Afraid of

di Okimar
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il mio compleanno ***
Capitolo 2: *** Anelli ***
Capitolo 3: *** Stop alle promesse ***
Capitolo 4: *** Puntini ***



Capitolo 1
*** Il mio compleanno ***



Il mio compleanno

Non appena misi piede nell'aula di teatro, mi accorsi subito che c'era qualcosa di strano, mancava infatti la luce, una cosa che non potevo certamente non notare. Camminai piano, misi una mano sulla porta, con l'altra riuscì a trovare l'interruttore della luce. Premetti il pulsante, ma non si accese nessuna luce. Cominciai a preoccuparmi. Che cosa stava succedendo? Perchè gli altri non erano già arrivati? Ero io quello in ritardo, loro sarebbero dovuti essere già qui.. Mi voltai per uscire, quando una mano si posò sulla mia spalla, facendomi fare un salto. La luce si accese di colpo, ed io potei vedere che la persona che mi teneva non era altri che la mia migliore amica, Josefina. Avevo ancora il batticuore, quando mi sorrise dicendo, insieme a tutti gli altri presenti nella stanza: -Auguri Patty, tanti auguri a te!- la guardai prima in malo modo, poi sorrisi, mostrando in tutta la sua bellezza il mio apparecchio.
-Giusy! Ragazzi, che cosa vi è saltato in mente?- chiesi, tenendomi una mano sul petto e ascoltando l'irregolarità del battito del mio cuore. Non riuscivo a credere di essermi dimenticata che era il 14 luglio, il giorno del mio compleanno. Di solito non dimentico mai niente..
-Oggi è il tuo compleanno, quindi..- mi rispose, unendosi agli altri ragazzi. -TANTI AUGURI A TE, TANTI AUGURI A TE!- li guardai confusa. Erano tutti una massa di sorridenti esagerati.
-Non dovevate, ma grazie lo stesso.- sorrisi alle mie amiche.
-Di niente, se no a cosa serviamo noi?- disse Tamara, avvicinandosi con le mani dietro alla schiena.
-Che cos'hai li dietro?- chiesi, sospettosa. Non sarà mica..
-Un regalo per te!- disse porgendomi un pacchetto rosa, io lo guardai, non facendo cadere la guardia. La ringraziai con un gesto semplice e poi cominciai a scartarlo. Quando ebbi finito ci trovai ciò che non mi aspettavo mai potesse regalarmi: un libro. E non uno qualsiasi, ma Twilight, avevo visto la pubblicità in televisione, ma non me n'ero molto interessata. L'horror non era mai stato il mio genere preferito. Tuttavia quel giorno, quando mi ritrovai tra le mani quel volumetto piuttosto spesso, sorrisi, ma non falsamente nei riguardi della mia amica per non ferirla, no, stranamente ero sincera. Perchè.. c'era qualcosa nel disegno della copertina che mi attirava.. non sapevo dire bene il perchè.. ma era così. Lo voltai ed ecco che ci trovai alcune frasi che mi colpirono. Non era il solito libretto con dietro un breve riassunto dell'intera storia, cosa che spesso mi dissuadeva dal leggere un libro perchè a prima vista sembrava noioso. Ma com'è che si dice? Mai giudicare un libro dalla copertina.. "Di tre cose ero del tutto certa. Primo, Edward era un vampiro. Secondo, una parte di lui- chissà quale e quanto importante- aveva sete del mio sangue. Terzo, ero totalmente, incondizionatamente innamorata di lui." Mi piacquero quelle parole messe insieme. Sì, decisi che era un regalo davvero apprezzabile.
-Grazie Tamy, grazie di cuore..- dissi poi finalmente alzando lo sguardo verso di lei, che attendeva infatti ansiosa una mia reazione, probabilmente sperando fosse positiva, ma non ne potevo essere certa.
-Di niente..- mi sorrise. -So che non è nel tuo genere.. ma.. qualcosa mi ha detto che dovevo regalartelo..- sul subito non pensai che quella cosa potesse sembrare strana o avere più importanza di quanto non gliene diedi affatto. La mia attenzione venne infatti rivolta verso quello che mi stava porgendo un'altra delle popolari, Sol. Lo presi dalle sue mani delicatamente, era un pacchetto piuttosto piccolo. Avevo idea che ci fosse dentro qualcosa di molto fragile e in effetti avevo ragione. Quando infatti lo aprii ci trovai una collanina a forma di fiore. Capii che dovevo aprirla e non appena ci riuscii, vidi una cosa che mi fece molta tenerezza: era una delle nostre foto, io, Tamara, Giusy e Sol tutte e quattro le popolari, unite.
-Grazie Sol!- l'abbracciai. Poi sorrisi a tutte le popolari. Avevo davvero delle amiche uniche e fantastiche.
-E adesso tocca al mio..- disse Giusy tutta sorridente, impossibile non imitarla subito per me. Era un pacco di dimensioni medie e peso normale, che non dava nessun indizio. Lo scossi appena. Nessun suono che mi potesse aiutare. -Aprilo, su..- mi disse poi lei vedendomi assorta nei miei pensieri e vari tentativi falliti. Io lo feci. E rimasi a bocca aperta.
-Non ci posso credere! Grazie Giusy!- le gridai. Era davvero la mia migliore amica, non c'erano dubbi. Tamy e Sol anche, erano speciali e davvero importanti, ma mi dispiaceva dirlo e infatti non lo dicevo mai, restava Josefina la mia best friend. Lei fece un altro dei suoi sorrisi bianchissi, da modella, ma se qualcuno le avesse anche solo proposto la cosa, lei si sarebbe infuriata tantissimo.. al momento stava ancora con Guido, che aveva già sperimentato la carriera da "modello" ma che ora suonava con gli Scracht. Quello che mi aveva regalato era più di una cosa, un'insieme: un microfono rosa chiaro molto molto femminile, adatto a me, delle cuffie della stessa tonalità, abbinate e per ultimo un paio di occhiali sempre naturalmente del mio colore preferito, rosa, da sole. Tutte cose da "star". Il pensiero mi fece ridere.
-Di niente...- mi rispose poi lei, lasciando posto a un nuovo venuto: Santiago. Prima che porgesse il pacco che aveva in mano, lo ringraziai per un'altra cosa.
-Santiago, grazie per la torta.. che hai fatto..- gli sorrisi amichevolmente.
-Non dirlo neanche..- mi disse lui sorridendo a sua volta. E poi mi diede il suo pacco. Anche questo mi sorprese e non di poco. Era davvero.. speciale! Un album. Non l'avrei mai neanche immaginato.. un album strapieno di fotografie di noi popolari, tutte le ragazze insieme, o solo i ragazzi, a due a due, e poi alcune foto dei ragazzi anche divini, foto del periodo di quando Antonella era mia amica, alcune delle divine, persino una di Emma e di Nicolas, mio zio Chicco, nonna Ines e Germano, Pedro, i vari concorsi e sfide che avevamo fatto, Maty il cagnolino, mia mamma e mio papà insieme, c'era insomma di tutto e di più.. ero estasiata, ma a un certo punto dovetti interrompere, erano troppe! E sotto ad ognuna c'era una dedica con firma o una frase speciale.. chissà da quant'era che ci lavorava.. pensai.
-Wow.. non ho parole.. davvero.- dissi solamente. Lui sorrise soddisfatto e toccò ad un altro.. mamma quanti regali! Bruno si avvicinò a me lentamente. Non avevamo parlato molto, poco e poco spesso da quando era arrivato.. eravamo semplicemente troppo diversi.. mi chiedevo curiosa che cosa mi avesse regalato uno come lui..
-Tieni.- mi porse una busta, poco spessa. Aggrottai le sopracciglia e lo guardai una sola volta, prima di aprirla. Ne tirai fuori un buono e aprii la bocca sorridendo, pensando "Il solito Bruno!". C'era una scritta nera. "Buono per ricevere lezioni completamente gratuite di chitarra da" e il carattere diventava corsivo "Bruno". Sorrisi. In fondo l'idea mi sembrava carina e sopratutto creativa.
-Grazie..- e gli diedi un bacio sulla guancia, prima volta se ci pensavo.. Poi fu il turno di Guido, che prima di farsi avanti sorrise e ne ricevette uno in cambio, da Giusy. Lui mi diede un pacchettino minuscolo. Lo scartai e diventò un sacchettino. Lo aprii e ci trovai un cuoricino rosa e non rosso, con un incisione: "alla mia cupido preferita, con affetto Guido, p.s. è merito tuo se ora siamo così felici!" aveva sottolineato il siamo. Mi commosse anche questa. Non aveva idea di quanto bene mi facesse, dicendomi quelle cose. Avevo le lacrime agli occhi, ma le scansai. -Grazie!- dissi di nuovo, ma stavolta molto più decisa. Con Guido mi veniva più naturale.
Fu la volta di Felipe. Lui mi regalò delle converse.. chi gli aveva dato il mio numero di piede? Mah.. lasciai il dubbio da parte per scartare quello di Alan: un cd con tutte le canzoni che avevamo cantato, ballato, o anche solo provato e ascoltato a scuola.. decisamente qualcosa fatto da lui, pensai sorridendogli. Poi venne il fratello di Bruno, perennemente nonostante tutto, innamorato di Giusy, Gonzalo. Scartai il suo ancora curiosissima, non mi sarei mai stancata di scartare! Ci trovai una targhetta con anche una data che ricordavo bene, perchè era stata la prima volta che cantavo davanti a tutti senza maschera. "A Patty, in ricordo del suo debutto, ci hai fatto capire quale bellezza conta davvero" poi andava a capo "*Patty alé, Patty alé*". Risi per quell'ultima frase, ricordando quando mi avevano portato in trionfo, mentre le ragazze continuavano a ripetere quella frase, appunto.
-Grazie.- gli dissi quasi singhiozzando commossa. Mancava ancora un ragazzo alla lista. Fabio. “Alla vera NON divina” lessi sul pacco. Mi veniva da ridere, ma mi trattenni. Era una lettera. Di Antonella. Per me. Dove scriveva tante cose belle e brutte, su di me, su di noi, su quanto era felice con me come amica e che non riusciva a credere che io l’avessi potuta abbandonare proprio in un momento così terribile. Infatti non era andata così, ma Pia e sua madre le avevano fatto il lavaggio del cervello, convincendola che a me non era interessato niente di quando lei era in coma. Per me quello valeva più di qualsiasi oggetto materiale comprato con soldi di carta. -Oh.. Fabio.. grazie..- balbettai quasi a questo punto. Lui mi sorrise solamente, poi guardò verso la sua ragazza, Tamara. Ero così felice anche di questo: che lui l’avesse finalmente perdonata, visto che era anche colpa mia.. anzi.. solo mia. A noi Tamy aveva raccontato che lui le aveva detto che non poteva sopportare di vederla uscire con altri e che aveva preso la decisione di scusarla perchè non voleva perderla. Che romantico!
-Anche Antonella voleva che l’avessi.. ma non si fidava a dartela..- mi confidò sussurrandomi nell’orecchio, prima di andare verso gli altri. Io ero al settimo cielo, mi chinai per accarezzare Maty, il mio bellissimo mini cagnolino a salsiccia. Alzando lo sguardo vedevo solamente sorrisi, ovunque, erano fin troppi e esagerati! Incontrai quelli di mamma e papà che si avvicinavano a me tenendosi a braccetto. Con la coda dell’occhio guardai verso mia nonna e la sorpresi a sorridere, non so se per me e la gioia che c’era nell’aria o se perchè veramente era felice che mio padre Leandro stesse con mia madre, dopo tutto.
-Amore mio, anzi, nostro..- si corresse mio padre. Io capii in quell’istante che avrei pianto dalla commozione, quando avrebbe finito il suo discorso. -.. tu sei per noi due la cosa più importante che c’è, e per te, solo per te..- sorrise. -..abbiamo deciso nonostante tutto di mettere da parte le nostre varie divergenze e..- suspense. Odio la suspense nella vita reale! -..vivere tutti e tre insieme!- concluse. Io sgranai gli occhi e spalancai la bocca, realmente incredula. Era la notizia migliore che potevo ricevere! Ma non sapevo ancora che mia mamma ne avesse una migliore.
-Anche perchè..- nuova pausa che mi agitò e fece crescere l’ansia nell’atmosfera. -..sono incinta.- lo disse come se fosse una cosa da niente. Compresi subito che solo papà ne era al corrente, perchè anche tutti gli altri invitati, come me, si tenevano mani sulle bocche, si guardavano gli uni con gli altri, sorpresi, ma felici. A questo punto non ce la feci più e corsi ad abbracciarla.
-Mamma! E’ una notizia fantastica!- le gridai. Lei ricambiò il mio abbraccio. Poi venne il momento di nonna Ines, che già mi aveva precedentemente regalato un computer, un mp3 e un sacco di altra roba extra tecnologica.. Guardai verso di lei e vidi che non aveva niente in mano. Poco male, a me bastava la sua presenza, pensai.
-Nipotina cara...- cominciò come suo solito con i complimenti. Le sorrisi. -..il mio regalo è troppo grande da portare qui.. e non devi neanche scartarlo.. e già a casa di tuo papà.. mi correggo, ormai casa tua..- si voltò e giurai, che sorrise a mia madre! -..quando andrai a casa lo noterai subito, ne sono certa.- finì così, lasciandomi nella curiosità più assoluta.
-No, dai, dammi almeno un indizio!- piagnucolai come una bambina. Lei per poco non rise. Mi porse un depliant. -No! Mi hai regalato..- immaginai che tutti gli occhi fossero puntati su di me. -..una.. una.. cameretta!- strillai al colmo della gioia. Dopo di lei si avvicinò il suo ormai ufficiale fidanzato e quasi nonno, nonno adottivo, Pedro Achabal, produttore molto famoso.
-Patty, chiudi gli occhi.- mi disse. Io lo feci e sentii che mi metteva qualcosa di rigido e poco spesso, anche scivoloso, tra le mani. -Aprili pure.- lo feci e cacciai un urlo forse più forte di tutti quelli che avevo fatto quel giorno. Lui annuì. -Sì, è la copertina in anteprima del tuo PRIMO CD.- non sapevo come reagire a questa cosa. Strillare era infantile.. ma.. a questo punto, chi se ne importa!
-Grazie.. a tutti.. davvero..- mancava ancora mio Zio Chicco, che mi regalò qualcosa che non potevo tenermi per tutta la vita accanto, ma ero felice di avere anche solo per quel giorno: la sua ragazza Emilia. E poi, a famiglia conclusa, i regali che mancavano erano quelli delle mamme e papà dei miei amici e dello zio, per me prof extra mitico, Fito. E giunse il momento della torta e delle candeline. Giusy andò a spegnere le luci e io chiusi gli occhi e espressi il mio desiderio, quindi soffiai e spensi tutte e 14 le candeline. Questa volta non si sarebbe avverato e lo sapevo. Perchè avevo desiderato che Matias fosse venuto alla mia festa. Non potevo cambiare il corso del tempo. Aprii gli occhi. E non ci potevo credere. Un ragazzo davvero carino era avvolto in metri e metri di nastri di tanti colori diversi, in testa portava un bel fiocco rosa, della tonalità del mio colore preferito. E chi era? Matias. -Ma.. ma..- non riuscii nemmeno a dire il suo nome. Che figure da tonta, che finivo sempre per fare.
-Ciao Patty.. scusa per il ritardo..- mi disse invece lui. Io ero rimasta a bocca aperta, mi sforzai di chiuderla e lui mi abbracciò. Un veloce abbraccio, perchè tra l'altro eravamo in pubblico e lui non era né il mio ragazzo, né nient'altro di speciale. Solo il mio migliore amico. Che per me era già anche tanto. -Non credere che io sia il tuo regalo..- disse poi entrando nei dettagli. La cosa si stava facendo interessante. Ne volevo sapere di più. -Guarda.- mi disse semplicemente, passand0mi dei foglietti minuscoli. No. Incredibile. -Biglietti.. per..- lui annuì. -..per la finalissima del Boca!!- sorrise. Io avevo già troppo secondo me, spalancato la bocca in un giorno solo. -Allora Patty.. ti è piaciuta la tua inaspettata sorpresa?- mi domandò sua sorella, un sorriso unico stampato in viso.
-E me lo domandi?- risposi con un'altra domanda io, ironicamente. -Ma ora mangiamo la bellissima e immagino anche buonissima torta preparata da Santiago...- chiarii. Il mio stomaco cominciava già a protestare borbottando frasi sensate solo per lui. Il nostro cuoco provetto sorrise cominciando a tagliare fette, disporle su piatti fornite di coltello e forchetta, tutto esclusivamente di plastica, e distribuirli ai miei invitati. Da poco mi ero fissata con un'idea che stava, lo dovevo ammettere, un po' facendo impazzire mia madre. Volevo dimagrire un po'. Perchè stavo crescendo e non volevo diventare una specie di pallone gigantesco. Ora che non ero più una bambina, dovevo allargare i miei orizzonti, al di là di Matias.. certo, come se fosse così semplice.. comunque la mia nuova fissa era la dieta. E quindi mangiai una sola fetta di torta. Forse parve strano, perchè di solit0 apprezzavo abbastanza c0n enfasi tutte le cose mangerecce. Ma nessuno fece alcun commento.
-Allora.. che mi sono perso?- mi chiese Matias in un attimo che c'eravamo solo io e lui. Alzai le spalle.
-Beh, un sacco di regali, alcuni molto bizzarri, specialmente quelli dei maschi..- scherzai. -.. ma dimenticavo.. guarda qui!- gli passai quel parallelepipedo con le basi a forma di quadrato.
-No! Che bello Patty, il tuo primo cd!- si capiva che era davvero felice per me. Gli sorrisi. Lo voltò e lesse a mente i titoli delle canzoni che ne facevano parte. Quelle d'amore erano tutte dedicate a lui, ed era ormai già da un po' che lo sapeva. Le altre le avevamo ballate come popolari un sacco di volte. E ancora l'avremmo dovuto fare altrettante. Ce n'era una sola che per tutti era sconosciuta. -Ma.. questa non l'ho mai sentita..- me la indicò.
-Già.. infatti.. è una specie di traccia nascosta..- gli spiegai io con una strana luce negli occhi.
-Non è che.. potresti cantarla? Qui, al tuo compleanno..- ormai avevo superato da una vita il problema del non riuscire a cantare in pubblico, a meno di una maschera di una regina d'Egitto.. ma comunque non avevo tanta voglia di cantare. Però bisognava considerare che era stato Matias a chiedermelo. Non potevo resistere.
-Non so Matias.. non so se me la sento...- dissi dubbiosa, cominciando a mordicchiarmi freneticamente il labbro inferiore. Lui mi obbligò a guardarlo negli occhi. Eh, ma così non valeva, Matias sapeva benissimo quello che provavo per lui! Mentre mi mancava il fiato, lo vidi fare quel suo dannatissimo sorriso, quello che più maledettamente amavo.
-Ti prego, fallo per me..- chiusi gli occhi interrompendo il nostro contatto visivo. Li riaprii e lui naturalmente era ancora lì. Annuii, sconfitta.
-E va bene...- lui ridacchiò per il mio tono di voce. Presi forza, non ce l'avrei mai fatta. Troppa pressione, c'era il ragazzo che amavo che mi aveva chiesto di cantare, di farlo per lui.

si tuviste un dia donde todos saliò mal
ya no importa el tiempo pasado
entre tus amigos siempre ay un lugar
para sentirte acompanado
porque la amistad es lo mas hermoso del mundo
caminemos juntos
mas, mas, mas, mas siempre ay algo mas
y te hara vibrar de alegria
mas, mas, mas, mas siempre ay algo mas
y le va a dar onda a tu vida
es un sueno una esperanza
algo nuevo que vendrà
es la fuerza que te ajuda para volver a empezar
si tuviste un dia donde todos saliò mal
ya no importa el tiempo pasado
entre tus amigos siempre ay un lugar
para sentirte acompanado
porque la amistad es lo mas hermoso del mundo
caminemos juntos
mas, mas, mas, mas siempre ay algo mas
y te hara vibrar de alegria
mas, mas, mas, mas siempre ay algo mas
y le va a dar onda a tu vida
es un sueno una esperanza
algo nuevo que vendrà
es la fuerza que te ajuda para volver a empezar
mas, mas, mas, mas siempre ay algo mas
mas, mas, mas, mas siempre ay algo mas
siempre ay algo mas
mas, mas, mas, mas siempre ay algo mas
y te hara vibrar de alegria
mas, mas, mas, mas siempre ay algo mas
y le va a dar onda a tu vida
es un sueno una esperanza
algo nuevo que vendrà
es la fuerza que te ajuda para volver a empezar mas!

