Life Is Smiling (at You)

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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** At the Beginning. ***
Capitolo 2: *** Look like the innocent flower but be the serpent under't. ***
Capitolo 3: *** Struggle for Pleasure. ***
Capitolo 4: *** Una su un milione. ***



Capitolo 1
*** At the Beginning. ***


Life Is Smiling (at You)









At the Beginning.



Il tiepido sole del tramonto pizzicava leggermente sulla pelle nuda delle braccia della ragazza che camminava lentamente ed indisturbata lungo le vie deserte. Ripercorse le stesse tappe che era solita compiere quando era soltanto una ragazzina che doveva acquistare gli oggetti per la scuola, ricordava ancora quanto fosse tesa la prima volta. Tutto era rimasto molto simile, nonostante tutto quello che era successo in quegli anni i gestori dei negozi avevano cercato di risistemare ogni cosa in modo da tornare alla normalità, per quanto fosse possibile. Erano pochi i locali che non esistevano più, sostituiti da altri molto simili, nulla pareva cambiato.
Pansy si sentì fuori posto a Diagon Alley. Non le era mai successo prima, ricordava benissimo quanta gioia provasse ogni anno ad andare per negozi con Draco, lui si annoiava terribilmente e lei di proposito lo trascinava a comprare di tutto e di più, divertendosi ad osservare l'espressione imbronciata del giovane Malfoy. Ma da quei tempi felici erano passati anni che pesavano come secoli, tutto quello che aveva sempre conosciuto era svanito e l'aveva lasciata in balia degli eventi, incapace di riuscire a reagire come avrebbe voluto.
Senza neanche accorgersene era arrivata ad un negozio che non aveva mai visto quando era studentessa ad Hogwarts. Colorato di viola, l'edificio non poteva non dare nell'occhio, e senza rendersene conto Pansy sorrise. Per la prima volta da quando si era materializzata a Diagon Alley si sentiva a suo agio, quel palazzo così insolito era riuscito a toglierle dalla testa ogni rimpianto per il passato ed ogni tristezza.
« Ehi, bella ragazza! - una voce proveniente dall'interno del negozio fece sussultare Pansy – Vieni dentro a dare un'occhiata! »
In silenzio e senza rispondere alle parole che le erano state rivolte Pansy entrò nel locale, più curiosa di capire che genere di negozio fosse che per altro. Rapita com'era dal colore dell'intonaco non aveva neppure guardato l'insegna, ma se ne rese conto solamente una volta che si ritrovò davanti al gestore.
« Non dirmi che sei in cerca di un filtro d'amore! Capisco che i nostri siano i migliori, ma non penso che tu ne abbia bisogno! » alla luce della lampada sul balcone Pansy fu finalmente in grado di vedere le fattezze dell'uomo che le aveva rivolto la parola, che fino a quel momento erano rimaste nascoste per via dall'oscurità.
Dire che Pansy fosse sorpresa è un eufemismo: era quasi sconvolta. Davanti a lei, comodamente seduto su una poltrona in pelle e con il volto appoggiato stancamente ad una mano, George Weasley sorrideva allusivo. Dietro di lui faceva bella mostra di sé un sorriso quasi identico, ma dipinto in un quadro: il ritratto di Fred la osservava con un ghigno in volto, mentre la sua mano la salutava cortese. A Pansy parve strano che George non l'avesse ancora buttata fuori a calci dal suo negozio, poteva essere che avesse perdonato il passato della gente come lei? No, non poteva crederci, non dopo quello che era successo al suo orecchio e – soprattutto – non dopo aver perso un gemello, che era più che una parte di lui. Possibile... possibile che non l'avesse riconosciuta?
« No, no. Volevo solamente vedere cosa vendete. » rispose un po' tesa, decidendo di non rivelare la propria identità, un po' perché si sentiva stranamente a suo agio e un po' perché voleva vedere quanto ci avrebbe messo Weasley a riconoscerla.
« Un po' di tutto, i Tiri Vispi Weasley non si fanno mancare nulla! Dai fuochi d'artificio alle puffole pigmee, tutto al tuo servizio! E anche il sottoscritto, s'intende » George rivolse a Pansy lo stesso sorriso allusivo con cui l'aveva accolta, e lei non poté fare a meno di scoppiare a ridere.
« E, sentiamo, quanto verresti a costare? »
« Beh, essendo il proprietario del negozio il prezzo è alto, decisamente! - sorrise George – Ma per te posso fare un'eccezione, mi avrai totalmente gratis! »
« Ma dato che non si accettano regali dagli sconosciuti prenderò solamente quella puffola pigmea... »
« Quindi rifiuti di uscire con un attraente uomo in carriera con attività propria? » ridacchiò George mentre batteva lo scontrino e affidava a Pansy una puffola dello stesso colore dei suoi capelli.
« Ti hanno mai detto che sei senza pudore? »
« Decisamente troppe volte. - rise nuovamente George mentre Pansy raggiungeva la porta del negozio – Spero almeno di rivederti da queste parti! »
« Può darsi di sì, può darsi di no! » uscì rapidamente dalla porta e salutando George con un gesto della mano senza dargli nemmeno tempo di rispondere.
Il ragazzo rimase a fissare la sua figura finché non fu fuori dalla sua visuale, come se il suo sguardo fosse stato legato alla donna.
« Non credevo che ti sarebbe mai interessata. » la voce di Fred per poco non fece venire un infarto a George che, immerso nei suoi pensieri sull'incontro, si era totalmente estraniato dal mondo.
« No, fratello, ma l'hai vista? Era... era... wow! »
« É la prima volta che ti vedo senza parole! Non l'avrei mai detto... »
« Fred, dai, sii realista: quanto tempo era che una donna così non entrava in negozio? »
« Oh, di sicuro lei non era mai entrata! - ridacchiò Fred, mentre George fissava dubbioso il ritratto – Parola mia, non avrei mai detto che ti avrei mai visto così per Pansy Parkinson! »
In un attimo l'espressione di George cambiò: il sorriso che aveva in volto si gelò all'istante, mentre il suo colorito diveniva rapidamente molto, molto pallido.
« Non vorrai farmi credere che non l'avevi riconosciuta? - ridacchiò Fred – Certo, è un po' diversa da com'era ad Hogwarts ma ti assicuro che era lei! »
« Pansy Parkinson... Il carlino Pansy Parkinson?! »
« Sai, George, non credo che dovresti più chiamarla così. O, almeno, non dopo aver fatto degli apprezzamenti su di lei! Le hai persino chiesto d'uscire! »
« Ho chiesto di uscire a Pansy Parkinson... Ho chiesto un appuntamento a Pansy Parkinson! » George era a dir poco sconvolto. Ricordava benissimo com'erano i loro rapporti ad Hogwarts, lei era il carlino e lui pezzente-Weasley, mai avrebbe detto che si sarebbe trovato un giorno in quella situazione. Quello che più sorprendeva il giovane era la totale assenza di risentimento o di rabbia che provava: avrebbe dovuto odiarla per tutto quello che era successo, eppure non vi riusciva, in fondo lui non era mai stato in grado di odiare. Anche quando c'era la guerra aveva sempre preso tutto con un sorriso, tutto come una nuova sfida da portare a termine, come uno scherzo più elaborato.
« Però, Fred, non si può negare che non sia diventata bella! » disse dopo qualche momento di silenzio, attimi in cui il gemello lo guardava ghignante dalla sua posizione.
« E non uscirà mai con te, mio caro! » lo sguardo che George rivolse al ritratto del fratello non era semplicemente uno sguardo di sfida, era lo sguardo che aveva sempre avuto quando aveva in mente di combinare qualcosa, lo sguardo delle scommesse, lo sguardo di cospirazione, lo sguardo dei gemelli Weasley.
« Lo vedremo, Fred, lo vedremo. »



















