I'm with you di AliceRose (/viewuser.php?uid=60837)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Incontro ***
Capitolo 2: *** Dialogo ***
Capitolo 3: *** Sorpresa ***
Capitolo 4: *** Segreti ***
Capitolo 5: *** Desiderio ***
Capitolo 6: *** Imprevisto ***
Capitolo 7: *** Appuntamento ***
Capitolo 8: *** Innamorata ***
Capitolo 9: *** Verità ***
Capitolo 10: *** Pelle ***
Capitolo 11: *** Volo ***
Capitolo 12: *** Kira ***
Capitolo 13: *** Passato ***
Capitolo 14: *** Gelosia ***
Capitolo 15: *** Sospetti ***
Capitolo 16: *** Fuga ***
Capitolo 17: *** Paura ***
Capitolo 18: *** Dono ***
Capitolo 19: *** Sviluppi ***
Capitolo 20: *** Dissidio ***
Capitolo 21: *** Tregua ***
Capitolo 22: *** Svolta ***
Capitolo 23: *** Convivenza ***
Capitolo 24: *** Condanna ***
Capitolo 25: *** Rintocco ***
Capitolo 26: *** Epilogo ***
Capitolo 1 *** Incontro ***
1. Incontro
L’autunno
era decisamente la mia stagione
preferita. Questo pensavo mentre camminavo a passo spedito verso
Central Park
in quello che apparentemente era un normalissimo pomeriggio. Dico
apparentemente perché ancora non sapevo che di lì
a poco avrei fatto un
incontro che avrebbe modificato radicalmente la mia vita. Ma prima che
inizi
questa storia lasciate che mi presenti: mi chiamo Audrey Miller, come
avrete
intuito sono newyorkese e quando tutto ebbe inizio avevo ventitre anni.
Ero
appena uscita da lezione, frequentavo la facoltà di
architettura alla Columbia
University e prima di tornare nel mio appartamento per dedicarmi allo
studio,quel particolare pomeriggio desideravo fermarmi nella mia sala
da the
prediletta a mangiare una bella fetta di cheese-cake alle fragole. Vi
starete
domandando come mai mi soffermi su un dettaglio così
insignificante, ma presto
vi renderete conto che i dolci in questa vicenda hanno un ruolo niente
affatto
marginale.
Mi
trovavo ancora immersa nei miei pensieri quando
quasi andai a sbattere contro la porta del locale, ridacchiando per la
mia
distrazione entrai e subito le mie narici furono invase da un piacevole
aroma
di torta, crogiolandomi nell’aspettativa di poterne gustare
una al più presto, mi
feci largo tra la ressa che si era formata intorno al bancone e riuscii
ad
accaparrarmi uno sgabello.
“Ciao
Sue!” Esclamai allegramente all’indirizzo
della cameriera.
“Ciao
Audrey, eccoti qui!” mi rispose Sue sorridendo.
“Uscita
ora da lezione?” Mi domandò mentre
asciugava un piatto.
“Si
e ho una gran fame!” Replicai.
“Bene, cosa
ti porto?” Si informò la ragazza.
“Assolutamente
la cheseecake alle fragole e una
tazza di the” Asserii con convinzione.
Sue
mi guardò desolata e annunciò:
“Mi
dispiace, la cheesecake alle fragole è appena
finita.”
Una
notizia del tutto innocente. Una quisquilia da
nulla. Per me era una catastrofe, capace di rovinarmi la giornata.
Avevo
immaginato di mangiare quella torta per tutto il giorno, il pensiero
della
cheesecake alla fragola mi aveva sostenuta durante i corsi
più noiosi e ora mi
sentivo defraudata. Mi oscurai in viso mentre Sue cercava di trattenere
una
risatina alla mia reazione spropositata e senza accorgermene
praticamente
gridai:
“Spero
che a quell’imbecille che ha mangiato la
mia torta, vadano le fragole tutte di traverso!”
“Emh..”
bofonchiò Sue.
“Che
c’è?” Borbottai stizzita.
Poi
dalla sua espressione imbarazzata compresi e
desiderai ardentemente sprofondare dalla vergogna.
“Non
dirmelo..L’interessato è dietro di me e ha
sentito tutto..”
Sue
annuì impercettibilmente, mentre di nuovo
cercava di trattenere uno scoppio d’ilarità. Io
invece in quel momento non
avevo molta voglia di ridere, mi sembrava di sentire un paio
d’occhi che mi
perforavano la nuca, lentamente, mentre il mio colorito volgeva al
cremisi mi
girai.
La
piccola folla di poco prima mentre parlavo con
Sue si era diradata e letteralmente appollaiato su una sedia, ad un
tavolino
poco distante dal bancone un ragazzo mi fissava.
Si trattava
della persona più insolita che avessi mai visto, non tanto
nell’aspetto, certamente
singolare per via delle profonde occhiaie che contornavano i grandi
occhi neri,
quanto per l’espressione e la maniera bizzarra in cui stava
seduto. Era molto
pallido e aveva capelli neri piuttosto lunghi e scompigliati, indossava
dei
jeans e una semplice maglia bianca, con la punta delle dita teneva
sospeso per
aria un cucchiaino mentre sul tavolo troneggiava una fetta di
cheese-cake alla
fragola.
Mi
riscossi dallo stato di catatonia che mi aveva
indotto l’analisi dello sconosciuto, accorgendomi di essermi
nuovamente
aggiudicata una brutta figura nello scrutarlo così
insistentemente. Aprii la
bocca per dire qualcosa ma non uscii alcun suono, nel frattempo il
ragazzo
continuava a fissarmi.
Mi
schiarì la gola e ritentai: “Eeehm..Aaah..Ecco
io, io non dicevo sul serio, sai sono cose che si dicono
così, per ridere, ma
non si pensano..”
Mi insultai
mentalmente per il mio delirante eloquio, il mio interlocutore non
aprì bocca, limitandosi
a persistere nell’osservarmi, mettendomi seriamente a disagio.
“È
solo che sono molto golosa e ci tenevo a quella
torta..” Complimenti, questa si che è una
giustificazione inoppugnabile mi fece
notare una vocina nella mia testa.
L’individuo
rimaneva ostinatamente immerso nel suo mutismo e altrettanto
ostinatamente mi
fissava.
Sospirai
rumorosamente e mormorai:
“Scusami,
sono stata una vera cafona”.
“Ne
vuoi un pezzo?” Domandò il ragazzo.
Trasalii,
non mi aspettavo di sentire la sua voce
a quel punto, ne tantomeno mi aspettavo una domanda del genere, restai
basita
ad osservarlo per qualche istante, combattuta tra cosa suggerivano il
buon
senso e la buona educazione e tra il mio desiderio di mangiare la torta
e anche
di parlare con lui che aveva suscitato la mia curiosità.
Penserete che sia
senza ritegno, beh avete ragione.
“
Si…Grazie.” Risposi titubante e mi accomodai
sulla sedia di fronte alla sua.
Nel mentre,
Sue si affrettò a portare un altro piatto con dipinta sul
volto un’espressione
vagamente stupita.
Andò
esattamente così, conobbi la persona che mi avrebbe
sconvolto l’esistenza per
via di una fetta di torta.
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Capitolo 2 *** Dialogo ***
2.
Dialogo
Guardai
Sue allontanarsi dal tavolo e tornare
dietro il bancone, con una strana sensazione, quasi
d’angoscia, la stessa che
si prova da bambini quando la mamma si allontana dopo averti lasciato a
scuola
il primo giorno. Scacciai quell’idea ridicola e mi accorsi
che il bizzarro
sconosciuto si era proteso in avanti e mi sventolava sotto il naso la
mia metà
di torta infilzata nella forchetta.
“Oh…g-grazie..”
Balbettai porgendogli il piatto.
“Non
c’è di
che.” Replicò facendo atterrare la cheesecake a
destinazione.
Iniziammo a
mangiare in silenzio, io sbirciandolo di sottecchi, lui completamente
assorbito
dal dolce. Mi accorsi che la torta sarebbe finita in breve tempo e che
io non
ero ancora stata in grado di articolare una conversazione. Cosa
insolita da
parte mia. Forse mi trovavo ancora in imbarazzo per la situazione,
forse non
riuscivo a capacitarmi che il ragazzo non avesse le scarpe.
“Le
scarpe mi danno fastidio” Dichiarò
improvvisamente.
Doveva
essersi accorto che non riuscivo a
distogliere lo sguardo dai suoi piedi nudi. Continuavo ostinatamente a
collezionare brutte figure.
“Ah,
capisco.” Non potei fare a meno di blaterare nonostante
fossi ben lungi dal capire effettivamente.
Ci
rimanevano si e no due bocconi, quando finalmente arrivò
l’ispirazione. A dire
il vero non era un’ispirazione ma una pura
banalità che tuttavia avevo
inspiegabilmente trascurato.
“Mi
chiamo Audrey.” Esclamai sentendomi una
perfetta idiota.
Per
sottolineare l’affermazione gli porsi la mano.
Con
estrema riluttanza il ragazzo appoggiò la
forchetta e la strinse. In realtà dire che la strinse non
è esatto, con la
punta delle dita afferrò per un istante la mia mano senza
esercitare la minima
pressione.
“Ryuzaki.”
Mormorò e riprese a mangiare.
Ero sempre
più perplessa, non mi era mai capitato di suscitare quello
che pareva ribrezzo
in un uomo, tutt’altro. Stavo ancora meditando se sentirmi
offesa o meno quando
vidi che Ryuzaki aveva finito il dolce. Dovevo inventarmi qualcosa
prima che se
ne andasse.
“Facciamo
due passi?” Chiesi a bruciapelo.
Lui
non rispose, mi studiò un attimo nel quale
probabilmente tornai ad arrossire, dopodiché
domandò piano:
“Finisci
la torta?”
“Naturalmente”
Fu la mia risposta decisa.
Per
qualche ragione imperscrutabile parve
soddisfatto.
Mi
sembrò di impiegare un’eternità a
finire di
mangiare sotto quello sguardo inquisitorio.
Involontariamente sospirai
di sollievo quando
finalmente terminai il dolce. Ci alzammo e mentre Ryuzaki si infilava
svogliatamente le scarpe io mi diressi verso la cassa ma lui mi
interruppe:
“Ho
già pagato.”
Mi domandai
quando, invece dissi:
“Ok,
allora facciamo a metà”.
“No.”
Fu il suo commento lapidario.
“Ah
beh..Come vuoi..Grazie..” Farfugliai confusa.
Non
capivo come mai Ryuzaki riuscisse a mettermi
un’agitazione tale da non riuscire a formulare una frase
coerente.
Una volta
usciti, lontani dalle occhiate di ammonimento dal significato
inequivocabile
(fai attenzione è un tipo strambo) che mi lanciava Sue, mi
sentii meglio, quasi
a mio agio. Constatai che Ryuzaki era piuttosto alto e magro.
Chissà se
mangiava abbastanza. Ebbi una strana visione di lui appollaiato sulla poltrona bianca e pelosa di casa mia intento a
divorare un’enorme torta
cucinata dalla sottoscritta. Che bel quadretto. Mi scappò
una risatina isterica
e Ryuzaki mi guardò con aria interrogativa.
“Oh
non è niente, mi capita a volte..Penso a
qualcosa di buffo e rido da sola.” Tentai di scusarmi.
Sorrise ma
non fece commenti. Per fortuna. Stavamo praticamente gareggiando su chi
dei due
desse all’altro la maggior impressione di essere psicopatico.
Dovevamo
apparire piuttosto inusuale come coppia, camminavamo in silenzio, io
dritta
come un fuso, lui un po’ingobbito, io curata, lui trasandato,
sembravamo
vistosamente alle antitesi tuttavia stavo iniziando a pensare che
qualcosa in
comune dovevamo avere. Il pomeriggio tornò ad essere
incredibilmente piacevole,
il sole ancora caldo, le foglie degli alberi dipinte di mille
sfumature, il
chiacchiericcio della gente che ci camminava accanto, forse un
po’spazientita
dalla nostra andatura lemme, l’aria che in quel momento
profumava di…
“Waffles!”
Esclamò Ryuzaki con entusiasmo, affrettandosi
verso il chiosco.
Poco
dopo eravamo intenti a divorare un grosso
waffles allo sciroppo d’acero ciascuno.
“Mezza
fetta di cheesecake non era abbastanza
soddisfacente.” Bofonchiai con la bocca piena.
“Hai
ragione” Annuì Ryuzaki con convinzione.
Ci
sorridemmo. Forse avevo terminato con le gaffe.
La
passeggiata proseguì silenziosa ma gradevole, fino
a quando in lontananza si sentirono suonare le campane. Ryuzaki si
fermò di
colpo e mi guardò a lungo come se volesse imprimere il mio
viso nella memoria e
disse:
“Devo
andare, è stato un piacere conoscerti
Audrey.”
Cercai
di mascherare il mio dispiacere che era del
tutto fuori luogo visto che lo conoscevo da quel pomeriggio e replicai:
“Non
c’è problema, sono praticamente arrivata a
casa. È stato un piacere anche per me, davvero”.
Ryuzaki
mi rivolse un’ultima lunga occhiata con
quei suoi profondi occhi neri e
si voltò
per andarsene, ma io, nuovamente priva dell’intero possesso
delle mie facoltà
mentali lo richiamai:
“Ryuzaki?”
Lui
si girò di nuovo verso di me in attesa.
“Spero
di rivederti… Io me la cavo bene con i
dolci sai?”
Non
riuscii a credere di aver davvero pronunciato
quelle parole, ero pietrificata. E tendente al bordeaux.
Ryuzaki
annuì, mi fece un cenno con la mano e si
allontanò.
Rimasi
a contemplarlo mentre andava via sempre con
quella sua strana andatura, nella mia mente si rifece viva una nota
vocina:
“Potevi
almeno chiedergli il numero di telefono
imbecille, anziché delirare sulla tua abilità di
pasticcera.”
“Oh e sta
zitta!” Sbottai.
Un
passante mi guardò male.
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Capitolo 3 *** Sorpresa ***
3.
Sorpresa
Erano
trascorsi tre giorni dal mio incontro con
Ryuzaki e io non riuscivo a togliermelo dalla testa per quanti sforzi
facessi.
Mi ripetevo che era ridicolo rimuginare su un perfetto sconosciuto, che
ero
piuttosto cresciuta per abbandonarmi a ipotetici colpi di fulmine, ma
inevitabilmente i miei pensieri volgevano a lui. Era incredibile. Da
sempre mi
consideravo una persona piuttosto razionale,eppure i fatti stavano
dimostrando
esattamente il contrario.
Mi
rivoltai nel piumone. Era già tardi e dovevo
raggiungere la mia facoltà, ma non avevo voglia di alzarmi.
“
Non hai voglia perché dovresti interrompere le
tue patetiche fantasticherie di uscire sul pianerottolo e scoprire che
Ryuzaki
è il tuo nuovo vicino”. La mia voce interiore
stava diventando quanto mai
inopportuna.
Saltai
fuori dalle coperte e corsi a farmi una
doccia. Forse l’acqua calda insieme al torpore del sonno, avrebbe scacciato anche le
mie fantasie. Mi
sbagliavo anche in quel caso.
Dopo
essermi vestita e avere fatto un’abbondante
scorpacciata di cereali, infine uscii di casa. Ovviamente sul
pianerottolo, di
Ryuzaki nemmeno l’ombra. Ero ormai troppo in ritardo per fare
il percorso a
piedi,così intercettai un taxi. Me ne dispiacque,avrei
voluto fare un salto da
Sue,magari Ryuzaki era a fare colazione là.
“Devo
smetterla!” Affermai con decisione.
“Come
signorina?” Domandò il tassista confuso.
Stavo
prendendo la pessima abitudine di esprimere
ad alta voce le mie considerazioni personali.
“Non
ho detto niente” replicai con un largo
sorriso.
Ignorai
l’occhiata dubbiosa che mi lanciò l’uomo
dallo specchietto retrovisore.
La
voce del docente altro non era che un ronzio
indistinto nella mia testa. Più fastidiosi invece, erano i
tentativi del mio
amico Connor , seduto al mio fianco, di richiamare la mia attenzione.
“Audrey..Hey
Audrey?” Bisbigliò quando si accorse
che le gomitate non sortivano risultati.
“Mm..”
Mugugnai per tutta risposta.
“Audrey va
tutto bene? Ti comporti in modo strano.” Insistette.
“Mm..”
Tornai a ripetere.
“Sarà..
Ci vieni stasera al Julian’s?” Mi
domandò.
“Mm.”
Fu la mia perseverante risposta.
“Hai
altro da dire oltre mm?” Chiese esasperato.
Mi voltai a
guardarlo, gli sorrisi e dissi:
“Mm.”
Trattenemmo
a stento una risata.
Quando
finalmente terminarono le lezioni io e
Connor ci avviamo verso l’esterno. Lui continuava a scrutarmi
preoccupato e io
a fare finta di niente,anche se ero consapevole che il mio amico non mi
avrebbe
concesso a lungo questo lusso. Difatti esclamò:
“Allora
adesso vuoi dirmi cos’hai? Sono tre giorni
che hai la testa da un’altra parte,persino durante i corsi,
non è da te.”
Aveva
perfettamente ragione. Non era da me.
Sospirai.
“Non
ho niente, è solo che..” Mi interruppi.
Non
volevo sbilanciarmi troppo, qualcosa mi
suggeriva di tenere Ryuzaki per me. “Solo che?” Mi
incalzò.
Non
risposi e fissai ostinatamente il pavimento.
“Ho
capito..Centra un ragazzo!” Dichiarò con aria
saputa.
“Ma
l’intuito femminile non dovrebbe essere
prerogativa di noi donne?” Borbottai contrariata.
Connor
sghignazzò.
“Avanti
racconta!” Mi esortò elettrizzato.
“Non
c’è niente da raccontare, qualche giorno fa
ho conosciuto un tipo..Interessante.. Ma non credo che lo
rivedrò più.” Ammisi
sconsolata.
“Perché
scusa? Non gli hai chiesto il numero di telefono visto che ti
interessava.?” Mi
domandò sorpreso.
“Beh..No.”
Risposi
controvoglia.
Connor
aveva la tipica espressione di chi non
sapeva se ridere o piangere.
“Come
credevi di rivederlo senza nemmeno avere il
suo numero? Speravi di incontrarlo per caso? A New York?” Mi
fece notare quasi
scandalizzato.
“Non
rigirare ulteriormente il coltello nella
piaga.” Ribattei piccata.
“Magari
non gli piacevo nemmeno.” Aggiunsi in tono
melodrammatico.
“Questo non
è possibile!” Asserì Connor con
convinzione.
“Adulatore!”
Lo canzonai.
“Andiamo,so
benissimo che era quello che volevi
sentirti dire.” Disse con un sorrisetto.
Ridacchiai.
“Certo
che è strano, non sei mai stata il tipo di
persona che rimane vittima del colpo di fulmine.”
Osservò cogitabondo.
“
Questo ragazzo deve avere qualcosa di speciale.”
“Altroché..”
Confermai a mezza voce, mentre nella
mia mente riaffioravano il viso di Ryuzaki, i suoi occhi neri, quella
bizzarra
maniera di stare seduto..
“Basta
adesso!” Esclamai.
“Basta
cosa?” Mi domandò Connor stranito.
“Niente
Connor,tu non farci caso.” Mormorai
rassegnata.
Connor
ed io ci salutammo dopo aver percorso
l’imponente scalone che conduceva all’ingresso
della Columbia. Lui si diresse
verso l’auto e io decisi di passare attraverso il parco
dell’ateneo per tornare
a casa.
Era
una splendida giornata di sole nonostante l’aria
iniziasse a farsi più frizzante con il susseguirsi degli
ultimi giorni di
settembre. Intorno a me, per il viale, sulle panchine, era pieno di
studenti.
Alcuni chiacchieravano tra loro, altri erano intenti a leggere libri e
appunti.
Un ragazzo, seduto su una panchina mangiava un gelato. Ebbi un tuffo al
cuore.
Era
Ryuzaki.
Strabuzzai
gli occhi incredula. Eppure era proprio
lui. Reggeva l’estremità del cono tra il pollice e
l’indice, il modo in cui stava
seduto era inconfondibile, ai piedi della panchina giacevano
abbandonate le sue
scarpe da tennis bianche.
Prima
che mi raccapezzassi, si accorse di me e mi
salutò con la mano. Il mio battito cardiaco
accelerò mentre mi avvicinavo a
lui. Mi sentivo come una ragazzina alle prime armi, ovvero come non mi
ero mai
sentita in vita mia. Insicura, agitata, ma anche euforica. Ci
ritrovammo faccia
a faccia.
“Ciao
Audrey.” Mi salutò fissandomi intensamente, in
quella maniera che mi metteva soggezione. Come se con uno sguardo fosse
in
grado di vedermi dentro.
Tentai
di recuperare un po’ di sangue freddo.
“Ciao
Ryuzaki,che coincidenza incontrarci qui.”
Esclamai sperando di apparire disinvolta.
“A dire il
vero non è una coincidenza.” Mi informò
Ryuzaki tranquillo.
“
Co-Come?” Domandai smarrita.
“
Ti aspettavo.” Mi rispose con noncuranza,
continuando a mangiare il suo gelato.
“Ma come fai
a sapere che frequento questa università? Anzi prima dovrei
chiederti come fai
a sapere che frequento l’università?”
Volli sapere letteralmente esterrefatta.
Ryuzaki
senza distogliere la sua attenzione dal gelato, mi rispose
imperturbabile:
“Per
rispondere alla tua seconda domanda, martedì
alla sala da the, prima che mi augurassi di soffocarmi con le fragole,
ho
sentito Sue, la cameriera, chiederti se eri uscita da
lezione.”
Arrossii
violentemente ripensando all’episodio. Certo che Ryuzaki
aveva davvero un udito
eccellente o forse non si faceva sfuggire nulla di proposito,
chissà.
“Invece
per rispondere alla prima domanda, siccome
quando ci siamo salutati hai affermato di essere praticamente a casa,
ho concluso
che non ti fossi servita di mezzi per raggiungere la tua
facoltà. E che da
essa, fossi arrivata a piedi fino alla sala da the. L’unica
università che
dalla zona dove presumibilmente abiti, comprende la sala da the nel
percorso e
ti permette di poterti spostare a piedi in tempi ragionevoli
è la Columbia. Per
cui ho dedotto che fossi iscritta lì.” Concluse.
Ero
senza parole.
“Quindi
eri praticamente certo di incontrarmi
sulla base di queste affermazioni?” Chiesi sempre
più sbigottita.
“Praticamente
certo no. La probabilità di incontrarti
era solo del 2% . Mentre quella che tu fossi una studentessa della
Columbia del
30%.” Mi
spiegò come se fosse la cosa
più ovvia del mondo.
Non mi
restò altro che annuire basita.
Ryuzaki
con un ultimo morso terminò il cono. Poi
si rimise le scarpe e balzò in piedi di fronte a me. Ci
separava appena mezzo
metro. Rimanemmo a fissarci immobili. Lui sempre con
quell’espressione assorta,
io preda di un misto tra curiosità,stupore e emozione.
Emozione si. Perché era
così vicino che se avessi allungato un braccio avrei potuto
toccarlo. Era così
vicino che potevo sentire il suo profumo.. Come di..Dolci. Sorrisi
trasognata.
“
Va tutto bene?” La domanda di Ryuzaki mi riportò
alla realtà. Di bene in meglio. Ora dovevo apparirgli anche
ebete.
“Emh..Si..
Tutto ok.” Mormorai mentre sentivo le mie guance imporporarsi
per l’ennesima
volta.
Avevo
un altro quesito da porgli. Il più difficile
da formulare. Inspirai profondamente nel tentativo di calmarmi. E
ripensai
all’immensa faccia tosta che mi apparteneva fino a pochi
giorni prima per farmi
coraggio.
“Ryuzaki,
come mai mi aspettavi?”
Ecco,
ci ero riuscita, l’avevo detto. Ora non mi
rimaneva che attendere la risposta cercando di mantenere la calma.
Ryuzaki
non parlò subito, parve meditare un
attimo. Poi disse semplicemente:
“Perché
mi piace mangiare con te.”
Detto
da qualcun altro sarebbe suonata come una
presa in giro un’affermazione del genere. Da parte di Ryuzaki
no. Ne ero
sicura. Certo non era il genere di risposta che avrebbe fatto piacere
ad una
ragazza. Invece mi rese felice, era ne più ne meno che un
modo di dirmi che
gradiva la mia compagnia.
“Grazie,
vale anche per me.” Replicai sorridendo.
“E
a proposito, posso invitarti a pranzo?” Aggiunsi
speranzosa.
“Preferirei
rientrare a dire il vero.” Rispose Ryuzaki.
“Oh.” Fu
tutto quello che riuscii a spiccicare.
Mi
stavo già ingegnando su come carpirgli
finalmente, il numero di telefono, quando riprese a parlare.
“Ma puoi
venire da me se ti va. E mangiare quello che vuoi.”
“Volentieri!”
Accettai con entusiasmo, dimentica delle lezioncine della mamma sul
come
comportarsi con gli sconosciuti. E incurante ancora una volta del
minimo senso
del pudore.
Dovevo
essere impazzita, era l’unica conclusione
possibile.
“Allora
scusami un istante, devo fare una
telefonata.” Dichiarò Ryuzaki allontanandosi di
qualche metro.
Ovviamente,
sperando che non se ne accorgesse, lo
osservai. Non potevo sentire quello che stava dicendo, ma notai che
reggeva
anche il cellulare tra il pollice e l’indice. Era davvero un
personaggio
strano.
“Strano
come chi accetta l’invito a casa di una
persona la seconda volta che la incontra?” La vocina nella
mia mente si era
fatta risentire forte e chiara. Peccato, speravo quasi avesse levato le
tende.
Ryuzaki
ripose il cellulare nella tasca dei jeans
come se fosse contaminato da un virus letale. Poi tornò
vicino a me.
“
Tutto a posto.” Mi annunciò.
“Cosa
facciamo, chiamiamo un taxi? Prendiamo il
metrò?” Mi informai.
“No.
Aspettiamo.” Ribatté contemplando il vuoto.
Preferii
non rivolgergli ulteriori domande. Trascorsero
una decina di minuti in cui restammo in silenzio. Di tanto in tanto gli
lanciavo sporadiche occhiate, per poi imbarazzarmi quando scoprivo che
era
tornato a fissarmi. Trovai una distrazione osservando il traffico in
lontananza. A un certo punto notai un’auto nera di cui non
conoscevo il
modello, probabilmente straniero, accostare non troppo distante da noi.
“Andiamo,
vieni.” Mi esortò Ryuzaki.
Ci stavamo
dirigendo proprio verso quella vettura. Pensai che dovesse essere una
coincidenza. Invece no. Quando fummo nelle immediate vicinanze, dall’automobile,
scese un distinto signore un
po’ avanti con gli anni, che mi ricordava curiosamente
Alfred, il maggiordomo
di Batman.
Mi
scappò una risatina che camuffai malamente con
un colpo di tosse.
Apparentemente
Ryuzaki non ci fece caso, ma ebbi
l’impressione di vederlo sorridere con la coda
dell’occhio.
Nel
frattempo, l’uomo aprì la portiera e si fece da
parte per permetterci di
salire. Ryuzaki mi invitò con un gesto a passare per prima.
Esitai leggermente.
“Se
non te la senti, non c’è nessun
problema.”
Sussurrò.
“No, mi
fido.” Replicai.
E per una
qualche assurda motivazione che non riuscivo a comprendere, era davvero
così.
“Non è
molto saggio da parte tua.” Obiettò lui.
“Si, lo
so.” Concordai.
Poi
mi decisi a prendere posto. Quando mi fui
accomodata, Ryuzaki entrò nell’abitacolo, si tolse
le scarpe e si appollaiò sul
sedile. Almeno quella era una certezza, meditai.
“Alfred” richiuse la portiera,
tornò alla postazione del guidatore e accese il motore.
Partimmo. Non avevo
idea di quale fosse la destinazione.
Ringraziamenti:
Ringrazio
tutti coloro che stanno leggendo questa storia, anche senza
commentarla. Si
tratta della mia quinta fan fiction ed è la prima a non
essere one-shot per cui
per me è un genere del tutto nuovo. Quindi apprezzo consigli
e suggerimenti.
Un
grazie
particolare a:
AngelVirtues:
ho
cercato
di mettere in pratica il tuo consiglio e accorciare un po’ i
periodi. Spero di
esserci riuscita, per me non è affatto facile, è
un mio difetto nella scrittura
dai tempi delle elementari! Quanto al primo errore che hai notato..
Davvero non
me ne sono accorta, anche rileggendo. Santo cielo ^^. Sono felice di
essere
riuscita a catturare la tua attenzione e se hai qualche osservazione da
fare,
non farti problemi, mi fa piacere e ci tengo a migliorare!
L-chan:
ci
tengo a ringraziarti anche qui.
La tua recensione mi ha fatto davvero molto piacere, grazie ancora dei
bellissimi complimenti che sono stati ancora più
graditi visto che sei una
fan di L. ^^
Umpa_Lumpa:
Molte
grazie anche a te! Purtroppo è
vero, mi rendo conto che l’introduzione non sia affatto
accattivante, ma ti
assicuro che sono negata con questo genere di cose purtroppo! Meno male
che hai
deciso di leggere ugualmente. Ti capisco, anch’io ho
un’adorazione per L. E a
proposito di L, sono contenta di essere rimasta abbastanza nel
personaggio, è
un mio obbiettivo primario in questa storia, anche se sono consapevole
di
essermi inoltrata in un campo minato!! Mi rende anche felice che ti sia
simpatica Audrey, con le relative brutte figure che colleziona XD.
Quanto alla
lunghezza dei capitoli, spero ti faccia piacere constatare che questo
è già
cresciuto rispetto ai primi due e prometto che mi impegnerò
in questo senso!
Ila_Sabaku:
Ti
ringrazio per aver aggiunto la
mia storia tra i preferiti ^^
Dovrebbe
essere tutto, spero che questo aggiornamento repentino sia stato di
vostro
gradimento. Purtroppo non potrò essere sempre
così celere a causa di impegni e
studio, ma assicuro almeno un nuovo capitolo alla settimana. Grazie
ancora e
baci!
Alice
|
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Capitolo 4 *** Segreti ***
4.Segreti
La
situazione stava
prendendo una piega sempre più strana. Avvertivo la tensione
crescere dentro di
me. Qualcosa mi sfuggiva e io detestavo non avere tutto sotto
controllo. Cercai
di calmarmi, pensando che forse Ryuzaki era solo
tanto facoltoso da potersi permettere un
autista. Non
c’era nulla di
straordinario. Nessun mistero. Quei pensieri non riuscirono
però a rassicurarmi
del tutto.
Guardai fuori dal
finestrino, stavamo passando
di fianco a Central Park, non eravamo troppo distanti da casa mia.
Avrei potuto
chiedere di scendere, tornare nel mio appartamento e dimenticarmi
l’intera
faccenda. Ma non volevo. Ormai mi ero resa conto che quel ragazzo mi
attraeva
in maniera irresistibile, oltre ogni logica. E pensare che avevo tanto
criticato coloro che perdevano la testa al primo incontro con una
persona,
senza conoscerla davvero. “ E ora guarda come ti sei
ridotta.” La
cara vocina. Sempre così acida, malevola e
sincera. Mi voltai verso Ryuzaki. Stava guardando dritto davanti a
sé. Ne
approfittai per osservarlo. Teneva il pollice appoggiato sulle labbra.
Lo
trovai dannatamente sensuale. “ Sei proprio andata
eh?” Mi schernì nuovamente
la sadica voce. Forse era Ryuzaki a doversi preoccupare di essere in
mia
compagnia e non il contrario. Sentire le voci nella propria testa non
è mai un
buon segno. Rimasi persa in queste considerazioni finché
qualcosa non iniziò ad
agitarsi davanti ai miei occhi. Una mano. La mano di Ryuzaki. Trasalii
e mi
resi mestamente conto di aver incrementato ulteriormente la mia lista
di magre
figure.
“ Credevo fossi
caduta in stato
catatonico.” Osservò
Ryuzaki smettendo
di sventolarmi la mano davanti al viso e puntando i profondi occhi neri
nei
miei.
“
No.. Pensavo solo.”
Ribattei avvampando. Maledizione, dovevo proprio entrare in catalessi
mentre lo
fissavo.
“
Sembri piuttosto
nervosa.” Constatò. “ Va tutto
bene?”
“
Cosa ti fa pensare
che abbia qualcosa che non va?” Replicai elusivamente.
“
Rispondi ad una
domanda con un’altra domanda. Ne deduco che non vuoi
rispondermi. Siccome non
vuoi rispondermi, ritengo che tu sia effettivamente nervosa per una
ragione che
non vuoi rivelarmi. Osservò Ryuzaki pacato.
“
Complimenti Miss
Marple* , il caso è risolto.” Borbottai risentita.
Possibile che fosse così
facile intuire quello che mi frullava nella testa? Non capii per quale
motivo,
dopo la mia affermazione, sul volto di Ryuzaki affiorò un
breve sorriso. La
vettura si arrestò. Eravamo arrivati. Dopo qualche istante
si aprì la portiera,
l’uomo che ormai nella mia mente chiamavo Alfred, era davvero
ineccepibile.
Attesi che Ryuzaki si rinfilasse le scarpe e scendesse, poi lo
seguì. E restai
sbalordita. Ci trovavamo all’ingresso del
“Plaza”, uno dei più lussuosi
alberghi di New York. Quello di “Mamma ho riperso
l’aereo” tanto per
intenderci.
“
Tu vivi qui?!” Non
potei fare a meno di esclamare scioccata.
“
Oggi.” Replicò
Ryuzaki senza badare alla mia reazione. Non feci commenti, sebbene la
sua asserzione
mi lasciasse ancora una volta, alquanto perplessa.
Ad
accrescere il mio
stupore (che già di per sé era di dimensioni
considerevoli) si aggiunse la
scoperta che Ryuzaki non solo alloggiava al Plaza, ma per di
più in una suite
delle dimensioni di un appartamento. Ammirai impressionata
i mobili di pregiata fattura, le
tende in damasco azzurro e crema alle ampie finestre, il lampadario di
cristallo. Ed era solo la zona del soggiorno.
“Audrey
devo chiederti,
se ne sei in possesso, di spegnere il cellulare.” Mi
informò Ryuzaki
riscuotendomi dalla mia contemplazione.
Che
richiesta bislacca.
“ Immagino ci sia una spiegazione plausibile.”
Osservai.
“Si.”
Confermò Ryuzaki.
Restai
in attesa di una
qualche delucidazione in merito, ma essa non arrivò. In
compenso il mio
laconico interlocutore aveva ripreso a fissarmi con insistenza.
“
Stai tranquillo, lo
spengo!” Esclamai precipitosamente. Non riuscivo
più a reggere quello sguardo e
l’effetto che mi faceva. Ero certa di essere di nuovo
diventata rossa come un
peperone. Nonostante la mia rassicurazione, Ryuzaki non mi tolse gli
occhi di
dosso finché non spensi il cellulare. Stavo per riporlo
nella borsetta ma
mi fermò.
“Ti
dispiace
appoggiarlo su quel ripiano?” Disse
indicando un mobile vicino al’ingresso della camera.
Fu
il mio turno di
scrutarlo. Cosa diavolo aveva in mente? Credeva forse che avrei
riacceso il mio
telefono di nascosto? E per quale motivo poi? Il suo viso tuttavia non
lasciava
trapelare nulla. Sospirai. Tanto non avrei cavato un ragno dal buco.
Mi accinsi ad eseguire la
sua strana richiesta
e mormorai: “Comunque non sono una spia.”
“
Le probabilità che tu
sia una spia sono dello 0,05% .” Ribatté Ryuzaki.
“
Allora è meglio
essere prudenti.” Commentai ironica.
“Si”.
Concordò. Ed era
serissimo.
Intanto,
durante la
nostra conversazione, “ Alfred”si era dileguato.
Chissà dov’era finito.
Silenzioso e
discreto, proprio come un
vero maggiordomo inglese.
“
Dov’è Alfred?”
Domandai. Dannazione. Mi morsi la lingua ma ormai l’avevo
detto.
“Alfred?”
Chiese
Ryuzaki attonito.
“
Mi riferivo al tuo
emh.. All’autista.. Mi ricorda il maggiordomo di Batman,
Alfred.” Spiegai,
sperando vivamente che si aprisse una voragine nel pavimento per
inghiottirmi.
Ancora una volta le mie speranze vennero disattese. “
Stavolta hai davvero
superato te stessa.” Mi fece notare la stramaledetta voce.
Abbassai il volto,
sentivo le guance pulsare dal calore.
“Capisco.
Comunque
tornerà presto.” Dichiarò Ryuzaki
niente affatto turbato.
Si avvicinò di
qualche passo per studiarmi più
da vicino. Deglutii cercando di sostenere quegli occhi indagatori. Mi
avrebbero
portato alla follia prima o poi. E il “poi” non era
molto lontano.
“
Sei una persona buffa
Audrey.” Constatò infine.
“Diciamo
che non riesco
a tenere i miei pensieri per me.” Gli concessi sorridendo, un
po’sollevata.
“
E’ piuttosto
divertente.” Affermò Ryuzaki.
“
E’ piuttosto
imbarazzante.” Obbiettai.
“
Dipende dai punti di
vista.” Concluse lui portando nuovamente il pollice alle
labbra. Era
intollerabile per i miei nervi. Chiusi gli occhi e li riaprii. Una,
due, tre
volte. E mi ritrovai Ryuzaki a dieci centimetri dal viso.
Contrariamente al
solito, sbiancai.
“
Hai un calo degli
zuccheri?” Mi
interpellò più che
preoccupato, con interesse scientifico.
“
Può darsi …” Dissi
con un fil di voce.
“Perdonami,
non ti ho
nemmeno fatta accomodare.” Si
scusò,
indicandomi il divano.
Finalmente
ebbi una
scusa per defilarmi.
“
Ti spiace se mi tolgo
le scarpe?” Chiesi. Era un delitto portarle su quella morbida
moquette chiara.
“
Assolutamente no.”
Rispose deciso. Doveva davvero odiarle.
Sprofondai
piacevolmente
nel sofà, mentre Ryuzaki si raggomitolò nella
poltrona di fronte. Ma non prima
di essersi anche lui liberato delle scarpe. In quel momento, si
aprì la porta
ed entrò “Alfred” reggendo tra le
braccia un vassoio di dimensioni immense. Lo
depositò sul tavolo basso di fronte a noi, accanto a un
portatile MAC chiuso
che non avevo notato. Poi, dopo averci rivolto un piccolo inchino
uscì dalla
camera. Assistetti all’operazione sconcertata , ma
immediatamente, la mia
attenzione fu richiamata dal contenuto del vassoio. Ero estasiata:
c’erano tre
torte, una interamente ricoperta di cioccolato, un’altra,
meravigliosa, fragole
e panna e l’ultima, pan di spagna e crema pasticcera. Ma non
era finita qui,
oltre ad esse, si trovavano una vaschetta colma di caramelle, tre
tavolette di
cioccolato di gusti assortiti, un bricco di caffè e relativo
contenitore di
zollette di zucchero. Mi domandai se “Alfred” non
avesse svaligiato la fabbrica
di Willy Wonka. Fortunatamente per una volta, evitai di tradurre i miei
pensieri in parola.
“
Che dolce preferisci
assaggiare per primo?” Volle sapere Ryuzaki.
“
Quello panna e
fragole.” Risposi senza esitare.
“Ottima
scelta.”
Commentò Ryuzaki regalandomi uno dei suoi brevi sorrisi. Che
adoravo.
Si
sporse per porgermi
un piatto e, nell’afferrarlo, le nostre dita si sfiorarono.
Rabbrividii a quel
contatto, un brivido estremamente gradevole. Ryuzaki invece, ritrasse
immediatamente la mano. Non sapevo cosa pensare. Come interpretare
quella
reazione. Mi era
ormai chiaro che non dipendeva
da me. Probabilmente non sopportava il contatto fisico. Ma
perché? Chi era la
persona che avevo davanti?
Iniziò
a mangiare la
torta a piccoli bocconi, il suo viso era una maschera impenetrabile.
Notai però
che la mano con cui mi aveva toccata tremava leggermente. Lui si
accorse che lo
stavo osservando.
“
Audrey, scusami, non
pensare che..” Iniziò.
Ma
lo interruppi
vedendo la fatica che gli costava parlare. “ Non
preoccuparti, ognuno ha le
sue..Abitudini.” Scelsi con cura le parole. “ Io ad
esempio, non sopporto di
sentire grattare sulla stoffa.” Gli rivelai.
“
Come mai?” Chiese recuperando
il solito atteggiamento controllato.
“
Mi da i brividi.”
Replicai stringendomi nelle spalle. Detestavo sul serio quel rumore.
Ryuzaki
prese a
fissarmi con intensità. Era possibile perdersi completamente
in uno sguardo?
Sentire la propria volontà venire meno inevitabilmente?
Evidentemente si.
“
E i brividi ti
infastidiscono?” Domandò ancora, senza distogliere
gli occhi da me.
Una
domanda strana.
Come tutte le sue domande. Ripensai alle nostre dita che si sfioravano.
“ No,
non tutti i brividi.” Sussurrai.
I
miei occhi erano
incatenati ai suoi. Il tempo sembrava essersi fermato. Potevo
distinguere ogni
battito del mio cuore.
Non
riuscii più a
trattenermi:“ Ryuzaki.. Perché mi fissi in quel
modo?”
“Perché
oltre che
mangiare con te mi piace anche guardarti.” Disse lentamente.
Non
fui in grado di
controbattere. Ancora intrappolata in quegli occhi neri.. Se lui non
avesse
volto altrove lo sguardo, io di certo non ne sarei stata capace. Ma non
lo
fece. Si sbilanciò leggermente in avanti, verso di me.
Allungò il braccio,
esitante. E con la punta del pollice mi sfiorò una guancia.
Nessun bacio,
nessuna carezza ricevuta in tutta la mia vita a
quell’istante, riusciva ad
eguagliare quel tocco. Delicato come un fiocco di neve. Mi portai
inconsapevolmente
una mano al viso e sorrisi.
“
Grazie.” Mormorai come
una stupida.
“
Dovresti mangiare la
torta. La panna perde di consistenza altrimenti.” Mi
consigliò per tutta
risposta.
Non
me lo feci ripetere
due volte. Quel dolce era semplicemente squisito.
*Miss
Marple: un’arzilla
vecchietta abilissima nel risolvere
casi di omicidio. Personaggio ideato da Agatha Christie.
Ringraziamenti:
Ringrazio anche questa volta
tutti i lettori di questa storia. Nessuno escluso! ^^
E
ora rispondo alle
recensioni, che mi fanno tanto piacere!
Umpa_Lumpa:
Allora
si è notato che ho curato maggiormente la scrittura, che
bello! Nei primi
due capitoli ho dovuto “rompere il
ghiaccio” ed era più difficile esprimermi. La
vocina interiore di Audrey sarà
una compagna inseparabile e assolutamente sgradevole XD. Quanto a
Connor,
pensavo di fargli fare solo quella comparsa, ma siccome ti è
piaciuto apparirà
ancora, tanto ho giù un paio di idee. Infine, spero di aver
reso la tua lettura
più scorrevole, grazie per avermelo
fatto notare, sono
un po’impedita con
queste cose.. Quindi sono io a chiederti perdono con la proverbiale
gocciolina
manga che cola.. Grazie cara ^^
L
chan: Come
potrò mai ringraziarti? Per merito della tua traduzione di L
file
no.15 (che io tristemente ignoravo) riuscirò ad approfondire
un po’di più il
nostro amato detective e ad evitare il più possibile
l’OOC(che incubo). Tra l’altro
non so se hai letto, ma ti ho lasciato una recensione ^^. Cambiando
argomento, sono
tanto contenta che ti sia piaciuto lo
scorso capitolo, spero valga anche per questo! E soprattutto sono
felicissima
che apprezzi come ho caratterizzato L, spero di continuare
così!
Hope87:
Hai letto i capitoli tutti
d’un
fiato? Mi onori! Grazie dei bellissimi complimenti *__* . Ti assicuro
che non
abbandonerò questa storia (salvo meteoriti in testa e roba
del genere XD), ho
visto da poco l’anime e scrivere questa ff mi è un
po’di consolazione dopo il
terribile episodio 25.. Odio Light..Lo odio.. Lo odio (chiedo
scusa,momento di
follia dell’autrice e se qualche fan del suddetto leggesse,
chiedo scusa anche
a lui ma è più forte di me! ) Torniamo a noi,
anche tu trovi L IC? Wow, per ora
sto riuscendo nel mio faticosissimo intento, sono euforica!
Grazie
anche a Marghe88 e a Saku89 che hanno aggiunto questa storia
tra i preferiti
Nota:
Ragazze
mi rendo conto che sto andando un po’ a rilento, abbiate
pazienza ma non voglio affrettare le cose. Credo che non sarebbe da L
^^.
Comunque non disperate, qualcosa accadrà! Spero che questo
capitolo vi sia
piaciuto. Ci tengo a ricordarvi che le vostre recensioni mi fanno molto
piacere
e a dirvi che dovete sentirvi libere di esprimere ogni vostro parere,
che è
sempre graditissimo. Che sia un complimento, un consiglio o una
critica. Ok,
direi di avervi ammorbato a sufficienza, al prossimo aggiornamento!
Bacioni
Alice
|
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Capitolo 5 *** Desiderio ***
5.
Desiderio
Assaporai
la dolcezza e
la morbidezza della panna, il suo contrasto squisito con il leggero
retrogusto
aspro delle fragole. Era un momento di piacere allo stato puro.
Perlomeno per
una persona golosa come me. E come Ryuzaki. Ero ancora inebetita
dall’istante
prima. Quando mi aveva sfiorato la guancia. “Ti accontenti di
poco.” La voce
ora si rivelava essere anche cinica. Ma in quel momento di lei, non mi
importava proprio nulla.
Gustando
un ulteriore
boccone di torta, il mio sguardo si posò nuovamente su
Ryuzaki. Restai con la
forchetta a mezz’aria. Quel ragazzo era inconsapevolmente
diabolico. In quel
momento, con le dita, si stava portando una fragola alla bocca. Non so
cosa
avrei dato perché ci fossero le mie labbra al suo posto.
“ Ma brava, sei gelosa
di una fragola. Congratulazioni.” Intervenne la vocina con
solerzia. Ma ancora
una volta non le diedi retta, perché Ryuzaki dopo aver
finito con la fragola,
aveva iniziato a servirsi dell’indice per ripulire la panna
rimasta sul piatto.
“ Stai diventando una maniaca!” Insistette la voce,
sardonica. Stavolta aveva
ragione. Inspirai profondamente e mi concentrai intensamente sul
vassoio. Forse
qualcosa di caldo mi avrebbe fatto bene per distendere i nervi.
C’era il caffè.
Per rilassarmi non era l’ideale, ma se non altro mi avrebbe
fornito una
distrazione.
“Posso
prendere una
tazza di caffè Ryuzaki?” Domandai senza guardarlo.
“
Ci penso io. Quanto
zucchero?” Replicò. Sapevo che mi stava di nuovo
osservando. Sentivo il viso
bruciare.
“
Tre zollette.
Grazie.” Risposi. Ancora un volta, i miei occhi, come
attirati da una calamita,
si posarono su di lui. Che, come immaginavo, mi stava guardando. Con
quel
maledetto dito in bocca. Mi misi a scrutare con improvviso interesse il
soffitto. Tentando disperatamente di scacciare dalla mia povera mente
malata,
la visione di Ryuzaki con l’indice sulle labbra.
“Audrey
tutto a posto?”
Mi interrogò.
“
Si certo, benone. Sto
ammirando il decoro del soffitto.” Risposi cercando di
apparire interessata e
concentrata.
“
E’ bianco.” Mi fece
notare lui.
“
Sul serio?” Obiettai
fingendo stupore.
“Si.”
Ribadì Ryuzaki.
“
Oh, non l’avrei mai
detto.” Dichiarai imperterrita.
Tanto con tutte le pessime
figure che avevo
collezionato, una in più o una in meno, non facevano
differenza. Ritenni che
durante il nostro scambio di pareri sul soffitto, Ryuzaki dovesse aver
finalmente terminato di ripulire il piatto. Così abbassai la
testa, anche
perché di quel passo mi sarebbe venuto il torcicollo. Mi accorsi che la poltrona
di fronte era
vuota. Dov’era finito Ryuzaki? Mi voltai verso destra ed ebbi
la risposta al
mio quesito. Ryuzaki era a un paio di centimetri dal mio viso. Restai
impietrita. Percepivo il suo calore. Percepivo il suo respiro. Sarebbe
stato
facilissimo rubargli un bacio. Ma non potevo. Non era giusto. Anche se
lo
desideravo da morire.
“
Ryu-Ryuzaki per.. Per
favore..” Sussurrai raccogliendo tutte le mie forze.
“
Ti infastidisce?
Cercavo di capire a cosa stessi pensando. Perché era chiaro
che non guardassi
realmente il
soffitto.” Osservò
inclinando leggermente la testa di lato.
Cercai
di mettermi a
distanza di sicurezza. Ma più io arretravo, più
lui avanzava, sempre
appollaiato, a piccoli balzi. Presto mi ritrovai sul bordo del divano.
Come si
suol dire con le spalle al muro e lui ancora, era vicinissimo. Stava
mettendo a
dura prova tutto il mio autocontrollo. Non mi restava che cercare di
spiegargli
la situazione. Anche se era tremendamente imbarazzante.
“ Ryuzaki
ascolta..” Esordii titubante,
evitando accuratamente di guardarlo in faccia. Lui non rispose ma ero
conscia
che mi stesse fissando, in attesa.
“
Ti piace molto la
torta panna e fragole, giusto?” Gli chiesi sperando non mi
prendesse per pazza.
Non più di prima almeno.
“
Certo.” Confermò.
“
Bene.” Dissi
prendendo un grosso respiro per continuare il mio discorso.
“
Immagina di trovarti
davanti a un’ invitante torta panna e fragole. Di poterla
osservare, di
sentirne il profumo ma di non poter mangiarla.” Proseguii
sentendomi sempre più
idiota.
“
Deduco di essere la
torta panna e fragole.” Osservò Ryuzaki
tranquillamente.
“
La probabilità è del
100% .” Confermai sorridendo e arrossendo insieme.
“
Mi piace come
analogia.” Disse
lui ricambiando il
sorriso.
“Deve
essere una vera
sofferenza però.”
“
Diciamo che lo è, ma
solo in parte.” Confermai.
“
Invece dall’altra
parte?” Mi inquisì.
“
Dall’altra parte c’è
piacere della tua compagnia.” Ammisi. Tanto era impossibile
nascondergli
qualcosa.
“
Il piacere è
reciproco.” Affermò con lo sguardo perso nel
vuoto. Grazie al cielo. I suoi
occhi erano un autentico tormento per me.
Dopo
aver pronunciato
quelle parole si alzò in piedi e tornò ad
accucciarsi sulla poltrona. Sempre
con lo sguardo fisso nel nulla.
“
Sai Audrey, mi
incuriosisci ed è la prima volta che mi capita una cosa del
genere.” Mormorò.
Sembrava essersi rivolto più a sé stesso che a me.
“
Beh.. Ti assicuro che
mi incuriosisci molto di più tu.” Non potei
trattenermi dall’esclamare.
“
Vorresti farmi delle
domande?” Si informò Ryuzaki.
“
Mi risponderesti?”
Controbattei io.
Ryuzaki
sorrise. “
Dipende .”
“
Tentare non nuoce.”
Decretai sorridendo a mia volta. Forse sarei riuscita a dipanare almeno
in
parte il bandolo della matassa. Mi immaginai Ryuzaki avvolto in un
gomitolo.
Ovviamente mi sfuggì una risatina, senza apparente ragione,
anche in quel caso.
“
Hai pensato di nuovo
a qualcosa di divertente?” Constatò Ryuzaki.
“
Ehm.. Si.” Bofonchiai.
Che vergogna. “ Sei senza speranze.” La vocina era
tornata alla carica.
Prima
di sprecare la
mia occasione di scoprire qualcosa in più sul suo conto, a
causa della mia
assoluta incapacità di trattenere i miei deliri mentali,
decisi di partire alla
carica.
“ Ryuzaki, tu non sei di New
York vero?”
Domandai.
“No.”
Mi rispose.
“
E sei qui.. In
vacanza?” Continuai.
“
Diciamo di si.” Mi
concesse.
“
Quindi lavori?” Mi
informai.
“Si.”
Affermò.
“
E.. Posso chiederti
di cosa ti occupi?” Mi sentivo una dannata impicciona.
“
Puoi chiedermi quello
che vuoi Audrey,ma probabilmente risponderò solo al 5% delle
tue domande e
questa non rientra in quella percentuale.” Mi fece presente.
“
In questo caso ho
quasi esaurito le risposte a mia disposizione.”Calcolai
approssimativamente.
“
Esatto.” Disse
Ryuzaki prendendo una caramella dal vassoio. La scartò e la
osservò un attimo
tenendola come al solito tra il pollice e l’indice, prima di
mangiarla.
Decisi
di seguire il
suo esempio e prendere una caramella anch’io. Avevo bisogno
di zuccheri per
esporgli il dubbio che aveva iniziato a frullarmi in testa
dall’inizio della
nostra conversazione.
“
Ryuzaki non è il tuo
vero nome, giusto?” Mormorai.
“
No.” Mi confermò
prendendo un’altra caramella. Dopo averla finita,
riportò l’attenzione dal
vassoio dei dolci su di me. Riprese a squadrarmi con attenzione, come
se
volesse leggermi nel pensiero.
“
Audrey devo chiederti
di non parlare a nessuno di questo incontro, altrimenti..”
“
Altrimenti non
potremmo vederci più.” Terminai la frase per lui.
“
Proprio così.”
Dichiarò perforandomi con i suoi occhi neri.
Ero
certa si aspettasse
qualche sorta di protesta. Chiunque con un minimo di sale in zucca lo
avrebbe
fatto. Poi sarebbe girato sui tacchi per tornarsene a casa. Fuggendo a
gambe
levate da quell’ambigua situazione che ricordava un film di
spionaggio. Invece
di buttarcisi a capofitto. Ma per quel che mi riguardava, ero a un
punto di non
ritorno.
“
D’accordo. Giuro che
non ne parlerò con nessuno.” Dissi pacatamente.
“
Ne sei sicura?”
Replicò Ryuzaki, protendendosi leggermente in avanti.
“
Si. Al 100% anche in
questo caso.” Ribattei con un sorrisetto.
“
E poi andrei contro i
miei interessi.” Gli feci notare.
“
Deduco che vuoi rivedermi.”
Asserì lui.
“
Deduzione esatta.”
Esclamai.
“
Ryuzaki.. Ci sono
ancora un paio di cose che vorrei chiederti..” Aggiunsi
titubante.
Ryuzaki
rimase a
osservarmi,aspettando che parlassi.
“
Quanto tempo pensi di
rimanere a New York?” Quella era la domanda che mi stava
più a cuore. Volevo
sapere quanto avevo a disposizione per vederlo, parlargli. Tutto il
resto aveva
un’importanza relativa.
“
Non lo so.” Mi
rispose. “ Non dipende da me.” Continuò
appoggiando il pollice sulle labbra.
Ottimo sistema per depistarmi.
“
Capisco.” Sospirai.
“
Avevi anche un'altra
domanda.” Mi ravvisò lui.
“
Ah si..” farfugliai.
Ero così destabilizzata dalla consapevolezza che sarebbe
potuto andare via in
qualunque momento, che me n’ero totalmente scordata.
“
Ryuzaki, visto che
alla luce dei fatti dubito mi darai il tuo numero di cellulare o la tua
casella
e-mail, come potremo..” Mi interruppi alla ricerca di un
termine non troppo
compromettente. “ Emh contattarci?” Suonava molto
formale ma non mi era venuto
in mente nulla di più appropriato.
“
Ti chiamerò io. Poi
mi procurerò un telefono apposito di cui potrò
fornirti il numero.” Disse
pratico.
“
Grazie,è tutto
direi.” Conclusi a malincuore.
“
Questo è tutto quello
che volevi sapere?” Mi domandò Ryuzaki.
“
No, niente affatto.
Ma mi basta.” Esclamai con sincerità.
“
Sei una persona
strana, oltre che buffa.” Mormorò Ryuzaki come se
mi stesse analizzando.
“
E’ quello che mi
ripeto continuamente da tre giorni a questa parte.” Borbottai.
“
Non volevo
offenderti.” Commentò lui.
“
Non mi sono offesa, è
la pura verità. E’ che detesto non avere tutto
sotto controllo.” Decretai.
“
Anch’io.” Mi rivelò.
Ci
ritrovammo di nuovo
a studiarci reciprocamente. Ebbi ancora quella sensazione, come se in
realtà,
nel profondo, fossimo più simili di quanto potessimo
apparire. E di nuovo i suoi
occhi ebbero il potere di vincolare i miei. Irrimediabilmente.
“
Audrey il tuo caffè
ormai è freddo. Ne vuoi dell’altro?” Mi
propose, distogliendo finalmente lo
sguardo.
“
Già. Me n’ero
scordata. Grazie, volentieri.” Accettai. Era decisamente
opportuno che mi
distraessi focalizzando la mia attenzione sulla tazzina.
Ryuzaki
versò del caffè
dal thermos sia per lui che per me. Dopodiché aggiunse al
mio tre zollette di
zucchero e me lo porse. Badai molto attentamente a non sfiorarlo, anche
se ad
essere sincera avrei voluto fare esattamente l’opposto. Ma di
certo turbarlo
era l’ultima delle mie intenzioni. Iniziai a sorseggiare la
bevanda calda e
scura. Adoravo il caffè. Con la coda dell’occhio
sbirciai Ryuzaki. Stava
aggiungendo alla sua tazzina, cinque, sei, sette, otto, nove zollette
di
zucchero. Sorrisi. Avevo scoperto un’altra delle sue bizzarre
consuetudini.
Qualcosa mi suggeriva, dal suo modo di fare e di esprimersi che nessuna
delle
sue azioni fosse fine a sé stessa.
“
Gradisci dell’altra
torta?” Chiese improvvisamente facendomi sussultare.
“ Molto
volentieri.” Risposi entusiasta.
“
Quale vuoi?” Si
informò occhieggiando il vassoio.
“
Quella al cioccolato,
grazie.”
Appena ottenuta la mia
fetta mi misi a
mangiarla di gusto. Dopo qualche istante mi sentii osservata. Ryuzaki
masticava
lentamente un boccone e mi scrutava attentamente. Appoggiai la
forchetta sul
piatto e smisi di mangiare. Era impossibile in quelle condizioni.
“
Non volevo
interromperti.” Esordì Ryuzaki.
“
Ma?” replicai io, che
sentivo un “ma” implicito nella frase.
“
Ma è curioso. Sei una
ragazza e stai mangiando la seconda fetta di dolce senza lamentarti per
via
della linea.” Mi spiegò. Sembrava davvero
incuriosito. Quasi affascinato.
“
I dolci mi piacciono
troppo. Molto più della linea.” Dichiarai.
“
E poi mi piace
camminare, per cui non ho problemi a riguardo.” Aggiunsi.
“
Ti piace camminare..
E che cos’altro ti piace?” Mi interrogò
riassumendo la sua espressione
imperscrutabile.
Non
era una domanda
facile a cui rispondere così sul momento. Tentai di
spremermi le meningi per
fornirgli una panoramica abbastanza esauriente. “ Beh mi
piace leggere. Molto.
Amo visitare le
gallerie d’arte,
poltrire sotto le coperte quando c’è brutto
tempo,passeggiare per Central Park
quando invece il tempo è bello, giocare a scacchi, i parchi
di divertimento..”
Al momento non mi veniva in mente altro.
“
Interessante.
Piacciono anche a me queste cose. Eccetto che poltrire sotto le
coperte.”
Commentò Ryuzaki mordicchiandosi il pollice. Guardai subito
altrove. E mi venne
un’idea. Mi sentivo sfacciata ad esporla ma non avevo nulla
da perdere.
“
Beh potremmo..
Potremmo fare insieme ognuna di queste cose.. Finché non
ripartirai.” Proposi
esitante.
“
Si.” Acconsentì lui continuando
imperterrito a mordicchiarsi il dito. Chissà a cosa diavolo
pensava.
“
Possiamo cominciare
dagli scacchi.” Mormorò.
E
senza aggiungere
altro si alzò e sparì dietro a una delle due
porte chiuse, che, separavano dal
soggiorno le altre camere della suite. Ne riemerse poco dopo, con
“Alfred” al
seguito. L’attempato maggiordomo o chiunque egli
fosse,trasportava una
scacchiera. Mentre Ryuzaki si appollaiava di nuovo sulla sua poltrona,
“Alfred”
sistemò la scacchiera sul tavolo, scostando leggermente il
vassoio. Di tutte le
stranezze di Ryuzaki, il maggiordomo rimaneva una delle più
inesplicabili. Dopo
aver depositato l’oggetto, ritirò i piatti vuoti e
se ne andò. Restai ad
osservarlo fino a che la sua sagoma non scomparve di nuovo dietro la
porta.
“
Sei pronta?” Mi
domandò Ryuzaki richiamando la mia attenzione. Non so come,
aveva già disposto
i pezzi.
Annuii.
E iniziammo a
giocare. Già dopo i primi minuti di partita, ero
semplicemente allibita. Non so
come, prevedeva ogni mia mossa. Dopo solo un quarto d’ora mi
aveva stracciata.
“
Mi concederesti un
altro tentativo?” Dissi
sommessamente.
Parlare di rivincita mi sembrava pretenzioso.
“
D’accordo.” Mi
rispose lanciandomi una breve occhiata.
Ricominciammo.
Cercai
di concentrarmi maggiormente. Eppure non c’era verso, ancora
una volta, anticipò
ogni mia azione. E persi di nuovo.
Volli
provare ancora e
ancora. Non so quanto tempo trascorremmo giocando in silenzio.
Parecchio. Il
mio non era desiderio di vincere. Volevo testare le sue
capacità. Rendermi
conto di fino a che punto fosse in grado di contrastare tutte le mie
strategie.
E pareva proprio che non vi fosse un limite in tal senso. Fino a quel
pomeriggio mi ero considerata una buona giocatrice di scacchi.
Un’altra
convinzione, che, dopo aver incontrato Ryuzaki, vacillava.
“
Adesso basta. Sei
stanca, è inutile continuare.” Decretò
a un certo punto.
Mi
arresi. Tanto non
avrei mai capito che tecnica adottava. Quello che era ormai eclatante,
era che
Ryuzaki possedesse un’ intelligenza di gran lunga superiore
alla norma.
Sospirai e mi stiracchiai.
“
Non ami perdere.”
Osservò Ryuzaki.
“
No, non è questo.
Cercavo solo di intuire come facessi ad anticipare tutte le mie
mosse.” Lo
contraddissi.
“
La posizione in cui
sto seduto incrementa le mie capacità di ragionamento del
40%.” Mi rese
partecipe.
“
Ah.” Fui solo in
grado di commentare. Cos’altro avrei potuto dire? Magari
avrei potuto proporre
un’ulteriore partita per testare se sedermi nella sua stessa
maniera, mi
inducesse dei miglioramenti. Ma ero esausta. Ormai erano passate ore.
Ore.
Quella parola fece suonare un campanello d’allarme nella mia
testa. Guardai
l’orologio e sobbalzai. Erano le 19:00. Avevo appuntamento al
Julian’s con
Connor e altri amici alle 19:30. Dall’altra parte della
città.
“
Connor mi ucciderà.”
Mi lagnai tra me e me.
“Connor?”
domandò
Ryuzaki.
“
Connor è un amico.
Solo un amico. Credo sia gay.” Blaterai. Perché
parlavo sempre a sproposito?
“
Audrey tra tutte le
persone con cui ho avuto modo di parlare, sei quella che è
più incapace di mentire.”
Dichiarò Ryuzaki sorridendo.
“
Ma davvero è solo un
amico.” Protestai.
Ryuzaki
prese a
fissarmi con il suo sistema radiografico.
“
Beh non è gay.”
Bofonchiai.
“
Però è un amico e
basta. Un amico che detesta i ritardatari.” Aggiunsi.
“
Dove devi andare?” si
informò Ryuzaki, liberandomi dal suo sguardo inquisitore.
“
Al Julian’s, esattamente
dall’altra parte di dove ci troviamo adesso. E devo essere
là tra mezzora.”
Mugugnai. Già immaginavo Connor indicare
l’orologio con veemenza al mio arrivo.
“
Non preoccuparti. Ti
accompagnerà Alfred.” Disse Ryuzaki con non
curanza.
Mi
resi conto che anche
il vero nome del factotum, sarebbe rimasto un mistero.
“
Grazie, davvero.”
Esclamai.
“
Ricordati il numero.
O non potrò rintracciarti.” Mi fece presente.
Certo.
Che razza di
idiota, il numero. Fortunatamente tenevo carta e penna nella borsetta.
Scribacchiai nome, cognome e numero di cellulare su un foglietto e lo
passai a
Ryuzaki, badando sempre a non toccarlo. Lui infine scese dalla
poltrona, superò
il tavolo e si piazzò davanti a me. Poi si chinò
in avanti,con il viso
all’altezza del mio. Gli occhi neri fissi nei miei. Se quello
era un test di
resistenza non so se sarei stata in grado di superarlo. Trattenni il
respiro.
“
A presto Audrey.”
Mormorò.
Riuscii
solo a fargli
un cenno di saluto con la mano. Il mio corpo e la mia mente erano
troppo
impegnati nel tentativo di resistere al desiderio bruciante di
baciarlo. Si
allontanò appena in tempo. Al suo posto comparve
“Alfred” che di certo non mi
suscitava quelle emozioni. Risi istericamente. Anche lui, come Ryuzaki
parve
non dare troppo peso ai miei insoliti attacchi di ilarità.
Arrivai
davanti al
Julian’s appena in tempo. Tutto per merito di
“Alfred” che per avere l’età
che
supponevo avesse, era un autista piuttosto spericolato. Raggiunsi i
miei amici
che si trovavano davanti all’ingresso del locale. Non avevano
un aria troppo
felice. Connor in particolar modo.
“
Ciao a tutti!”
Trillai allegramente. Mi guardarono male.
“
Beh? Che c’è? Non
sono mica in ritardo.” Affermai spazientita.
“
No, non sei in
ritardo.” Sibilò Connor.
“
E allora?” Dissi io
con aria strafottente. Sapevo che Connor non la sopportava.
“
E allora mia cara
Audrey, qualcuno doveva prenotare oggi pomeriggio dato che qui trovare
posto è
arduo. E sempre quel qualcuno questa mattina a lezione, mi ha risposto
“Mm”
quando ho domandato se poteva prenotare. Io l’ho preso come
un assenso, ma
evidentemente mi sono sbagliato visto che nel locale ci hanno
gentilmente
informati che non esiste alcuna prenotazione a nome Audrey Miller. E
ora
ovviamente sono al completo.”
Persi
immediatamente la
mia aria di sfida.
“Oh.”
Sussurrai
desolata.
“Oh.”
Mi rifece il
verso Connor. Purtroppo non ero nelle condizioni di risentirmi.
“
Beh.. Andiamo a casa
mia, cucino io.” Buttai lì.
“
E scusatemi”mormorai.
La
proposta parve
rianimare la compagnia. Tranne la sottoscritta. Dopo quella giornata,
non so
cosa avrei dato per farmi una doccia e andare a dormire.
“Fai
le lasagne?” Si
informò Connor
Borbottai
qualcosa di
incomprensibile.
Ringraziamenti
e sproloqui dell’autrice ^.^
Finalmente
sono
riuscita a finire il capitolo, mi dispiace avervi fatto penare un
po’ per il
nuovo aggiornamento stavolta, ma i dialoghi mi risultano abbastanza
ostici.
Come al solito ringrazio tutti i lettori, chi legge e recensisce e chi
legge e
basta ^^. Ho notato che si sono aggiunte delle nuove lettrici, e la
cosa mi ha
fatto molto piacere, come mi fa sempre piacere vedere i commenti delle
prime.
Grazie a tutte ragazze!
Hope87:
bellissima
recensione *__* sono felicissima di essere riuscita a farti
ridere! Anch’io immaginavo L sghignazzare dentro di
sé per l’inconsapevole
riferimento a Miss Marple! Per Watari invece, mi serviva un nome
alternativo,
dato che non poteva certo presentarsi con quello, così ne ho
approfittato per
far fare ad Audrey un’altra figuraccia XD. Sul particolare
del contatto fisico,
ci ritornerò senz’altro in seguito, anche
perché devo trovare modo di aggirarlo,
o la povera Audrey non so che fine farà! Poi ci scambieremo
le impressioni ^^
Winry90
: grazie
Winry, sono contenta che questa storia ti piaccia e che
continuerai a seguirla! ^__^
Umpa_Lumpa:
Ah
ah ah,è capitato moltissime volte anche a me che la sveglia
non
suonasse.. Vivo in perenne ritardo XD! Ho trovato il tuo consiglio
dell’altra
volta utilissimo, anche perché il testo così
risulta molto più ordinato. Quindi
grazie ancora. E grazie della recensione, sono lieta che tu abbia
gradito il
capitolo! La povera Audrey come fa a non saltargli addosso? Non si sa,
come
avrai notato ormai è agli sgoccioli XD. Quanto a cosa pensi
L.. Non lo sa
nemmeno l’autrice XD (ma lo scoprirà promesso).
Infine, avrei voluto dare più
spazio a Connor in questo capitolo ma rimedierò nel prossimo
te l’assicuro!
L
chan: grazie,
mille grazie degli splendidi complimenti che mi hai fatto!!!
Vorresti avere un briciolo del mio talento? Ma se scrivi benissimo!!!
Inoltre
per merito della tua opera, ho anche scoperto cosa fa L nel tempo
libero, cosa
che si è rivelata davvero utilissima per questa storia! Non
finirò davvero mai
di ringraziarti!
Elluccia:
grazie
anche a te, la tua recensione è dolcissima, mi commuovo
così
*__*!!! Sono felice che anche tu trovi L azzeccato! Baciotti.
SPLITkosher:
grazie
mille cara!!! :)
Liar:
tantissime
grazie anche a te!! Ti giuro che mentre scrivo mi viene una fame con
tutti quei
dolci..XD
AngelVirtues:
Oddio
grazie, mi fai arrossire!Hai scritto delle cose meravigliose.. E
poi il fatto che tu rilegga più volte il capitolo, mi onora
moltissimo, grazie,
grazie, grazie! Io purtroppo di Death Note ho visto solo
l’anime, per cui mi
baso esclusivamente su quello. Avrei voluto leggere il manga ma dopo
l’episodio
25 dell’anime ho cambiato idea -.- . Però appena
esce comprerò l’ How to read,
così potrò approfondire L ulteriormente. Sono
contenta comunque che la mia
versione di L ti piaccia! Però se vado troppo O.O.C.
dimmelo, che non voglio! (
Incubo dell’autrice)
Direi
che anche per
questa volta è tutto, spero che il capitolo vi sia piaciuto!
Alla prossima
settimana con il nuovo aggiornamento..^__^
Bacioni
a tutte!!
Alice
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Capitolo 6 *** Imprevisto ***
6.
Imprevisto
Per
l’intera durata
della cena restai assorta nei miei pensieri. O sarebbe
più corretto, dire che pensai ad una sola
cosa per tutto il tempo. Ryuzaki. Mi arrovellai letteralmente il
cervello,
sviluppai teorie e congetture, senza venire a capo di nulla. Chi era
Ryuzaki?
Chi era la persona di cui mi stavo inesorabilmente innamorando?
L’unico che
poteva fornirmi delle risposte non me le avrebbe date.
I
miei amici non
parvero prestare attenzione alla mia scarsa loquacità e
all’alternarsi tra
un’espressione corrucciata e un sorriso ebete sul mio viso, a
seconda di ciò
che mi passava per la mente. Solo Connor, di tanto in tanto, mi
lanciava
qualche occhiata in tralice.
Terminato
il pasto,
guardammo un film al quale non prestai minimamente attenzione. Finito
quello,
finalmente, i miei ospiti si congedarono. Eccetto Connor, che si
fermò con il
pretesto di aiutarmi a rassettare. Attività per la quale
aveva uno speciale
talento nel dileguarsi. Sentii puzza di bruciato.
In
silenzio,
incominciammo a mettere in ordine. Troppo in silenzio per i nostri
standard. Non
presagii nulla di buono. Mentre mi apprestavo a caricare la
lavastoviglie, mi
accorsi della presenza di Connor sulla soglia della porta. Mi scrutava
molto
attentamente. Mi venne subito in mente Ryuzaki. “ Non pensavo
potessi diventare
ancora più patetica.” Commentò la mia
vocina interiore. Ma in quel momento,
qualcosa mi suggeriva che avevo altro di cui preoccuparmi. E,
immediatamente,
ne ebbi la conferma.
“
Audrey, dove sei
stata oggi pomeriggio?” mi domandò Connor a voce
bassa.
“
A casa.” Risposi
troppo precipitosamente. Ryuzaki aveva ragione, come bugiarda facevo
pietà.
“
Non è vero. Sei
vestita come stamattina. Se davvero, come sostieni, fossi stata a casa,
ti
saresti fatta la doccia, spalmata di creme e cremine e cambiata per
andare a
cena fuori.” Mi smentì in tono d’accusa.
“
Non ne avevo voglia.”
Ribattei ostinata.
“
Inoltre non ti
saresti mai dimenticata di prenotare.” Insistette. Che razza
di noioso.
“
Quando vai a casa
Connor?” Sbottai. Era il bello di essere amici da tanti anni.
All’occorrenza,
non ci risparmiavamo la scortesia.
“
Che villana. E io che
mi sono fermato per aiutarti a rimettere a posto.”
Mormorò simulando
dispiacere. Cercai di non farmi intenerire dal luccichio dei suoi
occhioni
azzurri. Lo conoscevo fin troppo bene per non smascherare le sue
tattiche.
“
Non sei rimasto per
aiutarmi, ma per impicciarti.” Obiettai seccamente.
“
Quindi ammetti di non
essere rimasta qui oggi pomeriggio?” Rincarò.
“
Da quando ti sei
tesserato all’Inquisizione?” Mi informai.
“
Da quando tu ti sei
trasferita in una dimensione parallela, dalla quale dai malapena
credito al
pianeta Terra e quando ti degni di farlo, racconti ridicole balle per
rispondere a domande del tutto innocenti.” Fu
l’accorata risposta.
Sospirai.
“ E va bene
Connor, non ero a casa oggi. Sono uscita. Questo basta a placarti o
devo
renderti conto di ogni singolo istante della mia esistenza? ”
Borbottai
spazientita.
“
No, non mi basta.
Sono il tuo migliore amico, non mi sembra un quesito così
intimo e inopportuno.”
Protestò.
Già,
il mio migliore
amico.
Connor ed io
ci conoscevamo da nove anni ma eravamo amici da sei. Questo
perché nei nostri
primi due anni di conoscenza ci ignoravamo reciprocamente,mentre
durante il terzo
ci odiavamo a morte.
Frequentavamo
lo stesso liceo, io scrivevo per il
giornale della scuola, lui era il capitano della squadra di football.
Ma non
era certo questo il motivo della nostra reciproca antipatia. La nostra
faida
ebbe inizio quando lui ferì i sentimenti di una mia amica,
schernendola davanti
a tutta la classe a causa di un biglietto in cui lei gli dichiarava il
suo
amore. Lo trovai assolutamente abietto, ripugnante, detestabile. Doveva
pagarla. L’occasione si presentò presto. La
squadra di football del nostro
liceo perse una partita molto importante per la qualificazione finale.
Ne
approfittai per scrivere un articolo al vetriolo, sottolineando
l’inettitudine
del capitano. Fu il turno di Connor ad essere umiliato. La cosa non gli
piacque. Si scatenò una lotta senza precedenti. Fu un anno
di disprese,
boicottaggi e malignità di ogni sorta. Si crearono vere e
proprie fazioni che
patteggiavano o per me o per lui. Io avevo tutte le cheerleader contro,
non che
la cosa mi urtasse granché. Anzi era un piacere lanciare
frecciatine continue
sulla loro estrema stupidità. E su quella del loro pupillo.
La faccenda
raggiunse il culmine quando sparì la mia chiave usb ( che
all’epoca costava un mucchio
di soldi) dall’armadietto e la ritrovai praticamente tritata
sul fondo dello
zaino. Conteneva oltre un mese di lavoro per il giornale. Non solo mio
ma di
molte altre persone. Montai su tutte le furie. E incapace di calmarmi e
meditare vendetta a mente fredda, mi precipitai dove si svolgevano gli
allenamenti di Connor e gli piazzai un pugno in pieno viso, facendogli
sanguinare copiosamente il naso. Betsy, una delle cheerleader e sua
fiamma dell’epoca,
mi volò immediatamente addosso. Un paio di amiche vennero in
mio soccorso. Poi un
paio di amiche di Betsy. Si scatenò una rissa in piena
regola.
Quando
tutte acciaccate fummo condotte in
presidenza in attesa di ramanzina e punizione, apparve anche Connor,
che con
mio sommo stupore, rivelò al preside il furto e la
distruzione della mia
chiavetta usb, motivando la mia reazione. A mia volta ammisi che quel
gesto era
stato scatenato da un altro mio dispetto nei suoi confronti.
Ripercorremmo
l’intero anno, fino ad arrivare all’origine di
tutto quel pandemonio e ci
ritrovammo a ridere. Anche se il preside ci affibbiò due
settimane di
sospensione con obbligo di frequenza e, con la mansione di coadiuvare
il
personale addetto, a ripulire i rifiuti.
In quelle
due settimane scoprii che Connor non era poi lo stupido, arrogante
quarterback
dalla mente decerebrata che credevo. E lui si rese conto che io non ero
un
saccente e irritante topo da biblioteca, incapace di divertirsi.
Insomma,
diventammo amici. Lui si scusò anche con la ragazza che
aveva maltrattato
suscitando le mie ire. Inoltre scoprimmo di avere una passione e un
sogno in
comune. Progettare il grattacielo più alto del mondo. Erano
sogni di due
sedicenni, ma ci unirono e ci indirizzarono in seguito, a scegliere la
stessa
facoltà universitaria. E all’ultimo anno di liceo,
vedendoci insieme al ballo
di fine anno, volteggiare in mezzo alla pista, Connor in smoking e io
in un
lungo abito di raso blu scuro, con al polso l’orchidea che
lui mi aveva
regalato per l’occasione, nessuno si ricordava che due anni
prima non potevamo nemmeno
sopportarci. Molti anzi, erano certi che stessimo insieme. Chi ci
conosceva
meglio però, sapeva che la nostra sarebbe risultata
un’unione inattuabile. Ci
volevamo un gran bene, ma riuscivamo ad esasperarci a vicenda. Sovente
degeneravamo in liti violente. Connor stesso ammetteva, che se non
fossi stata
una ragazza mi avrebbe presa a pugni in più di
un’occasione. Cosa che io
peraltro avevo già provveduto a fare.
Ebbi
un moto di
tenerezza ripensando a come era nata l’amicizia con Connor.
Avrei voluto raccontargli
tutto, ma non era possibile. Non volevo certo correre il rischio di non
rivedere più Ryuzaki per non aver saputo tenere a freno la
lingua. Anche se mi
dispiaceva escludere una persona così importante per me, da
un evento che si
stava rivelando inspiegabilmente così importante per la mia
vita.
“
Mi dispiace Connor.
Non posso dirti niente.” Dissi addolcendo il tono di voce.
“
Posso solo sapere, se
si tratta del ragazzo di cui mi hai parlato?” Mi chiese
implorante.
“Si.”
Gli concessi.
“Come
avete fatto a
rincontrarvi?” Esclamò meravigliato.
“
La probabilità era
solo del 2%.” Dichiarai.
“
Cosa?” Domandò,
stranito.
“
Lascia perdere.”
Ridacchiai.
“
Ma perché non puoi
parlarmene?” Incalzò.
“Perché
no.” Dissi
perentoria.
“
Che risposta
illuminante.” Commentò sarcastico.
“
Connor, cosa non ti è
chiaro dell’affermazione “Non posso dirti
niente” Di poco fa?” Replicai
stizzita.
Connor
sgranò gli occhi
e si appoggiò teatralmente allo stipite della porta, con un
sospiro.
“
Non dirmelo Audrey.”
“
Che cosa?” Domandai
incerta se essere divertita o esasperata.
“
E’ una persona
sposata. Dovete nascondervi per questo..Oh Audrey, lascialo, ti
farà solo
soffrire!” Declamò melodrammatico.
Trattenni
a stento una
risata, non mi immaginavo Ryuzaki sposato. Anche se per quanto ne
sapevo,
poteva anche esserlo. Scacciai subito quel pensiero.
“
Connor,devi smetterla
di guardare tutte quelle orride telenovele. Non è
sposato.” Lo rassicurai.
“
Per fortuna! Ma
allora perché tutto questo mistero? E’ una
spia?” Mi inquisì nuovamente.
Non
era male come
ipotesi. Era affascinante. E senza ombra di dubbio, la preferivo a
quella del
matrimonio. Connor mi aveva suggerito ottimi spunti di riflessione per
quella
notte.
“
Adesso basta Connor.
Tanto non ne so niente neanche io, è inutile che mi
assilli.” Tagliai corto.
“
Come non ne sai
niente? Audrey sei matta? Potrebbe essere un pazzo psicopatico, farti a
fettine
e venderle in un banchetto degli hot-dog.” Mi fece notare
allarmato.
Connor
sapeva essere
molto pittoresco.
“
Lo so.” Dissi
semplicemente.
“
E non ti interessa?” Era
sbigottito.
“No.”
Mormorai. Ed era
vero, non mi importava. Perché mi fidavo di Ryuzaki, anche
se non me lo
spiegavo razionalmente.
“
Sono certa che non
sia nulla del genere.” Affermai per rincuorare Connor, che
aveva gli occhi
sbarrati.
“
Ti stai innamorando
Audrey.” Constatò.
“
Credo di si.”
Sussurrai. In realtà ne ero certa.
“
Qualcuno è riuscito a
fare breccia nel tuo gelido cuore.” Mi canzonò
Connor.
“
Non ho un cuore
gelido!” Mi lagnai. Ma sorridevo.
“
E’ un uomo fortunato.
Spero che lo sappia.” Si percepiva un’ inflessione
minacciosa nelle parole di
Connor.
Feci
spallucce.
“
Ti va una tisana?”
Domandai in un pietoso tentativo di cambiare argomento.
“
Volentieri. Ma non
attacca. So che è un pretesto e non vuoi più
parlarne. Ti lascio in pace. Spero
solo che tu sappia quello che fai.” Mi rispose.
Annuii.
Anche se non
ero certa di un benemerito nulla. Fortunatamente Connor, non era in
gamba come
Ryuzaki a percepire le menzogne. Ci accomodammo in cucina e sorseggiamo
la
nostra tisana, chiacchierando amabilmente della sessione
d’esami in arrivo e
dei progetti per le vacanze di Natale.
Quando
anche Connor,
dopo avermi fatto altre mille raccomandazioni, se ne fu andato, potei
farmi,
finalmente, la tanto agognata doccia. Mi scoppiava la testa. Era stata
davvero
una giornata massacrante. “ I tuoi sforzi per non saltare
addosso a Ryuzaki,
devono essere stati dispendiosi di energie.”
Insinuò la vocina. In effetti ero
incerta se attribuire l’emicrania a quello o alle numerose
partite a scacchi.
Ma probabilmente la vocina aveva ancora una volta, tristemente ragione.
Dopo la
doccia mi sentii meglio. Entrai nella mia camera, ed estrassi dal
comò una
camicia da notte pulita. Era bianca e rosa, con stampata sul davanti
una torta
panna e fragole. Sorrisi. A volte le coincidenze erano davvero
bizzarre. Mi
infilai sotto le coperte senza puntare la sveglia. Il giorno dopo era
sabato e
non c’era lezione. Avevo a disposizione tutto il tempo che
volevo per dormire.
Dormire o riflettere.
Alla
fine fu il sonno
ad avere la meglio. La mia mente, in tutta evidenza, necessitava di
riposo in
seguito agli avvenimenti della giornata. Purtroppo non fu una nottata
particolarmente ristoratrice. Perlomeno dal punto di vista onirico.
Feci sogni
confusi, quasi tutti su Ryuzaki.
Mi
svegliai alle dieci
passate, avevo ancora una leggera emicrania ma ero in ottima forma a
parte quel
dettaglio. Mi stiracchiai pigramente. Dalle persiane filtrava la luce
del sole.
Doveva essere un’altra bella giornata. Che fortuna pensai.
Chissà se Ryuzaki mi
avrebbe chiamata. Un terribile pensiero mi balenò in mente.
Non avevo più
riacceso il cellulare dopo averlo spento nella suite di Ryuzaki il
giorno
prima. Se lui avesse provato a cercarmi non mi avrebbe trovata.
Balzai
fuori dal letto
e corsi in soggiorno alla ricerca della borsetta. Purtroppo, complici
il
fattore dell’essere appena sveglia e il tappeto
al’ingresso della stanza, volai
lunga e tirata per terra. Mi rialzai massaggiandomi il ginocchio e
imprecando.
Poi, zoppicando leggermente, afferrai la borsa e tirai fuori il
cellulare. Lo
accesi. C’erano cinque messaggi di Connor: tre di tentativo
di chiamata, uno
dove mi ricordava di prenotare al Julian’s e
l’ultimo in cui mi insultava per
non aver prenotato. Notai che avevo anche un messaggio in segreteria.
Lo
ascoltai speranzosa. Era mia madre che mi pregava di richiamarla.
Sbuffai. Poi
mi diressi verso la cucina a fare colazione.
Il
sabato trascorreva
inesorabilmente lento. Avevo cercato di concentrami sui libri con
pessimi
risultati. Non riuscivo a focalizzare l’attenzione per un
lasso di tempo superiore
ai due minuti. Poiché immediatamente, Ryuzaki prendeva il
sopravvento. “ Certo
che sei monotona.” Mi fece presente la voce.
“
Nessuno ti obbliga a
parlarmi insieme.” Ringhiai.
Poi
mi resi conto che
stavo parlando a me stessa. Fortunatamente ero sola.
Ripresi
con le
congetture su Ryuzaki. Era una spia? Non me lo vedevo con
l’impermeabile e il
cappello a tesa larga, ma del resto le spie si vestivano
così esclusivamente
nei film. Forse era un super eroe. “ Certo e ora non ti
può chiamare perché è
con “Alfred” nella bat- caverna, ma fammi il
piacere.” Affermò la vocina,
beffarda. In effetti avevo un tantino esagerato. Magari era solo uno di
quei
personaggi molto abbienti, che danno di testa e si comportano in
maniera
assurda. Ma non credevo nemmeno a quella teoria. Dietro Ryuzaki si
celavano
molti misteri. A partire dal suo nome. Di questo ne ero certa.
A
distogliermi dalle
mie elucubrazioni, suonò il cellulare. Lo afferrai con uno
scatto repentino.
Sul display però, lampeggiava “Connor”.
“
Che c’è?” grugnii rispondendo.
“
Anche se non sono l’
uomo misterioso come tu speravi, merito un’accoglienza un
po’ più cordiale.”
Rispose risentito.
Mi
sentii un mostro di
cattiveria.
“
Hai ragione, scusami.
Tutto bene?” Cercai di rimediare.
“
Tutto bene, si.
Volevo chiederti se eri impegnata oggi.” Replicò,
recuperando un tono di voce
cordiale.
“
Mm.” Presi tempo.
“
Ho capito. Non hai
niente da fare, ma non vuoi prendere impegni
nell’eventualità che Mr X ti
inviti ad uscire.” Ipotizzò.
Dannato
Connor. Aveva
fatto centro.
“
Emh..” Bofonchiai.
“
Però ora Audrey la
smetti di rimuginare, smuovi le chiappe e ti prepari. Poi facciamo un
giro per
negozi e andiamo a cena. Nel caso in cui il tuo principe tenebroso si
facesse
vivo puoi anche piantarmi in asso. Però ora esci. Passo a
prenderti tra
mezzora.” Mi ordinò Connor attaccandomi il
telefono in faccia.”
Davvero
astuto, non mi
aveva dato la possibilità di controbattere. Rassegnata,
andai a vestirmi.
Connor
mi tenne
impegnata per tutto il pomeriggio e la serata. Andammo a fare shopping
nei miei
negozi preferiti, dove acquistai una sciarpa, degli orecchini e un
bellissimo
abitino color fragola. Mentre la commessa si consumava le corde vocali
in
complimenti volti e farmelo comprare e Connor si stupiva
perché non avevo mai
portato quella tinta, io sorridevo ebete immaginando di sfoggiarlo
davanti a
Ryuzaki. Per quanto qualcosa mi suggeriva, che se mi fossi presentata
da lui
avvolta in un sacco dell’immondizia l’effetto
sarebbe stato il medesimo. Dopo
il giro per negozi, andammo a mangiare in un ristorante giapponese che
adoravo.
Una scorpacciata di maki * al tonno mi riconciliò con il
mondo. Di tanto in
tanto, occhieggiavo il telefono ma appena Connor se ne accorgeva, si
metteva a
chiacchierare a raffica e a ordinare altri piatti. Terminammo la cena
con del
sakè *. Un po’ troppo sakè a dire il
vero. Infine, dopo che ci ebbero raggiunto
altri nostri amici, ci recammo a concludere la serata in un locale dove
suonavano dal vivo. Il cocktail bevuto in quella circostanza mi diede
il colpo
di grazia. Ero decisamente brilla.
“
Grassie Onnor..”
Biascicai mentre Connor, con un mio braccio intorno alle spalle, apriva
la
porta del mio appartamento.
“Shh!
E’ tardi,
disturbi i vicini.” Mi redarguì.
“
Pasiensa.”
Ridacchiai.
Connor
sospirò.
“
Coraggio, entriamo.”
Mi esortò.
Leggermente
barcollanti
entrammo in casa. Connor, trasportandomi praticamente di peso, mi
depositò sul
letto.
“
Sciei un vuero
amico!” Gorgogliai sorridendo al nulla.
“
Su questo non ci
piove. Buonanotte Audrey, dormi e domani fammi sapere come
stai.” Si congedò
Connor stampandomi un bacio sulla fronte.
“
Ao.” Lo salutai
annaspando con le mani, nel vuoto. Dopodiché mi addormentai
come un sasso.
Il giorno dopo mi
svegliò un suono insistente
e fastidioso. Il cellulare che squillava. Sentivo le tempie che
pulsavano. Non
avevo voglia di aprire gli occhi. Spenzolai un braccio fuori dal letto
e cercai
a tentoni la mia borsa, che Connor doveva aver abbandonato sul
pavimento prima
di andarsene. La trovai. La raccolsi e mi misi a frugare al suo
interno. Infine
ne estrassi il telefonino che non accennava a smettere di suonare.
“
Pronto?” Bofonchiai
con voce impastata. Se era Connor l’avrei ricoperto di
insulti, cosa gli
saltava in testa di chiamarmi sapendo in che condizioni mi aveva
lasciata?
“
Audrey?” Chiese una
voce. Una voce dal timbro leggermente basso. La voce di Ryuzaki.
Mi
tirai su a sedere
sul letto. Improvvisamente lucida.
“
Ryuzaki?” Domandai
affannata. Che idiota. Sembrava gli stessi rifacendo il verso.
“Si.”
Confermò.
Il
cuore prese a battermi
rapidissimo.
“Ryuzaki
come…”
“
Non possiamo stare
molto al telefono.” Mi interruppe.
Restai
in attesa.
“
Ti va di fare una
passeggiata?” Propose.
Non
me lo feci ripetere
due volte.
“
Si, certo! ” Accettai.
“
Troviamoci alla
stessa panchina dell’altra volta tra un’ora.
”
“
D’accordo. ” Mormorai.
Ma
aveva già
riattaccato. Stava diventando un’abitudine quella di
riattaccarmi il telefono
in faccia. “ Sei un vero cagnolino, lui chiama e tu corri, mi
meraviglio di
te.” Sibilò la vocina. Non aveva tutti i torti
purtroppo.
Con
sommo orrore, mi
accorsi che avevo circa mezzora per rendermi civile. Mi alzai e
zampettai verso
il bagno reggendomi la testa. Maledetto sakè. Mi guardai
allo specchio per
constatare i danni. Non mi ero certo struccata prima di crollare sul
letto e,
con tutto il mascara spalmato sugli occhi, sembravo un panda. Urgevano
doccia e
caffè. Effettuate quelle indispensabili operazioni, mi
vestii inaugurando l’abitino
nuovo, poi passai alla fase trucco, cercando con scarso successo di
camuffare
le occhiaie. Chissà perché su Ryuzaki le trovavo
carine mentre su di me tutto
il contrario? “ Troveresti carina qualunque cosa su Ryuzaki.
Non scendo nei
dettagli per questione di decenza.” Si intromise la vocina.
Anche in quel caso,
aveva ragione. Quando fui abbastanza soddisfatta del mio aspetto, o,
sarebbe
più corretto dire, quando ritenni di non assomigliare
più ad uno zombie, uscii
di casa alla ricerca di un taxi.
Arrivai
a destinazione, che Ryuzaki era già là. Se
ne stava seduto nella sua consueta posizione, sulla panchina. Era
intento a
leggere, reggendo le estremità del libro tra le punte delle
dita. Indossava
sempre la t-shirt bianca a maniche lunghe e i jeans. Mi chiesi se ne
avesse
tanti tutti uguali. Si accorse quasi immediatamente della mia presenza,
mentre
lo raggiungevo. Ritirò il libro in una tasca e mi
salutò con la mano. Risposi
al saluto e giunsi davanti a lui, mentre il mio stomaco faceva i salti
mortali.
E, beninteso, non per i postumi della sbornia.
“
Ciao Ryuzaki.”
Esordii, complimentandomi mentalmente per il mio approccio
così originale.
“
Ciao Audrey.” Rispose
lui iniziando a trapassarmi con lo sguardo.
La
gente, normalmente
si salutava con baci sulle guance o strette di mano. Noi con profonde
occhiate
che avevano il potere di ridurmi le ginocchia in gelatina.
Restai
a guardarlo come
un’allocca. Nel mentre lui si alzò dalla panchina,
rinfilò le scarpe e si
avvicinò a me. Troppo vicino per la mia capacità
di sopportazione.
“
Ti va di fare la
nostra passeggiata, a Central Park?” Buttai lì
nella speranza di porre fine a
quel tormento prima che fosse troppo tardi.
“
D’accordo.”
Acconsentì lui.
Così
ci incamminammo,
silenziosi come al solito, verso la nostra meta. Notai diverse
coppiette che si
tenevano per mano. Provai una feroce invidia. “ A te niente
eh?” Mi canzonò la
vocina. Digrignai i denti.
“
Tutto a posto
Audrey?” Mi interrogò Ryuzaki.
Doveva
essersi avveduto
della mia espressione truce.
“
Oh s-si tutto a
posto, grazie.” Balbettai, presa alla sprovvista.
“
Hai un’aria stanca.”
Osservò.
“
E’ che ieri sera ho
fatto tardi..” Spiegai con disinvoltura.
“
Con Connor?” Mi
interrogò.
“
Si, con Connor.”
Sottolineai.
In
cuor mio speravo
fosse almeno un pochino geloso. Probabilmente non lo era nemmeno un
po’.
Central
Park era
insolitamente spopolato, per essere un giorno festivo. Forse
l’aria frizzante
aveva iniziato a scoraggiare le persone dall’avventurarvisi.
Rabbrividii
leggermente nella giacca, domandandomi come facesse Ryuzaki a resistere
solo
con una maglia di cotone addosso. Poi, la mia attenzione fu attirata da
un
chiosco di vivande. Mi voltai verso Ryuzaki. Se n’era accorto
anche lui. Ci
sorridemmo e senza dire una parola, ci avviammo verso di esso.
Riprendemmo
la nostra
passeggiata con una
ciambella a testa e
un cappuccino per la sottoscritta. Ryuzaki con una mano teneva la
ciambella,
servendosi come al solito del pollice e dell’indice e, con
l’altra, sempre con
l’ausilio delle medesime dita, la sbocconcellava, portandosi
piccoli pezzetti
alla bocca. Mi ritrovai nuovamente a fissarlo in preda a pensieri non
molto
innocenti. “ Piantala di fissarlo come un
baccalà!” Mi intimò la voce,
tagliente. Mi riscossi subito. Sorseggiai un po’ di
cappuccino e stabilii che
intavolare una qualunque conversazione non avrebbe potuto che giovarmi.
“
Non sei mai stato
qui, Ryuzaki?” Lo interpellai.
“
No, mai.”
“
Oh allora devo
assolutamente portarti a vedere il lago!” Esclamai entusiasta.
“
Tu invece vieni
sovente in questo posto.” Affermò lui.
“
Si, mi piace molto
.E’ uno dei luoghi che amo di più in questa
città.” Confermai.
“
Perché?” mi domandò,
continuando a mangiucchiare la sua ciambella.
Ci
pensai qualche
istante.
“
Perché venire qui mi
aiuta a fare chiarezza nei miei pensieri.” Decretai alla fine.
“
Eppure non è il luogo
ideale dove passeggiare da soli. In certe ore può diventare
pericoloso.
Soprattutto per una bella ragazza.” Osservò,
leccandosi un dito sporco di
zucchero a velo.
Arrossii
fino alla
radice dei capelli. Sapevo che il suo non era un complimento
intenzionale, ma
soltanto una constatazione oggettiva. Tuttavia sentirmi dire che ero
bella, non
mi aveva mai fatto tanto piacere in tutta la mia vita.
Aspettai
di tornare di
un colorito normale, poi trillai allegramente:
“
Non preoccuparti,
sono anni che frequento questo posto e non è mai successo
niente!”
“
Datemi il
portafoglio! Subito!” Ci ordinò una voce
sconosciuta.
Il
fato congiurava
davvero contro di me.
“Le
ultime parole
famose..” Non potei trattenermi dal commentare. Si. Anche in
quella
circostanza.
Davanti
a noi, c’era un
uomo basso e tarchiato, dall’aspetto niente affatto
rassicurante, che ci
minacciava con un coltello.
“
Muovetevi!” Gridò.
Intorno
non c’era
nessuno a cui chiedere aiuto.
Mi stavo apprestando ad
estrarre il
portafoglio dalla borsetta cercando di mantenere il sangue freddo,
quando
Ryuzaki, si girò di tre quarti e, sbilanciandosi leggermente
all’indietro,
sferrò al malvivente, un poderoso calcio in pieno viso,
facendolo crollare a
terra, svenuto. Per la sorpresa, mi cadde il cappuccino.
“
Ryu-Ryuzaki..”
Balbettai.
Con
una mano mi fece segno
di attendere. Con l’altra invece, si infilò
l’ultimo boccone di ciambella in
bocca e lo ingoiò. Poi si accovacciò a terra, a
fianco dell’uomo privo di sensi
e prese a frugargli nelle tasche. Dopo qualche istante
sembrò aver trovato quello
che stava cercando. Si rialzò in piedi e si
allontanò di qualche metro. Fece
una breve telefonata. Poi tornò verso di me.
“
Stai bene?” Mi chiese
fissandomi.
“Io…”
Blaterai.
In
realtà non stavo
affatto bene. Mi girava la testa e sentivo che le gambe avrebbero
potuto
smettere di sorreggermi da un momento all’altro.
