Angel Moon

di roxy_black
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Mille domande, zero risposte ***
Capitolo 2: *** L'infanzia ***
Capitolo 3: *** Amici custoditi nei ricordi ***
Capitolo 4: *** Il senso della mia vita ***
Capitolo 5: *** Sincerità odiosa ***
Capitolo 6: *** Angel Moon ***
Capitolo 7: *** Prove principesche ***
Capitolo 8: *** Lo sconosciuto ***
Capitolo 9: *** La scelta ***
Capitolo 10: *** Il mio unico affetto ***



Capitolo 1
*** Mille domande, zero risposte ***


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A che serve la mia vita?

Le persone nascono per servire il mondo e l’umanità, ad ognuno il destino ha in servo un progetto di vita, da cui deriva una posizione nel mondo.

Il mondo, l’universo sono grandi, ma c’è realmente spazio per alcuni?

O meglio c’è spazio per me?

Oppure sarò costretta a farmi da parte, come se non contassi affatto.

La testa mi scoppia se continuo a rimuginarvi sopra.

Quante persone prima di me avevano pensato che l’unico scopo della nostra vita era crescere e poi morire?

Certo morire è la parte più semplice, per alcuni di noi. Altri continuano a sfuggirli ancora timorosi.

La nascita e la crescita è la parte più difficile, dobbiamo salvarci e tenerci intatti, anche se alcuni si ferisco in parti che non possono proprio guarire, come il cuore.

Ci subiamo dolori, sofferenze, ma perché dobbiamo per forza nascere?

Se uno ad un certo punto ci rendiamo semplicemente conto che il fato in tutto questo tempo ci si è divertito con noi?

Non possiamo desiderare quella morte, così assoluta, tanto desiderata e pacifica?

Parlo al plurale perché non sono solo l’unica, credo di non esserlo, a volere tutto questo…

Ma se invece lo fossi, io ed unicamente io, ad avere una vita così ingiusta e odiata?

Troppe domande, nessuna risposta o meglio nessuna che mi possa convincere.

Allora che posso fare?

Credo che in fondo mi toccherà continuare a vivere, fino a quando il cielo accoglierà le mie suppliche e mi donerà la cosa che agogno di più in assoluto, la pace eterna.


Ciao a tutti. Questa è la mia storia, in questo primo capitolo ho raccontato delle riflessioni e pensieri della mia protagonista.
Ho scritto questa storia in un momento difficile, quando ero così depressa che non facevo che pensare a cose disperate. Non ho mai pensato che l'avrei pubblicata ma ora che si potrebbe sono ricaduta del baratro oscuro della tristezza ho voluto pubblicata.
Magari potreste tirarmi su col morale chissà oppure essere la causa contraria...
Vi saluto non voglio annoiarvi ancora inutilmente, se vi va potete lasciare un commentino anche un solo Brava e continua....

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Capitolo 2
*** L'infanzia ***


2 capitolo La famiglia a cosa serve?

Ti dovrebbe amare forse, proteggere credo, ma se a questo non adempie?

Se non ti danno l’amore che ti aspetti di ricevere, se ti guardano con indifferenza aspettando che tu cresca, se ti difendessero solo per farti capire che sei solo un inutile peso sopra le loro spalle?

Quanto invidiavo quelle patetiche famiglie riunite a tavola, a conversare allegramente… perché per me non è stata la stessa cosa?

Per anni ho pensato che qualcosa in me fosse diverso, perciò iniziai ad odiarmi, pensando che era tutta colpa mia.

Ma poi ho aperto gli occhi, erano loro la causa di tutto, quelle persone che mi avrebbero dovuto volere bene perché ero loro figlia. Ma quell’unica motivazione sembrò non bastare e dato che non potevano sbarazzarsi di me, mi hanno tenuta, con rinnego però.

Quanto avevo sognato che un giorno scoprissi che loro erano solo intrusi nella mia vita, che in verità avevo altri genitori che mi amavano e pensavano al mio bene.

Ormai sono cresciuta, sono venuta su con una ferita al petto, che pian piano, mi lacerava dentro e lo fa tutt’ora...

Se ci ripenso provo ancora dolore, ingiusto tutto ciò, ero una bambina, ingenua e abbattuta, una vita che mi ha trasformata nella persona che sono tutt’oggi.

Ma perché devo pagare io dei peccati dei miei, mai stati da definirsi “genitori”, io che non ho voluto tutto ciò.

Perché mi hanno creata, perché sono nata se loro non mi volevano?

Quanto vorrei cancellare la mia infanzia dai miei ricordi, pensare alle sfuriate illegittime, alle assenza ingiustificate, ero sola e purtroppo lo sono ancora.

Che sia il mio destino?

Soffrire in silenzio e in solitudine?

Un tempo non sapevo darmi delle vere risposte e fantasticavo, sognavo il momento che sarei potuta fuggire e incontrare il mio principe azzurro.

Ma dal passato non si può sfuggire, perché ritorna, perché è parte di noi.

 

 

Salve a tutti!

Eccomi qui col secondo capitolo, ci vorrà un po’ prima che la storia si evolva, ma succederà, non vi preoccupate!

Ringrazio chi ha voluto recensirmi:

 crisalide: spero di non averti deluso con questo capitolo ^^

millyray: ti dedico questo capitolo, grazie per il betaggio J

 

di nuovo un saluto la vostra Roxy

 

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Capitolo 3
*** Amici custoditi nei ricordi ***


3 capitolo

Amici? Una bella parola trovate?

