Love story di arual (/viewuser.php?uid=30175)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lost ***
Capitolo 2: *** PAIN ***
Capitolo 3: *** I'LL COME BACK WHEN YOU CALL ME ***
Capitolo 4: *** IT STARTED OUT AS A FEELING ***
Capitolo 5: *** THE SUNSET ***
Capitolo 6: *** THE REAL MEANING ***
Capitolo 7: *** TRAINING SWORDSMEN ***
Capitolo 8: *** CLOUDS ON THE HORIZON ***
Capitolo 9: *** A LETTER FROM ETTINSMOOR ***
Capitolo 10: *** THE ENEMY MARCHES OUT! ***
Capitolo 11: *** LOVE IS A FIRE SPARKLING IN LOVERS’ EYES ***
Capitolo 12: *** ONCE A KING OR QUEEN OF NARNIA, ALWAYS A KING OR QUEEN ***
Capitolo 13: *** EDMUND’S DOUBTS AND THE LION’S ROAR – part 1 ***
Capitolo 14: *** EDMUND’S DOUBTS AND THE LION’S ROAR – part 2 ***
Capitolo 15: *** THE BATTLE OF ETTINSMOOR ***
Capitolo 1 *** Lost ***
LOST
Caspian
era ormai re di Narnia da oltre sei mesi.
In quei primi attimi di vita del suo regno avrebbe dovuto sentirsi
orgoglioso e
pronto a rimediare agli errori commessi dai suoi avi, che tanto
negativamente
avevano inciso sulla popolazione narniana negli ultimi secoli.
Certo,
era consapevole dell’importanza dei doveri
che lo aspettavano e avrebbe dato tutto se stesso per la pace e la
prosperità
dei suoi sudditi, eppure si sentiva stranamente vuoto.
Detestava
mostrarsi così vulnerabile agli occhi
della corte – l’orgoglio era da sempre suo pregio e
difetto, e l’aveva portato
a scontrarsi varie volte con il re supremo Peter – per questo
celava quel senso
di malinconica oppressione dietro la maschera del sovrano sicuro di
se’. Questa
parvenza ingannava chiunque, ma non il suo vecchio e saggio maestro, il
dottor
Cornelius, conscio del fatto che la malattia che attanagliava il cuore
del
giovane sovrano aveva un solo nome: amore.
Già,
dal momento in cui Caspian aveva contemplato
per l’ultima volta gli occhi penetranti della dolce regina
dell’età d’oro di
Narnia, era sprofondato in un’atonia mai riscontrata dal suo
insegnante, il
quale a stento riconosceva nell’uomo straziato da rimpianto e
nostalgia il
vivace ragazzino che a sette anni preferiva impartire ordini a
un’immaginaria
schiera di soldati piuttosto che affrontare i problemi di algebra!
Più
volte il saggio aveva tentato di affrontare
l’argomento, ma ogni volta che la parola
“Susan” sfuggiva dalle sue labbra, si
spaventava di fronte al mutamento del giovane sovrano, i cui grandi
occhi color
ebano si riempivano di una sofferenza tale da dare
l’impressione che ogni
scintilla di gaiezza fosse ormai estinta in lui.
Non
era il ricordo dei momenti passati con Susan –
oh no, era un piacevole mare di ricordi in cui annegare – ma
la consapevolezza
che lei non sarebbe più tornata a rendere così
insopportabile quell’argomento.
Così
il povero Cornelius era costretto ad
assistere in silenzio alle lotte interiori del giovane allievo.
Caspian
era consapevole del fatto che per andare
avanti doveva recidere i legami con il passato, ma il suo cuore era
più forte
della ragione.
Così,
ogni volta che i vari impegni o il restauro
di Cair Paravel lo lasciavano libero, soleva fare lunghe cavalcate da
solo.
Immancabilmente, e senza averlo premeditato, si ritrovava in un luogo
che era
stato scenario di uno dei pochi e preziosi momenti passati con la dolce
regina:
la radura della tavola di pietra dove si esercitavano con
l’arco, il bosco dove
l’aveva salvata, all’albero-portale davanti al
quale si erano scambiati il
bacio d’addio… Era come se quei luoghi avessero il
potere di fargli percepire
la presenza di Susan.
Anche
quel pomeriggio, sellò il suo fidato
destriero e si lanciò in una lunga cavalcata, sperando che
nel luogo in cui si
fosse fermato avrebbe potuto ritrovare qualche traccia della sua amata.
Cavalcando
nel vento, si ritrovò a gridare
silenziosamente tutta la sua pena d’amore, concentrandola in
una sola parola:
“Susan!”.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** PAIN ***
PAIN
“Susan,
Susan, vieni! Ci sono i regali e fuori
nevica!”
Un
altro giorno.
Un
altro giorno senza la speranza di rivedere il
suo viso.
Questo
pensava Susan, mentre si costringeva ad
aprire gli occhi e a calarsi nel ruolo della sorella maggiore, che ha
dimenticato il mondo incantato del quale è stata regina per
molti anni.
Si,
perché se per Susan era doloroso pensare di
vivere il resto della vita senza Caspian, lo erano ancora di
più lo sguardo
preoccupato di Lucy, le attente occhiate di Edmund e i discorsi
“ragionevoli”
di Peter ogni volta che qualcuno di loro nominava Narnia o il suo re.
Era
stanca di queste continue attenzioni, quando il suo unico obiettivo era
quello
di dimenticare il suo amore per non piangere più invano la
notte, per non
invocare più il suo nome nella discrezione
dell’oscurità. Per questo aveva
deciso di far finta che per lei Narnia non fosse mai esistita, che
fosse solo
un gioco inventato per occupare le giornate silenziose a casa del
signor Digory
durante la guerra o per far passare il tempo aspettando il treno della
scuola.
Non
era sicura del successo della sua “recita”
–
ogni tanto aveva l’impressione che i suoi fratelli
l’assecondassero per
alleviarle la pena del ricordo di ciò che non sarebbe
più stato – ma almeno
rendeva felici i suoi genitori, che si erano profondamente preoccupati
quando
per mesi avevano visto la loro Susan priva di spirito di iniziativa e
di gioia.
Per ora era tornata, finché avesse retto, quella di sempre.
Erano
passati quasi quattro mesi dal loro ritorno
– chissà quanto ne era passato a Narnia!
– ed era arrivato finalmente il
Natale, con grande gioia della piccola Lucy.
Ed
era proprio lei che, saltando su e giù con la
sua vestaglietta azzurra sul letto della sorella, tentava in tutti i
modi di
farla alzare!
“Si,
si Lu, ora vengo… Ancora cinque minuti”.
Non era da Susan dormire così tanto (quella era una
caratteristica di Ed), ma
il suo obiettivo era ben diverso… Infatti:
“Dai
Sue, alzati, è tardi ed è Natale…
Susan mi
senti?”
La
piccola Lucy, seduta sul bordo del letto, cercò
di scrutare il volto della sorella per capire se stesse veramente
dormendo:
“Susan…
Sue?” così facendo, si avvicinò
pericolosamente a lei e…
“Ah
ti ho presa finalmente, piccola peste!” gridò
Susan afferrando la sorella e iniziando a farle il solletico.
“Ah
ah ah, no Susan, ah ah, lo sai che non lo
sopporto, ahah basta!” Lucy lottò con tutte le sue
forze, cercando a sua volta
di stuzzicare la sorella!
“Ehi,
ma cos’è tutto questo baccano?” attirati
dai
rumori provenienti dalla camera delle ragazze, Peter e Edmund fecero
capolino
dalla porta, osservando divertiti la scena. Peter, in particolare,
tirò un
sospiro di sollievo nel vedere Susan finalmente spensierata come non lo
era da
tempo.
Edmund,
invece, sbuffò osservando la scena
commentando con un bel: “Che roba da bambini giocare a fare
la lotta nel
letto!”
“Ah
si?” ribattè Peter “ma se a te piace
tanto
lottare!” e così dicendo si scagliò sul
fratello facendolo atterrare di schiena
sul letto di Susan e cominciando una lotta all’ultimo sangue:
Susan, Lucy e
Peter contro Ed.
Ben
presto i rumori della lotta furono sostituiti
dalle risate dei quattro fratelli, ognuno consapevole del profondo
affetto che
li legava e dalla fortuna di poter essere tutti insieme in qualsiasi
circostanza della vita…
Ad
un tratto, Lucy prese in mano la situazione,
ordinando a tutti di scendere in sala da pranzo perché,
insomma!, era Natale ed
era tempo di regali!
...
Dopo
il rituale dell’apertura dei regali sotto
l’albero, sempre affascinante anche per Peter e Susan sebbene
fossero già
grandi, e dopo il pranzo di Natale, i quattro figli di Adamo ed Eva
decisero di
uscire per svagarsi un po’.
Lo
spettacolo offerto dal loro giardino era
impagabile: era un’immensa distesa innevata, luccicante sotto
i raggi del sole
pomeridiano, con gli alti alberi imbiancati le cui fronde erano
talmente
cariche di neve da toccare quasi il suolo.
“Che
bello, sembra quasi di essere tornati a
Narnia” si sorprese a pensare con nostalgia Susan,
rimpiangendo poi di aver
ceduto, per un’ennesima volta, al ricordo del tanto amato
regno. Era tuttavia
sicura che anche i suoi fratelli stessero ripensando al loro primo
viaggio a
Narnia, anche se per loro quel ricordo non implicava necessariamente
provare
dolore per una ferita profonda come la sua… Ma quel giorno
Susan si era
ripromessa di stare allegra, senza permettere a strani pensieri di
vagare per
la sua testa.
Dopo
una sana ma pur sempre disastrosa battaglia a
palle di neve, proposta da Ed, Peter suggerì uno svago
più rilassante:
costruire un enorme pupazzo di neve. Le ragazze accettarono subito con
entusiasmo e, vincendo l’opposizione di Edmund che avrebbe
preferito continuare
a bombardare i fratelli con i suoi missili di neve, si misero
all’opera; ben
presto corpo e testa presero forma, mancavano solo le decorazioni.
“Susan,
cosa possiamo usare per finire il nostro
Mr. Pupazzo?” si lagnò Lucy con la sorella maggiore
“Mah,
non lo so…” rispose lei guardandosi attorno
“Possiamo usare dei rametti, oppure… delle
pigne!”
“E
dove le vedi le pigne con tutta questa neve?
Sempre che ce ne siano…” la schernì Ed
“Ma
si, dai, ce ne sono!” replicò Sue, che aveva
da sempre la vista più sviluppata dei suoi fratelli
“Ce n’è una proprio dietro
di te. Là, vicino alla staccionata!”
“Ah
si?” mormorò il fratello scrutando il giardino
nel punto indicato da Susan. Di colpo, trovata la minuscola pigna che
pendeva
da un ramo semisommerso dalla neve, esclamò: “Ma
Susan, sei sicura che non sia
una ghianda?”
Una
scarica elettrica attraversò Susan, fu come un
lampo a ciel sereno. Quella frase… l’aveva
già sentita una volta, pronunciata
dalla voce più affascinante che lei avesse mai
udito… Caspian!
Fu
come se l’argine che racchiudeva il fiume dei
ricordi fosse improvvisamente ceduto, e ogni emozione provata tra le
braccia
del suo principe si riversò in lei come un’onda in
piena.
Non
potendo resistere all’ondata di sentimenti di
amore dolore nostalgia e rabbia provati nel medesimo istante, Susan
scappò via,
correndo a perdifiato fuori in strada, e da lì lungo il
viale. A nulla valsero
i richiami dei fratelli, sconcertati dal repentino cambiamento.
“Ma
che ho detto di male?” chiese sconsolato Edmund.
...
“Non
è colpa di Ed, povero fratellino mio, nessuno
dei miei fratelli sa di quel giorno passato con Caspian a sfidarci nel
tiro con
l’arco…” tentava tristemente di
consolarsi tra sé e sé Susan. Ma ormai il danno
era fatto: l’amore per Caspian, che aveva tentato in ogni
modo di soffocare, si
era fatto sentire in tutta la sua forza e ora richiedeva un
risarcimento per
tutto quel tempo in cui era rimasto nascosto come un vergognoso segreto.
Guardando
scorrere sotto di sé il Tamigi,
dall’alto del ponte che aveva raggiunto, Susan
richiamò alla mente l’immagine
del suo tanto amato sovrano e gridò con tutto il fiato che
aveva in gola,
esprimendo finalmente la sua sofferenza: “Caspian!”.
All’improvviso,
tutto si fece buio e Susan scivolò
nell’oblio.
---------------
Ciao ragazzi!
Volevo anzitutto
ringraziare chi sta seguendo questi episodi… Vi devo
confessare che avevo
un po’
timore di postare il mio
racconto, sia perché non ho ancora finito la stesura, sia
perché ho sempre
scritto per me stessa e non so come sarà accolto
ciò che scarabocchio…
Comunque, vediamo come va a finire questa storia!!
NOTE:
per chi non ha mai avuto occasione di vedere le scene tagliate del film
“Il
principe Caspian” è difficile capire il
riferimento alla pigna che Edmund
scambia per ghianda: in questa sequenza (non inserita poi nel montaggio
finale
dal regista) Susan sfida Caspian nel tiro con l’arco e gli
chiede di centrare
una pigna su un ramo. Data la lontananza del bersaglio, il bel principe
domanda
ironicamente se non sia piuttosto una ghianda! Io ho riportato la mia
traduzione
del dialogo dall’inglese poiché non sono riuscita
a trovarlo in italiano; se
siete curiosi, potete facilmente trovarlo su youtube cercando
“Prince Caspian
deleted scene: Archery Practice”.
Buona visione!
Arual
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** I'LL COME BACK WHEN YOU CALL ME ***
I’LL COME BACK WHEN YOU CALL ME
Susan
si rialzò a fatica, cercando di districarsi
dal fitto sottobosco… Sottobosco?
“Ma com'è possibile? L’ultima cosa che
ricordo è
la sensazione di cadere nel fiume. Eppure, riconosco questo
posto… Narnia! Ma
io non dovrei essere qui…”
Dopo un iniziale sgomento, Susan provò una strana sensazione
di sollievo – sentiva dopo tanto tempo di essere finalmente a
casa – anche
se una certa inquietudine si stava facendo strada in lei.
“Non
sono mai stata a Narnia senza i miei
fratelli, dove saranno? E soprattutto perché sono tornata e
quanto tempo è
passato dalla nostra ultima visita? E Caspian?”
Sempre più confusa e disorientata, la ragazza
iniziò a chiamare ad alta voce colui che, sicuramente, era il
responsabile di tutto quel
pasticcio: Aslan. Già una volta aveva commesso
l’errore di non credere nel suo
aiuto, ed era ben decisa a non ripetere lo sbaglio!
A
un tratto sentì una voce che le intimava di
mostrarsi. Susan
si mosse quindi verso il punto da dove proveniva il richiamo, non
volendo
credere alle proprie orecchie…
...
“Ecco,
è accaduto di nuovo” sospirò Caspian
smontando
da cavallo “un altro posto che mi ricorda Susan”.
Quel
luogo oltretutto conservava un ricordo molto
particolare. Il ragazzo si avvicinò a un albero sfiorando
con le dita
un’incisione sul fusto, lasciata dalla lama di una spada e
sorrise al ricordo del primo duello contro il Re Supremo Peter.
Tutto ebbe inizio in quel bosco: lì aveva conosciuto i quattro leggendari
sovrani di Narnia,
e proprio in quel momento uno sguardo ricambiato aveva deciso il suo
destino.
Il
sovrano di Narnia ricordava bene le forti
emozioni provate non appena vide Susan, sebbene solo il tempo e la
scoperta
della personalità dolce, ma al tempo stesso combattiva e
determinata, della
regina avrebbero in seguito tramutato quelle emozioni in amore. Ora la nostalgia iniziava a farsi sentire, gli
sembrava quasi di udire la vellutata voce della sua amata…
Ma c’era davvero
qualcuno che gridava al di là degli alberi!
Posando
la mano sull’elsa della spada intimò:
“Chi
è là? Sei un
vile che si prende gioco di
me? Non fare il vigliacco, mostrati se ne hai il coraggio!”
Caspian
vide muoversi una figura dietro gli
arbusti, aggirarli e finalmente mostrarsi ai suoi occhi.
Susan
era lì, davanti a lui, come quando si erano
incontrati per la prima volta.
Nessuno
dei due riuscì a esprimere con le parole
ciò che provava, tanto forte era stata l’emozione
improvvisa, o semplicemente
non volevano far niente che potesse infrangere quell’attimo
di perfezione, per
il timore che fosse frutto di un’illusione.
Ma
presto l’incredulità e la sorpresa, che
trasparivano dai loro occhi, lasciarono
posto a una gioia incontenibile. Le labbra di Susan si
dischiusero nel sorriso più bello che Caspian avesse mai
visto, e quello fu il
segnale che il giovane re stava aspettando: percorse correndo i pochi
passi che
li separavano e abbracciò con impeto la regina, che
ricambiò la stretta affondando
la testa nell’incavo tra la spalla e il collo di lui.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** IT STARTED OUT AS A FEELING ***
IT STARTED OUT AS A FEELING
Attimi
di perfezione che sembravano eternità,con
lo strano dono di annullare come per magia lunghi periodi di
solitudine. Era
questo che stavano condividendo in quel momento nella foresta due
giovani,
appartenenti a due mondi diversi, ma la cui fiducia nel legame che li
univa era
stata capace di annullare persino la barriera fisica che li divideva
per
l’eternità.
Scioltasi dall’abbraccio, tuttavia, Susan sfoderò
il suo proverbiale pragmatismo.
“Caspian, ma cosa sta succedendo, perché sono qui?
Io non ero destinata a tornare… Narnia è forse in
pericolo? E perché sono
tornata solo io e in un modo così inusuale?”
Il
ragazzo sorrise perplesso, sorpreso da quella
raffica di domande: “E perché, le altre volte sei
venuta qui a Narnia in un
modo NORMALE?” puntualizzò ironico
“Comunque calmati, va tutto bene, a parte
qualche scaramuccia con i giganti su al nord…”
“GIGANTI!”
esclamò lei ansiosa.
“Si,
ma siamo ancora in fase diplomatica,
tranquilla, e non so come mai sei tornata, ma sono molto felice che tu
sia
qui!”
All’improvviso,
la regina si ricordò dell’ultimo,
particolare, addio all’ex principe prima di tornare a Londra
e arrossì al solo
pensarci, fissando vergognosamente per terra.
“Susan,
cosa c’è? Ho detto qualcosa di
sbagliato?”
chiese lui preoccupato
“No!”
rispose in fretta la ragazza fissandolo
dritto negli occhi “è solo che…
bé, anch’io sono molto contenta di
rivederti!”
Il
giovane sorrise, rasserenato: “Sapete, vostra
maestà…” e si chinò a
raccogliere un esile bocciolo di giunchiglia
“…credo che
abbiamo molto da raccontarci, soprattutto riguardo al nostro ultimo
gesto prima
che tu tornassi nel tuo mondo…” e sorridendo
teneramente, le porse il delicato
fiore dorato “So che è il vostro fiore
preferito”aggiunse semplicemente.
Susan,
accettando il dolce dono, sentì la
timidezza sciogliersi come neve al sole. Sorridendo al bel sovrano, la
ragazza
gli porse la mano e, così uniti, passeggiarono nella foresta
per tutto il
pomeriggio, schiudendo finalmente i cuori l’uno
all’altra.
Scoprirono così che per entrambi il tenero
sentimento nato durante la riconquista del trono di Narnia non si era
spento
con la lontananza. Al contrario, nonostante la consapevolezza che non
si
sarebbero più rivisti, l’affetto e la stima
reciproca si erano rafforzati fino
a tramutarsi in amore.
“Sai,
Caspian, ti devo confessare che nonostante
io passi sempre per una ragazza matura e concreta, non è
facile per me parlare
di quello che provo per te.” iniziò timidamente a
spiegarsi, fissando i petali
del fiore che teneva in mano “E’ la prima volta che
sento di amare più della
mia stessa vita una persona che non sia uno dei miei fratelli o i miei
genitori. Sei un ragazzo speciale,” lo guardò
negli occhi “sei l’unico che
riesce a tranquillizzarmi e, nello stesso tempo, a tenermi testa anche
quando
tento di imporre le mie idee pensando che siano sempre giuste. Pensa,
se non
fosse stato per i miei fratelli, sarei tornata subito a casa la prima
volta che
siamo arrivati a Narnia... Se potessi esprimere
un desiderio in questo
momento vorrei rimanere per sempre qui con te, e la forza di quello che
provo
mi spaventa un po’!” concluse voltando la testa
dalla parte opposta a Caspian,
d’un tratto sorpresa dalle sue stesse parole.
“Susan,
non avere paura, sei troppo dura con te
stessa” mormorò il giovane prendendole
delicatamente il viso in una mano e
facendolo voltare dolcemente verso di lui in modo da potersi specchiare
nelle
limpide iridi “Nonostante le apparenze, io ho degli
atteggiamenti irruenti,
agisco molto d’impulso a volte senza nemmeno riflettere a
fondo. Dai, lo sai
anche tu quante volte ho rischiato di combattere contro Peter solo per
delle
divergenze d’opinione! Sono persino arrivato a cedere alle
lusinghe della
Strega Bianca per l’illusione di una facile
vittoria… Ma bastavano anche solo
la tua presenza e un tuo sguardo a farmi ritrovare la ragione. Io ho
bisogno di
sapere quello che pensi per poter trovare sempre il modo giusto per
governare.
Sono la tua dolcezza e la tua razionalità, anzi sei TU Susan
che mi dai
l’equilibrio giusto per diventare un uomo migliore ogni
giorno. Mi sento l’uomo
che vorrei essere quando sono con te, e anche per questo io ti
amo!” esclamò il
ragazzo avvicinandosi a Susan, che si perse nell’oceano color
ebano dei sui
occhi che esprimevano tutta la sincerità e la potenza dei
sentimenti appena
espressi a parole.
“Anch’io…
Ti amo, Caspian” sussurrò lei.
I
loro visi si avvicinarono e le labbra si
appoggiarono ardenti, scambiandosi un bacio nel quale riversarono tutta
la
dolcezza del loro amore. Il mondo, questa volta, si fermò ad
aspettare.
---------------
Ciao! Scusate per la
brevità del capitolo, vi
prometto che il prossimo sarà più lungo :-)
Grazie a tutti
quelli che mi stanno
seguendo: se ci sono delle opinioni, anche non del tutto positive, mi
piacerebbe saperlo, così ne terrò conto per i
prossimi capitoli!
Bacioni
Arual
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** THE SUNSET ***
THE
SUNSET
“Susan, il tramonto si avvicina.”
sussurrò
dolcemente Caspian staccandosi da lei, “Dovremmo
rientrare”
“Per
forza?” gemette la regina
“Certo
piccola, e poi non vorrai entrare a Cair
Paravel con quei vestiti!” sogghignò lui
“Cair
Paravel? Ma fino a qualche mese fa era in
rovina! E poi, cos’hanno di così sbagliato i miei
vestiti?” disse in tono di
sfida, consapevole che la gonna corta al ginocchio e il maglione in
tweed
avrebbero creato non poco sconcerto e scandalo tra i narniani.
“Su,
non fate la difficile mia regina! Ho una
bella sorpresa per voi: se ci sbrighiamo il castello al tramonto
è uno
spettacolo unico!”
“Ma,
allora, vuol dire che sei riuscito…”
“Certo,
abbiamo ricostruito il vostro castello,
inoltre quel luogo era perfetto e abbiamo stabilito lì la
capitale… E vi ci
porterò solo se prima farete una sosta per un cambio
d’abito!”
“Ok,
ok” sbuffò Susan “Basta che la smetti
con
questa ridicola mania di darmi del voi, VOSTRA
MAESTA’…”
“Ahahah,
d’accordo, vieni ora!” La ragazza,
obbediente, raccolse il pesante cappotto invernale, non adatto al clima
ben più
mite della primavera narniana, e seguì Caspian
Si
avvicinarono a Destriero, Susan salutò l’amico
quadrupede accarezzandogli affettuosamente il muso, mentre il re
montò per
primo in sella e le offrì la mano per aiutarla a salire
dietro di lui.
“Oh, un dejà-vu!” esclamò
sorridendo Sue mentre
afferrava la mano tesa del suo cavaliere.
Prima
di partire al galoppo, Caspian si avvicinò a
un delicato albero di ciliegio in fiore, insolitamente immobile nella
leggera
brezza proveniente dal grande mare dell’est.
“Vi prego, potreste farmi una cortesia?” disse
rivolgendosi alla driade del bosco. L’albero
ondeggiò lievemente rispondendo
con un sussurro appena udibile “Si, vostra maestà,
qualsiasi cosa desiderate!”
“Portate questo messaggio a palazzo, al fidato
Ripicì. Ditegli di portare in segreto degli indumenti della
regina Susan nel
casino di caccia al limitare del bosco vicino alla reggia. Mi
raccomando,
ditelo a lui solo e a nessun altro! Ditegli inoltre che ha il permesso
di farsi
aiutare dai suoi luogotenenti, ma che la faccenda deve rimanere segreta
a tutti
gli altri!”
“Sarà
fatto, mio sovrano” vibrò la magica creatura.
Il ciliegio ondeggiò, come scosso da immaginarie raffiche di
vento, e dei
petali si librarono nell’aria, diretti al castello.
“Come
mai tutta questa segretezza?” chiese
incuriosita Susan.
“Bè,
ho pensato che avresti preferito sistemarti
al castello senza essere accolta da una folla acclamante, per
permetterti di
riabituarti a essere regina con un po’ di calma…
Sai, hai lasciato un segno
profondo nei narniani l’ultima volta che sei stata qui: non
si vede tutti i
giorni una regina che in guerra combatte in prima fila per la
libertà del suo
popolo. Questa dedizione ha accresciuto a dismisura la tua
popolarità in queste
terre!”
“Io
non voglio essere popolare” borbottò Susan,
imbarazzata all’idea di avere un comitato
d’accoglienza così caloroso.
“Proprio
per questo voglio che il tuo primo arrivo
a Cair Paravel dopo tanto tempo sia tranquillo, così potrai
gradire in pieno la
sorpresa” detto questo Caspian spronò Destriero
che partì al galoppo. Susan era
rimasta colpita dalla delicatezza delle attenzioni di Caspian, segno di
quanto
al lui stesse a cuore il suo benessere. Pervasa da una luminosa gioia,
finalmente si rilassò contro la spalla del giovane sovrano.
“Grazie”
gli sussurrò dolcemente all’orecchio. Sul
viso di Caspian si accese un lieve sorriso, e il re incitò
ancora il cavallo
accelerando l’andatura, impaziente di mostrare alla sua Susan
la sua antica
dimora.
Finalmente
giunsero al limitare della foresta.
Susan sapeva di essere vicina al mare perché sentiva il
rumore appena
percettibile delle onde che si infrangevano contro gli scogli,
nonché il lieve
odore salmastro nell’aria, tuttavia non poteva ancora
scorgere le bianche mura
della reggia.
Smontarono da cavallo e Caspian la condusse oltre
una siepe di biancospino. Ai loro occhi comparve una piccola ma
graziosa
costruzione in pietra e legno, composta da poche stanze su due piani;
l’edera
si arrampicava lungo la facciata principale della casetta, lasciando
libera
solo una piccola parte di muro in cui trovava posto la porta
d’ingresso.
Sul lato destro della casa scorreva un piccolo
ruscello dalle acque limpide, che gorgogliava quietamente sotto i rami
frondosi
dei salici che crescevano sulle sue sponde.
Prendendo
Susan per mano, Caspian varcò la soglia.
Si
ritrovarono in un salottino riscaldato da uno
scoppiettante fuoco acceso nel camino sulla sinistra: le mura di pietra
della
casetta avevano infatti contribuito a rendere l’ambiente
abbastanza fresco,
nonostante il clima non più rigido di quella giornata di
marzo. Direttamente di
fronte alla porta d’ingresso c’era una semplice
scala di legno che portava al
piano superiore.
“Ripicì
deve aver portato i tuoi indumenti di
sopra, nella stanza da letto. Vai pure, io ti aspetterò
qui!”
Annuendo,
Susan salì velocemente le scale, d’un
tratto impaziente di raggiungere presto Cair Paravel. Sul pianerottolo
si
aprivano tre porte. Entrò nella stanza più vicina
ed ebbe fortuna: sul letto a
baldacchino era disteso un abito lungo, dallo stile più
narniano che telmarino
e con le maniche leggermente più larghe lungo
l’avambraccio.
Susan lo indossò, insieme ai bassi stivaletti ai
piedi del letto, e tenne i capelli sciolti, poi si voltò
verso lo specchio a
fianco dell’ampia finestra: il riflesso della regina Susan la
Dolce ricambiò il
suo sguardo, quel vestito chiaro color verde acqua faceva risaltare i
suoi
occhi e i capelli scuri le ricadevano in morbide onde sulle spalle
lasciate in
parte nude dall’ampia scollatura dell’abito.
Soffermandosi
davanti alla finestra, Susan iniziò
a riflettere seriamente sulle implicazioni del suo ritorno a Narnia. Lo
stupore
e l’eccitazione iniziali, provati da quando si era resa conto
di non essere più
a Londra, stavano infatti esaurendosi lasciando il posto agli interrogativi.
Quanto
sarebbe durata questa volta? Questo era il
principale interrogativo che riempiva la sua mente. Come era solita
fare di
fronte agli ostacoli vagliò tutte le possibili soluzioni.
Restò sbigottita dal
profondo sentimento di angoscia e dolore che sorgevano in lei quando
ipotizzava
un ennesimo abbandono: ne attribuiva la colpa al fascino che Narnia
esercitava
su di lei, ma soprattutto al fatto che aveva finalmente ritrovato colui
che la
faceva sentire completa e che le aveva insegnato che fidarsi delle
persone e
aprirsi a loro non significava necessariamente rimanere indifesi di
fronte a
inevitabili sofferenze. Susan si rendeva conto che aveva costruito
questa sua
corazza, che la rendeva inavvicinabile a tutti tranne cha ai suoi
fratelli,
quando era stata ricondotta a casa dopo 15 anni di regno. Era rimasta
talmente amareggiata
dal suo abbandono forzato che aveva deciso che niente e nessuno
l’avrebbe più
fatta sentire così.
Poi aveva conosciuto Caspian, e aveva iniziato
chiedersi se questo suo comportamento non le stesse facendo perdere
qualcosa di
fondamentale che ognuno dovrebbe provare nella vita. Certo, ogni
rapporto
esponeva a possibili delusioni – Caspian l’aveva
fatta soffrire quando, con una
certa stupidità, stava per liberare Jadis, il nemico
più pericoloso di Narnia –
ma quello che lui era capace di darle anche con un solo sguardo o un
semplice
gesto superava di gran lunga i “rischi” che lei
correva a lasciarsi andare in
quella relazione. Lasciare Caspian avrebbe significato lasciare il
proprio
cuore a Narnia.
Pensò
inoltre alla possibilità di rimanere lì per
sempre: anche se questa prospettiva risultava molto più
piacevole della prima,
riservava tuttavia altrettanti problemi. L’ostacolo
principale era il non
rivedere più la sua famiglia: i suoi genitori, ma
soprattutto Peter, il suo
fratellone-iperprotettivo per il quale nutriva un profondo affetto. Per
i due
fratelli più giovani Susan aveva qualche speranza in
più, Aslan aveva infatti
affermato nel loro ultimo incontro che Edmund e Lucy sarebbero tornati
prima o
poi, e questa certezza riempiva la ragazza di sollievo.
Accantonando
i suoi dubbi in un angolo della
mente, Susan inspirò profondamente: proprio non capiva come
mai Aslan le aveva
permesso di tornare, ma era sicura che l’avrebbe presto
scoperto.
Si
voltò, raccolse i propri abiti londinesi e il
mantello di un verde più scuro rispetto al vestito, che il
previdente Ripicì
aveva preparato per proteggere la sua regina dalla fresca serata che si
stava
avvicinando, e uscì dalla stanza.
...
Caspian
stava aspettando pazientemente guardando
fuori dalla finestra del salotto, distrattamente appoggiato al
caminetto con il
gomito. Sentendo dei passi che scendevano le scale, si voltò
e trattenne il
fiato di fronte alla slanciata figura che scendeva aggraziata dal piano
superiore. La ragazza sorrise di fronte alla momentanea
incapacità di parlare
del sovrano.
“Sei…
Sei bellissima” riuscì finalmente a
balbettare
“Grazie”
arrossì Susan “ma se non sbaglio mi avevi
promesso una sorpresa prima del tramonto, e il tempo passa!”
“Hai
ragione” si destò il re, riacquistando la
solita determinazione “Andiamo o faremo tardi, lascia qui i
tuoi strani
vestiti, li farò recuperare più tardi”.
Susan strinse gli occhi impermalita
dall’osservazione sul suo look londinese dal momento che era
sempre andata
molto fiera della sua abilità nell’accostare gli
abiti, ma non disse nulla. Si
coprì col mantello e uscì dalla porta tenuta
aperta da Caspian.
Questa volta il ragazzo la fece montare in sella
davanti a lui (“così avrai la visuale
migliore” si giustificò), lei si
sistemò
all’amazzone e finalmente ripartirono.
Per Caspian era piacevole cavalcare in quel modo,
con i capelli della regina che gli solleticavano lievemente il collo e
il vento
che portava il suo dolce profumo fino a lui.
“Ci
siamo quasi” sussurrò lievemente
all’orecchio
di Susan “Spero sia come te lo ricordo, ho chiesto consiglio
agli storici più
eruditi per ricostruire la tua antica dimora”. Mentre
spiegava questo,
aggirarono una macchia di oleandri in fiore e il castello si
parò tutto a un
tratto davanti ai loro occhi.
“Cair
Paravel!” esclamò Susan spalancando gli
occhi, e fu il suo turno di restare senza parole!
Le
bianche mura risplendevano di una lieve
sfumatura aranciata sotto la luce del tramonto e le torri svettavano
imponenti
ma al contempo affusolate verso il cielo. Su ogni torrione e balaustra
si
agitavano al vento gli stemmi di Narnia e Telmar; i colori rosso e oro,
caratteristici del regno di Aslan, predominavano su tutto. Ovunque
ghirlande e
composizioni floreali celebravano il tanto agognato avvento di una
nuova età
d’oro per Narnia, sotto la saggia guida di re Caspian X. Ai
piedi della reggia,
sulla pendice ovest del promontorio, si ergevano nuovi palazzi che
Susan non
ricordava, ma che si armonizzavano alla perfezione con il castello.
Sullo sfondo, a completamento della maestosa
opera, il mare splendente e luccicante sotto il sole che tramontava.
La
regina Susan era commossa fino alle lacrime,
non le sembrava vero; finalmente era a casa!
“Sei riuscito a ricreare tutto questo in così poco
tempo…” mormorò voltandosi verso il suo
cavaliere.
“E’
tutto merito dei narniani, Susan, io non ho
fatto granché: erano tutti ansiosi di ricostituire un regno
forte e giusto,
nella speranza di imitare quello governato da te e i tuoi fratelli, e
per
dimenticare il più presto possibile la rigida dominazione
telmarina.”
“Si
ma tu hai ridato la speranza e la fiducia in
un mondo migliore! E tutto questo in pochi mesi... Grazie
Caspian.”
“Per
cosa?”
“Perché
ti prendi cura del regno...” Si fissarono
intensamente per alcuni attimi e Caspian comprese quanto profondi
fossero la
sofferenza e il senso di colpa della regina per aver lasciato, 1300
anni prima,
Narnia senza una guida, all’improvviso e dopo anni di
felicità. Naturalmente l’abbandono
non era dipeso né da lei né dai suoi fratelli,
tuttavia il senso del dovere era
così radicato in Susan da farla sentire responsabile della
felicità di ciascun
abitante di quella magica terra.
Nel
frattempo erano arrivati alle porte di Cair
Paravel e Susan chiese di poter proseguire a piedi per godersi ogni
piccolo
angolo della capitale. Entrarono quindi semplicemente a piedi, mano
nella mano
con Caspian che conduceva Destriero per le redini, come umili popolani
e non
come re o regina.
Risalendo lungo le stradine del promontorio, molti
narniani e telmarini li riconobbero e grande fu lo stupore di tutti nel
riconoscere, a fianco del sovrano, l’amata regina.
Ben presto si sparse la voce del suo ritorno e una
folla notevole si raccolse ai lati della strada, applaudendo e
invocando il
nome di Susan.
“Viva
re Caspian X, viva la regina Susan la Dolce”
“Viva
la regina guerriera!” acclamava la folla.
“Te
l’avevo detto che hai lasciato un bellissimo
ricordo a Narnia, mia regina!” disse Caspian sorridendo a
un’arrossita Susan
che, nonostante l’inaspettato comitato
d’accoglienza, reagì positivamente e ,
lusingata, salutava tutti con cenni del capo e con un disarmante
sorriso.
Arrivarono
finalmente al cortile antistante la
reggia, dove un efficiente Ripicì, nominato capo delle
guardie di palazzo,
aveva disposto in modo impeccabile le guardie, umane e non, per il
saluto
ufficiale alla regina. A un suo cenno, i soldati all’unisono
esclamarono: “Bentornata
regina Susan, lunga vita a re Caspian X e lunga vita alla regina
Susan!”
“Ripicì, Ti avevo detto di mantenere il
segreto!”
sbottò seccato Caspian, anche se era segretamente orgoglioso
dell’efficienza
del suo ufficiale.
“Chiedo
perdono, vostra maestà! La missione mi è
sfuggita di mano e la notizia del vostro arrivo si è
propagata tra le guardie.
Ho cercato di organizzare le truppe per rimediare”
spiegò il fiero topolino
scattando sull’attenti su un muretto di fronte ai sovrani.
“Come
stai caro amico?” esclamò Susan
avvicinandosi al piccolo guerriero e accarezzandolo lievemente sulla
testolina ispida,
gesto che provocò l’ilarità delle
guardie nel vedere l’orgoglioso topo scompigliato
da un eccesso di affetto della loro regina.
“Bene,
vostra maestà.” Rispose il roditore, ormai
rassegnato allo strano comportamento che le regine assumevano in sua
presenza “Il
vostro arrivo rappresenta una gradita sorpresa e, in nome di tutto il
corpo di
guardia, vi offro i nostri omaggi e la nostra perpetua
lealtà.” Susan rispose
rivolgendosi a tutti i presenti alzando la voce:
“Ringrazio
tutti voi per il vostro caloroso
benvenuto, sono molto felice di essere tornata tra voi. Voglio inoltre
ricordarvi che siete sempre nel cuore e nei pensieri dei miei fratelli
e di mia
sorella. Che Aslan vi benedica!” detto questo fece un
aggraziato inchino al
popolo di Narnia, che rispose con applausi e acclamazioni in onore
dell’adorata
sovrana.
“Ehm,
ehm” tossicchiò Trumpkin, l’abile
arciere,
facendo un passo avanti in modo da posizionarsi a fianco di
Ripicì attirando
così l’attenzione di Susan
“Personalmente, mia regina, vorrei dirvi che la mia
lama sarà sempre al vostro servizio per proteggervi e
sarò vostro umile
servitore fino alla morte.”
“Oh,
p.c.a., grazie! Comunque sono io a essere in
debito con te: mi hai salvato la vita durante l’ultima
battaglia alla Tavola di
Pietra…”
“Già!”
la interruppe Caspian pensoso “Quando tu
stavi per cadere dalla rupe e io stavo per morire dallo
spavento!”
“Vostra
maestà” ribadì il fiero nano
“non ho fatto
altro che ricambiare il favore: ricordate l’attacco al
castello di Miraz? Oltre
a ciò, io offro la mia fedeltà solo a chi
dimostra il proprio valore sul campo
di battaglia: voi l’avete dimostrato in più
occasioni mia regina.”
Non
sapendo come rispondere, la regina Susan si
inchinò sorridendo al nano, grata di avere amici
così fedeli.
“E
ora, vostre maestà, se volete seguirmi nella
sala del trono c’è qualcuno che desidera
vedervi.” Trumpkin non attese
risposta, girò loro le spalle e si avviò
all’interno del palazzo, seguito dai
due ragazzi curiosi di scoprire chi li stava aspettando.
