preoccuparti per la lunghezza delle recensioni, a me fa molto piacere leggerle! Ps benvenuta tra i lettori e grazie ancora ^_^

Hoshimi: Non preoccuparti assolutamente per il ritardo nel recensire, anzi, mi scuso io per il ritardo nell’aggiornare piuttosto! La media dell’otto? WOW complimentissimi!!! Spero che la famosa interrogazione sia andata bene ^_^ Tornando alla storia, sono contentissima che ti sia piaciuto lo scorso capitolo e riguardo Misa posso capirti, sebbene come personaggio in sé non la detesti particolarmente, (non brilla per acume ma è molto buffa), se penso che è indirettamente responsabile della morte di L vorrei strozzarla, (in compagnia di Light e Rem) >.< Dopo queste mie inutili considerazioni personali, posso salutarti ^_^

Necrysia: Oooooh sono di nuovo in brodo di giuggiole ecco ^//^ Mi ha resa davvero contenta questa recensione, anche se proprio  non riesco a capacitarmi che questa storia catalizzi tanto!!! Ormai non so più come ringraziare *_* Sono felicissima che tu abbia notato un miglioramento nel mio modo di scrivere con l’evolversi della vicenda. Questa è la prima long fiction che scrivo e quando sono partita ero totalmente inesperta, anche nell’impaginazione. E’ stato grazie ai lettori che mi sono accorta che l’andare a capo nei dialoghi avrebbe reso la lettura più scorrevole XD Un’altra cosa che mi rende felice è sapere che trovi L IC, è un obiettivo che mi sono posta fin dall’inizio e non è sempre facile da rispettare. Inoltre il fatto che Audrey e vocina abbiano riscosso successo mi rende davvero orgogliosa ^//^ Mi dispiace averti fatto attendere tanto per l’aggiornamento, spero  di riuscire a trovare il tempo per aggiornare in maniera più celere! Ps: Grazie ancora ^_^

Direi che anche per stavolta ho finito di stressarvi. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, forse la reazione di Audrey alla vista di Misa nel finale è stata un po’ esagerata, ma ho cercato di immaginarmi come si comporterebbe una persona normale ed esterna alle indagini davanti a una scena simile, soprattutto vedendo agire la persona che ama in quella maniera.. Spero di avere reso l’idea! Colgo anche l’occasione per augurare alle più giovani che finiranno la scuola a breve, buonissime vacanze estive e a  coloro che come me sono emh..più avanti con gli anni, un grosso in bocca al lupo per la sessione d’esami ç_ç Alla prossima  care, un grosso bacio a tutte!

Alice

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Capitolo 21
*** Tregua ***


21.Tregua.

L’atmosfera, nel quartier generale delle indagini sul caso Kira, era divenuta a dir poco funesta. Io né ero in larga misura responsabile.

Ryuzaki avrebbe saputo quantificare in quale percentuale, ma mi rifiutavo di parlargli. A dirla tutta, non parlavo nemmeno con Watari. Non riuscivo ad accettare che l’amabile maggiordomo, che da mesi mi prodigava attenzioni e mi rimpinzava di leccornie, fosse l’esecutore di ordini tanto disumani. Soprattutto non tolleravo che non avesse nemmeno tentato di opporsi al suo pupillo.

Ero profondamente delusa da entrambi e anche fortemente irritata verso me stessa, poiché nonostante il risentimento e l’indignazione per il comportamento di Ryuzaki, non ero in grado di soffocare i sentimenti nei suoi confronti.

Trascorrevo  il mio tempo libero barricata in camera, dalla quale uscivo e rientravo unicamente per recarmi a seguire i lavori per la costruzione della nuova sede investigativa.

Quelle erano le uniche occasioni in cui ero costretta ad incrociare Ryuzaki durante l’arco della giornata. Fortunatamente risultava facile ignorarlo, dato che pareva praticamente impagliato davanti al monitor a sorvegliare Misa Amane e sembrava non accorgersi nemmeno del mio andirivieni.

Con Watari il discorso era diverso, siccome era lui ogni mattina ad accompagnare me e Connor al nostro “stage”.

Quest’ultimo era colui che risentiva maggiormente del mio ostinato mutismo e pativa il clima teso che gravava come un macigno nell’abitacolo.

Nel tentativo di alleggerirlo, cianciava da solo del tempo e di altri argomenti futili, con la vana speranza di intavolare una conversazione.

 Se non fossi stata di umore così malmostoso mi sarei sentita in colpa nei suoi confronti.

In albergo, con l’appropinquarsi dell’ora di cena, Connor appariva nella mia stanza portando un vassoio gremito di prelibatezze che doveva essergli stato fornito dal maggiordomo. Invariabilmente lo restituiva con la mia porzione intatta.

Per rifocillarmi, saccheggiavo i distributori di snack delle hall, difatti stavo iniziando a soffrire una discreta fame.

Il mio amico cercava di invogliarmi a mangiare il cibo preparato da Watari declamandone la bontà, ma io stoicamente, non cedevo e ostentavo un cipiglio bieco, cosicché Connor desisteva, lasciandomi al mio sacchetto di patatine a forma di dinosauro e alle mie cupe elucubrazioni.

Un pomeriggio, rientrando nella suite, notai che il sovrintendente Yagami era assente.

In compagnia di Ryuzaki c’erano solamente Matsuda e Aizawa.

Senza degnare il primo di uno sguardo, salutai i due agenti e poi mi informai:

“ Il signor Yagami è di turno alla polizia?”

I due uomini esitarono e compresi immediatamente che qualcosa non andava.

“Sta bene, vero?” Esclamai allarmata. Provavo grande simpatia e stima per l’uomo.

“Si Akiko san..” Temporeggiò Matsuda.

“Ma?” Insistetti niente affatto convinta.

“ Ha richiesto di essere rinchiuso in una cella, dopo che Light kun si è fatto imprigionare di sua spontanea volontà, per il timore di essere Kira.” Affermò Ryuzaki senza guardarmi.

“Mi pare di non essermi rivolta a te.” Replicai aspra, cercando però di trattenere lo sgomento a quella rivelazione.

Imperturbabile, Ryuzaki rivolse un cenno al giovane agente come per autorizzarlo a parlare.

Mi seccava terribilmente non riuscire a scalfire il suo autocontrollo per quanto lo provocassi.

“Questo si chiama essere infantili.” Puntualizzò la vocina.

“ E’ come dice Ryuzaki..” Farfugliò Matsuda in imbarazzo.

“ Dopo l’arresto di Misa Amane, Light ha iniziato a nutrire dubbi riguardo la sua innocenza, siccome avevano intrapreso da poco una relazione. Light spera di scagionarsi rimanendo in isolamento e Yagami san ha deciso di farsi rinchiudere a sua volta, per non compiere gesti insensati.” Concluse il poliziotto.

Mi ero persa diversi punti salienti sull’evolversi della vicenda durante la mia assenza.

“ Permettere a un uomo che ha da poco avuto un infarto e che ha una moglie e una figlia sole a casa, di rinchiudersi in una prigione è davvero molto umano. Mi congratulo una volta di più!” Proruppi invasa da una nuova ondata d’ira prima di dirigermi inferocita in camera, premurandomi di sbattere la porta.

“M-mi dispiace Ryuzaki.” Sentii balbettare Matsuda in lontananza.

“ Pensi a lavorare Matsuda San.” Fu la fredda replica del diretto interessato.

In altre circostanze avrei riso.

*

Trascorse un’altra settimana senza che la situazione si smuovesse di un millimetro.

Io proseguivo imperterrita a fingere che Ryuzaki e Watari non esistessero, loro non tentavano di porvi rimedio, salvo i manicaretti che l’anziano signore cercava indirettamente di propinarmi e, il malcapitato Connor, continuava a parlare da solo.

Ogni volta che lasciando la suite, o entrandovi, il mio sguardo cadeva inavvertitamente sul monitor che trasmetteva le immagini di Soichiro, Misa e Light, il mio umore volgeva inevitabilmente al peggio.

Già. Anche Light aveva iniziato a suscitarmi pena, mio malgrado. Nonostante non mi piacesse affatto, vederlo rinchiuso in quella piccola cella, legato mani e piedi non poteva non impressionarmi.

Ma era soprattutto Soichiro a destare maggiormente le mie preoccupazioni.

Il sovrintendente si faceva sempre più magro e smunto di giorno in giorno e la sua prostrazione morale era evidente.

Il pensiero che una persona innocente dovesse patire quelle sofferenze, mi amareggiava profondamente.

Mentre ero persa in quelle meste riflessioni, sentii bussare.

“Sono…Emh Ken.”  Annunciò Connor, che proprio non riusciva ad abituarsi ad utilizzare nomi fittizi.

“ Voglio stare sola!” Berciai scorbutica.

 Erano troppi giorni che non consumavo un pasto decente, fattore che non incrementava la mia ben disposizione verso il prossimo.

“C’è la cena..” Mi fece presente lui.

“Ho già detto che il cibo cucinato da Torquemada* non lo voglio!” Latrai incurante che Watari mi sentisse perfettamente.

“ L’ho ordinato con il servizio in camera.” Mi prese in contropiede.

“Non ho fame!” Obiettai.

“Groarrrrrrrrrwrrrrrrr.” Mi smentì rumorosamente il mio stomaco.

“Fammi entrare!” Mi intimò Connor con tono di chi non ammetteva repliche.

A malincuore obbedii.

Il mio amico mi osservò paziente, mentre mi avventavo su salsicce, insalata mista, uova strapazzate e macedonia.

Quando ebbi terminato di ingozzarmi, esclamò:

“In realtà ha preparato tutto Watari.”

“Cosa?” Boccheggiai rischiando di soffocarmi con l’ultimo boccone.

“Sto scherzando.” Sbuffò lui esasperato.

“Non è divertente.” Protestai.

“ Io invece trovo di sì.” Ridacchiò.

Lo guardai in cagnesco.

Lui tornò serio e affermò:

“Audrey non è il caso di dare un taglio a questa storia?”

“ Akiko.” Rettificai.

“Falla finita, non ci sente nessuno.” Proclamò alzando gli occhi al cielo.

“ D’accordo, cosa mi stavi dicendo?” Accondiscesi, rabbonita dalle calorie appena ingurgitate.

Connor inspirò a lungo, segno che stava per addentrarsi in un discorso che non gradiva particolarmente.

Lo osservai incuriosita.

“ Non avrei mai pensato di essere io a venirti a dire una cosa del genere ma..” Esitò lievemente.

“ Dovresti parlare con Poker d’ossa.”

Strabuzzai gli occhi.

“Lo so, non mi sembra vero di stare pronunciando queste parole, ma è ridotto davvero male. Insomma peggio del solito. Praticamente non tocca cibo, tutto ciò che gli ho visto ingerire in questi giorni è stata una zolletta di zucchero.  Capirai che sono quasi meglio le tue patatine a forma di dinosauro. Inoltre le sue occhiaie mi sembrano più marcate del consueto. E non pensavo sarebbe mai stato possibile.” Concluse sconcertato da sé stesso.

Per qualche istante restai senza parlare, cercando di non prestare attenzione al senso di colpa che si stava insinuando nella mia mente.

“ Non dipende da me, sarà colpa delle indagini.” Asserii convinta.

Connor mi scoccò un’occhiata dubbiosa.

“ Comunque non cambio opinione. Ha ordinato di torturare quella ragazza senza alcuna remora di coscienza. Tiene tre persone segregate, di cui due nella totale impossibilità anche solo di sgranchirsi le gambe e una in condizioni di salute precarie. Non gli importa quanto gli altri stiano male, gli preme solo risolvere il caso, a discapito di chicchessia.” Conclusi infervorata.

“Glielo hai chiesto?” Osservò Connor.

“Che cosa?” Volli sapere.

“ Quello che prova a riguardo. O hai dato per assunto che la loro sorte gli fosse indifferente, unicamente perché non ha espresso un parere?” Mi spiegò con calma.

Ero esterrefatta, non lo facevo tanto sensibile e saggio.

“No, non l’ho fatto.” Ammisi controvoglia.

“ Allora dovresti rimediare e tenere presente che con il lavoro che svolge, esternare i propri sentimenti o lasciarsi influenzare da essi, non è certo un lusso che può concedersi. Pensi che sarebbe riuscito a risolvere tutti quei casi se si fosse fatto coinvolgere emotivamente ad ogni interrogatorio?” Mi fece notare.

Spalancai la bocca, sempre più sbigottita. Era incredibile, lo stava difendendo!

“Mi dispiace, ma non ho più niente da darti da mangiare.” Mi prese in giro.

“ E’ che.. Non riesco davvero a crederci..” Farfugliai.

“Nemmeno io!” Rise Connor.

“ Coraggio, vai a parlagli ora.” Mi esortò.

Io nicchiai.

“ Con quella ragazza, Misa, lavoro o meno, ha decisamente passato il segno.” Osservai.

Lui mi scrutò attentamente con gli occhi azzurri.

“ Ciononostante ne sei sempre innamorata.” Affermò.

Io annuii, chiedendomi dove volesse andare a parare.

“ Spiegami quindi che senso ha rimanere in Giappone ignorandolo. Se le sue azioni ti risultano sgradite, l’unico modo per cambiare le cose è discutendone. Sempre che ne valga la pena.” Argomentò.

“Si, certo che ne vale la pena.” Mormorai.

“Bene. Mi scoccerebbe parecchio trovarmi qui praticamente prigioniero, se così non fosse.” Replicò con un sorriso.

“Oh Connor!” Proruppi mortificata. Mi ero dimenticata fin troppo facilmente dei suoi sacrifici per rimanermi accanto in quella vicenda priva di senso. E soprattutto pericolosa.

“La solita egoista!” Mi aggredì la mia coscienza.

“ Vorrai dire Ken!” Mi corresse lui, dandomi uno scherzoso colpetto sulla fronte.

“ Anche se avessi potuto scegliere, sarei rimasto ugualmente con te.” Mi rassicurò subito dopo.

Lo abbracciai.

“Puah.” Commentò la vocina nauseata.

“ Ora torno in camera a rispondere a una e-mail di Julia.” Si congedò dopo che ci fummo sciolti dall’abbraccio.

Gli brillavano gli occhi nel pronunciare il nome della ragazza.

“ Aspetta!” Lo bloccai prima che uscisse.

Lui si voltò e attese che parlassi.

“ Come mai mi hai fatto questo discorso? Non reputo plausibile tutta questa sollecitudine nei confronti di Ryuzaki.” Indagai.

“Beh è semplice. Quando tieni il muso sei incalcolabilmente odiosa. Non augurerei di sopportarti nemmeno al mio peggiore nemico.” Ribatté con un sorrisetto pestifero.

“Cretino!” Sbraitai lanciandogli dietro un cuscino, ma in realtà stavo ridendo.

Lui lo schivò in una pittoresca imitazione di Neo in Matrix e io risi ancora di più.

Quando se ne fu andato, mi ritrovai a pensare che era maturato molto, anche se lo nascondeva bene.

“Tu invece regredisci.” Mi deliziò la vocina con i suoi complimenti.

Ma non era il momento di darle credito. In soggiorno mi attendeva una bella gatta da pelare.

Nonostante le circostanze, non potei fare a meno di visualizzare Ryuzaki in forma felina, con tanto di campanellino e fiocco.

Trattenni faticosamente una delle mie note crisi di ilarità.

Ero davvero un caso disperato.

*

Come immaginavo, il detective si trovava dove lo avevo lasciato.

Ossia fossilizzato nella sua strampalata posa, davanti al monitor.

Mi sforzai di ignorare le immagini che venivano trasmesse sullo schermo e, titubante, presi posto accanto a lui sul sofà.

Ryuzaki non diede segno di essersi accorto della mia presenza.

Mentre mi arrovellavo il cervello sul come esordire, finalmente si girò a guardarmi.

“Ciao Akiko.” Mi salutò come se niente fosse, fissandomi con i tondi occhi neri sgranati.

Ero incerta se mettermi a ridere o strozzarlo.

Mi accorsi tuttavia, che Connor aveva ragione. Le occhiaie che gli segnavano lo sguardo, sembravano effettivamente più accentuate e una gigantesca fetta di torta al cioccolato giaceva integra sul tavolino a suo fianco.

Deglutii. Possibile che non riuscissi a trattenermi dall’essere dispiaciuta e preoccupata?

“ Un’altra eclatante manifestazione di incoerenza.” Constatò perfidamente la vocina.

Cercai le parole adatte per incominciare il discorsetto che mi ero ripetuta mentalmente prima di uscire dalla mia camera, ma gli occhi che mi ricadevano continuamente sui tre prigionieri nello schermo non mi aiutavano affatto.

Cogliendomi del tutto di sorpresa, Ryuzaki spense l’apparecchio.

“ Mi dispiace.” Disse semplicemente.

Restai a fissarlo con aria da triglia.

Incurante dell’improvvisa vacuità del mio sguardo aggiunse:

“ Avevi ragione, la verità è che non volevo lasciarti andare via. Questo indipendentemente dalle questioni di riserbo sull’indagine.”

Dopo tale affermazione, prese a scrutarmi intensamente con gli occhi neri, in quella maniera che azzerava le mie capacità cognitive senza via di scampo.

Quando mi riscossi dalla catatonia e fui in grado di metabolizzare il significato delle sue parole, ribattei goffamente:

“ Sono emh.. Contenta di questo.. Però il punto è un altro Ryuzaki.”

“ Quanta spigliata eloquenza.” Mi schernì la mia coscienza.

Feci un gesto infastidito, come a voler scacciare una mosca.

Fortunatamente il mio interlocutore non vi badò.

“ Quello che intendo dire, è che al di là della validità dello scopo, i tuoi metodi sono..”

Stavo per dire “disumani” ma mi fermai in tempo.

“..Ingiusti.” Conclusi.

“Lo so.” Replicò lui.

Era davvero snervante e rischiavo nuovamente di alterarmi.

“ E ciononostante agisci così?” Domandai cercando di mantenere la calma.

“Si.”

La sillaba pose fine al mio tentativo di autocontrollo.

“Ryuzaki! Quello che stai facendo è abietto, disgustoso, inclassificabile!” Esplosi.

Ovviamente non si scompose.

Per quel che mi concerneva, al contrario, non mi sarei stupita di vedere del fumo fuoriuscirmi dalle orecchie.

“Va meglio?” Si interessò pacato.

“Cosa?” Trasecolai.

“ Ti ho chiesto se ti senti meglio.” Ripeté in tutta tranquillità.

Ci pensai su per un breve attimo e poi mormorai sorpresa:

“Si.. Credo di si.”

“ Ritenevo avessi ancora necessità di sfogarti.” Mi spiegò placido.

Quindi mi aveva provocata di proposito con quelle risposte irritanti.

“Deve mancargli un venerdì.” Asserì la vocina.

“ Ora vorrei illustrarti il mio punto di vista..” Iniziò.

Restai ad ascoltarlo, ancora più confusa.

“ Non credere che mi piaccia utilizzare certi mezzi. Le misure che ho adottato sono estreme perché questo caso le richiede. Ciò non significa che le approvi. Sono un essere umano anch’io Akiko e quel che temevo coinvolgendoti nel mio lavoro, è che sarebbe arrivato il momento in cui lo avresti dimenticato a causa delle mie azioni..” Si interruppe per stropicciarsi i jeans, il suo tipico diversivo per reprimere le emozioni.

“Allora perché?” Farfugliai.

“ Perché Kira e il secondo Kira vanno fermati. A qualunque costo. Per Ukita, per Naomi Misora, per tutti gli agenti dell’FBI e le altre vittime. Farò tutto ciò che è necessario, anche se comporta sporcarmi la coscienza.” Proseguì.

“E anche perché vuoi vincere.” Gli suggerii.

“La giustizia vince sempre.” Ribatté lui sorridendo.

Mi ritrovai a sorridere a mia volta. Non mi sarei mai abituata a quei rari momenti in cui pareva persino ingenuo.

Restammo in silenzio per qualche istante a guardarci.

Poi lui afferrò il piatto con la porzione di dolce e iniziò a mangiarlo avidamente.

Faceva un effetto bizzarro, solitamente piluccava i suoi dessert a piccole cucchiaiate.

“ Ne vuoi un pezzo?” Mi propose con la bocca piena. Quella frase mi ricordò il nostro primo incontro nella sala da thè di Sue.

“No grazie, ho già mangiato e tu sembri avere parecchio appetito.” Rifiutai.

“ In effetti si, ho bisogno di zuccheri.” Confermò continuando  divorare la torta.

“ Dipende emh.. Da me?” Azzardai pentendomene immediatamente.

“Mai che tu riesca a tenere chiusa quella ciabatta.” Sbuffò la vocina.

Ryuzaki si bloccò e mi scrutò con attenzione.

Io mi ritrovai ad arrossire come una perfetta imbecille.

“ Non mi è mai importato dell’opinione altrui nei miei confronti. Ma se si tratta della tua.. E’ differente..” Mi rivelò, tornando a tormentare il tessuto dei jeans.

“ Cambia argomento prima che vada in tilt.” Mi suggerì la mia coscienza.

“ Conn..Ken mi ha detto che gli omicidi  si sono interrotti da quando Light e Misa Amane sono stati arrestati. Quindi è praticamente certo che siano loro i colpevoli.” Buttai lì.

“ Nessuno dei due ha confessato.” Replicò Ryuzaki facendosi pensieroso.

“Però se gli assassinii dei criminali non ricominciano, la loro colpevolezza sarà evidente.” Insistetti.

“Si.” Commentò laconico.

Non me la raccontava giusta. Gli frullava qualcosa in mente e non intendeva mettermene a parte.

Non investigai oltre e dopo un attimo di titubanza, gli domandai:

“Ryuzaki.. Se effettivamente il caso venisse concluso a breve.. Tu saresti..emh libero?”

“ Fino alla prossima indagine.” Rispose lui ingoiando l’ultimo pezzo di dolce.

“ Quindi non avresti altri..Impegni..” Tergiversai.

“Piantala e arriva al dunque!” Mi intimò la vocina seccata.

“No.” Controbatté Ryuzaki guardandomi fisso negli occhi.

Senza dubbio aveva già capito dove volevo andare a parare, ma non mi veniva in soccorso.

“ Perciò.. Ti piacereb.. Cioè torneresti a New York con me?” Balbettai.

Lui non aprì bocca.

Poi, continuando a rimanere rannicchiato nella sua abituale posizione, si sbilanciò verso di me e mi baciò. A lungo.

“Al 100%.” Rispose alla mia domanda, dopo che le nostre labbra si furono divise.

Ma stranamente l’avevo già intuito.

Ovviamente, una settimana dopo, gli omicidi ricominciarono.

 

*Torquemada: capo dell’inquisizione spagnola (particolarmente dedita all’utilizzo della tortura)

Ringraziamenti e sproloqui dell’autrice:

Ed  eccomi finalmente con nuovo capitolo! Speravo di aggiornare prima, invece ho di nuovo tardato (fortunatamente non quanto la scorsa volta -.-) non starò a spiegarvi come mai ci abbia messo tanto, purtroppo le motivazioni sono sempre  le medesime e l’estate si preannuncia funesta. Tornando a noi, avrei voluto dare una maggiore svolta alla storia, ma mi sarei dilungata troppo e avrei dovuto curare di meno dei dettagli a cui darò il giusto spazio con il prossimo aggiornamento. Spero di non avervi deluse incentrando troppo questa parte sulle paturnie di Audrey, gli inaspettati consigli di Connor e la riappacificazione con L, in ogni caso mi farò perdonare (e finalmente riuscirò a fare intervenire Misa, ormai è un imperativo morale). Detto questo ringrazio tutti i lettori, 13ste, _Ink Whisper_ e carlotta6 per aver aggiunto questa storia alle preferite (spero al solito di non aver dimenticato di menzionare qualcuno) e soprattutto ringrazio moltissimo coloro che hanno recensito! Lo scorso capitolo ha raggiunto un numero record di commenti e io, Audrey, Connor, L e Watari ci siamo lanciati a festeggiare con un trenino della felicità! Deliri a parte, grazie mille davvero, non sapete quanto mi rendiate contenta!!! E adesso sotto con le risposte ^__^

Candy: Emh.. Spero che tu non mi abbia data di nuovo per morta XD Ti giuro che mi sono impegnata per cercare di aggiornare prima, ma purtroppo ho ottenuto solo questo risultato ._. Comunque sono contenta che ti sia piaciuto il capitolo ( e i colpi di scena) e promuovo l’iniziativa “Regaliamo una giacca nuova a Light” XD

Miss_Revenge: Mentre ti scrivo sono scossa da brividi di paura, so che mi sgriderai di nuovo T_T Ok la pianto di frignare e piuttosto ti ringrazio per i complimenti e anche per le proteste per i ritardi, perché fai sentire questa storia davvero apprezzata ^///^ Spero che il finale romantico (ma senza esagerare perché si tratta pur sempre di L) ti sia piaciuto… Grazie ancora e scusami davvero se tardo tanto, non lo faccio apposta!!!

Hoshimi: Ti ringrazio tanto, sono felicissima che il capitolo ti sia piaciuto, soprattutto che tu abbia gradito la parte finale (mi è piaciuto molto scriverla). Allora non sono l’unica a pensare che Light sia un misogino, meno male!!!

Sabriel: Grazie mille  ^__^

Neko88: Mi fa piacere che la reazione di Audrey non sia stata trovata esagerata, grazie per i complimenti, sono sempre felicissima di riuscire a fare ridere!!!

Hope87: Meno male, sono contenta che tu non ci sia rimasta male. Segui questa storia e la recensisci fin dai primi capitoli e sono stata davvero pessima a non risponderti, ti chiedo ancora scusa! Ebbene sì, ormai non manca più moltissimo alla fine..(sempre che riesca a fare finalmente entrare in scena Misa come si deve -.-‘’’)

_NemeSiS_: Come nel caso di Miss_Revenge, scrivo piena di terrore.. Perdonooooooo... Però la tua recensione mi ha fatta arrossire moltissimo ^///^ Insomma che vi avvertiate l’un l’altra  quando aggiorno per leggere è..è..Non trovo neanche le parole ma grazie!!! Mi auguro che il capitolo ti sia piaciuto e che sia stata contenta di vedere i nostri eroi fare la pace (povera me, ma cosa scrivo?!).. Light è un dannato farabutto ma Audrey non si lascia incantare ah ah ah (il delirio continua).. Ok ora la  smetto (finalmente dirai tu) grazie ancora!!!

AlixandrosM: Ah ah ah!!! La tua definizione di Light mi ha fatta morire dal ridere XD Ti ringrazio moltissimo per i complimenti, sono contenta che la reazione di Audrey ti sia piaciuta! Fammi poi sapere se sei riuscita a vedere “Il fantasma dell’opera” e cosa ne pensi ^_^

Umpa_Lumpa: Non preoccuparti assolutamente per il ritardo (ma quale?) nel recensire! Tanto con i miei odierni tempi di aggiornamento, avrebbero tempo di commentare la storia tutti i bradipi del pianeta terra (e perché mai dovrebbero? Bah  non darmi retta..) So di essere estremamente noiosa, ma mi fa davvero molto piacere che il capitolo ti sia piaciuto, soprattutto che ti sia piaciuto tutto *_* Riuscirò ancora ad eguagliare questo primato XD? Tornando a noi, come avrai intuito, anch’io dopo aver visto Misa ridotta in quel modo ho avuto un momentaneo crollo nella stima per L per il suo atteggiamento, a cui  poi ho dato una spiegazione per i fatti miei (visto che il personaggio è rimasto avvolto nel mistero, ma del resto è bello che sia così).. Per concludere quando ti cimenterai in una nuova fan fiction? Mi farebbe piacere leggerti di nuovo ^_^

La gre: Sono contenta che tu ti sia completamente ristabilita!!!  Mi dispiace molto averti fatta aspettare.. Comunque grazie mille per la recensione, tutti e quattro ricambiamo XD!!!

 Sasori_Akatsuki: Wow..La rileggi anche? ^///^ Grazie mille!!!

Bilu_Emo: Ebbene si, sono tornata!!! ( e di nuovo sparita, sob -.-) mi fa piacere che il capitolo ti sia piaciuto e anche l’averti sconvolta con il discorso di Audrey, (ma solo perché era l’effetto che volevo dare).. Anche tu rileggi i capitoli?? Ecco..Torno ad arrossire ^//^ Grazie davvero!!!

Necrysia: Questo commento mi ha reso contentissima perché hai espresso perfettamente quello che volevo rendere con lo scorso capitolo *_* Grazie!!! Come avrai avuto modo di leggere, fortunatamente la crisi è scampata (mi dispiaceva farli restare separati troppo a lungo).. Quanto alla fine, sai che non posso dire niente (anche se vorrei perché non sono brava a trattenermi in queste cose XD) Se ti può consolare comunque non manca più moltissimo ^_^

Vanessa94: Grazie, mi fa piacere che ti piaccia come ho reso L e anche che questa storia abbia catturato la tua attenzione *_* Per quanto riguarda Connor, è un discorso interessante, ti confesso che più volte sono stata tentatissima di farlo innamorare di Audrey, però temevo di sconfinare troppo nel banale con la storia del migliore amico innamorato. Certo il suo comportamento a volte è un ambiguo è vero, ma per Audrey prova solo amicizia  e la esprime in maniera possessiva ed impicciona XD Ora però sono curiosa di sapere cosa avresti preferito ^_^

KairiDN: Ecco l’aggiornamento, scusa se ci ho messo tanto e grazie della recensione!!!

Ritsuka96: Benvenuta allora!!! Grazie del commento e per aver letto la storia tutta d’un fiato, sono felicissima che ti piaccia ^_^

_WizTail_: E’ vero, Akiko ci è rimasta davvero malissimo ( e l’ha ampiamente dimostrato XD) però ora si è risolto tutto ^_^

Ary_Tan: Per gli auguri è stato un piacere!!! Come sempre sono molto contenta che il capitolo ti sia piaciuto e ti ringrazio per i complimenti.. Mi fa anche piacere constatare che anche secondo te la scena finale non è stata esagerata!!!

