Hass In Meinem Herzen di little_illusion (/viewuser.php?uid=54587)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 27 ***
Capitolo 28: *** Capitolo 28 ***
Capitolo 29: *** Capitolo 29 ***
Capitolo 30: *** Capitolo 30 ***
Capitolo 31: *** Parte Seconda: Capitolo 31 ***
Capitolo 32: *** Capitolo 32 ***
Capitolo 33: *** Capitolo 33 ***
Capitolo 34: *** Capitolo 34 ***
Capitolo 35: *** Capitolo 35 ***
Capitolo 36: *** Capitolo 36 ***
Capitolo 37: *** Capitolo 37 ***
Capitolo 38: *** Capitolo 38 ***
Capitolo 39: *** Capitolo 39 ***
Capitolo 40: *** 6 Anni Dopo... ***
Capitolo 1 *** capitolo 1 ***
Capitolo 1
Non
avevo mai pensato a cosa ci potesse essere dopo la morte, non l'avevo
mai ritenuto necessario, credo che i pensieri principali di una 16
enne siano altri: ragazzi, divertimento, scuola e ancora ragazzi.
L'unica cosa in cui credevo fermamente era nell'amore e quindi
pensavo che morire per la persona che ami sarebbe stato il gesto più
nobile che si potesse fare. L'amore era stato protagonista di
moltissime discussioni, litigi, ma anche l'artefice di guerre
storiche che avevano segnato ere indimenticabile.
Io
e mio padre eravamo in viaggio da un'ora e mezza verso l'aeroporto di
Malpensa. L'aria era calda c'erano 27 gradi e da una settimana il
caldo nel nord Italia era insopportabile. Io ho sempre preferito il
caldo rispetto al freddo ma quando era troppo mi sentivo male. Ogni
estate era sempre la stessa, appena finita la scuola, nel mese di
giugno restavo a casa a far niente poi agli inizi di luglio partivo
per la Germania dove mi attendeva mia nonna come sempre.
Vivevo
da quando ero nata a Milano, ma le mie
origini erano altre. Ero metà tedesca e metà italiana.
Ogni estate mia madre mi mandava da lei per passarci 2 mesi, tutto
luglio e agosto, poi per inizio scuola tornavo. Quest'anno, come
tutti gli altri cercavo di oppormi, odiavo la Germania. Amavo
l'Italia. Ma come tutti gli anni la mia coscienza mi diceva che era
più giusto andare a trovare la nonna che per tutto l'anno
rimaneva da sola in quella casa, in quel postaccio. Era anche giusto
che la sua unica nipote andasse da lei a farle compagnia almeno per
un po' di tempo, mi sarei sentita anche meglio io, dopo aver
constatato che stava bene, non sempre mia madre mi diceva il vero
riguardo alla sua salute. Nonostante mia nonna fosse tedesca io
l'adoravo con tutta me stessa, era stata la prima a prendermi in
braccio quando sono nata, a regalarmi il mio primo gioco e a cullarmi
quando dovevo dormire.
-se
vuoi puoi rimanere a casa- era forse la decima volta che me lo
diceva, ma ormai, come sempre, avevo preso la mia decisione. Era
giusto cosi e per due mesi non sarebbe stata una tragedia.
-no.
Ci voglio andare- ripetei per
l'ennesima volta.
Arrivati
all'aeroporto mi accompagnò, come sempre, fino
all'accettazione e aspettò che imbarcassero il mio volo verso
la Germania. Mi guardavo spesso in giro notando sopratutto le persone
italiane. Le migliori a mio avviso. È vero. Ero nata in
Germania, ma questo non significava che dovevo amarla, lei e i suoi
abitanti, NO! Non adoravo nessuno dei due tanto meno i suoi abitanti.
L'Italia era il mio paese, non mi importava essere mezza tedesca.
Nonostante tutto quando mi trovavo li almeno riuscivo a stare in
pace, per fortuna mi conoscevano in pochi, io arrivavo loro
partivano. Mia nonna mi diceva spesso di uscire, di andare a
conoscere qualcuno, di divertimi come fanno le ragazze della mia età.
Ma a me non importava mi bastava stare tranquilla a giocare con il
mio computer, a disegnare, insomma per i fatti miei. Nel momento in
cui annunciarono il mio volo mi alzai in piedi prendendo i miei
bagagli.
-appena
arrivi chiamami e stai attenta- conoscevo quella frase a memoria era
da quando avevo iniziato a prendere l'aereo da sola che me la diceva,
e io rispondevo sempre nello stesso modo -certo, stai tranquillo
appena arrivo ti chiamo-.
Lo
abbracciai, mi stingeva forte perché sapeva che andare in
Germania per me non era molto piacevole se non perché vedevo
mia nonna.
-buon
viaggio- mi disse mentre mi allontanavo con le mie due valige. Come
sempre camminavo molto lentamente cercando di prolungare la mia
permanenza in Italia ma non 5 minuti di più.
La
mia fila era sempre a destra, posto centrale vicino al finestrino.
Almeno quello lo pretendevo! Anche se gli aerei mi piacevano
veramente poco guardare fuori dal finestrino non mi dispiaceva, al
tramonto c'era una vista veramente spettacolare.
Appena
gli sportelli si chiusero cercai di rilassarmi e mettermi comoda sul
sedile. Le hostess come sempre illustravano tutte le protezioni:
mascherine, cinture ecc in caso di emergenza o cose di questo tipo.
Le sapevo tutte a memoria. Quando l'aereo incominciò a
decollare cercai non pensarci e di mettermi l'anima in pace.
“dai
tra due mesi torno a casa, non è poi cosi tanto” continuavo
a ripetermi quella frase forse per sentirmi meglio. Quando finalmente
si stabilizzò per me fu un sollievo, il peggio era passato.
Tirai su la tendina che ricopriva il finestrino per guardare fuori.
Era fantastico, il tramonto aveva colorato le nuvole di rosa e il
cielo già presentava le prime stelle, che sulla terra ferma
erano visibili solo al buio più totale.
-che
spettacolo vero?- qualcuno disse la stessa cosa che stavo pensando
io. Come se potesse leggermi nel pensiero. Mi girai per vedere chi
fosse, una donna che avrà avuto all'incirca 45 anni, magra e
con i capelli biondo platino. Ok! È tedesca. Feci una smorfia.
Mi chiedevo se poteva essere una persecuzione, non faccio neanche in
tempo ad atterrare che già mi ritrovo di fianco una tedesca.
-eh
si...favoloso- cercai di essere il più convincete possibile,
senza mostrare la mia antipatia verso la donna, che in fondo non
aveva fatto niente di male.
-piacere
Simon- si presentò gentilmente porgendomi la mano, aveva una
voce melodiosa e mi dispiaceva ammetterlo ma mi piaceva. Allungai la
mano destra e gliela porsi -Giorgia-
-Ah
sei italiana!- quasi riusciva a contenere la felicità. Che
fosse anche lei italiana come me? Magari i capelli erano tinti.
-si
sono italiana, lei invece è tedesca?-
-si
sono tedesca- ovvio come poteva non esserlo. Cercai di abbozzare un
sorriso convincente nascondendo il sentimento negativo che c'era in
me. Dopo quell'affermazione non la sentì più parlare,
forse aveva capito qualcosa ma non mi importò più di
tanto, la mia unica preoccupazione era di arrivare e andare subito a
casa. Quando atterrai trovai subito mia nonna fuori dall'imbarco che
mi aspettava. Si vedeva lontano un miglio che era contentissima di
vedermi, quasi sorpassava tutti per venire da me. Cercai di aumentare
il passo per arrivare prima da lei. Sapevo che ne sarebbe stata
capace. Da quel momento in poi non sentì più nessuno
parlare italiano, neanche una parola. Sospirai rassegnandomi, ormai
ero in Germania e li dovevo restare.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Capitolo 2 ***
Capitolo 2
Per
tutto il viaggio mia nonna non disse niente, mi chiese solo come
andava in Italia, come stavano i miei genitori e poi arrivò la
domanda che non volevo mai sentire da nessuno.
-allora
c'è qualcuno che ti piace?- ecco lo sapevo. Era inevitabile
quella domanda. Poi ad una ragazza ancora peggio.
-no
nonna nessuno- risposi tornando a guardare fuori dal finestrino.
Quando
dico che odio i tedeschi, intendo tutto di loro quindi film, musica
tutto! Se le mie amiche incominciavano a parlare di qualche gruppo
tedesco subito le zittivo dicendo che non volevo saperne niente. Come
al solito pioveva, ormai c'ero abituata ad un estate piovosa, tutti
gli anni era cosi. Ecco un'altra cosa che odio della Germania, la
pioggia. E io mi devo fare due mesi qui? Morirò.
Appena
arrivammo io presi una valigia e l'altra la portò lei. Almeno
la casa era una villetta e non un appartamento. È molto grande
come edificio solo due ville molto grandi attaccate insieme. La cosa
buona è che nell'altra non ci abita nessuno quindi ho uno
spazio enorme tutto per me e a pomeriggio, se il tempo me lo
permetterà, andrò a fare il bagno in piscina, tanto non
la usa nessuno è sprecata. Andai subito in camera mia
incominciando a sistemare le mie cose.
-ti
ho rifatto il letto con le lenzuola che ti piacciono tanto- era molto
agitata e questo lo si sentiva sopratutto nella voce. Sorrisi. Erano
veramente le mie preferite. Per ringraziarla andai ad abbracciarla
dandogli anche un bacio sulla guancia. La cosa buona era che mi
coccolava sempre, non importava l'età, ero sempre la sua
bambina.
Sorridendomi
andò giù incominciando a preparare la cena. Intanto io
incominciai ad ascoltare un po' di musica, sviandomi da tutto il
tedesco che avevo intorno.
Improvvisamente
mi squillò il cellulare sicuramente era mio padre. Invece no.
Era Marika una mia amica di qua, per fortuna anche lei era italiana.
-ehi
ciao!-
-ciao
Giorgia sei già arrivata?- chissà perché era
sempre allegra, qualsiasi cosa succedesse, mi chiedevo sempre come
faceva.
-si,
sono arrivata sto mettendo via la mia roba-
-Ah
finalmente! Cosi ci possiamo vedere!-
sospirai,
adesso la mia unica voglia era quella di stare tranquilla e
immaginarmi ancora nella mia stanzetta -dai vediamo, adesso sento
anche se mia nonna ha bisogno di qualcosa-
-Ok
va bene! Fammi sapere-
-certo
bene-
Dalla
cucina sentì mia nonna chiamarmi, evidentemente era pronto.
-scusami devo andare a mangiare ci sentiamo ciao-
Questa
mi salutò chiudendo la chiamata.
Scesi
le scale di corsa, avevo fame e sapendo che mia nonna cucina ancora
italiano ero sempre più propensa ad arrivare giù.
-eccomi-
dissi sedendomi a tavola. Mia nonna si sedette vicino a me porgendomi
il piatto di pasta al sugo che aveva fatto. Appena la vidi i miei
occhi si illuminarono, era come una visione vedere un piatto di pasta
decente li. Incominciai a mangiare, ed era veramente buona, ma
sapevo che non sarebbe andata molto bene, essendo in Germania non
potevo mangiare italiano per tutto il resto delle mie vacanze. In 5
minuti erano tutti finiti e il piatto non era piccolo. Mia nonna mi
guardava stupita, non si aspettava che li mangiassi cosi con gusto.
-avevi
fame- disse mettendosi una forchettata di spaghetti in bocca. A
differenza mia lei andava molto lenta a mangiare, cosa che avrei
dovuto fare anche io ma ero abituata a mangiare veloce da quando ero
piccola.
-tesoro
dato che hai finito mi butti fuori la pattumiera-
Lo
chiedeva proprio alla persona più adatta, io che ero
schizzinosa prendere la spazzatura in mano era proprio l'ultima cosa
che volevo, ma capendo che per lei era pesante acconsentì
dimostrandomi la brava bambina che ero. Mentre camminavo verso il
giardino notai che le luci dell'altra casa erano accese. Mi fermai un
attimo a guardare, ma non vidi nessuno dentro.
“magari
hanno dimenticato di spegnere la luce quelli che puliscono”.
Cosi
buttai il sacco nero nel bidone e tornai dentro da mia nonna.
-nonna
come mai le luci della casa di fianco sono accese?- chiesi curiosa,
non capì neanche il motivo.
-forse
hanno dimenticato di spegnerle, lo fanno spesso e vado io a
spegnerle-
-chi
ha dimenticato di spegnerle?- chiese scioccata. Qualcuno aveva
comprato quella casa? Com'era possibile? Costava l'ira di Dio! Noi
questa casa l'avevamo ereditata ed è stata una fortuna, non
avremmo mai potuto permettercela.
-si
adesso ci abitano li 4 ragazzi, l'hanno comprata più o meno un
mese fa-
Che
tragedia! Adesso non potrò più andare a fare il bagno
nella piscina. La cosa andava di male in peggio.
Sospirai.
Ok era ufficiale, sarebbe stata un estate orribile, almeno con la
piscina mi salvavo. Guardai fuori dalla finestra incominciando ad
osservare l'altra villa. Aveva ancora tutte le luci accese ma dentro
non si vedeva ne un ombra ne niente.
All'improvviso
vidi un ragazzo avvicinarsi verso casa nostra.
-ehm
nonna...c'è un ragazzo che sta venendo verso di qua-
Non
so perché ma ero spaventata, nonostante quel ragazzo non
avesse proprio niente di spaventoso anzi aveva l'aria di un bambino,
un po' grassottello, non molto alto e biondo. Tipico tedesco.
Feci
una smorfia. I tedeschi erano tutti uguali almeno noi avevamo più
fantasia.
Busso
alla nostra porta.
-Gio
vai tu per piacere- mi urlò la nonna dalla cucina. Nel
scendere la coda che avevo fatto si sciolse i capelli scesero tutti
sulle spalle. Ovviamente essendo anch'essa per metà tedesca
ero bionda. Aprì la porta e il ragazzo appena mi vide sgranò
gli occhi.
-si?-
chiesi io vedendo che il ragazzo non parlava. Cercò di dire
qualcosa ma l'unico suono che uscì da quella bocca fu un
balbettio.
-si...ehm...nonna!-
chiamai mia nonna, magari lei sapeva come fare. Io non ero molto
pratica.
Dopo
poco arrivò vicino a me con l'asciugamano in mano, aveva
appena finito di lavare i piatti. Erano passati almeno 10 minuti e
questo non mi toglieva gli occhi di dosso, e la cosa incominciava a
infastidirmi.
-ciao
Gustav!- lo salutò mia nonna gentile.
-salve
signora, mi scusi se la disturbo, ma è successo un'altra
volta- disse lui timido. Non so perché ma mi fece sorridere.
-no
povero. Ti hanno chiuso ancora fuori casa?-
Lo
avevano veramente chiuso fuori casa. Ma portati dietro delle chiavi
no! Impedito.
-si
Tom mi nasconde sempre le chiavi e chiude la porta a chiave!-
Allora
era stato uno scherzo. Ma perché diceva di nuovo? Quante volte
era già successo? E perché veniva proprio qui?
-non
ti preoccupare, te l'ho detto quando hai bisogno puoi venire qui!-
Stavo
per esplodere. Ok i vicini tedeschi li posso anche accettare in fondo
quella che veniva dall'Italia ero io, ma in casa no!
Corsi
fuori con la rabbia che mi arrivava fin sopra la testa. Suonai
ripetutamente il campanello della casa di fianco e solo dopo pochi
minuti qualcuno mi venne ad aprire. Era un ragazzo alto e magro con
al posto dei capelli dei rasta.
-ehi
ciao...- sul suo viso si formò un sorriso malizioso.
Sicuramente aveva capito male. Incominciò a leccarsi il
pircing che aveva sul labbro.
-si
ciao! Senti fai entrare il tuo amico in casa per piacere?- la mia
voce invece esprimeva tutta la rabbia che mi rodeva dentro.
-in
effetti pensavo fossi lui che mi supplicava di entrare, ma devo dire
che tu sei meglio, perché non entri?-
Ma
per chi mi ha presa questo ragazzo! Sicuramente non per quello che
sono! La rabbia cresceva sempre più dentro di me.
-non
sono il tuo amico e non voglio entrare, però mi faresti un
favore se te lo riprendessi!-
La
tensione era tanta che non riuscivo neanche a parlare bene.
-come
sei nervosa. Ti sei alzata male stamattina?-
Ero
sul punto di picchiarlo.
-no!
È questo posto che mi fa diventare cosi!- a quel punto non
ressi più e me ne tornai a casa. Nel chiudere la porta usai
una tale violenza che quasi la ruppi. Corsi subito in camera e nel
farlo dovetti passare per la cucina. Vidi che mia nonna stava
parlando ancora con quel ragazzo. Non mi fermai neanche per salutare
o dire niente che andai diritta su. Lei mi chiamò ma non
l'ascoltai.
Chiusi
la porta a chiave andando a distendermi sul letto. Che faccia tosta
che aveva avuto quel ragazzo, non mi conosceva neanche e già
si prendeva queste libertà. Come al solito appena misi la
testa sul cuscino mi addormentai. Forse in quella giornata era la
miglior cosa che mi fosse successa, addormentarmi.
Note dell'autrice: Barbie_im_schwarz:Ahahah grazie mille tesoro! comunque non ti preoccupare non ti mando all'ospedale! ti amuu!
PallinaTH: grazie mille Giada!!baciotti tvb!!<3!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Capitolo 3 ***
Capitolo 3
Mentre
dormivo sognavo di essere in Italia con le mie amiche, ero contenta,
mi divertivo, li stavo proprio bene. Improvvisamente non vidi più
niente, le mie amiche erano scomparse e io non sentivo più
niente. Ero spaventata come negarlo?
Il mio viso si ero tinto di un
colore chiarissimo quasi bianco e i miei muscoli erano tesi, quasi
avevo paura che si strappassero, infatti poco dopo venni invasa dai
crampi, inevitabili. Incominciai a rivivere la stessa scena di 6 anni
fa.
Ero in Italia, in una giornata piovosa di dicembre quando il mio
migliore amico, Michele, venne picchiato da alcuni bulli che
pretendevano da lui cose che non aveva, soldi, chiavi di casa e cose
cosi. Cercai in tutti i modi di aiutarlo, ma come potevo?
Avevo 10
anni e loro erano più grandi di me. Quando parlavano tra di
loro si sentiva che non erano italiani ma tedeschi. Michele non
sapeva il tedesco, ma io si. Essendo mezza tedesca e avendo passato
molto tempo in Germania lo sapevo parlare alla perfezione.
Lui cercò
di dirgli che non capiva quello che dicevano e di lasciarlo stare ma
loro non capivano e continuavano a picchiarlo. Uno spruzzo di sangue
usci dalla sua bocca e io incominciai a piangere e a urlare.
-lasciatelo
stare!- sbraitai in tedesco. Questi capendomi si girarono subito
verso di me guardandomi sbalorditi.
-e
perché dovremmo?- mi chiese quello più grande.
-perché
lui non ha niente di quello che gli avete chiesto! Non può
rispondervi non sa il tedesco!-
Entrambi
i ragazzi incominciarono a ridere, una risata che mi rimase impressa
per non so quanto tempo.
-è
un vero peccato- mi sussurrò all'orecchio il ragazzo che mi
teneva.
-lasciami
andare!- urlai ma la sua forze era il triplo della mia. La pioggia
continuava a cadere fine su di noi e il vento la rendeva fredda. A
contatto con la mia pelle le goccie sembrano piccoli vetri che
punzecchiavano sulla cute ormai gelida.
Michele incominciò ad
ansimare pesantemente e a diventare pallido in viso più di
quanto non lo era già. I due incominciarono a spaventarsi e
quando le braccia del ragazzo che mi teneva stretta si allentarono
non ci pensai due volte a correre da lui. Entrambi corsero via
lasciandoci soli sotto la pioggia in quella via buia.
-Michele...-
urlai il suo nome cercando di svegliarlo, ma non apriva gli occhi.
Piangendo corsi via cercando aiuto. Ma non c'era nessuno! Disperata
caddi sulle ginocchia continuando a far scorrere le lacrime sul mio
viso.
-ehi
che cos'è successo piccola?- una donna si avvicinò a me
mettendomi sotto il suo ombrello. Appena la vidi le presi la mano e
la portai dall'amico che ormai non dava più segni di vita.
Quando questa lo vide corse subito da lui cercando di svegliarlo.
Prese il cellulare componendo un numero. Michele era sdraiato per
terra, non respirava, non muoveva alcun muscolo, niente. Quella scena
mi sconvolse e mi rimase impressa nella mente per anni interi, ancora
adesso lo sogno di notte.
L'indomani
mi svegliai di soprassalto. Avevo tutti i capelli bagnati,
evidentemente stanotte mi sono agitata. Mi alzai dal letto andando
verso il bagno. Incominciai a far scorrere acqua fredda poi con le
mani ne raccolsi un po' buttandomela sul viso. Tesi le braccia ai
bordi del lavandino pensando ancora al sogno della notte precedente.
Il
mio sguardo era fisso sull'acqua che scorreva quando nel piccolo
laghetto formatosi nel centro vidi il riflesso del viso di Michele.
Dalla
mia bocca uscì un piccolo urlo, feci uno scatto in dietro ma
essendo bagnato per terra scivolai cadendo.
Non
feci caso al dolore che mi prese ai fianchi il mio sguardo era ancora
rivolto al lavandino, anche se la piccola pozza non era più
visibile. Cercai di calmarmi e di non pensarci. Mi alzai
silenziosamente vestendomi con degli abiti sportivi e comodi.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** Capitolo 4 ***
Capitolo 4!
Scesi
senza dire una parola, e vidi mia nonna che stava guardando la TV.
-buon
giorno- disse spegnendo il televisore.
-buon
giorno- sussurrai ancora sconvolta.
Guardai
in giro per assicurarmi che in casa ci fossimo solo noi, e cosi fu.
-dormito
bene?- evidentemente la scenata di ieri non l'aveva sconvolta più
di tanto e come sempre non ci aveva fatto caso.
-diciamo
di si tu?-
-si
grazie, perché diciamo?-
Il
cuore mi si strinse quando incominciarono a scorrere di nuovo le
immagini nella mia testa. Ma non feci niente chiusi solo gli occhi
per una frazione di secondo e poi parlai -ho sognato Michele, tutto
qui!-
Lei
non disse niente, abbassò solo lo sguardo. Sapeva benissimo
che non mi ero ripresa, era impossibile riprendersi da uno shock cosi
grande. Bevvi un bicchiere di acqua freddo cercando di schiarire un
po' le idee.
-io
esco- usci fuori di casa non aspettando neanche la sua risposta.
Camminai per la via cercando di non pensare al sogno di stanotte,
dovevo superarlo, sarebbe stata la cosa migliore.
Sempre
nella medesima via incontrai Marika che non mi diede il tempo di dire
una sola parola o emettere qualche suono che mi era già
addosso.
-finalmente
sei tornata!- l'urlo che tirò nella via si senti fino in
strada e a quel punto avevamo tutto gli occhi puntati su di noi.
Io
sorrisi cercando di scusarmi, che cosa lo facevo a fare quando loro
urlavano il doppio di noi. Idioti!
-dai
Marika, tranquilla- cercai di farla smettere di urlare, avrei tanto
voluto evitare di mettermi a litigare con qualcuno che ci diceva di
stare zitti. Incominciammo a camminare raccontandoci di tutto e di
più, da un argomento ne tiravamo fuori un altro e da li un
altro ancora. In poche ore la mattinata fu andata e presto mi resi
conto che era meglio tornare a casa, anche perché altrimenti
mia nonna si sarebbe preoccupata. Salutai l'amica cara dandogli due
baci sulle guance e abbracciandola. Ci demmo appuntamento il giorno
dopo alla stessa ora nello stesso posto, di cose da dire ce n'erano
tante e il tempo a disposizione ce lo garantiva. Almeno quello.
Camminando
per la via incominciai a sentire un grande fracasso provenire dalla
villa accanto alla mia. Da quello che potevo capirne era Rap tedesco.
“adesso
anche il rap si mettono a fare?! Ma proprio non lo capiscono che sono
negati?” ripensai un attimo alle parole che avevo detto e ne trovai
un errore, non è vero che erano negati in tutto, una cosa di
positivo l'avevano fatta: avevano inventato i crauti.
Quelli
dovevo ammetterlo erano proprio buoni, ovviamente mettendoci dentro
un po' di salsa italiana, altrimenti non sanno di niente. Figurati se
fanno una cosa giusta in tutto e per tutto, sarebbe come chiedere la
luna.
Aprì
il cancello della casa e mentre lo stavo chiudendo sentì mia
nonna chiamarmi. Mi girai per guardarla da lontano e vidi che non era
sola, c'era anche una donna. Pensai subito che fosse qualcuna che
voleva farmi conoscere. Più mi avvicinavo più mi
sembrava di riconoscerla ma non ricordavo ne volevo sapere dove.
Arrivai davanti ad esse, fu scioccante persi 40 anni di vita. ERA LA
STESSA DELL'AEREO! Oh mio Dio! Ma questa mi perseguita? Forse gli ho
detto o fatto qualcosa che non dovevo e mi ha trovato. no. Non sono
cosi furbi i tedeschi, ci avrebbe messo minimo due mesi per trovarmi,
giusto il tempo di andare via.
-ciao
cara, vorrei presentarti Simon-
Anche
la donna appena mi vide mi riconobbe. Mi sorride.
-veramente
signora Elsa io la conosco già, era vicino a me sull'aereo-
continuava
a sorridermi. Ma che ti ridi?!
-bé
allora non c'è bisogno delle presentazioni- continuò
mia nonna contenta.
-eh
no! Direi proprio di no-
-bé
andiamo a mangiare no?-
Oh!
finalmente una buona idea, solo all'idea del cibo italiano stavo
meglio. Feci per entrare in casa quando mia nonna mi bloccò.
-dove
vai scusa?- nella sua voce c'era un pizzico di ironia, il che mi
spaventò molto.
-ehm
in casa a mangiare- lo dissi con la voce che tremava, avevo
l'impressione che mi sarei sotterrata nel giardino e sarei rimasta li
fino alla fine di agosto!
-no
cara, oggi a pranzo venite a mangiare da me hanno cucinato i miei
figli-
Bene,
questa è la fine, volevo dare un ultimo saluto alle persone a
me care perché dopo questa non ne esco viva! Che disgrazia dei
giovani tedeschi ai fornelli, mi sorprendo che la cucina non sia già
andata a fuoco.
-dai
andiamo- mi invitò la signora facendomi strada. Si non è
che ci voleva un genio a sapere dove fosse casa sua era attaccata
alla mia, cosa pensava che mi sarei persa? Sospirai.
Appena
entrai in casa rimasi al quanto stupita, oltre ad essere enorme e
estremamente bella era anche in ordine.
-Ragazzi
scendete!- urlò la madre ai propri figli che evidentemente si
stavano ancora preparando.
La
casa incominciò a tremare. E che erano degli elefanti?! Poco
dopo scesero. Dire che ero sconvolta era poco. Erano alti uguali, uno
sembrava il mocio vileda: rasta bianchi e neri alto e magro.
L'altro
peggio che peggio, un giamaicano: treccine nere lunghe che gli
cadevano sulle spalle.
-Loro
sono i miei due figli- annunciò questa rivolta sia a me che a
loro. Indico prima quello con i Rasta bianchi. -lui è Bill-
Poi
si rivolse all'altro -lui invece è Tom- entrambi mi sorrisero.
-invece
lei è Giorgia- disse mia nonna sapendo che io non avrei mai
aperto bocca. Mi salutarono, io ricambiai sforzando un sorriso.
-allora
ci rivediamo!- mi disse il ragazzo con le treccine. All'inizio non
capì il senso della frase, poi guardandolo meglio tutto fu più
chiaro. Era il ragazzo che ieri era aveva chiuso fuori di casa
l'amico.
-a
quanto pare- la mia voce era tutto il contrario della sua, lui
sembrava 3 metri sopra il cielo, io ero 3 metri sotto terra.
-Dai
ragazzi intanto voi andate fuori a parlare un pochino che io e la
signora dobbiamo fare alcune cose- disse la madre dei due ragazzi. Io
guardai male mia nonna cercando di fargli capire che non volevo.
-dai
Giorgia vai fuori con loro- la fulminai! La sera mi avrebbe sentito.
Fui
costretta ad andare nel retro con i ragazzi che se la ridevano tra di
loro, io invece cercavo un modo per darmela a gambe.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** Capitolo 5 ***
Capitolo 5
Mi
portarono dietro nel retro dove c'era un tavolo per 5 posti, poi
vicino ad esso ne trovai un altro con due posti. Mi venne il dubbio.
-perché
due tavoli?- non perché mi importasse qualcosa, volevo solo
capire.
Parlò
Bill, il ragazzo con i rasta -perché li mangiano nostra madre
e tua nonna invece qui- e segnò il tavolo con più posti
-mangiamo noi-
-e
a cosa servono sei posti?- magari ero stupida a chiedere ma lui lo
era di più sicuramente.
-adesso
arrivano anche due nostri amici, sono andati a comprare delle cose-
Ok.
A quel punto mi ero rassegnata. Qualcosa mi diceva che dovevo passare
l'estate con questi due più altri che dovevano arrivare. Bene
tornerò a casa più tarata di prima. Pensavo di venire
qui a rilassarmi, invece diventerò ancora più nervosa.
Che palle! Bill e Tom si sedettero a tavola vicini io invece rimasi
in piedi. Tom mi sorrise.
-guarda
che puoi anche sederti, a meno che tu non voglia venire in braccio,
io non ho problemi....anzi- ma sto maniaco! Piuttosto la morte.
-no!
Mi siedo grazie!- dissi secca, lui abbassò lo sguardo
incominciando a ridacchiare. Ok è ufficiale, prima che vada
via crepa!
-Tom
smettila! Sei sempre il solito, però questa volta non ci
guadagni niente mi sa!-
Bill
forse capiva qualcosa e aveva un briciolo di cervello, ma l'altro
proprio no!
-lo
sai che ottengo sempre quello che voglio!- a quel punto scoppiai. Per
che cosa mi aveva presa? Per un gioco? Che lo puoi avere e buttare
quando vuoi.
-mi
dispiace ma questa volta no! Tu, almeno da me, non avrai proprio
niente!- dissi secca. Il rasta mi guardò sorridendomi, invece
l'altro sembrò ancora più divertito.
-evidentemente
non sai chi sono- lo disse come se fosse chissà chi!
-no!
Non lo so e non mi interessa saperlo!- per me poteva essere anche il
re del rock, ma poco mi importava.
-non
hai mai sentito parlare dei Tokio hotel?- continuò. E questi
chi sono? Sicuramente non sono normali.
-Tokio
cosa?-
-Tokio
hotel!- ripeté lui a voce più alta.
-no
mai sentiti! Vi avverto se incominciate a parlare di gruppi tedeschi
non chiedetemi niente perché non li ascolto!- ero decisa in
quello che dicevo. Il rasta mi guardò con un aria
interrogativa, forse aveva capito che nella mia voce c'era odio,
tanto odio. Lui non era come suo fratello, e questo si capiva, era
più dolce ma rimaneva comunque un tedesco.
-e
come mai?- Tom non smetteva di fare domande, in effetti non potevo
pretendere un pranzo tutti zitti e muti. Cercai di sviare il
discorso.
-non
sono affari tuoi! Ma i vostri amici si sono persi per strada?!-
Il
moro scoppiò a ridere, invece Bill continuava a guardarmi
serio. Cercavo di evitare il suo sguardo ma lui non mi toglieva gli
occhi di dosso. Fui però salvata dagli amici che arrivarono
con l'occorrente.
-ciao
a tutti!- Arrivarono i due amici con in mano delle pizze. Oh
finalmente due normali! Entrambi non erano molto alti, ma questo non
mi importava. Uno aveva i capelli castani lunghi, invece
l'altro....oh mio Dio! L'altro era il ragazzo di eri sera! L'idiota
che era rimasto fuori! Appena i due ragazzi mi notarono
incominciarono a guardarmi dall'alto in basso sopratutto quello con i
capelli castani. Continuava a lanciare occhiate a Tom di sfuggita.
-lo
so, lo so- disse quest'ultimo rivolto all'amico che non la smetteva
di guardarmi. Tale e uguale a Tom! Entrambi con la medesima
intenzione. L'altro invece mi guardava, ma non come l'amico, aveva
degli occhi teneri e...non riuscivo a descriverlo. Il suo amico però
incominciava a darmi sui nervi!
-senti
vuoi una foto?- gli chiese vedendo che non la smetteva. Scoppiarono
tutti a ridere, tranne il biondo che non aveva ancora parlato o detto
niente. Entrambi si avvicinarono a me. Il ragazzo con i capelli più
lunghi mi porse la mano dicendomi che si chiamava Georg, e l'altro
invece Gustav. Quest'ultimo fece più fatica a parlare, ma non
capivo se era perché aveva qualche problema o perché
era timido. Fui costretta a scalare di un posto e ad andare vicino a
Tom. Questa era una vera disgrazia. Appena mi sedetti incominciò
a leccarsi il pircing. Qualcuno mi aiuti!
-bé
Giorgia dicci qualcosa di te, in fondo noi non sappiamo niente di te,
ma tu sai chi siamo- fu Georg a parlare. Ma questo chi si credeva? Ti
ho conosciuto da due minuti...come faccio a conoscerti.
-è
qui che ti sbagli Hobbit!- lo contraddisse Bill ridendo. Lui lo
guardò male.
-lei
non sa chi siamo, e di conseguenza non è nostra fan- proseguì
il fratello. Il ragazzo era sempre più sconvolto.
-non
ci credo! La prima ragazza che incontro che non sa neanche chi
siamo!- non capì se era contento o che. Io continuavo ad
annuire senza dire niente.
-bé
noi siamo una band!- continuò Bill. Lo disse come orgoglioso.
-i
Tokio hotel- continuai io
-ma
allora ci conosci?!- più passava il tempo più ero
convinta che Tom era un deficiente.
-no...mi
hai detto prima tu il nome...- ero sconvolta, dai anche il mio cane è
più intelligente.
-Ah
è vero! Tu invece suoni qualcosa?- nel momento in cui mi porse
la domanda tutti si fermarono a guardami.
-si
sono una batterista!- appena lo dissi il bicchiere del ragazzo biondo
cadde a terra e lui incominciò a tossire.
-bene
tra poco Gustav ci lascia- Georg incominciò a prenderlo in
giro. Aiutalo no! Questo non la smetteva di tossire, sembrava
veramente morire.
-eh
cazzo dagli due colpi sulla schiena no!?!- lo dissi con un tono di
rabbia che tutti mi guardarono male. Il ragazzo fece come gli avevo
detto, e pochi secondi dopo si tranquillizzò. Ok era vero che
odiavo i tedeschi, ma farli morire no. Non ero ancora cosi crudele.
-ehi
tutto bene?- chiesi al ragazzo. Questo mi guardò sorridendomi.
Non so perché ma quel ragazzo mi aveva sorpreso, era stato
l'unico a non squadrarmi dall'alto in basso ma a guardami negli
occhi. Forse non tutti erano uguali. No! Cosa dico...tutte cavolate.
-si
si tutto bene grazie- aveva ancora il respiro affannato.
Abbozzai
un sorriso.
-stavamo
dicendo- intervenne Tom rompendo il silenzio.
Tutti,
compresa me, lo guardammo aspettando che dicesse qualcosa.
-quindi
sei una batterista....e suoni in una band?- Ok queste domande le
potevo anche accettare, se andava avanti cosi riuscivo anche a
sopportare.
-si...più
che altro con due ragazze, una chitarrista e una cantante, lo
facciamo per divertirci e basta, mi piace suonare liberamente...-
-eh
la bassista scusa?- mi chiese Georg
-no,
non abbiamo la bassista, come ho detto ci piace suonare per
divertirci...noi siamo amiche da sempre quindi abbiamo sempre fatto
da noi...poi se una bassista vuole suonare che ben venga, non abbiamo
problemi!- incominciavo a sciogliermi mentre parlavo e questo andava
a mio favare, cosi riuscivo anche a gestire meglio la situazione.
Forse non erano cosi male come diceva, bé tranne Tom. Quello
rimaneva un caso a parte.
-ma
la bassista è importante! Specialmente per te...il bassista e
il batterista devono andare d'accordo- continuò questo
puntualizzando.
Lo
guardai come per dirgli: ma per chi mi hai preso per una bambina?
-credi
che non lo sappia? Suono da quasi 3 anni ormai, e so cosa è
importante e cosa no. E io suono anche con un bassista, mio
padre..contento ora?- Bill era sempre più stupito dal mio
comportamento.
-Ah!
Tuo padre è un bassista?-
-si!
A tutti gli effetti- ero fiera del mio papino. Era il mio idolo.
