Love story

di arual
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lost ***
Capitolo 2: *** PAIN ***
Capitolo 3: *** I'LL COME BACK WHEN YOU CALL ME ***
Capitolo 4: *** IT STARTED OUT AS A FEELING ***
Capitolo 5: *** THE SUNSET ***
Capitolo 6: *** THE REAL MEANING ***
Capitolo 7: *** TRAINING SWORDSMEN ***
Capitolo 8: *** CLOUDS ON THE HORIZON ***
Capitolo 9: *** A LETTER FROM ETTINSMOOR ***
Capitolo 10: *** THE ENEMY MARCHES OUT! ***
Capitolo 11: *** LOVE IS A FIRE SPARKLING IN LOVERS’ EYES ***
Capitolo 12: *** ONCE A KING OR QUEEN OF NARNIA, ALWAYS A KING OR QUEEN ***
Capitolo 13: *** EDMUND’S DOUBTS AND THE LION’S ROAR – part 1 ***
Capitolo 14: *** EDMUND’S DOUBTS AND THE LION’S ROAR – part 2 ***
Capitolo 15: *** THE BATTLE OF ETTINSMOOR ***



Capitolo 1
*** Lost ***


LOST

 

Caspian era ormai re di Narnia da oltre sei mesi. In quei primi attimi di vita del suo regno avrebbe dovuto sentirsi orgoglioso e pronto a rimediare agli errori commessi dai suoi avi, che tanto negativamente avevano inciso sulla popolazione narniana negli ultimi secoli.

Certo, era consapevole dell’importanza dei doveri che lo aspettavano e avrebbe dato tutto se stesso per la pace e la prosperità dei suoi sudditi, eppure si sentiva stranamente vuoto.

Detestava mostrarsi così vulnerabile agli occhi della corte – l’orgoglio era da sempre suo pregio e difetto, e l’aveva portato a scontrarsi varie volte con il re supremo Peter – per questo celava quel senso di malinconica oppressione dietro la maschera del sovrano sicuro di se’. Questa parvenza ingannava chiunque, ma non il suo vecchio e saggio maestro, il dottor Cornelius, conscio del fatto che la malattia che attanagliava il cuore del giovane sovrano aveva un solo nome: amore.

Già, dal momento in cui Caspian aveva contemplato per l’ultima volta gli occhi penetranti della dolce regina dell’età d’oro di Narnia, era sprofondato in un’atonia mai riscontrata dal suo insegnante, il quale a stento riconosceva nell’uomo straziato da rimpianto e nostalgia il vivace ragazzino che a sette anni preferiva impartire ordini a un’immaginaria schiera di soldati piuttosto che affrontare i problemi di algebra!

Più volte il saggio aveva tentato di affrontare l’argomento, ma ogni volta che la parola “Susan” sfuggiva dalle sue labbra, si spaventava di fronte al mutamento del giovane sovrano, i cui grandi occhi color ebano si riempivano di una sofferenza tale da dare l’impressione che ogni scintilla di gaiezza fosse ormai estinta in lui.

Non era il ricordo dei momenti passati con Susan – oh no, era un piacevole mare di ricordi in cui annegare – ma la consapevolezza che lei non sarebbe più tornata a rendere così insopportabile quell’argomento.

Così il povero Cornelius era costretto ad assistere in silenzio alle lotte interiori del giovane allievo.

 

Caspian era consapevole del fatto che per andare avanti doveva recidere i legami con il passato, ma il suo cuore era più forte della ragione.

Così, ogni volta che i vari impegni o il restauro di Cair Paravel lo lasciavano libero, soleva fare lunghe cavalcate da solo. Immancabilmente, e senza averlo premeditato, si ritrovava in un luogo che era stato scenario di uno dei pochi e preziosi momenti passati con la dolce regina: la radura della tavola di pietra dove si esercitavano con l’arco, il bosco dove l’aveva salvata, all’albero-portale davanti al quale si erano scambiati il bacio d’addio… Era come se quei luoghi avessero il potere di fargli percepire la presenza di Susan.

Anche quel pomeriggio, sellò il suo fidato destriero e si lanciò in una lunga cavalcata, sperando che nel luogo in cui si fosse fermato avrebbe potuto ritrovare qualche traccia della sua amata.

Cavalcando nel vento, si ritrovò a gridare silenziosamente tutta la sua pena d’amore, concentrandola in una sola parola: “Susan!”.

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Capitolo 2
*** PAIN ***


PAIN

 

“Susan, Susan, vieni! Ci sono i regali e fuori nevica!”

Un altro giorno.

Un altro giorno senza la speranza di rivedere il suo viso.

Questo pensava Susan, mentre si costringeva ad aprire gli occhi e a calarsi nel ruolo della sorella maggiore, che ha dimenticato il mondo incantato del quale è stata regina per molti anni.

Si, perché se per Susan era doloroso pensare di vivere il resto della vita senza Caspian, lo erano ancora di più lo sguardo preoccupato di Lucy, le attente occhiate di Edmund e i discorsi “ragionevoli” di Peter ogni volta che qualcuno di loro nominava Narnia o il suo re. Era stanca di queste continue attenzioni, quando il suo unico obiettivo era quello di dimenticare il suo amore per non piangere più invano la notte, per non invocare più il suo nome nella discrezione dell’oscurità. Per questo aveva deciso di far finta che per lei Narnia non fosse mai esistita, che fosse solo un gioco inventato per occupare le giornate silenziose a casa del signor Digory durante la guerra o per far passare il tempo aspettando il treno della scuola.

Non era sicura del successo della sua “recita” – ogni tanto aveva l’impressione che i suoi fratelli l’assecondassero per alleviarle la pena del ricordo di ciò che non sarebbe più stato – ma almeno rendeva felici i suoi genitori, che si erano profondamente preoccupati quando per mesi avevano visto la loro Susan priva di spirito di iniziativa e di gioia. Per ora era tornata, finché avesse retto, quella di sempre.

 

Erano passati quasi quattro mesi dal loro ritorno – chissà quanto ne era passato a Narnia! – ed era arrivato finalmente il Natale, con grande gioia della piccola Lucy.

Ed era proprio lei che, saltando su e giù con la sua vestaglietta azzurra sul letto della sorella, tentava in tutti i modi di farla alzare!

“Si, si Lu, ora vengo… Ancora cinque minuti”. Non era da Susan dormire così tanto (quella era una caratteristica di Ed), ma il suo obiettivo era ben diverso… Infatti:

“Dai Sue, alzati, è tardi ed è Natale… Susan mi senti?”

La piccola Lucy, seduta sul bordo del letto, cercò di scrutare il volto della sorella per capire se stesse veramente dormendo:

“Susan… Sue?” così facendo, si avvicinò pericolosamente a lei e…

“Ah ti ho presa finalmente, piccola peste!” gridò Susan afferrando la sorella e iniziando a farle il solletico.

“Ah ah ah, no Susan, ah ah, lo sai che non lo sopporto, ahah basta!” Lucy lottò con tutte le sue forze, cercando a sua volta di stuzzicare la sorella!

 

“Ehi, ma cos’è tutto questo baccano?” attirati dai rumori provenienti dalla camera delle ragazze, Peter e Edmund fecero capolino dalla porta, osservando divertiti la scena. Peter, in particolare, tirò un sospiro di sollievo nel vedere Susan finalmente spensierata come non lo era da tempo.

Edmund, invece, sbuffò osservando la scena commentando con un bel: “Che roba da bambini giocare a fare la lotta nel letto!”

“Ah si?” ribattè Peter “ma se a te piace tanto lottare!” e così dicendo si scagliò sul fratello facendolo atterrare di schiena sul letto di Susan e cominciando una lotta all’ultimo sangue: Susan, Lucy e Peter contro Ed.

Ben presto i rumori della lotta furono sostituiti dalle risate dei quattro fratelli, ognuno consapevole del profondo affetto che li legava e dalla fortuna di poter essere tutti insieme in qualsiasi circostanza della vita…

Ad un tratto, Lucy prese in mano la situazione, ordinando a tutti di scendere in sala da pranzo perché, insomma!, era Natale ed era tempo di regali!

...

Dopo il rituale dell’apertura dei regali sotto l’albero, sempre affascinante anche per Peter e Susan sebbene fossero già grandi, e dopo il pranzo di Natale, i quattro figli di Adamo ed Eva decisero di uscire per svagarsi un po’.

Lo spettacolo offerto dal loro giardino era impagabile: era un’immensa distesa innevata, luccicante sotto i raggi del sole pomeridiano, con gli alti alberi imbiancati le cui fronde erano talmente cariche di neve da toccare quasi il suolo.

“Che bello, sembra quasi di essere tornati a Narnia” si sorprese a pensare con nostalgia Susan, rimpiangendo poi di aver ceduto, per un’ennesima volta, al ricordo del tanto amato regno. Era tuttavia sicura che anche i suoi fratelli stessero ripensando al loro primo viaggio a Narnia, anche se per loro quel ricordo non implicava necessariamente provare dolore per una ferita profonda come la sua… Ma quel giorno Susan si era ripromessa di stare allegra, senza permettere a strani pensieri di vagare per la sua testa.

Dopo una sana ma pur sempre disastrosa battaglia a palle di neve, proposta da Ed, Peter suggerì uno svago più rilassante: costruire un enorme pupazzo di neve. Le ragazze accettarono subito con entusiasmo e, vincendo l’opposizione di Edmund che avrebbe preferito continuare a bombardare i fratelli con i suoi missili di neve, si misero all’opera; ben presto corpo e testa presero forma, mancavano solo le decorazioni.

“Susan, cosa possiamo usare per finire il nostro Mr. Pupazzo?” si lagnò Lucy con la sorella maggiore

“Mah, non lo so…” rispose lei guardandosi attorno “Possiamo usare dei rametti, oppure… delle pigne!”

“E dove le vedi le pigne con tutta questa neve? Sempre che ce ne siano…” la schernì Ed

“Ma si, dai, ce ne sono!” replicò Sue, che aveva da sempre la vista più sviluppata dei suoi fratelli “Ce n’è una proprio dietro di te. Là, vicino alla staccionata!”

“Ah si?” mormorò il fratello scrutando il giardino nel punto indicato da Susan. Di colpo, trovata la minuscola pigna che pendeva da un ramo semisommerso dalla neve, esclamò: “Ma Susan, sei sicura che non sia una ghianda?”

Una scarica elettrica attraversò Susan, fu come un lampo a ciel sereno. Quella frase… l’aveva già sentita una volta, pronunciata dalla voce più affascinante che lei avesse mai udito… Caspian!

Fu come se l’argine che racchiudeva il fiume dei ricordi fosse improvvisamente ceduto, e ogni emozione provata tra le braccia del suo principe si riversò in lei come un’onda in piena.

Non potendo resistere all’ondata di sentimenti di amore dolore nostalgia e rabbia provati nel medesimo istante, Susan scappò via, correndo a perdifiato fuori in strada, e da lì lungo il viale. A nulla valsero i richiami dei fratelli, sconcertati dal repentino cambiamento.

“Ma che ho detto di male?” chiese sconsolato Edmund.

...

“Non è colpa di Ed, povero fratellino mio, nessuno dei miei fratelli sa di quel giorno passato con Caspian a sfidarci nel tiro con l’arco…” tentava tristemente di consolarsi tra sé e sé Susan. Ma ormai il danno era fatto: l’amore per Caspian, che aveva tentato in ogni modo di soffocare, si era fatto sentire in tutta la sua forza e ora richiedeva un risarcimento per tutto quel tempo in cui era rimasto nascosto come un vergognoso segreto.

Guardando scorrere sotto di sé il Tamigi, dall’alto del ponte che aveva raggiunto, Susan richiamò alla mente l’immagine del suo tanto amato sovrano e gridò con tutto il fiato che aveva in gola, esprimendo finalmente la sua sofferenza: “Caspian!”.

All’improvviso, tutto si fece buio e Susan scivolò nell’oblio.

 

 

 

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Ciao ragazzi! Volevo anzitutto ringraziare chi sta seguendo questi episodi… Vi devo confessare che avevo un  po’ timore di postare il mio racconto, sia perché non ho ancora finito la stesura, sia perché ho sempre scritto per me stessa e non so come sarà accolto ciò che scarabocchio… Comunque, vediamo come va a finire questa storia!!

 

NOTE: per chi non ha mai avuto occasione di vedere le scene tagliate del film “Il principe Caspian” è difficile capire il riferimento alla pigna che Edmund scambia per ghianda: in questa sequenza (non inserita poi nel montaggio finale dal regista) Susan sfida Caspian nel tiro con l’arco e gli chiede di centrare una pigna su un ramo. Data la lontananza del bersaglio, il bel principe domanda ironicamente se non sia piuttosto una ghianda! Io ho riportato la mia traduzione del dialogo dall’inglese poiché non sono riuscita a trovarlo in italiano; se siete curiosi, potete facilmente trovarlo su youtube cercando “Prince Caspian deleted scene: Archery Practice”.

Buona visione!

Arual

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Capitolo 3
*** I'LL COME BACK WHEN YOU CALL ME ***


I’LL COME BACK WHEN YOU CALL ME

 

Susan si rialzò a fatica, cercando di districarsi dal fitto sottobosco… Sottobosco?
“Ma com'è possibile? L’ultima cosa che ricordo è la sensazione di cadere nel fiume. Eppure, riconosco questo posto… Narnia! Ma io non dovrei essere qui…”
Dopo un iniziale sgomento, Susan provò una strana sensazione di sollievo – sentiva dopo tanto tempo di essere finalmente a casa – anche se una certa inquietudine si stava facendo strada in lei.

“Non sono mai stata a Narnia senza i miei fratelli, dove saranno? E soprattutto perché sono tornata e quanto tempo è passato dalla nostra ultima visita? E Caspian?”
Sempre più confusa e disorientata, la ragazza iniziò a chiamare ad alta voce colui che, sicuramente, era il responsabile di tutto quel pasticcio: Aslan. Già una volta aveva commesso l’errore di non credere nel suo aiuto, ed era ben decisa a non ripetere lo sbaglio!

A un tratto sentì una voce che le intimava di mostrarsi. Susan si mosse quindi verso il punto da dove proveniva il richiamo, non volendo credere alle proprie orecchie…

...

“Ecco, è accaduto di nuovo” sospirò Caspian smontando da cavallo “un altro posto che mi ricorda Susan”.

Quel luogo oltretutto conservava un ricordo molto particolare. Il ragazzo si avvicinò a un albero sfiorando con le dita un’incisione sul fusto, lasciata dalla lama di una spada e sorrise al ricordo del primo duello contro il Re Supremo Peter.
Tutto ebbe inizio in quel bosco: lì aveva conosciuto i quattro leggendari sovrani di Narnia, e proprio in quel momento uno sguardo ricambiato aveva deciso il suo destino.

Il sovrano di Narnia ricordava bene le forti emozioni provate non appena vide Susan, sebbene solo il tempo e la scoperta della personalità dolce, ma al tempo stesso combattiva e determinata, della regina avrebbero in seguito tramutato quelle emozioni in amore. Ora la nostalgia iniziava a farsi sentire, gli sembrava quasi di udire la vellutata voce della sua amata… Ma c’era davvero qualcuno che gridava al di là degli alberi!

Posando la mano sull’elsa della spada intimò: “Chi è là? Sei un  vile che si prende gioco di me? Non fare il vigliacco, mostrati se ne hai il coraggio!”

 

Caspian vide muoversi una figura dietro gli arbusti, aggirarli e finalmente mostrarsi ai suoi occhi.

Susan era lì, davanti a lui, come quando si erano incontrati per la prima volta.

Nessuno dei due riuscì a esprimere con le parole ciò che provava, tanto forte era stata l’emozione improvvisa, o semplicemente non volevano far niente che potesse infrangere quell’attimo di perfezione, per il timore che fosse frutto di un’illusione.

Ma presto l’incredulità e la sorpresa, che trasparivano dai loro occhi, lasciarono posto a una gioia incontenibile. Le labbra di Susan si dischiusero nel sorriso più bello che Caspian avesse mai visto, e quello fu il segnale che il giovane re stava aspettando: percorse correndo i pochi passi che li separavano e abbracciò con impeto la regina, che ricambiò la stretta affondando la testa nell’incavo tra la spalla e il collo di lui.

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Capitolo 4
*** IT STARTED OUT AS A FEELING ***


IT STARTED OUT AS A FEELING

 

Attimi di perfezione che sembravano eternità,con lo strano dono di annullare come per magia lunghi periodi di solitudine. Era questo che stavano condividendo in quel momento nella foresta due giovani, appartenenti a due mondi diversi, ma la cui fiducia nel legame che li univa era stata capace di annullare persino la barriera fisica che li divideva per l’eternità.

 
Scioltasi dall’abbraccio, tuttavia, Susan sfoderò il suo proverbiale pragmatismo.
“Caspian, ma cosa sta succedendo, perché sono qui? Io non ero destinata a tornare… Narnia è forse in pericolo? E perché sono tornata solo io e in un modo così inusuale?”

Il ragazzo sorrise perplesso, sorpreso da quella raffica di domande: “E perché, le altre volte sei venuta qui a Narnia in un modo NORMALE?” puntualizzò ironico “Comunque calmati, va tutto bene, a parte qualche scaramuccia con i giganti su al nord…”

“GIGANTI!” esclamò lei ansiosa.

“Si, ma siamo ancora in fase diplomatica, tranquilla, e non so come mai sei tornata, ma sono molto felice che tu sia qui!”

All’improvviso, la regina si ricordò dell’ultimo, particolare, addio all’ex principe prima di tornare a Londra e arrossì al solo pensarci, fissando vergognosamente per terra.

“Susan, cosa c’è? Ho detto qualcosa di sbagliato?” chiese lui preoccupato

“No!” rispose in fretta la ragazza fissandolo dritto negli occhi “è solo che… bé, anch’io sono molto contenta di rivederti!”

Il giovane sorrise, rasserenato: “Sapete, vostra maestà…” e si chinò a raccogliere un esile bocciolo di giunchiglia “…credo che abbiamo molto da raccontarci, soprattutto riguardo al nostro ultimo gesto prima che tu tornassi nel tuo mondo…” e sorridendo teneramente, le porse il delicato fiore dorato “So che è il vostro fiore preferito”aggiunse semplicemente.

Susan, accettando il dolce dono, sentì la timidezza sciogliersi come neve al sole. Sorridendo al bel sovrano, la ragazza gli porse la mano e, così uniti, passeggiarono nella foresta per tutto il pomeriggio, schiudendo finalmente i cuori l’uno all’altra.
Scoprirono così che per entrambi il tenero sentimento nato durante la riconquista del trono di Narnia non si era spento con la lontananza. Al contrario, nonostante la consapevolezza che non si sarebbero più rivisti, l’affetto e la stima reciproca si erano rafforzati fino a tramutarsi in amore.

“Sai, Caspian, ti devo confessare che nonostante io passi sempre per una ragazza matura e concreta, non è facile per me parlare di quello che provo per te.” iniziò timidamente a spiegarsi, fissando i petali del fiore che teneva in mano “E’ la prima volta che sento di amare più della mia stessa vita una persona che non sia uno dei miei fratelli o i miei genitori. Sei un ragazzo speciale,” lo guardò negli occhi “sei l’unico che riesce a tranquillizzarmi e, nello stesso tempo, a tenermi testa anche quando tento di imporre le mie idee pensando che siano sempre giuste. Pensa, se non fosse stato per i miei fratelli, sarei tornata subito a casa la prima volta che siamo arrivati a Narnia... Se potessi esprimere un desiderio in questo momento vorrei rimanere per sempre qui con te, e la forza di quello che provo mi spaventa un po’!” concluse voltando la testa dalla parte opposta a Caspian, d’un tratto sorpresa dalle sue stesse parole.

“Susan, non avere paura, sei troppo dura con te stessa” mormorò il giovane prendendole delicatamente il viso in una mano e facendolo voltare dolcemente verso di lui in modo da potersi specchiare nelle limpide iridi “Nonostante le apparenze, io ho degli atteggiamenti irruenti, agisco molto d’impulso a volte senza nemmeno riflettere a fondo. Dai, lo sai anche tu quante volte ho rischiato di combattere contro Peter solo per delle divergenze d’opinione! Sono persino arrivato a cedere alle lusinghe della Strega Bianca per l’illusione di una facile vittoria… Ma bastavano anche solo la tua presenza e un tuo sguardo a farmi ritrovare la ragione. Io ho bisogno di sapere quello che pensi per poter trovare sempre il modo giusto per governare. Sono la tua dolcezza e la tua razionalità, anzi sei TU Susan che mi dai l’equilibrio giusto per diventare un uomo migliore ogni giorno. Mi sento l’uomo che vorrei essere quando sono con te, e anche per questo io ti amo!” esclamò il ragazzo avvicinandosi a Susan, che si perse nell’oceano color ebano dei sui occhi che esprimevano tutta la sincerità e la potenza dei sentimenti appena espressi a parole.

“Anch’io… Ti amo, Caspian” sussurrò lei.

 I loro visi si avvicinarono e le labbra si appoggiarono ardenti, scambiandosi un bacio nel quale riversarono tutta la dolcezza del loro amore. Il mondo, questa volta, si fermò ad aspettare.

  

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Ciao!  Scusate per la brevità del capitolo, vi prometto che il prossimo sarà più lungo :-)

Grazie a tutti quelli che mi stanno seguendo: se ci sono delle opinioni, anche non del tutto positive, mi piacerebbe saperlo, così ne terrò conto per i prossimi capitoli!

Bacioni

 Arual

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Capitolo 5
*** THE SUNSET ***


THE SUNSET

 
“Susan, il tramonto si avvicina.” sussurrò dolcemente Caspian staccandosi da lei, “Dovremmo rientrare”

“Per forza?” gemette la regina

“Certo piccola, e poi non vorrai entrare a Cair Paravel con quei vestiti!” sogghignò lui

“Cair Paravel? Ma fino a qualche mese fa era in rovina! E poi, cos’hanno di così sbagliato i miei vestiti?” disse in tono di sfida, consapevole che la gonna corta al ginocchio e il maglione in tweed avrebbero creato non poco sconcerto e scandalo tra i narniani.

“Su, non fate la difficile mia regina! Ho una bella sorpresa per voi: se ci sbrighiamo il castello al tramonto è uno spettacolo unico!”

“Ma, allora, vuol dire che sei riuscito…”

“Certo, abbiamo ricostruito il vostro castello, inoltre quel luogo era perfetto e abbiamo stabilito lì la capitale… E vi ci porterò solo se prima farete una sosta per un cambio d’abito!”

“Ok, ok” sbuffò Susan “Basta che la smetti con questa ridicola mania di darmi del voi, VOSTRA MAESTA’…”

“Ahahah, d’accordo, vieni ora!” La ragazza, obbediente, raccolse il pesante cappotto invernale, non adatto al clima ben più mite della primavera narniana, e seguì Caspian

Si avvicinarono a Destriero, Susan salutò l’amico quadrupede accarezzandogli affettuosamente il muso, mentre il re montò per primo in sella e le offrì la mano per aiutarla a salire dietro di lui.
“Oh, un dejà-vu!” esclamò sorridendo Sue mentre afferrava la mano tesa del suo cavaliere.

 

Prima di partire al galoppo, Caspian si avvicinò a un delicato albero di ciliegio in fiore, insolitamente immobile nella leggera brezza proveniente dal grande mare dell’est.
“Vi prego, potreste farmi una cortesia?” disse rivolgendosi alla driade del bosco. L’albero ondeggiò lievemente rispondendo con un sussurro appena udibile “Si, vostra maestà, qualsiasi cosa desiderate!”
“Portate questo messaggio a palazzo, al fidato Ripicì. Ditegli di portare in segreto degli indumenti della regina Susan nel casino di caccia al limitare del bosco vicino alla reggia. Mi raccomando, ditelo a lui solo e a nessun altro! Ditegli inoltre che ha il permesso di farsi aiutare dai suoi luogotenenti, ma che la faccenda deve rimanere segreta a tutti gli altri!”

“Sarà fatto, mio sovrano” vibrò la magica creatura. Il ciliegio ondeggiò, come scosso da immaginarie raffiche di vento, e dei petali si librarono nell’aria, diretti al castello.

“Come mai tutta questa segretezza?” chiese incuriosita Susan.

“Bè, ho pensato che avresti preferito sistemarti al castello senza essere accolta da una folla acclamante, per permetterti di riabituarti a essere regina con un po’ di calma… Sai, hai lasciato un segno profondo nei narniani l’ultima volta che sei stata qui: non si vede tutti i giorni una regina che in guerra combatte in prima fila per la libertà del suo popolo. Questa dedizione ha accresciuto a dismisura la tua popolarità in queste terre!”

“Io non voglio essere popolare” borbottò Susan, imbarazzata all’idea di avere un comitato d’accoglienza così caloroso.

“Proprio per questo voglio che il tuo primo arrivo a Cair Paravel dopo tanto tempo sia tranquillo, così potrai gradire in pieno la sorpresa” detto questo Caspian spronò Destriero che partì al galoppo. Susan era rimasta colpita dalla delicatezza delle attenzioni di Caspian, segno di quanto al lui stesse a cuore il suo benessere. Pervasa da una luminosa gioia, finalmente si rilassò contro la spalla del giovane sovrano.

“Grazie” gli sussurrò dolcemente all’orecchio. Sul viso di Caspian si accese un lieve sorriso, e il re incitò ancora il cavallo accelerando l’andatura, impaziente di mostrare alla sua Susan la sua antica dimora.

 

Finalmente giunsero al limitare della foresta. Susan sapeva di essere vicina al mare perché sentiva il rumore appena percettibile delle onde che si infrangevano contro gli scogli, nonché il lieve odore salmastro nell’aria, tuttavia non poteva ancora scorgere le bianche mura della reggia.
Smontarono da cavallo e Caspian la condusse oltre una siepe di biancospino. Ai loro occhi comparve una piccola ma graziosa costruzione in pietra e legno, composta da poche stanze su due piani; l’edera si arrampicava lungo la facciata principale della casetta, lasciando libera solo una piccola parte di muro in cui trovava posto la porta d’ingresso.
Sul lato destro della casa scorreva un piccolo ruscello dalle acque limpide, che gorgogliava quietamente sotto i rami frondosi dei salici che crescevano sulle sue sponde.

Prendendo Susan per mano, Caspian varcò la soglia.

Si ritrovarono in un salottino riscaldato da uno scoppiettante fuoco acceso nel camino sulla sinistra: le mura di pietra della casetta avevano infatti contribuito a rendere l’ambiente abbastanza fresco, nonostante il clima non più rigido di quella giornata di marzo. Direttamente di fronte alla porta d’ingresso c’era una semplice scala di legno che portava al piano superiore.

“Ripicì deve aver portato i tuoi indumenti di sopra, nella stanza da letto. Vai pure, io ti aspetterò qui!”

Annuendo, Susan salì velocemente le scale, d’un tratto impaziente di raggiungere presto Cair Paravel. Sul pianerottolo si aprivano tre porte. Entrò nella stanza più vicina ed ebbe fortuna: sul letto a baldacchino era disteso un abito lungo, dallo stile più narniano che telmarino e con le maniche leggermente più larghe lungo l’avambraccio.
Susan lo indossò, insieme ai bassi stivaletti ai piedi del letto, e tenne i capelli sciolti, poi si voltò verso lo specchio a fianco dell’ampia finestra: il riflesso della regina Susan la Dolce ricambiò il suo sguardo, quel vestito chiaro color verde acqua faceva risaltare i suoi occhi e i capelli scuri le ricadevano in morbide onde sulle spalle lasciate in parte nude dall’ampia scollatura dell’abito.

Soffermandosi davanti alla finestra, Susan iniziò a riflettere seriamente sulle implicazioni del suo ritorno a Narnia. Lo stupore e l’eccitazione iniziali, provati da quando si era resa conto di non essere più a Londra, stavano infatti esaurendosi lasciando il posto agli  interrogativi.

Quanto sarebbe durata questa volta? Questo era il principale interrogativo che riempiva la sua mente. Come era solita fare di fronte agli ostacoli vagliò tutte le possibili soluzioni. Restò sbigottita dal profondo sentimento di angoscia e dolore che sorgevano in lei quando ipotizzava un ennesimo abbandono: ne attribuiva la colpa al fascino che Narnia esercitava su di lei, ma soprattutto al fatto che aveva finalmente ritrovato colui che la faceva sentire completa e che le aveva insegnato che fidarsi delle persone e aprirsi a loro non significava necessariamente rimanere indifesi di fronte a inevitabili sofferenze. Susan si rendeva conto che aveva costruito questa sua corazza, che la rendeva inavvicinabile a tutti tranne cha ai suoi fratelli, quando era stata ricondotta a casa dopo 15 anni di regno. Era rimasta talmente amareggiata dal suo abbandono forzato che aveva deciso che niente e nessuno l’avrebbe più fatta sentire così.
Poi aveva conosciuto Caspian, e aveva iniziato chiedersi se questo suo comportamento non le stesse facendo perdere qualcosa di fondamentale che ognuno dovrebbe provare nella vita. Certo, ogni rapporto esponeva a possibili delusioni – Caspian l’aveva fatta soffrire quando, con una certa stupidità, stava per liberare Jadis, il nemico più pericoloso di Narnia – ma quello che lui era capace di darle anche con un solo sguardo o un semplice gesto superava di gran lunga i “rischi” che lei correva a lasciarsi andare in quella relazione. Lasciare Caspian avrebbe significato lasciare il proprio cuore a Narnia.

Pensò inoltre alla possibilità di rimanere lì per sempre: anche se questa prospettiva risultava molto più piacevole della prima, riservava tuttavia altrettanti problemi. L’ostacolo principale era il non rivedere più la sua famiglia: i suoi genitori, ma soprattutto Peter, il suo fratellone-iperprotettivo per il quale nutriva un profondo affetto. Per i due fratelli più giovani Susan aveva qualche speranza in più, Aslan aveva infatti affermato nel loro ultimo incontro che Edmund e Lucy sarebbero tornati prima o poi, e questa certezza riempiva la ragazza di sollievo.

Accantonando i suoi dubbi in un angolo della mente, Susan inspirò profondamente: proprio non capiva come mai Aslan le aveva permesso di tornare, ma era sicura che l’avrebbe presto scoperto.

Si voltò, raccolse i propri abiti londinesi e il mantello di un verde più scuro rispetto al vestito, che il previdente Ripicì aveva preparato per proteggere la sua regina dalla fresca serata che si stava avvicinando, e uscì dalla stanza.

...

Caspian stava aspettando pazientemente guardando fuori dalla finestra del salotto, distrattamente appoggiato al caminetto con il gomito. Sentendo dei passi che scendevano le scale, si voltò e trattenne il fiato di fronte alla slanciata figura che scendeva aggraziata dal piano superiore. La ragazza sorrise di fronte alla momentanea incapacità di parlare del sovrano.

“Sei… Sei bellissima” riuscì finalmente a balbettare

“Grazie” arrossì Susan “ma se non sbaglio mi avevi promesso una sorpresa prima del tramonto, e il tempo passa!”

“Hai ragione” si destò il re, riacquistando la solita determinazione “Andiamo o faremo tardi, lascia qui i tuoi strani vestiti, li farò recuperare più tardi”. Susan strinse gli occhi impermalita dall’osservazione sul suo look londinese dal momento che era sempre andata molto fiera della sua abilità nell’accostare gli abiti, ma non disse nulla. Si coprì col mantello e uscì dalla porta tenuta aperta da Caspian.
Questa volta il ragazzo la fece montare in sella davanti a lui (“così avrai la visuale migliore” si giustificò), lei si sistemò all’amazzone e finalmente ripartirono.
Per Caspian era piacevole cavalcare in quel modo, con i capelli della regina che gli solleticavano lievemente il collo e il vento che portava il suo dolce profumo fino a lui.

“Ci siamo quasi” sussurrò lievemente all’orecchio di Susan “Spero sia come te lo ricordo, ho chiesto consiglio agli storici più eruditi per ricostruire la tua antica dimora”. Mentre spiegava questo, aggirarono una macchia di oleandri in fiore e il castello si parò tutto a un tratto davanti ai loro occhi.

“Cair Paravel!” esclamò Susan spalancando gli occhi, e fu il suo turno di restare senza parole!

Le bianche mura risplendevano di una lieve sfumatura aranciata sotto la luce del tramonto e le torri svettavano imponenti ma al contempo affusolate verso il cielo. Su ogni torrione e balaustra si agitavano al vento gli stemmi di Narnia e Telmar; i colori rosso e oro, caratteristici del regno di Aslan, predominavano su tutto. Ovunque ghirlande e composizioni floreali celebravano il tanto agognato avvento di una nuova età d’oro per Narnia, sotto la saggia guida di re Caspian X. Ai piedi della reggia, sulla pendice ovest del promontorio, si ergevano nuovi palazzi che Susan non ricordava, ma che si armonizzavano alla perfezione con il castello.
Sullo sfondo, a completamento della maestosa opera, il mare splendente e luccicante sotto il sole che tramontava.

La regina Susan era commossa fino alle lacrime, non le sembrava vero; finalmente era a casa!
“Sei riuscito a ricreare tutto questo in così poco tempo…” mormorò voltandosi verso il suo cavaliere.

“E’ tutto merito dei narniani, Susan, io non ho fatto granché: erano tutti ansiosi di ricostituire un regno forte e giusto, nella speranza di imitare quello governato da te e i tuoi fratelli, e per dimenticare il più presto possibile la rigida dominazione telmarina.”

“Si ma tu hai ridato la speranza e la fiducia in un mondo migliore! E tutto questo in pochi mesi... Grazie Caspian.”

“Per cosa?”

“Perché ti prendi cura del regno...” Si fissarono intensamente per alcuni attimi e Caspian comprese quanto profondi fossero la sofferenza e il senso di colpa della regina per aver lasciato, 1300 anni prima, Narnia senza una guida, all’improvviso e dopo anni di felicità. Naturalmente l’abbandono non era dipeso né da lei né dai suoi fratelli, tuttavia il senso del dovere era così radicato in Susan da farla sentire responsabile della felicità di ciascun abitante di quella magica terra.

Nel frattempo erano arrivati alle porte di Cair Paravel e Susan chiese di poter proseguire a piedi per godersi ogni piccolo angolo della capitale. Entrarono quindi semplicemente a piedi, mano nella mano con Caspian che conduceva Destriero per le redini, come umili popolani e non come re o regina.
Risalendo lungo le stradine del promontorio, molti narniani e telmarini li riconobbero e grande fu lo stupore di tutti nel riconoscere, a fianco del sovrano, l’amata regina.
Ben presto si sparse la voce del suo ritorno e una folla notevole si raccolse ai lati della strada, applaudendo e invocando il nome di Susan.

“Viva re Caspian X, viva la regina Susan la Dolce”

“Viva la regina guerriera!” acclamava la folla.

“Te l’avevo detto che hai lasciato un bellissimo ricordo a Narnia, mia regina!” disse Caspian sorridendo a un’arrossita Susan che, nonostante l’inaspettato comitato d’accoglienza, reagì positivamente e , lusingata, salutava tutti con cenni del capo e con un disarmante sorriso.

Arrivarono finalmente al cortile antistante la reggia, dove un efficiente Ripicì, nominato capo delle guardie di palazzo, aveva disposto in modo impeccabile le guardie, umane e non, per il saluto ufficiale alla regina. A un suo cenno, i soldati all’unisono esclamarono: “Bentornata regina Susan, lunga vita a re Caspian X e lunga vita alla regina Susan!”
“Ripicì, Ti avevo detto di mantenere il segreto!” sbottò seccato Caspian, anche se era segretamente orgoglioso dell’efficienza del suo ufficiale.

“Chiedo perdono, vostra maestà! La missione mi è sfuggita di mano e la notizia del vostro arrivo si è propagata tra le guardie. Ho cercato di organizzare le truppe per rimediare” spiegò il fiero topolino scattando sull’attenti su un muretto di fronte ai sovrani.

“Come stai caro amico?” esclamò Susan avvicinandosi al piccolo guerriero e accarezzandolo lievemente sulla testolina ispida, gesto che provocò l’ilarità delle guardie nel vedere l’orgoglioso topo scompigliato da un eccesso di affetto della loro regina.

“Bene, vostra maestà.” Rispose il roditore, ormai rassegnato allo strano comportamento che le regine assumevano in sua presenza “Il vostro arrivo rappresenta una gradita sorpresa e, in nome di tutto il corpo di guardia, vi offro i nostri omaggi e la nostra perpetua lealtà.” Susan rispose rivolgendosi a tutti i presenti alzando la voce:

“Ringrazio tutti voi per il vostro caloroso benvenuto, sono molto felice di essere tornata tra voi. Voglio inoltre ricordarvi che siete sempre nel cuore e nei pensieri dei miei fratelli e di mia sorella. Che Aslan vi benedica!” detto questo fece un aggraziato inchino al popolo di Narnia, che rispose con applausi e acclamazioni in onore dell’adorata sovrana.

“Ehm, ehm” tossicchiò Trumpkin, l’abile arciere, facendo un passo avanti in modo da posizionarsi a fianco di Ripicì attirando così l’attenzione di Susan “Personalmente, mia regina, vorrei dirvi che la mia lama sarà sempre al vostro servizio per proteggervi e sarò vostro umile servitore fino alla morte.”

“Oh, p.c.a., grazie! Comunque sono io a essere in debito con te: mi hai salvato la vita durante l’ultima battaglia alla Tavola di Pietra…”

“Già!” la interruppe Caspian pensoso “Quando tu stavi per cadere dalla rupe e io stavo per morire dallo spavento!”

“Vostra maestà” ribadì il fiero nano “non ho fatto altro che ricambiare il favore: ricordate l’attacco al castello di Miraz? Oltre a ciò, io offro la mia fedeltà solo a chi dimostra il proprio valore sul campo di battaglia: voi l’avete dimostrato in più occasioni mia regina.”

Non sapendo come rispondere, la regina Susan si inchinò sorridendo al nano, grata di avere amici così fedeli.