Oo N oO: Lo so, lo so.. Anche per me non è stato facile trattare così Ellino, ma non fare avere una reazione indignata a Audrey mi sarebbe parso innaturale! Riguardo alla sorte di L secondo me lui non è (non voglio scriverlo >.<) ma ha solo avuto un calo di pressione ed è svenuto. Poi stufo delle scenate da isterico di Light e delle fesserie di Matsuda, è partito per le vacanze (cerco di auto-convincermi)..La smetto di delirare (anche se è divertente).. Grazie mille del commento e dei complimenti!!! ^__^

Saara: Mi dispiace tanto farvi aspettare così a lungo per questi aggiornamenti, devo vergognarmi >.< Grazie comunque per essere così comprensiva e per i bellissimi complimenti *_*

Kikka_Neko: Benvenuta anche a te e grazie della recensione!!! Sono contentissima che la storia ti piaccia, (però non fare tardi per leggerla che mi sento in colpa) e spero che continuerai a seguirla ^_^

_Ink Whisper_ Benvenutaaaa!!! Grazie mille per le recensioni, sia per questa ff sia per “Hogwarts 1975” mi hanno fatto davvero molto piacere!!! Spero che il tuo PC faccia il bravo, così potremo risentirci ^__^

Anche per questa volta ho finito di infastidirvi mie care, ma prima di salutarvi vi pongo un quesito: Ma di che colore ha gli occhi Misa nell’anime? Azzurri o marroni (domandona eh? -.-) a me sembra che li abbia ogni tanto di un colore e ogni tanto di un altro O.o Beh la smetto di infastidirvi con queste sciocchezze e vi mando un enorme bacione!!!

Alice

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Capitolo 22
*** Svolta ***


 

22. Svolta

 Proprio quando tutto sembrava essere sul punto di risolversi, ci ritrovammo daccapo.

Il morale, all’interno dell’ormai esiguo quartier generale anti Kira, aveva raggiunto minimi storici.

La verità è che ci eravamo illusi troppo in fretta.

Io e Connor di tornare a New York. Lui per riabbracciare Julia, io in compagnia di Ryuzaki.

Matsuda, Aizawa e Mogi, per quanto dispiaciuti per la piega che aveva preso l’indagine a causa del coinvolgimento del loro superiore, di archiviare quel maledetto caso e occuparsi di mansioni più ordinarie.

Ma soprattutto, quello che credo ognuno di noi si fosse ritrovato a desiderare durante quei brevi giorni, in cui pareva che finalmente ci saremmo lasciati quell’abominevole vicenda alle spalle, era di tornare alla propria vita.

Il pensiero di non dover più cambiare continuamente albergo, poter muovermi liberamente e utilizzare il mio vero nome, si era fatto strada con facilità, rivelando quanto fosse faticoso vivere in quel modo.

Più volte mi sorpresi a fantasticare su lunghe passeggiate nel mio amato Central Park, su laute merende a base di cheesecake alla fragola e su Ryuzaki appollaiato sopra la poltrona bianca e pelosa del mio soggiorno. Preferibilmente  con addosso il candido accappatoio dell’ Excelsior Hotel.

Così, quando Matsuda irruppe nella suite dove alloggiavamo sventolando un quotidiano e, in preda a una grande agitazione, ci annunciò  che tutte le esecuzioni dei criminali che si erano interrotte nell’arco di quelle due settimane,  erano state effettuate in un solo colpo, l’effetto fu quello del proverbiale fulmine a ciel sereno.

Connor in particolar modo, risentì della funesta notizia. Veder sfumare la prospettiva di rivedere la sua ragazza dopo tanto tempo, doveva essere stato un duro colpo.

Mi sentivo terribilmente responsabile nei suoi confronti e quando gli ventilai la proposta di provare a intercedere con il detective, affinché almeno lui potesse fare ugualmente ritorno a New York, obiettò seccamente che tanto “Jack Skeleton” non avrebbe mai acconsentito e ad ogni modo, non sarebbe ripartito senza di me in alcun caso. Dopodiché mi invitò a non sprecare il fiato.

Normalmente me la sarei presa, ma date le circostanze non potevo che comprenderlo.

Dal canto mio ero notevolmente abbattuta.

Se non altro io e il mio amico potevamo distrarci grazie al nostro incarico. Incarico che avevamo dato per superfluo con troppa rapidità.

Man mano che l’immenso grattacielo si ampliava, mi rendevo conto di quanto il tempo trascorresse in fretta. Presto sarebbe stato ultimato e, come Connor pronosticava nei momenti in cui il suo umore era più fosco, ci saremmo ritrovati a girarci i pollici davanti alla tele, con Ryuga Hideki a costituire il nostro unico svago.

La sola idea mi atterriva.

Tuttavia, a distrarmi dall’indulgere troppo sui mesti pensieri riguardanti il come avrei impiegato le giornate una volta terminato il lavoro, c’era la crescente preoccupazione per il comportamento sempre più alienato di Ryuzaki.

Non rivolgeva la parola praticamente ad anima viva e sembrava totalmente assorto in chissà quale elucubrazione. Inoltre aveva definitivamente piantato radici davanti al monitor, gli imperscrutabili occhi scuri, fissi sulle immagini dei sorvegliati.

Sapevo che sottoponeva Light e Misa a pesanti pressioni psicologiche, Matsuda si era premurato di spifferarmelo, nella speranza forse, di vedermi nuovamente perdere le staffe.  Il giovane agente era spesso oggetto delle rimbeccate del detective. In favore di Ryuzaki, non si poteva negare che alle volte, il poliziotto risultasse alquanto inopportuno.

Tuttavia, sebbene  non approvassi i suoi metodi, non avevo certo idee migliori da suggerirgli. Ritrovarsi di punto in bianco con tutte le sue certezze sul caso spazzate via, doveva essere quanto meno frustrante.

Come se non bastasse, gli agenti iniziavano comprensibilmente a dubitare della colpevolezza del figlio del sovrintendente, visto che gli omicidi erano ricominciati.  E non riuscivano a capacitarsi dell’ ostinazione di Ryuzaki, nel voler continuare a tenere i due ragazzi in isolamento.

Erano soprattutto in pena per Soichiro, il quale ogni giorno pareva più debole e sciupato del precedente. Ciononostante, possedeva una forza di volontà incrollabile e sebbene le sue condizioni fisiche fossero tutt’altro che rassicuranti, si rifiutava categoricamente di abbandonare la cella in cui era rinchiuso, prima che suo figlio venisse liberato.

Personalmente non sapevo dove sbattere la testa.

L’evidenza suggeriva che in effetti il detective si fosse sbagliato. Però mi fidavo di lui e delle sue intuizioni e senza dubbio, anche se non le palesava, doveva avere delle valide ragioni per dubitare ancora dell’innocenza di Light.

Mi sentivo impotente a non poter essergli d’aiuto in alcuna maniera e saperlo confuso e turbato, anche se lo celava con la sua consueta abilità nel reprimere le emozioni, mi rammaricava moltissimo.

*

Una notte mi svegliai di soprassalto in preda a un incubo. Appena aprii gli occhi, dimenticai di cosa si trattasse e di esso mi restò soltanto una sensazione di angoscia, unita a una gran sete.

Mi accorsi che purtroppo avevo scordato di predisporre una bottiglia d’acqua sul comodino prima di assopirmi.

Scivolai fuori dalle lenzuola e mi avventurai verso il soggiorno della camera d’albergo, in cerca di qualcosa da bere.

Raggomitolato sul divano, trovai Ryuzaki, che, con gli occhi sgranati, stava fissando lo schermo. Tanto per cambiare.

L’orologio sulla parete segnava le tre e mezza del mattino.

C’era un limite a tutto.

Con decisione, mi interposi tra il suo campo visivo e il monitor.

Lui parve non notare nemmeno la differenza, tanto era assorto a riflettere.

“ Ryuzaki, adesso basta.”Gli ingiunsi.

Lentamente, focalizzò la sua attenzione su di me.

Il suo volto inespressivo, fece venire meno la mia spavalderia.

Quando si isolava nei suoi pensieri per eclissarsi dove non potevo raggiungerlo, mi sembrava di non conoscerlo affatto.

“Perché pensi anche di conoscerlo?” Sghignazzò la vocina.

Mi seccava constatare che non aveva del tutto torto.

Lui nel frattempo, non aveva distolto dalla sottoscritta il suo sguardo da sfinge.

 Inspirai profondamente, poi decretai:

“ Non ti fa bene stare sempre chiuso in hotel incollato a quell’aggeggio. La situazione non cambierà..Quindi ora vado a cambiarmi e poi andiamo fuori a fare due passi all’aria aperta.. E se rifiuti sappi che non mi sposterò da qui, dovrai portarmi via di peso.”

“L’hai intimorito senz’altro.” Commentò sarcasticamente la mia coscienza.

Ancora una volta il diretto interessato non replicò, sembrava stesse soppesando le mie parole.

Sperai non optasse per sollevarmi e depositarmi altrove come un pacco postale. Sarebbe stato imbarazzante.

Fortunatamente, si portò l’indice sulle labbra e mormorò:

“Sai Akiko, a volte mi ricordi Watari.”

“Oh..Emh.. Capisco.” Bofonchiai interdetta.

L’essere paragonata all’anziano factotum non mi entusiasmava, ma siccome Ryuzaki gli era affezionato, l’affermazione doveva avere una valenza positiva. Almeno speravo.

“Hai intenzione di rimanere ad arredare la stanza ancora a lungo?” Mi richiamò la vocina.

Come di consueto, non mi ero resa conto di essere piombata in uno dei miei momenti di catatonia.

Ryuzaki si era già alzato e aveva infilato le malconce scarpe da tennis.

Mi fiondai a buttarmi addosso i primi vestiti che mi capitarono a tiro e fui pronta per uscire.

*

I nostri passi riecheggiavano sul selciato, tanto era silenziosa la notte.

Eccetto qualche sporadica auto di passaggio, la città sembrava addormentata.

“ E ti stupisci vista l’ora?” Intervenne la vocina.

Non le prestai attenzione, ero troppo intenta a osservare Ryuzaki di sottecchi mentre girovagavamo senza una meta precisa.

Mi piaceva vederlo camminare con la sua consueta postura ricurva, a mio fianco.

Mi piaceva essere lontani dallo stramaledetto monitor e, in un certo senso dal caso Kira e dalle sue implicazioni.

Poco importava che ore fossero.

Rammentai che quella stessa mattina, recandomi allo “stage”, avevo notato un piccolo parco giochi nelle vicinanze. Anche se certamente non poteva sostituire il “mio” Central Park, stabilii che mi sarei accontentata.

Proposi al mio compagno di andarci e lui non mosse obiezioni.

Man mano che ci addentravamo tra gli alberi e le file di panchine deserte, iniziai a provare una crescente  sensazione di inquietudine.

Quel luogo aveva un non so ché di spettrale.

“ Anche fifona no, per favore!” Si indignò la mia coscienza.

“ Va tutto bene?” Domandò Ryuzaki all’improvviso.

Mio malgrado, sussultai.

“S-si.” Balbettai.

Che figura pietosa.

Lui mi studiò qualche istante, poi cogliendomi di sorpresa, mi cinse in modo molto impacciato, le spalle con un braccio.

Proseguimmo a camminare in quel modo.

Se qualcuno avesse potuto vederci, ci avrebbe trovati ridicoli, dato che anch’io avevo dovuto assumere la sua  postura ingobbita.

“Ridicoli è un eufemismo.” Mi contraddisse la vocina.

Raggiungemmo due altalene solitarie e senza nemmeno il bisogno di consultarci reciprocamente, ci accomodammo.

O meglio, il detective ci si appollaiò. Ma non prima di essersi liberato dalle aborrite scarpe.

Mentre mi dondolavo pigramente lo sbirciai di nascosto.

Guardava un punto imprecisato dell’orizzonte e, sebbene allungando una mano avrei potuto toccarlo, mi sembrava lontanissimo in quell’istante.

Attesi che si riscuotesse dal suo stato di trance per svariati minuti, poi iniziai a preoccuparmi.

Studiandolo con maggior attenzione, mi resi conto che sembrava intento ad ascoltare qualcosa.

Peccato che l’unico suono ad infrangere quel silenzio assoluto, fosse il flebile cigolio della mia altalena.

Ad un certo punto non resistetti più.

“Ryu-Ryuzaki..Cosa stai facendo?” Mi informai vagamente inquieta.

“ Ascolto le campane.” Fu la sconcertante replica.

Provai ad aguzzare l’udito, ma non sentii niente.

Nel mentre, il mio interlocutore continuava imperterrito a seguire gli inesistenti rintocchi.

“Le campane.. Cosa significano per te?” Chiesi piano, senza fare cenno al fatto che solo lui ne percepiva il rumore.

Per qualche ragione insondabile, il loro pensiero mi riempiva di angoscia, come se quel suono che io non riuscivo a udire, fosse sinonimo di qualche funesto presagio.

Fui percorsa da un brivido lungo la schiena.

“ Cos’è, la fiera dell’autosuggestione?” Sbottò seccamente la mia coscienza.

Ryuzaki, che apparentemente non dava segno di volermi rispondere, finalmente si voltò verso di me e mormorò:

“ Sono l’unico ricordo della mia infanzia.. Prima che..” Si interruppe.

Prima che i suoi genitori venissero uccisi. Completai mentalmente la frase al suo posto, con lo stomaco improvvisamente come oppresso da un macigno.

Notai che la sua mano era scattata automaticamente a stringere un lembo dei jeans.

“ Non ricordi..Nient’altro?” Domandai esitante.

“ Solo immagini confuse..”  Ribatté con voce incolore.

“ E non hai mai provato a..?” Iniziai, ma lui mi interruppe.

“ Con una terapia? Hanno tentato più volte. Psichiatri e psicologi. Non è mai servito a nulla.”

Non mi stupii.

Avventurarsi per l’intricato labirinto che doveva essere la sua mente, non costituiva  certo una passeggiata.

“ Restano solo le campane.” Aggiunse più rivolto a sé stesso che a me.

Avrei voluto poter sperare che quel ricordo non fosse associato a nulla di doloroso, ma era evidente che si trattava del contrario, visto che quel suono pareva tornare a tormentarlo in concomitanza coi momenti di sconforto.

D’impulso saltai giù all’altalena e mi accovacciai davanti a lui, quel tanto che mi permetteva di avere il viso a livello del suo.

“ Non le ascoltare.” Mi ritrovai quasi a supplicarlo.

Lui si limitò ad osservarmi, impenetrabile.

“ E’ che sembri così distante.. Che…” Farfugliai.

Avrei voluto dire che temevo sparisse, ma la mia affermazione sarebbe parsa estremamente ridicola.

“Almeno te ne sei accorta da sola.” Si complimentò la vocina.

Ryuzaki mollò la presa sui jeans e mi accarezzò una guancia con il pollice.

“ Sono qui.” Disse semplicemente.

Ed era vero, era tornato.

Sorrisi.

Il parco deserto cominciava a incutermi meno timore.

Restammo in quel luogo fino a che l’oscurità non incominciò a diradarsi, poi ci incamminammo in direzione dell’albergo.

“ Mi dispiace, hai dormito pochissimo.” Si scusò ad un tratto Ryuzaki.

“Non preoccuparti, ormai al nuovo quartier generale non c’è più molto lavoro di cui occuparsi.” Lo rassicurai.

Lui si limitò a osservarmi senza controbattere.

“ Cosa intendi fare? Con Misa e Light..” Provai a indagare. Volevo domandarglielo da settimane, ma non si era mai presentata l’occasione.

“Non posso tenerli imprigionati ancora a lungo..” Considerò.

“Hai qualcosa in mente vero?” Azzardai.

“Si, ma non ti piacerebbe.” Tagliò corto lui.

Non insistetti.

In prossimità della hall, rendendomi conto che stavamo per rientrare  nell’opprimente atmosfera dell’indagine confessai:

“Mi dispiace davvero che il caso non sia ancora risolto.” Pronunciando quelle parole, alludevo al rammarico che provavo per non potere ancora tornare a New York con lui.

Ryuzaki non proferì verbo, ma prima di rientrare nella suite, fui certa di sentirlo sussurrare: “Anche a me.”

*

Esattamente cinquanta giorni dopo l’inizio della reclusione di Light, Ryuzaki invitò il padre di questi a lasciare la cella in cui si era fatto rinchiudere, per esporgli le sue conclusioni sul caso.

Le condizioni di Soichiro Yagami erano allarmanti:

L’uomo aveva perso come minimo dieci chili, il suo volto era segnato e sofferente. I capelli, di solito sempre tirati indietro in maniera ordinata, gli ricadevano scompostamente  sulla fronte.

Impossibile non notare che ormai erano divenuti quasi totalmente grigi.

Nonostante versasse in uno stato pietoso, i tentativi miei e di Watari di rifilargli qualcosa da mettere sotto i denti, furono del tutto vani.

Gli premeva esclusivamente parlare con Ryuzaki.

I due uomini si rinchiusero a dialogare in una camera per più di un’ora.

Non ebbi purtroppo modo di origliare, data la presenza di Matsuda e Aizawa.

Quando finalmente il sovrintendente uscì, mi parve se possibile, ancora più sconvolto di prima.

“Cosa gli hai fatto?” Non potei trattenermi dall’esclamare rivolgendomi al detective.

“ Niente.” Replicò questi, portandosi l’indice alle labbra.

Ero certa che stesse mentendo spudoratamente.

*

Fu un’autentica fortuna l’essere rimasta all’oscuro del piano di Ryuzaki per avere la certezza che Light e Misa non fossero i due Kira, fino alla sua messa in atto.

Avrei avuto parecchio da ridire.

Nel soggiorno della suite, in attesa dell’arrivo dei due ragazzi e di Soichiro, rimbrottavo Ryuzaki con veemenza, da quando avevo assistito tramite il monitor all’agghiacciante realizzazione del suo escamotage.

“Davvero una gran bella trovata quella di far credere a Light e Misa di essere stati condannati a morte.. Non ti smentisci mai!” Interloquii stizzita, zampettando avanti e indietro sulla moquette.

“ E costringere  Soichiro a fingere di volere giustiziare il figlio.. Rischiava come minimo un altro infarto..” Rincarai la dose, visto che nessuno mi prestava la benché minima attenzione.

 L’oggetto dei miei rimproveri gustava placidamente un gelato, Connor sprofondato nel divano, era assorto nella lettura e Matsuda e Aizawa contemplavano stoicamente il pavimento.

Soltanto Watari mi dava credito, ma unicamente per riempirmi continuamente la tazza di the fumante, che io tracannavo in una sola sorsata, per essere libera di proseguire con le mie invettive.

“ Sarebbe potuta andare a finire molto male!” Aggiunsi ancora, in tono di disapprovazione.

Qualcosa mi sfrecciò accanto al viso per poi atterrare sul pavimento con un tonfo morbido.

Il libro di Connor.

“ Falla finita! Quanto sei noiosa..” Sbuffò.

“Tu pensa agli affari tuoi!” Mi infervorai.

“ Vorrei tanto farlo, ma le tue continue ciance me lo impediscono.” Fu la replica fastidiosamente veritiera.

Stavo per controbattere, quando il cercapersone di Watari suonò.

“Stanno arrivando.” Annunciò l’anziano signore.

Ryuzaki, che fino a quel momento non si era mosso di un centimetro, apparentemente sordo alle mie lamentele, si alzò dalla sua postazione sulla poltrona per dirigersi verso di me.

Lo squadrai perplessa, domandandomi quali fossero le sue intenzioni.

Me ne resi conto solo quando fu a un millimetro dal mio viso.

“ Hai davvero la prontezza di un cavolfiore.” Mi fece presente la vocina.

Ma presto non la ascoltai più e mentre mi abbandonavo a quel bacio inaspettato, non riuscivo a capire cosa avesse spinto il detective a compiere un gesto del genere in pubblico. Non era da lui.

Mio malgrado l’avrei compreso di lì a pochi minuti.

*

Light Yagami e Misa Amane fecero il loro ingresso scortati dal sovrintendente.

Sembravano leggermente spaesati. Più che comprensibile dopo quasi due mesi di reclusione.

Mi soffermai a studiare la giovane, che tentava di ghermire il braccio di un Light vagamente a disagio.

Era decisamente attraente. Dotata di un fisico minuto, lunghi capelli biondi e lineamenti  dolci che contrastavano singolarmente con il suo stile nel vestire.

Mentre ero assorta nella mia analisi, non mi accorsi di avere il figlio di Soichiro di fronte a tendermi la mano in attesa che finalmente lo notassi.

“ E’ un piacere rivederti Akiko-san.” Disse sorridendo quando i nostri sguardi si incrociarono.

Trasalii impercettibilmente.

Per la prima volta, il suo sorriso si estendeva anche agli occhi.

Sembrava un’altra persona.

Istintivamente mi voltai verso Ryuzaki, come a voler trovare una spiegazione.

Ovviamente la sua espressione era del tutto imperscrutabile.

Strinsi esitante la mano del ragazzo e risposi al saluto balbettando debolmente:

“ Anche per me Light.”

“ Tu chi sei?” Praticamente mi aggredì Misa protendendosi in avanti, scocciata che rivolgessi la parola all’oggetto del sua venerazione.

“Forse esiste qualcuno più malconcio di te.” Trillò allegramente la vocina.

Stavo per risponderle acidamente di darsi una calmata, siccome non tutto l’universo femminile ruotava intorno a Light Yagami, che proprio il diretto interessato mi precedette:

“ Non essere scortese Misa, Akiko-san ha salvato la vita di mio padre.” La riprese severo.

Avvampai.

“ Io domando scusa…” Balbettò lei mortificata abbassando gli occhi.

Restai sbigottita, le mancava solo la coda per scodinzolare e sarebbe stata un perfetto cagnolino da compagnia.

“ Onorata di fare la tua conoscenza, Akiko-san.” Mormorò ancora, accompagnando le parole con un piccolo inchino.

Doveva essere completamente fuori di senno.

Non avevo mai visto una persona mutare atteggiamento tanto repentinamente.

All’improvviso un suono metallico interruppe quel breve interludio.

Light trasalì di sorpresa, ritrovandosi serrata intorno al polso una manetta con una lunga catena.  Dall’altro capo…Ryuzaki.

I due ragazzi erano ammanettati insieme. Ecco cosa intendeva dire quando aveva asserito che avrebbe tenuto sotto controllo Yagami junior ventiquattrore su ventiquattro.

Una cosa era certa, Ryuzaki non aveva mezze misure.

Immediatamente compresi il perché di quel bacio in pubblico.

“Oh..” Gemetti prendendo atto che sarebbe stato l’ultimo a tempo indeterminato.

Misa reagì peggio.

“ Che schifo, ma siete due uomini! Ryuzaki-san sei dell’altra sponda?” Strillò.

“ Veramente no!” Mi ritrovai a contraddirla, come mio solito prima di pensare alle conseguenze. Mi morsi la lingua ma era troppo tardi.

“ Quindi..Tu saresti la sua ragazza? Ma sei così carina..” Osservò smarrita, sgranando gli occhioni scuri.

Se il mio sguardo avesse potuto uccidere, Misa Amane sarebbe caduta a terra stecchita.

Connor scoppiò a ridere.

“ TI HO GIA’ DETTO DI FARTI GLI AFFARI TUOI!” Sbraitai.

Lui per tutta risposta rise più forte.

Mi tolsi una scarpa e gliela lanciai contro, centrandolo in pieno viso.

Iniziammo a litigare furiosamente.

Dall’altro lato della stanza, anche Misa e Ryuzaki erano coinvolti in un’accesa discussione, stemperata da qualche pacato intervento di Light.

Non riuscivo a seguire il filo del loro discorso, perché ero troppo presa a rivolgere al mio amico epiteti poco affettuosi.

 Ad un certo punto Aizawa urlò:

“ Risse, omo, appuntamenti, baci, Misa-Misa… Ora basta! Stiamo indagando su Kira, siate più seri!”

Tacemmo tutti all’istante. Le sfuriate del poliziotto erano miracolose.

“Amane, ora vai nella tua stanza!” Intimò poi alla giovane.

Quest’ultima non appariva particolarmente desiderosa di separarsi da Light.

Connor, con un ghigno che non prometteva nulla di buono, propose, massaggiandosi il naso:

“Misa, perché non chiedi a emh.. Akiko di accompagnarti? Potreste divertirvi, chiacchierare di vestiti, di ragazzi..”

Impallidii.

“Verme!” Sbottò la vocina incredibilmente dalla mia parte.

“ Oh Akiko-san sarebbe meraviglioso!” Cinguettò Misa illuminandosi e tirandomi per un braccio.

“ Emh…” Bofonchiai.

“ Cosa c’è? Misa forse non ti è simpatica?” Chiese lei mogia.

“ Ma no.. Figurati..Molto volentieri!” Replicai con l’entusiasmo di un condannato a morte.

“ Evviva! Vedrai che Misa è uno spasso, conosce un sacco di gente famosa, persino Ryuga Hideki!”  Esultò.

“Che..Bello..” Commentai.

Se non fosse stato terribilmente fuori luogo, penso che avrei pianto.

Mentre uscivamo dal soggiorno per recarci in camera della ragazza, Matsuda ci regalò un’occhiata di profondo rimpianto, che nascose non appena notò il cipiglio di Aizawa tornare a farsi torvo. Ryuzaki invece, aveva dipinto sul volto il suo sorrisetto appena accennato. Maledetto.

Prima di chiudermi la porta alle spalle, sibilai a denti stretti all’indirizzo di Connor:

“Me la pagherai cara.”

Lui mi mandò un bacio con la mano.

Ringraziamenti e sproloqui dell’autrice:

Rieccomi più in ritardo che mai! Chiedo davvero scusa a tutti i lettori ma è stato un periodaccio, che mi ha causato un calo verticale dell’ispirazione (manco fossi shakespear -.-‘’’’) per cui l’aggiornamento, che era praticamente quasi finito una settimana dopo la pubblicazione del precedente, è slittato fino ad adesso! Fortunatamente qualche giorno di vacanza mi ha rimessa a nuovo.. Comunque PERDONO!!! La smetto di cianciare e ringrazio tutti i lettori, coloro che hanno aggiunto la storia tra i preferiti ( chiedo scusa se non specifico, ma è passato così tanto tempo che non riesco più a tenere a mente quali nick erano già presenti e quali no, comunque vi ringrazio moltissimo), chi l’ha aggiunta tra le seguite e ovviamente e molto calorosamente, tutti coloro che recensiscono e a cui ora provvederò a rispondere ^_^

Neko88: Mi dispiace, ti ho fatta aspettare un’eternità anche stavolta, ormai non so più come scusarmi! Sono contenta che tu abbia apprezzato il lato maturo di Connor e che Audrey/Akiko arrabbiata ti abbia fatta ridere! Grazie mille per aver recensito ^_^

Ci-chan: Moltissime grazie per il bel complimento, mi ha fatto piacerissimo ^//^ Sono felice che la storia e i suoi personaggi ti piacciano e quanto alla pigrizia non preoccuparti.. Stai parlando con una campionessa in questo campo XD

Abcdefghilm: Mi dispiaceeeeeee ho fatto aspettare un’eternità anche te.. Invoco pietà! Sono felicissima che la storia ti piaccia comunque, grazie mille dei complimenti e del commento!

Kikka_neko: Grazie grazie grazie! Anche se so che prima o poi mi ucciderete per il ritardo.. Chiedo perdono anche a te!

Hope87: Sono sempre estremamente contenta di riuscire a farvi ridere! Ormai si, siamo alla fine, penso che la storia arriverà a 25 capitoli più l’epilogo, ma non ne sono del tutto certa ^^’’’ Grazie per la delucidazione sul colore degli occhi di Misa e ovviamente per la recensione ^_^

KairiDN: Mi fa piacere che anche tu pensi che una sfuriata di Audrey, vista la situazione, fosse più che legittima! Quanto alla scena del bacio sulla guancia di Misa a L..ghghghgh Audrey è piuttosto gelosa, poi vedrai XD

 Bilu_Emo: Anch’io quando mi appassiono a qualcosa divento come te! E pensare che tu ti sia appassionata tanto alla mia ff..Beh..ecco..GRAZIE ^///^ (scusa ma non riesco a esprimermi meglio XD) Sono contenta che ti piaccia come rendo i personaggi e quanto agli occhi di Audrey, leggi in fondo alle recensioni, ho deciso di dedicare alla questione qualche riga ^^ Ps grazie della delucidazione riguardo agli occhi di Misa, alla fine ho optato per il nocciola che appare molto di più!

Necrysia: Non preoccuparti se hai risposto ad un altro commento! Il tuo punto di vista era interessante e comunque di cervelli  ridotti in poltiglia dallo studio me ne intendo, per cui tranquilla XD Mille grazie per la recensione, ogni volta che leggo che questa storia vi emoziona così, mi emoziono io!!! Quanto alla verità, confermo che è molto vicina *annuisco solennemente senza scucire informazioni ulteriori*  grazie ancora!

Vanessa94: Sono curiosissima di sapere chi hai in mente per una possibile infatuazione verso Audrey! Quanto alla natura del rapporto suo e di L, mi rendo conto che alle volte possa risultare freddo, ma non mi sbilancio perché ho paura di andare OC e uno dei miei obiettivi principali scrivendo questa storia, è quello di mantenere L il più fedele possibile all’originale, (che è una vera impresa certe volte  O_O). Riguardo alla morte che consacra certi personaggi come indimenticabili, sono perfettamente d’accordo con te!  Certo avrei preferito che a L non fosse toccata quella sorte ç_ç Per quanto concerne ciò che accadrà nella storia però non mi scucirò fino all’ultimo XD Grazie mille per aver commentato, mi spiace averti fatta aspettare così a lungo il nuovo capitolo!

Umpa_Lumpa: Yeeeeeeeeeeaaaaaah sono riuscita a bissare! MIRACOLO! Inutile dire che la cosa mi fa molto piacere, non credo che otterrò un tris però, colpa appunto dell’ispirazione che mi ha fatto frammentare un po’ il capitolo. Sob -.- Cambiando argomento, Connor ringrazia per il tuo imperituro sostegno XD Ora che sono riuscita a concludere l’aggiornamento, leggerò senz’altro la round robin che stai scrivendo con AlixandrosM! Altra pubblicità occulta ah ah ah… Per quanto concerne i tuoi futuri progetti chi lo sa, forse col ritmo che ho assunto nell’aggiornare, riuscirò a vederli apparire e a leggerli avidamente ^__^

AlixandrosM: Ti ringrazio moltissimo!  Sia per la recensione e i complimenti, sia per il progetto al Connor fan-club XD Mi fa molto piacere che tu abbia visto il Fantasma dell’Opera e soprattutto che ti sia piaciuto *_* Effettivamente è difficile scegliere quale preferire tra lui e Moulin Rouge perché hanno due stili molto diversi! Ora la smetto di ammorbarti però, alla prossima!

