...tra mare e cielo...

di _ninive_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** due vite diverse ***
Capitolo 2: *** shopping e tv ***
Capitolo 3: *** incontri... disastrosi! ***
Capitolo 4: *** il vento e il gabbiano ***
Capitolo 5: *** pensieri ***
Capitolo 6: *** troppe api ***
Capitolo 7: *** con te ***
Capitolo 8: *** litigi e tradimenti ***
Capitolo 9: *** tutto distrutto ***
Capitolo 10: *** il posto più bello del mondo ***
Capitolo 11: *** pace... disinteressata ***
Capitolo 12: *** serata con te ***
Capitolo 13: *** centro commerciale ***
Capitolo 14: *** la sfilata ***
Capitolo 15: *** sotto i fuochi d'artificio ***
Capitolo 16: *** l'idea di Nora ***
Capitolo 17: *** marty ***
Capitolo 18: *** annegata tra le lenzuola ***
Capitolo 19: *** fino alla fine del sentiero del tempo ***
Capitolo 20: *** girasoli ***
Capitolo 21: *** posto ignoto ***
Capitolo 22: *** il mio cuore non è più tuo... ***
Capitolo 23: *** E.... ***
Capitolo 24: *** fatalità ***
Capitolo 25: *** Xena ***
Capitolo 26: *** Fine ***



Capitolo 1
*** due vite diverse ***


Image and video hosting by TinyPic due vite diverse 1“Maya! Se non ti alzi subito perdi il traghetto!”
Il grido di mia mamma mi fa alzare con la luna storta. Accidenti, perché le avranno inventate, le madri? Non dovrebbero lasciarci in pace quando siamo abbastanza grandi da chiederle: “Ehi, hai un po’ di soldi?”. È una domanda che tutti ci poniamo una volta nella vita. Mi alzo col sonno ancora addosso, come un pigiama. Non ho nemmeno la forza per guardarmi allo specchio. E mia mamma passerà guai seri.
“Sono solo le sette!”
“Hai solo quattro ore per prepararti!”
E da quando mia mamma si preoccupa delle ore che mi servono per prepararmi?
“Che traghetto perdo, poi?” Apro il mio armadio bianco e non trovo nulla che mi piace da indossare.
“Questi jeans… sono così rozzi. Voi ragazzi vi vestite tutti uguali.”
 “Si, si, certo, mamma.”
“Non darmi ragione così. Non sono mica una scema, sai?”
“Si, si, certo, mamma.” La solita risposta. Se ne va, pensierosa. A volte le madri non sanno cosa dire, e se ne vanno via. Come ora.
Mi vesto velocemente. Guardo allo specchio il risultato di una notte sul mio letto morbido. Di solito attiro troppo l’attenzione. Non perché sia particolarmente bella. Ho zigomi alti, occhi nocciola allegri e vivaci. I capelli, né lisci né ricci, riflettono la luce e appaiono come un castano chiaro dai riflessi rossastri.
Vado in bagno, abbandonando i colori tenui della mia camera e il mio letto sfatto. So che mia madre mi odierà perché non ho fatto il letto. Per un giorno, posso fregarmene. Oggi, è un giorno speciale.
Un muro del bagno è formato da uno specchio. Enorme e luminoso. Lo odio. Ci sono momenti in cui eviti gli specchi. E entrare nel mio bagno e non guardarsi è impossibile. Mi lavo la faccia. Guardo il mio viso ancora bagnato, gli occhi, ora un po’ meno assonnati. Mi faccio la coda alta, poi bassa. Mi sciolgo a capelli. Non me ne importa poi molto di come mi pettino. È il mio modo di essere, di fregarmene di ciò che pensa la gente. Sono appariscente perché ho sempre la battuta pronta, una risata che contagia, non sto mai ferma, cammino mormorando le parole di una canzone. E non mi interessa, non mi importa degli sguardi degli altri, non mi curo dei loro giudizi. Sono quella che sono. I am what I am. Non me la cavo male in inglese. Le persone mi apprezzano così, perché sono simpatica, allegra e solare. Perché vivo la vita senza pensare al domani, senza preoccuparmi delle conseguenze delle mie azioni. Ad alcuni sto antipatica, però. È naturale. Mia madre afferma che la gelosia porta odio. Ma io, da quando do retta a mia madre? Però… ha ragione. Mannaggia. Devo non-ascoltarla più spesso, o rischio di diventare come lei.
Vado in cucina. Mia madre guarda il tg del mattino, sorseggiando una tazza di tè verde. Io prendo un biscotto e me lo ficco in bocca. Lo sguardo di mamma cade su di me e sulla mia colazione veloce.
“Maya, la colazione è il pasto più importante della giornata…” le altre parole si perdono come i raggi del sole nella cucina. Fa uno strano effetto sentirsi chiamare come l’ape dei cartoni animati. In realtà, mia madre quando era incinta era rimasta affascinata dalla civiltà Maya durante una gita. E così, mi ha dato il nome della civiltà.
“Ehi, mi ascolti?”
“Certo, mamma. Certo. Ti ascolto sempre. Parlavi dell’importanza della colazione. Ma io sono di fretta.”
Mia mamma mi sorride soddisfatta, contenta che le sue parole siano state ascoltate. Povera illusa.
“E dove corri?”
“Vado a farmi un giretto. Torno presto.”
“Quanto presto?”
“Presto…”
“D’accordo.”
La saluto con la mano. Poi torno indietro e prendo un altro biscotto. La risaluto. Lei sospira pensando alla mia colazione mancata. Esco in strada. Sono appena le otto, non c’è nessuno in giro. Affretto il passo. Non per fretta. Quando si è in anticipo, si affretta il passo. Io almeno faccio così.
Faccio un giro per il vicinato, anche se di mettina presto, a Giugno, è impossibile trovare qualcuno. A volte penso di non essere normale, cioè, come tutte le altre ragazze. Entro in panificio e mi compro una pizza.
Le mie amiche di solito cambiano ragazzo ogni due settimane, vanno alle feste, in discoteca. Io no. Non so perché, ma mi fa star male sapere che mia madre sta a casa da sola, dato che mio padre ci ha abbandonate quando ero molto piccola. Ma non sono infelice, ho solo qualche problema a fidarmi delle persone.
Quasi mi investe una macchina. Chiedo scusa e mi allontano.
Sono uno spirito libero, non ho nessuno che mi ordina cosa fare. Sono il vento. Torno a casa quasi saltellando. Un ragazzo più grande mi osserva curioso. Lo saluto con la mano. Lui sorride. Vado avanti, cantando una canzone dei Linkin Park, With you. Sono anche abbastanza intonata.
“Ehi, come mai tutta questa gioia?”
Guardo mia madre e rido. “Io sono il vento…”
Lo dico in maniera così convincente che potrebbe anche credermi.


Image and video hosting by TinyPic È mattina a La Maddalena. Si sveglia quel ragazzo, e sono le dieci. Si sveglia di fronte al mare. Non è difficile, in quella zona, la zona delle case più costose. Vive lì col fratello. Lui vive la vita alla giornata, senza preoccuparsi del futuro. Esce in balcone in mutande. Alcune ragazze che passano di sotto sorridono a quella visione celestiale, lo guardano arrossendo e dandosi gomitate a vicenda.
“Guardate, c’è Ray. Che bello…”
Ray le saluta con la mano, quelle sorridono emettendo risolini acuti. Ray scuote la testa ridendo e torna dentro. La cucina è illuminata e il bianco delle pareti gli mette il buonumore. Il fratello è appena uscito, chissà a che ora torna.
Si spettina i capelli, come per ricaricarsi dalle cinque ore di sonno appena trascorse. Non c’è più caffè, logico, si è alzato troppo tardi. Ci sarebbe bisogno di una caffettiera più grande. Va a vestirsi, stiracchiandosi, scalzo. Il telefonino squilla. Sbadiglia e risponde: “Prooo?”
“Pronto?”
“Scusa, sbadigliavo… chi è?”
“Ehm, sono Lucia…”
“Lucia, Lucia, Lucia…”
“La ragazza con cui sei uscito ieri. Hai promesso di chiamarmi…”
Le torna in mente. La ragazza di ieri, certo. Deve essere la mattina, non è in gran forma.
“Si, dovevo chiamarti. Solo che…”
“Non hai chiesto il numero. Allora ti ho chiamato io. Contento?”
“Certo… come no.” Il suo tono fa capire il contrario.
“Mi sono divertita molto con te, ieri.”
“Anche io” Se solo mi ricordassi, pensa.
“Mi chiami stasera?”
“Se mi ricordo, si…”
“Ok, ciao Ray”
“Ciao… ehm…” non si ricorda il nome.
“Lucia.”
“Certo, Lucia.”
Attacca. Solo ora le viene in mente. La ragazza coi capelli neri. Agli autoscontri, in giro per il porto. Certo che si ricorda. Sotto casa sua. Le sue parole, perse. Si sono baciati al buio. Poi è andato in giro con gli amici, ed è tornato tardi. Lucia. Non è il suo tipo. Troppo perbenino. Tutta casa e chiesa.
Torna in camera e si veste. Jeans scuri e maglietta nera. Ha un’aria angelica. Ma niente del suo carattere lo è. La sua fama lo precede. Il latin lover, quello con una ragazza diversa ogni giorno, quello scansafatiche, che col gruppo di amici ne combina di cotte e di crude. Il telefono squilla ancora. Sbuffa e va a rispondere.
“Chi è?” dice, scorbutico.
“Ehi, abbiamo la luna storta, piccolino.”
“Cosa vuoi, Fabio?”
Il suo migliore amico. Da sempre. E di sicuro per sempre.
“Niente. Hai già fatto colazione?”
“Cosa te ne frega?”
“Sono sotto casa tua”
Gli apre la porta dal citofono.
“Sali.”
“Sei un grande.”
“Lo so”
Attacca e va in bagno. Il ragazzo nello specchio lo guarda coi suoi occhi chiari, all’apparenza ingenui. I capelli neri e la pelle chiara. Spalle larghe e muscoli, frutto di otto anni di basket. Un sorriso bellissimo, e all’apparenza un carattere scorbutico. Ma non è così. È magro al punto giusto. Irriverente e simpatico. Da sogno. E di sicuro sono molte le ragazze che lo sognano.
“Ray, ci sei?” la voce di Fabio dalla cucina.
“Sono in bagno!”
“Ti fai bello?”
“Più di così non posso. Sono già perfetto” dice, uscendo dal bagno.
Fabio gli sorride. “Chi era la ragazza di ieri?”
“Non mi ricordo come si chiama… ah, si. Lucia.”
L’amico si aspetta un resoconto della serata, buttandosi sul divano color crema addentando un biscotto.
“Ehi, se fai cadere qualcosa e macchi il divano, sei morto.”
Fabio si sposta, si siede su una sedia. Più scomodo, ma fuori dai guai.
“Allora? Questa Lucia?”
“Niente di speciale.”
Fabio lo guarda a bocca piena.
“Davvero. Nulla di che.” Ray prende la caffettiera e la mette nel lavandino.
“Non ti va a genio?”
“Troppo tranquilla. Per niente il mio tipo. Pensa che quando la stavo accompagnando a casa, erano solo le dieci.”
“No, non ci credo. Una santa.”
“Credici. Mi ha detto che era troppo tardi, che eravamo usciti solo una volta… le solite storie.”
Si siede di fronte all’amico, che continua a mangiarsi i dolci sul tavolo, come se fosse in un bar.
“E alla fine?”
“Alla fine l’ho accompagnata e l’ho baciata sotto casa. Facevo prima a non farlo. Nemmeno quello mi è piaciuto"
Fabio sta più comodo sulla sedia. Sorride.
“Non ci credo! Che sgora!”
Ray alza un sopraciglio. “Sgora?”
“Si! È un termine che ho appena inventato…”
“Rimuovilo dal tuo vocabolario. Fa proprio schifo.”
“Dov’è il capo?”
“Mio fratello? Boh, chi lo sa?”
“Forte… non sai dov’è tuo fratello! Vorrei vivere qui!”
“Perché, non è come se già ci vivessi? Guarda come mi hai ridotto il pavimento! Mangiare sul tavolo no?”
“No. E non fare il perfettino.” Prende il telecomando della Tv.
“Non accenderla. Usciamo.”
“Oh, non ne ho voglia, non rompere.”
“Come va con Fede?”
Fede. La ragazza di sempre di Fabio.
“Stabile. Piatto. Morto.”
“Stai parlando del vostro rapporto o di qualcos’altro?” Ray gli sorride, cattivo in qualche modo. La sua ragazza è un vero cesso.
“Spiritoso. Non te l’hanno ancora dato il Nobel per le battute gelide?”
“No. Mi daranno quello per le battute mitiche. Allora?”
“Sono infuriato. Lo sai cosa mi ha detto ieri? ‘Non sei mai romantico con me!’ e io le ho chiesto cosa volesse e lei: ‘Una cosa in più…”
“Vedi… lei sogna il grande amore! E tu… Sei proprio sgoro…”
“Ma non ti faceva schifo questo termine?”
“Detto da te. Pronunciato dalle mie labbra è perfetto.”
“Comunque, lei mi dice che sono un insensibile e se ne va. Ma ti sembra logico?”
“Beh… vuoi la verità?”
“Spara”
“Si, è molto logico. E tu sei proprio freddo con lei. Certo che poi alla fine…”
“Alla fine?”
“Ti molla. E non fa in tempo manco a dartela.”
“Mannaggia a te. Mi porti sfiga!”
“Fabio, sveglia!” Ray gli da un cazzotto forte sulla spalla. “Hai diciotto anni! Prima o poi, lo dovrai fare, no? Meglio con qualcun’altra…”
“Perché?”
“Fede non è che sia il massimo in bellezza.”
Fabio si alza, facendo cadere migliaia di briciole sul tappeto. Ray non ha il tempo di sgridarlo, perché si ritrova rincorso dall’amico. Fabio urta violentemente il tavolo, Ray ancora scalzo si muove sul divano. Fabio si ferma, ha una fitta alla milza.
“Fai sport, e vedi che aumenti la resistenza! Mi metto le scarpe e andiamo…”
Fabio si butta per terra, come se avesse vinto una maratona.
“Prima o poi, mi ucciderai…” mormora.


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Capitolo 2
*** shopping e tv ***


shopping e tv... 2“Ma dove ti sei cacciato?”
“Sto tornando, Ray. Hai preparato il pranzo?”
“No. Perché? Dovevo?”
“Scusa dobbiamo mangiare, no?”
“Che centra? Io non so cucinare! Poi tu non mi hai detto di farlo.”
“Scusa ma potevi immaginalo!”
“E se poi portavi qualcosa già pronto? Che figura. Scusa ma dovevi dirmelo…”
“Chissà come, alla fine sono io quello che è dalla parte del torto!”
“Tanto non mi sento in colpa. Tu dovresti”
“Che noia. Dai attacca che sto per arriv…”
Ray non se lo fa ripetere due volte e chiude il telefono. Stefano rimane col cellulare in mano, mentre guida. La vigilessa di prima lo guarda come a dire: metti via il telefono o ti faccio la multa. Lui le sorride e butta il cellulare sul sedile. Che pizza. Ora che Samuela ha la cugina tra i piedi non hanno più la casa libera. Casa mia è libera tutti i sabati, pensa. Ray va in giro con la sua comitiva di teppisti. Suo fratello è proprio un latin lover. Chissà come fa ad avere una ragazza diversa ogni due giorni. Chissà che pacchia. Poi, una lampadina si accende nella sua testa, e Stefano fa due più due. Una ragazza. La cugina di Samu è una ragazza. Sarebbe mitico se uscisse con Ray. La lampadina si fulmina. E se poi si innamora e Ray la lascia? Samu si arrabbierà con me. Accidenti. Parcheggia sotto casa sua. Deve trovare una soluzione. Sale le scale. L’appartamento è al secondo piano. Ray è sul divano che fa zapping col telecomando.
“Non hai nemmeno preparato il tavolo!”
“Ma se non ho cucinato, cosa preparo?”
Sembra sempre avere ragione lui.
Poggia la giacca sulla sedia. Mette una pentola d’acqua sui fornelli.
Si siede sul divano.
“Stasera… in ristorante…”
“E si. E questa Samuela? Tornata dalla vacanza?”
“Non era in vacanza. Era a prendere la cugina. Una ragazza simpatica. Dovresti uscirci.”
“Se somiglia alla tua donna si. Altrimenti conoscendoti è una cozza. E allora no.” Ray nemmeno lo guarda.
“No. Un po’ si assomigliano. Ma non è affatto brutta. Molto carina.”
“Ci crederò quando vedrò. Poi non hai detto: è molto carina, la prima volta. Hai detto che è simpatica. Questo significa che è un cesso.”
“Sabato la vedrai…”
Ray si volta di scatto. “Sabato?”
“Si. Le inviterò a cena.”
“Tanto non ci sono…”
“Si che ci sei. La porterai dove vai tu.”
“Non penso proprio!”
“Si. Infatti. Non pensarci. Ci ho già pensato io…”
“E se avessi un altro impegno?”
“Guarda che non ci devi uscire… solo passare del tempo.”
“Ma se è un cesso, faccio finta di stare male e rimango a casa.”
“Fai come vuoi.”
L’acqua bolle. Stefano si alza e butta la pasta. “Spaghetti?”
“No”
“Penne?”
“Nemmeno”
“Non c’è altro” prende in mano il pacco delle farfalle. Non gli sono mai piaciute. Ray si avvicina. “Farfalle. Vanno bene”
Gli strappa il pacco dalle mani e butta la pasta. Stefano si rassegna. Ma perché mi sono offerto di vivere con lui? La domanda gli risuona nella testa.
Ray prende la tovaglia. Almeno qualcosa fa. Si sbaglia. Ray gliela passa. “Allora ti decidi ad apparecchiare? Ho una fame… ho mangiato solo un gelato”
Si sposta strisciando i piedi, dritto in camera sua. Sposta la scatola vuota dei biscotti sul tavolo. I suoi biscotti preferiti. Finiti. E poi dice che ha mangiato solo un gelato. Sta diventando bugiardo. Ci sono anche le prove, il pavimento è pieno di briciole. Oltre a tutto il resto.
Mette i piatti. Solo due. Meglio di niente. Che bello, sabato prossimo solo lui e Samuela. Se lei gli dirà di si. Per il momento il secondo piatto è per suo fratello. Alla tv fanno vedere il nuovo libro di Moccia. Però… va di moda questo Moccia. Samu l’ha costretto a vedere ‘Ho voglia di te’. Ha pianto come una fontana. Samu, non lui. Lui ha fatto l’uomo forte. Ora la pasta è pronta. E come sempre Ray sbuca dalla sua stanza. “Pronto?”
“Si è pronto.”
“Scusa un momento… sto parlando al telefono!”
Ray fa la faccia contrariata.
“Scusami.” Stefano arrossisce. Pensava stesse dicendo a lui. Ray continua a parlare mentre si siede al suo posto, quello più vicino alla tv.
“No. Stasera niente ragazze Nikko… Ma si, è meglio… siamo più liberi! Beatrice? Ma quella l’ho mollata giovedì, ma che dici… ah, è la tua ragazza ora? Buon per te… ma non stavi con la romana, quella bionda? Anche con lei? Bravo… non portarle, siamo solo noi del gruppo, tranne Grugno, lui non viene ha la colite. Si certo. Ognuno paga il suo, se proprio vuoi pagare. Certo. Puntuale. Non è alle dieci, alle nove e mezza… certo. Arriva a quell’ora… non più tardi. Ora ciao. Come perché? Perché sto mangiando…”
Chiude il telefono e lo butta sul divano. Stefano mette la pasta nei piatti, insieme al burro. Per Ray niente burro, ha la mania del peso. Si risiede e si appresta a guardare il telegiornale delle due. Ma Ray gli ruba il telecomando e si mette a guardare lo sport.
Stefano è sconvolto: mangia pasta che non gli piace, non ha più i suoi biscotti, non può vedere il telegiornale. Però sta zitto. Ha lasciato la pasta pure troppo cotta. Ray non gli dice nulla. Strano…
“La pasta fa schifo…” mormora Stefano.
Ray fa una faccia strana. Poi dice: “Si hai ragione. Non mangiarla, stai a dieta. Ne hai bisogno.”
Dopo quest’ultima frecciata malefica, butta la pasta. “Senza offesa…”
Stefano butta anche lui la pasta. Oggi dieta. Ray sorride. Sembra sempre avere ragione.  


“Che dolore le gambe…”
“Oh, cara. Lo shopping è il mio sport! Non sai quante calorie si bruciano…”
“Cosa abbiamo comprato, in tutto?”
“Allora… sei paia di scarpe, dodici canottiere, sei paia di jeans, otto gonne, tredici magliette, tre costumi, nove cappelli… e un sacco di gioielli… che fa anche rima.”
“Ora andiamo a mangiare?”
“Ma scherzi? Ti devo comprare gli occhiali da sole. Rimani fuori.”
Mi lascia di nuovo al sole. In più con un sacco si buste. Esce quasi subito, con un paio di occhiali in mano. D&G. La mia marca preferita.
“Sono per te… come tutta questa roba…”
“Grazie Samu…”
“Figurati. Poi io sono shopping-dipendente.”
“L’ho notato…” le sorrido.
“Hai fame?”
“Si. E molta.”
“Non hai fatto colazione?”
“Non ho avuto tempo!”
“La colazione è il pasto più importante della giornata. Aspetta qui.”
Per un momento mi sembra di stare con mia madre. Oh no… è la sua reincarnazione che mi perseguita!





questi sono i primi due capitoli... spero vi piacciano... mi raccomando commentate, che le critiche fanno sempre bene... =) un saluto...

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Capitolo 3
*** incontri... disastrosi! ***


incontri... disastrosi!!!Mi alzo presto. Voglio girare un po’. Samu ancora dorme. Chissà a che ora è andata a letto. Le lascerò un biglietto.
Mi vesto. Ho talmente tanta roba che non so cosa mettermi. Il sole illumina la stanza. Mi mette il buonumore. Tocca coi suoi raggi tutti gli oggetti in disordine.
C’è un sole che spacca le pietre. Mi metto anche il cappello, dove è ricamato il mio nome in lettere dorate. Esco piano, attenta a non sbattere la porta. Ho buona memoria, e mi ricordo la strada fatta con Stefano in macchina. Ritorno al porto. La gente si ritrova tutta in piazza. Accidenti, ho persino i soldi per un gelato. Entro in gelateria. La donna mi da un cono enorme e un sorriso. Si prende i miei due euro. Però mi ha sorriso. Magari mi ha fatto pagare pure quello. Chissà. Cammino tranquilla in Via Garibaldi, mangiando il mio gelato. E la gente curiosa guarda me, sbadata turista, che ha stile nel vestire, che cammina piano sotto il sole, sola, senza pensieri. Così appaio. Così sono. Un paio di commesse escono dai negozi e mi sorridono. Riconoscono la maglietta o il cappello. Riconoscono quella ragazza sorridente e un po’ impacciata. Il vento si prende gioco di me e mi fa volare il cappello. Do l’ultimo morso al cono e corro per vedere dov’è finito. Ce l’ha in mano una ragazza coi capelli neri.
“Scusa! Il cappello è mio!”
La ragazza mi sorride. “Tranquilla” legge il mio nome sul cappello. “Maya. Bel nome”
Mi passa il cappello. “Grazie”
“Sono Lucia.”
“Sai per caso dove posso trovare un negozio che venda scarpe a basso prezzo? Ne voglio comprare un paio a mia madre”
“Certo. Ti accompagno, se vuoi”
“Grazie!”
Lucia è una bella ragazza. Ha due occhi grandi come fari, che le illuminano il viso. Sembra un po’ triste. Mi fa vedere la via Garibaldi, e si stupisce alla vista di tutte quelle commesse che mi salutano. Alla fine, inizia un po’ a raccontarmi di lei… lei che studia con passione, che prima di parlare pensa sempre, che non fa mai azioni avventate, che pianifica tutto. Ormai siamo in via Venti Settembre. Lei continua a parlare. Sembra più uno sfogo. Io la ascolto, attenta. Mi parla di un ragazzo. Noi, appena conosciute, sedute al tavolo di un bar, a guardare il cielo e la gente che passa; noi, coi nostri problemi, che sembrano infinitamente grandi, ma che sono incredibilmente piccoli di fronte a quelli degli altri.
Lucia ha lo sguardo perso chissà dove.
Guardo la granita alla menta che sto bevendo. In realtà, ho sempre detto mangiando, e non bevendo. Chissà perché.  Non mi è mai piaciuta la menta.
“All’improvviso sembra illuminarsi. “Vado a prendere una cosa. Rimani qui. Ci metterò un po’…” esce dal bar. Verso Cala Gavetta. Chissà dove va. Rimango sola al tavolino, con la mia granita che nemmeno mi piace. Il cielo è limpido. Magari stasera posso andare al mare…
I miei pensieri sono bruscamente disturbati da due ragazzi che si siedono proprio nel tavolo accanto al mio. Che pizza. Mi alzo e butto la granita.


Stesso bar. Diverse versioni.
“Ray, tuo fratello ce la presta la macchina?”
Mi siedo al tavolo con Fabio.
“Non credo. Ha le braccia corte…”
Il nostro tavolo preferito è occupato da una ragazza con un cappello. È seduta nella sedia accanto alla vetrata. Guarda chissà cosa fuori. Di botto si gira. Ha i capelli scuri e lunghi, due occhi allegri e vivaci ma persi in chissà quali pensieri; ha gli zigomi alti, è truccata poco, ma il tanto che basta per non passare inosservata; ha labbra grandi, che cantano sottovoce una canzone. È ‘Otherside’ dei Red Hot Chili Peppers. Gira distratta una granita. Si alza, e per un momento ho paura che se ne stia andando. No, si dirige verso il cestino e butta il bicchiere ancora pieno. Poi torna al tavolo.
“Ray? Torni quaggiù? Ho visto uno sguardo strano…”
“Ma che dici?”
“Dai, a che pensavi?”
“Pensavo che quella ha un gran bel sedere.”
Fabio si gira. Guarda la ragazza.
“Solo il fondoschiena? E tutto il resto?”
Sorrido. “Si, anche tutto il resto…”


I due ragazzi mi guardano. Oh, ma che volete? Non mi piace essere guardata. Uno però è carino. Ride. Altro che carino… dove lo trovi uno così? Maya, smettila di guardarlo, si insospettisce… ma chi se ne frega! Gli occhi sono fatti per guardare, e io guardo! Oh però mi stanno fissando sul serio. Mi alzo per prendere un pacco di patatine. Ancora guardano? No, hanno smesso…

“Fabio, smettila di guardarla. Magari si sente osservata. Sembra che tu non abbia mai visto una bella ragazza! Va beh, che uno che sta con Fede…”
“Un giorno di questi glielo dico cosa pensi di lei”
Divento serio. “No, davvero, non farlo. Io le cose le dico a te, non a tutta l’isola e non…”
La ragazza si alza di nuovo. Ha una canottiera Just Cavalli nera e gli shorts, lunghi il tanto che basta per coprirle il sedere. Ha delle belle gambe, non posso fare a meno di notarlo. Oltre a tutto il resto. La voce di Fabio entra nei miei pensieri come un martello.
“Ancora la guardi? E poi sono io quello che la fissa…”
“Dicevi?”
La ragazza dietro Fabio si scontra con un cameriere. Il ragazzo scivola e si appoggia a lei, che lascia cadere il pacchetto di patatine. Il vassoio che teneva in mano cade e tutti i bicchieri vuoti finiscono per terra; il pacchetto di patatine che lei aveva appena preso viene schiacciato dal cameriere, che scivola di nuovo e questa volta finisce realmente sul pavimento. La ragazza è mortificata. Il cameriere si alza dolorante. “Basta, ho chiuso con questo locale!” si toglie il grembiule e lo sbatte a terra, esce di tutta fretta. La ragazza si inchina a raccogliere i pezzi di vetro. Non perdo l’occasione e l’aiuto. Forse perché mi fa un po’ pena. No, non mi fa pena. Per niente. Però mi dispiace. Mi inginocchio. Lei sembra sorpresa. Ha gli occhi ingenui. O forse no.


Cavolo che imbranata!!! Mi dispiace… mi inginocchio a raccogliere i pezzi di vetro e le patatine sparse sul pavimento. E rimango di sasso. Il ragazzo carino è accanto a me che mi aiuta. Gli sussurro un flebile “Grazie”. Mi viene quasi da piangere. Che macello… rimango sola dieci minuti e guarda che combino!!! Mettiamo i pezzi sul vassoio lasciato dal cameriere. Che caratteraccio però… il ragazzo mi guarda, ha gli occhi chiari, azzurro. I pezzi sono finiti. Mi alzo prima che lui possa parlare. Si alza anche lui. Siamo troppo vicini. Arrossisco e mi sposto.
Arriva il proprietario che mi fa la ramanzina. Si allontana col vassoio. “Brutto acido!” mormoro piano. Il ragazzo ride. “Grazie, comunque. Sono maldestra…”
“Si, me ne sono accorto”
“Con questo che vorresti dire? Guarda che potevo farcela anche da sola!”


È arrabbiata. E io rido. La provoco.
“A fare cosa? Ad attentare alla vita di quel cameriere? Ne sono certo!”
Ai piedi porta le All Stars bianche e nere, una con la scritta Love e nell’altra Hate. Le sorrido. Lei fa una faccia strana.
“Tu sei uno tosto. Uno che crede di essere un figo. Ti sbagli sai. Non lo sei”
“Intanto piaccio alle ragazze!”
“Davvero? Pensavo che non ti interessasse il sesso femminile.”
Fabio ridacchia.
“Ci scommetto che prima o poi usciremo insieme.”
“Sogna, continua a sognare.”
Scuoto la testa e esco.
Mi scontro con Lucia. “Ciao Lucia…” lei arrossisce e va avanti mormorando “Ciao Ray…”.
Poco dopo, di fronte al porto.
“C’è aria di nuova ragazza…” dice Fabio.
“No.”
“Cooosa? Sei sicuro di essere Ray?” Mi prende per le spalle e mi tira avanti e indietro.
“Fabio, mollami! Si sono io… In realtà ho smesso. Ho smesso di uscire con le ragazze solo perché non ho nulla da fare.”
Fabio strabuzza gli occhi. Non ci crede.
“Mi stai facendo uno scherzo? Ok, ci sono cascato…”
“No. Niente scherzi. Lo giuro su di te.”
“Ehi, giura su qualcun altro! Ok, ci credo… Come mai questo cambiamento?”
“Non lo so. Mi va. Voglio cambiare. Respirare aria nuova.”
“Comunque, quella ragazza è una bona da urlo. Come si chiama?”
Rido. “Lo sai che non lo so? Ma lo scoprirò presto. Ho in mente un’ideuzza…”
“Non mi piace quella faccia…”
“Oh, invece ti piacerà… ti dovrai abituare…”


“Lucia! Ma dov’eri finita?”    
Prende dalla borsa un involucro fumante. “Per te. La pizza! Non puoi venire qui e non mangiarla.”
Le sorrido. Poi pago e usciamo.
Sbuffo e torno in strada. Le racconto quello che mi è appena successo. Lei ride come una matta.
“Poi quel ragazzo, quello antipatico, mi ha aiutata…”
Alza la testa di scatto. “Ray?”
“Veramente non lo so come si chiama! So solo che è un deficiente”
Mi parla un pò di lui. Poi mi fissa. “Promettimi che gli starai lontana. Ti prego”
Il tono di Lucia non mi piace per niente.
“Nel senso che se ci proverà…”
”Sì, in quel senso. Promettimelo.”
È facile fare una promessa a una persona che conosci poco.
“Certo, Lucia.”
Ora Lucia è felice. Stai serena. Non mi avvicinerò nemmeno a quell’imbecille.


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Capitolo 4
*** il vento e il gabbiano ***


il vento e il gabbiano“Ehi, Maya! Dove ti eri cacciata?”
“Un po’ qui, un po’ là…” sorrido a Samu.
“Io ti ho comprato dei pigiami. Ieri non te ne ho preso”
Più che pigiami sono canottiere. Va beh… la malata di shopping è lei, mica io!

È pomeriggio inoltrato. Sono passate tre giorni dal mio arrivo in quest'isola. C’è troppo vento per andare al mare. Lucia mi ha mandato un messaggio. Non ho voglia di rispondere. Chissà cosa ci troverà di bello in questo Ray. Certo, è un bel ragazzo. Maya, Maya...
Oh, piace a Lucia, tu stanne fuori.
Ma lui ha mollato Lucia, significa che non gli interessava. Tu non puoi farci niente.
E anche se fosse? A lei piace lo stesso. Immagina che delusione vedervi insieme. La tua unica amica trasformata in nemica.
Maya cattiva e Maya buona stanno lottando. La Maya neutrale si mette in mezzo.
Per il momento tu non sei interessata a lui e lui non è interessato a te. Fine della discussione.
Esco di casa, mia cugina è con Stefano. Come sempre. Vado al supermercato vicino casa. Samu mi ha chiesto di comprarle dei biscotti e dei dolci. Dice che quand’è innamorata mangia. Che teoria…
Una ragazza con la divisa del supermercato mi sorride. Negli altoparlanti la voce di Bono: “Listen to me now… I need to let you know…”
Mi fermo nello scaffale dei biscotti. Al cioccolato? No, a Samu non piacciono… Integrali? Non sanno di niente… Questi no, costano troppo…
“Non comprare quei biscotti… Poi magari ingrassi. E chi ti guarda più?”
Mi volto. No, non lui… Invece è lui. Come ha detto che si chiama Lucia? Ah, si, Ray.
“Infatti, non voglio essere guardata da te…” Invece mi guarda con la sua faccia da schiaffi. Indossa un paio di jeans, quelli con le enormi ali dietro, e una maglietta nera. Il nero gli sta da Dio, caspita. Arrossisco per questo pensiero e distolgo lo sguardo.
“Sì si, come no. Comunque è meglio che segui il mio consiglio. Te lo dico col cuore…”
Che sfacciato!!!
“Ma chi te l’ha chiesto? Non ho bisogno di te!”
“Oh, invece si… sono Ray, comunque, se ti interessa”
“No. Non mi interessa. Non rompere. Non ti sopporto…”
Si avvicina piano a me, al mio viso. Io non mi sposto. Non gli do soddisfazione.
Lo guardo negli occhi, e gli sussurro: “Ehi, latin lover…” Mi sposto. “Con me non attacca. Non attacca per niente.”
Mi allontano. Lui mi sta dietro. “Perché non attacca?”
“Perché conosco la tua fama, e non mi piacciono i ragazzi così.”
Mi supera e mi sbarra la strada. Brutto strafottente. No, brutto no. Strafottente e basta. “Così come?”
Stop, mi sto scaldando. “Così pieno di se, così presuntuoso, così… talmente menefreghista da far soffrire ogni ragazza che incontra…” Gli sorrido. “Ti va bene come risposta?”
Sembra rimanerci di sasso. Invece no. Ride. “E tu come fai a sapere tutte queste cose su di me? Hai spie?”
“Mi ha parlato di te una ragazza. E ora lasciami stare.”
Supero lo scaffale dei detersivi. Lui è di nuovo di fronte a me. “E… posso sapere chi è?”
“Chi?”
“La tua informatrice.”
“No, non puoi.”
Lo supero di nuovo. Sono vicina alla cassa. Mi blocca di nuovo. “Perché no?”
“Perché ho promesso di non dirlo a nessuno”
Sembra pensieroso. “No, non so proprio chi potrebbe essere. Dopotutto sono uscito con tante…”
“Egocentrico.” Sussurro passandogli davanti.
“Si, lo sono.” Pago i biscotti e esco di tutta fretta. Lui ancora mi segue. Mi volto di botto. “Ti sei fissato con me?”
“Cioè?”
“Mi stai attaccato. Ti piaccio così tanto?”
“No. Tu non mi piaci. Mi piace farti arrabbiare. Questo mi piace.”
“Sei noioso.”
“Certo, come no. Intanto tu mi adori.”
Rido. “Non credo proprio. Tu sogni!”
“No, è la verità. Lo vedo nei tuoi occhi.”
“E cosa sei, un veggente?”
“No, ma conosco le ragazze”
Cerco in tasca le chiavi di casa. Cavoli. Non ci sono. Sono chiusa fuori!
“Sei venuto a piedi?”
Mi guarda stupito. “No, ho lo scooter. Perché?”
“Perché mi devi accompagnare a cercare mia cugina. Sono senza chiavi.” Inizia a ridere. “Questa è bella! Certo che sei proprio…”
“Proprio?”
“Ingenua! Ma secondo te… Oppure solo allocca. Dipende!”
Mi arrabbio e non so come faccio a trattenermi dal dargli uno schiaffo.
Lui sembra non accorgersene. Mi guarda coi suoi occhi azzurri.
“Vieni. Dove devi andare?”
“Non lo so!”
“Come sarebbe a dire che non lo sai?”
“Non lo so! Prova a fare un giro, magari la vedo!”
Mi guarda ancora, ora più serio. “Ok, ma prima a casa.”
“D’accordo. Però una cosa veloce…”
Sale sullo scooter e mi fa salire. Si mette il casco. “Scusa, ma non ce l’ho per te. Questa fuga non era programmata.”
Non so dove tenermi. Poggio piano le mani sulla sua schiena. Mi guarda dallo specchietto. Accende e parte. Mi tengo più forte a lui, abbracciandolo.

