GT - Uno sguardo per te

di LyhyEllesmere
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo - Fuga ***
Capitolo 2: *** Lettere ***
Capitolo 3: *** Smistamento ***
Capitolo 4: *** Lezioni ***
Capitolo 5: *** Nuova ***
Capitolo 6: *** Trasfigurazione ***
Capitolo 7: *** Cura delle Creature Magiche ***
Capitolo 8: *** Salto ***
Capitolo 9: *** Incantesimi ***
Capitolo 10: *** Incidente ***
Capitolo 11: *** Dialoghi e Promesse ***
Capitolo 12: *** Preparazione ***
Capitolo 13: *** Hogsmeade ***
Capitolo 14: *** Selezioni ***
Capitolo 15: *** Segreto ***
Capitolo 16: *** GT ***
Capitolo 17: *** Fuoco ***
Capitolo 18: *** Partita ***
Capitolo 19: *** Bacchette ***



Capitolo 1
*** Prologo - Fuga ***


GT – Uno sguardo per te

 

Prologo – Fuga

 

Il treno attraversava spedito le dolci colline inglesi. Un filo di fumo usciva dalla locomotiva e si perdeva nell’aria. Tutti gli scompartimenti erano vuoti, ad eccezione dell’ultimo. Una ragazza sedeva nell’angolo e si teneva le ginocchia, dondolandosi avanti e indietro. I capelli, neri e lunghissimi, sfioravano il pavimento a ritmo di locomotiva. La ragazza si portò le mani alle tempie, come a volersi dimenticare qualcosa.

 

“Non puoi!” Una giovane era accasciata sul pavimento.

“Non ho scelta…” Lui sembrava così diverso, con quel timbro rassegnato nella voce.

“Non puoi lasciarmi!” Quella di lei era disperata.

“Lo sai che se potessi, non lo farei…”

“Sei sempre stato il più forte, siamo sempre andati avanti grazie a te!...”

“Ti sbagli, e lo sai benissimo…”

I loro sguardi s’incontrarono per l’ultima volta.

“Ti prego…siamo sempre stati noi…”

Lui si sforzò di parlare. Le energie erano finite.

“Ora…ci sarai solo tu…” Si chinò a baciarla sulla fronte. Le lacrime di lei gli bagnarono il viso. Poi silenzio. Una luce dorata li avvolse.

 

La ragazza tremava. Si avvicinò allo specchio appeso nello scompartimento. Uno sguardo spento le rispose. Uno tempo era stato acceso e brillante. Guardò i capelli. Erano troppo lunghi, avrebbero dato nell’occhio. Lui odiava le frange. Lei prese il borsone contenente tutte le sue cose. Estrasse una forbice da una tasca laterale e cominciò il suo lavoro. Alcune ciocche corvine caddero a terra.

 

 

A Francesca, la prima a sostenermi in questa mia pazzia

La prima a conoscere questa storia, che per me è esiste davvero.

Grazie, Chicca, di tutto.

 

 

Salve a tutti! Questa come avrete capito, è la mia prima fan fiction. Questo è il prologo, un po’ corto, lo so, ma spero vi piaccia. I capitoli sono molto più lunghi, assicuro io! Alla fine di ogni capitolo inserirò una dedica, questa è per la mia sorellina. La storia che sto scrivendo mi è rimbalzata in mente quando avevo tredici anni e ancora leggevo Harry Potter. Ora ne ho quasi diciassette. È un po’ una seconda vita. Fatemi sapere se vi interessa e le vostre impressioni. A presto (spero), LyhyEllesmere

 

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Capitolo 2
*** Lettere ***


Capitolo 1 – Lettere

 

“Mamma, mamma! È arrivata, è arrivata!!!” Una bambina con una voce acuta correva nel soggiorno di quella villetta di paese. I morbidi boccoli castano-ramati balzellavano da tutte le parti.

“Tesoro, che succede?” Hermione Granger uscì dal suo studio al primo piano e si affacciò dalla ringhiera in legno delle scale che dava sul soggiorno con aria preoccupata. Nonostante fossero passati diciannove anni, era rimasta sempre la stessa, ad eccezione di qualche sottile ruga. In mano stringeva un libro: Gli Elfi Domestici, Una Magia Più Antica Di Tutto Il Mondo Magico. “È successo qualcosa? Ti…”

“Ho fentito un rumore. Ose, ti fei fatta male?” Ron Weasley uscì dalla cucina, che confinava col soggiorno, con in mano un panino.

“Ron, per l’amor del cielo!” Hermione alzò gli occhi al cielo, “Abbiamo finito di pranzare mezz’ora fa!”

“Ma io fo fame…” Anche Ron non era cambiato molto. Era rimasto lo stesso spilungone con la fame di un gigante e il metabolismo più veloce di un Gorgosprizzo. I capelli rosso scuro contrastavano con la pelle lattea e gli occhi di ghiaccio. Si era fatto crescere la barba, lo rendeva più misterioso, continuava a ripetere.

“È arrivata, non capite?” si ostinava a ripetere Rose. Gli occhi azzurro cupo osservavano i genitori con entusiasmo.

“Cosa, tesoro?” chiese paziente Hermione. Delle volte la figlia era esasperante: aveva il brutto vizio di dimenticare il soggetto della frase, confondendo sempre tutti.

“Ma la lettera, mamma! La lettera di Hogwarts!”

Hermione spalancò gli occhi nocciola ed abbracciò Rose. Naturalmente se lo aspettavano da qualche tempo, ma vedere la propria figlia crescere e partire era comunque allo stesso tempo un orgoglio ed una stretta al cuore. Cominciarono a ballare per tutto il soggiorno. “Devo cominciare assolutamente a ripassare!” esordì Rose. “Dunque, Incantesimi l’ho già finito ed ho fatto anche gli esercizi in più…Storia della Magia l’ho ripetuta, con particolare attenzione all’ultima Guerra Magica” sorrise ai suoi genitori, “Trasfigurazione ho letto il libro che mi ha regalato mamma, ed anche quello di zio Neville per Erbologia…Pozioni! Ho dimenticato Pozioni! Dove sarà il mio kit adesso?”

Cominciò a cercare come una forsennata per tutta casa. Mentre si infilava sotto il tappeto, Ron tossicchiò. “Cosa ti fa pensare che lascerò il mio fiorellino abbandonare casa e me? Potresti istruirti privatamente…”

“Ed io, poi, con chi giocherò?” chiese il piccolo Hugo entrando in soggiorno. Rappresentava il perfetto incrocio tra Ron ed Hermione. Aveva il fisico da Weasley, ciò significa che sarebbe diventato molto alto, capelli rosso fiamma, la pelle chiara –anche se non lattea- e grandi occhi nocciola. In quel momento sfoggiava il suo miglior broncio lacrimoso.

“Con Lily, mi pare ovvio…” rispose prontamente Rose, emergendo da sotto il divano con la polvere attorcigliata tra i capelli. “E papà” continuò mentre cercava di districarseli invano “Non lo pensare nemmeno. Io andrò ad Hogwarts, anche con la macchina volante di nonno Arthur se necessario”. Non sapeva che molti anni prima, qualcuno di sua conoscenza l’aveva già fatto. Proseguì nel tentativo di sistemarsi i ricci, col risultato di incastrarsi le mani nel cespuglio.

“Ecco tesoro…” Hermione la risistemò con un colpo affettuoso di bacchetta.

“Grazie, mamma…”Si illuminò il viso. “Posso andare da Al? Devo assolutamente dirglielo, anche lui l’avrà ricevuta…”

I Potter abitavano nel loro stesso paese – Godric’s Hollow – anche se dall’altra parte, vicino alla vecchia casa distrutta dalla maledizione.

“In realtà, credo che Harry sia già andato alla Tana oggi” intervenne Ron “C’è il raduno, no?”

“E quando pensavamo di andare?” chiese Rose con un misto tra l’esasperato e il minaccioso nella voce. Delle volte era tale e quale a sua madre.

“Aspettavamo che finissi di ripassare Incantesimi, no?” ribatté Hugo con voce petulante.

La bambina volse gli occhi al cielo. “Beh, ora ho finito, andiamo?” guardò suo padre con sguardo scongiurante. Dimenticavo l’altro cambiamento di Ron. Davanti al broncio di Hugo e al sorriso di Rose si scioglieva come burro al sole. “D’accordo…” sospirò, sconfitto. “Andate a vestirvi, l’ultimo che entra nel camino è un furetto nervosetto!”

I figli corsero al piano di sopra, a vestirsi. Hermione sbuffò. “Alla fine, l’hanno sempre vinta loro…”

 

 

Le fiamme smeraldine illuminarono il soggiorno accogliente e rivelarono una famiglia sorridente, anche se sporca di fuliggine. Ron uscì dal camino, mentre si spolverava la camicia, seguito da Hugo, che continuava a starnutire. Hermione si era già ripulita con un colpo di bacchetta e stava facendo la stessa cosa con Rose, per poi passare al figlio minore.

Entrarono nella cucina stipata di adulti. Era un vero e proprio raduno. Angelina e Ginny discutevano di Quidditch assieme a Charlie, l’unico Weasley che non si era sposato. George stava mostrando al padre Arthur alcuni trucchi di carte Babbane; il vecchio capofamiglia lo ascoltava entusiasta, gli occhi brillanti dietro gli occhiali cerchiati di corno. Molly, nonostante fossero passati molti anni, cercava ancora di convincere Bill a togliersi l’orecchino. Fleur, trentanovenne e bellissima, sosteneva il marito e gli faceva le fusa. Harry stava seriamente pensando di suicidarsi mentre ascoltava Percy e la moglie Audrey riferirgli le ultime decisioni di Kingsley. Avrebbe piuttosto preferito affrontare Lord Voldemort, una schiera di Dissennatori e un Ungaro Spinato tutti insieme.

“Ron, sei arrivato!” esclamò con voce sollevata. “Vieni qui, dimmi dell’ultimo caso Blytherbar!”

Ron sembrava confuso. “Il caso cosa?””

“Ti prego, salvami…” gli sussurrò all’orecchio Harry.

L’amico si portò una mano alla fronte. “Oh, quel caso Blytherbar!...beh, allora…” Cominciò ad elencare una serie di termini tecnici che né Percy, né sua moglie potevano comprendere.

“Hermione cara!” la chiamò Molly. “Come stai? È andato bene il viaggio? Di’ anche tu a Bill che è troppo vecchio per portare l’’orecchino! E lo dico io che sono sua madre e che lo vedo ancora come un bambino…”

“Un bambino con una figlia maggiorenne…” borbottò Bill.

“Nonna, nonna!” intervenne Rose. “Dov’è Al?”

“Oh, sono tutti in giardino cara…”

“Vieni, Hugo!” I due bambini corsero fuori.

 

 

“Passa, Jamie!” urlava Lily, ma nessuno l’ascoltava.

James, dodici anni di pura adrenalina, lanciò la Pluffa a Fred, che la buttò in porta.

“GOAL!” urlarono i due cugini.

“L’ho preso, l’ho preso!” Un Harry in miniatura scese dalla scopa stringendo in mano un Boccino giocattolo. Un bolide rischiò di arrivargli in testa.

“Oh, scusa cherie” urlò una ragazzina bionda.

“Dominique, anche se non mi ammazzi è lo stesso…” bofonchiò Al.

“Lo sapete che non mi piacciono i Bolidi e il Quidditch!” esclamò quella.

“E allora perché giochi?” intervenne James.

“Perché mi avete costretto!” La biondina si portò le mani alle tempie ed alzò gli occhi al cielo.

“Costretto, che parolone…” Anche l’altra Battitrice, Roxanne, scese dalla scopa con in faccia stampato un ghigno birichino.

Fred e Roxanne, nonostante fossero fratelli, non si somigliavano molto. Fred, sedici anni, era lo specchio dello zio suo omonimo: piuttosto alto e smilzo, capelli rosso fiamma, occhi scuri e sorriso scherzoso. L’unica cosa che lo distingueva era la pelle color caffelatte. Roxanne, invece, quindici anni, era un po’ più bassa, ma formosa. I capelli lunghi e boccolosi, spesso legati in una coda alta, erano d’una strana tonalità castano-dorato. La pelle, più scura del fratello, contrastava coi grandissimi occhi verde acqua e la bocca piccola rosso ciliegia. Entrambi avevano un sorriso angelico, che mascherava il comportamento pestifero.

“Al!Al!” gridò Rose. Questi si voltò.

“Ciao, Rosie, finalmente siete arrivati, così puoi prendere il posto di Dominique e Hugo quello di Louis come Portiere!”

“Ma Al…ti è arrivata la lettera da Hogwarts?”

Il cugino si illuminò, i grandi occhi verde erba scintillanti alla luce del sole. “Certo, è arrivata stamattina! Papà mi ha promesso una scopa nuova…”

“Beh, tanto quelli del primo anno non posso entrare nella squadra di Quidditch…” li interruppe James con aria saputella.

“Jay, solo perché hai un anno in più di noi non significa che tu sia migliore…” rispose Rose a tono.

“No, ma almeno potrò fare il provino, e sarò sicuro di entrare nella squadra di Grifondoro…” James, come si poteva capire, era la copia spiaccicata di suo nonno. Capelli neri, occhi marroni e sorriso arrogante. Chissà, magari crescendo…E da lui aveva ereditato i geni dei leoni: audacia, fegato, cavalleria. Nello stesso momento in cui il Cappello aveva toccato la sua chioma indomabile, lo aveva proclamato un rosso-oro.

“Che vuol dire, Al?” chiese Rose confusa.

“Che non è detto finiremo a Grifondoro…” rispose quello sconfortato. Albus Severus era l’opposto di James Sirius: mite, tranquillo, il paciere della famiglia. A differenza di Jay e Lily, non si faceva guidare dall’impulsività, ma dal cuore.

“Beh, anche le altre Case non sono male. Mamma mi ha detto che aveva rischiato di finire a Corvonero, la Casa dell’intelligenza. Non mi dispiacerebbe…e i Tassorosso sono dei mollaccioni, ok, ma molto pazienti e gentili, no?”

“Si, ma se finissi a Serpeverde?” sussurrò Al.

“Al, Serpeverde non è più la Casa di un tempo, è il simbolo dell’astuzia…”

“E dell’istinto di autoconservazione!” sibilò lui in risposta. “Proprio una bella Casa…”

“Al, non devi avere questi pregiudizi…” sospirò Rose.

“È per questo che ho deciso di andare a Beauxbatons” li interruppe Dominique con aria saputa. “Lì non ci sono Case, è strutturata in maniera del tutto differente”.

Dominique sapeva essere un angelo quando voleva, ma delle volte era piuttosto irritante. Aveva capelli lunghissimi e lisci, biondo grano, occhi di ghiaccio e pelle di porcellana, come quella di Rose. Sembrava una bambolina da collezione. I tre figli di Bill Weasley avevano preso ben poco da lui. Victoire, diciassette anni, che in quel momento sedeva assieme a Teddy sotto un albero, somigliava molto a Fleur, anche se non tanto come la sorella. Gli occhi erano di una tonalità più scura, simile al jeans, mentre i capelli biondi ondulati sembravano muoversi di una volontà propria anche in assenza di vento. Inutile dire che sembrasse una modella, con una figura invidiabile. Louis, il più piccolo, era forse quello che somigliava di più al padre. Aveva la sua stessa espressione, gli stessi occhi scuri e la stessa pelle leggermente abbronzata, che contrastava coi capelli chiarissimi d’un biondo quasi bianco, legati in un codino.

“Si, certo Dominique…” borbottò Rose. Prese il suo posto come Battitrice, mentre Hugo andava in porta, con gran sollievo di Louis, che era una frana. Ritornarono a giocare a Quidditch, mentre Molly e Lucy urlavano di stare attenti e non farsi del male.

 

 

Un ragazzino correva lungo le scale con un grande sorriso stampato in faccia. “Mamma, papà!”” urlava, saltando i gradini a due a due. “Tesoro, che succede?” disse una donna seduta in soggiorno a leggere.

“Dov’è papà?” chiese fremente il bambino.

“Sta lavorando in Studio, credo…” rispose la donna.

Gli occhi del bambino, d’un verde-azzurro offuscato, si illuminarono.

“Vado a chiamarlo!” Prima di raggiungere la porta dello Studio, però andò a sbattere contro una colonna.

“Scorpius, per l’amor del cielo, sta attento!” lo rimproverò Astoria.

“Ma chi ha messo qui questa colonna?” sbottò lui.

“Stai peggiorando…”

“Cos’è tutto questo baccano?” Un uomo di trentasei anni uscì da una porta incassata nella libreria e li squadrò da dietro le lenti degli occhiali.

“Ma…perché vi vedo così sfocati?!?” disse.

“Tesoro, hai gli occhiali da lettura…” rispose esasperata la moglie.

“Oh, è vero…ah, molto meglio…”

Draco Malfoy non era cambiato fisicamente. Aveva soltanto cominciato a stempiarsi. Ma il suo modo di pensare si era profondamente trasformato.

“Papà, papà!” riprese Scorpius, mentre lo trascinava vicino alla madre. “Indovina cosa è appena arrivato?” Il sorriso rischiava di sfondargli la faccia.

“Non saprei…” rispose l’uomo, facendo finta di pensarci su, “forse la scopa nuova che ti ho ordinato?”

Il bambino boccheggiò. “Mi hai ordinato una scopa nuova??” chiese sbalordito.

“Dalla tua faccia stupita, devo dedurre che non è ancora arrivata…”

“Grazie! Mamma, papà!” La madre si alzò e lo abbracciò. Il suo piccolo era perfetto…

“Beh, cos’è arrivato allora?” riprese Draco.

“Ma la lettera per Hogwarts!”

“Davvero? È fantastico! Dovremo andare a Hogsmeade a prendere tutto il materiale…”

“Oh, e anche una veste da cerimonia…” intervenne Astoria.

“Verde-argento?” chiese Draco.

“Ma per cosa?” sbottò Scorpius.

“Beh, per una festa, dobbiamo presentarti alla società!” rispose sua madre, come fosse la cosa più naturale del mondo.

“Ma io non voglio essere presentato alla società!”

“E perché no?” chiese Draco.

“Perché lo sapete che non mi piacciono questo genere di cose!”

“Va bene, però una veste nuova ti può essere utile…”

“E perché verde argento, poi?”

“Beh, erano i colori della mia Casa…e anche della tua…”

Draco aveva toccato un tasto delicato. Scorpius fissava il pavimento, privo di espressione.

“Tesoro, che c’è?” chiese sua madre.

“E…ecco…se non fossi Serpeverde?” sussurrò.

I suoi genitori si guardarono, poi Draco sospirò. Afferrò il figlio per le spalle e gli fece alzare la testa, in modo da poterlo guardare negli occhi. Grigio su verde.

“Scorpius, io sarò sicuramente felice se tu finirai a Serpeverde, la Casa dei Malfoy.” Fece una pausa. “Ma, anche se verrai Smistato da qualche altra parte, andrà bene…dopotutto tua madre” si girò a guardare la moglie che sorrideva “era Corvonero, la Casa dell’intelligenza. Se finirai a Tassorosso” storse il naso” non credo ci finirai, ma sarò comunque orgoglioso di te, perché è la casa della lealtà…”

“E se finirò a Grifondoro?” chiese Scorpius a voce così bassa che Draco dovette fare uno sforzo per sentirlo.

“Se finirai a Grifondoro sarò contento, dopotutto da quella Casa sono usciti grandi maghi, alcuni dei quali mi hanno salvato la vita. Ma ricordati sempre, porta rispetto per gli altri e loro rispetteranno te, io…”

“Tu l’hai imparato a tue spese” concluse il figlio. Quella frase gli era stata ripetuta sin da quand’era in culla.

“Appunto. Ed ora festeggiamo…”

Scorpius lo guardò allarmato. Draco rise. “Solo noi tre, e forse anche Dlot…” precisò. “Aspetta che lo chiamo. Dlot!”

Un elfo domestico apparve davanti a loro. Indossava dei minipantaloncini di flanella e un maglioncino.

“Ha chiamato, signore?” Aveva degli stratosferici occhi celesti.

“Draco, chiamami Draco” disse esasperato. “Comunque sì. Puoi portarci per favore un dolce per festeggiare?”

“Sì signore” squittì l’elfo.

“Draco”

“Sì, signor Draco” e uscì da una porta laterale. Riapparve poco dopo con una torta alla melassa.

“Vuoi fermarti con noi, Dlot?” chiese gentilmente Astoria.

“No, signora, io non può intervenire con gli affari di famiglia…”

“Ma certo che puoi” intervenne Draco. “Inoltre ti devo anche dare lo stipendio…”

“Signore, lei è troppo buono…”

“Ecco, un galeone.”

“Ma signore…” squittì l’elfo.

“Draco”

“Ma signor Draco…”

“Ci rinuncio…”

“…noi aveva pattuito uno zellino…”

“Sì, ma io ho un galeone, e tu niente resto da darmi.” Sorrise, convinto d’averlo messo nel sacco.

“Allora grazie, signore” squittì di nuovo l’elfo “ma lei non mi dovrà pagare per sei mesi…”

“Certo, certo, su, brinda con noi” gli mise in mano un calice di succo di zucca. “A Scorpius!”

 

 

A J.K. Rowling,

che ha creato una storia fantastica,

che fa sognare ancora oggi.

 

 

 

Salve a tutti! Rieccomi qui, un giorno dopo. Ho visto che c’erano state molte visite, perciò ho deciso di postare. Solo due recensioni però (finora)…Allora, avviso: questa parte che avete appena letto è un po’ di collegamento, durerà ancora tre, quattro capitoli. È un po’ noiosa, lo so, (soprattutto per me scriverla) ma vedrete che tra poco arriverà la nostra agognata protagonista (non so se l’avevate capito, ma non è tra i personaggi di questo capitolo…). Mi pare di aver detto tutto (purtroppo, come capirete se mi seguirete, ho l’alzheimer)… allora passiamo ai ringraziamenti personali:

 

ad S1a3m: ti ringrazio infinitamente, 6 stata la prima ragazza che mi ha recensito (che emozione…)!!! Ho seguito il tuo consiglio/supplica/non so come altro definirlo/ richiesta?/ok ora la smetto…ed ho aggiornato presto…grazie, davvero, sono lieta ti interessi, ci ho messa secoli a scriverlo come si doveva, anche se mooolto corto.

 

a Valkiria: sono contenta che ti intrighi, è proprio quello che voglio!! Questi che leggerai (se continuerai a leggere) saranno capitoli un po' noiosi, ma avvertitò quando comincierà il bello!! A presto spero, =D

 

PS: dimenticavo, cercherò di postare una volta alla settimana, probabilmente il lunedì.

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Capitolo 3
*** Smistamento ***


Capitolo 2 – Smistamento

 

Scorpius Malfoy aveva undici anni e sembrava che la sua vita fosse quasi perfetta. Era un po’ basso per la sua età, ma sia suo padre che nonno Lucius erano alti, perciò sapeva sarebbe cresciuto. Aveva capelli biondi, non così chiari come Draco, né cenere come la madre. Sul viso pallido spiccavano gli occhi verde-azzurro offuscati, di forma vagamente orientale. Era un ragazzo solare e gentile, intelligente ma spesso ironico. La sua espressione era indecifrabile, non si riusciva mai a capire cosa gli passasse per la testa, quando non lo voleva. Era però stato cresciuto con amore dai suoi genitori. Suo padre gli aveva insegnato il rispetto per il prossimo, che tutti gli uomini erano uguali, maghi e non. Scorpius aveva giocato spesso da piccolo con qualche bambino Babbano. Qualche volta erano stati necessari degli incantesimi di memoria, perché, si sa, non era stato capace di controllarsi. Ricordava gli urletti stupiti, quando per sbaglio aveva sollevato un oggetto o fatto esplodere i palloncini.

La famigliola viveva in una villetta di campagna nello Yorkshire. Draco non era più riuscito a vivere nel Maniero dei Malfoy: il ricordo di quell’uomo dagli occhi rossi aggirarsi per la casa lo avrebbe tormentato per tutta la vita. Si era innamorato di Astoria, una donna dolce ma, se voleva, decisa. Il suo perfetto opposto, un po’ come in quel mito di Platone sulle anime gemelle1. La aveva sposata ed insieme avevano progettato la casa da costruire. Isolata, nella landa, tra i campi trapunti di crochi e bucaneve2. Non molto grande, ma calda e accogliente. L’ingresso principale dava sul soggiorno, che fungeva anche da biblioteca. Una poltrona e un paio di divani, posti sopra un tappeto di lana, si trovavano vicini al camino. Lì accanto, attraverso una porta , si accedeva alla cucina ed in sala da pranzo. Dall’altra parte, incassata in una libreria gigantesca, stipata di tomi, un’altra porta faceva accedere allo studio, il regno di Draco. Delle scale di legno bianco, da un lato attaccate al muro, dall’altra a strapiombo sul soggiorno, portavano al piano di sopra e scaricavano il peso a terra tramite delle colonne (contro cui si era spiaccicato Scorpius). Al primo piano v’erano un bagno, la stanza di Scorpius, quella di Draco e Astoria, due per gli ospiti ed una minuscola per Dlot. Quando l’elfo domestico era arrivato, volevano cedergli una di quelle libere, ma lui aveva insistito per lo sgabuzzino.

Draco, dopo che Hermione si era trasferita all’Ufficio di Applicazione della Legge sulla Magia, era salito a capo del Dipartimento di Regolazione e Controllo delle Creature Magiche. Si occupava di tutto, dai rapporti coi goblin, alle lamentele dei folletti, alle richieste di legalizzazione dei Gorgosprizzi, fino alla lotta contro l’importo clandestino di draghi in Inghilterra. Dopo che Harry gli aveva salvato la vita, era profondamente cambiato. Aiutare creature magiche subordinate a livello legislativo gli dava un senso di appagamento. Un giorno aveva trovato Dlot, un elfo maltrattato dalla sua famiglia, che era miracolosamente riuscito a fuggire. Lo aveva portato a casa, curato dai lividi e dalle ferite, gli aveva dato un pasto caldo. Rintracciata la famiglia, l’aveva costretta – con le buone e le cattive – a liberarlo. L’elfo, per ringraziarlo, aveva cominciato a lavorare in casa. La sua cucina era ottima, inoltre aiutava Astoria nell’orto. La signora Malfoy era un’esperta in botanica e giardinaggio, che aveva rinunciato alla ricerca per amor di famiglia. Coltivava non solo cavoli, patate e verdure varie (i broccoli erano i preferiti di Scorpius), ma anche alberi da frutto, in particolare mele verdi. E fiori. Tantissimi, di tutti i generi: bucaneve, fiordalisi, rose. E soprattutto i suoi preferiti, i crochi. Grazie ai suoi studi ne aveva creati di vari tipi, piccolissimi, giganteschi, multicolori, anche se i suoi preferiti rimanevano sempre quelli tradizionali.

Scorpius aveva frequentato per i primi cinque anni una scuola elementare. Pian piano aveva imparato a controllare la magia accidentale (aveva cominciato a studiare sul serio quando aveva fatto diventare la pelle di un bambino antipatico verde marziano), e ne aveva appreso i rudimenti. Inoltre, aveva cominciato a conoscere la magia elfica, più particolare ed elegante. Gli incantesimi contro la polvere, per far volteggiare le cose, per spostar gli oggetti. Quello che più lo attraeva era la Smaterializzazione, così diversa da quella umana. Più rumorosa, certo, con quel sonoro”crack”, ma contro cui gli Incantesimi difensivi (come quelli di Hogwarts) non potevano nulla. Scorpius andava a scuola, studiava, aiutava Dlot nelle faccende, nonostante l’opposizione dell’elfo, e giocava a Quidditch. Draco gli aveva insegnato tutti i ruoli, ma lui amava il Battitore, quello che salvava gli altri dallo sfondarsi la faccia. Le sue giornate erano piene, ma ne era contento. Aveva dei genitori fantastici, degli amici, un elfo domestico da aiutare, il Quidditch. La sua vita era perfetta. O quasi. Se non fosse per quello…, pensava ogni tanto.

 

 

“Su, attraversa la barriera!” lo esortò il padre. Per la prima volta nella sua vita, Scorpius vide il Binario Nove e Tre Quarti. Nonostante fosse affollatissimo, ne rimase affascinato. Il treno si stava gradualmente riempiendo, alcune teste spuntavano già dai finestrini per gli ultimi saluti.

“Sarà meglio sbrigarsi” disse sua madre.

Mentre si avvicinavano alle rotaie, suo padre sembrò irrigidirsi. Indirizzò un saluto con un cenno del capo, ma Scorpius, visto l’affollamento, non vide a chi.

“Chi salutavi, papà?” chiese pieno di curiosità.

“Harry Potter” bofonchiò lui.

“Ooooh, quello che ti ha salvato la vita?” Il padre fece appena un cenno con la testa. Nonostante fosse profondamente cambiato, in pubblico cercava di farsi vedere rigido e arrogante, un comportamento che non era più il suo, una maschera che aveva  deciso di continuare ad indossare.

“Eccoci qui” disse sua madre. “Scorpius, tesoro…” lo abbracciò, cercando di nascondere le lacrime. “Ci mancherai…fai il bravo, va bene? E scrivici, mandaci un gufo almeno una volta alla settimana…”

“Non esageriamo…vi manderò Hypnos domattina, promesso…”

Suo padre si fece avanti e gli poggiò le mani sulle spalle. “Fa’ vedere a tutti chi sei…e ricordati, io e tua madre saremo sempre orgogliosi di te, ovunque tu venga smistato…”

 

 

Rose ed Al stavano cercando uno scompartimento libero. James era scomparso alla ricerca dei suoi amici, Victoire sedeva con le compagne Corvonero del settimo anno. Albus era su di giri, preoccupatissimo per lo Smistamento. Dire che Rose fosse euforica sarebbe un eufemismo: continuava a blaterare di Incantesimi, Trasfigurazione e Astronomia. “…Mamma poi ha fatto inserire un corso obbligatorio di Antiche Rune per i primi tre anni, cose basilari, sai…ha detto che sono state molto utili a lei e zio Harry…” Era così contenta, finalmente avrebbe potuto vedere i corridoi di Hogwarts, il Lago Nero, la famosa biblioteca, la Stanza delle Necessità, il passaggio segreto dietro la Strega Orba, la Tomba Bianca di Silente, andare a trovare Hagrid…

“Ahi, che male!” Il treno aveva rallentato ad una curva e qualcuno le era caduto addosso.

“Rosie, tutto bene?” sentì Albus chiamarla.

“Si, credo… se qualcuno non mi avesse centrato come un birillo a bowling starei meglio…”

“Scusa…” sentì dire da un ragazzino dai capelli biondi spettinati come quelli di Al, prima che scappasse via.

“Ma che…”

“Su, cerchiamo uno scompartimento, prima che si occupino tutti…” riprese Al.

Il treno, però, era tutto pieno. Lo scompartimento di James era tutto occupato e né Rose, né Al se la sentivano di andare a cercare Victoire. Finalmente, nell’ultimo vagone trovarono uno scompartimento quasi vuoto.

“Scusa, possiamo sederci, per favore? Non c’è più posto…” chiese gentilmente Al.

Il ragazzino che prima aveva investito Rose si voltò, mentre entravano.

“Si, certo…” sorrise. Gli si sedettero davanti.

“Io sono Albus Potter” si presentò Al.

“Ed io Rose Weasley” disse Rose. Quando incontrò gli occhi del ragazzo, un brivido le percorse la schiena. L’unico aggettivo adatto per descriverli era…inquietanti. Una sfumatura verde-azzurro luminosa, spenta da una specie di offuscamento. Per un decimo di secondo le sembrò la stessero sondando. Il ragazzino sbatté gli occhioni da cucciolo. “Io sono Scorpius Malfoy”.

“”Piacere, Scorpius, puoi chiamarmi Al”.

“Sei il figlio di Harry Potter?” Andava subito al sodo.

“Ehm, già…” Albus lo osservò, in parte incuriosito. Sembrava un ragazzo tranquillo. Alla faccia dello zio Ron.

“Gli assomigli” commentò di nuovo l’altro.

“Hai già visto mio padre?”

“Non proprio. Il mio ha una vecchia foto di scuola. In un angolo, proprio sul margine, si vede un terzetto. Un ragazzo identico a te, con gli occhiali, ed altri due…” si girò verso Rose “…i tuoi genitori.”

“Oh, ehm, interessante”. Rose si sentiva a disagio. Quel ragazzo sembrava simpatico, ma le parole di Ron continuavano a rimbalzarle per la mente, peggio dei Nargilli. Cerca di batterlo in tutte le materie, Rosie. Per fortuna hai il cervello di tua madre. In un certo senso, non voleva deluderlo. Non pensare stupidate, Rosie, diventerai come Luna Lovegood. Scosse la testa e si sforzò di sorridere. Lo sguardo cadde su un baule. “Che bella! È una civetta?”

Scorpius annuì. Infilò un dito nella gabbia ed accarezzò le piume del rapace grigio, profondamente addormentato. “Si chiama Hypnos…”

Quando aveva visto Rose per la prima volta, si era quasi preso un infarto. Era come una luce, splendeva. Come una segnaletica che diceva Guardami, Guardami, Guardami. Intorno a lei i colori erano più brillanti, più caldi. In cuor suo, si era sentito rassicurato, come se una parte di lui fosse ritornata a casa dopo un lungo viaggio.

“Che nome buffo…è greco?”

“Si, Hypnos è il dio del sonno…”

“Non Morfeo?” Rose inarcò un sopracciglio.

“No, Morfeo è suo figlio, controlla i sogni di chi dorme…Hypnos è proprio il Sonno, il fratello di Thanatos, la Morte…”3

Rose ripensò alla sua cricetina. L’aveva chiamata Lolly, perché era rosa come una caramella. Albus soffocò una risatina. Probabilmente, aveva pensato la stessa cosa. Anche lui e James avevano due civette. Quella di Jay, bianca come la neve, si chiamava Edvige. La sua, nera come la notte, Andromeda. La galassia più vicina alla Via Lattea. Al era appassionato di Astronomia.

Rose lo fulminò.

“Oh, per la cronaca, scusa se prima ti ho colpito come un birillo a bowling, ma non ti avevo vista…” riprese Scorpius.

“La nostra Rosie è trasparente…” la canzonò Al. Lei gli diede uno scappellotto.

“Non fa niente Scorpius…” Osservò i capelli dei due. “Ehi, avete gli stessi capelli da porcospino!”

Scorpius la osservò sconcertato, quindi sorrise sardonico. “E tu cos’hai, un alveare?”

I tre si fissarono, quindi scoppiarono a ridere.

 

 

Scorpius era mitico. Parlarono di tutto: di scuola, di amici, di animali, di Quidditch. Rose scoprì che era una Battitore, proprio come lei. Quando poi si era messo ad imitare la sua maestra elementare, le era venuto il mal di pancia dal ridere. Verso le due, quando ancora stavano mangiando i dolci comprati dal carrello, passò a salutarli James.

“Hey fratellino, cuginetta…” sorrise col suo solito fare. Al alzò gli occhi al cielo.

“Come procede il primo viaggio? Oh, tu sei…” disse vedendo il nuovo acquisto.

“Scorpius Malfoy.”

James mandò un’occhiata eloquente al fratello, quindi continuò: “Oh… sei un Malfoy.”

“E quindi?”

“Quindi niente”

“Non sembra. Guarda che mica ho la lebbra”. Scorpius lo guardò con rabbia, gli occhi fiammeggianti.

“No, ma sei un Serpeverde, il nemico” disse Jamie con una smorfia. Rose stava per rispondere - non le piaceva che si giudicassero le persone prima di conoscerle – quando venne preceduta.

“Forse, non importa. Se tuo padre ha salvato il mio non significa che tu sia migliore di me solo perché ti chiami Potter.” Era d’una vaga sfumatura bordeaux, ma sembrava convinto di ciò che diceva.

È un ragazzo deciso, pensò Rose. Molto più di quanto lo sia io. Lo apprezzò per questo. Tutti i dubbi che prima le avevano tartassato la mente, sparirono.

James intanto fissava Scorpius, gli occhi castani accesi in una luce ammirata ed ilare allo stesso tempo.

“Wow, sei forte! Qua la mano, amico!” ecco un’altra faccia della personalità di James: tendeva ad avere dei pregiudizi, ma non si faceva problemi nell’ammettere di aver sbagliato. E quando offriva a qualcuno la sua amicizia, poi non l’avrebbe più tradito.

Scorpius lo osservò, quindi afferrò la mano. Così nacque l’amicizia tra James Sirius Potter e Scorpius Hyperion Malfoy. Un legame sottile, ma infrangibile.

 

 

Il treno era quasi giunto a destinazione. Fuori dal finestrino, la luna illuminava il selvaggio paesaggio scozzese. Scorpius, Albus e Rose si erano già cambiati e stavano ancora discutendo delle figurine sulle Cioccorane. Insieme avevano cominciato a fare la collezione. Ora, accanto ad Albus Silente, Bathilda Bath, Nicholas Flamel e Newt Scamandro, erano state accatastate anche Harry Potter, Lily Evans, Dobby l’Elfo Domestico, Alastor “Malocchio” Moody e Ninphadora Tonks. Dalla Seconda Guerra Magica, ne erano state stampate delle altre.

“La più rara è sicuramente quella di Severus Piton…” stava dicendo Al. Finalmente, dopo un bel po’, era riuscito a calmarsi. Ovunque fosse finito, lo avrebbe accettato. Inoltre, se fosse stato smistato a Serpeverde, probabilmente non sarebbe più stato solo.

Il treno cominciò a rallentare. “Andiamo…” disse Rose, euforica. Presero i bagagli e scesero, non senza difficoltà, dal treno. Sia Hypnos che Andromeda erano irriquiete e impazienti di uscire dalla gabbia. Un  bel voletto notturno era proprio quello che ci voleva in questi casi.

Scesi alla stazione, sentirono una voce – almeno per i due cugini – familiare, che diceva:

“Primo Anno! Quelli del Primo Anno da questa parte!”

Si voltarono e videro la sagoma gigantesca di Rubeus Hagrid, rimasta immutabile, ad eccezione della chioma brizzolata, sempre intrattabile. Si avvicinarono.

“Rose! Albus! Sono felice che ci siete anche voi! Primo Anno, su, da questa parte!”

Lì guidò verso il Lago, dove sostavano delle barchette. Salite quattro per ognuna! Non di più, se non ci volete fare il bagno…” Albus, Rose, Scorpius e un altro ragazzo salirono sulla più vicina. Hagrid ne aveva una personale, più grande e resistente. Partirono. Il Lago Nero era piatto come uno specchio, solcato soltanto dalla ventina di imbarcazioni. Svoltarono l’angolo. La vista li abbagliò.

Il primo pensiero di Scorpius fu che finalmente aveva  scoperto la sua seconda casa.

Il primo pensiero di Rose fu che lì avrebbe avuto tutte le sue prime esperienze.

Il primo pensiero di Albus fu che lì avrebbe trovato il suo scopo.

Quel castello gigantesco imprimeva un’aria al contempo di saggezza e mistero. Quelle mura avevano visto crescere migliaia di maghi, buoni e oscuri. Avevano nascosto e rivelato segreti. Diciannove anni prima avevano combattuto.

 

 

Hagrid li guidò fino al portone, bussò e augurò loro buona fortuna. Li accolse una donna vecchia, dall’aspetto severo e austero. Imprimeva rispetto, nonostante i capelli grigi raccolti nella crocchia e le innumerevoli rughe che le solcavano il viso.

“Benvenuti ad Hogwarts” disse. “Io sono la professoressa McGranitt. Il banchetto d’inizio anno avrà luogo tra breve, ma prima di prendere posto nella Sala Grande, verrete smistati nelle vostre Case. Lo Smistamento è una cerimonia molto importante, perché la vostra Casa sarà come la vostra famiglia. Le quattro Case sono: Grifondoro, Tassorosso, Corvonero e Serpeverde. Ogni successo che otterrete vi farà guadagnare punti, ogni violazione delle regole ne farà perdere. Alla fine dell’anno verrà assegnata la Coppa delle Case.”

Al, Rose e Scorpius tremavano dalla tensione. La professoressa McGranitt li guidò in Sala Grande: era gigantesca e così stipata di studenti che si sentirono intimiditi. Il soffitto mostrava il cielo fuori, una luminosa luce stellata. Alla fine della Sala, davanti ad un tavolo orizzontale, dove sedevano i professori, era stato appoggiato uno sgabello a tre gambe. 4

“Ora, quando vi chiamerò, dovrete sedervi sullo sgabello.” La McGranitt srotolò un lungo elenco.

“Paz Amigos” Una ragazzina dalla pelle abbronzata si avvicinò tremante. La McGranitt le poggiò sulla testa il Cappello Parlante. Per un attimo tutta la Sala rimase in silenzio. Poi, uno strappo s’aprì tra le pieghe e una voce squillante urlò: “Tassorosso!”

La bancata che dalla porta si trovava in centro a desta esultò.

“Brian Atnaz” Un bambino pallido, biondo sabbia, si avvicinò.

“Tassorosso!”

“Charisma Birmingham” Una ragazzina dai lunghi capelli marroni e gli occhi neri traballò sulle scale prima di raggiungere lo sgabello.

“Grifondoro!” Dal tavolo più a destra si alzarono grida di gioia.

“Lucas Corner” …… “Corvonero!”

Fu il turno del tavolo di centro sinistra di festeggiare.

“Marie Destiny” ……”Tassorosso!”

“Matthew Dray” Un ragazzo pallido e con l’aria da snob venne seppellito dal vecchio Cappello stropicciato.

“Serpeverde!” Finalmente anche il tavolo più a sinistra ricevette il primo primino.

“David Elyant” …… “Grifondoro!”

“Verity Ferb” …… “Serpeverde!” Il Cappello si era pronunciato senza esitazioni.

“Blake Flitt” …… “Serpeverde!”

“Jean-Claude François” …… “Tassorosso!” Un ragazzo con un nome del genere non poteva essere altrimenti. (Mi scuso pubblicamente con tutti i Jean-Claude François che stanno leggendo questa storia =D)

“Kostantin Ghost” …… “Corvonero!”

“Serenah Helper” …… “Corvonero!”

“Amber Iant” …… “Serpeverde!”

“Sabrina Jordan” …… “Tassorosso!” Un coro di ‘ooooh’ accolse la notizia. La ragazzina era la figlia di Lee Jordan, il leggendario cronista di Quidditch. Il fratello, Marcus, sedeva al tavolo di Grifondoro leggermente stupito.

“Skandar Kwight” …… “Tassorosso!”

“Zoe Lenim” …… “Serpeverde!”

“Scorpius Malfoy” Il ragazzo incontrò lo sguardo di Rose ed Al, che sembravano volergli augurare buona fortuna. Si avvicinò tremante allo sgabello. Tutti gli insegnamenti del padre, tutte le regole, le lotte, i consigli…tutto sarebbe stato determinato in quel momento. La sua vita avrebbe avuto una svolta cruciale, da quel momento sarebbe cambiata. La Sala Grande era completamente in silenzio quando Scorpius si infilò il Cappello. La visuale venne coperta.

Allora…vediamo di esaminare questa testolina…disse una vocina.

Scorpius aspettava, col cuore fermo, incapace di battere.

Vedo intelligenza, astuzia, tipiche dei Malfoy e Serpeverde…ma anche coraggio e…soprattutto…rispetto…proprio una scelta difficile…

“Mi basta essere accettato…” sussurrò lui.

Accettato? A te non importa del parere degli altri…non cerchi la gloria…vuoi qualcuno che ti rispetti per quello che sei, che hai e non hai…ho deciso…

GRIFONDORO!!!

Metà Sala scoppiò in un applauso, l’altra metà rimase pietrificata. D’altronde, i Serpeverde pensavano d’averlo già in tasca. Blake Flitt rischiava di slogarsi la mandibola, Verity Ferb fece una smorfia altezzosa. Aveva sempre avuto una cotta per Scorpius, soprattutto per la sua camera blindata alla Gringott. Ma questo cambiava le cose.

Scorpius non se ne curava. Si avvicinò al suo tavolo, con la testa fra le nuvole. Era a Grifondoro, la Casa dei leoni. Sorrise, mentre si sedeva accanto a James Potter, che gli stava dando una pacca incoraggiante.

Intanto, lo Smistamento continuava.

“Eleanor Marshall” …… “Corvonero!”

“Morgana Merlin” …… “Serpeverde!” la ragazza dai capelli marrone topo e gli occhi da rana si avvicinò al suo tavolo con una smorfia soddisfatta.

“Alexander Overlines” …… “Serpeverde!”

“Albus Potter”

Al strinse forte la mano di Rose, prima di affrontare la sfida. Silenzio di tomba. Tutti erano curiosi di sapere dove sarebbe finito il figlio del famoso Harry Potter. Al provò una specie di tepore quando indossò il Cappello.

Un altro Potter…diverso da tuo fratello…e da tuo nonno…disse la voce. Più riflessione, intuizione, cuore…come tuo padre…anche se non così impulsivo…saresti perfetto per Serpeverde…

Al strinse i pugni.

Oh, vedo che non ti piace molto l’idea…in effetti, vedo anche lo spirito del leone…e desiderio di aiutare gli altri…e dovrai aiutare qualcuno, credimi…GRIFONDORO!!!

Al sospirò e sorrise. Scese dallo sgabello. Raggiunse la tavola festante, batté il cinque a Scorpius e fece una smorfia al fratello. Rose era rimasta sola ad aspettare, tra l’orda di undicenni con lo stomaco in subbuglio.

“Costance Pubblemore” …… “Corvonero!”

“Christopher Qwaster” …… “Corvonero!”

“Francis Rippel “ …… “Tassorosso!”

“Madeleine Scharim” …… “Grifondoro!”

“Angel Ship” ...... “Corvonero!”

“Katherine Smith“ Una ragazzina snob coi capelli lunghi e biondi legati in una treccia si sedette sullo sgabello. Era tale e quale a suo padre. Naturalmente…

“Tassorosso!”

“Justin Thomas” Era il turno del ragazzo che era salito sulla barca con Al, Rose e Scorpius. Piuttosto alto per la sua età, di colore, gli occhi neri ma dolci.

“Grifondoro!”

“Julie Tryer” …… “Grifondoro!”

“Peter Vasquez” …… “Corvonero!”

Finalmente “Rose Weasley”

Rose continuava a ripetersi “Sta’ calma” mentre saliva le scalette. I capelli ribelli balzellavano ovunque, luminosi alla luce delle candele. Somigliava straordinariamente ad una studentessa di qualche anno prima.

Anche per lei, la Sala Grande si oscurò.

“Sta’ calma, andrà bene, è il Cappello Parlante, quello di Godric Grifondoro, l’ha cucito lui, pensa alla sua storia, sta’ calma…”

Vedo che sei un po’ nervosa, disse la solita vocina. Un vulcano d’idee: euforia, determinazione, voglia di studiare e di eccellere, ma anche di aiutare gli altri, curiosità, tenacia… decisamente GRIFONDORO!!! 

Rose sorrise e, sollevata, sedette di fronte ad Al e Scorpius, mentre tutta la tavolata festeggiava. Finalmente anche Martin Zabini venne assegnato a Serpeverde.

 

 

A Draco,

perché tutte le persone, anche se non sembra,

cambiano, e poi rimangono schiave della loro immagine.

 

 

 

1 – Il mito dell’Androgino, dal Simposio, Platone

2 – Mi sono ispirata alla descrizione della landa ne “Il giardino segreto”

3 – Come avrete capito, sono un’appassionata di mitologia. Se doveste riscontrare degli errori ditemelo, così correggerei subito…

4 – Non sono una grande poetessa, perciò ho deciso di saltare la presentazione del Cappello Parlante e la poesia, spero mi perdonerete…

 

Anche questo capitolo è andato. Devo dire che non è stato per niente facile scriverlo. All’apparenza può sembrare noioso, ma se lo leggete attentamente, troverete degli indizi per il futuro. È molto lungo, gli altri saranno più corti, probabilmente. Ancora un paio di capitoli e finalmente comincerà la storia vera (di quella ho già scritto 10 capitoli…). Per lo Smistamento, in realtà i ragazzi previsti sono un po’ di più di quelli che ho scritto, circa un’ottantina, ma inventarsi 80 nomi non è il massimo, visto che non ho molta fantasia, e poi sarebbe diventato noioso. Scorpius era prevedibile diventasse Grifondoro, forse Al un po’ di meno. Ho letto moltissime storie in cui finiva a Serpeverde, e alcune mi piacciono davvero tanto, ma per me Al è e sarà sempre un Grifondoro. Harry rischiava di finire a Serpeverde per via dell’anima di Voldemort. Io vedo Al come un Harry senza cicatrice ed occhiali, coi genitori e senza l’anima di Voldemort. Tutto qui. Quindi mi è sembrato opportuno mandarlo a Grifondoro. Per il linguaggio, delle volte avrete sicuramente trovato dei termini un po’ “particolari”. Della serie “il sorriso rischiava di sfondargli la faccia”. Spero lo abbiate capito che lo faccio apposta (scusate se sembro paranoica, ma sono molto insicura…). Ora passiamo ai ringraziamenti personali:

 

-         a vcullen: grazie infinite, sono davvero contenta che ti piaccia e che ti incuriosisca, grazie per aver recensito, spero che continuerai!

-         a S1a3m: wow, se continui a farmi questi complimenti comincerò a gasarmi (comincio a toccare il soffitto con la testa, io volooooo)…sono davvero davvero contenta che ti piaccia questa mia umile storiella…e sono IO onorata di avere una lettrice così accanita (…ok, forse esagero…), GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE!!!

-         a valkiria: sono contenta che ti sia piaciuto. Ho sempre pensato che Draco, sotto sotto, anche se non vuole mostrarlo, fosse cambiato. Forse ho esagerato un po’, ma si sa, non si riesce a scrivere mai esattamente come si immagina…già, qui Scorpius è un tantino esuberante (per non parlare di Rose), ma sarà molto importante per la storia…

-         a miiru: salve nuova lettrice! =D, che bello il tuo nick…sono contenta di come ti sia piaciuto Draco. Come ho già detto prima, mi piace pensare che la gente cambi, e che impari dai propri errori…si, è una storia dolce, anche se molto molto molto lenta. Ho fatto fuori un block (io scrivo prima su carta, mi ispira di più) e non sono nemmeno a metà…spero non ti annoierai…parlando dei “cari” Tassorosso, credo avrai capito la mia opinione solo vedendo che ci ho ficcato Katherine Smith (prossimamente la troietta di turno) ed il mitico Jean-Claude François…non sono cattivi, semplicemente non è la mia Casa…beh, ci setiremo alla tua (forse) prossima recensione!

 

Parlando di Tassorosso su, mi è venuto in mente che ho inserito un piccolo cameo di me stessa all’interno di questo capitolo…vediamo se riuscirete a trovarlo!

Alla prossima, recensite, per favore!

 

 

 

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Capitolo 4
*** Lezioni ***


Capitolo 3 - Lezioni

 

Il mattino seguente, Rose si svegliò al sorgere del sole. Il Dormitorio femminile del Primo Anno era situato proprio alla base della torre, la prima porta a sinistra dopo un breve tratto di scala a chiocciola. Aveva una forma vagamente circolare; sulle pareti di pietra, ravvivate dai grandi stendardi Grifondoro, si aprivano ad intervalli regolari finestre alte e strette, in stile gotico, che inondavano di luce la stanza.

Rose si guardò intorno: una lama luminosa colpiva il muro di fronte ed il letto di Madeleine Scharim. La sera prima aveva avuto modo di conoscere le compagne di stanza. Charisma Birmingham era una ragazza dolce e solare. Aveva lunghissimi capelli castani, lisci come la seta, e grandi occhi d’ebano. Julie Tryer proveniva da un’importante famiglia Purosangue di Londra. Sembrava squadrare tutti con aria di sufficienza, dal basso degli occhi castano verde. I capelli lunghi si curvavano in morbide onde, come il tronco di un olmo. Quella che a Rose stava più simpatica, però, era Madeleine Scharim. Era bassa, dai lineamenti lapponi e l’aria innocente da bambina. Gli occhi grandi, azzurro pallido, rimanevano perennemente spalancati, pieni di stupore, come quelli degli Elfi Domestici. Forse era dovuto all’origine Babbana. Fatto sta che ricordava leggermente Luna Lovegood. I capelli biondo cenere ricadevano lisci come spaghetti sulle spalle, in contrasto col cespuglio non ben definito di Rose.

La ragazza si alzò e si diresse verso l’armadio, per tirar fuori la divisa. I Dormitori femminili, a differenza di quelli maschili, erano dotati di guardaroba ed accessori vari. Il bagno era attrezzato di vasca e doccia, uno specchio grande, lavandino, servizi. Shampoo e bagnoschiuma non esaurivano mai. Insomma, delle belle comodità da rinfacciare ai maschi. La sera prima, seppur stanche ed intontite, le ragazze erano riuscite a separarsi gli armadi. Ce n’erano tre. Julie Tryer, con la scusa della famiglia Purosangue, se n’era accaparrato uno; Madeleine e Charisma condividevano il secondo, mentre a Rose era rimasto l’ultimo. Naturalmente il suo guardaroba, consistente perlopiù in jeans, t-shirt, golfini e dolcevita, non occupava nemmeno la metà dello spazio.