“
Non sto benissimo.”
Ammisi con un fil di voce.
“
Deve essere lo choc.”
Dichiarò Ryuzaki.
“
Non sono scioccata.”
Protestai debolmente.
“
Evidentemente il tuo
subconscio non è dello stesso parere.”
Obiettò Ryuzaki.
“
Ce la fai a
camminare?” Aggiunse.
Accennai
a muovere
qualche passo ma barcollai subito.
“
Aspetta.” Mi intimò
Ryuzaki.
Si
avvicinò a pochi
centimetri da me, poi mi voltò le spalle e si
ingobbì. Più del solito.
“
Dovresti aggrapparti a
me.” Mi fece notare.
Quella
era volta che
avrei tirato le cuoia. Già ero prossima allo svenimento e la
situazione certo non
aiutava. Inoltre temevo di infastidirlo. “ Approfittane,
rimbambita, chissà
quando ti ricapita.” Mi ordinò la vocina
interiore, imperiosa. Esitando
leggermente, gli cinsi il collo con le braccia, facendo attenzione a
non
sfiorarlo con le mani. Quando Ryuzaki sentì la mia stretta,
mi caricò sulla
schiena.
“Riesci
a reggermi?”
Sussurrai.
“
Sono piuttosto
forte.” Replicò.
“
L’avevo notato.”
Mormorai.
“
Audrey?” Mi richiamò.
“Si?”
Esclamai.
“Potresti
fornirmi un
elenco dei luoghi che reputi sicuri? Così li eviteremo
accuratamente.” Asserì
Ryuzaki. Anche se non potevo vederlo in faccia, ero certa che stesse
sorridendo.
“
Sono un caso senza
speranze.” Sospirai.
“
Temo di si.”
Constatò. Sentii il suo sorriso ampliarsi.
“
Dove siamo diretti?”
Mi informai.
“Verso
una panchina,
così potrai riprenderti.” Fu la risposta.
“Oh..
E quel tizio? Non
dovremmo chiamare la polizia?” Domandai, alludendo al nostro
aggressore.
“
Non preoccuparti, è
tutto sistemato.” Mi assicurò.
Ovviamente,
rendermi
partecipe del come avesse sistemato la faccenda, era fuori discussione.
Forse
aveva avvertito polizia durante la chiamata di poco prima. Ipotizzai.
Ma in
quel caso non avremmo dovuto fermarci a testimoniare? “
Finiscila. E goditi il
momento.” Quel giorno la vocina era singolarmente saggia. E
decisi di seguire
il suo consiglio. Quando mi sarebbe ricapitato di poter stare
avvinghiata a
Ryuzaki come un koala? Il contatto con il suo corpo mi faceva
percorrere la
schiena da lunghi brividi. Attraverso la sua maglietta leggera,
avvertivo un
accenno di muscolatura. Quindi Ryuzaki, si era magro, ma meno di quanto
pensassi. Quelle considerazioni erano deleterie per la mia psiche.
Fortunatamente, o sfortunatamente, non riuscivo a stabilirlo, si
profilò una
panchina all’orizzonte.
Ryuzaki
mi aiutò a
scendere e ad adagiarmi su di essa.
“E’
meglio che ti
sdrai.” Mi consigliò.
Feci
come aveva detto.
Lui invece, si accucciò a terra, perfettamente
all’altezza del mio volto. Mi
prese un polso tra le dita.
“Strano..
Il battito è
molto accelerato.” Mi informò.
Non
proferii verbo.
Sapevo a cosa era dovuto quel fattore.
“
Dovrebbe essere più
lento.” Continuò, lasciando andare il mio polso e
avvicinando ulteriormente il
suo viso al mio. I suoi capelli neri mi sfiorarono la fronte. Fu in
quel
momento che cedetti. Mi abbandonai ad un istinto inestinguibile, chiusi
gli occhi
e appoggiai le mie labbra su quelle di Ryuzaki. Lo feci con
delicatezza, senza
premere troppo. Sapevano di zucchero a velo. Assaporai ogni attimo di
quel
bacio, conscia che Ryuzaki si sarebbe probabilmente scostato. Ma non lo
fece.
Infine, lentamente, separai la mia bocca dalla sua e aprì
gli occhi. I suoi
erano sgranati e fissi nei miei.
“
Scusami..Io..”
Farfugliai. Ma non avevo nessuna scusante.
Ryuzaki,
senza smettere
di guardarmi negli occhi, si portò una mano sulle labbra.
“
E’ il primo bacio che
ricevo.” Disse. Gli occhi neri nei miei.
Questo
era Ryuzaki, un
bizzarro connubio tra il più stretto riserbo e un candore
disarmante.
“
Se ti è piaciuto puoi
averne quanti ne vuoi.” Commentai.
“
Oddio, l’ho detto
davvero!” Proruppi subito dopo, incredula.
Sul
viso di Ryuzaki
affiorò un sorriso.
“
Apprezzo l’offerta.”
Dichiarò.
“
Allora non ti è..
Emh.. Dispiaciuto?” Domandai, rossa come un peperone.
“No.”
Ribatté.
“
Ne sei sicuro?”
Insistetti dubbiosa.
“
Al 100%” Ribadì lui.
Tirai
impercettibilmente
un sospiro di sollievo.
“
Però se ora stai
meglio,io ho bisogno di zuccheri.” Mi fece presente.
“
Come mai?” Mi
informai perplessa. Aveva finito di divorare una ciambella non molto
tempo
prima.
“
Perché sento che le
mie capacità di ragionamento sono calate del 50%”
Mi spiegò.
Sorrisi.
Anch’io
sentivo che le mie capacità di ragionamento erano calate. Ma
già da quando lo
avevo incontrato.
“
D’accordo. Così posso prendermi un altro
cappuccino, l’altro è finito tutto per
terra.” Acconsentì.
E,
insieme, ci
riavviammo verso il chiosco. Anche se non ci tenevamo per mano, anche
se non
sapevo nulla o quasi di lui, anche se l’intero genere umano
mi avrebbe presa
per pazza e anche se probabilmente, pazza lo ero sul serio, sentivo di
non
avere nulla da invidiare alle coppie di prima.
*maki:
tipologia di sushi, composto da alga nori, riso e pesce.
*sakè:
bevanda alcolica tipicamente giapponese ottenuta dalla fermentazione
del riso.
Immagino
che per voi
siano inutili queste note, ma ci tengo a essere precisa ^^
Ringraziamenti
e sproloqui dell’autrice
Come
sempre grazie a
tutti i lettori! ^^
E
ora procediamo in
ordine di recensione
Hope87:
Confermo,
Ryuzaki è davvero spietato! E manco se ne accorge.. O forse
si? Con lui non si sa mai XD!!!Riguardo al saltargli addosso.. Sono
perfettamente d’accordo con te! Audrey è vero,
è cotta a puntino e sono
contenta di essere riuscita a rendere bene le ragioni del suo
comportamento
sventato! Quanto a Connor, inizialmente non pensavo di inserirlo
granché nella
storia, ma poi si è rivelato divertente da gestire, inoltre
penso che un personaggio
in più possa rendere la ff più interessante.
Spero di non sbagliarmi!
Umpa_Lumpa:
Ho riso come una matta, leggendo la tua recensione,
l’immagine di te
(anche se non conosco il tuo aspetto ma ti immagino tipo manga) che
strisci fuori dalla
bava alla ricerca di
dolci, mi ha fatta piegare in due XDDD! Grazie mille comunque, sono
felice di
riuscire a farti ridere, ti assicuro che questa storia è
deleteria anche per
me, mentre scrivo ho continuo bisogno di dolci, proprio ora sto
rosicchiando un
biscotto, mi sa che arriverò a fine ficcy con il diabete
-.-‘’’.. Mi auguro che
tu abbia gradito Connor, che ha avuto piuttosto spazio in questo
capitolo!
Intanto attendo che tu corrompa la musa che mi rivelerà le
intenzioni dell’ermetico
L. *.*
AngelVirtues:
Contentissima
che tu preferisca Audrey al posto di Light!!! Io odio
Light (da leggersi con tono del puffo Brontolone) ok la pianto
^^’’’. Come
avrai notato, in questo capitolo le cose si sono smosse leggermente, ma
solo un
pochino, non voglio esagerare! Quanto al manga, ho seguito il tuo
consiglio e
ho iniziato a leggerlo! Nonostante mi avessero detto che è
praticamente uguale
all’anime, ho già notato delle piccole differenze
che sono lieta di poter cogliere,
quindi grazie del consiglio!
La
gre: Benvenuta
cara! Volevo già ringraziarti lo scorso capitolo per aver
aggiunto la storia tra i preferiti, ma ops.. Mi sono dimenticata
-.-‘’’ Abbi
pazienza, è colpa della vecchiaia! Grazie mille per i
complimenti, spero di non
averti fatta attendere troppo ^^
Liar:
Oh
Liar grazie mille! So che sono noiosa e ripetitiva ma quando leggo
nelle vostre recensioni che ho reso bene L faccio salti di gioia!!!
SPLITkosher:
Ti
ringrazio tantissimooooooooo!!!!!!!
Elettra_Black:
Grazie
stellina, sai quanto è importante il tuo parere per me e che
tu
abbia notato una crescita nel mio stile mi fa incredibilmente piacere!!!
Spero
che il capitolo
vi sia piaciuto ragazze, fatemi sapere che cosa ne pensate
perché ero molto
dubbiosa riguardo al finale! Un baciottone a tutte e a presto, al
prossimo
aggiornamento! ^___^
Alice
|
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Capitolo 7 *** Appuntamento ***
7.
Appuntamento
Seduti
su una panchina
di fronte al famoso lago di Central Park, io e Ryuzaki facevamo la
nostra
seconda colazione. Proprio come gli hobbit. “ Ti
verrà il diabete, se continui
a sbafare dolciumi a questo ritmo.” Mi ammonì la
vocina. Ma in quell’istante mi
trovavo totalmente immersa in uno stato di grazia. Niente e nessuno
avrebbe
potuto farmi scendere dalla nuvoletta rosa sulla quale aleggiavo. Avevo
baciato
Ryuzaki. Continuavo a ripetermelo nella mente, come una litania. Nessun
altro
bacio, nella mia
vita, era stato in
grado di regalarmi quella varietà di sensazioni: desiderio,
paura, abbandono, tenerezza,
appagamento. Era un’esperienza del
tutto nuova. Essere totalmente coinvolta da qualcuno.
“
E invece il tizio che
vi ha minacciato con un coltello? Quello l’hai già
archiviato eh?” Mi rammentò
la voce. Maledetta. Ecco come rovinare un momento perfetto. In effetti,
il
rapinatore poteva essersi ripreso e aver iniziato a girovagare alla
nostra
ricerca, per vendicarsi. Che pensiero inquietante. Mi voltai verso
Ryuzaki,
appollaiato accanto a me. Mentre divorava un muffin dietro
l’altro, estraendoli
dal sacco in cui li aveva dovuti infilare la proprietaria del chiosco,
piuttosto perplessa da quella ordinazione spropositata, osservava i
passanti.
Perlopiù famiglie con bambini. O almeno così
pareva. Era piuttosto difficile
stabilire con certezza, cosa realmente stesse guardando Ryuzaki.
“
Ryuzaki..” Richiamai
la sua attenzione, leggermente titubante.
“Mmm?”
Bofonchiò. Aveva
la bocca piena.
“
Mi chiedevo.. Quell’ uomo
che ha cercato di rapinarci.. Ormai sarà
rinvenuto..” Blaterai. “ Però, che
dialettica chiara ed esplicita.” Si congratulò la
vocina.
Ryuzaki
inghiottì il
boccone che stava masticando e si girò verso di me.
Fissandomi con la consueta
intensità. Quasi rimpiansi di avergli rivolto la parola.
“
Non devi
preoccuparti. Come ho già detto prima, è tutto
sistemato.”
Annuii.
Avrei tanto
voluto sapere come, però, la faccenda era stata sistemata.
Non si erano sentite
sirene della polizia in lontananza. L’ennesimo mistero.
Sospirai.
“
In ogni caso, la probabilità
di rincontrarlo, sarebbe stata solo del 3%.”
Dichiarò dopo un attimo.
“Ok..
G-grazie.”
Farfugliai confusa. Un giorno avrei dovuto farmi spiegare su che base
stabilisse quelle percentuali.
“Ne
vuoi uno?” Domandò
Ryuzaki, porgendomi il sacchetto.
“
Perché no?” Ribattei,
afferrandolo e estraendo un muffin a mia volta. Erano quasi finiti.
“Una bella
peritonite non te la leva nessuno.” Mi fece presente la voce,
pedante. Sbuffai.
Tornammo
entrambi a
concentrarci sul lago e sull’occasionale andirivieni della
gente. La luce del
sole che filtrava attraverso le foglie rosse e gialle degli alberi e si
rifletteva
sull’acqua, creava dei riverberi meravigliosi.
L’aria pungente era scomparsa
per lasciare posto a un lieve tepore. C’era
un’atmosfera di pace assoluta.
“
Avevi ragione,
Audrey.” Ryuzaki ruppe nuovamente il silenzio.
“
Su cosa?” Chiesi,
incuriosita.
“
Questo posto è
davvero molto bello. Grazie per avermelo mostrato.” Rispose,
mordicchiandosi il
pollice.
“Oh..
E’ stato un
piacere.” Replicai arrossendo leggermente.
Avrei
tanto voluto
appoggiare il mio capo sulla sua spalla e restare in silenzio ad
ammirare il
paesaggio, ma mi ero già abbastanza lasciata andare
abbastanza per quel giorno,
ai miei desideri. “ Puoi sempre accontentarti di rimanere in
silenzio. Faresti
un favore all’umanità.” Mi
consigliò la vocina, sarcastica come al solito.
A
distrarmi dalle mie
riflessioni, squillò il telefono di Ryuzaki. Il proprietario
balzò in piedi e
si infilò velocemente le scarpe per poi allontanarsi a
rispondere.
“Odio
i cellulari.” Mi
rese partecipe poco dopo, tornando da me.
Fui
colta da un’
improvvisa illuminazione.
“
Per questo l’altro
giorno mi hai chiesto di spegnerlo?” Tirai a indovinare.
“Si.”
Fu la risposta.
Scoppiai
a ridere.
Ryuzaki prese a scrutarmi, probabilmente in attesa di delucidazioni.
“
E’ che avevo fatto
diverse congetture in proposito, ma mi era sfuggita la conclusione
più ovvia.”
Spiegai quando riuscii a smorzare le risate.
Ryuzaki
sorrise
brevemente.
“
Comunque non
piacciono molto neanche a me i cellulari. Ma a volte sono
comodi.” Commentai.
“
A volte.” Mi concesse
lui, laconico.
Ricominciò
la nostra
battaglia di sguardi, della quale, ovviamente, non fui io la
vincitrice. Ero di
nuovo diventata cremisi.
“
Audrey devo andare.”
Disse Ryuzaki a un certo punto.
“
D’accordo.” Mormorai.
“ Mi sembra anche
ora. Non potete restare qui
a fissarvi tutto il giorno.” Osservò la voce nella
mia testa. Aveva
sacrosantamente ragione, anche perché se si fosse verificata
una simile
eventualità, mi sarei liquefatta sul selciato. Che brutto
spettacolo.
Infine
ci avviamo
all’esterno del parco. Calcolai che ci sarebbe voluta una
mezzoretta ad
uscirne, utilizzando delle scorciatoie. Central Park era davvero
immenso. Decisi
che era meglio informare Ryuzaki, nel caso avesse fretta.
“
Ryuzaki, per tornare
indietro ci vorrà circa..”
“
Mezzora.” Mi
interruppe lui.
Come
diavolo aveva
fatto? Io conoscevo quella zona da anni, lui la vedeva per la prima
volta.
Stabilii per la mia sanità mentale di non pormi
più quesiti.
La
mia attenzione fu
improvvisamente catturata da un cartellone pubblicitario. Annunciava
che un
film che attendevo di vedere da tempo, era appena uscito al cinema.
“
Finalmente!” Esclamai
entusiasta.
Ryuzaki
si voltò a
osservarmi. Avvampai. Avevo parlato da sola per l’ennesima
volta.
Indicai
il cartello e
tentai di rimediare: “ Si tratta di un film che voglio vedere
da un secolo. E’
un giallo che riprende il tema del delitto a camera chiusa. Deve essere
molto
interessante. La critica l’ha definito geniale.”
“
Si, pare davvero
interessante.” Approvò Ryuzaki, appoggiando
l’indice sulle labbra e
concentrandosi sul cartello.
“
Eh già..” Concordai
osservandolo. Chissà cosa gli stava frullando in testa.
“
Non sono mai stato al
cinema.” Mi informò.
Restai
parecchio interdetta.
“
M- mai..?” Balbettai
a mezza voce.
“
No.” Confermò lui.
“
Potremmo andarci.”
Aggiunse.
Che
occasione
imperdibile. Mi trattenni a stento dal saltare di gioia.
“
Si.” Acconsentii di
buon grado.
“Stasera?”
Chiese Ryuzaki,
senza staccare gli occhi dal cartello.
“
Va benissimo.”
Risposi, cercando di trattenere il mio smodato entusiasmo.
Ryuzaki
restò in
contemplazione della locandina ancora qualche istante, poi riprese a
camminare.
Feci lo stesso. Quando arrivammo a destinazione, l’
immancabile “Alfred” era
già in attesa, a bordo dell’auto nera. Ci
accordammo per la serata e ci
salutammo. Rimasi a vedere Ryuzaki salire a bordo della vettura. Mi
accorsi che
stavo sorridendo. La prospettiva dell’appuntamento per la
serata mi
elettrizzava. “ Perché? Quello di stamattina
cos’era? Un appuntamento no?!” Mi
rimbrottò la voce.
“
Ma non è la stessa
cosa.” Replicai spazientita.
“
Mamma, quella
signorina parla da sola!” Esclamò una bambina,
indicandomi.
“
Zitta Tracy!” La
redarguì la madre, scoccandomi un’occhiata carica
di imbarazzo.
Era
giunto il momento
di dileguarmi.
Arrivata
a casa mi
ricordai che dovevo telefonare a mia madre. Prima che contattasse
l’esercito o
l’F.B.I. Tirai fuori il cellulare dalla borsetta e avviai la
chiamata.
“
Audrey, tesoro ma
dov’eri finita?” rispose lei al primo squillo.
“
Scusa mamma. Ho avuto
da studiare.” Mentii spudoratamente.
“
Tutto bene?”
Aggiunsi.
“
Si certo cara e tu?”
“
Non c’è male.” Restai
sul vago.
“
Ascolta Audrey, ti ho
anche cercata per invitarti a cena stasera. Ti ricordi Lucy Preston, la
mia
amica? Ci saranno anche lei e suo figlio Steven, ha la tua
età.”
Tipico
di mia madre.
Tentare di rifilarmi alla prima occasione, un qualche legnoso rampollo
della
buona società di New York. Che orrore. Per fortuna sapevo
come contrattaccarla.
“
Mi dispiace tanto
mamma, ma sarò al cinema con Connor questa sera.” Rifiutai, simulando
dispiacere.
“
Oh Connor, salutamelo
tanto cara. E’ un ragazzo così carino e
gentile.” Cinguettò. Aveva una vera
adorazione per Connor.
“
Certo!” Le assicurai.
“
Allora divertiti e
cerca di tenerti libera per la prossima cena!” Mi
raccomandò.
“
Non mancherò! Ciao
mamma.” La salutai, incrociando le dita.
“
A presto tesoro.” Si
accomiatò a sua volta.
Fortunatamente
mentire
al telefono mi risultava più facile che dal vivo. O forse
avevo sviluppato una
predisposizione in materia, per quando saltavano fuori i figli delle
amiche di
mia madre.
Suonò
il citofono. Quel
giorno sembravo proprio destinata a non avere pace.
“
Chi è?” Domandai
rispondendo all’apparecchio.
“
Connor, sono venuto a
vedere come stai”
Lupus
in fabula.
“
E anche a scroccare
il pranzo suppongo.” Constatai, dando un’occhiata
all’orologio appeso alla
parete.
“
Anche.” Ammise lui
con una risata.
“
Sali.” Lo esortai,
pigiando il pulsante che apriva il portone.
Poco
dopo entrò nel mio
appartamento. Si tolse la giacca e l’appese
all’appendiabiti. Poi finalmente si
rivolse alla sottoscritta.
“
‘Giorno Audrey.” Mi
apostrofò.
“
Ciao Connor.”
Ricambiai il saluto.
Lui
si soffermò a
osservarmi con aria investigativa.
“
Cosa c’è adesso?”
Domandai, preparandomi spiritualmente ad un altro terzo grado.
“
Hai un’aria strana!”
Replicò in tono accusatorio. Facendosi più
vicino. Cercai di rimanere
impassibile.
“
E’ normale, dopo la
sbornia di ieri sera.” Osservai innocentemente.
“
Qui la sbornia non
centra..” Insistette lui.
Alzai
le spalle,
fingendo di non capire a cosa si riferisse.
“
Hai gli occhi che
luccicano e a ben pensarci il tuo umore mi sembra troppo
buono.” Continuò.
“
Troppo buono per
cosa?” Mi informai con studiata non curanza.
“
Normalmente, se mi
fossi presentato per pranzo a casa tua, dopo una tua sbronza, mi
avresti
cacciato in malo modo, ingiungendomi di prendere da mangiare per
entrambi in un
take-away. Invece ti trovo già sveglia e pimpante, con un
ottimo aspetto e un
sorriso radioso stampato in faccia.” Mi fece presente.
“
Ho solo deciso di
cambiare filosofia di vita e di essere gentile con il mio migliore
amico.”
Obiettai con voce di miele.
“
Non attacca. Non mi
faccio incantare dai tuoi occhioni da cerbiatta.”
Sbuffò Connor.
“
Sei davvero
inopportuno!” Proruppi scocciata.
“
Così va meglio.”
Commentò lui con un sorrisetto.
Fu
il mio turno di
sbuffare.
“
Comunque se ci tieni
al pranzo, ti conviene finirla con le indagini.” Lo informai.
“
Sei una spregevole
ricattatrice.” Si lagnò.
“Il
fine giustifica i
mezzi.” Ghignai.
Connor
borbottò
qualcosa che per sua fortuna non riuscii ad intendere.
“
Ti vanno le crepés al
prosciutto?” Chiesi ignorandolo.
“Si.”
Annuì Connor.
“
Bene. Tu apparecchia
la tavola.” Lo istruii.
“
Ma sono un ospite.”
Protestò.
“
Venerdì a momenti ti
spellavi le mani per il tuo desiderio di aiutarmi.” Gli
rammentai, ironica.
“
Ma era solo una scusa
per impicciarmi.” Sorrise Connor.
“
Ah ora lo ammetti!” Esclamai.
Connor
ridacchiò.
“
Comunque questo non
ti esenta certo dall’apparecchiare.” Decretai.
La
risata si spense
sulle labbra di Connor.
A
tavola, mi limitai a
guardarlo mangiare. Dopo le due colazioni non avevo
affatto appetito. Dopo che Connor ebbe
trangugiato le sue crepés, sorseggiammo del
caffè, chiacchierando.
“
Tra un po’ vado a
vedere una partita di baseball allo stadio, con Dave. Vieni anche
tu?” Mi
invitò.
“
No grazie, sai che
non mi interessa.” Declinai.
“
Ah è vero, sei
allergica allo sport. O forse hai già un impegno.”
Insinuò.
Gli
sferrai una
gomitata e la tazzina del caffè gli cadde di mano,
frantumandosi sul pavimento.
“
Punizione divina.”
Trillò Connor, faceto.
Lo
guardai in cagnesco.
Circa
quaranta minuti
dopo si congedò per dirigersi alla volta dello stadio. Erano
le 15.00. Avevo
appuntamento con Ryuzaki davanti al cinema Village per le 20.30. Per
cui avevo
tutto il tempo per farmi una bella dormita. Mi sdraiai sul
sofà, ma presto
dovetti arrendermi all’evidenza che non avrei mai preso
sonno. Ero troppo
agitata per dormire. Decisi così di optare per un bagno
caldo e rilassante.
Versai una generosa dose di bagnoschiuma al cioccolato
nell’acqua calda,
dopodiché mi immersi al suo interno, aspirando
l’aroma delle bollicine
profumate. Fu un vero toccasana.
Il pomeriggio trascorse
interamente nei
preparativi per la serata. Studiai diversi tipi di abbigliamento e
acconciature.
Non riuscivo tuttavia a ritenermi soddisfatta. “ Sei
semplicemente ridicola.”
Sibilò la vocina. Non le diedi retta. Non mi sarei negata
quel piacere. O forse
avrei dovuto definirlo tormento? Non ero mai stata così
emozionata alla
prospettiva di un appuntamento imminente. Anzi, a ben pensarci non ero
mai
stata emozionata alla prospettiva di un appuntamento e basta.
“ Ecco cosa
succede alle persone troppo controllate. Quando qualcuno riesce a
penetrare la
loro corazza di apparente razionalità, vanno fuori di testa.
Diventando molto
peggio di chi razionale non lo è per niente.”
Altre sagge e inutili riflessioni
della vocina.
Infine,
diverse ore e
diversi vestiti più tardi, fui pronta per uscire.
L’aria della sera era davvero
fredda, avevo fatto bene ad indossare una sciarpa. Stranamente, riuscii
subito
a intercettare un taxi e mettermi al riparo. Più il veicolo
si avvicinava alla
meta, più sentivo crescere una sorta di nervosismo misto ad
impazienza. Andare
al cinema insieme era un passo importante. “ Già,
quasi quanto il matrimonio.” Mi
irrise la voce, sarcasticamente. Purtroppo non avrebbe mai taciuto.
Davanti
al multisala c’era
una discreta ressa. Ma individuai subito Ryuzaki. La sua sagoma era
inconfondibile. Le spalle curve, i capelli corvini scompigliati, gli
immancabili jeans e la t-shirt bianca. Notai che in mano aveva diversi
pacchetti. In mezzo a quella folla mi parve incredibilmente solo. Ebbi
un’improvvisa
brama di raggiungerlo e mi misi a correre verso di lui.
“
Eccomi, spero di non
essere in ritardo.” Boccheggiai, col fiato corto.
“
No, ero io in
anticipo.” Mi rassicurò lui, avvicinandosi a me.
Avvicinandosi troppo. I nostri
corpi si sfiorarono.
“
Hai un buon profumo.”
Disse, fissandomi.
“
E’ il mio
bagnoschiuma.. Al cioccolato..” Boccheggiai di nuovo e non
per la corsa.
“
Ho preso i biglietti
e qualcosa da mangiare.”
Esclamò,
sventolando i pacchetti.
Erano
pop-corn al
caramello e M&M’S.
“
Adoro entrambi.
Grazie. Quanto ti devo?” Volli sapere.
“
Niente.” Replicò.
“Ma..”
“Niente.”
Ripeté.
“
Grazie.”
“
Sei un tantino
dispotico però.” Non riuscii a trattenermi da
aggiungere.
“
Non sono abituato a
essere contraddetto.” Ribatté lui. Non lo disse in
tono prepotente. Anche
quella, era una constatazione oggettiva.
“
Buon per te, io
invece ci sono fin troppo abituata.” Mugugnai.
Lo
vidi sorridere con
la coda dell’occhio.
Ci
addentrammo all’
interno della sala in cui era in programmazione il film. Ryuzaki si
guardava
parecchio intorno. Sembrava incuriosito. Ricordai che non era mai stato
al
cinema. E anche che io ero la prima persona che lo aveva baciato. Una
fortunatissima persona. “ Sei nauseabonda.” Mi
accusò la vocina.
Trovammo
i posti che ci
erano stati assegnati. Eravamo stati fortunati, si trovavano nella fila
centrale. Ci accomodammo sui morbidi sedili di velluto rosso. Ryuzaki,
naturalmente, prima si tolse le scarpe e poi si raggomitolò
sopra la poltrona,
nella sua consueta maniera. Scartò una confezione di
M&M’S e iniziò a
mangiarne uno dopo l’altro. La ragazza seduta alla mia
destra, aveva assistito
alla scena, sconcertata, e continuava a fissarlo. La cosa mi
infastidì
parecchio. Mi accorsi che aveva richiamato l’attenzione del
compagno e che entrambi
si erano messi a osservare Ryuzaki, parlottando. Era troppo.
Guardandoli a mia
volta, mi sfilai le ballerine e replicai esattamente la stessa
posizione di
Ryuzaki. Rivolsi loro un largo sorriso. Immediatamente distolsero lo
sguardo. Il
diretto interessato invece, si voltò a guardarmi.
“
Magari la mia
intelligenza si incrementerà del 40%” Buttai
lì, imbarazzata. Sperai che non si
fosse offeso.
“
Ritengo di sapere
perché tu ti sia seduta come me. Grazie ma
non è necessario. Non mi interessa.”
Ribatté lui.
“
A me interessa
invece. Non sopporto la gente che non bada agli affari suoi.”
Borbottai.
“
Tieni.” Esclamò per
tutta risposta, porgendomi l’altro sacchetto di
M&M’S.
Forse
era un modo come
un altro per farmi comprendere che non gradiva l’argomento.
Si
spensero le luci. Il
film stava per avere inizio. Ne approfittai per distendere le gambe. Mi
chiesi
come facesse Ryuzaki a stare tanto a lungo in quella posa. A me, per i
pochi
minuti in cui l’avevo mantenuta, già formicolavano
gli arti inferiori.
La
trama si rivelò
essere subito avvincente e complicata. La critica per una volta ci
aveva
azzeccato. Quando i miei occhi si furono abituati
all’oscurità, lanciai
un’occhiata di sbieco a Ryuzaki. Era completamente assorbito
dallo schermo e,
proteso in avanti, si mordeva il pollice con una certa veemenza.
A un quarto d’ora
dall’inizio del film, iniziò
ad esporre i suoi ragionamenti in merito, a voce alta. Presto si
iniziarono a
sentire degli “Shh!” Di ammonimento e protesta. Mi
rigirai, inquieta. Ryuzaki,
continuava a parlare, sviscerando pezzo per pezzo, l’intrigo
del giallo,
imperturbabile.
“
Ryuzaki..” Bisbigliai
cercando di richiamarlo.
Non
fece neppure finta
di darmi retta. Forse non mi sentì neppure, tanto era preso
dalle sue
elucubrazioni.
Presto
le lamentele si
fecero più accorate:
“
Insomma..”
“
Basta!”
“
Vuoi stare zitto?”
Ryuzaki
proseguì nella
sua esposizione, implacabile.
Iniziavo
a sperare in
qualche botola sul pavimento, che conducesse a un passaggio
sotterraneo, per
fuggire dal cinema prima che la folla ci linciasse.
“
Signorina può dire al
suo ragazzo di tacere?” Sbottò l’uomo a
fianco di Ryuzaki, in preda a un’
evidente irritazione.
“
Ma lui non è..”
Farfugliai. Ma mi interruppi orripilata, rendendomi conto di
ciò che stava per
rivelare Ryuzaki:
“
A questo punto,
deduco che il colpevole sia..”
“
Non dirlo!” Implorò
una voce disperata.
Ma
lui parlò ugualmente.
“
Rivoglio i miei otto
dollari!” Urlò una donna furibonda.
“
Anch’io!” Qualcuno le
fece eco.
Bisognava
decisamente
battere in ritirata. A mali estremi.. Mi dissi, togliendo di mano a
Ryuzaki la
confezione di M&M’S. Finalmente ottenni la sua
attenzione.
“
Hai finito i tuoi?”
Mi chiese, con i tondi occhi neri spalancati. Cercai di non ridere, per
non
fomentare ulteriore astio nei nostri confronti.
“
No, ma dobbiamo
andare.” Risposi.
“
Il film non è ancora
finito.” Obiettò lui.
“
Diciamo che è come se
lo fosse.” Replicai.
Mi
trattenni finché non
fummo fuori dalla sala, lontani dai mille occhi che ci perforavano con
odio,
poi, scoppiai in una fragorosa risata. Mi ci vollero un paio di minuti
per
smettere di ridere, avevo le lacrime agli occhi. Ryuzaki invece, stava
contemplando il pavimento.
“
Audrey, mi
dispiace..” Esordì.
“
No, non devi scusarti
è stato.. Divertentissimo!” Lo tranquillizzai,
ricominciando a ridere.
“
Non riesco proprio a
smettere..” Mi giustificai.
E
incredibilmente,
Ryuzaki rise. Poco e per un attimo. Ma lo sentì ridere.
“
Abbiamo lasciato i
dolci dentro!” Mi ricordai all’improvviso.
“
Ritengo non sia
saggio tornare a recuperarli.” Considerò lui.
Mi
sfuggì un’altra
risatina.
“
Temo di no.”
Concordai.
“
Ora cosa potremmo
fare?” Mormorò, appoggiando l’indice
sulle labbra. Ancora una volta, ebbi la
sensazione che parlasse più a se stesso che a me.
Ci
pensai un attimo.
Poi mi ricordai della nostra conversazione al Plaza.
“
Beh visto che piace a
entrambi, c’è un bel Luna Park a Coney Island.
E’ senz’altro aperto nonostante
la stagione, per via dei turisti. L’unico inconveniente
è la distanza.” Proposi.
Ryuzaki
mi fissò a
lungo. Forse il momento in cui mi sarei liquefatta al suolo era
più vicino di
quanto pensassi.
“
Possiamo prendere lo
zucchero filato..” Dissi con voce flebile.
“
Telefono ad “Alfred”,
ci accompagnerà lui.” Dichiarò
allontanandosi. Mi feci aria con una mano, mi
era venuto un gran caldo. Purtroppo Ryuzaki si era voltato a guardarmi
prima di
telefonare e mi
aveva beccata in pieno. Auspicai
che con tutte le figuracce che avevo raccolto, avessi almeno diritto a
un
premio. Magari un nuovo set da caffè.
Impeccabile,
come di
consueto, “Alfred” aprì la portiera del
sedile posteriore e si fece da parte
per permetterci di entrare nella vettura.
“
Molte grazie Signor..
Signor?” Domandai speranzosa. Ero conscia però,
che il mio fosse un trucchetto
da quattro soldi.
“
Mi chiami pure
Alfred, signorina Miller.” Rispose
l’autista/maggiordomo, con un sorrisetto
ironico dipinto sul volto bonario.
Il
mio viso assunse
diverse tonalità del rosso, per poi volgere a un viola
acceso. Guardai male
Ryuzaki, che faceva palesemente finta di nulla.
“
Qualcuno ha fatto la
spia eh?” Sibilai quando fummo entrambi in macchina.
“
Lui trova che Alfred
sia un bel nome.” Replicò Ryuzaki in tono
innocente.
“
Tanto le faccio io le
brutte figure.” Borbottai.
“
Mi pare che ti
impegni molto, in questo senso.” Mi fece notare lui.
Non
potei proprio
contraddirlo.
Come
immaginavo, il
Luna Park di Coney Island era aperto. E anche piuttosto affollato per
essere in
Autunno. Amavo la confusione di quel luogo, i suoi colori, il profumo
dello
zucchero filato e del croccante, lo sfavillio delle attrazioni. Ma la
presenza
di Ryuzaki riusciva a distrarmi da qualunque fascinazione il mondo
esterno
potesse esercitare. Pensai che era una situazione tipica da telefilm.
Coppietta
al Luna Park. Risi. Ovviamente attirai su di me lo sguardo di Ryuzaki.
“
Stavo pensando che ci
troviamo immersi in un cliché da telefilm..Io e te al Luna
Park.. Forse dovrei
mettermi a sbavare per qualche orsetto di peluche gigante,
così tu proveresti a
vincerne uno al tiro al bersaglio, per
rispettare il copione.” Gli spiegai sorridendo.
“
Vuoi un orsetto di peluche
gigante?” Mi domandò lui.
“
Oh no.. No..Scherzavo!”
Ribattei. Anche se sarebbe stata una cosa molto carina. Banale certo.
Ma
carina. La vocina interiore simulò un conato di vomito. Era
da un po’ che non
si faceva sentire.
Andammo
a zonzo per il
parco di divertimento osservando un po’ di tutto. Tra
chioschi di vivande,
giostre e giochi dove testare la propria abilità,
c’era l’imbarazzo della scelta.
Ryuzaki
si bloccò di
colpo. Eravamo davanti alle montagne russe. Sudai freddo.
“
Non pensarci nemmeno.”
Prevenni subito la sua richiesta.
“
Perché?” Mi inquisì
lui, avvicinandosi di un passo.
“
Soffro di vertigini,
quella roba mi terrorizza!” Risposi con voce strozzata. Il
solo pensiero di
trovarmi a quella distanza da terra mi dava i brividi.
Lui
si avvicinò di un
altro passo.
“
Considerando che vivi
a New York, dovresti essere abituata alle altezze.”
“
A dire il vero abito
al terzo piano del mio palazzo. Ed esclusivamente perché gli
appartamenti al
primo e al secondo erano tutti occupati!” Protestai.
Ryuzaki
era sempre più
vicino.
Vicinissimo.
“
Tu-Tu lo stai facendo
apposta!” Lo accusai.
Lui
si avvicinò
ulteriormente. Io indietreggiai, ma subito, lui ricolmò la
distanza.
“
Sai benissimo che
effetto mi fa e ne stai approfittando per ottenere quello che
vuoi!” Mi
lamentai.
Si
avvicinò ancora.
“
Questa è tortura
psicologica!” Piagnucolai.
“
Suvvia Audrey..”
“
E’ va bene hai vinto
tu!” Mi arresi.
Ryuzaki
tornò ad una
distanza sopportabile.
“
Del resto l’hai detto
tu stesso che non sei abituato ad essere contraddetto.”
Esclamai stizzita.
“
E tu mi hai definito
dispotico.” Ribatté lui, dirigendosi alla
biglietteria.
“E
pure permaloso.”
Mugugnai a bassa voce.
“
Solo un po’.”
Rinunciai
a capire come
avesse fatto a sentirmi.
Più
il vagoncino saliva
sulle rotaie, più io mi sentivo male. Malissimo.
E’ il peggio doveva ancora
arrivare. Ryuzaki, accovacciato al mio fianco, era assolutamente
impassibile. Se
non altro eravamo a stretto contatto. Era la mia unica consolazione.
Superammo
la salita. Ci trovavamo a una settantina di metri da terra. Davanti a
noi, una
ragazza dai capelli rossi, si stringeva forte al suo fidanzato. Oltre
il danno
la beffa. Il trenino iniziò a prendere velocità.
Chiusi gli occhi e serrai le
mani intorno alle protezioni. Sentii le grida divertite delle altre
persone,
man mano che i binari si facevano più tortuosi e le discese
più ripide. Io non
avevo voce per urlare. Titubante, aprii gli occhi quando sentii che il
vagone
aveva rallentato. Stavamo nuovamente affrontando la salita. Doveva
iniziare il
secondo giro. Non era ancora finita. Mi accorsi che qualcosa mi tirava
la
manica della giacca. Era Ryuzaki che teneva un lembo
dell’indumento, tra il
pollice e l’indice. Mi chiesi perché stesse
facendo una cosa del genere. Poi
capii. A suo modo, cercava di farmi avere meno paura. Sorrisi. E
affrontai il
giro successivo con uno spirito diverso.
“
Grazie Audrey.” Disse
Ryuzaki, una volta scesi dal trabiccolo infernale.
“Prego.
Non che tu mi
abbia lasciato alternative comunque.” Replicai ironicamente.
Lui
sorrise.
“
Però la prossima
giostra la scelgo io!” Decretai.
Così
fu il turno della
casa stregata. Poi dei cavallini e delle barchette, in seguito degli
autoscontri, dove guidai io. Affamati, ci dotammo di mele caramellate.
E poi
dello zucchero filato. Il parco, nel frattempo, si stava svuotando, le
luci
iniziavano a spegnersi in qualche attrazione. C’era
un’atmosfera piuttosto
surreale. A coronarla, si stagliò innanzi a noi un tendone
che recava l’insegna
“ Madame Estella legge il vostro futuro.”
“
Che dici? Ci facciamo
predire il futuro da Madame Estella?” Sghignazzai.
Ma
Ryuzaki non mosse
obiezioni.
Così
entrammo.
All’interno
del
tendone, l’atmosfera era densa dell’aroma di
incenso. La scenografia
comprendeva il solito tavolino rotondo con al centro una sfera di
cristallo,
due sedie e una poltrona. Per la stanza erano sparsi cuscini di raso
lucido di differenti
colori e drappi di velluto. C’erano inoltre diverse sculture,
che riprendevano
divinità di varie religioni. Erano ricoperte di amuleti. Per
finire, di
sottofondo, si udiva una nenia orientaleggiante.
“
Accomodatevi.” Ci
invitò una profonda voce femminile.
Mi
venne da ridere.
Io
e Ryuzaki, prendemmo
posto sulle due sedie. Lui ovviamente si tolse le scarpe prima di
accucciarsi
su una di esse.
Si
spense la luce, per
riaccendersi un istante dopo. Davanti a noi, sulla poltrona che un
momento
prima era vuota, era apparsa una donna. Aveva i capelli neri, era
truccata
pesantemente ed era carica di orpelli. Tanto per cambiare. Stranamente
gli
occhi non erano scuri. Bensì azzurro chiarissimo.
“
Benvenuti, vi stavo
aspettando..” Sussurrò.
Certo,
come no, Pensai.
“
Salve.” Dissi invece.
Ryuzaki
restò in
silenzio, limitandosi a fissare Madame Estella. Lei non diede peso a
quello sguardo
insistente. E non batté ciglio vedendo come stava seduto.
“
Gradite la lettura
della mano? I tarocchi? La sfera?” Chiese la donna, sempre
con la sua voce
profonda.
“
Emh.. La sfera va
benissimo.” Risposi.
Ryuzaki
annuì.
“
Mi occorrono le
vostre date di nascita.” Replicò la donna in tono
decisamente più pratico e
meno mistico.
“
Tre settembre.” La
informai.
“
Trentun ottobre.” Mormorò
Ryuzaki.
Compiva
gli anni ad
Halloween. Bizzarro. Doveva essere dello scorpione molto probabilmente.
“
Controllerai le affinità di coppia tra scorpione e vergine
su “Amore ed Astri”
quando sarai a casa. Ora piantala!” Mi ingiunse la mia
fastidiosa coscienza.
Tornai
a concentrami su
Madame Estella che stava facendo ondeggiare le mani davanti alla sfera,
invocando l’aiuto degli spiriti. Mi morsi a sangue
l’interno delle guance per
non ridere.
“
Vedo un sentimento
che sta nascendo..” Bisbigliò.
Che
grande intuito.
“
Vedo una ragazza
innamorata e un uomo con molti segreti.”
Forse
non era solo
intuito.
“
Vedo una crescita
interiore.” Proseguì la veggente.
Chissà
a cosa si
riferiva.
Madame
Estella sgranò
gli occhi.
“
Ma vedo anche dei
sacrifici.” Annunciò.
“
Umani o animali?” Non
riuscii a frenare la lingua.
“
Non è uno scherzo.
Vedo dei sacrifici. E vedo una minaccia incombere. Su tutti noi.
Presto.” La
chiromante si era fatta davvero drammatica con le sue visioni.
Ryuzaki
era
perfettamente immobile e non le toglieva gli occhi di dosso.
“
Senta, può bastare,
quanto le devo?” Domandai seccamente.
“
Niente. Andate
adesso.” Ci mise alla porta senza tante cerimonie.
Non
ce lo facemmo
ripetere due volte. Anche se non volevo ammetterlo nemmeno con me
stessa, ero
turbata. Ed ebbi la sensazione che anche Ryuzaki lo fosse. La sua
espressione
era più imperscrutabile del solito. Una volta usciti,
respirai l’aria fresca a
pieni polmoni e la sensazione di malessere scomparve. Probabilmente
tutto quell’incenso
mi aveva intontita.
“
Deve essersi accorta
che mi veniva da ridere e si è divertita a giocarci un tiro
mancino.” Stabilii.
“
E’ molto probabile.”
Replicò Ryuzaki.
Nessuno
dei due
sembrava particolarmente convinto.
“
Deve essere tardi.” Esclamò
lui.
Guardai
l’orologio.
“
E’ mezzanotte.” Lo
informai.
“
Domani hai lezione.”
Mi ricordò.
“
Accidenti, hai
ragione.”
“
Ora chiamo “ Alfred”,
così ti portiamo a casa.” Disse. Si
allontanò di qualche metro e effettuò la
chiamata. Prese a tirare un gran vento. Alla ricerca dei guanti che
tenevo
sempre in borsa, trovai la mia confezione di M&M’S.
Dunque almeno quella
non era stata dimenticata al cinema.
“
Guarda cosa ho trovato!”
Mostrai il pacchetto a Ryuzaki, quando fu di ritorno.
“
Splendido.” Commentò
lui.
Iniziammo
a mangiare
dal sacchetto, in attesa di Alfred. Il vento era sempre più
forte.
“
Non hai freddo?”
Domandai a Ryuzaki. Io, che ero di gran lunga più coperta di
lui, battevo i
denti.
“
Un po’.” Ammise.
Con
ogni probabilità,
in realtà stava gelando. Mi tolsi la giacca e
gliel’appoggiai delicatamente
sulle spalle. Non era granché come soluzione, ma era meglio di niente.
“
Ora avrai freddo tu.”
Osservò lui, fissandomi.
“
No.” Obiettai
rabbrividendo.
Senza
smettere di
osservarmi, venne verso di me. Sembrava piuttosto incerto sul da farsi.
Come se
non sapesse come si dovesse comportare. Poi, sollevò un
braccio e circondò le
mie spalle, badando a coprirmi con parte della giacca. Restai senza
parole. Il
che era un bene perché con la mia dannata boccaccia rovinavo
sempre tutto. E
quel momento, volevo godermelo fino in fondo.
Ringraziamenti
e sproloqui dell’autrice.
Eccoci
alla fine di un
altro capitolo! Ringrazio come sempre tutti i lettori e Bilu_Emo
e TeGaNe per
aver inserito questa fan fiction tra le preferite!
E
ora passiamo alle
recensioni che per questo capitolo sono ben dieci! Non avete idea di
quanto sia
contenta e di quanto vi sia grata per le bellissime cose che mi
scrivete!
Ma
bando alle ciance
(così mi spiccio a pubblicare) ^^
La
gre: Felice
che il capitolo ti sia piaciuto! Mi definisci addirittura impeccabile?!
Wow sei troppa buona.. Non preoccuparti se sei di fretta, a me i vostri
commenti fanno sempre piacere, anche se piccoli ^.^
Umpa_Lumpa:
Si,
si, il tuo contorto senso dell’umorismo è
graditissimo! Direi che ci
intendiamo alla perfezione XD! Sono contenta che Connor ti piaccia (ha
fatto una
comparsata anche stavolta, mi piace inserirlo e far innervosire Audrey
ahahah)
ovviamente sono contenta ti piaccia anche L, perché scrivere
di lui mi fa
davvero sudare sette camice! E vedere che viene apprezzato e una grande
ricompensa..^^.. Audrey diventerà schizofrenica?
Plausibile.. La vicina non
perdona XD Allora attendo notizie per la corruzione della musa ^^ PS
Complimenti per la scuola (anche se ormai è passata quasi
una settimana)
L-chan:
Non
preoccuparti per la recensione del capitolo scorso! Ci mancherebbe!
Mi spiace che il tuo PC abbia avuto problemi, spero sia tutto
sistemato.. Dopo
questa premessa, passiamo alla tua splendida recensione, davvero non so
come
ringraziarti! Che tu voglia rilegare questa storia in un libro, mi
onora
veramente tantissimo e mi onora anche essere riuscita a stupirti! (*
arrossisce
furiosamente *) . Connor ricorda il tuo migliore amico? Caspita! Un
altro
curioso caso di empatia dopo aver avuto la stessa idea per una fan
fiction! Comunque
grazie mille, davvero, per tutto quello che hai scritto!!!
AngelVirtues:
la
tua recensione invece ha emozionato me!!! * Improvvisa un balletto di
gioia * Sono contenta di riuscire a suscitare delle emozioni con questa
storia,
è una soddisfazione grandissima! E
sono
anche felice di rallegrati la giornata * Altro balletto di gioia *
Figurati,
usa lo spazio delle recensioni come chat quanto vuoi, a me fa solo
piacere
chiacchierare con voi ^^ Inoltre sono davvero lieta di aver seguito il
tuo consiglio,
il manga mi piace molto!
Hope87:
Il
bacio ci stava allora?! Ottimo, mi sono posta mille dubbi prima di
scrivere, ma volevo dare una piccola svolta al rapporto tra Audrey e L,
ovviamente senza esagerare! La vocina di Audrey è sempre
pittoresca.. Sono
contenta vi faccia ridere! Io mi diverto un sacco a farla interagire
con la sua
proprietaria ^^
SPLITkosher:
Grazie
mille carissima, sono contenta che la storia continui a piacerti !!!
^.^
Liar:
Moltissime
grazie anche a te!!! Grazie per tutti i complimenti e non
preoccuparti, sono sempre contenta di sentirti dire che questa ficcy ti
piaccia!
Elluccia:
Addirittura
tra gli scrittori preferiti? Grazie cara, grazie mille *__*
E grazie degli splendidi complimenti! Sono felice che il capitolo ti
sia
piaciuto! L solo al primo bacio? Eh già anche a me sembra
surreale (che figooo
sbaav) ma ho voluto
mettere in risalto
come sia particolare il suo modo di vivere, del tutto estraneo a quello
che per
le altre persone è perfettamente normale. Immaginando
l’adolescenza di L alla
Wammy’s House, non lo vedevo intento a sbaciucchiare le sue
coetanee e anche
una volta cresciuto, quasi sempre alle prese con casi difficili, ho
ipotizzato
non avesse tempo per dedicarsi ad approfondire la conoscenza con
l’altro sesso.
Per questo mi sono inventata l’incontro con Audrey in un suo
periodo di vacanza
(forzata solo per mancanza di casi interessanti, non sia mai.) ^^
ary_tan:
Una
nuova lettrice!!! Yuppieeeeeee!!! Ok, l’attimo di delirio
è finito!
Ti ringrazio moltissimo per la recensione e anche per aver aggiunto
questa
storia tra i preferiti! Spero tanto continuerà a piacerti ^^
Elettra_Black:
Tesoro,
grazieee *_* Era esattamente l’effetto che speravo di
rendere!
Sono molto contenta che anche tu trovi L ben caratterizzato e anche che
ti
piaccia il mio modo di scrivere! Grazie, grazie, grazie!
Ce
l’ho fatta anche
questa volta! ^^ Spero che anche questo capitolo sia stato di vostro
gusto! Probabilmente
con il Natale alle porte, tarderò un po’ ad
aggiornare (non è detto ma per
sicurezza preferisco avvisare) In ogni caso vi assicurò che
non latiterò a
lungo, al massimo salterò una settimana.. Non odiatemi ma mi
toccheranno
numerose trasferte lontana dal mio computer
ç__ç In ogni caso ne approfitto per augurarvi
Buon Natale e mandarvi un grande
abbraccio! Grazie ancora a tutte quante!!!
Alice
|
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Capitolo 8 *** Innamorata ***
8.
Innamorata
Il
vento continuava a
soffiare implacabile. Me ne rendevo conto soltanto perché le
folate, facevano
vorticare intorno a noi qualche cartaccia. Avvolta
nell’abbraccio di Ryuzaki
non sentivo freddo. Percepivo tutto in maniera ovattata, come se mi
fossi
trovata in un sogno. E in un certo senso, in un sogno, mi ci trovavo
davvero. Gli
eventi di quell’ultima settimana potevano definirsi in molti
modi, ma di sicuro
non rientravano nell’ordinario.
Inclinai
la testa per
guardare Ryuzaki. Lui stava facendo lo stesso. Ancora una volta i miei
occhi si
ritrovarono irrimediabilmente vincolati ai suoi. Quello sguardo nero
come l’ardesia
mi faceva smarrire. Perdendomi nelle sue iridi avevo la sensazione di
precipitare in un abisso. Una voragine dalla quale non avevo alcun
desiderio di
risalire. Sebbene fossi conscia, che un atteggiamento così
sconsiderato,
comportasse molti rischi. “Si, al diavolo il
buonsenso!” Protestò la vocina. Ma
lei non poteva nulla contro l’incantesimo di quegli occhi..
Nessuno
dei due, tanto
per cambiare, pareva intenzionato a distogliere lo sguardo
dall’altro. Io
perché non potevo. Mi sentivo come un topolino ipnotizzato
da un cobra o come
una falena attirata dalla luce. Ryuzaki a causa dei suoi
imperscrutabili
motivi.
A
un certo punto mi
accorsi che stava avvicinando il suo viso al mio. Anche in quel caso,
si
muoveva in maniera incerta, titubante. Come se volesse sperimentare
qualcosa di
nuovo. Qualcosa che non aveva mai provato prima.
Compresi
cosa aveva
intenzione di fare. Sentii le gambe diventarmi di gelatina quando mi
accorsi di
quello che sarebbe successo di lì a poco.
“Però,
sei svelta di
comprend..” Quando le labbra di Ryuzaki si posarono sulle
mie, la vocina, una
buona volta, si zittì.
Fu
un bacio diverso dal
primo. Forse perché l’iniziativa non era partita
da me, forse perché più tempo
trascorrevo con Ryuzaki, più il mio self-control si
sgretolava miseramente. In
ogni caso, il mio corpo era scosso dai brividi e la mia mente in
subbuglio. Non
riuscivo a pensare a nulla di coerente. E mi piaceva sentirmi
così.
La
mia bocca, obbedendo
a un istinto naturale e irresistibile si schiuse e le mie labbra,
iniziarono a
muoversi su quelle di Ryuzaki. Lui dapprima si irrigidì
leggermente e temetti
di avere esagerato. Ma poco dopo, prese a imitare i miei movimenti, con
risultati encomiabili. Iniziai a sentire un gran caldo.
Improvvisamente,
ci
illuminarono i fari di una macchina. “Alfred” era
arrivato. Non ero mai stata
meno felice di vedere qualcuno. “ Dannato
vecchiaccio.” Inveì la vocina
interiore. Per una volta mi spalleggiava. A malincuore (perlomeno io
senz’altro) ci separammo, dirigendoci verso la vettura.
Ryuzaki non sembrava
minimamente imbarazzato. Io al contrario, ero di un bel punto di viola.
Tuttavia
l’anziano autista non dava alcun segno di aver notato le
nostre effusioni.
Senz’altro era un attore formidabile. Fui felicissima di
sparire all’interno
dell’abitacolo. Mi appoggiai al sedile ancora incerta se
quello che era appena
avvenuto fosse davvero reale. Ryuzaki, appollaiato accanto a me, era la
prova
tangibile che non avevo immaginato tutto. Gli porsi la confezione con
gli
ultimi M&M’S sopravvissuti alla nostra scorpacciata.
“
Per ripristinare le
tue capacità di ragionamento.” Spiegai sorridendo.
“
Temo che non saranno
sufficienti.” Mi sorrise lui di rimando, afferrando il
sacchetto e iniziando
comunque a mangiarli.
“
Ah no?” Indagai.
“
La tua presenza
diminuisce le mie capacità deduttive del 30% già
di per se. Aggiungendo il 50%
dovuto al bacio, mi ritrovo con l’80% in meno delle mie
abituali facoltà.
Quindi gli M&M’S rimasti non possono
bastare.” Osservò pacatamente.
Annuii.
Mi
domandavo se fosse
serio quando sciorinava quelle percentuali o se fosse un modo di
menarmi
allegramente per il naso. C’era il 100% delle
probabilità che non l’avrei mai
scoperto.
Mentre
Ryuzaki
sgranocchiava i dolciumi rimasti, reclinai il capo sul sedile e chiusi
gli
occhi, ripercorrendo mentalmente la giornata.
“Audrey..”
La voce di
Ryuzaki sembrava chiamarmi da molto lontano.
Sentii
un qualcosa
darmi un colpetto su una spalla.
“Audrey..”
Insistette
Ryuzaki.
Aprii
gli occhi.
Ryuzaki continuava a picchiettarmi con l’indice. Eravamo
davanti all’ingresso
del mio palazzo.
In
un attimo mi
svegliai completamente.
“Ho
dormito
praticamente per l’intero tragitto.” Constatai
sgomenta.
“Si.”
Confermò Ryuzaki.
“Mi
dispiace..Io..Troppe
emozioni..” Farfugliai.
“Ormai
penserà che tu
sia demente.” Si intromise la vocina. A quanto pareva si era
ripresa. Del resto
la pacchia non poteva durare in eterno.
“Non
preoccuparti.” Mi
rassicurò lui.
“
E’ meglio che tu vada
ora. E’ tardi.” Aggiunse.
“Già.”
Feci
per aprire la
portiera ma mi fermai.
“Ryuzaki?”
“Si?”
“Domani
finisco le
lezioni alle quattro.. Ti andrebbe di andare a prendere una fetta di
torta?”
Proposi spudoratamente.
“
Mai sentito il detto
“In amor vince chi fugge?” ”
Sentenziò la mia invadente coscienza.
“
D’accordo.”
Acconsentì lui mordicchiandosi il pollice.
Avrei
voluto saltare
dalla gioia.
“
Ormai non hai più un
briciolo di dignità.” Decretò la voce,
piatta.
Ignorandola,
esclamai:
“ Va bene per le quattro e mezza alla sala da the di
Sue?”
Ryuzaki
annuì.
“A domani
allora.” Mi congedai cercando di
trattenere un sorriso radioso.
“Audrey?”
Mi richiamò.
Mi
voltai verso di lui.
“Buonanotte”
Disse
semplicemente.
“
Buonanotte anche a te
Ryuzaki.” Replicai.
Non
smise di guardarmi
finché non sparii dietro al portone. Io ovviamente, feci lo
stesso. Mentre
entravo all’interno dell’edificio,
“Alfred” mise in moto la vettura e Ryuzaki
mi salutò con un cenno della mano. Risposi al saluto. Fu
allora che mi accorsi
che non gli avevo mai fornito il mio indirizzo. Un altro bel mistero.
Certo non
era difficile procurarselo conoscendo nome e cognome, tuttavia non ero
certo
l’unica Miller a New York e soprattutto mi chiedevo che
ragione ci fosse per
non domandarlo direttamente a me.
“Per
non svegliarti
imbecille” Mi fece notare la voce, seccamente.
Se
le cose stavano
realmente così, le mie perplessità si
incrementavano ulteriormente. Come aveva
fatto Ryuzaki, dall’auto, senza poter consultare una guida
telefonica o
connettersi a internet a scoprire il mio indirizzo? Avrei dovuto
chiederglielo
l’indomani.
“Ah
ah ah e pensi che
ti dirà la verità? Povera illusa.” La
vocina, almeno su una questione, voleva
averla vinta.
Mi
arrovellai il
cervello sull’ascensore e proseguii in tale
attività anche una volta dentro il
mio appartamento. Camminai avanti e indietro per il soggiorno senza
darmi pace.
Decisi che dovevo rilassarmi e fare il punto della situazione. Entrai
in camera
da letto, accesi lo stereo e spalancai la finestra. Mi
investì un soffio gelido.
Il vento non ne voleva sapere di calmarsi quella notte. Incurante del
freddo,
lasciai la finestra aperta e mi sdraiai sul letto.
Cercai
di mettere
ordine nei miei pensieri. Un’impresa disperata.
Cosa
sapevo davvero di
Ryuzaki? Nemmeno il suo nome.
Gli
piacevano i dolci e
odiava scarpe e calzini. E i cellulari. Era in grado di stendere un
uomo con un
calcio. Possedeva un’ intelligenza di gran lunga superiore
alla norma. Sembrava
aver condotto un’esistenza fuori dall’ordinario.
Sedeva e afferrava gli oggetti
in modo insolito. Non aveva molta dimestichezza con i contatti fisici.
Ma chi
era davvero? Da dove veniva? Che lavoro faceva? Chi era la persona che
amavo?
Perché ormai era inutile negarlo a me stessa. Ero
innamorata. Era un dato di
fatto. Ignorarlo non sarebbe servito a nulla. Non lo avrei amato di
meno, ne
avrei avuto le risposte che desideravo. La verità era che mi
ero innamorata di
un perfetto sconosciuto. Come la più sciocca, patetica e
sprovveduta delle
ragazze. Che avevo sempre deprecato. Crudele ironia della sorte.
It’s a damn cold night… Diceva
una canzone per radio. Ed era vero. Era una
notte dannatamente fredda..
Rimasi
ad ascoltare il
resto con gli occhi fissi sul soffitto. E mi resi conto, che per una di
quelle
strane coincidenze che raramente capitano nella vita, le parole di
quella
canzone erano perfette per descrivere la situazione che stavo vivendo,
i
sentimenti che stavo provando.
Take me by the hand take me
somewhere new.. Prendimi
per mano, portami in qualche posto nuovo..
I don’t know who you are
but I’m, I’m with you.. Non
so
chi sei, ma sono con te..
Quell’ultima
frase
fornì la risposta ad ogni mio dubbio. “ Non so chi
sei, ma sono con te.” Era
esattamente così. Non sapevo chi fosse Ryuzaki, ma non mi
importava realmente,
lo amavo e quella era una certezza.
“
Sei ripugnante.”
Commentò la vocina.
“No.
Sono innamorata.”
Replicai.
Almeno
a casa mia,
potevo parlare da sola quanto mi pareva.
Mi
alzai e chiusi la
finestra. Mi lavai i denti e indossai un pigiama. Dopodiché
mi infilai sotto le
coperte con un sorriso ebete stampato sul volto. Non potevo crederci,
per la
prima volta in ventitré anni, ero innamorata.
L’indomani
non ascoltai
una sola parola di quello che dicevano i docenti durante i corsi.
Continuavo a
controllare l’orologio, nella vana speranza di accorgermi che
improvvisamente
si erano fatte le quattro. “ Così puoi correre dal
tuo principe azzurro.” Mi
sussurrò la vocina, velenosa. Io continuavo imperterrita a
sorridere,
nonostante i commenti al vetriolo che mi regalava
e nonostante le gomitate che Connor mi
sferrava, appena notava che la mia espressione si faceva troppo vacua.
“Ma
che stai facendo?”
Mi sibilò ad un tratto.
“Umh?”
Bofonchiai.
Poi
osservai il mio
quaderno per gli appunti e compresi. Invece di scrivere cose sensate,
stavo
riempiendo i fogli di decine e decine di occhi neri.. E di cuoricini..
Deglutii.
“Ormai
hai perso
l’unico barlume di intelligenza di cui eri in
possesso.” Borbottò la vocina.
A
giudicare
dall’espressione, anche Connor la pensava alla stesso modo.
Mi
scappò una risatina
isterica.
“
G-grazie Connor.” Balbettai
imbarazzata.
“
Ti presto poi io gli
appunti che ti mancano. Però ora la smetti di fare quella
faccia da scema e ti
concentri sulla lezione.” Dichiarò deciso.
Mi
aveva messa alle
strette. Mi concessi un ultimo sorrisino fatuo e mi degnai di ascoltare
ciò che
il professore stava spiegando con tanto fervore.
Finalmente,
l’ora tanto
agognata, arrivò. Raccolsi freneticamente
quaderni e biro, ficcandoli nella borsa con malagrazia.
Poi mi avviai
verso l’uscita dell’aula come se fossi inseguita da
un branco di lupi famelici.
“AUDREY!”
Gridò Connor.
Mi
girai verso di lui
spazientita.
“Che
c’è?” Chiesi,
desiderosa di defilarmi al più presto.
“Non
dimentichi nulla?”
Mi fece notare lui. Sembrava piuttosto risentito.
Diedi
una rapida
occhiata alla postazione che avevo appena lasciato. Non c’era
niente.
“
No, ho preso tutto.”
Obiettai.
Connor
mi scoccò
un’occhiata di fuoco. E io capii cosa mi ero dimenticata di
fare. Nella smania
di uscire, non l’avevo neppure salutato. Mi sentii un verme.
“
Connor scusami,
scusami, scusami! ” Lo supplicai tornando sui miei passi.
Lui
sbuffò offeso.
“
Mi dispiace un
sacco..” Mormorai.
Mi
ignorò nuovamente.
“
Ti prometto una
tripla porzione di lasagne la prossima volta che vieni a
cena.” Tentai di
prenderlo per la gola.
“
E va bene, sei
perdonata.” Si arrese.
“Immagino
non mi dirai
dove scappi così di fretta..” Aggiunse.
“
Bel tentativo
ma..No.” Risposi.
“
D’accordo. Fila
adesso.” Replicò lui.
Strano
si fosse arreso
così in fretta. La prospettiva delle lasagne doveva averlo
rabbonito. Senza
farmelo ripetere un’altra volta, mi fiondai fuori dalla
facoltà.
Come
sempre, Ryuzaki
era in anticipo. Se ne stava in disparte, a lato dell’entrata
della sala da the
di Sue, con lo sguardo perso nel nulla. Mi affrettai verso di lui.
Notai che la
sua attenzione, improvvisamente, si era focalizzata in un punto dietro
le mie
spalle. Ma ero così contenta di vederlo che non vi badai.
“
Deduco che quello sia
Connor.” Mi annunciò, ancora prima che potessi
salutarlo. Sempre scrutando
oltre la mia spalla.
“Chi?”
Domandai sorpresa.
“Il
ragazzo che ti
stava seguendo dall’altra parte della strada. E che ora
è dietro di te.” Mi
spiegò lui tranquillo.
“Cosa?!”
Esclamai
sbigottita. Ma la mia era una domanda retorica.
Sebbene
non ne avessi alcuna
voglia, mi voltai.
Un
metro e
ottantacinque circa. Spalle molto larghe. Capelli castani e ricciuti.
Occhi
azzurri. Carnagione abbronzata. Indubbiamente Connor.
“
Cosa diavolo ti sei
messo in testa di fare?” Scandii le parole una alla volta,
con voce sorda,
avanzando lentamente nella sua direzione.
Parve
non sentirmi. La
sua attenzione era completamente assorbita da Ryuzaki. Lo fissava come
se fosse
stato un pesce
esotico non
particolarmente bello. Il suo atteggiamento mi irritò ancora
di più. Anzi,
definirmi irritata era un eufemismo. Ero furente.
“Ti
piace davvero
quello?” Bisbigliò Connor sconcertato.
Aveva
oltrepassato ogni
limite. Inoltre ero certa che Ryuzaki avesse sentito perfettamente.
“
Non solo osi violare
la mia privacy seguendomi, in una patetica imitazione
dell’ispettore Gadget ,
ma ti permetti anche di fare commenti sgradevoli!” Sbraitai
prendendo a
tirargli calci negli stinchi.
Lui
cercò di sottrarsi
ai miei colpi, ma io lo seguii, implacabile.
“
Audrey piantala, ti
farai male..” Protestò lui.
“
Non mi interessa.
L’importante e che ti faccia male anche tu.” Fu la
mia risposta. Un’affermazione
estremamente matura.
Connor
mi afferrò una
ciocca di capelli e la tirò.
“Ahia!”
Mi lagnai.
“Ti
arrendi?” Domandò.
“NO!”
Sbottai,
continuando a prenderlo a calci.
Lui
non mollò la presa.
Iniziammo
ad attirare
l’attenzione dei passanti. Dovevamo apparire ridicoli alla
nostra età,
accapigliandoci come due marmocchi.
“
Smettetela tutti e
due.” La voce di Ryuzaki non era mai suonata così
fredda. E autoritaria.
Io
e Connor ci
bloccammo. Io con un piede e lui con la mano che stringeva i miei
capelli, a
mezz’aria, basiti. Restammo
in quello
stato di stupore misto a imbarazzo per alcuni istanti e poi tornammo a
darci un
contegno, limitandoci a guardarci in cagnesco.
“
Non fai le
presentazioni?” Mi punzecchiò Connor.
“
Ma certo..”
Accondiscesi con falsa cortesia.
“Ryuzaki,
questo
viscido e spregevole impiccione, come avevi intuito è
Connor.”
“Connor,
lui è
Ryuzaki.” Conclusi piccata.
Connor
gli porse la
mano.
Se
con me si era
mostrato riluttante, con Connor, Ryuzaki fu anche peggio. Prese la
punta delle
dita della sua mano tesa, tra il pollice e l’indice e le
strinse per meno di un
battito di ciglia. Connor era sbigottito. Io ormai ci avevo fatto
l’abitudine e
non mi impressionai.
Come
se non bastasse,
Ryuzaki si era messo a osservarlo con insistenza. Connor mi prese per
un
braccio, facendomi allontanare da Ryuzaki di qualche metro.
“
Audrey questo è uno
spostato, andiamo via..” Sussurrò.
“
Dì ancora una cosa
del genere e ti cambio i connotati..” Ringhiai.
“Audrey..”
Il tono di
Connor si era fatto implorante. Era veramente preoccupato.
Sospirai.
“
Connor, ti assicuro
che non corro alcun pericolo, al contrario..” Cercai di
rassicurarlo, ma non
potevo sbilanciarmi.
“
Audrey credo che la
tua capacità di giudizio in questo caso sia fortemente
compromessa.” Disse
angosciato.
“
Mi fido di lui. E se
ora a causa tua non potrò più vederlo, sappi che
mi renderai maledettamente
infelice. Quindi per favore, vai adesso e non farmi più
domande a riguardo.” Lo
pregai.
“
Tengo il cellulare
acceso.” Mi
informò lui. Poi, rivolgendo
un ultimo sguardo vagamente minaccioso a Ryuzaki, se ne
andò.
Povero
Connor, non
aveva la più pallida idea che se Ryuzaki avesse voluto,
l’avrebbe messo al
tappeto con un colpo.
A
proposito di Ryuzaki.
Ero certa che avesse inteso ogni parola della mia conversazione con
Connor.
Reputai opportuno scusarmi.
“
Ryuzaki scusami. Mi
dispiace tantissimo, non avevo idea di avere Connor alle costole,
lui..”
“
E’ molto preoccupato
per te.” Mi interruppe.
“
A volte mi chiedo
come sia..” Proseguì. Di nuovo si era rivolto a
sé stesso.
“
Cosa?” Non potei fare
a meno di domandare.
“
Avere un amico.” Terminò
pensieroso.
Un’altra
delle sue sconcertanti
rivelazioni.
“
Ci sono io..” Dissi
di impulso.
“
Non posso definirti
una mia amica Audrey. A dire il vero non posso definirti in alcun modo,
ma
ritengo che lo stesso valga per te.” Considerò,
fissandomi intensamente.
Ancora
una volta aveva
ragione.
“
Non è necessario dare
un nome a tutte le cose..”Stabilii dopo una breve riflessione.
“
Noi siamo..Noi, che è
già una bella parola.” Aggiunsi sorridendo.
Ryuzaki
rispose al mio
sorriso, ma non disse nulla. Ermetico come di consueto.
“
Ci rivedremo ugualmente?
Nonostante l’incursione di Connor intendo dire.”
Chiesi notevolmente sulle
spine.
“Si.”
Replicò laconico.
“
Posso chiederti la
ragione?” Andavo contro i miei interessi, ma al Plaza mi era
parso categorico a
riguardo.
“
E’ come hai detto tu.
Se non dovessi più vederti, penso ne sarei
infelice.” Mi rivelò appoggiando
l’indice
sulle labbra.
Avrei
voluto dirgli che
ero contenta di sapere che contavo qualcosa per lui.
Invece
osservai: “
Certo che hai un udito eccellente.”
“
Non solo.” Ribatté
Ryuzaki.
“
E sei anche modesto.”
Commentai ironica.
Ryuzaki
sorrise sotto i
baffi.
“
Vieni, entriamo.
Dalla vetrina ho notato che c’è ancora della
cheese-cake alla fragola, meglio
affrettarci prima che ti metta a inveire contro
qualcun’altro.” Mi restituì la
frecciatina.
“
Che spiritoso.”
Borbottai.
“
Non c’è colpo che non
renda.” Replicò lui.
Gli
avrei sentito dire
nuovamente quella frase diversi mesi dopo, in una circostanza che
ancora non
potevo minimamente immaginare.
Ringraziamenti
e sproloqui dell’autrice:
Innanzi
tutto, mi scuso
per lo spaventoso ritardo nella pubblicazione di questo aggiornamento.
Pietà,
non linciatemi! Sono stata presa dapprima dal trambusto delle feste,
poi sono
rimasta bloccata
una settimana dal mio
ragazzo a causa della neve e ovviamente non potevo sequestrargli il PC
^^
Comunque, fortunatamente, ce l’ho fatta. Una piccola
divagazione prima dei
ringraziamenti: con questo capitolo si conclude la prima parte della
storia
(questo non vuol dire che ci saranno altri otto capitoli,
semplicemente, termina
una fase ^^). E come Hope87 e L-chan hanno dedotto (tanto per restare
in tema XD), la predizione della chiromante si riferiva a Kira, per cui
ci sarà
presto una svolta. Per concludere, sono davvero soddisfatta, di aver
spiegato
all’alba dell’ottavo capitolo, la ragione del
titolo di questa fan fiction..
Meglio tardi che mai ^^’’’
E
ora i ringraziamenti
per le vostre recensioni che mi fanno sempre andare in brodo di
giuggiole eh eh
eh
SPLITkosher:
come
sempre mia cara, grazie mille dei complimenti ^^
Hope87:
moltissime
grazie anche a te per come fai sentire apprezzata questa
storia! Come hai potuto leggere qualche riga fa, la tua intuizione era
corretta
e presto verrai accontentata! Al solito, mantenere L IC, è
una grandissima
soddisfazione.
L-chan:
O.O
no che non ti voglio morta!!! E mi scuso per averti fatto attendere
tanto questo capitolo.. Grazie mille per la splendida recensione! Ma
è anche
merito tuo, sarò ripetitiva ma senza L file no 15, non avrei
mai osato muovere
L e Audrey in certi contesti! Come hai potuto leggere, anche tu avevi
ragione
sulla predizione della veggente ^^
Umpa_Lumpa:
abbiamo
avuto già modo di parlarne su msn, per cui non mi dilungo
tanto!
Ma grazie cara, per continuare a seguire e recensire questa storia. Ps
il pezzo
del cinema è quello che mi sono divertita di più
a scrivere nello scorso
capitolo!
Liar:
grazie
anche a te!!! A proposito, anch’io parlo da sola e faccio
figure
malsane, quindi siamo in tre ^__^
AngelVirtues:
Grazie,
mi fa davvero piacere che il
capitolo ti sia piaciuto così.. Non ero del
tutto soddisfatta quando
l’ho terminato, pensavo di essermi dilungata troppo! Eh eh
alla fine il bacio
c’è stato.. ^___^
Ary_tan:
Ti
ringrazio della recensione, sono contenta che Audrey e L ti piacciano
come coppia e che Audrey e la vocina ti divertano..Per me è
davvero
soddisfacente!
Hoshimi:
Sono
sempre felicissima quando vedo una nuova lettrice *__*
Grazie per i complimenti, mi hanno fatto
estremamente piacere, specie che tu abbia trovato il mio stile
originale..
*Piange di gioia* .. Mi dispiace ringraziarti così tardi per
gli auguri di
Natale e ti auguro buon anno, visto la data!
La
gre: Grazie
per aver recensito ^___^ contentissima che
l’evoluzione del rapporto tra Audrey e L ti
piaccia, abbi pazienza, senz’altro crescerà col
tempo ;)
Bilu_Emo:
Grazie
per aver scritto una recensione, mi ricordo che avevi inserito la
mia storia tra i preferiti ma questa è la tua prima
recensione *altre lacrime
di gioia*.. So di essere noiosa a ripeterlo SEMPRE ma il fatto che in
diversi
troviate L IC è una fonte continua di soddisfazione, davvero
ne sono
felicissima.. E sono anche molto, ma molto contenta che ti piaccia
Audrey..
Quanto al capitolo dal POV di L mi spiace, ma la storia sarà
narrata solo da
Audrey.. Temo andrei OC se mi cimentassi a entrare nella testa del
nostro amato
detective e voglio evitarlo.. Ma cercherò di far trasparire
i suoi
sentimenti (per
quello che fa trasparire
l si intende L) attraverso la narrazione di Audrey ^^
Grazie
inoltre a Chihiro,
Ci chan, Elisahq, Fabyd,
Nueblackcrow e Rebel Girl per
aver aggiunto questa storia ai preferiti!
E
ora, dato che ormai
faccio le bave dal sonno vista l’ora, pubblico il capitolo e
vado a nanna..
Buon anno e un grosso bacione a tutte! ^__^
Alice
|
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Capitolo 9 *** Verità ***
9.
Verità
In
quei due mesi che si
susseguirono, scoprii che era proprio vero il detto secondo il quale il
tempo
trascorra più in fretta quando si è felici. Le
giornate volavano, perlomeno
quelle in cui stavo insieme a Ryuzaki. Le altre, erano decisamente
più lente,
ma fortunatamente anche più
sporadiche.
Ormai
le nostre laute
merende a base di torte e svariati altri dolciumi, erano una tradizione
al
termine delle mie lezioni. Ci incontravamo alla solita panchina e ci
incamminavamo alla ricerca di una qualche caffetteria, o sala da the,
che rispecchiasse
i nostri gusti. Occasionalmente tornavamo anche da Sue, a gustare la
deliziosa
cheesecake alla fragola. Ogni volta che lei mi vedeva apparire in
compagnia di
Ryuzaki, sembrava si trattenesse a stento dall’investirmi di
una marea di
domande. Era piuttosto buffa la sua espressione: si capiva che moriva
dalla
curiosità, ma cercava di non darlo a vedere, senza il minimo
successo.
Tuttavia
i dolci,
sebbene consumati in quantità industriali, non erano la
nostra unica
occupazione. Mi ero dedicata con impegno, affinché Ryuzaki
conoscesse il più
possibile, le molteplici meraviglie di New York. La città
dov’ero nata e che
amavo e amo incommensurabilmente. Avevamo visitato insieme il
Metropolitan
Museum, all’interno del quale Ryuzaki aveva attirato su di
sé lo sguardo
indiscreto di qualche frequentatore, accovacciandosi per ammirare i
dipinti da
sotto insù. Ci eravamo recati alla New York Public Library,
dove avevamo
trascorso un pomeriggio intero, persi tra i volumi. Inoltre, avevamo
sfidato la
calca, addentrandoci nel coloratissimo quartiere di Chinatown. Talmente
affollato, che la postura di Ryuzaki non dava minimamente
nell’occhio. Ma
questa non è che una minima parte delle nostre escursioni
per la città.
A
volte non uscivamo
affatto. Ryuzaki mi comunicava l’indirizzo
dell’albergo dove alloggiava e io lo
raggiungevo. Senza pormi troppi quesiti. Il buon
“Alfred” doveva adoperarsi
alacremente, poiché avessimo la nostra razione pomeridiana
di ghiottonerie. In
alcune occasioni conversavamo, o, sarebbe più corretto dire,
Ryuzaki mi
rivolgeva una quantità spropositata di domande. Soprattutto
sull’università e
sui miei progetti futuri. Aveva trovato buffo il fatto che volessi
progettare
grattacieli nonostante soffrissi di vertigini. Io avrei voluto fare
altrettanto,
ma sarebbe stato tempo sprecato. Avrei probabilmente ottenuto risposte
vaghe, o
una sequela incomprensibile di percentuali. In altri pomeriggi invece,
Ryuzaki
era impegnato a trafficare, come ipnotizzato, davanti al suo MAC
portatile. Io
invece studiavo, o mi dedicavo alla lettura di qualche volume, che
“Alfred”
faceva apparire dal nulla. In ogni caso, era piacevole stare insieme,
anche in
quella maniera bizzarra. Di tanto, in tanto, interrompevamo le
reciproche
occupazioni per stuzzicare qualcosa, (rigorosamente dolce), o
sorseggiare un
the o un caffè, giocando a chi riusciva a sostenere
più a lungo lo sguardo
dell’altro. E’ superfluo che vi comunichi chi
uscisse vincitore da quella
sfida. Ogni volta.
Quando
arrivò
Halloween, nonché il compleanno di Ryuzaki, ne approfittai
per regalargli una
felpa bianca con il cappuccio per ripararsi dal freddo e una torta
panna e
fragole fatta da me. La felpa, come del resto già
immaginavo, non riscosse un
grande successo, a differenza della torta che divorò
praticamente da solo.
Tuttavia la indossò per andare a vedere la famosa parata in
costume per le
strade di New York, insieme a una
strana maschera da fantasma che mi chiesi dove potesse aver reperito.
Fu
nell’ultima
settimana di Novembre che qualcosa cambiò.
Spaparanzata
sul divano
di casa di Connor, sgranocchiavo noccioline guardando la televisione.
“
Allora come sta Nosferatu
?” Mi
punzecchiò acido il mio amico.
Si
era ormai rassegnato
al fatto che io vedessi Ryuzaki, ma non perdeva occasione per
rivolgermi frecciatine
velenose che lo riguardavano. Compreso quell’insultante
appellativo,
giustificato a sua detta, dal fatto che Ryuzaki sembrasse un non-morto.
Gli
tirai dietro un
grosso cuscino, centrandolo in faccia.
“
Ti ho detto mille
volte di non chiamarlo così!” Esclamai risentita.
“
Devo essere diventato
duro d’orecchi in questo periodo.”
Replicò ironicamente lui, restituendomi la
cuscinata.
“
Che tragedia! Sordo
oltre che stupido..” Dissi, fingendomi addolorata.
Connor
mi scaraventò
addosso un altro cuscino.
Presero
a volare
cuscini e improperi.
“
CONNOR, AUDREY,
VOLETE SMETTERLA? STO CERCANDO DI STUDIARE!” Eleanor, la
sorellina
quattordicenne di Connor, era semplicemente infuriata.
“
Scusa.” Mormorammo
all’unisono, vergognandoci come ladri. Farsi rimproverare da
una persona di
quasi dieci anni in meno, era un nuovo, imbarazzante primato.
“
E pensare che
dovremmo essere un esempio.” Commentai a mezza voce, mentre
Eleanor tornava
ciabattando, evidentemente seccata,
in camera sua.
“
Invece siamo due
impiastri.” Constatò Connor sconsolato.
“
Già..” Sospirai.
“
Tornando al discorso
di prima..” Argomentò Connor.
Alzai
gli occhi al
cielo.
“
Come mai da queste
parti? Non ti si vede molto ultimamente eccetto che a
lezione..”
Avvertii
una fitta di
senso di colpa. Avevo decisamente trascurato Connor in quel periodo.
“Lacrime
di coccodrillo.”
Rivoltò il coltello nella piaga la vocina. Scommetto che ne
sentivate già la
mancanza. Io niente affatto.
“
Hai ragione Connor..
Ultimamente sono stata un po’..Presa..” Mi
arrampicai sui vetri.
“Non
riuscivi a
emergere dalla cripta?”
Lo
fulminai con
un’occhiataccia.
“
Si lo so, ti sei
innamorata.” Rettificò lui, pronunciando quelle
parole come se si trattasse di
qualcosa di disgustoso.
Quasi
mi venne da
ridere.
“
Ad ogni modo, come
mai non sei con Nos… Cioè
con Ryuzaki?” Insistette,
correggendosi in tempo per evitare ulteriori rappresaglie.
“
Sono due giorni che
non lo sento.” Gli rivelai rabbuiandomi.
“
E quindi io faccio da
tappabuchi.” Considerò, sarcastico.
“
Non pensarci nemmeno!
Avevo voglia di stare con te..” Protestai.
“
Però hai la coda di
paglia.” Mi canzonò.
Gli
feci la linguaccia.
“
Comunque perché non
lo chiami tu?” Mi domandò.
Mi
mordicchiai il
labbro.
“
Perché sei orgogliosa
e stupida.” Mi fece notare la vocina.
Aveva
ragione.
L’orgoglio era forse il peggiore dei miei difetti. Il
peggiore se non si
considerava la mia abitudine di parlare da sola, o di scoppiare a
ridere in
pubblico, apparentemente senza motivo.
“
Audrey..” Iniziò
Connor. Ma la nostra attenzione fu attirata dal notiziario.
“Jack Carson, 48 anni, colpevole di stupro e
omicidio, è morto di
attacco cardiaco, alle 14:00 di questo pomeriggio in carcere. Si tratta
del
ventesimo caso di infarto che colpisce un criminale questa settimana.
Le
autorità non rilasciano dichiarazioni a riguardo.”
Io
e Connor restammo
per un istante senza parlare.
“
Stanno morendo come
mosche.” Quasi bisbigliò lui, incredulo.
Non
potei fare altro
che annuire, lievemente turbata. Certo il mondo non avrebbe sentito la
mancanza
di un uomo come Jack Carson. Né di tutti gli altri che erano
morti. Tuttavia
non riuscivo a non provare un sottile senso di inquietudine. Quella
serie di
decessi non poteva essere fortuita, sebbene la modalità
degli stessi apparisse
naturale.
“
E vedo una minaccia incombere. Su tutti noi.
Presto.”
Non
mi spiegai perché
mi tornarono in mente le parole della chiromante del Luna Park di Coney
Island,
ma fui percorsa da un lungo brivido nel rammentarle. Provai
un’ irrazionale
paura.
“ Audrey,
è tutto ok?” Mi chiese Connor,
vagamente preoccupato.
“
S-si.” Balbettai,
poco convinta.
“
Sei pallida.”
Obiettò, lui.
Cercai
di sorridere ma
penso riuscii solo a produrre una smorfia.
“
Sono tutte queste
morti.. Sono.. Strane..” Provai a spiegare.
“
Forse esiste un Dio
che punisce i malvagi..” Ipotizzò Connor.
“
O semplicemente si
tratta di coincidenze meritatissime.” Concluse pratico.
“
Io non credo che si
tratti solo di coincidenze..” Lo contraddissi.
Connor
stava per
ribattere, ma in quel momento suonò il mio cellulare. Era
Ryuzaki.
“Pronto?”
Dissi con il
cuore che batteva all’impazzata. Per qualche ragione
sconosciuta, ero
dannatamente agitata.
“
Audrey?”
“Si?”
“
Potresti raggiungermi
all’Empire Hotel? ”
“
Adesso?” Domandai,
lanciando un’occhiata titubante a Connor.
Lui allargò le
braccia come a voler dire “Fa
come ti pare”.
“
Si.” Mi confermò
Ryuzaki.
“
D’accordo.”
Acconsentii.
Connor
finse di
mettersi a piangere e per poco non scoppiai in una risata.
Ryuzaki mi
comunicò l’indirizzo dell’albergo e
il numero della stanza, poi riagganciò.
Ancora
non riuscivo a
scacciare la sensazione di malessere che mi attanagliava. Ryuzaki mi
era parso
diverso al telefono. La differenza era minima rispetto
al solito, dato che il cellulare era solo un
tramite per permetterci di prendere accordi per vederci e non per fare
chissà
quale conversazione. Ciononostante lo
sentivo come.. “ Distaccato..” suggerì
spietatamente la vocina. Cercai di non
darle retta, eppure avevo avuto la medesima impressione.
“
Vuoi dirmi che cos’
hai Audrey?” Ritentò Connor, appoggiandomi una
mano sulla spalla.
“
Nulla, una
sciocchezza.” Ribattei. Un misero tentativo di
tranquillizzarlo.
“
Se quel mucchietto
d’ossa ti fa soffrire ti giuro che..” Si
infervorò lui.
“
Calmati Connor.. Sai
che non permetto a nessuno di farmi soffrire e anche se mai dovesse
accadere,
come dici tu, ho un ottimo gancio destro!” Affermai ridendo,
sperando di essere
stata sufficientemente convincente.
Connor
mi concesse un
sorriso. Segno che ero riuscita nel mio intento. In realtà
la Audrey che avevo
descritto, era quella prima dell’incontro con Ryuzaki:
razionale, forte,
misurata nei sentimenti e dotata di un’invidiabile faccia
tosta.
“
Non la mammoletta
psicopatica e rammollita
che sei ora.” Insinuò
malignamente la vocina.
“
Piantala..”
Sussurrai.
“
Hai detto qualcosa
Audrey?” Chiese Connor.
“
No.” Mentii. Non
volevo che anche il mio migliore amico mi considerasse schizofrenica.
Salutai
Connor con un
abbraccio un po’ più lungo del consueto. Non avevo
particolare desiderio di
andarmene. E soprattutto di appurare se la freddezza di Ryuzaki fosse
unicamente frutto della mia mente o se invece fosse reale.
“Codarda”
La mia
impietosa coscienza, rincarò la dose di insulti.
A
malincuore, mi
infilai su un taxi che speravo di non trovare così
facilmente e comunicai al
conducente la destinazione.
Mi
strinsi nel cappotto
quando scesi dalla vettura. L’aria era gelida e il cielo
plumbeo non prometteva
niente di buono. Pensai che non fosse l’unico. Tentando di
non pensare a nulla
e di non impantanarmi in congetture malsane, entrai
all’Empire e, dopo essermi
identificata alla reception, raggiunsi la stanza numero 147. Bussai.
“
Avanti.” Esclamò la
voce di Ryuzaki.
Inspirai
profondamente
ed entrai.
Ryuzaki
mi dava le
spalle. Era accoccolato a terra, rivolto al monitor
dell’inseparabile MAC. Non
si voltò a guardarmi quando sentì la porta
chiudersi. La sensazione sgradevole
crebbe. Qualcosa decisamente non andava.
“
Accomodati Audrey.” Mi
invitò.
Tuttavia
non accennò a
muoversi dalla sua posizione. Dovevo accontentarmi di contemplare i
suoi
arruffati capelli neri.
“
Preferisco restare in
piedi.” Dichiarai.
“
Come preferisci.”
Replicò lui.
Calò
il silenzio.
Poi
udii la frase che
avevo tanto temuto di sentire:
“
Sto per partire
Audrey.”
Fu
un’autentica doccia
fredda.
“
Quando?” La mia voce
era talmente flebile che fui sorpresa del fatto che Ryuzaki
riuscì a sentirmi.
“
Dopo domani.” Mi
informò.
Era
pochissimo tempo.
“
Non.. Non significa
che non dobbiamo mai più vederci e sentirci..”
Mormorai.
Mi
ero ripromessa che
quando fosse venuto il momento l’avrei lasciato andare e
basta. Niente domande,
niente tentativi di rimanere in contatto. I miei propositi tuttavia,
erano
svaniti come neve al sole.
“
Si invece.” Obiettò.
Lo sguardo ostinatamente fisso sul monitor.
Avrei
voluto urlargli
di guardarmi in faccia, ma ero come impietrita. Inoltre ero
perfettamente conscia,
che un atteggiamento del genere non sarebbe stato di alcuna
utilità con
Ryuzaki.
“
Non so perché te lo
stia dicendo Audrey, ma ci ho pensato e ripensato e ho concluso di
doverti
rivelare la verità. O perlomeno una parte di
essa.” Riprese a parlare, pacato.
“
Avanti, ti ascolto.”
Lo esortai.
Ero
pronta
probabilmente a sentirmi dire qualsiasi cosa. Ero preparata ad ogni
eventualità, tranne l’unica che mi fu presentata:
“
Io sono Elle.”
“
Cosa?” Esclamai
esterrefatta. Ma avevo sentito benissimo.
“
Io sono Elle.”Ripeté
lui. La sua voce non tradiva la minima emozione.
Mi
ci volle un momento
per metabolizzare quelle tre parole.
“
Tu sei quell’Elle?” Domandai
a scanso di equivoci.
“Si.”
“
Il miglior detective
al mondo, di cui nessuno conosce il volto e
l’identità? L’uomo che due anni fa
ha risolto il risolto il caso di quel serial killer a Los Angeles,
chiamato
Beyond Birthday*?” Le mie parole risuonavano cariche di
incredulità.
“Si.” Disse ancora.
“
Sentiamo, se tu fossi
Elle, perché me lo staresti rivelando proprio ora?”
Lui
non rispose.
E
io realizzai.
“
Me lo stai dicendo
adesso perché sei certo che non mi rivedrai più.
E anche se lo raccontassi a
qualcuno, chi mi crederebbe? Non ho tue foto, un tuo indirizzo, non
conosco il
tuo nome.. Niente potrebbe ricollegarmi a te.” Conclusi.
“Esatto.”
Confermò
Ryuzaki.
Mi
girava la testa. Era
assurdo, ma alla luce dei fatti, tutto tornava.
“
Quindi hai un nuovo
caso per le mani.” Dichiarai come se fosse la cosa
più naturale del mondo.
“Si.”
Fu la risposta di
Ryuzaki. A quanto pareva era deciso a esprimersi il meno loquacemente
possibile.
“
Dove andrai?” Chiesi,
dato che era in vena di rivelazioni.
“
In Giappone.”
Il
Giappone era grande.
Non si comprometteva
fornendomi una
risposta del genere. In quel preciso istante, ebbi
un’illuminazione, era
pazzesco, tuttavia ero quasi certa di essere nel giusto:
“
Quegli innumerevoli
casi di attacco cardiaco tra i criminali.. Non si tratta di morte
naturale,
vero?” Indagai.
“
Ottima deduzione. La
probabilità è del 70%.”
Decretò.
Fu
allora che presi una
decisione totalmente priva di buonsenso. Dettata totalmente
dall’istinto e dal
cuore:
“
Voglio venire con
te.” Lo
resi partecipe.
“
Questo è fuori
discussione.” Ribatté.
“Perché?”
Incalzai,
cocciuta.
“
Perché non hai la più
pallida idea di cosa comporti una simile scelta. Dovresti rinunciare a
tutto:
ai tuoi studi, alla tua famiglia, ai tuoi amici. E nessuno, agisce in
questo
modo.”
“
Non mi importa.”
Obiettai.
“
Ma non è tutto. Ci
sposteremmo da un albergo all’altro ogni giorno. Potresti
uscire solo molto di
rado e facendo estremamente attenzione. Dovresti vivere in incognito
come me e
io non potrei offrirti nulla di normale. Nessuna passeggiata mano nella
mano,
nessuna cena fuori, nessuna delle cose che fanno un uomo e una donna
insieme.
Niente. Sarò totalmente assorbito dalle indagini. La
probabilità che tu crolli
entro poche settimane è del 60%.”
Continuò, incurante della mia protesta.
“
Non mi importa
nemmeno di questo.” Affermai risoluta.
“
Ma t’importerà.” Mi
fece presente.
Notai che con una mano si
stropicciava
convulsamente i jeans.
“No.
Sono una persona
normale che si è innamorata di una fuori
dall’ordinario. E sono pronta ad
accettarne le conseguenze.” Ecco.
L’avevo detto.
Ryuzaki,
finalmente si
voltò a guardarmi. I suoi occhi erano freddi e inespressivi.
“
Mi saresti solo
d’intralcio, Audrey.” Disse piatto.
Colpita
e affondata.
Senza
dire una parola,
girai sui tacchi e uscii dalla stanza, chiudendomi la porta alle
spalle. Sentii
gli occhi riempirsi di lacrime. Bruciavano terribilmente ai loro angoli.
“
Tira fuori le palle.”
Mi incitò la vocina. Però non sembrava molto
agguerrita.
Ma
non volevo e non
dovevo piangere. Mi strofinai energicamente le palpebre e uscii in
strada.
Pioveva a dirotto. Ovviamente di un taxi nemmeno l’ombra.
Mentre cercavo di intercettarne
uno, finsi che fossero le gocce di pioggia a bagnarmi le guance.
*Beyond
Birthday:
Questa nota è perfettamente superflua, ma a voler essere
assolutamente
precisa.. Beyond Birthday è un personaggio del romanzo
“ Death Note another
Note: The Los Angeles BB case” del maestro NisiOsin. Si
tratta di un orfano
della Wammy’s House, fuggito da essa, con una vera ossessione
per L, che vuole
emulare e superare. Diventa un serial killer che L arresterà
con la
collaborazione di Naomi Misora. Morirà in carcere per mano
di Kira. So che lo
sapevate già, ma ora ho la coscienza a posto XD
Ringraziamenti
e sproloqui dell’autrice:
Ed
eccoci alla fine del
capitolo 9! “Chissà
perché tutto questo entusiasmo?”N.D.
Vocina di Audrey. Ad ogni modo, è bello che recensiate
così in tante ed è anche
bello vedere che di volta in volta, questa storia viene aggiunta ai
preferiti!
In tal proposito ne approfitto per ringraziare TheCrazyHatter
e Clod93..
Prima
di procedere con
i consueti ringraziamenti, volevo rispondere al dubbio che ho insinuato
in Hoshimi, Liar
e Ary_tan.. Emh beh
ecco.. Non dovrei spoilerarvi sulla sorte di L perché vi
rovinerei l’effetto suspense
e probabilmente
la fan fiction perderebbe di
fascino.. Ma tenete presente che sono una fan devota di L. Molto
devota. Ho il
suo puccioso peluche e le pantofole col suo faccino, che ovviamente non
utilizzo e guardo adorante..” Che scema” altra N.D.
Vocina di Audrey. Devo
farle capire che non l’ho creata per infastidire me. Fine
dello sproloquio.
Passiamo ai ringraziamenti ^^’’’
Umpa_Lumpa:
Audrey
mi ha detto di dirti che prepara i voulevant al salmone per la
vostra festa. E che dovete fracassare più finestre possibili
con lo champagne
perché un tale evento non si manifesterà mai
più. E anche la vocina lo
conferma. L dice che ci sarà a patto che possa venire anche
Watari con dei
dolci. Quindi cercate di non confondere troppo quel
pover’uomo, che è anziano e
in piena crisi di identità. Pensa di chiamarsi Alfred.
Chissà perché.. Ah quasi
dimenticavo.. Sono contenta che questo capitolo ti sia piaciuto. E che
tu lo
legga lentamente per non farlo finire, mi lusinga un sacco *__* Quanto
alla
canzone.. Beh, sappi che anche la vocina la odia, la trova
disgustosamente
melensa. A me invece non dispiace così tanto.. Non
è che abbia basato l’intera
ff sul suo testo, a dire il vero sono solo le parole che ho aggiunto
nella
storia ad avermi ispirata. Mi sembravano adatte. Ed ero anche molto
incerta se
inserirle o meno, ma non potevo fare la gnorri e non spiegare il titolo
della
ff. La mia incoerenza ha un limite XD.. Comunque sei tu che inserisci
le
recensioni per cui puoi dilungarti quanto vuoi. Io sono contenta di
leggerle,
raccontami pure anche tutta la tua giornata, mi darai
un’eccellente scusa per
ignorare gli esami che incombono! ^____^ Ps: Il nome della sorellina di
Connor
è un piccolo, minuscolo omaggio ;) Pps: Audrey beh.. Credo
sia semplicemente
schizofrenica XD
Hoshimi:
Mi
dispiace di avervi fatto penare così con quel capitolo. Ma
sono
lietissima che ti sia piaciuto! Come hai potuto leggere Kira
è già arrivato
nella storia, non fisicamente ancora, ma non manca moltissimo! Quanto al tuo timore eh eh ho
già risposto sopra ^_^
Grazie per i complimenti e per il sostegno, te ne invio a mia volta ,
morale ,
per l’abominevole latino.. E’ uno degli esami che
mi mancano per laurearmi e
non sono affatto impaziente di mettermi a studiarlo -.-
Hope87:
Anche
io sono ripetitiva nel ringraziarti sentitamente ogni volta. Per
cui non preoccuparti! Anzi, come dico sempre, in maniera un
po’ nauseante,
adoro le vostre recensioni, mi invogliano a continuare
perché sono segno che
sto facendo, nel mio piccolo, un lavoro gradevole. Per cui grazie!