Conclusi la canzone alzando il braccio destro in aria. Lo guardai di sfuggita e lo vidi sorridere. Questo era il più bel compleanno di tutta la mia vita, senza alcun dubbio. Vidi con la coda dell'occhio Matias che si faceva sempre più vicino. Riuscii a non tremare, sarei parsa troppo stupida persino a me stessa.
-Sei stata bravissima Patty.. e la canzone è.. davvero bellissima..- ok cuore, smetti di battere così forte, non riesco a sentire quello che mi sta dicendo..! E invece sentii benissimo e tutto quello che riuscii a fare, fu sorridergli. -Pensi che possa già prenotare una copia del tuo cd?- già, lui faceva il simpatico e piano piano io perdevo sempre di più il senso della realtà che mi circondava.
-Ma non fare lo sciocco, perchè dovresti comprare il mio..- lo dissi e mi sentii realizzata -cd- avevo anche io uno scopo nel mondo, allora -se ti basterebbe registrarmi mentre canto durante le prove?- che idea davvero bizzarra.. una vera e propria follia! Mi venne da ridere.. l'immagine del ragazzo dagli occhi castano chiaro con un registratore nascosto sotto la camicia della nostra divisa, era troppo per la mia povera mente.
-Lo so, ma lo vorrei comunque comprare..- di nuovo mi fissò in quel modo e nuovamente io mi sciolsi, esattamente come il burro. Un paragone decisamente azzeccato!
-Su ragazzi, non restate qui soli a confabulare, è ora di ballare!- l'entusiasmo di Giusy ruppe qualsiasi armonia si fosse potuta creare in quei pochi minuti. Prese me per un braccio facendomi piroettare direttamente tra le braccia di Santiago. Mi sentii in imbarazzo, sapevo di essergli piaciuta, non abbastanza tempo fa, e questa cosa mi faceva sentire strana. Perchè l'amore non era così semplice? Perchè non potevo essermi innamorata di lui, invece che di.. Matias.. Lo vidi solo, che si guardava intorno, spintonato dai suoi amici. Fabio ballava con Tamara, Felipe con Sol, tutti comunque avevano una patner. Ringraziai il cielo e tutto quanto il firmamento che non ci fosse anche Antonella. Ok, sarà pure stata mia amica, ma almeno al mio compleanno non avrei voluto vederli amoreggiare.. -Allora ti stai divertendo Patty?- mi domandò il mio cavaliere. Senza motivo, arrossii.
-Sì, è tutto fantastico.. tutte le persone alle quali voglio bene sono qui.. non potrei chiedere di meglio..!- sentii la mia voce suonare bugiarda persino a me stessa. Guardai di sfuggita verso di lui, sì, potevo chiedere d meglio.. potevo chiedere di essere tra le sue braccia.. ma possibile che non riuscissi a non pensare a lui per qualche secondo? -Scusami Santiago.. devo andare un attimo in bagno..- e così feci, camminando a piccoli passi, superai lui, che si voltò a guardarmi. Ma io lo ignorai. Troppe coincidenze stavano accadendo ultimamente. Quando io scoprii chi era mio padre, chi mi stette accanto, mentre piangevo e dicevo demenzialità? Matias. A chi dedicò l'ultimo goal che fece, prima di rompersi una gamba? A me. E chi scelse tra tutti i suoi amici, parenti o fidanzate possibili, come persona che l'avrebbe consolato con la quale trascorrere tutto il tempo facendosi sopportare? Ancora una volta me. Era difficile non pensare a lui come a qualcosa di più che ad un amico, se mi riempiva di attenzioni in questo modo. Raggiunsi finalmente il bagno e mi ci chiusi dentro. Era la mia festa. Compivo quattordici anni. Ok, la festa più importante nella mai vita, in quella di qualsiasi ragazza argentina, sarebbe stata la prossima, a 15 anni in teoria sarei diventata una donna.. ma anche questa per me contava molto.
-Patty.. ehi Patty, ci sei? Sei lì dentro da un quarto d'ora..- oh cavolo, quanto velocemente passava il tempo! Mi alzai in piedi ed aprii la porta. Sorrisi alla mia amica, tentando di non destare sospetti. -Ah, allora sei ancora viva..- commentò Tamara ridacchiando. Io divenni rossa per l'ennesima volta in questo giorno.
-Già.. ma posso chiederti una cosa?- non ci volle molto prima di ottenere un suo cenno d'assenso. -Ma tu l'hai letto quel libro che mi hai regalato?- la sua espressione cambiò. Divenne estremamente seria e scosse la testa. Mi sembrò strano, ma non feci nessun commento. Era un altro segno che qualcosa non andava, ma ancora non potevo rendermene conto. La seguii ritornando nella sala dove ancora animamente tutti stavano festeggiando. Tutti tranne lui. Figuriamoci, me lo aspettavo. Ultimamente, oltre ad essere diventato apprensivo e presente costantemente nella mia vita, era anche diventato taciturno e.. paranoico? Alcune volte lo beccavo fermo a fissare un punto, o qualcosa che pareva vedesse solo lui. Persino me, una volta lo colsi a guardarmi in modo ossessivo, ma mi fece anche paura. Non seppi spiegarmi il motivo e lo dimenticai. O meglio lasciai che si accantonasse insieme agli altri ricordi. Decisi che quel giorno tutto era fuori dal comune, ed io che mi spingevo a tirargli su il morale, o che mi intromettevo nel suo mondo, non poteva certo mancare. -Mati.. Matias..- appoggiai piano la mano sulla sua spalla e lo chiamai a bassa voce. Lui si scosse e sbatté più volte le palpebre, prima di rendersi conto della mia presenza.
-Patty!- pronunciò il mio nome in modo strano e io lo osservai sospetta. Poi lasciai cadere tutte le idee che mi si stavano formando nella testa e gli sorrisi. -Potresti farmi vedere che cosa ti hanno regalato gli altri?- era una richiesta un po’.. assurda per la verità. Ma che cosa potevo fare? Annuii e lo portai verso un grande tavolo, dove stavano appunto tutte le cose che avevo ricevuto, eccetto i mobili per arredare la mia cameretta.
-Ecco.. questa è la collanina che mi ha regalato Sol.. l’album di Santiago.. il buono di Bruno.. il pacco multi uso di tua sorella...- ad ognuno sorrisi e anche lui mi imitò, seppure non appena mi voltavo, notavo con la coda dell’occhio che la sua espressione tornava tesa. Perchè voleva vedere quello che mi avevano regalato? Non si aspettava mica di trovarci una bomba, spero..
-Sono finiti?- la sua voce risultò secca e dura alle mie orecchie, tanto che mi ci volle qualche minuto prima di riprendermi.
-N.. no.. ce n’è ancora uno..- e con un gesto veloce afferrai quello che mi aveva donato Tamara. Prima che potessi aprire bocca di nuovo, Matias me lo strappò di mano e se lo rigirò per vedere ogni dettaglio. Lo voltò e leggendogli le labbra compresi che stava recitando quelle frasi, che, non so come, avevo già imparato a memoria. -Di tre cose ero del tutto certa. Primo, Edward era un vampiro. Secondo, una parte di lui- chissà quale e quanto importante- aveva sete del mio sangue. Terzo, ero totalmente, incondizionatamente innamorata di lui.- posai una mano sul libro. -L’hai letto?- gli domandai a bruciapelo, senza pensarci nemmeno una volta. Matias alzò gli occhi su di me. Arretrai e abbandonai il libro alla sua presa, tanto mi spaventò quello che ci lessi. Ero sempre stata ammaliata da quella tonalità che essi avevano, così chiari, rispetto a quelli marroni di tutti, compresi i miei, che meritavano una seconda occhiata. Ma in quel momento mi sembrarono cupi, quasi rabbiosi.
-No. E non dovresti farlo nemmeno tu.- l’aveva detto. Costrinsi le mie membra a bloccarsi. Lui a sua volta rimase immobile, ma fu come se mi stesse alitando sul collo, da quanto mi spaventava la sua presenza. Mi diedi mentalmente della cretina, ma la cosa non servì a niente. Per un attimo mi guardai intorno, ognuno stava pensando ai fatti suoi. C’erano Giusy e Guido e Tamara e Fabio che volteggiavano in pista. Santiago e Sol stavano facendo come al solito i piccioncini, oramai nessuno se ne stupiva. Mia madre parlava con sua madre e con le altre. Mio padre anche era troppo occupato. Ma nessuno di loro mi poteva aiutare in questo momento. -Pe.. perchè?- glielo chiesi talmente a bassa voce che mi sorpresi nel capire che lui mi aveva davvero udito. Vidi un po’ di tensione sparire dal suo volto e automaticamente mi rilassai anche io.
-Non è il genere adatto a te. Ci sono scene molto brusche.. penso che sia meglio.. qualcosa più rosa..- mi stava dando della femminuccia! E poi.. come faceva a dire quelle cose, se non l’aveva letto? -Me l’ha detto Giusy, lei l’ha letto e non l’è piaciuto affatto.- non sapevo perchè, ma non gli credei, sentii dentro di me che mi stava mentendo e la cosa non mi stette affatto bene.
-Va bene, ma me l’ha regalato Tamara, e lei è una mia amica, devo dargli almeno una veloce lettura..- ero diventata più testarda, crescendo. Matias guardò verso la nostra compagna di classe e la fulminò con lo sguardo. Se quel proverbio, “se gli sguardi potessero uccidere non sopravvivrebbe nessuno” fosse stato vero, Fabio si sarebbe trovato tra le braccia solo cumuli di cenere. Non rispose. -Matias, sei strano, che ti prende?- invece che comportarsi da persona normale, cosa che forse, solo forse, avrebbe fatto calare i miei dubbi, fece l’esatto contrario, peggiorando il suo comportamento. Mi afferrò per le braccia, non avvicinandosi però. -Non sono strano, cerco solo di proteggerti.- e a questa sua affermazione nacque spontanea la domanda “da cosa?” ma sapevo che sarebbe stato inutile chiederglielo. -Adesso però, che ne dici di ballare?- ed ecco che chiedendomi quello, fece crollare tutte le mie supposizioni, il muro che aveva lui stesso creato tra di noi in pochi minuti. Aveva già lasciato la presa su di me, prendendo gentilmente e galantemente invece una delle mie mani. Mi sorrise. Il mio cervello andò letteralmente in tilt e come una cretina annuii e mi lasciai trasportare. Volle stare esattamente al centro, dove tutti ci potevano guardare per bene. Mi fece volteggiare come mai aveva fatto a scuola, dandomi quasi l’impressione di essere la sua ragazza, da quanta sensualità metteva in quei semplici gesti. Ballammo fino a quando non mi sentii le gambe a pezzi, ma lui sembrava avesse appena cominciato. Stavo per dirgli che non ce la facevo più, ma lui mi anticipò. Si fermò e lasciandomi andare le mani, mi abbracciò. Vibrai. -Ti voglio bene..- mi sussurrò in un orecchio. Mi sentivo male, da quanto stavo bene.
-Anche.. anche io..- balbettai e per un solo secondo, chiusi gli occhi. Era troppo bello stare tra le sue braccia, solo lì mi sentivo davvero bene. Insieme ai miei genitori ero felice, ma mai quanto con lui. Non c'era niente da fare, non sarei mai riuscita a vederlo come un amico. Aprii gli occhi quando sentii che la musica stava scomparendo.
-Patty.. è ora di andare a casa, la festa è finita..- sbattei le palpebre e vidi mia madre. Mi guardai intorno. L'aula di musical era deserta, a parte per mio padre che ci stava sorridendo. Era stata una giornata lunga e non vedevo l'ora di andare a letto, anche se la prospettiva di restare per sempre abbracciata a Matias, era di gran lunga migliore. Non riuscivo a ricordarla nei minimi dettagli. I regali erano tutti lì, nel bagagliaio della macchina di mio padre. E sarebbero entrati a far parte della mia vita. Ma proprio non riuscivo a pensare a come si era comportato Matias, a parte per quando avevamo ballato insieme.. non riuscivo nemmeno a capire se fosse successo realmente o fosse solo frutto della mia fantasia. Ci mancò poco che mi addormentassi in macchina, ma comunque riuscii a raggiungere camminando a zombie, la mia cameretta e a mettermi in pigiama e infilarmi sotto le coperte. Avevo appena chiuso gli occhi rilassando le mie membra, quando udii una voce. "Patty, devi stare attenta. Io non potrò proteggerti per sempre. Ti voglio bene angioletto mio, stai attenta e buona notte." mi sentivo una perfetta emerita cretina. Ma ero sicura di non essermela immaginata. La mia mente non sarebbe mai riuscita a ricreare delle cose del genere. -Ti voglio bene anche io. Ma non so da cosa mi stai proteggendo e finché non lo saprò, non ti potrò aiutare..- parlai, forse al vento, o forse alla luna. Ma ero certissima, che qualcuno mi stesse ascoltando. Quella voce, lo sentivo nel mio cuore, era sua, era di Matias. -Buona notte.- dissi ancora più a bassa voce, riabbassandomi e coprendomi completamente con le coperte. Non faceva freddo, ma io lo sentivo dentro di me.
Non so quanto tempo era passato, ma ancora non mi ero addormentata e compresi che sarebbe stato impossibile farlo per questa notte. Così mi rassegnai e accendendo una piccola lucina, direttamente sulla mia testa, afferrai a caso uno dei regali, appoggiati alla rinfusa sul comodino accanto al mio letto. Non mi stupii per niente, quando mi ritrovai tra le mani quel libro. Non appena lessi la prima riga, non smisi di leggere fino a quando non ebbi letta anche l'ultima. Sbattei le palpebre e dopo qualche secondo riaprii gli occhi. Guardai verso l'orologio luminoso e lessi l'ora. Erano le 6:00. Ero stata sveglia tutta la notte. Era mattina. Non era più il mio compleanno. Sbattei la copertina e chiusi Il libro con un colpo violento. Poi mi addormentai.
-Patty.. svegliati tesoro, hai visite..- la voce dolce di mia madre mi svegliò. Non mi aspettavo che fosse proprio lui, ma me lo sentivo. Stropicciai gli occhi, mi alzai, uscendo dal tepore delle coperte, andai in bagno e mi bagnai la faccia con l'acqua fredda, sperando che mi svegliasse a sufficienza. Poi mi vestii con la prima cosa che mi capitò tra le mani. Quando ritornai in camera lui era seduto sul mio letto. Non gli sorrisi, perchè lui non sorrise a me. Aveva un espressione seria e dura e di nuovo, ebbi paura di lui. Rimasi ferma sulla soglia, ma un solo suo sguardo magnetico mi costrinse ad avvicinarmi, fino a sedermi accanto a lui.
-L'hai letto.- disse solamente. Senza salutarmi, senza chiedermi come stavo. Andò dritto al punto. Sapevo, o per lo meno, lo intuivo, che fosse venuto da me solo per sapere quello. E forse anche per questo mi piacque di più leggere "Twilight". Annuii appena. Non gliel'avrei data vinta, sarei riuscita a resistere. -Perchè?- mi chiese e la sua voce divenne più dolce, quasi dispiaciuta.
-Io..- fu l'unica cosa che riuscii a dire, prima di crollare abbassando lo sguardo sul pavimento. Non mi sentivo una quattordicenne, mi sembrava di essere molto più vecchia, non fisicamente, ma mentalmente sì. Matias si voltò meglio verso di me, vidi il suo braccio alzarsi e partire, la sua mano raggiunse la mia guancia e io mi scansai indietro di pochissimi millimetri, non appena ci fu contatto tra la nostra pelle. Era freddo, ed era la prima volta che lo sentivo così gelido. Ma lui non si fermò, fino a quando poté posare la sua mano sulla mia guancia di nuovo e bloccarmi.
-Dovevi darmi ascolto. Ti avevo avvertita. L'ho fatto solo per il tuo bene.- parlava a bassissima voce, quasi in sussurri, e non riuscivo a capire che cosa intendesse dire.
-Ma Matias, è solamente un libro, l'ho letto tutto, e non mi è successo niente..- riuscii a ribattere, non so bene come, mi sentivo con una scarica di adrenalina fortissima. Se non fossi stata una persona tutto sommato razionale, avrei subito dato per scontato che Matias fosse.. un vampiro come Edward. Ma desiderare di essere la sua Bella, forse era troppo. Dopo qualche minuto di totale silenzio, lui posò un dito sulle mie labbra, chiudendole per farmi tacere.
-No, non è solo un libro. E il fatto che ancora non ti sia accaduto niente di male, non deve farti stare così tranquilla. Non illuderti di essere al sicuro, perchè non lo sei.- tolse il dito e sentii la mia bocca bollire da quanto calda era. Matias era impazzito, era pazzo, ed eravamo soli. Certo, se avessi urlato sarebbe subito arrivata mia madre.. ma non ero nemmeno sicura. Forse era uscita con Ashley e in quel caso, il grido avrebbe allarmato il mio pseudo migliore amico e la faccenda sarebbe peggiorata..
-Ma che cosa stai dicendo! Mi stai prendendo in giro? E' uno scherzo? Perchè se lo è, non fa ridere!- mi stavo innervosendo, ed ero già pronta a sbatterlo fuori da camera mia, per quanto la cosa, potesse risultarmi difficile. Mi tappò la bocca un'altra volta, ma con più forza, e usando l'intera mano in orizzontale.
-Non sto affatto scherzando, lo vorrei tanto, ma non è così.- e allora se non si stava prendendo gioco di me, che cosa gli prendeva ultimamente? -Ti chiedo per favore di non parlare di questa cosa, hai voluto sfidare la sorte è leggere comunque il libro, ok, ma non continuare, promettimi che non leggerai l'intera saga, che dimenticherai quelle parole e anche quello che ti ho detto e che ti dovrò dire, una volta che sarò andato via.- su qualsiasi altro argomento avrei accettato di patteggiare, ma su questo, non sapevo perchè, no. E apposta per dargli fastidio, quasi non gli avessi dato retta, recitai. La frase, o meglio, una delle frasi che secondo me erano le più belle del primo libro.. buono comunque a sapersi, c'era una serie.. avrei fatto in modo di avere il secondo tra le mie mani molto presto.. ancora di più di quello che lui si potesse aspettare..
-E così il leone si innamorò dell'agnello..- ma sfortunatamente mi interruppe. Con mia grande sorpresa, però, disse qualcosa che non mi aspettavo.
-Che agnello stupido.- guardandomi attentamente negli occhi. Capii che si riferiva a me, e al fatto che mi fossi innamorata della persona sbagliata, che era lui. E allora finii il nostro dialogo.
-Che leone pazzo e masochista.- già, se solo mi avesse appena dichiarato il suo amore, allora forse questo momento sarebbe stato diverso. Ma lui non era il mio Edward ed io non ero la sua Bella. La sua lei, era fuori da qualche parte, non credo, ma non si sa mai, che potesse essere Antonella. Ma comunque sia, io ero solo il Jacob al femminile che si ostinava a provare qualcosa di sbagliato, verso il suo migliore amico. Avrei voluto essere forte, ma non ci riuscii, non era nel mio stile. Non trattenni una lacrima, che solcò il mio viso fino a bagnare il copriletto.
-Non piangere, se non sai niente di quello che credi di conoscere.- mi disse duro, obbligandomi a guardarlo, ancora.
-Matias, mi devi spiegare che cosa sta succedendo, che cosa centra questo libro con me e perchè non dovevo leggerlo..- puntai un dito verso di lui sfiorandogli appena il petto.
-Perchè sì. Non ti basta questo, non ti fidi di me?- mi cinse a sé. Se non si contava il falso bacio che gli avevo dato per far ingelosire Antonella, non eravamo mai stati così vicini. Ero sicura che lo stesse facendo perchè sapeva che mettendomi in quella posizione mi avrebbe indebolita, ma altrettanto certa che il suo piano aveva già dato i frutti da lui sperati. Ma non tutti erano già maturi.
-Mi fido di te.. ma non mi basta questo, voglio che rispondi alle mie domande.. e non te lo sto chiedendo per favore..- allentò di poco la presa, poi la raddoppiò. -Altrimenti.. mi costringi a credere che quello che è scritto in quel libro sia vero.. e magari tu sei come Edward? Sei un vampiro? E se sì, hai sete del mio sangue? O magari qualcuno della tua famiglia ne ha?- non riuscivo nemmeno io a capire se dicevo sul serio o lo stavo solo prendendo in giro, come sfogo. -Ma rispondimi!- urlai. E nel bel mezzo del mio grido, venni zittita. Ma stavolta non con un dito o con la mano. Bensì, mi baciò ed io chiusi gli occhi all'istante. Le sue labbra erano sulle mie per la prima volta, durò pochissimo, il tempo di un battito di ciglia, poi si separò e scosse la testa.
-Questo è sbagliato! Voglio che tu sappia che è stato un errore.. e che non si dovrà ripetere.- non poteva prima baciarmi e poi dirmi queste cose trattandomi come voleva lui, solo perchè lo amavo. Mi allontanai quanto bastava e gli tirai una sberla, che però fu talmente debole da parere quasi una carezza.
-Bene, dovrebbe renderti felice questo, ti odio! E se ti odio, non ti chiederò né vorrò che tu mi baci di nuovo! Contento?- lo stordii con tutta la rabbia che avevo in corpo, ma poi, un lampo mi fece ricordare una cosa. -Ma prima di cacciarti fuori dalla mia vita, tu devi ancora rispondere alla, anzi, alle mie domande!- lo stavo ancora guardando negli occhi. Ero fragile e stanca, per cui per Matias non fu difficile afferrarmi per la vita e posarmi in braccio a lui. Non seppi più se ero arrabbiata o imbarazzata, ma la seconda prevalse. Non ebbi però il tempo di pensarci, dato che non appena conclusi di parlare mi stava già ribaciando. Avrei voluto e anche dovuto staccarmi, ma non ci riuscii. Dopo tutto lo amavo, e amandolo non potevo non approfittare di quest'occasione.. Quando mi lasciò libera la prima cosa che pensai fu una sola: era diventato estremamente veloce. Non mi ero quasi accorta delle sue intenzioni, non almeno fino a quando non era troppo tardi. -Che.. che hai fatto?- domandai.
-Ti ho baciata.- rispose solamente.
-Ma.. avevi detto che era sbagliato.. e che non doveva ricapitare..- ero tremendamente confusa. Però una vocina dentro di me, diceva di stare all'erta, che lui si comportava così, solo per evitare le mie domande.
-Lo è, infatti. Sei la mia migliore amica, e i migliori amici non baciano le loro migliori amiche.- volentieri l'avrei preso di nuovo a sberle. Quello che diceva non corrispondeva anche a quello che faceva.
-Io.. io proprio non ti capisco!- gli confessai, anche se era piuttosto evidente, credo. Matias non disse nulla, mi strinse più forte, fino a farmi quasi male. Le nostre labbra erano vicinissime, ero sicura che lo facesse apposta.
-Hai paura di me?- mi chiese. Lo fissai tentando di capire quanto fosse serio, ma ultimamente non scherzava più su niente.
-Che domande fai, no!- risposi subito, senza pensarci su nemmeno un secondo, quello che forse voleva che facessi. -Perchè speravi che mi facessi paura?- gli domandai, la mia voce assunse un tono grave e cercai di allontanarmi, per quanto fosse difficile, ero ancora sulle sue ginocchia.
-Sì, è vero, l'ho sperato. Forse così mi avresti dato ascolto.- era ancora più serio di me, mi sembrò tremendamente triste e mi fece pena.
-Perchè dovrei ascoltare quello che mi dice qualcuno che mi spaventa?- mi sentii la testa che scoppiava, stavo per svenire, ma non volevo e non dovevo. Lui se ne sarebbe andato e io mi sarei dimenticata tutto, comprese le domande. Avevo capito il suo gioco e non gli avrei permesso di vincere.
-Non lo so, è stata un'idea stupida.. ma non sapevo veramente cosa fare..- d'istinto lo abbracciai e lui mi ricambiò. Non era certo momento di smancerie, ma forse gli credevo e se stava davvero agendo per il mio bene.. -Sarebbe tutto più semplice se ti dicessi tutto.. ma non posso..- mi aveva letto nel pensiero?
-Ok, ma adesso rispondi alle mie domande.- mi separai e lo guardai truce.
-Va bene. Io non sono un vampiro, come Edward, e di conseguenza non ho sete del tuo sangue.- mi fece un sorriso sghembo, lo stava facendo apposta, voleva somigliargli comunque? -E nella mia famiglia non c'è un solo succhia sangue.- ora parlava come Jacob. -Ma quello, non è solo un libro. Ha un potere, su alcune persone.- non dovevo, ma lo interruppi per chiedergli una cosa.
-Ma se tu hai detto di non averlo letto come fai a..?- non mi fece terminare e mi mise a silenzio con un gesto veloce.
-E va bene. L'ho letto anche io. So che non è un genere per ragazzi, infatti non l'ho fatto di mia spontanea volontà.. tutto è cominciato con una sfida..- sentivo che stava per raccontarmi qualcosa che finalmente mi avrebbe chiarito le idee e non vedevo l'ora. Scesi dalle sue gambe e mi accucciai abbracciando un cuscino. Era quello che spesso facevano sia lui che sua sorella Giusy. -Era un periodo diciamo nero.. sia io, che Fabio, che Guido, che Alan, che Santiago, che Bruno.. insomma, tutti noi ragazzi, eravamo single.. io stavo ancora con Antonella.. ma non eravamo nel più rosei dei nostri momenti... così una sera siamo usciti.. e non so come, ci siamo ritrovati la lanciarci le sfide più assurde e mai pensate prima.. insomma, quella che hanno lanciato a me.. devo dire che mi imbarazza dirtelo..- mi ridestai e lo fissai per qualche secondo.
-Perchè?- gli chiesi tranquillamente, non mi aspettavo niente di speciale.
-Perchè ti riguarda.- deglutì e io cambiai espressione. -Mi sfidarono ad andare contro ogni logica e.. baciarti davanti ad Antonella, ma seriamente, non per finta. Io rifiutai, e come "penitenza" mi diedero da leggere "Twilight". Non sai, ma sarebbe stato meglio se quel giorno, io ti fossi venuto incontro, ti avessi preso per le spalle e ti avessi baciata subito, invece che aspettare fino ad oggi e usare questo modo per confonderti..- avevo ragione allora, sapeva che in quel modo mi avrebbe fatta uscire di testa. -Comunque è andata così, l'ho letto, ma, una serie di coincidenze mi spinsero a informarmi.. e scoprii cose che non volevo sapere. E sai di chi è la colpa?- scossi la testa, lui mi indicò. -Tua. Perchè il personaggio di Bella, mi ha immediatamente ricordato te.- Matias mi guardò intensamente negli occhi. Il trasferimento. La nuova scuola, i nuovi amici, l'amore a prima vista, i genitori separati. E poi la sbadataggine, quella timidezza che ogni tanto sfocava, quel mettere al primo posto lui, Matias era davanti a tutto per me. E diventare la migliore amica di sua sorella. E quel senso di protezione che comunque lui aveva sempre nutrito per me. Quella semplicità e quell'ingenuità. Quella testardaggine.
-Sì, anche io ci avevo pensato.. ma ci sono comunque delle differenze notevoli.- quando mi ripresi ribattei l'unica cosa che potevo.
-Quale?- mi domandò sorridendo. Di nuovo quel tipo di sorriso, quello sghembo, già, lo faceva di proposito a farmi impazzire.
-Isabella è veramente bella, io no. E ha un Edward che comunque la ama.- abbassai gli occhi, lo stavo facendo sentire almeno un po' ingiustamente colpevole? Lo speravo.
-Sei sempre la solita. Dimmi, in qualche riga hai mai letto che lei si sentiva bella? No, perchè è sciocca e cieca quanto te in questo.- ma per quanto ancora avrebbe insistito? -E in quanto a Edward.. tutti prima o poi trovano la loro anima gemella..- ma allora non capisci che non me ne potrebbe fregare di meno, se anche il ragazzo più bello del mondo si innamorasse di me, io voglio solo te! -Adesso però devo andare e tu, stai attenta a quello che fai. Perchè la cosa che più avete di simile voi due, è cacciarvi nei guai.- mi sorrise, poi vidi le sue labbra farsi vicine. Per fortuna non mi sporsi a mia volta a baciarlo, perchè in un secondo lo vidi abbassarmi la testa per baciarmi la fronte. -Mi raccomando Patty..- l'ultimo sguardo, poi sparì per davvero. Rimasi per non seppi nemmeno io quanti minuti, ferma immobile, con la testa che pulsava. Quest'estate non sarebbe stata come tutte le altre.. feci un grosso respiro e mi alzai in piedi. La scomodità di aver scelto come migliore amica una sua convivente, si faceva risentire. Non potevo andare da Giusy e mi rimanevano solo Sol e Tamara. Ma Tamy mi aveva regalato il libro e sembrava esserne ostile. Meglio puntare lontano. Non sapevo che cosa fare e mi stavo annoiando. Di pensieri ne avevo troppi che giravano, ma nessuno portava da qualche parte.
-Tesoro, il pranzo è in tavola!- mia madre mi stava chiamando. Scesi in fretta le scale e entrai in sala da pranzo. -Qualcosa non va Patty?- mi domandò. Non avevo toccato cibo. Non avevo fame.
-No, è solo che non ho molta fame.. posso andare di sopra?- domandai. Annuirono e io mi diressi in camera mia. Presi il mio pc e lo accesi. Mi connessi, volevo vedere se c'era qualcosa che mi avrebbe potuto aiutare. Automaticamente si connesse anche la chat. Diedi un'occhiata ai contatti attivi, ma non c'era nessuno con il quale poter parlare. Non avevo idea di cosa fare. Per essere il giorno dopo al mio compleanno, mi sembrava di non avere già più uno scopo di vita.