Rose acciuffò la divisa e si diresse in bagno. Che emozione, il primo giorno di scuola! Finalmente era ad Hogwarts, a Grifondoro, avrebbe frequentatole lezioni con professori leggendari, come Lumacorno, Vitious e la McGranitt! Si chiedeva chi fosse il nuovo insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure, non ancora arrivato. Ciò che più la attraevano erano però le Antiche Rune. Lettere sconosciute, appartenenti ad un passato remoto, utilizzate da popolazioni ormai estinte, ma il cui spirito ancora sopravviveva. Rose aveva letto così tanti racconti in rune da perderne il conto. Da piccola, la madre le leggeva spesso le Fiabe di Beda il Bardo, con qualche piccolo aneddoto sulla loro utilità. Una ogni sera: era il loro legame speciale. Hermione, oberata di lavoro, tornava spesso a casa stressata e sovraccarica. Ma quando scattavano le 20.30, nulla poteva trattenerla. Lei e Rose si inoltravano in quell’universo fatato dove nessuno mai avrebbe potuto scovarle. Avevano letto così tante volte le Fiabe di Beda il Bardo, che ormai Rose le sapeva recitare a memoria. Quella che più naturalmente la affascinava, era la Storia dei Tre Fratelli. Lei, Albus e James avevano spesso recitato la favola, affibbiando ad un imbronciato Hugo il ruolo della Morte. Coperto da un mantello ampio il doppio di lui, con in mano un bastone con infilzata una zucchina, a mo’ di falce, emanava un’aria tanto misteriosa quanto Arthur Weasley davanti ad un tostapane. Ma si divertivano, quello era l’importante. Rose impersonava sempre Cadmus Peverell, poiché non riusciva ad immaginare una vita senza i suoi cari. Evitava sempre il discorso, ma qualche volta un dubbio interiore l’assaliva. Si chiedeva se, nel caso qualcuno fosse morto, avrebbe cominciato a cercare la Pietra della Risurrezione. Abbandonava l’idea prima di trarre una conclusione. James era Antioch, a suo parere il più potente, ed Albus Ignotus, il più saggio.

Rose scosse la testa, prima di uscire dal bagno. I capelli, ricci e boccolosi, rimanevano sempre indomabili. Sorrise al riflesso nello specchio, in veste di nuova studentessa di Hogwarts. Finalmente.

Mentre usciva dal bagno, un’assonnata Madeleine prese il suo posto e chiuse la porta a chiave, le palpebre ancora pesanti per il sonno.

 

 

Rose scese in Sala Comune, dove incontrò Al e Scorpius. “Ehi, ragazzi!” li salutò. I due, con due espressioni identiche da zombie, fecero un identico cenno. Dovevano aver fatto le ore piccole. A soli undici anni. Meglio non sapere cosa sarebbe successo a sedici…

“Dai, svegli! Non siete emozionati? Oh, non vedo l’ora di ricevere l’orario delle lezioni, non resisterei un altro giorno senza far nulla!” li travolse con la sua solita allegria. Al aggrottò un sopracciglio, Scorpius sbadigliò. “Ei u uagao” borbottò.

“Prego?” chiese Rose.

“Ho detto che sei un uragano…non ti stanchi mai di parlare? Ti si rinsecchirà la gola, come quella di una mummia…non che tu non lo sia già…”

“Ma cosa…” Rose sembrava confusa, prima di incontrare un certo sorriso ironico, che, col record di un solo giorno, aveva imparato a conoscere.

“…brutto…” Non si riuscì a sentire la valanga di insulti della ragazza, poiché aveva cominciato a rincorrerlo per tutta la Sala Comune.

“Ehi, ragazzini!” li richiamò un Prefetto del Sesto anno. “So che siete contenti di essere qui, ma continuate a fare questo baccano e sarò costretto a darvi una punizione!”

Li lasciò a bocca aperta. Niente male per essere il primo giorno.

 

 

Scesero in Sala Grande e si sedettero al tavolo di Grifondoro. Alcune teste si voltavano al passaggio di Scorpius e cominciavano a borbottare sospettose. Evidentemente un Malfoy rosso-oro non sembrava essere molto gradito. Il ragazzo, tuttavia, non se ne curava. Un po’ perché era abituato, un po’ per altri motivi, un po’ perché sapeva di aver già trovato degli amici di cui fidarsi. Al era semplicemente fantastico. Gentile, cortese, timido, ma anche scherzoso e aggressivo, a seconda dell’interlocutore. Osservava la sua ombra con un misto di felicità e sicurezza. Si sarebbero difesi a spada tratta dalle malelingue, se necessario. E Rose…beh, Rose era come un fiore appena sbocciato, saccente ma dolce, ingenua, con quegli occhi enormi e curiosi. Aveva una parlantina incredibile, come poteva essere così contenta della vita? In parte, aveva tutto: casa, famiglia, amici. E sapeva farsi rispettare. Da un lato, Scorpius l’ammirava. Inoltre, provava un gusto perverso a punzecchiarla. Lei, sempre con la risposta pronta. La sua luce.

Si sedettero al tavolo di Grifondoro, di fronte a James. “Ehi, primini!” disse quello. “Pronti per il primo giorno?”

“Certo” rispose sicura Rose. James osservò gli altri due.

“Il suo entusiasmo basta per tre?” disse indicandola. Al e Scorpius annuirono in un identico movimento del capo.

La McGranitt, intanto, aveva incominciato a distribuire gli orari.

“Weasley, Potter, Malfoy! Questi sono i vostri…”

Quel giorno, alla prima ora, avrebbero avuto Difesa Contro le Arti Oscure.

“Forza, muoviamoci! Sono curiosa di conoscere il nuovo professore! Lo sapevate che al tempo dei nostri genitori cambiava ogni anno per via di una maledizione scagliata da Voldemort? Poi Zio Harry l’ha fatto fuori, quindi si è risolto il problema…”

“Sì, Rose, lo sappiamo…” la interruppe Al. Sarebbe stata una conversazione interessante, se non fosse stato che Scorpius l’aveva già sentita cinque volte in 2 gioni. E Al…beh, conosceva Rose da una vita.

Si diressero verso l’Aula di Difesa. Per loro sfortuna, si persero ben tre volte. All’ultimo bivio, Rose, esasperata, esclamò:

“Non è possibile! Ma è un labirinto?!? Insomma, siamo in una delle più importanti e grandi scuole di Magia, possibile che non siano capaci di disegnare delle mappe???”

“Beh, James ha la Mappa del Malandrino…” azzardò Al.

“Si, beh, e dove? Nella Torre di Grifondoro, a non so quanti piani da qui! A meno che tu non sappia farla Evanescere, non credo possa esserci molto utile. Se no, hai uno Snaso1 specializzato in mappe? Dovremmo suggerire a zio George di inventarlo…” Rose stava letteralmente andando fuori di testa. Forse perché tardando alla sua primissima lezione del suo primissimo giorno a Hogwarts.

Scorpius, intanto, era rimasto in silenzio, immobile, come in ascolto.

“Stai tranquilla, Rose” disse semplicemente. La sua voce aveva un ché di rassicurante. Rose respirò lentamente.

“Finito? Allora andiamo a sinistra” disse il biondino con fare risoluto.

Scesero le scale e giunsero proprio di fronte all’Aula.

“Grande, Scorp!” esclamò Al. “Ma come hai fatto???”

“Basta saper ascoltare”.

 

 

Il professor Daniel Pool, insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure, era un tipo bizzarro. Anzi, peggio. Sembrava…normale. Un comunissimo Babbano. Aveva capelli corti, marrone chiaro, un viso dolce e fisico slanciato, nonostante l’altezza moderata. Li osservava con fare pacifico con gli occhioni blu, da dietro le lenti degli occhiali rettangolari. Come un Babbano, indossava jeans e camicia. Sembrava che nulla potesse scalfirlo, né turbarlo. I gridolini eccitati degli studenti nuovi, gli sbuffi annoiati dei veterani. Aveva un perfetto controllo di sé. Il suo viso rimaneva neutro. Non rischiava certo le rughe, questo era poco ma sicuro. Albus, Rose e Scorpius si sedettero nella prima bancata, vicinissimi alla cattedra.

“Buongiorno, ragazzi” disse con voce calma e rassicurante. “Io sono Daniel Pool, il vostro professore di Difesa Contro le Arti Oscure. Ora, credo sappiate tutti in cosa consiste la mia materia.” Sorrise. “Qualche domanda?”

Rose alzò la mano con uno scatto.

“Si, signorina…”

“Weasley”

“Bene, mi dica.”

“In che cosa consiste il programma del Primo anno?”

“Domanda interessante. Dunque, dipende da voi…prima cominceremo con un po’ di teoria, dato che non siete ancora in grado di eseguire alcun incantesimo…poi inizieremo le creature magiche. Iguana a due code, vari tipi di uova, qualche folletto…forse arriveremo ai draghi, ma, come ho già detto, dipende tutto da voi…”

“Studieremo anche i Gorgosprizzi?” chiese Madeleine Scharim con voce trasognata.

Tutti scoppiarono a ridere.

Il professore si limitò a sorridere.

“Chissà, forse…non sarebbe una cattiva idea…oh, mi dica, signor…”

“Malfoy” precisò Scorpius. “Volevo sapere le modalità d’insegnamento. Sa, se faremo teoria, pratica, compiti…”

“Giusto. Io di solito preferisco procurarmi la creatura magica, almeno per quest’anno. La osserveremo in classe, elencheremo le caratteristiche e dedurremo le varie proprietà magiche, se o no sono pericolose, ed in tal caso come proteggersi…vorrei farvi ragionare… poi, probabilmente vi chiederò un tema sull’argomento. E qualche volta farò dei test, domande aperte o a crocette.” Un coro di lamenti si sollevò, ma il professor Pool rimase impassibile.

“So che può sembrarvi una tecnica antica, Babbana, ma ve lo dico subito…i fogli saranno stregati in modo da non poter copiare. Così dovrete comunque studiare. In un modo o nell’altro, imparerete.”

 

 

Suonò la campanella. La lezione era passata proprio in un lampo.

“Proprio interessante, vero??” esclamò Rose. Aveva trascorso tutto il tempo a prendere furiosamente appunti. Al si chiedeva su cosa.

“Si, mi piace come insegna…” borbottò Scorpius, come sempre assorto nei suoi pensieri, lo sguardo fisso nel vuoto. Con grande sorpresa del giovane Potter, anche lui si era annotato qualche frase durante la lezione.

Il resto della giornata trascorse in fretta. Trasfigurazione: la McGranitt spiegò loro l’utilità e le varie applicazioni della materia. Storia della Magia: il professor Rüf cominciò la sua lezione senza nemmeno fare l’appello. Gli studenti impararono la posizione più comoda per dormire durante la sua ora. In un angolo, Alexander Overlines testava i nuovissimi ultimo modello “Sognisvegli Brevettati”. Finalmente George era riuscito a correggere la tendenza a diventare fontane ambulanti/distributori di saliva. Tuttavia, non era ancora riuscito ad impedire l’eruzione delle pustole. Una delle quali troneggiava appunto sul naso del bel Serpeverde.

Incantesimi, insegnato dal Preside della Scuola, Vitious. Nella sua prima lezione fece l’appello, fermandosi a raccontare aneddoti su genitori, prozii o parrucchieri dei cugini di sesto grado degli alunni. In particolare, con Albus si soffermò in un resoconto dettagliato dell’Ultima Battaglia. Gli occhietti neri brillavano ancora al ricordo, coperti dalle cespugliose sopracciglia bianche.

Dopo pranzo, Al, Rose e Scorpius si recarono alle serre per la lezione di Erbologia. I due cugini sorrisero all’insegnate, un vecchio amico di famiglia. Neville Paciock non era cambiato molto: ancora goffo ed impacciato, un ragazzo troppo cresciuto. Ma dolce, gentile, ed incredibilmente risoluto nella sua materia. Quando parlava di erbe, la voce assumeva un tono caldo e rassicurante. Sembrava stesse raccontando una favola, e per questo le informazioni rimanevano fisse nella memoria degli studenti.

“Come stanno Harry, Ron e Hermione?” chiese ad Al e Rose a fine lezione. Aveva spiegato l’utilità delle erbe in contrasto agli incantesimi nocivi.

“Bene, papà si stava occupando di un tipo che si credeva Voldemort. La solita routine” rispose Al.

“E mamma invece doveva occuparsi di un processo di un altro mago Oscuro catturato all’estero ultimamente…un certo Rykiller, credo…” completò noncurante Rose. Ormai si erano abituati a questo tipo di situazioni.

“Beh, allora la prossima volta che li vedete, portate loro i miei saluti” sorrise Neville.

“Ma certo, professor Paciock” lo abbracciò Rose.

Neville, ancora gongolante – non avrebbe dovuto fare favoritismi, ma Rose era senz’altro la sua “nipote” preferita-, notò Scorpius. Fece un cenno stizzito col braccio, come per scacciare una mosca. “Ehm…porta i miei saluti anche  a tuo padre…se ti va, naturalmente…” disse imbarazzato.

Scorpius rimase impassibile, l’espressione non lasciava trasparire alcuna emozione, lo sguardo come sempre perso nel vuoto. “Certo…” sussurrò. Si allontanò velocemente, seguito a poca distanza da Rose e Al.

Ha sbagliato una volta, una sola…ora è cambiato, aiuta tutti…e continuano a fargliela pagare…

“Scorpius, fermati!”. Il ragazzo sospirò, quindi smise di camminare. Ormai era arrivato alla Sala d’Ingresso. Si voltò. Lei si avvicinò. Il suo sguardo valeva più di mille parole. Gli occhi azzurro cupo brillavano alla luce del sole calante, messi in risalto dalle pagliuzze marroni. “Stai bene?”

Scorpius annuì. “Devo mandare Hypnos ai miei genitori. L’avevo promesso.”

Si arrampicò su per la scalinata e sparì alla loro vista. Al e Rose rimasero lì impalati a fissarsi, negli occhi lo stesso identico sguardo preoccupato.

 

 

La porta della Torre si aprì e si richiuse lentamente. Centinaia di gufi dormivano sui trampoli, in attesa del tramonto. Mancava ancora un’ora. Scorpius si appollaiò in un angolo buio, armato di pergamena, piuma e calamaio.

“Cari mamma e papà…” disse. Immediatamente la penna si animò, s’intinse nell’inchiostro e cominciò a scrivere. Era incantata per rispondere solo alla voce di Scorpius. Astoria l’aveva regalata al figlio prima di partire, così non avrebbe più avuto la scusa del buio e del non saper evocare un Lumos per non scrivere.

 

Cari mamma e papà,

come vi avevo promesso, ecco la mia lettera. Forse lo saprete già, la mia Casa alla fine è Grifondoro. Padre, spero che le tue belle parole non rimangano solo parole, e che continuerai a rimanere orgoglioso di me. Darò il massimo.

Madre, avevi ragione. Il Cappello Parlante riesce a leggerti l’anima, i tuoi pensieri più reconditi. Hogwarts è fantastica, proprio come l’avevate descritta.

Descrisse la Torre di Grifondoro nei particolari.

Il nostro professore di Difesa contro le Arti Oscure si chiama Daniel Pool ed ha un metodo d’insegnamento molto interessante. È tranquillo, nemmeno un Ungaro Spinato inferocito lo turberebbe. Per il resto abbiamo avuto Trasfigurazione, Incantesimi, Storia della Magia e nel pomeriggio Erbologia. Dimenticavo, il professor Paciock manda i suoi saluti

Molti ancora mi guardano con sospetto, credono che non sia degno d’essere Grifondoro. Francamente, qualche volta me lo chiedo anch’io. Ma non m’importa degli altri, me l’avete insegnato bene. Capiranno con chi hanno a che fare. Finalmente ho trovato degli amici veri. Padre, siediti. Sono Albus Potter e Rose Weasley. Papà, spero non mi diserederai, ma se lo facessi, ti capirò. D’altronde, la loro amicizia, per me, vale più di mille Galeoni.

So cosa mi vorrete chiedere. La mia risposta è no, non gliel’ho ancora detto. Non credo lo farò tanto presto. È difficile, non voglio che mi vedano diverso. Quando sarò pronto, lo farò. Promesso.

Ora devo andare, o si chiederanno che fine ho fatto. Con affetto,

                                                                                                         Scorpius

 

 

Le settimane trascorsero in fretta. Scorpius era tornato solare e scherzoso come sempre, ed Al e Rose decisero di non affrontare più l’argomento. Ormai erano tutti e tre inseparabili, come fratelli. Insieme andavano a lezione, mangiavano in Sala Grande, chiacchieravano in Sala Comune, studiavano in Biblioteca. Gli insegnanti avevano cominciato a fare sul serio, per la gioia di Rose. Tenevano lezioni impegnative, pretendendo sempre il massimo. Gli studenti del primo anno impararono ad eseguire un Wingardium Leviosa, a trasfigurare una spina in una scheggia, a preparare pozioni anti-foruncoli2. Sotto lo sguardo paterno di Neville, potavano piante dalle forme strane e dai colori vivaci. Sotto quello della professoressa Eagle tentavano di tradurre parole sconosciute in lingue morte. L’insegnante di Antiche Rune non era particolarmente simpatica, anzi, una vera e propria aquila. Era alta e secca, con occhi grandi, neri, sporgenti e naso adunco. I capelli marrone topo erano raccolti in un nodo sulla nuca, le labbra sottili strette in una smorfia di disappunto. Più che ad un’aquila, somigliava ad un avvoltoio. Non per niente era la migliore amica di Madama Pince. Spiegava bene e in modo approfondito, ma esigeva silenzio ed attenzione. Un giorno o l’altro le sarebbe venuta una crisi di nervi. Per fortuna, insegnava solo per i primi due anni, il corso obbligatorio3. Gli studenti più anziani erano seguiti dalla dolce professoressa Gallagher.

Rose, in perfetto stile Granger, era una studentessa modello. La sua tana preferita, naturalmente, rimaneva la Biblioteca. Amava quel luogo, che traspirava di saggezza e potenza. Spesso lei e Scorpius studiavano in rispettoso silenzio allo stesso tavolo, come un tacito accordo. Anche il giovane Malfoy era molto sveglio – anche se non apparentemente. Qualche volta si erano messi in competizione, ma a spuntarla, naturalmente, era sempre stata Rose. Quindi, dopo un po’, Scorpius aveva smesso di tentare di sconfiggerla4. Anche se non di stuzzicarla. Fu così che una mattina di novembre decise di farle una scherzo megagalattico. Ma gli serviva la collaborazione di Al.

 

 

Il mercoledì alla prima ora avevano sempre Antiche Rune. Al, Rose e Scorpius arrivarono appena in tempo, dato che le scale del quarto piano avevano deciso di sgranchirsi gli scalini e, invece di farli scendere al terzo, li avevano portati nell’altra ala del castello. La professoressa Eagle, che esigeva la massima puntualità, li guardò con disappunto. Si sedettero in seconda fila: a sinistra Scorpius, a destra Al e al centro Rose. Come al solito.

L’avvoltoio diede inizio alla lezione. “Oggi, invece di tradurre, faremo un’introduzione alle antiche Ballate in Rune…”

Rose estrasse pergamena, piuma e calamaio, pronta a prendere appunti.

“Tra le opere, Parzival, König Arthur, Karl der Größe,  Zwillinge, das Nibelungenslied...“

Al e Scorpius si scambiarono una sguardo d’intesa, in faccia stampato lo stesso identico ghigno.

“Hey, Rose, mi presteresti una piuma? Ho dimenticato la mia…” disse Scorpius con voce innocente.

“…il padre di Parzival era morto in battaglia…”

Rose gli passò una piuma senza nemmeno guardarlo, concentratissima sulla lezione.

“Hey, Rose, avresti un rotolo di pergamena in più? Ho finito i miei…” disse Al con noncuranza.

“…trovò il Graalsburg…”

Rose gli passò un foglio pulito, leggermente irritata.

“…incontrò un eremita…”

“Rose,” bisbigliò Scorpius, “ ho finito l’inchiostro…”

“…i due gemelli avevano…”

“Arrangiati” sibilò lei, cercando di rimanere concentrata.

“Per favore…” la scongiurò con occhioni da cucciolo.

“…con un legame fortissimo, erano in grado…”

“No, chiedilo ad Al”

“Ma è troppo lontano…”

“…combattevano il male…”

“Lasciami in pace…”

“…invincibili…”

“Dopo mi dovrai far copiare gli appunti…” sorrise Scorpius.

“Che non ho preso…tieni…” borbottò lei sconfitta.

“…Secondo la leggenda, i poteri sono…”

“Rose…” sussurrò Al.

“…scudo…”

“CHE C’È???” chiede lei esasperata.

Tutta la classe si girò a fissarla. Compresa la Eagle. Il cui viso stava diventando violaceo. In perfetto contrasto coi capelli marroncini.

Al e Scorpius cercavano di mantenere un contegno dignitoso e non scoppiare a ridere. Poi accadde.

“POTTER! WEASLEY! MALFOY! In PUNIZIONE!”

“Ma professoressa…”

“Weasley, di’ un’altra parola ed oltre alla punizione dovrai farmi un tema dettagliato sulle due ballate che ho appena spiegato!”

Rose ammutolì, rossa come un peperone, con gli occhi luccicanti. Non di vergogna. Di rabbia.

Per le tre ore seguenti non rivolse la parola a nessuno dei due amici, che non la smettevano più di ridere. Si sedette accanto a Madeleine Scharim, ragazza tranquilla ed amichevole. Si scambiarono qualche battuta prima che il professor Lumacorno cominciasse la lezione di Pozioni. Mad, proprio come il professor Pool, non si scomponeva davanti a nulla. Ascoltò il resoconto della lezione di Antiche Rune con attenzione – almeno così presumeva Rose, visto che per tutto il tempo era rimasta a guardare fuori dalla finestra -, quindi le suggerì con voce trasognata:

“Non prendertela, era uno scherzo…anche tu qualche volta sei un po’ pesante sai…Al voleva prenderti un po’ in giro…non la smetti mai di prendere appunti…sembri un corridore Babbano in una sprint di cento metri…e non so se hai visto come ti guarda Scorpius…”

“Perché, come mi guarda, scusa?” chiese Rose, confusa.

“Beh…per lui non sei proprio un’amica…”

Rose avvampò.

“Non dire sciocchezze”.

È un amico, nulla di più…un fratello…

“Contenta tu…”

Dentro di sé, molto in fondo, Rose ringraziò Scorpius, perché se non fosse stato per lui, non si sarebbe accorta di avere un’amica valida come Madeleine. Dolce, un po’ svampita, ma schietta e sincera.

 

A pranzo, era ancora decisa a tenere il broncio, tanto per farli stare sulle spine. Dopotutto, un’arrabbiatura del genere non sarebbe passata facilmente. Al e Scorpius, per farsi perdonare, si sedettero uno di fianco e l’altro di fronte a Rose. Che, impassibile, si servì di arrosto e broccoli.

“Ehm…Rose?” chiese un’esitante Al.

Lei attaccò a tagliare, pardon, maciullare la carne.

“Dai, Rose…non fare la sostenuta…era uno scherzo…”

Un classico. Al non resisteva più di due ore senza parlare alla cugina. La quale cominciò ad inghiottire la poltiglia che era rimasta dell’arrosto. Scorpius, intanto, sembrava perso nei suoi pensieri.

Quando vide che Rose non accennava a rispondere, Al non si diede per vinto:

“C’è qualcosa che non…”

Ok. Era troppo.

“VA?” completò lei. “Mi chiedi se c’è qualcosa che non VA?” Il tono di voce sfiorava l’isterismo. “Prova a pensare…nelle prossime due settimane non potrò andare in Biblioteca per la ricerca di Incantesimi, non imparerò mai il Pietrificus Totalus e diventerò un’incapace Maganò, perché dovrò medicare le pustole delle sanguisughe in salamoia di Lumacorno…il che mi chiedo a cosa serva visto che sono delle cose morte sottaceto …mentre tu e Scorpius pulirete soltanto dei vasi da notte…e tutti perché VOI” li indicò. Scorpius, come risvegliato, sembrava voler dire qualcosa. Lo ignorò. “…perché voi non avevate voglia di fare lezione, ma semplicemente di prendermi per le pigne…ora, Al, mi chiedi cosa non VA?”

Al sbatté le palpebre. Rose guardò Scorpius, che sembrava voler dire qualcosa. Che noia.

“Cosa c’è ancora, Malfoy?” esclamò esasperata.

Quello, indicando il piatto della ragazza, chiese: “Li mangi ancora i broccoli?”

 

 

 

A Rose,

sei stata il personaggio più difficile da inventare,

allegria e sarcasmo compresi.

 

 

1 – Snaso: per chi non lo sa, è una creatura magica coccolosa, specializzata nel trovare tesori. La attirano particolarmente gli oggetti luccicanti, quindi prima di comprarne uno, toglietevi l’orologio. Nominati la prima volta in Harry Potter e il Calice di Fuoco, pag. 462.

2 – Pozione anti-foruncoli: è la prima pozione che Piton ordina di preparare al Primo anno. Harry Potter e la Pietra Filosofale, pag. 134.

3 – Corso obbligatorio: nello scorso capitolo avevo scritto che sarebbe durato i primi tre anni. Mi correggo: sono due. Al terzo si scelgono le materie facoltative.

4 – Sconfiggerla: all’inizio, avevo scritto “batterla”. Poi mi sono accorta che qualcuno avrebbe potuto fraintendere. L’ho modificato così, anche se mi sembra un po’ troppo teatrale, perché non trovavo altre soluzioni.

 

 

Allora, arieccomi! Con un giorno di ritardo, mi scuso tantissimo. In realtà, l’ho finito di copiare ieri (la versione originale è su carta), ma erano le 20.00, e so che su efp gira poca gente di sera. Quindi ho preferito pubblicare oggi, anche perché mi mancava ancora la revisione finale. Dunque, questo è il penultimo capitolo (forse ultimo) senza la nostra cara protagonista. È stato mooolto difficile scriverlo, anche perché ho deviato inserendo alcune descrizioni e personaggi che non avevo previsto. Probabilmente, i prossimi non saranno nemmeno così lunghi, I’m sorry. Vedo, dalle vostre recensioni, che non avete ancora indovinato il piccolo cameo di me stessa. Allora, vi lascio col dubbio. Conto aumenterete nel recensire, magari potrete indovinare! Ora passiamo ai ringraziamenti personali:

 

–        a S1a3m: ma ciao, mia adoratissima commentatrice! Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto…fammi sapere (*me come un cane aspetta la tua carezza*)…davvero ti aspettavi altro? Io pensavo che tre Grifondoro si capisse troppo facilmente! Sono super-arci-ipercontenta!!!! Beh, se continui con i complimenti diventerò più gonfia di un pesce palla!!! Anche io amo Al, è dolcissimooo…e non l’ho ancora descritto bene…tra qualche capitolo finalmente si capirà meglio…alla prossima! (approposito, hai vinto di nuovo il premio prima recensione!)

–        a ElseW: salve nuova lettrice! Ti prego non dileguarti!!! No, comunque, mi dispiace che tu non ci abbia azzeccato, anche perché sei stata l’unica a tentare! Per qusto ti darò degli indizi: sono una ragazza (=D), che non sopporta i mollaccioni/Tassorosso. Per quanto riguarda Al, ormai anche io sono abituatissima a vederlo a Serpeverde, ma ho un leone nel cuore, non ci posso fare nulla…Scorpius invece ce lo vedo proprio come un rosso-oro!!! Alla prossima, grazie uno/dieci/cento/mille/diecimila/ora la smetto/andando avanti…per aver recensito! Spero che anche questo capitolo ti piaccia!!!

–        a Ombrosa: salve nuova lettrice, credo di aver già letto qualcosa di tuo…uhm…Contromano, credo, ma al tempo non ero ancora iscritta…si è una Rose/Scorpius, non potrebbe essere altrimenti! A me le Lily/Scorpius piacciono solo se non c’è Rose…(crudele)…anche io Rose la vedo spesso a Corvonero, ma, sia perché mi piace l’idea del Grifondoro, sia per esigenze di trama, non ho potuto fare altrimenti…spero ti possa interessare comunque!!! alla prossima (se avrai voglia di leggere o recensire!)!!!

–        a valkiria: grazie, sono contenta che ti interessi! Per quello che dice il Cappello ad Albus? Arrivederci, alla prossima (o tra due) puntata! Se ci farai caso, anche qui è disseminato di indizi…approposito, prima che mi dimentichi, ho letto una tua storia, è una longfic con protagonista TK…molto bella! (mi sono dimenticata di recensire…) spero continuerai! Comunque, alla prossima, aspetto di sapere le tue impressioni!

–        a vcullen: già, questo è il nuovo trio, anche se un po’ diverso da Harry, Ron e Hermione…loro non si ficcano COSì tanto nei guai…fanno solo qualche scherzetto…sono così contenta che tu sia contenta!!! Alla prossima!

–        a miiRU: ciao tesorino! Devo ammetterlo, leggere le tue recensioni è un antidepressivo! Apprezzo che apprezzi le descrizioni, penso sempre siano un po’ pesanti, ma non posso farci niente…devo dare una visuale del mio punto di vista…vedrai, Draco tra poco si darà una riscossa (diciamo tra una decina/quindicina di capitoli) e prometto che verrà apprezzato!! E l’amoeur...ne vedremo delle belle (pubblicità occulta)...evvai, anche leggere ff fa bene alla cultura !!! La mitologia avrà un ruolo fondamentale, non ti preoccupare! E la ragazza, beh…sarà un po’ bizzarra…non dico altro…alla prossima!!!

 

PS: Allora, finora ho 12 recensioni, entro lunedì prossimo vorrei arrivare a 20! Ce la farete? Dai, provate a scovarmi nella storia! XDXD

PPS: tra un po’ vorrei cominciare ad inserire delle immagini che ho io nel mio computer…purtroppo sono un po’ imbranata, chi mi sa dire come si fa? Senza prenderle da internet intendo…

 

Alla prossima!!!

 

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Capitolo 5
*** Nuova ***


Capitolo 4 - Nuova

 

“Rose?”

Silenzio.

“Rose, mi senti?”

Nulla. A parte un leggero russare.

“Terra chiama Rose?”

Ancora niente.

“ROSE WEASLEY! ALZA IL TUO EMERITO FONDOSCHIENA DAL LETTO!!!”

Rose si svegliò di scatto. Una cosa era sicura: mai fare arrabbiare Lilian Luna Potter, una forza della natura che faceva indietreggiare persino i fratelli James ed Albus, che di certo non erano dei conigli.

“Cosa c’è Lily?” chiese Rose con la voce ancora impastata di sonno. “È domenica, voglio dormire…”

“VOGLIO DORMIRE MIA NONNA! Rose, sei mia cugina! Lo sai che ho oggi ho il mio primo appuntamento con David! E non ho idea di cosa mettermi…” Lily, la dolce, tenera, quattordicenne Lily era sull’orlo delle lacrime. Per rabbia e disperazione.

Rose sospirò. “Va bene…tanto dopo devo andare a studiare in Biblioteca…Trasfigurazione sta diventando sempre più difficile dopo i GUFO…”

Si alzò. Acciuffò un paio di jeans scoloriti ed una maglia azzurro cupo, lo stesso colore dei suoi occhi. Legò i capelli ribelli in una coda spettinata, quindi si rivolse a Lily, ancora in camicia da notte. Un raggio di sole filtrava dalla finestra gotica e la illuminava a centro della stanza.

A parere di Rose, possedeva un certo fascino. Sembrava all’apparenza una ragazza indifesa, che però celava un carattere tenace e risoluto. Nascondeva forza e decisione, non si faceva mai mettere i piedi in testa. Aveva ereditato i capelli rosso scuro degli Evans, che portava lunghi e scalati. Gli occhi erano d’un marrone scuro omogeneo, caldo e rassicurante. Era capace di tranquillizzare una ragazza con le sue cose 365 giorni all’anno con un solo sguardo. In quel momento emanava un misto di tensione e tenerezza. Stile cucciolo smarrito. Sensazione che Rose conosceva molto bene, visto che anche il suo migliore amico la sapeva imprimere.

In quel momento entrò Madeleine Scharim, che le osservò con sguardo interrogativo. Durante i sei anni trascorsi ad Hogwarts era diventata più alta e formosa, anche se rimaneva ancora un po’ piatta. I capelli, sempre lisci come spaghetti, erano raccolti in una treccia morbida a lato. “Che succede?” chiese con voce trasognata. Era rimasta comunque la svampita del gruppo. Non per niente si frequentava con Lysander Scamandro, figlio di Luna Lovegood.

“Niente, Lily è sull’orlo di una crisi di nervi…” disse Rose con noncuranza. La stretta vicinanza a Scorpius l’aveva a mano a mano resa più tranquilla.

Lily la fulminò. “Non so cosa mettermi…e David mi aspetta tra poco…”

Mad sorrise. “Curioso che usciate proprio il giorno di Halloween…”

“Beh, non è colpa mia se è uno dei pochi finesettimana in cui si può andare ad Hogsmeade…”

“Sì, lo immaginavo…e cosa avevi pensato di metterti?” chiese con sguardo velato.

Lily si sbatté la mano in faccia. “Ho appena detto che non lo so…”

“Oh, già…scusa, me n’ero dimenticata…ma non so quanto ti convenga chiedere aiuto a Rose…” Madeleine, come qualcun altro di nostra conoscenza, era famosa per le verità scomode.

“Sì lo so, ma visto che Roxanne non frequenta più Hogwarts, non sapevo a chi rivolgermi…Robin di certo non se ne intende, è una specie di maschiaccio…sono andata ad esclusione, anche se ora un po’ me ne pento, vista la sua lentezza da far invidia ad una lumaca…”

Mad e Lily si guardarono, quindi scoppiarono a ridere. Rose le fulminò. “Beh, Lily, se sono un’incapace allora puoi fare a meno di me…”

Fece per andarsene.

“No, dai, scherzavo…Rose, non vorrai far soffrire la tua cuginetta, vero?” Mise su la sua migliore espressione da gatto con gli stivali.

Rose sospirò. Sconfitta. “E va bene…ma non accetto lagne, va bene? Tra un po’ devo andare da Al e Scorpius…”

“Ok, ok…”

Alla fine, grazie anche all’aiuto di Madeleine, optarono per un paio di jeans neri a vita bassa ed una maglia stretta senza spalline, che si legava con un laccio al collo. Siccome era fine ottobre e faceva freddino, decisero anche per una giaccia in pelle a zip. Scarpe rosso-nere e cintura rosso scuro completavano il quadro.  Lasciarono i capelli, appena lavati, sciolti e luminosi alla luce del sole. Una sottile matita nera valorizzava gli occhi, assieme ad un ombretto leggero, dorato.

“Grazie, grazie, grazie, grazie, grazie, gra…”

“Sì, va bene Lily, l’abbiamo capito…” disse Rose burbera. “Ora vai, e stendilo!”

La spinse fuori dal Dormitorio.

Sospirò. Delle volte era proprio un ciclone.

“Che ore sono?” chiese in sovrappensiero a Madeleine.

“Secondo il poligono che formano i Nargilli intorno alla tua testa dovrebbero essere le 11 e mezza…”

Le 11 e mezza??? Avevo appuntamento con Al e Scorpius mezz’ora fa!!!

Rose afferrò la borsa, ormai stropicciata e mezza distrutta per l’abitudine della padrona di portarsi dietro mezza biblioteca, e corse fuori dalla Sala Comune.

Destra, sinistra, scale, destra, gira e indietro, di nuovo destra, destra, lungo corridoio, sinistra…

Senza fiato varcò l’enorme portone della Biblioteca. Si piegò per riprendere il respiro, quindi si guardò attorno. Alcuni ragazzi stavano studiando attorno ad un tavolo, così attenti da non accorgersi dell’incantesimo Petrificus che era stato inflitto loro. In un angolo un gruppetto stava leggendo un articolo de La Gazzetta del Profeta riguardo la fuga d’un mago d’oltremare, un certo Rykiller.  

“Hey, Rose, alla buon’ora!!” Riconobbe la voce scherzosa e calda di Scorpius. Trovò lui e Al seduti attorno ad un tavolo vicino alla finestra, intenti in una ricerca di Trasfigurazione.

“Scusate il ritardo…” disse mentre si sedeva.

“Aah, queste donne, sempre così inaffidabili…” scherzò Scorpius, lo sguardo come sempre perso nel vuoto. Erano passati sei anni, ma era sempre rimasto il distratto del gruppo. Dall’anno prima, con grande sorpresa di Rose, si era alzato di almeno venti centimetri, raggiungendo il metro e ottanta. I capelli, come sempre intrattabili, erano un po’ più lunghi, biondo grano. Gli occhi, di quel verde-azzurro offuscato, scrutavano ancora Rose in un misto tra curiosità e sorpresa. Aveva il fisico scattante e muscoloso, anche se non troppo robusto.

“Smettila…” lei gli diede uno scappellotto. “Ho dovuto aiutare Lily a scegliere cosa mettersi per il suo appuntamento con David…”

“Cosacosacosa???” Al portò le mani a coppetta intorno all’orecchio. “La mia sorellina esce con David Elyant??? Perché non me l’hai detto??? E – soprattutto – perché non me l’ha detto lei??? Appena becco Dave…”

“Al! E mi chiede perché non te l’abbia detto? Ci manca poco che lo strozzi, povero David…e poi Lily ha quattordici anni, è padrona di se stessa, non deve rendere conto a te, generale Caster…e tu cosa facevi alla sua età?”

Al arrossì, Scorpius scoppiò a ridere.

“Mi sa che ti ha messo nel sacco, amico…”

“Mi sa anche a me…”

Malfoy, poi, si girò verso Rose. “Scusa, ma quanto ci avete messo a scegliere una maglia, tanto per sapere?”

“Sei una ragazza? Mi pare, e spero per te, di no…quindi non sai tutta la preparazione che c’è dietro…e non ti farò la cronaca di come ci si trucca (anche perché non sono molto brava nemmeno io), quindi non fare domande stupide!”

Erano passati sei anni, ma Rose era sempre la stessa. Con la risposta pronta. Voleva sempre avere l’ultima parola. Scorpius la adorava, era la migliore amica che si potesse avere. La mia luce…

Quando l’aveva rivista, appena due mesi prima, alla stazione di King’s Cross, l’aveva a stento riconosciuta. Non si erano visti per tutta l’estate, si erano scritti via Gufo. Hypnos e Andromeda (Rose non aveva un gufo tutto suo) avevano fatto avanti e indietro per quei tre lunghi mesi. Lei si era trasformata. Era diventata più alta, con la vita stretta e le gambe lunghe. I capelli, che da piccola portava tutti pari, erano lunghi ma scalati, sempre boccolosi e castano-ramato. Spesso gli occhi blu erano ravvivati da una sottile matita nera. Rose non si spingeva oltre, con la paura di diventare un pagliaccio, viste le sue capacità di truccarsi. Era la ragazza più bella che Scorpius avesse mai visto. Non fraintendiamoci. Non era una diva, ma una ragazza normale. Che, con tutte le sue stravaganze, si faceva rispettare, non la dava vinta a nessuno. Aiutava gli altri, senza aspettarsi nulla in cambio. Ma non accettava di essere superata. Quante sere aveva passato in biblioteca, per rimanere sempre la migliore. E, col passare degli anni, si era calmata. Sprigionava sempre gioia ed euforia da tutti i pori, certo. Ma quando c’era bisogno di un tono freddo e distaccato, quando si doveva rimanere calmi, lei era lì, pronta ad affrontare il pericolo. Come quando Al si era rotto la testa cadendo dalla scopa. Come quando Charisma Birmingham era stata affatturata, e le avevano fatto crescere la testa a dismisura. Come quando Kathrine Smith, la troia della scuola, si era messa assieme a Scorpius. Lei era rimasta lì, fredda, calcolatrice. Anche se pronta a scoppiare da un momento all’altro, preda degli istinti. Era sempre rimasta una buona amica, aveva sempre dato buoni consigli.  Dopo lo scherzo di Antiche Rune, avevano fatto quasi subito pace. Aveva fatto trascorrere appena una settimana. Povero Al, si era quasi fatto venire un infarto, per il timore che la cugina non gli parlasse più. Ma poi erano tornati insieme, il mitico Trio.

 

 

Continuarono a studiare al loro tavolo fino alle una, quando finalmente finirono i compiti di Trasfigurazione. Mancavano ancora Incantesimi, Difesa Contro le Arti Oscure, Pozioni. Per questo avevano deciso di saltare la gita ad Hogsmeade. Si diressero a pranzo. La Sala Grande era quasi vuota, in contrasto col primo di settembre. C’erano solo gli studenti di primi due anni, a cui non era permesso uscire, e quelli del sesto, che, come Al, Rose e Scorpius, erano sovraccarichi di compiti. Il Preside Vitious si alzò per dire qualcosa.

“Ragazzi, questa sera siate puntuali, perché dovrò darvi una notizia molto importante. Riferitelo anche ai vostri compagni, per favore”. Detto questo si risedette.

Al, Rose e Scorpius si scambiarono uno sguardo interrogativo.

“Cosa avrà voluto dire?”

“Lo scopriremo questa sera.”

 

Alle sei del pomeriggio Rose stava tornando in Sala Comune, prima che cambiassero la Parola d’Ordine. Entrò, carica di libri, pensando ancora ai bezoar, di cui aveva appena finito un tema lungo tre rotoli di pergamena.

“Hey, Rose!” Stava salendo le scalette a chiocciola del Dormitorio femminile, quando fu raggiunta da Lily.

“Rose, non immagini che giornata stupenda abbia appena passato!” In faccia aveva un sorriso megagalattico, che rischiava di farla diventare un Joker permanente.

“David è stato semplicemente fantastico!” continuò, “Siamo andati dappertutto, ai Tre Manici di Scopa…all’inizio ero un po’ tesa, ma mi ha detto che stavo bene vestita così…grazie Rose, è solo merito tuo e di Madeleine…e poi siamo andati all’Ufficio Postale, a fare una passeggiata…quando faceva brutto siamo entrati anche da Madama Piediburro…tu ci sei mai entrata?”

“No” rispose la cugina. E non lo voglio nemmeno…

“Beh, abbiamo bevuto un caffè, poi siamo andati verso la Stamberga Strillante…”

Lily tenne occupata Rose per tutta l’ora seguente, mentre si cambiavano e scendevano le scale della Sala Comune. Certo, era contenta che Lily fosse contenta, ma senza esagerare…sospirò di sollievo quando adocchiò Al e Scorpius seduti sulle poltrone del caminetto.

“Scusa Lily, devo chiedere una cosa a tuo fratello…”

Lily però non l’ascoltava, si stava dirigendo proprio verso David Elyant, compagno di Dormitorio di Al e Scorpius.

“Finalmente…” sospirò di sollievo Rose, mentre raggiungeva i due.

“Cosa è successo? Lui l’ha piantata? Beh, devo andare a staccargli la testa, scusa Rosie…”

Scorpius lo trattenne. “Non fare lo stupido…”

Rose scosse la testa. “No, mi ha fatto la cronaca completa di tutto l’appuntamento da quando ho lasciato la Biblioteca, immagina un po’…”

“Interessante…” sghignazzò Scorpius, col suo sorriso ironico.

“Spiritoso…” lo fulminò lei. “Direi che possiamo andare…”

 

 

Il Preside Vitious si alzò per richiamare l’attenzione di tutti. A differenza degli altri giorni, quella sera la Sala Grande era gremita di gente. Rose ed Al si scambiarono uno sguardo incuriosito, chiedendosi quale fosse la buona novella.

“Ragazzi, vorrei per prima cosa augurarvi un buon Halloween. Molti anni sono passati, ma mi sembra ancora di vedere il Preside Silente alzarsi alla  ricerca del troll di montagna fatto entrare dall’allora insegnante di Difesa contro le Arti Oscure.” Ridacchiò. “Furono due studenti del Primo Anno a trovarlo e metterlo a tappeto per salvare una loro amica. Quei tre sono sempre stati straordinari…”

Rose, Al, Lily, James e Hugo cominciarono a ridere. Scorpius li osservava incuriosito, gli occhi offuscati desiderosi di sapere la verità.

“Perché continuate a ridere?” sbottò alla fine, irritato.

Rose cercò di riprendersi. “Beh, papà ha fatto il suo primo Wingardium Leviosa decente, quando ha stordito quel troll…”

James si teneva la pancia e cercava disperatamente di non cadere.

“Sì, e nostro padre per tenerlo occupato gli ha ficcato la bacchetta su per il naso!”

  Cadde per terra. A quel punto tutta la Sala si voltò a fissarli, compreso Vitious. Il Preside, dopo averli fulminati, continuò il suo discorso. “Comunque, ragazzi, sto divagando. Sapete com’è, i ricordi sono parte di noi stessi…ma vorrei presentarvi una nuova alunna, proveniente dal Vecchio Continente. Ha deciso tardi di cambiare scuola, perciò verrà Smistata oggi stesso e prenderà parte alle lezioni del Sesto Anno…vieni avanti Elly, su, non fare la timida…”

Rose si voltò, incuriosita. Vitious diceva che la ragazza avrebbe frequentato il sesto anno, come loro. Chissà se era brava, magari avrebbe potuto darle una mano. Il fiume di pensieri venne però interrotto improvvisamente.

Una ragazza stava attraversando la Sala. I passi, però, per quanto tutti si sforzassero, non erano udibili.

Il primo pensiero di James e della gran parte della popolazione maschile fu che era bellissima. E lo era davvero. Aveva la pelle leggermente abbronzata, capelli lunghi nerissimi. Una frangia ribelle le copriva completamente gli occhi, rendendoli invisibili alla vista.

Il primo pensiero di Kathrine Smith fu che doveva ritenersi un’arrogante chissà chi, visto com’era vestita. Indossava pantaloni neri in pelle e stivaloni resistenti dello stesso colore. Un lungo mantello dal cappuccio abbassato rendeva visibili solo le gambe magre ma muscolose.

Il primo pensiero di Albus fu che quella ragazza doveva essere irrimediabilmente triste. La camminata ferma, lo sguardo fisso anche se invisibile, lasciavano trasparire rabbia e dolore.

Elly raggiunse lo sgabello a tre gambe posto davanti al tavolo degli insegnanti. Si tolse il mantello, mostrando anche la maglia sotto. Era nera, di pelle, senza maniche, a spalline larghe. La profonda scollatura a V non scopriva il seno leggermente abbondante, ma Kat Smith rimase sicura della sua opinione. La cerniera d’argento risaltava alla luce delle candele. La ragazza si voltò verso Vitious, mostrando il fisico asciutto e scattante. Il Preside le sorrise incoraggiante e le porse il Cappello Parlante.

Elly si sedette sullo sgabello. La visuale della Sala Grande venne temporaneamente coperta. Sentì una vocina parlarle:

Dunque, dove potrei collocarti…ah, sei desiderosa di vendetta, vuoi il sangue vedo, tipico di…

“Serpeverde, ti prego, mandami a Serpeverde…” sussurrò lei.

Ma tu non sei ambiziosa, vedo, vuoi andare a Serpeverde solo per isolarti, per non soffrire…

“Mandami a Serpeverde…” sibilò lei.

Sei intelligente, vedo…molto dotata, coraggiosa, tenace…e…oh, avresti voluto morire per lui…

“No, ti prego…”

Tu non sei da Serpeverde, cara, tu sei una vera GRIFONDORO!

L’ultima parola doveva essere stata urlata.

Ovunque, ma non lì, pensò lei. Si diresse lentamente verso il tavolo dei rosso-oro, che applaudiva orgoglioso. Si sedette accanto ad una ragazza dai capelli castano ramati, che la osservava curiosa.

Guai, guai, un bel po’ di guai in arrivo…ma il Cappello Parlante non doveva seguire la volontà dell’individuo?pensò Elly.

Rose fissò la nuova arrivata, quindi sorrise. “Ciao, io sono Rose, tu devi essere Elly…”

Silenzio.

Rose aggrottò un sopracciglio, cercando lo sguardo di Lily. Anche lei sembrava perplessa. “Beh, buon appetito allora!” squittì Vitious

Le cibarie apparvero sui piatti, ma Elly non diede segno di sorpresa, né di volersi servire. Rimase zitta e impassibile.

James, che si trovava di fronte a lei, non riuscì a trattenersi. “Ehi, tu, sei molto carina, dove hai messo su quel fisico? Se tu sapessi volare bene e avessimo un posto libero nella squadra di Quidditch…beh, ci avrei fatto un pensierino.”

Silenzio.

“Ehi, ci sei?”

Silenzio.

“Forse non ci capisce…” azzardò Hugo.

“È vero, Vitious ha detto che viene dal Vecchio Continente, ovvero l’Europa! Magari è spagnola, tedesca, francese…” continuò Lily.

“No, io credo ci capisca, prima Vitious l’ha chiamata e lei si è avvicinata…” rifletté Albus.

Elly si girò di scatto. Lo fissò, terrorizzata.

Non può essere, pensò. Non possono avere la stessa voce, maledizione! Forse me la sono immaginata…

Eppure la voce di Al era calda e rassicurante…proprio come la sua. Elly fece un respiro profondo, quindi riprese la sua maschera d’impassibilità. Al la guardò, sconcertato.

Rose, invece, chiese: “Qual è il tuo cognome?”

Silenzio.

Poi, dopo una pausa lunghissima…

“…er…Ryan”.

“Beh, Elly Ryan, io sono Rose Weasley, lui è mio fratello Hugo, questi sono i miei cugini James, Albus e Lily Potter e lui è Scorpius Malfoy.”

Elly li guardò ad uno ad uno, soffermandosi un attimo di più su Al. Poi, quando apparvero i dessert, prese un dolce alla menta.

 

 

A Dawn,

la mia prima Elly.

Se non ci fossi stata tu,

nemmeno questa storia esisterebbe.

Grazie.

 

Colore degli occhi di Lily: http://thumbs.dreamstime.com/thumb_403/12435226168zZd6Z.jpg

Colore degli occhi di Rose: http://media.photobucket.com/image/occhi%20blu/cosedicasa/Occhiblu.jpg

 

 

Hola, ragazzi/e!!! alur…aggiorno un po’ tardi, ma in queste settimane sono un po’ incasinata coi compiti…finalmente la storia è cominciata! Per favore, vi prego, fatemi una recensionina, voi che non avete mai recensito, vorrei taaanto sapere quello che pensate di Elly, i vostri sospetti sul suo lui, o su quello che Scorpius non vuole dire ad Al e Rose (nonostante siano passati sei anni…ragazzo, come si lento! Ops, l’ho deciso io, dimenticavo…XD)

Vorrei ringraziare (visto che negli altri capitoli me ne sono dimenticata, chi mi ha aggiunto tra i preferiti o le seguite: GRAZIE!!! E naturalmente, vorrei ringraziare chi ha recensito:

 

  • a S1a3m: fa lo stesso se sei di corsa, leggere una tua recensione mi fa sempre tornare il sorriso sulle labbra! Te l’ho già detto che sei un antidepressivo? Boh, non ricordo…U.U…spero ti piaccia anche questo capitolo, ti prego, fammi sapere cosa ne pensi di Elly!
  • a vcullen: sì, hai ragione, è strano sentirli insieme all’inizio…però ormai sono così abituata alla nuova generazione che ormai mi sembra strano leggere Potter, Weasley e Granger!!! Ti ringrazio tantissimissimissimo per aver recensito, spero che mi farai sapere cosa ne pensi di Elly e i tuoi sospetti!!! (*me curiosa e con gli occhi luccicanti*)
  • a ElseW: sono contenta di rivederti! E che ti sia piacito le scherzetto! Anche perché ci ho messo un’era ad incastrare tutto U.U…scusa la ritardataggine, ma non ho capito la tua frase “per quanto riguarda il segreto di Scorpius…da da da daaan!”…uhm, intendevi, “Ehi, che bel colpo di scena!” o “Ehi, ho capito qual è il suo segreto!”? madeleine all’inizio non era prevista granchè nella storia, ma mi è piaciuto ricostruire una nuova Luna Lovegood. Anche io la adoro, figurati che quando ho fatto il test “Che personaggio di Harry Potter sei?” sono risultata lei…(perché non mi sorprendo?)…comunque alla prossima!! E fammi sapere cosa ne pensi di Elly!
  • a valkiria: ciao! Eh, eh…vedrai il suo bel segretuccio che carino che è…ha un figlio! No dai sto scherzando, non prenderti un coccolone…lo scoprirai tra qualche bel capitolino…comunque pian piano sto spargendo degli indizi qua e là...alla prossima! E fammi assolutamente sapere che cosa pensi di Elly!!!!

 

 

Alla prossima ragazzi!

 

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Capitolo 6
*** Trasfigurazione ***


Capitolo 5 – Trasfigurazione

 

“Hogwarts è molto grande, devi stare attenta a non perderti. È suddiviso in sette piani, ogni materia ha un’Aula propria, più alcune libere per varie esercitazioni. E attenzione alle Scale, a loro piace cambiare. Ogni tanto bisogna ricordarsi di saltare dei gradini, o puoi rimanere incastrata. Le Torri principali sono tre: di Astronomia, Grifondoro e Corvonero. L’intervallo si trascorre nel cortile interno, per Erbologia si esce alle serre e  per Cura delle Creature Magiche si va nel parco. Di solito ci ritroviamo vicino alla capanna di Hagrid.”

Vitious aveva fermato Rose dopo la fine della cena e l’aveva incaricata di far da guida ad Elly. Che sembrava non ascoltarla.

“Ci sei?” esclamò esasperata. Rose, vivendo a stretto contatto con Scorpius, aveva acquisito molta pazienza, ma quella ragazza le stava facendo saltare i nervi.

“…sì”.

“Bene, ora siamo davanti al Ritratto della Signora Grassa. Per entrare nella Torre di Grifodoro devi conoscere la Parola d’Ordine. Nova Puella.”

Il quadro si fece da parte e le due ragazze entrarono.

“Questa è la Sala Comune. Il coprifuoco è alle dieci, se si esce dopo bisogna cercare di non farsi beccare da Gazza, se no ci tolgono punti. Ora andiamo nel nostro Dormitorio, credo sia già stato portato il tuo baule.”

Quando entrarono, Rose vide che un nuovo letto era stato aggiunto nell’angolo più buio, quello mai colpito dal sole. Sopra vi era stato appoggiato un borsone.

“Vuoi che ti aiuti a disfare i bagagli?”