Connor è un
autentico impiccione ma è anche un buon amico XD e Audrey..
E’ un vero piacere
essere riuscita a farla apprezzare così, a renderla
addirittura reale.. E tiro
un sospiro di sollievo alla conferma che L è sempre IC.. Non
so come funzioni
la sezione delle storie scelte, tuttavia ti ringrazio infinitamente per
aver
pensato a questa ..arrossisce violentemente .. Grazie ancora ^^
AngelVirtues:
Addirittura
sublime? * Si inchina grata .. Grazie mille!!! Mi è piaciuto
tanto descrivere quel bacio e sono felicissima sia stato apprezzato!!!
*__*
Quanto a Connor.. Anche Audrey l’ha odiato con te! Ma tanto XD
La
gre: Ti
assicuro che non sei per niente noiosa e sono contenta che ti stia
affezionando alla cara “coppietta”! E anche che sia
valsa la pena di sopportare
il giga ritardo.. Non accadrà più ,salvo
meteoriti o esami particolarmente
funesti! Moltissime grazie ^__^
SPLITkosher:
grazie
mille anche a te stella! ^^
Bilu_Emo:
Grazieeeeee!!!
Eh eh eh, l’azzuffata con Connor è stata proprio
divertente da scrivere XD
Liar:
Come
faccio? Emh non so.. Cerco di scrivere in modo sopportabile.. *dice
farfugliando e arrossendo* .. Comunque garantisco che mi
impegnerò sempre molto
sissì! Grazie ^__^
Ary_tan:
A
quanto pare la scena del bacio e quella di Connor spopolano! Ne sono
molto contenta perché sono quelle che ho preferito scrivere
nello scorso
capitolo. Connor è molto protettivo, forse anche troppo e di
tanto in tanto
dovrebbe proprio farsi un pentolino con i fatti suoi.. Ma
senz’altro farebbe
qualunque cosa per aiutare Audrey se fosse in difficoltà.
E’ davvero generoso,
spero di essere riuscita a rendere l’idea ^^ Ti ringrazio
molto per l’apprezzamento.
Clod93:
Al
solito, vedere una nuova lettrice, mi fa saltellare di gioia!!! *__*
Grazie mille per i complimenti.. La vocina non dirà che sei
idiota o la
strozzerò.. Troverò il modo! Non ho davvero
più parole per esprimere quanto sia
contenta e soddisfatta che Audrey vi piaccia e che troviate L ben
caratterizzato e di riuscire anche a farvi ridere!!! Anch’io
sono rimasta
traumatizzata dalla morte di L, ho pianto come un vitello e sono
rimasta
depressa una settimana. Si. Alla mia veneranda
età..^^’’’
Anche
per questo
capitolo, vi lascio (finalmente) in pace.. Spero di essermi fatta
perdonare con
questo aggiornamento abbastanza celere (perlomeno rispetto a quello
precedente). Anche se pensandoci bene, mi starete nuovamente odiando
per come
termina il capitolo.. Per cui, come non detto!
^^’’’ Comunque vi mando un
grande bacione e visto che per molte di voi purtroppo ricomincia la
scuola (
essendo io una vecchia carampana non ho di questi problemi, se si
esclude la
sessione d’esami che incombe malevola) vi auguro anche un
buon rientro! Alla
prossima ^___^
Alice
|
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Capitolo 10 *** Pelle ***
10.
Pelle
Ero
zuppa di pioggia
quando rientrai nel mio appartamento. Le mie mani erano intorpidite e
tremavo
impercettibilmente. Non era soltanto colpa del freddo, ma mi rifiutavo
di
ammetterlo persino con me stessa. Mi tolsi il cappotto umido e lo
appesi
accuratamente all’appendiabiti. Poi fu il turno delle scarpe.
Mi muovevo come
un automa, cercando di non pensare a niente. Non fu difficile. Mi
sentivo
completamente svuotata.
Mi
sedetti sul divano,
restando a fissare il vuoto. Dopo qualche istante, iniziai a battere i
denti.
Mi alzai di scatto, decidendo di fare una doccia calda. Forse sarei
riuscita a
lavare via tutto quel gelo. Perlomeno cercavo di convincermene.
L’acqua
bollente mi
scrosciava addosso, facendo formare del vapore sulle pareti di vetro
della
cabina. Rimasi a lungo al suo interno, approfittandone per piangere
ancora un
po’. Come se solo in quel piccolo spazio, fossi giustificata
a versare delle
lacrime. Quando ebbi terminato, mi avvolsi nell’accappatoio e
osservai la mia
immagine riflessa nello specchio. Eccetto gli occhi leggermente
arrossati che potevano
essere imputati al calore dell’acqua, non si notava che avevo
pianto. Ne fui
soddisfatta. Mi asciugai i capelli con il phon, cercando di impiegare
più tempo
possibile. La prospettiva di tornare in soggiorno mi atterriva.
“
Non puoi restare in
bagno in eterno.” Mormorò la vocina, mesta. Non
era per niente in forma.
Riluttante,
uscii dalla
stanza. Ignorai il divano che esercitava un’attrazione
irresistibile. Non avevo
la minima intenzione di trascorrere le ore a venire, in catalessi,
sopra di
esso. Per non soccombere all’ondata di amarezza che stava per
investirmi,
dovevo mantenermi attiva.
“
Non puoi sempre
soffocare i tuoi sentimenti. E’ innaturale.” Mi
fece presente la vocina.
Che razza di considerazioni
faceva? Doveva
essere impazzita.
Non
intendevo lasciarmi
sopraffare di nuovo dai sentimenti. Avevo commesso
quell’errore ed ecco come mi
ero ridotta. Uno straccio.
“
Ma sei stata anche
felice. Ne è valsa la pena non trovi?”
Obiettò ancora lei.
“
Zitta.” Dissi a denti
stretti.
Dovevo
sforzarmi di mantenere
la mente vuota. Dare retta alla vocina era controproducente.
Dato
che ero ancora in
accappatoio, trovai che vestirmi potesse rivelarsi una discreta
distrazione.
Poi avrei potuto fare la lavatrice, stirare, pulire i pavimenti.
Scrivere i
biglietti di auguri per Natale. Ero in netto anticipo ma era meglio
portarsi
avanti con il lavoro. Come se non bastasse c’erano gli armadi
da svuotare. Un
bel repulisti delle cose ormai inutilizzate, ci voleva di tanto in
tanto. La
sera avrei potuto invitare Connor per cena. Quindi avrei dovuto anche
cucinare.
Erano quasi le cinque. Non avrei avuto un momento libero per poter
rispettare
quella tabella di marcia. Sorrisi compiaciuta.
“
Questo va bene per
oggi Audrey. E domani dimmi, che cosa farai? E dopo domani?”
Insinuò la mia
coscienza, seriamente, senza l’usuale sarcasmo.
Venni
attanagliata da
una morsa di panico. Non volevo pensare al domani. Ne ai giorni
successivi. Non
volevo pensare assolutamente a nulla. Dovevo agire immediatamente per
non
sprofondare in un baratro di tristezza.
Mentre
mi accingevo a
mettere in atto i miei propositi, suonò il campanello.
“
Dannazione.” Imprecai
a mezza voce.
Probabilmente
si
trattava della mia vicina, la signora Peterson. Occasionalmente mi
chiedeva di
dare da mangiare alle sue tartarughe, quando si assentava per qualche
giorno,
per recarsi a fare visita alle nipoti, nel New Jersey. Me lo ripeteva
tutte le
volte. Perché a quanto pareva, era proprio il mio palazzo, a
costituire
l’eccezione che confermava la regola, che a New York la gente
non sapeva che
faccia avessero i propri vicini di casa?
Doveva
essere una
questione di karma.
La
signora Peterson era
una signora di mezza età piuttosto simpatica, ma quello era
il momento meno
adeguato per farmi intavolare una conversazione.
In punta di piedi, badando a
non fare rumore,
mi avvicinai alla porta per sincerarmi che fosse effettivamente lei. Mi
sentii
lievemente in colpa per le tartarughe. Ma del resto ero certa che la
signora
Peterson avrebbe trovato qualcun altro disposto a nutrirle per la
durata del
suo soggiorno.
Con
estrema cautela,
sollevai lo sportello dello spioncino e vi appoggiai l’occhio
per guardarvi
attraverso.
Trasalii.
Il mio cuore
parve fermarsi, per poi riprendere a battere convulsamente,
esplodendomi nel
petto.
Sul
pianerottolo, c’era
Ryuzaki.
“Toh,
un sogno che si
avvera.” Commentò la vocina beffarda. Sembrava
aver ripreso brio.
Io
invece, dovevo
essere pallida come un cencio.
Restai
paralizzata, combattuta
sul da farsi. L’istinto mi gridava di aprire la porta,
trascinare Ryuzaki in
casa, richiuderla a chiave e gettare quest’ultima nel wc,
premurandomi di
tirare l’acqua. La ragione, mi suggeriva di non fare
assolutamente nulla e
aspettare in silenzio, che lui se ne andasse. Per poi cercare di
dimenticarlo.
“
Una ragionevole via
di mezzo è del tutto inattuabile?”
Suggerì la vocina, garbatamente.
Inspirai
a lungo e
profondamente. Tuttavia non riuscii a calmarmi e a controllare il
tremore della
mia mano, quando la serrai sulla maniglia per aprire. Mi
sembrò di impiegare
un’eternità per compiere quell’azione.
Un’infinità di pensieri confusi mi
affollarono la testa. Pensieri che vennero spazzati via, non appena mi
ritrovai
faccia a faccia con Ryuzaki. O Elle. O chiunque lui diavolo fosse.
“
Cosa ci fai qui?”
Chiesi freddamente.
Lui
non mi rispose. Si
limitò a guardarmi senza dire una parola. Mi accorsi che era
fradicio. I
capelli neri, intrisi d’acqua, gli ricadevano sul viso, la
maglia bianca aderiva
completamente al corpo, i jeans, bagnati, erano diventati
più scuri. La sua
espressione, al solito era indecifrabile, ma mi parve di cogliere un
velo di
tristezza nei suoi occhi scurissimi. Mio malgrado, ne fui contagiata.
Nonostante tutto, l’idea che potesse soffrire mi tormentava.
Si, nonostante mi
avesse appena spezzato il cuore.
“
Entra.” Dissi piano,
scostandomi per farlo passare, rassegnata.
Lui
si tolse
immancabilmente le scarpe e poi obbedì, lasciando dietro il
suo passaggio,
piccole chiazze d’acqua.
“
Mi dispiace.”
Mormorò, fermandosi al centro della stanza, lo sguardo
rivolto verso il basso.
“
Non c’è problema, il
pavimento asciugherà.” Replicai impacciata.
“
Non mi riferivo a
quello.” Obiettò lui.
“Ah.”
“
Mi dispiace di essere
qui.” Si corresse.
Se
intendeva farmi
infuriare, era sulla buona strana. Tuttavia, quell’alone di
sconforto che lo
permeava, mi placò nuovamente. Mi avvicinai a lui, un
po’ esitante.
“Immagino
di doverti
chiedere il perché.” Affermai.
“
Solo se vuoi.”
Annuii.
Restammo
ancora
fissarci, perfettamente immobili, ognuno cercando di scrutare nei pensieri
dell’altro. Ognuno cercando di
difendere i propri. Infine parlò:
“
Non sarei dovuto
venire qui. Ma non ho potuto farne a meno.”
Sembrarono costargli
moltissimo quelle parole.
“
Perché?” Domandai con
un fil di voce.
Quel
maledetto sguardo.
Quegli occhi nerissimi, insondabili, che mi attraevano come una
calamita,
stavano iniziando a fare il loro diabolico effetto. Non potevo sfuggire
loro,
in alcun modo.
“
Non
sarei dovuto venire qui, perché così facendo
metto la tua vita in pericolo. Ma
non l’ho potuto evitare, perché se con te, le mie
capacità deduttive si
riducono del 30%, senza di te, sapendo di non poterti rivedere
più, calano del
90%. E il rimanente 10% lo utilizzo per chiedermi dove tu sia e cosa
stia
facendo.” Spiegò, con l’abituale
compostezza, impercettibilmente incrinata.
Quelle
parole ebbero il
potere di ricolmare il vuoto che provavo fino a pochi istanti prima. Mi
riscaldarono come il primo, timido raggio di sole, dopo un lungo
Inverno.
Tuttavia
c’era un punto
che volevo assolutamente chiarire:
“
Ryuzaki..Anzi Elle..
Per quale ragione dovresti aver messo la mia vita in
pericolo?”
Mi
perforò con lo
sguardo.
“
Per quello che sto
per dirti..” Iniziò.
Restai
in attesa.
“
Vieni con me in
Giappone.”
Ero
incredula. Non
poteva averlo detto sul serio. Mi pizzicai un braccio, certa di essermi
addormentata sul divano e di stare sognando tutto. Ma il bruciore che
sentii fu
reale.
“D-Davvero?”
Balbettai.
“Si.”
Rispose
semplicemente.
“Audrey..”
Disse
avvicinandosi a me, un passo alla volta..Fino ad arrivare a pochi
centimetri di
distanza. Mi guardò intensamente negli occhi.
“Chiamami
Ryuzaki.
Vorrei essere..Solo Ryuzaki, per te.”
Non
so esattamente come
accadde. So solo che lo baciai, affondando le dita nei suoi capelli
neri e
umidi di pioggia. E lui ricambiò il mio bacio,
accarezzandomi una guancia con
la punta del pollice.
Senza nemmeno rendermi conto
di quello che
stavo facendo, mi ritrovai a sfilargli la maglia. Ryuzaki
assecondò il mio
gesto, sollevando le braccia per facilitarlo. Lo contemplai per un
momento. Era
come avevo intuito che fosse, magro con i muscoli appena disegnati ma
presenti.
La sua pelle era diafana e morbida, come ebbi modo di appurare,
sfiorandogli le
spalle e il petto. Lo sentii contrarsi e distendersi poco a poco, man
mano che
le mie mani, percorrevano il suo torace. Cercavo di procedere per
gradi, ma
bruciavo di desiderio. Desiderio che si intensificò, quando
Ryuzaki, prese ad
armeggiare con la cintura del mio accappatoio. Lo aiutai a sciogliere
il nodo e
a far scivolare l’indumento a terra.
Sentii
le mie guance
imporporarsi sotto il suo sguardo. Tese titubante, un braccio verso di
me.
Sembrava indeciso sul da farsi. O meglio, sembrava non sapesse cosa
fare. Con
delicatezza, gli presi le mani e le appoggiai sul mio volto, facendole
scivolare nell’
incavo del collo, lungo
le mie spalle, sulle curve dei miei fianchi.. Lui si liberò
gentilmente della
mia stretta, per farmi capire che voleva continuare da solo.
E
continuò.. Dapprima
servendosi solo della punta delle dita, poi, quasi sforzandosi,
aprì i palmi
delle mani e li distese, facendoli aderire perfettamente alla mia
pelle. Il
contatto dei suoi polpastrelli su di essa, mi procurò
brividi di piacere.
Esplorò ogni centimetro del mio corpo, affascinato. Doveva
essere la prima volta
che toccava davvero qualcuno. E quasi non riuscivo a capacitarmi di
essere io
quel qualcuno.
Ryuzaki
si dilungò in
quell’attività oltre ogni limite consentito dalla
mia sanità mentale, già di
per sé vacillante. Mi accarezzò e
riaccarezzò più volte. Notai che sorrideva ad
ogni mio piccolo sussulto. Quando non resistetti più, lo
spogliai del tutto e
lo attirai, insieme a me, per terra, sopra il morbido tappeto del
soggiorno.
Mi
sentivo come se
fosse la prima volta anche per me. Tesa e in apprensione. Ma tutto
avvenne in
maniera naturale. Entrambi agimmo lasciandoci semplicemente guidare
dall’istinto.
Nel
momento in cui i
nostri corpi si unirono, pelle contro pelle,quando aspirai il profumo
di quella
di Ryuzaki, quando sentii il suo cuore battere contro il mio, capii
cosa
significava sentirsi completi. Se ne avessi avuto la
possibilità, avrei fermato
il tempo, di modo che esistessimo unicamente noi due. Non avevo mai
amato con
tutto il mio cuore, donato tutta me stessa ad un’altra
persona. Ryuzaki era
quella persona. Quella che aveva portato scompiglio nella mia vita
scandita da
ritmi precisi, stravolgendola. Mi aveva cambiata, facendomi sentire
più viva di
quanto non lo fossi mai stata fino a quell’attimo.
Facemmo
l’amore per
ore, senza mai distogliere gli occhi l’uno
dall’altra, prigionieri dei
reciproci sguardi, senza parlare. Non c’era bisogno di
parole. Fu il rumore
della pioggia che tamburellava contro la finestra, ad accompagnarci
costantemente, a cullarci. Era perfetto così.
Mi
svegliai che
albeggiava. Una tenue luce rosa filtrava attraverso le tende,
illuminando il
soggiorno. Regnava un silenzio assoluto.
Mi
accorsi di essere
distesa sul divano, avvolta in uno dei plaid che tenevo piegati sopra
di esso e
che solitamente utilizzavo mentre guardavo la televisione, nelle sere
invernali.
Doveva essere stato Ryuzaki ad avermi sistemata lì.
“
Ma che brillante
intuizione, chi poteva essere stato altrimenti? Il babau?”
Sentenziò la vocina,
di ritorno.
Sorrisi
pensando alla
ragione per cui era stata assente tutte quelle ore. Mica scema, la
vocina.
Tornai
però a
soffermarmi su Ryuzaki. Dov’era? Lo individuai subito. Era
già sveglio (ammesso
che avesse dormito) e si trovava sull’altra
estremità del divano, di spalle.
Era appollaiato nel suo solito modo. Mi venne da ridere,
perché era buffo in
quella posizione, ancora completamente nudo. La risata però,
mi morì in gola.
In
controluce, si
distinguevano nitidamente sulla sua schiena, delle lunghe cicatrici.
Cicatrici
senz’altro vecchie a giudicare dal colore, addirittura
più chiaro del resto
della pelle, già candida di per sé. Ma che
dovevano essere testimonianza di quelli
che erano stati dei tagli profondi.
Una domanda, risuonava
insistentemente nella
mia testa. Come se li era procurati?
“
Ryuzaki..” Lo chiamai
debolmente.
Lui
si voltò verso di
me. Mi sorrise e nei suoi occhi vidi brillare una luce nuova. Come se
fosse..
Felice..
“
M-Mi chiedevo se ti
andava un doppio cappuccino al cioccolato, è la mia
specialità.” Mentii.
Non
gli avrei rovinato
quel momento con domande che potevano rievocargli ricordi dolorosi, per
nulla
al mondo. Avrei atteso un’altra occasione e anche se questa
non si fosse
presentata, ne sarebbe valsa la pena ugualmente, pur di poterlo vedere
così.
Il
suo sguardo si fece
più attento. Doveva aver percepito un’ inflessione
diversa nella mia voce.
Io
però, gli restituì
il sorriso di prima, con sincerità.
“
Sembra buono.”
Accondiscese infine, rilassandosi nuovamente.
“
Eccome!” Esclamai
saltando in piedi entusiasta.
Purtroppo,
nel compiere
tale gesto, mi cadde il plaid
di dosso.
Con le conseguenze che potete ben immaginare. Arrossii fino alla radice
dei
capelli e rapidamente, raccolsi la coperta e mi ravviluppai al suo
interno.
“
Non riesco a
comprendere perché ti vergogni tanto. Siamo stati nudi tutta
la notte.” Dichiarò
Ryuzaki perplesso.
Ancora
quell’ingenuità
e quella purezza che lasciavano senza parole. E in fondo non aveva
torto. Non
per questo però, abbandonai il plaid.
“
Vuoi fare una doccia
prima della colazione?” Chiesi, cambiando palesemente
argomento.
Ryuzaki
annuì.
“
Ti avviso solo che i
miei accappatoi ti saranno tutti stretti..” Blaterai.
Lui
non sembrò
particolarmente sconvolto dalla notizia.
“
Però se ben
ricordo..” Borbottai tra me e me, dirigendomi verso il
guardaroba. Rovistai in
uno dei cassetti, finché non trovai l’oggetto
delle mie ricerche.
“Tieni.”
Dissi
consegnandogli un accappatoio bianco con un ricamo dorato sulla tasca
anteriore.
“
Excelsior Hotel.”
Lesse Ryuzaki reggendo i lembi di esso, tra il pollice e
l’indice.
Era uno degli accappatoi di
misura standard
degli alberghi. Una simpatica tradizione mia e di Connor, sgraffignarli
durante
le ferie. Erano i nostri souvenir prediletti.
“
Emh è un ricordino
delle vacanze.. Spero non mi arresterai per questo.”
Ridacchiai.
“
Per stavolta passi.”
Replicò seriamente, ma intravidi un lampo divertito
guizzargli negli occhi.
Scoppiai a ridere.
Ci
separammo per fare
la doccia. Sfortunatamente casa mia aveva doppi servizi, altrimenti
avrei
potuto ventilare a Ryuzaki la possibilità di farla insieme.
“
Ma non ti vergogni?”
Sibilò la vocina.
Io
scossi la testa con
convinzione. Grazie al cielo Ryuzaki non era nei paraggi.
Tornai
in soggiorno che
era già là. Indossava l’accappatoio
candido e se ne stava raggomitolato sulla
poltrona bianca e pelosa. Come l’avevo immaginato il giorno
in cui l’avevo
conosciuto. Lo fissai estatica.
“SVEGLIAAA.”
Tuonò la
vocina.
Mi
riscossi in un lampo
e fuggii a preparare la colazione, auspicando che Ryuzaki non avesse
fatto caso
alla mia espressione da triglia.
“
Non sperarci, lui fa
sempre caso a tutto.” Infierì nuovamente lei.
Preparai
i cappuccini e
saccheggiai la dispensa. Presi diversi tipi di brioche, un vasto
assortimento
di biscotti e una confezione piena di zollette di zucchero, che non
avevo mai
utilizzato. Caricai tutto su un vassoio. Mentre lo trasportavo, un
po’
barcollante, verso la stanza, mi sentii vagamente
“Alfred”.
“
Quel bagnoschiuma al
cioccolato era davvero buono.” Osservò Ryuzaki,
mentre appoggiavo il vassoio
con le vivande sul tavolino.
“
Non l’hai bevuto
vero?!” Esclamai allarmata.
“
No Audrey. Non bevo
il bagnoschiuma. Per quanto possa avere un aroma allettante.”
Ribatté
tranquillo.
Realizzai
la mia atroce
figura. Avevo chiesto al miglior detective del mondo, dalla comprovata
genialità, se avesse bevuto di proposito del bagnoschiuma.
Diventai bordeaux.
“
E’ che i dolci ti
piacciono tanto..” Tentai di giustificarmi, in maniera
pietosa.
“
Taci è meglio.”
Affermò la vocina, con il buon senso di cui ero
così tragicamente priva.
Seguii
le sue direttive,
trovando improvvisamente le mie pantofole interessantissime.
“
Vuoi sempre tre
zollette di zucchero, anche nel cappuccino?” Si
informò Ryuzaki, molto
diplomaticamente.
Annuii.
Con
la coda dell’occhio
mi sembrò di vederlo sorridere.
“
Almeno qualcuno trova
divertente la tua assoluta demenza.” Considerò la
vocina, spazientita.
Ancora
non mi sembrava
vero di essere con Ryuzaki, nel soggiorno di casa mia a sorseggiare
cappuccino
e mangiare biscotti, entrambi avvolti in morbidi accappatoi di spugna.
Fuori
dalla finestra, la luce si era intensificata, da rosa, aveva assunto
sfumature
rosso-arancione. Pensai che non ci fosse nulla di più
intenso e coinvolgente,
che vedere sorgere il sole con la persona che si amava. Beh forse
qualcosa
c’era. Mi sfuggì un sorrisetto.
“
Hai già pensato come
motivare il viaggio in Giappone Audrey?” Mi
domandò Ryuzaki a bruciapelo,
giocherellando con il cucchiaino.
Meditai
una manciata di
secondi.
“
Ai miei posso dire
che si tratta di un viaggio di studio..” Proposi cogitabonda.
“
Mi sembra
plausibile.” Approvò Ryuzaki.
Come
un fulmine a ciel
sereno, a incrinare quell’atmosfera idilliaca, si fece strada
dentro di me, un
pensiero angosciante.
“
Connor..” Bisbigliai.
“
Non puoi dirgli la
verità.” Mi fece presente.
“Lo
so.. Ma non voglio
neppure mentirgli.. E tanto non si berrebbe mai una storia del
genere.”
Replicai.
Non
volevo separarmi
dal mio migliore amico per mesi e forse di più, con una
menzogna. Non era
giusto. Connor non si meritava una cosa del genere.
Ravvisai
di colpo che
la partenza era praticamente imminente.
“
Devo darmi una mossa
se voglio che sia tutto pronto per domani.” Annunciai,
agitata.
“
Posso rimandare
ancora di un giorno.” Mi informò Ryuzaki.
“
Com’è possibile? C’è
da prenotare di nuovo il volo e..”
“Lo
scoprirai.” Mi
interruppe lui enigmatico, addentando una brioche.
Sapevo
che era inutile
insistere.
Realizzai
che il giorno
ancora non era arrivato e che avevamo diverse ore davanti a noi e che
dopotutto, avevo a disposizione ancora un po’ di tempo per
preparare le valige,
accomiatarmi e trovare un pretesto per quella decisione così
repentina. Volevo
che quella giornata fosse solo nostra. Mia e di Ryuzaki.
“
Ryuzaki..” Esordii
esitante.
“
Umh?” Aveva ancora la
bocca piena.
“
Mi chiedevo.. Visto
come sarà la situazione in Giappone.. Oggi possiamo stare
insieme? Io e te..
Solo per oggi? ” Incespicai nelle parole più di
una volta.
“
Si.” Rispose lui,
guardandomi fisso negli occhi.
“
Grazie.” Dissi
sorridendo.
“ Grazie a
te.”
I
nostri sguardi, si
incatenarono di nuovo uno all’altro. Quella semplice parola,
celava molto di
più di quanto non significasse in apparenza.
“
Però temo che nell’eventualità
volessimo uscire, non sarà possibile. I miei vestiti saranno
senz’altro ancora
bagnati.” Constatò Ryuzaki, mordicchiandosi un
pollice.
Questi
ultimi difatti,
giacevano ancora sul pavimento, dove li avevamo abbandonati la sera
prima.
“
Chi ti dice che
serviranno i vestiti? ” Dissi con studiata noncuranza,
bevendo un sorso di
cappuccino.
“ Non hai alcun
ritegno!” Sbottò la vocina,
prima di sparire, per molte, molte ore.
Ringraziamenti
e sproloqui dell’autrice:
Ed
eccomi di ritorno
con un nuovo capitolo * disse l’autrice cercando di celare
l’imbarazzo che
quest’ultimo le ha procurato nello scriverlo * ..
E’ la prima volta che mi
cimento in una scena
d’amore, per cui confesso di essere
piuttosto agitata nel sottoporvelo e incerta del risultato.. Attendo le
vostre
recensioni con trepidazione e a proposito di queste ultime, vi
ringrazio perché
sono state davvero numerose ^.^ Ringrazio anche Christy, Hachi e Mew_Paddy
che hanno aggiunto questa
storia tra le preferite.. Sono contentissima.. Ah un’ultima
cosa prima di
passare ai ringraziamenti, spero che il rating arancione sia adeguato a
questo
capitolo, visto che non sono scesa nei dettagli non mi sembrava da
“rosso”, ma
se reputate che
debba modificarlo, vi
sarei gratissima se me lo faceste notare
^^! E ora vi lascio in pace..
Hope87:
Mia
cara hai azzeccato in pieno!!! Era esattamente ciò che
volevo
comunicare.. Alla fine però L non ha resistito a rimanere
fedele ai suoi
propositi.. Eh eh eh.. ^__^
Hoshimi:
Innanzi
tutto spero che tu sia sopravvissuta al raffreddore, il latino
è
davvero una brutta bestia XD! Mi spiace averti intristita L
comunque alla fine non sono rimasti separati a lungo L e Audrey ^^
Christy:
*Saltello
contenta alla vista di una nuova lettrice* So che suona
retorico, ma sono davvero contenta che questa storia ti piaccia e che
trovi che
L sia reso bene (è un mio obiettivo basilare).. Grazie
mille!!!
SPLITkosher:
E’
vero il capitolo era piuttosto triste, sono stata cattivella
sissì..
Ma grazie della recensione e del
complimento ^^
Clod93:
Audrey
non voleva farsi vedere mentre piangeva, per questo se
n’è andata
via.. Ah che testa dura quella ragazza XD.. Anch’io mi sarei
attaccata stile
piovra mi sa ! Comunque ho notato che siamo tutte tormentate dal
latino, in un
modo o nell’altro.. Sob, povere noi!!!
Umpa_Lumpa:
E’
tornata normale la faccia? Non vorrei che i tuoi mi citassero in
giudizio per averti indotto una paresi momentanea e poi mi sentirei
dannatamente in colpa XD ..Comunque si, inizia la parte più
tragica della
storia per me.. Che dovrò far coincidere tutto! Oggi sono
profondamente idiota
(si più del solito).. Ammetto che la parte più
spensierata “Pucciosità a New
York” è finita, ed inizia la parte più
seria della vicenda “Brutto Kiraccio
cattivo” (questo è il titolo in anteprima del
prossimo capitolo XD).. Ma non
temere, ci sarà sempre la vocina a risollevare gli animi! Capisco che L ti sia
sembrato precipitoso, ma
era essenziale ai fini della storia che le rivelasse la sua
identità, sarebbe
stato impossibile per me gestire la situazione in Giappone con Audrey
ignara di
tutto.. Quanto alla reazione di Connor.. Eh..Sul capitolo scorso non ci
sarà,
dato che tutto si è risolto
in tempi
brevi.. Anche se una rissa tra lui e Ryuzaki, in perizoma nel fango mi
avrebbe
tentata.. Ok basta. Sto diventando troppo demente, fine delle
trasmissioni.
Giuro. ^__^
Bilu_Emo:
Augurissimi,
anche se in ritardo per il tuo compleanno!!! Mi spiace che sia
coinciso con un capitolo così triste, avrei voluto
pubblicare qualcosa di
più allegro
per l’occasione, ma sono
contenta che ti sia piaciuto =) Quanto al dubbio sul finale.. Eh eh
eh.. Non
posso spoilerare, ma come ho già detto, tieni presente che
adoro L ^^
AngelVirtues:
Sono
davvero contenta che tu abbia notato che L non si è nemmeno
voltato..
Davo molto importanza a quel dettaglio!!! Speravo appunto rendesse
l’idea che
non guardasse Audrey perché temeva di non riuscire a
lasciarla..Grazie mille
della recensione e come hai potuto vedere, è stata svelata
la ragione del rating
arancione..^^
La
gre: Audrey
ti ringrazia moltissimo dell’abbraccio e
dell’averla consolata..
Io invece.. E’ un onore esserti d’esempio, davvero
non so come ringraziarti *
arrossisco * ..Ti ringrazio moltissimo!!!
L-chan:
Lo
trovi il più emozionante?! Wow davvero non so come
ringraziarti *__*
E’ una vera soddisfazione, perché non era un
capitolo facile (anche se più di
questo XD).. Soprattutto il fatto che tu abbia apprezzato il dialogo
tra Audrey
e L che volevo rendere intenso, anche se piuttosto conciso.. Quanto al
riferimento a Beyond Birthday ci tenevo moltissimo a farlo,
è una figura che mi
affascina un sacco e anche se purtroppo ho letto solo una traduzione su
internet del libro ( l’inglese non è il mio forte,
ma con calma mi cimenterò a
leggerlo tutto perché mi incuriosisce troppo e anche
perché penso che ormai
avrò dei nipoti
quando e se,lo tradurranno in italiano).
Infine, tu puoi darmi tutti i consigli che vuoi, come lettrice e come
scrittrice, e non dire mai più che non sei alla mia altezza
>.< La scena
della morte di BB annunciata al telegiornale è
un’idea fantastica, inoltre mi
aiuterebbe a fare luce su sprazzi del passato di L, cosa che avevo
intenzione
di fare fin dall’inizio in questa fan fiction.. Per cui
grazie!!! ^__^
Liar:
Cara
grazie della recensione!!! L’angoscia era proprio una cosa
che
volevo far sentire con questo chappy (si sono maligna lo so).. Quindi
sono
contenta di essere riuscita nella mia impresa! E spero di essere
riuscita a
rendere contenta te, nel vedere che Audrey partirà con L
senza doversi
nascondere nella valigia o nel cappello di Watari XD
Ary_tan: Come
hai potuto leggere, alla fine non c’è stato
nessun addio..^^.. Per il resto avevi indovinato!!! Grazie mille della
recensione ^__^ !!! Spero di averti risollevato il morale dopo quel
capitolo
maligno..
Elluccia:
Nooooooo
mi sento un mostro cattivo! Non volevo farti piangere, davvero
ç__ç..
Scusami..Mi auguro che questo capitolo ti rallegri un pochino.. Un
abbraccio!!!
E
anche per stavolta ho
finito di tediarvi! Un grosso bacio a tutte e grazie ancora per tutto
il
sostegno che mi date!!! Sperando che il capitolo vi sia piaciuto, ci
sentiamo
al prossimo aggiornamento! ^___^
Alice
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Capitolo 11 *** Volo ***
11.
Volo
Le
valige erano pronte,
la dispensa svuotata e il suo contenuto regalato a una mesta signora
Peterson. La
cui unica preoccupazione era volta al nutrimento delle tartarughe in
sua
assenza, dato che io non sarei stata disponibile a tempo indeterminato.
Quella
mattina dell’ ultimo
giorno di novembre, avevo salutato i miei genitori. Dapprima si erano
mostrati
semplicemente sconvolti per la mia decisione improvvisa. Poi, grazie ai
suggerimenti che mi aveva dato Ryuzaki per ovviare ai loro dubbi e
soprattutto
alle loro domande, ero riuscita a convincerli che il mio trasferimento
in
Giappone per un soggiorno di studio, non era un’idea
così folle. Dopotutto
quella nazione aveva dato i natali a celebri architetti.
Era
stato fin troppo
facile persuaderli che non ci fosse nulla di insolito nella mia
subitanea
partenza.
La
parte difficile
infatti, doveva ancora arrivare.
Salutare
Connor.
Avevo
vagato per casa come
un’anima in pena per tutto il giorno. Il
groppo che sentivo in gola, cresceva di pari passo con
l’avvicinarsi dell’ora
in cui Connor sarebbe passato.
Mancavano
dieci minuti
scarsi.
Accesi
la televisione
per tentare di distrarmi. Nel soggiorno si diffuse la voce
dell’annunciatore
del notiziario:
“
Michael Johnson, 25 anni, colpevole di rapina a
mano armata e omicidio è l’ennesima vittima degli
inspiegabili decessi per
attacco cardiaco che si sono verificati questa settimana..”
Spensi
l’apparecchio e
gettai il telecomando sul divano con un moto di stizza. Non era
esattamente ciò
di cui avevo bisogno per rilassarmi. Ricordare che stavo per dirigermi,
con un
discreto entusiasmo e senza pormi particolari quesiti, verso il luogo
in cui ipoteticamente
si celava un efferato omicida, era di poco sostegno in quel momento.
“Chi
è causa del suo
mal pianga se stesso.” Sentenziò la vocina,
pedante.
Detestavo
quando citava
i proverbi.
Ripresi
a camminare
nervosamente, su è giù per
l’appartamento. Osservai gli oggetti, così
familiari, che di lì a poche ore non avrei più
rivisto per chissà quanto tempo.
Su
un ripiano,
incorniciata, c’era una foto mia e di Connor il giorno della
consegna dei
diplomi. Indossavamo le classiche, ridicole, toghe blu scuro e,
abbracciati, ci
facevamo la linguaccia. Le prime lacrime, presero a fare capolino dagli
occhi.
Suonò
il citofono.
“
Datti un contegno, subito!”
Mi ordinò la vocina interiore, ringhiosa.
Mi
strofinai
energicamente gli occhi e risposi con un flebile:
“Si?”
“
Sono Connor.”
Aprii
il portone senza
aggiungere una parola. Senz’altro, se avessi parlato mi
sarebbe tremata la
voce.
“Allora,
perché mi hai
convocato con questa gran fretta?” Esordì il mio
amico allegramente, sorridendomi,
dopo essere entrato.
Il
groppo che avevo in
gola assunse le dimensioni di un pallone da
football, impedendomi di proferire verbo.
“Audrey
va tutto bene?”
Mi domandò preoccupato, avvicinandosi.
Ancora
una volta non
riuscii a rispondere.
“Digli
qualcosa razza
di ameba troglodita!” Inveì
la mia
coscienza, letteralmente furibonda.
Ma
non fui in grado di
darle retta.
“
Ho capito..” Disse
Connor in tono comprensivo.
“..Hai
il ciclo. Guarda
caso ti ho portato i cookies, che se non erro sono i tuoi biscotti
preferiti..
Mangiane uno, ti sentirai subito meglio!” Concluse con un
sorriso più ampio del
precedente, porgendomi la confezione.
Scoppiai
a piangere
senza ritegno.
Connor
restò a
guardarmi turbato.
“
Audrey per favore
dimmi che cos’ hai, mi sto preoccupando..”
Mormorò.
Continuai
a
singhiozzare.
“Che
spettacolo
pietoso.” Commentò la vocina acidamente.
“
Centra quel Ryuzaki
vero? Cosa ti ha fatto?” Mi chiese, la voce improvvisamente
divenuta tagliente.
“
N-non è q-quello il
motivo..” Balbettai tra le lacrime.
Connor
rimase a
fissarmi, in attesa di una spiegazione.
“
E’ che sto per
partire..” Pronunciai le parole fatidiche quasi in un
sussurro.
“Alleluiaaa..
Alleluiaaaaaa!” Canticchiò la vocina, indelicata
come di consueto.
“
Partire?” Ripeté
smarrito.
Annuii
debolmente.
“
Questa sera.”
Aggiunsi mesta, tirando su col naso.
“Potevi
aspettare un
altro po’ per dirmelo.” Mi fece notare, ferito.
“
E’ stata una
decisione dell’ultimo minuto. Scusami.”
Ma
non avevo alcuna
scusante, ed ero attanagliata dal senso di colpa.
“
Hai ragione per una
volta.” Rincarò la vocina.
“
Vai via con lui,
vero?” Osservò Connor, accentuando quel
“lui” con una nota ostile.
“Si.”
Ammisi .
“
E immagino che
chiederti la ragione, o quando e se tornerai, non mi porterà
a nulla, dico
bene?”
“Tornerò
Connor.”
Obiettai con scarsa energia.
“
Non dire cose di cui
non sei certa.” Replicò irritato.
“
Connor non sai quanto
mi dispiace e quanto vorrei poterti raccontare tutto.”
Ero
sincera. Non
potermi aprire con lui, a cui da anni raccontavo ogni più
insignificante
dettaglio della mia vita, con cui avevo condiviso ogni momento, felice
o
infelice che fosse, mi sembrava innaturale.
“
Allora perché non lo
fai?” Mi suggerì.
“
Perché l’ho
promesso.” Ribattei.
Calò
un silenzio greve
come una giornata nebbiosa. Era orribile stare uno di fronte
all’altra, senza
trovare nulla da dire, con la consapevolezza che se non stavamo per
dirci
addio, perlomeno era un arrivederci molto lungo.
Guardai
Connor in viso.
Gli occhi azzurri erano lucidi.
“
Oh Connor…” Dissi con
un fil di voce.
In
un attimo gli volai
tra le braccia, stringendolo forte.
“
Mi mancherai da
morire!” Esclamai prima di ricominciare a piangere.
“
Anche tu Audrey.” Mi
bisbigliò, accarezzandomi i capelli.
“
Che scenetta
commovente..” La vocina riusciva a essere caustica persino in
quell’occasione.
Connor
mi appoggiò con
delicatezza le mani sulle spalle, scostandomi leggermente, per vedermi
in
volto. Poi asciugò
le mie lacrime con le
dita.
“
Non voglio
trascorrere il tempo che ci resta per stare insieme, con te che frigni
come una
mocciosa a cui è volato via il palloncino .”
Tentò di scherzare.
“
Concordo.” Mi sforzai
di sorridere.
Tornammo
ad
abbracciarci.
“
Come farò senza
l’unica bionda intelligente che conosco?”
Sospirò teatralmente.
“
Non sono bionda!”
Protestai.
“
Si, come vuoi.”
Controbatté in tono condiscendente.
“
Sono castana molto
chiara!” Insistetti.
“E
poi non dovresti
discriminare una persona in base al suo colore di capelli, basandoti su
puerili
cliché da avanspettacolo!” Mi infervorai.
Connor
finse di
crollare addormentato sulla mia spalla.
Io
sbuffai.
L’equilibrio
pareva
essersi ristabilito.
“
A che ora parti?” Si
informò, tornando serio.
“
Alle sei.” Risposi.
“
Devi trovarti da
qualche parte tipo..?”
“
Un aeroporto?” Gli
venni in soccorso.
Del
resto non rivelavo
nulla di straordinario. Reputavo poco probabile che Connor pensasse che
saremmo
partiti a bordo dell’Enterprise.
“Si.”
“No.
Arriverà “Alfred”
a prendermi qui.” Lo resi partecipe.
“Alfred?”
Connor sembrò
interdetto.
“
Si è l’autista e
anche il maggiordomo.” Spiegai.
“Sai
una cosa? Meno ne
so di questa storia e meglio è.”
Affermò Connor con convinzione.
“
Ne sono più che
felice.” Decretai.
Ci
studiammo qualche
istante.
“
Cosa facciamo fino
alle sei?” Domandò lui infine.
“Film
per teenager
stravaccati sul divano?” Proposi.
“E
nel mentre sbafiamo
i biscotti che ho portato?”
“
Assolutamente!”
Concordai entusiasta.
“
Ci sto!” Acconsentì
Connor.
Così
ci piazzammo sul
divano a sgranocchiare cookies, inveendo contro Brittany, la
protagonista del
film prescelto. Che da secchiona scialba, si trasformava grazie alle
amiche
estetiste provette, in bomba sexy, per conquistare il fusto della
scuola. Ben
presto a furia di sghignazzare, non si capì più
nulla della trama. Sempre nel
caso questa fosse esistita. Sarebbe stato tutto come al solito, se non
avessi
avuto la consapevolezza che mi sarei apprestata a cambiare continente,
di lì a
un paio d’ore.
“
Non riesco proprio a
credere che mi abbandoni per fuggire con Jack Skeleton!” Mi
punzecchiò Connor a
un certo punto.
Lo
colpii con una
blanda cuscinata. Non volevo battibeccare con lui.
“ Non è
così magro.” Obiettai.
Gli
occhi gli si
accesero di una luce maliziosa.
“
E tu come fai a
saperlo?” Mi chiese con aria beffarda.
“Oh
beh.. Io..”
Farfugliai avvampando furiosamente.
“
Cosa nascondi al tuo
migliore amico?” Incalzò, con un sorriso che gli
andava da un orecchio
all’altro.
“
Niente di che.”
Bofonchiai, sempre più rossa.
“Niente
di che eh?”
Ribadì con aria cogitabonda.
Poi
con uno scatto
repentino mi afferrò un piede e iniziò a farmi il
solletico.
“
Connor basta ti
prego..” Lo implorai tra le risate.
“Confessa!”
Mi intimò.
Alla
fine fui costretta
a cantare. Avevo quasi le convulsioni dal ridere.
“
Che gusti inquietanti
hai Audrey.” Commentò Connor rabbrividendo per
sottolineare la sua opinione.
Gli
tirai di nuovo
addosso il cuscino, questa volta con maggiore potenza.
Inutile
dire che degenerammo
in una lotta furibonda.
“
Quarantasei anni in
due e un neurone in comune.” Ci tenne a evidenziare la vocina.
Quando
suonò il
citofono fummo colti del tutto alla sprovvista. Ci guardammo entrambi
con la
stessa espressione costernata. Non poteva essere già ora.
Mi
ricossi e mi
apprestai a rispondere.
“
Chi è?”
“
Chi vuoi che sia
deficiente?” La mia coscienza rispose a modo suo.
“
Signorina Miller,
sono “Alfred”, le serve aiuto per la
valigia?” Mi domandò educatamente
l’anziano signore.
“
Emh..No grazie,
arrivo subito.” Replicai agitata.
Era
arrivato il momento
che temevo e desideravo al tempo stesso. Con il risultato che non sapevo dove
sbattere la testa.
“Penso
io ai tuoi
bagagli.” Si offrì Connor dirigendosi a passo
sicuro in camera mia.
Tornò
in un lampo.
Sapevamo tutti e due che era quello il momento in cui salutarci. Una
volta
scese quelle scale e usciti dal mio palazzo, sarebbe stato tutto
diverso.
“
Ti scriverò ogni
giorno!” Dissi d’impulso.
“
Audrey.. Siamo nell’era
multimediale, per favore, mandami un sms o una mail. Oppure chiamami
sul
cellulare, sai com’è, il piccione viaggiatore
è un po’ fuori moda e poco
affidabile.”
Mio
malgrado non
riuscii a trattenere una risata.
Ci
ritrovammo
nuovamente stretti in un abbraccio.
“
Ti voglio bene
Audrey.” Mi sussurrò Connor.
“Ti
voglio bene
anch’io.” Mormorai.
“
Promettimi che
qualunque cosa tu stia andando a fare, starai attenta.”
“
Te lo prometto.” Gli
assicurai, sapendo già a priori di mentirgli.
Lanciai
un’ultima occhiata
alla mia casa prima di spegnere la luce e uscire con Connor al seguito.
A
fianco del
marciapiede, davanti all’ingresso, c’era
parcheggiata l’inconfondibile
automobile nera. Connor la contemplò basito. Mi chiesi
perché suscitasse tanto
scalpore.
Inaspettatamente,
insieme ad “Alfred”, c’era anche Ryuzaki
ad attendermi fuori dalla vettura.
Connor lo fulminò con lo sguardo. Ryuzaki prese a fissarlo
con aria
imperscrutabile. Tuttavia i suoi occhi di ossidiana parvero diventare
ancora
più scuri. Percepii elettricità
nell’aria circostante.
“
Ciao!” Esordii per
rompere il ghiaccio.
“
Però, sei un’oratrice
nata.” Mi deliziò di un altro amabile complimento
la vocina.
Ryuzaki
fece un cenno con la
mano ma non staccò gli
occhi da Connor, che a sua volta non distolse il contatto visivo,
sebbene mi
apparisse lievemente
turbato dallo
sguardo nero del suo antagonista.
La
sottoscritta
risultava del tutto invisibile.
“Posso?”
Chiese
gentilmente “Alfred” a Connor, indicando la mia
valigia.
Il
mio amico per tutta
risposta grugnì, ma affidò il bagaglio
all’efficiente factotum.
Trascorsero
una
trentina di secondi piuttosto snervanti in cui nessuno aprì
bocca o si spostò
di un millimetro.
Infine
Connor avanzò
verso Ryuzaki e parlò:
“
Se verrò a sapere che
le è accaduto qualcosa di male, o se la farai soffrire, ti
troverò, ovunque tu
ti nasconda e ti ridurrò in pezzi così piccoli da
poterci ricavare un puzzle.”
“Connor..”
Deglutii in
apprensione.
Ma
lui mi ignorò.
Ryuzaki
parve non dare minimamente
peso a quelle minacce.
“
Come vuoi.” Ribatté in
tono talmente gelido, che avrebbe potuto ghiacciare la lava in un
istante.
“
In ogni caso Audrey è
perfettamente al sicuro.” Aggiunse se possibile, ancora
più glaciale.
“
Meglio così.” Ringhiò
Connor.
I
due proseguirono la
loro diatriba, con un muto duello di sguardi.
“ Direi che potete
fare la lotta nel fango
un’altra volta. Chi vince può trascinarmi via per
i capelli e diventare re
della jungla.” Sbottai esasperata, alzando gli occhi al cielo.
Finalmente
si arresero.
Sperai che si vergognassero almeno un po’ per quella
sceneggiata, ma la mia era
una pia illusione.
“
E’ meglio andare
Audrey.” Mi informò Ryuzaki pacato.
Annuii.
“Mi
dai un minuto?”
“Si.”
Accondiscese,
prendendo posto in auto ma lasciando la portiera aperta.
Mi
soffermai a
imprimermi per bene in mente il viso di Connor. Non che ne avessi
bisogno.
Lui
con una lunga
falcata si avvicinò e mi agguantò, stritolandomi
in un abbraccio molto
energico.
“Lo
stai facendo
apposta vero?” Boccheggiai.
“Lasciami
almeno questa
soddisfazione.” Ridacchiò, ma allentò
la stretta.
“Arrivederci
Audrey.”
Si accomiatò, baciandomi sulla fronte.
“Ciao..”
Riuscì
soltanto a spiccicare, poi fuggii nell’abitacolo. Sentivo un
nuovo piagnisteo
in agguato e volevo risparmiarlo sia a Connor che a Ryuzaki.
Premetti
il viso contro
il finestrino per poter cogliere un’ultima immagine di Connor
prima di partire.
Lui
era ancora fermo
sul marciapiede e mi salutò con la mano.
Risposi
al saluto,
cercando di sorridere.
Poi
“Alfred” avviò il
motore e la macchina prese velocità lasciando Connor
indietro, insieme a quella
che era stata fino a quel momento la mia vita.
“
Un marshmallow?”
Mi
voltai. Ryuzaki era
a meno di una spanna di distanza dalla mia faccia e mi sventolava sotto
il naso
un sacchetto.
“
Volentieri.” Accettai
con gratitudine, afferrandolo.
Il
viaggio fu molto
silenzioso. Io ero persa nei miei pensieri e Ryuzaki altrettanto. Lo
intuivo
perché si stava mordicchiando il pollice con lo sguardo nel
vuoto. Ad un tratto
però, mi resi conto che non eravamo sulla traiettoria di
alcun aeroporto di mia
conoscenza.
“
Ryuzaki, dove stiamo
andando?” Domandai sconcertata.
“Siamo
quasi arrivati.”
Mi rispose lui, continuando a mordersi il dito e strofinando un piede
contro
l’altro.
Decisi
di non insistere.
Era fatica sprecata.
Dopo
una decina di
minuti, realizzai che eravamo nei pressi di quella che ai miei occhi
poco
pratici del settore, pareva un’avio-pista privata. Iniziai a
capire qual’era
l’intento di Ryuzaki. Con ogni probabilità
preferiva viaggiare in incognito.
Il
veicolo si arrestò.
“Torno
immediatamente.”
Ci annunciò Alfred compito.
Dedussi
che doveva
sbrigare alcune pratiche per poter metterci in volo e chiamare il
pilota.
Quando
fece ritorno,
tuttavia era solo.
“
Possiamo andare.”
Disse aprendoci la portiera.
Forse
il pilota si
trovava già a bordo del velivolo.
Salendo
per prima a
bordo, potei constatare che al suo interno non c’era anima
viva.
Ero
sempre più
perplessa.
“
Accomodati.” Mi
invitò Ryuzaki che nel frattempo si era sistemato al posto
di comando.
Sgranai
gli occhi.
“
Tu sai pilotare un
aereo?” Esclamai con la stesso tono di voce di un bambino di
cinque anni, che
chiede al Babbo Natale dei grandi magazzini se è lui quello
vero.
“Si.”
Confermò imperturbabile.
Come
se non bastasse quella
sconvolgente scoperta, lo vedevo seduto normalmente per la prima volta.
Non
riuscivo proprio a raccapezzarmi. Non era mai stato al cinema, per non
parlare
del resto e sapeva condurre un aeroplano. Se l’avessi
raccontato, non mi
avrebbe creduto nessuno.
Indugiai
qualche
istante e poi presi posto nel sedile a suo fianco.
“
Mettiti la cintura.”
Mi esortò.
Si
stava preparando a
decollare. Le mie budella si attorcigliarono dolorosamente. Per me
decollare,
significava angoscia su un banale aereo di linea. In quel contesto era
panico.
Mi
accinsi a fare come
aveva detto Ryuzaki, assumendo un
gradevole colorito cemento e, tentando di non badare alle sue mani che
si
muovevano rapide sui comandi.
Fortunatamente
era
molto sicuro di quel che faceva.
“
Va tutto bene?”
“
S-si.” Mentii
spudoratamente.
Il
velivolo iniziò a
muoversi,sempre più rapidamente lungo la pista.
Arpionai
i braccioli
della mia poltrona.
“
Concentrati su qualcos’altro.”
Mi suggerì Ryuzaki, con la voce attutita dal rombo del
motore.
“
SU COSA?” Gridai, in
un crescendo di terrore, mentre prendevamo quota.
Auspicai
in qualche
velenosa considerazione della vocina per distrarmi, ma evidentemente
nemmeno
lei gradiva le altezze.
“Potresti
toglierti la
microspia situata dietro il risvolto della giacca. Ormai non serve
più.” Consigliò
lui tranquillamente.
“EEH?”
Ma avevo sentito
benissimo.
“
Dietro il bavero..”
Ripeté serafico.
Trovai
un piccolo
oggetto metallico, delle dimensioni di un bottone.
Lo
osservai disgustata,
come se si trattasse di un insetto ripugnante. Il panico fu sostituito
dall’ira.
“
Conta fino a dieci.”
Mormorò la vocina, prudente.
Quando
ritenni di poter
parlare senza esplodere in una profusione di improperi, domandai:
“
Ryuzaki, cosa ci
faceva una cimice su un mio indumento, se mi è concesso
saperlo?”
“
Dovevo assicurarmi
che non rivelassi nessuna delle informazioni che mi riguardano a
Connor.”
Replicò senza scomporsi.
“
Insomma mi hai messa
alla prova.” Constatai, mentre il mio timbro vocale saliva di
tre ottave.
“Si.”
Aveva davvero una gran bella
faccia tosta.
“
Avrei preferito che
ti fidassi di me.” Gli feci notare, sforzandomi di mantenere
la calma.
“Lo
so.”
Ma
che razza di
risposta era?
Mi
sovvenne che doveva
aver ascoltato interamente la nostra conversazione. Compresa la parte
che mi
aveva carpito Connor facendomi il solletico.
Arrossii
violentemente.
Era già abbastanza sgradevole che avesse udito i discorsi
privati tra me e il
mio amico, (compresi gli insulti rivolti alla sua persona purtroppo),
senza dover
includere quel dettaglio.
“
Hai sentito tutto,
vero?”
“Si.”
Annuì Ryuzaki,
ancora una volta.
“
Sei un maledetto
spione!” Esplosi.
“
E’ il mio lavoro.”
Osservò lui, con fare innocente.
Sbuffai.
“
E sentiamo, quando e
come hai avuto modo di mettere in atto la tua operazione,
Bond?” Volli sapere.
“
Mentre eri dalla
signora Peterson al sesto piano, ho sistemato le microspie sul tuo
cappotto e
nel tuo appartamento. Per quanto riguarda il come, ti ho sottratto le
chiavi di
scorta l’altro ieri.” Mi illustrò.
Ecco
perché non aveva
protestato quando avevo esposto il mio diniego riguardo al rifilare a
Connor
una balla qualsiasi sulla mia partenza. Stava già elaborando
il suo losco piano.
Ero
davvero indignata.
“
A proposito, te la
sei cavata egregiamente con i tuoi genitori questa mattina.”
Si complimentò.
Preferii
non stabilire
se lo dicesse per farmi andare ulteriormente fuori dai gangheri o se
fosse
serio.
“
Ora sono convinti che
frequenterò qualche corso all’avanguardia,
presieduto da architetti
professionisti.” Mi appigliai alla sua affermazione per
cambiare argomento e
sbollire il nervoso.
“ In un certo
senso lo frequenterai.” Dichiarò.
“
In quale senso?” Ribattei,
non presagendo nulla di buono.
“
Ti ho iscritta a una
facoltà on-line.”
“
Vorrai scherzare
spero.” Trasecolai.
“No.”
“Non
ritengo opportuno
che tu perda mesi di studio, inoltre è meglio avere qualcosa
di concreto da raccontare
ai tuoi. Non trovi?” Argomentò.
Non
risposi.
“O
forse preferivi
aiutarmi nelle indagini?”
Si
permetteva anche di
essere ironico. Oltre il danno la beffa.
“
A dire la verità
avrei tanto voluto fare da aiuto-chef ad “Alfred.”
Dissi a denti stretti.
In
quel momento apparve
il diretto interessato, al quale non avevo più prestato la
minima attenzione da
quando eravamo saliti a bordo.
“
Potresti portare dell’acqua
per la signorina Watari e del caffè per me, per
favore?” Domandò Ryuzaki.
Dimenticai
per un
attimo di essere profondamente offesa.
“
Quindi il suo nome è Watari!”
Affermai trionfante.
“
E’ così che mi chiamano
signorina.” Mi smentì lui con un sorriso bonario.
“Oh..”
Sospirai delusa.
Se
non altro avrei
potuto smetterla di chiamarlo Alfred, vergognandomi ogni volta.
“
In tal
proposito..” Iniziò Ryuzaki mentre Watari
spariva all’interno della cabina.
“
Per sicurezza d’ora
in avanti, è meglio che non ti serva del
tuo vero nome. Ci rivolgeremo a te come Akiko.”
“
Come se bastasse un
nome a uccidere.” Borbottai.
“
Non essere tanto
certa del contrario.” Fu il sibillino commento di Ryuzaki.
Per
una qualche
imperscrutabile ragione, rabbrividii.
“
Ti è passata la crisi
di panico?” Mi interrogò a sorpresa.
Mi
ero talmente
alterata che non ci avevo più fatto caso.
Guardai
davanti a me.
Volavamo già ad alta quota, nel cielo notturno. I colossali
grattacieli
newyorkesi, dovevano essere ormai dei microscopici puntini luminosi in
lontananza.
“
Si.” Replicai.
“
E in un certo senso..
Grazie.” Aggiunsi.
“
Non c’è di che.”
Ribatté Ryuzaki.
Lo
studiai qualche
minuto, approfittando del fatto che fosse impegnato a pilotare
l’aereo.
Sembrava
più misterioso
del solito. La sua espressione era indecifrabile come quella di una
sfinge. Mi
resi conto che nonostante ciò che mi aveva rivelato,
continuavo a non sapere
nulla fondamentalmente. Sia di Ryuzaki che di Elle. Sia
dell’uomo, che del
detective. Rimaneva un enigma su tutti i fronti.
Trascorsero
diverse
ore. Le mie palpebre divennero pesanti e più di una volta mi
sorpresi a
sbadigliare. Ryuzaki
invece, non dava il
minimo segno di cedimento o stanchezza.
“Vuoi
riposarti un po’
in cabina? Mancano ancora diverse ore di volo.” Mi
avvertì.
“
Preferisco restare
qui.”
“
Tu non sei stanco?”
Domandai a mia volta, un po’ preoccupata.
“No
e nel caso lo
diventassi, ci sarebbe Watari a sostituirmi.” Mi
rassicurò.
“
Bene…” Mormorai prima
di addormentarmi.
Non
so per quanto tempo
dormii, ma quando mi svegliai avevo una coperta addosso e Ryuzaki era
ancora a
manovrare la cloche.
Mi
stiracchiai, ero
completamente intorpidita.
“
Dove siamo?” Chiesi
con la voce impastata dal sonno.
“
Ti aspetti forse che
sia presente la segnaletica stradale?” Sibilò la
vocina, rediviva.
“
Sopra l’oceano.”
“
Manca ancora molto
prima di arrivare?” Domandai ancora.
“
Non ti scappa la
pipì? Non vuoi il tuo orsetto?” Mi
insolentì nuovamente la petulante voce
interiore.
“
Circa quattro ore.”
Ryuzaki rispose al mio quesito.
Meditai
che non mi
conveniva tornare a dormire. Per via del fuso orario, saremmo arrivati
in
Giappone di notte, ed era meglio che mi sforzassi di non assopirmi, se
volevo
avere qualche speranza di sconfiggere il jet lag e di non trascorrere
la notte
a venire, sveglia come un grillo.
Atterrammo
all’ora
prevista, in un’altra pista privata. Cercai
di mascherare il mio stupore, quando ci trasferimmo in un elicottero.
Ovviamente
Ryuzaki sapeva pilotare anche quello.
Il
viaggio su quel
mezzo fu relativamente breve. La nostra destinazione definitiva, era un
eliporto, sul tetto di quello che doveva essere un lussuoso albergo.
Dal
panorama che si estendeva a perdita d’occhio, non bisognava
essere dei geni per
capire che ci trovavamo a Tokio. Tokio dall’alto.
Un’altra metropoli.
Osservai
Ryuzaki. Anche
lui stava guardando il paesaggio che si stagliava davanti a noi. Aveva
un’aria
estremamente determinata.
Reputai
che stessimo
pensando la stessa cosa. Da qualche parte, in quella città,
molto probabilmente
si nascondeva un assassino.
Ringraziamenti
e sproloqui dell’autrice :
Ciao
a tutte ragazze
^.^ Questa sera ho un gran sonno, sono reduce da una giornata di studio
per cui
non ho energia per sproloquiare.. Insomma siete fortunate
perché passerò subito
ai ringraziamenti XD. Che vanno a tutti i lettori, a Briganzia,
Devily e Ci
chan, che hanno aggiunto questa
storia tra i preferiti e alle sante che recensiscono pazientemente e
che mi
danno moltissimo sostegno e desiderio di proseguire!
AngelVirtues:
Detesto
ripetermi sempre, ma la tua recensione mi ha fatto piacerissimo..
Ho così penato per quella scena e speravo talmente venisse
apprezzata che..
Che.. Non so neanche che dire se non
grazie, di cuore! Sono felice inoltre di aver esaudito una tua
aspettativa, mi
auguro di continuare a riuscire questa impresa nei capitoli a venire! ^^
Bilu_Emo:
Figurati!
Io non mi annoio mai a leggere quello che mi scrivete,
davvero! Ogni parola che scrivo è intensa e piena di
emozione?!?! * svengo*
grazie mille, io ho sempre paura di non riuscire a rendere le
sensazioni che
voglio trasmettere.. Ah sono contenta che La scena ti sia piaciuta eh
eh eh e
anche che la mia adorazione per L ti conforti ;)
Elluccia:
Una
dea.. Santi numi.. Come arrossisco *__*.. Ti ringrazio moltissimo e
mi fa piacere ti sia piaciuta la scena del bagnoschiuma, io la
visualizzavo
benissimo mentre scrivevo e l’avevo trovata buffa XD
Manterrò l’impegno
costante.. Promesso!
Hope87:
No
no, la vocina interiore no, non farla apparire XD ! Grazie della
bellissima recensione, sono arrossita.. (Per la centesima volta lo so
-.-‘’’)..
Le cicatrici di L, che esistono davvero ( sono menzionate in L file No
15)
troveranno una spiegazione (inventata dalla sottoscritta, abbi pazienza
^^) e
per quel che accadrà in Giappone.. Beh ormai manca
pochissimo ^__^
Liar:
Grazieeeeeee!!!
Ormai mi esprimo solo in questo modo XD! Come scrivevo a
Elluccia, mi fa piacere che la scena del bagnoschiuma sia stata gradita
e anche
che ti piacciano le percentuali di L e ovviamente, grazie mille degli
splendidi
complimenti ^__^
Briganzia:
Cosa
posso dire di questa recensione? Che mi ha commossa, che mi ha
toccato il cuore. Grazie davvero! Sono molto contenta che continuerai a
leggere
questa storia.. Un abbraccio!
Umpa_Lumpa:
Buuuuuuuuuuuuh
Coooonnooor ç__ç *singhiozzi* *rantoli*
Connooooor.. Ok
fine piagnisteo. Perdonami, ma so che puoi capirmi, anche io sono
dispiaciutissima, sto pensando a un escamotage per farlo riapparire, ma
tutto
quello che è riuscita a partorire la mia mente è
stato: Connor riesce a scoprire
che Audrey è in Giappone. E fin qui tutto ok, un sistema lo
trovo. Decide di
raggiungerla e per trovarla va a una specie di “Chi
l’ha visto? A Sakura tv”. E
questa parte non stava nè in cielo né in terra..
Ma assicuro che penserò ad
altro! Passando ad argomenti più lieti, sono tanto,tanto,
contenta che il
capitolo ti sia piaciuto e immaginarti a salvare eroicamente il pc mi
ha fatta
piegare dal ridere.. A proposito, non preoccuparti se non riesci a
recensire
subito.. Io aspetto, paziente, nell’ombra buahahahah E con
questa battuta d’uscita
,ti saluto ^__^
Clod93:
E
invece sono partiti ^__^ Grazie della recensione cara e anche della
rassicurazione sul rating!
Hoshimi:
Felice
di vedere che ti sei ripresa dal raffreddore ^_^ Come sempre
riuscire a emozionare chi legge, per me è una cosa
bellissima.. Grazie! Ma sai
che anch’io odiavo la matematica? E’stata una
soddisfazione immensa liberarmene
XD! Quanto agli schizzi di Audrey e L.. Credi che ti lascerò
in pace dopo
questa rivelazione? Vederli, voglio vederli!!! * capriccetti* .. Che tu
l’abbia
presentata ai tuoi amici, mi onora un sacco ^__^
La
gre: Niente
rosso.. Bene! Ne ero convinta anch’io, ma volevo sentire le
vostre opinioni! Sono contenta che ti sia piaciuto questo chappy (che
è uno dei
miei preferiti fra tutti quelli che ho scritto, quindi mi fa ancora
più piacere
che venga apprezzato) e grazie mille dei complimenti!!!
Hachi:
Lacrime
di gioia? *E mi commuovo di nuovo ç_ç* Grazie
Hachi, sono
contenta che Audrey sia apprezzata e anche di riuscire a trasmettere
delle
emozioni e dei sentimenti con questa fan fiction.. Non avrei mai
pensato di
fare questo effetto, su serio *_*
Koharuchan:
Benvenuta
cara! * Adoro scoprire nuove lettrici* Hai letto la ff tutta
in una notte O-o ?! Caspita, che onore.. E dire che ormai è
discretamente
lunga! Beh anch’io vorrei essere Audrey eh ehe he XD Ti
ringrazio dei
complimenti e della recensione.. Alla prossima ^_^
E
anche stavolta, sono
riuscita a salutarvi e a ringraziarvi tutte! Spero che vi sia piaciuto
il
capitolo, so che non è granché interessante, ma
è uno di quei passaggi
intermedi che servono da legante. In più ci tenevo a
salutare Connor degnamente..
Comunque ormai, la svolta è stata data! Un bacione
grandissimo a tutte e al
prossimo aggiornamento! ^__^
Alice
|
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Capitolo 12 *** Kira ***
12.
Kira
Entro
la mia prima
settimana di soggiorno in Giappone, appurai che la situazione non era
esattamente come l’aveva dipinta Ryuzaki. Ma molto peggio.
Mentre
mi arrabattavo
per abituarmi al cambio di fuso orario, lui, sin dal nostro arrivo, era
diventato un tutt’uno con il monitor del suo MAC bianco.
Sembrava non patire
minimamente la stanchezza. Era in perenne simbiosi con PC e televisore,
seguiva
i notiziari febbrilmente.
Le
uniche occasioni in
cui riuscivo a rivolgergli la parola, consistevano nelle brevi pause in
cui si
concedeva un caffè o un the, senza tuttavia scollare gli
occhi dallo schermo.
Tantoché
non mi ero
stupita più di tanto, quando nel portargli una coppa di
gelato mi disse:
“
Grazie Watari.”
“
Forse dovresti
iniziare a usare una crema antirughe.” Suggerì la
vocina.
Senza
scompormi, avevo
reputato opportuno ritirarmi in camera mia. Non era il momento
più idoneo per
intavolare una conversazione. I momenti idonei erano estremamente rari.
Compresi
presto la vera
ragione per la quale Ryuzaki mi avesse iscritta ad un corso
universitario
on-line. Voleva tenermi impegnata (oltre che impossibilitata di
ficcanasare
troppo nell’indagine), per evitare che la solitudine e
soprattutto la
reclusione forzata mi pesassero troppo.
In
effetti il suo
stratagemma si era dimostrato piuttosto fruttuoso. Certo avrei
preferito
accoccolarmi accanto a lui sul pavimento e sbirciare sul suo PC, ma
dato che
sarei stata alquanto inopportuna, studiare era una valida alternativa.
Il
sony vaio nero che
mi aveva procurato e che avevo tentato di rifiutare senza ottenere
alcun
risultato, era divenuto un compagno inseparabile. Nonostante
sospettassi che quel
regalo, si rivelasse utile al fine di controllare che nelle frequenti
mail che
inviavo a Connor, non spifferassi nulla di compromettente.
Dopo
l’episodio della
microspia, non mi sarei affatto sorpresa.
Chi
invece mi sorprese
fu Watari. Che di tanto in tanto chiamavo ancora
“Alfred”.
Non
avrei mai
immaginato di potermi affezionare così a lui nel giro di
pochi giorni. Ma era
talmente premuroso ed affabile nei miei confronti, che non potei farne
a meno.
Si
assicurava sempre
che consumassi dei pasti normali, prendendo in considerazione la mia
necessità
di non nutrirmi esclusivamente di dolci.
Occasionalmente,
appariva con qualche spuntino mentre mi dedicavo allo studio e si
fermava per
un breve dialogo, immaginando con ogni probabilità, che io
avessi un gran
bisogno di contatto umano.
Aveva
perfettamente
ragione.
Senza
di lui e senza un
intrattenimento, sarei impazzita.
Quando
gli avevo
domandato, spinta dalla curiosità, il motivo di quelle
attenzioni così gentili
mi aveva risposto:
“
Da quando lo conosco,
non avevo mai visto Ryuzaki sorridere per una ragione che fosse al
dì fuori del
suo lavoro.”
Ovviamente
non ero riuscita
a controbattere.
Quell’affermazione
mi
aveva totalmente spiazzata, gettando un ulteriore velo di mistero su
Ryuzaki.
Come se ce ne fosse stato bisogno.
Sovente
ripensavo alle
cicatrici che gli solcavano la schiena, al suo riserbo esasperato, alla
sconcertante
evidenza che non avesse amici. Naturalmente anche al fatto che fosse un
detective di fama mondiale.
Più
tentavo di
sciogliere il bandolo della matassa, meno giungevo ad una conclusione.
Proprio
per
distogliermi da quelle riflessioni tormentose, il pomeriggio del cinque
dicembre accesi il televisore. Vi chiederete perché ricordi
tanto bene quella
data. La ragione è semplice. Fu quello il giorno in cui
presi piena coscienza
di con chi avessimo esattamente a che fare.
Anche
se gli eventi
successivi, mi avrebbero smentita, in quell’istante pensai
che non avrei mai
più provato un’angoscia simile.
Mi
ero appena
sintonizzata su uno show condotto da una idol bionda
dall’atteggiamento
giulivo, quando la trasmissione venne improvvisamente sospesa e al suo
posto
apparve un annunciatore, che esclamò:
“ Interrompiamo i programmi per trasmettere un
annuncio in diretta
mondiale da parte dell’ Interpool.”
L’immagine
cambiò
nuovamente e sullo schermo comparì un uomo di
bell’aspetto, con i capelli
corvini e gli occhi chiari, che poteva avere qualche anno
più di me. Sedeva
dietro una scrivania, sulla quale era poggiata una targa che recava il
nome “
Lind.L. Tailor”.
“
Sono l’uomo attualmente al comando delle forze di
polizia del mondo intero…” Annunciò.
Qualcosa
non tornava.
Lo osservai, perplessa.
“
Lind L. Tailor… Meglio conosciuto
come L…”
“
Ah si?” Si meravigliò
la vocina.
Non
le prestai
attenzione e avvicinai il viso all’apparecchio.
“
Mi rivolgo all’assassino dei
criminali sparsi nel mondo: Sappi che le
tue azioni sono imperdonabili, hai commesso il crimine più
infame della storia.
L’assassino
conosciuto come “Kira” verrà assicurato
alla giustizia. Io lo catturerò ad ogni
costo.
Kira,
credo di sapere quello che stai cercando di
fare e le motivazioni che ti spingono.
Ma
quello che stai facendo.. E’ malvagio!” Pronunciate
quelle parole, il falso Elle sorrise e tacque.
Non
mi accorsi che
stavo trattenendo il respiro in attesa che lo sconosciuto dicesse
qualcos’altro. Trascorsero una manciata di secondi in cui il
tempo parve
essersi fermato.
Poi
accadde. Accadde
qualcosa che mai e poi mai avrei potuto preventivare.
L’uomo
sbarrò gli occhi
e il suo viso si contrasse spasmodicamente in una smorfia di dolore
indicibile.
Si portò le mani al petto stringendosi convulsamente la
camicia e infine cadde
prono sulla scrivania. Lind L. Tailor era morto. Morto di attacco
cardiaco.
Soffocai
un urlo,
tappandomi la bocca con la mano.
Due
uomini portarono
via il corpo esanime.
Il
battito del mio
cuore, accelerato per la paura, non si era ancora stabilizzato, quando
sullo
schermo, su sfondo bianco, apparve una elle nera in stile old-london.
Potevo
facilmente immaginare chi rappresentasse.
“
Non ci posso credere..” Esordì
una voce palesemente contraffatta.
Badando
a non fare rumore e cercando di controllare lo sgradevole tremito che
mi
percuoteva, socchiusi l’uscio della mia camera e guardai
attraverso lo
spiraglio che dava sul soggiorno della stanza d’albergo.
Ryuzaki, accucciato a terra,
era di spalle e
non potevo scorgergli il viso. Tuttavia riuscivo a sentire
quello che stava dicendo:
“
Volevo solo metterti
alla prova ma non mi aspettavo tanto..”
Sussultai.
La morte di
quell’uomo era solo un esperimento.
“
Kira, tu puoi davvero
uccidere le persone a distanza?” Domandò.
Contro
ogni logica,
doveva essere così.
“
Non potevo crederci
finché non l’ho visto con i miei occhi.. Ascoltami
bene Kira: Se sei davvero tu
il responsabile della morte di Lind L. Tailor in diretta tv, sappi che
hai
soltanto ucciso un uomo che sarebbe stato giustiziato oggi stesso.
”
Boccheggiai.
Anche se
era un condannato a morte, il trattamento riservatogli era disumano.
Non sapevo
che crimini avesse commesso Lind L. Tailor, ma morire in quel modo, era
atroce.
Fino a che punto era disposto a spingersi Ryuzaki?
Purtroppo
l’avrei
scoperto di lì a poco.
“
Quello non ero io..”
Proseguì.
“
Ma un criminale la
cui cattura era rimasta segreta…E la cui notizia non
è circolata né su internet
né in televisione… A quanto pare non sei
onnisciente se non avevi informazioni
su di lui..”
Un
piano davvero ben
congegnato.
“
Ma io, L ora sono
qui!”
Strinsi
le dita sullo
stipite della porta.
“
Avanti.. Prova a
uccidermi.” Lo sfidò.
Io
sbiancai e la mia
stretta si intensificò.
“
Allora, che ti
prende? Su,
uccidimi.”
Avevo
di nuovo una gran
voglia di urlare.
“
Uccidimi! Su, fallo!
Uccidimi.” Rincarò la dose.
Ancora
oggi non riesco
a capire come resistetti all’impulso di irrompere nella
stanza e strappargli
quel maledetto microfono di mano.
“
Che c’è? Non puoi
farlo?” Ryuzaki schernì apparentemente senza
remore, un killer dotato in tutta
evidenza di poteri sovrannaturali.
“
Sembra che per
qualche ragione, tu non possa uccidermi.” Constatò.
Le
mie dita a furia di
rimanere contratte, erano diventate cianotiche.
“
Quindi ci sono persone
che non puoi uccidere. Grazie per l’indizio.”
Ryuzaki
si era
ufficialmente guadagnato un nemico mortale.
“
In cambio, ti dirò
una cosa: ho fatto annunciare in tv che questa trasmissione era in
mondovisione.. Ma in realtà ci stanno ascoltando solo nella
zona del Kanto.
Avevo in programma di ripeterla regione per regione, ma a quanto pare
non ce
n’è più bisogno..Ora so che ti trovi
nel Kanto. C’è poi una piccola vicenda a
cui la polizia non ha fatto caso… E cioè che la
tua prima vittima è stata un
uomo che ha sequestrato dei bambini a Shinjuku.
Se
confrontiamo la sua
colpa con quella di tutte le altre tue vittime, la sua non era poi
così grave.
In più, tutte le notizie su di lui sono state trasmesse
solamente in Giappone..
Mi sono bastati questi elementi
per
capire che tu sei in Giappone. E che la tua prima vittima è
stata solo una
cavia per testare il tuo potere.”
Il
tuo potere. Quelle
parole mi attanagliarono lo stomaco da dolorose fitte di panico.
“
Ho cominciato le
trasmissioni nella regione più popolosa e per mia fortuna ti
ho trovato subito.
Onestamente non credevo che il mio piano avrebbe funzionato
così bene. Kira, il
giorno della tua esecuzione potrebbe non essere
lontano…Kira, vorrei tanto
sapere per quale motivo hai commesso tanti delitti… Ma lo
saprò quando ti
catturerò. Allora alla prossima, Kira.” Concluse
la sua istigazione
all’omicidio.
Udii
un ronzio. Il
tipico rumore di assenza di segnale del televisore.
Non
osavo nemmeno
muovermi. Quella a cui avevo assistito era una sfida in piena regola. E
la
posta in palio era dannatamente alta. La vita della persona che amavo.
Avevo
paura.
Terribilmente paura. Non mi ero mai considerata una codarda, ma
è facile essere
coraggiosi quando si tratta di sé stessi. Se invece
è la persona amata che
rischia la vita, sono decisamente un altro paio di maniche. Tutto
quello che
desideravo in quel momento era che Ryuzaki lasciasse perdere quel caso.
Egoisticamente, considerai che dopotutto rischiavano solo i criminali.
“
Non eri tanto turbata
per Lind L. Tailor un attimo fa?” Mi ravvisò la
vocina.
Cercai
di ignorarla.
“
Kira ha ucciso quella
che credeva essere una persona onesta senza il minimo scrupolo. Ti
sentiresti a
posto con te stessa lasciandolo agire a piede libero?”
Insistette lei.
Non
potei evitare di
vergognarmi per ciò che mi era venuto in mente, ma al
contempo, la morsa allo
stomaco non mi abbandonava. E una parte di me, continuava a pensare che
non mi
importava degli altri, purché Ryuzaki fosse salvo.
“
Non sapevo che
l’amore rendesse tanto spregevoli.”
Considerò la mia coscienza, duramente.
Deglutii.
La
cosa migliore da
fare era cercare di riflettere a mente fredda. Dovevo calmarmi.
Tornai
a focalizzare la
mia attenzione su Ryuzaki. Non si era ancora mosso, sembrava una statua
di
sale.
“
Kira..” Disse all’improvviso.
“
Due mesi che ti
frequenta e già parla da solo, gli fai davvero un brutto
effetto.” Mi fece
notare la vocina.
Non
lo trovai affatto
divertente.
“
Io ti troverò a tutti
i costi. E ti distruggerò!”
Restai
col fiato
sospeso. Non avevo mai sentito qualcuno parlare con tanta
determinazione.
“
Io sono la
giustizia!”
“
Però.. Modesto!”
Intervenne ancora la vocina.
Avevo
sentito
abbastanza. Intimandomi di mantenere un tono di voce pacato, spalancai
la porta
ed entrai nel soggiorno.
“
Cosa diavolo hai in
mente di fare?” Tuonai.
“
Complimenti per la
pacatezza.” Mi canzonò la vocina, implacabile.
“
Finalmente ti sei
decisa ad entrare.” Mi accolse Ryuzaki voltandosi verso di me.
Mi
chiesi se per caso
non avesse degli occhi anche sulla nuca. Avrebbe potuto fare il
rilevatore di
presenza umano, anziché vivere con la sindrome del
giustiziere della notte.
“
Vuoi un po’ di
budino?” Mi propose col suo fare noncurante, indicandomi una
porzione del
suddetto su un tavolino, mentre io digrignavo i denti.
“
No che non lo voglio
il budino!” Replicai stizzita.
“
Magari del the?”
Ritentò tranquillamente.
“
Tu invece gradisci
farti uccidere?” Ringhiai.
“
Certo che no.”
Obiettò lui serafico.
Definirlo
irritante era
un eufemismo.
“
Bizzarro, ho avuto
proprio l’impressione contraria.” Controbattei
sarcastica.
“
Non è sicuramente
quello il mio intento, ma a volte bisogna esporsi per poter
vincere.”
“
Ma non avevi sempre
lavorato nell’ombra?” Le mie obiezioni risuonavano
estremamente puerili.
“
Per risolvere questo
caso non è possibile.” Mi informò
Ryuzaki, impassibile.
Ci
fissammo in
silenzio. Avrei voluto dirgli tante cose, prima di ogni altra che non
avrei sopportato
di perderlo. In secondo luogo, domandargli se non avesse paura di
morire.
Infine qual’era la ragione che lo spingeva a correre un
simile rischio. Ma
preferii tacere.
Fu
lui a parlare.
“
Mi chiederai di
lasciare perdere?” Mormorò, fissandomi
intensamente.
Dio
solo sa quanto
avrei voluto.
“
No.. Non lo farò..”
Risposi dopo una breve esitazione.
“
Grazie.”
“
Non ringraziarmi
Ryuzaki. Non ti faccio certo del bene.” Osservai stancamente.
“
Perché non me lo
domandi allora?” Mi inquisì, portandosi
l’indice sulle labbra.
“
So benissimo che non
mi daresti retta. Inoltre quello che fai ti rende ciò che
sei. E a me piaci
come sei. Non cambierei una virgola di te.” Ammisi,
nonostante il mio discorso fosse
controproducente.
“
Ha senso al 90%”
Dichiarò lui cogitabondo.
“
Già.. Beh ora torno a
studiare..” Mentii. Non ne avevo alcuna intenzione, solo che
mi sentivo
esausta.
“
Audrey..” Mi richiamò
Ryuzaki.
“
Si?”
“
Avvicinati..” Mi
invitò, facendomi segno di accomodarmi vicino a lui sul
pavimento.
Vagamente
sconcertata,
feci come aveva detto. Quando mi fui sistemata, a sorpresa,
sollevò un plico di
fogli che giaceva a terra e me lo tirò sulla testa.
“
Ma ti è dato di volta
il cervello?” Protestai cercando di sottrargli
l’oggetto contundente per
ricambiargli la cortesia.
Lui
sollevò in alto il
braccio che reggeva i fogli, portandoli fuori tiro. Quando feci per
rialzarmi
per riuscire a impadronirmene, mi inchiodò con lo sguardo.
“
Come vedi anche tu
rischi la vita.” Disse tagliente.
“
Solo perché non mi
ricordo uno stupido nome falso.” Mugugnai.
“
Lo stupido nome falso,
attualmente può fare la differenza tra vivere e
morire.” Mi fece notare, con un
tono di voce ancora più gelido.
“
Ha ragione sai?” Approvò
la vocina, saputa.
Mi
sentivo come una
bambina colta in flagrante a mangiare caramelle di nascosto.
“
Siamo solo io e te..”
Farfugliai.
“
Non è un valido
motivo.” Tagliò corto Ryuzaki.
Annuii.
“
E’ che mi dispiacerà
non sentirti più pronunciare il mio vero nome.”
Cercai di spiegare.
Avvicinò il suo
viso al mio.
“
E’ così importante un
nome?”
Mi
resi conto che lui
non si sentiva più chiamare con il suo, da chissà
quanto tempo.
“
N-no..” Balbettai.
“
Quella che chiamano
rosa, chiamata con un altro nome profumerebbe ugualmente.”
Citò la vocina. Ora
si era anche data ai versi shakespeariani.
Ryuzaki
si protese ancora
di più verso il mio volto, gli occhi fissi nei miei.
Le nostre labbra si
sfiorarono delicatamente.
Il primo bacio dopo giorni. Assaporai quell’attimo con
avidità.
“
Ti ho fatto male
prima?” Si informò quando ci separammo.
“Si.”
Replicai,
ricordandomi di essere offesa.
Lui
prese a scrutarmi attentamente.
“
E va bene, non mi hai
fatto nulla!” Mi arresi.
Gli
sfuggì un
sorrisetto.
“
Adesso ti va il
budino?”
Finsi
di pensarci su.
“Ok.”
Acconsentii.
“
Chissà cosa significa
Akiko..” Meditai sul mio nome fittizio, gustando una
cucchiaiata di dolce.
“
Significa figlia dell’autunno.”
Mi illuminò Ryuzaki, ripulendo la coppetta con un dito.
“
E’ un bellissimo
nome.” Esclamai
sorridendo.
Forse
mi ci sarei
abituata più volentieri.
“
Ritenevo ti sarebbe
piaciuto.” Mi rese partecipe.
Terminata
la merenda,
lasciai Ryuzaki proseguire le sue indagini e tornai nella mia stanza.
L’angoscia
si ripresentò ad assalirmi. Era assolutamente ridicolo che
temessi di lasciarlo
solo. La mia presenza
non l’avrebbe
certo protetto da Kira.
Kira.
Quel nome mi
faceva accapponare la pelle.
Fu
puro masochismo il
mio, quando digitai quelle quattro lettere sulla tastiera del mio
portatile per
svolgere una ricerca su internet.
Il web era pieno zeppo di
siti che
inneggiavano a “ Kira il salvatore”.
Chiusi
tutte le pagine,
disgustata.
Quello
non era altro
che un principio di fanatismo. Fanatismo nei riguardi di uno spietato
assassino. Poiché quello era Kira. Non aveva esitato a
uccidere una persona
apparentemente innocente perché intendeva ostacolare i suoi
piani. Rabbrividii.
Per
distrarmi pensai di
scrivere una mail a Connor.
Tutto
quello che fui in
grado di comporre fu “ Caro Connor, io sto bene. Con affetto,
Audrey.”
Cancellai
il messaggio
e decisi di ritentare in un momento più propizio. Magari
quando avrei smesso di
pensare a un killer vanaglorioso dotato di poteri sovrannaturali.
A
cena sbocconcellai
pigramente i sandwich di pollo che mi aveva lasciato Watari prima di
sparire
per qualche ignota commissione. Probabilmente si accingeva a rapinare
una
pasticceria.
Arrivò
anche l’ora di
dormire e reputai che non sarei riuscita ad assopirmi, nemmeno con una
doppia
dose di Valium. Tuttavia mi rassegnai a infilarmi sotto le coperte. Mi
girai e
mi rigirai ma il sonno non venne. Dopo quelle che mi parvero ore,
sentii un
lieve bussare alla porta. Restai in ascolto e pensai di essermelo
immaginato.
Tuttavia dopo un istante, udii lo stesso suono.
“
Chi è?” Bisbigliai.
“
Senz’altro Watari,
volpe.” Mi punzecchiò la vocina.
“
Ryuzaki.”
“
Emh.. Entra.” Lo
esortai, confusa.
Intravidi
la sua sagoma
ingobbita nella penombra. A giudicare dalla luce, doveva essere mattina
molto
presto.
Ryuzaki
si accoccolò di
fianco al letto, ad altezza del mio viso. Mi osservava con i tondi
occhi neri,
sgranati. Riuscivo a distinguerli nonostante la carenza di
illuminazione.
“
Mi dispiace che tu
non riesca a dormire.” Dichiarò.
Mi
chiesi come facesse
a saperlo.
“
Non è nulla, tu ad
esempio non dormi mai.” Tentai di minimizzare.
“
A volte dormo, solo
meno degli altri.” Mi contraddisse.
“
Ora è da diverso tempo
che non riposi.” Constatai.
“
Si.”
“
Ti andrebbe di
dormire qui con me? Non c’era nulla di malizioso nella mia
richiesta.
Desideravo solo, stargli un po’ vicina.
Lui
annuì.
“
D’accordo, aspetta un
attimo.”
Dettò
ciò uscì dalla
camera, per tornavi poco dopo con una poltrona al seguito.
Strabuzzai
gli occhi.
Con lui, le bizzarrie non
avevano davvero mai
fine.
“
N-non dormi sul
letto?” Mi informai basita.
“
Va bene.”
Accondiscese Ryuzaki.
Ma
invece di
abbandonare il mobile come mi aspettavo, lo depositò sul
materasso in
orizzontale, poi vi si raggomitolò sopra, nella consueta
posizione.
Abbandonai
l’idea di
fare commenti e sorridendo, coprii lui e la poltrona con il piumone.
“
Buonanotte Akiko.”
“
Buonanotte Ryuzaki.”
Appena
chiusi le
palpebre, mi addormentai.
Ringraziamenti
e sproloqui dell’autrice:
Prima
di tutto una
breve premessa. Mi scuso di aver inserito l’intero monologo
di Elle dell’episodio
“ Duello”, ma adoro quella parte e ci tenevo che
Audrey lo ascoltasse per intero.
Detto questo, chiedo umilmente perdono per aver rovinato la parte
finale del
suddetto, con i commenti molesti della vocina, spero non mi odierete
troppo, ma
non ho resistito -.-‘’’ In ogni caso vi
assicuro che è l’ultima volta che farò
una citazione così lunga!
E
ora ringrazio come di
consueto tutti i lettori, Kyaelys e
Koharuchan per aver inserito questa
storia tra i preferiti e ovviamente tutte voi, mie adoratissime,
pazientissime recensrici
(sono conscia non sia italiano, tuttavia recensori-donna è
repellente XD) che
al solito, ci tengo ad ammorbare una per una ^_^
Umpa_Lumpa:
Altra
trovata! Connor diventa un famoso idol e ritorna alla ribalta
durante un concerto con Misa Amane.. * si spreme le meningi* ..
Comunque la tua
idea di farlo ammanettare al comodino con Ryuzaki che lo guarda in
cagnesco è
favolosa XD Comunque ci sto lavorando.. ( a uno stratagemma serio
intendo)..
Sono contenta che tu abbia apprezzato il saluto a Connor, per quanto
riguarda
la parte dell’aereo, lo so, non era granché
interessante, spero di essermi
riscattata un po’ con questo capitolo ^^
Bilu_Emo:
Grazie
mille dei complimenti cara ^_^ Se devo essere sincera anche a me
Connor mancherà (per questo sto pensando a un modo
plausibile per farlo
riapparire).. Riguardo alla microspia, eh eh eh, lascia perplessi,
però mi
sembrava facesse molto Elle XD
Hope87:
Ti
ringrazio moltissimo, stellina! Sono contenta che i miei sproloqui ti
facciano ridere ^^ !!! Connor eh.. Io vorrei tanto che avesse ancora un
ruolo
in futuro, ma ancora non mi è venuta un’idea
decente a riguardo >.< Spero
in una illuminazione!
Koharuchan:
Una
trama affascinante?! * gongolo* grazie mille davvero!!! Eh eh eh,
Connor prendeva in giro Elle soprattutto perché era molto
geloso, non in senso
romantico (sono stata a lungo indecisa se fargli rivelare di essere
innamorato
o meno di Audrey, ma poi ho optato per il no perché mi
sembrava di ricadere nel
banale e ho preferito che tra i due ci fosse da entrambe le parti, solo
una
forte, sincera amicizia) ma perché Audrey inevitabilmente lo
trascurava XD La
microspia all’inizio mi era sembrata un esagerazione, ma poi
ho pensato al
nostro detective e mi è sembrato plausibile come
comportamento. Come muterà gli
eventi Audrey.. Lo vedrai presto..^_^
L-chan:
Grazie
per le splendide parole, che questa ff a tuo parere possa essere
inserita nella trama di Death Note mi lusinga tantissimo,
perché mi sto impegnando
molto per non fare errori di tempistica! Mi fa piacere che Connor ti
sia
piaciuto e che lo trovi così ben definito, è un
personaggio a cui tengo
moltissimo! Riguardo a B.B. sto seguendo la cronologia
dell’How To Read (che
purtroppo ho trovato utile solo ai fini di questa storia e per la card
di L -.-
pensavo rivelasse molto di più) e la sua morte è
datata il 21 gennaio, per cui
sentirai parlare di lui molto presto ^^
Hachi:
Che
bello! Allora anch’io sono dotata di un minimo di tempismo XD
Grazie
dei complimenti, sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto e il
senso di
malinconia e di un qualcosa che si conclude, era esattamente quello che
volevo
trasmettere ^^ Comunque sono lieta di essere riuscita a sdrammatizzare
con
Connor! A immaginare i tuoi occhi famelici mi viene da ridere,
però hai
ragione.. Non lascio molti indizi! Per finire, ribadisco che
anch’io vorrei
essere Audrey.. E la invidio moltissimo, per questo ho creato la
vocina.. Per
tormentarla XD
AngelVirtues:
La
tua recensione mi ha molto rassicurata, temevo di avervi ammorbate a
morte lo scorso capitolo! Grazie!!! Però è vero,
dei capitoli che facciano da
legante, sono necessari ^^ Riguardo a Elle sull’aereo..
Caspita non ho pensato
al manga, ho riguardato il pezzo nell’anime e non vedendolo
con le ginocchia
su, ho pensato che si fosse seduto in maniera normale, però
in effetti era
troppo strano XD
Kyaelys:
Benvenuta
cara ^_^ ti ringrazio tantissimo degli splendidi complimenti e
sapere che hai letto questa storia in poche ore mi onora moltissimo *_*
Sono
contenta che trovi Elle I.C., mi davvero moltissimo piacere,
perché come ho
ripetuto mille volte negli altri commenti, è uno dei miei
obiettivi primari in
questa storia! E’ proprio vero comunque, è pieno
zeppo di LXRaito, io non ho
nulla contro le yaoi, anzi, però ho molto contro Raito XD
La
gre: Anche
a me è dispiaciuto tanto per Connor
ç_ç Comunque nemmeno io vedevo
L ad attaccare briga di propria iniziativa ( a rispondere se provocato
si però,
come ben sappiamo XD), ma Connor in fondo è un galantuomo
(non come Raito, quel
manesco XD) e poi sono certa che la reazione di Audrey lo scoraggiava
da
prendere iniziative in quel senso ^^ Grazie mille dei complimenti, che
questa
storia riesca a metterti di buon umore per me
è..è.. Non riesco neanche a
spiegarti, spero che questo renda l’idea: *__*
Ary_tan:
Mi
dispiace che tu abbia avuto problemi di PC, spero sia tutto risolto!
Non preoccuparti assolutamente della recensione ^_^ Sono ovviamente
contentissima che entrambi i capitoli ti siano piaciuti e se hai
problemi a
commentare non preoccuparti, attenderò pazientemente ^^
grazie ancora cara!!!
Liar:
Grazie
cara!!! Parla pure quanto vuoi, io sono solo contenta di leggere
quello che scrivete ^^ Eh si, Elle e Connor si punzecchiavano a
vicenda, spero
di avere modo di farli battibeccare ancora in futuro XD
Clod93:
ghghghghgh
ci hai azzeccato in pieno mia cara XD Abbi pazienza, l’arrivo
di Light non è troppo lontano ^^
Hoshimi:
Si,
Audrey è bionda, anche se non vuole ammetterlo (per ragioni
che non
sono chiare nemmeno a me XD), diciamo che ha un colore di capelli che
è una via
di mezzo tra quelli di Misa e quelli di Light, quindi biondo, ma non
chiarissimo (ne l caso ti potesse tornare utile nei tuoi disegni, che
io
assolutamente voglio vedere!) Grazie mille dei complimenti!!! Mi
dispiace un
sacco che ti sia venuta la tonsillite , spero che tu guarisca presto
ç_ç Ps: La
vocina ringrazia per l’apprezzamento XD
Anche
per questo
capitolo ho finito di assillarvi.. Un’ultima cosa, vi lascio
il mio contatto
msn (Hoshimi, voglio i tuoi disegni
* tono minatorio*), se avete voglia di aggiungermi, basta che mi
specifichiate
chi siete ^^ comunque eccolo: ciper84@hotmail.it
Bacioni
enormi!
Alice
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Capitolo 13 *** Passato ***
13.
Passato
Mi
svegliai con la
consapevolezza che fosse un giorno fuori dall’ordinario. Non
riuscivo però ad
afferrarne il motivo. Continuai a riflettere, crogiolandomi nel calore
del
piumone. Nulla. Forse la mia era un’ impressione erronea.
“
E’ Natale.” Mi
suggerì la vocina, piatta.
Natale.
Tra i frequenti
cambi d’albergo, le morti dei criminali che infestavano i
notiziari e il
crescendo di tensione a causa di esse, l’avevo accantonato
senza troppi
complimenti.
Mi
alzai e mi diressi
alla finestra per scostare le tende.
Nevicava.
Piccoli
fiocchi delicati, fluttuavano davanti ai vetri.
Provai
un velo di
malinconia.
Decisi
di controllare
le e-mail per distrarmi. Ne trovai una di Connor:
Buon
Natale Audrey! Il cenone di stasera non sarà
lo stesso senza te che plani sulle portate come un avvoltoio! Vorrei essere in tua compagnia per
schivare il pugno
che senz’altro cercheresti di tirarmi dopo questa
affermazione.. Purtroppo
dovrò accontentarmi di immaginarlo! A parte gli scherzi, mi
manchi davvero
molto e vorrei che mi raccontassi qualcosa di più del solito
“Sto bene, mi
diverto”. Non sono scemo, non me la bevo. Perlomeno fai uno
sforzo di fantasia
e raccontami delle balle più interessanti. Visto che
è Natale e bisogna essere
buoni, la smetto di tormentarti con questa faccenda perché
senz’altro ti sarai
innervosita.. E sempre perché è Natale, fai gli
auguri anche a “Poker d’ossa”..
Un abbraccio!
Connor
Con
gli occhi
leggermente lucidi, risposi alla mail.
“Che
lagna..” Sbuffò la
vocina.
Non
le prestai
attenzione.
Quando
ebbi terminato,
indossai una vestaglia rosa e spugnosa vagamente ridicola e mi
avventurai nel
soggiorno della suite.
“Buon
Natale!”
Esclamai.
Mi
accorsi che non
c’era nessuno e mi sentii piuttosto stupida.
“
Solo adesso?” Ghignò
la vocina.
Possibile
che non
andasse mai in ferie?
Tornai
a concentrarmi
sull’assenza dei miei conviventi.
Non
ero molto stupita
per quanto riguardava Watari che usciva sovente, ma non trovare Ryuzaki
davanti
al monitor era una vera sorpresa.
“
Ryuzaki?” Chiamai.
Non
giunse alcuna
risposta.
Stavo
iniziando a
essere seriamente perplessa e volendo essere sincera anche preoccupata,
quando
notai che la portafinestra che dava sul terrazzo era socchiusa.
Uscii
all’esterno e
come immaginavo, vi trovai Ryuzaki.
Teneva
le mani in tasca
e osservava il cielo con lo sguardo perso nel vuoto. Chissà
a cosa pensava.
“
Ryuzaki..” Ripetei
piano.
Lui
si voltò
lentamente. Gli arruffati capelli neri erano imperlati di piccole gocce
d’acqua, fiocchi di neve che dovevano essersi sciolti per il
calore.
Mi
avvicinai, esitante.
Avevo percepito quello stesso alone di tristezza che lo avvolgeva
quando mi
aveva chiesto di andare in Giappone con lui.
Restammo
entrambi senza
parlare per alcuni minuti mentre la neve ci vorticava intorno.
“
E’ bella vero?”
Mormorai a un certo punto, riferendomi a quest’ultima.
“
Non lo so.” Rispose
laconico.