Impaziente,
Caspian chiese “Trumpkin, di chi si
tratta?”
“Lo
vedrete voi stesso, maestà, siamo quasi
arrivati”
Susan
intanto si guardava intorno: i segni della
ricostruzione non ancora completata erano evidenti, ma riconoscere i
corridoi e
le stanze così familiari era per lei fonte di immensa gioia.
Arrivati
finalmente alla sala del trono, Trumpkin
si congedò con un rapido inchino.
Prendendo
Susan per mano, Caspian aprì la porta e
insieme entrarono. Illuminata dagli ultimi raggi del sole, si ergeva
un’imponente
figura...
---------------
Eccomi qui
finalmente!
E’ un
capitolo più lungo rispetto agli
altri: mi sentivo particolarmente ispirata J
e ho voluto analizzare più a fondo le sensazioni di
Susan…
Che ne pensate?
Chi
sarà mai la misteriosa figura
comparsa alla fine??
P.S. Grazie a
tutti quelli che hanno
recensito! Mi date la carica giusta per continuare… anche se
lentamente
(purtroppo impegni vari mi impediscono di scrivere tutti i giorni come
invece
vorrei…sigh).
Grazie ancora,
bacioni
Arual
|
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** THE REAL MEANING ***
THE
REAL
MEANING
“Benvenuti
miei giovani sovrani.”
“Aslan!”
un lampo di gioia attraversò gli occhi
dei due ragazzi, che si affrettarono ad inchinarsi di fronte al Signore
di
Narnia, il quale spiccava al centro della sala del trono, che
originariamente
ospitava i seggi dei quattro fratelli sostituiti ora da un solo trono.
“Alzati,
mia cara. Anche tu, re Caspian” ordinò
dolcemente il maestoso leone “Non è passato molto
tempo dalla mia ultima
visita, ma noto con piacere che la luce della saggezza ha illuminato i
tuoi
passi fino a questo momento, mio caro ragazzo. Ti raccomando di non
perdere mai
la retta via: anteponi sempre il bene del popolo al vano desiderio di
potere e
questa magica terra sarà sempre al tuo fianco, qualsiasi
decisione prenderai.”
Caspian
chinò solennemente il capo “Farò del
mio
meglio, cercando di essere all’altezza dei miei
predecessori”
“Bene.
Non mi aspetto niente di meno da un ragazzo
valoroso come te! E ora…” disse rivolto a Susan
“…credo che tu abbia qualche
dubbio da dissipare. Se ti conosco bene come credo, Susan la Gentile,
non ti
darai pace finché non avrai inquadrato bene la
situazione” ridacchiò
l’imponente animale scuotendo la fulva criniera.
“Oh,
Aslan, sono così confusa… Mi ero rassegnata a
non poter più vedere Narnia, e invece sono qui. Non
fraintendermi, sono felice
di essere tornata!” esclamò sorridendo timidamente
a Caspian “Solo che non
capisco proprio perché mi hai fatto venire dopo avermi
spiegato il perché ciò
non sarebbe più stato possibile. Narnia è forse
in pericolo? E in questo caso,
perché i miei fratelli non
sono con me?”
“Cara
Susan, in questo momento Narnia non è
minacciata da nemici, se è questo che intendi come
“pericolo”. Tuttavia la mia
decisione di permetterti di tornare, qualora tu l’avessi
voluto con tutto il
cuore, è stata presa pensando anche al bene delle creature
di questa terra.
Caspian non era più sereno, e ricordati che la
serenità di un sovrano
contribuisce in modo fondamentale al benessere del suo popolo e quando
lui si
sentirà pronto sono sicuro che te ne
parlerà…” sentenziò Aslan
scoccando una
rapida occhiata al re, il quale abbassò lo sguardo fino a
fissare il pavimento
di marmo.
“E tu, Susan” continuò il grande leone
“stavi rischiando
di dimenticarti di Narnia, o peggio di considerare questo mondo come
frutto
della tua fantasia. Ora, comprendo che questa decisione era solo un
meccanismo
difensivo per proteggerti dal dolore che provavi all’idea di
non poter più
tornare, ma a lungo andare te ne saresti convinta.”
“Oh,
Aslan, mi sono comportata come una stupida.
Mi dispiace tanto” mormorò la regina con le
lacrime agli occhi.
“No,
mia cara, non piangere” disse avvicinandosi a
lei e sfiorandole la mano con il muso “piuttosto, dispiace a
me di avere
provocato a entrambi tale dolore separandovi. Tuttavia spero che, dopo
che
avrete ascoltato le motivazioni che mi hanno spinto ad agire
così, mi
comprenderete e forse darete anche un nuovo significato a questo
periodo di
lontananza.”
Il
grande leone sedette appoggiandosi alle zampe
posteriori, invitando con un cenno i due ragazzi ad accomodarsi.
“Dopo
la battaglia combattuta contro i telmarini
avevo già compreso la natura del legame che vi univa, ma
nessuno di voi due era
pronto per accettare questo sentimento e l’impegno che
ciò implicava. Tu,
Caspian, eri appena diventato re dopo una crudele battaglia contro i
tuoi
stessi compagni d’infanzia. La tua vita era stata talmente
sconvolta in così
poco tempo…”
“Già,
e chi immaginava che in pochi mesi mi sarei
ritrovato circondato da animali parlanti e
centauri…” mormorò il ragazzo con
una punta d’ironia nella voce.
“E
per quanto riguarda te,
Susan, il tuo tempo a Narnia in
quell’occasione stava per scadere, non avevi tempo per capire
se eri pronta a
lasciar i tuoi fratelli e forse nemmeno la forza di staccarti dal tuo
mondo. Se
avessi preso allora la decisione di rimanere al fianco di Caspian, ti
saresti
chiesta come sarebbe stata la tua vita se fossi tornata in Inghilterra.
Avevate entrambi bisogno di tempo per interrogare
voi stessi sulla natura di ciò che provavate, per poterlo
accettare tramutando
così l’attrazione che provavate l’uno
per l’altra in stima, affetto e, infine,
amore.” A questo punto Aslan sospirò, chiudendo un
attimo gli occhi per poi
riaprirli fissando i due giovani in volto.
“Per
questo ho deciso, per il vostro bene, di
concedervi del tempo per voi stessi e una volta che entrambi vi foste
sentiti
pronti per rivedervi e sicuri dei vostri sentimenti, avrei permesso a
Susan di
tornare a Narnia. Questo, stranamente, è avvenuto nello
stesso istante per
tutti e due.”
Quando
Aslan concluse le sue spiegazioni, nella
sala del trono calò il silenzio. I due ragazzi erano colpiti
dalla saggezza del
leone, la cui lungimiranza era riuscita a delineare il percorso
migliore per
favorire lo sbocciare del loro legame.
Susan,
in particolare, ascoltando le parole di
Aslan era riuscita finalmente a dare pel la prima volta un senso alla
sofferenza provata in quei mesi di lontananza da Narnia.
Improvvisamente, però,
un’ombra le oscurò il bel volto.
“Cos’hai,
piccola mia? C’è qualcosa che ti turba,
lo sento” chiese il figlio dell’Imperatore
d’Oltremare, la cui sensibilità
aveva percepito lo stato d’animo della regina.
“Ecco,
Aslan…” iniziò lei titubante
“Per quanto
resterò qui questa volta? Vedi, è già
successo due volte: non appena mi
convinco che resterò per sempre a Narnia, ecco che vengo
strappata da questa
terra. Ho paura di abbandonarmi a una completa felicità
perché soffrirei di più
se Narnia mi venisse negata un’altra volta ancora.
E, inoltre, sento la mancanza dei miei fratelli:
anche se potessi rimanere qui, sarei incompleta perché
continuerei a chiedermi
quando e se rivedrò Lucy e Edmund, e sarei tormentata dalla
consapevolezza di
non poter più rivedere Peter”.
“Mia
cara, comprendo le tue ansie. Devi però
capire, e se rifletti lo intenderai certo meglio, che questa volta non
sono
stato io a riportarti qui, ma l’artefice è stato
il tuo sentimento per Caspian,
talmente forte da superare l’antica magia che tiene separati
i vostri due
mondi. Per questo, stavolta, tu potrai rimanere a Narnia fino a quando
il
vostro amore vivrà, e dal momento che presumo di conoscere
bene entrambi credo
che questo voglia dire che potrai rimanere qui per sempre.”
Susan
spalancò gli occhi dalla sorpresa, non aveva
mai osato sperare in una simile risposta.
Caspian,
dal canto suo, non poté reprimere un
radioso sorriso mentre stringeva più forte la mano di Susan,
ancora
intrappolata tra le sue, e se la portava alle labbra per posarvi sul
dorso un
lieve bacio.
“Per
quanto riguarda i tuoi fratelli, non temere,
potrai presto abbracciarli ancora tutti. Dal momento che sei tornata
tu, chi
dice che non potrebbe farlo anche Peter, a questo punto?”
continuò
enigmaticamente Aslan.
“Un’
ultima cosa, mia cara: se sei preoccupata che
qualcuno potrebbe notare la tua assenza da casa, ricordati che a Narnia
il
tempo scorre in modo differente. Tu e Caspian vi sarete già
accorti che a
Narnia è trascorso il doppio del tempo rispetto a
Londra…”
“Londra?
Cos’ è Londra?” sussurrò
dubbioso Caspian
rivolto a Susan
“E’ la mia città” rispose
sorridendo lei
“Finchley, per l’esattezza”
“Londra, Finchley… Che nomi strani”
commentò
perplesso il re.
“…
e ora provvederò a rallentare ulteriormente il
tempo nel tuo mondo, Susan. O ad accelerare quello di Narnia, come
preferite
considerarlo!” concluse il leone.
“Ora,
miei cari, devo andare” annunciò Aslan percorrendo
la sala fino ad uscire sulla balconata antistante il mare, che
risultava molto
più cupo sotto la poca luce che andava affievolendosi
lasciando il posto a una
tranquilla nottata.
“Non
andare ancora, ti prego! Ho così tanto da
chiederti!” esclamò la regina seguendo il grande
leone.
“Ogni
cosa a suo tempo, Susan, per ora concentrati
sul tuo ruolo di regnante accanto a Caspian: c’è
ancora molto che puoi fare per
la tua terra. E tu, ragazzo, abbi sempre fiducia nella magia di Narnia
e in chi
ti ama veramente, anche quando la luce della speranza sembra spegnersi
e
l’oscurità prendere il sopravvento su
tutto.” Dopo questo misterioso messaggio,
il Signore di Narnia spiccò un balzo oltre il parapetto del
balcone. Caspian
urlò affacciandosi per controllare la caduta di Aslan, ma il
leone atterrò
sofficemente sulle zampe parecchi metri più in basso e in un
attimo era
arrivato alla spiaggia, dove scomparve magicamente dalla loro vista.
“Ma
fa sempre così?” domandò sbigottito il
giovane
re.
“Purtroppo
si!” rispose ridendo lei.
---------------
Ciao!
Questa
parte la trovo un po’ noiosetta, ma mi serviva per spiegare
alcuni punti
fondamentali e seminare qua e là anticipi dei prossimi
capitoli.
Precisazione:
ho voluto riproporre la visione che Lewis dà di Susan nel
finale delle Cronache
(anche se, ovviamente, non la condivido, ma evitiamo di aprire un
argomento sul
quale ci sarebbe troppo da discutere...) ma solo come una condizione
temporanea,
perché attribuisco un significato diverso alla sua assenza
ne “L’ultima
battaglia”. Secondo me per Susan il distacco da Narnia ha
comportato un dolore
talmente pesante da sopportare che l’unico modo che le
permette di andare
avanti è quello di attribuire il tutto a una fantasia
infantile.
In
questa storia, Susan viene salvata proprio dal suo amore per Caspian,
trovando grazie
a lui un equilibrio interiore e un senso alla sua esperienza a Narnia.
Comunque,
chiudendo la parte filosofica, contenti del fatto che prima o poi si
tornerà a
parlare di Peter Ed e Lucy??
Inoltre
complimenti valef1995, hai indovinato: era Aslan!
Adoro quel leone!!!
Ora
arriva il bello… A presto!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 7 *** TRAINING SWORDSMEN ***
TRAINING
SWORDSMEN
Era
una brillante mattinata di inizio giugno, il
sole si faceva strada tra i verdi rami illuminando una piccola e
tranquilla
radura punteggiata di piccoli fiorellini e circondata da alti pini.
Un
ragazzo stava in piedi al centro del prato
con gli occhi chiusi e una lama tra le mani puntata verso terra. Doveva
essere
in quella posizione ormai da diverso tempo, perché gli
animali del bosco,
dapprima guardinghi, si erano abituati alla presenza di quello strano
individuo
e vagavano nella radura intenti alle solite faccende.
Ad
un tratto un fringuello cantò, era il segnale
che l’uomo stava aspettando: con un urlo improvviso
spalancò gli occhi e con
una mossa perfetta eseguì un affondo di spada a un nemico
immaginario, con tale
forza che nessuno scudo né armatura avrebbe potuto fermarlo.
Gli animali scapparono spaventati, mentre i più
curiosi rimasero ai margini della radura per osservare gli esercizi del
loro
signore.
Era
una delle rare giornate in cui Caspian si era
ritrovato con del tempo libero e aveva deciso di mettere alla prova la
sua
abilità nella spada per non perdere l’allenamento.
Aveva deciso di non farsi
accompagnare da nessuno - anche se il centauro Glenstorm avrebbe
volentieri
incrociato la lama con lui - perché voleva godersi un
momento di solitudine,
talmente infrequente per il sovrano da fargliene sentire la mancanza.
Il
motivo per cui avrebbe potuto beneficiare di
quel momento di pace assoluta risiedeva nella risolutezza di una
giovane donna
dai lunghi capelli castani… Mentre continuava a tirar di
spada, il ragazzo
sorrise ripensando alla scena della sera prima: lui era rientrato al
castello
distrutto dopo l’ennesimo giro di ispezione a Beruna, per
controllare a che
punto fosse l’integrazione tra Narniani e Telmarini, ed era
passato a salutare
Susan. L’aveva trovata nella sala del trono, intenta a
discutere con il maestro
Cornelius e Trufflehunter riguardo la necessità di ampliare
la biblioteca di
corte per renderla accessibile al popolo: la regina era convinta
dell’importanza
di estendere la cultura ai sudditi del suo regno.
Non
appena Caspian era entrato nella stanza, Susan
era ammutolita di colpo, l’aveva squadrato da cima a fondo e,
alzatasi in
piedi, gli si era avvicinata rapidamente. Lui aveva aperto le braccia
per accoglierla,
ma la regina si era fermata a pochi passi e mettendo le mani sui
fianchi gli
aveva ordinato di prendersi una
giornata di riposo!
Al
silenzio sorpreso di Caspian seguirono le
proteste: il giorno seguente avrebbe avuto un importante incontro con
il
consiglio d’amministrazione del reame. Indifferente ad ogni
tipo di reclamo,
Susan non volle sentire ragioni: dichiarò che ci avrebbe
pensato lei alla
riunione, che in quel genere di faccende – Caspian lo dovette
ammettere suo
malgrado – lei era molto più esperta grazie a 15
anni di regno, e che non si
sarebbe più fatta abbracciare finché lui non
avesse ceduto. Solamente dopo un
cenno rassegnato di Caspian, seguito dalle risate sommesse di Cornelius
e
Trufflehunter ilari nel vedere il loro re comandato a bacchetta, Susan
si gettò
tra le sue braccia e gli diede un bacio come ricompensa.
Ed
ora eccolo lì, a tirare fendenti in aria mentre
la piccola Pevensie era rinchiusa nel castello discutendo sul raccolto
previsto
per l’anno e su quanto conservarne in modo da garantire
provviste sufficienti
per tutti in previsione dell’inverno.
Il
rapporto con Susan si era evoluto con rapidità
in quei mesi, Caspian se ne rendeva conto, e spesso si chiedeva come
aveva
fatto a vivere fino a quel momento senza di lei. Durante le lunghe
notti
primaverili, erano soliti passeggiare a piedi nudi sulla spiaggia
antistante
Cair Paravel, e su quel bagnasciuga illuminato dal chiaro di luna era
riuscito
finalmente ad aprirsi e a rivelare alla sua ragione di vita pensieri
che
altrimenti non avrebbe nemmeno confessato a se stesso, come il dolore
per la
morte precoce dei suoi genitori, o la paura di non riuscire a gestire
la
difficile integrazione tra i suoi due popoli…
Avevano
imparato a conoscersi meglio sfruttando il
tempo che non era stato concesso loro all’inizio: Caspian
amava ogni singolo
pregio e difetto della bella regina, il suo sguardo concentrato quando,
ostinata, voleva convincerlo a tutti i costi delle sue idee, il dolce
sorriso
che le illuminava il volto quando lo osservava credendo di non essere
vista…
Tuttavia, pensò Caspian sospirando e fermandosi in
mezzo alla radura, le serate trascorse insieme a sognare il loro futuro
sembravano troppo brevi, e con riluttanza il giovane si separava da
lei, per
ritrovarla poi nei suoi sogni…
Improvvisamente,
il piatto di una lama scivolò
rapido sulla sua spalla. Caspian, allarmato, gettò uno
sguardo alle sue spalle
per poter vedere il volto del suo nemico, ma si ritrovò a
fissare un paio di
occhi chiari che lo scrutavano divertiti, allora si voltò
completamente verso
lo spadaccino.
“Mai
abbassare la guardia, soldato.” sorrise Susan
“Non
è colpa mia se sono vittima di un
incantesimo: una fata mi ha stregato e ora occupa tutti i miei
pensieri!”
“Ah,
si? E chi sarebbe” chiese la ragazza con tono
fintamente sospettoso e geloso “Dimmi il suo nome,
così da poterle dare una
lezione perché ha osato prendere ciò che non
è suo!”
“Ma
ce n’è più di una! Vediamo, da chi
comincio?”
disse Caspian portandosi una mano al mento e fingendo di rimuginare;
poi,
notando lo sguardo sorpreso di Susan, iniziò a ridere:
“Amore,
ma ci credi veramente? Lo sai che per me
esisti unicamente tu… Comunque mi
piace…”
“Che
cosa?” domandò più rilassata lei
“Quando
ribadisci che sono solo tuo!”
Susan
arrossì, ma sostenne il suo sguardo. D’altra
parte, pensò la ragazza, lui aveva semplicemente detto la
verità.
“Dunque
…” cominciò l’ex principe
spezzando il
silenzio lievemente imbarazzato tra i due “Hai intenzione di
allenarti?”
Recentemente
Susan si era messa in mente di
imparare i rudimenti dell’arte della spada, con somma
disperazione di Caspian.
Ogni volta che lei scendeva alla spiaggia per allenarsi con Trumpkin,
il
ragazzo era incapace di concentrarsi su altro e approfittava di ogni
balcone o
finestra di Cair Paravel per vegliare
sull’incolumità della regina: da quando
si erano ritrovati, in lui si era manifestato un senso di protezione
che a
volte appariva eccessivo agli occhi della corte, soprattutto
perché l’oggetto
delle sue attenzioni era la regina guerriera che non aveva nulla da
invidiare ai
combattenti più esperti dell’esercito.
Fortunatamente,
Susan continuava a preferire di
gran lunga arco e frecce dicendo che si adattavano meglio al suo modo
di
combattere, leggero e veloce, e questo nel linguaggio di Caspian si
traduceva in
meno tempo dedicato a spade affilate.
Tuttavia i gusti personali della ragazza non
l’avevano fermata: aveva fatto forgiare su sua misura una
spada a una mano e
mezza più leggera del normale ed era quindi decisa a
riprendere l’
addestramento.
“Certo!”
rispose Susan alla domanda del re “Ho
chiesto a Ripicì dov’eri, visto che abbiamo finito
prima del previsto la
riunione, e saputo che ti stavi esercitando ho pensato di approfittare
dell’occasione.
Non ho mai avuto il piacere di averti come maestro, mi
sembra!”
“E
non ti sei mai chiesta come mai?”
“Mi
pare che quando c’era da allenarsi con l’arco
non ci fossero problemi!”
“Si,
ma qui si tratta di lotta corpo a corpo,
Sue…”
“Sono
sicura che non potresti mai farmi del male,
Caspian! Su, fallo per me, per favore…”
supplicò sfoderando il suo dolce
sguardo, l’unica arma che riusciva a sconfiggere il sovrano.
“E
va bene!” sbottò Caspian “Vediamo cosa
sa fare
questa nuova spada… Prima però ripassiamo le basi
fondamentali. Se vuoi che io
sia il tuo maestro, ci sono alcune regole da rispettare, ok?”
“Si”
“Regola
numero uno: devi prestare massima attenzione e fare
esattamente quello
che ti dico. Per esempio: se ti ordino di parare una stoccata subito,
tu cerchi
di farlo all’istante. Le spade sono pericolose, Susan, ma se
mi ascolterai
andrà tutto bene.”
“D’accordo.
Numero uno: attenzione e ubbidienza.”
“Regola
numero due: decido io quando iniziare e
quando finire l’allenamento. Credo di sapere quali sono i
tuoi limiti e non ti
spingerò mai a fare di più di quello che
è necessario, anche se tu vorrai certamente
continuare ogni volta fino allo sfinimento…”
“Uff”
sbuffò Susan “Tu mi sottovaluti,
Caspian!”
“Non
credo, Susan! L’ultima volta che l’ho fatto
mi hai battuto di fronte a una ventina di arcieri narniani, non
ripeterò più
questo errore! Allora, accetti questa regola? Oppure devo trovarti un
altro
maestro?”
“Va
bene…” sbottò lei “Non
insisterò per
continuare.”
“Ottimo,
allora possiamo cominciare! Assumi la
posizione di guardia”
“Così?”
“Si,
bene… Gamba destra avanti, così, piegati di
più sulle ginocchia per portare il peso al centro,
brava… Impugna bene
l’elsa con entrambe le mani e piega le braccia in modo da
avere la spada puntata
davanti a te verso l’alto! No, non così Susan, sei
sbilanciata in avanti,
basterebbe solo un fendente per farti perdere la presa…
Aspetta, ti faccio
vedere”
In
un attimo, quasi senza rendersene conto,
Caspian le si avvicinò da dietro, circondandola con le sue
braccia in modo da
afferrare saldamente le mani della ragazza per correggere la presa.
“Ecco,
così. La lama deve essere a circa 45°
sull’orizzonte” disse dolcemente premendo
leggermente sui palmi di Susan per
spostare la spada.
La
ragazza trattenne il fiato, sentiva il corpo
caldo e forte di Caspian contro la sua schiena, il suo profumo le
inebriava la
mente, rendendola incapace di pensare ad altro se non al desiderio
bruciante di
toccare i suoi capelli e il petto muscoloso, perdendosi tra le sue
braccia.
D’istinto voltò il capo verso di lui, sfiorando
con il naso e la bocca la
morbida pelle del collo del giovane. Obbedendo a un impulso
incontrollato, iniziò
a delineare il contorno del mento di Caspian con le labbra passando
delicati
baci lungo il percorso…
“Regola
numero 3: mai distrarre il maestro durante
la lezione” mormorò il re con voce roca prima di
lasciar cadere la spada.
Caspian cinse con un braccio Susan per avvicinare ancora di
più la sua schiena
al torace, mentre con l’altra mano le scostava i capelli dal
viso accostandolo
al suo. Le loro labbra si incontrarono e, mentre approfondivano il
bacio, la mano
della ragazza trovò finalmente i capelli di lui e
cominciò ad accarezzarli.
Quando,
tempo dopo, si separarono per riprendere
fiato, Susan esclamò: “E la terza regola? Non
l’abbiamo appena infranta?”
“Tecnicamente
l’allenamento non era ancora
iniziato, comunque si può sempre fare un’eccezione
ogni tanto, se tutte le
eccezioni sono così meravigliose!” rispose
malizioso lui sfoderando il suo
miglior sorriso.
“Sono,
d’accordo, però non riuscirai a distrarmi
sempre in questo modo a tal punto da far saltare
l’allenamento, ricordalo!”
disse lei minacciosa puntandogli il dito contro. Caspian, sentitosi
smascherato, assunse un’espressione di finta colpevolezza
senza smettere di
sorridere: Susan era così bella quando si
arrabbiava…
“Comunque
oggi ti perdono, visto che dovrebbe
essere il tuo giorno libero e tu non dovresti lavorare nemmeno con
me… A
proposito, non ho ancora avuto l’occasione per chiederti cosa
è successo a
Beruna! E’ da molto tempo ormai che non ti vedo
così preoccupato come ieri
sera.”
“Ah”
sospirò il giovane, sentendo che tutte le
preoccupazioni, allontanatesi dalla sua mente per un breve periodo, gli
ricadevano
pesantemente sulle spalle.
Lentamente, si avvicinò a un grande masso
levigato, l’unico della radura, e si sedette sopra. Susan si
rannicchiò al suo
fianco.
“Questa
volta ci ha chiamati Ironhoof, il figlio
di Glenstorm che è diventato il suo luogotenente stanziato a
Beruna per
controllare il guado: un gruppo di soldati telmarini stava organizzando
una
rivolta contro i narniani che si sono stabiliti definitivamente nella
città.
Stavano tentando di convincere la popolazione umana a schierarsi dalla
loro
parte, e questa è stata la nostra fortuna, Susan.”
“Immagino
che la gente non abbia accettato di
appoggiarli”
“Infatti,
per loro la convivenza con i narniani
non è un peso da sopportare! Al contrario, hanno capito
più velocemente di
quanto pensassi che le creature di Narnia non sono quegli orrendi
mostri di cui
hanno sentito parlare per molti anni.”
“E
inoltre preferiscono di gran lunga il tuo regno
al dominio dittatoriale di Miraz. E’ grazie alla tua
bontà e saggezza che sei
così rispettato e ammirato, Caspian!”
“Si,
ma non tutti la pensano così. Alcuni generali
telmarini non vedono di buon occhio la mia gestione
dell’esercito. Erano
abituati a ricevere da mio zio onori e ricchezze e potevano disporre
liberamente del loro potere. Ho il serio sospetto che dietro al
complotto ci
sia lord Donnon: lui in particolare considera i narniani come esseri
inferiori
e non accetta la convivenza; inoltre è l’unico
lord generale ad aver mantenuto
una certa influenza sul suo contingente di soldati, che sono stati
irrimediabilmente plagiati dal suo modo di pensare.”
“Dunque
ieri l’avete fermato?”
“Magari
l’avessi potuto fare!” esclamò il re
alzando gli occhi al cielo “Purtroppo non ho prove se non le
testimonianze
degli abitanti di Beruna che hanno avvertito Ironhoof del complotto. Ho
potuto
solamente riportare sotto controllo la situazione e mettere in stato di
fermo
temporaneo i sospettati, tranne ovviamente lord Donnon. Ha usato ogni
mezzo a
sua disposizione per prendere le distanze dalla cospirazione, ma non
appena le
mie guardie avranno raccolto prove sufficienti farò avviare
un processo per incastrarlo
definitivamente. Troppo a lungo ho sopportato la sua
condotta… Per ora ho fissato
un’udienza preliminare per dopodomani in modo da sentire
ancora una volta le
ragioni di entrambe le parti.”
“Andrà
tutto bene, ne sono sicura. L’importante è
averli fermati in tempo, nel processo dimostreremo la loro
infedeltà e lord
Donnon non sarà più un pericolo per la pace di
Narnia!”
“Vorrei
essere ottimista come te” sospirò il
giovane portando una mano sugli occhi “Credevo che regnasse
l’armonia tra i
nostri popoli, invece Beruna è sempre stato un punto
critico… Avrei dovuto
accorgermene prima…”
“Basta!”
esclamò Susan scostando delicatamente la
mano di Caspian che gli copriva il volto per guardarlo direttamente
negli occhi
“Non tormentarti così, non hai nessuna colpa.
Affronteremo insieme tutti gli
ostacoli, come abbiamo sempre fatto del resto. Sono qui per condividere
con te
ogni difficoltà, permettimi di starti accanto!”
Lui
la guardò intensamente negli occhi, le strinse
le mani e sussurrò: “Ti amo, Susan Pevensie, cosa
farei senza di te?”
Leggermente
imbarazzata, Susan si alzò in piedi:
“Basta pensieri negativi per stamattina, ti ho osservato
prima mentre ti
allenavi e mi sembri un po’
arrugginito…” disse raccogliendo la sua lama
abbandonata in mezzo al prato “Che ne dici se ti misuri con
una persona in
carne ed ossa piuttosto che tirare affondi al vento?”
“Susan…”
sbottò Caspian spazientito
“Non
dirmi che hai paura di me… Sai, Trumpkin mi
ha insegnato dei trucchetti garantendomi che usandoli avrei battuto
persino sua
maestà re Caspian X!”
“Ah,
davvero? “ rispose lui punto nell’orgoglio
“Il
nano avrebbe trovato un modo per battermi? D’accordo, allora,
vediamo cosa sai
fare!” concluse scattando in piedi e afferrando Rhindon, la
spada di re Peter.
“In
guardia, mia regina!” disse dando un leggero
colpo alla lama di Susan per saggiare la sua presa sull’elsa.
“Preferisco
attaccare per prima!” esclamò lei
slanciandosi in avanti eseguendo un affondo impeccabile che Caspian
parò
facilmente senza però nascondere un moto di sorpresa.
Iniziarono così a
duellare e il ragazzo dovette ammettere che Susan, nonostante la
tecnica grezza
e una certa titubanza nei movimenti, non se la cavava per niente male:
“Accidenti a te Trumpkin!” pensò tra
sé “Doveva
essere seriamente intenzionato a fare di Susan un’abile
spadaccina… Appena
torno a casa farà i conti con me”.
Susan
volteggiava rapida attorno a Caspian, determinata
a trovare un punto debole nella difesa perfetta del ragazzo, che si
limitava a
parare i colpi senza attaccare.
“Caspian
impegnati!” gridò esasperata.
“Come
vuoi, tesoro…”
Senza
difficoltà, il giovane passò al
contrattacco, eseguendo un fendente dietro l’altro. Susan si
difendeva
egregiamente, con le sopracciglia graziosamente aggrottate dalla
concentrazione
che disegnavano un lieve solco verticale sulla fronte altrimenti
perfetta,
tuttavia iniziava a perdere terreno, costretta ad arretrare sotto i
colpi del
re.
D’un
tratto, nell’arco di un secondo accaddero più
eventi contemporaneamente: la ragazza urtò un piccolo masso
con il piede,
inciampando nel lungo abito e perdendo stabilità sulle
gambe, e Caspian decise
di mettere fine al duello. Il re eseguì una perfetta mossa
di disarmo la quale
causò a Susan non solo la sottrazione della spada, ma anche
la perdita
definitiva dell’equilibrio, che la fece cadere goffamente a
terra!
“Maledetto
vestito! Una gonna lunga non è adatta
ai duelli” borbottò a denti stretti la nobile
regina mentre Caspian l’aiutava a
rialzarsi.
“Guarda!”
esclamò mostrando al ragazzo il lungo
strappo del sottile tessuto creatosi sul fianco destro lasciando nuda
la gamba
fino a metà della coscia.
Il
re arrossì alla vista della candida pelle scoperta
dal lungo squarcio nella veste.
“Già”
rispose vagamente “Avere due metri quadrati
di tessuto avvolto attorno alle gambe non è
l’ideale per i movimenti.
Però…”
continuò facendosi più ardito
“…devo ammettere che apprezzo questa miglioria
all’abito” disse indicando i lembi strappati.
“Umpf”
sbuffò Susan alzando le spalle “Troverò
una
soluzione… Ora però devo tornare al castello, non
posso andare in giro in
questo modo”
“Direi
che è la soluzione migliore. Inoltre è
già
ora di rientrare, purtroppo” rispose lui tornando serio
“Dai,
amore” lo confortò lei regalandogli un piccolo
bacio “Ci saranno altre occasioni per stare
insieme”.
...
Il
sole era ormai alto nel cielo quando il re e la
regina di Narnia giunsero cavalcando alle porte di Cair Paravel. Non
appena
entrarono nel
cortile antistante le
stalle, vennero raggiunti da Glenstorm.
L’espressione sul viso del saggio centauro
cancellò
di colpo il sorriso dal volto dei due giovani, che allarmati si
affrettarono ad
avvicinarsi a lui.
“Vostre
maestà, per fortuna siete tornati! Stavo
per mandare qualcuno a chiamarvi” esordì con tono
concitato: “Sire, è successo
un fatto gravissimo!”
---------------
Ola!
Approfitto per ringraziare Queen Susan, Jinevra,
Valef1995,
sappir_ama_ben, edwardina twalentina,
debbie97, Elizabeth9,
MissMasenCullen per tutti i bei commenti che mi
lasciate, e ovviamente ringrazio
anche tutti gli altri che leggono!!
Piaciuto
l’allenamento?
A
presto!!!
-
Laura -
|
Ritorna all'indice
Capitolo 8 *** CLOUDS ON THE HORIZON ***
CLOUDS
ON
THE HORIZON
Caspian
correva lungo i corridoi di Cair Paravel,
sentendo l’ansia crescere minuto dopo minuto. Avvertiva i
passi leggeri di
Susan e gli zoccoli di Glenstorm sul pavimento in pietra che lo
seguivano a
breve distanza.
Finalmente raggiunsero la sala delle assemblee e
il re spalancò le porte spingendo con i palmi di entrambe le
mani contro il
legno massiccio dei battenti.
“Mio
signore!” esclamarono alcuni generali scattando
in piedi.
“Aggiornatemi!
Voglio un resoconto completo!”
rispose il re rivolto al consiglio dei generali, già riunito
attorno al grande
tavolo ovale che occupava il centro del locale.
“Sire,
sono arrivato appena ho potuto, cavalcando
senza sosta e veloce come il vento!” esordì
Ironhoof facendo un passo avanti
verso di lui “Tutta la divisione di soldati messa in fermo
per la tentata insurrezione
a Beruna è riuscita a evadere stanotte, inoltre lord Donnon
è fuggito dal suo
palazzo. Sospettiamo che sia stato lui a permettere loro la
fuga.”
“Come
è potuto accadere?” chiese severamente
Caspian “Avevo imposto un rigido controllo su quegli uomini e
soprattutto sul
lord!”
“Secondo
i miei informatori hanno approfittato
dell’oscurità della notte e
dell’appoggio di alcuni briganti mercenari che
hanno eliminato le guardie che controllavano gli uomini di lord
Donnon.”
“Maledetti!
Che intenzioni avranno?” mormorò il re
stringendo i pugni. La situazione era critica: un’intera
unità dell’esercito
fuori dal suo controllo era un serio elemento destabilizzante per il
nuovo regno.
“Dove
sono ora?” chiese Susan schieratasi
nervosamente a fianco di Caspian.
“Appena
ci siamo accorti della fuga ho inviato un
gruppo di ricerca, mia signora. Sono comandati dal fauno Nimienus:
hanno
l’ordine di rintracciarli e raccogliere il maggior numero di
informazioni.”
“Cosa
mi consigliate di fare? Devo radunare
l’esercito per inseguirli?”
“Non
conosciamo le loro vere intenzioni.”
intervenne Thiram, un giovane ufficiale telmarino che aveva deciso di
rimanere
a fianco del nuovo re.
“Tuttavia
il loro gesto è imperdonabile!” sbottò
il centauro Rainstone, fratello di Ironhoof, dal temperamento
più impulsivo “Scappare in
quel modo mentre si è sotto accusa per aver organizzato una
rivolta equivale a
un’ammissione di colpa! Stai forse cercando di giustificare i
tuoi simili,
misero telmarino?”
“Assolutamente
no! Nonostante ciò non credo sia
necessario coinvolgere le truppe per una faccenda che potrebbe essere
risolta
con la diplomazia. Sto solo usando la logica, forse tu non ne sei in
possesso, equino?”
Un
brusio furibondo sorse tra i presenti alle
ultime parole offensive del telmarino.
“Come
osi insultarmi, spregevole umano!” gridò
Rainstone “Io ti…”
“RAINSTONE,
THIRAM, ADESSO BASTA!” urlò Caspian
battendo una mano sul legno massiccio del tavolo. La sala
ammutolì di colpo.
“Susan,
tu cosa ne pensi?” chiese poi abbassando
la voce e voltandosi alla sua sinistra.
“Credo
che per ora non abbiamo informazioni
sufficienti per decidere cosa fare. Dobbiamo assolutamente scoprire che
intenzioni hanno prima di iniziare una guerra civile!”
rispose prudentemente
lei.
Caspian
abbozzò un cenno d’assenso, la regina
aveva ragione.
“Stiamo
parlando di poche centinaia di soldati,
giusto?”
“Si,
mio signore.”
“Se
anche volessero attaccarci, si troverebbero
dunque in minoranza schiacciante…”
“Non
vi è alcun dubbio su questo, vostra
maestà.”
confermò il capitano Drinian, un nobile telmarino che aveva
servito lealmente
re Caspian IX e che aveva giurato eterna fedeltà a suo
figlio “I vostri uomini
sono fedeli e pronti a ogni vostro ordine.”
“D’accordo
allora. Non mobiliterò l’esercito, per
ora.”
“Ma,
mio signore!” protestò un irato Rainstone.
“Non
permetterò che i miei soldati si mettano a
cercare per tutto il mondo un branco di idioti lasciando Narnia
indifesa!”
gridò risoluto Caspian inchiodando il giovane centauro con
uno sguardo furente
“Calormen potrebbe approfittare della nostra debolezza!
Scommetto che è da
quando ha saputo che Miraz è stato sconfitto che il Tisroc
freme per saggiare
sul campo di battaglia se la nostra organizzazione militare
è forte come quella
telmarina… Gli basta soltanto un pretesto, non possiamo
rischiare unicamente
per appagare la tua sete di vendetta, Rainstone!”
“Calormen
è governato da uomini spietati,
ossessionati dal potere.” aggiunse Susan.
“Avete
ragione, vostre maestà. Concordo pienamente
con la vostra opinione.” sentenziò Glenstorm
“Figliolo, è il fuoco irruento della
giovinezza, che ti scorre nelle vene, che parla al tuo posto.”
Il
re proseguì poi con tono addolcito “So che
questo fatto rappresenta comunque un pericolo per Narnia, ma le cose
sarebbero
diverse se solo sapessimo i loro scopi, o almeno se venissimo a
conoscenza di
dove si trovano! Propongo di aspettare se non altro il ritorno di
Nimienus
dalla ricognizione. Siete tutti d’accordo con me,
allora?” chiese rivolto
all’assemblea, ricevendo conferma da ogni presente.
“Bene,
potete tornare ai vostri doveri.
Avvertitemi non appena Nimienus sarà arrivato. Non importa
né l’orario né i
miei impegni, voglio essere informato subito. Il destino di Narnia
dipende
dalle notizie portate da quegli uomini!”
...
“Grazie,
Leah, puoi andare ora.” ordinò dolcemente
la regina alla giovane che le aveva portato dell’acqua
calda.
Susan
non amava
essere continuamente circondata da servitrici - contrariamente alla
tradizione telmarina
aveva infatti ottenuto di non avere ancelle al suo seguito per la
vestizione,
ribadendo che sapeva lavarsi e abbigliarsi da sola ormai da molti anni
–
tuttavia si era affezionata a quella ragazza, e ormai la considerava
più
un’amica che una cameriera. Fin da quando si erano
conosciute, la regina si era
subito trovata a suo agio con lei, anche perché erano molto
vicine d’età, e
aveva scoperto in Leah una valida confidente, sebbene nessuno avrebbe
potuto
colmare l’assenza lasciata dai suoi fratelli: di Lucy, sempre
pronta a
dimostrarle il suo affetto incondizionato; di Edmund e dei suoi giusti
consigli; e naturalmente di Peter, testardo e protettivo fino
all’inverosimile,
ma sempre al suo fianco.
Quella
sera, però, la regina sentiva il bisogno di
riflettere in solitudine, quindi decise di congedare presto la ragazza.
“Si,
mia signora. Non le serve altro?” chiese Leah.
“No,
grazie. Anzi, si: quante volte ti ho detto di
darmi del tu?” sorrise Susan.