Ad un cenno negativo, Rose decise di andare in bagno a farsi una doccia. Sotto il getto d’acqua bollente, ripensò alla giornata. Il brusco risveglio…Lily aveva il tatto di un troll imbufalito, ma era ruffiana come Ron mentre convinceva nonna Molly a fargli assaggiare la torta al cioccolato che aveva preparato.

Al, col suo comportamento protettivo…non sapeva chi tra lui e James fosse peggio…ringraziava ogni giorno di avere un fratello come Hugo…

Scorpius, col suo sorriso ironico, col suo fare scherzoso…inconsapevolmente, sorrise.

E la ragazza nuova. Elly Ryan…che nome strano…

E veniva dall’Europa. Non aveva la faccia da francese. Vista la pelle abbronzata, avrebbe potuto essere spagnola.

Chissà di che colore ha gli occhi…non sono riuscita a vederli…

Quando uscì dal bagno, vide Elly stesa supina sul letto, che fissava una fotografia. Le si avvicinò.

“La tua famiglia?”

Lei nascose la foto sotto il cuscino.

“No.”     

 

 

Notte fonda.

Elly osservava il soffitto, inespressiva. Attorno a lei, le altre ragazze dormivano serenamente.

“I ricordi sono parte di noi stessi…” aveva detto Vitious.

Gli stessi ricordi che lei voleva dimenticare, ma da cui non voleva separarsi.

 

Uno sguardo profondo, uguale al suo, la fissava.

“Non mi abbandonerai mai, vero?”

 Lui sorrise.

“Mai.”

 

Lyhy, dimentica…per la prima volta dopo tanto tempo, Elly desiderò saper piangere.

 

 

La mattina dopo, quando Rose si alzò, Elly non c’era. Doveva essersi alzata presto. Rose fece spallucce. Vitious l’aveva avvertita che non avrebbe preso parte alle lezioni per la prima settimana. Sembrava dovesse recuperare un sacco di lezioni…chissà che scuola aveva frequentato prima…

Quel giorno decise di lasciare i capelli sciolti, ribelli e boccolosi come sempre. Quando uscì dal bagno, incontrò Madeleine, ancora in stato comatoso. “Terribili, i Ricciocorni Schiattosi…” la sentì borbottare.

Scese in Sala Grande, con la borsa stracolma di libri. Quel giorno aveva due materie molto importanti: Trasfigurazione e Aritmanzia. Dopo pranzo, invece, sarebbe stato più leggero. Cura delle Creature Magiche era davvero molto interessante, almeno quando Hagrid portava creature non troppo pericolose, come Astoncelli o Snasi. Rabbrividì, ripensando agli Schiopodi Sparacoda, gli esseri più inutili che avesse mai incontrato.

La Sala era già mezza piena. Gli studenti chiacchieravano allegri alle sette di mattina, seduti ognuno al proprio tavolo. Ok, Hogwarts faceva davvero un brutto effetto. Rose si guardò in giro, alla ricerca di Elly, ma non vide nessuno che le assomigliava. Sembrava tutto nella norma. Il solito gruppo di oche spettegolava sulla vita sessuale del professor Pool. Alcuni tra i più anziani leggevano il giornale, altri parlavano della nuova arrivata. Molti facevano finta di sgranchirsi le braccia. In realtà lo sguardo saettava da una parte all’altra, come alla ricerca di qualcuno. Rose sbuffò.

“Buongiorno cuginetta!” sentì James urlarle, prima di passarle davanti in volata.

“James Potter! Fermati subito e affrontami!...oh, buongiorno Rosie!” Anche Robin la superò di corsa. 

Rose si sedette di fronte a Lily e David. “James ha per caso fissato un altro allenamento di Quidditch?” chiese alla cugina.

“Sì...deduco tu l’abbia capito da Robin, vero?” rise Lily in risposta.

“Sei molto perspicace…”

“Beh, non la biasimo. È la terza volta che James lo fissa quando lei ha un appuntamento…”

Anche David ridacchiò sotto i baffi. Lily gli diede un buffetto. Era un compagno di Dormitorio di Al e Scorpius. Aveva i capelli biondo scuro ed occhi cioccolato. Rose l’aveva sempre visto come un ragazzo dolce, anche se un po’ timido, nulla a che vedere con Scorpius. Ma che centrava Scorpius, poi???

“Ehm…non vorrei distrarvi troppo ma…” esordì Rose, visto che i due stavano cominciando a farsi le fusa (e non è un eufemismo) “…avete visto Al e Scorpius?”

Lily scosse la testa. David continuò a ridacchiare.

“Albus stava ancora dormendo quando mi sono alzato…” disse con voce calda “…o meglio, credo stesse sognando di ballare il can-can…non era un gran spettacolo…”

Lily scoppiò a ridere. “Ora sì che potrò ricattarlo!!!”

Una luce sadica brillava nei suoi occhi.

Povero Al…come lo capisco…si ritrovò a pensare Rose. Una volta le era successa una cosa del genere. La sua adorata cuginetta era venuta a svegliarla e l’aveva trovata sonnambula mentre ballava il tango in braghette e canottierina. Davvero un bell’affare. Quel giorno aveva messo in pratica per la prima volta la teoria sull’Incantesimo di Memoria.

“…e Scorpius?” chiese infine.

David fece spallucce. “Quando mi sono svegliato stava uscendo…ha detto qualcosa su un compito da finire…e aveva in mano un libro, anche se non sembrava di scuola…”

Rose aggrottò un sopracciglio. “In che senso, scusa?”

“Beh, non aveva un titolo…”

Questa la voglio capire…

 

 

Scorpius stava finendo il tema suo tema di Trasfigurazione, seduto in un angolo della Biblioteca. Il giorno prima non ci era riuscito. Rose scriveva troppo in fretta. Quando lei aveva finito, avevano deciso di andare a pranzo, e lui si era  ripromesso di continuare dopo. Più tardi, tuttavia, avevano cominciato il tema su Pozioni, quindi aveva lasciato stare.

Sentì suonare la campanella. Ops, era davvero in ritardo. Stavolta la McGranitt non l’avrebbe perdonato.

Prese il libro che aveva accanto, color vinaccia, senza alcuna scritta. Fece un complicato movimento col braccio della bacchetta, quindi borbottò: “Liber originis”

Un semplice incantesimo che aveva imparato ad undici anni. Il libro si trasformò: ora recava il titolo Guida alla Trasfigurazione Avanzata

Ficcò tutta la sua roba, libri e temi vari, nella borsa che mise a tracolla, quindi uscì dalla Biblioteca di corsa, beccandosi degli insulti da Madama Pince.

 

 

Rose stava prendendo freneticamente appunti sulla spiegazione della professoressa McGranitt. “A questo punto, la trasformazione dovrebbe avere effetto. Tuttavia, ci vuole un grande sforzo di concentrazione per trasfigurare solo una parte del corpo e non l’intero. Se volete un consiglio…oh, signor Malfoy, vedo che ci onora della sua presenza…”

Rose si girò. Un trafelato Scorpius era appena entrato dalla porta e stava riprendendo il respiro.

“Mi scusi professoressa…”borbottò, prima di sedersi vicino a Rose, proprio in prima fila.

Al sedeva vicino a Justin Thomas, visto che la McGranitt non lo voleva assolutamente vicino agli altri due. Aveva imparato che da separato chiacchierava di meno e si concentrava di più. Ricordava vagamente Harry.

“Che non accada più, signor Malfoy, o mi vedrò costretta a toglierle punti…”

“Sì, professoressa…”

“Dov’eri finito?” gli sibilò Rose.

“Dovevo finire il tema di Trasfigurazione”

“Ma non l’avevi fatto con noi ieri?”

Lui alzò gli occhi al cielo. “Non tutti sono veloci come te a scrivere”.

“Potevi finirlo a colazione, allora. Ti avrei dato una mano…”

“Senti, io non voglio il resoconto di tutto quello che fai quando vai in giro. Non ti chiedo quanti assorbenti ti cambi in un mese. Quindi piantala”

Rose rimase di sasso. Anche perché il discorso dell’amico non aveva alcun senso. C’era qualcosa che lo turbava, che non voleva dire.

Rose scosse le spalle e decise di non indagare oltre, per il momento. Scorpius l’apprezzò per questo. Quando la McGranitt chiese loro di esercitarsi nella pratica, ricominciarono a lavorare come se nulla fosse accaduto. Scherzarono e risero come sempre, tentando di trasfigurare la metà di una bottiglia in una mazza da baseball.

“Potrebbe essere utile se ci cadesse la mazza durante una partita di Quidditch…” borbottò Rose.

“È un idea…oppure la puoi sempre usare per picchiare Alexander Ovelines…” propose Scorpius.

Entrambi si voltarono verso l’unticcio Serpeverde.

“Nah, per lui servirebbe un aspira unto, il legno marcirebbe per l’olio…e non so a quanto servirebbe poi…”

 

 

La campanella suonò. Tutti i ragazzi si alzarono, esausti per le due ore di lezione, ma non molto entusiasti per quelle che ancora li aspettavano. La professoressa McGranitt assegnò loro un tema per la volta successiva. Quando stava per uscire dalla porta, chiamò Scorpius:

“Signor Malfoy? Potrei scambiare due parole con lei?” In volto aveva stampata un’espressione seria. Scorpius si girò verso Rose, che annuì con sguardo preoccupato. Uscì dall’Aula, lasciando i due soli. Scorpius si girò e si avvicinò alla cattedra.

“Professoressa, per il ritardo le assicuro che…”

“Signor Malfoy, ha fatto il tema?”

Lui annuì. Dopo il bisticcio con Rose se n’era completamente dimenticato. Cosa non da lui.  

La McGranitt lo prese e lo osservò. “Potrebbe consegnarmi il suo libro di testo, per cortesia?”

Scorpius annuì. Tastò la cerniera della borsa e la aprì, sempre guardando la professoressa. Le diede il sue libro, Guida alla Trasfigurazione Avanzata.

La McGranitt lo aprì e vi puntò la bacchetta. “Prior Incantatio”

Le pagine del libro divennero bianche, poi tornarono normali. Lei lo riconsegnò al proprietario.

“Scorpius, non l’hai ancora detto a nessuno?” Raramente la professoressa lo chiamava per nome.

Lui scosse la testa.

“Scorpius…” Il tono della voce conteneva una nota di comprensione. “Dovresti dirlo a qualcuno…non puoi portarti tutto dentro…”

Lui fece uno scatto con la testa. “Per cosa?” ringhiò. “Per farmi guardare con compassione? Lei, con tutto il rispetto, non sa, professoressa…mio padre è stato un Mangiamorte. Quando sono arrivato qui, tutti mi guardavano come se fossi un insetto da schiacciare. Ma ho continuato, ho trovato degli amici. Ora mi faccio rispettare. Non sono più il figlio di Draco Malfoy. Sono Scorpius. E non voglio che gli altri mi guardino dall’alto in basso. Con compassione. Non voglio.”

La professoressa lo guardò colpita. Era orgogliosa di avere uno studente così tenace nella sua Casa. “Molto bene…ma pensaci…se hai dei veri amici, loro ti capiranno, e non ti giudicheranno per quello hai. Ora puoi andare. Ma promettimi di pensarci.”

Lui strinse i pugni. “Forse”.

Uscì dall’Aula.

 

 

Trascorse una settimana. Rose non aveva fatto parola con Scorpius del colloquio con la professoressa McGranitt dopo la lezione del lunedì. Lui sembrava essere tornato l’ironico scherzoso di sempre. Sapeva nascondere bene le sue emozioni. Persino a Rose.

Questa fu molto occupata durante la settimana a portare Elly in giro per la scuola. Ogni sera, prima di cena, la trovava nel Dormitorio sdraiata sul letto. Le fece visitare le Aule, la voliera, le serre, la Torre di Astronomia, la Stanza delle Necessità. Vide che era molto brava a scovare i passaggi segreti. Inoltre, si muoveva sempre senza produrre alcun rumore. Ma l’unico modo per definirla, in un certo senso, era…apatica. Sembrava sempre assente, rimaneva la maggior parte del tempo in silenzio. Certo il Frate Grasso, il fantasma di Tassorosso, era una persona molto più loquace. Ed in vita, era stato un monaco, uno che trascorreva la sua vita nel silenzio e nella preghiera. La domenica Rose raccomandò ad Elly di indossare la divisa. Per tutti quei giorni era andata in giro con semplici abiti Babbani, jeans e camicia larga. Doveva aver abbandonato quella specie di tuta in pelle alla Catwoman che aveva addosso il primo giorno.

 

 

La mattina seguente, mentre Rose si stava alzando, Elly uscì dal bagno. Come le era stato raccomandato la sera prima, indossava la divisa. Camicia bianca con lo stemma di Grifondoro, gonna a scacchi, scarpe e …

“Cosa ti sei messa sulle gambe???”

Silenzio.

“Non puoi metterti i leggins, non fanno parte della divisa!!!”

Silenzio.

“Elly, ci senti?”

“Ho il permesso del Preside”.

Rose rimase di sasso. Il preside Vitious era stato irremovibile quando gli avevano chiesto di abolire le divise.

Oh, lasciami in pace…pensò Elly. Rose sembrava simpatica e disponibile, ma troppo invasiva. Non poteva farsi gli affaracci suoi???

Sospirò e scese a colazione. Intanto Rose si vestì. Decise di legare i capelli ribelli in una treccia lunga. Controllò il riflesso allo specchio. Gli occhi azzurro cupo le risposero esasperati. Va bene, andiamo…

 

In Sala Comune incontrò Al e Scorpius, che stavano scendendo le scale del Dormitorio maschile.

“Hey, ragazzi!”

I due si fermarono: entrambi avevano i capelli intrattabili, uno moro, l’altro biondo.

“’Giorno, Rose…dormito bene?” chiese Scorpius.

“Abbastanza…anche se Elly stamattina mi ha un po’ sorpreso…cioè, so già che è un po’ strana, è comprensibile, ma…” Ok, si stava di nuovo ingarbugliando. Come da lei.

“Perché?” Al sembrava incuriosito.

“Be’, non so…mi sembra così chiusa…vorrei aiutarla, ma lei…diciamo che non è molto collaborativa…”

“Lasciala stare, dopotutto è qui solo da una settimana. Oggi è il suo primo giorno. E da quello che ho potuto vedere, mi sembra una ragazza solitaria, se le servirà il tuo aiuto, te lo chiederà” rispose Al diplomatico.

“Se lo dici tu…”

Scesero le scale. In Sala Grande molti ragazzi si voltavano ad osservare la nuova arrivata, che finalmente si faceva vedere. Stava facendo colazione ad un’estremità del tavolo di Grifondoro.

“Buongiorno, Elly. Dormito bene?” chiese gentilmente Al.

Lei si irrigidì. Era la seconda volta che lo faceva, notò Rose. Ogni volta che sentiva lo sentiva parlare.

Elly abbassò impercettibilmente il capo in un muto assenso.

“Cia splendore!! Come ti senti ad essere una studentessa di Hogwarts?”

“James” sospirò Rose.

“Buongiorno Rosie” Lily le si sedette accanto assieme a David. Quest’ultimo non fece caso all’occhiataccia di Al. Che però non disse nulla. Forse la sorella lo stava davvero ricattando…

“Senti, Elly, giusto? Oggi abbiamo gli allenamenti di Quidditch” cominciò James. “Che ne dici di venirci a vedere? Magari ti piace, potresti provare la mazza di Rose…” Rose lo fulminò con lo sguardo “o fare qualche tiro, io sono il Capitano…beh, pensaci…”

Detto questo, James si avviò a lezione. “Elly Ryan?” La voce della professoressa McGranitt attirò la loro attenzione.

Anche Elly si girò, annoiata. “Sì?”

“Questo è il tuo piano di lezioni. Se non sbaglio, hai scelto le stesse materie della signorina Weasley. Trasfigurazione, Incantesimi, Pozioni, Difesa contro le Arti Oscure, Cura delle Creature Magiche, Aritmanzia, Astronomia, Antiche Rune, Erbologia e Storia della Magia. Ci vedremo dopo. Buona giornata”

“Adesso abbiamo Trasfigurazione. Vieni con me, Elly.” Rose si alzò. “È la McGranitt ad insegnarla.” Si avviarono verso la classe assieme ad Albus e Scorpius.

Quando entrarono, Rose si diresse verso i primi banchi. Elly invece si sedette in ultima fila, in un angolino. Intercettò lo sguardo deluso di Scorpius, quando la Weasley fece per sedersi vicino a lei.

“No, è meglio se ti siedi vicino a lui,” indicò Scorpius con un cenno del capo. Ad uno sguardo interrogativo, continuò in un sussurro: “…io non ho mai fatto Trasfigurazione. Dovrò recuperare un bel po’ di roba. È meglio se ti confronti con un tuo pari.” Rose seguì il suo consiglio. Scorpius, invece, era rimasto attonito. Come aveva fatto a capire la sua delusione? Di solito nessuno riusciva a decifrare la sua espressione, quando non lo voleva. Nemmeno Rose.

 

Le lezioni di Trasfigurazione diventavano sempre più difficili di giorno i giorno. Adesso la professoressa McGranitt pretendeva che tramutassero la testa di una corvo in una di falco, senza trasfigurare il resto del corpo. Dalla settimana precedente, cambiava che l’oggetto era vivo.

“Non ci riesco! Caput falcōnis!” Rose eseguì un complicato movimento col braccio, ma il corvo rimase in tramutato. Scorpius scoppiò a ridere: si divertiva un mondo quando l’amica non riusciva in qualcosa.

Albus, seduto vicino a Justin Thomas, non faceva caso al compito. Osservava Elly parlare alla professoressa McGranitt.

“…è così scomoda…”

“Elly, ti devi abituare, lo sai…” rispose con pazienza la professoressa

“Sì, ma non so coma facciate ad usarla, è ingombrante…”

Elly sospirò. Chiese qualcosa che Albus non riuscì a sentire. La professoressa la guardò perplessa, quindi annuì.

Caput accipitris!” La testa di corvo si tramutò in falco.

“Ottimo, Ryan, davvero ottimo! Venti punti a Grifondoro”

La professoressa McGranitt sorrise orgogliosa.

Rose era a dir poco sbalordita. “Come acciderbolina ha fatto?” chiese ad un assorto Scorpius.  

Questi si risvegliò. “Eh, cosa?”

“Cosa? Come, non hai visto Elly?”

“Che ha trasfigurato la testa di corvo? No, ho solo sentito, stavo pensando…”

“Be’, pensa più tardi…come avrà fatto? Cioè, sono contenta perché abbiamo guadagnato venti punti, ma…”

“Avresti voluto prenderli te? Qualcuno di cui non faccio nome sta diventando gelosa…” ghignò Scorpius.

“Non sono gelosa! Soltanto, alla faccia che non aveva mai fatto Trasfiguraziome…e vorrei sapere come ha fatto a cambiare le parole…”

“Perché, ha cambiato le parole???”

“Scorpius Hyperion Malfoy, sei la persona più disattenta che io conosca. Oh, dopo Elly, naturalmente…”

“Be’, lo prendo come un complimento…”

“Contento tu…”

 

A Scorpius,

un giorno il tuo incubo finirà

e potrai vedere la luce

in fondo al tuo cuore.

 

 

Salve, ragazzi! (o forse dovrei dire ragazze…) Spero che questo capitolo vi piaccia, anche perché ho aggiunto molto di più rispetto al previsto…allora, ho qualche domandina: provate ad indovinare di che nazione è Elly. Scrivetemelo su una recensione, per favore…non mi serve un saggio di commento su tutto quello che ho scritto. Se avete poco tempo o non avete voglia, mi basta che scriviate “Bulgaria” che so…solo una parola. E se volete, provate ad indovinare il problemino di Scorpius. Ormai ho dato diversi indizi, credo si possa capire ormai…che dire ancora? Vorrei ringraziare chi mi ha aggiunto tra i preferiti e i seguiti e chi ha recensito:

 

  • a valkiria: spero che questo capitolo riesca a calmare la tua ossessione! Se hai delle supposizioni, fammele sapere, sono mooooolto curiosa…potrei metterti sulla giusta strada… e se ti va, prova ad indovinare la naziione di Elly!!
  • a S1a3m: grazie dei complimenti! Già, Elly è un po’ complicata…che tipo di idee??? Sono ansiosa di sapere!!! (*cane scodinzolante, fa la faccia di Ron davanti a nonna Molly con la torta al cioccolato*) Prova ad indovinare la nazione di Elly, ti prego!! Spero di continuare a sorprenderti!!!
  • a nan96: salve nuova lettrice! Ecco, ho aggiornato abbastanza presto, dai…sono contenta che Elly ti incuriosisca, la storia in pratica è costruita attorno a lei…se fai attenzione, sono solita seminare un sacco di indizi fra le righe, vediamo se riesci ad indovinare…quanto a lui…nei prossimi capitoli comincio ad approfondirlo…quindi fammi sapere cosa pensi!!! E se ti va prova anche tu ad indovinare la nazione di Elly!!
  • a miiru: tranquilla se non hai recensito lo scorso capitolo. Quando ho acceso il capitolo e ho trovato il tuo lunghiiiissimo commento quasi scoppiavo!!! Oh, scusa per il salto temporale, ma mi sa che mi sono dimenticata di avvertirvi, anche perché non ero sicura di farlo…e non ti preoccupare per Elly, non è una Mary Sue…oltre ad essere un tantino apatica ha i suoi difettucci pure lei (nota i suoi pensieri su Rose)…anche se non sono così pesanti come l’alitosi (povera, questo non lo augurerei a nessuno…)…uh, prova ad indovinare da dove viene, un premio (non ho ancora idea di cosa) a chi vince!!! Spero di risentirti presto!!!

 

 

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Capitolo 7
*** Cura delle Creature Magiche ***


Capitolo 6 – Cura delle Creature Magiche

 

 

Dopo Trasfigurazione, Rose ed Elly avevano Aritmanzia, Scorpius ed Albus Divinazione.

“Addio, vi lasciamo ai vostri numeri…” le canzonò Al.

“E noi alle viscere degli uccelli…” completò Rose.

Per un po’, le ragazze camminarono in silenzio.

“Perché non hai scelto Divinazione?” chiese infine la Weasley, incapace di resistere alla curiosità. Il mistero di quella ragazza la attirava come una mosca al miele. Ok, brutto paragone, ma per rendere l’idea…

Silenzio.

“Non voglio conoscere il mio futuro…” mormorò infine Elly. Un futuro senza lui…

“…tu?”

Rose sorrise “Non m’importa di cosa accadrà. Il presente è qui, adesso. Non bisogna rimpiangere il passato, né temere il futuro. Solo vivere il presente”. Aveva trascorso notti insonni a pensarci. E finalmente era arrivata a quella conclusione.

Elly rimase colpita da quelle parole. Se solo ci fosse riuscita.

 

Il sole primaverile illuminava l’edificio antico ed il prato tutt’attorno. Erano stesi sull’erba del cortile dell’Accademia.

Ridevano.

“Dai, non fare lo scemo…”riuscì a dire lei con le lacrime agli occhi.

“Ma no, te l’assicuro, lo faccio davvero!!! Se lo becco di nuovo con pensieri erotici su di te…” lui fece segno di tagliargli la gola.

“Non vorrei essere in lui allora…”

“Lo spero per te, visti i dentoni che si ritrova…”

“Ma la smetti?” Lei gli diede uno scappellotto. “Chi ti credi di essere? Il ragazzo più figo del pianeta???”

Lui scosse la chioma fluente, in stile Pamela Anderson. “Beh, chi se non io?? E poi, nessuno ti si deve avvicinare, o se la vedrà con me…” Assunse un ‘aria minacciosa.

Ma lei non diede peso. Lo conosceva troppo bene. “Sì, manco avessi due anni…”

“Be’, ovvio che no, a due anni eri più bella…secondo me le ragazze col passare del tempo si degradano…”

“STUPIDO” Lyhy prese a fargli il solletico; poi, i capelli lunghi spettinati, lo guardò negli occhi.

“Promettimi che sarà sempre così, anche in futuro”.

La luce del sole si rifletteva negli occhi di lui. Sorrise.

“Sempre”.

 

“Eccoci, siamo arrivate!”

 

La voce di Rose la riportò alla realtà. Elly ringraziò di non riuscire a piangere. Si appiattì la frangia, per rendere gli occhi ancora più invisibili.

La professoressa Vector era una donna corpulenta, bassa, abbastanza in avanti con gli anni. I capelli brizzolati marrone topo erano raccolti in una crocchia alla base della testa. Rose ed Elly erano sedute in seconda fila. La prima prendeva freneticamente appunti, la seconda ascoltava annoiata e solo ogni tanto scribacchiava qualcosa.

Aritmanzia era una materia complicata, ma rigorosa. Per questo piaceva a Rose. Come la matematica, era un tunnel ad un solo sbocco: il risultato era solo quello, non ci si poteva arrampicare sugli specchi.

Alla fine della lezione, prima del suono della campanella, la professoressa Vector assegnò i compiti.

“Vorrei un tema sulle proprietà generali dei numeri primi  e sugli utilizzi che possono derivarne, da consegnare entro la prossima settimana. Signorina Ryan, potrebbe fermarsi un attimo? Oh, anche lei signorina Weasley…”

Quando anche l’ultimo studente ebbe varcato la porta, la professoressa cominciò:

“Allora, Ryan, ha capito la lezione?”

“Sì, professoressa” rispose tranquilla Elly.

“Sicura? Be’, in ogni caso, Weasley, se la ragazza avesse qualche dubbio…tu sei la migliore del corso…”

“Non c’è problema professoressa” rispose Rose con tono sicuro. Aritmanzia (oltre ad Antiche Rune) era il suo campo.

“Bene, allora direi che potreste andare…”

 

 

Le due ragazze raggiunsero Scorpius ed Albus per pranzo.

“Allora, com’è andata Divinazione?” chiese Rose con un sorriso sardonico. “Vi siete divertiti con gli intestini degli uccelli?”

“La Cooman si è presa lo schiribizzo di farci leggere le sfere di cristallo. Terribile, non riuscivo a vedere un bel niente…” borbottò Scorpius. “Vi prego, ricordatemi perché ho scelto Divinazione…”

Albus e Rose scoppiarono a ridere. La faccia dell’amico aveva assunto un’espressione terribilmente seria.

Elly, non vista, inarcò un sopracciglio. Interessante…si ritrovò a pensare.

Si sedettero su una panca e cominciarono a mangiare. Rose si servì di costolette di maiale, salsicce e patate arrosto. Naturalmente, aveva ereditato l’appetito made in Ronald Weasley. Osservò Elly: aveva preso pasticcio di spinaci, broccoli e purè di patate. Quella ragazza poteva avere una figura perfetta, invidiata da tutti, ma sembrava un erbivoro. Aveva spalle abbastanza muscolose, più larghe rispetto alla media, seno un po’ abbondante, ma ben disegnato, pancia piatta, fianchi stretti e gambe allenate. Ricordava vagamente le nuotatrici Babbane, anche se non era così muscolosa. Inoltre, aveva un modo di vestire tutto suo. La camicia era sbottonata in cima, la cravatta rosso-oro larga. La gonna, che molte ragazze amavano cambiare o arricchire, era a pantalone, con la vita un po’ più bassa. Sul bordo, si stagliava un simbolo strano, ma che Rose non riuscì a riconoscere. E poi, i leggins. Quella mattina, moltissime ragazze si erano girate ad osservarli, sui visi stampate delle smorfie d’irritazione. A nessuna era stato permesso di indossarli sotto la divisa. Nessuno tranne Elly. Per l’ennesima volta, Rose se ne chiese il motivo. Anche se, ne era sicura, lei non le avrebbe mai risposto. Aveva ancora quella piccola tendenza a non rispondere alle domande.

“Ehi, Rose!” la voce di James la riportò alla realtà. “Ricordati gli allenamenti oggi!”

Ah, già, gli allenamenti. Se li era quasi dimenticati. “Sì, certo, alle cinque, giusto?”

“Sì…ehi, Elly, vieni anche tu allora?”

Silenzio.

“Forse”.

James urlò. “Sììì, Ryan viene a vederci!!” Poi, visto che tutta la Sala lo stava fissando, si ricompose. “Ehm, ehm…be’, l’orario lo sai già, quindi…ci vediamo là”e se ne andò saltellando. Albus si sbatté una mano in faccia. A volte Jay è così infantile…pensò. Si girò verso Elly, che mangiava tranquilla, come se nulla fosse accaduto. Strani gusti…

 

 

Dopo pranzo Rose, Scorpius, Elly ed Albus uscirono dal castello, diretti a Cura delle Creature Magiche.

“Il nostro professore, Hagrid,” spiegava Rose “è un vecchio amico dei nostri genitori. Veniva a scuola al tempo di Voldemort e venne fatto espellere proprio da Voldemort stesso, al tempo Tom Riddle. È un uomo” (Al e Scorpius scoppiarono a ridere) “molto gentile, anche se un po’ burbero…e con la passione per gli Schiopodi Sparacoda…”

Giunsero alla capanna, dove si trovava un recinto di legno scheggiato. Avevano lezione coi Corvonero: nonostante la rivalità tra le Case fosse notevolmente diminuita, avevano finalmente capito che l’accoppiata Grifondoro-Serpeverde non era tra le migliori. Ora toccava ai pazienti Tassorosso smorzare gli atteggiamenti boriosi dei Verde-Argento S.p.A.

Quando arrivarono, riconobbero subito la figura gigantesca di Rubeus Hagrid, ammantato in uno spesso pastrano di pelliccia di castoro (sintetica, nelle speranze di Rose).

“’Giorno ragazzi! Rose, Albus, Scorpius…ehi, tu devi essere la nuova alunna? Com’è che è Hogwarts? Io ci sto da così tanto che non mi è più nuovo niente…ma per te, ho sentito che vieni dall’Europa! Eh, gran bel posto, io ci ho visto Francia, Germania, Polonia…ero in missione per Silente. Eh, grand’uomo Silente…ma perbacco, non mi sono presentato, Rubeus Hagrid, insegnante di Cura delle Creature Magiche e Custode delle Chiavi e dei Luoghi a Hogwarts. Tu sei…” sbirciò su un foglio di pergamena con tracciati degli scarabocchi incomprensibili “…Ellyssa1 Ryan, giusto?” Le porse la mano. Rose, Al e Scorpius sbarrarono gli occhi nel sentire il nome intero della ragazza.

“Ehm…solo Elly” rispose lei, stringendo la mano di Hagrid.

“Bella stretta…ma, non ti ci sono un po’ scomodi i capelli sugli occhi?” chiese il mezzo gigante.

“No” rispose Elly evasiva.

“oh, be’, non sono affari miei…Allora ragazzi, oggi cominciamo gli Ippogrifi!” Gli occhioni neri brillavano d’entusiasmo. “Chi ci sa dire cosa sono?”

La mano allenata di Rose, come quella di Hermione, scattò in aria.

“Dicci, Gran…volevo dire Weasley”

“Sono delle creature magiche, signore, dal corpo di cavallo e busto d’aquila. Hanno ali ampie, amano volare. Delle volte possono salire anche gli uomini, ma devono stare attenti. Gli Ippogrifi sono creature molto orgogliose, bisogna conquistare la loro fedeltà…”

“Ok, basta così, Rose. Ottima spiegazione. Dieci punti a Grifondoro. Come ha detto la vostra compagna sono creature molto orgogliose. Bisogna farci attenzione. Ora ve li porto. Aspettate vicino allo steccato.”

Dopo dieci minuti arrivò con sei Ippogrifi di colori diversi.

“Questo è Fierobecco. È il più vecchio, quindi anche il più mansueto. Chi vuole provare per primo con lui?”

Nessun volontario. Regnava un silenzio di tomba, interrotto da un leggero venticello novembrino.

Scorpius diede una spinta ad Albus.

“Ah, Potter, ottimo. Mi ricordo che anche tuo padre è stato il primo con Beccuccio. Allora, vieni qui”.

Albus, maledicendo mentalmente il suo migliore amico,si avvicinò. “Ora inchinati guardandoci fisso negli occhi…Non distogliere lo sguardo!”

La classe non respirava più, (Rose voleva picchiare Scorpius, ma si stava trattenendo), ad eccezione di Elly, che sembrava tranquilla.

Fierobecco s’inchinò e permise ad Al di accarezzarlo.

“Bene! Ora tocca anche agli altri…potete andare da tutti tranne che da quello nero. È appena arrivato da un’altra scuola e non ci è molto contento. Ce l’ho portato qui solo per controllarlo.”

I ragazzi cominciarono ad avvicinarsi. Oltre a Fierobecco, c’era un’Ippogrifo color sabbia, uno tramonto, una a macchie bianche e marroni ed uno bronzo . Serena Helper ed Angel Ship cercavano disperatamente di far inchinare quello violetto. Christopher Qwaster scappava da quello bronzo, Madleine Scharim accarezzava quella a macchie bianche. Rose e Scorpius, sotto lo sguardo esperto di Al, si stavano inchinando a Fierobecco. Tutti erano occupati da quelle creature bizzarre. Tutti tranne Elly. Era rimasta immobilizzata, alla vista di quell’Ippogrifo nero.

“Becco d’Ambra” mormorò.

Hagrid le si avvicinò. “Ci hai qualche problema? Facevi Creature Magiche alla tua vecchia scuola? Forse Ippogrifi la prima lezione è troppo difficile per te…”

Ma Elly non lo ascoltava. “Come si chiama?” chiese, con un cenno verso l’Ippogrifo nero.

“Non lo so, non me l’hanno detto. Non ti ci preoccupare, riuscirò a calmarlo, è solo questione di…ehi, dove stai andando?”

Elly camminava verso l’Ippogrifo nero, che si era accoccolato vicino allo steccato. Questi girò la splendida testa d’aquila. Alla vista di Elly si alzò di scatto e cominciò a correrle incontro.

“Ryan!” urlò Hagrid.

“Elly!” gridarono Rose e Al in coro.

Ma lei non li ascoltava. Si era spostata la frangia e fissava l’Ippogrifo dritto negli occhi. Quello cominciò a trottare, quindi si fermò davanti a lei. Aveva il becco ocra, come i lunghi artigli.

 

“Ehi, e questo cos’è?” chiese lui. Indicò una palla di piume nere, mezza affogata nella pozzanghera. Il temporale era finito da poco più di mezz’ora, era stato veramente violento.

“Non lo so…” Lei fece un’espressione seria, in contrasto col viso tredicenne ancora da bambina.

Lui raccolse il frugolino, che si rivelò essere un piccolo Ippogrifo. Era grande poco più di venti centimetri, ma aveva delle ali di quaranta.

“Ehi, piccolino…” sussurrò lui con voce dolce. Quello aprì gli occhioni, grandi e color giallo chiaro, in perfetta coordinazione col beccuccio e i piccoli artigli d’ambra. Fece schioccare il becco, ma respirava a fatica, con le vie respiratorie intasate dall’acqua.

“sssh…”lui lo cullava, mentre lei eseguiva un complicato incantesimo per liberargli la trachea.

“Ecco, adesso va molto meglio, no?”

Il piccolo fece nuovamente schioccare il becco.

“Come lo chiamiamo?” chiese lei.

Lui fece una faccia pensierosa. S’illuminò. “Che ne dici di Becco d’Ambra?”

Il piccolo li guardò negli occhi. Emise un flebile suono, a mo’ d’assenso.

“Un nome perfetto”.

 

“Becco d’Ambra…” mormorò Elly di nuovo.

Quello la fissò negli occhi. La ragazza distese la mano (tutti trattenevano il respiro) e gli accarezzò il becco. L’Ippogrifo emise un sospiro soddisfatto.

“Becco d’Ambra…” continuava a ripetere Elly. Questi la osservava incuriosito.

“Sì, sono cambiata. Da quando lui…manca anche a te, vero? Mi dispiace di averti abbandonato, ero distrutta. Chi ti ha mandato qui? Phydel? Janyssa2?”

Becco d’Ambra mosse il capo in un muto assenso.

“Le dovrò ringraziare…manderò una lettera…”

“Ryan! Cosa credi di fare??” Elly si ricoprì gli occhi con la frangia.

“Professore, io conosco questo Ippogrifo, si chiama Becco d’Ambra. Viene dalla mia vecchia scuola” disse con voce atona, continuando ad accarezzare le piume lisce. “Non è cattivo, solo spaesato”.

“Oh, molto bene allora…” rispose burbero Hagrid. “Be’, ora la lezione è finita, potete andare…”

Elly si avvicinò alla testa di Becco d’Ambra. “Tornerò presto…” sussurrò.

L’Ippogrifo annuì, felice. Lei sorrise. Per la prima volta dopo tanto tempo, sorrise.

 

Ad Eliza,

l’Elly italina,

tredicenne,

dagli occhi azzurri

 

 

1 – Ellyssa: in italiano la possiamo vedere come Elissa, il nome originario di Didone (Eneide)

2 – Phydel e Janyssa: ci tengo che voi conosciate la pronuncia giusta di questi due nomi. Di solito quando vedo un film di cui ho già letto il libro, mi scoccia scoprire che ho la pronuncia sbagliata. Phydel si pronuncia Fidél, con l’accento sulla e. Janyssa invece è più semplice, Gianìssa, accentato sulla seconda i.

Questa è all’incirca la gonna-pantalone di Elly, immaginatela a scacchi e con la vita più bassa: http://imgs.yoox.biz/35/35027104_2.jpg

 

 

 

Salve a tutti! Innanzitutto mi scuso per il ritardo del postaggio, ma la settimana scorsa, nonostante le vacanze, ero davvero piena di studio e non ho avuto il tempo di copiarlo sul pc. Sarete contenti di sapere che ieri ho finito di scrivere il quattordicesimo capitolo, su carta. Mi piace tenermi avanti perché mi mette meno tensione. Inoltre, sempre sul ritardo, ero un po’ scoraggiata dalle poche recensioni. Vedo le vostre entrate e, in proporzione, i commenti sono davvero pochi. Mi dispiace. Vi costa così tanto scrivere due parole? Mi piacerebbe davvero tanto sapere cosa ne pensate, o almeno, una risposta alla domanda della settimana. Dunque, per l’ultima volta, la soluzione si capirà tra le righe tra un paio di capitoli. Per quella di questa settimana, ovvero IN CHE RUOLO GIOCA ELLY A QUIDDITCH?, sarà ben esplicita nel prossimo, anche se la risposta mi sembra un po’ scontata. Provate ad indovinare, mi fa davvero molto piacere leggere i tentativi. Mi basta solo una parola, che so, Portiere, Battitore, quello che è…come ho già detto, non mi serve tutto il commento, solo una parola. Fatemi pensare se c’è qualcos’altro da dire…oh, beh, mi dispiace se questo capitolo è un po’ corto, ma questa era la lunghezza originale dei capitoli e non sono riuscita ad allungarli. Prevalentemente si parla di Elly, ma prometto che tra qualche capitolo ci sarà un approfondimento Rose-Scorpius molto importante…purtroppo sono lenta come una tartaruga…

Ora passiamo ai ringraziamenti personali:

  • a _ki_: ehi, salve nuova lettrice! Sono contenta ti piacciano le descrizioni, anche perché pensavo fossero un po’ noiose…ci tengo comunque che riusciate a vedere il mio punto di vista (ok, nn sono mai stata brava con le ripetizioni XD)…per la nazionalità di Elly, direi che 6 molto vicina, per il segreto di Scorpius sei fuori strada! Comunque spero ti piaccia anche questo capitolo, se hai tempo fammi sapere in che ruolo secondo te gioca Elly…
  • a S1a3m: ariciao! Ti ringrazio tantissimissimissimo per le belle parole, magari tutti fossero come te…(sniff, sniff *me commossa*)…Per Elly, ci sei andata veramente vicina, tra due capitoli, tre al massimo, sarà scritto esplicitamente comunque! I’m sorry, perché non ho aggiornato molto presto, la prossima settimana prometto che posterò puntualmente! (PS: se ti va, scrivimi quale pernsi sia il ruolo di Elly nel Quidditch)
  • a valkiria: shalve! Wow, bella tecnica di deduzione! Anche tu ci 6 vicina, anche se ti assicuro che Elly non è americana. È vero, sarebbe scontato, inoltre lei è un’europeina come noi! Se vuo, se hai tempo, se hai voglia, scrivimi quale secondo te è il suo ruolo nel Quidditch… Bene, per il segreto di Scorp ti accontenterò tra qualche bel capitolo! Appuntamento alla prossima puntata! (questa è quella che si dice un’allitterazione=D=D)
  • a vulneraria: grazie per i bei complimenti, sono superiperarci contenta che sia originale! Si, hai ragione, Elly ha un passato un po’ stranetto, non sembra volerne parlare molto (parlo in terza persona, ma tecnicamente l’ho inventata io…mmm…se continuo così finirò al manicomio…)…comunque spero che anche questo capitolo ti piaccia, prova ad indovinare il suo ruolo nel Quidditch, sono curiosa di conoscere la tua opinione…

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Capitolo 8
*** Salto ***


Questo capitolo lo posto oggi, perché questa settimana non avrò tempo. Faccio in fretta, per cui, mi dispiace tantissimo, non ho tempo di rispondere alle recensioni, le metterò in testa la settimana prossima. Comunque vi ringrazio tantissimo se state leggendo e ancor di più se mi lascerete una recensione. Vi avverto che il prossimo capitolo, invece sarà molto breve, la importante. Alla prossima, LyhyEllesmere

 

 

Capitolo 7 – Salto

 

 

Tornarono in Sala Comune. Rose moriva dalla voglia di chiedere ad Elly come facesse a conoscere l’Ippogrifo nero. Erano le 4, mancava ancora un’ora all’allenamento. Il sole emanava gli ultimi raggi della giornata ed illuminava la Sala Comune.  

“Elly, vieni con noi dopo?” chiese Al.

Silenzio.

“Come scusa?”

Elly pensava di essersi ormai abituata alla voce di Al, alla sua voce, ma ogni volta veniva colta di sorpresa. Ed ora aveva anche ritrovato Becco d’Ambra…

“Non credo le convenga, sai Al, dopotutto è un po’ indietro col programma…” intervenne Rose.

“È vero” sussurrò Elly  “forse farò un salto verso la fine”

“Come prego?” I tre strabuzzarono gli occhi.

“Che significa farò un salto?” chiese Scorpius. Detto da lui suonava buffo.

Elly si rese conto del suo errore. Non aveva parlato inglese. Aveva parlato la sua lingua madre. Come posso essere così stupida? Tutta questa preparazione per niente… Il suo passato, tutto ciò che era,  volente o nolente, stava cercando di emergere.

“Devo andare in biblioteca” disse. “Forse verrò verso la fine”.

Li lasciò soli in Sala Comune.

“Mi ero dimenticata che questa non è la sua lingua madre” borbottò Rose.

“Ha una pronuncia perfetta” la sostenne Scorpius.

“Forza, andiamo, magari arriviamo a fare qualche tiro in più.”

Albus era una persona tranquilla, che si scomponeva di rado. Aveva capito che Elly avrebbe parlato solo al momento opportuno, quando sarebbe stata pronta.

 

 

“Su, proviamo un’altra volta!”

James era certamente un Capitano instancabile. A scuola poteva sembrare un rompiscatole ed uno scansafatiche, ma dentro un campo da Quidditch assumeva un’espressione decisa e sicura. Per questo tutti lo rispettavano.

Era la decima volta che lui, Lily e Robin provavano lo stesso schema. Ormai erano diventati invincibili. Robin, diminutivo di Intrepida Robins (figlia di Demelza), era una ragazza sveglia e solare. L’unica che sapeva far rigare dritto James. Superava persino Lily. Sul campo era veloce, brava. Delle volte le capitava di distrarsi, ma se concentrata era un ottimo Cacciatore. Aveva capelli castani, lunghi e crespi, quasi sempre legati in una coda alta, ed occhi marrone- verde. Frequentava il Quinto Anno, ma era entrata a partire dal Terzo. Da allora lei e James si battibeccavano. Lui provava un gusto perverso nel fissare gli allenamenti quando lei era impegnata, specie coi ragazzi. Il motivo era ignoto a tutti, forse James si divertiva a correre alle sette di mattina tutt’intorno alla Sala Grande.

“Perfetto, Lily, passamela!” James afferrò la Pluffa al volo e la lanciò indietro. Robin la prese e la ripassò a Lily.

Intanto Rose e Scorpius si esercitavano coi Bolidi. Rose amava volare. Quando si trovava in aria, tutti i problemi e le preoccupazioni rimanevano a terra. Si poteva librare leggera, assaporare ogni momento, ogni corrente d’aria. Ed amava il ruolo del Battitore. La mazza le dava un senso di sicurezza. Colpire i Bolidi la faceva sentire potente, oltre che darle un modo per sfogarsi. Erano poche le volte in cui Rose non riusciva a colpire. Inseguiva i Bolidi e bammm!, li sferrava con tutta la sua potenza verso l’avversario.

Scorpius aveva una tecnica di gioco completamente diversa, molto singolare. Lui aspettava che il Bolide lo colpisse. Le palle erano incantate per disarcionare i giocatori; preferivano perciò colpire un bersaglio fermo, piuttosto che uno in movimento. Il ragazzo rimaneva perfettamente immobile al centro del campo, gli occhi chiusi, ed aspettava che arrivassero. Aveva un udito fuori della norma, e appena li sentiva arrivare…Bamm! Anche lui lo colpiva in direzione dell’avversario. Ad occhi chiusi riusciva a distinguere il modo di volare di ogni compagno: la frenesia di James, l’agilità di Lily, la velocità di Al, la potenza di Rose.

Quel giorno avevano incantato dei manichini in una metà del campo –nell’altra si esercitavano i Cacciatori col Portire – e dovevano colpirli.

“Bella statuina…” scherzò Rose.

“Cosa c’è, donna cannone?” chiese con un’espressione angelica Scorpius.

“Ma brutto…” ghignò “ se non ti stesse arrivando un Bolide addosso ti colpirei io stessa!”

Il Bolide stava per disarcionare Scorpius, quando questi, con grande precisione, lo colpì e lo spedì verso uno dei manichini. Un tonfo segnò l’arrivo a destinazione.

“Visto che precisione? Altro che inseguire Bolidi! Manco fossi un cane…”

Rose lo fulminò. Scorpius finse di mandarle un bacio. Lei non poteva sapere quanto amore ci avesse messo.

 

Hugo era stato l’ultimo acquisto della squadra, assieme a Lily. Ma mentre quest’ultima aveva un talento naturale – ereditato forse dalla bravura di entrambi i genitori – lui aveva trascorso anni ad imparare. Ora, dal viso dell’avversario era in grado di capire se avrebbe tentato di segnare, fatto una finta o passato al compagno. Aveva trascorso tutte le estati ad esercitarsi con Lily, il padre e zio Harry. Aveva sopportato le prese in giro di Jay, i tiri mancini di Al, ma per il risultato ne era valsa la pena. Al terzo anno era riuscito ad entrare in squadra, battendo persino Byron McLaggen, un colosso del settimo anno da cui aveva rischiato d’essere picchiato.

Parò il tiro mancino di Robin, quindi tirò la Pluffa a Lily.

“Ottima parata!” urlò James. Hugo sorrise e si preparò al nuovo attacco.

 

Albus volava qualche metro sopra i Cacciatori. Un Cercatore necessitava di molto spazio. Albus, come Harry d’altronde, era leggero e veloce, ma con un presa ferrea. Era entrato in squadra al secondo anno, visto che al primo Fred Weasley deteneva quel ruolo. Albus sentiva che il suo elemento era l’aria. Leggera, ma mutevole, lunatica. Invisibile se calma, infermabile se arrabbiata. Lo specchio della sua anima.

Al aveva liberato il Boccino e lo stava cercando, quando vide una ragazza sedersi sugli spalti. Il vento per un attimo le scoprì la frangia ribelle e fece brillare gli occhi al sole. Al decise di avvicinarsi. Magari il Boccino girava da quelle parti, gli sembrava d’aver visto un luccichio…

“Ehi, sei venuta alla fine?” sorrise gentilmente.

Silenzio.

“…Già”. Era seduta sulla scalinata, le ginocchia accoccolate al petto. Le si sedette accanto.

“Posso farti una domanda?” chiese, imbarazzato.

Lei strinse ancor di più le ginocchia al petto e si appiattì la frangia.

“Dipende”

“Perché ti copri sempre gli occhi? Non li ho mai visti davvero, di che colore sono?”

Lei distese le gambe, e fece per alzarsi.

Al la fermò, toccandole la gamba destra. “Aspetta…”

Lei lo scacciò, come avesse preso la scossa. Si girò di scatto.

“Non mi toccare…” sibilò.

“Scusa, io…” Albus era sempre più confuso.

“Non mi devi mai toccare, intesi?”

“Ma veramente…”

“Ehi, splendore, sei venuta alla fine??” James si avvicinò con un sorriso sardonico.

Silenzio.

“Be’, vieni giù, ormai abbiamo quasi finito, se ti va di fare un giro…”

Elly annuì. Guardò le scale, quindi sospirò.

Perché ci mettono tutti quei gradini? Non bastava uno scivolo? Vabbe’, anche se vedono qualcosa è lo stesso, pensò.

Prese la bacchetta e la puntò verso la frangia.

Firma” mormorò.

James ed Albus si scambiarono uno sguardo interrogativo.

Lei, intanto, cominciò ad avvicinarsi al bordo degli spalti. Da terra dovevano essere minimo venti metri.

“Elly, ma che…” cominciò Jay. “Se vuoi puoi scendere con me sulla scopa…”

Lei non lo ascoltò. Si arrampicò sul bordo. Al era come congelato.

James la afferrò per il braccio. “Cosa stai facendo?”

Lei si liberò dalla stretta. Non voleva essere toccata. Ghignò.

Con un avvitamento indietro si buttò giù. L’aria le entrava nei polmoni, l’adrenalina le scorreva nelle vene. Che sensazione magnifica… Le sembrò di tornare a quel giorno, quando a cadere erano in due. Piegò le gambe come le era stato insegnato all’Accademia. L’atterraggio fu morbido.

Brava, Lyhy, sei ancora in forma.

“Elly!” James ed Al atterrarono dalle scope, presto raggiunti dal resto della squadra. Rose era sconvolta.

“Cosa avevi in mente???” sbraitò James.

Elly, da dietro la frangia, inarcò un sopracciglio.

“Mi hai detto di scendere…”

“Dalle scale! O potevi salire sulle nostre scope! Non serviva ti ammazzassi…!

James sembrava leggermente irritato. In parte preoccupato, in parte geloso. Al, invece, dopo un primo momento di smarrimento, aveva osservato i due secondi della caduta di Elly. Non poteva essere solo fortuna.

“Da quanto lo sai fare?” chiese, curioso.

Tutti si girarono sbalorditi, ad eccezione di Scorpius, che sembrava non aver capito bene cosa fosse successo.

“È la prima cosa che ti insegnano, nella mia scuola.”

“Wow!” sussurrò Lily, ammirata.

“Vuoi dire che ve lo insegnano ad undici anni?” chiese Rose con gli occhi sbarrati.

Elly annuì. Dieci, corresse mentalmente. Ma non poteva certo dirlo.

“Ah…capisco…allora scusa se ho urlato, ma mi avevi fatto prendere un colpo” borbottò James, mentre si passava una mano tra i capelli, imbarazzato.

Elly scosse le spalle.

“Ma mi volete spiegare cosa è successo???” urlò ad un tratto Scorpius.

Rose si sbatté la mano in faccia.

“Scorp, mi spieghi tu dove sei con la testa???” scherzò Jay.

“Be’, ero girato…” Il biondo assunse un colorito rosa.

“Ooooh, guardate, è arrossito!” rise Lily. Tutti la imitarono, tranne Scorpius, che si sentiva preso in giro. Ed Elly.

“Te lo spiego dopo, va bene?” Rose cercò di riportare la calma, facendo un profondo respiro.

“Ehi, Elly, ma tu in che ruolo giocavi a Quidditch?” Chiese poi James.

“Noi eravamo Cacciatori…” mormorò lei.

“Voi?”

“Io e…un…mio…amico”.

“Forse era un amico speciale” scherzò Lily.

Già, pensò Elly.

 

 

Dopo cena tornarono in Sala Comune. Elly decise di andare a dormire e lasciò Rose, Al e Scorpius senza dire una parola.

“Quella ragazza mi ha ingarbugliato il cervello…” esordì Al.

“…non dirlo a me” borbottò Rose.

“…ma mi piace. Cioè, non in quel senso…Scorpius smettila “ diede una pacca all’amico, che ridacchiava. “Credo abbia passato qualcosa di brutto, abbia perso la fiducia in tutto…”

“Altro che Auror, il nostro Potter diventerà uno strizzacervelli coi fiocchi…”

“Ma la smetti? Mi hai fatto venire da dormire con tutte le cavolate che spari, Scorp. Buonanotte” Al si alzò e si diresse verso il Dormitorio, camminando a testa alta, con fare finto offeso. Peccato che per lui fosse impossibile tenere il broncio.

Rose rimase in silenzio, seduta sulla poltrona vicino al fuoco. Accanto a lei, Scorpius osservava le fiamme. La Sala Comune ormai si stava svuotando, la maggior parte degli studenti tornava nei Dormitori a finire gli ultimi compiti.

Dopo venti minuti di assoluto silenzio, Rose si voltò. “Ehi…” disse intenerita “c’è qualcosa che non va?”

Scorpius si girò. Dicevano che Elly fosse bella. Bullocks. Rose lo era molto di più. I capelli castano ramati sfuggivano dalla treccia spettinata in morbidi riccioli. La pelle di porcellana sembrava avorio liquido, bagnata dalla luce del fuoco. E gli occhi, grandi, ingenui, puliti, brillavano di una luminosità propria. Scorpius aveva incontrato moltissime ragazze, ma nessuna aveva quella luce. La sua. Le pagliuzze marroni risaltavano nell’oceano di blu, deboli barchette naufragate che continuano a galleggiare dopo la caduta della nave. Era bellissima.

