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Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di
Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza
alcun scopo di lucro.
Eccomi con una nuova storia. So di averne già quattro da concludere
e vi assicuro che lo farò, ma mi è venuta l’ispirazione quindi ho deciso di
postare anche questa con la speranza che vi piaccia.
BISOGNA
SBAGLIARE PER CONOSCERE LA VERITA’?
Capitolo
1
Prologo
POV BELLA
Ero chiusa in quella stanza da ore e non c’è la
facevo più, mi sentivo sfinita perché Alice e Rosalie non stavano facendo altro
che trattarmi come il loro giocattolino da truccare, pettinare e vestire. Stavo
contando i minuti e perfino i secondi che mancavano prima di potermi ritenere
libera dalle loro grinfie.
- Perfetto. Adesso sei pronta. Puoi smettere di
sbuffare e ti puoi guardare allo specchio – mi disse il folletto.
- Era ora – mi limitai a dire.
- Smettila di lamentarti. Oggi è il giorno più
importante della tua vita e devi essere perfetta – mi disse Rosalie mentre mi
faceva spazio per farmi guardare nel grande specchio della stanza.
Avevo paura di guardarmi allo specchio, paura
di guardarmi e di non riconoscere l’immagine che vi era riflessa. Avevo chiesto
alle ragazze che volevo qualcosa di semplice, ma conoscendole non ero sicura
che mi avessero accontentata. Mi diressi allo specchio con gli occhi chiusi e
dopo aver fatto un respiro profondo li aprì. Ciò che vidi mi lasciò senza
fiato. Ero davvero bellissima.
I capelli scendevano sulle spalle in boccoli fluidi
e morbidi. Alcune ciocche laterali erano state raccolte in alto e sistemate con
delle piccole roselline bianche rendendo il tutto semplice,
ma meraviglioso.
Il trucco era semplice, con colori molto tenui,
ma allo stesso tempo abbastanza visibile. Un trucco che metteva in risalto il
colore dei miei occhi. Il colore delle labbra era lieve, ma faceva esaltare la
forma delle mie labbra e ne esaltava la carnosità.
Il vestito ricadeva perfetto sul mio corpo e lo
stretto corsetto sembrava esaltare il mio seno rendendolo più prosperoso di
quanto in realtà era. Un vestito semplice, ma che sembrava fatto apposta per
me. Il tutto accompagnato da un paio di decolté dal tacco vertiginoso.
- E’ bellissima – dissi riferendomi alla figura
dello specchio.
- Sei bellissima – mi corressero all’unisono
Emmett e Jasper che erano appena entrati nella stanza e mi fissavano
meravigliati.
- Allora che ne dici? – mi chiese Alice.
- Avete fatto un lavoro magnifico – le risposi.
- Te lo dicevamo che ne sarebbe valsa la pena essere
paziente – mi disse Rosalie.
- Charlie ti sta aspettando sotto. Voleva
salire per chiamarti, ma gli abbiamo detto che saremmo venuti noi – mi disse
Jasper.
- Hai fatto bene. Di sicuro mi avrebbe messo
più agitazione di quella che già ho – gli risposi.
Mi diedi un’ultima occhiata e poi dopo aver
fatto un respiro profondo mi diressi verso la porta, ma prima di raggiungerla
qualcosa catturò il mio sguardo. Un poster appeso alla
parate vicino alla porta, un poster che io e i ragazzi avevamo voluto fare con
le nostro foto. C’erano tre foto grandi e tre piccole. Nelle foto grandi in una
c’era Rosalie abbracciata a Emmett, in un’altra Jasper che abbracciava da
dietro Alice e in un’altra Edward che mi teneva per un
fianco e io che gli mettevo il braccio dietro la testa. Nelle tre più piccole
c’era, invece, una in cui Emmett e Rosalie si erano fatti fotografare con
espressione seria, Jasper e Alice con un’espressione sorridente e l’ultima in
cui Edward mi baciava una guancia. Non appena vidi quel poster mi soffermai
pensando al periodo in cui quelle foto erano state scattate e mi ritrovai a
pensare che da allora erano cambiate tante cose.
- Bella sei sicura di quello che stai facendo?
– mi chiese Emmett, forse, l’unico che per carattere era capace di smorzare i
toni in una situazione del genere.
- Se ti dicessi di no cambierebbe qualcosa? –
gli risposi facendogli un’altra domanda.
- Non sei costretta a farlo se questo non è
quello che vuoi – continuò lui.
- Ho già deciso – mi limitai a dire.
- Sei consapevole che entrando in quella Chiesa
firmi la tua infelicità e la sua? – mi chiese Jasper senza fare nomi, tanto
sapevamo tutti a chi si riferisse.
Lo guardai, per poi spostare lo sguardo verso
Emmett e infine verso Rosalie e Alice che non avevano parlavano, considerato
che di tutta questa storia ne avevamo parlato qualche ora prima. Gliene fui
grata. Non sapevo cosa rispondergli o forse lo sapevo fin troppo bene, ma non
avevo il coraggio di farlo, così decisi che era tempo di andare.
- Che stiamo aspettando? C’è un matrimonio da
celebrare – gli dissi regalandogli un finto sorriso mentre, invece, cercavo di
controllare delle lacrime ribelle che lottavano per
uscire e rigarmi il volto.
Aprì la porta e uscì dirigendomi al piano
inferiore dove mio padre mi aspettava per portarmi dritta all’altare.
Voglio ringraziare TanyaCullen,
la mia beta, che ha letto questo prologo e mi ha esortato a pubblicare la
storia. Un grazie di tutto cuore tesoro. Spero che piacerà anche a voi. Fatemi
sapere che ne pensate e se vale la pena continuarla.
Un bacio.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di
Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza
alcun scopo di lucro.
Eccomi con una novo capitolo. Qui ho
cercato di spiegare tante cose e credo che adesso tutto sia piuttosto chiaro. Spero
che la storia vi piaccia. Fatemi sapere cosa ne pensate. Un bacione a tutti e
buona lettura.
BISOGNA
SBAGLIARE PER CONOSCERE LA VERITA’?
Capitolo
2
Cambiamenti
POV BELLA
Amore…che bella parola…ma cos’è l’amore? Di
sicuro io non saprei rispondere e troppo cinica direi che l’amore non esiste,
forse perché non l’ho mai veramente sentito, forse perché oggi la frase “ti
amo”, una frase così importante, viene usata troppo facilmente, anzi, sprecata
direi e spesso usata impropriamente.
Eppure una parte importante di me non è
d’accordo con tutto questo, una parte di me mi dice che l’amore è qualcosa di
meraviglioso, qualcosa che ti permette di provare sentimenti diversi. Che siano
belli o brutti, tristi o allegri, dolci o grezzi, romantici o rudi poco
importa.
A volte mi capita di chiudere gli occhi e
sognare una vita diversa da quella che ho. Sogno e mi piace sognare perché il
sogno è un viaggio che riesce a portarti dove i piedi, gli aerei, i treni e le
auto non riescono a portarti, perché un sogno è un insieme di favole che molte
volte ti fermano per un secondo la mente e ti portano dove il cuore non può
arrivare.
Non mi sono ancora presentata, mi chiamo
Isabella Marie Swan, per gli amici, semplicemente Bella. Ho 22 anni e vivo a
Phoenix, praticamente da quando sono nata. Fisicamente non posso dire di essere
una di quelle ragazze che fa invidia alle altre, ma di certo non sono una che
passa inosservata. Sono abbastanza alta, ho dei lunghi capelli castani e due grandi occhi azzurro verdi che a seconda della luce
possono sembrare color ghiaccio o azzurri.
Non
posso essere considerata una popolare, perché non lo sono e non lo sono mai
stata, sono solo una semplice ragazza di città molto più matura rispetto alla
mia età e questo a causa di tutte le mie esperienze passate.
I
miei hanno divorziato quando io avevo ancora solo pochi mesi di vita, ma
nonostante questo sono rimasti in buoni rapporti, erano diventati come due
migliori amici, ma il destino non ha voluto che continuassero ad esserlo.
All’età
di 14 anni abbiamo scoperto che mamma aveva un tumore al cervello, il problema
era molto grave e solo un miracolo avrebbe potuto salvarla, nonostante questo,
però, ho sperato fino alla fine che qualcuno da lassù ci aiutasse, anche se le
mie sono rimaste delle vane speranze. All’inizio ha provato con la chemio, ma
questa non l’ha aiutata, anzi l’ha fatta spegnere giorno dopo giorno sempre di
più fino a quando i medici gli hanno detto che nemmeno con questa c’erano
speranze. Gli avevano dato un anno di vita qualora lei decidesse di continuare
a curarsi, ma lei preferì interrompere ogni cura e vivere ciò che gli restava
in tranquillità cercando di godersi il più possibile la sua famiglia.
Ovviamente come previsto, dopo quattro mesi, si spense e salì al cielo dove mi
guarda sempre e mi protegge o, almeno, questo ho sempre pensato per riuscire ad
affrontare la sua perdita.
Mi
ritrovai così a 15 anni senza una madre e con un padre che ogni giorno che
passava si buttava sempre più giù, non riusciva ad accettare di aver perso la
mamma. Solo allora mi resi conto che lui non aveva mai smesso di amarla e che
il suo essergli così tanto amico era solo un modo per tenerla vicina a sé. In
quel periodo le difficoltà furono tante e io passai un periodo d’inferno, visto
anche lo splendido rapporto che avevo con quella “svampita” di mia madre, era
così che mi divertivo a chiamarla.
Solo
una cosa mi disse prima di morire, una sola la promessa che mi fece fare: “I sogni nella vita
sono tutto, senza questi non avrebbe senso alzarsi la
mattina, studiare, lavorare e fare tutto quello che si fa durante il giorno,
sarebbe come vivere senza vita. Ricordati, bambina mia, che se vuoi uccidere un
uomo basta infrangere il suo sogno più grande, a quel punto la sua esistenza
non avrà senso. Se hai un sogno a cui tieni tanto, fai di tutto per
realizzarlo, non abbandonarlo mai e soprattutto cerca di vivere come hai sempre
sognato di vivere. Bella, c’è una promessa che devi farmi,
devi promettermi che non smetterai mai di sognare, perché ricordati che quando lo farai
inizierai a morire”. Non dimenticherò mai quelle parole,
quella promessa fatta tra le lacrime mentre il destino mi portava via una delle
persone più importanti della mia vita.
Ho
sofferto tantissimo, ma se oggi riesco a guardare al futuro con un sorriso
sincero stampato in faccia lo devo a quelle persone che mi sono state vicino
sempre e comunque, i miei amici, le uniche persone che non mi hanno mai voltato
le spalle.
Da
bambina abitavo al terzo piano di un appartamento, al quarto piano vivevano i
Cullen. La signora Cullen era una grande amica di mamma e lei e suo marito
avevano tre figli: Emmett che aveva due anni in più di me, Edward un anno in
più e Alice che aveva la mia età. A fianco al loro appartamento, nello stesso
pianerottolo abitavano Jasper e Rosalie Hale, due gemelli che avevano un anno
in più di me. Al secondo piano, invece, abitava Billy Blake, un vecchio amico
d’infanzia di papà. Aveva perso la moglie dopo aver dato alla luce l’ultimo dei
suoi figli, Jacob. La mia vita a partire dai tre anni girò attorno ai Cullen,
gli Hale e i Blake.
Tutti
e sette facemmo subito amicizia e in poco tempo diventammo praticamente
inseparabili, nessuno di noi esisteva senza l’altro. Frequentammo la stessa
scuola fino al diploma e per la gente che ci guardava noi sette eravamo come
una sola persona. Man mano che crescemmo gli equilibri all’interno del gruppo cambiarono
considerato che per alcuni l’amicizia si trasformò in amore e fu allora che
Emmett si mise insieme a Rosalie e lo stesso avvenne tra Jasper e Alice.
Dopo
il diploma tutti e quattro decisero di andarsene da Phoenix e di trasferirsi a
Jacksonville. Avevano tutti e quattro voglia di
cambiare aria e di andare a vivere in un posto in cui potessero essere
indipendenti al cento per cento. Ovviamente la loro idea la proposero anche a
me, Edward e Jacob, ma nessuno di noi accettò, forse, perché tutti e tre
eravamo troppo affezionati a Phoenix. Ormai sono due anni che i ragazzi sono
partiti, ma ci vengono a trovare spessissimo e lo stesso facciamo noi,
approfittando spesso per farci una vacanza e staccare la spina dalla nostra
quotidianità.
Un
anno e mezzo fa Rosalie e Emmett si sono sposati e sei mesi fa lo stesso hanno
fatto Alice e Jasper. Il matrimonio era per tutti loro il coronamento del loro
sogno d’amore e non hanno voluto aspettare oltre perché avevano la certezza che
la persona che avevano al loro fianco era l’unica per loro.
Adesso
il nostro numeroso gruppo si è ridotto a soli tre elementi, ma non ci siamo mai
separati e io ho potuto contare sull’appoggio di Edward e Jacob sempre.
L’anno
scorso entrambi hanno preso un appartamento e sono andati a vivere insieme
perché stanchi di vivere sotto lo stesso tetto dei rispettivi genitori. Anch’io
l’anno scorso sono andata a vivere da sola, all’inizio ammetto di aver provato
la convivenza con i due, ma ben presto ho capito che era assolutamente
impossibile vivere lì dentro con loro, vista la quantità sproporzionata di
ragazze che entravano e uscivano da quella casa. Così ho deciso di cercare un
appartamento tutto mio e andarmene da lì, ma tutti e due me l’hanno permesso di
fare solo per metà, nel senso che mi hanno fatto acquistare un appartamento nel
loro stesso condominio, un appartamento che si trova esattamente di fronte al
loro, nello stesso pianerottolo. Edward e Jacob sono i due esatti opposti,
rispettivamente il ghiaccio e il fuoco li definisco io. A volte mi stupisco
come siano potuti diventare migliori amici vista la loro già apparente
diversità.
Edward
è quello che tutti definirebbero un playboy e diciamo che ha tutte le carte in
regola per esserlo. E’ alto, muscoloso, con i capelli perennemente in disordine
castano ramati, gli occhi azzurri e lo sguardo da
bello e dannato.
Lui
mi conosce alla perfezione, gli basta guardarmi negli occhi per capire se fingo
oppure no. Il suo unico grande difetto è che è troppo “stronzo” con le ragazze.
Il termine “amore” non esiste nel suo vocabolario, quel termine è stato
sostituito dal “sesso” , una cosa di cui lui è
maestro. La sua definizione di “sesso”? Semplice! Il sesso è un elemento
sostanziale dell'essere umano poiché permette di appagare istinti e desideri tipici
di tutti gli uomini. La sua filosofia di vita è: “Se posso avere tutte le
ragazze che voglio quando voglio perché accontentarmi di una sola?” Il sesso è,
per Edward, la base di tutto, ma sesso è anche uguale a niente coinvolgimenti
sentimentali. Questo è l’unico motivo per cui spesso mi ritrovo a litigare con
lui, considerato che non condivido questo suo stile di vita. Non si è mai
innamorato di nessuno e non ha mai avuto una ragazza fissa per più di un’ora.
Riesce ad ammaliare le ragazze solo con lo sguardo e il sorriso e tempo due
secondi tutte gli cadono ai piedi, pur sapendo che con lui potranno avere solo
una semplice “scopata”. Sembra una persona molto superficiale e insensibile, ma
io che sono la sua migliore amica e che lo conosco da quando aveva quattro anni
posso affermare che è una persona che sa essere di una profondità e di una
sensibilità senza eguali.
Jacob,
invece, è l’esatto opposto, sia fisicamente che caratterialmente. E’ alto,
muscoloso, con i capelli castano scuri e due occhi color cioccolato
fuso.
E’
una persona molto riflessiva e solare, una di quelle persone che ha sempre il
sorriso stampato in faccia anche quando tutto sembra andare storto. Trasmette
una gioia di vivere indescrivibile e ti riempie il cuore solo vederlo così
giocoso e raggiante. A differenza di Edward, Jacob, crede nell’amore, in quel
sentimento talmente profondo da sconvolgerti dentro. Alcuni anni fa si
innamorò, dando a quella ragazza tutto se stesso, annullandosi completamente
per lei. Si lasciarono perché lei lo tradì e lui soffrì molto, ma riuscì a
riprendersi e a continuare a credere incondizionatamente nell’amore. Crede
molto nel destino e afferma che tutti siamo destinati a qualcuno e che prima o
poi il cammino di questo qualcuno si intralcerà con il nostro, dobbiamo solo
tenere gli occhi aperti e attendere.
Cosa
li accomuna? Semplice! Il bene che provano per me. Entrambi mi adorano e non
fanno altro che proteggermi da tutto e tutti. Non esiste ragazzo che possa
avvicinarsi a me senza che prima abbia avuto la loro approvazione. Ciò sapete
cosa significa? Che mai nessun ragazzo si avvicinerà a me, perché a loro non
piace mai nessuno e giustificano il loro comportamento dicendo che i ragazzi
vogliono solo una cosa: “portarsi a letto una
ragazza”, il resto non conta. Quando gli faccio notare che Jacob, ad esempio, è
diverso, che lui in una ragazza cerca molto più di quello che può dargli un
appagamento fisico mi sento rispondere che Jacob è l’eccezione che conferma la
regola. Conclusione? Gli unici uomini della mia vita sono loro due e nonostante
spesso ho sentito la mancanza di qualcuno al mio fianco, non avrei potuto
desiderare di meglio, visto che avere loro due per me è il massimo.
Da
un anno a questa parte, però, le cose sono cambiate, infatti, non sono più single.
Vi domandate come sia possibile che quei due mi abbiamo permesso di iniziare
una relazione? Semplice, perché il mio ragazzo è proprio uno di loro due.
Ebbene si, circa un anno fa, Jacob si è presentato a
casa mia con un mazzo di rose rosse in mano dicendomi che i sentimenti che
provava per me erano cambiati e che la sua non era più un’amicizia nei miei
confronti, ma un sentimento molto più forte chiamato amore. Lì per lì sono
rimasta di stucco, non avevo mai considerato Jacob in quel senso e lui si mostrò
disponibile a darmi tutto il tempo che mi serviva. Alla fine, dopo settimane mi
sono accorta che in fondo io gli volevo molto bene, forse, più che bene e così
ci siamo messi insieme. Nonostante adesso sto con lui non posso dire di essere
innamorata al cento per cento, non posso dire di provare quello che vedo negli
occhi di Alice quando guarda Jasper o quello che vedo negli occhi di Rosalie
nei confronti di Emmett. Jacob è molto innamorato invece, ma io, beh io credo
che quel tipo di amore come quello dei miei amici non va per me. Io non
riuscirei ad amare mai in quel modo, perché credo che il massimo che posso dare
lo sto già dando a Jacob. Mi starete considerando
egoista forse, ma in fondo io non lo sto prendendo in giro. Lui sa che io gli
voglio un bene dell’anima, sa che lo amo, ma sa anche che il mio sentimento non
è nemmeno lontanamente paragonabile al suo.
Da circa un anno lavoro in un negozio di
abbigliamento, uno dei più grandi di Phoenix e amo il mio lavoro, visto che
Alice e Rosalie mi hanno insegnato o, forse, obbligato ad amare la moda. Un
tempo non mi interessava questo aspetto della società eppure adesso conta molto
per me, considerato che adesso prima di uscire di casa perdo un’ora davanti
all’armadio prima di scegliere cosa mettermi.
Non c’è nulla di così complicato nella mia
vita, anzi credo che sia tutto abbastanza tranquillo e stabile. Per questo,
spesso, mi ritrovo a pensare che tutto ciò di cui avrei bisogno adesso è di un
cambiamento, che, però, non so quando e se arriverà.
Mi alzai dal letto ed uscì dalla camera
dirigendomi in bagno per farmi una bella doccia. Mi gettai sotto il flusso
dell’acqua calda e cercai di distendere tutti i muscoli e di rilassarmi. Ci
riuscì abbastanza bene e in poco tempo ero già fuori la doccia pronta ad
asciugarmi i capelli. Una volta finito, mi diressi in cucina e mi preparai un
bel caffè, l’ideale per tirarmi su. Quando fu pronto lo bevvi tutto d’un sorso
e poi mi sedetti accendendomi una sigaretta. Ebbene si,
purtroppo, avevo il vizio di fumare, un vizio che da quando avevo preso non ero
più riuscita a togliere, nonostante spesso ci avevo provato. Finì di fumarmi la
sigaretta e poi andai in camera a vestirmi. Aprì la mia cabina armadio che, a
volte, mi sembrava fosse più grande di tutta la stanza e controllai cosa potevo
mettermi. Infilai un maglioncino lungo senza maniche grigio con una cinta nera
legata leggiarmente larga, un paio di scarpe modello ankle
boots nere dal tacco vertiginoso e una sciarpa grigia attorno al collo
con i pennacchi che scendevano. Presi l’orologio nero della
Calvin Klein e me lo misi, poi ci abbinai un paio di orecchini neri pendenti,
un bracciale rigido con le perline nere ai lati e un filo di brillantini al
centro e un anello argentato con una grossa pietra nera. Andai in bagno, mi
truccai e mi misi il profumo dopodichè tornai in stanza e dopo aver preso il
giubbetto di pelle nero, visto che ancora a quest’ora della mattina c’era un
po’ freschetto, e la borsa dello stesso colore, presi le chiavi di casa ed uscì
pronta per iniziare una nuova giornata.
Controllai l’orario e mi resi conto di essere
in anticipo di un bel po’ visto che oggi dovevo andare in negozio verso le
dieci e così dopo aver chiuso la porta di casa suonai il campanello di casa
Cullen-Blake e attesi. Come al solito ad aprirmi fu una ragazza per me
sconosciuta con addosso una camicia di Edward e la
cosa mi infastidì parecchio considerato che molto spesso la mattina ero molto
suscettibile e questo genere di cose proprio non le tolleravo. Era impossibile
il fatto che ogni mattina trovavo una ragazza sempre
diversa ad aprirmi la porta.
A dire il vero potevo entrare con le miei chiavi, visto che i ragazzi me ne avevano dato una
copia, ma di solito non le usavo, specialmente la mattina e specialmente da
quando mi ero ritrovata ad aprire la porta di casa e a trovare Edward insieme
ad una ragazza che facevano sesso sul tavolo della cucina. Dire che ero
diventata bordeaux era una sciocchezza. Mamma mia, se ancora ci pensavo
diventavo rossa.
Entrai dentro senza nemmeno degnarla di uno
sguardo e dopo aver appoggiato la borsa e il giubbotto sul divano del salotto
mi diressi in camera di Jacob trovandolo addormentato sul suo letto. Aprì le
imposte con furia e lui iniziò a mugugnare qualcosa infastidito dalla luce.
- Dormiglione svegliati – gli dissi
avvicinandomi al suo orecchio.
- Amore è ancora l’alba, lasciami dormire
ancora un po’ – mi rispose senza nemmeno aprire gli occhi.
- L’alba? Sono già le otto e mezzo – gli dissi.
- Ancora dieci minuti, ti prego – continuò lui.
- Jacob Blake, ti do solo tre secondi per
alzarti, se al termine di questi non sei già in piedi ti giuro che ti butto un
secchio di acqua gelida addosso – gli dissi.
Non appena finì di parlare lui aprì gli occhi
di botto e si alzò in una frazione di secondo. Il motivo di tale comportamento
non mi stupì considerato che qualche giorno prima visto che il signorino non si
alzava avevo preso un secchio, l’avevo riempito di acqua e ghiaccio e poi
gliel’avevo lanciata addosso. Ovviamente non voleva più ripetere l’accaduto.
- Sei una ricattatrice. Avevo bisogno di
dormire visto che stanotte ho preso sonno tardissimo considerato che il tuo
caro amico si è divertito da morire con la sua amichetta – mi disse una volta
in piedi.
- Peggio per te. Sapevi come è fatto quando hai
deciso di venirci a vivere insieme – gli dissi dirigendomi in cucina.
- E pazienza, prima o poi quel “coso” glielo
metto fuori funzione – mi disse ridendo come un pazzo e contagiando pure me mentre mi seguì verso la cucina.
- Comunque signorinella non credi di esserti
dimenticata qualcosa? – mi disse lui avvicinandosi a me e cingendomi le braccia
da dietro.
Mi voltai e gli diedi un bacio a fior di
labbra, ma che lui decise di approfondire e io non feci nulla per ritrarmi. In
fondo era il mio ragazzo e poi un po’ di coccole di prima mattina erano
necessarie.
- Latte o caffè, che preferisci? – gli chiesi
dopo essermi staccata.
- Caffè – mi disse.
- Uno anche per me – urlò Edward dalla stanza
che di sicuro doveva averci sentito.
Evitai di rispondergli altrimenti rischiavo di
mandarlo a quel paese e inizia a preparare la caffettiera.
- Scusami, ma adesso ho di meglio da fare.
Prendi le tue cose e vai via – disse Edward talmente forte da farsi sentire
fino la cucina.
Era normale trattare una ragazza in questo
modo? Quando faceva così lo odiavo.
- Come vuoi, magari ci rivediamo, che dici? –
gli chiese lei.
- Impossibile. Non ripeto mai due volte la
stessa esperienza. Poi diventa noioso e a me non piace più. Quindi addio – le
rispose mentre compariva in cucina scalzo e con
addosso solo un paio di pantaloni da tuta che lui usava come pigiama.
La ragazza era dietro le sue spalle e una volta
che ci vide il suo sguardo cambiò mostrando un’espressione mortificata.
- Ah, dimenticavo, visto che stai uscendo ti
dispiacerebbe buttare la spazzatura? Sai ieri non ne ho avuto il tempo –
continuò Edward sorridendo da stronzo mentre Jacob se la rideva di gusto.
- Vaffanculo – gli disse lei uscendo come un
razzo dalla porta mentre Edward si sedette nel tavolo di fronte a Jacob e
iniziò a ridere.
- Sei uno stronzo – gli dissi dandogli un sberla dietro il collo.
- Ahi, ma cosa ho fatto? – mi disse lui facendo
il finto innocente.
- Porco giuda Edward, non si trattano così le
ragazze. E che cavolo, quante volte te lo devo dire? E poi almeno abbi la
decenza di non comportarti così davanti a me – gli dissi arrabbiata.
- Ok scusa scricciolo, prometto che non lo farò
più – mi disse mentre Jacob ancora se la rideva.
- E tu non ridere, non ti ci mettere pure tu –
gli dissi rivolgendomi a Jake.
- Scusa – disse lui mentre ancora rideva sotto
i baffi.
- Perdonato? – mi chiese Edward mentre io gli
mettevo il caffè nelle tazzine.
- No, perché sai benissimo che la tua promessa
è una promessa di giuda – gli dissi.
- Sei sicura che non mi perdoni? – mi chiese
dopo aver bevuto tutto d’un sorso il caffè ed essersi alzato dalla sedia
avvicinandosi a me.
Il suo sguardo voleva dire solo una cosa:
solletico.
- No, no, ho cambiato idea. Ti perdono – gli
dissi, ma ancora prima di finire di parlare lui mi aveva già preso per i
fianchi e trascinato sul divano dove iniziò a farmi il solletico come solo lui
era capace di fare.
- Jake aiutami – provai a dire tra le risate.
- Mi spiace Bella, ma stavolta darò una mano ad
Edward, è più divertente – mi disse buttandosi anche lui su di me e iniziando a
farmi il solletico.
Continuarono a farlo per un bel po’ dandomi
solo qualche attimo di tregua per farmi respirare e poi iniziavano di nuovo,
alla fine smisero grazie al suono del cellulare di Jacob. Chiunque era gliene ero
grata. Mi alzai e dopo essermi ricomposta presi le tazzine del caffè e le
appoggiai dentro il lavandino.
- Lavori oggi? – mi chiese Edward.
- Si certo, attacco fra un’ora – gli dissi
guardando l’orologio.
- Ti accompagno io perché devo comprarmi la felpa
che ho visto l’altro giorno – mi disse prima di scomparire dalla cucina e
dirigersi nella sua stanza per andarsi a sistemare.
Mi misi a guardare la tv e dopo un po’ di tempo
Jacob mi raggiunse in salotto. Indossava un paio di jeans sbiaditi, una maglietta
maniche corte nera con delle scritte e dei disegni grigio fumo, un paio di
converse nere e un paio di occhiali da sole Carrera.
- Già pronto? – gli chiesi dopo aver ricevuto
un suo bacio.
- Mica mi chiamo
Edward – mi rispose.
- Perché cosa vorresti dire? – chiese Edward
entrando in salotto.
- Che ci metti una vita a prepararti. Tu e
Alice si vede proprio che siete fratello e sorella – gli rispose Jacob mentre
io scoppiai a ridere.
Lo osservai e notai che indossava una paio di jeans chiari, una maglietta maniche corte bianca
profilato nel collo grigia, un paio di nike shox bianche e argentate,
l’orologio che gli avevo regalato qualche giorno prima in onore del suo
compleanno e un paio di occhiali da sole della Ray Ban.
- Scricciolo perché non mi difendi tu? – mi
chiese sorridendomi sghembo.
- Perché Jake ha ragione. Andiamo va, prima che
mi fai fare tardi a lavoro – gli dissi spegnendo la tv.
- Ti da un passaggio
lui? – mi chiese Jacob.
Di una sola cosa gli ero grata, che era geloso
nel mondo intero e non di Edward, perché se così non fosse stato sarebbe stata
la fine. Per fortuna da quando mi ero messa con lui il mio rapporto con Edward
non ne aveva subito, era rimasto intatto, perché Jake sapeva quanto io tenessi
a lui e sapeva che eravamo come fratello e sorella, quindi la sua gelosia
sarebbe stata inutile.
- Si, devo comprare un
felpa – gli rispose Edward al mio posto.
- Ok, meglio. Altrimenti mi sa che oggi avrei
fatto tardi per andare a lavoro – disse lui dandomi un bacio a fior di labbra e
dirigendosi verso l’uscita seguito a ruota da me ed Edward.
Uscimmo di casa e una volta sotto Jacob prese
la sua macchina, un Audi TTS rossa, e partì per andare a lavoro, mentre io e
Edward, invece, salimmo sulla sua Jaguar XJ220 grigio
metallizzata e ci dirigemmo verso il negozio dove lavoravo.
Entrambi erano due accaniti di auto sportive e
questa era un’altra cosa che avevano in comune, anche se comunque il più patito
restava Edward considerato anche il tipo di lavoro che faceva. Era un pilota di
Formula Uno ed erano uno dei migliori sulla piazza, in testa alle classiche da
quando due anni fa era entrato nel circuito professionisti.
- Allora scricciolo ti va un cornetto caldo? –
mi disse Edward sorridendomi sghembo.
- Quale parte della frase “sono in ritardo” non
ti è chiara? – gli chiesi.
- Mamma mia Bella, vivi un po’. Prendi tutto
troppo sul serio – mi disse lui.
- Mentre tu non prendi niente sul serio – gli
dissi guardando le macchine scorrere nel traffico della città.
- Almeno mi diverto. Comunque vorrà dire che il
cornetto te lo compro e te lo porto a lavoro – mi disse notando che mi ero
arrabbiata un po’.
- L’idea mi sembra fantastica – gli dissi
schioccandogli un bacio sulla guancia.
- Datti una calmata. Lo so che mi vuoi saltare
addosso, ma non mi sembra il posto più appropriato – mi disse ridendo.
- Sei sempre il solito – gli risposi mentre lui
posteggiava la macchina davanti al negozio.
Scesi e lui fece lo stesso. Entrammo e lui
subito si provò la felpa e la portò alla cassa. Dopo aver pagato uscì e poco
dopo tornò con il cornetto che mi aveva promesso. Restò un po’ con me a
chiacchierare visto che in negozio non c’era nessuno e poi quando iniziarono ad
entrare i primi clienti se ne andò.
Passai l’intera giornata tra un cliente e
l’altra e a fine serata ero davvero sfinita. Jacob mi
passò a prendere all’orario di chiusura e insieme andammo a casa mia, non prima
però di aver preso due pizze da mangiare insieme.
Arrivati a casa mangiammo e poi ci sdraiammo
sul divano a coccolarci mentre guardavamo un film alla tv.
- Amore non credi che sia l’ora di dire la
verità a Edward? – mi chiese tra un bacio e l’altro.
- Glielo diremo. Fammi solo abituare all’idea –
gli risposi io.
- Conosci i ragazzi, soprattutto Alice e
Rosalie e non saranno contente di sapere la notizia dopo mesi che l’abbiamo
decisa. Se non ti decidi a parlare con Edward chissà loro quando lo sapranno –
mi disse.
- Abbiamo deciso da appena una settimana, c’è
tempo – gli risposi.
- Mi spieghi perché non vuoi dirglielo? – mi
chiese leggiarmente arrabbiato smettendo di baciarmi e scansandosi da me.
- Perché è una bella novità. Sconvolgerà tutti
i nostri equilibri – gli feci notare.
- Io davvero non ti capisco. Prima o poi
dovremo farlo comunque – mi disse con aria dispiaciuta.
- Hai ragione. Domani glielo diremo, non ha
senso rimandare – gli promisi.
Non mi disse nulla, si buttò letteralmente su
di me e riprese a baciarmi. Una cosa era certa, quella sera non sarebbe tornato
a casa sua e la cosa non mi dispiaceva per niente. In tutta quella situazione
c’era solo una cosa che mi preoccupava. Come avrei fatto a dire a Edward che io
e Jacob avevamo deciso di sposarci?
- TanyaCullen: Beh tesoro quello che dovevo dirti te l’ho
detto su msn. Dire che sono felicissima di averti
conosciuto è abbastanza riduttivo. Mi sono trovata subito in sintonia con te e
mi viene facile parlare ed aprirmi. Grazie per i tuoi complimenti, mi fanno
davvero piacere. Sono contenta che la storia ti piace
e si, hai ragione, la Bella che ho descritto mi assomiglia parecchio, soprattutto
quella di questa storia. Lei come me non crede nell’amore vero, quello che ti completa, crede solo che possa esistere per alcune
persone e si limita a prendere ciò che di buono la vita gli riserve, in questo
caso Jacob. Certo questa Bella crescerà e vedrà le cose cambiare, non so se a
me succederà mai, ma in attesa meglio fare qualcosa. Soprattutto la prima
parte, quella prima della presentazione di Bella, è una sorta di mio sfogo, di
ciò che penso io in generale. Mi rappresenta in pieno e in questa storia
rappresenta in pieno Bella. Ti voglio davvero bene e ti adoro.
- mcgi86: Sono felice di
sapere che anche questa storia ti piace. Mi auguro che continuerà a piacerti
anche in futuro.
- eliza1755:Si,
ho deciso di continuarla, sperando che ai lettori piaccia. Sono contenta che tu
l’abbia trovata interessante e mi auguro che continuerai a leggerla.
Un
grazie di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo
la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a
coloro che mi hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo
capitolo sia di vostro gradimento e recensite. Un bacio.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di
Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza
alcun scopo di lucro.
Eccomi con una novo capitolo. Da qui
inizia la storia vera e propria, spero che vi piaccia. Fatemi sapere cosa ne pensate.
Un bacione a tutti e buona lettura.
BISOGNA
SBAGLIARE PER CONOSCERE LA VERITA’?
Capitolo 3
Comunicare la
notizia
POV BELLA
A svegliarmi furono le grida di Jacob e Edward che
stavano litigando per una stupida partita alla play
station. Mannaggia a me e a quando avevo acconsentito a mettere la play station anche in casa mia. Mi alzai, infilai di
fretta e furia una paio di pantaloni della tuta neri e
una canotta bianca e mi diressi come una furia di là. Arrivata in salone andai
verso la televisione e spensi sia la play station che
lo schermo.
- Qualcuno di voi due sa cosa significa non
disturbare le persone che dormono soprattutto quando queste persone si trovano
in casa propria? – chiesi alzando la voce di dieci ottave.
- Mi sa che siamo nei guai – disse Jacob guardando
complice Edward.
- Siete due coglioni. Senza offesa – gli dissi ancora
arrabbiata.
Edward si alzò dal divano e mi venne incontro. Mi
caricò sulle spalle e mi buttò sul divano iniziando a farmi il solletico e a
lui si aggiunse anche Jacob. Conclusione? L’arrabbiatura passò subito. In fondo
non riuscivo a stare arrabbiata con loro per molto tempo. Dopo il solletico ci
mettemmo a giocare tutti e tre alla play station visto
che io quel giorno non dovevo lavorare e poi li lasciai continuare da soli
mentre io andai a preparare la colazione.
- E’ pronto – gli gridai per farli venire in cucina.
In una frazione di secondo furono tutti e due in
cucina già seduti a tavola.
- E’ tutto buonissimo – disse Edward mentre finiva di
addentare un pancake.
- Mi chiedo come fai a mantenere quella forma con tutto quello che ti
mangi – gli dissi ridendo mentre bevevo il caffè.
- Sempre offensiva tu – mi rispose lui ridendo
insieme a me.
Era da non credere quanto cibo riuscisse a contenere
quella pancia che non si vedeva per nulla, poiché completamente coperta dagli
addominali. E che addominali.
- Eddy c’è una cosa che io e Bella dobbiamo dirti –
disse Jacob di punto in bianco ristabilendo un clima serio tra di noi.
Sapevo cosa sarebbe successo di lì a poco, sapevo che
era giunto, ormai, il momento della verità e stranamente non volevo essere
presente. Avevo paura della reazione di Edward, paura che si sentisse
abbandonato anche da noi.
- Cioè? – chiese lui mentre dava l’ultimo morso al
pancake.
- Io e Bella abbiamo deciso di sposarci – gli disse
il mio ragazzo tutto d’un fiato mentre Edward si stava affogando con il succo
d’arancia sputandolo dalla bocca.
- Edward tutto bene? – gli chiesi vedendo la sua
reazione e la sua faccia alla notizia.
Alzò lo sguardo e puntò i suoi occhi nei miei
annullando tutto ciò che c’era intorno a noi. Questo succedeva tutte le volte
che io e lui ci guardavamo negli occhi, era come se tutto ciò che ci
circondasse sparisse di punto in bianco. Mi persi in quegli occhi e in quel
momento avrei tanto voluto che Jacob non ci fosse per spiegare a Edward la
situazione, anche se ero consapevole che non c’era nulla da spiegare. Mi sarei
sposata, nessuno mi aveva obbligato, nessuno mi aveva costretto. Era stata una
mia libera decisione. Non riuscivo a capire, però, perché adesso che guardavo
Edward mi sembrava di aver preso la decisione sbagliata. Forse, era da egoisti
pensare di sposarsi così in fretta e lasciare lui da solo in quella città che
ci aveva visti crescere insieme e diventare sempre più complici.
- Si tutto bene, sono solo sorpreso. Non mi aspettavo
una decisione di questa. Comunque sono felice per voi – disse distogliendo lo
sguardo mentre sembrava essersi ripreso.
- Sei il primo a saperlo. Non lo abbaiamo ancora detto
a nessuno – intervenni io.
- Sono contento. Mamma mia che notizia. E chi se
l’aspettava. A quando le nozze? – chiese anche se il
suo sguardo sembrava non essere così contento come invece le sue parole
volevano dimostrare.
- Fra circa due mesi – gli risposi io.
- Ma siete pazzi? Così presto? – disse lui alzando
leggiarmente il tono di voce.
- Ti ho già parlato di quell’offerta di lavoro che mi
hanno fatto e parlando con Bella l’ho accettata. Fra tre mesi devo trasferirmi
a San Francisco e Bella verrà con me, quindi in questo arco di tempo dobbiamo
sposarci e poi organizzare la luna di miele. Una volta lì non credo di avere
molto tempo libero per dedicarmi a questo – gli rispose sincero Jacob.
- Capisco. E’ solo che non riesco a capire come
farete ad organizzare tutto questo in così poco tempo – cercò di giusti farsi
Edward vista la reazione precedente.
- C’è la faremo e poi i ragazzi ci aiuteranno. Vedrai
che quando lo sapranno prenderanno il primo volo e torneranno qui fino a che il
matrimonio non sarà finito – gli risposi io.
- Si certo, hai ragione. Sono solo un po’ stupito.
Ecco tutto – mi disse lui.
- Ah Edward, ci terrei che fossi tu a farmi da
testimone – gli dissi sorridendogli.
Non potevo scegliere altra persona se non lui. In
fondo, mi conosceva meglio di chiunque altro, forse meglio perfino di me
stessa.
- Io? – mi chiese lui stupito.
- La cosa ti stupisce? – gli chiesi.
- No, anzi mi fa piacere. Testimone del vostro amore?
E chi me lo doveva dire – disse lui più a se stesso che a noi.
- Mi sono tolto un peso a dirtelo – gli disse Jacob
che in effetti in quel periodo ci aveva sofferto del
fatto che non potesse parlarne con Edward.
- Bene. Adesso io vado. Devo sbrigare una cosa con il
mio manager per la prossima gara – disse lui alzandosi dal tavolo e dirigendosi
verso il salotto per prendere la felpa.
- Ok, buon lavoro. Comunque io più tardi devo andare
a fare la spesa perché sono rimasta con il frigo vuoto, ti serve qualcosa in
particolare a parte la lista di due pagine che mi avete fatto? – gli chiesi.
- Si, devo comprare delle
cose. Appena mi sbrigo ti passo a prendere e ci andiamo insieme. A dopo – mi
disse facendo l’occhiolino a Jacob, mandandomi un bacio con la mano come era
solito fare prima di uscire di casa.
- Devo dire che l’ha presa bene – mi fece notare
Jacob.
A dire il vero non ne ero molto convinta, ma preferì
tacere.
- Si, è sembrato anche a me.
Meglio così – gli dissi mentre iniziavo a ripulire il tavolo dai resti della
colazione.
- Tesoro ti dispiace se a fare la spesa ci vai da sola
con Edward? Ho un sacco di lavoro oggi e ho un appuntamento urgente che non
posso rimandare – mi chiese dolcemente mentre mi posava un tenero bacio
nell’incavo del collo.
- No tranquillo, fai pure. Del resto da quando ti
hanno dato questa promozione sei sempre occupato – gli
dissi ridendo e baciandogli il mento mentre lui continuava a stamparmi baci sul
collo.
Jacob era un responsabile marketing e da poco gli era
stata offerta una promozione, ma questa prevede il suo trasferimento a San
Francisco. Per questo, negli ultimi periodi era moltoimpegnato con il lavoro. Aveva un
sacco di cose da organizzare per il trasferimento e io non volevo fargli pesare
il fatto che fosse un po’ assente nell’ultimo periodo. In fondo tra Edward e il
lavoro non era da sola comunque.
Restammo in cucina a farci le coccole per un po’ fino
a quando arrivò l’ora di pranzo. Così lui tornò a casa sua a cambiarsi e io
feci lo stesso. Mi aveva proposto di andare a pranzo fuori così avrei evitato
di cucinare. Andai in bagno e mi feci la doccia. Quando uscì mi asciugai
capelli lasciandoli mossi e poi andai in camera a vestirmi. Indossai un paio di
jeans bianchi strappati, una maglietta blu con una manica normale e l’altra a
pipistrello, un paio di converse bianche e una cintura da mettere sopra la
maglietta dello stesso colore. Ci abbinai una collana e poi andai allo specchio
a truccarmi, un trucco leggero, ma comunque visibile. Appena terminai sentì
suonare il campanello e capì che era Jacob, così presi la borsa bianca e un
paio di occhiali dello stesso colore e poi uscì.
Salimmo in macchina e in poco tempo arrivammo al
locale. Scegliemmo da mangiare e poi ci mettemmo a parlare del più e del meno
trascorrendo un po’ di tempo insieme. Quando terminammo mi feci riaccompagnare
a casa mentre lui si diresse a lavoro. Restai a casa per un po’, fino a quando
il campanello suonò.
Andai ad aprire e vidi che era Edward. Lo osservai e
notai che indossava un paio di jeans scuri, una felpa con la cerniera nera, un
paio di Etnies e una cintura dello stesso colore e i suoi immancabili occhiali
agli occhi.
Era divino come sempre del resto. Notai che mi
sorrideva, ma quel sorriso mi sembrava diverso, aveva un non so che di strano,
di amaro e avevo paura che fosse dovuto alla notizia che gli avevamo dato poco
prima.
- Allora scricciolo pronta
per andare a comprare un paio di schifezze? – mi chiese sorridendomi.
- Prontissima. Comunque mi raccomando, non facciamo
come nostro solito. Prima compriamo le cose da mangiare e poi ci dedichiamo
alla scelta dello nostre solite schifezze – gli dissi
mentre prendevo la borsa e gli occhiali e lo seguivo fuori.
- Certo, certo. Sempre così dici – mi rispose con il
tono di uno che ti sta sfottendo.
Salimmo in macchina e all’iniziò
nessuno de due parlò. Poi lui decise di rompere il silenzio.
- E così il mio scricciolo si sposa – si limitò a
dire.
- Così pare – gli risposi.
- Mi sembra così strano. Fra poco non sarai più il
mio scricciolo – mi disse rabbuiandosi.
- E questo chi l’ha detto? Sarò sempre uno scricciolo
– gli dissi cercando di farlo ridere.
Mi aveva affibbiato quel nomignolo affettuoso, così
lo definiva lui, da quando avevo cinque anni. Ricordavo perfettamente quel
giorno.
FLASHBACK
Eravamo tutti e
sette al parco di fronte casa che giocavamo tutti insieme.
Emmett era il più grande. Aveva sette anni ed era quello che si prendeva la
responsabilità tutte le volte succedeva qualcosa. Tra noi doveva essere il più
maturo, il più responsabile, ma in realtà quello più responsabile era Jasper.
Emmett era sempre stato un bambinone e non era cambiato nemmeno adesso che
aveva 24 anni. Stavamo giocando tutti insieme quando
all’improvviso vidi un ragazzo su un cavallo che passeggiava. Quella visione mi
colpì, io ero una rande amante di cavalli. Così senza
farmi vedere mi diressi verso l’animale, ma ad un certo punto il ragazzo si
mise a correre e io per raggiungerlo caddi e mi sbucciai un ginocchio. Ero
piccola e piangevo, mi faceva davvero male. All’improvviso sentì qualcosa di
freddo appoggiarsi alla ferita, alzai lo sguardo e vidi Edward con un
fazzolettino di carta bagnato che cercava di pulirmi la ferita.
- Come hai
fatto a trovarmi? – gli chiesi pensando che nessuno mi avesse visto
allontanarmi.
- Ho visto che
ti allontanavi. Non ti perdo di vista nemmeno un momento sapendo che sei così
goffa da attirare sempre incidenti – mi rispose semplicemente lui.
- Perché lo
fai? Potevi benissimo lasciarmi perdere e continuare a giocare con gli altri –
gli dissi mentre una lacrima mi solcava il viso.
Sapevo di
essere goffa e spesso tutti i ragazzi venivano rimproverati a causa mia perché
mentre giocavamo finivo sempre per farmi male e i nostri genitori ci
rimproveravano dicendo che io e Alice eravamo le più piccole e loro dovevano
controllarci, dovevano stare attenti che non ci facessimo male, anche se alla
fine ero solo io quella che attirava disgrazie.
- Perché tu sei
il mio piccolo scriccioloe non voglio che ti faccia male – mi rispose lui asciugandomi le
lacrime, dandomi un bacio sulla guancia ed abbracciandomi.
In quel momento
sembrava che la ferita al ginocchio non bruciasse più, perché mi trovavo tra le
braccia del mio migliore amico e pur avendo 4 anni sapevo che Edward mi avrebbe
sempre aiutato quando io ne avessi avuto bisogno. E avevo ragione.
FINIE FLASHBACH
Da allora non aveva mai smesso di chiamarmi in quel
modo e a me, in fondo, faceva piacere.
- Hai ragione. Resterai sempre uno scricciolo, ma non
sarai più il mio – mi disse lui.
- Una parte di me sarà sempre tua e lo sai – gli
dissi non sapendo bene come interpretare la sua frase.
- Siamo arrivati – si limitò a rispondermi lui
posteggiando la macchina nel parcheggio del supermercato.
Entrammo e non affrontammo più l’argomento. Presi la
lista pronta per comprare tutto l’occorrente, ma una volta arrivati alla cassa
mi resi conto che come sempre avevo solo comprato schifezze da sgranocchiare
sdraiati sul divano mentre ci si guarda un film in tv. Tipico
mio e di Edward. Nonostante questo mi ero divertita un sacco e pure lui,
visto che avevo visto nel suo sguardo il suo solito sorriso, quello che mi
piaceva tanto. Lui voleva comprare delle cose, mentre io altre e alla fine tra
una risata e un’altra avevamo riempito il carrello di tutto tranne che di
quello che ci serviva davvero.
Sapevo che momenti come quelli fra poco mi sarebbe
mancati da morire e l’unico proposito che avevo adesso era che quei momenti
dovevo godermeli fino in fondo perché una volta sposata non sarebbero capitati
più, non sarebbe capitato più che io e Edward andassimo a fare la spesa e
litigassimo su quello che bisognava comprare come una novella coppia di
sposini. Solo l’idea di immaginare Edward sposato mi faceva ridere. Lui era uno
spirito libero, aveva una filosofia di vita molto diversa rispetto a quella di
tante persone e, forse, iniziavo a invidiarlo, perché almeno non si sarebbe
trovato chiuso in un matrimonio che gli andava stretto.
Pagammo e uscimmo. Edward passò dal bar e ci
comprammo un gelato passando il resto del pomeriggio insieme ridendo e
scherzando solo come noi sapevamo fare. Verso sera tornammo a casa e lui venne
da me dove mi fece compagnia, anzi mi aiutò a preparare la cena. Poco dopo
arrivò anche Jacob e mangiammo tutti e tre insieme.
Erano belli quei momenti e, forse, adesso che sapevo
che sarebbero stati gli ultimi mi sembravano ancora più belli. A sera inoltrata
tutti e due tornarono a casa loro. Jacob voleva restare, ma io dovevo fare una
cosa importante. Chiamare Alice e Rosalie per darle la notizia e sapevo che
quella telefonata sarebbe stata tanto, troppo lunga.
- eliza1755: Sono davvero
felicissima che la storia ti piace e mi auguro che continuerai a seguirla e
magari a farmi sapere come la trovi.
- TanyaCullen: Sono contenta che ti piaccia l’Edward che
ho provato a descrivere. Volevo andare oltre il solito personaggio che per
altro ho già descritto in altre mie storie. Quanto a Jacob, sta tranquilla,
anche io la penso come te, ma mi serve nella storia. Quanto ai vestiti diciamo
che mi sto sbizzarrendo cercando di trovare gli abbinamenti giusti sia per
Bella che per Edward, spero che continueranno a piacerti, quando alla macchina
di Edward, invece, appena l’ho visto ho detto “questa sarà la sua macchina”.
Diciamo che me lo sono proprio immaginato alla guida e l’ho trovata perfetta..
- gamolina: Sono felice che la storia ti piace. Diciamo che mi è venuta in mente e mi sembrava
un’idea carina postarla. Diciamo che ho sempre avuto in mente una storia come
questa, poi l’altro giorno mi sono seduta e l’ho buttata giù. Spero che
continuerà a piacerti.
- ledyang: Sono contenta che ti piaccia pure questa
storia. So che Jacob ti urta e so quanto ami Edward,
del resto in questo siamo uguali, ma diciamo che è indispensabile in questa
storia. Vediamo cosa succede.
Un
grazie di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo
la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a
coloro che mi hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo
capitolo sia di vostro gradimento e recensite. Un bacio.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di
Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza
alcun scopo di lucro.
BISOGNA
SBAGLIARE PER CONOSCERE LA VERITA’?
Capitolo 4
Vecchi ricordi
POV BELLA
Era passata una settimana da quando io e Jacob
avevamo dato la notizia a Edward del nostro matrimonio e adesso lo sapevano
tutti. Alice e Rosalie erano felici, ma stranamente non avevano avuto la
reazione che mi sarei aspettata da loro e non riuscivo a capire il perché. In
fondo, Jacob a loro piaceva, era uno dei loro più cari amici, eppure quando gli
avevo dato la notizia mi erano sembrate dubbiose e più di una volta mi avevano
chiesto se ne ero sicura. Alla fine, però, si mostrano contente per me e si
erano già messe in moto da Jacksonville per organizzare il matrimonio con la
promessa che tre settimane dopo sarebbero arrivate per sbrigare le ultime cose.
Emmett e Jasper si erano mostrati felici, ma entrambi mi avevano detto di
rifletterci su perché quella di sposarsi era una scelta importante. Quando
avevamo comunicato la notizia a papà, lui era rimasto un po’ interdetto,
sperava che mi sposassi più in là, ma aveva detto che la mia felicità andava
messa al primo posto e se io ero felice con Jacob lui lo sarebbe stato per me.
Billy, il papà di Jacob, era felicissimo dicendo che fin da quando ero solo una
bambina aveva sognato che io diventassi la moglie del suo unico figlio maschio.
Carlisle ed Esme, i genitori di Edward, che per me erano come dei secondi
genitori erano felici per me, un po’ meno quando avevano saputo che una volta
sposata me ne sarei andata da Phoenix, ma per il resto tutti l’avevano presa
bene. Nell’ultima settimana avevo passato quasi tutte le mie giornate con
Edward, considerato che Jacob era sempre impegnato per lavoro e quelle poche
volte che c’era pensavamo all’organizzazione del matrimonio, anche se comunque
era Edward quello che mi aiutava di più. La cosa non mi dispiaceva per niente
perché sapevo che, mentre con Jacob avrei trascorso tutta la
mia vita una volta sposati, con Edward dopo il matrimonio non ci saremmo
visti più tanto spesso e comunque non avremmo potuto fare le cavolate che
facevamo ora. Per questo, volevo godermi ogni singolo momento insieme a lui e gli ero grata de fatto che in questo periodo pensasse solo a
me infischiandosene dei suoi istinti sessuali. Ebbene si,
da circa una settimana era stato assai raro trovare una ragazza in casa sua e
perfino Jacob mi aveva detto che sembrava che Edward si fosse dato una
regolata. Io non ci credevo più di tanto, pensavo solo che questo fosse dovuto
al fatto che come me sentiva il bisogna di passare il
più tempo possibile insieme visto che poi non ne avremmo potuto più
trascorrere.
Adesso eravamo tutti e due nel salone di casa mia a
mangiare popcorn e a sfogliare riviste per scegliere quale sarebbe stata la
Chiesa in cui mi sarei dovuta sposare. Avrei dovuto farlo con Jacob, ma lui ero
troppo impegnato con il lavoro e mi aveva lasciato carta bianca dicendo di
fidarsi di me e di Edward.
- A me piace questa – disse Edward indicando uno
delle Chiese più famose di Phoenix.
- Carina. Anche questa è bella – gli dissi
indicandogliene un’altra.
- Ok allora vada per questa – mi disse lui chiudendo
la rivista.
- Non abbiamo ancora deciso – lo rimproverai.
- E’ tutto il pomeriggio che guardiamo e riguardiamo
queste riviste. Quelle che abbiamo preso in considerazione sono tutte molto
simili. A questo punto una vale l’altra – mi disse lui azzuffando un pugno di
popcorn.
- Hai ragione, ma non sono molto convinta. C’è
qualcosa che non va. Nessuna mi attira in modo particolare – gli confessai.
- Sai cosa penso? Che crescendo sei diventata troppo
confusa. Da bambina avevi le idee molto più chiare – mi disse sorridendo forse
ripensando ad un vecchio ricordo.
In effetti aveva ragione. Quando ero
più piccola era tutto bianco o nero, oggi, invece, nella mia vita c’era anche
il grigio. Una volta sapevo cosa volevo, oggi non più. Mentre pensavo a questo
mi venne in mente un episodio di quando avevo otto anni, uno tra i tanti
episodi belli della mia infanzia.
FALSHBACK
Io, papà e
mamma, la famiglia Cullen con Rosalie e Jasper e Jacob con suo padre eravamo
andati a fare una gita in un piccola paesino ai
dintorni di Phoenix, dove vi erano molti parchi e luoghi all’aperto dove fare
picnic e scampagnate. Volevamo passare una giornata diversa, in mezzo al verde,
quando dico volevamo intendo solo i nostri genitori, ma noi ci eravamo dovuti
unire a loro. Avevo otto anni. Non appena arrivammo lì ci accorgemmo subito di
quanto un paesino come quello potesse essere diverso rispetto ad una grande
città come era Phoenix, ma tutto lì sembra più cauto, più tranquillo e
decisamente più rilassante. I nostri genitori ci portarono in un parco dove
trascorreremmo parte della mattinata, poi verso ora di pranzo andammo a
mangiare in un locale e solo dopo aver finito di mangiare io e gli altri
andammo a giocare a nascondino nel cortile del ristorante. Emmett doveva
contare mentre gli altri dovevamo nasconderci. Io avevo trovato una grossa
pietra e mi ero nascosta lì dietro, ma poco dopo arrivò Edward.
- Hey
scricciolo lì Emmett ti troverà subito. Vieni con me, cerchiamo un posto
migliore – mi disse sorridendomi sghembo.
Sapevo di
potermi fidare di Edward così presi la sua mano e corsi insieme a lui per
cercare un posto più nascosto. Uscimmo dal cortile del locale e ci ritrovammo
in strada nascosti dietro un grosso cartello posizionato a terra.
- Questo è un
posto perfetto. Emmett non ci troverà mai – disse Edward mentre ancora mi
teneva la mano.
Io non lo stavo
più ascoltando perché la mia attenzione era stata catturata da un castello, una
sorta di piccola oasi al centro di un grande spiazzo verde, esattamente di
fronte al locale dove avevamo mangiato. Era circondato da una bellissima pineta
e da verdi colline. Sembrava un posto magico e non solo per me che ero
solamente una bambina. La curiosità di andarlo a vedere da vicino era forte, ma
avevo la mano in quella di Edward quindi non potevo scappare.
- Scricciolo
che c’è? Cos’è che guardi? – mi chiese guardando nella mia direzione.
- Guarda lì – gli
dissi indicando il castello – non è bellissimo? – gli domandai.
- Si, è vero. E’ molto bello, semplice, ma
bello. Andiamo a vederlo più da vicino – mi disse lui sorridendomi contento di
aver fatto quella scoperta insieme a me.
Una volta
entrati lo guardai per bene e notai che era molto grande e lo spiazzo fuori era
enorme, vi era anche un piccola fontanella da una
parte e un pozzo da un’altra. Era rustico, ma elegante
e mi piaceva da morire. Poco più in là vi era l’ingresso dove si potevano
scorgere le sale da pranzo e poco più in là vi era una piccola chiesetta.
All’apparenza non sembrava nemmeno una Chiesa, ma il fatto che si sentisse la
marcia nuziale mi fece capire che avevo colto nel segno. Restammo lì in
silenzio ad osservare quella meraviglia fino a quando dalla chiesetta non
uscirono delle persone. Erano tutti vestiti molto eleganti e una volta usciti di
misero attorno alla chiesa con dei sacchetti in mano. Poco dopo uscirono una
ragazza e un ragazzo vestiti da sposi. Erano entrambi molto belli e gli
invitati iniziarono a lanciargli il riso. Restammo lì a guardarli stupefatti.
Phoenix era una grande città e non ci era mai capitato di vedere una sorta di
matrimonio. Poco dopo tutti si spostarono verso
l’ingresso di una delle sale e io e Edward tornammo ad essere soli esattamente
come prima. Mi voltai verso di lui e notai che mi strinse più forte la mano.
- Hai visto che
bello? – gli domandai con gli occhi da cucciola.
- Si, è stato bellissimo. Ti piacerebbe sposarti qui quando
diventerai grande? – mi chiese sorridendomi.
- Un sacco. E a
te? – gli domandai.
- Pure.
Facciamoci una promessa. Promettiamo che un giorno ci sposeremo qui, in questo
posto che abbiamo scoperto insieme – mi disse lui serio.
- Ci sposeremo
insieme? – gli chiesi innocentemente.
- Si. Qui tu e io diventeremo marito e moglie. Promesso – mi
rispose.
- Giurin
giuretto e mano sul cuore? – gli proposi.
- Giurin giuretto
e mano sul cuore – mi ribadì lui.
Avevamo fatto
il nostro solito giuramento e poi dopo avermi dato un bacio sulla guancia,
tutti e due, tornammo dagli altri che ci cercavamo come pazzi.
FINE FLASHBACK
Non raccontammo mai a nessuno di quel giuramento, ne di quello che avevamo visto. Raccontammo agli altri di
esserci allontanati troppo e poi stanchi ci eravamo fermati un po’. Nessuno
chiese niente e quello restò uno dei tanti segreti tra me e il mio migliore
amico. Oggi ha distanza di tanti anni sapevo che quella promessa non sarebbe
stata mantenuta, ma in fondo a otto, nove anni non si può sapere chi sarà la
persona con la quale trascorrerai il resto della vita. Eravamo solo sue bambini che si volevamo troppo, troppo bene e che
giocavano un po’ troppo con la fantasia.
- Edward sei un genio – gli dissi illuminata dalle
sue parole.
- Questo lo sapevo, ma in questo momento non credo di
aver detto o fatto qualcosa – mi rispose stupito della mia reazione.
- La Chiesa, ho trovato la Chiesa ideale per il mio
matrimonio – gli dissi.
- E cioè? – mi chiese.
- La nostra Chiesa, quella che abbiamo scoperto da
bambini, ti ricordi? Quella in quel castello fuori da Phoenix? – gli chiesi.
La sua espressione mutò di colpo e mi parve di vedere
un’ombra nei suoi occhi, come se ci fosse rimasto male di quello che avevo
detto. Pensai che, forse, era dovuto alla promessa che
avevamo fatto lì e che io ora non stavo mantenendo decidendo di andarmi a
sposare con un altro, ma poi scacciai via quel pensiero. Eravamo solo dei
bambini e quello che avevamo detto erano le solite cose che dicono tutti i
bambini di quell’età.
- Si ricordo, mi sembra perfetta – mi rispose lui
cercando di nascondere la sua delusione, perché questo era quello che leggevo
nei suoi occhi.
- Bellissima. Quella è perfetta – gli dissi.
- Sei sicura che Alice acconsentirà a farti sposare
lì? Lo sai che ha delle manie di grandezza e quella Chiesa è piccola per
contenere le sue idee – mi fece notare.
- Si, hai ragione, ma il
matrimonio è mio e poi potremo festeggiare lì stesso, all’aperto visto il mese.
Saremmo bellissimo e poi ci sarà qualcuno che mi aiuterà a convincerla – gli
dissi maliziosa.
- Non credo che Jacob sia di questo avviso – mi
rispose prontamente lui.
- Nessuno ha parlato di Jacob – gli dissi guardandolo
intensamente.
Solo allora capì.
- No, no e no. Non se ne parla proprio. Io mi tiro
fuori da questa storia. Alice come minimo mi ucciderà – mi rispose.
- E così negheresti il tuo aiuto alla tua migliore
amica? – chiesi facendogli gli occhioni da cucciola.
- Non vale. Giochi sporchi – mi disse mentre io mi
resi conto di aver vinto.
- Senti da quale pulpito viene la predica – mi
lamentai mentre mi alzai e inizia a sistemare il tavolino del salotto che
sembrava essere stato invaso dagli alieni.
Passammo tutto il resto del pomeriggio insieme a
guardarci un film fino a quando mi addormentai. A svegliarmi fu il rumore del
portone di casa, di sicuro Jacob doveva essere arrivato. Aprì gli occhi e mi
accorsi di avere le gambe intrecciate con quelle di Edward e di essere
completamente buttata tra le sue braccia. Lui era sveglio e quando mi sentì
muovere mi guardò e in quel momento mi persi dentro quello sguardo. Mi ci volle
un po’ di tempo per ritornare in me, ma lo feci
consapevole che se Jacob ci avrebbe visto in quella posizione avrebbe potuto
pensare male. Imbarazzata al massimo mi risistemai non prima però di aver
assunto sulle guance il colore pomodoro. Quando Jacob rientrò in stanza ciò che
vide erano due amici seduti sul divano che guardavano la tv, ciò che avrebbe
visto prima erano due amanti che si stavano coccolando sul divano.
- Ciao gente – ci salutò lui dando una pacca sulle
spalle a Edward e un bacio a fior di labbra a me.
Dopo quel gesto mi sembrò di vedere un’espressione
infastidita nel volto di Edward, ma di sicuro doveva essere una mia
impressione.
- Che state combinando? – ci chiese.
- Guardiamo un film – si limitò a rispondere Edward.
- Amore hai scelto la Chiesa? – mi chiese sedendosi
vicino a me.
- Si certo – gli risposi.
- E quale sarebbe? – mi domandò prendendo una rivista
dal tavolo e iniziando a spogliarla.
- Non la troverai lì. E’ una piccola chiesetta fuori
città che ho visto da piccola. Credo che non ci sia posto migliore per sposarci
– gli dissi raggiante.
- Una chiesa in campagna? Dobbiamo sposarci, non fare
una gita alla vecchia fattoria – disse lui ridendo e guardando Edward con la
speranza che anche lui la prendesse a ridere.
Tutto il contrario. Edward sembrò infastidito quanto
se non più di me da quello che aveva detto Jake.
- Non è divertente – gli dissi.
- Ma scusa con tante Chiese perché giusto una in
campagna? – mi chiese.
- Perché ho sempre sognato di sposarmi lì – gli
risposi mentre lui mi guardava scettico.
- Sai che ti dico Jake? La prossima volta disdici gli
impegni che hai e ti metti anche tu all’opera per organizzare questo
matrimonio. Altrimenti ti stai zitto e accetti quello che viene scelto senza
rompere le scatole – gli disse Edward arrabbiato alzandosi dal divano.
- Ma Edward… – stava iniziando a dire Jake.
- Ma Edward niente. Hai rotto. Ti vuoi sposare? Beh
fallo, ma mettiti all’opera invece di non fare niente e poi venire a fare il
vecchio saputello. Se Bella ha scelto quella Chiesa un motivo ci sarà. Cerca di
rispettare le sue idee, è la tua donna. Impara a rispettare le persone e a non
essere offensivo – continuò lui sempre più arrabbiato.
Jacob non ci stava capendo niente, ma io sapevo che
ciò che il mio fidanzato aveva detto l’aveva ferito, perché quella Chiesa per
lui era importante quanto lo era per me. Edward sembrava una persona
superficiale, ma io sapevo che non lo era e questo ne era la dimostrazione, anche
se, comunque, dietro quella scenata, secondo me, si nascondeva dell’altro.
- Secondo me, tu sei pazzo oggi – gli aveva risposto
Jacob.
- Sai una cosa? Vaffanculo – gli disse guardandolo
storto – dolce notte scricciolo – disse, invece, rivolgendosi a me e uscendo di
casa dopo avermi dato un bacio sulla guancia.
Quando Edward fu uscito Jacob mi guardò stranito.
- Posso capire cosa ho detto di male? – mi domandò.
- Visto che non stai facendo nulla per organizzare il
TUO matrimonio potresti evitare di commentare il lavoro degli altri – gli dissi
arrabbiata anch’io e alzando la voce soprattutto quando avevo pronunciato il
pronome possessivo.
Quelle sue parole era come se avessero calpestato un
ricordo, uno dei più belli della mia infanzia.
- Hai ragione scusa. E’ solo che sono stanco. Questa
situazione pesa anche a me. Sono il primo che vorrebbe passare le giornate con
te per organizzare tutto, ma con il lavoro non ho tregue in questo periodo.
Devo preparare delle cose prima della partenza e nessuno può farlo al posto
mio. Scusami amore, davvero non volevo. Ci sposeremo in questa Chiesa o in
qualunque altra tu voglia. Per me, l’importante è stare con te, il resto non
conta – mi disse avvicinandosi e cingendomi i fianchi da dietro.
- Ok, perdonato. Però, evita la prossima volta – gli
dissi.
- Promesso – mi disse.
Gli spiegai anche che avevo scelto il
ristornate e gli spiegai come era fatta all’esterno tutta la struttura. Passammo
tutta la serata sul divano a parlare e io gli descrissi il castello e la chiesa
in ogni particolare. Anche se erano anni e anni che non la vedevo ne avevo il
ricordo ben nitido. La serata passò in fretta e più tardi Jacob tornò a casa
dicendo che voleva chiedere scusa ad Edward per il suo comportamento e io non
lo trattenni, anzi lo lasciai andare. Non volevo che litigassero per colpa mia,
o che comunque litigassero per situazioni in cui di mezzo ci andavo io. Non
volli andarmene a letto, ma decisi di restare sul divano, quello stesso divano
che poco prima mi aveva visto in compagnia del mio migliore amico, quello
stesso divano che aveva ancora il suo profumo. Non sapevo perché lo stavo
facendo, ma in quel momento era come se una forza più forte di me mi
trattenesse in quel divano. Mi addormentai in poco tempo e lo feci con
l’immagine mia e di Edward che avevo di quando mi ero svegliata e mi ero
ritrovata avvinghiata a lui.
- ledyang: Si condivido perfettamente con te e lo
sai. Comunque per adesso il nostro Edward dovrà sopportarlo tra i piedi, non è
detto però che dovrà sopportarlo per sempre.
- lara27: Non credo di usare
dei pov Edward, penso, invece, di far raccontare la
storia tutta a Bella. Forse, ma non è ancora detto molto più in là inserirò un
capitolo raccontato da lui, ma non è nulla di sicuro. Quindi, dovrete capire da
sole quando lui si accorgerà di questo. Sempre che non se ne sia già accorto. Mi
auguro che la storia continuerà a piacerti.
- TanyaCullen: Ok, ammetto di aver esagerato con la
storia dei baci e delle coccole. In effetti anche a me
viene da soffocare pensando a Bella con Jacob, ma purtroppo dovevo mettere
queste scene, in fondo questi due si devono sposare, qualcosa devo pur farla. Come
vedi, però, non sono scesa nei dettagli, il mio cuore proprio non c’è la fa. Direi
che in questo capitolo si capisce che Edward prova per Bella molto più di
quello che dimostra, ma ti assicuro che non si sentirà messo da parte come
amico perché da adesso in poi questi due staranno molto insieme. Comunque non
per essere cattiva, ma sfottila un po’ anche da parte mia, del resto c’hai
proprio ragione. Quelli del team Jacob possono dire tutto quello che vogliono,
alla fine siamo noi a vincere. Bella sceglie Edward e questo dice tutto. Comunque
spero che anche i prossimi capitoli ti piaceranno.
