Il mio posto

di B_Regal
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il mio posto - Parte 1° ***
Capitolo 2: *** Il Mio Posto - parte 2° ***



Capitolo 1
*** Il mio posto - Parte 1° ***


Il Mio Posto

Avete mai provato quella sensazione di soffocamento, come se aveste due mani che vi stringono il collo con forza e non riusciste a liberarvene?
Ecco, io adesso mi sento proprio così. Soffocata. E ho bisogno di respirare.
La verità è che non sto bene. Sono stanca, confusa. Questi mesi mi hanno ridotto allo stremo.
Ho avuto una vita difficile, eppure sono sempre stata in grado di rialzarmi. Da sola, con l’ aiuto di persone speciali, ma ce l’ ho sempre fatta. Adesso però, sento di non avere più la forza.
Mentre mi sfrego nervosamente le mani, istintivamente poso lo sguardo sulla garza bianca che ho attorno al braccio. Copre una cicatrice. Una cicatrice che rimarrà sul mio corpo per sempre. Ma ce n’ è un'altra. Una ancora più grande, e che brucia di più. E’ quella dentro di me, quella che so che non potrò mai cancellare. Dorian. Dorian che è morto. Ed è morto per me. Perché mi amava. Non dimenticherò mai il suo ultimo sguardo, quando, prendendomi forte la mano, mi chiese di andare via con lui. E non dimenticherò mai il suo corpo senza vita, disteso sull’ erba, mentre Abel gli accarezzava dolcemente la guancia, e io mi sentivo cosi.. cosi vuota.
Avrei voluto gridargli scusa. Ma non l’ ho fatto. Non potevo. I miei colleghi non avrebbero capito. Una poliziotta che si innamora di un criminale. Uno scandalo.
Eppure loro non lo sanno. Non sanno cosa ho provato. Non sanno quanto sto male.
Gli ho chiesto di scusarmi per dieci minuti, e mi sono chiusa in bagno. Avevo bisogno di sfogarmi. Cosi, mi sono accucciata contro la porta e ho cominciato a piangere. Sempre più forte. Volevo cacciare via da me il senso di impotenza, per non essere riuscita a fare niente per lui.
E sono ancora qui, seduta, a pensare.. pensare.. pensare. Penso a tutto. Agli ultimi mesi, a tutti i casini che ho fatto, con tutti. Con le persone a cui voglio bene. Con Dorian, con Luca.
Penso a quello che sono diventata. Mi alzo, mi guardo allo specchio.. e non mi riconosco. Non so chi sono, non so che voglio. Vorrei solo scomparire.
Bussano alla porta “Anna, tutto bene?”
Elena. Apro, e me la ritrovo davanti “si..”
“come stai?”
Alzo le spalle “cosi..”
Lei mi abbraccia, e mi bacia la guancia ancora umida “ti voglio bene!” mi dice soltanto.
Elena lo sa. Come ci si sente, ad assistere alla distruzione di una persona a cui vuoi bene, senza poter fare niente. C’ è passata prima di me. E sa quanto siano inutili le parole.
“Devi venire di là. Abbiamo bisogno anche di te.. Luca mi ha detto di venirti a chiamare, ma mi ha fatto capire che.. se non ti va..”
Scuoto subito la testa “no, non ti preoccupare. Andiamo..”
Insieme ci dirigiamo verso l’ ufficio del Commissario. Quando faccio il mio ingresso, tutti mi fissano. I miei occhi rossi sono inequivocabili. Ma non me ne vergogno.
“Come stai?” mi domanda Luca.
“Meglio, grazie.. allora?”
“Purtroppo non è ancora finita. Alcuni dei patriarchi ci sono sfuggiti. Per incastrarli, dobbiamo conoscere i loro nomi. Sai qualcosa?”
“No. Non me ne hai mai parlato nei dettagli!” Mi riferisco a Dorian ma non pronuncio il suo nome, non ci riesco “Nadja?”
“In ospedale. Il tempo di medicarla, e sarà qui!”
“Lei li conosce, sicuramente!”
“Va bene.. vorrà dire che la metteremo sotto torchio!”
“Vorrei farlo io..”
“Sicura?”
“Si. E’ arrivato il momento della resa dei conti. Devo parlarle io!”
“Come vuoi..”
Annuisco, e faccio per andare di là “a dopo allora!” E mi chiudo la porta alle spalle.