“No, niente, stavo riflettendo”

Il sorriso le fece apparire una fossetta sulla guancia. Gli occhi si socchiusero in una luce maliziosa. “Chissà a cosa stavi pensando…” sussurrò.

Scorpius sorrise. “Sempre lì vai a parare, eh…e dopo siamo noi, quelli che ci pensano tutto il giorno…”

Rose gli diede uno scappellotto. “Sei pungente oggi…”

“Ho imparato da una maestra…”

Lei gli fece la linguaccia.  “Be’, vado a dormire. A domani”

Scorpius rimase solo in Sala Comune. Ripensò alla stranezza di Elly, all’Ippogrifo nero, al salto, alla preoccupazione di Rose. Lei era così, volubile come il vento. Allegra, sorridente, triste, scherzosa, euforica, perplessa, sbalordita. Ma sempre lei. Sempre Rose. Da quando si erano conosciuti non era cambiata. Lei diceva di sì, ma non era vero. In fondo al cuore, almeno Scorpius lo sperava, era rimasta la stessa.

Si alzò e anche lui andò a dormire.

 

Ad Al,

te sei l’unico che capisce tutto.

L’unico che capisce

Quando è il momento

Di farsi da parte.

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Capitolo 9
*** Incantesimi ***


Salve, amati lettori! Vorrei inserire i ringraziamenti per i commenti del capitolo Cura delle Creature Magiche, mentre quelli per Salto saranno in fondo, come al solito.

vakiria: ciao! Si anche a me piace molto Becco d’Ambra, ma non sai quanto ci abbia messo ad inventare il suo nome! Un intero pomeriggio…Per il Quidditch non ci hai azzeccato, ma me lo immaginavo che avreste detto Cercatrice, dopotutto è il ruolo di Al!

vulneraria: Hai ragione, hai proprio un’autostima sotto i tacchi…su con la vita! Non è un Battitore, come hai già visto, ma poteva scambiarsi con Rose, quindi è normale! Sono contenta che tu sia interessata, mi fa sentire importante! (anche io ho un’autostima sotto i tacchi, anzi, sotto terra)! Ci vediamo sotto, se non sbaglio!

S1a3m: oh, no, mi dispiace averti fatto aspettare!  Comunque brava! Ci hai proprio azzeccato! Elly è un Cacciatore, anche se un po’ particolare… Lui arriverà tra un po’ (un bel po’), così si scoprirà finalmente qual è il suo nome, perlomeno! Ci vediamo a fine capitolo!

_ki_: Ciao! Questo capitolo è ancora più breve dello scorso, come mi sento in colpa!!! Per il ruolo di Elly, anche te hai pensato fosse Cercatrice…forse perché è il ruolo di Al…no, è Cacciatrice principalmente perché mi serviva un ruolo doppio, e poi perché a lei piace segnare U.U (sembra che la capisca proprio bene =D) Per la nazionalità dovrai pazientare ancora un po’, un capitolo credo…per gli occhi coperti, invece, manca ancora un bel po’! Alla prossima, spero che anche questo capitolo ti piaccia!

 

Capitolo 8 – Incantesimi

 

Percorreva un corridoio dell’Accademia, così diverso da Hogwarts. I muri bianchi erano stati affrescati centinaia d’anni prima dai grandi maestri del Rinascimento. I disegni, in grado di muoversi, rappresentavano storie per bambini come Le Fiabe di Beda il Bardo, ma anche leggende tali Beowulf, Parzival, Re Artù, I Gemelli, La Canzone dei Nibelunghi.

Grandi finestre ad arco si aprivano ogni pochi metri. Accanto ad una trovò lui. Era assorto, quasi stesse prendendo una decisione. Il raggi del sole illuminavano la pelle abbronzata ed i lineamenti dolci. Quando la vide, tuttavia, il viso si distese in un sorriso.

Ad un tratto sentì un rumore assordante, seguito da un terremoto. Cominciarono a cadere vetri, tratti di muro e pavimento. I due avevano la stessa identica espressione d’orrore.

Un’altra scossa. Corsero di sotto, con un unico pensiero in testa: combattere.

 

Elly si svegliò di soprassalto. È stato solo un incubo, sperava. Un incubo terribile. Si girò per vedere che ora era. L’orologio antico segnava le due di  notte. Si alzò in fretta.

Indossò un paio di vecchi jeans beige ed una maglietta. Si tirò indietro la frangia e legò i capelli in una treccia. La fermò sulla nuca, quindi prese un vecchio cappello largo con la visiera. Uscì, come suo solito, senza far alcun rumore.

I corridoi erano deserti. Mastro Gazza non era più petulante come un tempo, forse per la veneranda età, forse per la scomparsa di Mrs Purr, morta di vecchiaia. I ritratti dormivano beati. Non c’erano torce accese,  ma la ragazza non aveva bisogno di luce, grazie alla vista da felino. Un vecchietto russava appoggiato ad una cornice intagliata antichissima, i baffetti che si alzavano ad intervalli regolari per la fuoriuscita d’aria.

Elly raggiunse l’Aula di Incantesimi.

“Oh, sei arrivata finalmente!”

Vitious saltò giù agilmente dal banco su cui era seduto, gli occhietti vispi e vivaci.

“Spero tu non abbia avuto problemi a svegliarti!”

Per essere le tre del mattino, sembrava un po’ troppo pimpante.

“No, signore…”

“Bene, bene…e perché ti sei messa quel cappello?”

“È comodo, signore. E non mi fa riconoscere. Sa, in caso…”

“…tu venga scoperta. Ottimo, davvero ottimo. Se volessi diventare Auror dopo la fine della scuola, non avresti problemi per l’esame di Travestimento1. Avevo un’allieva abilissima in quel campo, Nymphadora2... Ma perbacco, mi sto perdendo!  Dunque, come ti ho già detto nel mio ufficio, devi recuperare un bel po’ di roba. Non che tu non abbia fatto nulla, nossignore…tuttavia, i metodi dell’Accademia sono un po’ diversi da quelli di Hogwarts…”

“L’ho notato, signore…”

“Appunto. Se non sbaglio, hai avuto un’ottima preparazione in Pozioni. Il professor Lumacorno mi ha detto che sta ancora saggiando le tue qualità…Hai già cominciato a recuperare Difesa contro le Arti Oscure assieme al professor Pool, anche se non hai ancora cominciato a frequentare le lezioni del mattino. Ti dirò io quando. Infine, Incantesimi. Hai avuto una preparazione completamente diversa dalla nostra, grazie anche alle tue…ehm…capacità, ecco. Allora, sguaina la bacchetta, Ryan…”

 

 

Harry Potter aveva sempre amato le passeggiate notturne. E quando anche suo figlio era cresciuto, gli aveva tramandato il Mantello dell’Invisibilità. Albus si sentiva libero mentre camminava di notte, quando i corridoi erano deserti e regnava il silenzio. Le pareti sembravano più alte e minacciose, l’oscurità più profonda senza il perpetuo chiacchiericcio di sottofondo.

Scese d’un paio di piani, servendosi dei vari passaggi segreti e passò davanti al ritratto del vecchietto che russava come un trombone. Ad un tratto sentì un rumore forte, come di un vaso rotto.

“Prova ad aggiustarlo, dai…”

Vitious? Pensò confuso.

“Non ci riesco…”

La seconda voce era solo un sussurro.

“Concentrati…no, non così! Ferma! Se no non imparerai nulla…”

Uno sbuffo irritato rispose.

“Allora” continuò Vitious con tono paziente “bacchetta alla mano, fai questo movimento, come  me, e di’ Reparo…”

Reparo” bofonchiò l’altra voce.

“Perfetto! Hai visto che ci sei riuscita?”

Elly mormorò qualcosa di impercettibile.

“Sì, lo so che è tutto diverso, però devi abituarti…e sai anche il perché…”

Silenzio. Al trattenne il respiro.

“Forza, fallo levitare ora!”

Wingardium Leviosa

“Benissimo, ora attiralo a te…”

Accio

Che strano, pensò Al. Non ha nemmeno bisogno di dire il nome dell’oggetto…

“Bene, direi che per stanotte può bastare…allora tra due giorni, stesso posto, stessa ora?”

“Per me va bene, professore. Buonanotte”

Una figura irriconoscibile uscì dall’Aula. Al strinse gli occhi nel tentativo di riconoscerla, ma invano. Poi si accorse che, nonostante camminasse di buona lena, non produceva alcun rumore.

Elly?

Se prima era confuso, ora era molto di più. Perché cavoli Ellyssa Ryan doveva prendere lezioni di Incantesimi da Vitious nel cuore della notte? E, soprattutto, perché ne aveva bisogno? Dopotutto era riuscita a Trasfigurare un corvo senza alcuna difficoltà…

Decise di seguirla, ma lei si diresse verso il Ritratto della Signora Grassa. Salì nel Dormitorio femminile, dove lui non poteva raggiungerla.

Appena entrata, mormorò un incantesimo e i vestiti vennero sostituiti da un pigiama. Si sciolse i capelli e la frangia, mentre s’infilava nel letto. Chiuse gli occhi.

 

“Oh, accipignolina bella!”

Lei alzò gli occhi al cielo. “Bravo, genio, e adesso?”

I pezzetti di un’antichissima statua greca originale coprivano metà del cortile dell’Accademia. Per fortuna erano soli, gli unici ad avere un’ora buca.

“Forza, dobbiamo ripararla prima che arrivi qualcuno!” I grandi occhi ridevano divertiti.

Lei sbuffò. “Va bene…”

Uno di fronte all’altra, fecero lo stesso identico incantesimo. “Reparo!”

La statua tornò come nuova, nonostante i 2000 e passa anni.

“Visto? Ti preoccupi decisamente troppo!”

Lei inarcò un sopracciglio. “Scusa? Adesso ti faccio vedere io come mi preoccupo…”

Lui scappò via ridendo, mentre lei lo inseguiva, veloci come il vento.

 

Elly si addormentò.

 

 

A Vitious,

sempre sveglio e pimpante,

l’unico che per ora

fa ragionare Elly

 

1 – Esame di Travestimento: pg. 58 di Harry Potter e l’Ordine della Fenice

2 – Nymphadora: è il nome inglese dell’italiano Ninfadora…credo sia chiaro che si riferisce a Tonks

Cappello di Elly: http://www.modalizer.com/wp-content/uploads/2009/10/accessorize3.jpg

 

 

Alur, arisalve a tutti! Capitolo molto molto corto, lo so, ma essenziale. Non sono riuscita ad inserirlo nello scorso né nel successivo, perché non c’entrava nulla. Sono inseriti diversi indizi, ma è un po’ separato dalla storia in sé. Come avrete notato, è una specie di One-Shot, in pratica appaiono solo tre personaggi!! I’m sorry…

Devo poi annunciare che probabilmente non riuscirò a postare lunedì, né domenica, perché parto per l’Austria, e sarò in gita per una settimana…Dovrete aspettare anche un po’ oltre il 22, perché quando tornerò, ci sarà il mio compleanno!! (fatemi gli auguri domenica 21 marzo!!!)

Alla prossima, spero vi sia comunque piaciuto il capitolo e vi prego di lasciare anche una recensionina piccola piccola…

Ringraziamenti personali:

vulneraria: grazie per aver commentato, come sempre! Davvero, le tue recensioni fanno un effetto benefico, sono contentissima ogni volta che le vedo! Spero naturalmente che anche questo capitolo i abbia intrigato!

valkiria: hai perfettamente ragione, Elly ha una mente un po’ contorta…il buffo è che quando ho scritto della frase, non avevo ancora pensato di farla saltare davvero! Ho capito il collegamento che avevo – accidentalmente – fatto grazie alla tua recensione e al supporto di mia sorella! Quando l’ho capito sono scoppiata a ridere come una stupida!

Sono contenta che ti sia piaciuta la descrizione dal punto di vista di Scorpius, anche perché non mi convinceva molto, mi sembrava un po’ ripetitiva…tra un pochino ci sarà un bel momento tra Rose ed Elly, ed anche un piccolissimo avvicinamento ad Al, ma non posso dirti di più! Baci!

Smemo92: wow, non avevo mai visto una recensione così lunga, e credimi, ne sono davvero onorata!!! Sono un po’ problematica, perché è vero, ho inserito un po’ troppi personaggi, a cui non pensavo di dare tanto spazio, come Madeleine…Scorpius, dopo Al, è uno dei miei personaggi preferiti. Quando ho cominciato a scrivere la storia, lo volevo un po’ diverso dal solito bastardo Serpeverde. Così è arrivato l’amicone svampito. Anche se a tutto c’è un motivo XD. Al, invece, è un po’ il mio uomo ideale (=P). lui è così, troppo dolce e riflessivo, ma anche deciso. È un po’ l’opposto di James, è vero, che è leggermente lunatico. Alis, cambia idea come il vento sono contenta che ti sia piaciuto Hugo, anche perché volevo dare un po’ di spazio anche a lui. Poverello, viene sempre dimenticato da tutti!!! La cara sorellina, Rose, invece, è il personaggio più complicato che abbia mai inventato! Davvero, ancora adesso, mi sembra di farle cambiare idea tutto ad un tratto, il ché non le si addice molto…ed Elly, infine, la nostra cara incognita,  è un po’ particolare, solo Al riesce a capirla un pochetto. E ti ringrazio per i complimenti, sono contenta che i primi capitoli ti siano piaciuti, anche perché sono stati difficili da scrivere, inserire tutti gli indizi, e cercare di farlo sembrare divertente…spero ti sia piaciuto anche questo capitolo! Ops, forse ho fatto un commento un po’ troppo lungo…che dire, mi lascio trascinare facilmente…

S1a3m: Ciao, lettrice n° 1!!!! Vediamo, spero che questo capitolo ti abbia chiarito, o almento dato una visione più profonda di Elly…per Al, non ci sono cure. D’altronde, chi non si innamorerebbe di lui? XDXD!!! Alla prossima!!!

 

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Capitolo 10
*** Incidente ***


Capitolo 9 – Incidente

 

I giorni passavano e Rose era sempre più impegnata tra scuola e allenamenti di Quidditch. Non aveva mai un po’ di tempo per gli amici, né per Scorpius. Dire che questo fosse dovuto a Elly era un eufemismo. Rose aveva imparato a rispettarla, aveva capito che non la doveva forzare. Spesso Elly spariva, andava in biblioteca o da Becco d’Ambra. Non la invidiava. Tuttavia, la prima “sconfitta”, se così si può definire, le bruciava ancora.

Una settimana dopo aver consegnato i temi di Aritmanzia, la professoressa Vector li aveva restituiti corretti.

“Weasley, davvero un ottimo lavoro!” aveva squittito. “Una bella E”.

Poi, per ultima:

“Ryan! Mi sono davvero sorpresa! Non immaginavo fossi così portata con l’Aritmanzia…mi è piaciuto in particolare il riferimento al numero 2 ed i legami tra le persone. E+!”

Elly era rimasta impassibile, mormorando solo un debole “Grazie, professoressa”.

Rose era rimasta sbalordita. La Vector non aveva mai dato una E+ a memoria d’uomo! Aveva capito che dietro la maschera dì impassibilità si nascondeva una ragazza molto intelligente. Da non sottovalutare. Aveva deciso di sorridere: “Wow, E+! Posso vedere il tuo tema?”

Elly aveva scosso le spalle. La sua scrittura era molto piccola, ma rotondeggiante e ben comprensibile. Il saggio era lungo tre rotoli di pergamena, con moltissimi riferimenti a cui Rose non aveva nemmeno pensato. Aveva promesso a se stessa che la prossima volta avrebbe vinto.

 

 

Erano passate tre settimane da quando Elly era arrivata a scuola. Era mercoledì, perciò avevano un’ora buca dalle 8 alle 9. Le due ragazze erano sedute al tavolo di Grifondoro. Rose si servì di cornetti, latte e succo di zucca. Afferrò anche una fetta di pane e vi spalmò marmellata d’albicocche. 

“Ehi, cuginetta, sei un pozzo senza fondo!” esclamò Lily, sedendosi di fronte.

“Buon giorno!” rispose Rose di buonumore.

“Che cos’hai stamattina, visto che sei così allegra?”

“Tre ore di Antiche Rune!”

“…solo te potresti esserne contenta, questo è sicuro. Comunque, cambiando discorso, ma ha mandata James.”-nel pronunciare il nome, Lily fece una strana smorfia-“Stamattina non aveva molta voglia di alzarsi…” Sbuffò.

“E allora come fai a saperlo?” Rose era confusa “David non è in Dormitorio con James, sei salita per…”

“Non sono salita, ma ti assicuro che farsi svegliare da un enorme cane Patronus non è il massimo…”

Rose ridacchiò. Prima o poi Lily si sarebbe vendicata. “Be’, questo messaggio?”

“Oggi c’è di nuovo allenamento, alle 4.30…”

“Cosaaaa?? Ma stasera ho anche Astronomia!”

“Lo sai com’è, la prima partita dell’anno…poi contro i Serpeverde…James non vorrà perderci la faccia…Be’, ci vediamo, vado da Robin. Auguratemi buona fortuna, vorrà strangolare Jay!” e si diresse dall’altra parte del tavolo.

“Vieni anche te?” chiese Rose. “L’ultima volta non sei nemmeno arrivata a provare la mia mazza”

Elly si girò. “…D’accordo”.

“Però entra da sotto, come noi. Così a James non verrà un altro coccolone”

Lei scosse le spalle.

 

 

“Oggi volevo cominciare la traduzione di un libro molto importante” disse la professoressa Gallagher, una giovane dai capelli biondi e i profondi occhi neri.

“Le Fiabe di Beda Il Bardo?” mormorò scettica Elly. Quel giorno indossava dei jeans neri stretti sotto la gonna ed aveva legato i capelli in una coda alta. La frangia rimaneva sempre immobile grazie all’incantesimo Firma1.

“Non le sottovalutare” rispose Rose, la massa di capelli ribelli raccolti in un nodo sulla nuca. “Zio Harry ci ha trovato informazioni molto interessanti”.  Elly non diede segno di averla sentita. Aprì il libro e cominciò a leggere la prima favola.

“Dunque, vorrei che traduceste la prima storia ora e le altre due per la prossima volta. Vi do tempo un’ora” ordinò la Gallagher.

Elly inarcò un sopracciglio. Stava scherzando? Ok, Hogwarts era una scuola di livello superiore rispetto all’Accademia, ma a casa i temi li facevano in Rune. Leggevano e scrivevano in simboli come fosse italiano. Sbuffò. Non sarebbe mai riuscita ad abituarsi. Si voltò ad osservare la compagna. Rose stava traducendo la quarta riga, il viso solcato da un’espressione decisa, un ciuffo ribelle sopra gli occhi. Elly sospirò e cominciò il lavoro.

 

“Bene ragazzi, l’ora è scaduta. Completate il compito per la prossima volta.”

Rose era molto soddisfatta: era riuscita a tradurre due storie e l’inizio della terza. Tutto merito delle serate passate con Hermione a leggere favole. Ormai non le occorreva più nemmeno il vocabolario. Grazie, mamma…

Si voltò verso la compagna. “Ehi, sei riuscita a fini…” Le parole le morirono in bocca. Sulla pergamena di Elly si stavano asciugando tre delle cinque storie del libro.

Ma come fa??? pensò, eppure io ormai le so a memoria… La sua attenzione venne però richiamata dalla professoressa Gallagher.

“Oggi cominciamo, e finiremo solo alla fine dell’anno, le Rune Europee.”

Accanto a Rose, Elly s’irrigidì.

“Noi finora abbiamo studiato solo Rune Anglosassoni, delle antiche popolazioni autoctone. Vedremo che quelle Francesi sono più complesse, quelle Tedesche, simile alle nostre, piuttosto rigide, quelle Spagnole difficili da leggere. Ci soffermeremo a lungo su quelle Greche, lingua della cultura. Analizzeremo alcuni trattai di antichi filosofi. Ma quelle senz’altro più interessanti – e detto tra noi, semplici – sono le Rune Antiche Latine ed Italiane Medioevali. Allora, facciamo un’introduzione generale…”

 

 

“Lezione interessante, vero?” Rose era entusiasta. Aveva trascorso le ultime due ore a scrivere come una forsennata. La mano le doleva, ma ne era masochisticamente soddisfatta.

Elly scosse le spalle.

“Non vedo l’ora di studiare le Rune Latine” continuò imperterrita Rose. “Sembrano così affascinanti, la cultura romana, il mondo antico…”

“Ehi, carciofo, che stai blaterando?”

Rose si voltò irritata verso un ghignante Scorpius.

“Come mi hai chiamato, scusa?”

Scorpius si spettinò i capelli, quindi sorrise. “Carciofo. Cos’è quella sottospecie di palla che hai sulla testa, se no?”

Albus scoppiò a ridere. Elly sembrava assorta, le estremità della bocca tremolanti.

Rose tirò la borsa stracolma di libri al giovane Malfoy, che la spostò con un pigro colpo di bacchetta.

Rose saltò sulle spalle di Scorpius. Questi le afferrò le gambe e le strinse a sé, quindi cominciò a girare come una trottola. “Basta, smettila!”

Caddero bocconi a terra, piegati in due dalle risate. Questi erano i loro momenti, non programmati. Spontanei.  

“Signorina Weasley, signor Malfoy, che cosa state combinando?”

La voce della professoressa McGranitt li riportò alla realtà. Ops.

“Ehm, ci scusi professoressa…” Rose, rossa come un peperone, raccolse svelta la borsa, mentre Scorpius si sistemava la camicia, un persistente sorriso strafottente stampato in volto

“Credo sia ora di pranzo, muovetevi”.

“Si, professoressa.”

Arrivati all’entrata della Sala Grande, Rose, Scorpius e Al scoppiarono a ridere. Elly, appoggiata allo stipite della porta, fissava il vuoto.

 

Si era fatta le trecce. I capelli neri risaltavano con la pelle abbronzata e gli occhi chiari.

“Ehi, Pippi Calzelunghe, dove pensi di andare?”

Lui sorrise.

Lei ghignò. “A fare strage di cuori. Vieni con me?”

Lui le passò un braccio sulla spalla. “Ovvio”.

 

“Elly, ci sei?”

Al le stava passando una mano davanti alla faccia. Si capiva che si era incantata, nonostante gli occhi coperti. La voce di Al, la sua voce, rimbombava ancora nella testa, nei ricordi.

Basta, dimentica… Scosse la testa e si avvicinò al tavolo di Grifondoro.

 

 

Alle 4.30 erano già tutti in aria per l’allenamento.

Elly li osservava dal basso, seduta sul prato, le gambe strette vicine al petto. La squadra si era radunata in cerchio al centro del campo per il riscaldamento. Si passavano veloci la Pluffa.

Sono molto bravi, pensò Elly. Anche se mai quanto noi…

Poi si divisero. Rose e Scorpius si esercitavano con un Bolide. Armati di mazza, se lo lanciavano. Erano estremamente precisi.

Qualche metro sopra, Al cercava il Boccino. Gli lasciava un vantaggio di dieci secondi, prima di acchiapparlo. Molto bravo.

Dall’altra parte del campo, James, Lily e Robin stavano provando un nuovo schema. Lily passava la palla a Robin, che la ripassava a Lily. Questa faceva una finta verso la campagna, quindi la lanciava a Jay, qualche metro più avanti. James a Robin, che segnava. Sembrava una partita a patata bollente.

Hugo le aveva parate quasi tutte. Dei 12 tentativi, 11 non erano andati a segno. Erano una squadra unita e in forma. Anche se gli schemi di James erano un po’ troppo complicati per i gusti di Elly.

I Battitori cominciarono ad esercitarsi con i manichini. Rose stava ripensando a Scorpius, il suo migliore amico. Il suo sorriso strafottente, il corpo sempre caldo, l’abbraccio stretto, come se volesse proteggerla da tutto e tutti. L’espressione triste… Accadde in un secondo.

Un Bolide le arrivò addosso inaspettatamente. Alzò la mazza per proteggersi e lo colpì.

Quello volò dall’altra parte del campo come un siluro.

“Attenti!” urlò. Ma non la sentirono. Scorpius, accanto a lei, cercava la bacchetta, ma tutti l’avevano lasciata nello spogliatoio.

James lo schivò, ma Robin non fece in tempo a voltarsi. Le colpì un braccio e la cassa toracica. Cadde dalla scopa. Rose cercava disperatamente tra le tasche, sapendo di non poter fare niente. Elly sguainò la bacchetta, ma sapeva che non era ancora in grado di usarla.

Robin stava cadendo. Non poteva permettere che le succedesse qualcosa. Non di nuovo. Si guardò intorno, ma tutti erano girati verso l’altra parte del campo.

Tarda! pensò con tutte le sue forze. Tenne allungata la bacchetta nella destra, poi mosse il braccio sinistro con uno scatto. Ne scaturì un fortissimo spostamento d’aria.

Robin, dall’altra parte del campo, rallentò, quindi si appoggiò dolcemente sull’erba.  

Tutta la squadra corse verso di lei, tranne Al, che si avvicinò ad Elly. “Vieni” le mormorò. Anche loro due accorsero verso il centro del campo.

“Come stai?” James sembrava fuori di testa.

Rose, in ginocchio, continuava a ripetere “Mi dispiace, non l’ho vista…”

Robin sembrava sottoshock, gli occhi sbarrati dal terrore. Non si muoveva.

Al le controllò il braccio. “È rotto, bisogna portarla da Madama Chips”. Cercò di prenderla su.

James si avvicinò. “Faccio io”. La prese dolcemente e si allontanò di corsa.

Scorpius fece alzare Rose, che non accennava a smettere di piangere. La fece appoggiare alla sua spalla e cominciò a consolarla.

“Su, lo sappiamo, ssshhh… non l’hai fatto apposta, ssshhh… almeno sei riuscita a fermarla…”

Rose alzò la testa e tiarò su col naso.  “Ma non sono stata io, credevo che Lily…”

“Rose, hai visto bene? Nnon sarei mai stata in grado di generare un incantesimo di quella potenza…”

Rose, Lily e Hugo si girarono verso Al.

“Non guardate me…”

Quattro paia d’occhi si poggiarono su Elly, ancora sottoshock. Era da tantissimo tempo che non compiva magie spontanee.

Scosse le spalle e si diresse verso l’uscita del campo.

 

A James,

quando lo vuoi

anche tu puoi essere dolce

 

1 – Firma: vedi capitolo “Salto”

 

Cri, cri, cri. Ele si avvicina lentamente, sperando di non essere presa a botte. Per favore, non uccidetemi! Anche se avreste il diritto di farlo. Sono stata via per quasi due mesi, ne sono consapevole. Ma credetemi, questo per me è un periodo d’inferno. Le vacanze di Pasqua non sono state vacanze, visto che i miei prof hanno l’hobby di dare troppi compiti. Entro la fine dell’anno, ovvero 28 giorni effettivi, ho così tante prove e interrogazioni che mi viene da piangere. Peggio, sono riuscita a scrivere solo un capitolo. Non sono più andata avanti con la storia, anche se ho molti progetti. Spero che un giorno o l’altro, quindi, mi perdonerete. Che ve ne pare, comunque, di questo capitolo? Personalmente non mi piace molto la forma con cui l’ho scritto, ma non potevo rimandare ancora. Succedono un sacco di cose, comunque. Se vi va, fatemi sapere cosa avete indovinato o se avete consigli per migliorarmi. Siate spietati. Comunque, le poche recensioni dell’ultimo capitolo devo ammettere che un po’ mi hanno deluso. È vero, era molto corto, ma mi dispiace lo stesso… vorrei perciò ringraziare tantissimo chi mi ha recensito:

 

  • a vulneraria: grazie per i complimenti!!! Sei davvero grande!!! Io un genio?? Magari…comunque sono davvero contentissima che ti piaccia…che ne pensi di questo capitolo?
  • a valkiria: wow, sono onoratissima di avere una lettrice così accanita!!! Mi fai sbrilluccicare gli occhi…mi dispiace che l’ultimo capitolo fosse un po’ corto, ma in realtà l’ho aggiunto molto dopo, quando avevo già scritto il 13…oh, i ricordi di Elly non hanno un senso, sono semplicemente degli sprazzi, per fare il confronto tra la sua vita di prima e quella di adesso…per una scena “seria” Rose/ Scorpius dovrai aspettare ancora un po’…comunque, questa era carina, no? XD Anche io ti mando un bacio grande come l’Olandese Volante di Jack Sparrow!
  • a Smemo92: ehi, ma tu sei una criptologa? Riesci ad interpretare bene gli indizi!! L’Accademia non è a Roma, ma ci sei vicina…il Mantello dell’Invisibilità non è proprio di Albus, in realtà lo usano tutti e tre i fratellini. Forse mi sono dimenticata di specificare…nel capitolo “Lezioni” comunque mi pare di averlo scritto. Per rispondere alle altre domande (sei un pozzo senza fondo!): no, Al non ha visto gli occhi di Elly, perché lei aveva il cappello, ed era buio. Per la bacchetta ci hai quasi beccato, non è che lei non la usa, è un po’ complicato da spiegare e non voglio svelarti la sorpresa…XDXD Sono contenta che i ricordi ti piacciano! Io mi diverto un mondo a scriverli!! (mi diverto con poco =D) Alla prossima!! Fammi sapere le tue nuove supposizioni se ti va!!!

 

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Capitolo 11
*** Dialoghi e Promesse ***


Capitolo 10 – Dialoghi e Promesse

 

 

“Jamie, come sta Robin?”

Lily lo osservava preoccupata. James sembrava spento, i capelli neri ritti in fuori, gli occhi infossati. Non aveva dormito tutta la notte. Madama Chips aveva detto che il problema non erano tanto le ossa rotte, quanto lo stato di shock. “Credo si svilupperà una fobia per il volo”.

James aveva accettato la notizia senza preoccuparsi della squadra: cosa non da lui.

“L’importante è che si svegli”. Robin si era addormentata appena arrivata in Infermeria, ed erano passati due giorni.

 

 

Al camminava nell’ala ovest del castello, alla ricerca di Elly. Era scomparsa subito dopo l’allenamento. Non era tornata al Dormitorio quella sera, né si era fatta vedere il giorno successivo. Quella ragazza stimolava in lui un senso di tenerezza e desiderio di protezione.

Sperava solo che non facesse qualche sciocchezza..

L’aveva cercata quasi ovunque: nei Corridoi, nelle classi, nel parco, da Hagrid, nella Guferia, ai margini della Foresta Proibita. Niente. Sembrava scomparsa nel nulla.

Giunse all’entrata della Torre di Astronomia. …Che fosse…? Mercoledì sera Rose non se l’era sentita di andare a lezione. Salì le scale e trovò la porta socchiusa: buon segno. Al entrò e trattenne il respiro.

Elly era salita in verticale sulla balaustra della Torre. Un solo movimento sbagliato e si sarebbe sfracellata al suolo, parecchi metri più in basso. Teneva gli occhi chiusi, sul viso un’espressione neutra. La frangia, come il resto dei capelli corvini, pendeva verso terra, lasciando scoperti gli occhi. Al ammirò per la prima volta i lineamenti felini di Elly: gli occhi erano leggermente mandorlati, la pelle tesa sugli zigomi per la concentrazione. Poi Al si rese conto di dove la ragazza si trovava.

“Cosa stai facendo?” chiese con tono angosciato.

Elly ricadde sul terrazzo e si ricoprì gli occhi con la frangia.

“Cosa vuoi?” La voce era leggerissima, appena udibile.

Al aggrottò un sopracciglio. “Non mi hai risposto”.

Lei scosse le spalle. Il ragazzo sospirò. È una battaglia persa.

“Sei andata a trovare Robin?”

Elly s’irrigidì. “No”.

“Non si è ancora svegliata”.

Lei alzò la testa di scatto. “Cosa?” La voce trapelava tensione.

“Madama Chips ha detto che il problema è lo shock. Le ossa rotte non sono niente”.

Elly si accoccolò al muretto, le mani sul viso. “Che cosa ho fatto…”

 

 

Rose camminava avanti e indietro nella Sala Comune. È colpa mia, non faceva altro che ripetersi mentalmente. Se non mi fossi distratta…stupida Rose, non capisci proprio niente. Non meriti di far parte della squadra.

“Mi stai facendo venire una crisi di nervi” borbottò Scorpius.

“Cosa?”

“Sei troppo nervosa, vedrai che si sistemerà tutto!”

“Invece no! Tu non capisci, io mi ero distratta, pensavo a te…e guarda com’è finita!”

Scorpius inarcò un sopracciglio. “Pensavi a me?”

Ops. Rose si guardò intorno. La Sala Comune era vuota, dovevano essere tutti a cena. Arrossì. “Beh, ecco…pensavo a quando mi hai chiamata carciofo…”

Scorpius ridacchiò.

“Non c’è niente da ridere!” sbottò irritata, più rossa del ragù appena fatto. “Quando ti distrai tu non succede niente, quando lo faccio io momenti una ragazza si sfracella!!”

Lui la osservava intenerito. Rose era sempre dolcissima. Forse era per questo che l’amava. Si preoccupava sempre, di tutto e di tutti.

“Rose, poteva capitare a chiunque” le disse con dolcezza. Portò una mano sul mento e le alzò il viso, così da poterla guardare negli occhi. Grandi, di quel blu profondo, con le pagliuzze marroni, color oro alla luce del fuoco. Cercò di sorridere. “E poi hai visto, non si è sfracellata. Mi chiedo come Elly abbia fatto…” Non è vero. In realtà non me ne importa nulla.

Rose ruppe il contatto visivo, con un gesto intirizzito. Si voltò verso il fuoco, con un’espressione confusa, stranita ma irritata sul volto.

“Cosa…? Ho detto qualcosa…” chiese Scorpius, sbattendo gli occhioni da cucciolo.

“Ecco, vedi, anche questo è il problema.” ribatté “Elly, Elly, sempre Elly. Poi cosa sappiamo di lei? Non mi convince.”

Scorpius si rabbuiò. Non gli era mai piaciuto attaccare le persone alle spalle. Era da vigliacchi. Ed anche a Rose, se per quello. Cosa stava succedendo?

La ragazza se ne accorse, ormai lo conosceva fin troppo bene. Si portò una mano alla bocca, accortasi di quello che aveva appena detto. Che non pensava, ma che le era uscito così, senza riflettere.

“Scusa” mormorò, fissando il pavimento, le assi di legno scuro e l’orlo del tappeto rosso oro. “Lei ha salvato Robin e io l’attacco così, senza un motivo. Sono spregevole…”

Non dire così. Non sei mai spregevole. Con una mano le alzò nuovamente il volto, alla ricerca di un altro contatto visivo. “Vieni qui…” La strinse a sé, come se non volesse lasciarla andare, come per proteggerla da tutto il mondo che, crudele, rischiava di distruggerla. Cercando di farle capire la sua amicizia, i suoi segreti, il suo amore.

Lei appoggiò la testa nell’incavo della spalla. Sospirò. Era tornata a casa, finalmente serena. Rimasero abbracciati davanti al fuoco.

 

 

Quando entrò, Elly vide James addormentato sulla sedia accanto al letto. I capelli scompigliati, la divisa strapazzata. Era rimasto sveglio per tre giorni, al capezzale dell’amica. Quel ragazzo può sembrare stupido, ma ha un cuore d’oro, si ritrovò a pensare.

Osservò il viso sereno, la bocca leggermente socchiusa, il respiro regolare e pesante. Da addormentato assomigliava moltissimo ad Al. James, però, aveva i lineamenti più dolci.

Si avvicinò al letto. Robin si continuava a muovere, quasi stesse scappando da qualche mostro. I mostri del mio passato. Sospirò e si avvicinò a James. Lo scosse dolcemente: lui si svegliò di soprassalto. Lo sguardo, preoccupato, corse subito verso Robin. “È successo qual…”

Elly gli fece segno di fare silenzio. “Volevo parlare un attimo con lei” sussurrò. “Da sola…”

James spostò lo sguardo da Robin a lei. “Va bene” rispose alla fine, con un groppo alla gola, quasi stesse cedendo il suo giocattolo d’infanzia preferito. “Ma se dovesse succedere qualcosa…”

“Stai tranquillo” Elly non si sentiva così calma da molto tempo. La meditazione in cima alla Torre l’aveva aiutata. James annuì ed uscì a grandi passi, la camminata leggermente barcollante.

Lei si avvicinò al letto e posò una mano sulla fronte di Robin. Era bollente. Chiuse gli occhi e cercò di concentrarsi. Svuotò la mente, come le avevano insegnato all’Accademia..

Expergiscere, pensò. Progressivamente Robin cominciò a calmarsi, la febbre scese velocemente, la pelle tornò fresca. Aprì gli occhi, ma ci mise un po’ per mettere a fuoco. Mille colori danzavano nella stanza.

“Ma tu sei…” disse con voce impastata.

“Elly. Come ti senti?”

Robin si guardò intorno. “Non lo so… Ricordo solo che il Bolide mi ha colpito e che una folata d’aria mi ha rallentata, ma faceva…” Non aveva parole per descriverla.

“…male?” La voce di Elly era solo un sussurro nell’ampia stanza dal soffitto ad archi acuti.

“No, era come se…”

“…avessi il cuore a pezzi.” disse Elly con occhi velati, guardando fuori dalla finestra. “Mille pezzi di uno specchio spezzato, calpestati dalla gente incurante del tuo dolore. Tritati e gettati nel fuoco. Cenere da gettare nei campi. Così male che l’unica speranza è fuggire. Anche se in realtà è impossibile”.

Robin la osservava. “Già. Ora però lo sto dimenticando…”

Elly si voltò. Si guardarono negli occhi, per la prima volta.

Poi un sussurro: “Ti prego, promettimi che non lo dirai a nessuno”.

Robin finalmente capì. Spalancò gli occhi dall’orrore, due enormi fanali verdi. Comprese la forza della disperazione che spingeva quella ragazza. Annuì.

“Promettimelo”

“Te lo prometto”.

Un anello luminoso circondò il collo di Robin, come a sigillare il patto. Poi scomparve.

Elly sospirò di sollievo. “Grazie”

“Sono io che dovrei ringraziarti” sorrise Robin.

Lyhy le porse una scatola di cioccolatini alla menta. Fece per andarsene.

“Aspetta” Robin le prese un lembo della camicia. “Il colore dei tuoi occhi, è davvero…?”

“Sì” rispose con semplicità Elly. Si voltò e uscì dall’Infermeria.

 

 

A Robin,

la prima

a sapere.

 

 

Salve a tutti, dopo quanto, 3 settimane? sono tornata! Si, lo so, vorrete tirarmi i pomodori, ma credetemi, l’ultima prova l’ho fatta l’1 giugno ed in questo periodo mia sorella sta facendo la tesina, perciò il pc è sempre occupato. Scuse pietose, lo so. Comunque, per ringraziarvi di non avermi abbandonato, aggiornerò presto, forse questo venerdì. Vediamo anche dalle visite, e le recensioni sono sempre ben accette =D, ma so che un po’ non le merito, visto ce vi ho abbandonato per così tanto tempo. Vorrei comunque ringraziare le tre splendide persone che hanno recensito l’ultimo capitolo:

  • vulneraria: ciao! Grazie per aver recensito! Si, hai ragione, Elly è parecchio strana, proprio non la capisco delle volte (e dire che l’ho inventata io…XOXO). Per la storia delle Rune comunque era piuttosto stranita per il metodo di insegnamento. È diverso da come è abituata lei. È intelligente, vero, ma soprattutto perché un sacco di cose le ha già fatte, non è secchiona come Rose XD. Per il suo passato…beh, in questo capitolo ho inserito un assaggio, tu che dici? Se vuoi, fammi sapere cosa ne pensi, ogni volta che leggo una tua recensione faccio i salti di gioia!!!
  • valkiria: ciau! Allora, ho fatto passare abbastanza tempo? Ok, battuta pessima, me ne ritorno da dove sono venuta…evvai, Elly ti è salita in simpatia! E Jamie è sempre Jamie, no? Come ti è sembrato in questo capitolo? (a parte le occhiaie e il fatto che non si lava da tre giorni…XDXD) Grazie per aver recensito! Quando leggo le recensioni mi spuntano sempre le ali!!!!
  • Smemo92: ciao! Come va? Come ti è sembrato il capitolo? Povera Robin, ne ha passate…ma James è sempre lì!!! Dolce…per passare alla criptologia, ti do un aiuto: Elly non è di Firenze, ma ci sei molto molto molto vicina. Le Rune avranno un ruolo importante per Rose, Al invece indaga per conto suo, diciamo…XDXD…ed infine Rose: è già, pensa sempre troppo quella ragazza =D. Se hai altre supposizioni fammele sapere (sempre se ti va), mi piace vedere quanto ti avvicini alla realtà!!

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Capitolo 12
*** Preparazione ***


Capitolo 11 – Preparazione

 

Rose si svegliò presto quella mattina, nonostante fosse sabato. Sbatté un paio di volte le palpebre, osservando il soffitto di legno scuro, le assi ordinate e in fila. I suoi pensieri però volsero alla sera prima: lei e Scorpius erano rimasti abbracciati per così tanto tempo davanti al fuoco che aveva perso la cognizione del tempo. Rose poteva ancora sentire distintamente il suo profumo: era fresco, con un vago aroma di mela verde e…crochi. Sorrise. Per chiunque altro ragazzo sarebbe stato ridicolo dire che profumava di fiori. Ma Scorpius no. Quell’odore leggerissimo ma pungente era perfetto per lui. Lo accompagnava sempre, sin da quando l’aveva visto la prima volta.

Se possibile, sorrise ancora di più. Ricordava ancora perfettamente il loro primo incontro, con quanta foga e determinazione avesse protetto la sua famiglia dallo scherno di James. Ricordava ancora come quegli occhi offuscati l’avessero sondata, sembravano alla ricerca di una risposta.

Erano sempre stati vicini. A Rose piaceva farsi punzecchiare e rispondere a tono. Sapeva che Scorpius sarebbe sempre stato lì ad aiutarla, consolarla, a farla ridere e arrabbiare.

Ma ora, non sapeva spiegarselo, ogni volta che lo vedeva il cuore accelerava il battito. Il che era ridicolo, insomma, ci trascorreva così tanto tempo che avrebbe rischiato l’infarto. Si chiese quale fosse il sapore delle sue labbra e si sorprese di non esserselo mai domandato.

Poi, quella magia che si stava formando nella sua testa svanì, d’un tratto. Dopotutto erano passati sei anni, avevano condiviso Natali, compleanni ed estati insieme. Eppure lui non le aveva mai detto niente. Sicuramente la considerava solo un’amica. Dopotutto aveva avuto diverse ragazze. Mai una veramente intelligente, basta pensare a quell’oca della Smith. Sospirò. Avrebbe dovuto chiederglielo, ma, in un certo senso, aveva paura di scoprire la verità. Gli sguardi intensi, confortarsi, ridere, scherzare. Bastava una parola per capirsi, tra loro due. Sarebbe finito tutto. E Rose non voleva.

Si alzò. Quel giorno era prevista un’altra gita a Hogsmeade. Una pausa era quella che ci voleva, dai professori tartassanti e dalle prove sempre più difficili. Le piaceva studiare, per lei era uno specie di hobby, ma delle volte doveva staccare. Rilassarsi. Essere una ragazza come tutte le altre. Voleva vestirsi bene, elegante ma semplice, quasi sportivo. Solo lei era in grado di accostare ossimoro del genere.

Si guardò intorno. Tutte le ragazze del Dormitorio dormivano ancora. Charisma Birmingham era immobile, come una mummia; Julie Tryer russava tremendamente; Madeleine Scharim si dimenava rischiando di cadere dal letto. Nell’angolo, Elly dormiva girata, il viso rivolto verso la parete, il letto attaccato al muro. Mentre si dirigeva in bagno, Rose notò una foto sul comodino. Si avvicinò lentamente, cercando di non far rumore. Due figure si mossero velocemente.

L’istantanea mostrava due ragazze abbracciate che sorridevano all’obiettivo. Sullo sfondo si stagliavano delle montagne altissime, impossibili da trovare in Inghilterra o Scozia. Il prato sembrava un enorme campo giallo, per la quantità di denti di leone. Rose osservò le due ragazze: erano molto diverse, anche se sembrava che qualcosa le accomunasse. La più grande doveva avere sui 18 anni. Aveva dei capelli lunghissimi, castano rossiccio chiaro. Gli occhi grandissimi erano verde erba, sinceri e ridenti.; il viso dolce aveva forma ovale. Accanto a lei, l’altra doveva essere sui tredici, quattordici anni al massimo. Aveva capelli completamente bianchi, lunghi fino alle spalle e scalati. Una frangia lunga era tenuta da una parte ed ogni tanto ricadeva sugli occhi. Questi erano grandi, ma un po’ obliqui, in stile orientale, color lavanda, in contrasto con la pelle abbronzata. Rose non aveva mai visto degli occhi di quel colore. Introvabile in natura, tra gli umani s’intende.

Una mano abbassò la cornice, nascondendo la foto.

“Chi ti ha detto di guardare?” La voce di Elly era fredda, pungente.

“Scusa, io non…” cominciò Rose.

“Non ti avvicinare mai alla mia roba, chiaro?”

“Sì, ma ti giuro, io non…”

Elly si chiuse la porta del bagno alle spalle. Sospirò, sedendosi a terra. L’avevo detto, grossi guai in arrivo, pensò. La prossima volta che vedo quel maledetto Cappello…

Si lavò e vestì in fretta. Osservò a lungo la gamba destra, prima di vestirsi. Jeans chiari ed un maglione sformato verde scuro. Legò i capelli in una coda alta. Uscì in fretta dal Dormitorio, evitando accuratamente lo sguardo di Rose. Fuori faceva freddo, il vento di novembre spirava da ponente, ma lei non se ne curava. Si diresse con passo svelto e sicuro al capanno di Hagrid. Legato fuori c’era Becco d’Ambra.

Ciao” mormorò appena. “Come stai? Hagrid ti tratta bene?

L’Ippogrifo la guardava con sguardo fiero e orgoglioso.

Ehi, non fare l’altezzoso, lo sai che non attacca…

Quello sbatté il becco, irritato.

Lyhy rise. Rimase colpita. Era da tantissimo che non rideva. Becco d’Ambra la guardava soddisfatto.

L’hai fatto apposta allora…” Sospirò e si accovacciò. Poco dopo, Becco d’Ambra la imitò.

Sai Becco…” cominciò Elly, accarezzandogli le piume. “Forse l’ho già detto, ma è tutto così diverso, qui. Io sono diversa. Oggi una mia compagna ha visto la foto della montagna…ti ricordi? Avevamo volato a lungo, c’era Rosa dei Venti che portava Phydel e Janyssa, ricordi?” L’Ippogrifo la ascoltava attento, gli occhi color ambra brillanti alla luce del sole mattutino.

Sospirò, come sconfitta. “Vorrei solo poter tornare indietro…Non voglio questo peso. Vorrei essere una ragazza normale…qualche giorno fa Intrepida Robins è caduta dalla scopa…” Becco d’Ambra alzò la testa di scatto – si era distratto alla ricerca di vermi – “L’ho salvata, ma…forse sarebbe stato meglio non averlo fatto. Ho dovuto farle promettere di non dire a nessuno quello che ha sentito. Ha provato una parte di me…

“Hey, Ryan, prestuccio, non trovi?” La figura enorme di Hagrid si stagliava alla luce del sole, la barba e i capelli incolti come sempre.

“Ero venuta a trovare Becco d’Ambra…se non le dispiace, signore.”

“Ah, no, fa’ pure…tanto quello non capisce niente a quello che ci dico…ma che lingua è?”

Elly, non vista, inarcò un sopracciglio. “Be’…è una lingua complicata.”

Hagrid rise. “Ci ho capito, non me lo vuoi dire…Fa lo stesso, ma torna al castello adesso.”

Elly si piegò verso l’Ippogrifo. “Tornerò domani, va bene?

Quello mosse la testa in un cenno d’assenso. Elly corse via.

 

 

“Dai, ce la puoi fare!” James stava aiutando Robin a salire sulla scopa, al centro del campo da Quidditch.

“Non ci riesco, tirami giù!” Robin era sempre stata una ragazza forte, ma il ricordo della caduta e del dolore provato facevano scattare in lei un puro e genuino terrore. Neppure James riusciva più a rassicurarla. “Mi dispiace” mormorò.

“Non ti scusare” ribatté James, scuotendo la testa. “È colpa mia. Non avrei dovuto forzarti. L’aveva detto anche Madama Chips…”

“No, più che altro non potrò giocare contro i Serpeverde, e la partita è tra sole due settimane…” Robin fece una smorfia.

James la guardava incuriosito. È fantastica. “Be’, per quello basterà ripetere le selezioni. Adesso l’importante è che tu stia meglio.”

Robin si illuminò. “Che ne dici di Elly? Lei giocava come Cacciatrice, da quanto ho capito…”

James sembrava insicuro. Si passò una mano tra i capelli, gli occhi fissi a terra, imbarazzato. James Sirius Potter imbarazzato??? “Non lo so…quando è arrivata, sembrava interessante,  e molto carina…” Le lanciò un’occhiata di sfuggita. “Ma sembra così…er…volubile, si dice? Insomma, non parla mai, fa salti nel vuoto e…”…c’era lei quando ti sei svegliata… pensò. Quando era uscita dall’Infermeria, lo aveva brevemente informato del miracoloso risveglio.

“Non lo so, è come se stesse nascondendo qualcosa…” terminò.

Robin si rabbuiò. “Non devi giudicarla così. È arrivata da poco e probabilmente le sarà successo qualcosa di brutto. Non puoi pretendere che si apra col primo che capita. È una ragazza che sta soffrendo, anche se magari non vuole darlo a vedere…” E Dio solo sa quanto, pensò.

Alzò lo sguardo. James la fissava con espressione enigmatica. “Sai qualcosa che io non so?”

Robin avrebbe voluto rispondere “Sì” con tutto il cuore. Ma un nodo alla gola sembrava impedirglielo.

“No” rispose infine. “È solo che è sempre stata gentile con me. Mi ha salvato la vita. Io questo non lo dimentico.”

 

 

Rose si era fatta una lunga doccia. Aveva riflettuto sotto il getto bollente e aveva deciso di non arrabbiarsi con Elly. Dopotutto, anche se aveva reagito eccessivamente, aveva frugato tra le sue cose. Continuava tuttavia a chiedere chi fossero le due sconosciute. Forse delle amiche, concluse.

Frugò nell’armadio per decidere cosa mettersi, ma senza risultati. Aveva tantissimi jeans larghi e sformati, maglioni colorati, t-shirt simpatiche, ma nulla andava bene.

Si stava provando un pullover color caffè, quando la porta del Dormitorio si aprì ed entrò Elly. Portava una borsa stracolma di libri: doveva essere andata in Biblioteca.

“Ciao” mormorò Rose.

Silenzio.

“Senti, scusa per prima, hai ragione, non dovevo…”

Silenzio.

“Cosa stai facendo?” sussurrò infine Elly.

“Be’, dopo c’è l’uscita ad Hogsmeade…siamo io, Al e Scorpius. Ma se vuoi, puoi venire anche tu…”

Elly ripensò all’incontro sulla Torre di Astronomia, a come Al si era seduto vicino a lei e l’aveva lasciata appoggiare la testa sulla sua spalla. Come lui.

“Forse più tardi…”

“Oh, va bene…” Rose tornò a cercare tra i vestiti, senza risultato.

“Ma per tutti i Merlini belli e impossibili!” esclamò d’un tratto. Elly la guardò sconcertata.

“Be’…” Rose arrossì. “Non so cosa mettermi. Patetico vero? Volevo qualcosa di più ricercato, elegante, ma ecco…non troppo sofisticato”.

Elly sembrava sovrappensiero. “Se vuoi, posso prestarti qualcosa io…”

“Davvero?” Rose sorrise. Aprì l’armadio, che aveva sempre tenuto da sola, fino al nuovo arrivo. Poi si accorse che tutti i vestiti all’interno erano suoi. Dov’erano quelli di Elly???

Sentì uno scatto secco. La mora aveva estratto un enorme cassettone da sotto il letto a baldacchino. come ho fatto a non accorgermene???

Elly cominciò a poggiare sul letto i vari abiti. C’erano maglie dolcevita e leggins colorati, svariati tipi di jeans – chiari, scuri, larghi, stretti, strappati –, vestiti particolari, camicette, maglie di varie forme.

“Belli…” mormorò Rose. La attirava in particolare un vestito corto di lana blu elettrico. Con delle calze scure sarebbe stato perfetto. “Dove li hai presi?”

Lei scosse le spalle. “Li ho fatti io”.

Rose la fissò sbalordita, gli occhi blu grandi come quelli di un Elfo Domestico. “Davvero? Non me n’ero accorta, certo sono piuttosto distratta, ma…” stava osservando un vestito con il colletto in stile cinese e la schiena completamente scoperta.

Lei si rabbuiò. “Li facevo a casa…”

“Oh, be’…sei bravissima!!!”

Elly guardò fuori dalla finestra, la superficie del Lago Nero solcata da leggere onde, l’acqua pulita ma scura anche alla luce del sole. “Semplice ma elegante, giusto?”

Rose annuì. Elly cominciò a pescare tra i vestiti. “Prova questi…” Le gettò alcuni capi addosso.

Indossò una maglia senza maniche nera, stretta in vita, che le metteva in risalto le curve, con una giacca di jeans violetto lunga fin sotto il seno. Sotto pantaloncini di jeans corti con una cintura viola e calze nere; infine, scarpe sportive.

Rose osservò il riflesso allo specchio, non molto convinta.

“Non so, forse è troppo…”

“…sexy?” concluse Elly.

“Già. Non è proprio il mio genere”

Provò un vestito azzurro cupo, lo stesso colore dei suoi occhi, di lana a metà coscia e collo alto. Con leggins neri e stivali eleganti era molto, forse troppo…

“…elegante. No, sembra stia andando ad un appuntamento!”