- eliza1755: Noto con piacere
che sei una Team Edward, che bello. Ti adoro. Ti assicuro che il voltastomaco è
venuto anche a me a scrivere quelle scene, ma non posso farci niente. Mi serve
per la storia e sinceramente meglio Jacob che un personaggio inventato, visto
che c’è gente a cui il personaggio di Jacob piace. Mi chiedi cosa ha pensato Bella
quando ha deciso di mettersi con Jacob? Beh ha sbattuto la testa nel muro
talmente forte che gli ha cambiato i neuroni del cervello. Speriamo li ritrovi.
Un
grazie di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo
la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a
coloro che mi hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo
sia di vostro gradimento e recensite. Un bacio.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di
Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza
alcun scopo di lucro.
LEGGETE:
Eccomi qui con un altro capitolo. Spero sia di vostro
gradimento. Questa storia rispetto alle altre ha meno recensioni. Non più di 3 massimo 4 a
capitolo. Non vorrei che non piaccia. Altrimenti sarebbe inutile
continuare a scriverla e mi dedicherei solo alle altre. Fatemi sapere se volete
che la continuo. Un bacione e buona lettura a tutti.
BISOGNA
SBAGLIARE PER CONOSCERE LA VERITA’?
Capitolo 5
Guardare le
stelle
POV BELLA
Ero molto indietro con i preparativi del matrimonio,
ma la cosa non mi preoccupava più di tanto, forse, perché avevo la certezza che
una volta che Alice sarebbe arrivata a Phoenix si sarebbe occupata di tutto.
L’unica cosa che mi premeva fare era trascorrere del tempo con Edward.
Nell’ultimo periodo questo più che un desiderio era diventato come un bisogno e
non riuscivo a spiegarmi perché, o forse era semplicemente perché dopo non
sarei più potuta stare con lui. A volte mi chiedevo se era questa la vera
risposta alla mia domanda o se, invece, fosse un’altra che, però, era molto più
difficile da ammettere. Era trascorsa un’altra giornata e Jacob, nonostante
fossero le undici di sera, non si era ancora visto. Da un lato ero contenta,
almeno, non mi avrebbe assillato. Avevo bisogno di riflettere un po’ e per
farlo c’era solo un posto adatto, la terrazza comune dell’appartamento.
All’ultimo piano del palazzo dove abitavo io e i ragazzi c’era una grandissima
terrazza che alcune signore usavano per stendere i panni, ma la sera era del
tutto disabitata, non ci andava mai nessuno. Indossai una felpa più pesante,
poi presi una coperta e uscì di casa salendo le scale che dal corridoio del mio
paino portavano alla terrazza. Quando arrivai mi diressi verso il mio solito
posto, una sdraio che qualcuno aveva messo in quel
grande spazio, ma mi accorsi che non ero stata l’unica ad aver avuto quella
idea. Sdraiato proprio nella sdraio c’era Edward che
fissava il cielo mentre si fumava una sigaretta. Era così preso dai suoi
pensieri che non aveva notato la mia presenza. Mi schiarì la voce e solo allora
si voltò verso di me.
- Hey scricciolo che ci fai qui? – mi chiese sorpreso
di vedermi.
- Ci vengo tutte le volte che ho bisogno di
riflettere – gli risposi.
- Io pure – mi diede ragione lui.
- Perché tu sei capace di riflettere? – gli domandai
scherzando.
- Divertente – mi rispose mentre con la mano mi
invitava a sedermi accanto a lui.
Mi avvicinai e mi dopo che
lui mi fece posto mi sdraiai vicino a lui. La sdraio
erano davvero piccola per contenere due persone, ma sembrava come se i nostri
corpi si fossero rimpiccioliti per fare spazio all’altro. Presi la coperta e
coprì sia me che lui. Edward mi fece avvicinare sempre
di più a lui fino a quando il mio corpo sembrava come una seconda pelle di lui.
Appoggiai la mia testa al suo petto e lui mi cinse con il suo braccio. Poi mi
misi ad osservare il cielo e le miriadi di stelle che c’erano mentre lui tornò
a fare la stessa cosa. Restammo in silenzio per un po’, fino a quando lui si
decise a parlare.
- Cosa pensi quando guardi le stelle? – mi domandò
meravigliandomi.
Tra tutte le domande che poteva farmi quella non me
la sarei mai aspettata.
- Ai sogni – gli risposi sincera.
- Ai sogni? In che senso? – mi domandò sinceramente
curioso.
- Mi piace pensare che ogni stella rappresenti il
sogno che ogni essere umano possiede – gli spiegai.
- E quelle più luminose cosa
rappresentano? – mi domandò.
- Rappresentano i sogni degli amanti – gli risposi.
- Cioè? – mi chiese.
- Rappresentano il sogno che hanno tutte quelle
persone che si amano dal profondo, tutte quelle persone che stanno insieme e
anche tutte quelle che non stanno insieme perché non possono, perché il destino
non ha permesso o perché qualcosa gli impedisce di stare insieme. Penso che
ogni coppia di innamorati abbia la loro stella e quelle stelle brillano più
delle altre – gli dissi.
- Quindi, secondo questa tua teoria, anche tu e Jacob
avete una stella – mi disse più come affermazione che come domanda.
- Non credo. Credo piuttosto che quello che lega me e Jacob sia qualcosa di profondo, ma che non è
amore, non quello vero almeno. Il vero amore è quello che c’è negli occhi dei
ragazzi quando si guardano, quando stanno insieme, non quello che provo io nei
confronti di Jacob. Gli voglio bene questo si, ma
l’amore non è questo – gli dissi.
- E allora perché lo sposi? – mi domandò.
- Perché non credo di essere capace di amare più di
quanto amo lui. Semplicemente l’amore vero non è fatto per me o, forse, la mia
metà non esiste in questo mondo oppure è troppo occupata a divertirsi per farsi
vedere – gli risposi senza capire bene da dove era uscita la mia ultima frase.
Notai che lui si irrigidì sentendo le mie parole, ma
poi sembrò sciogliersi di nuovo.
- Ricordi cosa ti disse tua mamma
prima di andarsene, ricordi cosa ti fece promettere? Non smettere mai di
sognare. Dicendo queste cose lo stai facendo, stai smettendo di credere nell’amore
vero e ti stai arrendendo a quello che puoi avere – mi disse serio.
- Chi sei tu? Cosa ne hai fatto del mio Edward? Non
avresti mai detto una cosa del genere sull’amore. Tu
non credi nell’amore – gli dissi.
- Del tuo Edward? – ripeté lui.
- Si certo, tu sei mio e lo sarai per sempre – gli
dissi sincera mentre lo sentì sorridere.
Quelle cose le pensavo davvero. Qualunque ragazza
avrebbe potuto averlo, o almeno avrebbe potuto avere il suo corpo, ma solo io
avevo la sua anima, solo io conoscevo il vero Edward, solo con me lui era se
stesso, solo io conoscevo la profondità del suo essere e questa era la cosa più
importante per me.
- E’ vero, ho sempre detto di non credere nell’amore,
ma questo non significa che questo non può cambiare e poi stavamo parlando di
te – mi spiegò.
- L’amore è qualcosa che o esiste per tutti o per
nessuno – gli risposi.
- Mi mancheranno queste conversazioni filosofiche –
mi disse.
- Mancheranno anche a me – gli risposi.
- Non è vero, non mi mancheranno queste
conversazioni, mi mancherai tu, da morire – gli dissi sincera mentre una
lacrima mi solcava la guancia.
- Noi due staremo sempre insieme comunque. Parti mica vai a morire e io con il mio lavoro ti posso venire a
trovare ogni volta che vuoi – mi disse stringendomi più forte a se.
- Tutte le volte che voglio equivale a sempre – gli
dissi.
- Vedrò di accontentarti – mi rispose mentre io mi
accoccolavo più stretta a lui.
Passo poco tempo prima che le braccia di Morfeo mi
cullarono in un sogno abitato da me e Edward e dormire con il suo profumo sotto
il naso era qualcosa di meraviglioso.
Risposte
alle vostre recensioni:
- astrea87: Sono felice che
anche questa storia ti piace. Noto che Jacob non ti fa
molto simpatia, non sei l’unica comunque. Comunque non è detto che Edward se ne
sia accorto solo quando ha scoperto che si sposa, magari in quel momento è
semplicemente scattato. Lo scoprirai in seguito come sono andate davvero le
cose. Spero che la storia ti piacerà. Se ti va fammi sapere cosa ne pensi.
- ledyang: Tesoro sono davvero felice di sapere che
pure questa storia ti piace. Ti adoro quando lo chiami “cane”. Mi fai sempre
sorridere.
- eliza1755: Mi fa piacere
sapere che ogni capitolo ti piace sempre di più. Quanto a Bella e alla cavolata
che sta facendo vedrai che lo capirà, ma non è detto che cambierà idea sullo
sposarsi.
Un
grazie di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo
la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a
coloro che mi hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo
capitolo sia di vostro gradimento e recensite. Un bacio.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di
Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza
alcun scopo di lucro.
Eccomi qui con un altro capitolo. Spero sia di vostro gradimento.
Volevo ringraziare coloro che mi hanno sostenuto visti i miei dubbi sul
continuare o meno la storia. La continuerò sperando che piaccia e che
soprattutto non deluda chi la sta leggendo, chi l'ha messa nei preferiti e chi
nei seguiti. Un bacione e buona lettura a tutti.
BISOGNA SBAGLIARE PER CONOSCERE LA VERITA’?
Capitolo 6
Una giornata al maneggio
POV BELLA
La
mattina dopo mi ero svegliata da sola, Edward non c’era, ma al suo posto c’era
solo un bigliettino che aprì immediatamente e lessi:
E’ stata
la notte più bella della mia vita. Ti aspetto al maneggio. Ho proprio voglia di
fare una passeggiata. E…
Dopo
aver letto il biglietto un sorriso spontaneo era apparso nelle mie labbra, non
riuscivo a capire perché, ma mi faceva piacere che Edward ultimamente avesse
tutte quelle attenzione per me e mi dispiaceva parecchio essermi
dovuta svegliare senza averlo al mio fianco.
-
Ciao Bella – mi salutò una voce alle mie spalle.
-
Buongiorno signora Davis – le risposi voltandomi e vedendo la mia vicina di
casa.
La
signora Davis era un’anziana vedova che abitava al piano di sotto rispetto al
mio ed era una signora vecchio tipo molto, ma molto curiosa. Se c’era qualcosa
che succedeva a qualcuno del palazzo lei era sempre la prima a saperlo.
-
Che ci fai qui a quest’ora? – mi chiese mentre io notavo che aveva in mano una
vasca con dentro dei panni bagnati.
-
Ieri sera avevo bisogno di prendere un po’ d’aria e sono venuta qui, ma mi sono addormentata – le risposi sincera
tralasciando il dettaglio che insieme a me ci fosse pure Edward.
-
Capisco. Come vanno i preparativi per il matrimonio? – mi chiese.
-
Tutto apposto – mi limitai a risponderle.
-
Manca, ormai, meno di un mese e mezzo. Non capisco come mai avete deciso di fare
tutto così in fretta. Non è che c’è di mezzo una gravidanza? – mi chiese senza
farsi problemi.
L’avevo
definita solo curiosa? Beh, mi ero dimenticata di aggiungere che era anche
sfacciata, molto sfacciata.
-
No signora Davis nessuna gravidanza. Come vede sono in perfetta forma, nessun
bambino in arrivo, non adesso almeno. E adesso se vuole scusarmi io andrei – le risposi leggiarmente infastidita
dall’atteggiamento e dalla spavalderia di quella donna.
Presi
la coperta che avevo portato la sera prima e poi mi diressi verso casa. Entrai
e dopo aver buttato il biglietto nella spazzatura per paura che Jacob lo
trovasse, visto che il contenuto poteva essere frainteso, mi catapultai in
bagno per farmi una doccia. Quando uscì, mi asciugai i capelli, mi passai la
piastra e poi andai a vestirmi. Indossai un paio di jeans grigi, una maglietta
maniche corte a righe bianche e grigie e un paio di stivali bassi grigi. Andai
a truccarmi e poi, una volta pronta per uscire, abbinai al tutto un bracciale
rigido grigio della Chanel e un paio di orecchini a cerchio pieno. Presi una
sorta di sciarpa grigia e la avvolsi al collo, poi mi misi un capello morbido
di lana grigio e poi dopo essermi messa un paio di occhiali dello stesso colore
della Ray Ban, presi la borsa dello stesso colore e
uscì di casa.
Ero
contenta di andare al maneggio, era molto tempo che non ci andavo e avevo una
gran voglia di una bella cavalcata, io adoravo i cavalli fin da quando ero
bambina. Stranamente e fortunatamente Edward sapeva sempre quello di cui avevo
bisogno, in fondo mi conosceva meglio di chiunque altro. Con lui c’era stato
sempre un rapporto molto profondo e il fatto che litigassimo sempre per la
questione del suo comportamento con le ragazze mi dava enorme fastidio perché
dall’esterno si poteva pensare che il nostro rapporto fosse talmente
superficiale da soffermarsi solo su queste sciocchezze.
Presi
la mia macchina, un Mercedes SLK nero metallizzato che
i ragazzi mi avevano regalato per il mio ultimo compleanno, e mi diressi verso
il maneggio che non era molto distante da dove abitavo. L’idea di trascorrere
un pomeriggio con Edward mi allettava molto e l’organizzazione del matrimonio
era passata letteralmente in secondo piano forte del fatto che comunque ci
avrebbe pensato Alice qualora io avessi lasciato dei buchi e da come ero
partita ero convinta che buchi c’è ne sarebbero stati
a bizzeffe. In poco tempo arrivai e dopo aver posteggiato la macchina mi
accorsi che il mio cellulare stava squillando. Lo presi e vidi che Jacob mi
stava chiamando. Risposi subito.
-
Ciao amore – gli dissi.
-
Hey tesoro, ma dove sei? Ti ho cercato a casa, ma non ti ho trovato. Mi sono
preso la mattinata libera per stare insieme, magari andiamo a scegliere le
fedi, che dici? – mi chiese tutto raggiante.
-
Jake mi dispiace, ma proprio non posso. Sono fuori per lavoro. Devo andare a
prendere dei capi e consegnarne degli altri. Credo che ci impiegherò tutta la
mattinata. Mi spiace un sacco – gli dissi sentendomi subito in colpa.
Sapevo
che stavo sbagliando, ma una forza dentro di me mi diceva che il mio posto
quella mattina era vicino a Edward e non con Jacob a scegliere le fedi. Non
avrei rinunciato a stare con Edward per nulla al mondo, anche a costo di
mentire spudoratamente al mio futuro marito.
-
Capisco amore. Dispiace anche a me. Sei sicura di non poter rimandare? – mi
chiese.
-
Certo. Cosa credi che se avrei potuto mi sarei lasciata scappare l’opportunità
di stare con te? – gli chiesi cercando di essere il più credibile possibile.
-
Ok tesoro. C’ho provato – mi disse.
-
Magari possiamo fare nel pomeriggio – gli chiesi sperando che mi dicesse di no
in modo da poter passare più tempo con Edward.
-
No amore, non posso. Ho una riunione importantissima e non posso mancare. Anzi,
non mi aspettare, farò tardi e credo mangerò fuori. Chiedi a Edward di farti
compagnia così sono più tranquillo – mi disse ridendo.
-
Ok lo farò. Un bacio – gli dissi.
-
Ti amo – mi rispose lui prima che io chiudessi la conversazione.
Non
ero una ragazza che facilmente mostrava i suoi sentimenti e farlo per telefono
non mi andava o, forse, semplicemente stavo iniziando a pensare che in quello
che provavo per Jacob non c’era nessuna traccia di amore, ma solo di bene
profondo, qualcosa che però non poteva permettermi di espormi così tanto.
Posai
il cellulare in borsa, chiusi la macchina posando le chiavi e mi incamminai
verso l’ingresso del maneggio. In quel momento mi sentivo maledettamente in
colpa, ma soprattutto mi sentivo sporca per quello che avevo fatto. Avevo
l’opportunità di stare con quello che sarebbe diventato il mio futuro marito e
di scegliere con lui qualcosa di importante come potevano essere le fedi e,
invece, avevo preferito mentire pur di passare la giornata con il mio migliore
amico, o forse quello che credevo essere il mio migliore amico. In fondo
Edward, per me, era molto di più di questo, ma questo pensiero dovevo tenerlo
per me, non potevo permettermi di far trasparire nulla perché questo avrebbe
potuto cambiare la vita di tutti, in primis la mia.
All’età
di 15 anni, durante una festa di compleanno di una compagna di classe, avevo
capito che, forse, Edward per me non era solo un amico. Ricordavo perfettamente
quel giorno, quel giorno in cui a causa di uno stupido gioco avevo provato
emozioni indefinibili, emozioni che avevo chiuso dentro di me senza far
trasparire mai nulla. In fondo, per tutti, Edward era come un fratello e non è
possibile innamorarsi di un fratello.
FLASHBACK
Era una festa di compleanno come tante altre. Una compagnia di classe mia e di
Alice aveva organizzato una festa e aveva invitato noi due e il resto della
nostra comitiva sapendo che solo così noi saremmo andate. Tutti sapevano che
tutti e sette eravamo inseparabili e invitare da qualche parte una o uno di noi
significava invitare tutti gli altri. Era stata una bella festa, ci eravamo
divertiti tanto, fino a quando Kate, la festeggiata, aveva proposto di giocare
al gioco della bottiglia. All’inizio nessuno voleva giocare, dicevamo che era
un gioco che facevano i bambini, ma poi ci decidemmo e giocammo tutti. Dopo un
sacco di giri in cui tutto era andato bene, mi era toccato solo di dare uno
schiaffo ad un mio compagno di classe, di dire la verità riguardo ciò che pensavo sulla festeggiata (tra l’altro avevo pure
mentito) e di dare un bacio sulla guancia a Jasper, la bottiglia aveva toccato
me e nel secondo giro Edward. Dovevamo darci un bacio vero. Diventai rossa come
un pomodoro, mentre Edward si grattava la testa come tutte le volte che si
trovava in imbarazzo.
-
Dai ragazzi non possiamo, siamo come fratelli – mi giustificai io.
-
Bella ha ragione. E’ come se baciassi Alice – continuò Edward paragonandomi
appunto a una sorella.
-
Non ci sono storie. Avete voluto giocare e adesso lo fate – ci rimproverò il
folletto più pestifero della terra.
-
Alice, smettila – la rimbeccammo io e Edward all’unisono.
-
Sentite, il gioco è gioco. Nessuno di noi si è mai
lamentato per quello che ci è toccato fare, quindi fatelo e basta – continuò
Rosalie alzando la voce.
-
Non se ne parla – continuai io.
-
Concordo – mi appoggiò Edward.
-
Edward Cullen e Isabella Swan avete due secondi per smetterla di fare i bambini
e darvi questo bacio. Non sto scherzando – ci urlò contro Alice chiamandoci con
i nostri nomi completi il che voleva dire che si era arrabbiata.
Mai
far arrabbiare Alice Cullen, poteva diventare pericolosa, molto pericolosa.
-
E il bacio deve essere vero – continuò Jasper.
-
Dateci dentro con quelle lingue – ci prese in giro Emmett come era solito fare
facendo ridere tutti.
Ci
restava una sola cosa da fare. Darci quel fatidico bacio, altrimenti chissà
cosa ci avrebbe fatto Alice. Il resto degli invitati alla festa ci guardavano
sicuri che non lo avremmo fatto, in fondo, eravamo come fratello e sorella e lo
sapevano tutti, ma quando io e Edward contemporaneamente abbassammo la testa in
senso di assenso tutti restarono stupiti, mentre Alice e Rosalie se la ridevano
di gusto come se non avessero mai aspettato altro.
-
In fondo è solo un bacio – mi disse Edward sottovoce all’orecchio.
-
Hai ragione, non cambierà nulla dopo – continuai io prima che le labbra di
Edward si posassero sulle mie.
All’inizio
le mie sembrarono impreparate a quel contatto, in fondo quello era il mio primo
bacio vero e lo stavo dando al mio migliore amico, ma subito sembrarono
combaciare esattamente con quelle perfette di Edward. Dischiusi le labbra
permettendo alla sua lingua di entrare in contatto con la mia iniziando così un
gioco tra di loro, come una sorta di danza. Sembrava che quelle lingue si
stavano beando di quell’incontro e la stessa sensazione c’è l’avevo io che non
volevo più staccarmi da lui. Sentivo il corpo percorrermi da mille scariche
elettriche e tutto quello mi piaceva. Quando poi le nostre labbra si staccarono
entrambi ci guardammo per alcuni instanti che sembravano infiniti, fino a
quando sentimmo l’applauso di tutti.
-
Direi che siete due bravissimi attori – aveva detto Alice maliziosa come per
dire che quello non era stata un bacio dato per gioco, ma qualcosa di sentito.
Smettemmo
di giocare e tornammo a casa, ma quel bacio non riuscì mai a dimenticarlo.
FINE
FLASHBACK
Ripensare
a quel momento mi faceva sentire di nuovo i brividi che avevo provato quel
giorno, ma soprattutto mi faceva venire voglia di rifarlo. Ricordavo
perfettamente le mie parole: “Non cambierà nulla dopo”, così avevo detto e in effetti dopo non era cambiato nulla. Io e Edward avevamo
continuato ad essere gli amici di sempre, ma non nascondo che per un bel
periodo dopo quell’avvenimento mi ero sentita troppo in sintonia con lui, mi
sentivo parte di lui. Mi ero presa un vera e propria
cotta per il mio migliore amico, nessuno ne venne mai a conoscenza, e presto mi
resi conto che era una cosa impossibile tra me e lui e così ripresi a guardarlo
con gli occhi di un’amica, ma da allora per me Edward divenne un pezzo troppo
importante della mia vita, era come se da allora anche lui faceva parte della
mia anima. In questi ultimi giorni passati con lui mi stavo sentendo un po’
come in quel periodo, come se quel sentimento fosse tornato a farsi sentire, ma
forse il tutto era giustificato dal fatto che Edward da quando aveva saputo del
matrimonio aveva cambiato atteggiamento e non mi lasciava da sola un attimo,
era come se cercava di dimostrarmi qualcosa, qualcosa che, però, non avevo idea
di cosa potesse essere.
Immersa
nei miei pensieri non mi accorsi che qualcuno si era avvicinato a me, ma mi
resi conto della presenza di qualcuno dietro di me solo quando sentì due
braccia cingermi i fianchi e due labbra posarmi un tenero bacio su una guancia.
Quel profumo e quel tocco l’avrei riconosciuto fra mille, era Edward.
-
Hey scricciolo a cosa pensi? – mi chiese mentre continuava a cingermi i
fianchi.
Non
potevo dirgli la verità, non potevo dirgli che stavo pensando a quando a 15
anni mi ero presa una cotta per lui.
-
Ai vecchi tempi – mi limitai a dirgli.
In
fondo non era una bugia, ma nemmeno una verità per intero.
- A
volte mi piacerebbe entrare in quella testa – mi disse lui.
-
Ci troveresti solo confusione – gli risposi e in effetti
era vero. Soprattutto nell’ultimo periodo la mia mente era un turbine d
confusione.
-
Mi ha chiamato Jacob, mi ha chiesto se facevamo qualcosa insieme oggi visto che
tu eri impegnata con il lavoro – mi disse mentre io mi voltai per guardarlo
negli occhi.
Solo
in quel momento lo osservai. Indossava un paio di jeans scuri, una maglietta
beige alla quale aveva alzato le maniche fino ai gomiti e un paio di scarpe beige e nere. Portava un orologio nero, un bracciale
dello stesso colore con l’abbottonatura in acciaio e un paio di occhiali beige.
Era bellissimo, come sempre del resto.
-
Non gli avrai detto che dovevo venire qui? – gli
chiesi spaventata.
-
Non sono così stupido. Gli ho solo detto che avevo le prove per la prossima
gara e sembra averci creduto. Non capisco però perché tu gli abbia mentito – mi
chiese.
-
Non lo so nemmeno io, ma preferivo venire qui da te –
gli dissi sincera.
-
Non potevi dirmi cosa più bella – mi disse lui prima di prendermi in braccio e
farmi girare come in una giostra.
Ridevo
come una pazza e se fosse dipeso da me non sarei mai scesa da quelle braccia anche se la testa iniziava a girarmi. Mi fece
scendere e mi sorrise dopo avermi scoccato un bacio sulla guancia.
-
Andiamo a scegliere il cavallo – mi disse sorridendomi sghembo.
-
Quello nero è mio – gli dissi anticipandolo.
Tutti
e due amavamo i cavalli, ma soprattutto amavamo i cavalli neri.
-
Non credo proprio. L’ho già sellato ed è mio. Sei in ritardo per poter
scegliere – mi rispose lui.
-
Non esiste proprio. Il nero è mio – gli dissi arrivando alle stalle e
dirigendomi verso l’unico cavallo nero del maneggio.
Era
di una bellezza devastante, con il pelo lucidissimo e morbido. Era molto docile
e facile da cavalcare. Ero semplicemente un cavallo perfetto ed era quello che
usavo sempre quando andavo lì per cavalcare.
- In effetti da oggi è tuo – mi disse lui.
-
Che vuoi dire? – gli chiesi stupita.
-
Che l’ho comprato e te lo regalo – mi disse sorridendo.
-
Ma sei pazzo? – gli chiesi.
-
Più o meno – mi disse avvicinandosi a me e iniziando ad accarezzare pure lui il
cavallo.
-
Edward non puoi farmi un regalo come questo. Non lo posso accettare – gli
dissi.
-
Si che puoi. E poi è già tuo, ti rappresenta in pieno – mi disse.
-
Che vuoi dire? – gli domandai.
-
Guardalo. E’ bellissimo, docile, non si fa avvicinare da tutti, ma quando si
affeziona a qualcuno che lo cavalca da tutto se stesso esattamente come te – mi
disse accarezzandomi una guancia.
-
Non so davvero cosa dire – gli dissi.
-
Non devi dire nulla, infatti – mi rispose.
-
Grazie, grazie, grazie, sei un tesoro – gli dissi saltandogli addosso e
riempiendogli la faccia di baci.
-
Se sapevo che reagivi così ti avrei comprato tutto il maneggio – mi disse.
-
Spiritoso. Comunque dobbiamo dargli un nome – gli dissi.
- Io
direi di chiamarlo Asfaloth – mi rispose convinto.
-
Che significa? – gli domandai.
-
E’ un nome elfico che significa “fiore di luce” – mi spiegò.
-
Mi piace, ma perché questo nome? – gli domandai curiosa.
-
Perché tu per me sei come un fiore di luce. Con te non riesco a fingere e poi
in alcuni momenti difficili sei stata come la luce, mi hai aiutato senza che io
ti chiedessi niente – mi rispose sorridendomi.
Non
gli dissi nulla, mi limitai ad abbracciarlo forte e a farmi stringere tra le
sue braccia. In fondo se io ero la luce per lui, lui lo era per me. Quando si
staccammo lui andò a sellare un altro cavallo e poi uscimmo a fare una
passeggiata nel percorso che il maneggio offriva. Del resto era molto grande e
bellissimo. Lo facevo sempre, ma ogni volta era come se fosse la prima.
Passammo
tutta la mattinata a cavalcare. A ora di pranzo rientrammo e mangiammo al
ristorante che era all’interno del maneggio stesso, in una struttura diversa,
però. Poi tornammo di nuovo lì e passammo tutto il resto della giornata con
Asfaloth, decidendo perfino di cavalcarlo insieme. Facemmo una passeggiata con
me dietro di lui che lo stringevo forte e mi sembrò come di sognare. Avevo
tutto ciò che desideravo in quel momento. Un cavallo che era la mia passione e
Edward che era il mio tutto.
Tornammo
a casa e passammo tutto il resto della serata insieme così come avevo detto a
Jacob. A fine serata Edward tornò a casa sua mentre io
andai a farmi una doccia rilassante. Dopodichè mi buttai sul letto pensando che
in una sola giornata tutta le mie dinamiche erano
cambiate, ma soprattutto pensando che una sola giornata era bastata a mettermi
dei dubbi su quel matrimonio. Un solo pensiero vorticava nella mia mente. Jacob
era davvero la persona giusta? E se lui lo era, allora
cosa era Edward? Perché ultimamente sentivo il bisogno costante di averlo
vicino? Perché mi batteva forte il cuore quando lo vedevo, quando mi stringeva
tra le sua braccia, quando mi accarezzava? Il rapporto
tra me e Edward era davvero solo un’amicizia? Perché lui era cambiato così
tanto nell’ultimo periodo? Perché in quel momento invece di pensare a Jacob
stavo pensando a Edward? perché in quel momento
sentivo il bisogno di avere il mio migliore amico con me? E se Edward non fosse
per me più solo il mio migliore amico? Ok, forse, stavo iniziando a delirare,
era meglio se mi mettevo a leggere. Presi “Cime Tempestose”, il mio libro
preferito. L’avevo letto già un centinaio di volte, ma non mi stancavo mai,
quella storia mi piaceva troppo. Adesso era parecchio tempo che non lo leggevo
perché avevo convinto Edward a leggerlo e glielo avevo prestato. Gli avevo
detto che magari leggendo quella storia d’amore avrebbe capito l’importanza dei
sentimenti tra due persone mettendo in secondo piano il sesso. Me lo avevo
restituito quella sera stessa dopo mesi che c’è l’aveva lui e mi aveva detto
che, in fondo, gli era pure piaciuto.
Lo
aprì e notai che c’erano tre pagine al cui lato era stata fatta una piega come
per usarle come segnalibro. Aprì la prima pagina e notai che c’era un pezzo che
era stato sottolineato:
Io lo amo più di me stessa, Ellen; e lo so da questo: tutte le
sere io prego di potergli sopravvivere, perché preferirei essere infelice io,
piuttosto che saperlo infelice. È la prova che l'amo più di me stessa.
Restai
stupita da ciò che vidi, ma andai all’altra pagina segnata e vi trovai un’altra
frase sottolineata:
In ogni nuvola, in ogni albero, nell'aria della notte e
nell'aspetto di ogni oggetto durante il giorno, io sono circondato dalla sua
immagine! I più comuni visi di donna o uomo, i miei stessi lineamenti, si fanno
gioco di me con il loro ricordarla. Il mondo intero è per me una terribile
collezione di cimeli che mi ricordano che lei è esistita e che io l'ho persa.
Un’altra
pagina con un’altra piega. La aprì e un altro pezzo era sottolineato:
E così egli non saprà mai quanto io lo
ami; e ciò non perché sia bello, Nelly, ma perché lui è più me di me stessa. Di
qualunque cosa siano fatte le anime, certo la sua e la
mia sono simili: e quella di Linton è invece tanto differente dalla nostra
quanto lo è la luna da un lampo, o il ghiaccio dal fuoco.
Di
sicuro era stato Edward a sottolineare quelle parole perché io non ero stata e
quel libro non l’avevo mai prestato a nessuno tranne a lui. Restai stupita di
quello che vidi perché non riuscivo a capire il motivo per cui Edward avesse
sottolineato proprio quelle parti che tra l’altro erano alcune delle parti più
profonde di tutto il libro. Nonostante lo stupore, però, non potei fare a meno
di sorridere, perché quelle parole dimostravano la profondità del suo essere.
Una sola cosa mi chiedevo a quel punto. Perché proprio quelle frasi lo avevano
colpito? Che si fosse innamorato di qualcuna che non lo ricambiava o di
qualcuno con cui non poteva stare? E come mai non ne aveva parlato con me? Mi
raccontava tutto, perché non quello? Perché non una parte tanto importante
della sua vita? Poi riflettei sull’ultimo pezzo che aveva
sottolineato: “Di qualunque cosa siano fatte le
anime, certo la sua e la mia sono simili: e quella di Linton è invece tanto
differente dalla nostra quanto lo è la luna da un lampo, o il ghiaccio dal
fuoco”.
La
sua anima e quella di una ragazza era simili, mentre quella del “terzo incomodo”
era differente dalla loro. Chi è che poteva avere un’anima simile a quella di
Edward? Chi era che lo capiva talmente bene da leggergli l’anima?
In
quel momento un lampo percorse la mia mente, come una sorta di lampo di genio.
Stava parlando di lui, di me e Jacob. Possibile? Ma se ciò fosse vero
rifacendomi a ciò che aveva sottolineato negli altri pezzi significava che lui
era innamorato di me, che lui voleva la mia felicità anche a costo della sua
infelicità e che mi aveva perso, certo in modo diverso rispetto a come
Heathcliff aveva perso Catherine, ma in fondo il fatto che mi sposassi con
Jacob significava che noi due dovessimo separarci e in fondo era come se lui mi
perdesse.
Non
avevo idea di quanto di vero ci fosse nelle mie supposizioni, forse era tutto
frutto della mia immaginazione visto anche la giornata appena trascorsa e la
stranezza di Edward in quell’ultimo periodo. Si,
doveva essere tutta immaginazione la mia. Edward innamorato di me? Ma come
avevo anche solo potuto pensarlo? Si vede che la corsa con i cavalli doveva
avermi fatto uno strano effetto. Era meglio se mi mettevo a dormire, piuttosto
che leggere il libro, non ero nelle condizioni per farlo. Con questi pensieri mi
addormentai lasciandomi cullare dalla dolci braccia di
Morfeo.
-
ledyang: Sono contenta che il capitolo ti sia
piaciuto e grazie per il sostegno.
-
rere18: Mi fa piacere sapere che la storia ti piace. Condivido con te
che dovrebbe darsi una mano, anche se comunque la situazione non è delle più
semplici. Ricordiamoci che Jacob è un suo amico.
-
annatfl: Ti ringrazio per il sostegno, spero solo
di non deluderti con i prossimi capitoli.
-
eliza1755: Sono felice di sapere che a te la storia piace e spero che ti
piaceranno gli altri capitoli. Comunque si condivido con te sul fatto delle recensione. Ho detto in quel modo solo perché se la
storia non piace non ha senso continuare a scriverla visto che ho anche altre
storie da proseguire. Tutto qui, capisco la timidezza, visto che anche io
all’inizio non recensivo mai, ma poi mi sono sbloccata e mi sono perfino decisa
a scrivere. Capisco anche gli impegni e tutto e non pretendo le recensioni, era
solo per sapere se piaceva o meno e se ne valeva la
pena continuarla. Comunque ti ringrazio per aver condiviso con me questo tuo
iniziale problema.
-
sbrilluccica: Ti ringrazio per il tuo sostegno e per quello
che hai detto. Condivido con te perché anche io la penso così. Solo che volevo
essere sicura che la storia piacesse piuttosto che continuare a scriverla senza
che venisse apprezzata. Altrimenti l’avrei tolta e ripreso a scrivere le altre
storie che comunque finirò lo stesso. Comunque riguardo alla storia ti posso
dire che Edward i suoi sentimenti c’è li ha chiarissimi, solo che non è facile
affrontare una situazione del genere. E’ combattuto tra la sua di felicità e
quella delle persone a cui ama. Jacob l’amante? E chi se lo piglia? Scherzo
ovviamente. Comunque no, stai tranquilla che non c’è nessuna amante. Jacob è
innamorato pazzo di Bella. Il capitolo di “Ricordare il passato” lo pubblicherò
in questa settimana, devo solo finirlo e riguardo e poi è pronto.
-
Elieth: Beh a dire il vero gli fa malissimo, ma è
un modo per stare con lei visto che Bella dopo il matrimonio si trasferirà e
chissà quando si rivedranno.
-
gamolina: La mia non voleva essere un’accusa a chi
non recensisce era solo una domanda per sapere se la storia piace. Ho sempre
tenuto in considerazione non solo le recensioni, ma come hai detto tu le visite
e anche se la storia viene messa o meno nei preferiti
e nelle seguite, ma siccome siamo all’inizio volevo sapere se la storia piace e
se ne valeva la pena continuarla, altrimenti avrei continuato le altre storie
visto che già in corso ne ho altre. Comunque grazie per il tuo sostegno. Quanto
alla Bella dell’altra mia storia, devi finire di scrivere il capitolo, appena
sarà pronto lo posterò così scopriamo che fine ha fatto la Bella sul lettino.
-
dany_96: Sono contenta di sapere che la storia ti piace. Ho deciso di
continuarla e spero che continuerà a piacerti.
Un grazie di tutto cuore a tutti
voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia tra i preferiti
e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi hanno inserita
tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di vostro
gradimento e recensite. Un bacio.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di
Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza
alcun scopo di lucro.
Eccomi qui con un altro capitolo. Spero sia di vostro gradimento.
Volevo ringraziare coloro che mi hanno sostenuto visti i miei dubbi sul
continuare o meno la storia. La continuerò sperando che piaccia e che
soprattutto non deluda chi la sta leggendo, chi l'ha messa nei preferiti e chi
nei seguiti. Un bacione e buona lettura a tutti.
BISOGNA SBAGLIARE PER CONOSCERE LA VERITA’?
Capitolo 7
Cosa mi succede?
POV BELLA
Mancava meno di un mese al
matrimonio e ancora c’erano un sacco di cose da organizzare. Avevo scelto solo
la Chiesa, il ristorante e avevo spedito gli inviti. Il resto era tabù. Non
avevo fatto altro che trascorrere le mie giornate in compagnia con Edward. Per
fortuna che c’era Alice. Lei avrebbe tappato tutti i miei buchi e da quello che
mi aveva detto per telefono tutta l’organizzazione era a buon punto.
Sentì il cellulare squillare
e mi alzai dal tavolo della cucina dove stavo facendo colazione per prendere il
cellulare che avevo lasciato nel salotto. Guardai il display e notai che era
proprio Alice. Quando si dice la coincidenza. Premetti subito il pulsante
verde.
- Ciao tesoro – gli dissi non appena iniziò la
comunicazione.
- C’è un problema – mi rispose lei agitata.
- Buongiorno anche a te Alice, sono felice di
sentirti – gli dissi sarcastica.
- Non è tempo di sarcasmo. Abbiamo un problema – mi
comunicò.
- E sarebbe? – gli domandi curiosa di sapere a cosa
si riferisse la mia migliore amica.
- Io e Rosalie abbiamo un problema a lavoro – mi
disse.
- Ciò significa che… – dissi lasciando la frase in
sospeso consapevole che l’avrebbe terminata lei.
- Ciò significa che dobbiamo rimandare la partenza di
un paio di giorni – mi informò.
- Ma siete pazze? Io ho bisogno del vostro aiuto –
gli dissi anche se forse più che del loro aiuto avevo bisogno di qualcos’altro.
- Più che altro tu hai bisogno di un sostegno morale
perché inizi a capire che probabilmente stai facendo una cazzata – mi disse lei
di punto in bianco.
Colpita e affondata.
- Alice sei impazzita? Ma che ti passa per la testa? –
gli chiesi facendo finta di essere sconvolta da quello che aveva detto.
- Sto dicendo la verità Bella – mi rispose convinta.
- E quale sarebbe questa verità? – gli domandai
sarcastica.
- Che non sei sicura nemmeno tu di cosa stai facendo
– mi rispose.
- Non essere ridicola – la rimbeccai io.
- Io sono ridicola? E tu allora? Ti sembra normale
quello che hai fatto l’altro giorno? – mi domandò.
Qualcosa mi diceva che sapeva della mia piccola bugia
a Jacob.
- Non capisco a cosa tu ti riferisca – gli risposi mentendo.
- Si certo come no. Secondo te, è normale dire una
bugia a Jake per trascorrere una giornata con Edward? Cioè Jake è sempre
impegnato con il lavoro nell’ultimo periodo, dovevi approfittarne del fatto che
si fosse preso una mattinata libera – mi rimproverò.
- Chi te l’ha detto? – gli chiesi.
- Chi vuoi che me l’abbia detto? Ho fatto due più
due. Jake ha chiamato Jasper e tra una cosa e un’altra gli ha detto della
mattinata libera. Poi ho sentito Edward e mi ha detto che aveva passato la
giornata con te – mi spiegò.
- Non vedo dove sta il problema. Ok, ho sbagliato.
Dovevo rimandare la giornata con Edward, ma non mi andava. Fine della storia –
gli risposi alzando un po’ la voce.
- Infatti il problema non
sta nel fatto che dovevi dire la verità a Jake. Il problema sta nel fatto che
tra uscire con Edward e andare a comprare le fedi con quello ch dovrebbe essere
il tuo futuro marito hai scelto di uscire con Edward che altri non è che il tuo
migliore amico o almeno così lo definisci tu – mi disse lei.
- Alice cos’è che vuoi insinuare? – gli dissi
continuando con il tono alto di voce.
- Che forse non hai ancora capito che devi sposarti
con Jacob e non con Edward – mi rispose come se mi stesse rivelando chissà
quale verità.
- Lo so benissimo questo. Sto cercando di passare più
tempo con Edward perché poi non lo potrò più fare e poi mi sta aiutando ad
organizzare il matrimonio visto che Jacob è così impegnato con il lavoro – mi
giustificai.
- Tutte sciocchezze. Senti non ti ho mai tenuto
nascosto il fatto che non sono molto d’accordo con questo matrimonio, non
perché abbia qualcosa contro Jake, perché lo sai che è uno dei miei più cari
amici, ma perché so che non è quello giusto. Non voglio essere io a dirti chi è
giusto e chi no, ma so come guardi lui e come guardi Edward e c’è un abisso di
differenza. Sei ancora in tempo per mandare tutto a monte – mi disse.
- Tu sei completamente pazza. Io e Edward? Il sole di
Jacksonville ti da davvero alla testa – gli dissi
scoppiando a ridere anche se la mia risata aveva un non so che di isterico.
- Ridi, ridi, fai pure. In fondo sai che sto dicendo
la verità. Tu e Edward continuate a ripetervi che sono io quella che si fa i
castelli in aria. Del resto siete solo due cocciuti, testardi. Dici di amare
Jake, beh sposalo. Avevo chiamato solo per informati che non possiamo venire
questa settimana così come ti avevamo detto, tutto qui. Non volevo certo finire
con il litigare – mi disse.
- Non stavamo litigando. Comunque posso capire quando
verrete? – gli domandai.
- Fra un paio di giorni, cascasse il mondo, saremmo
da te – mi informò.
- Il fatto che avete problemi con il lavoro significa
che mi devo sbrigare tutto da sola? – gli domandai sperando che mi stessi
sbagliando.
- Certo che no. E’ tutto pronto, mancano solo le
ultime cose. Devi solo pensare ad andare a cercare un vestito, ma mi raccomando
non lo comprare fino a quando non verremmo io e Rosalie. Tu dagli un’occhiata,
poi decidiamo insieme. Ti serve il nostro consiglio e mi raccomando non
portarti Jacob, porta sfortuna, anche se non credo tu lo avresti fatto – mi
disse.
- Spiritosa. Comunque ok e grazie di tutto. Senza di
te e Rose non avrei saputo proprio come fare. Ci risentiamo – gli dissi.
- Si ok e mi raccomando prenditi cura del mio
fratellino – mi disse maliziosa.
- Lo faccio sempre. Un bacio – gli dissi chiudendo la
conversazione ed evitando di scorgere la malizia in quello che aveva detto.
Prima o poi me lo aspettavo un discorso di quel tipo
da Alice, del resto lei insieme a Rose, Emmett e Jasper, da quando mi ero messa
con Jake, non facevano altro che ripetermi che io dovevo stare con Edward e non
con Jacob. Dicevamo che, in fondo io amavo lui e lui me. Che stupidi. Non
riuscivano a comprendere che il rapporto con Edward non era amore. O forse la
stupida ero io? Meglio non pensarci.
Ancora in pigiama uscì di casa per andare dai
ragazzi. Appena fui davanti alla porta suonai il campanello e dopo qualche
istante Edward venne ad aprirmi la porta. Che strano, mi sarei immaginata di vedere
una ragazza e, invece, ero stata delusa, o meglio contenta. Ripresami dallo
stupore iniziale mi accorsi di cosa aveva indosso Edward o, forse, era meglio
dire di cosa non aveva indosso.
Doveva essere appena uscito dalla doccia. Aveva un
asciugamano che gli copriva il bacino, le parti intime e una minima parte delle
gambe. Il resto era totalmente scoperto. Goccioline d’acqua gli cadevano sui
pettorali e aveva i capelli bagnati che ancora gli gocciolavano rendendolo
tremendamente sexy. Non era la prima volta che lo vedevo in quel modo, ma
stranamente l’effetto che mi stava facendo quella volta non me lo aveva mai
fatto. Lo guardavo come si guarda qualcosa di così bello da sembrare irreale.
- Sei hai finito di guardare puoi pure entrare – mi
disse facendomi segno di accomodarmi.
Cavolo si era accorto di come lo stavo guardando.
Mamma mia che figura. Di sicuro dovevo essere di un colorito molto più simile
al bordeaux che al colore naturale della mia pelle. Feci finta di nulla ed
entrai sperando con tutto il cuore che non facesse battutine su ciò che era
appena successo, anche se, in fondo, non era successo niente.
- Mi serve una sigaretta che sono rimasta senza – gli
dissi cercando di evitare di guardarlo.
- Buon modo di salutare. Direi che come minimo se
vuoi la sigaretta mi devi dare un bacio – mi disse lui sorridendomi sghembo.
Mamma mia, stavo morendo. Ero di fronte a un dio
greco quasi nudo con un sorriso sghembo sulla faccia che mi guardava con
un’espressione sexy. A volte mi chiedevo come facesse ad apparire sempre così.
In 22 anni non avevo mai visto un ragazzo sexy come lui in qualsiasi cosa
facesse, perfino quando dormiva.
- Direi che uno è poco – gli dissi cercando di
mandare via l’imbarazzo mentre provavo a scherzare.
- Infatti ho detto come minimo
– mi rispose.
Mi avvicinai e gli baciai una guancia e poi anche
l’altra, ma nel contatto con lui una goccia di acqua passò dai suoi capelli
alla mia faccia. Lui se ne accorse e portò la sua mano sulla mia guancia e
catturò quella goccia nel suo dito e nel frattempo mi guardava. Alzai gli occhi
e anch’io lo guardai, ma mi resi conto di aver fatto un errore perché non
riuscì a capire più nulla. Ero totalmente persa in quell’azzurro che erano i
suoi occhi che mi ero estraniata da tutto. In quel momento sembrava che lui mi
guardasse come se fossi la cosa più bella che gli era
capitata di vedere.
Prese la mano, quella stessa mano che aveva usato per
asciugarmi la gocciolina d’acqua e iniziò ad accarezzarmi la faccia, la passò
nel contorno degli occhi, nel contorno delle orecchie, scese fino all’incavo
del collo per poi risalire e cerchiare il contorno delle mie labbra. Fremetti a
quel contatto. Io non riuscivo a muovere un muscolo, ero completamente
immobilizzata dalla situazione e cosa peggiore quella situazione per quanto
innaturale mi piaceva più del lecito e sperai con tutto il cuore che non
smettesse di toccarmi come stava facendo. Smisi di guardarlo negli occhi e il
mio sguardo venne catturato dalla sua bocca e sentì immediatamente
l’irrefrenabile desiderio di baciare quelle labbra perfette. Lui sembrò quasi
accorgersene perché lentamente il suo viso si avvicinò al mio, così tanto che
riuscivo a sentire il suo respiro sulla mia pelle. Si avvicinava sempre di più
e io non avevo nessuna intenzione di interrompere quel contatto, perché mi resi
conto che non c’era cosa che desideravo di più che sentire le sue labbra sulle
mie.
Lo so che ero un’emerita stronza, ma forse, per la
prima volta dopo anni stavo ascoltando quello che diceva il cuore e non la mente
e non riuscivo a pentirmi di quello che stavo pensando, non riuscivo a pentirmi
del fatto che desideravo essere stretta dalle uniche braccia che bramavo
praticamente da sempre, quelle di Edward.
Per anni avevo cercato di depositare nel più profondo
del mio essere quello che provavo per Edward e c’ero pure riuscita. Ero
riuscita a tenere lontana quella cotta che da bambina mi ero presa per il mio
migliore amico, ma adesso era tutto diverso. Adesso non ero una bambina e
adesso quello che provavo non era una cottarella adolescenziale, ma qualcosa di
più forte, di più forte perfino per una cinica come me che non credeva che un
sentimento tanto forte potesse farsi spazio dentro di lei.
Non riuscivo a capire cosa mi stesse succedendo,
forse era la paura del matrimonio o forse era semplicemente qualcosa di più
profondo, forse era solo che io, Isabella Swan, meglio conosciuta come Bella,
mi ero innamorata del mio migliore amico, o forse lo ero sempre stata, ma
questo amore era venuto a galla in quest’ultimo periodo che eravamo stati
insieme, forse era venuto fuori dalle frasi sottolineate che avevo letto
l’altro giorno speranzosa che fossero dedicate a me, forse era venuto fuori
adesso che Edward sembrava essere un’altra persone e
sembrava non avere occhi che per me, o forse semplicemente era un sentimento
che c’era sempre stato, del resto Alice mi aveva appena detto:”so come guardi
lui e come guardi Edward e c’è un abisso di differenza”. Con tutta probabilità
lei aveva capito tutto molto prima di me, lei era riuscita a scavare dentro di
me solo guardandomi negli occhi, quegli occhi che mostravano quello che per
anni mi ero rifiutata di accettare.
Amavo Edward Cullen, lo amavo come si ama dal
profondo, come si ama una persona senza la quale non puoi vivere, lo amavo
totalmente e incondizionatamente. E questa al momento era l’unica certezza che
avevo.
Volevo baciarlo, eccome se lo volevo e non vedevo
l’ora che quelle labbra toccassero le mie. Sentì il suo respiro su di me e in
pochi secondi quei millimetri di distanza che ci dividevano svanirono del nulla
e le sue labbra finalmente toccarono le mie in un bacio casto,
tranquillo, ma che mi provocava sensazioni indescrivibili. Mi avvicinai ancora
di più a lui e ricambia il bacio.Quel
bacio fu come il primo di tutta la mia vita perché era qualcosa di diverso,
qualcosa che mi trasmetteva sensazioni mai provate prima, sensazioni ancora più
profonde rispetto a quelle che avevo provato quando lo avevo baciato da
bambina. A poco a poco il bacio divenne sempre più passionale e le nostre
lingue continuavano a giocare tra loro. Le nostre labbra combaciavano
perfettamente, come se fossero state create per appartenersi. Sembravano le due
metà perfette di una mela e iniziavo a chiedermi se davvero Edward fosse
l’altra metà della mela.
Mi feci coinvolgere talmente tanto da quel bacio che
gli misi le mani tra i capelli e presi a giocarci nonostante fossero ancora
umidi per via della doccia. Sembravo in paradiso e credevo che nessuno mi
avrebbe potuto togliere quel momento meraviglioso, quel momento tanto sentito
sia da me che da lui, ma non appena finì di pensare questo sentì un rumore
provenire da una delle tante stanze e solo allora mi resi conto che con tutta
probabilità quella che sarebbe dovuto diventare mio marito era nell’atra stanza
mentre io mi sbaciucchiavo il suo migliore amico.Solo allora ritornai al mondo
normale e subito mi staccai da Edward anche se una
parte di me era rimasta incollata a lui e sperai tanto che sarei riuscita a
riprendermela in fretta. Non potevo permettermi questo genere di cose, fra meno
di un mese mi sarei sposata e non era lui la persona che mi avrebbe aspettato
trepidante all’altare.
Lui mi guardò e lo vidi dispiaciuto, in fondo lo ero
pure io.
- Cazzo mi sono rotto un dito – disse Jacob entrando
nel salotto saltellando mentre si toccava il dito del piede.
- Cosa è successo? – chiesi come se nulla fosse
cercando soprattutto di non guardare Edward.
- Mi sono alzato dal letto e ancora
mezzo addormentato ho sbattuto nel piede del letto. Mi sono fatto un
male cane – si lamentava Jake.
- Sei sempre il solito. Una frana – gli disse Edward
che adesso sembrava essere tornato quello di sempre.
- Senti chi parla. Miss “faccio tutto giusto” – lo
canzonò il mio fidanzato.
- Se facessi tutto giusto non sarei in questa
situazione. Vado a vestirmi, vi lascio la vostra privacy – rispose lui in un
misto di tristezza e irritazione mentre mi guardava prima di uscire dalla
stanza e andarsi a vestire.
- Certo che ultimamente è strano – mi disse Jacob
dopo avermi dato un bacio a stampo e essersi seduto sul divano continuando a
toccarsi il dito dolorante.
- In che senso? – gli chiesi curiosa.
In fondo vivevano insieme quindi lui poteva chiarirmi
le idee.
- Non saprei, non me ne vuole parlare. Dice che è
tutto apposto, ma non mi sembra proprio – mi disse lui.
- Magari ti sbagli – gli feci notare.
- Dubito. Lo sai da quant’è che Edward non porta una
ragazza a casa e non mi racconta nemmeno di incontri occasionali con qualcuna?
Da quasi un mese, un mese ti rendi conto? – mi chiese scioccato.
- Ho notato che non si vedono più molte ragazze, ma
pensavo che fuori continuasse a divertirsi – gli dissi
- Assolutamente no. La cosa è talmente strana. E poi
ultimamente è sempre sulle sue. A volte lo guardo e sembra come se io fossi il
suo peggior nemico – mi fece notare.
Non sapevo davvero cosa pensare, sapevo solo che il
suo strano comportamento con Jacob, il bacio di prima e il suo atteggiamento in
generale dimostrassero la mia teoria elaborata la sera in cui avevo aperto
“Cime Tempestose”.
- Sai benissimo che non è così, magari c’è qualcosa
che non va. Non so, il lavoro, per esempio. Sono le
ultime gare del campionato di quest’anno, magari è agitato, sai quanto ci tiene
a vincere per la terza volta il titolo – gli proposi come soluzione.
- Ma se non perde una gara da settimane intere. C’è
qualcos’altro sotto. Secondo me, ha conosciuto qualcuna – mi disse mentre io
raggelai all’istante.
- Qualcuna? – gli chiese facendo la finta stupita.
- Si, secondo me, finalmente
si è innamorato. Ha tutti gli atteggiamenti di una persona innamorata.
Ultimamente è perennemente sulle nuvole, sembra sempre pensare a qualcosa e
spesso gli sento ascoltare una canzone e gli brillano gli occhi, magari gli ricorda
lei – mi disse Jake.
- Ma dai, Edward innamorato?
Ma tu c’è lo vedi? – gli chiesi.
- Senti amore, non lo so, ma per me è così – mi
disse.
- Jake non lo so. Può essere che si sia innamorato.
Magari gli parlerò e vediamo se mi racconta qualcosa. Possiamo solo essere
felici per lui se ha finalmente trovato la donna giusta – gli dissi.
- Va beh vedremo. Comunque vai a vestirti che io
faccio lo stesso. Finalmente ho una giornata libera e la voglio passare con la
mia futura moglie – mi disse sorridendomi e baciandomi sul collo.
A dire il vero non ne avevo proprio voglia, ma non
potevo dirgli di nuovo no. Adesso l’unica cosa che mi interessava era parlare
con Edward, ma forse era meglio stare lontani per un po’. Dovevo dimenticarlo,
lo dovevo fare per Jacob.
- Ok vado. Ci vediamo dopo – gli dissi dandogli un
bacio a fior di labbra e uscendo da casa loro.
Mi diressi a casa mia e entrai andando a buttarmi
nella doccia. Dovevo schiarirmi le idee e chissà se una bella doccia gelata
avrebbe portato via anche il sentimento che stava crescendo dentro di me, un
sentimento che si chiamava amore, ma per la persona sbagliata, però.
Risposte alle vostre recensioni:
-
sbrilluccica:Si, in effetti Bella
sembra essersi svegliata e in questo capitolo si capisce ancora di più. Quanto
a Edward si, lui da adesso in poi giocherà le sue
carte. Possiamo dire che la partita è appena iniziata, chi la spunterà.
-
ledyang:Si, Edward ha
capito perfettamente quello che prova e adesso cercherà di farlo capire con
discrezione anche a Bella.
-
costi84: Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto. Mi auguro che ti
piaceranno anche i prossimi.
-
gamolina: Beh in effetti
Bella non sa nemmeno lei cosa pensare. Nonostante questo come vedi in questo
capitolo c’è un ulteriore passo avanti. Chissà che lei non capisca da sola come
è messa la situazione. Quanto a chiamarla ottusabel
sono d’accordo. Per adesso è un nome che gli sta perfetto.
-
TanyaCullen: Tesoro non preoccuparti se non hai potuto
recensire, capisco gli impegni soprattutto con la scuola. Ne so qualcosa e dal
venerdì sono completamente sclerata. Sono uscite le materie esterne per gli
Esami di Stato e non so da quale burrone buttarmi. Tu quale mi consigli? Comunque,
tornando alla storia, sono felice che ti piace. E
comunque gio davvero non preoccuparti. Quando puoi mi
fa piacere sapere cosa ne pensi, ma gli impegni e la scuola prima di tutto.
-
cloecullen: Noto che in molti
non vogliono che Bella sposi Jacob, chissà cosa succederà alla fine. Se vuoi
scoprirlo continua a seguire la mia storia.
-
Giorgina_Cullen: Beh, Bella non prende in
considerazione che Edward la ami perché è troppo convinta che la loro sia solo
un’amicizia, o almeno è convinta che lui non possa mai considerarla qualcosa di
diverso da un’amica. Quanto al capitolo di “quando l’amore ti cambia la vita”
dovrai aspettare ancora un po’. Devo finirlo di scrivere e per adesso voglio
finire questa e “Ricordare il passato”. Dopodichè mi dedicherò di nuovo a
quella considerato che ho tutta l’intenzione di finirla. Considera anche che ho un sacco di impegni con la scuola e nei mesi a venire
credo che il tempo sarà ancora minore considerato che ho degli Esami di
maturità da preparare. Spero, comunque, quanto prima di postare il capitolo di
quella storia.
-
eliza1755: Sono molto contenta di sapere che sono riuscita a rendere il
bellissimo rapporto che c’è tra Edward e Bella. Era fondamentale, per me,
riuscirci. In questo capitolo credo che i sentimenti di Bella siano più chiari
sia per voi che leggete sia per la stessa Bella. Quanto ai flashback ti
assicuro che c’è ne saranno anche altri nel corso della storia.
Un grazie di tutto cuore a tutti
voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia tra i preferiti
e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi hanno inserita
tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di vostro
gradimento e recensite. Un bacio.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di
Stephenie Meyer. Questa
storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.
Eccomi qui con un altro capitolo. Spero sia di vostro
gradimento. Un bacione e buona lettura a tutti.
BISOGNA
SBAGLIARE PER CONOSCERE LA VERITA’?
Capitolo 8
Il vestito da
sposa
POV BELLA
Avevo passato tutta la giornata con Jacob e non avevo
avuto la possibilità di vedere Edward e di parlare con lui. sentivo
il bisogno di dirgli qualcosa o, forse, semplicemente volevo che fosse lui a
dirmi qualcosa. Una parte di me, però, aveva paura di vederlo, paura di
guardarlo negli occhi e di non vedere più quello sguardo che avevo visto il
giorno prima, paura che lui potesse scusarsi e dirmi che quel bacio era stato
solo un errore.
Non sapevo cosa mi stava prendendo, non sapevo perché
non facevo altro che pensare a lui e non mi spiegavo perché il contatto con
Jacob iniziava a darmi fastidio, l’unica cosa di cui ero a conoscenza era che
io avevo bisogno di Edward, avevo bisogno di lui in tutti i sensi in cui si
poteva avere bisogno di una persona.
Per un sacco di tempo mi ero chiesta se anch’io
potevo sognare, se anch’io potevo provare quel sentimento che tutti definivano meraviglioso e solo ora mi rendevo conto che la mia isola
felice era ad un passo da me, che bastava ascoltare il mio cuore che mi diceva
che era lui quello giusto, che era lui la mia isola felice, l’unica isola dove
potevo essere me stessa senza paura di essere giudicata o di non essere capita.
Io lo amavo e questo, ormai, era risaputo, me ne ero resa conto ed era successo solo con un bacio, eppure per me
quello non era stato solo un bacio, ma qualcosa di più profondo, era come se io
per la prima volta lo avessi sentito veramente mio. Mi rendevo conto che il
sentimento verso Edward era qualcosa di diverso rispetto a quello verso Jacob
perché per la prima volta avevo sentito le farfalle nello stomaco mentre
baciavo qualcuno e per la prima volta il mio cuore sembrava volesse uscirmi dal
petto a causa del contatto con una persona.
Che fosse questo quel sentimento di cui spesso mi
avevano parlato Alice e Rosalie? Che fosse questo il vero amore? Quello che io
non avrei mai creduto di poter provare?
Solo una cosa, però, mi faceva male ed era sapere di
essermi innamorata davvero della persona sbagliata. Era un anno che stavo con
Jacob e in tutto quel tempo non avevo cercato di fare altro che di imparare ad
amarlo come lui amava me, come i ragazzi si amavano tra di loro, ma non era
stato così, non ero riuscita nel mio intento e così mi ero auto convinta che il
vero amore non facesse per me. Adesso, invece, mi trovavo innamorata e sola,
tremendamente sola.
Durante tutta la mia vita avevo sempre potuto contare
sul sostegno dei miei amici, un sostegno incondizionato e vero, ma adesso non
potevo contare su di loro.
Come facevo a dire a Edward di essermi innamorata di
lui?
Come facevo a dire a Jacob che non era lui la persona
che amavo davvero, ma bensì il suo migliore amico?
E Alice e Rosalie? Come avrei potuto dire a loro che
ero una persona diversa da quella che loro conoscevano? Come avrei potuto
dirgli che mentre baciavo Jacob immaginavo che quelle labbra fossero di Edward?
Per non parlare di Jasper e Emmett. Come dire loro
che quella che loro avevano sempre considerato una sorella minore si stava
prendendo gioco di uno dei loro più cari amici?
Mi avrebbero accusato tutti di falsità, di ipocrisia,
ma soprattutto di egoismo, egoismo perché ero consapevole di non poter stare
con Edward e allora pur spendo di non amare Jacob continuavo a stare con lui e
a prenderlo in giro.
Mi sentivo tremendamente sporca, ma nonostante questo
non riuscivo a pentirmi del bacio dato a Edward perché mi ero sentita viva ed
era una vita che non mi sentivo così.
- Bella si può sapere a cosa pensi? – mi chiese
Angela mentre sistemava una maglietta nell’apposito scaffale.
Angela era la ragazza che lavorava con me in negozio.
Eravamo diventate amiche, ma non così tanto perché io potessi aprirgli le porte
dei mie pensieri.
- Niente, stavo solo pensando che ancora ho un sacco
di cose da sistemare e il tempo è davvero poco, ormai – le risposi riferendomi
al matrimonio e ovviamente mentendo.
- Ma non mi avevi detto che la tua amica ha già
sistemato tutto? – mi domandò curiosa.
- Si certo, ma devo ancora sistemare delle cose io.
Ad esempio devo ancora andare a dare un’occhiata per l’abito da sposa e non
credo che si sia mai vista una sposa senza vestito – le spiegai.
Del resto quella non era una vera e proprio bugia. In
quel momento non stavo pensando a quello, ma quello era pur sempre un problema
che avrei dovuto risolvere.
- Ed è tutto questo quello che ti preoccupa?
Scegliere il vestito è la parte più bella dell’organizzazione di un matrimonio
– mi fece notare lei.
Angela si era sposata l’anno prima con il suo storico
fidanzato. Stavano insieme dai tempi del liceo e da allora non si erano mai più
separati. Ben era un ragazzo fantastico ed era perfetto per lei.
- Si, forse hai ragione – le
dissi.
- Se vuoi pomeriggio, visto che non lavoriamo,
possiamo andare insieme a provarne qualcuno – mi propose.
In effetti quella mi sembrava un’ottima
idea. A dire il vero ci sarei voluta andare con Edward, ma dopo quello che era successo forse non era il caso.
- Hai ragione, la tua è
un’ottima idea. Ti passo a prendere io e ci andiamo. Mi serve il tuo parere –
le dissi sorridendogli.
- Perfetto – mi rispose ricambiando il sorriso mentre
io mi allontanavo visto che era appena entrata una signora in negozio.
Mi avvicinai a lei e la aiutai a scegliere un
vestito. Il resto della mattinata passò così, tra un cliente e un altro.
Appena finimmo il turno ognuna tornò a casa e io dopo
essermi cucinata un po’ di pasta pulì tutto e andai a farmi una doccia. Non
appena uscì mi asciugai i capelli lasciandoli mossi. Dopodichè andai in camera
a vestirmi. Indossai un paio di short di jeans con una maglietta a maniche
corte rosella sulla quale indossai un giaccone a maniche corte sabbia. Indossai
un paio di tronchetti dello stesso colore del giaccone e mi misi una collana e
un bracciale rigido entrambi sulle tonalità del dorato. Una volta vestiti andai
a truccarmi e quando fui pronta presi la borsa sabbia e uscì di casa dirigendomi
a casa di Angela.
Quando fui fuori casa gli suonai con il clacson
dell’auto e lei in poco tempo uscì di casa e salì in macchina. Ci dirigemmo
direttamente nel miglior negozio di abiti da cerimonia di Phoenix e non appena
arrivammo posteggiai e entrammo. Il negozio era bellissimo, molto grande e
diviso in più settori. Da una parte vi erano gli abiti da sposa, da un’altra
parte gli abiti per lo sposo e ancora più in là vi erano gli abiti per le
damigelle e i vari abiti da cerimonie. Era davvero un bellissimo negozio ed era
arredato con molto gusto.
Non appena ci videro entrare una donna si avvicinò a
noi chiedendoci di cosa avessimo bisogno. Gli spiegammo tutto e lei ci condusse
nel reparto “abiti da sposa” iniziando a farci vedere vari modelli di vestiti.
Avevo già un’idea di che genere di vestito comprare, ma mi piaceva vederne un
po’ di tutti i generi e magari indossarli, anche quei modelli strambi che già
solo a vederlo sapevo che non li avrei mai comprati. Volevo distrarmi dai miei
pensieri e lasciare perdere per un po’ gli ultimi problemi che c’erano stati. Tante
volte mi era capitato di vedere dei film in cui c’era la ragazza che andava a
scegliere l’abito e ne provava di tutti i gusti, solo per il piacere di ridere
con la sua amica. Ed era quello che volevo io, anche se avrei tanto preferito
che al posto di Angela ci fossero Alice e Rosalie, anche se comunque la
compagnia di Angela mi era davvero tanto gradita, forse, perché era una delle
poche ragazze che non si faceva mai gli affari degli altri, era molto discreta,
pure troppo a volte.
Inizia a indossare vari modelli e con Angela non
facevamo che ridere per le stramberie che indossavo.
- Non che carinissimo? – le domandai sarcastica dopo
essermi provato l’ennesimo vestito che nemmeno morta avrei indossato per il mio
matrimonio.
Era un vestito principesco. Stretto a corpino sopra e
enorme sotto. Era tutto elaborato e mi faceva sembrava una donna di un’altra
epoca. Faticavo perfino a camminare per paura che mi portassi a presso tutto quello che c’era intorno a me.
- Ma dai – mi rispose lei scuotendo la testa.
In fondo avevamo gusti molto simili. Entrai di nuovo
in camerino e ne provai un altro. Era a modello sirena.
Era a fascia e scendeva aderente fino alle ginocchia e da lì in poi si
allargava formando una coda dietro di me. Inoltre abbinato al vestito c’era una
sorta di cappello con una retina trasparente che avvolgeva la testa e parte
della faccia. Decisamente nemmeno quello era il mio genere.
- E questo come lo vedi? E’ molto sexy, molto sexy
and the city – le dissi avvicinandomi provocante.
Era evidente la mia nota ironica.
- Direi più sexy che the
city – mi rispose lei scoppiando a ridere.
- Il cappello è carino, però – le dissi del tutto
sarcastica.
Con quel coso in testa mi sentivo tanto un confetto.
- Non direi proprio – mi disse – Senta, gentilmente,
gliene fa provare un altro? – chiese poi riferendosi alla commessa.
Entrai nel camerino e ne provai un altro, quello che
mi aveva colpito da quando la commessa me lo aveva fatto vedere. Era decisamente
il genere che cercavo, semplice, ma bello. Lo indossai
e prima di uscire mi osservai per bene allo specchio. Mi scendeva perfettamente
e mi sentivo a mio agio lì dentro. Era perfetto.
Aveva un corpetto leggiarmente lavorato che mi
fasciava il seno e lo metteva in evidenza e poi scendeva largo. Aveva una coda
leggere dietro e nella parte della gonna da qualche parte c’erano delle
lavorazioni che si vedevano e non si vedevano. Uscì dal camerino e mi diressi
verso Angela. Ero leggiarmente in imbarazzo, forse, perché quel vestito lo
sentivo già mio.
- Eddai, non ti imbarazzare. Sei bellissima – mi
disse notando subito il mio stato d’animo.
- Ti piace? – chiesi titubante.
- Sono senza parole. Sei…sono senza parole – mi
rispose sorridendomi mentre io stessa capì che gli piaceva davvero.
Era bellissimo quel vestito e anch’io mi sentivo
bella con quell’abito indosso. L’avrei comprato senza aspettare Alice e
Rosalie, in fondo, il vestito era qualcosa di molto personale e volevo essere
io a sceglierlo. Tanto sapevo che a loro sarebbe piaciuto pure, del resto in
fatto di moda avevamo un po’ gli stessi gusti.
Mentre ero immersa nei miei pensieri sentì qualcuno
applaudire e mi voltai per guardare di chi si trattava. Non appena i miei occhi
videro chi era che aveva fatto quel gesto mi sentì morire dall’imbarazzo. Poco
distante da me c’era Edward insieme a James, il suo compagno di scuderia e
anche un suo amico al di fuori del lavoro. Era molto simpatico ed era un
ragazzo alla mano. Notai che lui era vestito sportivo mentre Edward indossava
un vestito nero lucido con una camicia e cravatta viola. Di sicuro era lì per
il mio stesso motivo. Ero andato a comprare il vestito per il matrimonio. Erano
lì che ci guardavano e applaudivano e io mi sentivo morire perché non avevo
idea di quanto tempo era che erano lì a guardarci. Sperai che fossero appena
venuti in modo da non aver visto il mio teatrino di prima. Era la prima volta
che vedevo Edward dopo quello che era successo il
giorno prima. Feci un respiro profondo cercando di non far apparire il mio
imbarazzo e poi gli sorrisi.