Nome per definire chi ci vuole bene, a cui  vogliamo bene e che vogliamo intorno, perché ci rendono felici.

Tutti possono vantarsi di avere amici, ma quanti possono essere sicuri che dietro quello sguardo amichevole, non si nasconda rancore o disprezzo.

Quelli sono falsi amici certo, molti li allontanano, altri, se li tengono vicini, non perché sono stupidi ma per rendersi conto quando attaccheranno.

C’è il detto, tieniti stretti gli amici, ma ancora più stretti i nemici.

Certe persone nemmeno possono dire di avere amici, o perché con il loro carattere li hanno allontanati, oppure perché sono stati emarginati da persone che si credono superiori, ma invece a volte sono i più insicuri.

E’ la legge della natura, vince il più forte, ma non voglio parlare di questo.

Io sono quel tipo di persona che non voleva amici, ma sono arrivati come una ventata di aria nei polmoni, non li ho rifiutati, li ho presi come venivano, non mi volevano a male o almeno non tutti.

Ma ho dovuto pian piano liberarmene, alcuni se ne sono andati di loro spontanea volontà, scoprendo la persona che ero, altri ho dovuto cacciarli, farli uscire dalla mia vita a forza, per sempre.

Mi rammarico, ho bei ricordi, così li custodisco gelosamente, fantasticando di quanto ancora avremmo potuto fare insieme.

Intorno a me adesso ho gente, si avvicinano per avere la mia amicizia, ma per loro non ha il valore che può avere per me.

Altri fanno bene a tenersi in disparte, intimoriti da me e da quello che porto sulle spalle, un destino maledetto.

Nella mia corta vita ne ho passate di tante, ma perché mi viene privato anche di questo?

Devo darmi la colpa come ho fatto con i miei, devo incolpare altri se non ho più amici? Sarebbe egoistico, non da me.

Sono sempre stata generosa con tutti, donando anima e corpo, per cosa poi? Per non avere niente in cambio? Perché mi voltassero le spalle alle prime difficoltà?

Lo scudo che adesso mi sovrasta intorno non è indistruttibile, se fossi più forte, più prepotente, riuscirei a sopravvivere, ma è quello che voglio veramente?

Continuare così? Perché poi, solo per il fatto di esistere?

Esistere, non è vivere e me ne sono resa conta quando ho varcato le soglie di questa casa-prigione.

Uno può vivere una vita intensa, agevole, per ritrovarsi un giorno in punto di morte e guardarsi intorno e non vedere nessuno. Rendersi conto in quel modo che avrebbe voluto essere amato e amare, ma troppo tardi ormai, doveva fare le sue scelte prima.

Una vita vissuta a metà, l’incubo di ogni uomo, non il mio perché io a differenza di loro ho ricordi e mi aggrappo ad essi nei momenti più duri.

 

Ciao!

Eccomi qua, siamo arrivati al terzo capitolo, credo che lo aggiornerò spesso poiché ho altri capitoli pronti. Si può dire che sono soddisfatta di questa storia, anche se per ora non è successo niente, ma vedrete, vedrete... perciò continuate a seguirmi!

Ringrazio per la recensione...

darkrainbow: sono felice che t’interessi e spero che sarà così ancora per moooolto tempo, almeno finché non finisce la storia!!

Un bacio a tutti voi e ricordate...

La letteratura,

 quando getta via la propria anima,

 trova il proprio destino.

La letteratura, quando getta via la propria anima, trova il proprio destino.
Giorgio Manganelli, La letteratura come menzogna

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Capitolo 4
*** Il senso della mia vita ***


4 capitlo

Famiglia? Amicizia? Amore? E’ quello il vero senso della vita?

Se non ha niente di tutto ciò, puoi continuare con la tua vita? C’è dell’altro che io non so?

Una famiglia che ti detestava, degli amici che volevano cambiarti, l’amore, un amore possessivo, che ti vuole come una schiava senza pensare a quello che più desideravo.

Ma ora ho finalmente capito perché sono nata.

C’è voluto tempo, ore, giorni, anni a pensare, ho avuto tempo per quello.

Riflettere non mi servii a nulla, quando scoprii la verità, di quello che ero e di quello che sarei diventata.

Ma sarò in grado di essere all’altezza?

Potrò mai essere appagato?

Potrò mai far felice gli altri?

Sarò in grado di gestire al mio ruolo da futura nobile?

Dovrò vivere della soddisfazione di far felice il mio compagno fino all’eternità?

Ma io perché non ne sono in grado?

Sono nata così, in un luogo, in un tempo, in un mondo, maledettamente imperfetto per me.

Non mi resta che vivere, per poi morire.

Ma se mi fosse privato anche di questo?

Perché non posso smettere di esistere come tutte quelle persone, perché devo prolungare la mia sofferenza per l’eternità?

Forse nella mia vita precedente ho fatto qualcosa di veramente ignobile e per questo merito una punizione del genere?

Bussarono alla porta, non ci badai molto ma dopo il terzo o forse era il quarto colpo, l’interlocutore dall’altra parte si fece sentire.

“Miss Kassidy?”

“Si..” ormai rispondevo per lo più a monosillabi, con un tono perennemente annoiato.