“E ora, vostre maestà, se volete seguirmi nella sala del trono c’è qualcuno che desidera vedervi.” Trumpkin non attese risposta, girò loro le spalle e si avviò all’interno del palazzo, seguito dai due ragazzi curiosi di scoprire chi li stava aspettando.

Impaziente, Caspian chiese “Trumpkin, di chi si tratta?”

“Lo vedrete voi stesso, maestà, siamo quasi arrivati”

Susan intanto si guardava intorno: i segni della ricostruzione non ancora completata erano evidenti, ma riconoscere i corridoi e le stanze così familiari era per lei fonte di immensa gioia.

Arrivati finalmente alla sala del trono, Trumpkin si congedò con un rapido inchino.

Prendendo Susan per mano, Caspian aprì la porta e insieme entrarono. Illuminata dagli ultimi raggi del sole, si ergeva un’imponente figura...

 

 

---------------

Eccomi qui finalmente!

E’ un capitolo più lungo rispetto agli altri: mi sentivo particolarmente ispirata J e ho voluto analizzare più a fondo le sensazioni di Susan…

Che ne pensate?

 

Chi sarà mai la misteriosa figura comparsa alla fine??

 

P.S. Grazie a tutti quelli che hanno recensito! Mi date la carica giusta per continuare… anche se lentamente (purtroppo impegni vari mi impediscono di scrivere tutti i giorni come invece vorrei…sigh).

Grazie ancora, bacioni

 

Arual

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Capitolo 6
*** THE REAL MEANING ***


THE REAL MEANING

 

“Benvenuti miei giovani sovrani.”

“Aslan!” un lampo di gioia attraversò gli occhi dei due ragazzi, che si affrettarono ad inchinarsi di fronte al Signore di Narnia, il quale spiccava al centro della sala del trono, che originariamente ospitava i seggi dei quattro fratelli sostituiti ora da un solo trono.

“Alzati, mia cara. Anche tu, re Caspian” ordinò dolcemente il maestoso leone “Non è passato molto tempo dalla mia ultima visita, ma noto con piacere che la luce della saggezza ha illuminato i tuoi passi fino a questo momento, mio caro ragazzo. Ti raccomando di non perdere mai la retta via: anteponi sempre il bene del popolo al vano desiderio di potere e questa magica terra sarà sempre al tuo fianco, qualsiasi decisione prenderai.”

Caspian chinò solennemente il capo “Farò del mio meglio, cercando di essere all’altezza dei miei predecessori”

“Bene. Non mi aspetto niente di meno da un ragazzo valoroso come te! E ora…” disse rivolto a Susan “…credo che tu abbia qualche dubbio da dissipare. Se ti conosco bene come credo, Susan la Gentile, non ti darai pace finché non avrai inquadrato bene la situazione” ridacchiò l’imponente animale scuotendo la fulva criniera.

“Oh, Aslan, sono così confusa… Mi ero rassegnata a non poter più vedere Narnia, e invece sono qui. Non fraintendermi, sono felice di essere tornata!” esclamò sorridendo timidamente a Caspian “Solo che non capisco proprio perché mi hai fatto venire dopo avermi spiegato il perché ciò non sarebbe più stato possibile. Narnia è forse in pericolo? E in questo caso, perché i miei fratelli non  sono con me?”

“Cara Susan, in questo momento Narnia non è minacciata da nemici, se è questo che intendi come “pericolo”. Tuttavia la mia decisione di permetterti di tornare, qualora tu l’avessi voluto con tutto il cuore, è stata presa pensando anche al bene delle creature di questa terra. Caspian non era più sereno, e ricordati che la serenità di un sovrano contribuisce in modo fondamentale al benessere del suo popolo e quando lui si sentirà pronto sono sicuro che te ne parlerà…” sentenziò Aslan scoccando una rapida occhiata al re, il quale abbassò lo sguardo fino a fissare il pavimento di marmo.
“E tu, Susan” continuò il grande leone “stavi rischiando di dimenticarti di Narnia, o peggio di considerare questo mondo come frutto della tua fantasia. Ora, comprendo che questa decisione era solo un meccanismo difensivo per proteggerti dal dolore che provavi all’idea di non poter più tornare, ma a lungo andare te ne saresti convinta.”

“Oh, Aslan, mi sono comportata come una stupida. Mi dispiace tanto” mormorò la regina con le lacrime agli occhi.

“No, mia cara, non piangere” disse avvicinandosi a lei e sfiorandole la mano con il muso “piuttosto, dispiace a me di avere provocato a entrambi tale dolore separandovi. Tuttavia spero che, dopo che avrete ascoltato le motivazioni che mi hanno spinto ad agire così, mi comprenderete e forse darete anche un nuovo significato a questo periodo di lontananza.”

Il grande leone sedette appoggiandosi alle zampe posteriori, invitando con un cenno i due ragazzi ad accomodarsi.

“Dopo la battaglia combattuta contro i telmarini avevo già compreso la natura del legame che vi univa, ma nessuno di voi due era pronto per accettare questo sentimento e l’impegno che ciò implicava. Tu, Caspian, eri appena diventato re dopo una crudele battaglia contro i tuoi stessi compagni d’infanzia. La tua vita era stata talmente sconvolta in così poco tempo…”

“Già, e chi immaginava che in pochi mesi mi sarei ritrovato circondato da animali parlanti e centauri…” mormorò il ragazzo con una punta d’ironia nella voce.

“E per quanto riguarda  te, Susan, il tuo tempo a Narnia in quell’occasione stava per scadere, non avevi tempo per capire se eri pronta a lasciar i tuoi fratelli e forse nemmeno la forza di staccarti dal tuo mondo. Se avessi preso allora la decisione di rimanere al fianco di Caspian, ti saresti chiesta come sarebbe stata la tua vita se fossi tornata in Inghilterra.
Avevate entrambi bisogno di tempo per interrogare voi stessi sulla natura di ciò che provavate, per poterlo accettare tramutando così l’attrazione che provavate l’uno per l’altra in stima, affetto e, infine, amore.” A questo punto Aslan sospirò, chiudendo un attimo gli occhi per poi riaprirli fissando i due giovani in volto.

“Per questo ho deciso, per il vostro bene, di concedervi del tempo per voi stessi e una volta che entrambi vi foste sentiti pronti per rivedervi e sicuri dei vostri sentimenti, avrei permesso a Susan di tornare a Narnia. Questo, stranamente, è avvenuto nello stesso istante per tutti e due.”

Quando Aslan concluse le sue spiegazioni, nella sala del trono calò il silenzio. I due ragazzi erano colpiti dalla saggezza del leone, la cui lungimiranza era riuscita a delineare il percorso migliore per favorire lo sbocciare del loro legame.

Susan, in particolare, ascoltando le parole di Aslan era riuscita finalmente a dare pel la prima volta un senso alla sofferenza provata in quei mesi di lontananza da Narnia. Improvvisamente, però, un’ombra le oscurò il bel volto.

“Cos’hai, piccola mia? C’è qualcosa che ti turba, lo sento” chiese il figlio dell’Imperatore d’Oltremare, la cui sensibilità aveva percepito lo stato d’animo della regina.

“Ecco, Aslan…” iniziò lei titubante “Per quanto resterò qui questa volta? Vedi, è già successo due volte: non appena mi convinco che resterò per sempre a Narnia, ecco che vengo strappata da questa terra. Ho paura di abbandonarmi a una completa felicità perché soffrirei di più se Narnia mi venisse negata un’altra volta ancora.
E, inoltre, sento la mancanza dei miei fratelli: anche se potessi rimanere qui, sarei incompleta perché continuerei a chiedermi quando e se rivedrò Lucy e Edmund, e sarei tormentata dalla consapevolezza di non poter più rivedere Peter”.

“Mia cara, comprendo le tue ansie. Devi però capire, e se rifletti lo intenderai certo meglio, che questa volta non sono stato io a riportarti qui, ma l’artefice è stato il tuo sentimento per Caspian, talmente forte da superare l’antica magia che tiene separati i vostri due mondi. Per questo, stavolta, tu potrai rimanere a Narnia fino a quando il vostro amore vivrà, e dal momento che presumo di conoscere bene entrambi credo che questo voglia dire che potrai rimanere qui per sempre.”

Susan spalancò gli occhi dalla sorpresa, non aveva mai osato sperare in una simile risposta.

Caspian, dal canto suo, non poté reprimere un radioso sorriso mentre stringeva più forte la mano di Susan, ancora intrappolata tra le sue, e se la portava alle labbra per posarvi sul dorso un lieve bacio.

“Per quanto riguarda i tuoi fratelli, non temere, potrai presto abbracciarli ancora tutti. Dal momento che sei tornata tu, chi dice che non potrebbe farlo anche Peter, a questo punto?” continuò enigmaticamente Aslan.

“Un’ ultima cosa, mia cara: se sei preoccupata che qualcuno potrebbe notare la tua assenza da casa, ricordati che a Narnia il tempo scorre in modo differente. Tu e Caspian vi sarete già accorti che a Narnia è trascorso il doppio del tempo rispetto a Londra…”

“Londra? Cos’ è Londra?” sussurrò dubbioso Caspian rivolto a Susan
“E’ la mia città” rispose sorridendo lei “Finchley, per l’esattezza”
“Londra, Finchley… Che nomi strani” commentò perplesso il re.

“… e ora provvederò a rallentare ulteriormente il tempo nel tuo mondo, Susan. O ad accelerare quello di Narnia, come preferite considerarlo!” concluse il leone.

 

“Ora, miei cari, devo andare” annunciò Aslan percorrendo la sala fino ad uscire sulla balconata antistante il mare, che risultava molto più cupo sotto la poca luce che andava affievolendosi lasciando il posto a una tranquilla nottata.

“Non andare ancora, ti prego! Ho così tanto da chiederti!” esclamò la regina seguendo il grande leone.

“Ogni cosa a suo tempo, Susan, per ora concentrati sul tuo ruolo di regnante accanto a Caspian: c’è ancora molto che puoi fare per la tua terra. E tu, ragazzo, abbi sempre fiducia nella magia di Narnia e in chi ti ama veramente, anche quando la luce della speranza sembra spegnersi e l’oscurità prendere il sopravvento su tutto.” Dopo questo misterioso messaggio, il Signore di Narnia spiccò un balzo oltre il parapetto del balcone. Caspian urlò affacciandosi per controllare la caduta di Aslan, ma il leone atterrò sofficemente sulle zampe parecchi metri più in basso e in un attimo era arrivato alla spiaggia, dove scomparve magicamente dalla loro vista.

“Ma fa sempre così?” domandò sbigottito il giovane re.

“Purtroppo si!” rispose ridendo lei.

 

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Ciao!

Questa parte la trovo un po’ noiosetta, ma mi serviva per spiegare alcuni punti fondamentali e seminare qua e là anticipi dei prossimi capitoli.

 
Precisazione: ho voluto riproporre la visione che Lewis dà di Susan nel finale delle Cronache (anche se, ovviamente, non la condivido, ma evitiamo di aprire un argomento sul quale ci sarebbe troppo da discutere...) ma solo come una condizione temporanea, perché attribuisco un significato diverso alla sua assenza ne “L’ultima battaglia”. Secondo me per Susan il distacco da Narnia ha comportato un dolore talmente pesante da sopportare che l’unico modo che le permette di andare avanti è quello di attribuire il tutto a una fantasia infantile.
In questa storia, Susan viene salvata proprio dal suo amore per Caspian, trovando grazie a lui un equilibrio interiore e un senso alla sua esperienza a Narnia.

Comunque, chiudendo la parte filosofica, contenti del fatto che prima o poi si tornerà a parlare di Peter Ed e Lucy??

Inoltre complimenti valef1995, hai indovinato: era Aslan! Adoro quel leone!!!

 
Ora arriva il bello… A presto!

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Capitolo 7
*** TRAINING SWORDSMEN ***


TRAINING SWORDSMEN

 

Era una brillante mattinata di inizio giugno, il sole si faceva strada tra i verdi rami illuminando una piccola e tranquilla radura punteggiata di piccoli fiorellini e circondata da alti pini.

Un ragazzo stava in piedi al centro del prato con gli occhi chiusi e una lama tra le mani puntata verso terra. Doveva essere in quella posizione ormai da diverso tempo, perché gli animali del bosco, dapprima guardinghi, si erano abituati alla presenza di quello strano individuo e vagavano nella radura intenti alle solite faccende.

Ad un tratto un fringuello cantò, era il segnale che l’uomo stava aspettando: con un urlo improvviso spalancò gli occhi e con una mossa perfetta eseguì un affondo di spada a un nemico immaginario, con tale forza che nessuno scudo né armatura avrebbe potuto fermarlo.
Gli animali scapparono spaventati, mentre i più curiosi rimasero ai margini della radura per osservare gli esercizi del loro signore.

Era una delle rare giornate in cui Caspian si era ritrovato con del tempo libero e aveva deciso di mettere alla prova la sua abilità nella spada per non perdere l’allenamento. Aveva deciso di non farsi accompagnare da nessuno - anche se il centauro Glenstorm avrebbe volentieri incrociato la lama con lui - perché voleva godersi un momento di solitudine, talmente infrequente per il sovrano da fargliene sentire la mancanza.

Il motivo per cui avrebbe potuto beneficiare di quel momento di pace assoluta risiedeva nella risolutezza di una giovane donna dai lunghi capelli castani… Mentre continuava a tirar di spada, il ragazzo sorrise ripensando alla scena della sera prima: lui era rientrato al castello distrutto dopo l’ennesimo giro di ispezione a Beruna, per controllare a che punto fosse l’integrazione tra Narniani e Telmarini, ed era passato a salutare Susan. L’aveva trovata nella sala del trono, intenta a discutere con il maestro Cornelius e Trufflehunter riguardo la necessità di ampliare la biblioteca di corte per renderla accessibile al popolo: la regina era convinta dell’importanza di estendere la cultura ai sudditi del suo regno.

Non appena Caspian era entrato nella stanza, Susan era ammutolita di colpo, l’aveva squadrato da cima a fondo e, alzatasi in piedi, gli si era avvicinata rapidamente. Lui aveva aperto le braccia per accoglierla, ma la regina si era fermata a pochi passi e mettendo le mani sui fianchi gli aveva ordinato di prendersi una giornata di riposo!

Al silenzio sorpreso di Caspian seguirono le proteste: il giorno seguente avrebbe avuto un importante incontro con il consiglio d’amministrazione del reame. Indifferente ad ogni tipo di reclamo, Susan non volle sentire ragioni: dichiarò che ci avrebbe pensato lei alla riunione, che in quel genere di faccende – Caspian lo dovette ammettere suo malgrado – lei era molto più esperta grazie a 15 anni di regno, e che non si sarebbe più fatta abbracciare finché lui non avesse ceduto. Solamente dopo un cenno rassegnato di Caspian, seguito dalle risate sommesse di Cornelius e Trufflehunter ilari nel vedere il loro re comandato a bacchetta, Susan si gettò tra le sue braccia e gli diede un bacio come ricompensa.

 

Ed ora eccolo lì, a tirare fendenti in aria mentre la piccola Pevensie era rinchiusa nel castello discutendo sul raccolto previsto per l’anno e su quanto conservarne in modo da garantire provviste sufficienti per tutti in previsione dell’inverno.

Il rapporto con Susan si era evoluto con rapidità in quei mesi, Caspian se ne rendeva conto, e spesso si chiedeva come aveva fatto a vivere fino a quel momento senza di lei. Durante le lunghe notti primaverili, erano soliti passeggiare a piedi nudi sulla spiaggia antistante Cair Paravel, e su quel bagnasciuga illuminato dal chiaro di luna era riuscito finalmente ad aprirsi e a rivelare alla sua ragione di vita pensieri che altrimenti non avrebbe nemmeno confessato a se stesso, come il dolore per la morte precoce dei suoi genitori, o la paura di non riuscire a gestire la difficile integrazione tra i suoi due popoli…

Avevano imparato a conoscersi meglio sfruttando il tempo che non era stato concesso loro all’inizio: Caspian amava ogni singolo pregio e difetto della bella regina, il suo sguardo concentrato quando, ostinata, voleva convincerlo a tutti i costi delle sue idee, il dolce sorriso che le illuminava il volto quando lo osservava credendo di non essere vista…
Tuttavia, pensò Caspian sospirando e fermandosi in mezzo alla radura, le serate trascorse insieme a sognare il loro futuro sembravano troppo brevi, e con riluttanza il giovane si separava da lei, per ritrovarla poi nei suoi sogni…

 

Improvvisamente, il piatto di una lama scivolò rapido sulla sua spalla. Caspian, allarmato, gettò uno sguardo alle sue spalle per poter vedere il volto del suo nemico, ma si ritrovò a fissare un paio di occhi chiari che lo scrutavano divertiti, allora si voltò completamente verso lo spadaccino.

“Mai abbassare la guardia, soldato.” sorrise Susan

“Non è colpa mia se sono vittima di un incantesimo: una fata mi ha stregato e ora occupa tutti i miei pensieri!”

“Ah, si? E chi sarebbe” chiese la ragazza con tono fintamente sospettoso e geloso “Dimmi il suo nome, così da poterle dare una lezione perché ha osato prendere ciò che non è suo!”

“Ma ce n’è più di una! Vediamo, da chi comincio?” disse Caspian portandosi una mano al mento e fingendo di rimuginare; poi, notando lo sguardo sorpreso di Susan, iniziò a ridere:

“Amore, ma ci credi veramente? Lo sai che per me esisti unicamente tu… Comunque mi piace…”

“Che cosa?” domandò più rilassata lei

“Quando ribadisci che sono solo tuo!”

Susan arrossì, ma sostenne il suo sguardo. D’altra parte, pensò la ragazza, lui aveva semplicemente detto la verità.

“Dunque …” cominciò l’ex principe spezzando il silenzio lievemente imbarazzato tra i due “Hai intenzione di allenarti?”

Recentemente Susan si era messa in mente di imparare i rudimenti dell’arte della spada, con somma disperazione di Caspian. Ogni volta che lei scendeva alla spiaggia per allenarsi con Trumpkin, il ragazzo era incapace di concentrarsi su altro e approfittava di ogni balcone o finestra di Cair Paravel per vegliare sull’incolumità della regina: da quando si erano ritrovati, in lui si era manifestato un senso di protezione che a volte appariva eccessivo agli occhi della corte, soprattutto perché l’oggetto delle sue attenzioni era la regina guerriera che non aveva nulla da invidiare ai combattenti più esperti dell’esercito.

Fortunatamente, Susan continuava a preferire di gran lunga arco e frecce dicendo che si adattavano meglio al suo modo di combattere, leggero e veloce, e questo nel linguaggio di Caspian si traduceva in meno tempo dedicato a spade affilate.
Tuttavia i gusti personali della ragazza non l’avevano fermata: aveva fatto forgiare su sua misura una spada a una mano e mezza più leggera del normale ed era quindi decisa a riprendere l’ addestramento.

 

“Certo!” rispose Susan alla domanda del re “Ho chiesto a Ripicì dov’eri, visto che abbiamo finito prima del previsto la riunione, e saputo che ti stavi esercitando ho pensato di approfittare dell’occasione. Non ho mai avuto il piacere di averti come maestro, mi sembra!”

“E non ti sei mai chiesta come mai?”

“Mi pare che quando c’era da allenarsi con l’arco non ci fossero problemi!”

“Si, ma qui si tratta di lotta corpo a corpo, Sue…”

“Sono sicura che non potresti mai farmi del male, Caspian! Su, fallo per me, per favore…” supplicò sfoderando il suo dolce sguardo, l’unica arma che riusciva a sconfiggere il sovrano.

“E va bene!” sbottò Caspian “Vediamo cosa sa fare questa nuova spada… Prima però ripassiamo le basi fondamentali. Se vuoi che io sia il tuo maestro, ci sono alcune regole da rispettare, ok?”

“Si”

“Regola  numero uno: devi prestare massima attenzione e fare esattamente quello che ti dico. Per esempio: se ti ordino di parare una stoccata subito, tu cerchi di farlo all’istante. Le spade sono pericolose, Susan, ma se mi ascolterai andrà tutto bene.”

“D’accordo. Numero uno: attenzione e ubbidienza.”

“Regola numero due: decido io quando iniziare e quando finire l’allenamento. Credo di sapere quali sono i tuoi limiti e non ti spingerò mai a fare di più di quello che è necessario, anche se tu vorrai certamente continuare ogni volta fino allo sfinimento…”

“Uff” sbuffò Susan “Tu mi sottovaluti, Caspian!”

“Non credo, Susan! L’ultima volta che l’ho fatto mi hai battuto di fronte a una ventina di arcieri narniani, non ripeterò più questo errore! Allora, accetti questa regola? Oppure devo trovarti un altro maestro?”

“Va bene…” sbottò lei “Non insisterò per continuare.”

“Ottimo, allora possiamo cominciare! Assumi la posizione di guardia”

“Così?”

“Si, bene… Gamba destra avanti, così, piegati di più sulle ginocchia per portare il peso al centro, brava… Impugna bene l’elsa con entrambe le mani e piega le braccia in modo da avere la spada puntata davanti a te verso l’alto! No, non così Susan, sei sbilanciata in avanti, basterebbe solo un fendente per farti perdere la presa… Aspetta, ti faccio vedere”

In un attimo, quasi senza rendersene conto, Caspian le si avvicinò da dietro, circondandola con le sue braccia in modo da afferrare saldamente le mani della ragazza per correggere la presa.

“Ecco, così. La lama deve essere a circa 45° sull’orizzonte” disse dolcemente premendo leggermente sui palmi di Susan per spostare la spada.

La ragazza trattenne il fiato, sentiva il corpo caldo e forte di Caspian contro la sua schiena, il suo profumo le inebriava la mente, rendendola incapace di pensare ad altro se non al desiderio bruciante di toccare i suoi capelli e il petto muscoloso, perdendosi tra le sue braccia. D’istinto voltò il capo verso di lui, sfiorando con il naso e la bocca la morbida pelle del collo del giovane. Obbedendo a un impulso incontrollato, iniziò a delineare il contorno del mento di Caspian con le labbra passando delicati baci lungo il percorso…

“Regola numero 3: mai distrarre il maestro durante la lezione” mormorò il re con voce roca prima di lasciar cadere la spada. Caspian cinse con un braccio Susan per avvicinare ancora di più la sua schiena al torace, mentre con l’altra mano le scostava i capelli dal viso accostandolo al suo. Le loro labbra si incontrarono e, mentre approfondivano il bacio, la mano della ragazza trovò finalmente i capelli di lui e cominciò ad accarezzarli.

Quando, tempo dopo, si separarono per riprendere fiato, Susan esclamò: “E la terza regola? Non l’abbiamo appena infranta?”

“Tecnicamente l’allenamento non era ancora iniziato, comunque si può sempre fare un’eccezione ogni tanto, se tutte le eccezioni sono così meravigliose!” rispose malizioso lui sfoderando il suo miglior sorriso.

“Sono, d’accordo, però non riuscirai a distrarmi sempre in questo modo a tal punto da far saltare l’allenamento, ricordalo!” disse lei minacciosa puntandogli il dito contro. Caspian, sentitosi smascherato, assunse un’espressione di finta colpevolezza senza smettere di sorridere: Susan era così bella quando si arrabbiava…

“Comunque oggi ti perdono, visto che dovrebbe essere il tuo giorno libero e tu non dovresti lavorare nemmeno con me… A proposito, non ho ancora avuto l’occasione per chiederti cosa è successo a Beruna! E’ da molto tempo ormai che non ti vedo così preoccupato come ieri sera.”

“Ah” sospirò il giovane, sentendo che tutte le preoccupazioni, allontanatesi dalla sua mente per un breve periodo, gli ricadevano pesantemente sulle spalle.
Lentamente, si avvicinò a un grande masso levigato, l’unico della radura, e si sedette sopra. Susan si rannicchiò al suo fianco.

“Questa volta ci ha chiamati Ironhoof, il figlio di Glenstorm che è diventato il suo luogotenente stanziato a Beruna per controllare il guado: un gruppo di soldati telmarini stava organizzando una rivolta contro i narniani che si sono stabiliti definitivamente nella città. Stavano tentando di convincere la popolazione umana a schierarsi dalla loro parte, e questa è stata la nostra fortuna, Susan.”

“Immagino che la gente non abbia accettato di appoggiarli”

“Infatti, per loro la convivenza con i narniani non è un peso da sopportare! Al contrario, hanno capito più velocemente di quanto pensassi che le creature di Narnia non sono quegli orrendi mostri di cui hanno sentito parlare per molti anni.”

“E inoltre preferiscono di gran lunga il tuo regno al dominio dittatoriale di Miraz. E’ grazie alla tua bontà e saggezza che sei così rispettato e ammirato, Caspian!”

“Si, ma non tutti la pensano così. Alcuni generali telmarini non vedono di buon occhio la mia gestione dell’esercito. Erano abituati a ricevere da mio zio onori e ricchezze e potevano disporre liberamente del loro potere. Ho il serio sospetto che dietro al complotto ci sia lord Donnon: lui in particolare considera i narniani come esseri inferiori e non accetta la convivenza; inoltre è l’unico lord generale ad aver mantenuto una certa influenza sul suo contingente di soldati, che sono stati irrimediabilmente plagiati dal suo modo di pensare.”

“Dunque ieri l’avete fermato?”

“Magari l’avessi potuto fare!” esclamò il re alzando gli occhi al cielo “Purtroppo non ho prove se non le testimonianze degli abitanti di Beruna che hanno avvertito Ironhoof del complotto. Ho potuto solamente riportare sotto controllo la situazione e mettere in stato di fermo temporaneo i sospettati, tranne ovviamente lord Donnon. Ha usato ogni mezzo a sua disposizione per prendere le distanze dalla cospirazione, ma non appena le mie guardie avranno raccolto prove sufficienti farò avviare un processo per incastrarlo definitivamente. Troppo a lungo ho sopportato la sua condotta… Per ora ho fissato un’udienza preliminare per dopodomani in modo da sentire ancora una volta le ragioni di entrambe le parti.”

“Andrà tutto bene, ne sono sicura. L’importante è averli fermati in tempo, nel processo dimostreremo la loro infedeltà e lord Donnon non sarà più un pericolo per la pace di Narnia!”

“Vorrei essere ottimista come te” sospirò il giovane portando una mano sugli occhi “Credevo che regnasse l’armonia tra i nostri popoli, invece Beruna è sempre stato un punto critico… Avrei dovuto accorgermene prima…”

“Basta!” esclamò Susan scostando delicatamente la mano di Caspian che gli copriva il volto per guardarlo direttamente negli occhi “Non tormentarti così, non hai nessuna colpa. Affronteremo insieme tutti gli ostacoli, come abbiamo sempre fatto del resto. Sono qui per condividere con te ogni difficoltà, permettimi di starti accanto!”

Lui la guardò intensamente negli occhi, le strinse le mani e sussurrò: “Ti amo, Susan Pevensie, cosa farei senza di te?”

Leggermente imbarazzata, Susan si alzò in piedi: “Basta pensieri negativi per stamattina, ti ho osservato prima mentre ti allenavi e mi sembri un po’ arrugginito…” disse raccogliendo la sua lama abbandonata in mezzo al prato “Che ne dici se ti misuri con una persona in carne ed ossa piuttosto che tirare affondi al vento?”

“Susan…” sbottò Caspian spazientito

“Non dirmi che hai paura di me… Sai, Trumpkin mi ha insegnato dei trucchetti garantendomi che usandoli avrei battuto persino sua maestà re Caspian X!”

“Ah, davvero? “ rispose lui punto nell’orgoglio “Il nano avrebbe trovato un modo per battermi? D’accordo, allora, vediamo cosa sai fare!” concluse scattando in piedi e afferrando Rhindon, la spada di re Peter.

“In guardia, mia regina!” disse dando un leggero colpo alla lama di Susan per saggiare la sua presa sull’elsa.

“Preferisco attaccare per prima!” esclamò lei slanciandosi in avanti eseguendo un affondo impeccabile che Caspian parò facilmente senza però nascondere un moto di sorpresa. Iniziarono così a duellare e il ragazzo dovette ammettere che Susan, nonostante la tecnica grezza e una certa titubanza nei movimenti, non se la cavava per niente male:
“Accidenti a te Trumpkin!” pensò tra sé “Doveva essere seriamente intenzionato a fare di Susan un’abile spadaccina… Appena torno a casa farà i conti con me”.

Susan volteggiava rapida attorno a Caspian, determinata a trovare un punto debole nella difesa perfetta del ragazzo, che si limitava a parare i colpi senza attaccare.

“Caspian impegnati!” gridò esasperata.

“Come vuoi, tesoro…”

Senza difficoltà, il giovane passò al contrattacco, eseguendo un fendente dietro l’altro. Susan si difendeva egregiamente, con le sopracciglia graziosamente aggrottate dalla concentrazione che disegnavano un lieve solco verticale sulla fronte altrimenti perfetta, tuttavia iniziava a perdere terreno, costretta ad arretrare sotto i colpi del re.

D’un tratto, nell’arco di un secondo accaddero più eventi contemporaneamente: la ragazza urtò un piccolo masso con il piede, inciampando nel lungo abito e perdendo stabilità sulle gambe, e Caspian decise di mettere fine al duello. Il re eseguì una perfetta mossa di disarmo la quale causò a Susan non solo la sottrazione della spada, ma anche la perdita definitiva dell’equilibrio, che la fece cadere goffamente a terra!

“Maledetto vestito! Una gonna lunga non è adatta ai duelli” borbottò a denti stretti la nobile regina mentre Caspian l’aiutava a rialzarsi.

“Guarda!” esclamò mostrando al ragazzo il lungo strappo del sottile tessuto creatosi sul fianco destro lasciando nuda la gamba fino a metà della coscia.

Il re arrossì alla vista della candida pelle scoperta dal lungo squarcio nella veste.

“Già” rispose vagamente “Avere due metri quadrati di tessuto avvolto attorno alle gambe non è l’ideale per i movimenti. Però…” continuò facendosi più ardito “…devo ammettere che apprezzo questa miglioria all’abito” disse indicando i lembi strappati.

“Umpf” sbuffò Susan alzando le spalle “Troverò una soluzione… Ora però devo tornare al castello, non posso andare in giro in questo modo”

“Direi che è la soluzione migliore. Inoltre è già ora di rientrare, purtroppo” rispose lui tornando serio

“Dai, amore” lo confortò lei regalandogli un piccolo bacio “Ci saranno altre occasioni per stare insieme”.

...

Il sole era ormai alto nel cielo quando il re e la regina di Narnia giunsero cavalcando alle porte di Cair Paravel. Non appena entrarono  nel cortile antistante le stalle, vennero raggiunti da Glenstorm.
L’espressione sul viso del saggio centauro cancellò di colpo il sorriso dal volto dei due giovani, che allarmati si affrettarono ad avvicinarsi a lui.

“Vostre maestà, per fortuna siete tornati! Stavo per mandare qualcuno a chiamarvi” esordì con tono concitato: “Sire, è successo un fatto gravissimo!”

 

 

 

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Ola! Approfitto per ringraziare Queen Susan, Jinevra, Valef1995, sappir_ama_ben, edwardina twalentina, debbie97, Elizabeth9, MissMasenCullen per tutti i bei commenti che mi lasciate, e ovviamente ringrazio anche tutti gli altri che leggono!!

Piaciuto l’allenamento?

A presto!!!

- Laura -

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Capitolo 8
*** CLOUDS ON THE HORIZON ***


CLOUDS ON THE HORIZON

 

Caspian correva lungo i corridoi di Cair Paravel, sentendo l’ansia crescere minuto dopo minuto. Avvertiva i passi leggeri di Susan e gli zoccoli di Glenstorm sul pavimento in pietra che lo seguivano a breve distanza.
Finalmente raggiunsero la sala delle assemblee e il re spalancò le porte spingendo con i palmi di entrambe le mani contro il legno massiccio dei battenti.

“Mio signore!” esclamarono alcuni generali scattando in piedi.

“Aggiornatemi! Voglio un resoconto completo!” rispose il re rivolto al consiglio dei generali, già riunito attorno al grande tavolo ovale che occupava il centro del locale.

“Sire, sono arrivato appena ho potuto, cavalcando senza sosta e veloce come il vento!” esordì Ironhoof facendo un passo avanti verso di lui “Tutta la divisione di soldati messa in fermo per la tentata insurrezione a Beruna è riuscita a evadere stanotte, inoltre lord Donnon è fuggito dal suo palazzo. Sospettiamo che sia stato lui a permettere loro la fuga.”

“Come è potuto accadere?” chiese severamente Caspian “Avevo imposto un rigido controllo su quegli uomini e soprattutto sul lord!”

“Secondo i miei informatori hanno approfittato dell’oscurità della notte e dell’appoggio di alcuni briganti mercenari che hanno eliminato le guardie che controllavano gli uomini di lord Donnon.”

“Maledetti! Che intenzioni avranno?” mormorò il re stringendo i pugni. La situazione era critica: un’intera unità dell’esercito fuori dal suo controllo era un serio elemento destabilizzante per il nuovo regno.

“Dove sono ora?” chiese Susan schieratasi nervosamente a fianco di Caspian.

“Appena ci siamo accorti della fuga ho inviato un gruppo di ricerca, mia signora. Sono comandati dal fauno Nimienus: hanno l’ordine di rintracciarli e raccogliere il maggior numero di informazioni.”

“Cosa mi consigliate di fare? Devo radunare l’esercito per inseguirli?”

“Non conosciamo le loro vere intenzioni.” intervenne Thiram, un giovane ufficiale telmarino che aveva deciso di rimanere a fianco del nuovo re.

“Tuttavia il loro gesto è imperdonabile!” sbottò il centauro Rainstone, fratello di Ironhoof, dal temperamento più impulsivo “Scappare in quel modo mentre si è sotto accusa per aver organizzato una rivolta equivale a un’ammissione di colpa! Stai forse cercando di giustificare i tuoi simili, misero telmarino?”

“Assolutamente no! Nonostante ciò non credo sia necessario coinvolgere le truppe per una faccenda che potrebbe essere risolta con la diplomazia. Sto solo usando la logica, forse tu non ne sei in possesso, equino?”

Un brusio furibondo sorse tra i presenti alle ultime parole offensive del telmarino.

“Come osi insultarmi, spregevole umano!” gridò Rainstone “Io ti…”

“RAINSTONE, THIRAM, ADESSO BASTA!” urlò Caspian battendo una mano sul legno massiccio del tavolo. La sala ammutolì di colpo.

“Susan, tu cosa ne pensi?” chiese poi abbassando la voce e voltandosi alla sua sinistra.

“Credo che per ora non abbiamo informazioni sufficienti per decidere cosa fare. Dobbiamo assolutamente scoprire che intenzioni hanno prima di iniziare una guerra civile!” rispose prudentemente lei.

Caspian abbozzò un cenno d’assenso, la regina aveva ragione.

“Stiamo parlando di poche centinaia di soldati, giusto?”

“Si, mio signore.”

“Se anche volessero attaccarci, si troverebbero dunque in minoranza schiacciante…”

“Non vi è alcun dubbio su questo, vostra maestà.” confermò il capitano Drinian, un nobile telmarino che aveva servito lealmente re Caspian IX e che aveva giurato eterna fedeltà a suo figlio “I vostri uomini sono fedeli e pronti a ogni vostro ordine.”

“D’accordo allora. Non mobiliterò l’esercito, per ora.”

“Ma, mio signore!” protestò un irato Rainstone.

“Non permetterò che i miei soldati si mettano a cercare per tutto il mondo un branco di idioti lasciando Narnia indifesa!” gridò risoluto Caspian inchiodando il giovane centauro con uno sguardo furente “Calormen potrebbe approfittare della nostra debolezza! Scommetto che è da quando ha saputo che Miraz è stato sconfitto che il Tisroc freme per saggiare sul campo di battaglia se la nostra organizzazione militare è forte come quella telmarina… Gli basta soltanto un pretesto, non possiamo rischiare unicamente per appagare la tua sete di vendetta, Rainstone!”

“Calormen è governato da uomini spietati, ossessionati dal potere.” aggiunse Susan.

“Avete ragione, vostre maestà. Concordo pienamente con la vostra opinione.” sentenziò Glenstorm “Figliolo, è il fuoco irruento della giovinezza, che ti scorre nelle vene, che parla al tuo posto.”

Il re proseguì poi con tono addolcito “So che questo fatto rappresenta comunque un pericolo per Narnia, ma le cose sarebbero diverse se solo sapessimo i loro scopi, o almeno se venissimo a conoscenza di dove si trovano! Propongo di aspettare se non altro il ritorno di Nimienus dalla ricognizione. Siete tutti d’accordo con me, allora?” chiese rivolto all’assemblea, ricevendo conferma da ogni presente.

“Bene, potete tornare ai vostri doveri. Avvertitemi non appena Nimienus sarà arrivato. Non importa né l’orario né i miei impegni, voglio essere informato subito. Il destino di Narnia dipende dalle notizie portate da quegli uomini!”

...

“Grazie, Leah, puoi andare ora.” ordinò dolcemente la regina alla giovane che le aveva portato dell’acqua calda. 

Susan non amava essere continuamente circondata da servitrici - contrariamente alla tradizione telmarina aveva infatti ottenuto di non avere ancelle al suo seguito per la vestizione, ribadendo che sapeva lavarsi e abbigliarsi da sola ormai da molti anni – tuttavia si era affezionata a quella ragazza, e ormai la considerava più un’amica che una cameriera. Fin da quando si erano conosciute, la regina si era subito trovata a suo agio con lei, anche perché erano molto vicine d’età, e aveva scoperto in Leah una valida confidente, sebbene nessuno avrebbe potuto colmare l’assenza lasciata dai suoi fratelli: di Lucy, sempre pronta a dimostrarle il suo affetto incondizionato; di Edmund e dei suoi giusti consigli; e naturalmente di Peter, testardo e protettivo fino all’inverosimile, ma sempre al suo fianco.

Quella sera, però, la regina sentiva il bisogno di riflettere in solitudine, quindi decise di congedare presto la ragazza.

