Accordo
Il sorriso di Melanine si
incrinò leggermente quando con
un’espressione supplice Selene si ritrasse dalla sua
vicinanza voltandosi verso
la porta per uscire dalla stanza della sorella che invece la fissava
sempre più
sorpresa, mentre il suo viso perfettamente liscio assumeva le
caratteristiche
di un foglio rosa di carta velina accartocciato e gli occhi diventavano
tondi e
grandi mostrano interamente la pietra circolare smeraldina che erano le
sue
iridi.
-Se…Selene, cosa hai
detto?-
La gracile ragazza si
bloccò sulla soglia della porta
tremante e incerta, tuttavia il suo cuore batteva rapido e folle nel
petto
pompando il sangue nelle vene in fretta facendo così
colorare le guance della
ragazza di solito sempre paragonabili al colore della neve. Selene
strinse le
mani attorno al bordo della vestaglia bianca che indossava e con labbra
tremanti proclamò nuovamente la sua debole richiesta che
suonava più come una
supplica.
-Mel…ti…ti ho
chiesto solo se prima di gettare via gli abiti
che papà ti compra potresti farmeli vedere io…-
Melanine truccò la sua
espressione sbigottita con una
annoiata e stringendo con forza il bordo della poltroncina su cui era
comodamente seduta annuì per poi voltare il perfetto viso su
un lato mettendosi
di profilo e alzando leggermente il mento ad occhi chiusi. Selene
rimase
immobile e poi le si avvicinò sfiorandole i capelli lisci
con dolcezza e
sorridendo con affetto alla sorella.
-Grazie Mel…-
Melanine aprì gli occhi
smeraldo e lì puntò in quelli della
gemella che non sostenendo nemmeno un istante lo sguardo li
abbassò timidamente
verso i propri piedi. Lo sguardo di Selene fu attirato dalla benda che
portava
attorno al piede che il giorno precedente si era ferita. Con un brivido
la sua
mente ripercorse la giornata riportando alla mente due occhi grigi
profondi ed
intensi che l’avevano scrutata al chiarore della luna.
-Selene guardami negli occhi.-
Fu l’ordine che Melanine le
impartì così docilmente Selene
alzò lo sguardo e arrossendo fissò la sorella
negli occhi con intensità.
Melanine assunse un’espressione furba e si alzò in
piedi girando con camminata
lenta e suadente attorno alla sorella, scrutandola con insistenza.
-Sorellina…comprenderai
che il mio consenso a passarti i
miei vestiti che non userò più è
qualcosa di molto importante che…merita
qualcosa in cambio…-
Selene si drizzò
immediatamente sgranando gli occhi e
fissando la finestra sorpresa e spaventata mentre Melanine finiva il
giro
intorno al corpo tremante della sorella come un cacciatore con la sua
preda,
che la studia prima di attaccarla. Melanine con un balzello si
trovò al fianco
di Selene e mettendole un dito diafano sotto al mento lo
voltò nella sua
direzione dicendole con uno sguardo di fuoco e una scarica elettrica a
percorrere il suo corpo.
-Mel…ma…io….non
ho niente da…-
-Sssshh sorellina…Sele, ti
fidi di me?-
Chiese la ragazza dai capelli lisci
fissando con dolcezza la
sorella spaventata mentre un piccolo sorriso ambiguo sorgeva sulle sue
labbra
fine e morbide. Selene rabbrividì quando sua sorella si
scansò con un fruscio
di vesti da lei schioccando le dita come farebbe una persona normale
per
richiamare a se un cagnolino obbediente e le disse iniziando a
camminare con la
sua andatura fluida verso l’armadio.
-Seguimi…ti
farò un regalo ma tu dovrai fare esattamente
come ti dico io, chiaro?-
Selene fissò la schiena
della sorella e dentro di se provò
una scarica elettrica e retrocesse verso la porta impaurita per correre
via
nella sua stanza al sicuro dall’idea della gemella. Tuttavia
qualcosa, la
fiducia, l’affetto la spinsero a riguadagnare il passo perso
nell’arretrare e
incerta seguì la sorella, costretta un po’ a
correre per raggiungere la gemella
già arrivata a metà del corridoio bianco che
conduceva all’enorme guardaroba
della giovane.