“Il nobile Fliss la desidera” certo so che mi desidera, non fa altro che desiderarmi, per lui non solo altro che un oggetto, adora giocare con me, ma veramente non mi avrà mai.

“Cinque minuti... ” rispondo con uno sbuffo, sono pronta vestita pettinata e tutto, impeccabile oserebbero dire, ma dietro alle apparenze si nasconde la mia povera anima tormentata.

Prolungare il più possibile la mia permanenza nella mia stanza non mi servirà a nulla, è impossibile sfuggirgli e a casa sua ancora di più.

Nella mia camera le pareti erano rivestite di carta da parati rosa confetto, con disegnate sopra tante rose rosse, le rose dell’amore, in un posto, dove amore non c’è nemmeno un po’.

Poi mi convinsi, anzi mi costrinsi ad alzarmi dal sofà di velluto e mi diressi verso la porta.

Aprì e con riluttanza mi feci guidare, verso i mille corridoi oscuri per arrivare da lui…

 

 

Eccomi qua al quarto capitolo, che vi porta alla scoperta del nome della protagonista, Kassidy!!

Vi do anche una notizia, questi capitoli sono un prologo, il prossimo sarà l’ultimo e poi incomincerò a raccontarvi del suo passato in una maniera più “attiva”, perciò meno pensieri...

 

Ringrazio:

 kiriku e crisalide per la recensione: spero che continuerete a seguirmi, dato che siamo ancora all’inizio!!

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Capitolo 5
*** Sincerità odiosa ***


ppppppppp

Ma come fanno le bambole a sopportare tutto ciò?

Non lo avrei mai detto, che un giorno mi sarei messa a commiserare una bambola. Anch’io da piccola avevo posseduto delle bambole, ma non mi prendevo molto cura di loro, non come facevano le altre mie coetanee.

Vedevo certe bambine che le facevano il bagnetto, le vestivano, le pettinavano, senza che potessero provare ad opporsi, certo erano bambole, ma lo sono anch’io?

Quando inizi a farti certe domande, quello è il momento che ti devi preoccupare del tuo stato di salute mentale.

“Ecco, oh ma sei perfetta!” esclamò dolcemente.

Fliss mi fece girare in modo che potessi vedere il suo sorriso. A vederlo sorridere così, era difficile pensare che dietro quella maschera così amorevole, si potesse nascondere il male.

Ero stata immobile tutto il tempo, seduta sulle sue ginocchia, mentre mi intrecciava due trecce, senza un pettine che potesse dividere o spazzolare i capelli, se ce ne fosse stato bisogno. Solo con le sue abilissime mani, lunghe dita sottili e agili.

Quante vite avrà spezzato con quelle? pensai.

Come dicevo non mi muovevo, aspettavo che finisse, non la treccia ma quella nottata, così poi sarei ritornata nella mia “gabbia colorata”.

“Che ne pensi Ann?” sua sorella che stava distesa lungo il tappeto color sabbia, stava mettendosi scrupolosamente lo smalto.

“Uhm… certo non sono male!” trillò la voce di Ann, non dubitavo della sua sincerità, lei era l’unica fra le poche persone in quella casa, che si potesse considerare sincera.

Chi ha detto però che una persona falsa in confronto ad una sincera, non potesse essere mille volte più odiosa?

Lei non diceva bugie alle persone, tranne quando era costretta a farlo, ma se non era in obbligo diceva le cose come stavano.

E quando lo faceva le sue parole ti rimbombavano nelle testa perchè erano vere, ma lei era in grado di renderle ancora più terribili, peggio di una pugnalata in pieno petto.

Chi ha detto che è meglio una dura verità che una dolce bugia? Io no di sicuro e se l’avessi detto, è stato di sicuro prima di incontrare quella odiosa di Ann.

Nella penombra dell’immenso padiglione arredato solo da un tappeto di pelle di grizly e da un divano, riuscivo a scorgere alcune creaturine acquattate nell’ombra e qualche spirito che vagava di tanto in tanto senza meta.

Lui era dietro di me, che mi abbracciava con le sue forti braccia e mi stuzzicava il collo con la sua bocca.

Continuammo così per molto, sembrava che non si stufasse mai di me, continuava ad accarezzarmi, esplorando ogni parte di me, anche quelle più nascoste.

Ero solo un giocattolo per lui?

Avrei voluto chiederlo ad Ann, avrei potuto chiederle molte cose, ma una risposta era ciò che volevo veramente?

 

 

Ciao a tutti!

Avete passato bene il weekend? Io sì, ieri sono andata a guardare Avatar, bel film, anche se non ho potuto vedere il finale! Ero entrata alle 3.30 e alle cinque e passa ero ancora lì, così stufa sono uscita... In verità sarei rimasta, ma le mie amiche non avevano intenzione di restare!

Adoro l’atmosfera che crea il cinema, un momento tutto per te, dove puoi rilassarti nelle belle poltrone in compagnia di poc-corn e coca-cola, anche se il volume a volte ti spacca i timpani!!

Del film non mi posso lamentare, ma adesso basta parlare di me!

Per la cronaca Fliss è un maschio. Ok il nome è da femmina, come mi hanno fatto notare più di una persona, ma mi piaceva troppo quel nome e a lui sta benissimo!! ^^

Finisco per ringraziare i miei pochi, ma spero felici lettori tra cui:

kiriku: sono contenta che le riflessioni di Kassy ti piacciano. Ho scritto i primi capitoli senza pensare che sarebbe venuta fuori una storia, ero in un momento, dove pensavo che tutti ce l’avessero con me e io d’altro canto ce l’avevo con loro! Perciò penso che siano pensieri veri, anche se esagerati al massimo!!

