Cathy Little Girl

di cerere
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** intro ***
Capitolo 2: *** oh, now it does make sense! ***
Capitolo 3: *** ... getting angry! ***
Capitolo 4: *** slappy hours... ***
Capitolo 5: *** limo! ***
Capitolo 6: *** wise man! ***
Capitolo 7: *** unofficial ***
Capitolo 8: *** dressin' up... ***
Capitolo 9: *** I'll finish soon! ***
Capitolo 10: *** little girl ***
Capitolo 11: *** dream, America... dream! but september has almost ended... ***



Capitolo 1
*** intro ***


non seppi mai cosa successe esattamente nello spazio di quel benedettissimo secondo, ma ne rimasi ugualmente sconvolta. quello prima, io e billie eravamo seduti sul bordo del letto matrimoniale della sua camera d'albergo, chiacchierando allegramente come due colleghi che non sanno che fare dopo ore di viaggio sfiancante a parte sbronzarsi con una razione di troppo di sex on the beach portati dentro di straforo dal bar all'angolo, quello che non chiede mai le carte d'identita ai clienti. l'attimo dopo, invece, un silenzio etilico, quasi innaturale, era calato e ci stavamo guardando intensamente negli occhi. sentivo l'elettricita scorrermi nelle vene, e non sapevo nemmeno io il perche, anche se una sensazione vagamente remota cercava di avvertirmi di qualcosa, come una spia silenziosa. poi, a sorpresa, billie mi tolse il bicchiere di mano e lo appoggio a terra assieme al suo, ma quello che accadde dopo fu ancora piu strabiliante. con un movimento repentino della mano mi strinse il polso in una stretta dalla quale sarebbe stato difficile uscire e mi attiro a se. mi bacio con passione sulle labbra, mentre avvertivo il suo corpo premere contro il mio. il desiderio nei suoi occhi era quasi palpabile, ma divenne reale quando con un movimento veloce si chino su di me fino a farmi stendere di lungo tra i cuscini del letto. lui sopra di me, si agitava con movimenti sinuosi ed eccitanti. mentre continuava a baciarmi con trasporto senza lasciarmi nemmeno un attimo di respiro, cominciai a sentire le sue mani spostarsi lentamente lungo le mie cosce e sembro quasi che una scossa elettrica prendesse a correre lungo la scia che le sue dita tracciavano sulla mia pelle. mi girava la testa (forse per effetto del troppo alcool e della sorpresa insieme) cosi non mi costrinsi a fare niente di speciale. gli affondai una mano tra i capelli ribelli mentre con l'altra gli cinsi la vita. lui, invece (che di certo reggeva sia l'alcool che le sorprese molto meglio di me), allungo le braccia fino a sfilarmi le scarpe. contemporaneamente spinse via le sue con un calcio e cosi due paia di punk converse si ritrovarono sul pavimento. fu allora che le sue dita presero a slacciarmi i jeans strappati, cosi il mio cervello fece tilt. l'attimo dopo, dei miei jeans non ce n'era gia piu traccia. dalla sua bocca si libero una risatina rauca e, mentre prendeva a baciarmi sul collo, infilo entrambe le mani sotto la maglietta e me la sfilo dalla testa. quando sentii il tessuto di quel semplice top di lycra caricare di elettricita i miei capelli, emisi un gemito lamentoso. -sono completamente ubriaca- biascicai strizzando gli occhi nel tentativo di snebbiarmi la vista. -ah, si?- mi soffio lui nell'orecchio. io annuii come una bimba spaventata. temendo pero di fargli capire che non ci stavo quando in realta non era cosi, costrinsi le mie braccia a muoversi e strinsi tra le dita i lembi della sua camicia. gliela sfilai dalla testa perche non c'era tempo per tutti i bottoni, e quando la gettai sul pavimento lo sentii sorridere nell'ombra. -allora ci stai- mormoro tornando a baciarmi il collo con trasporto. -gia- soffiai a bassa voce. mi tremavano le ginocchia, ma cio non mi impedi di sfilargli i pantaloni neri. -ma non è che ci stia capendo poi molto- confessai in un mormorio indistinto. -allora ti sveglio io- sentenzio lui sicuro, e cio detto mi sfilo le mutandine.
improvvisamente mi scoprii molto piu reattiva di quanto potessi immaginare.

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Capitolo 2
*** oh, now it does make sense! ***



mi spinsi via i capelli dalla fronte e strizzai gli occhi per riprendermi.
-piaciuto?- mi chiese lui sorridendo.
-completamente fuori controllo- risposi sognante.
-proprio come piace a me- ribatte lui. io sorrisi e non risposi, ma sgranai gli occhi quando feci mente locale.
-mio dio- mormorai spaventata. -tu sei anche sposato- gemetti. mi passai una mano sulla fronte e affondai la testa nel cuscino morbido.
-ancora per poco- disse lui soddisfatto. alzai la testa di scatto e lo vidi con la testa appoggiata sul palmo della mano, il gomito puntato sul cuscino e un sorriso saccente sulle labbra. il ritratto della tranquillita.
inarcai leggermente le sopracciglia e lui sorrise. -odio quella vipera. per fortuna che se n'e andata di casa assieme ai bambini-
-che padre modello- commentai sarcastica stropicciandomi gli occhi nel tentativo di recuperare un po di lucidita. lui ridacchio, si alzo e pianto il suo viso a due centimetri dal mio. -non fraintendermi, piccola. adoro i miei figli, ma la liberta è sempre la liberta-
-idiota- ridacchiai afferrando un cuscino e sbattendoglielo in testa. lui incasso il colpo e quando riemerse sorrideva malizioso. -a proposito di piccola- disse lanciandomi uno sguardo indecifrabile. -con quanti ragazzi sei andata a letto? due? tre? non devono essere parecchi, visto che ho avuto come l'impressione che non sapessi molto cio che si doveva fare e quando lo si doveva fare, poco fa-
casualmente, scelsi di non rispondere a quella domanda, ma in compenso mi accoccolai ancora di piu fra le coperte cercando di prendere calore.
ovviamente, lui si accorse perfettamente del mio patetico tentativo di nascondere la verita. il problema era che lui non sapeva minimamente quanto grande fosse il segreto che cercavo di nascondergli. -imbarazzata, eh?- disse avvicinandosi a me. mi passo l'indice sotto il mento e mi stampo un bacio. -evidentemente qui il mio matrimonio ormai in pezzi non è il primo problema di cui dobbiamo preoccuparci, quanto della tua quasi totale inesperienza- ironizzo. -dai, dimmelo- continuo poi dolcemente, dopo un attimo di silenzio. -con quanti ragazzi sei stata? giuro che non ti prendo il giro- promise passandosi una mano sul petto.
sorrisi e mi rassegnai a rispondere, visto che avevo l'impressione che lui non avrebbe abbandonato tanto facilmente la sua curiosita. -uno- mormorai sorridendo imbarazzata.
scoppio in una risata fragorosa e si sbellico per bene prima di riprendersi. -molto peggio di quanto mi aspettassi. dai, e chi era? uno dei tuoi compagni del corso di chimica al liceo? non dirmi il capitano della squadra di footoball perche non è credibile, data la qualita dei tuoi succhiotti-
sospirai e scossi la testa. -certo che tu sei proprio uno stronzo-
lui si strinse nelle spalle senza la benche minima traccia di rimorso nei suoi occhi divertiti. -che ci vuoi fare, piccola. sono una rockstar-
-giusto- dissi ironica. -che posso aspettarmi di piu? non certo fiori e champagne-
-e fai bene a non aspettarteli, perche tanto non li avrai- disse lui sorridendo.
-ah, grazie- feci fingendomi offesa.
-dai, piccola- fece lui malizioso afferrandomi un polso per attirarmi a se.
-smettila di chiamarmi piccola- gli soffiai dura quando ci ritrovammo a due centimetri l'uno dall'altra.
-ehi, non te la prendere- mi stuzzico lui. prese a mordicchiamri un angolo della bocca e sussurro -perche, il tuo compagno di liceo ti regalava i fiori dopo che avevate fatto sesso?-. ridacchio. -che cosa triste-
mi divincolai dalla sua stretta micidiale e lo guardai severamente negli occhi. -la smetti con questa storia del compagno di liceo?- dissi esasperata. -non è lui quell'unico con cui ho fatto sesso-. immediatamente dopo, pero, mi morsi la lingua per quanto ero stata stupida. avevo riportato l'attenzione sull'argomento.
-ok, ok, piccola- disse piu per accontentarmi che per altro. lo fulminai con un'occhiataccia per avermi di nuovo chiamato piccola, ma lui non se ne frego minimamente (oppure, c'era troppo buio perche potesse vedermi bene in faccia). -allora sono proprio curioso di sapere chi fosse-
-ehm...- dissi prendendo a tergiversare per evitare di rispondere. iniziai a giocherellare con le sue dita e lui con maliziosita si avvicino di nuovo per continuare a mordicchiarmi le labbra. -dai, dimmelo...- mi esorto.
-ok, d'accordo- dissi, visto che la poca razionalita era andata a farsi friggere assieme alla mia lucidita quando lui aveva preso a sbaciucchiarmi in maniera davvero molto eccitante. -quell'uno eri tu- mormorai a mezza voce, sperando quasi che non avesse sentito.
purtroppo per me, pero, aveva sentito eccome. -cosa?- esclamo stupefatto e si stacco da me tanto velocemente da stordirmi. -vuoi dire che....- disse indicandosi ad occhi sgranati.
annuii timidamente, la testa poggiata sul cuscino. -non avrei voluto dirtelo, ma tu hai insistito...-
-eri vergine, fino a due ore fa!- esclamo lui sbalordito. -scusa, ma... ma allora quanti anni hai?- mi chiese poi improvvisamente interdetto.
ecco un'altra domanda che avrei tanto voluto evitare, ma oramai... -sedici- mormorai imbarazzatissima.
spalanco la bocca tanto che temetti gli venisse via la mandibola. -sei anche minorenne!- esclamo sull'orlo di una crisi isterica. rimase immobile per un bel po seduto tra le lenzuola a contemplare il vuoto. -oh, santo cielo. me la sono fatta con una verginella minorenne totalmente ubriaca e pseudo rockettara che potrebbe essere quasi mia figlia...- sussurro sbigottito.
-ora che hai tirato fuori la questione, ti ricordo che hai anche due figli e nonostante tutto sei ancora sposato- dissi tanto per gettare benzina sul fuoco.
-mi sento sporco- si lamento lui. -mio dio, e totalmente illegale una cosa del genere. potrebbero arrestarmi...-
ne avevo abbastanza. -ohi, calma. ok? non ho certo intenzione di andarlo a raccontare in giro- dissi mettendomi a sedere e tirandomi le lenzuola fin sotto le ascelle per coprirmi. -e poi ero anche consenziente-
-ma se eri ubria...- tento lui ma non lo lasciai neanche finire.
-e successo e basta. punto- lo interruppi. -faremo finta che non sia mai successo e tutto tornera alla normalita- mormorai con la morte nel cuore.
-no che non tornera tutto alla normalita- ribatte lui. si sedette accanto a me e si piego per raccogliere il mio sguardo. -mi dispiace, sono stato un vero coglione-
-e perche?- dissi ormai sull'orlo delle lacrime. -ti sei gia pentito di stanotte?-
-pentirmi? certo che me ne pento- fece lui sicuro. poi mi prese il volto fra le mani e mi costrinse a fissarlo negli occhi. -piccola, tu non c'entri niente. il problema e tutto mio. non avrei dovuto farti... quello che ti ho fatto- completo imbarazzato. -perche tu non eri completamente in te e poi io ero perfettamente consapevole dell'effetto che ho su te. ma non sapevo...-
-cosa?- singhiozzai. -che ero vergine, minorenne e ubriaca?-
-che eri ubriaca lo sapevo, ma pensavo che fossi stata leggermente piu adulta per poter gestire la cosa-
fu a quel punto che scoppiai in lacrime. singhiozzai silenziosamente senza ritegno ingnorando lo sguardo interdetto di billie e cavando fuori lacrimoni bollenti. quando riuscii a recuperare un po di lucidita, poi, mi asciugai le guance zuppe con un gesto rabbioso della mano e scostai le lenzuola. a tentoni allungai le mani per cercare i miei vestiti e me li infilai. solo alla fine mi accorsi di avere il top alla rovescia cosi sbuffai e me lo sistemai. poi mi risedetti sul letto e inizia ad infilarmi le scarpe.
-si puo sapere che stai facendo?- prorruppe billie annoiato, rivoltandosi nelle coperte per raggiungermi. mi scosto una bretellina del top e inizio a mordermi la spalla. sentii un brivido corrermi lungo la schiena ma scacciai quella sensazione paradisiaca in malo modo. mi divincolai dal suo braccio e mi alzai. raccattai la felpa e cercai di ricordare cosa mi mancava. fu in quel momento che mi ricordai della borsa. mi guardai attorno e la individuai sul comodino. mi allungai per prenderla ed evadere dalla stanza, ma la mano di billie mi afferro un polso e impresse nella stretta la forza necessaria per costringermi a prestargli attenzione.
-che hai?- mi chiese lui, serio ma anche scocciato dalla mia scenata.
-me ne vado- risposi sprezzante. -cosi non potrai piu pentirti di essere andato a letto con una verginella-
lui rimase in silenzio per un bel po, tanto che cominciai a pensare alla sua mano forte e ferma che mi stringeva il polso come stringeva il manico della sua amata Frankestein... oh, mio Dio, stavo virando i pensieri in un campo minato. meglio riconcentrarsi sul presente.
lui mi lascio andare e sospiro. -vieni qui, bimba- disse battendo sul materasso accanto a lui. io storsi la bocca ed ubbidii, proprio come una bambina dell'asilo.
-se vuoi andartene sai dov'e la porta, ma vorrei almeno spiegarti perche, in realta, mi pento amaramente di stanotte- disse. lo osservai attentamente, seduto accanto a me sul bordo del materasso con i gomiti poggiati sulle cosce. intrepreto il mio silenzio come una tacita conferma, cosi sospiro ed ando avanti.
-io non voglio... che tu vada via- disse cautamente fissandosi le mani intrecciate. -e di questo me ne pento amaramente. perche... beh, vedi, il fatto è che... ci sono caduto dentro con tutte le scarpe. come un vero imbecille-
-in... cosa, esattamente?- chiesi assorta, impegnandomi seriamente per stargli dietro.
scosse la testa e continuo a fissare il vuoto. poi, a sorpresa, si chino su di me e mi mando lunga distesa sul materasso. di nuovo. mi accarezzo i capelli mentre io gli stringevo il polso, piu come una carezza che una vera stretta. piu come a voler seguire i suoi movimenti che a inibirli.
-vedi?- fece lui. - e questo che intendo quando dico che non dovremmo. beh..- si corresse con un sorriso amaro. - io non dovrei-
-non ho ancora capito- soffiai un po distratta dai suoi occhi verdi e profondi.
lui annui. -hai ragione- disse continuando a fissarmi negli occhi. si rialzo, liberandomi dal suo peso, ed io sbattei un paio di volte le palpebre per l'ennesimo gesto incomprensibile. si rimise seduto ai bordi del letto ed io lo imitai con cautela. lui riprese a fissare le sue mani e inizio a parlare gesticolando come se mi stesse spiegando una cosa di estrema importanza. -vedi- disse con calma. -io so che tu sei attratta da me perche sono famoso... aspetta- disse alzando una mano quando io aprii bocca per controbattere. -lasciami un attimo spiegare. vedi... io non dico che tu sia venuta a letto con me perche sono famoso, ma so che l'hai fatto perche, in qualche modo, sei affascinata da me- disse sforzandosi di scegliere le parole con cura. -e questo perche faccio concerti e spacco le chitarre. non l'avresti mai fatto se non facesi queste cose e fossi stato il primo cittadino di normalandia. non è vero?- disse alzando lo sguardo su di me e fissandomi intensamente.
io inarcai le sopracciglia. -ovviamente e abbastanza eccitante l'idea di farsi una storia con una rockstar- ammisi roteando gli occhi imbarazzata. -ma se tu non fossi stato pazzo, ma una persona normale... non saresti stato tu e quindi non mi saresti piaciuto comunque. a me non piacciono le persone normali- spiegai con un mezzo sorriso. -se tu non spaccassi chitarre, non fossi cosi alternativo e diverso non mi saresti mai piaciuto. la fama e solo un contorno, ma se avessi fatto tutte queste cose nel garage di casa tua... probabilmente ci avrei meso piu tempo a scovarti, ma mi saresti piaciuto comunque-
lui fece un mezzo sorriso e sposto la sua attenzione per l'ennesima volta sul nulla. -immaginavo che avresti detto cosi- commento a mezza voce. -e mi rendi tutto piu difficile-
-per esempio, non sarei mai andata a letto con enrique iglesias- continuai leggermente piu rincuorata dalla piega che stava prendendo il discorso. -nonostante io apprezzi la sua faccia magnifica e il suo sedere da urlo perche ovviamente sono una ragazza e la carne e debole, non ci andrei mai a letto. non mi piace il suo stile da fighetto e le sue canzoni diabetiche. mi piace il tuo rock. e basta-
lui sorrise e scosse la testa. -rimane ancora il fatto che io comunque esercito un certo fascino su di te, anche se non intenzionalmente- disse. -ma consapevolmente si... è difficile da spiegare e io non sono mai stato bravo con le parole, ma riesci a vedere le cose dal mio punto di vista, anche solo per un secondo?-
a malincuore, annuii un paio di volte. avevo capito a cosa si riferiva.
-e capisci anche perche mi pento di questa scopata?- chiese con un mezzo sorriso amaro.
lentamente, scossi la testa. dovevo essere sincera entrambe le volte.
sospiro. -e va bene- disse. mi afferro per un polso e mi fece fare una mezza giravolta in modo da finire di nuovo sotto di lui. stavo cominciando a perdere il conto di tutti quei gesti incomprensibili. -il fatto è che...- emise una specie di gemito. -sono un malato- completo con voce tormentata. -e di questo che mi pento-
-non capisco- ammisi sbattendo le ciglia.
-piu ti comporti da bambina, e piu mi attrai- ammise sofferente, frugando nel mio sguardo. -piu sei proibita e piu mi affascini- disse con voce eccitata. -piu fai i capricci, piu mi piacerebbe tenerti con me per ore...-
-oh- dissi lentamente. -ora sto cominciando ad afferrare...-. ora si che aveva senso! -e perche te ne penti?- chiesi poi stringendo gli occhi.
-perche non e una cosa sana- rispose lui scuotendo la testa a due centimetri dal mio viso. -non e una cosa giusta-
-in effetti- dissi lentamente. -ma da quando in qua billie joe armstrong da retta a cosa è giusto e cosa non lo e?- chiesi con un che di canzonatorio nella voce.
-e questo il punto- disse. appoggio la sua mano aperta sulla mia guancia e avvertii la pressione delle sue dita sotto la pelle. -non me ne frega niente, anche se so che dovrebbe-
-e te ne fregherebbe qualcosa sapere che ascolto blink 182 e slipknot come se fosse acqua?- dissi divertita.
-oddio, cosi mi uccidi- mormoro lui e, portandosi una mano al petto, crollo di lato come se davvero gli fosse venuto un colpo. dopo qualche secondo, pero, alzo la testa di scatto e mi sorrise. -scherzo, scema!- ridacchio dandomi una spinta alla spalla. -certo mi stupisce che tu abbia gusti cosi discutibili in fatto di musica, ma cio non toglie che io ti desidero da morire- e affondo di nuovo la testa all'indietro.
-anche adesso?- chiesi maliziosamente, togliendomi di nuovo le scarpe.
-anche adesso- confermo lui senza riuscire a vedermi per via della visuale speculare.
-bene- dissi. incrociai le braccia e afferrato l'orlo del top, me lo sfilai dalla testa. lui sposto lo sguardo su di me e strabuzzo gli occhi. io mi chinai su di lui e lo baciai in un modo che avrebbe dovuto essere dichiarato illegale.
e fu cosi che ricominciammo.