Il titolo del capitolo è la traduzione inglese della splendida canzone di Anastasia Il mio inizio sei tu, mi pareva in qualche modo appropriato!
E' la prima Pansy/George della mia esistenza, siate clementi! *prega e fa occhioni dolci*

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Capitolo 2
*** Look like the innocent flower but be the serpent under't. ***


Look like the innocent flower but be the serpent under't.



Quando uscì dal negozio Pansy non credeva a quanto era appena avvenuto. Non era possibile, accettabile e neanche lontanamente verosimile che si fosse intrattenuta con un Weasley, che ci avesse scherzato e che si fosse anche sentita a suo agio. Forse era tutto attribuibile al fatto che i due non si vedevano da anni e che anche ad Hogwarts non si erano mai calcolati più di tanto, o forse era tutto dovuto al lungo periodo che Pansy aveva trascorso lontana da Diagon Alley e dalla comunità magica inglese, salvo poche eccezioni. Quello di cui era certa, però, era che in quella manciata di minuti non si era sentita giudicata come figlia di Mangiamorte, e non poteva negare a se stessa che la sensazione provata ad essere una qualsiasi ragazza, a non essere Pansy Parkinson, le era decisamente piaciuta. Sospirò profondamente mentre si smaterializzava nel suo appartamento, stampandosi un bel sorriso in volto, in fondo non poteva fare nulla: lei era Pansy Parkinson e, alla fine, ne era anche orgogliosa.
« Che diavolo è quella... quella cosa?! » la voce acuta della sua coinquilina la fece quasi sobbalzare, avrebbe dovuto aspettarsi una reazione del genere da Daphne.
« Una puffola pigmea, naturalmente. - rispose Pansy con aria di superiorità, mentre l'amica alzava un sopracciglio con aria scettica – Cosa credevi che fosse? »
« Una puffola pigmea... - ripeté fra sé e sé l'altra – Ma quelle cose non le vendevano i Weasley? » domandò dopo qualche attimo di riflessione. Daphne ricordava benissimo come durante le vacanze estive fra il quinto ed il sesto anno fosse scoppiata la mania per quegli strani animaletti, gran parte degli studenti di Hogwarts era corsa ai Tiri Vispi Weasley solamente per acquistarne una, ma lei si era sempre rifiutava anche solo di vederne qualcuna. Già solo il nome le ispirava ribrezzo, se poi si aggiungeva il fatto che fossero vendute da quei pezzenti dei Weasley era più che logico che non ne avesse voluto sapere.
« Beh, in effetti sì. »
« É pure rosso-Weasley! - ridacchiò Daphne, osservando con maggiore attenzione quella pallina pelosa che si arrampicava sulle spalle dell'amica – E come mai tu ne hai una? »
« Che domanda cretina, Daphne, perché l'ho comprata! Perché altrimenti? » a volte quella ragazza la lasciava davvero perplessa, era capace di fare a mente la traduzione di un metro di Rune Antiche ma non arrivava a delle conclusioni immediate, si era spesso chiesta se non lo facesse apposta per prenderla in giro.
« Oh, giusto. E come l'hai chiamata? » un'altra cosa che sorprendeva sempre Pansy era quanto Daphne fosse in grado di non dar peso a molti dettagli. Se avesse fatto quello stesso discorso con chiunque altro dei suoi amici si sarebbe sentita porre ottocento domande su perché fosse andata nel negozio di Weasley, perché ci avesse parlato, perché addirittura avesse comprato qualcosa da lui... ma Daphne odiava rivangare il passato, diceva spesso che nei suoi ventidue anni aveva vissuto due vite: quella da ragazza che obbediva ai suoi genitori senza battere ciglio, che si comportava come essi desideravano, e quella che rispecchiava la vera Daphne, venuta a galla dopo la Guerra e decisamente più superficiale. Da lei Pansy non avrebbe mai ricevuto critiche sul cognome o le origini delle persone con cui si intratteneva, ma solamente a proposito dell'aspetto estetico di queste. Pettegola e civettuola da sempre, Daphne amava vivere la sua vita seguendo la bellezza delle cose piuttosto che ciò che avrebbe detto il mondo, una vita un po' alla Oscar Wilde. E Pansy la adorava per quello.
« Non ci ho ancora pensato a dir la verità – sorrise, prendendo in mano il batuffolo rosso – Che ne dici di April? »
« April? - Daphne sembrò pensarci per qualche istante, quindi sfoggiò un sorriso compiaciuto – Direi che è perfetto! »


Il mattino seguente.