Tutti
rimasero in silenzio, ed io ero contenta perché li avevo
zittiti. Però adesso mi saliva la curiosità, volevo
saperne di più, se proprio devo fare la cavolata la faccio
bene.
-e
voi invece? I vostri ruoli?- chiesi rivolta a tutti.
-io
sono il cantante, leader della band- disse Bill per primo. Poi venne
seguito da suo fratello, il montato. -io sono il chitarrista-
-io
invece sono il bassista- quando Georg me lo disse sorrise. Quindi ne
rimaneva solo uno. Il biondo, era lui il batterista.
-eh
quindi tu sei il batterista- nel dirlo gli feci un sorriso, che non
capì perché ma usci automatico.
-si...-
Ok adesso ne ero convinta. Si trattava di timidezza. Il primo tedesco
dolce che vedo, forse il primo e credo anche l'ultimo. Note dell'autrice: 6Vampire6Girl6: eheh non ti preoccupare.....tra poco cambierà totalmente punto di vista U.U....muaha... Layla the punkpincess: grazie per il commento...^^ Tiky:grazie**! tu ti prego vai avanti con la tua...*_* la amooo**!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** Capitolo 6 ***
Capitolo 6
Bill
continuava a guardarmi e questo mi dava fastidio. Eppure non mi
sembrava come suo fratello, dall'aspetto e dal modo di fare lui
sembrava quello dolce, il contrario di Tom. Senza farmi troppo notare
cercai di guardare al tavolo dove mangiava mia nonna, al contrario di
me lei rideva e scherzava. Quando alzò lo sguardo e incrociò
il mio la fulminai nuovamente lei di tutta risposta mi sorrise
rincominciando a parlare con Simon.
-per
quanto starai qui?- mi chiese Georg riportando la mia concentrazione
ai 4 tedeschi.
-2
mesi...- due mesi in cui sarei stata barricata in casa piuttosto che
vedervi.
-allora
ci rivedremo di sicuro- rispose Tom sorridendo.
-se
lei vuole- lo contraddisse il fratello che forse aveva capito
qual'era il mio pensiero.
-ma
si...tanto prima o poi si innamorerà anche lei di noi...anzi
di me-
Stupido
montato questo lo dici tu! Saresti veramente l'ultima persona di cui
mi andrei ad innamorare.
-questo
lo dici tu! Per tua informazione a me non piacciono i tipi montati
che si credono chissà chi!- dicendo quella frase feci ridere
il gemello e Gustav che silenziosamente continuava a mangiare la sua
pizza senza neanche dire una parola. A cosa starà pensando?
Forse aveva un odio per le italiane come io l'avevo per le tedesche.
Si
comportava troppo in modo strano.
-Gustav
mi sa che neanche questa volta fai conquiste- disse Tom lanciando una
frecciatina al biondo che non rispose limitandosi solo a fulminarlo
per un secondo con lo sguardo. Anche se fosse stato cosi che motivo
aveva di dirglielo, si divertiva cosi tanto a prenderlo in giro?
Magari essendo quello più tranquillo era anche quello più
preso di mira. Una cosa che odiavo dei ragazzi era che prendevano in
giro quelli meno forti di loro. Anche se era un tedesco non ne aveva
il diritto.
-eh
si Gustav, quando Tom punta ad una ragazza lo sai che in 3 massimo 4
giorni l'ha già avuta-
Incominciavo
ad arrabbiarmi anche io! Cos'ero un oggetto che mi devi comprare?!
Sul
viso del batterista si formo uno sguardo triste, dispiaciuto, come se
le parole dell'amico gli facessero più male di quello che
sembrava. Un po' mi dispiaceva in fondo non sembrava un cattivo
ragazzo, anzi era uno di quelli preso sempre di mira.
-se
permettete decido io se e con chi andare!-
con
il mio tono secco interrompetti la conversazione tra Georg e Tom che
stavano quasi arrivano a decidere chi dei due mi prendeva.
Scordatevelo entrambi!
-tu
non mi conosci! E poi mi piacciono le guerre- voleva provocarmi, lo
sapevo. Ma da me non avrebbe avuto niente.
-è
una guerra persa Tom e vinco io!- feci rimanere di stucco Bill e
Gustav che non dissero una parola per tutta la nostra conversazione.
Invece Georg se la rideva con l'amico che continuava a leccarsi quel
dannato pircing sul labbro. Se sperava di portarmi a letto si
sbagliava di grosso.
-ma
davvero? E sentiamo se io non ti piaccio chi ti interessa di noi? Mio
fratello? Georg?-
Perché
non aveva nominato Gustav, che si era accorta di questa sua non
dimenticanza. Ci era rimasto male, si vedeva e questo mi faceva
capire che in fondo era buono e non come tutti gli altri. Quel
ragazzo mi dava l'idea del tenerone, il classico ragazzo che da
sempre tanto ma non riceve mai, quello che sta sempre zitto
lasciandosi scivolare tutto addosso tutto quello che gli veniva
detto. Ma perché? Perché non reagiva? Timidezza?
Inferiorità? Ma inferiore a cosa? Se erano una band erano
tutti amici e il ruolo era uguale per tutti, inteso come grandezza.
Forse il cantante aveva un briciolo di potere in più ma basta!
Il resto doveva essere uguale. Quel ragazzo mi faceva tanta tenerezza
e non aveva fatto niente di male, era solo colpa di quel pirla di
Tom. Dovevo saperne di più, e questo potevo saperlo solo da
Tom, ma dovevamo stare da soli, come facevo? Avrebbe pensato subito
male. Georg era uguale a lui, solo Bill sembrava diverso, ma non
volevo essere precipitosa nelle conclusioni.
Ero
in 3° superiore e avevo appena dato l'esame di psicologia, e
questo ragazzo era la prova dei miei studi. Se non fosse cambiato di
atteggiamento e non avessi fatto qualcosa sarebbe rimasta in sospeso
li la faccenda e i ragazzi avrebbero continuato a prendersi gioco di
lui. Assomigliava tanto a Michele quel ragazzo, lo stesso sguardo, da
bambino innocente. Smisi per un attimo di pensare tornando alla
domanda precedente di Tom.
-nessuno
di questi, mi sta simpatico Gustav- in una frazione di secondo dopo
tutti gli occhi furono sul batterista che era diventato pallido.
Georg si mise a ridere.
-veramente?
Ma se non ha mai parlato-
-meglio
non parlare che continuare a sparare cavolate per ore...- con quella
mia affermazione lo zittì e il batterista che ancora una volta
non aveva detto niente mi sorrise come per ringraziarmi.
-e
come mai ti è simpatico?- mi sorpresi nel sentire Bill
parlare, la sua voce era sottile e calda si sentiva che la teneva
bene, non come Tom che sapeva fare solo la voce da pervertito.
-non
lo so, mi ispira simpatia e poi già che è un batterista
è simpatico a priori-
L'odio
che provavo verso i tedeschi non era cambiato ce l'avevo ancora con
tutti loro, ma quel ragazzo non meritava tutto questo e io un cuore
ce l'ho. Tom non parlava era sconvolto o forse non riusciva a
crederci. Certo che potresti anche spiaccicare una parola, non mordo.
Dall'altro tavolo sentì mia nonna chiamare me e Bill. Entrambi
ci alzammo andando da loro senza dire niente o guardarci.
Appena
arrivai di fianco a lei mi strinse con un braccio portandomi ancora
più vicina.
-allora
come va con i ragazzi?- non volevo farla rimanere male, in fondo lei
lo faceva per me, non poteva sapere.
-bene!
Sono tutti molto simpatici- in quel momento Bill mi guardò
facendomi capire che sapeva che avevo mentito.
-sono
contenta che ti stiano simpatici i miei figli- mi disse la madre
sorridendo. Io ricambiai il sorriso facendo finta di niente.
-invece
Bill tu che mi dici?- continuò questa mettendo una mano sulla
schiena del moro.
-è
simpatica! Ha carattere- gli sorrisi ringraziandolo, avevo capito
anche a cosa si riferiva.
-come
mai ci avete chiamato?- dovevo assolutamente cambiare discorso.
-ah
si giusto!- incominciò Simon che imitò mia nonna
stringendo il figlio -Bill stasera io e la signora dobbiamo andare
via, vi dispiace se Giorgia viene da voi per una sera-
A
quel punto mi sentì svenire. Ok un pomeriggio ci stava anche,
una sera no! Assolutamente no.
-per
me non c'è nessun problema e credo neanche gli altri- si
riferiva sicuramente a Tom e Georg.
-ma
io sto anche a casa da sola, per una sera non mi rapiscono- almeno
credevo, continuavo a sperare che a Tom non gli venisse qualche
schizzo strano portandomi direttamente lui in casa.
-no
Giorgia non mi piace che stai a casa da sola, poi i figli di Simon
sono educati, gentili e con loro ti troverai sicuramente bene, hanno
anche la tua età più o meno-
Educati?
Gentili? Ma di chi parlava? Tom? Ok non lo conosceva bene.
Va
bene, per una sera avrei fatto un eccezione.
-ok
va bene...- Bill mi guardò sgranando gli occhi e io abbassai
lo sguardo non incrociando il suo.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 7 *** Capitolo 7 ***
Capitolo 7
Appena
lo rialzai vidi dietro Bill la figura di Michele che mi guardava, non
aveva un espressione il suo viso era vuoto. Vuoto. A quel punto corsi
via in casa cercando di calmarmi un pochino. Perché? Perché
mi succedeva tutto questo?
Andai
in cucina verso il rubinetto dell'acqua, lo aprì e unendo le
mie mani raccolsi un po' di acqua fredda per poi buttarmela sul viso.
Tesi
le braccia ai bordi del lavandino cercando di controllare il respiro
e rallentare il battito cardiaco che pulsava al di sopra del normale.
Il
silenzio che regnava nella cucina venne rotto da qualcuno che aveva
fatto cadere qualcosa. Mi voltai di scatto per vedere chi fosse.
Gustav. Che cosa voleva? Magari mi aveva visto correre qui e mi ha
seguita.
-ehm
scusa....ecco...volevo chiederti se potevo usare il bagno-
non
poteva immaginare la situazione altrimenti non sarebbe venuto. Gli
voltai le spalle fissando il lavandino ancora bagnato -fai quello che
vuoi- risposi acida. Non vidi come reagì ne cosa fece, in quel
momento non mi importava.
Nella
mia mente era ancora ben presente la figura di Michele che avevo
visto prima. Sembrava cosi reale. Fino a quel momento non mi era mai
successa una cosa del genere l'avevo sempre sognato, certe volte
sentivo la sua voce, ma non l'avevo mai visto. Corsi su nella
mia camera sedendomi sul letto e dimenticando che in bagno c'era
Gustav.
Presi
la valigia dall'armadio estraendone le bacchette, per me avevano un
significato speciale. Chiusi gli occhi incominciando a ricordare quel
giorno, al mio 10° compleanno.
Era
un giorno di sole, i bambini correvano per le strade spensierati e
felici e io, come sempre, aspettavo Michele seduta su quell'altalena
che ormai mi accoglieva da due anni.
Agli
occhi di tutti quel giorno poteva essere uguale a tutti gli altri, ma
per me non lo era. Era il mio compleanno. 10 anni per me erano una
tappa importante, anche se da bambina il tuo pensiero principale è
diventare grande.
Appena
sentì che qualcuno urlava il mio nome da lontano alzai lo
sguardo e vidi Michele che dall'altra parte della strada mi salutava.
Si guardò un attimo in giro per controllare che non passassero
macchine, dopo di che attraversò venendomi incontro.
Nel
frattempo io ero scesa dall'altalena pronta al accoglierlo a braccia
aperte.
-buon
compleanno!- urlò saltando a destra e a sinistra.
-grazie
Michele!- in quel momento per me i suoi auguri erano i più
speciali, per me era come un fratello.
Appena
abbassai lo sguardo notai che aveva una borsa di plastica in mano.
-che
cos'è?- gli chiesi curiosa come sempre.
-è
il tuo regalo- non dimenticai mai il tono con cui disse quella frase,
sembrava più contento di me.
-veramente?-
Lui
annui con la testa e mi porse il sacchetto bianco. Ne guardai subito
il contenuto, due bacchette per suonare la batteria.
Ero
sempre stata affascinata dai batteristi e dalla batteria, fin da
quando ero piccola seguivo il tempo delle canzoni che metteva su mio
padre. Lo abbracciai forte.
-grazie
Michele!!!-
-niente-
Le
guardai un'altra volta assicurandomi che fossero vere, mi sembrava un
sogno, le mie prime bacchette. Erano semplici quanto belle, colore
del legno e levigate alla massima perfezione.
-diventerai
una grande batterista, suonerai per il mondo-
-si
e tu verrai con me-
-ma
io non so suonare- diventò triste
-imparerai,
anche io devo ancora imparare e ti prometto che al nostro primo
concerto userò queste bacchette- lo abbracciai un altra volta
e da quel momento diventai una cosa sola con le mie bacchette. Le
tenevo con la massima perfezione non volevo si rovinassero. Le avrei
usate solo al mio primo concerto.
Ovviamente
non potetti più suonare con Michele a causa di
quell'incidente, e le bacchette che mi regalò rimasero li
aspettando di essere usate.
A
distanza di 6 anni non le avevo ancora usate, non avendo fatto ne
concerti ne niente. Le tenevo sempre con la massima cura essendo
anche il regalo più bello che mi fu fatto in tutta la mia
vita. Le misi sul letto e cercando di sorridere tornai da mia nonna.
-scusate,
non mi sono sentita molto bene- cercai di scusarmi.
-mi
dispiace cara! Adesso stai meglio?- Simon in fondo era gentile con me
nonostante io non l'abbia trattata molto bene la prima volta
ignorandola.
-si
si. Sto meglio grazie- sorrisi guardando entrambe.
-se
non stai bene stasera rimango con te, cosi magari sei anche più
tranquilla-
-no
vai tranquilla nonna, io vado a stare con loro. È stata solo
un po' di nausea, adesso sto bene- cercai di essere convincente.
Adesso che mia nonna aveva trovato una cara amica che le tenesse
compagnia non volevo che perdesse neanche un secondo.
-sicura?
Sei un po' pallida- con la mano mi sfiorò il viso che era
freddo. Gli presi la mano avvolgendola tra le mie cosi da
rassicurarla.
-tranquilla
sto bene- sorrisi andandomene. Non avrei retto ancora per molto. Mi
diressi verso il tavolo dei 4 tedeschi sedendomi alla mia postazione
vicino a Tom. Appena mi vide tornare sorrise.
-e
quindi stasera starai con noi? Bene....sarà molto
interessante-
Pervertito!
Non ci pensare neanche.
-no
Tom non hai capito, se dormo sto sul divano-
-si
certo! Dicono tutte cosi-
Stavo
per mandarlo a quel paese ma venni salvata dal cellulare che dalla
mia tasca destra incominciò a vibrare, era Marika.
-pronto?-
-ciao
amore! Dove sei?-
-sono
fuori in giardino, ho appena finito di mangiare perché?-
-volevo
farti conoscere una mia amica è anche lei italiana ed è
arrivata oggi-
-Ok
va bene, dove sei?-
-fuori
dal tuo cancello-
Mi
girai guardando fuori dal cancello e la vidi li di spalle con vicino
un'altra ragazza.
-ok
arrivo subito- chiusi il cellulare riponendolo nella tasca. Mi alzai
dal tavolo senza dire niente -dove vai?- mi chiese Bill
-c'è
fuori una mia amica, ci vediamo stasera-
Tom
incominciò a ridere -si si a stasera-
scemo!
Quasi correndo mi allontanai da loro arrivando al cancello.
Note dell'autrice: Tiky: ihih tu sei il contrario di Giorgia! baci^^
Layla the punkprincess: bé....in questo caso sopravvivere è una parola molto grossa viste le circostanze!ciaoo^^! Barbie_im_schwarz: amore....vita mia....dato che tu hai già letto tutto quello che ho scritto....NON DEVI DIRE UNA PAROLA!!!!altrimenti non ti mando più i capitoli e aspetti che li posto U.U!ti amu!!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 8 *** Capitolo 8 ***
Capitolo 8
Marika
mi corse subito in contro abbracciandomi, erano passate solo poche
ore ma già mi mancava. Al suo fianco c'era una ragazza quasi
alta come lei, bionda e con gli occhi truccati di nero.
Marika
la mise davanti a me cosi che potesse presentarci.
-Giorgia
lei è Ylenia, yle lei è Giorgia!-
Gli
porsi la mano -piacere-
Questa
contraccambiò stringendo la mano e sorridendomi, era molto
tenera e cosa più importante era italiana!
Camminammo
per le vie di Magdeburgo parlando del più e del mano
scambiando anche qualche commento sulla musica. Ylenia mi confessò
di avere una passione per i Tokio hotel, in particolare per il
cantate e Marika uguale però impazziva per Tom.
-da
quando in qua ti piace Tom?- ero sconvolta, come si fa ad innamorarsi
in un montato come lui? Si ok era carino...ma niente di più.
-da
2 anni ormai-
Era
tutto l'opposto della mia situazione, lei avrebbe dato l'anima per
rimanere una sera con lui, io invece l'avrei data per andarmene.
Dai
un giorno glieli avrei avrei fatti conoscere, anzi al più
presto, magari cosi riesco anche a togliermi Tom dai piedi.
Dopo
aver mangiato un mega gelato in incamminammo di nuovo verso casa mia.
-Giorgia
ma quella non è tua nonna?-
Marika
indicò la signora dietro di me che stava mettendo una valigia
in macchina era lei, ma perché una valigia? Mi sembrava un po'
eccessivo per una sera.
Corsi
subito verso di lei.
-nonna
vai già via?-
-sono
le 7 Giorgia e i ragazzi ti stanno aspettando dentro-
Il
tempo era volato non mi ero neanche accorta che il sole stava
tramontando.
-ma
perché una valigia?- avevo paura della risposta.
-perché
io e Simon stiamo via per una settimana. I suoi figli gli hanno
regalato una settimana in un centro benessere per lei e una sua
amica, allora lei gentilmente mi ha chiesto se volevo andare con lei-
Stavo
decisamente male. -e scusa io sto a casa da sola?- speravo in un si,
ma in cuor mio sapevo che non era cosi.
-i
figli di Simon e i suoi amici hanno detto che non hanno problemi,
anzi erano molto contenti-
Figurati
non erano molto contenti, immagino anche a chi si riferiva.
-allora
goditi la vacanza nonna e rilassati- l'abbracciai tornando dalle mie
amiche per salutarle. Dissi loro che dovevo rientrare ma che ci
saremmo riviste domani, almeno cosi credevo.
Diedi
due baci sulle guance ad entrambe per poi voltarmi e tornare in casa.
Vidi
che in giardino avevano già messo tutto a posto. Quando
arrivai davanti alla porta di casa bussai aspettando che qualcuno mi
aprisse. Vari secondi dopo sentì la serratura sbloccarsi e la
porta aprirsi. Ovviamente era Tom, aveva tutte le treccine sciolte
con solo una fascia in testa ed era a petto nudo. Per un attimo
rimasi cosi, va bene che era tedesco ma aveva un bel fisico.
-ben
tornata- mi salutò sorridendomi.
-grazie...-
-vuoi
entrare o rimani fuori?-
Senza
neanche rispondere mi avvicinai a lui e spostandolo un po', visto che
lui non si muoveva un centimetro, entrai in casa. Ogni volta che la
vedevo rimanevo abbagliata era bellissima.
In
cucina vidi Bill che si stava lavando le mani, sul divano bianco in
sala c'era Georg che giocava alla playstation e Tom invece si
tamponava le treccine con un asciugamano. Evidentemente aveva appena
finito di farsi la doccia.
-ciao
Giorgia!- mi salutò per primo Bill seguito da Georg. Il rasta
venne vicino a me sorridendomi. Ricambiai, in fondo non mi stava
antipatico anzi sembrava gentile. Guardandomi in giro notai che
mancava un ragazzo. Gustav.
-dov'è
Gustav?- non sapevo neanche il perché di quella domanda, forse
sempre la curiosità che era più grande di me.
-è
andato a comprare da bere- mi rispose sorridendo.
-da
bere cosa?- avevano intenzione di farmi andare fuori di testa?
-vodka
quelle solite, Tom ha detto che vuole fare un gioco-
-che
tipo di gioco?- sapendo che si parlava di Tom incominciavo a
preoccuparmi seriamente, anche perché dovevo rimanere li con
lui.
-il
gioco della bottiglia-
Sapevo
a cosa voleva arrivare Tom facendo quel gioco, ma con me non avrebbe
funzionato. Dovevo assolutamente trovare una soluzione. Dopo poco
Bill ed io incominciammo a parlare con sotto fondo le grida di Tom e
Georg che giocavano alla play.
Bill
continuava a raccontarmi vari episodi che erano successi in tutta la
sua carriera, alcuni di questi molto divertenti. Io invece gli
raccontavo della mia scuola e delle mie amiche.
Senza
che neanche ce ne accorgemmo erano passate due ore e Gustav era
tornato con le bottiglie. 5 bottiglie di vodka. Qualcuno mi salvi. Io
l'alcool lo reggevo bene, ma se si trattava di un coktail e non di
bicchieri e bicchieri di vodka. Ok forse quella sera Tom sarebbe
riuscito nel suo intento.
Ragazze nel prossimo ci sarà un colpo di scena!!!!!! mi raccomando recensite!!baci!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 9 *** Capitolo 9 ***
Capitolo 9
Salutai
Gustav molto gentilmente questo non disse una parola si limitò
solo a sorridermi, forse si era offeso perché gli avevo
risposto male oggi.
Ci
mettemmo intorno al tavolino in sala seduti per terra. Bill dalla
cucina prese una bottiglia di birra e la mise al centro. A quel
punto, non so perché e da dove sia venuto, mi venne un lampo
di genio.
-ragazzi
vi va se giochiamo a modo mio?-
forse
riuscivo a cavarmela solo con la sbronza e senza essere portata a
letto.
-e
cioè?- chiese Georg
-praticamente
il gioco è sempre lo stesso, ma se uno non vuole fare tipo
l'obbligo- mi girai verso Tom, questo abbassò lo sguardo
sorridendomi -può bere-
I
4 ragazzi si scambiarono un occhiata veloce e poi mi guardarono.
-ci
sto!- risposero Bill,Gustav e Georg in coro solo Tom sorrise
maliziosamente avendo capito le mie intenzioni.
“non
mi avrai mai” pensai abbozzando un sorriso sghembo.
-però
se tu metti dentro una tua regola che non è nel gioco, anche
noi ne mettiamo una nostra- Tom mi stava sfidando. Lo guardai
malissimo fulminandolo con lo sguardo. Bill, Georg e Gustav lo
guardarono con aria interrogativa, come se non sapessero di cosa
stesse parlando.
-sarebbe?-
-bé
noi facciamo solo verità e......- si bloccò per un
minuto guardandomi negli occhi -.....obbligo- lo scandì bene.
In quel momento un brivido mi percorse la schiena.
-come
vuoi- risposi secca prendendo la bottiglia di birra in mano. Sorrise
compiaciuto, non gliela avrei data vita lo stesso.
-inizio
io- misi la bottiglia al centro del tavolo incominciando a farla
girare. L'estremità di essa indicò Bill.
-cosa
decidi Bill? Obbligo o verità?- gli chiesi ridendo.
-verità!-
Feci
girare nuovamente la bottiglia per vedere chi doveva fargli la
domanda. Gustav.
Guardammo
il biondo aspettando il quesito. -la Francese del mese scorso te la
sei portato a letto o solo fatta?-
Mi
girai verso Bill attendendo la risposta -solo fatta-
Era
il turno di Georg girare la bottiglia e questa volta non me la cavai
come la prima, toccava a me. Tom incominciò a sogghignare. La
prassi era sempre la stessa, ma questa volta toccava a me decidere.
-verità....-
sussurrai guardando Georg
fece
girare nuovamente la bottiglia. Quei secondi erano infiniti se fosse
uscito Tom avrei finito di vivere. Appena la bottiglia indicò
lui mi sentì morire. Porca P******
-ma
bene.....- era compiaciuto si vedeva e sentiva dal tono di voce.
-dai
sbrigati Tom!-
-vediamo.....l'hai
mai fatto prima?-
Che
cazzo di domanda era? Quel ragazzo mi avrebbe fatto sicuramente
sclerare questa settimana.
-no...-
abbassai lo sguardo
-come
mai?- questo gioco lo divertiva più di qualsiasi altra cosa,
anzi forse non proprio più di tutto.
-è
solo una la domanda!- mi stavo veramente incazzando.
Incominciò
a ridacchiare. -in effetti sei ancora una bambina....- nel dirlo
sottolineò bambina. Una cosa che odiavo era che mi si dicessero
che ero piccola. Mi faceva andare in bestia!
-eh
quindi sarei una bambina è?- ok ero allo stremo.
-si
esatto...- voleva provocarmi dicendo cosi. Ma lui pensava che andassi
da lui, non gliela avrei data vinta.
-ok
va bene!- mi alzai dal divanetto bianco e andai verso la cucina.
Accesi la luce cercando nel frigorifero una bottiglia di Vodka che
aveva messo Gustav per lasciarla fresca. Ne presi una alla fragola e
stappandola ne bevvi almeno 5 sorsi tutti di fila.
Tutti mi
guardavano a bocca aperta. Richiusi la bottiglia appoggiandola sul
tavolo. Tornai in sala a passo speditom presi Georg per un braccio e
lo trascinai via con me. L'alcool stava già dando i suoi
frutti, stavo partendo.
Questo mi avrebbe aiutato a combattere contro
Tom, ma anche a fare il doppio delle cazzate. Con violenza sbattei il
ragazzo contro il muro incominciando a baciarlo. Ovviamente lui non
ebbe niente in contrario, anzi mi mise le mani sulla schiena
scendendo sempre di più.
Anche io feci lo stesso e seguendo il
contorno dei suoi fianchi arrivai anche davanti sfiorandogli la parte
davanti. Lo sentì irrigidirsi ma questo non gli bastò a
staccarsi per chiedermi che cosa stessi facendo.
E non l'avrebbe
sicuramente fatto, sarei potuta andare avanti per ore, a lui sarebbe
andato bene. Approfondì il bacio incominciando a giocare anche
con la lingua, si stava divertendo e anche parecchio. Con le mani
risalì sfiorandomi tutto il corpo arrivando fino al mio viso.
Mise le mani nei mie capelli biondi, sciogliendo la coda che avevo
fatto.
Sentivo lo sguardo dei presenti puntato su di me e l'invidia
di Tom che avrebbe voluto essere sicuramente al posto di Georg. Ok
avevo ottenuto quello che volevo. Mi staccai da lui guardandolo con
aria innocente.
-grazie,
spero che non ti abbia infastidito- feci la voce tremendamente sexi.
Lui mi sorrise stampandomi un altro bacio.
-per
niente, anzi quando vuoi-
Gli
sorrisi maliziosamente tornando dai ragazzi, sentì dietro di
me Georg sospirare. Tom mi guardava in cagnesco, andai verso di lui
avvicinando la mia bocca al suo orecchio
-non
chiamarmi mai più bambina-
Gli
sussurrai facendogli capire le mie intenzioni. Mi sedetti nuovamente
continuando il gioco. Quando ero andata in cucina l'avevo fatto con
uno scopo ben preciso, dovevo andare un po' fuori di testa ma non
tanto da essere ubriaca.
La
sera procedette discretamente, mi toccò ballare “womanizer”,
baciare Bill a stampo e sedermi in braccio a Gustav per 20 minuti.
Ovviamente le prime volte non avevo accettato e per questo mi avevano
fatto ingurgitare una bottiglia intera di vodka.
A
quel punto ero ubriaca. Cercavo il più possibile di ragionare,
ma una bottiglia intera era veramente tanto.
Verso
le 5.00 tutti andarono a dormire nelle proprie stanze, io invece
rimasi sul divano.
Qualsiasi
cosa sarebbe andata bene. Verso le 6 mi svegliai improvvisamente
sentendo una nausea infinita. Ecco, gli effetti secondari
dell'alcool.
Corsi
velocemente al piano di sopra cercando disperatamente un bagno,
appena lo trovai mi ci chiusi dentro per una buona ventina di minuti.
Appena usci mi girava la testa in un modo assurdo e vedevo tutto
sfuocato. Tornai giù da basso distendendomi su quel divanetto
che sembrava comodissimo ma in fondo non lo era. Mi addormentai poco
dopo ma non fu per tanto tempo perché sentì qualcuno
sussurrare il mio nome svegliandomi.
Aprì
gli occhi lentamente, non vidi chi era perché era buio e in
più avevo ancora la vodka che circolava. Mi prese in braccio a
mo di sposa incominciando a camminare.
-che
fai?- la mia voce si sentiva poco, riuscivo malapena a stare sveglia,
ma dovevo resistere nonostante il petto del ragazzo era molto caldo e
morbido.
-non
ti preoccupare- sussurrò lentamente. Non capivo niente, ne
dove fossi o dove mi stesse portando. Senti lo scricchiolio di una
porta aprirsi e subito dopo un materasso morbido che mi sembrava mi
cullasse. Sorrisi, era sicuramente meglio del divano. Il ragazzo
misterioso mi diede un bacio sulla fronte sussurrandomi qualcosa
all'orecchio.
-dormi.
Qui nessuno ti disturberà e io ti proteggerò-
non
riuscivo a capire di chi fosse la voce, non l'avevo mai sentita,
almeno cosi mi sembrava.
Senti
i suoi passi allontanarsi da me. -grazie- cercai di dirlo il più
forte possibile, ma la stanchezza me lo impedì
Note dell'autrice:
Grazie a tutti quelli che hanno recensito! spero che questo capitolo vi sia piaciuto! ps: recensite in tanti altrimenti non posto più U.U! baci a tutti. ciaooo^^!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 10 *** Capitolo 10 ***
Capitolo 10
Appena
chiusi gli occhi mi addormentai subito lasciando che la stanchezza si
impadronì di me completamente.
Come
sempre incominciai a vagare nel buio più assoluto. Tipico di
quando inizio a sognare qualcosa. Incominciai a guardarmi in giro per
capire dove mi trovassi, ma non vedevo niente.
Mi
sedetti per terra non sapendo neanche descrivere la superficie che
toccai.
Da
dietro senti un forte vento venirmi addosso, d'istinto mi girai e
vidi un ragazzo. Era alto, magro, con gli occhi marroni e capelli
castani.
Nello
stesso momento in cui l'avevo visto il vento era cessato
permettendomi di alzarmi. Mi avvicinai ad esso per capire chi fosse.
Questo
mi sorrise intuendo la mia confusione.
-chi
sei?-
Non
so perché però mi sembrava di conoscerlo.
-come?
Mi hai già dimenticato?-
-a
sapere chi fossi potrei anche dirtelo....-
-vediamo
se cosi ti ricordi di me-
dalla
tasca posteriore dei pantaloni estrasse un paio di bacchette. Le
riconobbi subito. Erano le mie. Però non erano un paio delle
tante, erano le mie prime bacchette, quelle che mi aveva regalato
Michele. Ma allora lui era....
Una
lacrima mi scese dal viso -Michele...- sussurrai singhiozzando.
Questo
annui con la testa sorridendomi. A quel punto corsi verso di lui
abbracciandolo. Ero scoppiata letteralmente in lacrime, non mi
importava se fosse un sogno, non lo vedevo da tanto.
-ehi
perché piangi?- mi chiese prendendomi il viso tra le mani.
-come
perché piango? Michele sono 6 anni che cerco di sognarti, solo
per vederti, sentirti ma mai niente! Dimmi come faccio a non
piangere!-
urlavo
contro di lui che in fondo non aveva nessuna colpa.
Lui
mi sorrise appoggiando delicatamente una mano sul viso per poi
intrecciare le sue dita tra i miei lunghi capelli biondi.
-sei
diventata cosi bella....mi dispiace tantissimo per tutto quello che è
successo- abbassò lo sguardo rattristandosi.
-ehi!
Non è colpa tua di quello che è successo...non fartene
una colpa-
cercai
di consolarlo più che potevo.
Improvvisamente
alzò il viso guardandomi serio.
-Giorgia
ti prego smettila di odiare i Tedeschi-
-non
posso...- sussurrai con la voce bassa.
-non
tutti sono uguali, cercai di capire, non è colpa di quei 4
ragazzi se io sono morto. È sbagliato odiarli per una causa
che non hanno commesso-
-ma
hai visto il chitarrista?? tom!-
-perché
tu vuoi dire che in Italia non ce ne sono come lui?-
-non
dico questo....dico solo che per adesso mi è difficile fidarmi
di chiunque, non solo loro-
-ricordati
che anche tu sei tedesca-
con
quella frase mi lasciò spiazzata, era vero ma poco mi
importava.
-pensaci
ti prego....- mi disse alzandomi il viso e avvicinandolo al suo.
Mi
sfiorò delicatamente le labbra per poi appoggiarle
completamente iniziando a baciarmi. Appena si staccò mi guardò
sorridendomi per poi scomparire del tutto.
-aspetta
ti prego!- cercai di richiamarlo ma niente ormai se n'era andato, di
nuovo.
Mi
svegliai di soprassalto mettendomi seduta sul letto. Ma fui costretta
a distendermi nuovamente a causa dei giramenti di testa.
Appena
mi guardai intorno vidi che non mi trovavo in sala ma in camera da
letto. Incominciai a spaventarmi pensando che la sera prima avevo
bevuto troppo ed arrivando a fare cose che non volevo fare, ma appena
vidi che ero vestita mi tranquillizzai. Con calma e tranquillità
mi alzai dal letto scendendo giù in cucina per vedere di
prendere qualcosa per il mal di testa.
Appena
arrivai vidi che c'erano anche Bill, Tom e Gustav.
Ripensai
a quello che mi aveva detto Michele e al fatto di essere più
gentile nei loro confronti, in fondo non era colpa loro.
-ciao
ragazzi- li salutai con la voce assonnata
-ehi
buon giorno bella addormentata- mi salutò Bill e poi Gustav.
Tom
non mi rispose, evidentemente era ancora offeso.
Gli
strappai un bacio fugace sulla guancia per poi andare diretta verso
il frigorifero.
-ciao
Giorgia- mi salutò subito dopo allegro.
Bill
aveva su solo i boxer invece Tom solo dei pantaloni larghi, Gustav
era l'unico normale con un paio di jeans e una maglietta nera.
Incominciai a mangiare qualcosa anche se erano le 15.30, però
la fam si faceva sentire. Poco dopo scese anche Georg che mi stampò
un bacio sulle labbra. Lo guardai male. Se pensava che con il gesto
di ieri volevo dirgli qualcosa si sbagliava. Non dissi niente
comunque.
Poco
dopo mi squillò il cellulare. Lo presi dalla tasca
rispondendo, era Marika.
-ohi
ciao!- gli dissi io
-ehi
ciao! Come mai prima non hai risposto?-
-stavo
dormendo-
-ah
ok! Comunque ci vediamo questo pomeriggio?-
guardando
tom improvvisamente mi venne un lampo di genio.
-asp
un secondo tesoro-
Allontanai
un attimo il cellulare dall'orecchio e parlai a bassa voce
rivolgendomi ai gemelli.
-ehi
ragazzi vi dispiace se faccio venire qua due ragazze? Più che
altro per voi...sapete..vi adorano-
-ma
certo! Che problema c'è!- mi rispose Tom tutto contento.
Gli
sorrisi ringraziandoli.
-amore
ci sei?- ripresi il cellulare
-si
si-
-Ok
allora che ne dici di venire qua?
Tirò
un urlo talmente forte che mi spacco un timpano, anche Gustav e Georg
lo sentirono e per questo si misero a ridere.
-certo!!!
grazie!!!- continuava ad urlare.
-e
porta anche ylenia! A Bill dispiacerebbe rimanere da solo!- le dissi
infine prima di riattaccare.
Mi
misi una mano sull'orecchio che continuava a rimbombare a causa delle
urla. Già avevo mal di testa, adesso era peggio.
Mi
immaginavo la faccia di Marika a vedere Tom...sarebbe morta, però
non la volevo avere sulla coscienza era meglio prendere
provvedimenti. Mi alzai dalla sedia e andai ai piedi della scala che
portava su nelle camere.
-ragazzi
vedete di mettermi addosso qualcosa altrimenti queste ci lasciano
qui!-
dopo
quell'urlo mi senti mancare le forze, l'alcool ancora mi dava
problemi. Incominciò a girarmi forte la testa, tanto da
incominciare a barcollare.
Da
dietro sentì qualcuno mettermi le mani sulle spalle per
tenermi su. Note dell'autrice: Swampy1996: Ciao! io tutto bene tu? sn contenta che ti piaccia la mia ff...continua a seguirla che se ti piace adesso dopo ti farà impazzire (almeno spero T.T) baci^^! BigAngel_Dark: U.U grazie per aver commentato! ** Tiky e Stellina14: eccovi il capitolo! ciaooo^^! 6Vampire6Girl6: nn potrei mai lasciarvi a bocca asciutta, volevo sl sapere cosa ne pensavate di questo capitolo U.U! ihih si in effetti Georg nn perde mai occasione per divertirsi (chiamalo scemoXD)..ciaooo^^ _Kyra_: ihih sono contenta che ti piaccia tesho!!! comunque tu hai la tua idea XD ma non dirla!!! baci tesò!