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Capitolo 3
*** ... getting angry! ***



la mattina dopo, quando mi svegliai mi accorsi che il sole era gia alto. diedi un'occhiata all'orologio sul comodino e appresi che erano le due passate di pomeriggio.
molto allarmante.
cercai varie volte di mettermi seduta e dopo l'ennesimo tentativo riuscii a costringere i miei muscoli ad obbedirmi. mi passai una mano fra i capelli incasinati e strizzai gli occhi nel tentativo di adattarli all'abbagliante luce che entrava prepotentemente dalla finestra. lentamente, aiutati dagli oggetti significativi disseminati per la stanza, i particolari della nottata appena trascorsa iniziarono a riaffiorare. quando il mio cervello arrivo al punto della scopata con il cantante di un gruppo rock punk, mi voltai lentamente alle mie spalle. dalla sua parte del letto, billie ronfava alla grossa con la testa affondata nel cuscino.
cazzarola. avevo davvero passato la notte con billie joe armstrong, allora. non era stato tutto un sogno allucinante a causa di qualche oscura droga che magari non sapevo nemmeno di aver assunto.
allungai una mano e gli mollai una botta sulla spalla (il livello di lucidita che possedevo non mi consentiva di essere piu delicata di cosi). lui si sveglio di soprassalto e mi lancio uno sguardo incazzoso. -perche mi svegli all'alba?- biascico rivoltandosi nelle coperte per darmi le spalle.
rimasi per un bel po a fissare la sua schiena con le sopracciglia inarcate. quando compresi che non stava scherzando e davvero non sapeva che razza di ore indecenti fossero, mormorai -sono le due di pomeriggio-
-ma davvero?- mormoro lui fingendosi interessato, con ancora un piede nel sonno.
-fai come vuoi- tagliai corto. scossi la testa, mi alzai e barcollando riuscii ad arrivare fino al bagno.
quarantacinque (e non sto scherzando) minuti d'acqua dopo, i miei capelli sapevano di nuovo di fragola e la mia pelle di cioccolato. l'acqua fredda aveva lavato via l'annebbiamento e ora vedevo tutto (a cominciare dai muri) molto piu chiaramente. mi avvolsi in un asciugamano candido e ritornai in camera.
-ancora li sei?- urlai impanicata quando vidi che davvero billie era ancora immerso nelle coperte fino alle orecchie.
-ma che cazzo ti urli?- disse lui con la voce soffocata dalle coperte.
-oh, santo cielo!- esclamai. afferai un lembo delle coperte e gliele sradicai letteralmente di dosso. lui gemette e si copri gli occhi con le braccia. -spegni la luce!- urlo senza alcuna logica.
sospirai richiamando a me tutta la calma zen di questo mondo e ricomposi il viso in un'espressione pacata che mi costava un certo sforzo. -billie, sono le tre e mezzo di pomeriggio e noi alle nove dobbiamo andare ad un concerto, ricordi? il tuo, quindi non fare il bambino idiota ed alzati SUBITO!-
ok, ammetto che il tono brusco non sia, per cosi dire, edificante al fine che volevo raggiungere ma se non altro ebbe l'effetto di fargli aprire gli occhi. si ritrovo a fissare cosi con sguardo appannato le mie gambe nude e bangate e l'orlo corto dell'asciugamano che a malapena copriva il necessario. lentamente, molto lentamente, il suo cervello torno sulla terra e compresi di averlo completamente svegliato quando colsi nei suoi occhi una strana luce che non mi piaceva affatto.
-ehi, piccola- disse con voce maliziosa. -sei proprio una bimba cattiva, dovrei sculacciarti per bene...- e cosi detto si mise seduto e mi attiro a se afferrando un lembo dell'asciugamano.
-billie, porca miseria!- esclamai trattendendo l'asciugamano prima che mi scoprisse del tutto. -ti prego, non ricominciare perche non e proprio il caso. siamo mostruosamente in ritardo- dissi enfatizzando ogni parola e dopo essermi riaaccomodato l'asciugamano cominciai a girare per la stanza mettendo in ordine il casino infernale che avevamo creato quella notte.
billie sbuffo e ricadde all'indietro fra le coperte. -ti comporti esattamente come mia moglie- mormoro imbronciato. -ti diro, questa cosa non mi piace per niente, piccola-
-a proposito- dissi specchiandomi. -ti rendo noto il fatto che questa notte non ti sei ricordato del preservativo-
-e perche dovrebbe essere colpa solo mia?- chiese divertito piegando il collo per lanciarmi uno sguardo malizioso.
-perche io ero ubriaca- disse a tradimento con un mezzo sorriso. -e minorenne- aggiunsi eloquente. -questa cosa spettava a te-
-ah, si?- disse lui evitando perfino di fingere interesse.
-magari ora sono incinta- buttai li osservandomi i capelli da ogni angolazione per sincerarmi dello stato normale a cui li avevo riportati con fatica.
lui emise una mezza risata divertita e mi guardo di sbieco. -davvero? dovrei cominciare a preoccuparmi?-
-ho gia preso la pillola, se e di questo che ti preoccupi- dissi con voce piatta, disapprovando il suo tono. iniziai a spazzolarmi i capelli e lo guardai attraverso lo specchio.
-che bambina responsabile- commento sarcastico billie.
-ma magari mi hai passato qualche malattia venerea- continuai con una smorfia di disgusto. lui se la rise alla grossa. -magari la setticemia, o la sifilide- mormorai schifata.
-o magari tutt'e due- scherzo lui.
mi allontanai dallo specchio per pescare la schiuma per capelli dal beauty sul bordo del letto e casualmente gli tirai la spazzola in testa. -o magari l'aids- sputai incazzosa.
-ehi, bimba!- ridacchio lui. -siamo acidelle di prima mattina, eh?-
chiusi gli occhi, sospirai e mi voltai. se la tecnica incazzosa non era efficace a farlo schiodare dal letto, non mi restava che supplicarlo (non che la cosa mi andasse molto a genio, ma a mali estremi, estremi rimedi dico io). -billie- dissi implorante. -guarda che ti sto letteralmente supplicando, percio cerca di avere pieta di me. alzati da quel dannatissimo letto e buttati sotto quella maledetta doccia. sistemami e accompagnami verso una serata di massacro che sta infestando allegramente i miei incubi ormai da mesi- dissi a denti stretti.
-ok, ok- disse lui infastidito. -se proprio devo...- e si alzo passandosi una mano tra i capelli neri come una macchia d'olio. raccatto un paio di jeans puliti e una camicia nera da un mucchietto di vestiti ammassati su una sedia e si diresse verso il bagno. quando passo accanto a me, io mi stavo passando il mascara, e lui si fermo ad osservarmi. -sei cosi carina quando ti prepari- disse in un tono fintamente sdolcinato e si allungo per cercare di infilarmi a tradimento una mano sotto l'asciugamano. io mi spostai appena in tempo e lui evito la ciabatta che gli tirai appresso accovacciandosi sui talloni. con un passo copri la distanza che lo separava dalla porta del bagno e scarto ridendo di lato per evitare il calcio in culo che stavo per appioppargli. libero una risata davvero scostumata e chiuse la porta in faccia al mio disappunto.
-ma quanti anni hai? dodici?- urlai incazzata alla porta chiusa. lo sentii ridere ancora piu forte mentre il suono della sua voce si mischiava allo scroscio dell'acqua della doccia. -sempre piu di te, ragazzina- urlo divertito in risposta.
-stronzo- mormorai tra me.
solo dopo alcuni secondi, pero, realizzai che quella non era la mia camera e che non avrei potuto tornare nella mia a prepararmi senza il suo aiuto. -billie, aiutami a tornare in camera mia!- urlai attraverso la porta nella speranza che lui mi sentisse, anche sotto l'acqua.
-arrangiati- trillo lui ironico.
-billie, vammi a prendere dei vestiti! ora!- dissi perentoria appioppando un pugno alla porta. ovviamente lui se ne frego altamente.
-ma non posso tornare in camera nuda!- mi lamentai ad alta voce.
-fatti tuoi- disse lui. poi, non contento, accese perfino la radio, pur di non sentire me che gli urlavo dall'altro lato della porta.
-bene!- esclamai isterica. -se è questo che vuoi....- urlai e raggiunsi la porta pestando i piedi nudi sulla moquette. mentre aprivo la porta e uscivo sul corridoio, lo sentii distintamente ridere di gusto.
che stronzo.