Quando Pansy si svegliò il suo pensiero corse, come nei migliori dopo-sbornia, al giorno precedente. Peccato che non avesse bevuto nulla. Che cos'aveva fatto? Aveva lasciato che la credessero qualcuno che non era, aveva riso e scherzato con Weasley – un Weasley! C'era forse qualcosa di peggio? - e, storse il naso al solo ricordo, aveva flirtato con un Weasley. Probabilmente ogni suo antenato si stava rivoltando nella tomba in quel momento.
“Beh, almeno è Purosangue!” non appena tale pensiero attraversò rapido la mente di Pansy la ragazza cominciò a prendere a testate il letto. Si stava persino giustificando!
Innervosita da se stessa e dai suoi pensieri, Pansy si alzò di scatto dal letto ed indossò i primi abiti che le capitarono a tiro. Doveva uscire, prendere un po' d'aria, recuperare l'uso della ragione e precipitarsi a casa di Draco, che con qualche battuta acida delle sue l'avrebbe certamente riportata coi piedi per terra.
Il piano era semplice, quasi banale, ma perfetto: era certa che dopo un paio d'ore sarebbe tornata ad essere la solita Pansy Parkinson, non quella che compra puffole pigmee.
Con un sorriso entusiasta in volto si precipitò fuori dal suo appartamento sotto lo sguardo dubbioso di Daphne, scese le scale di corsa e qualche istante dopo aveva davanti a sé Baker Street.
E un attimo dopo lo vide. Dall'altro lato della strada, schiena al muro e braccia conserte, George Weasley la fissava da sopra un paio di occhiali da sole. La ragazza alzò gli occhi al cielo, decisamente quell'incontro non era incluso nel suo progetto, e pensò seriamente di mettersi a correre fingendo di non averlo visto, ma un attimo dopo lui era già al suo fianco.
« Parkinson. » la salutò. Istintivamente lei si morse la lingua, e così aveva scoperto chi era. Forse avrebbe preferito pensare che l'avesse seguita fino a casa il giorno precedente.
« Weasley. - rispose lei con lo stesso tono. - E così ci sei arrivato. »
« Per la verità no, me l'ha detto Fred. » rispose sinceramente, facendole scuotere la testa. Ora che la osservava con cognizione di causa George non poté fare a meno di darsi del cretino per non averla riconosciuta: era sì cambiata, i lineamenti si erano raffinati e si era anche alzata, ma gli zigomi erano sempre un po' pronunciati e i capelli erano acconciati nel classico caschetto che portava anche ad Hogwarts. Quella che aveva davanti era a tutti gli effetti Pansy Parkinson, chiunque l'avrebbe riconosciuta. Chiunque tranne lui, a quanto pareva.
« Complimenti per l'intelligenza, eh. C'è da chiedersi come hai fatto a trovarmi. »
« É utile avere come cognato Harry Potter. » rispose lui alzando le spalle, come fosse la cosa più ovvia del mondo.
« Ah certo, come ho fatto a non pensarci? » fece lei ironica, alzando gli occhi al cielo.
« Piuttosto, Parkinson, tu mi devi qualcosa. »
« Io cosa?! - il tono di Pansy era gelido, ma il leggero tremore della mano destra poteva far intuire la rabbia che stava per impossessarsi di lei. Quel Weasley la stava forse prendendo in giro? - Io non ti devo assolutamente, inequivocabilmente niente. »
Inaspettatamente, George sorrise. « Sei carina quando ti arrabbi. »
In risposta Pansy lo fulminò con lo sguardo, intimamente indecisa se cruciarlo o prenderlo semplicemente a sberle.
« Te lo dirò una volta sola, Weasley, e vedi di rispondermi. Che cosa diavolo vuoi da me? »
« Una cena. »
« Una... una cena?! - Pansy, in quel momento, ebbe la certezza che al ragazzo di fronte a lei mancasse qualche rotella – Weasley, sei in te o cosa? »
« Mai stato meglio, Parkinson. Voglio una cena. »
« E per quale assurdo motivo io dovrei uscire con te? »
« Come ti ho già detto, me lo devi. No, zitta – con un gesto istintivo mise la mano sulla bocca di Pansy, impedendole di obiettare – Mi hai mentito, quindi mi devi qualcosa. »
« Non ti ho mentito. » borbottò lei in risposta, assumendo un'espressione imbronciata che fece ridere George, il quale venne nuovamente fulminato con lo sguardo.
« Ok, ok, scusa, non rido più! In ogni caso sì che hai mentito, non mi hai detto chi eri. »
« Non ho mentito, ho semplicemente omesso la verità! »
« Molto da serpe questo ragionamento! » ridacchiò George.
« É quello che sono, Weasley, o ti sei dimenticato qual era la mia Casa? »
« Il mondo è cambiato, Parkinson. »
« Lo so, Weasley. Ma alcune cose sono rimaste uguali, per esempio il fatto che io non uscirò mai con te. »
« Non è corretto, però. Hai approfittato dell'ingenuità di questo povero rag... »
« Non credo fosse ingenuità – lo interruppe Pansy – Direi più che altro stupidità. »
« Rimane che hai riso di me. »
« Non ho riso di te, Weasley. »
« E chi lo sa? Esci con me e ti perdonerò le ipotetiche risa alle mie spalle. »
« Ma dato che io non ho riso di te ci rimetterei, non trovi? »
« Corretto. Bisogna trovare una soluzione! »
« La soluzione c'è già, Weasley, ed è non uscire con te. Chiaro come il sole! »
Ma George non stava ascoltando le parole della ragazza, nella sua mente un sacco di idee e pensieri si rincorrevano veloci, cercando di trovare un modo per accontentare entrambi. All'improvviso una strana luce passò negli occhi del ragazzo, la stessa luce che – Pansy non poteva saperlo – aveva quando ideava qualche nuovo scherzo.
« Compromesso. »
« Cosa?! » Pansy guardava George con gli occhi spalancati dalla sorpresa.
« Compromesso. Semplice, no? »
« Beh, si potrebbe fare. A patto che sia io a decidere le condizioni. » ghignò Pansy, certa che se il ragazzo avesse accettato – e ne era sicura – si sarebbe cavata rapidamente da quel pasticcio.
« D'accordo, Parkinson, spara. »
« Uscirò con te quando indovinerai il mio fiore preferito. » disse con aria vittoriosa. Nessuno lo conosceva, forse solamente i suoi amici più intimi avrebbero potuto intuirlo, ma certamente Weasley non ci sarebbe mai arrivato.
« Tutto qui? Va bene, sfida accettata. - George allungò la mano a stringere quella della ragazza – Prepara il tuo vestito più bello, dolcezza. »



