Ok vi lascio, spero che abbiate gradito questo capitolo ^^

Un bacio la vostra roxy

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Capitolo 6
*** Angel Moon ***


6 cap

«Salve a tutti! Mi chiamo Cloe e purtroppo per voi sono una cacciatrice di vampiri!».

Con questa frase, quella stupida di Cloe si presentava alle persone o meglio alle sue vittime, prima di conficcarli un paletto dritto al cuore.

Conobbi Cloe qualche anno fa, quando ero ancora una diciassettenne piena di aspettative.

Avevo scoperto le mie capacità, quando nella mia scuola era arrivato uno strano tizio.

Così si creo la solita storia che si leggere nei libri. Un vampiro misterioso attacca un’ingenua umana, però per fortuna arriva un’eroina che non sa nulla del mondo, ma che salva miracolosamente la situazione.

Quella volta l’eroina ero io, ma non salvai la situazione, il vampiro scappò, ma prima riuscì pure a farsi due allieve e una professoressa, e per farsi intendo succhiare loro sangue, perciò definirmi un’eroina in quell’occasione è del tutto sbagliata.

Io cosa ottenni? Beh una commozione cerebrale, un braccio rotto e la mia vita già disastrosa di suo, sprofondare ancora di più nell’abisso.

Ok forse sto un po’ esagerando, a quel tempo ero ammaliata da quel nuovo mondo che stavo conoscendo.

Incontrai Cloe quella volta, che vide in me qualcosa e volle condurmi dai suoi capi, che decretarono che ero una sorta di prescelta, una cacciatrice.

Ero così felice, pensai che finalmente Dio si fosse accorto di me, avevo una missione, servivo a qualcosa!

Scoprire poi che era una cosa ereditaria, la mia forza, il mio talento, placò quello che in un primo momento era stata esultanza.

I miei odiosissimi genitori erano cacciatori, provenivano da una stirpe antica, non centrava il caso ma solo la genetica!

Comunque sia ero una ‘Angel Moon’, come venivamo anche chiamati e non potevo farci niente.

Iniziò così la mia avventura, adesso che so cosa mi avrebbe portato tutto ciò, vorrei tornare indietro nel tempo, per rinnegare tutto e continuare con la mia solita monotona e squallida vita!

Ma forse è quello che mi serviva, un po’ più di autostima, sentir di valere qualcosa, se no non credo che sarei mai arrivata ai diciott’anni.

 

 

Ehilà gente!

Ecco questo capitolo spiega finalmente qualcosa di rilevante sulla protagonista.

Ve lo aspettavate che avesse un passato da cacciatrice?

Nei prossimi capitoli inizieremo a raccontare partendo dalla sua vita da cacciatrice, fino ad arrivare al suo frustrante presente.

Passo a dire che le recensioni che ricevo mi fanno molto piacere ^^

 

kiriku: ci metto più veridicità che posso quando scrivo, i capitoli si basano sul mio stato d’animo del momento. Grazie per la recensione (più lunghe più mi piacciono =) )  

crisalide: mi fa piacere che il capito precedente ti abbia intrigato e sapere che esiste qualcuno che non critica il nome Fliss mi da molta gioia! Un bacione e continua a seguirmi ^^

 

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Capitolo 7
*** Prove principesche ***


prove prince

Sono passati molti anni da quando adempievo il ruolo di Angel Moon, ma ricordo ancora molto bene i miei dubbi e le mie frustrazioni. Non scorderò mai quel periodo della mia vita...

 

***

 

“Kassy, Kassy, KASSY!!!!!!!!!!!”

Quella mattina fui così svegliata da una voce famigliare, veramente insistente.

“Vattene o ti spacco la faccia!” replicai e con questa minaccia mi risistemai meglio sotto le coperte.

“Dai Kassy, il sole è già alto!” continuò quella fastidiosa vocina.

“…”

“Va bene ma se poi il boss manderà qualcuno a cercarti, non dire che non ti avevo avvertita!” e detto questo la mia amica Cloe, uscì sbattendo la porta arrabbiata.

Non volevo alzarmi, ero troppo stanca.

Ero arrivata in stanza che era l’alba, io e Cloe avevamo dato la caccia a tre vampiri latitanti qualche ora prima. Non avevamo fatto che rincorrerli qua e là tutta la notte e dopo un duro scontro, volevo solo dormire in santa pace.

Ma no! Noi Angel Moon non possiamo mai chiudere occhio! pensai.

Con questi pensieri mi riaddormentai, se qualcuno osava di nuovo svegliarmi, avrei usato tutto il potere che era in mio possesso per distruggerlo e riconquistare la mia pace, che quel morbido letto riusciva a dare.

 

***

 

Aprii gli occhi lentamente disturbata da un rumore.

Mi sentivo più riposata, avvertivo una presenza nella mia camera, qualcuno di sconosciuto, che mi stava fissando, sentivo i suoi occhi addosso.

Mi girai lentamente, era quasi impossibile che fosse un nemico, alla fattoria nessun vampiro, o essere demoniaco poteva sorpassare le soglie di casa.