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Capitolo 4
*** slappy hours... ***



ovviamente, a meta strada verso la fuga alla mia stanza (che non poteva essere piu lontana da quella di billie di cosi) incrociai tre cool, il batterista, che si dirigeva verso la stanza dalla quale ero uscita trenta secondi prima.
-cathy! ma che cazz...- fece adocchiando il mio abbigliamento succinto (che ovviamente era un eufemismo che stava per 'sconcio', dato che indossavo ancora l'asciugamano visto che i miei vestiti erano misteriosamente scomparsi e non avevo tempo per cercarli). -la tua camera non era due piani piu su?-
-ehm...- dissi a disagio. -e che... sono uscita per mettere fuori il vassoio della colazione e sono rimasta chiusa fuori- dissi in un moto d'ispirazione. dio benedica le serrature a scatto automatico.
credibile, dissi congratulandomi col mio stesso cervello.
-oh- disse lui, certo non credendo ad una sola parola di quello che stavo dicendo.
-ma tu potresti aiutarmi!- esclamai fingendo un'improvvisa intuizione. -potresti andare a chiedere giu in reception la doppia chiave, evitando a me... ehm, l'imbarazzo....- dissi accennando all'asciugamano.
ovviamente sapevo benissimo che le mie chiavi non erano rimaste dentro la stanza ma nella borsa, e che quella borsa l'avevo dimenticata come un'idiota in camera di billie. un'altra cosa che sapevo era che la destinazione di tre prima di incrociarmi era proprio quella camera, e non potevo proprio permettere che entrasse e la vedesse. avrebbe sgretolato il castello di sabbia.
intanto l'avrei mandato a prendere la chiave, unendo l'utile di guadagnare tempo al dilettevole di evitarmi la vergogna di scendere in asciugamano a chiedere le doppie chiavi al concierge.
per il dopo, mi sarei inventata qualcosa.
-ma certo- fece tre un po spiazzato. modifico la traiettoria e invece di dirigersi verso il corridoio che ospitava la camera di billie prese uno degli ascensori lucidi che portavano al piano terra. prima che le porte metalliche si richiudessero, rimandandomi l'immagine di una me davvero scombinata, intravidi uno sguardo strano che tre lancio alle mie gambe.
-eccole- disse con un sorriso due minuti dopo, ricomparendo davanti alla mia stanza con un mazzo di chiavi tintinnante in mano.
-oh, che gentile- dissi con troppo entusiasmo quando le vidi. le presi e con mano tremante le infilai nella toppa. spalancai la porta ed entrai, ma tre rimase impalato sulla soglia.
-dai, non stare sulla porta- dissi. -entra!-
ma che cavolo stavo facendo???
-oh, ehm.... grazie- disse lui leggermente in imbarazzo. entro e si richiuse delicatamente la porta alle spalle.
impossibile che quello fosse lo stesso ragazzo che durante un intervista per la tv nazionale alla band, appena una manciata di giorni fa, saltellava in giro per il palco newyorkese di buongiorno america come uno scalmanato con un rotolo di carta igienica in mano.
-siediti pure dove vuoi, anzi scusa il disordine- dissi a disagio, osservando il casino che ero riuscita a mettere in piedi in sole due ore di permanenza li (visto che dopo ero stata misteriosamente attratta in camera di billie per un epilogo di inusitata indicibilita morale). adocchiai un paio di mutandine di pizzo in cima ad una pila di vestiti sul comodino e le feci sparire in un lampo sotto il letto.
tre si sedette sul divanetto di pelle nera e incrocio le gambe sotto di se. -santo cielo, cathy. posso dire, sembri una appena scampata ad un tentativo di stupro- disse osservandomi attentamente.
beh, in effetti non aveva tutti i torti (anche se non lo sapeva nemmeno lui). -hai ragione, sembro una vera imbecille- dissi ridendo. - mi sono svegliata tardi, e dopo fatto la doccia ho cercato di mettere un po in ordine, dimenticando perfino di vestirmi. morale della favola: sono rimasta chiusa fuori come una prostituta appena uscita da un motel-
tre ridacchio. -in effetti questo posto deve aver conosciuto giorni migliori- disse guardandosi intorno e sorridendo al caos che regnava sovrano tutt'attorno a noi.
-ehi- dissi fingendomi offesa. -non credo che tu sia andato molto meglio di me-
lui fece una smorfia e annuii mestamente. -in effetti...-
la sua brillante filippica fu interrotta in quel momento da qualcuno che busso alla porta. sorpresa, chiesi -chi e?-
-sono billie- rispose la voce dal'altra parte della porta. il mio cervello produsse all'istante varie figliate di vermi di paura, cosi mi affrettai verso la porta, proprio mentre billie continuava -ti ho riportato la borsa. l'avevi lasciata...-
spalancai la porta e sorrisi in maniera davvero allarmante, lanciandogli intanto significative quanto istericehe occhiate. -giu in reception! ma certo- trillai soffocando possibili uscite compromettenti di billie. lui inarco le sopracciglia ma non disse nulla. -che scema, l'ho dimenticata li ieri sera e sono stata cosi pigra da andarla a ripescare. meno male che ci sei- e cosi detto afferrai la borsa che ancora brandiva a mezz'aria. visto che pero leggevo dalla sua espressione che continuava a non afferrare le occhiatine spastiche che cercavo di mandargli per avvertirlo della presenza, scostai un po di piu la porta rivelando tre appollaiato sul divanetto.
ovviamente, mi preparai al peggio.
come mi aspettavo, billie mi lancio un'occhiata di fuoco e poi si riovolse a tre con un sottofondo di veleno nella voce che probabilmente colsi soltanto io. -che cavolo ci fai qui?- gli chiese ostentanto un tono amichevole che celava piani macabri per una morte lenta e dolorosa ai danni del suo batterista, non appena in assenza di testimoni.
-oh, cathy era rimasta fuori- fece tre con leggerezza. -cosi le ho dato una mano-
lentamente, senza farmi notare da tre alle mie spalle, sventolai le chiavi della mia stanza all'interno della borsa. billie colse finalmente il gesto e comincio a vedere la luce.
cio che non mi piacque affatto fu l'occhiata penetrante che ancora rivolgeva a tre.
-ehi, che c'e? riunione?- trillo mike allegro comparendo sulla soglia ancora aperta e mettendo la testa nella stanza.
oddio. ma stava succedendo davvero?
-ehm, ragazzi- fece billie simulando indifferenza. -lasciamo preparare cathy in santa pace. ci vediamo nella hall fra un'ora per l'appuntamento con la limo. ok?-
-ok- dissi tirando finalmente fiato. il mio cervello in apnea ricomincio a ricevere regolarmente ossigeno solo quando vidi i tre varcare la porta della stanza con un sorriso (billie un po piu tirato degli altri) stampato in faccia. quando la porta si fu richiusa alle loro spalle mi accasciai sul divanetto sospirando di momentaneo sollievo.
momentaneo perche sapevo non poteva durare a lungo.
ovviamente, billie ricomparve trenta secondi dopo alla mia porta. acido e incazzoso proprio come me lo ero immaginato.
-che ci faceva frank qui dentro?- prorruppe quando andai ad aprirgli.
-anch'io sono contenta di vederti, bill- dissi in un sosprio. lui entro nella stanza ignorando completamente la mia ironia e si volto verso di me a braccia incrociate.
-prego entra pure. non fare complimenti- mormorai richiudendo la porta. raggiunsi una pila di panni puliti e li iniziai ad esaminare tanto per avere qualcosa da fare.
-ehi, io sto ancora aspettando- mi ricordo lui alle mie spalle con tono duro.
-cosa, il treno?- dissi sarcastica. -hai sbagliato posto, allora-
-cosa ci faceva lui qui?- ripete mortifero. lo sorpassai per raggiungere la sedia senza degnarlo minimamente di uno sguardo. -mi ha aiutato- risposi secca. -quando tu te ne sei fregato- dissi tornando alla pila di panni sul letto. -e poi non potevo lasciare che entrasse in camera tua e vedesse la mia roba sparsa dappertutto, cosa che avrebbe fatto se non l'avessi fermato-
-adescandolo come una puttanella?- chiese beffardo.
quell'insulto mi colpi come uno schiaffo. -senti, imbecille. io ti ho chiesto aiuto, se ben ricordi, e tu ti sei fatto una bella risata. e stata una fortuna che abbia incontrato frank! mi ha evitato di fare la figura dell'idiota, scendendo in questo stato a cercare delle cavolo di chiavi!- esclamai allargando le braccia per mostrare il mio abbigliamento.
-avresti potuto cavartela in altri diecimila modi- insistette lui con aria bellicosa. -modi che non avrebbero coinvolto necessariamente frank e i suoi ormoni! ma tu no, sei andata a pescare proprio l'unico capace di mandarmi in bestia-
-che c'e? sei geloso?- risi sardonica.
-si, ok?- ammise lui incazzoso. -contenta adesso?-
-per niente!- urlai. -non ho intenzione di farmi comandare a bacchetta da una rockstar- dissi enfatizzando l'ultima parola. -quindi se non ti va giu il mio comportamento, sai dov'e la porta-
-oh, che fai? mi minacci adesso?- rise lui senza allegria. -gia siamo arrivati a questo? con mia moglie e stato l'ultimo passo per il divorzio- mi informo.
e fu quell'uscita che mi zitti, quando neanche gli insulti ci erano usciti.
mi morsi un labbro, con lo stomaco pervaso da fitte allucinanti. mi scoprii malferma sulle gambe e dovetti sedermi di schianto sul letto per riprendere fiato. mi piegai in due e mi passia una mano sugli occhi. anche la luce mi faceva male in quel momento.
-che hai?- mi chiese lui allarmato. -dio santo, parlami- fece accovacciandosi davanti a me in un secondo.
scoppiai in lacrime senza avere nemmeno il tempo di rispondere. singhiozzi violenti mi scuotevano il corpo e mi annebbiavano la vista.
-cos'hai, stai male?- mi chiese lui scostandomi una ciocca di capelli dal volto.
scossi la testa e mi premetti le nocche sulle labbra nel tentativo di calmarmi. -tu sei sposato- mormorai tra le dita. mi sentivo una ragazzina stupida e credulona capitata per sbaglio ad una partita di strip poker. le condizioni in cui ero conciata provavano che il risultato sarebbe stato lo stesso in entrambi i casi. -santo cielo, me ne sono dimenticata cosi in fretta- sussurrai terrorizzata ad occhi sbarrati.
-sai che mi hai fatto prendere un colpo, scemetta?- fece lui immensamente sollevato. -pensavo ti fosse venuto un coccolone-
mi alzai di scatto, afferrai con furia i panni che avevo selezionato dalla pila e raggiunsi a grandi passi la porta del bagno, sempre con una mano premuta sulla bocca. -quando esco non voglio piu trovarti qui- dissi con voce incrinata. -davvero, non sto scherzando- e cosi detto mi sbattei la porta alle spalle.
venti minuti dopo sentii la porta della stanza scattare, cosi mi arrischiai ad uscire dal bagno. stavo quasi per tirare un sospiro di sollievo quando billie mormoro -sorpresa- comodamente seduto in poltrona con espressione annoiata. -perche sei conciata come una puritana della mayflower?- mi chiese poi adocchiando il mio abbigliamento da fighetta (jeans da duecento dollari, polo color pesca con collo a camicetta o e timberland coordinate tirate a lucido).
-e per i miei genitori- mormorai imbronciata. -pensavo di averti chiesto di andartene- dissi e mi voltai per rintanarmi di nuovo in bagno ma la sua stretta forte e repentina me lo impedi. -mi spieghi che hai? sei strana, piccola- disse cercando di mantenere un tono dolce (o se non altro almeno educato).
sospirai e mi appollaiai sul bordo del letto. -sei sposato, cazzo- dissi passandomi stancamente una mano tra i capelli.
-non ancora per molto- disse lui. -stamattina sono arrivati i documenti per la separazione-
-non e questo il punto- dissi scuotendo la testa. -tu sei piu grande di me di una vita...-
-l'eta e solo un numero, piccola-
-... hai visto cose del mondo che io ancora posso solo sognare e mi fa male sentirti nominare tua moglie con leggerezza- continuai. -non si possono prendere con umorismo cose del genere-
-hai ragione- fu costretto ad ammettere lui. -non avrei dovuto farlo. come non avrei dovuto offenderti-
-figurati. avevi ragione- dissi, ma lui si alzo scuotendo la testa.
-e che tu sei cosi... piccola, e fragile... hai un modo di fare cosi tremendamente bellicoso, testardo e infantile insieme che mi fai sentire in dovere di proteggerti da tutto- confesso misurando la stanza a grandi passi.
sorrisi debolmente con sguardo perso. -anche dal tuo compagno di musica?-
-certo- disse lui. -perche ti voglio solo per me. lo so e un po egoistico da dire, ma... non voglio che tu perda l'incanto-
alzai lo sguardo e lo fissai stupita.
non voglio che tu perda l'incanto. queste parole mi riecheggiavano nella testa stordendo ogni altro mio pensiero.
-devi farlo solo con me- aggiunse poi.
chinai la testa sotto il peso di quelle rivelazioni inattese.
-ecco perme mi fa incazzare da morire sforzarmi di fare un gesto gentile per te come riportarti la borsa e trovarti in camera con quello spostato di frank...-
-mi dispiace- mormorai senza fiato, rossa in viso come non ero mai stata.
-o vederti scappare via da me come se ti stesse per venire un infarto...-
-mi dispiace- ripetei.
-e sentirti urlarmi che non mi vuoi piu vedere perche sono sposato- disse enfatizzando le ultime parole come se l'avessi insultato, quando le avevo pronunciate io.
-mi dispiace- dissi ancora una volta, le guance piu rosse che mai.
perche ti voglio solo per me, ripete silenziosamente il mio cervello ricordando sue le parole di poco prima.
alzai lo sguardo. -scusami. sono solo una ragazzina- dissi vergognandomi dei miei sedici anni stentati.
-ora pero non rimetterti a frignare come una femminuccia, eh?- tento di scherzare piegandosi sui talloni e guardandomi da sotto in su. mi allungai per appoggiargli la testa sulla spalla. -ti ringrazio- soffiai grata dell'appoggio (non solo fisico) che mi dava.
-e di cosa? tu sei la mia piccola...- sussurro, poi mi prese il mento fra due dita e mi bacio.