Il titolo di questo capitolo, che in effetti forse è un po' lungo per essere un titolo, è una citazione dal Macbeth di Shakespeare. E' una frase che personalmente adoro, è anche un po' il mio motto in certi momenti, e credo che si addica al succo del capitolo ^_^
Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate di questa storia, per cui vi prego - e mi rivolgo in particolar modo a chi ha inserito la storia fra preferiti e seguite - di lasciarmi un commento, positivo o critica che sia. Come ho già scritto è la prima volta che mi cimento con questa coppia, è davvero importante per me sapere com'è. Vi ringrazio in anticipo, sperando che il mio "appello" venga ascoltato.

__malfoy: ciao recensitrice ^^ Me l'hai ripetuto un migliaio di volte e un migliaio di volte non ti ho creduta, e lo sai :p Ora come ora, però, mi fa davvero piacere leggerlo. I gemelli me li sono sempre immaginati un po' così, sfrontati con le ragazze e - come si suol dire - senza peli sulla lingua! Come hai potuto vedere anche in questo capitolo George ci prova con Pansy anche sapendo chi è, d'altronde il fascino delle serpi non ha eguali XD Hai ragione, Fred non poteva non comparire! Io amo i gemelli al completo, per cui non può esistere George senza la sua copia speculare, non sarebbe più George. Per un momento avevo anche pensato di non farlo morire, ti dirò, e onestamente non mi sarei fatta problemi a non sacrificarlo (XD) però poi mi sono immaginata lui nel quadro che faceva ciaociao con la mano senza che George se ne rendesse conto e allora ho optato per questa soluzione! Rimane che non perdonerò mai alla Rowling la sua morte u_u Ok che la famiglia Weasley era davvero troppo numerosa e vicina a Potter per non rimanere minimamente colpita, ma cacchio, proprio un gemello? C'era lì Percy! Faceva molto più eroe morire dopo aver finalmente ritrovato la retta via, no? Va beh, sto divagando decisamente troppo! Spero di trovare una tua recensione anche a questo capitolo, e grazie davvero tanto.


Edit 27.01.2010: ho visto ora che in Tempesta d'Amore c'è stata una scena in cui uno dei personaggi doveva indovinare il fiore preferito di un'altra. Ci tengo a precisare che il riferimento è assolutamente casuale, nel caso aveste visto anche voi l'episodio, in quanto per l'appunto è andato in onda oggi e non l'avevo visto. Eheh, i casi della vita! :p

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Capitolo 3
*** Struggle for Pleasure. ***


A mio nonno.
Ti voglio bene.













Struggle for Pleasure.