Sta attaccata a me. Accendo la moto e parto. Ha messo i biscotti in una busta ai miei piedi. Supero le macchine, zigzagando, contro vento. La tengo d’occhio dallo specchietto, si guarda intorno, ma non sembra cerchi qualcuno. È più interessata alle luci, ai suoni, al vento. Poi mi viene in mente che non so neanche come si chiama.
“Ehi!”
Mi guarda dallo specchietto. “Sto girando con una sconosciuta!”
“Maya. Ora non sono più sconosciuta.”
Mi sorride, e sembra sincera. Bel nome, le sta proprio bene. Io rimetto gli occhi sulla strada, ma ogni tanto butto un’occhiata su di lei. Si tiene forte. Due curve e sono arrivato. Spengo la moto. Lei scende, contenta. “Guidi benissimo! Almeno una cosa la fai bene…”
Scendo anche io e mi tolgo il casco. Lo poggio per terra. “Non sai quante altre cose so fare bene. Magari un giorno te ne accorgerai…”
Mi fa un sorrisetto ironico. “Ne dubito. Poi tu non ti schiodi dall’argomento: te stesso!”
Le faccio salire le scale. Poi apro la porta. “Uau, è casa tua?”

La cucina ha i muri bianchi. È luminosa, come piace a me. Lui poggia le chiavi sul tavolo.
“Non hai paura di stare in casa di uno sconosciuto?”
“Non mi senti il tipo da approfittarne”
Guardo fuori dalla porta finestra. “Posso uscire in balcone?”
“Certo. Ti raggiungo subito.”
Mi sposto in balcone. L’aria è fresca. Il cielo è limpido e sereno. Il vento mi spettina un po’. Fa niente. Accidenti. Sono a casa di Ray. Non lo dirò a Lucia. Va bene la sincerità, ma troppa fa male. La penso così. Mi piacerà un sacco questa vacanza. Me lo sento.

“Ste?”
Cerco mio fratello in casa. Non c’è. Dove diamine si è cacciato? Torno in cucina. Maya ha poggiato i biscotti sul tavolo. È in balcone ora. La chiamo. Non mi sente. Mi avvicino.
“Ehi, ti piace il panorama?”
Lei guarda assorta il mare.
“Sai… Stare qui è un po’ come…”
“Come? Continua.”
Maya abbassa lo sguardo. “Dai, lascia perdere…”
La afferro per un braccio. “Ora voglio saperlo. Dai”
Mi guarda, seria. “Non ridere, però”
“D’accordo”
“Me lo prometti?”
“Te lo giuro”
Ci crede. Guarda il cielo. “Quando ero piccola, i miei hanno comprato una casa. Era di fronte al mare, proprio come ora. E io rimanevo ore, attaccata alla finestra. E mia madre mi chiamava e mi chiedeva dove fossi. Io le rispondevo che ero tra… mare e cielo. Come ora. Io sono tra mare e cielo. Puoi perderti nell’immensità del cielo, o nelle profondità del mare.”
La fisso. “Mi sa molto di poetico…”
Si volta, arrabbiata. “Mi avevi detto che non mi prendevi in giro…!”
“Infatti. Non lo sto facendo. Mi piace, come teoria.”
È spettinata, è buffa. “Che fai? Mi guardi i capelli?”
“Sei spettinata. Ma fa niente”
Mi sorride. Il vento la spettina di più. Lei ride. Rido anch’io. Le metto a posto i capelli. Mi ferma la mano con la sua. È fredda. “Secondo me, sei un ragazzo molto dolce.”
“Magari un giorno lo capirai… Chissà”
La mia mano si ferma su una guancia. Le spingo i capelli indietro. La sua mano stringe forte la mia.
Il campanello di casa ci fa trasalire. “Oh, vado ad aprire.” Mi allontano e le mollo la mano.

Si allontana. Arrossisco e mi rimetto a guardare il mare.
Oh, Maya, cosa stai facendo??? Non puoi fare questo a Lucia.
Niente, non sto facendo nulla. Ecco che Maya cattiva si intromette.
Si che può. Magari non vuole, ma può.
Non voglio e non posso.
Maya neutrale riporta le cose alla normalità. Come sempre.
Per il momento non è successo nulla.
Ma può accadere!
E se io impedisco che possa accadere?
Davvero vuoi impedirlo? Io dico di no.
Invece vuole. Magari non può.
Posso e voglio!
Sei sicura? Dimmi cos’hai appena provato.
Oh, beh… quando mi ha messo a posto i capelli…? Niente.
Bugiarda.
Ok, ho provato qualcosa.
Tipo? Un brivido?
Si, anche.
E l’incredibile voglia di saltargli addosso? Dove la lasci?
Anche quella. Ma è passato.

Alla porta, Fabio. Chissà perché, mi sembra sempre arrivi nei momenti migliori.
“Ciao. Sei solo?”
“No”
“Ahhh. Dolce compagnia?”
“Più o meno”
“Allora me ne vado.”
“No, se vuoi rimani. Stiamo uscendo”
“E io sto per diventare il terzo incomodo. Non penso. Vado via”
Lo afferro per la maglia. “Davvero. Non è la mia ragazza. Se vuoi te la presento.”
“Allora ok.”
Maya è ancora tra cielo e mare. O tra mare e cielo. Mi viene da ridere. Mi trattengo. Ho promesso di non prenderla in giro. Fabio la vede dalla vetrata. Mi blocca.
“Non dirmi che sei con la tipa del bar!”
“Si, proprio lei!”
Maya si volta. Mi sorride.
Le faccio segno di venire. Lei lascia il balcone.
“Ciao…” Saluta educata Fabio. Li presento. Lo sguardo di Fabio cade inevitabilmente sulla maglietta scollata. Gli mollo un colpo col gomito.
“Mi dispiace per quello che è successo al bar.”
“Non fa niente.”
“Non ti ho aiutato perché mi stavo godendo il panorama dalla sedia…”
Maya lo guarda interrogativa, poi guarda me. Incenerisco Fabio con lo sguardo.

Mezz’ora dopo. Sono stretta a Ray. Sono vestita troppo leggera, ho freddo. Mi guarda dallo specchietto. “Qualcosa non va?”
“No, tranquillo.”
Mi tengo più forte, mentre lo scooter fa una brutta curva. Ray torna al porto. Scende dallo scooter. Io cerco in giro mia cugina. Non la vedo.
Mi porta un po’ in giro. Mi fa domande.
“Davvero non hai mai guidato una moto?”
“Davvero. Mia madre è un po’ troppo restrittiva.”
“Mi sembri abbastanza responsabile”
“Tutta apparenza. Ho sempre la testa tra le nuvole.”
“L’ho notato”
“Ehi!”
“Guarda che scherzo!”
“Meglio per te!”
“Altrimenti che mi fai?”
“Meglio che non assisti ai miei momenti di furia. Faccio paura!”

Le dico: “Sei arrabbiata anche ora?”
Mi manda a quel paese. La prendo da dietro e quasi la trascino su una panchina. Le faccio il solletico. Lei ride, poi si ferma. Mi guarda. Sembra ingenua. Ma io so che non lo è. Affatto. Eppure la conosco poco.

Lei continua a ridere. Mi siedo accanto a lei. Sembra tranquilla. Guarda la gente intorno. Poi ride di nuovo.
“Tu sei matta”
“Perché?”
“Ridi, non ridi… non ti capisco”
“Sei tu che mi fai ridere. Mi fai ridere.”
Me lo dice con forza. Ma non sembra arrabbiata.
“Io?”
“Si, tu!”
Ride e poi mi sorride. Sorride sempre. È solare.
“E perché?”
“Perché sembri un duro. Ma sotto sotto sei tenero…”
“No, non sono tenero per niente. Sono forte…”
“E io sono la luna e le stelle!”
“La luna o le stelle?”
“Tutte e due. Perché, non posso?” Ride ancora.
“No, non puoi!”
“Allora sono il mare!”
“E no, quello sono già io!”
“E chi l’ha deciso?”
“L’ha deciso il destino”
Non ride più. “Allora… Hai deciso cosa vuoi essere?”
Piega la testa di lato, guarda un piccione alla ricerca di briciole.
“Io sono il vento!”
“E io sono un gabbiano”
“Io sono davvero il vento. Libero e felice. Come me”
“Libero e felice come un gabbiano.”
Ride ancora. E ancora. “È vero!”
“Ora perché ridi?”
“Perché il vento è libero. Libero e felice di ridereeee!!!”
Sono divertenti questi argomenti da bambini. Si alza e comincia a correre. Libera e felice. Libera, felice e bella. Trascina tutti con la sua allegria, con le sue All Stars bianche e nere, con i suoi capelli sbarazzini, né lisci né ricci, una via di mezzo, il suo sorriso sincero, la sua risata contagiosa. Fa giri su se stessa. Spaventa i piccioni che volano lontani. Due bambine la guardano, sperando magari di essere anche loro così, riuscendo a scappare allo sguardo della madre che le controlla. Lei. Bambina eterna. Corre via.
Non la vedo più. Si ferma e mi guarda.
“È vero, sei un gabbiano!”
“Da cosa lo deduci?”
“Hai le ali! Però sei più Angel che Devil!”
È vero, ho le ali nei jeans. “No, io sono tutto Devil! Se vuoi ti do una dimostrazione!”
Non me ne dà il tempo, corre di nuovo via. Cala Gavetta. Le auto passano veloci, rischiando quasi di investirla. Per un momento ho paura per lei. Ma poi passa. È molto più avanti di me. La vedo, ferma di fronte all’acqua. Ora ho paura davvero. Si volta e mi vede. Mi fa segno di avvicinarsi. È di fronte a una barca.
“Non farmi spaventare”
“Hai avuto paura, eh?” Sorride, cattiva.
“Si molta”
Guarda la barca. Seguo il suo sguardo. Il vento e il gabbiano. È il nome che qualche proprietario ha dato alla sua barca, senza sapere che un giorno avrebbe parlato di noi. Un noi che ancora non c’è. “Buffo, no?”
“Molto.”
Mi volto. Non è più accanto a me. È di fronte alla gelateria. Attraverso la strada. Il sole sta tramontando.
“Maya!”
“Muoviti, Ray! Sei proprio una lumaca. Non puoi competere con me.”
Non le rispondo. Non ne vale la pena. Gliela do vinta.
Si siede su una panchina gialla. Mi siedo accanto a lei.
“Sai, stavo pensando…”
“Ah, sai anche pensare?”

“Certo che so pensare!”
Si alza e cammina piano. In silenzio torniamo al porto. Lei fa di tutto per fermarsi in un’agenzia di viaggi. Guarda i posti, le isole. Sogni, piccole bolle di sapone, che esploderanno prima di toccare terra. Indica le immagini e racconta dove vorrebbe andare, così curiosa e piena di vita.
Ora siamo di nuovo in piazza.
“Davvero, a che pensavi?”
“Oh, niente…”
“Non dirmelo”
“Non lo vuoi sapere?”
“Non me lo vuoi dire…”
“Si che voglio!”
“Allora fai la misteriosa”
”Certo!”
“Perché?”
“Perché se ti svelo tutto di me niente ha senso…”
“Ma non deve per forza avere senso!”
“Si, invece…”
“Allora fai quello che vuoi…”
“Tanto lo farei lo stesso”
Siamo di fronte alla fontana. Mi sorride, così, senza motivo. Un brivido. Ha freddo. È vestita poco. È sempre spettinata. Mi fa ridere. Cerca di mettersi a posto, e ride. Le blocco le mani.
“Vai bene così”
Non ride più. Ha gli occhi grandi, solcati da un brivido leggero dovuto al freddo. E magari non solo a quello. La piazza è piena. Ma per me è vuota. Ora sorride di nuovo. Nessuno dice niente. Aspetta qualcosa. Mi avvicino a lei. È bella. Le poggio una mano sulla vita. Lei mi lascia fare. Sembra preoccupata.

Mannaggia a te!!! È vicinissimo… No, Maya, hai promesso… Allontanati. Ehi, dove vai con quella mano? Ah, ecco, lasciala lì. Ho freddo.
Maya, ti piace, eccome.
No, no. Per niente.
Come no?
No. Ho promesso.
Ma a chi? A Lucia? E allora? Cosa te ne importa. Capirà!
No, non capirà! Maya, lascia perdere!
Allora? Che hai deciso?
Per il no…
Maya, guardalo! Non ne trovi altri come lui… Approfittane!
Maya, fa un passo indietro…
Rimani lì…
Oh, mi lasciate in pace? So decidere da sola!

All’improvviso, fa una cosa inaspettata. Si avvicina piano a me. E io rido. Si avvicina al mio orecchio. La lascio fare. Chissà. “Ehi, latin lover. Te l’ho già detto…”
“Cosa?”
Mi spinge in mezzo alla fontana. Io mi bagno da capo a piedi. Rimango talmente stupito che non so cosa dire. La gente mi guarda, e alcuni ridono.
“Con me non attacca!!!” Fugge via, verso Cala Mangiavolpe. Io esco dalla fontana e la rincorro. Mi ha fregato. Me la pagherà. Corro tutto bagnato nelle vie, coi pantaloni che ancora un po’ mi cadono. Poi la prendo, proprio quando è di fronte al porto, con le barche di turisti ricchi attraccate.
Si dimena.
“Mollami Waterman!!!”
E ride, soddisfatta del suo scherzo subdolo.
La bagno standole attaccato, cercando un modo per vendicarmi. È allegra, non sembra preoccupata. Due ragazzi passano, e ridono.
“Carino il volo nella fontana… Troppo forte la tua ragazza, Ray!”
“Non sono la sua ragazza! E non penso che lo diventerò!”
“Lasciatela dire!”
La prendo in braccio a fatica, non sta ferma un momento. Poi, la folgorazione, mi avvicino all’acqua. Lei ora ha un brutto presentimento. E capisce.
“Ray scusa, davvero mi dispiace”
Rido, cattivo.
“Certo, ora mi chiedi scusa?”
“Davvero, sono seria non volevo…”
E la butto nel porto, proprio dove l’acqua è più bassa… E anche più sporca.
Lei si rialza, bagnata di tutto punto. È arrabbiata. Macchè, è infuriata.
Mi avvicino al bordo, vicino al mare.
“Ehi, Maya. Com’è l’acqua?”
“Vieni così lo senti!!!”
Velocissima mi butta in acqua, tirandomi per la maglietta. Vittima due volte. Solo che ora del mio stesso scherzo. Accidenti!
Lei ride, bagnata, un po’ sconvolta, infreddolita.
“Allora, come trovi l’acqua?”
“Fredda.”
Chissà come, mi viene da ridere. E ride anche lei. Poi smettiamo insieme. Io mi avvicino. Lei ha paura di qualche altro scherzo e si allontana. Io la afferro per una gamba mentre cerca di uscire. Si trova a un centimetro da me. Tiene le mani sulle mie spalle. E all’improvviso, bagnati, un po’ puzzolenti, infreddoliti, ci baciamo. Veramente mi bacia lei. Si lascia andare. Poi, sul più bello, mi morde, forte.
“Così impari!!!” Esce veloce. Io la seguo, col labbro che brucia. Dove scappi!!!
Una signora, vedendoci zuppi, correndo in mezzo alla strada, mormora: “Teppisti…”
Ma nessuno le da retta. Nessuno. Sono gelosi. Gelosi di noi. Felici e liberi. Come il vento. Come un gabbiano. Come due persone. Due persone felici e libere.





Non pensate Maya come una ragazza facile... ha solo voglia di innamorarsi... e poi, è in vacanza! =) un saluto e recensite!!

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Capitolo 5
*** pensieri ***


boh“Maya, che schifo, puzzi da morire!”
“Per sbaglio sono caduta nel porto…”
“Bleha… vai a lavarti non resisto…”
Mi faccio veloce la doccia. Esco con i capelli ancora bagnati.
Squilla il telefono. Samu va ha rispondere. Io mi metto il pigiama e dopo mi guardo allo specchio. Che scema sono stata. L’ho buttato nella fontana.
Macchè scema, hai fatto bene.
No, chissà che idea si è fatto di me. Mi pettino.
Nessuna idea strana. Secondo me, gli piaci.
Io? Sarò una delle tante…
E tu vuoi essere una di quelle?
Non sarò niente. È stato un errore. Accendo il phon.
Un errore piacevole a quanto pare…
Oh, non rompere. Si, mi è piaciuto, e allora?
Allora…?
Allora… Si, allora. Non cambia le cose.
Però potresti cambiarle tu…
E se non volessi?
Magari non puoi…
Magari non voglio! Non ti passa per la mente che non voglia? È stato un errore, un gran bell’errore. Un errore che mi è piaciuto e che rifarei. Ma non cambia le cose.
Quali cose?
Sono un’altra da aggiungere alla lista…
E se ne creasse una nuova?
Io non ci sarei.
E chi te lo dice?
Lo so e basta.
Non lo sai. Tu hai paura.
E di cosa?
Che lui ti piaccia.
Ma non mi piacerà.
E se ti piacesse?
Tutte queste domande e nessuna risposta…
Le risposte le hai. Le tieni nascoste.
È vero. Ho paura della verità.
Hai paura di diventare come Lucia.
E cioè? Come?
Innamorata di un ragazzo che ti ha usata…
Non diventerei così. Lo so.
Non lo puoi sapere. Se ti piacesse?
Ancora con questa domanda?
Tu non rispondi!
Se mi piacesse lo saprò… Saprò cosa fare. Saprò qual è la via giusta.
Ne dubito…
Ma non ti avevo chiesto di andartene?
Ma senza di me non puoi stare.
Ma senza te non ho tutti questi dubbi.
Vedi che hai dei dubbi
Sparisci!!!




Sto coricato sul letto di mio fratello e guardo Mtv. Sono rientrato a casa che sembravo uscito da una fogna. Però mi sono divertito. Accidenti. È forte. È bella. È unica. E non siamo insieme. Prende l’iniziativa. Mi piacciono le ragazze così. Libere come il vento. E mi sento libero. E felice. Per la prima volta.


Samu piange sul divano. Guarda la fine del film Vi presento Joe Black. Piange ogni volta.
“L’amore è una cosa così bella…”
“Ma se ti fa piangere! Tu sei esaurita”
“Mi fa piangere, mi fa ridere, mi fa vivere felice. È meraviglioso!”
“Se lo dici tu.”
“Oh, ma perché guardo questo film? Lo so a memoria, mi fa piangere sempre”
“Non è quello che ti ho detto io?”
“Quando il signore anziano sa che deve andarsene e lo vede lontano dalla festa, è lì che piango… Poi Joe torna solo, e non è più la morte, è il ragazzo di prima… Oh, che triste!”
“Ho capito che guardi i film per deprimerti.”
“Per essere felice. Essere felice di piangere”
“Gli sceneggiatori sono crudeli…”
“Loro dal tuo pianto ci guadagnano!”
“Sono crudeli perché Joe ha imparato ad amare… E ha dovuto compiere il suo dovere, doveva portarsi via un uomo. E l’uomo era contento, alla fine…”
“Tu soffri troppo… Meglio lasciar perdere…”
“Macchè. Adesso lo riguardo…”
Si mette più comoda sul divano, coi piedi sotto un cuscino, i fazzoletti accanto a lei.  Rimette il dvd dall’inizio. Mia cugina. Cambia idea in un baleno. Le sorrido e torno in camera. Squilla il mio telefonino, è un sms. Mia madre. Ha imparato a scrivere gli sms. Accidenti!



“Ste, che cucini domani?”
“Ma che ne so, sono in crisi!”
“Niente pasta, eh!”
Suo fratello, si crede persino sarcastico.
“Se domani vengono, tu non tornare prima delle tre”
“Le tre di mattina?”
“No, del pomeriggio”
“Davvero?”
“Sono serio. Deve essere tutto perfetto, e ciò può riuscire solo se tu stai fuori dai piedi!”
“Si, capito il concetto, afferrato, chiaro e limpido, come l’acqua… Ah, ieri ho fatto un volo nella fontana”
Stefano si volta di scatto. Ray è seduto come un angelo sul divano. Lui col suo grembiule a fiori prepara le lasagne. Accidenti, si è cacciato nei guai…
“E poi nel porto…”
Lo dice come se stesse elencando i prodotti comprati al supermercato. Stefano impallidisce.
“Tranquillo Ste. Poi c’è stato il lieto fine.”
“Non ti hanno arrestato, quindi?”
“No, ma scherzi? Ho baciato una ragazza…”
“Nel porto?”
“Si, nell’acqua sporca. Però mi è piaciuto. Eccome. Quella ragazza bacia benissimo, accidenti!”
“Ora sei fidanzato?”
”Macché! È stata una cosa così, se continuerà, bene, altrimenti ciao”
“Ricordati che domani c’è la cugina di Samuela”
“Certo che me ne ricordo. Se non è il mio tipo non pensare che me la porto in giro”
“Non lo faresti per tuo fratello?”
“No, né per te, né per nessun altro.”
Si volatilizza in camera sua. Sono proprio nei guai, la mia serata romantica potrebbe essere un fallimento!!! Speriamo bene.





grazie a tutti quelli che mi hanno messo la mia storia tra le seguite e le preferite...  =)  fatemi sapere i vostri pareri!!!


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Capitolo 6
*** troppe api ***


boh 2
Samu a letto. Mi sveglio alle sette spaccate. Odio la sveglia, col suo martellare troppo forte. Meglio di mia madre che ogni giorno si ostinava a svegliarmi cantando una canzone. Ed era persino stonata. Ma che ci vuoi fare, è mia madre…
Vado in cucina già vestita e pettinata, e quasi mi viene un colpo, alla vista di una donna, bassa e tarchiata, che fa le pulizie, lo straccio in mano.
“Buon giorno, signorina Maya.”
“Buon giorno anche a lei…”
Non so bene cosa dire. Esco di casa. Entro nel garage e prendo lo scooter. Non ho nemmeno fatto colazione. Chissà cosa direbbe mia madre. Oh, ma sto sempre a pensare a mia madre?



“Ray!”
“No, la luce no…”
Stefano spalanca le finestre e mette a tutta pompa il cd degli U2.
“Ray svegliati! Cosa c’entra la luce, mica sei un vampiro…”
“Ma se è l’alba!”
“Ma se sono le otto e mezza!”
“In estate per me questa è alba!” Ray ficca la testa sotto il cuscino e ricomincia e ronfare. La voce di Bono gli riempie la testa: “In the name of looove...”
“Accidenti a Bono e a mio fratello…”
“Hai detto qualcosa, Ray?”
“No, fratellino caro…” ruggisce Ray, scaraventando lontano il lenzuolo.
“Perchè caspita mi hai svegliato a quest’ora? Per vedere il sorgere del sole?”
“Guarda che il sole è sorto da un bel pezzo. Poi devo pulire.”
”E mi svegli?”
“Fuori dai piedi. Mi saresti solo d’intralcio…”
Ray si alza di malavoglia e si veste. Perché avranno inventato i fratelli? Non sa però che è la domanda che si fa suo fratello ogni giorno…

Oggi è proprio una bella giornata. Mi piace questo clima strano. Prendo lo scooter e mi faccio un giro. Benché sia presto, le vie sono trafficate. Mi pento di non essermi messa il costume. Fa nulla, farò il bagno un'altra volta... Nemmeno mi accorgo che sono le nove. Parcheggio lo scooter e lo lego con una catena. Cammino accanto alle barche attraccate, vicino allo sbarco dei traghetti, quando mi sento chiamare. "Maya!!!"
Mi volto e lo vedo. Ray. Anche se l'isola è così grande lui è sempre in mezzo ai piedi. Si avvicina, con quella faccia da schiaffi, i jeans neri e la maglietta bianca. Sbuffo e incrocio le braccia. "Ci incontriamo sempre, io e te"
"Purtroppo" rispondo io, scocciata. Mi sorride, mentre continuo a non guardarlo.
"Ti sto così antipatico? Nemmeno un sorrisino?"
Lo fisso. "No."
Mi dà un colpetto sul braccio. "E dai..."
"No" ripeto.
"Peccato" dice lui, spostando i piedi sull'asfalto, guardandomi. "Perchè se sei così antipatica non usciamo più insieme e ti tocca trovare un ragazzo più bello e simpatico di me, anche se non esiste"
"Abbiamo un'alta considerazione di noi stessi" dico con una vocetta.  
Lui sorride e mi si avvicina. Faccia da schiaffi. "Si, abbastanza. Perchè, tu no? Sei anche abbastanza carina..."
Mi prende per un braccio e mi trascina su una panchina. Oggi non c'è neppure vento, ne sento la mancanza. Mi volto a guardarlo. Ha gli occhi di uno strano azzurro cielo, molto belli, le labbra carnose che non stanno mai ferme. Molte ragazze lo guardano, e lui le saluta tutte, irriverente, con quel suo sorriso bellissimo e i capelli non proprio neri, ma quasi blu scuro... Si alza per salutarne alcune e io mi innervosisco. Mi alzo e mi dirigo verso via Venti Settembre, rischiando di perdere le ballerine.
Mi blocca. "Dove vai?"
"Dove mi pare" rispondo, furente. Riprendo a camminare e me lo ritrovo davanti, che sorride.
"Posso venire con te?"
"Non se ne parla"
Lo scanso e vado avanti. Giro a destra e mi blocca di nuovo. "Perchè sei andata via? Sei gelosa?"
"No!" rispondo con troppa foga e lo vedo ridere.
"Si, sei gelosa. Che carina... mi piacciono le ragazze gelose."
"Io non sono gelosa!"
"Si, e io sono il principe azzurro"
Mi fermo. "Hai troppe api che ti ronzano attorno."
"Sei gelosa!"
Sbuffo e incrocio le braccia. Mi dà sui nervi. "Non ho detto questo"
Gli volto le spalle e torno indietro. Imbocco una stradina minuscola. Lui è sempre dietro di me.
"E cosa volevi dire?"
Mi giro e lo guardo. "Sei troppo ricercato per stare con una ragazza sola. Non vale la pena provarci"

"Pensi questo? Parti già scoraggiata..."
Mi appoggio a un muro. "Non posso fare altro. Sei tu quello che piace"
"Ma tu piaci a me... questo già basta per cancellare le altre."
Si avvicina a me. Mi mette una mano tra i capelli.
"Guai a te se mi mordi, questa volta..." mi sussurra.
Mi bacia con la lingua, mentre io sto attaccata al muro e sento il suo profumo.       

“Samu sono a casa!”
La donna delle pulizie mi fa segno di stare zitta.
“La signorina Samuela è ancora a letto”
“Ma se è gia mezzogiorno!”
Samu appare in cucina, stretta nel suo pigiama sexy. Me ne ha comprato uno uguale. Non so se lo userò mai.
“Maya, già a casa?”
Sorrido. La donna smette di stirare e prepara la colazione.
Mi butto letteralmente sul divano.
“Signorina, non ci sono biscotti. Mi dispiace”
“Non preoccuparti Rosa. Mangio le fette biscottate. Puoi andare.”
Rosa fa segno di sì con la testa e porta via l’asse da stiro. Appena è uscita dalla porta di ingresso, Samu mi fissa. Mi viene da sorridere.
“Sei strana. Dimmi cos’hai!”
“Niente. Sono in piedi dalle sette”
“Pensa che io sono in piedi da sette minuti!”
“Non è proprio la stessa cosa…”
Si alza e va a prendere il tè che Rosa ha lasciato nel forno a microonde. Tè verde. Come mia madre. Si somigliano proprio. Si volta verso di me.
“Non ti avevo detto di comprare i biscotti?"
Faccio le spallucce.
“Cosa ti metti stasera?”
“Stasera?”
“Dobbiamo andare a casa di Stefano a cena. Non te l’avevo detto?”
“No…” Sgrano gli occhi.  
“Ora lo sai. Tu però non ci sei. Sei in giro con suo fratellino.”
“Suo fratellino? E chi è? Quanti anni ha?”
“Oh, è carino. Tranquilla, non ci devi uscire insieme. Solo fare un giro.”
“Un giro breve, però.”
“Il tempo di una cena.”
“Ok. Ma lo faccio solo per te.”
“Lo so.”

"Chi hai baciato oggi, Ray?”
“Sempre la stessa…”
Stefano indossa il suo solito grembiule a fiori, tira fuori dal forno le lasagne rischiando di bruciarsi.
“Dove vai stasera?”
“Perché?”
“C’è la cugina di Samu…”
“Oh, me ne ero dimenticato, sono a cena fuori.”
“Portala con te. Non vi voglio qua”
“Ok, farò aggiungere un posto”
“Com’è questa qua?”
“Carina, molto. Ha un nome particolare. Non mi viene in mente…”
“Te l’ho già detto. Se non me gusta…”
“Rimani a casa. L’ho capito. Da quando parli spagnolo?”
“Da mai. Però me gusta, mi sa di argentino, la patria di Messi…”
“Chi è questa Messi? Una tua nuova ragazza?”
“Ma che dici? È un giocatore di calcio!”
“Ah, non me ne intendo…”
“È per questo che io ho molte ragazze intorno e tu solo Samuela. A volte mi chiedo se siamo realmente fratelli”
Si siedono a mangiare. Le lasagne sono è un po’ bruciacchiate in un angolo, come piace a Stefano. A quanto pare anche a Ray, che si avventa famelico nel pezzo preso di mira dal fratello. Stefano si ritrova a pensare che per una sera senza suo fratello, deve pagare un prezzo.


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Capitolo 7
*** con te ***


boh 3Chissà com’è il fratello di Stefano. Lo scoprirò tra mezz’ora. Sono vestita casual, gli shorts e una canottiera piena di bottoni, troppo carina. Quattro dovrebbero stare sganciati, ma io li aggancio tutti, per sicurezza. Ai piedi le ballerine dorate che si abbinano coi bracciali.
Samu è in cucina, stretta nel suo vestito nero, corto. si stropiccia le mani, preoccupata come non mai. Gira frenetica intorno al tavolo.
“Samu calmati”
Mi afferra per le spalle. “Calmati? Non capisci… Se qualcosa va storto io sono finita, se ci molliamo, incomincerò a mangiare gelato e ascoltare Laura Pausini… Diventerò una balena! E lui mi vorrà ancora meno!”
“A lui tu piaci tanto, non hai da preoccuparti”
“Tu credi?”
“Io credo.”
“Allora sono contenta. E anche scalza”
I ruoli invertiti. “Ti prendo le scarpe”

“Che cucini?”
“Guarda tu stesso…”
Mio fratello si dà da fare. Risotto con gamberetti e asparagi, coniglio alla cacciatora. Infilo una mano nel risotto e rubo un gamberetto. Stefano mi guarda contrariato.
“Ti piace? O te gusta, come dici tu”
“Me gusta. Mi sa che rimango a cena qua…”
Per un attimo Ste ha paura.
“Dai che scherzo”
Sembra sollevato. Ha apparecchiato la tavola con amore. Dei fiori sul tavolo, le candele.  
“Ray, a che pensi?”
“Niente, niente”
Anche se fosse una cozza, la ragazza, ci andrei in giro la stesso. Non rovinerei la serata a mio fratello.
“Tu stavi pensando a qualcosa…”
“Si, hai ragione, mi servono soldi”
Era meglio se non pensavo?
“Oh, certo, prendi la carta.”
“Uau, addirittura la carta, mi piacciono queste serate…”
“Non abituarti”

Samu parcheggia la Smart sotto un albero.
Stefano appare da una finestra. Ci sorride. Fa segno a Samu di mettere la Smart in garage, che è aperto.
“Scendi Maya. Secondo piano.”
Salgo le scale senza guardarmi intorno. Ho migliaia di pensieri confusi in testa. Eccomi al secondo piano. Suono il campanello. La porta che si apre mi riporta alla realtà.
Stanziato sulla porta, in una specie di visione celestiale, coi suoi occhi azzurri. Mi fissa, poi sorride.
Sono sconvolta.


“Ray, è Samu, vai ad aprire!”
Mio fratello è in cucina. Sbuffo. Apro la porta. E me la ritrovo davanti, bella e stupita. E sorrido. Tra tutte quelle nell’isola. Lei. È il destino. Mi fissa, a bocca aperta. Non sa che dire. E nemmeno io.


Bello. Ma che dico, bellissimo. Sembra una divinità. Non perderti in chiacchere, Maya.
“Scusa, ma che ci fai qui?”
“Ci abito”


“Non ci credo. Tra tutti, tuo fratello è il ragazzo di mia cugina!”
“E si”
Ha un profumo leggero.La lascio ancora un po’ sulla porta.
“Sei sicuro di abitare qui?”
Ridacchio. “Certo.”


Maya, perché capitano tutte a te? Me lo chiedo spesso in questo periodo.
Mi guardo intorno. Si, è vero ci sono già stata.
“Quindi mi tocca rassegnarmi…”
“A cosa?”
“A passare una serata con te.”
“Si, devi”
“Lo faccio solo per Samu, sia ben chiaro.”
“Certo, come no. Vieni, entra”
Casa sua è la stessa. Pareti bianche luminose. Un profumino aleggia nell’aria. Risotto? Chissà.
Appare Stefano in salotto. “Ciao Maya. Hai fatto conoscenza con mio fratello, immagino”
Sorrido. “Si, purtroppo. Non vi assomigliate molto”
Ray ride. “Ti ha fatto un complimento, Ste! Rilassati.”
Il campanello suona di nuovo. Stefano torna in cucina.
“Ti dispiace se vado io?”
“No, tranquilla” dice Ray sedendosi sul divano “Anzi, meglio. Mi godrò il tuo panorama…”
“Il mio panorama?”
“Tu che ti incammini verso la porta. Mi piace un sacco quando cammini.”
“Mi sa che oggi ti bagnerai un casino. Non vedo l’ora”
Il campanello suona di nuovo. Apro. Samu mi sorride con le scarpe in mano.
“Allora com’è?”
“Cosa?”
“Non cosa, chi! Ray, il fratello di Stefano. Vero che è carino?”
Samu. Capisce tutto. Non capisce niente.
“Passabile”
Ray appare alle mie spalle. “Grazie molte. Davvero. Ciao Samu, che carina…”
“Grazie” Samu entra e si mette le scarpe. Ray torna in cucina. Samu mi fissa la canottiera. “Così non va bene” Mi sgancia i bottoni. “Valorizza i tuoi punti di forza”
“Non cambi mai…”


Mio fratello controlla la tavola, impaziente. Mi vede arrivare.
“Allora, com’è?”
“Il tavolo? Va benissimo, te l’ho già detto”
“Ma non il tavolo, Maya!”
“Oh, passabile…” Che bugiardo. Così ho sistemato mio fratello.
Samu entra, seguita da Maya. Le sorrido. Mi ignora. È arrabbiata.
“Ciao Samu”
“Ciao… che dolce hai apparecchiato così bene. Sei un tesoro.”
Si incolla a Ste, che mi fa segno con una mano di andarmene.
“Beh, allora noi andiamo… Ciao.”
Prendo Maya per la vita ed esco. È gia buio in strada. “Andiamo a piedi. Ti dispiace?”
Non mi risponde. Cammina trascinando i piedi. È scocciata, e si vede.
“Chi tace acconsente. Quindi lo prendo come un si.”
Continua a non rispondermi.
“Visto che non vuoi parlare, parlerò io. Basta che tu mi ascolti. Se non mi rispondi lo prenderò con un sì.”
Non risponde.
“Allora… Sei arrabbiata con me?”
Nessuna risposta.
“Sempre sì, bene. Cioè, non è bene. Non mi va che tu sia arrabbiata con me. Soprattutto se poi finisco nell’acqua”
Riesco a strapparle un sorriso. Ma quel raggio di sole svanisce subito dal suo viso. Continua a non parlarmi.
“Il problema, è che magari io sono un po’ cattivo, a volte me ne frego dei sentimenti degli altri. Delle altre, per di più. E a volte mi dispiace. Ma solo a volte. E ferire te mi dispiace.”
Non dice ancora niente. Però sembra attenta.


Mi sorride. Potrei abituarmi a questi sorrisi.
“Sei gelosa?”


Finalmente mi parla. “Macché gelosa. Ma che dici?”
“Tu sei gelosa. Ammettilo, sei cotta”
“Non dire scemenze, non sono cotta.”
"Però ogni tanto ci baciamo..."
Si ferma davanti a me. "Puro divertimento..."
"Vieni qui che mi voglio divertire..."