“L’erede dei Leath che fa la pacchia a letto, questa è bella, come una principessa fai i capricci? Ti stai già immedesimando nel ruolo, eh? C’è da ammettere che sei carina, che spreco, saresti divenuta una grande cacciatrice, se hai anche solo ereditato un po’ del talento dei tuoi genitori, saresti stata la migliore!”.

Un giovane, vestito in modo formale, mi guardava sorridendo, ma era un sorriso straffontente quello, i suoi occhi erano freddi come una giornata d’inverno che mi guardavano curiosi.

“Eh?” ero insonnolita e non ero tanto lucida da riuscir a formulare una frase di senso compiuto sufficiente. Poi uno sconosciuto penetrava in camera mia a farfugliare cose strane, era troppo.

“Ah vero, non lo sai ancora! Dimentica tutto e vieni al lavoro senza fare storie” così dicendo uscì dalla stanza.

Restai un po’ a pensare alle sue parole.

Stavo facendo le prove per essere una principessa? Ma che cavolo!

Mi vestii e andai fuori di tutta fretta, dovevo chiarire assolutamente con quell’uomo!

 

***

 

Di natura a quel tempo ero sempre stata molto curiosa, adesso più nulla mi appassiona, mi sorprende, sarà perché la mia vita è arrivata alla fine, il mio corpo sente che sta per cambiare e per ripicca mi tormenta l’animo…

 

Buongiorno!

Lo so i miei capitoli sono troppo corti!! Me ne rendo conto anch’io, ma vi prometto che in futuro cercherò di farli più lunghi.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e ringrazio chi mi segue e recensisce ^^

Ok adesso vi lascio,
un grosso bacio

_roxy_

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Capitolo 8
*** Lo sconosciuto ***


finaslmente

Era notte fonda e Cloe ed io eravamo appostate dietro un mausoleo.

Mi ero sempre domandata perché i vampiri preferissero frequentare i cimiteri.

Quella mattina, non ero riuscita a raggiungere quel giovane uomo, che si era introdotto in camera mia per svegliarmi e riempirmi la testa d’interrogativi. Comunque fosse avevo scoperto che si chiamava Gordon Northman, ed era un cacciatore come me. Avevo sentito dire che abitava nella residenza del nostro boss e avevo intenzione di fargli visita molto presto.

Immersa così nei miei pensieri non mi accorsi che c’era qualcuno acquattato nell’ombra pronto ad attaccare.

Successe tutto in un attimo, un vampiro mi colpì alle spalle e mi scaraventò lontano, contro una lapide di marmo duro.

Non vedevo Cloe da nessuna parte, doveva aver individuato il secondo fuggiasco ed averlo seguito.

Il non morto davanti a me, aveva iridi nere, segno che non si era nutrito di recente e per questo era più aggressivo che mai. Aveva l’aspetto di un quarantenne, ma il portamento e lo sguardo rivelavano che forse proveniva da un’altra epoca.

“Non dovrebbero mettere delle ragazzine incompetenti a darci la caccia” disse il vampiro, prima di scoppiare in una roca risata.

Odiavo quando la gente mi reputava incompetente, avevo talento, dovevo averlo se mi avevano scelto!

Impugnai meglio la mia balestra, che tenevo nella mano destra e con tutto l’odio che riuscivo a evocare partii all’attacco.

Gli girai  intorno velocemente, cercando un suo punto debole.

Il mio cuore batteva a mille non perché avesse timore, ma anzi gioiva d’eccitazione!

Riuscii a coglierlo di sorpresa e lo buttai a terra, saltandogli a cavalcioni.

Era la fine per lui e degustai già il momento in cui il mio paletto avrebbe trafitto il suo cuore, riducendolo così in un mucchietto di polvere.

Sentire che grazie alle mie mani potevo liberare il mondo da un abominio simile, era per me fonte di orgoglio e soddisfazione.

Avvertii qualcosa non lontano da me, ma non gli diedi veramente importanza in quel momento fino a quando quella presenza non parlò.

“Se salti addosso in quel modo a tutte le persone che insegui, giuro che vorrei essere nella tua lista nera!” esclamò una voce seducente da un angolo nascosto.

Mi girai un attimo per vedere l’uomo misterioso, ma poco bastò per il vampiro che avevo sotto, per saltarmi alla gola.

Il succhiasangue non aveva contato che avevo ancora un paletto in mano, ma non si poté pentire del suo gesto e di molti altri che nella sua vita aveva sicuramente osato, non adesso che non era altro che cenere.

“Ok, adesso lo invidio un po’ meno” scherzò lo sconosciuto, uscito dall’ombra.

Era una visione poterlo ammirare, così misterioso e avvolto da un’ombra cupa.

Aveva i capelli ondulanti, neri come la pece, gli occhi di un blu elettrico che mi fissavano molto intensamente, facendomi venire mille brividi lungo la schiena. Lunghe labbra sottili dove si poteva scorgere denti bianchi, perfetti.

Indossava una maglietta bordeaux sbottonata sul davanti e un paio di pantaloni aderenti di pelle nera, che gli davano un aspetto da cattivo ragazzo.

Non conoscevo nessuno che mi avesse mai guardato in quel modo, sembrava che riuscisse a leggermi dentro come nessuno era mai stato capace.

Sapevo che era un nemico, ma non riuscivo a considerarlo tale, era l’uomo più avvenente che avessi mai visto e ne avevo incontrate di bellezze nella mia professione.