Spazio autrice:

eccomi con una nuova ff, che ha faticato molto per essere pubblicata, a questo proposito, la dedico a chi a reso possibile questa cosa (xD) : ovvero la mia migliore amica Ary, la mia Dear Reader Mary e le mie colleghe Noe e Ele. ^^
Il prossimo capito è già pronto, quindi se volete sapere come continua.. non dovete fare altro che farmelo sapere.. (voi sapete come xD) anche perchè ci terrei a sapere le vostre teorie su chi fa chi, ovvero ad esempio, chi sarà l’Edward della storia? E il Jacob? Sono molto curiosa.. xD
p.s. mi scuso qui per il ritardo nel postare il capitolo 25 dell’altra mia long :( spero di riuscire a farlo presto! al prossimo cap,
Angy=*)

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Capitolo 2
*** Anelli ***



Anelli

E' passato un mese da quando ho visto Matias l'ultima volta. Non ho trovato il tempo, tra tutti i miei vari impegni, di leggere il secondo libro. Nonostante tutto voglio proprio rischiare fino in fondo.. eh già.. Avevo già "usato" tutti i regali, tranne due. Uno era il buono di Bruno. E' sempre impegnato con Pia e non voglio disturbarli. L'altro era il biglietto per la partita. Comunque ormai era scaduto. E non avevo ricevuto nemmeno un bigliettino o una chiamata di scusa, niente di niente. Anche oggi era una giornata come tutte le altre, noiosa. Ultimamente niente mi rendeva davvero felice, anche se non capivo il perchè. Stavo facendo una passeggiata, quando riconobbi alcune persone a qualche passo da me e mi fermai. Venni a mia volta avvistata, perchè mi si avvicinarono. -Ciao Patty!- esclamò la prima. Le sorrisi, ma era tremendamente sforzato e pregai che non se ne rendesse conto. Le volevo un gran bene, ma in questi momenti..
-Ciao Giusy.. ciao Guido, come state?- passavano ogni minuto insieme, mi stupivo quasi che riuscissero ad allontanarsi per andare a dormire e non soffrissero di nostalgia. Ma era così bello vederli innamorati.. loro che lo erano, per lo meno, meritavano di essere felici. Infatti vedevo la mia migliore amica pochissimo.
-Molto bene, grazie.- ancora una volta la conversazione stava morendo e io mi affrettai a salvarla. Guido stringeva la mano di Giusy quasi fosse la cosa più importante di questo mondo e per lui era proprio così. Chissà se qualcuno mai farà lo stesso con me? Mi chiesi egoisticamente. Ma comunque sia, sapevo che se non fosse stato Lui, non me ne sarebbe importato..
-Bene.. scusate ragazzi, ma devo ritornare a casa..- alzai il viso e guardai per aria: sì, il tempo era dalla mia parte. Il cielo stava annunciando una premessa di temporale che forse mai si era visto a Buenos Aires. Sorrisi a entrambi e loro mi ricambiarono. Non appena fui a qualche passo di distanza, vidi con la coda dell'occhio che si stavano baciando teneramente. Una lacrima sciocca mi cadde dalla guancia fino al terreno. Fu l'unico momento di tutto questo mese indietro, che desiderai che non arrivasse chi desideravo più di cantare. E venni ascoltata, stranamente.
-P..Patty?- sentii una voce maschile nominarmi, ma non mi voltai. Però mi domandai chi fosse. Non riuscivo a ricordarmi a chi appartenesse. -Ehi, Patty!- fui costretta a voltarmi. Davanti ai miei occhi c'era un ragazzo abbastanza alto, capelli castani, ma scuri e occhi marroni. Mi sentii una sciocca quando lo riconobbi. -Non dirmi che ti sei già dimenticata di me, Patty..- mi ero incantata, per fortuna non con la bocca aperta.
-No Lucas, visto, me lo ricordo il tuo nome!- ci scherzai su, in fondo era solamente un amico, non sapevo perchè ma ormai, se non ero con Matias non mi sentivo bene.. non mi importava niente di nessuno, eccetto di lui. Ma davanti avevo un altro giovane, che mi stava sorridendo ed era reale e raggiungibile. Sapevo benissimo che era innamorato di me.. che gli piacevo. Mi sembrava impossibile, ma in questo momento non contava molto.
-Allora come stai?- mi domandò avvicinandosi. Deglutii. Da quando la sua vicinanza mi dava così fastidio? Alzai le spalle, non mi sentivo sincera nell'affermare che andava tutto bene. Lui posò la sua mano sulla mia spalla e provai una forte sensazione di calore.. sì, era caldo.. bollente.. come il sole che non illuminava questa giornata, lassù nel cielo.. improvvisamente sentii che mi potevo fidare di lui, che non avrebbe detto niente.. che era quello che mi ci voleva ora. -Tranquilla Patty.. non serve che tu dica niente..- mi abbracciò. Era la prima volta che lo faceva. Come con Bruno, non avevamo avuto molte occasioni. Era comparso nella mia vita solamente qualche mese prima che finisse la scuola. Prima del mio compleanno gli avrei dato una possibilità, ma adesso ero ancora più ossessionata dai pensieri su Matias.
-Grazie Lucas.. non hai idea di quanto mi stai aiutando.. ma.. non sei venuto al mio compleanno.. che fine hai fatto?- abilmente riuscii a cambiare argomento. Era troppo facile rigirarlo nelle mie fragili mani. Mai mi sarei immaginata di comportarmi così con un ragazzo.
-Sì, mi dispiace davvero tantissimo..- mi sussurrò in un orecchio -Tu puoi capire quanto..- e io sussultai rabbrividendo. Annuii intontita. -Ma non credere che non ti abbia fatto un regalo..- ascoltate quelle parole vidi tra le sue mani comparire un pacchettino minuscolo, che poi mi porse gentilmente.
-Grazie..- dissi, stavo per aprirlo, ma mi fermò posando delicatamente una delle sue mani sulle mie.
-No, leggilo quando sarai sola, sarà molto meglio, credimi.- annuii. -Adesso devo andare, sfortunatamente ho degli impegni improrogabili.- ripetei il gesto, poi mi si avvicinò e mi diede un bacio sulla guancia. Maledettamente pensai a Matias. Se fosse stato lui a farlo probabilmente ora sarei al settimo cielo. Ok, ero un caso cronico, senza speranza. Mi diressi verso casa mia, volevo portare a passeggio il MIO unico Maty, quello che non poteva negarmi nessuno, il mio cagnolino. Chissà se aveva mai intuito che non era stata una coincidenza o solo perchè trovavo il suo nome carino, che l'avevo chiamato proprio così. Aprii la porta ridacchiando. Salii le scale velocemente, tanto che ci mancò pochissimo e sarei inciampata, facendomi certamente molto male. Raggiunsi la mia camera, e vidi che sdraiato sul letto c'era proprio chi cercavo.
-Mati!- gli dissi, sedendomi accanto. Lo accarezzai dolcemente. Il suo pelo era marrone, com'erano castani i capelli del suo omonimo umano.. cominciai a sognare, mi immaginai che li accanto ci fosse veramente lui. -Ti voglio bene anche io..- gli dissi dopo che lui mi salì sulle ginocchia per leccarmi la faccia, come faceva solitamente. E nella mia mente lo trasformai come un bacio sulla guancia da parte Sua. -Hai voglia di uscire? Ma sì, dai, che non si è ancora messo a piovere..- e a questo proposito mi diressi verso l'armadio cercando qualcosa di un po' più pesante e mi misi una giacchetta estiva, ma un po' più impermeabile. Guardai le mie gambe, nude fino a metà sopra al ginocchio. Dopo tutto era estate, non avevo voglia di coprirmi troppo.. Smisi di pensarci su e presi il guinzaglio, diedi una carezza al cagnolino e quindi lo agganciai, scendendo le scale con lui, che fortunatamente non tirò troppo. Era piccolino, ma in quanto a energia.. era 10 volte la sua stazza! Chiusi la porta a chiave e mi diressi di nuovo per le vie del parco. Da lontano scorsi una figura e avvicinandomi la riconobbi. -Ciao Tamy..- le dissi sorridendo.
-Ciao Patty, stai facendo fare una passeggiata al tuo cagnolino?- mi chiese abbassandosi per accarezzarlo. Io annuii. -Senti, volevo dirti che mi dispiace se in tutto questo tempo non ci siamo viste.. ma ho dovuto stare molto vicino a Fabio.. a te lo posso dire, riguardo ancora suo padre..- annuii ancora.
-Sì, posso capirlo.. ma non ti preoccupare, ho avuto un sacco di cose da fare, nel frattempo..- quella che dissi era sia una bugia che una verità. -A proposito, anche se ti avevo già ringraziato, te lo dico di nuovo: grazie amica mia, il tuo regalo era bellissimo, l'ho letto appena tornata a casa, non resistevo!- a questo punto un'amica normale sarebbe saltata dalla gioia, o almeno avrebbe ricambiato il mio sorriso, non magari esagerando come me. Ma lei no. Tamara fece un minuscolo, insignificante e appena percettibile sorriso, quasi una smorfia e annuì lentamente.
-Ah.. l'hai già letto..- disse come per far entrare quella cosa nella sua testa. -..beh, sono felice che ti sia piaciuto..- si sforzò di fare un sorriso un po' più sincero, ma persino io che ero la più ingenua, non ci cascai.
-Sì..- dissi non sapendo che altro dire, un po' ferita e stranita dal suo comportamento. Quel libro sarà anche stato bellissimo, ma faceva comportare le persone in modi decisamente.. assurdi! Non solo Matias.. lui faceva davvero paura ultimamente, pensai, ricordando la sua domanda. Ma anche Tamara ci si metteva! Basta, dovevo decidermi a parlarne con qualcuno o con tutte le probabilità del mondo sarei esplosa. Non sapevo cosa dirle, quale scusa usare, non ero molto abile in quella materia, mentire, anzi, avevo 0. Per fortuna Maty mi venne incontro, vide qualcosa, chi può capire cosa?? e gli corse incontro, strattonando anche me. -Ora devo andare, penso che abbia trovato qualcosa, magari un tesoro!- e con quella sciocca e scontata battuta, mi defilai. Guardai l'orologio che portavo al polso, così stretto che prima o poi mi avrebbe bloccato la circolazione sanguigna, ma che sicuramente avrebbe lasciato sul mio braccio un bel segno evidente. Sol era sicuramente impegnata con Santiago, pensai. L'unica che mi rimaneva, era la migliore: Giusy. Dopo tutto, rimuginai ancora indecisa, era il momento perfetto. Matias era agli allenamenti, già, ero talmente maniaca da sapere persino a che ora stesse giocando a calcio e a che ora no. E Guido, certamente era impegnato con le prove, se non ricordavo male.. ma in caso me ne sarei andata velocemente accampando qualche scusa, anche se la cosa mi riusciva sempre difficile. Velocizzai il passo e in pochi minuti mi ritrovai davanti le mura di casa Beltran. Suonai al campanello, attendendo, per quanto paziente potevo essere in una simile situazione, che mi aprisse. Sentii rumori al di là della porta e poi vidi comparire proprio la mia amica. -Ciao Giusy!- la salutai amichevolmente, anche se sentivo che parte di quell'entusiasmo fosse finto.
-Ciao Patty, entra..- mi rispose, facendosi da parte per permettermi di entrare. Mi sbrigai a farlo perchè sentii dietro di me un soffio gelido, ma la temperatura ambiente era alta.. era estate.. scossi la testa sperando che non mi avesse notato e smisi di pensare a quella assurdità, prima di fare la fine di Tamara e Matias..
-Allora come va?- le chiesi, non volevo essere subito al centro dell'attenzione, ma cominciare per gradi, con calma.. la cosa che mi mancava più fra tutto in questo momento! Speravo che almeno a lei le cose andassero bene, dopo tutto, come avevo visto oggi stesso, le cose con il suo ragazzo proseguivano a gonfie vele.. aveva delle amiche fenomenali (compresa me, pensai ridacchiando, solo mentalmente), la sua intera famiglia unita e a scuola era la migliore nel ballo.. cercai di tranquillizzarmi, mi sentivo improvvisamente cattiva a pensare cose del genere, come se stare bene fosse una colpa..
-Io tutto bene.. tu piuttosto.. mi sembri agitata, dimmi, c'è qualcosa che non va?- mi domandò lei, non sospettando niente di niente, neanche una sola frase del mio discorso. Non che non fosse intuitiva, anzi, tutto il contrario, tutto il mio opposto, ma, in questo caso, io ero sempre stata una brava ragazza, anzi, bambina, che non pensava mai male di nessuno.. invece da quando avevo compiuto 14 anni mi sentivo strana.. come se diventare adulta mi avesse cambiata, ma in peggio.. e sentivo che, seppure non aveva senso, quel libro aveva una sua parte di colpa.. proseguì verso il soggiorno e io mi resi conto che eravamo restate sull'uscio per chissà quanto tempo.. sospirai, era giunto quel momento, dovevo dire quella cosa, dovevo sputare fuori tutta la verità..
-Beh, sì, riguarda il regalo che mi ha fatto Tamara per il mio compleanno..- cominciai e già questo era un traguardo raggiunto. Lei annuì, incitandomi a proseguire. -Hai mai letto Twilight?- le domandai senza più riuscire a trattenermi, prima di rispondermi probabilmente si chiese se quelle due cose avevano un nesso, infine si arrese.
-Sì.- rispose semplicemente e io continuai a torturarmi le mani, come ogni volta che ero agitata e sapevo che lei era a conoscenza di cosa significava questo mio comportamento.. aspettava maggiori chiarimenti, che io temevo di darle. Era la mia migliore amica, del cuore, ma come avrebbe reagito ad una cosa del genere? In fondo era una vera e propria follia, senz'arte né parte, e lei era la persona più razionale che esisteva al mondo.. come sarebbe riuscita a non darmi subito della matta? Nonostante questo decisi di fidarmi di lei e rischiare.
-Beh, ecco, probabilmente mi darai della pazza, ma..- ancora un'altra esitazione, non potevo farne a meno, mi guardai intorno timorosa, temevo forse l'arrivo improvviso di qualcuno? Poi smisi notando il suo sguardo scettico -Se io ti dicessi che tuo fratello mi ha ordinato di non leggere quel libro, tu che diresti?- ecco, ce l'avevo fatta, finalmente. Avevo sciolto il nodo che avevo in gola, avevo parlato con qualcuno di umano di questa storia.. altrimenti sarebbe contata anche la chiacchierata fatta con quel cagnolino che se ne stava appollaiato su una sedia..
-Beh, non ne vedo il motivo..- mi rispose semplicemente. La rendeva così facile! Magari fosse stato così anche per me, ma poteva essere il solo fatto che lei era più grande di me? Possibile che avessi una fantasia così sfrenata, smisurata, incontrollabile? La risposta a questa mia domanda sarebbe stata in qualsiasi caso, sì. -Un libro è comunque un libro.. semplice fantasia scritta..- aggiunse poi, ma non troppo convinta delle sue stesse parole. La osservai in modo strano. Ecco, anche la ragazza più normale del mondo, ma non per questo noiosa, anzi, subiva effetti collaterali da quel libro. Ma almeno, se anche lei l'aveva letto, voleva dire che Matias non mi aveva mentito.. mi era venuto un leggero dubbio, lo dovevo ammettere, e anche questo mi fece stare male. Dubitare del mio migliore amico! Anche se dal suo comportamento, avevo le mie buone ragioni per farlo..
-Già, è quello che pensavo anche io.. infatti l'ho letto comunque.. e lui mi ha sgridata quando l'ha scoperto..- le spiegai, quando arrivai a quel punto, mi sentii in imbarazzo tanto da cominciare a sudare freddo. Il termine che avevo usato, mi sapeva di prof con alunno monello o di fratellone con sorellina pestifera o anche genitore con figlia casinista.. mi faceva sentire una bambina, ancora! -E mi ha raccontato che per una scommessa, anche lui è stato costretto a leggerlo..- continui a raccontarle, tentando di non tralasciare neanche il minimo dettaglio. Lei mi osservava molto presa. -Ma non è questa la cosa più..- rimuginai su quale termine fosse più adatto. "Shockante" ma non lo dissi. -..incredibile..- scelsi alla fine. Vidi Giusy che faceva qualche passo verso il divano e mi faceva segno di accomodarmi. Stupidamente eravamo restate in piedi per tutto quel tempo, non che la comodità fosse il massimo bisogno che necessitavo in quel momento.. -Il fatto è che lui.. mamma mia..- mi mancava il fiato e non avevo la forza, né sicuramente il coraggio per dire quelle parole. Questa era la seconda rivelazione fondamentale, forse ancora più importante della prima. Sicuramente per il mio povero cuore maciullato, sì. La mia migliore amica stava sicuramente pensando che se non mi calmavo e le dicevo subito tutto, mi avrebbe strozzata. Odiava quando qualcuno non terminava una frase e io lo sapevo bene.. così mi costrinsi a parlare. -Lui per impedirmi di fargli alcune domande, mi ha baciata!- urlai, poi rimasi in silenzio incrociando le gambe, posando lo sguardo sul pavimento. Sentii Giusy che ridacchiava, probabilmente per come ero arrossita.. mi sentivo una stupida, ma non era nemmeno una situazione in cui mettersi a ridere! Anzi, io avrei tanto voluto poter piangere.. ma mi ero ripromessa di limitarmi il più possibile.. una vera e propria impresa, epocale per me. Ma lei continuava impunemente a ridacchiare e quindi fui costretta a tornare a guardarla.
-Che.. che hai da ridere??- le domandai con tono quasi scocciato. Sì, mi da fastidio che anche tu trovi questa situazione un gioco, quando per me ha più importanza di quello che dovrebbe e lo so benissimo, ma non posso fare a meno di pensarci.. in fondo è il mio primo bacio. Il "nostro" primo bacio, e non solo uno, anzi, me ne ha dati due.. anche se non ha provato nulla, niente di niente, ma l'importante è che io sì.. invece io sì, e lui lo sapeva benissimo! Ma comunque sia restava il mio primo bacio, quello di Giusy magari sarà stato un sogno, avrà sentito le tipiche farfalle allo stomaco, oppure visto le stelle o l'arcobaleno.. Tamara anche, mi aveva raccontato che il suo gliel'aveva dato Fabio, il ragazzo che amava da sempre.. persino Sol aveva vissuto il suo "momento speciale". Ma io no, dovevo per forza distinguermi, dovevo essere l'unica ad essere baciata per la prima volta dal proprio migliore amico, che non avrebbe mai comunque voluto più che un bene fraterno nei confronti della ragazza.. Continuai a guardarla torva. Ma anche imbarazzata e questo certo non le sfuggì.
-La tua faccia!- disse quasi indicandomi. -Sei tutta rossa!- era ancora più divertita di prima, se solo potesse leggermi nel pensiero.. in questo caso sarebbe una comodità, mi avrebbe risparmiato un sacco di fatica e fiato sprecato.. cercai di andarle in contro, anche se questa volta non sarebbe toccato a me..
-Sì, ma tu sai da quanto sono innamorata di tuo fratello..- le ricordai, non è che per caso se lo era scordato? Non si poteva mai sapere.. -e adesso lui si comporta in questo modo così strano.. sapeva benissimo che quello era il mio primo bacio!- ero proprio fissata con questa cosa. Sbiancai senza volerlo e mi sentii di colpo triste. Fino ad ora avevo considerato tutto quello che era successo come una specie di.. non sapevo dargli un nome, ma comunque niente di.. serio? No, non andava bene come parola, ma non riuscivo ad esprimermi nemmeno con me stessa! Ma ora tutto mi compariva più buio e tetro: Matias aveva approfittato di me e delle mie insicurezze, di quello che provavo per lui, sapendo che anche tra un millennio, sarebbe sempre stato così. Poteva farlo in qualsiasi modo, anche abbracciandomi, mi avrebbe stordita a sufficienza. Per questo, al mio compleanno aveva ballato con me in modo così.. sensuale. Ora comprendevo tutto. Capivo che ogni suo gesto, anche l'ultimo, il bacio sulla fronte, era una falsità, una menzogna, una bugia, una cosa fatta. Mi aveva usata, illusa, non l'avrebbe passata liscia. E la pensava così anche Giusy, lo capivo dal suo sguardo.
-Su, su, non fare così..- tentò di consolarmi sedendosi a sua volta, vicino a me. -Appena lo vedo gliene dico quattro..! Come si permette di rubare in questo modo il primo bacio alla mia migliore amica!- si stava innervosendo, era quello che volevo, in fondo, essere presa sul serio. Ma adesso avevo paura della sua reazione, sarebbe subita partita in quarta, la conoscevo, con le migliori intenzioni del mondo, ma combinando un casino. Voleva dimostrami quanto mi voleva bene e io lo sapevo.
-No Giusy per favore!- bloccai il suo ringhiare contro il suo stesso sangue, posandole una mano sulla spalla delicatamente. -Capirebbe che te ne ho parlato.. e sarebbe davvero imbarazzante!- scossi la testa con violenza, agitandomi ancora più di prima. Sì, sapevo che in fondo non era uno stupido e non ci voleva comunque un genio per capire che la cosa lo avrebbe divertito in una maniera assurda. E me l'avrebbe rinfacciato, ne ero sicura.
-Beh, non ne vedo il problema.. però.. ok..- si vedeva benissimo che la cosa non le stava affatto bene, ma che l'accettava malgrado tutto. Ero stanca, e desideravo tornare a casa. Tutto di colpo, ma ultimamente capitava molto spesso, ormai mi ero abituata a questi miei sbalzi d'umore. Le sorrisi, come ringraziamento.
-L'unica cosa che ti chiedo..- esitai un secondo. -E' di scoprire perchè in questo periodo è così strano con me.. ma in modo discreto..- specificai evidenziando molto l'ultima parola e rimanendo decisa sia nel tono che nello sguardo.
-Sarò la discretezza fatta persona, lo giuro!- mi promise alzando una mano e mettendo l'altra sul suo cuore.. Io mi fidavo di lei, sapevo che era molto scaltra oltre che intelligente.. le sorrisi un'ultima volta, poi mi alzai in piedi.
-Adesso però è meglio che vada, prima che torni..- non riuscivo nemmeno a pronunciare quel nome -tuo fratello.- dissi secca, ma non rivolta a lei e forse capì. Presi Mati e riagganciai il suo collare al guinzaglio, quindi uscii, salutandola. -Ciao Giusy, e mi raccomando.. non vedo l'ora di chiudere questa storia..- lei sapeva quanto ero sincera. Annuì salutandoci e quindi mi diressi verso casa, ancora pensando. Non facevo altro ormai. La giornata era andata meglio di quanto potessi sperare, fondamentalmente. Continuai a camminare, ma di colpo mi sentii stanca, così avvistata una panchina non molto lontana, la raggiunsi e mi sedei. Sospirai accavallando le gambe. -Chiudi gli occhi.- dietro di me sentii una voce che non udivo da un bel po' di tempo. E che non volevo nemmeno sentire. Senza motivo, obbedii subito. Ero una perfetta cretina, a cedere così in fretta. Faceva benissimo a trattarmi così male, considerando come reagivo. Mi stava bene. Ecco, cercate la persona più masochista del mondo? Eccomi qui. Altro che il leone innamorato di Bella. E la persona più sadica del mondo era dietro di me in questo momento. Sentii che mi prendeva la mano. Non tremai, mi obbligai a non farlo. Poi compresi, mi stava.. mettendo.. un anello al dito. Non era certo una cosa normale. Avevo il cuore che inutilmente batteva a mille. Non sarei mai guarita, era appurato. -Ecco, ora puoi aprirli.- detto, fatto. Era seduto accanto a me. Guardai per un secondo l'anello, era piccolino, e pareva molto antico, c'era incastonata una pietra azzurra, acquamarina se non mi sbagliavo.. era bellissimo. Ma non gli volevo dire grazie. Non si poteva aspettare che regalandomi un anello io avrei dimenticato il suo mese d'assenza. E inoltre, meglio citarlo altrimenti gli avrei condonato anche questa, il fatto che si fosse approfittato di me, spingendosi fino in fondo. -Sei arrabbiata con me e non hai torto..- si avvicinò ed io lo guardai sospetta, di sottecchi. Una parte di me voleva che si avvicinasse, l'altra prenderlo a sberle. Restavo innamorata di lui, ma non volevo più essere quella ragazzina volubile, volubile quando c'era lui. -Però.. comunque sia, questo anello lo dono a te, perchè non è un anello comune.. ti proteggerà..- misi su un broncio da record e non lo guardai. Allora mi credeva tanto stupida?
-Non dovevi essere tu quello che mi avrebbe protetto?- gli domandai allora durissima, o almeno speravo di esserlo. Lui non rispose e io, non so come, capii. -Non puoi farlo davvero..- scossi la testa, come per allontanare quella possibilità. E non ce la feci, scoppiai a piangere, ma erano lacrime solamente di rabbia. Ma mi fermai subito, ricacciandole tutte indietro. Maledette lacrime, dovevano smetterla di scendere e di farmi sembrare così fragile, anche se comunque lo ero.
-E' la mia grande occasione, finalmente mi hanno richiamato.. non lo faranno anche una terza volta..- se sperava di convincermi in questo modo, sbagliava di grosso. Non mi voltai a guardarlo ancora. Non meritava di essere osservato da me. E poi per lui mica contava, no?
-Non mi interessa.- gli dissi freddamente incrociando le braccia e arrivando anche a chiudere gli occhi, tipica mossa d'0ffesa.
-Ma Patty non ti sembra di essere un po' egoista?- mi domandò con tono ragionevole, ma io non lo ero. Non questa volta. Ah no, te le farò spurgare una a una, conoscerai un lato di me, che nemmeno io sapevo esistesse.. stavo diventando sadica e mi piaceva. Meglio essere quello che esserlo nei propri confronti. Lo ero stata per ben 14 anni, era ora di cambiare.
-Sì, egoista, per una volta lo voglio essere! Non ti sto obbligando a rimanere qua e a rinunciare il tuo sogno, ti dico solo che non sarò qui ad aspettarti, come la brava amica che sempre ho fatto, per niente! Vai in Spagna, dimenticati di me, l'unica cosa che voglio che tu ricordi, è che mentre tu correrai con la maglia del Barcellona, io starò leggendo l'ultimo libro dei quattro di Twilight!- mi alzai in piedi, volevo andarmene a casa dopo questo sfogo. Ma Matias mi afferrò per un braccio, non delicatamente come faceva di solito e mi voltò dalla sua parte. Sentii il suo profumo invadermi le narici e provocarmi una sensazione simile allo svenimento. Ressi, non so come, ma resistei. Mi ripetevo mentalmente che "non dovevo dargliela vinta".
-Ti stai comportando come una bambina!- mi urlò a sua volta alzando la voce. Avevamo già litigato, ma non arrivando a questo punto. Non era mai successo, di solito io scoppiavo a piangere e lo imploravo di perdonarmi, anche se, quasi sempre non era colpa mia. Finalmente cominciavo a rendermi conto della realtà. Lui scuoteva la testa ripetendomi le stesse parole, cacciandomi ancora una volta dalla sua vita. Poi un giorno, compariva dal nulla e mi chiedeva scusa. Quindi io accettavo, lo abbracciavo, gli stringevo la mano, a seconda delle sue preferenze.
-Credo sia anche ora! E adesso lasciami andare, ma prima riprenditi questo!- mi sfilai l'anello e glielo misi in mano, poi gliela strinsi a pugno e mi voltai, andandomene. Ma ancora non era finita. Sentii dei passi dietro di me. Matias mi afferrò per il polso e mi rimise l'anello. -No, non voglio niente che sia tuo!- gli gridai scoppiando in lacrime di nuovo. Crollai sulle ginocchia e forse mi sarei dovuta trattenere, perchè indossavo pantaloncini cortissimi, avevo le gambe scoperte totalmente e il terreno era ghiaioso e aspro. -Ahi..- trattenni un gemito di dolore, tentai di rialzarmi, ma non ci riuscii. Per la seconda volta si abbassò per potermi aiutare, ma questa volta non dovette rimettermi gli occhiali e capì che non riuscivo a stare in piedi da sola. Era proprio il peggio che poteva capitarmi. Fui costretta a lasciarmi alzare e sopportai che mi tenesse per la vita. In un altro momento sarei impazzita di gioia, ma adesso lo odiavo solamente.
-Sembra che non puoi fare a meno di me, nonostante tutto..- bella frase, anche se scontata, un po' troppo usata, anche se d'effetto.. peccato che aveva detto una grandissima cavolata che gli si sarebbe ritorta contro.
-Già, e allora come farò dopo che tu sarai partito?- eravamo finalmente arrivati al punto cruciale. Smisi di essere quella finta dura e egoista che non ero e lo guardai con gli occhi lucidi. Mi prese una mano e la strinse forte.
-Non mi chiedere una cosa del genere e non mi guardare in quella maniera, per favore!- anche a lui si inumidirono gli occhi. -Quell'anello serve appunto per quando non ci sarò, ti proteggerà al posto mio..- lasciò la mia mano e mi tolse una lacrima con il pollice. Non volevo cedere, ma non ce la facevo davvero più.
-Come puoi pensare che io creda che un oggetto abbia quel potere?- però stavolta moderai il tono. -E' solo una pietra.. certo, di acquamarina credo, ma..- mi fece tacere scuotendo la testa.
-No, non è acquamarina. E'.. una mia lacrima congelata..- mi confessò, con imbarazzo allo stato puro. Sgranai gli occhi e spalancai la bocca. Lui sorrise dolcemente, passando una mano davanti al mio viso, mi fece socchiudere per qualche secondo gli occhi, infine con un dito unì le mie labbra. Io lo guardavo in silenzio. -Ti prego Patty, non leggere quel libro mentre non ci sarò..- mi abbracciò per un secondo dicendomi questo, e poi, separandosi, sorrise all'anello. Ed io dopo quello crollai.
-Ti prego Matias, non andare via, ti voglio troppo bene!- lo supplicai, mi sentii una stupida di prima categoria, ma non me ne fregava niente, avrei fatto qualsiasi cosa se fosse servito a farlo restare. -Non.. non voglio essere così egoista da chiederti di rinunciare al tuo sogno per me..- invece lo volevo essere eccome -ma.. se noi fossimo stati almeno insieme.. forse tu avresti sofferto di più questa separazione.. e mi avresti anche chiesto di partire con te..- non so perchè mi venne spontaneo dire quelle cavolate, ma forse non riuscivo più a tenermi tutto dentro -lo so, sono solo una stupida, fai buon viaggio Matias, ti auguro tutto il bene del mondo- mi corressi, ero sincerissima e lui lo sapeva -addio.- conclusi facendogli un sorriso triste e zoppicando mi incamminai.
-Ma.. Patty, guarda che per me sarà dura, durissima! Perchè anche io ti voglio bene.. un bene.. indefinibile.. ma non posso chiederti di separarti da tutta la tua vita e dalle cose che ami..- mi gridò non inseguendomi, ma in quel modo riuscì comunque nell'intento di fermarmi. Tornai indietro e lo presi, io, per il volto. Contro ogni logica conosciuta.
-E' andandotene che mi separi dalla cosa che più amo, lo sai, non dovrei dirlo, ma tanto lo sai..- lo lasciai andare, ma non mi voltai. Sentivo che anche se l'avessi rifatto, lui mi avrebbe seguito. Era bello avere questa certezza nel mio cuore, stupido, ma comunque bellissimo.
-Sì, so di che parli.. ma è sbagliato che tu sia innamorata di me..- sì, lo sapevo anche io, ma che cosa ci potevo fare? Non riuscivo proprio a negare i miei sentimenti. Non era colpa mia! -Ma non per le ragioni che credi tu.. comunque.. ti voglio promettere una cosa..- prese la mia mano e la posò sul suo petto, nel punto dove stava il suo cuore. -Ti prometto che farò, faremo, di tutto e di più per farti partire con me.- ero certa di averci sentito male, eppure l'aveva detto davvero. Non riuscivo ad emozionarmi, era troppo. Troppo! -Dico sul serio. E adesso.. meglio se ti accompagno a casa tua..- annuii e mi lasciai trasportare da Matias fino a casa, in silenzio. Si era fatta già sera ed'era incredibilmente diventato buio. Non avevo affatto paura, ma desiderai averla, così avrei potuto usarla come scusa e, con la mia fama da piccola bambina, sarebbe stato un giochetto stargli ancora più appiccicata. Dopo questo pensiero, cominciai a rimuginare sugli effetti di luce che la luna produceva sui suoi capelli e sul suo viso. Lui se ne accorse, ma non disse niente. Era troppo bello, e maledizione, le sue labbra luccicavano più di tutto. Arrivammo davanti a casa mia, si fermò ed io lo imitai. -Ci rivedremo presto.- ruppe il silenzio in quel modo e io mi fermai.
-Lo spero..- dissi in un soffio di vento. Vidi che si faceva vicino, smisi di respirare, ma ben presto compresi che non ne avevo motivi. Anche se ogni minima volta che lui mi sfiorava, bollivo. Ma questa volta mi baciò, ancora una volta sulla fronte, come avrebbe fatto un fratello.. un padre.. non il mio migliore amico. Poi sorrise un ultima volta, con soddisfazione, guardandomi e io ero troppo partita di testa per fare lo stesso. Se ne andò e io rimasi come una tonta a guardarlo, poi peggio, rimanendo a guardare lo spazio vuoto che Matias non riempiva più. Rientrai in casa, salutai al massimo della velocità i miei genitori, rimasti alzati perchè non si fidavano di me, volevano essere certi dell'ora che sarei tornata. Arrivai in camera mia e mi stesi sul mio letto , prima di addormentarmi dovevo ancora vedere una cosa. Guardai l'anello che portavo al dito e mi spaventai. Non era più azzurro, ma rosso fuoco! E bruciava, tantissimo. Soffiai sulla mano per alleviare il dolore, e lo vidi tornare del colore originale. Non riuscivo a capire se era stato frutto della mia fantasia, o se davvero aveva cambiato colore. Smisi di pensarci e tirai fuori dalla tasca destra dei miei pantaloncini di jeans, il pacchetto che Lucas aveva impedito che io leggessi in sua compagnia. Lo aprii restando a pancia in sotto, e ci trovai quello che proprio non mi aspettavo. Un foglietto arrotolato, a pergamena, trattenuto da un fermaglio, a forma di cuore rosso. Lo staccai posandolo sul comodino e cominciai a leggere. "Patty, sono passati alcuni mesi da quando ci conosciamo e nonostante io sappia benissimo quello che provi per Matias" doveva proprio tirarlo in ballo? Erano quasi cinque minuti che non pensavo a lui! "tu sai altrettanto bene quello che io provo per te, quindi, la mia domanda non è cambiata, torno a domandartelo anche se fosse una perdita di tempo, e sempre mantenendo aperta la porta dell'Amicizia.." mi batteva il cuore, anche se per lui non provavo nient'altro che appunto un purissimo affetto. "Vuoi essere la mia ragazza, una volta per tutte?" se avessi appena bevuto probabilmente ora sputerei fuori tutto. Non c'era da stupirsi.. ma.. feci dei grossi respiri tentando di calmarmi, quando qualcosa produsse un suono metallico e cercai di trovare la fonte. Ci riuscii in meno di un secondo. Tenevo tra le mani l'oggetto responsabile. Un anello, un altro, anello. Guardai quello di Matias. Adesso era nero. Nero come la montatura dei miei occhiali. Nero come la rabbia che aveva invaso le pupille del mio amato, quando avevo recitato quelle parole. Nera come l'ombra che mi avvolse e lentamente mi depositò sotto le coperte, mentre in un dito stava uno e stretto nell'altra mano, l'altro.
-Patty, tesoro mio, tutto a posto?- sentii una voce femminile nominarmi e di colpo vidi mia madre che mi accarezzava i capelli. Annuii, mentendole. Era successo poche volte, ma non ne facevo una giusta ormai. Dopo poco se ne andò, convinta delle mie parole, ma neanche un minuto dopo la mia porta si aprì ancora. -Ah, mi sono dimenticata di dirti che papà è riuscito a trovare una cosa che volevi da un po'.. penso che l'abbia messo sulla scrivania.. buona notte amore mio..- tentai di ripristinare le mie funzioni vitali, compreso il respirare.
-Sì, notte..- riuscii a dire solamente, lei mi sorrise e scomparve, questa volta davvero. Attesi qualche minuto, poi mi alzai in piedi e a passetti minuscoli e silenziosi, arrivai fino alla scrivania, guardandola con sospetto. Non c'era niente di strano, nessun volume, nessun pacchetto, nada. Tornai al letto sconfitta, quando il mio piede sbatté contro qualcosa e trattenni un minuscolo gridolino. Mi chinai per inveirgli contro, quando mi resi conto di cosa avevo urtato. -Lo sapevo che era quello!- mi dissi a bassa voce. Ecco, parlavo anche da sola. Avevo forse bisogno di un altro sintomo per giudicarmi pazza? Raccolsi il libro stringendolo con entrambe le mani. La camera era oscura, ma io ci vedevo abbastanza bene, come se avessi la vista da gatto.. -New moon!- esclamai con soddisfazione, stringendolo forte contro il mio petto. Ma mi sfuggì di mano, perchè improvvisamente sentii un fortissimo dolore all'anulare, guardai di sfuggita, era quello con l'anello di Matias. Mentre l'altro, a forma di cuore, era sul mio comodino. Velocemente corsi verso il letto. Non passò molto che qualcuno entrò e raccolse ciò che mi era caduto.
-Chissà come ha fatto a cadere da solo..- commentò mio padre, con gli occhi socchiusi a due fessure, riuscii a vedere che si chinava su di me e mi faceva una carezza. Gli volevo così bene! Non appena se ne fu andato, un'ondata improvvisa di sonno mi colse, impedendomi di leggere quel tanto agognato libro. Non sognai nulla o almeno non mi ricordai niente al mio risveglio. Sentii un respiro regolare, tranquillizzante e dipinsi sulle mie labbra un sorriso sincero. Pensavo che fosse Maty, il mio cagnolino che come sempre mi restava accanto. Mi sbagliavo e lo capii solamente quando aprii gli occhi.
-MATIAS!!!- strillai facendo un salto sul posto. Era seduto sul bordo del letto, accanto a cui era stato il mio corpo fino a pochi secondi fa! -Che.. che cosa fai qui?- gli domandai sedendomi e allontanandomi il più possibile da lui. Mi sorrise come se niente fosse.
-Avevo detto che ci saremmo visti presto..- sì, l'aveva detto davvero, ma non pensavo così presto! -Vuoi sapere chi mi hai fatto entrare, vero?- da quando era così intuitivo? Annuii come intontita. -Semplicemente tua madre, ho suonato al campanello come un comune essere umano e mi ha aperto, ho detto che dovevo parlarti urgentemente.. e mi ha fatto salire da te, tanto dovevi comunque svegliarti tra poco..- non sapevo se tutto quello che mi stava dicendo fosse vero, ma comunque non potevo farci nulla.
-Va bene, allora perchè sei venuto?- una parte di me lo sospettava. Guardai d'istinto verso la scrivania su cui mio padre aveva depositato il libro questa notte e non lo scorsi. Lui anche voltò lo sguardo verso il punto della mia osservazione, poi si avvicinò a me, lo vidi con la coda dell'occhio, mi prese per il mento dirottando i miei occhi verso di lui.
-Già, sono venuto proprio per quello..- esordì fiero. -E sì, non mi fido di te.- cominciavo davvero a sospettare che mi leggesse nel pensiero. -So che c'è qualcosa di irresistibile in quel libro.. ma per fortuna adesso sono sicuro che non lo leggerai mai..- che stava dicendo? Perchè doveva essere certo di una cosa del genere? Io non vedevo l'ora di poterlo leggere, anzi, se lui non fosse venuto a quest'ora lo starei per fare..
-Ma che cosa dici?- gli domandai confusa, lui sembrava non voler proprio cambiare parere. Lasciò andare il mio viso avvicinando il suo fino a quando non si toccarono i nostri nasi. Per un secondo temetti che stesse per baciarmi di nuovo. -Ma.. Matias.. devi per forza starmi così vicino?- ebbi il coraggio di domandargli, mestamente.
-Sì, tu sai il perchè, quindi non fare quella faccia.- mi stava prendendo in giro e io gli lasciavo fare liberamente! -So che non leggerai quel libro, non posso dirti perchè, altrimenti rovinerei tutto..- non capii assolutamente che cosa intendeva, ma ben presto la nostra attenzione si rivolse ad altro. Si allontanò e mi prese una mano, quella sinistra, la guardò attentamente, mentre io mi chiedevo se di colpo il mio corpo fosse diventato di sua proprietà ma nessuno avesse voluto avvisarmi.. -E questo che cos'è?- guardai ciò di cui parlava. L'anello di Lucas. Si rese conto subito che era a forma di cuore. Che c'è, era geloso di me? Non in una vera gelosia d'amore, ma magari non sopportava che qualcun altro occupasse lo spazio del mio cuore, che lui voleva sadicamente tenersi tutto per sé.
-E' il regalo di compleanno che mi ha fatto Lucas.- risposi semplicemente, veritiera. Il mio sguardo cadde sul comodino, su cui stavano la spilla, anch'essa a forma di cuore, ma peggio, il foglietto imbarazzante. La mia mano libera scattò per prenderlo, ma lui fu più veloce di me. Molto, molto più veloce. -No, Matias, non aprirlo!- tentai di bloccarlo ma non servì a nulla. Lo lesse. E si mise a ridere.
-Peccato non aver mai conosciuto questo tizio, chissà quante risate che mi sarei fatto..- ma si era rincretinito? Trovava così divertente l'idea che qualcuno potesse davvero essere innamorato di me e non prendermi in giro come faceva lui? Rigirandomi come una bambolina di pezza, per giunta. -Ma dai.. chiederti di essere la sua ragazza scrivendotelo?- commentò non notando il mio sguardo inceneritore, che puntava dritto dritto verso di lui.
-Io la trovo una cosa carina..- dissi con meno decisione di quanta volessi. Lui rise anche alle mie parole, la rabbia saliva sempre di più, ma non sarebbe mai uscita.
-Carina?- domandò con voce quasi sfottente e tono ridicolo. -No, una cosa carina sarebbe stata prenderti per mano il giorno del vostro anniversario di fidanzamento e camminare per il parco senza dargli poi tanta importanza.. una cosa dolce sarebbe stata comparirti alla spalle, posarti le mani sugli occhi (dopo averti tolto gli occhiali, è chiaro) e dopo averti domandato chi era, comparirti davanti e schioccarti un bacio sulle labbra..- ok, Matias era di nuovo impazzito e continuava a blaterare frasi senza senso. -Ma chiederti una cosa del genere, non avendo il coraggio di farlo di persona è..- aspettavo di sapere quale aggettivo ritenesse adatto, sembrava lo ritenesse fondamentale, finalmente sembrò essere riuscito a scegliere. -Squallido.- concluse guardandomi e facendo sentire me in quel modo. O più che altro, inappropriata.
-Beh, ma tu non conosci tutta la storia..- non sapevo perchè mi sentivo in dovere di difendere Lucas. Mi guardò scettico, deciso a non cambiare parere. -Non è la prima volta che me lo chiede. La prima, infatti, me l'ha domandato a voce, faccia a faccia.- scandii bene ogni termine. -Però.. però anche se io provavo qualcosa per lui- era vero, dovevo ammettere che la prima volta che mi aveva baciato sulla guancia avevo sentito delle sensazioni simili, non certamente uguali, a quelle che provavo quando ero insieme a Matias. -ero troppo confusa per dargli una risposta certa e così l'ho accantonata e siamo rimasti amici.- mi guardò in un modo strano, trasmettendomi quasi telepaticamente "tu non riusciresti mai ad essere amica di qualcuno che sia maschio. Guarda ad esempio noi due.." e la cosa mi offese e non poco. C'era ad esempio Santiago con il quale ero amica.. la sua vocina nella mia testa volle puntualizzare una cosuccia da niente "..già, peccato che all'inizio era innamorato di te.." dettagli, sciocchi dettagli.
-E allora è ancora più squallido e sciocco e dovrebbe anche aver vergogna.. insistere quando ormai non c'è speranza è stupido.- parlava lui, quello che era tornato insieme alla sua ragazza nonostante l'avesse tradito con il primo che capitava (anche se Bruno NON era affatto il primo che capitava) e aveva litigato con la sorella e con la migliore amica. -Hai ragione, le ho fatte anche io le mie cavolate..- il suo sguardo si posò sul libro che era riposto nello scaffale insieme agli altri. -Ma, diamine, un po' di dignità..- non ce la feci più e dovetti dirgli tutto quello che volevo o sarei davvero esplosa.
-DIGNITà? Tu, proprio tu, vuoi rimbeccare Lucas di non avere dignità?- gli domandai stringendo i pugni e serrando i denti. -Ricordati, caro mio, che sei tu quello che ha fatto davanti a tutta la scuola la figura del pollo- la verità dicono che non offenda mai nessuno, no? Chiunque avesse detto questa cavolata fa bene ad essere già morto.. -per inseguire una che non sembrava essere interessata a lui, a quel punto da coprirsi di ridicolo per lei.- e concludendo il mio amabile discorso, incrociai le braccia e voltai il mio sguardo da un'altra parte. Eh già, la faccenda Antonella non mi aveva ancora abbandonata, penso che non l'avrebbe mai fatto.
-Ma allora, se ci tieni tanto a quel ragazzo, perchè non ti metti con lui e la finiamo qui?- finirla qui? Non capii di che cosa stava parlando, ma la rabbia ormai si era liberata e chi l'avrebbe rimessa in gabbia? Mi prese la mano e mi rimise l'anello, quello che non mi aveva dato lui. Lo guardai d'istinto. Era di nuovo nero, ma al suo interno sembrava si fosse sprigionato del fumo, vedevo nuvolette grigie muoversi per tutto lo spazio.
-Perchè non lo amo!- gridai, spostando l'anello dall'anulare ad un altro dito. Matias mi attirò verso di sé guardandomi negli occhi, mentre la mia espressione restava in parte nervosa e ora anche terrorizzata.
-Per colpa mia, no?- chiese solamente. Annuii, tanto sapeva cosa provavo per lui, a che serviva mentirgli? -Sei proprio una sciocca, Patty. Molto di più di quello che pensavo.- era un insulto, ma detto in quel modo lo fece apparire come un complimento e la cosa non fece che aumentare la confusione che c'era nella mia testa.
-Perchè sarei una sciocca?- volli però chiedergli. Lui rise, poi fece un sorriso alla Edward in cui mi persi all'istante.
-Perchè rifiuti il chiaro amore di un giovane che, ammetto, invidio, per perseverare quello sbagliato, doloroso e pericoloso per me.- che fosse sbagliato, lo sapevo anche io e non era la prima volta che ne parlavamo. Anche doloroso, ovvio, con tutto quello che era successo e tutte le lacrime inutili che avevo pianto per lui.. ma pericoloso.. in che senso amare Matias poteva essere pe-ri-co-lo-so?
-Io.. io non capisco..- scossi la testa e mi alzai in piedi. Improvvisamente volevo fuggire da tutto e da tutti, ma sopratutto da lui. Non feci in tempo nemmeno a pensare di aprire la porta, che lui mi prese delicatamente riportandomi indietro, fino a che incontrai qualcosa, poi compresi che mi aveva appoggiata contro il suo petto e rimasi immobile. Sentii che armeggiava con qualcosa, ma ora il mio cervello era fuori uso e non tutti i collegamenti nervosi funzionavano alla perfezione. All'improvviso mi voltò e in un attimo ci ritrovammo seduti frontalmente, molto vicini. Mi porse una mano e io la osservai bene. -Sa.. san.. sangue!- esclamai inorridita. Avevo dimenticato quest'altra somiglianza con Bella.. non sopportavo proprio l'odore del sangue.. le mie narici lo percepivano più di qualsiasi altra cosa al mondo.. però, che cosa divertente.. un vampiro che era innamorato dell'unica mortale a Forks che al solo sentire la parola "sangue" sveniva.. -Pe.. perchè ti sei tagliato?- gli chiesi come una stupida, l'idea che davo era sicuramente quella.
-Ti sei mai chiesta quanto sei simile a Bella?- mi domandò invece lui, ignorando quello che avevo detto. Scossi la testa, quanto non ci avevo mai pensato. -E, supponendo che tu sia la Isabella Swan della nostra realtà- probabilmente gli si era fuso anche a lui qualche collegamento celebrale -e continuando a supporre che tu sia innamorata di me- ma questa non era una supposizione, ma una certezza! Provai a ribattere ma me lo impedì. -ti sei mai domandata come sarebbe andata, se il ragazzo che Isabella avesse amato, non fosse stato come Edward? Se non fosse stato il buono, come appunto diceva anche lui, ma per davvero il cattivo della storia? E nonostante questo, volesse proteggerla dal male che poteva procurarle, senza che nessuno dei due se ne potesse rendere conto?- non dissi nulla, lui scosse la testa. -Bella deve stare con Edward e gli altri se ne devono solo fare una ragione.- guardai prima i suoi occhi e poi l'anello, erano entrambi cupi come la notte.