“Hai
ragione, maestà… Mi perdoni, le… ti auguro buonanotte.” Si
corresse la
ragazza facendo poi un lieve inchino e dirigendosi verso la porta.
“Buonanotte
Leah, a domani!”
Susan
sentì la porta richiudersi alle sue spalle,
mentre spalancava la finestra della sua camera uscendo poi sul balcone.
Il
sole era tramontato ormai da molto tempo,
cedendo il posto all’oscura notte, a stento illuminata da una
pallida falce di
luna. All’orizzonte, dal grande mare dell’est, si
distinguevano minacciose nubi
nere che stavano lentamente ma inesorabilmente reclamando il loro
spazio nella
volta celeste. Come le nuvole stavano oscurando Narnia quella sera,
così un
opprimente senso di inquietudine stava avvolgendo il cuore di Susan,
ferma a
contemplare il mare burrascoso.
La
preoccupazione era senza dubbio dovuta alle
notizie ricevute quel pomeriggio, ma un altro pensiero occupava la sua
mente.
Pensava
a Caspian, al suo dolce Caspian, così
giovane eppure costretto a reggere sulle spalle le conseguenze di ogni
sua
scelta, e Susan non sopportava di vederlo tormentarsi in quel modo.
Ciò
nonostante, di fronte agli altri si comportava in modo impeccabile, era
proprio
nato per essere un sovrano giusto e nobile.
La
regina si sentiva fiera di essere al suo
fianco, e cercava di aiutarlo con ogni mezzo a sua disposizione, ma
soprattutto
ringraziava Aslan ogni giorno per averle concesso di restare. La
decisione del
grande leone aveva provocato nella corte un certo sbigottimento per il
ritorno
della regina senza un motivo apparente, ma in seguito tutti quelli che
venivano
a contatto con loro capivano all’istante l’amore
che univa i due giovani e
intuivano che era proprio Caspian la causa del suo ritorno.
Questo
aveva creato un ulteriore problema, pensò
Susan, un re e una regina di Narnia che praticamente convivevano senza
essere
nemmeno fidanzati! Avevano cercato di limitare lo scandalo tenendo le
loro
rispettive camere da letto il più lontano possibile: erano
nella stessa ala del
palazzo, ma su due piani diversi e questa soluzione aveva
momentaneamente fatto
tacere le malelingue…
Susan
sospirò, si sentiva in colpa perché la sua
presenza era un ulteriore fattore destabilizzante per il regno di
Caspian, ma
avevano deciso di comune accordo di non bruciare le tappe del loro
rapporto.
Il giovane le aveva confidato, una sera mentre
stavano abbracciati sulla spiaggia a contemplare la luna, che ogni
giorno
passato insieme, ogni piccola carezza, ogni gesto d’amore
erano per lui fonte
di una felicità indescrivibile, e che per niente al mondo
avrebbe rinunciato
alla forza di quelle piccole emozioni in nome della fretta. Lui
l’avrebbe
aspettata, avrebbe atteso con gioia il giorno in cui Susan si fosse
sentita
pronta per affrontare un livello di impegno maggiore con lui. Quando
Caspian
aveva finito di parlare, alla ragazza erano venute le lacrime agli
occhi e
l’aveva stretto più forte: era consapevole che il
re, oltre ai modi gentili e
alle attenzioni che le riservava, rimaneva comunque un uomo e non aveva
mai
cercato di nascondere l’attrazione fisica che provava per
lei, tuttavia l’aveva
sempre rispettata e lei non si era mai sentita sotto pressione. Ma non
era solo
per la devozione che Caspian le dimostrava che la regina si era
commossa: il
giovane non solo era disposto ad aspettare i suoi tempi, ma questa
attesa non
lo logorava né lo spazientiva, anzi sembrava fosse felice di
aspettare.
Susan,
dal canto suo, anche se amava intensamente
il re e l’unico desiderio che l’accompagnava ogni
giorno era quello di sentire il
caldo tocco di Caspian sulla sua pelle, sentiva in cuor suo che i tempi
non
erano ancora maturi. La sua indole naturalmente cauta le impediva di
compiere
un passo così importante. Strano, pensò
ironicamente, non aveva mai detestato
prima di quel momento la sua proverbiale prudenza, ma ora sentiva quel
lato del
suo carattere come un pesante fardello. O forse aveva soltanto paura,
paura di
lasciarsi andare completamente…
Un
tuono in lontananza la riscosse dai suoi
pensieri. Tutti quei timori non erano importanti al momento, si
rimproverò la
regina, sentiva che doveva stare vicino a Caspian: le sue futili ansie
potevano
aspettare.
Chiuse
la finestra e si avvicinò al letto. Decisa,
raccolse la morbida sopraveste turchese e se la infilò sopra
la candida camicia
da notte, poi uscì silenziosamente dalla stanza.
In
una manciata di minuti, la ragazza si ritrovò
davanti alla porta della camera del re e bussò lievemente.
“Avanti.”
intimò debolmente Caspian.
Susan
scivolò rapidamente nella stanza.
“Susan!”
esclamò ad alta voce il ragazzo, sorpreso
nello scorgere la bianca figura che chiudeva precipitosamente la porta.
“Zitto!
Vuoi farci scoprire?”
Il
moro sorrise: “E se anche fosse? Non sono forse
il re?”
La
ragazza gli rivolse uno sguardo esasperato
“Caspian… Come se non girassero già
abbastanza pettegolezzi da quando ci siamo
presentati con i vestiti strappati davanti al consiglio di
guerra!”
Il
re ridacchiò divertito.
“Cosa
stai scrivendo?”chiese Susan avvicinandosi a
Caspian seduto allo scrittoio davanti a un foglio ricoperto dalla sua
fitta
scrittura.
“Una
lettera al re di Archen, per chiedergli di
rinnovare la nostra alleanza, in caso di attacco da parte di Calormen.
Ho quasi
finito, la invierò domani.”
“Hai
fatto bene. Edmund sarebbe fiero della tua
strategia.”
Caspian
sospirò alzandosi in piedi “E’ solo una
misura precauzionale, ma è meglio prepararsi a ogni
evenienza… In questo caso
ci vorrebbe proprio qualche opinione da parte del Giusto: il
comportamento di
lord Donnon è anomalo, non si è mai opposto
apertamente a me per non perdere
definitivamente gli ultimi privilegi di cui godeva, sapendo che non
avrei
tollerato alcuna insubordinazione. Questo repentino passaggio
all’azione mi
preoccupa.”
“Credi
sia stato spinto ad agire da qualche motivo
particolare o da qualcuno?”
“Non
lo so, Susan, proprio non ne ho idea.”
rispose lui sedendosi stancamente sul bordo del letto attirandola
gentilmente accanto a sé.
“Comunque,
cosa ci fai qui? Non che non ti
voglia…” si corresse precipitosamente il ragazzo
“…ma c’è qualcosa che non
va?”
“No,
volevo solo stare con te. Non è stata una
giornata facile per te, non quel giorno di riposo che speravo ti
godessi…”
rispose tristemente.
“Oh,
amore!” disse Caspian abbracciandola,
intenerito dalla dolcezza delle sue parole “Averti qui mi
ripaga per tutto. Mi
hai fatto un bellissimo regalo.”
“Vorrei
esserti d’aiuto in qualche altro modo.”
“La
tua presenza è il miglior aiuto che tu possa
darmi. Quando stai con me mi sento come se potessi superare ogni
ostacolo!”
“Umpf”
sbuffò la ragazza davanti a quella che considerava
un’esagerazione, il suono smorzato dalla camicia di Caspian
contro cui premeva
il viso.
“Sto
parlando sul serio! Non ti voglio perdere per
nessuna ragione al mondo e non permetterò più a
nessuno di portarti via da me.”
disse con veemenza sciogliendo l’abbraccio in modo da poter
fissare Susan negli
occhi.
“Caspian,
ma io sono qui, sono al tuo fianco e lo
sarò per sempre. Di cosa hai paura?” chiese lei
allarmata, capendo che il ragazzo
era tormentato da qualche cupo pensiero.
“Già
una volta eri al mio fianco, con i tuoi
fratelli, e poi ve ne siete andati. Non capisci cosa ha significato per
me il
vostro abbandono? Dopo aver scoperto la vera natura di mio zio, mi
è crollato
il mondo addosso! Di chi potevo fidarmi? Quelli che consideravo miei
compagni
mi volevano morto, non avevo famiglia né amici…
Poi siete arrivati voi, i
quattro leggendari fratelli. Eravate così uniti, non avete
mai permesso che le
liti tra voi avessero il sopravvento sul vostro affetto reciproco. E
cosa ancor
più stupefacente, ora della fine mi avete accettato tra voi,
offrendomi non
solo il vostro aiuto, ma la vostra amicizia. Io…
bè, ho iniziato a considerare
i tuoi fratelli più che semplici amici, eravate come una
seconda famiglia per
me. In mezzo a voi e ad Aslan, dopo la battaglia di Beruna, mi sentivo
accettato per quello che ero. E proprio quando avevo finalmente trovato
la
stabilità che mi è sempre mancata fin da piccolo,
ve ne siete andati. Oltre a
essere triste per la scomparsa dei miei amici e dell’amore
della mia vita mi
sentivo anche… in un certo senso… abbandonato per
l’ennesima volta. So che è da
stupidi e immaturi…” disse arrossendo
vergognosamente il giovane abbassando lo
sguardo.
“No,
Caspian, non lo è affatto.” lo interruppe
Susan prendendo il suo viso tra le mani spingendolo a guardarla
“Ti capisco bene…
Sai che io, Peter, Ed e Lucy consideriamo Narnia la nostra vera casa e
che 1300
anni fa eravamo sempre circondati dagli amici più cari che
consideravamo la
nostra famiglia: Tumnus, Oreius, i signori Castoro… E poi,
improvvisamente,
siamo stati strappati via da tutto questo! Ammetto che la nostra
situazione è
diversa perché una volta tornati in Inghilterra
fortunatamente potevamo contare
l’uno sull’altro, ma abbiamo sofferto la stessa
sensazione di abbandono che hai
provato tu, a tal punto che per molto tempo non avevamo nemmeno il
coraggio di
ammetterlo ad alta voce… Bé, per Peter e me
questa situazione si è ripetuta
qualche mese fa, con la consapevolezza che non saremmo tornati mai
più, ma
quello che è successo lo sai già.”
concluse con un sorriso pensoso la giovane.
“Per
Aslan, non so cosa avrei fatto se non fossi
tornata… Sei tu la mia famiglia ora, Susan!”
“Lo
so, amore, e non me ne andrò mai più.
D’altra
parte…” proseguì con tono ironico
“c’è bisogno che qualcuno controlli che
il
nuovo re non combini uno dei suoi soliti pasticci, no?”
“Certo
che avrebbero potuto mandarmi qualcun altro
all’altezza del compito allora!” replicò
beffardo il giovane stando al gioco.
“Cosa?
Ritira quello che hai detto!” rispose
Susan spintonando un ridente Caspian, che finì steso nel
letto sulla schiena
trascinando Susan con sé.
Finsero
di lottare ancora per qualche istante, poi
il re riuscì a bloccare la regina in una stretta:
“Pace?” le chiese.
“Pace”
acconsentì lei prima che il ragazzo le
serrasse la bocca con un bacio bramoso. Si separarono entrambi ansanti.
“Resta
con me stanotte” le sussurrò il giovane
nell’orecchio con tono supplichevole.
“Caspian…”
iniziò ad agitarsi lei
“N-non…”
“Voglio
solo averti accanto stanotte, vederti
dormire, ascoltare il tuo respiro nel sonno!” si
spiegò meglio il re “Sai che
non ti farei mai del male!”
“Lo
so” rispose dolcemente Susan,
accarezzandogli una guancia col dorso della candida mano “Va
bene!” disse
serenamente.
Il
giovane non disse nulla, ma il lampo di gioia
che balenò nei suoi occhi un attimo prima di ritrovare le
labbra di Susan non
aveva bisogno di mediocri parole che spiegassero i suoi
sentimenti…
Più
tardi, durante la notte…
“Caspian?”
“Mmh?”
borbottò il giovane re semi-addormentato.
“Ti
amo con tutto il mio cuore, per sempre” sussurrò
Susan.
Il
re come risposta rafforzò la presa attorno alla
vita della ragazza che riposava tra le sue braccia…
…
Una
fredda luce verdastra illuminava il volto
asciutto e maturo dell’uomo, chino su una conca naturale
ricavata dalla fredda
roccia della buia spelonca.
“Mia
signora, è andato tutto come previsto!” un
ghigno maligno deformò il volto irsuto “Come
avevate intuito, quel codardo del
re non è ancora sulle nostre tracce e non ha la minima idea
di dove siamo
diretti!”
Un’incantevole
e suadente voce si levò dalle acque
smeraldine che colmavano il bacino di pietra: “Prudenza,
generale! Non avere
l’ardire di sottovalutare il nemico. Non ti sei accorto che
hai già delle spie
narniane alle costole?”
“Che
cosa? Non è possibile, i miei uomini se ne
sarebbero accorti!” esclamò sbigottito rivolto
all’immagine di fronte a lui.
“Non
osare mettere in dubbio la mia parola!” tuonò
minacciosa l’oscura interlocutrice perdendo rapidamente il
tono ammaliante “E’
evidente che riponi troppa fiducia nelle tue forze, umano!”
“S-si,
mia signora.”
“Mio
caro, non ti preoccupare” lo rassicurò la
voce riprendendo la solita intonazione seducente “Questo
imprevisto volge a
nostro favore: fai credere agli informatori del re di essere alla
deriva, e attieniti
al piano senza essere impaziente!”
“Avete
ragione, come sempre.”
“Fidati
di me, lord Donnon, in pochi mesi vedrai
il nuovo regno ridotto a un cumulo di macerie sotto la nostra
dominazione e la
popolazione narniana costretta a un’eterna
schiavitù!”
“Puah,
razza inferiore!” esclamò disgustato il
lord traditore.
“Non
temere, mio adorato, i giorni di vita di re
Caspian sono contati!”
---------------
Che
dite, molte news in questo capitolo!
Enjoy!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 9 *** A LETTER FROM ETTINSMOOR ***
NOTA
IMPORTANTE dell’autrice:
il
commento lasciato da debbie97 mi ha fatto venire il dubbio di non
essere stata
molto chiara a proposito del rapporto tra Caspian e Susan, e ora tento
di
rimediare…
Per
“fidanzati”
intendo “promessi sposi” ed è da qui
che nasce il piccolo scandalo a cui ho accennato
nel capitolo precedente: Susan e Caspian sono chiaramente innamorati, e
non lo
nascondono, ma non si stanno per sposare. E’ ovvio che i due
sono ormai una
coppia, ma non credo che il concetto di “stare
insieme” come lo intendiamo noi
oggi esistesse a Narnia, e comunque in una corte di impronta medievale,
come è
quella telmarina, l’ etichetta non prevede che due ragazzi
siano una coppia innamorata
senza essere ufficialmente fidanzati; per giunta non sono due semplici
cittadini,
ma il re e la regina!
Inoltre,
considerate anche che Susan e Caspian sono poco più che
adolescenti, stanno
imparando a fidarsi l’uno dell’altra e ad amarsi
(l’innamoramento iniziale si
sta trasformando in qualcosa di molto importante per entrambi) e, cosa
ancora
più rilevante, come leggerete in questo capitolo ci sono dei
problemi tra loro
che devono ancora essere risolti (se siete stati attenti, ne ho fatto
qualche
accenno nei capitoli precedenti!).
Caspian
e Susan hanno, in poche parole, deciso di dare la precedenza al loro
amore (piuttosto
che alle esigenze della corte di attenersi al cerimoniale che vorrebbe
un
matrimonio affrettato) permettendogli di crescere con armonia e di
rafforzarsi!
Questo
non vuol dire che non intendono assolutamente sposarsi, ma non vogliono
che
altri decidano per loro, perché ciò che
è in ballo è troppo prezioso.
Per
favore, ditemi se sono stata chiara! Ci tengo a chiarire…
Se
avete ancora qualche perplessità non esitate a chiedere,
sono sempre felice di
rispondere ai commenti!!
A
LETTER
FROM ETTINSMOOR
I primi raggi di luce filtravano dalla finestra
socchiusa, dopo il temporale che si era abbattuto sul castello durante
tutta la
notte, illuminando le bianche lenzuola che coprivano il sonno della
dolce
regina. Un movimento improvviso di Susan le scoprì le
spalle. Caspian, che si stava
preparando silenziosamente per non svegliarla, le si
avvicinò e delicatamente
le rimboccò le coperte, osservando rapito il lieve sorriso
che si disegnò sulle
labbra della ragazza nel dormiveglia.
Susan… Lei era il bene più prezioso che il
giovane
re possedeva, sembrava così fragile e indifesa in quel
momento… Caspian aveva
molti dubbi che gli vorticavano in testa, ma di una cosa era certo:
l’avrebbe
tenuta al sicuro da ogni pericolo, a qualsiasi costo!
Scuotendosi dai suoi pensieri, il re si diresse
sospirando verso la porta e da lì si avviò verso
le sue responsabilità.
Susan si svegliò di soprassalto, guardandosi
confusamente attorno. Dov’era Caspian? Si calmò
non appena vide il biglietto
poggiato delicatamente sul cuscino che quella notte aveva condiviso con
il re.
Tesoro,
mi
hai regalato uno dei momenti più belli della mia vita
stanotte e avrei voluto attendere
il tuo risveglio per poter ammirare il nuovo giorno con te, ma i doveri
mi
chiamano …
Ora
alzati e preparati, non resisto troppo tempo senza di te, lo sai bene!
Ti
aspetto, come sempre.
-
Caspian -
Susan
sorrise tra sé e, senza indugiare oltre, si
alzò velocemente dal letto e uscì dalla stanza in
cerca di un abito
presentabile da indossare.
---
Finalmente,
qualche giorni dopo, il fauno Nimienus
tornò a palazzo con la sua scorta, e fu subito introdotto
dal nano Trumpkin al
cospetto del re, che si trovava nella sala del trono con Susan,
Glenstorm e
Drinian.
“Mio
signore, abbiamo seguito lord Donnon e i suoi
uomini fino agli estremi confini settentrionali di Narnia!”
esordì Nimienus al
centro della sala del trono.
“Ebbene?”
chiese Caspian “Che impressione avete
avuto?”
“Sembra
che siano allo sbando, sire, il primo
giorno sembrava non avessero una meta precisa, poi si sono diretti a
nord, verso
le terre di Ettinsmoor.”
“Ettinsmoor!
Ma sono impazziti?” esclamò sorpresa
un’allarmata Susan “Quella regione è
sotto il dominio dei giganti, e non
assomigliano nemmeno lontanamente ai giganti gentili di Harfang! Cosa
credono
di fare in pochi uomini contro gli Ettins, sono violenti per natura, e
non
gradiscono intrusioni nel loro territorio!”
“Calmati,
Susan! Non dirmi che sei preoccupata per
la loro incolumità… Sono dei traditori in fin dei
conti, e forse questa loro
decisione volge a nostro favore: se si sono rifugiati in una terra
ostile,
forse tra un po’ saranno più inclini ad accettare
le nostre condizioni per
risolvere questa situazione! In questo modo riporteremmo tutto alla
normalità
senza perdite.” disse Caspian.
“C’è
dell’altro, vostra maestà”
continuò titubante
Nimienus “Dopo qualche giorno di pedinamento ci hanno
intercettati, non riesco
ancora a capire come abbiano fatto a sorprenderci perché
abbiamo adottato tutte
le precauzioni necessarie per questo genere di
missione…”
“Di
questo ne sono sicuro, caro amico.” esclamò il
re poggiando una mano sulla spalla del fauno, consapevole della grande
esperienza del fauno.
“Vi
ringrazio, vostra maestà. In ogni caso, non
solo non ci hanno eliminati come invece avrei creduto, ma ci hanno
portati al
cospetto di lord Donnon in persona che ci ha chiesto di riferirvi un
suo messaggio.”
Nimienus
aprì una logora bisaccia e ne estrasse
una pergamena chiusa dal sigillo ufficiale della casata del lord.
“L’ha scritta di suo pugno davanti a
noi.”
aggiunse mentre la porgeva a Caspian “Sembrava quasi
sollevato per la nostra
presenza, continuava a borbottare che il re sarebbe stato clemente per
la sua
sconsideratezza.”
“E
osa chiamare <sconsideratezza>
un atto di alto tradimento? Puah, che oltraggio!”
esclamò un indignato Trumpkin.
“Forse
si è reso finalmente conto
dell’assurdità
del suo gesto e cerca di riparare al danno…”
suggerì Drinian.
Caspian
fece zittire tutte le supposizioni aprendo
perentoriamente la lettera e svolgendola sotto gli occhi dei presenti.
Maestà,
mi rivolgo a voi come se fossi il più umile
dei vostri servitori.
La
nostra fuga è riprovevole, tuttavia è
nata dal disagio che siamo stati costretti a sopportare per tutti
questi mesi,
relegati in una piccola e selvaggia provincia del regno, mentre avremmo
voluto
godere maggiormente della vostra luminosa presenza e aiutarvi a
costruire
insieme il nuovo regno. Ammetto che la mia ambizione ha contribuito in
modo non
irrilevante sia alla progettazione della rivolta di Beruna sia alle
nostre
azioni successive.
Per l’esasperazione siamo stati
insensatamente indotti a un gesto avventato e ottuso. Mi pento
amaramente di
aver spinto i miei uomini a seguirmi, ed è per questo che, a
nome loro, chiedo
la vostra indulgenza. Non sopporto l’idea che per le mie
convinzioni e il mio
orgoglio rischino la vita quei soldati valorosi su cui ho
l’onore di comandare.
Ora
vaghiamo per queste terre inospitali,
sotto il costante pericolo di venire attaccati dai giganti, quando il
nostro unico
desiderio è quello di tornare alle nostre case. Per questo
motivo ho
approfittato della presenza dei vostri informatori per chiedervi un
incontro
dove sancire un accordo che spero sia vantaggioso per entrambi.
Io
e una dozzina di uomini fidati lasceremo
le truppe a Ettinsmoor e aspetteremo vostra Maestà davanti
alla Tavola di
Pietra - luogo sacro di questa terra che spero donerà la sua
influenza benefica
per la trattativa - la mattina successiva alla prima notte della
prossima luna
nuova.
Spero
che terrete conto delle nostre
richieste ed esigenze, non vorrei essere costretto a usare la forza
contro il
mio stesso re, per questo vi supplico di considerare le nostre proposte
di pace
che non esiterò a presentarvi.
Se non vi vedrò all’appuntamento, saprò
quali
sono le vostre intenzioni, e preparerò i miei uomini di
conseguenza.
-Lord Donnon –
P.S. Non sfiorerei, se fossi in voi, l’idea
di farmi prigioniero: i miei soldati avranno l’ordine di
attaccare i villaggi a
Nord del vostro regno se non avranno mie notizie…
Trumpkin fu il primo a commentare: “Sembra una
proposta autentica, degna di una persona avida che vuole trarre il
massimo
beneficio da questa brutta situazione: servile quanto basta, senza
tralasciare
un sottile tono di minaccia alla fine… Roba da telmarini,
non c’è dubbio.”
“Ehi!”
esclamò offeso Drinian.
“Esclusi
i presenti, ovviamente.” cercò di
ingentilire la risposta il nano, mentre un’irritata occhiata
di Susan lo inchiodava
al suolo. Trumpkin avrebbe dovuto imparare a limitare le sue battute
pungenti in
presenza della Gentile!
Nimienus
ignorò il piccolo bisticcio rivolgendosi
direttamente al sovrano “Donnon ha affidato questa lettera
direttamente nelle
mie mani dicendomi: ve ne prego, nobile narniano, assicuratevi che
giunga
direttamente nelle mani del nostro re, ed esprimete a parole il mio
sincero rincrescimento.”
“Non
mi fido!” esclamò a sorpresa Susan.
“Cosa
c’è che non ti quadra?” chiese Caspian.
“Non
so di preciso, ma c’è qualcosa di sospetto
nel comportamento di quegli uomini… Come hanno fatto a
scoprire che li stavamo
tenendo d’occhio? E coma mai tutto d’un tratto
chiedono clemenza rinnegando ciò
che hanno commesso finora, dopo aver fatto di tutto per fuggire e farci
perdere
le loro tracce?”
“Può
darsi che abbiano semplicemente avuto paura
della punizione che li aspettava per i disordini a Beruna, per questo
sono
scappati.” suggerì Drinian.
“Una
giusta punizione direi.” osservò Trumpkin.
“E
ora sono fermamente convinti che Caspian sarà indulgente
con loro? Dopo aver temuto per la durezza delle sue
condanne?” chiese scettica
la regina rivolta al capitano “No, c’è
qualcos’altro sotto…”
“Conoscendo
lord Donnon, questo suo pentimento
improvviso non convince neanche me, ma non vedo altre alternative se
non andare
al ritrovo per una trattativa!” disse Caspian.
“Ma
è assurdo! Potrebbe essere una trappola per farti
prigioniero, a quel punto noi saremmo costretti, per la tua
incolumità, ad
accettare ogni loro richiesta.”
“La
regina è nel giusto, vostra maestà: gli uomini
di cui il lord dispone non sono molti, ma sono più che
sufficienti per un
agguato. Chi ci assicura che li terrà tra le montagne di
Ettinsmoor come ha
affermato nella lettera?” disse Glenstorm.
“Capisco
le vostre preoccupazioni, ma non posso
rischiare che degli innocenti muoiano solo perché mi sono
rifiutato di andare alla
Tavola di Pietra. E inoltre, possiamo adottare delle misure protettive
per
garantire la massima sicurezza durante le trattative, come la
sorveglianza
costante dei grifoni e delle aquile per avvertirci se ci saranno
soldati nemici
in avvicinamento…”
“O
un’intera unità dell’esercito nascosta
nella
foresta poco lontano, pronta ad ogni evenienza, e i migliori comandanti
al
vostro fianco per consigliarvi e proteggervi come corpo di
guardia.” concluse
Drinian.
“Si,
potrebbe funzionare…” commentò il
centauro.
“Certo
che funzionerà! Non consentiremo ai ribelli
di raggirarci: il territorio lo conosciamo come le nostre tasche,
abbiamo condizioni
perfette dalla nostra parte.” concluse Trumpkin con gli occhi
già accesi per
l’eccitazione che ogni nuovo piano gli procurava.
“No,
no!” disse Susan sentendo l’ansia crescere
dentro di lei “Non mi piace, stiamo facendo il loro gioco,
tutto questo può
diventare pericoloso, molto pericoloso… Caspian, pensaci
bene!”
“Sai
che detesto farti preoccupare, Susan, ma ti
prometto che andrà tutto bene.”
“Si,
vostra maestà, state certa che il re non correrà
alcun pericolo: se la faccenda dovesse complicarsi ulteriormente e il
tavolo
delle trattative degenerasse in qualcosa di rischioso, un grifone
sarà pronto a
portare Caspian al sicuro.” disse Drinian.
“Glenstorm,
quanto manca alla prossima luna
nuova?” chiese il re.
“Una
settimana, mio signore” rispose il centauro.
“Ma
ci deve pur essere un altro modo…”
mormorò
Susan.
“Forse,
ma in questo momento non vedo altre
alternative, e il tempo stringe. Abbiamo a malapena il tempo per
preparare le
misure di sicurezza necessarie e pianificare una valida proposta di
pace da
presentare ai ribelli.”
La
regina trasse un profondo sospiro chiudendo per
un attimo gli occhi.
“Va
bene” disse, guardando poi tutti i presenti ad
uno ad uno “Diamoci da fare allora.”
---
Ed
arrivò infine il giorno tanto temuto da Susan.
Quella mattina il popolo di Narnia avrebbe capito se il futuro celava
un
periodo di pace prospera o se avrebbero dovuto impugnare ancora una
volta le
armi per difendersi. Avevano deciso di partire alle prime luci
dell’alba per
raggiungere in tempo la Tavola di Pietra.
La
delegazione composta dal consiglio di guerra era
già pronta e, come suggerito da Drinian, una cospicua
schiera di soldati
costituita per la maggior parte dalle guardie reali era già
disposta poco lontano
dalla Tavola di Pietra.
Il
rischio di agguati era altissimo, e la presenza
dello stesso Caspian nel piccolo gruppo creava non poca inquietudine
nei cuori
dei suoi generali, ma d’altra parte la presenza dei sovrani
nelle trattative
era necessaria.
Caspian
si stava preparando sotto la fioca luce di
alcuni candelabri accesi nella sua stanza: avevano stabilito, per
precauzione,
di prepararsi in assetto di guerra. Finì di vestirsi
assicurandosi la spada
alla cinta e il solito pugnale sul fianco destro, mentre la luce
grigiastra caratteristica
degli attimi precedenti l’aurora avanzava cupa lungo il
pavimento, entrando
dalla finestra spalancata sul vasto oceano.
Voltandosi
per uscire dalla stanza, il re scorse
con sorpresa Susan che indugiava sulla porta, vestita di tutto punto e
armata
di arco e frecce.
L’espressione di Caspian s’irrigidì nel
vederla,
non avevano parlato di una sua possibile presenza nella delegazione, ma
l’unico
punto sul quale il giovane non aveva alcun dubbio era che non voleva
esporla ad
alcun rischio, per innumerevoli ragioni. Egoisticamente non voleva
rischiare di
perderla un’altra volta, ma voleva anche proteggerla dagli
orrori di un nuovo combattimento
- sapeva quanto la regina soffrisse per ogni vita che strappava con le
sue
frecce - e inoltre detestava l’idea che alcuni uomini
potessero considerare
quella creatura gentile e delicata come un bersaglio da abbattere sul
campo di
battaglia.
“Ho
pensato ti servisse una mano con l’armatura”
spiegò la ragazza “ma vedo che hai già
fatto da solo” concluse con un
sorrisetto facendo un paio di passi per avvicinarsi a lui.
“Perché
ti sei preparata anche tu?” la interruppe
bruscamente.
“Ma
è ovvio! Non ti lascio andare da solo incontro
al nemico, Caspian!” esclamò sorpresa spalancando
gli occhi “Quando eravamo in
pericolo non mi sono mai tirata indietro, e non intendo farlo proprio
ora.”
Caspian
sospirò: “Susan, so che vorresti venire,
ma non intendo lasciartelo fare. Tu starai qui al castello con il resto
della
guardia. E’ meglio così, credimi.”
“E
perché sarebbe meglio così? Spiegami, Caspian,
è saggio privarti della migliore protezione che potresti mai
avere? Le frecce
tengono distante il nemico, evitano il corpo a corpo, lo sai. Ti
potrebbero
attaccare, e il fatto che hai deciso di organizzare un piccolo gruppo
vi
potrebbe mettere in svantaggio numerico e farvi capitolare prima ancora
che
Drinian e i suoi uomini nascosti nella foresta arrivino in vostro
soccorso.”
Il
re aprì la bocca per replicare, ma Susan lo
bloccò con un gesto deciso della mano: “Non posso
permettere che ti accada nulla
di male, Caspian, non capisci che potresti essere fatto prigioniero, o
peggio
potresti… potresti…” le parole le si
spensero in gola, mentre calde lacrime
iniziarono a scorrere sulle guance della giovane, incapace di esprimere
ad alta
voce la paura di perdere Caspian. Questo timore, purtroppo fondato,
l’aveva
tenuta sveglia per tutta la notte, incapace di trovare riposo tra le
soffici
lenzuola.
Il
viso del re si addolcì alle parole della
ragazza, ma il desiderio di proteggerla dalla possibile battaglia
gli impose di non cedere alle sue suppliche. Con grande fatica, Caspian
le
voltò le spalle e, chiudendo gli occhi, rispose:
“Stai tranquilla, amore mio,
ho piena fiducia nel valore dei miei generali. Mi proteggeranno se
sarà
necessario, non mi accadrà nulla di male, non lo
permetterò, soprattutto per
amor tuo." continuò poi con tono più risoluto:
"Questo però non cambia i fatti. Rimarrai qui a proteggere
Cair
Paravel. Maledizione, pensa al bene del tuo popolo Susan!”
Appena il re
pronunciò le ultime parole, capì di aver commesso
un errore.
“Come?”
s’irrigidì Susan “Credi che a me non
importi un bel niente dei narniani, Caspian? E’ proprio per
loro che ho tentato
di impedire al loro re di gettarsi in un’impresa suicida!
E’ anche per loro che
tento di seguirlo per proteggerlo anche se non condivido il piano, in
modo da
non lasciare Narnia senza un… senza il loro re!”
le lacrime ricominciarono a
scorrerle sul viso arrossato.
“Ti
prego, amore, ti prego” sussurrò la regina
“superiamo questo ostacolo insieme, ancora una volta. Uniti
siamo più forti…
Non sopporto l’idea di lasciarti andare da solo.”
“Susan,
per l’ultima volta” nel tono del sovrano
c’era una nota supplichevole “resta qui a difendere
il castello: sei più al
sicuro qui, e il mio cuore lo sarà con te. Questo
è un ordine, Susan!” concluse
più risoluto alzando la voce.
Lo
sguardo di Susan si raggelò: “Non puoi
ordinarmi nulla, Caspian. Sono la regina di Narnia, lo sono da molto
più tempo
di te! Tuttavia non voglio che la tua autorità sia sminuita
davanti ai tuoi comandanti
migliori, quindi non verrò. Ma ti avverto: so che stai
cercando di proteggermi,
però non puoi mettermi sotto una campana di vetro. Non sono
fatta così e questo
lo devi accettare: non sono una bambolina fragile che sta tutto il
giorno
chiusa nella sua gabbia dorata e il cui unico scopo è essere
ammirata! Devi
capire che anch’io ho delle responsabilità verso
la mia gente e non posso
rimanere in disparte. Non puoi soffocarmi in questo modo, credendo di
farlo per
il mio bene!” la voce indignata della regina si spense dopo
il suo sfogo.
Senza
aggiungere altro, Susan si voltò e si
diresse alla porta.
“Che
Aslan sia con te, almeno lui…” mormorò
sommessamente un attimo prima di scomparire nel buio corridoio.
“Perdonami,
Susan.” sussurrò al vento Caspian,
impotente di fronte alla rabbia della regina.
NOTE:
(Ma quante note oggi! Lo so, perdonatemi, ma ci tenevo a chiarire prima
di
iniziare la nuova parte!) So che oggi ho terminato lo scritto in modo
un po’
brusco, ma purtroppo ho dovuto tagliare in due il capitolo che stavo
scrivendo
perché stava diventando troppo lungo… Quindi
molto presto vedrete la seconda
parte!!
X
debbie97
: spero di aver già chiarito il tuo primo dubbio. Per quanto
riguarda la
misteriosa voce dalle acque (fine del capitolo precedente) scopriremo
presto di
chi si tratta. Posso solo dirvi che appartiene alla storia di Narnia e
non è di
mia invenzione, ma compare nella saga di Lewis… (Chi ha
già indovinato non
rovini la sorpresa agli altri! Se proprio volete sapere se avete
indovinato
mandatemi una mail e risponderò privatamente!)
Come
sempre ringrazio tutti i recensori e lettori! Fatemi sapere come sto
andando!
Baci
|
Ritorna all'indice
Capitolo 10 *** THE ENEMY MARCHES OUT! ***
prova
THE
ENEMY
MARCHES OUT!
(Il
nemico esce allo scoperto!)
La
comitiva cavalcava ormai da diverse ore senza
sosta.
Caspian era scortato dal consiglio di guerra al
completo, composto dai migliori comandanti narniani e telmarini, in
modo da
poter discutere all’istante sulle proposte avanzate da lord
Donnon.
Il
re non voleva affrontare un’altra guerra, a
così poca distanza dall’altra che
l’aveva portato infine al trono, non contro
vecchi compagni telmarini. Il fatto che non avesse ancora capito le
vere
motivazioni dell’insorgenza della ribellione di Donnon lo
irritava notevolmente,
anche perché fino ad appena un mese prima era convinto che,
sebbene difficile,
l’unione tra narniani e telmarini procedesse bene. Invece il
giovane aveva
scoperto che c’erano molte questioni da mettere a punto, e
non gli sarebbe
certo dispiaciuto l’aiuto di re Edmund il Giusto, anche se il
senso pratico di
Susan era un vantaggio in tali situazioni…
Inevitabilmente
i pensieri di Caspian tornarono a
concentrarsi sulla giovane regina, un altro tasto doloroso in quel
momento.
Avevano già discusso in passato, ma avevano quasi subito
trovato il modo per
far pace. Quell’ultimo litigio, però, era stato
terribile: in un certo senso
Caspian avrebbe preferito che lei gli avesse urlato contro. Invece era
successo
qualcosa di peggiore: Susan si era sentita, per colpa
dell’atteggiamento del
ragazzo, sminuita non solo nel ruolo di regnante ma soprattutto nel
loro
rapporto. Caspian non le aveva permesso di condividere quel difficile
momento,
addossandosene tutta la responsabilità.
D’altra
parte, anche se comprendeva i sentimenti
di Susan, il re era ancora in collera con lei. Come faceva a non capire
che lui
stava solo cercando di tenere al sicuro colei che era più
importante della sua
stessa vita?
Aveva già sperimentato la lontananza da Susan, ma
almeno sapeva che lei era viva e stava bene. Se le fosse successo
qualcosa,
Caspian non avrebbe più voluto vivere in un mondo senza di
lei! E se…
“Maestà,
posso parlarvi un momento?” chiese
Glenstorm interrompendo le riflessioni del re e adeguando la sua
andatura a
quella di Destriero.
“Certamente,
dimmi pure.” rispose Caspian in tono
stanco.
“Ho
notato che siete stranamente silenzioso e teso
stamane. Mi chiedevo se il vostro atteggiamento è dovuto
all’importanza
dell’imminente incontro o è piuttosto legato
all’insolita assenza della regina
Susan.” chiese il centauro cercando di mettere più
delicatezza possibile nelle
sue parole.
Caspian,
sorpreso, fissò il prode guerriero dritto
negli occhi, chiedendosi se il suo disagio fosse palese a tutti o se
Glenstorm
fosse dotato di un particolare intuito.
“Hai
colto nel segno, amico mio.” disse poi il re
reclinando il capo “Le ho impedito di venire con
noi.”
“Maestà,
se posso permettermi… Credo di capire
cosa vi spinge a essere così protettivo nei riguardi della
regina: anch’io sono
costantemente in apprensione per i miei tre figli e darei la mia stessa
vita
per proteggerli. Ebbene, guardateli, vostra
maestà!” esclamò accennando a
Suncloud e Ironhoof che li precedevano di qualche passo “Il
loro nobile spirito
li impedisce di rigettare i loro doveri anche se sanno bene che
sarebbero stati
più al sicuro a Cair Paravel, e non sarebbero certo stati
biasimati da me per
questo.” Il centauro fece una breve pausa di riflessione, poi
continuò:
“Tuttavia ho imparato che amare significa anche rispettare i pensieri e le esigenze delle
persone amate, anche se
non li condividiamo. La vita è così e non
possiamo controllarla: può concederti
tutto, facendoti provare la felicità più sublime,
e poi strappartelo nel giro
di pochi attimi, ma non per questo siamo in diritto di costringere
coloro a cui
vogliamo bene a una non-vita per paura di perderle. Non sembrerebbe un
atto di
egoismo, piuttosto che d’amore?”
“Sei
molto saggio, amico mio” disse Caspian
combattuto tra il senso di vergogna per il sopruso commesso contro la
donna che
più amava al mondo e il suo innato istinto di protezione
“ma devi capire che…”
Uno strepito squarciò l’atmosfera pacifica della
foresta.
“VOSTRA
MAESTA’” Drinian galoppava veloce verso
Destriero.
“Drinian,
che succede?” chiese inquieto Caspian.
“Mio
signore, l’avanscoperta non ha trovato alcuna
traccia degli uomini di Donnon! Abbiamo setacciato tutta la piana e
parte del
bosco, ma sembra che la Tavola di Pietra sia disabitata da vari mesi
ormai…”
“Com’è
possibile?” un oscuro presentimento stava
nascendo nel giovane, che spronò Destriero deciso a
raggiungere la piana per
constatare con i suoi occhi che questa era…
“Deserta!”
esclamò arrestandosi di colpo.