Restai
sconcertata.
“
Pensavo fossi uscito
a guardarla.” Non potei trattenermi dal dire.
“
No, l’ho fatto per
sentire le campane. Oggi suonano molto.” Mi smentì.
“
E’ Natale, deve
essere per quello.” Replicai.
“
Natale..Come quel
giorno..Nevicava anche allora..” La sua voce era quasi un
sussurro.
Sollevò
di nuovo la
testa verso l’alto, tornando a perdere lo sguardo nel cielo e la mente nei
ricordi.
Ricordi.
Istantaneamente
mi balenarono
in testa le sue cicatrici. Cicatrici talmente sbiadite che dovevano
risalire
senz’altro alla sua infanzia. Cicatrici che per quanto
sbiadite non sarebbero
mai scomparse..
“
Quale giorno?”
Domandai, pentendomene subito.
Ryuzaki
si girò,
fissandomi intensamente.
Mi
resi conto in quel
preciso istante, che in realtà non si sentiva suonare
nessuna campana. C’era
solo il silenzio ovattato della neve che ci circondava. Troppo silenzio.
“
Scusami, se non ti va
di parlarne io..”
“
Mi riferivo al giorno
in cui Watari mi portò nel suo istituto. Era Natale credo e
nevicava, come oggi.”
Mi interruppe, gli occhi neri smarriti nel passato, le mani che
stropicciavano
i jeans.
Alla
parola “istituto”
istintivamente, il mio sguardo andò a posarsi sulla sua
schiena. Ebbi come l’impressione
di poter scorgere quei segni anche attraverso la maglia di cotone.
Ryuzaki
se ne accorse e
i suoi occhi si rabbuiarono.
“
Stai pensando che
siano stati i miei genitori.” Affermò. Non gli
avevo mai sentito usare un tono
di voce talmente duro.
Purtroppo
aveva fatto
centro. Come al solito.
“
Mi dispiace..”
Sussurrai mortificata.
“
Me l’hanno chiesto
mille volte quando ero bambino. Ma no, non sono stati loro. Non mi
avrebbero
mai fatto del male.” Aggiunse,
gelido.
La
domanda mi sfuggì
dalle labbra ancora una volta senza che potessi evitarlo:
“
Chi è stato allora?”
“
Il tuo insegnante di
tatto è per caso il mostro di Milwaukee*?”
Ringhiò la vocina.
Effettivamente
non
aveva tutti i torti.
L’assoluta
assenza di
rumori che seguì era più assordante di un urlo.
“
Non me lo ricordo.”
Disse infine Ryuzaki continuando a stropicciare il tessuto dei
pantaloni
convulsamente.
“
L’unica cosa certa è
che si tratta della stessa persona che uccise i miei genitori. Anche se
non ho
ricordi a riguardo, sono giunto a questa conclusione.”
Terminò atono, poi
abbassò il viso.
Non
sapevo cosa dire. Molti
aspetti del suo carattere mi erano più chiari. La riluttanza
per il contatto
fisico in particolar modo.
Che
non ricordasse
quasi nulla, era perfettamente plausibile. Soprattutto durante
l’infanzia, si
tende a rimuovere gli eventi traumatici come reazione di autodifesa.
“Piantala
di
atteggiarti a piccolo Freud.” La mia coscienza
troncò le mie riflessioni
brutalmente.
Ryuzaki
non aveva
ancora cambiato posizione. Rimaneva col viso abbassato e le mani
contratte che
stringevano la stoffa.
Provai
una pena
infinita.
Avrei
tanto voluto farlo
sentire meglio, ma non avevo particolari idee sul come. Qualunque cosa
avessi
detto, probabilmente non sarebbe servita a niente.
Così,
titubante e
soprattutto timorosa di quella che poteva essere la sua reazione,
semplicemente, lo abbracciai.
Contrariamente
alle mie
previsioni, non mi respinse e dopo qualche istante, con mia somma
sorpresa,
ricambiò l’abbraccio.
Ovviamente
lo fece a
modo suo. Senza esercitare pressione e limitandosi ad appoggiare
lievemente le
sue mani sulla mia schiena. Tuttavia ormai avevo imparato ad
interpretare i
suoi gesti.
Era
piacevole, sentire
il suo corpo vicino al mio, scaldarci col reciproco calore.
Avrei
voluto dirgli
quanto lo amavo. Ma tacqui per non sciupare quel momento prezioso.
Quando
rientrammo, parecchio
tempo dopo, Watari era tornato e su un tavolino di fronte alla poltrona
che
solitamente occupava Ryuzaki, troneggiava un immenso pudding.
Mi
si illuminarono gli
occhi.
“
Watari lei è
meraviglioso!” Trillai estasiata, contemplando il dolce
natalizio.
“
Grazie Akiko.”
Sorrise l’anziano signore.
“
Potresti evitare
queste manifestazioni di giubilo che ti fanno regredire
all’età di cinque
anni?” Sentenziò la vocina, seccata.
Ma
la mia attenzione
era esclusivamente rivolta al pudding.
“
Non l’avevo mai
assaggiato con lo zenzero.” Bofonchiai con la bocca piena.
Sia
Ryuzaki che Watari
smisero di mangiare e mi scrutarono.
“
Cosa c’è?” Chiesi
perplessa.
“
Americani..” Sospirò
il maggiordomo.
“Già..”
Gli fece eco
Ryuzaki.
Mostrai
loro la lingua,
indispettita.
Era
un continuo
accusare noi statunitensi di impadronirci delle ricette altrui e
rimaneggiarle
malamente. Devo ammettere che c’era però un fondo
di verità. Anzi, molto più
che un fondo.
“Scommetto
che siete
inglesi!” Quasi li accusai. Watari a ben pensarci, ne aveva
tutta l’aria.
I
due sorrisero
enigmaticamente, ma non confermarono ne smentirono.
Io
addentai un'altra
fetta di dolce, fingendomi indispettita ma a stento mi trattenevo dal
ridere.
Dovevamo
apparire un
terzetto insolito, visti dall’esterno. Anzi, forse definirci
insoliti era un
eufemismo. Ciò nonostante, mentre mangiavamo il pudding, mi
sembrò quasi di
trovarmi in famiglia. Una famiglia bizzarra certo, ma una famiglia.
“Già,
potreste girare
il remake di “Tre nipoti e un maggiordomo.”*
Peccato siate in due.” Osservò la
vocina disgustata.
Ma
il suo commento
acido non riuscì a scalfire l’atmosfera piacevole
che si era creata.
Non
provai più
nostalgia, perché in quel momento, con Ryuzaki e
inaspettatamente con Watari,
mi sentii a casa.
*
La
calma ovviamente non
durò a lungo.
Due
giorni dopo,
morirono dodici agenti dell’FBI. per mano di Kira. La
telefonata che tanto
temevo, non tardò ad arrivare:
“
Audrey tesoro stai
bene?” Mi domandò mia madre accoratamente.
“ Si, certo
mamma.” La rassicurai.
“
Non mi piace che tu
sia proprio in Giappone con quello che sta succedendo!”
Rincarò.
“
Ma non corro alcun
pericolo.” Obiettai con convinzione.
“
Pensa a quei poveri
agenti e alla fine che hanno fatto.. Quell’Elle è
davvero un incapace!”
Esclamò.
So
che avrei dovuto
cercare di trattenermi. Ma persi completamente le staffe.
“
Come ti permetti di
dare dell’incapace a una persona che sta rischiando la vita
per questa indagine?
Cosa pensi di saperne eh?” La aggredii.
“
Q-questa è l’opinione
comune..” Balbettò lei, smarrita.
“
E suppongo che
l’opinione comune si sia già scordata degli altri
innumerevoli casi che Elle ha
risolto vero? E’ un atteggiamento disgustoso e
ipocrita!” Sbottai, ancora più
invelenita.
“
Non prendertela così
tanto Audrey, nemmeno conoscessi Elle..” Replicò
mia madre sempre più confusa.
Deglutii.
Teoricamente
non lo conoscevo. Nella foga della mia invettiva avevo scordato
quell’insignificante dettaglio.
Guardai
in direzione di
Ryuzaki. Come sospettavo, mi stava fissando. Se ero riuscita
nell’epica impresa
di distrarlo dal monitor del MAC, significava che avevo davvero passato
il
segno.
Fortunatamente
mia
mamma non era una donna molto sveglia. Non è carino da
dirsi, ma a questo
punto, lo avrete appurato da soli.
“
No, non lo conosco. Ma
se così fosse, questo è esattamente quello che
direi.” Bluffai.
“
Sei sempre stata
un’idealista..” Mormorò.
Ottimo.
Non sospettava
nulla.
“ Già..
Comunque tornando al discorso di
prima, a meno che Kira non si accanisca sui ladri di accappatoi degli
alberghi,
credo che mi risparmierà.” Cambiai abilmente
argomento.
“
Hai rubato degli
accappatoi negli alberghi?” Trasecolò la mia
genitrice.
“
A casa ne ho una
collezione.” Confermai con piacere sadico.
Fui
costretta a
sorbirmi una tediosa ramanzina a riguardo prima di riuscire a salutare
mio
padre, ma perlomeno l’argomento Kira e soprattutto
l’argomento Elle, furono
archiviati.
Quando
finalmente
conclusi l’interminabile telefonata, Ryuzaki mi stava ancora
osservando. Sperai
non fosse in vena di lanciarmi qualcosa in testa.
Dopo
avermi studiata
ancora per qualche minuto, con uno sguardo talmente inespressivo che
faceva
accapponare la pelle, si limitò a dire tranquillamente:
“
Ti ringrazio per il
sostegno che mi dimostri Akiko, ma se evitassi di sbraitare, rivelando
all’intero albergo, a tutta Tokio e probabilmente anche a
Kira dove mi trovo,
te ne sarei ancor più grato.”
Mi
sfuggì una risatina
isterica. Poi un’altra. E un’altra ancora.
“
Scusa.” Riuscii a
formulare dopo aver represso la crisi d’ilarità
dovuta al nervosismo.
La
vocina si limitò a
sbuffare. Forse aveva capito che la mia era una causa persa.
“
Non importa.” Ribatté
Ryuzaki.
“
Deduco di non
riscuotere le simpatie di tua madre.” Dichiarò.
“
Figurati, ripete solo
a pappagallo quello che sente dire in giro, se sapesse che ti conosco
correrebbe a vantarsene con tutte le sue amiche.” Lo informai
piccata.
“
E’ un giudizio molto
severo.” Mi fece notare lui.
“
Però è la verità.”
Insistetti.
Ryuzaki
prese a
scrutarmi, appoggiandosi l’indice sulle labbra e strofinando
un piede nudo
sull’altro.
Avrei
tanto voluto
sapere quali teorie stesse elaborando nella sua mente.
“Vuoi
un caffè?”
Domandai invece.
Lui
annuì.
“
Comunque mi fa
piacere che tu non abbia ancora fatto sparire un accappatoio da quando
siamo in
Giappone.” Mi rese noto a bruciapelo, mentre sorseggiavamo la
bevanda.
“
Ryuzaki, non dirmi
che controlli!” Controbattei sorridendo, certa che stesse
scherzando.
“Si.”
Mi contraddisse
lui, puntando gli occhi nei miei.
Smisi
di bere e restai
con la tazzina a mezz’aria.
“
Non ti sembra di
esagerare?” Gli feci notare.
“No.”
Era serissimo.
Sospirai
rumorosamente.
Rassegnata.
*
A
coronare l’allegro
clima di inquietudine e omicidi, arrivò anche capodanno.
Mi
sarebbe piaciuto
festeggiarlo secondo la tradizione giapponese, ma siccome le
probabilità che il
mio desiderio si realizzasse, erano le stesse che Kira si rivelasse
essere la
befana, ero quasi tentata di commissionare a Watari una bottiglia di
champagne
e di sbronzarmi davanti al PC, inviando a Connor una sequela di e- mail
moleste, che avrebbe letto il giorno successivo.
La
vocina me l’aveva
caldamente sconsigliato e io avevo rinunciato a malincuore.
Mi
sarei dovuta accontentare
di guardare qualche orrendo concerto degli idol, con tanto di countdown
della
mezzanotte.
Mi
sentivo una
pensionata.
Mentre
ero persa in quelle
funeste considerazioni, non mi ero accorta della presenza di Ryuzaki,
che
aleggiava a pochi centimetri dal mio viso.
Sussultai
violentemente.
“
Mi dispiace, non
volevo spaventarti.” Si scusò.
Strana
affermazione,
visto che non manifestava mai il suo arrivo come una persona normale e
si
materializzava dal nulla per restare a spiare di nascosto,
approfittando dell’ inconsapevolezza
e, nel mio caso, della perenne distrazione della sua vittima.
“
Non preoccuparti..E’
che non mi aspettavo di vederti.” Risposi.
Poteva
apparire
bislacca come replica dato che abitavamo insieme, solo che vederlo
separato
dalla sua postazione investigativa in pieno pomeriggio, aveva
dell’incredibile,
senza contare che era già la terza volta quella settimana.
“
Comunque.. Volevi
dirmi qualcosa?” Indagai. Ero certa che non si fosse alzato
con lo scopo di
sgranchirsi le gambe.
“Si.”
Confermò lui,
trapassandomi col suo sguardo radiografico.
“
Questa sera intendo
incontrare i membri rimasti della squadra investigativa che si occupa
del caso
Kira.” Mi illustrò.
Annuii,
non capendo
bene dove volesse arrivare.
“
Siccome ho il
sospetto che Kira abbia legami con la polizia giapponese, ti pregherei
di
restare in camera tua finché non avrò interrogato
i membri uno ad uno, per
appurare che non si nasconda tra di loro.” Concluse.
“
Quindi dovrei lasciarti
da solo con la probabilità che una di quelle persone sia un
assassino?”
Domandai non molto soddisfatta della prospettiva.
“Si.”
“
Non mi fa molto
piacere a dire il vero.” Borbottai.
Anche
se ero conscia
che la mia presenza non avrebbe certo potuto giovare a Ryuzaki
nell’eventualità
che uno dei membri della squadra fosse realmente Kira, l’idea
di abbandonarlo a
se stesso era ben peggiore.
“
Rimarrai in camera
Akiko?” Insistette.
“
Non ne sono certa..”
Tergiversai.
“
Non costringermi a
chiuderti dentro.”
“
Non lo faresti mai!”
Esclamai sbigottita.
Ryuzaki
non rispose, si
limitò a fissarmi con i suoi occhi neri e insondabili.
“N-non
lo faresti mai
vero?” Farfugliai.
Ancora
una volta non
giunse risposta.
“
D’accordo hai vinto.”
Mi arresi.
Lui
si lasciò sfuggire
un sorrisetto.
“Però
non potrai
impedirmi di origliare!” Non volevo dargliela vinta su tutti
i fronti.
“
Non sarà necessario,
potrai assistere a tutto ciò che avverrà tramite
il monitor.” Mi informò.
“
Sarà senz’altro più
interessante del concerto di capodanno degli idol..” Decretai
un po’ rabbonita.
“
Se preferisci
guardare quello, ti capisco.” Ribatté.
“
Molto divertente.”
Ridacchiai.
“
Sono serio. Mi
piacciono molto i concerti degli idol.” Fu la sconcertante
risposta.
“A
me fanno un po’ schifo..”
Non riuscii a trattenermi dal dire, molto poco diplomaticamente.
Ryuzaki
prese a
scrutarmi mordendosi il pollice.
Reputai
opportuno non
aggiungere altro.
*
Con
le cuffie nelle
orecchie e il monitor per controllare la situazione, mi sentivo un vero
agente
segreto. Inoltre Watari prima di uscire per le sue misteriose
incombenze, mi
aveva portato in camera una deliziosa cenetta e una scorta di leccornie
da
piluccare, visto che sarei rimasta confinata nella mia stanza per
diverso
tempo. Iniziavo davvero ad adorare quell’uomo.
“
Ci vuole poco per
renderti felice eh?” Mi schernì la vocina.
Dato
che era ormai un
mese che uscivo unicamente per cambiare albergo, si, ci voleva davvero
poco.
La
mia attenzione fu
attirata dalla porta di ingresso che si apriva.
Entrarono
cinque
uomini.
Ero
allibita. L’intera
squadra investigativa anti Kira era composta da sole cinque persone.
Non
bastava la
defezione delle autorità statunitensi dopo la morte degli
agenti dell’ FBI. A
quanto pareva anche la maggior parte della polizia giapponese aveva
tagliato la
corda. Non si poteva biasimare del tutto.
Mi
soffermai a
studiarli.
Mi
colpì soprattutto
quello che doveva essere il capo. Un uomo di mezza età con
gli occhiali e i
baffi neri, dall’aria austera che rispondeva al nome di
Soichiro Yagami.
Quasi scoppiai a ridere.
Tutti gli agenti,
nessuno escluso, stavano osservando Ryuzaki come se fosse completamente
fuori
di senno.
Tuttavia,
mano a mano
che esponeva le sue impressioni sul caso,
l’incredulità scomparve dai loro
sguardi per lasciare il posto all’ammirazione.
Anch’io ne rimasi affascinata,
non l’avevo mai visto lavorare.
Trascorsero
diverse ore
prima che interrogasse tutti uno per uno, le mie palpebre si facevano
sempre
più pesanti, ma dovevo resistere ad ogni costo..
Un discreto bussare alla
porta pose fine al
mio dormiveglia.
“Signorina
Akiko?”
Watari doveva essere rientrato.
Ero
talmente assonnata
che non avevo pensato alla reazione che avrei suscitato con la mia
comparsa
negli agenti.
Quando
feci il mio
ingresso nella stanza, cinque paia d’occhi mi si posarono
addosso, stupiti.
A
dire il vero, il più
giovane degli agenti, un ragazzo bruno che rispondeva al nome di
Matsuda, mi
guardò con aria sognante. Ne fui sorpresa, dovevo avere un
aspetto orribile
dopo la notte pressoché insonne.
“
Buonasera.” Esordii,
aggiudicandomi la prima brutta figura coi nuovi arrivati, visto che era
in
tutta evidenza, ormai mattina.
“
Non ti smentisci mai.”
Commentò la vocina.
Gli
sguardi si
spostarono da me a Ryuzaki.
Ero
proprio curiosa di
sapere cosa avrebbe inventato per motivare la mia presenza.
“
Lei è Akiko, la mia
ragazza.” Mi presentò come niente fosse,
riempiendo una tazza di zollette di
zucchero.
Quasi
mi venne un
infarto. Senza l’ausilio di Kira.
Matsuda,
visibilmente
deluso mormorò: “Davvero?”
Gli
astanti, me inclusa,
gli scoccarono un’occhiata velenosa.
Forse
avevo trovato un
degno sostituto per quanto concerneva le gaffe.
Ringraziamenti
e sproloqui dell’autrice:
Innanzi
tutto è doveroso
festeggiare: il primo
capitolo ha
superato le mille visite! Ricchi premi attendono il
misterioso,millesimo
visitatore.. D’accordo basta consumare alcolici di pomeriggio
^^’’’
Prima
di procedere con
i miei soliti ammorbanti sproloqui, è mio dovere fare una
precisazione riguardo
a un particolare di questa FF. Quando avevo letto la bellissima
traduzione di L
chan di L file No. 15, dove erano citate delle cicatrici sulla schiena
di L,
avevo pensato facessero parte effettivamente del background del
personaggio.
Cercando notizie a riguardo su internet, però non ho trovato
nulla, così ho
iniziato a temere che si trattasse di una invenzione di L chan, solo
che ormai
avevo inserito quel dettaglio nella storia e non potevo ignorarlo.
Tutto questo
sproloquio per rendere merito a L-chan della sua idea, scusarmi con lei
per l’equivoco
e chiarire che non ho scopiazzato deliberatamente >.<
E
ora passiamo ai
ringraziamenti. Come sempre un grazie sincero a tutti i lettori, a Lucetruce, Beks
e _Giugi_ per aver
aggiunto questa storia tra i preferiti e come al solito grazie anche a
coloro
che recensiscono, siete dei tessori *tono da Gollum*
Kyaelys:
A
momenti mi perdevo la tua recensione, mi sono accorta in extremis che
ce n’era una in più nel primo capitolo XD Riguardo
a Light sono del tuo stesso
parere, oddio non che prima che facesse uccidere L da Rem mi fosse
granché
simpatico, (troppo vanaglorioso, davvero >.<)
però riuscivo ancora a
tollerarlo.. Dopo, beh, l’ho odiato (e lo odio) con ferocia..
Sono contenta che
l’aggiornamento ti sia piaciuto ^^
Liar:
Grazie
mille per il commento..^_^.. Riguardo alla scena finale, speravo
proprio venisse apprezzata! Inoltre sono felice che il dialogo
riportato non
sia stato pesante.. La sensazione d’angoscia era proprio
quella che volevo
rendere e sono contentissima di esserci riuscita, grazie ancora!
Hope87:
Ti
ringrazio moltissimo cara! Temevo proprio di avervi annoiate con
quella parte dell’anime inserita, per fortuna non
è stato così *sospiro di
sollievo* riguardo al pezzo della poltrona, sono sempre contenta di
riuscire a
fare ridere ^_^ Quanto a Misa .. Ci sto pensando, se così
fosse, vedrete una
Audrey molto gelosa XD
Koharuchan:
Moltissime
grazie!!! Mi fa davvero piacere che il capitolo sia piaciuto,
in particolar modo il pezzo della poltrona eh eh eh.. Sono felice di
essere
riuscita a rendere
una parte della stranezza
di L =) Mi sa che Audrey del suo nome falso, d’ora in poi se
ne ricorderà XD
Clod93:
Grazie
mille!!! Io per il fan club Alfred/Watari ci sto ^__^
Briganzia:
Anche se con uno spaventoso
ritardo, tantissimi auguri per il tuo compleanno!!! Sono molto felice
che
entrambi i capitoli ti siano piaciuti e
lo sono ancora di più del fatto che riescano a tirati su di
morale, dopo “quel”
fatto.. Ti capisco in pieno, davvero.. Anche il mio odio per Light
è
direttamente proporzionale all’amore che ha per lui Misa..
Maledetto Raito!
>.<
Himeno
chan: Benvenutissima
tra le pazienti lettrici di questa storia! Ogni volta che
leggo di essere riuscita a catalizzare così la vostra
attenzione arrossisco,
davvero, inutile dire che mi fa anche infinitamente piacere! Grazie
mille dei
complimenti ^__^ Ho riso un sacco immaginando tua mamma che ti guardava
ridere
da sola, perplessa XD
Umpa_Lumpa:
Oh
mia intrepida eroina, quali altre perigliose imprese di salvataggio
di PC innocenti ti attendono XD? *fine del delirio* Dunque, sono molto
contenta
che tu abbia gradito il capitolo e anche il fatto che mi stia
impegnando per
rendere L realisticamente, senza omettere i lati meno positivi del suo
personaggio.. Del resto sono anche loro a renderlo così
interessante! Quanto a
Connor, al comodino e alle manette.. La mia mente malata sta elaborando
qualcosa.. Tu abbi fede, se non proprio nella storia, alla fine di un
capitolo
potresti trovare una sorpresa..^__^ Ps Ormai dovresti sapere che io
adoro i
tuoi poemi XD
Hoshimi:
Non
preoccuparti del ritardo, a me fa piacere se recensisci, non importa
quando! Sono contentissima che tu abbia apprezzato la frase di Watari,
ci
tenevo molto a fargliela dire.. Grazie mille ^^.. Quanto
all’imbranataggine del
PC, hai trovato in me una degna compagna nonché una abituale
smarritrice di
password ^^’’’ non sei sola.. Quindi
riguardo a msn, se non dimentico la
password io, mi troverai ad attenderti ;) Ps Sono contenta che tu sia
guarita e
spero che latino sia andato bene!
Elluccia:
Grazie
cara, sono felice che ti sia piaciuto il capitolo!!! Eh eh eh la
vocina a volte è davvero maligna XD.. Quanto alla morte di
L.. Beh non è detto
che muoia, del resto è una ff.. Con questo non è
neanche detto che viva..Rimarrà
un mistero fino alla fine della storia, firulì
firulà ..*fischietta*
La
gre: Come
ti avevo anticipato su msn, è giovedì ed ecco in
arrivo il nuovo
capitolo ^__^ Sono contenta che quello precedente ti sia piaciuto e di
averti
fatta ridere, mi fa davvero molto piacere!!! La cosa che mi rende
più felice è
riuscire a mantenere L IC *__* Grazie mille dei complimenti! ^^
E
dopo avervi
ringraziate tutte, corro a pubblicare! Spero che il capitolo vi sia
piaciuto e
ci sentiamo al prossimo aggiornamento.. In tal proposito, la prossima
settimana
ho esami, quindi se dovesse esserci qualche ritardo non preoccupatevi,
tornerò
a tediarvi anche troppo presto!!!
Bacioni
Alice
|
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Capitolo 14 *** Gelosia ***
14.
Gelosia
Non
ero resistita molto
a lungo sveglia, nonostante desiderassi ardentemente seguire
l’andamento delle
indagini.
Infine
mi ero dovuta
arrendere e recarmi a concedermi qualche ora di sonno, invidiando
profondamente
le cinture con le trasmittenti che avevano ricevuto gli agenti da
Watari e lasciandomi
alle spalle un Matsuda piuttosto mogio.
Prima
di assopirmi,
pensai alle parole di Ryuzaki. Mi aveva definita la sua ragazza, era
stata una
vera sorpresa. Una piacevolissima sorpresa.
Involontariamente
mi si
dipinse sul volto un sorrisetto ebete. Per mia fortuna mi addormentai
prima che
la vocina potesse esprimere la sua opinione a riguardo.
*
Quando
mi svegliai
doveva essere già pomeriggio inoltrato. Mi stiracchiai e mi
alzai dal letto a
fatica. Ero ancora intorpidita dal sonno.
Dopo
una doccia nel
bagno adiacente alla mia camera, mi sentii meglio.
Timidamente,
feci
capolino in soggiorno.
La
squadra
investigativa era ancora presente, riunita intorno al monitor del PC di
Ryuzaki. Quest’ultimo, tanto per cambiare aveva gli occhi
fissi sullo schermo.
Fu
Watari ad accorgersi
per primo della mia presenza.
“Gradisce
del gelato,
signorina Akiko?” Domandò al mio indirizzo.
Mi
resi conto in quel
momento, che indossava un grembiule bianco sopra
l’impeccabile completo nero e
che in mano reggeva un cono. Nell’insieme era davvero comico.
Ovviamente
non mancai
di farmi sfuggire una risatina che tentai invano di soffocare,
attirandomi gli
sguardi di tutti i presenti.
“
Bentornata
Akiko-san!” Esclamò Matsuda entusiasta.
Immediatamente,
gli
sguardi attoniti si spostarono su di lui.
Provai
un impeto di
gratitudine per il ragazzo.
“
E fai bene, è raro
trovare una persona più inopportuna di te.” Mi
fece notare la vocina,
sardonica.
Aveva
ancora un volta, tristemente
ragione.
“
Buonasera.” Salutai
per smorzare l’imbarazzo.
“Buonasera.”
Risposero
in coro i poliziotti.
Ryuzaki
mi fece un
cenno con la mano, tornando a concentrarsi immediatamente sul MAC.
Matsuda
lo guardò con
aria contrariata.
Mi
chiesi cosa si
aspettava facesse Ryuzaki. Forse che mi corresse incontro tendendo le
braccia,
con tanto di musichetta romantica di sottofondo?
Il
solo immaginare la
scena mi causò quasi un’altra crisi di
ilarità, che riuscii a contenere a
fatica.
Mi
ricordai del gelato
che mi aveva proposto Watari un attimo prima e mi avvicinai verso
l’anziano
signore.
Nel
farlo, con la coda
dell’occhio, mi accorsi che sul display del computer,
c’era l’immagine di una
donna. Una donna molto bella, con gli occhi grigi e lunghi e lisci
capelli
neri.
Mi
assalì una gelosia
del tutto irrazionale.
“Calmati..”
Ringhiò la
mia coscienza.
Distolsi
lo sguardo dal
monitor e mi impadronii del mio cono, ringraziando distrattamente
Watari. Dopodiché
tornai nella mia stanza, ignorando l’occhiata di rimpianto di
Matsuda.
Stava
diventando
imbarazzante.
Quando
chiusi la porta
alle mie spalle mi lasciai sfuggire un sospiro. Chi diavolo era quella
persona?
“
Ecco ora se ti
aggrada puoi dare in smanie, piangere,disperarti e fare a pezzi i
cuscini.” Mi
schernì la vocina rigirando il coltello nella piaga.
Non
avevo intenzione di
fare nulla del genere, anche se il mio umore volgeva al radioattivo.
Per
evitare di
arrovellarmi ulteriormente il cervello su questioni infelici, dopo aver
praticamente sbranato il gelato, accesi il mio portatile. E appresi con
orrore,
che avrei dovuto aggiungere una nuova fonte di preoccupazione alle
precedenti.
Lessi
e rilessi
l’e-mail di Connor, nella vana speranza che il testo potesse
cambiare:
“
Ciao Audrey, grazie per gli auguri! Sono contento
che come sempre tu stia bene e ti stia divertendo, anche se come ti ho
già
fatto notare, sei piuttosto ripetitiva.
In
compenso io ho novità interessanti da
raccontarti. Indovina chi ho incontrato da Macy’s* mentre
facevo delle
commissioni per ultimare i preparativi prima del veglione? I tuoi
genitori..
Incredibile vero? Immagino che ti sia venuto un colpo mentre stai
leggendo
queste righe e hai tutte le ragioni, perché i tuoi mi hanno
gentilmente fatto
sapere dove ti trovi, suppongo ignorando che non né fossi a conoscenza e
ignorando anche, che
sarei dovuto rimanerne all’oscuro.. Non occorre essere dei
detective di fama
mondiale, per capire cosa tu ci faccia in Giappone e che connessione
abbia la
tua repentina partenza con gli eventi di quest’ultimo mese..
Spero di
sbagliarmi ma in caso contrario, te lo dico chiaro e tondo: “
Torna a casa!”
Oppure, appena mi sarà possibile, verrò a
prenderti io..E’ una promessa!
PS:
Quasi dimenticavo, buon anno anche a te!
Connor”
Ero
allibita. Le
probabilità che Connor potesse incontrare i miei erano..
“Del
due per cento.”
Intervenne la vocina, in una perfetta imitazione di Ryuzaki.
Imprecai.
Non
bastava
l’affascinante sconosciuta ad occupare l’intera
schermata del suo PC. Doveva
metterci lo zampino anche Connor, prepotente e impiccione come di
consueto.
Mi
buttai sul materasso
soffice producendo un tonfo sordo.
Decisi
di accantonare
momentaneamente la donna bruna e di impiegare i miei ragionamenti per
dissuadere
Connor dal suo intento.
Per
prendere tempo,
pensai di provare a fare la gnorri e composi la seguente risposta:
“
Ciao Connor! La tua e-mail mi ha fatta davvero
morire dal ridere.. Da quanto ho capito, credi che sia coinvolta nel
caso
Kira.. Che assurdità! D’accordo che si avvicina la
sessione d’esami e sarai
senz’altro sotto stress, ma addirittura trarre una
conclusione simile.. Ti
assicuro che è stato un vero spasso leggere! Ora devo
salutarti perché stiamo
organizzando un’escursione sul monte Fuji, quindi non
preoccuparti se per un
po’ non risponderò alle mail. Un abbraccio!
Audrey.”
“
Un’escursione sul
monte Fuji?! Non potevi inventare una scusa più
cretina..” Osservò la mia voce
interiore, critica, mentre rileggevo ciò che avevo scritto.
In
effetti era una
trovata davvero pietosa la mia, ma non avevo idee migliori,
così a malincuore,
premetti ENTER sulla tastiera.
“
Non se la berrà mai,
lo sai vero?” Insistette la vocina, caparbia.
Ma
io non volevo
saperne di affrontare la realtà.
Calcolai
che per
risparmiare i soldi per il viaggio in Giappone, gli ci sarebbe voluto
almeno
qualche mese, considerando che la sua situazione patrimoniale non era
rosea
quanto la mia. Non per niente, ai tempi delle superiori quando non
potevamo
soffrirci mi chiamava con disprezzo “La cocca di
papà”.
Connor
si era sempre
pagato da solo le rette scolastiche grazie alle borse di studio, io
avrei
voluto poter fare altrettanto, ma mia madre non me lo aveva mai
permesso fino
alla maggiore età.
Avevo
sempre ammirato
la determinazione con cui realizzava i suoi progetti, indipendentemente
dalle
sue possibilità.
Purtroppo
questo
significava che se avesse voluto raggiungermi, prima o poi ci sarebbe
riuscito.
Mi
domandai se fosse il
caso di avvertire Ryuzaki, ma egoisticamente, immaginando che rischiavo
di
farmi rispedire negli Stati Uniti con un biglietto di sola andata, se
gli
avessi rivelato i sospetti di Connor, decisi di non far trapelare
niente, a
meno che quest’ultimo non avesse insistito.
Almeno
una questione
pareva momentaneamente risolta. Potevo tornare alle mie congetture
masochiste
sulla sconosciuta misteriosa.
*
Diverse
ore più tardi,
quando la squadra investigativa abbandonò
l’albergo per trascorrere qualche ora
di riposo, mi ritrovai finalmente sola con Ryuzaki.
Watari
era scomparso per
l’ennesima missione, (ormai avevo intuito che non fosse un
semplice
maggiordomo), ma prima si
era premurato
di lasciarci un’appetitosa torta al cioccolato che stavo
piluccando
svogliatamente, con la testa da tutt’altra parte.
Mi
soffermai ad
osservare il mio compagno.
Non
staccava gli occhi
dal monitor, i capelli gli ricadevano disordinatamente sul viso.
Appollaiato
nella sua usuale posizione, con una mano portava la forchetta col dolce
alle
labbra, reggendola come al solito tra il pollice e l’indice.
Era talmente
assorto da sembrare in un’altra dimensione.
Infatti
mi stupii
parecchio quando mi rivolse la parola:
“
Va tutto bene Akiko?
Sembri nervosa..”
“Oh..Emh..No..”
Farfugliai.
Ryuzaki
focalizzò
l’attenzione su di me, puntandomi addosso il suo sguardo
inquisitore.
Deglutii.
Perché
mentirgli risultava tanto arduo?
“
Posso supporre che la
tua inquietudine derivi dall’ e-mail ricevuta
oggi?” Mi interrogò, mangiando un
altro boccone di torta.
Come
immaginavo
controllava la mia posta.
Peccato
me ne fossi
momentaneamente dimenticata quel pomeriggio.
“
Non è corretto da
parte tua intrufolarti nel mio PC.” Protestai.
“
Non è corretto da
parte tua tenermi nascosti certi dettagli.”
Replicò lui, con la forchetta a
mezz’aria.
“
Touchè.” Mi arresi.
“
Mi dispiace.”
Aggiunsi subito dopo.
“
Non importa,
comprendo i motivi che ti hanno spinta a tacere.”
Disse,togliendosi una
briciola dall’angolo della bocca.”
“
Comunque te ne avrei
parlato nel caso avesse persistito.” Cercai di giustificarmi.
“Capisco.
Ma preferirei
fossi sincera fino in fondo.”
“
Così poi non mi
spieresti più?” Domandai speranzosa.
“No,
lo farei
ugualmente.” Mi contraddisse, scrutandomi.
“Oh..”
Mugugnai delusa.
“
Ma almeno ti
impedirei di inventare menzogne sconclusionate come
l’escursione sul monte
Fuji.” Osservò con un sorrisetto.
Io
avvampai.
“
E’ l’unica cosa che
mi è venuta in mente..” Mi arrampicai sui vetri.
“
Ribadisco che mentire
non è assolutamente il tuo forte.” Concluse
Ryuzaki.
“
Come faremo con
Connor?” Chiesi titubante.
“
Ci penserò io a tempo
ed ora.” Rispose laconico.
Mi
allarmai.
“
No Akiko, non voglio
ucciderlo.” Mi rassicurò, notando la mia
espressione accorata.
Non
mi lasciai
ingannare dalla sua pacatezza. A mio parere in cuor suo,
l’affermazione
terminava con un “Ma non sarebbe male come
soluzione.”
“
C’è qualcos’altro che
ti preoccupa?” Mi distolse dalle mie considerazioni.
Il
volto della donna
coi capelli neri mi balenò istintivamente davanti agli occhi.
Non
risposi subito e
Ryuzaki si sporse leggermente verso di me, mordicchiandosi il pollice.
“
Mi chiedevo chi fosse
la donna di cui ho visto la foto sul tuo computer.” Ammisi
controvoglia,
giocherellando con la forchetta.
Ryuzaki
parve
rabbuiarsi.
Io
fui travolta da una
nuova ondata di insensata gelosia nel notarlo.
Cosa
significava per
lui ?
“
Si tratta di Naomi
Misora, un’ex agente dell’FBI. Collaborò
con me al caso Beyond Birthday a Los
Angeles. Il suo contributo fu determinante per risolverlo.”
Mi rivelò.
L’ondata
di gelosia
crebbe.
“Il
suo fidanzato, Raye
Pember era uno dei dodici agenti uccisi
da Kira. Naomi Misora, probabilmente ha cercato di indagare sul caso
per conto
suo. E’ scomparsa dalla morte di Ray e temo che sia stata
uccisa. Doveva aver
scoperto qualcosa di importante.” Terminò Ryuzaki
atono.
La
gelosia scomparve
come una bolla di sapone che scoppia.
Mi
sentivo un’emerita
idiota, oltre che maledettamente in colpa per i miei pensieri puerili e
triste
per la sorte della sconosciuta Naomi Misora. L’uomo che amava
era stato ucciso
e lei era quasi sicuramente morta nel tentativo di trovare il
colpevole. Potevo
perfettamente capirla.
“
Al suo posto farei
altrettanto.” Mormorai quasi a me stessa.
“
Akiko..” Esordì
Ryuzaki, osservandomi con aria seria.
Mi
limitai a
restituirgli lo sguardo.
“Se
dovesse succedermi
qualcosa..”
“No!”
Esclamai
tappandomi le orecchie e iniziando a canticchiare.
“Davvero
un mirabile
esempio di maturità e autocontrollo.”
Constatò la vocina.
Non
le badai e
proseguii implacabile.
Ryuzaki
restò a
guardarmi pazientemente.
Dopo
qualche minuto, mi
arrischiai a sollevare le mani dai timpani.
“
Hai finito?” Si
informò pacato.
“Si.”
Capitolai.
“
Stavo dicendo che se
dovesse accadermi qualcosa, devi tornare immediatamente a New
York.”
“Non
se ne parla.”
Dissi con un largo sorriso.
Chi
mi conosceva bene,
sapeva che quello era il segnale che farmi cambiare idea era
impossibile.
“Ho
già dato
disposizioni a Watari a riguardo.”
“Watari
può farmi
prendere tutti gli aerei che vuole, ma non può impedirmi di
tornare indietro. E
tu certo non avresti modo di protestare se si verificasse una simile
eventualità..” Dichiarai.
“Hai
un senso
dell’umorismo bizzarro.” Proclamò
Ryuzaki mordicchiandosi un pollice.
“
In realtà non ci
trovo niente da ridere.” Ribattei.
Il
viso di Naomi Misora
era ancora ben nitido nella mia mente.
Come
poteva non
comprendere che se Kira lo avesse ucciso, non avrei mai potuto tornare
a casa
senza fare nulla?
“
Ryuzaki ma non riesci
a capire che io..” Iniziai, ma mi interruppi a
metà della frase.
Stavo per dire che lo amavo
troppo per
andarmene senza fare niente. Ma quelle due parole non riuscivo ancora a
farmele
uscire dalle labbra, sebbene fosse ciò che provavo.
“
..Che tengo troppo a
te per potermi chiedere una cosa simile?” Mi corressi.
Lui
mi studiò per
qualche istante poi affermò:
“Proprio
per questa
ragione dovresti capire perché lo sto facendo.”
Nella
sua tipica
maniera contorta, mi aveva fatto intendere anche lui teneva troppo a me
per
permettermi di correre simili rischi. A differenza mia però,
era molto più
astuto nelle omissioni.
“Lo
capisco, ma non
cambio idea.” Replicai infine.
“Come
pensavo.. La
finisci quella?” Domandò indicando la torta.
“Certo
che si! Giù le
grinfie dal mio dolce.” Sorrisi.
“Peccato.”
Controbatté
Ryuzaki, sorridendo a sua volta.
Quando
terminai di
mangiare, approfittai del momento per carpire qualche informazione
sull’evolversi dell’indagine e domandai con
noncuranza:
“
Ci sono novità sul
caso?”
Lui
non rispose e prese
a fissarmi con insistenza.
“
Se ti va di dirmelo
ecco..” Sospirai.
“
Ci sono dei
sospettati, ma la probabilità che uno di loro sia Kira
è del 5%” Disse infine.
In
pratica era come se
non avesse proferito verbo.
“Di
chi si tratta?”
Incalzai.
Ryuzaki
prese il bricco
del caffè e né versò una tazza per
ciascuno, aggiungendo nella sua, una
quantità spropositata di zollette di zucchero, poi
mormorò:
“
Del vice-direttore
Kitamura e famiglia e del sovrintendente Yagami e famiglia.”
Il
nome “Kitamura” non
mi diceva niente, invece nel sentire “Yagami” si
accese una lampadina nella mia
testa.
“Miracolo..”
Festeggiò
la vocina.
“
Ma non è uno dei
poliziotti della squadra investigativa? Quello più
anziano?” Nella foga quasi
mi rovesciai addosso la bevanda.
“Si.”
Confermò Ryuzaki.
“E..”
“
Non è di lui che
sospetto.” Mi interruppe.
“
Allora..” Ritentai.
“Il
caffè si
raffredda.” Mi fece notare, tranquillo.
Capii
che l’argomento
era chiuso.
Non
avevo voglia di
tornare in camera mia. Sapevo che se fossi rimasta da sola, avrei
ricominciato a
rimuginare su Naomi
Misora e Raye
Pember. Due innamorati, due persone innocenti le cui vite erano state
spezzate
da qualcuno che credeva di detenere il giudizio divino, mentre invece
non era
che un mostro, un assassino. Un assassino che giorno dopo giorno, si
faceva più
vicino a Ryuzaki.. Scacciai quel pensiero con forza e mi ritrovai a
concentrarmi su Connor.. Una parte di me sperava quasi che mi trovasse,
mi
mancava moltissimo, ma l’altra, quella più
razionale non voleva assolutamente
che anche lui rimanesse coinvolto in quella storia.
“
Ti dispiace se
rimango qui mentre lavori?” Domandai per evadere dalla mie
elucubrazioni.
“
No.” Ribatté Ryuzaki,
tornando a mordersi il pollice.
Così
mi procurai un
cuscino, una coperta, un libro che mi aveva prestato Watari e mi
sistemai sul
divano, mentre Ryuzaki riprendeva la sua attività al PC. Se
fossi riuscita a
estromettere la consapevolezza che lui era Elle, il più
abile detective del
mondo e che stava dando la caccia a un pericoloso killer, avrei quasi
avuto
l’illusione che fossimo una coppia normalissima.
*
Come
volevasi
dimostrare mi abbioccai sul divano.
Non
so per quanto tempo
restai addormentata, ma quando mi svegliai, per poco non caddi a terra
dallo
spavento.
Risvegliarsi con un paio di
occhi nerissimi a
tre centimetri di distanza dal viso, può essere traumatico
prima di aver
ripreso contatto con la realtà.
“
Scusa” Sussurrò
Ryuzaki, accucciato sul pavimento.
“Ormai
dovrei esserci
abituata.” Replicai, col cuore che riprendeva pian piano un
battito regolare.
“
Tra poco arriveranno
i membri della squadra.” Mi informò.
“Sarà
meglio che vada a
cambiarmi.” Constatai.
Indossavo
una camicia
da notte leggera e
sbracciata.
Ryuzaki
mi scrutò da
capo a piedi e io arrossii.
“Buona
idea, altrimenti
reputo sarebbe impossibile tenere Matsuda concentrato.”
Osservò infine,
portandosi un indice alle labbra.
Battei
velocemente in
ritirata. Come sempre quel gesto mi causava strani effetti collaterali.
Solo
quando mi fui
allontanata, mi resi conto che Ryuzaki era rimasto a guardarmi mentre
dormivo.
*
Mi
lavai, cambiai e con
un pizzico di inquietudine controllai le e-mail.
Connor
aveva risposto.
Aprii
il messaggio con
il cuore in gola.
Era
molto breve:
“
La tua e-mail mi ha davvero sollevato Audrey, mi
raccomando divertiti sul monte Fuji! Un abbraccio. Connor.”
Non
significava nulla
di buono.
Conoscendo
Connor, non
aveva creduto alla mia ridicola bugia e sicuramente, stava facendo il
preventivo di quanto gli sarebbe costato il viaggio.
Confidai
che il caso
Kira venisse risolto al più presto.
Non
potevo sapere che
mi sbagliavo di grosso.
*Macy’s:
centro
commerciale newyorkese
Ringraziamenti
e sproloqui dell’autrice:
Ciao
a tutti!!! Sono
finalmente tornata con il nuovo aggiornamento.. In tal proposito chiedo
umilmente perdono per il mostruoso ritardo, ma la sessione
d’esami è stata
intensa! Ora sarò tranquilla fino ad aprile, peccato che
latino incomba ç_ç
come sempre ringrazio tutti i lettori, Fra
Fra 92, LuChan 87, Gemi_girl, Vampires
Tranny e Pazzerella
_92 per aver aggiunto questa storia tra i preferiti.. Se ho
dimenticato
qualcuno chiedo scusa ^^’’’ E ora posso
dedicarmi alle mie adorate commentatrici.. Mi siete mancate ragazze
^__^
Himeno
chan: La
vocina ti ringrazia per il gradimento (sappi che è molto
egocentrica
XD).. Anch’io vorrei avere Watari che mi rimpinza di dolci,
ogni volta che
scrivo di lui mi viene una fame... E Matsu dovrebbe proprio evitare
certe
uscite ma temo sia solo l’inizio..XD.. Grazie mille cara ^_^
Hachi:
Non
preoccuparti per lo scorso capitolo, non c’è
problema, capisco che
non si abbia sempre tempo per stare qui a recensire i miei deliri XD
Grazie
mille della recensione, sono contenta che ti sia piaciuto
l’aggiornamento e
assolutamente non mi molesti affatto!!!
Umpa_Lumpa:
Ahahaha
se la mia dichiarazione sui tuoi poemi verrà usata contro di
me,
vorrà dire che me la sarò consapevolmente cercata
XD Riguardo l’affermazione di
L sugli idol chissà.. Forse stava prendendo in giro Audrey
anche in quel
momento.. (non lo sa neppure l’autrice
^^’’’).. Spero che tu abbia gradito i
propositi di Connor.. E ora resta da chiedersi, raggiungerà
Audrey o no? E come
farà? Questo lo so soltanto io ghghghg *ghigno
satanico*…forse…*sospiro*
Hope87:
Chissà
quanto mi odierai ora dopo che ho tardato tanto
nell’aggiornamento
*invoca pietà*.. Per quella scena sulla terrazza
dell’albergo in effetti mi
sono ispirata proprio a quell’episodio.. Che dire? Spero
anch’io di
risparmiarvela ma per ora non posso dire niente..*ri-invoca
pietà*.. La
dichiarazione di L ha stupito anche me, però ce lo vedevo a
dire la cosa con la
sua innata nonchalance XD Ps grazie per l’in bocca al lupo,
è servito ^^
Lucetruce:
Grazie
dei complimenti e benvenuta tra i lettori *_* Non preoccuparti,
io la mia medicina non la prendo mai, per questo sproloquio spesso e
volentieri
XD.. Riguardo la sorte di Ellino, non posso dire nulla però
sappi che
semplicemente lo adoro e che dopo l’episodio 25 volevo quasi
smettere di
guardare Death Note..Ho continuato solo per assistere
all’episodio 37, dove
Light fa la fine che si merita *ghigno malvagio* ops,
spero che tu non sia una sua fan o
perderò una lettrice
^^’’’’’
Liar:
Mi
dispiace tanto non aver aggiornato presto come speravi *invoco
nuovamente perdono* avrei preferito di gran lunga aggiornare,
anziché studiare
per i maledetti esami >.< Grazie dei complimenti, ti
assicuro che il
prossimo capitolo arriverà molto più
velocemente!!!
La
gre: Grazie
mille della bellissima recensione!!! Mi ha fatto tanto piacere,
specie sapere che secondo te L continua a restare IC *__* grazie
ancora!!! Non
mi stancherò mai di dirlo, per me è
importantissimo che non
vada OOC ^_^
Clod93:
Ahahaha
“Grazie a Audrey l’esistenza di Matsuda ha
finalmente un senso”
Mi ha fatta morire dal ridere con questa frase!!! Si in effetti ho
optato per
modificare qualcosina, sono contenta che la cosa ti faccia piacere ^_^
L
chan: Meno
male che non ti è dispiaciuto per l’equivoco delle
cicatrici
*sospiro di sollievo* Comunque
avrei
dovuto controllare io, non scusarti! Grazie dei bellissimi complimenti,
mi
onora il fatto che questa storia sia diventata un appuntamento fisso
per te!!!
Grazie ancora davvero ^_^
Bilu_Emo:
Non
preoccuparti per la scorsa recensione, non c’è
problema.. A me piace
leggere i vostri pareri, ma davvero non dovete scusarvi se non riuscite
a
recensire ^_^.. La scena della poltrona sul letto mi è stata
ispirata da L file
No 15 come immaginavi! Ho pensato che se L metteva la poltrona in
orizzontale
per terra sarebbe stato divertente fargliela sistemare anche sul letto XD Anche a
me la scena delle
campane fa venire il magone sai..ç_ç Infine, ti
ringrazio moltissimo dei
complimenti *arrossisce furiosamente*
Vampires
Trenny: Sono
contenta che tu abbia recensito! Mi dispiace per la tua caviglia,
ti capisco, sono stata a casa un mese con il piede rotto a novembre ed
è stata
una vera noia.. Mi fa piacere che trovi i personaggi IC e a storia
ironica, è
proprio l’impronta che voglio darle, esclusi i momenti
più seri.. Quanto alla
vocina, lieta che tu gradisca anche lei, però hai ragione, a
volte è davvero
troppo invadente XD Purtroppo ho potuto aggiornare solo oggi causa
esame ( a
proposito, grazie per l’in bocca al lupo) spero mi perdonerai
^_^
Hoshimi:
Tranquilla,
anche io sono stata impegnatissima, quindi ti capisco!!!
Grazie per aver trovato ugualmente il tempo di leggere e recensire ^_^
AngelVirtues:
Grazie
per aver recensito lo stesso anche se non eri ispirata!!! In tal
proposito spero tanto che la crisi sia passata perché
aspetto una tua nuova
storia ;) sei stata la mia prima lettrice quindi per me è
davvero un piacere
leggere i tuoi commenti.. Grazie ancora (comunque vedi non è
che io brilli di
originalità nel rispondere XD)
Elluccia:
Ai
miei tempi..*voce tremula da nonnina* .. Aahahah la smetto subito,
non scappare! Grazie mille della recensione, sono contenta che il
capitolo ti
sia piaciuto e che mi trovi migliorata *_*
Quanto alla sorte di L se non riesci a resistere posso
sempre spoilerare
su msn, ma mi sa che ti rovinerei il gusto di leggere ^^ Ps: spero che
ginocchio e polso vadano meglio!!!
Ary_tan:
Emh..Direi
che dopo il mio mega ritardo nell’aggiornare siamo pari..
Facciamo così, io non uccido te e tu non uccidi me, ok? XD
Grazie della
recensione, sono contenta che la storia continui a piacerti!!!Quanto a
Kira eh
si.. E’sempre più vicino!!!
Tifasissa:
Wow
tutta d’un fiato? E dire che ormai è lunghetta
… Grazie mille della
recensione, della pazienza e del tempo che hai dedicato a questa
storia.. Mi
spiace che l’aggiornamento che aspettavi sia arrivato
così tardi ma ero sotto
esame!!! Comunque ti assicuro che di solito sono più celere
e aggiorno una
volta a settimana ^_^
Ora
che vi ho risposto
e salutate a dovere corro ad aggiornare, così forse mi
odierete un po’ meno..
Al solito spero che il capitolo vi piaccia e vi mando un grande
bacione!!!
Alice
|
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Capitolo 15 *** Sospetti ***
15.
Sospetti
Quando
feci il mio
ingresso in soggiorno, fui piuttosto sorpresa di trovare solo Ryuzaki e
Soichiro Yagami intenti ad osservare nella penombra, gli schermi dei
monitor
che erano stati installati da Watari per sorvegliare le famiglie
sospettate.
Il
sovrintendente
sembrava parecchio sulle spine e aveva un’aria preoccupata.
“Come
ti sentiresti al
suo posto volpe?” Mi fece notare la vocina.
Giusta
osservazione.
Al
posto dell’agente,
con la mia famiglia tenuta sotto sorveglianza, sarei stata
senz’altro meno
padrona di me.
“Questo
è poco ma
sicuro.” Osservò ancora la mia coscienza,
lusinghiera come di consueto.”
Mi
avvicinai senza
parlare ai due uomini, per non disturbarli.
La
mia curiosità venne
immediatamente catturata dalle immagini trasmesse dalle telecamere
nascoste.
Seduto
su un letto, un
ragazzo che senz’altro aveva meno di vent’anni, era
intento a leggere.
Doveva
trattarsi del
figlio di Soichiro Yagami.
Lo
studiai,
incuriosita. Non assomigliava per niente al padre.
I
lineamenti regolari e
raffinati lo rendevano attraente. Non potevo distinguere di che colore
avesse
occhi e capelli, poiché le riprese erano in bianco e nero,
tuttavia ipotizzai non
fossero né troppo chiari né scuri. Possedeva un
fisico atletico e
proporzionato. Anche gli abiti che indossava, lasciavano trasparire
ordine e
padronanza di sé. Per non parlare dell’espressione
compita.
Mi
ispirò un’antipatia
istintiva.
Purtroppo
mi accorsi
troppo tardi che Yagami senior si era reso conto della mia presenza e
mi
fissava, stranamente imbarazzato.
Naturalmente
avvampai.
Mi aveva appena pizzicata a spiare, nemmeno troppo velatamente.
“
Emh.. E’ suo figlio signor
Yagami?” Domandai in un tono gioviale estremamente fuori
luogo dato il
contesto.
“Si
Akiko San.”
Confermò l’uomo. Sembrava ancora più a
disagio.
“Come
si chiama?” Mi
interessai.
“Light.”
Replicò il
sovrintendente, laconico.
Light.
Un nome
decisamente originale.
“
Ha un’aria molto
seria.. Sta studiando?” Incalzai imperterrita, senza
comprendere bene la
ragione della mia insistenza.
Forse
mi sentivo in
colpa perché trovavo
il giovane antipatico
a pelle.
Soichiro
emise un suono
strozzato e arrossì.
Io
lo osservai
perplessa.
“
Sta sfogliando una
rivista per adulti.” Intervenne Ryuzaki senza distogliere gli
occhi dal monitor,
ponendo fine alla reticenza del poliziotto e al mio invadente
interrogatorio.
“Ryuzaki!”
Esclamò l’uomo
scandalizzato e affatto lieto che il dettaglio mi fosse stato reso noto.
In
quel momento, si
sentì il ragazzo sospirare: “ Ah, mi sono fatto di
nuovo ingannare dalla
copertina.” Persino la sua voce era perfettamente modulata e
gradevole.
Io deglutii più
volte, nella vana speranza di
potermi teletrasportare lontano. Poi balbettai:
“
V-vado a bere una
tazza di the, buon lavoro..”
Dopodiché
mi defilai
alla ricerca di Watari, rossa come un peperone.
Come
potevo sospettare
che quel damerino stesse guardando un giornaletto porno?
Aveva un’
espressione talmente impassibile,
che per quanto mi concerneva al massimo avrei pensato che stesse
stilando
mentalmente la
lista della spesa.
L’ostilità
nei suoi
confronti crebbe.
“
Non prendertela con i
ragazzini solo perché sei una dannata impicciona.”
Mi consigliò la vocina.
Borbottai
qualcosa di
incomprensibile, tanto ero fuori dalla portata di udito.
*
Nei
quattro giorni che
si susseguirono non vidi mai Ryuzaki abbandonare la sua postazione di
fronte
allo schermo. Quando mi alzavo la mattina, lo trovavo appollaiato sulla
poltrona nella stessa posizione in cui lo avevo lasciato prima di
andare a
dormire. Gli occhi perennemente sgranati, l’indice appoggiato
sulle labbra.
La
sua mente stava
lavorando a tutto vapore.
Nonostante,
praticamente
il giorno stesso in cui erano state installate le telecamere, la
famiglia
Yagami fosse stata scagionata, qualcosa in Light doveva aver destato il
suo
interesse.
Non
potevo dargli
torto. Light pareva fin troppo perfetto.
Con
la scusa di servire
il caffè, ne avevo approfittato per scambiare due parole con
Matsuda,
nell’intento di carpirgli qualche informazione sul giovane.
Quest’ultimo
era stato
felicissimo di accontentarmi.
Avevo
scoperto che il
figlio del sovrintendente era forse il migliore studente del Giappone,
che in
passato aveva collaborato con la polizia per risolvere alcuni casi,
nonostante
non fosse ancora maggiorenne e che presto avrebbe sostenuto gli esami
d’ammissione alla prestigiosa università Todai.
Purtroppo
Aizawa ci
aveva sentiti e aveva provveduto a zittire il loquace collega
bruscamente.
Tuttavia
gli elementi
che mi aveva fornito Matsuda erano più che sufficienti per
confermare i miei
dubbi su Light. Qualcosa di lui non mi convinceva.
“
Ma se nemmeno lo
conosci..” Sottolineò la vocina.
Non
aveva nessuna
importanza e soprattutto, mio malgrado non avevo di meglio da fare. Se
non
guardare i raccapriccianti,mielosi e abominevoli film con protagonista
l’idol
Ryuga Hideki, il più amato dalle teenager.. Comprendete
perché preferivo
interessarmi al caso Kira?
*
“
La famiglia Yagami
non è più indiziata?” Chiesi a Ryuzaki
una sera, durante uno dei nostri
rarissimi momenti di solitudine.
Avevo
notato che i
monitor erano stati rimossi.
“Però,
che spirito di
osservazione!” Mi irrise la vocina.
Ryuzaki
mi osservò qualche
istante, mordicchiandosi il pollice.
“
Non esattamente.
Semplicemente reputo inutile continuare a tenerla sotto
sorveglianza.” Ribatté.
Illuminante
come al
solito.
“
Per quale ragione?”
Insistetti.
“Perché
non lo domandi
a Matsuda?”
“Molto
spiritoso..”
Mugugnai.
La
sua era una semplice
presa in giro o una frecciatina velenosa?
Impossibile
scoprirlo.
“
Anche se Kira fosse
un membro della famiglia Yagami, se non si è tradito finora
non si tradirà mai.
Quindi ritengo sia inutile continuare a servirsi delle telecamere
nascoste.” Mi
illustrò.
“Certo.”
Concordai.
“Certo
cosa?” Commentò
la mia voce interiore.
Era
arduo cercare di
darsi un contegno.
“
Ryuzaki, cosa ne
pensi di Light?” Mi informai ancora.
Mi
studiò per un
attimo, poi mormorò:
“Penso
che sia fin
troppo perfetto.”
Sussultai.
“Ho
avuto la tua stessa
impressione.” Mi ritrovai a confessare.
Lui
prese a fissarmi
intensamente. Sembrava fosse sul punto di farmi una rivelazione
cruciale,
invece mi propose:
“
Gradisci un
pasticcino?”
“Grazie.”
Accettai imperturbabile.
Ormai
mi ero abituata.
*
Qualche
giorno dopo,
dirigendomi nel soggiorno della suite con l’intento di fare
colazione, appresi
con sconcerto che Ryuzaki era assente.
C’era
solo Watari ad
attendermi, con un vassoio su cui troneggiavano, una tazza, una teiera,
un
bricco per il latte e diverse brioche fresche.
Normalmente
quella
visione mi avrebbe causato un piacevole languorino allo stomaco. Ma il
fatto
che Ryuzaki non fosse in albergo mi rendeva troppo angosciata per
pensare ai
manicaretti.
“
Buongiorno signorina
Akiko.” Mi salutò cordialmente l’anziano
signore.
“Dov’è
Ryuzaki?”
Esclamai senza preamboli, dimentica della buona educazione.
“Non
si preoccupi, sta
sostenendo un esame di ammissione all’università
di Tokio.” Watari tentò di
rassicurarmi.
Trasecolai.
Un
esame di ammissione?
“Intende
laurearsi?”
Domandai sconcertata.
“
Ormai non riesco più
a tenere il conto di tutte le lauree di Ryuzaki.”
Replicò con un mezzo sorriso.
Considerate
le sue
facoltà intellettive la cosa non mi stupiva più
di tanto. Ma allora perché si
era iscritto a un test per entrare in una facoltà a numero
chiuso?
Lentamente
realizzai e
ciò che arrivai a capire non mi piacque per niente.
Con
ogni probabilità,
il motivo era Light Yagami.
Ryuzaki
voleva
iscriversi nella sua stessa università per controllarlo
più da vicino. Fino a
che punto sospettava di lui? E se nel caso i suoi sospetti si fossero
rivelati
fondati la domanda era:
Fino
a che punto era
disposto ad avvicinarsi a Kira per incastrarlo?
Non
ero certa di voler
conoscere la risposta.
“Devo
svolgere alcune
commissioni e andare a prendere Ryuzaki, le ho lasciato la
colazione.” Watari
mi distolse dalle mie considerazioni.
Non
avevo più alcun
appetito e sicuramente non mi sarebbe tornato fino a quando non avrei
avuto nuovamente
Ryuzaki davanti agli occhi.
“La
ringrazio Watari ma
non ho molta fame.” Quasi sussurrai.
*
Vagai
come un’anima in
pena per circa tre ore.
Non
riuscivo proprio a
placarmi. Provai a sbocconcellare qualcosa ma immediatamente mi
assalì uno
sgradevole senso di nausea, così lasciai perdere.
“Datti
una calmata.” Mi
intimò la vocina.
Presi
un grosso respiro
e cercai di darle credito. Se mi riducevo in quello stato per una
ragione tanto
futile, sarei impazzita a breve nel caso si fossero presentate
circostanze più
rischiose.
Finalmente
sentii
girare la chiave nella toppa della serratura.
Scattai
in piedi e
quasi corsi davanti all’ingresso.
Quando
Ryuzaki entrò
fui combattuta tra due istinti:
Quello
di gettargli le
braccia al collo e abbracciarlo e quello di ricoprirlo di insulti
perché non mi
aveva resa partecipe delle sue intenzioni.
Alla
fine prevalse il
primo. Gli volai addosso, infischiandomene di quella che poteva essere
la sua
reazione.
Watari
si dileguò molto
discretamente.
Ryuzaki
non si
divincolò. Attese che il mio exploit di
espansività scemasse e infine mi
concesse una delle sue carezze sulla guancia con il pollice.
“
Perché non mi hai
detto niente?” Lo interrogai, seria.
“Perché
c’era il 90% di
probabilità che avresti insistito per
accompagnarmi.” Mi rispose, scrutandomi
con i suoi occhi nerissimi.
Ci
aveva azzeccato per
l’ennesima volta.
Sospirai.
“
Hai ragione, ma per
me è difficile essere tagliata così
fuori.” Replicai.
“
E’ già abbastanza
rischioso che tu sia qui Akiko.”
“
Per favore, la
prossima volta, avvisami..Così..” Ma mi
interruppi. Non volevo proseguire la
frase.
“Così
ti prepareresti
meglio nell’eventualità che Kira mi
uccida?” La completò lui per me.
Non
era esattamente
quello che intendevo.
“
Non proprio.”
“Ma
non vorrei che l’ultima
cosa che ti dica sia “ Buonanotte, a domani.”
Sapendo che ogni volta che esci
rischi la vita.” Aggiunsi.
Ryuzaki
mi osservò,
portandosi l’indice alle labbra.
“
E cosa vorresti
dirmi?” Mi domandò.
Lo
faceva apposta o
davvero non ci arrivava?
“N-non
lo so.”
Farfugliai, arrossendo furiosamente.
Ma
era una bugia. Sapevo
perfettamente quello che avrei voluto dirgli.
Restammo
in silenzio.
“D’accordo
Akiko. Se
dovessi assentarmi di nuovo, ti avviserò.” Disse
Ryuzaki piano.
“Grazie.”
Mormorai.
*
Era
il ventuno gennaio.
Ci
eravamo appena spostati
in un altro albergo e Ryuzaki, in attesa della squadra investigativa,
raggomitolato sulla nuova poltrona (che non mancava mai in nessuna
delle suite
in cui traslocavamo), trafficava con l’inseparabile MAC .
Io
avevo appena acceso
il notiziario ma non lo stavo seguendo con attenzione, ero troppo
intenta a
gustare le fette di pane tostato con marmellata e la spremuta
d’arancia che
mi aveva servito Watari.
Tuttavia
la notizia che
venne trasmessa richiamò l’attenzione di entrambi:
“
E’ morto questa mattina in carcere l’uomo
soprannominato Beyond Birthday, il serial killer che due anni fa
terrorizzò Los
Angeles compiendo omicidi di natura efferata. Pare che il decesso sia
stato
causato da un attacco cardiaco, questo fa presupporre che Kira sia il
responsabile
della morte di B.B. Per maggiori approfondimenti..”
Ma
non stavo più
ascoltando la voce dell’annunciatrice.
Fissavo
sconvolta la
foto dell’uomo che era apparsa in quel momento in TV.
Assomigliava
a Ryuzaki
in maniera impressionante.
Non
poteva essere una
coincidenza.
“Ryu..Zaki..”
Articolai
malamente, sconvolta.
“
Era ossessionato da
me.” Mi rese noto lui, tornando al suo monitor come se niente
fosse.
Mi
accorsi che però si
stava stropicciando i jeans.
Avevo
associato quel
gesto a delle emozioni che voleva reprimere.
“Tu
conoscevi Beyond
Birthday?” Domandai allibita.
“Si.
E’ cresciuto nel
mio stesso istituto, era uno dei candidati a succedermi come
Elle.”
“Candidati?”
Ripetei
come un’ idiota.
“
Si. Nell’eventualità
che io muoia.”
Non
mi piaceva quel
discorso.
“Evidentemente
con lui
qualcosa è andato storto.” Constatai.
“Ma
va?” Infierì la
vocina.
“Si.”
Confermò Ryuzaki.
Quel
semplice “si”
pareva intriso di diverse cose di cui non intendeva mettermi a parte.
“
Perché cercava di
imitarti?” Volli sapere.
“Il
suo obbiettivo era
battermi.” Replicò.
Davvero
inquietante.
“
Adorava la marmellata
alla fragola.” Mi rese noto improvvisamente, osservando il
contenuto del mio
piatto.
“
Watari si offenderà
se avanzo?” Chiesi con un sospiro.
“No,
credo che capirà.”
Un
vero peccato. La
marmellata alla fragola era la mia
prediletta. Da quel momento in poi, mi avrebbe sempre dato i brividi.
*
Trascorsero altre tre
settimane.
La
routine era sempre
la medesima.
Ci
trasferivamo molto
di frequente, i membri della squadra investigativa erano onnipresenti,
Matsuda
faceva il cascamorto e veniva pesantemente redarguito da Aizawa e dal
sovrintendente Yagami. Per non parlare delle caustiche uscite di
Ryuzaki nei
suoi confronti, quando diventava troppo fuori luogo.
Una
volta vedendolo molto
abbacchiato avevo cercato di consolarlo dicendogli:
“
Non si preoccupi
signor Matsuda, capita sovente anche a me di parlare a
sproposito.”
“Ma
lei è così carina
Akiko San che le si perdona tutto.” Aveva replicato,
illuminandosi in volto.
Io
ero inorridita e l’intera
squadra investigativa aveva tuonato:
“MATSUDA!”
La
scena era stata
sottolineata dal crollo della torre di zollette di zucchero che stava
costruendo Ryuzaki.
Non
ne ero del tutto
certa, ma con la coda dell’occhio mi era parso di vederlo
abbatterla apposta
con un gesto stizzito.
*
Anche
il giorno di S. Valentino
non costituiva un’eccezione alla regola.
Il
sovrintendente
Yagami, Matsuda, Aizawa, Ukita e Mogi erano riuniti in soggiorno a fare
rapporto a Ryuzaki sull’andamento delle indagini.
Da
quanto avevo appreso
queste ultime non avevano fatto passi da gigante.
Inoltre
ero certa che
Ryuzaki stesse ormai focalizzando i suoi sospetti su Light Yagami.
Cosa
che probabilmente
anche il padre di lui aveva intuito. Di giorno in giorno mi sembrava
sempre più
smunto, pallido e preoccupato.
Mi
dispiaceva per lui.
Era un uomo onesto, dotato di un fortissimo spirito di abnegazione. Non
lo
conoscevo da molto, ma lo ammiravo.
*
“
Buon S. Valentino
Akiko San!” Mi accolse Matsuda felice quando entrai in
soggiorno.
“
Grazie.” Risposi
piatta.
La
felicità del giovane
si sciolse come neve al sole e, contrito, tornò a rivolgere
le sue attenzioni
all’indagine.
Ero
di pessimo umore.
Quale ragazza avrebbe desiderato festeggiare S. Valentino insieme a
degli agenti di
polizia, confinata in una camera d’albergo
mentre l’oggetto dei suoi desideri non aveva occhi che per il
proprio PC, un
assassino proseguiva a mietere vittime e per tele c’era solo
lo stramaledetto
Ryuga Hideki?
“Eppure
Ryuzaki ti
aveva avvisata..” Mi rammentò la vocina.
Sbuffai.
*
La
mia occupazione basilare
quel pomeriggio fu fissare il soffitto sdraiata sul letto, masticando
veleno.
Avevo
anche ricevuto
una e-mail di Connor dove mi raccontava che aveva conosciuto una
ragazza di nome
Julia e che l’avrebbe portata a cena all’ Eleven
Madison Park* che tra l’altro
era anche il mio ristorante preferito.
Mi
ero trattenuta a
stento dall’inviargli una risposta acida, pensando che se
avesse intrapreso una
relazione, la possibilità di vederlo comparire in Giappone
sarebbe diminuita
drasticamente.
Ciò
nonostante la
notizia contribuì ad accentuare il mio umore nero.
Pensai
di distrarmi
accendendo la TV, sperando vivamente non apparisse il volto di Ryuga
Hideki
sullo schermo.
Purtroppo
anche quella
mia speranza venne disattesa.
“
Ed ecco a voi Ryuga Hideki ragazze, trascorreremo
in sua compagnia questa giornata speciale, siete contente?” Cinguettò
una presentatrice.
Dopodiché
fece il suo
ingresso trionfale il biondo Ryuga, acclamato e riverito da uno stuolo
di
ragazze urlanti che sbandieravano cartelli recanti proclamazioni di
amore
eterno all’idol.
Lanciai
il telecomando
lontano da me, in preda a una crisi isterica.
“
Non ti piace Ryuga
Hideki?”
Ryuzaki
era sulla
soglia della porta di camera mia, vagamente perplesso. Ovviamente aveva
assistito a tutta la scena.
Il
mio colorito si
fece purpureo.
“Oh..emh..Beh..”
Bofonchiai.
“Più
chiaro di così..”
Ghignò la vocina.
“
Volevi dirmi
qualcosa?” Cambiai palesemente argomento, sorridendo nervosa.
“Si.
Ho preso un’ora di
pausa per andare a cena con te..Se ti va.”
Annunciò mordicchiandosi il pollice.
“
Di-dici davvero?”
Balbettai incredula.
“Si.”
“Certo
che mi va!”
Affermai entusiasta.
“
A dopo allora.” Si
congedò Ryuzaki laconico.
Io
annuii.
Mi
resi conto di quello
che stava facendo per me e lo amai ancora di più.
*
Durante
il tragitto
fino al ristorante tenni il viso praticamente spiaccicato contro il
finestrino
tanto ero avida, di immagini, suoni, luci.
Ero
a Tokio da un mese
e mezzo ma ancora non avevo visto niente della città se non
si consideravano
gli hotel. E non mi ero accorta fino a che punto avessi bisogno di
evadere.
“
Ci vediamo tra un’ora
Watari.” Si congedò Ryuzaki, quando arrivammo a
destinazione.
*
Il
locale era molto
elegante, essenziale e luminoso.
Mi
piacque.
Mi
piacque vedere le
persone intorno a noi.
Constatare
che il mondo
era sempre lo stesso dopotutto, nonostante Kira.
Ci
accomodammo al
tavolo, Ryuzaki al solito scalzo e con le ginocchia raccolte contro il
petto e
io seduta compostamente.
Tornai
a guardarmi
intorno, deliziata, imprimendo nella memoria ogni dettaglio.
Ryuzaki
mi stava osservando
con attenzione.
“Grazie.”
Gli dissi
semplicemente.
Lui
sorrise.
In
quel momento arrivò
il cameriere a prendere le ordinazioni.
Mi
avvidi della sua
espressione basita nel notare la
posizione del mio compagno.
Sorrisi
sotto i baffi.
“
Prendo la torta panna
e fragole con crema chantilly.” Dichiarò Ryuzaki.
Il
cameriere era sempre
più stranito.
Di
certo non era
avvezzo a vedere incominciare una cena con un dessert.
“Anche
per me, grazie.”
Mi aggregai.
L’espressione
dell’uomo
fu impagabile.
“
Dopo potremmo
assaggiare la sacher torte.” Propose Ryuzaki.
“Ci
sto!” Accettai
ridacchiando.
Fu
un’ora assolutamente
meravigliosa, perfetta di cui mi gustai ogni minuto. Mi
ricordò i mesi
spensierati a New York. Si trattava del regalo più bello che
Ryuzaki potesse
farmi.
*Eleven Madison Park: Ristorante newyorkese.
Ringraziamenti
e sproloqui dell’autrice:
Mi
ritrovo di nuovo a
cospargermi il capo di cenere a causa del ritardo, seppur
più lieve della volta
scorsa -.-‘’’ Perdonatemi! Ho avuto
ospiti e impegni e il tempo per scrivere è
stato ridotto drasticamente.. Sob.. Purtroppo anche il tempo per
rispondervi in
modo adeguato è limitato perché dovrò
fuggire a fare la doccia e uscire *invoca
pietà* vi prometto che nel prossimo chappy vi
dedicherò tutta l’attenzione che
meritate e mi ri-scuso!!! Quindi
grazie
a Bilu_Emo, Briganzia,
_Giugi_,Himeno
chan, La gre, ary_tan, Umpa_Lumpa,
Hachi, Hope87,
_Elluccia_, Vampires
Tranny, Koharuchan
e Liar per aver recensito, come
sempre quello che mi scrivete mi rende davvero felice e mi invoglia a
proseguire questa storia!!! Per cui grazie di cuore e davvero,
scusatemi se non
rispondo per bene ai vostri commenti, rimedierò!!! (la
vocina interiore di
Audrey mi fa notare che a voi interessa la storia e non i miei deliri
postumi
*coff coff coff*)..Spero vi sia piaciuto il nuovo capitolo, per il
prossimo vi
anticipo novità in arrivo ;) Un bacio grossissimo
Alice
|
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Capitolo 16 *** Fuga ***
16.
Fuga
Una
brezza tiepida mi
accarezzava il viso in quella profumata mattina di primavera. I petali
dei
fiori di ciliegio volteggiavano pigramente nell’aria, per poi
depositarsi a
terra con delicatezza.
Lo
spettacolo sarebbe
stato senza ombra di dubbio più godibile senza le
persistenti occhiate degli
studenti che affollavano l’area esterna della Todai.
Io
e Ryuzaki davamo
decisamente nell’occhio.
In
mezzo alla
moltitudine di persone che indossavano completi eleganti, lui spiccava
in
maniera eclatante con i suoi jeans, la t-shirt bianca e le scarpe
malandate.
Dal
canto mio, i miei
centosettanta centimetri d’altezza, mi facevano superare in
statura tutte le
ragazze presenti. Era palese che fossi straniera.
“
Ora dobbiamo
separarci.” Mi ricordò Ryuzaki.
Quella
era una delle
condizioni per la mia presenza. All’interno
dell’aula magna dell’ateneo non
dovevamo rimanere vicini. La seconda condizione consisteva nel
mescolarmi in
mezzo alle matricole e una volta terminato il discorso
d’apertura, raggiungere
Watari all’esterno dell’edificio, senza badare a
dove fosse Ryuzaki.
Se
fossi contravvenuta
a tali istruzioni, mi sarei ritrovata sul primo volo diretto a New York
con un
biglietto di sola andata.
A
malincuore avevo
acconsentito.
Ci
erano volute
settimane per convincere Ryuzaki e sapevo che non avrei potuto ottenere
di più.
“
In bocca al lupo.” Gli
dissi scaramantica.
Non
mi riferivo solo al
discorso.
“Crepi.”
Rispose lui.
E
ci dirigemmo in due
direzioni opposte.
Una
volta sola, destai
molte meno occhiate incuriosite.
Avevo
fatto bene ad
indossare un sobrio tailleur grigio chiaro (l’unico in mio
possesso siccome
prediligevo gli abiti casual).
Trovai
posto a fianco
di una ragazza robusta, con i capelli neri tagliati corti e occhiali
dalla
montatura ovale.
La
sala era
completamente gremita.
Cercai
di non guardarmi
troppo intorno alla ricerca di Ryuzaki, mentre il rettore parlava.
Infine
arrivò il momento che attendevo:
“E
ora, un breve
discorso dal rappresentante delle matricole Yagami Light, insieme
all’altro
rappresentante Ryuga Hideki.” Annunciò
l’uomo.
Si
levarono velate
esclamazioni di stupore a quel nome.
Io
invece, nel sentire
“Ryuga Hideki” venni quasi travolta da una delle
mie famose crisi di ilarità,
che mascherai con un attacco di tosse.
La
ragazza a mio fianco
si voltò a guadarmi e io assunsi un’espressione di
circostanza, seria e
mortificata. Ovviamente per trattenere una ridarella poco dignitosa e
assolutamente inadatta a una matricola della Todai.
Ripensai
con nostalgia
alla cerimonia di apertura dell’anno scolastico della
Columbia. Connor
continuava a farmi ridere dilettandosi in pittoresche imitazioni del
panciuto
rettore e io mi morsicavo a sangue l’interno delle guance nel
vano tentativo di
trattenermi.
“Ti
abbandonerai più
tardi al dolce viale dei ricordi. Torna su pianeta Terra.” Mi
richiamò la
vocina.
Ritenni
saggio darle
retta. Durante la mia distrazione, Ryuzaki era già salito
sul palco. A fianco
di Light Yagami.
Quest’ultimo,
era come
immaginavo, impeccabile. Vestito con gusto e classe, composto nei
movimenti e
nei gesti. Calmo, posato, sicuro di sé. Assolutamente
irritante.
“Piantala..”
Brontolò
la vocina.
Non
potevo farci
niente. Tutto mi irritava di Light Yagami, dai lisci capelli castano
chiaro
perfettamente curati, alla voce suadente, fino agli abiti che
sembravano
essergli stati cuciti addosso, tanto cadevano senza pieghe.
Mi
pareva più fasullo
della frutta di cera.
Messi
a confronto lui e
Ryuzaki sembravano provenire da due diversi pianeti e non ero certo
l’unica a
rendersene conto.
“
Quello a destra è il
mio tipo.” Bisbigliò la ragazza con gli occhiali,
riferendosi a Ryuzaki,
all’indirizzo dell’amica che le sedeva accanto.
Io
le scoccai
un’occhiata di fuoco di cui lei non si accorse.
“Qualcuno
qui è di
nuovo geloso..” Pigolò la vocina in un odioso
falsetto.
“Che?!
Kyoko, tu sei
proprio strana! E’ molto meglio l’altro!”
Le sibilò la compagna in risposta.
Non
fosse per
l’insignificante dettaglio che si
tratta dell’unico
indiziato del caso
Kira. Avrei voluto renderle partecipi.
Stavo
iniziando a
vedere rosso. Come si permetteva di esprimere un simile parere su
Ryuzaki?
“Insomma,
non vuoi che
venga espresso apprezzamento, ma nemmeno il contrario.. Un
po’ incoerente non
credi?” Mi fece notare la vocina.
Mi
dimenai sulla sedia
in preda alla stizza, non sopportavo di non poter rispondere a tono.
Poi ebbi
un’illuminazione:
Mi
schiarii
rumorosamente la gola e assunsi un’espressione disapprovante
e infastidita.
Funzionò.
Le due
ragazze arrossirono e io gongolai.
“Perché
perdo ancora
tempo con te?” Sospirò la mia coscienza.
Sogghignai.
Poi tornai
a concentrarmi su Ryuzaki.
Era
intento a leggere
il discorso, reggendo il foglio con il suo contenuto, alle
estremità.
Quando
terminò, Light
fece un breve inchino, mentre lui si grattò con noncuranza
la testa.
Un
sorriso
inconsapevole mi si dipinse sul viso.
Ci
fu uno scroscio di
applausi e realizzai che era ora per me di levare le tende.
Prima
di alzarmi,
lanciai un ultimo sguardo a Ryuzaki.
Seguiva
Light a
distanza ravvicinata mentre questi scendeva dal palco. Sembrava gli
stesse
dicendo qualcosa.
Fui
attanagliata dalla
ormai famigliare sensazione di angoscia che mi chiudeva la bocca dello
stomaco.
“
Non è certo che sia
davvero Kira, inoltre anche se fosse, non ha idea
dell’identità di Ryuzaki, ne
tantomeno di come si chiami. Non può fargli del
male..” Mi rassicurò la vocina.
Sentendo
le gambe
pesare come macigni mi alzai.
Nessuno
badò a me,
erano tutti troppo presi a osservare i due primi classificati nella
graduatoria prendere
posto sulle sedie.
*
Watari
era già ad
attendermi fuori dall’edificio.
“Grazie.”
Mormorai
quando come di consueto, l’anziano signore aprì la
portiera del sedile posteriore
per farmi salire a bordo della vettura.
Mi
accomodai sui
morbidi sedili di pelle, ma per come mi sentivo in quel momento, non mi
sarei
accorta della differenza tra loro e un letto da fachiro.
Dopo
qualche minuto
iniziai a tamburellare nervosamente le dita sulle ginocchia,
occhieggiando
l’ingresso della Todai, inquieta.
“
Non si preoccupi
Akiko, sa quel che fa.” Tentò di rincuorarmi
Watari, guardandomi dallo
specchietto retrovisore.
Io
annuii e cercai di
sorridergli.
Poi
tornai imperterrita
a controllare la situazione, mordicchiandomi il labbro inferiore.
Trascorse
una mezzora
abbondante, nella quale non feci altro che agitarmi sul sedile.
Watari
era davvero un
santo a sopportarmi.
“
Il termine è
riduttivo dato che è di te che si sta parlando.”
Inveì la vocina, decisamente
inopportuna.
All’improvviso
in
lontananza scorsi Light Yagami. Il giovane si arrestò di
colpo e dopo un
istante, finalmente, venne raggiunto da Ryuzaki.
Tirai
un sospiro di
sollievo.
Mi
spiaceva essere così
lontana e non poter udire quello che si stavano dicendo. Tuttavia,
sarei stata
accontentata a breve, visto che si stavano dirigendo verso il veicolo.
Watari
scese
dall’abitacolo per far entrare Ryuzaki e si
posizionò esattamente davanti al
mio campo visivo.
Sentii
Ryuzaki
accomiatarsi da Light dicendogli:
“Ci
vediamo al campus.”
E
il ragazzo rispondere
affermativamente.
Dopodiché
Ryuzaki entrò
in macchina, posizionandosi a mio fianco.
Ebbi
appena il tempo di
scorgere Light e viceversa, che Watari avviò il motore e
partimmo, circondati
dagli sguardi invidiosi che alcuni studenti rivolsero alla lussuosa
automobile.
“
Bentornato, Ryuga
Hideki..Potrei avere un autografo?” Apostrofai ironicamente
Ryuzaki.
Lui
sorrise brevemente.
Sembrava
perso nelle
sue elucubrazioni.
Né
ebbi la conferma non
appena prese a mordersi il pollice.
Avrei
tanto desiderato
saper leggere nel pensiero, per capire cosa gli frullava in testa.
“
Allora, cosa pensi
riguardo al figlio del sovrintendente Yagami?” Provai ad
inquisirlo.
“
Non ti piace molto.”
Affermò lui per tutta risposta.
Mi
chiesi come diavolo avesse
fatto ad intuirlo.
Tanto
valeva scoprire
le carte in tavola.
“Proprio
così.”
Confermai.
“Per
quale motivo?”
“
Sembra uscito da una
di quelle pubblicità dei biscotti per la prima colazione
dove tutti sono
perfetti. Le persone così mi danno sui nervi.”
Spiegai.
Ma
non era tutto, c’era
qualcosa di intangibile che alimentava la mia antipatia per Light
Yagami, ma
non riuscivo ad afferrare che cosa.
“
Comunque mi sono
accorta che stai cercando di deviare il discorso per non
rispondermi.” Aggiunsi
risentita.
Inaspettatamente
Ryuzaki si mise a ridacchiare.
Era
la seconda volta
che lo sentivo ridere dacché lo conoscevo.
“
Ritengo che sarebbe
un ottimo elemento da inserire nella squadra investigativa.”
Mi annunciò con
assoluta noncuranza.
“Cosa?!”
Trasecolai.
“Quindi
non sospetti
più di lui.” Dichiarai quando mi riebbi dalla
sorpresa.
“
Non ho detto questo.”
Replicò, fissandomi con gli occhi scurissimi.
Restai
a guardarlo
basita.
“
Se entrasse nella
squadra potrei al
contempo tenerlo
d’occhio e avvalermi delle sue capacità
deduttive.” Mi illustrò.
“Ma
è pericoloso!” Non
potei esimermi dall’esclamare.
“
Ma inevitabile.”
Obiettò lui.
“
Come pensi di
proporglielo?” Domandai mesta.
“
Lo rivedrò alla
Todai, ho già in mente cosa fare.”
Aprii
la bocca per
parlare, ma lui mi precedette:
“
No. Tu non verrai.”
E
con questo fu chiuso
l’argomento.
*
Il
primo giorno con
Ryuzaki al campus trascorse senza intoppi.
Aveva
provveduto a dare
disposizioni, affinché gli agenti si
riunissero ugualmente nella suite dove alloggiavamo, per informare
Watari di
eventuali novità e per attendere il suo rientro dalla Todai
nel tardo
pomeriggio, con lo scopo di aggiornarsi a vicenda sulle reciproche
indagini.
La
loro presenza si
rivelò utile per salvaguardarmi da eventuali crisi di
panico, dato che il
pensiero di Ryuzaki a stretto contatto con Light, non mi faceva sentire
esattamente tranquilla.
“
Rasenti l’isteria
ogni cinque minuti.” Commentò la vocina.
Come
al solito
esagerava.
*
Il
secondo giorno al
contrario, non andò liscio per niente.
Stavo
tentando di
aiutare Watari a servire il caffè (si opponeva con strenuo
vigore ogni volta
che ci provavo), quando il sovrintendente Yagami,
all’improvviso si accasciò a
terra portandosi le mani al petto.
Immediatamente
mi tornò
alla memoria Lind L. Tailor poco
prima
che morisse.
Per
un istante
rimanemmo tutti pietrificati, come incapaci di muovere un muscolo.
Pensavamo
la stessa
cosa:
Kira.
“Yagami
San!!!”
Gridarono Matsuda, Aizawa e Ukita all’unisono. Mogi era di
turno al comando di
polizia.
Dopo
quel breve attimo
di intorpidimento dovuto al panico, mi riscossi e in un attimo fui
china sul
corpo esanime dell’uomo.
“
Chiamate
un’ambulanza!” Gridai prima di praticargli il
massaggio cardiaco.
Negli
U.S.A. lo
insegnano sin dalle scuole elementari.
Non
avrei mai
immaginato che mi sarebbe tornato utile.
Quando
sentii il cuore
di Soichiro riprendere a battere, seppur debolmente, tirai un
momentaneo sospiro
di sollievo.
“Non
si tratta di
Kira.” Dissi con voce rotta.
Watari,
Matsuda, Aizawa
e Ukita, sospirarono di sollievo a loro volta.
*
In
breve arrivò
un’ambulanza a soccorrere il sovrintendente e, senza quasi
rendermene conto, mi
ritrovai sopra di essa insieme a Matsuda.
Watari
rimase in
albergo per avvertire Ryuzaki, mentre Aizawa e Ukita si recarono al
comando di
polizia ad informare Mogi.
In
ospedale, mentre
Matsuda contattava la moglie di Yagami, un medico mi
comunicò che
fortunatamente, l’uomo era fuori pericolo e si
complimentò per la mia prontezza
nel fargli il massaggio cardiaco.
“Per
una volta ti sei
resa utile.” Osservò la vocina.
Possibile
che non
tacesse proprio mai?
*
Sachiko
Yagami, a
differenza del figlio e come il marito, mi piacque subito.
Era
una donna di mezza
età, con i capelli castano scuro portati in un morbido
caschetto, dai
lineamenti e dagli occhi gentili. In gioventù doveva essere
stata molto bella.
Probabilmente Light aveva preso da lei.
“
La ringrazio
moltissimo Akiko San.” Mi ripeté per
l’ennesima volta, da quando le era stato
detto che il mio intervento si era rivelato fondamentale per la
salvezza del
marito.
“
Oh.. Si figuri..”
Balbettai io imbarazzata.
Non
sapevo più come
schermirmi.
“Mi
tolga una
curiosità, fa parte della polizia? Mi sembra così
giovane..” Mi domandò.
Sussultai.
Non
mi ero preparata a
quell’evenienza.
“Si.”
Risposi troppo in
fretta.
“No.”
Mi contraddisse
Matsuda.
Sachiko
ci osservò
sconcertata.
Il
giovane agente si
mise a ridacchiare e prima che potessi fare alcunché, mi
cinse le spalle con un
braccio ed esclamò:
“
In realtà Akiko è la
mia fidanzata. Non volevamo ancora spargere la voce.”
Dannato
Matsuda.
Proruppi
anch’io in una
risatina stridula e cinguettai:
“
Eh eh eh ci ha
scoperti!”
“
Che coppia..” Sbuffò
la vocina.
“
Ma è meraviglioso
ragazzi.” Sorrise la signora Yagami.
“Se
la tenga stretta
Matsuda San.” Aggiunse strizzando l’occhio al
ragazzo.
“Certo!”
Replicò lui,
accentuando la stretta sulle mie spalle.
L’avrei
strozzato.
*
Poco
più tardi Matsuda
si congedò adducendo di dover fare ritorno in centrale, ma
non prima di avermi
stampato un bacio sulla guancia.
Maledetto
approfittatore.
Lasciai
Sachiko in
compagnia del marito e restai in attesa nel corridoio, ma qualche
minuto dopo,
la donna mi chiese di entrare.
“Soichiro
vuole
ringraziarla di persona.” Affermò.
Leggermente
esitante,
feci il mio ingresso nella stanza.
Mi
fece impressione
vedere un uomo energico e robusto come Soichiro Yagami, steso in un
letto
d’ospedale, attaccato al tubo per la flebo. Tuttavia, eccetto
il volto pallido
e patito,sembrava che il peggio fosse passato.
“Mi
ha salvato la vita
Akiko San. Grazie.” Mi accolse l’uomo, parlando con
voce flebile.
“
Oh io.. Emh.. Non c’è
di che..” Farfugliai.
“
Che abile
conversatrice.” Intervenne la detestabile vocina.
Prima
che potessi aggiungere
altro, la porta si spalancò e, scortati da
un’infermiera, apparvero Light e
Ryuzaki.
Quest’ultimo
non
sarebbe stato affatto felice di trovarmi lì.
Presi
a fissarmi con
insistenza la punta delle scarpe.
Dopo
che Sachiko ebbe
esposto la situazione a Light e dopo che questi apprese dal padre, che
le sue
condizioni erano stabili, la signora Yagami pensò bene di
presentarmi.
Ovviamente
nelle vesti
di eroina della giornata.
“
Light questa è Akiko,
la fidanzata di Matsuda. E’ stata lei a prestare il primo
soccorso a tuo
padre.” Lo rese partecipe.
Ryuzaki
rimase
impossibile, Soichiro fu scosso da un piccolo tremito.
Light
mi studiò qualche
istante.
Che
si fosse accorto
che ero la stessa persona che aveva intravisto in macchina il giorno
della
cerimonia alla Todai?
In
ogni caso non lo
diede a vedere.
Mi
venne incontro
sorridendomi ed esordì con la sua voce ben modulata:
“
E’ un vero piacere
conoscerla Akiko San. La ringrazio davvero moltissimo per quello che ha
fatto
per mio padre.”
Persino
la sua stretta
di mano era impeccabile. Né troppo salda né
troppo debole.
Stavo
forse diventando
paranoica?
Eppure
mi parve che il
suo caldo sorriso non si estendesse agli occhi.
“
Non dovete
ringraziarmi.” Replicai, cercando di sorridere a mia volta.
Ma
produssi solo una strana
smorfia.
*
“
Bene, a domani . Ti
porterò qualcosa.” Si accomiatò la
signora Yagami.
“Light,
al resto
pensaci tu.” Aggiunse prima di uscire.
“
Certo.” Ribatté il
ragazzo.
Appena
Sachiko richiuse
la porta alle sue spalle, calò il silenzio.
“Vi
lascio soli..”
Dissi accennando ad alzarmi dalla sedia sulla quale mi ero accomodata.
“
Ormai non è più
necessario.” Stabilì Ryuzaki facendomi cenno di
restare seduta.
Obbedii.
“
Lei non è la
fidanzata di Matsuda vero?” Constatò Light al mio
indirizzo.
“No.”
Rispondemmo in
coro io, Soichiro e Ryuzaki.
Il
giovane non pose
eventuali quesiti. Probabilmente aveva già capito tutto.
Li
lasciai discutere
standomene in disparte.
Light
sembrava
sinceramente preoccupato per il padre e si era indignato
nell’apprendere che
Ryuzaki lo aveva messo a parte dei sospetti sul suo conto, alimentando
lo
stress dell’uomo.
Infine
si era impuntato
per diventare membro della squadra che indagava sul caso Kira,
nonostante
l’opposizione del padre.
La
conversazione venne
interrotta dall’arrivo di un’infermiera ad
annunciare che l’orario delle visite
era terminato.
In
silenzio io e i due giovani
uomini, ci avviamo verso l’esterno dell’ospedale,
dove c’era già Watari ad
attenderci in auto.
Prima
che io e Ryuzaki
prendessimo posto nel veicolo, Light esclamò:
“Ryuga,
cosa posso fare
per convincerti che non sono Kira?” La sua era una richiesta
molto accorata.
“
Yagami Kun, se tu non
sei Kira non devi fare niente.” Replicò Ryuzaki
calmo.
“Falla
finita! Tu come
ti sentiresti se qualcuno ti accusasse di essere Kira?” Si
accalorò il suo
interlocutore.
Ryuzaki
per un attimo
non disse nulla.
“Mi
sentirei
malissimo.” Mormorò dopo quella che in apparenza
sembrava una breve
riflessione.
“Allora
che ne dici di
rinchiudermi da qualche parte, senza tv né altro e di
tenermi d’occhio per un
mese intero?” Propose Light d’impeto.
“
Sarebbe una
violazione di tutti i tuoi diritti umani. E poi, sarebbe ridicolo fare
una cosa
simile a una persona solo sulla base di un sospetto.”
Obiettò Ryuzaki.
“
Capisco.” Assentì l’altro
smorzando il tono di voce.
Io
salii in macchina e
Ryuzaki mi seguì.
“
Non ti preoccupare.
Se tu non sei Kira, prima o poi lo dimostrerai. Tra l’altro
dopo averti sentito
parlare con tuo padre, sto cominciando a cambiare idea”
Dichiarò.
“Beh
abbi cura di lui.”
Si congedò subito dopo.
“Ah
un’altra cosa. Ho
detto che ti avrei aiutato con le indagini..Ma finché mio
padre non si sarà
ripreso non credo che ne avrò il tempo.” Fece
presente ancora Light.
“Capisco..
A presto.”
Ryuzaki concluse il discorso e finalmente, partimmo.
Nonostante
Light avesse
dimostrato di essere un figlio premuroso, non riuscivo proprio a
scacciare
quella sensazione di inquietudine che mi assaliva ogni volta che mi
capitava
sotto gli occhi. A distanza ravvicinata inoltre si intensificava.
Notai
che Ryuzaki non
aveva aperto bocca. Senz’altro stava riflettendo, ma trovai
opportuno
spiegarmi:
“Mi
dispiace Ryuzaki,
ma il sovrintendente stava male e non ho pensato..”
“Alle
conseguenze.”
Terminò lui per me, fissandomi.
“Già.
Sussurrai.”
“
Non importa, ormai è
andata così. Inoltre se ti capitasse qualcosa, Light sarebbe
senz’altro Kira.
Certo è, che il fatto che abbia scoperto la tua presenza,
nell’eventualità che
sia colpevole, mi rende più vulnerabile.”
Osservò.
“Mi
dispiace.” Sospirai
mogia.
Era
l’ultima cosa che
desideravo.
“
In futuro cerca di
esporti meno.” Mi consigliò.
“D’accordo.”
Acconsentii.
Non
potevo sapere che
poco più di una settimana dopo, avrei
fatto esattamente l’opposto.
*
Era
quasi sera e mentre
Matsuda, Aizawa e Ukita si trovavano in soggiorno in compagnia di
Ryuzaki e
Watari, io stavo seguendo un programma su Sakura TV. Ero piuttosto di
buon
umore, poiché le condizioni del sovrintendente stavano
migliorando.
Come
un fulmine a ciel
sereno, improvvisamente il programma venne interrotto
dall’annuncio da parte
dei presentatori, che Kira li aveva presi in ostaggio e che erano stati
costretti
a trasmettere un video con un suo messaggio.
Sudai
freddo.
Sentii
provenire
dall’altra stanza, movimenti e toni di voce concitati.
Sullo
schermo del
televisore apparve la parola “Kira” in carattere
Old London.
Rifaceva
il verso a
Ryuzaki? Piuttosto infantile.
Il
messaggio, con voce
contraffatta, invitava a sintonizzarsi su un altro canale, per
assistere in
diretta alla morte di un giornalista reo di aver giudicato Kira
malvagio.
Questa
puntualmente si
verificò.
Mi
girava la testa.
Non
volevo vedere
altro, ma rimasi incollata al programma.
Kira
uccise un altro
giornalista per la medesima ragione.
Mi
resi conto che stavo
tremando in maniera incontrollabile.
Udii
Ukita gridare che
sarebbe andato direttamente sul posto a interrompere il programma.
Quell’abominio
doveva
aver fine.
Continuai
a seguire il
video.
Kira
chiedeva la
collaborazione della polizia.
Con
mio sommo orrore,
pochi minuti dopo, mostrarono il corpo esanime di Ukita davanti
all’ingresso di
Sakura TV.
Urlai
ma nessuno se ne
accorse.
Aizawa
stava gridando
qualcosa contro Ryuzaki.
Fu
in quel momento che
mi accorsi di un dettaglio agghiacciante.
Quando
si conosce una
persona da tanto tempo, basta un particolare per riconoscerla, seppur
minuscolo, insignificante.