Ci aveva messo secoli per trovarla. L'aveva cercata ovunque: nel suo appartamento, al lavoro, si era persino nascosto dietro ad un albero davanti alla casa di Malfoy per vedere se fosse lì. Stava quasi per arrendersi quando gli venne in mente la soluzione più ovvia, la più banale, quella che sarebbe dovuta giungere subito; si maledisse mentalmente per non averci pensato prima, ma d'altra parte da quando aveva a che fare con lei sembrava che le cose semplici lo avessero abbandonato, sostituite da più stimolanti complicazioni.
Quando si materializzò a Villa Parkinson rimase a bocca aperta. L'edificio era immenso, interamente costituito da un materiale molto simile alla pietra ma che dava l'impressione di essere più caldo. In un primo momento pensò di essersi materializzato nel posto sbagliato, a volte capita anche ai migliori!, ma ogni dubbio scomparve quando vide il nome della celebre famiglia decorato sul cancello. Percorse volutamente con molta lentezza il vialetto che, passando attraverso il verde parco, conduceva all'entrata della grande casa, prendendosi il tempo per osservare con quale maestria i ciliegi fossero stati piantati in modo che i petali dei fiori, una volta caduti, formassero come un tappeto che conduceva il visitatore nel cuore stesso di quel maniero. Se non lo avesse saputo probabilmente George non avrebbe mai pensato che quell'abitazione fosse appartenuta a uno dei più temibili Mangiamorte, rimasto ucciso durante la Battaglia di Hogwarts mentre combatteva a fianco di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato. Scosse la testa non appena si rese conto di quello a cui stava pensando: non doveva pensare alla guerra, non doveva pensare ai Mangiamorte, non doveva pensare al passato.
La porta si aprì prima ancora che George potesse bussare, rivelando la figura minuta di un elfo domestico.
« Il signore desidera? » domandò immediatamente con una vocina leggermente gracchiante.
« É in casa Pansy? » chiese George senza troppi preamboli, mentre l'elfo davanti a lui storceva leggermente il naso nel sentir chiamare la sua padrona con il nome di battesimo.
« La signorina Parkinson è in giardino, signore. »
« E mi ci puoi portare? » sorrise George, guadagnandosi così un'ulteriore occhiataccia dall'elfo, che probabilmente pensò che lo stesse prendendo in giro.
« La signorina ha chiesto di non essere disturbata, signore. Rainy non può accompagnare il signore dalla signorina se la signorina non vuole. »
“Accidenti, maledetti elfi domestici!”
« Nemmeno se volessi fare una sorpresa alla signorina? » tentò George, gli occhi della creaturina di fronte a lui si illuminarono immediatamente.
« La signorina ama le sorprese, signore! Rainy accompagna subito il signore dalla signorina! »
George sorrise fra sé e sé mentre si affrettava a seguire l'elfo attraverso i corridoi di quell'immensa residenza, non avrebbe mai detto che la Parkinson fosse un tipo da sorprese, avrebbe scommesso che fosse una di quelle ragazze che amavano avere tutto sotto controllo.
« La signorina è vicino al salice, signore. » annunciò l'elfo una volta raggiunta la porta finestra che dava sul giardino posteriore, quindi si allontanò con la stessa rapidità con cui l'aveva condotto in quel luogo. George annuì appena e si avventurò in quel giardino che probabilmente da solo era grande il triplo di casa sua, raggiungendo dopo qualche minuto il salice di cui parlava l'elfo, pochi passi dietro Pansy. La ragazza non si accorse dell'arrivo di George, la sua attenzione era totalmente concentrata sul bersaglio posto parecchi metri più avanti, il suo sguardo puntato sul cerchio giallo, le mani impugnavano saldamente un arco in legno. A quella vista George rimase immobile, senza parole, colpito dalla serietà che trasudava in ogni gesto della ragazza, dalla precisione con cui compiva ogni movimento e dalla grazia con cui fece scoccare la freccia, che finì al centro esatto del bersaglio. Non appena la ragazza abbassò l'arco le mani di George si mossero ad applaudirla, era sinceramente ammirato, lui non sarebbe mai stato in grado di far centro da quella distanza.
« Weasley – sibilò Pansy – Come diavolo mi hai trovata? » da quando avevano stretto quel maledetto patto se lo era ritrovato fra i piedi tutti i giorni nei posti più disparati, al San Mungo – dove lavorava come ricercatrice – le avevano persino chiesto se non fosse il suo fidanzato. Che romantico, un fiore diverso ogni giorno!, le aveva detto una sua collega. Perché George le aveva davvero portato un fiore diverso ogni giorno un fiore differente da due settimane a quella parte, cercando inutilmente di indovinare il suo preferito, e con una certa soddisfazione ogni giorno Pansy accettava il fiore e gli diceva che non era quello che stava cercando. Era andata a Villa Parkinson proprio pensando di sfuggirgli, ritenendo che non si sarebbe mai avventurato in un posto a lui così estraneo, eppure eccolo lì, di fronte a lei, col solito sorriso entusiasta in volto.
« Un uomo sa sempre come trovare la donna a cui sta facendo la corte, anche se questa gli scappa ogni giorno. » rispose semplicemente George. Sentendo le parole del ragazzo Pansy percepì distintamente il sangue fluirle alle guance e, volendo evitare che Weasley la vedesse, andò a recuperare la freccia nel bersaglio.
« Ormai dovresti aver capito che non hai possibilità. » rispose quando fu di ritorno, e quando le sue guance ebbero riacquistato il naturale colorito.
« Nah, non mi arrendo per così poco. »
« Ma ti diverti a sentirti rifiutato giorno dopo giorno? »
« Mi diverto a litigare con te giorno dopo giorno, è ben diverso! » ridacchiò George.
« Tu sei totalmente pazzo! - rispose allibita Pansy – E comunque sono passate due settimane, Weasley, e del mio fiore preferito neanche l'ombra! »
« Non mi pare che avessimo posto limiti di tempo. »
« No, ma nemmeno l'eternità. É troppo facile tentare un fiore dopo l'altro, di questo passo potresti indovinarlo quando saremo due vecchietti! E allora cosa ne sarà della tua cenetta? » ghignò Pansy. Erano anni che non si divertiva in quel modo a provocare qualcuno, in effetti non era più capitato da quando era finita la scuola.
« Hai ragione, Parkinson – disse ad un tratto George, sorprendendo la ragazza – Quindi andiamo! » senza che Pansy potesse avere tempo e modo di reagire George la afferrò per un polso e si smaterializzò.
« Ma che diavolo ti prende, Weasley?! Sei diventato matto? » strillò lei non appena i suoi piedi toccarono terra. Come una furia si liberò dalla presa del ragazzo e cominciò a prenderlo a pugni sul petto, dato che l'altezza non le consentiva di tirargliene uno alla Rocky Balboa dritto sulla mascella, come invece avrebbe tanto desiderato fare in quel momento. Nessuno mai prima di quel momento si era permesso di smaterializzarla da qualche parte senza il suo consenso, e a lei non andava decisamente bene. George ridacchiò e la fece sfogare per qualche minuto, quindi le afferrò i polsi con delicatezza e la fissò dritta negli occhi.
« Ora calmati, Parkinson, e guardati intorno. » solo in quel momento Pansy si rese conto che non si era nemmeno posta il problema di dove l'avesse portata quel maledettissimo Weasley. Ruppe immediatamente il legame fra i suoi occhi e quelli del ragazzo, fino a quel momento legati in un gioco di resistenza, e si scoprì notevolmente sorpresa dal luogo in cui si trovavano: una serra.
« Da qualche parte qua dentro ci sarà pure il tuo maledettissimo fiore, no? » sorrise dolcemente George, mentre Pansy si allontanava da lui e faceva scorrere la mano lungo i ripiani lignei su cui erano adagiate piante di ogni tipo.
« Dove siamo? » gli chiese dopo qualche istante di silenzio.
« Ha importanza? »
« No – confermò lei, abbassandosi per sentire il profumo di una rosa tea – Non ha importanza. É un posto stupendo... »
« Sapevo che ti sarebbe piaciuto! » la interruppe George, compiaciuto di se stesso e della sua idea, che molto modestamente riteneva superba.
« ...ma non c'è quel fiore. » continuò lei apparentemente senza dar peso alle parole del ragazzo.
George dal canto suo non fece altro che avvicinarsi con baldanza alla giovane, il suo solito sorriso – se possibile più esteso del consueto – stampato in volto e un'espressione vittoriosa nello sguardo.
« Lo so. »
« C-c-cosa? » balbettò Pansy, per la prima volta lasciata realmente senza parole.
« Ho detto che lo so. Lo so che non c'è il tuo fiore preferito. »
« Ma... ma non lo conosci, come fai a dirlo? » la voce di Pansy tentennava, turbata dalla sicurezza di George.
« Sai, l'ho capito subito qual è il tuo fiore. »
« Ah sì, beh, ovvio! Per questo hai fallito miseramente per due settimane! » tentò di ironizzare Pansy, ma il tono che usava continuava a tradire la sua insicurezza. Non sapeva per quale motivo, ma con quelle due semplici parole George era riuscito a destabilizzarla.
« Non ti è venuto in mente che magari l'ho fatto per continuare a vederti? - George era ormai a venti centimetri da lei, ma Pansy rimase in silenzio – Sai, Parkinson, anche se sono passati anni tu sei sempre una Serpeverde, e voi serpi siete tremendamente egocentriche. »
Forse le parole pronunciate da George avrebbero dovuto provocarle un qualche scatto d'ira, ma la dolcezza con cui il ragazzo le pronunciò e il gesto con cui le accompagnò riuscirono non solo ad evitare una sfuriata ma anche a lasciare Pansy in un silenzio sorpreso. Le mani di George, davanti a lei, le offrivano una viola del pensiero.
« Il tuo fiore preferito è questo, Pansy. »



