Grazie anche a tutte le altre ragazze che hanno letto e che hanno aggiunto la ff nei preferiti! continuate a recensire Baci!!^^
|
Ritorna all'indice
Capitolo 11 *** capitolo 11 ***
Capitolo 11
Da
dietro sentì qualcuno mettermi le mani sulle spalle per
tenermi su.
Era
Gustav.
-ehi
tutto bene?- mi chiese vedendo che stavo per cadere.
-si
si mi gira solo un po' la testa-
-sei
pallida...-
gli
sorrisi voltandomi. -tranquillo, non è niente- che tenero. Si
preoccupava. -ehi Gustav giù le mani dalla mia ragazza-
intervenne Georg venendo da me. Entrambi lo guardammo male
-la
tua cosa scusa?- ero sconcertata, credeva veramente che l'avevo
baciato per mettermi con lui.
Ok
Giorgia calma, ricordati cos'ha detto Michele.
-come
hai dormito stanotte?- cambiò improvvisamente argomento.
Perché quella domanda? O mio Dio! Vuoi dire che è stato
lui a portarmi in camera, e che mi abbia detto lui quelle cose?
Oddio. Era impossibile.
Ma
era ovvio! Allora il perché di quella domanda? Magari lui non
era come Tom, forse voleva provarci veramente e non solo per portarmi
a letto.
Gli
sorrisi e lui ricambiò. Forse non era cosi male come avevo
detto.
Improvvisamente
si senti il campanello suonare. -Gustav vai ad aprire tu-. Gli disse
Georg al biondo che non aspetto due secondi di più e andò
alla porta. quest'ultimo nel frattempo mi chiese se stavo bene, e io
gli risposi di si ringraziandolo.
-oh
mio dio Gustav!!!!- questa era Marika che aveva urlato. Mi sentì
subito meglio e andai alla porta vicino Gustav.
-ciao
ragazze!- gli sorrisi facendole entrare.
-ciao
Gio! Ehm ciao Gustav-
questo
ricambiò il saluto spostandosi per farle entrare.
-Bill???
tom????- chiamai i gemelli che in un batter d'occhio furono giù!
Bill si era truccato e messo tutto a posto, Tom invece si era messo
dei pantaloni larghi lunghi, una fascia blu e basta! Era a petto
nudo!
-cosa
della frase mettetevi addosso qualcosa non ti è chiara?!-
-eh
lo so...io volevo venire anche senza pantaloni e fare finta di
niente!
Improvvisamente
si senti qualcuno cadere. Era Marika.
Ecco
lo sapevo.
-vedi
che sei un pirla! Quando dico che ci rimangono secche non scherzo-
-oh
tranquilla adesso ci penso io a rianimarla! Che figa! Perché
non me l'hai presentata prima?-
Non
lo guardai male di più -sai com'è....ti conosco da
ieri-
cosi
Tom prese in braccio Marika e la portò su in camera-
Bill
era andato vicino a ylenia presentandosi, questa, mezza morta, gli
porse la mano dicendogli il suo nome.
-adesso
ti stupro- lo disse in italiano, lui non capì.
Si
rivolse a me -cos'ha detto?-
io
scoppiai a ridere -che ti vuole un mondo di bene e non sai cosa ti
farebbe-
Gli
si illuminarono gli occhi.
-grazie!!!-
gli urlò in tedesco abbracciandola.
Quando
si staccò lei gli stampò un bacio non resistendo al suo
profumo.
Lui
la guardò con gli occhi fuori dalle orbite
-tu
vieni con me!- detto questo la trascinò su in camera.
Pochi
secondi dopo si senti un urlo provenire da di sopra e una ragazza
correre.
-ok
Marika si è ripresa- incominciai a ridere e Georg e Gustav
anche.
Marika
corse giù da me sconvolta -fammi indovinare: ti ha stuprata?-
gli chiesi ironica incominciando a ridere
-no
ma adesso lo stupro io!- disse urlando...il che Tom la sentì
-ma
io non ho problemi sai!-
Detto
questo la prese tra le braccia incominciando a baciarla.
-sentite
se proprio dovete andate di sopra dai...- Georg interruppe il momento
magico di Marika e Tom, più che altro di lei.
Il
moro si girò guardandolo in cagnesco, prendendo poi Marika per
un braccio e portandola di sopra. Finalmente pace. Non volava una
mosca in casa.
Incominciai
a ripensare alla sera prima e a tutto quello che era successo.
Le
mie continue sfide con Tom che non perdeva occasione per provarci, ma
tutte andate in fumo. L'umorismo di Bill che per questo lo prendeva
in giro. Il silenzio di Gustav che come sempre non parlava, almeno io
l'avevo sentito si e no una decina di volte ma non di più.
Infine
Georg, mi chiedevo se mi fossi sbagliata sul suo conto, se fosse
veramente diverso da quello che avevo pensato all'inizio. Sicuramente
il bacio e tutto il resto deve avergli dato da pensare e come dargli
torto? E il fatto di mettermi nel suo letto? Avrei sicuramente
pensato male se fosse stato insieme a me, ma poi se ne andato via!
Non ci capivo più niente....
Poi
quella frase: ti proteggerò io.
Aiuto!
Stavo impazzendo.
-ragazzi
io devo uscire...- Georg spezzò il silenzio che c'era nella
stanza facendo rumore con la sedia e parlando.
Venne
vicino a me. Lo guardavo con aria interrogativa e anche un po'
spaventata. Continuava a guardarmi senza mai togliermi gli occhi di
dosso.
-ehm
ragazzi io vado un po' a suonare ci vediamo dopo- Gustav imitò
l'amico alzandosi dalla sedia andandosene. Che strano comportamento
che aveva quel ragazzo, proprio non lo capivo.
La
mia attenzione venne richiamata da Georg che era ancora più
vicino di prima.
Ok
avevo capitolo quali erano le sue intenzioni. Però mi sentivo
in dovere di chiarire la situazione, se non fosse stato per puro
divertimento ma perché gli piacevo ci sarebbe rimasto male.
-Georg
ascolta un secondo....quello di ieri...ehm tu sai perché l'ho
fatto vero?-
Lui
mi sorrise avvicinandosi ancora di più -per Tom lo so-
Io
cercavo di mantenere la calma, adesso che ero sana e non avevo più
l'alcool che mi faceva fare cose strane era tutto più
difficile.
-ecco...però
ehm non so come dirtelo...essenzialmente tu non è che mi
piaccia...ovviamente non ti ho ancora conosciuto, però se tu
ci sei stato perché ti piaccio...bé mi dispiace-
Stavo
andando in panico, non ero brava a fare discorsi di quel tipo e lui
non mi rendeva le cose facili.
-bé
sei una bella ragazza, anche io non ti conosco-
Ok
ora ne avevo la conferma l'aveva fatto solo per il puro piacere di
farsi. Però magari con il fatto del letto voleva provarci.
Devo dire che baciava veramente bene e un po' di divertimento non mi
avrebbe fatto male.
Finalmente
arrivò alle mie labbra appoggiando le sue contro le mie. Gli
misi le braccia intorno al collo passandogli le mani tra i capelli.
Approfondì il contatto con la lingua incominciando anche ad
esplorare il mio corpo con le mani.
In
fondo era divertente e se lui non ci rimaneva male ed entrambi
avevamo lo stesso scopo, cioè divertirci, non facevamo niente
di male.
Mi
staccai 3 secondi da lui sorridendogli -eh...non sono la tua ragazza-
Incominciò
a ridere -questo lo dici tu...-
Riprese
da dove aveva lasciato prima, in effetti ci sapeva fare non c'è
che dire, l'avevo sottovalutato.
Dopo
10 minuti si staccò rompendo il contatto sia con me che con il
corpo -adesso vado veramente però-
-va
bene-
-ci
vediamo domani-
-perché
stasera non ci sei?- bé incominciavo a divertirmi anche io.
-no
stasera sto dai miei, non li vedo da tanto-
Mi
rubò un ultimo bacio andandosene. Appena arrivò sulla
soglia della porta si fermò un attimo a guardarmi -Ah! Sei la
mia ragazza!- dopo di che uscì subito senza neanche darmi il
tempo di rispondere.
“questo
lo dici tu” pensai tra me e me sorridendo.
Note dell'autrice: Tyki:ihih penso che tu non sia l'unica!XD.... BigAngel_Dark:ahah si Marika è un tipo strano...ihih diciamo che ha il cuore debole...xD. baci! Kyra:ihih brava donna malvagia! ihih comunque eccoti qua il capitolo come ti avevo promesso! baci!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 12 *** Capitolo 12 ***
Capitolo 12
Ero
rimasta da sola, Georg era uscito, i gemelli erano con le ragazze e
Gustav era andato a suonare. Che noia. Mi guardai in giro cercando
qualcosa da fare, ma niente. Cosi decisi di fare un giretto cosi per
la casa.
Andai al piano di sopra guardando le stanze, che ovviamente
non erano occupate, erano molto grandi e bellissime, una cosa che
notai subito fu che alcune avevano il condizionatore e altre no,
chissà perché. Appena finito il giro tornai giù
notando un'ulteriore porta, che all'inizio non avevo notato.
Su di
essa vi erano vari poster giganti che ritraevano i ragazzi. Presa,
come sempre, dalla curiosità l'aprì sentendo subito
dopo un rumore grandissimo. Ma non era un rumore era musica, un
assolo di batteria.
Entrai
dentro chiudendomi la porta alle spalle. Quella doveva essere la loro
sala prove. Era molto grande con le pareti color beige e gli
strumenti di tutti i componenti.
In
fondo alla stanza vidi Gustav seduto dietro una batteria nera. Doveva
essere la sua.
Appena
mi aveva visto aveva smesso di suonare appoggiando le bacchette sul
rullante davanti a lui.
-ehm
scusa non volevo disturbarti-
Mi
voltai dirigendomi verso l'uscita ma ancor prima che arrivassi alla
porta mi blocco -non andare...- sussurrò piano, ma io
lo sentì lo stesso.
Voltandomi
tornai da lui andando più vicino.
Mi
guardava imbarazzato, era teso si vedeva. Ma perché aveva
tutta questa paura a parlarmi, ero tentata di dirgli: guarda che non
mordo.
-ehm
come mai sei qua?- la sua voce era grave ma dolce allo stesso tempo,
finalmente potevo sentirla forte e chiara, ma non capivo perché
mi sembrava di averla già sentita.
-stavo
facendo un giro per la casa dato che ieri non ne ho avuto il tempo,
poi ho visto questa stanza con dei poster attaccati sopra e
incuriosita sono entrata. Scusa non volevo disturbarti, se vuoi me ne
vado-
Non
so perché mi sentivo agitata a parlare con lui, forse perché
non parlava e quindi non sapevo come comportarmi.
-no
no tranquilla! Anzi rimani pure se vuoi, io non ho problemi-
Mi
fece un sorriso tenerissimo. Avevo una voglia matta di andare li e
toccargli le guance erano paciocche, come dico sempre.
-va
bene, allora rimango!- mi sorrise nuovamente e io presi uno sgabello
sedendomi vicino a lui. Ecco silenzio un'altra volta. Ma solo io lo
consideravo strano? Magari non gli stavo simpatica e ogni volta che
gli ero vicina o se ne andava o stava zitto. Che ragazzo strano.
-dai
fammi sentire qualcosa- cercai di rompere il ghiaccio, magari questo
l'avrebbe smosso un po'.
Annui
con la testa incominciando a picchiare forte ma allo stesso tempo
dolcemente sulla batteria che sembrava lo seguisse.
Si
vedeva che aveva esperienza, teneva il tempo perfettamente e non
sbagliava una volta. Lui e la sua batteria erano una cosa sola,
sembrava che lui seguiva lei e viceversa.
Era
una cosa fantastica che ovviamente solo i batteristi possono notare.
Io
consideravo la mia batteria la cosa più preziosa che avevo,
insieme alle mie bacchette. Per me erano la cosa più
importante, tutta la mia vita.
Poco
dopo smise di suonare riportando la mia mente alla realtà.
-sono
senza parole, sei bravissimo...- con quella semplice frase lo feci
diventare tutto rosso.
Dalla
sua bocca uscì un semplice “grazie” delicato e sottile. In
futuro avrei dovuto far più attenzione a quello che gli
dicevo.
Ci
furono almeno 20 minuti di silenzio, io non sapevo cosa dire avevo
paura di ucciderlo anche con un sorriso e lui era troppo timido per
parlare. Forse era meglio che me ne andassi.
-senti
io vado...cosi riesci a suonare in santa pace- mi alzai voltandogli
le spalle.
-aspetta...-
Ogni
mio singolo muscolo si bloccò fermandosi al suono di quella
voce.
-scusami,
è solo che non so cosa dirti....-
Sul
mio viso si formò un punto di domanda. In che senso non sapeva
cosa dirmi. Mi sedetti nuovamente sulla piccola sedia nera
guardandolo. -in che senso?- cercai di fare la voce normale.
-ecco...io
ho capito che non ti stiamo molto simpatici, tranne Georg ovviamente
e ho paura a parlarti perché non so cosa dirti-
Come
faceva a sapere che odiavo i tedeschi? Forse dal mio comportamento,
sicuramente era abituato a sentirsi dire: Ti amo, sei tutta la mia
vita cose cosi.
-mi....dispiace
averti risposto male ieri pomeriggio quando sei venuto in casa-
ancora facevo fatica a chiedere scusa ad un tedesco, però
questa volte erano d'obbligo.
-non
ti preoccupare....- abbassò lo sguardo incominciando a
mordersi una guancia e a giocare con la bacchette.
-perché
ci odi?- lo chiese con un innocenza che mi fece quasi piangere. Non
so perché, forse Michele aveva ragione, quello che era
successo non era colpa loro e accusare questi ragazzi per un crimine
che non avevano commesso era ingiusto.
Forse
dovevo dargli fiducia, ma ancora non mi sentivo sicura, dovevo andare
con calma.
-per
una cosa che è successa tanti anni fa....-
Detto
questo mi alzai e con la sguardo basso mi avviai verso la porta.
-scusami
non volevo essere invadente, però avevo paura che fosse colpa
mia....-
Non
gli risposi. Misi una mano sulla maniglia e aprì la porta.
-scusa se ti ho disturbato- lo guardai con la coda dell'occhio prima
di uscire. Note dell'autrice: Grazie a tutti quelli che hanno commentato o solo letto! Per questo capitolo voglio tante recensioni...altrimenti il 13° capitolo salta...U.U e con lui tutti gli altri! baci!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 13 *** Capitolo 13 ***
Capitolo 13
Camminai
svelta andando verso la cucina. Mi bloccai subito quando vidi Bill e
Ylenia che si stavano baciando. Ma non potevano stare in camera a
farsi i loro comodi?
-allora
ci vediamo domani?- ylenia aveva la voce molto sottile e delicata, mi
piaceva tantissimo.
-Ok
va bene, se ci sono imprevisti ti chiamo ok?- Bill le diede un ultimo
accarezzandole anche la schiena. Dopo una buona ventina di minuti lei
si fece forza e contro la sua volontà tornò a casa. Non
mi intromisi tra loro, in quel momento avrei fatto solo la terza in
comodo e ylenia mi avrebbe probabilmente ucciso.
Appena
chiuse la porta andai in cucina facendo finta di niente e salutando
con Bill.
-Bill
io vado di la ok?-
volevo
stare un pochino da sola.
-dove
di la?- in effetti non avevo specificato il luogo.
-in
casa mia....-
-Perché?-
Odiavo
quella parola....
-perché
ho tutta la mia roba di la, il mio pc...i miei vestiti tutto!-
-Ok
va bene....guarda che stasera dobbiamo uscire-
A
quell'ultima frase mi bloccai, uscire con loro? Dove?
-dove?-
ripetei a voce alta il mio pensiero.
-ci
hanno invitato ad una festa dove ci sarà anche una band
italiana e dato che dovrà aprire dei nostri concerti dobbiamo
conoscerli-
Lo
guardai con aria interrogativa -e io cosa centro in tutto questo?- io
dovevo solo stare da loro non è che dovevano farmi da
babysitter.
-Bé
pensavo che tu potevi farci da interprete...-
io?
un interprete? Bé in fondo conoscevo perfettamente entrambe le
lingue e avrei potuto aiutarli.
-e
chi è questa band?-
-i
Lost...-
Oh
mio Dio. No....i Lost no. Non mi stavano particolarmente simpatici,
mi piacevano le canzoni ma loro non tantissimo, poi io sono lunatica
come poche, quindi è probabile che domani gli avrei amati.
-Ok...ma
scusa non si stupiranno a vedere una 16enne con voi e non la vostra
interprete? E i giornalisti?-
-diremo
che sei sua sorella e che per molti anni hai vissuto in Italia ma sei
tedesca. Bé una punta di verità c'è.
incominciò
a sogghignare...
-la
tua di interprete scusa?-
-non
c'è...è in America e non ce la fa ad arrivare-
-si
ok...tra quanto dobbiamo andare?- speravo almeno di avere il tempo di
darmi una sistemata.
-un'ora-
disse secco.
Lo
stavo per ammazzare.
-non
potevi dirmelo prima?!- gli Urlai contro.
-me
l'hanno detto anche a me poco tempo fa, ti pare che altrimenti avrei
lasciato andare via la tua amica?-
-eh
Georg? Lui è andato dai suoi genitori...-
-l'ho
già chiamato, ha detto che tra poco sarebbe arrivato-
-ti
sto per uccidere! Come faccio in un ora a prepararmi?-
-non
lo so, ma vestiti elegante...-
Me
ne andai scocciata cercando di trattenere la mia voglia di
strangolarlo. Quando arrivai alla soglia della porta Bill mi bloccò
richiamandomi. Mi girai fulminandolo con lo sguardo.
-ti
passiamo a prendere noi tra un ora-
Non
gli risposi neanche camminando a passo spedito vero casa mia.
Quando
arrivai trovai sotto il vaso la seconda chiave che mia nonna mi
lasciava sempre li in caso di emergenza.
L'aprì
il più velocemente possibile per poi chiudermi dentro.
Appoggiai
la schiena contro la porta incominciando a stringere i pugni
sfogandomi il più possibile.
-ti
odio!!!!- urlai liberando tutta la rabbia che avevo dentro, meglio
adesso che dopo alla festa.
Appoggiai
le chiavi sul tavolo e velocemente salì al piano di sopra per
farmi una doccia.
Sapendo
di avere i minuti contati feci in fretta cercando di sistemarmi il
meglio possibile. Misi un paio di pantaloni bianchi e una maglietta
nera con la scollatura a V.
Per
le scarpe avevo sempre dietro quelle con il tacco per le emergenze.
Le misi su allacciandole strette cosi da non darmi più
problemi per il resto della serata.
Per
il trucco non mi allargai più di tanto, feci la riga nera
sotto, misi un po' di ombretto con i brillantini sopra e il mascara
che non poteva mai mancare.
Infine
presi la piastra e in 20 minuti mi ritrovai con i boccoli. Perfetta.
Più
di cosi non potevo fare. Misi su due gocce del mio profumo
(acquolina) e scesi giù aspettando i ragazzi.
Vedendo
che mancavano ancora 10 minuti buoni mi sedetti sulla poltrona in
sala vicino alla finestra, una cosa che adorava era guardare fuori,
era un vizio che avevo preso da piccola.
Dal
fondo del giardino vidi arrivare i 4 ragazzi che svelti si
avvicinavano alla mia porta.
Nello
stesso momento in cui uno suonò aprì la porta
mostrandomi a loro.
Fu
impossibile descrivere le loro facce. Sorrisi compiaciuta.
-allora
Bill vado bene vestita cosi...?-
-direi
proprio di si- erano rimasti tutti e a bocca aperta.
Tornai
un attimo dentro a prendere la mia borsetta che mi portavo sempre
dietro, uscendo chiusi la porta riponendo la chiave allo stesso
posto.
Nessuno
dei 4 mi toglieva gli occhi di dosso, ero contenta di averli stupiti
ma adesso era troppo.
-ragazzi
se la smettete a fine serata vi do una foto-
Ovviamente
stavo scherzando, ma bastò a farli tornare in se.
Bill,
Tom e Gustav andarono davanti mentre Georg stavo con me dietro.
-sei
semplicemente fantastica-
Con
il braccio destro mi cinse la vita dandomi un bacio sulla guancia.
Fuori
dal cancello c'era un furgoncino che ci attendeva con le guardie
tutte intorno.
Passai
per le vie di Magdeburgo osservando di sfuggita i vari negozi che vi
erano, ma che non avevo mai visitato.
Note dell'autrice: Dark483: grazie per aver commentato^^ continua a seguirmi Chia94th: sono contenta che ti piaccia la storia! eccoti il capitolo! ciao^^ Barbie_im_schwarz:certo che ti ricatto...U.U lo sai che ti amuuu XD _Kyra_: tesoro non ti preoccupare mia zia è medico e può aiutarti XD tranquilla è un momento..ihih comunque tranquilla...u.u cmq..eccoti il capitolo baci tesò! Layla the punkprincess: ihih si gustav è mooooolto strano..ihihih sono stra contenta che ti piaccia, continua a commentare baci^^! bene ragazze nel prossimo capitolo ci sarà un imprevisto...U.U non dico niente in anteprima...(me donna malvagia)...quindi prima commentate prima avrete il capitolo baci^^!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 14 *** Capitolo 14 ***
Capitolo 14
Presto
arrivai in centro Berlino dove li ci attendeva la festa. In tutta la
mia vita non avevo mai visto una cosa di questo tipo, fans da tutte
le parti che gridavano il nome della band se non di uno dei
componenti, guardie dovunque che bloccavano le entrate non
permettendo a nessuno, che non fosse invitato, di entrare.
Quando
io e i ragazzi entrammo mi chiesero subito che ruolo avessi. Io non
dissi niente lasciando parlare Bill, non volevo fare danni, anche una
frase intesa male potrebbe creare scompiglio se sentita magari da un
giornalista o che.
All'interno
era fantastico, assomigliava molto ad una discoteca ma non lo era.
Guardandomi in giro vidi tantissimi vip che fino all'altro ieri avrei
creduto impossibile vedere da vivo: Britney spears, Avril lavigne, i
Paramore e altri che non conoscevo, almeno non tutti.
Bill
mi prese per mano portandomi davanti con lui, mi sa che incominciava
il mio lavoro di interprete.
Una
delle guardia ci condusse verso una parte della sala che era solo ed
esclusivamente per noi e i Lost. Loro erano già arrivati
mettendosi anche comodi sui divanetti.
I
componenti di entrambe le band si strinsero la mano poi tocco a me
che li salutai in italiano.
-parli
italiano perfettamente- mi disse il cantante nella mia stessa lingua.
-grazie,
il fatto è che ho passato moltissimi anni in Italia ma io sono
tedesca-
-complimenti-
Li
ringrazia con un sorriso lo ringrazia rivolgendomi poi ai 4 ragazzi
tedeschi.
-allora
qualsiasi cosa vuoi dire io traduco ok?-
Mi
rivolsi a Bill immaginando che fosse lui che parlava più degli
altri.
Dissi
la stessa cosa all'altro gruppo che annui ringraziandomi.
Bill
incominciò a parlare -Bé noi siamo molto contenti che
una band straniera apra il nostro concerto e spero che per voi sia la
stessa cosa-
Tradussi
il mini dialogo in Italiano con molta facilità, questi
risposero che era la stessa cosa anche per loro e che avrebbero fatto
un entrata emozionante. Continuammo cosi per un'oretta e mezza, poi
quando entrambe le band finirono di parlare incominciai io a
scambiare 4 chiacchere con i Lost.
Fui
sincera con loro, misi subito in chiaro che non li conoscevo
moltissimo ma che ascoltavo più che altro le canzoni. Cosi ci
presentammo entrambi parlando un po' di noi stessi.
Gli
dissi che mi piaceva molto la canzone “ascolta” e “tra pioggia
e nuvole”.
Parlare
in Italiano mi mancava fin troppo, amavo la mia lingua però il
tedesco faceva parte di me. Erano molto simpatici facevano battute
che mi facevano piegare in due dal ridere.
Improvvisamente
la mia attenzione fu richiamata da Bill che mi aveva picchiettato
sulla spalla. Mi girai verso di lui ancora con le lacrime agli occhi
per il troppo ridere.
-dobbiamo
andare sono le 3-
Erano
già le 3 di notte, il tempo era volato!
-aspetta
un secondo ti prego- mi girai nuovamente verso Walter -e poi con
quella fans?-
-niente
alla fine gli ho fatto l'autografo e gli ho dato un semplice bacio-
-ma
noo! Dai povera-
-Gio!
Dobbiamo andare!- questa volta Bill mi prese per un braccio e mi
portò via. Salutai di sfuggita la band per poi uscire fuori
dal locale insieme ai 4 ragazzi.
Per
tutto il viaggio nessuno parlò, non ne capì il perché
però mi sembrava strano. Appena arrivammo a casa entrammo in
casa.
-allora
ti sei divertita?- mi chiese Tom secco, come se fosse arrabbiato.
-si.....-
non sapevo in che tono rispondere.
-vedo
che ti stanno molto simpatici i Lost- intervenne Bill con lo stesso
tono del fratello. A quel punto incominciavo a scocciarmi.
-ragazzi
qual'è il problema?!- adesso avevo usato il loro stesso tono.
-Bé
tu eri con noi e ti sei messa a parlare con i Lost?-
-eh
dov'è il problema scusate?- non capivo perché fossero
arrabbiati.
-che
tu non lo conoscevi e già ci provavi con lui? E poi tu eri del
nostro gruppo non loro- disse Tom.
Lo
guardai scocciata, ma che faccia tosta!
-allora:
A)non ci stavo provando ma semplicemente parlando! B) senti da che
pulpito viene la predica! Proprio tu, che appena mi hai visto volevo
già portarmi a letto! C) io vi ho fatto un favore venendo con
voi! La vostra interprete non c'è perché era via. Io
potevo benissimo mandarvi a fanculo tutti e 4 e dirvi di cavarvela da
soli! Però ho deciso di aiutarvi visto che so alla perfezione
entrambe le lingue! Bé scusate se volevo semplicemente
conoscere un'altra band, in fondo cosa stavamo facendo? Semplicemente
parlando!-
Ero
semplicemente furiosa, il loro comportamento era a dir poco assurdo!
Poi proprio loro parlavano. Ma che andassero tutti e 4 a quel paese,
e io che gli ho anche aiutati, la prossima volta che se la cavino da
soli. Usci di casa sbattendo la porta, non potevo rimanere con loro,
altrimenti avrei continuato a litigare.
Note dell'autrice:
LoVe_JuBiBi_DeAtH: oh grazie^^ Deeper_and_Deeper: ihih grazie mille, spero che continuerai a commentare cosi so anche le tue impressioni!baci^^ NICEGIRL: Eccoti il seguito! ihih a presto! Layla the punkprincess: ihih non se l'unica che fa il tifo per Gustav! comunque hai ragione XD bill è malefico...ihih!baci! Bene ragazze eccovi qui il capitolo! allora qui voglio sapere cosa ne pensate quindi recensite, altrimenti lo sapete cosa succede, ormai mi conoscete! baci!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 15 *** Capitolo 15 ***
Capitolo 15
Restai
a casa mia, solo li mi sentivo veramente bene.
Andai
di sopra a struccarmi e a mettermi dei vestiti più comodi.
Ovviamente non riuscivo a dormire, ero troppo nervosa.
Verso
l'alba sentì bussare alla mia porta, se erano o Bill e Tom gli
chiudevo la porta in faccia.
Mi
alzai di scatto dal divano andando ad aprire con violenza e con uno
sguardo assassino in faccia. Era Gustav, appena mi vide si irrigidì
subito. Sapendo che tipo era cercai di rilassarmi, non volevo
spaventarlo.
-dimmi
Gustav- cercai di essere gentile nonostante fossi ancora arrabbiata.
-ehm....scusa
non volevo disturbati a quest'ora ma ti è caduto il cellulare
prima, solo che non ho fatto in tempo ad avvertirti che eri già
andata via....-
Mi
porse il mio cellulare che nella fretta mi deve esser caduto senza
che neanche me ne accorgessi.
-grazie-
gli sorrisi facendogli capire che non ce l'avevo con lui, in
fondo non aveva detto niente.
-dopo
che te ne sei andata abbiamo parlato...noi in casa...-
Lo
guardai con aria tranquilla, non volevo spaventarlo. -dai entra- lo
feci entrare in casa, almeno mi avrebbe spiegato tutto.
-vuoi
un caffè?- lo feci sedere per tranquillizzarsi, era teso come
sempre.
-ehm
si grazie- feci due caffè, uno per me e uno per lui.
Mi
sedetti davanti a lui aspettando che parlasse.
-Allora
parto con il dire che io non centro niente, non sono arrabbiato con
te e non ero partecipe di quella sfuriata. I gemelli si sono
arrabbiati semplicemente perché odiano i Lost e Geor non era
arrabbiato, solo geloso-
L'ultima
frase la disse sussurrando.
-ti
piace lui?- mi dette l'impressione che fece fatica a chiedermelo.
-non
lo so...devo vedere-
-lui
invece si, poi è stato carino a portarti in camera sua no?-
Qualcosa
non quadrava....
-come
fai a sapere che è stato lui?-
A
quel punto abbassò lo sguardo incominciando a muovere gli
occhi, come disorientato.
-ehm.....lui...si
confida con me all'ora me l'ha detto...- abbassai lo sguardo. Sentì
che fece un grande respiro profondo, quasi per prendere forza -dice
anche che sei una bellissima ragazza, che la tua voce lo incanta e
tuoi occhi lo stregano. Dice che sei speciale per lui e che.....- a
quel punto alzò lo sguardo guardandomi negli occhi -....che ti
proteggerà sempre-
Non
l'avevo mai visto cosi deciso e per questo mi stupi. L'ultimo sguardo
che mi lanciò mi fece venire i brividi lungo la schiena.
-ah....io
non sapevo di piacergli-
-no...lui
non lo dice perché sa che tu....tu non ricambi. Ieri sera
quando ti vedeva parlare con walter voleva tanto prenderti e portarti
via-
Se
quello che diceva era vero a Georg piacevo veramente, forse dovevo
dargli una possibilità. Note dell'autrice: Deeper_and_deeper: vedremo cosa riesco a fare U.U ma non ti assicuro niente. Selina89: ihih grazie per aver commentato, continua a commentare baci!^^ NICEGIRL: io non ti dico niente, continua a seguirlo e vedi tu^^! baci! Dark483: ihih grazie per il commento! ihih baci!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 16 *** Capitolo 16 ***
Capitolo 16
Le
parole di Gustav mi avevano scioccata. Adesso mi sentivo in colpa nei
confronti di Georg, poteva anche dirmelo se era cosi, però mi
sembrava strano.
-devo
andare da lui- pensai a voce alta e Gustav mi sentì.
Si
alzò dalla sedia andando verso la porta. -ti porto da lui...-
parlava a bassa voce, ormai ci avevo fatto l'abitudine. Lo imitai
alzandomi e seguendolo verso casa sua.
Appena
entrammo era tutto buio e vedere era praticamente impossibile.
Ovviamente
non poteva accendere le luci altrimenti i gemelli se ne sarebbero
accorti, da quello che mi aveva detto erano andati a dormire da poco.
Passammo
per la sala, ero quasi attaccata a lui per paura di cadere, quando
inciampai in una sedia cadendo, e lui con me.
Gli
caddi sopra arrivando a pochi centimetri dalle sue labbra.
Sentì
il suo cuore incominciare a battere come se fosse impazzito.
-ehm
scusa non l'ho fatto apposta- mi alzai dal suo petto. In quel momento
speravo con tutta me stessa che non soffriva di cuore, non volevo
averlo sulla coscienza.
-tranquilla...-
balbettò voltandosi.
Avevo
paura di averlo traumatizzato a vita conoscendolo.
Salimmo
le scale cercando di non fare rumore.
Arrivai
davanti alla stanza di Georg, feci per entrare quando mi girai da
Gustav abbracciandolo e dandogli un bacio sulla guancia.
-grazie!-
mi sorrise, a me bastava. Un sorriso vale più di 1000 parole.
Entrai
nella camera chiudendo la porta. Cercando di non cadere un'altra
volta procedetti con la massima calma arrivando poi al letto dove
c'era Georg.
Il
riflesso della luna lo illuminava e per questo riuscivo a vederlo
bene. Mi misi in ginocchio vicino al letto incominciando ad
accarezzargli il viso spostandogli i ciuffetti che gli erano caduti
davanti.
Quando
senti che qualcosa lo disturbava aprì gli occhi guardandosi
intorno, appena mi vide sgranò gli occhi sorpreso. Stava per
dire qualcosa ma gli bloccai le labbra con un dito.
-mi
dispiace scusami, avrei dovuto capire tutto subito ti prego scusami-
ero veramente dispiaciuta si sentiva nella mia voce.
-come
mai sei qua?- forse era ancora stupito dalle mie parole, non era
neanche difficile da credere dopo tutto quello che avevo fatto...dopo
tutto quello che avevo detto.
-per
stare con te, questa sera, se tu vuoi...-
Gli
si illuminarono gli occhi. -certo!-
Si
spostò più a destra sul letto in modo che potessi
starci anche io.
Sorridendo
ci andai sopra arrivando in poco vicino a lui.
Mi
guardava contento, come se non aspettasse altro che questo. Gli andai
vicino baciandolo, ovviamente non lo rifiutò, anzi lo prolungò
incominciando a giocare anche con la lingua.
Andai
ulteriormente più vicino a lui cosi da avere il contatto
completo con tutto il suo corpo.
Fece
scorrere le mani sul mio corpo prendendomi poi i fianchi e
spostandomi sotto di lui.
Era
tremendamente bravo, non c'era dubbio.
Incominciò
a baciarmi il collo, la cosa che più mi faceva impazzire.
Sapevo
dove voleva arrivare lui, però io non era ancora pronta,
dovevo accettare ancora l'idea.
Avvicinai
la mia bocca al suo orecchio -tu lo sai vero che per stasera dovrai
accontentarti di questo?-
-a
me va benissimo- bé almeno non si era offeso.
Continuammo
cosi per tutta la notte tra baci e carezze che sembravano non voler
finire mai.
Verso
le prime luci dell'alba ci addormentammo, io rannicchiata su me
stessa e lui che da dietro mi stringeva.
Nonostante
le parole di Gustav non riuscivo ancora a capacitarmi che Georg
potesse provare cose simili verso di me, era troppo strano.
Nella
mia mente scorrevano ancora le immagini di quella sera in cui lui
mi prese in braccio portandomi in camera sua.
Non
avrei mai pensato, da come si comportava prima, che fosse capace di
una cosa cosi se non per portarmi a letto.
Magari
con Tom si comportava in un modo e con me in altro. Tutto questo per
apparire forte agli occhi della band, ma in fondo non era cosi.
-ti
proteggerò- quella frase
la sentivo ancora presente nella mia testa come se l'avessi sentita
pochi secondi fa. Quella voce cosi calda e sottile, sembrava quella
di un angelo, il suo petto era morbido a accogliente, le sue braccia
mi avvolgevano come se fossi una bambina, mi cullava tenendomi
stretta a se.
Non
ero sicura che fosse Georg, non mi sembrava la stessa cosa,
l'emozioni che avevo provato in quel momento con quel ragazzo non
erano le stesse di adesso, adesso era solo piacere.
Ma
allora....chi era quel ragazzo? Bill? Tom? O forse Gustav? Il ragazzo
dallo sguardo serio e profondo quanto timido.
Note dell'autrice:
Grazie a tutti quelli che hanno commentato...scusate se adesso non vi scrivo a tutte ma ho veramente pochissimo tempo perché mi si disconnette sempre internet e ho paura di non poter più postare! baci a tutte, spero che il chappy vi piaccia! zaooo!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 17 *** Capitolo 17 ***
Capitolo 17
Mille
dubbi vagavano nella mia mente che non sapeva darsi pace. Quando al
mattino mi svegliai in casa non volava una mosca, c'era un silenzio
di tomba. E questo mi pareva strano visto che i ragazzi facevano
casino dalla mattina alla sera.
Mi
rimisi la maglietta che la sera prima Georg era riuscito a togliermi,
ma non oltrepassando quel limite.
Scesi
giù andando verso la cucina, d'istinto guardai l'orologio che
c'era in cucina, erano le 10.30.