Nadja viene portata al decimo circa venti minuti più tardi. La scortano fino alla sala interrogatori. Elena, Luca e Lorenzo sono già dietro il vetro, assieme a Castelli e Patrizi. Io sono fuori. Prendo un respiro profondo, apro la porta ed entro.
“Lo sapevo che ci saresti stata tu..” mi dice lei non appena mi vede.
“Non era così difficile arrivarci..” con calma mi siedo di fronte a lei.
“Credevo che mi avresti uccisa, lo sai? Dopo quello che ho fatto a Dorian..”
“Non mi sporco le mani per una come te! E comunque lascia fuori Dorian. Ormai è morto, non è di lui che dobbiamo parlare..”
“Troppo doloroso, pensare a lui?”
“Senti Nadja, vedi di non farmi incazzare. Non sono più Giulia..”
La donna alzò le mani, in segno di resa “che vuoi da me?”
“Nomi. Di tutti quelli che erano coinvolti nel vostro giro. Soprattutto dei patriarchi. E li voglio adesso..”
“E credi davvero che io te li dica?”
“Si. Perché se non lo fai, da qui dentro non esci..”
“Stai perdendo tempo.. io non dico una parola!”
“Come vuoi. Vorrà dire che rimaniamo qua.. ti ho sopportato per mesi, cosa vuoi che siano poche ore..” incrociò le braccia.
“veramente, sono io che ho sopportato te! E non è stato per niente facile..”
“Che non ti sono mai stata simpatica l’ avevo capito.. solo che inizialmente temevo che sospettassi di me, invece poi ho capito che eri solo gelosa..”
“Di te?” chiese, ridendo nervosamente.
“No, del rapporto che avevo con Dorian..”
“La mia era solo curiosità.. di sapere che cosa ci trovasse Dorian in una come te, così.. normale!”
“Basta Nadja.. dammi quei nomi!”
“Ancora me lo chiedo, lo sai? Come sia possibile che un uomo così intelligente si sia fatto fregare come un cretino! Era completamente andato, avrebbe fatto di tutto per te! E l’ ha fatto.. ha ucciso il suo migliore amico! Ha fatto la fine che si meritava..”
“Chi stai cercando di convincere? Me o te stessa?”
“Che stai dicendo?”
“Che eri innamorata di lui!”
“Non è vero..”
“Si, come no! Dai Nadja, era palese.. l’ avevano capito tutti! Persino Pavel..”
“Pavel non ha mai saputo niente! Gli ho sempre mostrato rispetto!”
“Ti stai sbagliando. Non era uno stupido, l’ aveva capito. Me l’ ha detto lui. Quando ha cercato di violentarmi.. diceva che era un suo diritto, perché Dorian aveva te e lui doveva avere me!”
“Stai mentendo!”
“No. Perché dovrei?”
“Perché vuoi scaricarmi addosso i tuoi sensi di colpa..”
“i miei sensi di colpa?”
“Si. E’ colpa tua e lo sai bene! Dorian l’ ha ucciso per difenderti! Quel bas*ardo ci ha traditi tutti!”
Sbatto la mano sul tavolo, incazzata “Basta! Ti ho detto di lasciar perdere Dorian! L’ hai ammazzato,te la sei presa la tua vendetta!” Poi mi volto di scatto verso il vetro trasparente, ricordandomi che ci sono persone che stanno ascoltando e che mi sto lasciando coinvolgere troppo.
“Invece no! E’ te che voglio vedere morta.. solo allora avrò compiuto la mia vendetta!”
“Beh, mi dispiace.. ti è andata male! E ora i nomi!” urlo, mettendogli davanti il blocchetto.
“Adesso fai la dura, perché c’ hai quella!” indica con lo sguardo la mia pistola “ma non sarai sempre al sicuro, bambolina!”
“Mi stai minacciando?” Mi avvicino, voglio guardarla negli occhi “Rispondi Nadja.. mi stai minacciando?”
 “Ti sto solo avvertendo.. non sei contenta? Molto spesso ho cercato di farti fuori senza neanche che te ne accorgessi!”
“Per esempio il paracetamolo nel Napitok? Credi davvero che non l’ avessi capito?”
“Se Abel non l’ avesse preteso, l’ avresti bevuto.. a proposito, come sta il piccoletto?”
“Bene, nonostante tutto.. e ora smettila di tergiversare e dammi quei ca**o di nomi!”
“Non molli, eh? Pazienza, tanto io non parlo!”
“Non hai niente da perdere...”
“Appunto. Perché darti questa soddisfazione?”
“Guarda che a me non dai nessuna soddisfazione! Se parli, ci guadagni solo tu..”
“Per due anni di meno? No, grazie..”
“Magari, un peso di meno sulla coscienza..”
“Io sono a posto!”
“Fossi in te, non lo sarei.. ormai non hai più niente, Nadja!”
“Stai zitta..”
“Hai perso tutto. A partire dalle persone che ti volevano bene.. tuo zio, Pavel, Dorian, Abel.. sei sola!”
“Stai zitta ho detto!” Si sta innervosendo, è chiaro. Forse ho trovato la via giusta.
“E la cosa peggiore è che li hai traditi tutti!”
“Non è vero!”
“Si, invece! Tuo zio è morto perché hai rivelato il suo segreto a Dorian, Pavel non l’ hai mai amato veramente, hai ucciso Dorian e hai privato Abel di un padre..”
“Dorian se l’ è cercata!”
“Non era un buon motivo per ammazzarlo..”
“E tu che ne sai, eh?”
“Non c’ è mai un buon motivo per ammazzare una persona!”
“L’ odio, forse..”
“O l’ amore.. ce l’ avevi con lui, perché non ti amava, mentre tu si!”
“Non è vero!”
Aumentiamo sempre più il tono di voce. Sta funzionando, le da fastidio che le parli cosi. Infondo, per quanto possa essere crudele e senza scrupoli, anche lei è umana. L’ ho sempre creduto.
 “E allora perché gli hai raccontato il segreto da cui dipendeva la vita di tuo zio? Lo so io perché, perché ti fidavi! Critichi Dorian eppure sei stata la prima a lasciarti sopraffare dai sentimenti!”
“Smettila! Non hai il diritto di parlarmi così! Non mi conosci!”
“Dammi quei nomi, e ti lascio in pace!”
“Mai!”
“Nadja non ne esci! Voglio i nomi!”
Afferra di scatto il blocchetto e comincia a scrivere velocemente. Poi lancia la penna per terra “eccoli, sei contenta?”
Sorrido. Finalmente. Prendo il blocchetto e leggo quello che ha scritto “brava..” faccio segno ai colleghi che stanno dietro il vetro, e pochi secondi dopo Lorenzo e Gabriele entrano e si avvicinano a Nadja, per portarla via.
Lei si alza, guardandomi con odio “Non finisce qua..”
Non mi fa paura, non me ne ha mai fatta “Io credo proprio di si!”