Il titolo di questo capitolo è ispirato allo splendido brano di Wim Mertens, Struggle for Pleasure appunto. Forse sarebbe meglio dire che è l'intero capitolo ad essere ispirato, nel senso che amo il brano e tutto il capitolo è stato scritto mentre lo ascoltavo.
Una precisazione riguardo al capitolo: tutto il discorso sull'egocentrismo di Pansy gioca sul fatto che la viola del pensiero, il famigerato fiore preferito, in inglese si dice appunto Pansy. Vi ringrazio per aver recensito lo scorso capitolo, e vi invito (*occhi dolci*) a farlo anche questa volta, per favoooore! Ne approfitto per dire che questo era il penultimo, la storia si concluderà con il prossimo.

Ringrazio particolarmente
LMelissa: grazie *.* A me Pansy piace molto come personaggio, mi ci rispecchio, e George in quanto gemello-Weasley è il mio fidanzato ideale! Però sinceramente nemmeno io mi ero mai soffermata a pensarli come coppia, è stato un caso a farmeli "scoprire", eheh. Virgole saltate? O_O Sai che sei la prima a dirmelo? Sono anni che combatto con la frase "eccedi in punteggiatura, dovresti ridurre un attimo" XD Spero che ti sia piaciuto anche questo capitolo :)
DeeplyBellatrix: *____* Grazie!!!!! Non sai che piacere leggere la tua recensione! La storia continua, tranquilla, prima di pubblicarla mi sono imposta di scriverla tutta per evitare di lasciarla incompleta, visto che per me era territorio ignoto non ero certa che sarei riuscita a finirla. E' venuta fuori corta, ma forse come primo tentativo è meglio così. Sono contenta che ti piaccia George! Io lo aaaamo! E descrivere lui è stato un po' un tormento, nel senso che cadere nell'OOC con un personaggio che in partenza è cattivello - vedi Pansy - può anche far piacere, però rovinare un personaggio che in origine è perfetto (George *_*) mi sarebbe tremendamente dispiaciuto. Quindi grazie! :)
foxfeina: non credevo che avresti mai letto questa storia, in effetti credevo ti saresti schifata soltanto vedendo il pairing. Ma d'altronde io sono la donna delle sperimentazioni, no? Quindi si tenta... e poi, come hai detto te, è pur sempre una Grifo/Serpe, e questo è mio territorio :p Sono contenta che George sia reso bene, come dicevo su mi sarebbe scocciato parecchio rovinare un personaggio perfetto come un gemello, sarebbe stata semplicemente un'eresia. Non che farlo finire con la Parkinson sia cortese nei suoi riguardi, ma per lo meno non finisce con una che sta con lui perché Fred è morto. Lei non è una serpe, lei è la serpe! E, fidati, in questa Pansy c'è veramente tanto, tanto, tanto, tanto di me. Mi manca solo un George Weasley che mi faccia la corte, poi sono a posto!

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Capitolo 4
*** Una su un milione. ***