 All’improvviso, delle voci alle nostre spalle.
“Uuu, Ray ha una nuova fiamma. Ma vi sembra il caso di baciarvi di fronte a tutti? Trovatevi un vicolo, no?”
“Fortuna che ci aveva assicurato che veniva solo”
“Infatti. Che infame”
Gli amici. Tornano dentro. Ray mi sorride e mi fa segno di seguirlo. Entriamo nel ristorante. Una ragazza rumena, ci saluta e ci porta al tavolo, il più grande, dove gli amici da Ray e le loro ragazze sono già seduti.
“Ciao ragazzi. Scusate il ritardo”
Ray mi presenta gli amici.
“Keffo e Paola” poi mi sussurra “Attenta al portafogli”
“Marcellino” Volto angelico. Sguardo furbo.
“Nikko e Bea”
Un bel ragazzo mi sorride. La ragazza bionda accanto a lui mi squadra gelida come non mai. Brr, che paura.
“Grugno e Nicoletta” Un ragazzo con la faccia un po’ schiacciata e la ragazza, anoressica probabilmente, guardano tutti come se volessero sbranarli. Sembrano arrabbiati col mondo.
“Che nomi strani…”
“Fabio lo conosci già…”
L’amico di Ray mi sorride. “Lei è Fede” Una ragazza bruttina, con le sopraciglia folte, mi sorride dall’altra parte del tavolo.
“Poi… Novello” Indica il ragazzo accanto a Fede “Vichingo,” alto e grosso “Accio e Boby.” Boby non mi convince molto. Ha gli occhi sempre in perenne movimento, un sorriso untuoso che mi dà il voltastomaco. “E infine, ma non meno importante, Holly” Mi sorride.
“Io sono Maya”
“Piacere…”
Un coretto si alza, le ragazze, tranne Fede, non mi rispondono. Forse non sono felici di vedere la ragazza con cui è venuto Ray.
Nikko sorride e dice a Ray: “Forte la tua ragazza. Soprattutto per il volo nella fontana.” Mi siedo accanto a Ray.
“E nel porto” aggiunge Vichingo. Ridono.
“Non sono la sua ragazza” dico io aspra. Bea alza un sopraciglio biondo con aria di sfida. “Ah, si, e prima che facevate? Ma smettila và…”
Nikko ride sentendo la sua ragazza provocarmi così, e ride ancora di più quando io le rispondo: “Facevamo cose che per il momento tu con lui non puoi fare, magari le hai già fatte, chi lo sa, cos’è, sei gelosa?”
Un coro di ‘Buuh’ per Bea si alza, compreso Nikko. Forse non se l’aspettava che le rispondessi così.
Tutti ridono, meno Bea che mi squadra con aria truce.
Il ristorante è accogliente; una gigantografia della città vista dal mare è appesa a una parete, e delle lettere sul soffitto indicano i punti cardinali.
Una cameriera di colore in un vestito nero, forse brasiliana, si avvicina. Holly le sorride. Lei fa la faccia come a dire: provaci un’altra volta.
“Avete deciso?”
I ragazzi prendono tutti pizze diverse, cambiando idea così velocemente che non si capisce più niente. Le ragazze ordinano una margherita ridotta. Fabio aggiunge una serie di condimenti alla sua pizza, sotto lo sguardo scocciato di Fede. Io una con le patatine.
“Bomba calorica” mi ammonisce Fede.
“Meglio” dico io.
“Holly, manchi solo tu”
Sembra pensieroso. “Una margherita, poi te come dessert”
“Sicuro” risponde la ragazza, ridendo.
“Mi spiace, Holly” dice Ray, dopo che se né andata la cameriera.
Fede sembra curiosa.
“Quindi non sei dell’isola?”
“No. Abito in un paese vicino a Cagliari”
“Oh, ecco”
“E non potevi startene lì?”
Beatrice si mette in mezzo. Guardo Ray. Sta perdendo la pazienza. Sto per risponderle, quando si mette in mezzo Fede.
“E tu perché non sei rimasta sulla strada a battere? Ci facevi più felici tutti. Lasciala in pace, non ti ha fatto niente.”
Bea è inviperita. “Che bambine” mormora.
“Senti chi parla” sussurra Fede. Mi sorride. È simpatica, però.
Le pizze arrivano. Io mi butto a capofitto sulla mia, e anche su quella di Ray. Lui ride, vedendomi addentare la pizza bollente e quasi bruciarmi la lingua.
Tutti si scambiano fette di pizza, tranne Fabio, perché nessuno vuole assaggiare la sua.
Le ragazze si ostinano a mangiare con la forchetta. Io ridacchio un po’, Ray mi dà una gomitata.
“Scusa” mugugna, con la bocca piena.
Rubo una fettina di quella di Ray, la più grossa, e mi ritrovo con un metro e mezzo di mozzarella arrotolata alla forchetta, mentre lui ride e mi sporca di farina.
Nessuno paga, perchè Marco, il padrone del locale è amico di Ray e Nikko."Non lo avremmo fatto comunque..." dice Nikko.
“Grazie di tutto, arrivederci”
Saluto la cameriera di colore, che rimane un po’ sorpresa e mi risponde con un sorriso. È felice di aver trovato una ragazza così gentile, e porta le pizze a un altro tavolo canticchiando una canzoncina nella sua lingua.
Usciamo in strada, come una banda di scolari alla prima gita scolastica, camminando al centro della strada, incuranti delle macchine.
Siamo di fronte all’ancora, l’enorme monumento ai caduti in mare. Corro verso la piazza. Nikko sorride: “Troppo forte quella ragazza”
Bea sbuffa.
Ray si avvicina a me. È serio. “Sei sporca di farina”
“Dove?”
“Qui”
Mi bacia accanto alla fontana, in mezzo ai bambini che corrono schizzandosi e urlando.
Guardo le bancarelle. “Ho fame”
“Ma se hai appena finito!”
“Che cosa centra!? Mi mangio te!”
“Si, certo, poi cosa ti rimane?”
Ride. Ci proviamo i cappelli, quelli più orrendi, mentre Grugno ride con la sua risata canina alla vista di Nikko con un enorme cappello rosa.
Siamo di fronte al palco, dove un gruppo suona canzoni di cantanti celebri.


E Maya conosce la canzone. Canta persa nelle sue parole: “Chi lo sa se il mio posto è qui, o è solo una fatalità… una questione di numeri, di probabilità… che può decidere chi sarai, lingue e dialetti che parlerai, accenti ed inflessioni che avrai, luoghi e profumi che chiamerai… casa mia…”
Mi sorride. Canta una canzone degli 883. La conosco anche io. Ma la lascio cantare. Lei continua. È molto brava.
“Così ho preso la macchina… guidando di città in città… e da quella grandissima, alla più piccola… c’erano tante persone che, pur non essendo uguali a me, anche se non proprio identiche, c’era qualcosa, qualcosa che… forse che si fa quello che si può, forse che si fa quello che capita, con più o meno dignità… forse è come pescare un numero… e sperare poi in quello che capita, senza troppa logica…”
Mi metto in mezzo io, e canto la mia parte preferita. La stringo da dietro con le braccia. Lei smette di cantare. “Un mattino in un autogrill… io e la mia tazza di caffè… scende un uomo da un bilico e… si siede accanto a me… rubrica numero preme invio, amore scusami sono io, soltanto volevo dirti che, mi sei mancata, baby… ho ripreso la macchina… e sono ritornato qui… c’è una luna bellissima… e vengo a prenderti… perché ogni giorno è diverso e… anche se sembrano uguali c’è… anche un dettaglio invisibile… sempre qualcosa, qualcosa che… forse che si fa quello che si può, forse che si fa quello che capita, con più o meno dignità… forse è come pescare un numero, e sperare poi in quello che capita… ma ringrazio il cielo che… tu sei capitata a me…”


Mi sorride e lo fa con dolcezza, dedicandomi in qualche modo quella canzone. E mi dimentico la promessa fatta a Lucia, che siamo in mezzo a una piazza, e che è pieno di gente. E lo bacio. E non sentiamo il finale della canzone, noi, cuori ingenui e un po’ sognanti. Almeno io. Nikko sorride, come sempre, e Bea è lontana da lui, che ci guarda.  
Ci allontaniamo dal palco, verso Via Garibaldi, e le commesse escono dai negozi per salutarmi. Andiamo dritti, nelle vie fatte di piastrelle, al buio quasi, senza preoccupazioni, fermandoci ad ogni negozio. Ci fermiamo in una bancarella del libro, anzi, mi fermo solo io, agli altri non interessano molto i libri. Poi andiamo avanti, via Venti Settembre, Cala Gavetta, a un bar chiamato Bar Sport. La proprietaria del locale viene a salutarci.
“Ciao ragazzi. Ancora in giro a quest’ora?”
Accio ride. “Si, signora Paola, sono solo le undici!”
“I bravi bambini devono andare a letto presto!”
“Ma noi non siamo bravi bambini!” esclama Holly.
Boby si siede accanto a me. Occupiamo quasi tutte le sedie. Seduti scomposti, Nikko con i piedi sul tavolino. Novello guarda la strada, perché siamo seduti nei tavoli fuori, come se non l’avesse mai vista, Keffo adocchia la borsa di una signora vicina e ha già fregato il posacenere dal tavolo. Paola scuote la testa. Non sembrano neanche insieme. Holly aspetta la cameriera.
“Ehi, Boby, ce n’è una nuova!”
Boby e Holly guardano la nuova cameriera bionda. Io rido. “Ma loro due sono sempre così?” sussurro a Ray.
“Di solito Holly si. Ci siamo abituati.”
La cameriera finalmente arriva. “Che prendete?”
Dietro di noi, un ragazzo monta un piccolo televisore e un mixer.
Tutti prendono qualcosa di diverso, per poi cambiare idea sentendo quello che prendono gli altri. La cameriera è costretta a buttare un paio di foglietti del suo bloc-notes, impappinandosi con le ordinazioni. Novello osserva il frigo dei gelati e chiede informazioni su ognuno, Marcellino ride con la sua risata diabolica, facendo ondeggiare i capelli biondi e ricci. La cameriera se ne va via mezz’ora dopo, il bloc-notes con pochi fogli e un gran casino in testa.
“Allora? La vogliamo iniziare questa serata? La notte è giovane!”
Il ragazzo inizia a cantare al karaoke, con la solita voce di chi fa queste serate nei bar.
“Chi va a cantare?” latra Grugno, mentre la ragazza si annoia e sbadiglia vistosamente.
“Oh, la mia canzone preferita!” sospira Fede.
Keffo mette una mano dietro la schiena e ruba il posacenere nel tavolo affianco, guardandosi intorno, furtivo. Io gli sorrido, complice.
La cameriera torna con le ordinazioni, ma nessuno sembra contento. È costretta a strappare un altro po’ di fogli per altre ordinazioni.
Ray riconosce un suo amico e si alza per salutarlo, raggiante.
Nikko davanti a me sorride. Ray torna e mi riporta alla realtà.
Continua a fissarmi. Gli sorrido.
“Niente. Tranquillo”
Gli do un bacio per tranquillizzarlo. Ray ridacchia e si siede di nuovo accanto a me, guardando Nikko in modo strano.
Il ragazzo che canta al karaoke finisce la sua canzone e fa un piccolo inchino a chi lo applaude.

 
Maya si alza e va verso il ragazzo che canta.
“Ehi, Maya! Dove vai?”
Mi sorride e si avvicina al ragazzo, che sta parlando con una donna abbastanza in sovrappeso.
“No, signora, mi dispiace, non faccio cantare nessuno stasera!”
La signora si allontana, parecchio triste.
Sempre più incuriosito, non mi perdo un attimo del piccolo spettacolino di Maya. Lei si pettina le sopraciglia, si bagna le labbra e si mette meglio i capelli. Si avvicina, sfoggiando uno dei suoi più bei sorrisi.
“Ciao”
Il ragazzo, impegnato scegliendo il prossimo pezzo da cantare, si volta e sorride.
“Ciao…” dice in tutt’altro tono rispetto a prima, alla vista di Maya.
“Che posso fare, per te?” dice il ragazzo. Maya approfitta di quell’attimo per fare un passetto verso di lui, con l’aria ingenua.
“Ho sentito che non fai cantare nessuno, oggi… ehm, non ho afferrato il nome…”
“Gabriele” risponde lui, pronto, sempre sorridente.
“Io sono Maya. Sai… pensavo…”
Piccola pausa ad effetto. Ci sa fare.
“Pensavi…?”
“Pensavo che tu hai questo bel mixer…” si prende una ciocca di capelli e se la arrotola attorno all’indice.
“Ti piacerebbe cantare?”
Maya fa la finta sorpresa. “Oh, certo si, mi piacerebbe, ma tu hai detto che oggi non fai cantare nessuno…”
Gabriele sembra pensarci un po’ su, poi le dice: “La scena è tutta tua”
Maya sorride e prende il microfono. “Grazie”
Si volta verso di me e mi fa segno di vittoria. Io scuoto la testa. È proprio matta.
Lei prende il microfono e sceglie la canzone. Tutti applaudono, mentre noi urliamo per incoraggiarla, anche se lei non sembra averne bisogno.
Canta una canzone che non conosco. Ha una bella voce. Come tutto il resto. Appena finito fa un piccolo inchino e ringrazia Gabriele.
La signora di prima non sembra molto contenta.
“Certo che anche io fossi una bella ragazza e gli avrei fatto tutte quelle moine, avrebbe fatto cantare anche me…” mormora.
Maya la sente. Si volta. “Ci vorrebbe una macchina del tempo, signora.”
La donna sembra scandalizzata. “Brutta…”
Mi alzo di botto. Mi avvicino, preoccupato. “Maya, andiamo”
La prendo per la mano e la tiro. Lei non fa un passo. “Solo la verità, signora. Io sono giovane e mi vivo la vita. Dovrebbe farlo anche lei, anche se ha mezzo secolo in più”
Anche la signora si alza, facendo ondeggiare la borsetta, furente.
“Senti un po’…”
Non sento quello che la signora ha da dire, perché trascino Maya fuori dal bar. Lei saluta Gabriele, un po’ deluso, e usciamo di filato dal bar. È arrabbiatissima.
Guarda la strada.
“Vuoi un gelato?”
Ha la testa bassa. Poverina. Annuisce, fissando le pietre della strada.
“Stai tranquilla. Andrà tutto bene. Non è successo niente. Lascia perdere quella vecchia babbiona”
Sorride. Ci fermiamo alla gelateria ‘La Girandola’. La donna dietro al banco ci saluta. Gli altri della banda sono andati allo Skipper, un locale lì vicino. Si accorge subito che Maya non è al massimo dell’umore. Le sorride.
“Che gelato vuoi?”
“Gelato? Oh, no! Preferisco una crèpe!”
“Ok. Crèpe sia! Con cosa?”
“Nutella. Tanta, ipercalorica, Nutella!!!”
Ridacchia. Mentre la donna prepara la crèpe, Maya mi fa domande.
“E i tuoi genitori?”
“Hanno deciso di lavorare in Australia. Io ho deciso di venire qua con Stefano. Non me ne pento mica, mi piace qui. E i tuoi di genitori?”
“Papà ha divorziato da mamma quando avevo due anni.”
La crèpe intanto è pronta. Maya la prende rischiando di bruciarsi le mani e le dà subito un enorme morso, sporcandosi di Nutella le dita, ridacchiando.
La donna si rifiuta di prendere i soldi. “Non se ne parla proprio! Sei troppo simpatica. Poi Ray è un cliente che ne porta altri, non so se mi spiego…”
Un gruppo di ragazze ridacchianti è fermo sulla porta.
Maya ringrazia e esce, facendosi spazio tra le ragazze. "Scusate, sta con me, mi spiace." In cinque secondi fa fuori la crèpe.
“Non mi hai nemmeno chiesto se ne voglio, che ragazza maleducata!”
“Ne volevi?”
“No”
“E allora? Se ne avessi voluto ne avresti preso un pezzo, quindi zitto”
Ha ragione e mi sto zitto. Mi metto le mani nelle tasche e cammino. Anche lei sta in silenzio, e guarda in su.
Sorrido e la prendo per mano. Lei ricambia e mi trascina un po’.
“Vieni, ti porto in un posto”


Mi parla dei posti, della gente che incontriamo. Conosce tutti. In piazza c’è ancora il complesso che suona. Lo superiamo di fretta, ma siamo costretti ogni tanto a fermarci perché perdo le ballerine. Alla fine, ci fermiamo di fronte a un enorme palazzo da cui proviene musica. Ray preme il dito sul citofono stringendomi forte la mano. Il cancello si apre e attraversiamo il giardino. Saliamo un sacco di scale e superiamo un sacco di gente.
Alla fine, Ray sale l’ultima rampa di scale e la musica non si sente quasi. Apre una porta e entriamo in un enorme balcone.
“Dove siamo?”
“Questa è casa di un mio amico, Fabio.”
“Ma quello…?”
“No, non il Fabio che conosci tu. Un altro. Dopo magari te lo presento, se vuoi”
Annuisco e mi guardo intorno. Il balcone dà sulla strada, e siamo al quarto piano. C’è un grande materasso al centro del pavimento.
Mi ci sdraio sopra, e mi metto a guardare il cielo. Ray si sdraia accanto a me.
“Come mai mi hai portato qui?”
Ray si volta di un lato e mi guarda. “Questo è un posto dove mi piace stare. Ci veniamo spesso con gli amici.”
Prende un filo che esce dal materasso e lo tira. “Magari può sembrarti una cosa un po’ strana, però mi piace dirtelo”


Mi bacia prima che possa dire altro.
“Sono felice che tu mi parli di queste cose. Mi sembra di conoscerti da un sacco di tempo.”
Sono felice anche io che lei sia felice. All’improvviso sentiamo Certe notti, la canzone di Ligabue. Maya incomincia a cantare, come sempre. Si avvicina a me e mi abbraccia. Io le accarezzo i capelli. Mi piace stare con lei, su quel materasso smollato, a respirare il suo profumo Dolce & Gabbana, che è ancora sulla sua pelle dopo un sacco di ore. Lei continua a canticchiare. Poi ha un brivido, quando un soffio di vento ci spettina.
Mi alzo e lei con me. Saliamo le scale di due rampe, e raggiungiamo la festa. Nell’appartamento c’è un grande miscuglio di persone, musica, movimenti e colori di luci. La gente balla e si scatena.


Mi allontano tra la folla perchè mi sembra di vedere Lucia, quando mi scontro con qualcuno e cado a terra. La ragazza che mi ha urtato è alta un metro e settantacinque, e ha i capelli neri e ricci, lunghissimi, fino alla vita. Ha gli occhi scuri e penetranti, ma distanti. Accanto a lei, sembro terribilmente goffa, e forse lo sono. Fisicamente, sembra una modella di intimo. È perfetta.
Mi guarda sprezzante e si allontana.  


Mi sento chiamare, ma forse è la mia immaginazione, o la musica. Poi mi volto e mi appare Nora. È passato tantissimo tempo dall’ultima volta che l’ho vista. Ha i capelli più lunghi e ricci, e forse ha fatto palestra.
“Ciao, Ray…” dice con voce suadente. “Accidenti che carino che sei! Lo sai che è passato un sacco di tempo dall’ultima volta che siamo stati insieme?”
Lo so, Nora, eccome se lo so. Quello che non so, è cosa rispondere. Sono senza fiato.
“Che ti è successo? Non parli molto. Sei solo?”
“No. Con amici”
Il mio cervello è offuscato. Quella ragazza mi fa bloccare il cuore. È particolare.
Nora piega la testa di lato. “Capisco… beh, ci vediamo Ray” dice, piano. Sorride e mi dà un bacio sulla guancia. Profuma di muschio bianco. Mi accorgo che mi infila qualcosa in tasca. Si allontana. La guardo andare via con la bocca aperta. È sempre più bella.


Ray ha uno sguardo strano e per un momento mi sembra distante, ma poi passa.
“Che fine hai fatto?”
“Mi sono fatta male!"
Lui ride. All’improvviso un ragazzo alto e moro si avvicina e saluta Ray con un colpo sulla spalla. Lui si volta e sorride. “Ciao Faber! Bella festa!”
Il ragazzo assomiglia un po’ a un gorilla. Il suo sguardo cade su di me. “Mi fa piacere! Lei…?” mi indica.
“Oh, lei è Maya. Dov’è Francy?”
“Con gli altri. Vi divertite?”
Non facciamo in tempo a rispondergli che appaiono una ragazza con la coda e i capelli neri, un ragazzo magro e biondo, col pearcing sul labbro, e una ragazza mora con le spalle larghe.
La prima è Francy, la ragazza di Fabio, il ragazzo si chiama Manuel e la sua ragazza è Irene. Questo gioco di parole mi fa girare la testa. Sorrido a tutti e alzo una mano.
Ray fa una chiacchierata breve e poi mi prende per mano e lasciamo la festa, senza un motivo apparente.


L’incontro con Nora mi ha ucciso. Speriamo che Maya non se ne accorga. Mi guarda curiosa, coi suoi occhi castani.
“Qual’ è la prima cosa che guardi in una ragazza?” mi chiede all’improvviso. “Non rispondermi che guardi gli occhi, perché non ci credo!”
Io rido. “Probabilmente tutto l’insieme. Non ho dei canoni precisi. Mi deve colpire qualcosa, comunque.”
Maya piega la testa di lato. Camminiamo sul marciapiede, in una strada deserta.
“Tu che guardi?”
Si ferma un secondo a pensarci. “I denti.”
“I denti?”
“Sì, i denti.”
La fisso. “Non ci credo. Ma dai!”
Lei si arrabbia, per finta però. “È vero! Ti faresti mai baciare da una ragazza coi denti tutto storti?”
Ci penso, ha ragione. “Quindi se avessi i denti storti, non mi baceresti?”
“No, non lo farei. Nemmeno se fossi il più bello dell’isola”
“Ma io sono il più bello dell’isola!”
“E anche il più egocentrico!”
Stiamo in silenzio per un po’. “Anche a me deve colpire qualcosa di un ragazzo”


Si volta a guardarmi. È un po’ più avanti a me. “Tipo?”
“Forse il sorriso!”
“Quello che conta sono i denti, insomma!”
Mi spinge. “No, va beh! Però se uno non sorride mai e rimane tutto imbronciato non mi attira!”
“Di me che ti ha colpito?”
Vorrei dirgli quello che mi passa per la testa, ma mento. “Niente!”
“Seriamente, dai…”
Ci penso. “Non lo so. So solo che avevo una tremenda voglia di baciarti, e l’ho fatto.”
“Ti sei pentita?”
Non mi guarda. Mi avvicino e lo bacio.
“Lo prenderò come un no.” Sorride e mi prende la mano.
“Di te mi hanno colpito prima di tutto le gambe. Caspita Maya, gli shorts ti stanno da Dio.”


Ridacchia. E chissà come ci troviamo a casa sua. “Cavolfiore! Non ho le chiavi!”
"Cavolfiore???"
"Almeno non è volgare!"
Tiro fuori un mazzo di chiavi da una tasca dei pantaloni. “Sorpresina! Te le ho rubate al supermercato!”
Lei me le prende e apre la porta.
La cucina è mezza vuota, mentre camera sua è strapiena. C’è persino il minifrigo.
“Dove vuoi dormire?” mi chiede. La guardo.
Maya alza le sopraciglia e ripete la domanda. Non rispondo. Prende qualcosa da un cassetto e dice: “Mi metto in pigiama, ti spiace? Tu pensaci.”


Entro in bagno.
Mi sembra il tipo che va subito al sodo.
Ovvero?
Hai capito benissimo.
E io che faccio?
Cosa dovresti fare?
Non lo so! Samu ha detto che sarebbe tornata la mattina, quindi deve per forza dormire qui!
Ma che me ne importa del dormire! Stai sviando l’argomento.
Mi mordo le labbra. Mi metto il pigiama uguale a quello di Samu, troppo carino. Mi guardo allo specchio. Mi sembra di vedere un’altra persona.

Esce dal bagno. È stretta in un pigiama di seta color panna, molto corto. Mi guarda, appoggiata allo stipite della porta. “Hai deciso?”
“Dormo nel letto di Samu. Vuole?”
“Certo. Non c’è!”
Poi si avvicina. Trattengo il respiro. “Non dirmi che hai sonno” dice, piano. Mi ricordo di respirare. I capelli le cadono sulle spalle color miele, e non smette di guardarmi. Non so che cosa fare, il che è strano.


Continua a guardarmi. Allora mi allontano e vado in cucina. Lui mi segue con lo sguardo finché non sparisco. Accendo la TV e mi siedo sul divano. Lui si siede accanto a me e spegne la TV. Io mi alzo di botto e vado verso la credenza.
“Mangiamo? Io ho fame…”
Mi prende per i fianchi e sussurra: “Bugiarda” prima di baciarmi. Le sue mani corrono ovunque sulla mia pelle.
“No…”
“Che c’è?”
Una vocina nella mia testa.
Te l’avevo detto che andava subito al sodo…         
Zitta!
“No, niente è che…”
“Dimmi, che succede?”
Mi mollo dalla sua presa e mi siedo di nuovo sul divano.


Non riesco a capire. Mi siedo accanto a lei e la guardo. Lei ha gli occhi sul pavimento. Sorrido e mi avvicino al suo orecchio. “Non ti voglio mettere pressione, però…”
“Però?” sussurra lei. È carina quando ha paura.
“Però niente.”


Mi bacia la pelle piano, fino ad arrivare alle labbra. Sento il mio stomaco chiudersi, come sempre. “Se tu non vuoi, io non voglio” mi sussurra.
Allunga una mano e spegne la luce.


Sentiamo la suoneria di un cellulare.
“Cacchio, è il mio…” dice. Con una mossa fulminea mi sposta e si alza dal divano. Va verso la poltrona e cerca il cellulare nella borsa.


“È Samu! Pronto?”
Lo sento sbuffare alle mie spalle. Siamo ancora al buio.
“Maya, siete a casa?”
“Sì, Samu, perché? È successo qualcosa?”
“Beh, sì”
La voce di Samu è scossa da un tremito. Credo stia piangendo.
“Stai tornando a casa?”
Lui si alza in piedi e incrocia le braccia.
“Ti dispiace? Sono lì tra cinque minuti”
“D’accordo”
Chiudo il telefono e lo butto sulla poltrona.
“Accidenti alle telefonate” dice Ray.


Maya sembra preoccupata. Mi siedo accanto a lei. “Che cos’hai?”
“Credo che Samu abbia litigato con tuo fratello. Sta tornando a casa.”
Mi alzo di nuovo in piedi. “Allora smammo.”
“Se vuoi puoi rimanere…”
“No, no. Mi dispiace, comunque”
Lei sorride. “Ti presto lo scooter”
Sentiamo la porta di casa aprirsi, e entra Samu, accendendo la luce.


“Scusate se vi ho disturbato”
Nemmeno ci guarda. Lascia le scarpe sul tappeto e si dirige verso camera sua.
Ray mi guarda, aspettando che io dica qualcosa.
“Io vado” dice poi. Gli passo le chiavi dello scooter. Lui mi prende per la vita e mi stringe forte, poi mi bacia come se non mi avesse mai baciato. Faccio uno sforzo immane per lasciarlo andare.


XD spero vi piaccia!!! =) un bacione

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Capitolo 8
*** litigi e tradimenti ***


4“Quindi avete litigato. Anche tu, però. Sei proprio un idiota!”
Lui mi guarda triste. Non le capisce proprio le donne.
“Io non ho fatto nulla, lei…”
“Racconta meglio. Non ho capito”


“Dire che è un idiota è poco. Non ne vale nemmeno la pena di nominarlo”
“Hai provato a parlarci?”
“Con gli uomini non si parla! Era tutto perfetto, accidenti!”
Samu sbatte le ante degli armadi e inciampa sulla coperta che ha poggiato per terra.
“Ma che cosa ha fatto?”


“Beh, non posso raccontarti tutti i dettagli…”
Mio fratello arrossisce. Io sbuffo. “Guarda che non ho dieci anni! Che ti credi, che non l'ho fatto?”
“Lo so, però, è imbarazzante!!!”
“Comunque, eravate qui, e…”


“Gli squilla quello stramaledetto telefono e io vado a rispondere. È un numero sconosciuto. Mi sento dire: ‘Pronto? Stefy, sono tornata!’. Allora io faccio: ‘Ma chi sei?’ e quella: ‘Sono la ragazza di Stefano! Chi sei tu, piuttosto!”


“Un’altra ragazza? Ma non è che hanno sbagliato?”
“No. Era Melissa, la mia ex. Cioè non è che fosse proprio la mia ex.”


“E chi era?”
“La sua ex! O così almeno mi ha detto! Brutto imbecille!”
“Magari lo era davvero!”
Samu mi squadra truce e lancia le scarpe dall’altra parte del letto.


“In che senso, scusa? O è la tua ex o non lo è”
Ste si guarda le scarpe. “Era partita per la Germania sei mesi fa. Pensavo che così la nostra storia fosse finita, e invece per lei non era così”


“Allora, tu che hai fatto?”
“Ho attaccato il telefono e gli ho chiesto spiegazioni. Lui si è impappinato e mi sono messa a urlare, ho preso le scarpe e sono uscita!”


“Allora di donne non hai capito niente. Le ragazze sanno aspettare anche tutta la vita per un uomo. Tu gliel’hai detto che la lasciavi?”
“Ma faceva pena, poverina!”
“Sei un imbecille”


“Ma gli hai lasciato spiegare?”
Samu si ferma e si siede sul letto. “Non gli ho lasciato il tempo. Non voglio che giochi coi miei sentimenti.”
“Ti faccio una camomilla, così stai tranquilla…”


“E gliel’hai spiegato chi era?”
“Si è messa ad urlare, non sapevo che dire!”
“Imbecille”
“Piantala”


Samu sembra calmarsi. “La tua serata com’è andata?”
“Abbastanza bene” rispondo, senza guardarla.
“Ray è simpatico, vero?”
“Molto”
Esco dalla stanza. Samu a volte è un po’ tarata. Sorrido al buio. Ray ha lasciato qua la giacca. Non mi era accorta se la fosse tolta. La sposto dal divano e qualcosa cade a terra. Un foglietto. Lo raccolgo. So che non dovrei guardare. C’è scritto un numero di telefono. La calligrafia è sicuramente femminile. Poggio la giacca di nuovo sul divano.
“Io vado a letto. Buonanotte” grida Samu dalla sua stanza.
Non rispondo. Sono sempre più incuriosita. Prendo il cellulare di Samu e compongo il numero.
Tre squilli. Quattro. Cinque. Poi…
“Pronto?” risponde una ragazza.
C’è un gran casino, non si capisce nulla.
Riattacco e rimetto il foglietto nella tasca della giacca, col cuore pesante come il piombo.


La festa a casa di Fabio c’è ancora. Saluto mio fratello e prendo lo scooter.
Cinque minuti dopo sono sotto casa sua. Salgo per la seconda volta le scale. Le luci sono pazzesche e la musica mi martella le orecchie.
Saluto un po’ di gente che conosco e poi la vedo. Bellissima. Coi suoi capelli ricci, lunghi fino alla vita, mi viene incontro.
“Credevo fossi andato via” mi dice, attaccandosi al mio orecchio.
“Sono tornato”
Forse per la musica, forse per le luci, o per il suo profumo, Nora mi porta in un’altra stanza. C’è un enorme letto sfatto. Mi ci butta sopra con noncuranza, e ride. Spegne la luce. Sento le sue mani dappertutto su di me. Mi toglie i vestiti, e continua a ridere. Mi sussurra all’orecchio. “Sono contenta che tu sia tornato”. E ride.





A quanto pare qualcosa è successo di nuovo tra Ray e Nora... grazie a chi a messo la mia storia tra le seguite e le preferite... =) fatemi sapere i vostri pareri!!!

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Capitolo 9
*** tutto distrutto ***


tutto distrutto“Alla fine ieri com’è andata?”
“Bene. Abbastanza.”
Fabio mi guarda. “Dimmi la verità.”
“Molto bene, allora. È questo che vuoi sentirti dire?”
“No, va beh. Non scaldarti! Volevo solo sapere”
“Ora lo sai!”
Guardo fuori dal bar, verso la strada. Se dovessi raccontargli tutte le cose che mi sono successe ieri, esploderei.
“A che ora sei rientrato ieri? Sono passato a casa tua stamattina, verso le undici.”
“Non ero in casa”
“Questo l’avevo capito”
“Mi sento un enorme peso sullo stomaco” dico piano.
“Si chiama senso di colpa” dice una voce alle mie spalle. Mi volto. È Nikko.
“Te che ne sai?”
Prende una sedia e si siede accanto a me. “So un sacco di cose. C’ero anch’io alla festa, ieri. Forse non mi hai visto. Eri impegnato”
Fabio guarda me e poi Nikko, poi di nuovo me. “Qualcuno mi spiega?”
“Posso?” chiede Nikko.
Annuisco.
“Ray ieri ha passato una bella notte… con Nora”
“Di nuovo?”
“Esatto”
“Ma non eri con Maya?”
Già, Maya. Col suo pigiama color panna e la sua risata.
“Si, solo che poi ci siamo separati…”


Sono passate quasi due settimane da quando hanno litigato Samu e Stefano. Ogni volta che uscivamo, Ray mi diceva che la cosa migliore era parlare, per una coppia. Io ridevo. Mi sembrava strano sentirgli dire queste cose.
“Oggi andiamo da Stefano. Mettiti qualcosa addosso!”
“Quando ci dobbiamo andare? Tra un po’ è ora di cena!”
“Subito”
Mi vesto in più in fretta possibile. Indosso una gonna Indian Rose e una canottiera Miss Sixty. Metto ai le infradito A style. Samu è già pronta da un pezzo, piena di determinazione. Saliamo in macchina.
Samu parcheggia la Smart al solito posto. Sale le scale furente e suona il campanello.


Qualcuno suona. Io sono solo, perché Ste è andato a casa di Samu per chiedere spiegazioni. Alla fine l’ho convinto ad affrontarla. In fondo, Samu non se lo merita. E nemmeno Maya. Ho deciso di dirglielo, domani. Il campanello suona di nuovo. Corro verso l’ingresso, rischiando di scivolare.


Samu suona di nuovo.
“Tanto lo so che ci sei. Non vai mai da nessuna parte. Sei peggio dei vecchi, sei pigro! Aprimi o butto giù la porta! Apri!”


Apro la porta, frizionandomi i capelli con un asciugamano. Chissà perché le persone arrivano nei momenti peggiori. Samu entra in casa come una furia, seguita a ruota da Maya. Samu si mette a cercare in casa, gridando come un’ossessa e io saluto Maya.
“Tua cugina sta impazzendo. Vieni qui…”
La bacio, fregandomene del fatto che sono tutto bagnato. “Devo dirti una cosa…” le sussurro. “Mi dispiace non aver avuto il coraggio di dirtelo prima” dico poi.
Si volta verso Samu. “Ste è andato a casa tua a cercarti. Se torni ora lo ritrovi.”
Samu annuisce e chiude la porta alle sue spalle.
“Mi vesto e usciamo.”


L’ho capito subito che qualcosa non andava. Da quando mi ha aperto la porta.
Dieci minuti dopo siamo in piazza, vicino alla gelateria 'Gelatissimo'. Ray mi guarda. Non sa bene che dire.
"Maya, lo sai che tengo a te, vero?"
"Lo so, Ray"
"Se ho fatto qualcosa di sbagliato, sono pentito. Non te lo direi, altrimenti"
Qualcosa dentro di me si spezza. Non avrei mai voluto provare questa sensazione. E allora capisco...
"Sei stato con un'altra"
Ray chiude gli occhi e annuisce. "Mi dispiace"
"Quello che è fatto non si può cancellare. Non dire che ti dispiace. Non ti credo"
Non sono arrabbiata, ma è come se stessi urlando. Si avvicina e cerca di abbracciarmi.
"Non mi toccare! Non posso credere tu l'abbia fatto davvero!"
Mi libero dalla sua presa. "Non voglio stare con un ragazzo che mi fa soffrire. Preferisco stare sola"


Mi allontano da Ray. Avrò fatto bene?
Benissimo.
Invece no. Lo sapevi che sarebbe stato così, hai rischiato e ti sei fatta male. È colpa tua.
Ma lui non doveva farlo. Punto.
Non c’era qualcosa di serio. Lo sapevano entrambi.
Se ci teneva a lei, non avrebbe fatto niente per ferirla.
Ma lei era consapevole sarebbe accaduto. Io gliel’avevo detto di lasciar stare!
Tu non servi a un bel piffero. Sei solo una vocina insulsa.
Almeno io ho ragione qualche volta. Poi anche tu sei una vocina!
È quello che credi tu, però!
Penso che debba decidere da sola.
Finalmente qualcosa di sensato.


Non è ancora buio. Cammino sola. Magicamente mi trovo di fronte al porto. Vedo la barca. Il vento e il gabbiano. Siamo troppo liberi per essere legati.


Mio fratello rientra a casa. Vede tutto il casino per terra. Ho gettato tutto ciò che ho trovato sul tavolo sul pavimento. Piatti, stoviglie, bicchieri. “Che è successo qua?”
“Non rompere le palle. Sto uscendo”
Gli passo davanti senza guardarlo. Penso che abbia chiarito con Samuela, perché raccoglie tutto da terra senza fare rumore.
“E dove vai?” mi urla, mentre chiudo la porta.
Scendo le scale in tutta fretta. Non lo so nemmeno io dove sto andando.

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Capitolo 10
*** il posto più bello del mondo ***


il posto più bello del mondoMi sveglia la suoneria del cellulare. È quasi metà luglio, e Samu passa la metà del tempo a casa di Stefano. Anche oggi è fuori casa. Mi alzo dal letto e cerco il cellulare, che continua a squillare. Alla fine lo trovo sotto il tappeto e rispondo in tutta fretta.
“Pronto?”
“Io sono pronta, Maya. Tu? Sono sotto casa tua tra cinque minuti. Dieci, c’è traffico.”
“Perché dove dobbiamo andare?”
Mi alzo dal tappeto e mi dirigo in cucina. Lucia ridacchia al telefono.
“Al mare, con me e le mie amiche. Non dirmi che ti sei dimenticata!”
“No, infatti. Solo che non mi ricordavo il giorno. Ora lo so!”
“Preparati il cibo. Tra sette minuti sono da te!”
Chiude senza darmi il tempo di replicare. È suo tipico.
Otto minuti dopo scendo le scale, con addosso un costume bianco pieno di girasoli dorati e gli shorts. Lucia è seduta sullo scooter, e indossa un costume rosa chiaro e bianco. È molto carina.
“Sei in ritardo. È un minuto che ti aspetto!”
Come sempre fa la pignola. “Non rompere, dai!”