Elly, non vista, inarcò un sopracciglio. “Non è così?”

Rose divenne color porpora. “Be’, ecco…”

“Va bene, ho capito. Faccio io” borbottò l’altra. “Siediti e chiudi gli occhi”.

“Ma veramente…”

“Siediti” ripeté Elly, con un tono che non ammetteva repliche. Rose si sedette su una sedia al centro del Dormitorio e chiuse gli occhi. Le sembrava che delle sottili correnti d’aria la stessero attraversando. I capelli si districavano, gli abiti si sfilavano.

“Non truccarmi troppo” borbottò. Nell’insieme, fu un’esperienza piacevole. Non si sentiva torturata come d’estate sotto le grinfie di Victoire.

“Ok, alzati” sussurrò impercettibilmente Elly.

Rose aprì gli occhi e si avvicinò allo specchio. Riconobbe se stessa, ma non ne era sicura. Sembrava più…delicata. Elly era un’artista semplicemente strepitosa; le aveva infilato un paio di jeans scuri aderenti, stretti da una cintura bianca. Indossava una camicetta bianca molto semplice, con sopra la maglietta nera senza maniche di prima, che le risaltava il seno, e una giacca di jeans senza bottoni. Scarpe bianche con decorazione blu e nere completavano il quadro. Il viso…aveva steso un leggerissimo velo di cipria, che copriva le lentiggini già color panna e rendeva la pelle morbida come una pesca. Un filo di matita nera ed un accenno di ombretto azzurro; il lucidalabbra risaltava la bocca piccola e carnosa. I capelli, finti spettinati, ricadevano in grandi boccoli morbidi. Elegante, ma casual. Semplice e …

“È perfetto” Rose si voltò, sorridente. “Grazie Elly. Davvero”

Lei scosse le spalle e si vestì in fretta. Indossò un paio di jeans scoloriti, camicetta e scarpe nere, giacca di pelle. Si legò i capelli in una treccia alla francese, si tirò indietro la frangia senza farsi vedere  ed indossò un paio di occhiali da sole scuri. Rose notò che portava una catenina con, come ciondolo, un simbolo molto strano: un triangolo equilatero ruotato verso sinistra di novanta gradi confinava con una R. le due figure erano circondate da un cerchio. Le sembrava di averlo già visto…

“Ma non ti metti ma i tuoi vestiti?” Cioè, intendo dire, hai un guardaroba fantastico, ma…”

Elly si girò ed aggrottò un sopracciglio. “A me piace disegnarli i vestiti, e realizzarli…ma non metterli”.

Rose rimase attonita. “E allora perché te li sei portati?”

Elly scosse le spalle, quindi scese di sotto. Già, chissà perché…

 

“Wow, sei uno schianto!” sorrise lui.

Lei alzò gli occhi al cielo. “Sempre il solito esagerato…”

Aveva appena finito di realizzare quel vestito: ci aveva impiegato una settimana, nonostante fosse molto semplice. Era nero, di ciniglia, corto a metà coscia. Sul bordo alla fine e in vita era stretto da un leggero elastico, dello stesso materiale dell’unica spallina. Di taglio obliquo, collegava il davanti col dietro, metteva in risalto il seno leggermente abbondante e lasciava la schiena parzialmente nuda. Teneva i capelli in parte legati in uno chignon disordinato, il resto sciolti, lisci e lunghi fino alla vita. Non si era truccata. A lui non piaceva, diceva sempre che i suoi occhi erano in grado di stregare chiunque.

“Su, andiamo…” Lo prese per la manica dello smoking e lo trascinò per le scale, verso la festa.

 

 

A Rose,

pian piano scoprirai

tutto quello

che vuoi sapere.   

 

 

Questa, all’incirca, è Janyssa: http://www.blogsicilia.eu/blog/wp-content/uploads/2010/02/miriam-leone.jpg

Per Phydel è un po’ più complicato. Se volete vedere il colore dei suoi occhi, qui potete farvi un’idea: http://www.poderedellarco.com/immagini/lavanda060.jpg

 

Ciao a tutti! Be’, questa volta sono riuscita ad aggiornare molto più in fretta del solito, cosa non da me. Ho notato che le recensioni sono calate parecchio, forse perché per un bel po’ non ho aggiornato, perciò volevo chiedervi: LA STORIA VI PIACE? Perché davvero, non so che pesci pigliare a questo punto. Vorrei ringraziare tantissimo le due splendide persone che hanno recensito:

-         elys: No, hai visto che non vi ho abbandonato? Ho aggiornato prestissimo per i miei standard (da tartaruga con l’artrite…)! In questo capitolo, poi, ho inserito un bel po’ di più su Elly, anche se né Al, né Scorpius sono apparsi. Mi rifarò col prossimo, dove ci sarà un bel momento Elly/Al e Rose/Scorpius. Spero lo leggerai! Ti ringrazio davvero tantissimo per i complimenti, davvero, mi hai tirato su il morale!

-         Smemo92: Ciao! Eh, già il mistero si infittisce, e dire che non siamo ancora arrivati al punto più incasinato, dove, te l’assicuro, all’inizio non sapevo che pesci pigliare (che persona complicata XDXD). Elly viene da…be’, è una delle due supposizioni, ma non voglio rovinarti la sorpresa! (no, non prendermi a scarpate!!!) Alle domande retoriche su Elly ti sei già risposta da sola, non l’avrei detto meglio…wow, sei proprio brava a capirla! Per la storia del cerchio luminoso credo di aver risposto in questo capitolo, giusto?=D James rimane il solito tenerone, mi diverto così tanto a descrivere le sue mosse…Robin mi piace un sacco come personaggio, spero piaccia anche a te…Al in questo capitolo non s’è visto (povero…), ma non preoccuparti, mi rifarò col prossimo! Rose, è proprio vero, ha due fette di salame sugli occhi…ma spesse come delle fiorentine! Comunque, comincia già ad avere i primi dubbi (muahahahah) e Scorpius è lì, come sempre. Sono davvero davvero davvero davvero contenta che il capitolo ti sia piaciuto! Non hai idea di quanto! Dopo che l’ho letto ballavo dalla gioia. Mia sorella pensava fossi impazzita, perché continuavo a rileggere la tua recensione!!! Grazie, davvero tanto!! E, come sempre, se vuoi,se hai tempo, se hai voglia, se hai supposizioni, fammele sapere!

 

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Capitolo 13
*** Hogsmeade ***


Capitolo 12 – Hogsmeade

 

Scorpius e Al stavano aspettando Rose in Sala Comune, ritti come pali, in viso stampata la stessa espressione da pesce lesso. Scorpius fissava il vuoto, assorto come sempre. Al stava ripensando alla Torre di Astronomia, quando vide Elly scendere le scale. Quella ragazza poteva essere depressa e tutto, ma rimaneva pur sempre una forza della natura. La camminata ferma, il mento sicuro facevano capire che non si sarebbe fermata davanti a nulla. O forse sono io che sto diventando tocco. O psichiatra…

Quel giorno ricordava vagamente una motociclista dei vecchi film Babbani, con la giacca di pelle e gli occhialoni scuri. Era bella. Ma, soprattutto, Al la apprezzava per la sua determinazione. Soffriva – ne era sicuro – ma si teneva tutto dentro.

Desiderò poter ricambiare il suo sguardo. Ripensò ancora una volta alla Torre di Astronomia, ai lineamenti felini, al comportamento disperato…

Elly uscì dal Buco del Ritratto.

Scorpius osservava il leggero bagliore del fuoco, ripensando ai boccoli di Rose. Al profumo di rose e di pergamena antica. Allo sguardo furibondo, triste, ridente. Poi la vide, la sua luce. Sembrava diversa: la pelle più liscia, i boccoli più ordinati, lo stile diverso, forse non da lei.

“Ehi, ti sei messa in ghingheri?”

Rose lo guardò sconcertata. Come Morgana ha fatto a capirlo? Decise di fare l’indifferente.

“Non proprio. Dovresti vedere il guardaroba di Elly, ha un arsenale. Tra l’altro credo abbia trasfigurato il letto, perché tiene tutte le sue robe in un cassettone proprio sotto la rete. Tecnicamente dovremmo condividere l’armadio, in realtà mi sono accorta oggi che lo uso solo io…”

Scorpius ridacchiò. “Vincerai il premio Nobel per l’Attenzione, attenta…”

Lei sbuffò. “Ha parlato David Copperfield…”

“David che?”

“Oh, niente, andiamo…”

Al si fermò. “Elly non viene con noi?” chiese, quasi speranzoso.

Rose fece spallucce. “Ha detto che ci saremmo visti lì”

“Hey, ragazzi!” James li raggiunse col fiatone. Si fermò per riprendere il respiro. “Finalmente vi ho trovati. Per favore, dite a tutti che domani ci saranno le selezioni del terzo Cacciatore, non possiamo permetterci di perdere altro tempo.  Dobbiamo assolutamente battere i Serpeverde!” Ed ecco riaffiorare il James tenace e combattivo di sempre. Una nuova luce brillava negli occhi castani, accompagnata da un sorriso a dir poco smagliante.

Rose si mise sull’attenti. “Sarà fatto, Capitano”.

Al e Scorpius risero, mentre James la squadrava da capo a piedi. “Ehi, che schianto cuginetta, che hai fatto?”

Lei divenne color porpora. “Ecco, ti pareva. Andiamo, va’, che se no non arriviamo più…”

 

 

Hogsmeade era piuttosto affollata quel giorno. Giravano moltissime coppiette, uscite a godersi gli ultimi raggi di sole prima della bufera. Loro tre – Al, Rose e Scorpius – erano il Trio per eccellenza, secondi solo a Harry, Ron ed Hermione.

“Ehi, Rose” Scorpius quella mattina aveva continuato a lanciarle occhiate a dir poco imbarazzanti, “Perché non andiamo all’Ufficio Postale?”

“Buona idea”. Lì trovarono una moltitudine di gufi dai colori diversi, grandi, piccoli, civette, barbagianni, persino…un falco.

“Un falco???” esclamarono i tre in coro. Non erano animali del luogo. Per niente.

“È arrivato stamattina.” disse un giovani impiegato con gli occhiali rettangolari e i capelli impomatati . “Ma non sappiamo a chi appartenga. Comunque credo sia una lei”.

Rose le si avvicinò. Certo era bellissima, con quei grandi occhi gialli che osservavano il viavai con aria superiore.

“Hey, piccolina…” Quella fece scattare il becco, di certo non un buon segno. Rose tornò da Al e Scorpius.

“Chissà di chi è…il falco non è di queste zone. Ed ha una lettera tra gli artigli…”

Al sembrava pensieroso. “Forse lo so io…”

Andarono da I Tiri Vispi Weasley, dove lavorava Fred.

“Hey, ragazzi, come gira?” La pelle, già color caffelatte, era più scura del solito.

“Fred, sei andato in vacanza?” chiese Rose.

“Si! Zio Bill mi ha invitato nella sua casa in Provenza. Dovevate vedere che ragazze!! Le francesi sono d’uno snob, ho faticato molto per farmela da…” si bloccò subito davanti allo sguardo fiammeggiante della cugina. Tossicchiò. “Ma bando alle ciance. Cosa desiderate, cari clienti? L’ultima novità sono le Capsule Allungadenti, ottime per chi vuole sembrare un castoro. Oh, Rose, se vuoi sono arrivati anche dei prodotti di bellezza…il Mascara Effettosubito, ad esempio. Lo metti e sei pronta e perfetta per una serata in discoteca, anche se magari ti sei appena svegliata. “ Le diede una veloce occhiata. “Non che tu ne abbia bisogno…su chi vuoi fare colpo, cuginetta?”

Rose, se possibile, divenne più rossa del ragù appena fatto. “Ma che avete tutti, oggi?” Sbottò infine. “Faccio così schifo di solito?”

Infine andarono da Mielandia. Al, che sembrava assorto, comprò soltanto dei dolci alla menta.

“Al, cos’hai?” chiese Rose preoccupata.

“Niente” rispose lui, scuotendo la testa. “Solo…devo fare una cosa. Ci vediamo più tardi ai Tre Manici di Scopa?”

Corse via, lasciando i due amici con un palmo di naso.

 

 

Una forte corrente spirava da nord. Elly aveva sempre amato il vento. Dava un senso di potenza e sicurezza, poteva andare dove voleva, fuggire senza alcuna preoccupazione. Le partite di Quidditch più belle erano quelle giocate col veno. Dove era cresciuta, le montagne erano alte, frastagliate, così diverse dalle dolci colline inglesi. Le valli strette e sconnesse – con piccoli paesi abbarbicati ai pendii rocciosi – incameravano le correnti d’aria, rendendole ancora più potenti. Delle volte spiravano così forti che non si poteva sentire altro che il loro profondo rombo. E, soprattutto, ti svuotavano la mente, t’impedivano di pensare. Da quel punto di vista, Elly sentiva la mancanza della sua terra, dove la neve era più soffice, il terreno più duro, la pioggia più rara. Dove si poteva correre su prati verdi e sterminati ed arrampicarsi lungo le parete rocciose. Anche il cibo era più buono: le mele piccole e succose, le verdure più saporite. Da piccola, alta un metro e con delle trecce lunghe fino a terra, le manine gonfie per aver munto troppo a lungo, diceva sempre che non avrebbe mai abbandonato le montagne. Evidentemente, mai dire mai. Forse, se non fosse successo…

“Uno zellino per i tuoi pensieri”. Elly s’irrigidì al suono della voce. Al si avvicinò alla staccionata dove lei era seduta. Di fronte, si stagliava un panorama mozzafiato: la Stamberga Strillante, il Lago Nero e, lontano, il castello.

Silenzio.

“Forse, neanche con un galeone diresti qualcosa.”

Le si sedette accanto, sulla staccionata di legno schiarito dal sole.

“Già”.

Le offrì un dolce alla menta, ma lei rifiutò. Rimasero in silenzio per qualche minuto.

“Alla fine sei andata a trovare Robin?” Al teneva lo sguardo fisso sul cornicione penzolante di una finestra della Stamberga. Cigolava per il vento.

“Ero lì quando si è svegliata…” Lei invece osservava una cerva prendersi cura del suo piccolo, laggiù, oltre il Lago Nero, ai margini della Foresta Proibita.

“Forse dovrei andare anch’io. James ha provato a farla salire sulla scopa, ma i sospetti di Madama Chips si sono avverati. Ha la fobia del volo.”

Un brivido le percorse la schiena. Per colpa mia…

Gli occhi di Al si illuminarono. “Domani ci saranno le selezioni. Perché non vieni anche tu? Eri Cacciatrice, no?”

Elly scosse le spalle.

“Perché no? Dai, cosa ti costa fare un tentativo…”

Lei si voltò. Gli occhi di Al erano giganteschi e luminosi, d’un verde smeraldo profondo. Erano il simbolo della speranza. Avrebbero potuto brillare di luce propria, nell’oscurità della notte. Qualcosa si mosse dentro di lei. Dopo tanto tempo, si sentì finalmente tranquilla. Tutto grazie a lui. Si guardarono negli occhi per più di un minuto, in silenzio. O meglio, Al osservava le lenti scure degli occhialoni di Elly.

Finalmente, lei fece spallucce. “Forse…”

Al sorrise.

Qualcosa di nuovo le era nato dentro, qualcosa che lottava per continuare in quell’oceano di dolore, come un puntino bianco in un foglio color carbone. Ne valeva la pena solo per vedere gli occhi speranzosi di Al, così grandi e diversi da quelli a cui era abituata.

“Dolcetto alla menta?” Lei accettò.

Lui, spinto dalla curiosità, chiese: “Ma tu hai una passione per i broccoli?”

Lei lo guardò sconcertata. Ok, qualche volta Al non era il massimo del tatto. Soprattutto quando era nervoso.

Si ricorresse subito: “Cioè, senza offesa, sembri un coniglio: mangi solo insalata, pasticcio di spinaci, broccoli, zucchine, al massimo un po’ di legumi. Ah, no, una volta hai preso un uovo sodo…”

Elly inarcò un sopracciglio, ora veramente sconcertata. “Ti ricordi tutto quello che mangio?”

Al arrossì. Fantastico, ora penserà che sono un maniaco. “Sì, cioè no…volevo dire…”

“Sono vegetariana”

“…certo che non posso ricordarmi tutto, ma…cosa? Sei vegetariana? Perché?”

Lei tornò ad osservare il paesaggio. Mamma cerva e piccolo stavano tornando nella Foresta Proibita. Scelse le parole con cura.

“Non…riesco a mangiar carne. Non ce la faccio. Mi blocco. Sono cresciuta in una fattoria, a quattro anni mungevo le mucche e giocavo con gli agnellini. Sono sempre stata una specie di…calamita, per gli animali. Con me si rilassano, si fidano. È come se mi parlassero, come se mi capissero. Pensare di mangiare ciò che sono, ciò che usavano per vivere, per muoversi…” Deglutì.

Al accennò ad un sorriso, sempre osservando le piccole onde che increspavano la superficie del Lago Nero. Avevano un che di ritmico. “In un certo senso ti capisco…cioè, anche mia madre è cresciuta tra le galline, alla Tana. Ma questo non impedisce a suo fratello, zio Ron, di mangiare come un bue. È questione di punti di vista, e di persona…” Si arrischiò a guardarla. Stava ancora osservando la Foresta Proibita.

Poi si ricordò il motivo per cui era andato a cercarla. Si batté una mano sulla fronte. “Che sciocco, me n’ero dimenticato…Tu hai per caso un gufo?”

Elly non si mosse. “No”.

“Allora un falco?”

Si girò di scatto. “Perché?”

“Be’, all’Ufficio Postale è arrivato un falco con una lettera, ma non sanno di chi sia. Non è di queste parti, credo si sia perso…”

“Aveva due strisce sul collo?” La voce della ragazza tradiva una leggera angoscia e, perché no?, anche un pizzico di speranza. “Una nera e una bianca?”

“Credo di sì…”

Elly fece una capovolta indietro, per scendere dalla staccionata. Quando toccò terra, non  produsse alcun rumore, sempre con una grazia quasi leggiadra, esotica. Vis…

Stava per andarsene, quando, come ripensandoci, si voltò. “Grazie, Al, davvero…” sussurrò. E corse via.

“Ma ti pare…”

 

 

Rose e Scorpius avevano deciso di andare in libreria. Era stata aperta qualche anno dopo la fine della Seconda Guerra Magica, sotto le pressioni di Hermione Granger. Ogni visita ad Hogsmeade prevedeva obbligatoriamente una capatina là dentro. C’era di tutto: non solo libri che trattavano materie scolastiche, ma anche racconti, romanzi, leggende magiche e Babbane. L’angolo preferito di Rose – naturalmente – era quello di Antiche Rune. Vi erano grossi tomi scritti in Rune fitte fitte, libriccini, ma anche trattati e storie per bambini. Tutti impilati in scaffali alti, che trasudavano di sapere. Ogni libro aveva una copertina propria, antica o nuova, colorata, sporca, consumata. Sua. Ognuno si contraddistingueva dagli altri, non c’erano doppioni. Quel giorno, Rose voleva consultare uno scaffale a cui prima non aveva dato molta importanza: quello delle Rune Straniere. Tedesche, francesi, cirilliche, greche, atzeche, ma anche aramaiche, abkhazi e devanagari (argomento del Settimo Anno). E finalmente, quelle che stava cercando: italiane. Il libro doveva essere piuttosto antico: la copertina, di per sé piuttosto spessa, era consunta ed aveva perso il suo colore originario, le pagine ingiallite profumavano di storia e sapere. Proprio il cibo preferito di Rose – dopo il polpettone di carne ripieno al pomodoro di nonna Molly, s’intende. Aveva ragione la professoressa Gallagher: erano molto diverse da quelle inglesi. Le anglosassoni stimolavano in te un desiderio di cercare, di continuare a studiare, con le loro forme rozze, appuntite ma anche rotondeggianti. Quelle italiane, invece…erano eleganti, non c’era altro modo per definirle. Anche se non così decorate, gogogò come quelle francesi. Erano curve, un po’ allungate, scritte con cura, anche se ormai consumate dal tempo. Chissà per quante mani, generazioni era passato quel tomo. Aveva visto guerre e paci, nascite e morti, gente ridere e piangere, disperarsi e sposarsi. Era arrivato, dall’Italia, fin su in Scozia, sfuggito forse all’occhio inesperto di un decifratore distratto.

Le Rune Italiane rappresentavano il sapere antico. Dopotutto, non era forse stata l’Italia la culla della cultura per secoli? Imprimevano soggezione, perché contenevano delle conoscenze poco note, specie in Inghilterra. Rose tentò di tradurre, senza risultato. Riusciva tranquillamente passare dai simboli alle parole – non era poi così complicato – ma i suoni sembravano non avere un senso, un significato.

Si diede della stupida. Io non conosco l’italiano! Forse avrebbe trovato un vocabolario in Biblioteca…l’idea di tradurre la affascinava.

“Trovato qualcosa?” Scorpius le fece venire un infarto. Era apparso quasi letteralmente dal nulla. Delle volte sembrava Elly, che appariva davanti, all’improvviso. Appena entrati nel negozio, si era diretto verso i nuovi arrivi Babbani, accanto ai libri in Morse, Braille e i Fonetici Internazionali. A differenza di nonno Lucius, ed incoraggiato dal padre Draco, aveva cominciato a leggere alcuni libri veramente interessanti. Non solo classici della letteratura inglese come Tolkien, che davano una visione del mondo magico completamente…non distorta, semplicemente diversa. C’erano tanti autori interessanti: dallo spagnolo Zafòn, per cui andava matta sua madre, a Giorgio Faletti, che leggeva Albus, fino agli etnici di Hosseini. Culture diverse, luoghi nuovi. Questo interessava a Scorpius.

“Sì, guarda, sono Rune Italiane, quelle di cui aveva parlato la Gallagher!” sorrise Rose radiosa.

Scorpius si imbambolò.

Lei fece schioccare le dita. “Hey, ci sei?”

Lui si riprese, scosse la testa. “Sì, scusa, stavo pensando…” Diede un’occhiata alla pagina. Rose, anche se lui non seguiva il corso, gli aveva insegnato a leggere le Rune. Anche se quelle Italiane erano molto più facili di quelle Anglosassoni. “Fammi vedere…S-G-U-A-R-D-O…che significa?”

Rose scosse le spalle. “Non lo so, non sono italiana. Però voglio prenderlo…” Negli occhi brillava una luce decisa. Tirò fuori il borsellino.

Scorpius sbuffò. “Vuoi comprare un libro senza sapere la lingua?”

“Esistono i vocabolari, genio della lampada…”

Rose Weasley era testarda come un  mulo, il ritratto di Ron insomma. Per fortuna che le dicevano che era tutta sua madre.

Pagò il libro 7 galeoni. Quando uscirono dal negozio, tirava un vento fortissimo. Scorpius la prese per un braccio. “Vieni, entriamo nel vicolo, lì sarà più caldo…” Lei si ritrasse, come se avesse preso la scossa. Effettivamente, schiacciati tra le due case era più difficile volare via. Ma si stava un tantino più stretti. Tradotto: erano letteralmente appiccicati l’uno all’altra. Scorpius, alto almeno 15 centimetri più di Rose, aveva abbassato la testa, in modo che le loro fronti si toccassero.

“Scorpius?” sussurrò lei.

“Mmmh?”

“Grazie…per ieri sera…”

“Sssh…”

Rose non era mai stata così attratta da lui. Gli occhi offuscati, lo sguardo fisso, il profumo di crochi e mela verde…e poi il suo sorriso, la sua dolcezza, la sua ironia…

Scorpius non aveva mai provato nulla per nessun’altra. La sua risata fresca, il sarcasmo talvolta un po’ pesante, la saccenza, ma anche il suo sentirsi in colpa e la preoccupazione per gli altri, gli occhi enormi (ma che avevano i Weasley e i Potter? Palline da tennis al posto dei bulbi oculari?) ed ingenui.

Le loro labbra si stavano per congiungere, come di ritorno da un lungo viaggio, Rose stava per ricevere una risposta a tutte le sue domande, quando una corrente d’aria s’infilò, prepotente, nel vicolo e spense il fuoco appena acceso. I due si ritrassero – per quanto possibile essendo così spiaccicati – imbarazzati.

“Ehm…vado avanti io” disse Rose. Ma quando uscirono dalla stradina, una folata di vento fortissima li investì, minacciando di portarli nuovamente via.

“Di qua!” urlò Scorpius. Entrarono nel primo pub che trovarono. Dentro era caldo, probabilmente avevano acceso più di un fuoco.

“Per fortuna…” borbottò Rose. Sincronizzati, alzarono lo sguardo per vedere come fosse il locale.

Be’, l’aggettivo più giusto per definirlo era…rosa. Erano finiti nel salottino da tè di Madama Piediburro.

Una donna grassoccia con un vestito lungo ai piedi, scollato sull’abbondante davanzale, andò loro incontro. “Un tavolino per due, cari?” chiese con voce gentile.

Rose e Scorpius si guardarono sbalorditi, quindi scoppiarono a ridere.

 

 

Elly arrivò all’Ufficio Postale. Nonostante avesse corso per tutta la strada, non aveva il fiatone. Si guardò intorno, alla ricerca di un falco.

“Scusi?” sussurrò al giovane impiegato con cui prima aveva parlato Rose. “Vi è per caso arrivato un falco?”

“Sì” il tipo si aggiustò gli occhiali rettangolari sul naso, con un’aria un po’ da so-tutto-io. “Ma dovresti firmare. Dobbiamo controllare che sia tu il destinatario” disse con voce nasale. Le diede un foglio.

Elly si guardò intorno, per controllare che nessuno la vedesse. Quindi firmò.

“Che nome curioso” sorrise l’impiegato. “Come si pronuncia?”

“Dov’è il falco?” Lei non fece segno d’averlo sentito.

“Non riusciamo ad acchiapparlo” rispose il tipo, irritato per non essere stato nemmeno considerato. Ghignò, convinto d’averla in pugno. “Dovrai tirarlo giù da sola”.

Elly scosse le spalle, si portò due dita alla bocca ed emise un fischio acutissimo.

Un altro fischio le rispose.

Il falco volò dal soffitto altissimo dritto sulla sua spalla. “Ciao, Vis”

Elly le accarezzò le piume morbide, quindi si rivolse all’impiegato. “La ringrazio per la sua…disponibilità

Se ne andò, lasciando il ragazzo sbalordito.

 

 

A Vis,

come il tuo nome,

la tua forza ti ha ricondotto a casa.

 

Il falco (non è esattamente uguale a quello della descrizione, ma è difficile trovarne sul web)

 

 

Ehilà gente! (In arrivo una pioggia di sassi). (No, i bastoni infuocati no!). Be’, che dire…non vorrei suonarvi banale, perché ormai ci sarete abituati, ma davvero, mi dispiace. Anche perché questo capitolo, in realtà, doveva essere postato il 17 giugno. Ma, con mia sorella che usava il computer e che si preparava agli esami, compleanni vari, estate appena arrivata e baldoria continua, impegni di pianoforte e un pizzico di pigrizia non mi sono decisa ad aggiornare fino ad oggi. Davvero, mi sento in colpa, perché ho letto tutte le 7 splendide recensioni e vorrei dire che siete tutti fantastici o fantastiche, ecco. Davvero, avrei voluto aggiornare il giorno dopo. Mi avete dato la carica per continuare a scrivere, perché sull’altro fronte mi ero bloccata. Ora ho stilato uno schema e forse riuscirò a muovermi più in fretta (lo spero, almeno). Non so dirvi quando aggiornerò, comunque non lascerò più passare tanto tempo. Allora, che ne dite di questo capitolo? Mi sono divertita un sacco a scriverlo. Poi è molto importante: Rose e Scorpius ci sono quasi, anche Elly e Al si stanno smuovendo…ho voluto dare una visuale un po’ generale, così, per farvi vedere almeno in parte il mio punto di vista. Spero vi sia piaciuto e che me lo farete sapere.

Ora passiamo ai ringraziamenti:

mki90: Sono contenta che la storia ti piaccia! Scusa se ti sono sembrata un po’ paranoica, ma mi ero un po’ scoraggiata. In pratica l’unico motivo per cui ho cominciato a postare questa storia è stato poter leggere le vostre reazioni. Ma quando ho visto che recensivano in due, ho un po’ perso la speranza. Comunque, davvero, GRAZIE. Quello che tu chiami il mix perfetto è proprio quello che volevo ottenere, ma non ero molto sicura del risultato. Grazie, anche se magari non recensirai più =D. Ma se avrai qualcosa da chiedermi, sarò lieta di risponderti =D

marty 4: ciao! Wow, sono onorata che tu abbia recensito per prima la mia storia! Davvero, davvero GRAZIE! E, be’, ovviamente sono contenta che ti piaccia il personaggio di Elly, è uno dei miei preferiti! In questo capitolo ho inserito uno sprazzo del suo passato, hai notato?  E poi c’è il momentino Rose/Scorpius, che mi sono divertita un mondo nello scrivere (mi diverto con poco XDXD). Che ne pensi di questo capitolo?

Emily Doyle: Sono veramente veramente contenta che ti piaccia! Scusa se sono un po’ paranoica, ma, come ho già detto altre volte, sono piuttosto insicura, e mi piacerebbe molto sentire le vostre opinioni, consigli come anche critiche. La ragazza che si sta sciogliendo è Elly, giusto? Perché, sai com’è, sono un po’ imbranation e potrei capir male…anche io tengo per James/Robin (forse perché li ho creati io XDXD), pian piano comincerò ad approfondirli!

elys: Grazie mille per la tua recensione! Sono onorata di sapere che mi seguirai, e che la mia storia ti piace…hai ragione, è proprio così, trovare recensioni ti dà la carica. Per Elly ho inserito un po’ la sua provenienza, la sua terra. Tu che ne pensi? Alla prossima! Un bacione grande!

Smemo92: Ciao!!! ok, lo sai che tu sei stata ribattezzata da mia sorella “la ragazza dei mattoni”? perché davvero, quando ho visto la tua recensione, stavo in pratica piangendo dalla felicità!! Te l’ho mai detto che ti adoro??? Sono contenta di aver caratterizzato bene Rose, coi suoi pensieri, perché sono stati una vera rogna da scrivere. Nel senso, non sono molto brava con le ragazze alle prime armi (io vado al sodo di solito), ed immedesimarmi in lei è stato più difficile del previsto. Ma visto che ti è piaciuto ne è sicuramente valsa la pena! Comunque, quando i miei personaggi avranno bisogno della psicanalisi, li manderò da te. Davvero, li capisci meglio di me O.o. e che ne pensi del vicolo? Come sono andati? Maledetto vento! E da Madama Piediburro ? Ahahah…e Rose che diceva che non ci sarebbe mai entrata! Muahahah (*me sadica*). Per Elly, davvero secondo te ha esagerato? A me non sembrava…semplicemente, credo che Rose sia un po’ troppo ficcanaso per i suoi gusti, e lei non vuole far sapere a nessuno la verità. Anche perché tra qualche bel capitolo leggerai la verità su quella foto, non è mica finita qui XDXD. Il luogo di provenienza di Elly l’ho descritto abbastanza bene, tu da dove pensi che venga? Oh, con Becco d’Ambra non parlava latino, semplicemente la sua lingua madre. Lo metto in corsivo così si capisce la differenza. Anche Hagrid è stata una bella gatta da pelare (no, povero gatto!!! …umorismo inglese…). Non sapevo mai se la parlata era abbastanza marcata…per James e Robin, non posso che darti ragione. James, però, non credo non si fidi di Elly. Semplicemente è geloso perché lei era lì quando Robin si è svegliata. Per la promessa…hai centrato in pieno XDXD, ma non è finita qui =D=P.  Ho fatto quel momento con Elly e Rose perché volevo avvicinarle. D’altronde, vorrei farle diventare amiche. Anche se non credo Elly si fiderà mai di Rose. Non più di tanto, almeno. Per il ciondolo…vedrai. Ti lascio sulle spine (*no, non bastonarmi!*). Anche per i vestiti, riprenderò il tema. Ma ti dico una cosa: Elly non ha mai avuto una vita spensierata come le altre della sua età. Ancor prima di venire ad Hogwarts.

Grazie per i complimenti!! Davvero, davvero grazie, sai sempre come farmi rialzare l’umore! E mi dispiace di aver aggiornato così tardi! Spero che questo capitolo ti sia piaciuto, aspetto con ansia la tua opinione!!

maricuccia: Ciao anche a te! Grazie per i complimenti, mi farai arrossire…=D. Sono contenta che ti sia piaciuto il personaggio di Elly, anche a me il mistero piace molto (anche se la sua storia la conosco giàXD). E anche per Rose e Scorpius, perché sono veramente difficili da gestire, non sono molto brava nelle relazioni a lungo termine XD. Sono davvero felice che la mia storiella ti piaccia. Spero a presto!

valkiria: ciao! Tranquilla se non hai aggiornato, ti perdono (…). No, dai, mi sento anche in colpa perché ho aggiornato tardissimo. E poi mi dispiace per il tuo computer, povero…ma non mi ammazzi se ho riso la prima volta ho letto la tua recensione, vero? (*occhioni dolci*) In un certo senso ti capisco. Certo, il mio pc non è propriamente esploso, ma ha cominciato a fare i capricci (grrr). Alur, Elly ti intriga, benissimo! E Jamie anche io lo adoro, perché è veramente strano. Lui, il playboy, che non sa che pesci pigliare!!! E che ne pensi del momento Rose/Scorpius di questo capitolo? È venuto bene o fa schifo? Spero di risentirti presto!

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Capitolo 14
*** Selezioni ***


Capitolo 13 – Selezioni

 

Elly entrò silenziosamente nella Guferia e si accertò di essere sola. La maggior parte degli studenti stava ancora bazzicando per Hogsmeade, per godersi gli ultimi momenti di libertà prima di ricominciare a studiare. Anche i ragazzini del Primo e Secondo Anno si rincorrevano sugli ampi prati verdi, nei pressi del Lago Nero. Sopra di lei, centinaia di gufi diversi e multicolori sonnecchiavano tranquilli: mancavano ancora un paio d’ore al tramonto. L’odore di piume e cacche d’uccello in decomposizione permeavano l’aria, ma lei non ci fece caso. Era un bel posto, la Guferia. Silenzioso soprattutto.

Come stai, Vis?” sussurrò. Il falco le becchettò dolcemente un dito, come solo un amico vero sapeva fare. Aveva gli occhi grandi, gialli e bellissimi. Profondi e consapevoli.

Ecco qui…” la appoggiò sull’abbeveratoio. Doveva aver fatto un viaggio lunghissimo.

Chi ti ha mandato?” Ricevette uno schiocco di becco come risposta. Sfilò dolcemente la lettera dagli artigli lunghi ed affilati.

Lesse il nome del destinatario, il suo, scritto con caratteri piccoli e rotondeggianti. Sospirò ed aprì la lettera. In un certo senso, non sapeva che aspettarsi.

 

Cara “Elly”,

Come stai? Spero bene, visto che è passato più di un mese da quando sei partita e  non ci hai ancora fatto avere tue notizie. Se pensi sia un’accusa, lo è. La prossima volta che ci vediamo, ti picchio per il colpo che ci hai fatto prendere.  Per fortuna Vitious, il Preside se non sbaglio, scrive una volta alla settimana per farci sapere come vanno le sue lezioni. Dice che ti stai abituando alla magia tradizionale, anche se in realtà non ne sono molto sicura. Tu sei tu, non credo riuscirai mai a cambiare il tuo modo d’essere. Neanche se ti impegnerai con tutte le tue forze. Cosa di cui dubito comunque, visto com’eri quando sei partita. Ci manchi, sai? Spero davvero tu riesca a trovarti bene.

Cambiando discorso, com’è Hogwarts? È il grande castello misterioso di cui parla il professor Romano? Da quello che ho capito è molto più grande di qui, ti sei già persa? Nah, impossibile, col tuo udito sentiresti il respiro di un professore a cinquanta metri di distanza. Ok, questa era esagerata, lo so, ma lo sai come sono…

L’Accademia, invece, sembra così vuota senza voi due…i ragazzi ricominciano a fare i bulli. Naturalmente gli ho dato una lezione, mai farmi arrabbiare. La tua stanza è andata ad un gruppo di matricole -  non sanno nemmeno che fortuna hanno avuto. Mi sono assicurata che non ci fosse più nulla di tuo. Ho trovato un pezzo d papiro, te lo invio. Spero ti faccia piacere. Becco d’Ambra sembrava così triste, perciò Jan è riuscita a convincere il professor Mattei a mandartelo. Vi sosterrete a vicenda, ne sono sicura. O forse sarà lui a sostenere te. Sai, anche a lui manca, e molto. Era così mogio negli ultimi mesi…dopotutto era il suo padrone. No, il suo compagno, ecco. Be’, lo sai meglio di me.

Non voglio rattristarti troppo, perciò cambiamo argomento (di nuovo).Odio scrivere lettere – e Jan lo sa, la sadica. Non so mai che scrivere. Giochi ancora a Quidditch? Scommetto di sì, nessuno può batterti. C’è un Cercatore più bravo di me? E un Battitore migliore di Jan? Se ci riesci, mandaci una foto. Chissà, magari quando avremo tempo, sempre se ci vorrai, verremo a trovarti.

Ti mando questa lettera con Vis, anche lei sente la tua mancanza, ed Ebe1 non riuscirebbe a sopportare il viaggio. Spero non si perda, anche se dubito che qualcuno riesca a capire la nostra lingua. Oh, quasi dimenticavo: hai trovato degli amici? Non fare troppo la musona asociale, potrebbero spaventarsi. Sono fighi gli inglesi? Aspetto tue notizie, e se non mi rispondi manderò davvero Ebe. Mi sono spiegata? Ti voglio bene. Baci anche da Jan,

Del 

Elly mise da parte la lettera, il battito del cuore leggermente accelerato. Frugò nella busta e vi trovò un pezzo di papiro stropicciato. Lo usava raramente, ma lo preferiva. Era comodo e, soprattutto, non veniva dagli animali2. Lo aprì lentamente, le mani prese da un leggero tremolio. Non è ora di farsi venire il Parkinson… Una scrittura obliqua. Fin troppo familiare. Fin troppo dolorosa. Perché ogni volta che hai fatto un passettino avanti con difficoltà, impegno, basta un nonnulla per tirarti indietro di dieci metri?

Lo richiuse con uno scatto. D’un tratto, tutto aveva una sfumatura grigia. O forse blu, nera, gialla, verde? Non ci capiva nulla, ma doveva resistere. Finché poteva. Come Atlante3, per quanto ancora avrebbe sorretto il mondo sulle spalle, prima di spezzarsi l’osso del collo?

Salutò Vis, si assicurò avesse il suo angolino per riposare. Prese un po’ di paglia, per renderlo più comodo, ma le cadde dalle mani. Scese le scale in fretta, senza saltare, cercando di recuperare la lucidità. Doveva respirare con calma, pensare a qualcos’altro. Alla verdura. A perché era vegetariana. Ai dolci alla menta, i suoi preferiti. Ad Al. Ecco, Al sembrava un balsamo guaritore. Arrivata ai piedi delle scale, cominciò a correre. Lontano da tutto, da tutti, ma, soprattutto, da lui.

 

 

Rose e Scorpius entrarono ridenti dal Buco del Ritratto. Lui la spingeva, lei lo schiaffeggiava affettuosamente. Al solito. Seduti da Madama Piediburro avevano ordinato due succhi d’arancia. Dopo l’esitazione iniziale (insomma, nessuno si trova a suo agio seduto su un pof rosa e peloso), avevano cominciato a chiacchierare come non facevano da molto – troppo – tempo. Il momento d’imbarazzo e il  quasi-bacio erano stati dimenticati, o meglio rimandati.

In Sala Comune ad aspettarli, c’era Al. “Dove-siete-stati?” sibilò a denti stretti appena li vide. “Avete idea di quanto abbia aspettato ai Manici di Scopa?”

I due si ritrassero in un gesto involontario. Albus Severus Potter, se fatto arrabbiare, era peggio di Ginny Weasley con le sue cose 365 giorni all’anno. Alla faccia della straordinaria somiglianza col padre.

Rose e Scorpius si guardarono negli occhi, blu e verde, quindi scoppiarono a ridere di nuovo. Davvero, potevano dare lezione a dei babbuini.

“Scusa Al, ma il vento tirava fortissimo, quindi ci siamo riparati nel primo locale che abbiamo trovato…” spiegò Rose.

“E quale sarebbe?” s’informò Al. Stava cercando di calmare l’elefante imbufalito dentro di lui. Si svegliava raramente, certo, ma quando lo faceva…brrr…

Scorpius intanto era diventato di un leggero colorito rosa.

“Non importa, dai, sono dettagli…” tentò di dire.

“Quale locale?” Il timbro minaccioso della voce non ammetteva vie di fuga, né bugie, perché Albus era bravissimo a capire se uno mentiva.

“Madama Piediburro…”  soffiò Rose con una vocina flebile flebile.

Il Potter sbatté gli occhi un paio di volte.

“Volete dire che voi due…”

“No, che hai capito! Ci siamo finiti per sbaglio, ti ho già detto! Ma cosa vai a pensare?” rispose Scorpius. Ops. Non si era reso conto delle sue parole.

“Be’, era ovvio che si poteva fraintendere. Anche se proprio non vi ci vedo da Madama Piediburro, sui tavolini di legno e le sedie rosa…” sghignazzò.

“Veramente eravamo su dei pof” rispose Rose.

“Appunto…e che avete fatto?”

“Abbiamo ricordato i vecchi tempi… Come al Terzo Anno, quando abbiamo chiuso Flitt nel bagno di Mirtilla Malcontenta. Se lo meritava, aveva fatto diventare strabica Charisma. Ma la migliore era al Primo Anno. Ti ricordi quando abbiamo rotto le scatole a Rose per tutta la lezione di Antiche Rune? Non è mai riuscita a recuperare quegli appunti…bah, leggende senza senso…”

“Sono utilissime invece! Guarda i miei genitori e lo zio Harry! Ora che ci penso è vero…non sono mai riuscita a recuperare quella lezione. Magari potrei chiedere a qualcuno di prestarmi i vecchi appunti… Be’, adesso vado a vedere il mio nuovo libro…”

“Di che sta parlando?”

“Bah…ha preso un libro di Rune Italiane…”

“Ma Rose, tu non sai l’italiano!”

Lei alzò gli occhi al cielo. “Vuol dire che lo imparerò allora!”

Fuggì su per la scala del Dormitorio femminile, dove non potevano seguirla.

No, che hai capito…Ma cosa vai a pensare?

Non voleva farsi vedere piangere.

 

 

Rose continuava a rigirarsi nel letto. Gli Elfi Domestici avevano cambiato le lenzuola, che fresche di bucato profumavano di arancia e cannella. Ma non erano state quelle che le avevano impedito di rimanere sveglia tutta la notte. Verso le tre di notte aveva registrato un tentativo di temporale. L’aria fresca entrava dagli spiragli delle finestre ormai troppo antiche. Le mura di pietra, poi, nonostante fossero rivestite di legno, rimanevano costantemente fredde. Non era stato nemmeno quello a tenerla sveglia. Era stato Scorpius, o meglio, quello che aveva detto. Rose non riusciva a dimenticare la sensazione di aver sbagliato tutto. Perché l’aveva quasi baciata nel vicolo, se non provava nulla? Eppure in quel momento non era riuscita a trovare nulla di più giusto. Le era sembrato naturale, come respirare. In tutti quegli anni non si era mai posta il problema, fino a quel momento. I fatidici sedici anni. Forse erano stati gli ormoni, la follia del momento. Forse Scorpius, che conosceva meglio delle sue tasche, sarebbe sempre rimasto solo un amico. Ma non riusciva a dimenticare il respiro caldo sulla pelle, il suo profumo inconfondibile di mela verde e crochi. Istintivamente, sorrise. Avrebbe potuto vivere di quell’aroma. Poi, però, ritornò alla triste realtà. No, che hai capito... Ma cosa vai a pensare?

Prese a pugni il cuscino per l’irritazione. Stupido, stupido Scorpius. Odio gli uomini, sbagliano sempre tutto.

O forse sono stata io a sbagliare. Al solito. Sono una pasticciona.

Di fronte a lei, Madleine si rigirò nel letto. “Nar…gi…” la sentì dire. “Andiamo…a caccia…di Na…rgilli…amore”.

Persino Madleine, la persona più distratta e svampita che avesse mai conosciuto, al pari soltanto di Luna Lovegood, era più sicura di lei. Ma d’altronde Luna si era sposata felicemente e aveva avuto due figli, Lorcan e Lysander. Con Scamandro. Ehi, ma prima non era rimasta per tantissimo tempo assieme a Dean Thomas? Perché i due non si fossero sposati, era ancora un mistero. Se lo chiedeva spesso sua madre. Mai viste due persone più legate, diceva quando Rose era ancora una poppante con un ciuffo di capelli legato a mo’ di fontanella e le guance paffute.

Forse non era destino, pensò Rose. Come non era destino che lei e Scorpius stessero insieme. Troppe differenze, che solo un’amicizia può colmare. Ma l’amore…l’amore è diverso. Poi le era parso di non stare molto simpatica a Draco Malfoy, le parlava in modo sempre così… formale. Freddo. No, non era decisamente il tipo di Scorpius. Doveva rimanere sua amica, punto e basta. Non appena il primo raggio di sole colpì il letto di Madeleine, si alzò. Era il segnale, la sveglia. Si vestì in fretta e scese di sotto. La Sala Comune sembrava così spoglia la mattina presto, senza il continuo via vai dei rumorosi Grifondoro. Incontrò stranamente Al, seduto su una delle poltrone accanto al fuoco. Gli Elfi Domestici dovevano essere già passati, perché una nuova fiamma splendeva giocosa nel caminetto in pietra. Il cugino sembrava assorto, con lo sguardo perso nel vuoto. Ricordava dolorosamente il suo migliore amico, ma Rose evitò di pensarci.

“Cuginetto…”

Silenzio.

“Al…”

Silenzio.

“Albus Severus Potter!”

Quello sembrò svegliarsi di colpo. Si alzò, come sull’attenti.

“Eh, sì, che c’è?” Mise a fuoco, strizzando gli occhi. “Oh, sei tu, Rose…”

“E chi vuoi che sia, Maga Morgana?”

Al inarcò un sopracciglio. Acida di prima mattina. Doveva essere successo qualcosa. Oh, giusto…

“No, scusa, stavo pensando a…”

“Elly” concluse l’altra. Si sedette a peso morto sul divanetto lì affianco. Era da parecchio che non parlava da sola con Al, in effetti. Erano successe un mucchio di cose. E i professori stavano diventando sempre più fiscali coi compiti.

“Già…” Anche Al si sedette sulla sua poltrona. Era stanco, stranamente. “Io… da quando è arrivata, è come se una campanella continuasse a suonare e mi dicesse Aiutala! Aiutala! Aiutala!” Adorava parlare con Rose. Poteva sempre dirle tutto, sfogarsi. “Ma non capisco cos’abbia…” continuò frustrato. “Non è strana come pensavamo. È molto dolce, e buona, solo che… non so, sembra che stia subendo una specie di battaglia interiore. Una parte di lei vorrebbe dire tutto, ne sono certo. Ma è come se volesse punirsi.”

“E bravo il nostro psicologo… o forse dovrei dire cotto a puntino” sogghignò Rose. Era bello parlare con lei. Riusciva sempre a sdrammatizzare tutto, ma, Al ne era sicuro, aveva prestato attenzione alle sue parole.

“No, credimi, non è così… è diverso. Non è attrazione…”

Forse l’anticamera dell’amore.

La ragazza si alzò. Al non si diede per vinto. Lui si era sfogato, ora toccava a lei. “Tu, invece?”

“Io? Che ti passa per la testa?”

Lui sospirò. “Rose, potrai mentire a Scorpius, a Lily, a James…ma non puoi fregare me. L’ho visto ieri sera, sai? Che quello che ha detto ti ha ferita…”

Mazzi.4

Rose scosse la testa, dentro di sé a disagio. Stava cercando di assumere un’espressione neutra, ma risultava più difficile del necessario. “No, Al, mi dispiace, ma stavolta ti stai sbagliando. Ora vado a fare colazione, James ci vuole in campo presto per le selezioni…”

Al sospirò.

 

 

Elly aspettò che tutte fossero uscite quella mattina, prima di alzarsi. La prima era stata Rose, in pratica fuggita dal Dormitorio non appena era sorto il sole. Dopo l’aveva seguita Julie, sbadigliante. Per ultima Madeleine, visto che Charisma non aveva dormito lì quella notte. D’altronde Justin Thomas era un ragazzo d’oro. Erano le dieci di mattina. Le selezioni sarebbero cominciate alle undici.

Elly si trascinò in bagno, dopo aver rifatto velocemente il letto. Non le piaceva sovraccaricare gli Elfi Domestici. A casa non ne aveva neppure mai visti. Ripensò alla lettera, a Del. Un po’ le mancava, certo, con la sua allegria alla Alice Cullen, ma non voleva che la venissero a trovare. Non ancora. Era troppo presto. Doveva restare da sola, riflettere, cavarsela.

Fece una doccia lunga e calda. Solo le temperature molto alte e molto basse le permettevano di riflettere davvero. Quando mai era stata una musona asociale, poi???

Uscì e si vestì in fretta. Non voleva arrivare troppo tardi, lei che era sempre in anticipo. Indossò una maglia nera, lunga a metà coscia, senza maniche ma a spalline grosse; sotto i jeans vecchi, larghi e scoloriti – i suoi preferiti – s’infilò delle specie di scaldamuscoli in microfibra, posti da sotto il ginocchio fino a metà coscia, a mo’ di ginocchiere. Si aggiustò bene quella destra. Legò i capelli in una coda molto alta e tirò indietro anche la frangia.

Osservò il riflesso allo specchio: le rispose uno sguardo spento. Non più il suo, ormai.

Uscì dal bagno ed aprì il cassettone sotto il letto. Il legno era resistente, chiaro, non dava nell’occhio. Nessuna delle ragazze l’aveva notato, fino al giorno prima. Frugò tra i vestiti, senza sgualcirli. Erano ordinati per tipo e colore. La solita perfettina, peccato che dopo li disordinasse sempre. Puntualmente. Trovò quello che stava cercando accanto a due scope. Erano molto particolari: una con le rifiniture rosse e oro, l’altra blu e argento. Entrambe recavano la marca GT. Elly, inconsapevolmente, prese in mano quella dai colori Grifondoro. Accarezzò il legno lucido, perfettamente levigato. Le venature si rincorrevano e si intrecciavano in una rete naturale di perfezione. Le sembrò di tornare indietro.

 

“Passa!”

 Si muovevano in fretta, più veloci degli avversari. Il vento colpiva loro la faccia, ma non ci facevano caso, erano nel loro elemento. Si lanciavano la Pluffa con passaggi precisi,ma invisibili ad occhio nudo. Purtroppo, perché da vedere erano uno spettacolo. Sembrava una danza, con quei movimenti precisi e leggiadri.si capivano al volo, non c’era quasi bisogno di parole. Nessun Bolide poteva fermarli, erano imprendibili.

Lei la lanciò a lui, quindi volò più in basso, davanti. Lui lasciò cadere la Pluffa e si spostò di lato, per lasciarle libera la visuale. Meno d’un secondo dopo, i Falchi avevano guadagnato altri dieci punti. Sopra di loro, con un guizzo, Phydel prese il Boccino. Erano passati non più di cinque minuti dall’inizio della partita, ed avevano battuto gli avversari 310 – 0. I Mitici Due fecero il giro del campo, esultanti. Scesero a terra, spalla a spalla,subito affiancati dal resto della squadra, altri tre giocatori. Non avevano bisogno di sette, ne bastavano cinque. Erano gli Invincibili.

 

Elly si riprese, come avesse tenuto la testa troppo a lungo nell’acqua. Con uno scatto, rimise la scopa dentro, prese quella blu-argento e quello che stava cercando: un paio di occhiali a specchio5. Scosse la testa, come a volersi dimenticare quel flash. Anche se è impossibile dimenticare la felicità. Perché lei, fino a poco tempo prima, era stata felice.

Guardò l’orologio che teneva sul comodino: le 10.50. Anche correndo, non ce l’avrebbe mai fatta. Il castello era enorme, conteneva almeno mille ragazzi, l’avrebbero potuta vedere. Si guardò intorno, per assicurarsi che non ci fosse nessuno. Il Dormitorio non offriva molti nascondigli.

Si trovava nella Torre di Grifondoro, al settimo piano.

Crack.

Ricomparve nell’armadio delle scope di Mastro Gazza, al piano terra. Uscì e cominciò a correre.

 

 

“Ci sono tutti?” urlò James. Quell’orda di ragazzini non sembrava capace di chiudere la bocca.

“Credo di si” rispose Rose.

Al si guardava disperatamente intorno, invano. Che stupido, pensò, non dovevo avere aspettative così alte…

Aveva sperato che venisse. Davvero. Ma forse doveva abituarsi ad una persona sfuggente e volubile come Elly. Non sapevi mai cosa le passasse per la testa.

“Cosa dovrei mettermi addosso?” disse una voce, anzi un sussurro, alle sue spalle. Al si girò e se la trovò davanti.

“Ehi, non hai  freddo?” gli venne spontaneo chiedere. Dopotutto, la Scozia non era uno scherzo d’autunno.

Elly scosse le spalle. “Crescendo in montagna alta…” gli sembrò sentirle borbottare.

“Allora tieni…” gli consegnò una tunica da Quidditch rosso-oro.

“Ciao, Elly!” s’intromise Rose. “Fai anche tu il provino?”

“Qualcuno mi ha convinto…”

Rose annuì e sorrise. Le sarebbe piaciuto averla in squadra. Magari sarebbe riuscita a conoscerla meglio, rompere un po’ il guscio. Si sentiva in colpa per quello che aveva pensato di lei. Aveva salvato Robin e l’aveva aiutata per l’appuntamento. Non era da tutti.