Spazio autrice:

Non ho fatto passare molto tempo, no?? xD purtroppo non posso fare garanzie anche per il prossimo. Settimana piena di verifiche.. e impegni come al solito! Spero al massimo di riuscire a pubblicare per domenica (opzione più rosea) ^^. Passiamo alle risposte alle recensioni.

Alexiel94: ciao Noe! Visto che ce l'ho fatta a pubblicarla? xD continua a seguirla da qui, e continua anche la tua, che voglio che X e X si lascino!!! xD

sabry99: grazie dei complimenti *^.^* me super felice!!! xD Se non hai capito cosa succede a Matias, ti dico subito che è proprio la mia intenzione. La storia infatti è incentrata proprio sul suo strano comportamento.. fammi sapere la tua teoria se vuoi, dopo aver letto anche questo.. :)

MissTata55: thank's, spero di essere stata abbastanza veloce, recensisci anche questo se vuoi ^^

bimbetta snob: nuuuuuuuu divina no! xD anche io odio quella parola.. ma lo prendo comunque come un complimento, xD, ma mi sta bene anche "popolare" xD..

ricordati di me: hola my twin! Vedi di commentare anche questo cap, o domani a scuola vedi.. xD e chissà se mi servirai ancora.. (parte di dialogo tra Patty e Giusy scritta in collaborazione della mia Twin xD ^^) vai a incollare le schede che è meglio.. :D

Prima di andare voglio solo darvi un indizio: l'ultima frase che dice Matias è rivelatrice per capire perchè non voglia che Patty legga quel libro.. (anche se poi lo legge comunque, xD)
al prossimo cap,
Angy=*)

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Capitolo 3
*** Stop alle promesse ***