- Che ci fate voi qui? – gli domandai.
- Shopping – mi rispose Edward ricambiando il
sorriso.
- Devo dire che non sei niente male – gli dissi
guardandolo per bene.
A dire il vero era stupendo, la cosa più bella che i
miei occhi avessero visto, ma non potevo essere così esplicita. Non ero
abituata a vederlo vestito così e, forse, per questo mi sembrava più sexy del
solito.
- Tu, invece, sei stupenda – mi rispose lui
avvicinandomi a me e baciandomi una guancia.
Mi guardò e entrambi ci sorridemmo di un sorriso
sincero e vero, anche se nello sguardo di entrambi si poteva scorgere una vena
di imbarazzo. Il nostro idillio di sguardi fu interrotto dall’arrivo rumoroso
di un commesso che non avevo mai visto, ma che probabilmente stava aiutando
Edward nella scelta del vestito. Lo osservai e notai che aveva un aspetto
bizzarro.
- Ma cosa ci fa lei in questa parte del negozio? –
disse l’uomo a Edward – ma allora è lei lo sposo e lei il testimone – continuò
lui indicando James come “il testimone” – ma cosa fa? Mi prende in giro? Va beh
dall’altra parte siete una bella coppia e certo state bene insieme. Comunque da
lei non me l’aspettavo questo – aggiunse il commesso tutto d’un fiato.
Mi senti molto in imbarazzo per quello che aveva
detto. Io e Edward come coppia? Lui lo sposo? Beh la cosa non mi sarebbe
dispiaciuta per nulla. Nonostante questo cercai di spiegare l’equivoco anche se era un equivoco che mi piaceva più del
lecito.
- No, no aspetti. Guardi che lui è veramente il mio
testimone – dissi rivolgendomi all’uomo mentre mi sembrò di scorgere una
delusione nello sguardo di Edward forse dovuto alla mia premura nel spiegare la
situazione.
- Davvero? – mi chiese speranzoso il commesso.
- Si certo – gli risposi.
- Davvero? Meno male o Dio – disse l’uomo più a se
stesso che a noi.
La sua espressione e le sue parole dicevano tutto e
avevano confermato quello che avevo pensato non appena l’avevo visto. Era
omosessuale e da come guardava Edward e da quello che aveva detto sembrava che
il mio migliore amico gli piacesse e pure parecchio.
Edward se ne accorse e mi guardo sconvolto mentre io
scoppia a ridere seguita a ruota da James e Angela. Anche Edward poco dopo
scoppiò a ridere mentre il commesso ci guardava sconvolti, forse, non capendo
il motivo delle nostre risate.
Non appena ci riprendemmo dalle risate io tornai in
camerino a cambiarmi e Edward fece lo stesso, non prima però di avermi detto
che mi aspettava a casa perché doveva portarmi in un posto. Mi vestì in fretta
e andai insieme ad Angela dalla commessa che mi aveva aiutato dicendogli che
prendevo il vestito e che sarei ripassata per le relative modifiche. Dopodichè
accompagnai a casa Angela a poi andai a casa posteggiando la macchina, ma
restando lì dentro fin quando non sarebbe arrivato Edward. Non sapevo dove
volesse portarmi, ma sapevo che non vedevo l’ora di stare con lui, anche se mi
faceva paura quelle che ci saremmo detti, perché qualcosa dovevamo pur dirla
dopo quello che era successo. E, forse, io non volevo sapere
il motivo che lo avesse spinto a baciarmi perché troppa era la paura che mi
dicesse che si era trattato solo di un errore.
-
samy88:Sono contenta di sapere
che la storia ti piace, mi auguro che sarà così anche in futuro.
-
cloecullen:Si, hai
perfettamente ragione. Bella è una con la testa sulle spalle ed è questo il
motivo per cui sa che protendere dalla parte di Edward è sbagliato e poi vuole
molto bene a Jacob e non vorrebbe farlo soffrire. Diciamo che ci sono una serie
di fattori che gli impediscono di seguire il cuore.
-
eliza1755:Si, la notizia del matrimonio ha fatto
aprire gli occhi a Edward anche se lui stesso sa che la situazione è molto
complicata. Bella diciamo che lo capirà, a volte i fatti, gli sguardi valgono
più di mille parole, anche se fa sempre bene avere una conferma rispetto a
quelle che sono supposizioni. Il prologo ti fa paura? Beh diciamo che non prospetta
nulla di buono. Chissà.
-
costi84: Mi piace lasciarvi in suspance per un po’. Quanto a ricordare
il passato sta tranquilla che aggiornerò quanto prima. Devo solo finire di
scrivere il capitolo e mi manca poco.
-
ledyang:Sei
sempre troppo gentile con i complimenti, non so se me li merito davvero,
comunque grazie.
- TanyaCullen: Felicissima che il
bacio ti sia piaciuto quanto a Jacob non è detto che lui non sappia di chi sia
innamorato davvero Edward. Sono comunque contentissima di essere riuscita con
il capitolo a toglierti dalla testa tanti pensieri, in fondo queste storie
servono un po’ anche a questo. Aspetto con ansia il tuo aggiornamento.
-
gamolina: Beh diciamo che
Bella ci sta arrivando, ma non è detto che una volta che ci arriverà la
situazione cambierà.
Un grazie di tutto
cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia
tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi
hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di
vostro gradimento e recensite. Un bacio.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di
Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza
alcun scopo di lucro.
Eccomi qui con un altro aggiornamento. Ci tenevo a sottolineare
in questo e nel prossimo capitolo che sarà il continuo
il tipo di rapporto che c’è tra Bella e Edward. spero di esserci riuscita. Se
vi va fatemi sapere che ne pensate. Un bacione e buona lettura a tutti.
BISOGNA SBAGLIARE
PER CONOSCERE LA VERITA’?
Capitolo 9
Luna Park
POV BELLA
Restai ad aspettare Edward solo per pochi minuti
mentre ascoltavo la musica in macchina. Dopo pochi
minuti lui arrivò e bussò nel finestrino faccendoni sussultare visto che ero
completamente immersa nei miei pensieri. Indossava un paio di jeans bianchi
leggermente strappati, una maglietta maniche lunghe grigie che lui aveva
svoltato fino ai gomiti e un paio di grigio fumo e bianche della Lacoste. Era
bellissimo come sempre. Chiusi la mia macchina e salì sulla sua. Non sapevo
dove mi stesse portando e non avevo nemmeno il coraggio di chiedergli anche
perché in macchina c’era un silenzio tombale che nessuno dei due sembrava voler
eliminare. Avevo paura a chiedergli spiegazioni per quel bacio, paura che
scoprissi che lui l’aveva vissuto in modo diverso rispetto a me, ma allo stesso
tempo volevo sapere cosa gli fosse passato per la testa. Ero divisa in due
parti, da un lato c’era l’io razionale che voleva sapere e dall’altra c’era
l’io irrazionale che speravo con tutto il cuore che lui non dicesse niente.
- Questo silenzio è una tortura – esordì lui dopo
almeno un mezz’ora abbondante di silenzio.
- Non potrei essere più d’accordo – gli risposi
sincera.
- Immagino tu voglia una spiegazione al mio
comportamento di ieri – mi disse più che come domanda come affermazione.
Sapevo che era arrivato il momento della verità, ma
avevo troppo paura. Una cosa sola non avrei mai potuto permettere nella mia
vita, rovinare in qualche modo il rapporto con Edward e se per fare questo
dovevo restare con il dubbio di quel bacio l’avrei fatto senza problemi.
- Credo che non ci sia nulla da dire. E’ successo. E’
stato un errore e non capiterà più. Va bene così. Non riparliamone più – gli
dissi tutto d’un fiato prima che me ne pentissi.
L’io irrazionale aveva vinto. La pura di sapere che
per lui fosse davvero un errore era troppo forte quindi meglio giocare
d’anticipo e non permettere a lui di dirmi niente. Lo osservai e mi sembrò di
vedere un’espressione di delusione nel suo volto e non sapevo come interpretare
la cosa.
- Veramente io vorrei spiegarti, farti capire cosa mi
è passato per la testa – mi disse lui.
- Edward davvero. Non c’è nulla da dire. Preferisco
cambiare argomento. Jacob non saprà mai nulla se è questo
quello che ti preoccupa – lo informai mentre la nota di delusione del
suo volto aumentava.
- Come vuoi – si limitò a rispondermi prima di
cambiare canzone allo stereo.
Il discorso era caduto e io non avevo saputo niente,
ma era meglio così. Meglio restare con il dubbio piuttosto che avere la
certezza di essere una stupida che aveva sentito un’elettricità che non c’era
in un bacio dato davvero per sbaglio.
- Allora, adesso che abbiamo chiarito tutto mi dici
dove mi stai portando? – gli domandai.
- A divertirci un po’ – mi rispose sorridendomi
anche se vedevo nei suoi occhi l’espressione delusa di prima.
- E a cosa devo questo divertimento? – gli domandai.
- Ti restano tre settimane prima di sposarti. Dopo il
matrimonio dubito che potrai divertirti come ora – mi rispose.
- I ragazzi sono sposati, ma si divertono ancora un
casino – gli feci notare.
- Hai ragione. Non ho formulato bene la mia risposta.
Dopo il matrimonio dubito che potrai divertirti come ora con me, considerato
soprattutto che ti trasferirai e chissà quando ti rivedrò – mi disse.
- Potresti evitare di pensare così negativo?
Un’amicizia come la nostra non finirà certo con un matrimonio o con un pugno di
chilometri di distanza -gli dissi anche se non ero convinta nemmeno io delle mie parole.
Sapevo che lui aveva ragione, il nostro rapporto fra
circa tre settimane sarebbe inesorabilmente cambiato e questo mi faceva un male
cane.
- Questo è ovvio, ma niente sarà più come prima. Ti
porterai via una parte di me ne sei consapevole vero?
– mi chiese.
- E a te resterà una parte di me, siamo pari no? –
gli risposi sincera, ma allo stesso tempo cercando di sdrammatizzare.
- Sempre sarcastica tu – mi rispose lui sorridendo.
Continuammo a parlare del più e del meno ristabilendo
il solito clima che c’era tra di noi. L’imbarazzo di prima sembrava svanito ed
ora eravamo ritornati i soliti amici di sempre, anche se, ormai, ero
consapevole che lui era molto più che un amico per me.
Dopo una mezz’oretta buona arrivammo a destinazione e
Edward posteggiò la macchina. Scendemmo dalla macchina e mi accorsi che mi
aveva portato in un Luna Park. Quale miglior posto per divertirsi? Io e lui
adoravamo i Luna Park e adoravamo divertirci in questo modo, in fondo eravamo
ancora dei bambinoni.
- Oggi te l’ho già detto che ti adoro? – gli
domandai.
- Direi di no – mi rispose sorridendo.
- Ti adoro – gli dissi.
- Fa sempre piacere sentirselo dire – mi rispose
schioccandomi un bacio sulla guancia che io prontamente ricambiai.
Entrammo al Luna Park e potei osservare quanto fosse
bello. Era grande e pieno di giostre di vari tipi. Sapevo già che mi sarei
divertita da morire. Subito andammo a farci i primi giri lasciando la ruota
panoramica per ultima. Era la nostra tradizione. Facemmo i giri in varie
giostre anche le più spericolate e ci stavamo divertendo un mondo. Era bello
trascorrere il tempo con Edward e avrei tanto voluto che quella serata non
finisse mai.
- Edward il tiro al bersaglio – gli dissi indicando una capannone dove lo facevano.
Edward era bravissimo, vinceva sempre. Non sbagliava
mai nemmeno un tiro. E ogni volta che andavamo al Luna Park con i ragazzi io,
Alice e Rosalie finivamo per litigare per chi doveva prendersi il peluche
gigante che davano a chi non sbagliava nemmeno un colpo. Alla fine ero sempre
io a prenderlo e le ragazze dicevano che non c’era storia con me perché Edward
quando si trattava di me non era mai oggettivo e ad essere sincera la cosa non
poteva farmi che piacere.
- Prova tu – mi disse lui una volta avvicinataci al
capannone.
- Si certo come no. Così mi prenderai in giro in
eterno – gli risposi.
Lui non mi ascoltò nemmeno. Pagò due giocate, e già
da lì capì che avrebbe fatto giocare pure me, e poi si
avvicinò a me e si posizionò dietro di me per aiutarmi. Io presi la pistola e
lui mise le sue mani sulle mie cercando di far cadere qualche lattina.
Sembrava di essere in Paradiso, Edward era dietro di
me e il suo corpo combaciava perfettamente con il mio. Potevo sentire i suoi
pettorali scolpiti aderirmi sulla schiena, il suo respiro regolare sul mio
collo, il suo profumo maledettamente buono inebriarmi tutte le narici e le sue
mani stringere le mie in un contatto che mi provocava elettricità.
- Vedi che c’è l’hai fatta? Cinque su dieci è un buon
traguardo per essere la prima volta – mi disse lui risvegliandomi dai miei
pensieri.
Guardai le lattine e mi accorsi che cinque le avevo
davvero buttate giù grazie a Edward. Mi voltai verso di lui e mi ritrovai il
suo viso a mezzo centimetro dalla mia faccia e sentivo che una voglia di
baciarlo mi stava sopraffando. Cercai di tornare a far funzionare il cervello e
mi buttai addosso a lui abbracciandolo e riempiendo la sua guancia di baci come
ringraziamento. Almeno quello mi era permesso.
- Adesso tocca a te – gli dissi impaziente che
iniziasse a giocare lui.
Prese la pistola e iniziò a sparare. Come previsto
non sbagliò un colpo.
- Complimenti. Non hai sbagliato nemmeno un colpo e
ti sono rimasti ancora cinque colpi. Questo significa che hai vinto un peluche
gigante. Scegli quello che ti piace – gli disse la proprietaria del gioco.
- Scricciolo? – mi chiamò lui con chiaro riferimento
di scegliere il peluche che preferivo.
Mi guardai attorno per vedere i peluche e qualcosa
colpì la mia attenzione.
- Scusi signora, se gioca ancora una volta e vince
può prendere anche due peluche giganti? – chiesi alla proprietaria.
- Certo, ma per vincerne un altro deve fare lo stesso
gioco di prima. Su quindici colpi ne deve fare dieci esatti e cinque gli devono
rimanere altrimenti gli toccherà prendere qualche peluche più piccolo.
- Bene, allora si paghi un’altra giocata – gli dissi
prendendo dalla borsa il portafoglio.
- Posso capire che intenzioni hai? – mi chiese Edward
stupito del mio comportamento.
- Devi giocare di nuovo. Poi ti spiego tutto – gli
dissi mentre estraevo una banconota per pagare.
- Ferma, pago io – mi disse bloccandomi la mano e
uscendo una banconota dal suo portafoglio mentre io sbuffai.
- E’ praticamente impossibile fare un’altra giocata
come quella di prima. Non puoi nemmeno sbagliare un colpo – gli disse la
signora rivolgendosi a Edward.
- Non c’è nulla di impossibile – gli risposi
sorridendogli.
Edward prese la pistola e iniziò a sparare. In pochi
secondi terminò e tutto andò secondo i miei piani. Aveva vinto di nuovo senza
sbagliare un colpo.
- Complimenti. Per fortuna non tutti giocano come te
altrimenti avrei potuto chiudere – disse la signora a Edward facendoci ridere
entrambi.
- Glielo dicevo io che nulla è impossibile – gli feci
notare.
- Ha ragione. Allora signorina il suo ragazzo gli da l’opportunità di scegliere. Prego – mi disse indicando
i vari peluche che c’erano.
Aveva indicato Edward come il mio ragazzo,
involontariamente ne fui contenta. Era bello pensare a Edward come il mio
ipotetico ragazzo, anche se la cosa era altamente impossibile.
- Veramente non…– stava iniziando a dire Edward per
smentire ciò che la signora aveva detto.
- Allora amore voglio quei due – dissi
interrompendolo per non farlo finire e indicando due peluche vicini messi in un
angolo del capannone.
- I due cavalli? – chiese la signora.
- Si esatto, quelli – continuai io mentre Edward mi
guardava stranito.
Erano due peluche bellissimi. Due cavalli sdraiati
uno dai colori chiari e l’altro dai colori più scuri. Erano perfetti.
La signora ci prese questi peluche e poi dopo averla
ringraziata per la cortesia io e Edward ci allontanammo.
- Mi spieghi perché gli hai fatto credere che davvero
stessimo insieme? – mi chiese lui non appena ci fummo allontanati un po’.
- Ti da fastidio? – gli
domandai.
- Assolutamente no. Ero solo curioso di sapere cosa
ti passa per la testa – mi disse.
- Se la signora ha creduto così non vedevo perché
dovevamo far crollare le sue aspirazioni – gli dissi mentendo chiaramente.
La verità era che il mio era stato solo un capriccio
infantile. Volevo che quella donna credesse che io e lui stessimo insieme
perché questo era quello che volevo io, anche se non era possibile.
- Bene. Allora scricciolo dove vuoi che ti porta adesso il tuo fidanzato? – mi chiese malizioso.
- Sulla ruota panoramica ovviamente – gli dissi
sorridendogli.
Ci avvicinammo alla ruota e affidammo i pupazzi al
controllore dei biglietti, dopodichè salimmo e quasi subito la ruota iniziò a
girare. Era tremendamente rilassante.
- Allora posso capire perché hai voluto prendere quei
peluche? A parte i colori sono praticamente identici – mi domandò.
- Quello chiaro sembra femmina, mentre quello scuro
sembra maschio – gli dissi.
- E questo sarebbe il motivo? – mi chiese scioccato.
- Certo che no, stupido – gli risposi dandogli una
pacca sulla testa.
- E allora? – mi domandò curioso.
- Quando li ho visti ho pensato a noi. Innanzitutto
perché sono cavalli e noi due adoriamo i cavalli, poi per il fatto che sembrano
maschio e femmina e poi perché ci serviranno per
ricordarci questo giorno. Io prenderò quello scuro che sembra quello maschio e di
conseguenza rappresenta te, mentre tu prenderai quello chiaro che rappresenta
me e così quando li guarderemo ci ricorderemo di questa giornata, ma
soprattutto ci ricorderemo di noi. Sarà come avere una parte dell’altro sempre
con noi. E poi erano così teneri – gli spiegai.
- Tu hai la mente molto contorta. Vedi cosa hai
pensato nel giro di dieci secondi. Però l’idea mi sembra ottima. Sei un tesoro
davvero – mi disse dandomi un bacio sulla guancia che io ricambia due volte.
Continuammo a goderci il giro nella ruota ammirando
il bellissimo paesaggio mentre io appoggiai la testa sulle spalle di Edward e
gli presi la mano intrecciando le sue dita alle mie. Avevo un disperato bisogno
di quel contatto. Lui prese l’altro mano libera e mi
abbracciò stringendomi di più a sé. Sembrava che tutto l’Universo girasse con
l’unico scopo di unirci.
Quando il girò terminò mi dispiacque tantissimo
perché dovetti eliminare quel contatto, ma nonostante questo lasciai la mia
mano nella sua. Prendemmo i peluche e poi ci incamminammo verso una bancarella
dove vendevano hot dog, visto che era già ora di cena, Mangiammo e poi ci
incamminammo verso la macchina. Edward mise i peluche nel sedile di dietro e
poi tornò a guardarmi.
- Sai una cosa? Mi dispiace tornare a casa. Questa è
stata una delle giornate più belle della mia vita – gli dissi sincera.
- Non ho ancora detto che è finita. Abbiamo ancora
tutta la notte davanti. Ti consiglio di chiamare Jacob e inventarti qualcosa
per giustificare la tua assenza stanotte. C’è ancora un posto dove ti devo
portare – mi informò.
- Stai dicendo sul serio? – gli chiesi sorridendogli
di un sorriso che dedicavo solo a lui.
- Non so come fai, ma quando sorridi tu sembra che tutto il mondo si illumini – mi disse
baciandomi la fronte.
Nessuno mi aveva mai detto una cosa così bella e il
fatto di sentirla pronunciare da lui mi metteva i brividi. Potevo davvero
smettere di amarlo? No, non era possibile e più passavo il tempo con lui più mi
accorgevo che il sentimento che avevo dentro cresceva a vista d’occhio. Volevo
lui, ma soprattutto avevo bisogno di lui e sapere che fra poco non ci sarebbe
più stato mi metteva una tristezza e un dolore infinito.
Non riuscì a dirgli niente dopo quella frase. Mi
limitai ad abbracciarlo forte e a dargli un misero
bacio sulla guancia per poi salire in macchina e dirigersi verso una meta per
me ancora ignota. Dovevo chiamare solo Jacob per avvisarlo, anche se davvero
non ne avevo voglia. L’unica cosa che volevo era che quella nottata non finisse
mai e se proprio doveva finire volevo risvegliarmi e scoprire che era tutto un
brutto sogno, che io non dovevo sposarmi e che, di conseguenza, non dovevo
cambiare città e quindi lasciare Edward. Se questo era il mio mondo, beh,
volevo che qualcuno lo fermasse. Avevo un disperato bisogno di scendere.
-
sbrilluccica: Beh, in effetti è
proprio brutto per Edward vedere Bella vestita da sposa sapendo che non è sua. In
questo e nel prossimo capitolo soprattutto si vedrà quanto forte è il legame
che lega questi due.
-
eliza1755: Beh diciamo che questo doveva essere un capitolo di
chiarimento, anche se non credo lo sia molto. Bella ha paura di sentire la
verità e i motivi mi sembrano ovvi, anche se comunque non potrà fuggire per
sempre dalla verità. Spero che ti piacerà il modo in cui ho deciso di impostare
la storia nei prossimi capitoli.
-
crista: Beh diciamo che hai saputo dove l’ha
portato, ma la serata non è ancora finita. Quanto alla dichiarazione credo che
dovrai attendere ancora per un po’.
-
costi84: Beh direi che ci hai azzeccato alla grande. Credo che tutti al
posto di Edward avrebbero voluto sprofondare in un
abisso senza fine. E hai perfettamente ragione nel dire che quel vestito
rappresenta molto più di un semplice vestito, diciamo che per entrambi
rappresenta la possibilità di una vita infelice.
-
ledyang: E lo so, ma prima o poi il vestito andava
scelto. Vediamo adesso come si evolvono le cose.
-
gamolina: Sono contenta di sapere che il vestito che
ho scelto ti sia piaciuto. Beh per il cagnolino come l’hai chiamato tu sarebbe potuto andare bene qualunque cosa, ma in fondo la
scelta dell’abito credo sia fatta indipendentemente dallo sposo altrimenti ti
assicuro che ne avrei scelto uno diverso. Beh diciamo che ottusabel
per adesso è proprio ottusa anche se inizia a porsi
qualche domanda.
Un grazie di tutto
cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia
tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi
hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di
vostro gradimento e recensite. Un bacio.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di
Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza
alcun scopo di lucro.
Eccomi qui con un altro capitolo. Saprete così dove Edward ha
deciso di portare Bella. Mi auguro che il capitolo sia di vostro gradimento. Un
bacione e buona lettura a tutti.
Capitolo 10
Io e Edward
POV BELLA
Avevo chiamato Jacob per avvisarlo che sarei rimasta
a dormire a casa di papà perché ero stanchissima e avevo gli occhi che mi si
chiudevano da soli. Si era perfino offerto di venirmi a prendere, ma avevo
declinato l’invito dicendo che già mi ero messa il pigiama e che quindi non mi
sarei mossa da lì. Mi disse che nemmeno Edward era a casa e gli provai a
convincerlo che forse era con qualche ragazza, ma lui sembrò titubante
considerato che lui diceva che aveva un sacco di tempo che non vedeva Edward
con qualcuna a parte me, s’intende. Jacob di solito dormiva a casa sua e di
Edward quindi non avrei avuto problemi se non mi trovava a casa, ma purtroppo
lui aveva l’abitudine di passare da me ogni volta che tornava da lavoro e non
trovandomi avrebbe fatto un casino della malora. Quindi avvisarlo era l’unica
soluzione. Speravo solo che non si trovasse a parlare con papà altrimenti
sarebbe finita male. Adesso io e Edward eravamo in macchina verso una
destinazione che solo lui conosceva.
- Mi dici dove andiamo? – gli chiesi per l’ennesima
volta.
- Quale parte della frase “lo vedrai appena saremmo
arrivati” non ti è chiara? – mi domandò lui sarcastico.
- Sei crudele. Sai quanto sono curiosa e ci marci su
questo – gli dissi facendo finta di mettere il broncio.
- Quando fai la finta arrabbiata
sei fantastica. Ti adoro proprio – mi disse.
- Io, invece, ti adoro sempre – mi lascia sfuggire
involontariamente mentre notai che lui sorrideva più a se stesso che a me.
Magari quello che avevo detto gli faceva piacere, in
fondo, era la verità.
- Proprio non ci riesco – disse lui all’improvviso
mentre c’era stata una pausa di silenzio mentre posteggiava la macchina.
Dovevamo essere arrivati.
- A fare cosa? – gli domandai curiosa.
- Da quando mi hai detto che ti sposi e che te ne
andrai da Phoenix sto cercando di pensare a come sarà dopo, a come sarò dopo e,
davvero Bella, non riesco ad immaginarmi senza di te – mi disse lui posteggiando
la macchina.
Perché anch’io la pensavo così? Perché quello che
stava dicendo rispecchiava in pieno quello che pensavo io?
Entrambi uscimmo dalla macchina e lui si avvicinò a
me.
- Edward… – stavo cercando di rispondergli io anche se davvero non sapevo cosa dirgli.
- Sshhh Bella, non dire nulla, non serve – mi disse
lui prendendomi la mano mentre insieme ci dirigevamo verso la struttura che si
parava di fronte a noi.
Non appena entrai mi resi conto che era una struttura
che ospitava una grande pista di Go Kart, un’altra passione che avevamo in
comune io e Edward. Certo lui era bravissimo considerato che faceva il pilota
di professione, ma io diciamo che non me la cavavo male, anche se con lui non
c’era davvero storia.
Era una passione che era nata da bambini, mentre alla televisioni guardavamo le gare di formula uno. Io ero
un vero e proprio maschiaccio per queste cose, invece di giocare con le bambole
preferivo di gran lunga una bella corsa di macchine o di moto alla tv. Alice e
Rosalie davano la colpa a Edward per questo, dicevano che noi ci influenzavamo
troppo e che passando così tanto tempo insieme finivamo per costruire dei gusti
e delle passioni comuni. Di questo ne sono sempre
stata orgogliosa, perché con lui posso dire davvero di avere tanto, troppo in
comune e sono felice perché lui è una splendida persona, la migliore che io
conosca.
- Edward io ti adoro – gli dissi saltandogli
praticamente addosso.
- Mi sono informato e ho visto che qui la notte è
aperto, così ho pensato di fare tutto in un giorno. Sappi solo che dopo che
finiamo qui c’è ancora un ultimo posto dove dobbiamo andare – mi informò mentre
io ancora era appiccicata a lui.
- E io allora ti adoro ancora di più – gli dissi
sbaciucchiandogli una guancia.
- Bene signorina, adesso mettiti il casco e andiamo a
fare una corsa – mi disse sorridendomi sghembo.
- Con molto piacere – gli risposi mentre entrambi ci
dirigevamo verso la cassa dove si pagava e dove ti davano i caschi.
Una volta presi i caschi ognuno di noi prese un Go
Kart e ci mettemmo tutti e due vicini pronti a partire.
- Avanti lumachina inizia a correre – mi disse lui
mentre io iniziai davvero a correre.
Mi stavo divertendo un sacco, era bellissimo quel
gioco e pensare che Edward lo faceva come lavoro mi
eccitava da morire. Correre a quella velocità su una pista doveva essere una
cosa fantastica e Edward amava farlo, si vedeva da come parlava del suo lavoro.
Arrivammo a destinazione e fu io a vincere.
- E brava la lumachina. L’allievo che supera il
maestro – mi disse lui sorridendomi.
- Solo perché il maestro ha lasciato vincere di
proposito l’allievo – gli risposi.
Sapevo che mi aveva fatto vincere apposta, potevo
pure essere brava, ma con lui non c’era davvero storia. Continuammo a fare dei
giri nella pista tanto per divertirci e passammo quasi tre ore lì dentro tra
scherzi, corse e risate. Dopodichè uscimmo e ci dirigemmo di nuovo in macchina.
- Chiederti di dirmi dove andiamo è inutile vero? –
gli chiesi.
- Vedo che incomincia a capire – mi rispose.
Passammo tutto il tempo del viaggio a parlare del più
e del meno e io non potei fare a meno di pensare che non
volevo che quella nottata terminasse. Stavo troppo bene per porre fine a
tutto. Dopo circa una mezz’oretta arrivammo nella nuova destinazione e Edward
posteggiò la macchine e scese seguito a ruota da me.
Percorremmo un paio di metri a piedi e poi arrivammo davanti una bellissima
pista di pattinaggio all’aperto. Era splendida, ma ciò che più contava era che
io adoravo andare lì.
Edward in una giornata mi aveva fatto fare tutte le
cose che mi piacevano di più e questo dimostrava quanto davvero mi conoscesse.
- Dovevo immaginarlo che adesso era il turno della
pista di pattinaggio – gli dissi.
- Se non l’hai immaginato significa che non sono così
prevedibile – mi rispose lui sorridendomi prima di allontanarsi.
Di sicuro era andato a prendere i pattini. Osservai
la pista e notai quanto era bella e il fatto che fosse tarda notte la rendeva
ancora più bella. Aveva un non so che di romantico. Poco dopo Edward tornò con
due paia di pattini ciascuno e entrambi gli indossammo iniziando a volteggiare
in quella lastra di ghiaccio.
Non eravamo certo dei professionisti, anzi non
sapevamo pattinare nemmeno troppo bene, ma era divertente e anche le cadute,
soprattutto le mie ci facevano ridere un sacco.
Nemmeno il tempo di formulare questo pensiero che mi
ritrovai con il sedere a terra. Sbattei anche il gomito sulla lastra di
ghiaccio e non potei fare a meno di lamentarmi. Edward mi fu subito vicino.
- Va tutto bene? – mi chiese aiutando a rialzarmi.
- Si – mi limitai a rispondergli.
- Ti sei fatta male? – mi domandò.
- No, no, cioè si, un
pochino – gli dissi optando poi per le verità e toccandomi il gomito dolorante.
- Fammi dare un’occhiata – mi disse guardandomi il
gomito.
C’era solo un piccolo graffietto, nulla di che, anche
se comunque mi bruciava parecchio.
- Oh guarda, guarda qua. E’ profondo, uno squarcio
profondo – mi prese in giro lui.
- Un vero crepaccio – continuai io
stando al gioco.
Tutti e due scoppiammo a ridere come due bambini.
- Vieni qui dai che
sistemiamo tutto in un attimo – mi disse dolcemente prendendomi per mano e
facendomi sedere su una panchina ai lati della pista.
Prese la cassetta del pronto soccorso che c’era al
margine della pista, messa apposta per tutti coloro che come me erano delle attira disgrazia e ne estrasse nel cotone, del disinfettante
e un cerotto.
- Ecco fatto scricciolo – mi disse sorridendomi dopo
avermi disinfettato la ferita e messo il cerotto.
- Grazie mille, sei un tesoro – gli dissi mentre
notavo che lui aveva alzato gli occhi al cielo per guardare le stelle.
La stessa cosa feci io
rapita come lui da quella notte stellata.
- Guarda quel gruppo di stelle, sembrano formare un
trono. Sono bellissime – gli dissi sinceramente colpita da quel disegno del
cielo.
- Quella è Cassiopea – mi disse.
- Cosa? – gli domandai non capendo cosa volesse
dirmi.
- Quel gruppo di stelle che dici tu
formano una costellazione che si chiama Cassiopea. Molto
tempo fa in Etiopia regnava una regina chiamata Cassiopea che credeva di essere
in assoluto la donna più bella del mondo intero, non c'era suddito che non fosse
rimasto vittima delle sue sfrenate vanità. Un giorno, però, esagerò e offese
gli dei, non ricordo che cosa fece o chi offese, ma fu qualcosa di brutto, aveva
passato il limite. Per quel gesto Poseidone, dio del mare, punì Cassiopea
ponendola nella volta celeste, ma a testa in giù sul trono, in eterno coperta
dalle vesti ripiegate e col pulsare del sangue in testa ed ora è solo una
costellazione nel cielo. Un mucchietto si stelle nel cielo a forma di trono.
Aveva commesso un solo tragico errore – mi spiegò lui.
- E ha pagato in eterno –
conclusi io.
Quella storia mi ricordava
me, o meglio mi faceva capire che da un solo sbaglio si poteva rovinare una
vita intera e, forse era questo quello che sarebbe
successo a me, forse con quella storia Edward voleva farmi capire qualcosa,
forse sposare Jacob era un errore di cui avrei pagato in eterno.
- Esatto – mi disse
guardandomi e spostandomi una ciocca di capelli che mi ricadeva sugli occhi.
Avvicinò il suo volto al mio
talmente tanto che mi sembrò volesse baciarmi, ma poi abbassò la testa e,
invece, di baciare le mie labbra mi baciò il gomito dove poco prima mi ero
fatta male.
Era terribilmente dolce e io
nel giro di una serata lo stavo amando ancora di più se possibile. Avrei tanto
voluto che la nostra vita fosse stata diversa, eppure dovevo accettare la
realtà. Lui non era mio.
Tornò a guardami negli occhi
e per un momento mi persi dentro quello sguardo che mi sembrava carico di amore
per me, o forse era questo quello che volevo vedere.
- Bella non lo fare – mi
disse all’improvviso.
- Cosa? – gli domandai
curiosa.
- Sposarti. Non lo fare –
continuò lui.
- E perché non dovrei? Dammi
una buona ragione per non farlo – gli dissi un tantino acida
anche se quello non voleva essere il mio intento, ma in quel momento non mi
andava di parlare del matrimonio.
Volevo solo godermi quella
serata con lui e non pensare a nient’altro.
- Hai ragione,
scusa. Fai conto che non ti abbia detto nulla. Non ci sono motivi validi per
non farlo – mi rispose mentre io quasi ci rimasi male per ciò che aveva detto.
Cosa mi aspettavo? Che mi
dicesse di non farlo perché mi amava? Di non farlo per noi? Ero proprio
un’illusa.
Calò di nuovo il silenzio, un
silenzio imbarazzante, fin troppo imbarazzante.
- A cosa pensi? – gli chiesi
volendo interrompere quel silenzio che si era formato tra di noi.
- Penso a noi – mi rispose
semplicemente guardandomi negli occhi.
- Che vuoi dire? – gli
domandai.
- Tutti, o almeno la maggior
parte di noi, non ci rendiamo conto dei momenti significativi della nostra vita nel momento in cui li viviamo,
cresciamo tranquilli e soddisfatti dando tutto per scontato, sia le cose che le
persone, ed è solo quando stiamo per perdere tutto questo che
capiamo quanto abbiamo sbagliato e ci rendiamo conto dell'importanza di questi
momenti e di quanto li amiamo. E’ questo che penso, perché è questo che mi sta
succedendo. A volte vorrei che la mia vita cambiasse – mi spiegò rafforzando il
tono quando aveva detto la parola “amiamo”.
Sapevo si stava riferendo
a noi e forse, iniziavo a credere che quello che provavo poteva essere
ricambiato, che forse anche Edward provava qualcosa per me che andava oltre
l’amicizia.
- Invece io no, non vorrei
che la mia vita cambiasse perché altrimenti non sarei qui con te – gli risposi
sincera.
- Se la metti
su questo piano condivido anch’io con te – mi disse sorridendomi.
- Secondo te,
ci sarà una prossima volta? Intendo noi due soli a divertirci e a fare quello
che vogliamo, ci sarà un’altra giornata come questa? – gli chiesi.
Lo vidi
diventare improvvisamente serio come se avesse indossato una maschera di
tristezza, la stessa che sentivo sul mio volto.
-
Sinceramente non credo – mi rispose e sapevo che era davvero sincero.
Restammo in
silenzio per un po’, mano nella mano seduti su quella panchina a guardarci,
fino a quando decisi di rompere quella tensione palpabile che si era andata
creando.
-Edward, come
definiresti il nostro rapporto? – gli chiesi non sapendo nemmeno io bene da
dove mi fosse uscita quella domanda.
Lui mi guardò
più intensamente e poi mi sorrise sghembo.
- Reciproca
sopportazione? – mi domandò sarcastico.
Era evidente
che volesse alleggerire la tensione. Anch’io risposi al suo sorriso, ma subito
tornai seria.
- A parte
questo. Voglio dire che cos’è? E’ solo un’amicizia? Una splendida eterna
amicizia? – gli domandai non riuscendo a capire da dove avessi trovato quel
coraggio.
- Per me è
ancora di più, è L’Amicizia, con la L e la A maiuscola,
ma è ancora qualcosa che va oltre. E’ un qualcosa che non si può quantificare –
mi disse anche se si vedeva chiaramente che parte di
quello che aveva detto non era vero, o forse semplicemente ero che io volevo
vedere questo perché speravo che anche lui mi amasse.
Restammo in
silenzio per un po’.
- Sei mai
stato geloso di me? Geloso non nel senso che non volevi che mi frequentassi con
qualcuno, intendo geloso nel vero senso della parola – gli chiesi.
- Sempre,
sono sempre stato geloso Bella. Pensa che sono così
presuntuoso da pensare che al mondo nessuno possa volerti bene quanto te
ne voglio io – mi rispose guardandomi intensamente negli occhi.
- Per me e lo
stesso. Solo che io questo non lo chiamo amicizia, lo chiamo in un altro modo.
Lo chiamo amore, probabilmente a modo nostro, ma sempre amore – gli dissi
sincera.
- Si, hai ragione. Edward Cullen è innamorato della qui
presente Bella Swan – mi disse mentre io restai stupita.
Non sapevo
come interpretare quella frase, se come una dichiarazione o una risposta
simpatica a quello che avevo detto. Volevo tanto saperlo.
- Anche io –
mi limito a dire dicendo la verità.
Non saprà mai
che questo “anche io” è vero, non saprà mai che lo amo, ma almeno so di
averglielo detto, anche se sicuramente lui non ha capito che la mia era un dichiarazione vera e propria. Mi appoggiò al suo petto e
lui mi stringe in un abbraccio mentre io giocherello con la sua mano.
Restiamo lì,
in quella posizione per un bel po’, fino a quando sento le forze venirmi meno e
mi accorgo di stare per entrare nel mondo dei sogni.
Quando mi
risveglio è già mattina e sono nella stessa posizione in cui ero ieri sera, tra
le braccia di Edward. Tutto ciò che avevo sempre voluto, tutto ciò di cui avevo
sempre avuto bisogno era lì, tra le mie braccia e non potevo che esserne
contenta. Mi accorsi che lui stava ancora dormendo, ma visto che mi ero mossa
lo svegliai e non appena mi vide fra le sua braccia mi
fece un sorriso sghembo fantastico.
- Buongiorno
scricciolo – mi disse.
- Buongiorno
anche a te – gli risposi.
- Se ogni
giorno mi sveglierei con te accanto sarebbero tutti i
giorni dei buongiorno – mi disse sorridendomi.
- Lo stesso
vale per me – gli dissi.
- Mi sa che è
ora di tornare a casa, la realtà ci reclama – mi disse.
- Lo credo
anch’io, anche se non è proprio voglia – gli risposi.
Mi baciò una
guancia e poi dopo esserci rimessi le scarpe, visto che eravamo rimasti con i
pattini, andammo verso la macchina, dove per il resto del viaggio non facemmo
altro che parlare del più e del meno. Ci fermammo perfino per fare colazione.
Arrivammo a
casa che erano le undici di mattina, posteggiammo la macchina e prendemmo
ognuno il nostro peluche, poi scendemmo e salimmo a casa. Arrivai davanti la porta di casa e la aprì.
- Vuoi
entrare? – chiesi a Edward.
- No grazie
scricciolo, preferisco andare a fare una doccia e poi fra tre ore ho le prove
per la gara di dopodomani, quindi mi tocca andare a lavoro prima. Ci vediamo di
pomeriggio magari – mi disse sorridendomi sghembo.
- Ok, anch’io
vado a farmi una bella doccia. Ne ho proprio bisogno. Buon lavoro, anzi buon
divertimento e stai attento per favore, mi raccomando – gli dissi considerato
che il suo lavoro aveva comunque un certo rischio.
Non erano
pochi i casi di piloti morti durante le gare. Non volevo nemmeno pensarci,
perché il solo pensiero mi metteva i brividi. Edward mi diede un bacio a sulla guancia che io ricambiai e poi andò di fronte a me
dove c’era appunto la porta di casa sua.
- Bella? – mi
chiamò visto che io stavo già entrando dentro.
Mi
meravigliavo che non mi avesse chiamato “scricciolo”. Di solito mi chiamava per
nome solo quando doveva dirmi una cosa importante.
- Dimmi – gli
dissi voltandomi per guardarlo.
Un corridoio
stretto ci separava, ma i nostri sguardi erano talmente puntati l’uno sull’altro
che sembravamo essere vicinissimi.
- Riguardo
all’altro giorno, vorrei pentirmi di averti baciata, ma non posso perché è la
cosa più bella che mi sia mai capitata – mi disse sorridendomi sghembo prima di
entrare a casa e chiudere la porta.
Restai impalata
come una stupida davanti la porta di casa, non mi aspettavo certo che mi
dicesse una cosa del genere, ma ero felice e il mio cuore aveva iniziato a fare
le giravolte. Forse, e ribadisco forse, non mi ero sbagliata del tutto, forse
Edward mi amava così come io amavo lui. L’unica cosa che mi chiedevo era dove
avrebbe portato tutto questo visto che io fra tre settimane mi sarei sposata e
adesso ne ero certa più che mai che il mio futuro marito era la persona
sbagliata. Sarei finita come Cassiopea, per un errore, uno solo, avrei pagato
per tutta la vita, eppure non potevo più tirarmi indietro. Avevo dato la mia
parola, avevamo organizzato tutto, era tutto pronto, ma io pero
pronta? Sarei riuscita a dire “si lo voglio” a Jacob, sapendo di amare
così tanto Edward?
-
samy88: Sono felice di sapere che la storia ti piace e che ti
incuriosisce. Spero che continuerà ad essere di tuo gradimento.
-
ledyang:Si, il cane per
adesso non esiste, ma non è detto che in futuro non esisterà.
-
sbrilluccica:Si, in effetti
Bella sembra avere i prosciutti negli occhi, ma in questo capitolo sembra che
inizia ad aprire gli occhi anche riguardo ai sentimenti di Edward.
-
eliza1755: Beh diciamo che per il chiarimento vero e proprio del bacio
dovrai aspettare ancora un po’, perché Bella ha troppa paura di sapere la
verità mentre se fosse stato per Edward avrebbero chiarito subito. Nonostante
questo nel capitolo Edward sembra molto chiaro in quanto al bacio. Non è certo
un chiarimento, ma comunque Bella capisce che non lui non considera quel bacio
un errore.
-
costi84: Hai proprio ragione. Hai detto una frase che condivido in pieno
ed è per questo che ho iniziato a scrivere. Voglio che almeno nelle mie storie
esista l’amore vero e che questo possa vincere su tutto. Non posso dirti come
andrà a finire la storia, anche perché ancora non lo so nemmeno io. Non è detto
che i due finiscano insieme, ma condivido con te che almeno nelle favole l’amore
debba vincere.
-
Ed4e:
Sono contenta che hai deciso di leggere anche quest’altra
mia storia. Hai ragione, se Bella continua così finirà solo per inventare più
bugie e per aumentare i suoi sensi di colpa, ma considera anche che questa non è una situazione facile. In effetti
sposare Jacob sarebbe come andare contro ciò che ha promesso a sua madre, ma
non è detto che lei abbia la forza di credere ai sogni se a discapito di questo
deve esserci l’infelicità di una persona a cui lei vuole un bene immenso, alias
Jacob. Diciamo che tutto può succedere.
-
dany_96: Sono contenta che il capitolo ti piaccia. Comunque per quanto
riguarda le altre storie alcune le posterò al più presto altre devo ancora
finire di scrivere i capitoli nuovi. Ho un sacco di impegni tra la scuola e le
altre cose e non ho tanto tempo, quindi posso solo chiederti di essere paziente
e di aspettare.
Un grazie di tutto
cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia
tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi
hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di
vostro gradimento e recensite. Un bacio.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di
Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.
Eccomi qui con un altro capitolo. Mi auguro che il capitolo sia
di vostro gradimento. Un bacione e buona lettura a tutti.
Capitolo 11
Una
chiacchierata con papà
POV BELLA
Ero sotto la
doccia che pensavo alla nottata che avevo trascorso e mi rendevo conto che era
stato tutto così meraviglioso che non riuscivo a trovare un aggettivo valido
per descrivere tutto ciò, ma soprattutto per descrivere come mi ero sentita.
Sembrava come se non esistesse nulla al fuori di noi due e questo era
bellissimo, perché mi rendevo conto che non mi serviva nulla se non lui, anche
se questo ero terribilmente sbagliato.
Uscì dalla
doccia e subito mi asciugai i capelli legandoli in un’ordinata coda di cavallo,
poi andai in stanza a vestirmi. Indossai un paio di pantaloni marroni e una
maglietta maniche corte a righe marrone e beige.
Infilai un paio di stivali marroni con il tacco e poi ci abbinai un bracciale,
un paio di orecchini e un anello dello stesso colore. Stavo andando di nuovo in
bagno per truccarmi, ma non ne ebbi il tempo perché sentì il mio cellulare
squillare. Guardai il display e vidi che era mio padre.
- Ciao papà –
gli dissi raggiante non appena risposi alla chiamata.
- Dove sei? –
mi chiese senza nemmeno salutarmi.
Questa cosa
non mi piaceva per nulla.
- A casa,
dove vuoi che sia? – gli risposi cercando di evitare di fargli notare che era
strano.
- Questo non
lo so, sai come’è stanotte hai dormito da me e io nemmeno lo sapevo. Non vorrei
che fossi a casa mia, ma che fossi diventata talmente trasparente da non
vederti – mi disse con tono di rimprovero.
Bene, la mia
bugia era stata scoperta. Possibile che ogni volta che mi inventassi una balla
dovevo sempre essere scoperta? Era roba da non credere.
- L’hai detto
a Jacob? – gli domandai sperando che non lo avesse fatto.
- Certo che
no. Ti ho retto il gioco, ma voglio capire se è stato un bene o un male – mi
disse.
- Non farti
strane idee – mi limitai a rispondergli.
- Bella lo
sai che non mi piace fare queste cose, ma se mia figlia e se serve proteggerti
lo faccio. Questo, però, non significa che devo iniziare a mentire come un
ragazzino di quindici anni – mi fece notare.
- Ok, hai
ragione, ho sbagliato. Non dovevo metterti in mezzo – gli dissi.
- Non è
questo il problema. Raggiungimi a casa, noi due dobbiamo parlare e prima di
venire fermati da qualche parte e compra qualcosa da mangiare per pranzo – mi
disse con tono perentorio prima di chiudere la conversazione.
Non mi diede
nemmeno il tempo di rispondere e ciò significava che era leggiarmente
arrabbiato e, in fondo, lo capivo. Aveva tutte le ragione
per esserlo.
Andai in
bagno a truccarmi, dopodichè presi gli occhiali da sole marroni e la borsa
dello stesso colore e uscì di casa pronta ad affrontare le mie responsabilità.
Presi la macchina e mi diressi verso casa di papà non prima però di fermarmi in
un locale e comprare qualcosa da mangiare. Quando arrivai posteggiai la
macchina e scesi. Suonai il campanello e non appena venne ad aprirmi entrai.
- Bistecca
con patatine fritte, non c’era altro – gli dissi prima ancora di salutarlo
mentre gli mostravo il sacchetto con il cibo.
- Va
benissimo. Sai che adoro le bistecche – mi rispose lui dopo avermi salutato con
un bacio sulla guancia.
Non dicemmo
più nulla. Charlie era un tipo di poche parole, ma sapevo che quel silenzio
significava che non trovava le parole adatte per dirmi ciò che pensava.
Feci finta di
nulla e apparecchiai la tavola per mangiare. Era già l’una passata. Ci sedemmo
a tavola e iniziammo a mangiare. Decisi di interrompere il silenzio iniziando a
parlare del più e del meno, ad esempio gli chiesi come mai non era a lavoro.
Nonostante iniziammo a dialogare c’era una tensione palpabile nell’aria e
questo non mi piaceva. Quando finimmo di mangiare sparecchiai la tavola e
iniziai a lavare i piatti e a pulire la cucina mentre Charlie andò in salotto a
vedere la tv.
Quando
terminai di pulire tutto andai anche io in salotto sedendomi sul divano insieme
a lui. Guardammo la televisione fino a quando lui la spense e mi guardò.
- Bella mi
spieghi che succede? – mi chiese.
Sapevo che
quella conversazione gli costava parecchio. Lui non era mai stata un tipo
invadente e mi aveva sempre lasciato vivere la mia vita senza essere troppo
pesante. Diceva che dovevo fare i miei sbagli senza che lui stesse sempre lì
pronto a correggermi, perché solo dai proprio sbagli
si può imparare. Aveva sempre accettato tutte le mie
decisione anche se spesso molto non le condivideva come ad esempio il
fatto di non essere voluta andare all’Università, eppure mi aveva appoggiato
anche lì. Ci era sempre stato e aveva cercato di essere un buon padre a anche
una buona madre da quando mamma era morta. Gli dovevo tanto, troppo.
- Niente, non
succede niente – gli risposi.
- Sono un
paio di giorni che ti vedo strana, come se ci fosse qualcosa che ti turba, ti
va di parlarne? – mi chiese dolcemente.
Preferì stare
zitta e non rispondergli. Aveva capito che qualcosa non andava, ma io non
sapevo se era giusto dirgli la verità, in fondo, era pur sempre mio padre e
voleva molto bene a Jacob.
- Non sei mai
stata il tipo che racconta bugie tanto meno alle persone a cui vuoi bene, posso
capire perché hai mentito a Jacob? – mi domandò vedendo che io non rispondevo.
- Ho
sbagliato. Dovevo dirgli la verità – gli risposi.
- Dove sei
stata stanotte? – continuò lui vedendo che io mi mantenevo sulle mie.
- Con Edward
– gli dissi sincera.
Non si
meritava che io gli dicessi bugie.
- Con Edward?
– mi chiese stupito.
- Non è come
pensi. Non è successo nulla – precisai vedendo la sua espressione.
Non volevo
che pensasse che avessi passato la notte con Edward in un altro senso rispetto
a come davvero l’avevamo passata.
- Non penso
nulla, infatti. Vorrei solo capirci qualcosa – mi disse.
- Non c’è
nulla da capire. Ieri pomeriggio siamo andati al Luna Park, quando siamo usciti
da lì era già tardi, ma Edward voleva portarmi alla pista di Go Kart e alla
pista di pattinaggio e questo significava restare tutta la notte fuori casa,
così ho chiamato Jacob e gli ho detto che restavo a dormire da te – gli
raccontai sincera.
- E perché
non gli hai detto la verità? – mi chiese.
- Perché non
ero sicura che lui avrebbe capito. In fondo con Edward potevamo andarci un
altro giorno, invece, che fare unica tirata tutta in un giorno – gli spiegai.
- E perché
non ci siete andati un altro giorno? – continuò lui.
- Papà, ma tu
da quando fai tutte queste domande? – gli chiesi.
- Da quando
mi sono reso conto che c’è qualcosa che non va – mi spiegò.
- Che vuoi
dire? – gli domandai.
- Bella tu
sai che io non ti ho mai detto nulla su niente. Ti ho fatto vivere la tua vita
secondo ciò che tu credevi fosse giusto o sbagliato, ti ho fatto fare i tuoi
errori senza essere lì pronto ad accusarti e non mi pento di niente perché ti
guardo e mi rendo conto che sei venuta su benissimo. Sei una persona fantastica
con dei valori solidi, una persona disposta a mettere se stessa da parte pur di
aiutare le persone a cui vuoi bene, ma mi rendo conto che resto comunque tuo
padre e non posso chiudere gli occhi e fare finta di niente. Ci sono sbagli che
si possono fare e che è giusto fare e sbagli che se è possibile si devono
evitare – mi spiegò continuando a guardarmi anche se sentivo quanto quelle
parole fossero difficile da pronunciare.
- Di quale
errore stai parlando? – gli domandai.
- Bella non
sono stupido e ti conosco meglio di chiunque altro, ma soprattutto conosco lo
sguardo che hai nell’ultimo periodo. Tu sei innamorata – mi disse come se mi
stesse rivelando chissà quale verità.
- Certo che
lo sono – gli risposi tranquilla.
Era vero che
ero innamorata, ma non della persona che lui credeva.
- Bella tu
non lo ami Jacob, tu sei innamorata di Edward – mi disse tutto d’un fiato.
- Ma che stai
dicendo, papà? Edward è il mio migliore amico – gli dissi stupita che davvero
lui si fosse accorto di questo solo dal mio sguardo.
- Ogni volta
che parli di lui i tuoi occhi si illuminano e quando sei con lui sembra come se
nell’intero Universo esistesse solo voi due. Credi davvero che questa sia solo
un’amicizia? – mi domandò.
- Papà io… –
stavo provando a dire anche se non sapevo davvero cosa dire.
- Lo so cosa
pensi. Pensi che c’è Jacob e che lui non se lo merita, pensi che, ormai, non
puoi fare niente perché stai per sposarti, pensi che puoi controllare questo
sentimento, che puoi controllarlo talmente tanto fino a farlo scomparire, ma
non è così. Quello che provi per Edward non scomparirà, resterà sempre dentro
di te qualunque cosa tu faccia – mi disse guardandomi negli occhi.
Non aveva
senso mentire, non con papà. Lui non se lo meritava. In fondo voleva solo che
io fossi felice.
- E’ vero, mi
sono accorta che sono innamorata pazza di Edward e allora? Non cambia nulla
questo. Edward è solo un amico, il migliore che io abbia e tale resterà. Non
posso amarlo, non devo amarlo e riuscirò a dimenticarlo. Fra meno di tre
settimane sposerò Jacob e me ne andrò di qui. La lontananza me lo farà togliere
dalla testa e allora riuscirò ad amare Jacob per come lui si merita – gli
rivelai.
- Bella, non
si decide chi amare, non si decide dove il cuore deve andare, perché se
potessimo decidere, l’amore non sarebbe più una sorpresa e perderebbe tutta la
sua magia – mi disse lui.
Da quando
Charlie era così profondo? Voleva davvero aiutarmi per questo si stava aprendo
con me.
- Papà, ma io
devo farlo. Capisci? Devo impormi di amare Jacob e dimenticarmi di Edward e lo
devo fare per tanti motivi. Uno, sto per sposarmi. Due, Jacob non si merita un
tradimento come questo. Tre, nessuno mi dice che Edward ricambi i miei
sentimenti. Quattro, non posso rischiare di rovinare l’amicizia con Edward –
gli dissi sincera.
- Queste sono
tutte scuse. Sai cosa non si merita Jacob? Che tu lo sposi solo per farlo
felice senza pensare alla tua di felicità. Se tu arrivai a dire “lo voglio”
senza che lo ami veramente farai l’errore più grande della tua vita, un errore
che pagherai per sempre e poi non dirmi che per Edward sei solo un’amica perché
davvero non ci credo – mi disse lui sorridendomi per sdrammatizzare.
- Voglio bene
a Jacob, un bene dell’anima, magari riuscirò ad amarlo sul serio con il tempo e
nel frattempo riuscirò a dimenticarmi di Edward – gli feci notare.
- Non puoi
dimenticarti di una persona che ami con tutta te stessa. Quella persona vivrà
sempre dentro di te e nessuno riuscirà mai a rubare quel posto – mi disse.
- Stai
parlando per esperienza non è vero? Tu non hai mai dimenticato la mamma anche
se avevate divorziato – gli feci notare.
- No, non
l’ho mai dimenticata – mi rispose.
- Come sei
riuscito a superare il fatto che lei non ti amasse più? – gli chiesi.
- Quando ci
riuscirò, te lo dirò – mi disse.
- Quindi,
secondo te, cosa dovrei fare? – gli domandai.
- Segui il
tuo cuore. Ami Edward? Va da lui e diglielo. Non avere paura delle conseguenze,
fai ciò che senti. Vedrai che Jacob capirà, ma fallo ora, se fai passare ancora
tempo, complicherai solo di più le cose – mi disse mentre si alzò dal divano e
andò nella su stanza.
Poco dopo
tornò con una busta in mano. Si sedette sul divano e tornò a guardarmi.
- Che cos’è?
– gli chiesi.
- E’ una
lettera della mamma. Mi ha detto di dartela solo se ti saresti trovata di
fronte ad un bivio, solo se avessi avuto bisogno di una spinta in più, di una
spinta che non ti aspettavi di ricevere. Credo che questa sia la situazione
giusta. Magari ti aiuterà e ti schiarirà le idee. Io non l’ho mai aperta. Non
so cosa ci sia al suo interno, ho preferito non leggerla perché era qualcosa di
tuo personale – mi disse prima di porgermi la busta che io prontamente presi.
- Grazie
papà, grazie mille. Per tutto quello che hai fatto per me e per quello che
continui a fare, ma soprattutto grazie perché nonostante ti ho detto i miei
sentimenti non mi hai giudicata – gli dissi abbracciandolo.
Un gesto
d’affetto che poche volte ci eravamo concessi considerato che entrambi
difficilmente dimostravamo i nostri sentimenti, ma quando lo facevamo ci
dimostravamo tutto il bene che ci volevamo. Restai a casa sua per un’altra
mezz’oretta, dopodichè tornai a casa, non prima, però, che papà mi avesse
ripetuto per l’ennesima volta di seguire il cuore e fregarmene delle
conseguenze. Mi aveva detto di pensare alla mia felicità e smetterla per una
volta di pensare solo a quella degli altri. Avevo fretta di tornare a casa
perché volevo leggere la lettera di mamma, avevo bisogno di leggere le sue
parole per provare a sentirla un po’ più vicina. Sapere che mi aveva lasciato
una lettera mi aveva stupito parecchio, ma allo stesso tempo gliene ero grata
così come ero grata a papà che me l’avesse data proprio in quel momento in cui
ne avevo dannatamente bisogno.
In poco tempo
arrivai a casa e mi buttai subito sul divano pronta a leggere le parole della
mamma. Aprì la busta e ne estrassi un foglio piegato in due. Stavo per aprirlo
quando il mio cellulare squillò. Lo presi e vidi che era Alice. Risposi subito.
- Ciao tesoro
– gli dissi non appena la comunicazione fu attiva.
- Come te la
passi? – mi disse lei con un tono che sprizzava felicità da tutti i pori.
- Tutto
apposto. Voi? – gli chiesi.
- Benissimo.
Siamo solo curiosissimi di sapere se ti sei divertita ieri sera – mi disse
raggiante.
- Edward vi
ha detto tutto? – gli chiesi.
- Tutto tutto no. Ci ha solo detto che avete passato una serata
insieme nei posti che più vi piacevano, ma non ha voluto rivelarci il contenuto
della serata – mi disse speranzosa che lo facessi io.
- E cosa vi
fa credere che io, invece, lo farò? – gli domandai sarcastica.
- Siamo i
tuoi migliori amici – mi fece notare.
- Questo non
significa niente. Comunque è stata la serata più bella della mia vita – gli
dissi sincera.
- Lo
immaginavo. Per Edward è stato lo stesso – mi comunicò.
- Alice, non
è che tu e gli altri mi nascondete qualcosa? – gli chiesi.
- Ti
nascondiamo solo quello che tu ancora non hai capito, o meglio non hai voluto
capire – mi disse seria.
- Questo cosa
significa? – gli chiesi.
- Lo capirai.
Con il tempo ogni cosa ti sarà chiara – mi informò.
- Può essere
– mi limitai a rispondergli io.
- Che c’è che
non va Bella? – mi chiese la mia migliore amica che anche a chilometri di
distanza sapeva sempre se qualcosa non andava.
- Sono
confusa – gli dissi sincera.
Non avevo
voglia di mentire a loro e poi sapevo che comunque loro non mi avrebbero
giudicato lo stesso.
- Ho
l’impressione di sapere cosa c’è che ti rende confusa – mi fece notare.
- Può essere
– continuai io.
- Edward. Non
è vero? – mi chiese.
- Colpita e
affondata – gli risposi.
- Cosa è
cambiato? – continuò a domandarmi.
- Forse sono
cambiata io – gli dissi.
- Lo ami? –
mi domandò seria.
- E’ così
evidente? Comunque non credo sia il caso di parlarne al telefono. Ne riparliamo
quando verrete qui. A proposito quand’è che avete intenzione di partire? – gli chiesi.
- Settimana
prossima saremo lì. Comunque c’è un motivo per cui ti ho chiamata – mi disse
mentre sentivo i ragazzi ridere dall’altro capo del telefono.
Questa cosa
non mi piaceva per nulla.
- Mi devo
preoccupare? – gli chiesi.
- Piuttosto
devi preparare le valigie – mi informò.
- E per quale
motivo? – domandai.
- Ti abbiamo
prenotato un biglietto per Jacksonville fra quattro giorni. Dobbiamo o no fare
una festa di addio al nubilato? – mi chiese retorica.
- E non
possiamo farla qui? – gli domandai.
- Infatti la
faremo, ma sarà qualcosa di intimo, mentre qui festeggeremo alla grande. Pensa
che sarà il tuo ultimo viaggio prima di sposarti – mi comunicò.
- Perché
inizio a pensare che qualunque cosa io dirò non servirà a farvi cambiare idea?
– chiesi.
- Perché
davvero qualunque cosa dirai non ci farà cambiare idea. I biglietti li abbiamo
prenotati on-line, quindi dovrai solo presentarti all’aeroporto fra quattro
giorni con nome, cognome e destinazione. Resterai da noi due giorni, poi tutti
e cinque partiremo per Phoenix, finalmente – mi informò.
- Non so
perché, ma questa storia mi puzza. Cosa c’è sotto? – gli dissi.
- Non essere
sciocca. Ci vediamo fra quattro giorni così ci racconti cos’è che ti turba e
soprattutto cerchiamo di capire cosa davvero c’è in quella testa e in quel
cuore che ti ritrovi. Ah dimenticavo, ovviamente, il biglietto è solo per te.
Jacob resterà a Phoenix, lui lo sa già. L’abbiamo avvertito poco fa e non ha
fatto storie, anzi ha detto che la nostra è una grande idea così ti riposerai un
po’ visto che nell’ultimo periodo non hai fatto altro che scappare da un posto
all’altro per organizzare il matrimonio – mi spiegò.
- E con il
lavoro come la mettiamo? – gli domandai.
- Abbiamo
pensato anche a quello. Ho telefonato alla titolare e gli ho detto di darti un
mese di ferie, sai tra venire qui, il matrimonio e il viaggio di nozze.
Ovviamente non era molto d’accordo, ma io e Rose gli abbiamo promesso la nostra
nuova collezione in anteprima così non ha fatto storia, anzi ha detto che
potevi pure prenderti un mese e mezzo se volevi. Scegli tu. Adesso devo andare.
Ti salutano tutti e ti mandano un bacio. Mi raccomando con Edward, dacci dentro
– mi disse prima di chiudere la telefonata.
Alice era
davvero un folletto malefico. Aveva pensato a tutto e aveva perfino convinto la
titolare del negozio promettendogli la loro nuova linea in anteprima. Alice e
Rosalie avevano aperto una casa di moda e i loro capi d’abbigliamento era tra i
più venduti e richiesti in tutta l’America, quindi ci credevo bene che la mia
titolare non avesse fatto problemi a ricevere la linea nuova in anteprima.
L’unica cosa
che non capivo era il suo “mi raccomando con Edward, dacci dentro”. Cosa sapeva
di me e Edward? Cosa gli aveva detto lui? E se, invece, la ragazza avesse fatto
due più due? Alice, così come tutti i ragazzi lì, ci conoscevano troppo bene e
magari avevano visto più in là rispetto a quanto io avrei voluto vedere,un po’
come era stato per papà.
Ero contenta
di andare da loro e di staccare un po’ la spina, ma soprattutto ero contenta di
rivedere loro. Sapevo che la loro presenza mi avrebbe aiutato parecchio anche
se, comunque, mi dispiaceva un casino dover lasciare Edward qui, ma in fondo si
trattava solo di due giorni, almeno da quanto aveva detto Alice. Avrei resistito?
Dovevo farcela, anche perché tra poco avrei dovuto resistere molto di più.
Mi restavano
quattro giorni e poi sarei dovuta partire. Sarei rimasta lì due giorni e poi
sarei tornata qui con loro per sbrigare le ultime cose del matrimonio, un
matrimonio che non sapevo se volevo ancora.
Presi di
nuovo la lettera di mamma e mi decisi a leggerla. Volevo sapere cosa diceva, ma
soprattutto volevo che le sue parole potessero darmi in qualche modo sollievo.
-
crista: Forse lo ha capito, ma non vuole
ammetterlo. Comunque vedrai che presto si renderà conto di tutto.
-
Ed4e:
Beh, tu hai perfettamente ragione, ma non ti posso dire cosa deciderà di fare
Bella. E’ molto imprevedibile. Vedremo cosa succederà.
-
dany 96: Si, in effetti Bella a volte è proprio
scema. Comunque ti ringrazio per la comprensione e ti prometto che cercherò di
postare presto.
-
gamolina: Beh diciamo che Edward sulla porta è stato
molto, molto chiaro. Non ci resta che aspettare Bella e vedere quello che farà.
-
ledyang: Cercherò di non essere sadica, promesso.
-
eliza1755: Si, hai scritto giusto. Gli scagnozzi di Don Rodrigo dissero
proprio questa frase. Diciamo che quelli erano i Bravi di Don Rodrigo, ma
chissà se anche in questa storia non appariranno dei Bravi. Vedremo. Comunque
si, il matrimonio è sempre più vicino.
-
costi84: Si, hai proprio ragione, sono davvero due pazzi scatenati, ma
come hai detto tu se vengono sgamati le cose si mettono molto male. Come hai
visto Charlie li ha già sgamati in qualche modo, speriamo non lo faccia Jacob,
altrimenti lì si che sono problemi. Quanto alla gelosia concordo perfettamente
con te, anche se razionalmente credo che se le cose devono succedere succedono
lo stesso, indipendentemente da quanto una persona sia gelosa o meno.
-
sbrilluccica: Beh, in effetti Edward è stato davvero un
tesoro. Del resto lui è l’unico che conosce davvero Bella e sa le cose che gli
piacciono. Quanto a Bella, lei si sta accorgendo che il matrimonio con Jacob
non è quello che vuole, ma bisogna vedere se avrà il coraggio di seguire il
cuore e non la testa.
LEGGETE:Ho pubblicato
un’altra storia sempre su Twilight: “Uniti dal destino”. Edward ha lasciato Bella in New Moon e non è non e mai
più tornato. Gli anni passano e anche i decenni, ma due anime sono ancora
tremendamente legate tra di loro perché il tempo possa cancellare ciò che
l’amore ha creato. Cosa succederà se un giorno Bella dovesse rincontrare quella
che aveva considerato fin dall’inizio al sua famiglia?
E i Cullen e soprattutto Edward come reagiranno quando scopriranno che Bella è
ancora la diciottenne che avevano lasciato? P.S. Bella non è un vampiro, ma non
è comunque umana. Oltre i vecchi, ci saranno anche nuovi personaggi. Mi farebbe
piacere se passaste a dargli un’occhiata. Sotto potete trovare il link.
Un grazie di tutto
cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia
tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi
hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di
vostro gradimento e recensite. Un bacio.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di
Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.
Eccomi qui con un altro capitolo. Mi auguro che il capitolo sia
di vostro gradimento. Un bacione e buona lettura a tutti.
Capitolo 12
Rivelazioni
POV BELLA
Avevo la
lettera di mamma nelle mani e anche se la voglia di leggerla era tanta, in me,
c’era anche la paura, la paura di trovare tra le righe una Renèe diversa da
quella che io ricordavo. Nonostante tutto mi feci coraggio e aprì il foglio. La
scrittura era la sua. Non era per niente signorile o ordinata, ma questo era
tipico di lei. Per questo mi divertivo a definirla una “svampita”, in fondo lo
era in tutto quello che faceva, ma era la madre migliore che una qualunque
ragazza potrebbe desiderare. Feci un respiro profondo e
inizia i leggere.
Ciao Bella, sono la
mamma. Se stai leggendo queste poche righe significa che io purtroppo non ci
sono più e so che questo sarà molto penoso, penoso per entrambe. Ho chiesto a
papà di nasconderti questa lettera e di dartela solo in caso tu ti fossi
trovata in difficoltà. Non è nulla di che, ma per me è importante dirti queste
parole visto che da adesso in poi non potrò più stare in giro ad annoiarti
continuamente. Ho pensato di darti una piccola lista che contiene le cose che
vorrei per te. Beh la prima è ovvia, un'educazione, una famiglia, degli amici e
una vita piena di cose inaspettate. Cerca di fare degli errori, fai molti
errori, perché non c'è modo migliore per imparare e crescere. Voglio che tu
passi parecchio tempo a guardare le stelle, perché le stelle ti daranno la
spinta per sognare, e io desidero che tu, bambina mia, sia una sognatrice. Mi
auguro che tu sia capace di credere in Dio, perché la conclusione a cui sono
arrivata, tesoro mio, è che non ha importanza se Dio esista o no, l'importante
per te è credere sempre in qualcosa, perchè credere in qualcosa ti farà sentire
sempre protetta e io voglio che tu ti senta sempre al sicuro. E poi c’è
l'amore: io voglio che tu ami, senza paure ne riserve,
e quando troverai quell'amore, dovunque lui sia, chiunque tu scelga, non
scappare via, ma non dargli neppure la caccia. Se tu sarai paziente, lui verrà
da te, te lo prometto, e verrà quando meno te lo aspetti…non avere paura perché
ricorda sempre che amare, significa vivere. Per ultimo
voglio dirti di seguire sempre quello che ti dice il cuore, per qualunque
decisione tu debba prendere. Se lo seguirai non potrai mai sbagliare. Ti voglio
bene bambina mia.