“Oh, per i vestiti…”

“Puoi tenerli.”

“Ah…ehm…grazie, allora”. Si scompigliò un po’ i capelli intrattabili. Doveva trovare un modo per sdebitarsi.

Elly scosse le spalle, con quell’aria persistentemente noncurante.

“Splendore, ci sei anche tu!” James si avvicinò con un enorme sorriso stampato in faccia. Parlare con Robin l’aveva aiutato. E lui riconosceva sempre i suoi errori.

“Per fortuna ti hanno avvisato, non credevo venissi. Robin ne sarà contenta…”

Elly si irrigidì impercettibilmente, ma l’unico a notarlo fu Al.

“Comunque…oh, begli occhiali per la cronaca…che scopa hai? No, guarda l’ora, me la farai vedere dopo…cominciamo!” urlò. Se no non avrebbero finito per pranzo.

La prova era individuale, una specie di campo minato. Iniziava con un giro di campo in volo, per vedere se si era capaci di rimanere in sella. Ritornati al punto di partenza aveva inizio la sfida vera e propria. Si doveva ricevere le Pluffe lanciate da James e passarle a Lily. Poi viceversa. Intercettare alcune palla lanciate da Albus, evitare i Bolidi di Rose e Scorpius e cercare di segnare mentre Hugo parava. In sé non è difficile, pensò Elly infilandosi la divisa, piuttosto basilare.

Ma James aveva fatto bene. Alla selezione si erano presentati almeno una trentina di candidati. Una decina non era ancora in grado di volare, tutti tra gli undici e dodici anni. Una ragazza del Secondo Anno e uno del Terzo fecero cadere le Pluffe lanciate da Lily. Un altro paio del Terzo, diversi del Quarto e uno del Quinto non riuscirono ad intercettare nemmeno una Pluffa da Albus. Il grosso, almeno sette o otto, furono disarcionati dai Bolidi. Pochi riuscirono a passare – un paio – ma nessuno segnò. Hugo era troppo bravo.

A mezzogiorno non avevano ancora finito. Elly si divertiva un mondo ad osservare i più piccoli. Al aveva addirittura dovuto riportarne giù uno che non aveva mai volato ed aveva perso il controllo della scopa. Intanto gli spalti si erano riempiti non solo di Grifondoro e degli scartati, ma anche di altre Case. La curva Serpeverde fischiava senza fermarsi da circa un quarto d’ora. Avrebbero potuto far parte del coro di voci bianche di Vienna.

Quando anche l’ultimo del Settimo Anno fu sceso dalla scopa, fu il turno di Elly.

“Ryan” la chiamò James. Tutta la squadra era scesa a riposarsi un attimo; dopotutto non si erano fermati per gli ultimi quindici ragazzi, e il sole invernale, nonostante non fosse granché caldo, li stava accecando. Rose le augurò buona fortuna, Lily le sorrise. Al la osservava da lontano, lei lo ricambiava.

Poi più nulla. Prese la scopa e azzerò i pensieri, come sempre. Ora esistevano solo lei, la Pluffa e il vento. Era da molto – troppo – tempo che non volava. Salì in alto, assaporando ogni istante. L’aria che le scompigliava i capelli, le accarezzava il viso, s’infilava potente nei suoi polmoni. Finalmente era tornata a respirare. E cominciò. Fece il giro del campo ad alta velocità. Per una volta, voleva far vedere di che pasta era fatta. Voleva divertirsi, lasciarsi andare all’aria pulita, dimenticare tutto. Non era più Ellyssa Ryan, come la conoscevano lì. Era una Cacciatrice.

James strabuzzò gli occhi nel vederla arrivare così presto, ma non fece una piega. Fece una finta e le lanciò la Pluffa. Per gli altri poteva essere un tiro difficile, ma lei poteva vedere ogni capovolta del pallone, come a rallentatore. La prese e la passò a Lily con estrema precisione. Questa la afferrò e la rimandò indietro. E quindi di nuovo a James.

Passò ad Al. Le Pluffe erano un po’ lente per i suoi standard, ma giocava sulla precisione e sulle direzioni. Destra, sinistra, sinistra, alto, basso, sinistra, destra, basso.

Rose e Scorpius creavano una specie di campo minato, come quelli dei film Babbani. Dovevi stare attento a non farti disarcionare. Ma la lentezza giocò a favore di Elly. Dovrebbero vedere quelli di Jan, si ritrovò a pensare. Con l’ultima Pluffa ancora in mano – non l’aveva restituita ad Al – si avvicinò ad Hugo. Aveva un’espressione concentrata, quasi stesse cercando di carpirle informazioni. Con uno scatto fulmineo, fece passare la Pluffa per l’anello sinistro.

La prova era durata meno di un minuto.

Tutto lo stadio passò dal silenzio sbigottito alla follia. Grifondoro grandi e piccoli urlavano di gioia, sbandieravano le sciarpe a mo’ di bandiere. Persino i Serpeverde non se la sentivano più di fischiare. Elly appena scesa venne accolta dalla squadra, che la abbracciò e la trasportò di forza nello spogliatoio.

“Sei stata semplicemente fantastica!!!” urlava James in preda all’euforia. Cominciò a lanciarla per aria.

“Bravissima!”

“Superba!”

“Non avevo mai visto niente del genere!”

Elly, all’ultimo salto in aria, riatterrò con grazia e si alzò con noncuranza.

“Te l’avevo detto…” le sussurrò in un orecchio Al.

“Wow!” Anche Lily era entusiasta. “Pensavo che non sarei riuscita a prenderla, quella Pluffa che mi hai lanciato!”

“È vero, è stata un fulmine!” le fece eco Hugo. “Quasi non l’ho vista, quando ha segnato!”

“Ma di’ un po’” intervenne Robin, in jeans e camicetta a differenza degli altri. “A me sembrava che, be’, ti trattenessi. Sbaglio?”

“Cosa??” Sbottò James. “È già quasi impossibile che sia andata a quella velocità!”

Tutti si girarono verso Elly, che stava zitta in disparte. Sembrava quasi che non la riguardasse.

“La verità?” chiese in un sussurro.

“Sì” risposero tutti e sette.

Lei scosse le spalle. “Forse”.

Silenzio mortale.

“Batteremo i Serpeverde!!!!!!!!!!!!!!!!!!” James saltava coi pugni per aria. Sembrava un bambino col suo regalo la mattina di Natale, non poteva essere più felice.

“Oh” si batté una mano sulla fronte. “Prima che mi dimentichi, fammi vedere la tua scopa. Io e Al cavalchiamo delle Firebolt900, Lily una ThunderboltL&G,  Hugo e Rose le Tornado RW-HW, Scorpius la Nimbus3000 e Robin la Comet4567. Non pensavo te la fossi portata, Robin pensava di prestarti la sua…blu e argento? Non proprio i nostri colori, ma…” si ammutolì. O meglio, rischiò di slogarsi la mandibola.

“Jay, cos’è successo?” chiese Albus, confuso. Per farlo ammutolire doveva essere qualcosa di grosso. Se era un trucco doveva farselo insegnare…

“A-Al… ha u-una GT”.

Cinque dei sette presenti sbarrarono gli occhi, sbalorditi. (La scopa era di Elly, dubito si fosse stupita).

“Una GT? Una GT vera?”  sussurrò Robin.

Solo Rose non aveva fatto una piega. “Che cos’è una GT?” sbottò, irritata. Odiava sentirsi ignorante.

“Te lo spiego dopo” soffiò Lily, anche lei congelata.

“Wow!” sorrise Hugo, col solito entusiasmo. “E riesci a cavalcarla?”

Tutti si sbatterono una mano in faccia. Elly compresa.

 

A Hugo,

con la tua candida innocenza

mi fai sempre rider troppo.

 

1 – Ebe nella mitologia greca è la dea della giovinezza, figlia di Zeus ed Era, sorella di Ares, Eris, Ilizia ed Efesto. Qui per ulteriori informazioni.

2 – Il papiro è di origine vegetale. La pergamena, se non erro, è pelle di animale, di solito pecora, seccata al sole e poi sottoposta ad un procedimento che non ricordo. Se siete curiosi, qui c’è qualcosa.

3 – Atlante è il gigante che, secondo la mitologia greca, sosteneva il mondo sulle spalle. Per questo la prima vertebra della colonna vertebrale si chiama Atlante (correggetemi se sbaglio). Qui per ulteriori informazioni.

4 – Mazzi: mi hanno fatto notare che come esclamazione non è molto chiara. Sarebbe Ammazzi, nel senso di wow, stupore. Scusate se do per scontate certe cose.

5 – Se vi interessa, questi sono gli occhiali a specchio di Elly.

 

Allora, salve a tutti. Come vedete, ho aggiornato prima stavolta. Anche se non sono mai puntuale, alla fine. In questo capitolo succedono un sacco di cose, anche se non come lo scorso. Lo reputo un po’ di passaggio, io. Non credo sia scritto granché bene, non mi convince molto. Voi che ne dite? Qui si scopre un pezzo di titolo, ma la storia non è finita qui, naturalmente. Ma cos’hanno di così speciale queste cavoli di GT? Rose e Scorpius come si comporteranno tra loro? E Elly? Vedremo, spero continuerete a seguirmi. Vorrei ringraziare infinitamente chi mi ha recensito:

 elys: grazie della recensione =D La curiosità morbosa si è un po’ placata? Le descrizioni come sono venute? Non ne sono per nulla convinta…dai, stavolta ho aggiornato presto, spero ti sia piaciuto. Un bacio

veracruz: grazie per i bei complimenti, sono davvero felicissima che ti piaccia. Anche perché gestirla, questa storia, è un po’ un casino. Elly è davvero complicata (e dire che l’ho inventata io XD). Spero che anche questo capitolo di sia piaciuto. Kiss

marty 4: grazie per i complimenti! Stavolta sono stata molto più veloce. Il capitolo – a mio parere – non è bello quanto lo scorso, ma spero ti sia piaciuto. Rose e Scorpius sono in stallo, soprattutto ora che lui ha detto quelle cose. Al e Elly…si vedrà. Inoltre ho inserito un bel po’ del passato di Elly, le sue vecchie amiche, i ricordi…che ne pensi? Un bacio

ElseW: sì, mi ricordo che mi avevi recensito all’inizio. Grazie per averlo fatto =D. Comunque con gogogò non intendevo rococò. È un’espressione che ho sempre sentito, fin da piccola. Credo che venga da “a gogò”, cioè “molto”. Alla fine ha lo stesso ruolo di rococò, quando non si intende nel senso stretto del termine. In pratica volevo dire che le rune francesi erano molto decorate. Scusa se ho scritto di getto. Pensavo fosse una parola comune. Un bacio

Emily Doyle:ciao! Già, il liceo serve a qualcosa ogni tanto. Io faccio lo scientifico, latino lo devo studiare per forza (purtroppo). Già, Vis significa forza, mi sembrava carino come nome e si legava alla trama. Vorrei ringraziarti per i complimenti, mi hai fatto arrossire XD. Davvero davvero grazie. Goditi le vacanze!

maricuccia: ciao! Tranquilla se hai recensito tardi, i tuoi impegni sono certo più importanti! Sono contenta che la storia ti sia piaciuta. Elly si sta pian pianino lasciando andare, è vero, ma la strada è ancora lunga! Anche per Rose e Scorpius sarà difficile, anche se in questo capitolo ho inserito poco o niente. Tu che ne dici? Come ti è sembrato? Come ho già detto sopra, non mi ha convinto molto…un bacio

Smemo92:Ciao tesoro! Grazie innanzitutto della recensione, mi hai fatto pure ridere alla fine (dopo ti spiego perché). Be’, come sempre l’analisi dei personaggi l’hai fatta tu. Rose e Scorpius? In questo capitolo abbiamo scoperto i pensieri di lei. Anche io in realtà volevo che si baciassero, ma mi sembrava un po’ presto (me sadica muahahah)…maledetto vento! In questo capitolo ho inserito diversi elementi su Elly. Si conosce un po’ la scuola, un po’ le sue amiche etc. La provenienza…sai che mi verrebbe da dire “poveri trentini”? tutti pensano che vivano all’età della pietra. Non intendo solo quello che dici tu, in generale mi è capitato spesso. Comunque, direi che un’idea te la sei fatta. Non voglio dirti altro, perché se no va a finire che mi indovini tutta la storia. Quello che pensa Al lo abbiamo scoperto in questo chappy. Tu che ne dici? La lettera invece mi sono divertita un mondo a scriverla, Del è un tantino particolare. E arriviamo al perché mi hai fatto ridere. La domanda su GT. Be’, questo capitolo, devi sapere, su carta l’ho scritto a natale, circa. Dopo naturalmente l’ho modificato, ma le selezioni erano quelle. Perciò, tra tutte le recensioni che mi hai fatto, proprio in questa mi hai chiesto cosa significa gt! Hai per caso un sesto senso??? Mah…fammi sapere cosa ne pensi! Un bacione grande grande!

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Capitolo 15
*** Segreto ***


Capitolo 14 – Segreto

 

No, che hai capito. Ma cosa vai a pensare?

Rose, potrai mentire a Scorpius…ma non puoi fregare me.

Una cosa che Rose odiava era ammettere di essere in torto. Fin da piccola s’incaponiva, ferma nella sua decisione, sorda a tutti gli altri. Perché ammettere di aver sbagliato significava poter fallire nella vita. E lei non voleva. Studiava, studiava. Certo scherzava, rideva, si divertiva con le sue amiche e i suoi migliori amici. Con Al, James, Lily. Con Scorpius. Ma ora era tutto diverso. Perché sapeva d’aver torto marcio, che Al aveva ragione. Quello che Scorpius aveva detto l’aveva ferita più di qualsiasi altro. Le aveva scavato un solco, anche se era solo una stupidaggine. Non riusciva a dimenticare, anche se si impegnava con tutte le sue forze. Non dormiva, ma rimaneva in quel letto. Cominciava ad odiare l’odore di pulito delle lenzuola, arancia e cannella.

Si era stupita della sua fragilità, all’inizio. Lei, che si era sempre definita forte. Che andava avanti quando erano nel fango fino al collo, quando non sapevano più che fare. Tutto, quando si trattava di ragionare, usare il cervello. Quando si toccava il cuore, però, cadeva. Come un vaso di cristallo, si spaccava. Ed i mille frammenti continuavano a rimbombarle per la testa, fastidiosi, assieme alle parole di Scorpius. Come Nargilli fastidiosi. Fissava il soffitto senza espressione, consapevole di doversi alzare.

No, che hai capito. Ma cosa vai a pensare?

Basta, stupida Rose. Aveva già promesso a se stessa di non ricaderci. E invece ci sono finita con tanto di piedi. Come da piccola, quand’era caduta in un tombino. Ma non sono più una bambina. Devo reagire. Ho sempre contato su me stessa, continuerò così. C’è Al, basta Al.

Si alzò dal letto con uno scatto. Lui è un amico, punto e basta, si ripeté per l’ennesima volta. Ormai cominciava ad odiarla, quella frase, per quante volta se l’era propinata. 

Stava per aprire la porta del Dormitorio, quando entrò Madeleine.

“Ciao…” la salutò con la solita voce trasognata. “Bella giornata vero? Ottima per il Quidditch…”

Era domenica pomeriggio e, strano ma vero, la temperatura superava i dieci gradi. La maggior parte degli studenti cercava di godersi gli ultimi raggi autunnali, nostalgiche imitazioni di quelli estivi, prima dell’arrivo della neve. James, Al, Lily e Scorpius erano scesi al campo per svagarsi un po’. Hugo diceva d’esser indietro coi compiti, Elly chissà dove. E Rose non se la sentiva di uscire all’aria aperta, scherzare e ridere come sempre.

Le era già costato molto andare alle selezioni. Ora aveva deciso di reagire.

“Non credo ti piaccia molto il Quidditch oggi…”

“Eh?” Rose si risvegliò dal profondo antro dei suoi pensieri e guardò Madeleine stranita.

Quella volse gli occhi al cielo, gesto decisamente non da lei.

“Cosa ha combinato Scorpius?” La voce aveva assunto un timbro risoluto.

“Niente…ma di che stai parlando?” borbottò Rose paonazza.  

Madeleine scosse la testa, mentre si sedeva sul letto accanto all’amica.

“Rose, Rose… forse a volte ti sembro un po’ distratta. Sai che voglio dimostrare che il moto circolare dei Gorgosprizzi influisce sull’abbondanza della pesca di Plimpi d’Acqua Dolce annuale. Ma osservo la gente… e riesco a captare le tensioni tra le persone. Vedrai che tra poco Char e Justin si metteranno insieme… e vedo anche te e Scorpius.”

“Charisma e Justin Thomas???”

“Non cercare di cambiare discorso. Sai che ne sono un’esperta. Sul serio, Rose, non ho mai visto un legame così forte come quello tra te e Scorpius…”

“Appunto” sospirò Rose. Dopotutto doveva parlare con qualcuno, o sarebbe esplosa. Perché non con Madeleine, quindi?

“Ci conosciamo da tanti anni, ormai. È quasi un fratello per me. Non voglio rovinare tutto per qualcosa che mi sono immaginata”

“Ma non te lo sei immaginata!”

“E se, mettiamo, stessimo insieme? Per un po’ potremmo essere felici, vero…ma se ci lasciassimo? Il gioco varrebbe la candela? Non voglio rovinare quello che c’è tra noi…”

“Forse. Ma una vita piena di rimpianti non è vita…”

 

 

Hypnos svolazzava nervoso dentro la stanzetta illuminata dal sole pomeridiano. Sbatteva le alucce dal piumaggio marrone con insistenza, quasi ossessione.

Gli ultimi raggi attraversavano la finestra gotica alta e stretta e colpivano – oltre a secoli di polvere – la zazzera bionda di Scorpius Malfoy. Il quale sembrava intento a dettare una lettera per i suoi genitori. La vecchia penna nera, regalatagli dalla madre ben sei anni prima, tracciava velocemente delle linee sinuose sui rotoli di pergamena.

Ora devo andare, ho ancora un tema per Divinazione. Con affetto, Scorpius

“Ecco fatto. Hypnos, dove sei?” Il suo gufo, così battezzato in onore del dio del Sonno, fratello della Morte, instancabile volatore, vivace compagno, soffriva di claustrofobia. Sì, proprio così, non avete letto male. In quel momento, infatti, svolazzava agitato sulle assi di legno del soffitto, conficcava gli artigli dove poteva, alla ricerca della fine di quella sua tortura. Delle volte Scorpius si chiedeva come avesse fatto a beccarsi proprio l’unico gufo vivente che soffriva di claustrofobia. Dopotutto era cresciuto in un negozio piccolo, un buco puzzolente, per la miseria! Ci voleva proprio fortuna, no?

 

“Quale vuoi, tesoro?”

Diagon Alley, Emporio del Gufo. Scorpius, undici anni di euforia ed emozione (entro una settimana sarebbe andato a Hogwarts!!) si guardava intorno, perplesso. Nessuno dei volatili intorno soddisfava le sue richieste. Animali rumorosi, schiamazzanti,che non vedevano l’ora di uscire dalla gabbia, fuggire da quel buco buio ed ingombro.

Qualcosa attirò l’attenzione di Scorpius. Si avvicinò all’angolo più ombroso della stanza, dove un pennuto dormiva indisturbato. Per la poca luce, riusciva a distinguerne solo vagamente i colori. Era molto simile agli altri: marrone sfumato a macchie bianche e becco nero. Un gufo qualsiasi. Qualcosa, però, nel respiro pesante e regolare,  nell’estrema tranquillità attirava il ragazzo. Somigliava al Tempo, indifferente al trascorrere degli eventi, irraggiungibile e remoto. Perso in quel mondo che era il Sonno.

“Vorrei questo!”

Astoria si avvicinò sorridente e lo osservò con occhio critico. Dopotutto sembrava un gufo come tutti gli altri. “Sei sicuro, tesoro?”

“Sì”

“Come si dice?” intervenne il padre.

Scorpius sorrise. “Per favore”.

Draco gli scompigliò i capelli. “Bravo”.

 

Una volta fuori, aveva ringraziato i genitori con un sorriso smagliante. Il gufo continuava a dormire, inconsapevole d’esser appena stato venduto.

 

“Come lo chiamerai?” chiese Draco.

“Lui è come il Sonno, il padre dei Sogni. Hypnos.”

Draco sorrise.

 

Solo qualche giorno dopo avevano scoperto il difettuccio del pennuto. Be’, difetto, che parola grossa. Fobia, ecco. Per sbaglio Dlot lo aveva rinchiuso nella sua cameretta, alias sgabuzzino, dove era rimasto per un’intera giornata. Quando ne era uscito, naturalmente rintontito dal buio – l’unica finestrella si trovava in alto ed era grande 30 cm x 30 cm – aveva cominciato a svolazzare per tutta la villetta. Solo a tarda sera si era deciso a rintanarsi sulla spalla di Scorpius, eletto ormai suo compagno ufficiale. Draco aveva dovuto fare i salti mortali, affinché Dlot, in preda ai sensi di colpa, non si prendesse a martellate con una zucca. Per gli umani poteva sembrare una sciocchezza, ma la zucca in questione pesava oltre 8 chili e l’Elfo Domestico raggiungeva a stento il metro. Insomma, per lui era una specie d’incudine.

Scorpius sorrise al ricordo. “Hypnos, vieni che ti faccio uscire…”

Non si sa come – forse per la frase, forse per la voce rassicurante di Scorpius – Hypnos si calmò e si appollaiò docilmente sulla spalla del ragazzo.

“A mamma e papà, casa, okay?”

Il gufo lo becchettò affettuosamente.

“Saluta Dlot da parte mia…”

Aprì la finestrella e lasciò uscire il gufo. Rimase un attimo ad osservare il paesaggio ormai scuro, la linea del sole oltre le montagne di ponente. Quindi si girò. Prese un libro dalla copertina verde scuro e si accinse a scrivere un Tema per Divinazione (L’Oroscopo, la soluzione a tutti i Misteri) per la Cooman, controllando ogni tanto la correttezza delle informazioni sulle pagine bianche.

 

 

Notte fonda. La luce della luna, coperta da qualche nuvola grigia e solitaria, illuminava vagamente le montagne, i prati e i pendii scoscesi intorno a Hogwarts. Tutte le ragazze del Dormitorio, Rose compresa, dormivano profondamente. Elly guardava intensamente il muro di fronte a lei, persa nei suoi pensieri. Con uno scatto, quasi come un fulmine a ciel sereno, si alzò. Con passo felpato raggiunse il bagno e si vestì in fretta, come al solito. Ormai si era abituata alla routine quotidiana, intervallata alle lezioni notturne. Uscì dalla Torre di Grifondoro, , nonostante le continue lamentele della Signora Grassa. “Devo fare un discorsetto con Vitious!” le urlò dietro, mentre scendeva le scale.

Hogwarts aveva una struttura diversa dall’Accademia: con quel suo alone misterioso, ricco d’inganni, passaggi segreti, scalini da saltare o evitare, scale dotate di una volontà propria.

Alla fine, però, non era così pericoloso. Non aveva tunnel sotterranei che si aprivano di scatto nel pavimento.

 

“Quando meno ve lo aspetterete, comincerete a cadere” disse il professor Rimbalzo, camminando davanti alla fila di ragazzini dritti sull’attenti. “Dovete imparare ad allenare i muscoli, a stendere la schiena. Comincerete a fare palestra con il professor Foscoli, imparerete le cadute con me. Voi due, che non sapete stare fermi” indicò due ragazzini sulla fila “saprete camminare senza far alcun rumore”.

I due si sorrisero, complici.

I tunnel si aprirono all’improvviso, sotto i loro piedi. Uno per ogni studente. I  ragazzini caddero, alcuni urlarono di spavento altri rimasero muti per l’orrore. Tutti. O quasi.

Come aveva capito Rimbalzo, nonostante fosse la prima lezione con i mocciosi di dieci anni, quei due avevano qualcosa di diverso. Per evitare di cadere, lui aveva fatto un avvitamento all’indietro, lei una spaccata senza riscaldamento. E sembrava stessero bevendo tranquillamente bevendo un caffè. Niente male come primo giorno.

“Voi due!” li richiamò. “Molto, molto bene. ma dovete imparare a saltare. Giù!” e accompagnò la voce con un gesto brusco del braccio.

I due si guardarono, in viso stampato lo stesso ghigno. “Ok” risposero con voce angelica.

Saltarono giù.

L’aria le entrava nei polmoni, ma non bastava. Sentiva di aver lasciato lo stomaco al piano di sopra, me non se ne curò. Era certo meglio delle montagne russe. I muscoli però le dolevano, non riusciva a muovere le gambe come voleva, l’attrito era troppo.

Rimbalzò su un tappeto elastico, prima di atterrare sul pavimento, in piedi.

“È stato semplicemente fantastico!” esclamò lui.

“Non proprio” rispose lei, quasi delusa.

“Perché?”

“Non so, non riuscivo a muovere bene le gambe. Non mi piace sentirmi vulnerabile”

“Nemmeno a me, ma…”

 “È questione di esercizio” li interruppe il professor Rimbalzo. “Vedrete che in pochi mesi sarete degli esperti, come tutti, qui, all’Accademia. Ricordatevi, questa non è una scuola di teoria. Per quello dovete andare a Hogwarts”

Entrambi inarcarono un sopracciglio. “Hogwarts???”

 

Elly rinvenne, come se le fosse stata lanciata una secchiata d’acqua gelida. Era stato devastante. Non c’era altro modo per descriverlo. Scosse la testa, nel tentativo di distrarsi. Ripensò al salto di qualche settimana prima, al viso stupito di James, ma soprattutto alla perspicacia di Al. Il pensiero del ragazzo sembrò avere un effetto rilassante su di lei. Come un bagno caldo. Fece un sospiro profondo, quindi imboccò l’ennesimo passaggio segreto.

Giunse all’Aula d’Incantesimi, come sempre d’altronde. L’eco del vecchietto nel quadro, che aspirava a diventare il trombone dell’Orchestra di Vienna, rimbombava nel corridoio.

“Buonasera, Ryan” la salutò come sempre l’allegro professor Vitious. “Prima di cominciare , volevo farti una richiesta. Finora, se non erro non sei andata a lezione di Difesa Contro le Arti Oscure. Vorrei che cominciassi a partire da martedì prossimo.”

Ad Elly sembrava un po’ strano, ma annuì ugualmente. Si fidava di Vitious.

“Molto bene. Dunque, dove eravamo arrivati l’ultima volta?”

“Agli Incantesimi Rallegranti, signore”.

“Oh, giusto, molto bene. mi pare li avessi capiti…quindi ti sei abituata al nostro stile, ne deduco?”

“Non proprio, signore”.

“Capisco, capisco. A volte abbandonare le vecchie abitudini è difficile… Ma torniamo a noi. Facciamo un salto in avanti, affronteremo gli Incantesimi d’Evocazione. Certo, è molto più complicato rispetto a quello che abbiamo fatto finora, senza contare che va a toccare anche il campo della professoressa McGranitt. Conosci le 5 Principali Eccezioni alla Legge di Gamp sulla Trasfigurazione degli Elementi1?”

“Sì, signore, ma…”

“Bene allora. Prova ad evocare una spilla. È difficile creare dal nulla, ricordatelo. Anzi, trasformare, perché…”

“Nell’Universo nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma. Primo Principio della Termodinamica2.”

“Hai una conoscenza approfondita della Babbanologia…”

Lei scosse le spalle.

“Comunque hai detto giusto. Quindi per Evocare bisogna 'richiamare' le molecole giuste, in parole povere. Questo, tuttavia, richiede un grande sforzo di concentrazione. Prendi la bacchetta…”

 

 

Avevano lavorato duramente per l’ora seguente. Persino Elly si sentiva un po’ stanca.

“Perfetto, perfetto!” squittì Vitious. “Sei riuscita a costruire anche una sedia! Credo di dover assegnare dieci meritatissimi punti a Grifondoro. Oh, ricordami la prossima volta che dovremo chiamare Olivander. Di solito facciamo un controllo annuale delle bacchette, perché siano sempre funzionanti. E vorrei che esaminasse la tua… Dove hai detto di averla presa?”

“Non l’ho detto, signore”

“Ah, va bene. Cosa dovevo dirti, poi?” Vitious, il buffo viso contratto in un’espressione pensierosa, cominciò ad arrotolare una ciocca della barba bianca intorno al dito.

“Oh, si!” Il visetto s’illuminò. “Ho sentito che sei entrata nella squadra di Quidditch di Grifondoro. Complimenti, ma sei sicura di riuscire a farcela? Intendo, per il…”

Elly s’irrigidì. Non le piaceva affrontare certi argomenti.

“Sì, signore” rispose evasiva, con tono deciso.

Prima che Vitious potesse terminare il discorso, continuò: “Voleva anche ringraziarla per l’aiuto che mi sta offrendo…”

“Di nulla, di nulla…”

“Questo è un piccolo pensiero, tipico delle mie zone.”

Evocò qualcosa racchiuso da una carta rossa.

“Non dovevi, non dovevi…”

Lei scosse le spalle. “Buonanotte, signore”.

 

 

“Lanciala a Lily!” le urlò James. Era trascorsa un’altra settimana. Sempre la stessa routine, le stesse materie. I professori erano severi, inflessibili. Assegnavano carrellate di compiti lunghi, in cui Elly si buttava a capofitto e da cui otteneva sempre il massimo dei voti. Si beava della presenza dei libri, suoi unici compagni. Che la capivano, oltre a Becco d’Ambra e Vis. Tante materie diverse, aveva cominciato a frequentare Difesa contro le Arti Oscure. Materia famosa, anche all’Accademia.

“Lily, ora a me! … Tieni, Ryan!”

Elly strinse i denti. Non le piaceva essere chiamata per cognome, le procurava brutti ricordi.

Prese la Pluffa. “A me!” la richiamò James. Ancora?

Sbuffò, ma passò. La situazione stava sfiorando il ridicolo, a suo parere. Non era una partita a patata bollente, era Quidditch, per la miseria!

Lily ricevette dal basso, quindi lanciò. Hugo riuscì a parare. Elly lo osservò. Capì che deduceva il lancio a seconda dell’espressione. Una tecnica davvero efficace. All’avanguardia. Ma non la sua.

“Ben fatto Lily! La prossima volta gioca più sulla potenza, però. Hugh, parata fantastica!” James era perfetto come Capitano. Sapeva sempre come spronare la squadra, spingerli a dare il massimo.

“Ryan, bene! Ti stai abituando alla nuova tecnica!” Sì, certo.

Scosse le spalle, quindi si voltò. Dieci metri più in alto, Albus stava rincorrendo il Boccino. Si capiva perché tante ragazze gli facessero il filo, possedeva un certo fascino. Quello del ragazzo sprovveduto, innocuo all’apparenza. Lì, in aria, nel suo elemento, preso dalla velocità, mostrava una vera e propria eleganza. Per certi versi, ricordava Del.

Dall’altra parte del campo, i Battitori si esercitavano sulla potenza dei lanci. Avevano incantato i Bolidi in modo che tornassero sempre al punto di partenza – trucco suggerito da zio Harry – anche per evitare un altro incidente. Li colpivano come giocando a baseball. Rose sembrava sicura, scagliava quelle palle nere lontano, oltre la linea di metà campo. Forse, a modo suo, cercava di scaricare la tensione accumulata in quei giorni. Il rapporto con Scorpius si era, per così dire, raffreddato, anche se il ragazzo non ne era pienamente consapevole.  Ma forse era meglio così, secondo Rose. Aveva bisogno di tempo per chiudere quella ferita e costruire un cancello attorno al suo cuore. Un cancello senza porta.

Scorpius, intanto, stava mettendo in atto la sua tecnica. Aveva sempre bisogno di allenamento, perché era molto complessa, nonostante le apparenze. Teneva gli occhi chiusi, le orecchie allerta. Poteva distintamente sentire gli ordini di James, le dritte che urlava a Hugo. Due secondi prima che il Bolide lo disarcionasse, lo colpiva con tutta la sua forza. I suoi compagni ormai erano così abituati che non ci facevano più caso. Ma Elly, che era arrivata solo da un mese, notò un particolare che agli altri sfuggiva. Una mossa, un’espressione. L’aveva vista migliaia di volte sul viso di Matt. Sorrise.

“Perché guardi Scorpius?” le chiese Lily.

Elly si girò. “Come, scusa?”

“Niente, mi era sembrato…” Dopotutto, nonostante gli occhi fossero coperti da quella maledetta frangia, la testa era voltata nella direzione di Scorpius. Lily cominciò a macchinettare…

 

Atterrarono e tornarono nello spogliatoio.

“Ottimo lavoro squadra! Sabato batteremo sicuramente i Serpeverde!”

Tutti si vestirono soddisfatti. Non certi di avere la vittoria in tasca, ma almeno consci di poter affrontare l’avversario.

James fu il primo ad uscire, diretto da Robin. Doveva assolutamente raccontarle tutti i nuovi sviluppi. Al e Hugo cominciarono a discutere di Quidditch (“I Cannoni di Chudley sono i migliori!” “Zio Ron ha un brutto influsso su di te, Hugo, i Tornados sono i primi in classifica!” “Ma tu non dovevi tenere per le Holyhead Harpies?” “…”)  

Lily stava camminando sul prato, diretta al castello, la mente rivolta però a quello che aveva visto sul campo da Quidditch. Si sentì chiamare. “Lil!”

Si girò e sorrise alla cugina. Povera Rose, se ad Elly piaceva davvero Scorpius, avrebbe dovuto lavorare sodo. Quella ragazza, con tutti i suoi segreti e le stranezze, le metteva i brividi.

“Lily, questa settimana siamo state entrambe molto occupate, non abbiamo più avuto tempo per parlare. Dovevi dirmi delle GT, ricordi?”

 

 

Scorpius stava per aprire la porta dello spogliatoio, quando Elly, già vestita, lo chiamò. “Scusa Scorpius, posso dirti una cosa?”

Si girò con un’espressione interrogativa. Che cosa…? “Sì, dimmi”. Pregava perché non fosse un’altra fan. Nah, non era il tipo. Tuttavia, la situazione lo incuriosiva.

Elly gli si avvicinò pericolosamente e si alzò in punta di piedi. Come Rose, non superava il metro e sessantacinque. Ed era terribilmente sensuale, sapeva cosa stava facendo. Aveva un profumo fresco, come di bosco, ma non sapeva descriverlo esattamente.

Si trovavano due centimetri l’uno dall’altra, ma gli occhi di lei non erano ancora visibili. Scorpius si stava chiedendo cosa avesse intenzione di fare, quando lei cambiò direzione e avvicinò la bocca al suo orecchio. “Conosco il tuo segreto” sussurrò.

Scorpius spalancò gli occhi. “Come prego?”

Lei fece un movimento fulmineo con la gamba.

Lui rimase impassibile, ancora scioccato.

Elly sorrise. O meglio, ghignò. “Hai capito perfettamente…”

Uscì dalla porta, lasciando Scorpius Hyperion Malfoy nello spogliatoio, in viso stampata un’espressione inorridita.

 

 

Lo sguardo di Vitious cadde sul pacchetto rosso. Se n’era dimenticato, l’aveva lasciato tra le mille cianfrusaglie di Silente ancora la settimana prima. Lo prese in mano. Sentì che era freddo, come vi fosse stato scagliato un Incantesimo Refrigerante. Lo aprì e sorrise.

Un improvviso toc toc lo prese di sorpresa e gli fece andare di traverso il boccone. “Avanti” soffiò.

“Filius!” esclamò la professoressa McGranitt. “Stai bene? Ma che…che cos’è?” chiese indicando il piatto sopra la carta rossa, ormai stropicciata.

Vitious riuscì a liberare le vie respiratorie grazie ad un incantesimo. “Strudel, Minerva, strudel. Vuoi favorire?”

 

 

A Rachele,

la cuginetta che ha letto questa storia in mezza giornata,

e che ha indovinato tutto.

O quasi.

 

 

1 – Legge di Gamp sulla Trasfigurazione degli Elementi: vedi Harry potter e i Doni della Morte

2 – Primo Principio della Termodinamica: ho scritto giusto? Perché ho un dubbio atroce, se potete, confermatemelo.

 

Salve, ragazzi! Sono tornata, un po’ tardi per la verità. Sono stata occupata, oltre al fatto che le vacanze sono vacanze. Spero che anche le vostre vadano bene. vi avverto subito che questo è un capitolo, assieme al prossimo, che non mi piace per niente. L’ho scritto in un periodo in cui non avevo ispirazione. Anche se l’ho corretto pesantemente, ancora non mi convince. Lo pubblico lo stesso,a anche perché venerdì parto per l’Inghilterra e torno il 28 agosto. Mi dispiace. Se troverò almeno 6 recensioni, pubblicherò anche il prossimo, dove finalmente spiego cos’hanno di strano queste benedette GT. Se no, dovrete aspettare settembre. Decidete voi. Vorrei però ringraziare quelle ce hanno recensito lo scorso:

ElseW: Si, si, hai fatto benissimo a chiarire, io tante volte non mi rendo conto di dare delle cose per scontato. Sono contenta che lo scorso capitolo ti sia piaciuto più del precedente, sono davvero sorpresa. Spero ti sia piaciuto anche questo!

JuliaSnape: Ciao, nuova lettrice, ben arrivata! Grazie per i complimenti, davvero, mi hai rincuorata. Anche in questo capitolo ti ho lasciato con dei punti interrogativi? Be’, almeno ho parlato tantissimo di Scorpius. Hai capito il suo segreto? Qualche sospetto? Alla prossima, spero, un bacio

elys: ehi, grazie per i complimenti! Davvero, non esagerare, potrei farci l’abitudine XD E questo, di capitolo? Come ho già scritto sopra, fa un po’ schifo. Tu che dici? Un bacio

marty 4: ciao! qui si vede un bel pezzo del passato di Elly, quando lei era ancora una giovincella. E sembra che Al le stia simpatico…per Rose e Scorpius, visto? Non hanno litigato, e non era nei miei piani. Rose però è confusa, nemmeno Madeleine riesce a farla ragionare…tu che dici? Un bacio

Smemo92: Ah, ecco mi stavo preoccupando. Si be’, con le GT non è finita qui, ma si spiegherà bene nel prossimo capitolo naturalmente. Per la storia della Materializzazione, credo che ti sia sfuggito un piccolo particolare che vorrei capissi. Anche perché mi sa che non molti l’hanno afferrato. Facciamo così: rileggi (sempre se ti va) quella parte, solo dove Elly si smaterializza, ed il quarto paragrafo del capitolo “Smistamento”, a partire da “Scorpius aveva frequentato per i primi cinque anni una scuola elementare”. Poi, se hai capito cosa intendo, dimmi. Già, Jan e Del sono così. Soprattutto Del, te l’assicuro. È il ritratto di una persona che conosco, per questo è così…particolare (caratterialmente parlando). Ed arriviamo al caro Al. Certo che un sacco di ragazze gli sbavano dietro, chissà perché XD=D…per Elly sarà dura (-_-‘’). Però la capisce, come hai ragione capisce Rose. Che per ora isi sta facendo un bel po’ di castelli di carta, a mio parere. Speriamo che Madeleine la faccia rinsavire. I rapporti tra i due si sono raffreddati, dovrò metterli sul fornello prima o poi…(muahahah, che battuta refrigerante). Uh, qui ho esplicitamente inserito da dove viene Elly. Tu che dici? Alla prossima! Un bacione grande grande

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 16
*** GT ***


Capitolo 15 – GT

 

“Allora, dimmi di queste benedette scope. Che cos’hanno di così speciale?”

Lily e Rose erano sedute sulla staccionata di Hagrid, il luogo ideale per parlare, fin da bambine. Era abbastanza isolato dal resto del parco, non c’era il pericolo che qualcuno origliasse. E potevano tenere d’occhio la situazione, in caso qualcuno si fosse fatto male.

Rose si stava arrotolando un ciuffo di capelli attorno al dito, abitudine che ancora non si era riuscita a togliere; Lily osservava gli ultimi raggi di sole fare capolino dalle montagne, la luce le illuminava il viso. Si voltò verso la cugina: era sempre stata la sua preferita, più anche di Roxanne. Fin da piccola. Perché? Dopotutto era la Rose secchiona, bacchettona e saccente di sempre. Forse per quel sorriso euforico, per la sua determinazione, perche non si arrendeva mai. Forse perché era sempre stata pronta ad aiutarla, anche quando non ne aveva voglia, o aveva altro da fare.  

“Le GT non sono semplici scope, Rose” disse semplicemente Lily. Meglio cominciare dalle basi.

La cugina alzò gli occhi al cielo, così blu e puliti. “Fin lì c’ero arrivata, sai”.

“No, tu non capisci. Le GT sono uniche”.

Rose poteva saperti dire la posizione della costellazione dell’Acquario 14 anni prima, era una Battritrice portentosa. Ma, oltre quello, di Quidditch non capiva nulla.

“Uniche in che senso, scusa?” Mi si sta ingarbugliando il cervello…

“Prima di tutto, non si trovano ovunque. Credo le vendano in una sola città, ma non mi chiedere quale perché non lo so. Dovresti chiedere a papà. Iniziava per F…o per B…se non sbaglio. Comunque, sempre in Europa, non lontanissimo”.

“Be’, almeno non a Bora Bora. E poi? Costano uno sproposito?”

“No. Non particolarmente, comunque. Come una buona scopa da corsa, tipo quelle di James e Al”

“Be’, non è che sia formaggio…”

“No, però non devi ipotecarti casa per comprarla. Il problema è che non le vendono a tutti.”

“Eh? Devi essere raccomandato?”

“Ma che dici!” le diede uno sberleffo sul braccio “No, è che, da quello che ho capito, si deve superare un test.”

Gli occhi di Rose, come Lily aveva sospettato, s’illuminarono.

“Un test? Che tipo di test?” Lei adorava i test. Soprattutto amava prendere il massimo nei test. Chissà se…

“Piano, Rose, frena. Io non lo farei mai.”

“Perché?”

“Non è un test sulle conoscenze, non è qualcosa che puoi imparare dai libri. È una specie di esame al cervello”

Ok, ho cambiato idea. Di certo Rose non avrebbe fatto esaminare la sua crapa a qualcuno. Inoltre, ciò che non si poteva imparare sui libri la disorientava. Aspetta un momento…

“Ehm… non mi quadra un piccolo particolare. Cosa centra un esame al cervello con le scope da corsa, scusa???”

“Be’, è questo il bello delle GT. Non sono scope normali, che si maneggiano solo manualmente. Serve una grande forza psicologica. Sono delle specie di…bacchette formato gigante? Ognuna ha un anima… e se sei abbastanza stabile con la testa, hai una specie di rapporto mentale con lei. Tutto quello che tu pensi, lo fa. Quindi devi stare anche attento a ciò che ti passa par la testa…”

Rose immaginò se stessa a cavallo di una GT. Non sarebbe sopravvissuta a lungo, si sarebbe schiantata contro Scorpius pochi secondi dopo. Ehi, adesso che ci penso, dov’è finito?

“Sembra difficile. Specie in velocità…”

“Sì, più vai veloce, più ti è richiesta concentrazione. Credo sia molto stancante, per la verità… oh, e poi dipende da scopa a scopa. Sono tutte diverse, a seconda dell’individuo, anche se le ricollegano a delle caratteristiche generali. Mai cavalcare la GT di un altro, è la regola d’oro dei fabbricanti.”

“Chiaro. E che intendi per caratteristiche generali?”

“Be’, lo stile di una persona. C’è chi punta sulla precisione, cose così. Le dividono per colore. Quella di Elly è blu, dovrebbe corrispondere a velocità, ma non ci giurerei. Rosso è forza, ne sono certa. Per più dettagli dovremmo chiedere a papà e a zio Ron, però…”

“Be’, a Natale torniamo a casa, no? Basta chiedere. Poi potrei cercare qualcosa in Biblioteca. Qui non credo ci sia qualcosa…potrei chiedere a mamma.”

“Buona idea”

Rose annuì, ormai decisa. Si voltò e vide Scorpius in lontananza tornare al castello.

“Scusa, Lily, devo andare. Grazie della chiacchierata, ci vediamo dopo”.

Le scoccò un bacio sulla guancia, quindi cominciò ad attraversare il prato di corsa, verso l’amico. Se così si poteva definire.

Lily la osservava, gli occhi marroni puntati sul maglioncino nero. “Corri, Rose, corri…” sussurrava.

 

 

“Sì, è stato fantastico! Con una virata ha preso la Pluffa ed ha segnato! Vinceremo sicuramente contro i Serpeverde sabato!”

James camminava avanti e indietro per la Sala Comune con espressione sognante. La maggior parte dei ragazzi era scesa per cena, ormai, ma lui stava ancora parlando con Robin. Questa, seduta a gambe incrociate su un tavolino, lo ascoltava. Da una parte era felice, Grifondoro avrebbe accumulato punti, dall’altra un po’ invidiosa. Non aveva nulla contro Elly; era stata proprio lei a proporla, ci mancava. Ma non poteva impedire al suo cuore di desiderare di giocare. Il problema era il cervello: ogni volta che cercava di salire su una scopa si bloccava, come un istinto di autoconservazione. Le tornava in mente un’ombra del dolore provato e non poteva fare a meno di rabbrividire. Voleva a tutti i costi dimenticare quella sensazione. Ogni volta, le sembrava che qualcosa le bruciasse dentro, la dilaniasse. E non poteva far nulla per fermarlo, come Ardemonio. Ci provava, ma lui continuava, imperterrito. Come un’incudine troppo pesante da portare, come disegnare sulla sabbia bagnata dal mare. Ogni volta, tutti gli sforzi venivano cancellati da quell’onda crudele, che, incurante, continua per la sua strada.

“Quindi deduco che sia molto brava?” chiese alla fine del lungo monologo di James. Peccato non avesse ascoltato una parola.

Quello la guardò con un’espressione curiosa, quindi sorrise. Ma che cavolo ha da sorridere sempre??? Una luce strana brillava nei grandi occhi marroni.

“Sì, anche se mai come te. Nella tecnica è fantastica, e nella potenza… ma nessuno riesce a superarti, scricciolo. Tu ci conosci, ci capisci. Elly, l’hai vista, sta sulle sue, non passa volentieri. Sembra che per lei sia tutto troppo complicato…”

“Jay, i tuoi schemi sono complicati” ribatté Robin. “Non hanno la minima logica. Ci continuiamo a passare la Pluffa…”

“…e disorientiamo l’avversario. Non sa da che parte guardare.”

Sì, James S. Potter ci sapeva decisamente fare in campo di Quidditch.

Sorrise, con quel sorriso che solo lui sapeva fare. Da cucciolo felice d’aver ricevuto la sua pappa quotidiana.

“Non preoccuparti, Robin. Sei sempre la migliore”.

Si chinò su di lei, la quale, per un momento, pensò l’avrebbe baciata. James le sfiorò la fronte con le labbra, quindi la salutò. “Scendo a cena, ci vediamo dopo”.

Robin rimase lì, intontita. Incredibile: per un secondo aveva davvero desiderato essere baciata da James Sirius Potter, il ragazzo più bastardo di Hogwarts. Almeno, in campo d’amore. In pratica, uno dei suoi migliori amici.

L’aveva baciata sulla fronte, sulla fronte! Nemmeno i Babbani lo facevano più. Era un’usanza di sua madre, quando le rimboccava le coperte. A tre anni. Robin scosse la testa. Chissà che gli è passato per la testa…

 

 

Camminava lungo il prato, diretto al castello. Assaporava la fredda brezza novembrina, l’aria fresca che superava la camicia e rinfrescava la pelle calda, i muscoli allenati. La mente era occupata, però. Elly sapeva. Scorpius non era ancora sicuro che stesse succedendo proprio a lui. Sperava, come nei vecchi film Babbani, di potersi dare un pizzicotto, svegliarsi, scoprire che era stato tutto un sogno.

Ma non sarebbe successo. Sapeva.  Era sempre stato attento, eppure quella ragazza puff! in un mese l’aveva capito. Non doveva permetterle di parlare. Avrebbe distrutto tutto quello che in sei anni era riuscito faticosamente a conquistare. Non ne aveva il diritto.

Anche se, pensandoci bene, non sembrava il tipo. Sicuramente anche lei aveva le sue grane, nonostante non andasse a sbandierarle ai quattro venti. Scorpius decise di fidarsi. Ne aveva bisogno. Era la sua unica speranza.

“Ehi!” Sentì da una voce piacevolmente familiare.

“Rose!” Si voltò. Aveva il fiato corto, doveva aver corso parecchio. Il sangue confluiva alle guance, ormai dei pomelli rossi, in buffo contrasto con la pelle d’avorio. Sembrava una bambolina di porcellana.

“Ma…che fine avevi…fatto? Non uscivi…più…” Fece un respiro profondo, come per riprendersi.

Una balla, inventati una balla, alla svelta.

“Oh, be’, stavo cercando una cosa…” Complimenti Scorpius, vincerai il premio Fantasia.

“Ah, capito”. Non disse altro.

Ecco l’ennesimo lato che Scorpius amava di Rose. Con gli altri era spesso invadente, e molto anche, ma con lui… non avrebbe saputo definirlo, lo capiva al volo. Sapeva se doveva parlare oppure no. Delle volte si chiedeva se non sapesse davvero leggere nel pensiero.

“Andiamo allora? Oggi volevo cominciare il libro di Rune…”

Eppure negli ultimi giorni – nell’ultima settimana per l’esattezza – aveva cominciato a comportarsi in modo strano. Sembrava evasiva, distaccata. Lei, che era come il fuoco, che aveva l’allegria nelle vene. Non rimanevano mai soli, sembrava quasi fuggire. Non chiacchieravano seriamente da Madama Piediburro. “Tutto ok?” Le parole gli sorsero spontanee sulle labbra.

Lei inarcò un sopracciglio. “Certo, perché?”

“Non so. Sembri strana…”

Rose deglutì. Possibile che non gli scappi uno, dico un particolare??? Sembra Sherlock Holmes… Si passò una mano tra i ricci. Dopo gli allenamenti si incastravano sempre, peggio della foresta pluviale. Le tornò in mente una cosa strana.

“Oh, che voleva Elly alla fine?” Se nera dimenticata, prima.

“Ehm…” Scorpius, un’altra balla. Non penosa come quella di prima, per favore.

“Voleva sapere… deltemaditrasfigurazioneperdomani”

“Eh?”

Sei patetico, ammettilo. “Voleva sapere del Tema di Trasfigurazione per domani” ripeté.

“E perché non ha chiesto a me?” chiese Rose, come fosse la cosa più naturale del mondo.

Ovviamente. Cercò di rivoltare la frittata. “Ti pare che mi chiami Elly?”

“No, anche se con una parrucca mora saresti uno schianto” Si portò le mani alla bocca subito dopo averlo detto. Le era proprio sfuggito. Lui ci fece caso, però, troppo abituato a simili apprezzamenti.

“E poi, il titolo era I Rischi della Trasfigurazione Umana” (avevano appena cominciato l’argomento).

“E allora?”

“Be’, le avresti spiegato anche i rischi che corre Alexander Overlines quando cerca di rimpicciolirsi i brufoli”.

“Scorpius Malfoy” Rose strinse gli occhi, assumendo la posizione da Weasley-all’attacco. Rose e Lily avevano ereditato i geni di nonna Molly e Ginny, dopotutto.   

Si portò le mani sui fianchi, sempre con atteggiamento superiore. O almeno ci provò, visto che una delle mani si era incastrata nel groviglio di ricci e non riusciva più a sganciarsi.

Scorpius scoppiò a ridere. “Sì, Rose Weasley?”

“Aiutami!” Rose si stava preoccupando seriamente. La mano non riusciva a districarsi!

Scorpius sollevò la bacchetta e, con un gesto pigro, la liberò. “Sai, forse dovresti imparare a Trasfigurare quel Tranello del Diavolo che tu chiami capelli. O perlomeno imparare a usare una piastratrice.”

“Si dice piastra” sibilò Rose, ripreso il suo solito cipiglio saccente. “E poi, se non chiudi il becco, vedrai cosa ti Trasfiguro io. Anzi che ti faccio proprio sparire!”

 

 

Per tutti i Paracelsi e i Ciclopi, che cosa mi è passato per la testa??? Non era da James imprecare in modo così dotto1. Stava scendendo le scale, ma la testa gli era rimasta in Sala Comune. Non era mai stato legato ad una ragazza in particolare. Era più un tipo da una botta e via, niente storie strane. Non era proprio uno stronzo, semplicemente non era pronto. Forse perché in amore era una vera frana. Era un campo sconosciuto, che non si poteva attraversare indenni. Non chiaro, come il Quidditch. Se doveva cercare una parola da associare ad amore, sceglieva nebbia, sempre. Perché non vedi nulla, puoi andare a sbattere in qualsiasi momento. E quando lo fai, fa davvero male. A prima vista, James sembrava così forte, esuberante, sicuro di se stesso. Anche un po’ arrogante, lo ammetteva.. In fondo, però, sapeva d’esser fragile. Stava ancora cercando quel qualcuno che gli avrebbe permesso di vivere senza paura. O forse non aveva mai cominciato a cercare seriamente.

Aveva sempre trattato Robin come una seconda Lily, una sorellina da accudire e proteggere. Forse per quello aveva fissato tutti gli allenamenti quando lei era impegnata. Questo, perlomeno, si era sempre ripetuto. Ma in quel momento non ne era più così sicuro.