 “Si, mia signora. Non le serve altro?” chiese Leah.

“No, grazie. Anzi, si: quante volte ti ho detto di darmi del tu?” sorrise Susan.

“Hai ragione, maestà… Mi perdoni, le… ti auguro buonanotte.” Si corresse la ragazza facendo poi un lieve inchino e dirigendosi verso la porta.

“Buonanotte Leah, a domani!”

Susan sentì la porta richiudersi alle sue spalle, mentre spalancava la finestra della sua camera uscendo poi sul balcone.

Il sole era tramontato ormai da molto tempo, cedendo il posto all’oscura notte, a stento illuminata da una pallida falce di luna. All’orizzonte, dal grande mare dell’est, si distinguevano minacciose nubi nere che stavano lentamente ma inesorabilmente reclamando il loro spazio nella volta celeste. Come le nuvole stavano oscurando Narnia quella sera, così un opprimente senso di inquietudine stava avvolgendo il cuore di Susan, ferma a contemplare il mare burrascoso.

La preoccupazione era senza dubbio dovuta alle notizie ricevute quel pomeriggio, ma un altro pensiero occupava la sua mente.

Pensava a Caspian, al suo dolce Caspian, così giovane eppure costretto a reggere sulle spalle le conseguenze di ogni sua scelta, e Susan non sopportava di vederlo tormentarsi in quel modo. Ciò nonostante, di fronte agli altri si comportava in modo impeccabile, era proprio nato per essere un sovrano giusto e nobile.

La regina si sentiva fiera di essere al suo fianco, e cercava di aiutarlo con ogni mezzo a sua disposizione, ma soprattutto ringraziava Aslan ogni giorno per averle concesso di restare. La decisione del grande leone aveva provocato nella corte un certo sbigottimento per il ritorno della regina senza un motivo apparente, ma in seguito tutti quelli che venivano a contatto con loro capivano all’istante l’amore che univa i due giovani e intuivano che era proprio Caspian la causa del suo ritorno.

Questo aveva creato un ulteriore problema, pensò Susan, un re e una regina di Narnia che praticamente convivevano senza essere nemmeno fidanzati! Avevano cercato di limitare lo scandalo tenendo le loro rispettive camere da letto il più lontano possibile: erano nella stessa ala del palazzo, ma su due piani diversi e questa soluzione aveva momentaneamente fatto tacere le malelingue…

Susan sospirò, si sentiva in colpa perché la sua presenza era un ulteriore fattore destabilizzante per il regno di Caspian, ma avevano deciso di comune accordo di non bruciare le tappe del loro rapporto.
Il giovane le aveva confidato, una sera mentre stavano abbracciati sulla spiaggia a contemplare la luna, che ogni giorno passato insieme, ogni piccola carezza, ogni gesto d’amore erano per lui fonte di una felicità indescrivibile, e che per niente al mondo avrebbe rinunciato alla forza di quelle piccole emozioni in nome della fretta. Lui l’avrebbe aspettata, avrebbe atteso con gioia il giorno in cui Susan si fosse sentita pronta per affrontare un livello di impegno maggiore con lui. Quando Caspian aveva finito di parlare, alla ragazza erano venute le lacrime agli occhi e l’aveva stretto più forte: era consapevole che il re, oltre ai modi gentili e alle attenzioni che le riservava, rimaneva comunque un uomo e non aveva mai cercato di nascondere l’attrazione fisica che provava per lei, tuttavia l’aveva sempre rispettata e lei non si era mai sentita sotto pressione. Ma non era solo per la devozione che Caspian le dimostrava che la regina si era commossa: il giovane non solo era disposto ad aspettare i suoi tempi, ma questa attesa non lo logorava né lo spazientiva, anzi sembrava fosse felice di aspettare.

Susan, dal canto suo, anche se amava intensamente il re e l’unico desiderio che l’accompagnava ogni giorno era quello di sentire il caldo tocco di Caspian sulla sua pelle, sentiva in cuor suo che i tempi non erano ancora maturi. La sua indole naturalmente cauta le impediva di compiere un passo così importante. Strano, pensò ironicamente, non aveva mai detestato prima di quel momento la sua proverbiale prudenza, ma ora sentiva quel lato del suo carattere come un pesante fardello. O forse aveva soltanto paura, paura di lasciarsi andare completamente…

Un tuono in lontananza la riscosse dai suoi pensieri. Tutti quei timori non erano importanti al momento, si rimproverò la regina, sentiva che doveva stare vicino a Caspian: le sue futili ansie potevano aspettare.

Chiuse la finestra e si avvicinò al letto. Decisa, raccolse la morbida sopraveste turchese e se la infilò sopra la candida camicia da notte, poi uscì silenziosamente dalla stanza.

In una manciata di minuti, la ragazza si ritrovò davanti alla porta della camera del re e bussò lievemente.

“Avanti.” intimò debolmente Caspian.

Susan scivolò rapidamente nella stanza.

“Susan!” esclamò ad alta voce il ragazzo, sorpreso nello scorgere la bianca figura che chiudeva precipitosamente la porta.

“Zitto! Vuoi farci scoprire?”

Il moro sorrise: “E se anche fosse? Non sono forse il re?”

La ragazza gli rivolse uno sguardo esasperato “Caspian… Come se non girassero già abbastanza pettegolezzi da quando ci siamo presentati con i vestiti strappati davanti al consiglio di guerra!”

Il re ridacchiò divertito.

“Cosa stai scrivendo?”chiese Susan avvicinandosi a Caspian seduto allo scrittoio davanti a un foglio ricoperto dalla sua fitta scrittura.

“Una lettera al re di Archen, per chiedergli di rinnovare la nostra alleanza, in caso di attacco da parte di Calormen. Ho quasi finito, la invierò domani.”

“Hai fatto bene. Edmund sarebbe fiero della tua strategia.”

Caspian sospirò alzandosi in piedi “E’ solo una misura precauzionale, ma è meglio prepararsi a ogni evenienza… In questo caso ci vorrebbe proprio qualche opinione da parte del Giusto: il comportamento di lord Donnon è anomalo, non si è mai opposto apertamente a me per non perdere definitivamente gli ultimi privilegi di cui godeva, sapendo che non avrei tollerato alcuna insubordinazione. Questo repentino passaggio all’azione mi preoccupa.”

“Credi sia stato spinto ad agire da qualche motivo particolare o da qualcuno?”

“Non lo so, Susan, proprio non ne ho idea.” rispose lui sedendosi stancamente sul bordo del letto attirandola gentilmente accanto a sé.

“Comunque, cosa ci fai qui? Non che non ti voglia…” si corresse precipitosamente il ragazzo “…ma c’è qualcosa che non va?”

“No, volevo solo stare con te. Non è stata una giornata facile per te, non quel giorno di riposo che speravo ti godessi…” rispose tristemente.

“Oh, amore!” disse Caspian abbracciandola, intenerito dalla dolcezza delle sue parole “Averti qui mi ripaga per tutto. Mi hai fatto un bellissimo regalo.”

“Vorrei esserti d’aiuto in qualche altro modo.”

“La tua presenza è il miglior aiuto che tu possa darmi. Quando stai con me mi sento come se potessi superare ogni ostacolo!”

“Umpf” sbuffò la ragazza davanti a quella che considerava un’esagerazione, il suono smorzato dalla camicia di Caspian contro cui premeva il viso.

“Sto parlando sul serio! Non ti voglio perdere per nessuna ragione al mondo e non permetterò più a nessuno di portarti via da me.” disse con veemenza sciogliendo l’abbraccio in modo da poter fissare Susan negli occhi.

“Caspian, ma io sono qui, sono al tuo fianco e lo sarò per sempre. Di cosa hai paura?” chiese lei allarmata, capendo che il ragazzo era tormentato da qualche cupo pensiero.

“Già una volta eri al mio fianco, con i tuoi fratelli, e poi ve ne siete andati. Non capisci cosa ha significato per me il vostro abbandono? Dopo aver scoperto la vera natura di mio zio, mi è crollato il mondo addosso! Di chi potevo fidarmi? Quelli che consideravo miei compagni mi volevano morto, non avevo famiglia né amici… Poi siete arrivati voi, i quattro leggendari fratelli. Eravate così uniti, non avete mai permesso che le liti tra voi avessero il sopravvento sul vostro affetto reciproco. E cosa ancor più stupefacente, ora della fine mi avete accettato tra voi, offrendomi non solo il vostro aiuto, ma la vostra amicizia. Io… bè, ho iniziato a considerare i tuoi fratelli più che semplici amici, eravate come una seconda famiglia per me. In mezzo a voi e ad Aslan, dopo la battaglia di Beruna, mi sentivo accettato per quello che ero. E proprio quando avevo finalmente trovato la stabilità che mi è sempre mancata fin da piccolo, ve ne siete andati. Oltre a essere triste per la scomparsa dei miei amici e dell’amore della mia vita mi sentivo anche… in un certo senso… abbandonato per l’ennesima volta. So che è da stupidi e immaturi…” disse arrossendo vergognosamente il giovane abbassando lo sguardo.

“No, Caspian, non lo è affatto.” lo interruppe Susan prendendo il suo viso tra le mani spingendolo a guardarla “Ti capisco bene… Sai che io, Peter, Ed e Lucy consideriamo Narnia la nostra vera casa e che 1300 anni fa eravamo sempre circondati dagli amici più cari che consideravamo la nostra famiglia: Tumnus, Oreius, i signori Castoro… E poi, improvvisamente, siamo stati strappati via da tutto questo! Ammetto che la nostra situazione è diversa perché una volta tornati in Inghilterra fortunatamente potevamo contare l’uno sull’altro, ma abbiamo sofferto la stessa sensazione di abbandono che hai provato tu, a tal punto che per molto tempo non avevamo nemmeno il coraggio di ammetterlo ad alta voce… Bé, per Peter e me questa situazione si è ripetuta qualche mese fa, con la consapevolezza che non saremmo tornati mai più, ma quello che è successo lo sai già.” concluse con un sorriso pensoso la giovane.

“Per Aslan, non so cosa avrei fatto se non fossi tornata… Sei tu la mia famiglia ora, Susan!”

“Lo so, amore, e non me ne andrò mai più. D’altra parte…” proseguì con tono ironico “c’è bisogno che qualcuno controlli che il nuovo re non combini uno dei suoi soliti pasticci, no?”

“Certo che avrebbero potuto mandarmi qualcun altro all’altezza del compito allora!” replicò beffardo il giovane stando al gioco.

“Cosa? Ritira quello che hai detto!” rispose Susan spintonando un ridente Caspian, che finì steso nel letto sulla schiena trascinando Susan con sé.

Finsero di lottare ancora per qualche istante, poi il re riuscì a bloccare la regina in una stretta: “Pace?” le chiese.

“Pace” acconsentì lei prima che il ragazzo le serrasse la bocca con un bacio bramoso. Si separarono entrambi ansanti.

“Resta con me stanotte” le sussurrò il giovane nell’orecchio con tono supplichevole.

“Caspian…” iniziò ad agitarsi lei “N-non…”

“Voglio solo averti accanto stanotte, vederti dormire, ascoltare il tuo respiro nel sonno!” si spiegò meglio il re “Sai che non ti farei mai del male!”

“Lo so” rispose dolcemente Susan, accarezzandogli una guancia col dorso della candida mano “Va bene!” disse serenamente.

Il giovane non disse nulla, ma il lampo di gioia che balenò nei suoi occhi un attimo prima di ritrovare le labbra di Susan non aveva bisogno di mediocri parole che spiegassero i suoi sentimenti…

 

Più tardi, durante la notte…

“Caspian?”

“Mmh?” borbottò il giovane re semi-addormentato.

“Ti amo con tutto il mio cuore, per sempre” sussurrò Susan.

Il re come risposta rafforzò la presa attorno alla vita della ragazza che riposava tra le sue braccia…

 

Una fredda luce verdastra illuminava il volto asciutto e maturo dell’uomo, chino su una conca naturale ricavata dalla fredda roccia della buia spelonca.

“Mia signora, è andato tutto come previsto!” un ghigno maligno deformò il volto irsuto “Come avevate intuito, quel codardo del re non è ancora sulle nostre tracce e non ha la minima idea di dove siamo diretti!”

Un’incantevole e suadente voce si levò dalle acque smeraldine che colmavano il bacino di pietra: “Prudenza, generale! Non avere l’ardire di sottovalutare il nemico. Non ti sei accorto che hai già delle spie narniane alle costole?”

“Che cosa? Non è possibile, i miei uomini se ne sarebbero accorti!” esclamò sbigottito rivolto all’immagine di fronte a lui.

“Non osare mettere in dubbio la mia parola!” tuonò minacciosa l’oscura interlocutrice perdendo rapidamente il tono ammaliante “E’ evidente che riponi troppa fiducia nelle tue forze, umano!”

“S-si, mia signora.”

“Mio caro, non ti preoccupare” lo rassicurò la voce riprendendo la solita intonazione seducente “Questo imprevisto volge a nostro favore: fai credere agli informatori del re di essere alla deriva, e attieniti al piano senza essere impaziente!”

“Avete ragione, come sempre.”

“Fidati di me, lord Donnon, in pochi mesi vedrai il nuovo regno ridotto a un cumulo di macerie sotto la nostra dominazione e la popolazione narniana costretta a un’eterna schiavitù!”

“Puah, razza inferiore!” esclamò disgustato il lord traditore.

“Non temere, mio adorato, i giorni di vita di re Caspian sono contati!”

 

 

 

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Che dite, molte news in questo capitolo!

Enjoy!

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Capitolo 9
*** A LETTER FROM ETTINSMOOR ***


NOTA IMPORTANTE dell’autrice: il commento lasciato da debbie97 mi ha fatto venire il dubbio di non essere stata molto chiara a proposito del rapporto tra Caspian e Susan, e ora tento di rimediare…

Per “fidanzati” intendo “promessi sposi” ed è da qui che nasce il piccolo scandalo a cui ho accennato nel capitolo precedente: Susan e Caspian sono chiaramente innamorati, e non lo nascondono, ma non si stanno per sposare. E’ ovvio che i due sono ormai una coppia, ma non credo che il concetto di “stare insieme” come lo intendiamo noi oggi esistesse a Narnia, e comunque in una corte di impronta medievale, come è quella telmarina, l’ etichetta non prevede che due ragazzi siano una coppia innamorata senza essere ufficialmente fidanzati; per giunta non sono due semplici cittadini, ma il re e la regina!

Inoltre, considerate anche che Susan e Caspian sono poco più che adolescenti, stanno imparando a fidarsi l’uno dell’altra e ad amarsi (l’innamoramento iniziale si sta trasformando in qualcosa di molto importante per entrambi) e, cosa ancora più rilevante, come leggerete in questo capitolo ci sono dei problemi tra loro che devono ancora essere risolti (se siete stati attenti, ne ho fatto qualche accenno nei capitoli precedenti!).

Caspian e Susan hanno, in poche parole, deciso di dare la precedenza al loro amore (piuttosto che alle esigenze della corte di attenersi al cerimoniale che vorrebbe un matrimonio affrettato) permettendogli di crescere con armonia e di rafforzarsi!
Questo non vuol dire che non intendono assolutamente sposarsi, ma non vogliono che altri decidano per loro, perché ciò che è in ballo è troppo prezioso.

Per favore, ditemi se sono stata chiara! Ci tengo a chiarire…
Se avete ancora qualche perplessità non esitate a chiedere, sono sempre felice di rispondere ai commenti!!

 

 

 

A LETTER FROM ETTINSMOOR

 
I primi raggi di luce filtravano dalla finestra socchiusa, dopo il temporale che si era abbattuto sul castello durante tutta la notte, illuminando le bianche lenzuola che coprivano il sonno della dolce regina. Un movimento improvviso di Susan le scoprì le spalle. Caspian, che si stava preparando silenziosamente per non svegliarla, le si avvicinò e delicatamente le rimboccò le coperte, osservando rapito il lieve sorriso che si disegnò sulle labbra della ragazza nel dormiveglia.
Susan… Lei era il bene più prezioso che il giovane re possedeva, sembrava così fragile e indifesa in quel momento… Caspian aveva molti dubbi che gli vorticavano in testa, ma di una cosa era certo: l’avrebbe tenuta al sicuro da ogni pericolo, a qualsiasi costo!
Scuotendosi dai suoi pensieri, il re si diresse sospirando verso la porta e da lì si avviò verso le sue responsabilità.

 
Susan si svegliò di soprassalto, guardandosi confusamente attorno. Dov’era Caspian? Si calmò non appena vide il biglietto poggiato delicatamente sul cuscino che quella notte aveva condiviso con il re.

 

Tesoro,
mi hai regalato uno dei momenti più belli della mia vita stanotte e avrei voluto attendere il tuo risveglio per poter ammirare il nuovo giorno con te, ma i doveri mi chiamano …
Ora alzati e preparati, non resisto troppo tempo senza di te, lo sai bene!

 Ti aspetto, come sempre.

- Caspian -

 

Susan sorrise tra sé e, senza indugiare oltre, si alzò velocemente dal letto e uscì dalla stanza in cerca di un abito presentabile da indossare.

 

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Finalmente, qualche giorni dopo, il fauno Nimienus tornò a palazzo con la sua scorta, e fu subito introdotto dal nano Trumpkin al cospetto del re, che si trovava nella sala del trono con Susan, Glenstorm e Drinian.

“Mio signore, abbiamo seguito lord Donnon e i suoi uomini fino agli estremi confini settentrionali di Narnia!” esordì Nimienus al centro della sala del trono.

“Ebbene?” chiese Caspian “Che impressione avete avuto?”

“Sembra che siano allo sbando, sire, il primo giorno sembrava non avessero una meta precisa, poi si sono diretti a nord, verso le terre di Ettinsmoor.”

“Ettinsmoor! Ma sono impazziti?” esclamò sorpresa un’allarmata Susan “Quella regione è sotto il dominio dei giganti, e non assomigliano nemmeno lontanamente ai giganti gentili di Harfang! Cosa credono di fare in pochi uomini contro gli Ettins, sono violenti per natura, e non gradiscono intrusioni nel loro territorio!”

“Calmati, Susan! Non dirmi che sei preoccupata per la loro incolumità… Sono dei traditori in fin dei conti, e forse questa loro decisione volge a nostro favore: se si sono rifugiati in una terra ostile, forse tra un po’ saranno più inclini ad accettare le nostre condizioni per risolvere questa situazione! In questo modo riporteremmo tutto alla normalità senza perdite.” disse Caspian.

“C’è dell’altro, vostra maestà” continuò titubante Nimienus “Dopo qualche giorno di pedinamento ci hanno intercettati, non riesco ancora a capire come abbiano fatto a sorprenderci perché abbiamo adottato tutte le precauzioni necessarie per questo genere di missione…”

“Di questo ne sono sicuro, caro amico.” esclamò il re poggiando una mano sulla spalla del fauno, consapevole della grande esperienza del fauno.

“Vi ringrazio, vostra maestà. In ogni caso, non solo non ci hanno eliminati come invece avrei creduto, ma ci hanno portati al cospetto di lord Donnon in persona che ci ha chiesto di riferirvi un suo messaggio.”

Nimienus aprì una logora bisaccia e ne estrasse una pergamena chiusa dal sigillo ufficiale della casata del lord.
“L’ha scritta di suo pugno davanti a noi.” aggiunse mentre la porgeva a Caspian “Sembrava quasi sollevato per la nostra presenza, continuava a borbottare che il re sarebbe stato clemente per la sua sconsideratezza.”

“E osa chiamare <sconsideratezza> un atto di alto tradimento? Puah, che oltraggio!” esclamò un indignato Trumpkin.

“Forse si è reso finalmente conto dell’assurdità del suo gesto e cerca di riparare al danno…” suggerì Drinian.

Caspian fece zittire tutte le supposizioni aprendo perentoriamente la lettera e svolgendola sotto gli occhi dei presenti.

 

 
Maestà,
mi rivolgo a voi come se fossi il più umile dei vostri servitori.

La nostra fuga è riprovevole, tuttavia è nata dal disagio che siamo stati costretti a sopportare per tutti questi mesi, relegati in una piccola e selvaggia provincia del regno, mentre avremmo voluto godere maggiormente della vostra luminosa presenza e aiutarvi a costruire insieme il nuovo regno. Ammetto che la mia ambizione ha contribuito in modo non irrilevante sia alla progettazione della rivolta di Beruna sia alle nostre azioni successive.
Per l’esasperazione siamo stati insensatamente indotti a un gesto avventato e ottuso. Mi pento amaramente di aver spinto i miei uomini a seguirmi, ed è per questo che, a nome loro, chiedo la vostra indulgenza. Non sopporto l’idea che per le mie convinzioni e il mio orgoglio rischino la vita quei soldati valorosi su cui ho l’onore di comandare.

Ora vaghiamo per queste terre inospitali, sotto il costante pericolo di venire attaccati dai giganti, quando il nostro unico desiderio è quello di tornare alle nostre case. Per questo motivo ho approfittato della presenza dei vostri informatori per chiedervi un incontro dove sancire un accordo che spero sia vantaggioso per entrambi.

Io e una dozzina di uomini fidati lasceremo le truppe a Ettinsmoor e aspetteremo vostra Maestà davanti alla Tavola di Pietra - luogo sacro di questa terra che spero donerà la sua influenza benefica per la trattativa - la mattina successiva alla prima notte della prossima luna nuova.

Spero che terrete conto delle nostre richieste ed esigenze, non vorrei essere costretto a usare la forza contro il mio stesso re, per questo vi supplico di considerare le nostre proposte di pace che non esiterò a presentarvi.
Se non vi vedrò all’appuntamento, saprò quali sono le vostre intenzioni, e preparerò i miei uomini di conseguenza.

 
-Lord Donnon –

 
P.S. Non sfiorerei, se fossi in voi, l’idea di farmi prigioniero: i miei soldati avranno l’ordine di attaccare i villaggi a Nord del vostro regno se non avranno mie notizie…

 

 
Trumpkin fu il primo a commentare: “Sembra una proposta autentica, degna di una persona avida che vuole trarre il massimo beneficio da questa brutta situazione: servile quanto basta, senza tralasciare un sottile tono di minaccia alla fine… Roba da telmarini, non c’è dubbio.”

“Ehi!” esclamò offeso Drinian.

“Esclusi i presenti, ovviamente.” cercò di ingentilire la risposta il nano, mentre un’irritata occhiata di Susan lo inchiodava al suolo. Trumpkin avrebbe dovuto imparare a limitare le sue battute pungenti in presenza della Gentile!

Nimienus ignorò il piccolo bisticcio rivolgendosi direttamente al sovrano “Donnon ha affidato questa lettera direttamente nelle mie mani dicendomi: ve ne prego, nobile narniano, assicuratevi che giunga direttamente nelle mani del nostro re, ed esprimete a parole il mio sincero rincrescimento.”

“Non mi fido!” esclamò a sorpresa Susan.

“Cosa c’è che non ti quadra?” chiese Caspian.

“Non so di preciso, ma c’è qualcosa di sospetto nel comportamento di quegli uomini… Come hanno fatto a scoprire che li stavamo tenendo d’occhio? E coma mai tutto d’un tratto chiedono clemenza rinnegando ciò che hanno commesso finora, dopo aver fatto di tutto per fuggire e farci perdere le loro tracce?”

“Può darsi che abbiano semplicemente avuto paura della punizione che li aspettava per i disordini a Beruna, per questo sono scappati.” suggerì Drinian.

“Una giusta punizione direi.” osservò Trumpkin.

“E ora sono fermamente convinti che Caspian sarà indulgente con loro? Dopo aver temuto per la durezza delle sue condanne?” chiese scettica la regina rivolta al capitano “No, c’è qualcos’altro sotto…”

“Conoscendo lord Donnon, questo suo pentimento improvviso non convince neanche me, ma non vedo altre alternative se non andare al ritrovo per una trattativa!” disse Caspian.

“Ma è assurdo! Potrebbe essere una trappola per farti prigioniero, a quel punto noi saremmo costretti, per la tua incolumità, ad accettare ogni loro richiesta.”

“La regina è nel giusto, vostra maestà: gli uomini di cui il lord dispone non sono molti, ma sono più che sufficienti per un agguato. Chi ci assicura che li terrà tra le montagne di Ettinsmoor come ha affermato nella lettera?” disse Glenstorm.

“Capisco le vostre preoccupazioni, ma non posso rischiare che degli innocenti muoiano solo perché mi sono rifiutato di andare alla Tavola di Pietra. E inoltre, possiamo adottare delle misure protettive per garantire la massima sicurezza durante le trattative, come la sorveglianza costante dei grifoni e delle aquile per avvertirci se ci saranno soldati nemici in avvicinamento…”

“O un’intera unità dell’esercito nascosta nella foresta poco lontano, pronta ad ogni evenienza, e i migliori comandanti al vostro fianco per consigliarvi e proteggervi come corpo di guardia.” concluse Drinian.

“Si, potrebbe funzionare…” commentò il centauro.

“Certo che funzionerà! Non consentiremo ai ribelli di raggirarci: il territorio lo conosciamo come le nostre tasche, abbiamo condizioni perfette dalla nostra parte.” concluse Trumpkin con gli occhi già accesi per l’eccitazione che ogni nuovo piano gli procurava.

“No, no!” disse Susan sentendo l’ansia crescere dentro di lei “Non mi piace, stiamo facendo il loro gioco, tutto questo può diventare pericoloso, molto pericoloso… Caspian, pensaci bene!”

“Sai che detesto farti preoccupare, Susan, ma ti prometto che andrà tutto bene.”

“Si, vostra maestà, state certa che il re non correrà alcun pericolo: se la faccenda dovesse complicarsi ulteriormente e il tavolo delle trattative degenerasse in qualcosa di rischioso, un grifone sarà pronto a portare Caspian al sicuro.” disse Drinian.

“Glenstorm, quanto manca alla prossima luna nuova?” chiese il re.

“Una settimana, mio signore” rispose il centauro.

“Ma ci deve pur essere un altro modo…” mormorò Susan.

“Forse, ma in questo momento non vedo altre alternative, e il tempo stringe. Abbiamo a malapena il tempo per preparare le misure di sicurezza necessarie e pianificare una valida proposta di pace da presentare ai ribelli.”

La regina trasse un profondo sospiro chiudendo per un attimo gli occhi.

“Va bene” disse, guardando poi tutti i presenti ad uno ad uno “Diamoci da fare allora.”

 

---

Ed arrivò infine il giorno tanto temuto da Susan. Quella mattina il popolo di Narnia avrebbe capito se il futuro celava un periodo di pace prospera o se avrebbero dovuto impugnare ancora una volta le armi per difendersi. Avevano deciso di partire alle prime luci dell’alba per raggiungere in tempo la Tavola di Pietra.

La delegazione composta dal consiglio di guerra era già pronta e, come suggerito da Drinian, una cospicua schiera di soldati costituita per la maggior parte dalle guardie reali era già disposta poco lontano dalla Tavola di Pietra.

Il rischio di agguati era altissimo, e la presenza dello stesso Caspian nel piccolo gruppo creava non poca inquietudine nei cuori dei suoi generali, ma d’altra parte la presenza dei sovrani nelle trattative era necessaria.

Caspian si stava preparando sotto la fioca luce di alcuni candelabri accesi nella sua stanza: avevano stabilito, per precauzione, di prepararsi in assetto di guerra. Finì di vestirsi assicurandosi la spada alla cinta e il solito pugnale sul fianco destro, mentre la luce grigiastra caratteristica degli attimi precedenti l’aurora avanzava cupa lungo il pavimento, entrando dalla finestra spalancata sul vasto oceano.

Voltandosi per uscire dalla stanza, il re scorse con sorpresa Susan che indugiava sulla porta, vestita di tutto punto e armata di arco e frecce.
L’espressione di Caspian s’irrigidì nel vederla, non avevano parlato di una sua possibile presenza nella delegazione, ma l’unico punto sul quale il giovane non aveva alcun dubbio era che non voleva esporla ad alcun rischio, per innumerevoli ragioni. Egoisticamente non voleva rischiare di perderla un’altra volta, ma voleva anche proteggerla dagli orrori di un nuovo combattimento - sapeva quanto la regina soffrisse per ogni vita che strappava con le sue frecce - e inoltre detestava l’idea che alcuni uomini potessero considerare quella creatura gentile e delicata come un bersaglio da abbattere sul campo di battaglia.

“Ho pensato ti servisse una mano con l’armatura” spiegò la ragazza “ma vedo che hai già fatto da solo” concluse con un sorrisetto facendo un paio di passi per avvicinarsi a lui.

“Perché ti sei preparata anche tu?” la interruppe bruscamente.

“Ma è ovvio! Non ti lascio andare da solo incontro al nemico, Caspian!” esclamò sorpresa spalancando gli occhi “Quando eravamo in pericolo non mi sono mai tirata indietro, e non intendo farlo proprio ora.”

Caspian sospirò: “Susan, so che vorresti venire, ma non intendo lasciartelo fare. Tu starai qui al castello con il resto della guardia. E’ meglio così, credimi.”

“E perché sarebbe meglio così? Spiegami, Caspian, è saggio privarti della migliore protezione che potresti mai avere? Le frecce tengono distante il nemico, evitano il corpo a corpo, lo sai. Ti potrebbero attaccare, e il fatto che hai deciso di organizzare un piccolo gruppo vi potrebbe mettere in svantaggio numerico e farvi capitolare prima ancora che Drinian e i suoi uomini nascosti nella foresta arrivino in vostro soccorso.”

Il re aprì la bocca per replicare, ma Susan lo bloccò con un gesto deciso della mano: “Non posso permettere che ti accada nulla di male, Caspian, non capisci che potresti essere fatto prigioniero, o peggio potresti… potresti…” le parole le si spensero in gola, mentre calde lacrime iniziarono a scorrere sulle guance della giovane, incapace di esprimere ad alta voce la paura di perdere Caspian. Questo timore, purtroppo fondato, l’aveva tenuta sveglia per tutta la notte, incapace di trovare riposo tra le soffici lenzuola.

Il viso del re si addolcì alle parole della ragazza, ma il desiderio di proteggerla dalla possibile battaglia gli impose di non cedere alle sue suppliche. Con grande fatica, Caspian le voltò le spalle e, chiudendo gli occhi, rispose: “Stai tranquilla, amore mio, ho piena fiducia nel valore dei miei generali. Mi proteggeranno se sarà necessario, non mi accadrà nulla di male, non lo permetterò, soprattutto per amor tuo." continuò poi con tono più risoluto: "Questo però non cambia i fatti. Rimarrai qui a proteggere Cair Paravel. Maledizione, pensa al bene del tuo popolo Susan!” Appena il re pronunciò le ultime parole, capì di aver commesso un errore.

“Come?” s’irrigidì Susan “Credi che a me non importi un bel niente dei narniani, Caspian? E’ proprio per loro che ho tentato di impedire al loro re di gettarsi in un’impresa suicida! E’ anche per loro che tento di seguirlo per proteggerlo anche se non condivido il piano, in modo da non lasciare Narnia senza un… senza il loro re!” le lacrime ricominciarono a scorrerle sul viso arrossato.

“Ti prego, amore, ti prego” sussurrò la regina “superiamo questo ostacolo insieme, ancora una volta. Uniti siamo più forti… Non sopporto l’idea di lasciarti andare da solo.”

“Susan, per l’ultima volta” nel tono del sovrano c’era una nota supplichevole “resta qui a difendere il castello: sei più al sicuro qui, e il mio cuore lo sarà con te. Questo è un ordine, Susan!” concluse più risoluto alzando la voce.

Lo sguardo di Susan si raggelò: “Non puoi ordinarmi nulla, Caspian. Sono la regina di Narnia, lo sono da molto più tempo di te! Tuttavia non voglio che la tua autorità sia sminuita davanti ai tuoi comandanti migliori, quindi non verrò. Ma ti avverto: so che stai cercando di proteggermi, però non puoi mettermi sotto una campana di vetro. Non sono fatta così e questo lo devi accettare: non sono una bambolina fragile che sta tutto il giorno chiusa nella sua gabbia dorata e il cui unico scopo è essere ammirata! Devi capire che anch’io ho delle responsabilità verso la mia gente e non posso rimanere in disparte. Non puoi soffocarmi in questo modo, credendo di farlo per il mio bene!” la voce indignata della regina si spense dopo il suo sfogo.

Senza aggiungere altro, Susan si voltò e si diresse alla porta.

“Che Aslan sia con te, almeno lui…” mormorò sommessamente un attimo prima di scomparire nel buio corridoio.

“Perdonami, Susan.” sussurrò al vento Caspian, impotente di fronte alla rabbia della regina.
 

 

 

NOTE: (Ma quante note oggi! Lo so, perdonatemi, ma ci tenevo a chiarire prima di iniziare la nuova parte!) So che oggi ho terminato lo scritto in modo un po’ brusco, ma purtroppo ho dovuto tagliare in due il capitolo che stavo scrivendo perché stava diventando troppo lungo… Quindi molto presto vedrete la seconda parte!!

X debbie97 : spero di aver già chiarito il tuo primo dubbio. Per quanto riguarda la misteriosa voce dalle acque (fine del capitolo precedente) scopriremo presto di chi si tratta. Posso solo dirvi che appartiene alla storia di Narnia e non è di mia invenzione, ma compare nella saga di Lewis… (Chi ha già indovinato non rovini la sorpresa agli altri! Se proprio volete sapere se avete indovinato mandatemi una mail e risponderò privatamente!)

Come sempre ringrazio tutti i recensori e lettori! Fatemi sapere come sto andando! Baci

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Capitolo 10
*** THE ENEMY MARCHES OUT! ***


prova

THE ENEMY MARCHES OUT!

(Il nemico esce allo scoperto!)

 

La comitiva cavalcava ormai da diverse ore senza sosta.
Caspian era scortato dal consiglio di guerra al completo, composto dai migliori comandanti narniani e telmarini, in modo da poter discutere all’istante sulle proposte avanzate da lord Donnon.

Il re non voleva affrontare un’altra guerra, a così poca distanza dall’altra che l’aveva portato infine al trono, non contro vecchi compagni telmarini. Il fatto che non avesse ancora capito le vere motivazioni dell’insorgenza della ribellione di Donnon lo irritava notevolmente, anche perché fino ad appena un mese prima era convinto che, sebbene difficile, l’unione tra narniani e telmarini procedesse bene. Invece il giovane aveva scoperto che c’erano molte questioni da mettere a punto, e non gli sarebbe certo dispiaciuto l’aiuto di re Edmund il Giusto, anche se il senso pratico di Susan era un vantaggio in tali situazioni…

Inevitabilmente i pensieri di Caspian tornarono a concentrarsi sulla giovane regina, un altro tasto doloroso in quel momento. Avevano già discusso in passato, ma avevano quasi subito trovato il modo per far pace. Quell’ultimo litigio, però, era stato terribile: in un certo senso Caspian avrebbe preferito che lei gli avesse urlato contro. Invece era successo qualcosa di peggiore: Susan si era sentita, per colpa dell’atteggiamento del ragazzo, sminuita non solo nel ruolo di regnante ma soprattutto nel loro rapporto. Caspian non le aveva permesso di condividere quel difficile momento, addossandosene tutta la responsabilità.

D’altra parte, anche se comprendeva i sentimenti di Susan, il re era ancora in collera con lei. Come faceva a non capire che lui stava solo cercando di tenere al sicuro colei che era più importante della sua stessa vita?
Aveva già sperimentato la lontananza da Susan, ma almeno sapeva che lei era viva e stava bene. Se le fosse successo qualcosa, Caspian non avrebbe più voluto vivere in un mondo senza di lei! E se…

“Maestà, posso parlarvi un momento?” chiese Glenstorm interrompendo le riflessioni del re e adeguando la sua andatura a quella di Destriero.

“Certamente, dimmi pure.” rispose Caspian in tono stanco.

“Ho notato che siete stranamente silenzioso e teso stamane. Mi chiedevo se il vostro atteggiamento è dovuto all’importanza dell’imminente incontro o è piuttosto legato all’insolita assenza della regina Susan.” chiese il centauro cercando di mettere più delicatezza possibile nelle sue parole.

Caspian, sorpreso, fissò il prode guerriero dritto negli occhi, chiedendosi se il suo disagio fosse palese a tutti o se Glenstorm fosse dotato di un particolare intuito.

“Hai colto nel segno, amico mio.” disse poi il re reclinando il capo “Le ho impedito di venire con noi.”

“Maestà, se posso permettermi… Credo di capire cosa vi spinge a essere così protettivo nei riguardi della regina: anch’io sono costantemente in apprensione per i miei tre figli e darei la mia stessa vita per proteggerli. Ebbene, guardateli, vostra maestà!” esclamò accennando a Suncloud e Ironhoof che li precedevano di qualche passo “Il loro nobile spirito li impedisce di rigettare i loro doveri anche se sanno bene che sarebbero stati più al sicuro a Cair Paravel, e non sarebbero certo stati biasimati da me per questo.” Il centauro fece una breve pausa di riflessione, poi continuò: “Tuttavia ho imparato che amare significa anche rispettare i pensieri e le esigenze delle persone amate, anche se non li condividiamo. La vita è così e non possiamo controllarla: può concederti tutto, facendoti provare la felicità più sublime, e poi strappartelo nel giro di pochi attimi, ma non per questo siamo in diritto di costringere coloro a cui vogliamo bene a una non-vita per paura di perderle. Non sembrerebbe un atto di egoismo, piuttosto che d’amore?”

“Sei molto saggio, amico mio” disse Caspian combattuto tra il senso di vergogna per il sopruso commesso contro la donna che più amava al mondo e il suo innato istinto di protezione “ma devi capire che…” Uno strepito squarciò l’atmosfera pacifica della foresta.

“VOSTRA MAESTA’” Drinian galoppava veloce verso Destriero.

“Drinian, che succede?” chiese inquieto Caspian.

“Mio signore, l’avanscoperta non ha trovato alcuna traccia degli uomini di Donnon! Abbiamo setacciato tutta la piana e parte del bosco, ma sembra che la Tavola di Pietra sia disabitata da vari mesi ormai…”

“Com’è possibile?” un oscuro presentimento stava nascendo nel giovane, che spronò Destriero deciso a raggiungere la piana per constatare con i suoi occhi che questa era…

“Deserta!” esclamò arrestandosi di colpo. “Glenstorm!”