Stop alle promesse

Non avevo mai valutato le cose dal suo punto di vista. Stupidamente avevo dato per scontato che dovesse essere per forza Edward, se io fossi stata Bella. Anche perchè non avrei voluto che nessun altro occupasse quel posto, eccetto lui. Le sue parole non risultarono chiare alle mie orecchie, tutto il contrario, ma non ebbi il tempo di pensarci. Forse con quelle ipotesi mi ero avvicinata alla realtà, ma quello che accadde dopo me lo fece dimenticare completamente. -Io non capisco che cosa intendi, forse dovresti deciderti a parlare in modo chiaro!- gli risposi, lui mi fece segno di tacere, io mi innervosii. Ma pochi secondi dopo entrò mio padre, sul volto un'apprensione quasi sconosciuta, mi bastò a capire che qualcosa non andava.
-Patty, tua madre è svenuta più di una volta, così l'abbiamo portata in ospedale..- mi spiego papà posandomi una mano sulla spalla, affettuosamente. Sentivo la presenza di Matias accanto a me. -Non ti preoccupare, di sicuro è una cosa che riguarda la gravidanza, ma non si può mai sapere.. tranquilla, stasera ti accompagnerò a vederla..- mi sorrise e poi uscì dalla stanza. Non era niente di che, probabilmente una bolla di sapone che sarebbe scoppiata subito. Ma Matias capì il mio umore e non appena fummo di nuovo soli mi abbracciò dolcemente, avvolgendo il mio corpo nelle sue braccia.
-Tranquilla Patty, questa cosa si risolverà come niente.- disse rassicurandomi. -Ci saranno altre cose, nella tua vita, che invece saranno ben più difficili da affrontare, ma io resterò con te, anche se non dovessi esserci fisicamente..- si stava riferendo ad una faccenda rimasta in sospeso, ma non avevo voglia di parlarne. Lui capì persino questo. Occupò la mia mente facendo ben altro. Prese la coda dei miei capelli e li sciolse, poi mi tolse gli occhiali appoggiandoli sul comodino. -Chiudi gli occhi e prova a sentire la tua vera essenza. Che non porta occhiali, né i capelli legati in trecce. E tanto meno apparecchio..- disse sfiorando con un dito le mie labbra. Comparve nella mia mente l'immagine di una ragazza dai capelli biondi, lisci, gli iridi marrone lucente, una bocca sensuale, con il labbro superiore rigonfio e sporto in un quasi sorriso, le ciglia lunghe che le contornavano gli occhi, la pelle chiara, quasi pallida. Quando riaprii gli occhi l'immagine si sfocò fino a sparire, e mi accorsi che aveva posato le sue mani sulla mia fronte, facendo una leggera pressione. -E' così che sei veramente, sempre, almeno agli occhi di chi, comunque appari, ama la tua esistenza.- mi disse poi, lasciandomi libera. -Bella, anche tu, sei bella e non lo sai.- rimasi immobile.
-Ma perchè dici queste cose?- gli domandai agitata. Restò con un'espressione normale.
-Semplicemente perchè è la verità.- rispose chiaro. Io annuii anche se non ero per niente sincera. -E adesso a cosa stai pensando?- mi chiese sorridendo.
-Sinceramente?- domandai a bassa voce. Lui annuì facendosi serio. -Pensavo alle elementari.- risposi sincerissima. Matias aggrottò le sopracciglia, non capiva cosa intendevo. -Sì, alle elementari, quando si era tutti uguali.. quando non rischiavi di perdere un'amica per litigare per un ragazzo.. si giocava a rincorrersi, a nascondino, qualsiasi cosa andava bene.. e anche se sempre mi è mancato un papà.. era più facile affrontare giorno dopo giorno con un sorriso.. non si guardava se uno era maschio.. o femmina.. se era bello.. o brutto.. non c'era l'ansia che invece qui in città mi accompagna ogni mattina.. ho pianto più qui che tutti gli anni che ho vissuto a Bariloche..- lui annuì, mi voleva abbracciare di nuovo, ma io lo scansai gentilmente. -Promettimi una cosa..- gli dissi serissima.
-Dimmi..- mi disse guardandomi a sua volta, e sentii una delle mie mani finire preda tra le sue.
-Promettimi che nonostante il tempo che passerà e quello che ci succederà.. tu con il calcio, io con la musica.. e che qualsiasi ragazza che avrai- provò a ribattere ma io continuai -non ci separerà.. mai.- enfatizzai molto su quel avverbio di tempo. Lo guardai serissima in volto. Pretendevo forse troppo, ma non mi importava, perchè io gli avevo chiesto solo il minimo, essendo la sua migliore amica. Eppure nonostante le mie leggere paure, Matias annuì non appena ebbi finito di parlare, con molta più decisione di me.
-Certo, non dovevi neanche chiederlo, pensavo che fosse chiaro..- scossi la testa facendo un minuscolo sorriso leggermente triste. No, non poteva dare per scontata una cosa del genere, non con me almeno. Altrimenti mi dimostrava ancora una volta che non aveva ancora capito come ragionavo: con la perenne sensazione che qualcuno, chiunque, da sua sorella a mio padre, un giorno decidesse di "abbandonarmi" e non volermi più bene.. più volte dopo tutto era capitato che qualcuno si arrabbiasse con me senza che io sapessi il perchè.. o avesse comunque un perchè. -Se ti ho detto che ti proteggerò..- stava per dire per sempre -sempre- disse invece, stupendomi, tanto che sollevai appena appena un po' di più le palpebre. -e perchè ho intenzione di farlo. Anche quando non avrai più bisogno del mio aiuto.- mmh.. riflettei. Sarebbe mai arrivato quel giorno? Ne dubitavo, se voleva trovare a tutti costi qualcuno che necessitasse di costante controllo, apprezzamento per non far calare la sua autostima sotto i piedi e condannarsi a sopportare continue lagne.. doveva scegliere me.
-Adesso però forse sarebbe meglio se mi andassi a cambiare..- dissi impappinandomi come accadeva quasi tutte le volte che ero con lui, almeno una volta su tutta la giornata. Arrossii quando mi guardò, ancora una volta stupidamente, perchè i suoi erano gli occhi di un buon amico, non certo di un qualsiasi ragazzo, bramoso di vedere qualcosa da poi raccontare ai suoi amici, naturalmente ingigantendo la cosa.. che sciocchi pensieri che mi passavano per la mente! Gli sorrisi imbarazzata e lui mi ricambiò, dolce, come sempre da sempre.
-Sì, ti aspetto sotto in salotto.- si alzò in piedi e io lo osservai uscire, desiderando che non se ne andasse. Anche pochi minuti separata da lui per me erano un tormento. Mi guardai per un secondo intorno, poi decisi cosa indossare, niente di speciale, in fondo, sapevo che non erano certo i vestiti a fare colpo su di lui.. per fare breccia nel suo cuore bisognava avere un carattere deciso.. che ultimamente io assumevo spesso, senza volerlo.. Maglietta monocolore pantaloncini corti di jeans. Scesi le scale velocemente, avevo raccolto i capelli in una coda, anziché le solite noiose trecce. Lo vidi seduto sul divano, con un espressione assorta, davvero buffa. Fui tentata di arrivargli alle spalle e gridare "buh!" ma alla fine lo ritenni una cosa troppo infantile e stupida.. quanto volevo essere di nuovo così! Sospirando lo raggiunsi, non mi sedetti, rimasi in piedi davanti a lui. -Ce ne hai messo di tempo!- scherzò lui. Chissà poi perchè aveva voluto aspettarmi.. qual'era il suo scopo? Ma era così carino che.. lasciai perdere. Sorrisi solamente, in parte ero talmente falsa.. -Non costringerti a mostrarti felice.. non almeno con me..- mi disse e non so come, mi mise seduta accanto a lui, la mia testa sulla sua spalla. Era troppo dolce, per essere il mio migliore amico.
-Io.. io.. posso solo dirti grazie..- fu come se gli avessi rivolto il peggiore degli insulti. Non si alzò in piedi, forse voleva rimanermi accanto, ma mi ferì comunque. Il suo sguardo divenne vacuo, lo guardai bene negli occhi, erano più scuri del solito, potevo giurarlo. E automaticamente il mio sguardo si spinse anche sull'anello: della stessa esatta tonalità. -Che.. che c'è?- gli domandai, non mi aspettavo una reazione da parte sua.. si arrabbiava sempre per un non nulla.
-Non faccio queste cose per ottenere un "grazie". Le faccio perchè lo voglio.- chiarì secco. Possibile che riuscisse a farmi complimenti usando un tono talmente duro da farli sembrare.. non proprio insulti, ma ramanzine? Lo sapevo anche io che il suo fine non era quello, ma.. che pretendeva da me? Non ero speciale come lui, doveva accettarlo.. doveva saperlo. -Ma so che tu l'hai detto con ingenuità..- tornò a guardarmi, nuovamente era dolce. Mi accarezzò una guancia, soffermandosi poi sulle labbra. Sentivo il suo sguardo puntare dritto lì e non capivo un bel niente. Che senso aveva per un ragazzo osservare con così tanta brama la bocca della sua amica? Eppure, nonostante fossi la persona più stupida del mondo, me ne rendevo conto, sapevo che non era una mia illusione, non stavo travisando niente. Chiuse gli occhi. Le sue dita erano ancora sulla mia bocca, appena percettibili. Non so perchè. Ma fu come se mi baciasse, la sensazione che provai fu esattamente quella. Serrai le palpebre anche io, troppo presa da quel sciocco momento. Mi convinsi che ci stavamo davvero baciando, e quando un suono mi fece riaprire gli occhi, scoprii che avevo torto, ma non di molto. Il viso di Matias era talmente vicino al mio che se avessi sporto le labbra un po' più in là, averi incontrato le sue. Mi alzai in piedi, senza arrossire. I nostri non erano certo comportamenti da amici, ma era meglio non pensarci. Aprii la porta e quando lo vidi, rimasi davvero sorpresa, ma non so come la interpretò lui.
-Lucas!- esclamai. -Ciao, che fai qui?- posai una mano sulla porta semi aperta e l'altra sul mio fianco. Mi sorrise, a lui veniva naturale farlo. Automaticamente lo feci anche io, non sapevo perchè reagivo in quel modo.
-Sono solo venuto a trovarti..- rispose, semplicemente, mentre gli facevo spazio per farlo entrare. Sentii un brivido nel nano secondo che ci sfiorammo, ma lo attribuii al freddo.. peccato solo che fosse ancora estate.. arrossendo e sperando che lui non lo notasse richiusi la porta e approfittai di quel momento per prendere fiato.
-Ok, è venuto anche..- non conclusi la frase, che si annullò pian piano così com'era nata, finendo nel silenzio. Non c'era nessuno seduto sul divano e Lucas per fortuna non mi aveva sentita. Mi sorrise rimanendogli vicino finché non capii che stava aspettando un mio segno di farlo sedere. Non ero più abituata a queste "buone maniere", ormai Matias era di casa, entrava ed era come a casa sua.. non che fosse maleducato, tutt'altro, piaceva molto ai miei genitori ed in generale.. ma.. non so.. mi sembrava.. da poco era diventato.. libero, tranquillo, rilassato, si sentiva perfettamente a suo agio in ogni angolo di casa mia.. l'esatto opposto a scuola: stava tutto il tempo per i fatti suoi a riflettere e non appena qualsiasi suo amico gli si avvicinava, se ne usciva con qualche frasetta sospetta, almeno per me e l'altro se ne andava con un'espressione delusa. A me dispiaceva, ma non riuscivo a fare molto. Cioè, non ci provavo nemmeno. Mi sentivo stupidamente in colpa per come stava male, come se avessi una qualsiasi responsabilità. Mi sedetti accanto a lui con un sospiro triste. Mi sorrise, voleva tirarmi su, anche lui l'aveva capito.. come Matias.. gli volevo molto bene, lo conoscevo da poco.. ma era riuscito fin da subito a comprendere la mia anima.. la mia "essenza" direbbe Matias..
-Ma.. hai messo..- osservai la sua espressione stupita, gioiosa, incredula.. compresi anche senza sentire il continuo del suo discorso -..l'anello!- non si stava riferendo a quello blu cambia colore che in questo momento era infatti rosso.. ma a quello con una pietra minuscola a forma di cuore. Mi prese la mano e l'avvicinò al suo corpo per guardarla meglio. -Sì.. l'hai messo davvero!- non seppi fornirgli una risposta. Non avevo il coraggio di spezzargli ancora una volta il cuore. Lui stesso aveva detto "se no saremo comunque amici come sempre" ma non era così facile. Anche io accettavo di mal grado di essere solo la migliore amica di Matias.. anzi, lo continuavo ad accettare anche adesso.. ma non certo convivevo facilmente con la cosa. Dovevo evitare di commettere gli errori che invece Maty aveva fatto con me. -Questo significa che..- non so perchè, da quel momento non connessi più, non lo vidi quasi prendermi per le spalle e farmi avvicinare in modo vertiginoso al suo corpo. Non mi resi conto che una sua mano si era posata sulla mia guancia, non arrossii, non sentii il fiato mancarmi.. i miei occhi erano fissi nei suoi, ma non li guardavano realmente.. non continuavano a passare da un punto all'altro con frenesia. -è un sì.- e dopo quelle sue ultime parole il mio cervello riprese a funzionare, ma era tardi. Le sue labbra si posarono sulle mie zittendo una mia possibile protesta. Vidi Lucas chiudere gli occhi, rimasi con i miei spalancati, aspettavo che mi lasciasse libera. Sentivo la dolcezza che provava e il bene che mi voleva, ma non lo ricambiai perchè comunque quello che volevo a lui, non sarebbe mai stato sufficiente. Ma pensai che non se ne era reso conto, dato che quando si staccò mi sorrise, perso nelle sue fantasie e illusioni che avrei spezzato come niente.
-Lucas, io..- cominciai, ma non riuscii a concludere, stavolta non per colpa mia. Sentii una musica diffondersi nella stanza e lo vidi prendere qualcosa dalla tasca dei suoi pantaloni, lo vidi, il suo cellulare. Premette un pulsante e disse poche parole a bassa voce. Quindi la sua attenzione tornò tutta su di me.
-Scusami Patty, ma adesso devo andare, mi hanno chiamato a casa.. ciao!- non potei ribattere niente e me ne rimasi immobile mentre la sua bocca si premeva sulla mia per pochi secondi interminabili. Non riuscii ad alzarmi in piedi, vidi di sfuggita la sua sagoma andare verso la porta, aprirla, richiuderla. Mi presi la testa tra le mani, dimentica completamente di un piccolo dettaglio non molto importante.. invece lo era. Sentii la presenza di una mano sul mio ginocchio. Distrattamente senza muovermi di un solo millimetro la attribuii a Lucas, che stupida che ero. Solo dopo qualche secondo, senza che parlasse, capii che il ragazzo che mi stava accanto era un altro. Guardai tra le fessure create dall'intreccio delle mie mani e lo vidi vedermi. Deglutii mentre lui snodava le mie braccia con espressione.. non felice, non triste.. tesa. -Matias.. ma che fine avevi fatto?- fu tutto quello che riuscii a chiedergli nel mio stato. Lui prese la mia mano dopo averla tenuta qualche secondo tra le sue e la appoggiò delicatamente sulla superficie del divano.
-Perchè?- domandò lui come se avessi posto il quesito più stupido che potessi pensare. -Ti sono mancato?- cambiò quindi le carte in tavola, assumendo un tono tra il dolce e il rammarico. Compresi che aveva visto tutto, non sapevo bene da quale postazione, ma era sicuramente andata così. Ecco, trai pure tutte le conclusioni che vuoi. Non ti dovrebbe importare con chi mi bacio o meno! Siamo amici! E solo perchè tu sei stato il primo a baciarmi.. non hai il diritto di scegliere al mio posto.. o la pensi davvero così? Quante cose che avrei voluto chiedergli.. mi limitai a sospirare. Non potevo rispondergli con la verità. Ma lui mi guardò profondamente negli occhi e mi obbligò a farlo.
-Sì. Ogni secondo che siamo lontani, sai di mancarmi come se non avessi la mia voce..- sapeva benissimo che cantare era la cosa alla quale tenevo di più.. cosa mi avrebbe risposto a questo punto? Avrebbe raggirato la cosa come al solito? Mi avrebbe confusa? Speravo solo che non mi baciasse.. fin'ora avevo ricevuto 4 baci e nessuno di questo era stato positivo.
-Anche tu..- rispose invece, contro ogni mia supposizione. Le sue parole furono un sussurro che mi raggelò il sangue nelle vene e mi fece chiudere gli occhi senza più riuscire a riaprirli. Sentii che si avvicinava.. tremavo ormai. Le sue braccia circondarono le mie spalle, poi premette la mia testa sul suo petto e mi sentii inondata dal suo profumo. -E riuscirò a convincertene.. questa è una promessa..- no, perchè rovinare tutto con quel termine? Promessa è la migliore premessa per stroncare qualsiasi amicizia o amore. Distrugge famiglie e ha già accumulato litri di lacrime infinite.. non volevo che anche "quello che c'era tra di noi qualsiasi cosa fosse" facesse quella fine. Scossi debolmente la testa, quanto la vicinanza con lui mi permetteva.
-No..- negai debolmente, fui sicura che mi avesse sentito, ma che fece finta di niente. Forse era la cosa migliore in questo caso, anche se io non ero capace di ignorare i problemi.. sembrava quasi che provassi un'attrazione verso di loro e loro verso di me, non potevo farne a meno e loro senza di me non esistevano. Magari mi ero addirittura affezionata ad alcuni di essi.. ok, i miei pensieri stavano degenerando e la mia testa era ancora tra la spalla e il petto di Matias.. certo questa cosa non poteva essermi d'aiuto.. no, non ce la potevo fare. -Scusa.. Matias.. ma non mi.. sento molto.. bene..- non balbettai ma lasciai tra quasi una parola e l'altra almeno cinque secondi di silenzio che non passavano certo indifferenti per una che aveva la fama di chiacchierona come me. Però non stavo mentendo: nonostante amassi all'inverosimile essere tra le sue braccia.. mi sentivo contemporaneamente male.. quasi preferissi non vivere questo momento piuttosto che sapere che prima o poi si sarebbe concluso. Ero proprio una stupida, ma questa non era una novità. Per una volta non comprese qual'era il senso delle mie parole e fraintese tutto. Lentamente sciolse quella specie di abbraccio, stavo quasi per ricominciare a respirare, illusa. Ma poi mi fece sedere meglio e quindi posò la sua mano sulla mia fronte. Sì, avevo la febbre, ma non era certo per malattia o cause simili. La mia era una febbre d'amore, una malattia, un'ossessione, una follia. Qualcosa di sbagliato che mi ostinavo a voler perseguire.
-Sei calda..- furono le uniche parole che uscirono dalla sua bocca, mentre con sguardo terrorizzato osservavo il suo, che da in tensione era passato ad essere in apprensione.. per me. Potevo anche negarlo con me stessa, se la cosa mi faceva piacere, ma davvero teneva a me. Punto. -Anzi, direi bollente..- quel termine mi ricordò senza volerlo.. l'altro ragazzo, l'altro problema della mia vita, quello che mi faceva sentire come il mio migliore amico si era probabilmente sentito quando era con me, sempre. -Stai male, perchè non me lo hai detto, sarei tornato un'altra volta..- ah, lo volevi davvero sapere? E allora ti dico perchè, tanto non potrò mai shockarti tanto quanto tu, me. Presi forza, deglutii, dovevo farcela.
-Perchè non voglio che tu vada via..- vocina triste più espressione tra il dolce, il far sentire in colpa e lo sguardo da bimba addolorata. Perchè a me non starebbe bene "un'altra volta", no, io voglio adesso, voglio sempre e solo adesso, l'attuale non il dopo. -Perchè sei tu a farmi stare male, Matias..- che cos'avevo detto? Perchè avevo pronunciato una simile frase? Un secondo dopo aver aperto la bocca la richiusi non riuscendo più a reggere il suo sguardo, abbassai il mio alle scarpe torturandomi le mani.
-Lo so.- sentendo la sua risposta non riuscii a trattenermi da riposare gli occhi su di lui, non erano neri o comunque scuri come quando era arrabbiato.. piuttosto erano sempre i soliti "normali" chiari che amavo tanto, ma più lucidi, quasi stesse per piangere. Cos'avevo combinato, ero riuscita a ferirlo, e dire che sembrava una roccia, a parte per come si era comportato da straccetto all'inizio con.. Antonella.. ma io ero riuscita a fargli un buco nel petto e dovevo rimediare, prima che mi ritrovassi io a dover consolare lui.. invece che il contrario così come era sempre successo.
-No, Maty- speravo che l'uso di un diminutivo-vezzeggiativo potesse essermi di aiuto -non volevo dire quello che tu stai pensando!- non aveva mai smesso veramente di guardarmi, ma sentii i suoi occhi trafiggermi molto di più. -E' colpa mia, tutta colpa mia- aggrottò le sopracciglia ma comprese che non avevo ancora finito -sei troppo..- che aggettivo usare? Ognuno avrebbe creato nella sua mente un'idea diversa e non volevo che accadesse questo. Gentile? Ma lo era sempre. Interessato a me? Ne avevamo già parlato e la conclusione era stata: scusami se mi importa di te! Più sguardo duro e sensibile allo stesso tempo. Uguale me stramorta. Compresi che il termine che si adattava perfettamente ce l'avevo davanti agli occhi da sempre e che era il più facile. -..buono..- la sua espressione indecifrabile si sciolse in un minuscolo piccolo sorriso -nei miei confronti e mi fai sentire..- ok, mancava poco, soltanto due parole.. ce la potevo fare.. presi un respiro solo -in colpa!- avevo finalmente sputato fuori tutto e adesso aspettavo solamente una delle sue solite uscite alla "oh, Patty" abbraccio, me che perdeva il senso della ragione..
-Sei una sciocca! Ancora di più di stamattina! Non puoi veramente pensare una simile cosa!- le sue urla mi spaventarono a tal punto che senza rendermene conto il mio subconscio aveva spostato il mio corpo dall'altro estremo del divano. Ma non sembrò affatto infastidito dal mio gesto, anzi, gridò più forte e a piena voce. -Se non ti volessi il bene che ti voglio ti prenderei a sberle fino a quando non riprenderesti a pensare in modo sensato!- non si doveva preoccupare di doverlo fare. Già solo dicendolo mi aveva dato quello che faceva più male, di schiaffo: quello emotivo. E se ne rese conto, ma non sembrò soddisfatto appieno. Ma io lo precedetti, altrettanto nervosa, ma non abbastanza da stare al suo livello.
-E allora perchè non lo fai?- solamente questa domanda, classica, stra vista, stra sentita, stra detta da attori e persone reali.. eppure.. due secondi dopo che avevo parlato mi ritrovai le sue mani sulle mie guance e lui a qualche centimetro. Erano comunque troppo pochi quelli che ci separavano..
-Sei troppo fragile, ti spezzi come niente.- non era una presa in giro, altrimenti l'avrei tollerato.. ma era tremendamente serio, questo doveva farmi paura, ma sapevo che aveva maledettamente ragione.. -Silenzio, non negare.- continuò quello che sembrava più un monologo, spostando la mano in modo che il suo pollice mi impedisse almeno un minimo di muovere le labbra. -Comincia a renderti conto della tua situazione- era matto, questo era sicuro, ora dovevo capire come comportarmi.. sorridere e annuire non mi ispirava.. perchè la sua era una pazzia di un genere più raffinato e quindi complicato -anche solo un battito di ciglia potrebbe ucciderti, sei conscia di questa cosa?- scossi la testa. -Brava!- si complimentò con me.
-So di essere.. casinista e combinare spesso pasticci..- arrossii al pensiero, ma lui non ci badò per nulla. -Ma non fino a questo punto..- sbattei le ciglia, la stavo mettendo sul ridere.. non volevo litigare con lui. Scosse la testa con rabbia e mi ritrovai distesa sul divano con Matias sporto su di me quasi fosse sopra di me. Le nostre bocche a qualche millimetro, i suoi occhi puntati nei miei e i nostri nasi che si toccavano.
-Cosa ti ricorda questa situazione?- mi domandò quindi, sfiorando le mie labbra ad ogni lettera che pronunciava. Mi sforzai di pensare, forse se glielo avessi detto mi avrebbe lasciata libera.. ma non mi veniva proprio niente di niente. In un lampo eravamo di nuove seduti ad una lontananza ragionevole. -Il campeggio, sciocchina.- disse quasi ridacchiando. La sua spiegazione accese subito una lampadina nella mia testa, ma era più che altro un lampeggiante. Infatti la sua spiegazione arrivò prima che la mia perspicacia si pronunciasse. -Ti ho salvato la vita, quel giorno. E vorrei non doverlo rifare..- non c'erano doppi sensi in questa frase.. era quello che sembrava, non potevo ribattere dicendogli che allora era vero che non teneva a me al punto di dover rischiare la vita per salvare la mia.. -In quel momento, quando ti ho vista annaspare tentando di riemergere, non mi sono sentito triste, non ero agitato come forse sarei dovuto.. no, per qualche secondo la mia mente si era concentrata solo sulla possibilità di perderti e ho sentito che se fosse successo, avrei perso qualcosa io, con te se ne sarebbe andata una parte di me.. lo so, era presto, ci conoscevamo da pochissimo, ma in fondo questo non è un dato fondamentale quando si parla di amore- che termine aveva usato? Si apprestò a correggersi. -o di amicizia.- ok, va bene, ma perchè mi aveva rivelato una simile cosa? Annuii solamente perchè non ce la facevo a chiedergli ancora qualcosa. -Ma non so perchè ti dico queste cose che non fanno altro che confonderti solamente di più le idee, vero?- sorrise accarezzandomi una guancia.
-Sì.. io ancora non mi sento proprio bene..- riuscii a dire in un lieve sussurro.
-Lo so, forse sarebbe meglio se ti mettessi a letto..- no, ormai mi ero alzata e non volevo provare a riaddormentarmi, non sarebbe servito, non era certo un calo di zuccheri il mio problema.
-Però se puoi per favore non te ne andare..- lo supplicai facendo scattare la mia mano verso la sua spalla. Lui ne approfittò subito per abbracciarmi piano.
-No, mai.- un'altra fantastica promessa. Un'altra. Non dissi nulla. Lo strinsi anche io, appoggiai la testa sul suo petto e rimanemmo immobili per almeno dieci minuti. Io non volevo spostarmi di un solo millimetro e lui mi lasciò fare. Riaprii gli occhi che avevo tenuto chiusi per aumentare il benessere che provavo ed ebbi quasi l'impressione di essermi addormentata. -Stai un po' meglio?- mi domandò dolce accarezzandomi la schiena. Non volevo occultare la verità.
-Sì, un pochino..- risposi separandomi da lui ma restandogli comunque vicina. -Lo so che te l'ho già detto tante volte ultimamente ma.. ti voglio bene..- gli dissi in un improvviso attacco da coccole. Lui mi sorrise e io mi sporsi verso di lui per dargli un bacio minuscolo sulla guancia. -Posso chiederti una cosa?- gli domandai quindi leggermente agitata. Matias annuì. -Per caso hai visto anche solo di sfuggita un ragazzo, nel momento in cui sono andata ad aprire e poi non c'eri più?- volevo saperlo. Volevo solamente che si innervosisse e interpretare, naturalmente travisando, la sua rabbia come sintomo di folle gelosia. Ma non potevo continuare a farmi del male da sola. Comunque ormai la domanda era stata posta e quindi non c'era più niente né da fare né da dire. Se non restare ad aspettare in questa trepidante attesa, snervante.
-Sì.- rispose solamente. Ma per fortuna non aveva ancora finito. Ne aveva di cose da dire, anzi. -Quello è Lucas.. chissà perchè.. me lo immaginavo diverso..- aveva ancora voglia di prenderlo in giro per quel bigliettino? Sbuffai e mi sembrò che la sua espressione si piegasse ancora di più verso il divertimento. Che desiderio intenso di cancellare quel sorriso.. sghembo naturalmente, dalla sua faccia.. prendendolo a schiaffi? Baciandolo? Semplicemente urlando fino a stordirlo? Niente di questo era da me. Ma lo era invece stare zitta a braccia conserte con un broncio da record. -Intendo dire di aspetto. Ragazzo carino.- ma il suo commento non lo era stato affatto. -Perchè non ci vuoi uscire insieme?- mi domandò, ma capii troppo tardi che era una domanda retorica, non molto rivolta a me. Mi zittì con un gesto brusco e affrettato, quasi offensivo. Ma non c'era tempo per prendersela. Non per quello almeno. -Hai paura?- paura. Sono stanca di questa parola. A 14 anni ci sono troppe cose che mi spaventano. Ma non ci ho mai pensato. Ho davvero una semplice paura nei suoi confronti? Non credo. Penso solo che sia inutile provare con lui, dato che.. che non è Matias. E non lo sarà mai. Punto. L'unico timore che provo è quello di fare del male a Lucas. Gli voglio bene, come ad un amico, ed è strano per me trovarmi dall'altra parte della bilancia.. essere io a dover spezzare il cuore di qualcuno invece che dover raccogliere i pezzi del mio.. Scossi la testa allora, con foga. -Pensi di essere troppo giovane per avere un ragazzo?- la pretesa che mi aveva chiesto prima l'aveva fatta con più disinvoltura, ma adesso vedevo i suoi occhi farsi leggermente più lucidi e guardai l'anello al mio dito, che stavolta era diventato più chiaro rispetto alla tonalità originale. In quel momento pensai alla cosa più sciocca su cui potevo riflettere, mentre chissà cosa passava per la mente del mio amico.. Ricordai la prima proposta che avevo ricevuto in vita mia, di fidanzarmi. Da Santiago, che avevo rifiutato, con quella banale scusa. E immediatamente la mia testa fece un collegamento con un altro evento, sempre riguardante la tematica del fidanzarsi. Anche Matias una volta me l'aveva chiesto... solo dopo avermi illusa, senza saperlo, la sua unica scusante, solo dopo aveva aggiunto "per finta". Feci quindi dopo almeno cinque minuti di totale silenzio, segno di no con la testa. -E allora cosa?!- chiese e mi accorsi che si stava spazientendo. Ci teneva così tanto a saperlo.
-Te l'ho detto già prima, io non lo amo, per me è solo un amico.- chiarii guardando negli occhi mentre la mia voce usciva nervosa e trattenevo quasi il fiato prima di implodere. Matias scosse la testa.
-E' difficile restare solo amici di una persona che non sia del nostro stesso sesso..- commentò forse a parere suo in modo discreto.. ma secondo me non lo apparve affatto.. ero tentata di domandargli allora come faceva lui ad essere il mio migliore amico.. ok, si era innamorato a sua volta di me, ma non proprio, solo di una parte, della mia voce, ma nelle vesti di Cleopatra.. -Noi siamo una cosa diversa..- sussurrò appena, tanto che aggrottai le sopracciglia domandandomi se l'aveva davvero detto o se ero stata io a volerlo sentire. L'istinto mi spinse a guardare l'orologio rosa che portavo al polso. No. Era mezzo giorno e mezzo. Se ne doveva andare.. avrei tanto voluto che si fermasse a pranzo.. anche se non avevo uno straccio di fame.. zero assoluto.. Matias interpretò perfettamente la mia espressione. -Sì, è ora che vada..- disse alzandosi in piedi e io lo osservai ancora più smarrita. -Mi raccomando.. stai attenta..- il suo sguardo parlava al posto suo. Deglutii.
-Te lo giuro..- dissi mentre uscivamo dalla mia camera, superavamo il corridoio, che breve ci portava direttamente alle scale, quindi salotto e.. aprii la porta e lo guardai sparire. La richiusi e rimasi appoggiata per qualche minuto tentando di svuotare la testa da qualunque pensiero. Ma era impossibile. Dopo poco però rischiai di farmi male. La mia stupidità e confusione mentale mi aveva impedito di pensare che ovviamente quando qualcuno avrebbe avuto necessità di entrare, e io non mi sarei tolta dalle scatole, sarei caduta o sarei stata spiaccicata contro il muro. Due prospettive l'una più allettante dell'altra. Il profilo di mio padre si fece più distinto e vidi il suo sguardo di rimprovero. -Scusa papà, ero sovrappensiero..- dissi mentre ritrovavo l'equilibrio. Lui annuì, ancora agitato. Non era un buon segno. Non volevo più piangere, non almeno quando non era necessario.. e come aveva detto Matias, questa storia si sarebbe risolta in fretta, sarebbe presto sparita.. io me ne sarei dimenticata.. ma aveva anche aggiunto che invece altre cose sarebbero state più complesse e difficili da affrontare.. quasi volesse consigliarmi di risparmiare questi pensieri pessimistici per un momento veramente tragico.. ecco, stavo di nuovo pensando ad altro.. non mi sopportavo quando facevo così. Mi apprestai a raggiungere mio padre in cucina. Dovevo mangiare. Per lui. Non potevo farlo stare ancora più in pensiero. Lo vedevo che era in apprensione, anche se cercava di non darlo troppo a vedere, per me. Quante cose stupide che si facevano, nella vita, pensando di agire per il bene degli altri e invece, si sta facendo tutto per se stessi. Ma mascherando l'egoismo dietro ad un fin troppo scontato altruismo. Vidi la tavola apparecchiata solo per me. -Papà.. ma tu non mangi?- domandai con una vocina completamente da bambina. Lui rallentò il suo respiro e si voltò a guardarmi, cercando di sembrare interessato. Ma io sapevo dov'era la sua mente, c'eravamo entrambi, insieme.
-No, ho già mangiato a lavoro, piccola mia..- annuii e non pretesi altro. La mia mente era divisa in vari bivi, mentre ingurgitavo del cibo indesiderato. Il primo purtroppo era il solito: Matias. Chissà quando l'avrei rivisto. Ma perchè pensavo questa cosa? Sarebbe tornato presto.. sentivo che così non sarebbe andata. Lo ignorai e passai al secondo problema. Lucas. Adesso chissà cosa stava pensando. Che ero la sua ragazza, che gli avevo detto di sì. Stramaledetto anello.. allontanai anche questo e mi concentrai su quello che contava. Mamma. Stasera l'avrei rivista, mio padre me l'aveva.. promesso. Un'altra. Un'altra promessa. Oggi ne erano state fatte troppe. E' impossibile che tutte vengano mantenute.. no. Mi alzai in piedi e cominciai a lavare freneticamente il piatto, strofinando sempre lo stesso punto, quello che era solita fare anche mia madre Carmen quando era agitata. Avevo preso da lei. Sorrisi lievemente. Vidi un braccio abbastanza muscoloso passarmi accanto e strapparmi l'oggetto di ceramica dalle mani. -E' pulito.- disse, quasi volesse convincere sé stesso, non me. Feci segno di sì, che avevo capito e sospirai.
-Davvero è tutto a posto, non è successo nient'altro?- gli domandai, i dubbi mi stavano tormentando e parlarono loro al posto mio. Prima che riuscissi a trattenermi, a chiudere quella dannata boccaccia che mi ritrovavo. Non volevo farlo stare peggio! Possibile che qualsiasi buono proposito che mi facessi, alla fine non riuscivo a rispettarne neanche uno? Leandro, mio padre, si voltò, era estremamente serio, forse nemmeno quando aveva scoperto di essere mio padre, lo era stato così tanto. Mi prese una mano, che tra le sue due sembrò ancora più piccola e insignificante. Inutile, come in fondo mi sentivo spesso io.
-Sì, non è successo niente di peggiore.. è.. stabile..- sapevo cosa significava quell'aggettivo, volevo non saperlo, ma non potevo omettere a me stessa la verità. Lo abbracciai per qualche secondo, annuii, mi strinse forte, poi mi baciò i capelli e mi sorrise. -Ehi, non ti sei fatta le trecce stamattina.. come mai questo nuovo look?- arrossii al ricordo di quello che aveva fatto Matias, ma alzai le spalle come dire che mi ero semplicemente dimenticata di farle.
-Ok, papà, io pensavo di andare a portare a spasso Mati.. mi sono scordata di farlo stamattina..- già, non era proprio andata così.. diciamo che due ospiti "inaspettati" mi avevano tenuta impegnata fino all'ora di pranzo.. Lui annuì e io corsi su per le scale, cercando il mio cagnolino senza il quale non riuscirei a continuare ogni giorno di questi lunghi, anche se è solo un anno.. un anno che fa già parte della mia vita. Il mio Matias personale era agitato, tremendamente agitato, continuava a spostarsi da una parte all'altra del mio letto. Lo presi in braccio. -Che cosa succede Mati? Se in ansia per la mamma?- fece due abbai. No. -Allora cosa c'è, non hai voglia di uscire?- di nuovo no. -Ok.- gli risposi, prendendo il suo guinzaglio e la pettorina. Glieli misi e quindi uscii, salutando mio padre che sarebbe presto tornato a fare visita alla mamma. Volevo dirigermi al parco, era quello il solito percorso, ma questa volta l'ostacolo che incontrai era quello che stavo portando a spasso. Mati mi tirò verso una stradina che conoscevo alla perfezione, fin quando vidi la figura di una casa conosciuta quasi più della mia, apparirmi davanti. -Pe.. perchè mi hai portata qui?- domandai al mio cane, guardando negli occhi. Marroni quasi come quelli di Matias. Come ormai facevo sempre quando ero agitata, guardai l'anello, che però era del suo colore naturale. Mi rilassai. Possibile che credessi davvero che quel "coso" avesse il potere di proteggermi? Mah. Non sapendo che fare, tentai di cambiare strada, ma non voleva proprio saperne. Temevo che mi avrebbe costretta a entrare, non andava bene, lui era già stato da me e io non dovevo andare da Matias così presto. Nemmeno se fosse stato il mio ragazzo sarebbe stata una cosa conveniente. Era una esagerazione. Ma per fortuna le sue intenzioni erano diverse. Mentre la mia faccia si contraeva in un'espressione di stupore puro, Mati mi fece superare casa Beltran di almeno un quartiere. E ad un certo punto, ad un incrocio, si fermò e non si mosse più. Non era stupido. Non era un cane come tutti gli altri, questo l'avevamo capito. Sapeva scrivere. Anche leggere e usare il computer. Una volta mi aveva scritto che mi voleva bene. No, non era un cane comune. E allora decisi che mi sarei fidata di lui. Feci bene. Dopo qualche minuto di pausa, partì a razzo verso un punto preciso. I miei occhi distinsero una forma sfocata che apparteneva certamente ad una persona che si stava dimenando nel tentativo di rialzarsi. Quando la raggiungemmo non avevo più un briciolo di fiato, nonostante questo riuscii a gridare. -Giusy!- le porsi una mano che si affrettò ad afferrare e con inaspettata forza riuscii a sollevarla e rimetterla in piedi. Ma la cosa durò poco, per fortuna l’avevo previsto e riuscii a sorreggerla. Si era rotta qualcosa, la gamba, la caviglia, il ginocchio.. quel che era certo è che non poteva camminare.
-Patty! Non so cosa avrei potuto fare se non fossi arrivata tu!- mi disse e mentre mi chiedevo una cosa, mi rispose mostrandomi il suo cellulare. In pezzi accanto a lei. Io le feci un sorriso incoraggiante.
-Non devi ringraziare me, ma questo tipetto qui..- dissi riferendomi al cagnolino. Lei anche mi ricambiò, poi la sua espressione si fece tesa, ma non certo per il dolore. Sentivo, lo sapevo, ne ero sicura, che c’era qualcosa che non mi aveva detto. Qualcosa che non voleva dirmi. Qualcosa che dovevo assolutamente sapere. Poteva riguardare la sua famiglia, suo fratello.. ma certo. Come avevo fatto ad essere così stupida? Non ci avevo pensato, o forse non ci avevo voluto pensare. Quando Matias sarebbe partito, non sarebbe stato solo. Con lui se ne sarebbero andati anche i suoi genitori, naturalmente. E Giusy. Non potevo sopportare di perdere entrambi, neanche se ogni giorno ci fossimo sentite via chat, mail, cellulare, lettera, qualsiasi cosa che il mondo moderno aveva inventato per far sentire più vicine persone che non lo erano affatto. Perchè sarebbe stata un’illusione. Sapevo che non avrei mai smesso di volerle bene e lei nemmeno a me. Ma ero a conoscenza anche dei lati negativi, che erano troppi, di questa cosa. E non sarei stata solo io quella che avrebbe sofferto. Avevo capito tutto. Mati mi aveva portata qui perchè sapeva che avremmo trovato la mia migliore amica in questo stato, che l’avrei aiutata. Lei stava scappando. Aveva scoperto della partenza e non era stata d’accordo. Non voleva lasciare Guido. Dopo tutto era l’amore della sua vita, aveva ragione. Ma non aveva molte soluzioni. Forse voleva dirglielo per prima, non voleva che lui fraintendesse niente. Mi ripresi dai miei pensieri e vidi che Giusy mi stava guardando come se avesse capito che sapevo già tutto. -Te l’ha detto Matias?- le domandai mentre camminavamo a rallentatore verso una panchina qualsiasi o un posto dove comunque sarebbe stato possibile farla riposare così che io avrei potuto avere il tempo di chiamare qualcuno che la venisse a prendere. Non se la sarebbe presa con me, perchè sapeva che il suo piano, così, era fallito fin dal principio.
-No, non me l’ha detto lui..- rispose cupa, mentre io la guardavo in modo strano. E contemporaneamente, l’anello. Nero. Come la pece. Anche i suoi occhi, seppure erano sempre stati più scuri rispetto a quelli di suo fratello, ora erano neri come mai. La sua voce era tristissima, sembrava si sentisse in colpa per qualcosa.
-Ma.. ma.. ok..- basta domande. Presi il cellulare dalla mia tasca e composi il numero di suo padre. Mi aveva sempre fatto paura, per come si comportava, per i suoi modi austeri, per la sua severità, per un mucchio di ragioni. Ma avevo un grande terrore, molto più grande, che comandava sul resto e che mi obbligò a premere il pulsante della cornetta verde. Respiravo pesantemente, quasi ansante, mentre ascoltavo a orecchie tese il suono classico di uno squillo. Stava per concludersi la chiamata e partire l’odiosa voce registrata della segreteria telefonica, quando sentii l’impercettibile suono di una risposta.
-Pronto?- domandò una voce adulta, con un tono che serviva a intimorire il possibile inutile e scocciante disturbatore. Non mi feci spaventare, non avevo possibilità.
-Mi scusi signor Beltran se la chiamo, sono Patty, sua figlia Giusy si è fatta male e non riesce a camminare..- sicuramente stava pensando “di nuovo”. Prima Matias e ora anche lei, sembrava che la loro famiglia avesse addosso una specie di maledizione riguardo il rompersi gli arti inferiori.
-Che cosa? Dove siete?- ecco che tutte le teorie precedentemente formulate svanivano nel nulla, mentre la voce di un semplice uomo agitato, un padre in ansia per la figlia, si faceva largo tra le mille che urlavano nella mia testa ognuna una cosa diversa. Mi apprestai a rispondere, mentre la mia amica sembrava stesse vivendo una lotta interiore, contro qualcosa di soprannaturale che vedeva solo lei.
-Siamo nel quartiere dopo quello dove abitate voi, partendo dal parco.- gli spiegai. Ero incredibilmente fiera di me stessa. Chissà come mai, quando le situazioni si facevano davvero difficili e i problemi non mi riguardavano direttamente, ecco che mi trasformavo in una specie di “donnina”, improvvisamente capace di accudire un malato, di preparare qualsiasi cosa, di fornire un aiuto necessario in situazioni simili.. ma durante la “vita abitudinaria” non riuscivo ad essere così. Ok, non avevo mai dato grossi problemi a mia madre e adesso che avevo anche un uomo di casa la situazione era solo migliorata. Ma sebbene non facessi niente di male che potesse danneggiare i miei genitori e la nostra situazione, diciamo che nemmeno mi ero mai sforzata più di tanto per migliorarla. Non ero una snob, cresciuta tra la ricchezza come Antonella, anche se ora era finalmente scesa dal piedistallo e aveva affrontato la realtà di petto.. ma anche se ero una “campagnola”, come mi definiva giustamente lei, non ero una figlia utile. La mia presenza o meno non faceva cambiare niente di niente.
-Va bene, vi raggiungo subito, restate lì.- non mi lasciò nemmeno il tempo di rispondere affermativamente, chiuse direttamente la chiamata. Sospirai, dovevo dire a Giusy quello che mi aveva detto suo padre, ma mi sembrò non fosse necessario. Da quando era così intuitiva? Sì, era un genio, la più intelligente che avessi mai conosciuto.. ma non tanto da spaventarmi!
-Allora, ti andrebbe di spiegarmi cosa diavolo volevi fare? Anche se penso di averlo già capito da sola..- con questa brillante introduzione la convinsi, per una volta, la prima, io, a cedere e dirmi la verità. -Siamo come sorelle, non ci devono essere segreti tra noi.. quante volte mi avrai ripetuto questa frase?- le domandai tentando di farla sentire in colpa e a giudicare dalla sua espressione stava funzionando alla grande. Continuai, non dovevo farmi sorprendere in nessun momento. -Dopo tutto, sai che qualsiasi cosa avessi avuto intenzione di fare, sai che io ti avrei appoggiata. Se quella cosa fosse servita a renderti felice..- fu quello, fu l’uso di quel termine che mi fece “vincere” la nostra sfida non dichiarata.
-Felice.. Patty.. non posso essere felice. Hai ragione a pensare che stessi andando da Guido. Sì, è esattamente così, volevo dirgli che cosa sarebbe successo tra poco.. ma non solo. Hai sbagliato, meglio, hai dimenticato una parte. Non avevo intenzione di partire. So che mio fratello non può non sfruttare quest’occasione, che dopo quello che gli era successo deve considerare un miracolo il fatto che l’abbiano richiamato.. ma non volevo comunque andare con lui, con loro. Io non posso separarmi da Guido! Non ci riuscirei mai. Lui è la mia vita, lo amo con tutta me stessa e mio padre adesso aveva persino accettato che fosse il mio ragazzo.- feci un sorriso triste rimanendo zitta. Non aveva ancora finito. -Comunque non dovrei parlare al passato. Perchè l’ho raggiunto. Gli ho parlato. Gli ho spiegato com’era la situazione, quello che provavo.. sono così fortunata ad averlo accanto..- fece un sorriso splendido, di quelli che faceva sempre lei e che facevano cascare ragazzi nel giro di due km circa. Ma poi tornò a quello sguardo triste e addolorato, profondamente. -Ma..- la sua voce si incrinò. -Ma lui..- capii che stava per crollare. -Ma lui mi ha detto..- mi avvicinai a lei al pelo. -Mi ha detto che sarebbe rimasto qui ad aspettarmi e che prima o poi sarei tornata indietro!- scoppiò a piangere davanti ai miei occhi. Josefina Beltran si appoggiò sulla mia spalla in lacrime, mentre io, la piagnona, l’abbracciavo tentando di consolarla. -Renditi conto, Patty!- urlò facendomi quasi fare un salto. -Prima o poi! Prima o poi!- continuò a ripetere quella frase arrivando al punto di farmi esplodere. Ma non potevo, non mentre lei stava così.
-Mi sembra strano.. non mi aspettavo una cosa del genere..- era tutto quello che ero riuscita a dire, ma per fortuna, lei non si arrabbiò con me. Era come se capisse che di più non potevo fare. Eh sì, ero limitata, non si poteva pretendere troppo da me. Per fortuna arrivò suo padre e quindi la nostra, o almeno, la mia attenzione, venne distolta da quei pensieri.
-Giusy, Patty!- Roberto Beltran scese velocemente dall’auto lasciando la portiera aperta. Poi prese sua figlia quasi in braccio aiutandola con nuova pazienza a raggiungere la vettura e farla sedere al posto posteriore. Quindi si voltò verso di me. -Patty, vuoi un passaggio a casa?- non feci passare molti secondi, vedevo che era nervoso e avevo forse anche un pochino di paura.
-No, la ringrazio..- risposi. Poi mi voltai verso Giusy. -Ciao..- la salutai tristemente. Lei mi ricambiò esattamente allo stesso modo, ma fece capire a suo padre che doveva dirmi una cosa importante, così mi avvicinai a lei.
-Patty, non temere, ti prometto che ci rivedremo presto..- no! Non quella parola! Non dissi nulla, annuii, con le lacrime agli occhi, lei se ne accorse ma non disse nulla. Poi la portiera si chiuse, la macchina partì e la mia migliore amica si allontanò sempre di più da me. Erano passati pochissimi secondi da quando era partita, ma già mi mancava. E mi mancava Matias, mi mancavano improvvisamente tutti. Mi sentivo sola, come se fossi stata abbandonata. Mi chinai ad accarezzare Mati. Lui si alzò in piedi e mi leccò la faccia.
-Grazie Mati, se non avessi te.. adesso penso sia meglio andare a casa.. tra qualche ora potrò andare a trovare la mamma!- cercavo di pensare positivo per quanto mi risultasse difficile solamente spingere il mio pensiero fino a lì. Evitare i problemi non serviva mai a niente. Ma nemmeno potevo sempre e solo pensare alle cose brutte che puntualmente mi capitavano o accadevano alle persone che amavo. E quindi la cosa non cambiava più di tanto. Controllai che il guinzaglio fosse ben agganciato e lentamente camminai verso casa. Quando superai la casa dove stavano le due persone non unite a me da sangue alle quali volevo più bene in assoluto nel mondo, sentii uno sguardo trafiggermi. Volevo voltarmi, non lo feci. Ma la sensazione rimase e quindi decisi di provare. Rimasi delusa, non c’era nessuno, non c’era sopratutto lui. Dopo dieci minuti vidi stagliarsi davanti a me la mia casa e affrettai il passo. Entrai e chiusi la porta quasi temessi di essere stata seguita da uno spirito invisibile. Lascai libero il mio cagnolino, quindi corsi su per le scale e mi tuffai sul letto, restando sdraiata a pancia in sotto. Il mio sguardo cadde sul libro posato sul comodino. Avevo abbastanza tempo per leggere qualche capitolo. E poi dovevo trovare il modo di far trascorrere il tempo più velocemente e distrarmi. Non c’era niente di meglio. Sporsi una mano per afferrarlo, ma un dolore fitto al polso rischiò di farmi cadere. Restai qualche secondo sbilanciata più verso il pavimento che non, poi mi rilassai e posai entrambi i palmi delle mani sul pavimento, facendo pressione per tirarmi su. Ci riuscii. Non avevo affatto rischiato la vita, eppure avevo il fiatone. Guardai l’anello di Matias e mi sembrò, anzi, fui certissima che si era ristretto. Provai a toglierlo ma non ci riuscii e soffocai un gridolino. Rinunciai quasi subito, ma non per quanto riguardava il libro. Non almeno finché esso non mi cadde in testa facendomi quasi svenire per terra e rimasi tramortita in uno stato di semi coscienza per almeno dieci minuti buoni. Non riuscivo più a muovere nessun arto, nessun muscolo in assoluto. L’unica azione che riuscivo a compiere era socchiudere le palpebre leggermente. Non provai a chiedere aiuto, non c’era nessuno a parte Mati, che chissà dov’era. E pur essendo un piccolo genio, non aveva abbastanza forza per aiutarmi a tornare in posizione eretta. Per fortuna, dopo aver pensato un solo nome e una sola persona, sentii la forza che mi rientrava nelle vene, come se riprendesse a scorrere insieme al sangue. Riuscii quindi a sedermi sul mio letto, ma non ricordavo come fossi caduta e la mia mente era di nuovo dispersa. Udii la porta del piano inferiore che sbatteva. Qualcuno era tornato a casa e questo qualcuno non poteva che essere mio padre. Guardai l’ora segnata sul display del mio orologio e mi resi conto che era trascorso molto più tempo di quello che credevo. Era finalmente ora di andare a trovare mia madre, avrei visto di persona come stava e non mi sarei più sentita in colpa per non aver creduto completamente a mio padre. Sapevo che anche in caso negativo non mi avrebbe detto tutta la verità, mi considerava ancora troppo piccola ed ero troppo fragile, insicura.. quanta ragione che aveva Matias sul mio conto e mi costava ammetterlo.
-Patty è ora di..- papà aveva spalancato la porta di camera mia ed era entrato, ma poi si era bloccato a guardarmi. Posò la sua mano sulla mia fronte. -Come ti sei fatta questo taglio?- mi domandò con tono non brusco ma certamente non dolce. Non volevo dargli altre noie, cavolo! Perchè ero sempre così dannatamente maldestra? Non ne facevo una giusta! Mentre mi davo della cretina ricordai che non gli avevo ancora fornito una risposta, che stava appunto aspettando. Mancava solo che battesse un piede, sarebbe stato perfetto, con le sue braccia incrociate e lo sguardo truce..
-Ehm, prima ho sbattuto contro lo spigolo del comodino..- mentii. O forse no, non potevo esserne sicura. Passai una mia mano su quel punto sentendo un leggerissimo dolore che riuscii a nascondere perfettamente, quasi fossi da sempre un’attrice. Poi la osservai sentendola umida e vidi.. il sangue. Mi sentivo svenire, ma non dovevo quindi facendo dei grandi respironi mi tirai in piedi e approfittando del momento che mi ero voltata verso l’armadio per cercare una giacchetta, dato che di sera faceva leggermente più freddo rispetto al giorno, presi un fazzoletto e mi pulii alla belle meglio. Poi mi voltai verso di lui. -Sono pronta, possiamo andare.- tentai di sembrare normale, non troppo. Annuì e scese le scale, io ero appena dopo di lui. Prima di uscire mi voltai verso il mio cagnolino e gli feci una carezza. -Ciao Mati, ci vediamo tra poco, non combinarne nessuna delle tue.. o delle nostre..- sembrò quasi sorridere, comunque sia abbaiò. Ma la cosa diede fastidio a mio padre che mi prese delicatamente per una spalla facendomi uscire di casa. Nonostante compiesse quei gesti con lentezza, riuscii ad apparire brusco ai miei occhi di bambina. Salimmo in macchina. Dopo poco raggiungemmo l’ospedale. Sospirai. Poi sbattei con forza la portiera. Speravo che con quel gesto avrei scacciato anche tutte le insicurezze e le brutte cose che stavano forse per capitare. Sciocca e solita illusa di sempre. Commisi quell’errore perchè mio padre Leandro se ne rese conto. Davanti alla porta della stanza della mamma, mi fermò.
-Su Patty, la mamma ha bisogno di vederti felice.. non fare quel faccino, altrimenti la farai solo preoccupare..- alle sue parole mi illuminai di colpo. Forse allora c’era davvero una luce, in tutta quell’oscurità che alleggiava sopra alle nostre teste ultimamente..
-Quindi.. quindi si è svegliata!- rischiai di essere sbattuta fuori, ma per fortuna zittii l’urlo sul nascere. Papà annuì con enfasi.
-Sì Patty. Te l’avevo promesso che sarebbe andata così.-