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Capitolo 5
*** limo! ***



-perche sembri la fidanzata di zack efron?- mi chiese mike vedendomi attraversare la hall fasciata del completino da fighetta di poco prima.
-perche stiamo andando a casa dei miei genitori e non voglio che capiscano quanto la figlia sia in realta affetta da gravi squilibri mentali- risposi acida.
mike alzo le sopracciglia e mi lancio un sorriso divertito mentre frank faceva finta di inchinarsi al mio passaggio come se fosse al cospetto della regina. ridacchiai e scuotendo la testa spinsi quasi di riflesso i piedi di billie giu dal tavolino di cristallo.
-ehi- esclamo lui mettendo giu il giornale sportivo che stava leggendo. -allora sei viva-
-non grazie a te- dissi acida sorpassandolo.
-prego, scusa?- mi chiese mike curioso.
feci una smorfia e scossi la testa. inutile spiegare che avevo chiesto per favore (io! per favore!) a billie di aiutarmi a trovare almeno i miei effetti personali con cui riempire la borsa per andare a casa dei miei (i vestiti sarebbe passata gina piu tardi a prenderli) ma lui mi aveva ancora una volta mollato nel bel mezzo del bisogno, mentre ero letteralmente sommersa dai vestiti.
-ehi!- ci chiamo frank mettendo la testa nella hall. -la limo-
-si parte- fece mike allegro. ci alzammo dai divanetti della hall e uscimmo sotto l'assolato sole salernitano.
-ma non doveva essere una limo?- esclamai al settimo cielo. dove avrebbe dovuto esserci parcheggiata l'immensa limousine tirata a lucido che mi ero aspettata c'era invece una minicooper S decappotata con gli interni in pelle nera e la carrozzeria giallo sgargiante.
-limo non sta per limousine- mi spiego frank con un sorriso mentre ci avvicinavamo. -sta per limone. come il colore dell'auto- disse indicando la carrozzeria.
-oh, ora ha senso- dissi eccitata. le mini erano le mie auto preferite in assoluto. e poi, agghindata in pieno stile punk, questa in particolare era l'auto perfetta per i green day.
-madame- scherzo billie aprendomi perfino la portiera. mi prese alla sprovvista, ma riuscii a dissimulare lo stupore (visto che i ragazzi erano ad un tiro di sputo). mi inchinai fingendo reverenza e mi accomodai sul sedile posteriore. frank abbasso il sediolino e prese posto davanti a me. mike si mise alla guida e billie, da vero pazzo scatenato quale era, scavalco la carrozzeria posteriore per prendere posto accanto a me.
gli lanciai uno sguardo imbarazzato e lui ricambio con un sorriso divertito.
-pronta, bambina?- mi chiese mike voltandosi indietro per guardarmi. annuii toccando il cielo con un dito. lui allora si calo gli occhiali da sole sul naso e si volto mettendo in moto. -picchia forte il sole qui da voi- disse prima di dare gas.

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Capitolo 6
*** wise man! ***