“Si, mio signore” rispose prontamente comparendo al suo fianco.

“Ordina alle aquile di sorvolare la zona.”

“Cosa devono cercare?”

“Qualsiasi indizio che denoti la presenza di truppe ovunque nei dintorni, che volino più in alto che possono. Dobbiamo localizzare Donnon al più presto!”

“Sarà fatto, mio re” Glenstorm si voltò e sparì nella foresta per trasmettere l’ordine.

L’attesa era snervante…

 

---------------

Susan si aggirava nervosamente per le aule del palazzo, sotto lo sguardo inquieto di Leah. Da quando Caspian era partito, apprensione e rabbia repressa non avevano smesso un secondo di agitare l’animo della regina, impedendole persino di togliersi il corsetto di cuoio rinforzato che usava come armatura. Odiava stare in disparte ad aspettare notizie senza poter far nulla per aiutare!
Oltretutto, sentiva il rimorso per le ultime orribili parole che aveva detto a Caspian. Sapeva che il re non la considerava come una di quelle sciocche principesse delle favole il cui unico compito nella vita è quello di essere adorate. Lui l’amava proprio perché lei era l’esatto contrario, ma la sua testardaggine nel controllarla aveva mandato Susan fuori di sé… Peter sarebbe rimasto sconcertato nel vedere quanto Caspian gli somigliasse sotto questo aspetto…

“Per favore, maestà… Calmati!” ribadì per l’ennesima volta Leah

“No, Leah, non riesco.”

“Almeno mangia qualcosa…” supplicò la ragazza.

“Mangerò dopo, quando Caspian sarà tornato.”

“Ma…”

Improvvisamente Rainstone, rimasto al castello perché il suo atteggiamento era stato definito ‘troppo irruento per la diplomazia’, irruppe nella sala.

“Mia signora! Finalmente vi ho trovata!”

“Che cosa…” esclamò Susan sorpresa, interrompendo di colpo il suo rapido vagabondare.

“Non c’è tempo lady Susan. Presto, seguitemi!” la interruppe dirigendosi verso il corridoio.

“Ma che succede?” chiese la giovane allarmata.

“Una brutta faccenda, mia regina. Siamo in guai grossi!” spiegò Trumpkin che li aveva attesi ai piedi dell’ampia scala che portava alla torre più alta di Cair Paravel e ora li precedeva nella ripida salita “Valutate voi stessa con i vostri occhi.” disse una volta raggiunto il camminamento e indicandole il mare verso nordest.

“Navi!” la brutta sorpresa lasciò Susan senza parole di fronte ai velieri imponenti che navigavano verso il castello, impedendole di aggiungere altro.

“Esatto maestà, e non sembrano avere buone intenzioni, sono colme di uomini armati fino ai denti.” commentò il giovane Thiram che osservava con un cannocchiale i minacciosi vascelli “Portano come bandiera l’insegna di lord Donnon, purtroppo !”

“Sono troppo vicini! Come mai nessuna sentinella li ha visti prima?” chiese Susan.

Un pesante silenzio calò sui presenti.

“Forse” iniziò titubante Rainstone “Hanno approfittato del buio di stanotte causato dalla luna nuova per avvicinarsi a noi. Poi devono aver aspettato in un’insenatura della costa al riparo da occhi indiscreti fino ad ora…” Susan annuì preoccupata, il ragionamento del centauro sfortunatamente funzionava.

“Quel vile!” sbottò Trumpkin “Ci ha giocati tutti! Privare Cair Paravel dei suoi capi per poi attaccarla sperando in una facile resa… Chi guiderà gli uomini, ammesso che riescano a prepararsi in tempo, se tutti i nostri comandanti e il fiore all’occhiello della guardia reale sono a miglia di distanza?” concluse in tono disperato il nano.

“Le persone rimaste qui non sono meno valorose di quelle che sono partite per la Tavola di Pietra, Trumpkin!” disse fieramente la regina “Possiamo resistere: Caspian tornerà non appena capirà l’inganno, inoltre la capitale è inespugnabile sui tre lati circondati dal mare. L’unica loro possibilità di sbarco è su quella spiaggia.”
Susan indicò una riva sabbiosa e non molto ampia, circondata da alte scogliere, verso la quale il nemico si stava dirigendo: “Come vedete, possiamo facilmente tenerli a bada se li aspettiamo lì. Non si avvicineranno alla popolazione, perché noi impediremo con tutte le nostre forze che loro conquistino la capitale!”

“Ma, mia signora, il problema principale resta: non abbiamo comandanti!” disse il nano cercando di riportare la ragazza, già pronta per la battaglia, con i piedi per terra.

“Come? Su questa torre io ne vedo almeno tre!” disse Susan con un sorrisetto osservando Trumpkin, Rainstone e Thiram che la fissarono sbigottiti.

“Ma non abbiamo tempo da perdere.” continuò lei in tono pratico “Io ora riunirò tutti gli arcieri che sono a guardia delle mura, sono gli unici uomini già pronti per la battaglia. Ci disporremo sulla scogliera e argineremo il loro sbarco. Nel frattempo Rainstone e Thiram raduneranno il maggior numero di soldati possibile, anche tra la gente civile se ci sono volontari, e li organizzeranno. Appena sarete pronti…” disse rivolgendosi direttamente ai due giovani, ora concentrati su Susan per capire bene il suo piano “…li attaccherete sulla spiaggia. Mi raccomando, però, dovete essere celeri ed efficienti. Non so per quanto tempo riusciremo a trattenerli con le frecce. Qualche obiezione?” chiese poi ai presenti.

“Ma… ma… Io non so se…” balbettò Thiram.

“Che c’è, telmarino, hai paura?” chiese ironico Rainstone. Il ragazzo ammutolì di colpo, conscio di aver fatto una pessima figura.

“Non preoccuparti” continuò il giovane centauro dandogli una pacca sulla spalla, mentre un ghigno beffardo si disegnava sul suo volto “Anch’io ne ho, ho una fifa assurda, ma mi piace l’idea di dare una lezione a quel traditore!”

Il viso di Thiram si aprì quindi in un sorriso spavaldo: “Hai ragione fratello! Facciamo vedere cosa siamo capaci di fare!”

“Mia regina, è molto rischioso” disse Trumpkin “Soprattutto per voi e gli arcieri. Se vi capitasse qualcosa il re non me lo perdonerebbe mai!”

“Oh, andiamo! Mi conosci, so badare a me stessa. E poi sono sicura che anche tu muori dalla voglia di dare a quegli uomini una bella lezione! Per questo sarai al mio fianco su quella scogliera, giusto?”

“Con voi fino alla morte, maestà!” disse con un sorriso il nano.

“Bene, è deciso allora.” disse lei lanciando una rapida occhiata alle navi ormai pericolosamente vicine “Trumpkin, chiedi ai soldati di Ripicì di mettere in salvo la popolazione all’interno del cerchio più stretto delle mura, poi trova quanti più dardi e balestre puoi, e del fuoco. Io convoco gli arcieri. Ci vediamo alla spiaggia!”

“Sì mia signora!” il nano rosso fece un inchino e sparì sulle scale, seguito a ruota dai due giovani.

“Thiram, Rainstone!” li bloccò Susan.

“Vostra maestà?” chiesero all’unisono i due guerrieri.

La regina fissò intensamente ciascuno di loro per pochi secondi, cercando di trasmettere loro l’importanza della loro missione e nello stesso tempo la sua totale fiducia nelle loro capacità, poi aggiunse seriamente: “Mi fido di voi!”
I due giovani annuirono gravemente prima di voltarsi e scendere velocemente le scale diretti all’armeria.

Susan si trattenne un istante guardando verso i verdi boschi a sudovest “Caspian, ti prego, torna presto.” pensò.
Un’idea le balenò all'improvviso in mente. Si diresse precipitosamente verso le stanze del re, pregando che il ragazzo non l’avesse portato con sé…

 

---------------

Caspian osservava inquieto il volteggiare delle aquile, che descrivevano nel cielo terso orbite sempre più ampie man mano che perlustravano le vaste aree attorno alla Tavola di Pietra. La maggior parte di loro, una volta tornata, riferì di non aver scoperto alcuna traccia dei ribelli, mentre il loro capo, Greeneye, si spinse più in alto che poté in modo da poter controllare con la sua acuta vista tutta la regione est di Narnia. Quando però tornò a terra, sfiancata per il lungo volo, la nobile aquila recò notizie per nulla rassicuranti: “Ma-maestà” balbettò con la sua strana voce atterrando a fianco di Caspian “Ci sono decine di navi che si dirigono verso il castello. Sono ormai quasi arrivate alla costa.”

Non appena Greeneye tacque, quasi a conferma delle sue parole il lontano richiamo di un corno giunse dalla costa, propagandosi per foreste e fiumi fino a risuonare nella radura, paralizzando il re.

“Il corno di Susan!” esclamò Caspian volgendosi verso nordest mentre un’espressione di pura angoscia si disegnava sul suo viso.

“Cair Paravel è sotto assedio!” Glenstorm digrignò i denti, erano stati raggirati come dei principianti. Rabbia e sgomento dilagarono tra i generali.

“Presto, dobbiamo tornare indietro, non resisteranno a lungo! Drinian, raduna gli uomini e raggiungici appena puoi.” ordinò il re spronando Destriero. Il fiero cavallo partì al galoppo attraverso gli alberi, seguito a ruota dai comandanti. Gli alberi della foresta, avvertendo il grave pericolo che correva il popolo di Narnia, si scansavano all’arrivo dei cavalli incitati al massimo dai loro cavalieri, agevolandone così il passaggio: avevano bisogno di raggiungere Cair Paravel prima che fosse troppo tardi!

 
Caspian non osava immaginare cosa avrebbe trovato al suo arrivo. Pensava ininterrottamente a quanto fosse stato stupido a non ascoltare le teorie di Susan, che aveva dubitato fin da subito della sincerità delle intenzioni di Donnon e che in quel momento si trovava in un pericolo maggiore di quello da cui lui aveva tentato senza successo di proteggerla.

Sperava solamente di arrivare in tempo.

 

---------------

La brezza leggera accarezzava la superficie del mare increspata da lievi onde, mentre numerose imbarcazioni gremite di soldati partivano dai minacciosi vascelli.

“Regina Susan…” mormorò uno sbigottito Trumpkin che osservava le scure scialuppe con un cannocchiale dall’altura si cui si erano già schierati in due file i difensori di Cair Paravel.

“Lo so, l’ho notato anch’io. Sono preoccupata quanto te, ma non dobbiamo scoraggiarci.” ammise Susan confidandosi a bassa voce con il nano: le barche non contenevano solo gli uomini che avevano seguito lord Donnon nella sua folle impresa, ma altri individui, privi della scura uniforme telmarina ma ugualmente agguerriti e pronti per la battaglia. Tenerli a bada non sarebbe stato facile come previsto.
Susan sentiva l’inquietudine e la paura diffondersi tra i suoi uomini all’apprendere di nuove schiere sconosciute contro cui combattere, per questo decise di prendere in mano la situazione, prima che fosse troppo tardi.

“Arcieri, ascoltatemi!” alzò la voce attirando l’attenzione dei suoi guerrieri ponendosi di fronte a loro “So che la prova che oggi dobbiamo fronteggiare non è facile: evidentemente lord Donnon ha trovato degli alleati, ma questo non cambia la situazione. Non hanno aumentato di molto il loro numero! E per me non ha importanza se dovrò combattere contro dieci soldati, o cento, o mille, perché oggi siamo qui per difendere le nostre case, le nostre famiglie, la nostra libertà da un traditore che ha osato schierarsi contro il popolo di Narnia, contro il legittimo re e contro Aslan! Non mi tirerò certo indietro, e sono sicura che non lo farete neppure voi!”

Un ruggito di approvazione si levò dalle fila dei soldati.

“Quest’oggi combattiamo! Per tutto ciò che ritenete caro su questa bella terra! V'invito a resistere... Per Narnia e per Aslan!” urlò la regina levando in alto l’arco e puntandolo energicamente contro il cielo cristallino.

“Per Narnia! Per Aslan!” risposero gridando gli arcieri.

Susan, grata per l’appoggio di quei soldati valorosi, accennò un lieve inchino verso il suo schieramento, poi si voltò scrutando gravemente il mare: il momento era arrivato.

“Arcieri, state pronti!” ordinò incoccando la prima freccia “Non dobbiamo sprecare nessun colpo, tirate solo al mio segnale.”
Le imbarcazioni erano sempre più vicine alla costa… 300 metri…250 metri…200 metri…

La ragazza tese il suo arco e ordinò “Prendete la mira!”
Centinaia di archi e balestre stridettero tendendosi all’unisono.

“State fissi sul bersaglio” raccomandò come sempre Trumpkin , posto all’altro lato del battaglione. La ragazza sorrise al nano, felice della rassicurante presenza del suo C.P.A., che le rispose con un cenno d’intesa e un sogghigno mal celato dalla lunga barba.
Le prime scialuppe erano ormai quasi arrivate a terra, i narniani potevano ormai scorgere distintamente ad occhio nudo gli uomini che le occupavano, che ormai si erano accorti della loro presenza sulla scogliera e parevano sorpresi nel vedere la guardia già pronta per la battaglia.

“Ora!” ordinò Susan scoccando la freccia dalle penne rosse. Con un fruscio inquietante centinaia di frecce si librarono nell’aria e finirono il loro letale volo contro le forze nemiche. Gli uomini di Donnon non ebbero nemmeno il tempo di reagire che una seconda raffica di dardi si abbatté su di loro.

“Seconda fila!” gridò Susan arretrando: altri arcieri avanzarono con gli archi già tesi prendendo il posto dei primi tiratori, le loro frecce erano però infuocate.

“Tirate!”

Molti colpi raggiunsero il bersaglio, e numerose barche si incendiarono costringendo gli uomini che le occupavano a cercare disperatamente la salvezza gettandosi in mare con le pesanti armature.
La risposta di Cair Paravel all’attacco era talmente letale che per molto tempo nessun ribelle riuscì a superare la barriera difensiva formata dalla pioggia di dardi: il risultato era che la spiaggia era ancora deserta. Tuttavia Susan notò con preoccupazione che le frecce iniziavano a scarseggiare: con quel ritmo avrebbero contenuto l’avanzata dei ribelli per pochi minuti ancora.

“Non li terremo ancora per molto!” pensò scagliando l’ennesimo colpo “Accidenti, dove sono Thiram e Rainstone? Avrebbero già dovuto essere qui. Se non arrivano in pochi minuti, per noi è la fine…”

Improvvisamente si accorse che molti uomini erano riusciti a raggiungere la terraferma e correvano verso il ripido passaggio sul lato sinistro della spiaggia che portava all’altura dove si trovava il corpo degli arcieri.

“Nimienus, tu e i tuoi uomini seguitemi, dobbiamo difendere il nostro fianco destro!” ordinò Susan a una parte consistente dello schieramento. Era una decisione rischiosa ridurre il numero di arcieri che ostacolavano lo sbarco delle scialuppe, ma necessarie: il numero degli uomini che correvano sulla costa era già sufficiente per costituire un grave pericolo se avessero permesso loro di raggiungere l’altopiano.
La regina, dopo aver passato il comando a Trumpkin, corse al suo cavallo e vi montò sopra – imitata dagli arcieri che non disponevano di zampe da fauno o di un corpo per metà equino – e si girò per radunare i suoi soldati:

“Seguit-“ l’urlo le si strozzò in gola, zittito da un graffiante grido di battaglia: erano arrivati i rinforzi!

L’armata narniana, scintillante sotto il sole per le armature rosse e oro, irruppe violentemente sulla spiaggia, tagliando la strada ai ribelli che arretrarono sorpresi.
Thiram e Rainstone, in testa allo schieramento, ordinarono la carica con sguardi feroci e si gettarono a capofitto nella lotta.

La battaglia di Cair Paravel era iniziata!

“Finalmente!” pensò Susan tirando un sospiro di sollievo, poi ordinò ai suoi uomini: “Arcieri, fermatevi! Rischiamo di colpire i nostri soldati! Il nostro compito qui è finito: sono fiera di voi. Ora andiamo! I nostri compagni ci aspettano sulla spiaggia!”
Al posto delle grida di incitamento che si era aspettata di sentire, alcuni guerrieri iniziarono a articolare urla atterrite, indicando sorpresi la spiaggia. La ragazza si voltò e vide enormi masse scure che approdarono in quel momento sulla riva.

Giganti di Ettinsmoor! A Narnia! Come era possibile?

Non avevano tempo per pensare, Trumpkin richiamò i Narniani all’ordine – “Un po’ di contegno, insomma” tuonò il nano “Non siamo dei codardi!” – e Susan li guidò nel vivo della battaglia.

Uno spettacolo terribile li attendeva sulla spiaggia: i giganti si facevano largo tra la ressa brandendo pesanti randelli, colpendo chiunque capitasse loro a tiro e incuranti dello schieramento a cui apparteneva il povero malcapitato.

Fortunatamente la maggior parte di loro era tenuta a bada dal coraggioso gigante Wimbleweather -che aveva combattuto a fianco di Caspian e dei Re di un tempo durante la guerra contro Miraz- e dai suoi compagni, i gentili giganti del Sud che vivevano in pace con le altre creature di Narnia ormai da molti secoli. Non appena avevano saputo del rischio che correva Cair Paravel avevano immediatamente messo al servizio della regina la loro forza. La lotta era impari, poiché gli Ettins erano famosi per la loro natura rabbiosa e violenta nonché per la loro superiorità fisica rispetto alle altre stirpi di giganti. D’altra parte erano anche noti per la loro mancanza d'acume, debolezza che Wimbleweather decise di sfruttare appieno: usando se stesso come esca, isolava un Ettin per volta facendolo allontanare dal campo di battaglia e lo attirava verso un’insenatura della spiaggia dove altri giganti narniani lo attendevano per renderlo inoffensivo.

Gli Ettins che non erano impegnati nella battaglia contro i loro fratelli erano accerchiati da coraggiosi narniani che cercavano con ogni mezzo di fermarli. Fauni e centauri tentavano di immobilizzare i movimenti legando velocemente delle corde attorno alle gambe grosse come tronchi di abete, mentre dall’alto i grifoni bersagliavano l’esercito nemico con massi che lasciavano cadere dalle possenti zampe. Questi tentativi di fermare l’avanzata dei giganti risultavano perlopiù inefficace: la tattica, già altamente rischiosa per conto suo, richiedeva troppo tempo e l’armata ribelle che nel frattempo avanzava lungo la spiaggia non doveva essere sottovalutata.
Susan individuò Rainstone, che stava combattendo contro tre soldati, e cavalcò verso di lui atterrando vari nemici con la spada che nel frattempo aveva sguainato, decidendo di risparmiare le poche e preziose frecce rimaste nella faretra.

“Rainstone!” gridò per attirare la sua attenzione, atterrando di sorpresa uno dei tre duellanti.

“Regina Susan, finalmente siete qui.” rispose il centauro abbattendo il secondo nemico “Dobbiamo trovare una soluzione e alla svelta!”

“Hai ragione, non dobbiamo disperdere le forze in questo modo: il nostro problema è che i giganti richiedono tutta la nostra concentrazione e gli uomini di Donnon ne approfittano per avanzare!”

”Siamo in guai grossi, vero?” esordì Thiram comparendo a fianco della regina dopo aver sconfitto l’ultimo avversario di fronte a Rainstone.

“Se vogliamo avere ancora qualche possibilità di vittoria dobbiamo trovare un modo per neutralizzare gli Ettins in modo rapido aiutando Wimbleweather nel suo compito, in questo modo riusciremmo a respingere gli uomini in mare.”

“Ma come possiamo fare?” domandò scoraggiato Rainstone, che schiena contro schiena con Susan e Thiram continuava a combattere contro gli uomini che li assalivano da ogni lato.

Thiram si soffermò a guardare il cielo sovrastante: “Io un’idea ce l’avrei…” rispose pensoso.

“Quale?” domandò il centauro impaziente.

“I giganti sono lenti, sfrutteremo questo loro difetto a nostro favore!” rispose concisamente iniziando a gesticolare con le braccia in aria.

“Ma cosa…?” disse Susan confusa difendendo come poteva il bizzarro telmarino che, intento a fare non si sa cosa, aveva abbassato la guardia ritrovandosi completamente inerme di fronte al nemico.

“Fidatevi di me!” rispose lui mentre un grifone, richiamato dai suoi cenni, atterrava al riparo dietro una roccia vicino ai tre comandanti. Thiram, seguito dagli altri due, si affrettò a raggiungerlo.

“Nobile grifone, ve la sentite di affrontare un difficile compito con me?”

“Se è per la salvezza di Narnia, sono pronto a ogni sacrificio!” rispose con voce gracchiante.

“Che hai intenzione di fare?” chiese Rainstone.

“Attaccherò i giganti dall’alto, uno per uno.” ripose sguainando una seconda spada.

“Ma è troppo pericoloso!” protestò Susan.

“Sarò più veloce di loro, volando sarò inoltre al sicuro dagli attacchi da terra. Non abbiamo scelta, vale la pena fare un tentativo!”

Susan si morse le labbra, il suo istinto protettivo urlava dentro di lei che il piano era troppo rischioso per il ragazzo, ma il telmarino aveva ragione: bisognava trovare una soluzione, e mentre stavano lì a discutere altre vite erano in pericolo.

“D’accordo, ma stai attento!” disse infine.

Il giovane le sorrise, poi si arrampicò sulla schiena del fiero grifone che prese il volo.

“Venite, mia signora! Andrà tutto bene.” la rassicurò il centauro, anch’egli segretamente preoccupato per il temerario compagno.
La regina osservò per un momento la rapida traiettoria del volatile che puntava su un Ettin, poi lo seguì tornando alla battaglia.

Insieme a Rainstone riorganizzò le truppe che marciarono tutte verso le armate di Donnon, lasciando i giganti narniani e Thiram alle prese con gli Ettins. Pochi fauni volontari furono inviati con il compito di isolare i giganti uno dall’altro per facilitare il compito del giovane a cavallo del grifone.

Gli occhi di Susan, impegnata nel combattimento, dardeggiavano incessantemente al cielo: il piano di Thiram sembrava funzionare. Il grifone girava attorno alla testa del gigante che cercava inutilmente di afferrarlo, facendogli perdere il senso dell’orientamento intanto il giovane gli procurava piccole ma profonde ferite con la spada ogni volta che ne aveva l’occasione. Quando il colosso sembrava sufficientemente stordito, i grossi artigli del grifone si attaccavano al grosso collo e ai capelli, mentre Thiram lo finiva rapidamente con un colpo alla gola.
La parola d’ordine di Thiram era, essenzialmente, velocità: aveva già atterrato, con quella tecnica, tre dei giganti più grossi.

Susan era esultante, finalmente vedeva uno spiraglio di speranza anche se Caspian e i generali non fossero arrivati in tempo. Stava per proporre a Rainstone di mandare dei volontari a cavallo di altri grifoni come rinforzo a Thiram, quando con orrore vide che un Ettin, più veloce o forse più fortunato dei suoi compagni, era riuscito a sferrare con la clava un colpo violentissimo contro il grifone del giovane. Con un tonfo sordo, volatile e cavaliere atterrarono pesantemente a terra dopo una caduta di decine di metri.

“Thiram, no!” urlò Rainstone che aveva assistito alla scena correndo verso l’amico e portando entrambi al riparo.

La regina era pietrificata dall’angoscia e dalla rabbia, si sentiva responsabile di ogni vita presente su quel campo di battaglia, ma non aveva saputo proteggere un ragazzo a cui aveva esplicitamente chiesto di combattere in prima linea… Eppure il suo piano sembrava così efficace… Si era esposto troppo, avvicinandosi eccessivamente al nemico.

“Ma certo!” pensò Susan mentre un’idea le balenava in mente “E’ proprio questo il punto, dobbiamo ridurre al minimo i contatti con la forza bruta degli Ettins! Perché non ci ho pensato prima?”
Senza indugio, decise di seguire la sua intuizione. Recuperò quante più frecce poté, rinfoderando la pesante spada e armando con sollievo il fedele arco, poi raggiunse il suo C.P.A.

“Trumpkin, ti devo chiedere ancora una volta di prendere il comando!”

“Maestà che avete intenzione di fare?”

“Sistemare una volta per tutte la questione dei giganti. Voglio tentare qualcosa, se funzionerà fai in modo che gli altri arcieri agiscano esattamente come farò io!”

“Ma…”

“Niente ma, C.P.A., per favore fallo e basta. Sono sicura che Caspian arriverà tra poco, e sarà tutto finito!” lo interruppe gentilmente, avvicinandosi al grifone Farsight che la prese tra le zampe e spiccò il volo.

“Allontanatevi!” urlò ai fauni mentre sorvolava la spiaggia, puntando al gigante più vicino. Aveva un ghigno feroce, ma non si era ancora accorto della sua presenza.

“Portami all’altezza del viso, ma tieniti a distanza di sicurezza, cinquanta metri basteranno!” ordinò a Farsight che virò all’istante. Il fatto che il grifone non avesse carichi sulle spalle permetteva alle sue ali di controllare finemente ogni mossa con un’accuratezza che sfiorava la precisione assoluta: questo permise a Susan di prendere agevolmente la mira e tirare. La freccia non la tradì: si conficcò esattamente dove avrebbe dovuto, accecando l’occhio sinistro del gigante che emise un agghiacciante urlo di dolore. Rapidamente, prima che il colosso potesse reagire e coprirle il bersaglio con le mani che si stava portando al viso, scagliò una seconda freccia e lo privò definitivamente della vista.

“Presto, via da qui!” gridò al grifone che volò via un attimo prima che l’Ettin si gettasse in avanti cercando con furia di annientare chi lo aveva accecato. Susan si fece portare all’altezza delle gambe del gigante e mirò ai suoi tendini d’Achille, scagliando senza pietà una pioggia di dardi.

Il gigante, sopraffatto dal dolore, si accasciò a terra e Farsight ne approfittò per portarsi ancora di fronte al volto del titano. Susan diede il colpo di grazia colpendo varie volte la sua gola.

L’odore pungente del sangue le rendeva difficoltoso il respiro, mentre la fatica accumulata fino a quel momento iniziava a farsi sentire, tuttavia udì in lontananza le urla di esultanza provenienti dal suo esercito. Diede un rapido sguardo nella loro direzione e vide decollare diversi grifoni che portavano altrettanti arcieri agguerriti, ma la sua attenzione fu distolta dal rumore dei cavalli al galoppo che irruppero in quel momento sulla costa.

“Caspian!” gridò Susan volteggiando verso un altro gigante: in quel momento la visione del giovane che sguainava la spada le parve l’immagine più bella che avesse mai visto.
Lo schieramento che Caspian aveva portato con sé si diresse subito verso il cuore dello scontro, affiancando le truppe comandate da Trumpkin e Rainstone.

L’esito della battaglia, che fino a quel momento era incerto tra i due schieramenti che si eguagliavano, volse a favore dei narniani: seguendo l’esempio della regina gli arcieri si sbarazzarono facilmente degli ultimi giganti rimasti, i capi dei ribelli furono costretti a suonare la ritirata e i superstiti, raggiunte le scialuppe, ritornarono sui vascelli che presero rapidamente la via del Nord. 

La gioia esplose tra i narniani, che esultarono alla vista delle navi che si allontanavano: Cair Paravel aveva vinto!

Susan atterrò con facilità sulla spiaggia e si guardò attorno: contrariamente ai pronostici, la difesa di Cair Paravel aveva retto bene, e i corpi che giacevano nella sabbia erano per la maggior parte dei nemici. C’erano tuttavia molti feriti di cui prendersi cura e con un sussulto la giovane si ricordò del valoroso cavaliere caduto per salvare tutti loro.
Corse quindi verso il punto in cui iniziavano a radunare i soldati bisognosi di cure alla ricerca di Thiram. Lo trovò in compagnia di Rainstone.

“Come sta?” chiese con apprensione.

“Il grifone purtroppo non ce l’ha fatta, e le sue condizioni sono disperate: ha perso conoscenza da parecchi minuti ormai!” rispose sconsolato il centauro.

“Regina Susan?” la ragazza sentendosi chiamare si voltò di scatto.

“Leah! Cosa ci fai qui?” chiese la regina, sorpresa nel vedere l’amica fuori dalle solide mura del castello dentro cui si era rifugiata la popolazione.

“Ho pensato potesse servirvi questo e l’ho portato non appena ho potuto, spero di non aver fatto male.” rispose mostrandole una boccettina rossa.

“Il cordiale di Lucy! Grazie ad Aslan... Leah, non hai fatto male, anzi con questo gesto ci permetti di salvare molte vite!” rispose Susan afferrando la fiala.

“Vedi? Basta una sola goccia e chi è in fin di vita riprende le forze.” le spiegò versando una piccola quantità del liquido nella bocca di Thiram.

Il telmarino tossì poi spalancò gli occhi sorpreso: “Per Aslan, credevo di essere morto!”

“Ci sei andato vicino, testardo di un telmarino!” rispose irritato Rainstone dandogli una pacca sulla testa.

“Ahi! Ma sono vivo, no? “ un largo sorriso si disegnò sul suo volto “Ora verrò chiamato Thiram il cavaliere dei grifoni. No, meglio: Thiram l’ammazza-giganti!”
Susan alzò gli occhi al cielo.

“O anche Thiram la zucca vuota!” replicò Rainstone. Tutti si misero a ridere.

“Leah, hai capito come funziona il cordiale?” chiese Susan. La ragazza annuì.

“Bene, ti lascio il compito di usarlo sui feriti. Mi raccomando, solo su chi ne ha davvero bisogno, e solo una goccia non di più. E’ un dono troppo prezioso per essere sprecato.”

“E tu dove andrai ora?” domandò Leah.

“Devo chiedere scusa a una persona che ho trattato male oggi!” rispose sorridendo all’amica che comprese al volo.

 

---------------

Caspian cercava ansiosamente Susan tra i narniani esultanti che affollavano la spiaggia. La sabbia e la polvere volavano sul campo di battaglia trasportate da una leggera brezza, e il sole cocente gli impediva di avere una chiara visuale.

Finalmente la vide.

Camminava sicura verso di lui: non era mai stata così splendente ai suoi occhi. Aveva lo sguardo radioso e duro di chi esulta per la vittoria conquistata a fatica ma è pronto ad affrontare le successive inevitabili sfide.

Il re scostò cortesemente due fauni che con i loro festeggiamenti gli sbarravano la via e si mise a correre verso la ragazza. La strinse ridendo tra le sue braccia e in quel momento tutti i problemi tra Caspian e Susan, che fino a quella mattina parevano essere insormontabili, sembrarono svanire nel nulla: il terrore di perdere l’altro, l’angoscia di rimanere solo per l’ennesima volta, la paura di non avere più il controllo della propria vita affidandosi completamente all’altro erano sciocchi timori che si sciolsero come neve al sole di fronte al raggiante sollievo provato nel constatare che erano entrambi vivi e illesi. Potevano ancora stringersi tra le braccia, sentire l’uno il profumo dell’altro, litigare e poi fare pace: solo questo aveva importanza.

“Susan” iniziò lui “Mi dispiace così tanto, ti ho trattata in modo terribile stamattina, non intendevo dire che…”

“No, Caspian, scusami tu! Non dovevo accusarti di quelle cose tremende.” disse la regina interrompendolo mettendogli un dito sulle labbra “So che non volevi ferirmi, e che non pensi che io sia una buona a nulla…”

Caspian alzò ironicamente un sopracciglio guardandosi attorno, sottolineando con un gesto della mano i resti della battaglia: “Direi di no visto che tutto questo, vittoria compresa, è opera tua! Cair Paravel è salva grazie alla vostra resistenza.”

Susan sorrise: “E ho capito che mi volevi difendere: è normale, anch’io provo lo stesso con te. Ma, tesoro, non c’è bisogno di essere iperprotettivi: di Peter me ne basta uno!”

“Bè, visto che il Re Supremo non c’è, qualcuno deve pur fare le sue veci, sennò chissà in quali altri guai andresti a cacciarti…”

Susan gli diede una lieve pacca sul braccio, indispettita: “Ma questo non ti autorizza a…”

“…A obbligarti a comportarti per quella che non sei, negandoti la libertà delle tue scelte!” completò la frase il re ammettendo così le proprie colpe e guardandola intensamente negli occhi.

“Esatto! Ma come…?” esclamò stupita Susan.

“Diciamo che ho ascoltato i consigli di un amico e ho riflettuto un po’!” rispose Caspian facendo un cenno d’intesa a Glenstorm a pochi passi da loro, che si allontanò soddisfatto del fatto che il re avesse prestato attenzione ai suoi suggerimenti.

“Sue, quei sei mesi senza di te sono stati un incubo. Stamattina, vedendoti pronta per la battaglia, ho di colpo realizzato cosa avrebbe significato per me perderti di nuovo e ho agito egoisticamente, d’impulso…” disse dispiaciuto.

La ragazza scosse la testa “Non importa più, ormai. Anch’io ho commesso degli errori, ma sono qui, tu sei qui e non m’interessa il passato…”

“No, ascoltami!” disse seriamente il giovane “Ho finalmente capito che ho sbagliato, ma non è solo questo che voglio che tu sappia. Quando sono diventato re avrei dovuto essere la persona più contenta  e soddisfatta del mondo, ma non lo ero: non ero completo perché  non potevo parlare con te, non potevo ridere con te, io ti amo e sei tu che tu mi migliori. Possono togliermi tutto quello che ho, ma se almeno sapessi di essere amato da te sarei felice.”

“Allora sarai costretto a una felicità infinita, amore mio!” disse la ragazza sorridendo.

Caspian sorrise e le accarezzò dolcemente il volto: “Susan. Mia bella regina, mia guerriera infaticabile, mio tesoro, mio amore, mia vita, ho bisogno di te. Ho sempre avuto bisogno di te e sempre ne avrò. Sento che ogni passo che ho fatto da quando ho imparato a camminare era un passo verso te e ora che ti ho trovata non posso più immaginare la mia vita senza la mia dolce regina!”

Le prese la mano inginocchiandosi davanti a lei, ignorando le decine di persone che tentarono imbarazzate di allontanarsi per lasciare un minimo di intimità ai giovani sovrani, e disse delicatamente: “Io ti amo, Susan Pevensie, e voglio passare il resto della vita con te. Mi vuoi sposare?”

Susan fissò sorpresa Caspian per una frazione di secondo, poi un dolce sorriso si disegnò sul suo volto mentre sussurrava: “Sì”.

E ridendo cadde sulle ginocchia davanti a lui, finendo nella soffice sabbia, gli prese il viso tra le mani e lo baciò. Non badò al pubblico che assisteva a quel momento perfetto, come non vi aveva badato quasi un anno prima durante il loro addio dopo l’incoronazione, non aveva più paura ormai.

“Sì, sì, sì.” ripeté a voce più alta e sicura ridendo di gioia “Caspian, voglio condividere con te ogni secondo della mia vita… Voglio essere tua per sempre!”

Il volto del giovane re si illuminò, raggiante di felicità. Con uno scatto fulmineo si alzò da terra trascinando la sua fidanzata con sé, la sollevò prendendola per la vita e la fece volteggiare nella limpida aria salata, mentre i narniani più vicini, che avevano capito cosa era appena successo e cosa significava, iniziarono a fare le loro congratulazioni alla giovane coppia: Susan e Caspian erano lievemente imbarazzati, si erano completamente dimenticati di essere in pubblico e ora ne stavano pagando le conseguenze…

Fortunatamente i due sovrani furono salvati da Trumpkin che, schiarendosi la voce, richiese imbarazzato la loro attenzione: “Maestà, dovete venire, è urgente. Abbiamo trovato un sopravvissuto tra i nemici che sembra avere delle importanti informazioni da darci!”

 

---------------

Il nano li condusse verso una figura scura che giaceva supina nella sabbia, oscurata dalla grande sagoma di Glenstorm. Caspian riconobbe l’uomo come il generale Erlian, il secondo in comando dopo lord Donnon.

“Te lo chiedo per l’ultima volta: dov’è il vostro quartier generale e come avete fatto a ottenere l’appoggio dei giganti?”

“Ti rispondo per l’ultima volta: io non parlo con esseri inferiori come voi!”

“E’ meglio per te se parli invece, e in fretta anche!” tuonò minaccioso Caspian comparendo a fianco dell’amico centauro.

“Ah, ecco il principino… Come siete diventato grande e potente mio re, il vostro trono è salvo grazie a una fanciulla!” lo schernì Erlian.

Caspian si adirò e si piegò prendendo il moribondo per la gola “Questa ‘fanciulla’ è la tua regina, se fossi in te mostrerei un po’ più di rispetto.” sibilò all’orecchio del generale “ E ora rispondi alle domande! Dove possiamo trovare Donnon?”

L’uomo rise, ma la risata si trasformò rapidamente in un rantolio soffocato: “E’tutto inutile, mio re, siete tutti perduti, non potete fare niente contro di lei…” rispose sputando un grumo di sangue.

“Lei? Lei chi?” chiese preoccupata Susan pensando con orrore all’ennesimo ritorno della Strega Bianca.

“Ah, si… Lei ha potenti mezzi di persuasione… Credete davvero che lord Donnon sia riuscito da solo a ottenere l’appoggio di quegli stolti Ettins da solo? Non si sarebbe mai abbassato a chiederne l’aiuto, e loro non gliel’avrebbero dato! E quegli umanoidi sbucati fuori dal nulla? Sono solo una piccola parte dell’esercito personale della Signora!”

“Chi è? Parla, ho detto!” tuonò Caspian.

Erlian tossì “E’ una regina… Una vera regina che regna in un paese al nord mai indicato su nessuna mappa disegnata dall’uomo… e forse è anche una strega… chi lo sa?”
“Nessuno sa il suo vero nome.” continuò col respiro sempre più affannoso “Lord Donnon la chiama l’Incantatrice, o la Dama dalla Veste Verde.”