E
io avrei riconosciuto
Connor a occhi chiusi.
Lui
in quell’istante era
chino sul corpo di Ukita, probabilmente nel vano tentativo di aiutarlo.
In
pasto alle telecamere. In pasto a Kira.
Nonostante
fosse girato
di spalle, ero certa che si trattasse di lui. Gli avevo regalato io la
polo blu
che indossava in quel momento.
Per
non parlare dei capelli,
della conformazione fisica.
Non
potevo sbagliarmi.
Senza
perdere tempo a
chiedermi cosa ci facesse lì e perché non mi
avesse avvisata, mi infilai il
portafoglio nella tasca dei jeans e di soppiatto, uscii dalla mia
camera.
Nessuno
guardava nella
mia direzione, erano tutti con gli occhi fissi sui monitor dei
televisori.
Ero
quasi arrivata alla
porta quando Ryuzaki gridò:
“La
fermi Matsuda!”
Lui
era quello che si
trovava più vicino a me.
Ma
non fece in tempo a
raccapezzarsi che io stavo già correndo nel corridoio e
sapevo bene che non
poteva mettersi ad inseguirmi davanti ai clienti dell’albergo.
Avrebbe
dato troppo
nell’occhio.
“
Non farti vedere in
viso!” Feci in tempo a sentire Ryuzaki mettermi in guardia,
prima di
precipitarmi giù per le scale.
Ringraziamenti
e sproloqui dell’autrice:
Eccoci
alla
fine di un altro capitolo, spero che vi sia piaciuto perché
è uno dei miei
preferiti fra quelli che ho scritto ^.^
Come
sempre
ringrazio tutti i lettori per l’attenzione che dedicano a
questa storia!!!
Hope87:
Sono
contenta ti sia piaciuto il
finale ( e di essere riuscita a riscattarmi per le mie malefatte XD)
Vedo che
ci troviamo d’accordo su moltissime cose!
AngelVirtues:
Capisco
perfettamente la tua scelta e che questa non sia dovuta a un calo
d’interesse
mi rassicura.. Del resto mi avevi avvisata sin dall’inizio!
Mi mancheranno le
tue recensioni ma vorrà dire che a fine storia me ne farai
una con i fiocchi XD
Ormai non manca più moltissimo ^_^ Comunque grazie mille per
aver seguito e
recensito finora!
Himeno
chan:
Ahahaha
visto? Matsuda stavolta l’ha fatta grossa XD Grazie mille dei
bellissimi
complimenti e non preoccuparti per la fine della FF perché
è ancora tutto da
vedersi ;)
Bilu_Emo:
Ti
ringrazio tantissimo! Sono
contenta che ti siano piaciute la scena di B.B. e quella della torre di
zucchero, mi sono divertita a scrivere entrambe!
L
chan: Felice
di essere riuscita a farti
apprezzare la scena di B.B.! Sapevo che la aspettavi da un
po’ e non volevo
deluderti!!! E non preoccuparti se non riesci a recensire sempre ^__^
Vampires
Trenny: Eh
eh eh
confermo che quando arriverà Misa ne vedremo delle belle XD
Chissà, forse la
vocina lascerà Audrey in pace!!! Grazie mille della
recensione ^^
La
gre: Grazie
mille cara!!! I tuoi
complimenti sono dolcissimi, mi fai sempre arrossire ^//^
Umpa_Lumpa:
Divertiti
al campo scuola (aimè
quanto vorrei tornare in gita ç_ç) in effetti mi
manca il tuo poema, ma
pazienterò speranzosa XD Spero che questo capitolo abbia
stuzzicato al tua
curiosità ehe eh eh Ti ringrazio molto per la recensione e
l’apprezzamento per le tue scene preferite ^__^
Ary
Tan: Mille
grazie per i complimenti!!!
Non sai quanto mi renda contenta che la storia ti appassioni sempre di
più.. So
che sono ripetitiva con questi ringraziamenti, ma davvero mi lasciate
senza
parole *__*
Direi
che ho
detto tutto ^__^ Perdonatemi se c’è qualche errore
ma ho riletto in frettissima
che devo di nuovo scappare! Buon week end e soprattutto buona festa
della donna!!!
Bacioni
Alice
|
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Capitolo 17 *** Paura ***
17.
Paura
Non
riuscivo a pensare
a nulla di coerente mentre correvo a perdifiato lungo i dieci piani
dell’albergo.
“Usare
l’ascensore no
vero?” Mi fece notare la vocina, affannata.
Mi
imposi di calmarmi,
dovevo cercare di mantenermi il più lucida possibile, se
volevo aiutare Connor.
Era
un’ impresa
disperata.
Appena
cercavo di
riflettere in maniera razionale, lo vedevo accasciato davanti
all’ingresso
dello studio televisivo come Ukita. Lo vedevo contrarsi in spasmi di
sofferenza
come Lind L. Tailor.
Ripresi
a correre,
senza pensare più a niente.
Una
volta raggiunta la
hall, fui costretta a fermarmi per riprendere fiato. Provavo un forte
dolore
alla milza.
Mentre
attendevo
impazientemente che la fitta si placasse quel tanto da permettermi di
proseguire, la mia attenzione fu attirata da un uomo che procedeva
nella mia
direzione. Era alto e biondo, reggeva un casco da motociclista con una
mano.
Sentii
risuonare nella
mia testa le parole di Ryuzaki:
“Non
farti vedere in
viso.”
C’era
senz’altro una
ragione più che valida, perché mi avesse gridato
quell’avvertimento.
Sapevo
che Kira era in
grado di uccidere con un nome e un volto. Teoricamente non avrebbe
potuto
nuocermi.
Ma
Ukita era morto
nonostante utilizzasse un distintivo con scritto un nome falso.
Questo
portava inevitabilmente
a pensare che Kira potesse non aver più bisogno di alcun
nome per compiere gli
omicidi.
Se
non fosse stato per
Ryuzaki, non mi ci sarei soffermata. Fui travolta da un violento senso
di colpa
nei suoi confronti, che repressi a viva forza. Avrei avuto tutto il
tempo per chiedergli
scusa una volta messo in salvo Connor. Almeno così speravo.
“
Mi scusi!” Quasi
gridai verso lo sconosciuto per bloccarlo.
Questi
si fermò a
osservarmi perplesso.
“Quanto
vuole per quel
casco?” Domandai concitata.
“
Cosa?” Chiese il mio
interlocutore basito.
Io
estrassi il
portafoglio dalla tasca dei jeans, riuscendoci al secondo tentativo
perché le
mani mi tremavano troppo. Lo aprii e tirai fuori metà delle
banconote al suo
interno, sventolandogliele sotto il naso.
Lui
arretrò
leggermente, sembrava spaventato.
“
Bastano?” Domandai
ancora, con voce rotta dal panico, indicando l’oggetto.
“S-si.”
Balbettò
l’individuo, afferrandole esitante.
Gli
tolsi il casco di
mano e senza aggiungere una parola ricominciai a correre verso
l’esterno.
Per
mia immensa
fortuna, la regola che le immediate vicinanze degli alberghi,
pullulassero di
taxi, vigeva anche a Tokio. Altrimenti mi sarei ritrovata completamente
spiazzata e inerme.
Raggiunsi
quello più
vicino, sottraendolo palesemente a una coppia che mi
borbottò contro qualcosa che
non fui in grado di intendere.
L’autista
mi accolse
con una muta occhiata di rimprovero per il mio comportamento villano. A
New
York se ne sarebbe allegramente infischiato nella stragrande
maggioranza dei
casi.
“
Mi porti allo studio
di Sakura TV per favore.” Dissi cercando di non lasciare
trapelare la mia
crescente agitazione.
L’uomo
sussultò
lievemente ma non replicò e mise in moto.
Mi
accorsi che per
radio stavano trasmettendo le ultime notizie. Ecco spiegata
l’inquietudine del
tassista. Era conscio di quello che stava succedendo nel luogo in cui
mi stava
accompagnando.
Non
potevo proprio
biasimarlo per la sua reazione.
“
Il tuo istinto di
autoconservazione ha raggiunto minimi storici.” Mi
informò la mia coscienza,
piatta.
Per
l’intero tragitto
non desiderai altro che essere già a destinazione. Avrei
voluto intimare al
conducente, come nei film d’azione, di aumentare la
velocità al massimo, oppure
impadronirmi del veicolo a suon di minacce.
Certa
che avrei
unicamente ottenuto di farmi arrestare in un momento assolutamente poco
opportuno, mi limitai a dimenarmi sul sedile, senza prestare la minima
attenzione alle strade, cercando di contenere l’angoscia.
In
un qualche modo, il
tassista avvertì la mia urgenza e accelerò
l’andatura, nei limiti consentiti
dalla legge.
“Siamo
arrivati.” Mi
annunciò con voce resa atona dall’inquietudine,
dopo quella che mi parve
un’eternità.
Prima
che potesse
comunicarmi l’importo, gli rifilai il denaro avanzato dal mio
svantaggioso
acquisto.
“Ma..”
Tentò di
protestare.
Scossi
energicamente la
testa e mi infilai il casco, apprestandomi a scendere.
“Faccia
attenzione
signorina.” Mi consigliò lui.
Non
risposi.
Se
avessi voluto fare
attenzione, non avrei mai lasciato New York. Era decisamente troppo
tardi per
un avvertimento del genere.
“Arrivederci.”
Mi
congedai.
Ebbi
appena il tempo di
mettere piede sul marciapiede, che il taxi era già ripartito
di gran carriera,
con l’impellente necessità di frapporre
più chilometri possibili fra il suo
conducente e quel luogo di morte.
L’imponente
sede di
Sakura TV, si stagliava sul lato opposto della strada.
Siccome
quest’ultima
era molto ampia, per l’ennesima volta, mi misi a correre.
Sembrava che quella
sera non facessi altro.
Nonostante
la paura che
provavo per Connor e il timore di non riuscire a tornare da Ryuzaki,
quasi mi
venne da ridere al pensiero che dovevo sembrare un’emerita
imbecille a correre
con quel casco in testa.
“
A chi potresti fare
quest’impressione? Non c’è nessuno
qui..” Osservò la vocina, assolutamente poco
confortante.
Trafelata
e
terrorizzata, raggiunsi l’ingresso principale.
Fu
come se un macigno
di diverse tonnellate mi fosse appena stato tolto dal petto:
Connor
sembrava illeso,
anche se non potevo scorgerlo in volto.
Si
trovava in piedi,
immobile, vicino al corpo di Ukita, la cui vista mi procurò
una stretta al
cuore. A giudicare dalla posa statica, sembrava comprensibilmente
sconvolto.
Realizzai
che se avessi
manifestato la mia presenza, facendolo di conseguenza voltare, avrei
potuto
peggiorare la situazione dato che non sapevo da quale angolazione Kira
avesse
osservato il viso delle sue vittime. Quel che era evidente
però, era che Connor
in quella posizione, forse era al sicuro.
Il
problema che si
presentava in quel momento, consisteva nel fargli coprire il volto,
evitando
che si muovesse.
“
Più facile a dirsi
che a farsi.” Mi scoraggiò la vocina col suo
proverbiale ottimismo da becchino.
Alla
fine trovai una
soluzione.
Aberrante,
assurda e
imbarazzante. Ma l’unica in mio possesso.
Mi
sforzai di non
pensare alle telecamere che avrebbero probabilmente trasmesso la scena.
E
nemmeno alla squadra investigativa davanti ai monitor. E soprattutto a
Ryuzaki.
Dopodiché, mi
sbottonai la camicetta rosa che
indossavo il più rapidamente possibile e, con estrema
cautela, mi portai alle
spalle di Connor.
Mi
alzai in punta di
piedi e gli gettai con decisione l’indumento sulla testa.
“MA
COS..?!” Urlò lui
colto di sorpresa, cercando di liberarsi.
“
Calmati sono io!”
Cercai di placarlo.
“
Audrey?!”
“Zitto!
Non chiamarmi
più per nome.” Lo ammonii.
“Cosa
diavolo ci fai
qui?” Bofonchiò irritato.
“
Cerco di salvarti la
vita imbecille! Piuttosto cosa ci fai tu qui?”
Sbottai, indispettita dalla sua scarsa gratitudine.
“Mi
spieghi come può
dedurre che tu gli abbia salvato la vita dal fatto che lo hai aggredito
alle
spalle, avvolgendogli la testa in una camicia?” Si
informò la vocina, pratica.
Osservazione
del tutto legittima.
“Posso
togliermi questa roba dalla testa?” Si
lagnò Connor accennando a mettere in atto tale proposito.
“Solo
se ci tieni particolarmente a morire.”
Replicai secca.
Lui
desistette sbuffando.
Ma
non era il momento di perderci in battibecchi.
Ricordai che da qualche parte, un pluriomicida dotato di poteri
sovrannaturali
era annidato a spiarci.
“
Dobbiamo andarcene da qui!” Esortai il mio
amico.
Ma
prima che potesse controbattere, fummo
interrotti da un rumoroso stridio di pneumatici.
Un’ambulanza
stava sfrecciando a velocità folle
verso di noi.
Afferrai
Connor, che si stava muovendo alla cieca,
per un braccio e lo trascinai di lato insieme a me, scansando il mezzo
impazzito per un pelo.
Cademmo
a terra.
L’ambulanza
sfondò
l’ingresso in un fragore di vetri rotti, di cui avvertii
piccoli residui,
conficcarsi nella pelle. Ma sentii a malapena dolore.
Infine
frenò.
“
Stai bene?” Domandai
all’indirizzo di Connor.
“
C-credo di si.”
Rispose lui frastornato.
“Tu?”
Aggiunse.
“Tutto
ok.” Ribattei
poco convinta.
Mi
alzai completamente
indolenzita da terra e lo aiutai faticosamente a rimettersi in piedi a
sua
volta.
“Vi
siete fatti male?”
Ci chiese in tono sbrigativo lo scriteriato alla guida
dell’ambulanza,
scendendo da quest’ultima.
La
voce mi suonava
famigliare.
Notai
con stupore che
l’uomo era avvolto in una coperta.
“
Per poco non ci
ammazzava!” Esclamai risentita.
Lui
trasalì e si
avvicinò a noi per squadrarci meglio.
“
Akiko San?” Mormorò
incerto.
“Aki
che?” Farfugliò
Connor.
“
Signor Ya…” Ma mi
interruppi in tempo.
“
Presto, andiamo
dentro!” Ci intimò il sovrintendente,
sospingendoci all’interno dell’edificio.
“
Un uomo di mezza età
fuggito dall’ospedale avviluppato in una coperta, una ragazza
in reggiseno e
casco, che rischia di essere denunciata per atti osceni in luogo
pubblico e un
tizio con una camicetta rosa intorno al viso, che non ha la
più pallida idea di
cosa stia succedendo. Mai visto un trio più mal
assortito.” Commentò la vocina.
“Cosa
sta succedendo
qui? Ma che combinate?” Gridò allibito un addetto
alla vigilanza bloccandoci il
passaggio.
Soichiro
Yagami per
tutta risposta gli puntò contro una pistola e
tuonò:
“
Dov’è lo studio che
sta trasmettendo il video di Kira?”
Il
malcapitato balbettò
istericamente: “ P-per di là!” E si
scansò per farci passare.
“
Aspettatemi qui.” Ci
ordinò il poliziotto davanti alla porta di ingresso dello
studio.
Sia
io che Connor
annuimmo anche se lui risultava piuttosto comico per via della camicia.
Forse
era ora di dirgli
che poteva togliersela. O forse no.
Il
sovrintendente,
prima di addentrarsi nella sala, si liberò della coperta,
poi si tolse la
giacca e me la depositò delicatamente sulle spalle.
Rigorosamente senza
guardarmi. Infine si avviò.
“
Grazie.” Sussurrai,
ma non ero certa che mi avesse udita.
“
Posso levarmi questa
roba di dosso ora?” Proruppe Connor esasperato.
“Si.”
Gli concessi a
malincuore.
Reputai
fosse anche il
momento di togliermi il casco.
Finalmente
potei vedere
Connor in faccia dopo mesi. Riscoprire il suo viso famigliare, era un
po’ come tornare
a casa.
Gli
sorrisi.
“Audrey..”
Mormorò lui.
“Si?”
“Perché
indossi una
giacca da uomo?”
“Perché
ho dovuto usare
la mia camicia per coprirti, di modo che non ci restassi
secco!” Gli feci
presente inacidita.
Dopo
tutto quel tempo
senza vederci doveva proprio chiedermi una cosa tanto cretina?
“Non
per niente è amico
tuo!” Mi schernì la vocina.
“Oh
beh.. Grazie.”
Borbottò lui, lanciandomi il mio indumento tutto
appallottolato.
Lo
afferrai a volo e
presi a distenderlo, contrariata.
“
Per piacere smettila
di chiamarmi per nome.” Mugugnai.
“
E come dovrei
chiamarti?” Volle sapere, guardandomi storto.
“Akiko.”
“D’accordo
Akiko. Ti
sei divertita sul monte Fuji?” S’informò
sarcasticamente.
“Vai
al diavolo razza
di cretino!” Imprecai.
Perse
la pazienza anche
lui.
“
Vacci tu al diavolo
demente psicotica, cosa ti è saltato in testa di infilarti
in una situazione
del genere? Non hai idea di quanto fossi preoccupato!”
“Non
era affar tuo.”
Obiettai a denti stretti.
“
Mi consideri il tuo
migliore amico e sostieni che se hai intenzione di buttarti a
capofitto, in
quello che definire pericolo è un eufemismo non siano affari
miei?” Considerò cupo.
“
Non cercare di farmi
sentire in colpa. Non potevo dirti nulla e lo sai. Inoltre non volevo
che
rischiassi la vita anche tu.” Gli illustrai cercando di
mitigare il tono di
voce.
“
Questo perché il
beneamato Jack Skeleton alias Elle, “Il Signore dei
detective” non ti
permetteva di parlarmene e tu non hai nemmeno badato a come avrei
potuto
sentirmi io, senza sapere nemmeno dove fossi e soprattutto cosa stessi
facendo,
all’oscuro di tutto!” Mi accusò
infervorato.
Avrei
voluto
rispondergli a tono, ma la sua dichiarazione mi aveva fatto lo stesso
effetto
di un ceffone in pieno viso.
“Cosa?”
Boccheggiai.
“
Cosa?” Mi rifece il
verso.
“Non
sarò intelligente
quanto il mucchio d’ossa di cui sei tristemente innamorata,
ma non è stato
difficile capire cosa stesse succedendo. Tu parti insieme a lui senza
darmi
spiegazioni e pochi giorni dopo al telegiornale, comunicano che in
Giappone, è
stata provata l’esistenza di questo Kira, da Elle, di cui
nessuno conosce
l’identità. Incontro i tuoi e scopro che guarda
caso tu sei proprio in
Giappone. Collego queste bizzarre coincidenze, provo a metterti la
pulce
nell’orecchio e tu mi rifili quella ridicola frottola sul
monte Fuji come
palese conferma di tutti i miei sospetti.”
“Ero
certa che non ci
avresti mai creduto.” Sospirai.
“Per
fortuna.
Altrimenti sarebbe stato un insulto alla mia intelligenza.”
Mio
malgrado, scoppiai
a ridere.
“
Comunque perché sei
venuto proprio davanti a Sakura TV con quello che stava
succedendo?” Domandai
dopo aver smorzato le risate.
“
Io non so manco come
si chiami questo posto. Sono arrivato in Giappone ieri e il mio albergo
è qui
vicino. Stavo cercando un sushi bar quando ho visto un uomo sentirsi
male e ho
cercato di soccorrerlo. Purtroppo non ho potuto fare nulla.”
Mi spiegò
rabbuiandosi.
Il
pensiero del povero
Ukita mi rattristò infinitamente. Senz’altro aveva
una famiglia, degli amici..
Come tutti.
“Va
tutto bene?” Chiese
Connor
“
Conoscevo quella
persona.” Risposi piano.
Lui
mi abbracciò.
“
E’ bello vederti di
nuovo.” Mormorò.
“Così
va meglio.”
Sorrisi.
“
Pensiamo a come
uscire da qui. Così potremo tornarcene a New York il prima
possibile.” Mi
esortò, sciogliendomi dall’abbraccio.
“
Io non torno a New
York.” Dichiarai perentoria.
“
Se necessario ti
trascinerò all’aeroporto di peso.” Mi
minacciò lui.
“
Non hai che da
provarci.” Replicai con aria di sfida.
Rimanemmo
a guardarci
in cagnesco.
“Sarà
meglio che mi
rivesta. Puoi girarti per piacere?” Invitai Connor.
Era
opportuno che
restituissi la giacca al signor Yagami al suo ritorno, preferibilmente
senza
farmi trovare ancora in deshabillé.
“
Bleah il reggiseno di
“Hello Kitty” è proprio
orrendo.” Esclamò schifato.
“
Ti avevo detto di
girarti!” Strillai.
“
Ormai.. Sapessi le
volte che abbiamo spiato voi ragazze negli spogliatoi alle
superiori.”
Ridacchiò.
“
Branco di maniaci.”
Lo rimbrottai chiudendo l’ultimo bottone della mia malconcia
camicia.
Un
istante dopo, il
sovrintendente Yagami uscì dallo studio reggendo una busta.
Era
riuscito a
impadronirsi dei filmati.
“
Chiamo Ryuzaki, per
chiedergli in che modo uscire di qui senza correre rischi.”
Mi informò
allontanandosi di qualche metro.
Già
Ryuzaki.
A
breve avrei dovuto
affrontarlo. Mi mordicchiai il labbro inferiore, preoccupata.
“
Preferisci Kira?” Mi
irrise la vocina, sardonica.
Soichiro
fu a breve di
ritorno. Aveva un’aria perplessa.
“
Ryuzaki dice di
aspettare cinque minuti e uscire tranquillamente
dall’ingresso principale.” Ci
rese edotti. Sembrava incredulo.
“Tranquillamente?!”
Connor era stranito quanto il poliziotto.
Rammentai
che alloggiava
poco distante da Sakura TV.
“
E’.. E’ possibile
accompagnare il mio amico in albergo? Soggiorna qui vicino.”
Proposi
timidamente.
Il
sovrintendente parve
imbarazzato.
“
A dire la verità
Ryuzaki ha dato disposizioni affinché torni al quartier
generale con noi.”
Obiettò.
Connor
alzò le spalle con
fare menefreghista.
Probabilmente
per
rimarcare che il fatto che Elle in persona lo volesse al suo cospetto,
non lo
turbava minimamente.
Dal
canto mio invece non
ero molto soddisfatta.
Ma
ero anche certa che
il signor Yagami non avrebbe disatteso un ordine di Ryuzaki a nessun
costo e
conoscendo il suo stato di salute, non desideravo di sicuro
complicargli le
cose.
In
silenzio percorremmo
l’angusto corridoio immerso nella penombra.
Soichiro
e Connor non
sembravano per nulla rilassati, io al contrario sapevo di potermi
fidare
ciecamente di Ryuzaki. Se aveva assicurato che non avremmo corso
pericoli, era
senz’altro così.
Una
volta all’esterno
rimanemmo tutti e tre senza fiato:
In
piedi su alcuni
furgoni della polizia, degli uomini in tenuta anti-sommossa formavano
un vero e
proprio muro umano a celarci. Contro di essi, erano puntati dei
riflettori che
rendevano difficoltoso distinguere nitidamente
le loro sagome senza restare abbagliati.
Ryuzaki
aveva preso
tutte le precauzioni possibili contro Kira.
Vidi
il sovrintendente
ringraziare un agente che gli stava indicando un’automobile.
“Guido
io.” Esclamammo
io e Connor all’unisono.
Entrambi
ci eravamo
accorti che l’uomo stava iniziando a dare segni di cedimento.
“
Non è necessario.” Tagliò
corto Soichiro accomodandosi nella postazione del conducente.
Leggermente
riluttanti,
io e Connor entrammo all’interno della vettura.
Vi
potrà sembrare
pazzesco, ma in quel momento ero certa di sentirmi più
agitata rispetto al
viaggio d’andata, sapendo che mi sarei ritrovata faccia a
faccia con Ryuzaki per
affrontare le conseguenze del mio gesto.
*
Connor ed io, sorreggemmo il
sovrintendente
fino all’ingresso della suite. Poi, una volta che Watari ci
ebbe aperto, lo
affidammo a lui.
“
Capo! Akiko San!”
Gridò Matsuda felice.
Era
davvero
incorreggibile.
Connor
gli lanciò
un’occhiata indecifrabile. Poi mi scoccò un
sorrisetto fastidioso che ignorai.
Nonostante
l’accoglienza calorosa del giovane agente, nella stanza
regnava un’atmosfera
gelida.
Avrei
voluto
rimpicciolirmi e svanire.
Ryuzaki
ringraziò il
signor Yagami per aver recuperato i video e mandò Aizawa
alla scientifica per
farli analizzare. Il tutto senza degnarmi di uno sguardo. Il che fu
un’autentica fortuna, perché non ero assolutamente
in grado di sostenerlo.
“
Vi dispiace scusarci
un momento?” Affermò quando Aizawa fu uscito, con
voce incolore.
Nessuno
fiatò.
Io
tentai di
allontanarmi alla chetichella verso la mia camera.
“
Fermati.” Mi intimò
Ryuzaki. La sua voce era più fredda di un iceberg.
Doveva
essere
furibondo.
Deglutii
e feci come
aveva detto.
“
Andiamo nella tua
stanza per favore.” Disse con quel tono metallico che non mi
ispirava certo
alcuna voglia di accondiscendere.
Non
mi mossi di un
millimetro.
Lui
fece quello che
avevo temuto, puntò gli occhi neri e profondi come voragini
nei miei. Erano del
tutto imperscrutabili.
Constatando
che non
accennavo a seguirlo, serrò il pollice e l’indice
intorno al mio polso e tirò,
costringendomi ad andargli dietro.
Connor
non approvò,
fece per scattare verso di noi, ma io lo guardai scuotendo la testa.
Lui
si bloccò con
estremo rammarico, regalando a Ryuzaki un’occhiata di puro
veleno.
Quando varcammo la soglia
della mia camera,
fui tentata di aggrapparmi allo stipite della porta, ma preferii
risparmiare ai
già basiti presenti, la scena pietosa.
“Cagasotto..”
Rigirò il coltello nella piaga
la stramaledetta vocina.
Ryuzaki
chiuse la porta
alle nostre spalle e riprese a guardarmi con insistenza.
Mi
parve diventato più
alto, ma era senza dubbio autosuggestione la mia.
Restammo
senza dire una
parola per diversi minuti.
Quello
sguardo
nerissimo e inespressivo metteva a dura prova i miei nervi.
Per
quanto tempo
sarebbe andato avanti a torturarmi?
Temevo
che avrei finito
col piangere e non ci tenevo particolarmente a fare la figura della
mocciosa
frignona.
“
Mi dispiace tanto.”
Sussurrai infine abbassando gli occhi.
“
Non farlo mai più.”
Disse continuando a scrutarmi.
Annuii.
“
Stai mentendo. Se si
ripresentasse una situazione simile correresti nuovamente in aiuto di
Connor.
Non è vero?” Mi smentì tagliente.
“
Si lo farei.” Ammisi.
“
Come posso evitarlo?
Devo farti tornare a New York? Chiuderti qui dentro e tenerti
sottocontrollo
per evitare che tu rischi la vita?”
Mi
sentii terribilmente
in colpa. Non avevo considerato che il mio comporta memento oltretutto,
lo
distoglieva anche dalle indagini.
Tuttavia
i miei rimorsi
erano perfettamente inutili, siccome mi sarei comportata nella stessa
maniera
potendo tornare indietro.
“Io..”
Cominciai.
“
Posso capirti Akiko.”
Mi interruppe lui con un’inflessione leggermente
più morbida nella voce.
“
O meglio, posso
capirti da questa sera.”
Lo
guardai con aria
interrogativa.
“Finora
non mi ero mai
trovato ad avere paura per qualcuno..” Mi rivelò,
appoggiandosi l’indice alle
labbra.
Attesi
che proseguisse.
“
Ma non ho avuto
davvero pace finché non sei tornata..”
Mormorò stropicciandosi i jeans.
Sentii
il mio battito
cardiaco accelerare.
“Akiko..
Tu e Watari
siete le uniche persone.. Che ho accanto.. Perciò stai
attenta. Ti prego.”
Concluse, abbassando lo sguardo a sua volta.
Quelle
parole dovevano
essergli costate una fatica immane.
Non
dissi nulla.
Semplicemente lo abbracciai con delicatezza e lo baciai, affondando le
dita nei
capelli neri perennemente arruffati.
Lui
ricambiò il bacio,
abbandonandosi più del consueto.
Con
mio stupore,
accennò una lieve carezza sul mio capo.
Quando
ci separammo,
osservò:
“
Dovresti toglierti la
camicia.”
Io
avvampai.
“Ryuzaki..
Non è il
caso, sono tutti di là..” Farfugliai.
Lui
assunse
un’espressione vagamente perplessa, poi replicò:
“
Mi hai frainteso
Akiko. Sei ferita e intendo medicarti. O preferisci che provveda
Watari?”
Arrossii
ancora di più.
“Bella
figura!”
Sghignazzò la vocina, sadica.
Effettivamente,
laddove
mi ero tagliata con i vetri dopo che il
sovrintendente
Yagami aveva fatto irruzione a Sakura TV, si erano formate tante
piccole
macchie di sangue sul tessuto.
Ero
talmente stordita
dagli eventi, che mi sentivo come anestetizzata.
“N-no..
Fai tu grazie.”
Balbettai, inorridendo al pensiero che Watari mi vedesse mezza nuda.
Anche se
probabilmente era già avvenuto. Per televisione come se non
bastasse.
“
D’accordo, torno
subito.” Ribatté Ryuzaki.
Ricomparve
quasi
immediatamente, munito di un kit del pronto soccorso.
Io
cincischiai a lungo
con i bottoni della camicetta prima di toglierla.
Mi
sentivo piuttosto in
imbarazzo.
Guardandomi
addosso,
scoprii di essere ricoperta di piccole ferite.
Il
mio infermiere
avrebbe avuto un bel daffare.
“Ahi!”
Mi lamentai
quando estrasse il primo frammento di vetro con le pinzette.
“Stai
ferma..” Protestò
Ryuzaki quando cercai di sottrarmi a una nuova incursione di quegli
strumenti
maligni.
“
Fa male..” Mugugnai
lamentosa.
“
Non posso farci nulla
se ti sei ridotta così.” Mi fece notare sorridendo
brevemente.
Maledetto,
in un modo o
nell’altro si sarebbe vendicato.
Grugnii.
Dopo
una mezz’ora
abbondante di agonia, ero disinfettata e incerottata. Il mio busto e le
mie
braccia sembravano quelle di una mummia. Non osai immaginare come sarei
riuscita a prendere sonno.
“
Grazie.” Dissi a Ryuzaki quando uscì dal
bagno, dopo essersi lavato le mani.
Anche
se a dirla tutta,
per utilizzare pinzette, cotone e garze, si era servito unicamente di
pollice e
indice.
“
Devo parlare con
Connor ora.” Mi annunciò a un certo punto.
“
D’accordo.” Replicai,
non afferrando dove fosse il problema.
“
Ti dispiacerebbe
restare qui?”
Ecco
qual’era il
problema.
“Immagino
che la tua
non sia una vera richiesta.” Dichiarai.
“Esattamente.”
Confermò.
“
Non gli farò alcun
male.” Aggiunse per rassicurarmi.
Non
ne ero affatto
persuasa, ma visto che non avevo alternative, guardai la sua sagoma
ingobbita
sparire dietro la porta.
Decisi
di restare in
ascolto, per precipitarmi fuori nell’eventualità
che sentissi rumori
allarmanti.
Difatti,
udii un gran
trambusto e proteste accorate, ma non riuscii a distinguere le voci.
Feci
per aprire la
porta, ma mi resi conto che era stata chiusa a chiave
dall’esterno.
C’era
senz’altro lo
zampino di Ryuzaki.
Picchiai
forte
sull’uscio, invelenita.
Quasi
subito, Watari
venne ad aprire.
Entrai
in soggiorno
come una furia.
Ryuzaki,
appollaiato su
una poltrona, stava mangiando una fetta di meringata ai frutti di bosco.
Sul
divano erano seduti
Matsuda e Yagami, che non sapevano da che parte guardare.
“
Dov’è Connor?”
Tuonai.
“Sono
qui.” Rispose una
voce ringhiosa alle mie spalle.
La
porta della camera
che in teoria doveva appartenere a Ryuzaki, ma pressoché
inutilizzata, era
aperta. Connor si trovava al suo interno, ammanettato al comodino.
“ Cosa
significa?!” Trasecolai.
Connor
non rispose e
assunse un’espressione stoica da martire cristiano.
Ryuzaki,
giocherellando
con un boccone di torta mi illustrò, placido:
“
E’ una precauzione finché
non stabilisco cosa fare con lui. Non posso lasciarlo andare via, date
le
informazioni in suo possesso. Quando deciderò, lo
libererò.”
Connor
proruppe in una
serie di imprecazioni contro Ryuzaki, assolutamente poco eleganti. Lo
stoicismo
da martire cristiano si era già esaurito.
Il
destinatario degli
affettuosi epiteti, lo ignorò, continuando a gustare il suo
dolce, serafico.
“
Ryuzaki questo è
assolutamente ridicolo. E’ sequestro di persona e non venirmi
a dire che tu sei
la giustizia!” Proruppi indignata.
“
Vuoi un po’ di
meringata?” Fu la risposta di cui mi degnò.
“No!”
Sbottai.
“Peccato,
è davvero
squisita.” Controbatté con la bocca piena.
“
Lo libererò!”
Esclamai in preda alla stizza.
“Puoi
provarci e finire
a fargli compagnia.” Mi informò Ryuzaki con non
curanza, leccandosi un dito
sporco di panna montata.
Fu
il mio turno di
imprecare.
Assolta
quella
bruciante impellenza, raggiunsi Connor e mi sedetti a suo fianco,in
preda a un
travaso di bile.
“
Divertitevi.” Ci
augurò Ryuzaki.
Io
e Connor imprecammo
all’unisono.
Ringraziamenti
e sproloqui dell’autrice:
E
anche questo capitolo
è concluso!!! Come sempre ringrazio tutti i lettori, nessuno
escluso! Un grazie
anche a Ellina007, Miss
Revenge,
NeMeSis, _Dubhe_
e Tigre
che hanno aggiunto questa storia tra i
preferiti e naturalmente coloro che recensiscono, rendendomi tanto,
tanto
contenta ^__^
Ma
prima mie care un
breve sondaggio: Come avrete notato è riapparso Connor (come
non notarlo direte
voi, ha imperversato per tutto il capitolo XD) e sono attanagliata da
un
dubbio, mi chiedo se farlo tornare negli USA oppure farlo restare in
Giappone.
La seconda ipotesi mi metterebbe un pelo più in
difficoltà, per via di
questioni gestionali (è già arduo muovere un
personaggio inventato di sana
pianta nella trama di Death Note, figuriamoci due) ma senza dubbio
renderebbe
le cose più interessanti. Aspetto le vostre opinioni ^.^
E
ora passiamo alla mia
parte preferita, rispondere i vostri commenti ^__^ (N.D. vocina di
Audrey: “
Certo, lei scrive la storia per rispondere ai commenti..”
*rotea gli occhi*
N.D. Autrice: “ Ma sei una vocina, come fai a ruotare gli
occhi??? *fine
delirio*)
Anzi
quasi dimenticavo!
Un grazie speciale a Umpa_Lumpa perché
è lei che
ha avuto la visione di Connor
ammanettato al comodino ^___^
Ecco,
ora ci sono
davvero:
Hope87:
E’
vero sono stata molto cattiva e sadica a interrompere così
un
capitolo.. Ma la vocina il sadismo da qualche parte doveva pur averlo
preso
ghghg N.D. Vocina: “Non accomunarmi a te! *con tono
sdegnato*.. Basta questa
sera non so proprio cos’ho.. La Primavera? La demenza senile?
Chissà.. Ti
lascio in pace, sperando che tu abbia gradito il seguito ^_^
Bilu_Emo:
Spero
che in questo capitolo tu abbia trovato risposta ai tuoi quesiti
^_^ E’ inutile, Connor si trova sempre al posto sbagliato,
nel momento
sbagliato.. La scena tragicomica in effetti c’è
stata, o forse dovrei definirla
demente? Si forse si ^^’’’’
Matsuda non cambierà mai, è inutile, in tal
proposito devo programmare altre figuracce da fargli fare XD Sono
contentissima
che il capitolo ti sia piaciuto.
Umpa_Lumpa:
Certo
che mi interessa Parigi, *canta “La vie en rose*, difatti ti
ho
subito tormentata su msn ^_^ Quanto al capitolo, devi sempre (ma quando
mai?)
rompermi le uova nel paniere, ecco eccoooo *si lagna rotolandosi e
facendo i
capricci* in questi casi, basta esclamare a bruciapelo la mia vera
età e io
cado immediatamente in stato catatonico davanti a una telenovela
brasiliana con
un plaid sulle ginocchia.. Infallibile, funziona sempre.. Scherzi a
parte,
rileggendo il capitolo ho capito perché non ti sia piaciuto
granché, il finale,
sebbene più interessante, mi aveva fatto inorridire per la
sintassi da
analfabeta.. Ho provveduto a dargli una rabberciata
-.-‘’’’ Comunque mai
più
pubblicherò senza rileggere come si deve! Spero che questo
aggiornamento ti sia
piaciuto di più e che tu abbia apprezzato la famosa scena,
forse ho sconfinato
un po’ troppo nell’assurdo, ma per un capitolo, ho
trovato potesse starci XD
Himeno
chan: Ti
immagino mentre prendi a calci Matsuda e rido XD Non preoccuparti,
abbiamo tutti degli impegni! Grazie dei complimenti ^__^
Hoshimi:
Tranquilla
cara, ti capisco perfettamente, io non ho avuto tempo di
rispondere ai commenti due capitoli fa tanto ero di fretta!
L’importante è che
la storia continui ad appassionarti, è questo che conta per
me!!! Ti ringrazio
tantissimo per il commento e i complimenti ^_^
La
gre: Grazie
mille! Le tue recensioni sono sempre carinissime e mi fanno
davvero tanto piacere!!! Al solito sono contenta che i personaggi
restino IC e
che la storia ti faccia ridere!!! La vocina ringrazia (se ha un punto
debole è
la vanità XD) Grazie ancora!!!
Liar:
Ecco
un altro capitolo XDDD Ti ringrazio, sono contentissima che
l’aggiornamento ti sia piaciuto e concordo con te: Matsuda
è un idiota (ma un
idiota divertente XD) e Light odioso..Lo odio grrrrrr… Come
posso tormentarlo?!
Ok basta sproloquiare XD
NeMeSis:
Ciao
e benvenuta nuova recensitrice!!! Mi piace questa parola, io avevo
coniato “recensrice” ma recensitrice è
molto più bella *___* Brava!!! * si
entusiasma* Come
avrai capito non sono
granché in quadro
^^’’’’ Come sempre rimango
molto impressionata quando leggo
che avete letto (notare il leggo-che-avete-letto
-.-‘’’) tutta la storia di un fiato..
Ma tu mi stupisci ancora di più, ormai erano ben sedici
capitoli di sproloqui..
Quindi grazie davvero, della pazienza, dell’attenzione e dei
complimenti che mi
hai fatto..E anche di aver consigliato questa storia alla tua migliore
amica,
spero le piacerà ^^ Sono contentissima che questa storia ti
abbia fatta finora
ridere, è uno dei miei obiettivi primari e anche che trovi
che Audrey e L siano
perfetti insieme..WoW..^//^.. Sovente mi sono chiesta se inserire
qualche
dettaglio triste nel
passato di Audrey,
ma poi ho preferito che fosse una persona completamente serena e
soprattutto
molto buffa.. Mi vedevo una ragazza così a fianco di L, che
riuscisse a farlo
ridere.. Ok basta tediarti e grazie
ancora!!!
Anche
per questa volta
ho finito di stressarvi.. Un bacione a tutte quante e alla prossima!!!
^__^
Alice
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Capitolo 18 *** Dono ***
18.
Dono
“
Tu sei completamente
pazza. ” Affermò Connor per l’ennesima
volta dopo avermi sentita raccontare in
breve, gli eventi degli ultimi mesi.
“Piantala
di
ripetermelo o vado in camera mia e ti lascio in compagnia del
comodino!”
Sbuffai esasperata.
“
Posso dirtelo un’
ultima volta?” Mi canzonò lui.
“No!”
Sbottai.
Poteva
almeno usarmi la
cortesia di mostrare un minimo di gratitudine, siccome avevo rinunciato
a una
deliziosa meringata ai frutti di bosco per amor suo.
“Come
preferisci..”
Sbadigliò, cercando di stiracchiarsi.
Il
tintinnio della
catena al suo polso lo riportò all’amara
realtà.
“
Appena uscirò da qui
giuro che lo denuncio quello scheletro occhiauto!”
Ringhiò, infervorandosi
nuovamente.
Nell’altra
stanza,
nessuno diede segno di averlo udito.
“
Sarebbe del tutto
inutile.” Gli feci presente, senza badare agli insulti
rivolti a Ryuzaki.
Vista
la situazione
comprendevo lo stato d’animo del mio amico e, dal canto mio,
mi sentivo
fortemente irritata.
“
Perché?” Domandò
Connor seccato.
“
A chi intenderesti
denunciarlo?” Chiesi piatta.
Mi
guardò come se
avessi perso il lume della ragione.
“
Alla polizia è ovvio.”
Replicò, scandendo le sillabe.
Detestavo
quando faceva
così.
“
E secondo te la
polizia prenderebbe in considerazione una querela contro
l’uomo di cui esegue
gli ordini?” Gli feci notare piccata.
“
Maledettissimo bast…”
“Connor
basta
adesso!!!” Lo interruppi prima che terminasse il suo colorito
improperio.
Mi
scoccò un’occhiata
carica di risentimento e io tentai di rabbonirlo con un buffetto sulla
testa,
con scarso successo.
Per
quella sera avevamo
esternato le nostre rimostranze a sufficienza. Matsuda era rimasto
traumatizzato dal mio turpiloquio.
“
Accendiamo la
televisione e sentiamo cosa dicono i notiziari su Kira.” Proposi di malavoglia.
Se
non altro mi sarei
potuta distogliere dall’umore radioattivo del novello
sorvegliato speciale.
Appena
accesi
l’apparecchio, sullo schermo apparve una mia immagine in
reggiseno e casco che
pareva occupare l’intero monitor.
“
Oh no..” Frignai.
Connor
sghignazzò.
“
L’identità dell’esibizionista apparsa
davanti
agli studi di Sakura TV, rimane avvolta nel mistero. Non si riescono a
comprendere le ragioni che hanno spinto la sconosciuta a compiere un
gesto
tanto folle. L’ ipotesi più accreditata
è che si tratti di una fanatica di Kira,
che ha sfruttato la tragica circostanza per farsi notare dal suo
idolo.. Un
comportamento riprovevole che..”
Spensi
immediatamente,
non volevo sentire altro. Ero furiosa oltre che dannatamente
imbarazzata.
L’ingrato
a mio fianco
al contrario, sembrava una iena ridens. Aveva praticamente le lacrime
agli
occhi da quanto se la spassava.
Gli
pizzicai un braccio
con ferocia.
La
risata gli morì in
gola. Fece per scattare in avanti a ricambiarmi il favore, ma venne
trattenuto dalle
manette e io ebbi modo di portarmi a distanza di sicurezza.
“
Vigliacca!” Mi
accusò.
Io
sorrisi
malignamente.
Lui
si voltò, offeso.
Feci
altrettanto.
“La
vostra immensa
maturità è sempre commovente.”
Osservò la vocina.
“
Gradite del crème
caramel?” Esordì Watari che si era come
materializzato dal nulla.
Senza
ombra di dubbio
c’era lo zampino di Ryuzaki in quella repentina apparizione.
“
No, grazie.” Mormorai
mestamente.
Accettare
sarebbe stato
un segno di cedimento.
“
Lo sciopero dei
dolci, interessante.. Saresti l’orgoglio di
Gandhi.” Mi irrise la mia
coscienza, che doveva probabilmente mantenere una media di insulti
giornalieri.
“
Volentieri!” Accettò
Connor entusiasta tendendo la mano libera verso il vassoio.
“
Giuda traditore!”
Protestai.
“
Ma io ho fame!” Si
lagnò afferrando la sua porzione di dolce con sguardo avido.
Sospirai
rumorosamente.
“
E’ sicura di non volerne
signorina Akiko?” Domandò ancora il presunto
maggiordomo con aria benevola.
Sentii
il mio stomaco
gorgogliare rumorosamente. Nemmeno io avevo ancora messo nulla sotto i
denti.
Arrossii.
Watari
non fece
commenti e mi porse una generosa razione di cremè caramel
sorridendo bonario.
Mi
ci avventai come uno
sciacallo.
“
Ma questo è un
quartier generale investigativo o un’industria
dolciaria?” Bofonchiò Connor con
la bocca piena.
“
Non sono certa di
saperlo neanche io!” Replicai, a mia volta con la voce
impastata dal dolce che
stavo trangugiando.
Scoppiamo
a ridere
entrambi facendoci andare tutto di traverso.
“
Che schifo.” Commentò
la vocina.
“
Scusami per prima.”
Mormorò Connor quando ci fummo ripresi.
“Mi
hai salvato la
vita.” Aggiunse serio.
“
Non preoccuparti. In
effetti ero davvero ridicola.” Sorrisi.
“
Posso chiamarti “
Esibizionista misteriosa”?” Chiese ironico.
“Solo
davanti a mia
madre.” Ridacchiai.
“
Audrey..” Proruppe
improvvisante.
Gli
sferrai una
gomitata.
“Ahi!
D’accordo
Aki..Emh..” Tentò di correggersi.
“Akiko.”
Gli venni in
soccorso.
“Akiko.”
Ripeté lui
sperando di imprimerselo nella memoria.
Esitò
un istante,
durante il quale lo osservai incuriosita. Poi prese a frugarsi nei
jeans con la
mano non ammanettata. Non gli riusciva granché bene.
“
Ti serve aiuto?”
“
No grazie. Non vorrei
turbare Poker d’ossa di là.. Se ti vedesse
mettermi le mani addosso mi
ritroverei alla gogna.” Sogghignò Connor
impertinente.
Forse
non aveva tutti i
torti.
“
Comunque ce l’ho fatta.”
Mi annunciò estraendo qualcosa da una tasca.
“Vorrei
che lo tenessi
tu.” Dichiarò porgendomi un oggetto che conoscevo
molto bene.
Uno
zippo d’argento che
era appartenuto prima a suo nonno, poi a suo padre. Alla sua morte,
avvenuta
quando Connor era appena dodicenne, lo aveva lasciato al figlio.
Sapevo
quanto quel
ricordo significasse per lui.
“
Io n-non posso..Non
posso..” Balbettai con un fil di voce.
Connor
si avvicinò a me
il massimo consentito dalle manette che lo trattenevano al comodino e,
guardandomi intensamente con occhi azzurri, depose lo zippo sul palmo
della mia
mano, rinchiudendo delicatamente quest’ultima dentro la sua.
“
E’ un portafortuna e
in questo momento mi pare che tu ne abbia più bisogno di me.
Si tratta solo di
un prestito, quando questa storia sarà finita me lo
restituirai, d’accordo?”
Disse con inusuale dolcezza.
Annuii
con un groppo in
gola.
Poi contemplai
l’accendino fugacemente. Era
come ricordavo: in semplice argento satinato con sopra incise le
iniziali
“C.R.” . Esse avevano significato “
Charles Reeves” poi “Cail Reeves” e
ora stavano per
“Connor Reeves”. Mi
sembrava ingiusto appropriarmi di qualcosa di tanto prezioso, di un
unico
oggetto che riuniva tre generazioni..
“
Coraggio mettilo
via!” Mi esortò Connor che senz’altro
sapeva quello che mi stava passando per
la mente.
“
Grazie..” Acconsentii
riponendo lo zippo in tasca.
Restammo
per un momento
senza parlare, entrambi commossi.
Fui
io a spezzare il
silenzio prima che ci ritrovassimo a piangere abbracciati come nei
migliori
telefilm pregni di buoni sentimenti:
“
Devi ancora spiegarmi
chi è Julia.. Dove l’hai conosciuta?”
Il
mio interlocutore
arrossì.
“
Dai non farti
pregare..” Incalzai.
“
L’ho conosciuta in un
fast-food..”
“
Credevo che odiassi
il cibo dei fast-food..” Osservai perplessa.
“
Infatti ma.. Ci ho
lavorato e lei era una mia collega..” Ribatté
titubante.
Capii
istantaneamente.
“Lo
hai fatto per
poterti permettere il viaggio fin qui giusto?” Quasi
bisbigliai, lo stomaco
oppresso da un bruciante senso di colpa.
Connor
annuì.
“
Mi dispiace.. Io ti ripagherò
tutto!” Esclamai.
“
Ma sei scema?!” Saltò
su indignato.
“
Spero solo che tu non
abbia perso troppe lezioni.” Mi preoccupai, mordicchiandomi
il labbro.
“
Assolutamente no.” Mi
rassicurò con un sorriso.
Dopodiché
prese a
perlustrare nuovamente i suoi jeans e dopo aver armeggiato con il
portafoglio, mi
passò un’istantanea.
La
foto era stata
scattata a Central Park e ritraeva Connor in compagnia di una ragazza
molto
carina, dall’aria simpatica. Aveva capelli rossi, lisci con
la frangetta e
occhi verdi da gatta. Le lentiggini che le tempestavano il nasino
all’insù le
donavano molto.
“
Questa è Julia.”
Affermò fiero.
“
Senza dubbio non
credevo fosse Dave con un’altra acconciatura.” Lo
punzecchiai.
Lui
mi mostrò la
lingua.
“
Che te ne pare?”
Chiese esitante.
Non
potevo dirgli che
mi piaceva dopo tutte le cattiverie con cui aveva subissato Ryuzaki per
mesi.
Tuttavia era difficile criticare quella ragazza deliziosa.
“
Ha troppe lentiggini.”
Decretai non riuscendo a escogitare di meglio.
Connor
scoppiò a ridere.
“E’
la stessa cosa che
mi ha detto Eleanor.” Mi rivelò.
La
povera ragazza avrebbe
trovato un osso duro in lei. La sorellina di Connor infatti, coltivava
la pia
illusione che un giorno io e suo fratello, saremmo convolati a giuste
nozze. A nulla
valeva farle notare che
ci scannavamo di continuo e che la nostra unione sarebbe terminata in
breve
tempo in maniera cruenta.
“
Non invidio Julia per
niente.” Ghignai.
“Manco
io.” Mi fece eco
lui.
“
A proposito, come ha
preso il tuo viaggio?” Volli sapere.
“
Le ho detto che dovevo
assolutamente aiutare la mia più cara amica in una
situazione difficile, ma non
sono sceso nei dettagli.”
“
E lei non ha fatto
domande?” Mi stupii.
“No,
ha detto che
capiva e che mi avrebbe aspettato.” Rispose Connor.
“
Che santa donna!”
Commentai.
Lui
abbozzò un sorriso
sognante.
Chissà
se si era reso
conto di essere innamorato.
Gli
scompigliai
affettuosamente i riccioli castani, riportandolo alla realtà.
“
Grazie per tutto
quello che hai fatto per me.” Mormorai.
“Di
nulla. Anche se a questo
punto temo di averti complicato la vita anziché
aiutarti.”
A
entrambi sfuggì una
risata.
“ E’ il
pensiero che conta no?” Conclusi.
“Già..”
Concordò Connor
soffocando uno sbadiglio.
Doveva
essere esausto.
Io stranamente ancora non avvertivo la stanchezza che sarebbe dovuta
piombarmi
addosso dopo la scarica di adrenalina degli ultimi avvenimenti. Il che era un bene,
siccome sdraiarmi mi
sarebbe risultato difficoltoso a causa delle ferite.
Mi
congedai da Connor
schioccandogli un bacio sulla fronte e assicurandomi che fosse in grado
di
mettersi in una posizione comoda per riposare, nonostante
l’impedimento
costituito dalle manette.
*
Nel
soggiorno della
suite rimaneva solamente Ryuzaki.
Stava
osservando le
copie dei video di Kira con estrema attenzione, raggomitolato su una
morbida
poltrona. Si mordicchiava il pollice, segno di profonda concentrazione.
“
Cosa vuoi fare con
Connor?” Chiesi senza preamboli, badando a mantenere un tono
di voce fermo e
deciso. Il che rimaneva semplice da attuare finché il suo
sguardo non
incrociava il mio.
“
Non posso lasciarlo
andare.” Replicò proseguendo imperturbabile la sua
attività.
“
Quindi intendi
tenerlo ammanettato al comodino finché il caso Kira non
sarà risolto?” Proruppi
incredula.
“
Sa troppe cose.”
Dichiarò con gli occhi sempre fissi sul monitor.
A
larghe falcate lo
raggiunsi, interponendomi fra lui e lo schermo.
Mi
guardò impassibile.
E
io persi le staffe:
“
La verità è che ti stai
vendicando di Connor perché mi sono ritrovata in pericolo
per salvarlo! Solo che
non vuoi ammetterlo, perché non tolleri di provare dei
sentimenti che offuscano
la tua capacità di giudizio..In realtà sai
benissimo che lui non andrebbe mai a
spiattellare in giro nulla di questa storia, perché
è un mio amico e non mi
nuocerebbe per nessuna ragione! In ogni caso è mia la colpa
di quello che è
accaduto, ed è profondamente ingiusto che sia lui a pagarne
le conseguenze
perché non ti piace!” Conclusi infervorata.
Ryuzaki
mi scrutò a
lungo.
Pareva
quasi perplesso
dalla mia insolita veemenza.
“
Forse hai ragione..”
Mormorò senza smettere di fissarmi.
Non
mi aspettavo una
simile risposta. Riusciva a spiazzarmi sempre e comunque.
“
Allora è..Libero?”
Azzardai.
“
Non esattamente, ma
domattina potrai togliergli le manette.” Mi concesse.
“
Potrei già farlo ora.”
Gli feci notare.
“
D’accordo.”
Accondiscese lui non propriamente entusiasta.
Poi
mi porse una
piccola chiave.
Io
mi chinai verso la
poltrona e depositai un lieve bacio sulle sue labbra che sapevano di
meringa.
Prima
di entrare nella
stanza dove stava dormendo Connor, mi voltai a guardare Ryuzaki. Aveva
ripreso
a controllare i video, ma sul suo volto era affiorato un impercettibile
sorriso.
Connor
non si accorse
nemmeno che lo stavo liberando, dormiva della grossa, russando piano.
*
“
Che ne faccio di
queste?” Domandai scuotendo le manette, quando tornai in
soggiorno.
“
Se foste entrambi più
svegli potreste farci molte cose..” Suggerì la
vocina inopportunamente.
Io
avvampai,
realizzando l’assoluta ambiguità della mia uscita.
“
Dalle pure a me.”
Ribatté Ryuzaki senza dare segno di essersi accorto di nulla.
Gliele
porsi evitando
di guardarlo in faccia.
“
Beh buonanotte..”
Bofonchiai. Non vedevo l’ora di barricarmi in camera mia e
seppellirmi sotto
una coltre di coperte dalla vergogna.
“Ti
dispiace se.. Vengo
con te?” Mi propose Ryuzaki fissandomi intensamente.
Notai
che si stropicciava
nuovamente i jeans.
La
sua proposta mi
lasciò basita.
“
Sei sicuro?” Mi
ritrovai a chiedergli esitante.
“Si.”
“
Beh.. Certo che puoi
venire anche tu!” Farfugliai con il cuore che batteva a mille.
Lui
si accinse a
sollevare la poltrona per trasportarla in camera mia ma lo bloccai.
“Ho
una soluzione
alternativa.” Annunciai.
Dopo
aver ammucchiato
un’infinità di cuscini sulla testiera del letto,
feci segno a Ryuzaki di
accomodarsi. Avevo prodotto una specie di poltrona su cui poteva
raggomitolarsi.
Parve
soddisfatto del
risultato.
Mi
sistemai a mia volta
a suo fianco, in cerca di qualcosa da dire, ma mi accorsi che non ce
n’era
assolutamente bisogno, bastava la reciproca vicinanza a farmi sentire
bene. E
lo stesso doveva valere anche per lui.
Mi
ritrovai a pensare
alla foto di Julia e Connor: insieme, abbracciati alla luce del sole,
in mezzo
alla gente. Ci sarebbero stati anche per noi un giorno fotografie e
abbracci?
Conclusi che non mi interessava particolarmente, purché
potessi continuare a
stargli vicina.
“
Non mi importa sai?
Anche se i momenti per stare insieme sono pochi.. Mi basta essere con
te.”
Sussurrai.
Lui
prese a scrutarmi a
lungo, probabilmente per vagliare se quella che stavo dicendo era la
verità.
Alla
fine mi sorrise e
con la lieve titubanza di chi non è abituato a certi gesti,
che lo
contraddistingueva, mi baciò.
Non
scenderò nei
dettagli di ciò che seguì quel bacio, ma quella
fu una notte indimenticabile.
*
“
Ho stabilito che per
ragioni di sicurezza, non potrai lasciare il Giappone fino al termine
delle
indagini e che rimarrai sotto la mia sorveglianza. Tuttavia sei libero
di
muoverti come preferisci, a patto che non tenti la fuga.”
Comunicò atono
Ryuzaki a Connor la mattina seguente.
“Ma
non può restare
qui, è pericoloso, deve tornare a casa!” Protestai
vivacemente.
“
Non me ne andrei
comunque, visto che ho appurato che tu non sei assolutamente in grado
di
proteggerla. Al tuo posto non avrei mai permesso che corresse un
rischio come
quello di ieri.” Controbatté Connor poco
diplomaticamente e, a giudicare dall’espressione,
godendosi ogni sillaba pronunciata.
“Non
esagerare!” Lo rimproverai.
“E’
inutile che sprechi
il fiato, arrenditi, nessuno dei due ti dà retta.”
Mi diede il buongiorno la
vocina.
“
No, ha ragione.” Disse
Ryuzaki a sorpresa.
Persino
Connor perse
parte della sua baldanza dopo quella sconcertante ammissione.
Ryuzaki
ne approfittò
per regalargli un’occhiata raggelante.
Il
destinatario
digrignò i denti.
Non
ero per niente
soddisfatta. Connor e Ryuzaki sotto lo stesso tetto non promettevano
nulla di
buono.
“Ho
inoltre un’altra faccenda
da sottoporvi.” Ci annunciò.
Restammo
in attesa di
delucidazioni.
“
Avvicinatevi per
favore.” Ci esortò, piazzandosi dietro il suo MAC
bianco.
Io
lo raggiunsi subito,
incuriosita. Connor si alzò di malavoglia, impegnandosi per
impiegare il
maggior tempo possibile nel percorrere
i
tre metri che lo separavano dalla destinazione. Strascicò
anche i piedi.
Quando
desiderava, sapeva
essere davvero irritante. A
me già prudevano le mani, Ryuzaki al contrario, manteneva
una calma
olimpionica.
Connor
assunse un’espressione
delusa, che divenne di meraviglia non appena ci venne mostrato il
progetto di
un imponente grattacielo sul monitor del portatile.
“
Chi è l’autore?” Non potei
trattenermi dall’esclamare.
“
Io. Si tratta del
nuovo quartier generale per le indagini.” Mi
illustrò Ryuzaki.
Boccheggiai.
“Tu?”
Trasecolò Connor.
Doveva essere un duro colpo per la sua autostima.
“Si.”
Confermò Ryuzaki.
Sia
io che Connor,
restammo a bocca aperta.
“Occhio
alle mosche.”
Consigliò la vocina.
“Vorrei
che
partecipaste alla sua realizzazione. Ho già dato
disposizioni affinché appaia
nel vostro curriculum universitario come tirocinio. Vi
occuperà cinque ore
giornaliere e inizierete dopodomani.” Spiegò senza
badare alla nostra
improvvisa catatonia.
Connor,
cercava di non
mostrare il suo entusiasmo senza peraltro riuscirci, si agitava
talmente che
pareva avesse delle tarantole nelle mutande.
Io
invece, ero sì
elettrizzata alla prospettiva di partecipare a un lavoro tanto
complesso, ma mi
rendevo anche conto che si trattava di uno stratagemma di Ryuzaki per
tenerci
fuori dai piedi.
“
Un’ ultima cosa, per
ora non fatene parola con i membri della squadra
investigativa.” Ci istruì.
Annuimmo
entrambi.
“
Akiko.. Domani
chiederò a Light di partecipare alle indagini, sarebbe
meglio non esternare
troppo la natura del nostro rapporto.” Aggiunse ancora.
“Come
se di solito vi
giuraste amore eterno davanti al sovrintendente Yagami.”
Intervenne la vocina.
Mi
ritrovai ad annuire
nuovamente, per nulla lieta della notizia.
“Chi
è Light?” Si
informò Connor una volta in camera mia, dopo
l’arrivo degli agenti.
“
E’ il figlio dell’uomo
con i baffi che ci ha quasi investito ieri sera. E’
così perfetto che sembra
uscito dall’industria Mattel.” Lo resi edotto.
Lui
mi osservò
perplesso.
“
E’ anche sospettato
di essere Kira.” Dissi con studiata non curanza.
Connor
sputò il the che
stava sorseggiando placidamente.
“
E parteciperà alle
indagini?!” Quasi gridò.
“Così
pare.” Constatai
mesta.
Non
ero affatto
tranquilla.
Ringraziamenti
e sproloqui dell’autrice:
Chiedo
immediatamente
pietà e perdono per il mostruoso ritardo nella pubblicazione
di questo
aggiornamento!!! La scorsa settimana purtroppo è stata
campale, ho trovato un
lavoretto pomeridiano, ho dovuto studiare e anche cucire come una
disperata
sacramentando in lingue sconosciute per terminare un cosplay che dovevo
indossare sabato.
Siccome detesto
scrivere di fretta e di conseguenza male, ho dovuto a malincuore
rimandare la
stesura del nuovo capitolo..Che comunque non mi soddisfa
granché >.< Ma
bando alle ciance: Ringrazio
come sempre tutti i lettori, PetaloDiCiliegio
e Sabriel che hanno
aggiunto questa storia tra i preferiti e tutte
coloro che pazientemente e instancabilmente, recensiscono questa
storia..
Grazie di cuore!!! ^_^
La
gre: Grazie
come sempre della bellissima recensione!!! Sai che sono stata a
lungo indecisa se far effettivamente capitare qualcosa di
più in quella scena?!
Ho optato per il no perché c’era davvero una
bolgia di gente in quel momento XD
Però ho emh velatamente rimediato in questo chappy XDDD
Hope87:
Sono
contentissima che a tuo parere riesca a mantenere tutti i
personaggi IC e ad attenermi bene ai fatti, perché m i ci
impegno un sacco.. *_*..Riguardo
anche parti dell’anime se non mi ricordo qualcosa.. Forse
sono maniacale..^^’’’..
Grazie mille del commento!!!
Umpa_Lumpa:
Mi
godo il mio momento di gloriosa genialità, perché
nella prossima
recensione mi riempirai di insulti per avervi fatto attendere due
settimane un
capitolo di sproloqui..ç_ç.. Rimedierò
lo giuro!!! Ma le parti di passaggio non
sono il mio forte ^^’’’ Però
spero che tu abbia gradito le scene con Connor,
che vista la grande (?!) popolarità rimarrà in
Giappone!!! *Connor sorride ai
fotografi e autografa il cd di imprecazioni mie, sue e di Audrey che ha
venduto
Watari* Tutte le lettrici di questa fan fiction ne riceveranno una
copia
omaggio!!! Basta delirare, ti lascio in pace ora.. Grazie della scorsa
recensione che mi ha fatto tanto piacere ^_^
Bilu_Emo:
Sono
sempre felicissima di riuscire a farvi ridere!!! (la vocina mi
suggerisce che forse ho sbagliato genere di ff XD) Grazie del commento,
mi fa
molto piacere che tu abbia apprezzato il capitolo e sono
d’accordo con te,
Connor dona decisamente una nota più spassosa ^^
Miss
Revenge: Piacere
di conoscerti Anna!!! So che mi stai detestando molto
probabilmente, (anzi togliamo il probabilmente e lasciamo solo
“detestando
molto” che forse ha più senso), mi chiedi di
aggiornare presto e io cosa
faccio? Ritardo di due
settimane..Pietààààààààààààààààà
*si inginocchia sui
ceci* Però
davvero come ho scritto
sopra, la scorsa settimana è stata densa di impegni.. Di
solito aggiorno una
volta a settimana, di più non riesco proprio a fare, ti
chiedo di perdonarmi e
di avere pazienza!!! E non preoccuparti, prenditi pure tutta la
confidenza che
vuoi visto che mi dici che sono brava a scrivere ahahah XDDD (che donna
sfacciata che sono) a parte gli scherzi grazie del complimento, mi ha
fatto un
sacco piacere!!! Quanto al nomignolo “Poker
d’ossa” sono onorata che tu l’abbia
messo su msn..Qualcuno apprezza i miei scleri..Che bello..*_*.. Ora la
pianto
di ammorbarti ^_^
NeMeSis:
Ciao
El!!! Non preoccuparti, recensisci quando hai tempo/voglia.. Mi
scuso anche con te per il mega ritardo..Sono vergognosa
ç_ç.. Cambiando
argomento, giochi a pallavolo? Wow che invidia (n.d.Vocina di Audrey:
“ E’
negata per qualsiasi sport, a malapena cammina senza
inciampare”).. A proposito
della vocina, dici che Anna le somiglia?XD Ti rivelerò che
la vocina è
liberamente ispirata al mio ragazzo, un uomo che ha fatto del sarcasmo
uno
stile di vita XDDD Il tuo più caro amico ricorda Connor?!
Sono curiosissima *_*
La smetto di
tormentarti e ti ringrazio
tantissimo per i complimenti e per l’attenzione che stai
rivolgendo a questa
storia!!!
Hoshimi:
Grazie
cara!!! Non sai quanto sia contenta che trovi L IC anche nei
momenti romantici, devo sempre fare attenzione a non esagerare ed
è davvero una
faticaccia!!! * si
commuove* Felicissima
che ti sia piaciuto il capitolo ^^
Vampires
Tranny: Ho
riso un sacco leggendo “Popolo di Efpiani” XD
Grazie del complimento,
non ho proprio parole per esprimere quanto sia contenta che questa
storia
piaccia. Pensa che è la mia prima long-fiction e solo la mia
terza ff, non mi
aspettavo di avere così tanti lettori! Passando al capitolo,
Audrey in effetti
è sempre un po’ troppo arrendevole nei confronti
di Ryuzaki, spero che si sia
compreso che non è debole di carattere,
tutt’altro, però l’amore la rende un
po’
troppo indulgente.. In seguito, vedrai che prenderà una
posizione ancora più
marcata quando si presenterà una determinata situazione che
ora non anticipo ;)
Ary_tan:Molte
grazie della recensione, mi fa piacere che il ritorno di Connor
sia stato apprezzato perché mi sono affezionata molto a lui
e mi diverte
muoverlo! Alla fine ho optato per farlo restare e non preoccuparti, il
tuo non
è stato un consiglio inutile!!! Certo è che
Connor e Ryuzaki insieme faranno
impazzire Audrey credo XDDD
Candy:
Ciao
e benvenutissima!!! Grazie per la recensione, mi spiace averti
fatto attendere a lungo l’aggiornamento, spero che
continuerai a seguire la
storia nonostante qualche ritardo ^^’’’
Abbi pazienza.. Sono contentissima che
la storia ti piaccia ^_^
Ellina007:
Ti
ringrazio moltissimo dei complimenti e del commento!!! Alla fine per
quanto riguarda Connor ha vinto la maggioranza (che in fondo
caldeggiavo eh eh
eh) ed è rimasto!!! Sono felice che trovi che L sia sempre
IC ^_^
Liar:
Ahahaah
la vocina è perfettamente d’accordo con te e ti
strizza l’occhio
(anche se io continuo a farle presente che non può
perché è solo una coscienza,
ma lei mi ignora XD) Ogni idea per torturare Light è
assolutamente ben accetta
*tira fuori penna e blocchetto per prendere appunti con sguardo avido*
A
proposito, le tue recensioni vanno benissimo!!! ^_^
PetaloDiCiliegio:
Benvenuta
tra i lettori, sono contenta che questa
storia ti piaccia e soprattutto che trovi che Akiko sia la persona
adatta ad L,
non sai quanto mi onori aver creato un personaggio che secondo te ha le
caratteristiche adatte ^//^ Mi scuso per il ritardo
nell’aggiornamento e alla
prossima ^_^
Sabriel:
Benvenuta anche tu e grazie
mille
per aver dedicato tempo alla lettura della mia FF, ogni volta che
apprendo che
qualcuno l’ha letta tutta d’un fiato mi emoziono
moltissimo, non pensavo che
sarei riuscita a fare un simile effetto ^//^ grazie davvero!!! Ne
approfitto
anche per ringraziarti dei bellissimi complimenti che mi hai rivolto
sui
contenuti della storia (farvi ridere è un piacere) e sul mio
stile nello
scrivere.. So che sono ripetitiva con tutti questi ringraziamenti, ma
resto
davvero senza parole ^_^
Anche
per questo
aggiornamento ho finito di infastidirvi.. Avviso che purtroppo ( e qui
verrò
sommersa di insulti e ci scapperà anche qualche sassata),
è molto probabile che
ritardi anche col prossimo aggiornamento poiché ho
nuovamente un esame alle
porte -.- Se non altro ho quasi finito.. Vi domando scusa
anticipatamente e vi
chiedo di avere pazienza, garantendovi che non sforerò le
due settimane prima
del prossimo capitolo in ogni caso!!! Un grosso bacio a tutte e un
buonissimo
week end!!!
Alice
|
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Capitolo 19 *** Sviluppi ***
19.
Sviluppi
“ Questo Ryuga
Hideki è davvero peggio del
prezzemolo!” Constatò Connor quando dopo aver
cambiato canale se lo ritrovò
nuovamente davanti agli occhi.
“
Lo so fin troppo
bene, sono mesi che me lo sorbisco in tutte le salse..”
Sbuffai.
Nel
pronunciare quelle
parole, visualizzai nella mia mente l’idol ricoperto dei
più svariati
condimenti, dalla senape al ketchup. Infine lo immaginai dibattersi,
per poi sprofondare
in un barattolo di mostarda gelatinosa.
Mi
sfuggì una risata
maligna.
Connor
mi guardò
allarmato.
“
Hai trascorso troppo
tempo da sola.” Osservò.
Feci
spallucce e
sorrisi.
Nonostante
fossi
estremamente dispiaciuta di averlo involontariamente coinvolto
nell’assurda e
per giunta pericolosa situazione in cui versavo, ero contenta di averlo
vicino.
“
Aud..Cioè Akiko..” Si
corresse in extremis notando il mio cipiglio corrucciarsi.
“Si?”
“Non
è che quel tale,
Wasabi* potrebbe portarci qualcosa da sgranocchiare?”
Domandò.
“
Si chiama Watari, non
Wasabi!” Esclamai scoppiando a ridere.
“E’
lo stesso.” Decretò
Connor inflessibile.
“
Non credo. Al momento
è molto impegnato con la squadra investigativa.”
Replicai contrariata.
Ormai l’ora della
merenda era trascorsa da un
pezzo e io mi ero abituata fin troppo facilmente ai vizi che mi
concedeva il
maggiordomo.
“Oh..”
Mormorò Connor
deluso.
Stavo
per proporgli di
recarci entrambi a fare gli occhi dolci a Watari, quando il programma
trasmesso
sull’immancabile Sakura TV, venne interrotto da un
annunciatore che comunicò la
messa in onda di un ulteriore video di Kira.
Sentii
il mio stomaco
aggrovigliarsi e il cuore accelerare il battito. Ero certa che il
messaggio non
poteva di sicuro significare nulla di buono, semmai
l’opposto.
Connor,
seduto al mio
fianco sgranò gli occhi e si irrigidì.
Aveva
potuto appurare
personalmente quanto fosse atroce il potere di Kira, ed ero certa che
l’immagine di Ukita che si accasciava a terra agonizzante,
gli sarebbe rimasta
impressa nella retina per tutta la vita.
Non
ebbi tempo di
sentirmi ulteriormente in colpa nei suoi confronti a quel pensiero,
perché ciò
che annunciò la voce contraffatta di quello psicopatico
assassino, mi impedì
qualunque ragionamento razionale:
“
Apprendo con dispiacere che la polizia ha
respinto la mia richiesta. Dal momento che sembra che invece abbia
deciso di
combattermi, per prima cosa ucciderò il sovrintendente
generale. Oppure potrei
uccidere l’uomo conosciuto come L che ha il comando delle
indagini. L o il
sovrintendente? Chi di loro verrà sacrificato per la
creazione di un mondo
onesto e pacifico? Avete quattro giorni per decidere.”
“
Brutto bastardo!”
Tuonai.
“
Il ritorno della
contessa..” Considerò la vocina.
Non
le diedi alcun
credito e mi precipitai fuori dalla mia camera, in soggiorno.
Connor
che per un
momento era rimasto annichilito, si riscosse e mi ciabattò
dietro.
Ryuzaki
era appollaiato
su una morbida poltrona imbottita e gli agenti si trovavano riuniti
intorno a
lui, distribuiti sui divanetti. Tutti erano intenti a sorseggiare
caffè. Mi
accorsi che sul tavolino, in bella vista, troneggiava una gigantesca
fetta di
torta fragole e panna, inutile domandarsi a chi appartenesse.
Se
non fossi stata in
preda a un’agitazione incontrollabile, avrei trovato buffa
quella scena, più
che una squadra investigativa parevano le signore del circolo di
beneficienza
che si incontravano con mia madre tutti i giovedì.
“
Ho visto il video di
Kira!” Dichiarai trafelata.
“
Anch’io.” Mi fece eco
Connor senza una ragione precisa.
Gli
scoccai
un’occhiataccia.
“
L’abbiamo notato.”
Replicò Ryuzaki puntandomi gli occhi neri addosso e
giocherellando con il
cucchiaino in bocca.
Aizawa
e Matsuda
abbassarono lo
sguardo, quest’ultimo era
anche leggermente arrossito.
Dedussi
che avevano
udito la mia raffinata esclamazione.
“Chiedo
scusa.”
Dichiarai niente affatto pentita.
Non
capivo perché si
scandalizzassero tanto.
“
Non si preoccupi
Akiko San, è del tutto comprensibile!”
Saltò su Matsuda con slancio.
Il
suo collega digrignò
i denti.
Connor
sogghignò.
“Possibile
che in
questa stanza non se ne salvi nemmeno uno?”
Domandò la mia coscienza
sconsolata.
Le
diedi pienamente
ragione.
“
Dov’è il
sovrintendente?” Mi informai rendendomi conto solo in
quell’istante della sua
assenza.
“E’
andato a fare una
telefonata per scoprire chi.. Tra lui e Ryuzaki.. Insomma..”
Mi illuminò ancora
Matsuda incespicando nelle parole.
Appena
il giovane
terminò di farfugliare apparve il diretto interessato.
“Ryuzaki
è andata come
previsto..” Esordì l’uomo facendo il suo
ingresso.
Pendevamo
tutti dalle
sue labbra.
“
Le alte sfere si sono
riunite e hanno deciso che L, quello vero stavolta, dovrà
presentarsi in
televisione.”
Mi
accasciai sulla
poltrona rimasta libera come un palloncino sgonfio. La testa mi girava
lievemente.
Soichiro,
accorgendosi
della mia presenza sussultò.
“Mi
dispiace non era
mia intenzione turbarla Akiko San.” Si scusò.
Feci
un gesto con la
mano come a volergli dire di non preoccuparsi.
Non
ero in grado di
spiccicare una sillaba.
Dopo
alcuni secondi che
parvero ore, Ryuzaki, portandosi alle labbra una tazzina di
caffè, commentò
imperturbabile:
“
Hanno fatto la scelta
più giusta.”
Nessuno
fiatò.
“Bé
abbiamo ancora tre
giorni per escogitare un piano.. Non ho certo voglia di farmi uccidere
da un
tizio che fa finta di essere Kira.” Aggiunse come se stesse
parlando del tempo,
ingurgitando un boccone di dolce.
“Eh?”
Trasecolò
Matsuda.
“
Che cosa vuoi dire
Ryuzaki?!” Esclamò il signor Yagami.
“Un
tizio che fa finta
di essere Kira?” Ripetei
riuscendo a
malapena ad articolare la frase.
“Sturati
le orecchie!”
Mi invitò la vocina.
Connor
assunse
un’espressione smarrita.
“E’
molto probabile che
questo Kira sia un impostore, anzi, forse siamo di fronte a un secondo
Kira.”
Ci illustrò Ryuzaki con assoluta non curanza.
“
Non ne bastava già
uno?” Protestò Connor come se Ryuzaki ne fosse
responsabile.
“Cosa
ti fa pensare che
ci sia un secondo Kira? Spiegati per favore.” Intervenne
Aizawa sconvolto.
“
Per prima cosa le
vittime che ha scelto per il primo video, quello che è stato
visionato solo dai
tecnici della tv, erano state segnalate solo nei notiziari del mattino
e sulle
riviste femminili. Il vero Kira non avrebbe mai ucciso dei criminali
simili.
Mentre se ammettiamo l’esistenza del secondo Kira, possiamo
ipotizzare che
abbia scelto quei criminali per non togliere al vero Kira potenziali
vittime.”
Spiegò lui addentando una fragola.
“
Ryuzaki, qual’ è la
probabilità che tutto questo sia opera di un altro
Kira?” Domandò il
sovrintendente, serio.
“Stavolta
direi il
70%.” Dichiarò.
Trasalimmo
tutti,
eccetto Connor che senza rendersene conto lo stava guardando
affascinato.
“Del
resto il suo stile
è sospetto, non è da Kira. Finora a parte quelli
che gli sono stati messi alle
costole, Kira ha sempre risparmiato gli innocenti.”
Proseguì.
Ripensai
al ridicolo
scimmiottamento del nome in formato Old London e mi diedi della sciocca
per non
averlo sospettato a mia volta.
“
Suvvia hai tanti
altre valide motivazioni per farlo, questa non è poi tanto
grave.” Mi blandì la
vocina melliflua.
“Se
riuscissimo a
catturare questo secondo Kira, avremmo senz’altro dei nuovi
elementi per
catturare l’originale… Yagami San, sarebbe un
problema se permettessi a suo
figlio di collaborare con noi?” Domandò Ryuzaki.
Nonostante
mi avesse
avvertita in anticipo riguardo le sue intenzioni, sentirle messe nero
su
bianco, accrebbe la mia angoscia. Sperai con tutto il cuore che il
sovrintendente si opponesse.
“
Questo vuol dire che
non lo consideri più un sospettato?”
Ribatté invece il poliziotto.
“No.
Non posso fidarmi
di lui, ma delle sue capacità di ragionamento si.”
Lo contraddisse Ryuzaki in
uno dei suoi picchi di sincerità sconcertante.
Dopodiché
il
sovrintendente pronunciò le parole che temevo:
“
Se mio figlio
acconsente non ho nulla in contrario.”
Se
Light fosse stato
realmente Kira, sicuramente non aspettava altro. Fui scossa da un
sottile
tremito e Connor mi appoggiò una mano sulla spalla.
“Grazie.
Comunque
mantenete tutti il segreto con lui sulla teoria del secondo Kira.
Facciamo finta
di essere sempre sulle tracce del solito Kira.” Concluse.
Ancora
una volta, nessuno
lo contestò.
Io
al contrario, avrei
voluto dirgli migliaia di cose, a partire dall’evidenza che
fosse un pazzo e un
incosciente e che sarei morta di crepacuore prima dello scadere dei tre
giorni,
se non avesse escogitato un modo per cavarsela. In alternativa avrei
convinto
Connor ad aiutarmi a narcotizzarlo, sequestrarlo e farlo risvegliare in
Nuova
Zelanda.
E
al diavolo Kira.
Tutti e due.
“
Se gli facessi una
cosa del genere non ne vorrebbe più sapere di te.”
Osservò saggiamente la
vocina.
Purtroppo
aveva ragione
anche in quel caso. Privarlo della possibilità di far valere
la giustizia,
sarebbe stato l’equivalente di privarlo della sua stessa
ragione di esistere.
“
E comunque vi
prenderebbe entrambi a calci nel sedere durante il
tentativo.” Rincarò
nuovamente la vocina.
Sospirai
impercettibilmente.
“Andiamo!”
Esortai
Connor dirigendomi verso la mia stanza.
“
E la merenda?”
Piagnucolò lui con la sensibilità di
un’ameba.
“Non
ho più fame!”
Ribattei acida.
“Io
si però.” Mugugnò indispettito.
Con
la coda dell’occhio
vidi Ryuzaki stropicciarsi i jeans.
*
La
fresca brezza serale
mi scompigliava pigramente i capelli mentre ero intenta a contemplare
le luci
di Tokio dal balcone dell’albergo.
Avevo
abbandonato
Connor in camera cedendogli il mio VAIO, affinché potesse
inviare qualche
e-mail zuccherosa a Julia.
Sentivo
decisamente il
bisogno di una boccata d’aria e di solitudine.
Dopo
qualche minuto, avvertii
una presenza alle mie spalle.
Mi
voltai, nonostante
sapessi perfettamente di chi si trattava.
Ryuzaki
mi stava
fissando con i tondi occhi scuri spalancati, le mani infilate nelle
tasche dei
jeans. Le occhiaie che gli segnavano
lo
sguardo sembravano più marcate del solito.
Ci
scambiammo una delle
nostre lunghe occhiate, senza parlare.
“Dimmi
che hai un
piano.” Quasi lo implorai alla fine.
Lui
non rispose.
“
Quindi tra tre giorni
ti offrirai in televisione come carne da macello?” Proruppi
perdendo il
controllo.
“No..”
Obiettò piano.
Si
avvicinò di qualche
passo e nel sentirlo accanto, come al solito mi si mozzò il
respiro. Possibile
che non riuscissi mai a controllarmi?
“
Ti assicuro Akiko,
che non ho mai avuto meno voglia di morire in vita mia.”
Mormorò con una luce insolita
negli occhi. Questa scomparve così rapidamente, lasciando il
posto all’abituale
indecifrabilità, che pensai di essermela solo immaginata.
Ma
poi, impacciato, mi
strinse in uno dei suoi abbracci leggeri e appena accennati. E io ebbi
la conferma
che lo sguardo di prima, non era solamente frutto della mia
immaginazione.
“Ti
amo.” Sussurrai
nella mia mente, ma non pronunciai quelle parole.
“ Un giorno dovrai
spiegarmi come riesci a
trattenere le tue emozioni.” Affermai invece.
Ryuzaki
si scostò per
guardami in viso e, appoggiando l’indice alle labbra
replicò:
“Mai.”
Avrei
voluto che
quell’istante fosse eterno.
*
“La
pianti di andare
avanti e indietro?” Bofonchiò Connor con la bocca
piena di fette di pane
tostato e marmellata di albicocche. Quella alla fragola
l’avevo bandita.
“Vorrei
vederti al mio
posto!” Replicai in preda alla stizza.
“
Su, su, vedrai che
Poker d’ossa se la caverà benone. Anche se non si
direbbe a vederlo con
quell’aria allampanata, ha un gran cervello!”
Interloquì il mio amico con fare
gioviale.
Afferrai
un cuscino dal
mio letto e glielo sferrai sulla testa con tutte le mie forze.
Lui
non fece una piega
e si ficcò in bocca l’ennesimo abnorme boccone,
masticando goduto.
Era
esasperante.
Sbuffando
mi buttai su
una poltroncina.
Light
sarebbe arrivato a
momenti e la mia agitazione era ormai al culmine.
Come
se non bastasse,
l’indomani io e Connor avremmo iniziato il nostro
così detto stage, quindi
tenere d’occhio il figlio del sovrintendente si sarebbe
rivelato ancora più
arduo.
“
Immagino che il tuo
contributo sia determinante per Ryuzaki.” Ghignò
la vocina sadicamente.
Presi
a pugni il
bracciolo della poltrona, schiumando di rabbia.
Il
mio amico mi osservò
interdetto.
“
Sei sicura di stare
bene? Sembri un cane idrofobo.” Si informò
preoccupato.
“Niente
affatto.”
Gracchiai malevola.
Lui
si strinse nelle
spalle e, comprensibilmente, mi lasciò nel mio brodo.
Quando
sentii aprirsi
la porta d’ingresso della suite, balzai in piedi e corsi ad
origliare, nel
farlo investii Connor che si trovava per sua disgrazia nella mia
traiettoria. Protestò
animatamente ma non gli badai e mi apprestai ad accostare
l’orecchio all’uscio.
Lui mi rivolse un’occhiata di profondo compatimento.
Restai
diverso tempo a
carpire informazioni, ascoltando le voci di Ryuzaki e Light. La prima
dal
timbro basso e l’inflessione morbida che conoscevo bene e la
seconda
perfettamente modulata, che mi causava un’ inusuale
irritazione.
Ryuzaki
stava mettendo
alla prova il ragazzo mostrandogli i video che Sakura Tv non era
riuscita a
trasmettere per testare la sua reazione. Light elaborò dopo
una brevissima
pausa, la teoria che vi fosse un secondo Kira.
Se
si trattava di una
messinscena, il figlio di Soichiro Yagami meritava davvero un Oscar.
Non
mi ero accorta che
stavo esponendo le mie teorie bisbigliando e che Connor mi osservava
stralunato
da ormai diversi minuti.
“
Basta adesso! Vieni
via da lì.” Mi ingiunse.
Non
gli diedi retta e
restai in ascolto. Stavano discutendo qualcosa riguardo a un messaggio
per il
notiziario della sera…
“Lasciami!”
Mi opposi
quando Connor cercò di tirarmi via per il braccio.
“No!
Stai diventando
morbosa, staccati da questa stramaledetta porta..” Mi
intimò continuando a
tirarmi.
Ma
io non mollai l’osso
e mi arpionai alla maniglia.
Purtroppo
non avevo
calcolato che la porta si apriva verso l’interno.
“Deficiente.”
Fu
l’unico commento della vocina mentre l’uscio si
spalancava inesorabilmente
rivelando a tutti i presenti cosa stessimo combinando io e Connor.
Cinque
paia d’occhi ci
si posarono impietosamente addosso.
“Ti
sta bene!” Sbottò il
mio amico per chiarire immediatamente la situazione.
L’avrei
strozzato.
“Chi
è causa del suo
mal..” Iniziò la vocina ma per una volta ebbe la
decenza di non terminare.
“
Salve..Emh.. Scusate
l’interruzione...” Delirai.
“Nessuna
interruzione
Akiko San!” Mi accolse Matsuda entusiasta.
“Matsuda!!!”
Lo
richiamò Aizawa veemente.
Il
giovane sospirò.
Mi
accorsi che Light e
Connor si stavano studiando reciprocamente.
Light
con educato
stupore, Connor con smaccata curiosità.
Dovevo
porre fine a quell’interludio.
“Ciao
Light, che
piacere vederti!” Cinguettai con un entusiasmo che risuonava
tristemente
fasullo persino alle mie stesse orecchie.
“
Piacere mio, Akiko
San.” Sorrise garbato.
Non
avevo mai provato
una simile insofferenza verso un mio simile.
“
Per favore chiamami
Akiko!” Lo invitai con un tono di voce che speravo apparisse
gioviale.
Connor
mi scrutò come
se avessi perso il lume della ragione. Tutti mi scrutavano come se
avessi perso
il lume della ragione. Persino Matsuda. Ad essere sincera Ryuzaki mi
scrutava e
basta. Non era un buon segno.
Dopo
un istante di
imbarazzato silenzio, l’attenzione di Light si
concentrò nuovamente sul mio
amico. Non andava affatto bene. Decisi di intervenire ancora una volta.
“
Lui è...” Blaterai
indicando Connor.
“Già
chi è?” Rimarcò la
vocina faceta.
Ebbi
un’improvvisa
ispirazione.
“Ken..Shiro*.”
Dichiarai.
Nella
stanza calò un
silenzio sepolcrale.
“Direi
che è ora di
levare il disturbo.” Mi fece notare la mia coscienza.
Feci
per battere in
ritirata ma Ryuzaki mi bloccò:
“A
questo punto tanto
vale che entriate.”
“In
silenzio.”
Puntualizzò Aizawa che detestava le perdite di tempo.
Così
senza aprire
bocca, timidamente, ci accomodammo sul divanetto libero.
“Questa
sera niente
Ryuga Hideki!” Mi bisbigliò Connor.
Gli
piazzai una
gomitata nelle costole.
“Hai
osato colpire Ken
Shiro, la pagherai!” Mi schernì.
Una
vena prese a
pulsare pericolosamente sulla tempia di Aizawa e Connor si
zittì all’istante.
La
mia deplorevole
figura si rivelò utile ai fini di ficcanasare
nell’indagine. Potei apprendere
che Ryuzaki aveva incaricato Light di comporre un messaggio da parte di
Kira,
per tendere un tranello al presunto secondo Kira, con lo scopo di
fargli
rivelare di non essere quello autentico. Come di consueto
incredibilmente ingegnoso.
Se non ci fosse stato Yagami Junior di mezzo, avrei gradito nettamente
di più.
Quando
il ragazzo ebbe
terminato, Ryuzaki, reggendo tra
pollice
e indice di ambo le mani, le estremità del foglietto su cui
Light aveva scritto
il testo, lo esaminò e commentò:
“
Hai fatto un bel
lavoro, ma preferirei eliminare la frase “Uccidi pure L se ti
va..”
“..
O potrei morire.”
Concluse.
Non
mi resi conto che
avevo preso a fissare Light con un astio talmente manifesto da poterlo
incenerire a distanza, finché Connor non mi
affibbiò un pizzicotto su un
braccio.
Trasalii
per il dolore,
poi mi ricomposi in un’espressione più neutra.
“Vorrai
dire spastica.”
Mi corresse la mia voce interiore.
Sperai
che il giovane
non si fosse reso conto di nulla, Ryuzaki si era raccomandato di
esternare il
meno possibile la natura del nostro legame in presenza di Light.
“Ti
aveva anche pregata
di essere discreta e tu sei corsa davanti a uno studio televisivo di
Tokio in
casco e reggiseno.” Mi ravvisò la vocina
premurosamente.
Stramaledetta
vocina.
Mentre
ero presa dalle
mie riflessioni, venne impartito l’ordine di preparare il
video affinché fosse trasmesso
durante il notiziario serale.
Non
ci rimaneva altro
che attendere la risposta.
*
I
due giorni che
seguirono, nonostante l’inizio della collaborazione al
progetto per il nuovo
quartier generale mia e di Connor, trascorsero in maniera
inesorabilmente
lenta.
Con
l’avvicinarsi
minaccioso dello scadere del termine imposto dal secondo Kira, ero
diventata un
fascio di nervi. Non potevo impedirmi in alcun modo di avere paura per
Ryuzaki.
Fortunatamente, il lavoro mi distraeva dai pensieri più cupi
e dalla
sconcertante complicità che stava venendosi a creare tra lui
e Light.
Fu
durante il
pomeriggio del terzo giorno, che arrivò la risposta al video
inviato dalla
squadra investigativa. Io e Connor eravamo da poco rientrati dal nostro
“stage”
quando Watari, tramite il MAC di Ryuzaki, la inviò.
Sarei
stata
estremamente curiosa di sapere dove diamine si fosse andato a ficcare
il
maggiordomo in quei giorni, ma il video mi premeva nettamente di
più.
Nessuno
protestò quando
io e Connor, mio e suo malgrado, ormai noto a tutti come “Ken
San”, ci
posizionammo intorno al monitor.
Il
contenuto del
messaggio, si rivelò man mano a dir poco sconcertante:
“Kira
San, la ringrazio infinitamente per la
risposta. Sono a sua completa disposizione. Kira San, vorrei
incontrarla dal
vivo.. Sebbene, come credo, lei non abbia gli occhi.. Non
cercherò di ucciderla
Kira San. Non ha nulla da temere…”
“Sbaglio
o ha parlato
di occhi? Cosa vorrà dire?” Intervenne Aizawa.
“Non
lo so..” Balbettò Matsuda.
Ma
non stavo più
prestando attenzione al video. L’espressione di Ryuzaki,
raggomitolato sulla
solita poltrona, mi preoccupava. Non l’avevo mai visto tanto
sconvolto. Anzi,
ad essere sincera non l’avevo mai visto sconvolto e basta. Un
sottile velo di
sudore gli imperlava la fronte, ogni muscolo del suo corpo sembrava in
tensione. Ma erano soprattutto i suoi occhi a turbarmi. Le iridi scure
erano
sbarrate, come se fosse in preda a un terrore incontrollabile.. A
fatica tornai
a concentrarmi sul video.
“Cerchi
di trovare un modo di incontrarci senza farci catturare dalla
polizia.”
Se
non fosse stato per
la voce contraffatta, avrei giurato di sentire una nota di venerazione
nell’inflessione della frase..
“ E quando sarà il momento, ci
riconosceremo mostrandoci a vicenda i
nostri Shinigami.”
Ryuzaki
urlò e cadde di
lato, finendo sul pavimento.
Matsuda
e Aizawa si
precipitarono verso di lui ma io fui più veloce.
“Stai
bene?” Domandai
accorata, appoggiandogli involontariamente una mano sulla spalla.
Sembrava
se possibile
ancora più pallido del solito.
Lui
non rispose e restò
con lo sguardo fisso sullo schermo, ancora fuori di sé.
“Shinigami..
Dovrei
quindi riconoscere che esistono esseri del genere?” Disse
incredulo, rivolto
più a sé stesso che agli altri.
Solo
in quel momento mi
accorsi che Light ci stava guardando. Per un attimo mi parve di
scorgere un
barlume di interesse quasi morboso
nel
suo sguardo e involontariamente, strinsi con più forza la
spalla di
Ryuzaki.
Non
ebbi modo tuttavia,
di stabilire se la mia impressione fosse concreta o meno,
perché sul viso di
Light, dopo quel breve istante, ammesso che non mi fossi sognata tutto
sin dal
principio, si leggeva solamente una lieve e comprensibile
perplessità.
Sperai
con tutta me
stessa di essermi sbagliata.
*Wasabi:
salsa piccante giapponese.
*Ken
Shiro:
Sono certa che non ha davvero bisogno di presentazioni, tuttavia
è il famoso
personaggio di un manga e relativo anime ^^
Ringraziamenti,
sproloqui e espiazione dell’autrice:
*fa
il suo
ingresso munita di tuta ignifuga per evitare che le diate meritatamente
fuoco*
Ragazze non so davvero da che parte iniziare a scusarmi per questo
increscioso
e mostruoso ritardo! Mi rifaccio alla vostra pietà e
benevolenza che ormai
credo saranno esaurite..
Pietààààààààà!!!
Purtroppo l’esame che ho dovuto dare
era veramente arduo e tediosamente diviso in scritto e orale, per
fortuna anche
quello è andato..Yeeeah..*danza di gioia* Ma proseguiamo..
Come se non bastasse
sono stata pochissimo a casa, tra lavoretti e trasferte in giro per il
Piemonte.. Concludo la mia magra giustificazione, rendendovi partecipi
del
fatto che questo capitolo mi ha dato davvero filo da torcere, infatti
lo odio!
Dovevo introdurre l’arrivo di Misa senza fare un salto
temporale troppo brusco,
per cui perdonatemi se questo aggiornamento non è
granchè! Spero di rifarmi con
il prossimo, che arriverà in tempi molto più
stringati, ve lo assicuro ^_^ (su
ritirate le torce infuocate e i sassi, per favore).. Visto che sono (di
nuovo)
in partenza, risponderò alle vostre recensioni con calma,
come meritate, al mio
ritorno sabato e le introdurrò modificando il capitolo,
però reputo opportuno
pubblicarlo ora per non farmi odiare ulteriormente… Vi
ringrazio davvero tutte,
moltissimo e ci risentiamo nel weekend.. Un bacione
Ps:
Per Briganzia
e Umpa_Lumpa, il cosplay che mi ha fatto
tanto dannare era quello di
Satine di Mouline Rouge, l’abito rosso di “Elephant
Love Medley” se avete
presente il film, grazie per esservi interessate! ^.^
Ok
ora vado
a fare la valigia..^^’’’’
Ringraziamenti
e sproloqui dell’autrice parte
seconda:
Come
vi avevo
annunciato, eccomi di ritorno per rispondere degnamente alle vostre
recensioni,
che per lo scorso capitolo sono state ben 18! Ancora non riesco a
crederci *_*
Vi ringrazio infinitamente per il sostegno che mi date ^//^ non mi
dilungo
troppo che poi divento patetica -.-‘’’
Ringrazio
innanzi tutto
Pupattolina, Philotaty,
Saara, AlixandrosM,
Danielle_Lady of Blue Rose e WizTail
per aver aggiunto questa storia tra le preferite! Spero di
non aver
dimenticato nessuno, in tal caso lamentatevi e protestate! Ora passo
finalmente
a rispondere alle vostre recensioni.. Speravate di esservi salvate
vero? Invece
no.. *ghigno satanico*
KairiDN:
Mi
fa piacere sapere che segui questa fan fiction dagli albori XD E
riguardo al fatto che sia la tua preferita non posso fare a meno di
arrossire
^//^ Grazie dei complimenti e scusami se ho aggiornato con un ritardo
folle..
Candy:
Grazie
mille!!! Sono felicissima che Connor venga tanto apprezzato!!!
E’
una vera soddisfazione e sono anche felice di sapere che continuerai a
seguire
questa storia ^_^
Briganzia:
Che
bello che tu mi capisca!!! Hai descritto perfettamente la
situazione.. Io bramo scrivere e continuare questa fan fiction e i
libri
sembrano diventare minacciosamente
incandescenti..ç_ç.. Passando ad argomenti
più lieti, ti ringrazio moltissimo per il tuo commento!!!
E’ bello sapere che
il mio bizzarro senso dell’umorismo venga apprezzato e mi fa
anche
infinitamente piacere che Audrey non sia una Mary Sue (mi sono
impegnata molto perché
non risultasse stereotipata) e ovviamente che L continui a rimanere IC
a tuo
avviso… Grazie mille ^_^
PetaloDiCiliegio:
Coff
coff.. Dalla tua penultima lettura sono
risultata veloce, ma dall’ultima temo proprio di no
-.-‘’’ Alla
fine ho avuto pietà di Audrey e le ho trovato
qualcosa di utile da fare, così non se ne starà
tutto il giorno a ciondolare
davanti a Sakura TV XD Grazie della
recensione, spero di non essere finita nella lista nera degli autori
che
aggiornano ogni morte di papa.. Mi farò perdonare,
promesso!!!
Hoshimi:
Povera
cara, non rimpiango assolutamente i tempi infelici in cui dovevo
disegnare e colorare le stramaledette colonne doriche.. Hai tutta la
mia
comprensione e solidarietà.. E non preoccuparti nel ritardo
nel recensire, hai
visto ogni quanto aggiorno ultimamente? O-o.. Comunque grazie del
commento, mi
fa sempre piacere leggere le vostre recensioni e sapere cosa apprezzate
di più o
di meno ^_^ Sono molto contenta di vedere che il ritorno di Connor
è stato
benvoluto da tutti *_* Spero che tu abbia finito versioni, tavole e
esercizi di
matematica senza soffrire troppo,anche in questo caso ti sono
moralmente
vicina!