Oo N oO: Che bello! Ho trovato un’altra sostenitrice alla teoria del calo di zuccheri *_* Tornando a noi, ti ringrazio infinitamente dei complimenti e della recensione! Che il personaggio di Connor ( che suona strano anche a me chiamare Ken, ma cercavo un nome fittizio buffo da appioppargli) ti susciti certi sentimenti è un onore! Mi dispiace essere tanto ripetitiva, ma certi commenti mi lasciano davvero senza parole, in senso positivo ovviamente! Ti ringrazio ancora e spero di riuscire a mantenere la storia all’altezza di ciò che mi scrivi ^^

Candy: Scommetto che anche questa volta mi avevi dato ormai per dispersa o discesa negli inferi, invece (per ora) sono ancora qui! Grazie mille, sono contenta che anche questo capitolo ti sia piaciuto!!! PS per la colletta volta all’acquisto di una giacca nuova per Light ci sto XD

Sasori_Akatsuki: Grazie molte cara!!! Per quanto riguarda il finale, abbi pazienza ancora un po’ ^_^

Myrose: Innanzi tutto benvenutissima tra i lettori! Non hai idea di quanto la tua recensione mi abbia fatto piacere, hai messo nero su bianco esattamente tutto ciò che intendevo trasmettere scrivendo questa storia, fin nelle più piccole sfumature, per cui grazie davvero di cuore! Vorrei dilungarmi maggiormente, ma rischierei di diventare ripetitiva, in mente continuo ad avere una vocina che ripete come un disco inceppato “grazie, grazie, grazie” e non è granché interessante… Non posso che augurarmi che questa storia continui ad appassionarti!!! Intanto..GRAZIE! Inutile, non ho resistito XD

La gre: Ciao cara, spero che tu abbia trascorso delle belle vacanze! Sono molto contenta che l’aggiornamento ti sia piaciuto e che continui a trovare i personaggi IC, cerco sempre di impegnarmi al massimo in questo senso, specie con L come hai intuito ^^ Ora potrai darmi la tua opinione in merito anche riguardo a Misa! Grazie ancora ^_^

Saara: Che tu reputi che il vero L agirebbe nello stesso modo in cui lo descrivo io da innamorato mi fa letteralmente andare in brodo di giuggiole, grazie davvero *_* Ovviamente mi fa anche molto piacere che tu abbia gradito anche lo scorso chappy.. Spero che anche questo sia di tuo gusto ^__^ PS Meno male che almeno tu non mi sgridi per gli aggiornamenti XD

Miss Revenge: * entro in scena sventolando timidamente la manina*  Lo so, lo so, non aggiorno da più di un mese, ma ti prego non uccidermi! Al massimo uccidimi dopo che ho finito la storia XD  Passando a rispondere alla recensione, confermo che Audrey/Akiko arrabbiata è davvero tremenda, come sostiene Connor! Per quanto riguarda il suo vero nome, alla fine sì, tornerà a essere Audrey (almeno questo posso dirlo), ma non posso svelare in che circostanze.. *sguardo enigmatico* Ora la pianto di dire stupidaggini! Grazie mille del commento e soprattutto grazie per avermi (per adesso) risparmiata la vita ^_^

_WizTail_: E’ vero, lo scorso capitolo ha dipanato un po’ la matassa, anche questo in un certo senso, anche se per Audrey la situazione certo non migliora XD

Soad7: Mille grazie cara!!! Sono felicissima che questa ff ti piaccia tanto.. Grazie per il suggerimento sul colore degli occhi di Misa, sono sicura che nel manga sono azzurri, ma nell’anime li ha più spesso castani, per cui ho optato per quella tinta ^_^

_Ink Whisper_ : Voglio la cartolina da Ougadougou! La vogliooooo *faccio i capriccetti* Stai tranquilla mia cara, io non ti ucciderò per il tuo italiano (perché dovrei poi?) se tu non mi uccidi per i ritardi di pubblicazione.. Affare fatto ;)? Sono felicissima di riuscire a farti ridere con le mie trovate dementi.. Non so come mi vengano in mente, è un talento naturale (se si può definire un talento ._.) Ora la smetto di sproloquiare e ti ringrazio moltissimo per il tuo spassosissimo commento ^_^

_NemeSiS_: Sai che io ho molta paura di te e Anna? Saranno i vostro nick che inneggiano alla vendetta? Chissà! O_O Comunque non hai il diritto di sgridarmi e minacciarmi stavolta.. Sei stata a Londra!!! (si non c’è alcun nesso logico, ma tu fingi che non sia così, accontenta una povera pazza).. Anch’io voglio il frappuccino di Starbucks *__* Come sei fortunata.!!! Ora basta delirare.. Emh-emh.. Veniamo a noi! Sono contentissima che ti sia piaciuto il capitolo e per quanto riguarda il libro sul caso B.B, ne ho sentito parlare e vorrei tanto leggerlo! Sto coltivando la pia illusione che esca anche in italiano perché sono pigra e non ho voglia di tradurlo dall’inglese, ma prima o poi mi rassegnerò e lo comprerò così com’è XD Tu fammi sapere se ti è piaciuto ^_^

L’Aspetto di Audrey: Grazie alla domanda che mi ha posto Bilu_Emo, mi sono finalmente decisa ( a si presuppone tre capitoli dalla fine della storia, per la serie meglio tardi che mai -.-‘’’) a fornirvi una descrizione della protagonista ^^’’’ Lo svantaggio di usare la prima persona per la narrazione, (perlomeno a mio avviso) è che risulta difficile inserire dei particolari che riguardano il lato estetico in maniera che non risultino forzati e devo anche aggiungere, che mi faceva piacere la immaginaste a vostro piacimento.. Ma sto tergiversando come al solito.. Veniamo a noi, personalmente immagino  Audrey alta circa un metro e settanta, con la carnagione molto chiara e delle guancette rosee che lei detesta cordialmente. Ha i capelli biondo miele, un po’ più scuri di quelli di Misa, leggermente ondulati che le arrivano sulle spalle e gli occhi nocciola con sfumature verdi. Direi che è tutto, ovviamente se la mia visione di Audrey non vi garba potete ignorarla tranquillamente XD

E anche questa volta ho concluso! Spero tanto che il capitolo vi sia piaciuto (tanto per cambiare, ci mancherebbe che sperassi che il contrario -.-‘’’) e che mi perdoniate l’allucinante ritardo! Un bacio grande a tutte e alla prossima ^__^

Alice

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Capitolo 23
*** Convivenza ***


23. Convivenza.

 

“AKIKO-CHAAAAN!” L’urlo stridulo accompagnato da un ritmico bussare sulla porta, pose bruscamente fine al mio sonno.

Grugnii e misi la testa sotto il cuscino.

“ A-KI-KO-CHAAAAAAN!” Gridò ancora Misa con tutto il fiato che aveva in gola, continuando a picchiettare sull’uscio in maniera esasperante.

“ E va bene, sono sveglia! Adesso arrivo..” Mi arresi.

Guardai l’orologio sul comodino. Segnava le otto e un quarto.

Imprecai.

Ancora mezza addormentata, incespicai nel tappeto e piombai al suolo atterrando sulle ginocchia.

Mi rialzai con gli occhi colmi di lacrime di dolore e maledicendo Misa Amane dal profondo del cuore, mi diressi ad aprire.

La ragazza mi sorrideva raggiante reggendo tra le mani un fascio di riviste di moda e gossip.

La giornata prometteva malissimo.

“ Buongiorno Akiko-chan!” Cantilenò.

“ ‘Giorno.” Bofonchiai.

“ Ma sei ancora in pigiama!” Osservò perplessa.

“ Sai com’è Misa, per me è l’alba.” Replicai scocciata strofinandomi le palpebre e facendomi da parte per farla passare.

“ Oh mi dispiace!” Proclamò senza averne affatto l’aria. Poi si spaparanzò sul divano senza troppi complimenti.

Sospirai rassegnata.

Da quando ci eravamo tutti trasferiti nel nuovo quartier generale anti Kira, Misa era divenuta ospite pressoché fissa del mio appartamento. La conseguenza poco gradita, era stata l’installazione di una telecamera di sorveglianza anche nel mio soggiorno, per controllare  i movimenti della giovane. Per quanto mi fossi impuntata che non volevo saperne, Ryuzaki era stato inflessibile.

Light si era intromesso, asserendo che un provvedimento del genere data la circostanza, serviva anche per garantire la mia sicurezza. Avevo ribattuto che l’unico rischio che correvo, era quello di essere uccisa a suon di ciance.

Tuttavia, mio malgrado, mi ero affezionata in fretta a quella ragazza. Alternavo momenti in cui mi suscitava molta tenerezza, ad altri in cui mi faceva letteralmente vedere i sorci verdi. Soprattutto quando si metteva a tenere conferenze su Light Yagami. Lo adorava come una divinità, ed io lo trovavo inconcepibile.

Avevo provato a farle notare che tenere l’oggetto del proprio amore su un piedistallo così alto, era poco salutare e anche che avrebbe fatto bene ad avere una maggiore considerazione di sé stessa. Ovviamente avrei perso meno tempo a esporre quei concetti ad un’abatjour.

 “ Chi diavolo era che faceva tutto quel baccano?” Fece la sua apparizione un assonnato Connor in boxer, interrompendo il flusso dei miei pensieri.

Ryuzaki ci aveva assegnato due alloggi comunicanti e noi tenevamo sempre la porta aperta.

“ Domanda retorica.” Aggiunse poi, avvedendosi di Misa allungata sul sofà.

“ Copriti Ken-chan!” Protestò quest’ultima scandalizzata, non prima di aver regalato al torace scolpito del mio amico, una lunga occhiata.

Io e Connor ci scambiammo un sorrisetto, Misa era senza dubbio meno ingenua di quanto volesse apparire.

“ Vado a mettere una maglietta, così non turberò oltre i tuoi occhioni innocenti.” La prese in giro.

Lei gli fece la linguaccia, per poi tornare a distogliere lo sguardo arrossendo. Probabilmente temeva di essere scorretta nei confronti del “suo” Light.

“Per quanto gliene possa fregare a Light..” Sottolineò la vocina. Da quando era arrivata Misa, era molto meno intransigente con me.

“Io preparo il caffè.” Annunciai. Ne avevo un gran bisogno.

Mentre stavo per accingermi a mettere in atto i miei propositi, sentii nuovamente bussare.

Aprii la porta e trovai un carrello carico di ogni prelibatezza e soprattutto recante un bricco di caffè fumante.

“ Che tu sia benedetto Watari.” Mormorai colma di gratitudine.

“Esagerata.” Commentò la mia coscienza.

Certe abitudini non scompaiono mai.

*

“ Ma quanto zucchero metti nel caffè?” Mi rimproverò Misa alla terza zolletta che lasciavo cadere nella bevanda.

“Il necessario perché sia dolce.” Replicai. Quale sarebbe stata la sua reazione vedendo una dose standard di Ryuzaki?

“Ingrasserai!” Rincarò la dose.

“Quant’è noiosa..” Osservò la vocina.

“Correrò il rischio.” Tagliai corto.

Stava per aggiungere qualcosa, ma un rumore la distrasse.

Connor si stava sparando in bocca direttamente dal beccuccio, della panna spry.

“Bleah, che schifo Ken-chan!” Protestò.

“Non riesci proprio a togliermi gli occhi di dosso? ” Ribatté lui leccandosi le labbra sporche di panna con fare voluttuoso, con l’evidente intento di metterla in imbarazzo.

“ KEN-CHAN! Light potrebbe vedere..” Quasi strillò, rossa come un pomodoro.

“Perché se non vedesse?” Incalzò Connor con un sorriso seducente.

Misa per tutta risposta scattò in piedi e fuggì dalla stanza alla velocità della luce.

“Sei un cretino.” Dichiarai ridendo.

“ Però ce la siamo levata dai piedi per un po’.” Affermò compiaciuto del suo operato.

“ A me non dà così fastidio..” Mormorai incerta.

“ Come bugiarda vali davvero poco.” Mi fece notare.

“Si, lo so.” Sospirai.

Era la terza persona a sottolinearlo.

*

Ovviamente la pace non durò a lungo. Nemmeno un’ora dopo, Misa tornò alla carica.

“AKIKO CHAAAAAN!” Urlò precipitandosi nuovamente all’interno del mio appartamento, oltrepassando la porta che avevo incautamente lasciato aperta.

“Certo che è molesta..” Bisbigliò Connor.

“ Cosa c’è Misa?” Domandai alla ragazza che saltellava come un pupazzo a molla, in preda a un’eccitazione incontenibile.

“ Ho un appuntamento con Light!” Annunciò con occhi sognanti.

“Oooh come ti invidio!” La scimmiottò  il mio amico.

Lei sbuffò e incrociò le braccia sul petto.

“ Mi fa emh piacere.” Azzardai.

“Finiscila, trasudi falsità da ogni poro.” Mi intimò la mia coscienza.

Tuttavia la giovane, travolta dalla gioia per il suo imminente rendez-vous, non se ne rese conto.

“Devi aiutarmi a decidere cosa mettere!” Decretò.

“D-devo proprio?” Balbettai.

Misa annuì con entusiasmo.

“Oooh come ti invidiò!” Ripeté Connor.

Gli scoccai un’occhiata in grado di incenerire una piramide.

Lui sghignazzò.

“Tu non sei invitato.” Stabilì la ragazza, probabilmente a mo’ di rappresaglia per l’atteggiamento del mio amico.

“ Come mi dispiace. Rimarrò qui a piangere tutto il giorno.” Controbatté l’escluso, fingendo un profondo cordoglio.

La giovane lo osservò smarrita.

“Mi stai prendendo in giro vero?” Mormorò.

“Macché sono serissimo.” Negò lui con aria grave.

Mi chiesi come facesse Misa a dubitare di non essere presa per i fondelli.

“Non brilla per acume.” Intervenne la vocina con perfidia.

“ Se ti ci tieni..” Cominciò. Ma il suo interlocutore la interruppe subito:

“No grazie, non vorrei guastarvi tutto quel divertimento con la mia presenza.”

“Grazie Ken-chan.” Cinguettò lei.

“Andiamo!” Aggiunse poi al mio indirizzo, baldanzosa.

“Divertiti al simposio su Light Yagami.” Mi salutò Connor con un ampio sorriso, sventolando la mano.

Gli risposi sottovoce, invitandolo a recarsi in una meta molto gettonata.

*

“Misa non potremmo cambiare argomento?” Proposi estenuata, dopo aver ascoltato per l’ennesima volta, come sarebbe dovuta essere per lei una giornata ideale in compagnia di Light, arricchita da minuziose digressioni sulla di lui bellezza e sui suoi altri molteplici e apparentemente inesauribili pregi.

Mi auguravo di cuore che avessero tolto l’audio dai monitor in cui, in quella che io chiamavo “la sala di controllo”, stavano assistendo alla scena.  Ero imbarazzata per la mia compagna.

Più trascorrevo del tempo con Misa, meno ritenevo possibile che una ragazza come lei potesse essere stata il secondo Kira. Tuttavia le prove raccolte erano interamente a suo carico. Forse in quel momento, mi trovavo a chiacchierare e provare vestiti con l’assassina di Ukita. Era un pensiero aberrante.

“Akiko-chan mi rispondi?” La voce della ragazza mi riportò alla realtà.

Ero riuscita di nuovo a piombare in catalessi. Incredibile.

 “ Incredibile che tu ti faccia riprendere persino da lei.” Sbuffò la vocina.

“ Scusa, mi ero distratta.” Mi giustificai.

“Scommetto che pensavi a Ryuzaki-san.” Ipotizzò ridacchiando.

“Cosa te lo fa pensare?” Farfugliai arrossendo fino alla radice dei capelli e lanciando una fugace occhiata alla telecamera.

“ Sei vero un asso nel non tradirti.” Si congratulò la mia voce interiore sarcasticamente.

“ Si vede da come lo guardi..” Mi rivelò con fare saputo.

“La tua sagace espressione da merluzzo viene notata proprio da tutti.” Mi schernì la vocina.

Borbottai qualcosa di incomprensibile e Misa mi fissò stralunata.

“Dicevamo?” Interloquii nel patetico tentativo di darmi un tono.

“Domani iniziano le riprese di un film di cui sarò protagonista. Mi accompagni? Misa non ha voglia di restare con Matsuda tutto il giorno..” Quasi mi supplicò.

Povero Matsuda, lui al contrario si era mostrato entusiasta alla disposizione di Ryuzaki di farle da manager.

“Guarda che ti sente..” Le ricordai.

“Ah già!” Saltò su lei tappandosi la bocca.

In quel momento si aprì la porta.

Rammentai che Ryuzaki aveva un passepartout che funzionava per ogni stanza del quartier generale.

Difatti lui e Light, fecero il loro ingresso nel soggiorno di Misa.

“LIGHT!” Gridò lei appena lo vide, precipitandosi a gettargli le braccia al collo.

“Ci sei anche tu.” Osservò contrariata all’indirizzo del detective, quando il figlio del sovrintendente riuscì a districarsi dal suo abbraccio tentacolare.

Ancora non aveva ben chiaro che i due sarebbero rimasti ammanettati fino a che Ryuzaki non avesse fugato ogni dubbio sull’innocenza di Light.

Questo nonostante il suo disappunto.

E il mio.

Il mio sguardo si incrociò con quello di Ryuzaki. I suoi occhi nerissimi come al solito mi ipnotizzarono. Sentivo la necessità bruciante di toccarlo, parlargli. La consapevolezza che in quella situazione era impossibile avere un briciolo di intimità, pur trovandosi a così poca distanza l’uno dall’altra, era un autentico tormento.

“Ryuzaki..” Sussurrai involontariamente.

Lui mi scrutò in attesa.

“Emh.. Ciao.” Esordii non trovando nulla di meglio da dire.

“Complimenti.” Commentò la vocina lapidaria.

“Resti anche tu Akiko-san?” Mi domandò Light sorridendo garbato.

L’unica espressione che conosceva.

Tornai a osservare Ryuzaki. Averlo davanti in un contesto al di fuori dell’indagine e non poter approfittarne, era insopportabile.

Inoltre per quel giorno, avevo esaurito il mio livello di tolleranza nei confronti di Misa.

“No grazie, ho.. Un impegno.” Buttai lì.

“Cosa devi fare Akiko-chan?” Mi inquisì la giovane ancora imbronciata per la presenza del terzo incomodo.

Boccheggiai.

“ Io devo..Guardare Ryuga Hideki in tv..Con..Ken. Ci piace tanto. Ne andiamo matti!” Mi arrampicai sugli specchi.

“Che scusa imbecille.” Considerò la vocina. Anche se non ce n’era alcun bisogno.

“Allora Misa te lo presenterà prestissimo! Sei contenta?” Volle sapere la ragazza.

Annuii debolmente. In realtà per qualche ragione imprecisata odiavo Ryuga Hideki.

“Sei sicura di non voler rimanere Akiko?” Sentii domandare la voce dal timbro basso e morbido che conoscevo così bene e che minava irrimediabilmente la mia capacità di autocontrollo, mentre mi apprestavo a uscire.

“Si, sono sicura.” Replicai senza voltarmi, o non sarei più stata in grado di andarmene.

“C’è la torta.” Aggiunse lui.

“Sarà per un’altra volta. Ora devo proprio andare.” Dissi tutto d’un fiato, per poi correre a rifugiarmi di gran carriera nel mio appartamento al piano di sopra.

A volte mi chiedevo se Ryuzaki lo facesse apposta.

*

Non trascorse nemmeno mezzora, che il cellulare che Watari aveva fornito a ogni abitante del quartier generale per tenersi in contatto, iniziò a squillare. Era Misa.

“Cosa c’è adesso?” Mi lagnai.

“Non rispondere.” Consigliò Connor pratico.

Gli regalai un’occhiata eloquente.

“Giusto, andrebbe avanti per le prossime due ore. Tanto vale che tu ti tolga il dente subito.”

“ Dimmi Misa.” La esortai rassegnata.

“AKIKO CHAN, SCENDI SUBITO E’ UN’EMERGENZA!” Mi assordò lei, per poi interrompere  la comunicazione.

“Allora?” Si informò il mio amico.

“Non ne ho la più pallida idea, pare sia un’emergenza. Forse il sorriso di Light ha perso di brillantezza.” Ipotizzai in tono funereo.

Connor rise. Io non  ne avevo per niente voglia.

*

Una volta raggiunta la destinazione, bussai per manifestare la mia presenza.

Non rispose nessuno, ma dall’interno sentii provenire dei gran tonfi, il rumore di qualcosa che andava in frantumi e delle urla.

Pensai allarmata che forse Misa per una volta non aveva esagerato.

Aprii la porta e quando varcai la soglia dell’ingresso, mi si presentò davanti agli occhi uno scenario a dir poco sconcertante:

Sembrava che nel soggiorno fosse passato un uragano. Divano,tavolino e sedia erano rovesciati, la stessa sorte era toccata ad una pianta e, sul pavimento, giacevano sparsi i cocci di quella che doveva essere stata una tazza. Dettaglio più importante, Ryuzaki e Light se le stavano dando di santa ragione. Il primo sferrando calci e il secondo pugni.

“Non c’è colpo che non renda.” Mormorò il detective mentre colpiva il figlio del sovrintendente in pieno viso.

Gli avevo sentito pronunciare quella stessa identica frase mesi prima a New York.

“Ti sembra il momento di ripercorrere il dolce viale dei ricordi? Fai qualcosa rimbambita, prima che a Light si rompa un’unghia e Misa proclami lutto nazionale!” Mi ordinò la vocina imperiosa.

Purtroppo nel seguire il suo consiglio, non optai per una soluzione particolarmente intelligente. D’impulso mi gettai in mezzo alla mischia, con l’intento di separare i due ragazzi e improvvisamente divenne tutto nero.

*

Quando ripresi i sensi, mi ritrovai adagiata sul divano, tornato misteriosamente alla sua posizione originale.

Quattro paia d’occhi mi stavano scrutando.

Impiegai qualche istante a focalizzare i volti dei loro proprietari. Ryuzaki, Misa, Light e Connor. Cosa ci faceva Connor lì? E perché aveva un occhio viola?

“Qualcuno mi fa un riassunto?” Bofonchiai.

La testa mi doleva moltissimo.

“Ci pensa Misa!” Esclamò la ragazza volenterosa.

Mi lasciai sfuggire un  mugolio di sconforto.

“ Prima che tu arrivassi, Light e Ryuzaki-san si sono messi a litigare perché Ryuzaki-san è dispiaciuto che Light non sia Kira..”

Sorrisi involontariamente. Ryuzaki sovente non eccelleva per la diplomazia e il tatto.

“Poi tu hai cercato di dividerli e emh.. Ti sei presa una botta in testa Akiko-chan..” Misa riprese la sua cronaca.

“Mi dispiace infinitamente Akiko-san.”  Si scusò Light. Pareva realmente rammaricato, ma sempre estremamente compunto. Nonostante fosse appena uscito da una solenne scazzottata, non aveva un capello fuori posto.

Lo preferivo quando dava in escandescenze, almeno sembrava  umano.

“Poi è arrivato Ken-chan e quando ti ha vista sdraiata a terra si è arrabbiato moltissimo e…”

“Ed è scoppiata un’altra rissa.” Conclusi io per lei.

La giovane annuì.

 Studiai l’acciaccato terzetto di neo lottatori di wrestling e scoppiai a ridere.

“Cosa c’è di tanto divertente?” Mi domandò Connor che  sembrava molto preoccupato.

“ Mi chiedevo che ne è stato del detective di fama mondiale, del miglior studente del Giappone e di una persona che conosco bene e che reputo molto intelligente e civile. Sono attorniata da cavernicoli, Misa esclusa.” Li canzonai.

“Non ti hanno colpita abbastanza forte.” Finse di dolersi il mio amico.

“Evidentemente no.” Confermai cercando di tirarmi a sedere, ma ricaddi mollemente sul mio giaciglio, colta da un capogiro.

Tutti sussultarono. Anche Ryuzaki, che fino a quel momento non aveva spiccicato una parola.

“ E’ meglio che tu rimanga sdraiata.” Osservò piano.

Dopodiché scomparve in un’altra stanza trascinandosi Light appresso.

Fece ritorno poco dopo, tenendo una borsa del ghiaccio tra il pollice e l’indice.

Con estrema delicatezza me la appoggiò sulla fronte.

“Scusami.” Mi sussurrò mentre si chinava, troppo vicino al mio volto.

La stanza riprese a girare vorticosamente, ma non per effetto della botta.

“S-sto bene.” Mentii.

“ Posso fare qualcosa per te?” Mi domandò ancora, puntando gli occhi d’ossidiana nei miei.

Baciami. Avrei voluto rispondere.

“Puah. Connor ha ragione, non ti hanno colpita abbastanza forte.” Asserì la mia coscienza sprezzante.

“ M-mi piacerebbe del dolce..” Balbettai invece.

“ Vado a chiedere a Watari di tagliartene una fetta.” Dichiarò appoggiandosi l’indice sulle labbra.

Poi senza nemmeno interpellare il suo compagno, si diresse verso l’uscita dell’appartamento, tirandoselo dietro.

“E il mio appuntamento con Light?” Si indignò Misa.

“Akiko vuole la torta.” Fu l’unica risposta di cui il detective la degnò.

*

Trascorsero due mesi senza l’ombra di un indizio riguardante Kira. Il ritmo di lavoro, al quartier generale, si era nettamente abbassato. Era stato quindi inevitabile, che cinque ragazzi vicini per età, si ritrovassero a trascorrere parecchio tempo insieme. Persone che normalmente non avrebbero avuto nulla a che spartire e a cui le circostanze avevano imposto la reciproca compagnia.

Costituivamo un gruppo decisamente insolito. E mal assortito. Che tuttavia si ritrovava a mangiare insieme il sabato sera, come una banalissima comitiva di amici.

“ Non vedo l’ora che arrivi Light!” Ribadì Misa trepidante, per la centunesima volta in venti secondi.

“E’ da stamattina che continui a ripeterlo. Dillo ancora una volta e ti assicuro che non lo vedrai  mai più!” Sbottò Connor esasperato.

“Sei solo invidioso perché Misa ha un fidanzato, Akiko-chan anche e tu sei l’unico da solo!” Ribatté lei dispettosa, facendogli la linguaccia.

“Io ho una ragazza Misa, ma non la posso rivedere perché sono sotto sequestro in questo grattacielo, per di più costretto a sopportarti.” Ringhiò Connor punto nel vivo.

L’argomento Julia lo metteva di pessimo umore.

“Potevi restare dov’eri allora.” Obiettò l’idol stizzita.

“Adesso piantatela e apparecchiate la tavola, sto facendo tutto da sola mentre voi vi punzecchiate!”  Li rimbeccai inacidita.

I due obbedirono guardandosi in cagnesco.

*

Ryuzaki e Light, arrivarono puntuali dopo aver trascorso il pomeriggio a raccogliere dati insieme al resto della squadra.

Secondo me non facevano altro che arrovellarsi il cervello davanti al computer, formulando inutili supposizioni.

“Almeno qualcuno lo usa il cervello, a differenza dei frequentatori di questo piano.” Malignò la vocina.

Riuniti intorno al tavolo, l’effetto che facevamo doveva essere ancora più strambo:

Ryuzaki se ne stava scalzo e raggomitolato sulla sedia, con lo sguardo perso nel vuoto, smarrito in chissà quale macchinazione. Nel mentre mangiucchiava distratto  il dolce che avevo preparato appositamente per lui al posto della cena. Light al contrario, era seduto in maniera impeccabile, dritto e composto, con il tovagliolo di carta in grembo. Questo nonostante la manetta intorno al polso e Misa aggrappata come una piovra al suo braccio. Quest’ultima anziché mangiare, lo contemplava adorante, cercando di imboccarlo, con grande imbarazzo dell’oggetto delle sue attenzioni. Io e Connor, dal canto nostro, avevamo imbastito una battaglia di briciole all’ultimo sangue.

“Era tutto squisito, Akiko-san.” Si complimentò Light con fare affettato, dopo essersi discretamente ripulito le labbra con il tovagliolo.

Sembrava sbucato da un manuale di galateo.

“Emh grazie.. Ma erano solo dei toast francesi e della panna cotta..” Gli feci notare perplessa. Non meritavano certo tutti quegli elogi.

“Ma hai impiegato parte del tuo tempo a cucinarli per noi, quindi ritengo doveroso ringraziarti in maniera opportuna.” Fu la sconcertante replica.

Connor soffocò una risatina.

Misa lo squadrò con aria truce e Ryuzaki continuò a ripulire il piatto dai residui di dolce, servendosi delle dita, incurante di ciò che lo circondava.

“Oh cielo Light, rilassati!” Proruppi io fra il divertito e l’infastidito per tanta cerimoniosità.

Lui mi guardò sconvolto. A mio parere perché non conosceva il significato della parola “rilassati”.

“Insomma non sei al cospetto del supremo reggente delle galassie, quindi  nessuno si offenderà se non siedi perfettamente composto e se appoggi i gomiti sul tavolo..” Provai a spiegargli.

“Però non augurare buon appetito a suon di rutti. Quello non le piace.”  Si intromise  Connor, mantenendosi incredibilmente serio.

Immaginare il perfetto figlio del sovrintendente, compiere un’azione tanto riprovevole, mi causò una violenta crisi d’ilarità. Purtroppo stavo bevendo e mi andò tutto di traverso.

Quando fui nuovamente in grado di respirare, dopo aver ricevuto energici colpi sulla schiena da parte di Connor, conclusi:

“ Quello che volevo dire Light, è di fare come se fossi a casa tua.”

“Lo sto facendo, Akiko-san.” Replicò il giovane con un sorriso garbato.

Era un caso senza speranze.

“Chiamo Watari per il caffè.” Annunciò a un certo punto Ryuzaki, di ritorno nel mondo reale.

“ E’ sabato sera, potremmo anche lasciarlo tranquillo . La caffettiera qui c’è.” Osservai.

Il detective non mi rispose, si limitò a osservarmi coi tondi occhi neri spalancati e l’indice appoggiato sulle labbra.

Mi sorse un inverosimile sospetto.

“Ryuzaki, tu..Hai mai preparato un caffè da solo?” Gli domandai interdetta.

“No.”

Restai di stucco. Sapeva pilotare un elicottero, possedeva una collezione imprecisata di lauree, era un detective di fama mondiale con un QI impressionante… E non era capace di fare un caffè.

Mi aspettai una qualche frecciatina di Connor, ma non arrivò. Era rimasto basito anche lui.

“ E’ un buon momento per imparare.” Decretai decisa.

“Vieni con me!” Lo esortai vedendo che non accennava a lasciare la sua postazione.

Lui, lentamente, si alzò.

“Ti dispiace Light?” Chiesi al ragazzo che si stava destreggiando nel tentativo di tenere a bada Misa.

“Nessun disturbo Akiko-san.” Ribatté prontamente lui alzandosi a sua volta, a mio parere ben lieto di sfuggire alle amorevoli grinfie della ragazza.

Lasciammo lei e Connor a cominciare a rigovernare, sperando che non demolissero il soggiorno e ci dirigemmo in cucina.

Lievemente in imbarazzo per la presenza di Light, mostrai a Ryuzaki il procedimento per preparare la sua bevanda preferita.

