Eight Days a Week

di Natalja_Aljona
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1-The Magical Mystery...First Day of School(Parte Prima) ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2-The Magical Mystery...First Day of School (Seconda Parte) ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1-The Magical Mystery...First Day of School(Parte Prima) ***


4/9/1957

Capitolo 1-The Magical Mystery...First Day of School

(Prima Parte)


Era un tranquillo lunedì di settembre, il sole splendeva alto nel cielo, gli uccellini cantavano...

-Martina! Sono le sette! Alzati immediatamente!-

Beh, forse non proprio per tutti...

Guardai distrattamente l'orologio.

7.01

-Sì, va beh, mamma, c'è tempo!-

Ci fu una pausa di silenzio.

Aspettai i consueti trenta secondi, prima che mia mamma si precipitasse in camera come una furia.

-C'è tempo? C'E' TEMPO?-

Quando iniziava a cambiare colore non era mai un buon segno.

-Ok, ok, mi alzo-

Aspettai che fosse uscita, dopodichè ficcai di nuovo la testa sotto il cuscino e ripresi a dormire come se niente fosse.

-Martina? Ti sei alzata?-

-Sìììì, mammina, certo!- le risposi, da sotto le coperte.

-Mmmmh- sentivo che si avvicinava, era sempre più vicina.

-MARTINA?-

In un quarto di frazione di secondo mi precipitai giù dal letto, giusto un attimo prima del suo arrivo.

-Martina! Che fai lì per terra?-

-Ho tentato il suicidio- sarei stata tentata di dirle, ma mi limitai a rispondere, con un filo di voce:

-Stavo cercando l'orologio...-

-L'orologio? Ma se è qui!- mia mamma indicò il comodino con un cenno del capo.

Impallidii, cercando di non darlo a vedere(più facile a dirsi che a farsi).

-Proprio così. Ma stanotte ho fatto uno strano sogno...-

-Che sogno?-

-L'orologio cadeva dal comodino e io...io lo raccoglievo!-

Mia mamma sollevò un sopracciglio con aria scettica.

-Bel sogno- commentò, facendo dietro front.

-Sbrigati, la colazione è pronta-

Tirai un sospiro di sollievo.

Se l'era bevuta.

Risi, tra me e me.

I miei sogni erano molto, molto migliori.

Così migliori che al mattino nemmeno me li ricordavo.

Logica da quattro soldi!

Barcollai fino alla cucina, ancora mezza addormentata e divorai in fretta una tazza di the al limone e mezzo pacchetto di biscotti al cioccolato, i miei preferiti.

Passiamo alla scelta dei vestiti” pensai tra me e me.

Era la parte che mi piaceva di meno.

Ma che scelta e scelta! Sono proprio un'idiota!” pensai, battendomi una mano sulla fronte.

Devo indossare la divisa scolastica. Che allegria”.

Diedi una rapida occhiata alla divisa prevista dal Liverpool Institute of Art.

Gonna e maglioncino da classica brava ragazza del diciannovesimo secolo.

Le divise non mi erano mai andate giù.

Perchè cavolo uno non può vestirsi come gli pare?

Va beh, non sono qui per fare la rivoluzionaria, quindi...facciamo buon viso a cattivo gioco.

Infilai rapidamente la divisa, afferrai la cartella e uscii di casa.

Lanciai una rapida occhiata al Cavern Club, a pochi passi da casa mia.

Incantevole visione!

Quel posto mi metteva sempre di buon umore.

Non ci ero mai stata, ma sembrava come circondato da un alone di mistero, un'atmosfera quasi mistica, inverosimile.

Mi sarebbe piaciuto entrarci, così, tanto per dare un'occhiata.

Spesso vedevo entrarci uomini in nero, che avevano tutta l'aria di essere pezzi grossi, altre volte giovani vestiti in modo strano.

Inutile dire che quel posto mi intrigava.

Ma ora non c'era tempo per perdersi in chiacchere immaginarie, o in inutili pensieri buttati lì, tanto per fare qualcosa.

A momenti sarei arrivata alla fermata dell'autobus e, di conseguenza, l'autobus che mi avrebbe portato a scuola.

Non andavo pazza per gli autobus, ma quando trovavo anche solo uno striminzito posto a sedere, poteva anche essere rilassante.

-Hey, è troppo chiedere di chiudere la porta? Questi spifferi non fanno bene alla salute!- bofonchiò un ragazzo dalla penultima fila di sedili.

-Ma George! E' un autobus! Quando saranno saliti tutti chiuderanno!- gli rispose una donna-sua madre, probabilmente.