Vampires
Trenny: Presto
verrai accontentata perché Misa è in arrivo, nel
prossimo
capitolo dovrebbe già comparire! Ti ringrazio moltissimo per
il tuo commento,
mi ha fatto infinitamente piacere e riguardo la personalità
di Audrey ci hai
pienamente azzeccato XD Riguardo al ritardo nelle recensioni non ti
preoccupare
assolutamente perché sono davvero l’ultima che
può lamentarsi riguardo ai
ritardi -.-‘’’
Bilu_Emo:
Sono
contentissima che tu gradisca i risvolti della storia, ero
anch’io
dell’idea che Audrey e Connor dovessero rendersi utili in
qualche modo XD Come
hai potuto notare ho inserito l’urlo di L alla parola
“Shinigami”, non potevo
proprio tralasciarlo!!! La vocina si pavoneggia per i complimenti
ricevuti,
mentre cerco di farla tacere (non riuscendoci) ti ringrazio moltissimo
per la
recensione ^_^
_Wiz
Tail_: 18
capitoli in una volta??? Accidenti.. Torno ad arrossire ^//^ Grazie,
non pensavo di meritare tanta attenzione.. Ti ringrazio
moltissimo e ti faccio un mega
benvenuto tra le lettrici!!!
_Nemesis_:
Lo so che vuoi uccidermi.. Lo so!!!! Mi prostro
ai tuoi piedi implorando pietà.. Non è colpa mia,
troppi impegni *frignando*
Non accadrà mai più, lo prometto!!! Comunque
grazie della recensione e dei
complimenti *torna a invocare perdono a gran voce*
E grazie anche per aver messo la mia fan
fiction potteriana tra i preferiti, mi ha fatto piacerissimo! Purtroppo
non è
granché, è la prima ff che ho scritto e si vede,
per cui ti ringrazio
moltissimo per averla apprezzata ^_^
La
gre: Che
tu riesca a trovare il tempo di leggere questa storia anche se sei
sommersa di compiti mi onora tantissimo.. Grazie ^//^.. Ti ringrazio
anche per
le cose carinissime che scrivi ogni volta, mi fanno davvero molto
piacere!!! E
non preoccuparti per i ritardi, come hai potuto appurare sono una gran
maestra
a riguardo -.-‘’’
Miss
Revenge: Nooo
ti prego, non voglio averti sulla coscienza!!! Recensisci questo
capitolo e dimmi che stai bene ç_ç Grazie della
recensione, sono contenta che
la storia continui a piacerti!!! Qaunto alla sorte di L non posso
pronunciarmi
fino alla fine! Ma come ho già detto in altre occasioni,
tieni presente che io
sono una sua grande fan, anzi la parola “fan”
è riduttiva, sono una sua
adoratrice *_* La smetto di sproloquiare e invoco il tuo perdono per il
mio
disdicevole ritardo!!!
AlixandroM:
La
tua recensione mi ha davvero emozionata.. Grazie di cuore!!!
Addirittura un film?! *brodo di giuggiole* Spero di non deludere le tue
aspettative andando avanti.. Grazie ancora ^_^
Ary_tan:
Grazie
mille cara!!! Purtroppo non sono riuscita ad aggiornare presto
per i motivi che ho spiegato prima, ma spero di riuscire a farmi
perdonare!!!
Saara:
Anche
a te un mega benvenuto tra le lettrici!!! Davvero non riesco a
capacitarmi di come riusciate a leggere questa storia tutta
d’un fiato.. ^//^..
Se ci penso mi emoziono moltissimo!!! Grazie della recensione e dei
bellissimi
complimenti *_*
Liar:
Che
bello risentirti!!! Non ti preoccupare per le recensioni, per me
l’importante
è che la storia continui a piacerti ^^ Purtroppo come avrai
notato non sono
riuscita ad aggiornare molto presto..Abbi pazienza
^^’’’
Sabriel:
Per
un pelo non mi perdevo la tua recensione! Grazie dei complimenti,
sono davvero contenta che continuerai a seguire questa storia ^_^
|
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Capitolo 20 *** Dissidio ***
20.
Dissidio
Non
riuscivo ancora a
capacitarmi di girovagare per gli affollati quartieri di Tokio in
compagnia di
Connor, Matsuda, Light Yagami e i suoi compagni di
università.
Soprattutto
perché era
stato Light a proporlo.
Il
ragazzo aveva
chiesto a Ryuzaki il permesso di farci partecipare a quella
ricognizione per tentare
di individuare il secondo Kira. Il quale, aveva mandato in televisione
l’ennesimo video e un diario dove venivano menzionati
appuntamenti e impegni
dell’anno precedente, apparentemente comunissimi.
Sia
Ryuzaki che il
figlio del sovrintendente, reputavano che quegli appunti contenessero
dei
messaggi che solo il primo Kira avrebbe potuto capire e che il vero
intento,
fosse quello di stabilire un incontro.
Per
questa ragione
Light, che si era assunto l’incarico di pattugliare i luoghi
segnalati nel
diario insieme a Matsuda, aveva richiesto la presenza mia e di Connor,
per
dissimulare ulteriormente la presenza di un poliziotto.
Ryuzaki
suo malgrado,
non aveva potuto opporsi. Sarebbe stato un segno troppo evidente
dell’effettiva
natura del nostro rapporto.
Dal
canto mio, sebbene
non entusiasta di perdere un giorno di lavoro alla realizzazione del
nuovo
quartier generale, ero ben felice di cogliere l’occasione per
controllare
Yagami junior più da vicino.
Il
mio unico cruccio
consisteva nel vedere Ryuzaki preoccupato. Eccetto me e Watari, nessuno
si era
accorto che aveva avanzato gran parte del suo dolce poco prima che
uscissimo
per la missione. Chiaro segno che qualcosa non andava.
Il
pattugliamento per
la città si stava rivelando un buco nell’acqua,
del secondo Kira non c’era la
benché minima traccia e anche il mio personale spionaggio
non stava dando alcun
frutto . Light era come al solito esemplare. Brillante e carismatico,
sembrava
il leader tra i suoi colleghi di università, tutti pendevano
letteralmente
dalle sue labbra. Anche Matsuda ne subiva il fascino, nonostante fosse
suo
preciso compito tenerlo d’occhio e non ascoltarlo adorante.
Sbuffai.
“La
pianti di agitarti?
Ti suda la mano e se permetti mi fa un po’ schifo!”
Mi sibilò Connor.
La
nostra copertura per
la giornata consisteva nel fingerci una coppia amica di Matsuda, che a
sua
volta impersonava il cugino di Light.
Questo
comportava
tenersi per mano.
“
Non ti facevo tanto
schizzinoso.” Ringhiai sottraendo la mano dalla stretta del
mio amico e
asciugandola sul vestito.
Connor
la riagguantò
fulmineamente.
“Non
è il caso di dare
nell’occhio.” Bisbigliò.
Tornai a ignorarlo e a
concentrarmi sul
giovane.
“Ti
usciranno gli occhi
dalle orbite di questo passo.” Commentò ancora
Connor.
“
Ti dispiacerebbe
lasciarmi in pace?” Replicai dissimulando il mio disappunto
con un sorriso
mieloso, accorgendomi che una delle ragazze si era voltata a guardarci.
“
Anche se fosse Kira,
ti aspetti forse che trucidi la folla con lo sguardo?”
Sussurrò lui a voce
bassissima.
“Per
una volta che dice
qualcosa di sensato dovresti dargli retta.”
Osservò la vocina.
“Risparmiami
il
sarcasmo per piacere!” Ribattei a volume un po’
troppo alto.
Il
gruppetto che ci
precedeva, composto da Light e due suoi compagni si girò
verso di noi.
“Possibile
che tu
riesca esclusivamente a fare danni?” Si lamentò la
mia coscienza.
Connor
salvò la
situazione stampandomi un bacio sulle labbra.
Immediatamente
distolsero tutti lo sguardo per tornare alle loro chiacchiere.
“Che
orrore..”
Protestai badando a non farmi sentire.
“Non
dirlo a me!” Mi
fece eco il mio amico strofinandosi la bocca con il dorso della mano in
un
gesto teatrale.
Lo
guardai male.
“
Se non altro Jack
Skeleton apprezzerà il resoconto.” Mi
punzecchiò maligno.
Io
sorrisi. Poi gli
calpestai un piede con tutte le mie forze.
Connor
ululò di dolore,
attirando nuovamente l’attenzione dei presenti.
“Scusami
tesoro.”
Cinguettai.
Appena
ne ebbe la
possibilità, mi rispose con un gestaccio.
*
La
giornata proseguì a
rilento. Connor mi teneva il muso e Matsuda mi scoccava a intervalli
sporadici,
occhiate sconvolte. Probabilmente a causa del bacio.
Light
continuava la sua
attività di signore benevolo circondato da fedeli vassalli.
Nulla
che facesse
trapelare la sua colpevolezza.
Non
vedevo l’ora di
rientrare in albergo.
“Per
fare cosa?
Scambiarti ricette con Watari? Falla finita!” Mi
ordinò la vocina perentoria.
“ A chi va di
prendere un gelato?” Propose
ad un tratto una delle ragazze di cui
assolutamente non ricordavo il nome.
Io
non ne avevo alcun
desiderio, il locale era gremito e non ero dell’umore per
socializzare con
quelle matricole.
“Che
spocchiosa..” Mi
rimproverò la vocina.
Connor
si precipitò
verso il gruppetto che stava entrando nella gelateria, mollandomi senza
troppi
complimenti.
Tuttavia
non rimasi
sola.
A
quanto pareva nemmeno
Light aveva particolare voglia di gelato.
“
Siamo rimasti soli.”
Constatò il ragazzo con il consueto sorriso garbato.
“Eh
già.”Riuscii solo a
bofonchiare.
“
Le tue doti di
cicerone migliorano di giorno in giorno.” Mi
infastidì la mia voce interiore.
“Akiko
San..” Esordì lui
avvicinandosi di qualche passo.
“Si?”
Domandai
incrociando istintivamente le braccia.
“Non
ti piaccio molto
vero?” Mi inquisì.
La
sua era ovviamente
una domanda retorica.
“
Ma no.. Cosa te lo fa
pensare?” Cercai di smentirlo con scarsa convinzione.
Scoppiò
in una risata
composta, segno che non mi aveva creduta.
“
Sei una pessima
bugiarda.” Osservò senza smettere di sorridere.
Anche
Ryuzaki era
solito farmelo
notare. Che fosse Light a
ribadirlo mi infastidì.
Preferii
non fare
commenti, mi trovavo decisamente su un terreno minato.
“
Posso capirti, con i
sospetti che gravano sul mio conto.” Interloquì il
giovane, con fare
indulgente.
Puntava
a essere
comprensivo per accattivarsi la mia fiducia. Un trucco da novellino. Se
di un
trucco si trattava.
“
Beh sono solo
sospetti..” Tentai di minimizzare per non essere
completamente scortese.
“Non
preoccuparti, è
giusto che tu sia prudente con un indiziato, sarebbe un comportamento
sciocco e
avventato dimostrarmi subito fiducia. Se fossi in Ryuga, anzi in
Ryuzaki, ti
avrei messo in guardia anch’io.” Ribatté
affabile.
Ecco
dove voleva andare
a parare. Sondare il legame tra me e il detective senza farmi domande
troppo
dirette.
Non
sapevo come
controbattere. Se avessi mentito, se ne sarebbe senza dubbio accorto,
ma del
resto non potevo nemmeno fare scena muta.
Azzardai
un
compromesso, sperando di risultare credibile:
“L’ha
fatto esclusivamente
ai fini di salvaguardare l’indagine, non per me.”
Mormorai fingendo di
rabbuiarmi.
Se
fossi riuscita a
convincerlo che i sentimenti verso Ryuzaki erano unilaterali, avrei ottenuto una piccola
vittoria. Nel caso
Light fosse realmente Kira, di certo gli premeva sapere quanto contavo
io per
L, non il contrario. Qualche ciancia da ragazza lagnosa per un
interesse non
corrisposto poteva tornare utile a indirizzarlo in tal senso. Che
pensasse pure
di avere davanti la solita frignona che si struggeva per amore, pronta
a
lamentarsi con chiunque.
Mi
parve di scorgere un
lampo infastidito negli occhi del figlio del sovrintendente dopo il mio
piccolo
sfogo. Purtroppo la sua perenne maschera da bravo ragazzo non lasciava
mai
stabilire con certezza se certe impressioni fossero errate o meno.
“
In ogni caso mi
auguro che il caso venga risolto presto, così potrai
cambiare opinione nei miei
confronti, Akiko San.” Concluse il giovane, poco prima che la
comitiva si riunisse.
“Me
lo auguro anch’io.”
Lo assecondai sforzandomi di sorridere.
Mentre
riprendevamo la
passeggiata, ne approfittai per riflettere su quel breve dialogo.
Una cosa era certa, se Light
intendeva
estorcermi realmente qualche informazione, non doveva avere una grande
opinione
del genere femminile, visto che aveva provato ad abbindolarmi in
maniera
piuttosto banale, assolutamente indegna del rivale di L. Mi ripromisi
di fargli
cambiare idea a sue spese.
“Non
è particolarmente
astuto manifestare apertamente ostilità verso un presunto
assassino.”
Intervenne la vocina.
Aveva
perfettamente
ragione. Da quel momento avrei tentato di smorzare il più
possibile le mie
occhiate astiose.
“Non
ci crede nessuno.”
Commentò ancora lei.
Fui
distolta dai miei
pensieri da un gran dolore al piede. Connor mi aveva restituito il
favore.
“Scusami
amore!” Tubò
sollecitamente.
“Touchè.”
Borbottai.
*
Diverse
ore dopo, nel
soggiorno dell’ennesima suite in cui ci eravamo trasferiti,
raccontai a Ryuzaki
gli eventi della giornata dal mio punto di vista.
Era
molto tardi, poiché
avevo dovuto attendere che
i membri
della squadra investigativa, Light incluso, tornassero alle loro
abitazioni. E
aspettare soprattutto che Connor filasse a dormire. Non volevo dargli
la
soddisfazione di assistere al momento in cui avrei rivelato le sue
gesta al
detective.
Il
momento in questione
era giunto e io, sulle spine, scrutavo il mio interlocutore in attesa
di una
replica. Lui tuttavia, non sembrava particolarmente desideroso di
distogliere
la sua attenzione da una porzione di bavarese alle fragole che stava
gustando a
piccole cucchiaiate.
Mi
dimenai sul divano
leggermente angosciata.
Finalmente
Ryuzaki si
decise a interrompere la sua attività e si
concentrò su di me. Teneva il
cucchiaino in bocca e l’oggetto gli deformava la guancia,
donandogli un aspetto
buffo che sdrammatizzava la situazione.
“
E’ stato un buon
diversivo.” Decretò.
Non
mi stupii, non mi
aspettavo certo una scenata di gelosia.
“Tuttavia
non sarebbe
stato necessario, se non avessi richiamato l’attenzione dei
presenti.” Aggiunse
tranquillo.
“Lo
so e mi dispiace,
ma Conn..Volevo dire Ken mi aveva provocata!” Cercai di
difendermi.
Mi
resi immediatamente
conto di quanto risuonasse infantile e ridicolo il mio pretesto.
Un’occhiata
penetrante
da parte degli occhi d’ardesia di Ryuzaki, mi fece intendere
che anche lui la
pensava allo stesso modo.
“
Sono un impiastro.”
Mi arresi sconsolata.
Lui
mi regalò uno dei
suoi sorrisi appena accennati.
“Tutto
sommato è andata
meglio del previsto, avevo calcolato che tu e Ken avreste fatto saltare
la
copertura al 50%.” Ammise.
“
Così esageri!” Mi
indignai.
Ryuzaki
sorrise
nuovamente e poi si servì di un altro boccone di dolce.
“Comunque
avvisa il tuo
amico che se ci riprova, tornerà a tenere compagnia al
comodino.” Mi comunicò a
sorpresa.
Rimasi
a bocca aperta.
Lui
mi scrutò con aria
interrogativa.
“Non
mi aspettavo una
simile reazione.” Farfugliai confusa.
“Beh,
non mi ha fatto
piacere.” Osservò sgranando gli occhi, vagamente
perplesso, come se se ne meravigliasse
anche lui.
Mi
fece spregevolmente
piacere.
“Vergognati!”
Mi intimò
la vocina.
Incurante
di essa,
continuai a gongolare con le labbra curvate in un involontario sorriso.
Fu
la mano di Ryuzaki
che mi sventolava davanti al viso, a riportarmi nel mondo reale.
“Da
quanto tempo mi
stavi chiamando?” Volli sapere rassegnata.
“
Nemmeno un minuto.”
Mi rassicurò lui che nel frattempo si era raggomitolato a
mio fianco sul sofà.
“
Meno male.. E..emh..
Cosa mi stavi dicendo?” Mi informai imbarazzata.
“Ti
domandavo di ripetermi
le tue impressioni su Light Kun.”
“Ancora?
Ma è la terza
volta!” Mi lagnai.
Lui
restò impassibile,
in attesa.
“D’accordo.”
Mugugnai. Poi
gli ripetei nuovamente il mio resoconto.
Dopo
avermi ascoltata,
Ryuzaki restò per qualche istante a riflettere, con
l’immancabile indice sulle
labbra. Poi mormorò praticamente a sé stesso:
“
E’ plausibile che
abbia cercato di carpirti delle informazioni, tuttavia, se
così fosse, la
tattica utilizzata è davvero troppo elementare.”
“
Non si è curato di
escogitare un inganno più raffinato perché ha una
pessima considerazione delle
donne, crede di poterle raggirare servendosi unicamente del suo
fascino. Dovrebbe
avere la decenza di valutare l’ipotesi che non tutte le
ragazze striscino ai
suoi piedi!” Sbottai infervorata.
“Datti
una calmata, sei
isterica!” Mi suggerì la mia coscienza.
Persino
Ryuzaki doveva
aver trovato esagerata quell’ esplosione. Era rimasto con gli
occhi sbarrati e
il cucchiaino a mezz’aria.
Arrossii.
“
Non è prudente da
parte tua esternare tanta avversione nei confronti di Light. Se fosse
realmente
Kira potrebbe prenderlo come un affronto. Tieni presente che ha una
personalità
molto infantile.” Mi mise in guardia.
“Lo
so, mi ero già
ripromessa di prestarci attenzione.” Sospirai.
Il
mio interlocutore mi
perforò con il suo sguardo nerissimo.
“Dico
sul serio.”
Ribadii.
A
sottolineare la mia
affermazione, si udì il lieve russare di Connor.
“Evidentemente
non è tuo
destino risultare credibile.” Mi irrise la vocina.
“Non
volevo che
partecipassi alla ricognizione di oggi, ma avevo le mani legate.
Farò il modo
che non si verifichi più una simile
eventualità.” Disse Ryuzaki cambiando
argomento.
“
Non se ne parla. Non
devi metterti in una posizione di svantaggio, soprattutto dopo che
forse sono
riuscita a convincere Light che tra noi sia soltanto io quella.. Emh..
Coinvolta.” Obiettai incespicando con le parole.
“
E’ stata una buona
mossa.” Approvò Ryuzaki.
Mi
illuminai.
“
Però ritengo che non riusciresti
a reggere il gioco troppo a lungo.” Aggiunse.
Mi
spensi immediatamente.
“
In ogni caso, se
dovessi morire nei prossimi giorni, Light è sicuramente
Kira.” Stabilì
pacatamente, apprestandosi a consumare un altro boccone di dessert.
Strabuzzai
gli occhi.
“
Non dirlo nemmeno per
scherzo!” Proruppi accorata.
“Ma
è la verità.”
Bofonchiò lui con la bocca piena.
Prima
che potesse
reagire, mi impadronii del suo piatto.
“Posso
riavere il mio
dolce?” Domandò serio.
“No.”
Replicai
indispettita.
Sul
viso di Ryuzaki si
dipinse un insolito ghigno, che non prometteva nulla di buono.
Non
ebbi tempo di
chiedergli cosa gli passasse per la mente, che prese a farmi il
solletico.
Rigorosamente con pollice e indice.
Iniziai
a ridere,
tentando invano di difendermi. Impresa ardua siccome tentavo
disperatamente di
evitare che la bavarese planasse sul pavimento.
“
D’accordo, hai vinto.
Puoi riaverla.” Mi arresi con le lacrime agli occhi,
restituendogli il maltolto.
Soddisfatto,
ricominciò
a piluccare.
“E’
singolare la
facilità con la quale passate dal parlare di morte al fare
gli imbecilli.” Commentò
la vocina.
Giusto.
“
Ryuzaki?” Chiesi piano.
“Si?”
“
Stai attento.. A
Light intendo.”
Ero conscia che il mio fosse
un avvertimento
del tutto superfluo. Ma avevo come l’impressione, che la loro
collaborazione
nelle indagini si stesse evolvendo in qualcosa di più
profondo. Quel “qualcosa”
rappresentava un pericolo, poiché se Light e Kira fossero
stati effettivamente
la medesima persona, il gioco del gatto col topo che conduceva Ryuzaki,
si
sarebbe inevitabilmente capovolto e la prospettiva mi terrorizzava.
Prima
che quest’ultimo potesse
replicare, il viso assonnato di Connor fece capolino da dietro la porta.
“
Se hai finito di
ridere, demonizzare Light Yagami e fare amorevoli raccomandazioni io
gradirei
riprendere sonno Audrey.” Esclamò sarcasticamente.
“
Piantala Connor,
sembri un pensionato!” Lo rimbeccai.
Ci
accorgemmo dell’errore
commesso nello stesso istante, ma ormai era troppo tardi per rimediare.
Titubanti,
ci voltammo
verso Ryuzaki.
“
Vi voglio entrambi
fuori di qui prima dell’arrivo della squadra investigativa
domani.” Ci ingiunse
atono.
Né
io né Connor
trovammo nulla da ridire. Personalmente mi reputavo fortunata che
Ryuzaki non
avesse ancora finito di mangiare, o probabilmente mi avrebbe tirato il
piatto
in testa.
*
I
giorni che seguirono,
videro me e Connor molto impegnati sul fronte lavorativo. Il nostro
consueto
orario era stato prolungato per permetterci di seguire più
approfonditamente la
costruzione. O perlomeno questa era la versione ufficiale.
Reputavo
assai più
plausibile che Ryuzaki ci volesse fuori dai piedi, dato il nostro
speciale
talento nel creare scompiglio.
Mio
malgrado mi ero
dovuta rassegnare.
Oltre
l’onnipresente
preoccupazione nel saperlo a strettissimo contatto con Light, trovavo
piuttosto
snervante uscire da un albergo e rientrare in un altro. Connor al
contrario, lo
trovava dannatamente divertente. Avevo
rinunciato da tempo a sforzarmi di capire come funzionasse la sua mente.
Nonostante
la nuova routine
quotidiana mi lasciasse ormai poco tempo libero, mi tenevo
costantemente
informata sull’andamento delle indagini. O almeno tentavo.
Ryuzaki si mostrava
sempre più reticente ed evasivo nei rari momenti in cui
riuscivamo a discutere
a quattrocchi, soprattutto da quanto il secondo Kira aveva inviato uno
sconcertante video in cui annunciava di avere trovato il primo. Appena
due
giorni dopo la gita ad Aoyama. Una coincidenza a dir poco sinistra.
Non
era necessario
essere dei geni, per comprendere che se i due Kira si erano realmente
incontrati, le cose non si mettevano granché bene.
Purtroppo
più domande
rivolgevo in merito, meno risposte ricevevo. In compenso ero
costantemente
rimpinzata di dolci.
Una
mattina, insieme a
Watari che ci accompagnava diligentemente ogni giorno al nuovo quartier
generale in costruzione, trovammo anche Ryuzaki in procinto di uscire.
Restai
completamente
spiazzata.
“
Dove pensi di
andare?” Quasi lo aggredii.
Era
completamente fuori
di senno a voler lasciare la suite con ben due assassini a piede libero
coalizzati per farlo fuori.
“
Che buongiorno amorevole.”
Mi infastidì la vocina, ma non le diedi retta, avevo
tutt’altro per la mente.
“
Alla Todai.” Rispose
laconico.
“
Accidenti, puoi
benissimo vedere Light qui, evitando di mettere a repentaglio
ulteriormente la
tua vita!” Dichiarai sull’orlo
dell’isteria.
“
No.” Mi contraddisse,
senza mutare espressione.
“
Ryuzaki.. Per
favore..” Lo implorai.
Lui
si avvicinò
fissandomi intensamente con gli occhi neri e mi strinse in un abbraccio
goffo.
“
A più tardi Akiko.”
Sussurrò.
Annuii
cercando di
darmi un contegno. Avrei voluto ribattere “lo
spero” ma non era certo mia
intenzione fare l’uccellaccio del malaugurio.
“Emh..
Andiamo?” Ci
esortò Connor, che per l’intera durata del nostro
alterco si era esaminato
minuziosamente le scarpe.
*
Quella
giornata
trascorse con una lentezza snervante. Controllavo incessantemente
l’orologio,
eppure il tempo sembrava non volerne sapere di scorrere. Mi sentivo
come se
fossi stata seduta su dei tizzoni ardenti, una sensazione
incredibilmente
sgradevole.
Quando
finalmente fu
l’ora di tornare in hotel, mi sentii letteralmente al settimo
cielo. Avrei
voluto percorrere le scale per raggiungere la camera di corsa, siccome
l’ascensore mi sembrava troppo lento, ma Connor mi aveva
gentilmente dissuasa,
facendomi notare che per quanto fosse poco celere,
l’ascensore mi avrebbe fatto
raggiungere il ventitreesimo piano più rapidamente delle mie
gambe.
All’esterno
della
camera, udii seppur ovattata la voce di Ryuzaki e tirai un rumoroso
sospiro di
sollievo.
Il
mio amico alzò gli
occhi al cielo.
Lo
ignorai e aprii la
porta con il mio passepartout, entrando nel soggiorno della suite con
Connor al
seguito.
Ryuzaki,
il
sovrintendente Yagami, Matsuda e Aizawa erano riuniti intorno al
monitor,
dandoci le spalle. Nessuno si accorse della nostra presenza.
Feci
per salutare, ma
le parole mi morirono in gola.
L’immagine trasmessa sullo schermo
era agghiacciante:
Una ragazza bionda e molto
giovane, si trovava
legata ad una struttura metallica tramite pesanti cinghie di cuoio che
le
passavano intorno al corpo, con le caviglie incatenate. Indossava
soltanto una stretta
camicia di forza che le impediva ogni minimo movimento. Le medesime strisce di cuoio
utilizzate per
bloccarla, le assicuravano su metà del volto una visiera
scura, probabilmente
per toglierle la vista. Sembrava terrorizzata e respirava a fatica.
Fui
assalita da
un’ondata di nausea.
“
Watari, fai quello
che puoi per farla confessare, ma fai in modo che resti viva. Conto su
di te.”
Ordinò Ryuzaki parlando attraverso un microfono.
La
sensazione di nausea
si intensificò, accompagnata da un capogiro.
“
Cosa.. significa?”
Articolai malamente, con la bocca impastata da un sapore metallico.
Ma
sapevo perfettamente
cosa significava, anche se non volevo ammetterlo nemmeno con me stessa.
Ryuzaki
aveva appena dato l’ordine a Watari di torturare quella
ragazza, senza battere
ciglio.
Il
sovrintendente,
Matsuda e Aizawa si voltarono al mio indirizzo.
Nessuno
aprì bocca,
sembravano semplicemente sconvolti.
Anche
Connor a mio fianco
aveva assunto un malsano colorito cemento.
Io
cercavo di ignorare
la testa che mi girava vorticosamente e la bile acida che sentivo
salirmi in
gola.
“
Chi è? Perché è
ridotta in quel modo?” Mi informai imponendomi di mantenere
la voce ferma.
Senza
distogliere gli
occhi dal monitor, Ryuzaki rispose ai miei quesiti con voce incolore:
“
Si chiama Misa Amane.
E’ stata arrestata con l’accusa di essere il
secondo Kira. Sono precauzioni
necessarie.”
“
Precauzioni? E dimmi
anche torturarla è una precauzione?”
Sentivo
montare dentro
di me una rabbia sorda e gelida. Non riuscivo a tollerare la freddezza
con cui
Ryuzaki gestiva la situazione, del tutto indifferente alla sofferenza della persona che aveva
davanti.
“
Deve confessare a
qualunque costo.” Replicò lui.
Inspirai
profondamente
per non urlare.
“
Anche violando i
basilari diritti umani?” Incalzai.
“Si.”
Quella
semplice parola
ebbe il potere di farmi perdere completamente l’autocontrollo.
“
E tu questa la chiami
giustizia? Cosa ti dà la presunzione di poterti considerare
al di sopra di
tutto? Di calpestare i diritti altrui? La tua grande intelligenza
forse? Non
sei poi tanto diverso da Kira.” Dichiarai adirata e delusa.
La
mia invettiva non
scatenò alcuna reazione. Ryuzaki proseguì a
fissare lo schermo imperturbabile,
immobile come una statua di sale.
Avrei
voluto scrollarlo
forte, per ottenere anche solo un minimo cambiamento da parte sua ma
non lo
feci. Mi bastò pensare alle profonde cicatrici che aveva
sulla schiena per
dissuadermi. Le remore che nutrivo nei suoi confronti nonostante la
situazione,
mi facevano odiare me stessa.
Serrai
i pugni con
forza e abbassai lo sguardo. La vista di Misa mi era insopportabile.
Doveva
essere poco più che una ragazzina e
colpevole o meno, vederla in quelle condizioni era uno
spettacolo
atroce.
Connor
mi appoggiò una
mano sulla spalla con fare circospetto, ma io mi scansai.
“
Vuoi andartene?” Mi
sussurrò esitante.
Fu
Ryuzaki a rispondere
alla domanda:
“
Non potete lasciare
questa stanza, siete a conoscenza di troppi dati riguardo
l’indagine. Rimarrete
sotto la mia
sorveglianza finché il caso
non sarà concluso e poi sarete liberi.” Ancora una
volta, la sua voce non
esprimeva alcuna emozione.
Connor
fece per
controbattere ma io lo precedetti:
“
Vorrei che avessi
almeno il coraggio di ammettere che non vuoi che me ne vada, ma non lo
farai
mai.”
Il
diretto interessato
non smentì.
“
La cosa peggiore è
che nonostante ciò che ho visto e sentito mi risulti odioso,
non riesco a
desiderare di andarmene e non hai idea di quanto provi disgusto verso
me stessa
per questo.” Conclusi amareggiata, con la nausea che si
riaffacciava a
tormentarmi.
“
Ti avevo avvertita che
non sarebbe stato facile.” Fu l’unica replica di
cui mi degnò.
“Già..
mi avevi
avvisata.. Riesci sempre ad avere ragione in un modo o
nell’altro..Elle.”
Ribattei scandendo con forza le ultime sillabe.
Senza
guardare in
faccia nessuno, girai sui tacchi e mi diressi nella mia stanza,
chiudendomi a
chiave. Dopodiché mi sedetti lentamente sul letto,
reprimendo delle lacrime che
non intendevo assolutamente versare.
Ringraziamenti
e sproloqui dell’autrice:
Ciao
a tutti,
finalmente riesco ad aggiornare!!! Sono conscia del fatto che
l’odio verso la
sottoscritta debba
avere ormai raggiunto
massimi storici, ma vi prego di non odiarmi! Ultimamente ho moltissimi
impegni
e il tempo per scrivere è davvero esiguo. Vi supplico
piangendo di avere
pazienza, so che deve essere snervante la mia dannata lentezza nel
pubblicare
nuovi capitoli, soprattutto ora che non manca più molto alla
fine della storia,
ma non posso davvero fare di meglio, perdonatemi
ç__ç
Prima
di procedere con
i ringraziamenti devo chiedere umilmente perdono alle povere Umpa_Lumpa e Hope87
per aver dimenticato di rispondere alle loro recensioni!
Scusatemi ragazze e dire che voi commentate sempre.. Abbiate pazienza,
si
tratta di un
chiarissimo segno di
demenza senile, ancora mille scuse
-.-‘’’’ Inoltre mi scuso anche
con Ary_Tan a cui faccio gli
auguri
di compleanno mostruosamente in ritardo... Sperando nella sua clemenza: TANTI AUGURIII
*suono una trombetta*
Terminata
questa
doverosa premessa, ringrazio tutti i lettori, xxsakura94xx,
Sasori_Akatsuki,
Oo
N Oo, kikka_neko, Necrysia, Neko88
e Cloe95 per aver
aggiunto
questa storia tra i preferiti (al solito spero di non aver dimenticato
qualcuno
ma è difficile ricordarsi tutti i nick ^^) e passo a
rispondere gioiosamente
alle recensioni:
KairiDN:
Tranquilla,
continuerò la storia a qualunque costo, anche se sto
accumulando ritardi mostruosi, abbi fede! Grazie dei complimenti, sono
felice
che apprezzi il mio modo di scrivere e anche di vedere che Connor-Ken
Shiro è
così benvoluto XD e
naturalmente anche
la vocina molesta ^__^
Candy:
Anche
per questa volta sono sopravvissuta e ho aggiornato! Scommetto che
stavi già brindando alla mia memoria, invece sono tornata XD
Grazie per i
complimenti, sono arrossita per l’ennesima volta ^//^
Parlando invece della
giacca bianca di Light, l’ho rivista oggi riguardando un
pezzo dell’anime e hai
ragione, è semplicemente abominevole O-o
sembra un incrocio tra un grembiule da chef e un panciotto
da nonno XD
Bilu_Emo:
Grazieeeeeeeeeeee!!!
(questo per rispondere alla prima recensione ^^)
Passando alla seconda, in effetti sì, ho scritto il capitolo
piuttosto di getto
e non ho avuto tempo di curarlo come si deve, ma assolutamente non
è colpa
vostra, anzi mi date tantissimo sostegno e voglia di migliorarmi! Non so cosa farei senza di
voi *_* Grazie dei
bellissimi complimenti, spero che
questo chappy risulti più accurato ^^
_Wizatail_:
Grazie
moltissimo cara!!!! ^////^
La
gre: Ciao
Gre! (entro in scena in tenuta antisommossa per timore che tu abbia
altre armi nascoste) come vanno la mano e la spalla? Ormai dopo tutto
questo tempo
spero siano guarite, comunque mi dispiace che tu ti sia fatta male!
Sono
contenta di averti rallegrata un po’ grazie della recensione
e scusami se sono
così lenta ad aggiornare!
Saara:
Ti
ringrazio tanto tanto per il tuo commento, mi ha fatto molto piacere
^//^ In effetti non è affatto facile scrivere. Quando mi
sono imbarcata in
questa impresa non avevo idea di cosa mi attendeva XD Grazie mille per
la
comprensione , spero di riuscire ad aggiornare più
velocemente *_*
Ary_tan:
Auguri
di nuovo cara anche se in ritardassimo! Ah ah ah
sono contenta che ti sia piaciuta la scena
della maniglia, mi sono divertita tanto a immaginare
le facce di Audrey e Connor mentre si
spalancava la porta XD Come sempre, moltissime grazie per i bei
complimenti ^_^
Umpa_Lumpa:
Scusa,
pietà, perdono!!! (in ginocchio sui ceci).. Non so come
abbia
fatto la scorsa volta a dimenticarmi di rispondere alla tua recensione!
Anzi,
lo so, mi sono persa la prima pagina e nella mia infinita demenza non
ho
controllato ç_ç Mi spiace tanto! Come sempre ti
ringrazio del commento, dei
complimenti e anche delle critiche, che sono utili a sottolineare i
punti dove
sono più carente! Inutile dire che mi ha fatto piacere che
nel complesso lo
scorso aggiornamento ti sia piaciuto, spero di aver fatto un discreto
lavoro
anche con questo, soprattutto nella parte finale che mi ha dato
parecchi
grattacapi.. Ma ora basta sproloquiare e mentre Audrey, Connor e la
vocina
vestiti da personaggi della commedia dell’arte si inchinano e
ti salutano, ne
approfitto per rinnovarti i miei complimenti per
“Pitagora” sei stata davvero
bravissima, è stato un piacere da leggere ^__^
AlixandrosM:
Molte
grazie per la recensione e i complimenti!!! Però ti prego,
fai
attenzione sulla sedia mentre leggi (nonnina preoccupata mode-on) XD..
Moulin
Rouge è il tuo film preferito?! *_*
abbiamo gli stessi gusti, ho una vera passione per i
musical, quello che
amo più in assoluto è “Il fantasma
dell’opera” ma Moulin Rouge lo segue a ruota
^_^ Beh ora la smetto di tediarti e ti lascio in pace, grazie ancora!!!
Sabriel:
Ti
ringrazio moltissimo cara!!! ^///^
Miss_Revenge:
Sono
felicissima che il precedente capitolo ti sia piaciuto!!!
Sarò meno
felice quando mi insulterai per il ritardo, ma me lo merito
ç_ç Sai che non
sono riuscita a vedere l’episodio 25 (AAAAAAAAAAAH solo menzionarlo mi rende
isterica) su MTV? E’
già stato abbastanza difficile dover assistere una volta a
tu sai cosa e non
volevo andare avanti a frignare un’altra settimana (si sono
malata di mente)..
Parlando di cose allegre ho riso tanto immaginandoti correre dietro a
Light per
azzannarlo, mi associo volentieri XD Ora la smetto di delirare e ti
saluto,
grazie mille del commento!!!
Elluccia:
Che
bello rileggerti!!! In effetti era da tanto che non apparivi, ma non
devi certo preoccuparti delle recensioni! L’importante
è che tu stia bene e ti
sia ripresa, mi dispiace tantissimo per l’incidente e le
varie iatture,
davvero!!! Questo conferma la teoria che lo Sfig Note esiste
>.< Tornando
alla storia, mi rende felice tirarti su di morale e riuscire ad
emozionarti
^//^ Ti mando un bacione e un grosso in bocca al lupo per tutto e non
preoccuparti,
anche se con ritardi epici, continuerò la storia, ormai non
manca più
moltissimo alla fine!
Oo
N oO: Sono
ufficialmente in brodo di giuggiole *_* Grazie, grazie, grazie per
la bellissima recensione!!! Sono onorata di avere reso L come
immaginavi che
fosse segretamente e come sempre mi sorprendo che qualcuno abbia avuto
voglia
di leggere questa storia tutta d’un fiato! Mi scuso per la
figura che ti ho
fatto fare con la tua mamma, ma sono contentissima di averti fatta
ridere e,
ovviamente, che Audrey e la relativa vocina ti piacciano ^_^ Riguardo
all’amletico
dubbio sulla sorte di L, non posso spoilerare, ma ormai non manca
più
tantissimo alla fine della storia e presto lo scoprirete.. Tieni
comunque
presente che lo adoro ^^ Ah non preoccuparti per la lunghezza delle
recensioni,
a me fa molto piacere leggerle! Ps benvenuta tra i lettori e grazie
ancora ^_^
Hoshimi:
Non
preoccuparti assolutamente per il ritardo nel recensire, anzi, mi scuso
io per il ritardo nell’aggiornare piuttosto! La media
dell’otto? WOW complimentissimi!!!
Spero che la famosa interrogazione sia andata bene ^_^ Tornando alla
storia,
sono contentissima che ti sia piaciuto lo scorso capitolo e riguardo
Misa posso
capirti, sebbene come personaggio in sé non la detesti
particolarmente, (non
brilla per acume ma è molto buffa), se penso che
è indirettamente responsabile
della morte di L vorrei strozzarla, (in compagnia di Light e Rem)
>.<
Dopo queste mie inutili considerazioni personali, posso salutarti ^_^
Necrysia:
Oooooh
sono di nuovo in brodo di giuggiole ecco ^//^ Mi ha resa davvero
contenta questa recensione, anche se proprio non
riesco a capacitarmi che questa storia
catalizzi tanto!!! Ormai non so più come ringraziare *_*
Sono felicissima che
tu abbia notato un miglioramento nel mio modo di scrivere con
l’evolversi della
vicenda. Questa è la prima long fiction che scrivo e quando
sono partita ero
totalmente inesperta, anche nell’impaginazione. E’
stato grazie ai lettori che
mi sono accorta che l’andare a capo nei dialoghi avrebbe reso
la lettura più
scorrevole XD Un’altra cosa che mi rende felice è
sapere che trovi L IC, è un
obiettivo che mi sono posta fin dall’inizio e non
è sempre facile da
rispettare. Inoltre il fatto che Audrey e vocina abbiano riscosso
successo mi
rende davvero orgogliosa ^//^ Mi dispiace averti fatto attendere tanto
per l’aggiornamento,
spero di riuscire a
trovare il tempo per
aggiornare in maniera più celere! Ps: Grazie ancora ^_^
Direi
che anche per
stavolta ho finito di stressarvi. Spero che questo capitolo vi sia
piaciuto,
forse la reazione di Audrey alla vista di Misa nel finale è
stata un po’
esagerata, ma ho cercato di immaginarmi come si comporterebbe una
persona
normale ed esterna alle indagini davanti a una scena simile,
soprattutto vedendo
agire la persona che ama in quella maniera.. Spero di avere reso
l’idea! Colgo anche
l’occasione per augurare alle più giovani che
finiranno la scuola a breve,
buonissime vacanze estive e a coloro
che
come me sono emh..più avanti con gli anni, un grosso in
bocca al lupo per la
sessione d’esami ç_ç Alla prossima care,
un grosso bacio a tutte!
Alice
|
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Capitolo 21 *** Tregua ***
21.Tregua.
L’atmosfera,
nel
quartier generale delle indagini sul caso Kira, era divenuta a dir poco
funesta. Io né ero in larga misura responsabile.
Ryuzaki
avrebbe saputo
quantificare in quale percentuale, ma mi rifiutavo di parlargli. A
dirla tutta,
non parlavo nemmeno con Watari. Non riuscivo ad accettare che
l’amabile
maggiordomo, che da mesi mi prodigava attenzioni e mi rimpinzava di
leccornie, fosse
l’esecutore di ordini tanto disumani. Soprattutto non
tolleravo che non avesse
nemmeno tentato di opporsi al suo pupillo.
Ero
profondamente
delusa da entrambi e anche fortemente irritata verso me stessa,
poiché
nonostante il risentimento e l’indignazione per il
comportamento di Ryuzaki,
non ero in grado di soffocare i sentimenti nei suoi confronti.
Trascorrevo il mio tempo libero
barricata in camera,
dalla quale uscivo e rientravo unicamente per recarmi a seguire i
lavori per la
costruzione della nuova sede investigativa.
Quelle
erano le uniche
occasioni in cui ero costretta ad incrociare Ryuzaki durante
l’arco della
giornata. Fortunatamente risultava facile ignorarlo, dato che pareva
praticamente
impagliato davanti al monitor a sorvegliare Misa Amane e sembrava non
accorgersi nemmeno del mio andirivieni.
Con
Watari il discorso
era diverso, siccome era lui ogni mattina ad accompagnare me e Connor
al nostro
“stage”.
Quest’ultimo
era colui
che risentiva maggiormente del mio ostinato mutismo e pativa il clima
teso che
gravava come un macigno nell’abitacolo.
Nel
tentativo di alleggerirlo,
cianciava da solo del tempo e di altri argomenti futili, con la vana
speranza
di intavolare una conversazione.
Se non fossi stata di umore
così malmostoso mi
sarei sentita in colpa nei suoi confronti.
In
albergo, con
l’appropinquarsi dell’ora di cena, Connor appariva
nella mia stanza portando un
vassoio gremito di prelibatezze che doveva essergli stato fornito dal
maggiordomo. Invariabilmente lo restituiva con la mia porzione intatta.
Per
rifocillarmi,
saccheggiavo i distributori di snack delle hall, difatti stavo
iniziando a
soffrire una discreta fame.
Il
mio amico cercava di
invogliarmi a mangiare il cibo preparato da Watari declamandone la
bontà, ma io
stoicamente, non cedevo e ostentavo un cipiglio bieco,
cosicché Connor
desisteva, lasciandomi al mio sacchetto di patatine a forma di
dinosauro e alle
mie cupe elucubrazioni.
Un
pomeriggio,
rientrando nella suite, notai che il sovrintendente Yagami era assente.
In
compagnia di Ryuzaki
c’erano solamente Matsuda e Aizawa.
Senza
degnare il primo
di uno sguardo, salutai i due agenti e poi mi informai:
“
Il signor Yagami è di
turno alla polizia?”
I
due uomini esitarono
e compresi immediatamente che qualcosa non andava.
“Sta
bene, vero?”
Esclamai allarmata. Provavo grande simpatia e stima per
l’uomo.
“Si
Akiko san..”
Temporeggiò Matsuda.
“Ma?”
Insistetti niente
affatto convinta.
“
Ha richiesto di
essere rinchiuso in una cella, dopo che Light kun si è fatto
imprigionare di
sua spontanea volontà, per il timore di essere
Kira.” Affermò Ryuzaki senza
guardarmi.
“Mi
pare di non essermi
rivolta a te.” Replicai aspra, cercando però di
trattenere lo sgomento a quella
rivelazione.
Imperturbabile,
Ryuzaki
rivolse un cenno al giovane agente come per autorizzarlo a parlare.
Mi
seccava
terribilmente non riuscire a scalfire il suo autocontrollo per quanto
lo
provocassi.
“Questo
si chiama
essere infantili.” Puntualizzò la vocina.
“
E’ come dice
Ryuzaki..” Farfugliò Matsuda in imbarazzo.
“
Dopo l’arresto di
Misa Amane, Light ha iniziato a nutrire dubbi riguardo la sua
innocenza,
siccome avevano intrapreso da poco una relazione. Light spera di
scagionarsi
rimanendo in isolamento e Yagami san ha deciso di farsi rinchiudere a
sua
volta, per non compiere gesti insensati.” Concluse il
poliziotto.
Mi
ero persa diversi
punti salienti sull’evolversi della vicenda durante la mia
assenza.
“
Permettere a un uomo
che ha da poco avuto un infarto e che ha una moglie e una figlia sole a
casa,
di rinchiudersi in una prigione è davvero molto umano. Mi
congratulo una volta
di più!” Proruppi invasa da una nuova ondata
d’ira prima di dirigermi
inferocita in camera, premurandomi di sbattere la porta.
“M-mi
dispiace
Ryuzaki.” Sentii balbettare Matsuda in lontananza.
“
Pensi a lavorare
Matsuda San.” Fu la fredda replica del diretto interessato.
In
altre circostanze
avrei riso.
*
Trascorse
un’altra
settimana senza che la situazione si smuovesse di un millimetro.
Io
proseguivo
imperterrita a fingere che Ryuzaki e Watari non esistessero, loro non
tentavano
di porvi rimedio, salvo i manicaretti che l’anziano signore
cercava indirettamente
di propinarmi e, il malcapitato Connor, continuava a parlare da solo.
Ogni
volta che
lasciando la suite, o entrandovi, il mio sguardo cadeva
inavvertitamente sul
monitor che trasmetteva le immagini di Soichiro, Misa e Light, il mio
umore
volgeva inevitabilmente al peggio.
Già.
Anche Light aveva
iniziato a suscitarmi pena, mio malgrado. Nonostante non mi piacesse
affatto,
vederlo rinchiuso in quella piccola cella, legato mani e piedi non
poteva non
impressionarmi.
Ma
era soprattutto
Soichiro a destare maggiormente le mie preoccupazioni.
Il
sovrintendente si
faceva sempre più magro e smunto di giorno in giorno e la
sua prostrazione
morale era evidente.
Il
pensiero che una
persona innocente dovesse patire quelle sofferenze, mi amareggiava
profondamente.
Mentre
ero persa in
quelle meste riflessioni, sentii bussare.
“Sono…Emh
Ken.” Annunciò
Connor, che proprio non riusciva ad
abituarsi ad utilizzare nomi fittizi.
“
Voglio stare sola!” Berciai
scorbutica.
Erano troppi giorni che non
consumavo un pasto
decente, fattore che non incrementava la mia ben disposizione verso il
prossimo.
“C’è
la cena..” Mi fece
presente lui.
“Ho
già detto che il
cibo cucinato da Torquemada* non lo voglio!” Latrai incurante
che Watari mi
sentisse perfettamente.
“
L’ho ordinato con il
servizio in camera.” Mi prese in contropiede.
“Non
ho fame!”
Obiettai.
“Groarrrrrrrrrwrrrrrrr.”
Mi smentì rumorosamente il mio stomaco.
“Fammi
entrare!” Mi
intimò Connor con tono di chi non ammetteva repliche.
A
malincuore obbedii.
Il
mio amico mi osservò
paziente, mentre mi avventavo su salsicce, insalata mista, uova
strapazzate e
macedonia.
Quando
ebbi terminato di
ingozzarmi, esclamò:
“In
realtà ha preparato
tutto Watari.”
“Cosa?”
Boccheggiai
rischiando di soffocarmi con l’ultimo boccone.
“Sto
scherzando.”
Sbuffò lui esasperato.
“Non
è divertente.”
Protestai.
“
Io invece trovo di
sì.” Ridacchiò.
Lo
guardai in cagnesco.
Lui
tornò serio e
affermò:
“Audrey
non è il caso
di dare un taglio a questa storia?”
“
Akiko.” Rettificai.
“Falla
finita, non ci
sente nessuno.” Proclamò alzando gli occhi al
cielo.
“
D’accordo, cosa mi
stavi dicendo?” Accondiscesi, rabbonita dalle calorie appena
ingurgitate.
Connor
inspirò a lungo,
segno che stava per addentrarsi in un discorso che non gradiva
particolarmente.
Lo
osservai
incuriosita.
“
Non avrei mai pensato
di essere io a venirti a dire una cosa del genere ma..”
Esitò lievemente.
“
Dovresti parlare con
Poker d’ossa.”
Strabuzzai
gli occhi.
“Lo
so, non mi sembra
vero di stare pronunciando queste parole, ma è ridotto
davvero male. Insomma
peggio del solito. Praticamente non tocca cibo, tutto ciò
che gli ho visto
ingerire in questi giorni è stata una zolletta di zucchero. Capirai che sono quasi
meglio le tue patatine
a forma di dinosauro. Inoltre le sue occhiaie mi sembrano
più marcate del
consueto. E non pensavo sarebbe mai stato possibile.”
Concluse sconcertato da
sé stesso.
Per
qualche istante
restai senza parlare, cercando di non prestare attenzione al senso di
colpa che
si stava insinuando nella mia mente.
“
Non dipende da me,
sarà colpa delle indagini.” Asserii convinta.
Connor
mi scoccò
un’occhiata dubbiosa.
“
Comunque non cambio
opinione. Ha ordinato di torturare quella ragazza senza alcuna remora
di
coscienza. Tiene tre persone segregate, di cui due nella totale
impossibilità
anche solo di sgranchirsi le gambe e una in condizioni di salute
precarie. Non
gli importa quanto gli altri stiano male, gli preme solo risolvere il
caso, a discapito
di chicchessia.” Conclusi infervorata.
“Glielo
hai chiesto?”
Osservò Connor.
“Che
cosa?” Volli
sapere.
“
Quello che prova a
riguardo. O hai dato per assunto che la loro sorte gli fosse
indifferente,
unicamente perché non ha espresso un parere?” Mi
spiegò con calma.
Ero
esterrefatta, non
lo facevo tanto sensibile e saggio.
“No,
non l’ho fatto.”
Ammisi controvoglia.
“
Allora dovresti
rimediare e tenere presente che con il lavoro che svolge, esternare i
propri sentimenti
o lasciarsi influenzare da essi, non è certo un lusso che
può concedersi. Pensi
che sarebbe riuscito a risolvere tutti quei casi se si fosse fatto
coinvolgere emotivamente
ad ogni interrogatorio?” Mi fece notare.
Spalancai
la bocca,
sempre più sbigottita. Era incredibile, lo stava difendendo!
“Mi
dispiace, ma non ho
più niente da darti da mangiare.” Mi prese in giro.
“
E’ che.. Non riesco
davvero a crederci..” Farfugliai.
“Nemmeno
io!” Rise
Connor.
“
Coraggio, vai a parlagli
ora.” Mi esortò.
Io
nicchiai.
“
Con quella ragazza,
Misa, lavoro o meno, ha decisamente passato il segno.”
Osservai.
Lui
mi scrutò
attentamente con gli occhi azzurri.
“
Ciononostante ne sei
sempre innamorata.” Affermò.
Io
annuii, chiedendomi
dove volesse andare a parare.
“
Spiegami quindi che
senso ha rimanere in Giappone ignorandolo. Se le sue azioni ti
risultano sgradite,
l’unico modo per cambiare le cose è discutendone.
Sempre che ne valga la pena.”
Argomentò.
“Si,
certo che ne vale
la pena.” Mormorai.
“Bene.
Mi scoccerebbe
parecchio trovarmi qui praticamente prigioniero, se così non
fosse.” Replicò
con un sorriso.
“Oh
Connor!” Proruppi
mortificata. Mi ero dimenticata fin troppo facilmente dei suoi
sacrifici per
rimanermi accanto in quella vicenda priva di senso. E soprattutto
pericolosa.
“La
solita egoista!” Mi
aggredì la mia coscienza.
“
Vorrai dire Ken!” Mi
corresse lui, dandomi uno scherzoso colpetto sulla fronte.
“
Anche se avessi
potuto scegliere, sarei rimasto ugualmente con te.” Mi
rassicurò subito dopo.
Lo
abbracciai.
“Puah.”
Commentò la
vocina nauseata.
“
Ora torno in camera a
rispondere a una e-mail di Julia.” Si congedò dopo
che ci fummo sciolti
dall’abbraccio.
Gli
brillavano gli
occhi nel pronunciare il nome della ragazza.
“
Aspetta!” Lo bloccai
prima che uscisse.
Lui
si voltò e attese
che parlassi.
“
Come mai mi hai fatto
questo discorso? Non reputo plausibile tutta questa sollecitudine nei
confronti
di Ryuzaki.” Indagai.
“Beh
è semplice. Quando
tieni il muso sei incalcolabilmente odiosa. Non augurerei di
sopportarti
nemmeno al mio peggiore nemico.” Ribatté con un
sorrisetto pestifero.
“Cretino!”
Sbraitai lanciandogli
dietro un cuscino, ma in realtà stavo ridendo.
Lui
lo schivò in una pittoresca
imitazione di Neo in Matrix e io risi ancora di più.
Quando
se ne fu andato,
mi ritrovai a pensare che era maturato molto, anche se lo nascondeva
bene.
“Tu
invece regredisci.”
Mi deliziò la vocina con i suoi complimenti.
Ma
non era il momento
di darle credito. In soggiorno mi attendeva una bella gatta da pelare.
Nonostante
le
circostanze, non potei fare a meno di visualizzare Ryuzaki in forma
felina, con
tanto di campanellino e fiocco.
Trattenni
faticosamente
una delle mie note crisi di ilarità.
Ero
davvero un caso
disperato.
*
Come
immaginavo, il
detective si trovava dove lo avevo lasciato.
Ossia
fossilizzato
nella sua strampalata posa, davanti al monitor.
Mi
sforzai di ignorare
le immagini che venivano trasmesse sullo schermo e, titubante, presi
posto
accanto a lui sul sofà.
Ryuzaki
non diede segno
di essersi accorto della mia presenza.
Mentre
mi arrovellavo
il cervello sul come esordire, finalmente si girò a
guardarmi.
“Ciao
Akiko.” Mi salutò
come se niente fosse, fissandomi con i tondi occhi neri sgranati.
Ero
incerta se mettermi
a ridere o strozzarlo.
Mi
accorsi tuttavia,
che Connor aveva ragione. Le occhiaie che gli segnavano lo sguardo,
sembravano
effettivamente più accentuate e una gigantesca fetta di
torta al cioccolato
giaceva integra sul tavolino a suo fianco.
Deglutii.
Possibile che
non riuscissi a trattenermi dall’essere dispiaciuta e
preoccupata?
“
Un’altra eclatante
manifestazione di incoerenza.” Constatò
perfidamente la vocina.
Cercai
le parole adatte
per incominciare il discorsetto che mi ero ripetuta mentalmente prima
di uscire
dalla mia camera, ma gli occhi che mi ricadevano continuamente sui tre
prigionieri nello schermo non mi aiutavano affatto.
Cogliendomi
del tutto
di sorpresa, Ryuzaki spense l’apparecchio.
“
Mi dispiace.” Disse
semplicemente.
Restai
a fissarlo con
aria da triglia.
Incurante
dell’improvvisa vacuità del mio sguardo aggiunse:
“
Avevi ragione, la
verità è che non volevo lasciarti andare via.
Questo indipendentemente dalle
questioni di riserbo sull’indagine.”
Dopo
tale affermazione,
prese a scrutarmi intensamente con gli occhi neri, in quella maniera
che azzerava
le mie capacità cognitive senza via di scampo.
Quando
mi riscossi
dalla catatonia e fui in grado di metabolizzare il significato delle
sue
parole, ribattei goffamente:
“
Sono emh.. Contenta di
questo.. Però il punto è un altro
Ryuzaki.”
“
Quanta spigliata
eloquenza.” Mi schernì la mia coscienza.
Feci
un gesto
infastidito, come a voler scacciare una mosca.
Fortunatamente
il mio
interlocutore non vi badò.
“
Quello che intendo
dire, è che al di là della validità
dello scopo, i tuoi metodi sono..”
Stavo
per dire
“disumani” ma mi fermai in tempo.
“..Ingiusti.”
Conclusi.
“Lo
so.” Replicò lui.
Era
davvero snervante e
rischiavo nuovamente di alterarmi.
“
E ciononostante
agisci così?” Domandai cercando di mantenere la
calma.
“Si.”
La
sillaba pose fine al
mio tentativo di autocontrollo.
“Ryuzaki!
Quello che
stai facendo è abietto, disgustoso,
inclassificabile!” Esplosi.
Ovviamente
non si
scompose.
Per
quel che mi
concerneva, al contrario, non mi sarei stupita di vedere del fumo
fuoriuscirmi
dalle orecchie.
“Va
meglio?” Si
interessò pacato.
“Cosa?”
Trasecolai.
“
Ti ho chiesto se ti
senti meglio.” Ripeté in tutta
tranquillità.
Ci
pensai su per un
breve attimo e poi mormorai sorpresa:
“Si..
Credo di si.”
“
Ritenevo avessi
ancora necessità di sfogarti.” Mi
spiegò placido.
Quindi
mi aveva
provocata di proposito con quelle risposte irritanti.
“Deve
mancargli un
venerdì.” Asserì la vocina.
“
Ora vorrei
illustrarti il mio punto di vista..” Iniziò.
Restai
ad ascoltarlo,
ancora più confusa.
“
Non credere che mi
piaccia utilizzare certi mezzi. Le misure che ho adottato sono estreme
perché
questo caso le richiede. Ciò non significa che le approvi.
Sono un essere umano
anch’io Akiko e quel che temevo coinvolgendoti nel mio
lavoro, è che sarebbe
arrivato il momento in cui lo avresti dimenticato a causa delle mie
azioni..”
Si interruppe per stropicciarsi i jeans, il suo tipico diversivo per
reprimere
le emozioni.
“Allora
perché?”
Farfugliai.
“
Perché Kira e il
secondo Kira vanno fermati. A qualunque costo. Per Ukita, per Naomi
Misora, per
tutti gli agenti dell’FBI e le altre vittime. Farò
tutto ciò che è necessario,
anche se comporta sporcarmi la coscienza.”
Proseguì.
“E
anche perché vuoi
vincere.” Gli suggerii.
“La
giustizia vince
sempre.” Ribatté lui sorridendo.
Mi
ritrovai a sorridere
a mia volta. Non mi sarei mai abituata a quei rari momenti in cui
pareva persino
ingenuo.
Restammo
in silenzio
per qualche istante a guardarci.
Poi
lui afferrò il
piatto con la porzione di dolce e iniziò a mangiarlo
avidamente.
Faceva
un effetto
bizzarro, solitamente piluccava i suoi dessert a piccole cucchiaiate.
“
Ne vuoi un pezzo?” Mi
propose con la bocca piena. Quella frase mi ricordò il
nostro primo incontro
nella sala da thè di Sue.
“No
grazie, ho già
mangiato e tu sembri avere parecchio appetito.” Rifiutai.
“
In effetti si, ho
bisogno di zuccheri.” Confermò continuando
divorare la torta.
“
Dipende emh.. Da me?”
Azzardai pentendomene immediatamente.
“Mai
che tu riesca a
tenere chiusa quella ciabatta.” Sbuffò la vocina.
Ryuzaki
si bloccò e mi
scrutò con attenzione.
Io
mi ritrovai ad
arrossire come una perfetta imbecille.
“
Non mi è mai
importato dell’opinione altrui nei miei confronti. Ma se si
tratta della tua..
E’ differente..” Mi rivelò, tornando a
tormentare il tessuto dei jeans.
“
Cambia argomento
prima che vada in tilt.” Mi suggerì la mia
coscienza.
“
Conn..Ken mi ha detto
che gli omicidi si
sono interrotti da
quando Light e Misa Amane sono stati arrestati. Quindi è
praticamente certo che
siano loro i colpevoli.” Buttai lì.
“
Nessuno dei due ha
confessato.” Replicò Ryuzaki facendosi pensieroso.
“Però
se gli assassinii
dei criminali non ricominciano, la loro colpevolezza sarà
evidente.”
Insistetti.
“Si.”
Commentò
laconico.
Non
me la raccontava
giusta. Gli frullava qualcosa in mente e non intendeva mettermene a
parte.
Non
investigai oltre e
dopo un attimo di titubanza, gli domandai:
“Ryuzaki..
Se
effettivamente il caso venisse concluso a breve.. Tu saresti..emh
libero?”
“
Fino alla prossima
indagine.” Rispose lui ingoiando l’ultimo pezzo di
dolce.
“
Quindi non avresti
altri..Impegni..” Tergiversai.
“Piantala
e arriva al
dunque!” Mi intimò la vocina seccata.
“No.”
Controbatté
Ryuzaki guardandomi fisso negli occhi.
Senza
dubbio aveva già
capito dove volevo andare a parare, ma non mi veniva in soccorso.
“
Perciò.. Ti
piacereb.. Cioè torneresti a New York con me?”
Balbettai.
Lui
non aprì bocca.
Poi,
continuando a
rimanere rannicchiato nella sua abituale posizione, si
sbilanciò verso di me e
mi baciò. A lungo.
“Al
100%.” Rispose alla
mia domanda, dopo che le nostre labbra si furono divise.
Ma
stranamente l’avevo
già intuito.
Ovviamente,
una
settimana dopo, gli omicidi ricominciarono.
*Torquemada:
capo dell’inquisizione
spagnola (particolarmente dedita all’utilizzo della tortura)
Ringraziamenti
e sproloqui dell’autrice:
Ed eccomi finalmente con
nuovo capitolo! Speravo
di aggiornare prima, invece ho di nuovo tardato (fortunatamente non
quanto la
scorsa volta -.-) non starò a spiegarvi come mai ci abbia
messo tanto,
purtroppo le motivazioni sono sempre le
medesime e l’estate si preannuncia funesta. Tornando a noi,
avrei voluto dare una
maggiore svolta alla storia, ma mi sarei dilungata troppo e avrei
dovuto curare
di meno dei dettagli a cui darò il giusto spazio con il
prossimo aggiornamento.
Spero di non avervi deluse incentrando troppo questa parte sulle
paturnie di
Audrey, gli inaspettati consigli di Connor e la riappacificazione con
L, in
ogni caso mi farò perdonare (e finalmente
riuscirò a fare intervenire Misa, ormai
è un imperativo morale). Detto questo ringrazio tutti i
lettori, 13ste, _Ink Whisper_ e carlotta6 per aver aggiunto questa
storia alle preferite (spero al solito di non aver dimenticato di
menzionare
qualcuno) e soprattutto ringrazio moltissimo coloro che hanno
recensito! Lo
scorso capitolo ha raggiunto un numero record di commenti e io, Audrey,
Connor,
L e Watari ci siamo lanciati a festeggiare con un trenino della
felicità!
Deliri a parte, grazie mille davvero, non sapete quanto mi rendiate
contenta!!!
E adesso sotto con le risposte ^__^
Candy:
Emh..
Spero che tu non mi abbia data di nuovo per morta XD Ti giuro che
mi sono impegnata per cercare di aggiornare prima, ma purtroppo ho
ottenuto
solo questo risultato ._. Comunque sono contenta che ti sia piaciuto il
capitolo ( e i colpi di scena) e promuovo l’iniziativa
“Regaliamo una giacca
nuova a Light” XD
Miss_Revenge:
Mentre
ti scrivo sono scossa da brividi di paura, so che mi sgriderai di
nuovo T_T Ok la pianto di frignare e piuttosto ti ringrazio per i
complimenti e
anche per le proteste per i ritardi, perché fai sentire
questa storia davvero
apprezzata ^///^ Spero che il finale romantico (ma senza esagerare
perché si
tratta pur sempre di L) ti sia piaciuto… Grazie ancora e
scusami davvero se
tardo tanto, non lo faccio apposta!!!
Hoshimi:
Ti
ringrazio tanto, sono felicissima che il capitolo ti sia piaciuto,
soprattutto che tu abbia gradito la parte finale (mi è
piaciuto molto
scriverla). Allora non sono l’unica a pensare che Light sia
un misogino, meno
male!!!
Sabriel:
Grazie
mille ^__^
Neko88:
Mi
fa piacere che la reazione di Audrey non sia stata trovata esagerata,
grazie per i complimenti, sono sempre felicissima di riuscire a fare
ridere!!!
Hope87:
Meno male, sono contenta che tu non ci sia rimasta male. Segui questa
storia e la recensisci fin dai primi capitoli e sono stata davvero
pessima a
non risponderti, ti chiedo ancora scusa! Ebbene sì, ormai
non manca più
moltissimo alla fine..(sempre che riesca a fare finalmente entrare in
scena
Misa come si deve -.-‘’’)
_NemeSiS_:
Come
nel caso di Miss_Revenge,
scrivo piena di terrore.. Perdonooooooo... Però la tua
recensione mi ha fatta
arrossire moltissimo ^///^ Insomma che vi avvertiate l’un
l’altra quando
aggiorno per leggere è..è..Non trovo
neanche le parole ma grazie!!! Mi auguro che il capitolo ti sia
piaciuto e che
sia stata contenta di vedere i nostri eroi fare la pace (povera me, ma
cosa
scrivo?!).. Light è un dannato farabutto ma Audrey non si
lascia incantare ah
ah ah (il delirio continua).. Ok ora la
smetto (finalmente dirai tu) grazie ancora!!!
AlixandrosM:
Ah
ah ah!!! La tua definizione di Light mi ha fatta morire dal ridere XD
Ti ringrazio moltissimo per i complimenti, sono contenta che la
reazione di
Audrey ti sia piaciuta! Fammi poi sapere se sei riuscita a vedere
“Il fantasma
dell’opera” e cosa ne pensi ^_^
Umpa_Lumpa:
Non
preoccuparti assolutamente per il ritardo (ma quale?) nel recensire!
Tanto con i miei odierni tempi di aggiornamento, avrebbero tempo di
commentare
la storia tutti i bradipi del pianeta terra (e perché mai
dovrebbero? Bah non
darmi retta..) So di essere estremamente
noiosa, ma mi fa davvero molto piacere che il capitolo ti sia piaciuto,
soprattutto che ti sia piaciuto tutto *_* Riuscirò ancora ad
eguagliare questo
primato XD? Tornando a noi, come avrai intuito, anch’io dopo
aver visto Misa
ridotta in quel modo ho avuto un momentaneo crollo nella stima per L
per il suo
atteggiamento, a cui poi
ho dato una
spiegazione per i fatti miei (visto che il personaggio è
rimasto avvolto nel
mistero, ma del resto è bello che sia così).. Per
concludere quando ti
cimenterai in una nuova fan fiction? Mi farebbe piacere leggerti di
nuovo ^_^
La
gre: Sono
contenta che tu ti sia completamente ristabilita!!! Mi
dispiace molto averti fatta aspettare..
Comunque grazie mille per la recensione, tutti e quattro ricambiamo
XD!!!
Sasori_Akatsuki:
Wow..La rileggi anche? ^///^ Grazie mille!!!
Bilu_Emo:
Ebbene
si, sono tornata!!! ( e di nuovo sparita, sob -.-) mi fa piacere
che il capitolo ti sia piaciuto e anche l’averti sconvolta
con il discorso di
Audrey, (ma solo perché era l’effetto che volevo
dare).. Anche tu rileggi i
capitoli?? Ecco..Torno ad arrossire ^//^ Grazie davvero!!!
Necrysia:
Questo
commento mi ha reso contentissima perché hai espresso
perfettamente quello che volevo rendere con lo scorso capitolo *_*
Grazie!!!
Come avrai avuto modo di leggere, fortunatamente la crisi è
scampata (mi
dispiaceva farli restare separati troppo a lungo).. Quanto alla fine,
sai che
non posso dire niente (anche se vorrei perché non sono brava
a trattenermi in
queste cose XD) Se ti può consolare comunque non manca
più moltissimo ^_^
Vanessa94:
Grazie,
mi fa piacere che ti piaccia come ho reso L e anche che questa
storia abbia catturato la tua attenzione *_* Per quanto riguarda
Connor, è un
discorso interessante, ti confesso che più volte sono stata
tentatissima di
farlo innamorare di Audrey, però temevo di sconfinare troppo
nel banale con la
storia del migliore amico innamorato. Certo il suo comportamento a
volte è un ambiguo
è vero, ma per Audrey prova solo amicizia e
la esprime in maniera possessiva ed
impicciona XD Ora però sono curiosa di sapere cosa avresti
preferito ^_^
KairiDN:
Ecco
l’aggiornamento, scusa se ci ho messo tanto e grazie della
recensione!!!
Ritsuka96:
Benvenuta
allora!!! Grazie del commento e per aver letto la storia tutta
d’un fiato, sono felicissima che ti piaccia ^_^
_WizTail_:
E’
vero, Akiko ci è rimasta davvero malissimo ( e
l’ha ampiamente
dimostrato XD) però ora si è risolto tutto ^_^
Ary_Tan:
Per
gli auguri è stato un piacere!!! Come sempre sono molto
contenta che
il capitolo ti sia piaciuto e ti ringrazio per i complimenti.. Mi fa
anche
piacere constatare che anche secondo te la scena finale non
è stata
esagerata!!!
Oo
N oO: Lo
so, lo so.. Anche per me non è stato facile trattare
così Ellino, ma
non fare avere una reazione indignata a Audrey mi sarebbe parso
innaturale!
Riguardo alla sorte di L secondo me lui non è (non voglio
scriverlo >.<)
ma ha solo avuto un calo di pressione ed è svenuto. Poi
stufo delle scenate da
isterico di Light e delle fesserie di Matsuda, è partito per
le vacanze (cerco
di auto-convincermi)..La smetto di delirare (anche se è
divertente).. Grazie
mille del commento e dei complimenti!!! ^__^
Saara:
Mi
dispiace tanto farvi aspettare così a lungo per questi
aggiornamenti,
devo vergognarmi >.< Grazie comunque per essere
così comprensiva e per i
bellissimi complimenti *_*
Kikka_Neko:
Benvenuta
anche a te e grazie della recensione!!! Sono contentissima che
la storia ti piaccia, (però non fare tardi per leggerla che
mi sento in colpa)
e spero che continuerai a seguirla ^_^
_Ink
Whisper_ Benvenutaaaa!!!
Grazie mille per le recensioni, sia per questa ff sia
per “Hogwarts 1975” mi hanno fatto davvero molto
piacere!!! Spero che il tuo PC
faccia il bravo, così potremo risentirci ^__^
Anche
per questa volta
ho finito di infastidirvi mie care, ma prima di salutarvi vi pongo un
quesito:
Ma di che colore ha gli occhi Misa nell’anime? Azzurri o
marroni (domandona eh?
-.-) a me sembra che li abbia ogni tanto di un colore e ogni tanto di
un altro
O.o Beh la smetto di infastidirvi con queste sciocchezze e vi mando un
enorme
bacione!!!
Alice
|
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Capitolo 22 *** Svolta ***
22.
Svolta
Proprio quando tutto
sembrava essere sul punto
di risolversi, ci ritrovammo daccapo.
Il
morale, all’interno
dell’ormai esiguo quartier generale anti Kira, aveva
raggiunto minimi storici.
La
verità è che ci
eravamo illusi troppo in fretta.
Io
e Connor di tornare
a New York. Lui per riabbracciare Julia, io in compagnia di Ryuzaki.
Matsuda,
Aizawa e Mogi,
per quanto dispiaciuti per la piega che aveva preso
l’indagine a causa del
coinvolgimento del loro superiore, di archiviare quel maledetto caso e
occuparsi di mansioni più ordinarie.
Ma
soprattutto, quello che credo ognuno di noi si
fosse ritrovato a desiderare durante quei brevi giorni, in cui pareva
che
finalmente ci saremmo lasciati quell’abominevole vicenda alle
spalle, era di
tornare alla propria vita.
Il
pensiero di non
dover più cambiare continuamente albergo, poter muovermi
liberamente e
utilizzare il mio vero nome, si era fatto strada con
facilità, rivelando quanto
fosse faticoso vivere in quel modo.
Più
volte mi sorpresi a
fantasticare su lunghe passeggiate nel mio amato Central Park, su laute
merende
a base di cheesecake alla fragola e su Ryuzaki appollaiato sopra la
poltrona
bianca e pelosa del mio soggiorno. Preferibilmente con
addosso il candido accappatoio dell’
Excelsior Hotel.
Così,
quando Matsuda
irruppe nella suite dove alloggiavamo sventolando un quotidiano e, in
preda a
una grande agitazione, ci annunciò
che
tutte le esecuzioni dei criminali che si erano interrotte
nell’arco di quelle
due settimane, erano
state effettuate in
un solo colpo, l’effetto fu quello del proverbiale fulmine a
ciel sereno.
Connor
in particolar
modo, risentì della funesta notizia. Veder sfumare la
prospettiva di rivedere
la sua ragazza dopo tanto tempo, doveva essere stato un duro colpo.
Mi
sentivo
terribilmente responsabile nei suoi confronti e quando gli ventilai la
proposta
di provare a intercedere con il detective, affinché almeno
lui potesse fare
ugualmente ritorno a New York, obiettò seccamente che tanto
“Jack Skeleton” non
avrebbe mai acconsentito e ad ogni modo, non sarebbe ripartito senza di
me in
alcun caso. Dopodiché mi invitò a non sprecare il
fiato.
Normalmente
me la sarei
presa, ma date le circostanze non potevo che comprenderlo.
Dal
canto mio ero
notevolmente abbattuta.
Se
non altro io e il
mio amico potevamo distrarci grazie al nostro incarico. Incarico che
avevamo
dato per superfluo con troppa rapidità.
Man
mano che l’immenso
grattacielo si ampliava, mi rendevo conto di quanto il tempo
trascorresse in
fretta. Presto sarebbe stato ultimato e, come Connor pronosticava nei
momenti
in cui il suo umore era più fosco, ci saremmo ritrovati a
girarci i pollici
davanti alla tele, con Ryuga Hideki a costituire il nostro unico svago.
La
sola idea mi
atterriva.
Tuttavia,
a distrarmi
dall’indulgere troppo sui mesti pensieri riguardanti il come
avrei impiegato le
giornate una volta terminato il lavoro, c’era la crescente
preoccupazione per
il comportamento sempre più alienato di Ryuzaki.
Non
rivolgeva la parola
praticamente ad anima viva e sembrava totalmente assorto in
chissà quale
elucubrazione. Inoltre aveva definitivamente piantato radici davanti al
monitor,
gli imperscrutabili occhi scuri, fissi sulle immagini dei sorvegliati.
Sapevo
che sottoponeva
Light e Misa a pesanti pressioni psicologiche, Matsuda si era premurato
di
spifferarmelo, nella speranza forse, di vedermi nuovamente perdere le
staffe. Il giovane
agente era spesso
oggetto delle rimbeccate del detective. In favore di Ryuzaki, non si
poteva
negare che alle volte, il poliziotto risultasse alquanto inopportuno.
Tuttavia,
sebbene non
approvassi i suoi metodi, non avevo certo
idee migliori da suggerirgli. Ritrovarsi di punto in bianco con tutte
le sue
certezze sul caso spazzate via, doveva essere quanto meno frustrante.
Come
se non bastasse,
gli agenti iniziavano comprensibilmente a dubitare della colpevolezza
del
figlio del sovrintendente, visto che gli omicidi erano ricominciati. E non riuscivano a
capacitarsi dell’ ostinazione
di Ryuzaki, nel voler continuare a tenere i due ragazzi in isolamento.
Erano
soprattutto in
pena per Soichiro, il quale ogni giorno pareva più debole e
sciupato del
precedente. Ciononostante, possedeva una forza di volontà
incrollabile e
sebbene le sue condizioni fisiche fossero tutt’altro che
rassicuranti, si
rifiutava categoricamente di abbandonare la cella in cui era rinchiuso,
prima
che suo figlio venisse liberato.
Personalmente
non
sapevo dove sbattere la testa.
L’evidenza
suggeriva che
in effetti il detective si fosse sbagliato. Però mi fidavo
di lui e delle sue
intuizioni e senza dubbio, anche se non le palesava, doveva avere delle
valide
ragioni per dubitare ancora dell’innocenza di Light.
Mi
sentivo impotente a
non poter essergli d’aiuto in alcuna maniera e saperlo
confuso e turbato, anche
se lo celava con la sua consueta abilità nel reprimere le
emozioni, mi
rammaricava moltissimo.
*
Una
notte mi svegliai
di soprassalto in preda a un incubo. Appena aprii gli occhi, dimenticai
di cosa
si trattasse e di esso mi restò soltanto una sensazione di
angoscia, unita a
una gran sete.
Mi
accorsi che
purtroppo avevo scordato di predisporre una bottiglia d’acqua
sul comodino
prima di assopirmi.
Scivolai
fuori dalle
lenzuola e mi avventurai verso il soggiorno della camera
d’albergo, in cerca di
qualcosa da bere.
Raggomitolato
sul
divano, trovai Ryuzaki, che, con gli occhi sgranati, stava fissando lo
schermo.
Tanto per cambiare.
L’orologio
sulla parete
segnava le tre e mezza del mattino.
C’era
un limite a
tutto.
Con
decisione, mi
interposi tra il suo campo visivo e il monitor.
Lui
parve non notare
nemmeno la differenza, tanto era assorto a riflettere.
“
Ryuzaki, adesso
basta.”Gli ingiunsi.
Lentamente,
focalizzò
la sua attenzione su di me.
Il
suo volto
inespressivo, fece venire meno la mia spavalderia.
Quando
si isolava nei
suoi pensieri per eclissarsi dove non potevo raggiungerlo, mi sembrava
di non
conoscerlo affatto.
“Perché
pensi anche di
conoscerlo?” Sghignazzò la vocina.
Mi
seccava constatare
che non aveva del tutto torto.
Lui
nel frattempo, non
aveva distolto dalla sottoscritta il suo sguardo da sfinge.
Inspirai profondamente, poi
decretai:
“
Non ti fa bene stare
sempre chiuso in hotel incollato a quell’aggeggio. La
situazione non
cambierà..Quindi ora vado a cambiarmi e poi andiamo fuori a
fare due passi
all’aria aperta.. E se rifiuti sappi che non mi
sposterò da qui, dovrai
portarmi via di peso.”
“L’hai
intimorito
senz’altro.” Commentò sarcasticamente la
mia coscienza.
Ancora
una volta il
diretto interessato non replicò, sembrava stesse soppesando
le mie parole.
Sperai
non optasse per
sollevarmi e depositarmi altrove come un pacco postale. Sarebbe stato
imbarazzante.
Fortunatamente,
si
portò l’indice sulle labbra e mormorò:
“Sai
Akiko, a volte mi
ricordi Watari.”
“Oh..Emh..
Capisco.”
Bofonchiai interdetta.
L’essere
paragonata
all’anziano factotum non mi entusiasmava, ma siccome Ryuzaki
gli era
affezionato, l’affermazione doveva avere una valenza
positiva. Almeno speravo.
“Hai
intenzione di
rimanere ad arredare la stanza ancora a lungo?” Mi
richiamò la vocina.
Come
di consueto, non
mi ero resa conto di essere piombata in uno dei miei momenti di
catatonia.
Ryuzaki
si era già
alzato e aveva infilato le malconce scarpe da tennis.
Mi
fiondai a buttarmi
addosso i primi vestiti che mi capitarono a tiro e fui pronta per
uscire.
*
I
nostri passi
riecheggiavano sul selciato, tanto era silenziosa la notte.
Eccetto
qualche
sporadica auto di passaggio, la città sembrava addormentata.
“
E ti stupisci vista
l’ora?” Intervenne la vocina.
Non
le prestai
attenzione, ero troppo intenta a osservare Ryuzaki di sottecchi mentre
girovagavamo senza una meta precisa.
Mi
piaceva vederlo
camminare con la sua consueta postura ricurva, a mio fianco.
Mi
piaceva essere
lontani dallo stramaledetto monitor e, in un certo senso dal caso Kira
e dalle
sue implicazioni.
Poco
importava che ore
fossero.
Rammentai
che quella
stessa mattina, recandomi allo “stage”, avevo
notato un piccolo parco giochi
nelle vicinanze. Anche se certamente non poteva sostituire il
“mio” Central
Park, stabilii che mi sarei accontentata.
Proposi
al mio compagno
di andarci e lui non mosse obiezioni.
Man
mano che ci
addentravamo tra gli alberi e le file di panchine deserte, iniziai a
provare
una crescente sensazione
di
inquietudine.
Quel
luogo aveva un non
so ché di spettrale.
“
Anche fifona no, per
favore!” Si indignò la mia coscienza.
“
Va tutto bene?”
Domandò Ryuzaki all’improvviso.
Mio
malgrado,
sussultai.
“S-si.”
Balbettai.
Che
figura pietosa.
Lui
mi studiò qualche
istante, poi cogliendomi di sorpresa, mi cinse in modo molto
impacciato, le
spalle con un braccio.
Proseguimmo
a camminare
in quel modo.
Se
qualcuno avesse
potuto vederci, ci avrebbe trovati ridicoli, dato che anch’io
avevo dovuto
assumere la sua postura
ingobbita.
“Ridicoli
è un
eufemismo.” Mi contraddisse la vocina.
Raggiungemmo
due
altalene solitarie e senza nemmeno il bisogno di consultarci
reciprocamente, ci
accomodammo.
O
meglio, il detective
ci si appollaiò. Ma non prima di essersi liberato dalle
aborrite scarpe.
Mentre
mi dondolavo
pigramente lo sbirciai di nascosto.
Guardava
un punto
imprecisato dell’orizzonte e, sebbene allungando una mano
avrei potuto
toccarlo, mi sembrava lontanissimo in quell’istante.
Attesi
che si
riscuotesse dal suo stato di trance per svariati minuti, poi iniziai a
preoccuparmi.
Studiandolo
con maggior
attenzione, mi resi conto che sembrava intento ad ascoltare qualcosa.
Peccato
che l’unico
suono ad infrangere quel silenzio assoluto, fosse il flebile cigolio
della mia
altalena.
Ad
un certo punto non
resistetti più.
“Ryu-Ryuzaki..Cosa
stai
facendo?” Mi informai vagamente inquieta.
“
Ascolto le campane.”
Fu la sconcertante replica.
Provai
ad aguzzare
l’udito, ma non sentii niente.
Nel
mentre, il mio
interlocutore continuava imperterrito a seguire gli inesistenti
rintocchi.
“Le
campane.. Cosa
significano per te?” Chiesi piano, senza fare cenno al fatto
che solo lui ne
percepiva il rumore.
Per
qualche ragione
insondabile, il loro pensiero mi riempiva di angoscia, come se quel
suono che
io non riuscivo a udire, fosse sinonimo di qualche funesto presagio.
Fui
percorsa da un
brivido lungo la schiena.
“
Cos’è, la fiera
dell’autosuggestione?” Sbottò seccamente
la mia coscienza.
Ryuzaki,
che
apparentemente non dava segno di volermi rispondere, finalmente si
voltò verso
di me e mormorò:
“
Sono l’unico ricordo
della mia infanzia.. Prima che..” Si interruppe.
Prima
che i suoi
genitori venissero uccisi. Completai mentalmente la frase al suo posto,
con lo
stomaco improvvisamente come oppresso da un macigno.
Notai
che la sua mano
era scattata automaticamente a stringere un lembo dei jeans.
“
Non ricordi..Nient’altro?”
Domandai esitante.
“
Solo immagini
confuse..” Ribatté
con voce incolore.
“
E non hai mai provato
a..?” Iniziai, ma lui mi interruppe.
“
Con una terapia?
Hanno tentato più volte. Psichiatri e psicologi. Non
è mai servito a nulla.”
Non
mi stupii.
Avventurarsi
per
l’intricato labirinto che doveva essere la sua mente, non
costituiva certo
una passeggiata.
“
Restano solo le
campane.” Aggiunse più rivolto a sé
stesso che a me.
Avrei
voluto poter
sperare che quel ricordo non fosse associato a nulla di doloroso, ma
era
evidente che si trattava del contrario, visto che quel suono pareva
tornare a
tormentarlo in concomitanza coi momenti di sconforto.
D’impulso
saltai giù
all’altalena e mi accovacciai davanti a lui, quel tanto che
mi permetteva di
avere il viso a livello del suo.
“
Non le ascoltare.” Mi
ritrovai quasi a supplicarlo.
Lui
si limitò ad
osservarmi, impenetrabile.
“
E’ che sembri così
distante.. Che…” Farfugliai.
Avrei
voluto dire che
temevo sparisse, ma la mia affermazione sarebbe parsa estremamente
ridicola.
“Almeno
te ne sei
accorta da sola.” Si complimentò la vocina.
Ryuzaki
mollò la presa
sui jeans e mi accarezzò una guancia con il pollice.
“
Sono qui.” Disse
semplicemente.
Ed
era vero, era
tornato.
Sorrisi.
Il
parco deserto
cominciava a incutermi meno timore.
Restammo
in quel luogo
fino a che l’oscurità non incominciò a
diradarsi, poi ci incamminammo in
direzione dell’albergo.
“
Mi dispiace, hai
dormito pochissimo.” Si scusò ad un tratto Ryuzaki.
“Non
preoccuparti,
ormai al nuovo quartier generale non c’è
più molto lavoro di cui occuparsi.” Lo
rassicurai.
Lui
si limitò a
osservarmi senza controbattere.
“
Cosa intendi fare?
Con Misa e Light..” Provai a indagare. Volevo domandarglielo
da settimane, ma
non si era mai presentata l’occasione.
“Non
posso tenerli
imprigionati ancora a lungo..” Considerò.
“Hai
qualcosa in mente
vero?” Azzardai.
“Si,
ma non ti
piacerebbe.” Tagliò corto lui.
Non
insistetti.
In
prossimità della
hall, rendendomi conto che stavamo per rientrare
nell’opprimente atmosfera
dell’indagine
confessai:
“Mi
dispiace davvero
che il caso non sia ancora risolto.” Pronunciando quelle
parole, alludevo al rammarico
che provavo per non potere ancora tornare a New York con lui.
Ryuzaki
non proferì
verbo, ma prima di rientrare nella suite, fui certa di sentirlo
sussurrare:
“Anche a me.”
*
Esattamente
cinquanta
giorni dopo l’inizio della reclusione di Light, Ryuzaki
invitò il padre di
questi a lasciare la cella in cui si era fatto rinchiudere, per
esporgli le sue
conclusioni sul caso.
Le
condizioni di Soichiro
Yagami erano allarmanti:
L’uomo
aveva perso come
minimo dieci chili, il suo volto era segnato e sofferente. I capelli,
di solito
sempre tirati indietro in maniera ordinata, gli ricadevano
scompostamente sulla
fronte.
Impossibile
non notare
che ormai erano divenuti quasi totalmente grigi.
Nonostante
versasse in
uno stato pietoso, i tentativi miei e di Watari di rifilargli qualcosa
da
mettere sotto i denti, furono del tutto vani.
Gli
premeva
esclusivamente parlare con Ryuzaki.
I
due uomini si
rinchiusero a dialogare in una camera per più di
un’ora.
Non
ebbi purtroppo modo
di origliare, data la presenza di Matsuda e Aizawa.
Quando
finalmente il
sovrintendente uscì, mi parve se possibile, ancora
più sconvolto di prima.
“Cosa
gli hai fatto?”
Non potei trattenermi dall’esclamare rivolgendomi al
detective.
“
Niente.” Replicò
questi, portandosi l’indice alle labbra.
Ero
certa che stesse
mentendo spudoratamente.
*
Fu
un’autentica fortuna
l’essere rimasta all’oscuro del piano di Ryuzaki
per avere la certezza che
Light e Misa non fossero i due Kira, fino alla sua messa in atto.
Avrei
avuto parecchio
da ridire.
Nel
soggiorno della
suite, in attesa dell’arrivo dei due ragazzi e di Soichiro,
rimbrottavo Ryuzaki
con veemenza, da quando avevo assistito tramite il monitor
all’agghiacciante
realizzazione del suo escamotage.
“Davvero
una gran bella
trovata quella di far credere a Light e Misa di essere stati condannati
a
morte.. Non ti smentisci mai!” Interloquii stizzita,
zampettando avanti e
indietro sulla moquette.
“
E costringere Soichiro
a fingere di volere giustiziare il
figlio.. Rischiava come minimo un altro infarto..” Rincarai
la dose, visto che
nessuno mi prestava la benché minima attenzione.
L’oggetto dei miei
rimproveri gustava
placidamente un gelato, Connor sprofondato nel divano, era assorto
nella
lettura e Matsuda e Aizawa contemplavano stoicamente il pavimento.
Soltanto
Watari mi dava
credito, ma unicamente per riempirmi continuamente la tazza di the
fumante, che
io tracannavo in una sola sorsata, per essere libera di proseguire con
le mie
invettive.
“
Sarebbe potuta andare
a finire molto male!” Aggiunsi ancora, in tono di
disapprovazione.
Qualcosa
mi sfrecciò
accanto al viso per poi atterrare sul pavimento con un tonfo morbido.
Il
libro di Connor.
“
Falla finita! Quanto
sei noiosa..” Sbuffò.
“Tu
pensa agli affari
tuoi!” Mi infervorai.
“
Vorrei tanto farlo,
ma le tue continue ciance me lo impediscono.” Fu la replica
fastidiosamente
veritiera.
Stavo
per
controbattere, quando il cercapersone di Watari suonò.
“Stanno
arrivando.”
Annunciò l’anziano signore.
Ryuzaki,
che fino a
quel momento non si era mosso di un centimetro, apparentemente sordo
alle mie
lamentele, si alzò dalla sua postazione sulla poltrona per
dirigersi verso di
me.
Lo
squadrai perplessa,
domandandomi quali fossero le sue intenzioni.
Me
ne resi conto solo
quando fu a un millimetro dal mio viso.
“
Hai davvero la
prontezza di un cavolfiore.” Mi fece presente la vocina.
Ma
presto non la
ascoltai più e mentre mi abbandonavo a quel bacio
inaspettato, non riuscivo a capire
cosa avesse spinto il detective a compiere un gesto del genere in
pubblico. Non
era da lui.
Mio
malgrado l’avrei
compreso di lì a pochi minuti.
*
Light
Yagami e Misa
Amane fecero il loro ingresso scortati dal sovrintendente.
Sembravano
leggermente
spaesati. Più che comprensibile dopo quasi due mesi di
reclusione.
Mi
soffermai a studiare
la giovane, che tentava di ghermire il braccio di un Light vagamente a
disagio.
Era
decisamente attraente.
Dotata di un fisico minuto, lunghi capelli biondi e lineamenti dolci che contrastavano
singolarmente con il
suo stile nel vestire.
Mentre
ero assorta
nella mia analisi, non mi accorsi di avere il figlio di Soichiro di
fronte a
tendermi la mano in attesa che finalmente lo notassi.
“
E’ un piacere rivederti
Akiko-san.” Disse sorridendo quando i nostri sguardi si
incrociarono.
Trasalii
impercettibilmente.
Per
la prima volta, il
suo sorriso si estendeva anche agli occhi.
Sembrava
un’altra
persona.
Istintivamente
mi
voltai verso Ryuzaki, come a voler trovare una spiegazione.
Ovviamente
la sua
espressione era del tutto imperscrutabile.
Strinsi
esitante la
mano del ragazzo e risposi al saluto balbettando debolmente:
“
Anche per me Light.”
“
Tu chi sei?”
Praticamente mi aggredì Misa protendendosi in avanti,
scocciata che rivolgessi
la parola all’oggetto del sua venerazione.
“Forse
esiste qualcuno
più malconcio di te.” Trillò
allegramente la vocina.
Stavo
per risponderle
acidamente di darsi una calmata, siccome non tutto l’universo
femminile ruotava
intorno a Light Yagami, che proprio il diretto interessato mi
precedette:
“
Non essere scortese
Misa, Akiko-san ha salvato la vita di mio padre.” La riprese
severo.
Avvampai.
“
Io domando scusa…”
Balbettò lei mortificata abbassando gli occhi.
Restai
sbigottita, le
mancava solo la coda per scodinzolare e sarebbe stata un perfetto
cagnolino da
compagnia.
“
Onorata di fare la
tua conoscenza, Akiko-san.” Mormorò ancora,
accompagnando le parole con un
piccolo inchino.
Doveva
essere
completamente fuori di senno.
Non
avevo mai visto una
persona mutare atteggiamento tanto repentinamente.
All’improvviso
un suono
metallico interruppe quel breve interludio.
Light
trasalì di
sorpresa, ritrovandosi serrata intorno al polso una manetta con una
lunga
catena. Dall’altro
capo…Ryuzaki.
I
due ragazzi erano
ammanettati insieme. Ecco cosa intendeva dire quando aveva asserito che
avrebbe
tenuto sotto controllo Yagami junior ventiquattrore su ventiquattro.
Una
cosa era certa,
Ryuzaki non aveva mezze misure.
Immediatamente
compresi
il perché di quel bacio in pubblico.
“Oh..”
Gemetti
prendendo atto che sarebbe stato l’ultimo a tempo
indeterminato.
Misa
reagì peggio.
“
Che schifo, ma siete
due uomini! Ryuzaki-san sei dell’altra sponda?”
Strillò.
“
Veramente no!” Mi
ritrovai a contraddirla, come mio solito prima di pensare alle
conseguenze. Mi
morsi la lingua ma era troppo tardi.
“
Quindi..Tu saresti la
sua ragazza? Ma sei così carina..”
Osservò smarrita, sgranando gli occhioni
scuri.
Se
il mio sguardo
avesse potuto uccidere, Misa Amane sarebbe caduta a terra stecchita.
Connor
scoppiò a
ridere.
“
TI HO GIA’ DETTO DI
FARTI GLI AFFARI TUOI!” Sbraitai.
Lui
per tutta risposta
rise più forte.
Mi
tolsi una scarpa e
gliela lanciai contro, centrandolo in pieno viso.
Iniziammo
a litigare
furiosamente.
Dall’altro
lato della
stanza, anche Misa e Ryuzaki erano coinvolti in un’accesa
discussione,
stemperata da qualche pacato intervento di Light.
Non
riuscivo a seguire
il filo del loro discorso, perché ero troppo presa a
rivolgere al mio amico
epiteti poco affettuosi.
Ad un certo punto Aizawa
urlò:
“
Risse, omo,
appuntamenti, baci, Misa-Misa… Ora basta! Stiamo indagando
su Kira, siate più
seri!”
Tacemmo
tutti all’istante.
Le sfuriate del poliziotto erano miracolose.
“Amane,
ora vai nella
tua stanza!” Intimò poi alla giovane.
Quest’ultima
non
appariva particolarmente desiderosa di separarsi da Light.
Connor,
con un ghigno
che non prometteva nulla di buono, propose, massaggiandosi il naso:
“Misa,
perché non
chiedi a emh.. Akiko di accompagnarti? Potreste divertirvi,
chiacchierare di
vestiti, di ragazzi..”
Impallidii.
“Verme!”
Sbottò la
vocina incredibilmente dalla mia parte.
“
Oh Akiko-san sarebbe
meraviglioso!” Cinguettò Misa illuminandosi e
tirandomi per un braccio.
“
Emh…” Bofonchiai.
“
Cosa c’è? Misa forse
non ti è simpatica?” Chiese lei mogia.
“
Ma no..
Figurati..Molto volentieri!” Replicai con
l’entusiasmo di un condannato a
morte.
“
Evviva! Vedrai che
Misa è uno spasso, conosce un sacco di gente famosa, persino
Ryuga Hideki!” Esultò.
“Che..Bello..”
Commentai.
Se
non fosse stato
terribilmente fuori luogo, penso che avrei pianto.
Mentre
uscivamo dal
soggiorno per recarci in camera della ragazza, Matsuda ci
regalò un’occhiata di
profondo rimpianto, che nascose non appena notò il cipiglio
di Aizawa tornare a
farsi torvo. Ryuzaki invece, aveva dipinto sul volto il suo sorrisetto
appena
accennato. Maledetto.
Prima
di chiudermi la
porta alle spalle, sibilai a denti stretti all’indirizzo di
Connor:
“Me
la pagherai cara.”
Lui
mi mandò un bacio
con la mano.
Ringraziamenti
e sproloqui dell’autrice:
Rieccomi
più in ritardo
che mai! Chiedo davvero scusa a tutti i lettori ma è stato
un periodaccio, che
mi ha causato un calo verticale dell’ispirazione (manco fossi
shakespear -.-‘’’’)
per cui l’aggiornamento, che era praticamente quasi finito
una settimana dopo
la pubblicazione del precedente, è slittato fino ad adesso!
Fortunatamente
qualche giorno di vacanza mi ha rimessa a nuovo.. Comunque PERDONO!!!
La smetto
di cianciare e ringrazio tutti i lettori, coloro che hanno aggiunto la
storia
tra i preferiti ( chiedo scusa se non specifico, ma è
passato così tanto tempo
che non riesco più a tenere a mente quali nick erano
già presenti e quali no,
comunque vi ringrazio moltissimo), chi l’ha aggiunta tra le
seguite e
ovviamente e molto calorosamente, tutti coloro che recensiscono e a cui
ora
provvederò a rispondere ^_^
Neko88:
Mi
dispiace, ti ho fatta aspettare un’eternità anche
stavolta, ormai non
so più come scusarmi! Sono contenta che tu abbia apprezzato
il lato maturo di Connor
e che Audrey/Akiko arrabbiata ti abbia fatta ridere! Grazie mille per
aver
recensito ^_^
Ci-chan:
Moltissime
grazie per il bel complimento, mi ha fatto piacerissimo ^//^
Sono felice che la storia e i suoi personaggi ti piacciano e quanto
alla pigrizia
non preoccuparti.. Stai parlando con una campionessa in questo campo XD
Abcdefghilm:
Mi
dispiaceeeeeee ho fatto aspettare un’eternità
anche te.. Invoco
pietà! Sono felicissima che la storia ti piaccia comunque,
grazie mille dei
complimenti e del commento!
Kikka_neko:
Grazie
grazie grazie! Anche se so che prima o poi mi ucciderete per il
ritardo.. Chiedo perdono anche a te!