 

 

Rose rientrò nel Dormitorio. Appena entrata, si accucciò dietro la porta, bloccandone l’entrata. Voleva rimanere da sola, a riflettere. Sospirò. Nell’ultima settimana aveva cercato di evitare Scorpius a tutti i costi, a rimanere distaccata. In vano. Come faceva a non sorridere quando lui era lì? Come faceva ad ignorare il battito accelerato del suo cuore, il tremito che l’attraversava ogni volta che si sfioravano? Era fantastico. Come un salto nel vuoto, come un giro sulle Inverted Coaster2 in prima fila. Faceva una paura fottuta, ma poi, alla fine, era una delle sensazioni migliori della tua vita. Perché Scorpius lo capiva al volo, non servivano parole. Quando lui voleva esser letto, naturalmente. Le parole le uscivano naturali, come un bambino col suo amico immaginario, come un ragazzo alla prima sbronza. Perché lei, ormai ne era certa, era ubriaca di Scorpius. Osservava da lontano i suoi movimenti, le rimanevano impressi nella mente, impossibili da scordare. Il suo sguardo perso, il sorriso incerto, aperto e chiuso. La ruga che si formava sopra il sopracciglio, l’inclinazione della testa quando era sbalordito. Davvero, trovava inquietante conoscere così bene le sue abitudini. Solo con lei, si apriva. Nemmeno con Al arrivava a tanto.

Però lui prima si è fermato con Elly.

Non essere stupida Rose, a lui non interessa Elly. Le ha solo spiegato il Tema di Trasfigurazione.

Scusa banale, lo sai che ha poca inventiva.

Non è una scusa, è la verità. Smettila di fare la gelosa.

Io gelosa? Io sono te.

Allora chiudi quella ciabatta.

Come vuoi, io ti ho avvertito.

Rose scosse la testa. Fantastico, adesso comincio anche a parlare da sola. Istintivamente, si passò una mano tra i boccoli. Sorrise. Solo poco prima, l’aveva aiutata a districarli. Si erano inseguiti per tutto il parco. Ormai non aveva più dubbi: non era un fratello per lei. Sospirò.

Madeleine aveva ragione.

Madeleine ha sempre ragione, Rose.

Non ti avevo detto di chiudere quel forno?

Si, ma…

Niente ma. Muta.

Ma io parlo nella tua testa. Non faccio alcun suono.

Non pensare allora.

Rose?

Che c’è???

Perché Madeleine aveva ragione?

Perché una vita non vissuta non è vita, cara me stessa.

 

A Rose.

Non ci credevo,

poi qualcuno mi ha fatto ragionare.

È vero, sei una parte di me.

Nascosta bene.

 

1Paracelso era un famoso alchimista svizzero. La sua immagine, a detta della Rowling, si trova anche sulle Ciccorane (qui). I Ciclopi sono le famose figure mitologiche greche, i giganti da un occhio solo.

2 – Le Inverted Coaster sono un tipo di montagne russe. Qui per ulteriori informazioni.

 

 

Aggiornamento al volo. Ve lo dico chiaramente: questo è il capitolo che odio di più, è persino peggio dello scorso. Diciamocelo: non ha né capo né coda. Ma non so fare di meglio. L’unica cosa che mi consola è che dal prossimo comincio notevolmente a migliorare. Questo è corto, il prossimo, che per la cronaca si chiamerà “Fuoco”, sarà una paternale. Mi viene male solo a pensare di doverlo copiare tutto. Che dire, siete stati bravi, ho ricevuto 7 recensioni finora, che vorrei ringraziare insieme ad un’altra autrice che credo non abbia ancora letto il capitolo:

Smemo92: se te lo stai chiedendo, vorrei puntualizzare che, sì, non sono sana di mente. So perfettamente che non hai recensito, ma devo aggiornare al volo e credo che quindi li leggerai più tardi, quando sarò già in Inghilterra. Ormai mi sono abituata a risponderti, quindi perché rompere le abitudini? No, a parte gli scherzi, volevo chiederti di essere spietata, la prossima volta che recensirai, sempre se ne avrai voglia. Questo capitolo, come ho già detto, non mi convince per nulla. È troppo riflessivo, forse. In pratica non succede niente. Comunque, ecco cosa sono le GT. Che ne pensi?

Sheilin: Visto? Ho aggiornato prima di settembre! Comunque grazie per i complimenti e piacere di “conoscerti”. È bello conoscere i pareri delle varie lettrici, ti tira su di morale. Sono contenta che la storia ti piaccia, anche perché per scriverla ci metto 100 anni a capitolo. Questo, ad esempio, è stato un parto. Che ne pensi? Oh, e grazie della conferma. Studio i principi della fisica a scuola, ma non mi ricordo mai i loro nomi XD

ShirleyPoppy96: be’ se sotto minaccia arrivano così tante recensioni, dovrei continuare così! =P No, a parte gli scherzi, sono contenta che la storia ti piaccia. Mi dispiace dirtelo, Scorpius non è un Veggente. Ma continua a provare! Di solito non mi faccio problemi a dare delle dritte. Un bacio

franci9892: ciao nuova lettrice! Wow, sono contenta di aver “allietato” (è così vero? XDXD) la tua serata con le mie sciocchezze. Non importa se non ci capisci niente, tanto prima o poi tutti i nodi vengono al pettine! (…ora mi ci metto pure coi proverbi…scusa, da piccola sono caduta e ho sbattuto la testa…) uh, ti sei accorta di Lyhy. Bene, bene. per l’esattezza, in realtà si pronuncia “li hai”, come “Che, li hai gli orecchini?” Questo per scongiurare pronunce pietose, come “liii”, che mi smontano subito. Be’, vedrai chi è. e abbiamo anche un passione in comune! Come te adoro la mitologia, nonostante non abbia mai sentito del mito di Anteros. La mia passione è Morfeo, il dio dei Sogni, visto che sono leggermente svampita. Da lì sono risalita a suo padre, Hypnos (o Ipno in italiano). Un bacio

marty 4: ciao! si, le minacce funzionano sempre (muahahah), anche se in realtà, quella non era una minaccia. Tutti l’hanno interpretata così, però O.o Be’, che dire, in questo penoso capitolo c’è un bel momento Rose/Scorpius, anche se non succede niente. Rimangono ancora in stallo, ma n on voglio anticiparti nulla =D. Un bacio

valkiria: bentornata, cara! I capitoli ti sono piaciuti, bene bene, sono davvero contenta. Io mi sono divertita un mondo a scrivere quel momento Elly/Scorpius, dove lei ritrova un parte dimenticata di sé. Ma, come hai visto, non ha fatto nulla. Per Lily…si vedrà. Come hai letto in questo capitolo, però, vuole bene a Rose e non credo vorrebbe darle troppe pene. Vediamo cosa si inventa…alla prossima! Un bacione

JuliaSnape: Grazie per i complimenti, davvero. Mi hai rincuorata. Per il problema di Scorpius, devo dirti che mi dispiace smontarti per la verità. Non è cieco. Carina come idea, comunque, eri riuscita a far centrare diversi particolari. Peccato non ci abbia pensato prima, avrei potuto semplificarmi la storia! XD L’appuntamento con Piton, se vuoi, posso dartelo lo stesso. Ovviamente, se incontrerò la Rowling ti farò fare una bella dedica!!! =D Un bacio

lovermusic: grazie della recensione e del complimento. Hai visto? L’ho continuata. Comunque, non avevo mai avuto intenzione di abbandonarla, semplicemente non sapevo se pubblicare questo capitolo ora o a settembre, quando tornerò dalle vacanze. Un bacio

 

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Capitolo 17
*** Fuoco ***


Capitolo 16 – Fuoco

 

La Sala Grande era piena, come al solito. Le alte e strette finestre gotiche, dai complicati intarsi di vetro colorato, lasciavano trasparire ben poco. Fuori, il tempo si stava scatenando, i pesanti nuvoloni neri facevano ricadere migliaia di gocce sottili sul freddo terreno scozzese. La superficie del Lago Nero, invisibile alle centinaia di studenti, somigliava sempre di più ad asfalto liquido.

I ragazzi, però, indifferenti a ciò che stava accadendo al di fuori del castello, continuavano a scherzare, ridere, prendersi in giro. Ognuno sedeva al proprio tavolo, apparteneva ad una Casa ben precisa, corrispondente alle sue qualità e paure. Ognuno con la divisa, dei colori ben precisi, che li distinguevano gli uni dagli altri. Ma tutti studenti di Hogwarts, tutti consapevoli dei trucchetti delle scale antiche, della grandiosità della Biblioteca e della freddezza dei sotterranei. Tutti con ideali, amici grandi e piccini.

Dal Tavolo degli Insegnanti, Filius Vitious li osservava con sorriso paterno, un lampo d’orgoglio negli occhietti scuri e vivaci, coperti in parte dalle sopracciglia cespugliose.

Al Tavolo di Grifondoro Robin, James, Hugo, Al, Rose e il resto della compagnia discutevano animatamente di Quidditch.

“Vedrai che i Cannoni di Chudley riusciranno a scalare la classifica quest’anno” stava dicendo Hugo, euforico. “Hanno comprato un nuovo Portiere, ho sentito, una specie di giovane promessa. Matt Hope!”

“E credi che questo basterà, cuginetto?” James era sempre terribile col sarcasmo. Specie se associato a quella sottospecie di ghigno alla Grinch. “Insomma, servirà ben più della Speranza per vincere il Campionato!” Alla faccia delle battute.

A dirla tutta, non se l’aspettava, la botta in testa. Ahia, Robin quando ci si metteva saper far male. Maledetti muscoli da Cacciatrice…

“Robin!”

“Che c’è?” chiese quella con voce angelica, sbattendo le ciglia lunghe in stile Jessica Rabbit.

Oh, se la conosceva. Faceva tanto la santarellina… Ma con lui non funzionava. Ghignò. Per l’ennesima volta.

“Sei violenta solo nell’animo o anche in altri momenti?” Ammiccò con sguardo malizioso. Ed il cuore in gola. Chissà perché poi.

Gli ritornò in mente l’episodio dell’ora prima. Il bacio sulla fronte. Aveva la pelle morbida, Robin. Anche se l’abbronzatura ispanica la faceva sembrare elastica. E poi aveva quello strano profumo. Un aroma che aveva già sentito da qualche parte. Mah… In sé ringraziava la sua faccia da schiaffi, che gli permetteva di nascondere il suo vero stato d’animo. Anch’esso indefinito, confuso per la verità.

“James, sei un maiale!” Sbottò Rose. Fantastico: lo aveva già pensato, ma accettare di avere un pervertito come cugino è tutta un’altra storia. Com’era quel detto? Ah, si. Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare.

Robin, come Al, scosse la testa. Non cambierà mai… si ritrovò a pensare. Ma non in modo ironico ed allegro, come sempre. Con una sorta di malinconia. A sorpresa, lo colpì nuovamente sulla testa.

“Ahi, di nuovo! Ma la vuoi smett…”

“Fa’ un’altra battuta come quella e ti lavo la lingua con un Gratta e Netta” Si sforzò di sorridere in modo esagerato, evitando però un contatto visivo. Davanti agli occhi di James, caldi e cioccolatosi, si scioglieva come burro al sole.

“Io proprio non la capisco” borbottò quello, tra le risate generali.

“Le donne vanno amate, non capite” rispose Robin, di getto. Alzò lo sguardo. Com’è che tutti s’erano azzittiti? Incontrò lo sguardo interrogativo di James. Cosa aveva fatto di sbagliato? Perché poi il battito del cuore aveva accelerato?

“Be’, che c‘è da fissare?” sbottò infine. Insomma, capiva un po’, ma non avevano più quattro anni. La conoscevano almeno un po’, la vita. Tutti avevano baciato un ragazzo/una ragazza perlomeno.

“Scusa, Robin, la tua battuta suonava un po’ ambigua” rispose gentilmente Rose. Da quando pure lei aveva cominciato coi doppi sensi???

“Dai, è solo un modo di dire Babbano!” rispose esasperata. “Non serve che esaminiate ogni mia parola”

“Lo immaginavo” rispose James, col suo solito sorriso. Quello che Robin non aveva capito, però, era la sua delusione. Quando l’aveva sentita parlare in quel modo, il cuore aveva subito un brusco acceleramento. Come quando vincevano una partita di Quidditch. E non ne comprendeva il motivo, sapeva solo che Robin in quel momento era la ragazza più bella del pianeta.

Si voltò bruscamente verso Hugo. “Be’, che dicevi di Mister Speranza?”

“Hope, James, Matt Hope. È uno dei più giovani professionisti del secolo! Ha solo sedici anni e già gioca nel Campionato!” Una serie di teste si voltarono.

“Sedici anni?” ripeté Rose, in viso un’espressione al contempo colpita e preoccupata. “La nostra età?”

“Wow, come sei perspicace” commentò Scorpius, rimasto zitto fino a quel momento.

“E chi ti ha chiesto niente? Al, come si fa a giocare a soli sedici anni?? Insomma, servirà un permesso speciale, è pur sempre minorenne… e poi su nei piani alti non è che ci vadano alla leggera, potrebbe farsi male sul serio…”

“Non sarebbe la prima volta.” rispose il cugino, pacato come sempre. “Inoltre, se lo hanno comprato, qualche capacità l’avrà. Non credo sia così stupido da non sapere cosa lo aspetta…”

Al era sempre Al. Poteva cascare il mondo, bruciare il mare, tornare in vita Lord Voldemort. Non si sarebbe smosso. Sempre evitando di farlo arrabbiare. Certo, forse davanti allo spogliarello del sex symbol Percival Weasley sarebbe scappato. Ma quello non contava, avrebbe fatto lo stesso anche un Dorsorugoso di Norvegia in calore.

“Sarà…” sbuffò Rose. “Secondo me è troppo pericoloso”.

“Sai, Rose” rise Lily. “Ogni giorno che passa assomigli sempre di più a zia Hermione”

“Perché me lo dicono sempre tutti?” Sbottò. Poi, il viso le si illuminò. “ Ehi, Al, oggi ho cominciato a leggere il Libro di Rune!” Certo, cambiava umore come il tempo inglese.

Scorpius ed il cugino si voltarono, interessati. Dopotutto aveva fatto venir loro una testa così, a furia di parlarne. Un po’ di curiosità era lecita.

La mandibola di James, intanto, rischiava di slogarsi. Sedici anni e già gioca nel Campionato. Era inutile negarlo, stava morendo dall’invidia. In pratica, era il suo sogno, da bambino. Diventare un grande giocatore di Quidditch. Poi, crescendo, aveva capito che sarebbe stato impossibile, doveva perlomeno aspettare di diplomarsi. Perché però quel ragazzo ce l’aveva fatta? Matt Hope. Un nome comune, inglese. Avrebbe dovuto frequentare Hogwarts, eppure non l’aveva mai sentito in giro. Che fosse americano?

Sedici anni.

Robin conosceva James da una vita, poteva immaginare cosa gli stava passando per la testa. Gli chiuse la bocca con uno scatto, dolcemente.

Il ragazzo strabuzzò gli occhi, ancora un po’ stralunato. “Eh?” Per l’appunto.

“Così ci entreranno le mosche. E poi con quello sguardo sembri ancor di più un pesce lesso.” Sorrise lei.

Ancor di più?

“Sì, hai presente quando ti imbamboli, manco avessi visto Merlino in persona? Be’, sembri un pesce lesso”.

“Da quando usi tutte queste espressioni Babbane?”

Ah, bene, cerca di rivoltare la frittata.

“Mia nonna è Babbana, idiota”

“Avrai preso da lei, impedita

“In cosa, di grazia?”

A volare, avrebbe voluto rispondergli. Ma sapeva che sarebbe stato troppo stronzo. E lui non era così. Non con Robin, perlomeno.

“In Aritmanzia. Mi chiedi sempre di spiegarti tutto”

Ah, giusto. James era una frana a scuola. Be’, non che non capisse, semplicemente non aveva voglia di studiare. In Aritmanzia, però, si impegnava. Si divertiva, a detta sua. Forse perché non si dovevano studiare formule inutili o fatti accaduti mai sentiti prima. Aritmanzia era rilassante, a detta sua. Sì, quanto per un Babbano studiare fisica. Ma James era fatto così, che ci si poteva fare? Ginny aveva rinunciato da tempo a capirlo, ormai puntava su Al.

“E, di grazia, questo che c’entra? È come un cactus in Antartide!”

Boh, semplicemente dovevo inventarmi qualcosa alla svelta.

Se il tuo cervello non c’arriva non è certo affar mio”.

Robin represse una risata sarcastica. “Parli come se ne avessi uno”

“Certo che ce l’ho”

“Allora l’hai dimenticato a Bora Bora”

“A Bora che?”

“Per l’appunto”

“Be’, scusa se non ho una nonna Babbana, io, e non conosco bene tutte le città dell’Inghilterra. A cosa serve poi?”

“Bora Bora è in Polinesia, cretino”

James rimase un attimo interdetto. Solo Robin riusciva sempre a rimbeccarlo.

“Per l’appunto, cosa vuoi che conosca io l’Oceano Atlantico1???”

“Lily, tua mamma giocava ancora nelle Holyhead Harpies quando aspettava tuo fratello?”

Il suono d’risucchio fu segno che Lily si era staccata dalle labbra di David.  

“Se non ricordo male, fino al quarto mese” Ovviamente mentre pomiciava non poteva perdersi tutti i discorsi della tavolata. Era contro produttivo, per la miseria.  

Robin annuì. “Ora si spiegano molte cose” e scosse la testa con fare consapevole.

“Ehi, cosa stai insinuando?” James Potter non si arrende davanti a nessuno.

Hugo gli batté una pacca sulla spalla, con fare fraterno e un po’ pietoso. “Che è meglio se la smetti, James, tanto ti ha già messo nel sacco.”

James Potter non si arrendeva davanti a nessuno. Tranne che di fronte a Intrepida Robins.

 

“Fammi capire bene” Scorpius aveva smesso di stupirsi di Rose., ormai. Matematico: era imprevedibile. Se tutti seguivano la strada dritta, lei doveva deviare per il sentiero di montagna e farsi una capatina sulle Himalaya. Ma chi non lo farebbe??

“In pratica hai comprato il libro, l’hai pagato dieci galeoni e ora non ci capisci niente? Con quel tanto non lo prendevi, no?”

Rose alzò gli occhi al cielo. “Perché gli uomini sono sempre delle gran teste di zucca? Devo semplicemente procurarmi un vocabolario, qual è il problema? Abbiamo la Biblioteca più fornita dell’Inghilterra! Al massimo me lo faccio procurare da mamma. È vero, non nego che sarà difficile, ma lo sapete che amo le sfide. Insomma, leggo da quando ho cinque anni. Sarà pur ora di complicare un po’ le cose, no?”

Ovvio, rispose mentalmente Scorpius. Quelli che non vogliono problemi, se li beccano. Lei se li va a cercare.

“Non ti basterà un dizionario, credo” sospirò Al, pragmatico come sempre. “Ti ci vorrebbe un interprete…”

“Sì, grazie del consiglio. Cosa faccio, lo costruisco con la plastilina? O chiedo alla McGranitt di Materializzarmi un fighissimo mago italiano per farmi da traduttore?” Era la regina del sarcasmo, decisamente.

Scorpius fece un gesto involontario col braccio, quasi volesse scacciare una zanzara. “Deve essere figo per forza?”

“Be’, non è che mi faccio portare un tipo con la testa sempre tra i libri e un paio d’occhiali con le lenti più spesse di Storia di Hogwarts

“Invece dovresti. Sono i più sapientoni, no?”

“Dai, dacci un taglio. Comunque non credo il libro sia in italiano”.

Al e Scorpius cominciarono a sbattere la testa contro il tavolo, lo stesso pensiero in testa. Perché a me??? Perché non una ragazza normale, che si preoccupa della manicure invece che dei libri vecchi mille anni?

Risposta semplice. Al aveva già Lily come sorella e Dominique come cugina. Scorpius…non poteva fare a meno di Rose. La quale li fulminò, non appena si furono ripresi e continuò imperterrita.

“… è in volgare medievale, con dentro, come si chiamano quei cosi… latinsismi?”

“Latinismi” soffiò Elly.

“Esatto. Credo che i testi siano stati trascritti dai monaci amanumensi…”

“Amanuensi”

“Dettagli. Ehi, Elly, mi stavi ascoltando?”

Quella non diede segno di vita. I capelli lunghi ricadevano lisci sulla schiena, la frangia le nascondeva come sempre gli occhi. Quella sera, sotto la gonna portava dei semplici pantaloni di cotone neri. Sembrava assorta da un discorso di Madeleine.

“Sai, esistono questi incroci tra Nargilli e Gorgosprizzi, Luna li chiama Gorgilli, che possono davvero dare fastidio… Bisogna stare attenti a scacciarli. Si deve indossare un cappello di pelliccia di Ricciocorno ogni plenilunio e fare la danza del ventre alle tre di notte il 15 di ogni mese. Meglio se sulla torre di Astronomia. Se ti va puoi accompagnarmi…”

Ma Elly, in realtà, non l’ascoltava. Non che non la divertisse, ascoltare i discorsi strampalati di Madeleine ti permetteva almeno di farti quattro risate, ma era assorta. Correggeva gli strafalcioni di Rose per riflesso, abitudine che aveva acquisito con lui. Un’abitudine difficile da dimenticare.

Accanto a lei, Rose scosse le spalle – si era abituata alla sua apatia – e posò le mani sul tavolo, alla ricerca delle posate.

Era strana Rose, a detta di Elly. Invadente, sempre pronta a trarre le conclusioni sbagliate. Non lo faceva apposta, si preoccupava un po’ per tutti, come una chioccia. E non si curava di se stessa. Il suo motto doveva essere: la famiglia prima di tutto.

Ripensò a Janyssa e Phydel. Si era ripromessa di rispondere alla lettera, ma alla fine le era mancato il tempo. O forse il coraggio. Strano: lei che aveva affrontato di tutto, indietreggiava sempre davanti a Phydel, quattordicenne tanto esplosiva quanto inquietante. Non credeva avrebbe mandato Ebe, comunque. Non erano stupide, avrebbero capito.

Accanto a lei, Rose si stava rivolgendo al fratello. “Hugo, mi presti il tuo coltello, per favore?”

Domande di tutti i giorni, quotidianità, che per lei, Lyhy, si era spezzata, andata. E non poteva far nulla per tornare indietro, né per andare avanti.

“Perché io? Chiedilo a Lily”

“Se non te ne sei accorto, è un tantino appiccicato alla bocca di Elyant. Non mi pare il caso” Accanto a lei, Al strinse i pugni, in viso una smorfia disgustata.

“Chiedilo a Scorpius, James…”

“E se le malattie mentali si passassero per via saliva? Preferirei averle già nel corredo genetico, grazie”.

“Ehi, sempre gentile tu”.

“Lo sai che non mi smentisco mai”.

“E il tuo adorato cuginetto Al?”

“Sta mangiando la minestra, se non te ne sei accorto”.

“Robin?” La ragazza in questione stava proprio leccando il suo. Quando si dice il tempismo.

“Madeleine?”

Rose inarcò un sopracciglio, accigliata. Non aveva mai visto suo fratello in atteggiamenti così possessivi. “Dai, quante storie per un coltello. Non te lo frego mica, devi solo prestarmelo”.

“Appunto. Studi Trasfigurazione, fanne apparire uno”.

Si guardarono negli occhi, blu su nocciola, in viso la stessa espressione da Weasley incazzoso. Ad Elly veniva quasi da sorridere. Le mancavano i bisticci con Del che la voleva truccare, quelli con Jan che seminava le sue cose in giro e che poi dava la colpa agli altri perché non riusciva a trovarle. A come però le saltavano addosso di ritorno da una missione e le raccontavano tutti i pettegolezzi dell’Accademia. Per la prima volta dopo tanto tempo, desiderò tornare a casa.

“Dammi il tuo coltello”

“No!”

Ormai era una questione di principio. Per entrambi.

Accio coltello!

“No!” Hugo lo aveva afferrato per il manico e lo stava trattenendo.

Ma non poteva tornare a casa. Non dopo tutto quello che era successo. Non dopo tutti gli sforzi del Preside per proteggerla, per nasconderla. E come qualcosa di proibito, e masochistico, desiderava tornare sulle sponde del lago, a salutarlo.

“Lascia quel coltello!” Rose cominciava a fumare di rabbia, le gote rosse come una bambolina di porcellana. Una bambolina davvero incazzosa.

Un lampo attraversò gli occhi di Hugo. Sorrise, l’angioletto. “D’accordo”. E lo lasciò.

Il coltello si conficcò a due centimetri dalla mano di Rose, passando davanti agli occhi di Elly. Fu un attimo.

 

Buio. Terra che trema. Scale che crollano. Marmo bianco ovunque. Grida lontane di gente disperata. Scudo. Infranto. Quella lamina azzurrina spezzata. Coltelli decorati da strani ghirigori.”NO!” Un dolore al ginocchio destro. E uno, soprattutto, al cuore. Non suo. Una risata crudele. Due grandi occhi neri.

 

Fu un attimo. Il coltello si era appena conficcato vicino alla mano di Rose. “Ma sei…”

Un fuoco divampò nella Sala Grande, proprio al centro del tavolo di Grifondoro. Rosso, caldo, inaspettato. Alto quasi fino al soffitto. Alcuni studenti si alzarono. Altri, come Rose, cercarono di spegnerlo con un Aguamenti. Non accennava a diminuire, anche dopo l’accorso degli insegnanti.

“Al!” Rose non capiva, come in quei sogni dove non sai dove andare, dove guardare. Ragazzi che si allontanano, che corrono. Eppure non capiva. Non era Ardemonio. Perché non si spegne?

Albus si guardava in giro, frastornato. Dov’erano tutti? James e Robin stavano schizzando acqua dalla bacchetta, Madeleine fissava il fuoco con gli occhi spalancati, David cercava di allontanare Lily. Ma dov’era Elly? Dove sei? Ah, eccola. Ancora seduta al tavolo, come niente fosse, scossa però da un tremito. Sembrava stesse avendo un incubo. “Elly!” le scosse le spalle.

Quella sembrò svegliarsi di soprassalto. Dove sei? Cercava il proprietario della voce, una chioma nera scompigliata, occhi ridenti, sorriso dolce e al contempo strafottente. Ma tutto quello che vedeva era Al. È solo Potter, ripeteva a se stessa, il cuore che le batteva all’impazzata. Il fuoco si spense all’improvviso, così com’era venuto.

Le doleva la testa, non capiva che stava succedendo, doveva andarsene. Due grandi occhi neri.

“Devo andare in bagno…” riuscì a borbottare prima di fuggire di corsa dalla Sala Grande. Scorpius approfittò della confusione per seguirla.

“Professoressa, cosa è successo?” chiese Rose ad una rugosa McGranitt.

“Non lo so, Weasley. E francamente, anche se lo sapessi, non sarei autorizzata a dirtelo.”

Rose inarcò un sopracciglio ed incontrò gli occhi verdi di Al, accesi dalla stessa domanda. Non avevano mai visto la professoressa così confusa, stava sicuramente dicendo la verità. Si avvicinarono al centro del tavolo di Grifondoro, dove le fiamme avevano lambito le portate e avrebbero dovuto ridurle in cenere. Avrebbero dovuto, per l’appunto. Tutto era intatto, il maiale come appena uscito dal forno, piatti e posate d’oro lucente, al loro posto, lucidate da poco dagli Elfi Domestici.

  

 

Elly camminava per i Corridoi, silenziosa, senza una meta precisa. Aveva bisogno di riflettere. O meglio, l’opposto. Non voleva pensare. La testa sembrava le stesse per esplodere, una bomba a orologeria negli ultimi secondi di vita. Le stesse fiamme che prima si erano alzate in Sala Grande, ora le stavano divorando il cervello. Cosa mi sta succedendo? Non capiva nulla, solo per via di uno stupido coltello. Non vedeva altro che nero, alternato ad un alone azzurrino. Ovunque quegli occhi la seguivano. Non la lasciavano. Eppure chiedeva solo una attimo di pace.

Le immagini mentali si fermarono su una scena ormai nota. La conosceva alla perfezione, il pavimento bianco e rosso, la luce dorata. Un familiare senso di colpa le attanagliò lo stomaco. Perché era colpa sua. Colpa mia. E non poteva far altro che pagarne le conseguenze.

“Elly?” La voce di Scorpius la distrasse dai suoi pensieri. Non l’aveva nemmeno sentito arrivare.

Doveva assolutamente calmarsi. Fece un respiro profondo. “Cosa c’è?” chiese in un sussurro.

Scorpius si schiarì la voce. Ora che le si trovava davanti, si sentiva incredibilmente in imbarazzo. “A proposito di questo pomeriggio…” Sbaglio o la temperatura si è alzata di venti gradi?

Se n’era quasi dimenticata. Sembrava fosse passato un secolo, ma sapeva cosa stava per chiederle. “Non ti preoccupare” lo anticipò. “Non lo dirò a nessuno”.

Scorpius non poté reprimere un sospiro di sollievo. Non la conosceva da molto, ma, inspiegabilmente, sapeva di potersi fidare di lei. Le ispirava un senso di fiducia, come fossero strettamente legati.

“Grazie”. Ma c’era ancora un punto che voleva chiarire.

“Aspetta. Come hai fatto a… capirlo?”

Elly s’irrigidì. Non le piaceva ricordare, soprattutto in quel momento. Si sentiva preda del fuoco, faticava persino a rimanere concentrata.

“Conoscevo… una persona, un ragazzo… con il tuo stesso… problema.” Carina come definizione.

Lo lasciò lì, a rimuginare nel bel mezzo del Corridoio.

Scese le scale, la camminata ferma, le spalle dritte, il mento sicuro. Come le avevano insegnato all’Accademia, era un modo di rilassamento della mente. Doveva mostrarsi decisa, continuare per la sua strada. E trovare Vitious, chiedergli, capire. Forse sapeva come aiutarla, o almeno cosa le stava accadendo.

Svoltò a sinistra all’imbocco del terzo piano e passò davanti al solito gruppo di oche starnazzanti. Rimase concentrata, incurante delle risatine acute e leziose che echeggiavano nel corridoio. Non doveva permettere alle fiamme di friggerle il cervello.

Era sempre stata decisa. Aveva sempre raggiunto tutto ciò che si era prefissa, o che le avevano ordinato, lavorando duramente, dando sempre il massimo. Eppure negli ultimi tempi era cambiata: era fuggita. Lyhy non sarebbe mai fuggita. Elly sì. Perché si era lasciata trascinare, coinvolgere dal dolore. Quel senso di perdita che ti colpisce, come un guscio vuoto che non si può colmare, perché nessuno riuscirà mai a sostituire chi si è perso. E il tempo, crudele, continua a scorrere, non riduce il dolore. I giorni, i mesi passano, senza più alcuna importanza. La vita non ha senso. E ora anche questo. Elly non può, non riesce a curarsi degli altri, non ora. Non quando ha dedicato loro la sua vita e per questo ha perso  tutto. Cammina dritta; vuole mettere fine al dolore, al panico, agli incubi, anche se non sa come. Sa solo che non riuscirà a dimenticarlo, perché era la parte più importante di lei. Cammina dritta, lungo il corridoio, incurante degli altri.

 

 

Ormai è noto, proprio come dice Harry Potter. Se tu non cerchi guai, quelli trovano te.

“Non la sopporto” sputò Katherine Smith, una delle oche più stronze della scuola. Alta, sinuosa, occhi nocciola e lunga treccia bionda. Naso all’insù, come se stesse perennemente annusando cacca d’Ippogrifo seccata al sole e ribagnata con acqua di stagno. Ex – non si sa come – di Scorpius Malfoy, oltre che di metà della popolazione maschile di Hogwarts. Dire di chi sia figlia è superfluo. “Se la tira come una vacca”.

“Già. Manco fosse la regina. Sempre con quella cavolo di frangia sugli occhi. Quasi per dire « Uuh, sono misteriosa, guardatemi!! »” Scimmiottò Zoe Lenim, una Serpeverde alta un metro e un tappo dai capelli marroncino indefinito, il naso da maiale e gli occhi color acquitrino.

“Hihihi, già, e poi, dalle mie informazioni” continuò Amber Iant, la ragazza più pettegola della scuola “ oggi, dopo l’allenamento di Quidditch dei Grifondoro, si è fermata nello spogliatoio”. Aveva capelli lunghi, lisci, biondo ossigenato, e occhi grigi.

“E allora?” Verity Fever2 inarcò un sopracciglio. Delle quattro era sicuramente la più sveglia, la “capo”: alta, lunghi capelli neri e occhi azzurro ghiaccio. Un viso d’angioletto che nascondeva una animo scaltro e calcolatore.

“Con Malfoy” precisò Amber, ridacchiando istericamente. Davvero, rischiava il collasso.

Katherine fece una smorfia. “Scorpius è un pappamolla”.

“Solo perché ti ha lasciato?” Ok, era ora di spaccare la faccia a Zoe.

Katherine storse – se possibile – ancor di più il naso. “No, semplicemente non ha le palle. Sempre perso tra le nuvole.”

“Però è figo…ed è simpatico. Hihihi. Vero Verity?”

Verity aveva sempre avuto una cotta per Scorpius. Le loro case erano vicine – se vicina si può definire una distanza di 80 miglia – ed i genitori si conoscevano alla lontana. Dopo lo Smistamento, non aveva voluto certamente a che fare con uno “sporco” Grifondoro. Ma si sa, una camera blindata alla Gringott come quella dei Malfoy rimane pur sempre tale. Non guastava poi che Scorpius fosse un giocatore di Quidditch alto, bello, simpatico, intelligente e chi più ne ha più ne metta. Se non fosse stato per la sua sbadataggine… Perciò Verity aveva ricominciato a provare un certo “interesse” da qualche mese a quella parte. Di solito non esitava a farsi avanti, sapeva di essere irresistibile e incredibilmente modesta, ma con lui aveva deciso di fare un passo alla volta. Rimaneva impassibile alle risatine di Amber, ma dentro di sé covava una certa irritazione. Chi era questa Ryan per intromettersi tra lei e il suo futuro marito? Sapeva troppo di gatta morta. Attirava sempre l’attenzione dei ragazzi, mettendo lei, Verity Fever, la più bella della scuola, in secondo piano.

E Verity sapeva essere molto vendicativa. Da non sottovalutare. Soprattutto per il suo ruolo di Battitrice nella squadra di Quidditch di Serpeverde, contro cui Grifondoro si sarebbe scontrato da lì a pochi giorni.   

 

A Lyhy,

che deve ancora tornare.

Vedrai che il tuo posto è ancora lì.

 

1 – La Polinesia, per chi non lo sa, è un arcipelago dell’Oceano Pacifico

2 – Verity Fever: il suo nome originale, se andate a guardare il capitolo “Smistamento” è Verity Ferb. L’ho cambiato perché non mi convinceva.

 

Allora, per chi sta leggendo, no, ve lo dico subito, non è un miraggio. Sono io, la pazza autrice che aggiorna una volta ogni morte di papa. Ormai vi avrò stufato con le scuse, ma ho dei buoni motivi. Appena tornata dall’Inghilterra, il 28 agosto, sono ripartita per la Germania. Poi il 9 settembre è cominciata la scuola (sì, qui in Trentino l’abbiamo cominciata il 9). I miei prof, anche se la quarta dovrebbe essere l’anno più tranquillo – almeno così pensavo - , hanno deciso che fare delle prove appena tornati è il modo migliore per cominciare l’anno. E naturalmente, dopo 2 settimane di scuola ho già fatto fuori mezzo block per appunti. Ciliegina sulla torta: sull’altro fronte della storia ho scritto letteralmente solo 2 righe. E non voglio avvicinare troppo i capitoli che posto qui su efp a quelli che scrivo. Quindi continuo ad aspettare. Ultimo, ma non meno importante, da domani torna mia sorella maggiore, perciò non potrò avere quasi mai accesso al pc, visto che si trova in camera sua e lei deve studiare. Evviva l’allegria! comunque sono contenta di aggiornare. Il prossimo capitolo non so quando arriverà, ma si chiamerà “Partita” ed è lungo una ventina di pagine di block. Povero il mio cuoricino. Ok, ora passiamo ai ringraziamenti personali:

JuliaSnape: ciao cara! E vabbeh, sarà per la prossima volta =D=D Grazie dei complimenti, sono contenta ti sia piaciuto il capitolo =) E vedrai, con le GT non è finita qui, le cose si complicheranno muahahah (ok, sono pazza, l’ammetto). Che ne pensi di questo capitolo? E come è andato l’appuntamento con Sevy? Sai, in Inghilterra credo di aver intravisto Alan Rickman in un bar…no, scherzo, magari però =D=D Un bacio

valkiria: ciao!!! eccomi, sono tornataaaaa! Spero che questo capitolo sia venuto meglio del precedente, anche se non ne sono pienamente soddisfatta. Temporalmente parlando, accade tutto in una sera!!! Qui Rose/Scorpius non c’è quasi niente. Cioè, c’è molto Rose e poco Scorpius, tranne che alla fine. Questo capitolo l’ho incentrato di più su Elly, visto che nell’altro non si era sentita molto. James/Robin mi sono divertita tantissimo a scriverla, anche perché l’ho cambiata quasi tutta dal capitolo originale. Volevo qualcosa di divertente (spero di esserci riuscita), che battibeccassero, ma che si sentissero i loro veri pensieri. Non è stato facile, lo ammetto, James è complicato da capire e descrivere (-.-‘’ mi complico sempre la vita). Spero di sentirti ancora, grazie ancora per i complimenti, un bacio!

franci9892: oh, sono contenta che Rose/Scorpius ti piaccia! Io li adoro, ma mi fanno sudare anche 7 camicie per capirli!!! Oh, bello il mito di Eros e Anteros. Anche perché sapevo che Afrodite aveva avuto un figlio da Ares mentre era sposata con Efesto, ma non sapevo mica chi fosse!! Un bacio

Smemo92: ciao! purtroppo anche io sono arrivata in ritardo, mi dispiace! Ed ho 2 recensioni in arretrato a cui rispondere, verrà fuori un mattone anche a me XDXD innanzitutto grazie dei complimenti. Anche io adoro Madeleine, non sai quanto mi divertivo in questo capitolo coi suoi discorsi =D e anche io venero le GT, le ho inventate apposta. Mi ha sempre ispirato l’idea di una scopa con un’identità sua, o comunque non così facile da cavalcare. Per dove si vendono, si deve aspettare il Natale, ma comunque non sei poi così lontana. Per l’Accademia sei fuoristrada, mi dispiace, anche se i paesi germanici giocano la loro parte. Io, personalmente, preferisco la GT di Elly, ma lei non ha mai cavalcato quella di lui. Sorry. Ma non disperare. Ci sarà l’occasione di rivoltare un po’ di cose =D (bastaaa, mi fai dire troppo!!) Poooi. In questo capitolo si è visto un po’ di James/Robin, anche se non così intimo come nello scorso capitolo. Per la verità, mi sono divertita a scriverlo =D Tu che ne pensi? A me, poi piaceva Hugo XD Per Rose/Scorpius in questo capitolo non ci sono stati passi avanti, come hai letto. Si comportano normalmente, ma Scorpius non è stupido. Si fida di Elly, strano no? Quel momento non mi convince molto, per la verità. E no, mi dispiace, non ti dico nessuno dei 2 segreti, che se no non mi leggi più la storia =P Scrivere i pensieri di Elly è stato difficile, soprattutto perché ho dovuto calarmi nei suoi panni. Ad un certo punto mi sono accorta che, se non si conosce il passato che c’è dietro, non si capisce niente!! O.o nn ci avevo mai pensato… Oddio, ora mi linci! Bene, hai capito che Elly usa la magia elfica, il che è fondamentale con il futuro. Bene, credo di aver risposto più o meno a tutto, anche se ho dovuto stringere. Fammi sapere che pensi di questo capitolo e non risparmiare le critiche, anche perché in questo periodo sto cambiando molto il mio stile di scrittura. Un bacione!

marty 4: ciao! non ti preoccupare se hai recensito tardi, tanto io ho postato un mese dopo, in pratica =D spero tu abbia passato buone vacanze. Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto e soprattutto vorrei ringraziarti per aver notato quel particolare sulle GT. È vero, Elly è molto stabile quando vola, ma devi pensare che è come una parte di se stessa. La sua GT è fatta solo per lei, nessun altro può usarla. Inoltre, uno dei pochi modi che Elly usa per svuotare la mente è propirio il volo. Spero questo capitolo ti sia piaciuto, anche se Rose/Scorpius praticamente non c’era. Un bacio

Ali96: nuova discepola! Tranquilla se non hai recensito e grazie per i complimenti, spero anche questo capitolo ti sia piaciuto. Non c’è molto delle due coppie, ma si accenna. Un bacio

maricuccia: ciao tesoro!! Beh, le vacanze sono pur sempre tali, quindi spero tu ti sia divertita!! Ora si torna alla vita di tutti i giorni, è il primo girono d’autunno… Già, quando il segreto di Scorpius verrà fuori sarà un po’ un casino, ma tranquilla, Elly ha la bocca cucita!! In questo capitolo l’ho approfondita davvero tanto, ed è stato molto difficile. Spero risulti realistico perlomeno… che ne pensi? Alla prossima, un bacione grande grande

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Capitolo 18
*** Partita ***


Capitolo 17 – Partita
 
“Non lo so, signore… c’è qualcosa che non quadra”
Ellyssa Ryan camminava in tondo nell’Ufficio del Preside col solito passo felpato e inudibile. I ritratti dei Direttori precedenti la seguivano incuriositi. In particolare Albus Silente, che sorrideva dall’alto degli occhiali a mezzaluna. In un angolo un vecchietto con una trombetta cercava disperatamente di ascoltare la voce fin troppo leggera della ragazza, mentre Severus Piton e Phineas Nigellus Black sbuffavano con aria sprezzante.
“Cosa, cara?” chiese Vitious con voce squillante e al contempo paterna.
Elly scosse la testa, quasi a volersi liberare di un insetto tra i capelli. “Non ho mai avuto queste… capacità, non capisco cosa stia succedendo. La testa mi sta scoppiando, vedo ovunque…” soffocò un ringhio. Odiava quegli occhi neri, così come la risata satanica del proprietario. Si portò le mani alle tempie, nel tentativo di placare il tormento. Da quando… non ci avevo più pensato. Ero riuscita a dimenticare… almeno una parte.
“Non devi vedere tutto in modo negativo, Elly” rispose Daniel Pool, anche lui nell’Ufficio del Preside “Forse ti stai rafforzando, stai sviluppando dei poteri nuovi. Potrei insegnarti degli esercizi di meditazione…” si scompigliò i capelli corti. Si sentiva a disagio quando non riusciva ad aiutare le persone. Non oso pensare cosa potrebbe fare fuori controllo. Potrebbe dar fuoco all’intera Hogwarts, e non come questa sera a cena…
Elly si portò le mani alle tempie.Fuoco. Fiamme. Caldo, gente che urla, scappa. Dolore.
Cadde in ginocchio, la visuale rallentata, quasi stesse svenendo. Era questo che provavano i maghi che praticavano la pirocinesi?
Un sorriso dolce e strafottente, occhi chiari, ridenti.
Cominciò a saltellare, sempre più veloce, sempre di più, come quando usava la corda durante le lezioni di Rimbalzo, finché lo spostamento dei piedi non divenne più distinguibile ad occhio nudo. Doveva svuotare la mente, a tutti i costi. Ma la testa non la voleva smettere, le mostrava immagini che cercava di dimenticare. Avrebbe desiderato un Oblivion,  poter ricominciare da capo. La quiete, la pace, il dolce saper nulla. I curiosi erano solo dei cerca grane, a parer suo. Delle volte, solo non sapere ti permette di vivere, di vivere davvero.
Però sapeva che a lui non sarebbe piaciuto, che non avrebbe voluto. Lui, che l’aveva lasciata, abbandonata a se stessa, credendo che sarebbe andata avanti.
“Ti farò preparare un infuso soporifero dal professor Lumacorno, almeno placherà il mal di testa” decise Vitious. Non sopportava vederla in quello stato, sembrava piccola e indifesa, col suo metro e sessantacinque scarso.
La ragazza si ricompose improvvisamente, quasi avesse preso la scossa. Non le piaceva farsi vedere in quella situazione, anche se era Vitious, il Preside, lì apposta per aiutarla. Perché lei non doveva essere debole.
“La ringrazio professore, ma non è necessario” Doveva combattere da sola le sue battaglie interne, imparare ad andare avanti. Scomparve dietro la porta prima che uno dei due potesse dire “Quidditch”.
“Non mi piace vederla in quello stato” mormorò Pool.
“Non è stata una nostra decisione, Daniel”
“Già, a cosa avrà pensato quel ragazzo, prima di…”
“Loro erano due parti di un unico intero. È ovvio che stia male, pensa se ti strappassero a forza una gamba e un braccio. Dobbiamo dare tempo al tempo. Tuttavia, ciò che lui ha fatto è stato il gesto d’amore più grande che io conosca. Non biasimarlo”.
 
 
Scorpius entrò in Sala Comune, perso nei suoi pensieri. Era stato alla torretta, a riflettere. In un certo senso, era sollevato. Elly non avrebbe parlato. Tuttavia, tenere nascosto questo segreto si stava rivelando sempre più difficile. Scorpius sapeva che prima o poi avrebbe dovuto parlarne, sorbirsi quegli sguardi stupiti. Sarebbe stato diverso, decisamente: come ritornare al Primo Anno, i bisbigli alle spalle, sempre, nei corridoi, in classe, nella Sala Grande, sguardi di pietà e commiserazione. Prima di Hogwarts, per la verità, non glien’era mai importato più di tanto. Si era abituato, la sua vita era sempre rimasta la stessa. I suoi genitori non lo ritenevano un difetto, Dlot non aveva fatto una piega. A Scorpius non era mai importato il giudizio degli altri, che non capivano. Era la commiserazione che lo mandava in bestia. Perché lui era una persona come tutte le altre, non un fenomeno da baraccone. Sei anni prima, solo l’amicizia di Rose e Al e, sì, anche quella di James, lo aveva sostenuto, fermato dal trucidare mezza popolazione di Hogwarts. Si, be’, era un eufemismo. Io non sono violento si disse. Gli venne in mente quando al Secondo Anno Lucas Shitter, un colosso del Quinto di Serpeverde, aveva dato della Mezzosangue a Madeleine Scharim. Lui e Al avevano scontato un mese di punizione per avergli fatto crescere i peli su tutto il corpo, fino a farlo diventare un gorilla. Quella era un’eccezione, aveva insultato Mad.
Quello che lo mandava in bestia era d’essere incolpato di azioni che non aveva commesso. Tutti lo guardavano con aria superiore, alcuni paura, come stesse sempre per esplodere come un pazzo psicopatico. Ma era stato suo padre a diventare Mangiamorte a sedici anni, non lui. E ancora oggi, Scorpius ne era consapevole, Draco pagava il prezzo del suo errore. Perciò continuava a rimandare. Anche se un senso di colpa e di insoddisfazione lo colmava. Avrebbe voluto parlare con qualcuno come Al, a volte. Che si sarebbe seduto sul letto e lo avrebbe ascoltato con calma. Lo sperava. Così sarebbe riuscito finalmente a sentirsi tranquillo, svuotato, finalmente in pace con se stesso. Perché il peso del segreto che portava lo stava piegando sempre di più, sempre di più, come un fuscello in balia della tempesta Ma se non fosse stato così? Se Al non l’avesse capito, gli avesse voltato le spalle? E poi c’era Rose, che all’inizio si sarebbe arrabbiata. Non l’avrebbe perdonato D’altro canto, mancava solo un anno e mezzo alla fine della scuola, e poi…
“Ehi, eccoti qui, amico, non ti trovavamo più!” Da quando in qua Al lo chiamava amico? Stare per troppo tempo con James gli faceva male. O forse voleva farsi sbranare subito.  Gli rivolse un’occhiataccia, quindi si guardò intorno. Per tutta la Sala Comune giravano gruppetti di ragazzi incravattati. Alcuni studiavano, altri bisbigliavano con quel pss pss insopportabile che gli faceva pizzicare le orecchie. Si voltò nuovamente verso l’amico, che aveva un’espressione sollevata e al contempo preoccupata
Be’, non troppo almeno. Di solito, quando stava per sfiorare la crisi di stress/panico gli veniva quell’antiestetico tic all’occhio che aveva ereditato dalla madre Ginny. Rose, accanto a lui, sembrava ancora persa nei suo pensieri. Forse le sto attaccando il vizio. Al pensiero gli venne da sorridere, ma non passò inosservato.  La ragazza sembrò ridestarsi. Scosse a testa, ballonzolando qua e là i boccoli ramati.
“Perché ridi?” le venne naturale chiedere, sconcertata. Stava ancora pensando al fuoco nella Sala Grande.
Scorpius la guardò. In effetti, quando s’incantava Rose spalancava ancora di più gli occhi, blu come le bocce dei pesci rossi. Scosse le spalle, colto da un altro attacco di risatine. “Niente” borbottò.
“Sì, e io sono riccioli d’oro”
“Ho sempre pensato che il biondo ti donasse. D’altronde, è il colore migliore per i capelli” scosse la zazzera color grano con fare principesco.
“Ma dove?? Si vede lontano un miglio che sei tinto” scherzò lei.
“No, cara, la natura è stata generosa con me. A differenza di qualcun altro…” Volse gli occhi al cielo. Luce.
“Che cosa stai insinuando?” sbottò Rose, le mani sui fianchi. Era così adorabile, con quell’espressione imbronciata. Sembrava uno dei quei cartoni giapponesi che gli amichetti Babbani di Scorpius guardavano da bambini. Come si chiamavano? Animi?1
“Che sei bella come una dea, amore” E lo pensava sul serio.
Rose non riuscì a impedire al suo cuore di perdere un battito. Né alle sue guance di arrossarsi. No, no… Ma sentiva il sangue confluirvi. Odio essere una Weasley… perché mamma non ha sposato Viktor Krum???
Scorpius, se possibile, allargò ancora di più il sorriso, in un ghigno quasi strafottente. Broccolo.
“Stai arrossendo, pomodorella!”
 In quel momento aveva voglia di prenderlo a schiaffi. Perché, senza volerlo, stava giocando coi suoi sentimenti. Pensa a qualcosa. Il leggendario zio Bilius, l’anima delle feste, a detta di Fred.
“Non sono arrossita per quello, testa di zucchina” Wow, Rose, hai più fantasia di zio Percy ai preliminari. Povera zia Audrey.
Scorpius inarcò un sopracciglio. “E perché allora?”
“Pensavo” Che fine hanno fatto le tecniche che ti ha insegnato Lily? Zitta.
“La scoperta della pozione calda. Come se non avessi mai pensato in tutta la tua vita”
“Fatti i Merlini tuoi”
Ehm, ehm” tossicchiò Al, imbarazzato.
“Che c’è?” chiesero i due, voltandosi in sincrono.
“Scusate se non voglio fare il terzo incomodo”.
Quattro fanali, due blu e due verdi, si posarono su di lui, sconcertati.
“Oh, insomma!” scoppiò infine Al, intirizzito. “Sembrate una vecchia coppia di sposati! O ci prendete gusto?”
Scorpius si voltò verso Rose, il sopracciglio ancora inarcato. “Tu hai capito che sta blaterando?”
“No, per niente. Ma James lo faceva cadere spesso, da piccolo”
Al sentì il forte bisogno di schiaffeggiarli. Per fortuna era un pacifista. Davvero, la prossima volta che ne incontro uno, gli affibbio ‘sti due. Vediamo che succede. “Lasciamo stare” capitolò alla fine. Tanto discutere era tutto inutile, erano  l’avvocato uno dell’altro.
“Dov’eri finito, prima?” chiese a Scorpius. “Sei letteralmente scomparso, dopo… be’, dopo cena” In effetti anche Elly si è praticamente volatilizzata…
Scorpius lo sentiva, stava per andare in panico. “Dovevo cercare… Pool” sparò il nome del primo professore che gli venne in mente.
Rose inarcò un sopracciglio. “Pool? E per cosa?”
Maledetto scetticismo. Lo adoro e lo odio.
“Dovevo chiedere… delucidazioni per il prossimo tema”.
Al e Rose lo fissarono, sul viso la stessa espressione stupita e sconcertata. In effetti, se vedeva che erano cugini. Scoppiarono a ridere.
Scorpius si sentì punto sul vivo. Scosse un braccio, come per scacciare un invisibile zanzara. “Che c’è, ora?” sbottò.
“Per Bathilda…” Rose si teneva la pancia, stentava a parlare. “De…lu…cidazioni?”
“E allora?” Proprio non li capisco. Sarà un qualche gene Weasley.
Al era caduto in ginocchio. “Da quando… parli così?”
“Da ora, amico” Scorpius incrociò le braccia, offeso.
“Ok, basta” Rose riuscì a ricomporsi. Si spazzolò la gonna, la camicia spiegazzata. Solo quei due riuscivano a farla ridere in quel modo genuino, sincero. Il mio migliore amico e l’amore della mia vita.
Aveva detto, cioè, pensato, l’amore della mia vita? Sì. Perché Rose sapeva che, anche se Scorpius la avrebbe sempre considerata un’amica, l’amica, lei lo avrebbe portato per sempre nel suo cuore. E magari, un giorno si sarebbe innamorata di qualcun altro.
“Tu cosa ne pensi, Scorpius?” gli chiese d’un tratto.
“Di cosa?” Rose aveva ancora quel brutto vizio di dimenticarsi il soggetto della frase.
Lei alzò gli al cielo. “Del fuoco di prima, in Sala Grande”.
“Oh” In effetti gli era passato di mente, con tutta la questione di Elly. “Boh, non saprei. Non era un semplice Incendio, vero?” si sedette sulla sua poltrona preferita, vicino al fuoco. Non si accorse che era già occupata da un minuscolo primino.
“Ahi!”
“Oh, scusa”
“Scorp, sei una frana”
“Non è una novità. Ehi, piccoletto” richiamò l’attenzione del ragazzino, che era letteralmente fuggito via, come punto da uno Schiopodo Sparacoda. “Scusa. Non ti avevo proprio visto” Li fanno sempre più piccoli.
Rose ridacchiò, mentre si faceva cadere assieme ad Al su un soffice divanetto rosso.
“No, sicuramente non è stato un semplice Incendio” disse Hugo, appena entrato in Sala Comune. “Ehi, fa’ spazio, sorellina”
Si infilò a forza tra lei e Al, spiaccicandoli sui bordi del divanetto. Nell’ultimo anno Hugo, nonostante il fisico snello e la crescita non ancora completa, aveva messo su un paio di spalle niente male.
“Perché? Cosa sai Hughie?” chiese Rose con voce soffocata.
 “Non molto. L’avete visto anche noi che non ha bruciato nulla, no? Gli insegnanti non sanno che pesci pigliare. Anche se, secondo me, Vitious sa qualcosa”
“Perché?”
“L’ho incontrato prima, in un corridoio al Quarto Piano. Non sembrava particolarmente turbato.”
“Chissà cos’è stato…” Rose non poteva farci nulla. La curiosità la stava divorando, come una grande rana dalla bocca viscida.
“Be’, almeno una cosa l’ho imparata oggi” continuò Hugo, stiracchiandosi ben bene le braccia, col risultato di spiaccicare ancora di più sorella e cugino.
Vuole diventare figlio unico?
“E sarebbe?”
“La Ryan, Elly. Sembra che nulla possa scomporla. Non ha battuto ciglio davanti alle magie della McGranitt, alle armature che ululano. Nemmeno alle acrobazie di James, e bisogna riconoscerlo, James coi giri della morte ci sa fare”
“E cosa c’entrano i giri della morte di Jam con Elly?” chiese scettico Al.
“Ah, giusto, scusate, mi stavo perdendo. Be’, ha una paura fottuta dei coltelli. Elly, intendo”.
“Le parole!” lo rimproverò Rose. Poi, però, sembrò rifletterci su.“Scusa, come l’avresti capito?”
“Be’, hai presente proprio prima della fiammata?  Ti avevo tirato il coltello, no? Lei si è allontanata terrorizzata, cioè, per quanto si possa vedere dalla sua faccia. Sembrava le fosse scoppiato un uovo di Thestral davanti”.
“I Thestral non fanno le uova, Hugh” non riuscì a trattenersi Rose. “E poi, scusa, se ti passa un coltello davanti, non avresti l’istinto di ritrarti?” Le piaceva Elly. Passavano parecchio tempo insieme. Non voleva parlarle alle spalle.
“Oh, andiamo, non si scompone davanti ad un Ippogrifo impazzito, si spaventa coi coltelli di Hogwarts? Ma se non tagliano neanche la ricotta! Tutti i ragazzi usano l’Incanto Tagliuzzante, appena lo imparano”
“Io no” mormorò lei, con una vocina flebile flebile.
“Questo perché vuoi dare il buon esempio, sorellina”
“E perché sei l’Incredibile Hulk” puntualizzò Scorpius. Da piccolo il suo amico Billy gli aveva regalato i fumetti.
“Scusa, perché allora non mi hai prestato il tuo coltello, se non lo usavi?” Rose cercò di portarsi le mani sui fianchi, invano.
Hugo scosse le spalle. “Era una questione di principio”.
“Ma…” Rose non riuscì più a dire nulla, i tre si erano coalizzati per farle il solletico. Anche se rideva come una forsennata, cercava di fuggire a quella tortura e si sentiva in colpa, non poteva fare a meno di riflettere sulle parole del fratello. Elly ha una paura fottuta dei coltelli.
 