Per tutto il tempo che occorse, non mi staccò gli occhi di dosso, come se gli stessi spiegando qualcosa di interessantissimo. Senza rendersene conto, in diverse occasioni era davvero buffo.

“Grazie Akiko.” Disse serio, osservando attentamente la moka sfrigolante per lo sgorgare del caffè.

Sorrisi.

“Attento!” Cercai di avvisarlo, quando lo vidi afferrare il manico della suddetta, tra il pollice e l’indice. Ma era troppo tardi, la caffettiera si inclinò, riversandogli il liquido bollente sulla mano.

Praticamente senza accorgermene, gliela presi delicatamente nella mia e la portai sotto un getto di acqua fredda.

Lui ebbe un piccolo sussulto. Non seppi stabilire se per la reazione che sempre gli suscitava il contatto fisico, anche se ormai si era “abituato” a me, o per il dolore della scottatura.

“Tra poco andrà meglio.” Mormorai guardandolo negli occhi scuri, mentre le nostre mani rimanevano unite, accarezzate dallo scrosciare dell’acqua.

Era la prima volta che lo toccavo dopo troppo tempo. Sarei rimasta così per ore.

“ O almeno finché la necrosi non colpirà i vostri arti per il freddo.” Ci tenne a farmi presente la vocina.

Quanto la odiavo.

“Akiko-san, dove posso trovare le tazzine?” Mi richiamò Yagami Junior.

Mi ero completamente scordata della sua ingombrante presenza ammanettata a Ryuzaki.

“Nella dispensa.” Ribattei crucciata. Lui e la mia detestabile coscienza, avevano rotto un incantesimo.

*

“Misa vuole vedere un film con il suo Light!” Ci comunicò la ragazza dopo aver terminato di sorseggiare il caffè.

“Come se ce ne fregasse qualcosa.” Mugugnò Connor.

“Sei odioso Ken-chan!” Sbottò lei irritata.

“A me un film va bene.” Tentai di placare gli animi.

“C’è una rassegna di gialli sulla tv via cavo.” Buttò lì il mio amico.

“Non ne hai abbastanza di gialli?” Sottolineai.

Amavo il genere, ma solo prima di trovarmi impelagata fino al collo in uno di essi.

“Altrimenti c’è un film romantico con Ryuga Hideki.” Propose Misa lanciando un’occhiata zuccherosa al suo presunto ragazzo.

Lui non batté ciglio ma parve assumere una sfumatura verdognola nell’incarnato.

“La rassegna di gialli andrà benissimo.”  Replicai in fretta.

Misa si imbronciò.

Purtroppo nemmeno quella si rivelò un’idea felice, perché Ryuzaki e Light, seduti vicini per forza di cose, bissarono l’operato del primo al cinema di New York.

 Dopo nemmeno dieci minuti dall’inizio del film, cominciarono a elaborare supposizioni, ad analizzare gli indizi, a stilare una lista dei sospettati che diveniva mano a mano sempre più esigua. Lo scambio di idee e di brillanti deduzioni, proseguì in un crescendo di nervosismo da parte mia e di Connor, finché al limite della sopportazione gridai:

“Adesso basta! Andatavene a dedurre da un’altra parte. Qui i comuni mortali non sono interessati a scoprire il colpevole, prima della fine del film!”

Senza scomporsi i due ragazzi abbandonarono il divano e si posizionarono in disparte, parlottando fitto, a bassa voce.

Soffrivano entrambi di deformazione professionale.

“ Potevi stare zitta Akiko-chan!” Si lamentò Misa vedendosi sfuggire Light dalle braccia per la seconda volta quella sera.

“Non sta mai zitta, rassegnati Misa.” Mi canzonò Connor.

“Sssshh!” Feci io invelenita.

*

La serata giunse infine al termine e mentre sulla soglia del mio appartamento, contemplavo Ryuzaki allontanarsi insieme a Light e Misa, sentendone già la mancanza e chiedendomi quando finalmente avrei potuto di nuovo stringerlo  a me, Connor mi strappò una risata sussurrandomi:

“Ma secondo te, quei due come fanno ad andare al gabinetto?”

 

 

 

Ringraziamenti e sproloqui dell’autrice:

Ed eccomi di ritorno! Mi spiace avervi fatto ancora una volta attendere a lungo, ma di mezzo ci sono stati vacanze, compleanno e chi più ne ha, più ne metta ^_^

Come sempre ringrazio tutti i lettori, chi ha aggiunto questa storia tra i preferiti e chi recensisce. Ma prima di passare a rispondere a questi ultimi, una piccola nota sul capitolo: Avrete notato che non porta alcuno sviluppo con il susseguirsi della vicenda di Death Note e spero di non avervi deluso, ma sentivo la nostalgia dei capitoli in cui ciò che scrivevo era totalmente mio (eccetto la scena della scazzottata, ma quella non potevo non inserirla XD) inoltre ci tenevo a dare “uno spaccato” della vita quotidiana al quartier generale, scrivere questo capitolo è stato proprio divertente! Ora credo che per narrare il seguito come si deve, dovrò aggiungere un capitolo in più, o scriverne uno un po’ più lungo. Spero non vi dispiaccia! Adesso la smetto di annoiarvi e passo alle recensioni!

La gre: Che bello ritrovarti! Sono contenta che l’evolversi della storia continui a piacerti e anche che la caratterizzazione dei personaggi risulti sempre convincente. Nemmeno io mi capacito di come Misa non si sia resa conto di essere stata presa in giro per tutto il tempo, ma come fai notare tu, contenta lei contenti tutti XD Grazie mille del commento cara!

Necrysia: Noto che Misa ti è molto simpatica XDDD Scherzi a parte ti capisco, a me non è che stesse propriamente antipatica, però al pensiero che Rem ha ucciso L per salvarla non posso fare a meno di avercela con lei. Anche se era stato tutto orchestrato e previsto dal maledetto Light >.< Scusami se ti ho fatta attendere tanto l’aggiornamento e grazie per la recensione!

Myrose: Hai scritto un’altra recensione che mi ha fatta andare in iperventilazione! Grazie ^//^ Sul lieto fine non posso sbilanciarmi per ora, ma ti assicuro che non manca molto alla verità! Matsu è proprio scemo e Misa.. Beh avrai potuto osservare il suo operato in questo capitolo se, come spero, lo hai letto e sei arrivata a vedere questa risposta che non riesce a esprimere nemmeno un decimo di quanto il tuo commento mi abbia fatto piacere!

__NeMeSiS_: Ma chiamami pure tesoro mia  cara, per me è un piacere! (nota come divento ruffiana sapendo che sono in ritardo nel pubblicare e che senz’altro stai meditando vendetta). Riguardo alla faccenda Misa, sissì sono sadica con la povera Audrey ahahahahahaha quanto al finale.. Dai resisti! Presto (almeno spero) verrà pubblicato.  Sono sempre contenta che apprezzi le mie trovare dementi, in questo capitolo ce ne sono di nuove di zecca XD Per rispondere all’angolo degli affari nostri, tra un mese andrò in Scozia se tutto va bene, quindi assaggerò anch’io le specialità di Sturbucks.. Non vedo l’ora *_* Ps: Benvenuta nel fan club di Connor!

Vanessa94: Mumble mumble.. Ti riferisci a Matsuda vero come papabile per far ingelosire Ryuzaki? E se ci ho azzeccato ho vinto qualcosa? XD Sinceramente lui lo vedo meglio a fare il cascamorto, che come rivale serio. Però come secondo papabile (che presumo sia Light) ammetto che sono stata tentatissima, l’unico inconveniente è che non riesco proprio a immaginarmelo  innamorato e quindi non riuscirei a rendere come si deve la cosa per scritto. Tu ti chiederai come sia possibile visto che riesco a descrivere L alle prese con l’amore, che è molto più difficile da gestire e la risposta emh..beh, vorrei saperla anch’io XD In ogni caso un altro problema consisterebbe nello sviluppare la cosa come si deve, a pochissimi capitoli dalla fine della storia.. Ma magari farò trapelare una simpatia.. Chissà. Intanto ti anticipo che un momento di gelosia ci sarà, ma per ora non ti dico di più ;)

Neko88: Noto che Misa è davvero amatissima XDDD Non posso darvi torto.. Grazie mille  per la recensione e per i complimenti ^_^

_WizTail_ : Eh si, Audrey ha diverse gatte da pelare XD Grazie, sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto.

Bilu_Emo: Come ti capisco! Anch’io sento tanta nostalgia del computer quando vado via! Ormai sono assuefatta O.o Spero che le vacanze siano andate bene e che tu ti sia divertita ^_^ Tornando alla storia, mi fa molto piacere constatare che sono riuscita a rendere l’atmosfera come mi ero prefissata..E’ sempre una bella soddisfazione! Quanto all’aspetto di Audrey è davvero curioso che la immaginassimo simile con unica differenza della lunghezza dei capelli!!! La storia sta purtroppo (per me) e fortunatamente (per voi che non ne potrete più di sopportarmi), volgendo al termine sì, ma forse ci scappa un capitolino in più..Vedremo! La scena sotto la pioggia.. Diciamo che sarà presente..Vedrai poi in che modo ;) Grazie mille del commento e dei bellissimi complimenti!

Mirierl67: Ciao e benvenuta tra i lettori!!! Sono davvero onorata che tu abbia letto tutti questi capitoli in un colpo solo e il paragone con la mousse al cioccolato è estremamente gradito ^///^ Ti ringrazio moltissimo!!!

Vampires Tranny: Ciao e ben ritrovata! Mi fa molto piacere che tu abbia trovato belli questi ultimi capitoli, spero che gradirai altrettanto questo ^_^ Sulla sorte di L, ormai manca pochissimo ma ovviamente non posso dire di più.. Grazie della recensione!!!

Soad7: Sono contenta di averti fatta ridere! Mi fa sempre piacere farvi divertire e riuscire a mantenere il vostro interesse per questa storia! Riguardo la descrizione di Audrey in pratica solo i capelli sono diversi da come li immaginavi perché i suoi occhi sono marroni, tendente al verde.. O non l’ho scritto? In questo caso doh! Grazie del commento ^_^

Ed eccoci alla fine di un altro aggiornamento, vi saluto e corro a pubblicare, ma non prima di aver augurato buon rientro a scuola per chi (purtroppo) a breve ricomincerà e buona sessione di esami per chi è alle prese con l’università. E anche buon lavoro a chi è tornato dalle vacanze. Ok, ora ho finito di delirare. Un bacione a tutte care!!!

Alice

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Capitolo 24
*** Condanna ***


24.Condanna.

 

Quella giornata abominevole sembrava non dover mai avere fine.

“E di chi è la colpa?” Puntualizzò la vocina.

Ovviamente della sottoscritta.

Misa non si era scordata la promessa di farmi conoscere il famoso idol Ryuga Hideki e in quella giornata di inizio ottobre, mi aveva letteralmente trascinata sul set del film che stava girando insieme a questi.

Un assurdo delirio su un ragazzo che conosce una creatura angelica e se né innamora perdutamente, ricambiato.

Roba da dare il voltastomaco.

“Ripeto, di chi è la colpa?” Ci tenne a ribadire ancora la mia coscienza.

Sempre e comunque mia. E della mia dannata boccaccia.

Sospirai.

Stavo iniziando a patire il freddo, seduta all’aperto da ore su quella scomoda seggiolina pieghevole.

Pensai con invidia a Connor, che in quel momento si accingeva con ogni probabilità, a gustare una cioccolata calda con la panna, preparata premurosamente da Watari.

Mi sfuggì un altro sospiro.

“Potrei avere il thermos del caffè per favore?” Mi rivolsi all’indirizzo di Matsuda, che presenziava in quanto manager.

Il giovane non rispose.

A giudicare dall’espressione, sembrava assorto in pensieri poco gradevoli.  Non l’avrei certamente disturbato, se non avesse tenuto serrato tra le mani, per l’appunto il thermos.

“Emh..Matsu?” Ritentai.

Lui sobbalzò.

“Scusami, Akiko-san. Cosa dicevi?”

“Il thermos..” Mormorai indicandogli l’oggetto.

“Oh sì. Subito!” Ribatté porgendomi finalmente l’agognato contenitore.

“Grazie.” Esclamai.

“Ti senti bene?” Aggiunsi, notando che stava riassumendo l’aria abbacchiata di poco prima.

“S-si, sto bene Akiko-san. Balbettò lui incerto.

Non era granché convincente, ma decisi di non impicciarmi oltre.

Sperai solo non fosse ancora  a causa delle uscite caustiche di Ryuzaki sulla sua utilità all’interno della squadra.

Mi sarebbe dispiaciuto vedere anche lui lasciare il quartier generale, dopo Aizawa.

“ Magari lo sostituirebbe un ricettatore. Può sempre tornare utile.” Ipotizzò la vocina, riferendosi ai nuovi membri subentrati, Aiber e Wedy. Rispettivamente un truffatore e una ladra.

Nell’ ultima settimana, all’interno della “sala di controllo” c’era stato un notevole giro di vite: Light aveva notato movimenti sospetti all’interno della Yotsuba, una compagnia giapponese che traeva giovamento da morti sospette all’interno di aziende rivali. I decessi si concentravano tutti nel week end.

 Praticamente in contemporanea, la polizia aveva preso la decisione di non indagare più su Kira. Di conseguenza il sovrintendente, Matsuda e Mogi, avevano rassegnato le dimissioni, per poter rimanere al quartier generale. Aizawa invece se n’era andato dopo un’accesa discussione con Ryuzaki.

Mi correggo, dopo un acceso monologo.

In seguito, erano apparsi quei due bizzarri personaggi.

Dopo mesi di stallo, era ovvio che le novità fossero arrivate tutte insieme.

Novità che ridestavano le mie sopite preoccupazioni.

Kira era di nuovo vicino.

“AKIKO-CHAAAAAN…VIENI CHE TI PRESENTO RYUGA DURANTE LA PAUSA!” Strillò Misa con tutto il fiato che aveva in gola, distogliendomi a viva forza dai miei pensieri.

Mentre mi alzavo, contenta di poter distendere le mie membra intorpidite, ma niente affatto desiderosa di conoscere l’idol, lanciai un’ultima occhiata al giovane ex poliziotto.

“ Sei proprio sicuro di stare bene?” Provai a insistere, avvedendomi che la sua espressione non si era affatto rilassata.

“Veramente..” Cominciò lui.

“AKIKO-CHAAAAAAAN!!!” Lo interruppe un urlo che non aveva nulla di umano.

“Scusami, torno subito.” Borbottai alzando gli occhi al cielo e affrettandomi verso la ragazza, prima che ci facesse scoppiare definitivamente i timpani.

“Oh eccoti qui!” Trillò quando le fui a fianco.

“Come se fosse possibile ignorarla.” Sentenziò la vocina.

“ Ryuga-san lei è Akiko-chan, una mia amica e una tua grandissima fan!” Mi introdusse Misa prendendomi per un braccio e spingendomi verso il collega prima che potessi protestare.

Quest’ultimo mi rivolse uno smagliante sorriso da copertina.

“E’ sempre un piacere conoscere una mia ammiratrice.” Esordì con voce suadente, passandosi una mano tra i folti capelli biondi.

“Tiragli un calcio negli stinchi!” Mi suggerì la mia coscienza.

Ritenni opportuno ignorarla e berciai una risposta non propriamente entusiasta.

“ Sei emozionata Akiko-chan?” Cinguettò Misa che non si era accorta che ero ben lungi dall’esserlo e mi contemplava estatica, come se vedesse il mio più grande sogno realizzarsi.

“Moltissimo.” Replicai con l’enfasi di un automa.

“Misa è così felice!” Trillò lei al settimo cielo, mettendosi a saltellare.

“Qualcuno doni un briciolo di decenza a questa ragazza.” Si intromise ancora la vocina.

“ Ti faccio un autografo..” Annunciò l’idol regalandomi un altro sorriso da pubblicità del dentifricio.

“ Grazie.” Mugugnai.

“Qual è il tuo film preferito Akiko-san?” Mi interrogò l’attore, mentre scribacchiava su un pezzo di carta la sua preziosissima firma.

“ Pomodori verdi fritti alla fermata del treno.” Risposi senza esitazioni.

 Ryuga alzò gli occhi dal foglio e mi osservò perplesso.

“Intendevo tra i miei.” Precisò.

 

“ Emh..” Intercalai presa alla sprovvista.

Non ricordavo nemmeno un titolo tra quel campionario di scempiaggini.

Anche Misa perse la sua baldanza e prese a scrutarmi quasi con sospetto.

“ Impossibile scegliere, mi piacciono tutti troppo!” Improvvisai lasciandomi sfuggire una risatina isterica.

Il ragazzo trovò la risposta soddisfacente per il suo ego e mi porse l’autografo con un sorriso ancora più ampio dei precedenti.

“Si slogherà le mascelle se continua così.” Ipotizzò la vocina.

Trattenni uno scoppio di ilarità concentrandomi sulla dedica dell’idol, che recava le seguenti parole:

“ Ad Akiko-san, la mia fan numero uno. Un abbraccio speciale da Ryuga Hideki.”

Non vedevo l’ora di tornare al quartier generale e buttare quel foglietto nel cestino della cartastraccia.

Fortunatamente a giudicare dal color indaco di cui si era tinto il cielo, la giornata sul set era quasi giunta al termine.

“Ci vuole una foto ricordo per Akiko-chan!” Saltò su Misa che aveva recuperato l’entusiasmo.

Sbuffai ma nessuno se ne accorse.

Quando finalmente riuscì a sgattaiolare lontana dalle due fastidiose celebrità, scoprii che Matsuda era scomparso.

*

 “Quell’idiota di Matsuda!” Mormorò tra sé Ryuzaki per l’ennesima volta.

Era decisamente seccato e giocherellava con il cucchiaino per tenere a bada il disappunto.

L’ ex agente aveva sconvolto i suoi piani introducendosi alla Yotsuba e facendosi per di più pizzicare intento a spiare una riunione tra i dirigenti.

Pensai che se gli avessero dato un briciolo di considerazione all’interno della squadra, non sarebbe accaduto nulla del genere, ma evitai di rendere manifesta la mia opinione poiché il nervosismo era palpabile nell’aria.

“ Misa ha fatto come hai detto tu Light! Dall’agenzia dicono che le ragazze possono arrivare tra un quarto d’ora..” Annunciò la giovane con gli occhi che le brillavano, tanto era felice di poter essere d’aiuto al suo grande amore.

“Ottimo lavoro Misa.” La lodò l’interessato con gentilezza.

“E’ stato un piacere fare questo per te Light.” Replicò lei illuminandosi.

“ C’è un problema però, manca una delle ragazze.” Aggiunse contrita, come se ne fosse responsabile.

“ I membri della Yotsuba devono essere tutti intrattenuti affinché Matsuda sia libero di agire.” Intervenne Ryuzaki continuando a gingillarsi con il cucchiaino.

La sua strategia consisteva nel distrarre i dirigenti con un festino nell’appartamento di Misa, durante il quale Matsuda fingendosi ubriaco, avrebbe inscenato la sua morte, evitando così di incorrere realmente in una brutta fine, dato che probabilmente aveva sentito qualcosa di compromettente.

La squadra investigativa avrebbe seguito tutta l’operazione dalle telecamere.

“Come troverete una sostituta in così poco tempo?” Osservò Connor che non aveva perso occasione per scendere a curiosare nella “sala di controllo”.

Gli occhi di Light si posarono su di me.

“No.” Esclamò Ryuzaki con decisione.

Impossibile comprendere come avesse fatto a intuire le intenzioni del ragazzo.

“A furia di stare ammanettati si deve essere sviluppata una sorta di empatia.” Ipotizzò la vocina, sarcastica.

“Non ti sei fatto tutti questi scrupoli nei riguardi di Misa.” Controbatté Yagami junior tagliante.

“Oh Light si preoccupa per Misa-Misa!” Chiocciò la diretta interessata, euforica.

Connor alzò gli occhi al cielo.

“Non è questo il punto.” Dichiarò il detective dopo una breve pausa.

“ Akiko è una pessima bugiarda, inoltre è estremamente suscettibile. Se venisse irritata c’è il settantadue percento di probabilità che si tradisca. Considerando il tipo di individui con cui dovrebbe aver a che fare, è  praticamente certo che perderà il controllo.” Aggiunse pacato.

“Io non sono estremamente suscettibile!” Protestai.

“ Proprio come ho appena detto.” Sottolineò lui implacabile.

“Comunque spetta a me decidere.” Decretai indispettita.

“No, spetta a me.” Mi contraddisse Ryuzaki, puntando i suoi  occhi neri nei miei.

Non avrei ceduto, non sopportavo quando era così dispotico.

“In ogni caso mi pare tu non abbia molte alternative.” Gli feci notare con un sorrisetto fastidioso.

Per tutta risposta ruotò sé stesso e la sedia su cui era raggomitolato e si concentrò sui monitor, dando le spalle ai presenti.

“ Parla il meno possibile e cerca di non perdere la calma qualunque cosa ti venga detta. Emula l’atteggiamento di Misa e delle altre modelle.” Mi istruì infine, impassibile.

“Ti aiuterò io Akiko-chan!” Proruppe quest’ultima, piena di buona volontà.

“Sei in una botte di ferro..” Commentò la mia coscienza, funerea.

“D’accordo.” Mormorai. Forse mi ero lasciata trasportare eccessivamente dalla smania di averla vinta.

E dal desiderio di rendermi utile. In quello capivo Matsuda perfettamente.

“ E’ troppo rischioso!” Si accigliò Connor, ma la sua osservazione cadde nel vuoto.

“Dovete prepararvi.” Ci fece presente Ryuzaki, sempre dandoci le spalle.

Non voleva farsi vedere in viso.

Altro segno che provava delle emozioni che non intendeva lasciare trapelare.

“Andiamo in missione Akiko-chan!” Mi esortò Misa allegramente.

“State attente.” Ci raccomandò Light.

L’idol gli volò al collo ringraziandolo in maniera tutta sua per l’interessamento.

Io mi limitai ad annuire distrattamente mentre contemplavo la chioma corvina e arruffata di Ryuzaki.

*

“ Smettila di mordicchiarti, ti andrà via tutto il rossetto Akiko-chan!” Mi redarguì Misa.

Obbedii e tornai a focalizzarmi sul vano tentativo di abbassare la fascia per capelli che teoricamente doveva essere una gonna.

Non mi ero mai sentita tanto a disagio.

“ Sembri un fenomeno da baraccone.” Constatò la vocina facendomi ulteriormente sprofondare nello sconforto.

Mi azzardai a lanciare un’occhiata alla mia immagine riflessa nella specchiera che avevo di fronte, per appurare che non stesse esagerando.

“Purtroppo no.” Borbottai piano.

“Cosa?” Domandò la mia compagna sconcertata.

Mi limitai a scuotere la testa, contemplando mestamente il ridicolo completino azzurro che indossavo.

“L’oblò a forma di cuore sul decolté è un vero tocco di classe.” Rincarò la mia voce interiore, spietata.

Distolsi immediatamente lo sguardo.

“Stai benissimo Akiko-chan!” Si complimentò Misa, entusiasta del mio look.

Grugnii un ringraziamento non particolarmente sentito.

In quel momento suonò il campanello.

“Devono essere le ragazze!” Annunciò l’idol precipitandosi ad aprire.

Queste ultime entrarono nell’appartamento ridacchiando eccitate.

Probabilmente la prospettiva di intrattenere dei ricchi manager le elettrizzava.

Se avessero saputo che fra di loro poteva celarsi Kira, non sarebbero state altrettanto allegre.

Fui tentata di rivelarlo per scatenare il panico, ma avevo come l’impressione che Ryuzaki non avrebbe gradito.

Il pensiero di lui mi distrasse dalle ultime istruzioni di Misa prima dell’arrivo dei nostri ospiti.

Mi riscossi solo quando suonò nuovamente il campanello.

“Benvenuti!” Cantilenammo all’unisono all’ingresso degli otto uomini vestiti di scuro, accennando un piccolo inchino.

La festa ebbe inizio.

*

Come previsto dal lungimirante detective, dopo nemmeno cinque minuti avevo già i nervi a fior di pelle.

I membri della Yotsuba incarnavano perfettamente il tipo d’uomo con cui mai avrei voluto avere a che fare. Uno in particolare era davvero insopportabile, Kyosuke Higuchi. Arrogante, egocentrico e spaccone, non dava un solo attimo di tregua a Misa, che dal canto suo riusciva a gestirlo magistralmente.

Di tanto in tanto sbirciavo Matsuda di sottecchi. Cercava di darsi un contegno disinvolto con pessimi risultati. Perlomeno eravamo in due.

Una mano sul ginocchio mi distrasse dalle mie considerazioni.

Il tizio che avevo seduto a mio fianco sul sofà, un individuo corpulento, dalla testa rasata che portava occhiali scuri, mi guardava con un sorriso da pescecane.

Si era presentato ma non mi ricordavo più quale fosse il suo nome.

“Andresti a prendermi da bere carina?” Mi apostrofò.

Contai fino a dieci per non rispondergli come avevo in mente e mi sforzai di sorridere.

“Certo.” Acconsentii trattenendo l’impulso di far entrare in collisione il mio pugno con il suo setto nasale.

Dopodiché mi allontanai velocemente, dirigendomi verso il secchio dello champagne.

Ne versai in un calice e feci per tornare al mio posto, ma mi accorsi che un’altra ragazza lo aveva occupato e che il bestione che mi aveva spedita a prendergli da bere, era intento ad importunarla.

Sospirai e mi concessi un sorso del liquido frizzante. Se non altro mi avrebbe disteso i nervi.

“Non sembra molto a suo agio.” Osservò qualcuno a mio fianco.

A rivolgermi la parola era stato un uomo dai lunghi capelli lisci e scuri e freddi occhi grigi. Aveva un portamento elegante e nel complesso risultava molto attraente.

Era stato l’unico dei suoi colleghi a rimanere in disparte  senza praticamente aprire bocca.

“Reiji Namikava.” Si presentò porgendomi la mano.

“Akiko Chagi.” Replicai stringendola dopo una breve esitazione.

“Non è il suo vero nome.” Affermò tranquillamente.

“C-cosa?” Balbettai presa in contropiede.

“Lei è senza ombra di dubbio americana.” Ribatté col tono di chi ribadiva un’ovvietà.

“Come fa a saperlo?” Domandai, sapendo che sarebbe stato inutile provare a convincerlo di trovarsi in errore, date le mie mediocri capacità di recitazione.

“Ho vissuto in America diverso tempo e riconosco l’accento. E’ inconfondibile.” Mi informò sorridendo, soddisfatto di avere colto nel segno.

Dovevo escogitare una storia convincente prima che si insospettisse.

“ Vede, svolgo questo impiego per mantenermi gli studi e non vorrei pubblicizzare troppo la faccenda…” Spiegai con sussiego.

“ Capisco perfettamente.” Annuì il mio interlocutore.

“ Forse dovrebbe cercare un lavoro più idoneo, è evidente che non si sta divertendo.” Mi suggerì.

“E’ evidente solo ai buoni osservatori e ho come l’impressione di non essere l’unica.” Insinuai.

Lui sorrise.

“Non dovrebbe bere a stomaco vuoto.”Quasi mi rimproverò, porgendomi un piattino di maki dal buffet.

Li accettai di buon grado. Avevo già tentato di servirmi, ma la padrona di casa mi aveva incenerita con lo sguardo.

Intavolammo una conversazione piuttosto formale ma gradevole. Con Namikawa non era necessario assumere atteggiamenti da oca giuliva e ridere forzatamente alle sue battute. Anche perché non ne faceva.

Ero talmente assorbita dal dialogo, che non dovetti nemmeno simulare stupore, quando Matsuda annunciò che avrebbe dato un po’ di spettacolo, barcollando verso il balcone.

Rimasi davvero presa alla sprovvista.

Tutto si svolse secondo i piani e dopo la caduta dell’ex poliziotto ci fu comprensibilmente un gran putiferio.

Infine i dirigenti, su esortazione di Misa, decisero di lasciare l’appartamento per non rimanere coinvolti in eventuali interrogatori.

A differenza dei colleghi che abbandonarono l’appartamento in fretta e furia, Namikawa rimase ad indugiare sull’ingresso.

Infine tornò sui suoi passi e mi raggiunse.

“E’ meglio che vada.” Gli feci presente.

Lui non mi badò.

“Avrei davvero piacere di rivederla Akiko-san. Dichiarò lasciandomi basita.

E prima che potessi replicare, mi mise tra le mani il suo biglietto da visita.

“Mi chiami se lo stesso vale per lei.” Aggiunse prima di andarsene.

“Che fortuna! E’ proprio il più carino.” Commentò una delle modelle, quasi imbronciata.

Alzai gli occhi al cielo.

*

Fu un sollievo cambiarmi e indossare un paio di jeans e una t-shirt. Se Misa non avesse dovuto restituire il completino all’agenzia, probabilmente gli avrei dato fuoco.

Sciolsi la coda alta che stava iniziando a farmi dolere la testa e mi spazzolai i capelli, dopodiché fui pronta per scendere nella “sala di controllo”.

“Hai fatto colpo!” Mi accolse Connor sghignazzando. Chissà come se l’era goduta a vedermi conciata in quel modo.

Lo ignorai e cercai Ryuzaki con lo sguardo.

Tanto per cambiare era intento a fissare il monitor.

Sul pavimento sotto la sua sedia, giacevano una quantità spropositata di contenitori di panna liquida. Quelli con cui solitamente giocherellava  costruendo delle torri.

Chissà come erano finiti laggiù.

Mentre mi interrogavo a riguardo, Light richiamò la mia attenzione:

“Akiko-san?”

Mi voltai a guardarlo. Sembrava imbarazzato. Forse per via di Misa che gli stava abbarbicata addosso, ma ormai avrebbe dovuto esserci abituato.

“Dimmi Light.” Lo invitai a parlare.

“ Scusami. Non era mia intenzione metterti in pericolo prima…Non immaginavo che..” Si interruppe.

“Che fossi un’attrice così infima?” Tirai a indovinare.

Lui non mi smentì.

“Eppure non mi pareva di essermela cavata tanto male.” Considerai.

“Con Reiji Namikawa sicuramente no.” Sottolineò Connor molesto.

“ La vuoi piantare?” Sbottai esasperata.

Lui ridacchiò.

“Comunque mi dispiace davvero.” Tornò alla carica Yagami-junior contrito.

“Non importa Light, sto bene.” Tagliai corto.

Ero molto più interessata alle vibrazioni negative che sembrava emanare il detective dalla sua postazione, che ai sensi di colpa del giovane.

“Quando Namikawa ha capito che il tuo era un nome falso, ci siamo presi un bello spavento!” Intervenne Soichiro.