Il mio cuore non rispondeva più, sarei potuta restare a guardarlo per molto tempo.

 “Chi sei?” chiesi dopo un attimo d’incertezza.

“Per te tutto quello che vuoi” mi rispose facendomi l’occhiolino.

“Puoi chiamarmi Fliss comunque” finì con un ghigno malizioso.

Restai senza fiato alla vista del suo sogghigno, mi veniva voglia di sorridere con lui, cosa che non mi succedeva spesso con le altre persone.

“Bene Fliss, ho del lavoro da sbrigare adesso… Ciao” non sapevo se rivolgergli uno sguardo ostile o sorridergli, era la prima volta che non sapevo come comportarmi con qualcuno.

Intuivo che in lui c’era qualcosa di diverso, non poteva essere umano, ma allora cos’era?

Mi defilai in fretta, in cerca della mia collega, avrei indagato anche su di lui e qualcosa mi diceva che l’avrei rincontrato un giorno.

 

***

 

Sarebbe cambiato qualcosa se quella volta non l’avessi incontrato? No, non avrebbe fatto differenza, era già tutto accordato, la mia vita era stata già designata anni orsono, prima ancora di fare la mia entrata nel mondo. Se avessi potuto scegliere la mia vita sarebbe stata completamente diversa.

 

 

Sono tornata!!!!!!!!

Sembra passata un secolo, o è solo una mia impressione? Non vi mento dicendo che avevo molto lavoro da fare (come studiare, fare i compiti, andare a danza...) il fatto è che sono un pochetto pigra e ogni volta dicevo ‘domani posto il capitolo!’ e questa storia è andata per le lunghe...

Voglio occupare il mio spazio per chiedervi una cosa (che non centra nulla): avete guardato Sanremo? Siete d’accordo sul vincitore? Vi siete rotti anche voi che tutti (compresa me) continuino a polemizzare su questa cosa???

 

Ringrazio chi mi segue come sempre e a chi mi aiuta a migliorare puntualizzando le mie lacune (hai perfettamente ragione crisalide ^^).

 

Un bacione la vostra Roxy!!!!!!!!

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Capitolo 9
*** La scelta ***


booo

Non riuscivo a chiudere occhio ormai da giorni, ero ossessionata da lui.

Ripensavo a quei bei capelli neri che avrei voluto accarezzare, a quelle labbra così seducenti, ma fantasticavo soprattutto sul suo sguardo.

Ne ero stata ammaliata fin da subito e continuavo a rimuginarvi sopra.

Ero una sciocca, non lo conoscevo neanche e questo mi avrebbe già dovuto frenare e invece no, la mia curiosità era stata stuzzicata.

Stavo distesa sopra il mio letto, era venerdì e questo significava, giorno libero.

Fra tutti gli immaginabili turni da Angel, mi era risparmiato il venerdì come il martedì, ma questo non significava per forza riposo, non per me che vivevo con una psicotica che non faceva altro, dalla mattina sino alla sera, che parlare.

Mi distrassi dai miei pensieri quando un cuscino mi colpì in piena faccia.

“Ehi! Che ti prende” feci irritata.

“Che prende a te! Ma mi vuoi ascoltare!” gridò Cloe, odiava essere ignorata.

“Io ti ascolto da sempre” dissi tra me e me.

“Dimmi” continuai rassegnata, aspettandomi uno dei suoi soliti discorsi sull’ultimo vampiro che aveva torturato.

“Stavo dicendo… Al college non volevo neanche pensarci, ma sai la mia mamma non ha voluto sentir ragioni. L’istruzione prima di tutto! Mio papà era d’accordo con me sul fatto che volevo concentrarmi esclusivamente sul mo lavoro, sai anche lui è del mestiere. Ma è difficile farla spuntare a mia mamma… “

Continuò così per molti minuti, erano due le cose di cui amava discutere la mia amica: lavoro e famiglia.

Per il resto parlava di sé, aveva una così alta ammirazione per se stessa che erano in pochi a sopportarla.

Era egocentrica, testarda e alle volte frivola. Non le si poteva dire mai che sbagliava, nemmeno che arrivasse sempre in ritardo, no certo, in tal caso replicava che erano gli altri a essere in anticipo. Si offendeva facilmente e con altrettanta facilità perdonava i torti subiti.

Una tipa impossibile ed io con una pazienza enorme, la ascoltavo nei suoi discorsi, se non mi addormentavo prima.

“Perciò andrai all’università?” la interruppi.

“No, andremo all’università!” trillò felicissima, saltando sul posto.

Io non la capivo, perché dovevo seguirla, sapeva che a me non interessava continuare gli studi e conosceva di me anche un’altra cosa.

Mi alzai furibonda, ero già irritata per le mie e Cloe sembrava che volesse solo peggiorare la situazione.

Uscii sbattendo la porta, odiavo che mi dessero ordini.

Da sempre avrei voluto fare io le mie scelte, non volevo che ci fosse qualcun altro che decidesse per me, che desse per scontato che una cosa mi andava bene, senza averne discusso con me.

Ero maggiorenne ormai, nessuno avrebbe più potuto impormi cose che non volevo, neanche i miei superiori, io facevo quello che mi chiedevano certo, ma se c’era qualcosa che non mi garbava, ero ostinata e mi opponevo fino all’ultimo.