-e qui dietro. ora gira a sinistra- dissi a mike stendendo il braccio per indicargli la strada di casa mia. lui annuii e con un manovra che avrebbe fatto impallidire mia madre viro nella direzione del mio dito.
-a proposito- dissi scossa mentre la limo sfrecciava attraverso la galleria di fronde che quasi oscuravano la luce del sole. -cercate di comportarvi bene in presenza dei miei genitori. sapete, sono tipi anche troppo normali. non vorrei che si pentissero di avermi fatto firmare il contratto-
-senti, dolcezza- fece frank quando superammo la galleria di alberi e svoltammo di nuovo a destra. -sta calma ok? io ci so fare con i genitori-
-immagino- mormorai poco convinta. -ora a sinistra. ci siamo-
perche avevo la stranissima sensazione che lo stomaco mi sarebbe potuto esplodere da un momento all'altro?
-dove parcheggio?- mi chiese mike guardandosi intorno.
-anche li va bene- dissi indicando un posto auto vuoto tra l'auto di antonio e quella di annalucia.
tutto come lo ricordavo.
tutto come l'avevo lasciato.
scesi e mi trascinai dietro la borsa.
sospirai. -ci siamo- dissi con voce flebile.
-ehi, calma!- disse mike strizzandomi le spalle. -sono solo i tuoi genitori. non mordono mica- disse mentre varcavamo il portone d'ingresso del palazzo.
-appunto per questo mi preoccupo- dissi spingendo il pulsante dell'ascensore, che arrivo sferragliando. -spero solo che non vi comportiate da idioti-
-e questo cio che ti spaventa di piu?- mi chiese billie appoggiandosi con la schiena allo specchio.
lo sguardai intensamente. -e l'unica cosa di cui devo preoccuparmi-
-allora staremo buoni- promise frank.
l'ascensore arrivo al terzo piano e noi uscimmo. prima di suonare il campanello all'appartamento numero otto soffiai un paio di volte per calmarmi. -se proprio dovete, almeno non come al saturday night live- implorai in un improvviso moto di panico.
-calma- mi ordino mike.
annuii e mi passai una mano tra i capelli. vada come vada, mi dissi. ormai ci siamo. spinsi il bottone del campanello e quel suono intrise di paura i pochi neuroni lucidi che mi erano rimasti.
nessuna risposta. provai di nuovo.
numero segni di vita provenienti dall'interno = zero. col cuore colmo di speranza provai per l'ultima volta, incrociando le dita in tasca.
niente.
benebenebene. il mio cervello innesco un capodanno cinese su due piedi per festeggiare il felice evento.
-mi sa che non ci sono- trillai al settimo cielo. scavai nella borsa alla ricerca del mio mazzo (fortuna che l'avevo!) e spalancai la porta canticchiando allegramente.
-ta-da!- esclamai al settimo cielo quando la porta si spalanco nel nulla. il buio piu completo avvolgeva il salotto come inchiostro.
improvvisai un balletto mentre avanzavo a tentoni nel nero.
-forza, dentro!- li esortai (gran signora) quando mi accorsi che erano rimasti impalati sulla porta come tre scemi a fissare dentro con sguardo interdetto.
-forse non e il caso che.... -azzardo mike.
-gia. magari torniamo dopo...- continuo tre.
-quando saranno tornati i tuoi- completo billie.
sbuffai ed arrotolai la persiana facendo entrare, una riga dopo l'altra, la luce nella stanza. -mi sa proprio che non torneranno per ora!- trillai quando avvistai un biglietto bianco che spiccava sul fondo nero del tavolo in mogano. mi avvicinai e lo raccolsi.
-dai, entrate- dissi assorta nella contemplazione del biglietto. dal mio tono probabilmente capirono che qualcosa non andava come sarebbe dovuta e obbedirono (alla buon'ora!).
cavoli, io pensavo fosse il solito biglietto che mia mamma lasciava alla cameriera quando rimaneva fuori tutta la serata con mio padre e mio fratello. su quel dannato biglietto, invece, c'erano istruzioni piu che dettagliate per dieci giorni.
dieci giorni!
sarebbe stato bello rimandare di un giorno ancora l'incontro tra un gruppo di rocker scatenati (per molti versi ora il mio gruppo di rocker scatenati) e la mia famiglia piu che normale di persone di medio-alto livello sociale e nessun interesse per la musica punk.
non pensavo che... -sono partiti per le seichelles- sussurrai senza fiato. -senza di me!-
mi capitava spesso di pensare che forse in fondo ero stata adottata. mio padre faceva finta che non esistessi, eliminando cosi alla radice il problema di una figlia troppo colta e troppo punk. mia mamma faceva spesso solo finta di non sentire, in realta troppo presa dai problemi della realta per occuparsi delle mie convinzioni campate per aria e le mie note sparse per l'etere. mio fratello era cosi diverso da me che spesso mi capitava di stupirmi che avessimo gli stessi geni (non era proprio possibile che avessi adottato il mio talento musicale e l'amore della lettura dalle stesse persone che avevano dotato mio fratello di fanatismo per videogiochi e infantilismo avanzato - io ero molto piu sveglia, modestamente parlando).
ok, ero partita per l'america a causa di un lavoro estivo come aiuto del manager dei green day. e ok, ero stata fuori piu di tre mesi (normale che si fossero fatti una vita, durante la mia assenza). e poi ok, potevo aver casualmente scelto di non comunicare ai miei che da ormai quattro concerti billie aveva scoperto che ci sapevo fare con la chitarra elettrica e mi aveva convinto a suonare con lui sul palco (quindi non potevano sapere che finalmente mi esibivo come avevo sempre sognato)...
ok, potevo anche passare per buone queste scuse, ma il fatto che avessero ignorato i cartelloni promo del prossimo concerto dei green per quella sera, che campeggiavano qui a salerno da almeno tre settimane se non di piu, non potevo proprio farmelo scendere. possibile che gia si fossero dimenticati che la loro figlia lavorava per il gruppo? possibile che non desiderassero passare a fare nemmeno un saluto, dato che non ci vedevamo da oltre due mesi? possibile che avessero pensato che nemmeno io avessi desiderato rivederli, passando anche solo a fare un saluto veloce? possibile che fossero partiti cosi a cuor leggero, sapendo che la figlia sarebbe passata a stare in citta per qualche notte?
dio, quanto ero stanca.
-ragazzi, siamo soli e con la prospettiva di rimanere tali- comunicai al gruppo con voce moscia.
nessuna risposta. mi voltai e non pote non scapparmi fuori un sorriso. tre si era gia appropriato del frigo (buona fortuna fratello, non ci troverai molto di davvero commestibile li), billie spulciava i cassetti dello scrittoio alla ricerca di dio solo sapeva cosa e mike si dilettava nell'occupazione di mettere il naso in tutte le porte su cui riuscisse a mettere mano trillando -poffarbacco, lo scaldabagno in ceramica placcata- oppure -accidenti, ho macchiato il tappeto persiano!-. nonostante questo, pero, non me la sentivo molto di ridere e scherzare come se non stesse succedendo niente.
come se non mi stesse succedendo niente.
mi rintanai in camera mia, come facevo di solito quando capitavano altre cose del genere in quella casa e con quella famiglia cosi strampalata che mi ritrovavo. mi gettai sul letto a faccia in giu e abbracciai il cuscino di seta nera con vera malinconia.
perche mi sentivo cosi male? cazzo, ero sola in casa con i green day! perche morivo dietro la totale indifferenza della mia famiglia?
a volte davvero non mi capivo.
-ehi, ragazzina. che succede?- mi chiese una voce alle mie spalle. alzai la testa di scatto e mi vidi billie appoggiato allo stipite della porta con le mani in tasca e un sorrisino divertito al suo posto sulle labbra.
aveva capito tutto. non gli potevo nascondere proprio nulla.
sospirai e mi ressi la testa tra le mani. -e sicuro che sono stata adottata!- esclamai. in breve gli raccontai l'intera storia, e stranamente lui rimase buono buono seduto sulla sedia da Dirigente Scientifico della mia scrivania. in silenzio.
ad ascoltarmi.
mi stavo davvero confidando con billi joe armstrong o la mia mente malata correva troppo?
-hmmmm- fece lui fingendosi sovrappensiero mentre girava varie volte su se stesso a bordo di quella dannata navicella in miniatura. -penso proprio che dovresti fregartene altamente-
strinsi gli occhi. -lo sapevo. che altro potevo aspettarmi- feci immusonita e (soprattutto) delusa dal suo consiglio da due soldi.
-ragazzina, non sto scherzando- fece billie improvvisamente serio scuotendo la testa. -devi imparare a fregartene un po di piu di quello che pensa o fa la gente attorno a te. tua madre non ti caga? magnifico, tu fai altrettanto e finisce la storia. la tua migliore amica te la fa sporca? eccellente, le tranci le ruote del motorino e finisce la storia. il porfessore ti piazza quattro in pagella? fantastico, gli distruggi la macchina e finisce la storia! non puoi perdere tempo anche a preoccuparti della gente. sono sicuro che avrai un'infinita di modi migliori per occupare le tue giornate-
rimasi per un bel po a riflettere su quello che billie aveva detto, mentre lui si divertiva a lanciare la mia pallina dei Cubs (ero forse l'unica sedicenne italiana che seguiva il football americano) contro il muro di fronte. di primo acchito, quello che aveva detto sembrava la classica cazzata detta li per li da un teppista, ma se ci ragionavo su anche solo per un istante sembrava avere quasi senso. dannazione, quel periodo stava diventando per me tutto un unico grande sogno allucinante (ed ero anche perfettamente in grado di dire che non avevo assunto alcuna droga per facilitarlo) e non potevo certo perdere tempo a preoccuparmi dello stato di totale indifferenza in cui campavo per colpa della mia famiglia.
non esistevo per loro? benissimo, loro non sarebbero esisti per me - almeno per quella sera (forse la piu importante della mia vita). e fine della storia!

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Capitolo 7
*** unofficial ***