Suonano al campanello. Ficco la testa sotto al cuscino e mi riaddormento. Rinizio quasi a sognare. Il campanello suona di nuovo, più forte e insistente. Non posso fare a meno di alzarmi.
“Arrivo!”
Apro la porta e mi ritrovo Fabio davanti, con la sua faccia da schiaffi e il costume da bagno.
“L’aspettavo fossi tu!” sbraito e gli faccio segno di entrare.
“Sono così prevedibile?”
“Di più!”
Mi muovo in boxer in cucina.
Fabio apre la porta finestra e fa entrare un po’ d’aria e i raggi del sole inondano la cucina.
“Che fai qui? Non dovevi andare al mare con Fede?”
“Infatti c’ero. Non c'é tuo fratello?”
Butto un occhio all’orologio. "Ma sono le dieci! Perché sei venuto così presto? Lo sai che prima delle undici non mi alzo a luglio!”
Mi preparo il caffè, che come sempre esce dalla caffettiera e sporca la cucina.
Fabio sentendone il profumo si avvicina a me e allora noto che è tutto sporco di sabbia.
“Ma allora me lo fai apposta!”
“Che c’è? Che cosa?”
“Sei pieno di sabbia! Mio fratello romperà le palle per tutto il giorno!”
Fabio fa una faccia come a dire: esagerato.
“Ma scusa, non avete la domestica?”
“No, perché Ste ha detto che gli prendeva troppo dallo stipendio.”
“Ma se è ricco sfondato!”
“E te che ne sai?”
“Immagino!”
“Immagini male.”
Prendo il caffè e lo metto in una tazzina del servizio buono. Mezzo cucchiaino di zucchero. Ne bevo un sorso e lo lascio sul lavandino, come sempre.
“Che è successo? Perché mi hai svegliato al sorgere del sole?”
Mi siedo sul divano e accendo la Tv. Fabio prende la mia tazzina e ne beve un sorso, poi lo sputa nel lavandino.
“Tu vieni a casa mia apposta per sporcare!”
“Ma che schifo! Prendi il caffè senza zucchero! Puha!”
“Lo zucchero ce l’ha. Sei tu che non lo senti. E poi non dovresti metterne tu.”
“Perché?”
Mi alzo e mi avvicino. “Con la pancia che ti ritrovi…”
“Ah, ah, molto spiritoso. Va beh, comunque… mi sono dimenticato che devo dirti. Ah, no mi manda Fede. Eravamo in spiaggia quando mi ha detto di dirti di venire subito con me, perché c’è una cosa che ti interessa.”
Sono stranamente curioso. “Mi metto il costume e arrivo. Aspetta qui…”
Chissà perché non ha fatto domande, pensa Fabio. Va beh. E si siede sul divano, sporcando di sabbia il tappeto.


Lucia ferma il motorino davanti a una radura.
“Faremo un po’ di strada, preparati” mi dice, ridendo.
“Quanta strada?”
Sono un po’ preoccupata. “Quanto basta!” risponde lei, enigmatica.
Incominciamo a camminare attaccate al bordo della strada, che da sul mare, meravigliosamente blu e calmo. Adoro il mare. Solo il profumo è qualcosa che non si può descrivere.
Sentiamo delle voci. Una ragazza coi capelli castani lunghi e gli occhi verdi ride, seduta sul ciglio della strada, fregandosene delle macchine che passano.
“Sei proprio scema, Vale! Ma secondo te ci esco pure assieme! Quel tipo è partito già male!”
Vale, riccia e bruna, col pearcing sotto il labbro, sorride e scuote la testa. “Ma non è vero. Tu hai dei canoni strani per valutare i ragazzi!”
Lucia si avvicina alle due ragazze e si abbracciano. Le due mi guardano curiose.
“Ragazze, lei è Maya. Lei è Vale, e la pazzerella che ride sempre è Marty!”
Marty si alza e sorride. “Si, sono pazza! E ho una voglia pazza di fare il bagno. A che spiaggia andiamo?”
Marty indossa un costume dorato e una gonnellina in jeans cortissima.
Lucia incrocia le braccia. “Non lo so proprio”
Il telefono di Marty, un Motorola rosso brillante, squilla fortissimo.
“Oh, ma che è?”
Guarda il display e sbuffa. “Che vuoi?” risponde, e mette il vivavoce, facendoci segno di stare zitte.
Dall’altra parte, un ragazzo. “Sono io”
“Questo l’avevo capito. Ce l’ho il tuo numero in rubrica, che credi?”
“Dove sei?”
“Che ti frega?”
“Mi frega, mi frega. Ha chiamato tua madre.”
Marty sorride e mi fa l’occhiolino. “Ti ricordo che è anche tua madre, l’hai dimenticato?”
Dall’altra parte del telefono c’è un gran casino. “Ha detto che il tuo cell non prende e che non le hai detto dove andavi. Poi mi ha fatto la ramanzina perché non siamo insieme e mi ha detto che una ragazza come te poteva prendere confidenza con chiunque e venire violentata.”
“Il culmine del discorso? Arriva al nocciolo, al dunque, al succo…”
“Se stai zitta ci arrivo. Mi ha detto di farti venire al mare con me. In qualsiasi posto tu sia, vieni a Monte d’Arena. Ha detto anche che se non vieni, l’unica sfilata che potrai fare sarà quella dal bagno a camera tua.”
“Quella spiaggia mi fa schifo, non ho intenzione di spostarmi!”
“Dai, avanti! A me piace lì!” dice Vale.
“Chissà perché!” dice Lucia
, sottovoce.
Il ragazzo sente la sua voce. “Ciao Vale!”
Vale arrossisce e non risponde.
“Ok, allora arriviamo. Siamo lì tra mezz’ora circa!”
“Che sia. A dopo”
Marty non risponde e chiude il telefono.
“Che noia! Non posso mai andare dove voglio che è sempre tra i piedi. Chissà se quando andrà a letto con mio marito mi seguirà!”
Lucia ride. “Marty, tu hai solo quello in testa”
Marty incomincia a camminare. “Quello a cui penso io è quello che fa girare l’umanità, immaginarsi se non ci fosse!”
Vale sembra persa nei suoi pensieri. Marty la spinge, rischiando di farla investire.
“Ma che, sei scema?”
“Lo so a cosa stai pensando. Lo devi dire a mio fratello che hai una cotta pazzesca!”
Lucia è d’accordo. “Infatti. Se aspetti troppo poi te lo rubano!”
“Ma non è mio! E poi non gli piaccio.”
Mi metto in mezzo. “Se rimani a guardare la gara da lontano, senza partecipare, è sicuro che non vinci!”
Tutte si voltano verso di me, rimasta in silenzio per tutti quei minuti.
“Io paragono i ragazzi al premio di una gara. Se partecipi puoi perdere, ma puoi anche vincere. Se non partecipi, perdi di sicuro. Provaci Vale, no? Se va male, fa niente, non casca il mondo. E se vinci?”
Marty mi mette un braccio intorno alle spalle e dice: “E brava la nostra Maya! La nostra saggia filosofa!!!”
Camminiamo per una buona mezz’ora. Marty mette le canzoni che ha nel cellulare.
“Ehi, è Overprotected di Britney! È la mia preferita!” dice Lucia. Marty sorride e fa finta di cantare con un microfono immaginario. Conosce tutte le parole. Improvvisa persino un balletto. È carismatica. Imita perfettamente Britney Spears. Fa ondeggiare i capelli e luccicare il costume dorato che si abbina ai bracciali che tintinnano al suo polso. Ha un pearcing enorme all’ombelico. Allo stacco finale della canzone prende una posa da star, con il braccio alzato al cielo e l’altro sul fianco.
Applaudiamo. “Grazie, troppo buone!” fa lei, inchinandosi.
Marty è probabilmente quella con cui mi rispecchio di più, e scopriamo di avere qualcosa in comune.
“Anche tu hai la fissa dei denti? Pure io!”
“Marty, la tua è una fissazione inesistente! Il tipo che ti ha rimorchiata l’altro giorno sembrava Adam Brody con gli occhi azzurri!”
“Lucy, sempre esagerata te! Era carino, però aveva i denti strani! Non mi piace la gente così!”
“Sei una discriminatrice!”
“No, è solo la mia logica!”
A Marty suona il cellulare, lo cerca nella borsa, frenetica. “Caccolina, dove l’ho messo”
“Ce l’hai qua, scema!” dice Vale, passandoglielo. Marty lo prende e per poco non gli cade.
È un numero che non conosce. Risponde.
“Chi è?”
“Pronto?”
“Io sono prontissima!”
“Sono mamma!”
Sgrana gli occhi.
“Ah, ciao mammina cara! Che c’è?”
“Perché non rispondi alle mie chiamate?”
“Perché sono con le amiche, mamma!”
“Uff, mi fai sempre preoccupare!”
Sposta il telefono e lo copre con la mano. “Anche voi avete il mio problema?” dice, rivolta a noi.
Rido. “Una mamma invadente? Non sai quanto!!!”


“Monte d’arena, siamo qua!” urla quasi Marty.
“Shh, non urlare, scema, non vedi che tutti ci guardano?”
“Vale, dai lasciati andare!”
Marty si mette a correre sporcando di sabbia un sacco di asciugamani stesi sulla spiaggia.
Vale sembra alla ricerca di qualcuno. Lucia sorride. “Ora lo troviamo, Vale. Non scappa”
Vale arrossisce e segue Marty.
Un ragazzo mi passa accanto. È Fabio, l’amico di Ray. Mi saluta con la mano. Rispondo, timida. Corre sulla sua moto e scappa via.
Lucia mi fa segno di seguirla. La spiaggia è piccola ma è pienissima di gente. Una vecchia rete da pallavolo sta vicino alla strada. Un enorme monte di sabbia si erge impetuoso vicino al mare. I bambini ridono e corrono, sotto lo sguardo attento della madre.
Marty stende l’asciugamano vicinissima a quelli abbandonati sulla spiaggia di chissà chi. Abbandona lo zaino e corre verso l’acqua e si tuffa, schizzando le signore sedute sulla riva. È solare e se ne frega di quello che pensano gli altri. Ci chiama.
“Venite, l’acqua è molto bagnata!!!”
Lucia ride e stende il suo asciugamano accanto a quello di Vale, pieno di pesciolini rossi.
Mi tolgo gli shorts e mi avvicino alla riva. Lucia e Vale sono già in acqua.
L’acqua è calda, e a tuffarmi ci metto poco, perché Marty mi schizza, pazza.
Ci spostiamo verso il largo. l’acqua è di uno strano verde-azzurro.
Vale nuota vicino a me. Poi guarda le rocce leggermente lontane da noi e la vedo illuminarsi. “Marty, tuo fratello è lassù!”
Mi volto anch’io e vedo un gruppo di ragazzi che dalle rocce si buttano in acqua.
“Caspita Vale, l’hai riconosciuto da lontano! Sei proprio più cotta di una pizza cotta!”
“E zitta!”
I ragazzi tornano a riva.
“Torniamo a riva!” dice Vale. Nuota veloce.
Lucia ride, spostando dal viso i capelli neri. “E poi tuo fratello non le piace! Seguiamola, va…”


Parcheggio lo scooter vicino a tanti altri.
“Odio Monte d’Arena. Perché non siamo andati al Relitto?”
“Forse perché Fede è qua che mi aspetta con gli altri”
“Gli altri? Ma non eravate solo tu e lei?”
“Si però poi è arrivato Nikko, con Holly e Keffo.”
Fabio sembra sconsolato. Ci avviciniamo agli asciugamani di Fabio e degli altri.
“Si dev’essere aggiunto qualcuno… ci sono più asciugamani del previsto. Fa nulla. Guarda, Fede sta arrivando”
Fede si avvicina a noi. Ha un costume nero, intero. “Ciao Ray. Ciao ciccino”
Si sdraia sull’asciugamano. Ray sorride a Fabio. “Allora… ciccino…perché sono qui?”
Nessuno mi risponde, perché Nikko, Holly e Keffo si avvicinano ai loro asciugamani, bagnati fradici.
“Ehy, Ray. Sei riuscito ad alzarti dal letto!”
“Si, Nikko. E voi siete sempre qui a rompere le palle a Fabio”
“Sai che è il nostro compito, no?”


Dove dovrebbero essere i nostri asciugamani c'è Ray. Sta in piedi, vicino a Fabio e Fede. Gli amici, Keffo, Nikko e Holly sorridono. Ray indossa un costume nero, e mi guarda. Non so cosa dire. Marty si avvicina al gruppo, tutta bagnata.
"Ciao Marty" dice Ray, sorridendo. Le dà due baci sulla guancia. Poi saluta Lucia che arrossisce. Quando le avevo detto di Ray l’aveva presa male, ma poi ha capito che al cuore non si comanda. Vale saluta timidamente tutto il gruppo. Io alzo una mano per salutare e cerco il mio asciugamano nella borsa. Marty si avvicina a me e mi sussurra: “Davvero hai perso un bocconcino del genere? Devi essere proprio pazza”
Poi si alza. Sorride.
Trovo il mio asciugamano. Marty continua a fissarmi. Si volta verso gli altri.
“Ragazzi, attuazione del piano”
“Quale piano?”
“Il piano, scema!”
Vale sorride. “Queeeeel piano!!!”
Marty si volta verso di me. “Sai giocare a pallavolo?”
“Non sono il massimo, ma…”
“Perfetto! Perché io sono proprio scarsa! Si gioca!”


Marty è sempre più matta. ci conosciamo da quando eravamo piccolissimi, è come se fosse mia sorella. Rimango in piedi a guardare Maya. È carina, molto, ma è scocciata, forse non si aspettava di vedermi. E nemmeno io avevo idea che ci saremmo incontrati.
Incontro gli occhi di Fede che sorride. Questo era il suo piano. Sono qui perché c’è Maya. In fondo Fede non è così male.


Non me lo ricordavo così carino, caspita. Sorride, e il vento lo spettina.
“Io e Keffo ce ne andiamo” dice Holly. “Le nostre ragazze ci aspettano tra mezz’ora!”
Lucia li saluta e si avvicina alla rete di pallavolo cercando di mandare via i bambini che ci giocano.
“Per piacere, potreste spostarvi? Solo una partita, per favore!”
Una bambina cicciotta, con in mano una racchetta da tennis scuote la testa con forza.
“Non penso proprio! La rete è nostra!”
“Avanti non è vostra, e coi non avete bisogno della rete, c’è tutta la spiaggia per giocare”
“Ma noi vogliamo giocare qua!”
Lucia sbuffa e Marty arriva in suo soccorso. “Anche io vorrei tante cose, sai. Però non posso averle. La rete non è vostra. E se non vuoi che te la faccia ingoiare, spostati.”
La bambina sgrana gli occhi spaventata, e corre via, con la sorellina che la segue.
“Gran bel lavoro, Marty!”
“Grazie Lucy!”
Si danno il cinque e ci chiamano.
Mentre tutti vanno, Ray mi prende per le spalle.
“Si?”
“Devo parlarti.”
“Dimmi”
In realtà non vorrei ascoltarlo. Vorrei spaccargli la faccia. E si vede. Ma quando comincia a parlare, tutti i sentimenti cattivi se ne vanno in un lampo.
“Senti, io ci tengo ancora a te."
Si tocca i capelli, e so che lo fa solo quando dice la verità. Non rispondo. In fondo, chi tace acconsente. "Vorrei che tutto ciò che abbiamo passato sia un bel ricordo. Vorrei almeno essere tuo amico. Per favore. Non odiarmi”
Sembra sincero. Mi mordo il labbro e sorrido. “Non potrei mai odiarti. Amici.”
Lui mi abbraccia, il suo corpo caldo contro il mio appena uscito dall’acqua.


“Allora, le squadre sono così”
Marty dirige il gioco. “La nostra pallavolista principale, Lucia, è il capitano della squadra delle Pere Cotte…”
“Ehy!” grida Lucia. “La mia squadra è quella delle Tigri!”
“Va bene, le Tigri cotte, quello che vuoi… capitano della squadra della Gente Perfetta, c’è Nikko”
Nikko sorride e fa una faccia da ebete. “Tu non ci sei in squadra, vero sorellina?”
“Si invece! Tigri: Lucia, Vale, Fede e Fabio. Gente Perfetta: Nikko, Io, Ray e Maya.”
“Mi sembrano equilibrata, dato che Lucy e Vale sono bravissime e da quella parte Marty non prende nemmeno una palla!”
Ci posizioniamo, quattro da una parte della rete e quattro dall’altra, io di fronte a Lucia, sottorete. È Ray alla battuta. La palla è molto leggera, e arriva con facilità dall’altra parte della rete e viene presa da Lucia. Vale palleggia alzandola per la schiacciata a Lucia, che salta e schiaccia, potentissima, dritta su Nikko, che la prende per un soffio buttandosi a terra. La palla vola in aria e io la alzo per Nikko, che schiaccia, su Fede, che non riesce a prenderla, e facciamo punto.
Nikko esulta e mi da il cinque. La battuta è ancora nostra, e Ray sbaglia.
“Scusate! Non mi capita mai due volte di fila di farlo giusto”
Fabio batte, ed essendo alto gli viene facile. Marty cerca di prenderla ma nemmeno ci arriva. Rotola sulla sabbia sporcandosi il costume.
Si rialza. “L’ho detto che sono scarsa. Va beh, compenso in altro!”


Più tardi. “Non sapevo che Nikko fosse tuo fratello”
“Ora lo sai” dice Marty.
Nikko sbuffa. “Grazie a mia sorella abbiamo perso la partita. Grazie Marty!”
“Zitto, gemello cattivo!”
In effetti si assomigliano. Hanno gli stessi occhi, questo è sicuro. E anche la stessa simpatia.
“Sei brava a giocare a pallavolo! Giochi nel tuo paese?” mi chiede Lucia, addentando un panino.
“Non molto. Gioco a scuola coi miei compagni, e basta. Io faccio boxe e nuoto”
“Uuu, è dura la ragazza!” dice Marty, in piedi coi pugni alzati.
“Che sport fai tu?” le chiedo.
“Shopping!” dice lei, con le braccia alzate.
“Allora dovresti conoscere mia cugina…”


Ormai è pomeriggio inoltrato. Lucia e Marty dormono sopra gli asciugamani, Vale e Nikko parlottano seduti vicini. Vale ogni tanto ride e arrossisce.
Fabio e Fede sono andati a fare una passeggiata. Ray si avvicina a me con l’aria di uno che ha qualcosa da dire.
Mi pettino i capelli pieni di sale e gli sorrido.
“Ti sei divertita?”
“Si, tantissimo. I tuoi amici sono troppo simpatici!”
Abbassa la testa e si tocca i capelli. “Vuoi venire a fare un giro con me? Io e te, soli. Da amici, si intende”
No, Maya, no!
Si, Maya, si!
Uff, se ci va, ci ricasca, è troppo debole!
Non sono debole. So dire di no. Ora glielo dico.
Si ma non vuoi dirlo.
Si che voglio.
No, invece.
Si che vuole. Diglielo, Maya.
No che non glielo dice.
Glielo dico?
Cosa?
Di no!
”Allora? Se non vuoi non fa nulla, è solo che mi manca la tua compagnia”
Ma come faccio a dirgli no! È così carino!
Digli no!
Digli si!
Come amici…
“Ok, vengo con te”
Uff, non mi da mai retta.


Sono seduta dietro Ray, sullo scooter, come la prima volta che siamo andati in giro assieme. Lui mi guarda dallo specchietto, e sorride. Ci fermiamo dopo una strana curva in un parcheggio mezzo vuoto. Un cartello in alto indica il nome della spiaggia: Tegge.
“Come mai non c’è nessuno?”
“Hanno messo in giro la voce che c’è rischio meduse, ma non è vero. La spiaggia è tutta per noi!”
Facciamo pochi metri in mezzo all’erba e raggiungiamo una spiaggia minuscola, nemmeno di dieci metri. Vuota. Il mare è calmo e azzurro. Stendiamo l’asciugamano vicino alla riva, poi metto un piede in acqua. È calda.


Mi siedo sull’asciugamano e la guardo avvicinarsi all’acqua, stretta nel suo costume bianco che le sta benissimo, poco abbronzata, benché sia metà luglio. Mi è mancata, eccome. Si tuffa in acqua e si bagna i capelli, ridendo, come sempre. Si lascia cullare dalle onde, dolce sirenetta del mio cuore. Mi trovo a ridere per il mio pensiero. Sono diventato sdolcinato? Così direbbe Fabio. Ma lui non c’è ora. Per fortuna.
Maya fa un giro in tondo e torna sott’acqua.
Il sole sta per tramontare, e Maya esce dall’acqua e stende il suo asciugamano un po’ distante da me, rimanendo bagnata. Mi guarda e ride.
“Perché ridi?”
“Ne ho voglia. Tutto qua”
“Dimmi la verità”
Maya guarda lontano, verso il mare e sorride. Non risponde e io non insisto. Vorrei dirle un sacco di cose. Invece non dico nulla.
“Che effetto ti ha fatto rivedere Lucia? Era da molto che non la vedevi”
“Neutro. In fondo non era niente di speciale”
Continua ad avvicinarsi.


Maya, che fai?
Ci parlo.
E a cosa stai pensando?
Che è molto carino.
E basta?
Si.
Sempre queste bugie.
Non è una bugia.
Si invece.
Nessuna risposta.
Maya, ci sei? Maya!!!


Ray sorride.
“Dimmi la cosa che ti piace fare di più al mondo.”
Ci penso su. Mi ha colto di sorpresa. Non ho dubbi.
“Mi piace stare qui con te. Nel posto più bello del mondo”
Prima che possa rispondere mi alzo e incomincio a correre in riva. Lui si alza di scatto e mi rincorre.
"Non sei così veloce, cara!"
"Scommettiamo?"


Corre più veloce, e proprio mentre la sto per raggiungere si volta e dà un calcio all'acqua e mi schizza.
"Beccato!" e corre ancora più veloce, ridendo e saltando, finchè non la raggiungo e la stringo da dietro.
"Dove speravi di fuggire?"
"Sulla luna e sulle stelle!"
Chissà come si libera e continua a correre. Poi si sdraia all'improvviso sulla sabbia, stanca. Mi fermo accanto a lei e la guardo.
"Che hai da guardare? Sdraiati!"
Obbedisco. Prendo a fissare il cielo, che sta diventando più scuro man mano che passano i minuti.
"Guarda il colore del cielo, è uno strano blu"
"Veramente è solamente blu"
"Ci sono diversi tipi di blu. Il blu cielo al mattino, quello del pomeriggio, quando è sera, ora... Il blu del mare... che poi ci sono diversi tipi di mare, quello blu scuro, quello chiaro, celestino..."
"Ok, Maya, ho capito! Certo che parli a volte eh!"
Si volta verso di me e mi colpisce forte sulla spalla. "Ehy! Io posso parlare quanto mi pare, anzi, adesso ricomincio..."
"No, dai, va bene, puoi parlare quanto vuoi, basta che non sia troppo noioso"
Maya riprende a guardare il cielo, sdraiata sulla sabbia. Mi alzo su un gomito e la guardo.
"Sei carina, sai?"
"Occhiali?"
"Spiritosa... dico sul serio"
Lei si alza e si pulisce dalla sabbia. "Allora hai proprio gusti strani! Ci sono un sacco di ragazze nell'isola!"
"Cosa centra? A me piacciono quelle particolari"
"Io sono particolare"


Si alza e si avvicina a me, con i piedi nell'acqua.
"Infatti è per questo che mi piaci tu"
Mette una mano sulla mia vita e poi la sposta sul collo. Proprio mentre siamo vicinissimi mi allontano e passo oltre il suo braccio, e mi tuffo in mare. Rimane talmente stupito che lascia il braccio in aria. Mi nascondo tra le onde e lo vedo tuffarsi, sporcandosi i capelli di salsedine.
"Vieni qua pesciolino" dice abbracciandomi.
Ormai è quasi buio, e compaiono già le prime stelle, nel posto più bello del mondo.


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Capitolo 11
*** pace... disinteressata ***


pace... disinteressataA Marty quasi cade l'enorme pila di magliette piegate che ha tra le braccia. La mette su uno scaffale e poi si gira a fissarmi e sorride. Sembra quasi contrariata, ma so che è contenta.
"E così vi siete baciati? Di nuovo..."
"Si" rispondo io. Il negozio in cui lavora Marty è quasi vuoto. Dice che la mia compagnia le piace e ogni tanto le do una mano. Negli ultimi giorni siamo diventate molto amiche.
"E state di nuovo assieme?"
"Questo non lo so. E nemmeno m'importa. Non ci casco di nuovo!"
Mi accorgo che l'attenzione di Marty è lontana, fuori, oltre la vetrata.
"Chi è quello lì?"
Marty arrossisce e non risponde. Fa finta di mettere a posto uno scaffale già in ordine.
"E dai, dimmi che è!"
"Si chiama Alex. E non dovrebbe piacermi"
"Perchè?"
"Non deve."
Marty si fissa nello specchio di fronte a lei.
"Shh, zitta, sta entrando!"
Un ragazzo carino con gli occhi verdi entra nel negozio, rivolge una breve occhiata a me e fa un sorriso bellissimo a Marty.
"Ciao Marty. Mi servivono un paio di pantaloncini, quelli lunghi, al ginocchio, per fare il bagno. Ne hai qualcuno per me?"
Marty fa un sorriso enorme e annuisce. "Ma certo. Che colore ti piace?"
"Tutto ma non giallo"
"D'accordo. Allora... ci sono questi blu scuro, questi verdi, ti mettono in risalto gli occhi, questi qui neri e bianchi..."
Mentre Marty gli mostra i pantaloni, lui ogni tanto annuisce, ma sembra più preso ad ascoltare la sua voce e a fissare le sue labbra che si muovono. Marty si inchina per prendere un paio di pantaloncini che sono caduti per terra e Alex si volta un secondo verso di me e arrossisce. Riprende a fissare Marty, tutta presa a raccontargli della differenza tra una marca e l'altra.
"Allora hai deciso?"
Alex sembra svegliarsi da un sogno e sorride. "Io li proverei tutti, poi mi dici come mi stanno."
Entra in un camerino. Marty si avvicina a me. "Cavoletti, non ti toglie gli occhi di dosso!"
"Ma che dici, non gli piaccio per niente!" sussurra Marty, sedendosi dietro il banco della cassa. "E poi..."
Non fa in tempo a dire altro che Alex esce dal camerino con indosso un paio di pantaloncini rossi. Si fissa nello specchio. "Non mi vanno, vero?"
Marty ride e si avvicina a lui. "Prova quelli neri. O quelli bianchi. Quelli ti staranno da Dio, scommetto."
Lui rientra fiducioso. Marty si volta verso me, appoggiata allo scaffale.
"Mi stavi dicendo?" dico, sempre sottovoce.
"E poi..."
Non finisce di nuovo la frase che entra una ragazza con gli occhi azzurri. "Alex è qui?"
Marty annuisce e indica il camerino. Alex esce dal camerino con indosso i pantaloncini bianchi che gli ha dato Marty.
"Oh, ciao Simo. Sei entrata alla fine?"
"E si, non vorrei comprassi una sciocchezza! Non metterci molto per favore! Questi ti vanno bene. Io sono fuori, ok?"
Esce dal negozio. Alex fa una faccia strana. "Le donne!"
Cinque minuti dopo esce dal camerino coi pantaloni in mano. Paga. "Per fortuna non sono tutte così le ragazze!" dice, come a giustificarsi.
Marty sorride. "Mi sembra che Simona tenga a te. Magari è un pò pedante, a volte. Ma per il resto, noi ragazze siamo tutte così!"
"Tu non sei così" sussurra Alex prendendo la busta che gli porge Marty. Lei arrossisce e dice: "E già. Ma che ci vuoi fare."
Si guardano per un secondo. Poi si accorgono che nel negozio ci sono anch'io. Alex ha uno strano colpo di tosse e saluta. "Ci vediamo, Marty"
"Ciao Alex."
Esce dal negozio. Marty fa una faccia strana. Non dice niente. Prende i pantaloncini e comincia a piegarli per rimetterli nello scaffale. Le do una mano.
"Quindi è fidanzato, eh?"
"E già"
"E a te di lui non importa niente"
Marty prende i mano i pantaloncini che ha provato lui e li piega, con amore, quasi timidamente, e li mette sopra la fila. "Non ho detto questo"
"In pratica me l'hai fatto capire."
"Non è così. Solo che... l'hai vista la ragazza..."
"E allora?"
Marty poggia i pantaloncini e si mette le mani sui fianchi. "Maya, dai. La ragazza è uno schianto. Uno schianto. Insomma, nessun essere umano al mondo guarderebbe me se c'è lei nei paraggi. Anche io guarderei lei!"
"Ma non è vero!"
"Si invece! E a lui piace molto lei. Lei... esce con lui per far ingelosire il suo ex."
"E lui lo sa?"
"Certo che non lo sa! E nemmeno voglio dirglielo. Mi faccio gli affari miei e basta. Solo che... a me lui piace, tanto"
Sembra non capirmi. "Quello che voglio dirti io, è che siete tutti e due timidi. Ma io mi sono accorta di come ti guarda, come ti parla, avanti, anche un cieco se ne accorgerebbe. Gli interessi, ma ora c'è di mezzo l'altra. E tra voi c'è... chimica. Ecco la parola giusta. Chimica. Insieme siete giusti. Provate attrazione. E non dirmi che non è così. C'è un termine in inglese... Lust. Attrazione fisica. Solo che tra voi oltre a quello, c'è qualcosa in più"
Marty fa le spallucce. "Anche mio fratello dice così"
"Nikko ha ragione. Dovresti dargli retta!"
"Ma che devo fare io?"
"Segui il tuo cuore. Sai che è la cosa migliore da fare!"
Il cellulare squilla nella borsa di Marty. Lo trova e risponde. "Pronto? Oh, ciao..."
Con le labbra mi dice: è Ray. Mette il vivavoce. "Sai dov'è Maya? Non risponde al cellulare, e visto che voi state sempre assieme..."
Marty ride. "Mi dispiace, ma non c'è. Come mai la cerchi? Ti manca così tanto?"
"Oh, niente, è che da quando siamo andati al mare non l'ho più vista. E ho voglia di vederla. Tutto qui."
"Mmh, d'accordo. Allora se la vedo ti faccio sapere!"
"Grazie Marty"
Chiude. Marty mi sorride. "Ragazza, Ray è cotto a puntino!"
"Macché, sono la tipa di turno!"
"Si, certo, come no. Ray è mio amico da una vita. E lo conosco. Dai retta a Marty. Marty sa. Marty conosce."
"Marty è fuori di testa!"
"Anche. Caspita, sono già le nove! Devo chiudere il negozio!"



Volevo ringraziare chi ha messo la mia storia tra quelle seguite, per me è un grande onore e ne sono lusingata, e chi mi ha addirittura messo tra LE PREFERITE, per me è già una gioia. Vi auguro buona lettura e grazie a Laban che ha recensito...! grazie mille! =)


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Capitolo 12
*** serata con te ***


serata con teQuando mi sveglio al pomeriggio, Samu non c'è. Mi ha lasciato un biglietto e dei soldi. Peccato che il biglietto sia vuoto. Mia cugina. Sempre tutto a metà.
Mi lavo in fretta e mi cambio. Scendo in fretta le scale, poi mi ricordo di aver lasciato la finestra di camera mia aperta. Si è appena fatto buio. Quando scendo per la seconda volta le scale mi ritrovo davanti una piacevole sorpresa.
"Non hai qualcun'altra da scocciare?"
Ray sorride, appoggiato sullo scooter blu notte, jeans bianchi e maglia grigia. Si confonde quasi con l'oscurità.
"No. Nessuna. Samu è da mio fratello, e non mi va di essere il terzo incomodo. Vedo che stai uscendo. Caspita, sei bellissima."
Arrossisco. "Grazie. Peccato non poter dire la stessa cosa di te."
Non lo dici ma il tuo cervello lo sta urlando….
Scendo gli ultimi due gradini e lo supero sul marciapiede.

Fa la difficile. Come sempre. Cammina sicura e spavalda, cosciente del fatto che non la lascerò andare così facilmente. Salgo sullo scooter e la seguo sulla strada.
"Non hai bisogno di fare esercizio fisico. Ti accompagno io, se ti va."
Si ferma a fissarmi. Inchiodo lo scooter accanto a lei. "Oh, dolce lui, che non vuole che mi stanchi. Bleah, mi sta venendo il diabete."
Riprende a camminare avanti a me. Una vecchietta si affaccia alla finestra. Poi rientra.
"Sono serio. Non ho nulla da fare stasera."
"Io si. Smamma."
"Madonna, quanto siamo acide, ti ci vorrebbe una bella dose di dolcezza, e so proprio come fornirtela."
"Sempre il solito. Vai via."
"Ah, certo..."
"Certo che?"
"No, niente, ora me ne vado..."
Sto per andarmene sul serio, che Maya si ferma. "Salgo. Ma solo se mi fai guidare."
Sgrano gli occhi. "Nemmeno morto! Lo scooter non si tocca..."
"Non lo rovino il giocattolino, so guidare."
Scendo dallo scooter. "Tutto tuo."
Maya sorride contenta e sale. Le gambe magre e dorate sono leggermente divaricate, un pò troppo scoperte. Si gira a fissarmi.
"Beh non sali? Guarda che io ti lascio qua!"
Non me lo faccio ripetere. Salgo anch'io e la abbraccio. "Non stringere troppo, fifone. Fidati."
"Mi fido."
Accende e parte. Man mano che andiamo avanti ho sempre più paura. Guida come una spericolata. Accelera nelle curve e non rispetta i semafori. D'altronde, è sempre Maya, la ribelle. Zigzaga tra le auto ferme per un ingorgo, supera altre due moto velocissime, gira senza mettere frecce, rischia di investire vecchiette che attraversano la strada, saluta raggiante un gruppo di stranieri. Poi, presa da chissà cosa, parcheggia sul marciapiede.
"Cavolo, guidi come una matta! Non andrò mai più in moto con te!"
Si toglie rapida il casco e fa ondeggiare la testa per mettere apposto i capelli. Sorride. "Avanti, un pò di adrenalina non può che farti bene. Sei così prevedibile!"
Mette bene la gonna sui fianchi morbidi, specchiandosi in una vetrina. I suoi occhi incrociano i miei. "Ancora fissi?"
Rido. "Sei terribilmente assurda. Allora, dove si va?"
Piega la testa come fa sempre quando pensa. Mi lascia solo perchè si infila in via Garibaldi. "Maya!"
Corre e urta la gente, si scusa e prosegue. Alcuni la seguono, ma solo con lo sguardo, ragazza straniera piena di vita... senza accorgermi corro anch'io e subito la raggiungo. Non la vedo più. Entra in un'edicola. La aspetto fuori. Esce poco dopo, con in mano due cartoline.
"Una per mamma, così smette di chiamarmi... l'altra per mio padre, così lo saluto."
Camminiamo, immersi tra la gente. Trova una buca per lettere e veloce ce le infila. Mi guarda. Si ferma in una vetrina a guardare le scarpe. I negozi sono quasi tutti aperti, perchè siamo in periodo di festa. Come sempre entra all'improvviso nel negozio. Non avverte mai prima di fare qualcosa. La seguo, divertito.
"Salve."
La commessa, una ragazza giovane con qualche chilo in più, ci sorride. "Ciao! Volete vedere qualcosa di particolare?"
Qualcosa di particolare???
"No, ci arrangiamo, grazie!" risponde sicura Maya. Si avvicina agli scaffali come se lavorasse da anni in quel negozio. Prende un paio di scatole e le apre. Si prova tutte la scarpe, col tacco, senza, da tennis, ballerine, stivali, infradito... Prova ogni paio come se fosse in passerella, e le stanno tutte benissimo, è elegante, perfetta, determinata, allegra, serena, senza preoccupazioni. Ogni volta ne scarta un paio, per poi riprenderle e provarsele di nuovo, e rimetterle da parte, e infine acquistarle.
La commessa la guarda stralunata. Fa il calcolo di tutto quello che ha comprato. "Vediamo... Cavolo ragazza, ti verrà una cifra!"
"Non preoccuparti. Metti in conto a mia cugina, Samuela, è venuta qui stamattina"
"Ma tu sei Maya! Allora va bene! Passa a prenderle quando vuoi. Buona serata!"
Usciamo veloci come siamo entrati.
"Hai tutta questa voglia di fare acquisti?"
"Noi donne impazziamo di fronte a un negozio di scarpe!"
"Me ne sono accorto!"
Continuiamo a camminare, quando Maya entra nel negozio dove lavora Marty.
Appena ci vede, sorride. Ha la coda alta, è truccata poco e vestita quasi niente.
"Ciao ragazzi! Come mai da queste parti?"
"Vorrei provare una trentina di costumi..."
Marty non se lo fa ripetere due volte. Chiude la porta e la serranda del negozio. "La scena è tutta tua."
Maya sorride e prende tutti i costumi degli scaffali. Mi lancia uno sguardo ammiccante e chiude la tenda. Io e Marty ci sediamo dietro la cassa, come una giuria d'eccezione.
Velocissima come sempre, Maya appare come una visione celestiale, stretta in un costume bianco a fiori rosa e gialli. Si guarda allo specchio e fa una smorfia. Si passa le mani sui fianchi, si gira per vedersi dietro, poi guarda noi per cercare consiglio. A me, sembra perfetta.
Il secondo costume è marrone e intero. Scende morbido sulle sue curve, sul suo collo, sulle spalle, sul seno, sulla sua pancia piatta, sul suo sedere...
"Cavolo, sembro mia nonna!" e rientra veloce, ridendo, provandosi un altro costume, azzurro, e poi un altro, rosso, un altro ancora pieno di disegnini, un altro bianco a cuori rossi, una marea di nero e bianco su di lei, poi di nuovo azzurro, più scuro, a righe, a quadri, a pois, intero con gli spacchi, con le cerniere, con i lacci, serio e sagomato, divertente...
Alla fine ne prende una decina, uno per ogni giorno, e mette sul conto di Samu.
Salutiamo Marty e andiamo via. "Scusa se ti ho fatto aspettare."
"Non preoccuparti, mi sono divertito."
Entriamo veloci in una paninoteca. Mi fermo a guardare tutti i panini oltre il bancone, caldi e fumanti, pronti per noi.
"Cosa prendi?" le chiedo. Indica un panino alto e grosso, carico di chissà quali schifezze.
"Ma lo vuoi davvero?"
"Certo che lo voglio!"
Il ragazzo biondo dietro al banco glielo passa con un sorriso. Lei lo prende e si siede nell'unico tavolino libero. Un ragazzo fermo sulla porta la fissa. Ha un enorme tatuaggio che parte da sotto l'orecchio, prosegue nel collo e nel braccio.
"Allora, che prendi?"
Mi risveglio dal sogno e scuoto la testa. "Un panino normale."
Me lo passa e guarda Maya. "Ray, ma lo mangia davvero?"
Non ho idea di come conosca il mio nome, e non glielo chiedo. "Certo che lo mangia. Non è fantastica?"
Prendo il panino e mi siedo di fronte a lei.
"Ahia, brucia!" esclama lei mentre cerca di morsicarlo. Il panino è talmente grosso che non riesce a morderlo. Prova tutte le posizioni, ride, riprova di nuovo, poi lo morde. Ne ruba un pezzo così grande che non so come ci stia nella sua piccola bocca. Ride anche mentre mangia, e quasi si nasconde sotto il tavolo.
"Me lo fai assaggiare?" mi dice, adocchiando il mio panino.
"Non penso proprio! Sono schizzinoso!"
"Ma dai!"
Me lo ruba, veloce, l'enorme bracciale al polso tintinna. Pieno di pendenti. Lo fisso. Ci sono le sue iniziali.
Si guarda il braccio e poi morde il mio panino, e sembra che non abbia mai mangiato nulla di più buono. "Si, in effetti è proprio buono!" dice tutta felice, con la bocca piena.
Me lo ripassa. "Cavolo, me ne hai mangiato metà!"
"Sai, quando si ha fame" e rimorde il suo panino. Una macchia di ketchup sulla mia maglia. No, cavolo, come c'è arrivata?
"Cazzo, mi sono sporcato!"
"Che fai, dici le parolacce?" Mi sorride. Da l'ultimo morso al panino e si pulisce le mani. "Si, è proprio una macchia enorme, farai meglio a cambiarti!"
"E come faccio?"
Ci alziamo e pago. "Caspita, sei euro di panino!"
"Ne valeva la pena!"
Camminiamo tra i negozi. "Ho l'impressione che mi guardino tutti!"
"Ti guardano tutti! E non perchè sei sporco..."
Mi prende per mano e mi fa entrare in un negozio. Una commessa magra e bionda, con un enorme pearcing nel labbro, si avvicina.
"Ray vorrebbe provare una maglietta... quella che c'è in vetrina, quella nera. Posso mettere sulla carta di Samuela Mura?"
La ragazza annuisce e va a prenderla.
"Maya, sei matta?"
"No, mi va di farti un regalo"
"Non penso, pago io."
"Zitto."
La commessa torna e me la passa. "I camerini sono lì."