Una su un milione



Erano passati tre giorni da quando Weasley l'aveva portata alla serra, e ancora Pansy si scopriva a ripensare alle parole che le aveva rivolto, non ti è venuto in mente che magari l'ho fatto per continuare a vederti?. Ogni volta che quel ricordo tornava a bussare alla sua mente lei scuoteva con foga il caschetto scuro, come per allontanarlo, con il solo risultato di ritrovarsi a pensare a quanto tutta la vicenda fosse quasi al di fuori della realtà. Insomma, lei era Pansy Parkinson e lui George Weasley! Erano due mondi opposti, diversi in ogni cosa, probabilmente l'unico punto in comune era l'aver frequentato Hogwarts. Eppure quella sera sarebbero usciti insieme, come da patto, e nonostante si trattasse di George Weasley Pansy aveva comunque passato più di un'ora davanti alle ante aperte del suo armadio.
« Oh, al diavolo, è Weasley! Andrò in jeans. » si era detta più di una volta, allontanandosi rapidamente dal mobile col solo risultato di ritornarvi davanti due minuti dopo con la scusa che, malgrado la compagnia, non si sarebbe mai fatta vedere in pubblico vestita non a dovere.
La verità era che Pansy era terrorizzata da quella serata. Ciò che più temeva era fare qualche incontro, magari qualcuno che avesse frequentato Hogwarts insieme a loro, che chiedesse a Weasley per quale assurdo motivo sprecasse il suo tempo con una figlia di Mangiamorte, o – peggio – se non fosse sotto Imperius. E non voleva che il mondo pensasse che lei fosse una femme fatale, che pensasse che George trascorreva il suo tempo con lei solamente per via di qualche maledizione. Pansy si sentiva stranamente inquieta, agitata per quella serata, e in quel momento avrebbe solamente voluto smaterializzarsi ad Honolulu e non farsi vedere per anni. Ma George l'avrebbe trovata anche lì, lui la trovava ovunque...
« Ancora qui? - la voce cristallina di Daphne riscosse Pansy dai suoi poco allegri pensieri – Devi essere parecchio tesa se non sai cosa mettere! »
« Non so dove mi porterà e quindi non mi so regolare, tutto qui. » rispose Pansy in una vaga imitazione di un tono asciutto e distaccato.
« Certo, certo. Non avrei mai detto che Weasley avrebbe fatto colpo su di te! » ridacchiò Daphne, avvicinandosi all'armadio e cominciando a spostare i vestiti.
« Lui... lui non ha fatto colpo su di me! - ribatté Pansy diventando rapidamente molto rossa – Per nulla! É solo uno stupido patto. »
« Sì, sì. Ecco, tieni – Daphne, del tutto disinteressata alle obiezioni dell'amica, le porse un abito – Metti questo e non te ne pentirai. » e si smaterializzò, lasciando Pansy a bocca aperta. Daphne era fatta così, doveva sempre avere ragione, e se qualcuno dava anche solo l'impressione di voler obiettare lei scompariva nel nulla, fiera della sua vittoria. E anche quella volta aveva fatto in quel modo, anche se a guardar bene il vestito forse non aveva tutti i torti. Non ricordava neppure di averlo, quell'abito, eppure era certa che le sarebbe stato bene.