“Cosa vuole da noi?” ringhiò Trumpkin.

“Diventerà la Regina di Narnia a fianco di lord Donnon… Non c’è dubbio che presto si riorganizzeranno e invaderanno dal Nord… E voi non potrete fare niente… niente…” e con un’ultima risata sprezzante, l’infido generale esalò l’ultimo respiro.

Caspian si voltò a guardare Susan, osservandone l’espressione seria e preoccupata che era sicuro si era disegnata anche sul suo stesso volto.

 

 

 

 

NOTE:

Finalmente ho scoperto un po’ di carte!
- Per la sequenza della battaglia sulla spiaggia mi sono ispirata alla magnifica baia dove hanno girato il combattimento finale del film “Robin Hood” del 2010 con Russell Crowe.
Per farvi immaginare meglio il luogo dove si svolge la battaglia vi metto il link:

http://www.mymovies.it/film/2010/robinhood/foto/36109/

- Il nuovo cattivo (la Strega dalla Verde Veste) è un personaggio di Narnia che compare ne “La sedia d’argento”. Ho solo anticipato un po’ i tempi, facendola comparire prima! In linea di massima non invento mai nuovi personaggi principali, mi piace analizzare al meglio quelli che sono già presenti nei libri: le figure di Leah e Thiram sono inventate, tutti gli altri sono presenti qua e là nella saga di C.S. Lewis o nei film!

- E’ la prima volta che descrivo una battaglia, mi piacerebbe sapere cosa ne pensate, e ovviamente cosa pensate del capitolo in generale!

Grazie!

 
-Arual-

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Capitolo 11
*** LOVE IS A FIRE SPARKLING IN LOVERS’ EYES ***


Ciao a tutti! Prima di lasciarvi alla lettura del nuovo capitolo (dopo ben due mesi… Gulp! Colpa delle vacanze estive…) vi do un paio di avvertimenti!

- Attenzione ai salti spazio-temporali: questa parte inizia a… Londra! Ma tornerà presto a Narnia e alle vicende dei neo-fidanzatini, don’t worry…
- C’è una new entry nel filo conduttore della storia che spero vi sia gradita :D
Attendo commenti!!

 

  

LOVE IS A FIRE SPARKLING IN LOVERS’ EYES *

( * L’amore è un fuoco che brilla negli occhi degli amanti – Romeo and Juliet, Shakespeare)

 

“Ma che ho detto di male?” (ndr citazione dal capitolo 2)

Impercettibili fiocchi di neve scendevano lentamente dal cielo grigio di Londra, posandosi lentamente su un bianco pupazzo di neve appena abbozzato. Al suo fianco tre figure silenziose, infagottate in pesanti vestiti invernali, guardavano verso un punto indefinito alla fine della strada.

“Vado a vedere come sta!” sbottò di colpo il ragazzo più giovane facendo un passo verso il cancelletto di legno sommerso dalla neve.

“Ed, no! Se Susan se ne è andata, probabilmente è perché vuole stare da sola.” disse esitante Peter, che capiva le emozioni della sorella: anche lui spesso desiderava isolarsi da quel mondo che a fatica riconosceva come il proprio.

“No, Pete, non è giusto. L’abbiamo lasciata sola troppe volte da quando siamo tornati sperando che con il tempo riuscisse a superare il dolore, e con che risultato? Vuole dimenticare Narnia!” disse in tono risoluto liberandosi con uno strattone dalla presa del fratello.

“Non so cosa ho fatto, ma voglio rimediare subito.” Edmund marciò con passo spedito nella neve, raggiungendo la strada e da lì si affrettò nella direzione che aveva preso Susan.

Peter lanciò a Lucy uno sguardo scoraggiato.

“Forse ha ragione lui, in fin dei conti è il Giusto, sa quello che fa.” disse la piccola Pevensie alzando impotente le spalle…

 

Il quartiere era deserto. Tutti gli abitanti si stavano godendo il pomeriggio di Natale al caldo nei loro confortevoli cottage, accanto al camino acceso, cercando di dimenticare almeno per una giornata gli orrori della guerra che da tempo stava dividendo l’Europa.

La pace e la tranquillità erano una coperta che si posava leggera su Londra, proprio come la neve che in quel momento scendeva più fitta.

Edmund arrancava lungo il viale ghiacciato, cercando Susan in ogni direzione. Finalmente la scorse da lontano. Era su un ponte, esattamente nel centro, appoggiata alla balaustra, incurante della neve che si stava accumulando sui suoi splendidi capelli castani creando una corona naturale.
Guardava smarrita il fiume scorrere lento sotto di lei, e il ragazzo si sentì stingere il cuore alla percezione di quanta sofferenza sua sorella stesse cercando di nascondere a tutti loro.

Edmund si era sempre sentito particolarmente legato alla sorella maggiore, per questo era un tormento vederla in quello stato. Ovviamente voleva bene a tutti i suoi fratelli, tuttavia lui e Susan erano simili al di là di ogni comprensione: entrambi logici, con un innato senso di giustizia e del dovere, apparentemente incrollabili ma in realtà avvezzi a nascondere la loro vulnerabilità agli occhi del mondo, Edmund con l’ironia e Susan con la razionalità. Lei poteva capirlo anche con una rapida occhiata, e per un ragazzo di poche parole come lui questa era una benedizione!

Accelerò l’andatura, deciso a raggiungerla il più presto possibile, ma aveva  appena fatto pochi passi quando improvvisamente la sentì urlare. Alzò gli occhi e con terrore la vide oscillare e ribaltarsi oltre il bordo del ponte.

“SUSAN!” gridò Ed terrorizzato, ma non poté seguire il fatale volo di sua sorella nelle acque ghiacciate del Tamigi. Susan era improvvisamente scomparsa!

Il ragazzo corse più veloce che poté, rischiando di cadere nella neve ghiacciata, e raggiunse il ponte il più in fretta possibile. Si fermò ansante nel punto esatto dove aveva visto sparire sua sorella qualche minuto prima.

“Susan! Susan dove sei?” chiamò ansante girandosi da ogni lato. Susan non era scesa da quel ponte, ne era sicuro, e non era nemmeno finita nel fiume… O almeno lo credeva, perché non aveva sentito alcun tonfo nelle gelide acque, né visto Susan cadere, pensò Edmund appoggiandosi di spalle all’alto parapetto e scivolando pian piano a terra cercando di riprendere fiato e schiarirsi le idee. Rifletté un momento, cosa era successo?

Susan era semplicemente svanita nel nulla, come per magia. Per Aslan, dove poteva essere? A Narnia? Impossibile…

Ma se si stesse sbagliando? Se i suoi sensi gli stessero giocando un brutto scherzo, se Susan fosse davvero precipitata nel fiume?

Inorridendo alla sola idea della delicata sorella nel Tamigi gelato, Edmund balzò in piedi e si sporse più che poté dal ponte, scrutando preoccupato le nere acque per controllare per l’ennesima volta se ci fossero sue tracce.

Al posto del lento sciabordio del fiume che si era aspettato di sentire, Edmund fu accolto dal sibilo di un vento caldo che lo investì in pieno viso appena si sporse dal ponte, talmente forte da impedirgli di tenere aperti gli occhi senza lacrimare.

“Ma cosa succede?” gridò il ragazzo aggrappandosi alla ruvida pietra della balaustra, le sue nocche sbiancarono per lo sforzo della presa.

Il panorama che un attimo prima stava osservando divenne una macchia indefinita di colori, Ed ne attribuì la colpa alle lacrime che in quel momento lo accecavano completamente. Sentì il marmo sotto le sue mani sgretolarsi in pezzi sempre più piccoli, mentre il rumore del vento diventava sempre più assordante, tramutandosi in un ruggito familiare… Chiuse gli occhi, vinto dalla potenza del fenomeno.

“Aslan?” pensò confusamente il ragazzo ascoltando il ruggito “C’è lui dietro tutto questo?” Non appena formulò questi pensieri nella sua testa, il vento cessò di colpo.

Edmund si ritrovò carponi sul suolo, con le dita che stringevano saldamente piccoli ciuffi d’erba.

La sua prima impressione fu di un caldo insopportabile. Lentamente aprì gli occhi, sperando che la vista gli restituisse la visione di ciò che in cuor suo desiderava di più al mondo…

“Narnia!” urlò il ragazzo estasiato.

“Esatto, ragazzo, questa bella terra non ha ancora cambiato nome!” gli rispose una voce profonda alle sue spalle.

Edmund si voltò di scatto, sorpreso, ritrovandosi così faccia a faccia con uno bizzarro omone dalla lunga barba bianca che gli sorrideva divertito, con una veste di un rosso acceso come quello delle bacche d’agrifoglio.

“E voi chi siete?” domandò Ed allarmato: quella strana figura gli incuteva una sorta di timore reverenziale, inconsueto per il carattere spavaldo e scaltro del giovane re.

“Ah ah ah! Eppure dovresti conoscermi bene, maestà, dal momento che sono presente anche nel mondo da cui tu e i tuoi fratelli provenite!” rise l’uomo “Tuttavia mi scuso per non essermi presentato prima, io sono…”

“Babbo Natale!” lo interruppe il Giusto, colto da un’improvvisa intuizione: si era ricordato della sua descrizione dettagliata fatta dalla piccola Lucy 1300 anni prima.

Un flashback gli balenò in mente: lui, piccolo re con l’argentea corona posata di sbieco sul capo, sedeva imbronciato a gambe incrociate e braccia conserte nel giardino di Cair Paravel mentre i suoi fratelli gli raccontavano entusiasti – soprattutto la piccola Lucy – di quell’incontro stupefacente. Ora sorrideva, ma ricordava bene che in quel momento aveva provato invidia e gelosia nei loro confronti non solo perché non aveva ricevuto alcun dono, ma anche perché si era sentito escluso: i quattro fratelli condividevano praticamente tutto fin dai primissimi anni dell’infanzia, raramente si era sentito tagliato fuori a tal punto… Lucy, presa dall’entusiasmo del racconto, e Peter, che tentava di chiarire la narrazione confusionaria della sorellina più piccola, non si erano accorti del suo stato d’animo. Sua sorella Susan, invece, si era resa conto dell’ombra posatasi sul volto del fratello e si era affrettata a cambiare argomento chiedendo per l’ennesima volta a Ed e Pete una descrizione dettagliata della battaglia contro la Strega Bianca…

“Si, maestà, sono proprio io… Bé, comprendo il tuo disorientamento, non è esattamente la stagione adatta alla mia apparizione…”

“Già, me ne sono accorto…” borbottò Ed sfilandosi il pesante capotto londinese e il maglione di lana, non certo adatti al clima estivo di Narnia “Ma, quindi siete stato voi a riportarmi qui?” chiese titubante.

Il grande omone rise di gusto “No, ovviamente no maestà! Anche se la volta precedente siete tornati grazie a un mio dono, è solo Aslan che detiene il controllo sulla Grande Magia… O, almeno, è l’unico che ne ha la padronanza costante anche se, re Edmund, ho l’impressione che presto scoprirai che c’è stata almeno un’eccezione a questa regola…!” concluse ammiccando in modo enigmatico.

“Cosa volete dire con questo?” chiese il ragazzo: odiava essere all'oscuro di qualcosa.

“Non è compito mio spiegare cosa è avvenuto durante la tua assenza, ma non agitarti!” rise l’uomo.

“E allora perché sono qui da solo? Ci sono altre guerre da combattere? Susan è qui?”

“Calma, calma giovanotto!” disse il vegliardo dandogli una pacca sulla spalla “Tua sorella sta bene, ma non posso dirti altro. Troverai presto le risposte che cerchi alla corte di re Caspian X e…”

“Quindi Caspian è ancora vivo!” esclamò gioiosamente Ed interrompendolo un’altra volta “Scusatemi…” borbottò poi abbassando timidamente lo sguardo.

“E ,come stavo per dire…” sorrise bonario Babbo Natale appoggiandogli una mano sulla spalla “…Sono qui per chiederti un favore e per riparare a un torto che, con mio sommo rammarico, avete subìto 1300 anni fa!”

“Un torto?” chiese dubbioso il ragazzo.

“Andiamo con ordine, maestà. Come prima cosa, ti chiedo di portare a Caspian questo per me.” disse porgendogli un involucro di panno verde che Edmund prese incuriosito.

“Puoi dare un’occhiatina se vuoi!” concluse facendo l’occhiolino.

Senza farselo ripetere due volte, disfece rapidamente il piccolo pacchetto e un’espressione sbalordita si dipinse sul suo volto pallido.

“Ma… ma cosa significa?” chiese mentre nella sua mente perspicace cresceva un fastidioso sospetto.

“Lo capirete presto, mio re. Posso solo dirvi che, come ho già detto una volta, la persona a cui è destinato questo oggetto sembra non abbia problemi nel farsi sentire, ma ha proprio bisogno di questo ora.”

Ed risistemò perplesso il pacchetto. “Che diamine sta succedendo a Narnia?” continuava a pensare.

“E ora!” disse battendo festosamente le mani “Se non sbaglio, non hai ricevuto alcun dono da parte mia quando il mio ritorno ha annunciato la fine dei cento anni d’Inverno della Strega Bianca, giusto?”

Edmund annuì “Non meritavo di ricevere alcun regalo all’epoca…” disse con un sorriso amaro.

“Sciocchezze! Ti sei ampiamente riscattato da allora. Mi dispiace molto non averti dato nulla, dopo che la guerra era finita, ma il Natale era ormai passato… Ciò nondimeno spero che questo piccolo pensiero ti compensi in parte!” rispose battendo rapidamente le mani due volte.

Qualcosa si mosse dietro i cespugli alle spalle di Babbo Natale, li aggirò e finalmente comparve alla loro vista. Edmund trattenne il fiato per lo stupore.
Un magnifico cavallo stava trottando verso di loro con la lucente criniera ramata leggermente scompigliata dal vento e il manto color cioccolato che splendeva sotto i raggi del sole che filtravano tra gli alberi della foresta.

Con un nitrito si fermò davanti a loro.

“Mio caro Edmund, ti presento Elios.”

“E’ un onore conoscervi, vostra maestà!” disse il cavallo accennando un inchino sulle zampe anteriori.

Edmund fece un balzo all’indietro per lo stupore… I cavalli parlanti erano una rarità ormai a Narnia, pensava addirittura che fossero estinti.

“So che eri molto affezionato al tuo cavallo, Philip, nell’Età d’Oro.” spiegò dolcemente l’omone.

Il ragazzo annuì provando una fitta di nostalgia al ricordo del caro vecchio amico di molte avventure.

“Non preoccuparti per la sua sorte, ti posso assicurare che ha concluso serenamente il suo viaggio su questa bella terra, circondato dagli amici più cari: se n’è andato con l’unico rimpianto di non aver potuto salutare il compagno di tutta una vita… Mi rendo conto che Elios non può sostituire il tuo vecchio amico, ma è un cavallo molto intelligente e fidato, e come discendente di Philip si sente onorato di poterti accompagnare fin quando lo vorrai. Sono sicuro che vi troverete bene assieme!”

Il ragazzo si avvicinò al cavallo e lo accarezzò sul muso, all’altezza dell’unica macchia bianca che interrompeva la calda distesa color cioccolato.

“E’ un onore per me conoscere finalmente il leggendario re Edmund, amico dei cavalli, vostra maestà!” nitrì Elios accennando un inchino.

“L’onore è tutto mio” disse sorridendo Ed “Spero che avremo tempo per conoscerci meglio, ma so già da ora che sarà meraviglioso cavalcare con te!”

“So che questo caro amico non è propriamente un dono…” esordì seriamente Babbo Natale “…perché le creature viventi non possono essere trattate come oggetti da collezione da scambiarsi senza riguardo per i loro sentimenti, ma quando ho parlato a Elios del tuo imminente arrivo e del fatto che ti sarebbe servito un rapido mezzo di locomozione, si è subito offerto di aiutarti.”

“Quindi sapevate del mo arrivo! Da chi l’avete saputo?”

“Proprio non lo immagini, mio re?” sogghignò l’omone facendo l’occhiolino.

“Aslan… ma certo!” mormorò Edmund quasi rivolgendosi a se stesso, mentre mille domande turbinavano nella sua mente: perché era a Narnia? Dov’era Lucy, che sarebbe dovuta tornare con lui?

“Mio caro ragazzo, non perdere tempo dietro mille domande” gli disse il vegliardo notando la sua espressione pensierosa “Agisci! Troverai alcune risposte a Cair Paravel, quindi affrettati, mio giovane sovrano, temo che abbiano bisogno di te!”

“Cair Paravel?” chiese dubbioso ricordando le tristi rovine della sua antica dimora.

“La troverai alquanto cambiata, temo! Ora vai!” rise Babbo Natale.

Senza farselo ripetere due volte, Edmund salì in groppa a Elios già sellato, sentendo che la sua curiosità aveva ormai raggiunto il limite di sopportazione. Con un brivido lungo la schiena per l’eccitazione che i misteri di Narnia gli fornivano ogni volta, sistemò il pacchetto verde in una bisaccia e girò il cavallo pronto per lanciarlo al galoppo.

All’ultimo momento, però, si fermò perplesso…

“Qualche problema, sire?”

Ed si girò lentamente verso la grande figura e, vergognosamente, confessò: “Non so dove sono, mi sono perso…”

L’uomo esplose in una calda risata, che fece avvampare il ragazzo di imbarazzo.

“Hai ragione, Edmund, Narnia è molto cambiata e non hai avuto abbastanza tempo l’ultima volta per riscoprirla tutta… Però mi meraviglio di te: anche dopo 1300 anni dovresti riconoscere le tue terre, Signore dei grandi boschi dell’Ovest!”

Il viso di Ed si illuminò di gioia, mentre contemplava con occhi nuovi la selvaggia foresta che lo circondava: ma certo, come aveva fatto a non riconoscere prima la magica atmosfera di quel luogo, da sempre il suo posto preferito a Narnia…

Si lasciò andare al suo istinto. Le sembianze delle sue foreste potevano anche essere mutate drasticamente, ma i suoi sensi gli stavano comunicando che si trovava in un luogo familiare, conosciuto e sicuro… Non c’era dubbio, quei suoni, quegli odori, quel vento lieve… Intuiva di essere finalmente a… casa!

“Siamo vicini alla vecchia diga dei signori Castoro, vero?” chiese con la fronte corrugata per la concentrazione.

L’uomo gli sorrise annuendo: “Insegui il sole che sorge e fidati della velocità sorprendente di Elios. Entro domani vedrai il sole brillare sul mare dell’Est. Buon viaggio, mio re.”

“Grazie di tutto!” rispose accennando un lieve inchino.

Si girò e, finalmente, partì.

  

---------------

Caspian si diresse verso la grande biblioteca sospirando mentre si massaggiava dolorante una tempia: quella giornata infinita non voleva saperne di finire!

Dopo la battaglia di Cair Paravel, aver curato i feriti e riorganizzato le difese aveva ritenuto necessario tenere un discorso nella piazza centrale della capitale per rassicurare e insieme esortare la popolazione a essere pronta ai tempi bui che li aspettavano.

Nonostante la difficile situazione il re non poté fare a meno di sorridere orgoglioso pensando al coraggio del suo popolo: la notizia di un nuovo nemico all’orizzonte pronto a battersi a così poco tempo dall’ultima guerra li aveva allarmati, ma dopo il primo attimo di sgomento sia i Narniani che i Telmarini avevano immediatamente ribadito la loro fedeltà al re e alla regina…

Caspian aveva inoltre approfittato del momento per annunciare il suo fidanzamento con Susan, con non poco imbarazzo della sua fidanzata che al suo fianco era di colpo arrossita, strappando un dolce sorriso dalle labbra del re alla vista del suo viso arrossato su cui risaltavano i fieri occhi azzurri, brillanti per l’emozione. La ragazza, tuttavia, non aveva replicato, ben sapendo che quel genere di notizia aveva il potere di risollevare il morale e donare un po’ di fiducia nel futuro: solo Aslan sapeva quanto tutti ne avessero bisogno in quel momento!

La giovane coppia era stata acclamata all’unanimità, e a fatica i due ragazzi si erano liberati dalle attenzioni delle centinaia di persone che volevano fare personalmente le congratulazioni! Susan era stata la prima a riuscire a svignarsela, Caspian si chiedeva ancora come diavolo avesse fatto, mentre il nuovo re aveva dovuto assolvere ai suoi doveri verso i cittadini per una buona mezz’ora…

Migliaia di sentimenti contrastanti animavano il giovane sovrano in quel momento: rabbia verso i traditori, dolore per coloro che erano caduti nel difendere Cair Paravel, senso di responsabilità verso il suo popolo, timore di non riuscire a gestire la difficile situazione senza l’aiuto dei re di un tempo (gli costava ammetterlo ma la presenza di Peter e Edmund avrebbe fatto molto comodo in quel momento), ma sopra tutto spiccava l’esultanza incontenibile: Susan aveva accettato di diventare sua moglie, avrebbe finalmente sposato la sua Susan, continuava a ripetere incredulo tra sé e sé.

Aveva già pensato altre volte al matrimonio, ma aveva avuto paura di spaventare la ragazza, sempre così razionale e prudente, e l’ultima cosa che voleva fare era rovinare lo splendido sogno ad occhi aperti che stava vivendo da quando lei era tornata solo per colpa della sua impazienza.
Non sapeva cosa gli fosse venuto in mente giù alla spiaggia –fare impulsivamente la sua proposta davanti a mezza Narnia!- ma Caspian era famoso per la sua impulsività e fino a quel momento il suo istinto non l’aveva mai deluso. E Susan, oh la sua dolce Susan, aveva accettato…

Caspian sapeva quanto le costasse ogni volta rinunciare alla sua logica, ma alla spiaggia aveva letto nei suoi occhi solo amore per lui e gioia, senza la minima traccia di incertezza.
Susan sta finalmente imparando a lasciarsi andare.” pensò Caspian ridacchiando.
Si, e tu vecchio mio stai diventando un po’ più ragionevole…” replicò una vocina nella sua testa che lo fece ammutolire di colpo…

 

Il flusso di pensieri del giovane si arrestarono non appena raggiunse la porta della biblioteca: sospirando, entrò nell’aula illuminata dagli ultimi raggi di sole. L’ultimo dovere come re lo stava attendendo, solo dopo avrebbe potuto riposarsi…

“Maestà!” esclamò Cornelius sorpreso.

“Maestro, speravo di trovarvi qui, ho bisogno del vostro aiuto” pregò Caspian.

Il saggio maestro annuì: “Immagino cosa vogliate, mio caro ragazzo, Glenstorm mi ha già accennato qualcosa.”

“Avete mai sentito parlare della Dama dalla Veste Verde?”

“Mio signore, ci sono molte leggende che popolano Narnia e le terre confinanti e il mito di questa Dama, o meglio Strega, è una delle più oscure. Temo però che sia una delle tante storie sulla Magia andate perse nel corso degli anni. Si sa solo che in tempi antichi, dopo la fine dell’Età d’Oro, ha seminato molto timore al Nord.” Cornelius fece una pausa sospirando “Ma non conosco alcun dettaglio che possa servire a vostra Maestà per organizzare le truppe…”

Caspian gli rivolse uno sguardo scoraggiato.

“Tuttavia…” aggiunse con tono speranzoso “Posso fare una ricerca: in questa biblioteca sono stati raccolti molti testi antichi di immenso valore storico. Sono convinto che troveremo qualcosa!”

“Lo spero, maestro! Ho bisogno di sapere il più presto possibile ogni particolare su questa Incantatrice.“ disse aggiungendo una nota di disprezzo all’ultima parola “Dobbiamo conoscere il nemico prima di spostarci al Nord per cercare lord Donnon e porre fine a questa storia. Ho bisogno della vostra sapienza ancora una volta…”

“Farò del mio meglio, maestà, non temete. Ora però fareste meglio a ritirarvi nelle vostre stanze, dovete riposare, il resto può aspettare fino a domani.”

“Grazie” rispose il ragazzo facendo un inchino e voltandosi per uscire dalla porta.

“Ah, maestà!” lo richiamò il saggio.

“Ditemi.”

“Ho saputo che la regina Susan vi ha concesso la sua mano, congratulazioni!” sorrise guardando felice Caspian.

“Grazie, maestro!” rispose rivolgendogli un raggiante sorriso, poi dopo un attimo di esitazione, raggiunse Cornelius e lo abbracciò forte, non riuscendo a nascondere l’emozione.

Il vecchio maestro rise mentre ricambiava la stretta e posava lievi pacche sulla spalla del giovane allievo: sapeva di essere la cosa più simile a un padre per Caspian, e lui stesso amava il ragazzo come un figlio. Aveva visto la solitudine e l’assenza di affetto che Caspian aveva dovuto sopportare fin dall’infanzia, e ora era immensamente felice al pensiero che avesse finalmente trovato pace e amore con Susan.

“Non so se sarò alla sua altezza…” mormorò il giovane sciogliendo l’abbraccio.

“La meriti, figliolo, e lei merita proprio uno come te! Siete fatti l’uno per l’altra, non dubitare su ciò!” disse dolcemente Cornelius dandogli del tu “E ora và, caro ragazzo, và da lei.”

Caspian  annuì e si voltò.

“E porgi le mie congratulazioni alla regina!” gli gridò dietro un attimo prima che il giovane re chiudesse la porta.

 

---------------

Susan era seduta sul grande letto nella sua camera cercando di rilassarsi.

Dopo un bagno distensivo, Caspian l’aveva raggiunta e avevano cenato insieme nelle sue stanze, mentre lui l’aggiornava sull’ultimo colloquio con il dottor Cornelius, e per tutta la serata avevano riflettuto su quale fosse la strategia migliore da adottare contro lord Donnon e i suoi nuovi alleati.

Non erano riusciti per il momento a trovare una valida soluzione: la scoperta di nuovi e pericolosi alleati come i giganti aveva complicato la situazione, ma la minaccia maggiore era la presenza di un nemico di cui ignoravano praticamente tutto, se non il nome.

Susan non ne aveva mai sentito parlare in passato, quindi la Strega dalla Veste Verde doveva necessariamente essere comparsa dopo il primo ritorno a Londra dei quattro fratelli. I due sovrani avevano quindi deciso di confidare nelle ricerche del professore e non appena avessero saputo qualcosa in più sarebbero partiti per Ettinsmoor, per allontanare il più possibile il fronte di guerra dal popolo di Narnia e nello stesso tempo proteggere i villaggi posti più a nord dall’attacco dei nemici qualora, riorganizzatisi dopo la pesante sconfitta subìta quel giorno, avessero deciso di invadere Narnia.

Ora stavano parlando del più e del meno sul grande letto di Susan e, nonostante tutte le preoccupazioni, la regina si sentiva al settimo cielo. Senza un motivo preciso, a metà di un divertente aneddoto su Ripicì che Caspian le stava raccontando, la ragazza sorrise e lo fissò sovrappensiero.

Caspian si bloccò sbigottito, notando l’espressione persa di Susan: “Tesoro, non hai sentito ancora la parte migliore, che c’è?”

“Niente…” disse lei sussultando “E’ solo che… Bè, stavo pensando che dopo il matrimonio ogni sera sarà così, e l’idea mi piace… Mi piace molto…”

“Anche a me piace molto e non vedo l’ora…” rispose teneramente lui accarezzandole il viso “Quando mi hai detto di sì, sulla spiaggia, è stato il momento migliore della giornata, anzi della mia vita!”

Susan si lasciò scappare un sospiro soddisfatto quando il suo corpo trovò spazio tra le braccia aperte di lui. Caspian appoggiò il mento sulla sua testa, respirandone il dolce profumo, e prese a cullarla dolcemente mentre iniziavano a fantasticare su come sarebbe stato il giorno del loro matrimonio.

“Caspian…” disse Susan con un’improvvisa nota di urgenza nella voce scostandosi da lui.

“Dimmi, tesoro!”

“Lo sai, vero, che il nostro primo dovere è verso il popolo di Narnia e Telmar?” chiese, d’un tratto agitata.

“Lo so.” rispose tranquillamente prendendole la mano.

“E che non potremo sposarci finché non avremo sconfitto Donnon e il regno non sarà di nuovo al sicuro?”

“Lo so.” disse nello stesso tono di prima baciandole la mano che teneva intrappolata tra le sue.

“E che forse ci vorrà molto tempo, ma nel peggiore dei casi potremmo anche non farcela…” si bloccò di colpo, la paura che a Caspian potesse succedere qualcosa di male le impedì di completare la frase.

“A causa dei poteri sconosciuti dell’ Incantatrice?” chiese lui. Susan annuì inquieta. Aveva già avuto a che fare con la Strega Bianca, lo stesso Caspian aveva avuto un piccolo assaggio del suo potere, e rabbrividì al pensiero di quello che poteva accadere contro un’altra strega.

“Andrà tutto bene, ne sono sicuro: Aslan è con noi.” rispose stringendola nuovamente tra le braccia “Saremo insieme, qualsiasi cosa accada, questo è l’importante. E in ogni caso ti prometto che prima o poi sarai la mia sposa, non importa quanto tempo dovrò attendere. Se dipendesse da me ti sposerei anche stanotte, ma non sarebbe giusto nei confronti dei nostri sudditi, in questo momento difficile dobbiamo riservare loro tutta la nostra attenzione: meritano il meglio di noi! A me basta sapere che mi ami. La felicità indescrivibile che provo da quando mi hai concesso la tua mano è sufficiente, per ora. Sono così fortunato…!”

Susan sorrise “No, sono io a essere fortunata perché, non so come ho fatto, ma possiedo il cuore del re più valoroso, più affascinante, più coraggioso del mondo!”

“Mi dispiace contraddirti, mia gentile regina, ma penso ancora di essere io il più fortunato dei due…”

“Niente affatto, io lo sono!” continuò testardamente lei.

“No, io!” ridacchiò il re dandole un buffetto sul naso.

“No…” Caspian le impedì di completare la frase baciandole le labbra, concludendo in quel modo la discussione.

“Non sei leale…”mormorò Susan contro le labbra del fidanzato.

“Sai come si dice… In guerra e in amore…” rispose il re baciandola nuovamente.

“Ma ora devi riposare, amore mio.” disse spingendola dolcemente sui cuscini e spegnendo con un soffio una delle candele accese sul comodino “Hai avuto una giornata difficile e hai bisogno di riposo!” intimò accennando ad alzarsi dal grande letto.

“No!” lo bloccò Susan trattenendolo per il braccio. Caspian la guardò interrogativo.

“Resta…” la ragazza si alzò in ginocchio sul letto e senza pensare, guidata unicamente dall’istinto del suo cuore -atteggiamento che apparteneva più alla natura di Caspian che alla sua- appoggiò la mano sul collo del giovane e lo baciò nuovamente.

Quella volta il bacio fu diverso, Susan vi riversò tutte le emozioni che provava per il fidanzato e che aveva stupidamente trattenuto fino a quel giorno.

Caspian rimase inizialmente sorpreso dalla passione che stava dimostrando, ma dopo un attimo di incertezza  rispose al bacio con ardore. La strinse tra le braccia mentre la sua lingua sfiorandole le labbra chiedeva audacemente di approfondire il bacio, cosa che ottenne, mentre Susan obbedendo a un impulso incontrollato gli afferrava i lembi della camicia e li sollevava, scoprendo lentamente il petto muscoloso. Si separarono nel momento in cui lei gli sfilò la maglia dalla testa. Susan lo fissò intensamente negli occhi, il ragazzo sostenne il suo sguardo.

“Resta con me stanotte!” ripeté lei con voce fioca ma sicura, appoggiando le mani sul suo petto e fissandolo con uno sguardo suadente.

Caspian non aveva affatto intenzione di lasciare la stanza a quel punto, ma il benessere di Susan era al di sopra ogni sua pretesa, voleva essere sicuro che, qualsiasi decisione avesse preso, non se ne sarebbe pentita in seguito.

“Susan, ne sei sicura?” disse esitante mentre con una mano le sfiorava dolcemente il viso. Lei poteva vedere il desiderio brillare nei suoi occhi scuri, lo poteva sentire ogni volta che la toccava: Susan sapeva che stavano per perdere il controllo, tuttavia quel pensiero non la spaventava più, ormai. Quel giorno per ben due volte si era sentita come se lo stesse per perdere – per la lite della mattina e poi in battaglia – e non voleva mai più provare rimpianto e disperazione per non aver ascoltato i suoi sentimenti e agito di conseguenza.

“Non sono mai stata così sicura in tutta la mia vita. Non voglio avere rimpianti per non aver seguito il mio cuore. Non mi farai del male, amore, lo so.” rispose serenamente lei avvicinandosi ulteriormente “Ti amo!”

“Ti amo” ribatté lui sorridendo.

Lo attirò verso di sé, stendendosi sulle lenzuola, le labbra di Caspian che cercarono bramose le sue con un’urgenza ancora più potente di prima.

La sua carnagione perlacea, luminosa sotto la fioca luce che filtrava dalle finestre e dall’unica candela rimasta accesa, era un richiamo invincibile, e Caspian non voleva resistervi.
Le sue mani scivolarono lente sulla pelle candida, seguendo la curva del viso proseguendo poi il cammino verso le sue spalle, scostando appena la sottile seta della veste azzurra.

Susan sentì un fremito gradevole correrle lungo la schiena sentendo il caldo tocco della sua mano a contatto con la pelle nuda mentre continuava a baciarla. Appoggiò ancora una volta le sue mani sul torace muscoloso, sentendo i muscoli tesi sotto le sue dita.

All’improvviso la soffice barriera di seta che li divideva divenne insopportabile a entrambi: Caspian le sfilò lentamente l’abito leggero e lo gettò a terra, dove giaceva già la sua camicia, mentre la sua natura focosa prendeva il sopravvento.
La attirò in un altro bacio sistemandosi sopra di lei. Il tocco dei suoi muscoli contro la delicata pelle di Susan era inebriante e presto si persero l’uno nell’altra, sentendosi finalmente completi…

Lontano, sul ramo più alto di un melograno, il canto solitario di un usignolo salutò l’arrivo della dolce notte.

 

 

 

 

NOTE:

E’ stato un capitolo abbastanza difficile da scrivere, dopo il pathos della battaglia precedente.
Allooooora?! Edmund è tornato, chissà che combinerà…
Siete contenti? Siete delusi? Spero non mi diciate che sarebbe dovuto rimanere a Londra…

L’ultima frase di questo capitolo (quella sull'usignolo) è spudoratamente ispirata a Romeo e Giulietta, ma mi sembra la degna conclusione per un momento così speciale… Che dite?
 

Baci!         Arual

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Capitolo 12
*** ONCE A KING OR QUEEN OF NARNIA, ALWAYS A KING OR QUEEN ***


ONCE A KING OR QUEEN OF NARNIA, ALWAYS A KING OR QUEEN

 

Narnia si stava lentamente risvegliando sotto i primi raggi di sole.

Susan si mosse nel suo letto, infastidita dalla luce che filtrando dalla finestra puntava contro il suo viso, e si voltò dalla parte opposta. Così facendo urtò contro il petto nudo di Caspian che dormiva profondamente su un fianco, rivolto verso di lei.

La ragazza sorrise alla vista del suo re ancora addormentato e si accoccolò contro di lui, assaporando il caldo tepore che il suo corpo emanava, arrossendo lievemente nel ricordare la notte appena passata con lui.

Come erano lontani i giorni in cui credeva che il loro amore fosse solo un dolce sogno irrealizzabile, un sentimento talmente potente da non potersi estinguere, ma che li avrebbe condannati a rincorrersi nei sogni senza mai incontrarsi realmente, per colpa della loro appartenenza a due mondi estranei tra loro. Erano come il sole, signore del giorno, e la luna, candida regina della notte, che fin dalla nascita del mondo si inseguono nella volta celeste senza mai incrociare i propri cammini.
Invece si erano ritrovati e anche se in quel momento la situazione a Narnia era incerta e Susan sentiva dentro di sé l’apprensione per il benessere del suo popolo, la giovane non si era mai sentita così coraggiosa: qualsiasi ostacolo riservasse il futuro, era pronta ad affrontarlo insieme a Caspian.

Dopo queste riflessioni aprì gli occhi. Riluttante ad abbandonare il dolce rifugio del letto, ma consapevole che la giornata doveva iniziare anche per i sovrani, si preparò all’impresa di svegliare il fidanzato.

“Caspian… Amore?” gli sussurrò in un orecchio accarezzando i suoi capelli scompigliati.

“Mmh…” mugugnò lui accennando un sorriso mentre l’avvolgeva con le forti braccia, senza però alcuna intenzione di aprire gli occhi e svegliarsi.

“Caspian!” lo richiamò Susan vedendo che il ragazzo stava ancora dormendo.

“Ancora cinque minuti…” sospirò lui mettendosi supino e trascinandola con sé, causando uno scoppio di risa della regina.

“Svegliati dormiglione! E’ ora di alzarsi o tutti si chiederanno che fine abbiamo fatto!” e per convincerlo iniziò a baciargli il collo cercando il suo punto sensibile.

La tecnica funzionò perché finalmente il re aprì gli occhi

“Buongiorno, che dolce risveglio…” disse dolcemente con la voce arrochita per il sonno, poi con un sorriso malizioso aggiunse: “Se tutti i risvegli fossero così…”

Susan sorrise ma decise di ignorarlo: “Hai dormito bene?”

“Decisamente” rispose stiracchiando le gambe intorpidite “E tu, amore mio? Stai bene?” chiese poi premurosamente accarezzandole la guancia con la punta delle dita mentre osservava attentamente le iridi cristalline.

“Mai stata meglio!” rispose sinceramente arrossendo lievemente.

“Mi fa piacere… E’ stato meraviglioso stare con te stanotte, ma se per te non dovesse essere così non credo me lo perdonerei mai…” confessò abbassando lo sguardo. La sera precedente aveva ceduto al desiderio che provava per Susan, ma non avrebbe mai permesso a nessuno di macchiare l’onore della sua regina, nemmeno a se stesso.