Spazio autrice:

Allora, sono o non sono stata veloce? xD il fatto è che ho avuto una grande ispirazione in questi giorni, ma zero tempo per scrivere.. ma stasera mi sono potuta permettere di scrivere ed ecco che.. (non di quante pagine o Noemi mi ammazza xD) ho pubblicato il nuovo cap, per voi. Prima di passare alle risposte alle recensioni, dedico questo capitolo alla mia Twin, :) vedrai che starai meglio! :)

girlstar: ciao, sono felice di trovarti anche qui xD e grazie a te per leggermi e continuare a farmi complimenti ^^ cmq ti do penso una buona notizia: ho in programma visto che questa sono già a tre cap in una settimana di postare entro la prossima settimana il nuovo cap di MP’sW. :) segui comunque anche questa se ti piace,

bimbetta snob: beh, se ti piace il Mati alla Edward continua a seguire e recensire e vedrai che verrai accontentata.. ma non dico quando.. xD

mileybest: già, fin troppo presto per me, no? xD comunque da una collega brava come te commenti così mi fanno schizzare alle stelle xD *.* ho visto che hai pubblicato anche tu una ff sovrannaturale, ma purtroppo non ho ancora avuto il tempo di leggerla.. :( riguardo all’altra, come detto a girlstar, spero di riuscire per domenica prossima a pubblicare.. sono ancora invasa da verifiche per una settimana e poi.. libertà! xD per quanto riguarda Anto e Bruno, ho in programma qualcosa per loro, ma tra qualche capitolo. Cercherò comunque di accontentare te, Noemi e tutte le fan Brunella.. xD

sabry99: grazie come sempre dei complimenti... allora, sì, Matias deve partire per la Spagna e Lucas sembra un po’ il Jacob della situazione... ma attenta a non farti ingannare dalle apparenze... xD continua a seguire e la tua curiosità verrà soddisfatta..

ricordati di me: ciao Twin ti voglio troppo bene!!! Hai visto che veloce che sono stata? Hai sbagliato solo di un giorno.. ieri proprio non ce la facevo a scrivere.. tutta quell’ansia.. e poi succederà tutto lunedì.. comunque per rallegrarti ti dico che le parti come Mati sono ispirate a chi vuoi tu xD, le parti con Lucas a chi ti ho detto oggi e le parti con Giusy.. ovviamente con te! Vedi di stare bene oppure... xD =*)

ci tengo a dire che siccome questo è un capitolo di transizione non mi è piaciuto molto, rispetto agli altri.. ma fatemi sapere il vostro parere..

al prossimo cap,
Angy=*)