“Glenstorm!”
“Si,
mio signore” rispose prontamente comparendo
al suo fianco.
“Ordina
alle aquile di sorvolare la zona.”
“Cosa
devono cercare?”
“Qualsiasi
indizio che denoti la presenza di
truppe ovunque nei dintorni, che volino più in alto che
possono. Dobbiamo localizzare
Donnon al più presto!”
“Sarà
fatto, mio re” Glenstorm si voltò e
sparì
nella foresta per trasmettere l’ordine.
L’attesa
era snervante…
---------------
Susan
si aggirava nervosamente per le aule del
palazzo, sotto lo sguardo inquieto di Leah. Da quando Caspian era
partito,
apprensione e rabbia repressa non avevano smesso un secondo di agitare
l’animo
della regina, impedendole persino di togliersi il corsetto di cuoio
rinforzato
che usava come armatura. Odiava stare in disparte ad aspettare notizie
senza
poter far nulla per aiutare!
Oltretutto, sentiva il rimorso per le ultime
orribili parole che aveva detto a Caspian. Sapeva che il re non la
considerava
come una di quelle sciocche principesse delle favole il cui unico
compito nella
vita è quello di essere adorate. Lui l’amava
proprio perché lei era l’esatto
contrario, ma la sua testardaggine nel controllarla aveva mandato Susan
fuori
di sé… Peter sarebbe rimasto sconcertato nel
vedere quanto Caspian gli
somigliasse sotto questo aspetto…
“Per
favore, maestà… Calmati!”
ribadì per
l’ennesima volta Leah
“No,
Leah, non riesco.”
“Almeno
mangia qualcosa…” supplicò la ragazza.
“Mangerò
dopo, quando Caspian sarà tornato.”
“Ma…”
Improvvisamente
Rainstone, rimasto al castello
perché il suo atteggiamento era stato definito
‘troppo irruento per la
diplomazia’, irruppe nella sala.
“Mia
signora! Finalmente vi ho trovata!”
“Che
cosa…” esclamò Susan sorpresa,
interrompendo
di colpo il suo rapido vagabondare.
“Non
c’è tempo lady Susan. Presto,
seguitemi!” la
interruppe dirigendosi verso il corridoio.
“Ma
che succede?” chiese la giovane allarmata.
“Una
brutta faccenda, mia regina. Siamo in guai
grossi!” spiegò Trumpkin che li aveva attesi ai
piedi dell’ampia scala che
portava alla torre più alta di Cair Paravel e ora li
precedeva nella ripida
salita “Valutate voi stessa con i vostri occhi.”
disse una volta raggiunto il
camminamento e indicandole il mare verso nordest.
“Navi!”
la brutta sorpresa lasciò Susan senza
parole di fronte ai velieri imponenti che navigavano verso il castello,
impedendole di aggiungere altro.
“Esatto
maestà, e non sembrano avere buone
intenzioni, sono colme di uomini armati fino ai denti.”
commentò il giovane
Thiram che osservava con un cannocchiale i minacciosi vascelli
“Portano come
bandiera l’insegna di lord Donnon, purtroppo !”
“Sono
troppo vicini! Come mai nessuna sentinella
li ha visti prima?” chiese Susan.
Un
pesante silenzio calò sui presenti.
“Forse”
iniziò titubante Rainstone “Hanno
approfittato del buio di stanotte causato dalla luna nuova per
avvicinarsi a
noi. Poi devono aver aspettato in un’insenatura della costa
al riparo da occhi
indiscreti fino ad ora…” Susan annuì
preoccupata, il ragionamento del centauro
sfortunatamente funzionava.
“Quel
vile!” sbottò Trumpkin “Ci ha giocati
tutti!
Privare Cair Paravel dei suoi capi per poi attaccarla sperando in una
facile
resa… Chi guiderà gli uomini, ammesso che
riescano a prepararsi in tempo, se
tutti i nostri comandanti e il fiore all’occhiello della
guardia reale sono a
miglia di distanza?” concluse in tono disperato il nano.
“Le
persone rimaste qui non sono meno valorose di
quelle che sono partite per la Tavola di Pietra, Trumpkin!”
disse fieramente la
regina “Possiamo resistere: Caspian tornerà non
appena capirà l’inganno,
inoltre la capitale è inespugnabile sui tre lati circondati
dal mare. L’unica
loro possibilità di sbarco è su quella
spiaggia.”
Susan indicò una riva sabbiosa e non molto ampia,
circondata da alte scogliere, verso la quale il nemico si stava
dirigendo:
“Come vedete, possiamo facilmente tenerli a bada se li
aspettiamo lì. Non si
avvicineranno alla popolazione, perché noi impediremo con
tutte le nostre forze
che loro conquistino la capitale!”
“Ma,
mia signora, il problema principale resta:
non abbiamo comandanti!” disse il nano cercando di riportare
la ragazza, già
pronta per la battaglia, con i piedi per terra.
“Come?
Su questa torre io ne vedo almeno tre!”
disse Susan con un sorrisetto osservando Trumpkin, Rainstone e Thiram
che la
fissarono sbigottiti.
“Ma
non abbiamo tempo da perdere.” continuò lei in
tono pratico “Io ora riunirò tutti gli arcieri che
sono a guardia delle mura,
sono gli unici uomini già pronti per la battaglia. Ci
disporremo sulla
scogliera e argineremo il loro sbarco. Nel frattempo Rainstone e Thiram
raduneranno il maggior numero di soldati possibile, anche tra la gente
civile
se ci sono volontari, e li organizzeranno. Appena sarete
pronti…” disse
rivolgendosi direttamente ai due giovani, ora concentrati su Susan per
capire
bene il suo piano “…li attaccherete sulla
spiaggia. Mi raccomando, però, dovete
essere celeri ed efficienti. Non so per quanto tempo riusciremo a
trattenerli
con le frecce. Qualche obiezione?” chiese poi ai presenti.
“Ma…
ma… Io non so se…” balbettò
Thiram.
“Che
c’è, telmarino, hai paura?” chiese
ironico
Rainstone. Il ragazzo ammutolì di colpo, conscio di aver
fatto una pessima
figura.
“Non
preoccuparti” continuò il giovane centauro
dandogli una pacca sulla spalla, mentre un ghigno beffardo si disegnava
sul suo
volto “Anch’io ne ho, ho una fifa assurda, ma mi
piace l’idea di dare una
lezione a quel traditore!”
Il
viso di Thiram si aprì quindi in un sorriso
spavaldo: “Hai ragione fratello! Facciamo vedere cosa siamo
capaci di fare!”
“Mia
regina, è molto rischioso” disse Trumpkin
“Soprattutto per voi e gli arcieri. Se vi capitasse qualcosa
il re non me lo
perdonerebbe mai!”
“Oh,
andiamo! Mi conosci, so badare a me stessa. E
poi sono sicura che anche tu muori dalla voglia di dare a quegli uomini
una bella
lezione! Per questo sarai al mio fianco su quella scogliera,
giusto?”
“Con
voi fino alla morte, maestà!” disse con un
sorriso il nano.
“Bene,
è deciso allora.” disse lei lanciando una
rapida occhiata alle navi ormai pericolosamente vicine
“Trumpkin, chiedi ai
soldati di Ripicì di mettere in salvo la popolazione
all’interno del cerchio
più stretto delle mura, poi trova quanti più
dardi e balestre puoi, e del
fuoco. Io convoco gli arcieri. Ci vediamo alla spiaggia!”
“Sì
mia signora!” il nano rosso fece un inchino e
sparì sulle scale, seguito a ruota dai due giovani.
“Thiram,
Rainstone!” li bloccò Susan.
“Vostra
maestà?” chiesero all’unisono i due
guerrieri.
La
regina fissò intensamente ciascuno di loro per pochi
secondi, cercando di trasmettere loro l’importanza della loro
missione e nello
stesso tempo la sua totale fiducia nelle loro capacità, poi
aggiunse
seriamente: “Mi fido di voi!”
I due giovani annuirono gravemente prima di
voltarsi e scendere velocemente le scale diretti all’armeria.
Susan
si trattenne un istante guardando verso i
verdi boschi a sudovest “Caspian, ti prego, torna
presto.” pensò.
Un’idea le balenò all'improvviso in mente. Si
diresse precipitosamente verso le stanze del re, pregando che il
ragazzo non
l’avesse portato con sé…
---------------
Caspian
osservava inquieto il volteggiare delle
aquile, che descrivevano nel cielo terso orbite sempre più
ampie man mano che
perlustravano le vaste aree attorno alla Tavola di Pietra. La maggior
parte di
loro, una volta tornata, riferì di non aver scoperto alcuna
traccia dei
ribelli, mentre il loro capo, Greeneye, si spinse più in
alto che poté in modo
da poter controllare con la sua acuta vista tutta la regione est di
Narnia.
Quando però tornò a terra, sfiancata per il lungo
volo, la nobile aquila recò
notizie per nulla rassicuranti:
“Ma-maestà” balbettò con la
sua strana voce
atterrando a fianco di Caspian “Ci sono decine di navi che si
dirigono verso il
castello. Sono ormai quasi arrivate alla costa.”
Non
appena Greeneye tacque, quasi a conferma delle
sue parole il lontano richiamo di un corno giunse dalla costa,
propagandosi per
foreste e fiumi fino a risuonare nella radura, paralizzando il re.
“Il
corno di Susan!” esclamò Caspian volgendosi
verso nordest mentre un’espressione di pura angoscia si
disegnava sul suo viso.
“Cair
Paravel è sotto assedio!” Glenstorm
digrignò
i denti, erano stati raggirati come dei principianti. Rabbia e sgomento
dilagarono tra i generali.
“Presto,
dobbiamo tornare indietro, non
resisteranno a lungo! Drinian, raduna gli uomini e raggiungici appena
puoi.”
ordinò il re spronando Destriero. Il fiero cavallo
partì al galoppo attraverso
gli alberi, seguito a ruota dai comandanti. Gli alberi della foresta,
avvertendo il grave pericolo che correva il popolo di Narnia, si
scansavano
all’arrivo dei cavalli incitati al massimo dai loro
cavalieri, agevolandone
così il passaggio: avevano bisogno di raggiungere Cair
Paravel prima che fosse
troppo tardi!
Caspian non osava immaginare cosa avrebbe trovato
al suo arrivo. Pensava ininterrottamente a quanto fosse stato stupido a
non
ascoltare le teorie di Susan, che aveva dubitato fin da subito della
sincerità
delle intenzioni di Donnon e che in quel momento si trovava in un
pericolo
maggiore di quello da cui lui aveva tentato senza successo di
proteggerla.
Sperava
solamente di arrivare in tempo.
---------------
La
brezza leggera accarezzava la superficie del
mare increspata da lievi onde, mentre numerose imbarcazioni gremite di
soldati partivano
dai minacciosi vascelli.
“Regina
Susan…” mormorò uno sbigottito Trumpkin
che osservava le scure scialuppe con un cannocchiale
dall’altura si cui si
erano già schierati in due file i difensori di Cair Paravel.
“Lo
so, l’ho notato anch’io. Sono preoccupata
quanto te, ma non dobbiamo scoraggiarci.” ammise Susan
confidandosi a bassa
voce con il nano: le barche non contenevano solo gli uomini che avevano
seguito
lord Donnon nella sua folle impresa, ma altri individui, privi della
scura uniforme
telmarina ma ugualmente agguerriti e pronti per la battaglia. Tenerli a
bada
non sarebbe stato facile come previsto.
Susan sentiva l’inquietudine e la paura
diffondersi tra i suoi uomini all’apprendere di nuove schiere
sconosciute
contro cui combattere, per questo decise di prendere in mano la
situazione,
prima che fosse troppo tardi.
“Arcieri,
ascoltatemi!” alzò la voce attirando
l’attenzione dei suoi guerrieri ponendosi di fronte a loro
“So che la prova che
oggi dobbiamo fronteggiare non è facile: evidentemente lord
Donnon ha trovato
degli alleati, ma questo non cambia la situazione. Non hanno aumentato
di molto
il loro numero! E per me non ha importanza se dovrò
combattere contro dieci
soldati, o cento, o mille, perché oggi siamo qui per
difendere le nostre case,
le nostre famiglie, la nostra libertà da un traditore che ha
osato schierarsi
contro il popolo di Narnia, contro il legittimo re e contro Aslan! Non
mi
tirerò certo indietro, e sono sicura che non lo farete
neppure voi!”
Un
ruggito di approvazione si levò dalle fila dei
soldati.
“Quest’oggi
combattiamo! Per tutto ciò che ritenete
caro su questa bella terra! V'invito a resistere... Per Narnia e per
Aslan!”
urlò la regina levando in alto l’arco e puntandolo
energicamente contro il
cielo cristallino.
“Per
Narnia! Per Aslan!” risposero gridando gli
arcieri.
Susan,
grata per l’appoggio di quei soldati
valorosi, accennò un lieve inchino verso il suo
schieramento, poi si voltò
scrutando gravemente il mare: il momento era arrivato.
“Arcieri,
state pronti!” ordinò incoccando la
prima freccia “Non dobbiamo sprecare nessun colpo, tirate
solo al mio segnale.”
Le imbarcazioni erano sempre più vicine alla
costa… 300 metri…250 metri…200
metri…
La
ragazza tese il suo arco e ordinò “Prendete la
mira!”
Centinaia di archi e balestre stridettero
tendendosi all’unisono.
“State
fissi sul bersaglio” raccomandò come sempre
Trumpkin , posto all’altro lato del battaglione. La ragazza
sorrise al nano,
felice della rassicurante presenza del suo C.P.A., che le rispose con
un cenno
d’intesa e un sogghigno mal celato dalla lunga barba.
Le prime scialuppe erano ormai quasi arrivate a
terra, i narniani potevano ormai scorgere distintamente ad occhio nudo
gli
uomini che le occupavano, che ormai si erano accorti della loro
presenza sulla
scogliera e parevano sorpresi nel vedere la guardia già
pronta per la battaglia.
“Ora!”
ordinò Susan scoccando la freccia dalle
penne rosse. Con un fruscio inquietante centinaia di frecce si
librarono
nell’aria e finirono il loro letale volo contro le forze
nemiche. Gli uomini di
Donnon non ebbero nemmeno il tempo di reagire che una seconda raffica
di dardi
si abbatté su di loro.
“Seconda
fila!” gridò Susan arretrando: altri
arcieri avanzarono con gli archi già tesi prendendo il posto
dei primi
tiratori, le loro frecce erano però infuocate.
“Tirate!”
Molti
colpi raggiunsero il bersaglio, e numerose
barche si incendiarono costringendo gli uomini che le occupavano a
cercare
disperatamente la salvezza gettandosi in mare con le pesanti armature.
La risposta di Cair Paravel all’attacco era
talmente letale che per molto tempo nessun ribelle riuscì a
superare la
barriera difensiva formata dalla pioggia di dardi: il risultato era che
la
spiaggia era ancora deserta. Tuttavia Susan notò con
preoccupazione che le
frecce iniziavano a scarseggiare: con quel ritmo avrebbero contenuto
l’avanzata
dei ribelli per pochi minuti ancora.
“Non
li terremo ancora per molto!” pensò
scagliando l’ennesimo colpo “Accidenti, dove sono
Thiram e Rainstone? Avrebbero
già dovuto essere qui. Se non arrivano in pochi minuti, per
noi è la fine…”
Improvvisamente
si accorse che molti uomini erano
riusciti a raggiungere la terraferma e correvano verso il ripido
passaggio sul
lato sinistro della spiaggia che portava all’altura dove si
trovava il corpo
degli arcieri.
“Nimienus,
tu e i tuoi uomini seguitemi, dobbiamo
difendere il nostro fianco destro!” ordinò Susan a
una parte consistente dello
schieramento. Era una decisione rischiosa ridurre il numero di arcieri
che
ostacolavano lo sbarco delle scialuppe, ma necessarie: il numero degli
uomini
che correvano sulla costa era già sufficiente per costituire
un grave pericolo
se avessero permesso loro di raggiungere l’altopiano.
La regina, dopo aver passato il comando a
Trumpkin, corse al suo cavallo e vi montò sopra –
imitata dagli arcieri che non
disponevano di zampe da fauno o di un corpo per metà equino
– e si girò per
radunare i suoi soldati:
“Seguit-“
l’urlo le si strozzò in gola, zittito da
un graffiante grido di battaglia: erano arrivati i rinforzi!
L’armata
narniana, scintillante sotto il sole per
le armature rosse e oro, irruppe violentemente sulla spiaggia,
tagliando la
strada ai ribelli che arretrarono sorpresi.
Thiram e Rainstone, in testa allo schieramento,
ordinarono la carica con sguardi feroci e si gettarono a capofitto
nella lotta.
La
battaglia di Cair Paravel era iniziata!
“Finalmente!”
pensò Susan tirando un sospiro di
sollievo, poi ordinò ai suoi uomini: “Arcieri,
fermatevi! Rischiamo di colpire
i nostri soldati! Il nostro compito qui è finito: sono fiera
di voi. Ora
andiamo! I nostri compagni ci aspettano sulla spiaggia!”
Al posto delle grida di incitamento che si era
aspettata di sentire, alcuni guerrieri iniziarono a articolare urla
atterrite,
indicando sorpresi la spiaggia. La ragazza si
voltò e vide enormi masse scure che
approdarono in quel momento sulla riva.
Giganti
di Ettinsmoor! A Narnia! Come era
possibile?
Non
avevano tempo per pensare, Trumpkin richiamò i
Narniani all’ordine – “Un po’
di contegno, insomma” tuonò il nano “Non
siamo
dei codardi!” – e Susan li guidò nel
vivo della battaglia.
Uno
spettacolo terribile li attendeva sulla
spiaggia: i giganti si facevano largo tra la ressa brandendo pesanti
randelli,
colpendo chiunque capitasse loro a tiro e incuranti dello schieramento
a cui
apparteneva il povero malcapitato.
Fortunatamente
la maggior parte di loro era tenuta
a bada dal coraggioso gigante Wimbleweather -che aveva combattuto a
fianco di Caspian e
dei Re di un tempo durante la guerra contro Miraz- e dai suoi compagni,
i
gentili giganti del Sud che vivevano in pace con le altre creature di
Narnia ormai
da molti secoli. Non appena avevano saputo del rischio che correva Cair
Paravel
avevano immediatamente messo al servizio della regina la loro forza. La
lotta
era impari, poiché gli Ettins erano famosi per la loro
natura rabbiosa e
violenta nonché per la loro superiorità fisica
rispetto alle altre stirpi di
giganti. D’altra parte erano anche noti per la loro mancanza
d'acume, debolezza
che Wimbleweather decise di sfruttare appieno: usando se stesso come
esca,
isolava un Ettin per volta facendolo allontanare dal campo di battaglia
e lo
attirava verso un’insenatura della spiaggia dove altri
giganti narniani lo
attendevano per renderlo inoffensivo.
Gli
Ettins che non erano impegnati nella battaglia
contro i loro fratelli erano accerchiati da coraggiosi narniani che
cercavano
con ogni mezzo di fermarli. Fauni e centauri tentavano di immobilizzare
i
movimenti legando velocemente delle corde attorno alle gambe grosse
come
tronchi di abete, mentre dall’alto i grifoni bersagliavano
l’esercito nemico
con massi che lasciavano cadere dalle possenti zampe. Questi tentativi
di
fermare l’avanzata dei giganti risultavano
perlopiù inefficace: la tattica, già
altamente rischiosa per conto suo, richiedeva troppo tempo e
l’armata ribelle che
nel frattempo avanzava lungo la spiaggia non doveva essere
sottovalutata.
Susan individuò Rainstone, che stava combattendo
contro tre soldati, e cavalcò verso di lui atterrando vari
nemici con la spada
che nel frattempo aveva sguainato, decidendo di risparmiare le poche e
preziose
frecce rimaste nella faretra.
“Rainstone!”
gridò per attirare la sua attenzione,
atterrando di sorpresa uno dei tre duellanti.
“Regina
Susan, finalmente siete qui.” rispose il
centauro abbattendo il secondo nemico “Dobbiamo trovare una
soluzione e alla
svelta!”
“Hai
ragione, non dobbiamo disperdere le forze in
questo modo: il nostro problema è che i giganti richiedono
tutta la nostra concentrazione
e gli uomini di Donnon ne approfittano per avanzare!”
”Siamo
in guai grossi, vero?” esordì Thiram
comparendo a fianco della regina dopo aver sconfitto l’ultimo
avversario di
fronte a Rainstone.
“Se
vogliamo avere ancora qualche possibilità di
vittoria dobbiamo trovare un modo per neutralizzare gli Ettins in modo
rapido
aiutando Wimbleweather nel suo compito, in questo modo
riusciremmo a respingere
gli uomini in mare.”
“Ma
come possiamo fare?” domandò scoraggiato
Rainstone, che schiena contro schiena con Susan e Thiram continuava a
combattere contro gli uomini che li assalivano da ogni lato.
Thiram
si soffermò a guardare il cielo
sovrastante: “Io un’idea ce
l’avrei…” rispose pensoso.
“Quale?”
domandò il centauro impaziente.
“I
giganti sono lenti, sfrutteremo questo loro
difetto a nostro favore!” rispose concisamente iniziando a
gesticolare con le
braccia in aria.
“Ma
cosa…?” disse Susan confusa difendendo come
poteva il bizzarro telmarino che, intento a fare non si sa cosa, aveva
abbassato la guardia ritrovandosi completamente inerme di fronte al
nemico.
“Fidatevi
di me!” rispose lui mentre un grifone,
richiamato dai suoi cenni, atterrava al riparo dietro una roccia vicino
ai tre
comandanti. Thiram, seguito dagli altri due, si affrettò a
raggiungerlo.
“Nobile
grifone, ve la sentite di affrontare un
difficile compito con me?”
“Se
è per la salvezza di Narnia, sono pronto a
ogni sacrificio!” rispose con voce gracchiante.
“Che
hai intenzione di fare?” chiese Rainstone.
“Attaccherò
i giganti dall’alto, uno per uno.”
ripose sguainando una seconda spada.
“Ma
è troppo pericoloso!” protestò Susan.
“Sarò
più veloce di loro, volando sarò inoltre al
sicuro dagli attacchi da terra. Non abbiamo scelta, vale la pena fare
un
tentativo!”
Susan
si morse le labbra, il suo istinto
protettivo urlava dentro di lei che il piano era troppo rischioso per
il
ragazzo, ma il telmarino aveva ragione: bisognava trovare una
soluzione, e
mentre stavano lì a discutere altre vite erano in pericolo.
“D’accordo,
ma stai attento!” disse infine.
Il
giovane le sorrise, poi si arrampicò sulla
schiena del fiero grifone che prese il volo.
“Venite,
mia signora! Andrà tutto bene.” la
rassicurò il centauro, anch’egli segretamente
preoccupato per il temerario
compagno.
La regina osservò per un momento la rapida
traiettoria del volatile che puntava su un Ettin, poi lo
seguì tornando alla
battaglia.
Insieme
a Rainstone riorganizzò le truppe che
marciarono tutte verso le armate di Donnon, lasciando i giganti
narniani e Thiram
alle prese con gli Ettins. Pochi fauni volontari furono inviati con il
compito
di isolare i giganti uno dall’altro per facilitare il compito
del giovane a
cavallo del grifone.
Gli
occhi di Susan, impegnata nel combattimento, dardeggiavano
incessantemente al cielo: il piano di Thiram sembrava funzionare. Il
grifone
girava attorno alla testa del gigante che cercava inutilmente di
afferrarlo,
facendogli perdere il senso dell’orientamento intanto il
giovane gli procurava
piccole ma profonde ferite con la spada ogni volta che ne aveva
l’occasione.
Quando il colosso sembrava sufficientemente stordito, i grossi artigli
del
grifone si attaccavano al grosso collo e ai capelli, mentre Thiram lo
finiva
rapidamente con un colpo alla gola.
La parola d’ordine di Thiram era, essenzialmente,
velocità:
aveva già atterrato, con quella tecnica, tre dei giganti
più grossi.
Susan
era esultante, finalmente vedeva uno
spiraglio di speranza anche se Caspian e i generali non fossero
arrivati in
tempo. Stava per proporre a Rainstone di mandare dei volontari a
cavallo di
altri grifoni come rinforzo a Thiram, quando con orrore vide che un
Ettin, più
veloce o forse più fortunato dei suoi compagni, era riuscito
a sferrare con la
clava un colpo violentissimo contro il grifone del giovane. Con un
tonfo sordo,
volatile e cavaliere atterrarono pesantemente a terra dopo una caduta
di decine
di metri.
“Thiram,
no!” urlò Rainstone che aveva assistito
alla scena correndo verso l’amico e portando entrambi al
riparo.
La
regina era pietrificata dall’angoscia e dalla
rabbia, si sentiva responsabile di ogni vita presente su quel campo di
battaglia, ma non aveva saputo proteggere un ragazzo a cui aveva
esplicitamente
chiesto di combattere in prima linea… Eppure il suo piano
sembrava così
efficace… Si era esposto troppo, avvicinandosi
eccessivamente al nemico.
“Ma
certo!” pensò Susan mentre un’idea le
balenava
in mente “E’ proprio questo il punto, dobbiamo
ridurre al minimo i contatti con
la forza bruta degli Ettins! Perché non ci ho pensato
prima?”
Senza indugio, decise di seguire la sua
intuizione. Recuperò quante più frecce
poté, rinfoderando la pesante spada e
armando con sollievo il fedele arco, poi raggiunse il suo C.P.A.
“Trumpkin,
ti devo chiedere ancora una volta di
prendere il comando!”
“Maestà
che avete intenzione di fare?”
“Sistemare
una volta per tutte la questione dei
giganti. Voglio tentare qualcosa, se funzionerà fai in modo
che gli altri
arcieri agiscano esattamente come farò io!”
“Ma…”
“Niente
ma, C.P.A., per favore fallo e basta. Sono
sicura che Caspian arriverà tra poco, e sarà
tutto finito!” lo interruppe
gentilmente, avvicinandosi al grifone Farsight che la prese tra le
zampe e
spiccò il volo.
“Allontanatevi!”
urlò ai fauni mentre sorvolava la
spiaggia, puntando al gigante più vicino. Aveva un ghigno
feroce, ma non si era
ancora accorto della sua presenza.
“Portami
all’altezza del viso, ma tieniti a
distanza di sicurezza, cinquanta metri basteranno!”
ordinò a Farsight che virò
all’istante. Il fatto che il grifone non avesse carichi sulle
spalle permetteva
alle sue ali di controllare finemente ogni mossa con
un’accuratezza che sfiorava
la precisione assoluta: questo permise a Susan di prendere agevolmente
la mira
e tirare. La freccia non la tradì: si conficcò
esattamente dove avrebbe dovuto,
accecando l’occhio sinistro del gigante che emise un
agghiacciante urlo di
dolore. Rapidamente, prima che il colosso potesse reagire e coprirle il
bersaglio con le
mani che si stava portando al viso, scagliò una seconda
freccia e lo privò
definitivamente della vista.
“Presto,
via da qui!” gridò al grifone che
volò via un attimo prima che l’Ettin si gettasse
in avanti cercando con furia
di annientare chi lo aveva accecato. Susan si fece portare
all’altezza delle
gambe del gigante e mirò ai suoi tendini
d’Achille, scagliando senza pietà una
pioggia di dardi.
Il
gigante, sopraffatto dal dolore, si
accasciò a terra e Farsight ne approfittò per
portarsi ancora di fronte al
volto del titano. Susan diede il colpo di grazia colpendo varie volte
la sua
gola.
L’odore
pungente del sangue le rendeva
difficoltoso il respiro, mentre la fatica accumulata fino a quel
momento
iniziava a farsi sentire, tuttavia udì in lontananza le urla
di esultanza provenienti
dal suo esercito. Diede un rapido sguardo nella loro direzione e vide
decollare
diversi grifoni che portavano altrettanti arcieri agguerriti, ma la sua
attenzione fu distolta dal rumore dei cavalli al galoppo che irruppero
in quel
momento sulla costa.
“Caspian!”
gridò Susan volteggiando verso un altro gigante: in quel
momento la visione
del giovane che sguainava la spada le parve l’immagine
più bella che avesse mai
visto.
Lo schieramento che Caspian aveva portato
con sé si diresse subito verso il cuore dello scontro,
affiancando le truppe
comandate da Trumpkin e Rainstone.
L’esito
della battaglia, che fino a quel
momento era incerto tra i due schieramenti che si eguagliavano, volse a
favore
dei narniani: seguendo l’esempio della regina gli arcieri si
sbarazzarono
facilmente degli ultimi giganti rimasti, i capi dei ribelli furono
costretti a
suonare la ritirata e i superstiti, raggiunte le scialuppe, ritornarono
sui
vascelli che presero rapidamente la via del Nord.
La
gioia esplose tra i narniani, che esultarono
alla vista delle navi che si allontanavano: Cair
Paravel aveva vinto!
Susan
atterrò con facilità sulla spiaggia e si
guardò attorno: contrariamente ai pronostici, la difesa di
Cair Paravel aveva
retto bene, e i corpi che giacevano nella sabbia erano per la maggior
parte dei
nemici. C’erano tuttavia molti feriti di cui prendersi cura e
con un sussulto
la giovane si ricordò del valoroso cavaliere caduto per
salvare tutti loro.
Corse quindi verso il punto in cui iniziavano a
radunare i soldati bisognosi di cure alla ricerca di Thiram. Lo
trovò in
compagnia di Rainstone.
“Come
sta?” chiese con apprensione.
“Il
grifone purtroppo non ce l’ha fatta, e le sue
condizioni sono disperate: ha perso conoscenza da parecchi minuti
ormai!”
rispose sconsolato il centauro.
“Regina
Susan?” la ragazza sentendosi chiamare si
voltò di scatto.
“Leah!
Cosa ci fai qui?” chiese la regina,
sorpresa nel vedere l’amica fuori dalle solide mura
del castello dentro cui si era rifugiata la popolazione.
“Ho
pensato potesse servirvi questo e l’ho portato
non appena ho potuto, spero di non aver fatto male.” rispose
mostrandole una boccettina
rossa.
“Il
cordiale di Lucy! Grazie ad Aslan... Leah, non
hai fatto male, anzi con questo gesto ci permetti di salvare
molte vite!”
rispose Susan afferrando la fiala.
“Vedi?
Basta una sola goccia e chi è in fin
di vita riprende le forze.” le spiegò versando una
piccola quantità del liquido
nella bocca di Thiram.
Il
telmarino tossì poi spalancò gli occhi
sorpreso: “Per Aslan, credevo di essere morto!”
“Ci
sei andato vicino, testardo di un telmarino!”
rispose irritato Rainstone dandogli una pacca sulla testa.
“Ahi!
Ma sono vivo, no? “ un largo sorriso si
disegnò sul suo volto “Ora verrò
chiamato Thiram il cavaliere dei grifoni. No,
meglio: Thiram l’ammazza-giganti!”
Susan alzò gli occhi al cielo.
“O
anche Thiram la zucca vuota!” replicò Rainstone.
Tutti si misero a ridere.
“Leah,
hai capito come funziona il cordiale?”
chiese Susan. La ragazza annuì.
“Bene,
ti lascio il compito di usarlo sui feriti.
Mi raccomando, solo su chi ne ha davvero bisogno, e solo una goccia non
di più.
E’ un dono troppo prezioso per essere sprecato.”
“E
tu dove andrai ora?” domandò Leah.
“Devo
chiedere scusa a una persona che ho trattato
male oggi!” rispose sorridendo all’amica che
comprese al volo.
---------------
Caspian
cercava ansiosamente Susan tra i narniani
esultanti che affollavano la spiaggia. La sabbia e la polvere volavano
sul
campo di battaglia trasportate da una leggera brezza, e il sole cocente
gli
impediva di avere una chiara visuale.
Finalmente
la vide.
Camminava
sicura verso di lui: non era mai stata così
splendente ai suoi occhi. Aveva lo sguardo radioso e duro di chi esulta
per la vittoria
conquistata a fatica ma è pronto ad affrontare le successive
inevitabili sfide.
Il
re scostò cortesemente due fauni che con i
loro festeggiamenti gli sbarravano la via e si mise a correre verso la
ragazza.
La strinse ridendo tra le sue braccia e in quel momento tutti i
problemi tra
Caspian e Susan, che fino a quella mattina parevano essere
insormontabili, sembrarono
svanire nel nulla: il terrore di perdere l’altro,
l’angoscia di rimanere solo
per l’ennesima volta, la paura di non avere più il
controllo della propria vita
affidandosi completamente all’altro erano sciocchi timori che
si sciolsero come
neve al sole di fronte al raggiante sollievo provato nel constatare che
erano
entrambi vivi e illesi. Potevano ancora stringersi tra le braccia,
sentire l’uno
il profumo dell’altro, litigare e poi fare pace: solo questo
aveva importanza.
“Susan”
iniziò lui “Mi dispiace così tanto, ti
ho trattata in modo terribile stamattina, non intendevo dire
che…”
“No,
Caspian, scusami tu! Non dovevo accusarti di
quelle cose tremende.” disse la regina interrompendolo
mettendogli un dito
sulle labbra “So che non volevi ferirmi, e che non pensi che
io sia una buona a
nulla…”
Caspian
alzò ironicamente un sopracciglio
guardandosi attorno, sottolineando con un gesto della mano i resti
della
battaglia: “Direi di no visto che tutto questo, vittoria
compresa, è opera tua!
Cair Paravel è salva grazie alla vostra
resistenza.”
Susan
sorrise: “E ho capito che mi volevi difendere:
è normale, anch’io provo lo stesso con te. Ma,
tesoro, non c’è bisogno di
essere iperprotettivi: di Peter me ne basta uno!”
“Bè,
visto che il Re Supremo non c’è, qualcuno
deve pur fare le sue veci, sennò chissà in quali
altri guai andresti a cacciarti…”
Susan
gli diede una lieve pacca sul braccio,
indispettita: “Ma questo non ti autorizza
a…”
“…A
obbligarti a comportarti per quella che non sei,
negandoti la libertà delle tue scelte!”
completò la frase il re ammettendo così le proprie colpe e guardandola
intensamente negli occhi.
“Esatto!
Ma come…?” esclamò stupita Susan.
“Diciamo
che ho ascoltato i consigli di un amico e
ho riflettuto un po’!” rispose Caspian facendo un
cenno d’intesa a Glenstorm a
pochi passi da loro, che si allontanò soddisfatto del fatto
che il re avesse
prestato attenzione ai suoi suggerimenti.
“Sue,
quei sei mesi senza di te sono stati un
incubo. Stamattina, vedendoti pronta per la battaglia, ho di colpo
realizzato
cosa avrebbe significato per me perderti di nuovo e ho agito
egoisticamente,
d’impulso…” disse dispiaciuto.
La
ragazza scosse la testa “Non importa più,
ormai. Anch’io ho commesso degli errori, ma sono qui, tu sei
qui e non m’interessa
il passato…”
“No,
ascoltami!” disse seriamente il giovane “Ho
finalmente
capito che ho sbagliato, ma non è solo questo che voglio che
tu sappia. Quando
sono diventato re avrei dovuto essere la persona più contenta e soddisfatta del mondo,
ma non lo ero: non
ero completo perché non
potevo parlare
con te, non potevo ridere con te, io ti amo e sei tu che tu mi
migliori.
Possono togliermi tutto quello che ho, ma se almeno sapessi di essere
amato da
te sarei felice.”
“Allora
sarai costretto a una felicità infinita,
amore mio!” disse la ragazza sorridendo.
Caspian
sorrise e le accarezzò dolcemente il volto:
“Susan. Mia bella regina, mia guerriera infaticabile, mio
tesoro, mio amore,
mia vita, ho bisogno di te. Ho sempre avuto bisogno di te e sempre ne
avrò.
Sento che ogni passo che ho fatto da quando ho imparato a camminare era
un
passo verso te e ora che ti ho trovata non posso più
immaginare la mia vita
senza la mia dolce regina!”
Le
prese la mano inginocchiandosi davanti a lei,
ignorando le decine di persone che tentarono imbarazzate di
allontanarsi per
lasciare un minimo di intimità ai giovani sovrani, e disse
delicatamente: “Io
ti amo, Susan Pevensie, e voglio passare il resto della vita con te. Mi
vuoi
sposare?”
Susan
fissò sorpresa Caspian per una frazione di
secondo, poi un dolce sorriso si disegnò sul suo volto
mentre sussurrava: “Sì”.
E
ridendo cadde sulle ginocchia davanti a lui, finendo
nella soffice sabbia, gli prese il viso tra le mani e lo
baciò. Non badò al pubblico che assisteva a quel
momento perfetto, come non vi aveva badato
quasi un anno prima durante il loro addio dopo
l’incoronazione, non aveva più
paura ormai.
“Sì,
sì, sì.” ripeté a voce
più alta e sicura ridendo
di gioia “Caspian, voglio condividere con te ogni secondo
della mia vita… Voglio
essere tua per sempre!”
Il
volto del giovane re si illuminò, raggiante di
felicità. Con uno scatto fulmineo si alzò da
terra trascinando la sua fidanzata con sé, la
sollevò prendendola per la vita e la fece volteggiare nella
limpida aria salata,
mentre i narniani più vicini, che avevano capito cosa era
appena successo e
cosa significava, iniziarono a fare le loro congratulazioni alla
giovane coppia:
Susan e Caspian erano lievemente imbarazzati, si erano completamente
dimenticati di essere in pubblico e ora ne stavano pagando le
conseguenze…
Fortunatamente
i due sovrani furono salvati da
Trumpkin che, schiarendosi la voce, richiese imbarazzato la loro
attenzione:
“Maestà, dovete venire, è urgente.
Abbiamo trovato un sopravvissuto tra i
nemici che sembra avere delle importanti informazioni da
darci!”
---------------
Il
nano li condusse verso una figura scura che
giaceva supina nella sabbia, oscurata dalla grande sagoma di Glenstorm.
Caspian
riconobbe l’uomo come il generale Erlian, il secondo in
comando dopo lord
Donnon.
“Te
lo chiedo per l’ultima volta: dov’è il
vostro
quartier generale e come avete fatto a ottenere l’appoggio
dei giganti?”
“Ti
rispondo per l’ultima volta: io non parlo con
esseri inferiori come voi!”
“E’
meglio per te se parli invece, e in fretta
anche!” tuonò minaccioso Caspian comparendo a
fianco dell’amico centauro.
“Ah,
ecco il principino… Come siete diventato
grande e potente mio re, il vostro trono è salvo grazie a
una fanciulla!” lo
schernì Erlian.
Caspian
si adirò e si piegò prendendo il moribondo
per la gola “Questa ‘fanciulla’
è la
tua regina, se fossi in te mostrerei un po’ più di
rispetto.” sibilò
all’orecchio del generale “ E ora rispondi alle
domande! Dove possiamo trovare
Donnon?”
L’uomo
rise, ma la risata si trasformò rapidamente
in un rantolio soffocato: “E’tutto inutile, mio re,
siete tutti perduti, non
potete fare niente contro di lei…”
rispose sputando un grumo di sangue.
“Lei?
Lei chi?” chiese preoccupata Susan pensando
con orrore all’ennesimo ritorno della Strega Bianca.
“Ah,
si… Lei
ha potenti mezzi di persuasione… Credete davvero che lord
Donnon sia riuscito
da solo a ottenere l’appoggio di quegli stolti Ettins da
solo? Non si sarebbe
mai abbassato a chiederne l’aiuto, e loro non
gliel’avrebbero dato! E quegli
umanoidi sbucati fuori dal nulla? Sono solo una piccola parte
dell’esercito
personale della Signora!”
“Chi
è? Parla, ho detto!” tuonò Caspian.
Erlian
tossì “E’ una regina… Una
vera regina che
regna in un paese al nord mai indicato su nessuna mappa disegnata
dall’uomo… e
forse è anche una strega… chi lo sa?”
“Nessuno sa il suo vero nome.” continuò
col respiro sempre più affannoso “Lord Donnon la
chiama l’Incantatrice, o la Dama
dalla Veste Verde.”