Mi siedo su una sedia con le ruote, un pò traballante, come quella che è in camera mia. Giro su me stessa. Poi esce. La maglietta sembra fatta apposta per lui. Si guarda allo specchio. "Come va?"
"Sembri un fotomodello, caspita!" dice la commessa, raggiante. Beh, non posso far altro che darle ragione. Ray mi sorride, mette la maglia sporca in una busta e la lascia nel negozio. Usciamo in fretta. Il cielo è così buio che non si vedono le stelle. La gente si muove veloce per le vie, passeggia, ogni tanto si ferma in qualche bancarella, poi riprende a camminare. Molti salutano Ray, e lui mi presenta a tutti quelli che si fermano a parlargli, tanto che non mi ricordo nemmeno un nome. Conosce tutti.
"Allora, dove andiamo?"
"Non so. Sei tu il re dell'isola!"
"Brava la mia principessa, ha già capito il suo ruolo."
Entro senza avvisarlo in una pizzeria, prendo una pizzetta al taglio e l'addento, ancora fumante, e come sempre mi brucio.
"Caspita, che buona!"
"Sei un pozzo senza forno! Come fai a rimanere così magra?"
"Piscina. Un giorno si e uno si!"

Morde la pizza ancora una volta, ride, tira la mozzarella che fila, gliene rubo un pezzo, fa l'offesa, sorride, morde la pizza. Mi piace. Fa tutto con gioia, allegria, con vitalità. Non si preoccupa delle sue azioni. Mai, è sempre se stessa, è come vuole essere.
"Che fai, mi guardi mentre mangio? Non sono un bel vedere!"
Ha i capelli lisci, tenuti fermi da un cerchietto dorato, il ciuffo le cade un pò sul viso, lo sposta con la mano, ma quello cade di nuovo sull'occhio, irriverente e dispettoso.
Da l'ultimo morso alla pizza, si pulisce le mani con un fazzoletto e va a buttarlo. Poi torna e continua a sorridere.
"Povero il tuo stomaco! Ne ha subite tante oggi!"
Mi spinge piano. "Dai, andiamo a fare un giro!"

Mezz'ora dopo. Sta seduta di fronte a me, le gambe incrociate sotto il tavolo, le unghie che battono sul legno del tavolino, la testa un pò piegata, mi guarda.
"Che fai?"
"Penso."
"Sei sicura?"
Mi da un calcio da sotto il tavolo. "Ahia!"
"Così impari! Stronzo."
"Mi hai dato dello stronzo?"
Poggia il dito indice sulle labbra, facendo finta di rifletterci su. "Si. Perché lo sei!"
"E tu sei una rottura!"
"Vaffanculo!"
"Pure!"
"Esatto, non hai sentito? Te lo ripeto. Vaffanculo!!!"
Urla quasi. Parecchi negli altri tavoli del bar si voltano a fissarci. Poi...
"Che prendete?"
Ci voltiamo di scatto. Capelli lunghi e biondi, occhi grandi, grembiule verde, bloc notes in mano. Molto carina. Le sorrido istintivamente. Un dolore forte alla gamba.
Trattengo il respiro. "Un cappuccino!"
La ragazza sembra stupita e scocciata allo stesso tempo. So che non è l'ora di cappuccini, ma è la prima cosa che mi è venuta in mente. Maya nemmeno mi guarda.
"Io prendo una Coca-Cola, con ghiaccio, senza limone, o se proprio vuoi non troppo verde... Anzi si, il limone metticelo, però spremicelo, e metti un'altra fettina nella Coca... Mmm, il ghiaccio non troppo, e non troppo freddo, grazie"

La cameriera mi guarda, leggermente scombussolata. "D'accordo" e si allontana.
"Ahia!"
"Così impari pezzo d'idiota. Ti piace la cameriera, eh? Schifoso!"
"Cos'ho fatto ora, cavolo!? Le ho sorriso. Sono gentile io sai... Tu piuttosto, sei gelosa!"
"Macché gelosa. Solo che quando sei con me devo esistere solo io!"
E mi sporgo altre al tavolo per baciarlo. Poi, sul più meraviglioso, strabello, superfantastico, quando le nostre lingue si incontrano e incomincia a piacermi di brutto, sentiamo un forte "Ehm ehm!"
Ci stacchiamo, e vediamo la cameriera con il vassoio in mano, ancora più scocciata di prima.
"Ecco a voi"
Butta quasi la Coca sul tavolo e offre amorosamente la tazzina a Ray. Gli sorride, mostrando una dentatura perfetta e lui risponde al sorriso. Poi la ragazza si allontana, ancheggiando. Molte teste la seguono mentre passa tra i tavoli. A Ray parte un altro calcio. Dritto, prefetto, sempre nello stesso punto.
"Ma allora lo fai apposta!"
"Cosa?"
"A flirtare con altre tipe"
"Cosa numero uno: questo per me non è flirtare, come dici tu. Cosa numero due: non è il mio tipo. Cosa numero tre: a me piaci solo tu"
Poi prende la tazzina e beve.
Cavolo Maya, è perfetto.
In effetti...
Perfetto è dire poco.
Per una volta siete d'accordo!
Per una volta...
Ray appoggia la tazzina sul piattino, ci mette altro zucchero (rigorosamente dietetico) e gira distratto, guardando la gente che passa.
Ti rendi conto della tua fortuna! Stai col più ambito...
Io non sto proprio con nessuno.
Guarda come lo fissano le altre!
Mi volto. In effetti, tutti gli occhi femminili sono puntati su Ray. Una ragazza si morde addirittura il labbro guardandolo. Un'altra manca di poco la bocca col cucchiaino.
Beh, hanno ragione a fissarlo. Gli occhi azzurri, i capelli neri, quelle labbra morbide. Ha i tratti delicati, ma adulti allo stesso tempo. Mi guarda. "Perché sorridi?"
"Non posso?"
"Se non so il motivo no."
Sorride anche lui, bello come il sole. Dovrò complimentarmi coi genitori, prima o poi...

Beve la Coca-Cola, sorride.
"Cavolo, ora mi dici perché ridi."
"Non sto ridendo. Sto sorridendo. Molto diverso."
"E perché?"
"Perché sono felice!"
"E perché sei felice?"
"Sei peggio dei bambini! Perché perché! Perché si!"
Roberto, il proprietario del locale, si avvicina. "Ciao Ray! Non ti sei più fatto vedere. Che è successo?"
"Sono impegnato, non faccio nulla. Il mio passatempo preferito"
Non è mai riuscito a farsi gli affari suoi.
"Continua allora! E questa splendida ragazza chi è?"
"Sono Maya, piacere!"
Sembra davvero contenta. Ma che dico... Maya è sempre contenta.
Gli porge la mano, educata. "Maya! Gran bel nome. Come l'ape Maya..."
"Mia madre si è ispirata alla civiltà Maya. Ricca di mistero. Affascinante"
"Un pò come te?"
"Esatto!"
Le fa l'occhiolino. Mi innervosisco. "Beh, Roberto, noi andiamo... Vado a pagare!"
"Ma non preoccuparti, Ray. Tranquillo. Offro io!"
"Grazie mille. Alla prossima" dice Maya. La prendo per mano e ci allontaniamo.

Ci sediamo su una panchina in piazza, di fronte al palco vuoto, come la prima volta che mi aveva accompagnato a cercare Samu.
"Il mio stomaco brontola di brutto!"
"Ma sei matta? Hai mangiato un panino grande come una casa, una pizzetta, e ora hai fame?"
"E si! Ma Samu è da te?"
"Credo proprio di si, sono sempre insieme quei due."
Ha uno sguardo strano. Mi fissa e sorride.
"Che hai da ridere?"
"Non rido. Sorrido. Che è diverso!"
"Ora rubi pure le mie battute?!"
"Certo, è così che si campa nella vita. Che credi?"
Ora lo fisso io. "Dai"
"Dai che?"
"Dimmi perché sorridi"
"Ah, è pure un ordine?"
"Si. Un ordine."
"Ma io sono libero come il vento."
"E no, caro, quello sono io."
"E io cos'ero?"
"Tu sei un gabbiano!"
"Ah, già. Che corre libero sul vento."
"Nel vento."
"Caspita ma stai attenta a tutto ciò che dico!"
"Certo. Che credi?"
"Ora sei tu che rubi. Monella."
"Stronzo."
"Come? Io faccio tutto il gentile e tu fai l'acida. Ti ci vuole una bella dose di zucchero."
Piego la testa. "La sto aspettando!"
Alza un sopracciglio e ride. "Che cosa pensi? Ora ti compro un bel gelato."

La tiro per farla alzare, ma lei rimane seduta. La tiro più forte, e si alza, ma striscia i piedi mentre cammina. I suoi piedi fanno rumore. La spingo. "E dai, ma come sei fredda."
"Sono acida, non fredda. Che è diverso."
Alza un indice per puntualizzare. Maya, mia dolce Maya...
"Continui a rubarmi le battute?"
"Certo, è così che si campa nella vita!"
"Addirittura? E no, ti chiedo i diritti d'autore."
"Allora dammi la mia dose di zucchero."
Mi ferma in mezzo alla piazza e la bacio. Lei fa il cadavere. Non risponde. La mordo e allora ride e mi bacia anche lei. Morbida, calda, sensuale, mordicchia un pò, ride, e continua a baciarmi. Bacia benissimo. Chissà chi avrà baciato prima di me. Avrà fatto molto allenamento. No. Magari è una dote naturale. Profuma. Buono. Mi piace. Mi piace tutto di lei. Sospira. Le metto le mani sui fianchi, un pò più su del sedere.
"Caspita, sei gelida."
"Si, ma non sento freddo."
E continua a baciarmi. Bacia come piace a me, non troppo lenta e non troppo veloce, giusta, sa quando usare la lingua e quando non deve... Caspita, Maya, mi hai rubato l'anima. Ray, ma a che pensi, la conosci da un mese! Lo so, ma è come se la conoscessi da molto più. Chissà se l'ha gia fatto. No, non Maya. Lei è ancora pura, intatta. Ma questo lo sa solo lei.

All'improvviso, una vibrazione, forte, sulla mia gamba.
"Cos'era???"
Ray arrossisce e toglie il cellulare dalla tasca. "Scusami. Che pensavi che fosse?"
Arrossisco anch'io. "Niente, che pensi tu!?"
"Lo so che lo pensavi. Maliziosa..."
Controlla il cellulare. "Non è vero che lo pensavo. Mi hai fatto spaventare!"

"Mi stava chiamando mio fratello. Cosa vuole adesso?"
"Io vado a prendere un gelato. Che gusto vuoi?"
"Gelato? Ora?"
"Si! Ora!"
"Che matta... Dai, allora pistacchio."
"Ma che schifo, scegli un altro gusto!"
Testarda. Testardissima.
"Non ho capito, ma se a me piace il pistacchio perché devo prendere un altro gusto."
"Perché il pistacchio non mi piace!"
"Ma piace a me..."
Mi fa gli occhi dolci. No, Ray, no...
"Allora prendi il gusto che ti va."
"Grazie."
Mi bacia veloce e corre verso la gelateria. Corre sempre. Forse è per questo che è così magra. La guardo entrare in gelateria e sparire. Richiamo Ste.
"Pronto?"
"Oh, ma che c'è?"
"Guarda che è venerdì. Domani hai quell'impegno..."
Vorrei chiedergli quale, ma poi incomincerebbe con la ramanzina, vedi te l'avevo detto, non mi ascolti mai, io parlo sempre a vanvera, se parlassi coi muri mi sentirebbero di più... Quindi rispondo: "Lo so eh, mica sono tonto"
Silenzio. "Ehi, lo so che lo stai pensando, pezzo d'idiota."
Ste ride. "Dai, va beh. Allora torna a casa."
"Quando?"
"Ora."
"Ma se è mezzanotte passata!"
"Appunto."
"A quest'ora rientrano solo le galline nel pollaio."
"Non è un mio ordine, per me puoi rientrare anche tra dieci anni."
"Davvero?"
"No."
"Vedi, mi illudi... Come non è un tuo ordine?"
"Eh, si, è di Samu. Le serve Maya domani mattina."
"Uff, e va beh. Tra un quarto d'ora gliela riporto."
"Va bene. Tutta intera però."
"No, solo la testa. Ma secondo te?"
"Si si ho capito. Muov..."
Non fa in tempo a finire la parola che gli chiudo il telefono in faccia. Ormai ci sarà abituato, poveretto. Ma che me ne importa.
Maya torna con in mano due gelati, uno nella coppetta e l'altro nel cono.
"Io la coppetta." le dico, in fretta.
"Sogna!!!"
Mi lancia quasi il cono e lo prendo al volo, mi sporco pure le dita. Lecco un pò il gelato. Stracciatella. Come il suo. Solo che a me non piace il cono. Mi ricorda certi biscotti che mi faceva mio fratello. Bleah. Lei infila tutta contenta la paletta nel gelato, e poi la porta alla bocca, e mi sorride.
"Mmm, proprio buono"
"Il panino, la pizza, il gelato... tutto è buono per te"
"E si. Tutto! Sono come Dio. Ed egli vide che ciò era buono. Ma a quei tempi il gelato non c'era ancora!"
Guarda con occhi strani il mio gelato. "Me lo fai assaggiare?"
No, Ray, no...
"Come ti pare. Tanto, ormai..."
"Ormai che?"
"Il gusto l'hai scelto tu, ti sei presa la coppetta, e ora vuoi farti fuori il mio. Fai pure."
Glielo passo. Lei lo morde quasi. Infila le labbra nel gelato come se lo stesse baciando.
"Cavoli, è proprio buono!"
"Ma se è identico al tuo"
"Ma se ti dico che è più buono è più buono! Tieni, va..."
Mi lancia la coppetta, solo che questa volta la prendo per un soffio e un pò di gelato sciolto mi cade sulle scarpe.
"Ma allora lo fai apposta!"
Mi guarda la scarpa e ride. Morde il cono. Crunch. Ride ancora. "Scusa" mi dice con la bocca piena, "non l'ho fatto apposta."
"Si, ma puoi stare un pò più attenta."
"Uff, che noioso! Le scarpe sono solo un bene materiale. Ti preoccupi troppo di queste cose."
"Un bene materiale molto nuovo, e ora molto sporco."
"Appena sei a casa le metti a lavare e vedrai che tornano come nuove."
"La fai facile te."
"Maya sa, Maya conosce..."
Non so perché, ma questa frase l'ho già sentita...



Grazie mille a tutti, e a Leban che ha recensito!!! fatemi sapere cosa ne pensate! un saluto!


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Capitolo 13
*** centro commerciale ***


centro commerciale"Cavolo, Samu, ma che ora è?"
Controllo la sveglia. "Caspita, ma sono le otto e mezza!"
Ficco la testa sotto il cuscino e provo a riaddormentarmi. Una voce mi entra in testa, martellante. E non è Samu. Canta.
"Tu non ti stanchi mai, tu non ti fermi mai con gli occhi azzurri e quelle labbra disegnate, e come un girasole giro intorno a te che sei il mio sole anche di notte..."
Riconoscerei quella voce tra mille altre. "Marty, che ci fai qui?"
Mi toglie il cuscino dal viso e io mi stiracchio. Marty è seduta sul mio letto, ci saltella un pò, sorride. "Buongiorno mondo. Svegliarsi con una canzone è il massimo."
"No, voglio dormireeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee!"
Mi lancia il cuscino. "E piantala! Hai fatto le ore piccole ieri, eh? Dì la verità, dove vi siete imboscati?"
Il sole inonda la stanza. Marty deve aver aperto la finestra. La guardo. "Scema, ma che pensi!?"
"Niente, niente..."
Sbadiglio. Odio svegliarmi presto. Ma perchè è a casa a quest'ora del mattino?
Marty si alza dal letto e va a scegliermi la roba negli armadi. "Acciderboli, nemmeno il mio negozio è così fornito! Chissà quanto ti è venuto a costare... Oh, ma che carina questa gonna."
"Prendila. Poi me la rendi. Ti sta?"
"Un pò stretta. Fa nulla, mi comprimo!"
Poggio i piedi sul tappeto caldo e cerco le pantofole. Si volta a guardarmi. "Ti spicci?"
"Perchè, dove si va?"
"Tra meno di un'ora andiamo dall'estetista, poi dalla parrucchiera, poi a scegliere l'abito da indossare stanotte, poi ci truccano, ci pettinano e sfiliamo. Non vedo l'ora!!!"
Rificco la testa sotto il cuscino. "No, non mi va. Non mi va proprio!"
"E piantala!"
"Ti ho detto che non mi va!"
"Pigrona... dopo la sfilata c'è anche il buffet."
Il mio stomaco brontola. "E cosa ci sarà da mangiare?"
"Ogni tipo di antipasti, e poi torte, e milioni di dolci..."
Apro gli occhi. "D'accordo. Mi muovo."
"Brava ragazza!"

Una moto blu scura, un'Honda, corre veloce sull'asfalto. Poi, un suono forte, martellante, la moto cade...
"Oh, ma che è?"
Il campanello. No, non di nuovo. Lo ignoro e riprendo a ronfare. Sto quasi per riaddormentarmi che suona di nuovo. Tre volte di fila.
Mi alzo dal letto in boxer, mi infilo i pantaloni del pigiama e vado ad aprire. "Fabio se sei tu ti ammazzo..."
Apro la porta. No, non è Fabio.
"Ciao Ray!"
Una cascata di capelli neri, occhi azzurri, il mio stesso naso, il mio stesso sorriso, i miei occhi, il mio carattere.
"Sere! Ma che ci fai qui!"
Mia sorella mi abbraccia forte, quasi non respiro.
"Sono tornata ieri. Per le vacanze"
Si stacca e la aiuto a portare dentro le valige. "Come va il lavoro?"
"Bene. Cioè, relativamente bene. Il mio capo rompe e io sono ancora single, ma questo è classico"
Sere lavora in un'agenzia matrimoniale a Roma. Non abbiamo mai capito perchè se ne sia voluta andare così lontano. I miei in Australia, mia sorella a Roma, io e Ste qui. Una famiglia a pezzi. Ma sempre unita.
"Non c'è Ste?"
"No. Credo sia da Samuela..."
"Ah, ok."
Mi guarda, seduta sul divano. "Che c'è?"
Sorride. "Come va con le ragazze?"
Prendo i biscotti e infilo una tazza d'acqua nel microonde. "Bene."
"Hai una ragazza fissa?"
"Più o meno"
Parlare con mia sorella è facile, facilissimo. Non ti giudica mai. Non è come Stefano. Lui fa di ogni cosa una tragedia.
"Come più o meno? O è si, o è no!"
"In realtà non lo so nemmeno io"
Il campanello del forno suona. Prendo la tazza bollente e rischio di ustionarmi. Ci infilo dentro una bustina di tè e la faccio ondeggiare su e giù. Le preparo la colazione. Sono sempre gentile con lei. Se lo merita.
"Ti piace?"
"Tantissimo"
"E allora? Che problema c'è?"
"Lei è uno spirito libero. Non vuole legarsi. E forse nemmeno io"
Alza un sopracciglio e io le passo il tè. Si siede su una sedia di fronte a me. Aggiunge lo zucchero (dietetico, dopotutto è mia sorella) e mi fissa. Non riesco a guardala. Quegli occhi, così simili ai miei. "Ray, ti sei innamorato?"
Faccio una gran fatica per rispondere. "Non lo so. So solo che è diversa da tutte le altre. Non è solo andarci a letto, capisci? C'è di più..."
"Allora non c'è nessun problema. Nessuno ostacolo che vi può fermare"
Gira distratta il cucchiaino nel tè. "Il problema c'è. La vedo solo questa estate, è qui in vacanza."
Sere ferma il cucchiaino nel tè, lo poggia su uno scottex. "E allora vivila per quanto puoi. Perché rinunciare a lei perchè vi vincola questo fatto?"
"Perchè non ci rivedremo."
"Ma sarete amici."
"Non sarà lo stesso."
"Se non lo farai, rimpiangerai tutto."
Ha ragione. Ma che dico... mia sorella ha sempre ragione.
Beve il tè e mi sorride. "Vieni, ti aiuto a disfare i bagagli"

"Ma non dovevamo andare dall'estetista?"
Quasi urlo. Sono in scooter insieme a Marty, che guida addirittura peggio di me. Supera due macchine e gira in un senso unico. Contromano.
"Abbiamo un piccolo impegno prima"
Un fuoristrada rischia di investirci. "Attento a dove vai!" gli urla lei, infogata.
"Marty, vorrei restare viva!"
"Tranquilla. Fidati di me, no? Non ho mai preso la multa in tre anni che ho il patentino."
"Spero non ti diano la patente!
"Quella me la daranno. Ho fascino, corrompo tutti!"
Rido e Marty inchioda. Quasi cado. "Maya, Maya, non vorrai morire all'arrivo?"
"Caspita, preferisco andare a piedi."
Mi tolgo il casco e mi guardo intorno. "Siamo arrivate?"
"Si."
Marty mette la catena allo scooter. "Ma è casa di Ray!"
"Si."
"Che ci facciamo?"
"Ci ha invitate a pranzo"
"Quando?"
"Mezz'ora fa."
"E tu non mi dici niente?"
"Che dovevo dirti?! Dai, vai, la strada la conosci!"
Salgo le scale, in fretta. Marty è dietro di me.
Suono il campanello. Il cuore mi batte forte, e non per colpa delle scale.

"Grazie per la stanza. Ma non disturberò Stefano?"
"Macchè. Non c'è mai in casa."
Il campanello suona di nuovo e io non sono ancora vestito. "Sere, vai ad aprire per favore?"
"Certo."
Si sposta in cucina.

Aprono la porta. Ma non è Ray. Alta, magra, sorridente. Davvero carina. Assomiglia a Ray. Marty arriva dietro di me.
"Ciao Sere."
Si salutano. "Venite, entrate."
Non ce lo facciamo ripetere. "Io sono la sorella da Ray. Piacere, Serena."
Non avevo dubbi che fosse la sorella. Certo che i genitori devono essere proprio belli. Per generare dei figli così!!! Sorrido al mio stesso pensiero. Maya, ma sei matta?
"Maya."
"La ragazza di Ray?"
"Si" risponde Marty al mio posto. Prezzemolo. Sempre in mezzo.
Serena sorride. Sposta leggermente la frangia dagli occhi, azzurro cielo, come quelli di Ray.
"Sedetevi. Ray arriva. Poverino, l'ho svegliato, è ancora in mutande."
"Sere, smettila. Non è vero. Se fossi stato in mutande si sarebbero precipitate in camera."
Ray appare sulla porta, jeans scuri e maglietta nera, come sempre. Sorride. Però è scalzo.
Saluta Marty con un abbraccio e si siede sul divano accanto a me. Nemmeno mi guarda. Poi si volta. "Ciao eh!"
"Guarda che sei tu quello che doveva salutare!"
"Si, certo. Zitta."
Mi bacia. Suona il campanello. "Lo odio" dice, alzandosi dal divano.

Apro la porta. Stefano e Samu entrano veloci.
"Sere!"
Samu e mia sorella si abbracciano, contente di rivedersi. Stefano la saluta con un bacio e un classico "Come stai?" a cui lei non risponde. Perchè è come me. Odia le domande banali.
"Andiamo?" chiede Ste.
"Dove?" rispondiamo tutti in coro, Samu compresa.
"A Olbia, all'Auchan. Devo fare acquisti. Ray, mi pare di avertelo detto.."
"Correggi. Devo fare acquisti per la mia ragazza." dice Samu.
"Anche per la mia ragazza"
"E dove mangiamo?" chiede Marty.
"Ma è possibile che tu pensi solo al mangiare???"
"Da Mc Donald."
"Olio, fritti, grasso... Mmm, che bello!"
"Marty!!!"

Mezz'ora dopo siamo sulla macchina di Sere, una Ford Focus, e scendiamo dal traghetto. Samu e Ste sono andati con la Smart di Samu.
Sere ascolta a tutta pompa i Dream Theater. Marty conosce tutte le canzoni, mentre Maya se ne sta in silenzio. Sere ingrana la marcia e supera un paio di camion. In curva. "Oggi ho avuto abbastanza paura per tutta la vita! Cavolo, guidate in maniera spericolata!" dice Maya, per la prima volta da quando siamo in macchina.
"Pensavo ti avessero mangiato la lingua" dico, spingendola un pò. Marty si volta verso di noi. Continua a cantare. Poi riprende a guardare la strada. Sere cambia cd. Robbie Williams. Un salto incredibile. "You think that I'm strong, you're wrong... I sing my song, my soooooong"
Corre nelle curve. Matta. Come il fratello. Anzi, di più.

L'Auchan di Olbia è praticamente identico a quello di Cagliari. Ci sono andata un sacco di volte con le mie amiche. Cavolo, è da un sacco che non le sento.
"Maya, su con la vita! Sei giovane per deprimerti!" mi urla Sere, prendendo un carrello. Io le sorrido e la seguo. Ray cammina con Marty, Samu e Ste hanno un carrello tutto loro. "Maya, vado a camprare un pò di cose con Stefano. Tu non staccarti dal gruppo!"
"Samu, non ho dieci anni."
"Va beh, era per avvertirti!"
"Vai, che è meglio."
"Che carina, mi mandi via!"
"Ciao Samu!"
Ray ride e mi spinge. "Non spingere!"
"Perchè, altrimenti che mi fai?"
Mi prende il polso. In cinque secondi lo stendo sull'asfalto. Rimane di sasso.
"Ahia, come sei violenta"
"Ho fatto un corso di autodifesa per i polipi come te!"
Si rialza dolorante, mentre un gruppo di ragazze applaude. Mi inchino, fiera. "Grazie, troppo buone"
Mi sento afferrare da dietro. Ray mi prende come se fossi un sacco di patate e mi carica sulla spalla.
"Ma quanto pesi?"
"Non te ne frega! Lasciami!"
"E no, cara, mi hai atterrato e ora subisci una punizione. Nessuna mette in ridicolo il grande Ray"
"Grande? Che ridere. L'unica cosa grande in te è il tuo ego! Mollami!!!"

Le porte del centro commerciale si aprono e entriamo. La lascio cadere. "Ahia!"
"Ops, il tuo enorme peso mi è sfuggito."
"Stronzo!"
"Le brave bambine non dicono le parolacce."
"Vaffanculo"
"Ancora?"
Si alza da terra e si pulisce la gonna nera.
"Sei sporca dietro"
"Dove?"
"Qui."
Le do una manata forte sul sedere. "Ehi!!!"
"Ora non sei più sporca"
Scappo da lei che mi rincorre per come può, dato che indossa dei sandali. Ci scontriamo con Marty e Sere, ferme su una panchina di fronte ad una fontana.
"Ecco dov'eravate! E noi che vi cercavamo come matte"
"Si, infatti, come matte..."
"Perchè, non è vero Marty?"
Sere si volta verso Marty, che però guarda qualcosa nella panchina di fronte. O meglio, qualcuno.
"Maya, guarda anche tu. Quello è Alex?"

Mi volto dove sta guardando lei. Si, è proprio lui. Ray sbuffa. "Avete con voi il più bello della Sardegna e vi mettete a guardare gli altri. Le donne!"
Guarda anche Sere. "Lo conosci?"
"Più o meno."
"Facciamo un gioco. Adesso fate la prima cosa che vi viene in mente. Comincio io."
Veloce come il lampo fa la ruota, fregandosene del fatto che tutti la guardino. Torna dritta e si mette meglio i capelli. "Ora si che mi sento meglio!"
"Ma quanti anni ha tua sorella?" sussurro a Ray.
"Quasi venticinque. Lo so, ne dimostra cinque, ma è forte"
"Adesso a chi tocca? Maya?"
Mi fissa e arrossisco. Poi guarda Marty. Sembra determinata.
"Adesso vado da lui"
"E poi?"
"Gli do un calcio"
"Un calcio?"
"Esatto!"
"Perchè?"
"Perchè voglio fargli male!"
"E dopo il calcio?"
"Lo bacio!!!"
Si mette a correre verso di lui. E lo fa davvero. Ad Alex arriva un calcio, e poi un bacio. Noi ci mettiamo a urlare e corriamo via, mentre Marty si stacca e ci segue.
"Anch'io mi sento meglio!"
Ray ha ragione. Sua sorella è proprio forte.

Entriamo nel supermercato. Sere anticipa che non deve comprare niente, solo due cosette. Ma appena si avvicina agli scaffali sembra una bambina entrata nella fabbrica di cioccolato di Willie Wonka. Il carrello comincia a riempirsi di ogni schifezza, ogni dolce, ogni cosa inutile.
"Sere, che te ne fai di questi dolci? Non li mangia nessuno."
"Oh, zitto, che ne sai se ti piacciono o no?"
So di sicuro che lei non li mangerà. Non mangia dolci. Compra per il gusto di comprare. Maya e Marty la seguono, combattendo su quali caramelle siano più buone. Le donne e loro acquisti. Sembrano bambine, anche se non lo sono.
"Ray, secondo te?"
"Ma che ne so. Comprate quelle che costano meno."
"Sempre a pensare ai soldi tu!"
"E certo, a che devo pensare?"
"Alla sostanza!"
Mentre Marty e Sere continuano a discutere, Maya si avvicina a me. "Mi accompagni in bagno?"
"Non sai andare da sola?"
"Ma che gentile!"
Poi capisco. "Ah, ecco..."
"Ah, ecco! No adesso niente... La faccio a casa!"
"No, seriamente ti accompagno."
La accompagno davvero. "Ma sul serio ci devi andare?"
"No."
E mi bacia. Mi spinge nel bagno e sorride. "Ma che vuoi fare?"
"Ma, niente, che pensi. Ho voglia di stare un pò con te. Posso?"
"Puoi."
Continua a baciarmi, e io bacio lei. Le sfioro piano la maglietta, un pò gliela sollevo, lei apre un occhio e lo richiude, ridacchia... Le sue mani finiscono sotto la mia maglietta, mi graffia.
"Ahi!"
"Shh..."
Anche le mie mani finiscono sotto la sua maglia. La sento irrigidirsi. Allora mi blocco. Mi bacia ancora, e io continuo a muovermi, e la sento respirare piano, e mi avvicino al suo reggiseno, mi ci infilo sotto, e riesco a sentire il suo cuore, che batte forte, fortissimo. La bacio sul collo e lei ride. "Mi fai il solletico."
Questa volta sono io a dirle di stare zitta. Maya... Sento il suo profumo, mentre sposto i suoi capelli e continuo a baciarla, perso in lei. Siamo in un bagno, è vero, ma è come se nel mondo ci fossimo solo io e lei. Sono rilassato al massimo. La guardo. Le sfioro le labbra con le dita, e continuo a guardarla. Ha uno sguardo che non mi ha mai fatto. Sembra voglia dirmi mille cose però tiene dentro, chiuse nei suoi occhi, che vogliono uscire, ma sono bloccate.
La bacio di nuovo, e lei risponde, calda e morbida, che sa di dolcezza, di vita, di lei. E continuo ad assaggiare il suo sapore, di cui potrei nutrirmi per sempre, fregarmene del resto del mondo, stare solo con lei in quella stanza, a sentire la sua pelle morbida e il suo profumo, sentirla respirare.
"Ray..."
Mi sussurra, piano.
"Si?"
"Dobbiamo andare."
"Si."
No, non voglio tornare alla realtà, voglio restare con lei. La abbraccio, e rimaniamo così per alcuni secondi, lunghi, bellissimi...
Toc toc sulla porta.
"Occupato!" diciamo tutti e due. Poi ridiamo e usciamo in tutta fretta, superando la fila che si era formata, i vecchi che ci guardano, e chi un pò più giovane ricorda come si sentiva ai suoi tempi. Anche noi saremo così, terribilmente nostalgici? Mi fa paura quella domanda. Ma non oggi. Non ora. Non con Maya.

Marty addenta il suo Mc Toast e sorride. "Buono"
"Mi ricordi tanto qualcun'altra..." dice Ray, e mi guarda. Rimaniamo un pò a fissarci, finchè non mi arriva una patatina sul naso.
"Maya, parlo con te!"
Mi volto verso Samu. "Scusa, pensavo..."
"Si, al tempo che passa. Fa niente. Lascia stare!"
"Samu, lasciala stare, non lo vedi che ha la testa da un'altra parte?" le dice Ste.
Marty finisce di magiare e si arrampica sulla fontana. Un pò d'acqua le bagna le gambe.
"Che freddo..."
Ha un piccolo tatuaggio nella caviglia, una chiave di violino.
Sere mangia la sua insalata scondita e io ficco le patatine nel ketchup.
"Ray, sei tutto rosso, ma dov'eri?"
Ray arrossisce e evita di guardarmi. "Ho accompagnato Maya in bagno"
"Si, in bagno!"
Io rido e bevo la mia Fanta con la cannuccia. Riprendo a fissarlo. Ray, Ray, Ray...
Vuoi che lui sia il primo?
A fare che?
Si, fai la finta tonta.
Non lo sto facendo.
Si, certo. Avanti, vuoi che vada oltre?
Tu o lui?
Lui.
Non so.
Si che lo sai.
Hai paura?
Certo che ho paura.
Di cosa?
Lo vedrò solo questa estate. Non posso. Non con lui.
Maya, dai... Ti piace, tanto. Perchè aspettare?
Perchè si.
Che risposta da idiota.
Non è vero.
Sono d'accordo con la coscienza cattiva.
Su tutto?
No, sul perchè si. Perchè non dai risposte concrete?
Perchè no.
Ancora???
Si!
Arrangiati.
Ma che fai, la abbandoni?
Si, non mi da retta!
Chiediti perchè.
Perchè?
Perche dai consigli sciocchi! Solo io ho ragione.
Peccato che a te non dia mai retta.
Infatti se ne pente sempre!
Macchè. Chiediamolo a lei...
A proposito, che fine ha fatto?
Già, dov'è?
Maya?!
Maya!!!

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Capitolo 14
*** la sfilata ***


la sfilataTorniamo a La Maddalena che sono appena le quattro. Maya dorme con la testa sulla mia spalla, la accarezzo piano. Storce il naso. Poi sorride. Chissà cosa sogna. La macchina scende lentamente dal traghetto.
“Maya, siamo arrivati”
Lei apre piano gli occhi. “Mi sono addormentata?”
“No, ma quando mai?”
Si stropiccia gli occhi e sorride, ancora carica di sonno. “Marty, ora dove andiamo?”
“Andiamo dall’estetista, poi della parrucchiera e poi dalla truccatrice. Poi ci mettiamo il vestito e le scarpe e sfiliamo. Chissà chi vincerà.”
“Vincere?”
“Si, è una specie di concorso. Premiano le prime cinque. C’è Miss La Maddalena, poi la più simpatica, la più bella, la più chic, la più dolce, e basta.”
Arriviamo in un baleno a casa di Ray.
“Oh, no, cavolo di nuovo in moto con te!”
Non voglio morire!!!