ritornando in cucina, abbattei casualmente il cigno di cristallo da mezzo metro appostato sulla mensola che sorvegliava l'ingresso. si frantumo in diecimila pezzettini servendosi di un solo secondo. e per giunta, facendo il rumore di una bolla di sapone che scoppia al contatto con un dito.
-ehi, ragazzina, io ti ho consigliato di fregartene. non di distruggere la tua stessa casa- si lamento billie che mi seguiva a pochi passi di distanza con le mani in tasca e l'aria da 'sfasulato' (termine che in gergo salernitano sta per 'annoiato a morte').
sorrisi malefica e mi strinsi nelle spalle. -mia madre non condivide il concetto di ricordo e non sa minimamente cosa significhi la parola affezionarsi. non gliene freghera niente e pensera di averlo semplicemnete fatto cadere mentre trascinava all'ingresso le sue valigie per le seychelles- mormorai mentre al solo pensiero la rabbia rimontava. -dov'e che sono mike e frank?- chiesi poi interdetta quando notai la casa stranamente piu silenziosa del normale.
-siamo qui!- urlo la voce soffiocata di mike in risposta. frank ridacchiava in sottofondo.
-ehm... qui dove?- chiesi guardandomi attorno senza riuscire ad individuarli. -datemi un segno-
quando udii distintamente il rumore dello scarico, riuscii a collegare la loro posizione al bagno principale.
-perche state scaricando i rossetti di mia madre giu per il cesso?- chiesi temendo per la loro salute mentale quando adocchiai l'espressione molto poco normale che avevano assunto quei due mentre, inginocchiati ai lati del water, gettavano allegramente nella tazza il contenuto di una scatolina Alviero Martini posata sul davanzale.
-pensano che ti incazzerai a morte e muoiono dalla voglia di vedere come reagirai esattamente- tradusse billie ridendo sotto i baffi.
-oh- feci comprendendo lentamente. sul mio volto apparve all'istante un ghigno.
-continuate pure, mi sto incazzando da morire. il resto e tutto in quel cassetto- trillai allegramente indicando l'anta della specchiera. e cosi detto, uscii di nuovo sorpassando billie e la sua espressione segretamente divertita.
-ti va qualcosa da mangiare?- gli chiesi. quando ero vendicativa mi veniva sempre fame.
-mi andrebbe un panino, a dir la verita- ammise lui.
-e panino sia!- esclamai. presi a tirare giu dagli scaffali quante piu schifezze (beh, quelle che erano sopravvissute all'assalto di frank) possibile e mi misi ad affettare allegramente un apio di cetrioli mentre billie mi guardava. si appoggio coi gomiti al piano della cucina e si sporse verso di me. -mi dispiace, piccola- disse. -non mi va vederti cosi- -ma se sono il ritratto della tranquillita!- esclamai ridacchiando.
ma quella non era la verita. dentro stavo morendo lentamente.
-te lo leggo in faccia che c'e qualcosa che non va- continuo imperterrito lui. -non riesci a fregartene come dovresti. altrimenti non staresti qui a cercare di sfasciare questa cavolo di casa-
gettai il coltello nel lavandino e mi lavai le mani sotto il getto d'acqua ghiacciata. -la odio-
-non e un buon motivo per serbare rancore- ribatte lui. -non e mai una bella cosa, fidati. fa solo male-
-tanto meglio- risposi scazzata.
-a te-
-non sono di vetro- risposi come un automa.
-e invece si- ribatte lui. -fai tanto la roccia, ma sotto sotto sei una marshmallow. e quello- disse indicando i resti ormai polverizzati del cigno di cristallo. -ne sono la prova-
mi morsi un labbro e strizzai gli occhi per impedire alle lacrime di scorrere. non volevo che pensasse di avere ragione.
non volevo che mi credesse una marshmallow.
io volevo essere roccia. non me ne volevo fregare.
lo avrei voluto cosi tanto...
il quel momento il telefono nella mia stanza (linea privata, grazie al cielo) inizio a squillare. senza nemmeno pensarci andai a rispondere e billie ovviamente mi segui, sgranocchiando una patatina stantia. persino mike e frank mi raggiunsero, probabilmente spinti dalla curiosita di sapere chi cavolo stava chiamando a quell'ora oscena del pomeriggio.
-pronto- mormorai scazzata sedendomi sull'amplificatore da un metro di altezza che usavo come comodino.
-caterina?- esclamo una voce sorpresa dall'altro capo della linea, quasi come se non si aspettasse di sentirmi rispondere.
-dani!- esclamai saltando giu dal woofer a meta tra impanicata e spaventata.
cazzo, che cretina ero stata. ma perche cavolo avevo risposto?
-ciao, dispersa!- mi saluto lei allegramente. -perche non mi hai dettop che tornavi?allora... com'e andata in inghilterra?-
-bene bene- mentii spudoratamente, facendo intanto cenno ai tre ragazzi nella stanza di tacere. dato che lavorare per un gruppo rock non era mai, per cosi dire, un lavoro facile da gestire, avevamo deciso (insieme al manager e alla band) di mantenere segreto ai miei amici il fatto che avrei passato l'estate in america a fare da PR ai green day. ufficialmente, quindi, ero in inghilterra in viaggio studio, e cosi dovevano crederlo tutti.
benebenebene. e ora come spiegavo questo improvviso ritorno, soprattutto a poche ore da un concerto a cui avrei preso parte come chitarrista?
cercando di mantenere la calma, scambiammo chiacchiere a cazzo per un bel po (come nostro solito) finche lei dicise che era arrivato il momento della grande rivelazione.
-c'e una notizia che ti fara urlare di gioia- fece lei tutta eccitata.
-spara- dissi con un sospiro.
-stasera i green day danno un concerto giu allo stadio Arechi, e io ho un biglietto in piu per te!- esclamo lei trasudando gioia attraverso il cavo del telefono.
all'istante sgranai gli occhi, guardai i ragazzi ancora seduti sul letto e sulla sedia nella mia stanza e tappai il ricevitore con una mano. attaccai ad imprecare in inglese e billie fece per chiedermi qualcosa in proposito, ma io alzai un dito per bloccarlo. sospirai e riportai la cornetta ad un orecchio. -non ci credo- mormorai fingendo immane stupore.
-credici, amica!- esclamo dani al settimo cielo. -stasera ti aspetto ai giardinetti, allora. ci troviamo tutte li con le ragazze e poi andiamo. meno male che sei tornata in citta in tempo! cacchio, che sospresa!-
-oddio non ci credo!- urlai facendo finta di saltare di gioia. poi feci come se mi fossi appena ricordata di un particolare controproducente e smorzai l'entusiasmo (anche perche frank stava cominciando a guardarmi spaventato). -ma ci sara un sacco di gente- dissi fingendo ramamarico. -finiremo nelle ultime file-
-e io che ci sto a fare?- chiese lei retorica. -il palco l'hanno montato proprio davanti alle scuole medie, e io ho corrotto il bidello a lasciarci il portone della palestra aperto. entriamo da li e poi scavachiamo dalla finestra accanto al portone principale. la pirma fila sara nostra cosi facilmente che non ce ne accorgeremo nemmeno-
-mio dio, sei una pazza criminale- dissi colpita (nonostante la situaizone da flebo!).
-pero mi sa che stasera mi incazzo- fece lei sovrappensiero, dopo un attimo di riflessione.
-come mai?-
-sul poster c'e scritto che sara il concerto di presentazione del loro nuovo componente non ufficiale- fece lei incazzosa.
spalancai gli 0cchi e mi portai una mano alla bocca. allora l'avevano fatto davvero. -siete dei bastardi!- mormorai spaventata appoggiandomi il ricevitore alla spalla per coprire la voce.
-grazie del complimento- fece billie sorridendo. -per che cosa esattamente?-
-secondo me l'ha scoperto- gli mormoro mike tirando ad indovinare.
-esatto!- sussurrai disorientata. -prorprio cosi!-
-ehi, sei ancora li?- fece daniela nella cornetta.
-eh, cosa? si certo- dissi distrattamente. -scusami, ma mi hai dato una notizia scioccante-
-anch'io ci sono rimasta secca quando l'ho scoperto!- esclamo lei indignata.
mi costrinsi a fare la domanda di cui piu mi premeva conoscere la risposta. -ma c'era scritto il nome di questo nuovo tizio?-
che mi aspettavo? che daniela mi rispondesse di si?
evidentemente non conoscevo bene billie. -certo che no!- fece lei. -dio, sono sconvolta. una notizia cosi grossa sono stati capaci di tenerla nascosta per chissa quanto tempo-
-che bastardi- dissi scuotendo la testa nella loro direzione. loro mi fecero allegramente ciao ciao con la manina. le parolacce italiane le sapevano tutte... ovvio! gliele avevo insegnate io!
-oh, ti devo lasciare che mia mamma sta cominciando a guardarmi male. ci vediamo stasera, mi raccomando puntuale!- mi ordino.
-non ti preoccupare- mormorai sconfitta. non vedevo nessuna via d'uscita da quella situazione. -a stasera-
-ciao, amichetta- fece lei e chiuse la chiamata.
-e ora come faccio?- chiesi mettendomi le mani nei capelli. mi guardai intorno sconvolta ripetendo -come faccio.... come faccio? quella mi ammazza, mi uccide... come mi defilo senza fargliene accorgere?-
-sembra impazzita- constato frank leggero.
-sembra?- chiese billie. -secondo me ci abbiamo messo solo piu tempo per accorgercene-
ringhiai come un cane arrabbiato. stesi una mano e tirai loro appresso la prima cosa che mi capito sottomano. per mia sfortuna era una bambola, per cui non gli feci troppo male (o almeno non tanto quanto avrei voluto).
-ma che abbiamo fatto?- urlo mike coprendosi la testa con le mani.
-ma che cazzo vi e venuto in mente, brutti spostati?!- urlai furiosa. mi sarebbe parso strano se quelli del primo piano non mi avessero gia sentita.
-possiamo almeno capire che abbiamo fatto, prima di venire trucidati?- chiese frank guardandomi interdetto.
-nuovo componente non ufficiale, eh?- abbaiai brandendo il cordless che ancora stringevo in mano. -e quando pensavate di dirmelo?-
-quando non avresti avuto bambole da tirarci addosso- disse billie tirando su per i capelli la povera barbie veterinaria che avevo scagliato attraverso la stanza.
-gli accordi erano che avrei fatto la vostra chitarrista, e basta!- dissi con enfasi. -non che sarei stata la terza green day non ufficiale!-
-sorpresa!- esclamo mike caricando d'entusiasmo la voce.
gli rivolsi uno sguardo isterico e non gli saltai al collo solo perche avevo di meglio a cui pensare, in quel momento, che ad un possibile cadavere inzuppato di sangue da nascondere.
-pensavamo ti avrebbe fatto piacere, ragazzina- mi disse billie con aria seria.
lo guardai negli occhi tanto a lungo che frank mi agito una mano davanti alla faccia per richiamarmi al presente.
-mio dio, ne ho gia le scatole piene di voi- sospirai gettandomi sulla sedia girevole con aria stanca.
-noi invece non ci stancheremmo mai di casa tua- mi disse mike e con un calcio mi fece fare un giro a trecentosessanta gradi.
-sparite, deficienti- abbaiai afferrando un'altra bambola appoggiata sulla scrivania e facendo come se gliela volessi tirare appresso.
-ok, dolcezza. non c'e bisogno di fare cosi- disse frank, e fu spinto fuori dalla stanza quasi di peso da mike, che si precipito alla ricerca di qualcos'altro di divertente da fare in quella casa di bambola.
era cosi che la chiamavo io, associandola sempre ad un concetto lontano dall'idea che avevo io della parola casa. un luogo piu accogliente di questa opulenza asettica.
quando io e billie rimanemmo soli in camera, billie si stese sul letto e mi invito a fare altrettando.
-ti va un po di sesso liberatorio, piccola?- mi chiese in un orecchio.
-con i tuoi compagni a due centimetri da noi? ma anche no- risposi cercando di resistere alla tentazione.
-ma dai...- cerco di convincermi lui. -hanno appena scoperto la iacuzzi. ci vorra un po prima che si ricordino di noi-
avete dubbi in proposito? ovvio che non resistetti a quella brillante argomentazione!
e per un po scomparvero tutte le preoccupazioni. si dissolsero e fui libera, finalmente, di non pensare a quanti guai mi stava dando questa fottuta e bellissima vita.

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Capitolo 8
*** dressin' up... ***



-spiegami perche l'avete fatto- insistetti a bassa voce, forse per la trecentesima volta in un minuto.
billie sorrise e scosse la testa. -sai, piccola... centinaia di ragazzine sarebbero capaci di uccidere per avere l'opportunita che e stata data invece a te. non ti va di chiudere un po quella cazzo di boccuccia e gioire per una botta di culo improvvisa?-
rimasi in silenzio, mordendomi il labbro e stringendomi alle coperte che mi avvolgevano. io di botte di culo non ne avevo mai avute in vita mia, ecco perche mi riusciva cosi difficile credere a tutto quello che mi stava capitando in quel periodo. come se fosse una delle tante favolette che mio padre non mi aveva mai letto da piccola. avevo il terrore di scoprire cosa si provasse ad incontrare per la prima volta una possibile strega cattiva o un principe azzurro non tanto candido come tutti mi volevano far credere.
profonda disillusione. ecco quello che pensavo fosse la mia vita. tutta un'unica, profonda ed immensa disillusione. e delusione. non mi andava di credere a cose belle e preconfezionate come le favole, il principe azzurro o (oddio) l'amore, perche ero stata portata a capire che cose del genere proprio non ne esistevano. e non solo per colpa della mia famiglia.
non era solo per colpa dei miei (che gettavano allegramente le mie pagelle nel focolare per fare spazio ai loro documenti o mi decapitavano per sbaglio il cicciobello) o di mio fratello (che investiva il mio gatto con la bici o continuava a registrare il suo wrestling sulle mie cassette dei concerti dei metallica o - ohssantocielo -dei green day) ma anche dei miei amici (tipo matteo, che dovevo andare a ripescare in questura col cucchiaino una sera si e l'altra pure perche magari era stato coinvolto in una rissa all'uscita di un locale o aveva pinnato cosi forte con la moto truccata da finire nel canaletto di scolo accanto alla strada per torrione; o angela che si ubriacava come una spugna nei peggiori e sordidi bar della citta e poi mi chiamava alle due di notte per implorare aiuto quando tentavano di violentarla), dei porfessori (tipo la carotenuto, che si divertiva perversamente a punire ogni mia forma di originalita o tentativo di diversificazione pur premiando pomposamente la libera espressione, la bastarda) e dei ragazzi che avevo avuto (come andrea, il cretino che mi tradiva o gianluca, il deficiente che non voleva impegnarsi) a far maturare in me la convinzione che cose belle della vita - per me, intendo - non ne potessero esistere. la cosa peggiore che mi capito (anche se col senno di poi si rivelo la migliore della mia vita) fu iniziare a lavorare come barista per il caffe degli artisti, visto che i miei avevano detto che non mi avrebbero passato piu un centesimo per aiutarmi a comprare quegli orrendi vestiti punk, i cd di rumore (che quella non e musica) e quegli stupidi (per loro) libri con i quali riuscivo ad isolarmi da tutti. fu li che conobbi Drey, il manager dei green day, passato allora a salerno per definire i termini per il contratto del concerto che si sarebbe svolto fra due ore.
non avevo mai avuto un colpo di fortuna cosi potente come questo, quindi, sfortunata com'ero in tutte le cose importanti che rendevano bella la vita di una sedicenne quale io non ero gia piu (mentalmente parlando). nell'ordine: famiglia, scuola, amici e amore.
possibilie che proprio a me, a me!, stesse capitando un'occasione unica come quella, allora? -ehi, bimba, a che pensi?- mi chiese billie, strappandomi violentemente ai miei pensieri.
-che non ho ancora capito come ti sia saltato in mente di mettermi in questa situazione del cavolo- mormorai scuotendo la testa incredula. -ma scusa... che fine hanno fatto le altre due chitarre non ufficiali della band?-
-jason white e jeff matika?- fece billie perplesso.
-si- annuii io.
-jeff si e ritirato su due piedi cinque mesi fa e jason ha dato forfait improvviso poco prima dell'inizio del tour- rispose billie sorridendo. -ne abbiamo parlato anche con drey, e sono tutti d'accordo. vogliamo te, ragazzina. con una chitarra in mano sai davvero cosa fare-
sorrisi e non risposi. non ci potevo ancora credere. -avresti anche potuto avvisarmi, pero- dissi in un mormorio indistinto. -invece di farmelo scoprire da daniela-
si strinse nelle spalle e si stropiccio gli occhi. -volevo vedere come l'avresti presa e, anche se mi dispiace molto per la tua barbie, penso davvero che mi piaccia anche quel lato isterico del tuo carattere-
avvampai come se mi fossi fatta una lampada al colorante mentre lui mi baciava.
-vado a cercare quei due, ok?- mormoro billie staccandosi. io annuii cosi lui si guardo attorno leggermente disorientato mentre si metteva seduto sul bordo del letto. -ti consiglio di prepararti. fra un'ora e mezzo dovremmo in teoria presentarci sul palco- disse mentre usciva.
okok. niente panico.
nientepaniconientepanico.
N I E NNNN T E P AAAA N I C OOOOO!!!!
cavolocavolocavolo, il training autogeno da solo non stava funzionando per niente. quello che mi avrebbe fatto davvero comodo in quel momento era un sedativo per cavalli.
o una martellata in testa, in mancanza di meglio.
mi misi all'impiedi a velocita supersonica, tanto che la stanza mi oscillo attorno per qualche secondo di troppo. una volta recuperato l'autocontrollo, pero, mi fiondai nell'armadio alla ricerca di qualcosa da mettere e fu li che scoprii quanto in realta erano grandi le falle di lucidita nel mio cervello. immaginai infatti tutti i possibili abbinamenti della cintura a quadretti bianchi e neri (il classico accessorio punk, per intenderci) con ogni singolo orecchino presente nel mio portagioie. quando poi persi altri dieci minuti a scegliere l'intimo coordinato alle molline che avevo deciso di usare per farmi le trecce, mi costrinsi a darci un taglio e fare la persona seria.
hmmmmm, persona seria, meditai tra me e me mentre mi strizzavo nei pantaloncini. quando mai lo ero stata? annoiata certo, disillusa sempre, delusa costantemente. ma seria mai.
alla fine optai per leggins nere sotto pantaloncini di jeans denim strappati, maglia nera con scollo asimmetrico, panciotto grigio alla jackie brown, cravatta nera alla iena (i film di tarantino non mi facevano bene per niente, a me!), converse grigie e scaldamuscoli rosa shoking.
e ora... calmacalmacalmacalma! mi concessi qualche attimo di relax mentale (beh, si fa per dire) mentre mi truccavo e mi facevo le trecce, ma dopo fui costretta a stanarmi dal mio rifugio sicuro per andare incontro a dio solo sapeva cosa.
billie era seduto al tavolo della cucina giocherellando con il posacenere il vetro soffiato quando lo raggiunsi. lui fece scivolare su di me lo sguardo quasi di riflesso, ma mi rimase incollato addosso quando mi guardo col cervello presente all'appello.
dio, adoravo quello sguardo assorto. significava che avevo fatto un buon lavoro.
-come sto?- chiesi a bassa voce, quasi temendo che qualcun altro mi sentisse.
-sei...- provo billie ma la voce gli rimase incastrata chissa dove per qualche istante. -cazzo, sei perfetta- esalo quando l'ebbe ritrovata.