La ragazza, intuendo i pensieri che si stavano formando nella mente del fidanzato, gli prese dolcemente il viso tra le mani costringendolo a guardarla in viso.

“Caspian, è tutto a posto, questo è quello che voglio! Io non ho dubbi e non devi averne nemmeno tu! Ti amo…” disse prima di baciarlo.

“Ti amo” rispose lui rasserenato, facendo scappare un dolce sorriso dalle labbra della giovane: raramente rispondeva al suo “ti amo” con un “anche io”, il re preferiva ribadire per l’ennesima volta il suo amore, cosa che la faceva sentire ancora più radiosa e amata.

La ragazza lo premiò con un altro bacio, stringendosi ancora di più a lui. Rimasero così, a godere ognuno della presenza dell’altro per molto, molto tempo…

“Susan, ma non avevamo per caso qualcosa da fare stamattina?” mormorò dopo un po’ Caspian tra i suoi capelli, corrugando la fronte per lo  sforzo di ricordare “E’ qualcosa di importante, se non sbaglio…”

“Oh, per Aslan!” gridò lei mettendosi a sedere sul letto cercando di liberarsi dal groviglio di lenzuola.

“Il consiglio dei Lord!” esclamarono affannati all’unisono. Si guardarono negli occhi per un istante per poi precipitarsi fuori dal letto, sperando di fare in tempo…

 

---------------

“Anche noi vogliamo difendere il popolo, Lord Montoya, ed è proprio per questo motivo che abbiamo deciso di spostarci al nord il più presto possibile! Abbiamo visto di cosa sono capaci i ribelli, e con l’appoggio dei nuovi alleati non si fermeranno certo solo perché sono stati sconfitti a Cair Paravel!” la voce risoluta della regina risuonò nella sala del trono, senza la minima incrinatura. Si trovava in piedi al centro della vasta aula, sostenendo gli sguardi indagatori degli astanti.

 Che enorme perdita di tempo” pensava il giovane re irritato mentre osservava i visi altezzosi dei lord seduti nei loro scranni che ascoltavano il resoconto dell’attacco alla capitale del giorno precedente

Se solo potessimo evitare tutta questa diplomazia…

Dopo essere riusciti a presentarsi davanti al Consiglio giusto in tempo, il re aveva lasciato a Susan la parola, non solo perché era la responsabile della vittoria di Narnia sul nemico, ma anche per la sua innata capacità diplomatica unita alla sua pazienza: i sovrani dovevano persuadere i capi telmarini del pericolo che correva il regno per ottenere il pieno appoggio dei loro reggimenti.
Non potevano più permettersi ulteriori dissidi interni ma, per la prima volta nella storia, Narniani e Telmarini dovevano unire le forze per combattere un pericoloso nemico comune.

Caspian capiva che scendere a compromessi con i Lord era necessario, ma essendo un uomo d’azione non sopportava l’inattività forzata e avrebbe voluto al più presto congedare il consiglio per riunire i suoi fidati generali e lavorare a un piano. Invece i Lord Telmarini non facevano altro che sollevare continue domande, cui Susan rispondeva prontamente e senza perdere la calma!

Finalmente, con gran sollievo del re, si giunse alla votazione e riuscirono ad ottenere l’appoggio incondizionato di tutti.

“Bene, signori!” Caspian si alzò soddisfatto dal trono, imitato da tutti i presenti, e si avvicinò a Susan con l’intenzione finalmente di congedarli.

“Apprezzo la vostra lealtà” disse con aria grave “Ci aspettano tempi difficili, ma i nostri uomini sono valorosi, Narnia vincerà!”
I Lord annuirono mentre un mormorio soddisfatto si diffondeva nella sala.

”Sappiamo tutti cosa sta succedendo, quindi…”

 
“Allora sarebbe meglio che qualcuno me lo spieghi, una volta per tutte!” esclamò una voce ironica dal fondo della sala, interrompendo il re di Narnia.

 
Tutti si voltarono sorpresi a guardare il nuovo venuto. Susan rimase senza parole dalla sorpresa, mentre esclamazioni stupite si levarono attorno a lei.

“Edmund?” chiese incredula non appena riprese fiato, con un luminoso sorriso che si irradiava sul suo volto “Ed, Ed!” urlò di gioia mentre con una corsa ben poco regale si fiondava tra le braccia del fratello.

“Ooof!” mugugnò Edmund mentre a fatica ricambiava la stretta della sorella “Non… Non respiro!”

“Scusami…”

Il ragazzo sorrise “Susan! Sei qui, grazie ad Aslan! Stai bene?” chiese lui mettendole le mani sulle spalle per scrutarla attentamente.

“Si, certo! Ma tu come sei arrivato qui?”

Ed aprì la bocca per rispondere, ma prima di riuscirci venne anticipato da Caspian.

“Re Edmund, bentornato amico mio!” esclamò avvicinandosi.

“Grazie princip… Re… Caspian!” si corresse goffamente stringendogli la mano “Sono felice di essere qui!” i due sovrani si guardarono seriamente per un istante negli occhi, poi Caspian, spinto da uno degli istinti del suo carattere impulsivo, lo attirò in un abbraccio. Ed rimase inizialmente sorpreso, ma lo abbracciò di rimando battendogli una mano sulla schiena.

Un’insolita sensazione di sorpresa aleggiava ancora nel telmarino, ma era sovrastata dalla gioia per il suo ritorno: stimava Edmund, la sua spiccata intelligenza e la sua ironia, ed erano diventati grandi amici durante la Rivoluzione di Narnia.

“Allora, Ed, ti accontenterò: ti spiegherò tutto” poi sussurrò chinandosi verso il suo orecchio “Ma prima liberiamoci di questi seccatori!“

“Bene, signori…” ripeté per la seconda volta Caspian volgendosi verso i Lord che si erano avvicinati per salutare propriamente il re di un tempo “Credo non ci sia più nulla da aggiungere, per il momento. Vi ringrazio per il vostro appoggio, vi aggiorneremo non appena ci saranno nuovi sviluppi.”

Gli uomini si inchinarono uno ad uno di fronte ai sovrani per congedarsi.

“Mi auguro di vedervi sul campo di battaglia, re Edmund” disse quando fu il suo turno un grassoccio lord, di nome Rheed “Ho sentito raccontare grandi cose sulla vostra arte nel maneggiare due spade.”

Edmund sogghignò lusingato “Sarà un vero piacere mostrarvelo, milord.”

“Sebbene spero che prima di allora voi abbiate trovato dei vestiti più consoni…” aggiunse sfrontatamente schernendo l’abbigliamento londinese del ragazzo.

“Vi assicuro che le mie abilità sono notevoli a prescindere dal mio aspetto esteriore, cosa che non si può certo dire di altri!” ribatté glacialmente ironico il ragazzo osservando il panciuto lord, finemente vestito e con morbidi stivali che proteggevano i piedi grassocci che raramente avevano solcato i campi di battaglia.

“Ed!” sibilò Susan al suo fianco: non era una mossa saggia mettersi a litigare con un Lord a pochi minuti dal suo arrivo a Cair Paravel, soprattutto dopo la fatica sprecata per convincerlo ad appoggiarli nella guerra.

Lord Rheed lo squadrò per un attimo, poi scoppiò a ridere divertito “Touché, vostra maestà!” e con un altro inchino uscì per ultimo dalla porta.

 

“Si può sapere perché hai mantenuto il consiglio dei Lord?” chiese Ed irritato non appena furono soli: non amava i politici telmarini, li considerava troppo inclini al doppiogioco, qualità potenzialmente destabilizzante per il nuovo regno.

“Ho dovuto” sospirò Caspian che intuiva cosa pensasse l’amico e condivideva le sue preoccupazioni

“Ma non è poi così male: la maggior parte di quelli che componevano il consiglio di Miraz è morta durante la Rivoluzione, altri sono passati attraverso il portale il giorno che siete andati via anche voi.” disse con una nota di tristezza nella voce mentre ricordava il momento in cui aveva creduto di dire addio per sempre al suo amore. Susan se ne accorse e gli strinse affettuosamente la mano, gesto che non passò inosservato al fratello che alzò un sopracciglio.

“Comunque, mi sono preso la libertà di sostituirne alcuni con persone fidate e i rimanenti hanno giurato eterna fedeltà a me e Narnia. D’altra parte si rivelano molto utili quando si tratta di governare la popolazione telmarina a Narnia, detesto ammetterlo ma stanno facendo un buon lavoro. L’unico inconveniente è che per disporre di tutte le truppe di Telmar devo ottenere il loro permesso, d’altronde erano i loro uomini una volta e si sentono ancora responsabili nei loro confronti.”

Edmund annuì: “Ora capisco, hai fatto bene, è giusto!”

“Affermazione che apprezzo particolarmente dal momento che proviene da te, mio giusto re!” scherzò lui.

“Tornando a noi, volete spiegarmi cosa succede, per Aslan! Sono due giorni che cerco di capirlo…” e come un fiume in piena, raccontò di come aveva rincorso Susan fino al ponte sul Tamigi, del suo arrivo a Narnia e dell’incontro con Babbo Natale “…e Ripicì, l’unico volto conosciuto che ho incontrato a Cair e che mi ha portato fin qui, ha parlato di: « un vile fellone che ha osato sfidare il nobile e valoroso re Caspian macchiando il proprio onore di gentiluomo e tradendo la fiducia che le serenissime maestà avevano riposto in lui » "

Susan ridacchiò “Oh, caro Ripicì, sempre signorile nei fatti come nelle parole! Però ha centrato appieno il problema…”

“La situazione è grave, Edmund” disse Caspian e, aiutato dalla fidanzata, iniziò a spiegargli tutto, dall’arrivo di Susan qualche mese prima, all’incontro con Aslan, fino all’attacco a Cair Paravel del giorno prima ad opera di Lord Donnon.

Lo sguardo del Giusto si incupì all’apprendere quelle ultime notizie.

“Si” annuì pensosamente “serve un piano d’attacco. D’altra parte, mentre ci prepariamo ad affrontare una nuova guerra contro questa strega…” disse con il massimo disprezzo –per esperienza personale odiava particolarmente quella parola- “…non possiamo lasciare indifesi i villaggi al nord, sono i più vulnerabili a un attacco nemico.”

“E’ proprio quello a cui stavo pensando!” esclamò Caspian “Tra mezz’ora si riunirà il consiglio di guerra e, se siamo fortunati, il mio maestro ci darà nuove informazioni sull’Incantatrice.”

“Ma ci sono anche degli aspetti positivi” ribatté Susan sforzandosi di essere ottimista “L’unione tra narniani e telmarini procede bene, Narnia sta tornando a splendere, tu sei qui, e… bè, c’è ancora amore nel mondo…”

Caspian la guardò adorante.

“A proposito…” disse il fratello trattenendo a stento un sorriso osservando la coppia “Se non ho capito male è stato proprio il vostro amo… insomma, quello… che ti ha permesso di tornare, giusto?”

“Dalla spiegazione di Aslan, sembra proprio di sì” rispose la ragazza arrossendo

“Bè, sono contento per voi due. Ve lo meritate, anche se non so ancora se voglio capire…” affermò Ed con un’espressione fintamente infastidita.

“Ed!” lo richiamò la sorella.

“Credimi, amico mio, sono convinto che lo vorrai capire molto presto… Ma c’è dell’altro!”

La regina trattene il respiro, mentre Caspian disse tutto d’un fiato: “Ieri ho chiesto a Susan di diventare la mia sposa… e lei ha accettato. So che la decisione su chi sposare spetta a lei, ma vorrei lo stesso chiederti, come membro della sua famiglia, la tua benedizione per questa unione.”

Edmund guardò sbalordito con occhi spalancati Caspian, poi Susan, poi di nuovo Caspian, e vedendo che quest’ultimo stava aspettando la sua risposta, balbettò:

“Ehm, si, certo che hai la mia benedizione…” Susan, la sua Susan, la sua amata sorellina stava per sposarsi?!

“Che notizia, accidenti, mi serve un po’ di vino!” mormorò.

“Ed, stai bene?” Susan si avvicinò afferrandogli un braccio. Grazie a quel tocco il ragazzo parve riprendersi dalla sorpresa.

“Si, tutto a posto” disse riacquistando la solita sicurezza “Sono felicissimo per voi. Se è quello che Susan desidera, non posso fare altro che sostenervi!” e sorridendo abbracciò la sorella.

La regina sospirò sollevata: “Meno male, per un attimo ho temuto che stessi per cadere preda di uno degli attacchi da fratello iperprotettivo tipici di Peter!”

“Oh! Pagherei per vedere la reazione di Peter a questa notizia!” disse Ed in tono sognante.

“Io no! La mia testa mi piace dov’è, non vorrei vederla staccata dal mio corpo…” borbottò Caspian deglutendo: come minimo, il Re Supremo l’avrebbe sfidato a duello per l’onore di Susan.

Il giovane re si mise a ridere: “Hai scelto il fratello giusto a cui chiedere la mano di Sue: tranquillo, la tua testa è salva! Però non perdi tempo, eh Cas?” e così dicendo lo abbracciò di nuovo.

“Mi raccomando, non farla soffrire o te la vedrai con me!” sussurrò all’orecchio del telmarino con un tono d’avvertimento vagamente minaccioso “E sai bene che io sono molto più abile di Peter con due spade!”

“Mi ucciderei piuttosto che farla soffrire” gli rispose l’altro districandosi tranquillamente dalla sua stretta un po’ troppo energica.

Il Giusto lo guardò negli occhi intensamente, poi finalmente annuì. Credeva nell’amore sincero tra Caspian e sua sorella, era stato tra i primi ad accorgersene alla Casa di Aslan e considerava il nuovo re uno degli uomini migliori che avesse mai conosciuto: no, non avrebbe mai fatto del male a Susan.

“Aaaah!” improvvisamente si batté una mano sulla fronte ricordandosi di qualcosa “Ecco perché! Caspian, Sue, ho qualcosa per voi da parte di Babbo Natale.”

Prese delicatamente dalla bisaccia che portava a tracolla l’oggetto avvolto nel panno verde che aveva ricevuto nella foresta e lo consegnò alla sorella.

“Ha detto che non ne hai bisogno per farti sentire, ma ne hai bisogno!”

Susan svolse curiosa il panno, rivelando l’oggetto misterioso, e si lasciò scappare un mormorio stupito e deliziato. Tra le mani stringeva una splendida tiara dorata, con delicati narcisi che abbellivano armoniosamente il delicato cerchio aureo… La sua corona!

“Ma come…?” non riuscì a completare la frase, le vennero le lacrime agli occhi ripensando ai bei momenti passati durante il suo regno. Ora però riusciva finalmente a ripensare ai suoi cari amici con affetto, e non più disperazione per la loro perdita, perché gioiva per averli conosciuti e aver fatto parte della loro vita.

Tumnus, i signori Castoro, Corin…” pensava immersa in mille pensieri accarezzando con la punta delle dita l’elegante diadema.

“Quando sposerai Caspian sarai regina di Narnia… Per la seconda volta” disse delicatamente Ed afferrando gentilmente il suo polso “Avrai bisogno di questo tra poco e, conoscendoti, so che non avresti sopportato di portare un’altra corona.”

“Oh, Ed, grazie!”

“Non ringraziare me, è tutto merito di Babbo Natale.”

“Non capisco però cosa volesse intendere dicendo che non hai problemi nel farti sentire…” disse Caspian.

“E’ la stessa frase che mi ha detto quando mi ha donato l’arco e il corno…” affermò pensosa.

“Quando si è re o regina di Narnia si è sempre re o regina, con o senza corona.” mormorò Ed guardando la sorella negli occhi “Forse voleva dire che non hai bisogno dell’autorità data da una corona per esprimere le tue idee e ottenere l’attenzione di tutti…”

Caspian annuì concordando.

“…Sei talmente testarda che non permetteresti a nessuno di metterti i piedi in testa!” aggiunse concludendo la frase con una smorfia.

Il telmarino scoppiò a ridere e Susan, risentita, fece la linguaccia al “caro” fratellino mentre ficcava un gomito tra le costole del fidanzato per farlo zittire.

“Allora, a quando il grande evento?”

“Abbiamo deciso di fissare la data quando la situazione sarà risolta.” rispose lei tornando preoccupata.

“Il che ci riporta al problema attuale” sbottò di colpo Caspian “Per Aslan, proprio ora che il Tisroc si sta interessando ai nostri confini meridionali, siamo costretti a spostarci all’estremo nord!”

“Un modo per proteggerci ci sarebbe però…” mormorò il Giusto mentre un piano si stava già formando nella sua mente.

“Cosa intendi dire?” chiese la sorella

“Convocate il consiglio di guerra, è ora di dare una festa!”

 

---------------

La sala scintillava sotto la luce di mille candele accese. Pur essendo stata organizzata in meno di una settimana, la festa di fidanzamento di re Caspian con la regina Susan stava ottenendo un grande successo.

Probabilmente molti avevano storto il naso nel sentire che si festeggiava alla vigilia di una nuova battaglia, ma tutto questo splendore ostentato era parte integrante del brillante piano che Edmund aveva esposto ai generali sette giorni prima.

Il ricevimento in realtà era una scusa per invitare la famiglia reale di Archen a corte senza destare i sospetti del Tisroc di Calormen, a cui ovviamente l’invito per la festa era stato recapitato troppo tardi per permettergli di mettersi in viaggio e raggiungere in tempo Cair Paravel (“Edmund, ma non possiamo farlo, è da maleducati!” aveva ribattuto Susan. “Preferisci avere tutta la famiglia reale di Calormen qui per il tuo fidanzamento, Sue?” era stata la risposta pronta del fratello che aveva zittito immediatamente la regina.)

Così durante la riunione segreta tra re Numi di Archen e i tre sovrani, avvenuta quello stesso pomeriggio, avevano raggiunto un accordo: in nome dell’antica amicizia che legava Archen a Narnia, re Numi si impegnava a difendere i confini meridionali di Narnia da Calormen finché la situazione non fosse tornata normale, in cambio Archen avrebbe stretto accordi commerciali vantaggiosi con Narnia. Grazie a Ed ora erano liberi di concentrare tutte le loro forze a nord, verso lord Donnon e la Strega.

 

Quella sera Susan era radiosa, indossava un delicato vestito dorato che le lasciava scoperte le spalle, con il corsetto finemente ricamato dalle ninfe delle sorgenti, e sui capelli sciolti e leggermente mossi portava con molta grazia la sua amata corona.

Caspian, e con lui tutti gli uomini presenti nella sala, non riusciva a staccarle gli occhi di dosso mentre girovagava per la sala del trono dove si stava svolgendo con grande successo il ballo. Avevano appena finito di danzare assieme, ma la regina era immediatamente stata reclamata da un altro cavaliere, cui sfortunatamente il re non poté opporsi dal momento che si trattava di un membro della famiglia reale di Numi. Così il telmarino stringendo i denti si era messo alla ricerca di Edmund, formalmente per complimentarsi con lui per la riuscita della strategia, ma in realtà per distrarsi dal pensiero della sua fidanzata tra le braccia di un altro uomo.

Finalmente lo scorse su una balconata, appoggiato alla balaustra.

 “Preoccupato per domani?” chiese alle sue spalle

“Cosa?” sussultò Ed voltandosi, preso alla sprovvista “No, va tutto bene, stavo solo riflettendo sugli ultimi particolari.”

Il giorno dopo il primo contingente di soldati, guidato da Edmund, sarebbe partito per iniziare a disporre le iniziali linee difensive a protezione delle città settentrionali del regno. Era stata un’altra idea geniale del Giusto, che aveva risollevato il morale dei generali dopo che Cornelius aveva ammesso di non essere ancora riuscito a raccogliere informazioni utili sui poteri della misteriosa Incantatrice.

Le postazioni sarebbero state disposte sia a tutela della popolazione, sia come punti di controllo dei movimenti del nemico. Avevano l’ordine di avvertire immediatamente Cair Paravel, dove nel frattempo Caspian e Susan avrebbero riunito e organizzato le truppe, se si fossero manifestati strani movimenti al confine con Ettinsmoor. Caspian era certo che lord Donnon avrebbe attaccato non appena si fosse ristabilito dall’ultima sconfitta. Il tempo stringeva ormai.

 
“Ti devo ringraziare, Caspian.” disse improvvisamente Edmund.

“Per cosa?” chiese incuriosito il re.

“Perché rendi felice mia sorella” rispose alzando gli occhi incontrando così lo sguardo di Caspian per un momento.

“Sai” proseguì tornando a fissare le stelle “Per Susan è sempre stato difficile fidarsi di qualcuno al di fuori della famiglia…”

Caspian  aprì la bocca per ribattere a quella affermazione che giudicava totalmente errata, ma Ed lo bloccò con un gesto della mano: “So quello che stai per dire: Susan è sempre gentile verso gli altri, è nella sua natura, ma prima di incontrarti preferiva stare da sola piuttosto che legarsi a qualcuno. Qualsiasi ragazzo che tentava di avvicinarsi anche solo un po’ di più a lei veniva garbatamente ma fermamente respinto.” Edmund sorrise al ricordo del povero ragazzo della Hendon House che la sorella stava ignorando un attimo prima di tornare per la seconda volta a Narnia.

“Non capisco, cosa la rendeva così diffidente?”

Edmund sospirò “C’era un uomo, milletrecento anni fa, che grazie all’inganno era riuscito a superare il suo naturale riserbo, tanto da convincerla a visitare Tashbaan, la capitale del suo regno, dove le intimò con la forza di sposarlo… Il suo nome era Rabadash.”

Caspian strinse i pugni affondando le unghie nel palmo della mano. Conosceva quella storia, il suo maestro gliel’aveva raccontata quando stava studiando le usanze di Calormen, come esempio dei loro modi brutali e violenti. Il perfido principe, erede al trono del Tisroc, si era innamorato perdutamente della bella regina, ma quando aveva scoperto che lei era decisa a rifiutare la sua proposta di matrimonio l’aveva imprigionata insieme a Ed e alla delegazione narniana, per costringerla a sposarlo. Fortunatamente, grazie a Tumnus, riuscirono a scappare.

Il Giusto scrutò il suo volto turbato: “Come vedo, la storia la conosci già… La nostra fuga fu la causa della battaglia di Anvard ad Archen, Rabadash voleva ad ogni costo conquistare Narnia e rapire Susan. Per questo decidemmo che lei non avrebbe preso parte alla battaglia, solo Aslan sa cosa sarebbe successo se Rabadash l’avesse incontrata sul campo di battaglia…”

Caspian chiuse gli occhi, la rabbia impotente gli inebriò la testa. Come aveva osato quel vile considerare la sua dolce Susan come un oggetto di cui disporre liberamente?

“Naturalmente vincemmo quella battaglia, e Aslan punì duramente il principe. Ma Susan si disprezzò per essere stata così cieca e non aver subito capito la vera natura di Rabadash. Non si perdonò mai per tutte le vittime che quella battaglia, combattuta per il suo onore, aveva causato. Credeva fosse tutta colpa sua, mi ci vollero molti mesi per convincerla del contrario, che era colpa della crudeltà e della spietatezza del calormeniano, ma da allora si rinchiuse in se stessa faticando a fidarsi di nuovo delle persone.”

“Non è giusto…”

“Hai ragione, ma guardala ora!” disse accennando alla sorella che danzava con il principe di Archen ridendo rilassata, la sua dolcezza sembrava illuminare tutte le persone che la circondavano “Ti abbiamo conosciuto, e in lei è avvenuto quel cambiamento che speravo accadesse da anni, tornando quella di un tempo. Non so come tu abbia fatto, ma le hai dimostrato che vale la pena fidarsi e amare, anche se questo implica delusioni e a volte sofferenze…” Edmund fece una pausa e guardò Caspian che lo fissava sbalordito.

Che c’è?” chiese vagamente sorpreso.

“Edmund… Hai appena detto amare!” rispose lui assumendo un’aria comicamente sconvolta premendosi una mano sul petto.

Il ragazzo arrossì fino alla punta dei capelli: “E allora? Ho anch’io un cuore. Solo… Non ti abituare!”

“No certo” rispose con un ghigno “Comunque ti ringrazio per avermi detto tutto questo!”

“Detto cosa?” chiese Susan spuntando alle loro spalle. La danza era finita.

“Niente, roba tra uomini.” rispose prontamente Edmund “Balliamo?” chiese poi porgendole la mano.

La sorella lo guardò stralunata: “Ed ti senti bene?”

“Perché?”

“Vuoi danzare, e non sono stata io a chiedertelo! Tu odi danzare…”

“Non è vero, lo dicevo solo perché altrimenti Lucy mi avrebbe costretto a ballare ogni volta con lei fino a consumarmi i piedi…”

“Non farci caso, è tutta la serata che è in vena di sentimentalismi…” commentò il fidanzato.

“Approfittiamone allora!” rise Susan trascinandolo sulla pista da ballo mentre le prime note di una ballata si diffondevano nell’aria.

A Caspian parve di scorgere il barlume di un sorriso nel pallido volto di Edmund.

 

 

 

NOTE:

Ragazze, devo dire che stavolta è stato difficile aggiornare, non perché mi manchi l’ispirazione (anzi, quasi non riesco a mettere per iscritto tutte le idee che mi vengono) ma perché questo mese è successo un fatto molto molto grave che mi ha buttata giù per un po’, e mi sta tuttora condizionando…

 
Sapete come ho ritrovato la forza per scrivere? Rileggendo i vostri dolcissimi commenti… Non sempre ho risposto a tutte e questo mi dispiace molto, ma credetemi, in questo periodo nero mi bastava andare nella pagina delle recensioni e leggere un po’ delle vostre belle parole per farmi riscoprire il “valore terapeutico” della scrittura…

Per questo voglio approfittare ora per ringraziare tutti voi, che avete commentato, o solo aggiunto la mia umile storiella tra le seguite o preferite, a voi che leggendo i miei capitoli avete riso, vi siete arrabbiati, avete criticato, avete gradito… Il vostro sostegno è importante per me, anche se è solo via web…

Insomma, volevo esprimervi tutta la mia gratitudine: mi avete risollevato il  morale!

 Non preoccupatevi, non abbandonerò la storia anche se il tono di queste note è un po’ triste rispetto al solito…

 
A presto!

Arual

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Capitolo 13
*** EDMUND’S DOUBTS AND THE LION’S ROAR – part 1 ***


EDMUND’S DOUBTS AND THE LION’S ROAR – part 1

 

La scrivania era sommersa da decine di fogli e libri accatastati alla rinfusa, una mappa srotolata proprio al centro del tavolo riportava una dettagliata rappresentazione della regione di Ettinsmoor, terra dei giganti. La zona confinante con Narnia era costellata di vari segni rossi e frecce, evidente risultato di tutte le postazioni di difesa che stavano sorgendo sotto la guida del Giusto, parte fondamentale del piano di difesa che i sovrani avevano progettato, ma il lavoro era evidentemente rimasto incompleto.

Accanto al tavolo, di fronte all’ampia finestra bifora che donava luce alla biblioteca, stava ritto re Edmund, perso nei propri pensieri, i cui intensi occhi scuri scrutavano qualcosa al di là del vetro. La penna con cui aveva appena finito di scrivere una relazione era ancora stretta in mano.

Il rumore cigolante di una porta che si apriva lentamente lo costrinse a interrompere momentaneamente il flusso dei suoi pensieri. Si girò appena per osservare il nuovo arrivato.

“Ah, ecco dove ti eri cacciato! Trumpkin mi ha avvisato del tuo ritorno, ed è più di mezz’ora che ti cerco!” esclamò Caspian appena oltre la soglia dirigendosi velocemente verso il futuro cognato.

“E’ da tempo che voglio restituirti una cosa..” disse concitato “…ma non ho mai… Ehi! Che ti succede? E’ successo qualcosa di grave a nord?” chiese di colpo allarmato notando la strana espressione che ancora aleggiava sul volto dell’amico.

“No, niente” rispose il ragazzo che nel frattempo era tornato a guardare fuori dalla finestra “Non abbiamo subìto nessun attacco e non ci sono tracce del nemico per ora. Stavo solo pensando…”

Caspian, curioso, si avvicinò alla vetrata e, seguendo lo sguardo di Ed, vide che l’oggetto delle sue attenzioni era Susan. Il re sorrise impercettibilmente ammirando con quanta grazia la sua fidanzata stesse guidando l’allenamento giornaliero degli arcieri, come si muoveva rapida tra i soldati aggiustando con gentili tocchi le posizioni errate dei meno esperti. Con un’occhiata esperta vide che ormai la lezione stava volgendo al termine.

“E a cosa stavi pensando di preciso?”

L’amico trasse un profondo sospiro, poi disse: “A Lucy.”

Caspian lo guardò sorpreso: non solo quella non era la risposta che credeva di sentire da Edmund, ma il tono con cui aveva parlato lo aveva allarmato. “No, decisamente c’è qualcosa che non va in lui oggi.” pensò.

 “A volte vorrei capire Aslan come lo capisce lei. Hanno un rapporto particolare loro due, l’hanno avuto fin dal primo momento…” continuò il Giusto che parve non aver notato lo sbigottimento dell’altro

“So perché Aslan ha permesso a Susan di tornare. Ha ancora così tanto da scoprire e vivere qui a Narnia, ha ritrovato la speranza nel futuro grazie a te, e uno scopo nella vita come nuova regina di Narnia e Telmar. Ti confesso che a volte sono invidioso di lei… E non osare fraintendermi, chiaro?” aggiunse minaccioso socchiudendo gli occhi finalmente rivolti verso Caspian. Aveva notato lo sguardo ironico del nuovo re, certamente sul punto di fare una battuta a proposito di un Edmund desideroso di diventare “regina”…

“Scusa…” rispose l’altro mordendosi le labbra: non era proprio il momento di scherzare, pensò con un leggero senso di colpa.

“E’ solo che mia sorella ha trovato tutte le risposte che cercava, ha persino parlato con il grande Leone e sono molto felice per lei, ma… A volte mi domando perché Aslan mi ha fatto tornare…” mormorò tornando a osservare Susan che nel frattempo, finito l’addestramento, si era fermata a parlare con Leah, che stava raccogliendo dei fiori in giardino.

“Ti manca forse il tuo mondo?” chiese titubante il telmarino, non riuscendo ancora a capire cosa tormentasse il giovane re.

“No, no! Narnia è la mia vera casa, questo lo so da molto tempo oramai. Ma, Caspian, perché sono tornato proprio io? Perché non far tornare anche Lucy e Peter? Pete sarebbe certo stato molto più utile di me in guerra contro i giganti…”

“Non dire così!” l’espressione di Caspian si indurì: sapeva per esperienza personale che l’abitudine al comando del Re Supremo spesso oscurava involontariamente le iniziative altrui, ma non sopportava l’idea che l’amico pensasse di essere una seconda scelta, un ripiego certamente meno gradito del fratello…

Aveva finalmente capito il suo malessere, Ed aveva la stessa espressione tormentata di Susan quando l’aveva trovata nel bosco in primavera: si era tranquillizzata solo una volta che aveva parlato con Aslan. L’incertezza del futuro, l’incapacità a trovare un ruolo stabile, uno scopo preciso e un senso al suo ritorno a Narnia stavano affliggendo Edmund così come avevano rattristato la sorella qualche mese prima.

“Abbi fede…” mormorò Caspian.

“Come?”

“Abbi fede!” ripeté a voce alta “Sono sicuro che Aslan ha un piano, ti ha fatto tornare per un motivo preciso che capirai a tempo debito… E forse c’è una ragione se tuo fratello  e Lucy non sono ancora qui, anche se presto arriveranno.”

“Come fai ad esserne così sicuro?”

“Ce l’ha rivelato Aslan.”

“Ah… Ma come faccio ad agire bene se neanche so cosa Aslan vuole che io faccia? Cosa succederà se non mi rivelo all’altezza?” chiese alzando la voce.

“Devi solo comportarti per come sei, Edmund, non devi fingere di essere qualcun altro. Non devi fingere di essere Peter. Sii semplicemente te stesso!”

“E se essere me stesso non bastasse per vincere la guerra? Che ne sarà di Narnia? Sarà ancora in balia di una strega per altri cento anni o più?” adesso Edmund, senza accorgersene, stava gridando.

“Edmund!” lo rimproverò Caspian assumendo un tono autoritario “Pensa a tutto quello che hai fatto in passato! Pensa a tutto quello che stai facendo: il tuo piano è brillante, abbiamo messo in sicurezza i villaggi confinanti con Ettinsmoor, sei appena tornato da un’altra missione! Credo che Aslan ti abbia fatto tornare da solo per farti capire una buona volta che sei una persona in gamba. Che riesci a superare gli ostacoli anche senza la guida e il coraggio di Peter perché anche tu sei coraggioso, senza la fede di Lucy perché anche tu hai fede!”

“Non ne sono sempre così sicuro” rispose mestamente.

“Lo so, amico mio, ci sono passato anch’io” il tono di Caspian si raddolcì “Credi che appena mi sono trovato solo, quando tu e i tuoi fratelli ve ne siete andati, abbia fatto i salti di gioia? Non mi sentivo pronto per tutto questo! Ma ho capito che l’unica soluzione è cercare ogni giorno di fare del proprio meglio. Devi affrontare le tue paure e avere più fiducia in te stesso.”

Edmund sapeva che il telmarino aveva ragione, ma per la prima volta in vita sua si sentiva come spaccato a metà. Non aveva mai dubitato di se stesso durante l’Età d’Oro, ma allora governava insieme ai suoi fratelli, e la forza del regno risiedeva nel legame che li univa saldamente l’uno all’altro. La fede di Lucy, la dolcezza di Susan, il coraggio di Peter e, a detta degli altri, la sua saggezza: questo, secondo lui, rendeva grande Narnia.

Ora invece erano divisi, e si sentiva spaesato, a disagio, come se gli avessero strappato a forza un arto. Forse dopotutto l’intuizione del telmarino era giusta, era quello che Aslan voleva da lui: più fede in se stesso, accettando che i tempi ormai erano cambiati.

“Hai ragione, Cas… Per il grande leone, non so proprio come fai a capirmi così bene!” d’altra parte era fortunato, pensò, aveva ancora sua sorella al suo fianco e Caspian, un nuovo e prezioso compagno.

“Ora non diventare troppo sentimentale, però! Non vorrei si ripetesse la stessa scena del ballo di fidanzamento” rise l’altro stemperando la pesante atmosfera.

Ed gli batté una mano sulla spalla: “Non c’è problema, fratello! Dammi due minuti e tornerò l’Edmund Pevensie impertinente e ironico di sempre.”

 
“Bene!”

“Cambiando argomento, sbaglio o mi stavi cercando per restituirmi qualcosa?”

“Hai ragione!” trasalì Caspian cominciando a trafficare con i lacci di una borsa che teneva in mano. Quando finalmente riuscì ad aprire la bisaccia, con un esperto gesto teatrale gli porse un curioso oggetto argenteo.

“La mia torcia, credevo di averla persa!” esclamò stupefatto l’amico afferrandola.

“L’abbiamo trovata sulla torre più alta del castello di Miraz il giorno dopo la vostra partenza. Ho pensato di custodirla fino al tuo ritorno, e ora è tempo che te la restituisca!”

“Grazie Caspian” Poi, dopo un momento di pausa aggiunse: “Sei sicuro che non serva di più a te?”

“Come?” chiese confuso.

“Sai, i corridoi di Cair Paravel sono molto bui la notte…” rispose allusivo l’altro.

“Che intendi dire?” il volto di Caspian iniziò ad arrossire lievemente sotto l’abbronzatura: temeva di aver capito a cosa alludeva il futuro cognato.

“Caspian, la stanza di Susan è all’altro capo del corridoio rispetto alla mia… Anche se ormai sto più al fronte che a casa, credi che non mi sia mai accorto di un’ombra misteriosa che spesso vaga in quell’ala del castello di notte, anche se la sua camera da letto è addirittura su di un altro piano?”

Il viso del telmarino avvampò per la vergogna. Di colpo, fu consapevole che dietro l’aspetto da ragazzino sedicenne di Edmund si celava in realtà un esperto re nel pieno della maturità, che lo aveva scoperto a intrattenersi in “particolari attività” proprio con la sorella!

Gli parve di essere tornato ragazzino, quando veniva sorpreso dalla sua nutrice nel bel mezzo di una delle sue tante bravate. Non riuscendo a sostenere lo sguardo dell’amico chinò il capo ma, dopo un attimo di sgomento, raccolse la poca dignità rimasta e farfugliò: “Re Edmund, mi rincresce se il mio comportamento sconsiderato vi ha offeso in qualche modo. Voglio che sappiate però che desidero solo il meglio per vostra sorella, e la sua felicità è al di sopra di tutto per me. La mia intenzione non era quella di macchiare il suo onore, ma mi rimetto alla vostra volontà. Qualsiasi decisione voi prendiate, l’accetterò come ammenda per le mie colpe!”

Edmund, alzando fieramente il capo, si erse in tutta la sua statura: “Hai parlato saggiamente, giovane re. Ma ciò non toglie che sarò costretto a prendere misure severe contro di te perché l’onore della regina non sia infangato ulteriormente. La punizione sarà dura, ma necessaria!”

Caspian deglutì preoccupato in attesa del responso, scrutando ansiosamente il volto serio di Edmund. Il ragazzo, dopo averlo osservato ancora per qualche istante con espressione grave, non riuscì più a trattenersi e scoppiò in una sonora risata:

“Ma dai, Caspian! Mi hai davvero creduto? Lasciamo da parte il fatto che ormai siamo dello stesso rango e non ho più l’autorità per infliggere al legittimo re di Narnia alcuna punizione, ma un sovrano dovrebbe capire la differenza tra una vera minaccia e una presa in giro!”

“Ma non sei furioso per quello che hai scoperto?”

Edmund arrossì imbarazzato “Bé… Avrei vissuto più tranquillamente se non l’avessi appreso così, questo è certo. Diciamo che la cosa non mi rende particolarmente felice, ma come hai detto poco fa io non sono Peter, per tua fortuna. Ti ho già avvertito che se Susan soffrirà a causa tua ti riterrò responsabile e ti cercherò in capo al mondo, ma so che via amate, e inoltre siete fidanzati, quindi non ci trovo niente di male. Tuttavia ti consiglierei maggiore prudenza, in questo castello le mura hanno occhi e orecchie…”

Il telmarino annuì energicamente.