“Cosa
vuole da noi?” ringhiò Trumpkin.
“Diventerà
la Regina di Narnia a fianco di lord
Donnon… Non c’è dubbio che presto si
riorganizzeranno e invaderanno dal Nord… E
voi non potrete fare niente… niente…” e
con un’ultima risata sprezzante,
l’infido generale esalò l’ultimo respiro.
Caspian
si voltò a guardare Susan, osservandone
l’espressione
seria e preoccupata che era sicuro si era disegnata anche sul suo
stesso volto.
NOTE:
Finalmente ho
scoperto un po’ di
carte!
- Per la sequenza
della battaglia sulla spiaggia mi sono ispirata alla magnifica baia
dove hanno
girato il combattimento finale del film “Robin
Hood” del 2010 con Russell Crowe.
Per farvi immaginare meglio
il luogo dove si svolge la battaglia vi metto il link:
http://www.mymovies.it/film/2010/robinhood/foto/36109/
- Il nuovo
cattivo (la Strega dalla
Verde Veste) è un personaggio di Narnia che compare ne
“La sedia d’argento”. Ho
solo anticipato un po’ i tempi, facendola comparire prima! In
linea di massima
non invento mai nuovi personaggi principali, mi piace analizzare al
meglio quelli
che sono già presenti nei libri: le figure di Leah e Thiram
sono inventate,
tutti gli altri sono presenti qua e là nella saga di C.S.
Lewis o nei film!
-
E’ la prima volta che descrivo una battaglia, mi
piacerebbe sapere cosa ne pensate, e ovviamente cosa
pensate del capitolo in generale!
Grazie!
-Arual-
|
Ritorna all'indice
Capitolo 11 *** LOVE IS A FIRE SPARKLING IN LOVERS’ EYES ***
Ciao a tutti!
Prima di lasciarvi alla
lettura del nuovo capitolo (dopo ben due mesi… Gulp! Colpa
delle vacanze estive…)
vi do un paio di avvertimenti!
- Attenzione ai
salti
spazio-temporali: questa parte inizia a… Londra! Ma
tornerà presto a Narnia e alle vicende
dei neo-fidanzatini, don’t worry…
- C’è una new entry nel filo
conduttore della storia che spero vi sia gradita :D
Attendo commenti!!
LOVE IS A FIRE SPARKLING IN LOVERS’
EYES *
(
* L’amore
è un fuoco che brilla negli occhi degli amanti –
Romeo and Juliet, Shakespeare)
“Ma
che
ho detto di male?” (ndr
citazione dal capitolo 2)
Impercettibili
fiocchi di neve scendevano
lentamente dal cielo grigio di Londra, posandosi lentamente su un
bianco pupazzo
di neve appena abbozzato. Al suo fianco tre figure silenziose,
infagottate in
pesanti vestiti invernali, guardavano verso un punto indefinito alla
fine della
strada.
“Vado
a vedere come sta!” sbottò di colpo il
ragazzo più giovane facendo un passo verso il cancelletto di
legno sommerso
dalla neve.
“Ed,
no! Se Susan se ne è andata, probabilmente è
perché vuole stare da sola.” disse esitante Peter,
che capiva le emozioni della
sorella: anche lui spesso desiderava isolarsi da quel mondo che a
fatica
riconosceva come il proprio.
“No,
Pete, non è giusto. L’abbiamo lasciata sola
troppe volte da quando siamo tornati sperando che con il tempo
riuscisse a
superare il dolore, e con che risultato? Vuole dimenticare
Narnia!” disse in
tono risoluto liberandosi con uno strattone dalla presa del fratello.
“Non
so cosa ho fatto, ma voglio rimediare subito.”
Edmund marciò con passo spedito nella neve, raggiungendo la
strada e da lì si
affrettò nella direzione che aveva preso Susan.
Peter
lanciò a Lucy uno sguardo scoraggiato.
“Forse
ha ragione lui, in fin dei conti è il
Giusto, sa quello che fa.” disse la piccola Pevensie alzando
impotente le
spalle…
Il
quartiere era deserto. Tutti gli abitanti si
stavano godendo il pomeriggio di Natale al caldo nei loro confortevoli
cottage,
accanto al camino acceso, cercando di dimenticare almeno per una
giornata gli
orrori della guerra che da tempo stava dividendo l’Europa.
La
pace e la tranquillità erano una coperta che si
posava leggera su Londra, proprio come la neve che in quel momento
scendeva più
fitta.
Edmund
arrancava lungo il viale ghiacciato,
cercando Susan in ogni direzione. Finalmente la scorse da lontano. Era
su un
ponte, esattamente nel centro, appoggiata alla balaustra, incurante
della neve
che si stava accumulando sui suoi splendidi capelli castani creando una
corona
naturale.
Guardava smarrita il fiume scorrere lento sotto di
lei, e il ragazzo si sentì stingere il cuore alla percezione
di quanta sofferenza
sua sorella stesse cercando di nascondere a tutti loro.
Edmund
si era sempre sentito particolarmente
legato alla sorella maggiore, per questo era un tormento vederla in
quello
stato. Ovviamente voleva bene a tutti i suoi fratelli, tuttavia lui e
Susan
erano simili al di là di ogni comprensione: entrambi logici,
con un innato
senso di giustizia e del dovere, apparentemente incrollabili ma in
realtà avvezzi
a nascondere la loro vulnerabilità agli occhi del mondo,
Edmund con l’ironia e Susan
con la razionalità. Lei poteva capirlo anche con una rapida
occhiata, e per un
ragazzo di poche parole come lui questa era una benedizione!
Accelerò
l’andatura, deciso a raggiungerla il più
presto possibile, ma aveva appena
fatto
pochi passi quando improvvisamente la sentì urlare.
Alzò gli occhi e con
terrore la vide oscillare e ribaltarsi oltre il bordo del ponte.
“SUSAN!”
gridò Ed terrorizzato, ma non poté
seguire il fatale volo di sua sorella nelle acque ghiacciate del
Tamigi. Susan
era improvvisamente scomparsa!
Il
ragazzo corse più veloce che poté, rischiando
di cadere nella neve ghiacciata, e raggiunse il ponte il più
in fretta
possibile. Si fermò ansante nel punto esatto dove aveva
visto sparire sua
sorella qualche minuto prima.
“Susan!
Susan dove sei?” chiamò ansante girandosi
da ogni lato. Susan non era scesa da quel ponte, ne era sicuro, e non
era
nemmeno finita nel fiume… O almeno lo credeva,
perché non aveva sentito alcun
tonfo nelle gelide acque, né visto Susan cadere,
pensò Edmund appoggiandosi di
spalle all’alto parapetto e scivolando pian piano a terra
cercando di
riprendere fiato e schiarirsi le idee. Rifletté un momento,
cosa era successo?
Susan
era semplicemente svanita nel nulla, come
per magia. Per Aslan, dove poteva essere? A Narnia?
Impossibile…
Ma
se si stesse sbagliando? Se i suoi sensi gli
stessero giocando un brutto scherzo, se Susan fosse davvero precipitata
nel fiume?
Inorridendo
alla sola idea della delicata sorella
nel Tamigi gelato, Edmund balzò in piedi e si sporse
più che poté dal ponte,
scrutando preoccupato le nere acque per controllare per
l’ennesima volta se ci
fossero sue tracce.
Al
posto del lento sciabordio del fiume che si era
aspettato di sentire, Edmund fu accolto dal sibilo di un vento caldo
che lo
investì in pieno viso appena si sporse dal ponte, talmente
forte da impedirgli
di tenere aperti gli occhi senza lacrimare.
“Ma
cosa succede?” gridò il ragazzo aggrappandosi
alla ruvida pietra della balaustra, le sue nocche sbiancarono per lo
sforzo
della presa.
Il
panorama che un attimo prima stava osservando
divenne una macchia indefinita di colori, Ed ne attribuì la
colpa alle lacrime
che in quel momento lo accecavano completamente. Sentì il
marmo sotto le sue
mani sgretolarsi in pezzi sempre più piccoli, mentre il
rumore del vento
diventava sempre più assordante, tramutandosi in un ruggito
familiare… Chiuse
gli occhi, vinto dalla potenza del fenomeno.
“Aslan?”
pensò confusamente il ragazzo ascoltando
il ruggito “C’è lui dietro tutto
questo?” Non appena formulò questi pensieri
nella sua testa, il vento cessò di colpo.
Edmund
si ritrovò carponi sul suolo, con le dita
che stringevano saldamente piccoli ciuffi d’erba.
La
sua prima impressione fu di un caldo
insopportabile. Lentamente aprì gli occhi, sperando che la
vista gli
restituisse la visione di ciò che in cuor suo desiderava di
più al mondo…
“Narnia!”
urlò il ragazzo estasiato.
“Esatto,
ragazzo, questa bella terra non ha ancora
cambiato nome!” gli rispose una voce profonda alle sue spalle.
Edmund
si voltò di scatto, sorpreso, ritrovandosi
così faccia a faccia con uno bizzarro omone dalla lunga
barba bianca che gli
sorrideva divertito, con una veste di un rosso acceso come quello delle
bacche
d’agrifoglio.
“E
voi chi siete?” domandò Ed allarmato: quella
strana figura gli incuteva una sorta di timore reverenziale, inconsueto
per il
carattere spavaldo e scaltro del giovane re.
“Ah
ah ah! Eppure dovresti conoscermi bene,
maestà, dal momento che sono presente anche nel mondo da cui
tu e i tuoi
fratelli provenite!” rise l’uomo
“Tuttavia mi scuso per non essermi presentato
prima, io sono…”
“Babbo
Natale!” lo interruppe il Giusto, colto da
un’improvvisa
intuizione: si era ricordato della sua descrizione dettagliata fatta
dalla
piccola Lucy 1300 anni prima.
Un
flashback gli balenò in mente: lui,
piccolo re con l’argentea corona posata di sbieco sul capo,
sedeva
imbronciato a gambe incrociate e braccia conserte nel giardino di Cair
Paravel
mentre i suoi fratelli gli raccontavano entusiasti –
soprattutto la piccola
Lucy – di quell’incontro stupefacente. Ora
sorrideva, ma ricordava bene che in
quel momento aveva provato invidia e gelosia nei loro confronti non
solo perché
non aveva ricevuto alcun dono, ma anche perché si era
sentito escluso: i
quattro fratelli condividevano praticamente tutto fin dai primissimi
anni
dell’infanzia, raramente si era sentito tagliato fuori a tal
punto… Lucy, presa
dall’entusiasmo del racconto, e Peter, che tentava di
chiarire la narrazione
confusionaria della sorellina più piccola, non si erano
accorti del suo stato
d’animo. Sua sorella Susan, invece, si era resa conto
dell’ombra posatasi sul
volto del fratello e si era affrettata a cambiare argomento chiedendo
per
l’ennesima volta a Ed e Pete una descrizione dettagliata
della battaglia contro
la Strega Bianca…
“Si,
maestà, sono proprio io… Bé, comprendo
il tuo
disorientamento, non è esattamente la stagione adatta alla
mia apparizione…”
“Già,
me ne sono accorto…” borbottò Ed
sfilandosi
il pesante capotto londinese e il maglione di lana, non certo adatti al
clima
estivo di Narnia “Ma, quindi siete stato voi a riportarmi
qui?” chiese
titubante.
Il
grande omone rise di gusto “No, ovviamente no
maestà! Anche se la volta precedente siete tornati grazie a
un mio dono, è solo
Aslan che detiene il controllo sulla Grande Magia… O,
almeno, è l’unico che ne
ha la padronanza costante anche se, re Edmund, ho
l’impressione che presto
scoprirai che c’è stata almeno
un’eccezione a questa regola…!” concluse
ammiccando in modo enigmatico.
“Cosa
volete dire con questo?” chiese il ragazzo:
odiava essere all'oscuro di qualcosa.
“Non
è compito mio spiegare cosa è avvenuto
durante la tua assenza, ma non agitarti!” rise
l’uomo.
“E
allora perché sono qui da solo? Ci sono altre
guerre da combattere? Susan è qui?”
“Calma,
calma giovanotto!” disse il vegliardo
dandogli una pacca sulla spalla “Tua sorella sta bene, ma non
posso dirti
altro. Troverai presto le risposte che cerchi alla corte di re Caspian
X e…”
“Quindi
Caspian è ancora vivo!” esclamò
gioiosamente Ed interrompendolo un’altra volta
“Scusatemi…” borbottò poi
abbassando timidamente lo sguardo.
“E
,come stavo per dire…” sorrise bonario Babbo
Natale appoggiandogli una mano sulla spalla “…Sono
qui per chiederti un favore
e per riparare a un torto che, con mio sommo rammarico, avete
subìto 1300 anni
fa!”
“Un
torto?” chiese dubbioso il ragazzo.
“Andiamo
con ordine, maestà. Come prima cosa, ti
chiedo di portare a Caspian questo per me.” disse porgendogli
un involucro di
panno verde che Edmund prese incuriosito.
“Puoi
dare un’occhiatina se vuoi!” concluse
facendo l’occhiolino.
Senza
farselo ripetere due volte, disfece
rapidamente il piccolo pacchetto e un’espressione sbalordita
si dipinse sul suo
volto pallido.
“Ma…
ma cosa significa?” chiese mentre nella sua
mente perspicace cresceva un fastidioso sospetto.
“Lo
capirete presto, mio re. Posso solo dirvi che,
come ho già detto una volta, la persona a cui è
destinato questo oggetto sembra
non abbia problemi nel farsi sentire, ma ha proprio bisogno di questo
ora.”
Ed
risistemò perplesso il pacchetto. “Che
diamine sta succedendo a Narnia?”
continuava a pensare.
“E
ora!” disse battendo festosamente le mani “Se
non sbaglio, non hai ricevuto alcun dono da parte mia quando il mio
ritorno ha
annunciato la fine dei cento anni d’Inverno della Strega
Bianca, giusto?”
Edmund
annuì “Non meritavo di ricevere alcun
regalo all’epoca…” disse con un sorriso
amaro.
“Sciocchezze!
Ti sei ampiamente riscattato da
allora. Mi dispiace molto non averti dato nulla, dopo che la guerra era
finita,
ma il Natale era ormai passato… Ciò nondimeno
spero che questo piccolo pensiero
ti compensi in parte!” rispose battendo rapidamente le mani
due volte.
Qualcosa
si mosse dietro i cespugli alle spalle di
Babbo Natale, li aggirò e finalmente comparve alla loro
vista. Edmund trattenne
il fiato per lo stupore.
Un magnifico cavallo stava trottando verso di loro
con la lucente criniera ramata leggermente scompigliata dal vento e il
manto
color cioccolato che splendeva sotto i raggi del sole che filtravano
tra gli
alberi della foresta.
Con
un nitrito si fermò davanti a loro.
“Mio
caro Edmund, ti presento Elios.”
“E’
un onore conoscervi, vostra maestà!” disse il
cavallo accennando un inchino sulle zampe anteriori.
Edmund
fece un balzo all’indietro per lo stupore…
I cavalli parlanti erano una rarità ormai a Narnia, pensava
addirittura che
fossero estinti.
“So
che eri molto affezionato al tuo cavallo,
Philip, nell’Età d’Oro.”
spiegò dolcemente l’omone.
Il
ragazzo annuì provando una fitta di nostalgia
al ricordo del caro vecchio amico di molte avventure.
“Non
preoccuparti per la sua sorte, ti posso
assicurare che ha concluso serenamente il suo viaggio su questa bella
terra,
circondato dagli amici più cari: se n’è
andato con l’unico rimpianto di non
aver potuto salutare il compagno di tutta una vita… Mi rendo
conto che Elios
non può sostituire il tuo vecchio amico, ma è un
cavallo molto intelligente e
fidato, e come discendente di Philip si sente onorato di poterti
accompagnare
fin quando lo vorrai. Sono sicuro che vi troverete bene
assieme!”
Il
ragazzo si avvicinò al cavallo e lo accarezzò
sul muso, all’altezza dell’unica macchia bianca che
interrompeva la calda
distesa color cioccolato.
“E’
un onore per me conoscere finalmente il
leggendario re Edmund, amico dei cavalli, vostra
maestà!” nitrì Elios
accennando un inchino.
“L’onore
è tutto mio” disse sorridendo Ed
“Spero che avremo tempo per conoscerci meglio, ma so
già da ora che sarà
meraviglioso cavalcare con te!”
“So
che questo caro amico non è propriamente un
dono…” esordì seriamente Babbo Natale
“…perché le creature viventi non
possono
essere trattate come oggetti da collezione da scambiarsi senza riguardo
per i
loro sentimenti, ma quando ho parlato a Elios del tuo imminente arrivo
e del
fatto che ti sarebbe servito un rapido mezzo di locomozione, si
è subito
offerto di aiutarti.”
“Quindi
sapevate del mo arrivo! Da chi l’avete
saputo?”
“Proprio
non lo immagini, mio re?” sogghignò
l’omone facendo l’occhiolino.
“Aslan…
ma certo!” mormorò Edmund quasi
rivolgendosi a se stesso, mentre mille domande turbinavano nella sua
mente:
perché era a Narnia? Dov’era Lucy, che sarebbe
dovuta tornare con lui?
“Mio
caro ragazzo, non perdere tempo dietro mille
domande” gli disse il vegliardo notando la sua espressione
pensierosa “Agisci!
Troverai alcune risposte a Cair Paravel, quindi affrettati, mio giovane
sovrano, temo che abbiano bisogno di te!”
“Cair
Paravel?” chiese dubbioso ricordando le
tristi rovine della sua antica dimora.
“La
troverai alquanto cambiata, temo! Ora vai!”
rise Babbo Natale.
Senza
farselo ripetere due volte, Edmund salì in
groppa a Elios già sellato, sentendo che la sua
curiosità aveva ormai raggiunto
il limite di sopportazione. Con un brivido lungo la schiena per
l’eccitazione
che i misteri di Narnia gli fornivano ogni volta, sistemò il
pacchetto verde in
una bisaccia e girò il cavallo pronto per lanciarlo al
galoppo.
All’ultimo
momento, però, si fermò perplesso…
“Qualche
problema, sire?”
Ed
si girò lentamente verso la grande figura e,
vergognosamente, confessò: “Non so dove sono, mi
sono perso…”
L’uomo
esplose in una calda risata, che fece
avvampare il ragazzo di imbarazzo.
“Hai
ragione, Edmund, Narnia è molto cambiata e
non hai avuto abbastanza tempo l’ultima volta per riscoprirla
tutta… Però mi
meraviglio di te: anche dopo 1300 anni dovresti riconoscere le tue
terre,
Signore dei grandi boschi dell’Ovest!”
Il
viso di Ed si illuminò di gioia, mentre
contemplava con occhi nuovi la selvaggia foresta che lo circondava: ma
certo,
come aveva fatto a non riconoscere prima la magica atmosfera di quel
luogo, da
sempre il suo posto preferito a Narnia…
Si
lasciò andare al suo istinto. Le sembianze
delle sue foreste potevano anche essere mutate drasticamente, ma i suoi
sensi
gli stavano comunicando che si trovava in un luogo familiare,
conosciuto e
sicuro… Non c’era dubbio, quei suoni, quegli
odori, quel vento lieve… Intuiva
di essere finalmente a… casa!
“Siamo
vicini alla vecchia diga dei signori
Castoro, vero?” chiese con la fronte corrugata per la
concentrazione.
L’uomo
gli sorrise annuendo: “Insegui il sole che
sorge e fidati della velocità sorprendente di Elios. Entro
domani vedrai il
sole brillare sul mare dell’Est. Buon viaggio, mio
re.”
“Grazie
di tutto!” rispose accennando un lieve
inchino.
Si
girò e, finalmente, partì.
---------------
Caspian
si diresse verso la grande biblioteca
sospirando mentre si massaggiava dolorante una tempia: quella giornata
infinita
non voleva saperne di finire!
Dopo
la battaglia di Cair Paravel, aver curato i
feriti e riorganizzato le difese aveva ritenuto necessario tenere un
discorso
nella piazza centrale della capitale per rassicurare e insieme esortare
la
popolazione a essere pronta ai tempi bui che li aspettavano.
Nonostante
la difficile situazione il re non poté
fare a meno di sorridere orgoglioso pensando al coraggio del suo
popolo: la
notizia di un nuovo nemico all’orizzonte pronto a battersi a
così poco tempo
dall’ultima guerra li aveva allarmati, ma dopo il primo
attimo di sgomento sia
i Narniani che i Telmarini avevano immediatamente ribadito la loro
fedeltà al
re e alla regina…
Caspian
aveva inoltre approfittato del momento per
annunciare il suo fidanzamento con Susan, con non poco imbarazzo della
sua
fidanzata che al suo fianco era di colpo arrossita, strappando un dolce
sorriso
dalle labbra del re alla vista del suo viso arrossato su cui
risaltavano i fieri
occhi azzurri, brillanti per l’emozione. La ragazza,
tuttavia, non aveva
replicato, ben sapendo che quel genere di notizia aveva il potere di
risollevare il morale e donare un po’ di fiducia nel futuro:
solo Aslan sapeva
quanto tutti ne avessero bisogno in quel momento!
La
giovane coppia era stata acclamata
all’unanimità, e a fatica i due ragazzi si erano
liberati dalle attenzioni
delle centinaia di persone che volevano fare personalmente le
congratulazioni! Susan
era stata la prima a riuscire a svignarsela, Caspian si chiedeva ancora
come
diavolo avesse fatto, mentre il nuovo re aveva dovuto assolvere ai suoi
doveri
verso i cittadini per una buona mezz’ora…
Migliaia
di sentimenti contrastanti animavano il
giovane sovrano in quel momento: rabbia verso i traditori, dolore per
coloro
che erano caduti nel difendere Cair Paravel, senso di
responsabilità verso il
suo popolo, timore di non riuscire a gestire la difficile situazione
senza
l’aiuto dei re di un tempo (gli costava ammetterlo ma la
presenza di Peter e
Edmund avrebbe fatto molto comodo in quel momento), ma sopra tutto
spiccava
l’esultanza incontenibile: Susan aveva accettato di diventare
sua moglie, avrebbe
finalmente sposato la sua Susan, continuava a ripetere incredulo tra
sé e sé.
Aveva
già pensato altre volte al matrimonio, ma aveva
avuto paura di spaventare la ragazza, sempre così razionale
e prudente, e l’ultima
cosa che voleva fare era rovinare lo splendido sogno ad occhi aperti
che stava
vivendo da quando lei era tornata solo per colpa della sua impazienza.
Non sapeva cosa gli fosse venuto in mente giù alla
spiaggia –fare impulsivamente la sua proposta davanti a mezza
Narnia!- ma
Caspian era famoso per la sua impulsività e fino a quel
momento il suo istinto
non l’aveva mai deluso. E Susan, oh la sua dolce Susan, aveva
accettato…
Caspian
sapeva quanto le costasse ogni volta
rinunciare alla sua logica, ma alla spiaggia aveva letto nei suoi occhi
solo amore
per lui e gioia, senza la minima traccia di incertezza.
“Susan sta
finalmente imparando a lasciarsi andare.”
pensò Caspian ridacchiando.
“Si, e tu vecchio
mio stai diventando un po’ più
ragionevole…” replicò una
vocina nella sua testa
che lo fece ammutolire di colpo…
Il
flusso di pensieri del giovane si arrestarono
non appena raggiunse la porta della biblioteca: sospirando,
entrò nell’aula
illuminata dagli ultimi raggi di sole. L’ultimo dovere come
re lo stava
attendendo, solo dopo avrebbe potuto riposarsi…
“Maestà!”
esclamò Cornelius sorpreso.
“Maestro,
speravo di trovarvi qui, ho bisogno del
vostro aiuto” pregò Caspian.
Il
saggio maestro annuì: “Immagino cosa vogliate,
mio caro ragazzo, Glenstorm mi ha già accennato
qualcosa.”
“Avete
mai sentito parlare della Dama dalla Veste Verde?”
“Mio
signore, ci sono molte leggende che popolano
Narnia e le terre confinanti e il mito di questa Dama, o meglio Strega,
è una
delle più oscure. Temo però che sia una delle
tante storie sulla Magia andate
perse nel corso degli anni. Si sa solo che in tempi antichi, dopo la
fine
dell’Età d’Oro, ha seminato molto timore
al Nord.” Cornelius fece una pausa
sospirando “Ma non conosco alcun dettaglio che possa servire
a vostra Maestà
per organizzare le truppe…”
Caspian
gli rivolse uno sguardo scoraggiato.
“Tuttavia…”
aggiunse con tono speranzoso “Posso
fare una ricerca: in questa biblioteca sono stati raccolti molti testi
antichi
di immenso valore storico. Sono convinto che troveremo
qualcosa!”
“Lo
spero, maestro! Ho bisogno di sapere il più presto
possibile ogni particolare su questa Incantatrice.“
disse aggiungendo una nota di disprezzo all’ultima parola
“Dobbiamo conoscere
il nemico prima di spostarci al Nord per cercare lord Donnon e porre
fine a
questa storia. Ho bisogno della vostra sapienza ancora una
volta…”
“Farò
del mio meglio, maestà, non temete. Ora però
fareste meglio a ritirarvi nelle vostre stanze, dovete riposare, il
resto può
aspettare fino a domani.”
“Grazie”
rispose il ragazzo facendo un inchino e
voltandosi per uscire dalla porta.
“Ah,
maestà!” lo richiamò il saggio.
“Ditemi.”
“Ho
saputo che la regina Susan vi ha concesso la
sua mano, congratulazioni!” sorrise guardando felice Caspian.
“Grazie,
maestro!” rispose rivolgendogli un
raggiante sorriso, poi dopo un attimo di esitazione, raggiunse
Cornelius e lo
abbracciò forte, non riuscendo a nascondere
l’emozione.
Il
vecchio maestro rise mentre ricambiava la
stretta e posava lievi pacche sulla spalla del giovane allievo: sapeva
di
essere la cosa più simile a un padre per Caspian, e lui
stesso amava il ragazzo
come un figlio. Aveva visto la solitudine e l’assenza di
affetto che Caspian
aveva dovuto sopportare fin dall’infanzia, e ora era
immensamente felice al
pensiero che avesse finalmente trovato pace e amore con Susan.
“Non
so se sarò alla sua altezza…”
mormorò il
giovane sciogliendo l’abbraccio.
“La
meriti, figliolo, e lei merita proprio uno
come te! Siete fatti l’uno per l’altra, non
dubitare su ciò!” disse dolcemente
Cornelius dandogli del tu “E ora và, caro ragazzo,
và da lei.”
Caspian
annuì e
si voltò.
“E
porgi le mie congratulazioni alla regina!” gli
gridò dietro un attimo prima che il giovane re chiudesse la
porta.
---------------
Susan
era seduta sul grande letto nella sua camera
cercando di rilassarsi.
Dopo
un bagno distensivo, Caspian l’aveva
raggiunta e avevano cenato insieme nelle sue stanze, mentre lui
l’aggiornava sull’ultimo
colloquio con il dottor Cornelius, e per tutta la serata avevano
riflettuto su
quale fosse la strategia migliore da adottare contro lord Donnon e i
suoi nuovi
alleati.
Non
erano riusciti per il momento a trovare una
valida soluzione: la scoperta di nuovi e pericolosi alleati come i
giganti
aveva complicato la situazione, ma la minaccia maggiore era la presenza
di un
nemico di cui ignoravano praticamente tutto, se non il nome.
Susan
non ne aveva mai sentito parlare in passato,
quindi la Strega dalla Veste Verde doveva necessariamente essere
comparsa dopo il
primo ritorno a Londra dei quattro fratelli. I due sovrani avevano
quindi
deciso di confidare nelle ricerche del professore e non appena avessero
saputo
qualcosa in più sarebbero partiti per Ettinsmoor, per
allontanare il più
possibile il fronte di guerra dal popolo di Narnia e nello stesso tempo
proteggere
i villaggi posti più a nord dall’attacco dei
nemici qualora, riorganizzatisi
dopo la pesante sconfitta subìta quel giorno, avessero
deciso di invadere Narnia.
Ora
stavano parlando del più e del meno sul grande
letto di Susan e, nonostante tutte le preoccupazioni, la regina si
sentiva al
settimo cielo. Senza un motivo preciso, a metà di un
divertente aneddoto su
Ripicì che Caspian le stava raccontando, la ragazza sorrise
e lo fissò
sovrappensiero.
Caspian
si bloccò sbigottito, notando
l’espressione persa di Susan: “Tesoro, non hai
sentito ancora la parte
migliore, che c’è?”
“Niente…”
disse lei sussultando “E’ solo che…
Bè,
stavo pensando che dopo il matrimonio ogni sera sarà
così, e l’idea mi piace…
Mi piace molto…”
“Anche
a me piace molto e non vedo l’ora…”
rispose
teneramente lui accarezzandole il viso “Quando mi hai detto
di sì, sulla
spiaggia, è stato il momento migliore della giornata, anzi
della mia vita!”
Susan
si lasciò scappare un sospiro soddisfatto
quando il suo corpo trovò spazio tra le braccia aperte di
lui. Caspian appoggiò
il mento sulla sua testa, respirandone il dolce profumo, e prese a
cullarla
dolcemente mentre iniziavano a fantasticare su come sarebbe stato il
giorno del
loro matrimonio.
“Caspian…”
disse Susan con un’improvvisa nota di
urgenza nella voce scostandosi da lui.
“Dimmi,
tesoro!”
“Lo
sai, vero, che il nostro primo dovere è verso
il popolo di Narnia e Telmar?” chiese, d’un tratto
agitata.
“Lo
so.” rispose tranquillamente prendendole la mano.
“E
che non potremo sposarci finché non avremo
sconfitto Donnon e il regno non sarà di nuovo al
sicuro?”
“Lo
so.” disse nello stesso tono di prima
baciandole la mano che teneva intrappolata tra le sue.
“E
che forse ci vorrà molto tempo, ma nel peggiore
dei casi potremmo anche non farcela…” si
bloccò di colpo, la paura che a
Caspian potesse succedere qualcosa di male le impedì di
completare la frase.
“A
causa dei poteri sconosciuti dell’ Incantatrice?”
chiese lui. Susan annuì inquieta. Aveva già avuto
a che fare con la Strega
Bianca, lo stesso Caspian aveva avuto un piccolo assaggio del suo
potere, e
rabbrividì al pensiero di quello che poteva accadere contro
un’altra strega.
“Andrà
tutto bene, ne sono sicuro: Aslan è con
noi.” rispose stringendola nuovamente tra le braccia
“Saremo insieme, qualsiasi
cosa accada, questo è l’importante. E in ogni caso
ti prometto che prima o poi
sarai la mia sposa, non importa quanto tempo dovrò
attendere. Se dipendesse da
me ti sposerei anche stanotte, ma non sarebbe giusto nei confronti dei
nostri
sudditi, in questo momento difficile dobbiamo riservare loro tutta la
nostra
attenzione: meritano il meglio di noi! A me basta sapere che mi ami. La
felicità
indescrivibile che provo da quando mi hai concesso la tua mano
è sufficiente,
per ora. Sono così fortunato…!”
Susan
sorrise “No, sono io a essere fortunata
perché, non so come ho fatto, ma possiedo il cuore del re
più valoroso, più affascinante,
più coraggioso del mondo!”
“Mi
dispiace contraddirti, mia gentile regina, ma
penso ancora di essere io il più fortunato dei
due…”
“Niente
affatto, io lo sono!” continuò
testardamente lei.
“No,
io!” ridacchiò il re dandole un buffetto sul
naso.
“No…”
Caspian le impedì di completare la frase baciandole
le labbra, concludendo in quel modo la discussione.
“Non
sei leale…”mormorò Susan contro le
labbra del
fidanzato.
“Sai
come si dice… In guerra e in amore…”
rispose
il re baciandola nuovamente.
“Ma
ora devi riposare, amore mio.” disse
spingendola dolcemente sui cuscini e spegnendo con un soffio una delle
candele
accese sul comodino “Hai avuto una giornata difficile e hai
bisogno di riposo!”
intimò accennando ad alzarsi dal grande letto.
“No!”
lo bloccò Susan trattenendolo per il
braccio. Caspian la guardò interrogativo.
“Resta…”
la ragazza si alzò in ginocchio sul letto
e senza pensare, guidata unicamente dall’istinto del suo
cuore -atteggiamento
che apparteneva più alla natura di Caspian che alla sua-
appoggiò la mano sul
collo del giovane e lo baciò nuovamente.
Quella
volta il bacio fu diverso, Susan vi riversò
tutte le emozioni che provava per il fidanzato e che aveva stupidamente
trattenuto fino a quel giorno.
Caspian
rimase inizialmente sorpreso dalla
passione che stava dimostrando, ma dopo un attimo di incertezza rispose al bacio con
ardore. La strinse tra
le braccia mentre la sua lingua sfiorandole le labbra chiedeva
audacemente di
approfondire il bacio, cosa che ottenne, mentre Susan obbedendo a un
impulso
incontrollato gli afferrava i lembi della camicia e li sollevava,
scoprendo
lentamente il petto muscoloso. Si separarono nel momento in cui lei gli
sfilò
la maglia dalla testa. Susan lo fissò intensamente negli
occhi, il ragazzo
sostenne il suo sguardo.
“Resta
con me stanotte!” ripeté lei con voce fioca
ma sicura, appoggiando le mani sul suo petto e fissandolo con uno
sguardo suadente.
Caspian
non aveva affatto intenzione di lasciare
la stanza a quel punto, ma il benessere di Susan era al di sopra ogni
sua pretesa,
voleva essere sicuro che, qualsiasi decisione avesse preso, non se ne
sarebbe
pentita in seguito.
“Susan,
ne sei sicura?” disse esitante mentre con
una mano le sfiorava dolcemente il viso. Lei poteva vedere il desiderio
brillare nei suoi occhi scuri, lo poteva sentire ogni volta che la
toccava:
Susan sapeva che stavano per perdere il controllo, tuttavia quel
pensiero non
la spaventava più, ormai. Quel giorno per ben due volte si
era sentita come se
lo stesse per perdere – per la lite della mattina e poi in
battaglia – e non
voleva mai più provare rimpianto e disperazione per non aver
ascoltato i suoi
sentimenti e agito di conseguenza.
“Non
sono mai stata così sicura in tutta la mia
vita. Non voglio avere rimpianti per non aver seguito il mio cuore. Non
mi
farai del male, amore, lo so.” rispose serenamente lei
avvicinandosi
ulteriormente “Ti amo!”
“Ti
amo” ribatté lui sorridendo.
Lo
attirò verso di sé, stendendosi sulle lenzuola,
le labbra di Caspian che cercarono bramose le sue con
un’urgenza ancora più
potente di prima.
La
sua carnagione perlacea, luminosa sotto la fioca
luce che filtrava dalle finestre e dall’unica candela rimasta
accesa, era un
richiamo invincibile, e Caspian non voleva resistervi.
Le sue mani scivolarono lente sulla pelle candida,
seguendo la curva del viso proseguendo poi il cammino verso le sue
spalle,
scostando appena la sottile seta della veste azzurra.
Susan
sentì un fremito gradevole correrle lungo la
schiena sentendo il caldo tocco della sua mano a contatto con la pelle
nuda
mentre continuava a baciarla. Appoggiò ancora una volta le
sue mani sul torace
muscoloso, sentendo i muscoli tesi sotto le sue dita.
All’improvviso
la soffice barriera di seta che li
divideva divenne insopportabile a entrambi: Caspian le sfilò
lentamente l’abito
leggero e lo gettò a terra, dove giaceva già la
sua camicia, mentre la sua
natura focosa prendeva il sopravvento.
La attirò in un altro bacio sistemandosi sopra di
lei. Il tocco dei suoi muscoli contro la delicata pelle di Susan era
inebriante
e presto si persero l’uno nell’altra, sentendosi
finalmente completi…
Lontano,
sul ramo più alto di un melograno, il
canto solitario di un usignolo salutò l’arrivo
della dolce notte.
NOTE:
E’
stato un capitolo abbastanza
difficile da scrivere, dopo il pathos della battaglia precedente.
Allooooora?! Edmund è tornato, chissà che
combinerà…
Siete contenti? Siete delusi? Spero
non mi diciate che sarebbe dovuto rimanere a Londra…
L’ultima
frase di questo capitolo (quella sull'usignolo) è
spudoratamente ispirata a Romeo e Giulietta, ma mi sembra la degna
conclusione per
un momento così speciale… Che
dite?
Baci!
Arual
|
Ritorna all'indice
Capitolo 12 *** ONCE A KING OR QUEEN OF NARNIA, ALWAYS A KING OR QUEEN ***
ONCE A KING OR QUEEN OF NARNIA, ALWAYS A KING
OR QUEEN
Narnia
si stava lentamente risvegliando sotto i
primi raggi di sole.
Susan
si mosse nel suo letto, infastidita dalla
luce che filtrando dalla finestra puntava contro il suo viso, e si
voltò dalla
parte opposta. Così facendo urtò contro il petto
nudo di Caspian che dormiva
profondamente su un fianco, rivolto verso di lei.
La
ragazza sorrise alla vista del suo re ancora
addormentato e si accoccolò contro di lui, assaporando il
caldo tepore che il
suo corpo emanava, arrossendo lievemente nel ricordare la notte appena
passata
con lui.
Come
erano lontani i giorni in cui credeva che il
loro amore fosse solo un dolce sogno irrealizzabile, un sentimento
talmente
potente da non potersi estinguere, ma che li avrebbe condannati a
rincorrersi
nei sogni senza mai incontrarsi realmente, per colpa della loro
appartenenza a
due mondi estranei tra loro. Erano come il sole, signore del giorno, e
la luna,
candida regina della notte, che fin dalla nascita del mondo si
inseguono nella
volta celeste senza mai incrociare i propri cammini.
Invece si erano ritrovati e anche se in quel
momento la situazione a Narnia era incerta e Susan sentiva dentro di
sé
l’apprensione per il benessere del suo popolo, la giovane non
si era mai
sentita così coraggiosa: qualsiasi ostacolo riservasse il
futuro, era pronta ad
affrontarlo insieme a Caspian.
Dopo
queste riflessioni aprì gli occhi. Riluttante
ad abbandonare il dolce rifugio del letto, ma consapevole che la
giornata
doveva iniziare anche per i sovrani, si preparò
all’impresa di svegliare il fidanzato.
“Caspian…
Amore?” gli sussurrò in un orecchio
accarezzando i suoi capelli scompigliati.
“Mmh…”
mugugnò lui accennando un sorriso mentre
l’avvolgeva
con le forti braccia, senza però alcuna intenzione di aprire
gli occhi e
svegliarsi.
“Caspian!”
lo richiamò Susan vedendo che il
ragazzo stava ancora dormendo.
“Ancora
cinque minuti…” sospirò lui mettendosi
supino e trascinandola con sé, causando uno scoppio di risa
della regina.
“Svegliati
dormiglione! E’ ora di alzarsi o tutti
si chiederanno che fine abbiamo fatto!” e per convincerlo
iniziò a baciargli il
collo cercando il suo punto sensibile.
La
tecnica funzionò perché finalmente il re
aprì
gli occhi
“Buongiorno,
che dolce risveglio…” disse
dolcemente con la voce arrochita per il sonno, poi con un sorriso
malizioso
aggiunse: “Se tutti i risvegli fossero
così…”
Susan
sorrise ma decise di ignorarlo: “Hai dormito
bene?”
“Decisamente”
rispose stiracchiando le gambe
intorpidite “E tu, amore mio? Stai
bene?” chiese poi
premurosamente accarezzandole la guancia con la punta delle dita mentre
osservava attentamente le iridi cristalline.
“Mai
stata meglio!” rispose sinceramente
arrossendo lievemente.
“Mi
fa piacere… E’ stato meraviglioso stare con te
stanotte, ma se per te non dovesse essere così non credo me
lo perdonerei mai…”
confessò abbassando lo sguardo. La sera precedente aveva
ceduto al desiderio
che provava per Susan, ma non avrebbe mai permesso a nessuno di
macchiare l’onore
della sua regina, nemmeno a se stesso.