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Capitolo 9
*** I'll finish soon! ***



-ehi, ragazzina! come hai fatto ad arrampicarti fin lassu?- mi chiese billie osservandomi. -dev'essere alto per una nanetta come te-
-ha parlato il gigante- mormorai senza nemmeno guardarlo. da questa brillante uscita lui capi che mi era scesa la catena e cosi si decise a lasciar stare il sarcasmo.
-ok, touche- ammise ridendo.
-comunque se metti un piede li ce la fai- dissi indicando con un cenno del capo un woofer piccolino che avevo usato come scalino per arrampicarmi fino in cima alla catasta di amplificatori alta due metri e passa su cui ero seduta. -e facile-
in due secondi fu accanto a me. -che fai di bello, piccola?- chiese sporgendosi oltre la mia spalla per sbirciare il foglio su cui stavo scrivendo.
-matematica, ok?- dissi nascondendo il foglio con immensa vergogna.
mi rivolse una faccia alquanto stranita.
-mi rilassa- ammisi. -e ora come ora ne ho proprio bisogno-
-perche?- mi chiese lui ridendo. -ti stressa il pensiero di tutto quello che siamo riusciti a distruggere a casa tua in cosi poco tempo?- mi chiese divertito.
sorrisi ricordando quando, poco prima di raggiungere il concerto, eravamo andati io e lui a tentoni per casa cercando frank e mike e li avevamo trovati in terrazza che giocavano al tiro a piattello con i sottovasi cremisi e il fucile a piombini di mio fratello. -no, figurati- dissi con un sorriso. -non e questo che mi preoccupa, anzi. pero vedi, non so se sei al corrente del fatto che fra venti minuti inizia un concerto e non mi sara permesso sedermi in fondo al palco a strimpellare come al solito- dissi stropicciandomi le mani impanicata.
-ehi, rilassati- mi disse lui passandomi un braccio attorno alle spalle. mi strinse a se e quel contatto mi restitui un po di coraggio.
-che hai li?- chiesi un attimo dopo quando adocchiai un cilindro nero che si stava rigirando tra le dita.
-oh, niente. la matita- fece lui stringendosi nelle spalle.
-dammi qua- dissi strappandogliela di mano. tolsi il tappo e mi avvicinai al suo viso con la punta rivolta verso di lui.
-ma che cazzo fai?- mi cheise lui spaventato, ritirandosi.
-e dai, ti do una mano- dissi tagliando corto. gli afferrai il viso con una mano mentre con l'altra prendevo a tracciare linee precise sotto i suoi occhi (cercando di non svenire!).
-posso sapere perche mi sto facendo fare bello da una ragazzina?- mi chiese lui scocciato.
-perche ho bisogno di qualcosa da fare altrimenti potrebbe venirmi un infarto.
-hmmm...- fece lui fingendosi sovrappensiero. -io ho un'idea migliore per occupare il tempo- disse. mi afferro il polso della mano che gli stringeva il mento e mi attiro a se. mi bacio tanto intensamente da farmi girare la testa. saltammo giu dagli amplificatori senza che nemmeno me ne accorgessi.
-ma mancano venti minuti all'inizio del concerto...- provai a protestare quando capii che lui, un bacio dopo l'altro, mi stava spingendo verso i camerini.
-me li faro bastare assicuro lui ridendo.

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Capitolo 10
*** little girl ***



-ma dove eravate finiti? iniziamo fra cinque minuti- ci sgrido mike vedendoci arrivare.
-un momento- fece frank squadrando i nostri volti disordinati e i vestiti fuori posto. -che ci facevate tutt'e due nel camerino, da soli?- chiese frugando nella nostra espressione alla ricerca di segni di colpevolezza.
-oh, gli ho dato una mano con la matita- mentii sorridendo da angelo e sventolando il kajal. -vuoi una mano anche tu?-
-no, lui fa da solo- disse billie scocciato tirandomi per un braccio. superammo cosi i due che ci guardavano interdetti e mi trascino fino ad un angolo remoto delle quinte. -la smetti di minare la mia pazienza?- fece lui con aria di chi voleva discutere.
-ehi, volevo solo essere gentile- dissi ridendo. -non te la prendere- dissi. sorrisi e gli passai una mano fra i capelli che sembravano paglia nera. nera come la sua musica.
nera e dannata.
-billie! datti una mossa!- urlo drey comparendo alle nostre spalle alla velocita della luce.
ritirai immediatamente la mano e mi voltai a guardarlo ad occhi sbarrati. -oh, mio dio sta per venirmi un attacco- feci impanicata.
e fu in quel momento che il mio cellulare prese a squillarmi nella tasca, forse per la trecentesima volta in due ore.
-rispondile- mi consiglio billie, gia un piede che seguiva drey. -e dille che sei sotto il palco ma dalla parte opposta alla sua. cosi guadagni un po di tempo-
annuii e mentre lui si allontanava cercai un angolo tranquillo per parlare. -pronto- dissi fingendo con la voce di essere davvero impegnata.
-idiota, dove sei?- mi chiese daniela dall'altro capo con voce davvero scocciata. -guarda che non ti abbiamo aspettato...-
-avete fatto bene- la interruppi. -il concerto penso stia per iniziare, comunque-
-ma tu dove sei?- mi chiese.
-sono dall'altra parte del palco- dissi ricordando le parole di billie. -sono riuscita ad imbucarmia anche senza il tuo biglietto, ma non penso riusciro a raggiungervi-
-e tu come cavolo fai a sapere dove siamo???- mi chiese lei allarmata. -vedi nella sfera di cristallo?-
avrei mai potuto risponderle 'no, ma attraverso le assi del palco si!'. e nemmeno 'ti ho visto uscire dalle finestre della scuola dieci minuti fa, da dietro le quinte', se e per questo. -mi hai detto che avevi intenzione di scavalcare dalla finestra della scuola, no?- azzardai col cuore in gola.
-ah, gia- fece lei ricordandosene. -dai, vedi se ce la fai a raggiungerci- disse lamentosa.
-e come faccio? cammino sulla testa della gente???-
-dai, se ce la fai siamo sempre qui. ok?-
-va bene, ma non credo-
-tu provaci- insistette lei.
-d'accordo!- esclamai piu per accontentarla che altro. quando si intestardiva su qualcosa non c'era verso di farla desistere.
in quel momento, billie, frank e mike fecero il loro ingresso sul palco salutati da un boato proveniente dalla folla e daniela non si curo nemmeno di evitare di chiudermi il telefono in faccia senza alcuna educazione.
mi avvicinai all'ingresso sul palco e gina, la nuova assistente di drey che aveva preso il mio posto da quando avevo iniziato a suonare con la band, mi passo la mia fender nera come l'inchiostro e calda come l'inferno. -buona fortuna- mi auguro in un inglese con pesanti inflessioni francesi. mentre lei si allontanava, mi chiesi vagamente in quale locale potesse essere andato a pescarsela drey e decisi che non lo volevo sapere. in quel momento avevo altro a cui pensare.
ascoltai con stomaco contratto la voce di billie che intanto aveva iniziato a parlare (in inglese, ovviamente), spiegando la presenza di un quarto personaggio sul palco quella sera, e quando arrivammo alla parte in cui lui mi annunciava e io dovevo raggiungerlo, mi scoprii malferma sulle gambe.
-dai, su! non mordiamo mica!- mi canzono lui quando scuotendo la testa mi rifiutai di muovere un passo per rivelarmi. quello che non mi aspettavo fu che mike scuotesse la testa, sbuffasse e attraversasse tutto il palco solo per venirmi a prendere.
oh, santo cielo!
quando lui mi afferro un polso ebbi appena il tempo di calarmi un cappello rosa con visiera sugli occhi prima che lui mi trascinasse in malo modo sul palco. mi lascio andare solo quando raggiungemmo billie, che intanto si era appoggiato alla batteria di tre.
sulla folla era calato un silenzio innaturale. non osavo alzare lo sguardo, ma azzardai un'unica occhiata sotto la visiera alle mie amiche accalcate sotto il palco prima di prendere a fissarmi i piedi.
-oh, niente cappello stasera, dolcezza- ridacchio mike e mi passo un braccio attorno alle spalle. sarebbe parso quasi un gesto gentile se non fosse servito ad immobilizzarmi. a sorpresa, quindi, tre mi sfilo il cappello e lo getto tra il pubblico.
la folla fu in un attimo un sol uomo. trattenne prima il respiro, poi scoppio in grida e fischi festanti.
-sta calma- mi sussurro billie in un orecchio, prima di schioccarmi un bacio sulla guancia.
-oddio, ora svengo- lo avverti a mezza bocca.
-e andata alla grande- si congratulo lui. -perche dovresti?-
scossi la testa, sull'orlo di una crisi.
-guarda le tue amiche- mi consiglio lui accennando al lato destro del palco. una sola occhiata in quella direzione mi basto a ridarmi lucidita. daniela capeggiava un gruppo di scalmanate (composto da angela, anna, annabella e rosanna) che urlavano e saltavano cercando di catturare la mia attenzione. quando le sorrisi, lei agito una mano nella mia direzione e mi rivolse un sorriso a trenta-e-quanti denti aveva in bocca. io allora scossi la testa e finalmente mi sciolsi in una risata, visto che la folla non accennava a smettere di ruggire entusiasta.
-visto?- mi chiese tre abracciandomi. -non c'era nulla di cui preoccuparsi! tutto come previsto!-
-e smettila di tremare- aggiunse mike mollandomi una pacca sulla spalla. -sembra che tu abbia l'alzheimer!-
-she's our little girl!- esclamo billie nel microfono.
tradotto: sono la loro ragazzina.
ecco quello che ero. una semplice ragazzina.
ma allora perche proprio io? perche a me? perche era me che il braccio di mike stringeva per le spalle? perche ero io quella che stava ricevendo pacche affettuose sulla schiena da tre? perche ero io quella che billie stava guardando con soddisfazione, proprio come se fossi figlia sua e lui fosse orgoglioso del mio successo?
ero uguale ad altre diecimila ragazzine, tranne forse per il fatto che ero la piu incasinata, punk e abbandonata di tutte. allora perche proprio a me era toccata quella fortuna?
-perche io?- articolai con la bocca a billie, commossa e sull'orlo delle lacrime.
-perche tu non smetti di combattere- mi rispose lui guardandomi intensamente negli occhi.
rimasi cosi sconvolta da quella affermazione che a malapena mi accorsi che mike mi aveva lasciato andare e tre era tornato alla batteria. billie imbraccio la sua adorata frankestein e mi sorrise. -lei e la nostra cathy little girl- disse trionfante nel microfono guardandomi con uno sguardo intriso della piu pura soddisfazione, come se il traguardo che avevo appena raggiunto fosse fonte di immenso orgoglio per lui.
sembrava il padre contento di me che non avevo mai avuto. sembrava l'amico sincero che non avevo mai trovato. sembrava il ragazzo affettuoso che pensavo non sarebbe mai esistito.
mike intanto attacco a suonare una melodia dolce al piano (ma quando aveva imparato a suonare il piano???). quando la musica poi degenero prima di trasformarsi in un allegro motivetto a due tempi, riconobbi quella che poi sarebbe stata ufficialmente battezzata la mia canzone.
viva la gloria? [little girl]
lentamente, molto lentamente, compresi che mi veniva chiesto di suonare in veste di seconda chitarra visto che mike era al piano, cosi inspirai per richiamare a me tutta la calma zen di cui disponevo (una quantita davvero esigua, se dovevo essere del tutto sincera) e appoggiai le mani su chitty, pronta.
billie attacco a cantare e scoprii quanto in realta quella canzone mi appartenesse. in fondo parlava di una ragazzina che piangeva mentre il suo cuore moriva all'interno della sua anima irrequieta. parlava di anime che si epuravano dall'amore e di lame di rasoi che facevano scorrere il sangue a fiotti.
tre picchio con violenza sul tom tom della sua batteria e con una schitarrata entrai prepotente nella canzone, per dimostrare che davvero ne facevo parte.
per dimostrare quanto in realta fosse mia. per dimostrare quanto la ragazzina con la faccia nel canaletto che corre dal fiume alla strada come una randagia fossi io.
continuai a suonare accanto a billie, sempre piu convinta di essere parte di quella canzone. quella canzone che descriveva con precisione allucinante la mia vita, il mio percorso e la mia anima. che descriveva la mia vita che ora stava finalmente cominciando a chiamarmi, il mio percorso finora costellato di ciarlatani e santi dell'abbandono e la mia anima che cadeva come il cielo quando viene sera. quella canzone stava cucendomi addosso il mio profilo come nessuno era mai stato capace di fare. stava raccontando di tutte le volte in cui i miei occhi iniettati di sangue e pronti a mordere avevano rivelato in realta il mio cuore tradito. stava confessando quanto in realta fossi stata una sporca bugiarda, tutte le volte che avevo predicato davanti al coro e quello non mi aveva ascoltato, mostrando cosi la me delusa e arrabbiata che in fondo non ero.
perche io volevo essere buona. volevo essere fiduciosa. volevo credere ancora in qualcosa. lo volevo davvero. ma se intorno a me continuavo a vedere nero, come potevo convincermi che c'era ancora qualcosa in cui sperare? era tremendamente vero, continuavo a combattere, con le unghie e con i denti, ma non perche sperassi ancora in un cambiamento. era tardi per quello. solo forse perche temevo in un ulteriore peggioramento. e poi perche forse non volevo eliminare a priori possibili occasioni di miglioramento.
un attimo, allora.
era questo quello a cui in realta si riferiva quello 'sporca bugiarda'? il fatto che non sperassi piu in niente ma in realta sperassi ancora inconsciamente in un'occasione di redenzione?
dopotutto, aveva un senso anche questo. sperare, senza averne nemmeno ne coscienza ne sentore, di poter ancora sperare era una condizione ammirevole per una che aveva perso ogni occasione di essere felice.
ecco perche non avevo smesso di combattere, violenta, contro la natura sfortunata in cui mi aveva gettato questa folle, pazza vita.
e intanto la canzone andava avanti, portandomi per mano attraverso altre rivelazioni e consigli. ora mi stava prepotentemente sussurrando, tra una schitarrata e l'altra, che le tracce di sangue mi avrebbero per sempre seguito a casa, come le tracce di mascara sulla faccia che rivelano lacrime bramose di fuga. non avrei potuto liberarmene facilmente, come non avrei potuto liberarmi del mio passato, quel corpo che ancora sanguinava come un animale ferito dalle troppe delusioni e sconfitte. ma mi stava anche lodando per essere cosi combattiva, una sorella della preghiera (e della speranza di sperare ancora, per come la vedevo io) che correva ancora, anche se aveva le vesciche ai piedi e delle pericolose cesoie in mano che avrebbero potuto ferirmi ancora se fossi inciampata di nuovo. attaccai l'assolo di chitarra senza quasi nemmeno accorgermene e mentre tre mi accompagnava con la batteria, billie mi si avvicino e, passatomi un braccio attorno al collo, mi stampo un bacio sulla fronte che io accolsi sorridendo felice. mentre io continuavo a suonare liberando tutta l'energia che non sapevo di avere in corpo, lui guido il fiume di applausi a tempo della folla.
quando la musica cesso, avevo il fiato corto e il cuore a mille.