 
La domenica mattina Rose si alzò presto, come sempre prima di ogni partita. Il corpo era in fibrillazione, ma la mente era lucida, come aveva imparato nel corso degli anni.
Cercò di rilassarli sotto una doccia fredda. L’acqua gelata cancellò le ultime tracce di sonno e la lasciò fresca e riposata. Fece un respiro profondo, mentre si osservava allo specchio. Si vestì in fretta, leggera, nonostante fosse Dicembre. Dopotutto il Quidditch riusciva a scaldarti come Burrobirra bollente. Indossò dei semplici pantaloni neri, comodi e scoloriti dal tempo, con una t-shirt scura. Si sarebbe cambiata più tardi, negli spogliatoi. Legò i capelli in una coda alta e fermò i ciuffi ribelli con varie forcine colorate. Fece un altro respiro profondo. Uscì per svegliare Elly, dato che prima se n’era dimenticata. Il letto, però, era vuoto, rifatto e in ordine. Doveva essere uscita. Lanciò uno sguardo veloce alla foto sul comodino, prima di osservarsi intorno. Sullo sfondo, verde e montuoso, otre alle due ragazze che aveva intravisto settimane prima, si stagliavano altre due figure. Prima che potesse avvicinarsi, però, la porta del Dormitorio si aprì ed entrò Elly.
“Oh, eccoti qui, ti stavo giusto cercando. Sei pronta per la partita?”
La ragazza, notò Rose, nonostante fosse passato più di un mese dal suo arrivo, non aveva ancora perso il vizietto di non rispondere.
“Be’, io vado giù, Al mi aspetta. Sbrigati, o non riuscirai a fare colazione”
Elly annuì impercettibilmente.
“Bene, a dopo”.
La ragazza, finalmente rimasta sola, si sedette sul letto. Be’, sola si fa per dire: altre tre Grifondoro russavano indisturbate attorno a lei. Prese la fotografia sul comodino e quella che teneva sotto il cuscino. Carezzò leggermente la figura di un ragazzo che sorrideva all’obiettivo e alla vita.
 
Becco d’Ambra e Rosa dei Venti, un Ippogrifo dalle piume rosa, si rincorrevano sul prato. Per arrivarci, avevano volato a lungo.
“Forza, aiutami” le stava dicendo Janyssa. Stavano distendendo una tovaglia da pic-nic a quadri. Una brezza leggera carezzava loro il viso, com’era tipico da quelle parti.
“Jan, Jan” una ragazzina dai capelli bianchi corse loro incontro. “Dopo possiamo giocare a pallavolo? Ho portato il pallone!” Sorrise, i grandi occhi viola spalancati a mo’ di Gatto con gli stivali.
“Va bene, Del” rispose Jan, riportando una ciocca ribelle rossiccia dietro l’orecchio. Il verde dei suoi occhi era come quello del prato che le circondava. Un pugno in un occhio accanto a quelli di Elly.
“Siiiii” la ragazzina improvvisò un balletto sul posto.
“Più tardi, però” puntualizzò Elly. “Ora pranziamo”.
“Va beeene” Del accettava tutto, purché si giocasse “Allora siete te e Jan, contro me e…”
“Elly!” La ragazza si voltò verso la fonte della voce. Lui le fece segno di avvicinarsi.
“Dimmi”.
Lui sorrise.
“Guarda”
Davanti a loro, oltre il burrone, si stagliava un paesaggio mozzafiato. Le montagne più belle del mondo, le Alpi, si incastravano in una catena verdeggiante che racchiudeva un lago dalle acque cristalline.
“Non è bellissimo?” I suoi occhi erano così luminosi alla luce del sole, di quel colore introvabile in natura, tra gli uomini.
“Già” rispose lei.
Sotto di loro, un burrone di oltre cento metri era l’unica via per raggiungere il lago.2
“Vuoi chiamare Becco e Rosa?”
“Nah, non ci sarebbe gusto” Nei suoi occhi persisteva sempre quella luce birichina, da bambino.
“Lo supponevo”
Si avvicinarono al ciglio, pronti a saltare.
“Ehi, voi due, conservate le acrobazie per dopo, è ora di mangiare” Del li raggiunse. Sapeva che avrebbe dovuto trascinarli a forza.
“E ti pareva” borbottò Elly. Lui si limitò a ridacchiare.
Per pranzo c’era insalata di riso, prosciutto e melone, l’ideale per una giornata così torrida.
“Perché non facciamo una foto?” propose Jan.
“Con l’autoscatto?” Elly sembrava scettica.
Lui, Del e Jan si sbatterono una mano in faccia.
“Che c’è?”
“Elly” lui le poggiò le mani sulle spalle “piccola dolce Elly…”
“E smettila di chiamarmi con quel nomignolo”
Lui la ignorò. “…tu hai il potere della telecinesi e vorresti usare l’autoscatto?”
“Oh”
“Eh, già” risposero i tre in coro.
“Be’, scusate se non sono sofisticata come voi, io” ribatté.
Phydel le porse la macchina fotografica. Con un gesto della mano, Elly la fece svolazzare ad un paio di metri da loro. Si misero in posa. Jan, Del, lei, lui. Sorrisero.
 
Elly si alzò di scatto, il cuore a mille.
“Tutto bene?” le chiese Madeleine Scharim, con voce impastata.
“Sì” la sua voce, tremante, era appena un sussurro. Si rifugiò in bagno. Basta. Aveva giurato a se stessa che non avrebbe mai mollato. Non poteva farsi demolire da ogni ricordo.
Si fece una doccia gelata, per tonificare i muscoli. Da quando non andava più in missione, si era un po’ irrigidita. Doveva fare più allenamento, pesi, combattimento… magari alla Torre di Astronomia. Oppure la Stanza delle Necessità.
Si vestì in fretta, o sarebbe arrivata in ritardo. T-shirt e pantaloncini neri. Fasciò con una benda in più il ginocchio destro, quindi mise quelle specie di ginocchiere che aveva già portate alle selezioni e durante gli allenamenti. Legò i capelli anche lei in una coda alta ed indossò gli occhialoni a specchio. Uscì in fretta, estrasse la scopa blu e argento e sparì per le scale.
 
 
“Truppa, siamo tutti pronti?” James aveva l’adrenalina alle stelle. Non riusciva a stare fermo, saltellava sul posto per riscaldarsi. Al faceva respiri profondi insieme a Rose, che giocherellava con la mazza. Scorpius e Hugo sembrava stessero meditando: erano fermi in mezzo alla stanza, ad occhi chiusi. Mancava solo avessero congiunto i pollici e cominciato a dire ohm. Lily chiacchierava con Robin a vanvera, agitata. Elly rimaneva seduta in un angolo, tranquilla.
Al richiamo di James, tutti si avvicinarono intorno al Capitano. Quello prese un profondo respiro, pronto per il discorso inaugurale.
“Ricordate: Scorpius, Rose, attenti alle Battitrici. Zoe Lenim è forte, ma imprecisa. La Fever invece è da tenere d’occhio, non si sa mai cosa farà. Controllatela. Quest’anno hanno cambiato Cercatore, visto che Nott ha fatto i M.A.G.O. Ora è Thomas Warrior. Stai attento, Al. Da quello che ho capito e potuto vedere è bravo, veloce e furbo. Non gioca neanche tanto sporco. Il portiere è sempre Ermergardin Average. Elly, tu sei la più veloce: Average ha una presa ferrea, ma riflessi lenti, di solito conta sulla difesa della Lenim e dei Cacciatori. Flitt bara, starò attento io. Lily, come sempre la Merlin è tua: sai cosa fare”. Lily annuì. “Overlines è bravo a sparire. Elly, marcalo stretto”. Anche lei annuì.
“Siamo una squadra forte e unita”. Poggiò lo sguardo su Robin, che gli sorrise con fare incoraggiante. Aveva i denti candidi. “Ce la possiamo fare. Schemi 5, 1 e 3a. Compreso? Oh, Scorpius, ricordati della Fever. Con molta probabilità cercherà di colpire Al”. Fece un’altra pausa.
“Bene, andiamo” Si diresse a passo di marcia verso l’entrata del campo.
“James?” La voce di Robin lo richiamò. Gli sembrava ancora strano non vederla giocare al suo fianco.  Quel giorno aveva lisciato i capelli, che ricadevano morbidi oltre le spalle, tirati indietro da un sottile cerchietto. Gli occhi erano giganteschi e luminosi, come sempre.
“Dimmi, mostriciattolo” sorrise scherzosamente.  Lei gli prese la mano e la strinse, con espressione seria.
“Vinci anche per me”.
La abbracciò. Abbracciare Robin gli sembrava naturale, come respirare. Era così… morbida? E poi aveva sempre quel fresco odore di muschio.
“Devo andare”.
“Vai”.
“Ed ecco che anche il Capitano della squadra Grifondoro James Potter fa la sua entrata!!”
Tre quarti della platea, munita di coccarde, sciarpe e striscioni rosso-oro, lo applaudì, seguiti da una schiera di buuu Serpeverde.
Al megafono magico, accanto alla professoressa McGranitt, c’era Sabrina Jordan, figlia di Lee, a fare la cronaca. Dal padre aveva ereditato la pelle color caffelatte, in contrasto con gli occhi nocciola e i capelli innaturalmente biondi.
James raggiunse il resto della squadra  al centro del campo. Madama Bumb, nonostante gli anni, era ancora insegnante di volo.
“I capitani si diano la mano” Flitt e James si avvicinarono. Sembrava stessero cercando di spezzarsi la mano a vicenda.
“In sella alle scope!”
“Sembra che la squadra di Potter non sia cambiata molto. I fratelli Albus e Lily, i cugini Rose e Hugo Weasley e Scorpius Malfoy. Al contrario delle maldicenze, secondo cui Potter avrebbe avvantaggiato i suoi familiari, l’anno scorso Grifondoro ha vinto la Coppa. Ricordiamo che la Cacciatrice Robins si è infortunata solo poche settimane fa ed è stata sostituita da Elly Ryan.  La squadra Serpeverde: Lenim, Fever, Average, Merlin, Overlines e Warrior, la nuova entrata, capitanati da Blake Flitt! Oh, sarà una gran brutta gatta da pelare…”
Gli altri buuu dei Serpeverde furono coperti dal fischio d’inizio. “Ed ha inizio la partita!”
Al fece un giro del campo, per tenere d’occhio la situazione. L’aria gli scompigliava i capelli e lo faceva sentire libero, finalmente.
“James è in possesso della Pluffa, passa a Lily, James, di nuovo Lily, a Ryan. Ehi, hanno accerchiato quella povera ragazza!”
Era vero. Zoe Lenim, Alexander Overlines e Blake Flitt si stavano minacciosamente avvicinando a lei. Una poi aveva pure la mazza. Rose si voltò: doveva fare qualcosa. Prese la mira e sparò un Bolide diretto verso la capoccia di Overlines, che lo schivò. Ma la magia era rotta, Elly riuscì a liberarsi.
“Ryan passa a James, che si avvicina alla porta di Serpeverde…sta per tirare… no! La passa alla sorella CHE SEGNA! Dieci punti per Grifondoro!”
“Palla ai Serpeverde…Flitt, Merlin, Merlin scansa un Bolide di Malfoy, ma PERDE la Pluffa! Ora è Potter, pardon, James, Lily, Ryan, Ryan si sta avvicinando, passa a James, che schiva Lenim…intercetta Overlines, Overlines, Flitt, Merlin, di nuovo Overlines, ho il cuore a mille! Overlines tira…ma Weasley PARA! Bella presa, Hugo!!”
La partita andò avanti. Grifondoro riuscì a segnare altre tre reti, poi Serpeverde si riscosse e ne segnò due.
“Va bene così, Hugo! Non perdere la concentrazione!” urlò James.
Avremmo già vinto se potessi usare la mia scopa come si deve. Flitt, la Lenim e Ovelines continuavano a marcare Elly stretta, lasciando il grosso del lavoro a James e Lily.
Intanto Al cercava il Boccino. Doveva fare in fretta: se Warrior lo avesse acchiappato, Grifondoro avrebbe perso. All’improvviso, Warrior sembrò riscuotersi: doveva aver visto qualcosa. Cadde in picchiata, con Al al seguito nonostante non vedesse alcun Boccino.
“E sembra che Warrior abbia visto qualcosa, anche se Potter non è molto convinto!”
Si stavano avvicinando all’ala Serpeverde, verso i Cacciatori Grifondoro. Al capì. “Elly!” riuscì ad urlare. Quella ebbe appena il tempo di vedersi il Cacciatore addosso, prima di rivoltarsi con la scopa. Warrior aveva scambiato i suoi occhiali a specchio per il Boccino. Non riuscì a trattenersi: “Deficiente!
Warrior, un po’ per il vento, un po’ perché non era la sua lingua, un po’ perché si era appena scontrato con Flitt, non capì.
“Ryan ha sicuramente degli ottimi riflessi! Ha schivato Warrior, che ha preso a capocciate il suo Capitano! Intanto, Pluffa ai Grifondoro!”
Lily procedeva spedita verso la porta avversaria, erano 60 a 30 per Grifondoro, marcata stretta da Morgana Merlin.
Elly era stufa. Decise in fretta. “Potter!”
James si voltò. “Che c’è?”
“Ti fidi di me?”
La guardò, quella ragazza stramba dagli occhialoni e la scopa migliore del mondo. Sì, si fidava.
“Perché?”
“Quando sono marcata stretta, passami la Pluffa”
“Che cosa?”
“Fidati”
Che cosa ha intenzione di fare? James non sapeva che pesci pigliare. Lily gli lanciò la Pluffa. Con la coda dell’occhio, vide Elly di nuovo accerchiata.
Oh, al diavolo.
“Potter passa la Pluffa a… Ryan?? James, ci sei con la testa? È accerchiata! Aspettate un momento…Ryan è scomparsa… ah, no, eccola,vicino alla porta di Serpeverde?? Grifondoro segna!!!”
“Grande, Elly!” le urlò Rose. Lei e Scorpius tenevano d’occhio Verity Fever, che però non sembrava molto coinvolta nella partita.
“Come hai fatto?” James era semplicemente sbalordito.
“La mia scopa è veloce” borbottò Elly.
“Ci puoi scommettere!”
“Pluffa di nuovo ai Serpeverde… questa partita si sta rivelando un vero e proprio scontro! Flitt, Merlin, evita un Bolide di Weasley, intercetta Potter, Lily, Ryan, Lily, prende Overlines, Merlin… wow, bel colpo Malfoy!” Scorpius aveva costretto Morgana a capovolgersi, lasciando cadere la Pluffa.
“Prende James, passa a Lily, Ryan, James, Ryan è quasi alla porta avversaria, si prepara a tirare, com’è che non la marcano più??”
Questo è per te. Elly era distratta. Non si era accorta di essere perfettamente nella traiettoria di Verity Fever, che aveva aspettato quel momento per tutta la partita.
Rose se ne accorse troppo tardi. “Elly, attenta!” riuscì ad urlare.
Elly si spostò. Ma non fu abbastanza veloce, perché il Bolide le colpì di striscio la gamba destra. Strap. Trattenne il respiro, un urlo acuto di dolore le morì in gola. Poggiò la mano libera sul ginocchio destro. Noli stillare, mormorò. Avrebbe retto per poco. Lanciò la Pluffa.
“Altri dieci punti per Grifondoro! Ora i rosso-oro conducono per 80 a 50!”
Verity Fever tremava di rabbia.
“Sembra che Albus Potter abbia adocchiato il Boccino! Vai, Al!”
Un buuu dei Serpeverde rispose a Sabrina.
“Ehi, sono una Tassorosso adottata dai Grifondoro, no?” ribatté indignata.
Intanto Al rincorreva il Boccino, alle calcagna Thomas Warrior.
“Vai, vai!” spronò la sua Firebolt 900. Allungò la mano e sentì le alucce schiudersi. Alzò in alto il pugno.
“GRIFONDORO VINCE!!!” urlò Sabrina Jordan.
Un coro di grida di gioia la seguì. Al si sentì tirato giù dalla scopa e abbracciato dagli altri membri della squadra.
“Abbiamo vinto!” continuava a urlare James, mentre abbracciava Robin (era scesa in campo subito dopo il fischio di fine partita).
“Abbia-mo vinto! Abbia-mo vinto!” canticchiavano Rose e Lily, a braccetto, mentre Scorpius e Hugo urlavano come Banshee.
“Andiamo in Sala Comune, si festeggia!” propose Robin.
“Certo!”
Pian piano, uscirono tutti dal campo. Elly fu l’ultima. Non voleva farsi vedere zoppicare.
 
 
La festa impazziva nella Sala Comune di Grifondoro. Persino Rose si era sciolta ed aveva sostituito la divisa con un paio di jeans scuri e una canotta azzurrina. Lily saltellava a ritmo di musica assieme a David. Rose li trovava dolcissimi insieme. James stava facendo lo sborone – al solito – con un paio d’imbucate ochette Tassorosso. Hugo chiacchierava con Sabrina Jordan e Paz Amigos, Scorpius rideva con Madeleine Scharim. Ne mancava solo una all’appello. Rose si voltò verso Albus. “Hai visto Elly?”
“Non la vedo da dopo la fine della partita” rispose Al, un sopracciglio teso in segno di preoccupazione.
In quel momento, il ritratto della Signora Grassa si aprì e lasciò entrare la ragazza in questione.
“Ehi, dov’eri finita?” urlò Rose, per sovrastare la musica. Le Sorelle Stravagarie erano un classico che non moriva mai, nonostante fossero ormai ultracinquantenni.
“A fare un giro”
“Be’, dai, vieni a festeggiare, è anche merito tuo se abbiamo vinto!”
“Prima vado a sistemarmi” rispose Elly.
Entrò nel Dormitorio: era vuoto.
Tanto meglio. In bagno si tolse le ginocchiere. Dovette trattenere un urlo, anche se dubitava la potessero sentire con la musica sparata magicamente a quel volume. Prese le bende che si era portata da casa, più resistenti, e le legò strette attorno al ginocchio destro.
Noli stillare. Dubitava sarebbe durato molto, ma ci doveva provare. Non poteva certo farsi vedere da Madama Chips. Indossò un paio di pantaloni larghi e una canottiera nera. Pulì il bagno in fretta. Osservò il sangue – il suo sangue – scendere giù, lungo il lavandino, prima di tornare alla festa.
 
 

A Rick.
E chi vuole intendere, intenda.

 
1 – Animi: Scorpius intendeva dire anime, ovvero i cartoni animati giapponesi
2 Questo è il lago, per chi è interessato. Se vi va, provate a indovinarne il nome.
 
Salve a tutti. Sì, lo so perfettamente che mi state per lapidare, ma anche i condannati a morte hanno diritto ad un ultimo desiderio no? Questo è un capitolo ch mi è sempre piaciuto, uno dei pochi che avevo in programmazione dall’inizio. In realtà è stato un po’ difficile da scrivere, soprattutto le prime pagine. Il momento Scorpius/Rose non mi convince per niente – e nella versione originale era ancora peggio  per cui vi prego di dirmi dove sbaglio e, se ne avete, di darmi qualche consiglio. Purtroppo in questo periodo sto avendo una specie di blocco con loro due. Spero sia una fase passeggera. Mi è piaciuto tanto, invece, scrivere il ricordo di Elly. Ricordatevelo, perché, anche se non sembra, è fondamentale. Spero lo apprezziate. Ed è venuto fuori da dove viene la cara ragazza, all’incirca. Se vi va, provate nuovamente ad indovinare. Altra domanda essenziale: la partita è venuta realistica? Quando l’ho scritta su carta, quest’estate, mi sono divertita un mondo. Ma la mia priorità era rimanere coerente con le cronache di Lee Jordan nei veri Harry Potter. Spero sia venuto qualcosa di accettabile. L’ultima parte ve l’aspettavate? E ne verranno delle belle! Infine, è saltato fuori dal caro Hughie che Elly è terrorizzata dai coltelli (sempre il solito melodrammatico..). Che ne pensate? Mi scuso nuovamente per il ritardo, ma questo è il primo momento libero che ho da… be’, un paio di mesi. Oddio, mi spavento da sola XD. Siete andati a vedere I Doni della Morte? Io vado domani… Per le risposte alle recensioni, pensavo di usare la nuova novità di efp, per cui non le leggerete più nei capitoli, a meno che non me lo chiediate espressamente. Il prossimo capitolo si intitolerà Bacchette ma non so ancora quando lo pubblicherò. Penso introno a Natale. Mi dispiace che gli aggiornamenti siano così lenti, ma non posso fare altrimenti. Avete scelto proprio l’autrice che è più brava in matematica e scrive per diletto, a colpi=D. comunque, grazie per aver letto questo lunghissimo commento, e alla prossima! 
 
 
 

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Capitolo 19
*** Bacchette ***


Capitolo 18 – Bacchette
 

La mattina seguente, i raggi del sole appena sorto entrarono dalle strette finestre della Biblioteca ed illuminarono l’unica persona al suo interno. Il resto della popolazione di Hogwarts aveva preferito rimanere sotto le calde trapunte dei letti a baldacchino, alcuni a smaltire la sbornia, altri a consolarsi per l’amara sconfitta del giorno prima, altri ancora a godersi le ultime briciole d sonno.
Rose, seduta al suo tavolo preferito vicino alla finestra, si era alzata presto quella mattina ed era sgattaiolata in Biblioteca, nonostante quel tugurio di Madama Pince non fosse ancora arrivata. Ancora frastornata per la festa della sera prima, non era riuscita a dormire molto, forse anche per i dolci suoni emessi dalle sue compagne di stanza. Le ragazze, sempre così delicate…aveva pensato mentre sgattaiolava fuori dalle coperte. Julie Tryer russava così forte da rischiare di far crollare l’intero castello. Il che era tutto dire.
Rose si era riuscita a procurare un vocabolario di italiano e uno di latino, ma il volgare non era proprio il suo forte. L’ideale sarebbe stato avere un esperto a seguirla. Fino a quel momento aveva tradotto solo le prime righe. Era la leggenda di Parzival1, probabilmente, il mitico cavaliere della Tavola Rotonda alla ricerca del Santo Graal. Se solo avessi i miei appunti… La Eagle l’aveva spiegata al Primo Anno, proprio la lezione che Al e Scorpius le avevano fatto perdere.
“Sempre a studiare?” La voce la fece trasalire. Ma guarda, parli del diavolo…
“È il libro in Rune” assunse un tono distaccato, un po’ saccente per la verità, ma non doveva assolutamente distrarsi. Non doveva pensare che Scorpius era diventato terribilmente, fin troppo per la verità, alto, col sorriso sicuro, i denti brillanti, gli occhi due pozze d’incertezza, profonde come lo scibile umano contenuto nella biblioteca perduta di Alessandria d’Egitto. Mi sembra di comporre poesie… Però era vero. Gli occhi di Scorpius, di quel verde-azzurro offuscato, erano proprio così. Ti trapassavano, ti leggevano dentro. E tu non sai mai cosa potresti trovarci…
“Rose, ti sei incantata?” Il suddetto ragazzo le scosse le spalla.
“Ahi!” urlarono insieme, rischiando di svegliare sul serio Madama Pince, che dormiva in un appartamento proprio fuori la Biblioteca.
“Mi hai dato la scossa!”
“No, sei tu che sei elettrica. Sembri in fibrillazione!”
Rose non se n’era accorta, ma le tremavano le braccia.
“Stai bene?” La voce di Scorpius aveva assunto un tono apprensivo, quasi si preoccupasse davvero. Ma non prenderti in giro, Rose…
“Sì, sto bene” rispose soltanto. “Non riesco a tradurre questa frase, lo sai come sono fatta…”
“Già, non ti arrendi davanti a niente e a nessuno, dritta per la tua strada”.
“Così mi fai sembrare fredda e manipolatrice!”
“Non sei forse così?” le sorrise Scorpius, con quel sorriso che Rose avrebbe voluto cancellare dalla faccia della terra. Mosse con noncuranza la bacchetta e un ciuffo di capelli grano si staccò dalla testa del ragazzo. “Ahi!”
“Così impari ad offendere…” rise Rose, soddisfatta.
“Sì, sempre così…” borbottò Scorpius, massaggiandosi la testa “Dov’è la frase che non riesci a tradurre?”
Si sporse sul tavolo. Rose trattenne il respiro. Era vicinissimo, il profumo di mela bene riconoscibile. Con un enorme sforzò di volontà indicò una frase sulla pagina ingiallita, le lettere – o meglio, i simboli – leggermente sbiaditi dal tempo. Vignette accompagnavano il testo in prosa, dai colori un tempo brillanti, ormai leggermente opachi e sbiaditi dal tempo, anche se ben comprensibili.
Scorpius chinò la testa, la fronte corrugata in un’espressione un po’ buffa, che fece sorridere Rose. Un ciuffo grano gli ricadeva sugli occhi, ma lui non ci fece caso.
E Parsifal, figluol d’Herzeloyde, essendo suo pa…che c’è scritto? Padre? Forse… essendo suo padre morto in bat-ta-glia, crebbe con la madre in foresta et lontano dal volgo.
Certo, detto da Scorpius, inglese con accento dello Yorkshire, suonava buffo. Il ragazzo inarcò un sopracciglio. “È normale che non ci capisca una mazza?”
L’espressione sconcertata, che rimandava leggermente a quelle dei bambini smarriti, fece davvero scoppiare a ridere Rose.
“Aspetta. Io cerco di aiutarti e tu ridi?”
“Scusa…ma dovresti vedere la tua faccia!”
Fece un respiro profondo. “Ok, ci sono…”
“No, e non ci sei mai stata.”
“Dettagli. Comunque, credo voglia dire” sbirciò la sua traduzione sul rotolo di pergamena “ che Parzival – sai quello della leggenda? – era figlio di questa Herzeloyde. Il padre, Gahamuret se non ricordo male, era un cavaliere morto in battaglia e la madre, per proteggerlo, lo aveva cresciuto in una foresta, isolato dal resto del mondo.”
“Ed illuminami, qual era il problema di traduzione?”
“Be’…” Rose sentì il sangue confluirle alle orecchie, ma le coprì coi capelli ramati – non avrebbe più permesso a Scorpius di chiamarla pomodorella. Fosse l’ultima cosa che faccio…
“…il problema era volgo. In tedesco è Volk, popolo. Ma non ne ero sicura”.
“Sempre la solita perfezionista?”
“Fino alla morte”.
“Che melodrammatica…” fece Scorpius.
Rose inarcò un sopracciglio.
“E a te che importa?”
Ormai erano faccia a faccia. Scorpius fece spallucce. Forse perché vorrei passare il resto della mia vita con te… Ma non era fatto per le frasi romantiche.
“Niente” disse invece “mi preoccupo per i futuri boyfriends. Poveri, li compatisco…”
Fece male. A lui, che l’aveva detto. A lei, che gli aveva creduto.
Rose fece un respiro profondo, quindi cominciò a raccogliere i libri. Non avrebbe resistito a lungo. Lo sapevo, lo sapevo, lo sapevo…
Scorpius si accorse d’averla ferita, quindi cercò di riparare. “Suvvia, non mi avrai mica creduto per davvero? Lo sai che scherzo!”
Rose si voltò a fronteggiarlo. Alzò lo sguardo – furioso, per esattezza – verso di lui. “Smettila di offendere, Scorpius. Apri sempre la bocca solo per dare aria. Pensa prima di parlare, ogni tanto”. In un certo senso, era sollevata. Ma altrettanto stremata. Parlare con lui, col suo migliore amico, era come stare su un’altalena. Su e giù, su e giù. Era emotivamente distruttivo. Un giorno o l’altro sarebbe davvero finita al San Mungo, a far compagnia a Gilderoy Allock.
Scorpius rimase un attimo interdetto. Aveva ragione, Rose. Ma non poteva darlo a vedere.
“Permalosa” disse quindi.
“Cosa?” Rose si voltò, gli occhi ancora fiammeggianti, che avrebbero incenerito persino Albus Silente. “Scorpius Malfoy…”
“Hai dimenticato Hyperion…”
“Scorpius Hyperion Malfoy, sei senza dubbio la persona più irritante di questo pianeta!”
“Ti hanno fatto mai notare che quando ti arrabbi la tua voce si alza di almeno un paio di ottave?”
“Io ti…” cominciò a prenderlo a pungi in pancia, sul serio. L’addome, purtroppo, sembrava davvero scolpito nel marmo, visto che a farsi male furono solo le mani di Rose. Ancora fumante, la ragazza fece per andarsene con fare impettito.
Non posso farla andare via così… Scorpius le afferrò la mano e la tirò verso di sé, in un abbraccio stritolatore.
C’era una sola parola per definirlo. Caldo. Come il tepore leggero del fuoco, che ti scalda nelle notti d’inverno. Non c’era nulla che avrebbe potuto allontanarla da lui in quel momento, dalle sue braccia forti, dal mento che le aveva appoggiato sulla testa.
“La Bibliotecanon è un posto per coppiette!! Se dovete scambiarvi effusioni andate nella serra numero tre, assieme alle Mandragole!!!!”
A parte Madama Pince, ovviamente, di cui avevano attirato l’attenzione coi loro litigi. Vennero quasi letteralmente buttati fuori a calci dalla Biblioteca.
“Da quando si è lasciata con Gazza, è diventata ancora più acida” borbottò Scorpius.
“Scorpius!” lo richiamò Rose, ridendo. Le faceva bene al cuore, davvero.
 
 
“Buongiorno, ragazzi”
Il professore Pool era sempre stato puntuale a lezione, mai che sforasse una volta. Rose e Scorpius erano arrivati appena in tempo e avevano velocemente preso posto. Lui accanto ad un dubbioso Al, in seconda fila, lei in fondo, con Elly.
Il professor Pool si avvicinò alla cattedra. “Come ben sapete, siamo ormai a dicembre. Vi sembrerà strano, perciò…”
“…che sia già finito il quadrimestre?” chiese qualcuno dagli ultimi banchi. La classe rise.
Anche Pool ridacchiò. “Credo che questa non sia una sorpresa, signor Ghost, visto che avete cominciato a fare il conto alla rovescia il primo giorno di scuola. No, ciò di cui sto parlando è il controllo annuale delle bacchette. Come ben sapete, eravamo soliti farlo a settembre, prima dell’inizio delle lezioni. Tuttavia, il signor Olivander ha avuto degli impegni improrogabili fino ad oggi”.
Da una porta laterale fece la sua entrata un vecchietto dall’età indefinibile, il volto solcato da profonde rughe, curvo su un bastone di legno altrettanto vecchio. Poteva sembrare un Babbano qualsiasi, se non fosse stato per i suoi occhi argento, vispi e vigili, che sembravano sondare anche l’anima.
Nessuno degli studenti si stupì più di tanto, per la verità, ormai abituati al controllo annuale.
Elly, registrò Rose con la coda dell’occhio, strinse le mani in dei pugni. Merda, imprecò mentalmente. Se n’era dimenticata, nonostante Vitious l’avesse avvertita. Non era da lei.
“Ragazzi, conoscete le regole. Vi chiamerò in ordine alfabetico, voi…”
“…porgeremo la bacchetta perché il signor Olivander la controlli” finì la classe, con tono annoiato. Ormai erano sei anni che se lo sentivano ripetere.
Olivander, intanto, si era seduto dietro la cattedra. Le mani gli tremavano leggermente, sintomo rimastogli dalla prolungata prigionia a Malfoy Manor.
Scorpius non poteva evitare di sentirsi in colpa ogni volta che lo vedeva, anche se non aveva fatto nulla, se al tempo era un ovuletto nel ventre di sua madre. Conosceva suo padre, lo amava. Era sicuramente cambiato, da quando aveva sedici anni. Ma non poteva evitare di pensare che, se i Malfoy non si fossero alleati con Voldemort, in quel momento Olivander non avrebbe voluto il Parkinson.
Ricordava ancora distintamente quel giorno a Diagon Alley. Il giorno in cui aveva incontrato la sua bacchetta.
 
Il campanello tintinnò quando la famiglia entrò. Olivander era sempre lo stesso vecchietto raggrinzito, anche se le mani gli tremavano di meno. I suoi occhi, poi, praticamente delle palline d’argento, a Scorpius ricordavano Dlot. Potrebbero guidare le persone come dei fanali nella notte.
Quando li aveva visti, il sorriso cortese di Olivander si era trasformato in una smorfia.
“Non vendo bacchette a chi non le sa usare” aveva detto con voce secca.
Draco non poteva dire di non aspettarselo. “Non è per me” replicò quindi pacato.
“Non ha alcuna importanza” La voce del vecchio era tranquilla, ma, Scorpius ne era sicuro, celava un profondo dolore.
“Io sono io, signor Olivander. Non faccia pagare ai figli le colpe dei genitori. Sono disposto a ridarle la mia bacchetta”. Gli porse la bacchetta di Biancospino – che Harry gli aveva restituito dopo la battaglia. Olivander si avvicinò, gli occhi d’argento enigmatici. Allungò il braccio, come per prenderla. Invece afferrò il metro sul tavolo accanto a Draco.
“Quanti anni hai?” chiese.
Scorpius si voltò, facendo trattenere il respiro al vecchio, e sorrise.
“Undici, signore” Ma i suoi occhi, verde-azzurri indefinibili, ne dimostravano molti di più. Contenevano saggezza e – Olivander ne rimase sorpreso – consapevolezza.
“Molto bene” Olivander fece schioccare le dita e il metro cominciò a misurarlo.
Gli aveva fatto provare svariate bacchette, ginestra, acacia, azalea, addirittura biancospino. Ma nessuna andava bene. E poi la trovò.
“Grazie, signore” aveva sorriso nuovamente Scorpius, prima di uscire.
“Curioso” fu l’unica cosa che disse il vecchio “davvero curioso”.
 
Charisma Birmingham si avvicinò ad Olivander con un sorriso mesto.
“Salve, signorina Birmingham”
Prese la bacchetta tra le mani tremanti. “Rosa e corda di cuore di drago, nove pollici, abbastanza flessibile.” Se la rigirò tra le dita e la scosse: dalla cattedra crebbe un cespuglio di rose. “Perfetta” declamò.
Le ore di controllo delle bacchette erano sempre un po’ noiose, ma davano la possibilità agli studenti furbi di ripassare per quelle successive. Rose, ad esempio, stava ricontrollando il tema di Incantesimi, alla ricerca di eventuali imprecisioni. Scorpius scribacchiava distratto, lo sguardo fisso nel vuoto. Al osservava Elly, che stava leggendo un libro. Come facesse poi, con la frangia in mezzo, era un mistero.
Olivander controllò Lucas Corner, Cacciatore di Corvonero, David Elyant, compagno di stanza di Al e Scorpius, Kostantin Ghost e Serenah Helper. Come si era già capito, i Grifondoro condividevano Difesa contro le Arti Oscure – e diverse altre materie – con i Corvonero.
“Scorpius Malfoy” Il ragazzo si avvicinò tranquillamente alla cattedra. Olivander prese la bacchetta in mano, in viso l’accenno di un sorriso. “Me la ricordo bene. Felce e crine d’unicorno, dodici pollici, flessibile.” La agitò e fece apparire un paio d’occhiali. “In condizioni ottime. Tenga” La restituì con un sorriso.
Nell’angolo, Elly represse una smorfia. Felce?
Dopo Eleanor Marshall, Pool chiamò“Albus Severus Potter”
“Odio quando dicono il mio nome per intero” borbottò Al, scuotendo la testa. “Mi sembra d’essere il deputato di un processo”.
“Ah, questa me la ricordo perfettamente, per lavorare il legno avevo impiegato diversi giorni” disse Olivander. “Olivo e piuma di fenice, undici pollici e mezzo, molto flessibile” Emise delle scintille rosse. “Avanti il prossimo”.
“Costance Pubblemore” Il nonno della ragazza era il fondatore del Pubblemore United.
“Christopher Qwaster” Era il Capitano della squadra di Quidditch di Corvonero, oltre che il ragazzo perfetto, con la P maiuscola. Non era solo bello, alto, capelli castani, occhi blu scuro, sinceri e puliti. Era intelligente, brillante, simpatico, dolce e premuroso. Un principe azzurro, il sogno di ogni ragazza in pratica. Alzandosi dal banco, rivolse un sorriso all’ultima bancata – a Rose, in particolare. Erano usciti insieme qualche volta, l’anno prima. Ma Rose preferiva di gran lunga Scorpius, forse perché al bel Corvonero mancava l’elemento mistero. Era come il succo di mela appena distillato, come i mari Caraibici: cristallino.
“Madeleine Scharim” La ragazza si avvicinò al vecchio fabbricante e gli porse la sua bacchetta di frassino. Quel giorno indossava una cravatta con disegnati dei corni di Erumpent e canticchiava un motivetto alla Wait for Sleep2.
“Angel Ship” Era l’unica ragazza del castello ad avere i capelli corti a spazzola ed una cresta blu elettrico.
“Justin Thomas” L’ultimo Grifondoro, il figlio di Dean.
Dopo Julie Tryer e Peter Vasquez, fu finalmente il turno di Rose. Si alzò – stava ancora ripetendo la Legge di Gamp – e si avvicinò noncurante alla cattedra.
“Lavanda e corde di cuore di drago, undici pollici e un quarto, sufficientemente flessibile” disse Olivander, ancora prima di prenderla in mano. “Estremamente difficile da fabbricare” La agitò con noncuranza, quasi ci stesse facendo la spesa. Gli occhi argentei brillarono quando fece apparire un mazzo di fiori di campo.
Rose tornò al suo posto, soddisfatta. Le era sempre piaciuto Olivander, col suo comportamento inquietante e al contempo estremamente rasserenante.
“Bene” il professor Pool batté le mani. “Direi che abbiamo terminato”. Elly, appoggiata al muro, tirò un sospiro di sollievo. Per fortuna ho seguito poche lezioni di Difesa.
Olivander però non sembrava convinto. Nonostante la vecchiaia e l’aspetto da rimbambito, era ancora piuttosto arzillo.
“Non ho controllato la ragazza nell’angolo” disse infatti pacatamente. Elly alzò il viso e incontrò lo sguardo enigmatico del vecchio. Dovevo sospettarlo. È sempre stato curioso.
Si alzò di scatto, non senza una certa grazia, accompagnata dal brusio dei compagni ficcanaso e lo sguardo incoraggiante di Al. Pool sembrava teso, ma sapeva camuffare bene l’esitazione. Quando Elly si fermò di fronte alla cattedra, Olivander mosse la testa, interessato. Squadrò la strana ragazza da capo a piedi. La schiena dritta, il portamento rigido, anche se flessuoso, gli dava l’impressione fosse un soldato, una guerriera. Inoltre l’ho già vista da qualche parte. Non dimentico mai un volto.
Elly gli porse la bacchetta, stringendo i denti. Fa’ che non la riconosca, fa’ che non la riconosca…
Il vecchio la prese in mano con cautela e cominciò a rigirarla. “Come ti chiami?” le chiese.
“Elly. Elly Ryan”
“Interessante. Non è certo una delle mie. Giusto?” Alzò la testa, le rughe tese.
“No”.
“Mmmh… salice piangente…legno molto particolare. Io non lo uso, è un po’…capriccioso. Dieci pollici e tre quarti, abbastanza flessibile. L’anima è un po’ particolare… da dove hai detto di venire?”
“Non l’ho detto, signore”.
Olivander rise sotto i baffi. “Ho recepito il messaggio. Non hai intenzione di collaborare”
Se lo urlasse ai quattro venti farebbe prima. Elly strinse i pugni.
“Tecnica molto particolare.  L’anima… sono piume di Ippogrifo Nero, giusto?”
La ragazza annuì.
“Ma c’è qualcos’altro…” borbottò Olivander, quasi parlando tra sé e sé.
“Non credo proprio”  sibilò Elly, a voce così bassa che solo il vecchio riuscì a sentirla.
“Molto bene” Olivander agitò infine la bacchetta, da cui uscirono delle scintille violette. Forse un po’ più prepotentemente del normale.
La restituì a Elly, una luce luminosa negli occhi argentei. “È in buone condizioni” disse. “Una tecnica un po’ diversa dalla mia, certo… un po’ più rischiosa. Dev’essere un buon fabbricante”
“Già”.
“È simile alla tecnica francese. Ne avevo vista una simile al Torneo Tremaghi. Ma non credo sia lo stesso fabbricante…” Cominciò a battere le dita sulle labbra, con fare pensieroso.
“L’equilibrio è perfetto, non può essere Sanchez…” blaterava tra sé e sé. Elly cominciava a sentirsi a disagio, se l’avesse capito…
Driin.
Fu salvata in corner dalla campanella, come nei vecchi telefilm statunitensi. Represse un sospiro di sollievo.
“Arrivederci, signor Olivander” Cercava di mantenere un tono di voce neutro, lo sguardo fisso sulla finestra gotica intarsiata dietro la cattedra.
“Spero di rivederla, signorina Ryan”  Olivander le strinse la mano e lentamente, così com’era venuto, sparì dietro la porta laterale.
“Sa essere inquietante, quando vuole” le sussurrò Al.
Elly non rispose.
 
 
“Eleanor!”
Eleanor Marshall era la seconda migliore studentessa del Sesto Anno, ma non era competitiva come Rose. Aveva capelli castano scuro, lucenti, lunghi alle spalle e scalati. I grandi occhi marroni accompagnavano un sorriso dolce e timido. Si sentiva poco, in classe – rispondeva solo se interpellata – ma era brillante. Le piaceva aiutare i ragazzi in difficoltà, perciò dava ripetizioni a quelli del Primo e Secondo Anno. Era una Corvonero fino al midollo.
La ragazza si voltò stupita – era perlopiù una solitaria. Aveva una borsa dalla lunga tracolla sulla spalla destra, un po’ distrutta dal tempo e dai troppi libri.
“Dimmi, Rose” sorrise. Era sempre molto disponibile.
“Ciao” Rose sorrise di riflesso. Era impossibile NON essere gentili con Eleanor, ci si sarebbe sentiti in colpa. Svoltarono al primo corridoio a destra, dirette a Storia della Magia.
“Come va?” le chiese la Corvonero.
“Oh, tutto bene. Te?” Rose si arrotolò un ciuffo di capelli attorno al mignolo, non si era ancora liberata da vizio.   
“Va. Cosa volevi dirmi?” E andava sempre al sodo.
“Be’, ecco…” Rose non sapeva come chiederglielo. “Ti ricordi quella lezione di Antiche Rune al Primo Anno in cui la Eagle aveva messo in punizione me, Al e Scorpius?”
Eleanor represse una risata. “Già. La Eagle è sempre stata un po’… suscettibile”.
Rose ghignò. “Dimenticavo che tu sei la strega degli eufemismi…”
“Eh, già”. Si guardarono negli occhi – marrone su blu – prima di scoppiare a ridere.
“Be’, dicevi?” le chiese Eleanor quando si furono riprese.
“Oh, si… hai ancora quegli appunti?”  Di’ di sì, di’ di sì…
“Credo di…”
“Marsh!” Una voce le interruppe. Christopher Qwaster, i capelli scompigliati e la cravatta allentata, si avvicinò loro.
“Oh, ciao Rose, come va?” chiese gentilmente.
“Tutto bene, Chris. Te?” rispose Rose, mascherando abilmente l’imbarazzo.
“Perfettamente.” Il sorriso rischiava sul serio di sfondargli la faccia.
“Ehm, Ster?” fece Eleanor, schioccandogli le dita davanti agli occhi, visto che si era imbambolato.
“Oh, scusa Marsh. Senti, dopo mi puoi aiutare con Aritmanzia? Lo sai che non ci capisco niente” Si scompigliò i capelli, come a disagio.
“Certo, non c’è problema” rispose tranquillamente lei. “Fammi pensare un secondo… va bene alle sei in Sala Comune? Così dopo scendiamo a cena e puoi andare direttamente al campo per gli allenamenti”.
È un computer, si ritrovò a pensare Rose.
“Perfetto. Grazie Marsh” Le sorrise dolcemente.
“Si, si. Ora muoviti, o farai tardi. E ricordati che mi devi un gelato da Fortebraccio!” gli urlò. Christopher, che stava correndo lungo il corridoio, fece segno di mandarle un bacio.
Appena il ragazzo se ne fu andato, Eleanor riprese: “Ti dicevo… sì, dovrei ancora avere il raccoglitore di Prima” (Eleanor era di origini Babbane) “ma è a casa. Va bene se te lo porto dopo Natale, quando torniamo dalle vacanze?”
“Ok, grazie mille, mi hai salvato la vita” Quella ragazza era un vero tesoro.
“Oh, Eleanor?”
Quella si girò. “Sì?”
“Tu e Chris state insieme?”
Assunse una faccia stranita. “No” disse, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
“Oh, scusa” disse Rose, imbarazzata.
Eleanor aveva un sorrisetto divertito. “Cosa te lo fa pensare?”
“Be’, avete i vostri nomignoli. Marsh. Ster. E avete una bella intesa”.
Lei fece spallucce. “Siamo amici da…da una vita. Non ricordo nemmeno un giorno in cui non l’abbia visto” assunse un’espressione pensosa. “A parte quando si è beccato il morbillo, i nostri genitori ci avevano proibito di vederci. Eravamo nella stessa classe alle elementari e a casa, abitiamo ad un isolato di distanza. Abbiamo ricevuto la lettera da Hogwarts lo stesso giorno, abbiamo condiviso tutta questa avventura insieme. È praticamente un fratello, lo capisco al volo”.
“E la storia del Marsh?”
Eleanor ridacchiò. “Questo perché sono l’unica che lo fa stare in riga. Avanti, marsh, hai presente?”
“E Ster da dove è saltato fuori?”
Fece di nuovo spallucce. “S’incaponiva a storpiarmi il cognome, così ho fatto lo stesso col suo”.
Forse Rose non le sembrò molto convinta, perché continuò: “Sono l’unica della scuola che non se lo fila, come dice lui”. Rise.
Rose sembrava sconcertata e un po’ offesa allo stesso tempo. “Ma io non gli vado dietro!”
Eleanor cominciò a ridere più forte, forse perché Rose – che aveva una memoria portentosa per ricordare tutte le eccezioni della Trasfigurazione umana – aveva dimenticato un minuscolo particolare.
“Che c’è?”
“Be’, siete usciti insieme l’anno scorso, no?”
“Oh” L’alzheimer fa brutti scherzi… “Me n’ero dimenticata” Rose scosse la testa. “Comunque, secondo me stareste bene insieme. Non ti piace proprio?”
L’altra sembrava esitante. “Non… lo so. Non mi sono mai posta il problema… Ster è Ster. È una parte della mia vita, il mio migliore amico, punto e basta. Pensa che mi racconta tutti i suoi appuntamenti, nelle nostre serate. Saprei dirti tutto quello che avete fatto ai Manici di Scopa l’anno scorso.”
Rose inarcò un sopracciglio. “Seriamente?”
Eleanor rise. “Già. Io sono il suo diario e lui è il mio. Per il resto, le nostre vite sono separate. Un po’ come i vasi comunicanti, per la verità…”
Questa sì che è amicizia, si ritrovò a pensare Rose. “Quindi non l’hai mai baciato?”
“Sulla guancia sì, è normale. Per il resto…non ci ho neanche mai pensato, in realtà. Ma tu gli piaci” aggiunse, con voce sicura.
“Lo immaginavo” sospirò Rose.
“Non ricambi, vero?”
“Ecco…” Rose sentì il sangue confluirle alle guance.
Eleanor sospirò. “Spero che Scorpius sappia che cos’ha tra le mani, Rose”.
La ragazza si voltò, in viso un’espressione confusa. È così facile…? “Cosa intendi?” chiese invece.
“Ster è un ragazzo d’oro, Rose. E ci tiene sul serio a te, anche se per lui è difficile ammetterlo. Spero tu sappia cosa ti stai perdendo”.
“E tre. Perché credete tutti che io sia innamorata di…”
“Scorpius?” completò l’altra. “Perché è la verità.”
“Se lo dici tu…”
Eleanor ridacchiò. “Arriverà il giorno in cui te ne accorgerai, Rose”
Forse quel giorno è già arrivato, Marsh.
“Anche per te, allora”
“Forse. Ma per quanto mi riguarda, non è ancora arrivato. Fino ad allora, mi godrò il mio migliore amico fino in fondo. Anzi, oltre al gelato mi deve anche il regalo di Natale, per l’ennesima ripetizione di Aritmanzia. È un capoccione, mi porta sempre via un sacco di tempo”.
Rose, per un momento, desiderò essere decisa come Eleanor, che si godeva la vita attimo dopo attimo. Non così confusa, come nelle ultime settimane. Comunque era contenta di aver parlato con qualcuno. Eleanor Marshall sapeva essere una persona affidabile.
“Dici che Rüf si sarà accorto del nostro ritardo?” le chiese.
“Nah, non sa neanche che esistiamo…”
“Hai ragione”. Entrarono in classe.
Verity Fever attraversò il corridoio, in viso stampato un ghigno piuttosto preoccupante.
 

A Eleanor Marshall,
il mio secondo personaggio preferito.

 
1 – Parzival: all’italiana Parsifal o all’inglese Percival, è una delle tante ballate sui cavalieri della tavola rotonda. Qui per ulteriori informazioni.
2Wait for Sleep è una canzone dei Dream Theater. Ascoltatela, la adoro.
 
Buona Befana, care lettrici!! Vi auguro anche buon Natale e felice nuovo anno in ritardo =D Ok, sono in ritardo, però sapete come sono le feste… per la verità avevo perso la chiavetta che conteneva questo capitolo, e non avevo nessuna voglia di riscriverlo. Come vi è sembrato? Non sono molto convinta, per la verità. Inizialmente doveva essere un tutt’uno con il prossimo capitolo, Invito, ma sarebbe venuto troppo lungo. Lì spiegherò perché ho fatto tutta la pappa delle bacchette. il prossimo aggiornamento dovrebbe arrivare abbastanza presto, comunque. oh, dimenticavo. C’è qualcuno di voi che conosce bene il francese? Se sì, contattatemi. Io purtroppo ho come seconda lingua il tedesco e non mi fico granché delle traduzioni di Google Traduttore. Se siete in più di uno, meglio, perché potrei dare una frase ciascuno – non sono molte – e vi terreste la sorpresa dei prossimi capitoli. Oh, è un anno che scrivo su efp, ormai!!! Per favore, lasciate una recensione, per questo capitolo mi servirebbero davvero dei commenti costruttivi… vorrei ringraziare in modo particolare le 5 meravigliose persone che mi hanno recensito Partita, che non sembra purtroppo aver avuto molto successo. Pazienza XD Alla prossima!!

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