*°*


George arrivò in Baker Street qualche minuto prima dell'orario stabilito, si era preparato rapidamente e con altrettanta velocità si era recato lì, come se temesse di far tardi. In cuor suo era certo che avrebbe dovuto aspettare molto più di quei pochi minuti, sicuro che – come gran parte delle donne – Pansy avrebbe fatto tardi per rendere perfetta ogni parte di sé. Oppure sarebbe giunta in perfetto orario, agghindata come un albero di Natale con il solo scopo di farlo sfigurare e cercare di umiliarlo. George sorrise al pensiero, effettivamente sarebbe stato molto da Serpeverde, quale era Pansy.
Di certo non si sarebbe aspettato quello che avvenne.
La porta di ingresso del palazzo si aprì alle venti in punto, non un secondo di più e non un secondo di meno, e ne uscì una ragazza che poco rispettava i pronostici di George sulla donna puntuale. Il giovane la osservò ad occhi sgranati, soffermandosi con particolare attenzione sulle belle gambe fasciate in collant grigi che avanzavano verso di lui.
« Sai, sarebbe molto più educato salutarmi prima di radiografarmi, Weasley. » al suono della sua voce, come un bambino colto in flagrante, George alzò lo sguardo con aria colpevole, notando che Pansy indossava un caldo cappotto in lana color panna.
« Stavo solo ammirando lo splendore generale. Ciao, Pansy. » rispose con un enorme sorriso in volto, sorriso a cui la ragazza si stava ormai abituando, era come una costante nelle loro discussioni.
« Parkinson, Weasley, Parkinson. »
« Va bene, va bene, Pansy Parkinson. »
« Sempre la solita persona seria, Weasley. - rispose Pansy alzando gli occhi al cielo – Andiamo adesso, prima si va e prima finisce. »
« Come siamo pessimisti! - ribatté George, afferrando la mano di Pansy – Allora andiamo, mademoiselle! »
Quando Pansy aprì gli occhi dopo la smaterializzazione non poté fare a meno di rimanere a bocca aperta. Si guardò attorno stupita, girando su se stessa per ammirare tutto quello che la accerchiava, come una bambina che scopre una stanza piena di bambole.
« Permette, mademoiselle? - fece George, prendendola in braccio – Coi tacchi non riuscirai a camminare. »
Pansy non ribatté in alcun modo, e si lasciò trasportare da quelle braccia che la tenevano con fermezza e dolcezza insieme. Cercò di capire dove la stesse conducendo il ragazzo, ma l'unica cosa che riusciva a vedere era solamente l'immenso cielo stellato sopra di loro, tutt'attorno l'oscurità. George continuava a camminare con sicurezza, mentre lei cercava invano di cogliere qualche indizio del paesaggio, finché ad un tratto il ragazzo si fermò e la appoggiò a terra.
« Incendio. » sussurrò piano, e una miriade di candele si accese attorno a loro.
Solo in quel momento Pansy poté notare tutto, e rimanerne ancora più sorpresa. George l'aveva portata in un campo di viole del pensiero, un tavolo illuminato dalle candele si trovava proprio lì davanti a loro, e tutt'attorno non vi era assolutamente nulla, eccetto le stelle.
« É un posto magnifico. » disse dopo qualche istante, sinceramente ammirata.
« Lo so. » sorrise George, mentre lei lo guardava storto.
« Sempre il solito modesto, eh? »
« La modestia non è una qualità dei Grifondoro. »
« E tu sei il Grifondoro perfetto, ovviamente. »
« Esatto. Sono da solo in mezzo al nulla con una Serpeverde, non trovi che ci voglia una certa dose di coraggio? » ridacchiò George, trasformando lo sguardo ironico della ragazza in una smorfia.
« Se pensi che ci voglia coraggio allora, forse, è perché hai paura delle spire del serpente. »
« Non se ti fai stritolare volontariamente. »
« Che cosa vuoi veramente, George? » sospirò rassegnata Pansy, con quel ragazzo era inutile cercare di prevalere: sarebbe stata un'eterna lotta di frecciatine.
« George? » ghignò il ragazzo, un gesto molto poco Grifondoro, mentre Pansy si portava rapidamente le mani alla bocca. Non si era nemmeno accorta di averlo chiamato per nome.
« In giro si dice che ti chiami così. » disse lei dopo qualche istante, ringraziando l'oscurità che impediva al ragazzo di vedere il rossore sul suo volto.
« Già, così si dice. »
« E comunque non mi hai risposto. Cosa vuoi da me, George Weasley? »
« La domanda non è cosa voglio da te, la domanda è perché voglio te. »
Pansy guardò George dritto negli occhi, e inaspettatamente sorrise.
« E allora perché vuoi me? »
« Non lo so! - George scoppiò a ridere, guadagnandosi l'ennesimo sguardo truce della ragazza – So solo che mi incuriosisci, Parkinson. E Fred ti approva! »
« Fred? - Pansy alzò un sopracciglio scettica – Cosa c'entra adesso Fred? »
« Beh, ci vuole l'approvazione del gemello prima di chiedere ad una Serpeverde di uscire con te senza la clausola di un patto! » rispose George come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
« L'approvazione... »
« Esatto! »
« Toglimi una curiosità, George, ma pensi che tutto questo possa funzionare? »
« Certo! » anche in un momento come quello Pansy non poté fare a meno di rimanere ammirata dall'ennesima dimostrazione della fiducia che George nutriva in se stesso, nel mondo, e in lei.
« Pensi che io e te possiamo funzionare? » inaspettatamente George si avvicinò a lei e le strinse una mano con la sua, mentre portava l'altra all'altezza del petto della ragazza.
« Batte. »
« Certo che batte, sono viva! » ribatté ironica Pansy, nel tentativo di smorzare la tensione.
« Batte forte. Io dico che è la mia presenza! - Pansy, che fino a quel momento aveva tenuto lo sguardo fisso a terra, alzò gli occhi fino ad incontrare quelli di George – E dico che sì, possiamo funzionare. »
« George, sii serio. Non siamo due persone qualunque! »
« No, infatti, siamo io te. Siamo George e Pansy. »
« Siamo la Parkinson e Weasley, è diverso. » Pansy tornò ad osservare i fiori ai suoi piedi, sospirando profondamente.
« Lo so, il mio cognome è più buffo del tuo! »
« Tu sei buffo, non il tuo nome! - sorrise Pansy – Sei totalmente pazzo. Tu e le tue idee assurde! »
« Beh, sì, nella mia testa c'è un mondo da ignorare! E non nego di essere un folle, ma non ho mai detto di essere perfetto. Io sono così, Pansy, accettami per quello che sono. »
« Rimane che siamo noi due, ti immagini i commenti? »
« Non pensare a cosa è giusto o sbagliato, Pansy. Non pensare a cosa sta cambiando, non è questo che ha importanza. »
« Ma... »
« Se è questo che ti frena possiamo trasferirci al Polo Nord! O al Sud se preferisci, con i pinguini! »
« George – sorrise Pansy – riesci a essere serio per un attimo? »
« Assolutamente no! »
« E dovresti, invece. Dici a me di accettarti, ma tu? Tu lo fai? »
« Che domande, sì! »
« Certo, come no! - ribatté Pansy, alzando le braccia al cielo con foga – E hai pensato a tutta la storia? Se non fosse solo un'avventura? Perché se dovesse funzionare si suppone che io ti presenti ai miei amici, no? Ti ci vedo proprio a stringere la mano di Draco e Theo! E poi sì, dimenticavo, la famiglia! Disgraziatamente per te considero come mia la famiglia Malfoy. »
« Posso sopravvivere. » rispose serio George, anche se una smorfia del naso tradì la poca voglia che aveva di stringere rapporti d'amicizia con gente come Nott o Malfoy.
« E a me, non pensi a me? Beh certo, Fred approva! E quando dovrai presentarmi i tuoi? I tuoi fratelli? Mi immagino già la faccia di Pot... »
Fu questione di un attimo, ma le labbra di George si impossessarono di quelle di Pansy con dolcezza prepotente, impedendole di continuare a parlare. Per quei brevi istanti Pansy si sentì veramente al sicuro, in pace con se stessa e con quel mondo che aveva odiato fino a qualche settimana prima, come se ogni tessera del puzzle fosse finalmente al suo posto. George aveva ragione, doveva sorridere alla vita e a quello che le avrebbe riservato.
« Come l'hai chiamata la puffola pigmea? »
« April. »
« É il mio mese di nascita. »
« Lo so. »



















E siamo arrivati all'ultimo capitolo. Il titolo si rifà all'omonima canzone di Alex Britti, che mi piace un sacco, e anche nel testo stesso si possono ritrovare dei riferimenti.
Ringrazio chi ha recensito i capitoli, ovviamente spero di ritrovarne anche in questo! Mi farebbe davvero piacere sapere se la storia è piaciuta.

Zebraviola: grazie ^_^ Spero che ti sia piaciuta anche la conclusione!
xXBlack Rose OSheaXx: grazie ^_^ Fammi sapere cosa ne pensi della conclusione!
__malfoy: essendo te una genia o essendo io prevedibile? Mmm, il dubbio sorge! Son contenta che ti piacciano Pansy e Daphne!! *.* E ti ringrazio, è bello sapere che qualcuno legge i miei appelli disperati e li condivide. Bisogna fare qualcosa, non si può stare solo a guardare... ^^

Ringrazio chi ha recensito, chi ha inserito la storia fra preferiti e seguite, e chi semplicemente ha letto!

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