Ma perché ho accettato???
Wilma, la nostra truccatrice, ci fa segno di andare dietro il palco. C’è una specie di tenda dove ci devono truccare, pettinare e vestire. Marty non sta più nella pelle. Io muoio di fame.
“Prima finiamo, prima mangiamo!”
“Poi sono io quella che pensa solo al cibo.”
Marty ride e entra nella tenda. Una decina di ragazze stanno in piedi vicino a una sedia, dove sta seduta una ragazza coi capelli neri e ricci, lunghissimi, quasi toccano terra. Mi sembra di averla già vista da qualche parte.
Monica, l’altra truccatrice, passa un altro po’ di phard sulle guance della ragazza.
“Sei perfetta!” dice, tutta soddisfatta. La ragazza non contraddice, e ne ha tutte le ragioni. Lo è davvero. Si alza e si siede in una sedia più lontano. I suoi occhi scuri incontrano quelli verdi di Marty. Le due si squadrano truci per alcuni secondi.
“Ciao.” le dice la ragazza. Sembra quasi sfidarla.
“Ciao.” risponde Marty, gelida. Monica si prepara a truccare un’altra ragazza. Entra nella tenda la commessa che mi aveva proposto la sfilata. “Ciao! Non sei eccitata?”
“Tantissimo.” mento. Mi presenta alle altre. Wilma pettina la ragazza che ha salutato Marty.
“I capelli li lasciamo sciolti, sei proprio bella, Nora.”
“Lo so.” risponde lei, e si alza.
“Maya, vieni tu.”
Mi avvicino a Wilma che mi sorride. Si allontana un secondo per guardare gli abiti appesi alla tenda. Poi torna. “Il tuo vestito è bellissimo. Viola.”
Mi fa segno di sedermi e chiudere gli occhi. Un quarto d’ora dopo li riapro. Marty mi sorride. È truccata di celeste, e ha i capelli ricci. Gli occhi verdi sono ancora più intensi. È molto carina. “Sei uno schianto. Una bomba. Una vera bomba.”
Accanto a me c’è Simona, la ragazza di Alex. “Si sono lasciati. Altrimenti non l’avrei baciato. Cavolo, l’ho baciato davvero!” mi sussurra Marty. Mi correggo. L’ex ragazza di Alex.
Wilma mi passa la piastra tra i capelli. Continua a sorridere. E io anche. “Hai un bellissimo sorriso” mi dice.
“Grazie” rispondo io. Mi alzo per far posto a una ragazza coi capelli neri ma lunghi e lisci, che mi sorride.
“Sono Luna. Ma tutti mi chiamano Mary.”
“Maya.”
“Ci facciamo compagnia con i nomi strani.”
La trucca di rosa, e le mette dei nastri tra i capelli. È molto, molto carina. “Grazie.” dice a Wilma.
“Figurati, dolcezza.” risponde lei, mettendo in mostra le fossette che ha sulle guance.
Si alza e si regge lo stomaco. “Fame?”
“Tantissima.”
“Anch’io.”
Ridiamo. Monica finisce di pettinare l’ultima ragazza e ci fa segno di seguirla. Ci da degli attaccapanni con i nostri vestiti coperti da un panno nero. Entriamo nel camerino a cambiarci.
Si comincia.

Stiamo in piedi di fronte al palco. Aspetto che esca Maya. Lucia e Vale sono accanto a me, mentre mio fratello, Samu e Sere più in fondo. Nikko accanto a Vale e Fabio.
All’improvviso, si accendono le luci del palco. Un ragazzo moro che non conosco regge un microfono e cammina qua e là sul palco.
“Benvenuti a tutti a questa meravigliosa sfilata, dove semplici ragazze sfileranno come vere e proprie modelle. Fate un bell’applauso a Sonia, la prima a sfilare”
Applaudiamo, mentre Sonia esce da una porta ai lati del palco. Cammina timorosa, modella per un giorno.
“Cavoli, che fortuna. Hanno dei vestiti bellissimi” mi sussurra Lucia.
“Ah, uffa li voglio anch’io!” dice Vale.
Sonia fa un giro su se stessa. Si ferma vicino al conduttore della serata.
“Allora, Sonia, raccontaci qualcosa di te”
Sonia sorride piano. Mentre lei parla, non l’ascolto, ma penso a come sarà Maya… Esce di scena. Il suo ricordo è già svanito, rimpiazzato da quello di un’altra ragazza.
“Questa splendida ragazza si chiama Simona.”
Simona. È un po’ rozza, a dirla tutta. Però è carina. È vestita di blu perlato.
“Mi piace la pallavolo e uscire con le amiche. Vivo con i miei genitori e il mio gatto, Pallino.”
“Cosa pensa la gente di te?”
“Molti mi trovano antipatica, ma credo sia solo un’impressione.”
“Grazie mille Simona.”
Anche lei esce.
“Ecco a voi Martina.”
Marty appare, stretta in un vestito celeste quasi trasparente, cammina sicura e fiera, sorride, si volta e fa l’occhiolino a qualcuno nel pubblico. La saluto con la mano, ma forse non mi vede.
“Accidenti, è proprio bella!” sussurra Vale.
Non posso che darle ragione. Marty si avvicina al conduttore.
“Martina, vediamo un po’…”
“Marty.”
“Come?”
“Martina non mi piace. Marty è meglio.”
Il conduttore rimane senza parole. Poi si ricorda di avere davanti un mucchio di persone e tenta di riprendere il controllo. “Si, va bene, Marty allora. Mmm, Marty, che ci racconti di bello?”
“Mi piace un sacco mangiare e odio lo sport. Cioè, non lo odio, però è faticoso, e non mi piace sudare… Mi piace un sacco la musica e adoro cantare. E mi piace un sacco dire mi piace un sacco.”
“Quindi ti piace cantare?”
“Si.”
“Sei brava?”
“Chi lo sa…”
Sorride. “Ti va di farci sentire qualcosa?”
”Certo.”
Marty. La ragazza senza pudore, che fa la prima cosa che le salta in testa. Prende il microfono e canta. E poi. Giorgia. Noi le battiamo le mani, forte, fortissimo. Quando smette di cantare il conduttore sorride. Si volta verso i giudici ai lati del palco.
“Ma che ragazza interessante! E con una bella voce d’altronde. Se ti sentisse Giorgia… grazie Marty.”
“Prego!” risponde lei, e gli fa l’occhiolino. Lui diventa tutto rosso e continua a presentare le ragazze.
Altre due ragazze si presentano sul palco. Poi…
“Una ragazza non dell’Isola, dal nome molto particolare. Maya!”
E Maya appare, bella come il sole, sul palco, cammina sul tappeto rosso come tutte le altre, ma lo fa in maniera più elegante, quasi leggera, fluttuante. Indossa un abito viola fatto di seta che le cade morbido sui fianchi, come tutto ciò che indossa, e le sta bene, davvero bene, le lascia le spalle scoperte, e tanto alla mia immaginazione. Si volta, continua a sorridere, cammina, si ferma. È come un pittore che sa esattamente cosa fare quando deve dipingere un quadro, i giusti colori, i pennelli. Lei sembra essere nata per stare su un palco.
“Ma che eleganza signore e signori. Sei nata per camminare, vedo!”
“E si, lo faccio da una vita.” risponde lei, con un sorriso.
“Allora, Maya, mi servono i tuoi hobby, le tue passioni e i tuoi progetti per il futuro. Visto che ci sei anche il tuo numero di telefono!”
Maya incrocia i miei occhi tra il pubblico. “Mi piace un sacco scrivere e far arrabbiare le persone.”
“Come?”
“Non lo so, facendo l’indifferente.”
“Leggo che non sei dell’isola.”
“No, abito in una paese vicino a Cagliari.”
“E sei qui in vacanza, quindi. Fatto conoscenze particolari?”
“Qualcuna…”
“Immagino che una bella ragazza come te sia fidanzata.”
“Puoi solo immaginare. Io sono libera. Sono libera come il vento.”
“Non ti piace legarti?”
Maya mi fissa. “Non è proprio così. È che spesso si conoscono tante persone, ti passano mille facce davanti, che tu non ricordi più neppure tutti i nomi. Io sono molto fortunata. Quest’estate ho conosciuto persone fantastiche, che non scorderò mai. E indipendentemente da quello che accadrà quest’estate le porterò sempre con me. Questo è tutto.”
Il conduttore sorride fa segno da applaudire. “Che belle parole, che ragazze interessanti abbiamo. Grazie di tutto Maya!”
“Di niente. Grazie a voi”
È arrivato anche per lei il momento di uscire. Mi lancia un’occhiata intensa e esce. Poi, bella, ma che dico, bellissima, appare Nora. Indossa un vestito nero e oro, con un profondo spacco davanti che parte dal collo e arriva all’ombellico. Nora cammina sensuale sul tappeto rosso, ma non mi dà più emozioni. Non mi fa battere il cuore. Non mi fa provare più niente. E in mente mi rimane il sorriso di Maya, e la sua dolcezza, e le sue parole, i suoi occhi…
“Oggi abbiamo fatto la scorta di belle ragazze, vedo… Nora, parlaci di te.”
Nora prende il microfono e scosta con una mano i capelli dalle spalle. “Mi piace la pallanuoto e fare compere. Beh, in realtà mi piace tutto, non dico mai di no. In tutti i sensi.”
Nora si volta e scompare. “La prossima e ultima ragazza si chiama Luna. Vieni pure!”
“Ma è Mary!” dice Lucia, e appena la vede la saluta con la mano. Lei risponde, sorridendo. Indossa un vestito rosa e continua a sorridere. Arriva anche lei vicino al conduttore.
“Salve, sono Luna… Ehm… mi piace mangiare, dormire, la pallavolo, e guardare i bei ragazzi. Ehm…”
Diventa tutta rossa. “Forse non avrei dovuto dirlo…”
Il conduttore ride. “Non preoccuparti. Sei molto simpatica e naturale. È così che vi vogliamo!”
Luna saluta goffa con la mano, si gira e si volta in tutta fretta.
“Bene, abbiamo visto tutte le bellissime ragazze. Vedo che i giudici sono pronti per la premiazione. Lasciamogli dieci minuti di pausa.”

“Cavolo, sono super eccitata!” dice Marty, saltellando, il vestito che si alza leggero con lei.
“Oh, cavoli, ho fatto schifo, sono la più brutta, perché ho accettato?” sussurra Mary, appoggiata alla tenda. Marty smette di saltare e la guarda truce. “La smetti? Sempre la solita.”
“Ma la conosci?” le sussurro.
“Certo. Mary. È troppo simpatica. Dice solo scemenze. E non ha autostima. Gliela faccio tornare io con due schiaffi.”
Marty è come Ray, conosce tutti.
Nora sta seduta su una sedia, i capelli che quasi toccano terra, si guarda le unghie, e ascolta distratta i nostri discorsi. Le altre ragazze parlottano tra loro, incerte su chi sarà la vincitrice. Io intanto mi metto a canticchiare, per niente tesa. Non sono mai stata in ansia. Nemmeno per la scuola. Non c’è niente che mi spaventi. O quasi.
“Facciamo rientrare le ragazze!”
La voce del conduttore ci arriva amplificata di dieci volte.
“Forza ragazze, salite!” ci dice Wilma, indicandoci l’entrata. Facciamo le scale di fretta (Mary inciampa nel vestito e rischia di far cadere tutte quelle dietro di lei) e magicamente ci troviamo di fronte a tutte quelle persone che ci osservano come se fossimo pezzi di carne da scegliere per il pranzo della domenica.
“I giudici hanno deciso. Complimenti comunque a tutte, ragazze!”
Applaudono. Mary accanto a me si torce le mani. Le sorrido istintivamente.
Il conduttore si fa portare una busta da una ragazza bionda. Mi volto a guardare Nora. Fissa qualcuno nel pubblico. No, fai che non sia lui… e invece si, fissa proprio Ray.
“Miss Dolcezza di quest’anno è…”
Maya, che pensi?
È con lei che è stato. Sono sicura. Chi le direbbe di no? Nessuno. E Ray è un ragazzo come tutti gli altri.
A Ray tu importi.
No. Io l’ho detto dall’inizio, sono una come tante. Non sono niente di speciale.
Maya, lui tiene a te, e se tu sei così scema da non capirlo allora hai qualcosa che non va!
Ci conosciamo da poco…
Un mese e mezzo. È già qualcosa. Non è poco.
Si che lo è.
Ancora qui? Pensavo che fossi morta.
Dopo di te!
Ma è possibile che non si riesca mai ad andare d’accordo?
“Maya, ma a che pensi? Ti stanno chiamando!”
La voce di Mary mi riporta alla realtà. “Che succede?”
“Sei Miss Dolcezza!”
“Io?”
“No, mio nonno! Vai, dai!”
Cammino verso il conduttore che mi passa una fascia d’oro tipo quella delle Miss vere e proprie.
Mi lascia in mano un mazzo di fiori e continua a sorridermi. Ray e gli altri battono forte le mani.
Il conduttore prende un’altra busta. “Miss Eleganza è… Veronica!”
Una ragazza in un vestito bianco si avvicina a prendere la sua fascia e il suo mazzo di fiori.
Veronica torna al suo posto, felice.
“Miss Bellezza è… Nora!”
Nora cammina spavalda, mentre il vento le muove i capelli. Sembra sicura del fatto che avrebbe vinto qualcosa.
“Miss Carisma è… Martina!”
Marty fa un salto e abbraccia la ragazza accanto a lei, che quasi cade. Poi corre a prendere la sua fascia e i fiori. Ruba il microfono al conduttore. “Volevo ringraziare tutti quelli che mi hanno votato! Ah, non era a televoto? Va beh, grazie lo stesso.”
Rilancia il microfono al conduttore, lo abbraccia e lo bacia sulla guancia. Lui diventa di nuovo tutto rosso e incomincia a sudare.
“Ehm, scusatemi, mi devo riprendere… Siamo arrivati al grande momento. Miss La Maddalena è… Luna!”
Mary quasi sviene. “Io?”
“No, mio nonno!” dico io, rubando la battuta. Mary si avvicina al conduttore. “Complimenti!”
Lei non sa proprio che dire e si limita a sorridere. Le faccio il segno di vittoria. Torniamo nella tenda e ci cambiamo. “Mmm, inizia il buffet!” ci dice Mary.
“Andiamo!!!” gridiamo io e Marty. Tutte con la stessa fissazione. Siamo proprio uguali.





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Capitolo 15
*** sotto i fuochi d'artificio ***


sotto i fuochi d'artificio 1Più tardi. Buio. In camera di Marty guardiamo il video di Justin Timberlake Like I love you.
"Quel ragazzo è l'incarnazione dell'essere sexy!"
"Lo puoi ben dire Maya!"
Sentiamo il campanello. "Cavoli ma chi è a quest'ora?"
Si alza dal tappeto, stretta nel suo pigiama, e mi lascia sola seduta sul letto. Infilo una mano nella busta di patatine e ne rubo un paio. Justin scompare nell'enorme televisore, e viene rimpiazzato da Axl, dei Guns'n'Roses.
“Take me down to the Paradise city where the grass is green and the girls are pretty…”
All'improvviso sento delle voci, e Marty che grida: "Si, dai!"
Scendo dal letto e poi giù dalle scale. Marty è in piedi di fronte al fratello, che indossa una maglietta di Ray.
“Ciao Maya”
Marty si volta verso di me. “Vogliono dare una festa! Ray è andato a chiamare gli altri.”
Sentendo il suo nome il mio cuore incomincia a battere forte, fortissimo, tanto che non sento cosa dice Marty.
"Ma mi hai sentito? Saranno qui tra poco! Andiamo a vestirci!"
Mi trascina su per le scale e quasi mi infila nel suo immenso armadio.
"Vediamo un pò... Questo è troppo grande... troppo casto... che schifo, ma che è questa roba? Oh, perfetto, trovato!"
Tira fuori una salopette nera, con una gonna a palloncino che luccica. Assolutamente carinissima.
"Cavoli, ti metti quella?"
"No. Tu ti metti questa."
"Io?"
"Siamo solo io e te, qui! Muoviti a vestirti!"

Dieci minuti dopo, Marty indossa un paio di shorts in jeans, una canottiera argentanta e una collana terribilmente bella. Io la salopette nera cortissima, un paio di ballerine bianche di un numero in meno e un coprispalle grigio scuro. Facciamo appena in tempo a controllarci nello specchio che sentiamo il campanello. Marty scende le scale velocissima, si accorge di essere scalza e mi grida di andare ad aprire. Il campanello suona di nuovo e mi precipito giù per le scale. Apro il portone. Due occhi azzurro cielo mi fissano oltre la porta. Maya, respira.
"Allora sei viva..."
"Vivissima, direi"
Ray si appoggia allo stipite. "Posso entrare?"
"Se fosse casa mia no, ma siccome non lo è..."
Mi passa davanti. Chiudo la porta in fretta. Marty scende le scale e corre incontro a Ray, lo abbraccia forte.
"Ciao! Che bello, anche tu qui! Ma si, dai, facciamo festa! I miei sono a sciare. Lo so che è luglio, ma sono fatti così"
Il campanello suona ancora. Una marea di gente si fa spazio oltre la porta. Marty saluta tutti con entusiasmo.
"Ehy ciao! Come state? Entrate, come se foste a casa vostra! Ciò che è mio è tuo, ciò che è tuo è mio!”
Quelli non se lo fanno ripetere due volte e accendono lo stereo e delle super luci da festa.
"Maya!"
Mi volto e vedo Vale, raggiante. Mi abbraccia. "Tutto bene? Ray?"
"Chi lo sa!? Non mi importa"
Devo urlare. La musica è altissima. Marty balla sopra il tavolo, muove la testa e i capelli ondeggiano di qua e di là. Sembra una pazza.
"Maya, non dire cose assurde. A proposito di assurdità, hai visto Nikko?"
"Mmm, no, è scomparso... Oh, eccolo!"
Appare alle spalle di Vale, e ci sorride.
"Vi divertite? La festa è appena incominciata!"
"Tanto, tantissimo... Scusate, vado a cercare..."
Non riesco a pensare a un nome, e mi allontano. Vedo Nikko parlare all'orecchio di Vale, e allontanarsi a mano presa.

Maya si allontana da Vale, e io ne approfitto. La prendo per un braccio.
“Dove vai?”
“Lontano, lontanissima, sulla luna e sulle stelle”
Le sorrido. Non è arrabbiata. Maya non si arrabbia mai. O quasi.
“Vieni, c’è un posto che voglio farti vedere” le sussurro in un orecchio.

Buio. Silenzio. Sabbia. Il rumore delle onde. In riva al mare.
“Cavolo, è bellissimo di notte”
“È magico, come posto. Ed è proprio accanto a casa di Marty”
Ma abbastanza lontano perché i rumori della festa non arrivino.
Guardo Ray. Ha i piedi nell’acqua e si bagna i jeans. Contempla l’orizzonte lontano e le stelle, come piccole lucciole attaccate al cielo. I suoi occhi incontrano i miei. Arrossisco. Benché l’oscurità regni sovrana riesco ancora a vedere tutte le sfumature dei suoi occhi. Batte le ciglia e mi guarda, senza parlare. Mi piace il suo silenzio.

Maya si toglie le scarpe e le lancia lontano. Cammina sulla riva del mare, spettinata del vento, come sempre, lei libera, lei bella, lei unica. E vorrei dirle tante cose, ma resto in silenzio. Forse è meglio così. I suoi piedi nudi toccano l’acqua.
“Ahi, è gelida.”
Poi, presa da chissà quale schizzo, dà un calcio all’acqua e mi bagna, e ride. Questa volta rido pure io e l’acchiappo mentre tenta di scappare.
“Scusami, Ray, davvero, scusa!”
Cerca di scappare. Però continua a ridere. “Eh no, Miss Dolcezza, adesso me la paghi per tutto quello che mi hai combinato. Il volo nella fontana, nel porto…”
“Ma quelli sono momenti della tua vita, non puoi dimenticarli. L’acqua è il tuo elemento! Vedi, almeno ogni tanto ti sei lavato!”
“Fai un bel bagno anche tu!”
Provo a buttarla in acqua, ma si tiene forte a me, e cadiamo tutti e due, e ridiamo, e ci schizziamo, e facciamo splash.

No, accidenti, che freddo! Tremo, sdraiata sull’acqua ma non ho voglia di alzarmi. Forse perché lui è sopra di me, e l’acqua non sembra così fredda.
“Va bene, me l’hai fatta. Ora posso alzarmi?”
Mi toglie i capelli bagnati dal viso. Io batto i denti ma sorrido. Mi guarda. Non ha lo stesso sguardo di sempre. È come se fosse più dolce, se cercasse di guardarmi in maniera diversa. Come quel ragazzo in treno. Quello che mi ha fatto il ritratto.
“No, non puoi” mi sussurra. “Hai freddo?”
“Da morire”
Allora mi stringe più forte, nell’acqua bassa, e mi bacia sul collo, mi scosta i capelli, le sue labbra calde sulla mia pelle gelida. Arriva piano alla mia bocca, e ci baciamo, e lo sento fremere.
“Maya?”
“Si?”
“Ti va di farlo? Con me.”
“Qui?”
“Qui. Dove vuoi.”
“Io… non lo so”
“Se non vuoi, io non ti forzo. Tel’ho già detto”

“Ray…”
Ha paura. Forse non avrei dovuto dirglielo.
“Si, Maya?”
“Io non l’ho mai fatto.”
Pronunciando quelle parole i suoi occhi si fanno più grandi, e dolci.
“Lo so, ora penserai che sono una bambina…”
Mi alzo e l’aiuto ad alzarsi. Sentiamo un forte botto e luci nel cielo. I fuochi d’artificio. La festa dell’Isola. È vero.
La abbraccio. “Maya, non penserò mai che tu sia una bambina. Sei forse la ragazza più fantastica che conosco. Tutto ciò che fai è una tua scelta. Io sono solo un piccolo tassello nella tua vita.”
Mi sorride. E poi mi bacia, di nuovo, più vera, viva e sincera di quanto non sia mai stata. E lo facciamo davvero, in quella minuscola spiaggia riparata, al buio, tra le onde del mare, mentre i fuochi d’artificio ogni tanto ci illuminano, ma solo per pochi secondi, prima di tornare al buio.


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Capitolo 16
*** l'idea di Nora ***


l'idea di Nora 2Giorno. Sole. Vita. Amicizia.
Marty lecca il suo gelato e lo passa a Vale accanto a lei.
“Si, ora dovrei mangiarlo io dopo che tu l’hai tutto leccato. Come no!”
“Ma dai, io non lo voglio!”
“E allora perché l’hai comprato?”
“Perché sono piena di soldi e posso comprare tutto quello che voglio.”
“Che scusa!”
“Ma è vero!”
Lucia sbuffa. “Vai a buttarlo, no?”
Marty mette il broncio. “No, non voglio. Mi ci sono affezionata.”
“Passa, me lo mangio io.”
Le prendo il gelato e lo assaggio. Si squaglia in fretta, sotto il sole cocente delle dieci. Fragola. Buono. Siamo sedute su una panchina in piazza, a squagliarci come il gelato che reggo in mano.
“Uff, che caldo. Sto sudando il Mar Mediterraneo.”
“Ma che schifo, Lucy. È possibile che ti devi sempre lamentare?”
“Vale, che vuoi? Non posso più dire nulla!”
Mi metto in mezzo. Sempre cane e gatto. “Ma state sempre litigando? Non si può essere pacifiche una volta tanto?”
Marty mi prende di nuovo il gelato e lo rilecca. “Mi sa che me lo riprendo.”
”Ma chi stiamo aspettando qui a seccarci? Come se fossimo dei pesci da abbrustolire!” dice Vale, e si sposta i ricci dal viso per farsi la coda.
“Mmm, che fame…”
“Marty, tu stai mangiando!”
“Si, ma ora il gelato è finito.”
“Prima lo volevi, poi non lo volevi più, ora te lo sei mangiato. Non lamentarti.”
“L’unica che si lamenta sei tu, Lucy.”
“Andiamo?” chiedo, impaziente.
“Certo. Ora che ho finito il gelato possiamo pure andare.”
Ci giriamo verso Marty, gli occhi verdi che guardano chissà dove, i capelli sulle spalle. “Che c’è?”
“Noi siamo rimaste qui a morire di caldo perché tu dovevi mangiarti il gelato?”
“Certo. Perché l’amicizia supera ogni confine.”
“Sarà meglio che cominci a correre…”

Sabbia. Sole. Caldo. Mare.
La spiaggia è piena. Il posto è bellissimo.
“Caspita, ma che spiaggia è?”
“Si chiama Il Relitto.”
Mi indica un pezzo di legno vecchissimo sulla riva. “Prima c’era un’enorme nave qui. Molti anni fa. Questo è quello che ne rimane.”
Vale e Lucia stendono i loro asciugamani dove c’è meno gente, lontano da tutti.
Un gruppo di ragazze camminano sulla riva, altri giocano a palla e schizzano una grassa signora seduta su una sdraio. Lei sbuffa e fa per alzarsi, poi cambia idea. Un uomo pelato fuma e butta la sigaretta sulla sabbia. La moglie lo rimprovera. Fa bene. Un gruppo di bambini si tuffa in acqua e la signora sulla sdraio si trova bagnata dalla testa ai piedi.
Ficco un piede nell’acqua. Gelida. Ma pura e cristallina. Come in una piscina. Assolutamente meraviglioso. Adoro il mare.
Mi spoglio e rimango in costume. Azzurro chiaro. “Carino, l’hai comprato da me?”
“Certo!”
Mi fa l’occhiolino. Poi si butta in acqua. Si rialza. L’acqua le arriva appena al ginocchio. Ride. “Qui è veramente bassa. È la mia spiaggia preferita! Se fai la pipì si vede…”
“Marty, ma che schifo!”
“Perché, voi in acqua non la fate la pipì? E gli altri? Pensateci, quando vi tufferete!”
E si allontana, nuotando, e ridendo. Come sempre. E noi la seguiamo a ruota.

Più tardi. Il sole è più alto nel cielo, l’acqua più calda. Marty mangia un gigantesco panino ricco di chissà cosa, Lucia la guarda schifata, Vale fruga il suo cellulare e io sono sdraiata sull’asciugamano.
“Proprio buono questo panino, e si, Nikko ha dato il meglio di sé” dice Marty, e fissa Vale. Lei arrossisce, sembra farsi piccola piccola, mette via il cellulare.
Lucia la stuzzica. “I piccioncini, uuu!!!”
“Piantala, scema.”
Io rido e Marty mi tira addosso della sabbia. “Cosa ridi?! Guarda che il discorso vale anche per te!”
“Che discorso?” dico, sputando sabbia.
“Maya e Ray. La nuova coppietta sotto la luce dei fuochi d’artificio!”
Avvampo. “Tu cosa ne sai?”
“Io so. Marty sa…”
“Si, si, Marty conosce, ormai l’abbiamo imparato. Cavoli, non si può mantenere nulla segreto qui!”
Marty sorride e finisce l’ultimo pezzo di panino. “Com’è stato?”
“Cosa?”
“La scoperta del fuoco! Secondo te? Farlo…” mi fa l’occhiolino.
Divento ancora più rossa. “Bello, credo…”
Vale alza la testa all’improvviso. “Lucy, dimmi che quello non è Ego!”
“Chi?”
Lucia si volta dove sta guardando Lucia e i suoi occhi si illuminano. “Si, Vale, è lui, porca lampadina com’è bono!”
“Cavoli, ancora più bono di quando è partito!”
Io e Marty ci voltiamo. Un gruppo di ragazzi alti e atletici gioca a pallavolo in mezzo alla spiaggia.
“Chi tra quelli è Ego?”
Marty indica il più alto in un costume nero. Schiaccia potentissimo sui compagni, e ride.
“Vale, guardagli la tartaruga!”
“Mmm, caspita, è troppo bello! Altro che tartaruga… lì sotto c’è un intero parco acquatico!”
“Vale!!!”
“Che c’è, e vero! Ci avviciniamo?”
“Cosa??? Sei matta? Quelli ci ridono in faccia.”
Marty si alza e si pulisce il sedere dalla sabbia. “Io vado”
“Vengo anch’io” dico io.
Lucia e Vale si fanno coraggio e si avvicinano. “Ciao Ego!” gli dice Marty, con una mano alzata.
Lui appena la vede si illumina. “Marty!!! Quanto tempo! Come stai?”
“Benissimo. E tu? Ma dove sei sparito?”
Lui si tocca i capelli e socchiude gli occhi perché ha il sole in faccia. “Sono andato a giocare i giochi delle isole alle Guadalupas. Pallavolo. Non abbiamo vinto però…”
I suoi occhi nocciola cadono su di me.
“Loro sono Vale, Lucia e Maya. Ragazze, lui è Ego.”
Vale e Lucia cambiano colore, io sorrido e dico: “Piacere…”
I compagni lo chiamano. “Scusate, devo andare. Mi ha fatto piacere rivederti, Marty. Ci vediamo in giro…”
Si salutano e torniamo agli asciugamani.
“Ma davvero si chiama Ego?”
“Macché. È che parla sempre e solo di se stesso. Ha un’alta considerazione di sé.”
“E se lo può permettere!” dice Lucia, sdraiandosi sull’asciugamano di Vale.
“A me non piace. Ha i denti storti!”
“Marty! Se uno così ti passa davanti ti assicuro che non gli guardi i denti!”
E ridiamo. Marty e le sue paranoie…

Ego torna dagli amici.
“Ma chi erano quelle?”
Nora, stretta nel suo costume nero che di costume ha veramente poco, si avvicina a Ego. Lui la guarda e le sposta i capelli dal viso.
“Non preoccuparti, amore. Una era alle elementari con me. Le altre non le conosco.”
La bacia e poi ritorna a giocare con gli amici. Nora si sdraia accanto alle altre ragazze. Marty si, la conosce, e anche Lucia, è uscita con Ray una volta… Anche la riccia, ora è col fratello di Marty. Ma l’altra… non l’ha vista solo alla sfilata, ma anche da qualche altra parte. Poi, si ricorda. E un’idea malefica le balena in testa. Balla nella sua mente, e verrebbe quasi voglia di ballare con lei, tanto è invitante la musica… Ma si, balliamo. Ray. Ma ora lei è con Ego… ma anche Ego ha un sacco di altri inciuci oltre a lei. Uno in più non gli farà male. Nora sorride e riprende a guardarli giocare.



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Capitolo 17
*** marty ***


MARTY“Samu, sono a casa!”
Silenzio. Ecco, non c’è. E io come faccio ora? Ha lasciato pure il cellulare sul tavolo. Chissà dove ha la testa. Poggio la borsa sul tappeto e vado verso il bagno, canticchiando.
Mi lavo e ancora in asciugamano vado in cucina. È quasi ora di cena. Che fame. Alla Tv parlano di morti e di politica. Mi sembra quasi di rientrare nel mondo di prima, quando era ancora inverno e stavo seduta in cucina a studiare storia. Adoro questa vacanza.
Mi alzo e controllo in frigo se c’è qualcosa da mangiare. Migliaia di goccioline cadono dai miei capelli sul pavimento. Il frigo è vuoto. Mi sembrava troppo bello perché sia vero. In casa di Samu nulla è normale.
Mi asciugo i capelli e me li pettino, di fronte allo specchio.
Allora?
Allora che?
Si è fatto sentire?
No.
Come no?
No. Non si è fatto sentire.
Nemmeno un sms?
No.
Come no?
Ma che lingua sto parlando? No vuol dire no!
Vedi, io l’ho detto che ci cascavi di nuovo.
Io non ci sono cascata. Ma che noia, sempre a lamentarsi…
Secondo me tra un po’ si farà sentire…
Ma zitta, tu non sai nulla.
Io so molto più di te!
Bip bip. Bip bip. Un sms. Il mio cellulare. Fai che non sia mia madre, per favore!

Ceni con me stasera?

No, non è mia mamma. È Ray.
Io l’avevo detto…
Zitte!!! Cosa rispondo?
Ci hai appena detto di stare zitte…
Già. Maleducata…
Ignoratemi. Allora?
Allora no.
Allora si. Molto si.

Solo se paghi tu...

Mi risponde, veloce.

Ma perché devi fare sempre la stronza?

Vaffanculo!!!

Mi metto un paio di pantaloni neri lucidi, ballerine bianche di una marca che non conosco e una maglietta con solo una manica. In fondo, se l’invito è ancora valido perché non andare?

Ma che ragazza fine e delicata... Sul serio. Vieni? Paga Ste.

Allora si. Ma Samu? Da te?


Non lo so. Tra cinque minuti sono a casa e ti faccio sapere. Ci vediamo tra dieci minuti a casa mia. Un bacio.


Ciao.

Stronza.

Vaffanculo.

Maya...

Si?

.....Mi manchi.

Anche tu. A dopo.

Visto???
Oh, e basta!!!


Varco la porta di casa e mi trovo davanti uno strano spettacolino. Ste sta al centro del salotto per dividere due ragazze. Una è Samu, l’altra una tipa alta con i capelli mogano, molto carina. Sere sta seduta sul divano che si lima le unghie, come se tutto ciò che è davanti a lei non ci fosse.
Appena si accorgono che ci sono anch’io incominciano ad urlare, mentre Sere dice: “Ciao Ray…”
“Oh, ma che succede? E tu chi sei?” dico, alla ragazza.
“Sono Melissa, la ragazza di Stefano!”
A quelle parole Samu sembra inferocirsi. Gliene dice di cotte e di crude, tenta di avvicinarsi e Melissa ma Ste si mette in mezzo.
Sere sbuffa e si mette a canticchiare. Io corro in camera, mi cambio, mi guardo veloce allo specchio e ritorno in salotto. “Beh, io vado” dico, cercando di superare le urla. Sere mi fa ciao con la mano e cambia la televisione. Menefreghista. Come me. Scendo le scale a quattro a quattro.
Maya è seduta sullo scooter di Samu, le braccia incrociate.
“Beh, ciao…”
“Ciao”
“Ma che gelo. Mi sa che salgo a prendermi il giubbotto.”
Lei sorride. “Scusa. Dai, ricominciamo. Ciao Ray…”
Si avvicina e mi bacia. Poi mi guarda. “Ciao Maya.”
“Andiamo?”
“Certo. Scooter o macchina?”
“Hai la patente?”
“No, mi hanno bocciato all’esame”
“E allora?”
“Allora la guido lo stesso.”
“Meglio lo scooter, và…”
“Perché, non ti fidi?”
“No. Per niente.”
Saliamo in scooter e corriamo via. Ci fermiamo di fronte ad un ristorante, il Mangana. Maya si toglie il casco e libera i capelli al vento. Piega la testa e mi sorride.
“Che bellina…”
“Cosa?”
“Tu. Quando sorridi.”
Mi avvicino e l’abbraccio. “Solo quando sorrido.”
“No. In tutti gli altri momenti sei bellissima”
La guardo. “Anzi. Sei troppo bona…”
Lei ride. Mi correggo. È bellissima anche quando sorride. “Andiamo? Ho così fame che mangerei un elefante.”
“Così poi pesi duecento chili e mi tocca portarti a correre. Oppure facciamo qualcos’altro che fa perdere peso…”
Ammicca. Fa finta di pensarci su. “No, meglio correre!”
“Stronza…”
“E dai…!”
Entriamo nel ristorante e prendiamo un tavolo. Proprio di fronte alla Tv. Maya si siede di fronte a me. Arriva un cameriere.
“Volete ordinare?”
Alza gli occhi dal taccuino e li poggia su Maya. Lei sorride.
“Io prendo una pizza con i wurstel, e i funghi.”
“Perfetto. Strana combinazione. Tu?”
“Margherita.”
“Arrivano subito”
Il locale è pieno. C’è un’enorme tavolata di ragazze. Mi arriva un calcio da sotto il tavolo.
“Ahia!”
“Che cosa guardi? Non c’è nulla per te in quel tavolo!”
“Oh, ma che vuoi? Tu hai fatto l’oca col cameriere. Io sto solo guardando”
“Io non ho fatto l’oca!”
“Nooo…”
“Idiota.”
”Stronzo.”
“Vaffanculo”
“Questa era mia!”
“Zitta, gallina!”
“Ah, gallina!? E allora ti converrà cercare meglio in quel tavolo perché in questo non troverai niente.”
Do un’occhiata al tavolo. “Sono tutte brutte”
Un altro calcio. “E anche se fossero state belle! Prima mi inviti a cena e poi ti cerchi altre prede!”
“E zitta!”
La prendo e cerco di baciarla. Lei tiene le labbra chiuse finché non la mordo. “Ahia!”
“Vedi…”
Allora si lascia baciare, mordicchia, mi fa il piedino sotto il tavolo.
“Ecco le vostre pizze”
Il cameriere si allontana veloce dal tavolo, rosso come un peperone.
Maya gli guarda il sedere. “Oh!”
“Oh che?”
“Lo stavi fissando lì!”
“Macché, stavo pensando…”
“E per pensare gli fissi il sedere”
“Certo, se è bello come il suo si…”
“Mi sa che anche tu devi cercare in qualche altro tavolo…”
“Mi arrangio. L’isola è piena di persone! E poi, io non sono nemmeno di qui…”
Mi guarda. Le accarezzo una guancia. “Non so come farò quando te ne andrai…”
“Riprenderai la tua vita… com’era prima di conoscermi.”
“Ma ora ti ho conosciuta. Non sarà come prima”
“Sarà meglio!”
E taglia la sua pizza e la morde. “Mmm, proprio buona…”
“Non pensavo l’avresti detto!”