okok, gente, ora è il momento di spazio Cerere (oddio, sembro davvero una importante...). allora, prima di tutto volevo ringraziare la mitica ed inimitabile ShopaHolic, che ha seguito questa storia fin dalle prime battute e non smette mai di lodare le mie opere (anche se sembrano piu fanatismi di una fan sfegatata che altro). e poi un ringraziamento va anche a Bubiii, che con il suo complimento davvero lusinghiero mi ha spinto ad autopromettermi di postare ogni giorno (anche se non so fino a che punto potro mantenerla, sta pormessa.... dipende tutto da quella str**za della Carotenuto, la mia prof di Biologia). e poi volevo anche ringraziare Mitika 81, che ha ficcato assieme a Bubiii questa storia fra le preferite, Guitarist_Inside che l'ha messa fra le seguite (e mi ha aiutato con un piccolo problemino logistico relativo al mio quasi totale ritardo intellettivo circa html e trik-e-trak simili), ma anche tutti gli altri che continuano a visitarla.... --> a loro va una piccola preghiera. mi farebbe davveeeeeero piacere (dio, non sapete nemmeno quanto) ricevere anche qualche recensione in proposito. cosi, giusto per sapere come sto andando e se la visitate perche vi piace o per sbaglio (magari ci avete cliccato su non intenzionalmente o cose simili). quiiiindi...... vi prego, recensite!!!! anche se fosse per dirmi che è un'immane cavolata, almeno sapro come comportarmi in futuro e dove ho sbagliato :)
kisses,
cerere

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Capitolo 11
*** dream, America... dream! but september has almost ended... ***



mi svegliai di soprassalto. avevo il fiato corto e la fronte madida.
ad occhi sbarrati, mi guardai attorno mentre cercavo di ricordare il confine tra sogno e realta.
perche di sogno si era trattato. di questo ne ero certa.
era ovvio, no? cose del genere non erano proprio possibili in quello strano posto dove vivevo, anche chiamato realta.
non era possibile che avessi davvero suonato con i green day, solo la sera prima. e nemmeno che avessi passato l'estate a lavorare per loro, se e per questo.
era semplicemente impossibile.
cliche cosi ovvi come la principessa che, guarda un po, realizza il suo sogno non erano cosi facili da mettere in pratica come la disney cercava invece di venderci.
cercai di riavvolgere il filo sconnesso dei miei pensieri attorno al nervo della razionalita mentre mi guardavo attorno alla ricerca di particolari che mi potessero aiutare a ricordare in che realta fossi.
dovevo ragionare.
semplice.
ero nella mia stanza, a ulteriore riprova che non era vero che me l'ero fatta con i green day. non sarei stata nella mia camera, altrimenti. tesi poi l'orecchio alla ricerca di rumori dal resto della casa e la sentii vuota.
vuota e sola.
come al solito.
ecco. i miei saranno al lavoro come al solito.
e mio fratello?
dalla finestra aperta e assolata che lasciava entrare soffici sbuffi di fine estate arrivavano urla e risate, sintomo di una partita di calcio improvvisata sotto il mio portone dai ragazzini che purtoppo avevano la sfortuna di avermi come vicini di casa.
probabilmente mio fratello era con loro.
cercai di girarmi su un lato e scoprii la testa stranamente pesante. mi accorsi anche di avere uno strano fischio nelle orecchie. probabilmente mi ero addormentata di nuovo cullata dall'heavy metal nelle orecchie (teoria confermata dall'immediato ritrovamento delle cuffie dell'i-pod sotto il cuscino).
...
a volte l'abitudine era una gabbia davvero opprimente, se confrontata con i sogni galoppanti che il tuo cervello produce.
'era stato un bel sogno, dopotutto', pensai malinconica. ma ci si doveva svegliare.
purtroppo era inevitabile.
magari fra un secondo angela o rosanna mi avrebbero chiamato implorandomi di andarle a ripescare dalla loro solita serata PGZ - formula che sta per Piazza-Garden (=bar)-Zelig (=discoteca).
e tutto tornera alla normalita.
normalita. che parola orribile anche solo da pensare!
fu in quel momento che una contrazione improvvisa allo stomaco mi annuncio che avevo una fame boia.
ma che razza di ore erano???, mi chiesi. il sole era gia intero.
afferrai la sveglia dal comodino e la piantai a due centrimetri dal mio naso (perche senza ne occhiali ne lentine ero praticamente cieca).
mezzogiorno passato.
dio, quanto ero stanca.
ci si poteva stancare a sognare?
hmmm, non penso.
mi trascinai giu dal letto e vagolai fino alla doccia. l'acqua ghiacciata lavo via l'annebbiamento e la malinconia per aver scoperto di aver sognato tutto.
purtroppo io vivevo nella parte di mondo che apparteneva alle persone normali. e non era cosi facile passare dall'altra, quella popolata da loschi figuri saturi di tatuaggi che amavano farsela con le ragazzine affette da manie di rock-punk in stato terminale.
e questo e quanto.
tornata in camera con la testa stranamente vuota, vidi che il celluare lampeggiava.
messaggio.
tutto come previsto.
litigai per qualche secondo con i pulsanti del nokia (che sembravano saltare da una parte all'altra della mia visuale) e alla fine riuscii a leggere il messaggio.
c.v.d. avrebbe detto euclide. angela mi aveva mandato un messaggio di appello. stavolta pero, sembrava essersi sprecata piu del solito!
vieni al garden.
telegrafica all'estremo.
doveva essere in un bel casino.
sbuffai e mi buttai addosso le prime cose che saltarono fuori dall'armadio. in dieci minuti ero in strada, le cuffie nelle orecchie, sotto il sole settembrino che ancora aveva il coraggio di spaccare le pietre. il calore e la luce mi infusero un po di buonumore in piu.
dopotutto, mi ero solo svegliata. settembre stava per finire e io dovevo prepararmi alla realta, nonostante il sogno continuasse a sgomitare per guadagnare le prime file della mia attenzione.
ma, in fondo, ero sempre io. no? ero sempre la stessa ragazzina abbandonata che viveva costantemente dentro la musica. non era cambiato niente...
e allora perche mi sentivo cosi male? avevo assaggiato il sapore di un sogno, un bel sogno, dopo non so quanto tempo e, parallelamente, avevo provato per la prima volta nella mia vita la malinconia per la sua fine. sospirai e mentre svoltavo nella traversa del garden perfino un sorriso sali ad incurvarmi le labbra.
non era stato cosi male, dopotutto, questo sognare.
per un po non ero stata la solita schiva.
avevo provato a sognare.
un momento, pero.
se era stato tutto un sogno... allora perche tutti in strada continuavano a fissarmi come se non potessero credere ai loro occhi???









e cosi finisce l'avventura di cathy-little-girl. allelulia, direte voi! :D e vero, vi ho gia ammorbato abbastanza con queste stronzate.
e come al solito, i ringraziamenti sono d'obbligo. il primo va a ShopaHolic, che non mi ha mai, mai, mai, mai, mai abbandonato. grazie infinite. e grazie anche a Giutarist_Inside, che mi ha dato un'enorme mano a rendere questa FF decente (o almeno leggibile, visto che lei, poverina, non ha colpa delle stronzate qui sopra descritte -> tutto frutto della mia mente malata e che decenti proprio non possono definirsi). poi anche a Bubiii e Mitika81 che l'hanno seguita :) alle altre persone che l'hanno visitata, spero vi sia piaciuta e non mi giudichiate troppo cretina per aver prodotto una storia di tale contenuto idiotico (e commentate, cavolo! almeno ora che e finita fatemi sapere!).
il bacio e il ringraziamento piu grande, pero, va ad una sola persona, e questa non puo essere che la mia Dani (che spero di vedere presto da queste parti), mia compagna di banco (e di vita, per come la vedo io) che ha avuto la sfortuna di dovermi sopportare da quando avevamo tre anni. e lei che ha visto nascere cathy (tu sai di che parlo) e ora la sta guardando crescere, orgogliosa come solo una vera amica sa fare.
spero che l'anteprima nazionale sia stata all'altezza di cio che ne e venuto fuori. e spero che il resto del mondo capisca l'ultima frase del capitolo senza bisogno di spiegazioni! :D
baciotti, al prossimo attacco di fanatismo
cerere

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