Hope87:
Sono
sempre estremamente contenta di riuscire a farvi ridere! Ormai si,
siamo alla fine, penso che la storia arriverà a 25 capitoli
più l’epilogo, ma
non ne sono del tutto certa ^^’’’ Grazie
per la delucidazione sul colore degli
occhi di Misa e ovviamente per la recensione ^_^
KairiDN:
Mi
fa piacere che anche tu pensi che una sfuriata di Audrey, vista la
situazione, fosse più che legittima! Quanto alla scena del
bacio sulla guancia
di Misa a L..ghghghgh Audrey è piuttosto gelosa, poi vedrai
XD
Bilu_Emo:
Anch’io quando mi appassiono a qualcosa divento
come te! E pensare che tu
ti sia appassionata tanto alla mia ff..Beh..ecco..GRAZIE ^///^ (scusa
ma non
riesco a esprimermi meglio XD) Sono contenta che ti piaccia come rendo
i
personaggi e quanto agli occhi di Audrey, leggi in fondo alle
recensioni, ho
deciso di dedicare alla questione qualche riga ^^ Ps grazie della
delucidazione
riguardo agli occhi di Misa, alla fine ho optato per il nocciola che
appare
molto di più!
Necrysia:
Non
preoccuparti se hai risposto ad un altro commento! Il tuo punto di
vista era interessante e comunque di cervelli
ridotti in poltiglia dallo studio me ne intendo, per cui
tranquilla XD
Mille grazie per la recensione, ogni volta che leggo che questa storia
vi
emoziona così, mi emoziono io!!! Quanto alla
verità, confermo che è molto
vicina *annuisco solennemente senza scucire informazioni ulteriori* grazie ancora!
Vanessa94:
Sono
curiosissima di sapere chi hai in mente per una possibile infatuazione
verso Audrey! Quanto alla natura del rapporto suo e di L, mi rendo
conto che
alle volte possa risultare freddo, ma non mi sbilancio
perché ho paura di
andare OC e uno dei miei obiettivi principali scrivendo questa storia,
è quello
di mantenere L il più fedele possibile
all’originale, (che è una vera impresa
certe volte O_O).
Riguardo alla morte
che consacra certi personaggi come indimenticabili, sono perfettamente
d’accordo
con te! Certo avrei
preferito che a L
non fosse toccata quella sorte ç_ç Per quanto
concerne ciò che accadrà nella
storia però non mi scucirò fino
all’ultimo XD Grazie mille per aver commentato,
mi spiace averti fatta aspettare così a lungo il nuovo
capitolo!
Umpa_Lumpa:
Yeeeeeeeeeeaaaaaah
sono riuscita a bissare! MIRACOLO! Inutile dire che
la cosa mi fa molto piacere, non credo che otterrò un tris
però, colpa appunto
dell’ispirazione che mi ha fatto frammentare un po’
il capitolo. Sob -.- Cambiando
argomento, Connor ringrazia per il tuo
imperituro sostegno XD Ora che sono riuscita a concludere
l’aggiornamento, leggerò
senz’altro la round robin che stai scrivendo con AlixandrosM! Altra pubblicità
occulta ah ah ah… Per quanto concerne
i tuoi futuri progetti chi lo sa, forse col ritmo che ho assunto
nell’aggiornare,
riuscirò a vederli apparire e a leggerli avidamente ^__^
AlixandrosM:
Ti
ringrazio moltissimo! Sia
per
la recensione e i complimenti, sia per il progetto al Connor fan-club
XD Mi fa
molto piacere che tu abbia visto il Fantasma dell’Opera e
soprattutto che ti
sia piaciuto *_* Effettivamente è difficile scegliere quale
preferire tra lui e
Moulin Rouge perché hanno due stili molto diversi! Ora la
smetto di ammorbarti
però, alla prossima!
Oo
N oO: Che
bello! Ho trovato un’altra sostenitrice alla teoria del calo
di
zuccheri *_* Tornando a noi, ti ringrazio infinitamente dei complimenti
e della
recensione! Che il personaggio di Connor ( che suona strano anche a me
chiamare
Ken, ma cercavo un nome fittizio buffo da appioppargli) ti susciti
certi
sentimenti è un onore! Mi dispiace essere tanto ripetitiva,
ma certi commenti
mi lasciano davvero senza parole, in senso positivo ovviamente! Ti
ringrazio
ancora e spero di riuscire a mantenere la storia all’altezza
di ciò che mi
scrivi ^^
Candy:
Scommetto
che anche questa volta mi avevi dato ormai per dispersa o
discesa negli inferi, invece (per ora) sono ancora qui! Grazie mille,
sono
contenta che anche questo capitolo ti sia piaciuto!!! PS per la
colletta volta
all’acquisto di una giacca nuova per Light ci sto XD
Sasori_Akatsuki:
Grazie
molte cara!!! Per quanto riguarda il finale, abbi pazienza ancora
un po’ ^_^
Myrose:
Innanzi
tutto benvenutissima tra i lettori! Non hai idea di quanto la
tua recensione mi abbia fatto piacere, hai messo nero su bianco
esattamente
tutto ciò che intendevo trasmettere scrivendo questa storia,
fin nelle più
piccole sfumature, per cui grazie davvero di cuore! Vorrei dilungarmi
maggiormente, ma rischierei di diventare ripetitiva, in mente continuo
ad avere
una vocina che ripete come un disco inceppato “grazie,
grazie, grazie” e non è
granché interessante… Non posso che augurarmi che
questa storia continui ad
appassionarti!!! Intanto..GRAZIE! Inutile, non ho resistito XD
La
gre: Ciao
cara, spero che tu abbia trascorso delle belle vacanze! Sono molto
contenta che l’aggiornamento ti sia piaciuto e che continui a
trovare i
personaggi IC, cerco sempre di impegnarmi al massimo in questo senso,
specie
con L come hai intuito ^^ Ora potrai darmi la tua opinione in merito
anche riguardo
a Misa! Grazie ancora ^_^
Saara:
Che
tu reputi che il vero L agirebbe nello stesso modo in cui lo
descrivo io da innamorato mi fa letteralmente andare in brodo di
giuggiole,
grazie davvero *_* Ovviamente mi fa anche molto piacere che tu abbia
gradito
anche lo scorso chappy.. Spero che anche questo sia di tuo gusto ^__^
PS Meno
male che almeno tu non mi sgridi per gli aggiornamenti XD
Miss
Revenge: *
entro in scena sventolando timidamente la manina*
Lo so, lo so, non aggiorno da più di un mese,
ma ti prego non uccidermi! Al massimo uccidimi dopo che ho finito la
storia
XD Passando a
rispondere alla recensione,
confermo che Audrey/Akiko arrabbiata è davvero tremenda,
come sostiene Connor!
Per quanto riguarda il suo vero nome, alla fine sì,
tornerà a essere Audrey
(almeno questo posso dirlo), ma non posso svelare in che circostanze..
*sguardo
enigmatico* Ora la pianto di dire stupidaggini! Grazie mille del
commento e
soprattutto grazie per avermi (per adesso) risparmiata la vita ^_^
_WizTail_:
E’
vero, lo scorso capitolo ha dipanato un po’ la matassa, anche
questo
in un certo senso, anche se per Audrey la situazione certo non migliora
XD
Soad7:
Mille
grazie cara!!! Sono felicissima che questa ff ti piaccia tanto..
Grazie per il suggerimento sul colore degli occhi di Misa, sono sicura
che nel
manga sono azzurri, ma nell’anime li ha più spesso
castani, per cui ho optato
per quella tinta ^_^
_Ink
Whisper_ : Voglio
la cartolina da Ougadougou! La vogliooooo *faccio i capriccetti*
Stai tranquilla mia cara, io non ti ucciderò per il tuo
italiano (perché dovrei
poi?) se tu non mi uccidi per i ritardi di pubblicazione.. Affare fatto
;)?
Sono felicissima di riuscire a farti ridere con le mie trovate
dementi.. Non so
come mi vengano in mente, è un talento naturale (se si
può definire un talento
._.) Ora la smetto di sproloquiare e ti ringrazio moltissimo per il tuo
spassosissimo commento ^_^
_NemeSiS_:
Sai
che io ho molta paura di te e Anna? Saranno i vostro nick che
inneggiano alla vendetta? Chissà! O_O Comunque non hai il
diritto di sgridarmi
e minacciarmi stavolta.. Sei stata a Londra!!! (si non
c’è alcun nesso logico,
ma tu fingi che non sia così, accontenta una povera pazza)..
Anch’io voglio il
frappuccino di Starbucks *__* Come sei fortunata.!!! Ora basta
delirare..
Emh-emh.. Veniamo a noi! Sono contentissima che ti sia piaciuto il
capitolo e
per quanto riguarda il libro sul caso B.B, ne ho sentito parlare e
vorrei tanto
leggerlo! Sto coltivando la pia illusione che esca anche in italiano
perché sono
pigra e non ho voglia di tradurlo dall’inglese, ma prima o
poi mi rassegnerò e
lo comprerò così com’è XD Tu
fammi sapere se ti è piaciuto ^_^
L’Aspetto
di Audrey: Grazie
alla domanda che mi ha posto Bilu_Emo,
mi sono finalmente decisa ( a
si presuppone tre capitoli dalla fine della storia, per la serie meglio
tardi
che mai -.-‘’’) a fornirvi una
descrizione della protagonista ^^’’’ Lo
svantaggio di usare la prima persona per la narrazione, (perlomeno a
mio
avviso) è che risulta difficile inserire dei particolari che
riguardano il lato
estetico in maniera che non risultino forzati e devo anche aggiungere,
che mi
faceva piacere la immaginaste a vostro piacimento.. Ma sto
tergiversando come
al solito.. Veniamo a noi, personalmente immagino
Audrey alta circa un metro e settanta, con la
carnagione molto chiara e delle guancette rosee che lei detesta
cordialmente.
Ha i capelli biondo miele, un po’ più scuri di
quelli di Misa, leggermente
ondulati che le arrivano sulle spalle e gli occhi nocciola con
sfumature verdi.
Direi che è tutto, ovviamente se la mia visione di Audrey
non vi garba potete
ignorarla tranquillamente XD
E
anche questa volta ho
concluso! Spero tanto che il capitolo vi sia piaciuto (tanto per
cambiare, ci
mancherebbe che sperassi che il contrario
-.-‘’’) e che mi perdoniate
l’allucinante
ritardo! Un bacio grande a tutte e alla prossima ^__^
Alice
|
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Capitolo 23 *** Convivenza ***
23.
Convivenza.
“AKIKO-CHAAAAN!”
L’urlo
stridulo accompagnato da un ritmico bussare sulla porta, pose
bruscamente fine
al mio sonno.
Grugnii
e misi la testa
sotto il cuscino.
“
A-KI-KO-CHAAAAAAN!”
Gridò ancora Misa con tutto il fiato che aveva in gola,
continuando a
picchiettare sull’uscio in maniera esasperante.
“
E va bene, sono
sveglia! Adesso arrivo..” Mi arresi.
Guardai
l’orologio sul
comodino. Segnava le otto e un quarto.
Imprecai.
Ancora
mezza
addormentata, incespicai nel tappeto e piombai al suolo atterrando
sulle
ginocchia.
Mi
rialzai con gli
occhi colmi di lacrime di dolore e maledicendo Misa Amane dal profondo
del
cuore, mi diressi ad aprire.
La
ragazza mi sorrideva
raggiante reggendo tra le mani un fascio di riviste di moda e gossip.
La
giornata prometteva
malissimo.
“
Buongiorno
Akiko-chan!” Cantilenò.
“
‘Giorno.” Bofonchiai.
“
Ma sei ancora in
pigiama!” Osservò perplessa.
“
Sai com’è Misa, per
me è l’alba.” Replicai scocciata
strofinandomi le palpebre e facendomi da parte
per farla passare.
“
Oh mi dispiace!”
Proclamò senza averne affatto l’aria. Poi si
spaparanzò sul divano senza troppi
complimenti.
Sospirai
rassegnata.
Da
quando ci eravamo
tutti trasferiti nel nuovo quartier generale anti Kira, Misa era
divenuta
ospite pressoché fissa del mio appartamento. La conseguenza
poco gradita, era
stata l’installazione di una telecamera di sorveglianza anche
nel mio
soggiorno, per controllare i
movimenti
della giovane. Per quanto mi fossi impuntata che non volevo saperne,
Ryuzaki
era stato inflessibile.
Light
si era intromesso,
asserendo che un provvedimento del genere data la circostanza, serviva
anche
per garantire la mia sicurezza. Avevo ribattuto che l’unico
rischio che
correvo, era quello di essere uccisa a suon di ciance.
Tuttavia,
mio malgrado,
mi ero affezionata in fretta a quella ragazza. Alternavo momenti in cui
mi
suscitava molta tenerezza, ad altri in cui mi faceva letteralmente
vedere i
sorci verdi. Soprattutto quando si metteva a tenere conferenze su Light
Yagami.
Lo adorava come una divinità, ed io lo trovavo inconcepibile.
Avevo
provato a farle
notare che tenere l’oggetto del proprio amore su un
piedistallo così alto, era
poco salutare e anche che avrebbe fatto bene ad avere una maggiore
considerazione di sé stessa. Ovviamente avrei perso meno
tempo a esporre quei
concetti ad un’abatjour.
“ Chi diavolo era
che faceva tutto quel
baccano?” Fece la sua apparizione un assonnato Connor in
boxer, interrompendo
il flusso dei miei pensieri.
Ryuzaki
ci aveva
assegnato due alloggi comunicanti e noi tenevamo sempre la porta aperta.
“
Domanda retorica.”
Aggiunse poi, avvedendosi di Misa allungata sul sofà.
“
Copriti Ken-chan!” Protestò
quest’ultima scandalizzata, non prima di aver regalato al
torace scolpito del
mio amico, una lunga occhiata.
Io
e Connor ci
scambiammo un sorrisetto, Misa era senza dubbio meno ingenua di quanto
volesse
apparire.
“
Vado a mettere una
maglietta, così non turberò oltre i tuoi occhioni
innocenti.” La prese in giro.
Lei
gli fece la
linguaccia, per poi tornare a distogliere lo sguardo arrossendo.
Probabilmente
temeva di essere scorretta nei confronti del “suo”
Light.
“Per
quanto gliene
possa fregare a Light..” Sottolineò la vocina. Da
quando era arrivata Misa, era
molto meno intransigente con me.
“Io
preparo il caffè.”
Annunciai. Ne avevo un gran bisogno.
Mentre
stavo per
accingermi a mettere in atto i miei propositi, sentii nuovamente
bussare.
Aprii
la porta e trovai
un carrello carico di ogni prelibatezza e soprattutto recante un bricco
di
caffè fumante.
“
Che tu sia benedetto
Watari.” Mormorai colma di gratitudine.
“Esagerata.”
Commentò
la mia coscienza.
Certe
abitudini non
scompaiono mai.
*
“
Ma quanto zucchero
metti nel caffè?” Mi rimproverò Misa
alla terza zolletta che lasciavo cadere
nella bevanda.
“Il
necessario perché
sia dolce.” Replicai. Quale sarebbe stata la sua reazione
vedendo una dose
standard di Ryuzaki?
“Ingrasserai!”
Rincarò
la dose.
“Quant’è
noiosa..”
Osservò la vocina.
“Correrò
il rischio.”
Tagliai corto.
Stava
per aggiungere
qualcosa, ma un rumore la distrasse.
Connor
si stava
sparando in bocca direttamente dal beccuccio, della panna spry.
“Bleah,
che schifo
Ken-chan!” Protestò.
“Non
riesci proprio a
togliermi gli occhi di dosso? ” Ribatté lui
leccandosi le labbra sporche di
panna con fare voluttuoso, con l’evidente intento di metterla
in imbarazzo.
“
KEN-CHAN! Light
potrebbe vedere..” Quasi strillò, rossa come un
pomodoro.
“Perché
se non
vedesse?” Incalzò Connor con un sorriso seducente.
Misa
per tutta risposta
scattò in piedi e fuggì dalla stanza alla
velocità della luce.
“Sei
un cretino.”
Dichiarai ridendo.
“
Però ce la siamo
levata dai piedi per un po’.” Affermò
compiaciuto del suo operato.
“
A me non dà così
fastidio..” Mormorai incerta.
“
Come bugiarda vali
davvero poco.” Mi fece notare.
“Si,
lo so.” Sospirai.
Era
la terza persona a
sottolinearlo.
*
Ovviamente
la pace non durò a lungo. Nemmeno un’ora
dopo, Misa tornò alla carica.
“AKIKO
CHAAAAAN!” Urlò
precipitandosi nuovamente all’interno del mio appartamento,
oltrepassando la
porta che avevo incautamente lasciato aperta.
“Certo
che è molesta..”
Bisbigliò Connor.
“
Cosa c’è Misa?”
Domandai alla ragazza che saltellava come un pupazzo a molla, in preda
a
un’eccitazione incontenibile.
“
Ho un appuntamento
con Light!” Annunciò con occhi sognanti.
“Oooh
come ti invidio!”
La scimmiottò il
mio amico.
Lei
sbuffò e incrociò
le braccia sul petto.
“
Mi fa emh piacere.”
Azzardai.
“Finiscila,
trasudi
falsità da ogni poro.” Mi intimò la mia
coscienza.
Tuttavia
la giovane,
travolta dalla gioia per il suo imminente rendez-vous, non se ne rese
conto.
“Devi
aiutarmi a
decidere cosa mettere!” Decretò.
“D-devo
proprio?”
Balbettai.
Misa
annuì con entusiasmo.
“Oooh
come ti invidiò!”
Ripeté Connor.
Gli
scoccai un’occhiata
in grado di incenerire una piramide.
Lui
sghignazzò.
“Tu
non sei invitato.” Stabilì
la ragazza, probabilmente a mo’ di rappresaglia per
l’atteggiamento del mio
amico.
“
Come mi dispiace. Rimarrò
qui a piangere tutto il giorno.” Controbatté
l’escluso, fingendo un profondo
cordoglio.
La
giovane lo osservò
smarrita.
“Mi
stai prendendo in
giro vero?” Mormorò.
“Macché
sono
serissimo.” Negò lui con aria grave.
Mi
chiesi come facesse
Misa a dubitare di non essere presa per i fondelli.
“Non
brilla per acume.”
Intervenne la vocina con perfidia.
“
Se ti ci tieni..”
Cominciò. Ma il suo interlocutore la interruppe subito:
“No
grazie, non vorrei
guastarvi tutto quel divertimento con la mia presenza.”
“Grazie
Ken-chan.”
Cinguettò lei.
“Andiamo!”
Aggiunse poi
al mio indirizzo, baldanzosa.
“Divertiti
al simposio
su Light Yagami.” Mi salutò Connor con un ampio
sorriso, sventolando la mano.
Gli
risposi sottovoce,
invitandolo a recarsi in una meta molto gettonata.
*
“Misa
non potremmo
cambiare argomento?” Proposi estenuata, dopo aver ascoltato
per l’ennesima
volta, come sarebbe dovuta essere per lei una giornata ideale in
compagnia di
Light, arricchita da minuziose digressioni sulla di lui bellezza e sui
suoi altri
molteplici e apparentemente inesauribili pregi.
Mi
auguravo di cuore
che avessero tolto l’audio dai monitor in cui, in quella che
io chiamavo “la
sala di controllo”, stavano assistendo alla scena. Ero imbarazzata per la mia
compagna.
Più
trascorrevo del
tempo con Misa, meno ritenevo possibile che una ragazza come lei
potesse essere
stata il secondo Kira. Tuttavia le prove raccolte erano interamente a
suo
carico. Forse in quel momento, mi trovavo a chiacchierare e provare
vestiti con
l’assassina di Ukita. Era un pensiero aberrante.
“Akiko-chan
mi
rispondi?” La voce della ragazza mi riportò alla
realtà.
Ero
riuscita di nuovo a
piombare in catalessi. Incredibile.
“ Incredibile che
tu ti faccia riprendere
persino da lei.” Sbuffò la vocina.
“
Scusa, mi ero
distratta.” Mi giustificai.
“Scommetto
che pensavi
a Ryuzaki-san.” Ipotizzò ridacchiando.
“Cosa
te lo fa
pensare?” Farfugliai arrossendo fino alla radice dei capelli
e lanciando una
fugace occhiata alla telecamera.
“
Sei vero un asso nel
non tradirti.” Si congratulò la mia voce interiore
sarcasticamente.
“
Si vede da come lo
guardi..” Mi rivelò con fare saputo.
“La
tua sagace
espressione da merluzzo viene notata proprio da tutti.” Mi
schernì la vocina.
Borbottai
qualcosa di
incomprensibile e Misa mi fissò stralunata.
“Dicevamo?”
Interloquii
nel patetico tentativo di darmi un tono.
“Domani
iniziano le
riprese di un film di cui sarò protagonista. Mi accompagni?
Misa non ha voglia
di restare con Matsuda tutto il giorno..” Quasi mi
supplicò.
Povero
Matsuda, lui al
contrario si era mostrato entusiasta alla disposizione di Ryuzaki di
farle da
manager.
“Guarda
che ti sente..”
Le ricordai.
“Ah
già!” Saltò su lei
tappandosi la bocca.
In
quel momento si aprì
la porta.
Rammentai
che Ryuzaki
aveva un passepartout che funzionava per ogni stanza del quartier
generale.
Difatti
lui e Light,
fecero il loro ingresso nel soggiorno di Misa.
“LIGHT!”
Gridò lei
appena lo vide, precipitandosi a gettargli le braccia al collo.
“Ci
sei anche tu.”
Osservò contrariata all’indirizzo del detective,
quando il figlio del
sovrintendente riuscì a districarsi dal suo abbraccio
tentacolare.
Ancora
non aveva ben
chiaro che i due sarebbero rimasti ammanettati fino a che Ryuzaki non
avesse
fugato ogni dubbio sull’innocenza di Light.
Questo
nonostante il
suo disappunto.
E
il mio.
Il
mio sguardo si
incrociò con quello di Ryuzaki. I suoi occhi nerissimi come
al solito mi
ipnotizzarono. Sentivo la necessità bruciante di toccarlo,
parlargli. La
consapevolezza che in quella situazione era impossibile avere un
briciolo di
intimità, pur trovandosi a così poca distanza
l’uno dall’altra, era un
autentico tormento.
“Ryuzaki..”
Sussurrai
involontariamente.
Lui
mi scrutò in
attesa.
“Emh..
Ciao.” Esordii
non trovando nulla di meglio da dire.
“Complimenti.”
Commentò
la vocina lapidaria.
“Resti
anche tu
Akiko-san?” Mi domandò Light sorridendo garbato.
L’unica
espressione che
conosceva.
Tornai
a osservare
Ryuzaki. Averlo davanti in un contesto al di fuori
dell’indagine e non poter
approfittarne, era insopportabile.
Inoltre
per quel giorno,
avevo esaurito il mio livello di tolleranza nei confronti di Misa.
“No
grazie, ho.. Un
impegno.” Buttai lì.
“Cosa
devi fare
Akiko-chan?” Mi inquisì la giovane ancora
imbronciata per la presenza del terzo
incomodo.
Boccheggiai.
“
Io devo..Guardare
Ryuga Hideki in tv..Con..Ken. Ci piace tanto. Ne andiamo
matti!” Mi arrampicai
sugli specchi.
“Che
scusa imbecille.” Considerò
la vocina. Anche se non ce n’era alcun bisogno.
“Allora
Misa te lo
presenterà prestissimo! Sei contenta?” Volle
sapere la ragazza.
Annuii
debolmente. In
realtà per qualche ragione imprecisata odiavo Ryuga Hideki.
“Sei
sicura di non
voler rimanere Akiko?” Sentii domandare la voce dal timbro
basso e morbido che
conoscevo così bene e che minava irrimediabilmente la mia
capacità di
autocontrollo, mentre mi apprestavo a uscire.
“Si,
sono sicura.”
Replicai senza voltarmi, o non sarei più stata in grado di
andarmene.
“C’è
la torta.”
Aggiunse lui.
“Sarà
per un’altra
volta. Ora devo proprio andare.” Dissi tutto d’un
fiato, per poi correre a
rifugiarmi di gran carriera nel mio appartamento al piano di sopra.
A
volte mi chiedevo se
Ryuzaki lo facesse apposta.
*
Non
trascorse nemmeno
mezzora, che il cellulare che Watari aveva fornito a ogni abitante del
quartier
generale per tenersi in contatto, iniziò a squillare. Era
Misa.
“Cosa
c’è adesso?” Mi
lagnai.
“Non
rispondere.”
Consigliò Connor pratico.
Gli
regalai un’occhiata
eloquente.
“Giusto,
andrebbe
avanti per le prossime due ore. Tanto vale che tu ti tolga il dente
subito.”
“
Dimmi Misa.” La
esortai rassegnata.
“AKIKO
CHAN, SCENDI
SUBITO E’ UN’EMERGENZA!” Mi
assordò lei, per poi interrompere
la comunicazione.
“Allora?”
Si informò il
mio amico.
“Non
ne ho la più
pallida idea, pare sia un’emergenza. Forse il sorriso di
Light ha perso di
brillantezza.” Ipotizzai in tono funereo.
Connor
rise. Io
non ne avevo per
niente voglia.
*
Una
volta raggiunta la
destinazione, bussai per manifestare la mia presenza.
Non
rispose nessuno, ma
dall’interno sentii provenire dei gran tonfi, il rumore di
qualcosa che andava
in frantumi e delle urla.
Pensai
allarmata che
forse Misa per una volta non aveva esagerato.
Aprii
la porta e quando
varcai la soglia dell’ingresso, mi si presentò
davanti agli occhi uno scenario
a dir poco sconcertante:
Sembrava
che nel
soggiorno fosse passato un uragano. Divano,tavolino e sedia erano
rovesciati,
la stessa sorte era toccata ad una pianta e, sul pavimento, giacevano
sparsi i
cocci di quella che doveva essere stata una tazza. Dettaglio
più importante,
Ryuzaki e Light se le stavano dando di santa ragione. Il primo
sferrando calci
e il secondo pugni.
“Non
c’è colpo che non
renda.” Mormorò il detective mentre colpiva il
figlio del sovrintendente in
pieno viso.
Gli
avevo sentito
pronunciare quella stessa identica frase mesi prima a New York.
“Ti
sembra il momento
di ripercorrere il dolce viale dei ricordi? Fai qualcosa rimbambita,
prima che
a Light si rompa un’unghia e Misa proclami lutto
nazionale!” Mi ordinò la
vocina imperiosa.
Purtroppo
nel seguire
il suo consiglio, non optai per una soluzione particolarmente
intelligente.
D’impulso mi gettai in mezzo alla mischia, con
l’intento di separare i due
ragazzi e improvvisamente divenne tutto nero.
*
Quando
ripresi i sensi,
mi ritrovai adagiata sul divano, tornato misteriosamente alla sua
posizione
originale.
Quattro
paia d’occhi mi
stavano scrutando.
Impiegai
qualche
istante a focalizzare i volti dei loro proprietari. Ryuzaki, Misa,
Light e
Connor. Cosa ci faceva Connor lì? E perché aveva
un occhio viola?
“Qualcuno
mi fa un riassunto?”
Bofonchiai.
La
testa mi doleva
moltissimo.
“Ci
pensa Misa!”
Esclamò la ragazza volenterosa.
Mi
lasciai sfuggire
un mugolio di
sconforto.
“
Prima che tu
arrivassi, Light e Ryuzaki-san si sono messi a litigare
perché Ryuzaki-san è
dispiaciuto che Light non sia Kira..”
Sorrisi
involontariamente. Ryuzaki sovente non eccelleva per la diplomazia e il
tatto.
“Poi
tu hai cercato di
dividerli e emh.. Ti sei presa una botta in testa
Akiko-chan..” Misa riprese la
sua cronaca.
“Mi
dispiace
infinitamente Akiko-san.”
Si scusò
Light. Pareva realmente rammaricato, ma sempre estremamente compunto.
Nonostante fosse appena uscito da una solenne scazzottata, non aveva un
capello
fuori posto.
Lo
preferivo quando
dava in escandescenze, almeno sembrava
umano.
“Poi
è arrivato
Ken-chan e quando ti ha vista sdraiata a terra si è
arrabbiato moltissimo e…”
“Ed
è scoppiata
un’altra rissa.” Conclusi io per lei.
La
giovane annuì.
Studiai
l’acciaccato terzetto di neo lottatori
di wrestling e scoppiai a ridere.
“Cosa
c’è di tanto
divertente?” Mi domandò Connor che
sembrava molto preoccupato.
“
Mi chiedevo che ne è
stato del detective di fama mondiale, del miglior studente del Giappone
e di
una persona che conosco bene e che reputo molto intelligente e civile.
Sono
attorniata da cavernicoli, Misa esclusa.” Li canzonai.
“Non
ti hanno colpita
abbastanza forte.” Finse di dolersi il mio amico.
“Evidentemente
no.”
Confermai cercando di tirarmi a sedere, ma ricaddi mollemente sul mio
giaciglio, colta da un capogiro.
Tutti
sussultarono. Anche
Ryuzaki, che fino a quel momento non aveva spiccicato una parola.
“
E’ meglio che tu
rimanga sdraiata.” Osservò piano.
Dopodiché
scomparve in
un’altra stanza trascinandosi Light appresso.
Fece
ritorno poco dopo,
tenendo una borsa del ghiaccio tra il pollice e l’indice.
Con
estrema delicatezza
me la appoggiò sulla fronte.
“Scusami.”
Mi sussurrò
mentre si chinava, troppo vicino al mio volto.
La
stanza riprese a
girare vorticosamente, ma non per effetto della botta.
“S-sto
bene.” Mentii.
“
Posso fare qualcosa
per te?” Mi domandò ancora, puntando gli occhi
d’ossidiana nei miei.
Baciami.
Avrei voluto
rispondere.
“Puah.
Connor ha
ragione, non ti hanno colpita abbastanza forte.”
Asserì la mia coscienza
sprezzante.
“
M-mi piacerebbe del
dolce..” Balbettai invece.
“
Vado a chiedere a
Watari di tagliartene una fetta.” Dichiarò
appoggiandosi l’indice sulle labbra.
Poi
senza nemmeno
interpellare il suo compagno, si diresse verso l’uscita
dell’appartamento,
tirandoselo dietro.
“E
il mio appuntamento
con Light?” Si indignò Misa.
“Akiko
vuole la torta.”
Fu l’unica risposta di cui il detective la degnò.
*
Trascorsero
due mesi senza
l’ombra di un indizio riguardante Kira. Il ritmo di lavoro,
al quartier
generale, si era nettamente abbassato. Era stato quindi inevitabile,
che cinque
ragazzi vicini per età, si ritrovassero a trascorrere
parecchio tempo insieme.
Persone che normalmente non avrebbero avuto nulla a che spartire e a
cui le
circostanze avevano imposto la reciproca compagnia.
Costituivamo
un gruppo
decisamente insolito. E mal assortito. Che tuttavia si ritrovava a
mangiare
insieme il sabato sera, come una banalissima comitiva di amici.
“
Non vedo l’ora che
arrivi Light!” Ribadì Misa trepidante, per la
centunesima volta in venti
secondi.
“E’
da stamattina che
continui a ripeterlo. Dillo ancora una volta e ti assicuro che non lo
vedrai mai
più!” Sbottò Connor
esasperato.
“Sei
solo invidioso
perché Misa ha un fidanzato, Akiko-chan anche e tu sei
l’unico da solo!” Ribatté
lei dispettosa, facendogli la linguaccia.
“Io
ho una ragazza
Misa, ma non la posso rivedere perché sono sotto sequestro
in questo
grattacielo, per di più costretto a sopportarti.”
Ringhiò Connor punto nel
vivo.
L’argomento
Julia lo
metteva di pessimo umore.
“Potevi
restare dov’eri
allora.” Obiettò l’idol stizzita.
“Adesso
piantatela e
apparecchiate la tavola, sto facendo tutto da sola mentre voi vi
punzecchiate!”
Li rimbeccai
inacidita.
I
due obbedirono
guardandosi in cagnesco.
*
Ryuzaki
e Light,
arrivarono puntuali dopo aver trascorso il pomeriggio a raccogliere
dati insieme
al resto della squadra.
Secondo
me non facevano
altro che arrovellarsi il cervello davanti al computer, formulando
inutili
supposizioni.
“Almeno
qualcuno lo usa
il cervello, a differenza dei frequentatori di questo piano.”
Malignò la
vocina.
Riuniti
intorno al
tavolo, l’effetto che facevamo doveva essere ancora
più strambo:
Ryuzaki
se ne stava
scalzo e raggomitolato sulla sedia, con lo sguardo perso nel vuoto,
smarrito in
chissà quale macchinazione. Nel mentre mangiucchiava
distratto il dolce
che avevo preparato appositamente
per lui al posto della cena. Light al contrario, era seduto in maniera
impeccabile, dritto e composto, con il tovagliolo di carta in grembo.
Questo
nonostante la manetta intorno al polso e Misa aggrappata come una
piovra al suo
braccio. Quest’ultima anziché mangiare, lo
contemplava adorante, cercando di
imboccarlo, con grande imbarazzo dell’oggetto delle sue
attenzioni. Io e
Connor, dal canto nostro, avevamo imbastito una battaglia di briciole
all’ultimo sangue.
“Era
tutto squisito,
Akiko-san.” Si complimentò Light con fare
affettato, dopo essersi discretamente
ripulito le labbra con il tovagliolo.
Sembrava
sbucato da un
manuale di galateo.
“Emh
grazie.. Ma erano
solo dei toast francesi e della panna cotta..” Gli feci
notare perplessa. Non
meritavano certo tutti quegli elogi.
“Ma
hai impiegato parte
del tuo tempo a cucinarli per noi, quindi ritengo doveroso ringraziarti
in
maniera opportuna.” Fu la sconcertante replica.
Connor
soffocò una
risatina.
Misa
lo squadrò con
aria truce e Ryuzaki continuò a ripulire il piatto dai
residui di dolce,
servendosi delle dita, incurante di ciò che lo circondava.
“Oh
cielo Light,
rilassati!” Proruppi io fra il divertito e
l’infastidito per tanta
cerimoniosità.
Lui
mi guardò sconvolto.
A mio parere perché non conosceva il significato della
parola “rilassati”.
“Insomma
non sei al
cospetto del supremo reggente delle galassie, quindi
nessuno si offenderà se non siedi
perfettamente composto e se appoggi i gomiti sul tavolo..”
Provai a spiegargli.
“Però
non augurare buon
appetito a suon di rutti. Quello non le piace.”
Si intromise Connor,
mantenendosi
incredibilmente serio.
Immaginare
il perfetto
figlio del sovrintendente, compiere un’azione tanto
riprovevole, mi causò una
violenta crisi d’ilarità. Purtroppo stavo bevendo
e mi andò tutto di traverso.
Quando
fui nuovamente
in grado di respirare, dopo aver ricevuto energici colpi sulla schiena
da parte
di Connor, conclusi:
“
Quello che volevo
dire Light, è di fare come se fossi a casa tua.”
“Lo
sto facendo,
Akiko-san.” Replicò il giovane con un sorriso
garbato.
Era
un caso senza
speranze.
“Chiamo
Watari per il
caffè.” Annunciò a un certo punto
Ryuzaki, di ritorno nel mondo reale.
“
E’ sabato sera, potremmo
anche lasciarlo tranquillo . La caffettiera qui
c’è.” Osservai.
Il
detective non mi
rispose, si limitò a osservarmi coi tondi occhi neri
spalancati e l’indice
appoggiato sulle labbra.
Mi
sorse un
inverosimile sospetto.
“Ryuzaki,
tu..Hai mai
preparato un caffè da solo?” Gli domandai
interdetta.
“No.”
Restai
di stucco.
Sapeva pilotare un elicottero, possedeva una collezione imprecisata di
lauree,
era un detective di fama mondiale con un QI impressionante…
E non era capace di
fare un caffè.
Mi
aspettai una qualche
frecciatina di Connor, ma non arrivò. Era rimasto basito
anche lui.
“
E’ un buon momento
per imparare.” Decretai decisa.
“Vieni
con me!” Lo
esortai vedendo che non accennava a lasciare la sua postazione.
Lui,
lentamente, si
alzò.
“Ti
dispiace Light?”
Chiesi al ragazzo che si stava destreggiando nel tentativo di tenere a
bada
Misa.
“Nessun
disturbo
Akiko-san.” Ribatté prontamente lui alzandosi a
sua volta, a mio parere ben
lieto di sfuggire alle amorevoli grinfie della ragazza.
Lasciammo
lei e Connor
a cominciare a rigovernare, sperando che non demolissero il soggiorno e
ci
dirigemmo in cucina.
Lievemente
in imbarazzo
per la presenza di Light, mostrai a Ryuzaki il procedimento per
preparare la
sua bevanda preferita.
Per
tutto il tempo che
occorse, non mi staccò gli occhi di dosso, come se gli
stessi spiegando
qualcosa di interessantissimo. Senza rendersene conto, in diverse
occasioni era
davvero buffo.
“Grazie
Akiko.” Disse
serio, osservando attentamente la moka sfrigolante per lo sgorgare del
caffè.
Sorrisi.
“Attento!”
Cercai di
avvisarlo, quando lo vidi afferrare il manico della suddetta, tra il
pollice e
l’indice. Ma era troppo tardi, la caffettiera si
inclinò, riversandogli il
liquido bollente sulla mano.
Praticamente
senza
accorgermene, gliela presi delicatamente nella mia e la portai sotto un
getto
di acqua fredda.
Lui
ebbe un piccolo
sussulto. Non seppi stabilire se per la reazione che sempre gli
suscitava il
contatto fisico, anche se ormai si era “abituato” a
me, o per il dolore della
scottatura.
“Tra
poco andrà meglio.”
Mormorai guardandolo negli occhi scuri, mentre le nostre mani
rimanevano unite,
accarezzate dallo scrosciare dell’acqua.
Era
la prima volta che
lo toccavo dopo troppo tempo. Sarei rimasta così per ore.
“
O almeno finché la
necrosi non colpirà i vostri arti per il freddo.”
Ci tenne a farmi presente la
vocina.
Quanto
la odiavo.
“Akiko-san,
dove posso
trovare le tazzine?” Mi richiamò Yagami Junior.
Mi
ero completamente
scordata della sua ingombrante presenza ammanettata a Ryuzaki.
“Nella
dispensa.”
Ribattei crucciata. Lui e la mia detestabile coscienza, avevano rotto
un
incantesimo.
*
“Misa
vuole vedere un
film con il suo Light!” Ci comunicò la ragazza
dopo aver terminato di
sorseggiare il caffè.
“Come
se ce ne fregasse
qualcosa.” Mugugnò Connor.
“Sei
odioso Ken-chan!”
Sbottò lei irritata.
“A
me un film va bene.”
Tentai di placare gli animi.
“C’è
una rassegna di
gialli sulla tv via cavo.” Buttò lì il
mio amico.
“Non
ne hai abbastanza
di gialli?” Sottolineai.
Amavo
il genere, ma
solo prima di trovarmi impelagata fino al collo in uno di essi.
“Altrimenti
c’è un film
romantico con Ryuga Hideki.” Propose Misa lanciando
un’occhiata zuccherosa al
suo presunto ragazzo.
Lui
non batté ciglio ma
parve assumere una sfumatura verdognola nell’incarnato.
“La
rassegna di gialli
andrà benissimo.” Replicai
in fretta.
Misa
si imbronciò.
Purtroppo
nemmeno
quella si rivelò un’idea felice, perché
Ryuzaki e Light, seduti vicini per
forza di cose, bissarono l’operato del primo al cinema di New
York.
Dopo nemmeno dieci minuti
dall’inizio del film,
cominciarono a elaborare supposizioni, ad analizzare gli indizi, a
stilare una
lista dei sospettati che diveniva mano a mano sempre più
esigua. Lo scambio di
idee e di brillanti deduzioni, proseguì in un crescendo di
nervosismo da parte
mia e di Connor, finché al limite della sopportazione
gridai:
“Adesso
basta! Andatavene
a dedurre da un’altra parte. Qui i comuni mortali non sono
interessati a
scoprire il colpevole, prima della fine del film!”
Senza
scomporsi i due
ragazzi abbandonarono il divano e si posizionarono in disparte,
parlottando fitto,
a bassa voce.
Soffrivano
entrambi di
deformazione professionale.
“
Potevi stare zitta
Akiko-chan!” Si lamentò Misa vedendosi sfuggire
Light dalle braccia per la
seconda volta quella sera.
“Non
sta mai zitta,
rassegnati Misa.” Mi canzonò Connor.
“Sssshh!”
Feci io
invelenita.
*
La
serata giunse infine
al termine e mentre sulla soglia del mio appartamento, contemplavo
Ryuzaki
allontanarsi insieme a Light e Misa, sentendone già la
mancanza e chiedendomi
quando finalmente avrei potuto di nuovo stringerlo
a me, Connor mi strappò una risata
sussurrandomi:
“Ma
secondo te, quei
due come fanno ad andare al gabinetto?”
Ringraziamenti
e sproloqui dell’autrice:
Ed
eccomi di ritorno!
Mi spiace avervi fatto ancora una volta attendere a lungo, ma di mezzo
ci sono
stati vacanze, compleanno e chi più ne ha, più ne
metta ^_^
Come
sempre ringrazio
tutti i lettori, chi ha aggiunto questa storia tra i preferiti e chi
recensisce. Ma prima di passare a rispondere a questi ultimi, una
piccola nota
sul capitolo: Avrete notato che non porta alcuno sviluppo con il
susseguirsi
della vicenda di Death Note e spero di non avervi deluso, ma sentivo la
nostalgia dei capitoli in cui ciò che scrivevo era
totalmente mio (eccetto la
scena della scazzottata, ma quella non potevo non inserirla XD) inoltre
ci
tenevo a dare “uno spaccato” della vita quotidiana
al quartier generale,
scrivere questo capitolo è stato proprio divertente! Ora
credo che per narrare
il seguito come si deve, dovrò aggiungere un capitolo in
più, o scriverne uno
un po’ più lungo. Spero non vi dispiaccia! Adesso
la smetto di annoiarvi e
passo alle recensioni!
La
gre: Che
bello ritrovarti! Sono contenta che l’evolversi della storia
continui a piacerti e anche che la caratterizzazione dei personaggi
risulti
sempre convincente. Nemmeno io mi capacito di come Misa non si sia resa
conto
di essere stata presa in giro per tutto il tempo, ma come fai notare
tu,
contenta lei contenti tutti XD Grazie mille del commento cara!
Necrysia:
Noto
che Misa ti è molto simpatica XDDD Scherzi a parte ti
capisco, a me
non è che stesse propriamente antipatica, però al
pensiero che Rem ha ucciso L
per salvarla non posso fare a meno di avercela con lei. Anche se era
stato
tutto orchestrato e previsto dal maledetto Light >.<
Scusami se ti ho
fatta attendere tanto l’aggiornamento e grazie per la
recensione!
Myrose:
Hai
scritto un’altra recensione che mi ha fatta andare in
iperventilazione! Grazie ^//^ Sul lieto fine non posso sbilanciarmi per
ora, ma
ti assicuro che non manca molto alla verità! Matsu
è proprio scemo e Misa.. Beh
avrai potuto osservare il suo operato in questo capitolo se, come
spero, lo hai
letto e sei arrivata a vedere questa risposta che non riesce a
esprimere
nemmeno un decimo di quanto il tuo commento mi abbia fatto piacere!
__NeMeSiS_:
Ma
chiamami pure tesoro mia cara,
per me è un piacere! (nota come divento ruffiana sapendo che
sono in ritardo
nel pubblicare e che senz’altro stai meditando vendetta).
Riguardo alla
faccenda Misa, sissì sono sadica con la povera Audrey
ahahahahahaha quanto al
finale.. Dai resisti! Presto (almeno spero) verrà
pubblicato. Sono
sempre contenta che apprezzi le mie trovare dementi, in questo capitolo
ce ne
sono di nuove di zecca XD Per rispondere all’angolo degli
affari nostri, tra un
mese andrò in Scozia se tutto va bene, quindi
assaggerò anch’io le specialità
di Sturbucks.. Non vedo l’ora *_* Ps: Benvenuta nel fan club
di Connor!
Vanessa94:
Mumble
mumble.. Ti riferisci a Matsuda vero come papabile per far
ingelosire Ryuzaki? E se ci ho azzeccato ho vinto qualcosa? XD
Sinceramente lui
lo vedo meglio a fare il cascamorto, che come rivale serio.
Però come secondo
papabile (che presumo sia Light) ammetto che sono stata tentatissima,
l’unico
inconveniente è che non riesco proprio a immaginarmelo innamorato e quindi non
riuscirei a rendere
come si deve la cosa per scritto. Tu ti chiederai come sia possibile
visto che
riesco a descrivere L alle prese con l’amore, che
è molto più difficile da
gestire e la risposta emh..beh, vorrei saperla anch’io XD In
ogni caso un altro
problema consisterebbe nello sviluppare la cosa come si deve, a
pochissimi
capitoli dalla fine della storia.. Ma magari farò trapelare
una simpatia..
Chissà. Intanto ti anticipo che un momento di gelosia ci
sarà, ma per ora non
ti dico di più ;)
Neko88:
Noto
che Misa è davvero amatissima XDDD Non posso darvi torto..
Grazie
mille per la
recensione e per i
complimenti ^_^
_WizTail_
: Eh
si, Audrey ha diverse gatte da pelare XD Grazie, sono contenta che il
capitolo ti sia piaciuto.
Bilu_Emo:
Come
ti capisco! Anch’io sento tanta nostalgia del computer quando
vado
via! Ormai sono assuefatta O.o Spero che le vacanze siano andate bene e
che tu
ti sia divertita ^_^ Tornando alla storia, mi fa molto piacere
constatare che
sono riuscita a rendere l’atmosfera come mi ero
prefissata..E’ sempre una bella
soddisfazione! Quanto all’aspetto di Audrey è
davvero curioso che la
immaginassimo simile con unica differenza della lunghezza dei
capelli!!! La
storia sta purtroppo (per me) e fortunatamente (per voi che non ne
potrete più
di sopportarmi), volgendo al termine sì, ma forse ci scappa
un capitolino in
più..Vedremo! La scena sotto la pioggia.. Diciamo che
sarà presente..Vedrai poi
in che modo ;) Grazie mille del commento e dei bellissimi complimenti!
Mirierl67:
Ciao
e benvenuta tra i lettori!!! Sono davvero onorata che tu abbia
letto tutti questi capitoli in un colpo solo e il paragone con la
mousse al
cioccolato è estremamente gradito ^///^ Ti ringrazio
moltissimo!!!
Vampires
Tranny: Ciao
e ben ritrovata! Mi fa molto piacere che tu abbia trovato belli
questi ultimi capitoli, spero che gradirai altrettanto questo ^_^ Sulla
sorte
di L, ormai manca pochissimo ma ovviamente non posso dire di
più.. Grazie della
recensione!!!
Soad7:
Sono
contenta di averti fatta ridere! Mi fa sempre piacere farvi
divertire e riuscire a mantenere il vostro interesse per questa storia!
Riguardo la descrizione di Audrey in pratica solo i capelli sono
diversi da come
li immaginavi perché i suoi occhi sono marroni, tendente al
verde.. O non l’ho
scritto? In questo caso doh! Grazie del commento ^_^
Ed
eccoci alla fine di
un altro aggiornamento, vi saluto e corro a pubblicare, ma non prima di
aver
augurato buon rientro a scuola per chi (purtroppo) a breve
ricomincerà e buona
sessione di esami per chi è alle prese con
l’università. E anche buon lavoro a
chi è tornato dalle vacanze. Ok, ora ho finito di delirare.
Un bacione a tutte
care!!!
Alice
|
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Capitolo 24 *** Condanna ***
24.Condanna.
Quella
giornata
abominevole sembrava non dover mai avere fine.
“E
di chi è la colpa?”
Puntualizzò la vocina.
Ovviamente
della
sottoscritta.
Misa
non si era
scordata la promessa di farmi conoscere il famoso idol Ryuga Hideki e
in quella
giornata di inizio ottobre, mi aveva letteralmente trascinata sul set
del film
che stava girando insieme a questi.
Un
assurdo delirio su
un ragazzo che conosce una creatura angelica e se né
innamora perdutamente,
ricambiato.
Roba
da dare il
voltastomaco.
“Ripeto,
di chi è la
colpa?” Ci tenne a ribadire ancora la mia coscienza.
Sempre
e comunque mia.
E della mia dannata boccaccia.
Sospirai.
Stavo
iniziando a patire
il freddo, seduta all’aperto da ore su quella scomoda
seggiolina pieghevole.
Pensai
con invidia a
Connor, che in quel momento si accingeva con ogni
probabilità, a gustare una
cioccolata calda con la panna, preparata premurosamente da Watari.
Mi
sfuggì un altro
sospiro.
“Potrei
avere il
thermos del caffè per favore?” Mi rivolsi
all’indirizzo di Matsuda, che
presenziava in quanto manager.
Il
giovane non rispose.
A
giudicare
dall’espressione, sembrava assorto in pensieri poco gradevoli. Non l’avrei
certamente disturbato, se non
avesse tenuto serrato tra le mani, per l’appunto il thermos.
“Emh..Matsu?”
Ritentai.
Lui
sobbalzò.
“Scusami,
Akiko-san.
Cosa dicevi?”
“Il
thermos..” Mormorai
indicandogli l’oggetto.
“Oh
sì. Subito!”
Ribatté porgendomi finalmente l’agognato
contenitore.
“Grazie.”
Esclamai.
“Ti
senti bene?”
Aggiunsi, notando che stava riassumendo l’aria abbacchiata di
poco prima.
“S-si,
sto bene
Akiko-san. Balbettò lui incerto.
Non
era granché
convincente, ma decisi di non impicciarmi oltre.
Sperai
solo non fosse
ancora a causa
delle uscite caustiche di
Ryuzaki sulla sua utilità all’interno della
squadra.
Mi
sarebbe dispiaciuto
vedere anche lui lasciare il quartier generale, dopo Aizawa.
“
Magari lo
sostituirebbe un ricettatore. Può sempre tornare
utile.” Ipotizzò la vocina,
riferendosi ai nuovi membri subentrati, Aiber e Wedy. Rispettivamente
un
truffatore e una ladra.
Nell’
ultima settimana,
all’interno della “sala di controllo”
c’era stato un notevole giro di vite: Light
aveva notato movimenti sospetti all’interno della Yotsuba,
una compagnia
giapponese che traeva giovamento da morti sospette
all’interno di aziende
rivali. I decessi si concentravano tutti nel week end.
Praticamente in
contemporanea, la polizia
aveva preso la decisione di non indagare più su Kira. Di
conseguenza il
sovrintendente, Matsuda e Mogi, avevano rassegnato le dimissioni, per
poter
rimanere al quartier generale. Aizawa invece se n’era andato
dopo un’accesa
discussione con Ryuzaki.
Mi
correggo, dopo un
acceso monologo.
In
seguito, erano
apparsi quei due bizzarri personaggi.
Dopo
mesi di stallo, era
ovvio che le novità fossero arrivate tutte insieme.
Novità
che ridestavano
le mie sopite preoccupazioni.
Kira
era di nuovo
vicino.
“AKIKO-CHAAAAAN…VIENI
CHE TI PRESENTO RYUGA DURANTE LA PAUSA!” Strillò
Misa con tutto il fiato che
aveva in gola, distogliendomi a viva forza dai miei pensieri.
Mentre
mi alzavo,
contenta di poter distendere le mie membra intorpidite, ma niente
affatto
desiderosa di conoscere l’idol, lanciai un’ultima
occhiata al giovane ex
poliziotto.
“
Sei proprio sicuro di
stare bene?” Provai a insistere, avvedendomi che la sua
espressione non si era
affatto rilassata.
“Veramente..”
Cominciò
lui.
“AKIKO-CHAAAAAAAN!!!”
Lo interruppe un urlo che non aveva nulla di umano.
“Scusami,
torno
subito.” Borbottai alzando gli occhi al cielo e affrettandomi
verso la ragazza,
prima che ci facesse scoppiare definitivamente i timpani.
“Oh
eccoti qui!” Trillò
quando le fui a fianco.
“Come
se fosse
possibile ignorarla.” Sentenziò la vocina.
“
Ryuga-san lei è
Akiko-chan, una mia amica e una tua grandissima fan!” Mi
introdusse Misa
prendendomi per un braccio e spingendomi verso il collega prima che
potessi
protestare.
Quest’ultimo
mi rivolse
uno smagliante sorriso da copertina.
“E’
sempre un piacere
conoscere una mia ammiratrice.” Esordì con voce
suadente, passandosi una mano
tra i folti capelli biondi.
“Tiragli
un calcio
negli stinchi!” Mi suggerì la mia coscienza.
Ritenni
opportuno
ignorarla e berciai una risposta non propriamente entusiasta.
“
Sei emozionata
Akiko-chan?” Cinguettò Misa che non si era accorta
che ero ben lungi dall’esserlo
e mi contemplava estatica, come se vedesse il mio più grande
sogno realizzarsi.
“Moltissimo.”
Replicai
con l’enfasi di un automa.
“Misa
è così felice!”
Trillò lei al settimo cielo, mettendosi a saltellare.
“Qualcuno
doni un
briciolo di decenza a questa ragazza.” Si intromise ancora la
vocina.
“
Ti faccio un
autografo..” Annunciò l’idol regalandomi
un altro sorriso da pubblicità del
dentifricio.
“
Grazie.” Mugugnai.
“Qual
è il tuo film
preferito Akiko-san?” Mi interrogò
l’attore, mentre scribacchiava su un pezzo
di carta la sua preziosissima firma.
“
Pomodori verdi fritti
alla fermata del treno.” Risposi senza esitazioni.
Ryuga alzò gli
occhi dal foglio e mi osservò
perplesso.
“Intendevo
tra i miei.”
Precisò.
“
Emh..” Intercalai
presa alla sprovvista.
Non
ricordavo nemmeno
un titolo tra quel campionario di scempiaggini.
Anche
Misa perse la sua
baldanza e prese a scrutarmi quasi con sospetto.
“
Impossibile
scegliere, mi piacciono tutti troppo!” Improvvisai
lasciandomi sfuggire una
risatina isterica.
Il
ragazzo trovò la
risposta soddisfacente per il suo ego e mi porse l’autografo
con un sorriso
ancora più ampio dei precedenti.
“Si
slogherà le
mascelle se continua così.” Ipotizzò la
vocina.
Trattenni
uno scoppio
di ilarità concentrandomi sulla dedica dell’idol,
che recava le seguenti
parole:
“
Ad Akiko-san, la mia
fan numero uno. Un abbraccio speciale da Ryuga Hideki.”
Non
vedevo l’ora di
tornare al quartier generale e buttare quel foglietto nel cestino della
cartastraccia.
Fortunatamente
a
giudicare dal color indaco di cui si era tinto il cielo, la giornata
sul set
era quasi giunta al termine.
“Ci
vuole una foto
ricordo per Akiko-chan!” Saltò su Misa che aveva
recuperato l’entusiasmo.
Sbuffai
ma nessuno se
ne accorse.
Quando
finalmente
riuscì a sgattaiolare lontana dalle due fastidiose
celebrità, scoprii che
Matsuda era scomparso.
*
“Quell’idiota
di Matsuda!” Mormorò tra sé Ryuzaki
per l’ennesima volta.
Era
decisamente seccato
e giocherellava con il cucchiaino per tenere a bada il disappunto.
L’
ex agente aveva
sconvolto i suoi piani introducendosi alla Yotsuba e facendosi per di
più
pizzicare intento a spiare una riunione tra i dirigenti.
Pensai
che se gli
avessero dato un briciolo di considerazione all’interno della
squadra, non
sarebbe accaduto nulla del genere, ma evitai di rendere manifesta la
mia
opinione poiché il nervosismo era palpabile
nell’aria.
“
Misa ha fatto come hai
detto tu Light! Dall’agenzia dicono che le ragazze possono
arrivare tra un
quarto d’ora..” Annunciò la giovane con
gli occhi che le brillavano, tanto era
felice di poter essere d’aiuto al suo grande amore.
“Ottimo
lavoro Misa.”
La lodò l’interessato con gentilezza.
“E’
stato un piacere
fare questo per te Light.” Replicò lei
illuminandosi.
“
C’è un problema però,
manca una delle ragazze.” Aggiunse contrita, come se ne fosse
responsabile.
“
I membri della
Yotsuba devono essere tutti intrattenuti affinché Matsuda
sia libero di agire.”
Intervenne Ryuzaki continuando a gingillarsi con il cucchiaino.
La
sua strategia
consisteva nel distrarre i dirigenti con un festino
nell’appartamento di Misa, durante
il quale Matsuda fingendosi ubriaco, avrebbe inscenato la sua morte,
evitando
così di incorrere realmente in una brutta fine, dato che
probabilmente aveva
sentito qualcosa di compromettente.
La
squadra
investigativa avrebbe seguito tutta l’operazione dalle
telecamere.
“Come
troverete una
sostituta in così poco tempo?” Osservò
Connor che non aveva perso occasione per
scendere a curiosare nella “sala di controllo”.
Gli
occhi di Light si
posarono su di me.
“No.”
Esclamò Ryuzaki
con decisione.
Impossibile
comprendere
come avesse fatto a intuire le intenzioni del ragazzo.
“A
furia di stare
ammanettati si deve essere sviluppata una sorta di empatia.”
Ipotizzò la vocina,
sarcastica.
“Non
ti sei fatto tutti
questi scrupoli nei riguardi di Misa.” Controbatté
Yagami junior tagliante.
“Oh
Light si preoccupa
per Misa-Misa!” Chiocciò la diretta interessata,
euforica.
Connor
alzò gli occhi
al cielo.
“Non
è questo il
punto.” Dichiarò il detective dopo una breve pausa.
“
Akiko è una pessima
bugiarda, inoltre è estremamente suscettibile. Se venisse
irritata c’è il
settantadue percento di probabilità che si tradisca.
Considerando il tipo di
individui con cui dovrebbe aver a che fare, è
praticamente certo che perderà il
controllo.” Aggiunse pacato.
“Io
non sono
estremamente suscettibile!” Protestai.
“
Proprio come ho
appena detto.” Sottolineò lui implacabile.
“Comunque
spetta a me
decidere.” Decretai indispettita.
“No,
spetta a me.” Mi
contraddisse Ryuzaki, puntando i suoi occhi
neri nei miei.
Non
avrei ceduto, non
sopportavo quando era così dispotico.
“In
ogni caso mi pare
tu non abbia molte alternative.” Gli feci notare con un
sorrisetto fastidioso.
Per
tutta risposta
ruotò sé stesso e la sedia su cui era
raggomitolato e si concentrò sui monitor,
dando le spalle ai presenti.
“
Parla il meno
possibile e cerca di non perdere la calma qualunque cosa ti venga
detta. Emula
l’atteggiamento di Misa e delle altre modelle.” Mi
istruì infine, impassibile.
“Ti
aiuterò io
Akiko-chan!” Proruppe quest’ultima, piena di buona
volontà.
“Sei
in una botte di
ferro..” Commentò la mia coscienza, funerea.
“D’accordo.”
Mormorai.
Forse mi ero lasciata trasportare eccessivamente dalla smania di averla
vinta.
E
dal desiderio di
rendermi utile. In quello capivo Matsuda perfettamente.
“
E’ troppo rischioso!”
Si accigliò Connor, ma la sua osservazione cadde nel vuoto.
“Dovete
prepararvi.” Ci
fece presente Ryuzaki, sempre dandoci le spalle.
Non
voleva farsi vedere
in viso.
Altro
segno che provava
delle emozioni che non intendeva lasciare trapelare.
“Andiamo
in missione
Akiko-chan!” Mi esortò Misa allegramente.
“State
attente.” Ci
raccomandò Light.
L’idol
gli volò al
collo ringraziandolo in maniera tutta sua per
l’interessamento.
Io
mi limitai ad
annuire distrattamente mentre contemplavo la chioma corvina e arruffata
di
Ryuzaki.
*
“
Smettila di
mordicchiarti, ti andrà via tutto il rossetto
Akiko-chan!” Mi redarguì Misa.
Obbedii
e tornai a focalizzarmi
sul vano tentativo di abbassare la fascia per capelli che teoricamente
doveva
essere una gonna.
Non
mi ero mai sentita
tanto a disagio.
“
Sembri un fenomeno da
baraccone.” Constatò la vocina facendomi
ulteriormente sprofondare nello
sconforto.
Mi
azzardai a lanciare
un’occhiata alla mia immagine riflessa nella specchiera che
avevo di fronte,
per appurare che non stesse esagerando.
“Purtroppo
no.”
Borbottai piano.
“Cosa?”
Domandò la mia
compagna sconcertata.
Mi
limitai a scuotere
la testa, contemplando mestamente il ridicolo completino azzurro che
indossavo.
“L’oblò
a forma di
cuore sul decolté è un vero tocco di
classe.” Rincarò la mia voce interiore,
spietata.
Distolsi
immediatamente
lo sguardo.
“Stai
benissimo
Akiko-chan!” Si complimentò Misa, entusiasta del
mio look.
Grugnii
un
ringraziamento non particolarmente sentito.
In
quel momento suonò
il campanello.
“Devono
essere le
ragazze!” Annunciò l’idol precipitandosi
ad aprire.
Queste
ultime entrarono
nell’appartamento ridacchiando eccitate.
Probabilmente
la
prospettiva di intrattenere dei ricchi manager le elettrizzava.
Se
avessero saputo che
fra di loro poteva celarsi Kira, non sarebbero state altrettanto
allegre.
Fui
tentata di
rivelarlo per scatenare il panico, ma avevo come
l’impressione che Ryuzaki non
avrebbe gradito.
Il
pensiero di lui mi
distrasse dalle ultime istruzioni di Misa prima dell’arrivo
dei nostri ospiti.
Mi
riscossi solo quando
suonò nuovamente il campanello.
“Benvenuti!”
Cantilenammo
all’unisono all’ingresso degli otto uomini vestiti
di scuro, accennando un
piccolo inchino.
La
festa ebbe inizio.
*
Come
previsto dal
lungimirante detective, dopo nemmeno cinque minuti avevo già
i nervi a fior di pelle.
I
membri della Yotsuba
incarnavano perfettamente il tipo d’uomo con cui mai avrei
voluto avere a che
fare. Uno in particolare era davvero insopportabile, Kyosuke Higuchi.
Arrogante, egocentrico e spaccone, non dava un solo attimo di tregua a
Misa, che
dal canto suo riusciva a gestirlo magistralmente.
Di
tanto in tanto
sbirciavo Matsuda di sottecchi. Cercava di darsi un contegno disinvolto
con
pessimi risultati. Perlomeno eravamo in due.
Una
mano sul ginocchio
mi distrasse dalle mie considerazioni.
Il
tizio che avevo
seduto a mio fianco sul sofà, un individuo corpulento, dalla
testa rasata che
portava occhiali scuri, mi guardava con un sorriso da pescecane.
Si
era presentato ma
non mi ricordavo più quale fosse il suo nome.
“Andresti
a prendermi
da bere carina?” Mi apostrofò.
Contai
fino a dieci per
non rispondergli come avevo in mente e mi sforzai di sorridere.
“Certo.”
Acconsentii
trattenendo l’impulso di far entrare in collisione il mio
pugno con il suo
setto nasale.
Dopodiché
mi allontanai
velocemente, dirigendomi verso il secchio dello champagne.
Ne
versai in un calice
e feci per tornare al mio posto, ma mi accorsi che un’altra
ragazza lo aveva
occupato e che il bestione che mi aveva spedita a prendergli da bere,
era
intento ad importunarla.
Sospirai
e mi concessi
un sorso del liquido frizzante. Se non altro mi avrebbe disteso i nervi.
“Non
sembra molto a suo
agio.” Osservò qualcuno a mio fianco.
A
rivolgermi la parola
era stato un uomo dai lunghi capelli lisci e scuri e freddi occhi
grigi. Aveva
un portamento elegante e nel complesso risultava molto attraente.
Era
stato l’unico dei
suoi colleghi a rimanere in disparte
senza praticamente aprire bocca.
“Reiji
Namikava.” Si
presentò porgendomi la mano.
“Akiko
Chagi.” Replicai
stringendola dopo una breve esitazione.
“Non
è il suo vero
nome.” Affermò tranquillamente.
“C-cosa?”
Balbettai
presa in contropiede.
“Lei
è senza ombra di
dubbio americana.” Ribatté col tono di chi
ribadiva un’ovvietà.
“Come
fa a saperlo?”
Domandai, sapendo che sarebbe stato inutile provare a convincerlo di
trovarsi
in errore, date le mie mediocri capacità di recitazione.
“Ho
vissuto in America
diverso tempo e riconosco l’accento. E’
inconfondibile.” Mi informò sorridendo,
soddisfatto di avere colto nel segno.
Dovevo
escogitare una
storia convincente prima che si insospettisse.
“
Vede, svolgo questo
impiego per mantenermi gli studi e non vorrei pubblicizzare troppo la
faccenda…” Spiegai con sussiego.
“
Capisco
perfettamente.” Annuì il mio interlocutore.
“
Forse dovrebbe
cercare un lavoro più idoneo, è evidente che non
si sta divertendo.” Mi
suggerì.
“E’
evidente solo ai
buoni osservatori e ho come l’impressione di non essere
l’unica.” Insinuai.
Lui
sorrise.
“Non
dovrebbe bere a
stomaco vuoto.”Quasi mi rimproverò, porgendomi un
piattino di maki dal buffet.
Li
accettai di buon
grado. Avevo già tentato di servirmi, ma la padrona di casa
mi aveva incenerita
con lo sguardo.
Intavolammo
una
conversazione piuttosto formale ma gradevole. Con Namikawa non era
necessario assumere
atteggiamenti da oca giuliva e ridere forzatamente alle sue battute.
Anche
perché non ne faceva.
Ero
talmente assorbita
dal dialogo, che non dovetti nemmeno simulare stupore, quando Matsuda
annunciò
che avrebbe dato un po’ di spettacolo, barcollando verso il
balcone.
Rimasi
davvero presa
alla sprovvista.
Tutto
si svolse secondo
i piani e dopo la caduta dell’ex poliziotto ci fu
comprensibilmente un gran
putiferio.
Infine
i dirigenti, su
esortazione di Misa, decisero di lasciare l’appartamento per
non rimanere
coinvolti in eventuali interrogatori.
A
differenza dei
colleghi che abbandonarono l’appartamento in fretta e furia,
Namikawa rimase ad
indugiare sull’ingresso.
Infine
tornò sui suoi
passi e mi raggiunse.
“E’
meglio che vada.”
Gli feci presente.
Lui
non mi badò.
“Avrei
davvero piacere
di rivederla Akiko-san. Dichiarò lasciandomi basita.
E
prima che potessi
replicare, mi mise tra le mani il suo biglietto da visita.
“Mi
chiami se lo stesso
vale per lei.” Aggiunse prima di andarsene.
“Che
fortuna! E’
proprio il più carino.” Commentò una
delle modelle, quasi imbronciata.
Alzai
gli occhi al
cielo.
*
Fu
un sollievo
cambiarmi e indossare un paio di jeans e una t-shirt. Se Misa non
avesse dovuto
restituire il completino all’agenzia, probabilmente gli avrei
dato fuoco.
Sciolsi
la coda alta
che stava iniziando a farmi dolere la testa e mi spazzolai i capelli,
dopodiché
fui pronta per scendere nella “sala di controllo”.
“Hai
fatto colpo!” Mi
accolse Connor sghignazzando. Chissà come se l’era
goduta a vedermi conciata in
quel modo.
Lo
ignorai e cercai
Ryuzaki con lo sguardo.
Tanto
per cambiare era
intento a fissare il monitor.
Sul
pavimento sotto la
sua sedia, giacevano una quantità spropositata di
contenitori di panna liquida.
Quelli con cui solitamente giocherellava
costruendo delle torri.
Chissà
come erano
finiti laggiù.
Mentre
mi interrogavo a
riguardo, Light richiamò la mia attenzione:
“Akiko-san?”
Mi
voltai a guardarlo.
Sembrava imbarazzato. Forse per via di Misa che gli stava abbarbicata
addosso,
ma ormai avrebbe dovuto esserci abituato.
“Dimmi
Light.” Lo
invitai a parlare.
“
Scusami. Non era mia
intenzione metterti in pericolo prima…Non immaginavo
che..” Si interruppe.
“Che
fossi un’attrice
così infima?” Tirai a indovinare.
Lui
non mi smentì.
“Eppure
non mi pareva
di essermela cavata tanto male.” Considerai.
“Con
Reiji Namikawa
sicuramente no.” Sottolineò Connor molesto.
“
La vuoi piantare?”
Sbottai esasperata.
Lui
ridacchiò.
“Comunque
mi dispiace
davvero.” Tornò alla carica Yagami-junior contrito.
“Non
importa Light, sto
bene.” Tagliai corto.
Ero
molto più
interessata alle vibrazioni negative che sembrava emanare il detective
dalla
sua postazione, che ai sensi di colpa del giovane.
“Quando
Namikawa ha
capito che il tuo era un nome falso, ci siamo presi un bello
spavento!”
Intervenne Soichiro.
“
Anch’io in effetti.”
Sorrisi.
“Però
poi…” Iniziò il
mio amico, ma una mia occhiata eloquente lo convinse a tacere.
Cercai
di scrutare
Ryuzaki con maggior attenzione, ma ancora una volta venni distratta:
“Grazie
anche a te
Akiko-san! Mi avete salvato la vita!” Esclamò
Matsuda con enfasi.
Sembrava
scosso, ma in
buone condizioni.
Probabilmente
non aveva
ancora subito la strigliata del suo superiore. Che rimaneva
ostinatamente muto
con gli occhi di ossidiana incatenati
allo schermo, le ginocchia raccolte contro il petto.
“Ryuzaki…”
Lo chiamai.
“Mi
serve il biglietto
da visita di Namikawa, Akiko. Costituisce una prova.” Disse
piano.
Percepii
un’inflessione
secca nel timbro abitualmente morbido della sua voce.
“Una
prova di che?”
Domandò la vocina a ragione.
“Ryuzaki-san
è geloso!”
Bisbigliò Misa nelle orecchie di Light in tono non
sufficientemente basso. Lui
le scoccò un’occhiata ammonitrice.
Il
detective prese a
stropicciarsi i jeans.
Ero
certa che avesse
sentito.
Mi
avvicinai a Ryuzaki
e replicai:
“Certo,
devo solo
recuperarlo dal cestino dei rifiuti.”
Il
biglietto da visita
aveva seguito la stessa sorte dell’autografo di Ryuga Hideki.
Il
ragazzo non fece
commenti e si rinchiuse nuovamente in un silenzio cupo.
Avrei
quasi voluto
ridere. Ryuzaki non aveva mai mostrato tanto apertamente il suo
disappunto per
questioni in cui erano coinvolti i sentimenti e non le indagini.
Ruotai
la sedia su cui
era appollaiato, di modo che fosse costretto a guardarmi in volto e mi
chinai
su di lui, mentre i presenti facevano finta di nulla.
“Non
avrei mai pensato
di dirti una cosa del genere, ma sei uno sciocco. Dovresti aver capito
che mi
piace tutto un altro genere di persona..” Sussurrai in modo
che fosse soltanto
lui a sentirmi.
“
Ti ho tenuto da parte
una fetta di cheese-cake alla fragola. Ho pensato che potessi avere
fame.” Mi
informò per tutta risposta, appoggiando l’indice
sulle labbra.
La
tempesta era
passata.
“Matsuda-san..”
Ryuzaki
rivolse improvvisamente la sua attenzione all’ex poliziotto.
Questi
deglutì.
“La
tempesta è passata
per te.” Rettificò la vocina.
*
“Sarà
la volta buona?”
Sospirò Connor un paio d’ore più tardi,
sorseggiando una tazza di
tisana nel mio appartamento.
Alludeva
alla fine del
caso Kira.
“Sembra
una pista
valida.” Azzardai scaldandomi le mani con la tazza fumante.
Il
mio amico mi scrutò
dubbioso.
Non
potevo dargli
torto. L’ultima volta sembrava che Ryuzaki fosse a un passo
dalla soluzione e
poi si era ritrovato con un pugno di mosche.
“Vedrai
che grazie alle
telecamere che ha piazzato Wedy alla sede della Yotsuba, si
verrà a capo di
questa faccenda e potrai tornare da Julia molto presto!”
Rincuorai il mio
amico.
“Non
è solo per Julia.”
Obiettò lui.
“Per
che cos’è allora?”
Volli sapere incuriosita.
“
Ormai mio malgrado
sono coinvolto e vorrei davvero conoscere la verità una
volta per tutte.”
“Vorrei
tanto
conoscerla anch’io sai?” Gli feci eco stancamente.
Non
potevamo sapere che
non mancava moltissimo al giorno in cui saremmo stati accontentati. E
soprattutto
non potevamo sapere che la verità era talmente assurda e
inimmaginabile, che
forse avremmo preferito non scoprirla affatto.
*
Le
settimane che
trascorsero furono molto dense dal punto di vista delle indagini. Si
appurò che
gli otto dirigenti della Yotsuba, indicevano delle riunioni segrete per
stabilire
chi fare uccidere da Kira. Le vittime erano persone di intralcio alla
crescita
e alla supremazia dell’azienda sul mercato. Oltre ai
criminali che venivano
regolarmente giustiziati.
Uno
dei membri del
gruppo esternò il suo desiderio di tirarsi fuori da quella
faccenda e fu
accontentato. Con la morte.
Dopo
aver assistito a
una di quelle riunioni attraverso i monitor, Soichiro avrebbe voluto
intervenire e arrestare tutti i partecipanti, per evitare altri omicidi.
Ryuzaki
si era opposto,
perché agendo in quella maniera non avrebbero mai potuto
capire chi fosse Kira
tra di essi e di conseguenza, come facesse a uccidere.
Erano
infine giunti a
un compromesso, contattando per ironia della sorte proprio Namikawa,
proponendogli la libertà in cambio della collaborazione con
L. Sia Ryuzaki che
Light erano certi che non fosse lui Kira.
Con
uno stratagemma,
l’uomo era riuscito a posticipare le date degli assassinii di
un mese.
A
quel punto però,
Ryuzaki aveva deciso di proseguire l’indagine da solo,
trascinandosi dietro un
recalcitrante Light, che se non fosse stato per manette, sarebbe
rimasto a
fianco del padre. Quindi si era poi rivolto in cerca di aiuto
all’ultima
persona che avrei immaginato, Misa Amane.
Il
comportamento di
quest’ultima in seguito a un colloquio proprio alla Yotsuba,
allo scopo di fare
da esca per attirare Kira, cambiò sensibilmente.
Trascorreva
meno tempo nel
mio alloggio e mi pareva quasi circospetta in mia presenza. Come se si
sentisse
in colpa per qualcosa.
“Le
tue solite
scempiaggini.” Fu il modo di liquidare le mie impressioni da
parte della
vocina.
Tuttavia
non riuscii a
scacciare del tutto quella sensazione, anche quando provai a
convincermi che la
ragione del suo atteggiamento insolito, fosse a causa del piano che
aveva attuato
all’insaputa della squadra investigativa, per scoprire
l’identità di Kira.
Piano che si era rivelato un successo.
La
ragazza aveva
registrato sul cellulare la confessione di Higuchi.
Non
rimaneva che chiarire
una volta per tutte come facesse a uccidere.
Ryuzaki
aveva ideato
una messinscena perfetta per mettere il criminale alle strette e
costringerlo a
mostrare in cosa consistesse il suo potere.
*
“Non
è possibile… E’ soltanto un
quaderno.” Farfugliò Connor sconvolto,
lasciandosi cadere su una sedia.
Io
ero in piedi a suo fianco, frastornata.
La
frase “E’ soltanto un quaderno” poco si
addiceva ad un oggetto che
aveva il potere di uccidere e per quanto l’evidenza andasse
al di là di ogni
logica, non si poteva negare.
Avevamo
seguito l’intera operazione attraverso i monitor.
Avevamo
ascoltato il racconto di Ryuzaki e dei membri della squadra.
A
quanto pareva nella stessa stanza in quel momento c’era un
essere
chiamato Shinigami in nostra compagnia. Un dio della morte.
Lo
si poteva vedere soltanto toccando il quaderno. Ma il detective me
l’aveva impedito.
Era
quantomeno strano sentirgli rivolgere una serie di domande a
qualcuno che per me era invisibile.
A
giudicare dalle espressioni
tese di Soichiro, Matsuda, Mogi e Aizawa (che era tornato quella sera
stessa al
quartier generale), quell’essere esisteva davvero.
Non
riuscivo a capacitarmi, mi sembrava tutto maledettamente assurdo,
privo di senso. Com’era possibile poter uccidere qualcuno con
un quaderno a
patto di conoscerne il nome e il volto?
La
voce di Aizawa, che stava leggendo le regole all’interno del
venefico
oggetto per il suo utilizzo, mi giungeva ovattata. Ero troppo presa a
osservare
Light Yagami.
Appena
il ragazzo era tornato nella “sala di controllo”,
si era riaccesa
violentemente in me la bruciante antipatia, ormai quasi sopita da mesi,
che
nutrivo nei suoi confronti. Avevo l’impressione che stesse
segretamente
gongolando per qualcosa di cui solo lui era a conoscenza, ed ero anche
assolutamente
certa, che i suoi occhi fossero diventati più piccoli.
“
Tra quaderni assassini, Shinigami e Higuchi che è schiattato
con un
tempismo impeccabile, tu ti preoccupi della dimensione degli occhi di
Light
Yagami?! Sei completamente sciroccata!” Trasecolò
la vocina.
Sull’ormai
ex dirigente
della Yotsuba, aveva ragione. Era morto davvero con un tempismo
sconcertante.
Poteva
solo significare
che il potere di Kira era stato trasferito a qualcun altro. O che forse
era
tornato al suo proprietario originale. Non potei impedirmi di pensare,
continuando
a scrutare Yagami-yunior che controllava in tutto relax dei dati sul
computer.
Troppo relax vista la circostanza.
“C’è
un’ultima
regola..” Lesse il poliziotto in quell’istante.
“L’umano
che utilizza
il quaderno deve uccidere una persona almeno ogni tredici giorni. Se il
quaderno non viene adoperato entro questo tempo dall’ultimo
utilizzo, l’umano
morirà.” Concluse.
Ignorai
i
festeggiamenti generali per la prova schiacciante della totale
innocenza di
Light e Misa.
Significava
soltanto
che…
“Ryuzaki,
non puoi più
sospettare di Light e Amane. La loro sorveglianza è
conclusa.” Decretò Aizawa.
“Sì
giusto! Mi sembra
ovvio.” Gli fece eco Matsuda, che esternava addirittura
più soddisfazione di
Soichiro.
Fui
scossa da un
brivido.
“Avete
ragione,
d’accordo.” Si
arrese Ryuzaki, la voce
smorzata.
“Vi
chiedo scusa per
tutto.” Aggiunse.
Sembrava
sconfitto. Non
sopportai di vederlo così.
Restai
impotente a
guardarlo alzarsi lentamente, per poi dirigersi a togliere le manette a
Light.
Provai
l’irrazionale
impulso di gridargli di fermarsi. Riuscii a trattenermi a stento.
Il
giovane si massaggiò
il polso finalmente libero sorridendo.
Un
sorriso che a me
parve di trionfo.
*
Non
mi stupii quando a
notte inoltrata, sentii la porta aprirsi.
Lo
aspettavo.
Sapevo
che avrebbe
atteso di rimanere solo per raggiungermi.
Io
ero rimasta
rannicchiata sul divano, avvolta in una coperta. In una posizione che
ricordava
vagamente la sua. Tanto non sarei riuscita a chiudere occhio in nessun
caso.
Avevo paura. Un terrore privo di fondamenti ma impossibile da soffocare.
Ryuzaki
non si sedette
a mio fianco. Rimase in piedi al centro del soggiorno, con le spalle
afflosciate. I capelli disordinati che gli coprivano gli occhi.
Mi
tirai in piedi e
corsi a stringerlo.
Lui
ricambiò con
maggior energia del solito.
Avevo
immaginato tante
volte di abbracciarlo in quei lunghi mesi in cui mi ero accontentata di
parlargli sempre in presenza di altri e di sfiorarlo sporadicamente.
Ma
ogni volta che
l’avevo fatto, non era mai stato così triste.
Avevo sempre pensato a quel
momento con gioia. Ora ero atterrita che fosse arrivato.
C’era
qualcosa di
lugubre in quell’abbraccio, come un addio.
“Non
è finita vero?”
Sussurrai colma di angoscia.
“No.”
Confermò lui. E
non aggiunse altro. Sembrava assente.
Accentuai
la stretta
intorno al suo corpo magro.
Sapevo
che stava
ascoltando quelle maledette campane e non intendevo permetterglielo.
“
Andiamocene via.
Partiamo per New York domani.” La mia voce risuonava
implorante.
Lui
si scostò per guardarmi
con gli occhi nerissimi.
“Non
posso.” Mormorò.
Conoscevo
già la
risposta. Avrebbe lasciato il Giappone soltanto a caso concluso.
Qualunque
fosse il prezzo da pagare.
“Lo
so. Ma non potevo
non provare a chiedertelo.” Replicai sorridendo debolmente.
Lui
mi sfiorò la
guancia con il pollice.
*
Contrariamente
alle
previsioni, riuscii a riposare qualche ora. Di un sonno inquieto e
niente
affatto ristoratore.
Inoltre,
quando
svegliandomi non avevo trovato Ryuzaki vicino, la sensazione di
angoscia e malessere
si era triplicata.
Continuavo
come un
automa a spalmare di marmellata delle
fette di pane tostato, senza avere peraltro intenzione di mangiarle.
Anche
Connor quella
mattina era taciturno. Probabilmente era ancora sconvolto per la
scoperta
dell’esistenza del quaderno. Non si poteva certo biasimare.
Di
tanto in tanto mi
sbirciava di nascosto. Io fingevo di non accorgermene.
Aveva
la tipica aria di
chi vorrebbe rivelare qualcosa di importante, ma non sa come affrontare
l’argomento.
Non
tentai di incoraggiarlo,
non ero dell’umore adatto.
“Devo
parlarti di una
cosa..” Si decise alla fine, prendendo un grosso respiro.
“Ti
ascolto.” Ribattei
porgendogli pane e marmellata, ma lui
scosse la testa ed io appoggiai il piatto sul tavolo.
Qualcuno
bussò alla porta.
“Akiko-chan!!!”
Esclamò
una voce inconfondibile.
“
Dovevo immaginarlo
che sarebbe arrivata proprio ora…”
Sbuffò Connor mentre facevo entrare Misa.
“
Akiko-chan, Ken-chan…
Misa-Misa torna a casa, sono venuta a salutarvi!” Ci
annunciò la ragazza, quasi
commossa.
Connor
le fece “ciao”
con la mano e cambiando idea, morse stizzito una fetta di pane tostato.
“
Siediti Misa.” La
invitai.
Lei
dapprima parve un
po’ titubante, poi si tolse la giacca e dopo averla
appoggiata su una poltrona
si accomodò. Sul viso aveva dipinta nuovamente la curiosa
espressione di
colpevolezza mista a circospezione, che sovente le avevo visto
rivolgermi in
quelle ultime settimane.
“Ti
va di fare
colazione?” Le proposi contando a stima di aver prodotto una
dozzina di
porzioni che avrei dovuto buttare via.
“No
grazie, prendo solo
del the.” Rifiutò.
Giusto.
La marmellata
doveva essere troppo calorica per l’idol.
Nessuno
aprì bocca.
Misa sorseggiò la sua bevanda e il mio amico
continuò a divorare pane
abbrustolito con fare truce. Forse grazie a lui non avrei sprecato
nulla.
Improvvisamente,
come
se non potesse più sostenere di trovarsi dov’era,
la giovane si alzò di scatto
e quasi gridò:
“Devo
andare!”
Connor
ripeté il gesto
di saluto sempre più spazientito.
“Ciao
Misa, buona
fortuna!” Le augurai io sorridendo.
E
lei inaspettatamente,
mi gettò le braccia al collo e disse con enfasi:
“Sei
stata una grande
amica Akiko-chan!” Poi mollò la presa e
infilò rapidamente l’uscita, senza
voltarsi indietro.
La
osservai perplessa
sparire dietro la porta.
Non
riuscivo a
spiegarmi il suo comportamento.
“Accidenti
ha
dimenticato qui la giacca!” Constatai notando che era ancora
appoggiata sulla
poltrona.
“Vado
a portargliela,
magari faccio in tempo.” Dichiarai prendendo
l’indumento sottobraccio.
“Aspetta.”
Mi bloccò
Connor mettendomi una mano sulla spalla.
“Non
abbiamo ancora
parlato.” Mi ricordò.
Per
qualche insondabile
motivo non avevo nessuna voglia di starlo a sentire.
“Lo
faremo più tardi,
ora è meglio che raggiunga Misa prima che lasci il quartier
generale!” Mi
divincolai dalla sua presa.
Prima
che mettessi in
atto i miei propositi, il mio amico estrasse due biglietti aerei dalle
tasche
dei jeans e me li porse.
Li
presi tra le mani
come se scottassero e controllai la destinazione e i nominativi.
Non
che ce ne fosse
bisogno. Erano biglietti di sola andata per New York intestati a me e
Connor.
“Questi
me li ha dati
Ryuzaki stamattina presto. Non avrei dovuto farne parola con te in
realtà, ma
non mi sembrava giusto. Mi ha detto che era per proteggerti e che avrei
capito
da solo quando sarebbe arrivato il momento di usarli.” Mi
spiegò tutto d’un
fiato.
Il
cuore iniziò a
battermi all’impazzata e sentii sopraggiungere un capogiro.
Inspirai
profondamente
e cercai di calmarmi. Dovevo restare lucida nonostante sapessi fin
troppo bene
in che eventualità avremmo dovuto usarli.
“Cosa
significa
Audrey?” Mi chiese serio.
Feci
stupidamente per
rimproverarlo perché aveva usato il mio
vero nome, ma mi rammentai che non c’erano più
telecamere di sorveglianza nel soggiorno.
“
Significa che Ryuzaki
è in pericolo.” Risposi con un tremito nella voce.
“In
pericolo?” Connor
strabuzzò gli occhi azzurri.
“
Ora non ho tempo di
spiegarti.. Ma grazie davvero di avermi avvisata!”
Controbattei stringendo
forte le sue mani nelle mie.
“Ma
dove vai adesso?”
Quasi gridò avvedendosi che stavo afferrando la borsa in
gran fretta.
“Te
l’ho già detto, a
riportare la giacca a Misa.”
La
mia risposta non
parve convincerlo.
“Per
favore, non dire
niente a nessuno, non servirebbe.” Lo pregai.
Lui
annuì, non
particolarmente felice della mia richiesta.
“Qualunque
cosa tu
abbia in mente, fa attenzione.” Mi mise in guardia.
Fu
il mio turno di
annuire.
Poi
finalmente uscii.
Come Misa poco prima, nemmeno io mi voltai.
Anziché
utilizzare
l’ascensore per scendere al piano terra, usai le scale.
Aver
contribuito alla
realizzazione di quel grattacielo mi dava un grosso vantaggio. Sapevo
da che
parte conveniva passare per evitare la maggior parte delle telecamere
poste
all’ingresso.
Se
fossi stata sufficientemente
veloce e fortunata, avrei sfruttato i punti ciechi per uscire
dall’edificio
inosservata.
Sempre
che qualche dio
della morte non trovasse interessante quello che mi accingevo a fare.
Repressi
un brivido e
mi limitai a scongiurare il destino che fosse soprattutto Light Yagami
a non
accorgersi di me.
*
Per
mia fortuna Misa
non era ancora troppo lontana, quando praticamente evasi dal quartier
generale apparentemente
senza complicazioni.
La
seguii tenendomi a
debita distanza per timore di farmi scoprire.
Forse
avevo preso un
abbaglio e stavo solo perdendo il mio tempo pedinandola. Forse era
ridicolo
assecondare l’istinto che mi aveva spinta ad agire in quella
maniera priva di
raziocinio. O forse mi stava semplicemente andando di volta il
cervello.
“Questo
è già accaduto
molto tempo fa.” Espresse il suo parere la vocina.
Come
sempre era di
immensa consolazione.
Per
un attimo fui presa
dal panico e mi parve di aver perso la ragazza di vista. Ma poi la
ritrovai
mentre si addentrava nel sottopassaggio della metropolitana.
“Concentrati
e non
fartela scappare!” Mi spronò la mia coscienza
decisa.
Anche
se nutriva poca
fiducia nella mia facoltà di intendere e di volere, per una
volta era dalla mia
parte.
Non
fu difficile
mescolarmi tra la folla e infilarmi nel vagone adiacente a quello in
cui era
salita Misa.
Scendere
alla sua
fermata senza farmi notare, invece fu più complicato.
Trovandomi al capolinea non
erano rimaste moltissime persone.
Per
strada dovetti
accrescere ulteriormente la distanza che ci separava. I passanti erano
sempre
più rari. Sembrava assurdo in una città grande
come Tokio.
La
colpa poteva essere
imputata al cielo coperto da una coltre di scure nubi che non
promettevano
niente di buono.
La
ragazza mi condusse
fino ad un parco così immenso da sembrare un bosco.
Con
l’aria di chi
conosceva perfettamente la sua destinazione, si inoltrò tra
gli alberi che
sembravano grigi sotto quella luce fredda.
Percorsi
cautamente i
suoi stessi passi, badando a dove mettevo i piedi per non produrre
rumori che
mi avrebbero tradita calpestando rami o foglie secche.
Infine
Misa si fermò in
una radura circondata da arbusti scheletrici.
Feci
appena in tempo ad
accovacciarmi dietro un cespuglio che lei si voltò nella mia
direzione.
Mi
sembrava di sentire il
suo sguardo bruciare sul mio viso, ma probabilmente ero in errore
perché si
rilassò, ed estraendo una paletta da una busta che aveva con
sé, iniziò a
scavare.
Soffocai
un gemito
quando dalla terra tirò fuori un quaderno identico a quello
custodito dalla
squadra investigativa. Un altro Death Note.
Appena
lo prese tra le
mani, sussultò violentemente.
Dopo
qualche istante si
ricompose e iniziò un dialogo con un interlocutore
invisibile. Perlomeno ai
miei occhi.
Uno
Shinigami.
Restai
come ipnotizzata
ad ascoltare quella mezza conversazione.
Mi
sentivo come in
trance. Il peso della scena cui stavo assistendo, mi impediva di
ragionare
lucidamente.
Misa
era davvero il
secondo Kira.
Ryuzaki
non si era
sbagliato. Su niente.
“
A proposito Ryuk,
dovresti scambiare gli occhi con me.” La sentii mormorare.
Quella
frase mi
riscosse dal mio stato di torpore.
Anche
Higuchi aveva
parlato di uno scambio. Poi era stato in grado di uccidere solo
conoscendo il
volto della sua vittima.
Non
sapevo in cosa esso
consistesse, ma una cosa era certa. Si rivelava necessario quando un
nome era
particolarmente ostico da scoprire.
La
consapevolezza
dell’unica ragione che poteva spingere Misa a richiederlo, mi
fece contrarre il
viso in una smorfia d’orrore.
Mi
premetti forte le
mani sulle labbra per non urlare, ma non potei impedirmi di tremare
convulsamente.
“
Devo recuperare a
tutti i costi un nome che ho dimenticato!” Esclamò
ancora la ragazza, fornendo
una spiegazione in risposta ad una domanda che non avevo potuto sentire.
Non
era necessario
essere in possesso di tutti i tasselli del puzzle per capire a chi
appartenesse
quel nome.
Lo
scambio equivaleva
alla condanna a morte dell’uomo che amavo.
Ringraziamenti,
sproloqui e sentite scuse della
rediviva autrice:
Non
mi sembra vero di
essere finalmente riuscita a completare questo capitolo dopo tre lunghi
mesi!
Innanzi tutto mi scuso
per tutto il
tempo che ho impiegato per questo aggiornamento! Mi spiace davvero
moltissimo
avervi fatto aspettare tanto a lungo. Purtroppo ho avuto poco tempo e
poca
ispirazione, dovuta anche al fatto che non riuscivo a far collimare
certi
aspetti della storia con la trama originale. Trattandosi di una fan
fiction
teoricamente avrei dovuto infischiarmene, ma non ci sono riuscita, perché fin
dall’inizio avevo in mente di
seguire il più coerentemente possibile il corso della storia
e non riuscivo
davvero venire a capo di certe perplessità. Ora finalmente
il problema è
risolto ^_^ In
secondo luogo, so che
alcune di voi non apprezzano particolarmente gli inserimenti degli
stralci dei
dialoghi originali e nella seconda metà di questo capitolo
ce ne sono alcuni
presenti. Se fosse stato possibile li avrei evitati, ma li ritenevo
necessari
per creare l’atmosfera che avevo in mente (so che
è delirante come spiegazione,
ma non riesco a rendere meglio l’idea. Sarà
l’ora tarda XD). Ci tengo anche ad aggiungere
una piccola considerazione: Immagino che dopo aver letto la fine del
capitolo,
vi starete domandando come mai Audrey non fili dritta dritta nella
“sala di
controllo” a rivelare i suoi sospetti! Il motivo basilare
è che fondamentalmente
non ha prove, inoltre tutta la squadra è fermamente convinta
dell’innocenza di
Light e Misa e non prenderebbero seriamente in considerazione una
persona così
coinvolta da Ryuzaki. E
lei lo sa.
L’unico che le darebbe retta è appunto Ryuzaki, ma
è marcato stretto da Light,
che se intuisse quello che frulla in testa a Audrey, troverebbe il
sistema per
fermare Misa prima
che segua le sue
istruzioni. Forse l’intuizione di Audrey potrà
sembrare troppo affidata al caso
e all’istinto , ma trattandosi di una protagonista senza
alcuna particolare
dote geniale (è intelligente ma non è
un’orfana nella Wammy’s House XD) mi è
parsa la soluzione più plausibile. Infine mi scuso se non
rispondo ora alle
recensioni, ma sto veramente cascando dal sonno e ci tengo a pubblicare
l’aggiornamento
per non farvi aspettare oltre. Provvederò nei prossimi
giorni a inserire le
risposte a fine capitolo come sempre! Intanto ne approfitto per mandare
un
grosso bacione alle lettrici affezionate e anche alle nuove!!! Grazie a
voi
tutte!!!
Ps:
Chi di voi ha il
mio msn è ufficialmente autorizzata a sgridarmi se nelle
prossime due settimane
non arriva il capitolo 25 (ahimè, il conclusivo T_T) Mi
raccomando, non datemi
tregua XD
Bilu_Emo:
Sono
molto contenta che il capitolo leggermente demenziale della volta
scorsa ti abbia fatta ridere, per me è un vero piacere!!! E
la scena con Connor
che accusa Kira di essere Watari ci stava veramente tutta, ho riso un
sacco
quando ho letto il tuo commento XD Mi ha fatto anche molto piacere che
tu abbia
percepito la frustrazione di Audrey, non ero molto sicura di essere
riuscita a
renderla! Per quanto riguarda la scena della pioggia, non
sarà esattamente come
te la aspetti…Ma non posso dire di più onde
evitare spoiler ^^ Infine ti
ringrazio per il bel commento che non mi ha assolutamente scocciata,
anzi
tutt’altro!!! Fai una carezza al tuo micio da parte mia ^_^
Saara: Grazie
mille!!! Lieta che l’aggiornamento ti abbia
divertita e di riuscire sempre a mantenere il tuo interesse ^^ Non
preoccuparti
se non sei riuscita a recensire la scorsa volta, l’importante
è che la storia
ti piaccia! Ti ringrazio anche per essere tanto paziente con me per la
mia
lentezza nell’aggiornare, stavolta temo di aver decisamente
esagerato e mi
scuso T_T Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto come i
precedenti ^_^
KairiDN:
Misa
fa davvero del suo meglio per tormentare la povera Audrey XD
Purtroppo seguendo la trama in maniera piuttosto rigida non ho
più avuto modo
di inserire momenti romantici ed è dispiaciuto anche a me!
In questo
aggiornamento c’è una piccola scena..Ma
è triste più che romantica T_T Grazie
del commento, spero di non tardare più così tanto
con il prossimo aggiornamento
>.<
Kikka_Neko:
Ti
ringrazio moltissimo cara!!! Sono contenta di riuscire a divertirti
^_^
Umpa_Lumpa: Insomma!!! Che
fine ha fatto “Il tempo delle cattedrali”??????!!!!
(la miglior difesa è
l’attacco, specie da parte di chi non aggiorna da tre mesi).
Ora che ho posto
questo impellente quesito, passo a rispondere alla recensione: Non ti
preoccupare se non sei riuscita a recensire la volta
scorsa…Non c’è
problema….(disse
scrivendo Umpa_Lumpa sul death note
con
occhietti piccoli e rossi). Ovviamente scherzo! E poi non posso
ucciderti, devi
continuare “Il tempo delle cattedrali” e non voglio
perdere una delle mie
critiche di fiducia XD Sono contenta che tu abbia comunque apprezzato
il
capitolo, nonostante non sia uno dei più emozionanti come tu
stessa hai
scritto. Sarà l’atmosfera troppo vacanziera?
Però DOVEVO far dire a Connor
quella battuta! Per quanto riguarda le emozioni, spero di essermi
rifatta in
questo aggiornamento.. Resto in trepida attesa di un tuo parere ^_^
Neko88: Felicissima
che tu abbia gradito le schermaglie tra
Misa e Connor!!! Mi sono divertita un mondo a scrivere quei
pezzi… Audrey ti
ringrazia per la solidarietà e io per i complimenti, che
fanno sempre molto
piacere e ti assicuro non sono mai scontati ^_^
Miriel67:
Ci
hai azzeccato in pieno!!! Il capitolo precedente voleva essere
intenzionalmente rilassato, proprio perché era in previsione
questo con un
finale che rilassato non lo è per niente ^^ Mi scuso davvero
per averti fatta
aspettare tanto, sperando che il seguito ti sia piaciuto!!!
AngelVirtues:
Quando ho letto che immagini Connor come Zac Efron sono
quasi collassata
dal ridere mia cara!!! Ora lo immaginerò aggirarsi
canticchiando per il
quartier generale: “What time is it? It’s summer
time!” XD All’inizio ammetto
che fosse proprio rompiscatole con Audrey e L, ma poi saggiamente si
è
ridimensionato. O forse solo rassegnato.. Ma adesso basta delirare su
Connor e
passiamo alla tua recensione: Innanzi tutto grazie, sono contenta che
ti sia
piaciuto questo capitolo e soprattutto che ti siano piaciute queste
scene
“inedite”. Personalmente mi sono divertita
moltissimo a scriverlo! Presumo,
sapendo che non ami particolarmente le scene originali inserite nella
storia,
che questo aggiornamento non ti farà impazzire
(più che altro per la seconda
metà) ma per rendere l’angoscia di Audrey reale,
avevo bisogno che certe frasi
e certe situazioni fossero riportate. Inoltre mi servivano anche per
creare un
determinato contesto per la fine della storia, ormai molto vicina.
Spero
davvero di non deluderti!!! Ora ti saluto, così rispondo
alle ultime recensioni
e FINALMENTE posso continuare Destroy di cui ho dovuto molto a
malincuore
rimandare lettura causa impegni. A presto ^_^
Myrose: Rimango
sempre impressionata dalle tue recensioni,
scrivi divinamente!!! E soprattutto riesci sempre a farmi arrossire
^///^ Ti ringrazio
moltissimo per ciò che mi scrivi
e il fatto che tu senta attraverso le mie parole L “vivo e
vero nelle sue
alienazioni”, mi onora moltissimo e ti assicuro che non
esageri, hai percepito
appieno ciò che intendevo trasmettere e l’hai
esposto in maniera perfetta!!!
