Capitolo
2-The Magical Mystery...First Day of School
(Seconda
Parte)
-Hai un permesso?- chiesi a George,
senza distogliere lo sguardo da terra.
-Un che?-
-Un permesso! Hai presente quelle cose
che si consegnano ai professori quando si arriva in ritardo?-
Eh, no. Evidentemente non lo sapeva.
Probabilmente era uno di quegli
studenti che timbravano il cartellino in perfetto orario
guadagnandosi anche le simpatie dei professori e che non avevano mai
un capello fuori posto.
Oddio...neanche un capello fuori
posto...guardandolo meglio ne aveva anche più di uno, di
capello fuori posto.
Pensai, ridendo.
-Che c'è?- chiese George alzando
distrattamente lo sguardo.
-Oh, bentornato!- risposi, ridendo.
Quel ragazzo mi sembrava sempre più
tra le nuvole.
Uno sguardo di George mi fece ben
capire che non era il caso di fare dell'ironia.
In fondo stava bene così.
Certo, sembrava che avesse litigato con
il pettine, probabilmente era abituato ad arrivare a scuola in orario
tutti I giorni e di conseguenza non aveva mai usato un permesso in
vita sua, aveva sempre la testa tra le nuvole, una chitarra al posto
dei libri...
UNA CHITARRA AL POSTO DEI LIBRI!
Ecco di cosa stavamo parlando.
Altro che capelli!
E il permesso.
Certo, probabilmente il suo blocco dei
permessi era intatto, cosa che non si poteva dire del mio, forse gli
sarebbe costato un permesso-contando anche il mio, due permessi- ma
in fondo è sempre meglio un permesso-pardon, due permessi- che
una sospensione, no?
I professori non avrebbero preso
particolarmente bene il fatto che George andasse a scuola con una
chitarra nella cartella al posto dei libri, poco ma sicuro.
Io...beh, io I libri li avevo, ma,
ovviamente, non potevo certo pensare di poter avere un primo giorno
di scuola senza note, ritardi o cose varie.
E poi volevo aiutare George.
Era una sensazione strana...era come se
glielo dovessi, in un certo senso.
Sentivo che se non l'avessi fatto me ne
sarei pentita.
Forse tra qualche decina d'anni aver
aiutato George...non sapevo neanche il suo cognome...a evitare una
sospensione, sarà un'impresa di cui vantarsi...
Magari diventerà un chitarrista
famoso, chi lo sa...ma no, cosa vado a pensare...in fondo ha
solo...non conoscevo neanche la sua età.
Ok. Famoso o no, non potevo aiutare uno
sconosciuto.
Anche se questo sconosciuto sta
benissimo anche spettinato, cosa piuttosto rara, perchè io
quando sono spettinata...stendiamo un velo pietoso, è
meglio...
Anche se questo sconosciuto suona la
chitarra e, proprio come me, è sempre tra nuvole, anche se
forse un po' più di me...o forse cadiamo dalle nuvole in
momenti diversi?
Che razza di pensieri!
-Allora, George...Cominciamo con
qualche domandina?-
-Do...domandina? Ma la chitarra...i
libri...i permessi...?- George si voltò verso di me, mezzo
sconvolto.
-Ogni cosa a suo tempo. Non siamo
ancora arrivati, mi risulta-
-Ok...chiedi pure, allora- sospirò
George lasciandosi ricadere sul sedile come se non si sedesse da
chissà quanto tempo.
-Nome?-
-Una domanda più intelligente?-
-Rispondi- ordinai, impassibile,
ignorando il suo tono strafottente e il suo sguardo da “che sta
dicendo questa”, per cui avrei potuto tranquillamente mollargli
un ceffone, ma non l'avrei fatto...e non solo per quella storia dei
capelli!
-Uffa...e va bene...George!-
-Quale dei tre?- domandai, nel dubbio.
-Secondo te?-
-Uhm...non saprei!-
-Che spiritosa...-
-Passiamo alla prossima domanda?-
-Se proprio non puoi farne a meno...-
-Cognome?-
-Harrison-
-Harrison...dovevo immaginarlo.
Diventerai famoso, lo sento!-
-Se hai...altri “sentori”
simili, dimmelo...avresti un futuro come veggente...-
-Senso dell'umorismo di un cetriolo,
avrei dovuto immaginarlo-
-Dammi retta, ragazza mia, tu immagini
troppo...-
-Uffa...data di nascita?-
-Uffa non lo so...però posso
darti la data di nascita!-
-...-
-Senza parole, eh?-
-Dammi la data di nascita e taci!-
-Ehm...entrambe le cose insieme?-
Quel George mi stava davvero facendo
saltare I nervi.
-Data. Di. Nascita- proferii,
impassibile.
-Ok, ok...25 Febbraio 1943. 24, per la
precisione-
Staccai per un attimo lo sguardo dal
foglio e lo guardai, allibita.