Mentre escono, vedo Luca ed Elena entrare e raggiungermi. Lui mi poggia una mano sulla spalla “bravissima..”. Io abbozzo un sorrisino ed esco.
Quando siamo nell’ atrio, io ho già intenzione di uscire a prendere una boccata d’ aria, quando la vedo liberarsi dalla stretta di Gabriele e voltarsi verso di me, furiosa “non servirà a pulirti la coscienza! E’ colpa tua! E’ morto per te!”
Urla. Non me l’ aspettavo, stavolta. Anche se non vorrei, le sue parole mi colpiscono come frecce.
“basta.. la smetta!” le intima Lorenzo.
Ma Nadja continua. Stavolta ha capito anche lei, che mi sta facendo del male “Ti amava e tu l’ hai tradito! E’ colpa tua!”
“Non ascoltarla Anna!” Mi bisbiglia Elena all’ orecchio. Io annuisco, eppure non posso fare a meno di pensare che ha ragione. Dorian è morto a causa mia. C’ è poco da fare.
Davanti agli altri mi mostro impassibile, soprattutto quando anche Castelli e Patrizi ci raggiungono.
“Abbiamo già mandato i miei uomini a prendere gli altri..” spiega Patrizi “E’ finita davvero..” Da Luca, passa a guardare me “complimenti davvero, Ispettrice. Ha fatto un ottimo lavoro. Se li abbiamo arrestati è grazie a lei..”
“dovere..” rispondo, provando a mostrarmi soddisfatta.
Non devo essere molto convincente, perché lui continua “Non si senta in colpa. Lei si è comportata in maniera eccellente. Lo sapevo che non mi sarei pentito di questa scelta..”
Si, come no. Parla facile lui. Intanto la parte della str** l’ ho fatta io “e io la ringrazio per aver creduto in me..”
Ci interrompe una voce di bambino che risuona in tutto l’ atrio “Giulia! Giulia!”
Mi volto. Ormai, mi viene istintivo. E poi quella voce la riconoscerei tra mille “Abel..”
Neanche il tempo di fare un passo che me lo ritrovo quasi addosso. Mi inginocchio, per poterlo abbracciare “ciao, amore!”
“Non voglio andare con quella! Non voglio!”
“Ma quella chi?” Mi alzo, e vedo una donna venirmi incontro. E’ l’ assistente sociale.
“stavamo per andarcene..” mi spiega “ma ha insistito. Voleva vederla..”
“Non farmi andare con lei.. ti prego!” mi implora.
Io non so che fare. Mi volto verso gli altri, che assistono alla scena. Poi torno a fissare Abel. E’ sul punto di piangere.
“Papà ha detto che sarei restato con te! Ti ricordi? Ha detto che tu mi vuoi bene, che ti saresti occupata di me!”
Mi mordo le labbra. E’ vero, ha detto proprio cosi “Certo che me lo ricordo, tesoro. Però adesso devo sistemare altre faccende. Tu adesso vai con questa signora, ma ti prometto che ti vengo a prendere!”
“lo giuri?”
“Assolutamente. L’ ho promesso anche a papà, no? Non ti preoccupare, vai su.. ci vediamo prestissimo!” lo abbraccio, baciandogli una guancia. Lui si stacca malvolentieri da me, e anche mentre si allontana continua a fissarmi. Io gli sorrido, e lo saluto con una mano.
Noto che Luca mi sta guardando con troppa serietà. Già lo so cosa sta pensando. Che mi sono affezionata troppo ad Abel, che mi sono immedesimata nel ruolo di madre di famiglia e che mi sto preoccupando di una promessa fatta a Dorian. Lui non riesce a capire. Ma non gliene faccio una colpa. Probabilmente, non avrei capito nemmeno io.
Mi riscuoto dai miei pensieri perché vedo Castelli che mi porge la mano, per salutarmi. Continuano a complimentarsi con me, e io ringrazio, quasi meccanicamente. Ma sento il suo sguardo addosso e mi sento a disagio. Elena si allontana con Davide, e rimaniamo soli.
“vieni un secondo con me?”
Annuisco. E ci ritroviamo nel suo ufficio.
“Perché hai fatto quelle promesse al bambino?”
“Perché non dovevo?”
“Perché non le manterrai, forse?”
“Chi te l’ ha detto?”
“Svegliati, Anna! E’ finita la copertura! Non sei sua madre!”
Quando fa cosi non lo sopporto. Mi verrebbe voglia di prenderlo a schiaffi “non lo sono, ma potrei diventarlo!”
“cosa?”
“voglio chiedere l’ affidamento!”
Annuisce, senza replicare. Poi mi squadra “Lo fai per Dorian?”
“Lo faccio per Abel, Luca! E’ un bambino, ha dieci anni ed è la seconda volta che perde i genitori! Sono l’ unica figura familiare che ha, adesso..”
“Già! E poi l’ hai promesso a Dorian!”
“Luca smettila!” urlo, quasi senza rendermene conto “basta! Non ne posso più! Ma cosa vuoi da me, eh? Cosa vuoi sapere? Se l’ ho amato? Si, va bene? L’ ho amato! Sarà stato pure un criminale, ma era una persona stupenda..”
“Tu sei matta..” scuote la testa, e mi guarda davvero come se fossi pazza.
“Si, infatti. Sono una matta perché continuo a cercare di spiegarmi, di chiarire con te. Eppure avrei dovuto capirlo da tempo che è inutile..”
“E certo! Tanto io ormai per te non sono più niente..”
“No, non dare la colpa a me, Luca! La verità è che tra me e te non c’ è più la complicità di un tempo!”
“Non certo per colpa mia! Almeno non solo..”
Annuisco “Infatti. Non è colpa tua. Non è colpa mia, non è colpa tua.. non è colpa di nessuno. E’ successo e basta! Ma non ti preoccupare, questa situazione non durerà a lungo!”
Non capisce “In che senso?”
“Nel senso che me ne vado!”
“Che cosa?” E’ incredulo. E continua a guardarmi come se fossi una pazza.
“Me ne vado. Sono stanca, non ce la faccio più! Ho bisogno di cambiare..”
Adesso annuisce. Ma i suoi occhi sono strani. Glaciali. “Va bene. Allora quando vuoi vieni nel mio ufficio che ti firmo la richiesta di trasferimento!”
Sta per andarsene ma io lo fermo “non hai capito..”
Luca si volta e mi guarda interrogativo.
“Voglio lasciare la polizia!”
“Ma che stai dicendo Anna? Sei impazzita?”
“No. Sono lucidissima! Non voglio più fare questo mestiere!”
“No Anna. Finchè si tratta di lasciare Roma lo capisco, e va bene, ma lasciare la polizia.. è assurdo! Come puoi pensare una cosa del genere?”
“Non ci trovo nulla di strano!”
“Ah no? Beh io si invece! Senti, adesso tu dici così perché sei scossa.. ma se ci pensi lo capisci anche tu che è una ca**ata!”