La
ragazza, intuendo i pensieri che si stavano
formando nella mente del fidanzato, gli prese dolcemente il viso tra le
mani
costringendolo a guardarla in viso.
“Caspian,
è tutto a posto, questo è quello che
voglio! Io non ho dubbi e non devi averne nemmeno tu! Ti
amo…” disse prima di
baciarlo.
“Ti
amo” rispose lui rasserenato, facendo scappare
un dolce sorriso dalle labbra della giovane: raramente rispondeva al
suo “ti
amo” con un “anche io”, il re preferiva
ribadire per l’ennesima volta il suo
amore, cosa che la faceva sentire ancora più radiosa e amata.
La
ragazza lo premiò con un altro bacio,
stringendosi ancora di più a lui. Rimasero così,
a godere ognuno della presenza
dell’altro per molto, molto tempo…
“Susan,
ma non avevamo per caso qualcosa da fare
stamattina?” mormorò dopo un po’ Caspian
tra i suoi capelli, corrugando la
fronte per lo sforzo
di ricordare “E’
qualcosa di importante, se non sbaglio…”
“Oh,
per Aslan!” gridò lei mettendosi a sedere sul
letto cercando di liberarsi dal groviglio di lenzuola.
“Il
consiglio dei Lord!” esclamarono affannati
all’unisono.
Si guardarono negli occhi per un istante per poi precipitarsi fuori dal
letto,
sperando di fare in tempo…
---------------
“Anche
noi vogliamo difendere il popolo, Lord
Montoya, ed è proprio per questo motivo che abbiamo deciso
di spostarci al nord
il più presto possibile! Abbiamo visto di cosa sono capaci i
ribelli, e con
l’appoggio dei nuovi alleati non si fermeranno certo solo
perché sono stati
sconfitti a Cair Paravel!” la voce risoluta della regina
risuonò nella sala del
trono, senza la minima incrinatura. Si trovava in piedi al centro della
vasta
aula, sostenendo gli sguardi indagatori degli astanti.
“Che enorme
perdita di tempo” pensava il giovane re irritato
mentre osservava i visi
altezzosi dei lord seduti nei loro scranni che ascoltavano il resoconto
dell’attacco alla capitale del giorno precedente
“Se solo potessimo
evitare tutta questa diplomazia…”
Dopo
essere riusciti a presentarsi davanti al
Consiglio giusto in tempo, il re aveva lasciato a Susan la parola, non
solo
perché era la responsabile della vittoria di Narnia sul
nemico, ma anche per la
sua innata capacità diplomatica unita alla sua pazienza: i
sovrani dovevano
persuadere i capi telmarini del pericolo che correva il regno per
ottenere il
pieno appoggio dei loro reggimenti.
Non potevano più permettersi ulteriori dissidi
interni ma, per la prima volta nella storia, Narniani e Telmarini
dovevano
unire le forze per combattere un pericoloso nemico comune.
Caspian
capiva che scendere a compromessi con i
Lord era necessario, ma essendo un uomo d’azione non
sopportava l’inattività
forzata e avrebbe voluto al più presto congedare il
consiglio per riunire i
suoi fidati generali e lavorare a un piano. Invece i Lord Telmarini non
facevano altro che sollevare continue domande, cui Susan rispondeva
prontamente
e senza perdere la calma!
Finalmente,
con gran sollievo del re, si giunse
alla votazione e riuscirono ad ottenere l’appoggio
incondizionato di tutti.
“Bene,
signori!” Caspian si alzò soddisfatto dal
trono, imitato da tutti i presenti, e si avvicinò a Susan
con l’intenzione
finalmente di congedarli.
“Apprezzo
la vostra lealtà” disse con aria grave
“Ci aspettano tempi difficili, ma i nostri uomini sono
valorosi, Narnia
vincerà!”
I Lord annuirono mentre un mormorio soddisfatto si
diffondeva nella sala.
”Sappiamo
tutti cosa sta succedendo, quindi…”
“Allora sarebbe meglio che qualcuno me lo spieghi,
una volta per tutte!” esclamò una voce ironica dal
fondo della sala,
interrompendo il re di Narnia.
Tutti si voltarono sorpresi a guardare il nuovo
venuto. Susan rimase senza parole dalla sorpresa, mentre esclamazioni
stupite
si levarono attorno a lei.
“Edmund?”
chiese incredula non appena riprese
fiato, con un luminoso sorriso che si irradiava sul suo volto
“Ed, Ed!” urlò di
gioia mentre con una corsa ben poco regale si fiondava tra le braccia
del fratello.
“Ooof!”
mugugnò Edmund mentre a fatica ricambiava
la stretta della sorella “Non… Non
respiro!”
“Scusami…”
Il
ragazzo sorrise “Susan! Sei qui, grazie ad
Aslan! Stai bene?” chiese lui mettendole le mani sulle spalle
per scrutarla
attentamente.
“Si,
certo! Ma tu come sei arrivato qui?”
Ed
aprì la bocca per rispondere, ma prima di
riuscirci venne anticipato da Caspian.
“Re
Edmund, bentornato amico mio!” esclamò
avvicinandosi.
“Grazie
princip… Re… Caspian!” si corresse
goffamente stringendogli la mano “Sono felice di essere
qui!” i due sovrani si
guardarono seriamente per un istante negli occhi, poi Caspian, spinto
da uno
degli istinti del suo carattere impulsivo, lo attirò in un
abbraccio. Ed rimase
inizialmente sorpreso, ma lo abbracciò di rimando
battendogli una mano sulla
schiena.
Un’insolita
sensazione di sorpresa aleggiava
ancora nel telmarino, ma era sovrastata dalla gioia per il suo ritorno:
stimava
Edmund, la sua spiccata intelligenza e la sua ironia, ed erano
diventati grandi
amici durante la Rivoluzione di Narnia.
“Allora,
Ed, ti accontenterò: ti spiegherò
tutto”
poi sussurrò chinandosi verso il suo orecchio “Ma
prima liberiamoci di questi
seccatori!“
“Bene,
signori…” ripeté per la seconda volta
Caspian volgendosi verso i Lord che si erano avvicinati per salutare
propriamente il re di un tempo “Credo non ci sia
più nulla da aggiungere, per
il momento. Vi ringrazio per il vostro appoggio, vi aggiorneremo non
appena ci saranno
nuovi sviluppi.”
Gli
uomini si inchinarono uno ad uno di fronte ai
sovrani per congedarsi.
“Mi
auguro di vedervi sul campo di battaglia, re Edmund” disse
quando fu il suo turno un grassoccio lord, di nome Rheed “Ho
sentito raccontare
grandi cose sulla vostra arte nel maneggiare due spade.”
Edmund
sogghignò lusingato “Sarà un vero
piacere
mostrarvelo, milord.”
“Sebbene
spero che prima di allora voi abbiate
trovato dei vestiti più consoni…”
aggiunse sfrontatamente schernendo
l’abbigliamento londinese del ragazzo.
“Vi
assicuro che le mie abilità sono notevoli a
prescindere dal mio aspetto esteriore, cosa che non si può
certo dire di altri!”
ribatté glacialmente ironico il ragazzo osservando il
panciuto lord, finemente
vestito e con morbidi stivali che proteggevano i piedi grassocci che
raramente
avevano solcato i campi di battaglia.
“Ed!”
sibilò Susan al suo fianco: non era una
mossa saggia mettersi a litigare con un Lord a pochi minuti dal suo
arrivo a
Cair Paravel, soprattutto dopo la fatica sprecata per convincerlo ad
appoggiarli nella guerra.
Lord
Rheed lo squadrò per un attimo, poi scoppiò a
ridere divertito “Touché, vostra
maestà!” e con un altro inchino uscì
per
ultimo dalla porta.
“Si
può sapere perché hai mantenuto il consiglio
dei Lord?” chiese Ed irritato non appena furono soli: non
amava i politici
telmarini, li considerava troppo inclini al doppiogioco,
qualità potenzialmente
destabilizzante per il nuovo regno.
“Ho
dovuto” sospirò Caspian che intuiva cosa
pensasse l’amico e condivideva le sue preoccupazioni
“Ma
non è poi così male: la maggior parte di
quelli che componevano il consiglio di Miraz è morta durante
la Rivoluzione,
altri sono passati attraverso il portale il giorno che siete andati via
anche
voi.” disse con una nota di tristezza nella voce mentre
ricordava il momento in
cui aveva creduto di dire addio per sempre al suo amore. Susan se ne
accorse e
gli strinse affettuosamente la mano, gesto che non passò
inosservato al
fratello che alzò un sopracciglio.
“Comunque,
mi sono preso la libertà di sostituirne
alcuni con persone fidate e i rimanenti hanno giurato eterna
fedeltà a me e
Narnia. D’altra parte si rivelano molto utili quando si
tratta di governare la
popolazione telmarina a Narnia, detesto ammetterlo ma stanno facendo un
buon
lavoro. L’unico inconveniente è che per disporre
di tutte le truppe di Telmar
devo ottenere il loro permesso, d’altronde erano i loro
uomini una volta e si
sentono ancora responsabili nei loro confronti.”
Edmund
annuì: “Ora capisco, hai fatto bene, è
giusto!”
“Affermazione
che apprezzo particolarmente dal
momento che proviene da te, mio giusto re!”
scherzò lui.
“Tornando
a noi, volete spiegarmi cosa succede,
per Aslan! Sono due giorni che cerco di capirlo…”
e come un fiume in piena,
raccontò di come aveva rincorso Susan fino al ponte sul
Tamigi, del suo arrivo
a Narnia e dell’incontro con Babbo Natale
“…e Ripicì, l’unico volto
conosciuto
che ho incontrato a Cair e che mi ha portato fin qui, ha parlato
di: « un vile fellone che ha osato
sfidare il
nobile e valoroso re Caspian macchiando il proprio onore di gentiluomo
e
tradendo la fiducia che le serenissime maestà avevano
riposto in lui » "
Susan
ridacchiò “Oh, caro Ripicì, sempre
signorile
nei fatti come nelle parole! Però ha centrato appieno il
problema…”
“La
situazione è grave, Edmund” disse Caspian e,
aiutato dalla fidanzata, iniziò a spiegargli tutto,
dall’arrivo di Susan
qualche mese prima, all’incontro con Aslan, fino
all’attacco a Cair Paravel del
giorno prima ad opera di Lord Donnon.
Lo
sguardo del Giusto si incupì all’apprendere
quelle ultime notizie.
“Si”
annuì pensosamente “serve un piano
d’attacco.
D’altra parte, mentre ci prepariamo ad affrontare una nuova
guerra contro questa
strega…” disse con il massimo disprezzo
–per esperienza personale odiava
particolarmente quella parola- “…non possiamo
lasciare indifesi i villaggi al
nord, sono i più vulnerabili a un attacco nemico.”
“E’
proprio quello a cui stavo pensando!” esclamò
Caspian “Tra mezz’ora si riunirà il
consiglio di guerra e, se siamo fortunati, il
mio maestro ci darà nuove informazioni
sull’Incantatrice.”
“Ma
ci sono anche degli aspetti positivi” ribatté
Susan sforzandosi di essere ottimista “L’unione tra
narniani e telmarini
procede bene, Narnia sta tornando a splendere, tu sei qui,
e… bè, c’è ancora
amore nel mondo…”
Caspian
la guardò adorante.
“A
proposito…” disse il fratello trattenendo a
stento un sorriso osservando la coppia “Se non ho capito male
è stato proprio
il vostro amo… insomma, quello…
che ti
ha permesso di tornare, giusto?”
“Dalla
spiegazione di Aslan, sembra proprio di sì”
rispose la ragazza arrossendo
“Bè,
sono contento per voi due. Ve lo meritate,
anche se non so ancora se voglio capire…”
affermò Ed con un’espressione
fintamente infastidita.
“Ed!”
lo richiamò la sorella.
“Credimi,
amico mio, sono convinto che lo vorrai capire
molto presto… Ma c’è
dell’altro!”
La
regina trattene il respiro, mentre Caspian
disse tutto d’un fiato: “Ieri ho chiesto a Susan di
diventare la mia sposa… e
lei ha accettato. So che la decisione su chi sposare spetta a lei, ma
vorrei lo
stesso chiederti, come membro della sua famiglia, la tua benedizione
per questa
unione.”
Edmund
guardò sbalordito con occhi spalancati
Caspian, poi Susan, poi di nuovo Caspian, e vedendo che
quest’ultimo stava
aspettando la sua risposta, balbettò:
“Ehm,
si, certo che hai la mia benedizione…”
Susan, la sua Susan, la sua amata sorellina stava per sposarsi?!
“Che
notizia, accidenti, mi serve un po’ di vino!”
mormorò.
“Ed,
stai bene?” Susan si avvicinò afferrandogli
un braccio. Grazie a quel tocco il ragazzo parve riprendersi dalla
sorpresa.
“Si,
tutto a posto” disse riacquistando la solita
sicurezza “Sono felicissimo per voi. Se è quello
che Susan desidera, non posso
fare altro che sostenervi!” e sorridendo abbracciò
la sorella.
La
regina sospirò sollevata: “Meno male, per un
attimo ho temuto che stessi per cadere preda di uno degli attacchi da
fratello
iperprotettivo tipici di Peter!”
“Oh!
Pagherei per vedere la reazione di Peter a
questa notizia!” disse Ed in tono sognante.
“Io
no! La mia testa mi piace dov’è, non vorrei
vederla staccata dal mio corpo…”
borbottò Caspian deglutendo: come minimo, il
Re Supremo l’avrebbe sfidato a duello per l’onore
di Susan.
Il
giovane re si mise a ridere: “Hai scelto il
fratello giusto a cui chiedere la mano di Sue: tranquillo, la tua testa
è
salva! Però non perdi tempo, eh Cas?” e
così dicendo lo abbracciò di nuovo.
“Mi
raccomando, non farla soffrire o te la vedrai
con me!” sussurrò all’orecchio del
telmarino con un tono d’avvertimento
vagamente minaccioso “E sai bene che io sono molto
più abile di Peter con due spade!”
“Mi
ucciderei piuttosto che farla soffrire” gli
rispose l’altro districandosi tranquillamente dalla sua
stretta un po’ troppo
energica.
Il
Giusto lo guardò negli occhi intensamente, poi
finalmente annuì. Credeva nell’amore sincero tra
Caspian e sua sorella, era
stato tra i primi ad accorgersene alla Casa di Aslan e considerava il
nuovo re
uno degli uomini migliori che avesse mai conosciuto: no, non avrebbe
mai fatto
del male a Susan.
“Aaaah!”
improvvisamente si batté una mano sulla
fronte ricordandosi di qualcosa “Ecco perché!
Caspian, Sue, ho qualcosa per voi
da parte di Babbo Natale.”
Prese
delicatamente dalla bisaccia che portava a
tracolla l’oggetto avvolto nel panno verde che aveva ricevuto
nella foresta e
lo consegnò alla sorella.
“Ha
detto che non ne hai bisogno per farti
sentire, ma ne hai bisogno!”
Susan
svolse curiosa il panno, rivelando l’oggetto
misterioso, e si lasciò scappare un mormorio stupito e
deliziato. Tra le mani
stringeva una splendida tiara dorata, con delicati narcisi che
abbellivano
armoniosamente il delicato cerchio aureo… La sua corona!
“Ma
come…?” non riuscì a completare la
frase, le
vennero le lacrime agli occhi ripensando ai bei momenti passati durante
il suo
regno. Ora però riusciva finalmente a ripensare ai suoi cari
amici con affetto,
e non più disperazione per la loro perdita,
perché gioiva per averli conosciuti
e aver fatto parte della loro vita.
“Tumnus, i
signori Castoro, Corin…” pensava
immersa in mille pensieri accarezzando con
la punta delle dita l’elegante diadema.
“Quando
sposerai Caspian sarai regina di Narnia…
Per la seconda volta” disse delicatamente Ed afferrando
gentilmente il suo
polso “Avrai bisogno di questo tra poco e, conoscendoti, so
che non avresti
sopportato di portare un’altra corona.”
“Oh,
Ed, grazie!”
“Non
ringraziare me, è tutto merito di Babbo Natale.”
“Non
capisco però cosa volesse intendere dicendo
che non hai problemi nel farti sentire…” disse
Caspian.
“E’
la stessa frase che mi ha detto quando mi ha
donato l’arco e il corno…”
affermò pensosa.
“Quando
si è re o regina di Narnia si è sempre re o
regina, con o senza corona.” mormorò Ed guardando
la sorella negli occhi “Forse
voleva dire che non hai bisogno dell’autorità data
da una corona per esprimere
le tue idee e ottenere l’attenzione di
tutti…”
Caspian
annuì concordando.
“…Sei
talmente testarda che non permetteresti a
nessuno di metterti i piedi in testa!” aggiunse concludendo
la frase con una
smorfia.
Il
telmarino scoppiò a ridere e Susan, risentita,
fece la linguaccia al “caro” fratellino mentre
ficcava un gomito tra le costole
del fidanzato per farlo zittire.
“Allora,
a quando il grande evento?”
“Abbiamo
deciso di fissare la data quando la
situazione sarà risolta.” rispose lei tornando
preoccupata.
“Il
che ci riporta al problema attuale” sbottò di
colpo Caspian “Per Aslan, proprio ora che il Tisroc si sta interessando ai nostri confini
meridionali, siamo costretti a
spostarci all’estremo nord!”
“Un
modo per proteggerci ci sarebbe però…”
mormorò
il Giusto mentre un piano si stava già formando nella sua
mente.
“Cosa
intendi dire?” chiese la sorella
“Convocate
il consiglio di guerra, è ora di dare
una festa!”
---------------
La
sala scintillava sotto la luce di mille candele
accese. Pur essendo stata organizzata in meno di una settimana, la
festa di
fidanzamento di re Caspian con la regina Susan stava ottenendo un
grande
successo.
Probabilmente
molti avevano storto il naso nel
sentire che si festeggiava alla vigilia di una nuova battaglia, ma
tutto questo
splendore ostentato era parte integrante del brillante piano che Edmund
aveva
esposto ai generali sette giorni prima.
Il
ricevimento in realtà era una scusa per invitare
la famiglia reale di Archen a corte senza destare i sospetti del Tisroc
di
Calormen, a cui ovviamente l’invito per la festa era stato
recapitato troppo
tardi per permettergli di mettersi in viaggio e raggiungere in tempo
Cair
Paravel (“Edmund, ma non possiamo farlo, è da
maleducati!” aveva ribattuto
Susan. “Preferisci avere tutta la famiglia reale di Calormen
qui per il tuo
fidanzamento, Sue?” era stata la risposta pronta del fratello
che aveva zittito
immediatamente la regina.)
Così
durante la riunione segreta tra re Numi di
Archen e i tre sovrani, avvenuta quello stesso pomeriggio, avevano
raggiunto un
accordo: in nome dell’antica amicizia che legava Archen a
Narnia, re Numi si
impegnava a difendere i confini meridionali di Narnia da Calormen
finché la situazione
non fosse tornata normale, in cambio Archen avrebbe stretto accordi
commerciali
vantaggiosi con Narnia. Grazie a Ed ora erano liberi di concentrare
tutte le
loro forze a nord, verso lord Donnon e la Strega.
Quella
sera Susan era radiosa, indossava un delicato vestito dorato che le
lasciava scoperte le spalle, con il corsetto finemente ricamato dalle
ninfe delle sorgenti,
e sui capelli sciolti e leggermente mossi portava con molta grazia la
sua amata
corona.
Caspian,
e con lui tutti gli uomini presenti nella
sala, non riusciva a staccarle gli occhi di dosso mentre girovagava per
la sala
del trono dove si stava svolgendo con grande successo il ballo. Avevano
appena
finito di danzare assieme, ma la regina era immediatamente stata
reclamata da
un altro cavaliere, cui sfortunatamente il re non poté
opporsi dal momento che
si trattava di un membro della famiglia reale di Numi. Così
il telmarino
stringendo i denti si era messo alla ricerca di Edmund, formalmente per
complimentarsi con lui per la riuscita della strategia, ma in
realtà per
distrarsi dal pensiero della sua fidanzata tra le braccia di un altro
uomo.
Finalmente
lo scorse su una balconata, appoggiato
alla balaustra.
“Preoccupato
per domani?” chiese alle sue spalle
“Cosa?”
sussultò Ed voltandosi, preso alla
sprovvista “No, va tutto bene, stavo solo riflettendo sugli
ultimi
particolari.”
Il
giorno dopo il primo contingente di soldati,
guidato da Edmund, sarebbe partito per iniziare a disporre le iniziali
linee
difensive a protezione delle città settentrionali del regno.
Era stata un’altra
idea geniale del Giusto, che aveva risollevato il morale dei generali
dopo che
Cornelius aveva ammesso di non essere ancora riuscito a raccogliere
informazioni utili sui poteri della misteriosa Incantatrice.
Le
postazioni sarebbero state disposte sia a
tutela della popolazione, sia come punti di controllo dei movimenti del
nemico.
Avevano l’ordine di avvertire immediatamente Cair
Paravel, dove
nel frattempo Caspian e Susan avrebbero riunito e organizzato
le truppe,
se si fossero manifestati
strani movimenti al confine con
Ettinsmoor. Caspian era certo che lord Donnon avrebbe attaccato non
appena si
fosse ristabilito dall’ultima sconfitta. Il tempo stringeva
ormai.
“Ti devo ringraziare, Caspian.” disse
improvvisamente Edmund.
“Per
cosa?” chiese incuriosito il re.
“Perché
rendi felice mia sorella” rispose alzando
gli occhi incontrando così lo sguardo di Caspian per un
momento.
“Sai”
proseguì tornando a fissare le stelle “Per
Susan è sempre stato difficile fidarsi di qualcuno al di
fuori della famiglia…”
Caspian
aprì la bocca per ribattere a quella
affermazione che giudicava
totalmente errata, ma Ed lo bloccò con un gesto della mano:
“So quello che stai
per dire: Susan è sempre gentile verso gli altri,
è nella sua natura, ma prima
di incontrarti preferiva stare da sola piuttosto che legarsi a
qualcuno.
Qualsiasi ragazzo che tentava di avvicinarsi anche solo un
po’ di più a lei
veniva garbatamente ma fermamente respinto.” Edmund sorrise
al ricordo del
povero ragazzo della Hendon House che la sorella stava ignorando un
attimo
prima di tornare per la seconda volta a Narnia.
“Non
capisco, cosa la rendeva così diffidente?”
Edmund
sospirò “C’era un uomo, milletrecento
anni
fa, che grazie all’inganno era riuscito a superare il suo
naturale riserbo,
tanto da convincerla a visitare Tashbaan, la capitale del suo regno,
dove le intimò
con la forza di sposarlo… Il suo nome era
Rabadash.”
Caspian
strinse i pugni affondando le unghie nel
palmo della mano. Conosceva quella storia, il suo maestro
gliel’aveva
raccontata quando stava studiando le usanze di Calormen, come esempio
dei loro
modi brutali e violenti. Il perfido principe, erede al trono del
Tisroc, si era
innamorato perdutamente della bella regina, ma quando aveva scoperto
che lei
era decisa a rifiutare la sua proposta di matrimonio l’aveva
imprigionata
insieme a Ed e alla delegazione narniana, per costringerla a sposarlo.
Fortunatamente,
grazie a Tumnus, riuscirono a scappare.
Il
Giusto scrutò il suo volto turbato: “Come vedo,
la storia la conosci già… La nostra fuga fu la
causa della battaglia di Anvard
ad Archen, Rabadash voleva ad ogni costo conquistare Narnia e rapire
Susan. Per
questo decidemmo che lei non avrebbe preso parte alla battaglia, solo
Aslan sa
cosa sarebbe successo se Rabadash l’avesse incontrata sul
campo di battaglia…”
Caspian
chiuse gli occhi, la rabbia impotente gli
inebriò la testa. Come aveva osato quel vile considerare la
sua dolce Susan
come un oggetto di cui disporre liberamente?
“Naturalmente
vincemmo quella battaglia, e Aslan
punì duramente il principe. Ma Susan si disprezzò
per essere stata così cieca e
non aver subito capito la vera natura di Rabadash. Non si
perdonò mai per tutte
le vittime che quella battaglia, combattuta per il suo onore, aveva
causato.
Credeva fosse tutta colpa sua, mi ci vollero molti mesi per convincerla
del
contrario, che era colpa della crudeltà e della spietatezza
del calormeniano,
ma da allora si rinchiuse in se stessa faticando a fidarsi di nuovo
delle
persone.”
“Non
è giusto…”
“Hai
ragione, ma guardala ora!” disse accennando
alla sorella che danzava con il principe di Archen ridendo rilassata,
la sua
dolcezza sembrava illuminare tutte le persone che la circondavano
“Ti abbiamo
conosciuto, e in lei è avvenuto quel cambiamento che speravo
accadesse da anni,
tornando quella di un tempo. Non so come tu abbia fatto, ma le hai
dimostrato
che vale la pena fidarsi e amare, anche se questo implica delusioni e a
volte
sofferenze…” Edmund fece una pausa e
guardò Caspian che lo fissava sbalordito.
“Che c’è?”
chiese vagamente sorpreso.
“Edmund…
Hai appena detto amare!”
rispose lui assumendo un’aria comicamente sconvolta
premendosi una mano sul petto.
Il
ragazzo arrossì fino alla punta dei capelli: “E
allora? Ho anch’io un cuore. Solo… Non ti
abituare!”
“No
certo” rispose con un ghigno “Comunque ti
ringrazio per avermi detto tutto questo!”
“Detto
cosa?” chiese Susan spuntando alle loro
spalle. La danza era finita.
“Niente,
roba tra uomini.” rispose prontamente
Edmund “Balliamo?” chiese poi porgendole la mano.
La
sorella lo guardò stralunata: “Ed ti senti
bene?”
“Perché?”
“Vuoi
danzare,
e non sono stata io a chiedertelo! Tu odi danzare…”
“Non
è vero, lo dicevo solo perché altrimenti Lucy
mi avrebbe costretto a ballare ogni volta con lei fino a consumarmi i
piedi…”
“Non
farci caso, è tutta la serata che è in vena
di sentimentalismi…” commentò il
fidanzato.
“Approfittiamone
allora!” rise Susan trascinandolo
sulla pista da ballo mentre le prime note di una ballata si
diffondevano
nell’aria.
A
Caspian parve di scorgere il barlume di un
sorriso nel pallido volto di Edmund.
NOTE:
Ragazze,
devo dire che stavolta è stato difficile aggiornare, non
perché mi manchi
l’ispirazione (anzi, quasi non riesco a mettere per iscritto
tutte le idee che
mi vengono) ma perché questo mese è successo un
fatto molto molto grave che mi
ha buttata giù per un po’, e mi sta tuttora
condizionando…
Sapete
come ho ritrovato la forza per scrivere? Rileggendo i vostri dolcissimi
commenti… Non sempre ho risposto a tutte e questo mi
dispiace molto, ma
credetemi, in questo periodo nero mi bastava andare nella pagina delle
recensioni e leggere un po’ delle vostre belle parole per
farmi riscoprire il
“valore terapeutico” della scrittura…
Per
questo voglio approfittare ora per ringraziare
tutti voi, che avete commentato, o solo aggiunto la mia umile
storiella tra
le seguite o preferite, a voi che leggendo i miei capitoli avete riso,
vi siete
arrabbiati, avete criticato, avete gradito… Il vostro
sostegno è importante per
me, anche se è solo via web…
Insomma,
volevo esprimervi tutta la mia gratitudine: mi avete risollevato il morale!
Non
preoccupatevi, non abbandonerò la storia anche se il tono di
queste note è un
po’ triste rispetto al solito…
A
presto!
Arual
|
Ritorna all'indice
Capitolo 13 *** EDMUND’S DOUBTS AND THE LION’S ROAR – part 1 ***
EDMUND’S DOUBTS AND THE
LION’S ROAR – part 1
La
scrivania era sommersa da decine di fogli e
libri accatastati alla rinfusa, una mappa srotolata proprio al centro
del
tavolo riportava una dettagliata rappresentazione della regione di
Ettinsmoor,
terra dei giganti. La zona confinante con Narnia era costellata di vari
segni
rossi e frecce, evidente risultato di tutte le postazioni di difesa che
stavano
sorgendo sotto la guida del Giusto, parte fondamentale del piano di
difesa che i
sovrani avevano progettato, ma il lavoro era evidentemente rimasto
incompleto.
Accanto
al tavolo, di fronte all’ampia finestra
bifora che donava luce alla biblioteca, stava ritto re Edmund, perso
nei propri
pensieri, i cui intensi occhi scuri scrutavano qualcosa al di
là del vetro. La
penna con cui aveva appena finito di scrivere una relazione era ancora
stretta
in mano.
Il
rumore cigolante di una porta che si apriva
lentamente lo costrinse a interrompere momentaneamente il flusso dei
suoi
pensieri. Si girò appena per osservare il nuovo arrivato.
“Ah,
ecco dove ti eri cacciato! Trumpkin mi ha
avvisato del tuo ritorno, ed è più di
mezz’ora che ti cerco!” esclamò Caspian
appena oltre la soglia dirigendosi velocemente verso il futuro cognato.
“E’
da tempo che voglio restituirti una cosa..”
disse concitato “…ma non ho mai… Ehi!
Che ti succede? E’ successo qualcosa di
grave a nord?” chiese di colpo allarmato notando la strana
espressione che
ancora aleggiava sul volto dell’amico.
“No,
niente” rispose il ragazzo che nel frattempo
era tornato a guardare fuori dalla finestra “Non abbiamo
subìto nessun attacco
e non ci sono tracce del nemico per ora. Stavo solo
pensando…”
Caspian,
curioso, si avvicinò alla vetrata e,
seguendo lo sguardo di Ed, vide che l’oggetto delle sue
attenzioni era Susan.
Il re sorrise impercettibilmente ammirando con quanta grazia la sua
fidanzata
stesse guidando l’allenamento giornaliero degli arcieri, come
si muoveva rapida
tra i soldati aggiustando con gentili tocchi le posizioni errate dei
meno
esperti. Con un’occhiata esperta vide che ormai la lezione
stava volgendo al
termine.
“E
a cosa stavi pensando di preciso?”
L’amico
trasse un profondo sospiro, poi disse: “A
Lucy.”
Caspian
lo guardò sorpreso: non solo quella non
era la risposta che credeva di sentire da Edmund, ma il tono con cui
aveva
parlato lo aveva allarmato. “No,
decisamente c’è qualcosa che non va in lui oggi.”
pensò.
“A volte
vorrei capire Aslan come lo capisce lei. Hanno un rapporto particolare
loro
due, l’hanno avuto fin dal primo
momento…” continuò il Giusto che parve
non
aver notato lo sbigottimento dell’altro
“So
perché Aslan ha permesso a Susan di tornare.
Ha ancora così tanto da scoprire e vivere qui a Narnia, ha
ritrovato la speranza
nel futuro grazie a te, e uno scopo nella vita come nuova regina di
Narnia e
Telmar. Ti confesso che a volte sono invidioso di lei… E non
osare fraintendermi,
chiaro?” aggiunse
minaccioso socchiudendo gli occhi finalmente rivolti verso Caspian.
Aveva
notato lo sguardo ironico del nuovo re, certamente sul punto di fare
una
battuta a proposito di un Edmund desideroso di diventare
“regina”…
“Scusa…”
rispose l’altro mordendosi le labbra: non
era proprio il momento di scherzare, pensò con un leggero
senso di colpa.
“E’
solo che mia sorella ha trovato tutte le
risposte che cercava, ha persino parlato con il grande Leone e sono
molto
felice per lei, ma… A volte mi domando perché
Aslan mi ha fatto tornare…” mormorò
tornando a osservare Susan che nel frattempo, finito
l’addestramento, si era
fermata a parlare con Leah, che stava raccogliendo dei fiori in
giardino.
“Ti
manca forse il tuo mondo?” chiese titubante il
telmarino, non riuscendo ancora a capire cosa tormentasse il giovane re.
“No,
no! Narnia è la mia vera casa, questo lo so
da molto tempo oramai. Ma, Caspian, perché sono tornato
proprio io? Perché non
far tornare anche Lucy e
Peter? Pete sarebbe certo stato molto più utile di me in
guerra contro i
giganti…”
“Non
dire così!” l’espressione di Caspian si
indurì: sapeva per esperienza personale che
l’abitudine al comando del Re
Supremo spesso oscurava involontariamente le iniziative altrui, ma non
sopportava l’idea che l’amico pensasse di essere
una seconda scelta, un ripiego
certamente meno gradito del fratello…
Aveva
finalmente capito il suo malessere, Ed aveva
la stessa espressione tormentata di Susan quando l’aveva
trovata nel bosco in
primavera: si era tranquillizzata solo una volta che aveva parlato con
Aslan. L’incertezza
del futuro, l’incapacità a trovare un ruolo
stabile, uno scopo preciso e un
senso al suo ritorno a Narnia stavano affliggendo Edmund
così come avevano rattristato
la sorella qualche mese prima.
“Abbi
fede…” mormorò Caspian.
“Come?”
“Abbi
fede!” ripeté a voce alta “Sono sicuro
che
Aslan ha un piano, ti ha fatto tornare per un motivo preciso che
capirai a
tempo debito… E forse c’è una ragione
se tuo fratello e
Lucy non sono ancora qui, anche se presto
arriveranno.”
“Come
fai ad esserne così sicuro?”
“Ce
l’ha rivelato Aslan.”
“Ah…
Ma come faccio ad agire bene se neanche so
cosa Aslan vuole che io faccia? Cosa succederà se non mi
rivelo all’altezza?”
chiese alzando la voce.
“Devi
solo comportarti per come sei, Edmund, non
devi fingere di essere qualcun altro. Non devi fingere di essere Peter.
Sii
semplicemente te stesso!”
“E
se essere me stesso non bastasse per vincere la
guerra? Che ne sarà di Narnia? Sarà ancora in
balia di una strega per altri
cento anni o più?” adesso Edmund, senza
accorgersene, stava gridando.
“Edmund!”
lo rimproverò Caspian assumendo un tono autoritario
“Pensa a tutto quello che hai fatto in passato! Pensa a tutto
quello che stai facendo: il tuo
piano è brillante, abbiamo
messo in sicurezza i villaggi confinanti con Ettinsmoor, sei appena
tornato da
un’altra missione! Credo che Aslan ti abbia fatto tornare da
solo per farti
capire una buona volta che sei una persona in gamba. Che riesci a
superare gli
ostacoli anche senza la guida e il coraggio di Peter perché
anche tu sei coraggioso,
senza la fede di Lucy perché anche tu hai fede!”
“Non
ne sono sempre così sicuro” rispose
mestamente.
“Lo
so, amico mio, ci sono passato anch’io” il
tono di Caspian si raddolcì “Credi che appena mi
sono trovato solo, quando tu e
i tuoi fratelli ve ne siete andati, abbia fatto i salti di gioia? Non
mi
sentivo pronto per tutto questo! Ma ho capito che l’unica
soluzione è cercare
ogni giorno di fare del proprio meglio. Devi affrontare le tue paure e
avere
più fiducia in te stesso.”
Edmund
sapeva che il telmarino aveva ragione, ma
per la prima volta in vita sua si sentiva come spaccato a
metà. Non aveva mai
dubitato di se stesso durante l’Età
d’Oro, ma allora governava insieme ai suoi
fratelli, e la forza del regno risiedeva nel legame che li univa
saldamente
l’uno all’altro. La fede di Lucy, la dolcezza di
Susan, il coraggio di Peter e,
a detta degli altri, la sua saggezza: questo,
secondo lui, rendeva grande Narnia.
Ora
invece erano divisi, e si sentiva spaesato, a
disagio, come se gli avessero strappato a forza un arto. Forse
dopotutto l’intuizione
del telmarino era giusta, era quello che Aslan voleva da lui:
più fede in se
stesso, accettando che i tempi ormai erano cambiati.
“Hai
ragione, Cas… Per il grande leone, non so
proprio come fai a capirmi così bene!”
d’altra parte era fortunato, pensò,
aveva ancora sua sorella al suo fianco e Caspian, un nuovo e prezioso
compagno.
“Ora
non diventare troppo sentimentale, però! Non
vorrei si ripetesse la stessa scena del ballo di
fidanzamento” rise l’altro
stemperando la pesante atmosfera.
Ed
gli batté una mano sulla spalla: “Non
c’è
problema, fratello! Dammi due minuti e tornerò
l’Edmund Pevensie impertinente e
ironico di sempre.”
“Bene!”
“Cambiando
argomento, sbaglio o mi stavi cercando
per restituirmi qualcosa?”
“Hai
ragione!” trasalì Caspian cominciando a
trafficare con i lacci di una borsa che teneva in mano. Quando
finalmente
riuscì ad aprire la bisaccia, con un esperto gesto teatrale
gli porse un
curioso oggetto argenteo.
“La
mia torcia, credevo di averla persa!” esclamò
stupefatto
l’amico afferrandola.
“L’abbiamo
trovata sulla torre più alta del
castello di Miraz il giorno dopo la vostra partenza. Ho pensato di
custodirla
fino al tuo ritorno, e ora è tempo che te la
restituisca!”
“Grazie
Caspian” Poi, dopo un momento di pausa
aggiunse: “Sei sicuro che non serva di più a
te?”
“Come?”
chiese confuso.
“Sai,
i corridoi di Cair Paravel sono molto bui la
notte…” rispose allusivo l’altro.
“Che
intendi dire?” il volto di Caspian iniziò ad
arrossire lievemente sotto l’abbronzatura: temeva di aver
capito a cosa
alludeva il futuro cognato.
“Caspian,
la stanza di Susan è all’altro capo del
corridoio rispetto alla mia… Anche se ormai sto
più al fronte che a casa, credi
che non mi sia mai accorto di un’ombra misteriosa che spesso
vaga in quell’ala
del castello di notte, anche se la sua camera da letto è
addirittura su di un
altro piano?”
Il
viso del telmarino avvampò per la vergogna. Di
colpo, fu consapevole che dietro l’aspetto da ragazzino
sedicenne di Edmund si
celava in realtà un esperto re nel pieno della
maturità, che lo aveva scoperto
a intrattenersi in “particolari
attività” proprio con la sorella!
Gli
parve di essere tornato ragazzino, quando
veniva sorpreso dalla sua nutrice nel bel mezzo di una delle sue tante
bravate.
Non riuscendo a sostenere lo sguardo dell’amico
chinò il capo ma, dopo un
attimo di sgomento, raccolse la poca dignità rimasta e
farfugliò: “Re Edmund, mi
rincresce se il mio comportamento sconsiderato vi ha offeso in qualche
modo.
Voglio che sappiate però che desidero solo il meglio per
vostra sorella, e la
sua felicità è al di sopra di tutto per me. La
mia intenzione non era quella di
macchiare il suo onore, ma mi rimetto alla vostra volontà.
Qualsiasi decisione
voi prendiate, l’accetterò come ammenda per le mie
colpe!”
Edmund,
alzando fieramente il capo, si erse in
tutta la sua statura: “Hai parlato saggiamente, giovane re.
Ma ciò non toglie
che sarò costretto a prendere misure severe contro di te
perché l’onore della
regina non sia infangato ulteriormente. La punizione sarà
dura, ma necessaria!”
Caspian
deglutì preoccupato in attesa del responso,
scrutando ansiosamente il volto serio di Edmund. Il ragazzo, dopo
averlo
osservato ancora per qualche istante con espressione grave, non
riuscì più a
trattenersi e scoppiò in una sonora risata:
“Ma
dai, Caspian! Mi hai davvero creduto? Lasciamo
da parte il fatto che ormai siamo dello stesso rango e non ho
più l’autorità
per infliggere al legittimo re di Narnia alcuna punizione, ma un
sovrano
dovrebbe capire la differenza tra una vera minaccia e una presa in
giro!”
“Ma
non sei furioso per quello che hai scoperto?”
Edmund
arrossì imbarazzato “Bé…
Avrei vissuto più
tranquillamente se non l’avessi appreso così,
questo è certo. Diciamo che la
cosa non mi rende particolarmente felice, ma come hai detto poco fa io
non sono
Peter, per tua fortuna. Ti ho già avvertito che se Susan
soffrirà a causa tua
ti riterrò responsabile e ti cercherò in capo al
mondo, ma so che via amate, e
inoltre siete fidanzati, quindi non ci trovo niente di male. Tuttavia
ti
consiglierei maggiore prudenza, in questo castello le mura hanno occhi
e
orecchie…”
Il
telmarino annuì energicamente.