Personalmente non sarei stata in grado di rendere così bene
l’idea XD Infine mi
scuso per averti fatta attendere a lungo per questo aggiornamento,
farò il modo
che la conclusione di questa storia non si faccia troppo attendere ^_^
SOAD7:
Grazie!!!
Sono molto contenta che tu abbia trovato lo scorso
aggiornamento e le sue dinamiche interessanti!!! Mi commuove che tu
abbia
scritto che vorresti che questa fan fiction non finisse mai T_T Grazie
davvero!!!
Purtroppo come previsto il prossimo sarà l’ultimo
capitolo (escluso l’epilogo)
posso solo sperare che la storia ti piaccia fino alla fine ^_^
_WizTail_:
Ti
ringrazio molto per i complimenti e il commento, sono felicissima che
ti abbia fatto ridere!!! Purtroppo era l’ultimo capitolo
spensierato, questo e
il seguente per forza di cose, non avranno particolari
gag…(non mi sbilancio di
più o faccio spoiler XD)…Ma spero li apprezzerai
ugualmente ^_^
La
gre: Hai
ragione, Akiko è fin troppo paziente con Misa!
Sarà che le fa
tenerezza e in fondo le è simpatica… Connor ti
ringrazia per lo “stupendo” (non
immagini quanto mi sia divertita a fargli bistrattare Misa
XD)…Grazie mille per
la recensione e scusa se mi sono fatta attendere tanto per il seguito
^_^
Miss
_Revenge: Quanto
mi odi per il mostruoso ritardo da uno a emh…mlle? No anzi,
non
voglio saperlo…Ho paura!!! Grazie mille peril commento, sono felicissima che anche
questo capitolo ti
sia piaciuto e non preoccuparti se non riuscirai a
leggere/recensire… Ti
esprimo solidarietà in questo momento di sconforto, senza il
PC io
impazzirei!!! Perché i padri sono tanto crudeli??? E cosa
c’è di interessante
nel greco??? E nel latino??? Quesiti che rimarranno senza
risposta… Ti faccio
un grosso in bocca al lupo per i tuoi utilizzi clandestini del PC!!!
Magdalene :
Ti
ringrazio moltissimo della
recensione così positiva!!! E visto che ti
domandi se mi faccia piacere
sapere che rileggi i capitoli, ti rispondo assolutamente
sì!!! Oltre farmi
molto piacere mi onora e non ti devi scusare se non segui la storia dal
primo
capitolo, EFP è un sito enorme e non è mai facile
scegliere cosa leggere, c’è
l’imbarazzo della scelta!!! Mi dispiace averti fatto
attendere tanto per
l’aggiornamento e spero sinceramente che
quest’ultimo ti sia piaciuto come i
precedenti ^_^
SaryKrum
Ianevski : Non
finirò davvero mai di stupirmi!!! Ogni volta che leggo di
qualcuno che ha
divorato questa ff tutta d’un fiato rimango letteralmente con
questa faccia O.o
Grazie, grazie grazie!!! Sono estremamente felice che a tuo avviso L
sia IC (è
sempre stato uno dei miei obbiettivi principali da quando ho iniziato
questa
storia) e ti chiedo scusa per averci messo tanto ad
aggiornare… Spero che
almeno l’attesa sia valsa la pena!!!
Vampires
Tranny : Non
ti preoccupare, da accanitissima fan di Harry
Potter posso capirti perfettamente XD Come dico sempre,
l’importante per me è
che questa storia continui a piacerti e a invogliarti a proseguire la
lettura
^^ Felicissima che tu abbia gradito la gag tra Misa e Connor, quanto a
Audrey
avrebbe fatto davvero bene a essere meno paziente e rendere manifeste
le
opinioni della vocina XD Per quanto riguarda l’assenza di
personaggi femminili
dotati di un QI superiore a quello di una lenticchia in Death Note, mi
trovi
d’accordo su tutti i fronti. E’ una delle poche
pecche che trovo nella storia,
non c’è alcuna donna interessante e intelligente e
ti confesso che non mi
aspettavo che Naomi Misora scomparisse così in fretta di
scena. Mi è
dispiaciuto! Anche se forse è stato un bene visto che si
sarebbe trovata
accasata con quel maschilista di Raye XD
Bambolita :
Non
preoccuparti per il PC in tilt, capita XDDD Piuttosto spero si sia
ripreso!!! Grazie per il commento, mi fa piacere che il capitolo ti sia
piaciuto e che tu l’abbia trovato divertente. Mi scuso per
averti fatta
aspettare tanto per l’aggiornamento, spero ti piaccia ^_^
Come
vi avevo promesso
ieri, ecco finalmente le
risposte alle
recensioni ^^ Mi spiace non aver provveduto subito, ma ieri notte non
ero
abbastanza lucida..XD
Un
grosso abbraccio a
tutte voi e al prossimo aggiornamento (che provvederò arrivi
in tempi
ragionevoli anche se mi dispiacerà dovervi salutare T_T
|
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Capitolo 25 *** Rintocco ***
25.
Rintocco
Il
concretizzarsi del
peggiore dei miei incubi si affacciò nella mia mente.
Ryuzaki
morto.
Non
avrei lasciato che
accadesse. A nessun costo.
Senza
rendermi nemmeno
conto di ciò che stavo facendo, balzai fuori dal mio
nascondiglio e mi avventai
su Misa, sperando con tutta me stessa di essere ancora in tempo per
impedire
che lo scambio avvenisse.
La
ragazza si lasciò
sfuggire un’esclamazione di sorpresa nel vedermi piombarle
addosso dal nulla.
Non
fu niente rispetto
all’urlo che lanciai io, quando nel tentativo di
strapparglielo dalle mani,
toccai il Death Note e vidi alle sue spalle la creatura chiamata
Shinigami.
Era
un essere
spaventoso:
Le
sue sembianze
vagamente antropomorfe non lo rendevano affatto più
rassicurante. Era
incredibilmente alto, con gli arti sproporzionatamente lunghi rispetto
al resto
del corpo, la pelle di una sfumatura bianco-grigiastra. Ciò
che mi inquietava
maggiormente in quell’essere, ancora più del
ghigno quasi divertito che
scopriva i denti affilati, erano i grandi e sporgenti occhi rossi.
“Ciao!”
Gracchiò al mio
indirizzo, inclinando la testa di lato.
Rimasi
a fissarlo,
paralizzata dallo sbigottimento.
Uno
schiaffo sul labbro
mi riportò a questioni di natura più pratica.
A
quanto pareva Misa si
era riavuta dallo smarrimento che le aveva causato il mio intervento.
Sentii
in bocca il gusto
salino del sangue.
Mi
aveva colpita con
uno dei numerosi anelli che portava alle dita.
Le
ricambiai la
cortesia, mollandole con tutte le mie forze un ceffone in pieno viso,
nella
speranza che abbandonasse la presa sul quaderno.
Non
fu così.
Ci
ritrovammo al suolo
a lottare dibattendoci in mezzo alle foglie secche, senza che una
avesse la
meglio sull’altra.
Entrambe
eravamo spinte
da un motivo troppo importante per cedere.
Nel
frattempo il dio
della morte se la rideva di gusto, svolazzando a pochi metri da noi.
Sembrava
spassarsela
quanto Connor durante un episodio di Celebrity Deathmatch .
“Piantala
di ridere
Ryuk, facciamo lo scambio!” Strillò Misa col poco
fiato che le era rimasto.
Anch’io
iniziavo a
patire la fatica per la prolungata colluttazione.
Tuttavia
fu un sollievo
udire quelle parole. Non era troppo tardi per fermarla.
“
Ancora no..
E’…Davvero divertente. Voi femmine umane sareste
disposte a fare qualunque cosa
per quel sentimento chiamato amore.” Constatò lo
Shinigami sghignazzando.
Era
agghiacciante che
trovasse quella situazione comica. Ryuk era un mostro, rideva
nonostante ci
fossero delle vite in gioco.
“
Cosa può importare a
un dio di una vita umana?” Mi fece notare la vocina.
Osservazione legittima.
Io
e la mia avversaria
ci arrendemmo nello stesso istante. Eravamo esauste.
Stavamo
in ginocchio
sul terreno freddo, una di fronte all’altra, respirando
affannosamente.
In mezzo al silenzio di quel
luogo, il rumore
prodotto dal nostro battito cardiaco accelerato risultava assordante.
“Perché
mi hai seguita
Akiko-chan?” Mi domandò d’un tratto con
voce rotta.
Mi
accorsi con stupore
che aveva gli occhi lucidi.
“
Piangi perché dovrai uccidermi
Misa?” Ribattei tagliente.
“N-non
avrei mai voluto
essere costretta.” Balbettò mentre una lacrima le
scivolava lungo la guancia.
“
Questo è veramente il
meno, te lo assicuro. Tu vuoi farmi qualcosa che è di gran
lunga peggiore della
morte.” Replicai, sentendomi investire da un’ondata
d’ira.
Lei
abbassò lo sguardo,
piangendo silenziosamente.
“
Mettiti nei miei
panni Misa, hai idea di quello che potrei provare?” Incalzai.
“Mi
dispiace..”
Sussurrò lei.
“Se
lo pensi davvero
fai ancora in tempo a rinunciare.” Tentai di convincerla.
Scosse
la testa con
energia.
“No.
Light creerà un mondo
perfetto, popolato solo da persone buone e oneste. Io lo
aiuterò a realizzare
il nostro sogno e lui mi amerà per sempre!” Si
infervorò, gli occhi colmi di
adorazione nel nominare l’oggetto del suo amore.
Fu
il mio turno di
scuotere la testa, disgustata.
“
Light Yagami è un
assassino psicopatico affetto da delirio di onnipotenza e tu Misa sei
soltanto
una povera illusa. Lui non ti ama, non sei che uno strumento nelle sue
mani. Se
ti amasse, se fosse realmente così, non ti spingerebbe a
compiere azioni simili.
Quando si ama qualcuno prevale il desiderio che sia al sicuro al di
sopra di
ogni altra cosa.” Affermai con decisione.
Non
potei non pensare
ai biglietti aerei per New York affidati a Connor , dopo aver
pronunciato
quelle parole.
Ryuk
sbadigliò
sonoramente.
Lei
mi scoccò
un’occhiata di odio puro.
“Light
ama Misa-Misa.
Magari non quanto Misa ama lui, ma la ama!” Sibilò.
Rinunciai
a
contraddirla, cercare di aprirle gli occhi era utopia allo stato puro.
“
Non avere paura..”
Mormorò poi, addolcendosi.
“
Farò il modo che tu
non soffra, non sentirai niente. E neanche lui soffrirà. Te
lo prometto
Akiko-chan!” Sorrise.
Ebbi
la conferma che
era matta da legare.
“Non
ho paura…” Obiettai.
Perlomeno
non ne avevo
per me.
“
Inoltre non canterei
vittoria tanto in fretta. Prima di avvicinarti a Ryuzaki, dovrai
passare sul
mio cadavere e se non erro, non hai la più pallida idea di
quale sia il mio
nome.” Aggiunsi sfidandola.
“Questo
presto non sarà
più un problema…”
Controbatté la mia antagonista guardando lo Shinigami, che a
sua volta ci scrutava incuriosito.
Prima
che l’essere
decidesse che la scena lo annoiava e si risolvesse a effettuare il
fantomatico
scambio con Misa, sferrai a quest’ultima un altro manrovescio
che ella mi
restituì prontamente.
Fummo
daccapo.
Avevo
decisamente
sottovalutato la sua forza fisica cimentandomi in quello scontro.
Volarono
pugni, calci,
sberle, graffi e morsi da ambo le parti. Non ci risparmiammo ogni sorta
di
scorrettezza. Eppure la ragazza rimaneva saldamente ancorata al
quaderno della
morte, come se fosse un salvagente in mezzo all’oceano in
tempesta.
Prima
o poi lo
Shinigami si sarebbe stancato di contemplare quella scena grottesca e
avrebbe
assecondato Misa. A quel punto lei avrebbe scoperto come mi chiamavo e
si
sarebbe aggiudicata un ulteriore vantaggio. Sarebbe bastato mettermi
fuori
combattimento per una manciata di secondi, tempo di scarabocchiare il
mio nome e
sarei stata finita. A quel punto la stessa sorte sarebbe poi toccata a
Ryuzaki.
Era
un’ipotesi niente
affatto remota. Avvertii farsi strada dentro di me il panico. Man mano
che
trascorrevano i minuti, le mie energie si affievolivano ed ero conscia
che
anche l’interesse del dio della morte stesse sciamando di
pari passo.
Dovevo
impedire che
accadesse. Se solo fossi riuscita a mettere le mani sul Death
Note…
Cadendo
su un fianco,
respinta da Misa dopo il mio ennesimo tentativo di impadronirmi del
quaderno, un
piccolo oggetto d’argento fece capolino dalla tasca dei miei
jeans.
Lo
zippo di Connor.
In
quell’istante capii
cosa dovevo fare.
“
Se il quaderno viene
reso inutilizzabile strappandolo o bruciandolo, tutti gli umani che lo
hanno
toccato fino a quel momento moriranno.”
La
regola letta ad alta
voce da Aizawa il giorno precedente mi riecheggiò nella
testa.
Se
fossi riuscita nel
mio proposito sarei morta. E con me Misa e probabilmente Light.
Sarei
diventata
un’assassina esattamente come loro.
“Oltre
a tirare le
cuoia che non fa molto piacere…” Ribadì
la vocina un po’ seccata.
Non
potevo rimuginarci
troppo sopra, il tempo stringeva.
Ryuzaki
sarebbe stato
salvo, era l’unica cosa che contava.
Chissà
se sarebbe stato
in grado di ricostruire l’accaduto senza nemmeno una
prova…
Non
faceva differenza.
Non lo avrei mai saputo.
In
un attimo la
decisione fu presa, avvenne tutto in pochi secondi:
Mi
slanciai verso la
mia avversaria con tutte le forze rimastemi e con una mano, finalmente
riuscii
ad afferrare un bordo del quaderno. Lei me la arpionò con le
unghie per farmi
desistere. Per un momento fui allettata dall’idea di
limitarmi a sottrarglielo,
ma se anche se ce l’avessi fatta, avrei solo ottenuto di
invertire le parti e
l’esito definitivo sarebbe stato incerto.
Distruggendo
quell’oggetto rivoltante invece non avrei lasciato spazio ad
alcuna incognita.
Con
la mano libera feci
girare la rotella dell’accendino e senza badare
all’eventualità di bruciarmi o
di bruciare Misa, appiccai fuoco al Death Note. Presto una piccola
ustione
sarebbe stata l’ultima delle nostre preoccupazioni.
Quando
la ragazza si
accorse di ciò che avevo fatto, non poteva più
porvi rimedio.
Il
quaderno si
incendiò, divorato da una repentina fiammata azzurra.
Entrambe
lo lasciammo
cadere.
Misa
spalancò la bocca
in una O perfetta.
“Hey!”
Udii protestare
Ryuk.
Chiusi
gli occhi e
attesi le conseguenze del mio gesto.
Attesi
un po’ troppo a
lungo.
Li
riaprii.
Lo
Shinigami era
scomparso e del quaderno omicida, non era rimasto nemmeno un granello
di
polvere.
“Santo cielo
Akiko-chan, chi ti ha ridotta in
quello stato?” Piagnucolò Misa osservandomi
stralunata.
Non
fui in grado di
articolare alcuna risposta, mi limitai a restituirle lo sguardo,
inebetita.
“Buone
notizie: Sei
viva e vegeta e la beneamata Misa apparentemente non rammenta di voler
fare
secchi te e Ryuzaki. Anche se così non fosse, non avrebbe
più alcuna arma a
disposizione attualmente. Cattive notizie: Senz’altro anche
Light gode di
ottima salute, c’è ancora un Death Note di cui
può servirsi e tu non hai uno
straccio di prova a suo carico, visto che hai distrutto
l’unica esistente. Ah
se quel damerino psicotico scoprisse che la sua pedina ha fallito, non
ci
metterebbe molto ad elaborare un piano di riserva. E visto che
un’altra cattiva
notizia, consiste nell’evidenza che tu non sia diventata
più furba, ti
converrebbe evitare che ciò accadesse.” Mi
illustrò il punto della situazione
la mia voce interiore.
Le
sue considerazioni
erano più che sensate, ma a ronzarmi nel cervello in maniera
assillante, era un
altro aspetto della vicenda…
“
E’ falsa..” Borbottai
a mezza voce.
“
Akiko-chan stai bene?
Chiamo un’ambulanza?” Esclamò
l’idol sinceramente preoccupata, appoggiandomi le
mani sulle spalle, gli occhi nocciola sgranati.
Anzi,
l’occhio nocciola
sgranato. L’altro era violaceo e tumefatto per merito mio.
Mi
sfuggì una risatina
inopportuna.
Non
potevo fare a meno
di trovare buffo che due minuti prima volesse ammazzarmi.
“
No.. Misa, stai
tranquilla, sto bene.” La rassicurai impegnandomi per
apparire convincente.
Lei
annuì un po’
dubbiosa e io tornai a concentrarmi sulle mie elucubrazioni.
Era
ormai palese che la
regola che prevedeva la morte di tutti coloro che avevano toccato il
quaderno,
in caso di distruzione dello stesso, fosse falsa.
Senza
dubbio si
trattava di uno stratagemma di Light, per tutelarsi nel caso qualcuno
avesse
proposto di eliminare lo strumento attraverso il quale esercitava il
suo
potere.
Di
conseguenza anche la
regola che imponeva di uccidere ogni tredici giorni non era veritiera.
Serviva
unicamente a
scagionare i due colpevoli. Kira e il secondo Kira, rispettivamente
Light e
Misa.
Alcune
delle istruzioni
riportate sul Death Note tuttavia erano attendibili. In particolar modo
quelle
legate alle circostanze in cui si intendeva stabilire il decesso della
vittima.
Iniziavo
a non capirci
più nulla. Mi avrebbe fatto comodo potermi rivolgere a uno
Shinigami per avere
qualche delucidazione in merito.
“
Oh sì, bella trovata,
sono così degni di fiducia!” Considerò
acidamente la mia coscienza.
Effettivamente
si erano
dimostrati decisamente faziosi.
“AAAAAAAAAAH
LE MIE
UNGHIE!!!” Gridò la mia compagna orripilata.
Non
le prestai
attenzione. Ero troppo presa a realizzare appieno quanto fosse
diabolica mente
di Light.
Se
i miei sospetti
erano fondati anche solo per metà, quell’infame
bastardo aveva pianificato
tutto fin nei minimi dettagli. A partire dalla sua richiesta di farsi
imprigionare. Ogni sua azione era stata volta al momento in cui sarebbe
stato
scagionato e a quel punto, libero di agire. Era riuscito a resistere
isolato in
una cella quasi due mesi, pur di perseguire il suo obbiettivo. Voleva
vincere
ad ogni costo.
Rabbrividii.
Se non
avessi deciso di seguire Misa quella mattina, la vittoria sarebbe
senz’altro
stata sua. Con conseguenze a cui non volevo nemmeno pensare.
Eppure
nell’arco di
tempo trascorso insieme al quartier generale, mi era sembrato una
persona
diversa:
Altruista e gentile.
Non aveva mai illuso Misa
con promesse d’amore
che sapeva di non poter mantenere.
Qualcosa
in lui era
cambiato nello stesso istante in cui era rientrato in contatto col
Death Note.
Sbirciai
la giovane che
si ripuliva alla male peggio dalle foglie accartocciate rimaste
impigliate nei
suoi capelli biondi, del tutto dimentica di quello che era appena
accaduto.
Forse
distruggendo il
quaderno o allontanandolo, si cancellava la memoria di chi ne aveva
fatto uso.
Mi ritrovai ad azzardare.
Ma
era inutile
arrovellarmi il cervello in una serie di supposizioni che non avrei
potuto
confermare.
Ciò
che era certo, era
che il figlio dell’ex sovrintendente Yagami fosse un feroce
assassino e che mai
e poi mai si sarebbe arreso.
Gli
avevo inferto un
danno notevole privandolo di una delle sue armi e della sua alleata, ma
non
potevo credere che una persona come lui si sarebbe rassegnata.
C’era ancora un
quaderno in circolazione e la
sua mente torbida pronta a ideare nuovi escamotage per usufruirne. Del
resto
avevo già appurato che per lui aspettare non costituiva un
problema. E per
quanto ne sapevo, poteva essere in grado di far nuovamente tornare i
ricordi a
Misa e istigarla a terminare il lavoro iniziato. O compiere lui stesso
il misterioso
scambio con l’altro dio della morte e eliminarci tutti, una
volta scoperto che
la sua complice era stata colta in flagrante.
Per
di più ero convinta
nella maniera più assoluta che per lui togliere la vita a
Ryuzaki, fosse una
questione personale.
Fin
dall’inizio tra
loro era stata una sfida mortale.
Non
mi restavano altre
alternative, il Death Note superstite doveva sparire dalla faccia della
Terra.
Era
necessario che
agissi rapidamente e tanto per rendere il panorama più roseo
ancora, non avevo
uno straccio di idea.
*
“Akiko-chan,
cosa ci
facciamo in questo posto?” Farfugliò Misa confusa,
continuando a esaminarsi le
unghie, fortemente contrariata.
Mi
chiesi come avrebbe
reagito se avesse potuto vedersi in faccia.
“U-una
p-passeggiata.”
Improvvisai.
“Qui?”
Esclamò
incredula.
Quel
parco era
veramente troppo sinistro perché fosse plausibile.
“Misa-Misa
non capisce…
Ricordo che avevo qualcosa da fare da queste parti in
effetti… Ma non riesco a
ricordare cosa…” L’idol si
portò le mani alle tempie, massaggiandole con
delicatezza, come se quel gesto potesse restituirle i ricordi.
“
Ma non ci eravamo già
salutate questa mattina?” Aggiunse scrutandomi con sospetto.
“
Sì…” Confermai per prendere
tempo.
La
ragazza rimase in
attesa di una spiegazione più esaustiva.
“
Ma avevi dimenticato
la giacca da me e ti ho raggiunta per restituirtela..” Mi
illuminai,
togliendomi l’indumento che avevo scordato di star indossando.
Glielo
porsi dopo aver
cercato di ripulirlo dalla terra. Per il sangue non potevo fare nulla.
Era
piuttosto malconcio.
Rabbrividii
nel mio
golfino leggero, l’aria era gelida.
Misa
se ne accorse e
fece per restituirmelo.
“Tienila
se hai freddo
Akiko-chan!” Mi sorrise.
“Non
la voglio!”
Sbottai ostile, ritraendomi.
A
differenza sua non
avevo dimenticato niente.
Lei
mi guardò ferita.
“Cosa
c’è Akiko-chan?
Misa ha forse fatto qualcosa di male?” Volle sapere, desolata.
Mi
intimai di calmarmi.
“
No Misa, scusami è
solo… Lo choc. Fa davvero freddo...Grazie.” Mi
sforzai di sorridere infilando
nuovamente il giubbotto.
Annuì
rincuorata.
Poi
con la sua tipica
velocità nel cambiare umore ripeté costernata:
“CHOOOC?”
“Come
stavo dicendo
prima, ti sono venuta incontro per ridarti la giacca.. Visto che
eravamo fuori,
abbiamo deciso di..Emh..Fare un giro all’aria aperta,
così siamo venute qui in
metropolitana…E…” Mi arrampicai
penosamente sugli specchi.
“E..?” Incalzò lei.
“Siamo
state aggredite
da alcuni malviventi che mi hanno portato via i soldi e il
cellulare!” Conclusi
degnamente la mia pietosa bugia.
Cercai
di sostenere lo
sguardo della mia interlocutrice senza battere le palpebre.
“Ma
è terribile! Devo
avvisare subito Light!” Si agitò la giovane,
mettendosi alla ricerca del
cellulare.
Sudai
freddo. Dovevo
trovare uno stratagemma per dissuaderla.
“In
borsa non c’è!
Forse hanno rubato anche il mio…”
Frignò dopo aver vuotato l’intero suo
contenuto per terra.
Se
non altro si era
bevuta la mia panzana.
“Ah
no eccolo!” Tirò un
sospiro di sollievo raccogliendo l’apparecchio che giaceva al
suolo a un paio
di metri da lei.
“Misa…Forse..”
Iniziai.
“DANNAZIONE
E’
ROTTO!!!” Mi interruppe il suo strillo stizzito.
Osservò
l’aggeggio reso
ormai inservibile con estremo disappunto e senza pensarci due volte, lo
scagliò
nella boscaglia.
“Maledetti
teppisti!!!
Capisci perché Kira andrebbe supportato dalla polizia
anziché ricercato?”
Sbuffò di pessimo umore.
Dovevo
ammettere che
conservava una certa coerenza.
Non
spiccicai una
sillaba. Quasi sicuramente ero io la responsabile della fine del suo
telefonino.
“Ora
come faccio ad
avvertire il mio Light?” Si lagnò ancora.
“
Se fossi in te
eviterei di farlo preoccupare, siamo un po’ acciaccate ma
dopotutto stiamo
bene..” Osservai tentando di celare l’ansia.
“Dici?”
Si imbronciò.
Annuii
con convinzione.
“
Beh potrei passare
direttamente al quartier generale!” Propose, entusiasta della
soluzione.
“
Piuttosto faresti
meglio ad andare a casa, farti un bagno rilassante e cambiarti. Non
vorrai mica
che Light ti veda così?” Le consigliai facendo
leva sulla sua vanità.
“
Hai ragione
Akiko-chan! Misa-Misa deve essere sempre a meglio per il suo
Light!” Approvò.
Perfetto.
Una volta
scoperto il livido bluastro intorno all’occhio non si sarebbe
fatta viva per
almeno una settimana.
“Anche
tu dovresti
darti una sistemata però…” Mi fece
notare.
“Suppongo
di sì.”
Accondiscesi.
“Mi
presti lo
specchietto?” Domandai prima che lo riponesse nella borsa.
Era
ora che esaminassi
i danni.
Non
ero un bello
spettacolo:
A
causa del taglio sul
labbro, avevo il mento imbrattato di sangue. Sullo zigomo sinistro si
stava
allargando un ematoma su cui spiccava un profondo graffio che lo
rendeva ancora
più evidente. A contornare il tutto, la
mia chioma scarmigliata mi regalava una gradevole aria da degente di un
manicomio.
Mi
sfuggì un sospiro.
“Sei
messa male
Akiko-chan!” Ridacchiò Misa.
“
Non credere di avere
un aspetto migliore!” La rimbeccai punta
nell’orgoglio.
Non
ero certo la sola
ad averle prese.
Il
piagnisteo che
seguì, mi fece pentire amaramente di averla indotta a
controllare a sua volta
lo stato in cui versava.
“Ci
vorranno due
settimane perché l’occhio torni
normale!” Si crucciò.
Né
gioii segretamente.
“Certo
che è strano...”
Considerò mentre eravamo prese a ripristinare
un’apparenza perlomeno civile.
“Che
cosa?” Chiesi
ripulendomi il mento e la bocca dal sangue rappreso con una salviettina
profumata.
Non
era il modo più
indicato per medicarmi e il contatto con la ferita bruciò
parecchio.
“
Ci è andata davvero
bene. Quei criminali avrebbero potuto farci molto peggio.. Invece
sembriamo
uscite da una rissa tra ragazze! Rise di cuore.
Io
deglutii e nascosi
immediatamente la mano martoriata da mezzelune rosse in tasca.
Dopo
pochi minuti fummo
pronte per andarcene.
Il
cielo sopra di noi
si faceva sempre più scuro e non
vedevo
l’ora di abbandonare quel luogo.
“
E’ tuo quello
Akiko-chan?” L’idol mi indicò lo zippo
di Connor seminascosto tra il fogliame.
Doveva
essermi caduto
mentre il quaderno bruciava.
“Sì…”
Annuii chinandomi
precipitosamente per raccoglierlo.
Avevo
rischiato di
smarrire un vero portafortuna.
Accarezzai
le iniziali
in filigrana e lo strinsi forte tra le dita.
“Grazie.”
Sussurrai.
Poi
lo riposi al suo
posto, in attesa di proseguire il suo compito.
*
Percorremmo il viaggio a
ritroso, senza intavolare
alcuna conversazione.
Misa
tentava di
camuffare la palpebra tumefatta con il trucco e io giocherellavo
nervosamente
con la zip della
sua giacca,
maledettamente sulle spine.
Il
tragitto mi era
parso velocissimo all’andata, ora al contrario sembrava
infinito.
Giunte
alla stazione da
cui eravamo partite in quella che mi pareva una vita prima, temetti che
la
ragazza cambiasse idea e decidesse di accompagnarmi alla sede
investigativa.
Fortunatamente
mi
sbagliavo.
“
Ti saluto Akiko-chan,
ora salgo sulla mia linea! Tra una ventina di minuti sarò a
casa, che
meraviglia!” Annunciò soddisfatta, stiracchiandosi.
Non
vedeva l’ora di
iniziare le opere di restauro.
“Buon
bagno!” Replicai
cercando di apparire naturale.
“
Grazie! Ci vediamo
tra.. Un paio d’ore!” Stabilì dando
un’occhiata all’orologio che stranamente
era sopravvissuto al nostro round.
“Magari
tre..” Ci
ripensò.
“
Per favore non dire
nulla a Light finché Misa-Misa non sarà arrivata.
D’accordo?” Mi pregò dopo una
piccola esitazione.
“Contaci.”
Le assicurai.
Me
ne sarei guardata
bene.
“Ti
ringrazio. Non
vorrei farlo stare in pena per me. Ha già abbastanza
preoccupazioni..” Ci tenne
a precisare con aria premurosa.
“
Questo è poco ma
sicuro.” Dichiarai consapevole che non avrebbe potuto
afferrare il reale senso
della mia affermazione.
Non
riuscii a evitare
di irrigidirmi quando mi stampò un bacio sulla guancia per
salutarmi, ma parve
non farci caso.
“
A dopo!” Si accomiatò
salutandomi con la mano, prima di correre via.
Risposi
al cenno,
sperando vivamente di non rivederla mai più.
Aveva
assassinato Ukita
e una miriade di altre persone.
Avrebbe
ucciso Ryuzaki
se non le avessi messo per mera casualità i bastoni tra le
ruote.
E
lo stesso avrebbe
fatto con la sottoscritta, seppur vagamente a malincuore.
Che
ne fosse conscia o
meno, per me era lo stesso.
Il
pensiero di aver
condiviso tutto quel tempo in sua compagnia e di averla considerata
un’amica,
mi faceva accapponare la pelle.
Ma
non era il momento
più opportuno per perdermi in quelle considerazioni.
Dall’istante
in cui ero
rimasta sola, si era innescato il conto alla rovescia.
“Buon
anno!” Commentò
la vocina con sarcasmo
funesto.
*
Mio malgrado dovevo
ammettere che la presenza
dell’idol, sebbene sgradita, mi aveva imposto di mantenermi
relativamente calma,
allo scopo di evitare quesiti inopportuni.
Mentre camminavo in
solitudine per la strada,
circondata da passanti frettolosi e ignari, sentivo riaffacciarsi
nuovamente il
panico.
Come
potevo sperare di
cavarmela?
Sola
contro la persona
che aveva orchestrato per quasi un anno un piano raffinatamente
macchinoso,
diabolico e quasi infallibile, se non fosse subentrato il caso.
E
se non mi fosse
saltato lo sghiribizzo di assecondare un’intuizione che non
aveva alcun
supporto concreto.
Ero
una povera illusa.
Non
possedevo certo
un’intelligenza pari alla sua per contrastarlo e se persino
chi invece lo
eguagliava, non era stato in grado di bloccarlo, l’aver
contemplato la
prospettiva di riuscire io nell’impresa, era folle.
Man
mano che avanzavo,
sentivo lo stomaco come oppresso da un macigno e le gambe farsi sempre
più
malferme.
Dovevo
sedermi, ma in
mezzo alla città non c’era nemmeno
l’ombra di una panchina e Misa ormai doveva
quasi essere arrivata a destinazione…
Fui
colta da un
violento capogiro e mi rassegnai ad appoggiarmi al muro di un palazzo
per
riposare qualche istante. Ci mancava solo più che perdessi i
sensi.
All’improvviso
ebbi una
gran voglia di piangere.
“Effetto
postumo alla
scarica di adrenalina.” Sentenziò la mia voce
interiore.
Cessai
di trattenermi e
mi abbandonai a un pianto liberatore, incurante degli sguardi
incuriositi e
talvolta compassionevoli che mi si posavano addosso.
Immediatamente
mi
sentii meglio.
Non
propriamente
ottimista, ma se non altro non più preda dello sconforto
più nero.
Arrivata
a quel punto
non potevo certo lasciar perdere e inoltre una piccola, remota
possibilità di
farcela l’avevo anch’io.
Potevo
solo affidarmi
all’effetto sorpresa.
E
dovevo ragionare come
se i membri della squadra investigativa fossero tutti miei nemici, non
solamente Light. Anzi, dovevo guardarmi da Ryuzaki in egual maniera, se
non
addirittura maggiormente.
Il
detective non
avrebbe affatto gradito lo scopo della mia missione.
Scacciai
a viva forza
il pensiero che lo stavo tradendo affinché non rischiasse
più la vita.
Forse
ero un’egoista,
anzi il forse era superfluo, ma in quanto tale non me ne importava
niente.
Inspirando
profondamente estrassi il cellulare, miracolosamente illeso, dalla
borsa.
Considerai
di aver
avuto una fortuna sfacciata che non avesse suonato mentre mi trovavo
ancora con
Misa, o la mia frottola inerente al furto, sarebbe stata smascherata
miseramente.
Pregai
che la mia buona
sorte per quel giorno non fosse ancora esaurita e premetti il tasto di
chiamata
rapida verso l’unica persona che poteva aiutarmi e che
inconsapevolmente, lo
aveva già fatto moltissimo.
Mi
dispiaceva
enormemente coinvolgerlo ancora.
Rispose
al primo
squillo.
“
Stai bene?” Chiese
Connor precipitosamente. La sua voce tradiva una certa preoccupazione.
“Sto
bene.. Sei solo?”
Mi informai di rimando.
“
Sì. Non mi sono mosso
dal tuo appartamento. Ora mi faresti la cortesia di spiegar..”
“Perdonami,
ma non c’è
molto tempo e ho bisogno del tuo aiuto.” Lo interruppi.
“Poi
ti racconterò
tutto, te lo prometto.” Aggiunsi sapendo di non poterlo
garantire con tutta la
sicurezza che palesavo in apparenza.
“Dimmi.”
Si arrese
sorprendentemente in fretta.
In
nemmeno due minuti
gli illustrai il mio piano.
Definirlo
“piano” era
esagerato. Forse “istruzioni” era un termine
più appropriato. E anche in quel
caso estremamente generoso.
“Ovviamente
rendermi
partecipe del motivo, sarebbe troppo disturbo.”
Affermò il mio migliore amico
quando finii di parlare.
“Te
lo direi Connor
credimi ma…”
“Non
c’è tempo.”
Terminò la frase per me.
Restammo
entrambi in
silenzio.
“Lo
farai?” Dissi con
un fil di voce.
“
Esigo una spiegazione
esauriente, con dovizia di dettagli. Preferibilmente davanti a una
merenda
consistente, finanziata da te.” Fu il suo modo di
acconsentire.
“Non
so come
ringraziarti.” Mormorai.
“Ad
esempio non
ficcandoti mai più un casino del genere.”
Berciò lui prima di interrompere la
comunicazione.
Nonostante
tutto,
sorrisi.
*
Le
prime gocce di
pioggia iniziarono a infrangersi al suolo quando mi ritrovai davanti al
quartier generale.
A
giudicare dalla
tonalità cupa assunta dal cielo, si preannunciava un diluvio
epocale.
Ero
tornata appena in
tempo per mettermi al riparo.
“
Certo, è proprio
questa la priorità. Stai per andare a rubare a Psyco il suo
bel quadernetto e
sei tutta contenta di non bagnarti. Mi pare giustissimo.”
Sottolineò la vocina
velenosa.
Possibile
che dovesse
sempre esprimere il suo parere?
Con
l’approssimarsi
dell’ingresso dell’imponente grattacielo, mi
assalì una sensazione di nausea,
dovuta alla tensione.
“
Finalmente una reazione
normale!” Festeggiò ancora la mia coscienza,
fastidiosamente.
“Chiudi
il becco.”
Bofonchiai.
Era
da un po’ che non
parlavo da sola.
Il
cuore prese a
martellarmi furiosamente nel petto al momento di varcare la soglia
dell’edificio.
Entrare
senza che nessuno
se ne accorgesse, non era semplice quanto uscire e purtroppo non
possedevo le
capacità e l’esperienza di Wedy.
Solo
un’ottima
conoscenza del palazzo e della collocazione delle telecamere.
Il
momento di maggior
pericolo, sarebbe stato durante l’apertura e la chiusura
delle porte
automatiche.
Dovevo
sperare che
nessuno vi prestasse attenzione per trenta lunghissimi secondi.
Riguardo
a Ryuzaki e il
resto della squadra, non nutrivo particolari preoccupazioni. Ero quasi
certa
che stessero esaminando
attentamente il
Death Note e che non avrebbero vigilato particolarmente sui movimenti
esterni.
Compreso Light che doveva recitare la sua farsa.
Watari
invece, mi
impensieriva di più perché controllare le
telecamere, era una delle sue
abituali mansioni. Oltre a quella a mio avviso più
impegnativa, di provvedere
ai fabbisogni alimentari del detective.
Del
resto non avrebbe
avuto ragione di turbarsi vedendomi rientrare, potevo benissimo essere
uscita
per fare due passi e aver cambiato idea a causa del tempo. Il vantaggio
del
quartier generale rispetto agli alberghi, era il non condurre
più obbligatoriamente
un’esistenza da reclusa.
Mi
convinsi che fosse
la conclusione più ragionevole a cui potesse giungere
l’anziano signore.
Inoltre
era ormai
troppo tardi per indulgere in dubbi sull’efficienza del mio
operato.
Inspirai
a lungo e
inserii il pass nell’apposita fessura.
Aspettai
che la porta a
vetri scorresse, con quella che a me parve una lentezza esasperante e
scivolai
nell’ingresso deserto.
Ricordai di respirare, solo
una volta
raggiunto uno dei punti ciechi, non coperto dalle inquadrature dei
sistemi di
sorveglianza, proprio dietro una scalinata.
Mi
appiattii contro la
parete per riprendere fiato e riorganizzare le idee.
Il
mio cuore aveva
appena ripreso a battere ad un ritmo regolare, quando qualcosa si
materializzò
dal nulla, fluttuandomi davanti a mezz’aria.
Un
pezzettino di carta
appallottolato.
Con
estrema riluttanza,
allungai la mano per sfiorarlo. In ogni caso non mi sarei potuta
sottrarre alla
volontà del proprietario di quel frammento.
Nonostante
mi fossi
preparata mentalmente alla visione dello Shinigami, sussultai con forza
trovandomelo davanti.
Perlomeno
non urlai.
Mi
limitai a fissarlo
con gli occhi sgranati per il terrore.
Sembrava
ancora più raccapricciante
dell’altro. Forse perché non sghignazzava
scompostamente. Al contrario aveva
un’espressione dannatamente seria dipinta sul volto mostruoso.
“Dov’è
Misa?” Mi chiese
senza preamboli, con voce grave.
Mi
stupii nell’udire
un timbro femminile.
Effettivamente,
osservando la creatura con più attenzione, si notava qualche
indizio in tal
senso.
“Sarà
l’acconciatura
vezzosa.” Suggerì la vocina, a sproposito.
“Rispondimi!”
Mi
ingiunse l’essere.
“Sta
bene.” Replicai
recuperando il self-control.
Il
dio o meglio, la dea
della morte, scrutò il giubbotto che indossavo con aria che
mi parve
preoccupata.
Lo
stramaledetto
giubbotto di Misa.
“Dimmi
dove si trova.”
Ripeté gelida.
“A
casa. A farsi un
bagno caldo. Controlla pure se non mi credi! E per tua informazione,
questo me
l’ha lasciato perché avevo freddo.”
Spiegai seccata, indicando l’indumento.
Era
contro ogni logica
che mi giustificassi con uno Shinigami.
“Ti
ho vista seguirla
fuori di qui, ma non posso lasciare questo posto. Ti conviene dirmi
cosa le hai
fatto ed essere sincera, altrimenti…” Mi
minacciò.
“
Non le ho fatto
niente di più di quello che lei non abbia fatto a
me.” Allusi al mio aspetto
scarruffato, senza sbilanciarmi.
“Perché?”
Insistette.
Tacqui.
Non mi pareva
molto saggio rivelarle la ragione.
Malauguratamente
avevo
terminato il mio scarno catalogo di menzogne giornaliero con
l’idol.
“Parla.”
Mi ordinò.
“Per
il quaderno.”
Confessai messa alle strette.
“Quindi
hai scoperto la
verità.” Constatò, lo sguardo che le
scintillava di un inquietante bagliore scarlatto.
“Già.
E le ho anche
impedito di fare lo scambio con il tuo collega.” Le rivelai
spavaldamente in un
raptus di incoscienza.
Contrariamente
a ciò
che pensavo, fu con ogni probabilità quella frase a salvarmi
la vita.
“
Misa… Voleva
scambiare di nuovo gli occhi?” Domandò
agghiacciata.
Annuii
perplessa. Non
sapevo bene cosa essi centrassero, ma non chiesi delucidazioni. Ero
troppo
sorpresa dalla sua reazione.
“
Come l’hai fermata?”
Volle sapere.
“Ho
distrutto il
quaderno. Lei ora non ricorda niente.” Risposi
atona.
Grazie
a entrambi i
dettagli, la ragazza era inattaccabile.
La
Shinigami rimase
qualche istante in silenzio. Sembrava assorta in un ragionamento
febbrile.
“Yagami
Light… Dannato
bastardo.” La sentii sibilare.
“Su
questo sono
perfettamente d’accordo.” Mi lasciai sfuggire.
Ci
studiammo per una
manciata di secondi. Senza una spiegazione razionale, la
creatura cominciava a incutermi meno
timore.
“Hai
intenzione di
rivelare a qualcuno ciò che sai?” Si
informò poi.
Mi
strinsi nelle
spalle.
“No.
Non ho nessuna
prova contro Misa. Rischierei solo di mettere in allarme quel pazzo
furioso di
cui è innamorata, che escogiterebbe chissà cosa
per proseguire il suo
vanaglorioso progetto.” Conclusi mestamente.
“
Ma allora cosa stai
cercando di fare?” Sembrava confusa dalle mie dichiarazioni.
“Voglio
rendere Light
Yagami inoffensivo una volta per tutte e perché
ciò avvenga, è necessario che
metta le mani sull’altro Death Note e lo elimini.”
Affermai decisa.
“In
questo modo lui la
farà franca. Perderà la memoria e i tuoi amici
non potranno dimostrare più niente.”
Osservò interdetta.
Nulla
di cui non fossi
perfettamente consapevole.
“Non
importa.. Mi basta
solo...Che una persona sia al sicuro.” Mormorai abbassando
gli occhi.
“L’umano
che chiamate
Ryuzaki.” Indovinò lei.
Feci
un cenno
affermativo col capo.
“
E’ lui che voglio
proteggere. A discapito di tutto il resto. Ma forse è
sciocco spiegarlo a un
dio della morte, non credo che tu possa capire.” Mi ritrovai
a farfugliare
senza un perché.
“L’hai
presa per la tua
psicologa?” Mi rimbeccò aspramente la vocina.
“Ti
sbagli, lo
capisco.” Mi contraddisse la diretta interessata, lasciandomi
di stucco.
Quella
bizzarra
conversazione mi stava facendo perdere un mucchio di
minuti preziosi.
Dovevo
spicciarmi. Non
potevo aspettarmi che Connor si barcamenasse per rimanere nella
“sala di
controllo” ancora a lungo.
“Intendi…
Ostacolarmi?”
Scelsi con cura le parole. Era troppo pretendere che pronunciassi
serenamente
il termine “uccidermi”.
Scosse
la testa.
“No.
Se Light dimenticherà
di essere Kira, per Misa sarà solamente meglio. E
poi..” Esitò.
“Poi?”
La esortai.
“Ti
devo un favore.” Fu
la sconcertante replica.
Realizzai
che La
Shinigami provava un sincero affetto per la giovane. Nettamente in
contrasto
con Ryuk, che invece mi aveva dato l’impressione di trovare
gli esseri umani
una specie di svago.
“Anziché
perderti in
considerazioni superflue, approfittane!” Suggerì
la mia voce interiore con
veemenza.
Giusto.
“Qualsiasi
favore?”
Indagai.
“Dipende.”
“Non
potresti prendere
il quaderno e portarlo via?” Azzardai speranzosa.
“No.
Tecnicamente
appartiene a Light. Se lui non rinuncia alla sua proprietà,
io non posso fare
nulla, è la regola.” Mi rese edotta.
“
E ucciderlo?” Proposi
con un ghigno, ignorando la parte di me che sosteneva non lo
desiderassi
realmente.
“Mi
farebbe
immensamente piacere, ma Misa ne soffrirebbe troppo.” Si
rifiutò.
Pareva
contrariata.
“
Lo immaginavo, ma
dovevo almeno provarci!” Esclamai.
La
spaventosa divinità,
mi guardò come se mi mancasse qualche rotella.
“Chiunque
ti parli per
cinque minuti giunge a questa conclusione.” Si intromise la
vocina.
Non
le badai. Mi
frullava altro per il cervello.
“
Potresti invece
fornirmi un..Diversivo?” Tentai, auspicando fosse la volta
buona.
“Suppongo
di sì.”
Accondiscese.
“Ti
ringrazio emh..”
“Rem.
Sono Rem.” Si
presentò.
“Grazie
Rem.”
“Io
sono..” Feci per
presentarmi a mia volta, ma lei mi interruppe:
“Lo
so.”
“O-ok.”
Balbettai
sconcertata.
La
faccenda stava
assumendo dei risvolti deliranti.
*
Più
mi avvicinavo alla
“sala di controllo”, più il mio
nervosismo aumentava.
Continuavo
a ripetermi
che sarebbe filato tutto liscio, che il peggio, dopo lo scontro con
Misa, era
passato.
Come
bugiarda facevo
talmente pietà da non convincere nemmeno
me stessa.
In
realtà il peggio
doveva ancora arrivare e lo sapevo molto bene.
Le
probabilità di
fallire erano elevate e se così fosse stato, non avrei mai
più avuto un’altra
chance.
Forse
Ryuzaki mi
avrebbe arrestata per tentato inquinamento di prove.
Ammesso
che quel reato
esistesse.
E
Light avrebbe
mangiato la foglia. Fattore che avrebbe innescato ripercussioni
sinistre.
Rischiavo
di peggiorare
la situazione.
Quei
pensieri
angoscianti e il riecheggiare dei miei passi nei corridoi spogli, non
erano
granché come compagni.
“Avresti
preferito che
Rem rimanesse?” Mi irrise la vocina.
Certo
io e la Shinigami
avevamo stretto un’insolita alleanza, ma non per questo la
consideravo una
presenza rassicurante.
Non
mi sentivo per
niente pronta, quando giunsi in prossimità della meta.
Indugiai
qualche attimo,
sperando di essere pervasa da un’improvvisa sferzata di
coraggio, ma dovetti
rassegnarmi. Non arrivò.
Con
la tachicardia che
si riaffacciava a tormentarmi, avvicinai un occhio allo strumento di
controllo
della retina posto all’ingresso del cuore del quartier
generale, affinché la
porta di acciaio, si spalancasse.
A
quel punto dovevano
avermi notata. Ma non c’era nulla di sospetto.
Non
ancora.
Per
sicurezza avevo
abbandonato la giacca di Misa nel mio nascondiglio di fortuna, di modo
che
Light non collegasse immediatamente il mio furto a lei.
Le
mani presero a
tremarmi in maniera incontrollabile quando intravidi il primo spiraglio
della
stanza.
Ancora
pochi secondi e
mi sarei trovata faccia a faccia coi membri della squadra investigativa.
All’interno
c’erano
soltanto Ryuzaki, Light e Connor.
Un
altro inspiegabile
colpo di fortuna.
“Dovremmo
lavorare
Ken-san” Stava dicendo il figlio
dell’ex-sovrintendente al mio amico, in tono
lievemente infastidito.
Chissà
cos’aveva
architettato quest’ultimo per motivare la sua ostinazione nel
presenziare lì
dentro.
Mi
augurai potesse
raccontarmelo a obbiettivo raggiunto.
Il
detective,
appollaiato nella sua consueta maniera, stava controllando il Death
Note, come
avevo previsto.
Ne
reggeva le estremità
tramite pollice e indice di ambo le mani, con la sua presa delicata..
Perfetto.
“ADESSO!”
Urlai dalla
soglia della sala, come stabilito al telefono.
Connor
non se lo fece
ripetere due volte:
Scattò
agilmente verso
Ryuzaki e gli strappò con facilità
l’oggetto, cogliendolo del tutto di
sorpresa. Quindi effettuò un lancio magistrale, degno del
quarterback che era
stato, nella mia direzione.
Osservai
il quaderno
sorvolare tutta la stanza, con il fiato sospeso.
Ma
il tiro era stato
davvero perfetto.
Lo
afferrai al volo,
girai sui tacchi e iniziai a correre alla velocità massima
consentita dalle mie
gambe.
I
quel momento mancò la
luce.
Ringraziai
mentalmente
Rem.
*
Captai
fin troppo
presto il rumore di altre scarpe che rimbombavano sul pavimento oltre
le mie.
Si
avvicinavano
rapidamente.
Non
mi voltai e
continuai a correre, la milza attraversata da dolorose fitte.
Avevo
sperato che il
blackout mi facesse guadagnare qualche minuto, ma le luci di emergenza
di cui
era dotato l’edificio, si erano accese troppo velocemente.
Mi
occorrevano solo
pochi istanti per distruggere lo strumento di morte che tenevo fra le
mani. Ma
per agire, avrei avuto bisogno di fermarmi e se lo avessi fatto, il mio
inseguitore mi avrebbe raggiunta.
Ero praticamente certa che
non si trattasse di
Ryuzaki, poiché avevo espressamente chiesto a Connor, di
cercare di trattenerlo
a più lungo possibile.
“Fermati
Akiko-san!” Mi
gridò Light Yagami fugando ogni possibile dubbio.
La
sua voce, spezzata
per la corsa, cercava di mantenersi moderata, ma io ne percepivo il
tono rabbioso.
Non
sprecai fiato a
rispondergli e proseguii a correre alla cieca. La luce rossastra che
illuminava
fiocamente lo stabilimento mi confondeva, unita al panico legato alla
consapevolezza di avere Kira alle spalle.
Prima
o poi la mia
buona stella doveva eclissarsi.
Mi
ritrovai davanti a
un vicolo cieco.
Ero
riuscita, nella
disattenzione dovuta alla paura e allo sforzo fisico, a finire
nell’unica zona
che avrei dovuto evitare.
In
fondo al corridoio
in cui mi ero addentrata, era situata solo una camera.
Nessuna
via di fuga.
Tornare
sui miei passi
era impossibile, il ragazzo mi avrebbe fermata.
Disperata
aprii la
porta ed entrai, tentando di richiuderla dietro di me, inutilmente.
Il
giovane la spalancò
e per il contraccolpo caddi all’indietro.
Udii
prima un tonfo
ovattato. Lo zippo d’argento che precipitava al suolo dopo
essermi scivolato
dalla tasca. Poi un rumore metallico. Light che faceva scattare la
maniglia, chiudendoci
dentro.
*
Mi
tirai
frettolosamente in piedi, indietreggiando con il quaderno stretto al
petto.
Valutai
se fosse
possibile recuperare l’accendino, ma era atterrato troppo
distante da me e
troppo vicino al mio avversario.
Quest’ultimo,
manco mi
avesse letto nel pensiero, lo intercettò sul pavimento e gli
assestò un colpo
di tallone, facendolo slittare dietro di sé.
L’arnese
cozzò contro
l’ingresso chiuso.
Impensabile
riuscire a
raggiungerlo.
Mi
morsi il labbro inferiore
per trattenere un gemito di sconforto, riaprendo la ferita appena
rimarginata,
che tornò a sanguinare.
L’omicida
di fronte a
me, mi osservava perfettamente calmo, rilassato. Le braccia distese
lungo i
fianchi, i capelli castano chiaro appena scompigliati dopo la lunga
corsa.
“Cosa
ti è saltato in
mente Akiko-san?” Esordì tranquillo, quasi
amichevole.
Sembrava
volersi dimostrare
indulgente per il mio
subitaneo raptus di follia.
Non
aprii bocca e lo
fissai ostile, accentuando la stretta intorno al Death Note.
“Vorrai
mica ucciderci
tutti?” Scherzò accennando una risatina.
“Risparmiami
la
commedia. Conosco la verità.” Sbottai.
Ebbe
un’impercettibile
esitazione, poi sorrise. Un sorriso che non si estese ai gelidi occhi
nocciola.
“Non
capisco cosa tu
intenda.” Finse un lieve smarrimento.
“Secondo
me lo capisci
molto bene invece. Kira.” Replicai a denti stretti.
Lui
rise educatamente.
“
Anche tu ostinata
come Ryuzaki, Akiko-san. Ti ha influenzata parecchio.”
Commentò leggero, come
se la mia accusa non lo avesse minimamente toccato.
Avanzò
di un passo e io
arretrai ancora.
“Eppure
ogni sospetto
sul mio conto, ormai dovrebbe essere fugato.” Aggiunse
simulando dispiacere per
la mia assenza di fiducia.
Se
non avessi assistito
alla dimostrazione inconfutabile della sua colpevolezza, mi avrebbe
quasi
ingannata.
“Ti
riferisci alla
regola dei tredici giorni suppongo. Che presumo sia falsa quanto quella
riguardante la morte in caso di distruzione del quaderno, visto che
sembra
studiata appositamente per scagionarti.” Ipotizzai con
sarcasmo.
Lo
vidi irrigidirsi
lievemente.
Doveva
aver colto la
mia allusione riguardante la sorte del Death Note che aveva occultato.
“Sai,
è sorprendente
quanto bruci in fretta.” Lo resi partecipe, dando un colpetto
alla copertina
nera con la punta delle dita.
Mi
parve fremere
dall’ira. Immaginai che esplodesse, ma non fu così.
“Dammi
quel quaderno,
subito. Non costringermi a farti del male.” Mi
intimò, la voce mortalmente
calma.
“Immagino
ti
seccherebbe sporcarti le mani o spiegazzarti la camicia pulita.
Preferisci
usare carta e penna vero Light?” Lo provocai.
Non
riuscivo a mettere
a tacere l’istinto perverso e autolesionista che mi imponeva
di parlargli in
quel modo.
Aspettai
nuovamente che
perdesse il controllo, ma ancora una volta, non accadde.
Il
ragazzo mi guardò
intensamente e si avvicinò ancora di qualche passo, con
lentezza.
Io
fui nuovamente
costretta ad indietreggiare.
Ormai
mi trovavo con le
proverbiali spalle al muro.
“Tu
non capisci..”
Scandì le parole con vigore.
“
Quello che faccio, è
volto alla creazione di un mondo in cui le persone rette e meritevoli
non
vivranno più nella paura. In cui i deboli e gli innocenti
non verranno più
oppressi. Estirperò il male, totalmente.” Si
accalorò, lo sguardo acceso da una
luce maniacale.
“Eppure
degli innocenti
sono morti per mano tua. E progettavi di ucciderne altri.”
Gli ricordai
freddamente.
“
Ma non ti rendi conto?
Il sacrificio di pochi, confronto al risultato che otterrò
è un’inezia. Nessuno
a parte i criminali dovrà morire, a patto di non
ostacolarmi. E’ chiunque si
opponga a questo progetto ad essere nel torto! ”
Argomentò con passione.
Serrai
le mandibole con
astio.
“Capisco..E’
a causa di
Ryuzaki.” Sillabò il suo nome in maniera
fastidiosa, con un sorriso sardonico.
Poi
d’un tratto, tornò
serio e la sua voce si fece suadente:
“Akiko-san,
cos’ha lui
in fondo da offrirti? Cos’ha fatto per te? Come puoi fidarti
di una persona di
cui non sai nulla, a partire dal nome.”
Trasalii
leggermente.
Non so come avesse indovinato, ma aveva toccato uno dei miei nervi
scoperti e
lo sapeva bene.
Un
lampo divertito gli
guizzò negli occhi per un attimo.
“Se
io avessi una persona
come te a mio fianco Akiko-san, se fossi così fortunato,
condividerei tutto,
non ci sarebbe alcun segreto. Sarei felice, di averti
vicina.” Terminò la sua
arringa, infondendo anche la giusta dose di emozione nel finale.
E
per rimarcare le sue
intenzioni, mi tese la mano.
Doveva
avermi presa per
cretina. D’altra parte il suo pensiero nei confronti del
genere femminile mi
era palese fin dall’inizio.
Non
potei evitarlo, mi
sfuggì una risata.
“
Splendida
interpretazione Light..” Mi complimentai ironicamente.
Lui
abbassò il braccio
proteso.
“Non
offenderti, ma non
ho mai subito il fascino del tuo bel faccino..” Lo schernii.
“Forse
perché mi sono
accorta fin dalla prima volta in cui ti ho visto, di quanto fossi
marcio
dentro.” Conclusi regalandogli un’occhiata carica
di disprezzo.
La
corda che avevo
tanto tirato, infine si spezzò.
Con
il volto distorto
in una maschera furibonda, il giovane si scagliò contro di
me.
Nel
tentativo di
difendermi, impossibilitata di usare le mani a causa del quaderno,
cercai di
imitare i movimenti di Ryuzaki per sferrargli un calcio in pieno viso.
Mi
sbilanciai
all’indietro e…
Ovviamente
mancai il
bersaglio. Light mi afferrò la caviglia facendomi perdere
l’equilibrio.
Caddi
rovinosamente a
terra, di schiena.
L’impatto
col pavimento
non fu affatto gradevole.
“Ma
chi credevi di
essere? Chuck Norris?” Protestò la vocina.
Provai
a rialzarmi,
stordita dalla botta, ma qualcosa me lo impedì.
Light
mi stava
bloccando le gambe al suolo con il suo peso.
Non
potevo colpirlo con
le braccia perché altrimenti avrei dovuto abbandonare la
presa sul Death Note.
Non
avevo scampo.
Si
chinò su di me.
La
sua faccia era a
poco più di una spanna dalla mia, gli occhi nella penombra
della stanza,
sembravano rossi.
Aprii
la bocca per
urlare, ma lui mi serrò le mani intorno alla gola,
soffocando ogni suono.
“Se
le buone non sono
servite, proverò con le cattive.”
Bisbigliò con le labbra dischiuse in un
sorriso sadico. Dopodiché iniziò a stringere.
*
“Toglile
le mani di
dosso, Yagami Light.” Ordinò una voce, perentoria.
Rem.
Il
diretto interessato,
non obbedì.
La
mia vista cominciò a
farsi sfocata. Non avrei resistito ancora per molto.
“
Sbrigati, se non vuoi
che scriva il tuo nome sul mio Death Note.” Ribadì
La Shinigami.
“
Non pensi a Misa,
Rem? Non le farebbe affatto piacere se mi uccidessi.” Le fece
notare
subdolamente il suo interlocutore.
“Non
lo ripeterò ancora
una volta.” Fu la replica lapidaria.
Finalmente
lo psicopatico
sciolse la stretta dal mio collo.
Tossii
con forza. Poi
respirai a pieni polmoni, alla spasmodica ricerca d’aria. Mi
sentivo spossata.
“Cosa
ti è preso?
Questa ragazza sa tutto, ci denuncerà alla squadra
investigativa e Misa finirà
in prigione, se non peggio.” Insinuò Light. Era un
vero asso a fare leva sui
sentimenti altrui.
A
quanto pareva non
esisteva limite al disgusto capace di suscitarmi.
“
Non mi preoccuperei
di questo Yagami Light. L’unico pericolo rimasto a minacciare
Misa, attualmente
sei tu. Sbaglio o hai fatto il modo che si ritrovasse costretta a
dimezzare nuovamente
la sua vita?” Osservò l’essere, torvo.
“
Dovresti essermi
grato per non averti già ucciso.” Aggiunse con
pacatezza inquietante.
Fui
scossa da un lieve
tremito. Ecco in cosa consisteva lo scambio.
“Non
lo faresti mai.”
Dichiarò il giovane apparentemente calmo.
“Non
esserne tanto
sicuro.” Lo contraddisse la creatura.
Ero
certa che stesse
bluffando. Non avrebbe mai fatto una cosa simile alla sua protetta.
L’intento
di Rem probabilmente era quello di spaventare Light.
A
quest’ultimo sfuggì
un ringhio quasi animalesco.
Stava
incenerendo la
divinità con gli occhi, i bei lineamenti distorti da una
mescolanza di odio e
timore.
La
Shinigami aveva
raggiunto il suo scopo.
“Ora
allontanati da
lei.” Gli impose autoritaria.
In
un attimo fui
libera.
Mi
puntellai sui gomiti
per sollevarmi da terra, un po’ traballante.
“Fai
ciò che devi.” Mi
esortò la dea della morte porgendomi lo zippo di Connor.
Annuii
piano, senza
trovare parole adeguate per ringraziarla.
Quel
giorno era sì
avvenuto uno scambio tra uno Shinigami e un essere umano, ma
completamente
diverso dal consueto, per modalità e ragioni.
“NO!”
Si oppose Light
quando vide la fiamma scaturire dall’accendino
d’argento.
Dal
suo sguardo trapelava
una furia tale che non mi era difficile credere che se avesse potuto,
mi
avrebbe fatta a pezzi a mani nude.
Tuttavia
bastò un’occhiata
cremisi da parte dell’entità ultraterrena a
distoglierlo da ulteriori
rimostranze.
“Addio
Kira.” Dissi
concedendomi un sorriso beffardo, mentre il Death Note si incendiava.
*
Era
finita.
Stentavo
a crederci.
Ce
l’avevo fatta.
“Certo
non per merito
tuo.” Puntualizzò la vocina.
Restai
imbambolata a
contemplare il vuoto, ancora incredula.
Niente
più quaderno,
niente più Shinigami, niente più Kira.
Light,
a pochi metri da
me, aveva un’aria ancora più confusa della mia.
“Akiko-san..”
Blaterò
al mio indirizzo, smarrito.
In
quel momento, la
porta venne aperta dall’esterno.
“Ryuzaki..”
Mormorammo all’unisono
io e il figlio dell’ex sovrintendente, vedendolo apparire
all’interno della
camera.
Evidentemente
era
riuscito a liberarsi di Connor.
Sperai
non gli avesse
fatto troppo male.
Il
debito nei confronti
del mio amico, era ormai inestinguibile.
Lui
ci fissò a lungo,
gli insondabili occhi neri non tradivano alcuna emozione.
Teneva
le mani infilate
nelle tasche dei jeans logori.
“Dov’è
il Death Note?”
Chiese infine, a voce bassa.
Qualcosa
parve
accendersi nella mente di Light.
Mi
raggiunse in due ampie
falcate e prese a scrollarmi con foga.
“
Sei pazza! Hai
distrutto l’unica prova in nostro possesso!” Mi
urlò fuori di sé.
Il
destino sapeva
essere veramente ironico.
Mi
stava accusando al
culmine dell’indignazione, per avergli evitato
senz’altro la galera e magari
anche la pena di morte.
Lo
lasciai fare, non mi
importava nulla. Per quel che mi concerneva, a quel punto poteva anche
farmi
fuori se lo avesse desiderato.
Ryuzaki
era finalmente
salvo. Non avrebbe mai più potuto nuocergli.
“Lasciala
immediatamente Light-kun.” Lo avvertì il detective
in tono misurato.
Il
giovane non gli
diede retta.
Un
istante dopo, fu
sbalzato contro la parete da un calcio ben calibrato.
“Stai
bene?” Si informò
l’autore, scrutandomi indecifrabile.
Io
gli rivolsi un cenno
affermativo col capo.
Iniziavo
a essere
tramortita dagli eventi delle ultime ore e non mi sentivo completamente
lucida.
“Non
noti niente
Light-kun?” Domandò poi a quest’ultimo
che nel frattempo si era rialzato.
Il
ragazzo restò
interdetto per una manciata di secondi, poi esclamò attonito:
“Non
siamo morti.”
“Proprio
così.” Constatò
Ryuzaki come se parlasse della scomparsa delle mezze stagioni.
Senz’altro
dentro di sé
aveva già collegato tutti gli elementi a sua disposizione.
“E’
falsa.” Dissi io
flebilmente, riferendomi alla regola cui entrambi senza dubbio stavano
pensando.
Ci
fu un breve
silenzio.
“Cos’è
successo?” Ci
inquisì il detective. Gli occhi d’ardesia
improvvisamente sgranati. La
consapevolezza di qualcosa sembrava farsi strada nel suo cervello.
“
Io..Non lo ricordo
con esattezza Ryuzaki.” Confessò Light, abbassando
la testa, quasi dispiaciuto.
“Akiko?”
Mi sollecitò,
una nota d’urgenza nelle sue parole.
“
Per favore..Non qui.”
Lo pregai.
D’un
tratto quel posto
mi faceva orrore.
“Forse
perché stava per
trasformarsi nella tua tomba.” Suggerì la mia
coscienza, caustica.
“D’accordo.
Andiamo.”
Acconsentì lui.
Light
fece per seguirci
e l’altro lo bloccò:
“
Porta del ghiaccio a
Ken-san. Io devo parlare con Akiko da solo.”
*
Mi
lasciai sospingere
delicatamente lungo i corridoi, frastornata.
L’unica
sensazione che
faceva breccia nei miei sensi intorpiditi, era il sollievo.
La
persona che amavo
non correva più alcun pericolo.
Era
viva e al sicuro.
Vicino a me.
Quasi
non mi accorsi di
essere in uno degli ascensori, finché questo non
iniziò a salire.
Una
salita che pareva
interminabile, in cui nessuno dei due aprì bocca.
Fui
sorpresa di
ritrovarmi all’esterno una volta che essa si
arrestò. In cima al grattacielo.
Pioveva
forte e
soffiavano impetuose raffiche di vento, talmente rumorose da coprire
interamente i suoni della città sotto di noi.
Ryuzaki
si allontanò,
dandomi le spalle. Si avvicinò alla ringhiera che circondava
l’intero perimetro
della zona e contemplò il cielo tetro e opprimente, sotto le
gocce che cadevano
senza tregua.
Lo
raggiunsi, un po’
esitante.
In
pochi attimi fummo
completamente fradici.
Entrambi
non vi
prestammo attenzione.
“
L’hai distrutto
davvero.” Constatò atono il detective, spezzando
il silenzio.
“Sì.”
Confermai con
voce altrettanto incolore.
“Perché?”
Domandò
voltandosi verso di me.
Notai
un’ombra di
turbamento nei grandi occhi scuri e cerchiati, abitualmente
così impenetrabili.
“Perché..
Volevano
ucciderti Ryuzaki.” Replicai.
Nessuna
reazione.
Immaginavo
come si
sentisse, ma non mi pentivo di niente.
“Avevi
ragione. Su
tutto quanto.” Aggiunsi come se potesse cambiare qualcosa.
“
Raccontami.” Ribatté.
Era
ovvio che volesse
perlomeno conoscere la verità fino in fondo.
Obbedii
e a frasi
sconnesse tentai di narrargli l’intero accaduto. Dalla scena
cui avevo
assistito nel parco dopo aver seguito Misa, al dialogo con Rem, fino
allo
scontro con Light.
Lui
ascoltò il racconto
senza mai interrompermi.
Di
tanto in tanto il
suo sguardo si illuminava, probabilmente quando trovava un riscontro ad
alcune
delle sue teorie, come ad esempio la conferma dell’esistenza
di un altro
quaderno. Salvo poi offuscarsi, precipitando nella consapevolezza che
la mia
testimonianza era totalmente
inutile.
“Non
posso provare più nulla.”
Mormorò quando terminai di parlare, sconfitto.
“
Non ho potuto fare
altrimenti. Light prima o poi ti avrebbe ammazzato. Avrebbe trovato il
modo.”
Gli spiegai pervasa da un brivido, al pensiero di quanto ci fosse
andato
vicino.
“La
giustizia vale
molto più della mia vita.” Obiettò lui
deciso, le gocce di pioggia che scivolavano
sul suo volto pallido.
“Su
questo non posso e
non potrò mai essere d’accordo.”
Dichiarai con altrettanta determinazione.
I
nostri occhi
restarono incatenati per un istante che mi parve eterno.
“Vorrei
poterti dire
che mi dispiace, ma sarebbe una bugia. Mi comporterei alla stessa
maniera, in
qualsiasi caso.” Esclamai con sincerità.
Ryuzaki
mi rivolse uno
sguardo triste.
“
Sono due punti di
vista inconciliabili.” Decretò chinando il capo. I
capelli neri e intrisi d’acqua,
gli ricaddero sul viso.
Sapevo
cosa
significavano quelle parole.
L’avevo
messo in conto
dal momento stesso in cui avevo preso la decisione di bruciare entrambi
i Death
Note.
E
se quello era il
prezzo da pagare perché lui fosse salvo, lo avrei scontato
senza rimpianti.
Ma
non potevo lasciarlo
senza avergli detto una cosa.
Rimandavo
da mesi e non
avrei più avuto altre occasioni.
Avevo
un unico cruccio:
“Ryuzaki
prima che…Vorrei…Saperlo…”
Balbettai avvicinandomi a lui.
Esitò
brevemente. Poi
si sporse in avanti, curvando la schiena e me lo sussurrò in
un orecchio.
Sorrisi.
Mi
sembrava perfetto
per lui.
Finalmente
ero pronta
per dirlo:
“Ti
amo..Lawliet.”
Per
un attimo ci fu
solo lo scrosciare della pioggia.
“Ti
amo anch’io..Audrey.”
Bisbigliò talmente piano, che quasi dubitai
di averlo udito.
Rimanemmo
vincolati in
un ultimo, lungo sguardo.
Quello
era un addio.
Senza
timore che mi
respingesse, sfiorai appena le sue labbra con le mie.
Poi
mi apprestai a fare
ritorno all’interno.
“Audrey..”
Mi richiamò,
prima che fossi troppo distante.
Sarebbe
stato dolcissimo
sentirlo nuovamente pronunciare il mio vero nome, in un altro contesto.
Mi
girai a guardarlo.
Era
tornato a scrutare il
cielo, pensando a chissà cosa.
Accennò
uno dei suoi
piccoli sorrisi nella mia direzione.
“Le
campane Audrey… Non
suonano più”.
Ringraziamenti
e sproloqui dell’autrice:
Scommetto
che non vi aspettavate
un aggiornamento tanto rapido, invece eccomi qui! Del resto dovevo
farmi
perdonare per il ritardo colossale della scorsa volta. In secondo luogo
sarei
stata sadica a farvi attendere troppo a lungo. Inoltre non ho avuto
davvero
pace finché non ho terminato di scrivere questo capitolo.
Pensavo sarebbe stato
ostico da mettere nero su bianco, invece si è scritto
praticamente da solo. Ma
presumo lo abbiate notato, visto che ho imperversato logorroicamente
per circa
una trentina di pagine..O.o.. Spero mi perdonerete! E ora finalmente
posso
dirlo: MAI E POI MAI avrei potuto uccidere Ryuzaki T_T L’idea
di questa fan
fiction ha iniziato a frullarmi nella mente dopo aver visto il
maledetto,
odioso, detestabile episodio 25 dell’anime, con lo scopo
principale di
salvargli la vita! Nel caso ve lo stiate chiedendo sì, sono
pazza! *si stringe
al peluche di L con aria da psicopatica* Detto ciò ringrazio
veramente di cuore
chiunque abbia letto questa storia, chi l’ha inserita tra i
preferiti e le
seguite e soprattutto chi l’ha recensita, spronandomi a
continuare, a
migliorare e
dandomi consigli..Grazie!!!
Mai più avrei pensato che avrebbe riscosso tanto successo
quando l’ho
cominciata *_*
Detto questo ci
risentiamo domani, dopo domani al massimo per l’epilogo,
quando spunterò la casellina
del “no” dalle gestione della storia…Mi
mancherete tantissimo ç_ç E ora la
smetto di frignare e passo a rispondere alle recensioni ^_^
Myrose:
Sono stata cattivella vero
mia
cara? Nessun countdown inesorabile fortunatamente ^_^ (solo
un’autrice sadica) Ti ringrazio della
recensione e del sostegno, come avrai notato dalla lunghezza
dell’aggiornamento,
il panico da foglio bianco, si è finalmente esaurito XD
Ricambio il bacione
fotonico e siccome avrei anch’io molto piacere di fare due
chiacchiere in tua
compagnia, eccoti il mio account di msn: ciper84@hotmail.it . Spero a
prestissimo!!!
Hope87:
Sei
troppo paziente e indulgente, meritavo una bella strigliata per quel
ritardo madornale! Mi consola essere quasi riuscita a mantenere la
promessa che
ti feci all’inizio della storia, ossia di non interromperla
salvo catastrofi XD
Spero che il meteorite non mi cada in testa proprio prima di scrivere
l’epilogo
-.- Sono contenta di essere riuscita a trasmettere la dovuta angoscia
(che
scritta così sembra orribile), era proprio mia intenzione
ricreare quell’atmosfera
“Inesorabile”. Spero con questo aggiornamento di
essere stata all’altezza delle
tue aspettative ^_^
kikka_neko:
Grazie
mille dei complimenti!!! Sob spiace anche a me che manchi
così
poco ormai al momento in cui dovrò separarmi da questa
storia, ma soprattutto
da voi T_T Beh spero che tu sia felice di aver visto che Ellino
è salvo!!!
Bilu_Emo:
Grandissima!
Ti sei accorta che il capitolo era il 25esimo proprio come
la puntata..Ovviamente l’ho fatto apposta, ma fortunatamente
l’esito è stato
differente. ^^ Quanto alle analogie con la tua data di nascita..Brrr sembra
“23”.. Che paura, è angosciante O.o
Tornando a noi, grazie per aver seguito questa storia, per i bei
complimenti e
per aver fatto appurare alla sadica autrice che con la fine dello
scorso
aggiornamento, è riuscita nel suo intento di creare panico
ghghghghg
Perdonoooo!!! Ps: immagino che per la scena sotto la pioggia, ti
aspettassi
quella tradizionale con Light, quindi se ho deluso le aspettative ti
chiedo
scusa, ma non potevo sbilanciarmi troppo per non spoilerare!!!
Haku_chan:
Piacere
di conoscerti!!! Dispiace anche a me che tu abbia scoperto la
mia storia sul finale, ma solo perché mi avrebbe fatto
piacere chiacchierare di
più e avere le tue impressioni di capitolo in capitolo (sono
proprio
pretenziosa XD). In ogni caso grazie davvero della bella recensione e
dei
complimenti sul mio stile. In particolar modo sono felicissima che
trovi L IC.
Non mi stancherò mai di ripetere quanto questo dettaglio
risulti importante per
me! Quanto alla tua previsione sul finale, commenterò dopo
l’epilogo ^_^
Bambolita:
Contentissima
che l’aggiornamento ti sia piaciuto cara, grazie!!!
_Nemesis_:
Stellina
la tua recensione mi ha veramente commossa!!!! T_T Cosa posso
dirti se non ringraziarti moltissimo per le cose bellissime che hai
scritto e
sentirmi dannatamente in colpa per averti fatto sospirare tanto gli
aggiornamenti? Almeno questo è arrivato in fretta XD E non
è tremendo come
immaginavi ^^ Posso solo augurarmi che ti sia piaciuto come gli
altri!!! So di
essere stata malvagia a terminare lo scorso aggiornamento in quel modo,
ma
dovevo pur creare un po’ di suspance XD In particolare sono
felice che ti sia
piaciuta la scena tra L e Audrey sul finale, per me è stata
importante e mi ha
emozionato scriverla, quindi sono contenta tu l’abbia
apprezzata!!! Ti
ringrazio ancora e per finire, porta i miei saluti a Miss Revenge, che
temo abbia
ancora il PC sotto sequestro XD
Miriel67:
So
di essere un po’ ripetitiva, ma mi ha fatto davvero piacere
riuscire
nel mio intento lo scorso capitolo. Ossia quello di trasmettere ansia.
(Sì puoi
odiarmi). Ma da accanita fan di L, non potevo certo lasciarlo morire!
Ti
ringrazio del commento e dei complimenti e spero che anche questo
capitolo, ti
sia piaciuto!!!
Neko88:
Grazie,
sei molto comprensiva a perdonare il mio ritardo epico!!! Sono
contentissima che lo scorso aggiornamento ti sia piaciuto e ti confesso
che
sono triste anch’io per
il termine della
storia! Mi consolo pensando che avrò ancora
l’epilogo da scrivere tra oggi e
domani, ma poi dovrò salutarvi davvero T_T Ps: E’
vero, nelle parti dementi
rendo al meglio..Sarà che mi viene naturale. (Essere demente
XD).
Soad87: Sono
combattuta, essere riuscita a commuoverti da
un lato mi fa piacere, perché sono riuscita a trasmettere le
stesse emozioni
che provavo io, ma dall’altro mi sento in colpa!!! Scusa!!!
Ti ringrazio della
recensione e dei complimenti, spero che questo capitolo sia stato degno
dei
precedenti ^_^
E
anche per questa
(penultima T_T) volta ho finito di infastidirvi… Mi auguro
davvero che questo
capitolo sia stato di vostro gusto, perché personalmente lo
considero il più
importante di tutta la storia! Prima di salutarvi (finalmente direte
voi XD)
due piccoli cenni a riguardo:
Ero
partita con l’idea
di escludere la vocina in questo capitolo, perché avrei
desiderato avesse un’impostazione
più seria. Ma non ci ho potuto fare nulla, LEI ha preso il
sopravvento e
dopotutto è stata presente per tutta la storia, non era
giusto escluderla.
Inoltre forse sarebbe risultato forzoso visto che la vicenda ha sempre
presentato qualche risvolto umoristico, non sdrammatizzare di tanto in
tanto!
Spero non l’abbiate trovata fuori luogo (ma se
così fosse ditelo pure) ^^
In
secondo luogo, se
qualcuna avesse nutrito dubbi in merito (credo di no, ma ci tengo a
ribadirlo
XD), Light Yagami non ha mai provato
nulla verso Audrey, ha solo cercato di abbindolarla
facendo affidamento
sul suo fascino (visto che è circondato da cretine che ci
cascano >.<).
Ecco,
ora ho finito
davvero ^_^
Ci
sentiamo prestissimo
per l’epilogo e i saluti (quelli veri
ç_ç)
Un
grosso bacio a tutte!!!!
Alice
|
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Capitolo 26 *** Epilogo ***
Epilogo
New
York, sei mesi dopo.
Il
tepore della
primavera aveva piacevolmente investito la città, liberando
finalmente i suoi
abitanti dal rigido inverno newyorkese.
Istintivamente
mi
ritrovai a pensare all’anno precedente, quando avevo ammirato
la bellezza della
fioritura dei ciliegi in Giappone.
Era
più forte di me,
per una ragione o per l’altra, volavo spesso con la mente
agli eventi che si
erano conclusi a novembre.
Avevo
sempre una
piccola scusa per pensare a lui.
A
Ryuzaki. Anzi, a
Lawliet, come mi sforzavo di chiamarlo nella mia mente.
Dopotutto
quello era il
suo vero nome, ma l’abitudine era dura da sopprimere.
Bastava
un dettaglio
insignificante come una zolletta di zucchero appoggiata su un piattino
da
caffè, a indurmi a frugare nella memoria, alla ricerca di un
qualsiasi aneddoto
che lo riguardasse.
A
volte mi limitavo a
chiudere gli occhi, per ricordare il suo volto nei minimi particolari.
Non
lo avrei mai
dimenticato.
Eppure
non riuscivo ad
essere triste.
Nemmeno
sull’aereo che mi riportava a casa, avevo
versato una lacrima.
Avevo
dormito per quasi l’intero tragitto sulla
spalla di Connor, esausta, sbavando sulla maglietta del malcapitato
che,
timoroso di ferirmi, non aveva nemmeno protestato. Tantomeno mi aveva
fatto
pesare il grosso bernoccolo sulla fronte, che indirettamente gli avevo
procurato.
Quando
mancava poco meno di un’ora all’arrivo a New
York, si era arrischiato ad azzardare un titubante:
“Come
stai?”
“Bene,
ho solo un po’ fame.” Avevo replicato io
concisa.
“Non
è normale che tu stia bene. Dovresti essere
distrutta.” Non era riuscito a trattenersi
dall’esclamare.
Tipico
da parte sua.
Io
mi ero stretta nelle spalle, poi avevo
ribattuto:
“
E’ vero, dovrebbe essere così, ma non importa.
Lui è vivo. Sono riuscita a salvarlo, quindi non posso stare
male.”
Ed
era la verità.
Il
mio amico mi aveva scrutata per un po’, quindi
aveva sentenziato:
“Lo
ami davvero.”
Era
addirittura riuscito a strapparmi una
frecciatina con quella considerazione ovvia:
“Però,
sei astuto Connor Reeves!” Lo avevo preso in
giro.
Lui
per tutta risposta mi aveva mostrato il dito
medio, per poi scoppiare a ridere.
In
aeroporto c’era Julia ad attenderci.
Era
ancora più carina dal vivo.
Quando
ci aveva scorti arrivare al terminal, era
corsa a perdifiato tra le braccia di Connor, con gli occhi verdi che
brillavano
per la gioia di rivederlo.
Mentre
si baciavano in mezzo all’andirivieni dei
passanti, mi ero sentita dannatamente in colpa per la lunga separazione
che
avevano subito a causa mia.
Dopo
un po’ si erano separati e lei, arrossendo, si
era presentata stringendomi calorosamente la mano, senza alcuna traccia
di
risentimento nello sguardo.
Connor
mi aveva guardata con aria colpevole, come a
volersi scusare dell’effusione cui avevo assistito.
Gli
avevo strizzato l’occhio per rassicurarlo. Non
pretendevo certo che gli innamorati cessassero di esistere, solo
perché a me
era andata male.
“Meglio
spicciarci! Ho lasciato l’auto in doppia
fila!” Era saltata su la ragazza all’improvviso,
affrettandosi verso l’uscita.
Si
era rivelata una guidatrice pessima.
Un
paio
di mesi dopo il mio ritorno, vicino a Natale, mi
avevano recapitato un misterioso pacco.
Conteneva
un bellissimo ricettario, tra le cui
pagine, avevo trovato un biglietto.
Lo
avevo aperto frettolosamente,
emozionata, indovinando chi
potesse essere il mittente.
Recava
le seguenti parole:
“Signorina
Miller, purtroppo non abbiamo avuto
occasione di salutarci in maniera decorosa. Le faccio questo piccolo
dono per
ringraziarla di tutto ciò che ha fatto per Ryuzaki.
E’ come un figlio per me e
non avrei potuto sopportare la sua perdita. Spero inoltre che
sfogliandolo,
possa pensare a me con lo stesso affetto con cui io penso a lei.
Le
auguro ogni bene.
Quillsh
Wammy”
Avevo
sentito formarsi un groppo in gola leggendo
la lettera di Watari. Era dispiaciuto anche me non potergli dire addio.
Dopo
aver sistemato il volume in bella mostra sullo
scaffale del mio soggiorno, non ero riuscita a resistere alla
curiosità e avevo
digitato su google il vero nome dell’anziano signore.
Scoprendo
così, che si trattava in realtà di un
inventore, il quale col ricavato dei brevetti delle sue creazioni,
aveva
fondato un orfanotrofio per bambini dotati di intelligenza fuori dalla
norma.
Il
luogo dove era cresciuto Lawliet.
Il
momento in cui ero stata più vicina a cedere
allo sconforto, si era manifestato in un contesto vagamente comico:
“Oddio
Audrey, leggi! LEGGI QUA!” Aveva strepitato
Connor come un invasato, sventolandomi sotto il naso una rivista per
adolescenti, appartenente a sua sorella Eleanor.
Il
trafiletto che tanto lo aveva allarmato,
riportava questa notizia:
“La
popolare idol giapponese Misa Amane, approderà
a New York la seconda settimana di febbraio, per promuovere il film
“ Le ali
dell’amore” di cui è protagonista
insieme al collega Ryuga Hideki. Secondo alcune
voci, pare che la bella Misa, sia da poco tornata single e a conferma
di tale
teoria, la stessa Amane ha rilasciato questa dichiarazione: “
Quella
sciacquetta bruna non l’avrà vinta! Lo
riconquisterò, sono certa che mi ama
ancora!” Augurandole di riprendersi presto dalla delusione
amorosa,
prepariamoci ad ammirare la sua bravura al cinema. E chissà
che non trovi il
vero amore proprio nella Grande Mela!”
“
Incredibile, Light è riuscito a sbolognarla.”
Avevo commentato io con la bocca piena di pringles.
Il
mio amico mi aveva scoccato un’occhiata di
rimprovero, come se non avessi afferrato il punto.
“Qual
è il problema?” Avevo bofonchiato, non
capendo il motivo della sua agitazione.
“Arriva
fra due giorni! Dobbiamo andarcene di qui!”
Era esploso quasi in preda al panico.
“Non
ti sembra di esagerare?” Avevo replicato perplessa.
“Non
voglio mai
più vedere quell’oca
finché campo!” Mi aveva incenerita con lo sguardo.
Poi,
mentre lo osservavo sconcertata, si era messo a
passeggiare nervosamente per la stanza borbottando tra sé e
sé.
“
Non possiamo andare nella casa dei tuoi ad
Aspen?” Aveva proposto speranzoso, come se ne andasse delle
nostre vite.
“Connor
cerca di calmarti ora. Non è il caso di saltare
la sessione d’esami, scappando dalla città come se
stesse arrivando un uragano
e poi le probabilità di incontrarla qui a New York sono solo
del… Due
percento.” Avevo concluso con un fil di voce.
Senza
una ragione particolare, parlare in
percentuali mi era risultato stranamente doloroso.
Lui
se n’era accorto subito e mi aveva abbracciata
forte.
Due
giorni dopo, con Julia e il resto della nostra
solita combriccola, eravamo partiti di gran carriera verso il Colorado
per una
vacanza improvvisata.
Il
vociare che seguì il
termine della lezione, mi riportò al presente.
Anche
l’ultimo corso
del pomeriggio, si era concluso.
Mi
stiracchiai
pigramente e infilai il blocco per gli appunti e la biro in borsa.
Non
vedevo l’ora di
uscire all’aria aperta.
“
Vieni a cena da Julia
questa sera?” Si informò Connor con studiata non
curanza, mentre scendevamo l’ampia
scalinata che conduceva all’esterno della Columbia.
Non
me la raccontava
giusta.
“Chi
c’è?” Chiesi di
rimando, con aria indifferente.
“Beh,
io, ovviamente Julia,
Dave, Lindsay, Megan, Mark.. I soliti…”
Tergiversò.
“E
poi?” Insistetti
sospettosa.
“Emh..
Erik.” Confessò.
“Connor,
sei peggio di
mia madre!” Proruppi esasperata, alzando gli occhi al cielo.
Nell’ultimo
mese le
cene con ospite a sorpresa erano diventate inopportunamente frequenti.
“E’
un ragazzo in gamba
e tu gli piaci!” Si accalorò.
“
Tu sei MOLTO peggio
di mia madre.” Ribadii.
“Potresti
dargli almeno
un’opportunità.” Quasi mi
implorò.
Erik
frequentava la
nostra stessa facoltà, un anno più avanti. Era
veramente carino e anche molto
simpatico, ma per me risultava intrigante quanto una teiera.
I
miei sentimenti non
erano cambiati di una virgola e a costo di peccare di
melodrammaticità, dubitavo
sarebbero mai mutati.
“Non
sono…Interessata.
Mi dispiace.” Rifiutai decisa.
“
Uff.. Come vuoi Aud.
Sbuffò il mio amico, contrariato.
“
Dai, in mia assenza
potrete darvi alla pazza gioia tirando a sorte per stabilire chi
potrete
tentare di propinarmi alla prossima occasione!” Ridacchiai.
“Contaci!”
Rise a sua
volta.
“A
domani!” Si
accomiatò poi, stampandomi un bacio sulla guancia.
“Buona
serata,
divertitevi!” Replicai con un sorriso.
“Beh
se cambi idea…”
“CIAO
CONNOR.” Tagliai
corto.
Se
ne andò via
sghignazzando.
Rimasta
sola, scelsi
una panchina dove spaparanzarmi e, estraendo il quotidiano che avevo
acquistato
quella mattina appena uscita di casa, potei gustarmi il momento che
avevo
atteso da tutto il giorno.
Mi
tuffai letteralmente
dentro il giornale, alla ricerca dell’articolo che aveva
attirato la mia
attenzione.
Lo
trovai
immediatamente, occupava un’intera facciata:
“Sventato
un attentato da parte di un gruppo di
bioterroristi in Thailandia. L dà l’ennesimo
scaccomatto al crimine”
Mi
immersi avidamente
nella lettura, mentre il tiepido sole primaverile mi scaldava
piacevolmente la
pelle.
Vi
era una prolissa
introduzione che faceva riferimento al caso Kira.
La
saltai.
Non
mi faceva piacere
pensare a quanto le lodi intessute al detective per la cattura di
Higuchi, dovessero
bruciargli, siccome i principali responsabili erano rimasti a piede
libero e
quel caso, che in tutto il mondo era stato festeggiato come uno
strepitoso
successo, costituiva in realtà l’unica sconfitta
che avesse mai subito.
A
causa mia.
Tuttavia
non avevo mai
provato un briciolo di rimpianto per le mie azioni.
Proseguii
a leggere.
Per merito di Ryuzaki, erano state salvate molte vite.
Un
motivo in più per
non pentirmi di nulla.
Non
riguardava soltanto
me, nel mondo c’era realmente bisogno di lui.
Sorrisi
a quel
pensiero.
“Audrey?”
Sentii
mormorare all’improvviso.
Sussultai.
Avrei
riconosciuto
quella voce tra mille.
Non
poteva essere vero,
dovevo per forza essermi sbagliata.
Lentamente,
imponendo
al mio cuore impazzito di rallentare, visto che avevo senza ombra di
dubbio
preso un abbaglio e sarei rimasta sicuramente delusa, abbassai la
rivista.
Invece
lui era davvero
là, in piedi di fronte a me, con addosso gli immancabili
jeans sbiaditi e la
t-shirt candida. I capelli scarmigliati neri come
l’inchiostro, gli occhi
altrettanto scuri, enormi e imperscrutabili. Indiscutibilmente lui. In
carne e
ossa.
“In
ossa e basta vorrai
dire.” Mi contraddisse la vocina.
Se
temevate fosse
scomparsa, purtroppo per la sottoscritta, non è accaduto.
Scattai
in piedi,
facendo finire il quotidiano per terra, con l’articolo
riguardante la persona
che avevo davanti, in bella mostra.
“
Bravissima, ti
denuncerà per stalking dopo
questa scena
pietosa!” Intervenne di nuovo la mia impestante coscienza.
“Ryu…Cioè
Law..”
Farfugliai confusa, arrossendo violentemente.
“Ciao.”
Esordì Ryuzaki,
o meglio, Lawliet, loquace come al solito.
“
C-come mai da queste
parti?” Boccheggiai.
Il
mio povero cervello
tentava di elaborare mille pensieri al secondo, col risultato che non
mi
trovavo in grado di formulare un solo ragionamento coerente.
Figuriamoci
una frase.
Il
ragazzo mi scrutò
intensamente, in quella maniera che mi faceva letteralmente mancare il
terreno
sotto i piedi.
“Ti
cercavo.” Mi
spiegò, stropicciando un lembo dei pantaloni con le dita.
Un
gesto così familiare,
che mi fece rendere conto di quanto avevo sentito la sua mancanza.
“Perché?”
Sussurrai in
preda alla confusione più totale.
Gli
ci volle qualche
istante per rispondere.
“
Non ti ho mai
ringraziata per avermi salvato la vita.”
Lo
osservai, incapace
di spiccicare una sillaba.
“Grazie.”
Esclamò poi,
gli occhi tondi sgranati.
“Prego.”
Dissi io
stupidamente.
“Che
dialogo
avvincente.” Commentò la vocina.
“Ma
non è tutto..”
Aggiunse lasciandosi sfuggire un piccolo sospiro.
Lo
invitai a proseguire
con un cenno del capo.
Versavo
ancora in stato
catatonico.
“
Ci ho pensato e
ripensato in questi mesi… E sono giunto a una
conclusione.” Affermò portandosi
l’indice sulle labbra.
“Che
conclusione?” Lo
imbeccai, recuperando finalmente l’uso della parola.
“Non
riesco a stare
senza di te.”
Per
un brevissimo
istante mi parve di vedere le sue guance tingersi di una delicata tinta
rosata,
ma fu talmente fugace che probabilmente me l’ero immaginato.
“Come
coi.. Dolci?” Gli
domandai, prima di rendermi conto di ciò che stava uscendo
dalla mia bocca e
mordermi la lingua.
Lui
mi osservò
cogitabondo, mordicchiandosi un pollice.
“Qualcosa
del genere.”
Concesse infine.
In
quel momento una
campana in lontananza suonò le quattro e mezza.
Era
bello non dover più
associare quel suono a nefasti presagi.
Per
me quel rumore
significava solo una cosa.
“E’
ora di merenda.”
Constatai.
“Andiamo
a mangiare una
fetta di cheesecake alle
fragole?” Propose Ryuzaki.
A
chiamarlo Lawliet, mi
ci devo abituare ancora adesso.
Fine
Ringraziamenti,
sproloqui e saluti dell’autrice:
Eccoci
alla fine,
quella vera! Non potevo resistere alla tentazione dello scontato,
banale e
prevedibilissimo “happy ending” di cui sono una
smodata fan… Sperando di non
avervi deluso, torno a ringraziare tutti coloro che hanno letto
“I’m with you”
e che hanno tenuto compagnia a me, Audrey, Connor, la vocina per
più di un
anno! Mi mancherete davvero moltissimo e… Davvero non ho
più parole per
esprimere quanto sia stata contenta di condividere questa storia con
voi! Ora
basta che sennò mi commuovo T_T
Passiamo
alle
recensioni ^_^
_NeMeSiS_:
Confermo che sei stata la
prima
tesoro!!! Non sai quanto mi abbia fatto piacere che ti sia piaciuta la
frase
finale (oltre tutto il resto ovviamente), perché quella
battuta mi frullava
nella mente da moltissimo tempo, aveva un significato speciale e non
vedevo
proprio l’ora di scriverla!!! Sono anche molto soddisfatta di
aver reso Light
in maniera convincente, trattandosi di un personaggio che non amo
affatto (per
ovvie ragioni >.<) Spero moltissimo che questo epilogo
non ti abbia
delusa e ti ringrazio moltissimo per gli auguri di Natale, che
ricambio! PS: certo
che ho msn, eccolo: ciper84@hotmail.it bacioni!!!
Neko88:
“Eppure
era la parte
più interessante del capitolo e serviva un attimo di decenza
U_U” Ho dovuto
citare questa parte della tua recensione perché
assolutamente non devi sentirti
in colpa!!! La decenza doveva mettercela l’autrice, ma
sfortunatamente ne è
sprovvista..XD Mi fa molto piacere che ti sia piaciuto il capitolo e
che tu
abbia apprezzato sia la rissa con Misa, che il contesto in cui ho
inserito Rem
(su cui mi trovo perfettamente d’accordo con te). Infine
spero che questo
epilogo non ti faccia piangere, ma sorridere ^_^
Lucia_Elric:
Non
devi assolutamente scusarti per le recensioni, ci mancherebbe!
Ognuno hai i suoi impegni e quelli scolastici, per esperienza sono
molto
onerosi >-< Sono contentissima che tu abbia gradito gli
ultimi capitoli e
in particolare quello scorso, perché mi ci sono impegnata
davvero al massimo! Con
questo epilogo mi auguro di essermi fatta
perdonare per le lacrimucce!
Myrose:
Quanti
complimenti ^/////^ come ti dicevo oggi su msn non credo di
meritarne così tanti, ma ti ringrazio davvero di cuore,
anche per l’email, che è
stata dolcissima mia cara!!! Spero di aver pubblicato
l’epilogo in tempo
affinché tu possa leggerlo prima di partire!!! Ti mando un
mega abbraccio,
aspettando di risentirti prestissimo …SMACK Ps: In bocca al lupo per la
preparazione di
quell’esame, che dal nome non sembra affatto simpatico
>_< PPS Mi rende
davvero contenta esserti stata un po’ d’aiuto nei
tuoi momenti no…E ora ti
saluto davvero, ancora un bacione!
Hope87: Ti
ringrazio infinitamente per questa recensione,
quando ho letto “oltre le mie aspettative” ci sono
rimasta veramente di stucco
*_* Mi sono impegnata davvero moltissimo per lo scorso aggiornamento,
ma non
pensavo di riuscire così nel mio intento ^//^ Mi auguro che
questo epilogo,
forse un po’ scontato, non abbia alterato la tua opinione su
questa storia e
circa le tue impressioni su Rem e Light.. Le tue parole rispecchiano
perfettamente il mio pensiero e ciò che ho cercato di
trasmettere in quel
capitolo…Grazie ancora!! PS Ce l’ho fatta! Ho
mantenuto la promessa, niente
meteorite XD
La
gre: Oh
Gre, sei stata tu a fare emozionare me con le tue parole dolcissime,
non trovo davvero il modo di dirti grazie! Scrivendo questa storia mi
sono
sempre prefissata di cercare di coinvolgervi, di farvi ridere e a volte
confesso anche piangere è vero. Ma da qui al riuscire a fare
provare queste
sensazioni a chi legge, è un altro paio di maniche, insomma
quello che sto
cercando di dire e che averti fatta emozionare fa emozionare me, ecco.
Però ora
davvero non piangere. Spero che questa conclusione ti tiri un
po’ su il morale,
e che il distacco da L e Audrey, sia meno traumatico! Ti mando un
grossissimo
abbraccio e spero ci risentiremo presto. Appena mi verrà in
mente qualche altra
storia sarai la prima a saperlo, contaci! ^^
E
questa è veramente l’ultima
volta che vi ammorbo con i miei deliri…Non
mi sembra proprio
vero…ç_ç.. Prima di dimenticarmi, vi faccio tantissimi auguri
di buon Natale e felice
anno nuovo e se aveste domande da farmi, delucidazioni sul finale o se
semplicemente
volete farmi un saluto, scrivetemi, mi farebbe davvero molto piacere!!!
Detto
ciò mi auguro che abbiate gradito questa fan fiction nella
sua interezza, ora
che è giunta alla conclusione e ripeto, mi auguro di non
averla rovinata con l’epilogo
*bieco terrore*… Riguardo il dialogo tra Audrey e L, non ho
volutamente
approfondito in troppe spiegazioni tra i due, perché sempre
di L si tratta e
inoltre ho voluto
ricreare l’atmosfera “leggera”
che c’era all’inizio della storia, con la
consapevolezza però, che rimarranno
insieme. Ma ora la smetto di blaterare e vi mando un grossissimo
abbraccio!!!!!!
Alice
|
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