“Ma perché? Non posso essermi semplicemente scocciata?”
“No! No Anna! Non dopo tutto quello che è successo! Non dopo quello che sei diventata! Io me lo ricordo quando sei arrivata qui, lo sai? Me la ricordo quella ragazzina inesperta, timorosa.. e mi ricordo tutti gli sforzi che hai fatto, tutte le difficoltà che hai affrontato, e superato. Sei cresciuta, sei diventata una poliziotta bravissima, la migliore che abbia mai conosciuto. E dopo tutto questo percorso, vuoi abbandonare così? No, io non ci sto Anna!”
Ho ascoltato tutte le sue parole senza fare una piega. Ha ragione. Me le ricordo anche io quelle cose. Anche io so bene cosa ho dovuto passare, per arrivare fin qui. Ma questo non cambia le cose. Altra forza per reagire non ne ho. “Mi dispiace, Luca. Ho deciso!”
E ho mantenuto la mia decisione. Non l’ ho detto a nessuno. Lo sa solo Luca. Alla fine abbiamo chiarito, lui ha accettato la mia scelta, anche se mi ha esplicitamente detto di non condividerla. Pazienza.
Oggi salutiamo Lorenzo. Anche lui lascia. Lo festeggiamo e lo abbracciamo tutti. Anche se è stato poco con noi, abbiamo imparato a volergli bene.
Io e Luca ci ritiriamo in ufficio, per parlare. Lui vuole che dica a tutti che vado via. Ma io non ci riesco. Non riuscirei a guardarli in faccia e a dirgli che li lascio. Mi farebbe troppo male, e non voglio piangere. Voglio salutarli con il sorriso.
Ho deciso che mi trasferisco a Trieste, a studiare biologia marina. E sto cercando di ottenere l’ affidamento di Abel. Prometto a Luca che per me non sarà mai “roba vecchia”, come si definisce lui. Ed è vero. Nonostante tutto, rimarrà per sempre una persona troppo importante per poterla dimenticare. Mi ha cambiato la vita, e gliene sarò grata per sempre. Per il resto, nessun chiarimento. Su quello che è successo tra noi due, sui baci rubati di questo periodo, sui nostri sentimenti palesemente cambiati, ma che entrambi non riusciamo a comprendere. Forse è meglio cosi.
Il giorno dopo porto a Luca i fogli delle mie dimissioni. Ci siamo guardiamo silenziosamente, nessuno osa dire una parola. Poi gli chiedo di radunare tutti in ufficio, è il momento della verità.
Entrano uno ad uno, un po’ preoccupati.
“Ma che succede, Luca?” domanda Elena “non mi dire che non è finita..”
Parlo io “No. No invece è finita. Ho chiesto io di farvi venire, vi devo parlare..” Mi mordo il labbro inferiore. E’ più difficile di quanto pensi, già mi viene da piangere “Innanzitutto, la cosa più importante. Vi chiedo scusa. A tutti. Mi dispiace di avervi mentito, e mi dispiace di aver tradito la vostra fiducia..”
Vittoria mi interrompe “Anna, ma che stai dicendo? Tradito cosa.. non hai fatto niente!”
“Non è vero. Vi ho presi in giro.. in buona fede ma l’ ho fatto. Ma la cosa peggiore è che non è servito a niente. Ho sbagliato tutto, ho fatto errori dopo errori e ho messo a repentaglio anche la vostra vita, oltre che la mia..”
“Scusami Anna a me non pare che tu abbia sbagliato. E’ grazie a te se li abbiamo arrestati!” protesta Gabriele.
Io gli sorrido, grata “grazie, ma non è proprio così. Comunque adesso è meglio che arrivo al dunque altrimenti non riesco a finire. Ho preso una decisione, ed era giusto che ve lo dicessi di persona. Lascio la polizia..”
Un coro di declamazioni di stupore riempie la stanza. Sono tutti sconvolti, e io un po’ me l’ aspettavo. Guardo Luca e lui alza le spalle, come a dirmi che era ovvio che avrebbero reagito cosi.
“Anna ma che stai dicendo? Sei impazzita?” Elena, ovviamente, è quella che ho sorpreso di più. E forse anche deluso di più.
“No, mi dispiace però credo sia la soluzione migliore, dopo quello che è successo!”
“Ma successo cosa? Ti stai creando delle paranoie assurde! Hai svolto il tuo lavoro, punto!”
“Anna, Elena ha ragione!” continua Vittoria “se il tuo problema è che ti sei affezionata troppo a lui, guarda che è normalissimo. Anzi, è una cosa positiva perché non fa che confermare che bella persona sei. Ma l’ importante è che nonostante l’ affetto hai seguito la via della giustizia.. non ti devi rimproverare niente!”
E io che come una stupida credevo di aver mascherato bene. Invece hanno capito tutti. Ma come poteva essere diversamente? L’ hanno vista tutti la mia faccia sconvolta quando Dorian è morto.
“Non è solo questo, Vittoria. E’.. dio, è difficile spiegarvelo.. io..”
Luca mi salva da quella situazione “Ragazzi, Anna ha preso la sua decisione. E’ inutile insistere.. Adesso credo che la cosa più giusta sia salutarla come merita..”
Adesso le facce dei miei colleghi sono ancora più sconvolte. Una reazione così distaccata da Luca proprio non se l’ aspettavano. Probabilmente erano convinti che quello che si sarebbe opposto di più a questa decisione sarebbe stato lui.
Giuseppe obbedisce al suo commissario “hai ragione. Beh, Anna.. credo di parlare a nome di tutti se dico che ci mancherai. Ma rispettiamo la tua decisione. Però, sappi che non ci hai traditi, mai. Ci fidiamo di te. E, per quanto mi riguarda, sei stata e sarai una delle colleghe migliori con cui abbia mai lavorato..”
Le parole di Giuseppe mi colpiscono. E’ sempre stato cosi.. burbero, e non avrei mai immaginato che potesse dirmi delle cose così belle. Mentre le lacrime hanno già cominciato a scorrere copiosamente sul viso, vado verso di lui e lo abbraccio.
“grazie.. mi mancherete tantissimo!”
Uno ad uno anche gli altri mi abbracciano. Elena mi sussurra pure un “non credere di sfuggirmi adesso..”, e mi stampa un bacio sulla guancia. Devo uscire da questa stanza, altrimenti so che non riuscirò più a trattenere i singhiozzi. “scusate, io esco un attimo..” abbozzo un sorrisetto forzato ed esco dall' ufficio.