Sul
tavolo vi era un fogliettino, andai verso di esso leggendolo, era
Georg: Ciao tesoro! Noi siamo in studio per provare alcune
canzoni, torniamo stasera dopo cena! Baci!-
Appena
fui completamente sveglia andai nell'altra casa mettendomi qualcosa
di più comodo che non fosse il pigiama.
Cercai
tra la mia roba trovando un paio di Jeans blu, e una maglietta
azzurra un po' corta.
Mi
truccai un pochino giusto per non sembrare uno zombie, poi tornai
nell'alta casa.
Quando
entrai chiusi la porta alle mie spalle appoggiando le chiavi sul
tavolino in cucina.
Andai
a sedermi sul divano, prendendo il mio portatile che avevo portato da
casa.
Ad
un certo punto incominciai a sentire dei rumori, come se ci fosse
qualcuno in casa. Incominciai a spaventarmi, Georg aveva detto che
erano andati a provare!
Andai
al piano di sopra cercando di fare il meno rumore possibile, entrai
in tutte le stanze cercando vedere chi ci fosse ma niente, erano
tutte vuote.
Quando
arrivai al bagno, appoggiai un orecchio alla porta cercando di capire
chi ci fosse dentro.
Senti
qualcuno canticchiare qualcosa di incomprensibile, cosi aprì
la porta di scatto. Era meglio se non lo facevo. C'era dentro Gustav
che faceva doccia.
-Giorgia!-
Ero
sconvolta. Mi girai subito di scatto coprendomi gli occhi.
-Gustav
scusami!-
-che
ci fai qui?!-
dalla
sua voce si direbbe che era sconvolto quanto me.
-che
ci fai tu qui! Non eri a provare con gli altri?-
Ero
sicuramente diventata tutta rossa, incominciai anche a sentire
mooolto caldo.
-si!
Ma le due canzoni che facevano dopo erano senza basso e batterai,
acustiche! Quindi io sono tornato a casa, invece Georg è
rimasto li a divertirsi!-
Aiuto!
Mi sentivo morire, che figura. Corsi fuori dal bagno sbattendo la
porta.
Tornai
giù al mio computer che ormai doveva essersi caricato tutto.
Andai
sul divano buttandomici praticamente sopra, era ancora sconvolta.
Cercando
di non pensarci aprì la pagina di internet vedendo le novità.
Avevo impostato come pagina iniziale msn cosi ero più comoda.
In prima pagina c'era la foto mia dei Tokio hotel e dei Lost. Io in
mezzo tra le band!
Il titolo diceva: ragazza misteriosa in mezzo tra
le due band! Ma con chi starà? Tokio hotel o Lost. Scendendo
la pagina vi era una dichiarazione di Walter che diceva che io per
loro, per lui, ero soltanto un amica e che li avevo fatto da
interprete per i Tokio hotel.
Ma nonostante questo non sapeva se io
avessi qualche legame con l'altra band.
Ecco.
Non posso fare neanche un favore che i ragazzi si incazzano e io vado
a finire sui giornali. Che stress.
Intanto
Gustav aveva finito di fare la doccia scendendo giù di sotto,
era un fascio di nervi e io ero diventata bordò.
-scusami!
Giuro che non volevo!- cercai di scusarmi in tutti i modi possibili.
-tranquilla,
è stato un equivoco!-
povera
me, l'avevo traumatizzato....però era tanto tenero!
-mi
farò perdonare in qualsiasi modo, tu dimmi solo come!-
A
quel punto gli si illuminarono gli occhi.
-vieni
a pranzo con me!- lo disse tutto d'un fiato contento come una pasqua.
Sembrava quasi che non aspettasse altro.
-ok
va bene! Dove mi porti?-
Sul
suo viso si formò quel sorriso che tanto amo!
-in
un posto molto carino andiamo!-
andò
verso un armadietto e aprendo il 3° cassetto estrasse le chiavi
della macchina. Io spensi il computer molto rapidamente seguendo lui
fuori in giardino.
Mi
portò verso la sua macchina, un audi A4 nera! Era bellissima,
la mia macchina preferita, non avrei mai pensato di provarla! Bene
bene Gustav incominciava a starmi simpatico.
Salì
in quella macchina che per me era un tesoro. Mi guardai in giro
osservandola tutta nei minimi particolari, fantastica.
Gustav
vedendo il mio stupore e la mia felicità sorrise.
-ti
piace?-
-no....di
più! È bellissima, stupenda, fantastica!- dissi tutti
gli aggettivi possibili immaginari, lui contento fece partire il
motore uscendo dal giardino.
-allora
adesso mi dici dove mi porti?-
Ero
troppo curiosa.
-è
una sorpresa, te l'ho detto...-
Non
sapevo perché ma avevo l'impressione che tra me e lui sarebbe
nata una bella amicizia. Note dell'autrice: Grazie a tutti quelli che hanno commentato, vi chiedo scusa se in questi ultimi capitoli non metto i ringraziamente uno x uno però internet va e viene e ho paura che mi blocca tutto e mi impedisca di mettere i capitoli, spero che non vi offendiate. comunque eccovi qui il capitolo spero vi piaccia...baci^^! E RECENSITE GRAZIE!!!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 18 *** Capitolo 18 ***
Capitolo 18
Passammo
3 vie prima di arrivare nel posto che diceva lui. Era un ristorante
molto grazioso e ben curato. All'interno era fatto tutto in pietra
con i tavoli e le sedie di legno.
-allora
ti piace?-
-si...è
bellissimo- cercavo di contenere la mia gioia che per mia sorpresa
era anche troppa. Ci sedemmo in un posto che era un po' più
isolato degli altri, in effetti Gustav non poteva farsi molto notare.
Mi
sedetti di fronte a lui incominciando a guardarlo, aveva qualcosa di
particolare, qualcosa che non mi sapevo spiegare.
-perché
mi guardi?- incominciò a ridere, stranamente era più
sciolto delle altre volte, forse era proprio la presenza degli altri
che lo facevano chiudere in se stesso, ma con me era diverso.
Sorrisi
-sei un ragazzo strano sai-
Stava
bevendo la birra e appena gli dissi quella frase quasi gli andò
di traverso.
-perché
dici?-
-perché
non parli quasi mai, stai sempre da solo, però quando sei con
me sembri un altra persona-
incominciò
a sogghignare -come hai detto tu sono strano-
Presi
tra le mani la coca cola che avevo ordinato incominciando a
sorseggiarla.
-bé
anche tu sei strana-
-perché?-
Lo
dissi con un tono come per dire: me l'hai chiesto tu te lo chiedo
anche io.
-perché
prima ci eviti, cerchi di starci lontana e poi tutto d'un tratto
cambia tutto-
alzai
lo sguardo guardandolo negli occhi -potrei dirti la stessa cosa-
Poco
dopo arrivarono anche i piatti di pasta che avevamo ordinato,
semplici e buoni. Non come quelli italiani ovviamente.
-ti
conosco veramente poco...dimmi qualcosa di te...per esempio, che
musica ascolti, da quanto suoni...-
-ti
concedo 3 domande ok?- non mi piaceva molto parlare di me stessa.
Annui
e prima di parlare sorseggiò un po' di birra.
-da
quanto suoni?- domanda banale
-6
anni...-
-dove
vivi?-
-Milano...-
Prima
di dire l'ultima si fermò un secondo e mi guardò negli
occhi. Diventò improvvisamente serio.
-perché
ci odi?-
Ok
va bene era arrivato il momento, dovevo dargli delle spiegazioni.
Sospirai.
-ti
va se dopo andiamo a fare un giro? Ti racconto tutto li, a patto che
tu non ne faccia parola con nessuno-
Non
so perché, ma sapevo che potevo fidarmi di lui.
-puoi
stare tranquilla-
lo
ringraziai con un sorriso, continuando poi a mangiare la mia pasta
che ancora un po' diventava gelida.
Appena
finito Gustav pagò il conto e poi mi portò in un parco
molto carino con al centro di esso un lago naturale.
Mi
sedetti all'estremità di esso con lui vicino.
-ti
ascolto...- sussurrò guardando l'acqua cristallina.
-avevo
un migliore amico da piccola, a lui dicevo tutto: i miei segreti, le
mie paure, i miei sogni e lui faceva la stessa cosa con me. Eravamo
inseparabili, se c'era qualche problema lo affrontavamo insieme,
sapevamo di esserci sempre l'uno per l'altra...-
Mi
fermai un secondo, per me era difficile ricordare, mi faceva ancora
tanto male.
Gustav
venne più vicino a me.
-poi
cosa successe?- era gentile nei miei confronti, non voleva farsi gli
affari miei, l'avevo ben capito, voleva solo sapere cosa non andava e
se magari poteva fare qualcosa.
-era
un pomeriggio di 10 anni fa, pioveva, ma come sempre non avevamo
rinunciato a vederci, niente ci fermava, qualsiasi condizione
atmosferica c'era non ci fermava.
Avevamo
con noi una palla, ce la stavamo tirando quando a causa del vento
volò via, andò a finire in un vicolo tutto buio, non
aveva luci ne niente-
sospirai,
arrivava la parte più difficile, sentivo le lacrime arrivare
ma dovevo resistere.
Incominciai
ad agitarmi -entrambi ci precipitammo al di la della strada per
recuperare quel dannato pallone nella via...quando....3 uomini ci
accerchiarono. Uno mi prese le braccia tenendomi ferma, gli altri
invece andarono da Michele pretendendo da lui soldi, chiavi di casa
per rubare...ma lui non capiva, cercai di spiegare loro che non aveva
niente di tutto questo. Dopo 10 minuti incominciò ad ansimare
pesantemente, per poi perdere i senti e.....-
Non
riuscì ad andare avanti, il dolore era troppo, una lacrima mi
rigò il viso. Gustav mi strinse forte tra le sue braccia
cercando di farmi capire anche con un semplice gesto che lui c'era e
che gli dispiaceva.
-ma
perché non ha parlato?-
-perché
non capiva....- in un secondo tutto l'odio che avevo per i tedeschi
tornò vivo in me. Non avevo dimenticato, non potevo
dimenticare.
-ma
perché?-
Mi
staccai dalla sua presa, guardandolo negli occhi. -perché
erano tedeschi, e lui non capiva quello che dicevano perché
non conosceva la lingua, invece io si perché sono mezza
tedesca-
Si
staccò da me guardandomi dispiaciuto. Non disse niente di
niente, si limitò solo a guardare davanti a se, contemplando
il panorama, ma in fondo non lo stava neanche guardando.
-adesso
capisco tutto-
Abbassò
lo sguardo, non sapendo neanche lui cosa dire.
-te
l'ho detto solo perché volevo che tu capissi...-
Annuì.
Senza che me ne accorgessi mi abbracciò stringendomi forte a
se. Non capì il motivo, ma nonostante questo non mi spostai.
-non
ti preoccupare, io non potrei mai farti del male, io sono diverso da
quelli, di me puoi fidarti-
Chiusi
gli occhi abbracciandolo a mia volta. -grazie-
Non
so perché però mi sembrava di averlo già vissuto
quel momento, come se non fosse la prima volta, ma non ricordavo dove
e come.
Si
staccò sorridendomi, ricambiai.
Mi
prese per mano alzandosi.
-vieni
con me!- incominciò a correre portandomi con se, non mi
lasciava per nessuna ragione al mondo.
Arrivammo
dall'altra parte del parco, c'erano tanti bambini, alcuni di questi
giocavano da soli, altri con i propri genitori o amici adulti.
-vedi,
non tutti sono uguali, non sto dicendo che tutti sono la bontà
in persona...però guarda, guarda come sono contenti insieme ai
loro genitori e non solo-
Avevo
capito quello che intendeva lui, non potevo odiare tutta la
popolazione tedesca solo per colpa di 3 persone.
-grazie....grazie
veramente Gustav...- Lo abbracciai dandogli un bacio sulla guancia.
Note dell'autrice:
Dark483: ho letto il tuo capitolo, è molto bello e appena riesco (computer permettendo) lo commento sicuramente. ps: grazie x la recensione
Layla the punkprincess:ihih hai ragione, Gustav sa essere mooolto tenero. ^^ baci!
AntonellaandLasDivinas: allora non ti dico niente, se non che tra lei e Tom non ci sarà mai niente di serio se non una semplice amicizia.
Tiky: Bè Georg era sempre stato per divertimento diciamo e la cosa andava bene ad entrambi, Gustav potrebbe, se proprio, essere una cosa seria....
Grazie a tutte le altre che hanno letto^^! PS: ragazze pensavo, in un futuro quando avrò finito questa, che avverto si presume essere lunga, di farla dal punto di vista di Gustav...voi che ne dite? baci^^!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 19 *** Capitolo 19 ***
Capitolo 19
Dopo
10 minuti andammo via incominciando a camminare per il parco.
Cercavamo di andare nei posti più isolati perché Gustav
non poteva farsi tanto riconoscere. Portava dei grandi occhiali da
sole e un cappellino.
-allora
adesso stai con Georg-
incominciò
a parlare tutto d'un tratto rompendo quel silenzio imbarazzante che
si era creato tra noi.
-no
non sto con Georg!- quasi urlai!
-Bé
lui afferma il contrario...-
allungai
il passo mettendomi davanti a lui impedendogli di andare avanti.
-lui
cosa?!-
-si.
Stamattina in studio si vantava perché era riuscito ad averti-
Bene
stasera mi avrebbe sentito! Questa cosa dell'avermi mi dava i nervi!
Non sono un oggetto! Lui per me, al momento, non era proprio niente,
se per lui era diverso mi dispiace ma doveva lasciarmi tempo, era già
tanto quello.
-ma
non è vero! Non sono la sua ragazza!-
Sorrise
compiaciuto. Alzai un sopracciglio ma feci finta di niente.
-che
altro ha detto?- adesso volevo sapere tutto, cosi avrei potuto
regolarmi su quante dovevo dargliene.
-ha
detto che baci bene....-
Ok
questa può passare. Gli feci segno di andare avanti.
-ma
niente cose cosi, non sono stato molto ad ascoltare-
sbuffai.
Volevo saperne di più, però già il fatto che si
vantava di una cosa non vera mi dava sui nervi.
-comunque
non sto con lui perché non sono ancora sicura...-
-cioè?-
-bé,
lui non mi piace in questo momento e poi....non sono sicura che sia
stata lui a portarmi in camera quella sera-
Per
3 secondi si bloccò.
-eh...perché?-
aveva rincominciato a balbettare. Chi lo capiva è bravo.
-perché
quando sto con lui non provo le stesse emozioni che ho provato quella
sera-
-sarebbe?-
-bé
con Georg è solo piacere, invece quella sera....bo non lo so.
Mi sentivo protetta, il suo petto era morbido e accogliente, le sue
braccia sembrava mi cullassero, e la sua voce....era cosi calda e
melodica- sospirai -se solo ricordassi bene il suo viso...ma non
riesco a visualizzarlo bene-
Mi
bloccai impedendo a me stessa di andare avanti. Stavo incominciando a
fantasticare con la mente rischiavo di non finire più.
Gustav
non parlava, mi girai per vedere la sua faccia, era tutto rosso.
-ti
senti bene?- lo fermai un attimo mettendogli la mano sulla fronte.
Non era caldo, anzi era più fresco di me.
-si
si bene grazie- aumentò il passo sorpassandomi. Appena
incominciai a correre per raggiungerlo il cellulare mi cadde dalla
tasca. Mi soffermai per raccoglierlo quando l'occhio cadde sull'ora.
Erano le 7.30! oddio ma quanto eravamo stati in giro? Con la scusa
che il solo tramontava più tardi perdevo la cognizione
dell'ora.
-Gustav!-
incominciai a chiamarlo urlando.
Lo
raggiunsi correndo, questa volta il cellulare lo tenni in mano.
Appena
arrivai da lui, che nel frattempo si era allontanato parecchio, avevo
il fiatone.
-che
c'è?-
-sono
le 7.30!-
-è
tardi!-
incominciammo
a correre verso la macchina più in fretta possibile, non
capimmo neanche noi il perché. Appena partimmo Gustav accelerò
il più possibile bruciando anche 3 semafori e sorpassando non
so quante macchine.
Stavo
decisamente morendo ma era anche molto divertente. Quando arrivammo
lasciò la macchina nel box soffermandosi un attimo a
guardarmi.
-a
chi arriva prima?-
adoravo
le sfide. -jaaa!-
incominciai
a correre verso l'entrata di casa, certe volte scivolavo a causa
dell'erba bagnata ma poi mi rialzavo continuando.
Arrivammo
insieme al traguardo e quando aprimmo la porta cademmo insieme
finendo sul pavimento come due sacchi di patate.
Appena
mi rialzai vidi sul tavolo in cucina Ylenia con vicino Bill, guardava
me e Gustav impietrito con ancora la mano sotto la maglia di lei che
aveva le gambe incrociate dietro la sua schiena, ovviamente lui non
aveva più la maglietta.
-che
state facendo?- Bill era decisamente sconvolto. Io e Gustav ci
guardammo scoppiando letteralmente a ridere.
In
quel momento mi sentì quasi mancare il fiato...non capivo
neanche il perché di quella risata, ma sapevo che erano 10
anni che non mi succedeva più una cosa cosi.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 20 *** Capitolo 20 ***
Capitolo 20
Sentendo
che qualcosa non andava Tom era sceso giù di sotto per
controllare, c'era anche Marika con lui.
-ma
ce la fate?- ci chiese vedendo che eravamo quasi morti.
Io
avevo le lacrime agli occhi e lui quasi non aveva più fiato.
-no,
non ce la fate- si rispose da solo visto che da noi non aveva alcuna
risposta.
Il
motivo della risata? Non lo sapevamo neanche noi. Sembravamo due
bambini che ridevano per una cosa divertente che avevano visto.
Capendo
che la cosa sarebbe durata tanto Bill prese Ylenia per mano
portandola su in camera dove avrebbero potuto finire quello che
avevano iniziato.
Io
e Gustav ci mettemmo a pancia in su guardando il soffitto ancora con
il fiatone.
Girai
la faccia verso di lui -domanda: perché stiamo ridendo come
due scemi?-
sorrise
-non lo so-
Ad
un certo punto si sentì qualcuno scendere le scale correndo.
-ehi
voi due ma che state facendo?- era Georg, ormai avevo imparato a
distinguere le voci, tranne quella di Gustav che dovevo ancora
memorizzare bene.
Quando
arrivò vicino a me mi porse la mano per aiutarmi ad alzarmi.
La presi tirandomi su.
-e
a me non mi aiuti?- Gustav aveva la voce da ubriaco.
-prima
la mia ragazza se permetti-
Mi
girai verso di lui, non riuscivo a fare la seria però, in quel
momento era impossibile -ancora??? non sono la tua ragazza!-
venne
dietro di me cingendomi la vita con le braccia e posando le sue
labbra sul mio collo!
-oh
si che lo sei!- incominciò a farmi il solletico, un'altra
volta giù a ridere.
Improvvisamente
Gustav si alzò e serio se ne andò.
-dove
vai?- gli chiesi mentre stava salendo le scale.
-a
farmi una doccia!- aveva un tono acido, non capì il perché,
fino ad un secondo fa rideva come un matto.
Senza
che neanche me ne accorgessi, cosi da poterlo evitare, Georg mi prese
in braccio incominciando a dondolarmi.
-eh
dai mettimi giù!- mi aggrappai al suo collo per evitare di
cadere.
Incominciò
a girare con me in braccio finché non finimmo entrambi sul
divano.
Scoppiai
un altra volta a ridere –tu sei pazzo-
-eh
lo scopri adesso? Pensavo lo sapessi già!- rise
-prima
lo pensavo ora ne sono sicura!-
Incominciò
a darmi teneri baci facendomi venire i brividi lungo la schiena. I
suoi capelli caddero sul mio collo, erano soffici e morbidi.
Quando
lo baciavo sentivo che non lo amavo, era solo attrazione fisica, non
mi piaceva.
Nonostante
cercavo di concentrarmi su di lui avevo sempre in mente quella sera e
quel ragazzo. Volevo assolutamente capire chi fosse! Sicuramente era
uno di loro 4, ma chi?
Bill?
Non so se riuscirebbe a sollevarmi, troppo magro, forse per fare un
piccolo pezzettino si, ma le scale non ce la farebbe. Quindi non è
lui.
Tom?
Forse. Il fisico ce l'ha e sicuramente lui ce la farebbe.
Però
non riesco a capire il motivo. Magari si sentiva in colpa per avermi
fatto ubriacare cosi tanto da farmi poi star male. Cosi vedendo che
non stavo comoda sul divano mi ha portato in camera, ma perché
quella di Georg? Va bé, vediamo gli altri, a Tom ci torno
dopo.
Georg
non saprei, quel ragazzo mi stava confondendo ogni giorno di più,
non ero sicura di piacergli veramente però da quello che dice
Gustav non si direbbe. Come ho già constatato con lui non
provo le stesse emozioni.
Poi
c'è Gustav. Quel ragazzo chi lo capisce è bravo. Prima
ride a crepa pelle come un bambino, poi tutto d'un tratto diventa
freddo e risponde con tono acido. Mi sembrava cosi strano...però
quando oggi eravamo insieme sembrava un'altra persona.
Lui
non era come Georg o Tom, l'ho notato già dalla prima volta
che lo vidi, a confronto loro lui mi ha guardato dritta negli occhi
senza farmi la radiografia.
E
il gesto di oggi? Quando gli ho raccontato quella cosa è stato
ad ascoltarmi senza mai dire niente e infine si è preoccupato
per me abbracciandomi. Non voleva niente in cambio...
Era
sicuramente quello dei 4 che mi aveva impressionato di più,
quel viso tanto serio quanto dolce, la sua timidezza che lo
contraddistingueva, quell'aria da bambino...quando lo vedevo
sorridere mi faceva impazzire.
Per
un momento smisi di pensare a tutto quello che avevo in testa
concentrandomi solo su Georg. Povero lui si impegnava anche a
baciarmi però io non gli prestavo neanche attenzione.
Gli
misi le braccia al collo capovolgendo la situazione: mettendomi io
sopra e lui sotto.
L'avevo
notato dalla sera prima, gli piace quando mi mettevo sopra ma anche
sotto lo divertiva.
Dopo
20 minuti buoni si sentì qualcuno scendere dalle scale ma
nessuno dei due si preoccupò di guardare chi fosse o smettere.
-ehi
ragazzi smettetela di farvi-
Ok
era Tom. Adesso lo ammazzo. Mi stacco da Georg sentendo la rabbia
crescere dentro di me.
Girai
la testa guardando Tom che divertito mi guardava sorridendo.
Mi
alzo dal divano andandogli davanti.
-ma
lo vedi che sei un rompi palle?! Adesso dimmi che fastidio ti
davamo?-
-Bé
devo giocare alla play e mi serve il divano-
sentivo
il fumo uscirmi dalle orecchie, quel ragazzo mi faceva innervosire in
una maniera assurda, ma doveva essere una dote innata perché
solo lui ci riesce cosi bene!
5
minuti ci raggiunse di sotto anche Marika allegra più che mai.
Venne
prima da me dandomi un bacio sulla guancia per poi tornare da Tom
baciandolo con passione. Ovviamente lui non perse occasione per
mettergli la mani sul fondo schiena.
“Porco!”
pensai tra me e me tornando da Georg che intanto si era messo seduto.
Mi
misi vicino a lui con le braccia conserte e il broncio.
-dai
non incazzarti, Tom fa sempre cosi- mi mise un braccio intorno alle
spalle cullandomi.
-come
fa! Mi chiedo come fa Marika a stare con quello?!- ok stavo
scoppiando.
Questa
mi sentì e staccandosi un attimo da Tom mi guardò
sorpresa.
-come
puoi dire queste cose del mio Tom? Lui è dolce, tenero,
simpaticissimo...è un figo della madonna... ed è tanto
bravo-
gli
diede un altro bacio.
-visto?
Lei si che mi capisce- mi disse Tom incominciando a baciare il suo
collo.
-dolce?
Tenero? Simpaticissimo?! Figo?! Ma sopratutto....bravo?!? ma parli di
lui?!-
-si!
Lui è simpatico e...-
la
interrompetti senza lasciargli finire la frase
-si
simpatico come una puntura d'ape nel......- Georg mi mise una mano
davanti alla bocca impedendomi di continuare
Tom
mi fulminò con lo sguardo, stava per ribattere quando Bill
scese giù con Ylenia.
-che
succede qui?- evidentemente aveva notato che qualcosa non andava sia
dal mio sguardo che da quello di Tom.
-niente!-
rispondemmo in coro spostando lo guardo da un'altra parte.
Questo
fece spallucce guardando il fratello.
-andiamo
in discoteca vi va?-
No
a me non andava per niente, questa sera volevo stare tranquilla.
-no,
io sto a casa-
-perché?-
mi chiese Ylenia evidentemente andava anche lei con loro.
-perché
stasera non ho voglia di uscire-
-Ok
va bene...-
per
fortuna non insistette più di tanto, dopo un po' mi
innervosivo.
-tu
invece Georg?-
-bo
non lo so...se lei sta qui da sola rimango con lei, per me non c'è
problema per me, anzi-
si
girò verso di me sorridendomi maliziosamente.
-no
non è da sola, ha detto Gustav che neanche lui vuole uscire-
in
quel momento il cuore mi salì in gola.
-noi
invece veniamo!- figurati se Tom non andava in discoteca, con la
differenza che questa volta si portava dietro anche Marika. Povera
ragazza, povera.
-Ok
va bene, quindi andiamo tutti tranne Giorgia, Gustav e...tu Georg
alla fine-
Mi
girai verso di lui, non volevo che stesse a casa per me, per quanto
non gli dispiacesse.
-senti
vai, tanto ci vediamo quando torni! Veramente io non vado a dormire
aspetto te, poi se c'è anche Gustav mi fa compagnia-
-sicura?
Guarda che non mi dispiace, per una sera cosa vuoi che sia-
Quasi
quasi mi faceva tenerezza, ma sapevo che il suo scopo era un'atro.
-sicurissima
tu vai e divertiti!-
Mi
diede un bacio a stampo alzandosi. Raggiunse gli altri che in meno di
2 minuti erano già tutti fuori. Note dell'autrice: Gustavina94: grazie mille! Mi raccomando continua a seguirimi e a recensire, baci! NICEGIRL: ihih si in effetti sono un pò una pazza e non solo a scrivere anche nella realtàXD scella90: ti ringrazio molto per il commento, sapere che la mia ff piace, ma sopratutto che non sbaglio a scrivere e tutte questo cose, è molto importante per me. continua a seguirmi per i prossimi capitoli che dal prossimo in poi la cosa si fa interessante. baci! Dark483: danke! ihih ti ho commentato il capitolo! Baci!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 21 *** Capitolo 21 ***
Capitolo 21
Il
silenzio calò nella casa, non salì a vedere cosa stesse
facendo Gustav, non volevo rischiare di fare la stessa figura che
avevo fatto al mattino.
Non
sapendo cosa fare presi dalla tasca il mio I-pod incominciando ad
ascoltare un po' di canzoni.
Mi
distesi lui divano socchiudendo un po' gli occhi, mi sentivo
veramente stanca, infatti presto mi addormentai sulle note di
“Tiziano Ferro - angelo mio”.
Gli
angeli vengono se tu li preghi
e
quando arrivano ti guardano
ti
sorrido e se ne vanno
per
lasciarti il ricordo
di
un sogno lungo una notte
ma
che vale una vita. Vivilo in fondo perché lui
non torna più....
Dopo
l'ultima frase mi addormentai cullata da quella canzone che sembrava
mi appartenesse. Non so perché ma sentivo che l'inizio aveva a
che fare con me, non riuscendo comunque a capirne il senso.
Tutto
d'un tratto rividi davanti a me la scena di quella sera.
Appena
aprì gli occhi mi ritrovai di nuovo in braccio a quel ragazzo,
in quel momento ero completamente sobria e avevo la mente lucida.
Alzai
lo sguardo cercando di riconoscerlo, ma niente.
Era
come se avessi la vista annebbiata, non riuscivo a tenere gli occhi
aperti.
-chi
sei?- avevo la voce che tremava, perché?
Nessuna
risposta da parte del ragazzo. Volevo divincolarmi dalla sua stretta
ma qualcosa me lo impediva stavo cosi bene tra le sue braccia, per
un momento riprovai le stesse emozioni di quella sera.
Decisi
di lasciarmi andare, in quel momento volevo solo stare con lui, cosi
chiusi gli occhi con la speranza che sarebbe durato di più.
Quando arrivammo su in camera vidi che non era la sua ma la mia, mi mise
distesa per poi mettersi dietro di me abbracciandomi.
-qui
starai meglio- non riuscì a sentire bene la sua voce, nella
mia testa sentivo ancora la melodia della canzone che sembrava non
voler finire mai.
Il
suo petto era caldo e morbido, proprio come lo ricordavo.
-ti
prego dimmi chi sei....- lo implorai. Dovevo assolutamente capire chi
fosse quel ragazzo, mi dava emozioni che non avevo mai provato, stavo
bene con lui....mi piaceva.
In
risposta mi baciò il collo facendomi rabbrividire. Chiusi gli
occhi capendo che non mi avrebbe detto niente.
Lentamente
mi girai verso di lui, ma non feci neanche in tempo a vederlo anche
solo di sfuggita che scomparì nel nulla.
Incominciai
ad agitarmi. Lo cercai nel letto ma senza rivederlo più.
-ti
prego non andartene! Ti prego....- incominciai a piangere, avevo
veramente bisogno di quel ragazzo. Quella sera avevo provato cose che
in 16 anni nessuno era mai riuscito a farmi provare.
Sentendo
una voce vicino a me girai il viso guardando chi fosse, vidi solo una
luce accecante, e poi mi svegliai.
Appena
aprì gli occhi mi alzai di scatto mettendomi seduta sul
divano.
Stavo
ansimando pesantemente, mi sentivo la gola secca e le guance bagnate.
-Giorgia....-
qualcuno sussurrò il mio nome di fianco a me. Mi spaventai,
ero ancora presa dal sogno.
-scusa
non volevo spaventarti...- era Gustav ovviamente, in casa c'eravamo
solo noi.
Mi
girai verso di lui guardandolo ancora ansimante. Vedendo che non
stavo molto bene e probabilmente il mio viso paonazzo si sedette
vicino a me sul divano. Era cosi carino nei miei confronti,
incominciavo a volergli veramente bene, nonostante fosse un ragazzo
molto strano.
-Gustav....-
non lo volevo chiamare, ma fu la prima cosa che riuscì a dire.
-sono
qui....- venne ancora più vicino e io stavo per scoppiare a
piangere.
-ti
prego.....- lo guardai negli occhi -....abbracciami- in una frazione
di secondo mi ritrovai a piangere tra le sue braccia.
Praticamente
mi misi in braccio a lui. Quella scena mi era famigliare...quel
profumo...quel petto morbido....forse Gustav era...
Alzai
il viso guardandolo. Non era possibile.. era lui...NO! Non è
possibile...perché portarmi nella stanza di Georg? E poi me
l'avrebbe detto.
Ok
devo rassegnarmi all'idea che è stato Georg smettendola di fare il
piccolo detective. Stando tra le sue braccia mi sentì subito
meglio, quel ragazzo mi stupiva ogni giorno di più.
Mi staccai un attimo
da lui guardandolo.
-grazie....-
Lui
mi sorrise spostandomi un ciuffo dal viso -stai meglio?-
-si...adesso
si, grazie a te- Lo abbracciai nuovamente
Appena
finì il “momento coccole” mi alzai dal divano guardandolo.
-allora
che facciamo?- mi chiese allegro.
Dopo
tanto tempo sentì il mio stomaco farsi vivo.
-ehm...io
avrei fame!-
incominciò
a ridere. -prepariamo qualcosa da mangiare?-
-ja!
Una torta!-
-adesso?!-
guardò l'orologio che aveva sul polso sconvolto -ma sono le
9.30!-
Lo
presi per un braccio tirandolo su.
-eh
dai!!! tanto i ragazzi non tornano prima delle 3! quindi andiamo!-
Lo
trascinai in cucina -tu sei pazza!-
Note dell'autrice: Dark483:ihih eccoti qua il chappy!!! baci tvttttttttttb <3! Gustavina94:eccoti qua il capitolo cara, spero che ti piaccia, baci! 6Vampire6Girl6:si in effetti Georg è sempre in mezzoXD.
Layla the punkprincess:ihih mi hai fatto morir dal ridere con sto commento XD..."tanto non te la da"ahah sei fantasticaXD! Ragazze io avviso nel capitolo dopo ci sarà un colpo di scena U.U! baci a tutteeeee
|
Ritorna all'indice
Capitolo 22 *** Capitolo 22 ***
Capitolo 22
Mentre
mi lavavo le mani nel lavandino Gustav tirava fuori dagli armadietti
tutti gli ingredienti necessari.
Li
mise in fila sul tavolo guardandoli, lo raggiunsi poco dopo
mettendomi vicino a lui.
Sospirò
-bene questo è tutto quello che ti serve-
Non
era molto convinto, in effetti era una pazzia fare una torta a
quell'ora di sera, però fa niente io sono portata per le
pazzie.
Gustav
era tornato serio e questa cosa non mi piaceva, dovevo fare qualcosa.
Mi
guardai in giro cercando una soluzione quando mi cadde sotto gli
occhi la farina.
Mi
venne un lampo di genio. Con la mano aprì il sacchetto
contente la polverina bianca e mi sporcai le mani.
Lui
era di spalle davanti a me era il momento giusto.
-Gustav?-
attirai la sua attenzione cosi che si girasse.
Appena
avevo il viso completamente visibile gli buttai addosso un po' di
farina. Era sconvolto, non sapeva cosa dire.
-ma
che fai?!-
Stavo
ridendo come una pazza. Era troppo buffo.
-eh
dai! Divertiti, parla, ridi. Adesso non ci sono gli altri, puoi anche
sparare cavolate ogni 3 secondi a me non importa! Anzi sono più
contenta-
-ma
sei pazza!!! sono allergico alla farina!- sembrava veramente
arrabbiato, a quel punto mi sentì in colpa, non volevo fare
niente di male.
Mi
passò davanti andandosi a lavare la faccia dietro di me. Non
mi girai neanche per dirgli niente, non mi sembrava il caso.
Dopo
poco sentì picchiettarmi sulla spalla, mi girai ritrovandomi
tutta la faccia sporca di farina.
Ero
rimasta a bocca aperta invece Gustav rideva come un matto.
Incominciai
ad urlare -ma all'ora l'hai fatto apposta! Non sei allergico alla
farina! Bastardo!-
Incominciammo
a tirarci la farina come dei bambini.
Mentre
ci rincorrevamo per la casa caddero anche le uova e ormai la cucina
non era più una cucina.
Dopo
avergli tirato uno spruzzo di farina cercai di scappare ma non feci
neanche in tempo ad uscire dalla cucina che mi prese per i fianchi
tirandomi verso di se.
Incominciò
a farmi il solletico. Stavo letteralmente morendo.
Cercando
di divincolarmi dalla sua presa calpestai un uovo che era caduto
scivolando e lui con me.
Picchiai
un pochino la testa e la schiena ma niente di importante, l'unico che
non si era fatto niente era lui che era caduto sopra di me.
Con
una mano mi massaggiai un pochino la testa dove mi faceva male.
-ti
sei fatta male?- mi chiese subito lui venendo più vicino.
Per
tutto quel tempo non l'avevo ancora guardato cercavo più che
altro di capire dove avessi preso la botta grande.
-no
tranquillo-
Quando
girai la testa incrociai il suo sguardo. Nessuno dei due diceva una
parola erano i nostri cuori a farlo, battevano come se fossero
impazziti.
Con
una mano mi pulì un po' il viso sporco di farina, non capivo
perché lo stesse facendo ma non ebbi il coraggio di spostarmi.
Appena
finito sorrise compiaciuto. -hai un viso troppo dolce per essere
ricoperto di farina-
Che
cosa mi stava succedendo? Mi sentivo morire, bastava che mi sfiorasse
per farmi venire i brividi. Lentamente incominciò ad
avvicinarsi a me, sentivo che il cuore stava per scoppiare.
Quando
le sue labbra sfiorarono le mie sentì un calore immenso
invadermi.
Erano
calde e morbide, mi sentivo benissimo e provavo una sensazione
indescrivibile, come se aspettassi quel bacio da una vita.
Pochi
secondi dopo si staccò guardandomi negli occhi.
-scusami-
incominciò ad agitarsi, non ne capì il perché ma
ero troppo sconvolta per chiederglielo.
Si
alzò andando verso il lavandino per sciacquarsi la faccia con
l'acqua fredda.
Dandomi
una spinta con le mani mi misi in piedi guardandolo con aria
interrogativa.
Non
parlava, non si muoveva, quasi sembrava che non respirasse.
Sapendo
com'era il suo carattere immaginavo che non avrebbe più detto
niente per tutta la serata.
Incominciai
a ripulire la cucina, ormai mi era totalmente passata la voglia di
fare la torta, senza neanche farsi sentire mi dette una mano lavando
il pavimento.