Poco dopo la donna scese dall'autobus, salutandolo agitando un fazzoletto, rossa in viso e con gli occhi lucidi.

-E dai, mamma! Mica sto andando in guerra!- rise il ragazzo della penultima fila.

Distratta da quell'insolita scena mi ero completamente dimenticata di sedermi, così che adesso anche gli ultimi posti liberi erano occupati.

-Beh, ragazzina, che aspettiamo? Facciamo notte?- bofonchiò il conducente guardandomi di sbieco.

-Sì...cioè, no, mi scusi- balbettai, confusa, affrettandomi a cercare, anche se invano, un posto a sedere.

-NOOO!- gridò qualcuno, sempre dalla penultima fila.

Era ancora lui, il ragazzo degli spifferi...

-Problemi?- domandai, giacchè ormai ero giunta alla sua fila.

Il ragazzo alzò lo sguardo, intimorito.

-Chi è la?- domandò, sospettoso.

-Io sono Martina, piacere. Ti stavo chiedendo se c'erano problemi-

Lui sembrò sollevato dalla mia risposta.

-Molto piacere, io sono George-

-Bene. C'è qualche problema, George?- domandai, accennando un sorriso.

-Oh, beh...guarda da te-

George mi passò la sua cartella.

Lanciai una rapida occhiata al suo interno.

-Una...chitarra?-

George assunse un'aria trasognata, quasi fosse un cieco che vedeva la luce per la prima volta.

-La mia chitarra. La mia adorata chitarra-

-Suoni la chitarra?-

-No, va beh, scusa, è una domanda retorica...E' ovvio che la suoni-

-Sin da quando ero piccolo. Questa chitarra...è tutta la mia vita-

-Mi fa piacere. Ma...scusa...cosa te ne fai della una chitarra, a scuola?-

-E' proprio questo il punto. Ho sbagliato cartella-

-Oh...mi dispiace...-

Proprio in quel momento una frenata brusca mi fece rovinosamente cadere per terra, insieme alla mia cartella e a tutti i miei libri.

-Ti serve una mano...come hai detto che ti chiami?-

-Martina-

-Ti serve una mano, Martina?-

-Magari...-sospirai, tentando di rialzarmi.

George fece per alzarsi, ma, neanche fossimo in qualche comica televisiva, cadde a terra anche lui.

-Beh? Che si fa?- si lamentò un signore seduto in ultima fila.

Fu allora che me ne accorsi. Ero atterrata proprio sui suoi piedi.

-Mi scusi, mi scusi, mi scusi!- balbettai, rialzandomi, anche se con qualche difficoltà.

-Scusi anche me, già che c'è- aggiunse George, passandosi una mano tra i capelli.

-Di la verità, Martina, sono spettinato?-

-Nooo, affatto! Cosa te lo fa pensare?- risposi, senza riuscire a smettere di ridere.

-Spiritosa...-

-Beh, visto che tu mi hai aiutato ad alzarti...cioè, più o meno...adesso tocca a me aiutarti-

-Hai un pettine?-

-Ma che pettine...vediamo di fare qualcosa per la storia della cartella e della chitarra...ok?-

George sorrise.

-Davvero?-

-Tutto è possibile- risposi, con il mio tipico sorriso diabolico.

-Se lo dici tu...-



Angolo Autrice:

Ieri sera mi sono ritrovata a sognare, come a tutti I Fans dei Fab avranno fatto almeno una volta nella vita...cosa sarebbe successo se avessi conosciuto I Beatles?

Se fossi nata a Liverpool in quegli anni e se fossi stata nella stessa classe di George(piccola anticipazione xD), prima della nascita dei Beatles?

Vivere nel 2009 con tutta questa gente che considera I Beatles roba vecchia il più delle volte è davvero insopportabile...

Così è nata questa fanfic...spero che vi piaccia!

A presto

Martina














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Capitolo 2
*** Capitolo 2-The Magical Mystery...First Day of School (Seconda Parte) ***


Capitolo 2-The Magical Mystery...First Day of School

(Seconda Parte)


-Hai un permesso?- chiesi a George, senza distogliere lo sguardo da terra.

-Un che?-

-Un permesso! Hai presente quelle cose che si consegnano ai professori quando si arriva in ritardo?-

Eh, no. Evidentemente non lo sapeva.

Probabilmente era uno di quegli studenti che timbravano il cartellino in perfetto orario guadagnandosi anche le simpatie dei professori e che non avevano mai un capello fuori posto.