La
tua mamma.
Non appena
finì di leggere quelle poche righe mi accorsi che calde lacrime mi stavano
bagnando il viso ed erano lacrime miste. Miste perché da una parte c’era la
gioia di leggere quelle parole che mi facevano capire che mi ricordavo
perfettamente come era fatta la mamma, ma erano anche lacrime di tristezza
perché sentivo il bisogno di avere mia madre vicino a me e, invece lei non
c’era, se ne era andata a causa di un brutto male che nonostante i nuovi passi
della scienza non eravamo riusciti a sconfiggere, un male che c’è l’aveva
portata via lasciando un ex marito completamente distrutto e una figlia che
aveva ancora un disperato bisogno della madre.
Anche lei mi
aveva detto che dovevo seguire il cuore e che l’amore sarebbe arrivato senza cercalo. Era stata davvero così, solo che il mio era
l’amore sbagliato, un amore che avrebbe portato solo sofferenza.
Sentì il
campanello di casa suonare e così, dopo aver ripiegato la lettera ed essermi
asciugata gli occhi mi alzai e andai ad aprire ritrovandomi di fronte a Jacob.
- Amore che
succede? – mi chiese prima ancora di salutarmi.
- Niente – mi
limitai a rispondergli dopo averlo fatto entrare e dopo aver chiuso la porta.
- Stavi
piangendo. Hai gli occhi rossi – mi fece notare accarezzandomi una guancia.
Anche quel
contatto mi dava fastidio, sentire la sua mano sulla mia pelle mi faceva
sentire inadeguata anche se in realtà non loro. Erano altre le mani che bramavo
e sapevo di sbagliare, ma non potevo farci nulla. Era il cuore che parlava.
- Stamattina
papà mi ha dato una lettere della mamma. Prima l’ho
letto e mi è venuto da piangere – gli dissi sincera.
- Cosa c’era
scritto? – mi chiese.
Edward non mi
avrebbe mai fatto quella domanda. Lui sarebbe stato zitto e si sarebbe limitato
ad abbracciarmi e a farmi sentire la sua presenza.
- Non mi va
di parlarne. Tanto è passato. Tu come mai non sei a lavoro? – gli chiesi
allontanandomi da lui e dirigendomi in bagno dove mi lavai la faccia per
eliminare le tracce del pianto.
- Mi sono
preso un pomeriggio libero. E’ parecchio che non stiamo insieme – mi disse
raggiungendomi nel bagno e posizionandosi nell’uscio della porta appoggiato
alla parete.
- Tu lavori
sempre – gli risposi.
- E quando
non lavoro tu non ci sei mai – mi fece notare lui.
- Vorresti
dare la colpa a me? – gli domandai.
- No,
assolutamente – mi rispose.
- Che hai
fatti ieri sera? – gli chiesi.
- Niente.
Sono andato da papà e ho incontrato Charlie. Gli ho chiesto come mai era lì
visto che tu eri a casa sua e lui mi ha detto che eri stanca e ti sei messa a
letto, così lui ne ha approfittato per venire da papà. Siamo stati tutta la serata
a vedere il football alla tv e poi sono tornato a casa e mi sono messo a letto
visto che Edward sembrava scomparso nel nulla. Gli ho pure chiamato, ma aveva
il cellulare staccato e oggi non l’ho visto. Sembra come se mi voglia evitare –
mi spiegò.
- E perché
dovrebbe? – gli chiesi.
- Non lo so.
Pensavo che avesse preso bene la notizia del matrimonio, ma mi sa che mi devo
ricredere. Da quando gliel’abbiamo detto è scostante con me, mi evita tutte le
volte che può e mi attacca anche quando non c’è motivo. Non riesco a capirlo.
E’ così strano – mi disse.
Non sapevo
cosa dirgli, ma tutto quello che mi diceva mi faceva pensare che davvero Edward
provasse qualcosa per me perché questo suo comportamento con Jacob unito a ciò
che ci eravamo detti poteva portare solo a questo.
- Non saprei.
Con me è sempre lo stesso – gli feci notare.
- E certo ci
credo –disse
lui più a se stesso che a me.
- Cosa vuoi
dire con questo? – gli domandai.
- Niente – si
limitò a rispondere lui mentre si dirigeva nel salone.
Io lo seguì
visto che mi ero ripulita la faccia e mi ero perfino truccata di nuovo.
- Jacob che
c’è che non va? – gli chiesi.
- Davvero non
lo capisci Bella? – mi disse lui.
- No, non ti
sto nemmeno seguendo. Non ho idea di cosa tu voglia dire – lo informai.
- E’ così
chiaro. Anche un cieco lo capirebbe e mi chiedo come tu
non l’abbia ancora capito, ma inizio a credere che continuerai a non capirlo –
mi disse.
- Che vuoi
dire? – gli domandai non riuscendo davvero a capire cosa stesse cercando di
dirmi.
- Gli occhi fanno
quello che possono, niente di più e niente di meno, tutto quello che non
riescono a vedere è perché non vuoi vederlo tu. Sei tu che non vuoi vedere
l’evidenza – mi disse.
- Senti Jacob
io non ti sto seguendo. O parli chiaramente oppure cambiamo discorso – lo
informai.
- Ti ricordi
quando qualche giorno fa ti dissi che Edward di sicuro era innamorato di
qualcuno? – mi chiese.
- Si certo
che mi ricordo, ma non capisco dove tu voglia arrivare – gli risposi sorpresa
da ciò che mi aveva detto.
- Quel giorno
ti dissi che non avevo idea di chi fosse la ragazza, beh, ti ho mentito – mi comunicò.
Cosa diavolo
cercava di dire? Davvero non ci stavo capendo più nulla.
- Ti
dispiacerebbe spiegarmi di cosa stai parlando? Perché mai avresti dovuto
mentirmi? – gli chiesi.
- Bella
davvero non l’hai capito che Edward è innamorato di te? – mi rispose porgendomi
un’altra domanda.
Raggelai
all’istante. Non sapevo cosa dire e allora non feci altro che scoppiare a
ridere, di una risata isterica ovviamente.
- Ma cosa
dici? Sei pazzo? – gli domandai.
- Continua a
negarlo se vuoi. Io e Edward siamo sempre stati innamorati di te, fin da quando
eravamo dei bambini. Tu eri la nostra sfida più grande e io soffrivo nel
vedervi con lui perché mi rendevo conto che era lui quello che tu preferivi.
Correvi sempre da lui quando qualcosa ti faceva male e quando è morta tua madre
sembrava come se solo lui fosse in gradi di consolarti. Poi con il tempo siamo
cresciuti e tu continuavi a vederci solo come due amici con cui trascorrere i
pomeriggi, nulla di più. Entrambi abbiamo dovuto ammettere la sconfitta,
saremmo stati per te solo degli amici. Così lui ha iniziato a frequentare mille
ragazze dicendo che l’amore non era fatto per lui, solo perché l’amore che
poteva dare lui non era ricambiato e io, beh io ho provato a cercare qualcuno
che prendesse il tuo posto. Con Kim credevo di esserci riuscito, ma poi mi sono
accorto che nessuno mai avrebbe preso il tuo posto. Quando ho scoperto che mi
tradiva sono stato quasi sollevato. Avrei trovato una scusa per lasciarla dando
la colpa a lei, quando invece la colpa era mia – mi rivelò mentre io ero
basita.
- Jacob, ma
sei pazzo? – gli chiesi credendo che stesse mentendo.
- No, ti sto
solo dicendo la verità. Dopo Kim mi sono accorto che solo tu mi avresti potuto
rendere felice, così o la va o la spacca ti ho rivelato i miei sentimenti. Mi è
andata bene visto che tu mi ricambiavi ed Edward non ha più parlato di te in
quel senso. Diceva che eri stata una cotta adolescenziale e che non poteva che
essere contento che noi due stessimo insieme. Sembrava davvero sincero e io
sapevo che tu non lo amavi, non l’avevi mai guardato in quel senso così non ti
ho mai detto nulla e non sono mai stato geloso di lui perché non c’era motivo
per esserlo – mi disse.
- E allora
perché adesso me lo stai dicendo? – gli domandai seriamente curiosa.
- Perché da
quando gli abbiamo detto che ci saremmo sposati è cambiato e non posso fare a
meno di pensare che il motivo è che lui ti ama ancora.
Mi dispiace per lui davvero tanto, non voglio che soffre,
ma è inevitabile se davvero ti ama ancora – mi spiegò.
Ero sconvolta
da quello che avevo saputo. Edward mi amava fin da quando eravamo dei bambini,
quindi significava che la mia cotta adolescenziale per lui era ricambiata e
nessuno dei due lo sapeva, ma mi chiedevo come mai nonostante mi amasse non
avesse fatto nulla per cambiare le cose quando gli avevamo detto che io e Jacob
stavamo insieme, mentre adesso che sapeva che stavamo per sposarci era come
scattato.
- Sarà una
tua impressione. Certo che comunque è una grande scoperta questa. Sapere che
lui mi amava fin da bambina. E chi lo avrebbe mai detto – dissi più a me stessa
che a lui.
- E’ la
verità. Comunque dai non parliamone più. Mi ha chiamato Alice e mi ha detto che
lei con i ragazzi ti hanno prenotato il volo. Quando devi partire? – mi
domandò.
- Fra quattro
giorni – gli risposi.
- Mi mancherai, lo sai vero? – mi disse.
- Anche tu –
gli risposi anche se non ne ero del tutto sicura.
Si avvicinò e
mi diede un bacio a fior di labbra e in quel momento mi immaginai di baciare
Edward infatti approfondì il bacio senza rendermi
conto che quelle labbra non appartenevano alla persona che amavo.
- Ti va di
andare a scegliere le fedi? – mi chiese lui dopo essersi staccato.
- Ok, andiamo
– gli risposi andando a prendere la borsa e gli occhiali e uscendo di casa
insieme a lui.
Salimmo in
macchina e andammo alla gioielleria migliore di Phoenix per scegliere le fedi.
C’è ne fecero vedere di vari tipi, ma nessuna che mi piaceva particolarmente.
Jacob li voleva di oro rosso, mentre io di oro bianco e avrei fatto ferro e
fuoco per comprarle come piacevano a me.
- Oppure ci
sono queste – ci disse il gioielliere facendoci vedere una coppia di fedi in
oro bianco.
Erano
bellissime. La fede della donna era circondata da diamantini e aveva i bordi
lisci, mentre quella dell’uomo era tutta liscia. Erano semplici,
ma bellissime. Perfette, proprio come le avevo immaginate.
- Sono
meravigliose – dissi io vedendole.
- Piacciono
anche a me, ma sono in oro bianco, io li voglio in oro rosso – disse Jacob
guardandole.
- Senti Jake
non metterò mai una fede in oro rosso, quindi prendiamo queste senza discutere.
Ti prego, sono proprio come le ho sempre immaginate – gli dissi facendogli gli
occhioni da cucciola.
- Ok, hai
vinto. Prendiamo queste – mi disse.
- Ottima
scelta – ci disse il gioielliere.
Ci prese le
misure e ci disse che c’è le avrebbe consegnate la
settimane seguente. Uscimmo da lì e andammo a mangiare in un locale visto che
io stavo morendo di fame. Restammo lì per un po’ e non potei fare a meno di
paragonare la giornata trascorsa con Edward con quelle che trascorrevo con
Jacob, non c’era davvero paragone.
Dopo un paio
di ore tornammo a casa. Jacob volevo restare a dormire da me, ma gli dissi che
non mi sentivo tanto bene e che preferivo andare subito a letto. Riuscì a
convincerlo e se ne andò a casa mentre io mi misi sul letto ripensando a tutti
i momenti belli con Edward fino a quando mi addormentai dolcemente cullata
dalle braccia di Morfeo.
-
costi84: Beh in effetti Bella non è molto
normale in questo periodo. Speriamo rinsavisca prima del matrimonio.
-
dany 96: Non posso dirti nulla riguardo a Alice e
gli altri. Se avrai ragione oppure no lo scoprirai leggendo.
-
Ed4e:Si, in effetti Bella ultimamente non fa altro che
pensare a Edward. Jacob l’ha proprio messo da parte. Quanto alla tua curiosità
riguardo alla lettera, credo che in questo capitolo essa si sarà placata visto
che c’è il contenuto della lettera. Piccola, ma
concisa. Chissà che possa aiutare davvero Bella.
-
vanderbit: Beh diciamo che come te anch’io condivido
tutto quello che ha detto Charlie, forse perché io la penso un po’ come lui. Non
posso dirti tra quanto Edward e Bella si metteranno insieme, anche perché non è
detto che questo succederà tutto dipenderà da Bella. Quanto a Alice presto
vedrai se ha qualcosa in mente oppure se ha detto la verità a Bella e quindi
questo viaggio non avrà altri secondi fini.
-
eliza1755:Si, in effetti non tutti i papà sono
come Charlie, ma diciamo che dietro la mente di Charlie c’ero io, quindi una
figlia e mi sono immaginata quello che mi sarei voluta sentirmi dire da mio
padre magari in una situazione del genere. Diciamo che le parole di Charlie le
sento molto mie, ci credo davvero e le condivido in pieno. Comunque hai proprio
ragione. A Bella “casualmente” arrivano segnali da tutte le parti, ma ti
assicuro che questo è solo l’inizio. Di segnali c’è ne saranno molti altri.
Felice di sapere che Edward ti è mancato mentre Jacob no, ma credo che visto
come la pensi questo capitolo non sarà molto di tuo gradimento visto che non c’è
Edward, ma solo Jacob.
LEGGETE:Ho pubblicato
un’altra storia sempre su Twilight: “Uniti dal destino”. Edward ha lasciato Bella in New Moon e non è non e mai
più tornato. Gli anni passano e anche i decenni, ma due anime sono ancora
tremendamente legate tra di loro perché il tempo possa cancellare ciò che
l’amore ha creato. Cosa succederà se un giorno Bella dovesse rincontrare quella
che aveva considerato fin dall’inizio al sua famiglia?
E i Cullen e soprattutto Edward come reagiranno quando scopriranno che Bella è
ancora la diciottenne che avevano lasciato? P.S. Bella non è un vampiro, ma non
è comunque umana. Oltre i vecchi, ci saranno anche nuovi personaggi. Mi farebbe
piacere se passaste a dargli un’occhiata. Sotto potete trovare il link.
Un grazie di tutto
cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia
tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi
hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di
vostro gradimento e recensite. Un bacio.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di
Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.
Eccomi qui con un altro aggiornamento. E’ un capitolo di
transizione basato prevalentemente sui ricordi. Era un modo per far capire
maggiormente il forte e profondo legame che c’è tra Bella ed Edward. Un bacio e
buona lettura.
Capitolo
13
L’album
dei ricordi
POV BELLA
Erano passati già due giorni da quando
Alice mi aveva avvisata del viaggio a Jacksonville.
Diceva che avremmo dovuto festeggiare
il mio addio al nubilato, ma la cosa un po’ mi puzzava
visto che questa festa avremmo benissimo potuto organizzarla qui a Phoenix.
Avevo passato gli ultimi due giorni
quasi sempre in compagnia di Jacob che si era preso dei
pomeriggio liberi per stare insieme vista la mia imminente partenza e questo
significava che non avevo potuto passare del tempo con Edward e le rare
occasioni in cui era successo erano solo stati incontri di pochi minuti.
Desideravo stare con lui, vedere il
suo sorriso sghembo rivolto solo a me, stringere la sua mano come se mi
appartenesse e chiudermi in un mondo in cui esistevamo solo noi due, proprio
come era successo giorni fa.
Eppure non ne avevamo avuto occasione
e la cosa mi dispiaceva parecchio.
Sapevo solo che negli ultimi giorni lo
sentivo troppo vicino a me soprattutto da quando Jacob mi aveva detto quelle
cose.
Ero a casa sdraiata sul divano mentre
guardavo un film alla tv, ma non lo stavo seguendo per niente. Pensavo solo a
tutta quella situazione e non riuscivo ad uscirne, non riuscivo a trovare una
soluzione.
Mi alzai e spensi la tv dirigendomi
nella mia stanza, mi sarei dedicata alla lettura.
Mi avvicinai alla libreria della mia
camera per prendere un libro, ma la mia attenzione fu catturata da un album di
foto, il mio album dei ricordi di quando ero bambina.
Lo presi e mi sedetti a gambe
incrociate sul letto.
Lo aprì e inizia a sfogliarlo.
C’erano un sacco di foto di me quando
ero neonata insieme a mamma, papà e a Esme e Carlisle
che per me erano sempre stati come dei secondi genitori.
C’era anche una foto in cui stavo
facendo il bagnetto con Alice, non avevamo nemmeno un anno.
Poi iniziavano le foto di quando ero
un po’ più grande ed erano tutte con i miei amici di sempre.
Mentre le guardavo sentì il campanello
suonare e andai ad aprire ritrovandomi Edward di fronte allo
porta.
Indossava un paio di jeans scuri con
la cintura nera, una maglietta con le maniche alzate dello stesso colore e un
paio di scarpe bianche e nere. Aveva gli occhiali da sole che si tolse non
appena io aprì la porta (àil link con i vestiti di Edward: http://yfrog.com/3mvestitiedward5p
).
Era un dio sceso in terra.
- Ciao scricciolo – mi salutò con un
bacio sulla guancia mentre io mi spostai per farlo entrare.
- Ciao Eddy – gli dissi dopo aver
chiuso la porta di casa.
- Che
stai facendo? – mi domandò.
- Guardavo l’album con le foto – gli
dissi mentre mi dirigevo verso la mia stanza seguita da lui.
- Mi unisco a te allora. E’ una vita
che non apro l’album di foto – mi disse sedendosi sul letto a gambe incrociate
mentre io feci lo stesso.
- Come sono andate le prove? – gli
chiesi riferendomi al lavoro.
- Bene. Sono in pole position – mi
comunicò.
- Che novità – gli dissi sarcastica
mentre lui mi sorrideva.
- Ah. Mi stavo quasi scordando.
Dopodomani devo partire per un paio di giorni per lavoro. Il mio manager non mi
ha spiegato bene il motivo, so solo che devo firmare delle cose per uno sponsor
– mi disse.
- Anche io parto dopodomani. I ragazzi
mi hanno prenotato un biglietto per Jacksonville. Rosalie e Alice dicono che
dobbiamo fare una festa di addio al nubilato lì – gli spiegai.
- Beh allora non ci perdiamo niente.
Mi dispiaceva partire e lasciarti qui da sola visto che Jacob è sempre
impegnato – mi disse.
- Non succederà. Comunque grazie – gli
risposi sorridendogli.
- Allora le vediamo queste foto o no? –
mi chiese retorico.
Presi l’album e lo iniziai a sfogliare
dall’inizio.
Edward non faceva altro che ripetermi
quanto era carina da neonata e quando aveva visto la foto del bagnetto con
Alice era scoppiato a ridere contagiando pure me.
Poi iniziammo a vedere le foto di
quando eravamo più grandi e in ogni foto eravamo tutti presenti, o per lo meno io e Edward c’eravamo sempre.
- Guarda questa – gli dissi indicando
una foto in cui c’eravamo noi due in montagna tra la neve (àil link con la foto: http://yfrog.com/j5002bambininevej).
- Bellissima. Ti ricordi come è finita
la giornata? – mi domandò.
- Certo, per poco
mamma e Esme si prendevano un infarto – gli dissi mentre tutti e due scoppiammo
a ridere ripensando a quella giornata.
INIZIO FLASHBACK
Eravamo andati insieme ai Cullen in gita in montagna per
due settimane.
Io avevo tre anni, Edward quattro. Volevamo andare a
giocare con la neve, visto che la vedevamo per la prima volta.
A Phoenix non nevicava mai, quindi, quella per noi era una
novità.
Avevamo convinto papà e Carlisle a portarci fuori a
giocare.
C’erano due specie di salvagenti chiusi di sotto grazie ai
quali potevi sederti e poi scivolare tra la neve.
La foto ci era stata scattata mentre io e Edward prendevamo
questi salvagenti per andare a giocare sulla neve.
Quando tutti e due eravamo pronti ci mettemmo li dentro e poi ci lasciammo scivolare.
Mentre nessuno ci vedeva avevamo scelto la discesa più ripida
e una volta dentro quei cosi avevamo preso velocità, troppo velocità e nessuno
dei due riusciva a fermarsi.
Iniziammo a gridare tutti e due come pazzi, ma non per la
paura, ma per il divertimento.
Mamma e Esme si spaventarono da morire vedendoci gridare in
quel modo mentre loro stesse capivano che non sapevamo fermarci.
Alla fine prendemmo talmente tanta velocità che il mio
salvagente sbattè contro quello di Edward e quindi
cappottammo tutti e due andando a scivolare e ritrovandoci alla fine della
discesa ricoperti di neve come se fossimo pupazzi di neve.
Scoppiamo entrambi a ridere mentre ci guardavamo in quello
stato e non riuscivamo a fermarci. I nostri genitori ci raggiunsero e ci
abbracciarono.
Io e Edward non capivamo perché facessero in quel modo,
dicevano solo che gli avevamo fatto prendere uno spavento.
Per tutto il resto della giornata non facemmo che smettere
di ridere tutte le volte che ci guardavamo perché ripensavamo a come ci eravamo
ridotti con la neve.
FINE FLASHBACK
- E guarda questa – mi disse Edward
indicandone un’altra in cui io e lui eravamo sdraiati a pancia in sotto in un
pontile mentre guardavamo il mare (àil link con la foto: http://yfrog.com/jl99821830p
).
- Mamma mia, non farmici pensare. Se
non fosse stato per te non so nemmeno se sarei ancora qui – gli dissi
sorridendo a quel ricordo.
INIZIO FLASHBACK
Eravamo in vacanza al mare.
Avevamo affittato una casa a Los Angeles, una casa che
distanziava pochissimo dal mare per questo passavamo tutti i pomeriggi lì.
Io avevo sei anni, Edward sette.
Carlisle ci aveva scattato una foto mentre eravamo sdraiati
sul pontile mentre ascoltavamo la musica.
Poco dopo si era
allontanato lasciandoci lì perché Emmett gli chiedeva di fotografarlo in cima
ad uno scoglio.
Io e Edward dopo un po’ ci alzammo e io feci una pernacchia
a lui rubandogli l’i-pod.
Lui allora si avvicinò a me e iniziò a farmi il solletico,
solo che io persi l’equilibrio e caddi in mare.
Inutile dire che non sapevo nuotare.
Ero spaventatissima e Edward più di me, ma non ci pensò due
volte prima di tuffarsi per aiutarmi.
Aveva imparato a nuotare da poco, ma in quel momento non si
curò di questo, voleva solo aiutarmi mentre continuava a gridare per farsi
sentire da qualcuno.
Riuscì a tenermi a galla fino a quando Carlisle ci
raggiunse e aiutò prima me e poi Edward a salire di
nuovo sul pontile.
Ci domandò come avessimo fatto a cadere e io gli dissi che
avevo perso l’equilibrio e Edward si era buttato per aiutarmi, evitando di
dirgli del solletico, altrimenti ci avrebbe rimproverato.
Lo pregammo di non dire niente agli altri altrimenti non ci
avrebbero più lasciati soli e lui ci accontentò. Restò il nostro piccolo
segreto, anche se credo che alla fine della vacanza abbia raccontato tutto
anche a Esme e a mamma e papà.
FINE FLASHBACK
Sfogliammo ancora l’album e c’erano
altre mille fotografie. C’è ne era una mia e di Edward sulla spiaggia che
cercavamo le conchiglie (à il link con la foto:http://yfrog.com/j0hotelsbambinij
) e una di tutti noi ragazzi che giocavamo a calcio (àil link della foto:http://yfrog.com/jybambinichegiocanoj
).
Eravamo maschi contro femmine e io
avevo convinto Edward a farci vincere, in cambio gli avrei comprato una bustina
di figure dei calciatori.
Riuscimmo a vincere, ma tutti capirono
che avevo falsato la partita e che Edward si era fatto comprare per un semplice
pacchetto di figurine.
Quante risate che ci eravamo fatti.
Passammo in rassegna altre foto e non
facevamo altro che rinvangare i vecchi ricordi.
- Questa è troppo bella. Se ci penso
mi sento ancora tutto appiccicoso – mi disse lui indicando una foto in cui io e
lui giocavamo con il miele (àil link con la foto: http://yfrog.com/1abambinimielebnj
).
INIZIO FLASHBACK
Io e Edward eravamo a casa sua che guardavamo la tv.
Avevamo appena finito di guardare Winnie The Pooh alla tv e
guardandolo mangiare il miele c’è ne era venuta voglia.
Avevamo preso il barattolo di miele, ci eravamo seduti a
terra e avevamo iniziato a mangiarlo.
Per sbaglio io gliene avevo fatto cadere una goccia sulla
gamba.
Non l’avessi mai fatto.
Iniziò una gara a colpi di miele e ci ritrovammo tutti e
due terribilmente appiccicosi.
Stanchi morti ci sdraiammo per terra in mezzo al miele e ci
addormentammo.
Quando Esme ci svegliò non riuscivamo a muoverci. Eravamo
tutti appiccicati.
Edward dovette tagliarsi i capelli cortissimi e anch’io fui
costretta a tagliarne un bel pezzo visto che nemmeno lo shampoo era riuscito a
togliere il macello che c’era nei nostri capelli.
Esme ci mise un giorno intero per pulire il pavimento. Era
tutto appiccicoso e ormai era il miele era asciugato a terra e non voleva
andarsene con nessun prodotto. Sembrava colla.
Dire che mia madre e
sua madre volevamo ucciderci era una cosa da poco.
FINE FLASHBACK
- E questa te la ricordi? – gli chiedi
indicando una foto in cui avevamo tutte le mani sporche di pittura.
- Me la ricordo? Mamma per punizione
mi ha tolto tutte le macchinine per un mese intero, come posso dimenticarmene?
– mi rispose mentre tutti e due scoppiamo a ridere.
INIZIO FALSHBACK
Io e tutti i ragazzi eravamo a casa dei Cullen e stavamo
giocando con i colori a tempera.
Eravamo sdraiati a terra e coloravamo i fogli.
Ci stavamo divertendo da morire. Avevamo intorno ai sette
anni.
Eravamo tutti sporchi di pittura e io e Edward più che
colorare nei fogli ci stavamo colorando reciprocamente la pelle.
Io disegnavo sulle sue braccia e sulla sua faccia e lui
faceva lo stesso con me.
Poi per sbaglio un pennello ero voltato verso la parete sporcandola.
Allora io e Edward per riparare all’errore avevamo preso il colore giallo che
era quello della parete e con i pennelli avevamo cercato di coprire la macchina
di rosso che si era formata nel muro.
Dire che avevamo combinato un pasticcio era dire poco.
La parete, dopo il nostro intervento, aveva assunto una
grossissima macchia color arancione.
L’avevamo rovinata ancora di più.
Quando Esme ci scoprì voleva ucciderci.
Mise Edward in punizione togliendogli le sue amate
macchinine e mamma fece scomparire il peluche a cui ero tanto affezionata e che
usavo la notte per farmi compagnia.
Dicevamo che l’avevamo combinata grossa.
FINE FLASHBACK
- Ne abbiamo combinate troppe da
bambini. Insieme eravamo troppo pestiferi – gli dissi io
ridendo ancora ripensando alla povera parete di casa Cullen.
- Pestiferi? Dire che eravamo
pestiferi era farci un complimento. Ti ricordi quando abbiamo rotto lo scalino
delle scale? – mi domandò.
Eccome se me lo ricordavo.
INIZIO FLASHBACK
Io e Edward eravamo in giardino insieme agli altri e
stavamo giocando con la palla.
A noi due era venuta fame così siamo saliti in casa per
prenderci qualcosa da mangiare.
Nelle scale che c’erano nel corridoio del nostro
appartamento c’era una scalino che avevo lo spigolo
leggiarmente rotto.
Io e Edward per giocare ci eravamo messi a saltarci di
sopra e lo spigolo si era rotto del tutto.
Per cercare di rimediare avevamo preso l’attack e avevamo
cercato di incollarlo.
Poi c’è ne eravamo andati senza farci vedere da nessuno.
Eravamo andati a mangiare e poi eravamo tornati a giocare.
Dopo un paio d’ore avevamo sentito qualcuno gridare dalla
scala.
Eravamo corsi a vedere e c’era il signor Smith a terra che
si toccava la gamba, mentre lo spigolo che avevamo rotto e poi incollato si era
staccato.
Carlisle, che fa il medico, controllò il signor Smith e si
accorse che dalla caduta si era rotto il piede.
Io e Edward ci sentimmo subito in colpa.
Se avessimo lasciato lo spigolo rotto il signor Smith non
ci avrebbe messo il piede e non sarebbe caduto.
Papà da bravo poliziotto si accorse che lo spigolo era
stato incollato e dopo aver trovato il tubetto di attack nella spazzatura di
casa e aver guardato le mani mie e di Edward che erano tutte sporche di colla
capendo che eravamo stati noi.
Fummo costretti ad ammetterlo e a chiedere scusa al signor
Smith che fu anche troppo comprensivo nei confronti della nostra marachella.
Mamma e Esme ci misero in punizione, la più brutta
punizione che dovettimo patire.
Non ci fecero vedere per una settimana intera, dicevamo che
insieme combinavamo troppi danni e che una settimana senza vederci ci avrebbe
aiutato a riflettere prima di combinare altri pasticci.
FINE FLASHBACK
- E come me lo posso dimenticare?
L’abbiamo combinata grossa quella volta – gli dissi.
- E anche la punizioneè stata grossa. Non
ci hanno fatto vedere per una settimana intera. Io stavo sclerando – mi
informò.
- A chi lo dici? Io sembravo in
depressione, però almeno da quel giorno ne abbiamo combinate un po’ meno – gli
dissi dubbiosa.
- Tu credi? – mi chiese sorridendomi.
- Ok no, hai ragione. Eravamo troppo
pestiferi – gli dissi scoppiando a ridere.
Continuammo a vedere le foto.
Mano a mano crescevamo, ma eravamo
sempre insieme, pronti a combinarne di tutti i colori.
Crescendo poi abbiamo imparato a
controllarci, ma continuavamo comunque ad essere dannosi.
Guardammo tutte la foto di noi più
grandi.
Alcune con i ragazzi, altri da soli e
ripensammo a tutti i momenti belli passati insieme.
Trascorremmo tutta la giornata a
ridere e scherzare ripensando al passato e mentre lo guardavo sorridere insieme
a me per il nostro passato mi resi conto che tutti i momenti felici del passato
li avevo condivisi con lui, così come avevo condiviso con lui anche i momenti
più difficili.
Io e lui sempre insieme.
Un passato e un presente unito, perché
il futuro sarebbe dovuto essere diviso?
Sarei mai riuscita ad accettarlo?
Volevo che il mio futuro fosse con lui
e speravo con tutta me stessa di trovare la forza dentro di me di affrontare
questa situazione perché così non potevo andare avanti.
…Adry91…
Risposte alle vostre recensioni:
-
sbrilluccica: Diciamo che quel discorso preso da Dawson’s Creek mi ha compito davvero tanto, per questo ho
deciso di postarlo qui. Quanto al fatto che nello scorso capitolo mancava Edward eccoti accontentata con questo in cui i due
piccioncini sono assieme.
-
vanderbit: Io sono della Sicilia, tu? Comunque se ti
rivelo il finale che senso avrebbe? Ti rovinerei la sorpresa. Comunque
“ricordare il passato” la aggiornerò a breve, mentre “l’amore è magia” devo
ancora finire di scrivere il capitolo.
-
giuly97: Se ti dico chi sceglierà Bella ti rovino il finale. Dovrai
stare con il fiato sospeso fino alla fine.
-
costi84: Ho usato le parole di Jen nel video
per la figlia perché mi hanno colpito troppo. E’ uno dei pezzi che mi è
piaciuto di più, per questo ho voluto riproporlo. Comunque credo sia bello
ripensare a quel telefilm come ad un periodo della tua adolescenza. Credo che
ognuno di noi resta legato a queste cose che ci
ricordano gli anni passati.
-
ledyang: Goditi questo capitolo in cui il “cane”
come lo chiami tu (e io nel frattempo godo nel sentirtelo chiamare così) non
c’è. Diciamo che in questo capitolo tra Bella e Edward non succede nulla di
che, ma sono sempre insieme quindi è già qualcosa e poi si può ben vedere il
rapporto che lega questi due.
-
Ed4e:
Beh in effetti è vero, Edward poteva farsi avanti
prima, ma lui era convinto che Bella lo considerasse solo un amico per questo
aveva paura di rovinare la loro splendida amicizia rivelandogli i suoi
sentimenti. Quando poi ha visto che si era messa con Jacob per l’amicizia che
lo teneva legato a Jacob c’ha tolto definitivamente mani, ma ciò che prova per
Bella è troppo forte e non può più tenerlo nascosto.
-
il phard di biancaneve: Beh per quanto
riguardo la domanda di Jacob sulla lettera della madre
di Bella sono perfettamente d’accordo con te. Infatti
non appena lui dice quella frase, Bella pensa subito che Edward non gli avrebbe
mai fatto una domanda del genere, ma avrebbe pensato solo a stargli accanto e a
consolarla. Sembrerà una stupidaggine questa, ma tu l’hai saputa cogliere e mi
fa piacere. L’ho messa proprio per indicare la differenza tra Jacob e Bella.
Anche io al posto di Bella avrei subito mollato Jacob, ma sappiamo come è fatta
Bella. Ha paura di fare qualcosa, paura di lasciare Jacob perché non vuole
farlo soffrire, ma soprattutto nonostante quanto ha detto Jacob e nonostante
quella piccola cosa che Edward gli ha detto un paio di capitoli fa sulla soglia
di casa, Bella non ha avuto la conferma da parte di Edward che lui sia
innamorato di lei, quindi è frenata anche da questo. Comunque diciamo che Bella
si fa troppe paranoie e pensa troppo agli altri e poco a se stessa. Quanto alla
storia “quando l’amore ti cambia la vita” ho aggiornato l’altro giorno. Ho
avuto problemi con quella storia per questo non ho aggiornato prima, se vai a
prenderla troverai scritto tutto. Ho spiegato perfettamente ogni cosa. Comunque
si, la finirò, stai tranquilla.
-
eliza1755: Eccolo tornato il grande assente, come l’hai chiamato tu. Jacob
in questo capitolo non c’era. Contenta? Non posso dirti se la lettera aiuterà
Bella, sappi solo che lei è di coccio e con questo ho detto già troppo. Quanto
al fatto di Jacob non posso dirti con certezza per quale dei due motivi che hai
detto lui abbia rivelato a Bella il fatto che Edward l’ha sempre amata, ma ti
posso anticipare che più o meno l’ha fatto per entrambe le cose. Ho già detto
troppo. Più avanti capirai tutto.
Un grazie di tutto
cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia
tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi
hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di
vostro gradimento e recensite. Un bacio.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di
Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.
Eccomi qui con un altro aggiornamento. E’ un capitolo importante
questo, anche se credo vi lascerà con l’amaro in bocca. Che succederà? Credo
che dopo aver letto il capitolo ve lo chiederete tutti, ma dovrete aspettare il
prossimo capitolo per saperlo. Un bacio e buona lettura.
Capitolo
14
Sorpresa
a Jacksonville
POV BELLA
Erano
passati due giorni ed era arrivato il momento di partire. Avevo l’aereo fra
poco meno di due ore. Ero in casa che preparavo la valigia. Non stavo portando
grandi cose visto che mi sarei fermata a Jacksonville solo per due giorni e poi
comunque se mi sarebbe mancato qualcosa c’era Alice e Rosalie, quindi non c’era
nulla da preoccuparsi. Volevo partire leggera, quindi, stavo mettendo in
valigia lo stretto necessario. Con Edward ci eravamo salutati poche ore prima
visto che anche lui doveva partire per lavoro. All’aeroporto mi avrebbe
accompagnato Jacob che si era preso due, tre ore di permesso dal lavoro apposta
per me.
- Hai
preso tutto? – mi chiese lui una volta raggiuntomi nella mia stanza.
- Si
certo. Vado a farmi una doccia veloce e poi andiamo – gli dissi dirigendomi
verso il bagno.
- Sei
sempre la solita. Ci pensi sempre alla fine per fare le cose – mi disse
rimproverandomi uno dei miei difetti peggiori.
Spesso
vivevo la mia vita sotto un unico pronostico “il tempo c’è”. Era questo che mi
ripetevo tutte le volte che dovevo fare qualcosa e poi mi ritrovavo all’ultimo
in mezzo ad una strada perché il tempo era finito e determinate cose ancora si
potevano fare.
Con
questi pensieri mi buttai sotto il getto dell’acqua sperando che quella doccia
mi sarebbe servita per rilassare un po’ i muscoli. Restai solo pochi minuti, il
tempo di lavarmi, non avevo proprio tempo per fare una delle mie solite docce.
Uscì di fretta e andai subito ad asciugarmi i capelli. Volevo passarmi la
piastra, ma era tardissimo e non ne avevo tempo, quindi misi un po’ si schiuma
e li lasciai mossi. Tornai in camera e mi vestì. Indossai un paio di jeans
scuri, una maglietta con le bratelline di raso blu scuro, un paio di stivaletti
con il tacco dello stesso colore e poi mi misi un bracciale dello stesso colore
e gli orecchini che mi aveva regalato un po’ di tempo fa Edward. Erano a forma
di goccia di colore blu notte (à il
link con i vestiti di Bella: http://yfrog.com/3mvestitibella6p).
Lui diceva che il blu mi donava da morire. Andai in bagno e mi truccai
leggiarmente, poi tornai in camera e presi gli occhiali da sole blu e la borsa
dello stesso colore e uscì da lì dirigendomi in salone dove Jacob stava
guardando la tv.
-
Dov’è la mia valigia? – gli chiesi non vedendola.
-
L’ho già portata in macchina. Se sei pronta possiamo andare – mi disse
spegnendo la televisione.
-
Prontissima – gli risposi uscendo di casa seguita da lui e chiudendomi la porta
della mia casa alle spalle, quella stessa casa che fra poco avrei dovuto
abbandonare per sempre.
Scendemmo
sotto e salimmo in macchina arrivando all’aeroporto in poco tempo visto che
esso non si distanziava molto dalla zona dove abitavo. Entrammo dentro e subito
sentì chiamare il mio volo. C’ero arrivata per un pelo.
- E’
il mio – dissi riferendomi al volo.
- Si
ho notato. Mi mancherai – mi disse.
-
Starò via solo due giorni, non ti accorgerai nemmeno della mia assenza – gli
feci notare.
- Mi
accorgo sempre della tua assenza – mi rispose lui.
Sentì
chiamare il mio volo per la seconda volta. Dovevo sbrigarmi.
-
Devo andare adesso. Ci sentiamo per telefono – gli dissi.
- Ti
amo – mi rispose lui dandomi un bacio a fior di labbra.
Avrebbe
voluto approfondire, lo sentivo, ma non ne avevo proprio voglia, così con la
scusa di fare tardi mi allontanai dirigendomi al check-in dove, dopo aver
comunicato nome, cognome e destinazione, così come mi aveva detto Alice, mi
fecero strada verso l’aereo non prima però di aver fatto i loro abituali
controlli.
Dieci
minuti dopo mi trovavo seduta su un volo per Jacksonville nella First class.
Dovevo immaginarlo che Alice non si sarebbe accontentata di farmi viaggiare in
classe economica o business, tutta colpa delle sue manie di grandezza e anche
delle sue possibilità economiche che glielo permettevano. Quel viaggio gli era
dovuto costare un occhio della testa, anche se per i Cullen, i soldi non erano
mai stati un problema.
Mi
guardai attorno e mi resi conto che i posti erano alquanto limitati. Doveva
andare bene se c’erano dodici posti. Essi erano sistemati in modo che noi
passeggeri non ci disturbassimo tra di noi. Era davvero bello, anche se non era
la prima volta che viaggiavano in prima classe, visto che tutti i viaggi che
facevo con loro si facevano esclusivamente in First classe.
Passò
l’hostess per chiedere se volessi qualcosa, ma declinai l’invito e mi misi le
cuffie nelle orecchie per rilassarmi un po’. Il viaggio non era molto lungo, ma
il tempo necessario per riuscire a stendere i muscoli e rilassarmi sul vero senso
della parola. Mentre ascoltavo la musica mi addormentai perfino svegliandolo
solo quando l’aereo fu atterrato.
In
poco tempo scesi dall’aero, ripresi la mia valigia e uscì fuori dove secondo
Alice ci sarebbe stata una Mercedes Brabus Sv12r dai vetri oscurati ad
aspettarmi. Mi guardai attorno e notai la macchina poco distante dall’uscita
dall’aeroporto con l’autista fuori dalla macchina che si guardava in giro (à il link con la macchina: http://yfrog.com/j4mercedbrabussv12rdavantj
e http://yfrog.com/6zmercedesbrabussv12rdietj
). Mi avvicinai e subito si accorse di me.
- Lei
è la signorina Isabella Swan? – mi chiese con fare gentile.
- Bella
basta – mi limitai a rispondergli sorridendogli.
-
Prego si accomodi – mi dissi aprendomi lo sportello e facendomi accomodare
mentre lui prese la mia valigia e la posò nel cofano.
Dopodichè
salì anche lui. Alice diceva che tutti e quattro erano a lavoro oggi e nessuno
poteva venirmi a prendere così avrebbero fatto venire l’autista. La cosa non mi
convinceva più di tanto, ma non ci feci caso perché non volevo trovare sempre e
per forza qualcosa che non andava, anche se la maggior parte delle volte non sbagliavo
mai. Alice era troppo diabolica e se unita agli altri diventava il diavolo
fatto persona.
-
Com’è andato il viaggio? – mi chiese l’autista gentilmente.
-
Benissimo. Del resto in prima classe non poteva andare diversamente – gli
risposi mentre lui accese la macchina e partì.
Fra
poco avrei rivisto i miei amici ed ero contentissima, non vedevo l’ora.
Telefonai a Jacob dicendogli che ero appena arrivata e poi lo salutai
dicendogli che ero molto stanca e sarei andata diretta a casa dei ragazzi dove
mi sarei messa a letto. Ovviamente non era vero, ma era l’unico modo per non
farmi richiamare da lui più tardi. Dovevo parlare con le ragazze e non volevo
essere disturbata. Non appena chiusi la telefonata mi misi l’i-pod alle
orecchie ascoltando un po’ di musica e mi lasciai cullare da quelle dolci note.
Solo quando sentì la macchina fermarsi me le tolsi e mi accorsi che si era già
fatto buio, però c’era qualcosa che non quadrava. Mi resi conto che non ci
trovavamo a casa dei ragazzi, ma in una piazza ricordata da un muretto dove si
vedeva tutto il panorama.
-
Siamo arrivati – mi disse l’autista.
-
Credo che abbia sbagliato. Doveva accompagnarmi a casa dei ragazzi – gli
chiesi.
- Mi
è stato chiesto di portarla qui e così ho fatto. Gli ordini erano questi, anzi
manca ancora qualcosa – mi disse lui prendendo qualcosa dalla tasca.
- Non
riesco a capire – gli risposi.
-
Prego, tenga queste. Mi è stato detto di dargliele non appena saremmo arrivati
qui. Quella con il numero uno deve leggerla non appena scende, mentre quella
con il numero due deve leggerla a fine serata. I ragazzi si raccomandano di non
sbirciare nell’altra prima del tempo – mi spiegò l’uomo porgendomi due buste.
- Ok
grazie – mi limitai a rispondergli stupita da quella situazione.
-
Alla valigia ci penso io. Ah quasi dimenticavo. Questo è il foglietto con il
mio numero. Appena ha finito mi chiami che la vengo a prendere – mi comunicò
porgendomi un bigliettino con un numero.
- E’
stato gentilissimo, la ringrazio – gli dissi prima di scendere dalla macchina.
Non
sapevo cosa pensare, ma la cosa non mi stupì più del normale. Era come se mi
sentivo che dietro quel mio viaggio lì ci fosse qualcosa di diverso da quello
che mi era stato comunicato, ma non riuscivo a immaginare cosa. Mi avvicinai al
muretto e mi misi ad osservare il panorama pensando a cosa dovessi aspettarmi
da quella serata.
Feci
un respiro profondo e presi la busta con il numero uno, mentre l’altra la posai
in busta. Riconobbi subito la calligrafia, era quella di Alice.
Arriva un momento in cui senti che la
vita ti sfugge di mano. E’ un momento di disperazione. Devi decidere che
direzione prendere perché, all’improvviso, ti trovi di fronte ad un bivio. E tu
adesso lo sei. Puoi scegliere la strada facile che ti condurrà probabilmente
alla felicità, ma ricorda che sarà una felicità provvisoria e del tutto illusoria,
oppure puoi scegliere la strada più difficile, quella che magari all’inizio ti
farà soffrire, ma che alla fine ti farà conoscere la vera felicità. O forse,
semplicemente, non ci sono strade facili e strade difficili, perché in fondo
qualunque sia la decisione che prenderai qualcuno soffrirà e quel qualcuno in
entrambi i casi sarà una persona a cui tu vuoi davvero bene. Quindi, per una
volta, metti da parte gli altri e guarda dentro te stessa. Combatterai per chi
ami veramente? O saranno gli altri a dirti cosa fare e tu ti nasconderai nel
più profondo? Sceglierai di andare avanti stringendo i denti o semplicemente
sopravviverai? Solo una cosa possiamo dirti: Ogni giorno che aspetti è un
giorno che non riavrai mai più…Non perdere tempo a chiederti perché è successo,
non troverai mai un perché. Forse alcuni legami nascono prima che c’è ne
accorgiamo, forse ci si attrae senza saperlo davvero…così quello che sembra
nato per caso diventa la cosa più importante, la ragione di un lungo
percorso…Sei pronta a rinunciare a questo legame?
Alice,
Rosalie, Jasper e Emmett.
P.S. Prendi l’i-pod che trovi dentro
questa stessa busta e ascolta la canzone. Non puoi sbagliare, abbiamo messo
solo quella giusta. Ascoltala e attendi. Goditi la serata e pensa solo a quello
che vuoi tu. Ci raccomandiamo con te…non sbirciare nell’altra busta. Ti
vogliamo un bene dell’anima…i tuoi migliori amici…
Non
sapevo cosa pensare. Avevamo scritto delle parole bellissime e soprattutto
avevano capito il problema senza che io gli dicessi nulla. L’unica cosa che mi
faceva paura era quel loro “goditi la serata”. Che significava? E soprattutto
con chi dovevo godermi la serata visto che di sicuro non si trattava di loro?
Presi
l’i-pod dalla busta e me lo misi nelle orecchie. Avrei aspettato come volevano
loro anche se non sapevo a cosa stavo andando incontro. Premetti play e le
dolci note di Claire De Lune mi colpirono in pieno come una doccia fredda.
Claire
De Lune era la canzone mia e di Edward, o meglio quella che noi consideravamo
tale perché piaceva ad entrambi. Un dubbio iniziò a insediarsi nella mia mente
e non sapevo se essere contenta o disperata per quello che sarebbe potuto
succedere. Edward era partito per lavoro, così mi aveva detto. E se invece non
fosse così?
Non
feci in tempo a finire di formulare quel pensiero che sentì una mano poggiarsi
sulla mia spalle e un’elettricità percorrermi tutto il corpo. Mi voltai di
scatto e mi ritrovai di fronte gli occhi più belli che avessi mai visto in vita
mia. Non sapevo cosa pensare vedendolo lì, anche lui con le cuffie alle
orecchie. Entrambi le togliemmo allo stesso momento. Era bellissimo. Indossava
un paio di jeans chiari e una maglietta maniche corte viola con una cinta dello
stesso colore. Un paio di scarpe nere, bianche e viola e gli occhiali sempre
viola appoggiati alla testa, visto che ormai era già sera (à il link con i vestiti di Edward: http://yfrog.com/j3vestitiedward6p
).
- Che
ci fai tu qui? – gli chiesi non sapendo bene cosa pensare.
-
Potrei chiederti lo stesso – mi rispose lui.
-
Sapevi che sarei venuta qui, io invece no riguardo te – gli feci notare.
- Se
ti dicessi che nemmeno io sapevo di dover venire qui, mi crederesti? – mi
domandò.
In
quel momento un pensiero balenò nella mia testa. Forse Alice aveva organizzato
tutto.
-
Alice? – mi limitai a domandargli.
-
Esattamente – mi rispose.
- Mi
fai capire che ha combinato? – gli chiesi visibilmente curiosa.
- Ha
convinto il mio manager a farmi credere di dover andare a Savannah per firmare
dei documenti per uno sponsor. Ovviamente c’ho creduto anche se non mi
convinceva la storia che lui non sarebbe venuto con me. Comunque ho preso il
jet privato e sono partito nel pomeriggio, solo che quando questo è atterrato
mi sono trovato a Jacksonville. Ho parlato con il pilota e mi ha dato delle
buste dicendomi di leggerle. La prima conteneva solo un indirizzo, questo. La
seconda era da parte dei ragazzi che mi scrivevano delle cose su di me, su di
noi. E poi l’i-pod con Claire De Lune e allora ho collegato tutto, difatti ti
ho vista qui non appena sono arrivato. E tu, invece, come mai qui e non a casa
dei ragazzi? – mi spiegò lui.
-
Quando sono atterrata in aeroporto è venuto a prendermi un’autista che mi ha
portata qui. Mi ha dato due buste. Una da aprire una volta scesa in cui c’erano
scritte delle cose sulla situazione in cui mi trovo el’i-pod con Claire De Lune e l’altra che
posso aprire solo a fine serata – gli dissi.
- C’è
l’hanno fatta – mi fece notare.
- Tu
davvero non sapevi niente? – gli chiesi per esserne sicura.
-
Certo che no. Sai come sono, sai com’è Alice e sa tenere un segreto meglio di
una tomba – mi disse sorridendomi.
- Hai
ragione. C’è l’hanno proprio fatta. Adesso che si fa? La mia busta non dice
nulla sulla serata – gli spiegai.
-
Adesso lo scopriamo – mi disse lui mentre scriveva un messaggio nel cellulare.
-
Cosa fai? – gli chiesi curiosa.
-
Nella mia seconda busta c’era scritto di mandare un messaggio a qualcuno di
loro per ricevere ulteriori chiarimenti. Ho mandato un messaggio a Alice
dicendomi che sono qui con te e chiedendogli quando avrei dovuto aprire la
busta – mi spiegò mentre nel suo cellulare era appena arrivato un messaggio.
- Ora
– disse a voce alta leggendo il contenuto del messaggio.
Posò
il cellulare ed estrasse dalla tasca un busta aprendola e leggendo a voce alta:
Come vedete ve l’abbiamo fatta.
Abbiamo organizzato una serata tutta per voi. Non vi resta che giocare con noi.
A Powers Avenue 6299-5 troverete la prossima busta. Durante il tragitto ditevi
le tre cose che in assoluto amate dell’altro.
-
Sarebbe una sorta di caccia al tesoro? – gli domandai dopo che lui finì di
leggere.
- Non
lo so, ma io il mio tesoro c’è l’ho già qui – mi disse lui sorridendomi mentre
io senza pensarci mi avvicinai a lui e gli schioccai un bacio sulla guancia.
-
Allora chi inizia? – gli domandai riferendomi a ciò che c’era scritto nella
busta mentre lo prendevo per mano intrecciando le mia dita con le sue e dirigendoci
verso il posto comunicatoci da Alice.
-
Inizio io. Allora le tre cose che amo di te…umh – disse portandosi l’indice al
mento come per pensarci – direi che amo tutto di te, però devo rispettare il
gioco quindi ti dico ciò che preferisco in assoluto. In primis amo la tua
pazienza, sei la persona più paziente che io conosca soprattutto con me e c’è
ne vuole per essere paziente con me. Seconda cosa, il modo in cui dai tutta se
stessa per le persone che ami e terza cosa il fatto che sono l’unico che riesce
a metterti in imbarazzo e a far tingere quelle guance di rosso. Direi che amo
il tuo essere dannatamente perfetta – mi disse lui sorridendomi.
Cavolo,
se continuava così finiva che gli saltavo addosso. Dovevo controllarmi.
-
Adesso tocca a me. Vediamo, le tre cose che mi piacciono di te…– iniziai io.
- La
mia bellezza, ovviamente – mi disse lui sorridendomi.
- Il
solito modesto. Comunque a parte quella mi piace la tua sincerità e il coraggio
che hai nell’affrontare i problemi. La seconda cosa è il tuo modo silenzioso di
esserci sempre per me e la terza cosa è il tuo sorriso sghembo senza il quale
non riuscirei a stare – gli dissi sincera mentre eravamo arrivati a
destinazione.
Ci
trovavamo di fronte ad un negozio di intimo. Tipico di Alice, dovevo aspettarmelo.
L’avrei uccisa quando ci saremmo visti, eccome se l’avrei uccisa.
- E’
qui che dovevamo arrivare? – gli domandai sperando in una risposta negativa.
-
Ottimo lavoro Alice – disse lui ridendo riferendosi al folletto malefico che me
l’avrebbe pagata cara.
Entrammo
nel negozio e la commessa di venne incontro. Edward gli disse i nostri nomi e
lei ci disse di cercare nei vari reparti la busta che era stata nascosta.
Io mi
guardai attorno imbarazzata come una bambina mentre Edward cercava tra la
biancheria una busta che sembrava sparita nel nulla.
-
Faremo prima se tu mi dessi una mano – mi disse lui sorridendomi.
-
Giuro che quando vedo Alice la uccido – gli risposi ignorando ciò che mi aveva
detto.
Edward
scoppiò a ridere, ma continuò a cercare.
-
Eccola. Molto bene, vediamo che c’è scritto – disse lui aprendo la busta mentre
io mi avvicinai.
Edward
la lesse a voce alta:
Congratulazioni, siete arrivati al
livello successivo. Bella lo so che in questo momento ci vuoi uccidere, ma sai
benissimo che la colpa è di Alice che tra l’altro dice che alla fine la
ringrazierai. Vogliamo esserci quando succede. Comunque visto che siete qui,
compratevi un regalo a vicenda e scambiatelo andando a Atlantic Boulevard 13475. Mi raccomando
Bella non comprare un paio di calzini.
-
Quella ragazza è proprio perfida – gli dissi mentre in viso dovevo essere color
pomodoro.
Edward
scoppiò a ridere e io lo seguì a ruota, magari ridendo avrei stemperato la
tensione.
-
Vuoi rinunciare? – mi chiese.
- Non
ho detto questo. Forza separiamoci e compriamo questo regalo. Ci vediamo fuori
– gli dissi allontanandomi e dirigendomi nel reparto uomo.
Se
Alice non avesse detto in quel modo avrei comprato davvero dei calzini, almeno
non sarebbe stato imbarazzante darglieli. Mi avvicinai nel reparto boxer e ne
scelsi un paio della sua misura neri con le rifiniture grigie e la scritta
“Dolce e Gabbana” nel bordo. Erano belle, ma semplici. Andai a pagarle e poi
uscì fuori trovando già Edward lì ad aspettarmi.
- Già
fatto? – gli domandai.
-
Certo – mi rispose.
-
Tieni, prima tu – gli dissi porgendogli la busta.
Lui
aprì il regalo e ne estrasse i boxer (à il
link con i boxer: http://yfrog.com/5mboxerj
). Io stavo morendo dalla vergogna, ma cercai di non darlo a vedere.
-
Boxer? Belli, mi piacciono – mi disse sorridendomi.
- Ok,
basta commenti. Non dire altro, rischio di diventare più rossa di un pomodoro –
gli confidai.
- Sei
bellissima anche quando ti imbarazzi – mi rispose lui accarezzandomi una
guancia.
Questo
non aiutava, non aiutava per niente.
- Tu
cosa hai comprato? – gli domandai per stemperare l’imbarazzo.
-
Apri e guarda – mi disse porgendomi la busta con il regalo.
La
presi e la aprì estraendo fuori una sottoveste velata semitrasparente con dei
richiami in pizzo nera. Era molto sexy e soprattutto molto corta (à il link con la sottoveste: http://yfrog.com/0osottovestej ).
- Ma
sei pazzo? E’ davvero bella, grazie – gli dissi sincera baciandogli una guancia
mentre il rossore cresceva.
-
Prego. Ora andiamo all’altro indirizzo e se non ci piace andiamo a mangiarci
una pizza, d’accordo? – mi chiese.
-
D’accordo – gli risposi sorridendogli e incamminandomi mano nella mano con lui
verso il nuovo indirizzo.
Mentre
camminavamo ci mettemmo a parlare del più e del meno e sapere di dover
trascorrere tutta la serata in compagnia di Edward mi piaceva un sacco. In poco
tempo arrivammo a destinazione e ci ritrovammo di fronte ad una tipografia. I
posti che i ragazzi avevano scelto non erano molto distanti tra di loro e
comunque facilmente raggiungibili a piedi.
- Che
ci facciamo in una tipografia? – gli chiesi.
- Se
non entriamo non lo sapremo mai – mi disse lui aprendo la porta e facendomi
segno di entrare.
Lo
feci e lui mi seguì.
-
Buonasera posso esservi utile? – ci chiese l’uomo del negozio con fare cortese.
Edward
gli spiegò la situazione e gli chiese se qualcuno aveva lasciato delle buste
per noi. Non appena terminò una ragazza spuntò dall’altra stanza fissando
Edward in modo insistente.
-
Papà vai, ci penso io qui – disse la ragazza a quello che quanto sembrava
doveva essere il padre mentre continuava a lasciare gli occhi addosso a Edward.
La
cosa era parecchio fastidiosa, non tolleravo che qualcuno ad eccezioni di me
stessa guardasse Edward in quel modo e poi non vedevo il motivo per cui doveva
restare. Che se ne andasse lei di là tanto suo padre sarebbe stato utile meglio
di lei. Dannati ragazzi, con tanti posti giusto qui dovevano portarci.
-
Bene, allora arrivederci – ci disse l’uomo prima di allontanarsi dalla stanza.
- Io
sono Sarah – disse lei allungando la mano verso Edward e fissandolo con
insistenza mentre lui non la stava praticamente nemmeno degnando di uno
sguardo.
C’era
o ci faceva? Ma come si può flirtare con un ragazzo sapendo che la sua
fidanzata è ad un passo da lui? Ci voleva proprio coraggio e quella ragazza ne
aveva da vendere.
La sua fidanzata? O mio Dio, l’avevo detto davvero? No,
dovevo essere pazza. Comunque in tutti i casi poteva sembrare che stessimo
davvero insieme, considerato che eravamo mano nella mano.
-
Isabella Swan e lui è Edward Cullen, il mio ragazzo. Adesso se non ti dispiace
ti saremmo grati se tu ci dessi quello che ci devi dare, sai, non abbiamo tutta
la serata a disposizione – risposi io al posto di Edward lanciando alla ragazza
uno sguardo di fuoco mentre esaltavo con il tono di voce le parole "mio ragazzo".
Sapevo
che era stata fuori luogo la mia risposta, ma mi ero stufata di guardare
quell’oca mentre si spogliava con gli occhi la persona che amavo nonostante
sapessi di non aver nessun diritto a provare quella terribile e fastidiosa
gelosia.
Ero
infastidita parecchio dal comportamento di quella ragazza e Edward se ne era
accorto, infatti si avvicinò a me e mi prese la mano intrecciandola alla sua. A
quel gesto la ragazza sembrò guardarmi con occhi di fuoco, poi si allontanò e
tornò cinque secondi dopo con due buste piccole.
-
Queste sono vostre. Mi è stato detto di dirvi che dovete aprire prima la busta
bianca, poi quella rossa – disse riferendosi al foglio arrotolato.
-
Grazie mille – si limitò a rispondergli Edward prendendo ciò che la ragazza gli
porgeva e dirigendosi verso l’uscita ancora mano nella mano con me.
Uscimmo
fuori e lui mi guardò scoppiando a ridere.
- Mi
spieghi cosa c’è di così divertente? – gli chiesi sbuffando.
-
Rido per il tuo comportamento. Ci mancava poco che la uccidevi con il solo
sguardo a quella ragazza – mi rispose lui.
- Era
solo una gallina – gli dissi.
- Non
mi sembra che abbai fatto chissà cosa – si giustificò lui.
- Ma
l’hai visto come ti guardava? Ti stava praticamente spogliando con gli occhi –
gli feci notare.
-
Sento puzza di gelosia o sbaglio? – mi disse lui continuando a ridere.
-
Gelosia? Non essere ridicolo – gli risposi cercando di essere credibile.
-
“Isabella Swan e questo è Edward Cullen, il mio ragazzo” – mi canzonò lui
cercando di imitare la mia voce.
- E
anche se fosse? – gli domandai riferendomi al fatto che potevo essere gelosa.
- Non
potrei che esserne felice – mi rispose lui schioccandomi un bacio sulla
guancia.
Sorrisi
a quelle parole. Mi faceva piacere sapere che lui fosse contento della mia
gelosia.
-
Apriamo questa busta, va – gli dissi per evitare di rispondergli e quindi
espormi troppo.
Presi
la busta biancadalle sue mani e la aprì
leggendone il contenuto:
Se non l’aveste
ancora capito, cosa che dubitiamo, è appena iniziata la vostra caccia al
tesoro. Ovviamente tesori da trovare non c’è ne visto che siete tutte e due
insieme, ma ciò che vogliamo è regalarvi una serata indimenticabile. Per questo
abbiamo messo in moto la fantasia. Per quello che volevamo fare ci serviva
Phoenix, ma c’erano degli impedimenti formato uomo (ci siamo capiti), quindi
dovete accontentarvi di Jacksonville. Adesso basta con le spiegazioni. La vera
caccia al tesoro comincia adesso. Buon viaggio.
Bene,
diciamo che nella busta non c’era scritto nulla di nuovo, se non che quello che
avessimo fatto non era nemmeno l’inizio di quella che si prospettava una lunga
serata, ma c’era Edward con me e questo bastava ad essere contenta. Chissà se
magari questa sorpresa dei ragazzi avrebbe potuto schiarirmi un po’ le idee.
…Adry91…
Risposte alle vostre recensioni:
-
vanderbit: Sono contenta di sapere che i flashback ti sono piaciuti. Li ho
usati per far capire meglio il forte legame che lega Bella a Edward.
-
VerdeEvidenziatore: Concordo con te sul fatto della lettera di Renèe a Bella e
della reazione di Jacob. E’ stato molto invadente. Per questo ho fatto il
paragone con Edward dicendo come si sarebbe comportato lui. Quanto al fatto di
lasciarlo non posso dirti nulla. Vedremo cosa succederà tra i due, anzi tra i
tre.
-
sbrilluccica: Mi fa piacere sapere di aver reso bene il legame che c’è tra
Edward e Bella. Era proprio questo il mio intento.
-
giuly97: Si, in effetti Edward e Bella erano davvero delle pesti, però
erano inseparabili e su questo nel corso del tempo non sono cambiati per nulla.
-
Ed4e:
Se è come dici tu speriamo si risponda sinceramente alle sue domande. Troverà
Bella il coraggio che gli manca? Se vuoi saperlo continua a leggere la storia.
-
eliza1755: Mi fa piacere sapere che i flashback di Edward e Bella ti
abbiano fatto commuovere. Significa che sono arrivata al mio scopo che era
proprio quello di far capire quanto profondo fosse il loro legame. Quanto a
Edward e al fatto che non si decide a parlare diciamo che anche lui ha i suoi
problemi, ma chissà…va beh stavo già dicendo troppo. Non posso dire niente,
niente. Mi hai chiesto se all’addio al nubilato di Bella ci sarà anche Edward.
Diciamo che con questo capitolo non serve che io ti dia una risposta. Diciamo
che questo addio al nubilato di Bella sarà totalmente diverso da come l’ha
immaginato e soprattutto sarà indimenticabile…se in bene o in male, però, non
posso dirtelo.
-
kand angel: Strafelice che ti sia piaciuto.
Un grazie di tutto
cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia
tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi
hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di
vostro gradimento e recensite. Un bacio.
Capitolo 15 *** Una caccia al tesoro particolare ***
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di
Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.
Eccomi qui con un altro capitolo. Come molti di voi già
immagineranno è incentrato sulla caccia al tesoro, ma se lo scorso capitolo
siete rimasti con l’amaro in bocca credo che peggio sarà alla fine di questo.
Anche in questo caso, quindi, bisognerà aspettare il prossimo aggiornamento. Un
bacio e buona lettura.
Capitolo
15
Una
caccia al tesoro particolare
POV BELLA
Avevo
immaginato un arrivo a Jacksonville totalmente diverso rispetto a quello che
avevo avuto. Avevo immaginato di rivedere tutti i ragazzi che mi erano mancati
immensamente, avevo immaginato di ritrovarmi sul lettone della stanza degli
ospiti dei ragazzi mentre parlavo con Alice e Rosalie e gli spiegavo cosa mi
stesse succedendo sperando che loro potessero darmi qualche consiglio, avevo
immaginato me ed Emmett giocare alla play station e
infine avevo immaginato me e Jasper guardare un film horror insieme commentando
le scene più belle. Non avevo fatto altro che immaginarmi insieme a loro, a
quella che consideravo la mia famiglia ed ero felice per questo, eppure quello che
mi era aspettato al mio arrivo era stato diverso e forse era tutto dannatamente
più bello. Avrei passato un’intera serata con Edward e non c’era cosa che
potesse essere più bella di questa.
-
Allora scricciolo, pronta ad aprire la seconda busta?
– mi chiese Edward mentre ancora ci trovavamo davanti alla tipografia dove
eravamo usciti poco prima con le buste in mano.
Il
suo sorriso rivolto solo a me era bastato a calmare la rabbia e la gelosia che
quella ragazza aveva fatto scatenare in me.
-
Prontissima – gli risposi mentre aprivo la busta e ne estraevo il contenuto.
L’altro giorno,
dopo una telefonata con tutti e due ci siamo resi conto che qualcosa non va. Ci
siamo messi sul dondolo del giardino di casa cercando il modo
di essere utili alle persone che in assoluto ci sono sempre state
accanto. La situazione è complicata e le cose da fare lo sono altrettanto,
quindi non sapevamo davvero come aiutarvi. Poi, ecco che c’è venuta
l’illuminazione. Non possiamo fare nulla per voi, la vita è vostra e le decisioni
che prendete altrettanto, ma possiamo e vogliamo raccontarvi una storia. Se
avete voglia di ascoltarla per intero dovrete aprire le vostre menti e
risolvere onestamente tutto quello che vi verrà proposto. Potrete andare avanti
solo facendo quello che vi chiediamo. Avanti, si inizia.
P.S. La prossima
busta si trova a Saint Augustine Road 13820-113. Una volta arrivati troverete
un uomo che vi chiederà la soluzione di un enigma. Se c’è la farete potrete
ricevere la busta successiva, altrimenti addio storia. Il primo ovviamente è
facilissimo, basterà solo che ragioniate. L’enigma è: Ci sono due conti che
escono per una battuta di caccia e uno di loro decide di avvertire la sua serva
che non torneranno a casa per la cena. Per farlo il conte gli manda un bigliettino
con scritto 5+3=7. Perché lo fa?
Nonostante
la situazione era strana, l’idea che avevano avuto i ragazzi mi piaceva un
sacco. Ero convinta che io e Edward ci saremmo divertiti
parecchio.
-
Incredibile. Mi sembra di essere tornato a scuola – mi disse lui mentre io
posavo il biglietto nella busta e iniziavo a camminare seguita da lui.
-
Sarà divertente – gli risposi io sorridendo.
-
Bene, allora cerchiamo di riflettere. Bisogna capire perché ha mandato un
biglietto con scritto 5+3=7 – mi disse lui iniziando a toccarsi il mento con
l’indice.
Lo
faceva ogni qualvolta rifletteva in modo esplicito. Adoravo l’espressione che
metteva su e per un momento sperai che non ne venisse a capo, almeno avrei
potuto godere di quella visione ancora per un po’. Poi pensai che ne andava della serata e decisi di contribuire alla
soluzione del problema. In fondo da come veniva presentato l’enigma non
sembrava troppo difficile.
- In effetti è un po’ strano considerando che i conti non
tornano, perché 5+3 non fa 7, ma 8 – gli dissi io riflettendo sul fatto che il
calcolo fosse sbagliato.
La
soluzione doveva stare in questo, o almeno credevo considerato che non mi
veniva in mente nient’altro.
- Scricciolo sei un genio – mi disse Edward schioccandomi un
bacio sulla guancia.
- Posso
capire cosa ho detto o fatto per esserlo? – gli chiesi sorpresa da quella
reazione.
-
Semplice. 5+3 non fa 7, quindi i conti non tornano. La soluzione l’hai già
detta senza rendertene conto – mi fece notare.
In effetti quel
ragionamento non faceva una piega. Il messaggio sarebbe stato chiaro.
-
Modestamente sono un genio senza averne percezione – gli risposi sorridendogli.
- Tu
mi sa che non hai percezione di niente di quello che ti appartiene e non riesco
a capire perché – mi disse lui stringendomi un po’ di più la mano.
Per
la gente che passava potevamo sembrare due fidanzatini e in quel momento lo
avrei voluto con tutta me stessa.
- Il
tuo giudizio è di parte – gli feci notare.
-
Direi proprio di no. Cavolo Bella sei la persona più bella e speciale di questo mondo e non parlo solo esteticamente – mi fece
notare mentre io sentì il sangue fluirmi nelle testa.
Di
sicuro aveva assunto il mio colorito peperone tipico di tutte le volte in cui
Edward riusciva a mettermi in imbarazzo.
- Ti
odio quando mi fai arrossire in questo modo – gli dissi sincera.
- Io
invece ti adoro sempre – mi rispose guardandomi.
Ok,
dire che avevo la tentazione di saltargli addosso era poco. Avevo voglia di
stringerlo nelle mie braccia e di sentirmi protetta al solo suo contatto. Cercai
di scacciare via questi pensieri e mi guardai attorno accorgendomi che eravamo
arrivati a destinazione.