Dopo
un'ora finimmo di pulire tutto e la cucina era tornata normale. Per
un attimo io e Gustav ci guardammo negli occhi, cercai di capire cosa
stesse pensando in quel momento attraverso lo sguardo, ma non ci
riuscì.
-ehm....io
vado a farmi la doccia- distolse lo sguardo, lo imitai incominciando
a fissare il pavimento.
-si,
anche io-
Per
un momento mi guardò male...diventai tutta rossa...-intendo, a
casa mia-
Incominciai
a gesticolare con le mani imbarazzata, poi senza dire niente uscì
di casa andando verso la mia.
Mentre
percorrevo il giardino avevo il cuore che sembrava impazzisse.
La
dovevo smettere! Stavo già formulando pensieri inutili,
sciocchi e impossibili. E poi adesso dovevo pensare a Georg. Si.
Adesso sapevo o almeno, mi ero convinta, che fosse stato lui e per
questo dovevo togliermi dalla testa qualsiasi altro pensiero che non
fosse rivolto a lui.
Note dell'autrice: Ragazze sono le 2.30 di notte e sono qui solo per postare (se i miei mi trovano qui mi ammazzano)...ringrazio di cuore tutti quelli che hanno commentato o solo letto! per questo capitolo voglio tanti commenti, altrimenti non posto il seguito U.U! Baci a tutte! ps: chi vuole il mio contatto è nel mio profilo.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 23 *** Capitolo 23 ***
Capitolo 23
Aprì
la porta con forza per poi richiudermela alle spalle.
Lanciai
le chiavi sul tavolo non curandomi di dove fossero andate a finire.
Mi
appoggiai alla porta cercando di calmarmi, quello che era successo
non era niente per me. NIENTE. Gustav era solo un amico e quello è
stato un momento di debolezza per entrambi.
Io
non posso, non DEVO innamorarmi di lui. Poi figuriamoci se lui viene
a pensare a me, ha il lavoro, tantissime fan e poi a me non mi
conosce neanche bene!
Sali
le scale correndo fino ad arrivare al piano di sopra.
Prendendo
l'I-pod in tasca lo accesi mettendolo sulla lavatrice. La musica
partì quasi subito, almeno sarei riuscita a distrarmi un
pochino.
Con
velocità andai verso la vasca e dopo aver aperto l'acqua
aspetta che fosse tutta piena.
Nel
frattempo mi tolsi i vestiti e giusto per ingannare il tempo, o
meglio per non pensarci, incominciai a limarmi le unghie. In fondo
non stavo minimamente pensando a loro però dovevo tenermi
occupata o sarei impazzita.
Dopo
una buona ventina di minuti la vasca fu piena cosi senza perdere
tempo mi ci immersi dentro lasciando che l'acqua mi accarezzasse.
Amavo
l'acqua ed era l'unica cosa, oltre la musica, che riusciva a calmarmi
nei momenti di stress e quindi mi permetteva anche di ragionare sulle
cose accadute e di riflettere a mente lucida.
Presi
le ginocchia portandomele al petto e appoggiandoci sopra la testa.
Che
cosa mi stava succedendo? Non mi riconoscevo più.
Neanche
una settimana fa li volevo tutti morti i tedeschi, e adesso? Adesso
vivo con loro...perché? Possibile che Michele abbia influito
cosi tanto? Molte persone nel corso degli anni ci hanno provato a
farmi cambiare idea cercando di farmi capire che non erano tutti
uguali ma niente, niente di niente. Che cos'è che mi ha fatto
cambiare idea? Michele? Georg?....Gustav?
Dopo
una buona oretta usci asciugandomi e mettendomi un filo di crema.
Guardai l'orologio che vi era sulla parete, erano le 2.30, tra
mezz'ora più o meno sarebbero tornati gli altri.
Mi
rivestì velocemente uscendo poi di casa tornando nell'altra.
Fortunatamente i ragazzi non erano ancora arrivati e Gustav era
ancora di sopra.
Sospirai
contenta, cercavo in tutti i modi di fare finta di niente, cercavo di
convincermi che quel bacio non mi aveva stupito e che non era niente
per me!
La
mia attenzione fu poi richiamata dal mio stomaco che ancora
brontolava. In effetti non avevo ancora mangiato.
Andai
in cucina cercando disperatamente qualcosa da mangiare. Rovistando
tra gli armadietti constatai che non c'era niente in quella casa!
Pasta quasi zero, biscotti e co. Niente! Ma questi hanno mai sentito
parlare del supermercato? Non mi pare che i soldi gli mancano.
Si
va bé non è che potevo mettermi a fare un piatto di
pasta alle 2.30 quasi 3 di notte!
Andai
sul divano a sedermi rassegnata, ma domani sarei andata a fare una
spesa come si deve.
Improvvisamente
dalla porta entrarono Bill, Tom e Geor a dir poco incazzati.
-Gustav?!-
Bill incominciò a chiamare l'amico urlando.
Andai
vicino a loro o meglio a Georg.
-cos'è
successo?- gli chiesi spaventata. Questo mi diede un bacio sulle
labbra sorridendomi.
-tranquilla
amore...-
Mise
il suo abbraccio intorno alla mia vita stringendomi e io feci lo
stesso.
Dopo
pochi secondi il batterista scese giù facendo la stessa
domanda.
Per
una frazione di secondo io e Gustav ci guardammo negli occhi, sentì
una fitta allo stomaco cosi distolsi subito lo sguardo andando con
Georg sul divano.
Si
mise vicino all'estremità alzando poi un braccio facendo segno
a me di andare vicino a lui. Cosi mi avvicinai appoggiandomi poi al
suo braccio.
-abbiamo
un problema- il cantante incominciò a parlare, si vedeva che
era arrabbiato
-sarebbe?-
-prima
mi ha chiamato David dicendo che ci sono stati degli imprevisti e che
tra 3 giorni dobbiamo partire-
Mi
sentì il cuore andare in gola, sarebbero andati via? Per
quanto? Dove?
-ma
ci aveva promesso due mesi di vacanza! E poi a settembre sarebbe
ripartito il tour!- incominciò ad agitarsi.
Da
quel poco che avevo capito quelli erano i loro due mesi di vacanza e
adesso questo David, che presumo sia il manager, li ha chiamati
dicendo che fra 3 giorni sarebbero dovuti partire. Bé avevano
tutte le ragioni del mondo per essere incazzati.
-lo
so Gustav!- intervenne Tom serio -siamo incazzati quanto te!-
-e
dove andremo?-
-America...due
settimane-
diventai
Pallida.
-che
palle però!- Georg si alzò salendo su in camera quasi
correndo.
Nella
stanza cadde il silenzio, sentivo la rabbia dei ragazzi ma sopratutto
vedevo Gustav dispiaciuto.
Mi
alzai dal divano guardando i ragazzi -vado a parlarci io-
Con
la coda dell'occhio guardai il biondo, aveva abbassato lo sguardo
sedendosi sul divano accanto a Tom, dov'ero seduta io.
Salì
le scale correndo e presto arrivai nella camera di Georg.
Bussai.
-Georg sono io posso entrare?-
dalla
stanza usci un leggero si...
Aprì
lentamente la porta entrando nella camera buia poi la richiusi
andando vicino a lui. Era sdraiato sul letto a pancia in su, le
braccia erano incrociate dietro la testa che era leggermente
sollevata, osservava costantemente il soffitto bianco senza dire una
parola.
Mi
sedetti sul letto accarezzandogli il petto con la mano.
-dai
stai tranquillo....-
sospirò
-io mi devo ancora riposare dall'ultimo tour... eh adesso è
troppo presto, siamo tornati solo da due settimane e il nostro
manager ci avevo promesso due mesi di completo relax, niente
interviste, concerti niente! Forse due o tre mattine in studio ma non
di più!-
con
un piccolo salto balzai sopra di lui dandogli un bacio sul collo e
poi sulla bocca.
-bé
però abbiamo ancora 3 giorni no? E in questi giorni non ti
lascerò neanche un secondo-
Lui
mi sorrise e prendendomi per i fianchi ribaltò la situazione.
Passammo tutta la sera a baciarci anche se io per la testa avevo
tutt'altro.
Note dell'autrice: Streghettathebest: certo che puoi prendere il mio contatto!^^ ihih grazie per il commento, io tutte le ff che ho scritto sono su Gustav...baci! 6Vampire6Girl6:si in effetti è abbastanza cocciutaxD! E' vero Gustav si è deciso, ma dopo si è tirato indietro!XD Dark483:eh ma tesoro non ci sarebbe gusto se fanno tutto adesso...con calma...U.U
Gustavina94:Nooo non denunciarmi xD (Me pazza nn farci caso)...grazie per il complimento ^^ Layla the Punkprincess: bè conoscendo Gustav un bacino direi che è già tanto xD! io direi che per adesso possiamo accontentarci XD! PS: chiunque voglia prendere il mio contatto lo può fare, anche senza chiedere. Io non ho nessun problema, anzi sono contentissima ^^! baciii! eh sapete quali sono le condizioni se non recensite U.U...(me cattiva..muahaha) (Ok basta..sono pazza xD)
|
Ritorna all'indice
Capitolo 24 *** Capitolo 24 ***
Capitolo 24
Il
mattino dopo mi svegliai che erano le 11.00, in effetti ci eravamo
addormentati che erano le 6.30, un bacio tira l'altro e alla fine
abbiamo passato tutta la notte cosi.
Ovviamente
Georg non c'era, già lavorava.
La
notte prima aveva provato ad andare oltre il semplice bacio e/o
coccole ma l'avevo fermato dicendogli che non ero ancora pronta.
Non
perché non fosse un bravo ragazzo, Georg mi era simpatico ma
non basta una semplice amicizia per farmi compiere un passo del
genere.
Andai
giù in cucina sapendo che l'unica cosa che avrei potuto fare è
bere un bicchiere d'acqua. Sentivo che il mio stomaco mi stava
mandando a quel paese.
Sul
tavolo trovai un foglio...il solito bigliettino che mi lasciavano i
ragazzi.
-ciao
Gio! Ascolta questi sono i nostri numeri, per qualsiasi cosa
chiamaci, appena li salvi facci uno squillo a tutti e 4 di fila cosi
sappiamo che è il tuo e non qualche fan. Baci ciao!-
Portando
con me il foglietto tornai a casa mia, il cellulare era li.
Quando
vidi che la porta era aperta il cuore mi saltò in gola, pensai
subito a dei ladri.
Con
estrema calma mi avvicinai ad essa cercando di guardare dentro.
Appoggiai le mani alla finestra sporgendomi per guardare dentro.
Erano mia nonna e Simon! Cosa ci facevano qui?! Dovevano tornare
domani.
Corsi
dentro.
-nonna!-
la chiamai urlando.
Appena
mi vide sorrise venendomi incontro.
-ciao
tesoro!-
Mi
abbracciò forte, io non capendo feci la stessa cosa. Appena mi
staccai salutai anche Simon che era vicino a noi.
-ma
non dovevate tornare domani?-
-si
però diciamo che nel centro hanno avuto un piccolo
contrattempo, cosi adesso è inagibile e noi siamo dovute
tornare a casa-
Adesso
era tutto più chiaro.
Mi
sedetti al tavolo con loro bevendo una tazza di caffè.
-allora
com'è andata?- mi chiese Simon sorridendomi.
-bene,
mi sono divertita molto e sono stata bene-
Ero
sincera si vedeva. Mia nonna mi guardò sorpresa, ma anche
contenta io le sorrisi facendogli capire che dopo gli avrei
raccontato tutto.
Simon
mi sorrise contenta prendendo poi la tazzina di caffè e
sorseggiandone un pochino in contenuto.
-se
vuoi puoi rimanere ancora, io non ho problemi e penso neanche loro-
Mi
dovetti ricredere, non era male anzi, gentile e simpatica.
-grazie
mille...però adesso starò un po' con mia nonna-
Quest'ultima
si girò improvvisamente verso di me guardandomi male.
-non
ci pensare proprio non ti voglio tra i piedi- stava scherzando lo
sapevo, voleva che io stessi con i ragazzi.
-anche
io ti voglio bene nonna-
Entrambe
ci mettemmo a ridere, quando il mio occhio cadde sul mio cellulare
che era sul mobile in sala. Mi alzai subito andando a prenderlo.
Più
in fretta possibile segnai il numero dei ragazzi per poi fargli lo
squillo uno ad uno.
In
fondo erano simpatici, non erano cosi male e piano piano mi stavo
affezionando.
-sai
dove sono i miei figli?- Simon richiamò la mia attenzione
dalla cucina. Tornai da lei sorridente.
-adesso
sono in studio, dovevano registrare, stasera tornano a casa, forse
Gustav torna prima-
-ah
ok! Poveri i miei bambini sempre in studio a lavorare-
-si
lo so, infatti ieri Bill si è un po' arrabbiato perché
tra 3 giorni dovranno ripartire per due settimane-
sospirò
-si, è sempre cosi...gli promettono delle vacanze, poi invece
niente-
Non
sapevo com'era andata le altre volte, ma da quello che diceva non
era la prima volta.
L'attenzione
di tutte e tre venne richiamata da una macchina che stava entrando in
giardino. Seguita da mia nonna e la madre dei gemelli andai in
macchina per vedere chi fosse, e per nostra felicità erano i
ragazzi che tornavano dallo studio.
Quando
questi ci videro vennero subito da noi. Bill e Tom salutarono la
propria madre con un abbraccio forte, Gustav salutò mia nonna
e Georg mi diede un bacio a stampo, al che mia nonna mi guardò
male e il biondo fulminò l'amico con lo sguardo. Forse pensava
che non l'avessi notato...
Tutto
d'un tratto si sentì il mio stomaco brontolare, te pareva...
-hai
fame?- mi chiese Bill ridendo.
-abbastanza
si...-
-e
perché non hai mangiato?- continuò il moro
-perché
non c'era niente da mangiare!- lo dissi con un tono accusatorio, loro
capendo si misero a ridere.
-andiamo
a fare la spesa ti va?-
-siiii!-
adoravo andare a fare la spesa.
Cosi
io e Bill, dopo aver salutato tutti, ci avviammo verso la macchina
per poi andare diretti al supermercato.
Per
tutto il tragitto parlammo del più e del meno, mi disse che
con Ylenia era una cosa seria e che l'ultimo giorno che sarebbero
stati qua l'avrebbe passato tutto con lei, lo stesso per Tom.
Fui
contenta per entrambe, se lo meritavano, anche se Ylenia la conoscevo
poco sapevo che amava veramente Bill e che non lo faceva perché
era famoso, idem per Marika.
-Tu
invece? Ho visto che Georg non ti sta più cosi antipatico-
incominciai
a ridere -no infatti-
-volevo
chiederti una cosa...-
quando
i ragazzi incominciavano cosi non preannunciava niente di buono.
-dimmi...-
incominciai a massaggiarmi la fronte con un dito preoccupata.
-se
non ci conoscevi neanche, da quello che hai detto tu non ci hai mai
visti in televisione ne sentiti giusto?-
Sembrava
interessante. Annui..
-Bé...mi
chiedevo, come facevamo a starti antipatici?-
Mi
venne una fitta allo stomaco.
-non
posso dirtelo scusa, però adesso non è più cosi
e poi non dipendeva da voi, era una cosa mia-
Annuì
con la testa tenendo sempre lo sguardo fisso sulla strada.
-eh
poi volevo anche chiederti scusa...-
-per
cosa?-
-per
quello che era successo con i Lost, tu hai avuto tutte le ragioni dei
mondo per incazzarti, però a me dava fastidio perché li
odio-
-se
l'avessi saputo non l'avrei mai fatto-
sorrise
-grazie, e scusa ancora anche parte di Tom, solo che lui è
troppo orgoglioso per venirtelo a dire-
Te
pareva, da Tom me lo potevo aspettare non ero neanche stupita.
-ma
perché lui si è arrabbiato?-
incominciò
a ridere -non gli andava giù che preferivi loro a lui o meglio
noi-
-stupido
montato-
-hai
ragione, non ti do torto-
Finalmente
eravamo arrivati. Prima di scendere Bll si mise su i suoi occhiali da
sole, cosi da non farsi riconoscere (come se cambiasse qualcosa) e
poi scese chiudendo la macchina.
A
passo svelto entrammo dentro incominciando a guardarci un po' giro.
Bil
mi fece segno di andare a prendere un carrello che stava vicino a me
cosi da poterci mettere dentro la roba che si preannunciava tanta.
Non
parlavamo tanto, almeno io ero concentrata su cosa prendere intanto
che lui faceva i commentini. Continuava a rompere perché
voleva la caramelle gommose, se non l'avrebbe finita gliele avrei
date in testa quelle caramelle.
Passammo
per il reparto cucina: posate in generale. Andai avanti, quelle non
mancavano. Ad un certo punto vidi che Bill si era fermato dietro di
me a guardare una cosa. Lo raggiunsi non sapendo di che si tratta.
-Bill
che cos'è?-
Stava
guardando un coltello molto grande ma sopratutto affilato.
Mi
saltò il cuore in gola. Lo guardava con sguardo omicida.
-possiamo
parlarne...ti giuro mi sei stato sempre simpatico, quando dicevo che
non lo eri mentivoXD...- dissi ironica
-questo
coltello potrebbe servire a Gustav...-
sul
mio viso si formò un punto di domanda.
-perché?-
Lo
mise giù venendo vicino a me spingendo il carrello.
-per
ammazzare Walter, il tuo amichetto-
-ah,
perché gli sta antipatico anche a lui?-
-solo
perché lui ci stava provano con te-
Mi
bloccai di colpo diventando pallida. Avevo capito bene? Era geloso.
-cosa
vorresti dire? E poi non ci stava provando!-
Si
mise a ridere.
-allora
o non ci hai fatto caso o avevi veramente la testa tra le nuvole, era
impossibile non notarlo-
-ma...e
con questo Gustav che centra? Ok Tom ci arrivo, Georg anche...ma lui
perché?-
Si
fermò guardandomi negli occhi alzando un sopracciglio
-veramente non ci arrivi?-
Il
cuore incominciò a battere all'impazzata. Questo voleva dire
che io piacevo a....
Oddio!!!!!!
Un senso di felicità mi pervase completamente! Ma perché?
Forse anche io....? no... dai...non è possibile.
Perché
mi costava cosi tanto ammettere che mi piaceva, era cosi difficile?
-sconvolta?-
mi chiese Bill guardando le sue amate caramelle.
-no...sorpresa,
non pensavo di....-
-si
e a quanto vedo piace anche a te!-
Un
altro colpo al cuore.
-è
lecito chiedere perché?-
-dai
si vede da come lo guardi....-
-sarebbe?-
-dai!
È impossibile non notarlo, ogni volta che lo vedi cambi subito
atteggiamento e cerchi in tutti i modi di evitare il suo sguardo-
Stavo
per morire. Da quel momento in poi la spesa la fece solo Bill io
avevo la testa completamente da un'altra parte.
Dopo
2 ore uscimmo fuori, Bill pagò tutto poi in silenzio tornammo
in macchina.
-ti
va se andiamo a mangiare qualcosa al McDonald's? Sono le...- guardò
l'orologio sulla macchina -15.30-
-va
bene dai, tanto la roba che abbiamo presta può stare in
macchina per un po', ma scusa non ha paura dei fotografi?-
-staremo
attenti- disse mettendo in moto.
Dopo
quello non aggiunsi niente altro. Io ero persa nei miei pensieri, lui
ascoltava la musica e pensava alla strada da fare.
Avevo
una confusione in testa che era più grande di me. Non mi
bastava il mistero di quel ragazzo, no adesso anche Gustav.
Ma
a chi volevo darla a bere? Anche a me piaceva e si vedeva, Bill aveva
ragione.
Però
sarebbe stata una storia impossibile, non potevamo stare insieme, lui
doveva viaggiare, io tra un mese e mezzo sarei tornata in Italia e a
quel punto cosa facevamo? Ci sentivamo solo via messaggi per un anno?
No io non ce l'avrei fatta.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 25 *** Capitolo 25 ***
Capitolo 25
Appena
arrivammo prima di scendere controllammo in giro che non ci fossero
paparazzi ecc, poi velocemente ci dirigemmo all'interno
dell'edificio.
Per
nostra fortuna non c'era molta gente, cosi riuscimmo ad ordinare in
fretta.
-allora...è
vero-
Incominciò
Bill dando un morso gigante al suo panino.
-cosa?-
-che
Gustav ti piace-
Rimasi
zitta. Sapevo che era cosi, ma non sapevo cosa dire.
-lo
prendo come un si-
diventai
tutta rossa. Aiuto, mi stavo innamorando di Gustav. Com'è
possibile? Questa si che è una tragedia.
-ti
prego non dirlo a nessuno Bill, mi fido di te-
-tranquilla,
sarò muto come un pesce-
-grazie,
veramente-
Mi
sorrise. Per il resto del tempo parlammo un po' del più e del
meno, mi fece ascoltare le loro canzoni, non erano per niente male.
Li avevo sotto valutati.
Improvvisamente
la mia attenzione fu richiamata da una persona, un uomo, i suoi
lineamenti, la sua voce, quella risata che risentivo ancora tutte le
notti nei miei incubi. Non è possibile, era lui.
Divenni
pallida. Non pensavo che l'avrei rivisto.
Bill
vedendo la mia faccia guardò la persona che i miei occhi
fissavano con tanto odio.
-non
ti consiglio di guardarlo tanto-
-perché?-
feci finta di niente, non volevo fare accuse infondate.
-è
uscito da 2 anni di galera-
Mi
venne una fitta al cuore.
-cos'ha
fatto?-
-non
so quanto tempo fa di preciso, ho letto la notizia su un giornale
vecchissimo qualche tempo fa, dovrebbe aver ucciso un bambino di 6
anni mentre giocava con un'altra ragazza, lo voleva derubare lui era
cardiopatico e per lo spavento gli è venuto un infarto, per
fortuna la ragazza si è saltava, adesso dovrebbe avere più
o meno la tua età-
Sentivo
la rabbia crescermi dentro!
-sai....sai
come si chiamava il bambino-
-bo
non mi ricordo bene, Mirco tipo....no...aspetta...Michele! Ecco no
Mirco scusa!-
A
quel punto mi alzai andando da lui di corsa!
-dove
vai?!- mi chiese Bill cercando di prendermi la mano.
“Giorgia
non lo fare” senti una voce dentro di me, sembrava la voce di
Michele, comunque sia la ignorai.
Arrivai
davanti a lui, mi guardava con aria interrogativa.
-salve,
posso fare qualcosa per lei?-
-dopo
quello che hai fatto hai la faccia tosta di farti vedere ancora in
giro!- incominciai ad urlare. Per fortuna quel posto era un po'
isolate e c'era pochissima gente.
-scusa
chi sei tu?-
-10
anni fa, hai cercato di derubare un bambino che stava giocando a
pallone con la sua amica! L'hai ammazzato!- incominciai a piangere.
Bill
venne vicino a me.
-chi
sei tu?- era spaventato -come fai a sapere cosa stavano facendo?- mi
avvicinai a lui sussurrandogli all'orecchio.
-ero
quella bambina, bastardo che non sei altro-
Si
irrigidì tutto. Appena mi spostai vidi che era diventato
pallido.
-tu
sei...- incominciò a balbettare.
-hai
ucciso il mio migliore amico!- gli tirai un pugno, a quel punto Bill
mi prese e mi portò via.
Appena
arrivammo in macchina mise in moto in fretta allontanandosi il più
in fretta possibile.
-adesso
posso sapere?- era nervoso, si sentiva dalla voce!
-quella
bambina! La ragazza che era con Michele quando è morto ero io!
Lui...lui era il mio migliore amico!-
Bill
rimase zitto.
-mi...mi
dispiace Giorgia, io non lo sapevo-
-noi
stavamo semplicemente giocando a palla, per colpa del vento andò
a finire in un vicolo e li ci accerchiarono 3 uomini, uno di questo
era lui-
-sul
giornale ho letto che non ha potuto difendersi, perché non
avete gridato aiuto?-
-a
me avevano tappato la bocca con la mano e lui era troppo spaventato,
volevano soldi da lui ma non capiva il tedesco e non poteva
rispondergli-
Incominciai
a piangere. Bill mi mise una mano sulla testa accarezzandomi un po',
non poteva abbracciarmi, stava guidando.
-è
per questo che ci odi vero?-
evidentemente
adesso gli era tutto più chiaro.
-si...ma
ho fatto male a odiare tutti, voi siete dei bravi ragazzi, si vede,
ma quell'uomo deve pagare! Se non mi avessi portato via l'avrei
ammazzato di botte-
-la
vendetta non serve a niente, non ti ridarà indietro il tuo
amico!-
aveva
ragione, ma faceva sentire meglio me.
Appena
arrivammo a casa scesi dalla macchina correndo verso casa sua, non la
mia. Entrai dentro correndo poi di sopra con le lacrime agli occhi.
Tom, Georg e Gustav cercarono di fermarmi ma li ignorai salendo in
camera. Chiusi la porta sbattendola per poi buttarmi sul letto e
affondare la faccia nel cuscino.
Dopo
10 minuti sentì bussare alla porta.
-ehm...sono
Gustav...posso entrare?- come al solito faceva il timido, era timido
e forse in quel caso non sapeva cosa dire. Fatto sta che era l'unica
persona che volevo vedere.
-si...vieni-
cercai di asciugarmi un po' le lacrime inutilmente, perché ne
scesero subito dopo delle altre.
Entrò
chiudendo subito la porta dietro di se.
Venne
vicino a me sedendosi sul letto all'altezza della mia vita. Con una
mano mi toccò la spalla, una scossa mi attraversò la
spina dorsale.
-cos'è
successo?- sentire la sua voce mi fece stare subito meglio.
Mi
misi seduta. Lo guardai in faccia, lui mi prese il volto tra le mani
asciugandolo.
-Gustav...-
lo abbracciai rincominciando a sgorgare lacrime dagli occhi che ormai
bruciavano.
-sono
qui- mi strinse a se.
Presi
la sua maglietta tra le mani stringendola.
-io
e Bill dopo aver finito la spesa siamo andati al McDonad's e lui era
li! Davanti a me-
-lui
chi?- mi chiese tranquillo, ma era spaventato, lo sentivo dal battito
del cuore che era decisamente irregolare.
-l'uomo
che ha ucciso Michele-
Lo
dissi con un freddezza che anche lui si stupì nonostante tutto
quello che gli avevo detto.
Mi
strinse ancora più forte. -mi dispiace tesoro-
Persi
un battito del cuore, come mi aveva chiamato?
Sorrisi
staccandomi da lui. Lo guardai negli occhi.
Avevo
voglia di risentire le sue labbra sulle mie, quel contatto che mi
aveva fatto provare emozioni infinite ed immaginarie, avevo bisogno
di lui.
Gli
misi una mano sul viso sfiorandolo, lui fece altrettanto come. Io
chiusi gli occhi appoggiando la guancia sulla sua mano che sembrava
fare da cuscino.
Quando
riaprì gli occhi vidi in lui il desiderio di avermi,
no...rividi. Quella scena l'avevo già vista tante volte, ma io
come una scema non sono mai riuscita a capirlo.
Contro
la mia volontà repressi in me il desiderio e la voglia che
avevo di averlo. Non potevo, dovevo resistere, sarei stata peggio
dopo.
Mi
misi distesa sul letto e con le mani abbracciai il cuscino.
Gustav
non disse niente, semplicemente si mise dietro di me abbracciandomi.
Ripresi a piangere. Ma questa volta non era per Michele, era per lui.
Note dell'autrice: Svampy1996: Grazie mille per il commento! continua a seguirmi!^^ Streghettathebest: ihih e non hai ancora visto niente U.U!!! me deve stare zitta! baci! Dark483: ^^! leggi questo e dimmi cosa ne dici..perché se quello di prima ti ha lasciato a bocca asciutta non oso pensare agli altri...baci! Layla the punkprincess: si!xD Bill si rivela una perla di saggezza! ciauuu! ps: allora ragazze da qui ci saranno moooooolte novità e una in particolareee quindi l'attesa è finita e presto arriva il bello! U.U quindi continuate a seguirmi e a recensire! spero che il capitolo vi piaccia! baci a tutte!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 26 *** Capitolo 26 ***
Capitolo 26
Appena
mi addormentai ritrovai Michele davanti a me, sapevo perché
era li.
Lentamente
si avvicinò con lo sguardo serio. Non mi importava quanto
fosse arrabbiato, dovevo farlo, non mi importava delle conseguenze.
-ma
sei impazzita?!- incominciò urlando.
-no,
semplicemente ho fatto quello che aspettavo di fare da 10 anni!-
Mi
abbracciò come se volesse proteggermi.
-non
capisci che sarebbe potuta finire male! Non deve succedere anche a te
quello che è successo a me!-
-non
mi importa...se lo meritava...-
Si
staccò da me guardandomi negli occhi -promettimi che non farai
mai più cazzate simili- Esitai un attimo...poi mi decisi a rispondere sentendo i suoi occhi puntati addosso.
-Ok
va bene...te lo prometto...tanto ormai quello che dovevo fare l'ho
fatto-
Se
non fosse stato lui o Gustav a chiedermelo avrei detto di no.
-grazie-
Lentamente
scomparì dalla mia vista, questa volta non dissi niente, lo
lasciai andare quasi con le lacrime agli occhi.
Quando
mi svegliai senti di fianco a me qualcuno, Gustav. Era rimasto con me
tutta la notte, non si era allontanato neanche un secondo.
Guardai
l'orologio sul comodino erano le 12.
Oddio,
magari era tardi e doveva andare a provare.
Mi
rigirai verso di lui. Era disteso su un fianco dalla mia parte, in
fatti quando mi ero svegliata avevo ancora il suo braccio che mi
stringeva. Era cosi dolce quando dormiva, sembrava un angelo.
Dolcemente
gli diedi un bacio sulla fronte cercando di svegliarlo.
-ehi...ehi
svegliati- gli scossi un pochino la spalla cosi si svegliò
subito. La luce che filtrava dalle tende era troppo forte e per
questo non riusciva a tenere gli occhi aperti.
Cosi
andai verso di esse e le chiusi.
-grazie...-
mi disse ancora assonnato.
-è
mezzo giorno, non devi andare in studio?-
-no
tesoro ieri era l'ultimo giorno-
Se
mi chiamava un'altra volta cosi il mio cuore faceva i bagagli e se ne
andava. Respirai a fondo cercando di mantenere la calma.
-scusa,
non volevo svegliarti, ma non lo sapevo-
-hai
fatto bene- mi sorrise.
Andai
più vicino a lui -sei rimasto qui tutta la notte?-
annuì
-appena ho visto che dormivi tranquilla mi sono messo a dormire anche
io-
Gli
accarezzai il viso con una mano -non eri obbligato-
-infatti
non l'ho fatto perché dovevo....ma perché volevo...-
Si
avvicinò lentamente a me voleva baciarmi e anche io lo volevo
ma trovai la forza di spostarmi.
Mi
alzai dal letto guardandolo -vado a fare la doccia di la a casa mia,
cosi saluto anche mia nonna-
-Ok
va bene- la sua voce era un sussurro, quasi non si sentiva.
Non
reggendo più la situazione corsi giù per poi andare a
casa mia.
Mia
nonna era in cucina che stava mangiando, in effetti quella strana che
dorme fino a mezzo giorno ero io.
-ehi
ciao!- mi disse vedendomi.
Andai
verso di lei sedendomi su una sedia.
Vedendo
la mia frustrazione posò la forchetta nel piatto e mi prese le
mani guardandomi negli occhi.
-cos'è
successo?-
La
guardai per un secondo cercando di fargli capire in parte quello che
avevo, lei mi capiva sempre, anche solo con uno sguardo.
Incominciai
a raccontargli tutto, di quello che era successo da quando se n'era
andata e l'incidente di ieri.
Ovviamente
tralascia i particolari.
-capisco...e
tu adesso non sai chi sia questo ragazzo che però si presume
sia Georg?-
-si...-
-ma
tu non sei cosi sicura giusto?-
Annuì.
-e
poi c'è Gustav e da come lo racconti sembri veramente
innamorata-
-no....io...non
sono innamorata-
-sai
la mia mamma, quando avevo la tua età mi diceva sempre una
frase: menti a chi vuoi tesoro...ma non mentire mai a te stessa, è
la cosa più brutta-
Con
quella frase mi spiazzò, è vero stavo reprimendo i miei
sentimenti verso Gustav, quel ragazzo per me era diventato veramente
importante, lui era diverso e io l'avevo capito da subito.
-non
ha importanza comunque, lui deve viaggiare, fare i concerti è
questa la sua vita e non può stare di certo dietro a me-
-però
lui deve sapere-
-assolutamente
no...-
-Giorgia
metti che anche lui ti ama? E da quello che mi racconti pare proprio
cosi...-
Bene
il mio cuore mi stava dicendo addio. Gustav mi amava, era vero...e
questo spiegava molti suoi comportamenti.
-va
bé vado su a cambiarmi-
cosi
le diedi un bacio sulla guancia per poi salire velocemente di sopra e
cambiarmi.
Note dell'autrice: Ragazze come al solito internet mi abbandona e per questo non ho molto tempo per stare qui! chiedo umilmente perdono se non ringrazio una ad una le ragazze che hanno commentato XD! comunque un ENORME grazie a chi ha recensito o solo letto...d'ora in poi la storia sarà molto emozionante, piena di sorprese e colpi di scena! quindi continuate a seguirmi! baci a tutte di cuore e per chi ha il mio contatto....ci sentiamo su msn XD!! ciauuuu!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 27 *** Capitolo 27 ***
Capitolo 27
Appena
finito tornai giù e vidi che mia nonna si era messo sul divano
a dormire, cosi silenziosamente uscì di casa e chiusi la porta
per lasciarla tranquilla.
Tornai
da Gustav ormai saranno le due.
Appena
aprì la porta vidi lui incantato davanti al pc.
In
casa non c'era nessun altro.
-ehi
dove sono gli altri?-
-Bill
e Tom sono usciti con le tue amiche e Georg è dai suoi-
-ah
ok!-
Anche
se parlava non distoglieva lo sguardo dal pc.
-che
leggi?- gli chiesi avvicinandomi.
Mi
porse il portatile che aveva sulle ginocchia, era un articolo su
internet.
“NUOVA
FIAMMA PER IL LEADER DELLA BAND TEDESCA TOKIO HOTEL!”
-cosa?!?!?!-
incominciai ad urlare.
Con
il cursore feci scendere la pagina per leggere tutto l'articolo.
“Bill
Kaulitz (20 anni), cantante della band “tokio hotel” è
stato trovato in compagnia di una ragazza. Insieme si erano appartati
in un fast food (Mc Donald's) e insieme hanno pranzato li. I due
sembrava andassero molto d'accordo, che il cantante abbia trovato
finalmente l'amore da tanto lui cercato?”
A
quel punto chiusi la pagina.
-no
Bill non ha trovato un bel niente!-
Gustav
si mise a ridere invece io ero furiosa. Almeno non avevano visto il
momento in cui mi ero avventata contro il tipo!
Improvvisamente
mi tornò in mente che oggi era l'ultimo giorno che stavo con i
ragazzi, che stavo con lui.
-domani
partirai- dissi sotto voce.
Lui
annuì con la testa ma non disse niente. Pochi secondi dopo si
alzò di scatto dal divano andando di sopra.
Non
lo seguì, non mi sembrava il caso, e feci bene. In fatti pochi
secondi dopo tornò giù con in mano degli oggetti.
Un
paio di occhiali da sole e delle chiavi.
Quando
arrivò mi prese per mano portandomi fuori con lui. Io non
dissi niente, lo segui e basta, non mi importava dove fossimo andati,
l'importante è che stavo con lui.
Con
le chiavi aprì la macchina che era dove l'avevamo lasciata
l'ultima volta.
-dove
andiamo?- chiesi con la voce soffocata
-al
parco-
Girai
la testa in modo da poter guardare fuori dal finestrino, che cosa ci
andavamo a fare al parco? Anche se era ovvio, volevamo stare insieme,
in un posto dove fosse certo che nessuno ci avrebbe disturbato. Ma
cosi avremmo solo peggiorato la situazione.
Appena
arrivammo scesi velocemente seguendolo all'interno di questo.
Andammo
nello stesso posto dell'altra volta, vicino al lago. Mi sentivo
sempre più a disagio volevo dire qualcosa ma non sapevo cosa,
lui come sempre non parlava e come sempre non l'avrebbe fatto.
Cosi
presi l'iniziativa io.
-perché
siamo qui?- gli chiesi una volta fermati.
-perché
devo parlarti-
Mi
sedetti sull'erba umida aspettando che dicesse qualcosa.
Lo
sentì sospira e agitarsi, immaginavo cosa volesse dirmi e
sapevo che per lui non era per niente facile.