 

***

 

Valevo veramente qualcosa? Ero pur sempre una Angel Moon di terzo livello, mi dovevano almeno un po’ di rispetto.

Avevo fatto visita alla sede dei cacciatori, dove risiedevano il boss e appunto Gordon, l’uomo che aveva fatto nascere in me dei sopetti.

Se quella volta desiderava solo prendermi in giro, volevo saperlo da lui medesimo, cosa che pareva impossibile.

Lo avevo fatto chiamare da alcuni domestici, ma mi era sempre stato detto che era fuori in missione, tutte e quattro le volte.

Ero andata sempre in orari diversi, ma sembrava che lui a casa non ci fosse mai.

Una cosa strana fu quando uscendo da quella casa per la quarta volta, notai dalla finestra qualcuno che mi scrutava e appena diressi lo sguardo verso lui, chiuse le tende.

O quello era Gordon oppure il suo fantasma, ma dubitavo fortemente dell’ultima affermazione.

Non volevano che lo incontrassi? Ma perché mai? Forse per il fatto che si era lasciato sfuggire qualcosa che non doveva?

Un tempo non mi sarei per nulla arresa, ma avevo pensieri ben diversi per la testa in quel momento.

 

***

 

Ritornai a notte inoltrata alla fattoria. Mi diressi subito nelle stanze di Cloe, non bussai neanche, sapevo che mi stava aspettando.

Era proprio come mi aspettavo, la trovai seduta a leggere una rivista di moda e quando alzò lo sguardo mi sorrise.

“Ciao” proferii imbarazzata, sapevo che andarmene in quel modo era stato un gesto insensato. Era mia natura riflettere prima di agire, ma non erano rare le volte che mi facevo guidare dalle mie emozioni.

“Sei tornata finalmente! Mi stavo annoiando a morte senza di te, non avevo nessuno con cui parlare, non... “.

“Vengo al collage con te” le dissi risoluta.

“Lo sapevo che non mi avresti abbandonato! Staremo in stanza insieme, staremo sempre insieme!” esclamò prima di saltarmi addossò, in un abbraccio stritolatore.

Cloe poteva avere mille difetti, ma una cosa non mancava mai di fare, dare affetto a chiunque.

Forse era questo che mi attirava in lei, la sua spontanea generosità, donare sempre un sorriso a chicchessia anche a chi non se lo meritava.

La mia decisione di seguirla al college, era dovuta a un pensiero disperato e allo stesso tempo speranzoso.

Non avrei potuto resistere da sola con i miei dubbi e con quello sguardo che mi avvolgeva ogni volta che chiudevo gli occhi.

Non avevo confidato nulla alla mia amica, ma soltanto stare in sua compagnia, era una grande distrazione e mi sarei aggrappata a qualunque cosa per non sprofondare nella paranoia.

 

***

 

Non so ancora oggi se la decisione di andare al college, fu una buona cosa, da lì incominciò tutto. Quello segnò la fine della mia finta libertà e diede inizio a una nuova vita che per me fu fonte di scoperte all’insegna della verità.

Vorrei tornare indietro nel tempo per dire a me stessa: apri gli occhi, non illuderti, non tutto quello che vedi, è reale; ma non si può.

Mi chiedo quando smetterò di rimuginare sul passato, per pensare come si deve al presente.

So che devo impormi di girare pagina, ma per me  è molto doloroso e solo pochi di noi riescono a farlo del tutto.

C’è da dire che non possiamo scordare del tutto il passato, i ricordi sia belli come quelli brutti ci servono per migliorare noi stessi, perché quello che abbiamo sbagliato in precedenza, può aiutarci a non cadere ancora nel medesimo errore e darci la forza per andare avanti.

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Capitolo 10
*** Il mio unico affetto ***


10000

Buona pasqua!!!

Oggi ho deciso di mettere questo nuovo capitolo, che mi sembra molto più lungo degli altri! Spero che vi piaccia e senza tante parole vi auguro una buona lettura!!!

Stavo disfando la mia valigia. Non avevo molte cose, solo l’essenziale più che altro.

Eravamo arrivate da un po’ al college, Cloe si era occupata di tutto, dall’iscrizione a trovare una stanza nel campus.

La camera non era tra le più spaziose e accoglienti che avessi mai visto, ma aveva in compenso un’ottima visuale. La finestra si affacciava appunto su una grande distesa d’erba, alberi e fiori, un panorama che mi rassicurava molto, perché mi dava l’idea di un luogo dove poter stare in tranquillità con la natura.

Come dicevo stavo mettendo via i miei indumenti nell’armadio e riponendo le attrezzature da cacciatrice, balestra e diversi paletti, nella cassa di fronte al letto.

Avevo portato con me anche dei vecchi diari, che avevo scritto durante la mia adolescenza, che erano pian piano diventati i custodi del mio dolore.

Era mezzogiorno, il cielo era sereno e il sole era tornato dopo una lunga mattinata di pioggia.

Non mi rimaneva quasi nulla da riporre, frugai nel mio zaino e tirai fuori l’unico affetto che possedevo, ovvero il mio orsacchiotto di pezza. Ne ero affezionatissima e non permettevo a nessuno di toccarlo.

Mi era stato donato da mio zio Will, l’unico parente verso cui avevo voluto bene ma soprattutto che mi aveva voluto bene.