- Mi
sa che siamo arrivati – gli dissi cercando di evitare di rispondere a quello
che aveva detto.
-
Arriviamo sempre nei momenti meno opportuni – gli sentì dire più a se stesso
che a me.
Ci
avvicinammo a quello che sembrava un centro commerciale chiuso per via dell’ora
e vedemmo un signore che si guardava attorno cercando qualcosa o qualcuno. Non
appena ci vide ci sorrise e noi ci avvicinammo a lui.
- Voi
dovete essere Edward e Bella, giusto? – ci chiese gentilmente.
-
Come fa a saperlo? – gli domandai.
- I
ragazzi mi hanno fatto vedere una vostra foto. Comunque, sapete già cosa dovete
fare, giusto? – ci chiese.
- Si
certo. La soluzione dell’enigma è “i conti non tornano”. Nel biglietto il conte
ha scritto 5+3=7 per indicare che i conti non tornano visto che il risultato è
sbagliato. Un modo come un altro di indicare il fatto che non sarebbero tornati
a cena – gli espose Edward in modo chiarissimo.
-
Perfetto. La risposta è esatta, quindi questi sono vostri. Prima aprite la
busta e poi questo – ci informò porgendoci una busta e un foglio chiuso a
rotolo.
-
Grazie mille, arrivederci – lo salutai prendendo quelle cose e allontanandomi
insieme a Edward e andandoci a sedere in un panchina
che si trovava di fronte al centro commerciale.
-
Bene, apriamo la busta, vediamo che dice – mi disse Edward sorridendomi mentre
io presi la busta e la aprì.
La storia che
vogliamo raccontarvi inizia 23 anni fa, quando in un
pomeriggio di Giugno, un bambino venne alla luce. Era bellissimo, con i suoi
grandi occhioni azzurri e un sorriso da fare invidia a tutti. Sembrava il
bambino perfetto, e lo era infondo. Aveva un solo
difetto: non si lasciava avvicinare da nessuno. Quando a prenderlo in braccio
era qualcuno che non fosse la sua mamma o il suo papà ecco che iniziava a
piangere e a dimenarsi.
Esattamente un anno dopo, in una
mattina di Settembre, una nuova bambina salutò il mondo con il suo arrivo.
Aveva due profondi occhi verdi e una boccuccia a cuore bellissima. Lei era
tranquillissima, la sua mamma poteva lasciarla a chi voleva perché non piangeva
mai, anzi rideva ogni volta che vedeva una faccia nuova.
Ilrespiro dei due bimbi sembrava un
rintocco di serenità, ogni loro impercettibile movimento una primordiale danza
di felicità. Erano due bambini apparentemente molto diversi, ma il tempo
avrebbe dimostrato quanto quelle diversità fossero del tutto irrilevanti.
P.S. Prossimo indizio Blackbeard
Drive 2411. Arrivati lì farete come avete fatto ora.
Stavolta vogliamo sapere chi è Bill.
Vi diamo un aiuto. Bill è tutto e nessuno, non è niente però è nulla. Allora
c’è lo dite chi è Bill?
Era
la nostra storia, la storia mia e di Edward e non vedevo l’ora di leggere il
biglietto successivo per scoprire come loro avevano vissuto questo rapporto
così speciale che io avevo con Edward.
- Mi
credi se ti dico che me lo aspettavo dopo che hanno
detto che volevano raccontarci una storia? – mi chiese Edward.
-
Certo che ti credo. Io, invece, non ho pensato a nulla, a volte è meglio – gli
dissi sincera.
-
Perché? – mi domandò.
-
Perché magari pensi qualcosa che poi non è e resti delusa
– gli dissi.
- Il
tuo ragionamento non fa una piega. Comunque vediamo cosa c’è lì – disse
indicando il foglio arrotolato che prese ed aprì.
Era
un poster con alcune delle foto di Edward e me da
neonati. Al centro c’era due occhi, uno azzurro come il colore degli occhi di
Edward e uno verde come il mio colore degli occhi. Ai lati c’era una foto mia
da neonata e una in braccio a mamma con scritto “Bella”, mentre dall’altro lato
c’era una foto di Edward da neonato, e due di lui che piangeva con la scritta
“Edward” di sotto (àil link con il
poster: http://yfrog.com/jvprimafotop
).
Era
bellissimo e un sorriso spontaneo uscì dalle mie labbra, così come in quelle di
Edward.
-
Mamma mia che eravamo belli – gli dissi continuando a guardare il poster.
-
Perché adesso non lo siamo? – mi rispose lui facendomi sorridere.
-
Adoro i ragazzi e questa cosa che hanno organizzato, quindi vediamo di
risolvere il prossimo enigma, perché ho voglia di vedere cosa ci aspetta – gli
spiegai.
- Si, hai perfettamente ragione – mi disse lui sorridendosi e
alzandosi dalla panchina porgendomi la sua mano che prontamente presi.
Posai
tutto nella borsa e ci incamminammo verso il nuovo indirizzo.
-
Stavolta mi sembra difficile da risolvere. Non ho idea di cosa sia questo Bill
– gli dissi preoccupata.
-
Bill sono le doppie lettere – mi disse lui come se ciò che aveva detto fosse
una cosa semplicissima.
- Tu
come fai a saperlo? – gli chiesi.
-
L’ho letto tempo fa su un giornale in cui c’era un trafiletto sugli indovinelli
più strani. Diciamo che siamo stati fortunati – mi rispose lui.
-
Fortunatissimi – gli risposi mentre lui iniziò a parlare del più e del meno.
Era
bello stare così con lui senza che nessuno ci disturbasse e soprattutto senza
dover pensare a niente.
In
poco tempo arrivammo a destinazione e trovammo davanti un negozio di fotografie
un altro signore al quale demmo la soluzione dell’indovinello che si rivelò
essere esatta. L’uomo ci diede le stesse cose che ci aveva dato precedentemente
l’uomo del centro commerciale. Ci andammo a sedere anche questa volta in una
panchina lì vicino e poi presi la busta e la aprì leggendone il contenuto:
Il tempo passò e i due bambini
iniziarono a camminare e parlare e quando stavano insieme sembravano in un
mondo a parte. Lui era terribilmente geloso di lei, la considerava la sua
sorellina più piccola e nessuno si poteva avvicinare a lei senza che lui non
sbuffasse o si lamentasse. Nel frattempo crescevano e cambiavano, ma il loro
legame era sempre forte, qualcosa che niente e nessuno poteva minare o
scalfire. Erano come la coca cola con la pizza, non esistevano l’uno senza
l’altro. Vivevano praticamente in simbiosi anche se
avevano fatto spazio anche ad altri amici (e che amici…ahahahah). Tutti insieme
iniziarono a combinarne di tutti i colori, erano sempre insieme, ma quei due
riuscivano sempre a trovare degli spazi solo per loro.
P.S. Piaciuta la
sorpresa? Prossimo indirizzo: Baymeadows Road 9300. Il prossimo indovinello è facile facile. In una casa ci sono
tre fratelli che a volte sono brutti e altre volte belli. Il primo non c’è
perché sta uscendo e il secondo neppure perché sta venendo. C’è solo il terzo,
il più piccolo dei tre, ma quando manca lui, nessuno degli altri due c’è. Chi
sono questi fratelli?
Beh,
questo era facilissimo. Era un indovinello sentito e risentito, credo che tutti
ne conoscessero la soluzione. Prima di pensare a questo, però, aprì il foglio
arrotolato e vidi che era un altro poster sempre con delle
foto miei e di Edward.
Al
centro c’eravamo io e lui che ci abbracciavamo mentre a circondare la foto
centrale c’è ne erano tante di noi che giocavamo, un’altra in cui ci
abbracciavamo e una in cui io gli davo un bacio sulla guancia. Sotto c’era
scritto: “Sempre insieme” (àil link con il poster: http://yfrog.com/5bsecondafotop ).
Vedere
quelle foto mi fece provare una strana sensazione, come se mi rendessi conto
che in quel preciso momento accanto a me c’era tutto ciò di cui avevo bisogno,
tutto ciò che di importante c’era nella mia vita: Edward che era il mio
passato, il mio presente e avrei tanto voluto fosse pure il mio futuro.
Che
fosse questo il messaggio che i ragazzi volevano darmi con quell’indovinello?
- Che
cosa stai pensando? – mi chiese Edward.
- Mi
chiedevo se i ragazzi con questo indovinello mi volessero mandare un messaggio
– gli risposi sincera.
- In
che senso? – mi domandò.
- La
soluzione dell’indovinello è semplice. I tre fratelli sono il passato, il
presente e il futuro. Adesso mi chiedo se con questo loro volessero indicarmi
qualcosa – gli dissi sperando che lui capisse senza che io dovessi espormi.
- E
cosa dovrebbero indicarti? – mi domandò sinceramente curioso.
-
Edward davvero non ci arrivi? – gli chiesi leggiarmente infastidita del fatto
che lui mi volesse indurre ad aprirmi senza che io ne avessi il coraggio.
-
Bella, io sono un uomo. Da quando in qua noi ci azzecchiamo alla prima? – mi
domandò sorridendo cercando di sdrammatizzare la situazione.
- E’
semplice Edward, c’è poco da capire. Cavolo, il mio passato sei tu, il mio
presente nonostante Jacob, nonostante tutto sei sempre tu e chissà magari era
un modo loro per farmi capire che anche il mio futuro sei tu – gli dissi
aprendomi senza però fargli capire davvero quelli che erano i miei sentimenti.
- E
tu lo vorresti? – mi chiese.
-
Cosa? – gli domandai.
- Che
io fossi il tuo futuro? – mi domandò guardandomi negli occhi intensamente.
Era
arrivato il momento della verità? Era questo che volevano i ragazzi? Volevano
che parlassimo della stramba situazione che si era venuta a creare? No, non
potevo farlo, non potevo aprirmi. In fondo, nemmeno lui l’aveva fatto.
- E’
meglio andare. Mi sa che la serata è ancora lunga – gli dissi alzandomi dalla
panchina e facendo per andarmene.
Non
ebbi nemmeno il tempo di fare un passo che Edward mi bloccò per il polso non
permettendomi di allontanarmi.
Non
volevo girarmi e guardarlo perché se lo avrei fatto sarei sicuramente scoppiata
a piangere e non era questo che volevo. Quella doveva essere una delle serate
più belle della mia vita e non potevo rovinarla con le lacrime.
Sentì
la presa sul mio polso farsi più debole segno che anche lui si era alzato e infatti in pochi secondi sentì le sue dita alzarmi la testa
spingendo dolcemente sul mento. In quel momento i miei occhi si incatenarono ai
suoi e non capì più nulla. Sentivo solo la voglia irrefrenabile di buttarmi tra
le sue braccia e di baciare quelle labbra dannatamente invitanti.
In pochi attimo il suo viso si avvicinò al mio e le sue labbra
toccarono le mie come se lui fosse stato in grado di leggermi nella mente. Il
bacio iniziò come un bacio casto, ma presto si trasformò in un bacio passionale
in cui cercai di trasmettergli tutto l’amore che avevo dentro e lui sembrò fare
lo stesso perché da quel bacio riuscì davvero a percepire amore.
Dopo
minuti interminabili mi staccai da lui e mi voltai dall’latro
lato conscia del fatto che non era giusto, che quella situazione era sbagliata.
Edward
mi prese delicatamente per il polso e mi fece voltare verso di lui permettendo
ai nostri occhi di perdersi gli uni negli altri.
-
Bella, perché non provi a dire quello che senti? – mi chiese guardandomi sempre
più intensamente.
Non
potevo farlo, non c’è la facevo.
- Non
c’è la faccio. Se libero certi pensieri, essi, non torneranno più da me.
Cambierebbe tutto e io non voglio che accada. Ti prego non farmi domande.
Andiamo al prossimo indirizzo e lascia perdere ciò che ho detto prima e ciò che
è successo – gli dissi implorandolo con lo sguardo.
Bastò
quel “ti prego” e quello sguardo implorante per farlo desistere dal suo
intento. Mi prese per mano e insieme andammo verso la prossima busta,
consapevoli entrambi che prima o poi avremmo dovuto affrontare quel discorso.
Per
il momento gli fui grata che non avesse insistito. Preferivo terminare la
serata e poi magari parlarne, ma non in quel momento. Avrebbe rovinato tutto
ciò che i ragazzi avevano organizzato per noi.
In
religioso silenzio e in poco tempo arrivammo a destinazione e stavolta trovammo
una donna, la quale dopo avergli dato la soluzione dell’indovinello ci diede
ciò che ci spettava.
Stavolta
fu Edward ad aprire la busta e ad estrarne il contenuto che lesse a voce alta
per dare anche a me la possibilità di sentire ciò che diceva il biglietto.
Dopo quello che era successo poco prima con Edward avevo paura di
ciò che potesse contenere quella nuova busta, paura che fossi costretta a dire
la verità alla persona che amavo di più in assoluto.
All’età di tre anni lui doveva andare
all’asilo, ma si rifiutò perché lei non c’era. Dovette aspettare che anche lei
compisse i tre anni per affrontare anche quel cammino insieme. Trascorrevano le
giornate lì e tutti invidiavano quel legame così speciale. Sembrava che,
insieme, volessero conquistare il mondo, invece, i loro desideri erano
semplici. Spesso la maestra chiedeva ai bambini dell’asilo cosa volessero fare
da grandi e loro due erano gli unici che avevano delle aspirazioni semplici.
Lei diceva di voler fare la mamma, mentre lui il pasticciere solo perché a lei
piaceva da morire la cioccolata. Quanto hanno dovuto insistere tutti per
spiegare a lei che fare la mamma non era un
professione e a lui che non si poteva scegliere il proprio futuro in base alla
golosità dell’amica. Nonostante questo erano sempre lì pronti a spalleggiarsi,
contro tutto e tutti.
P.S. La prossima busta si trova nel
parco in fondo alla strada. Ci sarà una donna seduta nella panchina di fronte
la fontana del parco. Non potete sbagliarvi. Visto che il prossimo luogo dove
andare è molto vicino l’indovinello sarà facilissimo considerato anche che è
uno dei più famosi indovinelli che esistono. Vogliamo sapere qual è l’animale
che al mattino cammina su quattro zampe, a mezzogiorno su due e la sera con
tre. Direi che non serve nemmeno che ci pensiate. E’ troppo semplice.
Avevano
ragione, era proprio facile.
-
Questo lo sanno anche i bambini. E’ troppo semplice. Ovviamente l’animale è
l’uomo perché quando è bambino cammina a carponi con le mani per terra, quando
diventa grande cammina con due piedi e quando è vecchio cammina con le due
gambe più il bastone visto che non riesce più a reggersi solo sulle sue gambe –
mi disse Edward forse anche per smorzare la tensione che si era creata dopo ciò che era successo.
- Si infatti, era molto semplice – mi limitai a rispondergli
prendendo il foglio arrotolato e guardandolo.
Era
un poster con una foto di me e Edward da bambini che mangiavamo un pezzo di
torta, poi vi erano delle foto di lui che faceva i dolci per me e di me che
mangiavo e poi una foto a cartone di una bimba con un bambino in braccia. Sotto
c’era scritto: “Inseparabili” (àil link con il poster: http://yfrog.com/ekterzafotop ).
Mi
venne da sorridere ripensando a quando entrambi cocciuti eravamo convinti che
quelli sarebbero state le nostre future professioni.
Fare la mamma non era di certo un mestiere e soprattutto non era una cosa
facile, mentre al solo pensare a Edward che faceva il pasticciere mi veniva da
ridere.
- Che
ti ridi? – mi chiese sorridendo.
- Mi
stavo immaginando te con il cappello da pasticciere, inguardabile – gli dissi
ridendo come una pazza.
-
Veramente. Pensare che da bambino ne ero così tanto convinto.
Oggi non sono capace nemmeno di fare una semplice torta – mi disse.
-
Qualche volta l’abbiamo fatta insieme – lo corressi io.
-
Certo, c’eri tu che li sai fare. E poi lo sai come finisce ogni volta che ci
mettiamo a fare una torta – mi disse mentre io al ricordo scoppiai a ridere
sempre di più.
Ogni
volta che facevamo una torta finiva che potevamo infornarci noi stessi perché
ci ritrovavamo sporchi di ciò che avevamo usato per fare la torta visto che ci
mettevamo a fare una lotta con gli ingredienti.
INIZIO FLASHBACK
Il primo dolce fatto insieme risaliva
a quando io avevo sei anni, lui uno in più. Dire che avevamo distrutto una
cucina era il minimo, per non parlare dell’orribile sapore che aveva quella che
doveva essere una torta. Avevamo messo per sbaglio il sale al posto dello
zucchero, il lievito invece della vanillina e l’avevamo lasciata in forno solo
dieci minuti rispetto alla mezz’ora che doveva restare. Il risultato? La torta
era cotta di fuori, ma cruda dentro e il sapore era disgustoso. Avevamo
costretto Charlie e Carlisle a mangiarla. “Fatelo per amore dei vostri figli
che si sono impegnati duramente nella realizzazione di questo dolce”, così gli
avevamo detto e loro per non dispiacerci ci avevano accontentati.
FINE FLASHBACK
Ancora
oggi mi chiedevo come fosse possibile che quei due non fossero finiti
all’ospedale. Quella torta faceva proprio schifo.
Quel
ripensare ai ricordi aveva ristabilito l’armonia con Edward e sembrava che
entrambi ci fossimo dimenticati di ciò che era successo poco prima.
Ci
mettemmo a parlare del più e del meno ridendo come pazzi fino a quando non
arrivammo al parco. Trovammo la signora e dopo averci fatto consegnare il tutto
ci sedemmo e leggemmo il contenuto della busta.
Pian piano sono cresciuti e da timidi
bambini quali erano sono diventati più spavaldi. Tutte le mattine lei bussava
nella porta di lui per andare a scuola e ogni mattina c’erano i loro soliti
battibecchi perché lui non era mai pronto visto che trascorreva una buona
mezz’ora davanti allo specchio per sistemare quei capelli che comunque non ne
volevano sapere di stare ordinati. Poi si incamminavano verso scuola e
stranamente volevano andare da soli, lasciando i loro amici sul pianerottolo di
casa a chiedersi il perché di quel mistero, uno dei loro tanti segreti. Tutti e
due invece che prendere la scorciatoia che portava a scuola imboccavano sempre
la strada più lunga, gli altri non riuscivano a capirne il perché, ma un giorno
seguendoli di nascosto capirono tutto. Avevano una loro panchina dove si
fermavano a completare i compiti che il pomeriggio prima non finivano mai a
casa e quando pioveva uno teneva l’ombrello e l’altra scriveva. Sempre insieme,
sempre complici.
P.S. Pensavate davvero che non
avessimo mai capito dove ve ne andavate tutte le mattine prima di andare a
scuola? Beh, mi dispiace, ma un giorno vi abbiamo beccati, motivo per cui
questa busta ve l’abbiamo fatta recapitare proprio in una panchina. Comunque,
il prossimo indizio è a Dix Ellis Trail 8333. Per questa volta non ci sono
indovinelli, abbiamo pensato a qualcosa di più carino. Nella busta troverete
due fogli e due penne. Prendetene uno ciascuno. Ci sono delle domande
sull’altro alle quali dovete rispondere. Nel foglietto dovete rispondere per
voi stessi e per altro. Quando arriverete a destinazione troverete una donna
che controllerà le risposte dell’uno in base a quelle dell’altro. Se avete
risposto correttamente alle risposte relative all’altro vi sarà dato ciò che vi
spetta. In bocca al lupo.
Bello,
questo mi piaceva davvero.
Aprimmo
il foglio che conteneva il solito poster con le foto e al centro c’era la foto
della panchina mia e di Edward, quella panchina che usavamo da bambini per fare
i compiti la mattina prima di andare a scuola. Poi c’era una foto mentre tutti
e due insieme facevamo i compiti, una in cui andavamo a scuola, un’altra in cui
passeggiavamo mano nella mano, poi c’era una foto mia e una di lui da ragazzini
e un fumetto con scritto: “A scuola ci andiamo da soli”. In basso al centro
della foto c’era scritto: “Con i loro mille segreti” e in fondo era vero. Io e
Edward avevamo un sacco di segreti (àil link con il poster: http://yfrog.com/6bquartafotop ).
-
Mamma mia che è bello questo poster – gli dissi.
-
Concordo con te, comunque riguardo al gioco dei foglietti non c’ho capito una
mazza – mi disse Edward ridendo.
- E’
semplice. Nei due foglietti ci sono le stesse domande. Io devo rispondere alle
domande su di te e tu a quelle su di me. Per sapere se poi abbiamo risposto
giusto dobbiamo scrivere accanto alla risposta che diamo per l’altro qual è
quella giusta per noi. Se le indoviniamo tutte possiamo ricevere la prossima
busta, altrimenti niente - gli spiegai prendendo il foglio e la penna dentro la
busta e passandoglielo.
- Ah
ok, adesso ho capito. Bene, mettiamoci all’opera – mi disse lui iniziando a
leggere le domande sul foglio.
Io
presi il mio, lo lessi. Erano cinque domande alle quali risposi mettendo prima
la risposta che riguardava Edward e tra parentesi quella che riguardava me:
1.La persona che lo conosce meglio:
Io (Edward)
2.Il suo piatto preferito: Hot dog gigante (Pizza e
patatine fritte)
3.La canzone legata ad un ricordo o
ad una persona importante: Claire De Lune (Idem)
4.Quando è nervosa cosa fa: Si passa una mano nei
capelli (Mi mordicchio il labbro inferiore)
5.Un giorno speciale nell’ultimo
anno: Il
giorno alla pista di pattinaggio (Idem)
Una
volta che ebbi finito di rispondere piegai il foglio e lo posai nella busta.
Guardai Edward e notai che stava facendo lo stesso.
-
Erano troppo semplici – mi disse Edward.
-
Condivido con te. Non hanno avuto troppa fantasia – aggiunsi io.
-
Considera anche che comunque qualunque domanda sarebbe stata facile. Ci
conosciamo troppo bene – mi disse lui prendendomi per mano e dirigendoci verso
il prossimo indirizzo.
Per
quanto mi riguardava ero sicura di aver risposto correttamente alle sue domande
e lui sembrava convinto come me. In poco tempo arrivammo a destinazione e
trovammo una donna che ci attendeva seduta ad una grande fontana. Non appena ci
vide ci fece segno di avvicinarci.
Gli
chiesi come mai ci avesse riconosciuto da lontano e lei mi rispose che i
ragazzi gli avevano mostrato una foto. Dopodichè prese il mio foglio con le
risposte e poi quello di Edward e confronto ciò che c’era scritto.
-
Caspita coincide tutto. Siete sicuri di non aver comunicato tra di voi? – ci
chiese la donna.
-
Assolutamente no e poi le domande erano davvero semplici – rispose Edward al
mio posto.
- In effetti i ragazzi mi avevano avvisato che sicuramente le
risposte sarebbero combaciate, quindi tenete, queste sono vostre – ci informò
porgendoci ciò che i ragazzi gli avevano lasciato.
-
Grazie mille – gli dissi.
- Di
nulla – ci disse lei allontanandosi da lì mentre io aprì la busta e iniziai a
leggere a voce alta:
Iniziarono a diventare più grandi e
maturi, era arrivata anche per loro l’adolescenza, quel periodo a volte così
nevrotico da farti venire voglia di prendertela con tutto e tutti, ma loro no,
loro erano sempre inseparabili. Fu in quel periodo che ebbero le loro prime
soddisfazioni, le prime gioie, le prime delusioni e le prime arrabbiature, però
sempre con il sorriso in faccia perché loro avevano tanta ricchezza dentro,
tanta spensieratezza, tanta curiosità, una dose incommensurabile di entusiasmo
e una gran voglia di fare. Condividevano tutto: le speranze, le gioie, i
dolori, le bugie, i segreti e pian piano sembrò come se gli equilibri di quella
coppia di amici stessero iniziando a cambiare. Crescevano e cambiavano
diventando un uomo e una donna che, però, non persero mai di vista i valori
importanti. Nella loro matura ricerca di diventare grandi non dimenticarono mai
le bellezze della vita. Si erano divertiti, avevano imparato tante cose, avevo
giocato, avevano sognato e avevano capito quanto fosse importante il rispetto
per gli altri e per se stessi. Avevano afferrato i veri valori della vita, ma
soprattutto avevano lasciato scivolare via le distrazioni prive di significato.
Sempre e comunque insieme, sempre ridendo e scherzando anche se già maturi.
Quante risate solo per un semplice nodo alla cravatta. Lui che cercava di
spiegare a lei i vari livelli di importanza che si potevano dare ad un nodo
della cravatta. A nodo piccolo corrispondevano persone poco importanti, mentre
a nodo grande corrispondevano persone davvero importanti e quindi giù a fare nodi
enormi di cravatta tutte le volte che lei era con lui.
P.S. Il prossimo indirizzo è Lane
Avenue South 510. Siamo arrivati quasi alla fine, quindi, l’enigma sarà più
complicato. Un uomo sul ciglio della strada si ritrova in un bivio dove ci sono
due strade una che porta alla ricchezza e una che porta alla povertà. Da una
parte c’è una sfinge che dice sempre la verità, mentre dall’altra parte c’è una
sfinge che dice sempre le menzogne. Che domanda deve fare l’uomo per sapere
qual è la strada della ricchezza? Attenzione: ha una sola domanda a
disposizione per ogni sfinge.
Una
volta finito di leggere il biglietto, Edward aprì il foglio ripiegato e si
ritrovò nelle mani un poster con tutte le foto mie e sue. Al centro c’era
un’immagine con due che ridevano e a circondare c’erano tutte le foto mie e
sue. Erano foto recenti e altre un po’ più vecchie, c’è ne erano due perfino di
quando andavamo al liceo. Era bellissimo e al centro sotto c’era scritto:
“Sempre e solo insieme”. Meraviglioso (àil link del poster: http://yfrog.com/0gquintafotop).
-
Questo è il poster più bello – mi disse Edward dopo avermelo passato per
posarlo in borsa.
- Si, hai ragione. E’ bellissimo – concordai con lui.
-
Bene, adesso mi sa che è fondamentale riuscire a scoprire la soluzione
dell’enigma – mi informò lui.
Aveva
ragione, dovevamo trovare una soluzione e l’enigma stavolta era troppo
difficile.
Mentre
ci riflettevamo ci dirigemmo verso l’indirizzo e non avevamo idea di quale
potesse essere la soluzione. Ne avevamo provate di cotte e di crude, ma tutte le nostre opzioni venivano poi smentite
dall’altro. Avevamo perfino fermato delle persone per chiedere a loro, sapevamo
che non era previsto, ma pur di andare avanti in quel gioco eravamo disposti a
fare qualunque cosa.
La
gente ci guardava stupita quando chiedevamo a loro di svelarci la soluzione
dell’enigma e credo proprio che qualcuno ci abbia pure preso per pazzi. Ci
eravamo fatti un sacco di risate in compenso.
Sta
di fatto che eravamo arrivati a destinazione, ma non eravamo riusciti a venire
a capo all’enigma. C’era un signore che ci aspettava davanti a una grande
gelateria e ci fece segno di avvicinarsi considerato che anche lui ci aveva
riconosciuto perché anche a lui erano state mostrate delle foto di noi due.
-
Allora ragazzi, qual è la soluzione dell’enigma? – ci chiese l’uomo dopo averci
salutato ed esserci presentati.
- A
dire il vero non siamo arrivati alla soluzione – gli rivelò Edward.
- Non
è che sarebbe così gentile da fare uno strappo alla
regole e darci la busta senza ricevere la soluzione? – gli chiesi speranzosa.
-
Come immaginavano. Beh, queste sono vostre – ci rispose lui mentre io ero
abbastanza confusa considerato che l’uomo non aveva risposto alla mia domanda.
- Non
ho capito – gli dissi io.
- I
vostri amici erano convinti che non sareste arrivati
alla soluzione dell’enigma quindi mi hanno dato questa busta per voi – ci
spiegò.
- E
se, invece, ci fossimo arrivati? – gli domandò Edward.
-
Erano convintissimi che non ci sareste arrivati – ci
disse lui ridendo.
- Che
stronzi – dissi io.
-
Beh, non si sono sbagliati. Comunque queste sono vostre. Io adesso andrei – ci
disse porgendoci due buste e un foglio arrotolato su se stesso.
Aprì
subito la busta con il numero uno:
Come immaginavamo non siete riusciti
ad arrivare alla soluzione del dilemma, quindi il gioco è finito, ci dispiace.
Ahahahahahah……
Dai non fate così, stiamo scherzando.
Arrivare alla soluzione di questo enigma in così poco tempo era del tutto
impossibile, noi non ci siamo arrivati neppure dopo due giorni interi. Beh, per
fortuna esiste internet, quindi la soluzione l’abbiamo trovata lì. Siete
curiosi di saperla? Beh, l’uomo dovrebbe chiedere ad entrambe le sfingi la
stessa identica cosa. “Devo andare nella strada che porta
alla ricchezza. Cosa mi consiglierebbe di fare l’latra
sfinge?”. Beh, entrambe le sfingi gli indicheranno la medesima strada e
a quel punto lui deve scegliere l’altra.
Comunque, non credo che questo vi
interessi, quindi aprite la seconda busta e finite di leggere la vostra storia.
Non
sarei mai arrivata a quella soluzione, ne ora ne mai e
credo neppure Edward considerato che sembrava stupito quanto me dalla soluzione
di quell’enigma.
Presi
la seconda busta e ne lessi il contenuto:
Ad un certo punto si ritrovarono in
una situazione differente. Lei alla ricerca del vero amore, una ricerca
talmente voluta e talmente tanto lontana che l’aveva portata ad arrendersi a
ciò che la vita gli presentava davanti. Un fidanzato da amare, ma non come lei
fosse capace, un fidanzato da amare, ma che non gli desse la favola che lei
cercava. Lui lontano anni luce dal sentimento di amore, ma vicino a quella
parola che molti apprezzano che è sesso. Entrambi si ritrovarono per la prima
volta con filosofie di vita diverse. Da un lato un “prendi la vita come viene e
accontentati di quel poco che trovi senza perdere tempo a cercare quello che
davvero il destino ha in serbo per te” e dall’altro “perché perdere tempo alla
ricerca dell’amore quando si può avere tutto quello che si vuole senza
coinvolgimenti emotivi?”. Due filosofie di vita diverse che li allontanarono un
po’ e li portarono per la prima volta al conflitto. Ciò che tutti si
chiedevano, però, era cosa ci fosse dietro questi comportamenti. Alcuni non ci
videro nulla di male, altri, invece, videro in questi
comportamenti un voler nascondere qualcosa, ma nessuno poteva sapere chi avesse
davvero ragione.
Questa storia sembra finire oggi,
dopo 23 anni, dopo gioie, dolori, sofferenze, segreti,
bugie, ma soprattutto dopo quello che si vuole per forza nascondere, l’amore.
Lei fra due settimane varcherà una navata di una Chiesa con il suo bel vestito
bianco e lui sarà lì all’altare ad attenderla, ma quando lei arriverà non si
volterà verso di lui, perché non è lui lo sposo. E’ lì per fare il testimone,
per testimoniare l’amore tra due persone, un amore che d’amore non ha nulla.
Finito il matrimonio lei se ne andrà, cambierà città e il loro rapporto si
trasformerà per sempre. Non saranno più quei due amici che scoppiavano dalle
risate nelle foto, non saranno più quegli amici che si divertivano a combinare
cazzate, ma soprattutto non saranno più quegli amanti che sono stati per anni
senza nemmeno accorgersene.
P.S. Andate in fondo alla piazza.
Troverete un ristorante, entrate e chiedete del tavolo
“Cullen”. L’abbiamo prenotato apposta per voi.
Presi
il poster e lo aprì vedendo una foto a puzzle in cui al centro c’ero io in
braccio a Edward e ai lati delle foto sfumate di noi (àil link del poster: http://yfrog.com/4bsestafotop ).
-
Ritiro quello che ho detto. E’ questo il poster più bello – mi disse lui.
-
Concordo con te. I ragazzi sono stati fantastici – gli risposi.
Ci
dirigemmo verso la fine della piazza e in poco tempo ci ritrovammo nei pressi
della spiaggia. Già da lì potevamo notare una struttura molto elegante e
romantica. Dietro di essa c’era il mare in tutto il suo splendore, talmente
piatto da sembrare una grande tavolata.
Tutto
sembrava così romantico che non potei fare a meno di prendere la mano di Edward
e intrecciarla nella mia, dopodichè mentre ci dirigevamo verso l’ingresso del
locale appoggiai il mio viso sulla sua spalla e cullata dal dolce profumo della
sua pelle mi sentì come rinascere.
In
poco tempo arrivammo davanti il ristorante e subito un cameriere ci venne
incontro. Chiedemmo del tavolo prenotato e subito lui ci condusse in una sorta
di gazebo interno tutto chiuso da alcune vetrate che davano la vista sul mare.
C’era un solo tavolo, era uno dei posti più appartati del ristorante e la cosa
non mi stupì più del dovuto, considerato che un po’ me lo aspettavo (àil link con il tavolo del
ristornate: http://yfrog.com/e6iltavolodelristorantej
).
Il
tavolo era rotondo con delle candele al centro ed era apparecchiato in modo
molto romantico. La luce era molto soffusa e tutto rendeva l’atmosfera magica.
Non
avevo mai visto nulla di più bello e sapere che, con me, a condividere tutto
ciò c’era Edward era la cosa più bella che potesse capitarmi.
Il
cameriere ci fece accomodare e sul tavolo notammo che c’erano due buste, una
turchese con il numero uno e una giallina con il numero due.
- Il
tavolo è stato prenotato da due ragazze che hanno lasciato queste per voi – ci
informò il cameriere.
-
Perfetto – gli risposi io mentre l’uomo si congedò dicendo che sarebbe tornato
poco dopo per le ordinazioni.
- Che
dici, leggiamo la busta o aspettiamo? – mi chiese Edward.
-
Leggiamo adesso – gli risposi prendendo la busta e leggendone il contenuto.
Si dice che nella vita ci sono cose o
persone a cui non si può rinunciare. Voi siete sicuri di poter rinunciare l’uno
all’altro? Siete sicuri di poter rinunciare al vostro rapporto? Non vogliamo
essere noi a spingervi a fare qualcosa che non volete, l’unica cosa che ci
premeva di fare era di farvi riflettere su questa situazione, dopodichè
abbasseremo la testa a qualunque sia la vostra decisione. Sappiate solo che
l’abbiamo fatto per voi e se davvero ci siamo sbagliati (cosa del tutto
improbabile) vi chiediamo scusa e vi invitiamo a prendere questa serata come un
modo per rivivere la vostra amicizia.
Ero
sicura di poter rinunciare a lui? Ma cosa più importante, ciò che lui provava
era ciò che provavo io? Lui avrebbe rinunciato a me?
- No
– disse lui dopo che io terminai di leggere.
- No,
cosa? – gli chiesi non capendo cosa volesse dirmi.
- No,
non voglio e non posso rinunciare a te, non voglio e non posso rinunciare al
nostro rapporto – mi disse lui rispondendo non solo a quello che i ragazzi ci
avevano scritto, ma anche a quella che era una mia domanda interiore.
- Non
te lo sto chiedendo – gli risposi.
- Tu
no, ma la situazione si – mi disse rabbuiandosi.
Stavo
per rispondergli quando il cameriere tornò per prendere le ordinazioni. Ci
mettemmo poco tempo ad ordinare e così poco dopo lui
si allontanò.
Vedevo
nel volto di Edward la speranza che io dicessi qualcosa, che magari rispondessi
a quello che mi aveva detto prima, ma non c’è la facevo, non sapevo cosa dirgli
e non potevo espormi così tanto.
- E’
meglio leggere l’altra busta – gli dissi mentre lui sembrò indossare una
maschera di delusione forse per il fatto che io avessi volutamente tergiversato
il discorso.
Presi
la busta e ne lessi il contenuto:
L’evidenza di un amore
Non si può nascondere,
quando nasce un sentimento
esalano da dentro
eccitazioni che stabiliscono
calde relazioni anche se non lo vuoi.
L’evidenza di un amore
Non si può comprendere
Per le vie della ragione
Con inutili argomenti.
Più reale del reale
La tua immagine in me,
non mi stanco di pensarti,
mi sento vivere.
Ho bisogno di te!
Hai bisogno di me!
Non posso fingere.
L’esigenza di amare
Non si può estinguere.
Cosa mai sarebbe il mondo
Senza il cielo dentro il mare.
Una calma naturale
Si impadronisce di me,
quando siedi al mio fianco
ritorno a vivere.
~ Juri Camisasca ~
P.S.
Questa canzone è dedicata a voi. Ricordate che ciò che sentite non si può
nascondere a vita ne tanto meno potete pensare che si
estingua da un momento all’altro. Siate sinceri e aprite il vostro cuore l’uno
all’altra. Con questo vi lasciamo. Vi auguriamo buona serata e ci raccomandiamo
non appena finite la cena, di non dimenticarvi la
busta che in questo momento dovrebbe avere Bella, quella che dovrebbe averti
consegnato l’autista che ti è venuto a prendere in aeroporto. Vi vogliamo un
bene indefinibile…
Alice, Jasper, Rosalie e Emmett
Non
avevo parole, quella canzone peraltro per niente conosciuta rispecchiava in
pieno quello che sentivo dentro, quello che provavo quando Edward mi era
accanto.
-
Credo siamo davvero alla fine di questo gioco, anche se comunque giocando i
ragazzi ci hanno dato l’opportunità di essere sinceri davvero – esordì Edward
dopo che terminammo di leggere.
-
Siamo sempre stati sinceri tra di noi, non credi? – provai a dire io sapendo che in questo momento, almeno per quanto mi
riguardava, non lo ero.
-
Bella che ne dici se la smettiamo di fingere che vada tutto apposto, che sia
tutto normale, che non sia cambiato nulla tra di noi e soprattutto che non sia
successo nulla tra di noi e iniziamo a dire veramente quello che abbiamo
dentro? – mi chiese retoricamente mentre posizionava la sua mano sopra la mia
che era già sul tavolo.
Sapevo
che era arrivato il momento di parlare, di affrontare la situazione, di
prendere il diavolo per le corna, ma avevo dannatamente paura, paura di
rovinare tutto o peggio ancora paura di scoprire che lui non ricambiava ciò che
provavo e allo stesso tempo scoprirmi debole come adesso nel non riuscire ad
affrontare la situazione.
…Adry91…
Risposte alle vostre recensioni:
-
VerdeEvidenziatore: Beh hai proprio ragione. Alice è
machiavellica allo stato puro e gli altri tre non sono da meno. Ricordiamoci
che il tutto è stato organizzato non solo da lei, ma anche dagli altri.
-
vanderbit:Si, proprio una
bella trappola. Mi chiedi se si dichiareranno o se Edward si esporrà, non posso
dirtelo, ma se avrai un po’ di pazienza lo scoprirai da sola molto presto.
-
giuly97: Eccoti accontenta con un capitolo interamente incentrato sulla
caccia al tesoro. Spero ti piacerà.
-
Ed4e:In effetti i ragazzi l’hanno escogitata proprio bella.
Spero che il continuo della caccia al tesoro sia di tuo gradimento.
-
sbrilluccica: Eccoti il capitolo sull’evolversi della
serata. Anche se ancora la serata non è finita.
-
eliza1755:Si, in effetti Alice fa proprio paura
quando escogita piani di questo tipo, ma ti assicuro che stavolta si è superata
anche grazie all’aiuto degli altri tre, visto che la sorpresa è stata
organizzata da tutti e quattro. Concordo con te sul fatto di avere amici così.
Se io avevo loro come amici ero a cavallo.
-
costi84: Felicissima di sapere che lo scorso capitolo è stato di tuo
gradimento.
-
gamolina: Dovevo lasciare un po’ di suspance, non
credi?
-
dany_96:Si, in effetti tutti i ragazzi sono
stati proprio spietati, ma almeno li hanno messi di fronte ad un fatto
compiuto. Se non chiariscono adesso, non lo faranno mai più.
Un grazie di tutto
cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia
tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi
hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di
vostro gradimento e recensite. Un bacio.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di
Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.
Eccomi qui con un altro aggiornamento. Non vi anticipo nulla, se
non che è un capitolo importante e decisivo, ma non tutto è come sembra. Ho già
detto più del dovuto. Vi lascio al capitolo. Un bacio e buona lettura.
Capitolo
16
Una
serata speciale
POV BELLA
Era
il momento di sapere la verità e non sapevo davvero se questo era un bene o un
male.
Non
potevo più rimandare il fatto di parlare con Edward, qualcosa era cambiato ed
era giunto il momento di parlarne, di affrontare le nostre azioni.
Il
cameriere era venuto a servirci ciò che avevamo ordinato e noi avevamo iniziato
a mangiare, ma Edward attendeva ancora che io dicessi qualcosa, che rispondessi
in qualche modo a ciò che mi aveva chiesto, ma io non sapevo se ero pronta ad
affrontare quella situazione.
- Ti
dispiacerebbe dire qualcosa? Ti ho fatto una domanda, gradirei che mi
rispondessi – disse Edward guardandomi.
Notai
nella sua espressione il fatto che si fosse trovato costretto a dirmi in quel
modo visto che io ero in religioso silenzio e sembrava che non avessi nessuna
intenzione di proferire parola.
Era
arrivato il momento di essere sinceri e non potevo più tirarmi indietro.
-
Cosa vuoi che ti dica Edward? Lo so che qualcosa è cambiato tra di noi, ma non
so davvero come affrontare la cosa – gli dissi sincera.
- E
credi che il silenzio o il deviare l’argomento possa aiutarci? – mi chiese lui.
- Non
sto dicendo questo, ma ho paura, una paura fottuta – gli risposi.
-
Bella ci conosciamo praticamente da una vita e quello che ci è successo
l’altro giorno, quello che ci è capitato prima, il bacio intendo, poteva
capitare in qualsiasi altro momento, invece, non è mai successo – iniziò lui
mentre tornò a posare la sua mano sulla mia.
In
quel momento una scarica elettrica attraversò il mio corpo e mi resi conto come
solo con lui poteva capitarmi di sentirmi così.
- Lo
so, Edward, lo so – gli risposi non potendo far altro che confermare quello che
aveva appena detto.
- E
non ti sei chiesta come mai sia successo proprio adesso? – mi chiese.
- A
volte è meglio non porsi delle domande delle quali si ha paura delle risposte.
A volte è meglio credere che siano le circostanze a indurci a comportarci in un
determinato modo – gli risposi.
- Le
circostanze? Bella non essere ridicola, sai meglio di me che non si tratta di
circostanze. Quante volte ci siamo trovati insieme da soli? Quante volte ci
siamo trovati talmente vicini da essere quasi scontato che succedesse? –
continuò lui.
-
Tante – gli risposi.
- E
non è mai successo. Allora lo vedi che non sono state le circostanze a portarci
a baciarci? Te lo dico io qual è il problema. Il problema è che, a volte, ci
sono sentimenti che ci spiazzano, sentimenti che si impossessano di noi senza
che noi lo vorremmo – mi disse lui.
Era
un modo per dirmi che mi amava?
-
Probabilmente hai ragione tu, ma noi chi siamo per rovinare il rapporto che per
anni abbiamo costruito? – gli chiesi.
- E
noi chi siamo per ignorare ciò che il nostro rapporto sta diventando? Sai qual
è la verità? Che noi diciamo di non voler e di non poter rovinare questo
rapporto così bello, ma in realtà lo diciamo solo perché abbiamo paura, paura
perché siamo consapevoli che un sentimento così profondo non l’abbiamo mai
provato prima – mi disse pienamente convinto di ciò che diceva.
Aveva
ragione, dannatamente ragione e io lo sapevo, dovevo solo riuscire ad
ammetterlo a voce alta.
- E’
vero, hai ragione. Non so tu, ma quello che io provo per te è qualcosa di così
profondo che tutto quello che vissuto fino ad oggi in confronto è niente – gli
dissi sincera fino in fondo.
Avevo
sganciato una bomba e speravo solo che questa non mi si rivoltasse contro.
- Per
me è esattamente lo stesso e per questo non posso più dirti che ti vedo come
un’amica perché non lo sei e mi rendo conto che dovunque io vada o andrò,
qualunque cosa io faccia o farò non riesco ad immaginarmi senza di te – mi
rispose esponendosi più di quanto mi sarei aspettata.
Conoscevo
Edward e sapevo che era una persona che non trovava facile esprimere i suoi
sentimenti. Lui era più un ragazzo che ti dava tanto con i fatti più che con le
parole, ma il fatto che già mi avesse detto questo significava che anche lui
provava qualcosa per me.
-
Diciamo che l’ho sospettato e appunto per questo sono confusa, c’ho una
grandissima confusione in testa, so solo una cosa e cioè che in questo momento
essere amici o amarsi sono cose talmente piccole rispetto a quello che provo
per te. Ragionaci Edward, noi due non possiamo vivere una storia come quella
degli altri ed è per questo che voglio cercare un modo per stare insieme, un
modo per il nostro modo di stare insieme che è così speciale – gli dissi
sincera.
-
Bella non esistono altri modi per stare insieme, io ne conosco uno solo, ma
purtroppo qui non sono io a decidere. Il mio futuro e quello tuo non dipendono
da me – mi rispose lui.
- E’
tutto così complicato, cerca di capirmi. Non possiamo più fare nulla, è tardi,
ormai, ed è sbagliato, terribilmente sbagliato – gli dissi.
-
Sbagliato? Bella seguire il cuore non è mai sbagliato. Quando fai una cosa con
il cuore sarà sempre la migliore – continuò lui.
- Da
quando tu parli così? Il mio migliore amico non sa nemmeno cosa sia l’amore,
non potrebbe mai consigliarmi di seguire il cuore – gli dissi per cercare di
stemperare la tensione.
-
Parlo così da quando ho capito che ho basato tutta la mia vita su una bugia. Ho
cercato di allontanare l’amore da me solo perché ne avevo paura, paura di
legarmi a qualcuno in modo stabile, paura di non essere all’altezza di ciò che
mi stava attorno. Erano tutte sciocchezze. Perdevo tempo a chiedermi che cosa
fosse la felicità e l’amore e li avevo entrambi davanti. Per anni ho cercato
delle risposte e solo adesso mi rendo conto che queste risposte c’è le avevo
già dentro di me, c’è li avevo ad un passo da me, bastava solo che io
allungassi la mano, ma la felicità spesso fa troppo paura e così ho lasciato
correre. Quando, ormai, mi ero rassegnato ad averla persa per sempre, sei
arrivata tu dicendomi che ti sposavi e allora qualcosa
è scattato dentro di me, una consapevolezza nuova. Non potevo lasciare scappare
la felicità, dovevo lottare per averla. Sei tu la mia felicità, Bella, solo tu
– mi disse lui guardandomi con sguardo carico di amore.
-
Edward dove vuoi arrivare? – gli domandai sapendo che dietro quelle parole si
nascondeva ben altro.
Mentre
parlavamo avevamo finito di mangiare e lui si alzò e si avvicinò a me. Quando
fu ad un palmo dal mio naso mi prese il volto tra le mani.
-
Credo di essermi innamorato di te, anzi credo di esserlo sempre stato – mi
disse sincero guardandomi dritto negli occhi.
- Lo
credi o sei certo? – gli domandai persa completamente nel suo sguardo.
- Ne
sono certo. L’ho saputo da quando ti ho baciato e forse anche da prima – mi
disse.
-
Edward… – stavo iniziando a dire.
-
Quello che provo per te è qualcosa di talmente forte che mi spaventa terribilmente,
ma non posso e non voglio più negarlo. Non voglio più scappare da questo
sentimento e non voglio che lo faccia tu – continuò lui poggiandomi un dito in
bocca per farmi tacere.
- Io
davvero… – provai di nuovo a dire.
-
Fammi finire. C’è una sola cosa che voglio più di ogni altra ed è stare con te.
Se tu non ne hai voglia, non posso certo costringerti. Potrei impazzire a
vederti mano nella mano con uno che non sono io, potrei impazzire nel vedere la
tua bocca che sorride per dei discorsi non miei. So che non potrei mai
rassegnarmi nel vederti con lui, ma dentro di me sento che tu non vuoi questo,
dentro di me sento che anche tu mi vuoi – concluse avvicinandosi alle mia labbra e baciandomi con passione.
Non
avevo nessuna intenzione di interrompere ciò che stava succedendo, non volevo
che lui smettesse di dirmi quelle cose e non volevo che lui si staccasse da me.
Sapevo che la situazione era sbagliata, ma in quel momento non mi importava, in
quel momento ciò che contava eravamo io e lui e sapere che anche lui ricambiava
quello che provavo era la cosa più bella che le mie orecchie avessero potuto
sentire.
-
Scusate, forse ho scelto un momento inopportuno, ma volevo sapere se volevate
il dolce – ci interruppe il cameriere arrivando al tavolo.
Ma
questo qui non aveva altro posto dove andare? Purtroppo Edward fu costretto a
staccarsi da me e tornò a sedersi al suo posto e quando lo fece sentì come se
mi mancasse una parte di me stessa, quella parte che forse apparteneva solo a
lui e che sempre gli sarebbe appartenuta.
- Io
non voglio nulla, tu scricciolo? – mi chiese.
-
Neppure io – mi limitai a rispondergli maledicendo in tutte le lingue il
cameriere.
-
Bene, allora può portare il conto – gli disse Edward mentre il cameriere dopo aver
dato un segno si assenso si allontanò.
Io e
Edward restammo in silenzio. Entrambi eravamo una maschera di imbarazzo anche se lui mi sembrava più tranquillo rispetto a
prima, forse, perché lui si era aperto mentre io non ci ero riuscita. Una cosa
era certa, quel discorso l’avremmo dovuto riprendere.
In
poco tempo il cameriere tornò e ci portò il conto. Edward pagò e poco dopo
uscimmo dal ristorante.
- La
serata sarebbe giunta al termine, quindi? – mi domandò.
-
Direi di si. Casa dei ragazzi ci attende e credo che
non saranno per nulla discreti – gli dissi sincera.
-
Condivido con te – confermò lui.
-
Aspetta, ci stavamo dimenticando della busta che non abbiamo ancora aperto,
quella che mi dato l’autista – gli feci notare.
-
Prendila, vediamo che dice – mi rispose lui mentre io la presi dalla borsa.
Dopo
averla aperta ne lessi il contenuto:
Se state leggendo questa busta siete giunti alla fine
della serata e quindi siete pronti a venire a casa, giusto? Beh, spiacenti, ma
troverete la porta chiusa. Noi in questo momento ci troviamo a Phoenix. Sta
tranquilla Bella, non abbiamo intenzione di farci vedere da Jacob. Siamo chiusi
a casa di mamma e non usciremo fino a quando voi non sarete tornati. Sapete questo cosa significa? Che le chiavi di casa c’è le siamo
portate appresso, quindi vi toccherà dormire in un albergo. L’abbiamo già
prenotato per voi. E’ quella vicino al ristorante dove siete appena usciti, non
potete sbagliarvi. Dite i vostri nomi alla reception e vi sarà data la stanza.
Ah dimenticavamo, i voli per Phoenix sono stati cancellati a causa di uno
sciopero quindi potrete tornare a casa solo dopodomani mattina. Non contate sul
jet, sapete serve a noi (ahahahah). Detto questo, vi auguriamo buonanotte. Bye bye.
Non
ci potevo credere. Ci avevano fregati alla bene e
meglio.
- Ti
rendi conto che c’è l’hanno fatta in tutto e per tutto? – chiesi a Edward.
- Se
ti dico che non mi dispiace per niente ti arrabbi? – mi domandò.
- Non
vedo perché dovrei. Anche se comunque il fatto che non ci abbiamo lasciato le
chiavi di casa mi puzza parecchio – gli dissi sincera.
-
Questo particolare non convince nemmeno me – mi disse
Edward passandomi una mano sulla spalla e dirigendoci così verso l’hotel che
già si poteva intravedere ai nostri occhi.
In
poco tempo arrivammo e quando entrammo la struttura colpì la mia attenzione.
Era un hotel di lusso ed era molto romantico.
Edward
e io ci avvicinammo alla reception e trovammo una donna che ci accolse con il
sorriso.
-
Buonasera, posso esservi utile? – ci domandò la donna.
- Dovrebbe
esserci una prenotazione a nome “Cullen” – le chiese Edward.
- Si
certo. Ecco la vostra chiave, la suite “Dreaming” vi attende – ci comunicò lei.
- La
suite? Non sono state prenotate due stanze? – intervenni io.
- No,
qui risulta prenotata solo la Suite. Vi assicuro che ha tutti i comfort
possibili – mi rispose la donna stranita dalla mia domanda.
- Non
ne dubitiamo, ma preferiremmo prendere due stanze separate – disse Edward al
mio posto.
Lo
stava facendo per me, perché da quello che io avevo chiesto si poteva solo
pensare che non volessi la stessa stanza sua.
Non
era per male che lo facevo, ma trovarmi a dormire con Edward nella stessa
stanza dopo quello che mi aveva detto mi metteva forti
dubbi sul fatto che non sarebbe potuto succedere nulla.
- Mi
dispiace, ma tutte le camere sono occupate e quelle che restano sono già state
prenotate – rispose la donna senza togliersi quel sorriso cordiale sul volto.
Adesso
capivo perché i ragazzi avevano scelto di farci dormire in hotel. Lasciarci le
chiavi di casa significava poter stare ognuno in stanze separate. Erano davvero
diabolici.
-
Bene, non fa nulla. Va benissimo questa – le dissi io senza dare a Edward il
tempo di rispondere.
In fondo
per quanta paura mi facesse ero contenta a dover stare con Edward 24 ore su 24
per il prossimo giorno e mezzo.
-
Benissimo. Le vostre valigie sono già state recapitate in stanza. Buon
soggiorno qui. Per qualunque cosa non esitate a chiamare – ci disse la donna
porgendoci la chiave magnetica.
Ringraziammo
e subito prendemmo l’ascensore per dirigerci in camera. Un fattorino ci
condusse direttamente alla porta e subito entrammo.
Rimasi
abbagliata da tanta bellezza e non potei fare a meno che pensare che i ragazzi si erano dati enormemente da fare.
La
camera da letto era enorme. Il letto era grandissimo e le pareti erano dipinte
di giallo e i decori erano tutti leggiarmente più chiari. Vi era anche una
terrazza che si affacciava sul mare con tanto di tavolino e sedie (àil link della suite: http://yfrog.com/09suitekj ).
Il
bagno era enorme, con due lavandini e una jacuzzi grandissima. Era tutto
straordinariamente meraviglioso (àil link del bagno della suite: http://yfrog.com/0lbagnosuitej ).
- E’
bellissimo – dissi a Edward dopo che lui chiuse la porta.
- Si, ma mi spieghi perché hai accettato di prendere la
camera? Potevamo benissimo trovare un altro hotel dove due camere le trovavamo
sicuro – mi disse lui con tono scontroso.
- Non
vedo perché non potevamo restare qui. Non è la prima volta che dormiamo insieme
– gli dissi riferendomi alle centinaia di volte in cui ci eravamo ritrovati a
dormire nello stesso letto.
- Sotto
non sembravi dello stesso avviso e comunque credo che rispetto al passato la
situazione sia un tantino diversa – mi fece notare.
- Ero
solo sorpresa del fatto che avesse parlato di una sola stanza e non di due,
tutto qui e poi sono contenta di poter passare più tempo con te – gli dissi
sincera.
Come
risposta ricevetti il sorriso sghembo che tanto amavo e questo mi bastò a
capire che era tornato tutto apposta.
Mi
buttai sul letto e Edward mi seguì a ruota, ma sentimmo bussare alla porta.
Edward
si alzò e andò ad aprire trovandosi di fronte ad un cameriere con due bottiglie
di champagne in mano e due calici.
-
Veramente noi non le abbiamo ordinate – gli disse Edward.
-
Erano già incluse nella prenotazione – si giustificò il cameriere.
-
Capisco, va bene grazie, può posarle lì – gli dissi Edward indicandogli un
tavolino poco distante da lì.
Il
cameriere fece quanto gli era stato detto e poi si congedò.
- Ho
l’impressione che vogliono farci ubriacare – gli dissi scherzando.
- Con
te sicuro ci riescono – mi rispose lui.
-
Spiritoso, comunque ricordami di ringraziarli. E’ una delle serate più belle
della mia vita – dissi alzandomi e andando ad aprire lo champagne versandolo
nei due calici.
Poi
uscì nella terrazza dove Edward si era affacciata per vedere lo splendido
paesaggio fuori.
Si
vedeva il mare in tutta la sua bellezza e migliaia di stelle che luccicavano
nel cielo. C’era perfino la luna piena che si scagliava di fronte a noi creando
un’atmosfera davvero suggestiva.
Mi
avvicinai a Edward e gli passai il calice dello champagne.
- A
cosa brindiamo? – mi chiese.
- A
questa serata che non dimenticherò mai – gli dissi e mentre lui mi sorrise
facemmo sbattere i calici e ne bevemmo un sorso.
Restammo
ad ammirare la luna per un po’ continuando a bere lo champagne e brindando ogni
volta a qualcosa di diverso. Arrivammo al punto in cui delle due bottiglie non
restava che il fondo completamente vuoto.
Nonostante
questo restammo lì continuando a guardare il cielo diventando improvvisamente
tutte e due silenziosi e perdendoci nei nostri pensieri.
Dopo
minuti interminabili lui si voltò verso di me e io feci lo stesso perdendomi
nei suoi occhi dall’intensità immensa.
- A
cosa pensi? – gli domandai.
- Penso
che a volte rischiare nella vita sia tutto. Io stasera ho rischiato, mi sono
esposto pur sapendo che avrei potuto perdere, ma l’ho fatto. Dovevo scegliere
se saltare o se restare fermi e ho scelto di saltare sperando che Dio mi
facesse volare. Non sono ancora arrivato a terra, non sono caduto giù come un
sasso e non mi sono ancora chiesto il perché abbia deciso di saltare. Sono in
aria, precipito e c’è solo una persona che mi fa sentire in grado di volare e
sei tu – mi disse senza smettermi di guardami.
-
Forse ti sei fidato un po’ troppo di me, non ho ancora la bacchetta magica –
gli risposi sarcastica.
- Non
cambierai mai – mi disse riferendosi al fatto che anche in questi momenti ero
capace di fare la sarcastica – e tu, invece, tu a cosa pensi? – mi chiese
stringendomi maggiormente a sé.
Decisi
di essere sincera, tanto con lui non serviva a nulla mentire perché lui era
l’unico capace di leggermi l’anima. In fondo lui mi aveva detto di amarmi,
perché io non dovevo essere sincera?
-
Penso al nostro rapporto, penso a cosa tu sei per me,
penso che quando sono incazzata, confusa, arrabbiata, felice, preoccupata o
triste mi basta pensare a te per sentirmi subito meglio. Sei come la pillola
del buonumore per me. Penso che, nonostante sia tutto tremendamente sbagliato,
il mio cuore non riesce a staccarsi da te e non credo
lo farà così presto, penso che io e te siamo fatti l’uno per l’altra e sto male
per questo – gli dissi senza smettere di guardarlo.
-
Perché dovresti stare male, scusa? – mi domandò mentre nei suoi occhi vedevo
uno spiraglio di speranza dopo le mie parole.
- Sto
male perché mi rendo conto che anche se due persone sono fatte l’una per
l’altra non necessariamente significa che siano fatte l’una per l’altra adesso
e questo è il nostro caso. Edward è tardi per me e te, è tardi per noi – gli
spiegai.
- E’ tardi solo quando lo decidiamo noi – mi rispose poggiando le
sue labbra nelle mie in un bacio a fior di labbra.
Si
staccò subito e mi dispiacque più del lecito.
- Sai
una cosa? Mentre ti ho baciato stasera mi sono sentita sulla vetta più alta del
paradiso e allo stesso tempo su un abisso infernale e sai perché? Perché la
sola idea che Jacob lo venga a sapere mi paralizza – gli dissi sincera.
-
Credi che per me sia diverso? Jacob è il mio migliore amico e non avrei mai
voluto fargli una cosa del genere, ma ciò che è successo non posso
controllarlo. Ho iniziato ad amarti quando eravamo solo dei ragazzi e sapevo
che per lui era lo stesso così ho deciso di mettermi da parte, ho deciso che
lui forse ti meritava più di me e quando ho saputo che vi eravate messi insieme
ho sofferto, ma ero felice perché sapevo che ti avevo lasciato nelle mani
migliori del mondo. Ho cercato di cancellare quello che sentivo per te, ma era
tremendamente difficile e ogni volta che avevo una
donna tra le mani immaginavo fossi tu. Quando quella mattina siete venuti a
dirmi che vi sareste sposati mi è crollato tutto perché mi sono reso conto che
non ero riuscito a dimenticarmi di te, ma soprattutto dentro di me è scattato
qualcosa, avevo solo una certezza. Dovevo dimostrarti i miei sentimenti, tu
dovevi sapere e nonostante Jacob e il bene immenso che gli voglio non sono
riuscito a scacciare quella certezza, ecco perché oggi sono qui ad aprirti il
mio cuore. Io ti amo e dentro di me so che per te è lo stesso, quindi
nonostante mi senta uno schifo per quello che sto facendo a Jacob non riesco a
pentirmi di essermi aperto con te – mi disse guardandomi intensamente negli
occhi.
Lui
mi amava, glielo si leggeva negli occhi e per me era lo stesso. Mi fermai a
guardarlo e in quel momento mi resi conto di una cosa. Lui guardava me, io
guardavo lui e in quel momento sembrava come se il mondo si fosse fermato.
Sapevo
che stavo sbagliando, ma orami avevo già sbagliato, tanto valeva sbagliare alla
grande.
Una
volta Edward mi aveva detto: “Se devo andare all’inferno tanto vale andarci in
grande stile”. Beh, sarei andata all’inferno comunque perché avevo tradito
Jacob e l’avevo fatto nel modo peggiore, l’avevo tradito con la testa e un
tradimento con la testa è peggiore di uno col il
corpo, quindi tanto valeva buttarmi in quella situazione fino in fondo, tanto
valeva seguire, per una volta, quello che mi diceva il cuore.
Mi
avvicinai a Edward e in una frazione di secondo le mie labbra
si posarono sulle sue. All’inizio sembrò impreparato a quel contatto, forse, si
aspettava che gli rispondessi e no che agissi in quel modo, ma subito si
riprese e corrispose al bacio approfondendolo sempre di più. Mi prese il viso
tra le mani e io posizionai le mia mani dietro il suo
collo iniziando a giocherellare con i suoi capelli.
Solo ora mi
rendevo conto che nella mia vita non avevo mai desiderato tanto qualcosa come
desideravo Edward e ora sarebbe stato mio, in tutti i modi in cui una persona
può essere tua.
Quando
decisi che era ora di smetterla di giocare con i suoi capelli feci scendere le
mie mani lungo la sua schiena fino ad arrivare al bordo della maglietta. Quando
ci arrivai infilai le mie mani sotto di essa iniziando a giocare con la sua
schiena e creando dei cerchi immaginari in quella che era una schiena perfetta.
Nel
frattempo lui continuava a baciarmi e io sentivo una scarica elettrica
percorrermi tutto il corpo in maniera sempre più forte. Anche lui, mentre mi
baciava, iniziò a giocherellare con le bratelline della mia maglietta
sfiorandomi la pelle con una delicatezza di cui solo lui era capace.
Entrambi
ci eravamo resi conto che quel bacio presto si sarebbe trasformato in qualcosa
di più, difatti io mi staccai dal bacio e mentre ancora lo guardavo presi la
sua maglietta e gliela tolsi. Dopodichè Edward, dopo un bacio a fior di labbra,
iniziò a baciarmi il collo con una passione e un amore che mi faceva perfino
paura.
All’improvviso,
però, si fermò e si allontanò da me riprendendo a guardare il panorama della
terrazza.
Ci
rimasi perfino male di quel brusco distacco soprattutto perché non ne capivo il
motivo.
- Non
possiamo farlo – mi disse rispondendo a quello che era stata una mia domanda
silenziosa.
- Hai
appena detto che mi ami e adesso… – stavo provando a dire io.
- So
benissimo cosa ho appena detto, ma non possiamo farlo. Abbiamo bevuto e mentre
io sono completamente lucido non so se tu lo sei. Non voglio che la nostra
prima volta venga sprecata così. Non voglio vederti domattina svegliarti e
prendertela con me per essermi approfitta di te, non voglio sentire domani
mattina dirti che non ti ricordi nulla. Ho immaginato diversamente la nostra
prima volta e non sarà così – mi disse girandosi verso di me e guardandomi
ancora.
Ecco
perché amavo Edward. Lui era semplicemente perfetto. Non si era staccato perché
non mi voleva, ma perché voleva che io ne fossi sicura e non costretta per
l’atmosfera che si era creata o per l’effetto che lo champagne poteva aver
avuto su di me. Lui era lucido, del resto era abituato a ben altro che qualche
bicchiere di champagne, ma io lo ero altrettanto, ero perfettamente razionale e
non c’era cosa che desideravo di più che unirmi a lui in tutti i modi in cui
due persone possono unirsi.
-
Pensi davvero che io sia ubriaca? Sai benissimo che sono abituata ad altro e
anche se non arrivo ai tuoi livelli so reggere bene l’alcool, quindi non
accusarmi di essere ubriaca. Sono perfettamente razionale e in questo momento
non voglio seguire ciò che dice la testa, ma il cuore e il mio cuore non fa che
urlare il tuo nome, ma se davvero pensi che io possa domani non ricordarmi di
quello che potrebbe succedere oggi mi sta bene – gli risposi sincera prima di
allontanarmi e entrare dentro.
Non
me ne diede nemmeno il tempo che mi fermò per un polso e mi fece girare verso
di lui catturando le mie labbra in un veloce e fugace bacio.
- Sei
sicura? Sicura di non pentirtene poi? – mi domandò una volta che si staccò.
- Non
sono mai stata più sicura di così in tutta la mai vita. Un momento, un solo momento
di vera gioia vale molto più di un’intera vita di sofferenza – gli risposi
mentre lui mi sorrise e mi catturò in un nuovo bacio.
Mi
attirò a se e riuscì a sentire il suo petto sul mio separati
solo dal cotone della mia maglietta, di cui Edward presto mi liberò. Dopodichè
mentre ancora ci baciavamo mi misi a cavalcioni su di
lui e lui mi condusse dentro la stanza adagiandomi delicatamente sul letto.
Prese a baciarmi il collo provocandomi sensazioni che mi fecero venire i
brividi. In poco tempo restammo completamente nudi e potevo sentire il suo
corpo premuto al suo. Mi mordicchiò il lobo dell’orecchio facendomi gemere di
eccitazione e poi riprese a baciarmi il collo con talmente tanta sintonia che
sembrava ci stesse giocando.
Subito
dopo, lo sentì entrare dentro di me con delicatezza, ma soprattutto con amore
permettendo ai nostri corpi di unirci e di crearne uno solo. I nostri corpi
combaciavano perfettamente, sembrava che fossero stati modellati per stare
insieme, come due metà della stessa mela.
Mi
resi conto che non c’era stata mai cosa che io avessi desiderato più di lui,
nonostante cercavo in ogni modo di reprimere quei sentimenti talmente profondi
da farmi destabilizzare. In quel momento ero certa di una
solo cosa, in quella stanza, in quel letto due persone stavano facendo l’amore,
due corpi che si erano uniti per formare una sola anima e ci erano riusciti.
Beandoci
teneramente, facemmo l’amore con passione, una passione che io non avevo mai
provato e solo allora mi resi conto di cosa davvero significava fare l’amore.
Era come se quella era la mia prima volta, come se tutte le altre volte in cui
mi era capitato di unirmi a qualcuno fosse stato per solo sesso, mentre quello
che stavo facendo con Edward non era sesso, era qualcosa a cui io non riuscivo
a dare un nome.
I
nostri corpi si muovevano in sincrono e sembrava come se fossero capaci di
intuire i bisogni dell’altro e si sforzassero di appagarli. Facemmo l’amore per
più e più volte e ogni volta sembrava come se le emozioni provate cambiassero
per lasciare posto a emozioni ancora più forti.
Quando
terminammo di fare l’amore Edward mi attirò a sé e dopo avermi dato un bacio
carico d’amore mi fece appoggiare la testa sul suo petto.
Eravamo
felici e forse per la prima volta eravamo indifferenti a ciò che ci aspettava
fuori da quella stanza. Avevamo lasciato la porta del terrazzo aperta e
potevamo facilmente udire i rumori del mondo esterno: il frusciare del
traffico, le voci dei passanti, il rombo degli aerei diretti all’aeroporto. Lì
fuori, mille persone occupate a camminare, guidare, volare verso una
destinazione, mentre io ero lì in quella stanza tra le braccia della persona
che amavo e non facevo altro che contemplare la beatitudine di quel fantastico
momento.
Edward
mi scostò una ciocca di capelli dalla fronte e mi sfiorò la guancia facendomi
rilassare sempre di più. Avrei tanto voluto che quella notte non finisse più
perché al mattino i problemi sarebbero tornati, anzi se non al mattino
sarebbero tornati quando un aereo ci avrebbe riportato alla realtà, a Phoenix,
lì dove tanti, troppi problemi ci attendevano.
Mentre
pensavo a questo mi addormentai perduta in quell’assoluta sensazione di
benessere e mentre mi lasciavo cullare dalle braccia di Morfeo non potei far
altro che udire il “ti amo” pronunciato da Edward, un “ti amo” che mi riempì il
cuore ancora di più di amore.
…Adry91…
Risposte alle vostre recensioni:
-
Vale105: Beh si, in effetti ho lasciato il
capitolo con un po’ di suspance, ma dovevo farlo. Quanto al primo indovinello
lo so, ho sbagliato a scrivere. Ho scritto il risultato giusto, quando in
realtà dovevo scrivere quello sbagliato. Anzi ti ringrazio per avermelo fatto
notare così sono andata a controllare e a cambiarlo. Grazie mille davvero. Mi
fa piacere che i poster ti siano piaciuti e comunque si,
li ho fatti io. Mi sono passata un po’ il tempo. Sono contenta che la mia
caccia al tesoro posso essere stata uno spunto per te
per fare un gioco con i tuoi amici, mi fa davvero piacere.