Oddio...neanche un capello fuori posto...guardandolo meglio ne aveva anche più di uno, di capello fuori posto.

Pensai, ridendo.

-Che c'è?- chiese George alzando distrattamente lo sguardo.

-Oh, bentornato!- risposi, ridendo.

Quel ragazzo mi sembrava sempre più tra le nuvole.

Uno sguardo di George mi fece ben capire che non era il caso di fare dell'ironia.

In fondo stava bene così.

Certo, sembrava che avesse litigato con il pettine, probabilmente era abituato ad arrivare a scuola in orario tutti I giorni e di conseguenza non aveva mai usato un permesso in vita sua, aveva sempre la testa tra le nuvole, una chitarra al posto dei libri...

UNA CHITARRA AL POSTO DEI LIBRI!

Ecco di cosa stavamo parlando.

Altro che capelli!

E il permesso.

Certo, probabilmente il suo blocco dei permessi era intatto, cosa che non si poteva dire del mio, forse gli sarebbe costato un permesso-contando anche il mio, due permessi- ma in fondo è sempre meglio un permesso-pardon, due permessi- che una sospensione, no?

I professori non avrebbero preso particolarmente bene il fatto che George andasse a scuola con una chitarra nella cartella al posto dei libri, poco ma sicuro.

Io...beh, io I libri li avevo, ma, ovviamente, non potevo certo pensare di poter avere un primo giorno di scuola senza note, ritardi o cose varie.

E poi volevo aiutare George.

Era una sensazione strana...era come se glielo dovessi, in un certo senso.

Sentivo che se non l'avessi fatto me ne sarei pentita.

Forse tra qualche decina d'anni aver aiutato George...non sapevo neanche il suo cognome...a evitare una sospensione, sarà un'impresa di cui vantarsi...

Magari diventerà un chitarrista famoso, chi lo sa...ma no, cosa vado a pensare...in fondo ha solo...non conoscevo neanche la sua età.

Ok. Famoso o no, non potevo aiutare uno sconosciuto.

Anche se questo sconosciuto sta benissimo anche spettinato, cosa piuttosto rara, perchè io quando sono spettinata...stendiamo un velo pietoso, è meglio...

Anche se questo sconosciuto suona la chitarra e, proprio come me, è sempre tra nuvole, anche se forse un po' più di me...o forse cadiamo dalle nuvole in momenti diversi?

Che razza di pensieri!

-Allora, George...Cominciamo con qualche domandina?-

-Do...domandina? Ma la chitarra...i libri...i permessi...?- George si voltò verso di me, mezzo sconvolto.

-Ogni cosa a suo tempo. Non siamo ancora arrivati, mi risulta-

-Ok...chiedi pure, allora- sospirò George lasciandosi ricadere sul sedile come se non si sedesse da chissà quanto tempo.

-Nome?-

-Una domanda più intelligente?-

-Rispondi- ordinai, impassibile, ignorando il suo tono strafottente e il suo sguardo da “che sta dicendo questa”, per cui avrei potuto tranquillamente mollargli un ceffone, ma non l'avrei fatto...e non solo per quella storia dei capelli!

-Uffa...e va bene...George!-

-Quale dei tre?- domandai, nel dubbio.

-Secondo te?-

-Uhm...non saprei!-

-Che spiritosa...-

-Passiamo alla prossima domanda?-

-Se proprio non puoi farne a meno...-

-Cognome?-

-Harrison-

-Harrison...dovevo immaginarlo. Diventerai famoso, lo sento!-

-Se hai...altri “sentori” simili, dimmelo...avresti un futuro come veggente...-

-Senso dell'umorismo di un cetriolo, avrei dovuto immaginarlo-

-Dammi retta, ragazza mia, tu immagini troppo...-

-Uffa...data di nascita?-

-Uffa non lo so...però posso darti la data di nascita!-

-...-

-Senza parole, eh?-

-Dammi la data di nascita e taci!-

-Ehm...entrambe le cose insieme?-

Quel George mi stava davvero facendo saltare I nervi.

-Data. Di. Nascita- proferii, impassibile.

-Ok, ok...25 Febbraio 1943. 24, per la precisione-

Staccai per un attimo lo sguardo dal foglio e lo guardai, allibita.