-tu....per
me sei importante, molto importante-
Incominciai
a morire lentamente il mio cuore mi stava salutando.
Mi
alzai da terra mettendomi davanti a lui.
-io
lo so che tu stai con Georg però volevo che tu lo sapessi-
stavo
per scoppiare a piangere.
-non
sto con Georg- gli dissi abbracciandolo. Appena mi staccai lo guardai
negli occhi e alzandomi sulle punte gli baciai la fronte.
-tu
pensa solo a tornare presto-
Voltandogli
le spalle incominciai ad allontanarmi da lui.
-ti
amo....- a quella frase tutti i muscoli del mio corpo si bloccarono
impedendomi di andare avanti.
Mi
girai verso di lui, aveva gli occhi lucidi. A quel punto non ressi
più, corsi verso di lui saltandogli in braccio e baciandolo.
Cademmo per terra, io sopra di lui. Per fortuna in giro non c'era
tanta gente e anche se fosse non ci importava. Le nostre lingue
incominciarono a cercarsi per poi iniziare a giocare.
Dopo
un po' mi staccai realizzando che era l'ultima volta, almeno per due
settimane, ma per me era già tanto.
-Gustav
domani partirai e se andassimo avanti soffrirei il doppio-
Mi
misi seduta e lui da dietro mi cinse i fianchi con le mani e portò
le sue labbra sul mio collo.
-mi
mancherai tanto-
Chiusi
gli occhi lasciando che scendesse una lacrima -anche tu, tanto-
Ormai
non mi importava più niente di chi fosse il ragazzo di quella
sera, avevo Gustav e questo mi bastava.
Rimanemmo
li a coccolarci per tutto il pomeriggio, poi verso le 7.30 tornammo a
casa.
Note dell'autrice: Ragazze questa volta sono seria se non ho tanti commenti sopra i 5 o 6 non vado avanti anche se volesse dire non postare per un meseU.U questo capitolo è troppo importante...immaginate da qui tutti i casini, problemi che potrebbero e dico potrebbero succedere...quindi commentate!!!
ps:dal prossimo capitolo rincomincio a ringraziare tutte le ragazze una per una ma per ora vi ringrazio lo stesso tutte di cuore e vi mando un enorme bacio, anche a quelle che hanno solo letto! kussen
|
Ritorna all'indice
Capitolo 28 *** Capitolo 28 ***
Capitolo 28
Per
tutto il viaggio nessuno dei due parlò, troppa la fatica,
troppo il dolore.
Appena
entrai in casa vidi che i gemelli erano tornati e non erano soli. Tom
era comodamente seduto sul divano con in braccio Marika che lo
riempiva di baci. Bill e Ylenia stavano mangiando qualcosa in cucina,
erano particolarmente stanchi.
Quando
entrammo entrambe le coppie smisero di fare quello che stavano
facendo venendo da noi.
-dov'eravate?-
ci chiese Bill che era davanti a me con Ylenia.
-siamo
andati a fare un giretto visto che voi non c'eravate-
dal
mio tono di voce si intuiva facilmente che il mio umore non era dei
migliori.
-voi
invece?-
dovevo
assolutamente ribattere, sentivo gli occhi del cantante puntati
addosso e questo mi metteva parecchia soggezione.
-noi
siamo tornati da poco, Georg non è ancora tornato, ci ha
chiamato per chiederci se c'eri, quando gli abbiamo detto che eri via
ha detto che vi vedevate domani mattina-
Abbassai
lo sguardo. -ok...-
-Ah
Gustav! Prima ha chiamato David per dirci il programma di domani-
-e
com'è?- era la prima volta che lo sentivo rispondere acido al
che anche Bill lo guardò stupito.
-allora,
andiamo via al mattino presto, Georg arriva dopo perché prima
vuole stare con Giorgia, prende l'aereo dopo, David ha detto che va
bene e poi appena arrivati: intervista-
-NO!-
urlò Gustav. Chiusi gli occhi cercando di trattenere le
lacrime, sapevo perché aveva urlato, era l'urlo che aveva
sempre tenuto nascosto dentro di se per tanto tempo e che non aveva
mai liberato.
-cosa?-
Gustav,
capendo di aver esagerato con la reazione cercò di ricomporsi.
-no
nel senso che anche io domani vengo dopo, prima vado a salutare mia
madre e mia sorella che sono tornate da poco-
-ok
va bene! Tanto l'intervista ce l'abbiamo a pomeriggio quindi hai
tempo e penso che David non ha problemi visto che è il primo a
mettere davanti a tutto la famiglia-
Annuì
con la testa andando poi di sopra, conoscendolo sarà andato in
camera sua.
-ma
è successo qualcosa?- mi chiese successivamente il moro
vedendo che l'umore di entrambi non era dei migliori.
Lo
guardai abbozzando un sorriso -no, niente-
Alzò
un sopracciglio facendomi capire, senza dire niente, che sapeva che
non era cosi.
-comunque,
stasera mangi qui?-
Avrei
tanto voluto ma era da evitare, io e Gustav non avremmo fatto altro
che lanciarci sguardi, entrambi tristi e malinconici, era già
difficile da sopportare.
-no
guarda non ho molta fame, adesso vado di la a vedere se mia nonna a
bisogno, poi vedo che siete già in buona compagnia-
cercai
di sorridere il più possibile reprimendo in me il dolore che
provavo.
Detto
questo salutai entrambe le coppie per poi dirigermi all'esterno
dell'edificio.
Quando
arrivai a casa mia vidi che tutte le luci erano spente, possibile che
mia nonna dormisse ancora?
Entrai
dentro cercando di fare il meno rumore possibile.
Sul
divano non c'era più, il che vuol dire che si era svegliata.
Andai in cucina trovando sul tavolo un biglietto.
“Ciao
tesoro, io sono andata a dormire perché avevo mal di testa se
tu hai fame preparati qualcosa tranquillamente, io non ti ho fatto
niente non sapendo se uscivi con i ragazzi visto che è
l'ultima sera!-
-Già
l'ultima sera- pensai riponendo il biglietto dove l'avevo
trovato.
Aprendo
il frigorifero trovai all'interno degli affettati, un po' di insalata
già pronta e qualche pomodoro.
Presi
l'insalata e i pomodori che tagliai fini riponendoli, insieme
all'insalata, nella bacinella apposita.
La
fame era ben poca, ma in qualche modo dovevo pur distrarmi.
Cercai
di sforzarmi ingurgitando le foglie verdi che al posto di diminuire
sembravano aumentare.
Ogni
secondo che passava si tramutava in minuti, ogni minuto in ore e cosi
il tempo passa lacerandomi sempre di più.
Avevo
sempre il pensiero fisso che il mattino seguente sarebbe dovuto
partire lasciandomi qui per due settimane. Troppo tempo, decisamente
troppo.
Improvvisamente
la forchetta mi cadde per terra senza che io l'avessi lasciata andare
o che.
Ma
cosa stavo facendo? Era l'ultima sera che stava qui, e io cosa
facevo? Stavo in casa a mangiare e a torturarmi quando lui era nella
casa affianco, forse nella mia stessa situazione. Presi il cellulare,
erano le 11.30. Tardi. Troppo tardi. Mi affrettai a mandargli un
messaggio.
-ti
prego vieni da me-
quando
lo inviai tirai un sospiro di sollievo sapendo che non avrei atteso
molto.
Sapendo
del suo arrivo il cuore incominciò a battermi a mille e il
sorriso mi tornò sulle labbra. Quando dalla finestra lo vidi
arrivare aprì subito la porta ritrovandomelo davanti.
Lo
abbracciai. -grazie per essere venuto-
Lo
feci entrare dentro per poi silenziosamente dirigerci verso la camera
da letto. Appena entrambi fummo dentro la chiusi per evitare di
disturbare mia nonna.
Andai
a sedermi sul letto facendo poi segno a lui di fare lo stesso.
Con
una mano gli spostai un piccolo ciuffo di capelli che aveva sulla
fronte, nei suoi occhi c'era tanta tristezza quanto nei miei.
Appena
i suoi occhi incontrarono i miei mi senti morire, incominciò
ad accarezzarmi con lo sguardo, morivo dalla voglia di averlo.
Dalla
tasca incominciò a vibrarmi il cellulare, qualcuno mi stava
chiamando. Non guardai neanche chi era risposi subito sperando anzi
sapendo che sarebbe durata poco.
-pronto?-
-ciao
bella!-
Oh
mio Dio era Georg! Guardai Gustav sgranando gli occhi, lui avendo
capito e sentendo anche la voce incominciò ad irrigidirsi
tutto.
-ciao
Georg, è successo qualcosa?-
-no
niente, Bill mi ha detto che sei a dormire da tua nonna-
-si...perché?-
-domani
mattina devo parlarti prima di partire, ti chiamo io ok?-
-si..certo
va bene-
Sentendo
che qualcuno dall'altra stanza lo chiamava, presumo sua madre mi
disse che doveva andare e che ci saremmo visti il giorno dopo.
Ricambiai il saluto spegnendo subito la chiamata e il cellulare.
Quando
vidi l'espressione di Gustav pensai che la salute di Georg era in
grave pericolo, aveva uno sguardo omicida.
-ehi
tranquillo! Non ci faccio niente, puoi stare tranquillo-
-non
è questo che mi preoccupa-
-e
cosa allora?-
sospirando
si mise disteso sul letto allungando il braccio a me facendomi segno
di mettermi vicino a lui.
-ho
paura che ti chieda di metterti con lui-
A
quel punto sgranai gli occhi, facendo leva sui gomiti alzai il busto
in modo da poterlo guardare in faccia.
-anche
se fosse gli direi di no-
-e
se te lo chiedessi io?-
Diventai
pallida. Come faceva a chiedermi una cosa di questo tipo il giorno
prima di partire? E quando sarei dovuta andare via io?
-direi
la stessa cosa-
A
quel punto fu lui a tirarsi su per venire più vicino a me. Era
rimasto a bocca aperta, non riusciva a dire niente ma sapevo cosa
pensava.
-non
capisci? Abbiamo vite completamente diverse. Tu domani partirai e
starai via per due settimane, ok va bene tornerai e quando andrò
via io? Cosa faremo ci sentiremo via messaggi e chiamate? No io non
ce la faccio-
Sapeva
che avevo ragione e per questo sospirò abbassando lo sguardo.
-non
voglio neanche pensarci a quello che potrebbe dirti domani-
-qualsiasi
cosa dovesse dirmi non mi importerebbe, lui per me non è
niente!-
alzò
improvvisamente lo sguardo guardandomi negli occhi. Mi prese il viso
tra le mani baciandolo.
Mi
desiderava quanto io desideravo lui ma entrambi sapevamo che dopo
avremmo sofferto di più.
Dopo
svariate coccole ci infilammo sotto le coperte abbracciati.
Mi
misi a ridere.
-perché
ridi?-
-pensavo...-
risposi vaga sapendo che poi mi avrebbe chiesto altro.
-a
cosa?-
-a
te..a tutto!-
Penso
che si sentì realizzato a quella risposta, per cosi poco. Mi
diede un bacio sulla guancia.
-e
pensare che una settimana fa odiavo i tedeschi-
-bé
si direbbe che tu abbia cambiato idea- incominciò a
sogghignare.
-si
direi anche io- presi fiato continuando a parlare -pensavo che
eravate tutti uguali, non mi sono mai fidata di nessuno ma ho fatto
male-
Si
mise su un fianco accarezzandomi con una mano la guancia.
-io
sono diverso, non sono come quegli uomini, di me puoi e potrai sempre
fidarti...farti soffrire è l'ultima cosa che voglio
ricordartelo-
A
quelle parole sussultai. Era un bravo ragazze e avrebbe potuto fare
veramente la mia felicità.
Dopo
poco ci addormentammo insieme cullati l'uno dagli altri. Note dell'autrice: barbie_im_schwarz: amore non è che ti vogli far morire si chiama: suspance..xD non so se hai presente...ti amuuu saltellina14: Grazie^^ Gemi_Black: ti ringrazio veramente tanto!! mi hai commossa....ti giuro...per me questi commenti sono importantissimi, perchè mi fanno capire che scrivo bene e le mie storielle piacciono, grazie di cuore veramente! streghettathebest: ma certo che non vi abbandono, non potrei mai! baci^^ chia94th: vedremo se Gustav glielo chiederà, forse si...forse no..xD! baci... dark483: grazie tesoro! hai visto che ce l'hanno fatta ihih piano piano xD...baci tadb layla the punkprincess: eccoti qua il prossimo capitolo...Bacii^^ Ragazze è sorto un piccolo problema, la ff si è dimostrata più lunga di quanto avessi previsto...potrei anche arrivare a 40 capitoli..(non credevo di arrivare a tanto) se voi mi dite che non diventa pesante io vado avanti...altrimenti mi blocco ok? baci^^
ps:voglio tante recensioni...come la volta scorsa u.u
|
Ritorna all'indice
Capitolo 29 *** Capitolo 29 ***
Capitolo 29
La
mia mente vagava, il cuore sussultava e la felicità era alle
stelle.
Quando
mi addormentai rividi per l'ennesima volta quella sera che mi cambiò
la vita.
Ero
ferma ai piedi delle scale e quando girai lo sguardo verso l'alto
vidi me stessa in braccio a quel ragazzo che mi stava portando in
camera.
Non
lo vedevo in faccia, solo la schiena e purtroppo non riuscì a
riconoscerlo neanche per un piccolo dettaglio perché era
troppo lontano.
Non
mi sforzai neanche di seguirlo, adesso non mi importava più,
la risposta sarebbe arrivata con il tempo.
Appena
mi svegliai mi ritrovai nel letto sola, Gustav se n'era già
andato. Sospirai triste.
Mi
vestì con addosso qualcosa di decente scendendo poi giù
a fare colazione. Mia nonna era già sveglia e come tutte le
mattine sorseggiava il suo caffè con alcuni biscotti.
Con
un bacio sulla guancia la salutai. Mi chiese se avessi dormito bene e
io con sicurezza e tanta felicità le risposi di si. Come
sempre capì senza ulteriori spiegazioni.
Non
feci neanche in tempo a versarmi un po' di caffè nella tazzina
che bussarono alla porta. Era sicuramente Georg.
-nonna
io devo uscire torno dopo-
la
salutai andando poi via con lui che a differenza mia aveva un umore
al quanto allegro.
Seguiti
da alcune guardie del corpo mi porto in un bar non molto affollato
per fare colazione.
-allora
che cosa mi dovevi dire?-
Sorrise
malizioso mettendo giù la tazza che aveva in mano. Il cuore mi
andò in gola, va bene non mi piaceva però mi dispiaceva
per lui, non sono poi cosi cattiva.
-bé
io e te quello che abbiamo passato l'abbiamo fatto per divertirci
giusto?-
sorrisi
-ovvio-
-bene...e
non c'era e non c'è assolutamente niente di niente tra me e
te, siamo solo buoni amici vero?-
-esattamente-
Questo mi avrebbe decisamente semplificato le cose.
-Ok...no
perché magari andando in America incontro qualche ragazza
e...-
-si
si ho capito tranquillo- sorrisi contenta, adesso non avrei più
avuto problemi, però c'era ancora una cosa che dovevo
risolvere.
-senti
Georg anche io volevo chiederti una cosa-
-sono
tutto orecchie-
-perché
quella sera dopo che mi ero ubriacata mi hai portato in camera tua e
detto quelle cose? Me lo chiedo da un po'...-
Quasi
si strozza con il caffè...
-cosa?!-
era sconvolto
-perché
quella faccia? Era solo per sapere niente altro-
-ma
se io ho dormito come un sasso tutta la notte! Non mi sono mai
svegliato-
Ok,
in quel momento avrei voluto prendere carta e penna per scrivere il
testamento.
-non
mi hai portato tu in camera?- urlai, al che tutti si girarono. Quando
capì di aver fatto una figuraccia ripetei la stessa domanda
però più piano.
-assolutamente
no!-
-ma
io mi sono svegliata in camera tua!-
-si
ma io stavo dormendo nella camera di Gustav e lui dormiva nella mia.
In questo periodo ci siamo scambiati le camere perché la sua
ha il condizionatore e la mia no, cosi dato che a lui il caldo piace
dorme nella mia stanza e viceversa-
Ero
paralizzata non sapevo cosa dire! Adesso tutto combaciava.
Ma
quindi...tutto quello che mi aveva detto...non era da parte di Georg,
ma sua.
In
una frazione di secondo rividi nella mia mente la scena di quella
sera, solo che era nitida e si vedeva tutto alla perfezione.
Quando
il ragazzo passo sotto il riflesso della luna vidi che era lui, era
Gustav!
-ehi...sei
diventata pallida, stai bene?-
-Gustav...-
Dovevo
andare da lui! Non potevo lasciarlo andare cosi! Ma perché non
mi aveva detto niente?! Stavo per impazzire.
-Gustav?
Che centra Gustav?-
-dobbiamo
andare all'aeroporto! Devo raggiungerlo!-
Mi
alzai di scatto dalla sedia andando fuori.
-ma
perché?- mi urlò lui lasciando velocemente i soldi sul
tavolo e rincorrendomi.
Entrai
dentro il veicolo nero postato davanti al bar seguita subito da
Georg.
La
macchina partì subito diretta verso l'aeroporto.
Come
avevo potuto? Come avevo potuto essere cosi stupida? Era ovvio che
fosse lui, il suo modo di fare, quelle sensazioni che solo lui mi
faceva provare, le stesse di quella notte, tutto quello che mi aveva
detto la sera che avevo litigato con i gemelli non erano da parte di
Georg, ma sua.
Mi
sentì morire. Ma si può essere più stupidi? Mi
rispondo da sola: NO!
-mi
spieghi?-
Mi
girai di scatto verso Georg.
-io
pensavo che il ragazzo che mi avesse portato in camera fossi tu! È
anche per questo che ho accettato di “stare” con te-
-ah!!!
capito! Ma scusa non potevi chiedermelo subito? Non che mi dispiaccia
ma ti saresti risparmiata tutto questo-
-lo
so, infatti sono un'emerita cretina!-
-io
pensavo che tu lo sapessi, anche perché si vedeva che Gustav
si comportava in modo strano-
Volevo
picchiarlo.
-senti
già mi sento in colpa! Non ti ci mettere!-
-ok
ok va bene!-
-adesso
vediamo di correre appena arriviamo, devo raggiungerlo-
-ma
scusa non puoi parlargli quando torniamo?-
-no...devo
farlo adesso-
-ma
perché?-
Che
rabbia quando la gente insisteva.
-perché
lo amo cazzo! Lo amo veramente tanto! E lui deve sapere!-
Rimase
a bocca aperta.
-no?!?
veramente? Eh bravo Gustav alla fine quello che dicevamo non ti
avrebbe mai avuta ce l'ha fatta!-
-infatti
questa cosa la dobbiamo chiarire! Ma non adesso!-
La
macchina si fermò e io velocemente scesi correndo dentro.
Evitando di girare a vuoto seguì Georg che cercava in tutti i
modi di raggiungere i compagni prima che partissero.
Quando
arrivammo nella zona d'imbarco vidi davanti ad essa Simon, da sola.
-Simon!-
urlai il suo nome andando vicino a lei.
-ciao
Giorgia, ciao Georg!-
-dove
sono gli altri?- chiesi subito.
-sono
appena partiti, penso che tu ce la possa fare Georg-
Si
rivolse al castano che sorridendomi si imbarcò sull'aereo
raggiungendo gli amici.
-mi
dispiace Gio- mi diede un bacio sulla guancia andandosene.
L'avevo
perso, non era possibile, l'avevo lasciato andare via. Mi sentì
improvvisamente male, non stavo in piedi.
Note dell'autrice Ragazze per questo capitolo mi allargo voglio 10 commenti...sia per questo che per il prossimo...altrimenti nada prossimo capitolo.....u.u...per me sono molto importanti....un grande bacione a tutte quelle che hanno rensito o anche solo letto. alla prossima^^
|
Ritorna all'indice
Capitolo 30 *** Capitolo 30 ***
Capitolo 30
Mi
sentivo vuota, ero vuota. Il ragazzo che amavo era partito senza che
sapesse i miei sentimenti reali per lui. In quelle due settimane
sarebbe potuto succedere di tutto, se si fosse innamorato di
un'altra? In fondo io gli avevo detto che non potevamo stare insieme,
non avrebbe neanche tutti i torti.
Le
gambe incominciarono a non reggermi più cosi da costringermi
ad accovacciarmi per terra.
Simone
venne subito vicino a me mettendomi le braccia intorno alle spalle.
-che
cos'hai? Ti senti male?- continuava a urlare invano, io non sentivo
niente o almeno la sentivo ma dalle mie labbra non usciva alcuna
risposta.
Aiutandomi
a tirarmi su mi portò nella sua macchina e poi a casa.
Per
tutto il viaggio non parlai, non riuscì a parlare.
Quando
scesi guardai prima la casa dei ragazzi, vuota, e poi la mia. C'era
fuori mia nonna che stendeva i miei vestiti appena lavati.
Cavolo
è vero! Avevo lasciato le mie magliette a casa loro.
-simone
scusa posso andare un attimo in casa tua? Ho lasciato li delle cose-
la mia voce era un sussurro, si sentiva appena. Questa mi sorrise
dicendomi che non aveva problemi e che potevo stare quanto volessi.
La
ringraziai dirigendomi a passo spedito dentro di essa. Sapevo che
sarei scoppiata presto a piangere almeno volevo farlo in un posto che
mi ricordasse lui, perché ormai...avevo solo quello. Un
ricordo.
Salì
le scale andando nella camera di Georg per prendere la mia maglietta
blu che avevo usato un paio di giorni prima.
Quando
finì passai davanti alla camera di Gustav, sentì dei
rumori all'interno di essa.
Aprì
lentamente la porta trovando dentro una sorpresa, una bellissima
sorpresa. Gustav.
Sgranai
gli occhi, com'era possibile? Lui era partito, Simone aveva detto
che.... Oh! Ma che importava? Lui era li davanti a me! Gli corsi
incontro abbracciandolo.
-perché
non me l'hai mai detto, perché?!- urlai disperata ma anche
contenta.
-che
cosa?- chiese stringendomi a se.
Mi
staccai da lui guardandolo negli occhi.
-Perché
non mi hai mai detto che sei stato tu a portarmi in camera quella
sera?-
Abbassò
lo sguardo. -pensavo che volessi stare con Georg e non volevo
rovinare tutto-
Gli
presi il viso tra le mani baciandolo -anche io ti amo-
Mi
tolsi un peso dal cuore. Adesso che lo sapeva mi sentivo meglio,
molto meglio.
Buttando
a terra quello che aveva, presumo la giacca, mi avvolse la schiena
con le braccia.
Con
molta delicatezza mi prese in braccio mettendomi poi distesa sul
letto. Stavo letteralmente morendo.
Mi
lasciavo trasportare da quel piacere che avevo atteso per giorni, che
avevo sognato e cercato.
Con
le mani incominciò ad accarezzarmi il corpo lasciando su di
esso scie di fuoco.
Il
suo profumo era come una droga per me, lo volevo sempre di più,
lo desideravo, lo pretendevo.
Il
suo corpo aderiva perfettamente contro il mio, potevo sentire il suo
cuore battere velocissimo, il suo respiro irregolare sul mio collo
che per me era equivalente ad una continua ricezione di scariche
elettriche.
Improvvisamente
mi ricordai che doveva partire, non so come in quel momento mi sia
venuto in mente, avrei preferito non ricordare.
-Gustav...-
cercai di chiamarlo sospirando, anche se per me era uno sforzo immane
fermarmi.
-dimmi-
mi sussurrò all'orecchio con la voce sexi, al che quasi morì.
-tu
non...- mi era particolarmente difficile parlare con lui che mi
baciava il collo -...non dovevi partire?-
-prenderò
l'aereo dopo e poi adesso è l'ultimo dei miei pensieri-
Dopo
quella frase il mio cuore mi salutò definitivamente
lasciandomi.
Con
una mano passò sotto la maglietta per poi togliermela. In quel
momento capì dove saremmo arrivati e per questo incominciai ad
agitarmi, sapevo che l'amavo e lui sarebbe stata la persona più
indicata però avevo lo stesso molta paura.
Dovevo
stare calma...sarebbe stata la cosa migliore.
Feci
la stessa cosa con lui accarezzandogli quel petto caldo e morbido che
avevo sognato per giorni interi.
Finimmo
per fare l'amore in quelle letto che ci aveva visti insieme per la
prima volta, quella sera che per me fu magica quanto per lui.
Mi
addormentai tra le sue braccia, la sua stretta era forte quanto
dolce, sembrava volesse proteggermi o forse non voleva lasciarmi
andare via.
Non
mi avrebbe mai perso, questa era una promessa. Avevo trovato un
ragazzo che mi completava in tutto e per tutto, che mi avrebbe
protetto nei casi di pericolo e che ci sarebbe stato quando ero
triste.
Sapevo
che sarebbe stata una relazione difficile, il suo continuo lavoro, le
fans e la lontananza, ma nonostante questo non riuscivo a dirgli: non
possiamo stare insieme.
Desideravo
quel ragazzo più di me stessa e per quanto sapessi che avrei
sofferto non riuscivo a lasciarlo andare.
Non
l'avrei mai dimenticato, sarebbe stato sempre nei miei pensieri.
Appena
riaprì gli occhi lo vidi che si stava rivestendo.
-Gustav...-
nello
stesso momento in cui sentì la mia voce si bloccò,
forse pensava che non mi sarei svegliata.
Si
girò guardandomi.
-scusami
non volevo svegliarti- venne da me. Delicatamente mi baciò la
fronte.
-te
ne vai vero?- gli chiesi sentendo già le lacrime arrivare.
-si...-
abbassò lo sguardo triste -ti aspetto giù ok?-
Annuì.
Mi diede un bacio a stampo prendendo poi le valige e uscendo dalla
porta.
Velocemente
mi rivestì non volendo perdere tempo.
Cercando
di farmi forza scesi trovandolo in cucina che riponeva le chiavi nel
cassetto.
Appena
mi vide appoggiò per terra la valigia, incominciai ad
avvicinarmi a lui che mi imitò.
Mi
abbracciò facendomi capire che gli sarei mancata tanto e che
mi amava sopra ogni altra cosa. Lo sentivo perché era lo
stesso per me.
-vorrei
tanto chiederti di venire con me, non so se riuscirò a starti
lontano per molto- sussurrò dolcemente
-lo
so che non ti è possibile- mi staccai da lui prendendogli il
viso tra le mani -ti basterà solo pensarmi per avermi vicino
io sarò sempre con te-
-adesso
sei tutta la mia vita-
-ti
amo...-
-anche
io-
Ci
baciammo per l'ultima volta, era un bacio di addio, l'unica cosa che
mi rendeva felice era che non sarebbe stato per sempre ma per due
settimane, anche se per noi era una vita.
Sorridendomi
mi salutò per poi andarsene.
Quando
sentì lo scatto della porta chiudersi persi un battito del
cuore.
Per
un secondo mi sembrò che la mia vita non aveva più
senso, era diventato veramente cosi importante? Si, in poco tempo era
riuscito a prendersi il mio cuore. Era entrato nella mia vita come se
nulla fosse e non ne sarebbe uscito tanto facilmente.
Note dell'autrice:
Ringrazio di cuore: Dark483, Svampy1996, BellaLaVampira, Gemi_Black, Chia94th e layla the Punkprincess. Questa è la fine della prima parte...adesso inizia la seconda, cioè la storia d'amore tra Gustav e Giorgia. Non tutto andrà come previsto e le cose incominceranno a complicarsi...seguitemi e vedrete, Baci a tutte e grazie mille che mi seguite, spero che il seguito vi piaccia.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 31 *** Parte Seconda: Capitolo 31 ***
PARTE SECONDA: CAPITOLO 31
Erano passate due settimane da quando i Tokio hote erano partiti per l'America, mi sembrava una vita. Più il tempo passava e più mi mancava, mi mancava la sua voce, il suo viso, le sue coccole, tutto! Non ce la facevo più, lo pretendevo indietro. In questi ultimi giorni sono diventata molto amica di Bill che, insieme a Tom, è riuscito a conquistare a pieno la mia fiducia. Da quanto capivo dalla telefonate di Gustav, Georg se la stava spassando allegramente con la fans, non mi dava per niente fastidio, anzi ero contenta per lui, anche perché io ho tutto quello di cui avevo bisogno, Gustav. Cercando di ingannare il tempo uscivo spesso con Ylenia e Marika, ci raccontavamo tutto quello che era successo con i ragazzi anche se poi la malinconia si faceva sentire, i gemelli mancavano a loro quanto Gustav mancasse a me. Normalmente la sera uscivamo spesso, ma questa sera le dovetti lasciarle andare da sole perché volevo stare un po' a casa con mia nonna. -allora ci vediamo domani ok Gio?- Marika sembrava più allegra del solito, probabilmente aveva sentito Tom che gli aveva detto qualcosa di strano. -certo! A domani ragazze e divertitevi- Percorsi lentamente tutto il giardino arrivando poi sulla soglia di casa mia. Quando entrai vidi che mia nonna non era sola, c'era anche Simone con lei. -ciao Giorgia!- Ormai eravamo diventate molto amiche. -ciao Simone!- le andai incontro stampandogli un bacio sulla guancia, lo stesso feci con mia nonna. -Giorgia ti dispiace se stasera Simone dorme qui?- mi chiese gentilmente mia nonna. -no assolutamente perché?- Mi sembrava strano che me lo chiedesse, gli avevo detto che io non avrei mai avuto problemi in proposito. -perché lo sai che adesso abbiamo un posto letto e basta, e noi dobbiamo fare un lavoretto- -e quindi?- -e quindi mi chiedevo se tu avessi problemi a dormire nell'altra casa...- Perché me lo chiedeva, sapeva che mi faceva solo male. Da quando Gustav se n'era andato non ero più entrata ne in quella stanza tanto meno in casa. Sarei finita sicuramente con il piangere e ricordare, e per quanto potessero essere belli, mi faceva male. Nonostante tutto cercai di fare uno sforzo per una sera, adesso che mia nonna aveva compagnia non potevo certo dirle di no. -certo- sussurrai – non c'è problema- -grazie mille tesoro!- sorrise. Almeno so che era felice e questo bastava. Andai su in camera a prendere il pigiama e l'MP3 per poi dirigermi, con il cuore in gola, verso la casa accanto. Appena entrai una volata di profumo mi invase, era il loro profumo. Dio quanto era buono! Per un secondo rividi nella mia testa la prima volta che entrai in quella casa, quella sera, al solo pensiero risi di gusto. “quella sera ho dato il meglio di me stessa” pensai riferendomi al “giochetto” con Georg, non voglio sapere cos'ha pensato Gustav, se non al fatto che volesse essere al suo posto. Mi feci forza salendo le scale e andando nella sua camera. Quando entrai mi venne una fitta al cuore. Con gli occhi seguì ogni linea della stanza fino ad arrivare al letto. Era come l'avevo lasciato, in disordine. Mi avvicinai ad esso distendendomi, affondai le testa nel cuscino sentendo cosi il suo profumo. Incominciai a piangere. -non ce la faccio più...ti prego torna da me- incominciai ad implorare, non so a chi, il suo ritorno, lo rivolevo con me! Ormai erano le 11.30 e la stanchezza incominciava a farsi sentire. Mi infilai le cuffie incominciando ad ascoltare le loro canzoni che come ogni sera mi cullavano prima che mi addormentassi. Poco dopo mi sveglia disturbata da dei rumori che provenivano dal piano di sotto. Incominciai subito a spaventarmi... Scesi di sotto con molta cautela, ma sopratutto con molta paura. Mi fermai a metà strada cercando di sentire le voci o almeno capire in quanti fossero, c'era troppo casino perché fosse uno solo. -ragazzi sono stanchissimo!- disse uno dei ragazzi..conoscevo benissimo quella voce. Scesi più giù...oddio non potevo crederci....erano loro...era lui. -allora Gustav quando andrai da Giorgia?- gli chiese Tom. Stavo per corrergli incontro quando mi bloccai, volevo sentire cosa mi rispondeva. -domani mattina, credo che adesso stia dormendo dato che sono le 2 di notte e non sa nemmeno che sono tornato- Bill ridacchio -hai voluto tu fargli una sorpresa- -lo so...- disse abbassando lo sguardo...- ragazzi io vado a fare la doccia- disse andando verso le scale -ma sono le 2 di notte?- -e allora? Non posso?- -fai come vuoi- gli disse Tom con indifferenza. Io mi affrettai a correre in bagno per aspettarlo, ovviamente nascosta. Il mio cuore stava per scoppiare, tra lo spavento, Gustav e il fatto che stava venendo su mi avrebbe fatto venire un infarto. Appena arrivai cercai subito un posto dove nascondermi, il che era difficile. Cercando di farmi piccola piccola andai dietro la lavatrice, anche se stavo molto stretta, eppure ero dimagrita! Che rabbia. Appena sentì la porta aprirsi mi bloccai la bocca con le mani per evitare di urlare. Lo senti sospirare. -lo sanno benissimo che vorrei andare da lei adesso perché me lo chiedono?- Venne più vicino a me, il cuore mi andò in gola. Lo vidi prendere il cellulare dalla tasca e guardare lo schermo, un altro sospiro. -mi manchi cosi tanto amore, vorrei stringerti a me, dirti che ti amo e proteggerti come ti ho promesso...- Appoggiò il cellulare sulla lavatrice a 5 cm da me. A questo punto mi veniva da pensare: o non ci fa caso e quindi non mi vede, oppure è cieco, dai sono di fianco a te!!!! Incominciò a togliersi la maglietta, no questa è una tortura, poi i pantaloni... non potevo farmi vedere penso che mi avrebbe ammazzato, e poi era divertente. Poi arrivò ai boxer, a quel punto abbassai lo sguardo capendo che non era neanche molto giusto, ma in compenso la fantasia incominciò a volare. Entrò dentro nella doccia chiudendosi dentro. Io gattonando andai verso di essa mettendomi dietro, non mi avrebbe visto. Presi il cellulare mandandogli un messaggio. “sono più vicina di quanto pensi amore mio” appena sentì il suo cellulare vibrare aprì la doccia, io ero di fianco a lui solo che non mi vedeva perché le due parti di doccia erano fatte in marmo e non trasparenti. -chi diavolo è alle due di notte? Se è una fan la mando a quel paese- “come sei tenero...” pensai con ironia. Si allungò verso il suo cellulare leggendo il messaggio -cosa vuol dire?- sorridendo gliene mandai un altro. -allora tesoro ti do due possibilità: ti salto addosso cosi come sei o ti metti qualcosa su... decidi tu. Ah! Rispondi anche ad alta voce senza fare domande- A quel punto uscì completamente dalla doccia ma senza guardarsi in giro o fare niente. -cosi come sono- non era molto convinto, ma ormai la risposta l'aveva data. Con uno scatto gli saltai addosso baciandolo tutto. Lo spinsi di nuovo dentro e poi chiusi lo sportello. Continuava a baciarmi e io non ero da meno, le sue mani vagavano sui miei vestiti bagnati, erano decisamente di troppo. Mi levai la maglietta e lui invece mi aiutò sfilandomi i pantaloni. Decisamente molto meglio, adesso ero meno ingombrante. Ci guardammo negli occhi, con uno sguardo riuscimmo a dirci tutto. -mi sei mancato tanto- -anche tu amore mio- sussurrò baciandomi il collo. -andiamo di la ti va?- certe volte mi chiedevo come la sua voce riuscisse a fari cadere ai suoi piedi anche per un semplice ciao. -certo! Basta che sto con te!- -non ti lascerò più!- uscimmo dalla doccia e lui si rivestì, io tanto ero in biancheria, non è che ero nuda, ma per Gustav era una tortura. Cercando di non farci notare andammo in camera chiudendo poi la porta a chiave.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 32 *** Capitolo 32 ***
Capitolo 32
Avevo tutto quello che volevo, amici meravigliosi e un ragazzo fantastico che mi amava al di sopra di qualsiasi altra cosa. Gustav era riuscito a farmi dimenticare il passato e farmi sentire ancora protetta e felice come un tempo, quando c’era Michele. Non l’avrebbe mai sostituito, nessuno l’avrebbe mai fatto, però è riuscito a farmi andare avanti, aiutandomi anche a capire che i Tedeschi non avevano nessuna colpa di tutto ciò, che non tutti erano come lui. E aveva ragione.
Lui, Bill, Tom e Georg erano i ragazzi più spettacolari che abbia mai visto.
Nei giorni in cui Gustav non c’era avevo fatto dei giri su internet per vedere un po’ chi fossero, ascoltando i loro live, e capire un po’ di cosa parlassero le loro canzoni! Erano a dir poco fantastiche, riuscivano ad entrarti nel cuore lasciando su di esso un segno indelebile.