-
giuly97: So di essere stata un po’ crudele, ma dovevo esserlo. Bisogna
dare tempo al tempo. Lo so ho sbagliato a scrivere il risultato, o meglio ho
scritto il risultato giusto quando, invece, dovevo scrivere quello sbagliato.
Grazie per avermi fatto accorgere dell’errore. Sono andata subito ad
aggiustarlo. Grazie davvero.
-
costi84: Sono felice che le mie idee ti piacciono.
So di avervi lasciato con l’amaro in bocca, ma credo
di essermi rifatta con questo capitolo. Almeno lo spero.
-
Ed4e:
Beh in effetti Bella è un po’ paranoica. Con questo
capitolo ha finalmente la conferma ufficiale se così vogliamo definirla del
fatto che Edward sia davvero innamorato di lei. Bisogna solo aspettare per
vedere lei che intenzioni abbia.
-
vanderbit: Beh non posso dirti se succederà qualcosa che li allontana
considerato anche il prologo, ma posso dire che non sarà tutto rose e fiore.
-
eliza1755: So di avervi lasciati sul più bello, ma non potevo fare altro. Come
hai detto tu siamo al momento decisivo e come hai
visto si sono chiariti, ma cosa succederà adesso? Che farà Bella?
-
gamolina: Beh, Bella è un po’ dura di comprendonio,
ma in questo capitolo Edward è stato molto chiaro. Chissà adesso cosa farà
Bella.
-
dany_96: Mi fa piacere che il capitolo ti sia piaciuto e con esso anche
gli indovinelli. Spero che anche questo nuovo capitolo sia stato di tuo
gradimento.
Un grazie di tutto
cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia
tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi
hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di
vostro gradimento e recensite. Un bacio.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di
Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.
Eccomi qui con un altro aggiornamento. Per tutti quelli che si sono
chiesti cosa sarebbe successo al risveglio. Spero che vi piaccia. Vi lascio al
capitolo. Un bacio e buona lettura.
Capitolo
17
Un’indimenticabile
pazzia
POV BELLA
A
svegliarmi fu lo squillo insistente del mio cellulare, ma non aprì subito gli
occhi perché qualcos’altro colpì la mia attenzione, la persona a fianco a me mi stava sfiorando il braccio con il suo dito disegnando dei
cerchi immaginari sulla mia pelle. Mi beai per un momento di quel contatto e poi
aprì gli occhi ritrovando Edward appoggiato alla spalliera del letto che mi
guardava estasiato mentre giocherellava delicatamente con una ciocca dei miei
capelli.
-
Buongiorno – mi disse non appena vide che mi ero svegliata.
-
Buongiorno a te – gli risposi.
- Non
rispondi? – mi chiese indicando con lo sguardo la mia borsa nella quale c’era
il mio cellulare che squillava.
- Non
mi va, la realtà la affronterò più tardi – gli dissi avvicinandomi a lui e
baciandolo con passione.
Non
c’erano parole per descrivere ciò che lui con un semplice bacio riusciva a
trasmettermi.
Nel
frattempo il mio cellulare aveva smesso di squillare, ma ci volle poco perché
iniziasse di nuovo.
- Mi
sa che la realtà ci reclama adesso – mi disse Edward una volta staccatosi dalle
mie labbra.
- E
io non sono pronta per affrontarla. Come faccio, mi dici come faccio? – gli
chiesi.
- Lo
so che è difficile, ma non possiamo continuare così – mi fece notare lui.
-
Come faccio a dirgli la verità? Non ne ho il coraggio. Io non sono forte come te,
non ho il coraggio che hai tu. Come faccio a tornare a casa e guardarlo negli
occhi dopo quello che è successo con te? Sapendo che questo non lo considero
uno sbaglio, ma la cosa più bella che mi sia capitata nella vita? – gli
domandai retorica.
-
Sarai felice dopo, però – mi disse mentre il cellulare smise finalmente di
squillare.
-
Felice? Felice di cosa Edward? Delle nostre bugie? Dei nostri inganni? – gli
chiesi.
- Si
hai ragione, forse la felicità non è questo, ma so cosa ho sentito stanotte e
so che qualunque cosa succederà tu appartieni e
apparterai sempre a me. Quello che proviamo ci ha sconvolto la vita, tutto,
possiamo fingere che non sia successo nulla? – mi domandò.
- E
se, invece, ci godessimo questo momento senza pensare ai problemi? Non siamo a
Phoenix e abbiamo l’opportunità di non pensare a nulla se non a noi due, quindi
perché sprecarla? – gli risposi con un’altra domanda.
- Hai
ragione. Godiamoci questo momento, quel che succederà lo affronteremo in
seguito – mi disse lui stringendomi a se e baciandomi.
-
Sono felice – gli dissi non appena mi staccai da lui.
- Lo
sono anch’io e sappi comunque che avevi ragione – mi rispose.
- Su
cosa? – gli domandai curiosa.
-
Ricordi cosa mi dicesti una volta riguardo al fatto che il sesso senza l’amore non
ha senso? – mi chiese prima di rispondermi.
- Si
certo che me lo ricordo e ne sono ancora convinta, soprattutto dopo stanotte –
gli risposi sincera mentre gli presi la mano e iniziai a giocherellare con le
sue dita.
-
Avevi proprio ragione. Il sesso fatto senza amore appaga i sensi dell’essere
umano, ma lascia tanta solitudine nell’anima. Dopo quello
che è successo tra noi i rendo conte che l’emozione è qualcosa di diverso,
l’emozione è quando tremi, ma non per il freddo, quando senti, ma non con
l’udito, quando osservi, ma non con gli occhi. L’ho capito finalmente e devo
ringraziare solo te – mi spiegò.
- Ho
creato un mostro – gli dissi ridendo.
- Che
vorresti dire con questo? – mi rispose facendo il finto imbronciato.
- Che
non sapevo fossi anche un romanticone. Ho creato un Edward Cullen romantico.
Credo che se, un giorno, si verrà a sapere ereggeranno una statua in mio onore
– gli dissi mentre ancora ridevo.
- Tu
sei tutta scema – mi disse mentre mi prese per i fianchi e iniziò a farmi il
solletico.
Iniziai
a ridere come una pazza e lo implorai di smetterla, ma non ne voleva sentire.
Per fortuna bussarono alla porta e solo allora lui smise.
Si
alzò e andò ad aprire ritrovandosi di fronte ad un cameriere con il carrello
della colazione.
- La
colazione che ha ordinato – disse il cameriere non appena Edward aprì la porta.
-
Grazie mille – gli rispose Edward prima che il cameriere si congedasse.
- La
colazione che hai ordinato? – gli domandai stranita.
Quando
aveva avuto il tempo di scendere sotto e ordinarla?
-
L’ho ordinata per telefono, prima che tu ti svegliassi – mi disse prendendo una vassoio dal carrello e portandolo a letto.
Ciò
che vidi mi lasciò senza fiato. Non ci potevo credere. Quella sarebbe stata la
colazione migliore della mia vita, vale a dire? Fragole, panna e cioccolato.
- Mi
vuoi fare diventare una mongolfiera? – gli domandai ridendo.
-
Quello sarebbe il mio intento, ma se proprio non vuoi pazienza, le mangio io tranquilla – mi rispose portando il vassoio verso la sua
direzione.
- Non
ti ho mai insegnato che non si scherza con il fuoco? – gli domandai sarcastica
mentre mi buttai verso di lui afferrando una fragola e bagnandola nella tazza
con il cioccolato fuso.
-
Perché devi essere in questo modo? – mi domandò facendosi serio.
-
Come? – gli chiesi.
-
Così perfetta – mi rispose mentre io gli sorrisi e gli
diedi un bacio.
Ci
mettemmo a giocare con la nostra colazione facendo di ogni morso alla fragola
un bacio e sporcandoci tutti di panna e cioccolato.
Mi
stavo divertendo un mondo e anche per Edward era lo stesso e immaginai quella
come una nostra ipotetica luna di miele. Noi che la mattina dopo il matrimonio
ci ritrovavamo in una suite di un hotel di lusso a mangiare fragola, panna e
cioccolato come due innamorati persi. In fondo le cose non erano tanto diverse,
non eravamo sposati, ma eravamo talmente innamorati che qualunque altra cosa
passava in secondo piano.
- Non
importa chi finisce con chi, non importa come finirà questa situazione perché
in qualche modo soprannaturale saremo sempre io e te – gli dissi non appena
terminammo di spartirci l’ultima fragola.
-
Come anime gemelli intendi? – mi chiese Edward che forse in quel momento non si
aspettava ciò che avevo appena detto.
Nel
frattempo aveva posato il vassoio della colazione di nuovo sul carrello.
-
Quello che abbiamo va oltre l’amicizia, oltre l’amore – gli spiegai baciandogli
le labbra e togliendogli un residuo di panna sul labbro inferiore.
- Si
è così. Ti amo Bella – mi disse non appena io mi staccai dalle sue labbra.
- Ti amo
anch’io Edward – gli risposi dando per la prima volta voce a quello che pensavo
da molto tempo.
Non
aveva senso non dirlo dopo tutto quello che era
successo e soprattutto dopo quello che io provavo per lui.
- Ti
dispiacerebbe dirlo di nuovo? – mi chiese dolcemente mentre mi guardava con il
suo sorriso sghembo stampato in faccia.
- Ti
amo Edward, ti amo come non credevo di poter amare – gli dissi.
Era
la prima volta in tutta la mia vita che dicevo “ti amo” sapendo che era vero e
chissà come mai era proprio Edward la persona a cui lo avevo detto. Solo ora mi rendevo conto del valore del “ti amo”, due
semplici parole che dette quando davvero il sentimento c’era assumevano un
valore senza proporzioni.
- Non
credevo che sentirti dire queste due parole potesse rendermi così felice – mi
disse mentre si avvicinò a me e mi baciò di nuovo.
Il
bacio quasi subito divenne passionale e ben presto ci trovammo a fare l’amore
di nuovo e ancora, ancora e ancora. La voglia che entrambi avevamo dell’altro
era troppo forte ed era palpabile. Ci amavamo troppo.
Tante
volte avevo sentito parlare Alice e Rosalie di quella sensazione bellissima che
ti fa sembrare come se il cuore ti schizzasse fuori dal petto, una sensazione
che io non avevo mai provato e che non credevo di poter provare eppure adesso
la stavo provando.
Avevo
scoperto il significato di quelle loro parole e l’avevo scoperto in quel
momento. Era come sentirsi morire per poi rinascere, ma non rinascere da soli
stavolta, no, nascere insieme a qualcuno.
Quando
terminammo di fare l’amore mi appoggiai al petto di Edward. Me lo ritrovavo
accanto e, forse, lui non lo sapeva, ma eravamo nati insieme. Quella mattina
eravamo nati insieme.
Restammo
a letto a coccolarci tutta il resto della mattinata e del pomeriggio. Non
scendemmo nemmeno a mangiare ne ci facemmo salire il
pranzo in camera. Era come se entrambi fossimo sazi, ma in realtà eravamo sazi
solo d’amore.
Verso
le sette del pomeriggio decidemmo di andare a fare una doccia. Per primo andò
Edward mentre io mi alzai e dopo essermi messa una vestaglia uscì in terrazza
ad ammirare il mare e mi portai il cellulare dappresso.
Trovai
sette chiamate perse da parte di Jacob e un messaggio da parte di Alice che
lessi subito:
Hey tesoro, come va? Vi state
divertendo? Piaciuta la sorpresa? Noi siamo a casa di mamma e papà e non stiamo
uscendo per nulla. Non possiamo correre il rischio che Jacob ci veda. Sta
tranquilla abbiamo preso tutte le precauzioni necessarie…va beh vi
lasciamo…quando puoi fatti sentite…un bacio grande Alice e Rosalie.
Decisi
di chiamargli subito del resto Edward era andato a lavarsi e ci avrebbe messo
un po’. Composi il numero di Alice e schiacciai il tasto verde. Dopo il quarto
squillo sentì una voce rispondere all’altro capo del telefono.
-Hey dadà,
finalmente. Non ci credevamo più che qualcuno di voi due chiamasse – mi disse
Emmett rispondendo al cellulare.
“Dadà”
era il nomignolo con cui mi chiamava praticamente da quando la mia mente era in
grado di ricordare. Da bambini tutti chiamavano Edward “Eddy”, ma io non
riuscivo a dirlo e così quando avevo iniziato a parlare e dovevo indicare lui
dicevo “Dadà” e, questa cosa era talmente rimasta impressa a Emmett che in 22
anni non aveva fatto altro che chiamarmi così.
Era
un suo modo affettuoso di rivolgersi a me e, ormai, ci avevo fatto l’abitudine
e mi piaceva un sacco considerato che solo lui poteva chiamarmi così altrimenti
diventavo una iene.
-
Ciao orso, come te la passi? – gli risposi io
sorridendo.
Ogni
tanto mi piaceva chiamarlo così, ma non lo facevo sempre.
-
Alla grande. Posso stare tutto il giorno a giocare alla
play senza che Rosalie o Alice mi rompano le scatole. Vi devo ringraziare – mi
disse.
- E
perché? – gli domandai.
-
Perché è grazie a voi che siamo chiusi in casa senza la possibilità di uscire,
altrimenti a quest’ora vai a vedere in quale centro commerciale mi trovavo – mi
disse lui ridendo riferendosi al fatto che Rosalie e Alice costringevano sia
lui sia Jasper a girare con loro tremila centri commerciali al giorno.
-
Felice di esseri stata utile – gli risposi.
- Lì,
invece, come va? Piaciuta la sorpresa? – mi domandò
- Si
bellissima. Siete stati davvero bravi. Comunque va alla grande, anche se è
tutto tremendamente sbagliato. Stiamo infrangendo tutte le regole – gli dissi.
-
Dadà non iniziare con le tue solite paranoie. Siete voi due, solo voi due. Non
ci sono regole tra di voi, non ci sono mai state e mai ci saranno – mi disse
serio.
Era
raro vedere Emmett serio, lui che prendeva tutto a ridere e sdrammatizzava qualsiasi
cosa, però era tremendamente profondo e quando voleva sapeva essere razionale,
ma soprattutto quando voleva sapeva sempre dire la parola giusta al momento
giusto.
-
Esme e Carlisle sanno di questa storia? – gli domandai cercando di evitare di
rispondere a quello che aveva detto, anche se sapevo che aveva ragione.
Io e
Edward eravamo sempre stati un mondo a parte e solo un cieco non se ne sarebbe
accorto.
- Si
certo. Non potevamo fare altrimenti. Arrivare qui
sapendo che tu venivi a Jacksonville proprio per noi li avrebbe insospettiti
quindi abbiamo dovuto dire loro la verità – mi spiegò.
- E
come l’hanno presa? – gli chiesi.
-
Chiedono ogni mezz’ora se ci sono novità. In pratica qui siamo tutti “team
Edward” – mi disse ridendo mentre io scoppiai a ridere insieme a lui.
Ma
come gli venivano in mente certe idiozie? Team Edward? Cioè era da non credere.
A volte mi chiedevo che cosa avesse al posto del cervello? Un’arachide?
-
Cosa sarebbe il team Edward? – gli chiesi anche se
avevo già capito.
- Per
team Edward intendesi tutte quelle persone che sono legate da uno scopo comune,
cioè quelle che tifano per la coppia Dadà-Edward – mi spiegò lui come se stesse
parlando di qualcosa di chissà quale importanza.
- Tu
sei fuori come un balcone – gli dissi ridendo come una pazza.
- Il
mio fratellino dov’è? – mi chiese.
-
Sotto la doccia – gli risposi.
- E
tu cosa ci fai qui a parlare con me? Non lo sai che Edward ha bisogno di
qualcuno che gli lavi la schiena? Sai com’è, non ci arriva – mi disse lui
malizioso come sempre.
- Ci
arriverà lo stesso, vedrai. E poi tu non dovresti spingermi alla tentazione, al
peccato – gli feci notare.
- Io
ti spingo solo verso ciò che ti dice il cuore e sai meglio di me che il cuore
ti dice Edward, ti ha sempre detto Edward – mi disse tornando serio.
- Hai
parlato con Alice? – gli domandai sapendo che a lei avevo detto che ero
innamorata di Edward.
- Si, ma la tua conferma non è stata certo una novità. Cavolo
Bella solo un cieco non si accorgerebbe cosa c’è tra te e mio fratello – mi spiegò.
- Lo
so, ma è difficile la situazione. Comunque non ne voglio parlare al telefono.
Rimandiamo la conversazione a quando ci vedremo di presenza. Comunque gli altri
dove sono? – gli chiesi.
-
Alice e Jasper sono in camera, non serve che ti dica a fare cosa, motivo per
cui ho risposto io al cellulare di Alice, mentre Rose è andata ad aiutare mamma
a preparare la cena – mi rispose.
-
Bene, allora avvisali tu della mia chiamata. Visto che Alice e Rose mi avevano
chiesto di chiamarle non appena potevo – gli dissi.
- Lo
farò, tu salutami Edward e divertiti mi raccomando. Non pensate a nulla per
adesso. Un bacio – mi disse prima di chiudere la conversazione.
Parlare
con Emmett mi aveva fatto bene, mi aveva messo allegria ed era una della poche persone che ci riusciva a mettermela anche a
distanza.
Adesso
mi toccava affrontare la nota dolente. Dovevo chiamare Jacob. Composi il numero
e lasciai che il telefono iniziasse a squillare. Dopo un po’ rispose.
-
Ciao amore, come va? – mi chiese non appena la conversazione ebbe inizio.
-
Tutto apposto, tu? – gli domandai.
- Un
po’ stanco, ho lavorato come un pazzo. Comunque è una giornata che provo a
chiamarti come mai non rispondevi? – mi chiese.
-
Sono stata in spiaggia con i ragazzi e mi sono scordata il cellulare a casa –
gli risposi cercando di essere convincente.
-
Capito. Ti stai divertendo? – mi chiese dopo essermi bevuto la mia bugia.
- Da
morire – gli risposi per la prima volta sincera.
- Mi raccomando
amore mio, adesso devo andare perché ho una riunione importante, ci sentiamo
stasera – mi disse.
- No
Jake, stasera le ragazze hanno organizzato una specie di addio al nubilato qui
a Jacksonville e mi hanno categoricamente proibito di portare con me il
cellulare quindi ci sentiamo domani, ok? – gli chiesi.
-
Cercherò di resistere. Ti amo – mi rispose mentre io chiusi la conversazione
senza nemmeno rispondergli.
Dopo
aver detto “ti amo” a Edward non l’avrei potuto più dire a nessuno altrimenti
sarebbe stato come svalutare quelle parole che solo nell’ultimo periodo avevo
scoperto essere così preziose.
Restai
in terrazza ad ammirare il tramonto fino a quando sentì due braccia cingermi i
fianchi e due labbra perfette darmi un bacio sul collo.
- E’
bellissimo, non è vero? – mi disse Edward riferendosi al paesaggio.
-
Meraviglioso – gli risposi.
- Ti
ho sentito ridere prima, cos’è successo? – mi domandò.
- Ho
chiamato Alice e mi ha risposto Emmett – mi limitai a dirgli consapevole che
avrebbe capito.
- Adesso
si spiga tutto – mi rispose sorridendo.
- Ti
saluta e ci raccomanda di divertirci – gli raccontai.
- Con
“divertirci” intende il suo modo di divertirsi? – mi domandò.
-
Credo che in questo caso specifico si riferisse al divertimento in senso lato –
gli spiegai ridendo mentre lui fece altrettanto.
Mi
voltai verso di lui e lo baciai.
-
Vado a lavarmi anch’io – gli dissi quando mi staccai.
-
Bene, mettiti il costume devo portarti da una parte – mi disse lui dandomi un
altro bacio a fior di labbra prima che io sorridendogli mi scostassi da lui per
dirigermi in bagno.
Preparai
i vestiti da mettermi e poi andai nel bagno dove feci scorrere l’acqua e riempì
la vasca immergendomi subito dopo e rilassandomi fino in fondo. Restai per un
bel po’ lì dentro, poi dopo circa una mezz’oretta, uscì e mi asciugai i
capelli.
Quando
ebbi finito con i capelli li legai in una coda alta e poi mi infilai il bikini
fucsia e poi indossai un paio di short bianchi e una canotta dello stesso
colore del costume. Infilai le infradito dello stesso colore (àil link dei vestiti di Bella: http://yfrog.com/0xvestitimarebellap
) e poi mi diressi in camera, dove trovai Edward che si stava preparando.
Indossava
una canotta bianca con delle scritte grigie e il costume a boxer verde e
bianco. Si infilò un paio di bermuda grigio scuro e poi si mise delle infradito
dello stesso colore dei bermuda con dei richiami verdi (àil link dei vestiti di Edward: http://yfrog.com/2mvestitimareedwardp
).
-
Pronta? – mi chiese non appena mi vide.
- Si, ma dove dobbiamo andare? – gli domandai curiosa.
- Lo
vedrai presto. Prendi la borsa che andiamo – mi disse mentre io seguì il suo
consiglio e presi una borsa rosa e fucsia che si abbinava al mio vestiario.
Una
volta presa entrambi uscimmo dalla camera e ci dirigemmo sotto. Stavamo per
uscire quando la signore della hall dell’albergo si
avvicinò a noi.
-
Signor Cullen volevo comunicarle che mi sono informata per la prenotazione del
biglietto di volo per domani, ma c’è un problema – comunicò la signora a
Edward.
Di
sicuro lui doveva avergli chiesto di prenotare on-line il biglietto.
- E
sarebbe? – le domandò Edward.
-
Considerato che in questi giorni c’è stato lo sciopero dei voli per Phoenix i
posti per la prima classe per i voli di domani sono stati tutti prenotati – gli
disse lei.
-
Allora per favore prenoti per la classe business – la esortò Edward.
- Mi
sono informata anche per quella, ma niente da fare, non ci sono più posti. Se
proprio voi avete necessità di partire domani dovete accontentarvi di due
biglietti nella classe economica – ci spiegò la donna.
-
Scricciolo dobbiamo proprio partire domani? Non possiamo approfittare di questo
intoppo per rimandare a dopodomani la partenza. Magari è un segno del destino –
mi fece notare lui.
Sapevo
che non aveva problemi a viaggiare nella classe economica, quella era solo una
scusa per non tornare a Phoenix e rovinare la magia che si era creata tra di
noi lì a Jacksonville.
-
Edward sai che non possiamo. Jake sa che torno domani.
I ragazzi lo avevano avvisata che sarei rimasta da loro ieri e oggi e io
gliel’ho confermato. Loro gli hanno perfino detto che i biglietti li avevano
già acquistati e poi non possiamo tenere segregati quei quattro a casa dei tuoi
mentre noi ci divertiamo qua – gli feci notare con sommo dispiacere.
- Lo
so, hai ragione, ma c’ho provato lo stesso. Non si può proprio – mi disse.
-
Quindi cosa faccio? – intervenne la donna che fino a quel momento era rimasta
in silenzio per farci decidere.
-
Beh, se non le dispiace, prenoti due biglietti nella classe economica. Non
importa in quale volo, l’importante che entro domani riusciamo
a partire – le disse Edward.
-
Bene, vado subito. Vi fermate a cenare al ristorante dell’hotel? – ci chiese
lei.
- Si
certo, io ho proprio fame – risposi al posto di Edward.
-
Bene, allora potete accomodarvi – ci disse la donna indicandoci l’ingresso del
ristorante.
Ci
dirigemmo entrambi da quella parte e prendemmo subito posto. In poco tempo il
cameriere venne ad ordinare e ben presto ci portò quanto gli avevamo richiesto.
Mangiammo tutto considerato che a pranzo non avevamo toccato niente.
-
Pronta per andare? – mi chiese quando terminammo di cenare.
- Dove?
– gli chiesi curiosa.
- E
una sorpresa – mi disse mentre mi porgeva la mano per farmi alzare.
Uscimmo
dal ristorante e poi dall’hotel mano nella mano e ci incamminammo in una
destinazione a me sconosciuta. Una volta usciti ci ritrovammo l’autista che il
giorno prima mi era venuto a prendere all’uscita dall’aeroporto.
Quando
Edward mi aveva detto che il posto dove dovevamo andare distava qualche
chilometro dall’hotel gli avevo proposto di chiamare l’autista e così avevo
fatto. Era stato Edward a volerci parlare per telefono perché diceva che doveva
spiegargli dove ci doveva portare senza che io lo sapessi.
-
Buonasera signorina – mi disse l’uomo non appena mi vide mentre si limitò a
fare un cenno con il capo a Edward a mo di saluto.
-
Buonasera anche a lei. Coma va? – gli domandai vista la cortesia che mostrava
nei miei confronti.
-
Tutto apposto. Lei? Come si è trovata qui a Jacksonville? – mi domandò prima di
aprirmi lo sportello per farci salire.
- Mai
stata meglio di così – gli risposi lanciando uno sguardo a Edward ed entrando
sulla macchina seguita a ruota da lui.
L’autista
si diresse al posto di guida e dopo essere entrato in macchina mise in moto e
partì verso la destinazione che Edward gli aveva indicato. Non sapevo che
pensare, anche se comunque ero quasi sicura che mi stesse portando al mare
visto che mi aveva fatto mettere il costume, anche se non capivo il motivo
della macchina visto che il nostro hotel era praticamente sulla spiaggia.
Magari
voleva portarmi in una spiaggia migliore, anche se quella mi sembrava
meravigliosa. Chissà. Non sapevo cosa aspettarmi. Edward quando voleva sapeva
essere molto imprevedibile.
Durante
il viaggio non avevamo fatto altro che coccolarci e volevo godermi questi
ultimi momenti con lui prima che l’alba del giorno seguente me li avesse tolti.
-
Signor Cullen, siamo quasi arrivati – disse all’improvviso l’autista a Edward
interrompendo un nostro bacio.
-
Bene, la ringrazio – disse rivolgendosi all’uomo mentre usciva dalla tasca una
sorta di benda.
- E
quella cosa sarebbe? – gli domandai.
-
Quella che non ti svelerà la sorpresa prima del tempo – mi disse.
- Non
possiamo farne a meno? – gli chiesi speranzosa.
- Ti
fidi di me? – mi domandò lui di rimando.
- Più
dell’aria che respiro – gli risposi sincera sorridendogli.
- E
allora mettila e lasciati guidare da me – mi disse lui mettendomela davanti
agli occhi.
Non
vedevo più niente, il buio assoluto, ma accanto a me c’era Edward quindi non
avrei avuto paura nemmeno se mi fossi trovata in mezzo ad una gabbia di leoni.
All’improvviso
sentì le sue labbra appoggiarsi alle mie in un bacio casto e delicato.
- A
cosa devo questo bacio? – gli domandai.
- A
quello che hai detto prima – mi rispose riferendosi a ciò che avevo detto
riguardo il fatto che mi fidassi di lui.
Sentì
la portiera della macchina aprirsi e in poco tempo lui mi prese la mano e mi
aiutò a uscire. Mano nella mano mi condusse con lui cercando di camminare il
più piano possibile per non farmi cadere. Ad un certo punto mi lasciò la mano e
sentì un botto forte come di catena che si rompeva, ma non ci feci molto caso,
magari era una mia impressione.
Mi
prese di nuovo la mano e mi fece camminare ancora per qualche passo.
- Mi
dici dove siamo? – gli domandai curiosa come una bambina che si trova davanti
un regalo.
- Fidati
– mi rispose mentre mi fece fare qualche altro passo – sei pronta? – continuò
non appena ci fermammo.
Sentì
rumore di acqua che si muoveva grazie alla brezza che c’era nell’aria, anche se
era un brezza calda visto che eravamo in estate.
- Mi
hai portato al mare? Ti sembra questa l’ora di fare il bagno? – gli domandai anche se non ero del tutto sicura che fossimo al
mare visto che non avevo sentito sotto di me la spiaggia soffice tipica di
Jacksonville.
Edward
non mi rispose, ma mi tolse la benda ritrovandomi finalmente di fronte a lui.
- Il
bagno lo fai tu con loro – mi rispose indicandomi con l’indice di me qualcosa
dietro le mie spalle.
Mi
voltai subito e ciò che vidi mi lasciò senza fiato. Davanti a me si stagliava
una piscina dalla grandezza devastante e dentro di essa nuotavano i mammiferi
più conosciuti e amati al mondo, gli esemplari più belli dei cetacei: i
delfini.
Ebbene
si, dentro l’acqua c’erano tre delfini che giocavano
tra di loro e mentre io ero lì ferma come un’ebete a guardarli e ridere per la
felicità tutti e tre in sincrono si alzarono in volo per poi rituffarsi in
acqua.
Dovevamo
essere di sicuro in un parco acquatico perché per quanto mi era possibile
vedere sembravano esserci altri reparti. Quella dove ci trovavamo io e Edward
doveva essere una sorta di laguna dei delfini, quel posto esistente negli
Acquapark in cui dei professionisti si occupano di addestrare questi
meravigliosi animali.
Era
tutto completamente al buio, l’unica luce proveniva dall’interno della piscina
dove c’erano dei faretti per illuminarla, e c’erano le stelle nel cielo con una
fantastica luna piena che rendevano l’atmosfera magico
(àil link della piscina con i
delfini: http://yfrog.com/0qpiscinadelfinij
).
Ero
felicissima e non potevo fare a meno di guardare quella meraviglia e poi Edward
e ridere, ridere per la felicità che provavo. Era una vita che desideravo poter
fare un bagno con i delfini, ma nessuno sembrava essere d’accordo con ciò che
volevo, sembrava come se quello che fosse uno dei miei sogni
più grande fosse chissà quale follia.
- O
mio Dio. Grazie, grazie – gli dissi buttandomi addosso a lui e riempiendolo di
baci – di solito quando dico a qualcuno che voglio fare un bagno con i delfini
mi prendono per pazza. Mi sorridono gentilmente, ma è un sorriso che racchiude
ben altro – continuai anche se sapevo che lui era a
conoscenza di questo.
- Ma
io non sono come gli altri – mi rispose dandomi un bacio a fior di labbra
prendendomi alla sprovvista.
- Lo
so, eccome se lo so – dissi più a me stessa che a lui.
-
Allora? Che aspetti? Entra dai – mi disse mentre io non me lo feci ripetere due
volte.
Appoggiai la borsa a terra, mi tolsi la
maglietta e gli short che infilai alla bene e meglio
dentro la borsa per non sporcarli e dopo un bacio veloce a Edward mi tuffai in
quello che per me era la realizzazione di un sogno.
Come
se avessero percepito la mia presenza in acqua, i delfini, si avvicinarono a me
e dopo averli accarezzati mi misi a nuotare in loro compagnia mentre guardavo
Edward che mi osservava innamorato.
- Dai
entra anche tu – gli dissi avvicinandomi leggiarmente verso il bordo della
piscina.
In
men che non si dica anche lui si spogliò e si unì a me iniziando a nuotare
insieme.
Dopo
qualche ora abbondante di scherzi, baci, tuffi e schizzi con complici perfino
quei meravigliosi cetacei, Edward, si avvicinò al bordo appoggiandosi alla
parete della piscina e io lo seguì.
-
Contenta? – mi chiese sorridendomi sghembo.
- Di
più. Sono felice, felice davvero – gli risposi ricambiando il sorriso.
- E’
sempre stato un tuo sogno fare un bagno con i delfini. Me lo dicesti la prima
volta che ne vedesti uno alla televisione. Per un sacco di tempo non hai fatto altro
che parlare di questo. Poi hai smesso, ma ti conosco e so che quando ti fissi
con qualcosa nemmeno il tempo ti fa cambiare idea. Motivo per cui ho pensato
che era arrivato il momento di realizzarlo questo sogno – mi spiegò lui.
Se ne
era ricordato. Si era ricordato di un sogno di cui parlavo da bambina. Questo
non poteva farmi più piacere, perché significava che quello che nel corso della
mia vita avevo detto o fatto era stato importante per qualcuno e sapere che
questo qualcuno era Edward non poteva che farmi fare salti di gioia.
- Ed
è per questo che sono felice. Te ne sei ricordato. Non stavo così bene da un
sacco di tempo, o forse non sono mai stata così bene in tutta la mia vita e il
merito è solo tuo – gli dissi avvicinandomi e baciandolo con passione.
Il
bacio venne approfondito sempre di più e non volevo staccarmi da lui nemmeno
per un attimo. Per me l’avremmo potuto fare perfino lì dentro e forse sarebbe
successo se un rumore non ci avesse catturato l’attenzione.
-
Cos’è stato? – gli chiesi staccandomi di malavoglia da lui.
- Il
custode credo ci abbia visti. Sarebbe meglio andare – mi disse lui con
un’espressione indecifrabile in volto.
-
Perché? Mi sto divertendo un sacco e poi non abbiamo ancora finito – gli feci
notare.
-
Credo sia meglio continuare da un’altra parte. Non vorrei che ci ritrovassimo
entrambi dietro le sbarre, sai non credo che stare qui siamo molto legale – mi
disse sarcastico mentre mi tirava delicatamente con il braccio per farmi uscire
da lì dentro.
Avevo
colto benissimo le sue parole. Finire dietro le sbarre equivaleva a finire in
carcere. Ciò significava che quello che avevamo appena fatto non era per niente
legale.
Presi
la borsa e i suoi vestiti mettendoli lì dentro e poi insieme a lui iniziammo a
correre verso l’uscita. Riuscimmo per fortuna a uscire da lì dentro prima che
il custode ci vedesse e una volta allontanatici ci dirigemmo verso la spiaggia
che era a pochi passi da lì.
La
spiaggia era completamente deserta a parte una ragazza che era seduta e
guardava il mare mentre con la mano giocherellava sulla sabbia. Ero strano che
alle tre di notte una ragazza fosse lì tutta sola, ma non ci feci caso più di
tanto, in fondo doveva avere i suoi motivi.
Io e
Edward ridevamo ancora come pazzi mentre ancora tutti
bagnati ci sdraiammo sulla spiaggia l’uno al fianco dell’altra. Le nostre
risate dovettero attirare l’attenzione della ragazza perché si voltò e ci
guardò.
Non
era molto lontana da dove ci eravamo messi noi quindi potevo scorgerla
chiaramente.
- Per
colpa tua ho infranto le leggi, ti rendi conto? – gli dissi ridendo ancora come
una pazza riferendomi al fatto che mi aveva portato in un posto in cui non si
poteva entrare.
E’ il
bello era che io non ci avevo fatto nemmeno caso a quel particolare.
-
Beh, è grave questo – mi rispose lui guardandomi.
- No,
non lo è. E sai perché? Perché ne è valsa assolutamente la pena – gli dissi
mettendomi sopra di lui e baciandolo con passione cercando di trasmettergli
tutto l’amore che avevo dentro.
Restammo
lì in quella posizione a baciarci come adolescenti alla prima cotta, mentre la
mia pelle a contatto con la sua rabbrividiva. Volevo che quel momento non
finisse mai, ma visto che era destinato alla fine me lo sarei goduto fino in
fondo.
-
Andiamo a fare il bagno? – gli chiesi staccandomi improvvisamente dalle sue
labbra.
- Non
possiamo. Non abbiamo nemmeno un asciugamano – mi fece notare lui.
-
Nemmeno prima lo avevamo – gli dissi riferendomi al bagno in piscina.
- Era
una piscina e l’acqua era calda, qui non credo sarà altrettanto – mi rispose.
-
Siamo a Giugno sarà caldissima – gli dissi sapendo che era impossibile che
l’acqua fosse già calda.
-
Sono le tre e mezzo di notte credi davvero che l’acqua possa essere caldissima?
–mi chiese.
In effetti di
notte la temperatura scendeva e io iniziavo a sentire un po’ di freschetto
considerato che avevo adesso solo il bikini, ma quella era nata come una notte
di follia e sarebbe rimasta tale.
- Ok,
non sarà caldissima, ma chi se ne importa. Andiamo dai – gli dissi dandogli un
bacio sul collo e alzandomi da sopra di lui porgendogli la mano per farlo
alzare.
- E’
una pazzia, lo sai vero? – mi chiese prendendo la mia
mano e alzandosi.
- Si
lo so, ed è per questo che mi piace – gli dissi sorridendogli prima che lui si
avvicinasse per baciarmi a fior di labbra.
Quando
ci staccammo io salì sulle sue spalle pronta ad
entrare in acqua insieme a lui. Strinsi le mie gambe forte al suo petto, con le
braccia stringevo il suo collo e nel frattempo che lui camminava gli dava dei
piccoli e delicati bacetti sul collo.
Mentre
ci dirigevamo verso l’acqua notai che la ragazza che era lì si era incantata a
guardarci, lì per lì non ci feci casi, ma poi notai che quel suo modo di
fissarci mi metteva un po’ in imbarazzo, ma non ci feci caso più di tanto. Volevo
godermi quel momento, punto.
-
Meno male che era caldissima – disse Edward non appena entrò con i piedi
nell’acqua.
Io
essendo nelle sue spalle non toccavo ancora l’acqua, quindi non potevo sapere
che temperatura avesse.
-
Certo che ti lamenti come un bambino. Sarà si e no
leggiarmente tiepida e tu tutto che ti preoccupi – gli risposi ridendo.
-
Quindi sarei io che mi lamento senza motivo? – mi domandò retorico prima che io
mi ritrovassi completamente coperta dall’acqua.
Mi
aveva buttato in acqua e dire che questa era gelata era dire poco. Forse era
stata una vera follia, considerato che non avevamo neppure un asciugamano con
il quale asciugarci, ma di certo non pensavo che fosse così fredda. Cavolo
eravamo a Giugno.
-
Questa me la pagherai, lo sai vero? – gli dissi
facendo la finta arrabbiata quando riemersi nell’acqua.
Nel
frattempo anche lui si era bagnato completamente e sembrava tranquillo dentro
quel ghiaccio mentre io stavo praticamente congelando.
-
L’hai voluto tu – mi rispose mentre io mi dirigevo verso l’uscita dell’acqua.
-
Spiritoso – gli dissi.
-
Vorresti farmela pagare uscendo dall’acqua? – mi chiese mentre rideva.
-
Direi che in questo momento a pagare sarà solo la nostra salute, vedrò di
fartela pagare in qualche altro modo. Comunque cerca di uscire che l’acqua è
gelata – gli dissi.
- Non
esagerare non è poi così fredda e poi l’acqua ghiacciata fa bene, rassoda la
pelle – mi disse sarcastico mentre rideva come un pazzo.
- Non
ne ho bisogno. La mia pelle è già perfetta così – gli risposi mentre mi sentì
afferrare per un piede e in meno di dieci secondi mi ritrovai di nuovo coperta
dall’acqua.
- Lo
so che la tua pelle è già perfetta. Sei tu che sei perfetta – mi disse lui
abbracciandomi non appena io riemersi dall’acqua.
- A
parte gli scherzi, usciamo, o ci verrà qualcosa – gli feci notare seria.
- Ma
come prima hai insistito così tanto per entrare e ora vuoi uscire? – mi chiese.
-
Prima non sapevo di entrare nel freezer – gli spiegai mentre lui scoppiò a
ridere.
-
Allora devo provvedere a riscaldarti – mi disse avvicinandosi a me e baciandomi
con passione prima le labbra, poi il lobo delle orecchie e poi il collo.
Adesso
iniziavo a sentire caldo, metaforicamente si intende, ma comunque non avevo più
intenzione di uscire.
Al
diavolo il freddo e la polmonite che di sicuro ci sarebbe venuta, adesso volevo
solo bearmi di quel contatto con Edward e cosa c’era di più bello che farsi le
coccole in acqua.
Restammo
lì dentro per un po’ a coccolarci, giocare e baciarci e una volta che il mio
corpo si abituò alla temperatura dell'acqua non mi era più difficile restare lì
dentro.
Quando
entrambi fummo esausti dalla stanchezza uscimmo e ci buttammo sulla spiaggia
mentre io notai che quella ragazza ancora era lì che ci osservava. Sembrava
triste e non sapevo il motivo, ma mi faceva un po’ pena. Era lì tutta sola,
mentre noi eravamo l’ a divertirci. Forse, avremmo
potuto evitare, ma pensare che quella era la nostra ultima
notte di follia, mi fece subito cambiare idea.
Quando
sarei tornata a Phoenix anche io avrei assunto l’espressione di quella ragazza.
Una
volta usciti stavamo morendo di freddo. Si vestimmo, ma i vestiti che avevamo
oltre a coprirci ben poco erano completamente bagnati visto che li avevamo
indossati subito dopo essere usciti dall’acqua. Mi rannicchiai su di lui
cercando così di riscaldarmi e lui mi strinse forte a sé. Restammo in silenzio
per un po’, fino a quando lui si addormentò.
Io,
invece, non riuscivo a dormire e i miei occhi si posarono di nuovo su quella
ragazza che non si era mossa da lì anche se adesso
aveva preso a guardare di nuovo il mare.
Non
sapevo cosa, ma si capiva perfettamente che qualcosa la turbava. Sarei voluta
andare da lei e chiedergli cosa la affliggesse, volevo potergli essere d’aiuto,
in fondo non doveva avere più di diciassette anni, ma sapevo che andare da lei
era sbagliato. Io ero un’estranea per lei, perché mai avrebbe dovuto confidare
a me i suoi problemi?
Cercai
di non pensarci e mi accucciai sempre di più a Edward, sentivo davvero tanto
freddo, ma stare così a stretto contatto con lui mi faceva stranamente sentire
un calore pervadermi tutto il corpo e il freddo fisico passava nettamente in
secondo piano.
Provai
a chiudere gli occhi per cercare di dormire, ma proprio non ci riuscivo.
Ripensai a Edward e a tutti i momenti bellissimi passati con lui, soprattutto a
quelli di degli ultimi giorni e nonostante i sensi di colpa fossero tanti mi
sentivo bene.
-
Credo che questo possa esservi utile – disse una voce mentre io aprì subito gli
occhi.
Era la
ragazza di prima, si era avvicinata a e mi stava porgendo un asciugamano. Aveva
gli occhi gonfi e rossi dal pianto e mi si strinse il cuore a vederla in quel
modo.
-
Grazie, sei molto gentile – le risposi prendendo l’asciugamano in mano e
cercando di coprire alla bene e meglio sia me sia
Edward.
-
Sarete congelati. L’acqua oggi era stranamente più fredda del solito – mi fece
notare.
- Si, l’ho notato. Se l’avessi saputo non avrei certo
insistito per fare il bagno – le risposi cortese.
- Una
pazzia ogni tanto non fa mai male. Adesso vado, l’asciugamano tienilo pure, è
più utile a voi che a me – continuò la ragazza per congedarsi.
-
Grazie davvero – le risposi mentre la vidi allontanarsi mentre io mi rimisi
comodamente nella posizione in cui ero prima, cioè praticamente attaccata
all’amore della mia vita.
- So
che può non interessarti, ma voglio dirtelo lo stesso. Ti ho invidiato stasera
e per me questo è un sentimento nuovo, mai provato prima – mi disse sempre la
ragazza dopo qualche secondo.
Pensavo
che se ne fosse andata, invece, era comparsa di nuovo di fronte a me.
Stavolta
non mi spostai, restai ferma dove ero, forse a causa della sorpresa per ciò che
mi aveva detto.
-
Invidia? E perché? – le chiesi stupita.
- Per
quello che ho visto stasera. Tu e il tuo ragazzo sembravate due adolescenti
alla prima cotta e lui ti guardava come se tu fossi la cosa più bella
dell’intera Universo. Sei fortuna. Vorrei anche io, un giorno, essere guardata
in quel modo da un ragazzo – mi spiegò riferendosi a Edward come il mio
ragazzo.
Avrei
tanto voluto che lo fosse, ma purtroppo non lo era e con molta probabilità non
lo sarebbe mai stato.
- Un
giorno lo troverai anche tu il ragazzo perfetto anche se adesso ti sembra
impossibile – le dissi.
-
Come fai a sapere che adesso mi sembra impossibile? – mi chiese.
-
Perché i tuoi occhi sono quelli di una ragazza innamorata, ma no corrisposta,
non è vero – le chiesi io di rimando.
-
Potrebbe essere – mi rispose lei restando sul vago.
In
fondo ero pur sempre un’estranea.
-
Adesso vedi tutto nero, ma un giorno anche tu troverai qualcuno che ti guarda
come tu sogni di essere guardata – le dissi.
-
Come si chiama lui? – mi chiese.
-
Edward – le risposi anche se la sua domanda mi sembrò
strana.
- Tu
quindi mi stai dicendo che tutte le ragazze hanno il loro Edward? Che basta
solo cercarlo? Che prima o poi arriverà? – mi chiese con uno sguardo
speranzoso, lo sguardo tipico di un’adolescente che sogna l’amore.
- Si
sto dicendo questo. Prima o poi arriverà il tuo Edward – le risposi convinta.
- Grazie
– mi disse.
- Di
cosa? – le chiesi.
- Di
queste parole. Avevo bisogno di sentirle. Adesso vado – mi rispose.
- In
bocca al lupo – le dissi riferendomi al fatto che speravo davvero che lei
trovasse il ragazzo perfetto.
-
Crepi. Tu non farti scappare quello che hai – mi rispose allontanandosi e
scomparendo dalla mia vista.
Riflettei
sulle sue parole che erano semplici, ma che nel mio caso potevano
essere interpretati in vari modi. Era come se quella ragazza fosse stata
lì per un motivo, fosse stata lì per indicarmi cosa dovevo fare. “Non farti
scappare quello che hai” erano state le sue parole.
Me lo
sarei lasciato scappare davvero? Sarei davvero riuscita a tenerlo lontano dopo tutto quello che c’era stato in questi giorni? Con queste domande
che mi laceravano il cuore riuscì ad addormentarmi mentre appoggiata al petto
di Edward potevo sentire il rumore del suo cuore battere, quel cuore che
apparteneva a me.
…Adry91…
Risposte alle vostre recensioni:
-
ciuciu: Beh diciamo che il problema Jacob resta
ancora un problema bello grande. Vediamo come affronterà Bella la situazione.
-
giuly97: Beh quello che succederà a Bella e Edward quando torneranno a
Phoenix non ci vorrà molto per scoprirlo perché succederà presto. Del resto
questa è la loro ultima giornata a Jacksonville. Da domani si torna alla normalità.
-
vanderbit: Sono contenta che quello sia stato il tuo
capitolo preferito. Spero che anche questo sia di tuo gradimento.
-
ledyang: Beh diciamo che il cane odioso sarà ancora
tra i piedi. Non è detto che riusciremo a toglierlo dai piedi.
-
gamolina: Sono contenta che lo scorso capitolo ti sia piaciuto. Mi auguro
che anche questo sia di tuo gradimento.
-
Ed4e:
Beh in effetti Edward si sta comportando in modo perfetto
con Bella solo che lei sembra ancora troppo indecisa, troppo confusa, o forse
ha semplicemente paura. Avrà ragione?
-
BaBa88: Sono contenta che ti piace pure questa
storia. Eccoti accontentata con il capitolo del risveglio, ma
credo che bisogna avere paura del capitolo del ritorno a casa. Bella prenderà
una decisione? Sono contenta di sapere che le mie storie ti fanno emozionare,
significa che riesco nel mio intento e non potrei esserne più contenta.
Un grazie di tutto
cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia
tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi
hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di
vostro gradimento e recensite. Un bacio.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di
Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.
Eccomi qui con un altro capitolo. Volevo fare gli auguri di Buona
Pasqua a tutti anche se con immenso ritardo e inoltre volevo ringraziare le
persone che stanno recensendo la storia e che mi fanno sentire il loro appoggio
e sostegno. E’ molto importante per me perché mi aiuta a scrivere meglio.
Ringrazio comunque anche colore che si limitano a leggere. Adesso vi lascio al
capitolo. Un bacio e buona lettura.
Capitolo
18
Una
simpatica signora
POV BELLA
Avevo
passato i due giorni più belli della mia vita e questo solo grazie a Edward.
E’
vero i ragazzi ci avevano aiutato parecchio, ma eravamo stati noi a fare
determinate cose e purtroppo eravamo noi che adesso dovevamo prenderci le
nostre responsabilità, soprattutto io e sinceramente non ero sicura di farcela.
-
Scricciolo hai intenzione di restare chiusa lì dentro ancora per molto? Non
credo che l’aereo aspetti noi prima di partire – mi
urlò Edward dalla stanza da letto dell’albergo.
Aveva
più di tre quarti d’ora che ero chiusa in bagno immersa nella Jacuzzi
dell’albergo sperando che riuscissi in tal modo a rilassare i nervi.
Purtroppo
per me, invece, non ci riuscivo per nulla.
Ci
eravamo svegliati qualche ora prima sulla spiaggia grazie ad un gruppo di
ragazzi si erano messi a giocare a pallavolo gridando come pazzi.
Ci eravamo
sistemati ed eravamo tornati in albergo grazie all’autista affibbiatoci dai
ragazzi che sembrava di una gentilezza senza eguali.
Avevamo
parlato con la donna dell’hall dell’albergo per
chiederle se aveva prenotato i biglietti dell’aereo e dopo esserci fatti dire
tutto salimmo in camera a prepararci.
Edward
fu il primo a lavarsi e subito dopo io.
Fra
meno di due ore saremmo saliti su un aereo che ci avrebbe ricondotto alla
realtà, quella stessa realtà che volevo assolutamente scacciare via.
- Sto
uscendo, dammi solo altri cinque minuti – gli urlai sperando che mi sentisse.
In
quei due giorni non avevo pensato troppo a cosa sarebbe successo una volta
tornati a Phoenix, mi ero solo goduta Edward e il nostro amore fino alla fine,
ma adesso l’ansia e i sensi di colpa iniziavano prepotenti a farsi
sentire.
Decisi
che era tempo di andarsi a preparare, restare dentro l’acqua non avrebbe
allontanato le responsabilità.
Uscì
e subito mi asciugai i capelli lasciandoli mossi, poi infilai la biancheria
intima e inizia a vestirmi con gli indumenti che avevo preparato poco prima e
che avevo appoggiato su uno sgabello del bagno.
Indossai
un paio di jeans scuri e una maglietta gialla scollata che si legava al collo.
Ci misi una cintura sopra dello stesso colore e infilai i jeans dentro degli
stivali senza tacco anche questi gialli, dopodichè mi truccai (àil link dei vestiti di Bella: http://yfrog.com/1qvestitibella7p
).
Andai
di là e vidi Edward affacciato alla terrazza. Io mi infilai degli
accessori gialli visto come mi ero vestita e poi presi gli occhiali da
sola appoggiandomeli in testa.
- Io
sono pronta – gli dissi mentre posizionavo la valigia, che avevo sistemato poco
prima, vicino alla porta.
- Anche
io. Muoviamoci perché fra meno di un’ora e mezza parte il nostro volo – mi
rispose lui entrando in stanza.
Era
bellissimo.
Indossava
un paio di jeans e una maglietta a maniche corte verde con un disegno bianco al
centro. Gli aderiva perfettamente e metteva in mostra i suoi muscoli. Aveva un
paio di converse, una cintura e un orologio sempre verdi e gli occhiali da sole
sulla testa (àil link dei vestiti di Edward: http://yfrog.com/eovestitiedward7p
).
-
Andiamo allora. Il sogno è finito, si torna alla realtà – gli dissi triste.
Lui
si avvicinò e mi sorrise con un sorriso talmente triste e sofferente che quasi
mi sentì mancare.
Mi
guardò negli occhi e poi mi diede un bacio diverso dal solito, un bacio che
sapeva di fine, un bacio che sapeva di lontananza, ma comunque carico di amore.
-
Edward… – provai a dire quando ci staccammo.
-
Scricciolo non dire nulla. Non sono stupido, ho già capito che questa con molto probabilità è stata l’ultima volta che le mie labbra
si sono appoggiate sulle tue, ma se pensi che mi arrenderò così facilmente ti
sbagli. Lotterò fino alla fine per questo amore perché non ne va solo della mia
felicità, ma anche della tua. Adesso per favore evita di dire qualunque cosa e
andiamo – mi disse lui allontanandosi e aprendo la porta della stanza con la
mia valigia e la sua in entrambe le mani.
Non
voleva che dicessi nulla e probabilmente era meglio così, non sapevo nemmeno io
cosa dovevo dirgli considerando il fatto che quello che aveva detto poteva
essere vero. Forse, quello era stato il nostro ultimo bacio.
Mi
sarei sposata fra poco più di una settimana e mezzo e non ero per niente sicura
che sarei riuscita a mandare tutto a monte, non ne avevo il coraggio.
Presi
la borsa gialla e insieme a lui scesi sotto.
Dopo
aver pagato il conto e essere saliti uscimmo da quello che era stato per due
giorni il nostro nascondino dal mondo, il nostro nido d’amore, salimmo in
macchina dove ci attendeva quello che ormai era diventato il nostro autista
personale.
Dopo
una buona mezz’oretta arrivammo in aeroporto e dopo aver scaricato le valigie e
aver ringraziato l’autista che era stato così gentile con noi ci dirigemmo
verso l’ingresso della struttura.
Subito
dopo una voce al megafono chiamò il nostro volo e entrambi ci dirigemmo ad
check-in.
Sbrigate
le formalità salimmo in aereo e solo allora ci rendemmo conto di un piccolo
problema.
-
Come cavolo abbiamo fatto a non accorgerci che i posti non erano vicini? – gli
chiesi esasperata dalla situazione.
Da
quanto compariva nei biglietti io e Edward eravamo in due posti esattamente
all’opposto e ciò mi infastidiva parecchio perché volevo passare almeno quelle
poche ore che restavano vicino a lui.
- Non
lo so, probabilmente non c’erano altri posti e la signora dell’hotel li ha
prenotati così – mi rispose Edward dirigendosi verso quello che sarebbe stato
il mio posto.
Io lo
seguì e mi accorsi che seduta a fianco a me ci sarebbe stata una signora
dall’aspetto alquanto simpatico.
Doveva
avere all’incirca sessantacinque anni, ma sembrava molto arzilla. Aveva i
capelli di un biondo cenere mischiato al bianco, ma molto curati. I suoi occhi
erano grigi e aveva due labbra carnose dal rossetto rosso che era in tinta con
il suo completo di giacca e gonna rigorosamente rosso scuro. Indossava una
collana e degli orecchini di perla e si vedeva dal portamento che era una donna
che ci teneva alla sua immagine nonostante fosse più in là con gli anni (àil link della signora: http://yfrog.com/0enicolehamiltonj
).
Aveva
gli occhiali sulla punta del naso e leggeva accuratamente un libro.
- Non
ti è andata male – mi disse lui sottovoce indicandomi la signora.
-
Peccato che non posso dire lo stesso di te – gli dissi indicando con la testa
quello che sarebbe dovuto essere il suo posto un paio di file più avanti.
Accanto
a lui c’era un ragazzo dall’aspetto poco ortodosso dai lunghi capelli castani
mesciati di viola e completamente coperto di piercing e tatuaggi praticamente
dappertutto.
-
Ecco perché odio viaggiare in classe economica. Non si sa mai cosa ti può
capitare e che gente rischi di trovare. Comunque tu sei la solita fortunata –
mi rispose lui sorridendomi.
-
Modestamente – gli dissi con aria di finta altezzosità.
L’hostess
annunciò di prendere posto perché fra poco sarebbe iniziato il decollo.
A
quel punto la signora vicino a me chiuse il libro e si mise gli occhiali da
vista sulla testa alzando lo sguardo su di me e Edward.
- Beata
gioventù. Siete così tranquilli nonostante sappiate che state per alzarvi in
volo a metri e metri di altezza – ci disse sorridendoci.
Ricambiammo
il sorriso e poi io dopo aver dato un bacio a Edward tra l’incavo della bocca e
la guancia mi sedetti.
- Me
la tenga d’occhio – disse Edward alla signora sorridendogli sghembo prima di
allontanarsi e prendere posto.
Guardai
la donna e mi resi conto che rideva sotto i baffi mentre mi guardava con
sguardo amorevole.
Ero
convinta che quel viaggio non sarebbe stato per nulla
noioso.
- Non
riesco a capire a cosa posso servirci – mi disse la donna dopo che l’hostess ci
comunicò di allacciare le cinture.
-
Cosa? La cintura? – le chiesi.
- Si
certo. Mica c’è la fa a tenerci fermi. Non è mica come
stare in macchina – mi rispose lei.
- No,
in effetti no. E’ un po’ nervosa
vero? – le chiesi.
- Non
puoi immaginare quanto – mi rispose.
-
Stia tranquilla, non succederà nulla. E poi se è destino è destino – le dissi
pentendomene all’istante visto il modo in cui la donna aveva preso a guardarmi.
-
Cosa ha detto? – mi chiese leggiarmente preoccupata.
- Non
me lo faccia ripetere, tanto l’ha capito – le dissi non volendo ripetere la
frase che avevo usato prima considerato che il suo volto era una maschera di
puro terrore.
- Si, ma speravo di non capire. Tanto per la cronaca, io ho un paura terribile degli aerei – mi spiegò.
- E
allora perché si trova qui sopra? – le chiesi con fare cortese.
-
Devo andare a Phoenix a trovare mia figlia e in treno non c’erano più posti –
mi spiegò.
- A
Phoenix? Anch’io devo andare lì – le dissi sperando di distrarla.
-
Lavoro o piacere? – mi chiese.
-
Direi più che altro che vivo lì – gli spiegai mentre l’aereo iniziava a
camminare e quindi a fare le manovre di decollo.
-
Mamma mia che paura. La prego, mi dica qualcosa – mi disse non appena sentì
l’aereo muoversi.
- E
cosa vuole che le dica? – le chiesi in difficoltà.
- Mi
distragga, non mi faccia pensare a quello che potrebbe succedere – mi disse
prendendo la mia mano e stringendomela talmente forte da farmi male.
- Mi
fa male – le feci notare visto che non faceva altro che stringere.
- Mi
scusi non volevo. E’ la paura. Avanti mi racconti qualcosa, la prego – mi disse
allentando la presa, ma non mollandola.
-
Cosa vuole sapere? – le chiesi.
-
Raccontami un po’ di te – mi disse guardandomi con sguardo implorante e
iniziando a darmi del tu.
Lo
preferivo di gran lunga.
La
guardai e mi resi conto che quella signora avrebbe ascoltato qualunque cosa
purché io riuscissi a distrarla.
Non
gli sarebbe interessato cosa e probabilmente una volta scesi dall’aereo si
sarebbe perfino scordata di ciò che gli avrei raccontato, così decisi di dirle
la verità, decisi di raccontarle di me.
Chissà
magari parlare a voce alta mi avrebbe aiutata.
Iniziai
a raccontarle pezzetti della mia vita confusi, così come mi venivano in mente e
la signora sembrava guardarmi interessata.
Annuiva
ogni tanto, ma non parlava, era troppo preoccupata.
L’unica
cosa che voleva era ascoltare, qualunque cosa pur di essere distratta almeno un
po’.
Non
scesi sui particolari della mia vita, mi limitai solo a parlarle del mio
lavoro, dei ragazzi, di papà e un po’ della mia vita in genere.
Lei
ascoltava in silenzio con gli occhi curiosi quasi rapiti dalle mie parole.
- Beh
non c’è nient’altro da dire se non che fra poco mi sposo – le dissi a
conclusione di quello che era stato un piccolo riassunto della mia vita.
Quando
conclusi mi resi conto che la signora era molto più tranquilla, mi aveva
perfino lasciato la mano e sembrava essersi dimenticata dell’aereo e della sua
paura.
L’unica
cosa che vedevo nei suoi occhi era curiosità, come se volesse occuparsi della
mia vita.
- Ti
sposi? Davvero? – mi chiese
- Si
certo. Fra poco più di una settimana e mezza – le risposi.
- E
lui com’è? – mi chiese sinceramente curiosa.
- Un
bel ragazzo – le risposi.
- Beh
dire che è solo un “bel ragazzo” è riduttivo. Direi piuttosto usando il vostro
gergo giovanile, o meglio quello delle mie nipoti, che è un figo da paura – mi
disse lei facendomi scoppiare a ridere.
Sentire
dire quelle parole da una signora di quell’età mi faceva proprio strano e mi
faceva ridere parecchio.
- Lei
crede? – le dissi quando riuscì a calmare le risate.
- Beh
sarò pure un’anziana signora, ma la vista mi funziona ancora bene e il suo
futuro marito sembra un principe uscito dalle fiabe – mi fece notare lei mentre
io ripresi a ridere.
Aveva
scambiato Edward per il mio futuro marito.
Quella
donna era proprio simpatica e mi resi conto che non mi sarebbe dispiaciuto per
nulla se avesse avuto ragione.
-
Adesso perché sta ridendo? – mi chiese seria.
La
guardai e mi resi conto che la nostra conversazione l’aveva messa completamente
a suo agio.
L’aereo?
Beh neanche si ricordava che stava su un aereo e in fondo ero contenta perché
almeno la mia storia l’aveva aiutata a distrarsi.
-
Perché quello che lei ha visto non è Jacob, ma Edward
– le dissi.
-
Edward? Jacob? Non riesco a seguirti – mi fece notare.
-
Quello che lei ha visto è Edward, il mio migliore amico. Jacob, invece, è il
mio fidanzato, il mio futuro marito, insomma – le spiegai mentre lei scoppiò a
ridere.
-
Divertente, molto divertente – mi disse mentre ancora rideva.
- Non
è divertente, è solo la verità – le dissi seria.
La
donna mi guardò e non so cosa vide nei miei occhi, ma smise di ridere.
-
Vorresti dirmi che quello lì è davvero il tuo migliore amico? – mi chiese.
- Si, la cosa la stupisce tanto? – le domandai.
-
Considerato il modo in cui vi guardate si, mi stupisce
parecchio – mi disse seria.
- Cosa
vuole dire? – le chiesi.
-
Quello che hai capito – mi rispose guardandomi con un’espressione di una che la
sapeva lunga.
- Non
ho capito niente, infatti – le dissi anche se questo
non era del tutto vero.
- So
benissimo che hai capito, ma se davvero vuoi sentirtelo dire te lo dirò. Tu e
quel tuo amico non vi guardate assolutamente come due amici. Direi che tu sei
praticamente cotta di lui e lui, beh, forse lui ancora di più di tu – mi spiegò.
Quella
donna solo con uno sguardo aveva capito tutto.
- E’
così evidente? – le chiesi non sapendo da dove mi fosse uscita quella frase.
Avevo
praticamente rivelato ad una persona che non conoscevo che stavo per sposarmi,
ma che ero innamorata di un altro.
Questa
cosa era da non credere.
-
Direi di si. Conosco gli occhi di chi guarda la
persona che ama e i tuoi così come i suoi sono molto chiari – mi rispose la
donna che aveva, ormai, dimenticato completamente di essere su un aereo.
-
Diciamo che la nostra situazione è più complicata di quella che appare – le
risposi io sincera.
Alla
fine quella donna cosa poteva capirne? Cosa poteva sapere di quello che si
provava nella mi situazione?
-
Siamo noi che ci complichiamo le cose. A volte queste sono così chiare e
semplici che ci spaventano e crediamo che siano sbagliate. Comunque posso farti
una domanda? – mi domandò talmente seriamente da farmi paura.
- Mi
dica – le dissi cercando di capire dove volesse arrivare la donna.
- Hai
ammesso di amare il ragazzo di prima, ma ne parli ancora come il tuo migliore
amico, mentre ti sei riferita all’altro come il tuo futuro marito. Questo
significa che non hai intenzione di ribaltare la situazione? – mi domandò.
-
Come potrei farlo? Farei soffrire una persona a cui voglio molto bene, una
persona che mi è stata vicina durante tanti momenti della mia vita. Jacob non
merita di essere lasciato, non adesso. Era qualcosa che dovevo fare prima. Non
posso andare adesso da lui, a più di una settimane e
mezza dal matrimonio e dirgli che non posso più sposarlo, che amo un altro, che
amo il suo migliore amico. Non posso, soffrirebbe troppo e non se lo merita –
le risposi sincera, forse anche troppo.
In
fondo era solo un’estranea, ma mi usciva spontaneo parlare.
Mi
resi conto che parlare con un’estranea non era poi così male considerato che
raccontarmi, raccontare anche i più infimi segreti mi
veniva facile.
Mi
riuscivo ad aprire senza problemi, forse perché non mi interessava il suo
giudizio o, forse, perché ero consapevole che una volta scesa da quell’aereo
non l’avrei più rivista.
-
Così ti condanni a soffrire tu, però – mi fece notare.
-
Forse è quello che mi merito – le risposi.
-
Stai sbagliando. Guardi questa storia da un punto di vista sbagliato – mi disse
dopo qualche minuto di silenzio.
- Non
credo, piuttosto penso che lei non può capirmi perché
si trova al di fuori di questa situazione. Gli sembra tutto facile, semplice,
ma non lo è per niente – le spiegai.
-
Sicuramente non so tutta la storia, questo è vero, ma mi crederesti se ti dico che ci sono passata anche io? – mi domandò.
Rimasi
basita.
Era
possibile?
Stava
dicendo davvero la verità?
Destino
o semplice coincidenza?
-
Davvero? – le chiesi stupita.
-
Quando ero molto giovane anch’io mi innamorai del mio migliore amico. Eravamo inseparabili
e senza saperlo ci amavamo tutti e due – mi spiegò.
- E
poi cosa successe? – le domandai questa volta curiosa io.
Non
mi rispose, ma prese la borsa che aveva appoggiata sul sedile e prese il
portafoglio.
Lo
aprì e ne estrasse un foglio ripiegato su se stesso.
Non
riuscivo a capire che cosa avesse in mente.
-
Tieni, è tutto scritto qui dentro – mi disse la donna porgendomi il foglio.
- Che
cos’è? – le chiesi prendendo il foglio in mano.
- E’
una lettera che ho scritto da ragazza. E’ molto importante per me, dentro c’è
la mia vita, ci sono i segreti più intimi della mia giovinezza – mi spiegò.
Davvero
quella donna mi stava consegnando qualcosa di talmente profondo per lei?
Ero
solo una sconosciuta per lei, nulla di più.
-
Perché vuole darlo a me se è così importante per lei? – le domandai
sinceramente curiosa.
-
Perché io so cosa c’è scritto, tu, invece no. E pensare che questa lettera
possa aiutare te nella tua difficile situazione non può che rendermi felice.
Significa che ciò che ho fatto può servire da esempio a qualcuno – mi disse.
Era
sincera, voleva aiutarmi davvero, ma potevo io
privarla di una cosa talmente importante per lei?
- La
ringrazio moltissimo per quello che vuole fare per me, ma non me la sento di
accettare questo regalo. Per me è solo una lettera, ma per lei è molto di più.
Non voglio privarla di qualcosa di così importante per lei e poi non mi sembra
giusto invadere così tanto la sua privacy – le spiegai restituendole il foglio.
- Ti
sto chiedendo io di invadere la mia privacy, quindi non farti problemi. Hai
detto di essere diretta a Phoenix, non è vero? – mi domandò poi all’improvviso.
Cosa
c’entrava questo adesso?
- Si
certo – le risposi turbata dalla sua domanda.
-
Bene. Come ti ho detto anche io sto andando proprio lì. Mi fermerò un paio di
settimane a casa di mia figlia. Se proprio non te la senti di privarmi di
questa lettera, ti propongo una cosa – mi disse sorridendomi.
-
Cioè? – le chiesi.
- Ti
prendi questa lettera e te la porti a casa. Te la leggi e ci rifletti su, poi me
la imbuchi nella cassetta delle lettere di mia figlia, o meglio ancora vieni tu
stessa a riportarmela – mi spiegò davvero felice.
L’idea
non era male.
In
fondo se quel foglio poteva essermi davvero d’aiuto perché non farlo?
Ormai
dovevo tentarle tutte.
Ciò
di cui avevo bisogno era un po’ di coraggio per scegliere la mia felicità al
posto di quella degli altri.
Se
davvero quel foglio poteva darmi il coraggio di cui tanto avevo bisogno, perchè
non tentare?
- Ok,
mi sembra un ottima idea – le risposi sorridendole
anche io.
La
signora chiamò l’hostess e si fece portare un pezzo di carta e una penna e mi
scrisse l’indirizzo della casa della figlia.
Poi
mi diede la lettera e il foglietto con l’indirizzo.
-
Comunque io sono Nicole, Nicole Hamilton – si presentò.
-
Isabella Swan, ma Bella può bastare – le risposi
facendole un sorriso sincero.
Quando
le presentazioni terminarono ci mettemmo a parlare del più e del meno, in fondo
eravamo sempre sull’aereo e la donna ne aveva una fottuta paura.
Dovevo
distrarla in qualche modo.
Dopo
un bel po’ di tempo la hostess avvisò attraverso
l’interfono che l’aereo stava quasi per atterrare.
Vidi
la signora irrigidirsi e cercai di farla stare calma parlandole di altro.
Tutto
purché gli tenessi la mente occupata.
Quando
il pilota ci avvisò che eravamo arrivati a destinazione lei non fu l’unica a
tirare un sospiro di sollievo.
Lo
feci anche io visto che per poco non mi rompeva tutte le dita delle mani a
furia di stringermela.
Le
hostess si fecero scendere e quando fummo a terra vidi Edward avvicinarsi a me.
- Mi
raccomando Bella pensaci e non buttare tutto all’aria – mi disse la signora che
mi era stata accanto per tutto il viaggio.
- Ci
proverò, comunque le farò avere la sua lettera, promesso – le risposi io mentre
lei si avvicinò a me e dopo un “grazie” mi abbracciò e
si allontanò.
Il grazie era
riferito sicuramente al fatto che l’avessi tenuta occupata per tutta la durata
del viaggio.
Prima
di allontanarsi fece un sorriso a trentadue denti a Edward e poi se ne andò,
mentre lui si avvicinò a me.
-
Mamma mia scricciolo, ho creduto di non arrivare a destinazione – mi disse lui
non appena mi fu accanto.
-
Come mai? – le chiesi stupita da quell’affermazione.
-
Quel ragazzo accanto a me era così logorroico che mi ha fatto venire
un’emicrania – mi disse con uno sguardo del tutto devastato mentre io scoppia a
ridere.