-Come sarebbe a dire “24, per la precisione”?-

-Oh, beh, è una lunga storia...tu scrivi 24, ok?-

-Come vuoi...-

-Età?-

-Scusa, se ti ho detto la data di nascità...-

-ETA'?-

-14 e...va beh, 14 e qualche mese-

-Benissimo. Lasciamo perdere I mesi. 14 e basta. Giusto?-

-Tanto alla fine fai sempre di testa tua...-

-GIUSTO?-

-E poi sono io che ho il senso dell'umorismo di un cetriolo!-

-Lasciamo perdere...professione?-

-Professione?-

-E allora?-

-In teoria sarei un normalissimo studente...forse troppo piccolo e troppo alle prime armi per definirmi un chitarrista...-

-Capisco...beh, prima o poi lo sarai...-

-Ma come...sei veramente una veggente?-

Sospirai, alzando gli occhi al cielo.

Quel ragazzo era un caso disperato.

Un caso disperato che aveva litigato con il pettine, che arrivava sempre in orario a scuola e che aveva confuso I libri di testo con una chitarra.

Un caso disperato che forse, e dico forse, diventerà un chitarrista famoso.

Beh, tutto sommato era carino.

Non che c'entrasse molto con tutto il resto, ma era carino.

Sì, più o meno.

Ma cosa vado a pensare...

Dovevo concentrarmi. Concentrarmi su...sì, in effetti su cosa?

Sui suoi libri di testo, sui permessi, sul fatto che molto probabilmente saremmo arrivati a scuola in ritardo...

In effetti ne avevo, di cose su cui concentrarmi...

-Allora...ehm...come hai detto che ti chiami?-

...e un caso disperato che continuava a dimenticarsi il mio nome...-

-MARTINA!...Martina...-

-Ehm...due volte?-

-Ma per favore...-

-Ok, ok, d'accordo. Una volta sola- rise George cercando, anche se invano, di sistemarsi un ciuffo di capelli che sembrava se ne volesse andare per conto suo.

-Ragazzi e ragazze, sono lieto di annunciarvi che...siamo arrivati!- gridò il conducente con enfasi.

-E ne siamo liete pure noi...- commentò George, alzandosi di malavoglia.

-George! Non stai dimenticando...niente?-

-No, non mi risulta...LA CHITARRA!-

-Ecco, appunto...-

Mi correggo. Quel ragazzo era decisamente più sulle nuvole di me!

-Se continui così ti dovrò la vita, Martina Martina-

Alzai gli occhi al cielo.

-E tu mi devi un permesso...almeno quello!- gridai, esasperata.

-Un permesso?-

-Come immaginavo...non sai nemmeno cos'è...-

-A dire il vero preferirei non saperlo...dal momento che li ho quasi finiti...-

-QUASI FINITI?!?-

Non ci potevo credere.

Anche lui aveva quasi finito I permessi?

Quel George cominciava a starmi sempre più simpatico.

-Ehm...ecco...vedi...-

-Anche tu?!?-

Non servivano altre parole.

Avevo già capito cosa fare, ma per farlo servivano due permessi...e un prof. molto, ma molto paziente.

-Tu...tu...?- disse George, visibilmente stupito.

-Oh, sì, cosa credi? Spesso il letto è molto, ma molto più confortevole di un'aula scolastica...-

-A chi lo dici...-

-Se poi consideriamo il tempo che ci vuole per divorare un pacco di biscotti al cioccolato e...-

-Biscotti al cioccolato, hai detto?-

-Proprio così!- conclusi sorridendo.

-Adoro quei biscotti!-

-Davvero? Anch'io...-

-Beh...va bene, forse ti sei studiato stanotte le risposte, però hai superato il test!-

-Test? Quale test?-

-Oh, lasciamo perdere...pensavo che, se dividessimo I libri di testo e I permessi...potremmo farcela, no?-

-Dividere?-

-Sì, dividere. Che c'è di strano?-

-Ehm...come?-

-Che materie abbiamo oggi?-

-Le stesse che hai tu...-

-Ossia...inglese, aritmetica, geografia...giusto?-

-Direi di sì...-

-I prof. Più suscettibili?-

-Quello di geografia...quello sembra veramente un bulldog...-

-Buono a sapersi...tieni, il libro e il quaderno...no, beh, il quaderno non posso dartelo, quindi...ma certo!-

-Un'altra illuminazione?- mi chiese, sempre con quell'aria strafottente che mi dava tanto sui nervi.

-Illuminazione che ti salverà la pelle...e il voto in condotta, caro il mio Harrison-quasi famoso!- risposi, imitando il suo tono strafottente, anche se non mi riusciva bene quanto a lui.

-Ok, Malvina, spara!-

-Ma...Malvina?-

-Non...non...insomma, come hai detto che ti chiami?-

-MARTINA, MARTINA, MARTINA!!-

-Ok, quattro...-

-UNA VOLTA SOLA!- gridai, esasperata.