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Capitolo 2
*** Il Mio Posto - parte 2° ***


 

  Il Mio Posto - seconda parte

 

E’ pomeriggio inoltrato quando prendo la mia roba per andare a casa. Oggi sono nel pallone e se ne è accorto pure Luca. Tra l’ altro ogni volta che intravedo uno dei miei colleghi mi viene da piangere. Non posso fare altro che staccare. Sto per uscire quando urto contro qualcuno. Una donna, precisamente.

“Uh, mi scusi..” esclamo senza neanche guardarla in faccia.

“Anna!”

Mi ha chiamato per nome. Mi volto verso di lei per capire chi è. E sono sorpresa quando realizzo. “Alessia!”

“Ciao Anna!” mi butta le braccia al collo e mi stringe. Io ricambio, sono veramente contenta di vederla. Alessia è la ragazza che l’ anno scorso è rimasta coinvolta in un caso molto particolare per me. Un caso che mi ha fatto rischiare grosso. Un caso che forse ha contribuito alla fine della mia storia con Carlo.

“sono contenta di vederti!” le dico quando ci stacchiamo. Ed è vero. Le voglio veramente un gran bene. Eppure, ci conosciamo poco. Ma abbiamo tante esperienze che ci legano. Entrambe siamo state vittime di brutti episodi di violenza sessuale. Entrambe abbiamo creduto nell’ amore di uomini sbagliati, che ne hanno approfittato e ci hanno usato per i loro sporchi piani. Entrambe sappiamo che cosa è il dolore.

“Anche io! E poi ho una sorpresa per te!” mi dice, raggiante.

“ah si? Che cosa?”

Mi mostra un distintivo “agente scelto Alessia Martini!”

“Ma.. sei diventata una poliziotta?” Spalanco gli occhi. Questa davvero non me l’ aspettavo.

“sii! E sono riuscita a farmi assegnare qui! Siamo colleghe Anna! Ci pensi, da oggi lavoreremo insieme! Non è bellissimo?”

“Beh.. si!” le sorrido. Non ho il coraggio di dirle che non è vero. E’ cosi entusiasta!

Intanto si avvicinano anche gli altri. Elena, Ugo, Giuseppe e Vittoria. Quest’ ultima la riconosce e la saluta. Alessia ricambia, dicendo anche a loro la novità. Tutti sono contenti per lei, e le fanno i complimenti. Io rimango in silenzio, a osservare la scena quasi in trans.

“E se sono qui adesso lo devo solo ad Anna!” Questa frase mi riscuote dai miei pensieri “E’ grazie a lei che ho trovato il coraggio di riprendere in mano la mia vita!”

Io le sorrido, un po’ imbarazzata “Vabbeh dai, non esagerare adesso..”

“Non sto esagerando Anna! Sul serio..  Dopo tutta la storia di Federico, ero sicura che non sarei più riuscita a riprendermi da questo nuovo dolore. E invece sei arrivata tu. Mi hai raccontato vicende tue private, nonostante fossi una perfetta sconosciuta, nonostante facesse male anche a te parlarne, e mi hai fatto capire che non ero l’ unica ad aver vissuto esperienze simili, e che si poteva andare avanti.. che ce la potevo fare anche io, come te. E ce l’ ho fatta davvero, grazie a te. E’ per questo che ho deciso di entrare in polizia. Perché pure io voglio aiutare gli altri, anche a rischio di soffrire ancora. Voglio seguire il tuo esempio, Anna, voglio essere come te. E spero che tu possa aiutarmi in questo percorso, perché ho ancora tanto da imparare..”

Ecco. Ci mancava solo questo adesso. Sento le lacrime pungermi agli occhi e mi ero ripromessa che oggi non avrei pianto. Ma come posso rimanere impassibile?

Mi guardo intorno e vedo che tutti mi stanno osservando. Alessia ha gli occhi lucidi. Mi mordo il labbro inferiore “mannaggia a te mannaggia! Mi hai fatto commuovere.. viè qua!” la abbraccio, cercando di frenare le lacrime “tu mi sopravvaluti!”

“no, non credo!”

“Beh Anna.. dopo una dichiarazione così come minimo te la devi sposare!” Giuseppe come al solito sa sempre come sdrammatizzare, e ci fa ridere tutti.

“Vabbeh dai, sposarsela addirittura no.. però prometto di farmi da parte nei giorni dispari per farla mettere in coppia con te!” esclama Elena “ma solo nei giorni dispari, eh.. perché anche io ho bisogno di lei ogni tanto..” e mi fa l’ occhiolino. L’ ultima frase era una frecciatina.

“Va bene!” risponde Alessia sorridendo. E io mi sento in colpa. Perché non sa la verità, e io non trovo il coraggio di confessarla.

“E quindi Alessia, quando entri in servizio?” chiede Ugo.

“oggi! Dovrei parlare con il commissario..”

“Ah, e allora vai.. Anna l’ accompagni tu?”

Annuisco, e le faccio cenno di seguirmi. Vedo Luca appoggiato alla colonna accanto a noi. Anche lui ha assistito a tutta la scena, e mi sta sorridendo.

“Ecco il commissario.. Luca, lei è Alessia, ti ricordi di lei no?”

“Ovvio! Benvenuta tra noi, Alessia!” e le porge la mano.

“grazie Commissario..”

“No, niente commissario! Io sono Luca!”

“Va bene..”

“dai andate in ufficio.. vi aspetto qua!”

Lascio che si allontanino e vado in ufficio. Ho bisogno di riflettere. Le parole di Alessia mi hanno turbato. Mi sento il colpa. Lei ci tiene davvero a lavorare con me. Anche se rimango convinta del fatto che mi sopravvaluta. Decisamente. Non sono poi così speciale.

Qualche minuto dopo esco nell’ atrio e aspetto che finiscano. Non appena la vedo spuntare dall’ ufficio di Luca, la raggiungo “vieni con me, ti devo parlare!”

“che succede?” mi chiede, seguendomi.

Chiudo la porta dell’ ufficio e la invito a sedersi di fronte a me “Alessia, vedi, il fatto è che.. noi non lavoreremo insieme!”

“Che cosa? Perché no? Ti trasferisci?”

“No. Cioè in un certo senso si.. però lascio la polizia!”

“No! E perché?”

“E’ una storia lunga.. hai tempo?”

“Per te tutto quello che vuoi.. dai racconta!”

Faccio un respiro profondo, e inizio a raccontarle tutta la storia. Le parlo di Carlo, del motivo del matrimonio saltato, che in qualche modo la riguarda, della sua richiesta d’ aiuto, di Dorian, e dell’ operazione d’ infiltraggio, raccontandole anche qualcosa del mio rapporto con Luca.

Stiamo quasi un ora chiuse dentro a parlare. Alla fine lei è sconcertata.

“Deve essere stato davvero molto difficile..”

Annusco “si, non immagini quanto. E’ adesso è tutto confuso. Non so più chi sono e non so più che voglio. L’ unica cosa in cui credevo davvero era il mio lavoro come poliziotta e adesso ho dovuto mettere in discussione pure quello!”

“Ma perché, Anna? Tu non hai sbagliato! Anzi, secondo me ti sei comportata nella maniera più giusta.. e la missione è andata a buon fine, no? Hai sventato un intero clan di mafiosi russi. Guarda che non è cosa da poco..”

“Si, ma a che prezzo? Ho tradito la fiducia dei miei colleghi, ho privato un bambino di un padre..”

“Ma non è vero! I tuoi colleghi li ho visti due minuti fa, e non mi pare si sentissero traditi da te! E per quanto riguarda questo Dorian.. a quanto ho capito tu hai fatto il possibile per salvarlo, addirittura l’ hai lasciato scappare..”