-
Chissà che mi credevo. A me, invece, è andata bene. La signora Hamilton era
davvero una simpatica signora – gli risposi quando smisi di ridere.
- Ho
notato. Mi ha appena fatto un sorriso a trentadue denti e mi ha guardato come
una che la sapeva lunga – mi disse forse curioso che gli dicessi qualcosa.
-
Chissà – mi limitai a rispondergli prima di incamminarci insieme verso
l’ingresso dell’aeroporto.
Quando
sistemammo tutto prendemmo un taxi e ci dirigemmo a casa dei genitori di
Edward, dove saremmo andati a “liberare” i ragazzi e poi sarei tornata a casa.
Pensare
che con molta probabilità avrei dovuto passare la giornata con Jacob dopo quello che era successo con Edward mi metteva troppo
malinconia, ma soprattutto iniziava a far nascere dentro di me un senso di
colpa talmente forte da provocarmi dolori anche fisici.
Sarei
riuscita ad uscire da questa situazione?
Sarei
riuscita a stargli accanto quando tutto ciò che volevo era il suo migliore
amico?
Ma
soprattutto sarei riuscita a guardare negli occhi Jacob dopo quello
che gli avevo fatto?
…Adry91…
Risposte alle vostre recensioni:
-
vanderbit: Mi fa piacere sapere che lo scorso capitolo
ti sia piaciuto. Sono contenta di sapere che riesco ad esprimere la confusione
di Bella, non mi è facile farlo, anche perché spesso non condivido molte delle
sue paranoie, quindi mi viene difficile, a volte, mettermi nei suoi panni.
Vediamo cosa deciderà di fare ora.
-
BaBa88: Beh si, in effetti, Bella è un po’
troppo paranoica, si fa troppi problemi e pensa troppo agli altri più che a se
stessa. Quanto alla piccola parte che dici che ti ho dato, quella della ragazza
che li osserva, diciamo che non sei l’unica. Mi rivedo anche io in lei. Auguri
di buona Pasqua anche a te, anche se decisamente in ritardo.
-
Ed4e:
Beh a quanto pare si. Bella sembra non voler tornare
sui suoi passi. Ci riuscirà? Vedremo. Quanto a Edward non posso dirti cosa
farà, ma diciamo che lui sta già facendo molto, forse, in questo momento è solo
lui che sta lottando per questo amore. Bella, per adesso, è troppo razionale.
Buona Pasqua anche a te anche se in ritardo.
-
ledyang: Beh tesoro non posso dirti se ci hai
azzeccato, ma diciamo che non tutto sarà facile. Chissà magari il cane esce di
scena, oppure no. Tutto può essere…dipende solo da Bella.
-
giuly97: Non posso dirti cosa succede ora, ti svelerei troppo. Scoprirai
tutto presto, anche se diciamo che da questo capitolo Edward ha un po’ capito cosa succederà probabilmente al loro amore.
Avrà ragione?
Un grazie di tutto
cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia
tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi
hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di
vostro gradimento e recensite. Un bacio.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di
Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.
Eccomi qui con un altro capitolo. Innanzitutto volevo dirvi che
mi ha fatto molto piacere il fatto che la vecchietta dell’altro capitolo (la
signora Hamilton) sia stato un personaggio che abbiate apprezzato, non ne ero
sicura, ma sono stata felice di sapere che è stato così. Per questo vi anticipo
che la rivedremo presto. Quanto a questo nuovo capitolo voglio solo avvisarvi
che, alla fine, molti di voi vorranno uccidermi, ma vi prego abbiate pietà. Fatemi
sapere che ne pensate. Adesso vi lascio al capitolo. Un bacio e buona lettura.
Capitolo
19
Spiacevoli
scoperte
POV BELLA
Erano
passati sei giorni da quando io e Edward eravamo tornati a Phoenix e avevamo
cercato di far sembrare le cose normali, come se nulla fosse successo. Ai
ragazzi avevamo raccontato la verità e volendo o nolendo lo stesso avevamo
dovuto fare con Esme e Carlisle colpevoli anche loro di aver mantenuto il
segreto riguardo al nostro viaggio.
Certo
a loro avevamo evitato di raccontare tante minuzie e ci eravamo premurati solo
a rivelargli che ci eravamo confessati il nostro reciproco amore, anche se dai
loro sguardi sembravano aver capito tutto.
Ai
ragazzi, invece, avevamo dovuto raccontare tutta la verità, non si sarebbero
bevuti semplicemente la storia della dichiarazione.
Con
Jacob tutto sembrava procedere senza problemi. Non si era accorto di nulla,
anche se avevo enorme difficoltà a guardarlo negli occhi e fare finta che
niente fosse successo.
Con
Edward i rapporti erano tornati normali.
Gli
avevo detto di essere confusa e che dovevo riflettere su tutta la storia in
generale e lui si era mostrato molto comprensivo, forse pure troppo.
Anche
nei momenti in cui eravamo da soli ci comportavamo come facevamo prima, da
buoni amici, anzi da migliori amici, anche se soprattutto quando eravamo da
soli l’imbarazzo si faceva sentire tanto e la voglia di saltare l’uno addosso
all’altra pure.
Quanto
a me, io, ero sempre più confusa e non avevo ancora neppure avuto il coraggio
di leggere la lettera della signora Hamilton.
Avevo
paura, paura di quello che ci avrei trovato scritto, paura di rivedermi nelle
parole della signora, paura, una fottuttissima e tremenda paura.
Tornata
a casa avevo ringraziato i miei amici per quello che avevano organizzato e devo
ammettere che mi ero sentita morire quando aveva dovuto smorzare il loro entusiasmo
dicendo che non avevo preso ancora una decisione nonostante, ormai, i miei
sentimenti verso Edward fossero palesi.
Continuavo
a stare con Jacob e mi sentivo sporca quando le sue mani mi toccavano, quando
le sue labbra mi baciavano, ma mi sentivo ancora più sporca per il fatto che
nonostante, ormai, l’evidenza fosse ovvia, non riuscivo ad avere il coraggio di
prendere il toro per le corna.
Mancava,
ormai, una settimana esatta al matrimonio e io non avevo annullato nulla e ciò
che peggio era che non avevo intenzione di farlo e per questo mi sentivo una
codarda.
Chiusa
a casa da sola, decisi che era ora di leggere quella lettera.
Paura
o meno, dovevo farlo.
Del
resto dovevo pur restituirla alla proprietaria.
Aprì
il foglio e mi accorsi che era molto consumato.
Di
sicuro doveva essere stato aperto spesso, ma soprattutto qualche lettera non si
vedeva bene, segno che la donna rileggendo la lettera ci aveva pianto.
Non
sapevo cosa aspettarmi da quella lettera, nonostante questo, però, mi decisi a
leggerla:
Come si fa a
iniziare una lettera ad una persona che per te è tutto? Forse un semplice “ciao”
basterebbe, ma tu sei troppo speciale perché io possa essere così banale. So
che questa lettera non la leggerai mai, se la sto scrivendo è solo per un mio
sfogo personale, solo perché ne ho bisogno. Penso a te e solo una parola mi
viene in mente…amore. La parola amore letteralmente significa “assenza di
morte”, quindi, vita. L’altro giorno su un libro ho letto che l’amore romantico
ha due tipi di significato: da una parte vi è l’amore-passione, dall’altra,
invece, c’è l’amore-fusione. L’amore passione è un tipo d’amore irrazionale che
turba talmente tanto la persona che lo prova fino a farlo uscire fuori di sé. E
poi c’è l’amore-fusione che, invece, è un tipo di amore molto più profondo,
talmente profondo che morte e amore coincidono perché chi ama perde una parte
di sé per donarla a qualcun altro. Di conseguenza le due persone smettono di
essere due per diventarne una sola. Io non so se per te sono stata una passione
o una fusione, ma so che per me tu sarai per sempre una fusione. Del resto ho
passato metà della mia vita accanto a te e non ha importanza se quei momenti
sono stati belli, brutti, difficili o semplici, adesso di tutto quel tempo mi
restano solo i ricordi, perché tu non sei più con me. Lo so, sono stata io a
fare tutto, sono stata io ad allontanarti da me sperando che il tempo mi
facesse dimenticare di te, ma la verità è che non ci sono mai riuscita e adesso
è troppo tardi per tornare da te. Ho sbagliato, lo riconosco, ma forse
crescendo si comprende che certi sbagli in futuro non si rifaranno più. Adesso
mi ritrovo senza di te, senza l’unica persona che mi conosce davvero. Mi ha
fatto veramente male sentire e capire che quattro mesi, quattro semplici mesi con
un’altra persona sono bastati a farti dimenticare 8 anni insieme. Cosa pensare
allora? Forse lei è speciale, forse molto più di me, ma allora che senso ha avuto dirmi di essere innamorato di me e poi correre di
nuovo da lei? Nonostante tutto la tua decisione l’hai
presa e hai deciso che la tua vita sarà senza di me…lo capisco e lo rispetto…ma
non posso non pensare che la colpa sia mia. Forse, hai ragione tu, sono stata
io a prendere questa decisione, sono stata io a decidere per tutti e due e ho
deciso di rinunciare senza tentare e adesso mi rendo conto di essermi giocata
l’unica persona importante della mia vita. Mi ritrovo a scrivere dell’amore e
mi rendo conto che c’è tanto, ma allo stesso tempo poco da dire. Ognuno vede
l’amore a modo suo, per qualcuno è un sentimento stupendo, per altri è un
sentimento che fa soffrire, ma non importante cosa sia per la stragrande
maggioranza delle persone, importa cosa sia per me e io non lo so cosa sia. Non
so definire la parola amore e spesso vorrei saperlo fare. A volte guardo le
altre persone, le osservo cercando di capire com’è la loro vita e, a volte,
cerco di immedesimarmi in loro per provare un po’ a vivere anch’io. Non so
descrivere bene cosa provo, ma so che lo faccio per allontanarmi dai miei
problemi perché è difficile continuare a vivere con questo peso nel cuore,
perché non so più andare avanti senza di te. Tutti mi chiedono come mai esco
così poco e perché sono cambiata così tanto e quando provo a spiegarglielo
tutti la fanno facile dicendomi di tirarmi su e che per te non ne vale la pena.
Per me sono tutte sciocchezze perché nessuno di loro sa davvero cosa ho perso,
nessuno riesce a capire che nello stesso momento ho perso il mio migliore
amico, un fratello, un confidente, ma soprattutto la persona che amavo. Nessuno
riesce a capire cosa si prova e allora non faccio che chiudermi in me stessa,
ma spesso mi ritrovo a chiedermi che senso ha questo infantile nascondermi
dalla realtà…la realtà è una sola: ti ho perso. Tu sei andato via dalla mia
vita per sempre, per non tornare mai più. Non vedrò più il tuo dolce sorriso
accompagnare le mie giornate, non sentirò più le tue parole, non ti avrò
accanto nei momenti difficili. Devo solo rassegnarmi, eppure non ci riesco. Ho
tanti rimorsi, ma soprattutto ho tanti rimpianti che sono la causa della mia
sofferenza. Adesso posso solo guardarti da lontano mentre sei con un’altra e
questo non mi da pace, è questo il motivo che mi fa stare così male, è questa
la stramaledetta causa delle mie lacrime…sapere che c’è un’altra al mio posto,
che c’è un’altra al tuo fianco che ti sta vicino, che ti bacia, che fa tutte
quelle cose che vorrei fare io, tutte quelle cose che toccava a me fare con te.
E’ troppo triste e devastante sapere di essere stata io ad allontanarti quando,
in fondo, non desideravo altro che averti con me. Non mi riconosco più, sono
cambiata tantissimo in questo ultimo anno e la forza d’animo che avevo prima
non c’è l’ho più…adesso non sono forte abbastanza per reagire
a tutto ciò. A questo punto c’è poco da dire, almeno per me. Io l’amore l’avevo
trovato, quello vero, quello che ti fa vivere la vita a mille e che non ti fa
desiderare altro se non di stare con la persona che ami, ma ho deciso
incautamente di allontanarmi da tutto questo. Eri il mio migliore amico e sapevi
tutto di me, ti piacevo così com’ero a tal punto che ti sei innamorato di me. E
io? Beh anche io ti amavo. Ci siamo lasciati andare e ho vissuto la storia più
bella della mia vita anche se è durata pochissimo,
solo un mese e mezzo, perché mi sono resa conto che una storia d’amore avrebbe
rovinato quello che per anni era stato il nostro rapporto. Una stupida stolta
sono stata, perché non mi sono accorta che comunque, a quel punto, quel
rapporto sarebbe stato destinato a finire lo stesso. Non ho voluto rischiare,
forse, perché la felicità, quella vera mi faceva paura. Ho preferito scegliere
la strada facile, ma ho sbagliato. A volte fare la cosa giusta non significare
sempre fare quella migliore e se potessi tornare indietro sono tante le cose
che non rifarei. Questa esperienza mi è servita per capire che nella vita
bisogna rischiare sempre e soprattutto che bisogna vivere con il cuore e non
con la testa, perché il cuore a differenza del cervello non ascolta ragioni. E’
passato un anno da quando tu ed io abbiamo smesso di avere ogni rapporto, ogni
tanto ci vediamo per strada e ci scambiamo qualche sguardo, qualche sguardo che
sa solo di amore. Io lo so che tu mi ami, che mi ami ancora nonostante tutto,
so che mi ami con tutto te stesso e so che non amerai mai nessuno così come hai
amato me, ma so anche che nonostante tutto non tornerai da me perché eri stato
chiaro. Mi avevi detto di scegliere con il cuore e non con la testa, mi avevi
detto che se ti avessi mandato via non saresti più tornato e hai mantenuto la tua
promessa. Le persone crescono, cambiano e a volte non sono più disposte a
scendere a compromessi, nemmeno con il fantasma del passato, anche se questo
passato sarà per noi come un’ombra che ci seguirà fino alla fine. Ho deciso io
il mio destino e non posso prendermela con nessuno, nemmeno con te. Una volta,
da qualche parte, mi colpì una frase: “Ricordatevi sempre che il numero dei
respiri che fate in vita vostra è irrilevante, quello che conta sono i momenti
che il respiro ve lo tolgono”. Con te ho vissuto momenti indimenticabili,
momenti che il respiro me lo hanno tolto davvero, quindi va bene così. Non
serve a nulla rinvangare il passato, dovrò solo avere la forza di andare avanti
anche senza il mio angelo. Una sola cosa ho capito. Che nella vita non si può
decidere chi amare, è una cosa che non possiamo fare. Quando amiamo qualcuno lo
amiamo e basta, senza compromessi ne paure. Non credo
che sarò mai in grado di dare consigli agli altri sull’amore perché io sono
davvero una frana, ma posso permettermi di dire di non rinunciare mai all’amore
per nulla al mondo. L’amore è qualcosa di unico e il vero amore capita una
volta sola nella vita, quindi non bisogna lasciarsi scappare quell’occasione.
Se ami davvero qualcuno corri da lui e diglielo, vivi la tua vita con lui e non
lasciare che i problemi, i dubbi, le incertezze e le paure ti impediscano di
coronare il tuo sogno. Non lasciare andare ciò che ami perché quando ti
accorgerai di aver sbagliato sarà troppo tardi per tornare indietro. Era questo
che volevi farmi capire con le tue parole e con i tuoi gesti. Purtroppo questo
messaggio non l’ho recepito subito, ma comunque adesso mi è arrivato forte e
chiaro e custodirò per sempre dentro di me queste parole.
Con tutto l’amore che ho dentro
Nicole…
Leggere
quella lettera era stato struggente e quando raggiunsi la fine mi resi conto
che calde lacrime avevano bagnato le mia guance.
Era
davvero commovente.
Due
persone innamorate l’uno dell’altra costrette per uno
stupido gioco del destino a separarsi.
Non
riuscivo a vedere in quella lettera la solare signora Hamilton che avevo
conosciuto, ma solo Nicole.
Lei
che per una decisione sbagliata aveva rovinato la sua vita, lei che aveva messo
al centro di tutto la testa e non il cuore.
Se
dovevo scegliere con il cuore sapevo già chi scegliere.
Edward,
non avrei avuto dubbi.
Lo
stesso avveniva se sceglievo con la testa.
Avrei
scelto Jacob.
Potevo
davvero scegliere con la testa?
No,
non era possibile. Dovevo scegliere con il cuore.
Si, avrei scelto
con il cuore e non avevo tempo da perdere.
Ripiegai
la lettera e la appoggiai al tavolo, poi dopo essermi asciugata le lacrime
decidi di andare a casa di Edward sperando di trovarlo.
Dovevo
parlargli, dovevo dirgli che era lui l’uomo con cui volevo passare il resto
della mia vita.
Al
diavolo il matrimonio, al diavolo la razionalità.
Mi
avviai di corsa vero l’ingresso pronta ad uscire di
casa, ma non appena aprì la porta vidi Edward insieme a una donna nel
pianerottolo.
Erano
entrambi vicino alla porta di casa di lui.
Decidi
di socchiudere la porta per non farmi vedere.
Non
so perché lo feci, ma era come se una forza dentro di me mi diceva di
comportarmi così.
Mi
sembrò che Edward si fosse accorto dei qualcosa perché lo vidi guardare in
questa direzione, ma poi tornò fissare la ragazza
Lasciai
la porta socchiusa e mi misi in ascolto.
-
Allora quando ci rivediamo? – gli chiese lei sicura di sé.
- Ho
l’agenda piena. Non appena è possibile ti faccio uno squillo – le rispose lui
facendole un sorriso da infarto.
-
Benissimo. Non vedo l’ora. Adoro i bis – gli disse lei
- Dai
a parte gli scherzi, ci vediamo pomeriggio in aeroporto – continuò Edward.
-
Sarà un viaggio molto interessante – gli rispose la ragazza avvicinandosi a lui
e dandogli un bacio sulla guancia prima di girare i tacchi e andarsene.
Solo
allora la guardai bene.
Era
una donna sulla trentina dai lunghi capelli castani e dagli occhi dello stesso
colore.
Aveva
un fisico asciutto e perfetto, gambe lunghe e seno prosperoso,
ma proporzionato al resto del corpo (àil link della ragazza: http://yfrog.com/f3uytj
).
Indossava
un vestitino molto mini marrone con una scolla talmente lunga da mettergli in
risalto il seno che tra l’altro portava senza reggiseno. Il vestitino era
talmente corto che poco ci mancasse che ad un minimo movimento gli si vedesse
tutto il sedere (àil link del vestito della ragazza: http://yfrog.com/7860378919j ).
Indossava
anche delle scarpe con un tacco talmente vertiginoso che avrei tanto voluto
l’avrebbero portata a fare uno scivolone incredibile.
La
cosa che più mi infastidiva, però, era vedere il sorriso di lui mentre gli
parlava.
Passasse
che era pur sempre un uomo e come tale non poteva restare immune al fisico di
quella ragazza, ma da qui a sorriderle in quel modo c’è ne passava parecchio.
La
vidi dirigersi verso l’ascensore continuando a guardare Edward con sguardo
famelico mentre si ancheggiava così tanto da far venire la nausea.
Senza
fare rumore chiusi totalmente la porta e mi accasciai a terra con le spalle
appoggiate alla porta mentre lacrime copiose sgorgarono inesorabili sulle mia guance.
Sapevo
che genere di ragazzo era Edward, sapevo che non era tipo da relazioni serie,
ma giuro che ci avevo creduto davvero e sarei stata disposta a mandare all’aria
il mio matrimonio per lui.
Avrei
mandato all’aria qualcosa di sicuro, di stabile per
correre dietro ad un amore non ricambiato.
Eppure
mi sembrava talmente sincero che vedere una scena come quella di poco fa mi
aveva spezzato inesorabilmente il cuore.
Stavo
commettendo l’errore più grande della mia vita a scegliere lui.
Il
mio posto era con Jacob non solo perché, ormai, era giusto così, ma anche
perché scegliere lui era una scelta più comoda, più sicura.
Jacob
non era il classico donnaiolo, il classico playboy che, invece, era Edward e
con lui sarei stata in una botte di ferro.
Chi
mi diceva che con Edward lo sarei stata altrettanto?
Chi
mi diceva che lui prima o poi non si sarebbe stancato di me e mi avrebbe
lasciato perdere come tutte le donne che erano entrate nella sua vita?
Chi
mi diceva che il suo volere me non fosse solo un
manifestarsi del suo orgoglio che voleva dimostrare al mondo che poteva avere
chiunque lui volesse?
Potevo
stare con Edward avendo il costante timore che non appena io girassi i tacchi
lui fosse pronto ad aprire il suo letto a qualcun’altra?
Restai
in quella posizione non so per quanto tempo, so solo che finì per addormentarmi
e fui svegliata da qualcuno che girava la chiave nella porta di casa mia.
Mi
spostai evitando di farmi male e quando alzai gli occhi per vedere di chi si
trattava vidi Alice e Rosalie che vedendomi avevano messo via il sorriso che
avevano.
-
Tesoro che succede? Che diavolo ci fai a terra? – mi domandò Alice preoccupata
mentre Rose chiuse la porta.
-
Niente, sto bene. Mi sono solo appisolata un po’ – le risposi alzandomi e
dirigendomi in bagno per sciacquarmi la faccia.
Vidi
loro seguirmi.
- Non
dire sciocchezze. Qualcosa è successa, hai gli occhi rossi dal pianto –
aggiunse Rosalie.
- Niente
ho solo letto quella lettera di cui vi ho parlato – mentì riferendomi alla
lettera della signora Hamilton.
-
Isabella Marie Swan dicci subito cosa è successo – mi rimproverò Alice.
- E gradiremmo
la verità – continuò Rosalie.
Era
impossibile mentire con loro, ma non potevo dirgli la verità.
Mi
sentivo un’idiota a dirgli che avevo spiato Edward mentre parlava con una
ragazza.
-
Come avete fatto a capire che Emmett e Jasper erano quelli giusti? – domandai
ad entrambe cercando di deviare l’argomento anche se
volevo davvero saperlo.
Avevo
bisogno di chiarirmi le idee e solo loro potevano aiutarmi.
Non
appena feci quella domanda uscì dal bagno e insieme a loro mi diressi nel
salotto dove tutte e tre ci sedemmo sul divano.
- Lo
abbiamo capito guardandoli negli occhi o, forse, semplicemente l’abbiamo sempre
saputo. E’ come una forza che nasce incontrollabile dentro di te rivolta verso
un’altra persona. Guardi chi ti sta di fronte è capisci che è amore – mi
rispose Alice.
- E
come si fa a riconoscere l’amore quello vero? – chiesi ancora.
- E’ difficile
rispondere a questa domanda. Non è qualcosa che si può spigare. L’amore lo
senti dentro quando cominci a pensare più ad un altra persona
che a te stessa, quando cominci a capire che daresti tutto per la felicità di
un'altra persona. L’amore è la cosa più irrazionale che esista, perchè per
amare serve un cuore, non un cervello, l’amore è un mix inconfondibile di
emozioni, tutte mescolate insieme, che ti ruotano dentro lo stomaco, che ti
rivoltano l'anima, che te la rivoluzionano – mi rispose Alice.
- Ma non pensare che
l’amore sia solo rose e fiori, perché non lo è. L’amore è anche sofferenza, una
sofferenza che distrugge tutto ciò che sei, dall'interno, perchè ti porta via
il respiro, perchè annega la tua mente in un mare di pensieri da cui è
difficile uscire. L’amore è un mistero che non si può spiegare, si può solo
vivere e lo capisci da sola quando arriva, nessuno te lo può fare capire al
posto tuo. L’amore è vita e non se ne deve avere paura, non devi averne paura –
continuò Rosalie sorridendomi.
- Così però non
aiutate – gli risposi io sarcastica.
Non mi avevano detto
nulla di nuovo.
Sapevo già quelle
cose perché le provavo per Edward.
- Ti abbiamo solo
detto la verità – mi disse Alice.
- Perché la verità deve essere sempre così
difficile? – domandai più a me stessa che a loro.
- Perché la verità fa parte della vita e la
vita è difficile. Non avere paura di questa verità se essa ti indica la strada
dell’amore. Ricordati che nell’amore la cosa più importante è non imporsi delle regole, ma
cogliere le occasioni al volo con spontaneità per coronare il proprio sogno –
mi disse Rose stringendomi la mano con fare affettuoso.
- E poi tesoro è inutile che ti disperi e che ti fai mille paranoie.
Lascia stare tanto tutto ciò che accade è già scritto – mi disse Alice con tono
euforico con l’intento di farmi risollevare il morale.
Devo dire che ci riuscì.
Quelle due erano due angeli.
Non c’erano altre spiegazioni.
Mi misi a parlare con loro del più e del meno trascorrendo così tutta
la mattinata tra una risata e l’altra.
Si era fatto ora di pranzo e mentre ancora chiacchieravamo sentì il mio
cellulare squillare.
Risposi senza neanche controllare chi fosse il mittente.
- Pronto? – chiesi non appena premetti il tasto verde.
- Ciao tesoro, come va? – mi rispose una voce melodiosa dall’altro capo
del telefono, una voce che avrei riconosciuto fra mille.
- Ciao Esme, tutto apposto. Ero qui a casa a parlottare con Alice e
Rosalie – le risposi contenta della sua chiamata.
Per me era come la mamma che mi era stata tolta troppo presto.
In tutti quegli anni avevo sempre potuto contare su di lei, sul suo
sostegno, sul suo affetto, sempre e comunque.
Ci capivamo anche con uno sguardo e mi era stata molto vicina
soprattutto quando i ragazzi si erano trasferiti a Jacksonville.
Era una mamma per tutti, anche per Rosalie e Jasper che avevano perso i
genitori qualche anno prima in un incidente stradale.
- Che novità – mi rispose sarcastica.
- Dobbiamo recuperare – le feci notare sorridendo.
- Lo immagino. Comunque dai vi aspetto a casa, pranziamo tutti insieme qui da me – mi avvisò sorridendo anche lei.
- Non rinuncio ad una giornata con voi per nulla al mondo. Tra
mezz’oretta siamo da te – le risposi controllando
l’orario e notando che era già l’una.
- Ok tesoro, a dopo e avvisa anche Jacob perché ho provato a chiamarlo,
ma al cellulare non risponde – mi spiegò.
- Faccio io tranquilla, ci vediamo fra un po’
– le dissi prima di chiudere la telefonata.
Le ragazze nel frattempo si erano dileguate nella mia stanza.
- Andiamo a mangiare a casa Cullen – le informai non appena le
raggiunsi.
- Bene, allora tu sistemati che noi passiamo un attimo da Edward – mi
disse Alice.
- Chiamate Jacob e ditegli di venire a mangiare lì. Io non ho tempo di
chiamarlo e Esme a provarlo a chiamarlo, ma non risponde – gli spiegai.
- Ok, ci pensiamo noi. Tu muoviti – mi disse Rose mentre entrambe si
dileguarono.
Corsi in bagno e mi buttai sotto il getto dell’acqua.
La chiacchierata con le ragazze mi era servita.
Avevo scacciato via ciò che era successo prima con Edward, ma
soprattutto ero riuscita a non pensare a tutta questa situazione,
preoccupandomi solo di parlottare con le mie migliori amiche come fanno tre
adolescenti chiuse in camera.
Quando uscì dalla doccia mi asciugai i capelli e mi passai la piastra,
poi andai a vestirmi.
Indossai un paio di pantaloni bianchi, una maglietta a righe bianca,
arancione e aragosta leggiarmente arricciata all’altezza del seno, una cintura
aragosta e un paio di scarpe dal tacco vertiginoso aragosta con una fascia sul
davanti dorata.
Mi misi un paio di orecchini, un bracciale e una collana dello stesso
colore e un paio di bracciali nell’altro braccio bianchi e dorati (àil
link dei vestiti di Bella: http://yfrog.com/9fvestitibella8p
).
Tornai in bagno per truccarmi e poi presi la borsa e gli occhiali
entrambi aragosta e mi diressi fuori, non prima però di aver preso la lettera
della signora Hamilton e di averla posata dentro la borsa.
C’è l’avevo già da una settimana ed era giusto mantenere la promessa.
Sarei andata a restituirgliela.
Quando mi chiusi la porta di casa alle spalle mi diressi nella porta di
fronte e suonai il campanello in attesa che qualcuno venisse ad aprirmi.
La porta venne aperta da Jasper e mi resi conto come in quella casa
c’era praticamente una “riunione di famiglia”.
- Mancavi solo tu per completare il quadretto – mi disse Jasper
sorridendomi mentre chiudeva la porta alle mia spalle.
- Sapessi che eravate tutti qua avrei fatto prima – gli risposi ridendo.
- Si certo come no. Sarebbe come chiedere ad un asino di volare – sentì
dire da Edward che era nell’altra stanza.
- Sentì chi parla. Il bue che da del cornuto all’asino. Parli tu che
sei peggio di una donna quando ti devi preparare – gli urlai per farmi sentire.
- Un cane e un gatto a voi vi fanno un baffo –
commentò Rosalie facendoci ridere tutti perfino Edward che era nell’altra
stanza.
- Ho chiamato Jacob e dice che ci incontriamo direttamente da mamma
perché aveva una pratica da finire allo studio – mi informò Alice.
- Che novità – commentai io sarcastica.
- Appunto. Cazzo Edward ti vuoi muovere che siamo in ritardo. Il mio
stomaco comincia a brontolare – gli urlò Emmett mentre il suo stomaco si
cominciò a fare sentire davvero.
- Arrivo – gli rispose Edward.
- Il suo arrivo corrisponde a “sedetevi e prendetevi pure un caffè, tra
una mezz’oretta dovrei essere pronto” – affermò convinto Jasper mentre noi
ridemmo.
- Ti ho sentito – gli urlò Edward.
Solo allora mi resi conto che nel corridoio c’era una valigia con sopra
un giubbotto nero, il che voleva dire che era una valigia pronta per essere
usata.
Fu in quel momento che mi venne di nuovo in mente la scena a cui avevo
assistito prima.
- Dai a parte gli scherzi, ci vediamo
in aeroporto domani – aveva detto Edward alla ragazza.
- Sarà un viaggio molto interessante –
gli aveva risposto quella prima di avvicinarsi per baciargli una guancia.
La
rabbia che sembrava essere scemata o forse che sembrava aver di proposito
dimenticato l’accaduto di qualche ora prima stava tornando a farsi sentire più
forte che mai e stavo lottando con il mio stesso corpo per evitare di piangere
visto che le lacrime stava cercando di uscire fuori.
-
Bella c’è qualcosa che non va? – mi chiese entrando in stanza l’ultima persona
che in quel momento avrei voluto vedere.
Edward.
- No, tutto apposto. Mi chiedevo solo quanto ancora ci avessi messo –
gli risposi mentre lo osservavo da capo a piedi.
Nonostante la rabbia che provavo nei suoi confronti non potevo fare a
meno di costatare quanto fosse meravigliosamente bello.
Indossava un paio di jeans scuri, una maglietta maniche corte nere con
una scritta nella manica sinistra, un paio di scarpe della nike nere e grigie,
un orologio Gucci al polso, un paio di occhiali da sole della
Ray Ben grigio e un cappello morbido di lana grigio che gli ricadeva indietro e
che comunque non gli nascondeva i suoi bellissimi e ribelli capelli bronzati (àil link dei vestiti
di Edward: http://yfrog.com/esvestitiedward8p
).
- Sei sicura che sia solo questo? – mi chiese notando come al solito
che gli avevo mentito.
- Si certo. Adesso andiamo che anche io ho fame – dissi alzandomi dal
divano e dirigendomi verso l’ingresso della casa.
Edward e gli altri mi seguirono e quando giungemmo giù i ragazzi se ne andarono
con la macchina di Emmett che lui si era fatto spedire da Jacksonville, una Bmw
render serie 6 coupé grigio metallizzato (àil link della
macchina di Emmett: http://yfrog.com/5irtrfj
), mentre io e Edward andammo con la macchina di lui.
Saliti in macchina restammo in silenzio, il solito silenzio
imbarazzante che da ormai una settimana si era fatto padrone di noi.
Ad un certo punto non c’è la feci più e mi
resi conto che era ora di parlare.
- Sei in partenza? – gli chiesi.
- Cosa te lo fa credere? – mi domandò stupito della mia domanda.
Il fatto che un’oca giuliva uscisse da casa tua oggi e tu gli dessi
appuntamento all’aeroporto, avrei voluto dirgli.
- Ho visto una valigia pronta a casa tua – fu, invece, la mia vera
risposta.
- Mi ha ingaggiato uno sponsor e devo andare a Los Angeles a firmare il
contratto e poi sempre lì ho una conferenza e un’intervista per il “Los Angeles sport magazine” – mi spiegò.
Davvero credeva che me la sarei bevuta?
Cosa mi aspettavo? Che mi dicesse la verità?
Che mi dicesse: sai Bella devo andare a divertirmi qualche giorno con
la ragazza del momento?
Ero stata davvero un’illusa se credevo quello.
Edward non mi aveva mai mentito.
Perché iniziare adesso?
Lo dicevo io che questa “ipotetica” storia tra di noi avrebbe cambiato
il nostro rapporto.
Non ero abituata alle bugie da parte sua, ma non potevo farci niente.
Dovevo fare finta di crederci.
- Quanto starai via? – gli chiesi.
- Parto pomeriggio e sarò via solo quattro giorni – mi rispose.
Feci quattro calcoli e mi resi conto che sarebbe tornato due giorni
prima del matrimonio.
Almeno ci sarebbe stato.
- Bene – mi limitai a dirgli.
- Lo so Bella che non è il momento migliore per partire, ma devo farlo.
Un’intervita per il “Los Angeles sport magazine” non è
da tutti i giorni. E’ un’opportunità irripetibile per me e se tutto andrà a
buon fine e quell’articolo si farà sarà tutto di guadagnato per la mia
carriera. Ho provato a rimandarlo, ma non si può – mi spiegò mentre posteggiò
la macchina all’ingresso della meravigliosa Villa Cullen (àil link della Villa:
http://yfrog.com/4xvillacullenj ).
Se fosse stato vero sarebbe stata davvero una bella opportunità per
lui, ma non era vero e mi chiedevo come lui potesse davvero riuscire a mentirmi
in quel modo.
L’avevo sentito con le mie orecchie.
Quel viaggio non era che un modo per andarsi a divertire con quella
sciaquetta.
- Non ti ho chiesto di rimandarlo. E’ un’opportunità da non perdere,
spero andrà tutto come speri – mi limitai a dirgli prima di scendere dalla
macchina e dirigermi verso l’ingresso di casa senza nemmeno aspettarlo.
I ragazzi erano già arrivati e lo stesso valeva anche per Jacob visto
che fuori avevo notato la sua macchina.
Non appena fui dentro casa corsi a salutare Esme e Carlisle, poi mio
padre che era stato invitato anche lui e, infine, mi buttai nelle braccia di
Jacob.
So che era sbagliato, so che non avrei dovuto farlo, ma in fondo era il
mio fidanzato, il mio futuro marito e tale sarebbe rimasto.
Sentì uno sguardo trafiggermi le spalle e non appena mi voltai notai
Edward guardarmi con sguardo davvero ferito, anche se non mi spiegavo il motivo
visto che lui aveva le sue distrazioni e non aveva certo bisogno di me.
Dopo che baciai con passione Jacob andai a lavarmi le mani e mi sedetti
a tavola notando che i ragazzi mi guardavano con sguardi straniti, come se io
fossi una pazza.
Anche Esme e Carlisle mi guardarono stupiti e lo stesso papà.
Del resto non ero mai stata tanto esplicita a mostrare i miei
sentimenti verso Jacob e adesso, invece, sembravo una che era innamorata pazza.
L’unico che sembrò non accorgersi di nulla fu Jacob, ma forse era solo
una mia impressione considerato che dopo un po’ lo vidi guardarmi leggiarmente
stranito per poi passare lo sguardo a Edward e successivamente a tutti i
presenti e quando tornò a guardare me sembrava diverso, anche se non riuscivo a
capire se era la verità ciò che mi si presentava davanti oppure se quello che
vedevo era solo frutto dei miei sensi di colpa.
Una cosa era certa.
Quel pranzo sarebbe sembrato lungo davvero un’eternità.
…Adry91…
Risposte alle vostre recensioni:
-
giuly97: Mi fa piacere sapere che la signora Hamilton ti sia piaciuta,
ti anticipo che la rivedremo presto.
-
vanderbit: Si certo, era sottinteso il fatto che gli
suggerisse di tenere Edward e di lasciare Jacob. Il matrimonio sarà tra
pochissimo. Questo capitolo è a distanza di sei giorni d’altro, quindi al
matrimonio manca meno di una settimana, vediamo che succede.
-
costi84: Beh diciamo che ci era pure riuscita, ma da come si sono messe
le cose la vedo dura.
-
Ed4e:Si, hai perfettamente ragione. Bella sembra passiva,
non fa nulla per cambiare le cose, visto che, ormai, ha capito che ama Edward.
-
BaBa88: Sono contenta che la vecchietta ti sia piaciuta, la rivedremo
presto.
-
ledyang: Hey tesoro ho notato che stai odiando la
mente contorta di Bella, che poi non è altro che la mia mente contorta. Il cane
è ancora tra i piedi e non è detto che se ne andrà, soprattutto dopo questo
capitolo. Ti prego solo di non prepararmi un attentato. Vorrei vivere ancora un
po’. Perdonami dai.
-
eliza1755: Innanzitutto sta tranquilla, non fa nulla se non hai recensito
negli ultimi capitoli anche se sono felicissima che tu
sia tornata. Capisco gli impegni, visto che io in primis ne ho parecchi,
quindi, tranquilla. Come hai detto tu stessa, Edward e Bella, hanno vissuto una
favola, una favola che potrebbe diventare realtà se solo Bella lo volesse, ma
dopo questo capitolo la vedo piuttosto difficile. Tu che dici? La lettera della
signora Hamilton ha dato i suoi frutti, ma purtroppo qualcos’altro è andato
storto. Che succederà adesso?
Un grazie di tutto
cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia
tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi
hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di
vostro gradimento e recensite. Un bacio.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di
Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.
Eccomi qui con un altro aggiornamento. Il capitolo lo voglio dedicare
a tutti coloro hanno amato la signora Hamilton, o che, per lo meno, l’hanno
trovata simpatica. Fatemi sapere che ne pensate. Adesso vi lascio al capitolo.
Un bacio e buona lettura.
Capitolo
20
Una
storia particolare
POV BELLA
Il pranzo come avevo previsto durò davvero un’eternità.
Non facevo altro che sentire gli occhi puntati addosso a me e pregai
tutti i santi del Paradiso affinché quel pranzo finisse il più presto
possibile.
Quando la domestica servì il dolce mi sentì dieci chili di meno e
finalmente mi alzai da quella tavola e mi misi a sedere sul divano.
Mi raggiunse Emmett e mi propose una partita alla play-station che
accettai molto volentieri, almeno mi avrebbe tenuta impegnata.
Poco dopo Jacob tornò a lavoro, ma mi promise di tornare presto e che
mi avrebbe portato a cena fuori.
Papà e Carlisle si chiusero nello studio a parlottare tra di loro, come
facevano sempre e Esme si mise a lavorare su un progetto di ricostruzione di
una nuova casa.
Noi ragazzi, invece, restammo in salotto e a me e a Emmett si unirono
anche gli altri facendo così una partita alla play-station
tutti insieme.
Ci divertimmo da morire e io evitai di pensare a Edward e alla sua
imminente partenza anche se lui non faceva altro che gettarmi sguardi dubbiosi
e tristi.
Stavo iniziando a non capirlo più e questo non mi piaceva per nulla.
- Bella vuoi un passaggio per tornare a casa? – mi chiese lui quando
terminammo di giocare.
- Stai andando lì? – gli chiese Emmett prima che io gli rispondessi.
- Devo andare a prendere la valigia. Ho l’aereo che parte tra un’ora –
gli spiegò lui.
- Veniamo anche noi con te, ti accompagniamo – intervenne Alice
spegnando la play-station.
- Io non vengo. Ho una cosa da fare, anzi Jasper se mi lasci le chiavi
prendo la tua macchina, così non torno a casa – dissi rivolgendomi a Jasper e
riferendomi alla macchina che si era fatto spedire da Jacksonville insieme a
quella di Emmett.
Notai uno sguardo deluso da parte di Edward, ma non ci badai.
Di sicuro tra i due, in quel momento, ero molto più delusa io.
Guardai gli altri e vidi che pure loro mi guardavano un po’ straniti,
ma non mi interessava più di tanto.
Loro non sapevano quello che sapevo io.
- Si certo tesoro. Le chiavi sono sulla scrivania della mia stanza.
Sali tu a prenderle, ma sei sicura di non voler venire? – mi disse Jasper con
fare gentile.
- No, devo sbrigare delle cose. Non posso proprio – gli risposi –
comunque Edward buon viaggio e divertiti – continuai riferendomi questa volta
alla persona che amavo, ma che mi aveva deluso inesorabilmente nel giro di
qualche ora.
Il mio modo di salutarlo era stato quasi sprezzante e credo che fosse
chiaro a tutti lì dentro il fatto che qualcosa non andasse.
Non ci feci caso più di tanto e uscì dal salotto senza dargli nemmeno
il tempo di rispondere e salì in camera di Alice e Jasper per prendere le
chiavi della macchina sperando che una volta scesi non li
avrei più trovati.
Non appena aprì la stanza vidi le chiavi appoggiate alla scrivania, le
presi e mi diressi di nuovo giù.
Nel salotto per fortuna non c’era più nessuno dei ragazzi così andai a
salutare Esme e gli dissi di salutarle da parte mia anche papà e Carlisle in
modo da non andarci io e disturbarli, poi mi diressi nella parte posteriore
della casa, lì dove c’erano i garage.
Entrai e notai che la luce era già accesa e che appoggiato alla
macchina di Jasper, un Mercedes SLK 55 AMG (àil link della
macchina di Jasper:http://yfrog.com/j0mercedesslk55amgdavantij
), c’era Edward.
Non mi fu difficile capire che stesse aspettando me.
- Ancora qui? – mi limitai a dirgli non appena gli fui abbastanza
vicina.
- Ho mandato i ragazzi a prendermi la valigia, avevo bisogno di
parlarti – mi spiegò.
- Per dirmi cosa? – gli domandai forse più fredda del dovuto.
- Di questo – mi rispose.
- Cioè? – chiesi.
- Bella dobbiamo prenderci in giro ancora per molto? – mi domandò senza
rispondere alla mia domanda.
- Semplicemente non capisco dove tu voglia arrivare – gli feci notare.
- E io semplicemente non capisco cosa ti sia preso oggi – mi rimbeccò
lui.
- Niente. Cosa vuoi che mi prenda? – gli risposi cercando di essere
convincente, ma con scarsi risultati.
- Sai benissimo che non puoi mentire a me – mi disse
lui sicuro di se.
- Pensavo che nemmeno tu potessi farlo con me, invece, l’hai fatto – mi
lasciai scappare.
Avevo detto troppo.
Non volevo ritrovarmi a dovergli raccontare a cosa avevo assistito
oggi, ne tanto meno volevo fare la parte della gelosa
quando non avevo nessun diritto di farla.
- Continuo a non capirti – mi fece notare lui.
- Meglio così. Adesso vai prima che perdi l’aereo – gli risposi.
- Non me ne sbatte un cazzo dell’aereo. Non mi muovo da qui fino a
quando non mi dice che cavolo ti passa per la testa, perché davvero io non ti
capisco più. Cerco di capirti, di comprenderti, di mettermi nei tuoi panni, ma
mi stai rendendo tutto troppo difficile. Lo so che sei una donna e come tale
hai la mente più contorta e difficile da capire di chiunque altro, ma tu con la tua mente sei in grado di battere tutte le menti delle
donne messe insieme – mi urlò leggiarmente stizzito.
Non si era mai rivolto così a me e la cosa mi faceva male, ma non
potevo e non dovevo darlo a vedere.
- Hai ragione sono troppo complicata, o almeno di sicuro lo sono per
te. Non sforzarti di capirmi, tanto non ci riusciresti. A furia di fare la
parte dell’insensibile lo stai diventando davvero – gli sbraitai contro.
Non pensavo davvero quelle parole, ma si sa, quando si è arrabbiati si
dicono spesso cose che nemmeno si pensano solo per ferire chi ci sta di fronte.
- Insensibile io? Beh grazie, non potevi trovare parola migliore per ferirmi.
Nonostante questo ti posso assicurare che non c’è niente di insensibile in me e
lo dimostra il fatto…va beh, guarda, lasciamo perdere. Stiamo alzando un po’
troppo i tonie
se finisco per arrabbiarmi sarei capace di dire cose che nemmeno penso. Ero
venuto solo per capire cosa ti succede oggi, perché quella di oggi non è la mia
Bella, non è la Bella di cui mi sono innamorato – mi disse guardandomi negli
occhi.
- Beh, forse, allora la Bella che dici di amare non sono io, forse ti
sei innamorato di un’immagine, della mia immagine, ti sei innamorato dell’amore
perché ne avevi bisogno e forse, lo stesso vale per me. Probabilmente anche io
mi sono innamorata della tua immagine, mi sono innamorata di un’ideale che
credevo tu potessi incarnare perché eri la persona che mi conosceva di più in
assoluto, ma forse l’amore non è questo. Abbiamo sbagliato, abbiamo visto
qualcosa che non c’era da entrambe le parti – gli risposi mentendo
spudoratamente, ma dovevo farlo.
Mi aveva deluso, ma soprattutto si era preso gioco di me.
Mi aveva detto che mi amava e poi era stato pronto a tornare a fare il
playboy da strapazzo.
- Quello che i tuoi occhi mi dicono non è uguale a quello che la tua
bocca sta dicendo – mi fece notare lui guardandomi intensamente negli occhi,
talmente tanto intensamente che dovetti abbassare lo sguardo per paura che lui
si rendesse davvero conto che aveva ragione, che gli stavo mentendo.
- Credi quello che vuoi – mi limitai a
rispondergli tenendo ancora gli occhi abbassati.
- Mi fa male tutto questo, mi fa male guardarti e capire che non posso
stare insieme a te, mi fa male ascoltare queste cose anche se
so che sono dettate da una rabbia di cui non riesco a capire i motivi – mi
disse avvicinandosi di più a me e portando il suo indice sul mio mento per
farmi alzare la testa.
Fui costretta a guardalo di nuovo negli occhi
e ci volle poco perché mi perdessi di nuovo in quello sguardo così ammaliante.
- Devo andare adesso e tu pure, buon viaggio – gli dissi prima di
scostarmi da lui e salire di fretta in macchina partendo ad una velocità
talmente elevata che le ruote perfino sgommarono.
Guardai nello specchietto retrovisore e vidi l’uomo che amavo farsi
sempre più piccolo fino a scomparire del tutto.
Non dovevo più pensare a lui così come lui non avrebbe più pensato a me
in questi giorni, del resto aveva uno schianto di ragazza che gli avrebbe
tenuto compagnia.
Rallentai e presi dalla borsa il biglietto con l’indirizzo della casa
della figlia della signora Hamilton e dopo averlo controllato e averlo inserito
nel navigatore mi diressi da quella parte.
Arrivai in poco tempo e posteggiai la macchina proprio davanti la casa
dell’indirizzo.
Scesi e presi la lettera dalla borsa avvicinandomi al
buca lettere dove avrei lasciato il foglio, ma qualcosa me lo impedì, una forza
dentro di me mi diceva di suonare il campanello e consegnare la lettera
personalmente alla signora.
Feci un respiro profondo e suonai.
Ad aprire la porta fu una ragazza che non doveva avere più di
diciassette, diciotto anni.
Era alta, capelli biondi e occhi di un verde intenso (àil link della
ragazza: http://yfrog.com/6xashleyvj
).
Era molto bella e forse per alcuni lineamenti del viso mi ricordava la
signora Hamilton.
- Ciao, posso esserti utile? – mi chiese la ragazza con fare cortese
regalandomi un caldo sorriso.
Ecco cos’era che mi ricordava la signora, era proprio quel sorriso.
- Ciao, vorrei parlare con la signora Hamilton se possibile – gli
risposi cordiale anche io.
- La mamma non c’è adesso, se vuoi, però, puoi aspettarla dentro – mi
disse sorridendomi.
La mamma?
Beh dubitavo che la signora Hamilton che cercavo fosse sua madre,
magari la nonna, ma la madre non di sicuro. Quella ragazza era troppo giovane.
- Non credo di cercare tua madre, ma la signora Hamilton, Nicole
Hamilton – le spiegai cercando di essere più chiara.
- Ah certo, la nonna. Non abita qui, quindi dubitavo fosse proprio lei
la persona che cercavi. Comunque prego entra – mi disse facendomi spazio per
entrare.
- Grazie mille – le risposi.
- Prego accomodati sul divano che te la chiamo. E’ di là in cucina – mi
disse facendomi sedere su uno dei due divani in pelle posti nel salotto.
Vidi la ragazza allontanarsi e poco dopo tornò sia lei che la signora
che non appena mi vide mi accolse con un sorriso caloroso.
Mi alzai per salutarla e la donna come se fossimo amiche da una vita mi
venne incontro e mi abbracciò.
- E’ un piacere vederti Bella, pensavo non saresti più venuta – mi
disse quando sciolse l’abbraccio.
- Una promessa è una promessa – le risposi.
- Cosa ti posso offrire? Un caffè, un tè, una cioccolata – mi domandò.
- Un caffè può bastare, grazie – le risposi sorridendole.
- Ashley ti dispiacerebbe fare un caffè a Bella e un tè a me? – chiese
la donna rivolgendosi alla nipote.
- Certo nonna, vado subito – le rispose la
ragazza allontanandosi.
- Allora Bella, che mi dici? Hai letto la lettera? – mi chiese.
- Si certo e mi ha colpito parecchio – le risposi sincera.
- Adesso capisci perché quel giorno ti dissi in quel modo? Ci sono
passata e so cosa si prova ad allontanare la persona che si ama davvero – mi
spiegò accomodandosi nella poltrona di fronte al divano dove ero seduta io.
- Si. Leggendo si percepisce il dolore che ha
provato – le dissi.
- Mi chiedo, però, come mai sei venuta di persona a riportarmi la
lettera. Pensavo l’avresti messa nel buca lettere – mi
spiegò.
- In effetti era questo che volevo fare, poi
quando mi sono trovata davanti alla porta qualcosa dentro di me mi ha spinto ad
entrare, forse perché volevo chiederle una cosa – le dissi in modo sintetico.
- Immaginavo fosse questo il motivo che ti avesse spinto ad entrare.
Comunque dimmi, cos’è che vuoi sapere? – mi domandò pronta a rispondere a qualunque mia domanda.
- Eccoti il tè nonna e a te il caffè – disse la nipote della signora
che a quanto avevo sentito prima doveva chiamarsi Ashley.
- Grazie mille tesoro – la ringraziò la nonna mentre io feci lo stesso.
- Nonna io sto uscendo. Se viene mamma digli che sono andata a casa di
Kim e che torno per cena – le comunicò Ashley mentre si metteva il giubbotto.
- Ok tesoro, ci penso io. A dopo – la salutò la nonna.
- Ciao Bella, è stato un piacere conoscerti – mi disse la ragazza
porgendomi la mano, mentre anche io feci lo stesso.
- Anche per me, Ashley – le risposi sorridendole.
Quando la ragazza uscì mi resi conto che eravamo rimaste da sole a casa
e così presi la lettera dalla borsa e la consegnai alla sua legittima
proprietaria.
- Allora Bella, cos’è che volevi chiedermi? – mi domandò curiosa più
lei della domanda che io della risposta.
- Che è successo poi? Intendo tra voi due, la sua decisione di
lasciarlo è stata definitiva? Non avete avuto più nessun rapporto? – le
domandai.
- Vuoi davvero sapere cosa è accaduto in seguito? – mi chiese guardandomi
negli occhi.
- Si non le dispiace raccontarmelo, si – le risposi sicura di me.
- Bene, allora mettiti comoda e ascoltami – mi spiegò.
- Sono tutta orecchi – le dissi sinceramente
curiosa.
- Quella lettera l’ho scritta circa un anno dopo che la mia storia con
John finì. In quel periodo lui stava con una ragazza, una ragazza più bella e
polare di me. Sembravano la coppia perfetta e per chi li vedeva dall’esterno
apparivano come una coppia davvero innamorata, ma io so che non era così, io
sapevo che John amava me così come io amavo lui, ma sapevo anche che non
sarebbe più tornato da me perché io avevo fatto una scelta e non avevo scelto
lui. Vederli insieme, per me, era uno strazio, ma non potevo farci nulla. Dopo
due anni che ci lasciammo lui partì, andò a studiare all’estero e lascò la
ragazza. Io, invece, rimasi lì, in quel paese che mi aveva dato tanto, ma tolto
anche di più. Mi chiusi in me stessa smettendo di credere nell’amore, fino a
quando conobbi Dylan. Lui si avvicinò a me e diventammo molto amici, gli
raccontai della delusione avuta, senza scendere nei particolari, però, e gli
feci capire che ero un po’ titubante a lasciarmi andare con un’altra persona.
Lui mi comprese e cercò di starmi accanto senza troppe pretese. Dopo un anno
con lui decisi che era giunto il momento di provare a lasciarmi andare. John
era sparito da tre lunghi anni e io dovevo continuare la mia vita. Così mi misi
con Dylan. Con il tempo imparai ad amarlo, ad amarlo veramente tanto, anche se
quell’amore non poteva essere nemmeno lontanamente paragonato a quello che
continuavo a provare per John. Nonostante questo, però, ero felice. Dylan mi
aveva riportato a vivere, mi aveva dato quella felicità e quella serenità che
per troppi anni mi ero preclusa. Avevo ventitre anni e finalmente ero felice di
nuovo – mi raccontò con uno sguardo perso nei ricordi.
- Dylan divenne poi suo marito? – le domandai assorta completamente da
quella storia.
- Dopo tre anni di fidanzamento chiese la mia mano e all’età di ventisei
anni ci unimmo in matrimonio. Fu un giorno bellissimo, ma per un momento mentre
ci scambiavamo le promesse di matrimonio immaginai che al suo posto ci fosse il
mio John. Dopo un anno di matrimonio nacque Thomas, l’anno successivo Ryan e
due anni dopo nacquero Karen e Lizzie, le gemelle. Avevo la mia famiglia,
quella famiglia che avevo sempre desiderato e niente poteva andare meglio. Ogni
tanto ripensavo a John, ma vedere il volto dei miei figli, il loro sorriso, mi
ricuciva quella ferita che il mio primo e vero amore mi aveva lasciato – mi
spiegò sorridendomi, forse, al pensiero dei suoi figli.
- Quindi con John non vi siete più visti, giusto? – le chiesi curiosa.
- Adesso ci arriviamo. I miei figli crescevano a vista d’occhio e ogni
sera, soprattutto alle bambine raccontavo sempre la storia mia e di John,
ovviamente camuffando i nomi e facendoci diventare un principe e una servetta.
Karen e Lizzie adoravano quella storia e non si addormentavano se prima non la
ascoltavano. Gli anni passarono in fretta fino a quando Dylan mi propose una
crociera insieme ai ragazzi che già erano abbastanza cresciuti. Thomas aveva
diciotto anni, Ryan diciassette e le gemelle quindici. Fummo tutti molto felici
e, preparati i bagagli, ci imbarcammo in questa avventura. Passai tutta la
prima giornata in cabina, non mi sentivo molto bene e preferì restare a letto,
mentre i ragazzi uscirono sul ponte a giocare e lo stesso fece Dylan. Quando la
sera tornò mi disse che aveva incontrato una coppia con figli a carico e che
avevano fatto amicizia visto che le due gemelle avevano passato tutto il
pomeriggio con una delle figlie della coppia. Fui contenta, almeno pensai,
avremmo trascorso una vacanza in compagnia di gente nuova. Dylan mi disse che
si erano organizzati per una cena tutti insieme nel
ristorante della nave e così, visto che mi sentivo meglio, mi preparai e
insieme andammo a cena – continuò la sua storia mentre i suoi occhi sembravo
persi nel vuoto.
- Non vorrò dirmi che quelle persone non erano altro che John con la
sua famiglia? – domandai a voce alta senza nemmeno rendermene conto.
Non c’era altra spiegazione altrimenti non mi avrebbe raccontato di
quel viaggio.
- Quando arrivai al ristorante vidi le gemelle correre incontro ad una
ragazzina seduta ad un tavolo. Volsi gli occhi verso i genitori e raggelai
all’istante quando vidi che l’uomo seduto al tavolo altri non era che John, il
mio John. Lo guardai e notai che lui aveva la mia stessa espressione. Non si
aspettava mai e poi mai di vedermi lì. Facemmo entrambi finta di nulla e io mi
sedetti al tavolo. Dylan mi presentò John e poi anche la moglie, Allison, una
donna che ricordo con gioia, una donna che per quel poco che ho potuto
conoscere si meritava davvero il marito che aveva. Allison si premurò di
presentarmi i suoi figli: Nick, il maggiore, Seth, il
secondogenito e Nicole, la più piccola, aveva l’età delle gemelle.
Rimasi stupita nel sentire che John avesse messo alla figlia il mio nome, ma
soprattutto mi resi conto di cosa significasse quel gesto. Anche lui non si era
dimenticato di me. Trascorremmo la serata chiacchierando e parlando, poi io
decisi di uscire fuori a fumare una sigaretta, non riuscivo più a stare lì
dentro e fingere in quel modo. Mi diressi al pontile e poco dopo mi raggiunse
John. Parlammo e mi rivelò come non mi avesse mai dimenticato e come ogni
giorno della sua vita avesse pensato a me. Gli dissi che, per me, era lo stesso
e mi fece capire come con la mia scelta non avessi infelicitato solo la mia di
vita, ma anche la sua. Quella sera ci separammo promettendoci di non rivederci
più nei giorni successevi, ma non avevamo fatto i conti con i nostri figli.
Avevano legato e volevano trascorrere i due restanti giorni di vacanza insieme.
Non potemmo fare niente, fummo costretti a rivederci ancora e a passare molto
tempo insieme, anche da soli purtroppo o per fortuna, perché Dylan e Allison
avevano scoperto la loro passione comune per l’arte e trascorrevano le giornate
ad un corso offerto dalla stessa crociera – mi disse fermandosi e sorseggiando
il suo tè.
Quella storia mi aveva preso parecchio, ma non ci vedevo un lieto fine,
purtroppo o per fortuna come aveva detto la stessa Nicole.
- Cosa successe poi? – le domandai capendo che eravamo arrivati quasi
alla fine della storia.
- Successe l’irreparabile, o, forse, successo ciò che era destino dal
nostro primo incontro. Per quanto cercammo di fare finta di nulla, l’amore che
provavamo l’uno per l’altra era ancora troppo forte e incontrandoci era uscito
fuori. Finimmo per fare l’amore. E Dio solo sa come mi sono sentita quella
volta. Sapevo di sbagliare, sapevo che stavo tradendo mio marito, i miei figli,
ma in quel momento mi importava solo stare tra le braccia dell’uomo che avevo
sempre amato. La sera stessa in cui facemmo l’amore il viaggio si concludeva e
noi dovevamo separarci. Avevamo pensato di non farlo, di rivelare ai rispettivi
compagni cosa ci fosse successo, ma alla fine per il bene dei nostri figli
decidemmo di non farlo, decidemmo che non potevano pagare loro per colpe che
avevamo solo noi. Così ci salutammo, ci dicemmo addio consapevoli che non ci
saremmo rivisti mai più. Per un periodo le gemelle e la figlia di John
restarono in contatto, poi all’improvviso non si fecero più sentire. Smisero di
rispondere alle chiamate di Nicole e non ne vollero più sapere – terminò di
raccontarmi.
- Hai mai saputo come mai? – le domandai.
- Le gemelle si resero conto che da quando ero tornata dalla crociera
ero diversa, ma soprattutto che i miei occhi erano tornati spenti come un
tempo. Dicevano che in quei giorni mi avevano vista felice davvero, serena e
solo allora si resero conto che la storia del principe e della servetta che gli
raccontavo quando erano bambine non era una storia inventata, ma altri non era
che la storia mia e del mio grande amore. Gli bastò fare due più due per capire
che quel principe dal nome John non era altro che il
John della nave e si resero conto che un rapporto con sua figlia non giovava
alla famiglia, non giovava a me. Non so se capirono anche che lì tradì loro padre, ma una cosa è certa. Loro due sapevano che
esisteva un John e che io l’avevo amato e lo amavo con
ogni fibra del mio essere – mi rispose senza troppi problemi.
- Non le fecero più domande riguardo a questa storia? – le domandai.
- Qualche anno dopo entrambe vennero da me e
mi chiesero cosa avrei fatto se loro non ci fossero state, se non avrei avuto
figlie e John nemmeno. Mi chiesero se sarei rimasta con loro
padre oppure no. Per la prima volta nella mia vita dovetti mentirgli.
Gli dissi che amavo loro padre e che non avrei
rinunciato a lui per nulla al mondo, tantomeno per un fantasma del passato. Non
potevo dirgli la verità, non ero certa l’avrebbero capita. Però di una cosa gli
sono grata, non fecero mai parola con Dylan ne con i
loro fratelli di quanto scoprirono. Restò un nostro segreto – mi spiegò.
- Posso farle una domanda un po’ personale? – le chiesi titubante.
- Ti ho praticamente raccontato la mia vita, cose che nessuno conosce e
mi chiede se puoi farmi una domanda personale? Forza sputa il rospo – mi disse
sorridendomi.
- Si è mai pentita, insomma si è pentita di averlo lasciato andare quel
giorno su quella nave? – le chiesi.
- Oggi con il senno del poi ti dico di si. I
miei figli mi avrebbero compreso prima o poi e io gli sarei stata comunque
accanto come lo sono stata pur stando accanto al loro padre, ma almeno sarei
stata felice. Ho scelto la felicità loro edi questo non mi pento, ma so che loro
sarebbero stati felici comunque, mentre io non lo sono stata. Non ho avuto
abbastanza coraggio per scegliere la mia felicità, o
forse, non ho avuto abbastanza coraggio per rischiare e mettermi in gioco. Di
tutto ciò che ho passato mi restano solo ricordi che tengo segreti, in fondo,
però, il cuore di una donna è un profondo oceano di segreti, quindi, non c’è
nulla di cui meravigliarsi – mi spiegò sorridendomi sincera.
- Perché ha deciso di raccontarmi la sua storia se davvero nessuno ne
era a conoscenza? – le chiesi.
- Perché tu nonostante tutto resti un’estranea, non puoi giudicarmi e
anche se lo farai non mi importa nulla perché noi non ci conosciamo,
probabilmente questa sarà l’ultima volta che ci vedremo e poi io avevo bisogno
di condividere questa storia con qualcuno di estraneo e così eccomi qui ad
averti aperto i miei segreti. Ho aiutato me aprendomi visto che ne avevo
davvero bisogno e spero di aver aiutato te. Non ti chiedo cosa hai intenzione
di fare, ti dico solo di rifletterci bene – mi rispose con un sorriso stampato
in faccia.
- Non credo di essere abbastanza coraggiosa da scegliere la mia
felicità a discapito di quella degli altri, però, la ringrazio mi è stata
utile. Chissà magari sarò più fortunata di lei e io riuscirò a dimenticarmi del
mio “John” – le dissi sorridendole mentre mi alzai dalla
divano.
- Vai già via? – mi chiese senza rispondere a ciò che avevo detto.
- Si, ho una cena che mi attende e devo ancora
andarmi a preparare. La ringrazio per quello che ha fatto per me, glielo sono
molto grata. E mi raccomando mi saluti sua nipote, è una ragazza tanto carina.
Sembra simpatica tanto quanto lei – le dissi dirigendomi verso la porta
dell’ingresso accompagnata da lei.
- Beh, in effetti, mi somiglia più di quanto appaia. Spero solo sia più
fortunata di me in amore – mi rispose la donna sorridendomi sincera mentre mi
aprì la porta.
Mi diressi verso l’uscita della casa, ma dopo aver sceso gli scalini e
prima che arrivassi alla macchina, mi sentì chiamare dalla donna e mi voltai
per sentire cosa voleva.
- Bella ascolta quello che ti ho detto e fanne tesoro. Sappi solo che
non ti dimenticherai di lui scappando via perché ogni notte vedrai il suo viso
nelle stelle – mi disse prima di sorridermi e chiudersi la porta alle spalle.
Ciò che aveva detto mi aveva lasciata un po’ basita, ma soprattutto mi
aveva fatto capire che era la verità.
Avrei potuto scappare quanto volevo, ma non potevo certo
dimenticarmi di lui come se nulla fosse.
Davvero ci avevo creduto?
Che stupida che ero.
Salì in macchina e mi diressi verso casa Cullen.
Erano già le otto di sera e dovevo riportare la macchina a Jasper, ma soprattutto
fra poco sarebbe passato Jacob a prendermi.
Gli mandai un messaggio e gli dissi di venirmi a prendere da lì
piuttosto che da casa mia.
Non avevo voglia di stare da sola.
A tutta velocità sfrecciai verso Villa Cullen cercando di scacciare via
il pensiero di Edward, ciò che avevo visto quella mattina e ciò che ci eravamo
detti poche ore prima.
Di sicuro lui era già arrivato a Los Angeles, se questo era davvero il
posto dove era diretto, e si stava divertendo con quella sciaquetta.
Arrivai a destinazione e posteggiai la macchina di Jasper in garage poi
scesi e mi diressi verso l’ingresso di casa, ma mentre lo facevo sentì il
cellulare squillare.
Controllai chi fosse il mittente della chiamata e vidi che era Edward.
Staccai la chiamata e spensi il cellulare.
Non avevo voglia di sentirlo o meglio avevo voglia di sentirlo, ma era
preferibile che non lo facessi.
In fondo gli facevo un favore a non rispondere.
L’avrei lasciato libero di divertirsi come e quanto voleva con quella
ragazza.
Cosa voleva di più?
Mi diressi verso il salotto di casa Cullen e vi trovai tutti i ragazzi
che non appena mi videro mi guardarono straniti.
Lanciai la chiave a Jasper che prontamente prese e poi mi sedetti sul
divano con loro.
- Ci devi delle spiegazioni – esordì Alice guardandomi negli occhi.
- In merito a cosa? – chiesi facendo finta di cadere dalle nuvole.
- In merito al comportamento di oggi e soprattutto alla sfuriata che
hai fatto a Edward – mi spiegò Rosalie.
Più chiara di così non si poteva.
Bene, ci mancava solo questa.
Non gli avrei detto la verità, non potevo e non volevo passare per la
gelosa di turno, quindi optai per una bugia consapevole che ci sarebbe voluto
un bel po’ per convincerli che fosse la verità.
Avanti Bella, per una volta, recita e fallo bene.
…Adry91…
Risposte alle vostre recensioni:
-
LadySile: Beh in effetti
ciò che ha visto Bella potrebbe essere molto fraintendibile. Se davvero è come
crede lei direi che tu hai pienamente ragione.
-
ciuciu: Beh diciamo che, per adesso, Bella sembra decisa
più che mai. Anche a causa di quello che ha visto. Per adesso non è sorto in
lei un minimo dubbio, non ha pensato nemmeno per un momento che potesse aver
frainteso. Non posso dirti cosa era quella ragazza, ma lo scoprirai presto.
Tutto dipende dal fatto se ti fidi o meno del “mio”
Edward.
-
vanderbit: Sono contenta che la lettera ti sia
piaciuta, c’era molto di me in quelle parole. Comunque non posso dirti se
Edward dopo Bella è andato a letto con qualcuno, ti rovinerei il mistero
riguardo a ciò che ha visto Bella. Lo scoprirai presto.
-
ledyang: Beh in effetti
pace, per adesso, sembrano non averne. Chissà in futuro. Comunque ti prego, le
news si, per favore…me inginocchiata che ti prega con
gli occhi da cucciola. Please.
-
crista: Mi chiedi perché Bella non capisce che
Edward è l’uomo giusto? Beh ti rispondo che non lo capisce perché è una gran
testa dura e a questo punto inizio a pensare che voglia soffrire di proposito.
-
giuly97: Non ti posso dire se è stato un malinteso o meno, ti dico solo
che si scoprirà molto presto. Comunque, sono contenta che la storia ti piace.
-
gamolina: Beh il tuo grido è valso più di mille
parole. Vediamo che succederà adesso.
-
eliza1755: Beh prima del matrimonio ti anticipo che ci sarà ancora qualche
capitolo, ma non molti. Comunque non ti posso dire se quello che Bella ha visto
è stato un malinteso o meno, altrimenti ti rivelerei troppo, però concordo con
te quando dici che lei avrebbe dovuto parlare con lui per chiarire le cose. Mi
fa piacere sapere che la lettera ti è piaciuta, ci ho messo molto di me stessa
in quelle parole.
-
dany 96:: Beh non preoccuparti per le recensioni
degli scorsi capitoli, anche se sono felice che sei tornata a recensire. Sono
felice che questi ultimi capitoli ti sono piaciuti molto,
spero che anche i prossimi ti piaceranno.
-
Ed4e:
Concordo con te sul fatto che Bella poteva parlarne con Edward, poteva
chiedergli spiegazioni e magari chiarire se si poteva, ma il silenzio non l’ha
aiutata per niente. Non voglio giustificarla, perché non c’è modo di farla, è
troppo testarda e cocciuta, però, magari non gliene ha parlato per non passare
per la gelosa di turno, quando sa che diritto di essere gelosa ne ha poco e
niente visto il suo comportamento, comunque leggendo capirai da sola perché non
ha voluto parlare ne con lui ne in seguito con i
ragazzi.
Un grazie di tutto
cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia
tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi
hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di
vostro gradimento e recensite. Un bacio.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di
Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.
Eccomi qui con un altro aggiornamento. Diciamo che la confusione
di Bella aumenta, ma soprattutto, forse, alcune convinzioni cominciano a
crollare. Ho già detto troppo. Vi lascio al capitolo. Un bacio e buona lettura.
Capitolo
21
Convinzioni
smentite?
POV BELLA
Erano passati tre giorni da quando Edward era partito e a me sembrava
essere passata un’eternità, forse, anche perché non ci eravamo sentiti per
nulla.