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Capitolo 4
*** Puntini ***



Puntini

Distolsi lo sguardo da quegli occhi castano chiaro che puntavano verso di me. Mi faceva male, tremendamente male. La sua presenza mi uccideva, non lo amavo affatto, non mi sentivo in imbarazzo, ma aveva un potere su di me particolare e per questo lo odiavo. Una mano si posò sulla mia spalla. Alzai la testa e sorrisi. -Patty, non dirmi che stai così ancora per quello che è successo ieri..- annuii, veritiera. Sì, non c'era un'altro motivo. Mi fece un sorriso triste e mi abbracciò. -Tranquilla, vedrai che si risolverà tutto.. non rimarrà qui ancora per molto, credo..- cercava di rassicurarmi, ma io non lo volevo agitare. Perchè si doveva preoccupare per me? Perchè ad un certo punto aveva deciso di prendermi sotto la sua al protettrice? Gliel’aveva chiesto Giusy? Avrei tanto voluto poterglielo domandare, ma non volevo rovinare uno dei pochi rapporti sociali che avevo e quindi rimanevo con i miei dubbi e le mie incertezze.
-Non ti preoccupare, lo so, è che.. non riesco a sopportarlo!- strinsi i pugni scuotendo contemporaneamente la testa. Sentii che stava ridacchiando e gli diedi un affettuosa spallata. Troppo spavaldo questo gesto da parte mia, almeno una volta. Ma ormai.. ormai.. era inutile continuare a pensarci e forse facevo bene a volermi ostinare a dimenticarlo, anche se sapevo che era una partita persa in partenza. -Ehi, non prendermi in giro!- lo rimbeccai accorgendomi che non voleva proprio smetterla. Poi però non riuscii a trattenermi e feci dei piccoli risolini a mia volta, che però lui non sentì a giudicare dalla reazione che ebbe.
-No, sai che non lo farò mai..- in fondo anche questa, anche se non esplicita, era una promessa. Ogni volta che compariva quella parolina di tre lettere, MAI, la frase diventava automaticamente una di quelle, a prescindere dal contesto. Era tornato serio. Assentii, più spaventata da quello che avrebbe potuto fare, se solo avesse saputo cosa mi passava per l’anticamera del cervello, che per altro. -Ma se continua a darti problemi, uno di questi giorni vado li e lo..- lo bloccai subito, come al solito preferiva le maniere forti alle vie del dialogo. Infatti con Gonzalo poche volte aveva permesso che il potere delle parole privilegiasse. Scossi la testa con forza e i miei capelli biondi svolazzarono leggermente. -Va bene, va bene.. ma lasciami almeno pensarlo..- gli sorrisi sconfitta con l’idea che non sarebbe cambiato e poggiai una mano sulla sua spalla.
-Guido, sei davvero incorreggibile.- dissi incamminandomi fuori dalla porta. Al mio fianco sinistro comparve un ragazzo dai capelli castano scuro quasi neri e gli occhi marroni, con uno stile leggermente emo per la frangia che gli copriva quasi tutto l'occhio destro. A quello destro stava invece un altro giovane altrettanto carino, dovessi parlare come almeno tre quarti delle ragazze della mia scuola, un "figo" da paura. A questo commento a cui mi astenevo categoricamente, immaginai l’espressione della mia migliore amica se avesse saputo che tutte quelle ochette giravano intorno al suo “uomo”. Anche se era la persona più intelligente, diplomatica, la migliore che conoscevo, se si trattava di Guido.. era meglio non trovarsi nei paraggi! Guardai le mie converse rosso scuro quasi bordò della divisa e sospirai. -Cosa state facendo ragazzi? Ancora con quella storia delle mie guardie del corpo?- domandai in tono scherzoso. Eppure, stranamente, nessuno dei due colse l'ironia nella mia frase e quindi decisi di lasciare perdere, con un bel sbuffo.
-Allora com'è andata la tua interrogazione?- sentii che chiedeva Guido all'amico. Lucas si mise le mani in tasca, facendo spallucce. Era il suo gesto tipico da "una passeggiata". Anche io ero molto migliorata, così come la mia media sc0lastica. Non che prima fossi uno zero, ma mi ero sempre considerata mediocre. Ora invece riuscivo ad arrivare al 9 in tutte le materie, contro ogni premonizione. Dopo tutto avevo tantissimo tempo libero, passavo le giornate in casa a studiare o a scrivere canzoni deprimenti, adattissime al mio look "morte nell'aria". -Ehi, Patty, ci sei??- vidi l'immagine sfocata della mano del mio migliore amico comparirmi a tre centimetri da naso.
-Sì, sì.. scusate, ero persa nei miei pensieri..- la solita scusa di sempre. Guardai davanti a me e scorsi la mia casa. Dentro di me qualcosa esplose. Volevo bene ai miei amici, ma quello che desideravo davvero, era solo stare sola. Mi fermai e loro con me. Mi voltai verso l'uno e poi verso l'altro, mi alzai sulle punte per dare un bacio sulla guancia ad entrambi. -Ciao, ci vediamo domani!- quanto entusiasmo per niente. Li salutai un'altra volta con la mano e quindi aprii la porta e entrai. Finalmente ero sola, finalmente ero libera, potevo essere me stessa tranquillamente, sfogare tutto quello che sentivo.. Corsi sulle scale fino ad arrivare in camera mia, accanto al mio letto ce n'era uno più piccolo. Mi chinai a prendere mio fratello in braccio e lo cullai tra le braccia. -Joaquin.. mi sento così sola.. sempre per la stessa storia, lo so che sbaglio.. Guido e Lucas vogliono solo il mio bene.. ma nonostante questo, loro non capirebbero.. nessuno potrebbe mai capire..- una lacrima prese a scendermi lungo la guancia, ma venne assorbita da una manina delle dimensioni di un cellulare. Il dolore che provavo internamente era troppo grande. Era stupido, come al solito. Non dovevo soffrire così tanto per lei. Perchè sebbene le volessi bene, l'amassi, perchè la tua migliore amica quasi sorella la ami, da quanto le vuoi bene, nonostante questo lei non era né morta né sparita nel nulla. Sapevo dov'era, la sentivo spesso. Sì, ma per telefono, via msn.. non mi bastava, non sarebbe mai stato sufficiente. Non ero l'unica persona sulla faccia della terra ad essere lontana da una delle persone che più amava.. e dovevo sottolineare quel una.. ma.. egoisticamente, per una volta volevo esserlo, mi piaceva credere di essere quella che soffriva, la sola..
-Patty..- disse il mio nomignolo il mio fratellino e io mi morsi il labbro tanto da farlo sanguinare. Il gusto del sangue non mi faceva così schifo: forse perchè era il mio, faceva parte del mio corpo, del mio essere viva. Gli accarezzai una guancia e poi guardai l'ora e mi resi conto che sarebbe stato il momento di fargli fare un riposino.. quindi contrariamente alla mia volontà solita, mi misi a cantare quella melodia che era stata scritta da mio padre per mia madre, che poi lei mi aveva sempre cantato.. che poi avevo condiviso con mio papà.. e che sentivo dovesse esserne partecipe anche lui. Dopo tutto faceva parte della famiglia. Era la mia famiglia.
Yo te quiero, yo te espero cada noche pido al cielo que aparezcas ya quiero tenerte a mi lado, papà..
Sì, avrei tanto voluto averlo qui in questi momenti.. non sentire la sua presenza far parte costantemente della mia vita, era davvero difficile. Ma avevo abilmente imparato a tacere, a lasciare che le cose accadessero senza fare alcun genere di commento.. perchè io non ero nessuno per impedire alle persone che amavo di continuare la loro vita, anche se questo voleva dire abbandonarmi. E comunque la mia situazione non era delle peggiori, dato che avevo pur sempre accanto persone che mi volevano bene: il mio fratellino, mia nonna, i miei migliori amici... Maty il cagnolino.. distolsi la mente da quell'unico, raro, piccolo, minuscolo pensiero che aveva osato solcare i meandri della mia mente, martoriata e ridotta in miseria. Pensare era difficile, tutto era difficile ultimamente. Persino riuscire ad entrare in classe ogni mattina, sapendo che.. no, non ci dovevo proprio pensare, dovevo continuare a ignorare la cosa.. per una volta fare la codarda sarebbe stata la cosa migliore da fare. Nel frattempo ricordai per quale motivo ero arrivata fino a quel punto e quindi mi resi conto che Joaquin si era finalmente addormentato. Feci un debole sorriso e lo adagiai lentamente nella sua culla. Gli diedi un bacio sulla fronte. Vissi un flash back che mi strappò per qualche secondo il cuore dal petto, ma poi me lo restituì quando io mi trovavo già in un'altra stanza e stavo maneggiando un guinzaglio per agganciarlo al collare di un cane di taglia piccola, il pelo marrone lucente e gli occhi della stessa identica tonalità.. -Maty, è ora di uscire.- pronunciai il suo nomignolo freddamente, sapevo che lui se ne rendeva conto e che gli faceva male, ma mi voleva troppo bene per dare a quel mio gesto sbagliato, più importanza di quanta non ne avesse. Non abbaiò, sapeva che così facendo avrebbe svegliato l’altra creaturina che aveva imparato pian piano ad amare... specialmente quando si era reso conto che non gli avrebbe rubato l’affetto di chi teneva a lui. Scendemmo le scale, quindi richiusi la porta a chiave per bene, stando attenta molto più che due anni fa. Ora non era solo la mia vita, quella che dovevo curare. Quando ero figlia unica avevo una concezione del mondo non sbagliata, ma molto diversa e anche più egoistica, ma involontaria. Ma adesso che avevo un fratello, al quale badare, quasi da sola, ogni mia azione doveva essere calibrata in ogni minimo dettaglio. Respirai a fondo l’aria aperta, contaminata dai gas prodotti dalle auto, dalle fabbriche, dalla esagerata urbanizzazione del nostro secolo. Era fredda e entrò nelle mie narici paralizzandomi istantaneamente, ma ignorai la sensazione che stavo provando e sospirai.
-Ciao..- mi salutò una voce, dietro alle spalle. Mi voltai ricambiando con un gesto della mano, la mia amica Tamara. Dopo che Giusy se n’era andata per un certo periodo mi aveva ritenuta colpevole, l’unica responsabile, anche se la cosa non aveva nessun senso logico. Se non che alcune persone necessitano di trovare un capro espiatorio per ogni problema che li circonda.. ma non credevo cha anche lei, facesse parte di quel genere.. -Porti a spasso..- esitò. Sapeva benissimo che non volevo sentire quel nome, quella parola, quel suono penetrarmi attraverso i padiglioni auricolari fino al cuore -il tuo cane?- era una domanda così stupida e scontata, quella che mi porgeva sempre, sempre ogni volta che ci incontravamo al parco.. questo parco.. Annuii, non avevo voglia nemmeno di parlare. -Patty.. io e te penso che abbiamo alcune faccende in sospeso..- aveva ragione, non negai nulla, né però le feci credere che mi mancava. Era dopo tutto stata una delle mie più care amiche.. le volevo bene, le avevo voluto bene.. ma valeva davvero la pena di fare uno sforzo? Me l'ero chiesto poco spesso nell'ultimo periodo. Ero diventata un blocco di ghiaccio, o di pietra, ultimamente. Ma in questo modo era più facile proseguire. -Ecco.. sinceramente non so c0me cominciare.. quindi lo dirò come viene..- non riuscii a trattenermi e un'espressione sorpresa trapelò dal mio volto, tanto che aprii persino la bocca. -Mi manchi amica mia.- dopo quella mini frase Tamara mi fece un sorriso triste e quindi mi abbracciò. Senza avere il tempo di pensare, vidi le mie braccia fare lo stesso, ricambiarla, ne avevamo bisogno entrambe, ma forse io più di lei. Le sorrisi quando ci separammo e poi, dopo qualche minuto passato a guadarci, scoppiammo a ridere.
-Non riesco davvero a credere come si possa ridursi in questo modo.. abbandonare tutte le persone alle quali si vuole bene.. e sopratutto non avere il coraggio di ammettere che un piccolo errore ha concluso un qualcosa di unico..- commentai poi sospirando e la mia amica annuì, anche se non mi aspettavo comprendesse il mio strampalato discorso. -Comunque anche se non te l'ho detto.. anche tu mi sei mancata, Tamy.. molto più di quanto non ammettevo..- ridacchiai ancora, per me stessa, poi guardai verso Maty che abbaiò deciso. -Ma credi che le cose si sistemeranno anche con Sol?- domandai speranzosa, sensazione che non provavo più da molto tempo. Troppe cose erano andate male, troppe illusioni si erano spezzate dimostrandosi irrealizzabili.. troppe lacrime avevo versato inutilmente e quante ancora avrei dovuto ricacciare nel profondo.. Tamara alzò le spalle, mordicchiandosi il labbro inferiore.
-Lo spero, vorrei che andasse così.. anche lei ha bisogno di noi due.. ma in realtà quello di cui ha bisogno la nostra squadra- le popolari esistevano ancora nonostante Giusy non ne facesse più parte ufficialmente, anche se noi non l'avevamo di sicuro cacciata.. ma gli eventi capitano da soli, a volte e non si può far altro che accettarli a testa bassa.. -è di riavere Giusy.. non sai quanto mi manca.. non certo quanto a te.. so che la vostra è un'amicizia unica e speciale, proprio perché tu la conosci da così poco..- avevo apprezzato in modo esagerato quella sua correzione, dato che era una verità pura innegabile. -Senza di lei niente ormai ha più senso.. mi chiedo ogni giorno che sono con lui, come faccia Fabio a reggermi.. insomma, non c'è un secondo solo che la mia mente sia diretta solo a noi due, dovrebbe cercarsi un'altra.. una meno egoista, che possa provare a pensare anche ai problemi del suo ragazzo.. non solo dei suoi.. una alla quale non bisogna ripetere cento volte nel corso di un'ora che ore sono.. una che..- interruppi la ragazza castana che stava delirando davanti a me e nel farlo mi sentii benissimo, perchè mi aveva fatto capire che in fondo non era mai cambiata, che era rimasta sempre la stessa insicura quanto me che si era sentita in colpa per ricevere la gloria al posto mio cantando con la voce della misteriosa regina d'Egitto, Cleopatra.
-Tamara, Tamara... non c'è bisogno di tante spiegazioni.. di porsi tante domande o di farsi tanti problemi.. perchè a tutto questo, dall'altra parte, basta porre la parola "amore". Lui ti ama, e ormai dovresti saperlo!- sbuffai decisa. -La sopportazione è una delle doti fondamentali, sia in amicizia che in amore.. altro che la fiducia..- ridemmo insieme, ma una parte del mio cervello elaborò dei pensieri sbagliati che volli subito cancellare. Fiducia, già fidarsi.. quanto male poteva fare.. troppo perchè una creatura stupida e insicura come me potesse sopportarlo..
-Hai ragione, ma io.. temo sempre che arrivi qualche nuova ragazza e che lui si possa scordare di me.. comunque non ho voglia di riempirti la testa con queste stupidaggini.. come sta il tuo fratellino?- a questa sua domanda i miei occhi risposero osservando l'orologio che portavo al polso e sussultai. Nonostante avessi appena pensato quanto avevo cambiato modo di pensare ora che avevo un fratellino, ecco che dimostravo il contrario, dimenticandomi della sua esistenza completamente..
-Cavolo! Meno male che ne hai parlato.. sta bene, comunque devo tornare assolutamente a casa perchè l'ho lasciato da solo..- spiegai velocemente mentre richiamavo più vicino Maty, che non tardò ad obbedirmi. Tamara annuì, un po' tristemente. Ma io non lo ero, al pensiero di dovermi separare da lei. Non perchè ero diventata insensibile! Ma perchè questa storia si era risolta bene, eravamo tornate amiche, forse non avevamo mai smesso di esserlo.. -Ciao Tamy, e non farti troppe..- esitai prima di dirlo, ma la nuova me se lo poteva permettere, anzi, lo faceva già da tempo senza porsi troppi problemi -seghe mentali.- la scrutai per benino prima di voltare i tacchi e camminare con un passo molto più spedito rispetto a quando ero uscita. Raggiunsi casa mia in fretta e vi entrai ancora più rapidamente. Corsi su per le scale a perdifiato e finalmente giunsi nella cameretta del mio fratellino, che per fortuna stava ancora dormendo, immerso nella tranquillità che comporta essere un essere umano della sua età. Già.. senza volerlo premetti un tasto del mio cellulare, che ultimamente fungeva anche da mp3 e partì la canzone "Good time gone" dei Nickelback. Questo fece scattare numerosi pensieri diversi nella mia testolina. Per primo pensai a come avevo imparato a conoscerla ed amarla. Grazie a Sol. E quindi non potei non intristirmi. Poi permisi alla mia mente di spingersi in spazi pericolosi. Un’immagine mi apparve davanti. Eravamo io e le mie tre amiche del cuore, distese su un prato a ridere e scherzare, quasi avessimo otto anni e non un sacco di problemi che pesavano come pietre sulle nostre singole schiene. Quello era il bel tempo andato.. e sentivo dentro di me che non sarebbe mai ritornato indietro. Ma non era solo questo a farmi paura. Molto di più quando le figure cambiarono fino a rimanere solo due. Io e un’altra persona che era stata ormai dimenticata. Quindi la mia mano scattò veloce a stoppare tutto. Persino riuscì a bloccare i miei pensieri, appena in tempo, Joaquin stava per svegliarsi. Feci dondolare dolcemente la sua culla, fin quando il suo respiro non tornò regolare. Poi andai in camera mia e mi distesi a pancia in su, rimanendo a guardare il soffitto. Non dovevo pensarci, pensare a quelle cose. Ma essendo comunque rimasta in parte masochista, non potei evitare di mettermi ad ascoltare la mia canzone preferita, avrei scommesso non so quanto che nessuno dei miei compagni della Pretty Land avrebbe dato un soldo bucato per me che ascoltavo quel genere di musica. Eppure si addicevano perfettamente con la mia nuova filosofia di vita. Siccome dovevo consegnare un compito su “una canzone a scelta” decisi di prendere i classici due piccioni con una fava. Mi alzai svogliatamente in piedi e cercai nel mare di disordine che regnava sulla mia scrivania, un foglio a righe che potesse considerarsi realmente bianco. Lo trovai e dopo aver conquistato il dominio persino su una penna che scrivesse, lasciai che quello che avevo nella testa si trasformasse in un tema almeno da 8.
“Patricia Diaz Rivarola
Canzone scelta: I’d come for you, dell’album: Dark horse, del gruppo: Nickelback.” non avevo affatto vergogna a scrivere queste cose. Forse un tempo, quando ero molto più stupida, ma anche sensibile, gli avrei dato più importanza, ma non certo ora. “Non sarebbe corretto dire che questa canzone per me è come una colonna sonora di vita. Dato che l’ho conosciuta solo di recente. Ma non c’è voluto molto prima che imparassi ad amarla. Quando l’ascolto mi sento leggermente egoista, perchè vorrei essere io ad averla scritta. E’ incredibile quello che provo, mentre sento quelle parole che mi arrivano dalle cuffiette del mio mp3. Qualcuno direbbe che è una canzone romantica, o forse triste, ma in questo caso non avrebbe notato il senso, lo scopo che ha, perchè nonostante sia dedicata ad una donna, la vena non è affatto smielata. Quando chiudo gli occhi vedo il mio angelo custode che mi canta quelle parole, lui solo, reale o frutto della mia fantasia, che tornerebbe per me. Mi darebbe sempre una mano, non potrebbe fare di conseguenza. E come il legame che unisce chi ha scritto la canzone alla persona alla quale è dedicata, l’amore, è lo stesso ma di un altro tipo quello che sento pervadermi al solo udire quella melodia.” certamente stava venendo fuori qualcosa di buono, ma mi stancai, sentivo che tutto era inutile, che niente aveva più senso. Da due anni ormai la mia vita non aveva alcun senso. Perchè l’unico scopo era partito e non mi permetteva di dimenticarlo: c’era sempre un anello lacrimato naturalmente color azzurro acquamarina, ma che variava spesso tonalità, a ricordarmelo, in caso per sbaglio un giorno avessi deciso di provare a continuare anche senza. Di lui. Era inutile prendere in giro tutti, le mie “amiche”, i miei amici, mio padre e mia madre via telefono, Giusy su msn.. e il mio fratellino dal vivo. Soltanto io credevo alle mie frottole. E il mondo intero fingeva di starmi a sentire, come se fossi una pazza, che andava assecondata per non peggiorare la situazione. E sinceramente era così che mi sentivo. Sbattei con un colpo violento un pugno sul piano d’appoggio stracolmo di cose inutili e materiali, che mi dicevano quanto fossi caduta in basso. Mi alzai in piedi e decisi che tanto valeva ormai fare che finirmi, quindi mi abbassai a recuperare un album di foto. Quante volte l’avevo guardato? Era quello che Santiago.. scossi la testa, meglio non pensarci. Eppure io pretendevo il ritorno di quei giorni, perchè non era possibile che fossimo veramente arrivati a questo punto. Una volta eravamo tutti amici e ci confidavamo gli uni con gli altri, anche se poi i segreti viaggiavano a ruota libera di bocca in bocca, fino a combinare un pasticcio. Ma al momento della verità, tutti risultavano colpevoli di qualcosa e quindi si decideva, che anche questa volta, tutto sarebbe stato condonato. Ma quella volta non era andata così. E io, che non avevo colpa di niente, anzi, tutto il contrario, ero quella che aveva poi sofferto di più, e loro anche in quel momento lo sapevano, ero stata quella che ci aveva perso di più. E non potevo ammettere che l’amicizia di Guido e quella di Lucas compensassero il resto, non almeno se non volevo sentirmi mega bugiarda. Per sentirmi meglio feci quello che facevo quasi sempre in questi casi di depressione, tutt'altro che rari. Misi a tutto volume "Someday" e rilessi le lettere che ci mandavamo io e Giusy, ogni tanto preferendole a msn. Nonostante fosse il metodo più veloce e istantaneo che la nostra epoca moderna conosceva, la classica lettera aveva un fascino.. di antico.. non lo sapevamo dire con precisione, ma trasmetteva molto di più l'affetto che entrambe provavamo. Non sempre le azioni che le persone compiono hanno una logica, no?
"Ciaooo sorellina^^, scusa se ti rispondo soltanto ora, a parte che quando ti arriverà questa lettera diciamo che sarà un po' più tardi.. ma va beh, torniamo a quello che dovevo dirti.. ho conosciuto un ragazzo che è davvero carino.. ma insopportabile! Se tu fossi al mio posto che cosa faresti? Diciamo che quando lo vedo, ogni volta, vorrei sparire, ma contemporaneamente c'è qualcosa che mi spinge verso di lui.. credo di essere matta.. so che adesso starai ridendo e poi scuoterai la testa con decisione.. comunque dammi un bel consiglio e poi parlami di te, ok? E mi raccomando, fai più veloce di me, se no siamo messe bene, XD tua "sorella" Patty".
Quanto eravamo sciocche.. ma a me piaceva e anche a lei.. e ci serviva, senza saremmo impazzite per davvero.. altro che il problema di quanto tempo ci volesse prima che una risposta giungesse a destinazione.. ma la cosa più bella e contemporaneamente, più assurda, era che per risparmiare carta, fogli, quindi anche alberi, si trattava di una questione più ambientalista che economica, ci spedivamo quasi sempre lo stesso foglio, fin quando non era stracolmo. Non ci importava di quello che potevano pensare gli altri.. a noi stava bene così.
"CIAO.. allora, che consiglio pensi che possa darti? Non mi hai dato poi tante informazioni.. diciamo che, da quel poco che so, mi sembra quasi la storia che stava per nascere tra me e Guido.. quindi ti dico, sta attenta, ma sopratutto, non dire a nessuno che non ti metterai mai con lui, ecc.. perchè è l'errore peggiore che puoi fare, credimi.. XD.. che cosa vuoi che ti dica di me? Qualche amica l'ho trovata, giusto da scambiarci qualche parola a scuola.. ma la verità è una sola: io non voglio farmene altre. Tu, Tamy e Sol siete le mie migliori amiche e basta, chi vuole altre sconosciute che potrebbero rovinare tutto? No no, grazie.. i miei genitori tutto bene.. il resto anche.. so che non vuoi che ti dica nulla, quindi rispetto la tua decisione. E tu, a parte quella del ragazzaccio, hai altre notizie? Ho voglia di gossip, dai, quando c'ero anche io non passava giorno senza almeno quattro belle notiziette fresche di stampa.. (L)Giusy"
Risi per l'ennesima volta, rileggendo la calligrafia perfetta della mia sorellina. Era incredibile, ma ogni cavolo di volta reagivo sempre nella stessa maniera. Ai nomi delle mie amiche, sentivo una stretta al cuore. Ora di meno perchè almeno con Tamara avevo chiarito. A tutte le sue battute, non scappava una bella ridacchiata. E a quel cuoricino, mi sentivo le lacrime agli occhi per la commozione. Ero proprio cretina, ma tanto tanto. Come poteva un simbolino strausato, sia dai media, che dalle persone anche comuni, ormai dirsi ti amo era come dire ciao, figuriamoci un ti voglio bene sottoforma di t v b...
-Patty, sei in camera tua?- una voce di donna mi fece sobbalzare e mi riportò alla realtà, anche se non sapevo quale delle due fosse peggiore, dato che ormai nemmeno nelle mie fantasie mi sentivo bene. Però, per lo meno, dentro la mia bolla d'aria ero riuscita a tranquillizzarmi, quando avevo tra le mani qualcosa che apparteneva a Giusy, era come se ce l'avessi di nuovo accanto, qua, vicina a me. Mi preparai alla solita recita. Già, quanto si cambia in due anni.
-Sì, zia Emilia.- risposi con una vocetta più stridula rispetto alla mia, anche se meno dolce e mielosa. Quello non era colpa mia, ma della crescita e io non potevo farci nulla. Per fortuna, come unica consolazione mi rimaneva che i complimenti erano aumentati e che quindi non poteva essere cambiata in peggio. Lei, alta, snella e bella, comparve davanti alla mia porta, con quel suo mare di capelli ricci che mi ricordarono immediatamente quelli di Giusy. Forse era anche per questo che non la potevo vedere. O magari perchè se lei non ci fosse stata, non sarebbe potuti partire entrambi i miei genitori. Non era così bello come credevo, essere egoista. Forse ero destinata a non essere mai felice, o forse ero io a non sapermi mai accontentare. Comunque sia non mi importava per niente.
-Come è andata oggi?- mi domandò sorridendomi. Le persone gioiose non le sopportavo più, nel mio stato di zombie vivente che passava da casa scuola, scuola casa tutti i santissimi giorni. Sapevo dentro di me che non stava fingendo, non lei almeno, ma non riuscivo comunque a farmela andare giù. E tutte le volte mi veniva da ridere. Una volta ero io quella che per ogni cosa, si metteva a saltellare o batteva le mani. Come risposta le fornii una bella alzata di spalle, che lei fu obbligata ad accettare, sapendo che comunque nessun suo discorso avrebbe portato a qualcosa di più sostanzioso su cui lavorarci per ricavare qualcosa da riferire di nascosto ai miei. Concluso il nostro breve dialogo, anzi, monologo, feci non un sorriso triste, ma più una smorfia, facendo diventare le mie labbra due sottilissime linee rette. Quindi fui liberata dalla sua presenza, grazie al mitico richiamo del mio fratellino. Avevo dei seri dubbi che fosse veggente o avesse comunque dei poteri paranormali. In qualsiasi modo, i suoi richiami arrivavano puntualmente quando ne avevo bisogno. Stavo per mettermi ascoltare “Favorite damn disease” per la decima volta in un giorno, ma una suoneria quasi mai sentita, riempì la stanza prima che potessi trovare le cuffiette nel mio zaino e fui costretta a rinunciare. Senza un grammo di voglia premetti il pulsante di risposta e dissi gentilmente:
-Pronto?- anche se trai denti. Ma il dolore che avvertii non fu a livello mascellare, ma carpale. Infatti come temevo vidi quell’anello, che restava saldato al mio anulare, che sembrava non volesse separarsene. Lo ignorai e mi promisi una prossima volta, di farlo subito invece che rimanere fregata come sempre. Mentre aspettavo sentivo la pazienza abbandonarmi sempre di più.
-Patty, sono io, Vincent.- quel nome bastò a raggelarmi il sangue nelle vene e stavolta di proposito guardai e lo vidi rosso, come mi aspettavo, se non proprio nero. Il ragazzo dall’altro capo del filo mi fece intendere che non serviva una mia risposta perchè lui proseguisse per forza. -Sto vendendo a casa tua, ho bisogno di parlarti.- quel tono autoritario.. ma dove cavolo l’aveva preso? Partendo, l’innominabile gliel’aveva per caso venduto? E perchè sua sorella non mi aveva detto niente? Erano tutte invenzioni quelle che stavo creando, nessuna aveva un suo senso logico. Però non poteva non ricordarmi lui. Fin dal primo momento che avevo dimostrato interesse verso di lui, quando aveva capito di avere quel potere su di me, aveva deciso di approfittarsene.. maledetto.. -Visto che sembra che tu abbia perso l’uso della parola- e la stessa fottuta ironia! Lui adorava prendermi in giro e sopratutto darmi della sciocca. Concludendo poi con quel suo sorriso sghembo.. no. Non ci sarei cascata una seconda volta, una poteva anche starci, in fondo ero una cretina, ma non tanto da lasciarmi fregare per due volte di fila. -ribatti solo se non sei a casa.- fui tentata di mentirgli, ma se davvero era così simile all’andato, di sicuro se ne sarebbe reso conto e poi me l’avrebbe rinfacciato.. un altr’idea che mi venne fu di accampare su la scusa di Guido, di solito funzionava e anche Lucas andava bene. Entrambi mi avrebbero coperto la mattina successiva. Ma che bel comportamento da codarda! E poi guardando ancora una volta quello che circondava una minima parte del mio dito, decisi che avevo troppa voglia di sfidare il destino. Così come avevo letto in “New moon” quando finalmente ero riuscita a concluderlo, dopo mille peripezie e strani incidenti, direi troppi per essere considerati tutti coincidenze, volevo fare la Bella che se ne inventava di tutti i colori, pur di mettersi in pericolo. Chissà mai che Vincent potesse diventare il mio Jacob. E poi mi sarebbe proprio piaciuto vedere se avrebbe avuto lo stesso coraggio di Edward di tornare. Anche se a me, cosa importava poi? Io l’avevo totalmente cancellato dal mio cuore. Il nostro, qualunque cosa fosse stata, amicizia, amore, non ricambiato o sì, non sarebbe stato un finale felice. -Sto venendo.- e mise giù. Ma guarda un po’, se dovevo sempre essere presa di mira dagli unici ragazzi fuori di testa che c’erano a Buenos Aires! Non avevo idea di dove abitasse quel ragazzo di ben quattro anni più grande di me, che avevo conosciuto proprio per sbaglio. A causa della mia solita sbadataggine che non mi aveva mai risparmiato poco onorevoli figure e numerosi sbucciature, contusioni e ematomi. Se pensavo che quel giorno maledetto, ero uscita con l’unico scopo di ottenere il terzo libro della saga, “Eclipse”, anche se il finale me l’aveva rovinato una primina, molti dubbi che l’azione fosse totalmente involontaria.. comunque sia mi ero presa una bella testata, certo che in fatto di ossa resistenti non scherzava! Ed era solo il secondo ragazzo che sapevo si potesse interessare ai libri di Stephanie Meyer.
-Patty, puoi andare tu ad aprire la porta che sono occupata?- la voce della mia convivente mi arrivò completamente da un altro pianeta, non mi ero nemmeno resa conto che avevano suonato al campanello.. scesi le scale velocemente continuando a scuotere la testa contrariata, mordendomi di nuovo il labbro inferiore, cancellando il dolore che sentivo lungo tutto il braccio. Ma madre natura mi aveva fornito di due mani e quindi, riuscii comunque ad aprire la porta. Trovandomi davanti lui, con un sorrisetto già compiaciuto, prima ancora che io potessi dire qualcosa. Mi prese per mano, meglio dire per un polso e io non protestai, anzi, preferii non farlo per paura di attirare l'attenzione di Emilia. Che cosa sarebbe successo? Un tremendo casino e io non volevo noie. Ne avevo abbastanza che mi giravano per la testa.
-Ehi, ma che ti prende, sei matto, almeno potresti salutare!- gli dissi non appena fummo in camera mia, dove avrei potuto urlare almeno un po'. Ma Vincent mi fece cenno di tacere e io tra mille rabbie obbedii ancora una volta. Se solo non gli fosse somigliato così tanto! Quasi non me ne accorgevo che era un'altra persona, che non era LUI. Punto, chiuso il discorso. Mi fece cenno di sedermi sul Mio letto e non potei trattenere uno sbuffo, mentre lui faceva lo stesso.
-Come mai oggi sei più nervosa del solito?- mi prese in giro, però qui c'era una bella differenza. L'innominabile quando scherzava con me come soggetto, lo faceva con dolcezza e sapeva insultarmi facendomi complimenti. Non sarebbe mai stato al suo livello. -Comunque non rispondermi, non ce n'è affatto bisogno.- aggiunse in tono autoritario e quasi aristocratico, mancava solo che storcesse il naso in su. Non feci niente, nemmeno qualcosa che potesse dargli una benché minima soddisfazione. -Se sono venuto qui, non è certo per parlare.- chiarì deciso. Alzai leggermente un sopracciglio, con espressione dubbiosa, ma non troppo. -O meglio, non solo.- già dalle sue parole avrei dovuto capire che c'era qualcosa sotto, e anche cosa, perchè le sue intenzioni erano piuttosto chiare, ma la mia fantastica intuizione era andata a farsi benedire. Ma di nuovo, prima che potessi dire o fare qualcosa, mi ritrovai ad essere baciata da un ragazzo che non avrebbe dovuto farlo, che avrebbe solamente provocato un gran male nel mio petto, anche se in questo caso mi sentii solo scocciata, era come se fosse una mosca fastidiosa che mi gironzolava intorno, quando il mio obbiettivo principale era una zanzara. Le sue labbra combaciavano in modo quasi sconvolgente con le mie, ma erano rabbiose e terribilmente possessive, mentre quelle di Lucas erano state dolcissime, anche se solo di un amico, per me. E quelle di.. del.. non importava. Tenevo gli occhi spalancati, sapevo che chiudendoli avrei commesso il più grande errore di tutta la mia vita. Ma lui sembrava intenzionato a non separarsi mai e io invece stavo per morire di asfissia. Mi chiesi perchè non avevo provato a ribellarmi e con orrore compresi che una parte della mia mente, in minoranza rispetto al resto, quella che non voleva smettere di sperare, aveva osato scambiarlo per Lui. Mi dimenai nel tentativo di staccarmi e mi resi conto che mi bloccava per entrambi i polsi. Non avevo ancora paura, ci voleva ben altro che un bacio del cavolo, per spaventare la nuova me. Ma ben presto l'ebbi, perchè mi illusi per un secondo che l'incubo stava per terminare. Ma il motivo per cui si era separato da me, era perchè aveva in mente di fare ben altro. -Esattamente come me l'ero immaginato.- disse soltanto quella frase, che mi rimbombò nelle orecchie mentre mi spingeva per farmi stendere sul letto e quando ci riuscì restò qualche millesimo di secondo fermo a guardarmi, come fossi un oggetto. Il suo divertimento preferito. Maledissi mentalmente il non aver scelto di chiamare i miei amici maschi, a quest'ora sarei stata tranquilla, nella mia solita agitazione, ma certamente più rilassata. Sapevo cosa stava per fare, ma non riuscivo a muovermi, ci provai con tutte le forze e l'unica azione che riuscii a compiere fu quella di guardarmi la mano, l'anello, nero come la fuliggine di un caminetto tra non molti giorni. Tra il diventare un oggetto di gioco e creare casini ma salvarmi la pelle, tolto il rossore per l'imbarazzo, scelsi la seconda opzione, e urlai.
-No! Aiuto! No! Non ci provare!- mi parve di gridare a pieni polmoni, ma così non poteva essere, perchè non udii nemmeno un rumore, né di passi, né altro, come se fossimo rimasti solo noi due in quella casa. Cercai di fare affidamento sulla mia infallibile memoria, che non mi tradiva mai. Oh cacchio! Oggi era.. non potevo credere di aver dimenticato una cosa del genere! Lo fissai negli occhi e lessi quello che stava pensando: era come se lo sapesse, anzi, ero certa che ne fosse a conoscenza lui più di me. La mia situazione non aveva speranze, l'unica che restava era quella magra che lui da solo, senza nessun consiglio né incoraggiamento, decidesse di desistere dal suo intento. Ma era più facile credere che sarebbe arrivato l'innominabile Lui a salvarmi.
-Che c'è, hai paura?- perchè doveva chiedermi proprio questo? Fra tutte le stupidaggini che potevano uscire dalla sua bocca, non questa, sembrava uno scherzo del destino. La classica ironia della sorte, però, venne rovinata. Perchè non riuscii a rispondergli, a dare un senso a quella richiesta, stavolta non per colpa sua. Ma per merito di una persona che avevo quasi dimenticato. Una suoneria si diffuse nell'aria e con un gesto mi fece capire che potevo rispondere. Ma guarda se dovevo pure aspettare che mi desse il suo permesso! Nervosa, ma più serena, risposi.
-Pronto?- speravo di essere riuscita a non far trapelare nessun genere di emozione dal tono che avevo usato. Né terrore, né pazzia, né però indifferenza.
-Patty, stavo tornando a casa dopo essere stato da Sol.. sono a pochi metri da casa tua.. ti ho sentito urlare è successo qualcosa per caso?- che bello sentire finalmente un discorso disconnesso, tante frasi messe insieme senza un qualche filo logico apparente.. che bello essere di nuovo così. Sul mio viso si stampò un'espressione da emerita cretina, le mie labbra si curvarono in un sorriso troppo deciso e convinto e gli occhi divennero lucidi di vita. Ma chi era dall'altra parte del filo, non mi poteva vedere. Cieco il mio salvatore. -Sì, esattamente.- dissi per prima cosa. Non dovevo negare se volevo avere una chance. Altrimenti tanto valeva non chiedere nemmeno una piccola possibilità, se non la si sapeva nemmeno trasformare. -E se stai pensando qualcosa, sappi che hai ragione.- non potevo dire molto di più, dato che avevo gli occhi di Vincent incollati su di me, che mi scrutavano sospettosi, sapeva bene che cosa volevo e che cosa avrei architettato per ottenerlo. Ma dovevo sperare, riporre la mia completa fiducia in quell'altro ragazzo che forse non ci sarebbe mai arrivato, ma dovevo credere il contrario, ero costretta, o sarei stata rovinata. L'altra unica alternativa che restava era riuscire a far perdere tempo a Vincent, ma quindi avrei dovuto distrarlo e dubitavo che fosse così stupido da cascare in un giochetto del genere.
-Credo di aver capito.. ma non ne sono proprio sicuro.. quindi per rassicurare me e contemporaneamente tranquillizzare la mia ragazza, che se ti succedesse qualcosa, poi stresserebbe me.. credo che verrò a farti visita, che dici?- era un genio! Santiago era un genio incredibile, non solo in ambito culinario a quanto pareva! Lui non faceva parte di quelli che, come Tamara, mi avevano considerata colpevole, ma nemmeno aveva fatto qualcosa, diciamo che si era comportato un po' come Ponzio Pilato. Se n'era lavato le mani. Che forse era anche peggio che schierarsi da una parte, rimanere indifferenti. Provai a restare calma e concentrata.
-Sì, giusto, solo non fare quello che solitamente faresti, per fare quello che hai detto.- era evidentissimo che stessi usando delle frasi in codice, ma Vincent sembrò voler credere nella mia innocenza innata. Pregai che Santiago resistesse a costo di sforzare tutti i neuroni che aveva, perchè era troppo importante. Non poteva abbandonarmi proprio ora! I miracoli sembrano aver voglia di avverarsi, oggi.
-Ho capito.- disse solo, quindi la chiamata si concluse, bruscamente, come uno schiaffo inatteso. Guardai l'orologio in modo ossessivo, mentre vedevo a rallentatore le braccia e le mani di Vincent protendersi verso il mio corpo, che si irrigidì mentre pensavo a cosa potevo fare, per bloccare il tempo. In realtà c'era una cosa che avrebbe fatto passare abbastanza minuti, ma, mi immaginavo la reazione del mio "amico" quando poi ci avrebbe visti. Avrebbe capito le mie intenzioni o comunque pensato che non ero stata io a volerlo, ma l'altro a obbligarmi, anche se così non sarebbe stato, non questa volta? Con queste domande riuscii solamente a confondermi di più e a facilitargli il compito. Non fosse che sentì un rumore provenire dall'esterno che lo distrasse per davvero e forse finalmente smise di pensare a me, o a quello che rappresentavo per la sua mente, per i suoi occhi.. non certo per il suo cuore, se mai ne avesse uno. Anche io spostai il mio sguardo in quella direzione ed entrambi avvistammo un ragazzo dai capelli castani mossi, dal viso tondeggiante, ma non più come lo era quando io avevo tredici anni ed era innamorato di me. Sempre che di amore si trattasse e non di una semplice cotta infantile.. Santiago si elevò con entrambe le braccia e spiccò un salto dal bordo della finestra fino al pavimento della mia camera, a pochi centimetri da noi, ma sopratutto da lui. Ritrovai completamente le forze e mi alzai in piedi, sorpassai Vincent, che sembrava essere rimasto finalmente sorpreso, di sasso, non muoveva un solo muscolo e fissava il ragazzo un po' più basso di lui, che a mala pena avrebbe riconosciuto se l'avesse conosciuto 2 o 3 anni fa. Quando gli fui abbastanza vicina, sorrisi. -Ciao Patty.- mi disse amichevolmente, e mi ricambiò. Poi io lo abbracciai, dovevo pur ringraziarlo in qualche modo, Sol per una sola volta non sarebbe stata gelosa! Nella mia mente ridacchiai, ma restai esternamente quasi seria. Lui mi strinse a sé leggermente, quanto bastava per farmi riprendere e trasmettermi un po' di coraggio. Mi separai e rimanendogli accanto guardai l'altro, ancora nella stessa posa di prima, quasi mi veniva da ridere. Raccolsi tutta la sfacciataggine che avevo.
-Allora Vincent, lo conosci il mio amico Santiago?- enfatizzai sul termine amico, una volta serviva per evidenziare il contrario, ma questa volta avrebbe avuto uno scopo diverso. -Comunque sia non importa che tu risponda- speravo di aver imitato abbastanza bene la sua intonazione di voce -né che tu dia qualche segno di vita. Mi basta che ti alzi, esci dalla mia camera, prosegui lungo il corridoio, poi svolti e scendi le scale, quindi, apri la porta che ti trovi di fronte e mi liberi dalla tua presenza.- tono secco, duro, insensibile ma contemporaneamente da presa in giro. Perfetto. Non si udì nessun suono, soltanto uno sguardo, di rancore, di odio, alla "non finisce qui!", poi qualche secondo di tregua, quindi uno sbattere di porta che fece tremare persino i quadri che erano appesi sulle pareti del primo piano. Quando fummo finalmente soli, lo guardai e mi sentii avvolgere da una grande coperta denominata imbarazzo. Per fortuna le mie guance non arrossirono, anche se non lo potevo affermare con certezza dato che non avevo uno specchio davanti a me e l'unica cosa che potevo utilizzare erano gli occhiali di Santiago che mi davano comunque una visione distorta della realtà. -Santiago.. ecco.. io..- mi fece un sorriso dolce come quelli che una volta, un altro ragazzo prima di lui mi aveva sempre dedicato. -Grazie.- riuscii comunque a sussurrare.
-Non serviva che tu me lo dicessi.. comunque.. non c'è di che.. hai voglia di spiegarmi o mi vuoi lasciare pieno di dubbi?- il suo tono leggermente scherzoso, ma simpatico mi fece riprendere e con la forza anche il fiato. L'ossigeno tornò a scorrere nei miei polmoni. Annuii e dopo aver sbattuto una singola volta le ciglia, cominciai.
-Non è che ci sia da dire poi molto.. quel ragazzo non so se lo sai è uno più grande di noi di quattro anni.. l'ho conosciuto un giorno ad un mercatino.. ma non siamo mai stati né amici né altro- anzi, direi proprio il contrario -mi ha sempre guardata in una maniera strana, ogni qual volta che lo incontravo, ma non ha mai detto né fatto niente.. fino ad oggi..- vidi l'espressione del mio amico farsi più tesa e ne fui lievemente felice, era bello sapere che mi voleva ancora bene, nonostante tutto, nonostante gli anni trascorsi. -Mi ha chiamata, e nemmeno sapevo che aveva il mio numero!- la mia voce assunse toni agitati e questa sensazione mi parve essere contagiosa -Comunque mi ha solamente detto che stava vendendo qui..- mi resi conto che come nel mio solito stile, stavo tirando per le lunghe e forse non era proprio il maggior obbiettivo di Santiago restare più del dovuto in casa mia. Mi sforzai di abbreviare. -Praticamente è arrivato, mi ha presa in giro.. poi mi ha baciata.. e dopo aver detto qualcosa tipo "esattamente come me l'aspettavo".. mi ha buttata sul mio letto e mi guardava pronto a fare altro.. a quel punto non ce l'ho fatta più e ho dovuto urlare.. certo che però hai un bell'udito!- la misi sul ridere, era la cosa migliore da fare, altrimenti sarei scoppiata a piangere.
-Già.. mi dispiace che tu abbia avuto paura.. ma per fortuna è finita bene.. credo che per un po' ti lascerà in pace.. e se così non fosse, ricordagli che tu non hai solo me come amico: ma anche Guido e Lucas e anche tutti gli altri..- alle sue parole i miei occhi si inumidirono -.. e.. visto che è uscito fuori questo argomento..- annuii lasciandolo proseguire, totalmente concentrata -la verità è che ci dispiace per come ti abbiano trattata.. Sol mi ha detto che hai fatto pace con Tamara..- alla faccia se giravano veloci le notizie a Buenos Aires! Interpretò la mia espressione perchè si mise a ridacchiare. -No, non lo sa ancora tutto il mondo, le ha solo mandato un messaggio..- mi spiegò, poi tornò serio -Ma comunque, veramente siamo tutti molto dispiaciuti e delusi da noi stessi, per con quanta facilità ti abbiamo riversato addosso tutte le colpe.. beh, forse non proprio io, ma comunque non ho fatto nulla per impedirlo.. tu sai che per me sei stata molto importante fin da subito, adesso sto con Sol e la amo moltissimo, ma non smetto per questo di volerti bene.. ok?- feci un cenno d'assenso con la testa, leggero, quindi mi ripeté la domanda in un'altra forma -Sai che puoi sempre contare su di me?- mi chiese e per non farglielo dire una terza volta, chissà se avrebbe trovato il modo di dire quelle cose scritte in un'altra maniera? , annuii decisissima al punto di parlare.
-Sì, prima non lo sapevo.. ma adesso lo so..- gli porsi una mano da stringere, ma lui la rifiutò, spiazzandomi. Mi prese per un braccio avvicinandomi a lui, di parecchio. Mi agitai, sapevo che non serviva perchè come mi aveva detto, amava Sol e io non ne ero affatto gelosa, anzi, ero molto contenta per la mia amica, almeno lei aveva qualcuno accanto.. come Tamara del resto.. e anche Giusy.. ma lei a distanza..
-Ehi, guarda che non sono M..- vedendo lo stato in cui ero non concluse la frase, ma virò -insomma, una stretta di mano è così formale!- fece il verso imitando un riccone altezzoso e snob, strappandomi un sorriso. Mi diede un piccolo abbraccio. -Questo è quello che fanno i bravi amici..- disse quindi, come se io fossi regredita di qualche annetto. Annuii intontita. Poi sospirò. -Adesso devo proprio levare le tende, altrimenti probabilmente i miei genitori mi faranno fuori..- ridacchiai per la sua battuta e non battei ciglio baciandogli la guancia e aspettando che lui facesse lo stesso. Lo accompagnai fin sulla porta. Quindi la richiusi, salii sulle scale, ritornai in quella stanza e mi buttai a pancia in sotto sul mio letto. Finalmente piangendo, finalmente lasciando scorrere litri e litri di gocce salate che mi arrossarono gli occhi e singhiozzando fino a farmi venire mal di gola, bruciava tantissimo ma non mi interessava. Ero io, quella ragazzina ancora bambina per tanti versi, testarda, piagnucolona, dolce e sensibile. Inutile continuare a negare, negare. Soltanto una cosa andava rinnegata e non avrei mai smesso di farlo. Mi alzai in piedi con l'unica motivazione di trovare al più presto un nuovo fazzoletto perchè quello che avevo in questo momento era zuppo e intasato all'inverosimile. Aprii il secondo cassetto del comodino, per sbaglio, o forse per colpa del destino che amava rendermi la vita impossibile. Al posto di quello che cercavo, trovai quello che non volevo. Ma ormai l'errore, involontario, ma dettagli, era stato compiuto, quindi tanto valeva rovinarmi, farmi del male del tutto. Presi quel foglietto tra le mani, era strano, rileggendolo ero sicurissima che era la prima volta veramente effettiva che mi capitava tra le mani.
"Ciao Patty, come va? E' veramente questo quello che vorrei chiederti? Non sono molto convinto di questo e allora preferisco non cominciare in questo classico e noioso modo. Ultimamente lo sai che sono fuori dal normale, che non smetto di cercare novità.. e anche questo comunque ci riporta a te. Tu, quell'anno che in fondo credevo fosse già ok di suo, tu sei stata la mia novità. Perchè solo mia e non anche di tutti gli altri? In fondo anche per mia sorella sei importantissima e lo so bene.. ma mi piace pensare che eri la mia brezza di primavera, non del mondo intero. Sei arrivata dal "nulla", da un piccolo paesino, portandoti dietro mille problemi che in città diventano pregiudizi e, puoi anche non crederci se vuoi, ma credo che non vorrai, io posso affermare con estrema sicurezza che nemmeno uno di quelli ha sfiorato mai la mia mente. Per me, da sempre, tu sei stata semplicemente tu, niente di meno. Pian piano hai cominciato a fare conquiste, a partire da Santiago, fino a fare breccia persino nel cuore di quello per me sconosciuto, che mi hai solo accennato, Lucas. E quanto ci scommetterei che ti continui a chiedere perchè, come sia possibile! Dimenticando di essere una delle persone migliori del mondo. E' quasi impossibile odiarti, per questo ti informo che anche le divine, tutte loro, ti hanno voluto bene, nascondendolo come sono sempre state solite fare.. non dovrei essere io a dirlo, ma è che lo so, e se questo potesse aiutarti ad acquistare maggior sicurezza in te stessa.. te lo ripeterei anche cento volte. Ti sei mai soffermata a chiederti cosa succederebbe se tu fossi consapevole delle potenzialità che hai? Non in modo esagerato, non arriveresti mai a essere la parte peggiore di Antonella, ma sicuramente spaccheresti il mondo in due. Comunque sto divagando, vedi, sei riuscita a contagiarmi con questa tua mania.. sappi che se non te l'ho mai detto, adoravo quando cominciavi a confonderti o ti sentivi in imbarazzo e cominciavi a dire la prima cosa che ti passava per la testa.. perchè tu sei sempre stata così: vera, sincera, forse insicura, ma non se si trattava di essere te stessa, non tutti ci riescono, sai? Non pensare a quello che hai dovuto fare, a tutti i sacrifici compiuti per arrivare finalmente ad incidere il tuo disco. Ma non dimenticare mai, mai, quello che sei. Perchè quando comincerai a mentire, non crederò alle tue bugie. Perchè quando smetterai di piangere, continuerò ad asciugarti quelle lacrime invisibili. Perchè, se come spero, così non andrà e tu resterai quella che sei, quell'amica che amo, allora saprò che sarà giunto il giorno giusto per dirti tutta quanta la verità. Mi raccomando, stai attenta, Bella. ^^
p.s. C'è un'altra cosa che devi sempre ricordare: comunque vada, dovunque saremo, resteremo i due piccoli puntini di un'infinita retta chiamata vita..
M."
La prima reazione che avrei voluto avere, sarebbe stata alzarmi in piedi e chiudere a pugno la mano, tenendo bene il foglietto, di modo che si accartocciasse. Anche strapparlo in modo irrimediabile sarebbe stata una bella idea. Ma non fu quello che il mio cuore mi suggerì, sciocco, non se ne poteva stare zitto ancora un po'? Invece no, era la risposta che mi gridava anche la mia coscienza. Quelle parole mi avevano fatto piacere.. e quella frase finale? In che senso eravamo i due piccoli puntini di un'infinita retta chiamata vita? E quel "amica che amo" come lo dovevo interpretare? Una volta avevo letto un libro dove la protagonista incontrava una donna capace di leggere dentro una lettera, in anzi tutto dalla calligrafia, sapeva dire di che umore era la persona che stava scrivendo.. e in quel caso era stato utile, perchè l'obbiettivo era capire se una lettera era stata scritta di volontà propria oppure no.. Mi sarebbe stato molto utile in questo momento. Guardai l'anello che in ben due anni non ero riuscita a levarmi dal dito, ne ero sicura, se n'era affezionato. Era azzurro chiarissimo, quasi più dolce.. e mi sembrò persino di vederci un'immagine dentro.. sembravano le figure di due persone.. una forse era una ragazza.. l'altro un ragazzo.. smisi di fissarlo e scossi la testa. Le avevo provate tutte per toglierlo, ma non c'era stato verso. Metterlo sotto l'acqua, no. Tirare sopportando il dolore, no. Far provare a qualcun altro, dalla tua convivente/zia adottiva al tuo fratellino di due anni precisi, no. L'unico modo per dirgli addio sarebbe stato farmi segare la falange. Ma avevo dei dubbi che avrebbe funzionato, tolto il fatto che era una follia vera e propria. In fondo in qualche modo strano sarebbe ricomparso in casa mia. Magari sulla mano opposta. Ridendo della mia follia, mi arresi finalmente all'evidenza. Per mia fortuna nessuno l'avrebbe saputo e il fatto che lui non ci fosse, avrebbe reso tutto più facile. Ok, potevo ammettere finalmente che mi mancava, anche perchè quella lettera che avevo trovato sembrava l'avesse scritta in questo periodo, o poco prima di partire. Va bene, ero triste principalmente per quel motivo e se amavo "I'd come for you" era proprio a causa sua. Non era il mio angelo custode quello che volevo mi cantasse quella parole. Ma lui. Lo sai che verrei solo per te. Così avevi praticamente detto, ma poi non sei stato capace di rispettare la tua promessa. Visto? Avevo ragione io.