-Sele, domani dovrei andare ad una
festa di una mia cara
amica ma dato che il luogo e le persone secondo il nostro amato padre
non sono
“affidabili” non mi lascia andare anche
perché avevo preso l’impegno di andare
con la figlia della nostra vicina, quella noiosa della
Corrigan…come si chiama?
Betsy, Brigitte, B…-
-Eleanor.-
La corresse timidamente Selene senza
riuscire a capire dove
voleva condurla la sorella con quel discorso.
-Si giusto Eleanor, comunque avevo
promesso che sarei andata
in centro con Eleanor a mangiare ad un ristorante ma come sai, dato che
non mi
è data nemmeno la possibilità di scegliere dove
recarmi mi serve che tu mi
faccia un enorme piacere e ti prometto che ti darò tutti i
miei abiti che
voglio buttare!-
Selene si fermò al centro
dell’enorme stanza pietrificandosi
mentre lo sguardo della sorella diventava una sottile maschera di
furbizia e
astuzia. Anche Melanine si fermò e controllò che
per il corridoio non ci fosse
nessuno per poi posare le mani sulle spalle gracili della sorella e
fissarla
intensamente negli occhi.
-Me…Mel mi stai chiedendo
di andare al centro con
Eleanor…al…al posto tuo?-
Melanine annuì e le fece
l’occhiolino posandole una mano sul
cuore mentre la sua espressione diventava dolce e affettuosa nei
confronti di
Selene che sentì il cuore iniziare a battere rapido e veloce
nel petto.
-Sele, sorellina mia, sarei davvero
felicissima se mi
faresti questo favore. Poi non sei mai uscita da qui ci stiamo facendo
un
favore a vicenda no? Sai che ti voglio bene e che farei tutto per
te…-
Selene sentì gli occhi
farsi lucidi di gioia: nessuno
l’aveva mai trattata con così tanto affetto e si
slanciò tra le braccia di
Melanine che sgranò gli occhi sorpresa e rimase immobile
mentre la sua spalla
veniva bagnata dalle lacrime di Selene che le cinse il collo e
affondò il viso
nella sua spalla singhiozzando.
-Grazie
Mel…grazie…anche io ti voglio bene!-
Proruppe tremante Selene mentre lo
sguardo sorpreso di
Melanine si incrinava. La ragazza sentì un peso sullo
stomaco e quando provò
una forte sensazione di disagio, una morsa di tristezza stringerle le
membra,
la sua mano si mosse spontanea carezzando la guancia della sorella e
posando
l’altra mano sulla sua schiena carezzandola. Chiuse gli occhi
e la strinse
sentendo il cuore battere veloce. Pochi istanti che la sua mente
rielaborò il
momento che si separò di scatto ad occhi nuovamente e ancora
di più sgranati
con il respiro affannoso: cosa le prendeva?
Selene sbattè contro la
parete e perse leggermente
l’equilibrio. Scosse la testa per l’impatto e
quando alzò lo sguardo interdetto
su Melanine vide che la fissava come se fosse affetta da qualche morbo
inguaribile e abbassò lo sguardo mormorando stupita per
quello slancio che
aveva fatto lei stessa.
-Scusami…scusami Mel
io…non volevo…è che ero
così contenta
e…-
-Non fa nulla. Ma…ma non
farlo più.-
Tagliò corto Melanine
voltandosi per non lasciar trasparire
oltre la sua debolezza e riprendendo a camminare le disse con tono
freddo e
distaccato mentre Selene si alzata tremante dal suolo e le camminava
alle
spalle con capo chino e occhi accesi: anche se era durato pochi istanti
sua
sorella l’aveva abbracciata. Sorrise timidamente e poi
alzò il viso cancellandosi
l’espressione dal viso quando vide la sorella aspettarla
sulla soglia d’entrata
del suo modernissimo guardaroba.