“E’ proprio questo il punto, Alessia! Io non ho avuto il coraggio di fermarlo, non ne sono stata in grado. E ho sbagliato, perché sono una poliziotta ed era mia dovere arrestarlo. E poi se l’ avessi fatto non sarebbe morto!”

“Gli volevi bene, volevi dargli una possibilità.. Anna sei un essere umano, non puoi fartene una colpa!”

“Ma resta il fatto che non mi sono comportata come il mio lavoro impone. Non posso più continuare a essere una poliziotta..”

“Senti Anna, questa è una decisione che devi prendere da sola e io non voglio dirti cosa devi fare, non ne ho il diritto. Però ascoltami un attimo. Prova a dimenticarti di questo piccolo errore che hai commesso, e pensa a tutto il resto. A tutte le persone che hai salvato, a tutte quelle per cui hai rischiato la tua vita. Quante sono, Anna? Secondo me tante! E una ce l’ hai davanti! Federico ti ha quasi ammazzato, solo perché tu mi avevi salvata da lui. Eppure per te non ero che una ragazza qualunque! E non sono tanti quelli che rischierebbero a tal punto per una che non conoscono nemmeno. Ora se tu vuoi lasciare la polizia perché sei stanca, fai bene, ma se il problema sono i sensi di colpa, allora sappi che secondo me stai sbagliando. Non sei tu che devi avere i sensi di colpa, non dopo tutto quello che fai ogni giorno, ogni secondo, per gli altri. E la cosa più bella è che non ti pesa. Non ti rendi nemmeno conto di quanto sei importante, e questo perché la vedi come una cosa ovvia, scontata, aiutare gli altri. Ti fa onore, Anna. E’ per questo che sei speciale.. ed è per questo che la gente ha bisogno di una come te. E ne ha bisogno qui dentro!”

L’ ho ascoltata in silenzio, e, quando finisce di parlare, l’ unica cosa che posso fare è abbracciarla. Non so cosa dire, mi ha spiazzato. E comincio a pensare che forse, forse ha ragione. Non avrei mai creduto che potesse essere proprio lei a trovare le parole giuste. Eppure ho capito. Ho capito che non posso abbandonare il mio lavoro, che ormai è impossibile. Che pure se ufficialmente consegnassi pistola e distintivo, rimarrei comunque una poliziotta. Perché lo sono. Lo sono diventata, grazie a Luca, grazie agli amici che ho trovato, grazie al X decimo tuscolano. E’ un po’ come.. come i legami di sangue tra familiari. Non si possono cancellare. E io non posso cancellare il legame che ho con questo posto, con queste persone. Scappare è inutile.

Mi stacco da Alessia, e le sorrido “sai che c’ è Ale? Hai ragione..”

“sul serio?” mi domanda incredula.

“Si, non me ne vado..” mi alzo “aspettami qua..”

Come una furia corro nell’ ufficio di Luca. Apro la porta, e lui è di fronte alla finestra, a guardare fuori. Quando si volta non posso fare a meno di notare gli occhi rossi.

“Ehi..” esclama quando mi vede, cercando di mascherare con un sorriso il suo stato d’ animo.

“Scusa.. dovevo bussare?”

“L’ hai mai fatto?”

Sorrido “no!”

“E allora non dovevi.. dimmi..”

“Hai già spedito la mia richiesta di dimissioni?”

“Non ancora. L’ ho firmata ma.. ti sembrerà buffo, non avevo il coraggio di spedirla!” confessa.

Io rido. Vado verso di lui e nella foga mi accorgo troppo tardi che gli ho schioccato un bacio proprio sulle labbra. Lui ci rimane di sasso ma io sono troppo esaltata per poterci fare caso.

“ti adoro!” comincio a cercare il prezioso documento, e quando lo trovo esco fuori, seguita da Luca che ormai comincia a pensare che sono diventata pazza.

Alessia mi sta aspettando nell’ atrio, assieme ad Elena e Gabriele.

Mi vedono uscire, e gli sorrido. Anche Vittoria, Ugo e Giuseppe stanno guardando verso di me. E’ il momento adatto.

Mi volto verso Luca, solo uno sguardo, e poi comincio a strappare in mille pezzi il foglio che ho in mano.

Hanno capito tutti, perché le loro espressioni sconcertate diventano gioiose. Elena comincia ad esultare e Gabriele batte le mani.

Io rido come una cretina. La cosa che mi fa più divertire è l’ espressione di Luca, che ancora non ha realizzato bene.

“Ma.. quindi..”

Annuisco “si, Luca, non parto più. Resto qua, è questo il mio posto!”

E poi non lo so che mi prende. Forse l’ euforia. Forse la felicità di aver capito. Sta di fatto che gli prendo il viso tra le mani e lo bacio.

Lo bacio, davanti a tutti il commissariato.

E la cosa più incredibile è che lui non mi respinge. Anzi, approfondisce sempre di più, incurante di tutti i suoi uomini che sicuramente stanno guardando.

Si stacca, mi guarda negli occhi e mi sorride “si, è questo il tuo posto!” e mi sfiora il naso.

Solo in quel momento ci rendiamo conto che intorno a noi l’ intero decimo tuscolano si è fermato, ci sta fissando e applaude calorosamente. Noi non possiamo fare altro che abbassare lo sguardo, imbarazzati. Alcuni poi ritornano silenziosamente ai propri incarichi, mentre i più intimi si lasciano andare a battutine e commenti.

“E bravi..” esclama Giuseppe “hai capito sti due..”

Gabriele rincara la dose “grande Luca.. ottima scelta!”

“Eddai ragazzi lasciateli stare!” interviene Vittoria “sono già imbarazzati da soli senza che voi vi mettiate in mezzo! Forza, tornare a lavorare..”

E’ vero. Non so Luca, ma io credo di essere diventata di un colore che si avvicina molto al rosso peperone. E lui.. non ho nemmeno il coraggio di voltarmi a guardarlo.

“Vabbeh.. forse è il caso che io e Anna andiamo a.. parlare in ufficio!”

Elena si scambia uno sguardo divertito con Alessia “si, a parlare..”

Io sorrido, e faccio segno alle due di aspettarmi. Annuiscono e seguo Luca verso l’ ufficio, mentre tutti gli altri ancora ci fissano.

Apre la porta, e io entro dietro di lui “scusa.. forse non dovevo lì dava..”