“ Anch’io in effetti.” Sorrisi.

“Però poi…” Iniziò il mio amico, ma una mia occhiata eloquente lo convinse a tacere.

Cercai di scrutare Ryuzaki con maggior attenzione, ma ancora una volta venni distratta:

“Grazie anche a te Akiko-san! Mi avete salvato la vita!” Esclamò Matsuda con enfasi.

Sembrava scosso, ma in buone condizioni.

Probabilmente non aveva ancora subito la strigliata del suo superiore. Che rimaneva ostinatamente muto con gli occhi di ossidiana  incatenati allo schermo, le ginocchia raccolte contro il petto.

“Ryuzaki…” Lo chiamai.

“Mi serve il biglietto da visita di Namikawa, Akiko. Costituisce una prova.” Disse piano.

Percepii un’inflessione secca nel timbro abitualmente morbido della sua voce.

“Una prova di che?” Domandò la vocina a ragione.

“Ryuzaki-san è geloso!” Bisbigliò Misa nelle orecchie di Light in tono non sufficientemente basso. Lui le scoccò un’occhiata ammonitrice.

Il detective prese a stropicciarsi i jeans.

Ero certa che avesse sentito.

Mi avvicinai a Ryuzaki e replicai:

“Certo, devo solo recuperarlo dal cestino dei rifiuti.”

Il biglietto da visita aveva seguito la stessa sorte dell’autografo di Ryuga Hideki.

Il ragazzo non fece commenti e si rinchiuse nuovamente in un silenzio cupo.

Avrei quasi voluto ridere. Ryuzaki non aveva mai mostrato tanto apertamente il suo disappunto per questioni in cui erano coinvolti i sentimenti e non le indagini.

Ruotai la sedia su cui era appollaiato, di modo che fosse costretto a guardarmi in volto e mi chinai su di lui, mentre i presenti facevano finta di nulla.

“Non avrei mai pensato di dirti una cosa del genere, ma sei uno sciocco. Dovresti aver capito che mi piace tutto un altro genere di persona..” Sussurrai in modo che fosse soltanto lui a sentirmi.

“ Ti ho tenuto da parte una fetta di cheese-cake alla fragola. Ho pensato che potessi avere fame.” Mi informò per tutta risposta, appoggiando l’indice sulle labbra.

La tempesta era passata.

“Matsuda-san..” Ryuzaki rivolse improvvisamente la sua attenzione all’ex poliziotto.

Questi deglutì.

“La tempesta è passata per te.” Rettificò la vocina.

 

*

“Sarà la volta buona?” Sospirò Connor un paio d’ore più tardi, sorseggiando una tazza  di tisana nel mio appartamento.

Alludeva alla fine del caso Kira.

“Sembra una pista valida.” Azzardai scaldandomi le mani con la tazza fumante.

Il mio amico mi scrutò dubbioso.

Non potevo dargli torto. L’ultima volta sembrava che Ryuzaki fosse a un passo dalla soluzione e poi si era ritrovato con un pugno di mosche.

“Vedrai che grazie alle telecamere che ha piazzato Wedy alla sede della Yotsuba, si verrà a capo di questa faccenda e potrai tornare da Julia molto presto!” Rincuorai il mio amico.

“Non è solo per Julia.” Obiettò lui.

“Per che cos’è allora?” Volli sapere incuriosita.

“ Ormai mio malgrado sono coinvolto e vorrei davvero conoscere la verità una volta per tutte.”

“Vorrei tanto conoscerla anch’io sai?” Gli feci eco stancamente.

Non potevamo sapere che non mancava moltissimo al giorno in cui saremmo stati accontentati. E soprattutto non potevamo sapere che la verità era talmente assurda e inimmaginabile, che forse avremmo preferito non scoprirla affatto.

*

Le settimane che trascorsero furono molto dense dal punto di vista delle indagini. Si appurò che gli otto dirigenti della Yotsuba, indicevano delle riunioni segrete per stabilire chi fare uccidere da Kira. Le vittime erano persone di intralcio alla crescita e alla supremazia dell’azienda sul mercato. Oltre ai criminali che venivano regolarmente giustiziati.

Uno dei membri del gruppo esternò il suo desiderio di tirarsi fuori da quella faccenda e fu accontentato. Con la morte.

Dopo aver assistito a una di quelle riunioni attraverso i monitor, Soichiro avrebbe voluto intervenire e arrestare tutti i partecipanti, per evitare altri omicidi.

Ryuzaki si era opposto, perché agendo in quella maniera non avrebbero mai potuto capire chi fosse Kira tra di essi e di conseguenza, come facesse a uccidere.

Erano infine giunti a un compromesso, contattando per ironia della sorte proprio Namikawa, proponendogli la libertà in cambio della collaborazione con L. Sia Ryuzaki che Light erano certi che non fosse lui Kira.

Con uno stratagemma, l’uomo era riuscito a posticipare le date degli assassinii di un mese.

A quel punto però, Ryuzaki aveva deciso di proseguire l’indagine da solo, trascinandosi dietro un recalcitrante Light, che se non fosse stato per manette, sarebbe rimasto a fianco del padre. Quindi si era poi rivolto in cerca di aiuto all’ultima persona che avrei immaginato, Misa Amane.

Il comportamento di quest’ultima in seguito a un colloquio proprio alla Yotsuba, allo scopo di fare da esca per attirare Kira, cambiò sensibilmente.

Trascorreva meno tempo nel mio alloggio e mi pareva quasi circospetta in mia presenza. Come se si sentisse in colpa per qualcosa.

“Le tue solite scempiaggini.” Fu il modo di liquidare le mie impressioni da parte della vocina.

Tuttavia non riuscii a scacciare del tutto quella sensazione, anche quando provai a convincermi che la ragione del suo atteggiamento insolito, fosse a causa del piano che aveva attuato all’insaputa della squadra investigativa, per scoprire l’identità di Kira. Piano che si era rivelato un successo.

La ragazza aveva registrato sul cellulare la confessione di Higuchi.

Non rimaneva che chiarire una volta per tutte come facesse a uccidere.

Ryuzaki aveva ideato una messinscena perfetta per mettere il criminale alle strette e costringerlo a mostrare in cosa consistesse il suo potere.

*

“Non è possibile… E’ soltanto un quaderno.” Farfugliò Connor sconvolto, lasciandosi cadere su una sedia.

Io ero in piedi a suo fianco, frastornata.

La frase “E’ soltanto un quaderno” poco si addiceva ad un oggetto che aveva il potere di uccidere e per quanto l’evidenza andasse al di là di ogni logica, non si poteva negare.

Avevamo seguito l’intera operazione attraverso i monitor.

Avevamo ascoltato il racconto di Ryuzaki e dei membri della squadra.

A quanto pareva nella stessa stanza in quel momento c’era un essere chiamato Shinigami in nostra compagnia. Un dio della morte.

Lo si poteva vedere soltanto toccando il quaderno. Ma il detective me l’aveva impedito.

Era quantomeno strano sentirgli rivolgere una serie di domande a qualcuno che per me era invisibile.

A giudicare dalle  espressioni tese di Soichiro, Matsuda, Mogi e Aizawa (che era tornato quella sera stessa al quartier generale), quell’essere esisteva davvero.

Non riuscivo a capacitarmi, mi sembrava tutto maledettamente assurdo, privo di senso. Com’era possibile poter uccidere qualcuno con un quaderno a patto di conoscerne il nome e il volto?

La voce di Aizawa, che stava leggendo le regole all’interno del venefico oggetto per il suo utilizzo, mi giungeva ovattata. Ero troppo presa a osservare Light Yagami.

Appena il ragazzo era tornato nella “sala di controllo”, si era riaccesa violentemente in me la bruciante antipatia, ormai quasi sopita da mesi, che nutrivo nei suoi confronti. Avevo l’impressione che stesse segretamente gongolando per qualcosa di cui solo lui era a conoscenza, ed ero anche assolutamente certa, che i suoi occhi fossero diventati più piccoli.

“ Tra quaderni assassini, Shinigami e Higuchi che è schiattato con un tempismo impeccabile, tu ti preoccupi della dimensione degli occhi di Light Yagami?! Sei completamente sciroccata!” Trasecolò la vocina.

Sull’ormai ex dirigente della Yotsuba, aveva ragione. Era morto davvero con un tempismo sconcertante.

Poteva solo significare che il potere di Kira era stato trasferito a qualcun altro. O che forse era tornato al suo proprietario originale. Non potei impedirmi di pensare, continuando a scrutare Yagami-yunior che controllava in tutto relax dei dati sul computer. Troppo relax vista la circostanza.

“C’è un’ultima regola..” Lesse il poliziotto in quell’istante.

“L’umano che utilizza il quaderno deve uccidere una persona almeno ogni tredici giorni. Se il quaderno non viene adoperato entro questo tempo dall’ultimo utilizzo, l’umano morirà.” Concluse.

Ignorai i festeggiamenti generali per la prova schiacciante della totale innocenza di Light e Misa.

Significava soltanto che…

“Ryuzaki, non puoi più sospettare di Light e Amane. La loro sorveglianza è conclusa.” Decretò Aizawa.

“Sì giusto! Mi sembra ovvio.” Gli fece eco Matsuda, che esternava addirittura più soddisfazione di Soichiro.

Fui scossa da un brivido.

“Avete ragione, d’accordo.”  Si arrese Ryuzaki, la voce smorzata.

“Vi chiedo scusa per tutto.” Aggiunse.

Sembrava sconfitto. Non sopportai di vederlo così.

Restai impotente a guardarlo alzarsi lentamente, per poi dirigersi a togliere le manette a Light.

Provai l’irrazionale impulso di gridargli di fermarsi. Riuscii a trattenermi a stento.

Il giovane si massaggiò il polso finalmente libero sorridendo.

Un sorriso che a me parve di trionfo.

*

Non mi stupii quando a notte inoltrata, sentii la porta aprirsi.

Lo aspettavo.

Sapevo che avrebbe atteso di rimanere solo per raggiungermi.

Io ero rimasta rannicchiata sul divano, avvolta in una coperta. In una posizione che ricordava vagamente la sua. Tanto non sarei riuscita a chiudere occhio in nessun caso. Avevo paura. Un terrore privo di fondamenti ma impossibile da soffocare.

Ryuzaki non si sedette a mio fianco. Rimase in piedi al centro del soggiorno, con le spalle afflosciate. I capelli disordinati che gli coprivano gli occhi.

Mi tirai in piedi e corsi a stringerlo.

Lui ricambiò con maggior energia del solito.

Avevo immaginato tante volte di abbracciarlo in quei lunghi mesi in cui mi ero accontentata di parlargli sempre in presenza di altri e di sfiorarlo sporadicamente.

Ma ogni volta che l’avevo fatto, non era mai stato così triste. Avevo sempre pensato a quel momento con gioia. Ora ero atterrita che fosse arrivato.

C’era qualcosa di lugubre in quell’abbraccio, come un addio.

“Non è finita vero?” Sussurrai colma di angoscia.

“No.” Confermò lui. E non aggiunse altro. Sembrava assente.

Accentuai la stretta intorno al suo corpo magro.

Sapevo che stava ascoltando quelle maledette campane e non intendevo permetterglielo.

“ Andiamocene via. Partiamo per New York domani.” La mia voce risuonava implorante.

Lui si scostò per guardarmi con gli occhi nerissimi.

“Non posso.” Mormorò.

Conoscevo già la risposta. Avrebbe lasciato il Giappone soltanto a caso concluso. Qualunque fosse il prezzo da pagare.

“Lo so. Ma non potevo non provare a chiedertelo.” Replicai sorridendo debolmente.

Lui mi sfiorò la guancia con il pollice.

*

Contrariamente alle previsioni, riuscii a riposare qualche ora. Di un sonno inquieto e niente affatto ristoratore.

Inoltre, quando svegliandomi non avevo trovato Ryuzaki vicino, la sensazione di angoscia e malessere si era triplicata.

Continuavo come un automa a spalmare di marmellata  delle fette di pane tostato, senza avere peraltro intenzione di mangiarle.

Anche Connor quella mattina era taciturno. Probabilmente era ancora sconvolto per la scoperta dell’esistenza del quaderno. Non si poteva certo biasimare.

Di tanto in tanto mi sbirciava di nascosto. Io fingevo di non accorgermene.

Aveva la tipica aria di chi vorrebbe rivelare qualcosa di importante, ma non sa come affrontare l’argomento.

Non tentai di incoraggiarlo, non ero dell’umore adatto.

“Devo parlarti di una cosa..” Si decise alla fine, prendendo un grosso respiro.

“Ti ascolto.” Ribattei porgendogli pane e marmellata, ma lui  scosse la testa ed io appoggiai il piatto sul tavolo.

Qualcuno bussò alla porta.

“Akiko-chan!!!” Esclamò una voce inconfondibile.

“ Dovevo immaginarlo che sarebbe arrivata proprio ora…” Sbuffò Connor mentre facevo entrare Misa.

“ Akiko-chan, Ken-chan… Misa-Misa torna a casa, sono venuta a salutarvi!” Ci annunciò la ragazza, quasi commossa.

Connor le fece “ciao” con la mano e cambiando idea, morse stizzito una fetta di pane tostato.

“ Siediti Misa.” La invitai.

Lei dapprima parve un po’ titubante, poi si tolse la giacca e dopo averla appoggiata su una poltrona si accomodò. Sul viso aveva dipinta nuovamente la curiosa espressione di colpevolezza mista a circospezione, che sovente le avevo visto rivolgermi in quelle ultime settimane.

“Ti va di fare colazione?” Le proposi contando a stima di aver prodotto una dozzina di porzioni che avrei dovuto buttare via.

“No grazie, prendo solo del the.” Rifiutò.

Giusto. La marmellata doveva essere troppo calorica per l’idol.

Nessuno aprì bocca. Misa sorseggiò la sua bevanda e il mio amico continuò a divorare pane abbrustolito con fare truce. Forse grazie a lui non avrei sprecato nulla.

Improvvisamente, come se non potesse più sostenere di trovarsi dov’era, la giovane si alzò di scatto e quasi gridò:

“Devo andare!”

Connor ripeté il gesto di saluto sempre più spazientito.

“Ciao Misa, buona fortuna!” Le augurai io sorridendo.

E lei inaspettatamente, mi gettò le braccia al collo e disse con enfasi:

“Sei stata una grande amica Akiko-chan!” Poi mollò la presa e infilò rapidamente l’uscita, senza voltarsi indietro.

La osservai perplessa sparire dietro la porta.

Non riuscivo a spiegarmi il suo comportamento.

“Accidenti ha dimenticato qui la giacca!” Constatai notando che era ancora appoggiata sulla poltrona.

“Vado a portargliela, magari faccio in tempo.” Dichiarai prendendo l’indumento sottobraccio.

“Aspetta.” Mi bloccò Connor mettendomi una mano sulla spalla.

“Non abbiamo ancora parlato.” Mi ricordò.

Per qualche insondabile motivo non avevo nessuna voglia di starlo a sentire.

“Lo faremo più tardi, ora è meglio che raggiunga Misa prima che lasci il quartier generale!” Mi divincolai dalla sua presa.

Prima che mettessi in atto i miei propositi, il mio amico estrasse due biglietti aerei dalle tasche dei jeans e me li porse.

Li presi tra le mani come se scottassero e controllai la destinazione e i nominativi.

Non che ce ne fosse bisogno. Erano biglietti di sola andata per New York intestati a me e Connor.

“Questi me li ha dati Ryuzaki stamattina presto. Non avrei dovuto farne parola con te in realtà, ma non mi sembrava giusto. Mi ha detto che era per proteggerti e che avrei capito da solo quando sarebbe arrivato il momento di usarli.” Mi spiegò tutto d’un fiato.

Il cuore iniziò a battermi all’impazzata e sentii sopraggiungere un capogiro.

Inspirai profondamente e cercai di calmarmi. Dovevo restare lucida nonostante sapessi fin troppo bene in che eventualità avremmo dovuto usarli.

“Cosa significa Audrey?” Mi chiese serio.

Feci stupidamente  per rimproverarlo perché aveva usato il mio vero nome, ma mi rammentai che non c’erano più telecamere di sorveglianza nel soggiorno.

“ Significa che Ryuzaki è in pericolo.” Risposi con un tremito nella voce.

“In pericolo?” Connor strabuzzò gli occhi azzurri.

“ Ora non ho tempo di spiegarti.. Ma grazie davvero di avermi avvisata!” Controbattei stringendo forte le sue mani nelle mie.

“Ma dove vai adesso?” Quasi gridò avvedendosi che stavo afferrando la borsa in gran fretta.

“Te l’ho già detto, a riportare la giacca a Misa.”

La mia risposta non parve convincerlo.

“Per favore, non dire niente a nessuno, non servirebbe.” Lo pregai.

Lui annuì, non particolarmente felice della mia richiesta.

“Qualunque cosa tu abbia in mente, fa attenzione.” Mi mise in guardia.

Fu il mio turno di annuire.

Poi finalmente uscii. Come Misa poco prima, nemmeno io mi voltai.

Anziché utilizzare l’ascensore per scendere al piano terra, usai le scale.

Aver contribuito alla realizzazione di quel grattacielo mi dava un grosso vantaggio. Sapevo da che parte conveniva passare per evitare la maggior parte delle telecamere poste all’ingresso.

Se fossi stata sufficientemente veloce e fortunata, avrei sfruttato i punti ciechi per uscire dall’edificio inosservata.

Sempre che qualche dio della morte non trovasse interessante quello che mi accingevo a fare.

Repressi un brivido e mi limitai a scongiurare il destino che fosse soprattutto Light Yagami a non accorgersi di me.

*

Per mia fortuna Misa non era ancora troppo lontana, quando praticamente evasi dal quartier generale apparentemente senza complicazioni.

La seguii tenendomi a debita distanza per timore di farmi scoprire.

Forse avevo preso un abbaglio e stavo solo perdendo il mio tempo pedinandola. Forse era ridicolo assecondare l’istinto che mi aveva spinta ad agire in quella maniera priva di raziocinio. O forse mi stava semplicemente andando di volta il cervello.

“Questo è già accaduto molto tempo fa.” Espresse il suo parere la vocina.

Come sempre era di immensa consolazione.

Per un attimo fui presa dal panico e mi parve di aver perso la ragazza di vista. Ma poi la ritrovai mentre si addentrava nel sottopassaggio della metropolitana.

“Concentrati e non fartela scappare!” Mi spronò la mia coscienza decisa.

Anche se nutriva poca fiducia nella mia facoltà di intendere e di volere, per una volta era dalla mia parte.

Non fu difficile mescolarmi tra la folla e infilarmi nel vagone adiacente a quello in cui era salita Misa.

Scendere alla sua fermata senza farmi notare, invece fu più complicato. Trovandomi al capolinea  non erano rimaste moltissime persone.

Per strada dovetti accrescere ulteriormente la distanza che ci separava. I passanti erano sempre più rari. Sembrava assurdo in una città grande come Tokio.

La colpa poteva essere imputata al cielo coperto da una coltre di scure nubi che non promettevano niente di buono.

La ragazza mi condusse fino ad un parco così immenso da sembrare un bosco.

Con l’aria di chi conosceva perfettamente la sua destinazione, si inoltrò tra gli alberi che sembravano grigi sotto quella luce fredda.

Percorsi cautamente i suoi stessi passi, badando a dove mettevo i piedi per non produrre rumori che mi avrebbero tradita calpestando rami o foglie secche.

Infine Misa si fermò in una radura circondata da arbusti scheletrici.

Feci appena in tempo ad accovacciarmi dietro un cespuglio che lei si voltò nella mia direzione.

Mi sembrava di sentire il suo sguardo bruciare sul mio viso, ma probabilmente ero in errore perché si rilassò, ed estraendo una paletta da una busta che aveva con sé, iniziò a scavare.

Soffocai un gemito quando dalla terra tirò fuori un quaderno identico a quello custodito dalla squadra investigativa. Un altro Death Note.

Appena lo prese tra le mani, sussultò violentemente.

Dopo qualche istante si ricompose e iniziò un dialogo con un interlocutore invisibile. Perlomeno ai miei occhi.

Uno Shinigami.

Restai come ipnotizzata ad ascoltare quella mezza conversazione.

Mi sentivo come in trance. Il peso della scena cui stavo assistendo, mi impediva di ragionare lucidamente.

Misa era davvero il secondo Kira.

Ryuzaki non si era sbagliato. Su niente.

“ A proposito Ryuk, dovresti scambiare gli occhi con me.” La sentii mormorare.

Quella frase mi riscosse dal mio stato di torpore.

Anche Higuchi aveva parlato di uno scambio. Poi era stato in grado di uccidere solo conoscendo il volto della sua vittima.

Non sapevo in cosa esso consistesse, ma una cosa era certa. Si rivelava necessario quando un nome era particolarmente ostico da scoprire.

La consapevolezza dell’unica ragione che poteva spingere Misa a richiederlo, mi fece contrarre il viso in una smorfia d’orrore.

Mi premetti forte le mani sulle labbra per non urlare, ma non potei impedirmi di tremare convulsamente.

“ Devo recuperare a tutti i costi un nome che ho dimenticato!” Esclamò ancora la ragazza, fornendo una spiegazione in risposta ad una domanda che non avevo potuto sentire.

Non era necessario essere in possesso di tutti i tasselli del puzzle per capire a chi appartenesse quel nome.

Lo scambio equivaleva alla condanna a morte dell’uomo che amavo.

Ringraziamenti, sproloqui e sentite scuse della rediviva autrice:

Non mi sembra vero di essere finalmente riuscita a completare questo capitolo dopo tre lunghi mesi! Innanzi tutto mi  scuso per tutto il tempo che ho impiegato per questo aggiornamento! Mi spiace davvero moltissimo avervi fatto aspettare tanto a lungo. Purtroppo ho avuto poco tempo e poca ispirazione, dovuta anche al fatto che non riuscivo a far collimare certi aspetti della storia con la trama originale. Trattandosi di una fan fiction teoricamente avrei dovuto infischiarmene, ma non ci sono riuscita,  perché fin dall’inizio avevo in mente di seguire il più coerentemente possibile il corso della storia e non riuscivo davvero venire a capo di certe perplessità. Ora finalmente il problema è risolto ^_^  In secondo luogo, so che alcune di voi non apprezzano particolarmente gli inserimenti degli stralci dei dialoghi originali e nella seconda metà di questo capitolo ce ne sono alcuni presenti. Se fosse stato possibile li avrei evitati, ma li ritenevo necessari per creare l’atmosfera che avevo in mente (so che è delirante come spiegazione, ma non riesco a rendere meglio l’idea. Sarà l’ora tarda XD). Ci tengo anche ad aggiungere una piccola considerazione: Immagino che dopo aver letto la fine del capitolo, vi starete domandando come mai Audrey non fili dritta dritta nella “sala di controllo” a rivelare i suoi sospetti! Il motivo basilare è che fondamentalmente non ha prove, inoltre tutta la squadra è fermamente convinta dell’innocenza di Light e Misa e non prenderebbero seriamente in considerazione una persona così coinvolta da Ryuzaki.  E lei lo sa. L’unico che le darebbe retta è appunto Ryuzaki, ma è marcato stretto da Light, che se intuisse quello che frulla in testa a Audrey, troverebbe il sistema per fermare Misa  prima che segua le sue istruzioni. Forse l’intuizione di Audrey potrà sembrare troppo affidata al caso e all’istinto , ma trattandosi di una protagonista senza alcuna particolare dote geniale (è intelligente ma non è un’orfana nella Wammy’s House XD) mi è parsa la soluzione più plausibile. Infine mi scuso se non rispondo ora alle recensioni, ma sto veramente cascando dal sonno e ci tengo a pubblicare l’aggiornamento per non farvi aspettare oltre. Provvederò nei prossimi giorni a inserire le risposte a fine capitolo come sempre! Intanto ne approfitto per mandare un grosso bacione alle lettrici affezionate e anche alle nuove!!! Grazie a voi tutte!!!

Ps: Chi di voi ha il mio msn è ufficialmente autorizzata a sgridarmi se nelle prossime due settimane non arriva il capitolo 25 (ahimè, il conclusivo T_T) Mi raccomando, non datemi tregua XD

Bilu_Emo: Sono molto contenta che il capitolo leggermente demenziale della volta scorsa ti abbia fatta ridere, per me è un vero piacere!!! E la scena con Connor che accusa Kira di essere Watari ci stava veramente tutta, ho riso un sacco quando ho letto il tuo commento XD Mi ha fatto anche molto piacere che tu abbia percepito la frustrazione di Audrey, non ero molto sicura di essere riuscita a renderla! Per quanto riguarda la scena della pioggia, non sarà esattamente come te la aspetti…Ma non posso dire di più onde evitare spoiler ^^ Infine ti ringrazio per il bel commento che non mi ha assolutamente scocciata, anzi tutt’altro!!! Fai una carezza al tuo micio da parte mia  ^_^

Saara:  Grazie mille!!! Lieta che l’aggiornamento ti abbia divertita e di riuscire sempre a mantenere il tuo interesse ^^ Non preoccuparti se non sei riuscita a recensire la scorsa volta, l’importante è che la storia ti piaccia! Ti ringrazio anche per essere tanto paziente con me per la mia lentezza nell’aggiornare, stavolta temo di aver decisamente esagerato e mi scuso T_T Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto come i precedenti ^_^

KairiDN: Misa fa davvero del suo meglio per tormentare la povera Audrey XD Purtroppo seguendo la trama in maniera piuttosto rigida non ho più avuto modo di inserire momenti romantici ed è dispiaciuto anche a me! In questo aggiornamento c’è una piccola scena..Ma è triste più che romantica T_T Grazie del commento, spero di non tardare più così tanto con il prossimo aggiornamento >.<

Kikka_Neko: Ti ringrazio moltissimo cara!!! Sono contenta di riuscire a divertirti ^_^

Umpa_Lumpa:  Insomma!!! Che fine ha fatto “Il tempo delle cattedrali”??????!!!! (la miglior difesa è l’attacco, specie da parte di chi non aggiorna da tre mesi). Ora che ho posto questo impellente quesito, passo a rispondere alla recensione: Non ti preoccupare se non sei riuscita a recensire la volta scorsa…Non c’è problema….(disse scrivendo Umpa_Lumpa sul death note  con occhietti piccoli e rossi). Ovviamente scherzo! E poi non posso ucciderti, devi continuare “Il tempo delle cattedrali” e non voglio perdere una delle mie critiche di fiducia XD Sono contenta che tu abbia comunque apprezzato il capitolo, nonostante non sia uno dei più emozionanti come tu stessa hai scritto. Sarà l’atmosfera troppo vacanziera? Però DOVEVO far dire a Connor quella battuta! Per quanto riguarda le emozioni, spero di essermi rifatta in questo aggiornamento.. Resto in trepida attesa di un tuo parere ^_^

Neko88:  Felicissima che tu abbia gradito le schermaglie tra Misa e Connor!!! Mi sono divertita un mondo a scrivere quei pezzi… Audrey ti ringrazia per la solidarietà e io per i complimenti, che fanno sempre molto piacere e ti assicuro non sono mai scontati ^_^

Miriel67: Ci hai azzeccato in pieno!!! Il capitolo precedente voleva essere intenzionalmente rilassato, proprio perché era in previsione questo con un finale che rilassato non lo è per niente ^^ Mi scuso davvero per averti fatta aspettare tanto, sperando che il seguito ti sia piaciuto!!!

AngelVirtues:  Quando ho letto che immagini  Connor come Zac Efron sono quasi collassata dal ridere mia cara!!! Ora lo immaginerò aggirarsi canticchiando per il quartier generale: “What time is it? It’s summer time!” XD All’inizio ammetto che fosse proprio rompiscatole con Audrey e L, ma poi saggiamente si è ridimensionato. O forse solo rassegnato.. Ma adesso basta delirare su Connor e passiamo alla tua recensione: Innanzi tutto grazie, sono contenta che ti sia piaciuto questo capitolo e soprattutto che ti siano piaciute queste scene “inedite”. Personalmente mi sono divertita moltissimo a scriverlo! Presumo, sapendo che non ami particolarmente le scene originali inserite nella storia, che questo aggiornamento non ti farà impazzire (più che altro per la seconda metà) ma per rendere l’angoscia di Audrey reale, avevo bisogno che certe frasi e certe situazioni fossero riportate. Inoltre mi servivano anche per creare un determinato contesto per la fine della storia, ormai molto vicina. Spero davvero di non deluderti!!! Ora ti saluto, così rispondo alle ultime recensioni e FINALMENTE posso continuare Destroy di cui ho dovuto molto a malincuore rimandare lettura causa impegni. A presto ^_^

Myrose:  Rimango sempre impressionata dalle tue recensioni, scrivi divinamente!!! E soprattutto riesci sempre a farmi arrossire ^///^  Ti ringrazio moltissimo per ciò che mi scrivi e il fatto che tu senta attraverso le mie parole L “vivo e vero nelle sue alienazioni”, mi onora moltissimo e ti assicuro che non esageri, hai percepito appieno ciò che intendevo trasmettere e l’hai esposto in maniera perfetta!!! Personalmente non sarei stata in grado di rendere così bene l’idea XD Infine mi scuso per averti fatta attendere a lungo per questo aggiornamento, farò il modo che la conclusione di questa storia non si faccia troppo attendere ^_^

SOAD7: Grazie!!! Sono molto contenta che tu abbia trovato lo scorso aggiornamento e le sue dinamiche interessanti!!! Mi commuove che tu abbia scritto che vorresti che questa fan fiction non finisse mai T_T Grazie davvero!!! Purtroppo come previsto il prossimo sarà l’ultimo capitolo (escluso l’epilogo) posso solo sperare che la storia ti piaccia fino alla fine ^_^

_WizTail_: Ti ringrazio molto per i complimenti e il commento, sono felicissima che ti abbia fatto ridere!!! Purtroppo era l’ultimo capitolo spensierato, questo e il seguente per forza di cose, non avranno particolari gag…(non mi sbilancio di più o faccio spoiler XD)…Ma spero li apprezzerai ugualmente ^_^

La gre: Hai ragione, Akiko è fin troppo paziente con Misa! Sarà che le fa tenerezza e in fondo le è simpatica… Connor ti ringrazia per lo “stupendo” (non immagini quanto mi sia divertita a fargli bistrattare Misa XD)…Grazie mille per la recensione e scusa se mi sono fatta attendere tanto per il seguito ^_^

Miss _Revenge: Quanto mi odi per il mostruoso ritardo da uno a emh…mlle? No anzi, non voglio saperlo…Ho paura!!! Grazie mille peril commento,  sono felicissima che anche questo capitolo ti sia piaciuto e non preoccuparti se non riuscirai a leggere/recensire… Ti esprimo solidarietà in questo momento di sconforto, senza il PC io impazzirei!!! Perché i padri sono tanto crudeli??? E cosa c’è di interessante nel greco??? E nel latino??? Quesiti che rimarranno senza risposta… Ti faccio un grosso in bocca al lupo per i tuoi utilizzi clandestini del PC!!!