-amore?- Gustav, che era di fianco a me, mi chiamò riportandomi alla realtà. Mi girai verso di lui guardandolo teneramente. Il suo viso era cosi dolce che automaticamente sorrisi nel vederlo, aveva tutti i capelli arruffati e quei lineamenti da bambino che lo rendevano ancora più bello.
Lui, non sapendo a cosa stessi pensando, però dal mio sguardo immaginava, si avvicinò di più a me stringendomi le mani.
-a che pensi?- sembrava un bambino quando mi chiedeva queste cose, come se non lo sapesse, mi faceva tanta tenerezza.
-a te ovviamente- gli risposi mettendogli una mano sul viso.
-eh…… cosa pensi su di me?- si avvicinò ancora di più facendo aderire cosi il suo corpo con il mio. Incominciai ad essere invasa ma milioni di scariche elettriche che mi impedivano di ragionare con la mente lucida.
-che non ho trovato un ragazzo, ho trovato un angelo, un angelo meraviglioso che mi ha reso la vita un incanto e che amo più di qualsiasi altra cosa al mondo-
In una frazione di secondo unì le sue labbra con le mie che ribollivano al solo contatto. Con le mani incominciò a seguire i lineamenti del mio corpo che lo desiderava sempre di più.
-come faccio a dirti quanto ti amo? Non saprei neanche da dove iniziare- mi sussurrò dolcemente, al che morì.
Se prima lo desideravo adesso lo pretendevo.
Si mise sopra di me e cercando di non farmi male mi abbracciò stringendomi forte a se. Incominciai ad accarezzargli la schiena mentre gli baciavo al collo lasciandogli delle piccole macchiette rosse qua e la.
Lui fece lo stesso come solo che al posto di lasciarne tante ne fece solo una ma gigante. Ovviamente non dissi niente non avendo ancora idea delle proporzioni che avrebbe poi assunto, quindi lo lasciai fare senza indugio, anche perché lo faceva divinamente. Era come una droga per me, ne volevo sempre di più e senza ero persa.
Dopo poco si mise di fianco a me sospirando, avesse fatto chissà che. Forse era ancora stanco da prima, li si che siamo andati più avanti delle semplici coccole.
-amore promettimi una cosa- mi prese la mano stringendola.
-cosa tesoro?-
-che non mi lascerai mai-
Andai verso di lui stampandogli un bacio sulle labbra –te lo prometto-
Finalmente, dopo una lunga, anzi lunghissima notte ci addormentammo insieme cullati l’uno dall’altra .
Quando il sonno prese completamente il sopravvento su di me incominciai a sognare, non sapendo ancora bene dove mi trovavo e cosa ci facevo li.
Ero a casa mia, in Italia. Non capivo e il fatto che non ci fosse nessuno dentro non mi aiutava. Appena sentì qualcuno piangere cercai di seguire il suono per andare a vedere cosa stesse succedendo.
Proveniva dalla mia camera, aprì la porta con violenza trovando davanti a me una scena al quanto strana. La ragazza che stava piangendo ero io.
Ero distesa sul letto rannicchiata su me stessa e piangevo, piangevo tantissimo. Cos’era successo? E perché vedevo me stessa in una situazione cosi?
Incominciai a spaventarmi.
-non dovevi farmi questo!- urlai con la voce rotta dal pianto e dal respiro affannato. A cosa mi riferivo? Avevo paura a chiedermelo, non avevo mai pianto cosi tanto in tutta la mia vita se non per Michele.
Cercai di andare vicino a me stessa ma quando la toccai la mia mano la oltrepassò, come se fossi fatta di aria, non ero solida e lei non mi vedeva, altrimenti avrebbe già sentito o visto la mia presenza.
-io ti avevo dato il mio cuore!!! Come hai potuto farmi questo?-
Ero veramente disperata…
Improvvisamente mi sentì come trascinata da un’altra parte e per quanto volessi non riuscì a stare lì.
Note dell'autrice:
Chiedo scusa a tutte per il ritardo a postare, ma in questi giorni sono molto impegnata con la scuola e il mio pc mi ha abbandonata. cercherò di postare al più presto il capitolo 33 che però, io avverto, devo ancora scirvere.
Ringrazio di cuore: Svampy1996, Gemi_Black, NICEGIRL, Barbie_Im_Swarz e tutte le altre ragazze che hanno letto! Baci a tutte e grazie che continuate a seguirmi.
PS: al più presto posterò una fan fiction che ho scritto un anno fa tipo... cosi mi faccio perdonare per la lunga attesa...posso contare su di voi per dei pareri in proposito? kussen |
Ritorna all'indice
Capitolo 33 *** Capitolo 33 ***
Capitolo 33
Mi svegliai improvvisamente di soprassalto, avevo ancora i ricordi freschi del sogno.
Appena mi voltai vidi Gustav che stava dormendo profondamente vicino a me. Un pensiero mi volò subito nella mente, possibile che piangessi per lui?
Scossi la stessa bruscamente. No! È impossibile Gustav non mi farebbe mai una cosa del genere e poi sarà stato solo frutto della mia immaginazione.
Sospirai cercando di reprimere la mia preoccupazione in proposito, in fondo era solo un sogno. Mi alzai dal letto mettendomi addosso una maglietta di Gustav che per me era grande il doppio con sotto dei pantaloncini.
Scesi giù di sotto andando in cucina, non so come mi vennero in mente Bill, Tom e Georg, chissà dov’erano. Volevo rivedere anche loro, ormai mi ero affezionata.
Mi chinai in giù per aprire lo sportello dei biscotti, ormai conoscevo bene quella casa e sapevo dove mettere le mani. L’unico problema è che non c’era niente. Ok ci sono rimasta decisamente male!
Chiudo lo sportello delusa cercando di non farci caso, ormai avevo imparato che per avere del cibo in quella casa bisognava aspettare un miracolo.
Appena mi voltai vidi quasi attaccato a me Bill! Mi spaventai a dir poco tanto! Ma ero anche contentissima!
-Bill!!!!!- lo abbracciai fortissimo e lui ricambiò!
-ciao Gio!!!!-
Quando mi staccai notai in lui un grandissimo cambiamento, i capelli! Non c’erano più i rasta e devo dire stava veramente benissimo!
-Bill! Cos’hai fatto ai capelli?- ero rimasta a bocca aperta.
-ti piacciono?- chiese sfoderando il suo fantastico sorriso
-si tantissimo!!! Come ti è venuta quest’idea?-
-boh! Volevo cambiare allora ho fatto questo!-
-hai fatto bene! Stai da Dio! Quasi quasi lascio Gustav…-
Si mise a ridere…
-no cara perché in tal caso dopo di Gustav ci sono io in fila- intervenne qualcun altro, conoscevo benissimo quella voce. Guardai dietro Bill e vidi Georg che sorridente era fermo davanti a me a braccia conserte.
Gli corsi in contro saltandogli letteralmente in braccio! Ovviamente mi prese, non ero pesante e lui questo lo sapeva già.
Mi mise giù e a quel punto mi abbracciò per bene.
-allora come stai?- mi chiese sorridendomi. Anche lui era cambiato, era dimagrito tantissimo.
-io benissimo ma tu sei dimagrito tantissimo!-
-si lo so! Come sto?-
-stupendamente!-
Erano entrambi fantastici, ora capisco perché metà delle ragazze europee li amano e non hanno tutti i torti.
Dietro di me sentì qualcuno schiarirsi la voce e sapevo bene chi era, mancava solo lui all’appello anche perché Gustav dormiva. Mi voltai e vidi Tom appoggiato alla porta d’entrata. Non era cambiato per niente! Treccine, magro ma muscoloso e con la solita aria da maniaco.
-a me però non mi salti in braccio!- disse venendo vicino a me!
-con te è diverso! Tu ne approfitteresti subito invece so che Bill e Georg non lo farebbero mai-
-ok mi sono offeso!-
Ormai era davanti a me. Sapevo che non diceva sul serio, stava ridendo.
-ma vai a quel paese, stupido montato!- ridendo gli diedi due baci stampati sulle guance. Ovviamente, come avevo previsto, ci fu una toccatina fugace, al che appena mi staccai lo fulminai. Incominciò a leccarsi il piercing.
-quando fai cosi sei da prendere a schiaffi-
Gli diedi una pacca sulla spalla allontanandomi poi da lui.
Si mise vicino ai suoi compagni, tutti e 3 davanti a me. Dovevo ricredermi, erano veramente belli, nessuna eccezione.
-Gustav?- mi chiese Tom con un pizzico di malizia.
-è su in camera, quando sono scesa stava ancora dormendo-
-l’hai fatto faticare è? Gustav non è tipo che dorme fino a quest’ora, di solito all’alba è già in piedi-
-tutta invidia Tom-
Ok forse questa era cattiva da dire, però dovevo zittirlo in qualche modo, infatti non disse una parola di più.
Sogghignando andai su chiamarlo, o almeno a vedere se stava ancora dormendo, in quel caso non avrei mosso un dito. Adesso che è a casa tranquillo, lontano da studi di registrazione o interviste avrebbe potuto dormire anche tutto il giorno, ne aveva tutti i diritti! Ora tocca a me proteggerlo, e se Tom rompeva se la sarebbe vista con me!
Appena aprì la porta notai che sul letto non c’era nessuno, entrai dentro e quando fui abbastanza lontana questa si chiuse da sola e in una frazione di secondo senti qualcuno stringermi la pancia dal dietro e tirarmi su. Tirai un urlo. Mi buttò sul letto a peso morto per poi venire subito su di me.
-Gustav ti pare il caso di farmi venire questi colpi?- gli dissi sconvolta
-dovevo vendicarmi per il tuo scherzetto di stanotte e devo dire è riuscito meglio di quanto credessi!-
-Gustav non la stuprare!- urlò Bill dal piano di sotto. Ok mi avevano sentito urlare, in effetti quando urlo ho un po’ la voce acuta!
Senti Gustav sbuffare lasciandosi cadere sul mio corpo affondando il suo viso nel mio collo.
-che rompi palle- sussurrò facendomi, oltre che rabbrividire, il solletico.
Incominciai a ridere.
-perché ridi?- chiese anche lui sogghignando.
-mi hai fatto il solletico!- continuai ridendo. I suoi occhi si illuminarono poi in un secondo momento sul suo viso si formò uno sguardo malizioso che mi fece molta paura.
-che cosa c’è?- in un secondo mi passarono nella testa 1000 cose che avrebbe potuto farmi in quel momento, e nessuna di queste, dallo sguardo, giocava a mio favore.
-eh cosi….soffri il solletico?-
Sgranai gli occhi, ero convinta che lo sapesse. Dal mio sguardo capì che era un si. Incominciò a sorridere terribilmente maliziosamente il che portò il mio cuore in uno stato indescrivibile.
-Gustav ti prego, lo soffro terribilmente tanto, non vorrei farti male-
Storse il naso spostando poi la faccia verso la porta.
-ok va bene…- si alzò mettendosi seduto sul letto.
Sospirai contenta di aver scampato il pericolo. Lo imitai facendomi leva sulle braccia e mettendomi seduta.
-scherzavo!!!- disse lui incominciando improvvisamente a farmi il solletico da tutte le parti, quando poi capì che la pancia era il mio punto debole mi uccise letteralmente.
-B..basta ti prego!- continuavo a ridere non ce la facevo più. Quando vide che incominciò a mancarmi il respiro si fermò togliendosi da sopra di me. Finalmente pace.
Ok dovevo assolutamente vendicarmi, non esisteva che mi facevo sconfiggere cosi da un ragazzo, no! Non esisteva proprio! Ma io ho un arma che lui non ha!
-amore??- incominciai a chiamarlo con la voce sexi. Si girò di scatto guardandomi con espressione indescrivibile.
Mi misi seduta sul letto avvolgendogli la vita da dietro, lo sentì rabbrividire.
-sei un bambino cattivo sai…- incominciai a far viaggiare le mani per tutto il basso ventre al che si irrigidì.
Con uno scatto balzai davanti a lui mettendomi a cavalcioni, descrivere la sua faccia era impossibile, però dovevo rimanere seria non potevo ridere o mi avrebbe mandato tutto in fumo.
Con una mano dentro i pantaloni, che per il momento era ferma, e una sul petto lo spinsi giù facendolo distendere.
Avvicinai le mie labbra al suo orecchio –mi ami?-
Gli chiesi cercando di essere il più provocante possibile.
-si tantissimo- rispose con la voce tremante.
Sogghignai. Tolsi ma mano dai pantaloni portandola sotto la maglietta e togliendola, feci lo stesso con i pantaloni cercando, intanto, di sfiorargli i suoi punti deboli. Stava letteralmente morendo. Quando finì di baciargli un po’ la pancia tornai schioccandogli anche un bacio sulle labbra.
-ma lo sai vero che anche io sono una bambina cattiva?-
-veramente?- chiese facendo il finto tonto, non so neanche se mi avesse ascoltato.
-si! Veramente!- mi alzai da sopra di lui prendendo le pantofole che avevo dal giorno prima e andando verso la porta.
-io te l’avevo detto di non farmi il solletico- gli feci la linguaccia e uscì lasciandolo li da solo sul punto più bello.
Ok ero decisamente soddisfatta di me stessa.
Note dell'autrice:
Ringrazio con tutto il cuore: Babie_im_schwarz, Gemi_Black, streghettathebest, layla the punkprincess.
Vi chiedo scusa se posto cosi lentamente, ma la scuola mi sta uccidendo e ho decisamente poco tempo sia per scrivere che per postare. Spero che il capitolo vi piaccia, un bacione a tute!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 34 *** Capitolo 34 ***
Capitolo 34
Appena scesi, con un sorriso al quanto compiaciuto, i ragazzi mi guardarono subito male.
-possiamo sapere?-
Andai a sedermi e per un momento abbandonando quell'espressione malefica lasciando posto ad una angelica.
-non è successo niente ragazzi, tranquilli-
Stavano per ribattere quando si sentì un ragazzo urlare il mio nome dal piano di sopra, non era arrabbiato lo sapevo però la cosa mi divertiva tanto.
Guardai il palchè lucido sotto i miei piedi -ops- sussurrai facendo finta di niente.
Quando vidi Gustav correre giù per le scale tutto impacciato scoppiai a ridere cadendo giù per terra e piegandomi in due.
Lui, che in un primo momento non mi aveva vista, riprese per un secondo fiato, ma quando mi vede mi puntò il dito addosso come se fosse una minaccia, lo vedevo ridere quindi non lo prendevo sul serio.
Di scatto mi alzai andando dietro Georg nascondendomi.
-aiutami Georg!-
Subito lui allargò le braccia, avendo anch'esso intuito che era uno scherzo, per difendermi.
-ehi ehi calmo Gustav- gli disse bloccandogli la strada.
-lasciami passare hobbit! Ho una questione in sospeso con la mia ragazza- mi indicò
-dovrai passare prima sul mio cadavere-
Gustav fece spallucce -Ok non c'è problema!- prese Georg di peso e lo spostò al che mi meravigliai. Quanto non era sexi?!?!
-e adesso a noi!-
-oh cazzo...- non mi permise di aggiungere niente altro che mi prese sulle spalle e mi portò via con lui.
Incominciai a gridare aiuto ma nessuno venne a salvarmi. Mi rassegnai a quella che sarebbe stata la mia morte. Poi mi venne un idea.
-Tom!!!! se pensavi di avere una possibilità cosi te la stai bruciando del tutto, perché credo che non uscirò più viva da quella stanza!-
-correrò il rischio- urlò lui dal piano di sotto..
Rilassai il corpo, per quanto possibile, lasciandomi trasportare da lui non so dove. Quando vidi che la camera l'avevamo superata incominciai a spaventarmi.
-Gustav dove stiamo andando?-
nessuna risposta, va bè tanto quello che mi deve portare sulle spalle è lui.
Appena senti lo scatto di una serratura aprirsi cercai di guardare dov'eravamo...il bagno.
Si girò per chiudere la porta a chiave e cosi io potei notare che dietro di lui c'era la vasca piena d'acqua... oddio...non poteva farmi questo.
-Non vorrai fare quello che penso...-
Lo sentì sogghignare e stringermi più forte!
Incominciai a dimenarmi ma niente, la sua stretta era troppo forte finche non mi ritrovai immersa completamente nell'acqua, almeno non era fredda.
Quando riemersi vidi che stava ridendo a crepa pelle.
-bastardo!!!!! Io non ero arrivata a tanto!-
-nooo peggio!-
Ok forse era vero, però dai...mi sentivo un'emerita scema.
Lo guardai seria, ma non durò tanto era impossibile stare impassibili con lui.
-dai vieni qua con me- gli dissi picchiettando sull'acqua.
-ci casco una volta non due- incrociò le braccia.
-dai ti prometto che non faccio niente-
sospirando si tolse la maglietta e i pantaloni io invece rimasi cosi avevo su solo la maglietta, che per di più era anche la sua.
Con il braccio mi cinse le spalle facendomi appoggiare sul suo petto caldo. Incominciò ad accarezzarmi i capelli e a farmi le coccole come solo lui sapeva fare.
-certo che siamo proprio due bambini- disse ridendo.
-si veramente, però ci siamo divertiti- mi diede un bacio sulla fronte.
Non so come, ma in quel momento mi venne in mente il sogno che avevo fatto la sera prima e per questo mi intristì vistosamente.
-che cosa c'è?- come poteva accorgersi sempre di tutto? sembrava persino che ascoltasse le mie emozioni.
-niente pensavo ad un sogno che ho fatto stanotte-
-vuoi raccontarmelo?- era sempre gentile con me, lo era sempre stato. Sorrisi voltandomi verso di lui.
-ho sognato me stessa, ero in Italia a casa mia. Piangevo, piangevo come una disperata e non so perché, so solo che ho detto: non credevo fosse possibile che non mi avrebbe mai fatto soffrire, una cosa di questo tipo-
Abbassò lo sguardo intuendo qualcosa. -cosa pensi che voglia dire?- chiese cupo
-niente! non vuol dire un bel niente Gustav! è solo la mia fantasia che vola!- gli alzai il viso con l'indice e lo baciai. Lo prolungai incominciando a giocare anche con la sua lingua che non tardò a cercare la mia.
-sappi che io non ti lascerò mai- mi disse staccandosi.
-neanche io- mi baciò un ultima volta e dopo finalmente scendemmo giù con gli altri che intanto avevano scommesso su quello che sarebbe successo.
I ragazzi mangiarono qualcosa che io stessa gli preparai, pasta italiana, raccontandomi intanto quello che avevano fatto in America.
-Ah! si!!!- intervenne Tom improvvisamente -poi c'era quella fan che non voleva lasciare Gustav!-
Mi girai di scatto verso il biondo fulminandolo -una fan cosa?- chiesi irritata
-sisi guarda una sanguisuga-
-ma ovviamente Gustav gli ha detto che non c'era niente da fare-
Baciai il ragazzo a stampo toccandogli anche con un dito il naso -bravo amore mio-
-Ragazzi che ore sono?- chiese Georg cambiando completamente argomento.
-sono le 16.15-
Subito dopo Gustav si diede una pacca sulla testa.
-che cosa c'è Gustav?- chiesi non capendo il motivo del suo gesto improvviso.
-mi sono appena ricordato che alle 4 dovevo andare da mia madre e mia sorella per salutarli, che testa che ho!-
Si alzò di fretta prendendo le chiavi della macchina, cosi schioccandomi un bacio sulle labbra se ne andò lasciandomi li con i ragazzi.
-eh mo che faccio qui io?-
-bè se vuoi ci sono io!- disse Tom con tono provante.
-no, la tua prima e ultima occasione l'hai persa prima-
-sei crudele-
-anche Gustav la pensa come te, però in un contesto diverso- gli risposi maliziosamente.
-in questi momenti invidio Gustav in una maniera incredibile!- continuò dando un ultima forchettata a quel povero piatto di pasta.
-e non sei l’unico… solo che io ho avuto più fortuna di te! Grazie per averla fatta arrabbiare quella sera, veramente grazie!- aggiunse Georg ridacchiando
-vedete di non tirare fuori questi discorsi quando c’è Gustav altrimenti vi ammazza entrambi- cercai di rispondere con indifferenza ai commenti dei ragazzi ma in fondo ridevo anche io.
-Io tanto lo so che un giorno tu verrai da me, nessuno mi resiste- Tom era veramente insopportabile quando faceva cosi, però gli volevo bene anche per questo.
-aspetta e spera stupido montato-
Improvvisamente mi ricordai che in casa non c’era niente da mangiare e con questi animali non sarei vissuta ancora per molto.
-Tom vuoi venire con me a fare la spesa?-
-certo! Prendo le chiavi e arrivo-
-no va beh andiamo a piedi, tanto è qui vicino e fan non ce ne sono-
-Ok va bene come vuoi-
Cosi salutando gli altri e lasciando loro il compito di sparecchiare uscimmo di casa per andare a comprare qualcosa da mangiare.
Sapevo che Tom scherzava su quello che diceva, altrimenti non mi sarebbe mai venuto in mente di chiedergli una cosa di questo tipo.
-Gio io non ti sto più antipatico vero?- mi chiese improvvisamente lasciandomi di stucco.
-no Tom, adesso non più. Per me tu e Bill siete diventati come due fratelli, quelli che non ho mai avuto ma sempre desiderato-
Mi mise un braccio intorno alle spalle facendomi capire che anche per lui era lo stesso.
-sai che non tutte le fans hanno la tua fortuna? Alcune pagherebbero perché io gli mettessi un braccio intorno alle spalle-
-si ovvio…io però all’inizio non ero fan è per quello che ti sono stata subito simpatica, perché quando ti ho visto non mi sono messa a urlare, anzi volevo andarmene-
-ma sai che quando ho visto il tuo carattere ho veramente pensato, oltre che portarti a letto, che tu potessi essere veramente la sorella che non ho-
Lo abbracciai –grazie Tom. In fondo, in fondo, in fondo, in fondo sei tenero-
Ridacchiò –grazie come sei gentile-
Appena distolsi lo sguardo da Tom vidi davanti a me Gustav…con un'altra.
Mi bloccai di colpo e Tom anche. La stava baciando, non ci potevo credere. Scoppiai in lacrime, al che lui senti che qualcuno stava piangendo e si staccò vedendomi.
Corsi via inseguita da lui quando superandomi si mise davanti a me bloccandomi il passaggio
-mi avevi detto che eri diverso!!! che non eri come gli altri! ma erano tutte bugie, e io come una stupida ti ho creduto!!- piangendo mi allontanai da quella scena che pensavo non avrei mai visto.
-No! Giorgia ti posso spiegare! non è come pensi!- mi prese per un braccio ma io mi divincolai dalla sua stretta tirandogli uno schiaffo.
-io odiavo i tedeschi e tu lo sapevi! ma nonostante tutto pensavo che tu fossi diverso dagli altri che non avresti mai fatto una cosa di quel tipo! io ti ho dato la mia fiducia...evidentemente ho fatto male- non gli lasciai neanche il tempo di rispondere che mene andai decisa più che mai a prendere un aereo per tornare in Italia!
Ringrazio:
streghettathebest, Devil96, Svampy1996, Gemi_Black |
Ritorna all'indice
Capitolo 35 *** Capitolo 35 ***
Capitolo 35
Continuavo a correre non sapendo bene dove. Le lacrime continuavano a scendere imperterrite sul mio viso ormai completamente bagnato. Nella mia mente era ancora impressa quella scena che non avrei mai dimenticato.
Quando finalmente mi ritrovai, per puro caso, nella mia via fui leggermente sollevata, ma nel vedere la casa vicina mi sentì morire dentro. Con decisione andai verso l’abitazione decisa più che mai a preparare le valige per andarmene.
Nel percorrere il giardino passai davanti alla casa dei ragazzi che stranamente sembrava tranquilla, forse anche troppo. Appena entrai dentro chiusi subito la porta guardando fuori dalla finestra se c’era qualcuno, fortunatamente no.
Salì di corsa in camera mia per poi affondare la testa nel cuscino e incominciando o meglio continuando a piangere cercando di liberare tutta la rabbia, la tristezza e la delusione che portavo dentro.
-tesoro cos’è successo?- Oddio era mia nonna, pensavo fosse uscita non vedendola ne in sala ne in cucina. Si sedette sul letto appoggiando le sue mani sulle mie spalle. Mi alzai mettendomi seduta e abbracciandola.
-nonna mi sento malissimo- non riuscivo a fare frasi senza interrompermi a causa delle lacrime.
-perché? Cos’è successo?- mi staccai da lei guardandola con gli occhi rossi e gonfi.
-mi ha tradito, ha tradito la mia fiducia, il mio amore tutto! Io credevo in lui! Gli avevo dato la mia fiducia, per la prima volta nella mia vita ero riuscita a mettere da parte il mio rancore nei confronti dei tedeschi! Mi aveva detto che non mi avrebbe fatto soffrire!-
Urlavo, urlavo disperata. Il petto mi faceva male, la testa rimbombava e la gola bruciava. Il cuore? Non lo sentivo neanche più.
-ma con chi? Raccontami bene..-
Cercando di riprendere fiato mi tranquillizzai spiegandogli tutta la scena e come casualmente mi fossi ritrovata li con Tom.
Sospirò –mi sembra strano che Gustav faccia cose di questo tipo- non era convinto, ma a me non serviva, quello che avevo visto era già abbastanza.
-nonna scusami ma io non posso rimanere qui-
Abbassò lo sguardo triste –ti capisco tesoro, fai quello che più ritieni giusto- mi abbracciò lasciandomi poi da sola. Appena la porta fu chiusa mi alzai dal letto di scatto tirando fuori la valigia e buttandoci dentro tutti i miei vestiti non curandomi di come fossero messi.
Improvvisamente sentì qualcuno bussare alla porta di sotto con insistenza. Mia nonna andò ad aprire. Silenziosamente mi affacciai alla porta guardando giù di sotto senza farmi notare. C’era Gustav sulla soglia della porta che parlava con mia nonna tutto agitato. Lo guardavo con odio, con disprezzo. Mia nonna gli disse che non poteva farlo entrare e che io non volevo. Era abbastanza, tornai in camera riponendo le ultime cose in valigia comprese le bacchette.
Quando non sentì più nessuno al piano di sotto scesi nervosa e mi preparai un panino per il viaggio sotto lo sguardo vigile di mia nonna.
-allora hai proprio deciso?- mi chiese triste
Cercai di rilassare i muscoli del viso per apparire più tranquilla.
-si…- sussurrai
Quando vidi il suo viso triste mi venne una fitta al petto. Andai da lei abbracciandola cercando di fargli capire che mi dispiaceva ma che era la cosa più giusta.
-Ti capisco e appoggio la tua decisione io però non posso portarti all’aeroporto, la macchina si è rotta-
Ma porca… perché tutte a me??
-tranquilla, mi organizzo in un altro modo-
Presi il cellulare mandando un messaggio a Georg, non per altro, era il primo numero che mi era capitato a tiro. Gli scrissi un messaggio, se l’avessi chiamato avrei rischiato che ci fosse anche Gustav con lui, ed era l’ultima cosa che volevo.
“Georg ho bisogno di te! Me ne devo andare…ti prego puoi portarmi all’aeroporto? Non posso stare qui. Se già sai ti prego cerca di capirmi e non dire niente a Gustav”
Lo invia sperando che rispondesse.
Pochi minuti dopo il cellulare si illuminò segnalandomi l’arrivo di un messaggio: “si, lo so. Tra 5 minuti esco di casa fatti trovare pronta che Gustav mi controlla, dobbiamo fare in fretta”
“Io sono pronta aspetto solo te! Grazie mille”
Appena inviato il messaggio riposi il cellulare in tasca andando su di corsa a prendere la valigia e il giubbotto smanicato che avevo sul letto.
Mia nonna continuava a seguirmi con lo sguardo vigile ma anche triste, a me dispiaceva tantissimo, in tutti quegli anni non ero mai andata via prima, ma questa volta era necessario, rimanere li sarebbe stata una tortura.
Georg bussò alla porta dando due colpetti leggeri, il cuore mi saltò in gola. Vidi mia nonna incupirsi subito capendo che dovevo andarmene. Corsi da lei abbracciandola
-scusami veramente tanto… tornerò te lo prometto ma adesso devo andarmene-
Mi strinse forte un’ultima volta per poi lasciarmi andare.
Georg mi prese la valigia pesante e cercando di fare tutto in silenzio andammo verso la macchina.
Quando entrai vidi che nei posti dietro c’erano anche Tom e Bill, sgranai gli occhi.
-che cosa ci fate voi due qui?-
-volevamo venire anche noi!-
Bill non era contento della decisione che avevo preso, lo sentivo dal tono di voce, però sapevo anche che mi capiva.
Mi voltai guardando fuori dal finestrino, cercando di non pensare o almeno ci provavo, a quello che era successo.
Quando la macchina partì per un momento il mio cuore smise di battere. Ormai era sera e fuori il buio oscurava tutto, sembrava quasi che riuscisse a penetrare nel mio cuore.
Svariate volte sia i gemelli che Georg mi chiesero se avessi cambiato idea o se potessero fare qualcosa, ma non c’era niente da fare, niente.
Quando arrivai mi affrettai a prendere il biglietto per il primo volo diretto in Italia e per mia fortuna ne stavano imbarcando uno adesso.
Corsi verso la zona d’imbarco seguita dai ragazzi che non dicevano una parola. Appena arrivata mostrai il mio biglietto all’hostess che subito mi disse che andava bene e che potevo anche andare. Abbozzai un sorriso falso dirigendomi poi verso i ragazzi che uno di fianco all’altro mi guardavano tristi. Andai prima da Georg abbracciandolo.
-grazie di tutto. Sei veramente un amico, non ti dimenticherò mai!-
-neanche io puoi contarci- In quel momento mi scese una lacrima, che era l’inizio di uno dei tanti pianti che sarebbero seguiti.
Con gli occhi lucidi andai da Bill. Esitai qualche secondo ad abbracciarlo, sapendo che era arrabbiato ma non servì che perché lo fece lui.
-ti prego non andartene-
-devo…-
Gli presi il viso tra le mani dandogli un sottile bacio sulla fronte –prenditi cura di lui…-
-lo farò…- gli scese una lacrima che mi bagnò il dorso della mano.
Infine andai da Tom. Abbassò subito lo sguardo cercando di evitare il mio.
-vieni qui Tom…- gli misi una mano sulla guancia portando il suo viso più vicino al mio, per un secondo posai le mie labbra sulle sue, gli dovevo quel bacio. –fai il bravo stupido montato- mi staccai da lui e con le lacrime agli occhi entrai nella zona d’imbarco percorrendo il tunnel che mi avrebbe portato sull’aereo.
-non farlo!!!- sentì qualcuno urlare proprio mentre ero sullo sportello. Lentamente mi voltai vedendo Gustav che cercava di rincorrermi, ma i ragazzi lo bloccarono impedendogli di raggiungermi. Abbassai lo sguardo e con aria indifferente mi imbarcai sull’aereo.
Il mio posto era vicino al finestrino come sempre, anche se questa volta non l’avevo deciso io.
Appena lo sportello si chiuse incominciai a sentire il pianto imponente prendere il sopravvento su di me. Cercavo di trattenermi, di non scoppiare a piangere cosi davanti a tutti. Ma appena l’aereo partì non riuscì a trattenermi liberando tutto quello che avevo dentro cercando sempre di non superare il limite.
Presi il mio I-pod dalla tasca sperando che in qualche modo mi calmasse, ma peggiorò le cose.
La prima canzone che parti, era l’ultima che avrei voluto sentire: Finley – Per Sempre.
Odiavo i Finley ma quella canzone dovevo ammetterlo, per quanto mi dispiacesse, era veramente bella.
“Mai mi scorderò di te Per sempre tu sarai Dentro ai pensieri miei”
Subito dopo quelle frasi cambiai canzone non riuscendo proprio ad ascoltare le parole.
Quando l’aereo atterrò in Italia mi sentì da una parte sollevata, ma dall’altra ero tristissima.
Una sola domanda vagava imperterrita nella mia testa, una domanda a cui non sapevo dare risposta: come farò adesso?
Note dell'autrice:
Come sempre faccio 1000 scusa per non aver postato più ed avervi lasciato con il fiato sul collo proprio sul più bello! comunque sono andata avanti un bel pò, cosi almeno potrò postare decisamente prima...
come sempre ringrazio:Streghettathebest, Gemi_Black, S3cr3tS_Myr3, Devil96, Layla the punkprincess
Un bacione Little_Illusion! |
Ritorna all'indice
Capitolo 36 *** Capitolo 36 ***
Capitolo 36
Chiamai un taxi dandogli subito la via di casa mia. Non pensavo alla strada, non pensavo a quello che avrei detto ai miei genitori quando sarei apparsa sulla soglia di casa…pensavo a lui, quello che avevamo passato insieme, la fiducia che gli avevo dato, il mio amore per lui…il mio cuore ormai infranto.
-è questa la via?- l’autista mi riportò alla realtà. Guardai fuori dal finestrino dando un occhiata alla casa. Era quella. Diedi i soldi non curandomi neanche di guardarlo in faccia e silenziosamente scesi dalla macchina dirigendomi verso la porta di casa.
Appena entrai vidi che non c’era nessuno, era deserta, solo i cani, che come sempre mi accolsero con entusiasmo.
Non feci molto caso a loro, li accarezzai leggermente sulla testa per dirigermi immediatamente nella mia stanza chiudendomi dentro a chiave. Mi buttai sul divano incominciando a piangere a dirotto, urlando e prendendo a pugni il materasso, in qualche modo dovevo sfogarmi. Per tutta la notte rimasi li senza dormire, non ci avevo neanche provato. Smisi di piangere cercando di farmi forza e non pensarci, anche se mi era particolarmente difficile.
Il mattino dopo appena sentì la porta di casa aprirsi andai dai miei genitori. Non sapevo cos’avrei raccontato, di certo non potevo spiegargli la verità, non potevano sapere.
Da quel momento il tempo passò infinitamente lento lacerandomi sempre ogni giorno di più, soffrivo, soffrivo tantissimo, ma non potevo evitarlo.
Qualche tempo dopo…
Era passato un mese e qualche giorno da quando ero tornata e la situazione non era per niente cambiata. Nei giorni che seguirono cercai di uscire, di vedermi con gli amici, anche se la mia presenza nel gruppo era inutile dato che non parlavo ne partecipavo alla discussioni in merito ai programmi per la serata.
Era come se fossi morta dentro. Non mangiavo più, avevo perso 10 chili e i miei genitori incominciavano a spaventarsi. Continuavo a ripetere loro che era un periodo cosi e che presto sarebbe passato. Era difficile mentire ai miei genitori, ma soprattutto era difficile mentire a me stessa.
Ormai la scuola era già iniziata da due settimane, cercavo di passare il tempo studiando anche se la concentrazione era minima se non assente del tutto.
Una mattina quando arrivai a scuola vidi che un gruppo di ragazze mi guardavano con aria di sfida. Le ignorai proseguendo per la mia strada incurante di esse.
-ehi tu!- una ragazza mi prese per la cartella fermandomi. Mi girai scocciata.
-che cosa c’è?-
Erano 3 ragazze, due alte more e una bionda. La bionda mi guardava con aria furiosa.
-tu conosci Bill Kaulitz?- una delle due more andò subito al sodo.
-no- risposi andandomene. Per una seconda volta mi fermarono impedendomi di andare avanti.
-non dire cazzate! Ti abbiamo vista sul giornale insieme a lui!-
Incominciavo veramente ad arrabbiarmi.
-a voi cosa interessa?!- incominciai ad alzare la voce e presto gli altri ragazzi dell’istituto si voltarono incominciando ad ascoltare il nostro discorso.
-devi lasciarlo stare Bill è mio!- era sempre la stessa che parlava.
-Bill non è di nessuno, tanto meno tuo! Racchia isterica che non sei altro!-
In un secondo mi venne addosso incominciando a tirarmi pugni sul viso. Io risposi dandogli calci nella pancia e strappandogli i capelli.
Le mie compagne di classe intervennero staccandomi dalla ragazza, lo stesso accadde con lei.
-stai lontano da Bill!- mi minacciò puntandomi il dito.
-tanto Bill quelle come te non le vuole!-
-ah si perché lui vuole quelle come te?-
-anche se fosse? Io e lui siamo soltanto amici! E comunque anche se fosse non devo renderne conto a te!-
-ti ripeto Bill è mio! Lascialo stare!-
-io e Bill non siamo stati insieme e non lo siamo tutt’ora, smettila di rompere!-
Assunse un aria malvagia.
-stai lontano da lui-
-altrimenti?- chiesi sicura di me stessa.
-ti ammazzo-
-oh che paura…- dissi infine girandomi e andandomene.
Sentì dire qualcosa alle sue amiche e poi la frase che non avrei mai dovuto sentire: andrà dietro a quello sfigato del batterista-
In quel momento ogni singolo muscolo del mio corpo si bloccò. Cos’aveva detto? A chi poi?
Mi girai di scatto liberandomi dalla mie amiche, arrivando in un secondo davanti a lei.