Non riesco a finire di parlare, perché mi trovo le sue labbra incollate alle mie, e la sua mano dietro al collo.

“zitta..” me lo ordina quasi, mentre mi poggia delicatamente contro il muro.

“Luca..”

“Shh.. stai zitta ti prego! Non dire niente.. non dire più niente!” La sua voce è quasi un sussurro e io stavolta obbedisco. Non faccio una piega e continuo a baciarlo.

E’ lui che si stacca, mi guarda negli occhi e mi sorride. E’ un sorriso gioioso, felice. Non lo vedevo da tempo sul suo volto.

Si avvicina al mio volto, facendo sfiorare i nostri nasi “Promettimi che non lo farai più..”

“Che cosa?”

“Che non penserai neanche solo di andartene.. non ce la farei senza di te, Anna. Me lo devi promettere..”

Io non posso fare a meno di sorridere per la sua tenerezza. Solo adesso capisco quanto dolore nascondesse quel distacco che aveva finto fino a pochi minuti fa “te lo prometto!” rispondo, solamente, e lo bacio di nuovo. Ci baciamo fino a quando non bussano alla porta, che Luca ha opportunamente chiuso a chiave.

Va ad aprire, e si trova Ugo di fronte, visibilmente imbarazzato “ehm.. Luca.. mi dispiace disturbarvi ma.. ci sarebbe.. Patrizi, al telefono!”

Annuisce “ok, passalo sulla mia linea.. grazie Ugo..” richiude la porta e si siede alla sua scrivania, mentre io sbuffo.

“Lo so.. il caro Maggiore ha un abilità particolare a disturbare le persone..”

“Se ci mette troppo attaccagli il telefono in faccia!”

Ride “va bene.. Maggiore, mi dica.. si..”

Mentre parla, io lo fisso, ammirandolo in tutta la sua bellezza. Non mi sembra vero che è successo davvero tutto questo. Mezz’ ora fa il mondo sembrava crollarmi addosso e adesso mi sento la donna più felice del mondo. E’ incredibile quanto sentire l’ amore di una persona possa farti sentire diversa.

Mette a posto la cornetta e mi riscuote dai miei pensieri.

“Tutto a posto?”

“si..”

Cala il silenzio, nessuno sa cosa dire.

“e ora?” domando io, finalmente.

“e ora tu resti qua, e io non ti lascerò mai più scappare..”

Gli sorrido, però ancora non sono sicura di aver dato il giusto peso alle sue parole “si ma.. tra noi due, dico..”

Annuisce “vieni qua..” mi fa segno di avvicinarsi a lui e mi fa sedere sulle sue gambe “io ti amo, e mi dispiace di avertelo detto solo oggi. Avrei dovuto farlo molto tempo fa, quando l’ ho ammesso anche a me stesso, ma non ne ho avuto il coraggio..”

“Ma perché, Luca? Credevo di averti fatto capire cosa provavo per te..”

“Infatti. Ma poi le cose sono cambiate.. Ci eravamo allontanati, è arrivato Dorian. Non lo so, temevo fosse troppo tardi..”

“non lo era..”

“Lo so. Adesso, lo so. Ma possiamo recuperarlo questo tempo che abbiamo perduto, no?”

Io gli sorrido, e gli prendo il viso tra le mani, baciandolo “si.. possiamo!”

“Mi dispiace per come mi sono comportato..” continua poi lui quando ci stacchiamo “mi sono lasciato accecare dalla gelosia e ti ho aggredito quando non te lo meritavi. E pure per prima, non volevo essere così freddo..”

“Luca..” lo interrompo prima che possa finire “non importa. Non voglio le tue scuse, capisco il perché di certi tuoi atteggiamenti. E’ andata cosi, non fa niente. L’ unica cosa che voglio però è ripartire da zero, senza malintesi. E per questo voglio che tu sappia una cosa importante..”

“Dimmi..”

“Si tratta di Dorian. Io per lui ho provato davvero qualcosa. Qualcosa che non è nemmeno lontanamente paragonabile all’ amore che provo per te, ma anche lui è stato molto importante. Voglio che sia chiaro, ed è giusto dirtelo. Non giudicarmi, adesso. Tu non l’ hai conosciuto, ma lui non era cattivo come pensi..”

Mi ha ascoltato attentamente, e ho capito che alcune delle sue parole non gli sono piaciute molto.

“Ho capito. Va bene, infondo non posso fare altro che accettarla questa cosa. E non ti giudico, scusami se l’ ho fatto, ho sbagliato. Ti prometto che non parlerò più male né di Dorian né del rapporto che avate voi due..”

Sono contenta che abbia capito. “grazie!” gli dico,  e lo abbraccio. Ho bisogno di sentire che le sue parole sono vere. Non potrei sopportare ancora di sentirmi criticata per quello che ho provato.

Il telefono di Luca squilla di nuovo e ci fa staccare. Io sbuffo e mi alzo, tornando al mio posto.

Capisco che è importante, quindi gli faccio segno che lo lascio da solo.

Annuisce, e con il labiale mi dice qualcosa tipo “continuiamo dopo..”

 

 

Elena e Alessia sono accanto alla macchinetta del caffè, e stanno chiacchierando. Quando mi vedono mi sorridono entrambe. Allora mi avvicino e le abbraccio, una alla volta.

“Brava, hai fatto la scelta giusta..” mi sussurra Elena, mentre siamo strette. Poi cerca di sdrammatizzare “allora, brutta deficiente, doveva arrivare lei per farti mettere a posto questa testaccia dura che ti ritrovi?”

“Oh, piano con gli insulti! Deficiente a chi?”

“A una cretina che stava per commettere una ca**ata enorme!”

Mi rassegno “e va bene, scusa! Ho sbagliato! Contenta?”

“Uhm.. diciamo di si! Ma non pensare di cavartela così, un altro spavento del genere e ti ci faccio correre a furia di inseguirti a Trieste!”

Guardo Alessia, sconcertata “ma non dovrebbe dire qualcosa tipo ‘non preoccuparti tesoro l’ importante è che hai cambiato idea’?”

Lei ride, a alza le spalle “non lo so, ancora non lo conosco bene.. ma non mi sembra il tipo che te la farà scontare così facilmente..”

“Infatti! Sappi che dovrai darti molto da fare per farti perdonare!”

“E va bene.. tanto ci riuscirò prima o poi!”

“Elenina, hai finito la ricreazione?” Gabriele spunta dietro di lei, con delle pratiche tra le braccia “Ti ricordo che abbiamo un assassino da individuare ed arrestare!”