Magdalene : Ti ringrazio moltissimo della  recensione così positiva!!! E visto che ti domandi se mi faccia piacere sapere che rileggi i capitoli, ti rispondo assolutamente sì!!! Oltre farmi molto piacere mi onora e non ti devi scusare se non segui la storia dal primo capitolo, EFP è un sito enorme e non è mai facile scegliere cosa leggere, c’è l’imbarazzo della scelta!!! Mi dispiace averti fatto attendere tanto per l’aggiornamento e spero sinceramente che quest’ultimo ti sia piaciuto come i precedenti ^_^

SaryKrum  Ianevski : Non finirò davvero mai di stupirmi!!! Ogni volta che leggo di qualcuno che ha divorato questa ff tutta d’un fiato rimango letteralmente con questa faccia O.o Grazie, grazie grazie!!! Sono estremamente felice che a tuo avviso L sia IC (è sempre stato uno dei miei obbiettivi principali da quando ho iniziato questa storia) e ti chiedo scusa per averci messo tanto ad aggiornare… Spero che almeno l’attesa sia valsa la pena!!!

Vampires Tranny : Non ti preoccupare, da accanitissima fan di Harry Potter posso capirti perfettamente XD Come dico sempre, l’importante per me è che questa storia continui a piacerti e a invogliarti a proseguire la lettura ^^ Felicissima che tu abbia gradito la gag tra Misa e Connor, quanto a Audrey avrebbe fatto davvero bene a essere meno paziente e rendere manifeste le opinioni della vocina XD Per quanto riguarda l’assenza di personaggi femminili dotati di un QI superiore a quello di una lenticchia in Death Note, mi trovi d’accordo su tutti i fronti. E’ una delle poche pecche che trovo nella storia, non c’è alcuna donna interessante e intelligente e ti confesso che non mi aspettavo che Naomi Misora scomparisse così in fretta di scena. Mi è dispiaciuto! Anche se forse è stato un bene visto che si sarebbe trovata accasata con quel maschilista di Raye XD

Bambolita : Non preoccuparti per il PC in tilt, capita XDDD Piuttosto spero si sia ripreso!!! Grazie per il commento, mi fa piacere che il capitolo ti sia piaciuto e che tu l’abbia trovato divertente. Mi scuso per averti fatta aspettare tanto per l’aggiornamento, spero ti piaccia ^_^

 

Come vi avevo promesso ieri, ecco finalmente  le risposte alle recensioni ^^ Mi spiace non aver provveduto subito, ma ieri notte non ero abbastanza lucida..XD

Un grosso abbraccio a tutte voi e al prossimo aggiornamento (che provvederò arrivi in tempi ragionevoli anche se mi dispiacerà dovervi salutare T_T

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Capitolo 25
*** Rintocco ***


25. Rintocco

 

Il concretizzarsi del peggiore dei miei incubi si affacciò nella mia mente.

Ryuzaki morto.

Non avrei lasciato che accadesse. A nessun costo.

Senza rendermi nemmeno conto di ciò che stavo facendo, balzai fuori dal mio nascondiglio e mi avventai su Misa, sperando con tutta me stessa di essere ancora in tempo per impedire che lo scambio avvenisse.

La ragazza si lasciò sfuggire un’esclamazione di sorpresa nel vedermi piombarle addosso dal nulla.

Non fu niente rispetto all’urlo che lanciai io, quando nel tentativo di strapparglielo dalle mani, toccai il Death Note e vidi alle sue spalle la creatura chiamata Shinigami.

Era un essere spaventoso:

Le sue sembianze vagamente antropomorfe non lo rendevano affatto più rassicurante. Era incredibilmente alto, con gli arti sproporzionatamente lunghi rispetto al resto del corpo, la pelle di una sfumatura bianco-grigiastra. Ciò che mi inquietava maggiormente in quell’essere, ancora più del ghigno quasi divertito che scopriva i denti affilati, erano i grandi e sporgenti occhi rossi.

“Ciao!” Gracchiò al mio indirizzo, inclinando la testa di lato.

Rimasi a fissarlo, paralizzata dallo sbigottimento.

Uno schiaffo sul labbro mi riportò a questioni di natura più pratica.

A quanto pareva Misa si era riavuta dallo smarrimento che le aveva causato il mio intervento.

Sentii in bocca il gusto salino del sangue.

Mi aveva colpita con uno dei numerosi anelli che portava alle dita.

Le ricambiai la cortesia, mollandole con tutte le mie forze un ceffone in pieno viso, nella speranza che abbandonasse la presa sul quaderno.

Non fu così.

Ci ritrovammo al suolo a lottare dibattendoci in mezzo alle foglie secche, senza che una avesse la meglio sull’altra.

Entrambe eravamo spinte da un motivo troppo importante per cedere.

Nel frattempo il dio della morte se la rideva di gusto, svolazzando a pochi metri da noi.

Sembrava spassarsela quanto Connor durante un episodio di Celebrity Deathmatch .

“Piantala di ridere Ryuk, facciamo lo scambio!” Strillò Misa col poco fiato che le era rimasto.

Anch’io iniziavo a patire la fatica per la prolungata colluttazione.

Tuttavia fu un sollievo udire quelle parole. Non era troppo tardi per fermarla.

“ Ancora no.. E’…Davvero divertente. Voi femmine umane sareste disposte a fare qualunque cosa per quel sentimento chiamato amore.” Constatò lo Shinigami sghignazzando.

Era agghiacciante che trovasse quella situazione comica. Ryuk era un mostro, rideva nonostante ci fossero delle vite in gioco.

“ Cosa può importare a un dio di una vita umana?” Mi fece notare la vocina.

 Osservazione legittima.

Io e la mia avversaria ci arrendemmo nello stesso istante. Eravamo esauste.

Stavamo in ginocchio sul terreno freddo, una di fronte all’altra, respirando affannosamente.

 In mezzo al silenzio di quel luogo, il rumore prodotto dal nostro battito cardiaco accelerato risultava assordante.

“Perché mi hai seguita Akiko-chan?” Mi domandò d’un tratto con voce rotta.

Mi accorsi con stupore che aveva gli occhi lucidi.

“ Piangi perché dovrai uccidermi Misa?” Ribattei tagliente.

“N-non avrei mai voluto essere costretta.” Balbettò mentre una lacrima le scivolava lungo la guancia.

“ Questo è veramente il meno, te lo assicuro. Tu vuoi farmi qualcosa che è di gran lunga peggiore della morte.” Replicai, sentendomi investire da un’ondata d’ira.

Lei abbassò lo sguardo, piangendo silenziosamente.

“ Mettiti nei miei panni Misa, hai idea di quello che potrei provare?” Incalzai.

“Mi dispiace..” Sussurrò lei.

“Se lo pensi davvero fai ancora in tempo a rinunciare.” Tentai di convincerla.

Scosse la testa con energia.

“No. Light creerà un mondo perfetto, popolato solo da persone buone e oneste. Io lo aiuterò a realizzare il nostro sogno e lui mi amerà per sempre!” Si infervorò, gli occhi colmi di adorazione nel nominare l’oggetto del suo amore.

Fu il mio turno di scuotere la testa, disgustata.

“ Light Yagami è un assassino psicopatico affetto da delirio di onnipotenza e tu Misa sei soltanto una povera illusa. Lui non ti ama, non sei che uno strumento nelle sue mani. Se ti amasse, se fosse realmente così, non ti spingerebbe a compiere azioni simili. Quando si ama qualcuno prevale il desiderio che sia al sicuro al di sopra di ogni altra cosa.” Affermai con decisione.

Non potei non pensare ai biglietti aerei per New York affidati a Connor , dopo aver pronunciato quelle parole.

Ryuk sbadigliò sonoramente.

Lei mi scoccò un’occhiata di odio puro.

“Light ama Misa-Misa. Magari non quanto Misa ama lui, ma la ama!” Sibilò.

Rinunciai a contraddirla, cercare di aprirle gli occhi era utopia allo stato puro.

“ Non avere paura..” Mormorò poi, addolcendosi.

“ Farò il modo che tu non soffra, non sentirai niente. E neanche lui soffrirà. Te lo prometto Akiko-chan!” Sorrise.

Ebbi la conferma che era matta da legare.

“Non ho paura…” Obiettai.

Perlomeno non ne avevo per me.

“ Inoltre non canterei vittoria tanto in fretta. Prima di avvicinarti a Ryuzaki, dovrai passare sul mio cadavere e se non erro, non hai la più pallida idea di quale sia il mio nome.” Aggiunsi sfidandola.

“Questo presto non sarà più un problema…” Controbatté la mia antagonista guardando lo Shinigami, che a sua volta ci scrutava incuriosito.

Prima che l’essere decidesse che la scena lo annoiava e si risolvesse a effettuare il fantomatico scambio con Misa, sferrai a quest’ultima un altro manrovescio che ella mi restituì prontamente.

Fummo daccapo.

Avevo decisamente sottovalutato la sua forza fisica cimentandomi in quello scontro.

Volarono pugni, calci, sberle, graffi e morsi da ambo le parti. Non ci risparmiammo ogni sorta di scorrettezza. Eppure la ragazza rimaneva saldamente ancorata al quaderno della morte, come se fosse un salvagente in mezzo all’oceano in tempesta.

Prima o poi lo Shinigami si sarebbe stancato di contemplare quella scena grottesca e avrebbe assecondato Misa. A quel punto lei avrebbe scoperto come mi chiamavo e si sarebbe aggiudicata un ulteriore vantaggio. Sarebbe bastato mettermi fuori combattimento per una manciata di secondi, tempo di scarabocchiare il mio nome e sarei stata finita. A quel punto la stessa sorte sarebbe poi toccata a Ryuzaki.

Era un’ipotesi niente affatto remota. Avvertii farsi strada dentro di me il panico. Man mano che trascorrevano i minuti, le mie energie si affievolivano ed ero conscia che anche l’interesse del dio della morte stesse sciamando di pari passo.

Dovevo impedire che accadesse. Se solo fossi riuscita a mettere le mani sul Death Note…

Cadendo su un fianco, respinta da Misa dopo il mio ennesimo tentativo di impadronirmi del quaderno, un piccolo oggetto d’argento fece capolino dalla tasca dei miei jeans.

Lo zippo di Connor.

In quell’istante capii cosa dovevo fare.

“ Se il quaderno viene reso inutilizzabile strappandolo o bruciandolo, tutti gli umani che lo hanno toccato fino a quel momento moriranno.”

La regola letta ad alta voce da Aizawa il giorno precedente mi riecheggiò nella testa.

Se fossi riuscita nel mio proposito sarei morta. E con me Misa e probabilmente Light.

Sarei diventata un’assassina esattamente come loro.

“Oltre a tirare le cuoia che non fa molto piacere…” Ribadì la vocina un po’ seccata.

Non potevo rimuginarci troppo sopra, il tempo stringeva.

Ryuzaki sarebbe stato salvo, era l’unica cosa che contava.

Chissà se sarebbe stato in grado di ricostruire l’accaduto senza nemmeno una prova…

Non faceva differenza. Non lo avrei mai saputo.

In un attimo la decisione fu presa, avvenne tutto in pochi secondi:

Mi slanciai verso la mia avversaria con tutte le forze rimastemi e con una mano, finalmente riuscii ad afferrare un bordo del quaderno. Lei me la arpionò con le unghie per farmi desistere. Per un momento fui allettata dall’idea di limitarmi a sottrarglielo, ma se anche se ce l’avessi fatta, avrei solo ottenuto di invertire le parti e l’esito definitivo sarebbe stato incerto.

Distruggendo quell’oggetto rivoltante invece non avrei lasciato spazio ad alcuna incognita.

Con la mano libera feci girare la rotella dell’accendino e senza badare all’eventualità di bruciarmi o di bruciare Misa, appiccai fuoco al Death Note. Presto una piccola ustione sarebbe stata l’ultima delle nostre preoccupazioni.

Quando la ragazza si accorse di ciò che avevo fatto, non poteva più porvi rimedio.

Il quaderno si incendiò, divorato da una repentina fiammata azzurra.

Entrambe lo lasciammo cadere.

Misa spalancò la bocca in una O perfetta.

“Hey!” Udii protestare Ryuk.

Chiusi gli occhi e attesi le conseguenze del mio gesto.

Attesi un po’ troppo a lungo.

Li riaprii.

Lo Shinigami era scomparso e del quaderno omicida, non era rimasto nemmeno un granello di polvere.

 “Santo cielo Akiko-chan, chi ti ha ridotta in quello stato?” Piagnucolò Misa osservandomi stralunata.

Non fui in grado di articolare alcuna risposta, mi limitai a restituirle lo sguardo, inebetita.

“Buone notizie: Sei viva e vegeta e la beneamata Misa apparentemente non rammenta di voler fare secchi te e Ryuzaki. Anche se così non fosse, non avrebbe più alcuna arma a disposizione attualmente. Cattive notizie: Senz’altro anche Light gode di ottima salute, c’è ancora un Death Note di cui può servirsi e tu non hai uno straccio di prova a suo carico, visto che hai distrutto l’unica esistente. Ah se quel damerino psicotico scoprisse che la sua pedina ha fallito, non ci metterebbe molto ad elaborare un piano di riserva. E visto che un’altra cattiva notizia, consiste nell’evidenza che tu non sia diventata più furba, ti converrebbe evitare che ciò accadesse.” Mi illustrò il punto della situazione la mia voce interiore.

Le sue considerazioni erano più che sensate, ma a ronzarmi nel cervello in maniera assillante, era un altro aspetto della vicenda…

“ E’ falsa..” Borbottai a mezza voce.

“ Akiko-chan stai bene? Chiamo un’ambulanza?” Esclamò l’idol sinceramente preoccupata, appoggiandomi le mani sulle spalle, gli occhi nocciola sgranati.

Anzi, l’occhio nocciola sgranato. L’altro era violaceo e tumefatto per merito mio.

Mi sfuggì una risatina inopportuna.

Non potevo fare a meno di trovare buffo che due minuti prima volesse ammazzarmi.

“ No.. Misa, stai tranquilla, sto bene.” La rassicurai impegnandomi per apparire convincente.

Lei annuì un po’ dubbiosa e io tornai a concentrarmi sulle mie elucubrazioni.

Era ormai palese che la regola che prevedeva la morte di tutti coloro che avevano toccato il quaderno, in caso di distruzione dello stesso, fosse falsa.

Senza dubbio si trattava di uno stratagemma di Light, per tutelarsi nel caso qualcuno avesse proposto di eliminare lo strumento attraverso il quale esercitava il suo potere.

Di conseguenza anche la regola che imponeva di uccidere ogni tredici giorni non era veritiera.

Serviva unicamente a scagionare i due colpevoli. Kira e il secondo Kira, rispettivamente Light e Misa.

Alcune delle istruzioni riportate sul Death Note tuttavia erano attendibili. In particolar modo quelle legate alle circostanze in cui si intendeva stabilire il decesso della vittima.

Iniziavo a non capirci più nulla. Mi avrebbe fatto comodo potermi rivolgere a uno Shinigami per avere qualche delucidazione in  merito.

“ Oh sì, bella trovata, sono così degni di fiducia!” Considerò acidamente la mia coscienza.

Effettivamente si erano dimostrati decisamente faziosi.

“AAAAAAAAAAH LE MIE UNGHIE!!!” Gridò la mia compagna orripilata.

Non le prestai attenzione. Ero troppo presa a realizzare appieno quanto fosse diabolica mente di Light.

Se i miei sospetti erano fondati anche solo per metà, quell’infame bastardo aveva pianificato tutto fin nei minimi dettagli. A partire dalla sua richiesta di farsi imprigionare. Ogni sua azione era stata volta al momento in cui sarebbe stato scagionato e a quel punto, libero di agire. Era riuscito a resistere isolato in una cella quasi due mesi, pur di perseguire il suo obbiettivo. Voleva vincere ad ogni costo.

Rabbrividii. Se non avessi deciso di seguire Misa quella mattina, la vittoria sarebbe senz’altro stata sua. Con conseguenze a cui non volevo nemmeno pensare.

Eppure nell’arco di tempo trascorso insieme al quartier generale, mi era sembrato una persona diversa:

 Altruista e gentile.

 Non aveva mai illuso Misa con promesse d’amore che sapeva di non poter mantenere.

Qualcosa in lui era cambiato nello stesso istante in cui era rientrato in contatto col Death Note.

Sbirciai la giovane che si ripuliva alla male peggio dalle foglie accartocciate rimaste impigliate nei suoi capelli biondi, del tutto dimentica di quello che era appena accaduto.

Forse distruggendo il quaderno o allontanandolo, si cancellava la memoria di chi ne aveva fatto uso. Mi ritrovai ad azzardare.

Ma era inutile arrovellarmi il cervello in una serie di supposizioni che non avrei potuto confermare.

Ciò che era certo, era che il figlio dell’ex sovrintendente Yagami fosse un feroce assassino e che mai e poi mai si sarebbe arreso.

Gli avevo inferto un danno notevole privandolo di una delle sue armi e della sua alleata, ma non potevo credere che una persona come lui si sarebbe rassegnata.

 C’era ancora un quaderno in circolazione e la sua mente torbida pronta a ideare nuovi escamotage per usufruirne. Del resto avevo già appurato che per lui aspettare non costituiva un problema. E per quanto ne sapevo, poteva essere in grado di far nuovamente tornare i ricordi a Misa e istigarla a terminare il lavoro iniziato. O compiere lui stesso il misterioso scambio con l’altro dio della morte e eliminarci tutti, una volta scoperto che la sua complice era stata colta in flagrante.

Per di più ero convinta nella maniera più assoluta che per lui togliere la vita a Ryuzaki, fosse una questione personale.

Fin dall’inizio tra loro era stata una sfida mortale.

Non mi restavano altre alternative, il Death Note superstite doveva sparire dalla faccia della Terra.

Era necessario che agissi rapidamente e tanto per rendere il panorama più roseo ancora, non avevo uno straccio di idea.

*

“Akiko-chan, cosa ci facciamo in questo posto?” Farfugliò Misa confusa, continuando a esaminarsi le unghie, fortemente contrariata.

Mi chiesi come avrebbe reagito se avesse potuto vedersi in faccia.

“U-una p-passeggiata.” Improvvisai.

“Qui?” Esclamò incredula.

Quel parco era veramente troppo sinistro perché fosse plausibile.

“Misa-Misa non capisce… Ricordo che avevo qualcosa da fare da queste parti in effetti… Ma non riesco a ricordare cosa…” L’idol si portò le mani alle tempie, massaggiandole con delicatezza, come se quel gesto potesse restituirle i ricordi.

“ Ma non ci eravamo già salutate questa mattina?” Aggiunse scrutandomi con sospetto.

“ Sì…” Confermai per prendere tempo.

La ragazza rimase in attesa di una spiegazione più esaustiva.

“ Ma avevi dimenticato la giacca da me e ti ho raggiunta per restituirtela..” Mi illuminai, togliendomi l’indumento che avevo scordato di star indossando.

Glielo porsi dopo aver cercato di ripulirlo dalla terra. Per il sangue non potevo fare nulla. Era piuttosto malconcio.

Rabbrividii nel mio golfino leggero, l’aria era gelida.

Misa se ne accorse e fece per restituirmelo.

“Tienila se hai freddo Akiko-chan!” Mi sorrise.

“Non la voglio!” Sbottai ostile, ritraendomi.

A differenza sua non avevo dimenticato niente.

Lei mi guardò ferita.

“Cosa c’è Akiko-chan? Misa ha forse fatto qualcosa di male?” Volle sapere, desolata.

Mi intimai di calmarmi.

“ No Misa, scusami è solo… Lo choc. Fa davvero freddo...Grazie.” Mi sforzai di sorridere infilando nuovamente il giubbotto.

Annuì rincuorata.

Poi con la sua tipica velocità nel cambiare umore ripeté costernata:

“CHOOOC?”

“Come stavo dicendo prima, ti sono venuta incontro per ridarti la giacca.. Visto che eravamo fuori, abbiamo deciso di..Emh..Fare un giro all’aria aperta, così siamo venute qui in metropolitana…E…” Mi arrampicai penosamente sugli specchi.

“E..?”  Incalzò lei.

“Siamo state aggredite da alcuni malviventi che mi hanno portato via i soldi e il cellulare!” Conclusi degnamente la mia pietosa bugia.

Cercai di sostenere lo sguardo della mia interlocutrice senza battere le palpebre.

“Ma è terribile! Devo avvisare subito Light!” Si agitò la giovane, mettendosi alla ricerca del cellulare.

Sudai freddo. Dovevo trovare uno stratagemma per dissuaderla.

“In borsa non c’è! Forse hanno rubato anche il mio…” Frignò dopo aver vuotato l’intero suo contenuto per terra.

Se non altro si era bevuta la mia panzana.

“Ah no eccolo!” Tirò un sospiro di sollievo raccogliendo l’apparecchio che giaceva al suolo a un paio di metri da lei.

“Misa…Forse..” Iniziai.

“DANNAZIONE E’ ROTTO!!!” Mi interruppe il suo strillo stizzito.

Osservò l’aggeggio reso ormai inservibile con estremo disappunto e senza pensarci due volte, lo scagliò nella boscaglia.

“Maledetti teppisti!!! Capisci perché Kira andrebbe supportato dalla polizia anziché ricercato?” Sbuffò di pessimo umore.

Dovevo ammettere che conservava una certa coerenza.

Non spiccicai una sillaba. Quasi sicuramente ero io la responsabile della fine del suo telefonino.

“Ora come faccio ad avvertire il mio Light?” Si lagnò ancora.

“ Se fossi in te eviterei di farlo preoccupare, siamo un po’ acciaccate ma dopotutto stiamo bene..” Osservai tentando di celare l’ansia.

“Dici?” Si imbronciò.

Annuii con convinzione.

“ Beh potrei passare direttamente al quartier generale!” Propose, entusiasta della soluzione.

“ Piuttosto faresti meglio ad andare a casa, farti un bagno rilassante e cambiarti. Non vorrai mica che Light ti veda così?” Le consigliai facendo leva sulla sua vanità.

“ Hai ragione Akiko-chan! Misa-Misa deve essere sempre a meglio per il suo Light!” Approvò.

Perfetto. Una volta scoperto il livido bluastro intorno all’occhio non si sarebbe fatta viva per almeno una settimana.

“Anche tu dovresti darti una sistemata però…” Mi fece notare.

“Suppongo di sì.” Accondiscesi.

“Mi presti lo specchietto?” Domandai prima che lo riponesse nella borsa.

Era ora che esaminassi i danni.

Non ero un bello spettacolo:

A causa del taglio sul labbro, avevo il mento imbrattato di sangue. Sullo zigomo sinistro si stava allargando un ematoma su cui spiccava un profondo graffio che lo rendeva ancora più evidente. A contornare il tutto,  la mia chioma scarmigliata mi regalava una gradevole aria da degente di un manicomio.

Mi sfuggì un sospiro.

“Sei messa male Akiko-chan!” Ridacchiò Misa.

“ Non credere di avere un aspetto migliore!” La rimbeccai punta nell’orgoglio.

Non ero certo la sola ad averle prese.

Il piagnisteo che seguì, mi fece pentire amaramente di averla indotta a controllare a sua volta lo stato in cui versava.

“Ci vorranno due settimane perché l’occhio torni normale!” Si crucciò.

Né gioii segretamente.

“Certo che è strano...” Considerò mentre eravamo prese a ripristinare un’apparenza perlomeno civile.

“Che cosa?” Chiesi ripulendomi il mento e la bocca dal sangue rappreso con una salviettina profumata.

Non era il modo più indicato per medicarmi e il contatto con la ferita bruciò parecchio.

“ Ci è andata davvero bene. Quei criminali avrebbero potuto farci molto peggio.. Invece sembriamo uscite da una rissa tra ragazze! Rise di cuore.

Io deglutii e nascosi immediatamente la mano martoriata da mezzelune rosse in tasca.

Dopo pochi minuti fummo pronte per andarcene.

Il cielo sopra di noi si faceva sempre più scuro e  non vedevo l’ora di abbandonare quel luogo.

“ E’ tuo quello Akiko-chan?” L’idol mi indicò lo zippo di Connor seminascosto tra il fogliame.

Doveva essermi caduto mentre il quaderno bruciava.

“Sì…” Annuii chinandomi precipitosamente per raccoglierlo.

Avevo rischiato di smarrire un vero portafortuna.

Accarezzai le iniziali in filigrana e lo strinsi forte tra le dita.

“Grazie.” Sussurrai.

Poi lo riposi al suo posto, in attesa di proseguire il suo compito.

 

*

 Percorremmo il viaggio a ritroso, senza intavolare alcuna conversazione.

Misa tentava di camuffare la palpebra tumefatta con il trucco e io giocherellavo nervosamente con  la zip della sua giacca, maledettamente sulle spine.

Il tragitto mi era parso velocissimo all’andata, ora al contrario sembrava infinito.

Giunte alla stazione da cui eravamo partite in quella che mi pareva una vita prima, temetti che la ragazza cambiasse idea e decidesse di accompagnarmi alla sede investigativa.

Fortunatamente mi sbagliavo.

“ Ti saluto Akiko-chan, ora salgo sulla mia linea! Tra una ventina di minuti sarò a casa, che meraviglia!” Annunciò soddisfatta, stiracchiandosi.

Non vedeva l’ora di iniziare le opere di restauro.

“Buon bagno!” Replicai cercando di apparire naturale.

“ Grazie! Ci vediamo tra.. Un paio d’ore!” Stabilì dando un’occhiata all’orologio che stranamente era sopravvissuto al nostro round.

“Magari tre..” Ci ripensò.

“ Per favore non dire nulla a Light finché Misa-Misa non sarà arrivata. D’accordo?” Mi pregò dopo una piccola esitazione.

“Contaci.” Le assicurai.

Me ne sarei guardata bene.

“Ti ringrazio. Non vorrei farlo stare in pena per me. Ha già abbastanza preoccupazioni..” Ci tenne a precisare con aria premurosa.

“ Questo è poco ma sicuro.” Dichiarai consapevole che non avrebbe potuto afferrare il reale senso della mia affermazione.

Non riuscii a evitare di irrigidirmi quando mi stampò un bacio sulla guancia per salutarmi, ma parve non farci caso.

“ A dopo!” Si accomiatò salutandomi con la mano, prima di correre via.

Risposi al cenno, sperando vivamente di non rivederla mai più.

Aveva assassinato Ukita e una miriade di altre persone.

Avrebbe ucciso Ryuzaki se non le avessi messo per mera casualità i bastoni tra le ruote.

E lo stesso avrebbe fatto con la sottoscritta, seppur vagamente a malincuore.

Che ne fosse conscia o meno, per me era lo stesso.

Il pensiero di aver condiviso tutto quel tempo in sua compagnia e di averla considerata un’amica, mi faceva accapponare la pelle.

Ma non era il momento più opportuno per perdermi in quelle considerazioni.

Dall’istante in cui ero rimasta sola, si era innescato il conto alla rovescia.

“Buon anno!” Commentò la vocina con  sarcasmo funesto.

*

 Mio malgrado dovevo ammettere che la presenza dell’idol, sebbene sgradita, mi aveva imposto di mantenermi relativamente calma, allo scopo di evitare quesiti inopportuni.

 Mentre camminavo in solitudine per la strada, circondata da passanti frettolosi e ignari, sentivo riaffacciarsi nuovamente il panico.

Come potevo sperare di cavarmela?

Sola contro la persona che aveva orchestrato per quasi un anno un piano raffinatamente macchinoso, diabolico e quasi infallibile, se non fosse subentrato il caso.

E se non mi fosse saltato lo sghiribizzo di assecondare un’intuizione che non aveva alcun supporto concreto.

Ero una povera illusa.

Non possedevo certo un’intelligenza pari alla sua per contrastarlo e se persino chi invece lo eguagliava, non era stato in grado di bloccarlo, l’aver contemplato la prospettiva di riuscire io nell’impresa, era folle.

Man mano che avanzavo, sentivo lo stomaco come oppresso da un macigno e le gambe farsi sempre più malferme.

Dovevo sedermi, ma in mezzo alla città non c’era nemmeno l’ombra di una panchina e Misa ormai doveva quasi essere arrivata a destinazione…

Fui colta da un violento capogiro e mi rassegnai ad appoggiarmi al muro di un palazzo per riposare qualche istante. Ci mancava solo più che perdessi i sensi.

All’improvviso ebbi una gran voglia di piangere.

“Effetto postumo alla scarica di adrenalina.” Sentenziò la mia voce interiore.

Cessai di trattenermi e mi abbandonai a un pianto liberatore, incurante degli sguardi incuriositi e talvolta compassionevoli che mi si posavano addosso.

Immediatamente mi sentii meglio.

Non propriamente ottimista, ma se non altro non più preda dello sconforto più nero.

Arrivata a quel punto non potevo certo lasciar perdere e inoltre una piccola, remota possibilità di farcela l’avevo anch’io.

Potevo solo affidarmi all’effetto sorpresa.

E dovevo ragionare come se i membri della squadra investigativa fossero tutti miei nemici, non solamente Light. Anzi, dovevo guardarmi da Ryuzaki in egual maniera, se non addirittura maggiormente.

Il detective non avrebbe affatto gradito lo scopo della mia missione.

Scacciai a viva forza il pensiero che lo stavo tradendo affinché non rischiasse più la vita.

Forse ero un’egoista, anzi il forse era superfluo, ma in quanto tale non me ne importava niente.

Inspirando profondamente estrassi il cellulare, miracolosamente illeso, dalla borsa.

Considerai di aver avuto una fortuna sfacciata che non avesse suonato mentre mi trovavo ancora con Misa, o la mia frottola inerente al furto, sarebbe stata smascherata miseramente.

Pregai che la mia buona sorte per quel giorno non fosse ancora esaurita e premetti il tasto di chiamata rapida verso l’unica persona che poteva aiutarmi e che inconsapevolmente, lo aveva già fatto moltissimo.

Mi dispiaceva enormemente coinvolgerlo ancora.

Rispose al primo squillo.

“ Stai bene?” Chiese Connor precipitosamente. La sua voce tradiva una certa preoccupazione.

“Sto bene.. Sei solo?” Mi informai di rimando.

“ Sì. Non mi sono mosso dal tuo appartamento. Ora mi faresti la cortesia di spiegar..”

“Perdonami, ma non c’è molto tempo e ho bisogno del tuo aiuto.” Lo interruppi.