-cos’hai detto?!- adesso ero veramente incazzata.
-ho detto: sicuramente andrai dietro a quello sfigato del batterista-
Non riuscì più a controllare la mia mano che partì arrivando direttamente sulla sua faccia più potente che mai. La feci cadere a terra con il naso che perdeva vistosamente sangue, evidentemente gliel’avevo rotto.
-tu chiamalo un’altra volta sfigato e ti faccio andare in coma!-
Questa volta mi trascinarono via fino a portarmi in classe. La testa incominciava a girarmi a causa nei ripetuti pugni che avevo ricevuto. Mi fecero sedere su una sedia bagnandomi con un fazzoletto umido i piccoli tagli sulla fronte.
-ragazze sto bene- continuavo a dire oppressa dalle attenzioni delle mie compagne di classe.
-no! Non stai bene!- mi disse una di loro che continuava a tamponarmi la fronte.
Improvvisamente dalla stanza entrò una bidella che cercava me.
-tu sei Giorgia?-
-si sono io…-
-c’è un ragazzo fuori che chiede di parlare urgentemente con te-
Non avevo la minima idea di chi fosse ma io non mi sarei mossa da li.
-fallo entrare qui, io non posso muovermi- questa senza dire niente gli fece segno al ragazzo di entrare, mi ritrovai una bella e inaspettata sorpresa, Tom!
Sgranai gli ho occhi spostando le mie amiche da davanti.
-Tom?- chiesi conferma ai miei dubbi avendo paura di avere un allucinazione.
-Giorgia..- era lui. Com’era possibile? Come mi aveva trovato?
Mi alzai di scatto dalla sedia andandolo ad abbracciare, la testa rincominciò subito a girarmi facendomi perdere l’equilibrio. Tom mi prese subito su rimettendomi sulla sedia. Le mie compagne di classe mi guardavano allibite, non avevo raccontato a nessuno la mia storia per evitare eventuali casini come quello di prima.
Appena misi bene a fuoco vidi i suoi occhi lucidi. Prese un fazzoletto bagnato incominciando a tamponarmi anch’esso la fronte.
-Tom… che cosa ci fai qui?- chiesi non capendo il motivo
-devi tornare…- ovviamente parlava in tedesco e le mie amiche non capivano.
Abbassai lo sguardo. –lo sai che non posso-
-ti prego Giorgia…- vidi la tristezza nel suo sguardo e a quel punto mi venne il dubbio che non fosse solo perché mancavo o perché gliel’aveva chiesto Gustav.
-è successo qualcosa?- avevo paura a fare quella domanda ma l’avevo ancora di più della risposta.
-Gustav sta male…-
Mi sentì mancare per un momento.
Il moro mise le mani sulle mie spalle per tenermi in piedi.
-come sta male? Cos’ha?- incominciai a sentire le lacrime arrivare. Perché? Io dovevo dimenticarlo! Dopo tutto quello che mi aveva fatto passare. Non dovevo piangere.
-una sera è andato in discoteca ed è finito in una rissa e adesso è…-
Non finì la frase, perché?
-e adesso è???- alla paura e al dolore si aggiunse anche la rabbia.
-è in coma- lo disse tutto d’un fiato per paura di doverlo ripetere.
Sentì una voragine dentro di me. Come se ancora una volta mi avessero tolto quello che ho di più caro. Non era possibile. Rischiava di morire e io…io non ero con lui. Ma per quale motivo dovrei andare? Lui mi ha fatta soffrire, mi ha distrutto il cuore.
-lo so quello che puoi pensare! Ma non è colpa sua quello che è successo, lui non voleva baciare quella ragazza! È stata lei! Lo seguiva da giorni!-
A quel punto me ne fregai dei pregiudizi e di quello che era giusto. Dovevo andare da lui!
-andiamo!- Tom mi sorrise ed aiutandomi ad alzarmi andammo via.
Le mie amiche non ebbero il coraggio di dire niente ancora sconvolte della presenza di Tom Kaulitz in classe.
-aspetta Tom!- lo fermai vedendo che stava passando nel bel mezzo della scuola, dove c’erano tutte le ragazze. –passiamo di qua, cosi non ci noteranno-
Mi indicò dove aveva lasciato la macchina, cosi lo portai li cercando di passare il più inosservata possibile.
Quando la macchina partì mi sentì più sollevata nell’essere con Tom.
-raccontami tutto! Da quando me ne sono andata ad adesso-
Sospirò.
-dopo che te ne sei andata Gustav non ci ha più parlato per giorni interi, stava sempre per conto suo chiuso in camera a guardare la foto che tua nonna gli aveva dato. Diceva che eravamo degli stupidi perché ti avevamo lasciato andare, lui voleva, doveva spiegarti e il fatto che tu pensavi che ti avesse tradito lo faceva stare malissimo-
Una lacrima mi rigò il viso, sono una stupida, una stupida cocciuta, avrei dovuto lasciarlo spiegare.
-dopo una settimana usci dalla sua camera venendo da noi- continuò con lo sguardo fisso sulla strada –ci disse che lui non aveva fatto assolutamente niente, che era stata quella ragazza. Lo seguiva da giorni interi e per puro caso l’aveva trovato mentre andava da sua madre e mentre lui gli stava dicendo che amava un'altra ragazza lei l’aveva baciato-
Mi venne una fitta al cuore.
-mangiava pochissimo, non dormiva e…aveva smesso di suonare-
-che cosa?!- a quel punto intervenni io, sperando di aver capito male. Gustav amava la musica, era tutto per lui, non poteva aver smesso di suonare.
-hai capito bene. Una sera un suo amico gli chiese di uscire, giusto per fare un giro in discoteca come facciamo sempre noi, ma venne coinvolto in una rissa e una di quelli gli buttò una bottiglia in testa facendolo svenire e poi in coma-
A quel punto scoppia a piangere del tutto sentendomi responsabile dell’accaduto. Se non fossi andata via lui non sarebbe uscito con quel suo amico e non sarebbe andato in coma, sarebbe stato con me, non avrebbe smesso di suonare e non l’avrei allontanato dai suoi amici più cari.
-ti ho visto prima, con quella ragazza- continuò. Al solo ricordo mi misi una mano sulla testa per tastare i tagli che bruciavano. –quando ho visto che ti ha tirato un pugno stavo per correre da te ma la guardia che c’era con me mi aveva subito bloccato impedendomi di venire-
-grazie comunque Tom, ma scusa adesso dov’è?- chiesi non vedendo nessun’altro con noi.
-è dietro con un'altra macchina-
Annuì. –perché sei venuto da me?-
-perché crediamo tutti che tu sia l’unica che può salvarlo, è come se avesse perso tutta la sua voglia di vivere e per questo non lotta- annuì.
Quando arrivammo all’aeroporto ci scortarono subito al jet che ci avrebbe riportato in Germania.
Note dell'autrice:
Ringrazio:
S3cr3tS_Myr3
NICEGIRL
Gemi_Black
svampy1996
Naoko
layla the punkprincess
NB: gli insulti che le ragazze dicono su Gustav non li penso minimamente e non ho nessuna intenzione di offendere lui o qualsiasi altra persona. |
Ritorna all'indice
Capitolo 37 *** Capitolo 37 ***
Capitolo 37
Tom mi prese per mano trascinandomi alla zona d’imbarco. Aveva già programmato tutto, aveva il mio biglietto e io, come sempre, avevo dietro la mia carta di identità, quindi non fu un problema farmi passare. Ma…era veramente cosi sicuro che sarei andata con lui?
Mi sedetti sul divanetto aspettando che l’aereo partisse. Tom era davanti a me, che mi guardava fisso negli occhi.
-che cosa c’è?-
-sei stanca, molto stanca-
Abbassai lo sguardo, era vero ma non volevo darlo a vedere.
-non è vero- la mia voce era un sussurrò, non avevo più forze, la rissa di prima mi aveva privato di tutte le forze.
-dormi un pochino, tanto ora che arriviamo passa un ora-
-non riuscirei a dormire, sono scomoda-
A quel punto si alzò dalla sua postazione e venne di fianco a me picchiettando due volte sulle sue gambe. Voleva che mi mettessi in braccio? Lo guardai male.
-non voglio fare niente, però quando arriviamo preferisco che tu sia in forza-
Annuì alzandomi per sedermi poi sulle sue gambe. Appoggiai la testa sulla sua spalla, proprio come una bambina. Con le braccia mi avvolse la vita stringendomi. Sorrisi, gli volevo tanto bene, proprio come un fratello.
Chiusi gli occhi cercando di rilassarmi il più possibile. Appena caddi in un sonno profondo incominciai a sognare. Sognai Gustav in quella discoteca, i ragazzi lo avevano accerchiato, due di quelli gli presero le braccia bloccandolo. Incominciai ad urlare ma nessuno mi sentiva, tanto meno lui. Poi da dietro un ragazzo prese una bottiglia rompendogliela in testa. A quel punto Gustav cadde per terra privo di sensi.
Incominciai ad urlare il suo nome, cercavo di avvicinarmi a lui ma non ci riuscivo ero bloccato e la mia vista era annebbiata.
Di colpo mi risvegliai disturbata da una leggera tempesta che stavamo passando.
Con uno scatto balzai seduto sul divano, avevo ancora il respiro affannato e mi sentivo le guance bagnate. Mi guardai in torno per cercare Tom, ma non c’era.
-Tom??- incominciai a chiamarlo. Pochi secondi dopo lo vidi uscire dalla cabina di pilotaggio. Appena mi vide in quelle condizioni si precipitò su di me. Lo abbracciai incominciando a piangere.
-ohi cos’è successo?- ricambiò l’abbraccio sedendosi anche lui sul divanetto.
-ho sognato Gustav che veniva aggredito! È stata una cosa orribile, lui era li..privo di sensi, non si muoveva. Quegli uomini che l’avevano accerchiato- continuavo ad urlare agitata. Tom mi prese il viso tra le mani.
-ehi calmati…ssh..-
Mi accarezzò i capelli cercando di farmi calmare.
Sospirai cercando di rallentare il mio cuore che sembrava un treno impazzito, rischiavo veramente l’infarto.
Tom si alzò un attimo andando a prendermi un bicchiere d’acqua.
Grazie a lui mi rilassai subito, rallentando il battito cardiaco e il respiro.
Il mio sguardo cadde per pochi secondi al di fuori del finestrino e vidi che stavamo atterrando. Mi prese il panico.
-Tom! Siamo in Germania?!- incominciai ad agitarmi al solo pensiero di dover andare da Gustav, o almeno, di dover salvarlo non sapendo neanche da che punto partire.
-si…calmati…- l’aereo tocco terra e al quel punto mi sentì morire.
Il moro mi prese per mano aiutandomi a scendere, la testa ancora mi girava e non avevo un equilibrio perfetto.
La sua macchina era parcheggiata subito fuori dell’aeroporto
In una frazione di secondo sgommò via richiamando l’attenzione di tutti quelli che ci circondavano.
-mi raccomando non farti notare!- gli dissi sarcastica.
-certo! Io non mi faccio mai notare-
Storsi il naso facendogli capire che non ero molto convinta. Lasciai perdere convinta al 100% che Tom era, e sarebbe rimasto per sempre, uno stupido montato.
Svariati minuti dopo la macchina si fermò di scatto davanti ad un palazzo bianco, tanto che il mio busto si catapultò in avanti facendomi quasi sbattere la testa sul vetro.
-hai per caso intenzione di uccidermi?!- urlai sicura di aver quasi visto in faccia la morte.
Sorrise malizioso scendendo velocemente dalla macchina. Lo imitai correndo poi con lui all’interno del palazzo.
Lo seguì senza dire niente, continuavo a chiedermi come avrei fatto o cos’avrei detto.
Ero nel panico totale.
Prendemmo l’ascensore ritrovandoci al secondo piano, dove praticamente non c’era nessuno tranne Georg, Bill e altre due persone, due donne.
Appena Bill mi vide corse subito da me abbracciandomi, Tom invece tirò dritto andando dalle due sconosciute.
-grazie di essere qui!- lo strinsi più forte, mi era mancato tantissimo come tutti!
Quando mi staccai da Bill vidi che Georg mi guardava sorridente. Cercando di non fare rumore corsi da lui stringendolo forte.
-bentornata!- mi staccai da lui dandogli un bacio sulla guancia. –grazie!-
Voltandomi notai che entrambe le ragazze mi guardavano con aria di supplica.
Bill mi affianco facendo segno alle due di venire vicino a me.
-Giorgia lei è Franziska la sorella di Gustav-
Mi saltò il cuore in gola. Gli porsi la mano presentandomi. Lo stesso feci con l’altra signora che però era sua madre: Anna.
-tu sei la famosa Giorgia, quella di cui Gustav parlava tanto-
Imbarazzata abbassai lo sguardo, ma quando risentì il suo nome un mare di tristezza mi invase facendomi rabbrividire.
-dov’è?- chiesi diretta non volendo perdere altro tempo.
Bill con lo sguardo mi indicò la camera in cui si trovava.
-posso andare?- questa volta mi riferì alla sorella e alla madre, che mi guardarono stupite facendo poi segni di “si” con la testa. Abbozzai un sorriso dirigendomi verso di essa.
Con la mano abbassai la maniglia che scricchiolando aprì la porta mostrandomi la scena che avevo visto spesso nei miei peggiori incubi, Gustav su quel letto d’ospedale.
Rimasi immobile sulla porta chiusa alle mie spalle. Era li, fermo, immobile su quel letto che sembrava fargli da tomba. No! Non volevo neanche pensarci a queste cose!
Lentamente mi avvicinai a lui sedendomi sullo sgabello che vi era ai piedi del letto. Il monitor vicino ad esso segnava che il battito era debole, quasi assente.
Facendo strisciare la mano sul lenzuolo la feci arrivare alla sua stringendola. Al solo sfiorarla incominciai a piangere.
-ti prego…- incominciai -…ti prego non mi lasciare, non puoi farlo, non devi. Pensa a tua sorella, a tua madre, ai Tokio Hotel, non sarebbero più niente senza di te-
Abbassai per un secondo la sguardo sospirando. Poi mi alzai sedendomi vicino a lui sul letto.
-pensa a me, come potrei fare senza di te? Ti amo Gustav, ti amo tantissimo! Per tutti questi giorni non ho fatto altro che pensarti , cercavo di odiarti, di auto-convincermi che tu per me non eri niente! Ma non ce la facevo, non potevo. Sei la cosa più bella che mi sia capitata e mi dispiace ma non ti permetterò di andartene- a quel punto mi chinai verso di lui dandogli un tenero bacio sulle labbra avvicinandomi poi all’orecchio.
-e ricordati amore…se tu dovessi lasciarmi qui, sappi che ti seguirò-
Mi alzai uscendo dalla stanza chiudendomi poi la porta alle mie spalle. Non ce la feci. Corsi via scoppiando in un pianto assurdo, forse il peggiore di tutti.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 38 *** Capitolo 38 ***
Capitolo 38
Appena arrivai fuori non guardai neanche dove stavo andando, e per questo inciampai un rialzo cadendo per terra. Cercai di rialzarmi non avendo però la forza. Sbattei una mano contro l’asfalto non curandomi neanche di quanto mi facessi male. Improvvisamente incominciò a piovere, tipico della Germania.
-è tutta colpa mia!!-urlai senza neanche pensare alla gente che mi guardava dall’interno.
-Gio!- senti qualcuno chiamarmi dietro. Mi avvolse con una giacca e appena mi girai per vedere chi fosse trovai Georg. Lo guardai sconvolta, stanca.
Proveniente del mio polso sinistro incominciai ad avvertire un forte bruciore, quando mi girai per constatare il motivo vidi che stavo perdendo sangue vistosamente.
-che cos’hai fatto?!- urlò spaventato. Sentì improvvisamente le forze mancarmi, e non riuscendo a tenere gli occhi aperti li chiusi senza riuscire più ad aprirli. Sveni tra le sue braccia e da quel momento non ebbi più la percezione ne visiva ne uditiva di quello che mi circondava.
Ero come in uno stato di trans, mi sentivo leggera, il vento fresco e sottile accarezzava la mia pelle liscia facendomi venire i brividi. Mi sentivo trasportata da esso, era come essere al centro di un tornado, ma questa volta era tutt’altro che violento. Quando sentì una superficie solida sotto di me aprì gli occhi ritrovandomi a casa dei gemelli.
Mi guardai un intorno cercando i ragazzi e chiedendomi come fossi arrivata li.
-Giorgia- sentì qualcuno chiamarmi e appena mi voltai vidi Gustav immobile davanti a me. Il mio corpo si mosse automaticamente, senza neanche bisogno di un minimo pensiero. Andai da lui abbracciandolo, questo ricambiò subito avvolgendomi con le sue braccia.
-ce l’hai fatta! Lo sapevo-
Affondai la testa nel suo petto incominciando a piangere. Sospiro triste.
Staccandomi da lui vidi l’espressione malinconica nel suo viso. Con la mano destra gli accarezzai il viso chiedendogli con lo sguardo cosa c’era che non va.
Spostò la testa di lato evitando il mio sguardo.
-ti prego dimmi- lo incitai andando più vicino a lui.
L’ennesimo sospiro.
-non sono io che mi sono svegliato sei tu che sei svenuta e non vuoi svegliarti-
-c-cosa?- balbettai, non capendo bene.
-Giorgia svegliati subito ti prego! Oh finirai come me!-
-ma no! È impossibile io non ho preso nessuna botta in testa!-
-si invece! Non ti sei neanche accorta, quando sei caduta hai sbattuto prima la testa e dopo, con la poca forza che ti rimaneva hai picchiato il polso contro l’asfalto-
Per una frazione di secondo rividi la scena nella mia mente. È vero. Avevo sbattuto la testa.
-perché sono qui? Con te?-
-perché siamo quasi nella stessa condizione, ti prego reagisci! Non puoi arrivare al mio stato. Ti prego fallo per me-
-io lo farò ma tu verrai con me!-
Si voltò dandomi le spalle. Gliele presi con la mani voltandolo nuovamente verso di me, solo che questa avvicinai il mio viso al suo baciandolo.
-ho detto: tu verrai con me! È un’affermazione, non una domanda-
Abbozzò un sorriso forzato.
-mi sei mancata tantissimo- mi baciò un'altra volta, ma questa volta con passione, la stessa che avevamo atteso entrambi per mesi.
-ti prego non mi abbandonare, non so come farei senza di te- appoggiai la mia fronte alla sua
-combatterò anche per anni se necessario te lo prometto, ma tu devi promettermi una cosa-
-tutto quello che vuoi amore mio-
Mi strinse forte. –non lasciarmi mai più, non lo sopporterei un’altra volta-
Appoggiai la testa sul suo collo dandogli un lieve bacio –te l’ho prometto-
Dopo un po’ che eravamo abbracciati sentì qualcuno chiamarmi da non so dove, non era vicino a me, era lontano. Mi staccai da Gustav guardandomi in giro. L’avevo riconosciuta, era Bill. Lo sentivo piangere, urlava il mio nome disperato.
-Bill…- mi alzai contro la mia volontà, decisa a seguire quella voce. Improvvisamente mi bloccai avendo la paura che se l’avessi seguita non avrei più visto Gustav.
Mi girai verso di lui guardandolo. Mi sorrise venendo vicino a me. Quando il suo viso fu ad un centimetro dal mio il sorriso spari lasciando posto ad un mare di tristezza, lo leggevo nei suoi occhi. Incominciai a piangere avendo capito che lo dovevo lasciare, ma non sarebbe stato per sempre. Mi prese il viso tra le mani baciandolo.
-Angel don’t you cry I’ll meet you…on the other side (Phantom rider)- lo baciai a mia volta chiudendo gli occhi per poi non vederlo più.
Poco dopo mi sentì scuotere il braccio da qualcuno di fianco a me, presumibilmente Bill.
Aprì lentamente gli occhi e una luce forte mi accecò facendomi richiudere subito gli occhi.
-Gio…- mi chiamò Bill con la voce tremante, stava piangendo. Quando li riaprì lo vidi vicino a me con le lacrime agli occhi.
-Bill..- sussurrai cercando in me le forze che avevo perso.
Mi abbracciò scoppiando letteralmente a piangere. Lo strinsi.
-ehi cosa c’è?- gli misi una mano sulla testa accarezzandogliela.
-pensavo di perderti! Hai idea di quanto tu mi abbia fatto preoccupare?!-
Lo abbracciai più forte –mi dispiace, ma tranquillo adesso sono qui e sto bene-
-stavi per entrare in coma! Erano 3 settimane che non ti svegliavi! Ho temuto che tu..-
-non dirlo neanche, sono qui, sto bene-
Mi sorrise smettendo di piangere…
-voglio andare da Gustav- dissi sicura, dovevo stargli vicino, parlargli.
-ma lui è già qui- disse abbozzando un sorriso
Sgranai gli occhi non capendo
-in che senso?-
-guarda dall’altra parte del letto-
Feci come mi aveva detto trovando una bella sorpresa, Gustav che era quasi attaccato al mio letto. Sorrisi contenta.
-abbiamo chiesto esplicitamente che tu fossi messa vicino a lui, per tutto il tempo non avete fatto altro che tenervi la mano, che teneri!-
-tornerà Bill…lo so che tornerà-
Sorrise –lo spero anche io-
-no Bill, io non sto sperando, io lo so! Me l’ha promesso…- l’ultima frase la sussurrai.
-non ho capito l’ultima cosa?-
-no non niente, parlavo tra me e me-
Mi girai verso Gustav incominciando ad osservarlo tenendogli sempre la mano.
-va beh io vado a dire agli altri che stai bene, se hai bisogno di qualcosa chiamami-
-grazie mille Bill-
Appena sentì la porta chiudersi mi alzai dal letto lentamente andando sul suo. Era molto più grande del mio poteva portare la capienza di 2 persone.
Mi infilai sotto le coperte rannichiandomi vicino a lui. Sdraiata su un fianco incominciai ad accarezzargli il viso spostandogli i piccoli ciuffi di capelli.
-ricordati che me l’hai promesso, quindi vedi di svegliarti e stringermi, altrimenti vado con Tom-
Era uno scherzo lo sapevo bene, però in qualche modo dovevo istigarlo. Chiusi gli occhi cercando di addormentarmi vicino a lui.
-non ci provare neanche ad andare con Tom-
li riaprì immediatamente al suono di quella voce e lo vidi che mi stava guardando sorridente.
-Gustav..- il cuore incominciò a pulsare velocissimo e presto anche le lacrime si fecero sentire.
Lo strinsi forte appoggiando la mia testa sulla sua spalla. –ti sei svegliato!-
-non potevo lasciarti qui-
-ho avuto paura di perderti-
Mi staccai da lui avvicinando il mio viso al suo.
-ti amo- mi disse -anche io- unì le mie labbra alle sue, finalmente avevo ritrovato l’altra metà del mio cuore che credevo perduta per sempre. |
Ritorna all'indice
Capitolo 39 *** Capitolo 39 ***
Capitolo 39
Restammo a coccolarci li per un po’, non chiamammo neanche gli altri, dovevamo recuperare tutto il tempo che avevamo perso e non potevamo perderci neanche un secondo.
-mi sei mancata tantissimo- mi sussurrò all’orecchio facendomi venire i brividi.
-anche tu, non sai quanto-
-ti giuro io non potrei mai tradirti-
-lo so, infatti sono stata una stupida-
Mi abbracciò forte baciandomi il collo.
-non ti lascerò più andare via!-
-non me ne andrò più!-
Gli diedi un tenero bacio facendogli capire tutto l’amore che provavo e che in queste ultime settimane non avevo smesso di pensarlo neanche per un istante.
-senti…ma che ne dici se facciamo sapere a tutti che ci sei?- proposi sapendo che se l’avessero scoperto da soli si sarebbero infuriati perché non li abbiamo avvisati subito.
-ma io voglio stare con te, poi arrivano i medici che mi fanno gli esami ecc, e mi allontanano da te-
-lo so amore ma pensa che dopo potremmo stare insieme quanto vuoi-
-mm ok va bene dai-
Velocemente tornai nel mio letto e Gustav con il telecomando che aveva sopra il letto chiamò tutti.
In meno di 5 minuti c’erano medici e ovviamente i ragazzi per tutta la stanza.
Anna e Franziska l’avevano subito assalito incominciando a riempirlo di baci e abbracci. Bill, Tom e Georg lo abbracciarono contenti e Bill si lasciò sfuggire anche qualche lacrima agli occhi che però non dava tanto a vedere.
-Bill- lo chiamai io facendogli segno di venire vicino a me.
-dimmi- sussurrò dolcemente.
Lo feci avvicinare di più e con il lenzuolo del letto gli asciugai le lacrime poche lacrime che gli avevano rigato il viso facendogli anche l’occhiolino.
-sto bene- continuava a ripetere Gustav ai medici che insistenti gli chiedevano come stesse.
-è stato in coma per quasi due mesi, non è cosa da niente-
-lo so, ma adesso sono qui e sto bene-
-lei invece come sta?- il dottore si rivolse a me incominciando a visitarmi.
-io?- come al solito caddi dal pero -si sto bene-
-è sicura?-
-si, stia tranquillo-
-che coincidenza, vi siete svegliati proprio lo stesso giorno-
Io e Gustav ci guardammo sorridendo.
-già..proprio una bella coincidenza- disse prendendomi la mano.
-ah perché voi due…-
-si stiamo insieme- dissi orgogliosa di me stessa per aver salvato Gustav.
-questo spiega perché vi siete tenuti la mano tutto il tempo!- sorrise andandosene.
-allora come state?- ci chiesero i ragazzi ad entrambi.
-adesso bene- rispondemmo in coro senza neanche pensarci.
-grazio Gio non so cos’avremmo fatto senza di te-
-cos’avrei fatto senza di te- lo corresse Gustav
-adesso potremmo rincominciare il tour senza problemi- disse Bill contento.
-non se ne parla neanche!- Il dottore che proprio in quel momento era passato per la nostra stanza sentì tutto e a quanto pare non era molto convinto.
-cosa?- chiesero i ragazzi in coro.
-per un tempo di 30 giorni non potrà suonare, è ancora convalescente, è stato 2 mesi in coma!-
-ma…ma noi non possiamo annullare cosi tante date- in un secondo vidi il viso di Bill diventare pallido.
-ma io sto benissimo!-aggiunse Gustav che come sempre era l’ultimo che si sarebbe ritirato dal proprio lavoro. Neanche l’essere ad un passo dalla morte l’aveva fermato.
-non se ne parla, parlerò io stesso con il vostro manager, e non potrà opporsi-
Detto questo se ne andò lasciando il silenzio più totale nella stanza.
-ragazzi per questo mese trovate un altro batterista- disse Gustav amareggiato. Mi alzai dal mio letto andando nel suo.
-neanche per sogno, Gustav nessuno potrebbe sostituirti alla perfezione e poi come lo troviamo un batterista nel giro di 3 giorni?-
Abbassò lo sguardo, si sentiva responsabile lo sapevo, ma anche se gli avessi detto il contrario non mi avrebbe ascoltato, ha la testa più dura del muro.
-le fan la prenderanno malissimo!- Ok adesso ammazzo Tom, cosa continua a infierire!
-Tom penso che abbiamo capito tutti!- gli urlai contro irritata. Gustav che aveva capito il senso delle parole di Tom e aveva dato un peso maggiore ai suoi pensieri si rannicchiò contro di me triste. Sembrava un bambino!
-dai Gustav…Tom stava scherzando, vedrai che le fan capiranno! Insomma…se sono vere fan rimarranno con voi anche nel momento del bisogno continuando a seguirvi lo stesso giusto?-
Abbassarono tutti lo sguardo. –ok forse no- mi risposi da sola.
-ma certooo!- Gustav si illuminò improvvisamente scattando su in una frazione di secondo. Tutti e 4 sgranammo gli occhi non aspettandocelo.
-potresti suonare tu al mio posto!- cosa?!?! Scordatelo amore, con tutto l’amore che provo per te, ma questo no. È una responsabilità troppo grande.
-ma cosa ti fumi?? Non posso suonare ad un vostro concerto, le fan noterebbero subito la differenza e poi c’è…insomma…nooo!-
Abbassò lo sguardo compresi anche gli altri, che a quanto pare erano d’accordo con lui. Erano davvero dispiaciuti, incominciavo a sentirmi in colpa. Beh…non sarebbe stato per tanto, in un mese quanti concerti potevano esserci?? Va bene dai… sarebbe stata anche un occasione per girare il mondo, ovviamente avrebbero pagato tutto loro.
Sbuffai –ok va bene ragazzi, ma solo per un mese!- in una frazione di secondo mi saltarono tutti addosso abbracciandomi e riempendomi di baci, specialmente Gustav.
Improvvisamente sentì qualcuno premere troppo forte sulla testa, proprio dove avevo ancorai tagli semiaperti.
-ahia!- portai istintivamente una mano sui tagli massaggiandomi la fronte.
Gustav guardò subito la zona dove mi stavo toccando e vidi che era leggermente viola.
-amore cos’hai fatto li?- mi venne una fitta al cuore, non potevo dirgli che le fan mi avevano picchiata. Tom che aveva capito mi guardò non sapendo cosa fare.
Con naturalezza mi rivolsi a lui cercando di essere più spontanea possibile.
-ma niente tesoro, sono caduta e ho picchiato la testa quando ero in Italia-
-ah ok!-
Dopo una settimana sia io che Gustav uscimmo dall’ospedale partendo subito per il tour, avevo lasciato il grande compito a mia nonna di spiegargli a mia madre che io non sarei tornata a casa. In fondo lei si divertiva anche con questa storia, diceva che la trovata eccitante. Prima di partire con i ragazzi passai un attimo da lei non solo per salutarla ma anche per prendere dei vestiti, Bill diceva che mi avrebbe rifatto tutto il guardaroba, proprio come una star!
La prima volta che mi sentirono suonare nelle prove rimasero molto stupiti ma anche contenti del fatto che fossi all’altezza di questo compito. Più i giorni andavano avanti più mi sentivo stanca, in una settimana avevo avuto 3 volte la febbre e ovviamente non potendo permettermi assolutamente di riposarmi venivo imbottita di medicine.
Un pomeriggio arrivai anche ad avere la febbre a 40 e a quel punto i ragazzi chiamarono subito un medico per visitarmi. Tutto questo era dovuto al troppo stress e al fatto che continuavo a prendere medicine che comunque io non ero abituata a prendere. Ero sempre stata contraria a questo genere di cure. Fortunatamente per due giorni non avevamo concerti e io potei riposarmi come si deve. In quel poco tempo che dormì ebbi il tempo anche di riflettere, di pensare. Questo non era il mio mondo, era il suo e io per il momento non potevo farne parte.
Lui era desiderato e voluto da tante ragazze, e se avessero saputo della mia presenza come fidanzata avrebbe perso fans e io non volevo di certo questo. Era nel pieno del successo e io per un periodo mi sarei dovuta far da parte.
Quando riaprì gli occhi vidi Gustav vicino a me che mi guardava triste.
-ehi amore- mi salutò dandomi un bacio sulla fronte –la febbre è scesa meno male- abbozzò un sorriso, ma era sforzato.
-che cosa c’è tesoro? Perché quella faccia?-
Sospirò sedendosi sul letto vicino a me.
-è colpa mia se stai male, se hai la febbre, per te tutto questo è troppo, non sei abituata-
-cosa stai cercando di dirmi?- in fondo lo sapevo e sapevo anche che aveva ragione
-che è meglio se tu torni in Italia-
Lo disse tutto d’un fiato, sapevo che non voleva che me ne andassi ma era giusto cosi.
Lo abbracciai baciandolo –io non andrò in Italia, starò in Germania e ti aspetterò, ti aspetterò anche per tutta la vita se necessario-
-mi dispiace di averti fatto passare tutto questo, se non mi avessi conosciuto…- lo bloccai impedendogli di andare avanti
-…la mia vita sarebbe stata uno schifo, condizionata da quello che mi era successo in passato, ma grazie a te e ai ragazzi sono riuscita ad andare avanti, tu sei la cosa più bella che mi sia mai capitata Gustav-
Istintivamente mi baciò togliendomi il respiro.
-ti amo e ti amerò per sempre-
-anche io Gustav-
Il giorno stesso salutai i ragazzi partendo poi con il primo aereo verso la Germania, Gustav aveva tanto insistito per accompagnarmi, diceva che per quelle ultime ore voleva stare soltanto con me.
Appena arrivammo andammo prima a casa mia a mettere giù la mia valigia e salutare mia nonna che fu contentissima della mia decisione di rimanere con lei in Germania. Quando lei uscì per fare la spesa e 4 passi io e lui rimanemmo da soli.
Appena trovai la forza lo abbracciai con forza e lui ricambiò lasciandosi scappare anche qualche singhiozzo.
Incominciai a baciarlo con foga per un tempo che per noi era infinito. Quei baci mi sarebbero dovuto bastare per anni.
-promettimi che non mi dimenticherai?- gli dissi volendo sentire da lui cose di questo tipo, non perché non lo sapessi, ma perché ne avevo bisogno.
-sarai sempre al centro dei miei pensieri, il mio desiderio costante, la mia unica ragione di vita, tutto quello che ho di più importante al mondo-
Mi staccai da lui guardandolo negli occhi
-tornerò da te- mi disse
-ti aspetterò in eterno-
Con queste ultime parole mi baciò la fronte andandosene, non versai neanche una lacrima benché il mio cuore lo sentivo ridotto in pezzi, ma sapevo che non era un addio, ma un arrivederci. Sarebbe tornato da me quando tutto sarebbe stato più tranquillo e io l’avrei aspettato per giorni interi, per anni, per l’eternità e anche oltre.
NOTE DELL'AUTRICE:
Ok sono in uno spaventoso ritardo ma vi giuro che non è colpa mia! Bèh che dire con questo capitolo siamo arrivati alla fine. ok va bene questo diciamo che è l'ultimo per il momento dopo ce ne sarà un altrò piccolo piccolo che chiuderà definitivamente la storia. In fine, visto che parecchie ragazze erano daccordo su questa mia scelta, ho già pronta (ovviamente non finita) la FF dal punto di vista di Gustav, vorrei però che mi diste se vi piacerebbe leggerla, altrimenti non la pubblico neanche. Un bacio a tutte e Grazie mille per avermi seguito!
Little_Illusion |
Ritorna all'indice
Capitolo 40 *** 6 Anni Dopo... ***
6 Anni Dopo
Ormai erano passati 6 anni e io ero arrivata all’età di 22 anni. Non avevo mai smesso si aspettare, di sperare che varcasse la soglia di quella porta. Nel corso del tempo molti ragazzi ci avevano provato con me, ma la risposta era sempre la stessa. No! Molti lasciavano perdere subito, ma uno di loro continuava a chiedermi di uscire senza mai gettare la spugna.
-ti prego dammi una possibilità- mi disse in una delle tante mattine in cui si presentava sulla soglia della porta di casa.
-quante volte te lo devo dire? Sono già fidanzata, occupata! Cosa non ti è chiaro di tutto questo?-
Era snervante…
-ma tanto lui non lo vedi da tantissimo, ormai non tornerà mai più!- A quelle parole mi venne una fitta al cuore
-questi sono problemi miei!- dissi sbattendogli la porta in faccia.
Mia nonna era in sala che guardava la televisione, o almeno faceva finta, io sapevo benissimo che stava ascoltando.
-Giorgia dagli una possibilità a quel ragazzo-
Come poteva dirmi una cosa cosi? Si era dimenticata di tutto quello che avevo passato con Gustav?
-no! Lui mi ha promesso che sarebbe tornato e io gli credo!- stavo per salire su in camera mia quando bussarono alla porta.
-mo lo ammazzo!- dissi convinta che fosse ancora il tipo di prima.
-senti come devo dirtelo che…- mi bloccai subito vedendo che davanti a me non c’era lui ma Gustav.
-amore…- disse sorridendo
-tu…sei qui..- non riuscivo a parlare.
-si, sono qui- con gli occhi lucidi mi tese le braccia e io gli saltai addosso incominciando a piangere dalla felicità.
-sei tornato! Non posso crederci!-
-te l’avevo detto che sarei tornato da te! E adesso non ti lascerò più te lo prometto-
Finalmente potevamo stare insieme, senza che nessuno si mettesse in mezzo, senza essere più divisi da nessuno, insieme per sempre. Decidemmo poi di partire, non sapevamo dove, ne quando saremmo tornati, l’importante è che stavamo insieme e questa volta niente ci avrebbe più separato. Cosa successe poi lo lascio immaginare a voi, se ci sposammo o no, se decidemmo di avere figli o che, lascio immaginare tutto a voi.
-FINE-
NOTE DELL'AUTRICE:
Grazie a tutti quelli che mi hanno recensito i capitoli vari e che hanno messo la FF nei preferiti... Spero che mi seguiate anche quando posterò l'altra. un bacione grande a tutte e grazie ancora! |
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=391988
|