“E poi, basta con questa abitudine di darmi del voi non appena c’è qualche problema. Siamo amici!”

Caspian sorrise, a volte gli capitava ancora di sentirsi inferiore ai re e alle regine di un tempo, e stava per replicare in qualche modo, ma fu bloccato da leggeri colpi alla porta.

“Caspian, maestro, vi disturbo?” disse Susan facendo capolino dalla porta.

“Edmund!” esclamò poi sorpresa, notando che non era Cornelius l’uomo con cui il fidanzato stava parlando.

“Ciao Susan!” rispose lui accogliendola con un rapido abbraccio, brontolando quando i fiori che la regina teneva in mano, ancora freschi di rugiada, gli bagnarono il collo facendolo rabbrividire.

“Quando sei tornato? Stai bene?”

“Si, sono arrivato quasi un’ora fa. Son venuto per esporvi gli ultimi dettagli della linea difensiva e dove dovrete condurre l’esercito.”

“Perché nessuno mi ha avvertita del tuo ritorno?” chiese la ragazza con una nota di rimprovero nella voce, ovviamente rivolta verso Caspian, che per rabbonirla sfoderò il suo sorriso sghembo da mi-dispiace-è-colpa-mia, a cui sapeva che la regina non poteva resistere. Come previsto, infatti, il disappunto di Susan si dissolse in un attimo, provocando solo uno sbuffo impaziente.

“Ti avrei almeno fatto preparare la camera e un bagno caldo, sarai a pezzi dopo tutte quelle ore di volo su un grifone. Ora chiamo Leah e rimedio subito…” appoggiò i fiori su un tavolo e si voltò verso la porta.

“No sorellina!” Edmund la trattenne afferrandole il polso “Devo ripartire tra poche ore. Ho solo il tempo per esporvi il piano e la posizione dei nuovi avamposti.”

“Ma devi riposarti, sei appena arrivato!” protestò debolmente lei, ben sapendo che ogni sua parola sarebbe stata vana, ma riluttante nel separarsi da Edmund così presto.

“Gli uomini mi aspettano.” si giustificò semplicemente lui. La ragazza annuì: Narnia era al primo posto, anche nel cuore di suo fratello.

Caspian intervenne: “Presto li raggiungeremo, Susan: noi partiremo tra qualche giorno, ci metteremo in marcia verso nord con il grosso dell’esercito. Porteremo i rinforzi che servono per la guerra.”

Edmund annuì solennemente stringendo la spalla del telmarino: “Allora la prossima volta che ci incontreremo sarà sul campo di battaglia.”

Susan, a quelle parole, non riuscì trattenere il brivido freddo che le corse lungo la schiena.

 

---------------

“Caspian, dove mi stai portando?” chiese per l’ennesima volta un’intrigata Susan, odiava essere tenuta all’oscuro di qualcosa, la curiosità la stava tormentando… E lei, di conseguenza, aveva deciso di tormentare il fidanzato con continue domande, da quando l’aveva prelevata a forza dalla sala del trono costringendola ad annullare tutti gli impegni del pomeriggio e caricandola su Destriero.

Il re di Narnia alzò gli occhi al cielo esasperato: “Tesoro, con tutto l’amore che provo per te, è la centesima volta che me lo chiedi. Se continui così sarò costretto a imbavagliarti oltre che a bendarti gli occhi!”

“Ma stiamo cavalcando ormai da molto, e non mi va di essere trasportata in giro per Narnia come un pacco, diretta non si sa dove!”

“E’ una sorpresa, Susan, non capisci?Deve essere segreto per te dove siamo diretti! Oppure nel mondo da dove provieni tu c’è un’altra definizione per la parola sorpresa?” chiese con ironia.

“Amore, goditi la cavalcata in santa pace!” concluse soddisfatto ponendo fine alle continue domande della ragazza

Susan non trovò altro da replicare e borbottò tra i denti in tono semi-serio: “Questa me la paghi, Caspian Decimo, quando meno te l’aspetti ti farò rimpiangere per avermi rapita in questo modo! Con tutto quello che abbiamo da fare a Cair Paravel prima della nostra partenza!”

Il ragazzo ghignò: “Quante minacce, mia guerriera! Vorrà dire che accetterò la punizione che merito quando giungerà il momento, ma per ora mi pare che tu sia in svantaggio, così bendata e imprigionata tra le mie braccia!” e ridendo le diede un lieve bacio sul collo.

“Così non vale però. Sei sleale Caspian!” protestò debolmente lei.

“Su, su, basta lamenti! Siamo quasi arrivati.”

Arrestò il cavallo, che obbedì docilmente al suo comando, scese e aiutò la ragazza bendata a smontare, prendendola per la vita. La condusse per mano per un breve tratto di strada poi, posizionandosi alle sue spalle, le sciolse la benda sussurrando: “Ora puoi guardarti attorno.”

La ragazza, finalmente libera dal fazzoletto, sbatté gli occhi un paio di volte per abituarsi alla luce, e quello che vide la lasciò senza fiato. Si trovavano in mezzo a un campo fiorito, a ridosso di un’alta scogliera. Davanti a lei si stendeva, in tutta la sua serena maestosità, il Grande Mare dell’Est. Più a nord, a qualche miglio di distanza, si potevano intravedere a fatica le bianche mura di Cair Paravel, adorna di stendardi che sventolavano leggeri nella lieve brezza estiva.

“Oh, Caspian, è stupendo!” disse non appena ritrovò le parole, abbracciando il ragazzo.

“E la sorpresa non è finita qui! Non ti sei ancora accorta di dove siamo?” rispose allegramente lui facendola voltare e mostrandole qualcosa alle sue spalle.

Al limitare della foresta, a qualche metro di distanza, si ergeva infatti il piccolo e incantevole cottage avvolto dall’edera dove Susan e Caspian avevano fatto una sosta prima di raggiungere la capitale, lo stesso giorno in cui lei era tornata a Narnia.

“Ho rinviato tutti i nostri impegni a domani, avvertendo Trumpkin che saremmo venuti qui. In caso di emergenza possono avvertirci rapidamente, dato non siamo troppo distanti da Cair Paravel.” le spiegò il re mentre si dirigevano verso la casetta “Credo che, dal momento che tra poco partiremo, sia una buona idea riservare questo pomeriggio solo per noi. Ho immaginato che ti avrebbe fatto piacere stare lontana dai progetti di guerra per qualche ora: sono settimane che non pensiamo ad altro!”

Susan non seppe cosa rispondere, si limitò a esprimere la marea di emozioni che le vorticavano nella mente guardandolo con occhi tersi per l’emozione. Caspian era sempre così attento e premuroso!

Impaziente, la ragazza raggiunse di corsa la piccola porticina spalancandola: all’interno, fu investita dal profumo di legno e muschio. Tutte le finestre erano spalancate, per far entrare la dolce aria ricca di salsedine e di suoni provenienti dalla foresta. Sul piccolo tavolo di legno erano disposte vivande e dolci, sufficienti per sfamare un’intera famiglia.

Senza fermarsi, salì sulla scala di legno fino al primo piano, aprì la prima porta ed entrò in camera. Accorgendosi appena che il letto era stato fatto di fresco uscì sullo stretto balconcino, fermandosi finalmente soddisfatta.

Da lì il panorama era meraviglioso, proprio come se lo ricordava: poteva abbracciare con lo sguardo sia il bosco sia il mare scintillante.

Sentì dei passi che si avvicinavano e disse senza voltarsi: “Hai avuto una splendida idea, grazie amore!”

“Sono felice che la sorpresa ti sia piaciuta.” le rispose Caspian alle sue spalle circondandola con le forti braccia.

Susan posò il capo sul suo torace reclinando la testa e chiudendo gli occhi: “Che pace, vorrei rimanere qui per sempre!”

“Se ti piace così tanto possiamo considerare questo luogo come il nostro rifugio segreto, che ne dici?”

“Sarebbe magnifico” sorrise volgendo appena il capo verso di lui, poi un’ombra cupa le attraversò le iridi cristalline e sospirò: “Come vorrei poter trovare il modo per proteggerti da un’altra guerra…”

Caspian stette in silenzio per qualche secondo, interdetto, prima di rispondere ironicamente “Strano, questa sarebbe proprio la frase che ci si aspetterebbe che io dica a te per consolarti! Solitamente è il re che dovrebbe difendere la regina da brutte faccende come la guerra!”

Susan ripensò alle proprie parole e, accorgendosi della stranezza, si mise a ridere: “Hai ragione, amore mio! E’ solo che trovo terribile che tu debba combattere ancora contro parte del tuo stesso esercito.”

“Susan, anche io vorrei risparmiarti gli orrori di una nuova battaglia e farei di tutto per tenerti lontan…”

“Basta così” lo interruppe dolcemente ma con decisione la ragazza, sapendo dove voleva andare a parare “Ne abbiamo già discusso altre volte e ti ho quasi perso per colpa di questo argomento. Non voglio più litigare con te: sai che non mi tirerò mai indietro e parteciperò alla battaglia. Sarò al tuo fianco, qualsiasi cosa accadrà a Ettinsmoor la affronteremo insieme.”

“Affronteremo ogni ostacolo insieme.” confermò Caspian con enfasi rafforzando la stretta attorno alla vita della ragazza: erano riusciti a trovare un equilibrio, ed erano finalmente pronti ad affrontare fianco a fianco le prove che la vita avrebbe riservato loro.

Stettero ancora per qualche momento in silenzio, finché Caspian non iniziò a mormorare osservando affascinato la distesa di acqua davanti a sé: “Sai, non credo di avertelo mai detto, ma sono sempre rimasto affascinato dal mare. Quando ero piccolo mi portavano raramente sulla costa, eravamo troppo vicini al cuore di Narnia per i gusti del popolo telmarino, ma da quando sono a Cair Paravel passo ore intere a contemplarlo. Ho un sogno che vorrei realizzare…”

Susan incuriosita si voltò per scrutarlo in volto.

“Il mare ha qualcosa di magico e misterioso in sé: ogni onda che vediamo infrangersi su questi scogli ha visto posti che nemmeno immaginiamo, isole sconosciute, la fine del mondo, forse persino il Regno di Aslan... Vorrei navigare verso est: Susan, pensa a quante terre ci sono al di là dell’orizzonte, quanti posti aspettano di essere scoperti, quanti paesaggi da ammirare, quante avventure da affrontare!” il volto di Caspian ora brillava di eccitazione.

Susan lo ascoltava rapita, era rimasta contagiata dall’entusiasmo del fidanzato “Credo sia il sangue pirata che è in te che sta parlando!” commentò.

“E ti porterò con me!” promise il ragazzo “Quando tutto questo sarà finito salperemo insieme verso le nuove terre che scopriremo. Il mio viaggio non avrebbe senso se non potessi condividerlo con te perché sei la mia luna, le mie stelle e il mio sole.”

La ragazza sorrise “Se io sono il sole, allora tu sei il cielo che lo accoglie, perché ovunque vado tu sei sempre nei miei pensieri e nel mio cuore.”

“Allora… Sei d’accordo?” chiese esitante lui.

“Certo!“ rispose con fervore “Con te vicino, andrei dovunque!”

Caspian, entusiasta, la baciò avidamente, poi afferrandola per la vita la sollevò da terra e la fece volteggiare.

Susan rise: com’era bello fare progetti per il futuro, dimenticandosi per un poco dell’oscura ombra che minacciava il loro domani…

“Se i miei fratelli mi vedessero ora non mi riconoscerebbero: io, la pragmatica Susan Pevensie, che vuole salpare verso l’ignoto… Devo essere impazzita!”

Caspian rise posandola a terra.

“Ora cosa ti va di fare, mia regina?” le chiese.

Susan lo guardò, poi dando una rapida occhiata al letto tornò a fissarlo con uno sguardo malizioso: “Bé, ci sarebbe qualcosa che potremmo fare per far passare il tempo…”

La regina premette i palmi delle mani sul torace del ragazzo, spingendolo delicatamente all’indietro, rientrando così nella stanza.

“Mmm” apprezzò lui “L’idea è allettante!”

Caspian sprofondò pesantemente nel materasso quando le sue gambe incontrarono il letto, e si sostenne con i gomiti, mentre Susan si chinò su di lui.

“E poi, dobbiamo fare ancora qualche altra prova in vista del matrimonio, non credi?” domandò lei sussurrandogli all’orecchio.

Caspian annuì chiudendo gli occhi e reclinando il capo all’indietro, concentrandosi sulle sensazioni che stavano risvegliando in lui le labbra della fidanzata, impegnate a disegnare una scia di baci sulla sua gola…

“Prima però dovrai prendermi!” gridò senza preavviso la giovane spingendolo indietro sui cuscini e scappando via ridendo. Caspian si ritrovò solo nella stanza, con il desiderio ardente che ruggiva insoddisfatto nel petto.

Che stupido!” pensò divertito mentre, ricomponendosi, si lanciava giù dalle scale deciso a catturare la sua preda, che già correva nella radura in fiore: avrebbe dovuto aspettarselo, Susan l’aveva avvertito che si sarebbe vendicata in qualche modo!

 

 

 

NOTE:

Ciao ragazzi!

Lo so, lo so… sono in terribile ritardo con l’aggiornamento, mi dispiace tanto…
Ma c’è una buona notizia! Spero vi farà piacere sapere che il capitolo era inizialmente molto più lungo di così quindi, per evitare che voi tutti vi addormentaste davanti al pc per colpa mia, ho deciso di dividerlo: ergo c’è un capitolo già pronto che pubblicherò al mio ritorno (vado in montagna  per il weekend, appena torno potrete leggere “Edmund’s doubts and the lion’s roar – part 2”)!

 Approfitto per ri-ringraziare voi tutte che mi siete state vicine nel momento nero del mese scorso, in particolare ranyare, rinalamisteriosa, Freddy Barnes e TheGentle95. Grazie ancora per le vostre parole! E ovviamente grazie anche a tutti gli altri lettori :D

 Questo capitolo e ancora di più il prossimo sono incentrati maggiormente su Edmund (avete già letto del suo conflitto interiore), spero vi farà piacere! Quelli che avete appena letto sono gli ultimi istanti di calma prima della tempesta, volevo descrivere l’ultimo attimo di pace di Caspian e Susan prima della battaglia…

Ogni recensione, positiva o negativa, è ben accetta!

Baci a tutti! 

-Arual- 

 
P.S. ebbene si, la sorpresa per Susan era la sua corona, forse vi aspettavate qualcos’altro e anch’io all’inizio ero indecisa se mettere un oggetto che li avrebbe aiutati contro la Strega dalla Veste Verde, ma (come ho già detto a Rinalamisteriosa) ho pensato che avrebbe deviato dal senso della mia storia: voglio dimostrare che la forza dei sentimenti tra le persone è capace di superare ogni avversità, e inserire un aiutino esterno non avrebbe senso a questo punto…
In più, dato che la corona di Caspian è telmarina dare a Susan, futura regina, una corona narniana è il simbolo di come Narnia e Telmar abbiano finalmente imparato a coesistere in armonia… E poi la sua tiara mi è sempre piaciuta!

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Capitolo 14
*** EDMUND’S DOUBTS AND THE LION’S ROAR – part 2 ***


Edmund's doubts 2

ATTENZIONE: questo capitolo contiene SPOILERS sul libro “La sedia d’argento” delle Cronache di Narnia. Per chi non l’avesse letto ma ha intenzione di farlo, qui c’è la descrizione del cattivo di turno (che nella mia FF è l’Incantatrice, o Strega dalla Veste Verde), anche se poi la storia è completamente diversa dal libro (e dal film, se decideranno di farlo)… Quindi è uno spoiler leggero leggero, ma decidete voi se leggere! :D

 

 

EDMUND’S DOUBTS AND THE LION’S ROAR – part 2

 

 “Che atmosfera cupa, non c’è un’anima viva qua attorno, nemmeno gli alberi sembrano muoversi al vento…” rabbrividì il soldato stringendosi nel pesante mantello.

“Maeglin, piantala di lamentarti e vedi di muoverti: prima finiamo la ronda, prima potremo tornare all’accampamento. Re Edmund attende un rapporto entro le otto.“

I due telmarini stavano risalendo la china di una stretta collina in una grigia mattina, al confine con Ettinsmoor. Sebbene fosse estate inoltrata, le truppe di Edmund avevano ormai realizzato che il clima in quelle fredde regioni era ben lontano da quello dolce e ridente delle soleggiate lande di Narnia.

La tattica del re era quella di passare al setaccio tutti i colli e le gole che separavano Narnia da Ettinsmoor, alla ricerca di qualsiasi traccia che potesse segnalare la posizione del nemico, nella speranza di avere così un minimo di vantaggio in una terra inospitale, sconosciuta all’esercito di re Caspian X, che stava procedendo verso nord a ritmi serrati.

“Possiamo anche tornare indietro subito secondo me, Beorn.” brontolò l’altro “Sono settimane che controlliamo in lungo e in largo il confine, e non abbiamo mai trovato nemmeno un dannato straccio di prova della presenza di Donnon o di quegli schifosi esseri con cui si è alleato! Secondo me si è rifugiato da qualche parte e si sta facendo beffe di tutti noi, dei re e di Aslan!”

“Taci!” sibilò il compagno “Lo sai che abbiamo prestato giuramento a Narnia e faremo tutto quello che ci è stato ordinato di fare, e tu non migliori certo la situazione se ti lamenti a ogni passo! Quindi smetti di piagnucolare o giuro che ti strozzo con le mie stesse mani!”

“D’accordo, non c’è bisogno di insultare!”

“Coraggio, appena arriviamo in cima al colle ci giriamo e torniamo indietro”

I due superarono finalmente l’ultimo gruppo di alberi ritrovandosi così in cima al colle brullo e sferzato da un freddo vento.

 
“Ma cosa…?” borbottò sbalordito Beorn.

“Dannazione!”

Ai loro piedi, nella valle sottostante, si svolgeva uno spettacolo spaventoso: centinaia di uomini e di altri esseri spaventosi erano impegnati a costruire un accampamento sterminato, con le insegne della casata di lord Donnon e di altri vessilli verdi che né Maeglin né Beorn avevano mai visto in vita loro. I giganti di Ettinsmoor erano ovunque, impegnati a trasportare grossi tronchi d’albero come fossero fuscelli, e strani ominidi dalla testa grossa, forse gnomi, stavano uscendo dalla nuda terra attraverso un’apertura nera che sembrava portare negli inferi della terra stessa.

Maeglin spalancò gli occhi terrorizzato: “Presto, dobbiamo avvertire gli altri!”. I due uomini si voltarono pronti per correre giù dall’altura, ma furono bloccati da una visione…

Una donna stava in piedi davanti a loro.
Era bellissima, da togliere il fiato a qualsiasi uomo avesse la fortuna di posare gli occhi su di lei, e tuttavia inquietante nella sua maestosa figura avvolta in una sontuosa veste color erba. I capelli biondi le ricadevano lunghi sulla schiena sinuosa, e due occhi verdi e luminosi come smeraldi scrutavano i soldati che, ammaliati, non riuscivano a fare alcun movimento. 
Un lieve sorriso le increspò le invitanti labbra, mentre con la mano candida invitò i telmarini a seguirla, prima di voltarsi e scomparire leggiadra dietro alcuni alti arbusti.

I due uomini non riuscirono a resistere al richiamo, e, come ubriachi, la seguirono. Fatti però pochi passi, una fitta nebbia salì da terra e li avvolse, ed essi brancolarono come ciechi alla ricerca della bella signora, talmente stregati da non percepire la pericolosità della situazione.

All’improvviso, un’enorme figura strisciò minacciosamente fuori dagli arbusti e piombò su di loro…

“No, no, no, NOOOO!” urlò arretrando Beorn..

“AAAAH, aiuto! Mostro, stai lontano da me!”

Le strazianti grida dei due sventurati, attaccati dall’oscuro essere,  si persero nel vento e nella nebbia. Nessuno accorse in loro aiuto, né li assistette quando i due telmarini raggiunsero i loro antenati nell’oltretomba…

 

---

Edmund sospirò assonnato, osservando il cielo davanti alla propria tenda. Era ormai metà mattina, e tra le grigie nuvole non c’era nemmeno una traccia di sole. Riuscì a stento a soffocare uno sbadiglio che lo colse all’improvviso: era ormai sveglio da molte ore, come ogni mattina da quando erano arrivati al fronte si era alzato all’alba, ma per un dormiglione come lui non era facile abituarsi ai rigidi ritmi della vita militare. Tuttavia non si concedeva mai un attimo di pausa, dovendo dare il buon esempio ai suoi uomini.

Il flusso dei suoi pensieri fu interrotto da un forte richiamo:

“Mio signore!” Glenstorm aggirò frettolosamente un paio di padiglioni che lo separavano dal re.

“Sì?” chiese pacatamente Ed.

“Mio signore, stamattina sono tornate tutte le spie che avevamo inviato per il solito giro di perlustrazione… Tranne due uomini: due telmarini di nome Beorn e Maeglin.”

Edmund alzò la testa di scatto, allarmato: “Non è possibile che siano solamente in ritardo per qualche imprevisto incontrato lungo la strada?”

“E’ possibile, vostra maestà, ma ormai sono diverse ore che sono scomparsi e questo non è mai accaduto da quando siamo al confine. Purtroppo sappiamo entrambi cosa ciò voglia dire nel peggiore dei casi…”

Edmund annuì “Possono essere stati intercettati… Dobbiamo supporre che Donnon e la Strega si siano fatti vivi finalmente?”

Era la notizia che aspettavano e insieme temevano con ansia, ormai da varie settimane.

“Dobbiamo andare a controllare, ma non possiamo farci trovare impreparati: se davvero questi uomini hanno scoperto qualcosa, temo non sarà una scoperta piacevole!”

“Cosa ordinate di fare, maestà?” chiese il saggio centauro.

“Raduna un piccolo gruppo di soldati per la ricerca, una mezza dozzina direi. Un numero più alto farebbe rumore e attirerebbe troppa attenzione. Io andrò con loro…”

Glenstorm aprì la bocca per ribattere, certamente per protestare, ma fu bloccato da un gesto del Giusto: “Voglio controllare di persona la situazione. Tu farai le mie veci qui al campo. Ora vai, e assicurati di trovare qualcuno che sappia con precisione il percorso che avrebbero dovuto controllare i telmarini.”

”Ai vostri ordini, mio signore! Ma permettetemi almeno di accompagnarvi per proteggervi, non sapete a quale pericolo andate incontro.”

Edmund sorrise alle premure dimostrate dal suo generale: “Ho bisogno di una persona fidata che mantenga l’ordine qui, questa postazione è il fulcro della nostra linea difensiva e ha bisogno di una mano ferma come la tua per funzionare: non vorrei trovare il caos al mio ritorno!”

“Si, mio signore!” accettò riluttante Glenstorm, prima di voltarsi per eseguire i propri incarichi.

 
---

Dopo mezz’ora la spedizione, composta da quattro uomini due fauni e Edmund partì, decidendo di andare per un tratto a cavallo (chi non era provvisto di robuste e veloci zampe), per spostarsi più rapidamente.

“E’ questo il posto che avrebbero dovuto raggiungere stamattina?” chiese Ed alla guida, il prode fauno Nimienus.

“Si, mio re, avevano il compito di arrivare fino alla cima di quella collina.”

“D’accordo, lasciamo qui i cavalli e proseguiamo a piedi ora. Mi raccomando, siate silenziosi come ombre.”

“Prudenza, mio signore.” disse preoccupato Elios, il cavallo parlante di Edmund. Il re sorrise affettuosamente, accarezzandogli lievemente il soffice muso.

“Sta’ tranquillo, Elios!”

Gli uomini di Edmund risalirono lentamente la collina e, una volta arrivati in cima, scoprirono sbigottiti l’accampamento del nemico.

“Eccoli, finalmente.” mormorò il re osservando i movimenti del nemico, mentre un brivido freddo gli attraversava le membra. “Ora, dove sono le sentinelle? Le avranno scoperte e catturate?”

“Mio signore!” lo chiamò da lontano una guardia con tono pieno d’orrore.

“Dobbiamo andarcene via, questo posto è maledetto!” gridò con isteria un suo compagno.

“Tacete!” sibilò Nimienus “Volete farci scoprire?”

“Aspetta, Nimienus.” Edmund abbandonò la sommità del colle e si avvicinò ai soldati terrorizzati. Il sangue gli si ghiacciò nelle vene per quello che vide: i due valorosi soldati che stavano cercando erano nascosti dietro dei rovi, privi di vita e orrendamente mutilati.

“Chi può avere fatto una cosa simile?” mormorò mentre Nimienus, anch’esso accorso accanto al suo signore si accucciava per osservare meglio le ferite.

“Mio signore, sembra che qualcosa li abbia stritolati con una forza inaudita!”

“Per Aslan, hanno tutte le ossa del corpo rotte!” disse nauseato un telmarino.

“E qui ci sono segni di morsi” continuò il fauno “Ma quale creatura sarebbe capace di compiere questo scempio? Questi segni… sembrano quasi quelli dovuti al morso di un serpente, ma… per Aslan, dovrebbe essere enorme, come non ne ho mai visti a Narnia, per lasciare tali ferite su questi poveri disgraziati.”

Edmund stette un attimo in silenzio, decidendo sul da farsi, poi disse: “Coprite questi due valorosi uomini di Narnia e preparatevi a portarli al campo, non possiamo fare altro per loro. La loro morte non deve essere vana: dobbiamo comunicare agli altri dove si trova l’accampamento nemico che hanno trovato. Ora la nostra priorità è quella di organizzarci per fermare lord Donnon, se decideranno di invadere Narnia prima dell’arrivo di re Caspian. Sappiamo ormai da che parte passeranno: speriamo solo di riuscire a resistere abbastanza a lungo!”

“Ai vostri ordini, maestà”

“E mi raccomando, prudenza! Se quel mostro, o di qualsiasi diavoleria si tratti, dovesse tornare non ci deve cogliere di sorpresa!”

Alcuni uomini si offrirono volontari per andare a recuperare dalle bisacce dei cavalli dei teli con cui avvolgere le vittime ma, fatti alcuni passi, furono bloccati da un denso cerchio di fumo grigio che, salendo dal suolo, li avvolse circondando l’intero gruppo.

“Presto, raggruppiamoci!” ordinò allarmato Edmund, sguainando la spada. Gli uomini e i due fauni si riunirono rapidamente attorno al loro comandante, impugnando coraggiosamente le armi.

Una risata cristallina, fresca e trillante come l’acqua che sgorga da una sorgente, giunse ai loro orecchi. Gli uomini si guardarono sbigottiti attorno.

Ed ecco che una bellissima donna, la stessa che aveva incantato Maeglin e il compagno poche ore prima, apparve come una visione angelica davanti ai loro occhi.

I valorosi narniani e gli uomini di Telmar, che avevano solcato audacemente molti campi di battaglia, non seppero resistere di fronte al potere ammaliante dell’affascinante straniera.

Lentamente, ma inesorabilmente, abbassarono le armi, atto che fece risplendere ancora di più, se possibile, l’attraente sorriso della fanciulla. Gli uomini allora, si ritrovarono a sorriderle di rimando come perfetti idioti, esibendo stupidamente sguardi imbambolati. Alcuni persero addirittura la presa dalle spade, che caddero rumorosamente a terra, ma non ci fecero caso talmente profondo era l'incantesimo di cui erano caduti vittima.

Allora la signora scosse la testa, facendo ondeggiare i delicati boccoli dorati che la adornavano, e alzando la mano li invitò uno ad uno ad avvicinarsi a lei. Il primo che cedette al suo richiamo fu Farnos, un giovane e inesperto fauno che le si avvicinò a passi tremanti, con lo sguardo fisso nei magnetici occhi smeraldo della dama.

Edmund osservò impotente il compagno che si allontanava da lui, percependo vagamente che c’era qualcosa di errato in tutto ciò, ma d’altra parte stare lì in contemplazione di quella incantevole creatura sembrava al contrario così giusto…

Già vedeva il suo futuro insieme a lei: l’avrebbe chiesta in sposa, ovviamente, e avrebbero regnato insieme per sempre su Narnia, facendo tutto ciò che andava loro di fare. L’amore sbocciò in lui, e gli parve un affronto che un suo suddito osasse andare verso ciò che era già suo…

Pensando a questo tornò a fissare la donna, ma s’avvide che stava accadendo qualcosa nella sua figura: i suoi tratti iniziarono a essere indefiniti e distorti, come se la stesse osservando al di là di uno specchio d’acqua… 

...o di ghiaccio…

Un terrificante ricordo sembrò affiorargli alla mente, ma sembrava appartenere a un'altra vita, un altro mondo… immagini di una vecchia nemica, terribile e tentatrice, imprigionata nel ghiaccio, che tendeva la mano a… a un ragazzo… a Caspian!

Il ricordo di quel nome fu come squarciare il pesante velo che stava avviluppando la sua mente: all’improvviso tornò in sé scuotendo la testa dolorante, mentre le ultime parole di Caspian gli echeggiavano nelle orecchie:

 

“Edmund, mi raccomando, fai attenzione!” si raccomandò per la centesima volta Susan.

“Si sorellina.” Edmund alzò gli occhi al cielo
“A presto, Caspian!” disse poi rivolto al telmarino mentre saliva in groppa al grifone per tornare al nord.

“Ci vediamo al fronte Ed.” il ragazzo stava per spiccare il volo quando il telmarino, lasciandosi scappare un’imprecazione, lo bloccò.

“Che idiota! Stavo per dimenticarmi di dirti una cosa importante, dannazione!” l’altro lo guardò aggrottando le sopracciglia.

“Sai che avevo chiesto al mio maestro Cornelius di fare qualche ricerca sulla Strega dalla Veste Verde. Ebbene, dopo settimane di studi è riuscito a ritrovare un antico testo dove si narra che essa ha il potere di assoggettare a suo piacimento la volontà e la mente degli uomini: quello che a prima vista può essere scambiato per fascino è in realtà tutta opera della sua capacità di manipolazione, per questo la chiamano l’Incantatrice! Ha anche un altro potere, terribile e letale, ma non sappiamo di cosa si tratti perché in  quell’antico libro si dice che chi lo scopre poi non riesce a sopravvivere per raccontarlo. Quindi sta' attento, e ricordati delle mie parole!”

“Lo farò!”

 

Edmund batté le palpebre più volte, riflettendo: una donna incantevole che compare dal nulla in cima a un aspro colle… lo stordimento suo e dei suoi uomini… le loro difese abbassate… due uomini morti a pochi metri da loro…

“Tutto torna!” pensò allarmato.

“NO!” urlò con quanto fiato aveva in gola rialzando la spade e correndo verso Farnos e la strega.

Il giovane fauno si bloccò di colpo, la sua mano era  a pochi centimetri da quella della giovane.

“NON TOCCARLA!” ordinò scostando con una spallata il soldato che arretrò passivamente.

“Stai lontana da loro!” disse poi puntandole la spada alla gola.
“Chi sei? Cosa stai facendo ai miei uomini?” chiese rivolto all’inquietante signora “Rispondi! Perché non parli?”

La donna, allora, rivolse tutte le attenzioni al giovane re e, incurante della lama, si avvicinò a lui aggirandola. Le sue labbra, rosse e sorridenti si dischiusero:

“Dunque siete voi il prode comandante di questi uomini?” la sua voce era soave e leggiadra come mille campanelle argentee trillanti nella fresca brezza primaverile.

“Farebbe invidia persino al più dolce canto degli usignoli…” pensò Ed.

“Chi-chi sei?” chiese ancora lottando contro il fascino della sua voce argentea.

“Sono solo una vostra umile servitrice, mio signore. Potete fare di me ciò che più vi aggrada, secondo il vostro desiderio!” e così dicendo gli passò la mano candida davanti agli occhi.

La mente di Edmund precipitò nuovamente in un abisso nero: vide se stesso, riverito e osannato, seduto su un unico trono a Cair Paravel, con la corona di Caspian sul suo capo e la bellissima donna seduta ai suoi piedi.
Attorno a sé centinaia di persone stavano ritte in attesa, pronti a obbedire a ogni suo minimo comando. Vide aule immense, riempite fino al soffitto di oro e gioielli, mille schiere di soldati armati che sotto il suo comando marciavano e conquistavano senza fatica le terre selvagge, Archenland, l’impero di Calormen, solcavano i mari fino alla Terra di Aslan…
Poi vide il Grande Leone ridotto in ceppi costretto ad accondiscendere a ogni suo desiderio, accanto ai suoi fratelli umili e sottomessi…

 

“No!” gridò ancora Edmund ridestandosi “Tu menti, strega! Sei l’Incantatrice, vero?”

La donna allora, sentendosi smascherata, si ritrasse di scatto arretrando di qualche metro. La rabbia si impossessò di lei quando si accorse dell’inutilità dei suoi poteri sul ragazzo. I suoi occhi ora ardevano rossi, infuocati dall’ira.

“Sciocco!” gridò, anche la voce si era trasformata, divenendo molto più simile al sibilo minaccioso di un rettile.
“La tua forza di volontà sarà la causa della vostra morte! Avresti potuto avere tutto da me, ma hai scelto la via del dolore!”

Così dicendo, sotto gli occhi orripilati di Edmund, la sua persona si liquefece come una statua di cera posta sotto il sole.

Alte grida si levarono dai soldati, nel frattempo risvegliati dall’incantesimo: dove prima c’era la delicata fanciulla, si ergeva invece dal fitto sottobosco la testa orrenda di un enorme serpente il cui corpo verde smeraldo, spesso come un uomo, si avviluppava lentamente in spire sotto di esso.

Il mostro, senza indugi, si avventò sibilando contro Edmund, che si salvò solo grazie alla sua prontezza di riflessi gettandosi di lato e rotolando a terra. Allora ripiegò su due uomini dietro di lui che, presi alla sprovvista, furono scaraventati dalla forza soprannaturale del rettile contro una dura parete rocciosa, cadendo a terra inerti come marionette.

Gli altri soldati non si fecero trovare impreparati, ma si misero coraggiosamente in cerchio attorno a Edmund, per difendere il loro re, iniziando così una lunga e cruenta lotta contro il mostro.

Altri due uomini e Farnos caddero, vinti dal pesante corpo del serpente che si abbatté su di loro senza pietà, mordendo e lacerando le loro carni.

“Maestà, fuggite!” urlò Nimienus, unico sopravvissuto, combattendo disperatamente “Andate finché siete in tempo, lo tratterrò io.”

“Non ti lascio solo!” rispose affannato Ed saltellando da una parte all’altra per evitare gli attacchi letali del mostro che però si rivelò più agile del previsto: con un colpo di coda abbatté anche il coraggioso fauno che, battendo duramente la testa contro il freddo suolo, perse i sensi.

“Nimienus, no!” gridò il ragazzo precipitandosi verso di lui e prendendolo tra le braccia, notando il rivolo di sangue che scorreva denso dalla sua tempia sinistra “Dannazione, diavolo d’un fauno, apri gli occhi!”

Un acuto sibilo fece voltare il ragazzo, che si alzò di scatto. Il rettile si avvicinava lentamente, strisciando nel terreno con la testa alzata, in modo da essere allo stesso livello dei suoi occhi.

“Sei rimasto solo, maestà!” il tono beffardo della strega echeggiò nella sua mente: era probabilmente l’unico modo a sua disposizione per comunicare, quando si trasformava.
“Perché tu sei re Edmund il Giusto, vero? Sì, sì: capelli scuri, faccia da bravo ragazzino…” il serpente lo squadrava girandogli lentamente attorno “A quanto pare la reginetta Susan ha chiamato i rinforzi… ed è accorso il suo piccolo fratellino in suo aiuto… E che aiuto!” lo sbeffeggiò crudelmente.

Ed la fissò con sguardo truce.

“E adesso?” Mi chiederai in ginocchio di risparmiare la tua misera vita?” continuò “Dove sono i tuoi fratelli, ora? Dov’è il tuo amico Caspian? Dov’è ASLAN? Sei solo, a loro non importa niente di te, né della tua morte! E da me non avrai certo la pietà che cerchi!”

“Non cerco pietà, strega! Preferisco uccidermi piuttosto che chiederti qualsiasi cosa: se è la morte il destino che mi attende, allora morirò combattendo, per Narnia e per Aslan!” disse fieramente il giovane rafforzando la presa sulla spada scintillante.

“Dunque, se è questo che vuoi, preparati a morire!” tuonò per l’ultima volta la voce malefica nella sua mente.

La testa del grande serpente scattò verso la gola di Ed, con le fauci spalancate, ma lui rimase impassibile, affrontando a occhi aperti il suo fato…

“Aslan, aiuto!” furono i suoi ultimi pensieri.

 

Allora un forte ruggito risuonò sul nudo colle, e tutto si bloccò, immobile, mentre una luce accecante spazzava via la nebbia causata dalle arti malvagie della strega.

Davanti a Edmund, nella luce, si stagliò una figura a lui ben nota…

“Aslan!” esclamò il ragazzo sollevato e pieno di gioia “Mi hai salvato!”

“Si, ragazzo mio. Non ti ho certo abbandonato!”

Edmund rispose, semiserio: “Credevo fosse compito di Lucy trovarti quando c’è bisogno di te…”

Il grande leone rise: “No, figlio di Adamo! Ormai dovresti sapere che io aiuto chiunque crede in me, non solo tua sorella!”

Il ragazzo annuì, credendo di capire quello che Aslan intendeva, e si guardò attorno, sbirciando attraverso la luce dorata che dominava su tutto.

“Dove siamo?” chiese incuriosito.

“In nessun luogo. E in ogni luogo allo stesso tempo!” rispose enigmatico il leone “Stai sognando, Edmund, e io sono qui per darti un consiglio. Una dura prova aspetta Narnia e tu sei qui per sostenere il tuo popolo, anche se leggo nei tuoi occhi l’infondata paura di non essere all’altezza. Ma non temere, giovane re: quando la speranza sembrerà venire meno ricordati di questo giorno, e ricordati anche di Lucy. Allora saprai cosa fare.”