Più tardi. Seduti su una panchina della piazza. Ha il mio cellulare in mano e fa video. È l’ultimo giorno di Luglio. I turisti girano tra le bancarelle, magari per assaporare l’ultimo giorno di vacanza.
“Come si può vedere dalle mie riprese, la piazza è piena, ma il palco è vuoto. Come mai non suona nessuno?”
Stacca il video. Sto appoggiato alla panchina. Lei mi guarda.
“Hai gli occhi grandi…”
“Lo so” mi dice. E fa un altro video. Si riprende.
“Ciao!” saluta con la mano e sorride. “Io sono Maya. Non sono molto fotogenica e lo so. Ma non me ne importa. Sono occupata a occupare tutta la memoria del cellulare di Ray… tanto è suo!”
Punta il telefono verso di me. “Ecco qui il padrone del cellulare. Se ne sta seduto con la sua aria da duro, ma sotto sotto è tenero!”
Si avvicina e me e mi abbraccia. Ci riprende. “Fai ciao, Ray!”
Io faccio ciao, come dice lei, poi la bacio, mentre continua a riprendere…

"Maya!!!"
Apro gli occhi e vedo Marty che corre verso di noi, reggendosi la gonna sul sedere che le vola. Nikko è dietro di lei, le mani in tasca, l'aria da duro.
Marty e Maya si abbracciano. Sembrano amiche da tutta la vita e si conoscono solo da un mese. Donne.
"Ciao! Come mai in giro con tuo fratello?"
"Lucia e Vale sono a casa della nonna di Lucia a Oristano, quindi Nikko era l'unico disponibile..."
"Uff, Marty le ragazze quando mi vedono con te pensano che sei la mia ragazza e non ci provano!"
"Vedi, così Vale è tranquilla."
"Spiritosa"
"E poi le ragazza scapperebbero comunque. Prova a non lavarti per due settimane!"
"Marty, ma che schifo!"
"E dai, era solo un esempio!"
"Fai esempi da schifo!"
"Per restare in tema con il non-lavarsi!"
"Ancora?"
"E dai, basta..." le dice Maya."Vieni, facciamo un giro?"
"Certo! L'isola è piena di ragazzi, lasciamo qui questi poveri mortali..."
Si sposta i capelli facendo la spiritosa e la provocante, e si abbraccia con Maya e si allontanano sculettando un pò.
"Poverette" dice Nikko, spostandosi il colletto e facendo finta di pulirsi la maglietta, "Non sanno che sono con i più belli dell'isola. Ascolta, io ti passo Marty, tu mi presti un pò Maya..."
"Sogna"
"Nemmeno un pò?"
"No"
"Sei antico. Ormai le coppie aperte non fanno più scalpore."
"Se non la pianti ti apro il cranio, per non essere volgare. Coppia aperta, ma guarda tu..."

Continuo a riprenderle col cellulare mentre camminano, si voltano, fanno le sceme. La piazza è piena, è quasi mezzanotte. Camminano all'indietro, si spettinano, cercano di imitare le modelle, cantano in mezzo alla strada.
"Perché vedi un pò di anni fa vedevo mamma e papà dentro una scatola..."
"Marty, ma è vecchissima! Però... ti muovi bene come rapper"
Corre e si avvicina a un ragazzo che indossa pantaloni larghi quanto la maglia che le arriva quasi alle ginocchia, con in testa un cappello nero.
"Mi dai una mano?" gli chiede.
"Certo. Ma a fare che?"
Lei gli sussurra qualcosa all'orecchio e lui ride. Poi annuisce. Io riprendo tutto. Marty sale su una panchina di pietra e si piega un pò sulle ginocchia e incomincia a reppare, tenendo in mano un microfono immaginario e l'altra mano in basso, quasi tra le gambe. Si improvvisa rapper.
"Buongiorno gente, io sono Marty, sai che non c'è niente che possa fermarti, un fiume in piena, sono un uragano, non mi blocca neanche un aereoplano. E io che ora non ho mai fatto rap, non sono neanche un talento, un pò mi invento, e cerco di fare tutto quanto che serve, sai so cantare, o forse vuoi partecipare?"
Il ragazzo sale sulla panchina anche lui e fa una strana musica con la bocca e si muove a tempo con Marty.
"Ora che io sono qui, di fronte a questa gente, non mi viene proprio da dire niente, ora non mi scocciare, non so neanche rappare, ora non mi scocciare se non vuoi trovare grane! Yea!"
E chiude il tutto incrociando le braccia e prendendo una posa da dura. Il ragazzo la applaude, come tutta la gente che si è fermata di fonte alla panchina, e le mette il cappello in testa, un pò spostato.
Lei sorride e si sposta i capelli. "Grazie..." dice al ragazzo.
"Prego..." risponde lui. "Sono Marco"
"Marty" si presenta lei.
"Sei brava, sai"
"Macché, non l'ho mai fatto, questa è la prima volta..."
"Allora non sei brava, sei bravissima!"
"Ecco il cappello"
"Grazie. Dì a Ray che voglio il video"
"Sicuro!"
"Beh, allora ciao..."
"Ciao..."
Si salutano così. Maya cerca di imitare Marty. "Grandeeeeee!!! Com'era quella rima, quella finale... Ora non mi scocciare, se non vuoi trovare grane!"
"Brava!"
"Modestamente, è mia..." dico, mettendole una mano attorno alle spalle. Attraversiamo la strada, sulle strisce. Marty rimane indietro, si lega una scarpa.
"Muoviti, dai!"
Una luce forte, quella di due fari, lo stridore delle ruote sull'asfalto, un grido, quello di Maya. La macchina frena di botto, poi fa retromarcia, spegne i fari e scompare nella notte.
Marty è sdraiata sull'asfalto, i capelli sul viso, le braccia in una posizione scomposta, immobile, in una pozza di sangue.







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Capitolo 18
*** annegata tra le lenzuola ***


annegata tra le lenzuola!Seduti su una panchina dell’ospedale, aspettiamo che esca il medico dalla sala dov’è Marty. Maya è stata la prima a correre verso di lei. Piange con la testa su una mia spalla, in silenzio. Piccole lacrime scendono dai suoi occhi grandi. Nikko sta di fronte a noi, seduto sul pavimento, la testa tra le mani, bianco come un cadavere. Non è riuscito ad avvicinarsi al corpo di sua sorella. È rimasto in piedi, sul ciglio della strada, mentre Marco che aveva assistito alla scena chiamava l’ambulanza parcheggiata lì vicino, per un colpo di fortuna. Ora sta in piedi, braccia conserte, il cappello appoggiato sulla panchina, e guarda il pavimento.
Maya tira su col naso e le passo un fazzoletto. Lo prende con le dita ancora piene di sangue, quello della sua amica. Si pulisce. Io non so che dire. Non so che fare. Marty. Quella pazza. Quella che sembrava indistruttibile. È bastato un incidente per spezzare la corazza che la proteggeva. Marty. La mia amica Marty. La sorella di Nikko. Marty.
Un medico esce da una sala alla nostra destra. Ci guarda. “Siete stati voi a soccorrerla?”
Nikko e Marco alzano la testa, Nikko si solleva dal pavimento e noi dalla panchina. Maya si asciuga le lacrime, cercando di non far vedere la sua debolezza.
Il medico sospira, grave. Quante volte avrà assistito a quella scena. Facce sconvolte. Pianti trattenuti. Dolori. Delusioni. Vite spezzate.
“Vedete, l’auto l’ha colpita alla testa.”
“Ma ora sta bene?”
La voce di Maya mi fa sussultare. È flebile, gracile, timorosa. Gli occhi del medico incontrano i suoi.
“Ha la spalla lussata, ma niente di grave. Ciò che mi preoccupa, è la situazione in cui è caduta.”
“Quale… quale situazione?” chiede Nikko, a mezza voce.
“Appena arrivata in ospedale, ha preso conoscenza e ha parlato con un’infermiera. Ha perso del sangue, e l’infermiera cercava di tenerla sveglia. Poi ha chiuso gli occhi ed è entrata in coma.”
“In coma?”
Maya riprende a piangere. Il medico evita di guardarla. “Sì. Le funzioni vitali sono apposto, ma non è detto che si risvegli.”
Nikko lo guarda incredulo. “Se si sveglierà, non è detto che riprenda a parlare. Potrebbe aver subito gravi lesioni al cervello. Oppure, potrebbe non risvegliarsi più.”
Maya si lascia cadere nuovamente sulla panchina. Nikko rimane così, a bocca aperta. Marco mi fissa.
“Siate contenti di non averla persa del tutto…” ci dice, poi. “Potete vederla, ma sono quasi le due, vorrei che tornaste alle vostre case. Arrivederci.”
Non riusciamo a rispondere, o a ringraziare. Nikko è sempre più pallido. Prendo Maya per la mano.
Guardiamo attraverso il vetro nella sua stanza. Marty è sdraiata su un letto che pare troppo grande, tra le lenzuola bianche, che sembrano quasi sommergerla. Una fasciatura le circonda la testa. I capelli le cadono sulle spalle, sporchi di sangue. Decine di fili e tubicini sembrano tenerla ancorata al letto. Pare che dorma. Maya si avvicina al vetro. Vorrei prendere Marty per le spalle e scuoterla, gridarle: “Svegliati, siamo qui!” e invece sto accanto a Maya, immobile, in silenzio, a guardare Marty e la sua vitalità annegare tra le lenzuola.
“Non andare via, Marty… ti prego. Hai promesso che ci sentiremo dopo le vacanze. Che saresti venuta a trovarmi per vedere quanti bei ragazzi riuscivi a conquistare. Marty. Ti prego.”
Sussurra quasi, Maya, che non riesco a sentire bene cosa dice.
“Vieni, Maya, andiamo. Lascia Nikko con Marty.”
Lei annuisce piano, guarda Marty e si allontana. Marco ci segue. A volte, non ci rendiamo conto di quanto valga la nostra vita. E fa male accorgersene nei momenti in cui avresti voluto non sapere.




Grazie a TheBabyCrazy che ha commentato... mi fa piacere che ti piaccia la mia storia!!! =) sono contenta... per sapere come va a finire..... devi continuare a leggere!!! =) grazie a chi mi ha aggiunto tra i preferiti e le seguite... =)

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Capitolo 19
*** fino alla fine del sentiero del tempo ***


fno alla fine del sentiero
“Maya! Ma allora ci sei! Perché tenevi il cellulare spento?”
Samu mi guarda, in cerca di risposte. Stefano si alza dalla sedia, mentre Sere mi fissa dall’altra parte della cucina.
“Marty…”
“Marty? Ma che centra?”
Gli occhi di Samu si fermano sulle mie mani. “Maya, ma quello è sangue?”
Ray entra, seguito da Nikko, che chiude la porta.
“Sì. Marty ha avuto un incidente.”
“Un… un incidente?”
Samu si siede sul divano. “È stata investita da un’auto sul ciglio della strada.”

Nikko si siede sulla poltrona, incapace di dire niente. Non so che farei io se dovesse succedere una cosa del genere a Ste. O a Sere.
“Ma… e quello che l’ha investita?”
“Non si sa chi è. È scappato”
“Ora sta bene?” chiede Sere, gli occhi sgranati.
“È in coma” dice Nikko per la prima volta. “Il medico ha detto che potrebbe anche non svegliarsi più.”
Sere si porta una mano alla bocca, mentre gli occhi le si riempiono di lacrime. Ste consola Samu, che piange sul divano.
“Posso chiamare i miei genitori?” chiede Nikko.
“Certo. Il telefono è laggiù” risponde Ste. Nikko si alza e compone un numero. Si porta la cornetta all’orecchio. Abbraccio Maya. “Non può essere capitato a Marty…” mi sussurra. La stringo più forte.
“Mamma, lo so che è tardi. Scusa…”
Una pausa.
“Beh, si… Marty ha avuto un incidente. Tornate presto, per favore.”

I giorni passano veloci durante le vacanze. Ma per noi sono lenti. Lentissimi. Ogni giorno aspettiamo che qualche medico ci dica che le cose sono cambiate. E invece, Marty continua a stare immobile su quel letto. Andiamo ogni giorno a trovarla, non la lasciamo mai sola. Lucia e Vale sono tornate da Oristano tre giorni dopo l’incidente di Marty. Non abbiamo voluto dire niente per non rovinare la loro vacanza. I genitori di Marty sono arrivati due ore dopo la telefonata di Nikko, che ora dorme da Ray. Non gli va di stare a casa.
“Non senza Marty…” ci ha detto. Sere quindi dorme da noi.
Ogni volta che suona il telefono è una tortura. Nessuno vuole rispondere. Si ha paura. E non si sa di cosa. La notizia di Marty si è diffusa in tutta l’isola. Giornalisti del luogo cercano chi ha assistito alla scena per intervistarlo. Ma noi rifiutiamo ogni proposta. Non c’è spazio per la gloria. Non c’è spazio per i divertimenti. Non c’è spazio per qualcosa che non sia il pensiero di Marty.

“Ragazzi, non so a voi, ma a me non va di uscire.”
Guardo i miei amici seduti sul mio divano, o sulle sedie. Sono sconsolati.
“Nemmeno a me…” dice Fabio.
“Neppure io ne ho voglia”
Keffo si alza dal divano. “Beh, io torno a casa. Magari invito Paola… ci vediamo, ragazzi.”
Anche Grugno si alza. “Vado via pure io. Non è aria. Fatemi sapere.”
Vic e Marcellino annuiscono. “Ci vediamo presto. Ciao Ray…”
Escono tutti. Rimaniamo solo io e Nikko. Hanno ragione. Non è proprio aria.

“Si, proprio la sorella di Nikko.”
Nora non crede alle sue orecchie. Teresa, la sua migliore amica, più simile a un cagnolino da compagnia, sta seduta su una panchina assieme a lei.
“Non ci credo. Investita.”
“Si. Ego non ti ha detto nulla?”
“No. Sta giocando in Germania. Quando torna lo verrà a sapere, credo…”
“Caspita, ma ci pensi che può capitare pure a noi?”
“Oh, parla per te!”
“Scusa, era per dire…”

Lucia legge un giornale sul letto di Vale. Lo sfoglia veloce, senza vederne le pagine. Vale, seduta sul pavimento, la fissa.
“Lucy, datti una calmata. Che ti è preso?”
Lucia la guarda. “Ma tu hai presente la situazione? A quanto ha detto Maya, Marty potrebbe non risvegliarsi dal coma, o avere gravi problemi mentali! E non si sa nemmeno chi l’ha investita!”
“Lo so benissimo. Ma ora come ora disperarsi non serve a nulla. Possiamo solo aspettare. Avere pazienza e aspettare.”
“Al diavolo la pazienza!”
Lucia scaraventa il giornale dall’altra parete. Vale si alza dal pavimento e l’abbraccia.
“Si risolverà tutto, Lucy. Tranquilla.”

“Ancora non ci credo. Marty. In un letto di ospedale.”
“Dobbiamo ringraziare che è ancora viva, Samu…”
“Lo so, amore… ma sono comunque sconvolta.”
Stefano abbraccia Samuela e la tiene stretta. “Io sono sempre con te…”
“E se ti succedesse qualcosa? Non sopporterei di perderti. Tu sei tutto per me”
“E tu lo sei per me, Samu. Lo sai che ti amo.”
“Lo so.”
“E sarà così per sempre.”
“So anche questo. Ma la vita non va sempre come vogliamo. Ci sono troppi ostacoli nel nostro cammino.”
“Faremo in modo che non ce ne siano. Cammineremo sempre assieme nello stesso sentiero.”
“Fino alla fine del sentiero del tempo.”


grazie a chi mi ha messo tra le preferite e le seguite! per TheBabyCrazy: si effettivamente Marty è indistruttibile, ed è nei momenti più duri che si capisce se la persona può rialzarsi dal baratro in cui è caduta... quindi continua a leggere!!! =) un saluto...

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Capitolo 20
*** girasoli ***


girasoliMattino. Uguale agli altri. Mi alzo presto e vado al porto. È passata una settimana dall’incidente a Marty. Samu dorme ancora. Pure Ray. Non so dove andare. Poi prendo una curva e mi ritrovo all’ospedale. Entro.Salgo le scale e incontro la solita infermiera. Mi sorride. Non c’è nulla di male a sorridere. Si infonde la speranza nelle persone.
La stanza di Marty è grande e luminosa. Marty è sdraiata sul letto, come sempre. Abbiamo fatto di tutto per rendere la sua stanza migliore. Abbiamo messo tende azzurre alle finestre, poster di Kakà, il suo idolo, alle pareti. Sere ha trovato un vecchio scheletro finto in uno stanzino, l’ha messo a sedere su una sedia di fronte al letto di Marty, così secondo lei quando si sveglia si spaventa e inizia subito a ridere.
“Ciao Marty…” la saluto, come sempre. I suoi genitori hanno portato dei pupazzetti, li hanno lasciati sul comodino. Mi fissano coi loro occhietti oltre il vaso di fiori, ormai secchi.
“Ma allora, quando ti svegli? Hai dormito pure troppo, io tra tre settimane me ne vado, e ci dobbiamo salutare come si deve.”
La guardo. Sembra che dorma. “Marty, Marty… ci manchi, sai?”
Oltre la radio sul comodino c’è un mazzo di fiori. Lo prendo. Sposto il vaso vicino alla finestra. Tolgo i fiori vecchi e ci metto quelli nuovi. C’è ogni tipo di fiore. Un biglietto.
“Oh, te li manda qualcuno…”
Lo apro? Ma si, dai… Marty non bada a queste cose.
“Vediamo un po’… ‘Non sapevo quale fosse il tuo fiore preferito, perciò li ho presti tutti. Spero di rivederti presto in piedi. Dobbiamo parlare di un sacco di cose. Alex.’”
Infilo i fiori nell’acqua e sposto il vaso nel davanzale della finestra.
“Girasoli…”
Una voce flebile, ma udibile. Il vaso mi cade dalle mani. Crac. Vetro infranto. Acqua sui miei piedi. I fiori sparsi sul pavimento. Mi volto.
Marty mi sorride, tra le lenzuola, gli occhi aperti, grandi, vivi e vitali.
“Cos’hai detto?” chiedo, tremante.
“I miei fiori preferiti. I girasoli” ripete lei, questa volta in maniera più chiara.
Non ci credo, non ci credo. Me ne frego dei fiori per terra, li scavalco e corro ad abbracciarla, rischiando di far cadere tutti i macchinari legati a lei.
“Ti riempio la stanza di girasoli, te ne compro uno per ogni giorno dell’anno, ma si, riempiamone il mondo! Sei tornata, Marty, sei qui!”
E piango e la abbraccio, e quasi grido per la gioia.
“Maya, calmati, sono qui, attenta, rischi di strangolarmi!”
“Scusami, è che sono felice!”
La lascio e con un colpo per sbaglio faccio cadere lo scheletro. Lo raccolgo e incomincio a ballarci, una gamba dello scheletro sul pavimento, e Marty ride per quello strano valzer improvvisato, e rido anch’io e chiamo i medici, che non credono ai loro occhi, che la visitano, che sono gioiosi, che telefonano subito ai genitori… e non posso far altro che dire: “Bentornata, Marty.”


Vado a trovare Marty all’ospedale. Sono così felice che potrei volare. Apro la porta e lei è lì che dorme, e io so che non è più in coma. Mi avvicino al suo letto. La porta si apre di nuovo, e entra una ragazza con un cappello. Non si accorge della mia presenza fino a quando non si incontrano i nostri sguardi, all’altro lato del letto. Ha il viso ovale, il naso appuntito e le sopracciglia arcuate, leggermente più chiare dei capelli, castano chiaro, che le coprono un po’ due occhi grigio cielo, terribilmente belli, come non ne ho mai visto.
“Marty dorme…” dico.
“Lo so” risponde lei. Rimango impressionato dalla bellezza delle sue labbra.
Continua. “Sono venuta a trovarla pure stamattina, ed era ancora in coma.”
“La svegliamo?”
Lei sorride, ma piano, come se non volesse far uscire troppa felicità dalla sua bocca. “Ma no. Svegliare chi dorme è un sacrilegio.”
Prende la borsa poggiata sulla sedia e se la mette in spalla. “Io devo andare. Ci vediamo…”
“Beh, ciao…”
Apre la porta e scompare. Mi siedo sulla sedia dove aveva poggiato la borsa. E vedo che Marty mi guarda e sorride.
“Da quanto sei sveglia?”
“Da abbastanza.”
”Chi era quella?”
“Morena. È mia cugina. Carina, no?”
Marty mi fa l’occhiolino.
“Si, ma…”
“Lo so che sei con Maya. Ma gli occhi ci sono ancora. E io non ti avevo ancora mai visto arrossire in diciassette anni che ti conosco.”




Maya si è svegliata!!! =) visto TheBabyCrazy? =) tu Leban continua a leggere mi raccomando!! =) grazie a chi mi ha aggiunto tra i preferiti e le seguite...




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Capitolo 21
*** posto ignoto ***


in un posto ignoto“Ma ci pensi? Si è svegliata! Si è svegliata e sta bene! Benissimo.”
“Shh, Ray, siamo in un ospedale!”
“E allora? Maya, è una sensazione bellissima, e non voglio tenerla dentro!”
Ray mi abbraccia e mi alza da terra. Poi mi bacia.
Entriamo nella sala di Marty. Lei ascolta la radio e canta qualcosa.
“I keep bleeding love… oh, ciao!”
Ci sorride. Le hanno tolto le bende, e ha ripreso un po’ di colore. Abbassa la radio e ci fa segno di avvicinarci.
“Come stai?” le chiede Ray, in piedi. Mi siedo ai bordi del letto.
“Bene, il medico mi ha detto che tra un po’ posso uscire. Riavrò la mia vita. Riprenderò a fare conquiste.”
Ci fa l’occhiolino e ride.
“Hai tutto quello che ti serve?” le chiedo, preoccupata.
“Ma certo, Maya. Mio fratello viene minimo sei volte al giorno. Per non parlare dei miei genitori!”
Sentiamo dei passi e ci voltiamo. Ci sono tutti: Lucia, Vale, Nikko, Fabio, Fede, Accio, Keffo, Novello, Marcellino, Grugno, Mary, Ego, Sere, Samu, Ste e altri che non ho mai visto. Si accalcano attorno al suo letto, e la stanza sembra farsi all’improvviso troppo stretta.
“Cavoli, ma quanti siete!”
E l’abbracciano tutti, a turno, ridendo, felici che sia ancora qui.
Un’infermiera entra, inferocita. “Prima di tutto, questo non è l’orario delle visite. E poi siete troppi! Lasciatela respirare! Ancora un po’ e ci rimetteva la pelle, capisco che siate felici ma non potete stare tutti qui!”
“Uff, e va bene…”
Uno a uno la salutiamo. Escono tutti e rimaniamo solo io e lei.
“Mi hanno portato un vaso nuovo. Guarda.”
Io rido. “Scusa per la fine che ho fatto fare all’altro. Non volevo!”
Lei fissa i fiori. “Peccato si siano seccati…”
“Non ti preoccupare, ne ho portati altri.”
Una voce. Guardiamo verso l’entrata.
“Ciao, Alex…”
Marty arrossisce e mi fissa. Alex si avvicina e mi saluta. In mano regge un mazzo di girasoli.
“Beh, io vado, Marty… passo a trovarti domani, eh!”
Alex mi guarda uscire. Sorrido. Ray mi aspetta. “Perché sorridi?”
“Ma che te ne importa, scusa? Una non può sorridere senza motivo?”
“Se è matta come te…”

Il campanello. Lo odio. Soprattutto così presto. Dev’essere diventata una specie di mania quella di farmi svegliare dal campanello. Mi alzo dal letto e nemmeno mi vesto. Ste come sempre non c’è. Sere è andata a fare spese. Eravamo solo io e il mio sogno. E ora sono solo.
Apro la porta e mi ritrovo davanti Maya, vestita con una gonnellina e il costume da bagno. E io sono in boxer. Lei ride.
“Ma che bella accoglienza! Fossero tutte così…”
Mi bacia veloce e mi supera. Chiudo la porta e sbadiglio, poi mi stiracchio e mi butto a peso morto sul divano.
“Ehi, che ci fai qua?”
Lei si volta a guardarmi e mette il broncio. “Uff, io pensavo di essere gradita in casa tua…”
“Ma tu sei gradita! Solo che… non sono nemmeno le nove!”
“Lo so, però abbiamo un sacco di cose da fare!”
“Abbiamo? Cose da fare? Non mi pare…”
Mi avvicino e l’abbraccio. Lei si sposta. “Ma pare a me! Ho appena due settimane di permanenza, e voglio godermi appieno la vacanza. Quindi, mettiti il costume e andiamo!”
“Ma dove?”
“Lo vedrai!”
Non faccio in tempo a dire altro che mi spinge in camera e quasi mi ci chiude dentro.
“Muoviti, lumaca!”
“Più lo dici, più faccio lento!” grido dall’altra parte della porta.
“Bambino!”
“Lagna!”
“Lumaca!”
“Cozza!”
“Ehi!!!”
“Così impari!”
“Dai, seriamente, sbrigati, altrimenti non facciamo in tempo!”
Apro la porta. “Ma a fare che?”
“Se ti muovi lo scopri!”
E mi trascina per la mano, in un posto ignoto.




Scusa Laban x l'errore... =) mi raccomando fatemi sempre sapere cosa ne pensate... =) grazie x aver recensito anche a TheBabyCrazy! =) grazie a chi ha aggiunto la mia storia tra seguite e preferite!!! =)




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Capitolo 22
*** il mio cuore non è più tuo... ***


il mio cuore non è più tuo“Ma perché la benda? Io odio le sorprese!”
“Ma io le adoro, quindi vedi di non lamentarti.”
“Ma se non posso vedere!”
“Guarda che è un modo di dire.”
“Non posso nemmeno guardare.”
“Spiritoso. Sei simpatico quanto un sassolino in una scarpa. Dai, vieni, sali qui…”
“Ma qui dove? Non vedo un piffero!”
Sbuffo e lei mi trascina e quasi inciampo in una corda.
“Ma non puoi stare attento?”
“E come faccio, Maya! Non vedo!”
“Ma quanto sei ripetitivo, sai? L’hai già detto minimo sei volte.”
“Esagerata.”
“Zitto.”
Stiamo in silenzio per un po’, quando sento un forte botto.
“Oh, ma che è?”
“Tranquillo! Siamo arrivati.”
Mi toglie la benda e ci ritroviamo in una minuscola spiaggia deserta, riparata dagli scogli.
“Ti piace?” mi chiede, speranzosa, con un sorriso timido.
“Cavoli… è bellissimo.”
Scendiamo dalla barca e salutiamo l’uomo che ci ha accompagnato. Guardiamo la barca allontanarsi. Il vento e il gabbiano. Il nome della barca. Come noi.
Cerco Maya al mio fianco, ma ci trovo solo una borsa blu e la sua gonna.
Lei mi guarda in acqua. “Vieni?”
“Non ho voglia di fare il bagno.”
Va nell’acqua più scura e mi lancia qualcosa di bagnato. La parte di su del costume.
“Arrivo in volo!” grido, e mi butto anch’io.

Due ore dopo. Mangia il panino come se fosse il primo dopo tanti anni.
“Buono, mmm…”
La guardo, leggermente schifato.
“Cos’ha dentro quel… panino?, se così si può definire.”
“Vediamo un po’… salame, fontina, maionese, pomodoro, speck e salame.”
“Hai detto salame due volte.”
“Lo so. È che ne ho messo molto. Per te ho portato un panino solo con maionese e pomodoro.”
“Hai fatto bene, non avrei mai mangiato quella cosa…”
Maya guarda il suo panino e lo accarezza. “Non l’ha detto davvero, panino bello, sei l’amore della tua mamma…”
“Uau, tu i figli te li mangi?”
“Macché. È che questo è un figlio speciale!”
Il suo cellulare suona. Mi affida il panino (“Tanto so che non lo mangerai!”) e risponde, le dita sporche di sabbia e maionese.
“Pronto?”
Sgrana gli occhi e mi fa segno con le labbra: “È mia madre!”

“Come stai? È più di una settimana che non ci sentiamo. Non chiamare tua madre eh, tanto lei non si preoccupa, vero?”
“Mamma, ti senti con Samu almeno due volte al giorno. Perché chiami anche me?”
“Perché voglio sentirti! Dopotutto sono tua madre!”
“Dopotutto cosa? Tu sei mia madre!”
“Lo so, è questo il punto. Ma dimmi un po’… che fai di bello?”
“Nulla, sono al mare con… sono al mare.”
Mia madre sta in silenzio. “Mamma?”
“Si, tesoro…”
“Che c’è?”
“Nulla, è che mi manchi tanto, sono più di due mesi che non ci vediamo!”
“Mamma, torno tra due settimane e tre giorni, non devi preoccuparti…”
“Lo so, Maya. Beh, io ti aspetto, eh…”
“Certo che mi aspetti! Ciao mamma…”
“Ciao Maya…”

Attacca e lancia il telefono sull’asciugamano. Si riprende il panino.
“Mi sei mancato!”
Le lancio della sabbia che va a finire dritta dritta nel panino.
“Centro!”
“Stronzo!!! L’hai ucciso! Il mio bambino!!!”
“Esagerata!”
Mi si butta sopra, picchiandomi. Io paro i colpi come posso, poi la prendo per le spalle e la butto sulla sabbia.
“Ahia!”
“Ahia che? Ancora un po’ e mi uccidi!”
”Tu hai ucciso mio figlio!”
Ora mi butto io sopra di lei e le blocco le gambe con le mie.
“E con chi l’hai fatto il figlio? Mi hai tradito, eh?”
Lei ride mentre le faccio il solletico. “Dai, Ray, solo una volta o due!”
“Ah, davvero?”
“Davvero davvero!”
“Stronza!”
“Ti voglio bene anch’io!”

Più tardi. La barca torna a prenderci. Maya dorme all’ombra.
“Piccola mia… svegliati.”
“No, mamma, cinque minuti… poi mi alzo, te lo prometto.”
Apre un occhio. “Buongiorno.” Le sorrido.
“Oh, sei tu…”
Mi gira la faccia e riprende a ronfare.
“Maya, sono serio. C’è la barca.”
Si alza di botto, si pulisce dalla sabbia e prende la borsa. Tutto in meno di cinque secondi.
“Fatto.”
Sale sulla barca e io la seguo.
“Signorì, dove la porto adesso?” chiede il ‘barcaiolo’.
Maya piega la testa e risponde. “Al porto, credo”
“Ma la nostra gita è finita?”
“Finita? Che? No, per niente…”
“Mi dici almeno che dobbiamo fare?”
“No, lo scopriremo solo vivendo.”
“Questa l’hai rubata…” dico, e la spingo. Il ‘barcaiolo’ ride, mostrando i suoi pochi denti gialli.
“Che bello essere giovani. Non hai preoccupazioni, ma poi arrivano…”
E con questa frase che non ci fa presagire niente di buono ci abbandona al porto.


“Casa, casuccia mia…”
Mi butto sul divano, pieno di sabbia.
“Non dondolarti sugli allori…”
“Dondolarti? Si dice cullarti!”
“E ma che pignolo, cavolo!”
“Se dici scemenze… ok, non litighiamo.”
“A me piace litigare.”
“Perché?”
“Perché poi ti devi far perdonare…”
Si sdraia sopra di me. Ha la pelle calda. Incomincia a baciarmi sul collo. Mi vengono i brividi… Sentiamo la porta che si apre e Maya in una mossa fulminea è di nuovo in piedi. Sere appare dalla porta, diverse buste in mano. Alza gli occhi e ci vede.
“Oh, ciao Maya! Ray, ma dov’eri? È tutto il giorno che ti cerchiamo…”
Maya mi guarda, colpevole. Mi alzo dal divano. “Beh, ero al mare con lei…”
“Ah, ecco, ma potevi almeno avvisare! Il tuo cellulare squilla da stamattina!”
Me lo lancia e si siede sul divano, dov’ero seduto io. Sposta un po’ di sabbia da sotto il sedere e accende la Tv. Noi la fissiamo. Lei guarda prima me, poi Maya, poi di nuovo me e sospira.
“D’accordo, sono di troppo. Ci vediamo stanotte…”
Si alza dal divano e scuote la testa. “I giovani d’oggi…”
Esce in tutta fretta e mi fa l’occhiolino.
Mi giro verso Maya. Ma lei non c’è.
“Ma dove sei?”
“In bagno! Devo fare pipì…”
“Ah, ok…”
Mi siedo di nuovo sul divano e guardo il cellulare. Tre chiamate. Due di Nikko e una di un numero sconosciuto. Cinque messaggi. Due di Sere che mi chiede dove sono. Uno di Nikko.

C’è una festa fantastica stasera x il ritorno di marty.
Vieni?

Rispondo in un baleno.

Ora non lo so. Xke sono con Maya... Ti faccio sapere.

Un altro messaggio. Mamma. Come stiamo, eccetera. Poi…

Ciao Ray… Spero non mancherai stasera, alla festa. Ti aspetto…

Scusa, non ho il tuo numero in rubrica. Chi sei?

Aspetto. Maya ancora non esce dal bagno.
Bib bib. Bib bib.

Nora.

Quel semplice nome, così diverso, mi lascia spiazzato. Maya canta, si sposta dal bagno e va in camera mia. Le sorrido e rispondo al messaggio.

Ah... ciao. Non lo so se verrò.

Mi manchi, Ray…

No, non credo. Stai uscendo con Ego, no?

Ego ha talmente tante ragazze ke io non conto quasi nulla.

E tu, Nora, quanti ragazzi hai?

Il mio cuore è di uno solo.

Spero solo di non essere io. xke il mio cuore è di un’altra.

Non risponde. Bene. Maya mi chiama dalla stanza di Ste. Abbandono il cellulare e la raggiungo. “Ehi, ma che ci fai sul letto?”
“Vieni a farmi un po’ di coccole? Il letto è grande e freddo…”
“Ma certo piccolina mia.”
E si, Nora. Il mio cuore non è più tuo.

Nora appoggia il cellulare sul letto accanto a lei. Incrocia le gambe come un’indiana e si fissa nello specchio di fronte. I capelli neri sulle spalle. Li sposta con una mano.
Bib bib. Spera sia lui. Quel ragazzo bellissimo con gli occhi azzurri.

Ho fatto quello ke mi hai chiesto… ora mi spieghi cosa hai in testa?

Teresa. Non le risponde. È incredibile la fortuna. Pensava ci sarebbe voluto molto più tempo. E invece, se tutto andrà come stabilito, ci sarà proprio da ridere.



Scusate per il casino con lo stile degli sms ma non sapevo come fare!
Per _New_Moon_: grazie per i complimenti, mi fa davvero piacere che la mia storia ti faccia provare nostalgia perchè significa che ti rispecchi con i personaggi... =)
Per TheBabyCrazy e Laban: ihihihhi si sono molto carini... =) spero vi piaccia questo capitolo...
Per renesme e jacob: tutte queste domande... eeeeee... posso rispondere solo a una... Ray e Maya l'amore l'hanno già fatto... =) e per le altre domande.... dovrai continuare a leggere...
Prometto che leggerò presto almeno una storia per ognuno di quelli che mi hanno messo tra i preferiti e le seguite e commenterò... =) grazie! Un saluto... =)

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Capitolo 23
*** E.... ***


E...“Ma come, vai via?”
“La parte migliore della giornata incomincia ora! Vado a casa a lavarmi e ti aspetto per le nove e mezza sotto casa.”
Mi lancia un’occhiata malefica. “Arriva in ritardo e ti giuro che ti prendo a calci.”
“Tranquilla, Maya.”
La bacio, lentamente. Sa ancora di sale. Si volta e scende le scale. La guardo allontanarsi e chiudo la porta.