Spazio autrice:

Scusatemi per il ritardo, ma come già accennato a Noe (XD) la colpa è tutta dell'anatomia.. infatti nonostante non veda l'ora di scrivere il 5° capitolo, dovrete aspettare almeno una settimana.. se non di più.. :( Riguardo all'altra farò il possibile, è che visto che questa ha avuto più successo preferisco aggiornarla per prima e poi non trovo il tempo per andare avanti con l'altra.. ma non l'abbandonerò.. promesso.. xD
Passiamo alle risposte alle recensioni:

bimbetta snob: grazie come al solito per i complimenti.. mi dispiace ma non sono così veloce e questo perchè cerco di fare i capitoli abbastanza lunghetti, "imitando" i veri libri.. spero ti piaccia anche questo, nonostante non ci sia Matias.. posso solo dire che si capirà tutto nel prossimo capitolo..

girlstar: scusami per non aver aggiornato l'altra, grazie per i complimenti, ma come detto anche sopra, cercherò di aggiornarla il prima possibile..

sabry99: ehhhh.. se Matias vuole Patty? Traete voi le conclusioni, sapete che sono abbastanza sadicuccia come scrittrice e mi piace che i miei lettori arrivino da soli a capire le cose.. da più soddisfazione, no? E poi ci potrei scrivere su un tema di 8 pagine da questa domanda, quindi, meglio per tutti se la lascio nel mistero.. xD

ricordati di me: io perfida?? No, lo sei tu, che non mi hai aiutata e così ho dovuto fare la parte di Giusy tutta da sola.. va beh, per stavolta passi.. e non vedo l'ora che sia martedì prossimo per continuare il balletto di quel povero pupazzetto in 3D.. xD

Alexiel 94: scusami, ma non ho capito davvero perchè dovresti prenderla a schiaffi.. spiegamelo in questa recensione.. xD *me seria* ..riguardo a Giusy ti ho già risposto su msn.. no! Sei proprio fissata con i licantropi.. mamma mia! xD Spero di aver risposto alla tua ultima domanda con questo capitolo, se no, capirai meglio nel prossimo.. e aggiorna le tue! ^^

Se non avete capito cos'è successo.. vi accenno solo che c'è stato un salto temporale in avanti di due anni.. che cos'è successo penso (e spero) si sia capito, se no, chiedete..
al prossimo cap,
Angy=*)

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