Lo zio con me era sempre stato magnifico, lo vedevo di rado, ma tutte le volte erano state per me un’immensa gioia. Mi riempiva di baci, coccole e mi portava regali, quello che mi piaceva di più in lui era l’affetto che mi sapeva dare. Sembrava che volesse riempirmi di attenzioni per compensare a quel malsano distaccamento che avevano i miei da me.

Molte volte quando mi domandava se desideravo qualcosa in particolare che potesse portarmi, io chiedevo sempre la stessa cosa, anche se sapevo che non l’avrei ottenuta.

 

***

“Dov’è quella bellissima bambolina che abita questa casa?” chiese un uomo dai capelli bruni.

“Zio!” una bambina uscì di corsa dalla cucina per andare incontro alla zio.

L’uomo la prese in braccio e le scoccò un bacio in fronte.

“Come sta la mia principessa?” chiese prima di riempirla nuovamente di baci.

La bambina rideva nelle braccia dello zio, si sentiva come una vera principessa in sua compagnia.

“Ti ho portato un regalino, spero ti piaccia” tirò fuori dal suo lungo cappotto grigio un pupazzetto di pezza e lo porse alla bambina.

“E’ bellissimo zio! Grazie!”.

“Di nulla tesoro, sono felice che ti piaccia! Il mio compito è renderti felice” le sussurrò all’orecchio prima di ricominciare a coccolarla.

“Mia principessa, hai qualcos’altro che desideri?”

“Si! Vuoi diventare il mio papà e portarmi via da qui?” chiese con le lacrime agli occhi, la piccola.

“Sai che non posso farlo, ma vedrai che un giorno potremmo stare insieme tutto il tempo che vorremmo, te lo prometto bambolina mia” le sorrise e la lasciò per andare a parlare con i genitori, che in un angolo stavano guardavano la scena disgustati.

 

***

 

Quella fu l’ultima volta che lo vidi, litigò per chissà quale ragione con mio padre, che dichiarò che mio zio non avrebbe più messo piede in famiglia.

Fu terribile per me, ero piccola e non potevo accettare che non mi venisse più a trovare, pensavo che mi avesse abbandonato.

Da quel momento il suo nome non fu più nominato, come se fosse stato cancellato per sempre, o peggio non fosse mai esistito.

Mai io non potevo scordarlo e quel pupazzo di pezza era come una prova che lui era esistito e viveva ancora nei miei sogni.

Senza che me ne fossi accorta, il tempo era passato in un attimo, fuori stava già calando il sole ed io iniziavo ad avere fame.

Avevo mangiato un tramezzino a pranzo, e poi più nulla per il resto della giornata, tutta presa com’ero per il trasloco.

All’improvviso la porta si aprì, ed entrò la mia coinquilina.

Cloe aveva già svuotato tutti i suoi bagagli stamattina e mi aveva lasciato sola con la scusa di fare delle commissioni.

“Ehilà Kassy! Ma che hai fatto in tutto questo tempo, lascia le tue cose e vieni con me, oggi c’è una festa!”.

 

***

 

Detestavo i party.

Erano molte le ragioni per cui non sopportavo le feste di quel genere, dove ero costretta a stare in mezzo a certi individui uno più sballato dell’altro, a fingere di divertirmi.

Non so come fece la mia amica a convincermi a partecipare a quella festa, ma comunque fosse ero lì, in giardino appoggiata ad una colonna, a guardare quell’ammasso di ragazzi con gli ormoni a mille.

 Mi annoiavo, desideravo andarmene il più presto possibile, ma avevo promesso a Cloe di restare almeno una mezz’oretta e dopo di ciò me ne sarei andata di sicuro.

Era passata forse più di un’ora e avevo ricevuto già diverse avance da ragazzi, che uno dopo l’altro avevo respinto.

Non sapevo se fosse il mio fascino o l’abito succinto che Cloe mi aveva messo addosso, a essere una calamita per uomini, forse il mix delle due cose.

“Ehi bella pupa! Ti va di farci una nuotata” mi domandò ammiccante un ragazzo, che portava solo degli slip rossi, che riuscivano a far risaltare molto una certa cosa.

“Vuoi un aiuto ad affogarti?” gli chiesi gelida.

“Eddai! Se non ti piace l’acqua possiamo andare in un luogo più appartato” continuò imperterrito.

“Se vuoi la morte, posso ucciderti anche in pubblico, non mi faccio problemi” gli risposi fulminando con gli occhi.

“Che tipa! Per tua fortuna mi piacciono le ragazze aggressive, dai vieni che ci facciamo un bagnetto” mi prese per un braccio, deciso a portarmi via con la forza.

Non avevo mai permesso a nessuno di comportarsi in tale maniera con me, stavo per spezzarli quella maledetta mano quando qualcuno venne in mio aiuto.

Con un gesto staccò dal mio braccio la mano ossuta del mio scocciatore, torcendola e buttandolo a terra, facendo sbattere la sua testa contro il pavimento cementato del giardino.

“Questa bella fanciulla come vedi non gradisce, faresti meglio ad andartene se non vuoi un nuovo alloggio al cimitero vicino” e con queste parole si girò a guardarmi.

Era lui! Lo sconosciuto dagli occhi blu che continuava a perseguitare i miei sogni!

Mi sorrise e mi fece segno di seguirlo, senza pensarci gli andai dietro, forse avrei scoperto finalmente la sua identità!

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