-Come sarebbe a dire “24, per la
precisione”?-
-Oh, beh, è una lunga
storia...tu scrivi 24, ok?-
-Come vuoi...-
-Età?-
-Scusa, se ti ho detto la data di
nascità...-
-ETA'?-
-14 e...va beh, 14 e qualche mese-
-Benissimo. Lasciamo perdere I mesi. 14
e basta. Giusto?-
-Tanto alla fine fai sempre di testa
tua...-
-GIUSTO?-
-E poi sono io che ho il senso
dell'umorismo di un cetriolo!-
-Lasciamo perdere...professione?-
-Professione?-
-E allora?-
-In teoria sarei un normalissimo
studente...forse troppo piccolo e troppo alle prime armi per
definirmi un chitarrista...-
-Capisco...beh, prima o poi lo
sarai...-
-Ma come...sei veramente una veggente?-
Sospirai, alzando gli occhi al cielo.
Quel ragazzo era un caso disperato.
Un caso disperato che aveva litigato
con il pettine, che arrivava sempre in orario a scuola e che aveva
confuso I libri di testo con una chitarra.
Un caso disperato che forse, e dico
forse, diventerà un chitarrista famoso.
Beh, tutto sommato era carino.
Non che c'entrasse molto con tutto il
resto, ma era carino.
Sì, più o meno.
Ma cosa vado a pensare...
Dovevo concentrarmi. Concentrarmi
su...sì, in effetti su cosa?
Sui suoi libri di testo, sui permessi,
sul fatto che molto probabilmente saremmo arrivati a scuola in
ritardo...
In effetti ne avevo, di cose su cui
concentrarmi...
-Allora...ehm...come hai detto che ti
chiami?-
...e un caso disperato che continuava a
dimenticarsi il mio nome...-
-MARTINA!...Martina...-
-Ehm...due volte?-
-Ma per favore...-
-Ok, ok, d'accordo. Una volta sola-
rise George cercando, anche se invano, di sistemarsi un ciuffo di
capelli che sembrava se ne volesse andare per conto suo.
-Ragazzi e ragazze, sono lieto di
annunciarvi che...siamo arrivati!- gridò il conducente con
enfasi.
-E ne siamo liete pure noi...- commentò
George, alzandosi di malavoglia.
-George! Non stai
dimenticando...niente?-
-No, non mi risulta...LA CHITARRA!-
-Ecco, appunto...-
Mi correggo. Quel ragazzo era
decisamente più sulle nuvole di me!
-Se continui così ti dovrò
la vita, Martina Martina-
Alzai gli occhi al cielo.
-E tu mi devi un permesso...almeno
quello!- gridai, esasperata.
-Un permesso?-
-Come immaginavo...non sai nemmeno
cos'è...-
-A dire il vero preferirei non
saperlo...dal momento che li ho quasi finiti...-
-QUASI FINITI?!?-
Non ci potevo
credere.
Anche lui aveva
quasi finito I permessi?
Quel George
cominciava a starmi sempre più simpatico.
-Ehm...ecco...vedi...-
-Anche tu?!?-
Non servivano altre
parole.
Avevo già
capito cosa fare, ma per farlo servivano due permessi...e un prof.
molto, ma molto paziente.
-Tu...tu...?- disse
George, visibilmente stupito.
-Oh, sì,
cosa credi? Spesso il letto è molto, ma molto più
confortevole di un'aula scolastica...-
-A chi lo dici...-
-Se poi
consideriamo il tempo che ci vuole per divorare un pacco di biscotti
al cioccolato e...-
-Biscotti al
cioccolato, hai detto?-
-Proprio così!-
conclusi sorridendo.
-Adoro quei
biscotti!-
-Davvero?
Anch'io...-
-Beh...va bene,
forse ti sei studiato stanotte le risposte, però hai superato
il test!-
-Test? Quale test?-
-Oh, lasciamo
perdere...pensavo che, se dividessimo I libri di testo e I
permessi...potremmo farcela, no?-
-Dividere?-
-Sì,
dividere. Che c'è di strano?-
-Ehm...come?-
-Che materie
abbiamo oggi?-
-Le stesse che hai
tu...-
-Ossia...inglese,
aritmetica, geografia...giusto?-
-Direi di sì...-
-I prof. Più
suscettibili?-
-Quello di
geografia...quello sembra veramente un bulldog...-
-Buono a
sapersi...tieni, il libro e il quaderno...no, beh, il quaderno non
posso dartelo, quindi...ma certo!-
-Un'altra
illuminazione?- mi chiese, sempre con quell'aria strafottente che mi
dava tanto sui nervi.
-Illuminazione che
ti salverà la pelle...e il voto in condotta, caro il mio
Harrison-quasi famoso!- risposi, imitando il suo tono strafottente,
anche se non mi riusciva bene quanto a lui.