“E
poi, basta con questa abitudine di darmi del
voi non appena c’è qualche problema. Siamo
amici!”
Caspian
sorrise, a volte gli capitava ancora di sentirsi
inferiore ai re e alle regine di un tempo, e stava per replicare in
qualche
modo, ma fu bloccato da leggeri colpi alla porta.
“Caspian,
maestro, vi disturbo?” disse Susan
facendo capolino dalla porta.
“Edmund!”
esclamò poi sorpresa, notando che non
era Cornelius l’uomo con cui il fidanzato stava parlando.
“Ciao
Susan!” rispose lui accogliendola con un
rapido abbraccio, brontolando quando i fiori che la regina teneva in
mano,
ancora freschi di rugiada, gli bagnarono il collo facendolo
rabbrividire.
“Quando
sei tornato? Stai bene?”
“Si,
sono arrivato quasi un’ora fa. Son venuto per
esporvi gli ultimi dettagli della linea difensiva e dove dovrete
condurre l’esercito.”
“Perché
nessuno
mi ha avvertita del tuo ritorno?” chiese la ragazza con una
nota di rimprovero
nella voce, ovviamente rivolta verso Caspian, che per rabbonirla
sfoderò il suo
sorriso sghembo da mi-dispiace-è-colpa-mia, a cui sapeva che
la regina non poteva
resistere. Come previsto, infatti, il disappunto di Susan si dissolse
in un
attimo, provocando solo uno sbuffo impaziente.
“Ti
avrei almeno fatto preparare la camera e un
bagno caldo, sarai a pezzi dopo tutte quelle ore di volo su un grifone.
Ora
chiamo Leah e rimedio subito…” appoggiò
i fiori su un tavolo e si voltò verso
la porta.
“No
sorellina!” Edmund la trattenne afferrandole
il polso “Devo ripartire tra poche ore. Ho solo il tempo per
esporvi il piano e
la posizione dei nuovi avamposti.”
“Ma
devi riposarti, sei appena arrivato!” protestò
debolmente lei, ben sapendo che ogni sua parola sarebbe stata vana, ma
riluttante nel separarsi da Edmund così presto.
“Gli
uomini mi aspettano.” si giustificò
semplicemente lui. La ragazza annuì: Narnia era al primo
posto, anche nel cuore
di suo fratello.
Caspian
intervenne: “Presto li raggiungeremo,
Susan: noi partiremo tra qualche giorno, ci metteremo in marcia verso
nord con
il grosso dell’esercito. Porteremo i rinforzi che servono per
la guerra.”
Edmund
annuì solennemente stringendo la spalla del
telmarino: “Allora la prossima volta che ci incontreremo
sarà sul campo di
battaglia.”
Susan,
a quelle parole, non riuscì trattenere il
brivido freddo che le corse lungo la schiena.
---------------
“Caspian,
dove mi stai portando?” chiese per
l’ennesima volta un’intrigata Susan, odiava essere
tenuta all’oscuro di
qualcosa, la curiosità la stava tormentando… E
lei, di conseguenza, aveva
deciso di tormentare il fidanzato con continue domande, da quando
l’aveva prelevata
a forza dalla sala del trono costringendola ad annullare tutti gli
impegni del
pomeriggio e caricandola su Destriero.
Il
re di Narnia alzò gli occhi al cielo
esasperato: “Tesoro, con tutto l’amore che provo
per te, è la centesima volta
che me lo chiedi. Se continui così sarò costretto
a imbavagliarti oltre che a
bendarti gli occhi!”
“Ma
stiamo cavalcando ormai da molto, e non mi va
di essere trasportata in giro per Narnia come un pacco, diretta non si
sa dove!”
“E’
una sorpresa, Susan, non capisci?Deve essere
segreto per te dove siamo diretti! Oppure nel mondo da dove provieni tu
c’è
un’altra definizione per la parola sorpresa?”
chiese con ironia.
“Amore,
goditi la cavalcata in santa pace!”
concluse soddisfatto ponendo fine alle continue domande della ragazza
Susan
non trovò altro da replicare e borbottò tra
i denti in tono semi-serio: “Questa me la paghi, Caspian
Decimo, quando meno te
l’aspetti ti farò rimpiangere per avermi rapita in
questo modo! Con tutto
quello che abbiamo da fare a Cair Paravel prima della nostra
partenza!”
Il
ragazzo ghignò: “Quante minacce, mia guerriera!
Vorrà dire che accetterò la punizione che merito
quando giungerà il momento, ma
per ora mi pare che tu sia in svantaggio, così bendata e
imprigionata tra le
mie braccia!” e ridendo le diede un lieve bacio sul collo.
“Così
non vale però. Sei sleale Caspian!”
protestò
debolmente lei.
“Su,
su, basta lamenti! Siamo quasi arrivati.”
Arrestò
il cavallo, che obbedì docilmente al suo
comando, scese e aiutò la ragazza bendata a smontare,
prendendola per la vita.
La condusse per mano per un breve tratto di strada poi, posizionandosi
alle sue
spalle, le sciolse la benda sussurrando: “Ora puoi guardarti
attorno.”
La
ragazza, finalmente libera dal fazzoletto,
sbatté gli occhi un paio di volte per abituarsi alla luce, e
quello che vide la
lasciò senza fiato. Si trovavano in mezzo a un campo
fiorito, a ridosso di
un’alta scogliera. Davanti a lei si stendeva, in tutta la sua
serena
maestosità, il Grande Mare dell’Est.
Più a nord, a qualche miglio di distanza,
si potevano intravedere a fatica le bianche mura di Cair Paravel,
adorna di stendardi
che sventolavano leggeri nella lieve brezza estiva.
“Oh,
Caspian, è stupendo!” disse non appena
ritrovò le parole, abbracciando il ragazzo.
“E
la sorpresa non è finita qui! Non ti sei ancora
accorta di dove siamo?” rispose allegramente lui facendola
voltare e
mostrandole qualcosa alle sue spalle.
Al
limitare della foresta, a qualche metro di
distanza, si ergeva infatti il piccolo e incantevole cottage avvolto
dall’edera
dove Susan e Caspian avevano fatto una sosta prima di raggiungere la
capitale,
lo stesso giorno in cui lei era tornata a Narnia.
“Ho
rinviato tutti i nostri impegni a domani,
avvertendo Trumpkin che saremmo venuti qui. In caso di emergenza
possono avvertirci
rapidamente, dato non siamo troppo distanti da Cair Paravel.”
le spiegò il re
mentre si dirigevano verso la casetta “Credo che, dal momento
che tra poco partiremo,
sia una buona idea riservare questo pomeriggio solo per noi. Ho
immaginato che
ti avrebbe fatto piacere stare lontana dai progetti di guerra per
qualche ora: sono
settimane che non pensiamo ad altro!”
Susan
non seppe cosa rispondere, si limitò a
esprimere la marea di emozioni che le vorticavano nella mente
guardandolo con
occhi tersi per l’emozione. Caspian era sempre
così attento e premuroso!
Impaziente,
la ragazza raggiunse di corsa la
piccola porticina spalancandola: all’interno, fu investita
dal profumo di legno
e muschio. Tutte le finestre erano spalancate, per far entrare la dolce
aria ricca
di salsedine e di suoni provenienti dalla foresta. Sul piccolo tavolo
di legno
erano disposte vivande e dolci, sufficienti per sfamare
un’intera famiglia.
Senza
fermarsi, salì sulla scala di legno fino al
primo piano, aprì la prima porta ed entrò in
camera. Accorgendosi appena che il
letto era stato fatto di fresco uscì sullo stretto
balconcino, fermandosi finalmente
soddisfatta.
Da
lì il panorama era meraviglioso, proprio come se
lo ricordava: poteva abbracciare con lo sguardo sia il bosco sia il
mare
scintillante.
Sentì
dei passi che si avvicinavano e disse senza
voltarsi: “Hai avuto una splendida idea, grazie
amore!”
“Sono
felice che la sorpresa ti sia piaciuta.” le
rispose Caspian alle sue spalle circondandola con le forti braccia.
Susan
posò il capo sul suo torace reclinando la
testa e chiudendo gli occhi: “Che pace, vorrei rimanere qui
per sempre!”
“Se
ti piace così tanto possiamo considerare
questo luogo come il nostro rifugio segreto, che ne dici?”
“Sarebbe
magnifico” sorrise volgendo appena il
capo verso di lui, poi un’ombra cupa le attraversò
le iridi cristalline e sospirò:
“Come vorrei poter trovare il modo per proteggerti da
un’altra guerra…”
Caspian
stette in silenzio per qualche secondo,
interdetto, prima di rispondere ironicamente “Strano, questa sarebbe proprio la frase che ci si
aspetterebbe che io dica a te per consolarti! Solitamente
è il re che dovrebbe difendere la
regina da brutte faccende come la guerra!”
Susan
ripensò alle proprie parole e, accorgendosi
della stranezza, si mise a ridere: “Hai ragione, amore mio!
E’ solo che trovo terribile
che tu debba combattere ancora contro parte del tuo stesso
esercito.”
“Susan,
anche io vorrei risparmiarti gli orrori di
una nuova battaglia e farei di tutto per tenerti
lontan…”
“Basta
così” lo interruppe dolcemente ma con
decisione la ragazza, sapendo dove voleva andare a parare “Ne
abbiamo già
discusso altre volte e ti ho quasi perso per colpa di questo argomento.
Non
voglio più litigare con te: sai che non mi tirerò
mai indietro e parteciperò
alla battaglia. Sarò al tuo fianco, qualsiasi cosa
accadrà a Ettinsmoor la
affronteremo insieme.”
“Affronteremo
ogni ostacolo insieme.” confermò Caspian
con enfasi rafforzando la stretta attorno alla vita della ragazza:
erano
riusciti a trovare un equilibrio, ed erano finalmente pronti ad
affrontare
fianco a fianco le prove che la vita avrebbe riservato loro.
Stettero
ancora per qualche momento in silenzio,
finché Caspian non iniziò a mormorare osservando
affascinato la distesa di
acqua davanti a sé: “Sai, non credo di avertelo
mai detto, ma sono sempre
rimasto affascinato dal mare. Quando ero piccolo mi portavano raramente
sulla costa,
eravamo troppo vicini al cuore di Narnia per i gusti del popolo
telmarino, ma
da quando sono a Cair Paravel passo ore intere a contemplarlo. Ho un
sogno che
vorrei realizzare…”
Susan
incuriosita si voltò per scrutarlo in volto.
“Il
mare ha qualcosa di magico e misterioso in sé:
ogni onda che vediamo infrangersi su questi scogli ha visto posti che
nemmeno
immaginiamo, isole sconosciute, la fine del mondo, forse persino il
Regno di
Aslan... Vorrei navigare verso est: Susan, pensa a quante terre ci sono
al di
là dell’orizzonte, quanti posti aspettano di
essere scoperti, quanti paesaggi
da ammirare, quante avventure da affrontare!” il volto di
Caspian ora brillava
di eccitazione.
Susan
lo ascoltava rapita, era rimasta contagiata
dall’entusiasmo del fidanzato “Credo sia il sangue
pirata che è in te che sta
parlando!” commentò.
“E
ti porterò con me!” promise il ragazzo
“Quando
tutto questo sarà finito salperemo insieme verso le nuove
terre che scopriremo.
Il mio viaggio non avrebbe senso se non potessi condividerlo con te
perché sei
la mia luna, le mie stelle e il mio sole.”
La
ragazza sorrise “Se io sono il sole, allora tu
sei il cielo che lo accoglie, perché ovunque vado tu sei
sempre nei miei
pensieri e nel mio cuore.”
“Allora…
Sei d’accordo?” chiese esitante lui.
“Certo!“
rispose con fervore “Con te vicino,
andrei dovunque!”
Caspian,
entusiasta, la baciò avidamente, poi afferrandola
per la vita la sollevò da terra e la fece volteggiare.
Susan
rise: com’era bello fare progetti per il
futuro, dimenticandosi per un poco dell’oscura ombra che
minacciava il loro
domani…
“Se
i miei fratelli mi vedessero ora non mi
riconoscerebbero: io, la pragmatica Susan Pevensie, che vuole salpare
verso
l’ignoto… Devo essere impazzita!”
Caspian
rise posandola a terra.
“Ora
cosa ti va di fare, mia regina?” le chiese.
Susan
lo guardò, poi dando una rapida occhiata al
letto tornò a fissarlo con uno sguardo malizioso:
“Bé, ci sarebbe qualcosa che
potremmo fare per far passare il tempo…”
La
regina premette i palmi delle mani sul torace
del ragazzo, spingendolo delicatamente all’indietro,
rientrando così nella
stanza.
“Mmm”
apprezzò lui “L’idea è
allettante!”
Caspian
sprofondò pesantemente nel materasso
quando le sue gambe incontrarono il letto, e si sostenne con i gomiti,
mentre
Susan si chinò su di lui.
“E
poi, dobbiamo fare ancora qualche altra prova
in vista del matrimonio, non credi?” domandò lei
sussurrandogli all’orecchio.
Caspian
annuì chiudendo gli occhi e reclinando il
capo all’indietro, concentrandosi sulle sensazioni che
stavano risvegliando in
lui le labbra della fidanzata, impegnate a disegnare una scia di baci
sulla sua
gola…
“Prima
però dovrai prendermi!” gridò senza
preavviso la giovane spingendolo indietro sui cuscini e scappando via
ridendo.
Caspian si ritrovò solo nella stanza, con il desiderio
ardente che ruggiva
insoddisfatto nel petto.
“Che
stupido!” pensò divertito mentre,
ricomponendosi, si lanciava giù dalle
scale deciso a catturare la sua preda, che già correva nella
radura in fiore:
avrebbe dovuto aspettarselo, Susan l’aveva avvertito che si
sarebbe vendicata
in qualche modo!
NOTE:
Ciao
ragazzi!
Lo
so, lo so… sono in terribile ritardo con
l’aggiornamento, mi dispiace tanto…
Ma
c’è una buona notizia! Spero vi farà
piacere sapere che il capitolo era
inizialmente molto più lungo di così quindi, per
evitare che voi tutti vi
addormentaste davanti al pc per colpa mia, ho deciso di dividerlo: ergo
c’è un
capitolo già pronto che pubblicherò al mio
ritorno (vado in montagna per
il weekend, appena torno potrete leggere “Edmund’s
doubts and the lion’s roar – part 2”)!
Approfitto
per ri-ringraziare voi tutte che mi siete state vicine nel momento nero
del
mese scorso, in particolare ranyare,
rinalamisteriosa, Freddy
Barnes e TheGentle95.
Grazie ancora per le vostre parole! E ovviamente
grazie anche a tutti gli altri lettori :D
Questo
capitolo e ancora di più il prossimo sono incentrati
maggiormente su Edmund (avete già letto del suo conflitto
interiore), spero vi
farà piacere! Quelli che avete appena letto sono gli ultimi
istanti di calma
prima della tempesta, volevo descrivere l’ultimo attimo di
pace di Caspian e
Susan prima della battaglia…
Ogni
recensione, positiva o negativa, è ben accetta!
Baci
a tutti!
-Arual-
P.S.
ebbene si, la sorpresa per Susan era la sua corona, forse vi
aspettavate
qualcos’altro e anch’io all’inizio ero
indecisa se mettere un oggetto che li
avrebbe aiutati contro la Strega dalla Veste Verde, ma (come ho
già detto a
Rinalamisteriosa) ho pensato che avrebbe deviato dal senso della mia
storia:
voglio dimostrare che la forza dei sentimenti tra le persone
è capace di
superare ogni avversità, e inserire un aiutino esterno non
avrebbe senso a
questo punto…
In
più, dato che la corona di Caspian è telmarina
dare a Susan, futura regina, una
corona narniana è il simbolo di come Narnia e Telmar abbiano
finalmente
imparato a coesistere in armonia… E poi la sua tiara mi
è sempre piaciuta!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 14 *** EDMUND’S DOUBTS AND THE LION’S ROAR – part 2 ***
Edmund's doubts 2
ATTENZIONE:
questo capitolo contiene SPOILERS sul libro “La
sedia d’argento”
delle
Cronache di Narnia. Per chi non l’avesse letto ma ha
intenzione di farlo, qui c’è
la descrizione
del cattivo
di turno (che nella mia FF è l’Incantatrice,
o Strega dalla Veste Verde), anche
se poi la storia è completamente diversa
dal libro
(e dal film, se decideranno di farlo)… Quindi è
uno spoiler
leggero leggero,
ma decidete voi se leggere! :D
EDMUND’S
DOUBTS AND THE LION’S ROAR – part 2
“Che
atmosfera cupa, non c’è un’anima viva
qua attorno, nemmeno gli alberi sembrano
muoversi al vento…” rabbrividì il
soldato stringendosi nel pesante mantello.
“Maeglin,
piantala di lamentarti e vedi di
muoverti: prima finiamo la ronda, prima potremo tornare
all’accampamento. Re
Edmund attende un rapporto entro le otto.“
I
due telmarini stavano risalendo la china di una
stretta collina in una grigia mattina, al confine con Ettinsmoor.
Sebbene fosse
estate inoltrata, le truppe di Edmund avevano ormai realizzato che il
clima in
quelle fredde regioni era ben lontano da quello dolce e ridente delle
soleggiate lande di Narnia.
La
tattica del re era quella di passare al
setaccio tutti i colli e le gole che separavano Narnia da Ettinsmoor,
alla ricerca
di qualsiasi traccia che potesse segnalare la posizione del nemico,
nella
speranza di avere così un minimo di vantaggio in una terra
inospitale,
sconosciuta all’esercito di re Caspian X, che stava
procedendo verso nord a
ritmi serrati.
“Possiamo
anche tornare indietro subito secondo
me, Beorn.” brontolò l’altro
“Sono settimane che controlliamo in lungo e in
largo il confine, e non abbiamo mai trovato nemmeno un dannato straccio
di prova
della presenza di Donnon o di quegli schifosi esseri con cui si
è alleato!
Secondo me si è rifugiato da qualche parte e si sta facendo
beffe di tutti noi,
dei re e di Aslan!”
“Taci!”
sibilò il compagno “Lo sai che abbiamo
prestato giuramento a Narnia e faremo tutto quello che ci è
stato ordinato di
fare, e tu non migliori certo la situazione se ti lamenti a ogni passo!
Quindi
smetti di piagnucolare o giuro che ti strozzo con le mie stesse
mani!”
“D’accordo,
non c’è bisogno di insultare!”
“Coraggio,
appena arriviamo in cima al colle ci
giriamo e torniamo indietro”
I
due superarono finalmente l’ultimo gruppo di
alberi ritrovandosi così in cima al colle brullo e sferzato
da un freddo vento.
“Ma cosa…?” borbottò
sbalordito Beorn.
“Dannazione!”
Ai
loro piedi, nella valle sottostante, si svolgeva
uno spettacolo spaventoso: centinaia di uomini e di altri esseri
spaventosi erano
impegnati a costruire un accampamento sterminato, con le insegne della
casata
di lord Donnon e di altri vessilli verdi che né Maeglin
né Beorn avevano mai
visto in vita loro. I giganti di Ettinsmoor erano ovunque, impegnati a
trasportare grossi tronchi d’albero come fossero fuscelli, e
strani ominidi
dalla testa grossa, forse gnomi, stavano uscendo dalla nuda terra
attraverso
un’apertura nera che sembrava portare negli inferi della
terra stessa.
Maeglin
spalancò gli occhi terrorizzato: “Presto,
dobbiamo avvertire gli altri!”. I due uomini si voltarono
pronti per correre
giù dall’altura, ma furono bloccati da una
visione…
Una
donna stava in piedi davanti a loro.
Era
bellissima, da togliere il fiato a qualsiasi uomo avesse la fortuna di
posare
gli occhi su di lei, e tuttavia inquietante nella sua maestosa figura
avvolta
in una sontuosa veste color erba. I capelli biondi le ricadevano lunghi
sulla
schiena sinuosa, e due occhi verdi e luminosi come smeraldi scrutavano
i
soldati che, ammaliati, non riuscivano a fare alcun movimento.
Un lieve sorriso
le increspò le invitanti labbra, mentre con la mano candida
invitò i telmarini
a seguirla, prima di voltarsi e scomparire leggiadra dietro alcuni alti
arbusti.
I
due uomini non riuscirono a resistere al
richiamo, e, come ubriachi, la seguirono. Fatti però pochi
passi, una fitta
nebbia salì da terra e li avvolse, ed essi brancolarono come
ciechi alla ricerca
della bella signora, talmente stregati da non percepire la
pericolosità della
situazione.
All’improvviso,
un’enorme figura strisciò minacciosamente
fuori dagli arbusti e piombò su di loro…
“No,
no, no, NOOOO!” urlò arretrando Beorn..
“AAAAH,
aiuto! Mostro, stai lontano da me!”
Le
strazianti grida dei due sventurati, attaccati
dall’oscuro essere, si
persero nel vento
e nella nebbia. Nessuno accorse in loro aiuto, né li
assistette quando i due
telmarini raggiunsero i loro antenati
nell’oltretomba…
---
Edmund
sospirò assonnato, osservando il cielo
davanti alla propria tenda. Era ormai metà mattina, e tra le
grigie nuvole non
c’era nemmeno una traccia di sole. Riuscì a stento
a soffocare uno sbadiglio
che lo colse all’improvviso: era ormai sveglio da molte ore,
come ogni mattina
da quando erano arrivati al fronte si era alzato all’alba, ma
per un
dormiglione come lui non era facile abituarsi ai rigidi ritmi della
vita
militare. Tuttavia non si concedeva mai un attimo di pausa, dovendo
dare il
buon esempio ai suoi uomini.
Il
flusso dei suoi pensieri fu interrotto da un forte
richiamo:
“Mio
signore!” Glenstorm aggirò frettolosamente un
paio di padiglioni che lo separavano dal re.
“Sì?”
chiese pacatamente Ed.
“Mio
signore, stamattina sono tornate tutte le
spie che avevamo inviato per il solito giro di
perlustrazione… Tranne due
uomini: due telmarini di nome Beorn e Maeglin.”
Edmund
alzò la testa di scatto, allarmato: “Non
è
possibile che siano solamente in ritardo per qualche imprevisto
incontrato
lungo la strada?”
“E’
possibile, vostra maestà, ma ormai sono
diverse ore che sono scomparsi e questo non è mai accaduto
da quando siamo al
confine. Purtroppo sappiamo entrambi cosa ciò voglia dire
nel peggiore dei
casi…”
Edmund
annuì “Possono essere stati
intercettati…
Dobbiamo supporre che Donnon e la Strega si siano fatti vivi
finalmente?”
Era
la notizia che aspettavano e insieme temevano
con ansia, ormai da varie settimane.
“Dobbiamo
andare a controllare, ma non possiamo
farci trovare impreparati: se davvero questi uomini hanno scoperto
qualcosa,
temo non sarà una scoperta piacevole!”
“Cosa
ordinate di fare, maestà?” chiese il saggio
centauro.
“Raduna
un piccolo gruppo di soldati per la
ricerca, una mezza dozzina direi. Un numero più alto farebbe
rumore e
attirerebbe troppa attenzione. Io andrò con
loro…”
Glenstorm
aprì la bocca per ribattere, certamente
per protestare, ma fu bloccato da un gesto del Giusto:
“Voglio controllare di
persona la situazione. Tu farai le mie veci qui al campo. Ora vai, e
assicurati
di trovare qualcuno che sappia con precisione il percorso che avrebbero
dovuto
controllare i telmarini.”
”Ai
vostri ordini, mio signore! Ma permettetemi
almeno di accompagnarvi per proteggervi, non sapete a quale pericolo
andate
incontro.”
Edmund
sorrise alle premure dimostrate dal suo
generale: “Ho bisogno di una persona fidata che mantenga
l’ordine qui, questa
postazione è il fulcro della nostra linea difensiva e ha
bisogno di una mano
ferma come la tua per funzionare: non vorrei trovare il caos al mio
ritorno!”
“Si,
mio signore!” accettò riluttante Glenstorm,
prima di voltarsi per eseguire i propri incarichi.
---
Dopo mezz’ora la spedizione, composta da quattro
uomini due fauni e Edmund partì, decidendo di andare per un
tratto a cavallo
(chi non era provvisto di robuste e veloci zampe), per spostarsi
più
rapidamente.
“E’
questo il posto che avrebbero dovuto
raggiungere stamattina?” chiese Ed alla guida, il prode fauno
Nimienus.
“Si,
mio re, avevano il compito di arrivare fino
alla cima di quella collina.”
“D’accordo,
lasciamo qui i cavalli e proseguiamo a
piedi ora. Mi raccomando, siate silenziosi come ombre.”
“Prudenza,
mio signore.” disse preoccupato
Elios,
il
cavallo parlante di Edmund. Il re sorrise affettuosamente,
accarezzandogli
lievemente il soffice muso.
“Sta’
tranquillo, Elios!”
Gli
uomini di Edmund risalirono lentamente la collina
e, una volta arrivati in cima, scoprirono sbigottiti
l’accampamento del nemico.
“Eccoli,
finalmente.” mormorò il re osservando i
movimenti del nemico, mentre un brivido freddo gli attraversava le
membra.
“Ora, dove sono le sentinelle? Le avranno scoperte e
catturate?”
“Mio
signore!” lo chiamò da lontano una guardia
con tono pieno d’orrore.
“Dobbiamo
andarcene via, questo posto è
maledetto!” gridò con isteria un suo compagno.
“Tacete!”
sibilò Nimienus “Volete farci scoprire?”
“Aspetta,
Nimienus.” Edmund abbandonò la sommità
del colle e si avvicinò ai soldati terrorizzati. Il sangue
gli si ghiacciò
nelle vene per quello che vide: i due valorosi soldati che stavano
cercando
erano nascosti dietro dei rovi, privi di vita e orrendamente mutilati.
“Chi
può avere fatto una cosa simile?”
mormorò
mentre Nimienus, anch’esso accorso accanto al suo signore si
accucciava per
osservare meglio le ferite.
“Mio
signore, sembra che qualcosa li abbia
stritolati con una forza inaudita!”
“Per
Aslan, hanno tutte le ossa del corpo rotte!”
disse nauseato un telmarino.
“E
qui ci sono segni di morsi” continuò il fauno
“Ma quale creatura sarebbe capace di compiere questo scempio?
Questi segni…
sembrano quasi quelli dovuti al morso di un serpente, ma…
per Aslan, dovrebbe
essere enorme, come non ne ho mai visti a Narnia, per lasciare tali
ferite su
questi poveri disgraziati.”
Edmund
stette un attimo in silenzio, decidendo sul
da farsi, poi disse: “Coprite questi due valorosi uomini di
Narnia e
preparatevi a portarli al campo, non possiamo fare altro per loro. La
loro
morte non deve essere vana: dobbiamo comunicare agli altri dove si
trova
l’accampamento nemico che hanno trovato. Ora la nostra
priorità è quella di
organizzarci per fermare lord Donnon, se decideranno di invadere Narnia
prima
dell’arrivo di re Caspian. Sappiamo ormai da che parte
passeranno: speriamo
solo di riuscire a resistere abbastanza a lungo!”
“Ai
vostri ordini, maestà”
“E
mi raccomando, prudenza! Se quel mostro, o di
qualsiasi diavoleria si tratti, dovesse tornare non ci deve cogliere di
sorpresa!”
Alcuni
uomini si offrirono volontari per andare a
recuperare dalle bisacce dei cavalli dei teli con cui avvolgere le
vittime ma,
fatti alcuni passi, furono bloccati da un denso cerchio di fumo grigio
che,
salendo dal suolo, li avvolse circondando l’intero gruppo.
“Presto,
raggruppiamoci!” ordinò allarmato Edmund,
sguainando la spada. Gli uomini e i due fauni si riunirono rapidamente
attorno
al loro comandante, impugnando coraggiosamente le armi.
Una
risata cristallina, fresca e trillante come
l’acqua che sgorga da una sorgente, giunse ai loro orecchi.
Gli uomini si
guardarono sbigottiti attorno.
Ed
ecco che una bellissima donna, la stessa che
aveva incantato Maeglin e il compagno poche ore prima, apparve come una
visione
angelica davanti ai loro occhi.
I
valorosi narniani e gli uomini di Telmar, che
avevano solcato audacemente molti campi di battaglia, non seppero
resistere di
fronte al potere ammaliante dell’affascinante straniera.
Lentamente,
ma inesorabilmente, abbassarono le
armi, atto che fece risplendere ancora di più, se possibile,
l’attraente
sorriso della fanciulla. Gli uomini allora, si ritrovarono a sorriderle
di
rimando come perfetti idioti, esibendo stupidamente sguardi
imbambolati. Alcuni
persero addirittura la presa dalle spade, che caddero rumorosamente a
terra, ma
non ci fecero caso talmente profondo era l'incantesimo di cui erano
caduti
vittima.
Allora
la signora scosse la testa, facendo
ondeggiare i delicati boccoli dorati che la adornavano, e alzando la
mano li
invitò uno ad uno ad avvicinarsi a lei. Il primo che cedette
al suo richiamo fu
Farnos, un giovane e inesperto fauno che le si avvicinò a
passi tremanti, con
lo sguardo fisso nei magnetici occhi smeraldo della dama.
Edmund
osservò impotente il compagno che si
allontanava da lui, percependo vagamente che c’era qualcosa
di errato in tutto ciò, ma d’altra parte stare
lì in contemplazione di quella incantevole
creatura sembrava al contrario così giusto…
Già
vedeva il suo futuro insieme a
lei: l’avrebbe chiesta in sposa, ovviamente, e avrebbero
regnato insieme per
sempre su Narnia, facendo tutto ciò che andava loro di fare.
L’amore sbocciò in
lui, e gli parve un affronto che un suo suddito osasse andare verso
ciò che era
già suo…
Pensando
a questo tornò a fissare la donna, ma
s’avvide che stava accadendo qualcosa nella sua figura: i
suoi tratti
iniziarono a essere indefiniti e distorti, come se la stesse osservando
al di
là di uno specchio d’acqua…
...o
di ghiaccio…
Un
terrificante ricordo sembrò affiorargli alla
mente, ma sembrava appartenere a un'altra vita, un altro
mondo… immagini di una
vecchia nemica, terribile e tentatrice, imprigionata nel ghiaccio, che
tendeva
la mano a… a un ragazzo… a Caspian!
Il
ricordo di quel nome fu come squarciare il
pesante velo che stava avviluppando la sua mente:
all’improvviso tornò in sé
scuotendo la testa dolorante, mentre le ultime parole di Caspian gli
echeggiavano nelle orecchie:
“Edmund,
mi raccomando,
fai attenzione!” si raccomandò per la centesima
volta Susan.
“Si
sorellina.” Edmund
alzò gli occhi al cielo
“A presto, Caspian!” disse poi rivolto al telmarino
mentre saliva in groppa al grifone per tornare al nord.
“Ci
vediamo al fronte
Ed.” il ragazzo stava per spiccare il volo quando il
telmarino, lasciandosi
scappare un’imprecazione, lo bloccò.
“Che
idiota! Stavo per
dimenticarmi di dirti una cosa importante, dannazione!”
l’altro lo guardò
aggrottando le sopracciglia.
“Sai
che avevo chiesto
al mio maestro Cornelius di fare qualche ricerca sulla Strega dalla
Veste
Verde. Ebbene, dopo settimane di studi è riuscito a
ritrovare un antico testo
dove si narra che essa ha il potere di assoggettare a suo piacimento la
volontà
e la mente degli uomini: quello che a prima vista può essere
scambiato per
fascino è in realtà tutta opera della sua
capacità di manipolazione, per questo
la chiamano l’Incantatrice! Ha anche un altro potere,
terribile e letale, ma
non sappiamo di cosa si tratti perché in quell’antico
libro si dice che chi lo scopre
poi non riesce a sopravvivere per raccontarlo. Quindi sta' attento, e
ricordati
delle mie parole!”
“Lo
farò!”
Edmund
batté le palpebre più volte, riflettendo:
una donna incantevole che compare dal nulla in cima a un aspro
colle… lo
stordimento suo e dei suoi uomini… le loro difese
abbassate… due uomini morti a
pochi metri da loro…
“Tutto
torna!” pensò allarmato.
“NO!”
urlò con quanto fiato aveva in gola
rialzando la spade e correndo verso Farnos e la strega.
Il
giovane fauno si bloccò di colpo, la sua mano
era a pochi
centimetri da quella della
giovane.
“NON
TOCCARLA!” ordinò scostando con una spallata
il soldato che arretrò passivamente.
“Stai
lontana da loro!” disse poi puntandole la
spada alla gola.
“Chi sei? Cosa stai facendo ai miei uomini?”
chiese rivolto all’inquietante signora “Rispondi!
Perché non parli?”
La
donna, allora, rivolse tutte le attenzioni al
giovane re e, incurante della lama, si avvicinò a lui
aggirandola. Le sue
labbra, rosse e sorridenti si dischiusero:
“Dunque
siete voi il prode comandante di questi
uomini?” la sua voce era soave e leggiadra come mille
campanelle argentee
trillanti nella fresca brezza primaverile.
“Farebbe invidia
persino al più dolce canto degli
usignoli…” pensò Ed.
“Chi-chi
sei?” chiese ancora lottando contro il
fascino della sua voce argentea.
“Sono
solo una vostra umile servitrice, mio
signore. Potete fare di me ciò che più vi
aggrada, secondo il vostro
desiderio!” e così dicendo gli passò la
mano candida davanti agli occhi.
La
mente di Edmund precipitò nuovamente in un
abisso nero: vide se stesso, riverito e osannato, seduto su un unico
trono a
Cair Paravel, con la corona di Caspian sul suo capo e la bellissima
donna
seduta ai suoi piedi.
Attorno a sé centinaia di persone stavano ritte in
attesa, pronti a obbedire a ogni suo minimo comando. Vide aule immense,
riempite fino al soffitto di oro e gioielli, mille schiere di soldati
armati che
sotto il suo comando marciavano e conquistavano senza fatica le terre
selvagge,
Archenland, l’impero di Calormen, solcavano i mari fino alla
Terra di Aslan…
Poi vide il Grande Leone ridotto in ceppi costretto ad accondiscendere
a ogni
suo desiderio, accanto ai suoi fratelli umili e sottomessi…
“No!”
gridò ancora Edmund ridestandosi “Tu menti,
strega! Sei l’Incantatrice, vero?”
La
donna allora, sentendosi smascherata, si ritrasse
di scatto arretrando di qualche metro. La rabbia si
impossessò di lei quando si
accorse dell’inutilità dei suoi poteri sul
ragazzo. I suoi occhi ora ardevano
rossi, infuocati dall’ira.
“Sciocco!”
gridò, anche la voce si era
trasformata, divenendo molto più simile al sibilo minaccioso
di un rettile.
“La tua forza di volontà sarà la causa
della
vostra morte! Avresti potuto avere tutto da me, ma hai scelto la via
del
dolore!”
Così
dicendo, sotto gli occhi orripilati di
Edmund, la sua persona si liquefece come una statua di cera posta sotto
il
sole.
Alte
grida si levarono dai soldati, nel frattempo
risvegliati dall’incantesimo: dove prima c’era la
delicata fanciulla, si ergeva
invece dal fitto sottobosco la testa orrenda di un enorme serpente il
cui corpo
verde smeraldo, spesso come un uomo, si avviluppava lentamente in spire
sotto
di esso.
Il
mostro, senza indugi, si avventò sibilando contro
Edmund, che si salvò solo grazie alla sua prontezza di
riflessi gettandosi di
lato e rotolando a terra. Allora ripiegò su due uomini
dietro di lui che, presi
alla sprovvista, furono scaraventati dalla forza soprannaturale del
rettile contro
una dura parete rocciosa, cadendo a terra inerti come marionette.
Gli
altri soldati non si fecero trovare
impreparati, ma si misero coraggiosamente in cerchio attorno a Edmund,
per
difendere il loro re, iniziando così una lunga e cruenta
lotta contro il
mostro.
Altri
due uomini e Farnos caddero, vinti dal
pesante corpo del serpente che si abbatté su di loro senza
pietà, mordendo e lacerando
le loro carni.
“Maestà,
fuggite!” urlò Nimienus, unico
sopravvissuto, combattendo disperatamente “Andate
finché siete in tempo, lo
tratterrò io.”
“Non
ti lascio solo!” rispose affannato Ed
saltellando da una parte all’altra per evitare gli attacchi
letali del mostro
che però si rivelò più agile del
previsto: con un colpo di coda abbatté anche
il coraggioso fauno che, battendo duramente la testa contro il freddo
suolo,
perse i sensi.
“Nimienus,
no!” gridò il ragazzo precipitandosi verso
di lui e prendendolo tra le braccia, notando il rivolo di sangue che
scorreva
denso dalla sua tempia sinistra “Dannazione, diavolo
d’un fauno, apri gli
occhi!”
Un
acuto sibilo fece voltare il ragazzo, che si
alzò di scatto. Il rettile si avvicinava lentamente,
strisciando nel terreno
con la testa alzata, in modo da essere allo stesso livello dei suoi
occhi.
“Sei
rimasto solo, maestà!”
il tono beffardo della strega echeggiò nella sua mente:
era probabilmente l’unico modo a sua disposizione per
comunicare, quando si
trasformava.
“Perché tu sei re Edmund il Giusto, vero?
Sì, sì:
capelli scuri, faccia da bravo ragazzino…” il
serpente lo squadrava girandogli
lentamente attorno “A quanto pare la reginetta Susan ha
chiamato i rinforzi… ed
è accorso il suo piccolo fratellino in suo aiuto…
E che aiuto!” lo sbeffeggiò
crudelmente.
Ed
la fissò con sguardo truce.
“E
adesso?” Mi chiederai in ginocchio di
risparmiare la tua misera vita?” continuò
“Dove sono i tuoi fratelli, ora?
Dov’è il tuo amico Caspian?
Dov’è ASLAN? Sei solo, a loro non importa niente
di
te, né della tua morte! E da me non avrai certo la
pietà che cerchi!”
“Non
cerco pietà, strega! Preferisco uccidermi
piuttosto che chiederti qualsiasi cosa: se è la morte il
destino che mi
attende, allora morirò combattendo, per Narnia e per
Aslan!” disse fieramente
il giovane rafforzando la presa sulla spada scintillante.
“Dunque,
se è questo che vuoi, preparati a morire!”
tuonò
per l’ultima volta la voce malefica nella sua mente.
La
testa del grande serpente scattò verso la gola
di Ed, con le fauci spalancate, ma lui rimase impassibile, affrontando
a occhi
aperti il suo fato…
“Aslan,
aiuto!” furono i suoi ultimi pensieri.
Allora
un forte ruggito risuonò sul nudo colle, e
tutto si bloccò, immobile, mentre una luce accecante
spazzava via la nebbia
causata dalle arti malvagie della strega.
Davanti
a Edmund, nella luce, si stagliò una
figura a lui ben nota…
“Aslan!”
esclamò il ragazzo sollevato e pieno di
gioia “Mi hai salvato!”
“Si,
ragazzo mio. Non ti ho certo abbandonato!”
Edmund
rispose, semiserio: “Credevo fosse compito
di Lucy trovarti quando c’è bisogno di
te…”
Il
grande leone rise: “No, figlio di Adamo! Ormai
dovresti sapere che io aiuto chiunque crede in me, non solo tua
sorella!”
Il
ragazzo annuì, credendo di capire quello che
Aslan intendeva, e si guardò attorno, sbirciando attraverso
la luce dorata che dominava su tutto.
“Dove
siamo?” chiese incuriosito.
“In
nessun luogo. E in ogni luogo allo stesso
tempo!” rispose enigmatico il leone “Stai sognando,
Edmund, e io sono qui per
darti un consiglio. Una dura prova aspetta Narnia e tu sei qui per
sostenere il
tuo popolo, anche se leggo nei tuoi occhi l’infondata paura
di non essere
all’altezza. Ma non temere, giovane re: quando la speranza
sembrerà venire meno
ricordati di questo giorno, e ricordati anche di Lucy. Allora saprai
cosa
fare.”