“Poi ti racconterò tutto, te lo prometto.” Aggiunsi sapendo di non poterlo garantire con tutta la sicurezza che palesavo in apparenza.

“Dimmi.” Si arrese sorprendentemente in fretta.

In nemmeno due minuti gli illustrai il mio piano.

Definirlo “piano” era esagerato. Forse “istruzioni” era un termine più appropriato. E anche in quel caso estremamente generoso.

“Ovviamente rendermi partecipe del motivo, sarebbe troppo disturbo.” Affermò il mio migliore amico quando finii di parlare.

“Te lo direi Connor credimi ma…”

“Non c’è tempo.” Terminò la frase per me.

Restammo entrambi in silenzio.

“Lo farai?” Dissi con un fil di voce.

“ Esigo una spiegazione esauriente, con dovizia di dettagli. Preferibilmente davanti a una merenda consistente, finanziata da te.” Fu il suo modo di acconsentire.

“Non so come ringraziarti.” Mormorai.

“Ad esempio non ficcandoti mai più un casino del genere.” Berciò lui prima di interrompere la comunicazione.

Nonostante tutto, sorrisi.

*

Le prime gocce di pioggia iniziarono a infrangersi al suolo quando mi ritrovai davanti al quartier generale.

A giudicare dalla tonalità cupa assunta dal cielo, si preannunciava un diluvio epocale.

Ero tornata appena in tempo per mettermi al riparo.

“ Certo, è proprio questa la priorità. Stai per andare a rubare a Psyco il suo bel quadernetto e sei tutta contenta di non bagnarti. Mi pare giustissimo.” Sottolineò la vocina velenosa.

Possibile che dovesse sempre esprimere il suo parere?

Con l’approssimarsi dell’ingresso dell’imponente grattacielo, mi assalì una sensazione di nausea, dovuta alla tensione.

“ Finalmente una reazione normale!” Festeggiò ancora la mia coscienza, fastidiosamente.

“Chiudi il becco.” Bofonchiai.

Era da un po’ che non parlavo da sola.

Il cuore prese a martellarmi furiosamente nel petto al momento di varcare la soglia dell’edificio.

Entrare senza che nessuno se ne accorgesse, non era semplice quanto uscire e purtroppo non possedevo le capacità e l’esperienza di Wedy.

Solo un’ottima conoscenza del palazzo e della collocazione delle telecamere.

Il momento di maggior pericolo, sarebbe stato durante l’apertura e la chiusura delle porte automatiche.

Dovevo sperare che nessuno vi prestasse attenzione per trenta lunghissimi secondi.

Riguardo a Ryuzaki e il resto della squadra, non nutrivo particolari preoccupazioni. Ero quasi certa che stessero  esaminando attentamente il Death Note e che non avrebbero vigilato particolarmente sui movimenti esterni. Compreso Light che doveva recitare la sua farsa.

Watari invece, mi impensieriva di più perché controllare le telecamere, era una delle sue abituali mansioni. Oltre a quella a mio avviso più impegnativa, di provvedere ai fabbisogni alimentari del detective.

Del resto non avrebbe avuto ragione di turbarsi vedendomi rientrare, potevo benissimo essere uscita per fare due passi e aver cambiato idea a causa del tempo. Il vantaggio del quartier generale rispetto agli alberghi, era il non condurre più obbligatoriamente un’esistenza da reclusa.

Mi convinsi che fosse la conclusione più ragionevole a cui potesse giungere l’anziano signore.

Inoltre era ormai troppo tardi per indulgere in dubbi sull’efficienza del mio operato.

Inspirai a lungo e inserii il pass nell’apposita fessura.

Aspettai che la porta a vetri scorresse, con quella che a me parve una lentezza esasperante e scivolai nell’ingresso deserto.

 Ricordai di respirare, solo una volta raggiunto uno dei punti ciechi, non coperto dalle inquadrature dei sistemi di sorveglianza, proprio dietro una scalinata.

Mi appiattii contro la parete per riprendere fiato e riorganizzare le idee.

Il mio cuore aveva appena ripreso a battere ad un ritmo regolare, quando qualcosa si materializzò dal nulla, fluttuandomi davanti a mezz’aria.

Un pezzettino di carta appallottolato.

Con estrema riluttanza, allungai la mano per sfiorarlo. In ogni caso non mi sarei potuta sottrarre alla volontà del proprietario di quel frammento.

Nonostante mi fossi preparata mentalmente alla visione dello Shinigami, sussultai con forza trovandomelo davanti.

Perlomeno non urlai.

Mi limitai a fissarlo con gli occhi sgranati per il terrore.

Sembrava ancora più raccapricciante dell’altro. Forse perché non sghignazzava scompostamente. Al contrario aveva un’espressione dannatamente seria dipinta sul volto mostruoso.

“Dov’è Misa?” Mi chiese senza preamboli, con voce grave.

Mi stupii  nell’udire un timbro femminile.

Effettivamente, osservando la creatura con più attenzione, si notava qualche indizio in tal senso.

“Sarà l’acconciatura vezzosa.” Suggerì la vocina, a sproposito.

“Rispondimi!” Mi ingiunse l’essere.

“Sta bene.” Replicai recuperando il self-control.

Il dio o meglio, la dea della morte, scrutò il giubbotto che indossavo con aria che mi parve preoccupata.

Lo stramaledetto giubbotto di Misa.

“Dimmi dove si trova.” Ripeté gelida.

“A casa. A farsi un bagno caldo. Controlla pure se non mi credi! E per tua informazione, questo me l’ha lasciato perché avevo freddo.” Spiegai seccata, indicando l’indumento.

Era contro ogni logica che mi giustificassi con uno Shinigami.

“Ti ho vista seguirla fuori di qui, ma non posso lasciare questo posto. Ti conviene dirmi cosa le hai fatto ed essere sincera, altrimenti…” Mi minacciò.

“ Non le ho fatto niente di più di quello che lei non abbia fatto a me.” Allusi al mio aspetto scarruffato, senza sbilanciarmi.

“Perché?” Insistette.

Tacqui. Non mi pareva molto saggio rivelarle la ragione.

Malauguratamente avevo terminato il mio scarno catalogo di menzogne giornaliero con l’idol.

“Parla.” Mi ordinò.

“Per il quaderno.” Confessai messa alle strette.

“Quindi hai scoperto la verità.” Constatò, lo sguardo che le scintillava di un inquietante bagliore scarlatto.

“Già. E le ho anche impedito di fare lo scambio con il tuo collega.” Le rivelai spavaldamente in un raptus di incoscienza.

Contrariamente a ciò che pensavo, fu con ogni probabilità quella frase a salvarmi la vita.

“ Misa… Voleva scambiare di nuovo gli occhi?” Domandò agghiacciata.

Annuii perplessa. Non sapevo bene cosa essi centrassero, ma non chiesi delucidazioni. Ero troppo sorpresa dalla sua reazione.

“ Come l’hai fermata?” Volle sapere.

“Ho distrutto il quaderno. Lei ora non ricorda niente.”  Risposi atona.

Grazie a entrambi i dettagli, la ragazza era inattaccabile.

La Shinigami rimase qualche istante in silenzio. Sembrava assorta in un ragionamento febbrile.

“Yagami Light… Dannato bastardo.” La sentii sibilare.

“Su questo sono perfettamente d’accordo.” Mi lasciai sfuggire.

Ci studiammo per una manciata di secondi. Senza una spiegazione razionale,  la creatura cominciava a incutermi meno timore.

“Hai intenzione di rivelare a qualcuno ciò che sai?” Si informò poi.

Mi strinsi nelle spalle.

“No. Non ho nessuna prova contro Misa. Rischierei solo di mettere in allarme quel pazzo furioso di cui è innamorata, che escogiterebbe chissà cosa per proseguire il suo vanaglorioso progetto.” Conclusi mestamente.

“ Ma allora cosa stai cercando di fare?” Sembrava confusa dalle mie dichiarazioni.

“Voglio rendere Light Yagami inoffensivo una volta per tutte e perché ciò avvenga, è necessario che metta le mani sull’altro Death Note e lo elimini.” Affermai decisa.

“In questo modo lui la farà franca. Perderà la memoria e i tuoi amici non potranno dimostrare più niente.” Osservò interdetta.

Nulla di cui non fossi perfettamente consapevole.

“Non importa.. Mi basta solo...Che una persona sia al sicuro.” Mormorai abbassando gli occhi.

“L’umano che chiamate Ryuzaki.” Indovinò lei.

Feci un cenno affermativo col capo.

“ E’ lui che voglio proteggere. A discapito di tutto il resto. Ma forse è sciocco spiegarlo a un dio della morte, non credo che tu possa capire.” Mi ritrovai a farfugliare senza un perché.

“L’hai presa per la tua psicologa?” Mi rimbeccò aspramente la vocina.

“Ti sbagli, lo capisco.” Mi contraddisse la diretta interessata, lasciandomi di stucco.

Quella bizzarra conversazione mi stava facendo perdere un mucchio di  minuti preziosi.

Dovevo spicciarmi. Non potevo aspettarmi che Connor si barcamenasse per rimanere nella “sala di controllo” ancora a lungo.

“Intendi… Ostacolarmi?” Scelsi con cura le parole. Era troppo pretendere che pronunciassi serenamente il termine “uccidermi”.

Scosse la testa.

“No. Se Light dimenticherà di essere Kira, per Misa sarà solamente meglio. E poi..” Esitò.

“Poi?” La esortai.

“Ti devo un favore.” Fu la sconcertante replica.

Realizzai che La Shinigami provava un sincero affetto per la giovane. Nettamente in contrasto con Ryuk, che invece mi aveva dato l’impressione di trovare gli esseri umani una specie di svago.

“Anziché perderti in considerazioni superflue, approfittane!” Suggerì la mia voce interiore con veemenza.

Giusto.

“Qualsiasi favore?” Indagai.

“Dipende.”

“Non potresti prendere il quaderno e portarlo via?” Azzardai speranzosa.

“No. Tecnicamente appartiene a Light. Se lui non rinuncia alla sua proprietà, io non posso fare nulla, è la regola.” Mi rese edotta.

“ E ucciderlo?” Proposi con un ghigno, ignorando la parte di me che sosteneva non lo desiderassi realmente.

“Mi farebbe immensamente piacere, ma Misa ne soffrirebbe troppo.” Si rifiutò.

Pareva contrariata.

“ Lo immaginavo, ma dovevo almeno provarci!” Esclamai.

La spaventosa divinità, mi guardò come se mi mancasse qualche rotella.

“Chiunque ti parli per cinque minuti giunge a questa conclusione.” Si intromise la vocina.

Non le badai.  Mi frullava altro per il cervello.

“ Potresti invece fornirmi un..Diversivo?” Tentai, auspicando fosse la volta buona.

“Suppongo di sì.” Accondiscese.

“Ti ringrazio emh..”

“Rem. Sono Rem.” Si presentò.

“Grazie Rem.”

“Io sono..” Feci per presentarmi a mia volta, ma lei mi interruppe:

“Lo so.”

“O-ok.” Balbettai sconcertata.

La faccenda stava assumendo dei risvolti deliranti.

*

Più mi avvicinavo alla “sala di controllo”, più il mio nervosismo aumentava.

Continuavo a ripetermi che sarebbe filato tutto liscio, che il peggio, dopo lo scontro con Misa, era passato.

Come bugiarda facevo talmente pietà da non convincere nemmeno  me stessa.

In realtà il peggio doveva ancora arrivare e lo sapevo molto bene.

Le probabilità di fallire erano elevate e se così fosse stato, non avrei mai più avuto un’altra chance.

Forse Ryuzaki mi avrebbe arrestata per tentato inquinamento di prove.

Ammesso che quel reato esistesse.

E Light avrebbe mangiato la foglia. Fattore che avrebbe innescato ripercussioni sinistre.

Rischiavo di peggiorare la situazione.

Quei pensieri angoscianti e il riecheggiare dei miei passi nei corridoi spogli, non erano granché come compagni.

“Avresti preferito che Rem rimanesse?” Mi irrise la vocina.

Certo io e la Shinigami avevamo stretto un’insolita alleanza, ma non per questo la consideravo una presenza rassicurante.

Non mi sentivo per niente pronta, quando giunsi in prossimità della meta.

Indugiai qualche attimo, sperando di essere pervasa da un’improvvisa sferzata di coraggio, ma dovetti rassegnarmi. Non arrivò.

Con la tachicardia che si riaffacciava a tormentarmi, avvicinai un occhio allo strumento di controllo della retina posto all’ingresso del cuore del quartier generale, affinché la porta di acciaio, si spalancasse.

A quel punto dovevano avermi notata. Ma non c’era nulla di sospetto.

Non ancora.

Per sicurezza avevo abbandonato la giacca di Misa nel mio nascondiglio di fortuna, di modo che Light non collegasse immediatamente il mio furto a lei.

Le mani presero a tremarmi in maniera incontrollabile quando intravidi il primo spiraglio della stanza.

Ancora pochi secondi e mi sarei trovata faccia a faccia coi membri della squadra investigativa.

All’interno c’erano soltanto Ryuzaki, Light e Connor.

Un altro inspiegabile colpo di fortuna.

“Dovremmo lavorare Ken-san” Stava dicendo il figlio dell’ex-sovrintendente al mio amico, in tono lievemente infastidito.

Chissà cos’aveva architettato quest’ultimo per motivare la sua ostinazione nel presenziare lì dentro.

Mi augurai potesse raccontarmelo a obbiettivo raggiunto.

Il detective, appollaiato nella sua consueta maniera, stava controllando il Death Note, come avevo previsto.

Ne reggeva le estremità tramite pollice e indice di ambo le mani, con la sua presa delicata..

Perfetto.

“ADESSO!” Urlai dalla soglia della sala, come stabilito al telefono.

Connor non se lo fece ripetere due volte:

Scattò agilmente verso Ryuzaki e gli strappò con facilità l’oggetto, cogliendolo del tutto di sorpresa. Quindi effettuò un lancio magistrale, degno del quarterback che era stato, nella mia direzione.

Osservai il quaderno sorvolare tutta la stanza, con il fiato sospeso.

Ma il tiro era stato davvero perfetto.

Lo afferrai al volo, girai sui tacchi e iniziai a correre alla velocità massima consentita dalle mie gambe.

I quel momento mancò la luce.

Ringraziai mentalmente Rem.

*

Captai fin troppo presto il rumore di altre scarpe che rimbombavano sul pavimento oltre le mie.

Si avvicinavano rapidamente.

Non mi voltai e continuai a correre, la milza attraversata da dolorose fitte.

Avevo sperato che il blackout mi facesse guadagnare qualche minuto, ma le luci di emergenza di cui era dotato l’edificio, si erano accese troppo velocemente.

Mi occorrevano solo pochi istanti per distruggere lo strumento di morte che tenevo fra le mani. Ma per agire, avrei avuto bisogno di fermarmi e se lo avessi fatto, il mio inseguitore mi avrebbe raggiunta.

 Ero praticamente certa che non si trattasse di Ryuzaki, poiché avevo espressamente chiesto a Connor, di cercare di trattenerlo a più lungo possibile.

“Fermati Akiko-san!” Mi gridò Light Yagami fugando ogni possibile dubbio.

La sua voce, spezzata per la corsa, cercava di mantenersi moderata, ma io ne percepivo il tono rabbioso.

Non sprecai fiato a rispondergli e proseguii a correre alla cieca. La luce rossastra che illuminava fiocamente lo stabilimento mi confondeva, unita al panico legato alla consapevolezza di avere Kira alle spalle.

Prima o poi la mia buona stella doveva eclissarsi.

Mi ritrovai davanti a un vicolo cieco.

Ero riuscita, nella disattenzione dovuta alla paura e allo sforzo fisico, a finire nell’unica zona che avrei dovuto evitare.

In fondo al corridoio in cui mi ero addentrata, era situata solo una camera.

Nessuna via di fuga.

Tornare sui miei passi era impossibile, il ragazzo mi avrebbe fermata.

Disperata aprii la porta ed entrai, tentando di richiuderla dietro di me, inutilmente.

Il giovane la spalancò e per il contraccolpo caddi all’indietro.

Udii prima un tonfo ovattato. Lo zippo d’argento che precipitava al suolo dopo essermi scivolato dalla tasca. Poi un rumore metallico. Light che faceva scattare la maniglia, chiudendoci dentro.

*

Mi tirai frettolosamente in piedi, indietreggiando con il quaderno stretto al petto.

Valutai se fosse possibile recuperare l’accendino, ma era atterrato troppo distante da me e troppo vicino al mio avversario.

Quest’ultimo, manco mi avesse letto nel pensiero, lo intercettò sul pavimento e gli assestò un colpo di tallone, facendolo slittare dietro di sé.

L’arnese cozzò contro l’ingresso chiuso.

Impensabile riuscire a raggiungerlo.

Mi morsi il labbro inferiore per trattenere un gemito di sconforto, riaprendo la ferita appena rimarginata, che tornò a sanguinare.

L’omicida di fronte a me, mi osservava perfettamente calmo, rilassato. Le braccia distese lungo i fianchi, i capelli castano chiaro appena scompigliati dopo la lunga corsa.

“Cosa ti è saltato in mente Akiko-san?” Esordì tranquillo, quasi amichevole.

Sembrava  volersi dimostrare indulgente per il mio subitaneo raptus di follia.

Non aprii bocca e lo fissai ostile, accentuando la stretta intorno al Death Note.

“Vorrai mica ucciderci tutti?” Scherzò accennando una risatina.

“Risparmiami la commedia. Conosco la verità.” Sbottai.

Ebbe un’impercettibile esitazione, poi sorrise. Un sorriso che non si estese ai gelidi occhi nocciola.

“Non capisco cosa tu intenda.” Finse un lieve smarrimento.

“Secondo me lo capisci molto bene invece. Kira.” Replicai a denti stretti.

Lui rise educatamente.

“ Anche tu ostinata come Ryuzaki, Akiko-san. Ti ha influenzata parecchio.” Commentò leggero, come se la mia accusa non lo avesse minimamente toccato.

Avanzò di un passo e io arretrai ancora.

“Eppure ogni sospetto sul mio conto, ormai dovrebbe essere fugato.” Aggiunse simulando dispiacere per la mia assenza di fiducia.

Se non avessi assistito alla dimostrazione inconfutabile della sua colpevolezza, mi avrebbe quasi ingannata.

“Ti riferisci alla regola dei tredici giorni suppongo. Che presumo sia falsa quanto quella riguardante la morte in caso di distruzione del quaderno, visto che sembra studiata appositamente per scagionarti.” Ipotizzai con sarcasmo.

Lo vidi irrigidirsi lievemente.

Doveva aver colto la mia allusione riguardante la sorte del Death Note che aveva occultato.

“Sai, è sorprendente quanto bruci in fretta.” Lo resi partecipe, dando un colpetto alla copertina nera con la punta delle dita.

Mi parve fremere dall’ira. Immaginai che esplodesse, ma non fu così.

“Dammi quel quaderno, subito. Non costringermi a farti del male.” Mi intimò, la voce mortalmente calma.

“Immagino ti seccherebbe sporcarti le mani o spiegazzarti la camicia pulita. Preferisci usare carta e penna vero Light?” Lo provocai.

Non riuscivo a mettere a tacere l’istinto perverso e autolesionista che mi imponeva di parlargli in quel modo.

Aspettai nuovamente che perdesse il controllo, ma ancora una volta, non accadde.

Il ragazzo mi guardò intensamente e si avvicinò ancora di qualche passo, con lentezza.

Io fui nuovamente costretta ad indietreggiare.

Ormai mi trovavo con le proverbiali spalle al muro.

“Tu non capisci..” Scandì le parole con vigore.

“ Quello che faccio, è volto alla creazione di un mondo in cui le persone rette e meritevoli non vivranno più nella paura. In cui i deboli e gli innocenti non verranno più oppressi. Estirperò il male, totalmente.” Si accalorò, lo sguardo acceso da una luce maniacale.

“Eppure degli innocenti sono morti per mano tua. E progettavi di ucciderne altri.” Gli ricordai freddamente.

“ Ma non ti rendi conto? Il sacrificio di pochi, confronto al risultato che otterrò è un’inezia. Nessuno a parte i criminali dovrà morire, a patto di non ostacolarmi. E’ chiunque si opponga a questo progetto ad essere nel torto! ” Argomentò con passione.

Serrai le mandibole con astio.

“Capisco..E’ a causa di Ryuzaki.” Sillabò il suo nome in maniera fastidiosa, con un sorriso sardonico.

Poi d’un tratto, tornò serio e la sua voce si fece suadente:

“Akiko-san, cos’ha lui in fondo da offrirti? Cos’ha fatto per te? Come puoi fidarti di una persona di cui non sai nulla, a partire dal nome.”

Trasalii leggermente. Non so come avesse indovinato, ma aveva toccato uno dei miei nervi scoperti e lo sapeva bene.

Un lampo divertito gli guizzò negli occhi per un attimo.

“Se io avessi una persona come te a mio fianco Akiko-san, se fossi così fortunato, condividerei tutto, non ci sarebbe alcun segreto. Sarei felice, di averti vicina.” Terminò la sua arringa, infondendo anche la giusta dose di emozione nel finale.

E per rimarcare le sue intenzioni, mi tese la mano.

Doveva avermi presa per cretina. D’altra parte il suo pensiero nei confronti del genere femminile mi era palese fin dall’inizio.

Non potei evitarlo, mi sfuggì una risata.

“ Splendida interpretazione Light..” Mi complimentai ironicamente.

Lui abbassò il braccio proteso.

“Non offenderti, ma non ho mai subito il fascino del tuo bel faccino..” Lo schernii.

“Forse perché mi sono accorta fin dalla prima volta in cui ti ho visto, di quanto fossi marcio dentro.” Conclusi regalandogli un’occhiata carica di disprezzo.

La corda che avevo tanto tirato, infine si spezzò.

Con il volto distorto in una maschera furibonda, il giovane si scagliò contro di me.

Nel tentativo di difendermi, impossibilitata di usare le mani a causa del quaderno, cercai di imitare i movimenti di Ryuzaki per sferrargli un calcio in pieno viso.

Mi sbilanciai all’indietro e…

Ovviamente mancai il bersaglio. Light mi afferrò la caviglia facendomi perdere l’equilibrio.

Caddi rovinosamente a terra, di schiena.

L’impatto col pavimento non fu affatto gradevole.

“Ma chi credevi di essere? Chuck Norris?” Protestò la vocina.

Provai a rialzarmi, stordita dalla botta, ma qualcosa me lo impedì.

Light mi stava bloccando le gambe al suolo con il suo peso.

Non potevo colpirlo con le braccia perché altrimenti avrei dovuto abbandonare la presa sul Death Note.

Non avevo scampo.

Si chinò su di me.

La sua faccia era a poco più di una spanna dalla mia, gli occhi nella penombra della stanza, sembravano rossi.

Aprii la bocca per urlare, ma lui mi serrò le mani intorno alla gola, soffocando ogni suono.

“Se le buone non sono servite, proverò con le cattive.” Bisbigliò con le labbra dischiuse in un sorriso sadico. Dopodiché iniziò a stringere.

*

“Toglile le mani di dosso, Yagami Light.” Ordinò una voce, perentoria.

Rem.

Il diretto interessato, non obbedì.

La mia vista cominciò a farsi sfocata. Non avrei resistito ancora per molto.

“ Sbrigati, se non vuoi che scriva il tuo nome sul mio Death Note.” Ribadì La Shinigami.

“ Non pensi a Misa, Rem? Non le farebbe affatto piacere se mi uccidessi.” Le fece notare subdolamente il suo interlocutore.

“Non lo ripeterò ancora una volta.” Fu la replica lapidaria.

Finalmente lo psicopatico sciolse la stretta dal mio collo.

Tossii con forza. Poi respirai a pieni polmoni, alla spasmodica ricerca d’aria. Mi sentivo spossata.

“Cosa ti è preso? Questa ragazza sa tutto, ci denuncerà alla squadra investigativa e Misa finirà in prigione, se non peggio.” Insinuò Light. Era un vero asso a fare leva sui sentimenti altrui.

A quanto pareva non esisteva limite al disgusto capace di suscitarmi.

“ Non mi preoccuperei di questo Yagami Light. L’unico pericolo rimasto a minacciare Misa, attualmente sei tu. Sbaglio o hai fatto il modo che si ritrovasse costretta a dimezzare nuovamente la sua vita?” Osservò l’essere, torvo.

“ Dovresti essermi grato per non averti già ucciso.” Aggiunse con pacatezza inquietante.

Fui scossa da un lieve tremito. Ecco in cosa consisteva lo scambio.

“Non lo faresti mai.” Dichiarò il giovane apparentemente calmo.

“Non esserne tanto sicuro.” Lo contraddisse la creatura.

Ero certa che stesse bluffando. Non avrebbe mai fatto una cosa simile alla sua protetta. L’intento di Rem probabilmente era quello di spaventare Light.

A quest’ultimo sfuggì un ringhio quasi animalesco.

Stava incenerendo la divinità con gli occhi, i bei lineamenti distorti da una mescolanza di odio e timore.

La Shinigami aveva raggiunto il suo scopo.

“Ora allontanati da lei.” Gli impose autoritaria.

In un attimo fui libera.

Mi puntellai sui gomiti per sollevarmi da terra, un po’ traballante.

“Fai ciò che devi.” Mi esortò la dea della morte porgendomi lo zippo di Connor.

Annuii piano, senza trovare parole adeguate per ringraziarla.

Quel giorno era sì avvenuto uno scambio tra uno Shinigami e un essere umano, ma completamente diverso dal consueto, per modalità e ragioni.

“NO!” Si oppose Light quando vide la fiamma scaturire dall’accendino d’argento.

Dal suo sguardo trapelava una furia tale che non mi era difficile credere che se avesse potuto, mi avrebbe fatta a pezzi a mani nude.

Tuttavia bastò un’occhiata cremisi da parte dell’entità ultraterrena a distoglierlo da ulteriori rimostranze.

“Addio Kira.” Dissi concedendomi un sorriso beffardo, mentre il Death Note si incendiava.

*

Era finita.

Stentavo a crederci.

Ce l’avevo fatta.

“Certo non per merito tuo.” Puntualizzò la vocina.

Restai imbambolata a contemplare il vuoto, ancora incredula.

Niente più quaderno, niente più Shinigami, niente più Kira.

Light, a pochi metri da me, aveva un’aria ancora più confusa della mia.

“Akiko-san..” Blaterò al mio indirizzo, smarrito.

In quel momento, la porta venne aperta dall’esterno.

“Ryuzaki..” Mormorammo all’unisono io e il figlio dell’ex sovrintendente, vedendolo apparire all’interno della camera.

Evidentemente era riuscito a liberarsi di Connor.

Sperai non gli avesse fatto troppo male.

Il debito nei confronti del mio amico, era ormai inestinguibile.

Lui ci fissò a lungo, gli insondabili occhi neri non tradivano alcuna emozione.

Teneva le mani infilate nelle tasche dei jeans logori.

“Dov’è il Death Note?” Chiese infine, a voce bassa.

Qualcosa parve accendersi nella mente di Light.

Mi raggiunse in due ampie falcate e prese a scrollarmi con foga.

“ Sei pazza! Hai distrutto l’unica prova in nostro possesso!” Mi urlò fuori di sé.

Il destino sapeva essere veramente ironico.

Mi stava accusando al culmine dell’indignazione, per avergli evitato senz’altro la galera e magari anche la pena di morte.

Lo lasciai fare, non mi importava nulla. Per quel che mi concerneva, a quel punto poteva anche farmi fuori se lo avesse desiderato.

Ryuzaki era finalmente salvo. Non avrebbe mai più potuto nuocergli.

“Lasciala immediatamente Light-kun.” Lo avvertì il detective in tono misurato.

Il giovane non gli diede retta.

Un istante dopo, fu sbalzato contro la parete da un calcio ben calibrato.

“Stai bene?” Si informò l’autore, scrutandomi indecifrabile.

Io gli rivolsi un cenno affermativo col capo.

Iniziavo a essere tramortita dagli eventi delle ultime ore e non mi sentivo completamente lucida.

“Non noti niente Light-kun?” Domandò poi a quest’ultimo che nel frattempo si era rialzato.

Il ragazzo restò interdetto per una manciata di secondi, poi esclamò attonito:

“Non siamo morti.”

“Proprio così.” Constatò Ryuzaki come se parlasse della scomparsa delle mezze stagioni.

Senz’altro dentro di sé aveva già collegato tutti gli elementi a sua disposizione.

“E’ falsa.” Dissi io flebilmente, riferendomi alla regola cui entrambi senza dubbio stavano pensando.

Ci fu un breve silenzio.

“Cos’è successo?” Ci inquisì il detective. Gli occhi d’ardesia improvvisamente sgranati. La consapevolezza di qualcosa sembrava farsi strada nel suo cervello.

“ Io..Non lo ricordo con esattezza Ryuzaki.” Confessò Light, abbassando la testa, quasi dispiaciuto.

“Akiko?” Mi sollecitò, una nota d’urgenza nelle sue parole.

“ Per favore..Non qui.” Lo pregai.

D’un tratto quel posto mi faceva orrore.

“Forse perché stava per trasformarsi nella tua tomba.” Suggerì la mia coscienza, caustica.

“D’accordo. Andiamo.” Acconsentì lui.

Light fece per seguirci e l’altro lo bloccò:

“ Porta del ghiaccio a Ken-san. Io devo parlare con Akiko da solo.”

*

Mi lasciai sospingere delicatamente lungo i corridoi, frastornata.

L’unica sensazione che faceva breccia nei miei sensi intorpiditi, era il sollievo.

La persona che amavo non correva più alcun pericolo.

Era viva e al sicuro. Vicino a me.

Quasi non mi accorsi di essere in uno degli ascensori, finché questo non iniziò a salire.

Una salita che pareva interminabile, in cui nessuno dei due aprì bocca.

Fui sorpresa di ritrovarmi all’esterno una volta che essa si arrestò. In cima al grattacielo.

Pioveva forte e soffiavano impetuose raffiche di vento, talmente rumorose da coprire interamente i suoni della città sotto di noi.

Ryuzaki si allontanò, dandomi le spalle. Si avvicinò alla ringhiera che circondava l’intero perimetro della zona e contemplò il cielo tetro e opprimente, sotto le gocce che cadevano senza tregua.

Lo raggiunsi, un po’ esitante.

In pochi attimi fummo completamente fradici.

Entrambi non vi prestammo attenzione.

“ L’hai distrutto davvero.” Constatò atono il detective, spezzando il silenzio.

“Sì.” Confermai con voce altrettanto incolore.

“Perché?” Domandò voltandosi verso di me.

Notai un’ombra di turbamento nei grandi occhi scuri e cerchiati, abitualmente così impenetrabili.