-Ok, Malvina,
spara!-
-Ma...Malvina?-
-Non...non...insomma,
come hai detto che ti chiami?-
-MARTINA, MARTINA,
MARTINA!!-
-Ok, quattro...-
-UNA VOLTA SOLA!-
gridai, esasperata.
-Benissimo. Allora,
Martina, qual'è quest'illuminazione?-
-Il mio quaderno
naturalmente non posso dartelo...c'è scritto il mio nome e
tutto il resto...però se ti do il libro...il prof. Penserà
che tu hai dimenticato il quaderno e io il libro...-
-Quindi che ci
siamo d'accordo?- commentò George, poco convinto.
-Naaah, non è
così intelligente!-
-Giusto...beh, che
dire...illuminante!-
-Che ti dicevo?-
-Ok, devo
ricredermi, Melania...-
-M...m...m...-
dovevo essere veramente sconvolta, perchè sentii George
ridacchiare.
-Scherzavo,
scherzavo...Martina, giusto?-
-Giusto!- risposi,
con un sorriso.
-Bene, possiamo
andare?-
-Possiamo andare.
Ora?-
-8.45-
Mi voltai di scatto
verso George, che sembrava la reincarnazione della tranquillità.
-8.45?- quasi
urlai.
-Beh, che c'è
di strano? Abbiamo I permessi...avevamo- terminò George con
una smorfia.
-Come sarebbe a
dire “avevamo”?-
-E' che...ehm...li
ho...come dire...finiti?- nonostante George avesse pronunciato
quella parola con un filo di voce, era forse l'unica di tutta la
frase che avevo sentito, e che ancora mi rimbombava nella testa.
-F-finiti?- riuscii
a balbettare, senza staccare lo sguardo dai miei piedi.
-No! Ce n'è
ancora...ancora...-
Due, ti prego, fa che ce ne siano
ancora due... implorai
mentalmente, ma invano.
-Uno.
Ne è rimasto solo uno-
-E
allora andiamo!- gridai, afferrandolo per un braccio, praticamente
trascinandolo verso l'imponente edificio che era, inequivocabilmente,
il “Liverpool Institute of Art”.
Entrammo
in classe trafelati, così trafelati che il prof. Di geografia
ci si avvicinò con una bottiglietta d'acqua in mano,
chiedendoci se volevamo favorire.
Tutta
la classe scoppiò a ridere, anche se, effettivamente, in tutta
quella storia non c'era proprio niente di divertente.
-Benissimo.
Ora che avete ripreso fiato...ce li avete I permessi?-
Io e
George ci scambiammo un'occhiata afflitta, finchè quest'ultimo
non si decise a rompere il silenzio con un'uscita che di meglio non
poteva trovare:
-Ehm...uno
in due...può bastare?-
Angolo
Autrice:
Ciao a
tutte!! Come va? Il mio computer è tornato a posto, anche
perchè ho dovuto fare il ripristino totale...ma prima ho messo
tutte le mie fanfic su una pen-drive...così adesso posso
continuare tranquillamente...domani ricomincia la scuola e, come se
non bastasse, ho pure la verifica di matematica...perciò
meglio postare stasera, si sa mai, se domani non dovessi tornare...
Scherzo,
ovviamente, anche se, avendo studiato tutto il pomeriggio algoritmi e
altre prelibatezza simili, la verifica dovrebbe perlomeno andar
bene...
Ma
adesso preferisco non pensarci...
Risposte
alle recensioni:
Marty-Youchy:
Eh no, non mi scoppia...per adesso...mi scoppia sicuramente di più
quando sono alle prese con un algoritmo a sette cifre come stamattina
xD ma scrivere mi è sempre piaciuto e sui Beatles,
poi...comunque spero che ti piaccia, questo capitolo...chissà
perchè l'ho sempre immaginato così George da
piccolo...cioè, “da piccolo” si fa per dire...
Zazar90:
Certo, adesso man mano vedrai che le continuo tutte...è che le
idee sono talmente tante che se non le metto per iscritto mi scoppia
veramente il cervello xD comunque hai perfettamente ragione,
Georginoè adorabile con la chitarra al posto dei libri...ma
tranquilla, lo consolerò io anche per te xD
TheTief_:Eh
sì, è bellissimo fare sogni del genere...peccato che io
spesso me lo sogni anche di notte xD e l'idea di George e della
chitarra non so come mi è venuta, ma volevo fare
qualcosa...insomma...”da George”! XD
Sofia126:
Sono davvero contenta che ti piacciano le mie storie...comunque
rispondendo alla tua recensione nell'altra mia fanfic che adesso non
mi ricordo più quale xD sì, sono del 97...anzi, ho
appena compiuto 12 anni a Settembre...ma scrivo storie da quando ne
avevo 3 o 4, più o meno...riempivo sempre quaderni su quaderni
xD beh, ecco a te il seguito! Spero che ti piaccia...
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