“Ma…”
iniziò confuso.
“Niente
ma, caro ragazzo! Ho fiducia in te e so
che capirai, a tempo debito.”
Edmund,
riluttante, chiuse la bocca: a volte Aslan
sapeva essere così incomprensibile, lo faceva impazzire, ma
sapeva che le
decisioni del leone erano sempre le migliori possibili, quindi decise
di
fidarsi ancora una volta.
“E
ora, SVEGLIATI!”
Edmund
aprì gli occhi di soprassalto, con un
rantolo. Si ritrovò sdraiato a terra, con la spada ancora
stretta nella mano
madida di sudore.
Subito
si tirò a sedere di scatto e vide che a
pochi metri da lui, dove prima stava l’essere immondo,
c’era ora un cerchio di
erba bruciata: sapeva che la strega non era morta, ma almeno era stata
messa in fuga
dal ruggito di Aslan.
Si
alzò dolorante e barcollò in cerca dei suoi
uomini. Alcuni gemiti gli giunsero alle orecchie quando i compagni
sopravvissuti all’attacco rinvennero.
Il
giovane re si affrettò a rincuorarli dicendo
loro che Aslan in persona li aveva salvati e ora la via per tornare al
campo
era senza pericoli.
Fulminato da un improvviso presentimento, ordinò loro di
tornare alle tende il più velocemente possibile portando con
loro gli amici
caduti e i feriti, poi si inerpicò nuovamente sulla
sommità del colle,
accucciandosi dietro una roccia.
Purtroppo
i suoi timori erano fondati: la grande
armata di lord Donnon, certamente allertata dalla strega, si stava
preparando
in tutta fretta in assetto di guerra per marciare contro le difese di
Narnia.
Incurante
del pericolo, tanto grande era il
sollievo infuso nel suo cuore dall'agognato incontro con Aslan
(seppure in
sogno), si alzò di scatto abbandonando il nascondiglio
dietro il masso e corse
giù dalla collina, raggiungendo i suoi, già quasi
arrivati ai cavalli.
Era
necessario avvertire le truppe: Narnia doveva
prepararsi a combattere.
---------------
La
grande armata narniana viaggiava ormai da
qualche giorno a ritmi serrati, diretti verso l’avamposto
più settentrionale e
importante, comandato da re Edmund.
In
testa alla lunga colonna di uomini e creature
cavalcavano i due sovrani.
Susan,
smaniosa di ricongiungersi finalmente al
fratello, spronava il suo baio bruno, concentrata sulla strada da
percorrere.
"Manca ormai poco"
pensò nervosamente.
Sentendosi
osservata, girò la testa di scatto,
incrociando gli occhi di Caspian che la osservavano assorti.
“Che
c’è?”
Il
ragazzo, sorpreso, distolse lo sguardo: “Non mi
sono ancora abituato alla tua nuova tenuta da
combattimento…”
Susan
indossava infatti un abito che aveva fatto
cucire apposta per la guerra: aveva una gonna lunga fino al ginocchio
che non
le intralciava i movimenti e, per non creare scandalo tra i soldati, si
era
procurata anche un paio di calzoni aderenti. Con la sua solita armatura
e gli
alti stivali il risultato l’aveva soddisfatta: poteva
muoversi molto più
agilmente di prima, capacità che poteva salvarle la vita sul
campo di
battaglia.
Sorrise,
sapendo che i suoi abiti, nonostante tutti
gli sforzi per farli passare come normali, si facevano comunque notare:
le
donne a Narnia non abbandonavano mai l’abito lungo, e anche
per il suo
fidanzato quella era una novità.
“Dovrai
abituarti, perché lo vedrai molto spesso
in giro nei prossimi giorni… E poi sei stato proprio tu a
suggerirmi, durante
gli allenamenti con la spada, di trovare qualcosa di più
adatto per una
battaglia di una gonna lunga fino ai piedi!” 1
“Si,
ma… Insomma, indossi dei pantaloni!”
“Preferivi
che tutti mi vedessero le gambe nude
sotto la gonna?”
“Certo
che no!” arrossì il ragazzo “Ma anche
così
non lasci molto spazio
all’immaginazione…” sbottò in
tono quasi arrabbiato.
Susan
fece una smorfia davanti all’ovvia
esagerazione, poi presa da un’improvvisa intuizione chiese
con un risolino: “Caspian,
non sarai mica geloso?”
“Chi,
io?” chiese lui divenendo ancora più rosso
“Assolutamente
no, è solo che…”
Un
acuto stridio interruppe la conversazione dei
due sovrani, che alzarono gli occhi al cielo in cerca
dell’origine del rumore. Da
lontano, a gran velocità, volteggiava ad ali spiegate un’ombra
scura.
Allarmati,
i soldati si arrestarono come
un sol uomo e alcuni
arcieri puntarono le armi contro l’uccello che si avvicinava.
Anche Susan non
perse tempo e incoccò una freccia dalle piume scarlatte nel
suo fedele arco.
“Fermi!”
tuonò Caspian riconoscendo la sagoma “E’
dei nostri.”
L’ombra
scura si rivelò infatti un grosso grifone,
sormontato da un uomo che, appena l’animale toccò
il suolo, a pochi metri dalla
testa dell’esercitò, balzò a terra.
“Thiram!
Cosa succede?” gridò Susan allarmata. Il
cavaliere dei grifoni faceva parte dei soldati già al
fronte, quindi doveva
necessariamente portare notizie di Edmund.
“Brutto segno”
pensò Caspian.
“Mia
signora! Sire! Per fortuna vi ho trovati…
Dovete fare presto, Narnia è stata invasa.” disse
il telmarino agitato.
“Che
cosa?”
“Si,
mio signore, re Edmund sta difendendo i confini
con tutte le truppe a sua disposizione, ma non sono sufficienti! Appena
siamo
stati attaccati mi ha inviato a cercarvi. Ormai è
più di un giorno intero che
combattono senza sosta: dovete affrettarvi, non resisteranno ancora per
molto!”
Susan
si lasciò scappare un gemito di orrore.
1
cfr. capitolo 7: training swordsmen
NOTE:
Ecco
come promesso l’altra parte… Che si è
rivelata lunga come un nuovo capitolo!
Spero
sia stato gradito, questo capitolo mi sembra un po' più dark
degli altri, forse perché non ho mai descritto tante morti
una dietro l'altra... Poi dovete sapere che io ho la fobia dei
serpenti, e mi sono
davvero venuti i brividi scrivendo la scena
dell’attacco… Aaah pauraaa!
-
Ed
mi è piaciuto in questi ultimi due capitoli…
Essendo molto affezionata anche a
lui, spero di avergli reso giustizia! Vorrei sapere cosa ne pensate
però del
suo conflitto interiore dovuto al confronto con Peter (del cap
passato), è
molto ooc? Io non credo, perché questo suo aspetto
l’ho notato sia ne “il leone
la strega e l’armadio”
sia nel “Principe
Caspian”, ma magari l'ho visto solo io…
-
Per
quanto riguarda la nuova tenuta da combattimento di Susan, me
l’immagino come
quella di Arya (del film “Eragon”) di questo link,
immaginate solo una specie
di leggins che coprono i due centimetri quadrati di gambe scoperte tra
la gonna
e gli stivali! http://i34.photobucket.com/albums/d131/celticstream/eragon/twirl.jpg
Che
impressione sapere che è l’ultimo capitolo che
pubblico prima dell’uscita del “Viaggio
del veliero”…
A
presto, ci rivediamo per la battaglia!!!
Grazie
e un abbraccio a tutti -Arual-
RISPOSTE
ALLE ULTIME RECENSIONI:
TheGentle95:
Ciao cara! Grazie per i complimenti… Lo
so, il ritardo per i nuovi capitoli è un mio difetto, ma
spero di aver
rimediato con questi due vicini tra loro!
Eh,
si, Susan sa essere crudele a volte, e Edmund maturo, da non crederci,
vero?Ahah, anche se puoi notare che non perde mai la sua vena
umoristica!
Freddy
Barnes: Certo
che puoi chiamarmi Laura! E io posso chiamarti Fede?? Thanks per il
commento, è
sempre bello leggere tutto il tuo entusiasmo, sai davvero come
motivarmi! E le
tue recensioni non sono mai noiose!!!
Qui hai trovato molto più del tuo secondo
personaggio preferito e un po’ meno del primo, ma di lui
–credo di aver capito
chi sia!- mi sono occupata nei capitoli precedenti (12 per
l’esattezza), qualcosina
per Ed dovevo pur scrivere, sennò si sente trascurato,
povero! :D Anche io
adoro il mare come te, ma ahimè sono a più di 2
ore di distanza… Allora per
rimediare dobbiamo scrivere “Il viaggio del veliero con Arual
e Freddy” che dici?:D
Bacioni
a presto!
Rinalamisteriosa: ciao carissima! Come sei
dolce, sempre
pronta a rassicurarmi per i miei ritardi e a darmi il tuo
appoggio… Sono
contenta che l’idea della corona ti sia piaciuta, ma lo sono
ancora di più per
il commento sulla caratterizzazione di Edmund, sai quanto ci
tengo… E sapere di
esserci riuscita mi fa tanto felice! Poi hai ragione, ho un debole per
le
battutine e mi va a pennello che nei film Caspian sia dotato di sottile
ironia
e Ed di humour vero e proprio, quindi non perdo mai
l’occasione per
sottolineare questa loro caratteristica! Baci baci.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 15 *** THE BATTLE OF ETTINSMOOR ***
THE
BATTLE OF ETTINSMOOR
“Le
Sentinelle del Nord, li chiamano.
Puah, nient’altro
che insetti, misere formiche striscianti!
Le
abbiamo
colte di sorpresa, eppure le piccole formichine non sono scappate sotto
i sassi…
Oh no, resistono, e combattono ormai da due giorni! E tutto questo per
cosa?
Eccolo
qua, il “grande” muro di Narnia eretto contro di
me: solo soldati patetici e
disperati, riuniti sotto il piccolo re che non ha voluto piegarsi al
mio
volere… Stolto, troverà la sua tomba in questa
valle!
Mmm…
Finora
mi sono divertita lasciando gli umani e le bestie scontrarsi sul campo
di
battaglia, ma sarà meglio che Donnon mi consegni la vittoria
entro stasera. Lo
spettacolo inizia ad annoiarmi…”
-----------------
“Polvere,
maledetta polvere!”
Calda,
secca, bruciante polvere, velenosa trasportatrice
dell’orrendo fetore di morte che accompagnava quella
battaglia e penetrava
insinuandosi nella mente degli uomini, nauseandoli ma al tempo stesso
istigandoli alla lotta per la sopravvivenza.
Edmund
lottava con tutte le sue forze in quella
nube rossastra, sotto la luce del giorno ormai volto alla fine,
cercando di
infondere nei suoi soldati la fiducia che, nonostante le condizioni
disperate
in cui si trovavano i narniani, resisteva nel suo cuore.
Ma combattevano in una terra straniera, di cui non
conoscevano la morfologia, e questo li stava notevolmente penalizzando.
Se solo
avessero potuto contare su una visuale migliore…
“Dannata-polvere!”
ribadì
esasperato Edmund sputando
per terra dopo aver inghiottito una tale quantità di sabbia
da fare invidia al
Sahara stesso…
La Strega non si era ancora fatta vedere, ma ne
avvertiva la presenza nella retroguardia nemica, desiderosa di
assistere al
tragico spettacolo della caduta dei primi difensori di Narnia, ma forse
troppo
arrogante per intervenire direttamente nello scontro.
“Sta andando
tutto secondo i tuoi piani, non è vero?”
pensò con odio il Giusto mentre
abbatteva con forza un altro nemico, rivolgendo uno sguardo carico di
disprezzo
verso un lontano colle, approfittando di una folata di vento che aveva
momentaneamente spazzato via il pulviscolo. Lassù si poteva
scorgere a fatica
la nera portantina da cui l’Incantatrice assisteva sadica
allo scontro.
“Coraggio!
Non tutto è perduto! Presto re Caspian
sarà qui, dobbiamo solo resistere!”
urlò ai soldati spronandoli contro lo
scoraggiamento, ormai dilagante.
Infatti,
mentre le ombre si allungavano pesanti
sul campo di battaglia, la superiorità numerica dei ribelli
e la forza
sovrumana dei giganti di Ettinsmoor iniziavano a prevalere sul valore
dei
difensori. La situazione dei narniani stava peggiorando di minuto in
minuto:
ben presto si ritrovarono circondati su tre lati dalle forze nemiche,
che
potevano contare sulle energie fresche dei guerrieri delle retrovie.
Edmund,
nonostante tutto, non sentiva la disperazione
prendere piede nel suo animo, avvertendo ancora dentro di lui il caldo
sostegno
di Aslan, che non lo aveva mai abbandonato da quando era stato salvato
dalle
grinfie della Strega. Dentro di sé una sottile speranza gli
sussurrava
fiduciosa che sarebbe andato tutto bene…
“E’ il caso
che Caspian e Susan si sbrighino, però!”
pensò irritato atterrando un
guerriero minuto ma tenace che si rivelò essere uno gnomo.
“Che
strano…” mormorò fermandosi un momento
a
riprendere fiato, approfittandone per osservare la battaglia che si
stava
svolgendo sotto i suoi occhi “Gnomi che escono
volontariamente di giorno dal
sottosuolo… Non l’ho mai…”
Un
grido agghiacciante e un tonfo, che fece
tremare la terra sotto i suoi piedi, lo riscossero dai suoi
ragionamenti. La
pausa che si era concesso si rivelò fatale: un grosso
gigante si era aperto un
varco tra i duellanti e i pochi grifoni che tenevano sotto controllo
gli
Ettins, intraprendendo una letale corsa nel cuore delle forze narniane.
Puntava
dritto verso il giovane re, l’unico che non si era messo al
riparo dalla sua
folle corsa!
Il
cuore di Ed si riempì di terrore: un uomo solo,
pur dotato di grande coraggio, non poteva far nulla contro un gigante
impazzito! Finalmente, dopo qualche secondo che gli parvero ore,
riuscì a
vincere la paura che gli aveva congelato le membra: salì su
una roccia e,
spiccando un balzo, riuscì a schivare il primo colpo della
pesante clava
mettendo a segno un colpo che lacerò parzialmente i tendini
del polso del colosso.
Il
gigante si girò di scatto pieno d’ira, ma
mentre stava per attaccare nuovamente il re una freccia dalle penne
rosse gli
si conficcò nell’occhio destro. Edmund si
voltò incredulo per cercare l’arciere
attraverso il denso pulviscolo, ma un tremendo urlo di dolore
scaturì dalla
gola dell’essere ferito che lasciò cadere la clava
portandosi le mani al viso e
brancolando semi-accecato, ricordando al Giusto di essere ancora in
pericolo di
vita: il gigante rischiava di travolgere con la sua mole chiunque non
si fosse
scansato in tempo.
Prima
però che il colosso fuori controllo causasse
qualche danno, un’aquila volò attorno a lui
avvolgendogli le gambe con una
corda e facendolo cadere a terra, infine un cavaliere dalla scura
armatura, in
groppa a uno stallone nero, si avvicinò al galoppo e
tagliò la gola dell’Ettin ponendo
fine alle sue sofferenze.
“Serve
una mano, re Edmund?” chiese in tono
divertito il cavaliere alzando la visiera dell’elmo,
rivelando il volto ridente
del legittimo re di Narnia.
Le
Sentinelle acclamarono entusiaste all’arrivo
del sovrano mentre l’esercito narniano raggiunse gli amici
sul campo di
battaglia suonando a perdifiato i corni di guerra.
“Caspian!
Siete arrivati, finalmente!”
“Abbiamo
fatto il più in fretta possibile,
fratello, ma vedo che te la sei cavata egregiamente!”
“Già,
già.” rispose lui senza prestare particolare
attenzione all’ultima affermazione dell’amico,
troppo impegnato a parare il
colpo di un ribelle, che Caspian finì con un fendente. La
battaglia non era
ancora terminata.
“Edmund!”
Il
viso macchiato di sangue del ragazzo si voltò
per vedere l’espressione preoccupata di Susan che, smontata
da cavallo per
raggiungerlo, si stava aprendo ansiosamente un varco tra le persone che
ostacolavano
la sua corsa verso il fratello.
“Stai
bene? Oh, grazie ad Aslan, ero così
preoccupata di non arrivare in tempo!”
“Per
un attimo l’ho temuto
anch’io…” rispose con
un sorriso rassicurante lui girandosi per affrontare un altro
assalitore, poi
tornò ad osservare perplesso la ragazza.
“Ehi!
Cosa hai fatto al tuo abito? Da quando Caspian
ti permette di andare in giro così?”
“Non
è il momento giusto per questo discorso, Ed!”
rispose lei scagliando una freccia rossa e incoccandone subito
un’altra sull’arco
“E comunque, non devo chiedere il permesso a
nessuno!”
“Bé,
ma se non sbaglio stiamo parlando delle gambe
della futura moglie del re di Narnia in mostra sotto gli occhi di
tutti, è
giusto che lui se ne preoccupi almeno un po’!”
ribatté il ragazzo guadagnando
un’occhiata di riconoscenza da parte di Caspian che
combatteva al suo fianco su
Destriero: finalmente qualcuno che capiva le sue ragioni!
“Non
– sono – in – mostra !”
ribatté lei
sottolineando ogni parola con un colpo ben assestato del fedele arco
contro i
soldati che tentavano di accerchiarla, mettendoli in fuga con
l’aiuto del
fratello.
“Sarà
anche come dici tu, ma credevo che Caspian
avesse l’esclusiva!” a questa affermazione la
regina avvampò.
“Se
non la pianti subito di dire
idiozie, Edmund Pevensie, Caspian si dovrà
preoccupare di più del benessere del suo futuro cognato che
della sua futura
sposa!” ribatté minacciosa Susan mentre con un
calcio fulmineo all’altezza
delle ginocchia atterrava un soldato che si stava avventando sul
fratello
minore.
“Fiu!”
fischiò il ragazzo con uno sguardo misto
tra il divertito e l’ammirato, notando che
l’agilità della regina era
notevolmente migliorata dall’ultima volta che
l’aveva vista su un campo di
battaglia “E con questo gesto non posso far altro che deporre
a favore delle
tue nuove scelte stilistiche, sorellina!”
“Ah,
è bello vedere l’amore che lega due
fratelli!” commentò ironico Trumpkin con il suo
solito tono burbero, impegnato a
fianco dei sovrani a ricacciare indietro le forze nemiche, provocando
l’ilarità
di Caspian.
---
La
battaglia infuriava nella piana.
Le
forze di Narnia, contando sull’effetto sorpresa
provocato dal loro arrivo, stavano riuscendo a respingere
l’orda nemica senza
grosse difficoltà, e continuavano ad attaccare senza dar
tregua ai nemici.
“Vostre
maestà! Maestà!” urlò
Glenstorm
raggiungendo il terzetto reale.
“Lord Donnon chiede una tregua per poter
contrattare!”
“No,
non se ne parla! Stiamo vincendo!” ruggì
Edmund continuando a combattere.
“Edmund!”
urlò Caspian per sovrastare il rumore
della battaglia “I nostri uomini sono stanchi, dobbiamo
fermarci anche noi!”
“Ma
se ci fermiamo ora, faremo il loro gioco! Ho
visto cosa sono capaci di fare nel pieno delle forze, e la Strega non
è ancora
scesa in campo!”
“Motivo
in più per fermarci prima che lo faccia!”
“Non
possiamo pretendere che i nostri soldati prosciughino
tutte le loro energie, se c’è una sola
possibilità di interrompere la battaglia
e prenderci cura dei feriti!” si intromise Susan.
“Inoltre
si sta facendo buio, prima o poi dovremo
chiamare la ritirata!” rincarò la dose il
telmarino. Edmund si fermò dubbioso,
poi sospirò: “Scusatemi, avete ragione voi, ma
sono così…”
“Non
c’è bisogno che ti giustifichi Ed: combatti
senza sosta da troppo tempo, è normale che tu voglia porre
fine alla guerra il
più presto possibile..”
Mentre
le ultime note dell’accesa discussione
sfumavano gradualmente, una sottile nebbia si alzò dal campo
di battaglia,
diversa dalla polvere che fino a quel momento li aveva accompagnati.
Ogni duellante si bloccò all’istante con le armi a
mezz’aria, osservando sbigottito lo strano fenomeno. La
nebbia era…
“Verde!”
esclamò sbigottito Caspian osservando le
lente spirali che il fumo disegnava attorno a lui.
“A
quanto pare la Strega non condivide la
decisione di Lord Donnon di fermarci per oggi…”
borbottò Edmund.
“Cosa?”
“STATE
ATTENTI!” urlò il ragazzo lanciando un
monito ai soldati, intuendo dai loro sguardi attoniti che stavano
già aprendo
le loro menti all’Incantatrice “NON DATE RETTA A
QUELLO CHE LA VOSTRA MENTE VI
SUGGERISCE ORA! CONCENTRATEVI SUL VERO SCOPO DELLA VOSTRA PRESENZA
QUI!”
Caspian
comprese al volo, ricordando con una fitta
di dolore e rimorso l’ammaliante forza persuasiva che la
Strega Bianca aveva
una volta esercitato su di lui: “Ha ragione lui…
PENSATE AD ASLAN! VI DARA’
LA…”
“…FORZA,
mio signore?!” una fredda voce,
proveniente dalla fitta nebbia innaturale, completò la frase
“Re Caspian,
finalmente ci incontriamo!” continuò canzonatoria.
“Chi
sei?” chiese nervosamente Edmund “Fatti
vedere!”
L’uomo
misterioso avanzò di qualche passo,
rivelando la propria identità. Là, a pochi metri
dal legittimo sovrano di
Narnia, svettava l’imponente figura di lord Donnon con la
spada insanguinata
stretta nella mano salda. Indossava la scura armatura dei generali
telmarini,
così simile a quella di Caspian, ma i due uomini, posti
l’uno di fronte
all’altro, non avrebbero potuto essere più
diversi. I neri capelli, tra cui si
poteva già scorgere qualche filo grigio, incorniciavano il
fiero volto irsuto,
in cui risaltavano gli occhi scuri traboccanti di alterigia e fredda
determinazione,
che stridevano in contrasto con il sorriso sarcastico disegnato sulle
sue
labbra.
“Lord
Donnon!” sussurrò Susan sorpresa.
“E
c’è anche la nostra incantevole regina con il
suo fratellino, bene bene!” disse il nemico lisciandosi la
corta barba lanciando
un lungo sguardo inquisitore ai tre sovrani.
“Come vedete la mia armata è molto potente, e
siete circondati dalle arti magiche della mia Signora. Non avete via di
scampo,
consegnatemi il regno di Narnia ora e vi risparmierò la
vita!”
“Mai!”
gridò Edmund, incapace di trattenersi di
fronte all’arroganza del Lord.
Donnon
si girò lentamente osservandolo crudelmente
“Sciocco! Non ti è bastato vedere la
metà dei tuoi uomini morire per mano mia,
prima che venissero a salvarti?”
“Ma
ora siamo qua!” si intromise finalmente re
Caspian “Sai che non potrai mai vincere, nemmeno con i
sortilegi della tua
strega! Abbiamo Aslan dalla nostra parte!”
A
queste parole il viso del generale si accese di
rabbia “Quel leone non
può neanche lontanamente
competere con i poteri della mia Signora! Come potete anche solo
pensare che vi
possa aiutare?”
“Evidentemente
non ricordi chi ha sconfitto lord
Sopespian durante la Guerra di Rivoluzione!”
ribatté Susan.
“Ha
solo fatto muovere qualche stupido albero e
chiesto l’aiuto di una divinità del fiume,
nient’altro. E ricordate che non
siamo nel cuore di Narnia, ora, ma alle soglie del regno
dell’ Incantatice!”
“Aslan
è più potente di qualsiasi strega, lui ha
creato il mondo!” ribatté Caspian.
“Re
Caspian…” rispose Donnon scuotendo la testa
come se fosse di fronte ai capricci di un bambino ”Non mi
sorprende che proprio
tu creda a queste sciocche favole per bambini. Tuttavia se anche aveste
ragione, se Aslan fosse il padrone del mondo, ora
dov’è? Perché non è qui ad
aiutarvi?”
“Non
fare l’errore di sottovalutare la nostra
forza, come ha fatto mio zio prima di te! Hai visto che fine ha fatto
lui.”
“Ora
basta!” rispose tremante di rabbia ”Non
parlare in quel modo del grande re Miraz! Tu, traditore del tuo sangue,
hai
trascinato la tua stessa gente alla rovina e non avrai pietà
da parte mia. Non
mi fermerò finché non avrò riportato
la situazione a com’era prima! Finché la
gloriosa stirpe telmarina non risorgerà dalla tomba in cui
l’hai seppellita!
Finché questi sporchi narniani non saranno costretti a
tornare striscianti da
dove sono venuti!”
A
queste parole la collera di Caspian, trattenuta
fino a quel momento, esplose. Si avvicinò minacciosamente al
generale: “Come osi
parlare così di un popolo nobile e
antico come la stessa Narnia! Guardati, ipocrita: pur di soddisfare la
tua sete
di potere ti sei circondato delle creature che tanto disprezzi!
Perché sai che
altrimenti non riusciresti mai a vincere con le tue sole
forze!”
“Il
mio valore non può essere giudicato in base ai
vili schiavi sotto il mio controllo.”
“Eppure
ti servi di loro, non è forse vero?”
intervenne Edmund “Gli gnomi non hanno mai abbandonato i loro
domini sottoterra,
mai una volta per secoli interi.”
“E’
vero” disse Susan “Non si sarebbero mai
volontariamente
esposti alla luce del sole. Qualcuno deve averli costretti con la
forza.”
“O,
peggio, stregati!”
intuì Caspian.
“E
i giganti? Anche loro non c’entrano in questa
storia!” ribadì il Giusto.
“Ahahah,
poveri piccoli presuntuosi!” la risata di
Donnon echeggiò nella valle “Credete di aver
capito tutto, vero? I giganti di
Ettinsmoor non sono fedeli a Narnia, non lo sono mai stati: hanno
deciso di
schierarsi al nostro fianco in cambio delle montuose contrade
settentrionali di
Narnia. Pensate, un esercito invincibile in cambio di un pugno di monti
e
pietre!”
“Dunque
sei sceso a patti con loro! Infine ti sei
‘abbassato’ alle loro richieste!”
confermò con sarcastica ironia Caspian,
fissando eloquente Edmund.
“Già”
continuò l’amico intuendo le sue intenzioni
“Chissà
che bell’esempio hai dato ai tuoi soldati!”
“Pensa
Ed, potremmo persino pensare di chiamarlo
l’Amico Dei Giganti d’ora in poi!”
“E
perché non il Gran Protettore Degli Gnomi?”
concluse l’altro ridendo.
“Ora
basta!” urlò Donnon tremante d’ira
“Non mi
faccio sbeffeggiare da due ragazzini come voi! Non mi servono
né gnomi né
giganti per sconfiggerti, traditore del tuo popolo!”
La
sua mano si alzò di scatto puntando un dito
contro Caspian, lo sguardo malvagio legato ai luminosi occhi neri del
re. Tre
corte frasi gli sfuggirono dai denti, serrati per mantenere il poco
autocontrollo rimasto:
“Domani
all’alba. Tu e io al centro del campo di
battaglia. Nessuna possibilità di resa!”
“Accetto!”
rispose fermamente il re.
Il
cuore di Susan perse un battito, e si girò
sbigottita verso il fratello che le posò una mano
rassicurante sulla spalla e,
avvicinando le labbra al suo orecchio, le sussurrò
“Andrà tutto bene, te lo
giuro. Caspian sa quello che fa!”
Fortunatamente,
Susan non notò l’inflessione
preoccupata e insicura celata nelle parole del fratello…
---
Donnon
stava organizzando la ritirata delle sue
truppe, quando una voce, ormai ben nota, risuonò autoritaria
nella sua mente: “Torna
immediatamente sul campo di
battaglia, combatti ancora! Con i tuoi uomini e le mie arti magiche
possiamo
batterli e conquistare il trono prima di sera!”
“Ma,
mia Signora, ho giurato di riprendere in mano
le armi contro Narnia solo dopo aver ucciso re Caspian. Mi
batterò con lui
domani all’alba, dopodiché annienteremo anche il
suo esercito!” rispose il lord
ad alta voce.
“Non
mi
importa nulla dei vostri futili screzi. Obbedisci!”
“Sono
profondamente dispiaciuto, mia signora, ma
questa volta non posso ubbidirvi. Non posso tirarmi indietro, voglio la
mia
vendetta: sono stato offeso da un ragazzo che ha la metà dei
miei anni! Il mio
popolo è stato rovinato da un insolente che fino a qualche
anno fa era ancora
attaccato alle sottane della sua nutrice! Voglio che il suo sangue
scorra sulla
mia lama domani!”
La
voce nella sua testa tremò di rabbia mentre
ripeteva l’ordine:
“OBBEDISCI!”
Il
generale avvertì un dolore acuto, come se mille
piccoli aghi gli stessero trafiggendo il cranio. Tuttavia non
cedette, ma urlò con quanto fiato aveva in gola ribellandosi
alla sua padrona:
“NO!”
La
voce nella sua testa cambiò improvvisamente
atteggiamento, tornando dolce e soave come un tempo: “Come
vuoi tu, mio amato… Vorrà dire che
posticiperò di un giorno i
festeggiamenti per la nostra ascesa al trono.”
“Grazie
mia signora!”
“Tra
due
giorni all’alba celebreremo l’avvento del nostro
dominio su Narnia! “
e con
questo recise il contatto mentale con lord Donnon.
“Sempre
che esista un’altra alba per te!” concluse
malefica la Strega dalla Veste Verde. Solo la nera portantina
poté sentire le
sue parole.
----------
“Ma
come hai potuto farlo!”
“Era
mio dovere per uscire da quella situazione!”
“Ma
questo non ha senso. Ci doveva pur essere un
altro modo, non era necessario invitarlo a ucciderti!”
“Susan,
abbassa la voce, o ti sentiranno fino a Cair
Paravel…” intervenne il fratello comparendo
all’entrata della tenda dove si
erano rifugiati i due sovrani per potersi finalmente chiarire.
“Non
provocarmi, Edmund Pevensie, è anche colpa
tua se siamo in questa situazione!”
“Mia?”
chiese offeso entrando nella tenda “E cosa
avrei fatto io?”
“Non
ti sei opposto, non l’hai fermato!”
Caspian
si avvicinò alla fidanzata per cercare di
calmarla “Susan, Susan ascoltami! Tutto questo è
nato perché Donnon non accetta
di essere sotto il mio comando. Non mi ha mai sopportato, ma fino a
pochi mesi
fa ha finto di essermi leale per convenienza. In segreto ha accresciuto
la sua
influenza sui suoi soldati poi, non appena ha trovato
l’alleato perfetto, ci
ha traditi! Era inevitabile che prima o poi
ci saremmo affrontati faccia a faccia.”
“Ma
questo duello è inutile, non lotterete per
decidere le sorti della guerra ma solo per soddisfare la sua sete di
vendetta…”
mormorò lei amareggiata abbassando lo sguardo.
“E’
vero, ma se Donnon sarà sconfitto, i suoi
uomini perderanno fiducia in lui e forse capiranno finalmente che la
dottrina
che lui insegna è malvagia.”
“Rischi
la tua vita per degli uomini che ti hanno
rinnegato…”
Caspian
posò le sue mani sulle delicate spalle
della ragazza, e disse in tono raddolcito: “Ho fatto delle
ricerche su quei soldati
prima di partire. Non dico che non siano colpevoli, ma è da
tempo che si
sentono ripetere che gli abitanti di Narnia sono esseri inferiori, e
coloro che
si ribellavano a questa concezione erano duramente puniti. Se
c’è anche la
minima possibilità di salvare quegli uomini, ho il dovere di
tentare. Ognuno ha
diritto a una seconda chance, guarda me!”
Susan
rimase colpita da quelle parole,
comprendendo finalmente che Caspian non intendeva combattere per
ribadire
davanti a tutti chi fosse il vero sovrano, ma per dare una
possibilità di
salvezza a tutti quei ragazzi che avevano avuto la sfortuna di entrare
a far
parte del plotone del generale, e le cui menti erano state deviate da
una
personalità crudele.
Sentendosi infine sconfitta, la regina trasse un profondo respiro.
“E
va bene, ho capito.” poi aggiunse in tono
minaccioso: “Ma ascoltami bene, re Caspian il Liberatore, se
ti farai ammazzare
giuro che… Che non ti perdonerò mai e poi mai!
Quindi trova il modo di restare
vivo o non so cosa farò io…” concluse
con un gemito.
Caspian
sorrise intenerito accarezzandole la
guancia “Non preoccuparti amore mio. Qualsiasi sfida la vita
ci riserverà, troverò
sempre il modo di tornare da te!” e suggellò la
sua promessa con un bacio che
Susan ricambiò all’istante.
Edmund,
intuendo che ormai la sua presenza era del
tutto superflua, uscì silenziosamente dal padiglione. Fuori
la notte era ormai
sopraggiunta e nell’accampamento brillavano numerosi fuochi
attorno ai quali si
stringevano gli uomini di Telmar e Narnia, in cerca di conforto e
coraggio per
la sfida che li attendeva il giorno dopo.
Il
giovane re iniziò a vagare tra le bianche
tende, perso nei suoi pensieri. Ormai sapeva cosa avrebbe dovuto fare,
ma gli
mancava il coraggio per compiere il passo successivo. In
verità non pensava di
esserne capace. Ma doveva farlo. Per questo aveva bisogno di un posto
tranquillo per riflettere, lontano da tutti.
Infine, ai margini del campo, trovò quello che
cercava. Si sedette su un masso al riparo da occhi indiscreti, con il
favore
dell’oscurità, e si mise ad osservare il cielo
stellato, lievemente velato da
qualche nuvola gonfia di pioggia.
Purtroppo
la sua pace non era destinata a durare a
lungo. Infatti dopo qualche minuto avvertì dei passi
familiari avvicinarsi a
lui. Intuendo chi potesse essere, voltò appena il capo
tornando subito dopo
nella sua posizione iniziale, con lo sguardo rivolto verso
l’alto.
“Eccoti,
finalmente!” disse il nuovo venuto sedendosi
agevolmente al suo fianco sulla dura roccia. “Glenstorm
vorrebbe parlare con
noi di…”
“Devo
partire, Caspian.” mormorò sovrappensiero
Ed.
“Come?”
chiese confuso il re telmarino voltandosi
verso di lui e scrutandolo attentamente.
“Devo
andare” ripeté fermamente senza staccare gli
occhi dalla volta celeste “Devo cercare Aslan.”
“L’hai
visto?” chiese con una nota di speranza “E
dove?”
“Non
so dove sia, ma sento che devo andare a
cercarlo!”
Caspian
sentì lo sconforto e il rancore crescere
in lui. Ad un tratto realizzò che il giorno dopo si sarebbe
ritrovato da solo
ad affrontare il duello e, se fosse sopravvissuto, a guidare
l’esercito in
battaglia senza l’appoggio del suo migliore amico. Come
poteva pensare di
abbandonarlo proprio in quel momento così difficile? Come
poteva pensare di
abbandonare sua sorella, chi si sarebbe preso cura di lei se gli fosse
successo
qualcosa nello scontro con Donnon?
“Ma
non puoi pensare che…” ribatté quindi
irritato
“Devo
farlo, Caspian!” lo bloccò subito fissandolo
in volto. Il Giusto aveva intuito le sue incertezze.
Poi aggiunse con un mezzo sorriso “Una volta un
saggio amico mi ha detto che devo avere più fede, che Aslan
aveva un piano per
me.” Caspian abbassò la testa riconoscendo le sue
stesse parole, dette
all’amico poco tempo prima.
“Ecco”
continuò ”ora ho capito finalmente qual
è
il mio compito, cosa devo fare. Devo avere fiducia nel Grande Leone,
come Lucy,
anche se non credo di essere esattamente come lei. Ha sempre creduto in
Aslan,
sempre, anche quando noi avevamo dei dubbi. Ma in ogni caso devo
andare. Me
l’ha fatto capire lui quel giorno in cui mi ha salvato dalle
spire della
Strega.”
E
iniziò a raccontare tutto ciò che era accaduto:
l’attacco del serpente-strega sulla collina e
l’aiuto di Aslan. Ricordò le sue
parole: “…quando la
speranza sembrerà
venire meno ricordati di questo giorno, e ricordati anche di Lucy.
Allora
saprai cosa fare…”.
“Capisci
ora? Lucy è andata a cercare Aslan alla
vigilia del duello tra Peter e tuo zio. Domani tu sfiderai Donnon, e i
nostri
uomini hanno a malapena intravisto la potenza della Strega dalla Veste
Verde, ma
ti garantisco che non deve essere sottovalutata. Se non fosse stato per
Aslan
sarei morto su quella collina. Io dovevo resistere in questa piana
finché non
foste arrivati voi: ora che siete qui posso finalmente
partire.”
Caspian
sospirò, domando le sue frustrazioni: “Vorrei
che ci fosse un altro modo, so di essere egoista, ma vorrei non dover
fare a
meno di te domani!” disse sinceramente. Edmund gli strinse
una spalla,
condividendo le sue parole.
“Anche
io, fratello, anche io. Non mi sono mai
tirato indietro di fronte a una sfida, e ora mi ritrovo a dovermene
andare via
così, come un vigliacco: partirò prima
dell’alba, e tornerò il prima possibile,
te lo prometto. Per favore, spiega tutto ai miei soldati, fai in modo
che non
pensino di essere stati abbandonati!”
“Certamente!”
lo rassicurò Caspian alzandosi
“Glenstorm mi sta aspettando, vieni con me?”
“Vai
avanti, ti raggiungo tra qualche minuto.”
Il
telmarino annuì, voltandosi e raggiungendo
velocemente l’accampamento. Edmund tornò a
guardare il cielo.
NOTE:
Rieccomi!
Ultimamente
non mi sono fatta molto sentire, mi spiace tanto…
Cercherò di rimediare! Approfitto
per precisare che la nebbia verde di questo capitolo non centra niente
con quella del Viaggio del Veliero (perché la nebbia nel
Viaggio del Veliero,
perché?!? -.-” Grr, lasciamo stare!)
Spero
che il capitolo vi sia piaciuto, approfitto per ringraziare:
pevensie: grazie
per il commento! Dal mio punto
di vista Ed non deve essere affatto geloso del fratello, e credo che
comunque
questo complesso l’abbia superato già alla fine de
“Il leone la strega e
l’armadio”. Lui è il Giusto, non
può provare invidia né per Peter né
per
Caspian… (ma, mi domando, a cosa pensavano quando hanno
scritto la
sceneggiatura del terzo film??? Me arrabbiata!). Quella che descrivo io non è gelosia, piuttosto è paura di non essere all'altezza... A presto!
Rinalamisteriosa:
Carissima! Si, avevo bisogno di un
cattivo, e la strega dalla veste verde mi sembrava perfetta, ho
approfittato per inserire anche il tema della tentazione, che mi ha
permesso di far vedere come
Ed sia in realtà più maturo di quanto non
sembri… Non è più il ragazzino di un
tempo, ha sconfitto la strega Bianca insomma! (Si nota forse quanto io
sia
indignata per le figuracce che hanno fatto fare a Ed
nell’ultimo film? Oooopss…
:D comunque, ne parleremo meglio, dai!). Come sempre, grazie per il tuo
sostegno...
Freddy
Barnes:
Fedeee! La battaglia è finalmente
iniziata… Sigh sono un po’ triste, sono
già arrivata a questo punto… Mi sono
appena accorta che anche in questa parte c’è tanto
Edmund, ma il prossimo sarà
più incentrato su Cas, promesso!! Grazie per i complimenti,
bacioni!
Ringrazio
anche chi ha inserito la mia storiella tra le preferite, le seguite o
le
ricordate… Come sempre, se avete commenti, critiche o altro
da dire sono tutta
orecchi! A presto!!!
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=450573
|