“Perché.. Volevano ucciderti Ryuzaki.” Replicai.

Nessuna reazione.

Immaginavo come si sentisse, ma non mi pentivo di niente.

“Avevi ragione. Su tutto quanto.” Aggiunsi come se potesse cambiare qualcosa.

“ Raccontami.” Ribatté.

Era ovvio che volesse perlomeno conoscere la verità fino in fondo.

Obbedii e a frasi sconnesse tentai di narrargli l’intero accaduto. Dalla scena cui avevo assistito nel parco dopo aver seguito Misa, al dialogo con Rem, fino allo scontro con Light.

Lui ascoltò il racconto senza mai interrompermi.

Di tanto in tanto il suo sguardo si illuminava, probabilmente quando trovava un riscontro ad alcune delle sue teorie, come ad esempio la conferma dell’esistenza di un altro quaderno. Salvo poi offuscarsi, precipitando nella consapevolezza che la mia testimonianza era  totalmente inutile.

“Non posso provare più nulla.” Mormorò quando terminai di parlare, sconfitto.

“ Non ho potuto fare altrimenti. Light prima o poi ti avrebbe ammazzato. Avrebbe trovato il modo.” Gli spiegai pervasa da un brivido, al pensiero di quanto ci fosse andato vicino.

“La giustizia vale molto più della mia vita.” Obiettò lui deciso, le gocce di pioggia che  scivolavano sul suo volto pallido.

“Su questo non posso e non potrò mai essere d’accordo.” Dichiarai con altrettanta determinazione.

I nostri occhi restarono incatenati per un istante che mi parve eterno.

“Vorrei poterti dire che mi dispiace, ma sarebbe una bugia. Mi comporterei alla stessa maniera, in qualsiasi caso.” Esclamai con sincerità.

Ryuzaki mi rivolse uno sguardo triste.

“ Sono due punti di vista inconciliabili.” Decretò chinando il capo. I capelli neri e intrisi d’acqua, gli ricaddero sul viso.

Sapevo cosa significavano quelle parole.

L’avevo messo in conto dal momento stesso in cui avevo preso la decisione di bruciare entrambi i Death Note.

E se quello era il prezzo da pagare perché lui fosse salvo, lo avrei scontato senza rimpianti.

Ma non potevo lasciarlo senza avergli detto una cosa.

Rimandavo da mesi e non avrei più avuto altre occasioni.

Avevo un unico cruccio:

“Ryuzaki prima che…Vorrei…Saperlo…” Balbettai avvicinandomi a lui.

Esitò brevemente. Poi si sporse in avanti, curvando la schiena e me lo sussurrò in un orecchio.

Sorrisi.

Mi sembrava perfetto per lui.

Finalmente ero pronta per dirlo:

“Ti amo..Lawliet.”

Per un attimo ci fu solo lo scrosciare della pioggia.

“Ti amo anch’io..Audrey.”  Bisbigliò talmente piano, che quasi dubitai di averlo udito.

Rimanemmo vincolati in un ultimo, lungo sguardo.

Quello era un addio.

Senza timore che mi respingesse, sfiorai appena le sue labbra con le mie.

Poi mi apprestai a fare ritorno all’interno.

“Audrey..” Mi richiamò, prima che fossi troppo distante.

Sarebbe stato dolcissimo sentirlo nuovamente pronunciare il mio vero nome, in un altro contesto.

Mi girai a guardarlo.

Era tornato a scrutare il cielo, pensando a chissà cosa.

Accennò uno dei suoi piccoli sorrisi nella mia direzione.

“Le campane Audrey… Non suonano più”.

 

 

Ringraziamenti e sproloqui dell’autrice:

Scommetto che non vi aspettavate un aggiornamento tanto rapido, invece eccomi qui! Del resto dovevo farmi perdonare per il ritardo colossale della scorsa volta. In secondo luogo sarei stata sadica a farvi attendere troppo a lungo. Inoltre non ho avuto davvero pace finché non ho terminato di scrivere questo capitolo. Pensavo sarebbe stato ostico da mettere nero su bianco, invece si è scritto praticamente da solo. Ma presumo lo abbiate notato, visto che ho imperversato logorroicamente per circa una trentina di pagine..O.o.. Spero mi perdonerete! E ora finalmente posso dirlo: MAI E POI MAI avrei potuto uccidere Ryuzaki T_T L’idea di questa fan fiction ha iniziato a frullarmi nella mente dopo aver visto il maledetto, odioso, detestabile episodio 25 dell’anime, con lo scopo principale di salvargli la vita! Nel caso ve lo stiate chiedendo sì, sono pazza! *si stringe al peluche di L con aria da psicopatica* Detto ciò ringrazio veramente di cuore chiunque abbia letto questa storia, chi l’ha inserita tra i preferiti e le seguite e soprattutto chi l’ha recensita, spronandomi a continuare, a migliorare  e dandomi consigli..Grazie!!! Mai più avrei pensato che avrebbe riscosso tanto successo quando l’ho cominciata  *_* Detto questo ci risentiamo domani, dopo domani al massimo per l’epilogo, quando spunterò la casellina del “no” dalle gestione della storia…Mi mancherete tantissimo ç_ç E ora la smetto di frignare e passo a rispondere alle recensioni ^_^

 

Myrose:  Sono stata cattivella vero mia cara? Nessun countdown inesorabile fortunatamente ^_^  (solo un’autrice sadica) Ti ringrazio della recensione e del sostegno, come avrai notato dalla lunghezza dell’aggiornamento, il panico da foglio bianco, si è finalmente esaurito XD Ricambio il bacione fotonico e siccome avrei anch’io molto piacere di fare due chiacchiere in tua compagnia, eccoti il mio account di msn: ciper84@hotmail.it . Spero a prestissimo!!!

Hope87: Sei troppo paziente e indulgente, meritavo una bella strigliata per quel ritardo madornale! Mi consola essere quasi riuscita a mantenere la promessa che ti feci all’inizio della storia, ossia di non interromperla salvo catastrofi XD Spero che il meteorite non mi cada in testa proprio prima di scrivere l’epilogo -.- Sono contenta di essere riuscita a trasmettere la dovuta angoscia (che scritta così sembra orribile), era proprio mia intenzione ricreare quell’atmosfera “Inesorabile”. Spero con questo aggiornamento di essere stata all’altezza delle tue aspettative ^_^

kikka_neko: Grazie mille dei complimenti!!! Sob spiace anche a me che manchi così poco ormai al momento in cui dovrò separarmi da questa storia, ma soprattutto da voi T_T Beh spero che tu sia felice di aver visto che Ellino è salvo!!!

Bilu_Emo: Grandissima! Ti sei accorta che il capitolo era il 25esimo proprio come la puntata..Ovviamente l’ho fatto apposta, ma fortunatamente l’esito è stato differente. ^^ Quanto alle analogie con la tua data di nascita..Brrr  sembra “23”.. Che paura, è angosciante O.o Tornando a noi, grazie per aver seguito questa storia, per i bei complimenti e per aver fatto appurare alla sadica autrice che con la fine dello scorso aggiornamento, è riuscita nel suo intento di creare panico ghghghghg Perdonoooo!!! Ps: immagino che per la scena sotto la pioggia, ti aspettassi quella tradizionale con Light, quindi se ho deluso le aspettative ti chiedo scusa, ma non potevo sbilanciarmi troppo per non spoilerare!!!

Haku_chan: Piacere di conoscerti!!! Dispiace anche a me che tu abbia scoperto la mia storia sul finale, ma solo perché mi avrebbe fatto piacere chiacchierare di più e avere le tue impressioni di capitolo in capitolo (sono proprio pretenziosa XD). In ogni caso grazie davvero della bella recensione e dei complimenti sul mio stile. In particolar modo sono felicissima che trovi L IC. Non mi stancherò mai di ripetere quanto questo dettaglio risulti importante per me! Quanto alla tua previsione sul finale, commenterò dopo l’epilogo ^_^

Bambolita: Contentissima che l’aggiornamento ti sia piaciuto cara, grazie!!!

_Nemesis_: Stellina la tua recensione mi ha veramente commossa!!!! T_T Cosa posso dirti se non ringraziarti moltissimo per le cose bellissime che hai scritto e sentirmi dannatamente in colpa per averti fatto sospirare tanto gli aggiornamenti? Almeno questo è arrivato in fretta XD E non è tremendo come immaginavi ^^ Posso solo augurarmi che ti sia piaciuto come gli altri!!! So di essere stata malvagia a terminare lo scorso aggiornamento in quel modo, ma dovevo pur creare un po’ di suspance XD In particolare sono felice che ti sia piaciuta la scena tra L e Audrey sul finale, per me è stata importante e mi ha emozionato scriverla, quindi sono contenta tu l’abbia apprezzata!!! Ti ringrazio ancora e per finire, porta i miei saluti a Miss Revenge, che temo abbia ancora il PC sotto sequestro XD

Miriel67: So di essere un po’ ripetitiva, ma mi ha fatto davvero piacere riuscire nel mio intento lo scorso capitolo. Ossia quello di trasmettere ansia. (Sì puoi odiarmi). Ma da accanita fan di L, non potevo certo lasciarlo morire! Ti ringrazio del commento e dei complimenti e spero che anche questo capitolo, ti sia piaciuto!!!

Neko88: Grazie, sei molto comprensiva a perdonare il mio ritardo epico!!! Sono contentissima che lo scorso aggiornamento ti sia piaciuto e ti confesso che sono triste anch’io  per il termine della storia! Mi consolo pensando che avrò ancora l’epilogo da scrivere tra oggi e domani, ma poi dovrò salutarvi davvero T_T Ps: E’ vero, nelle parti dementi rendo al meglio..Sarà che mi viene naturale. (Essere demente XD).

Soad87:  Sono combattuta, essere riuscita a commuoverti da un lato mi fa piacere, perché sono riuscita a trasmettere le stesse emozioni che provavo io, ma dall’altro mi sento in colpa!!! Scusa!!! Ti ringrazio della recensione e dei complimenti, spero che questo capitolo sia stato degno dei precedenti ^_^

E anche per questa (penultima T_T) volta ho finito di infastidirvi… Mi auguro davvero che questo capitolo sia stato di vostro gusto, perché personalmente lo considero il più importante di tutta la storia! Prima di salutarvi (finalmente direte voi XD) due piccoli cenni a riguardo:

Ero partita con l’idea di escludere la vocina in questo capitolo, perché avrei desiderato avesse un’impostazione più seria. Ma non ci ho potuto fare nulla, LEI ha preso il sopravvento e dopotutto è stata presente per tutta la storia, non era giusto escluderla. Inoltre forse sarebbe risultato forzoso visto che la vicenda ha sempre presentato qualche risvolto umoristico, non sdrammatizzare di tanto in tanto! Spero non l’abbiate trovata fuori luogo (ma se così fosse ditelo pure) ^^

In secondo luogo, se qualcuna avesse nutrito dubbi in merito (credo di no, ma ci tengo a ribadirlo XD), Light Yagami non ha mai provato  nulla verso Audrey, ha solo cercato di abbindolarla facendo affidamento sul suo fascino (visto che è circondato da cretine che ci cascano >.<).

Ecco, ora ho finito davvero ^_^

Ci sentiamo prestissimo per l’epilogo e i saluti (quelli veri ç_ç)

Un grosso bacio a  tutte!!!!

Alice

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Capitolo 26
*** Epilogo ***


Epilogo

 

New York, sei mesi dopo.

 

Il tepore della primavera aveva piacevolmente investito la città, liberando finalmente i suoi abitanti dal rigido inverno newyorkese.

Istintivamente mi ritrovai a pensare all’anno precedente, quando avevo ammirato la bellezza della fioritura dei ciliegi in Giappone.

Era più forte di me, per una ragione o per l’altra, volavo spesso con la mente agli eventi che si erano conclusi a novembre.

Avevo sempre una piccola scusa per pensare a lui.

A Ryuzaki. Anzi, a Lawliet, come mi sforzavo di chiamarlo nella mia mente.

Dopotutto quello era il suo vero nome, ma l’abitudine era dura da sopprimere.

Bastava un dettaglio insignificante come una zolletta di zucchero appoggiata su un piattino da caffè, a indurmi a frugare nella memoria, alla ricerca di un qualsiasi aneddoto che lo riguardasse.

A volte mi limitavo a chiudere gli occhi, per ricordare il suo volto nei minimi particolari.

Non lo avrei mai dimenticato.

Eppure non riuscivo ad essere triste.

Nemmeno sull’aereo che mi riportava a casa, avevo versato una lacrima.

Avevo dormito per quasi l’intero tragitto sulla spalla di Connor, esausta, sbavando sulla maglietta del malcapitato che, timoroso di ferirmi, non aveva nemmeno protestato. Tantomeno mi aveva fatto pesare il grosso bernoccolo sulla fronte, che indirettamente gli avevo procurato.

Quando mancava poco meno di un’ora all’arrivo a New York, si era arrischiato ad azzardare un titubante:

“Come stai?”

“Bene, ho solo un po’ fame.” Avevo replicato io concisa.

“Non è normale che tu stia bene. Dovresti essere distrutta.” Non era riuscito a trattenersi dall’esclamare.

Tipico da parte sua.

Io mi ero stretta nelle spalle, poi avevo ribattuto:

“ E’ vero, dovrebbe essere così, ma non importa. Lui è vivo. Sono riuscita a salvarlo, quindi non posso stare male.”

Ed era la verità.

Il mio amico mi aveva scrutata per un po’, quindi aveva sentenziato:

“Lo ami davvero.”

Era addirittura riuscito a strapparmi una frecciatina con quella considerazione ovvia:

“Però, sei astuto Connor Reeves!” Lo avevo preso in giro.

Lui per tutta risposta mi aveva mostrato il dito medio, per poi scoppiare a ridere.

 

 

In aeroporto c’era Julia ad attenderci.

Era ancora più carina dal vivo.

Quando ci aveva scorti arrivare al terminal, era corsa a perdifiato tra le braccia di Connor, con gli occhi verdi che brillavano per la gioia di rivederlo.

Mentre si baciavano in mezzo all’andirivieni dei passanti, mi ero sentita dannatamente in colpa per la lunga separazione che avevano subito a causa mia.

Dopo un po’ si erano separati e lei, arrossendo, si era presentata stringendomi calorosamente la mano, senza alcuna traccia di risentimento nello sguardo.

Connor mi aveva guardata con aria colpevole, come a volersi scusare dell’effusione cui avevo assistito.

Gli avevo strizzato l’occhio per rassicurarlo. Non pretendevo certo che gli innamorati cessassero di esistere, solo perché a me era andata male.

“Meglio spicciarci! Ho lasciato l’auto in doppia fila!” Era saltata su la ragazza all’improvviso, affrettandosi verso l’uscita.

Si era rivelata una guidatrice pessima.

 

 Un paio di mesi dopo il mio ritorno, vicino a Natale,  mi avevano recapitato un misterioso pacco.

Conteneva un bellissimo ricettario, tra le cui pagine, avevo trovato un biglietto.

Lo avevo aperto  frettolosamente, emozionata, indovinando chi potesse essere il mittente.

Recava le seguenti parole:

“Signorina Miller, purtroppo non abbiamo avuto occasione di salutarci in maniera decorosa. Le faccio questo piccolo dono per ringraziarla di tutto ciò che ha fatto per Ryuzaki. E’ come un figlio per me e non avrei potuto sopportare la sua perdita. Spero inoltre che sfogliandolo, possa pensare a me con lo stesso affetto con cui io penso a lei.

Le auguro ogni bene.

Quillsh Wammy”

Avevo sentito formarsi un groppo in gola leggendo la lettera di Watari. Era dispiaciuto anche me non potergli dire addio.

Dopo aver sistemato il volume in bella mostra sullo scaffale del mio soggiorno, non ero riuscita a resistere alla curiosità e avevo digitato su google il vero nome dell’anziano signore.

Scoprendo così, che si trattava in realtà di un inventore, il quale col ricavato dei brevetti delle sue creazioni, aveva fondato un orfanotrofio per bambini dotati di intelligenza fuori dalla norma.

Il luogo dove era cresciuto Lawliet.

Il momento in cui ero stata più vicina a cedere allo sconforto, si era manifestato in un contesto vagamente comico:

“Oddio Audrey, leggi! LEGGI QUA!” Aveva strepitato Connor come un invasato, sventolandomi sotto il naso una rivista per adolescenti, appartenente a sua sorella Eleanor.

Il trafiletto che tanto lo aveva allarmato, riportava questa notizia:

“La popolare idol giapponese Misa Amane, approderà a New York la seconda settimana di febbraio, per promuovere il film “ Le ali dell’amore” di cui è protagonista insieme al collega Ryuga Hideki. Secondo alcune voci, pare che la bella Misa, sia da poco tornata single e a conferma di tale teoria, la stessa Amane ha rilasciato questa dichiarazione: “ Quella sciacquetta bruna non l’avrà vinta! Lo riconquisterò, sono certa che mi ama ancora!” Augurandole di riprendersi presto dalla delusione amorosa, prepariamoci ad ammirare la sua bravura al cinema. E chissà che non trovi il vero amore proprio nella Grande Mela!”

“ Incredibile, Light è riuscito a sbolognarla.” Avevo commentato io con la bocca piena di pringles.

Il mio amico mi aveva scoccato un’occhiata di rimprovero, come se non avessi afferrato il punto.

“Qual è il problema?” Avevo bofonchiato, non capendo il motivo della sua agitazione.

“Arriva fra due giorni! Dobbiamo andarcene di qui!” Era esploso quasi in preda al panico.

“Non ti sembra di esagerare?” Avevo replicato perplessa.

“Non voglio mai  più vedere quell’oca finché campo!” Mi aveva incenerita con lo sguardo.

Poi, mentre lo osservavo sconcertata, si era messo a passeggiare nervosamente per la stanza borbottando tra sé e sé.

“ Non possiamo andare nella casa dei tuoi ad Aspen?” Aveva proposto speranzoso, come se ne andasse delle nostre vite.

“Connor cerca di calmarti ora. Non è il caso di saltare la sessione d’esami, scappando dalla città come se stesse arrivando un uragano e poi le probabilità di incontrarla qui a New York sono solo del… Due percento.” Avevo concluso con un fil di voce.

Senza una ragione particolare, parlare in percentuali mi era risultato stranamente doloroso.

Lui se n’era accorto subito e mi aveva abbracciata forte.

Due giorni dopo, con Julia e il resto della nostra solita combriccola, eravamo partiti di gran carriera verso il Colorado per una vacanza improvvisata.

 

Il vociare che seguì il termine della lezione, mi riportò al presente.

Anche l’ultimo corso del pomeriggio, si era concluso.

Mi stiracchiai pigramente e infilai il blocco per gli appunti e la biro in borsa.

Non vedevo l’ora di uscire all’aria aperta.

“ Vieni a cena da Julia questa sera?” Si informò Connor con studiata non curanza, mentre scendevamo l’ampia scalinata che conduceva all’esterno della Columbia.

Non me la raccontava giusta.

“Chi c’è?” Chiesi di rimando, con aria indifferente.

“Beh, io, ovviamente Julia, Dave, Lindsay, Megan, Mark.. I soliti…” Tergiversò.

“E poi?” Insistetti sospettosa.

“Emh.. Erik.” Confessò.

“Connor, sei peggio di mia madre!” Proruppi esasperata, alzando gli occhi al cielo.

Nell’ultimo mese le cene con ospite a sorpresa erano diventate inopportunamente frequenti.

“E’ un ragazzo in gamba e tu gli piaci!” Si accalorò.

“ Tu sei MOLTO peggio di mia madre.” Ribadii.

“Potresti dargli almeno un’opportunità.” Quasi mi implorò.

Erik frequentava la nostra stessa facoltà, un anno più avanti. Era veramente carino e anche molto simpatico, ma per me risultava intrigante quanto una teiera.

I miei sentimenti non erano cambiati di una virgola e a costo di peccare di melodrammaticità, dubitavo sarebbero mai mutati.

“Non sono…Interessata. Mi dispiace.” Rifiutai decisa.

“ Uff.. Come vuoi Aud. Sbuffò il mio amico, contrariato.

“ Dai, in mia assenza potrete darvi alla pazza gioia tirando a sorte per stabilire chi potrete tentare di propinarmi alla prossima occasione!” Ridacchiai.

“Contaci!” Rise a sua volta.

“A domani!” Si accomiatò poi, stampandomi un bacio sulla guancia.

“Buona serata, divertitevi!” Replicai con un sorriso.

“Beh se cambi idea…”

“CIAO CONNOR.” Tagliai corto.

Se ne andò via sghignazzando.

 

Rimasta sola, scelsi una panchina dove spaparanzarmi e, estraendo il quotidiano che avevo acquistato quella mattina appena uscita di casa, potei gustarmi il momento che avevo atteso da tutto il giorno.

Mi tuffai letteralmente dentro il giornale, alla ricerca dell’articolo che aveva attirato la mia attenzione.

Lo trovai immediatamente, occupava un’intera facciata:

“Sventato un attentato da parte di un gruppo di bioterroristi in Thailandia. L dà l’ennesimo scaccomatto al crimine”

Mi immersi avidamente nella lettura, mentre il tiepido sole primaverile mi scaldava piacevolmente la pelle.

Vi era una prolissa introduzione che faceva riferimento al caso Kira.

La saltai.

Non mi faceva piacere pensare a quanto le lodi intessute al detective per la cattura di Higuchi, dovessero bruciargli, siccome i principali responsabili erano rimasti a piede libero e quel caso, che in tutto il mondo era stato festeggiato come uno strepitoso successo, costituiva in realtà l’unica sconfitta che avesse mai subito.

A causa mia.

Tuttavia non avevo mai provato un briciolo di rimpianto per le mie azioni.

Proseguii a leggere. Per merito di Ryuzaki, erano state salvate molte vite.

Un motivo in più per non pentirmi di nulla.

Non riguardava soltanto me, nel mondo c’era realmente bisogno di lui.

Sorrisi a quel pensiero.

“Audrey?” Sentii mormorare all’improvviso.

Sussultai.

Avrei riconosciuto quella voce tra mille.

Non poteva essere vero, dovevo per forza essermi sbagliata.

Lentamente, imponendo al mio cuore impazzito di rallentare, visto che avevo senza ombra di dubbio preso un abbaglio e sarei rimasta sicuramente delusa, abbassai la rivista.

Invece lui era davvero là, in piedi di fronte a me, con addosso gli immancabili jeans sbiaditi e la t-shirt candida. I capelli scarmigliati neri come l’inchiostro, gli occhi altrettanto scuri, enormi e imperscrutabili. Indiscutibilmente lui. In carne e ossa.

“In ossa e basta vorrai dire.” Mi contraddisse la vocina.

Se temevate fosse scomparsa, purtroppo per la sottoscritta, non è accaduto.

Scattai in piedi, facendo finire il quotidiano per terra, con l’articolo riguardante la persona che avevo davanti, in bella mostra.

“ Bravissima, ti denuncerà per stalking  dopo questa scena pietosa!” Intervenne di nuovo la mia impestante coscienza.

“Ryu…Cioè Law..” Farfugliai confusa, arrossendo violentemente.

“Ciao.” Esordì Ryuzaki, o meglio, Lawliet, loquace come al solito.

“ C-come mai da queste parti?” Boccheggiai.

Il mio povero cervello tentava di elaborare mille pensieri al secondo, col risultato che non mi trovavo in grado di formulare un solo ragionamento coerente.

Figuriamoci una frase.

Il ragazzo mi scrutò intensamente, in quella maniera che mi faceva letteralmente mancare il terreno sotto i piedi.

“Ti cercavo.” Mi spiegò, stropicciando un lembo dei pantaloni con le dita.

Un gesto così familiare, che mi fece rendere conto di quanto avevo sentito la sua mancanza.

“Perché?” Sussurrai in preda alla confusione più totale.

Gli ci volle qualche istante per rispondere.

“ Non ti ho mai ringraziata per avermi salvato la vita.”

Lo osservai, incapace di spiccicare una sillaba.

“Grazie.” Esclamò poi, gli occhi tondi sgranati.

“Prego.” Dissi io stupidamente.

“Che dialogo avvincente.” Commentò la vocina.

“Ma non è tutto..” Aggiunse lasciandosi sfuggire un piccolo sospiro.

Lo invitai a proseguire con un cenno del capo.

Versavo ancora in stato catatonico.

“ Ci ho pensato e ripensato in questi mesi… E sono giunto a una conclusione.” Affermò portandosi l’indice sulle labbra.

“Che conclusione?” Lo imbeccai, recuperando finalmente l’uso della parola.

“Non riesco a stare senza di te.”

Per un brevissimo istante mi parve di vedere le sue guance tingersi di una delicata tinta rosata, ma fu talmente fugace che probabilmente me l’ero immaginato.

“Come coi.. Dolci?” Gli domandai, prima di rendermi conto di ciò che stava uscendo dalla mia bocca e mordermi la lingua.

Lui mi osservò cogitabondo, mordicchiandosi un pollice.

“Qualcosa del genere.” Concesse infine.

In quel momento una campana in lontananza suonò le quattro e mezza.

Era bello non dover più associare quel suono a nefasti presagi.

Per me quel rumore significava solo una cosa.

“E’ ora di merenda.” Constatai.

“Andiamo a  mangiare una fetta di cheesecake alle fragole?” Propose Ryuzaki.

A chiamarlo Lawliet, mi ci devo abituare ancora adesso.

 

 

Fine

 

Ringraziamenti, sproloqui e saluti dell’autrice:

Eccoci alla fine, quella vera! Non potevo resistere alla tentazione dello scontato, banale e prevedibilissimo “happy ending” di cui sono una smodata fan… Sperando di non avervi deluso, torno a ringraziare tutti coloro che hanno letto “I’m with you” e che hanno tenuto compagnia a me, Audrey, Connor, la vocina per più di un anno! Mi mancherete davvero moltissimo e… Davvero non ho più parole per esprimere quanto sia stata contenta di condividere questa storia con voi! Ora basta che sennò mi commuovo T_T

Passiamo alle recensioni ^_^

_NeMeSiS_:  Confermo che sei stata la prima tesoro!!! Non sai quanto mi abbia fatto piacere che ti sia piaciuta la frase finale (oltre tutto il resto ovviamente), perché quella battuta mi frullava nella mente da moltissimo tempo, aveva un significato speciale e non vedevo proprio l’ora di scriverla!!! Sono anche molto soddisfatta di aver reso Light in maniera convincente, trattandosi di un personaggio che non amo affatto (per ovvie ragioni >.<) Spero moltissimo che questo epilogo non ti abbia delusa e ti ringrazio moltissimo per gli auguri di Natale, che ricambio! PS: certo che ho msn, eccolo: ciper84@hotmail.it  bacioni!!!

Neko88: “Eppure era la parte più interessante del capitolo e serviva un attimo di decenza U_U” Ho dovuto citare questa parte della tua recensione perché assolutamente non devi sentirti in colpa!!! La decenza doveva mettercela l’autrice, ma sfortunatamente ne è sprovvista..XD Mi fa molto piacere che ti sia piaciuto il capitolo e che tu abbia apprezzato sia la rissa con Misa, che il contesto in cui ho inserito Rem (su cui mi trovo perfettamente d’accordo con te). Infine spero che questo epilogo non ti faccia piangere, ma sorridere ^_^

Lucia_Elric: Non devi assolutamente scusarti per le recensioni, ci mancherebbe! Ognuno hai i suoi impegni e quelli scolastici, per esperienza sono molto onerosi >-< Sono contentissima che tu abbia gradito gli ultimi capitoli e in particolare quello scorso, perché mi ci sono impegnata davvero al massimo!  Con questo epilogo mi auguro di essermi fatta perdonare per le lacrimucce!

Myrose: Quanti complimenti ^/////^ come ti dicevo oggi su msn non credo di meritarne così tanti, ma ti ringrazio davvero di cuore, anche per l’email, che è stata dolcissima mia cara!!! Spero di aver pubblicato l’epilogo in tempo affinché tu possa leggerlo prima di partire!!! Ti mando un mega abbraccio, aspettando di risentirti prestissimo …SMACK  Ps: In bocca al lupo per la preparazione di quell’esame, che dal nome non sembra affatto simpatico >_< PPS Mi rende davvero contenta esserti stata un po’ d’aiuto nei tuoi momenti no…E ora ti saluto davvero, ancora un bacione!

Hope87:  Ti ringrazio infinitamente per questa recensione, quando ho letto “oltre le mie aspettative” ci sono rimasta veramente di stucco *_* Mi sono impegnata davvero moltissimo per lo scorso aggiornamento, ma non pensavo di riuscire così nel mio intento ^//^ Mi auguro che questo epilogo, forse un po’ scontato, non abbia alterato la tua opinione su questa storia e circa le tue impressioni su Rem e Light.. Le tue parole rispecchiano perfettamente il mio pensiero e ciò che ho cercato di trasmettere in quel capitolo…Grazie ancora!! PS Ce l’ho fatta! Ho mantenuto la promessa, niente meteorite XD

La gre: Oh Gre, sei stata tu a fare emozionare me con le tue parole dolcissime, non trovo davvero il modo di dirti grazie! Scrivendo questa storia mi sono sempre prefissata di cercare di coinvolgervi, di farvi ridere e a volte confesso anche piangere è vero. Ma da qui al riuscire a fare provare queste sensazioni a chi legge, è un altro paio di maniche, insomma quello che sto cercando di dire e che averti fatta emozionare fa emozionare me, ecco. Però ora davvero non piangere. Spero che questa conclusione ti tiri un po’ su il morale, e che il distacco da L e Audrey, sia meno traumatico! Ti mando un grossissimo abbraccio e spero ci risentiremo presto. Appena mi verrà in mente qualche altra storia sarai la prima a saperlo, contaci! ^^

 

E questa è veramente l’ultima volta che vi ammorbo con i miei deliri…Non  mi sembra proprio vero…ç_ç.. Prima di dimenticarmi,  vi faccio tantissimi auguri di buon Natale e felice anno nuovo e se aveste domande da farmi, delucidazioni sul finale o se semplicemente volete farmi un saluto, scrivetemi, mi farebbe davvero molto piacere!!! Detto ciò mi auguro che abbiate gradito questa fan fiction nella sua interezza, ora che è giunta alla conclusione e ripeto, mi auguro di non averla rovinata con l’epilogo *bieco terrore*… Riguardo il dialogo tra Audrey e L, non ho volutamente approfondito in troppe spiegazioni tra i due, perché sempre di L si tratta e inoltre  ho voluto ricreare l’atmosfera “leggera” che c’era all’inizio della storia, con la consapevolezza però, che rimarranno insieme. Ma ora la smetto di blaterare e vi mando un grossissimo abbraccio!!!!!!

Alice

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