-Benissimo. Allora, Martina, qual'è quest'illuminazione?-

-Il mio quaderno naturalmente non posso dartelo...c'è scritto il mio nome e tutto il resto...però se ti do il libro...il prof. Penserà che tu hai dimenticato il quaderno e io il libro...-

-Quindi che ci siamo d'accordo?- commentò George, poco convinto.

-Naaah, non è così intelligente!-

-Giusto...beh, che dire...illuminante!-

-Che ti dicevo?-

-Ok, devo ricredermi, Melania...-

-M...m...m...- dovevo essere veramente sconvolta, perchè sentii George ridacchiare.

-Scherzavo, scherzavo...Martina, giusto?-

-Giusto!- risposi, con un sorriso.

-Bene, possiamo andare?-

-Possiamo andare. Ora?-

-8.45-

Mi voltai di scatto verso George, che sembrava la reincarnazione della tranquillità.

-8.45?- quasi urlai.

-Beh, che c'è di strano? Abbiamo I permessi...avevamo- terminò George con una smorfia.

-Come sarebbe a dire “avevamo”?-

-E' che...ehm...li ho...come dire...finiti?- nonostante George avesse pronunciato quella parola con un filo di voce, era forse l'unica di tutta la frase che avevo sentito, e che ancora mi rimbombava nella testa.

-F-finiti?- riuscii a balbettare, senza staccare lo sguardo dai miei piedi.

-No! Ce n'è ancora...ancora...-

Due, ti prego, fa che ce ne siano ancora due... implorai mentalmente, ma invano.

-Uno. Ne è rimasto solo uno-

-E allora andiamo!- gridai, afferrandolo per un braccio, praticamente trascinandolo verso l'imponente edificio che era, inequivocabilmente, il “Liverpool Institute of Art”.

Entrammo in classe trafelati, così trafelati che il prof. Di geografia ci si avvicinò con una bottiglietta d'acqua in mano, chiedendoci se volevamo favorire.

Tutta la classe scoppiò a ridere, anche se, effettivamente, in tutta quella storia non c'era proprio niente di divertente.

-Benissimo. Ora che avete ripreso fiato...ce li avete I permessi?-

Io e George ci scambiammo un'occhiata afflitta, finchè quest'ultimo non si decise a rompere il silenzio con un'uscita che di meglio non poteva trovare:

-Ehm...uno in due...può bastare?-


Angolo Autrice:

Ciao a tutte!! Come va? Il mio computer è tornato a posto, anche perchè ho dovuto fare il ripristino totale...ma prima ho messo tutte le mie fanfic su una pen-drive...così adesso posso continuare tranquillamente...domani ricomincia la scuola e, come se non bastasse, ho pure la verifica di matematica...perciò meglio postare stasera, si sa mai, se domani non dovessi tornare...

Scherzo, ovviamente, anche se, avendo studiato tutto il pomeriggio algoritmi e altre prelibatezza simili, la verifica dovrebbe perlomeno andar bene...

Ma adesso preferisco non pensarci...

Risposte alle recensioni:

Marty-Youchy: Eh no, non mi scoppia...per adesso...mi scoppia sicuramente di più quando sono alle prese con un algoritmo a sette cifre come stamattina xD ma scrivere mi è sempre piaciuto e sui Beatles, poi...comunque spero che ti piaccia, questo capitolo...chissà perchè l'ho sempre immaginato così George da piccolo...cioè, “da piccolo” si fa per dire...

Zazar90: Certo, adesso man mano vedrai che le continuo tutte...è che le idee sono talmente tante che se non le metto per iscritto mi scoppia veramente il cervello xD comunque hai perfettamente ragione, Georginoè adorabile con la chitarra al posto dei libri...ma tranquilla, lo consolerò io anche per te xD

TheTief_:Eh sì, è bellissimo fare sogni del genere...peccato che io spesso me lo sogni anche di notte xD e l'idea di George e della chitarra non so come mi è venuta, ma volevo fare qualcosa...insomma...”da George”! XD

Sofia126: Sono davvero contenta che ti piacciano le mie storie...comunque rispondendo alla tua recensione nell'altra mia fanfic che adesso non mi ricordo più quale xD sì, sono del 97...anzi, ho appena compiuto 12 anni a Settembre...ma scrivo storie da quando ne avevo 3 o 4, più o meno...riempivo sempre quaderni su quaderni xD beh, ecco a te il seguito! Spero che ti piaccia...













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