“Ma…” iniziò confuso.

“Niente ma, caro ragazzo! Ho fiducia in te e so che capirai, a tempo debito.”

Edmund, riluttante, chiuse la bocca: a volte Aslan sapeva essere così incomprensibile, lo faceva impazzire, ma sapeva che le decisioni del leone erano sempre le migliori possibili, quindi decise di fidarsi ancora una volta.

“E ora, SVEGLIATI!”

 

Edmund aprì gli occhi di soprassalto, con un rantolo. Si ritrovò sdraiato a terra, con la spada ancora stretta nella mano madida di sudore.

Subito si tirò a sedere di scatto e vide che a pochi metri da lui, dove prima stava l’essere immondo, c’era ora un cerchio di erba bruciata: sapeva che la strega non era morta, ma almeno era stata messa in fuga dal ruggito di Aslan.

Si alzò dolorante e barcollò in cerca dei suoi uomini. Alcuni gemiti gli giunsero alle orecchie quando i compagni sopravvissuti all’attacco rinvennero.

Il giovane re si affrettò a rincuorarli dicendo loro che Aslan in persona li aveva salvati e ora la via per tornare al campo era senza pericoli. 
Fulminato da un improvviso presentimento, ordinò loro di tornare alle tende il più velocemente possibile portando con loro gli amici caduti e i feriti, poi si inerpicò nuovamente sulla sommità del colle, accucciandosi dietro una roccia.

Purtroppo i suoi timori erano fondati: la grande armata di lord Donnon, certamente allertata dalla strega, si stava preparando in tutta fretta in assetto di guerra per marciare contro le difese di Narnia.

Incurante del pericolo, tanto grande era il sollievo infuso nel suo cuore dall'agognato incontro con Aslan (seppure in sogno), si alzò di scatto abbandonando il nascondiglio dietro il masso e corse giù dalla collina, raggiungendo i suoi, già quasi arrivati ai cavalli.

Era necessario avvertire le truppe: Narnia doveva prepararsi a combattere.

 

---------------

La grande armata narniana viaggiava ormai da qualche giorno a ritmi serrati, diretti verso l’avamposto più settentrionale e importante, comandato da re Edmund.

In testa alla lunga colonna di uomini e creature cavalcavano i due sovrani.

Susan, smaniosa di ricongiungersi finalmente al fratello, spronava il suo baio bruno, concentrata sulla strada da percorrere.
"Manca ormai poco" pensò nervosamente.

Sentendosi osservata, girò la testa di scatto, incrociando gli occhi di Caspian che la osservavano assorti.

“Che c’è?”

Il ragazzo, sorpreso, distolse lo sguardo: “Non mi sono ancora abituato alla tua nuova tenuta da combattimento…”

Susan indossava infatti un abito che aveva fatto cucire apposta per la guerra: aveva una gonna lunga fino al ginocchio che non le intralciava i movimenti e, per non creare scandalo tra i soldati, si era procurata anche un paio di calzoni aderenti. Con la sua solita armatura e gli alti stivali il risultato l’aveva soddisfatta: poteva muoversi molto più agilmente di prima, capacità che poteva salvarle la vita sul campo di battaglia.

Sorrise, sapendo che i suoi abiti, nonostante tutti gli sforzi per farli passare come normali, si facevano comunque notare: le donne a Narnia non abbandonavano mai l’abito lungo, e anche per il suo fidanzato quella era una novità.

“Dovrai abituarti, perché lo vedrai molto spesso in giro nei prossimi giorni… E poi sei stato proprio tu a suggerirmi, durante gli allenamenti con la spada, di trovare qualcosa di più adatto per una battaglia di una gonna lunga fino ai piedi!” 1

“Si, ma… Insomma, indossi dei pantaloni!

“Preferivi che tutti mi vedessero le gambe nude sotto la gonna?”

“Certo che no!” arrossì il ragazzo “Ma anche così non lasci molto spazio all’immaginazione…” sbottò in tono quasi arrabbiato.

Susan fece una smorfia davanti all’ovvia esagerazione, poi presa da un’improvvisa intuizione chiese con un risolino: “Caspian, non sarai mica geloso?”

“Chi, io?” chiese lui divenendo ancora più rosso “Assolutamente no, è solo che…”

Un acuto stridio interruppe la conversazione dei due sovrani, che alzarono gli occhi al cielo in cerca dell’origine del rumore. Da lontano, a gran velocità, volteggiava ad ali spiegate un’ombra scura.

Allarmati, i soldati si arrestarono come un sol uomo e alcuni arcieri puntarono le armi contro l’uccello che si avvicinava. Anche Susan non perse tempo e incoccò una freccia dalle piume scarlatte nel suo fedele arco.

“Fermi!” tuonò Caspian riconoscendo la sagoma “E’ dei nostri.”

L’ombra scura si rivelò infatti un grosso grifone, sormontato da un uomo che, appena l’animale toccò il suolo, a pochi metri dalla testa dell’esercitò, balzò a terra.

“Thiram! Cosa succede?” gridò Susan allarmata. Il cavaliere dei grifoni faceva parte dei soldati già al fronte, quindi doveva necessariamente portare notizie di Edmund.

“Brutto segno” pensò Caspian.

“Mia signora! Sire! Per fortuna vi ho trovati… Dovete fare presto, Narnia è stata invasa.” disse il telmarino agitato.

“Che cosa?”

“Si, mio signore, re Edmund sta difendendo i confini con tutte le truppe a sua disposizione, ma non sono sufficienti! Appena siamo stati attaccati mi ha inviato a cercarvi. Ormai è più di un giorno intero che combattono senza sosta: dovete affrettarvi, non resisteranno ancora per molto!”

Susan si lasciò scappare un gemito di orrore.

 

 

1 cfr. capitolo 7: training swordsmen

NOTE:

Ecco come promesso l’altra parte… Che si è rivelata lunga come un nuovo capitolo!

Spero sia stato gradito, questo capitolo mi sembra un po' più dark degli altri, forse perché non ho mai descritto tante morti una dietro l'altra... Poi dovete sapere che io ho la fobia dei serpenti, e mi sono davvero venuti i brividi scrivendo la scena dell’attacco… Aaah pauraaa!

- Ed mi è piaciuto in questi ultimi due capitoli… Essendo molto affezionata anche a lui, spero di avergli reso giustizia! Vorrei sapere cosa ne pensate però del suo conflitto interiore dovuto al confronto con Peter (del cap passato), è molto ooc? Io non credo, perché questo suo aspetto l’ho notato sia ne “il leone la strega e l’armadio”  sia nel “Principe Caspian”, ma magari l'ho visto solo io…

- Per quanto riguarda la nuova tenuta da combattimento di Susan, me l’immagino come quella di Arya (del film “Eragon”) di questo link, immaginate solo una specie di leggins che coprono i due centimetri quadrati di gambe scoperte tra la gonna e gli stivali!     http://i34.photobucket.com/albums/d131/celticstream/eragon/twirl.jpg

Che impressione sapere che è l’ultimo capitolo che pubblico prima dell’uscita del “Viaggio del veliero”…

A presto, ci rivediamo per la battaglia!!!

Grazie e un abbraccio a tutti    -Arual-

 

RISPOSTE ALLE ULTIME RECENSIONI:

TheGentle95: Ciao cara! Grazie per i complimenti… Lo so, il ritardo per i nuovi capitoli è un mio difetto, ma spero di aver rimediato con questi due vicini tra loro!
Eh, si, Susan sa essere crudele a volte, e Edmund maturo, da non crederci, vero?Ahah, anche se puoi notare che non perde mai la sua vena umoristica!

 Freddy Barnes: Certo che puoi chiamarmi Laura! E io posso chiamarti Fede?? Thanks per il commento, è sempre bello leggere tutto il tuo entusiasmo, sai davvero come motivarmi! E le tue recensioni non sono mai noiose!!! 
Qui hai trovato molto più del tuo secondo personaggio preferito e un po’ meno del primo, ma di lui –credo di aver capito chi sia!- mi sono occupata nei capitoli precedenti (12 per l’esattezza), qualcosina per Ed dovevo pur scrivere, sennò si sente trascurato, povero! :D Anche io adoro il mare come te, ma ahimè sono a più di 2 ore di distanza… Allora per rimediare dobbiamo scrivere “Il viaggio del veliero con Arual e Freddy”  che dici?:D
Bacioni a presto!

Rinalamisteriosa: ciao carissima! Come sei dolce, sempre pronta a rassicurarmi per i miei ritardi e a darmi il tuo appoggio… Sono contenta che l’idea della corona ti sia piaciuta, ma lo sono ancora di più per il commento sulla caratterizzazione di Edmund, sai quanto ci tengo… E sapere di esserci riuscita mi fa tanto felice! Poi hai ragione, ho un debole per le battutine e mi va a pennello che nei film Caspian sia dotato di sottile ironia e Ed di humour vero e proprio, quindi non perdo mai l’occasione per sottolineare questa loro caratteristica! Baci baci.

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Capitolo 15
*** THE BATTLE OF ETTINSMOOR ***


THE BATTLE OF ETTINSMOOR

 

“Le Sentinelle del Nord, li chiamano.
Puah, nient’altro che insetti, misere formiche striscianti!

Le abbiamo colte di sorpresa, eppure le piccole formichine non sono scappate sotto i sassi… Oh no, resistono, e combattono ormai da due giorni! E tutto questo per cosa?
Eccolo qua, il “grande” muro di Narnia eretto contro di me: solo soldati patetici e disperati, riuniti sotto il piccolo re che non ha voluto piegarsi al mio volere… Stolto, troverà la sua tomba in questa valle!

Mmm… Finora mi sono divertita lasciando gli umani e le bestie scontrarsi sul campo di battaglia, ma sarà meglio che Donnon mi consegni la vittoria entro stasera. Lo spettacolo inizia ad annoiarmi…”

-----------------

 

“Polvere, maledetta polvere!”

Calda, secca, bruciante polvere, velenosa trasportatrice dell’orrendo fetore di morte che accompagnava quella battaglia e penetrava insinuandosi nella mente degli uomini, nauseandoli ma al tempo stesso istigandoli alla lotta per la sopravvivenza.

Edmund lottava con tutte le sue forze in quella nube rossastra, sotto la luce del giorno ormai volto alla fine, cercando di infondere nei suoi soldati la fiducia che, nonostante le condizioni disperate in cui si trovavano i narniani, resisteva nel suo cuore.
Ma combattevano in una terra straniera, di cui non conoscevano la morfologia, e questo li stava notevolmente penalizzando. Se solo avessero potuto contare su una visuale migliore…

Dannata-polvere!”  ribadì esasperato Edmund sputando per terra dopo aver inghiottito una tale quantità di sabbia da fare invidia al Sahara stesso…

 
La Strega non si era ancora fatta vedere, ma ne avvertiva la presenza nella retroguardia nemica, desiderosa di assistere al tragico spettacolo della caduta dei primi difensori di Narnia, ma forse troppo arrogante per intervenire direttamente nello scontro.

Sta andando tutto secondo i tuoi piani, non è vero?” pensò con odio il Giusto mentre abbatteva con forza un altro nemico, rivolgendo uno sguardo carico di disprezzo verso un lontano colle, approfittando di una folata di vento che aveva momentaneamente spazzato via il pulviscolo. Lassù si poteva scorgere a fatica la nera portantina da cui l’Incantatrice assisteva sadica allo scontro.

“Coraggio! Non tutto è perduto! Presto re Caspian sarà qui, dobbiamo solo resistere!” urlò ai soldati spronandoli contro lo scoraggiamento, ormai dilagante.

Infatti, mentre le ombre si allungavano pesanti sul campo di battaglia, la superiorità numerica dei ribelli e la forza sovrumana dei giganti di Ettinsmoor iniziavano a prevalere sul valore dei difensori. La situazione dei narniani stava peggiorando di minuto in minuto: ben presto si ritrovarono circondati su tre lati dalle forze nemiche, che potevano contare sulle energie fresche dei guerrieri delle retrovie.

Edmund, nonostante tutto, non sentiva la disperazione prendere piede nel suo animo, avvertendo ancora dentro di lui il caldo sostegno di Aslan, che non lo aveva mai abbandonato da quando era stato salvato dalle grinfie della Strega. Dentro di sé una sottile speranza gli sussurrava fiduciosa che sarebbe andato tutto bene…

E’ il caso che Caspian e Susan si sbrighino, però!” pensò irritato atterrando un guerriero minuto ma tenace che si rivelò essere uno gnomo.

“Che strano…” mormorò fermandosi un momento a riprendere fiato, approfittandone per osservare la battaglia che si stava svolgendo sotto i suoi occhi “Gnomi che escono volontariamente di giorno dal sottosuolo… Non l’ho mai…”

Un grido agghiacciante e un tonfo, che fece tremare la terra sotto i suoi piedi, lo riscossero dai suoi ragionamenti. La pausa che si era concesso si rivelò fatale: un grosso gigante si era aperto un varco tra i duellanti e i pochi grifoni che tenevano sotto controllo gli Ettins, intraprendendo una letale corsa nel cuore delle forze narniane. Puntava dritto verso il giovane re, l’unico che non si era messo al riparo dalla sua folle corsa!

Il cuore di Ed si riempì di terrore: un uomo solo, pur dotato di grande coraggio, non poteva far nulla contro un gigante impazzito! Finalmente, dopo qualche secondo che gli parvero ore, riuscì a vincere la paura che gli aveva congelato le membra: salì su una roccia e, spiccando un balzo, riuscì a schivare il primo colpo della pesante clava mettendo a segno un colpo che lacerò parzialmente i tendini del polso del colosso.

Il gigante si girò di scatto pieno d’ira, ma mentre stava per attaccare nuovamente il re una freccia dalle penne rosse gli si conficcò nell’occhio destro. Edmund si voltò incredulo per cercare l’arciere attraverso il denso pulviscolo, ma un tremendo urlo di dolore scaturì dalla gola dell’essere ferito che lasciò cadere la clava portandosi le mani al viso e brancolando semi-accecato, ricordando al Giusto di essere ancora in pericolo di vita: il gigante rischiava di travolgere con la sua mole chiunque non si fosse scansato in tempo.

Prima però che il colosso fuori controllo causasse qualche danno, un’aquila volò attorno a lui avvolgendogli le gambe con una corda e facendolo cadere a terra, infine un cavaliere dalla scura armatura, in groppa a uno stallone nero, si avvicinò al galoppo e tagliò la gola dell’Ettin ponendo fine alle sue sofferenze.

“Serve una mano, re Edmund?” chiese in tono divertito il cavaliere alzando la visiera dell’elmo, rivelando il volto ridente del legittimo re di Narnia.

Le Sentinelle acclamarono entusiaste all’arrivo del sovrano mentre l’esercito narniano raggiunse gli amici sul campo di battaglia suonando a perdifiato i corni di guerra.

“Caspian! Siete arrivati, finalmente!”

“Abbiamo fatto il più in fretta possibile, fratello, ma vedo che te la sei cavata egregiamente!”

“Già, già.” rispose lui senza prestare particolare attenzione all’ultima affermazione dell’amico, troppo impegnato a parare il colpo di un ribelle, che Caspian finì con un fendente. La battaglia non era ancora terminata.

“Edmund!”

Il viso macchiato di sangue del ragazzo si voltò per vedere l’espressione preoccupata di Susan che, smontata da cavallo per raggiungerlo, si stava aprendo ansiosamente un varco tra le persone che ostacolavano la sua corsa verso il fratello.

“Stai bene? Oh, grazie ad Aslan, ero così preoccupata di non arrivare in tempo!”

“Per un attimo l’ho temuto anch’io…” rispose con un sorriso rassicurante lui girandosi per affrontare un altro assalitore, poi tornò ad osservare perplesso la ragazza.

“Ehi! Cosa hai fatto al tuo abito? Da quando Caspian ti permette di andare in giro così?”

“Non è il momento giusto per questo discorso, Ed!” rispose lei scagliando una freccia rossa e incoccandone subito un’altra sull’arco “E comunque, non devo chiedere il permesso a nessuno!”

“Bé, ma se non sbaglio stiamo parlando delle gambe della futura moglie del re di Narnia in mostra sotto gli occhi di tutti, è giusto che lui se ne preoccupi almeno un po’!” ribatté il ragazzo guadagnando un’occhiata di riconoscenza da parte di Caspian che combatteva al suo fianco su Destriero: finalmente qualcuno che capiva le sue ragioni!

“Non – sono – in – mostra !” ribatté lei sottolineando ogni parola con un colpo ben assestato del fedele arco contro i soldati che tentavano di accerchiarla, mettendoli in fuga con l’aiuto del fratello.

“Sarà anche come dici tu, ma credevo che Caspian avesse l’esclusiva!” a questa affermazione la regina avvampò.

“Se non la pianti subito di dire idiozie, Edmund Pevensie, Caspian si dovrà preoccupare di più del benessere del suo futuro cognato che della sua futura sposa!” ribatté minacciosa Susan mentre con un calcio fulmineo all’altezza delle ginocchia atterrava un soldato che si stava avventando sul fratello minore.

“Fiu!” fischiò il ragazzo con uno sguardo misto tra il divertito e l’ammirato, notando che l’agilità della regina era notevolmente migliorata dall’ultima volta che l’aveva vista su un campo di battaglia “E con questo gesto non posso far altro che deporre a favore delle tue nuove scelte stilistiche, sorellina!”

“Ah, è bello vedere l’amore che lega due fratelli!” commentò ironico Trumpkin con il suo solito tono burbero, impegnato a fianco dei sovrani a ricacciare indietro le forze nemiche, provocando l’ilarità di Caspian.

---

La battaglia infuriava nella piana.

Le forze di Narnia, contando sull’effetto sorpresa provocato dal loro arrivo, stavano riuscendo a respingere l’orda nemica senza grosse difficoltà, e continuavano ad attaccare senza dar tregua ai nemici.

“Vostre maestà! Maestà!” urlò Glenstorm raggiungendo il terzetto reale.
“Lord Donnon chiede una tregua per poter contrattare!”

“No, non se ne parla! Stiamo vincendo!” ruggì Edmund continuando a combattere.

“Edmund!” urlò Caspian per sovrastare il rumore della battaglia “I nostri uomini sono stanchi, dobbiamo fermarci anche noi!”

“Ma se ci fermiamo ora, faremo il loro gioco! Ho visto cosa sono capaci di fare nel pieno delle forze, e la Strega non è ancora scesa in campo!”

“Motivo in più per fermarci prima che lo faccia!”

“Non possiamo pretendere che i nostri soldati prosciughino tutte le loro energie, se c’è una sola possibilità di interrompere la battaglia e prenderci cura dei feriti!” si intromise Susan.

“Inoltre si sta facendo buio, prima o poi dovremo chiamare la ritirata!” rincarò la dose il telmarino. Edmund si fermò dubbioso, poi sospirò: “Scusatemi, avete ragione voi, ma sono così…”

“Non c’è bisogno che ti giustifichi Ed: combatti senza sosta da troppo tempo, è normale che tu voglia porre fine alla guerra il più presto possibile..”

Mentre le ultime note dell’accesa discussione sfumavano gradualmente, una sottile nebbia si alzò dal campo di battaglia, diversa dalla polvere che fino a quel momento li aveva accompagnati.
Ogni duellante si bloccò all’istante con le armi a mezz’aria, osservando sbigottito lo strano fenomeno. La nebbia era…

“Verde!” esclamò sbigottito Caspian osservando le lente spirali che il fumo disegnava attorno a lui.

“A quanto pare la Strega non condivide la decisione di Lord Donnon di fermarci per oggi…” borbottò Edmund.

“Cosa?”

“STATE ATTENTI!” urlò il ragazzo lanciando un monito ai soldati, intuendo dai loro sguardi attoniti che stavano già aprendo le loro menti all’Incantatrice “NON DATE RETTA A QUELLO CHE LA VOSTRA MENTE VI SUGGERISCE ORA! CONCENTRATEVI SUL VERO SCOPO DELLA VOSTRA PRESENZA QUI!”

Caspian comprese al volo, ricordando con una fitta di dolore e rimorso l’ammaliante forza persuasiva che la Strega Bianca aveva una volta esercitato su di lui: “Ha ragione lui… PENSATE AD ASLAN! VI DARA’ LA…”

“…FORZA, mio signore?!” una fredda voce, proveniente dalla fitta nebbia innaturale, completò la frase “Re Caspian, finalmente ci incontriamo!” continuò canzonatoria.

“Chi sei?” chiese nervosamente Edmund “Fatti vedere!”

L’uomo misterioso avanzò di qualche passo, rivelando la propria identità. Là, a pochi metri dal legittimo sovrano di Narnia, svettava l’imponente figura di lord Donnon con la spada insanguinata stretta nella mano salda. Indossava la scura armatura dei generali telmarini, così simile a quella di Caspian, ma i due uomini, posti l’uno di fronte all’altro, non avrebbero potuto essere più diversi. I neri capelli, tra cui si poteva già scorgere qualche filo grigio, incorniciavano il fiero volto irsuto, in cui risaltavano gli occhi scuri traboccanti di alterigia e fredda determinazione, che stridevano in contrasto con il sorriso sarcastico disegnato sulle sue labbra.

“Lord Donnon!” sussurrò Susan sorpresa.

“E c’è anche la nostra incantevole regina con il suo fratellino, bene bene!” disse il nemico lisciandosi la corta barba lanciando un lungo sguardo inquisitore ai tre sovrani.
“Come vedete la mia armata è molto potente, e siete circondati dalle arti magiche della mia Signora. Non avete via di scampo, consegnatemi il regno di Narnia ora e vi risparmierò la vita!”

“Mai!” gridò Edmund, incapace di trattenersi di fronte all’arroganza del Lord.

Donnon si girò lentamente osservandolo crudelmente “Sciocco! Non ti è bastato vedere la metà dei tuoi uomini morire per mano mia, prima che venissero a salvarti?”

“Ma ora siamo qua!” si intromise finalmente re Caspian “Sai che non potrai mai vincere, nemmeno con i sortilegi della tua strega! Abbiamo Aslan dalla nostra parte!”

A queste parole il viso del generale si accese di rabbia “Quel leone non può neanche lontanamente competere con i poteri della mia Signora! Come potete anche solo pensare che vi possa aiutare?”

“Evidentemente non ricordi chi ha sconfitto lord Sopespian durante la Guerra di Rivoluzione!” ribatté Susan.

“Ha solo fatto muovere qualche stupido albero e chiesto l’aiuto di una divinità del fiume, nient’altro. E ricordate che non siamo nel cuore di Narnia, ora, ma alle soglie del regno dell’ Incantatice!”

“Aslan è più potente di qualsiasi strega, lui ha creato il mondo!” ribatté Caspian.

“Re Caspian…” rispose Donnon scuotendo la testa come se fosse di fronte ai capricci di un bambino ”Non mi sorprende che proprio tu creda a queste sciocche favole per bambini. Tuttavia se anche aveste ragione, se Aslan fosse il padrone del mondo, ora dov’è? Perché non è qui ad aiutarvi?”

“Non fare l’errore di sottovalutare la nostra forza, come ha fatto mio zio prima di te! Hai visto che fine ha fatto lui.”

“Ora basta!” rispose tremante di rabbia ”Non parlare in quel modo del grande re Miraz! Tu, traditore del tuo sangue, hai trascinato la tua stessa gente alla rovina e non avrai pietà da parte mia. Non mi fermerò finché non avrò riportato la situazione a com’era prima! Finché la gloriosa stirpe telmarina non risorgerà dalla tomba in cui l’hai seppellita! Finché questi sporchi narniani non saranno costretti a tornare striscianti da dove sono venuti!”

A queste parole la collera di Caspian, trattenuta fino a quel momento, esplose. Si avvicinò minacciosamente al generale: “Come osi parlare così di un popolo nobile e antico come la stessa Narnia! Guardati, ipocrita: pur di soddisfare la tua sete di potere ti sei circondato delle creature che tanto disprezzi! Perché sai che altrimenti non riusciresti mai a vincere con le tue sole forze!”

“Il mio valore non può essere giudicato in base ai vili schiavi sotto il mio controllo.”

“Eppure ti servi di loro, non è forse vero?” intervenne Edmund “Gli gnomi non hanno mai abbandonato i loro domini sottoterra, mai una volta per secoli interi.”

“E’ vero” disse Susan “Non si sarebbero mai volontariamente esposti alla luce del sole. Qualcuno deve averli costretti con la forza.”

“O, peggio, stregati!” intuì Caspian.

“E i giganti? Anche loro non c’entrano in questa storia!” ribadì il Giusto.

“Ahahah, poveri piccoli presuntuosi!” la risata di Donnon echeggiò nella valle “Credete di aver capito tutto, vero? I giganti di Ettinsmoor non sono fedeli a Narnia, non lo sono mai stati: hanno deciso di schierarsi al nostro fianco in cambio delle montuose contrade settentrionali di Narnia. Pensate, un esercito invincibile in cambio di un pugno di monti e pietre!”

“Dunque sei sceso a patti con loro! Infine ti sei ‘abbassato’ alle loro richieste!” confermò con sarcastica ironia Caspian, fissando eloquente Edmund.

“Già” continuò l’amico intuendo le sue intenzioni “Chissà che bell’esempio hai dato ai tuoi soldati!”

“Pensa Ed, potremmo persino pensare di chiamarlo l’Amico Dei Giganti d’ora in poi!”

“E perché non il Gran Protettore Degli Gnomi?” concluse l’altro ridendo.

“Ora basta!” urlò Donnon tremante d’ira “Non mi faccio sbeffeggiare da due ragazzini come voi! Non mi servono né gnomi né giganti per sconfiggerti, traditore del tuo popolo!”

La sua mano si alzò di scatto puntando un dito contro Caspian, lo sguardo malvagio legato ai luminosi occhi neri del re. Tre corte frasi gli sfuggirono dai denti, serrati per mantenere il poco autocontrollo rimasto:

“Domani all’alba. Tu e io al centro del campo di battaglia. Nessuna possibilità di resa!”

“Accetto!” rispose fermamente il re.

Il cuore di Susan perse un battito, e si girò sbigottita verso il fratello che le posò una mano rassicurante sulla spalla e, avvicinando le labbra al suo orecchio, le sussurrò “Andrà tutto bene, te lo giuro. Caspian sa quello che fa!”

Fortunatamente, Susan non notò l’inflessione preoccupata e insicura celata nelle parole del fratello…

 

---

Donnon stava organizzando la ritirata delle sue truppe, quando una voce, ormai ben nota, risuonò autoritaria nella sua mente: “Torna immediatamente sul campo di battaglia, combatti ancora! Con i tuoi uomini e le mie arti magiche possiamo batterli e conquistare il trono prima di sera!”

“Ma, mia Signora, ho giurato di riprendere in mano le armi contro Narnia solo dopo aver ucciso re Caspian. Mi batterò con lui domani all’alba, dopodiché annienteremo anche il suo esercito!” rispose il lord ad alta voce.

“Non mi importa nulla dei vostri futili screzi. Obbedisci!”

“Sono profondamente dispiaciuto, mia signora, ma questa volta non posso ubbidirvi. Non posso tirarmi indietro, voglio la mia vendetta: sono stato offeso da un ragazzo che ha la metà dei miei anni! Il mio popolo è stato rovinato da un insolente che fino a qualche anno fa era ancora attaccato alle sottane della sua nutrice! Voglio che il suo sangue scorra sulla mia lama domani!”

La voce nella sua testa tremò di rabbia mentre ripeteva l’ordine:

“OBBEDISCI!”

Il generale avvertì un dolore acuto, come se mille piccoli aghi gli stessero trafiggendo il cranio. Tuttavia non cedette, ma urlò con quanto fiato aveva in gola ribellandosi alla sua padrona: “NO!”

La voce nella sua testa cambiò improvvisamente atteggiamento, tornando dolce e soave come un tempo: “Come vuoi tu, mio amato… Vorrà dire che posticiperò di un giorno i festeggiamenti per la nostra ascesa al trono.”

“Grazie mia signora!”

“Tra due giorni all’alba celebreremo l’avvento del nostro dominio su Narnia! “ e con questo recise il contatto mentale con lord Donnon.

“Sempre che esista un’altra alba per te!” concluse malefica la Strega dalla Veste Verde. Solo la nera portantina poté sentire le sue parole.

 

----------

“Ma come hai potuto farlo!”

“Era mio dovere per uscire da quella situazione!”

“Ma questo non ha senso. Ci doveva pur essere un altro modo, non era necessario invitarlo a ucciderti!”

“Susan, abbassa la voce, o ti sentiranno fino a Cair Paravel…” intervenne il fratello comparendo all’entrata della tenda dove si erano rifugiati i due sovrani per potersi finalmente chiarire.

“Non provocarmi, Edmund Pevensie, è anche colpa tua se siamo in questa situazione!”

“Mia?” chiese offeso entrando nella tenda “E cosa avrei fatto io?”

“Non ti sei opposto, non l’hai fermato!”

Caspian si avvicinò alla fidanzata per cercare di calmarla “Susan, Susan ascoltami! Tutto questo è nato perché Donnon non accetta di essere sotto il mio comando. Non mi ha mai sopportato, ma fino a pochi mesi fa ha finto di essermi leale per convenienza. In segreto ha accresciuto la sua influenza sui suoi soldati poi, non appena ha trovato l’alleato perfetto,  ci ha traditi! Era inevitabile che prima o poi ci saremmo affrontati faccia a faccia.”

“Ma questo duello è inutile, non lotterete per decidere le sorti della guerra ma solo per soddisfare la sua sete di vendetta…” mormorò lei amareggiata abbassando lo sguardo.

“E’ vero, ma se Donnon sarà sconfitto, i suoi uomini perderanno fiducia in lui e forse capiranno finalmente che la dottrina che lui insegna è malvagia.”

“Rischi la tua vita per degli uomini che ti hanno rinnegato…”

Caspian posò le sue mani sulle delicate spalle della ragazza, e disse in tono raddolcito: “Ho fatto delle ricerche su quei soldati prima di partire. Non dico che non siano colpevoli, ma è da tempo che si sentono ripetere che gli abitanti di Narnia sono esseri inferiori, e coloro che si ribellavano a questa concezione erano duramente puniti. Se c’è anche la minima possibilità di salvare quegli uomini, ho il dovere di tentare. Ognuno ha diritto a una seconda chance, guarda me!”

Susan rimase colpita da quelle parole, comprendendo finalmente che Caspian non intendeva combattere per ribadire davanti a tutti chi fosse il vero sovrano, ma per dare una possibilità di salvezza a tutti quei ragazzi che avevano avuto la sfortuna di entrare a far parte del plotone del generale, e le cui menti erano state deviate da una personalità crudele.
Sentendosi infine sconfitta, la regina trasse un profondo respiro.

“E va bene, ho capito.” poi aggiunse in tono minaccioso: “Ma ascoltami bene, re Caspian il Liberatore, se ti farai ammazzare giuro che… Che non ti perdonerò mai e poi mai! Quindi trova il modo di restare vivo o non so cosa farò io…” concluse con un gemito.

Caspian sorrise intenerito accarezzandole la guancia “Non preoccuparti amore mio. Qualsiasi sfida la vita ci riserverà, troverò sempre il modo di tornare da te!” e suggellò la sua promessa con un bacio che Susan ricambiò all’istante.

Edmund, intuendo che ormai la sua presenza era del tutto superflua, uscì silenziosamente dal padiglione. Fuori la notte era ormai sopraggiunta e nell’accampamento brillavano numerosi fuochi attorno ai quali si stringevano gli uomini di Telmar e Narnia, in cerca di conforto e coraggio per la sfida che li attendeva il giorno dopo.

Il giovane re iniziò a vagare tra le bianche tende, perso nei suoi pensieri. Ormai sapeva cosa avrebbe dovuto fare, ma gli mancava il coraggio per compiere il passo successivo. In verità non pensava di esserne capace. Ma doveva farlo. Per questo aveva bisogno di un posto tranquillo per riflettere, lontano da tutti.
Infine, ai margini del campo, trovò quello che cercava. Si sedette su un masso al riparo da occhi indiscreti, con il favore dell’oscurità, e si mise ad osservare il cielo stellato, lievemente velato da qualche nuvola gonfia di pioggia.

Purtroppo la sua pace non era destinata a durare a lungo. Infatti dopo qualche minuto avvertì dei passi familiari avvicinarsi a lui. Intuendo chi potesse essere, voltò appena il capo tornando subito dopo nella sua posizione iniziale, con lo sguardo rivolto verso l’alto.

“Eccoti, finalmente!” disse il nuovo venuto sedendosi agevolmente al suo fianco sulla dura roccia. “Glenstorm vorrebbe parlare con noi di…”

“Devo partire, Caspian.” mormorò sovrappensiero Ed.

“Come?” chiese confuso il re telmarino voltandosi verso di lui e scrutandolo attentamente.

“Devo andare” ripeté fermamente senza staccare gli occhi dalla volta celeste “Devo cercare Aslan.”

“L’hai visto?” chiese con una nota di speranza “E dove?”

“Non so dove sia, ma sento che devo andare a cercarlo!”

Caspian sentì lo sconforto e il rancore crescere in lui. Ad un tratto realizzò che il giorno dopo si sarebbe ritrovato da solo ad affrontare il duello e, se fosse sopravvissuto, a guidare l’esercito in battaglia senza l’appoggio del suo migliore amico. Come poteva pensare di abbandonarlo proprio in quel momento così difficile? Come poteva pensare di abbandonare sua sorella, chi si sarebbe preso cura di lei se gli fosse successo qualcosa nello scontro con Donnon?

“Ma non puoi pensare che…” ribatté quindi irritato

“Devo farlo, Caspian!” lo bloccò subito fissandolo in volto. Il Giusto aveva intuito le sue incertezze.
Poi aggiunse con un mezzo sorriso “Una volta un saggio amico mi ha detto che devo avere più fede, che Aslan aveva un piano per me.” Caspian abbassò la testa riconoscendo le sue stesse parole, dette all’amico poco tempo prima.

“Ecco” continuò ”ora ho capito finalmente qual è il mio compito, cosa devo fare. Devo avere fiducia nel Grande Leone, come Lucy, anche se non credo di essere esattamente come lei. Ha sempre creduto in Aslan, sempre, anche quando noi avevamo dei dubbi. Ma in ogni caso devo andare. Me l’ha fatto capire lui quel giorno in cui mi ha salvato dalle spire della Strega.”

E iniziò a raccontare tutto ciò che era accaduto: l’attacco del serpente-strega sulla collina e l’aiuto di Aslan. Ricordò le sue parole: “…quando la speranza sembrerà venire meno ricordati di questo giorno, e ricordati anche di Lucy. Allora saprai cosa fare…”.

“Capisci ora? Lucy è andata a cercare Aslan alla vigilia del duello tra Peter e tuo zio. Domani tu sfiderai Donnon, e i nostri uomini hanno a malapena intravisto la potenza della Strega dalla Veste Verde, ma ti garantisco che non deve essere sottovalutata. Se non fosse stato per Aslan sarei morto su quella collina. Io dovevo resistere in questa piana finché non foste arrivati voi: ora che siete qui posso finalmente partire.”

Caspian sospirò, domando le sue frustrazioni: “Vorrei che ci fosse un altro modo, so di essere egoista, ma vorrei non dover fare a meno di te domani!” disse sinceramente. Edmund gli strinse una spalla, condividendo le sue parole.

“Anche io, fratello, anche io. Non mi sono mai tirato indietro di fronte a una sfida, e ora mi ritrovo a dovermene andare via così, come un vigliacco: partirò prima dell’alba, e tornerò il prima possibile, te lo prometto. Per favore, spiega tutto ai miei soldati, fai in modo che non pensino di essere stati abbandonati!”

“Certamente!” lo rassicurò Caspian alzandosi “Glenstorm mi sta aspettando, vieni con me?”

“Vai avanti, ti raggiungo tra qualche minuto.”

Il telmarino annuì, voltandosi e raggiungendo velocemente l’accampamento. Edmund tornò a guardare il cielo.

 

 

 

NOTE:

Rieccomi!

Ultimamente non mi sono fatta molto sentire, mi spiace tanto… Cercherò di rimediare! Approfitto per precisare che la nebbia verde di questo capitolo non centra niente con quella del Viaggio del Veliero (perché la nebbia nel Viaggio del Veliero, perché?!? -.-” Grr, lasciamo stare!)

Spero che il capitolo vi sia piaciuto, approfitto per ringraziare:

 pevensie: grazie per il commento! Dal mio punto di vista Ed non deve essere affatto geloso del fratello, e credo che comunque questo complesso l’abbia superato già alla fine de “Il leone la strega e l’armadio”. Lui è il Giusto, non può provare invidia né per Peter né per Caspian… (ma, mi domando, a cosa pensavano quando hanno scritto la sceneggiatura del terzo film??? Me arrabbiata!). Quella che descrivo io non è gelosia, piuttosto è paura di non essere all'altezza... A presto!

Rinalamisteriosa: Carissima! Si, avevo bisogno di un cattivo, e la strega dalla veste verde mi sembrava perfetta, ho approfittato per inserire anche il tema della tentazione, che mi ha permesso di far vedere come Ed sia in realtà più maturo di quanto non sembri… Non è più il ragazzino di un tempo, ha sconfitto la strega Bianca insomma! (Si nota forse quanto io sia indignata per le figuracce che hanno fatto fare a Ed nell’ultimo film? Oooopss… :D comunque, ne parleremo meglio, dai!). Come sempre, grazie per il tuo sostegno...

Freddy Barnes: Fedeee! La battaglia è finalmente iniziata… Sigh sono un po’ triste, sono già arrivata a questo punto… Mi sono appena accorta che anche in questa parte c’è tanto Edmund, ma il prossimo sarà più incentrato su Cas, promesso!! Grazie per i complimenti, bacioni!

Ringrazio anche chi ha inserito la mia storiella tra le preferite, le seguite o le ricordate… Come sempre, se avete commenti, critiche o altro da dire sono tutta orecchi! A presto!!!

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