Lei risponde con il solito sarcasmo che la contraddistingue “Oh Garby, grazie per avermelo ricordato.. come farei se non ci fossi tu?”

“Saresti persa, piccola.. dai vieni con me!”

“Si, vengo! A dopo ragazze! E tu..” mi punta contro il dito “sappi che te lo rinfaccerò a vita che ci volevi abbandonare!” mi fa una linguaccia e segue Gabriele “e comunque Mancini gli ordini te li dovrei dare io!”

Scuoto la testa, ridendo “non preoccuparti..” dico ad Alessia “sembrano degli psicopatici, ma il loro lavoro lo sanno fare bene!”

“Si, non ne dubito..”

Ridiamo insieme, poi Ugo viene verso di noi “ragazze, vi vuole Luca nel suo ufficio!”

“Si, andiamo..”

“A proposito..” comincia Alessia mentre ci dirigiamo insieme verso l’ ufficio “nel tuo racconto non mi avevi detto che alla fine tu e Luca vi eravate messi insieme!”

“Infatti non c’ eravamo messi insieme. Almeno fino a pochi minuti fa..”

“Uhm, interessante.. per averci messo quattro anni a decidervi siete stati parecchio diretti!”

“La smetti?” apro la porta, e vedo Luca seduto alla sua scrivania “Ci cercavi?”

“Si.. tentato omicidio in un appartamento. Andate voi?”

Alessia mi fissa un po’ preoccupata, io le faccio un occhiolino “si, andiamo subito..”

“Tenetemi aggiornato..”

“ok!”

Le faccio cenno di seguirmi, e usciamo. In macchina la vedo un po’ tesa.

“nervosa?”

Alza le spalle “un po’.. è il mio primo incarico!”

“Te la caverai benissimo..”

“Speriamo..”

“Ma si, vedrai..”

Annuisce. Poi mi guarda “sono contenta che ci sia tu..”

Le sorrido “anche io, collega!”

 

Il caso si è rivelato più complicato del previsto. Io e Alessia ci stiamo lavorando da ore senza sosta, ormai. Se la sta cavando abbastanza bene, nonostante qualche esitazione, ma è normale. La cosa importante è che è molto motivata, e sono sicura che raggiungerà presto ottimi risultati. E sono sicura anche che diventeremo molto amiche. Infondo siamo già sulla buona strada..

Luca non lo vedo per tutto il pomeriggio. Alle sette irrompe nell’ ufficio e mi dice che si avvia, perché ha delle faccende da sbrigare. Ci rimango un po’ male, mi sarebbe piaciuto andare via con lui, ma annuisco con un sorriso e lo lascio andare, per poi tornare a concentrarmi su quei maledetti documenti.

Sono quasi le nove quando anche noi decidiamo di staccare. Siamo stanche, conviene continuare domani. Così ci infiliamo i giubbini, ci salutiamo e ognuno nella propria macchina.

Arrivo a casa, e apro con le chiavi “Luca?” chiamo. Non risponde. In salone non c’ è e nemmeno in cucina.

“Luca? Dove sei?” Apro la porta della sua camera da letto. E lo vedo.

E’ sul letto, appoggiato allo schienale, una rivista spessa sulle gambe.

“Eccoti finalmente.. ti stavo aspettando!”

“Ma che stai facendo?” Mi lascio cadere pure io sul letto. Mi sfilo le scarpe e mi accoccolo a lui, che mi circonda con un braccio facendomi appoggiare al suo petto. Sbircio quello che sta leggendo. E’ un catalogo di mobili.

“Vuoi cambiare arredamento?”

“Beh, dovremo apportare delle modifiche adesso..”

“Si.. ma perché guardi le camerette? Non ti sembra un po’ troppo presto per avere un figlio?”

Sorride, e scuote la testa “non c’ è tempo da perdere..”

Ma che sta dicendo? Non riesco a capire. Eppure dalla sua espressione è chiaro che non me la racconta giusta. Vedo che prende dei fogli dal comodino e me li porge. Li afferro e comincio a leggerli.

Piano piano capisco tutto. Quelli sono i documenti per chiedere l’ affidamento di Abel.

Lo guardo, incredula.

“Volevo farti una sorpresa. Sono andato a parlare con una mia vecchia conoscenza, un giudice. Mi ha detto che, vista la situazione particolare, i requisiti per l’ affido ci sono tutti. Dobbiamo solo firmare..”

Sono senza parole. Davvero, non so che dire. Rimango in ginocchio sul letto, con lo sguardo rivolto ora a lui, ora ai fogli.

Lui mi guarda divertito “allora? Non dici nulla?”

Lo amo. Lo amo da impazzire e me ne sto rendendo conto sempre di più. Gli salto praticamente addosso e comincio a baciarlo con passione. Il catalogo finisce per terra e sopra di Luca mi ci ritrovo io.

“ti amo..” gli sussurro mentre gli sfilo la canottiera. Lui capovolge le posizioni, e mi ritrovo sotto il suo corpo. Comincia a spogliarmi e lo lascio fare.. questa volta siamo entrambi consapevoli, e nessuno ha intenzione di fermarsi. Io sono felice. Per la prima volta sento che la mia vita sta prendendo la piega giusta. Adesso lo so qual’ è il mio posto.

 

 

 

 

 

E con questo secondo capitolo si conclude la Two Shot.

Voglio ringraziare chi ha letto questa ff, e, soprattutto, chi ha recensito. Mi ha fatto molto piacere leggervi e sapere che avete apprezzato.

Ci tenevo molto a questa TS, perché ho cercato di “rimediare”, in un certo senso, a tutto quello che non mi è piaciuto del finale di Distretto di Polizia 9, in primis la scelta di Anna di abbandonare la polizia. E’ un risvolto con cui non mi sono trovata per niente d’ accordo perché il personaggio della Bevilacqua è entrato come poliziotto, ha avuto un suo percorso come poliziotto e, almeno secondo me, doveva uscire di scena (se proprio doveva uscire.. xD) come poliziotto. Purtroppo non è stato così, e gli autori hanno optato per questa bizzarra trasformazione della Gori, che di punto in bianco lascia città, lavoro, amici e, Luca soprattutto, con cui c’ è stato un chiarimento veramente mal costruito, banale e pieno di cose non dette e spiegazioni non date.

E vabbeh, pazienza.. le ff servono anche a questo!

Grazie, un bacione e scusate lo sfogo! xD

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