Finalmente a casa. Un biglietto attaccato al frigo. Samu mi informa che non c’è. Me n’ero già accorta.
Accendo lo stereo e canticchiando vado a lavarmi. L’acqua calda mi scorre addosso e si porta via la sabbia, il sale e il sapore di Ray che mi è rimasto attaccato.
“Io ti dirò le cose dette mai… di questo amore noi saremo gli angeli… il mio petto da cuscino per la vita ti farà… sembra cominciata già… una storia senza fine…”
Chiudo l’acqua e con gli occhi ancora insaponati cerco a tentoni un asciugamano. Morbido e caldo.
Me lo metto intorno al corpo come un vestito e cammino scalza e gocciolante per casa.
Maya.
Oh, no… cosa vuoi? Ho notato che quando arrivi tu compaiono anche un sacco di dubbi.
Io li porto solo a galla. Sono nascosti.
E non puoi lasciarli dove sono?
Mancano due settimane alla tua partenza. Come ti senti?
Mi asciugo i capelli con un asciugamano, a testa in giù. Non so come mi sento.
Si che lo sai.
Alzo la testa e prendo il phon. Asciugo il vetro del bagno. Si, lo so. Come se tutto stesse per finire.
Ma tutto sta per finire.
Tutto cosa? È solo una parte della tua vita, Maya!
Lo so. Ma è stata troppo bella perché finisca.
Qual è la cosa che ti mancherà di più?
Il mare.
E la persona?
Mi pettino i capelli e mi fisso allo specchio, le guance rosse.
Maya?
Sospiro. Ray.
Il più importante tassello del puzzle.
Io lo dico sempre che innamorarsi fa male.
Innamorarsi di un ragazzo in estate, fa male.
Soprattutto se il ragazzo è Ray. Vero Maya?
Non lo so. So solo che mi mancherà. Mi mancherà da morire…

Maya mi ha detto alle nove e mezza, ma alle nove sono già sotto casa sua. Sembra la canzone degli 883. Ha una finestra aperta da cui escono le parole di una canzone. Ma non sono gli 883. È Vasco.
“E… vuoi da bere… vieni qui… tu per me… te lo dico sottovoce… amo te… come non ho fatto in fondo con nessuna resta qui un secondo…”
Forse ha spento lo stereo. La finestra si chiude e Maya fa capolino altre al vetro. Mi saluta con la mano. Sorride e mi fa segno che scende.
Due minuti dopo balza giù di corsa dalle scale, bella, ma che dico, bellissima, anzi no, stupenda, come solo lei sa essere, con indosso un vestito nero, scollatissimo, provocante, che le lascia la schiena completamente scoperta. Le gambe lunghe e dorate appaiono oltre la gonna, e terminano ai piedi con dei sandali col tacco, argentati, con dei lacci legati alle caviglie. Il vento le fa muovere il vestito e le spettina un po’ i capelli lasciati sciolti sulle spalle. Lei ride e se li metta apposto. Mi avvicino.
“Lascia stare, sei bellissima così…”
Le sfioro una guancia, le sposto un po’ i capelli dal viso per poterla baciare meglio, morbida, lenta, dolce, come mi piace, quanto mi piace…
E anche se la canzone non c’è più, risuona quella musica nella mia testa.
“E… se hai bisogno… e non mi trovi cercami un sogno… amo te… quella che non chiede mai… non se la prende se poi non l’ascolto…”
“Andiamo?” mi sussurra piano. Annuisco. Salgo in moto e le passo il casco. Lei sale dietro di me, si regge forte con le gambe. Parto.
“E… uh oh e… sei un piccolo fiore per me… e l’odore che hai… mi ricorda qualcosa… va beh… non sono fedele mai… forse lo so…”
Fa segno di fermarmi di fronte a una pizzeria. E suoni, e voci, e sapori, e parole e ricordi, e sensazioni. Lasciamo i soldi sul tavolo e corriamo via… mi indica la strada, piccola maddalenina improvvisata, e ci ritroviamo a casa di Faber.
Non dico niente, forse perché ho paura di rovinare tutto. Saliamo le scale come il giorno della festa, e ci ritroviamo sul balcone. Il vecchio materasso è stato rimpiazzato da un altro nuovo.
“Ti piace? Mi ha aiutato Marty. E si vede…” dice, indicando le lenzuola coi girasoli. Chiude la porta alle mie spalle e mi fa sdraiare piano piano su quel letto improvvisato. Poi si sdraia anche lei.
“Guarda, Ray…”
Indica il cielo, con quel dito affusolato e l’unghia leggermente mangiucchiata. “Si vedono le stelle…”
E la bacio, e andiamo piano, con calma, mentre lentamente la accarezzo, e un po’ la spoglio, e un po’ la bacio, e un po’ ride, e un po’ sospira, e mi guarda, quegli occhi grandi, i suoi occhi grandi…
“E… quando sento… il tuo piacere che si muove… lento… ho un brivido…tutte le volte che il tuo cuore batte con il mio poi nasce il sole…”


Tempo dopo. Molto. Poco. Non so. Sotto casa sua.
“Non andiamo allora?”
“Io no. Se tu vuoi andarci, per me non è un problema… mi fido, lo sai.”
Mi fissa, ma non riesco a reggere lo sguardo. “Lo so. Saluta Samu. Ti chiamo domani.”
La bacio e la ribacio. Salgo in scooter. Mi guarda mentre mi allontano.
“E uh oh e… ho un pensiero che parla di te… tutto muore ma tu… sei la cosa più cara che ho. E se mordo una fragola, mordo anche te…”


Cinque minuti e sono a casa. Ste è ancora in piedi.
“Ecco, sei tornato. Grazie per avermi avvisato che uscivi.”
“Ma non l’ho fatto.”
“Appunto.”
“Dai, la prossima volta avvertirò.”
“Che sia.”
“Sto uscendo.”
”Come, di già?”
“Si. Sono tornato a prendere il cellulare.”
“E dove vai?”
“Alla festa di Nikko e Marty. Torno presto.”
Prendo il cellulare e lo infilo in tasca. Apro la porta.
“Ray…”
“Si, si tranquillo, non mi drogo e non mi ubriaco.”
“Non è quello.”
“Cosa allora?”
“Non farla soffrire.”
Alzo la testa verso mio fratello.
“Non lo farò, Ste.”
Gli sorrido ed esco.
“E… uh oh e… sei un piccolo fiore per me… e l’odore che hai… mi ricorda qualcosa… va beh… non sono fedele mai… ora lo so…”


Fatemi sapere che ne pensate di questo capitolo, che a me presonalmente piace molto... =)
Per TheDreamerMagic e Laban... cosa trama Nora lo scoprirete tra due capitolini, ma sono brevi, e per ora voglio lasciarvi un pò in attesa... che malvagia... ahahahha =)
Per _New_Moon_: innamorato.... chissà... =) un saluto a chi legge e chi mi ha messo nei preferiti e nelle seguite... =)





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Capitolo 24
*** fatalità ***


fatalità
“Ray! Sei arrivato, finalmente!”
“Si, Nikko. Ma Maya non c’è…”
“Che palle, si sarebbe divertita pure lei!”
Urliamo per sentirci. “Marty dov’è?”
“Da qualche parte con Alex. Vieni, ti faccio bere qualcosa…”


Più tardi. La gente balla all’impazzata. Sembrano tutti euforici. Io sto in un angolo. Non mi va di ballare.
Mi sento afferrare per la maglia. Mi volto di scatto. Capelli neri fluenti, liscissimi, probabilmente piastrati. Carnagione dorata, occhi scuri. Fisico perfetto.
“Che vuoi, Nora?”
Nora sbuffa e molla la presa. “Sei aggressivo con me.”
“Devo esserlo.”
“Ho visto la tipa con cui esci. Carina. Peccato non sia alla tua altezza.”
Scuoto la testa. “E tu lo saresti Nora?”
“Si.”
“Solo nella tua fantasia.”
Nora si avvicina pericolosamente. “Questo è tutto da vedere.”
“Ma tu non stavi con Ego?”
Indica dall’altra parte della sala. Ego è con un’altra.
“Non è un problema per me. Siamo una coppia molto aperta.”
“Io e Maya no.”
“Maya? Che nome carino…”
“Stai cercando di fare la gentile, Nora? Sappiamo entrambi che non è così…”
“Io sono così. Questa ragazza si è messa tra noi.”
“Non c’è mai stato un noi.”
“Per me si. È tutto finito?”
“Non è mai iniziato.”
“Ma io di te mi sono innamorata…”
“L’avrai detto anche a tutti gli altri ragazzi con cui sei stata a letto.”
“Non mi trattare così, Ray… ti prego.”
“Cosa dovrei fare?”
“Baciarmi per l’ultima volta. Se lo farai, ti prometto che non cercherò più di tornare con te.”
Non so che dire. Lei continua. “Solo per dirmi addio.”
E allora la bacio. Poi le volto le spalle e mi allontano. Non riesco a vedere il sorriso di trionfo stampato sul suo viso.


Capitolo minuscolo, ma è questo il bello!! =) grazie a chi legge! =)
Per _New_Moon_: lo so che faccio venire dubbi, e vengono pure a me! =) devi sapere che io non riesco a gestire i miei personaggi, fanno un pò quello che gli pare... =) ahahaha... aspetta il prossimo capitolo e avrai metà delle risposte! =)
Per sassybaby: lo so come sono gli uomini... fanno soffrire noi povere ragazze che diamo loro l'anima... ma anche le ragazze fanno soffrire i ragazzi talvolta. Dopotutto loro non sono molto diversi da noi.. =) poi, Maya è una ragazza dolce e gentile, ma sa essere spietata quando vuole... poi vedrai...=)
Per TheDreamerMagic: lo so che sono malvagia, ma è questo il bello delle storie! l'attesa! =) leggi il prossimo capitolo e avrai delle risposte... =)
Per Laban: è brutto si, ma bisogna sempre pensare alle esperienze passate col sorriso! =)

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Capitolo 25
*** Xena ***


XenaMi sveglio. Strano… nessun telefono che squilla. Fabio non è alla porta. Guardo l’orologio accanto a me. Le cinque del pomeriggio. Il mio stomaco brontola. Ah, ecco. La fame.
Vado in cucina e sbadiglio. Ma a che ora sono rientrato ieri? Le quattro? No, forse erano le cinque. Chissà che fa Maya. Dopo la chiamo. Mi sdraio sul divano e mi riaddormento.
Bib bip. Bip bip. Odio il mio cellulare. Allungo una mano per prenderlo dal tavolo, ma non ci arrivo. Allora mi alzo, faticando.

Mi apri?

Fabio. Se non è alla porta, deve comunque rompere.

Xke dove 6?

Dietro la porta di casa tua.

Apro. È davvero lì che mi sorride. Alla porta.
“Ma perché non hai suonato, scusa?”
“Avevo paura di svegliarti!”
“Tanto, ormai…”
Entra e si sdraia sul divano dove poco prima ero io. Accende la Tv, mentre io mi preparo la colazione.
“Ma lo sai che il tuo televisore è proprio bello? Mi sa che lo compro anch’io il plasma.”
“Hai un fratello che lavora in banca?”
“No…”
“Allora non te lo puoi permettere.”
Fabio cambia canale e finisce su Mtv. Muove la testa al ritmo con la canzone.
La caffettiera fa rumore. Il caffè esce e sporca la cucina. Fa niente. Tanto Ste ha riassunto la donna delle pulizie. Prendo per il manico della caffettiera, ma tocco il metallo e mi brucio. Scaravento via la caffettiera nel lavandino e ficco il dito sotto l’acqua.
“Non ci credo, riesci sempre a bruciarti…”
“Zitto tu!”


L’acqua calda scorre sopra di me. Ahia, è bollente. Però è rilassante. Non posso fare a meno di pensare a ieri. Proprio una bella serata.
Pensa piuttosto che fra due settimane andrai via…
Ma perché ci devo pensare?
Perché la realtà è fondamentale.
Pensa al presente, Maya.
Lo sto facendo.
A proposito di presente… è già la seconda volta che suona il campanello.
Cavoli, vado ad aprire!


Mi vesto in fretta e torno da Fabio.
“Beh, non ti ho chiesto perché sei qui.”
Lui nemmeno mi guarda.
“Boh, non avevo nulla da fare…”
“Ah, ecco. Ma scusa, Fede non esiste? Perché non scocci lei?”
“Perché non mi va. Non è bello ogni tanto stare con gli amici? Con i veri amici, quelli che sanno confortarti, che ti fanno divertire, che conosci da una vita…”
“Ho capito, avete litigato.”
“Già” risponde secco Fabio. “E per una stupidata…”


Corro verso la porta, con addosso solo un asciugamano, e la apro.
“Ciao!”
Marty mi sorride ed entra spingendomi da parte, seguita da Lucia e Vale. Marty mi fissa. “Ma che ci fai in asciugamano? Dobbiamo uscire!”
“E chi l’ha deciso?”
“Io!”
“Anzi, noi!” grida Lucia, e mi spingono in camera. Aprono gli armadi e cercano qualcosa, mentre Vale si prova tutte le mie scarpe.
“Uffa, io in programma avevo un bel film e il letto!”
“Come??? Ma oggi c’è la festa!”
“Qui è sempre festa…”
“E non sei felice? La Maddalena è gioia, vita… è la mia Isola!”
“Si, Marty, lascia da parte i sentimentalismi e scegliti qualcosa da metterti.”
“Ma come, usate la mia roba?”
“Certo Maya, tanto mica la puoi usare tutta assieme, la presti… un po’ qui, un po’ là…”
Allora mi asciugo, indosso la biancheria e cerco qualcosa nell’armadio, con Marty. A lei piace tutto.
“Carino questo! No, meglio questo. Ma è un vestito? Bello, voglio questo! No, no meglio quest’altro…”
Vale perde la pazienza. “Marty scegli qualcosa in fretta e spicciati!”
Prende il mio vestito nero. “Mmm, sexy… Scelto!”
“Vai a mettertelo e torna subito!”
“Si, Lucy, tranquilla, dalla camera di Maya al bagno non ci sono violentatori, e tantomeno automobili che possono abbandonarmi in mezzo alla strada…”


“Usciamo, Fabio?”
“Io e te? Ci prenderanno per gay…”
“Ma che dici? Lo sanno tutti che a me piacciono le ragazze…”
“Ah già è vero…”
“E poi che ci sarebbe di male ad essere gay?”
“Ray…”
“Che c’è?”
“Piantala.”
“Prendo le chiavi.”


Cinque minuti dopo Marty esce dal bagno.
“Mamma mia… sei una bomba!”
“Maya, dai, non sono così grassa…”
“Marty, sei una bomba in senso buono! Sei bona!”
“Vale, ma non è che sei lesbica?”
“Perché, che male ci sarebbe?”
“Ehi, guarda che lo dico a Nikko!”
“Ah ah… quello ci crede anche!” dice Lucy, provandosi una gonna blu.
Mezz’ora dopo siamo vestite: Vale indossa un paio shorts in jeans, una magliettina viola e sandali neri col tacco e i lacci; Marty il mio vestito (“Sono dimagrita in ospedale! Mi ci farei un’altra settimana per entrare nella 40…” “Marty!!!” “Si, oh, la smetto…”) e i sandali coi lacci dorati che la fanno altissima, abbinati alla miriade dei gioielli che si è messa; Lucy un paio di pantaloni neri lucidi e una corpetto blu scuro, con ai piedi le ballerine; io una gonna in jeans semplice, una maglietta che mi hanno praticamente costretto a usare, molto corta, che si lega nel collo e copre solo per modo di dire.
Marty ci fa i capelli con la sua magica piastra che fa anche i ricci: Vale liscia e tutte noi ricce. Poi ci trucca.
“Potrei fare qualsiasi lavoro, so fare tutto…” dice Marty con orgoglio.
“Tranne giocare a pallavolo…” le dice Lucy, dal mio letto. Io, seduta accanto a lei ridacchio.
“Uffa, una crepa nella mia perfezione. È un particolare a cui sto lavorando!”
“Ahia, Marty vuoi stare attenta?”
Marty sta cercando di mettere il mascara a Vale, che non sta mai ferma. Continua a sbattere le ciglia e a lacrimare. Muove la testa all’improvviso e si trova una striscia nera sulla guancia.
“Cavolo, Marty, sei un disastro…”
“Dai, non è niente di che, lanciamo una nuova moda…”
Velocissima le fa una riga anche nell’altra guancia.
“La moda del guerriero!”
“Cavoli, è un mascara resistente all’acqua!”
“Pronte per la missione, generale Vale!”
“Se ti prendo…”

Su un gradino di fronte alla fontana.
“Marty, ma quanto mangi?!”
“Quanto basta per sopravvivere”
“Vale ma che dici? Marty mangia solo pane e acqua…”
“Hai ragione Lucy!”
Ridiamo. La piazza è piena di gente. Si radunano di fronte al palco. Tra un po’ ci sarà un concerto. Le altre non mi hanno voluto anticipare nulla. Chissà.
Marty si alza dal gradino per andare a buttare la carta della pizza. Parecchi nella piazza la fissano.
Lei torna da noi e si siede accanto a me. “Oh, ma sono sporca?”
Io rido. “Macché sporca. È che sei una bella ragazza e ti guardano! Anche con le cicatrici… ”
“Ah, ecco… se lo sa Alex!”
Lucia le da un colpo sulla spalla. “Alex avrebbe tutti i diritti di lamentarsi!”
“E perché?” dice Marty, massaggiandosi dove Lucia l'aveva appena colpita.
“Perché tu guardi ogni ragazzo che passa! Guardi prima la faccia, poi il fondoschiena!” continua Vale.
“Ma non è vero!”
“No?” dico io, e rido. “Invece si! Povero Alex…”
“Ma dai è per tenere vivo il rapporto, un po’ di gelosia…”
“Se facesse lui come fai tu…”
“Cosa?”
“Ti arrabbieresti da morire! Sei gelosissima! Non può nemmeno salutare le sue amiche.”
“Le sue amiche femmine no!”
“Non sapevo che avesse amiche maschi!”


Su una panchina in piazza.
"Fede ha minacciato di lasciarmi" dice Fabio, guardando lontano, il palco vuoto.
"Come?"
"Mi ha detto che forse è meglio se non ci vediamo per una settimana almeno. Che ha bisogno di pensare. Ma cosa c'è da pensare?"
"Quando una donna dice che ha bisogno di pensare vuol dire che ha già pensato, Fabio..."
"E allora?"
"O c'é un altro, o non ti ama più."
"Che palle... e ora?"
"La lasci stare per un pò."
"Ma la mia vita non ha senso senza di lei. Lei è il mio universo. Io la amo, Ray... non so se hai mai provato questa sensazione."
Non rispondo.

"Vale, tu che sai tutto, ma è vero che Fabio e Fede si sono lasciati?"
Vale si guarda le unghie e si sposta i ricci dal viso. "Non proprio. Lei ha voluto una pausa."
"Classico" dice Lucia, alzando le spalle.
"Ma tu che ne sai, scusa?" le chiede Marty.
"Dai... chi dice che vuole una pausa in poche parole sta lasciando!"
"Non é sempre vero. Una può davvero avere dei dubbi, ma non per questo lascia. E Fede ama Fabio."
"Tu non sai cosa significa amare."
"A no? Beh, forse lo sai tu che hai avuto molti ragazzi, ma non ti sei mai chiesta come mai non sia durata? Forse perché dai sempre tutto per scontato, quando invece faresti bene a riflettere sulle cose e sulle persone con cui stai..."
Lucia si alza dal gradino. "Cosa vorresti dire? Non mi pare che tu abbia avuto molti più ragazzi di me..."
Anche Marty si alza. Peccato che sia cinque gradini più su. "Non è il numero che conta, Lucy, mettitelo bene in testa. Sono i sentimenti provati che contano. Forse non ti sei mai accorta che tutti quelli con cui sei uscita ti hanno usata, sei troppo cieca per vederlo."
Marty non sta urlando. Ma le sue parole sono così dure che sembrano gridate. Lucia ha le lacrime agli occhi. Marty continua. "In verità tu sei innamorata dell'amore. Ti butti a capofitto dando tutta te stessa, ma lo capisci che ci soffri solo tu?"
"Sai cosa ti dico Marty? Che se io sono innamorata dell'amore, tu hai paura di innamorarti. Dimmi un pò... a quanti ragazzi ti sei legata? Con quanti hai avuto intenzioni serie? Credi che con Alex cambierà qualcosa? Se io mi butto a capofitto in ogni storia, tu non vuoi amare. Ti costringi a non farlo. Pensa anche tu a questo, Marty..."
Ci volta le spalle e corre via. Vale guarda Marty come a dire: guarda che hai combinato, e segue Lucia. Io mi alzo e mi siedo accanto a Marty, che sta con lo sguardo verso il basso, triste.
"Maya... ho fatto male a dirglielo?" mi chiede, pianissimo
"No. L'hai fatto per lei. Magari è sbagliato il modo. Ma per il resto, non gliel'avresti detto se non te ne fosse importato. Lasciala calmare. Vedrai che si sistemerà tutto."

Mezz'ora dopo. "Ci vediamo dopo, devo fare una cosa" mi dice Marty, e si allontana verso il palco.
"Che fai, mi lasci sola?"
Non risponde e corre via. Si volta e mi fa ciao con la mano. Va dietro il palco.
"Ma allora sei viva."
Ray. Mi abbraccia. "Certo che sono viva. Stai sperando che non lo sia, eh?"
Lui ride e mi bacia, piano. "Ma sei matta? Non voglio..."
Il palco si illumina. "Guarda, Maya, c'è Marty sul palco."
Marty ci saluta con la mano, nell'altra regge un microfono.
"Buonasera a tutti! Io sono Marty, e stasera occuperò la vostra serata insieme ad altri ragazzi. Canteremo tantissime canzoni, e spero gradirete! Dopotutto è gratis! Incominciamo immediatamente. Il nostro primo cantante si chiama Valerio, ha diciassette anni, e ci canterà una canzone di... ehm... indovinate voi!"
Un fruscio di applausi e risate. Sempre la solita. Lascia il palco, e viene rimpiazzata da Valerio. Ai piedi del palco un gruppo di ragazze agita cartelloni e grida.
"Cavoli, ha anche un fan club!"
"Si, ma non credo gli interessi molto. Lui ama solo la musica."
Mi abbraccia da dietro, e poggia le labbra sulla mia spalla e mi bacia piano. "Il vestito di Marty mi è sembrato di vederlo addosso a te."
"Si, l'ho usato l'altro giorno, quand'ero con te."
"Sta bene a tutte e due. Ma tu stai molto meglio senza."

Dopo due canzoni di Valerio (le ragazze non volevano smettere di urlare) Marty sale di nuovo sul palco. Canta Non amarmi assieme a Valerio. Le loro voci si amalgamano perfettamente.
"Maya, mi allontano un secondo. Torno subito."
Rimango sola di fronte al palco. Una macchina si ferma di fronte a me. Parcheggia sul marciapiede. Una Mini blu scuro, nuova di zecca. Una portiera si apre, e appare Nora. Sposta i capelli indietro e con un colpo secco sbatte lo sportello. I suoi occhi scuri si fermano su di me. Sorride. Un sorriso che non mi piace. Sa di malefico. La vedo avvicinarsi.
"Tu sei Maya?"
"E tu sei Nora?"
"Vedo che sappiamo molte cose. Sei sola?"
"Ti interessa davvero?"
Lei ridacchia e guarda in su. Fissa il cielo scuro. Riporta gli occhi su di me. Sembrano due montagne impenetrabili. "No. Voglio solo godermi la tua reazione tra dieci minuti. Fissa bene quel cartellone. Ci vediamo, Maya..."
"Non credo."
Si allontana, sprezzante. Faccio finta di nulla, ma sono preoccupata. Davvero. "Fissa quel cartellone." Mi volto dove ha indicato lei. C'è un pannello luminoso che trasmette pubblicità. Mancano sette minuti alle undici.
Marty e Valerio finiscono di cantare. Le ragazze applaudono e agitano i loro cartelloni. Valerio le fissa per un secondo, poi torna dietro le quinte. Marty rimane sola e fa un piccolo discorso.
"Grazie mille a tutti. Ringraziamo il Valerio Fun Club."
Le ragazze gridano.
"Prima della prossima canzone, vorrei chiedere scusa a Lucia. Volevo dirle che non volevo. Ora, continuiamo con le canzoni..."
Non continua. Apre la bocca, guardando lontano. Mi volto anch'io. Nel cartellone che mi ha indicato Nora, appare un video. Ray, riconoscibile, benché sia lontano, parla con una ragazza coi capelli lunghi, lisci e neri. Poi la bacia e si allontana. Il video riprende dall'inizio. Ancora. E ancora. Marty si volta verso di me. Non sa cosa dire. E anche nella piazza c'è uno strano silenzio. E mentre la ragazza bacia per la sesta volta Ray, non ci vedo più. Capisco tutto. E anche Marty. Mi lancia l'asta del microfono dal palco. Io la prendo al volo, come Xena, la principessa guerriera. Tutti aspettano, silenziosi. Con l'asta in mano, faccio pochi passi di fronte a me. La impugno con due mani e mi preparo a colpire.
Crash. Rumore di vetri infranti. E con la furia di un leone, colpisco e colpisco ancora, disintegro il parabrezza della Mini. E poi ancora, i finestrini, e la fiancata, gli specchietti, i fari e tutto quello che si può rompere. E butto via l'asta e incomincio a colpire con calci e pugni, fino a che non mi sento afferrare da dietro.
"Maya, calma, Maya..."
Fabio. L'amico di Ray. Mi tiene stretta, mentre io mi divincolo. "Lasciami!"
"No, ti porto via..."
Mi trascina lontano, mentre tutti quelli che sono in piazza mi fissano, increduli, e guardano la macchina distrutta e una ragazza in preda ad una crisi di rabbia.





Per chi non lo sapesse, il Valerio di cui parlo nella storia è proprio Valerio Scanu. Ho scritto questo racconto quando ancora non era famoso e l'ho visto durante una serata in piazza! =) Fatemi sapere cosa ne pensate di questo capitolo, e vi avviso: il prossimo sarà l'ultimo, e non ho idea di come andrà a finire, visto che non l'ho ancora scritto!!!! ahahhaha =)
Per _New_Moon_: che perspicace!!! ci sei proprio andata vicino... =) ahahahah... perdonami per l'altro capitolo cortissimo, ma spero di essere stata perdonata con questo! ti posso assicurare che Nora sparirà presto... =)
Per TheDreamerMagic: Maya purtoppo è venuta a saperlo, e come ha reagito... +.+
Per Laban: so che non la doveva baciare, ma probabilmente voleva levarsela di torno, chissà... ti posso assicurare che Nora sparirà presto... =)


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Capitolo 26
*** Fine ***


fine “Marty, calmati, è passato!”
Fabio mi fa sedere su una panchina, in un vicolo buio. Si siede accanto a me.
“Ma sei matta? Le hai distrutto la macchina!”
“Non me ne importa! Se l’è meritato, quella…”
Tiro su col naso e mi asciugo gli occhi, per non far vedere che piango. “E poi, perché Ray l’ha baciata?”
Fabio mi guarda e sembra rifletterci su. “Credo che sia stato una specie di bacio d’addio. A Ray tu piaci davvero. Lui… non credo si sia mai affezionato tanto a una ragazza.”
“Ci si affeziona anche a un fiore dopo un po’ di tempo.”
“Non con Ray. Per lui tu sei speciale. Maya, credimi.”
Mi sorride. “Caspita, però picchi forte!”
Rido anch’io. Una risata strana, che sa di pianto.
“Maya, se vuoi ti accompagno a casa.”
“Grazie, Fabio.”


“Ray, ma dov’eri?”
Fabio si avvicina a me, che saluto mio cugino e chiedo: “Che è successo? Ho visto mio cugino francese e lo volevo salutare…”
“Francesi, inglesi e tedeschi che siano, non sai cos’ha combinato la tua ragazza…”
E mentre Fabio mi racconta, sento un grido dietro di me, e una massa di capelli neri ci supera e si dirige verso la piazza, correndo.


Sono quasi le nove. Meno dieci giorni alla partenza.
Agitata?
Non molto.
Delusa?
Da cosa?
Da quello che hai visto nel cartellone, ricordi?
Sinceramente? Aspetto che lui mi dia spiegazioni. E io mi fido.
Magari sbagli.
Perché dovrebbe? La fiducia in un rapporto è fondamentale.
Rapporto? Tra lui e lei c’è una storia estiva. Non può durare.
E allora? Non è forse bello vivere alla giornata?
Bisogna pensare al futuro. Sbaglio a credere nella nostra storia.
Magari non sbagli.
Non so proprio che fare. Tra dieci giorni me ne andrò. E tutto tornerà come prima.
Avrai un ricordo in più.
E non avrai rimpianti. Non è l’estate più bella della tua vita?
Il campanello suona.
“Samu vai ad aprire?”
Samu canta sotto la doccia. “Ho capito, vado io…”
Mi alzo dal letto, i miei piedi caldi sul pavimento freddo. Mi scompiglio i capelli con una mano e sbadiglio. Alla porta, leggermente spettinato, c’è Ray.
“Oh, sei tu…”
“Ho sbagliato Maya.”
“Lo so.”
“Posso entrare?”
“Non so…”
Samu stretta nel suo asciugamano rosso si friziona i capelli. “Maya, ma chi è… oh, ciao Ray. Vieni, entra.”
“No, Samu, forse non è il caso. Ci vediamo, Maya…”


Forse ho sbagliato a mandarlo via, ma…
Ti ha fatta soffrire troppe volte.
Ti sei pentita di esserci uscita.
Ti sei innamorata.
Apro gli occhi, e forse ho capito tutto, o magari niente. Mi vesto il più in fretta possibile, certa che non l’avrei trovato ad aspettarmi sotto casa mia.
“Maya, ma dove vai?”
“A cercare la verità.”

Fabio entra a casa, ma non c’è nessuno. È triste, e pensa a Fede, anche se non dovrebbe. Non le capisce proprio le donne.
Ed ecco, il campanello. Sa che non è Fede. Ma ci spera.
“Oh, ciao Maya.”
“Ray non c’è?”
Che maleducata, neppure saluta, pensa Fabio. Però è bella. Scuote la testa per tirare fuori questo strano pensiero.
“No, non è qui. Ma dovrebbe arrivare tra un’ora circa. Se vuoi rimani qui... Lo aspettiamo insieme….”
Fabio arrossisce e chiude la porta alle spalle di Maya.
Maya si siede sul divano con le mani in grembo. Sembra sconvolta.
“Tutto ok?” chiede Fabio. In realtà non si impiccia mai degli affari degli altri, se non di quelli di Ray e dei suoi. Poi pensa che Fede l’ha lasciato quindi ora si deve occupare solo di quelli di Ray.
Maya fa un sospiro e risponde: “Proprio no. Ray è venuto a casa mia, e beh… l’ha mandato via… mi ha tradito una volta, e non so se…”
Una lacrima dolce le cade dagli occhi castani e si tuffa nel vuoto. Incomincia a piangere. Fabio non sa che fare. Prova ad avvicinarsi e a consolarla. Le da piccole pacche sulla schiena, consapevole che non serviranno a farla stare meglio.
“Maya, dai, tranquilla… Ray tornerà a momenti, e chiarirete. Te l’ho detto, non ti ha tradito…”
“Si, ma perché non me l’ha detto che l’ha incontrata, che… le ha dato un bacio, se solo questo è successo! Non so più cosa credere Fabio! Quella lì, quella Nora, fissata con Ray, come tutte d’altronde… in che guaio mi sono cacciata, oh…”
Piange più forte ora e Fabio si fa coraggio e l’abbraccia. Per un secondo ha paura di essere respinto, ma Maya si tuffa tra le due braccia e piange, disperata. Alcune lacrime bagnano la maglietta di Fabio, ma lui non si preoccupa, tanto è di Ray.
“Siamo messi male, io e te…” dice Fabio. Maya si riprende un po’ e si asciuga il viso bagnato. “Scusa, non volevo. Che egoista, ho pensato solo a me. Mi… mi dispiace per te e Fede.”
“Non c’è problema, Maya. Sono sicuro che tutto si risolverà… io sono un ottimista!”
Maya sorride tra le lacrime. Ridacchia anche. Fabio si sente sollevato.


Nora cammina con quella busta bianca in mano. Per la prima volta nella sua vita ha paura. Poi lo vede. Ray viene verso di lei con lo scooter. Parcheggia proprio accanto e si toglie il casco.
“Ciao Ray.”
“Che cazzo ciao! Ti rendi conto di quello che hai fatto?”
Ray urla molto vicino al suo viso, ma Nora non chiude gli occhi. Anzi. “Che ho fatto? Ho mostrato alla tua… ragazza, il nostro bacio. Non gliel’avevi detto, Ray?”
“No, non ho fatto in tempo! E tu, tu hai rovinato tutto.”
La afferra per la maglietta e manca poco che la sollevi da terra. “Maya ti ha distrutto la macchina, eh? Prova a sporgere denuncia e giuro che ti uccido” le sussurra. Poi la lascia andare. Lei cade a terra.
Umiliata. Come
lei ha umiliato Maya.

Che stupida, mi metto a piangere di fronte a Fabio, a casa sua! Che umiliazione… poverino, sembra triste.
“Grazie, Fabio. Chiamami se Ray arriva. Io… vado.”
Mi alzo e faccio per andarmene. Lui mi accompagna alla porta, e mi saluta.
“Beh, ciao Maya.”
“Ciao, Fabio.”

Lui rimane qualche secondo guardandola, poi distoglie lo sguardo e tende una mano verso la maniglia, ma afferra quella di Maya, che stava facendo la stessa cosa.
La molla e sorride.
“Scusa.”
“Non importa…”
Apre la porta e si volta per salutare. “Beh, allora ciao.”
“Ciao”
Fabio nota una lacrima ferma sulla sua guancia, immobile, come un cristallo sulla sua morbida pelle. Soffre a sapere che sta male. Lui l’aveva detto che Ray non era cambiato. Per qualche secondo vorrebbe arrabbiarsi con lui, dirgli in faccia che deve cambiare atteggiamento, ma poi… si perde negli occhi di Maya, così tristi.
Le asciuga la lacrima con la mano. Lei lo guarda. Ha i capelli biondi e lunghi, gli occhi castani e intensi, le labbra leggermente dischiuse. Si sente pervasa da quel senso di sicurezza che Ray non è mai riuscita a darle.
Fabio percorre con la mano il collo e la spalla, lentamente. Lei socchiude le labbra e sospira, piano. Si accorgono di essere molto vicini, troppo. Fabio ritira la mano, turbato.
“Forse… è meglio se vai.”
“Si…” dice Maya. Fabio chiude la porta alle sue spalle e appoggia la testa al muro.
“Stupido Fabio, stupido…”


Ray corre a casa.
“Ray, è venuta Maya a cercarti. Ha detto che…”
Ste non fa in tempo a finire la frase che Ray è già fuori.



Teresa raggiunge Nora, seduta sulla panchina. “Che è successo?”
Vede la sua amica pallida e scossa. Non l’aveva mai vista vacillare.
“Sono incinta”
Quelle due parole lasciano Teresa a bocca asciutta. “E, il padre chi è?”
“Non ne ho idea…”


Il campanello. Fabio ci mette un po’ a capire. Poi apre la porta e lei è lì, coi suoi occhi umidi, le guance rosse.
Rimangono così, a fissarsi per un po’. Poi lei lo bacia, prima piano, timidamente. Fabio rimane spiazzato. Lei se ne accorge, e si allontana.
“Scusami…”
Ma Fabio non ha paura e non vuole scuse. La bacia, con passione e dolcezza e tutto quello che gli dice il cuore. I loro respiri si perdono l’uno dentro l’altro, le lingue si cercano, le labbra vengono morse. Fabio la fa entrare e chiude la porta.


Ray fa tappa in tutte le case delle sue amiche, ma Maya non c’è. È già passata un’ora. Decide di ripassare a casa sua e poi da Fabio. Non si sa mai che non sia lì.


Maya raccoglie la sua roba finita sul pavimento. Si riveste in fretta, e Fabio fa lo stesso. Non sanno che dire.
“Io… forse è meglio che vada.”
“Si… forse.”
“Allora, ciao.”
“Ciao, Maya.”

Ma che hai fatto?????
Non lo so.
Non ci credo. No.
Basta, vi prego. Sto già abbastanza male di mio.


Maya si avvicina al traghetto. Trascina nel suo trolley i suoi vestiti costosi comprati dalla cugina, ma anche le sue debolezze e il senso di colpa. Soprattutto le frasi delle sue amiche dopo che le ha raccontato ciò che aveva fatto.
“Maya, ma sei matta?” avevano detto Lucia e Vale insieme.
Marty l’aveva guardata con disprezzo. Maya sapeva perché. Ray è come un fratello per lei. E non voleva che le venisse fatto del male. Le aveva detto che si era comportata veramente male,e Maya l’aveva preso come un affronto.
Non si erano nemmeno salutate. E Ray… beh, le aveva detto che era meglio che non si vedevano più. Sembrava scosso.
Ed ora è prossima alla partenza. Sa volta per l’ultima volta, saluta l’isola, e vede Ray fermo lì, sul molo. Sa avvicina, perché è il cuore a dirglielo.
“Ciao Ray.”
“Ciao Maya.”
“Tutto ok?”
“Si. Stai partendo?”
“Si. Tra pochi minuti lascerò quest’isola.”
Ray non dice niente. Poi: “Mi dispiace per ciò che ti ho fatto passare. Non te lo meritavi. Non sono proprio, beh, il ragazzo affidabile che faceva per te.”
“Tu non devi dispiacerti. Dispiace a me. Per…”
Maya non termina la frase. Non vuole ricordare, anche se non può fare a meno di dire a se stessa che è stato bello stare con Fabio. Ma non lo dice a Ray.
“Grazie, Ray. Mi hai fatto passare un’estate indimenticabile. Nel senso buono del termine, ovviamente. Ora, io vado. Ciao, Ray.”
Maya lo abbraccia, con le lacrime agli occhi, e lui risponde all’abbraccio. Poi gli sussurra quelle parole che avrebbe voluto sentirsi dire.
“Ti amo.”
Si aspetta una risposta, forse, che non arriva. E scappa via.


Marty mi trova sul balcone di casa mia.
“Ciao cucciolo.”
“Ciao Marty.”
Mi vede triste e sta accanto a me, senza dire nulla, perché mi conosce. Io rimango così, a fissare la strada e il mare. Vedo una ragazza. Sta ferma sul ciglio della strada, e il vento le scompiglia i capelli biondi. Sembra triste. Si volta, e mi pare di averla già vista. Anche lei è come me. Tra mare e cielo. O tra cielo e mare, non fa la differenza. Sorrido.
Marty canticchia. “Forse era giusto così. Forse, ma forse ma si….”





FINE


QUESTA è LA MIA STORIA. E ORA è FINITA....FORSE. NEL MIO COMPUTER HO ALCUNI CAPITOLI DI UN PROVVIDENZIALE "SEGUITO". MA NON SO SE PUBBLICARLI. SECONDO VOI? A ME PIACEREBBE MOLTO. GRAZIE A CHI MI HA SEGUITO E HA LETTO... quest'isola è il pezzo più grande del mio cuore, la mia casa e la mia mente. Fatemi sapere i vostri pareri, vi prego! =) GRAZIE! UN SALUTO A TUTTI... =)











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