-Domani allora andrai
con Eleanor in centro a cena, dovrai comportarti come mi
sarei
comportata io. Dirai che non ti senti molto bene comunque, giusto per
giustificare comportamenti che non mi si addicono. Così io
potrò andare alla
festa…-
-Melanine ma se papà ti ha
proibito di andarci non sarebbe
giusto ascoltare quello che ti ha detto? non credo che quello che
stiamo
facendo sia corretto nei suoi confronti e oltretutto sta cercando di
proteggerti da persone che nemmeno tu conosci molto bene e…-
-Oh piantala Selene! Papà
pensa che io non li conosco ma in
realtà lì conosco da tempo. La ragazza che da la
festa è la mia migliore amica
e poi ci saranno tanti ragazzi interessanti e la serata sarà
tranquilla, sono
tutte brave persone e io mi fido di loro!-
Disse severamente Melanine zittendo
la sorella pur non
credendo in nemmeno una parola di quello che aveva detto, non conosceva
che
aveva dato la festa ma era considerato l’evento
più in per tutti i giovani e se
non ci sarebbe andata la sua reputazione ne avrebbe rimesso di qualche
commento
non gradito e anche se non conosceva nessuno i ragazzi che vi sarebbero
andati
avrebbero avuto la loro attenzione solo per lei. Un piccolo sorriso le
sbocciò
sulle labbra e quando vide che Selene la fissava leggermente
preoccupata sbuffò
continuando e attaccando la spina della piastra accendendola e
mormorando
mentre fuori il buio investiva con il suo manto la città.
-Sta notte io e te la passiamo a
sistemarti e ad insegnarti
delle cose su di me che non sai, dovrai fare esattamente come ti dico,
pensare
esattamente come me e ragionare come fa la sottoscritta. Non
è complesso quando
tutti ti amano e ti ammirano, in fondo poi tu..-
-Ti conosco abbastanza.-
Disse con un affettuoso sorriso
Selene mentre Melanine provò
nuovamente la fitta alla pancia, ogni sorriso dolce della sorella era
come una
pugnalata. Scosse la testa e riprese con tono sempre più
duro.
-Si, giusto. Comunque dicevo ogni
cosa che dirai, farai,
penserai dovrà essere studiata in precedenza sulla base di
“Cosa farebbe
Melanine in questa situazione?” oppure “Cosa
direbbe Melanine?” chiaro? Non
voglio sorprese domani quando papà parlerà con il
padre di Eleanor. Ci siamo
intese?-
Selene annuì e
sentì le membra contorcersi: era
emozionantissima, non poteva credere che avrebbe potuto davvero
camminare per
le strade della sua città. Parlare con qualcuno, ridere
scherzare e divertirsi
come una normale ragazza.
Sorrise alla sorella e la notte
trascorse così con Melanine
sempre più fredda che addestrava la fragile Selene alle
regole del mondo e del
SUO comportamento riguardo alla vita sociale.
“Nei
suoi occhi avevo visto l’affetto, nelle sue labbra
avevo percepito la dolcezza di un bacio sulla guancia dato con amore
fraterno,
nelle sue mani che erano posate sulle mie spalle avevo percepito un
fremito, un
calore non noto. Avevo amato quell’istante mia sorella come
se fosse stata la
mia unica vera fonte di vita perché mi aveva dato una
briciola di affetto. Non
ero abituata ai sentimenti, conoscevo solo i miei e la freddezza degli
sguardi
della gente che mi stava attorno, quando catturai quello di mia sorella
il mio
corpo, la mia mente e anche la mia anima lo amplificarono rendendomi
ceca sulla
falsità da cui nasceva quell’affetto. Era falso,
un crudele giogo di astuzia di
mia sorella, eppure quando l’avevo stretta tra le mie braccia
io…avevo sentito
la risposta del suo cuore vicino al mio ed ero stata così
felice. Come mi disse
in seguito da quel momento non sarebbe stata più la stessa.
Ma era troppo tardi
il danno lo aveva fatto, ad entrambe. Quel momento di affetto vero che
le era
nato nel profondo innescato come una reazione a catena dalla mia
ingenua devozione
era stato come l’abbraccio di un traditore: augurarmi il
meglio mettendomi tra
le mani del peggio. Mettendomi tra le mani da un mondo che avevo
sentito solo
attraverso le sue parole.”
Continua…
|