Durante quei tre giorni mi aveva chiamata non so quante volte e mi
aveva lasciato praticamente un’infinità di messaggi, ma io non avevo mai voluto
rispondere ne alle chiamate ne agli sms.
Mi sembrava sbagliato, tremendamente sbagliato e mi chiedevo con quale
coraggio mentre era in un’altra città con un’altra donna si metteva a chiamare
me.
Roba da non credere.
Non era mai successo da quando io ed Edward ci conoscevamo, cioè
praticamente da sempre, che stessimo più di un giorno senza sentirci e il fatto
che stavolta ne fossero passati tre non faceva che farmi stare malissimo.
Ai ragazzi avevo giustificato il mio comportamento dell’altro giorno e
la mia sfuriata con Edward come una giornata con la luna storta, ma loro non se
l’erano bevuta anche se, comunque, avevano smesso di fare domande.
Uscì dalla doccia e avvolta nell’accappatoio mi asciugai i capelli e
poi mi passai la piastra.
Andai in camera e mi vestì indossando un paio di jeans, una maglietta
nera e un paio di stivaletti neri con il tacco. A ciò abbinai un paio di
orecchini e un bracciale dello stesso colore (àil link dei vestiti
di Bella: http://yfrog.com/0avestitibella9p
).
Tornai in bagno e mi truccai, dopodichè indossai un cappello morbido di
lana nera e presa una borsa nera e gli occhiali da sole dello stesso colore
uscì di casa.
Salì sul mio Mercedes e mi diressi verso villa
Cullen dove insieme a Alice e Rosalie dovevamo sistemare gli ultimi dettagli
per il matrimonio, ormai, mancavano solo tre giorni ad esso.
Arrivai in poco tempo e dopo aver posteggiato la macchina mi diressi
verso il salotto dove trovai Alice e Rosalie applicate su alcuni fogli.
- Ciao ragazze – le salutai non appena entrai in stanza.
- Finalmente, pensavamo ti fossi persa per strada – mi disse Alice
senza alzare gli occhi dai fogli.
- Anche io sono felice di vederti – le risposi sarcastica.
- Bando alle ciance, vediamo di sistemare qui – intervenne Rose
facendoci smettere.
- Che bisogna fare? – chiesi.
- Stiamo rivedendo l’ordine dei posti al ricevimento. Dagli un’occhiata
e vedi che te ne pare – mi spiegò Alice mostrandomi i fogli.
Mi misi a guardarli, ma subito distolsi lo sguardo.
- Vanno benissimo – dissi riferendomi ad entrambe.
- Ma se non l’hai nemmeno guardato – mi rimproverò Rose.
- Mi fido di voi – mi limitai a risponderle.
Alice in tutta risposta mi fece un sorriso a trentadue denti e
un’espressione come a dire “ero certa che avresti risposto così”.
Gli sorrisi prima di sentire il cellulare squillare.
Lo presi dalla borsa e vidi che era ancora Edward, così decisi di
staccare la chiamata.
- Fammi indovinare, era Edward giusto? – mi chiese il folletto.
- Cosa te lo fa credere? – le domandai.
- Il fatto che non hai risposto – mi spiegò.
- Bella che succede? Edward ci ha detto che non hai risposto a nessuna
delle sue chiamate e che non rispondi nemmeno ai messaggi che ti manda. Cosa è
successo? – mi chiese Rose.
- Niente, è solo che non mi va di sentirlo. Forse, questo suo viaggio è
arrivato nel momento propizio. Ho bisogno di fare chiarezza – le risposi.
- E credi di fare chiarezza continuando i preparativi per il
matrimonio? – mi domandò sarcastica Alice.
Evitai di risponderle e mi buttai a peso morto sul divano.
Poco dopo entrarono in stanza Emmett e Jasper e dopo avermi salutata si
sedettero con me sul divano, mentre le ragazze salirono sopra, forse, per
sistemare altri dettagli.
- Ragazzi mi serve un favore – dissi ai due uomini di casa.
- Che ti serve Dadà? – mi domandò Emmett.
- Bisogna passare dalla gioielleria a ritirare le fedi. Doveva andarci Edward, ma visto che è partito non è che mi fareste voi
questo favore? – chiesi loro.
- Nessun problema tesoro, ma davvero hai intenzione di andare fino in
fondo a questa storia? Non credi che questo matrimonio sia troppo sbagliato? –
mi rispose Jasper porgendomi anche una domanda.
- Forse lo è, ma ci sono mille motivi che mi spingono a non poter
scegliere Edward. E’ complicato e adesso non mi va neppure di spiegarvelo – gli
risposi sincera.
- Bella, se cerchi sempre un motivo per non stare
con qualcuno, alla fine lo troverai sempre. Forse ad un certo punto bisogna
lasciarsi andare e seguire quello che dice il cuore – mi canzonò Emmett serio.
- A
volte il cuore sbaglia, non sempre indica la strada giusta – cercai di
giustificarmi io.
- TI
stai prendendo in giro da sola. Tu dentro di te desideri Edward, desideri stare
con lui e sai una cosa? Quando si desidera una cosa e non si fa tutto quello
che è in nostro potere per ottenerla, in pratica stiamo prendendo a schiaffi la
vita – mi disse Jasper.
- Chi
mi dice che Edward sia più giusto di quanto possa esserlo Jacob? – domandai
senza guardare nessuno dei due.
Non
importava chi mi rispondesse purché qualcuno lo facesse.
-
Perché in un rapporto ci deve essere amore e passione, e tu per Jacob non provi
nessuno dei due, mentre per Edward si – mi rispose Emmett.
- In
un rapporto ci vuole anche altro – continuai io
cercando di farmi venire la ragione anche se sapevo di non averne.
- Si, hai ragione, ci vuole anche altro, ma l’amore e la
passione devono essere al primo posto e sai perché? Vediamo se riesco a fartelo
capire con un esempio pratico – mi disse Jasper mentre si portò l’indice sul
mento mettendo su l’espressione tipica di chi pensa – ci sono. *Beh, la passione ha il gusto della
tequila e l’amore ha il gusto del whiskey. L’amore brucia per molto tempo e ti
scalda il cuore e a volte ti fa fare cose stupide. La tequila, invece, ti fa
ubriacare. Puoi ubriacarti di passione ed essere scaldato dall’amore.* Per questo motivo, questi sono due
elementi fondamentali in una coppia e tu li provi solo per Edward – continuò
lui guardandomi negli occhi.
-
Tutto questo è tremendamente sbagliato. Da quando questa storia è iniziata la
mattina mi alzo sentendomi disperata perché non so cosa succederà, non so se riuscirò
ad affrontare questa situazione – dissi guardano nel vuoto.
-
Posso capire cosa provi, ma non ti arrabbiare se te lo dico, ma tra te ed
Edward credo che il più disperato sia lui. Lui sa che vuol dire alzarsi ogni
mattina sentendosi disperati, pensando che il suo amore si sta svegliando con
l’uomo sbagliato, ma allo stesso tempo sperando che tu trovi la felicità, anche
se non la troverai con lui – mi corresse Jasper mentre io sprofondai nella
paranoia più totale.
Aveva
ragione, aveva dannatamente ragione.
-
Bella non disperarti. Ogni casa accade per una ragione. Riflettici – aggiunse
Emmett prima che entrambi si alzassero dal divano.
-
Andiamo a ritirare le fedi. A dopo – mi disse Jasper dandomi un bacio sulla
fronte e uscendo.
Anche
Emmett mi baciò la fronte e poi uscì anche lui da quella casa lasciandomi
entrambi nello sconforto più totale.
Restai
su quel divano per un po’ fino a quando non mi addormentai.
Quando
mi svegliai mi trovai appoggiata ad un cuscino e non mi ci volle molto per
capire che fosse stata Esme, difatti aprendo gli occhi la trovai seduta sul
divano a guardare la televisione.
- Ti
sei svegliata? – mi chiese quando mi vide stiracchiarmi.
-
Grazie per il cuscino – le risposi dopo aver abbassato la testa in senso si
assenso.
-
Prima ti ho sentito parlare con Jasper e Emmett. Non avrei voluto, ma passavo
dal corridoio e non ho potuto farne a meno. So che probabilmente tutti in
questo periodo ti stanno facendo la testa quanto un pallone e non vorrei farlo
anche io, però, una cosa voglio dirtela. Da quello che ho sentito poco fa e
dalle tue ultime azioni, mi riferisco al fatto che non rispondi a Edward che
tra l’altro è disperato, ho capito che hai paura, una dannata paura. Ti
capisco, ma posso dirti una cosa. A volte la paura è proprio una brutta cosa,
non ti fa vivere i momenti più belli. E’ una specie di maledizione se non sai
vincerla – mi disse tutta d’un fiato, forse, per paura che io potessi dirle di
smetterla.
- Hai
ragione. Ho proprio paura, paura di fare la scelta sbagliata – le risposi
sincera.
- Hai
mai pensato che essendo così presa nel cercare di fare la scelta giusta non
hai mai considerato che forse non esistono scelte giuste o scelte sbagliate ma
solo scelte? – mi domandò guardandomi negli occhi.
- Non sono certa che Edward mi ami – le rivelai abbassando lo sguardo.
Era la prima persona a cui lo dicevo, ma, forse, la più indicata.
Era sua madre e lo conosceva meglio di chiunque altro, o comunque era
una persona esterna alla cosa, quindi, poteva essere più razionale.
- Stai scherzando vero? – mi chiese ridendo.
- Assolutamente no – le risposi con tono triste guardandola
negli occhi.
Vidi la sua risata tramutarsi in uno sguardo serio,
profondo.
- Bella, Edward è innamorato di te più di quanto tu possa
credere. Ti ama praticamente da sempre, ma, forse, se ne è accorto solo quando
ha capito che rischiava di perderti per sempre – mi disse prendendo le mie mani
nelle sue.
- Te lo ha detto lui? Insomma è stato lui a dirti che mi
ama? – le chiesi sapendo che Edward non avrebbe mai mentito a sua madre, la
amava troppo, la venerava.
- No. Comunque lo so, lui ti ama davvero – mi rispose seria.
- E come lo sai? – le domandai sinceramente curiosa.
- Perché conosco mio figlio e so che non ha mai sofferto
così per nessuno, so che non ha mai provato questo sentimento per nessuno se
non per te, ma soprattutto lo so perché lui ti guarda nello stesso modo in cui
Carlisle guarda me – mi spiegò sicura di se.
Quel paragone non poteva che rendermi più felice.
Esme e Carlisle, per me, erano sempre stati l’incarnazione
del vero amore.
Sposati da una vita si amavano ancora come il primo giorno
o, forse, di più.
E pensare che Edward potesse amarmi come suo padre amava sua
madre non poteva che rendermi più felice.
Solo in quel momento mi venne in mente un particolare a cui
prima non avevo pensato.
E se avessi frainteso ciò che avevo visto?
E se quella ragazza non fosse andata da Edward per fare
chissà cosa?
Se io mi fossi creata dei castelli in aria?
Era possibile?
Vedere lo sguardo sicuro con cui Esme mi aveva detto che
Edward mi amava mi faceva venire in mente che avevo sbagliato tutto.
Forse, dovevo parlare con Edward, forse dovevo spiegarmi con
lui, o meglio, forse, dovevo lasciarlo spiegare.
- Spero che farai la scelta migliore, non tanto per gli
altri, ma per te stessa. Comunque vada io sarò sempre
dalla tua parte, bambina mia – aggiunse Esme vedendo il mio silenzio.
Mi
buttai nelle sue braccia e l’abbracciai forte.
Mi era
servito parlare con lei, ma soprattutto mi aveva schiarito le idee.
Avrei
parlato con Edward, avrei chiarito con lui e in base a come sarebbe andata
avrei preso la mia decisione.
Esme
si alzò da lì e tornò di là, mentre io salutai tutti e mi diressi verso casa.
Avevo
bisogno di stare sola e di riflettere, ma soprattutto volevo chiamare Edward
per scusarmi del mio comportamento e per dirgli che al suo ritorno avremmo
dovuto parlare.
Arrivata
a casa posteggiai la macchina e salì in casa.
Presi
il telefono per chiamare Edward, ma allo stesso momento mi arrivò un messaggio.
Il
mittente era proprio lui.
Lo
aprì e lessi cosa mi aveva scritto:
Mi auguro solo di sbagliarmi, mi auguro
che quello che mi sta passando nella testa per giustificare il tuo assurdo
comportamento sia solo frutto delle mie paranoie…se così non fosse mi sentirei
uno schifo perché capirei quanto poco ti fidi di me. Riesco solo a darmi una
risposta al tuo atteggiamento dell’altro giorno, a ciò che mi hai detto prima
che partissi, ma soprattutto a questo tuo attuale silenzio. Non puoi nemmeno
immaginare quanto io vorrei sbagliarmi, ma credo che non sia così. Perché
Bella? Mi chiedo solo perché? Potevi parlarmene, ne hai avuto l’occasione,
invece niente…silenzio. Te ne sei uscita con frasi campate in aria senza alcun
significato. Forse me lo merito, in fin dei conti com’è che si dice? Si semina
quel che si raccoglie. Credevo, però, che mi conoscessi più a fondo…pazienza…si
vede che ho sbagliato…!
Dire
che una lacrima aveva solcato le mia guance era dire
poco, in pratica ero un fiume in piena che non aveva intenzione di placarsi.
Possibile
che Edward avesse capito cosa davvero mi passasse per la testa?
Possibile
che avesse collegato il mio comportamento con il fatto che io lo avessi visto
con quella ragazza?
Come
poteva averlo capito?
E se
davvero era a questo che si riferiva, mi sentì uno schifo perché da quello che
avevo capito dal messaggio avevo frainteso tutto.
Non
sapevo cosa fare, così decisi di chiamarlo.
Lasciai
squillare il cellulare fino a quando la chiamata non venne trasferita alla
segreteria telefonica.
Sperai
che non mi avesse risposto perché non aveva il cellulare a portata di mano, ma
quando provai per la seconda volta mi accorsi che l’aveva spento.
Ciò
significava che non voleva parlarmi e mi resi conto come nel giro di niente la
situazione si fosse del tutto capovolta.
Prima
lui che chiamava e io che non rispondevo, adesso io che chiamavo e lui che
aveva spento perfino il cellulare.
Roba
da non credere.
Ci
stavamo facendo male a vicenda senza che, probabilmente, nemmeno lo volessimo.
Tirai
un pugno al tavolo per i forti nervi e mi feci un male cane alla mano,
dopodichè mi misi il pigiama e senza neanche mangiare mi tuffai sul divano.
Spensi
anche io il cellulare.
Non avevo
voglia di sentire nessuno, di vedere nessuno.
Solo
allora mi resi conto che i ragazzi e anche Jacob avevano la chiave di casa,
così mi alzai dal divano e andai a mettere la catenina alla porta.
Pur
avendo avuto le chiavi con la catenina inserita non avrebbero potuto aprire.
Mi
diressi in cucina e afferrai dal freezer una vaschetta di gelato.
Presi
un cucchiaione gigante e mi sedetti di nuovo sul divano accedendo la
televisione.
Come
se il destino volesse punirmi il film in diretta era “Ghost”, uno dei film più
romantici della storia, uno dei film che avevo sempre amato vedere appollaiata
tra le braccia di Edward durante le nostre serate cinema.
Mi
accoccolai meglio sul divano e iniziai a rimpinzarmi di gelato mentre guardavo
il film.
Lo
seguivo passo passo, come se lo
stessi guardando per la prima volta.
Eravamo
alla scena in cui Molly e Sam erano sdraiati sul letto.
- Ti amo – gli disse lei.
- Idem – le rispose lui.
- Perché non mi dici “ti amo”? – le
domandò Molly.
- Io te lo dico continuamente – la corresse
lui.
- No. Io dico “ti amo”, tu dici “idem”.
Non è la stessa cosa – lo incalzò lei.
- Ti amo si dice troppo spesso, ormai
non sa più di niente – l’aveva zittita Sam.
Adoravo
quella scena, ma soprattutto adoravo vederla con Edward.
Quante
volte avevamo “litigato”su quel punto.
Io
stavo dalla parte di Molly, dicevo che una donna ha bisogno di sentirsi dire
“ti amo”, ma lui diceva che quelle parole, ormai, avevano perso il loro
significato, venivano usate impropriamente, diceva che se davvero si ama una
persona glielo si deve dimostrare con i fatti, non con le parole. Era capace di
girarsi il discorso così bene che alla fine non potevo far altro che dargli
ragione.
Calde
lacrime iniziarono a fluire nei miei occhi e mi era difficile fermarmi.
Per
ogni lacrima mangiavo un cucchiaio di gelato ed ero convinta che continuando così mi sarei alzata da lì grande quanto una
mongolfiera.
Alice
e Rose non avevano fatto altro che dirmi di mantenere un certo equilibrio con
il cibo, non dovevo ne ingrassare ne dimagrire altrimenti avrei rischiato di
nuotare dentro il vestito da sposa o peggio ancora di non entrarci neppure.
In
quel momento me ne fregai altamente.
Avevo
altro a cui pensare.
Continuai
a vedere il film e le scene si susseguivano senza sosta.
La
scena più bella dell’intero film, quella di loro due davanti al vaso di creta e
successivamente loro due che facevano l’amore, si parò davanti ai miei occhi e
le lacrime continuarono a scendere copiose.
Per un
attimo fui tentata di spegnere la tv, mi stavo facendo troppo male, ma non me
la sentivo di spegnere.
Volevo
guardarlo, dovevo guardarlo.
Alla
stessa rapidità con cui le scene cambiavano, il gelato si consumava e io non
aveva intenzione di smettere.
Si arrivò
così alla scena finale, quella in cui Sam dopo aver ucciso “per sbaglio” Carl
può finalmente tornare in Paradiso e salutare la sua Molly dicendogli quel “ti
amo” che, da vivo, non le aveva mai detto.
Lei
finalmente lo vede e lo sente e riescono, dopo un dolce e romantico bacio, a
dirsi addio come meritavano.
- Ti amo Molly, ti ho sempre amata
tanto – le dice lui guardandola intensamente negli occhi.
- Idem – gli risponde lei dopo aver
sorriso visto che lui non gli aveva mai detto “ti amo”.
Lui si allontana per salire in
Paradiso.
- E’ meraviglioso
Molly, l’amore che ha dentro portalo con te – le dice lui allontanandosi
sempre di più – addio – conclude mentre ancora la guarda intensamente.
Lei lo fissa con i lacrimoni agli occhi
e una lacrima calda gli solca una guancia.
- Addio – riesco solo a dire prima che
lui gli volti le spalle per andarsene – ciao – ribadisce dopo, quando lui,
ormai, è diventato un puntino talmente piccolo da non riconoscersi neppure.
I
titoli di coda comparvero su uno schermo nero e io non riuscivo ancora a
staccare gli occhi di dosso dalla televisione.
Le
lacrime si erano quintuplicate e il gelato era, ormai, finito, quindi, era
finito anche il suo effetto consolatorio.
Spensi
la tv mentre ancora il mio sguardo guardava il vuoto e cercando di asciugarmi
le lacrime mi alzai dal divano dirigendomi con difficoltà nella mia stanza.
Mi
buttai a peso morto sul letto e presa una delle tante foto che tenevo sul
comodino mi misi ad osservarla.
Eravamo
ritratti io e Edward.
Era
una foto che ci avevano fatto i ragazzi senza che noi c’è ne
accorgessimo, infatti sia io che lui guardavamo in direzioni diverse
rispetto all’obiettivo della macchina fotografica.
Era
una foto spontanea e come tutte le foto spontanea era
di gran lunga migliore di quelle fatte in posa (àil link della foto: http://yfrog.com/j5fotopntj ).
Era
stata scattata un paio di mesi prima ad un matrimonio lì a Phoenix della figlia
di un collega di Carlisle.
Ci
eravamo divertiti parecchio quel giorno.
Strinsi
il portafotografie al petto e altre lacrime caddero sulle
mia guance.
Non
c’è la facevo più.
Volevo
addormentarmi e al mio risveglio dimenticarmi tutto quello che era successo in
questo periodo, volevo addormentarmi e svegliarmi un paio di anni prima, quando
tutto andava a meraviglia, quando potevo abbracciare o pensare a Edward senza
sentirmi in colpa, quando potevo guardare Jacob senza pensare che non era l’uomo giusto visto che neppure ci stavo insieme,
volevo sentirmi libera, felice come ero stata un tempo, ma purtroppo crescendo
tutto cambia e tutto diventa più difficile.
Non
avevo mai pensato che un semplice “si” detto sull’altare potesse cambiare
talmente tanto la vita di una persona.
La mia
sarebbe cambiata totalmente.
Avrei
lasciato Phoenix e con essa i miei affetti, avrei preso a calci una vita di
amicizia, ma soprattutto avrei mandato all’aria tutta la mia felicità.
Un
matrimonio non doveva portare gioia, felicità?
Avevo
sempre creduto di si, ma adesso mi rendevo conto che
il mio di matrimonio non mi stava portando nulla di tutto ciò, il mio
matrimonio mi stava portando solo dolore e sensi di colpa.
Mi
facevo schifo, schifo per tante cose e adesso stranamente cominciavo a farmi
schifo anche per come mi ero comportata in quegli ultimi tre giorni con Edward.
Non
sapevo se sperare che ciò che avevo dato per certo
fosse davvero certo in modo da non sentirmi in colpa per non aver avuto fiducia
in lui, oppure se sperare che fosse stato tutto frutto della mia fantasia per
riuscire finalmente a chiarire con lui.
Sarebbe
tornato il giorno seguente e in un modo o nell’altro dovevo parlarci, dovevo
sapere.
Avevo paura, soprattutto dopo il messaggio che mi aveva mandato.
E se
avessi rovinato tutto anche con lui?
Non volevo
pensarci, non potevo pensarci.
Mancavano
tre giorni al matrimonio e io speravo solo che quel giorno non arrivasse mai.
Con la
foto mia e di Edward stretta al petto mi addormentai sperando che almeno i
sogni mi avrebbe fatto sentire un po’ meglio.
…Adry91…
* La frase tra i due asterischi è una frase che ha realmente
detto Jackson Rathbone, alias Jasper Cullen, durante un’intervista per la rivista
inglese Glamour Magazine. Gli è stato chiesto come differenziava l’amore dalla
passione e lui ha risposto così. La frasi mi ha
colpito molto, al punto tale da decidere di inserirla in una delle mie storie. Spero
apprezziate.
Voglio anticipare a tutti che il prossimo capitolo sarà un
pov Edward, il primo in questa storia. Così riusciremo
a capire molto di più.
Risposte alle vostre recensioni:
-
kristen200996: Sono contenta che la storia ti piace.
Comunque si, qualche parte riprende qualche
avvenimento dell’8 stagione di distretto di polizia. Io adoro quella fiction. E
come te adoro la coppia Luca-Anna. Bellissimi.
-
giuly97: Mi fa piacere che la gli ultimi
capitoli ti siano piaciuti. Mi auguro di non deluderti con i prossimi.
-
bella cullen89: Beh diciamo che la lettera del capitolo scorso aveva molto di
mio, c’ero io in quella lettera anche se non in tutto e per tutto. Quanto alla
storia ritornare il passato la aggiornerò non appena completerò il
capitolo.Comunque, sta tranquilla che
ho tutta l’intenzione di continuarla.
-
PAZZA96: Sono contenta che la storia ti piace.
Mi auguro che sarà così anche in futuro.
-
vanderbit: Beh diciamo che l’incontro con la signora
Hamilton doveva servire da imput a Bella, vedremo se
sarà così. Comunque il matrimonio sarà esattamente fra quattro capitoli.
-
crista: Diciamo che Edward ci ha provato a
parlarle, ma quando si deve chiarire qualcosa bisogna volerlo in due e Bella a
quanto pare non voleva farlo, quindi Edward poteva fare ben poco.
-
ELLAPIC: E’ vero, l’amore arriva quando meno te lo aspetti e se non
prendi quel treno puoi stare sicuro che non ne passeranno altri, non come
quello almeno. Vediamo che deciderà Bella. Iniziamo a venirle dei dubbi
riguardo a ciò che ha visto. Avrà ragione adesso, o prima?
-
eliza1755: Sono contenta che la storia della signora Hamilton ti è piaciuta, diciamo che doveva servire a Bella. Non è
detto che sarà così, però. Mi fa piacere che hai fiducia in Edward a tal punto
da pensare che sia stato tutto un malinteso. Chissà se ti sbagli oppure no.
-
gamolina: Beh diciamo che quella
frasi mi è sempre piaciuta e volevo in qualche modo incastonarla nella
storia, così l’ho messa lì, anche perché credo che fosse il miglior consiglio
che la signora Hamilton, vista la sua vita, poteva darle.
-
ledyang: Lo odi proprio il cane, non è vero? Beh per adesso dovrai
stringere i denti e sopportarlo, non è detto che se ne andrà via. E poi non
sono io a scegliere, è Bella.
-
Ed4e:Si, forse, lei doveva parlargliene, anzi doveva farlo
senza forse, ma magari aveva paura di quello che lui poteva dirgli, paura che
confermasse i suoi sospetti, ma anche paura che lui li smentisse. Diciamo che
per adesso lei sembra decisa a portare avanti la sua decisione, chissà cosa
succederà davvero.
-
dany 96:: Beh in effetti che
la “mia” Bella è un po’ scema l’ho detto spesso. Si fa troppe paranoie.
Comunque spero che la storia possa continuare a piacerti anche in futuro.
Un grazie di tutto
cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia
tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi
hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di
vostro gradimento e recensite. Un bacio.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di
Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.
Eccomi qui con un altro aggiornamento. So di essere in ritardo,
ma sono stata una settimana fuori e al mio ritorno una durissima sorpresa mi ha
atteso. E’ successa una cosa bruttissima che mi ha segnato parecchio, una cosa
da cui non mi sono ancora ripresa e credo che c’è ne
metterò di tempo per riprendermi. Diciamo che per questo la mia ispirazione si
è andata a fare un giro, ma spero che tornerà e che riuscirò a riprendermi da
quello che è successo, anche se ci vorrà un bel po’. Vi lascio al capitolo. Un
bacio e buona lettura.
Capitolo
22
Forse
ho capito
POV EDWARD
Tre
giorni a Los Angeles, tre giorni lontano dalla mia unica ragione di vita, tre
giorni che mi sentivo svuotato, come se mi mancasse cuore e anima.
Bella
si era impossessata di me praticamente da quando, appena nata, aveva aperto gli
occhi.
Mi
aveva letteralmente stregato.
Vivere
al suo fianco per ventidue anni era stato il regalo più bello che la vita
potesse farmi, ma dentro di me avevo lottato tanto in quegli anni, avevo
lottato per cercare sempre di fare il buon amico e di non mostrargli mai i miei
veri sentimenti.
Avevo
fatto di tutto con e per lei, mi ero completamente annullato per donarmi a lei
e il fatto che lei necessitava costantemente nella mia presenza al suo fianco
non poteva che rendermi felice, perché mi rendevo conto che ero un pezzo troppo
importante della sua vita, forse il più importante in assoluto.
Questo
l’avevo sempre saputo.
Probabilmente
me ne ero accorto davvero quando aveva perso sua madre.
Quando
Renèe morì, Bella, era intrattabile, non si faceva avvicinare da nessuno e si
era chiusa in sé stessa.
Ero io
l’unico a cui permetteva di starle vicino, l’unico con cui si apriva davvero.
Fu
allora che mi resi conto di quanto davvero contassi per lei.
Pian
paino l’ho vista crescere, maturare, ma soprattutto l’ho vista diventare donna
e farsi sempre più bella iniziando così a vedere anche l’effetto che faceva
sugli uomini.
Tutti
pronti a guardala famelici, come se fosse un oggetto.
Ero
diventato tremendamente geloso, non permettevo a nessuno di avvicinarsi a lei.
Jacob,
in questo, mi era stato molto utile.
Entrambi
sapevamo di essere innamorati di lei, due migliori amici innamorati della
stessa donna.
Non
c’era nulla da fare, non potevamo cambiare questo dato di fatto.
La
nostra fortuna fu quella di non aver messo mai l’altro di fronte ad una scelta
e se oggi possiamo dire di essere ancora amici lo dobbiamo proprio a questo.
Quando
lui ebbe il coraggio di dichiararsi sperai con tutto me stesso che Bella non lo
ricambiasse.
Ero
egoista e lo sapevo, ma Bella era mia, o almeno era questo
quello che credevo.
Dopo
qualche tempo i due si misero insieme e io decisi di togliermi di mezzo.
Se
Bella era felice a me andava bene così.
Prima
di tutto dovevo pensare a lei, alla sua felicità.
Io e
tutto ciò che provavo veniva dopo.
Sapevo
di non potermi innamorare di nessuna che non fosse Bella e così iniziai una
maratona a quante ragazze riuscivo a portarmi a lettoin un giorno.
All’inizio
fu divertente, poi mi resi conto che facevo schifo perché era come tradire ciò
che provavo per Bella, ma nonostante tutto non riuscivo a smetterla.
Quante
volte avevo litigato con lei perché mi accusava di essere uno stronzo, perché
mi accusava di giocare con i sentimenti delle donne.
Poi
una mattina era venuta insieme a Jacob e mi aveva rivelato che si sarebbero
sposati.
A quel
punto non c’è la feci più.
Dovevo
provarci.
Sapevo
che Bella non era innamorata davvero di Jacob, lei era semplicemente innamorata
dell’amore e credeva di trovare in lui ciò che cercava.
Decisi
che dovevo farle sapere cosa provavo, dovevo capire cosa lei provasse per me.
Possibile
che mi volesse bene solo come un fratello?
Non
potevo accettarlo.
Iniziò
così, per me, una nuova maratona.
Mi
resi conto subito che in fondo anche Bella mi ricambiava e grazie anche ai
ragazzi riuscì a sentire dalla sua bocca due parole che non credevo di poter
mai sentire: “ti amo”.
In
quel momento sarei potuto anche morire, non me ne sarebbe importato.
Avevo
già avuto tutto ciò che volevo.
Trascorremmo
due giorni indimenticabili, ma tornando a Phoenix tutto tornò come prima.
Mi
aveva chiesto tempo e glielo avrei dato, dovevo darglielo.
Poi
all’improvviso il giorno della mia partenza era stranamente cambiata.
In
macchina l’avevo sentita fredda e quando mi aveva chiesto della partenza
sembrava come se mi nascondesse qualcosa, come se non avesse creduto a ciò che
gli avevo detto.
Arrivati
a casa dei miei si era praticamente tuffata addosso a Jacob macinando il mio
cuore come fosse frumento.
Per
tutto il tempo del pranzo non si era scollata da lui e quando lui se ne era
andato si era messa a giocare alla play-station con Emmett.
Quando
anche io e i ragazzi ci eravamo uniti a loro, non mi aveva praticamente degnato
di uno sguardo.
Non
era voluta venire con i ragazzi ad accompagnarmi in aeroporto e aveva risposto
alla proposta di Alice in modo scostante e glaciale come se c’è l’avesse con me
per qualcosa.
Avevo
chiesto ai ragazzi di andare loro a prendere la valigia ed ero andato in garage
ad aspettarla sperando di chiarire e non certo di sentirmi dire ciò che mi
aveva detto.
Mi aveva
accusato di non essere innamorato di lei, ma della sua immagine.
Sentivo
rabbia e, forse, delusione nelle sue parole, ma i suoi occhi, beh i suoi occhi
mi dicevano che quello che stava dicendo non lo pensava davvero.
Se ne
era andata senza darmi il tempo di parlare e da tre giorni non si faceva
sentire.
Non
rispondeva ne alle mie chiamate ne ai miei messaggi.
I
ragazzi non avevano saputo darmi risposte.
Dicevano
che lei era rimasta nel vago e non aveva dato loro una spiegazione logica e
plausibile al suo comportamento e io non mi spiegavo cosa gli passasse per la
testa.
Cosa
era potuto succedere?
Erano
tre giorni che ci pensavo, ma non riuscivo a venirne a capo.
Di
sicuro doveva essere scattato qualcosa in lei la mattina della mia partenza,
perché fino alla sera era tutto normale.
Eravamo
andati a mangiare una pizza con i ragazzi e pure con Jacob e lei sembrava
normalissima, come sempre.
Mi
stavo mangiando il cervello, ma non riuscivo a tirare fuori niente che potesse
spiegarmi il perché del suo assurdo comportamento.
Decisi
di smetterla di pensarci, tanto non ne sarei venuto a capo.
Avevo
un’intervista da fare e dovevo sbrigarmi.
Mi
buttai sotto il getto dell’acqua e mi feci una lunga doccia rilassante.
Quando
uscì mi asciugai e poi andai a vestirmi.
Indossai
un paio di jeans chiari, una maglietta maniche corte marrone con le scritte panna, una cintura marrone e un paio di scarpe
sportive lucide dello stesso colore (àil link dei
vestiti di Edward: http://yfrog.com/9hvestitiedward9p
).
Tornai
in bagno e diedi una sistemata veloce ai capelli che come al solito non
volevano saperne di stare ordinati e poi indossai un orologio marrone con le
rifiniture bronzate e un bracciale sportivo d’argento. Infilai gli occhiali e
mi diressi sotto, nel giardino dell’albergo, dove mi attendeva una bella
intervista.
Non
che fossi eccitato all’idea, ma un’intervista per il “Los
Angeles sport magazine” era un’occasione unica per la mia carriera e per
il mio lavoro.
Prima
di giungere fuori provai a chiamare di nuovo Bella, ma staccò subito la
chiamata.
Lascia
perdere e mi diressi fuori.
In un
tavolinetto del giardino trovai seduto già il mio manager che parlottava con la
giornalista, la stessa che tre giorni prima era venuta a casa mia per propormi
il tutto.
Non
potei fare a meno di notare il suo abbigliamento e mi resi conto che, almeno da
come si vestiva, non aveva nessuna parvenza di giornalista.
Il suo
abbigliamento invece di essere sobrio com’è giusto che sia era provocante e non
riuscivo a capire se era sempre così e se lo faceva solo con chi piaceva a lei.
Indossava
un vestitino molto mini laminato dorato con un laccio che
gli girava intorno al collo. Era arricciato leggiarmente all’altezza del seno e
aveva una fascia di brillantini che dal centro svoltava verso sinistra, un paio
di sandali dal tacco vertiginoso sempre dorati e un trucco talmente marcato da
essere visibile anche a grandi distanze (àil link del vestito della
giornalista: http://yfrog.com/emvestitogiornalista2j
).
Nonostante
fosse vestita in modo provocante potevo affermare che non lo fosse in modo
talmente vistoso come il giorno in cui si era presentata a casa mia.
Mi
avvicinai e non appena giunsi al tavolo salutai entrambi e mi sedetti.
-
Edward sei un po’ in ritardo – mi canzonò il mio manager.
- I
grandi personaggi si fanno sempre attendere – lo rimbeccò la giornalista con
fare malizioso.
Qualcosa
mi diceva che quella lì ci stava provando.
Non ci
feci caso e mi scusai per i dieci minuti di ritardo.
Come
diceva sempre Bella, a volte ero peggio di una ragazza quando dovevo
prepararmi.
Ovviamente
non l’avrei mai ammesso davanti a lei.
La
ragazza che, si era già premurata quando era venuta a casa mia di darmi e di
farsi dare del tu, aveva iniziato con le domande.
Mi
domandò di cosa mi avesse spinto a diventare pilota di Formula Uno, quali erano
le mie aspirazioni da bambino, a chi dedicavo le mie vittorie, a qual’era il
mio più grande sogno e poi passò a domande sulla mia vita privata alle quali
fui molto bravo a evitare di rispondere e a girarle a mio favore.
Circa
due ore dopo l’intervista finì e il mio manager si dileguò, mentre io stavo
facendo lo stesso, ma la ragazza mi fermò.
-
Complimenti – mi disse lei prima che io avessi il tempo di alzarmi.
- A
cosa? – le domandai.
- Ad
essere stato in grado di dribblare al meglio le mie domande sulla vita privata.
Non tutti ci riescono – mi spiegò.
- Si
vede che sono stato fortunato – le dissi senza prestare attenzione al fatto che
mi stesse guardando ammiccante.
-
Probabilmente. Posso essere io adesso fortunata ad essere invitata da te a cena
questa sera? – mi domandò maliziosa.
- Non
confondo mai il lavoro con il piacere, mi spiace – le risposi forse un po’
scontroso.
Non mi
piacevano i suoi modi, non mi piacevano per nulla.
-
Potresti fare finta che non sono una giornalista, che non ti ho fatto nessuna
intervista e roba simile. Puoi semplicemente fare finta che mi hai incontrata
in questa meravigliosa città e pertanto invitarmi – mi propose avvicinandosi a
me.
-
Potrei, ma non voglio – le risposi scortese.
Stava
esagerando.
-
Cos’è, vuoi dirmi che non ti piaccio? – mi domandò sempre più ammiccante.
- Non
è questo il problema. Sai, amo la mia donna, quindi se non ti dispiace, adesso
andrei – le dissi glaciale prima di alzarmi e dirigermi verso l’ingresso
dell’hotel.
Forse
avevo esagerato un po’, in fin dei conti era sempre lei che doveva scrivere
l’articolo su di me, ma non me ne importava nulla.
Odiavo
quel genere di ragazze e solo adesso mi rendevo conto che nella mia vita non
avevo fatto altro che portarmi a letto gente del genere.
Che
schifo, mi facevo proprio schifo.
Passai
al bar dell’hotel e presi qualcosa da bere.
Restai
lì per un bel po’, non avevo voglia di salire in camera.
Dopo qualche ora decisi che non potevo più restare lì e così
tornai nella mia stanza dove non potei fare a meno di pensare a Bella e al
comportamento della giornalista.
Dovevo
immaginarlo subito quale fosse il suo intento, gli piacevo.
Anche
quando era venuta a casa aveva usato frasi a metà ed era stata anche parecchio
maliziosa.
- Benissimo. Non vedo l’ora. Adoro i
bis – mi aveva detto sul pianerottolo di casa quando gli avevo detto che gli
avrei fatto uno squillo per rivederci per l’intervista.
Quel
“bis” era un chiaro sostantivo usato in modo malizioso, usato con il doppio
senso.
Eppure
quel giorno non ci avevo visto nulla di male, ero perfino stato allo scherzo.
Oggi
mi rendevo conto di aver sbagliato, forse gli avevo dato speranze che non
poteva avere mai e poi mai, non con me almeno.
Aspetta un attimo Edward.
Vuoi vedere che quella piccola discussione
sul pianerottolo l’h sentita Bella e ha frainteso
tutto?
Ecco
la mia coscienza che mi parlava, ma stavolta aveva ragione.
Certo,
quella poteva essere l’unica soluzione plausibile al comportamento di Bella.
Adesso
che ci pensavo, quella mattina mi era sembrato di sentire un rumore proveniente
dalla porta di casa di Bella, come se qualcuno l’avesse aperta, ma avevo
guardato e non avevo notato nulla di strano.
Possibile
che Bella l’avesse aperta e l’avesse lasciata socchiusa quando aveva visto me e
la ragazza?
Si
era possibilissimo e adesso si spiegava tutto.
Aveva
visto quella ragazza uscire da casa mia, l’aveva vista vestita in quel modo e
aveva sentito cosa ci eravamo detti, battute stupide a mio avviso, battute
fraintendibili ad avviso della ragazza e sicuramente anche di Bella.
Ecco
perché quella mattina si era comportata così, ecco il perché di quel
comportamento con Jacob, ecco il perché di quelle cose che mi aveva detto in
garage, ecco il perché non rispondeva alle mie chiamate e ai miei messaggi.
Di
sicuro aveva frainteso tutto.
Avrà
pensato sicuramente che me ne andavo a Los Angeles a divertirmi con quella
ragazza.
Roba
da non credere.
Come
poteva averci creduto davvero?
Ma
soprattutto perché non me ne aveva parlato?
Avremmo
potuto chiarire subito.
Cosa pretendevi che non pensasse male
conoscendo il modo in cui sei fatto? Prima che ti
dicesse che si sarebbe sposata sei passato da un letto
all’altro con la stessa facilità con cui ci si cambia una maglietta sporca.
Ecco
la mia coscienza che si faceva sentire ancora e anche stavolta aveva ragione.
Era questo quello che avevo seminato, ma credevo che Bella si
fidasse di me, credevo che lei mi conoscesse talmente bene da non poter pensare
che dopo che mi ero dichiarato a lei potessi anche solo pensare di andare a
letto con qualcuna che non fosse lei.
Mi
sentivo deluso, tremendamente deluso.
Non
aveva avuto fiducia in me, non era venuta a chiarire con me nonostante ne
avesse avuto l’occasione.
Mi
sentivo uno schifo.
Presi
il cellulare e scrissi un messaggio per lei:
Mi auguro solo di sbagliarmi, mi auguro
che quello che mi sta passando nella testa per giustificare il tuo assurdo
comportamento sia solo frutto delle mie paranoie…se così non fosse mi sentirei
uno schifo perché capirei quanto poco ti fidi di me. Riesco solo a darmi una
risposta al tuo atteggiamento dell’altro giorno, a ciò che mi hai detto prima
che partissi, ma soprattutto a questo tuo attuale silenzio. Non puoi nemmeno
immaginare quanto io vorrei sbagliarmi, ma credo che non sia così. Perché
Bella? Mi chiedo solo perché? Potevi parlarmene, ne hai avuto l’occasione,
invece niente…silenzio. Te ne sei uscita con frasi campate in aria senza alcun
significato. Forse me lo merito, in fin dei conti com’è che si dice? Si semina
quel che si raccoglie. Credevo, però, che mi conoscessi più a fondo…pazienza…si
vede che ho sbagliato…!
Ero
indeciso se mandarglielo o meno, ma alla fine decisi
di schiacciare l’ok.
Ero
troppo deluso e dispiaciuto per non farlo.
Dopo
qualche minuto sentì il cellulare squillare e vidi che era lei che mi stava
chiamando.
Non avevo
nessuna intenzione di risponderle.
Cosa
potevo dirle?
Cosa
poteva dirmi?
Non
c’era nulla da dire, ma soprattutto non era il caso di dire o fare qualcosa per
telefono.
Decisi
di spegnerlo.
Conoscendola
sapevo che avrebbe riprovato all’infinito fino a quando non gli avrei risposto.
Adesso
c’era solo una cosa da fare.
Se
davvero la spiegazione del suo comportamento era quella, cosa che credevo con
tutto me stesso, significava che non si fidava di me e per questo dovevo
dimostrarle che ero stato sincero, che non le avevo mentito e per farlo mi
servivano prove e non certo parole.
Benissimo
gliele avrei portate a qualunque costo.
Sperai
solo che almeno la delusione passasse, perché era proprio questa che faceva più
male.
Ero
deluso, deluso perché credevo che lei mi conosce bene,
che lei si fidasse di me e, invece, mi ero sbagliato.
A
Jacksonville aveva detto di fidarsi di me più dell’aria che respirava.
Bel
modo di dimostrarlo.
Guardai
l’ora.
Erano
le otto di sera.
Avevo
solo quella serata e parte della mattina successiva per recuperare delle prove
valide.
L’aereo
che mi avrebbe condotto di nuovo a Phoenix sarebbe partito alle cinque in punto
del pomeriggio successivo.
Dovevo
sbrigarmi.
Cazzo
Bella perché? Perché tutta questa mancanza di fiducia?
Bastava
solo che mi avesse guardato negli occhi per capire che la amavo troppo per
poterle mentire.
Uscì
come un razzo da quella stanza dirigendomi sotto, lì dove avrei potuto prendere
ciò che mi serviva.
…Adry91…
Risposte alle vostre recensioni:
-
dany 96:: Beh diciamo che
Esme ha fatto un buon lavoro con Bella, almeno si è resa conto che forse ha
fatto tutto da sola, quando in realtà non c’era nulla di che preoccuparsi.
-
PAZZA96: Beh per l’incontro tra Bella e Edward devi aspettare poco poco, ma intanto è stato chiarito il mistero.
-
BaBa88: Beh diciamo che con questo capitolo dal punto di vista di
Edward si è scoperto qualcosa in più sulla storia della ragazza e come molti
avevano già intuito era stato solo un malinteso.
-
eliza1755: Beh non posso dirti nulla, vedrai leggendo cosa succederà. Intanto
è stato svelato il mistero sulla ragazza e abbiamo capito cosa pensa davvero
Edward e quanto è sincero.
-
ledyang: Beh non posso dirti se tutto andrà per il
meglio oppure no, ma diciamo che, ormai, siamo agli sgoccioli, quindi vedremo
che succederà.
-
Ed4e:
Beh non posso dirti nulla riguardo al prologo, se non che sta per arrivare il
momento descritto nel prologo, manca davvero poco ormai. Bisogna avere ancora solo
un pizzico di pazienza.
Un grazie di tutto
cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia
tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi
hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di
vostro gradimento e recensite. Un bacio.
INTRODUZIONE:Edward ha lasciato Bella in New Moon e non è
non e mai più tornato. Gli anni passano e anche i decenni, ma due anime sono
ancora tremendamente legate tra di loro perché il tempo possa cancellare ciò
che l’amore ha creato. Cosa succederà se un giorno Bella dovesse rincontrare
quella che aveva considerato fin dall’inizio al sua
famiglia? E i Cullen e soprattutto Edward come reagiranno quando scopriranno
che Bella è ancora la diciottenne che avevano lasciato? P.S. Bella non è un
vampiro, ma non è comunque umana. Oltre i vecchi, ci saranno anche nuovi
personaggi.
INTRODUZIONE:Bella vive a Phoenix
da quando è nata e la sua vita ruota intorno ai suoi sei migliori amici: Alice,
Rosalie, Emmett, Jasper, Jacob e Edward. Si conoscono fin da quando erano dei
bambini, ma crescendo le cose cambiano e lei si ritrova solo con Jacob e Edward
che sono iperprotettivi nei suoi confronti. Un giorno accade che Jacob si dichiara e in seguito le chiede di sposarlo. Lei accetta,
ma lo ama davvero? Si certo, ma il suo non è amore, non quello vero almeno. Ed
Edward? Cosa farà a questo punto? E se si accorgesse proprio ora che sta per
perdere la persona più importante della sua vita? E se lei lo considerasse solo
il suo migliore amico? E se invece non fosse così? La loro è solo amicizia? Si
certo, ma non del tutto. Cosa succederà, allora? Bella sposerà Jacob? Forse
solo da uno sbaglio si può scoprire la verità. Ma qual è questa verità?
INTRODUZIONE:Edward lascia Bella per
permettergli di vivere una vita normale, ma prima di farlo esaudisce il
desiderio dell’unica ragazza che abbia mai amato. Dopo la sua partenza le cose
cambiano e Bella non vivrà la vita che Edward ha sperato per lei. Si ritroverà
vampira, con un figlia da crescere e un passato da
ricordare. Riuscirà a ricordarsi del suo unico e vero amore? Ma soprattutto
riuscirà a rincontrarlo?
INTRODUZIONE: Rosalie, Bella e
Alice sono tre sorelle newyorchesi che si trasferiscono a Phoenix. Sono le classiche
ragazze popolari che tutti invidiano, dal carattere forte e deciso e che non si
fanno mettere i piedi in testa da nessuno. A Phoenix le loro vite si
incroceranno con quelle di tre fratelli Emmett, Edward e Jasper, anche loro dal
carattere forte. Nessuno di loro crede nell’amore, ma presto si renderanno
conto di sbagliare, presto l’amore entrerà nelle loro vite e da lì tutto
cambierà.
INTRODUZIONE:Bella è una semplice
ragazza che vive a Phoenix. Ha un fratello e due sorelle gemelle. La sua vita
ruota intorno ai Cullen, i suoi migliori amici, la sua seconda famiglia. E poi
c’è Tay, il suo fidanzato, ma lei ne è davvero innamorata? La sua vita è
perfetta come crede? Il ritorno in città di Edward, il suo amico di sempre, gli
incasinerà la vita e presto si renderà conto che quell’amico con il quale non
fa altro che litigare non è poi solo un amico. Le cose non saranno semplici e
in una notte tutto si complicherà.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di
Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.
Eccomi qui con un altro aggiornamento. Vediamo cosa succederà adesso.
Vi ricordo solo che mancano solo due giorni al matrimonio. Che succederà? Vi
lascio al capitolo. Un bacio e buona lettura.
Capitolo
23
Chiarimenti
POV BELLA
A
svegliarmi fu lo squillare insistente del mio cellulare, non avevo nessuna
intenzione di rispondere, ne tanto meno di alzarmi da
lì, ma guardando la sveglia notai che erano le cinque e mezzo di pomeriggio.
Quanto
diavolo avevo dormito?
Presi
il cellulare e decisi di rispondere.
Non
volevo che qualcuno potesse pensare che mi fosse successo qualcosa.
-
Pronto? – dissi con la voce ancora impastata dal sonno.
-
Amore, ma sei impazzita? Vuoi forse farmi prendere un infarto prima del tempo?
– mi domandò Jacob dall’altro capo del telefono.
-
Perché scusa? – chiesi come se fosse la cosa più naturale del mondo.
- Ma
come perché? Ti sei praticamente chiusa dentro casa con la catenina e in più
non rispondi al cellulare. Ti sembra un comportamento normale? – mi domandò.
- Si
scusa hai ragione, Jake. E’ solo che ieri sentivo
rumori strani e così ho preferito chiudere la porta anche con la catenina. Poi siccome non riuscivo a dormire ho preso un sonnifero e mi
sono svegliata adesso. Scusami – gli risposi mentendo spudoratamente.
- Amore sei sicura che vada tutto bene? Lo so in questi ultimi
due mesi sono stato assente per via del lavoro, ma dopo il matrimonio tornerà
tutto come prima, promesso – mi disse sicuro di se.
-
Tranquillo tesoro, lo capisco. Comunque va davvero tutto bene, credimi – gli
dissi.
- Hai
parlato con Alice e Rosalie? – mi domandò all’improvviso.
- No,
perché? – gli chiesi.
- Ci
hanno praticamente vietato di vederci fino al giorno del matrimonio. Dicono che
oggi è giornata di riposo, poi domani c’è la festa di addio al nubilato e al
celibato per entrambi e dopodomani c’è il matrimonio e come di giusto lo sposo
non può vedere la sposa prima – mi comunicò.
“Grazie
ragazze” riuscì solo a pensare.
Era
sbagliato, lo sapevo, ma non mi serviva certo Jacob intorno in questi ultimi
due giorni.
- Va
beh, ci rifaremo dopo. Adesso amore chiudo. Ho fame, non ho mangiato a ora di
pranzo visto che non mi sono svegliata. Vado a mettere qualcosa sotto i denti –
gli risposi mentendo.
- Ok
amore, ci risentiamo. Mi raccomando in questi giorni. Ti amo – mi disse prima
che io staccassi la telefonata.
Non
avevo per niente fame, la mia era stata solo una scusa per chiudere.
Chiamai
le ragazze e mi feci spiegare di questa storia.
Mi
linciarono per telefono dicendo che le avevo fatte morire di paura, ma a
differenza di Jacob non si bevvero la balla che avevo rifilato a lui.
Nonostante
questo decisi di non dirgli nulla.
Gli
promisi che gli avrei raccontato tutto domani e che oggi non mi andava di
vedere nessuno.
Mi
feci promettere che nessuno di loro sarebbe passato a casa e poi dopo averle
ringraziate per la storia di Jacob le salutai e chiusi la chiamata.
Andai
in bagno e mi guardai allo specchio.
Sembravo
un mostro.
Avevo
i capelli arruffati e due occhi gonfissimi e rossi.
Mi
lavai la faccia sperando si mandare via i residui del pianto, ma non ci riuscì.
Mi
diressi in salotto e mi sdraiai sul divano accendendo la tv.
Mi
misi a guardarla per un po’.
Dopo
qualche ora la spensi.
Non
c’era nulla di interessante.
Mi
misi a leggere, ma non appena iniziai sentì qualcuno inserire le chiavi alla
porta di casa e provare ad entrare.
-
Bella togli questa cazzo di catenina e fammi entrare –
urlò qualcuno alla porta.
Non
mi serviva certo girarmi per intravedere chi fosse.
Avrei
riconosciuto quella voce fra mille.
Era
Edward.
Non
gli risposi e cercai di continuare a leggere, se ne sarebbe andato prima o poi.
-
Cazzo Bella se non apri entro tre secondi giuro che la spacco questa porta –
aveva urlato dando un pugno fortissimo alla porta.
Non
l’avevo mai visto così.
Segno
che fosse successo qualcosa.
Posai
il libro sul tavolino e mi diressi verso la porta aprendola.
Mi
ritrovai di fronte un Edward sconvolto.
Aveva
due occhiaie profonde segno che non aveva dormito, i capelli più ribelli del
solito e un aspetto simile al mio.
Probabilmente
quei vestiti dovevano anche essere del giorno prima.
Entrò
dentro senza dire mezza parola e si richiuse la porta alle spalle con un
violento botto mettendo di nuovo la catenina.
- Se
la rompi la faccio ripagare a te – gli dissi riferendomi alla porta e al modo
in cui l’aveva richiusa.
- Chi
se ne fotte della porta, per adesso ho di meglio a cui pensare e poi tanto tra
due giorni ti sposi e te ne andrai di qui, quindi non preoccuparti proprio per
la porta – mi urlò contro scontroso più che mai.
Era
capitato che io e lui avessimo litigato, ma non mi aveva mai parlato in quel
modo, mai.
Qualcosa
mi diceva che questa litigata me la sarei ricordata per molto, molto tempo.
- Che
sei venuto a fare? – gli chiesi cercando di capire il motivo per cui era venuto
a casa mia e si stava comportando così.
- A
fare quello che avresti dovuto fare tu. Prego, leggi
pure. Sono tutti tuoi – mi disse buttando sul tavolo un paio di fogli.
Non
riuscivo a capire a cosa si riferisse.
-
Cosa sono? – gli domandai.
-
Leggi e lo vedrai da sola – mi disse mentre io mi apprestai a prenderli e a
leggerli.
C’era
la fotocopia di un biglietto aereo per Los Angeles a suo nome, a nome del suo manager e a nome di una ragazza.
Quelli
a suo nome e a nome del suo manager erano due
biglietti di andata e ritorno, mentre quello della ragazza era un biglietto di
sola andata.
Poi
c’era la prenotazione in un hotel di due camere, una a nome suo, una a nome del suo manager.
In un
altro foglio c’erano i nominativi delle persone che erano saliti in camera sua.
Risultavano solo il suo manager e alcuni uomini per “KOK International”, una
multinazionale di motori che voleva che Edward sponsorizzasse i suoi prodotti.
Altri
fogli erano il contratto con giorno, data e firme stipulato con gli sponsor.
Poi
c’era un articolo di giornale per il “Los Angeles sport magazine” firmato a nome di una giornalista e ad esso allegato vari documenti
riguardo la ragazza in questione.
C’era
anche la foto della ragazza e potei notare che era la stessa che avevo visto
quattro giorni prima nel pianerottolo con Edward.
Notai
altri fogli con altrettanti documenti, tutti che attestavano minuziosamente
cosa avesse fatto Edward in quei quattro giorni.
Tutte
le sue uscite e i suoi ingressi, le sue cene i suoi pranzi, le ordinazioni in
camera e tutto il resto.
Non
c’era un singolo foglio che potesse dimostrare che Edward fosse andato lì per
divertirsi con quella ragazza.
Lei
era solo una giornalista e da alcuni fogli che c’erano potevo leggere che era
arrivata qui quattro giorni prima e aveva proposto a
Edward un’intervista per il giornale dove lavorava e che tale proposta l’aveva
fatto a casa di lui.
Erano
delle prove concrete, schiaccianti che lui mi avesse detto la verità e che io
mi fossi immaginata tutto.
Non
riuscivo a capire come sarei potuta uscire fuori da quella situazione
Adesso
capivo il motivo del messaggio che mi aveva mandato Edward il giorno prima.
Alzai
gli occhi da quei fogli e lo guardai intensamente vedendo nel suo sguardo
tristezza e delusione.
Mi
sentì morire e lottai con tutta me stessa per non far fuoriuscire le lacrime.
- Ti
bastano oppure mi vuoi sottoporre anche alla macchina della verità? – mi
domandò glaciale.
- Non
potevo saperlo – mi limitai a rispondergli io.
- Ma
potevi chiedere a me, potevi chiedermi spiegazioni, non avrei avuto problemi a
dartele e se non mi avresti creduto avrei perfino rinunciato ad andare – mi
disse cercando di calmarsi un po’.
-
Cosa dovevo dirti? Che ti avevo visto con una ragazza qui e mi sembrava stesse
flirtando? Che ero marcia di gelosia? Dovevo dirti questo? Con quale diritto
Edward, con quale diritto potevo farlo? – gli urlai contro arrabbiata.
- Con
il tuo di diritto. Chi meglio di te poteva avere questo diritto, eh? Se io non ci sarei arrivato da solo tu non me l’avresti mai detto
e mi sarei logorato l’anima cercando di capire cosa avessi potuto fare per
meritarmi quel tuo comportamento – mi rispose allontanandosi da lì e
accendendosi una sigaretta.
Era
nervoso e lo dimostrava il fatto che stesse fumando.
- Ok,
hai ragione ho sbagliato. Dovevo parlartene, ma soprattutto dovevo fidarmi di
te, dovevo fidarmi delle tue parole e non di quello che avevo potuto vedere,
anche perché poi non ho visto nulla, ho solo immaginato le cose. Ho sbagliato,
ho sbagliato tremendamente. Ma cazzo Edward mettiti nei miei panni. Cosa dovevo
pensare? Fino a ieri si può dire che ti passavi quattro donne in un giorno e
poi ad un tratto niente più. Io ti avevo detto che mi serviva tempo e tu me
l’hai dato, ma poi ti ho visto con una lì fuori, una che ti guardava famelica,
cosa dovevo pensare? Mi sono detta che magari avevi bisogno di distrarti. Tu al
mio posto che avresti pensato? – gli dissi scoppiando a piangere.
- Distrarmi?
Ma cazzo Bella dopo aver fatto l’amore con te come pensi che avrei mai potuto
distrarmi con qualcuna? Come pensi che io potessi desiderare una donna che non
fossi tu? – mi rispose lui addolcendosi verso la fine delle sue parole e
spegnendo la sigaretta prima di avvicinarsi a me e asciugare le mie lacrime con
le sue dita.
- Ho
sbagliato e non ti chiederò scusa mai abbastanza, ma non so cosa mi è passato
per la testa. E’ come se io faticassi a credere che una persona perfetta come
te possa amare me. Come fai Edward, dimmi come fai? Cosa ho io in più delle
altre? – gli chiesi bloccando una sua mano con la mia e stringendola forte.
-
Bella tu sei tu, punto. Non c’è nient’altro da aggiungere. Tu rappresenti tutto
ciò che mi manca. Sei tutto ciò che voglio e tutto quello che non pensavo di
volere. Quando siamo insieme, tutto il resto lo scordo e questo da sempre,
Bella. Spiegarti come faccio ad amarti sarebbe come farsi spiegare da un
volatile come faccia a volare – mi disse avvinandosi di più a me e baciandomi
la fronte.
Il
brutto era passato.
Riuscivo
a vedere di nuovo nei suoi occhi amore e non più delusione.
-
Perdonami Edward, per favore – mi limitai a dirgli.
- Non
serve che lo faccia. Non c’è l’ho mai avuto veramente con te è solo che mi sono
sentito ferito per la tua mancanza di fiducia in me – mi rispose.
- Non
era mancanza di fiducia in te era insicurezza verso me stessa – gli dissi
sincera.
- Lo
so, adesso l’ho capito – mi rispose sorridendomi sghembo.
-
Grazie, grazie per avermi capita – le dissi sorridendogli anche io e
abbracciandolo intensamente.
Restammo
in quella posizione non so per quanto fino a quando lui mi scostò da sé e mi
guardò con occhi pieni di tristezza o, forse, di rassegnazione.
- Ti lascio libera – mi disse all’improvviso.
Sperai di aver capito male, non poteva dire sul serio.
- Cosa? – gli domandai.
- Ti lascio libera. Non c'ho mai creduto veramente a quella stronzata
"se ami qualcuno lascialo libero" come dimostra tutto ciò che ho
fatto nella mia vita in questo periodo, ma io sono determinato ad essere
felice, in questa vita. E io ti amo, voglio dire, in fondo ti ho sempre amata
ma i nostri tempi non hanno mai coinciso e, a quanto mi risulta, il tempo non è
amico dell'uomo perciò devo rassegnarmi ad essere felice adesso
anche se tu non sei con me perché è così, questo è la realtà -mi disse guardandomi negli occhi sincero
forse come non lo era mai stato.
Non potevo permetterlo, non potevo perderlo, non così almeno, non ora,
non oggi.
- Sei davvero sicuro di volermi lasciare libera? – gli domandai.
- Si Bella, ho capito che è meglio così. Forse, avevi ragione tu, è
tardi per noi e, forse, la nostra felicità infeliciterebbe troppo qualcun
altro. Adesso è meglio che vada. Domani Alice e Rose mi impediranno di vederti,
sono già state chiare, ma sta tranquilla al matrimonio ci sarò, sarò lì a fare
il testimone, come è giusto che sia – mi disse dandomi un bacio in fronte e
dirigendosi verso l’uscita dandomi le spalle.
- E se ti dicessi che io non voglio essere lasciata libera? – gli chiesi
mentre luisi
immobilizzò.
- Credo di non aver capito – aggiunse senza muoversi da quella
posizione.
Mi posizionai di fronte a lui e lo guardai negli occhi.
- Conterò fino a dieci e poi comincerò a baciarti, se non vuoi che
continui devi solo fermarmi – gli dissi sorridendogli e avvicinandomi sempre di
più.
Iniziai a contare, ma non appena arrivai a sette incollai le mie labbra
alle sue in un bacio che di casto non aveva nulla.
Dopo minuti interminabili ci staccammo.
- Non vale, non sei stata di parola. Ti sei fermata a sette –
puntualizzò lui sorridendomi strafottente.
- Volevi che continuassi a contare? – gli domandai.
- Certo. Ero intenzionato ad aspettare il dieci per dirti di fermarti –
mi rispose lui.
- Ah si? Mi spiace allora. La prossima volta sarò di parola, anzi non ci
sarà una prossima volta – gli risposi facendo la finta imbronciata e
allontanandomi da lui.
Non ne ebbi nemmeno il tempo che mi bloccò per un polso e mi fece
voltare di nuovo verso di lui catturando le mie labbra in un nuovo bacio carico
stavolta di tanto, tanto amore, ma anche di passione.
Intrecciai le miei mani ai suoi capelli e poi
gli saltai addosso avvolgendo le mie gambe ai suoi fianchi.
Ci staccammo e lui mi sorrise, mente io feci lo
stesso.
- Sai una cosa? – gli dissi mentre ancora ero addosso a lui – ho una
dannata voglia di te – conclusi soffiando queste parole in modo malizioso ad un
palmo dal suo orecchio prima di mordicchiarglielo.
- Vediamo di rimediare subito, allora – mi rispose anche lui malizioso baciandomi
con passione e portandomi in camera da letto.
Ciò che successe fu inevitabile.
Facemmo l’amore, lì, in quello stesso letto che molte volte ci aveva
visti complici, ci aveva visti chiacchierare, ridere, quel letto che racchiudeva
molti momenti insieme felici o tristi che fossero.
Quando lui entrò in me non riuscivo a spiegare quello che provai, era
qualcosa di diverso rispetto a quando era successo a Jacksonville.
Era qualcosa di tremendamente più bello, più sentito, più tutto.
Lo amavo e per tutto il tempo in cui facemmo l’amore, entrambi non
smettemmo di dircelo.
In quel momento c’eravamo solo noi due, il resto non contava.
…Adry91…
Risposte alle vostre recensioni:
-
gamolina: Sono contenta che lo scorso capitolo ti
sia piaciuto nonostante il mio pessimo umore e l’ispirazione bassa. Comunque si, Edward ci arriva sempre prima nelle cose, mentre Bella,
beh lei è proprio ottusa alle volte.
-
vanderbit: Non preoccuparti per la recensione dello
scorso capitolo. Può capitare a tutti una sbadatezza. Comunque si, come vedi dal capitolo di Edward siamo riusciti a vedere
la dinamica della storia in modo più completo togliendoci ogni dubbio sui suoi
sentimenti. Per rispondere alla tua domanda ti posso dire che il matrimonio
sarà fra due capitoli.
-
Ed4e:
Beh quello che voleva provare Edward come vedi non era il suo amore, ma solo il
fatto che non gli ha detto bugie riguardo al suo viaggio. Voleva che Bella
vedesse con i suoi occhi piuttosto che dovesse semplicemente fidarsi delle sue
parole. Quanto a ciò che hai detto sulla fiducia non potrei che essere più d’accordo.
-
eliza1755:In effetti nello scorso capitolo
abbiamo potuto vedere anche la visuale di Edward e i suoi reali sentimenti. Non
posso dirti se questo basterà a far rinsavire Bella, ma come hai detto tu
stessa posso dirti che il giorno del matrimonio si avvicina inesorabilmente.
-
denny: Sono contenta che la storia ti piace e che ti piace anche il mio modo di scrivere. Spero
di non deluderti con i capitoli a seguire.
Un grazie di tutto
cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia
tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi
hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di
vostro gradimento e recensite. Un bacio.
INTRODUZIONE:Edward ha lasciato Bella in New Moon e non è
non e mai più tornato. Gli anni passano e anche i decenni, ma due anime sono
ancora tremendamente legate tra di loro perché il tempo possa cancellare ciò
che l’amore ha creato. Cosa succederà se un giorno Bella dovesse rincontrare
quella che aveva considerato fin dall’inizio al sua
famiglia? E i Cullen e soprattutto Edward come reagiranno quando scopriranno
che Bella è ancora la diciottenne che avevano lasciato? P.S. Bella non è un
vampiro, ma non è comunque umana. Oltre i vecchi, ci saranno anche nuovi
personaggi.
INTRODUZIONE:Bella vive a Phoenix
da quando è nata e la sua vita ruota intorno ai suoi sei migliori amici: Alice,
Rosalie, Emmett, Jasper, Jacob e Edward. Si conoscono fin da quando erano dei
bambini, ma crescendo le cose cambiano e lei si ritrova solo con Jacob e Edward
che sono iperprotettivi nei suoi confronti. Un giorno accade che Jacob si dichiara e in seguito le chiede di sposarlo. Lei accetta,
ma lo ama davvero? Si certo, ma il suo non è amore, non quello vero almeno. Ed
Edward? Cosa farà a questo punto? E se si accorgesse proprio ora che sta per
perdere la persona più importante della sua vita? E se lei lo considerasse solo
il suo migliore amico? E se invece non fosse così? La loro è solo amicizia? Si
certo, ma non del tutto. Cosa succederà, allora? Bella sposerà Jacob? Forse
solo da uno sbaglio si può scoprire la verità. Ma qual è questa verità?
INTRODUZIONE:Edward lascia Bella per
permettergli di vivere una vita normale, ma prima di farlo esaudisce il
desiderio dell’unica ragazza che abbia mai amato. Dopo la sua partenza le cose
cambiano e Bella non vivrà la vita che Edward ha sperato per lei. Si ritroverà
vampira, con un figlia da crescere e un passato da
ricordare. Riuscirà a ricordarsi del suo unico e vero amore? Ma soprattutto
riuscirà a rincontrarlo?
INTRODUZIONE: Rosalie, Bella e
Alice sono tre sorelle newyorchesi che si trasferiscono a Phoenix. Sono le
classiche ragazze popolari che tutti invidiano, dal carattere forte e deciso e
che non si fanno mettere i piedi in testa da nessuno. A Phoenix le loro vite si
incroceranno con quelle di tre fratelli Emmett, Edward e Jasper, anche loro dal
carattere forte. Nessuno di loro crede nell’amore, ma presto si renderanno
conto di sbagliare, presto l’amore entrerà nelle loro vite e da lì tutto
cambierà.
INTRODUZIONE:Bella è una semplice
ragazza che vive a Phoenix. Ha un fratello e due sorelle gemelle. La sua vita
ruota intorno ai Cullen, i suoi migliori amici, la sua seconda famiglia. E poi
c’è Tay, il suo fidanzato, ma lei ne è davvero innamorata? La sua vita è
perfetta come crede? Il ritorno in città di Edward, il suo amico di sempre, gli
incasinerà la vita e presto si renderà conto che quell’amico con il quale non
fa altro che litigare non è poi solo un amico. Le cose non saranno semplici e
in una notte tutto si complicherà.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di StephenieMeyer. Questa storia è
stata scritta senza alcun scopo di lucro.
Eccomi qui con un altro aggiornamento. Sono abbastanza in ritardo,
ma ho avuto un sacco di impegni. L’esame di maturità è alle porte e deve fare
ancora un sacco di cose. Perdonatemi se in questo periodo sarò più lenta nel
postare, ma vi prometto che non appena terminerò gli esami tornerò regolare con
l’aggiornamento dei capitoli. A dire il vero non avevo nemmeno stasera molto
tempo per postare, ma un’amica, ledyang, mi ha dato
una notizia bellissima e così ho interrotto un attimo ciò che stavo facendo e
sono corsa a postare. Era da tanto che mi chiedeva il capitolo, ma non riuscivo
a postarlo, ed adesso eccolo qui. So che non gli piacerà per nulla e mi
striglierà per bene, però, spero sia clemente. Che dire di più? Ah si…in una
parte del prossimo capitolo ci sarà inserito il prologo, anche se ci sono delle
aggiunte. Questo per dirvi che siamo arrivati quasi al grande giorno. Non mi
dilungo più di tanto e vi lascio al capitolo. Un bacio e buona lettura.
Capitolo
24
Scegliere
POV BELLA
Era
già qualche minuto che mi ero svegliata, ma non avevo ancora aperto gli occhi.
Non
sapevo nemmeno io per quale motivo, forse per paura di tornare alla realtà.
Decisi
comunque di aprirli, del resto, prima o poi avrei dovuto farlo.
La
scena che mi si parò davanti mi fece ringraziare di averlo fatto.
Edward
dormiva placidamente accanto a me e le sua gambe erano attorcigliate alle mie e
alle lenzuola come a formare un tutt’uno.
Aveva
un braccio dietro la testa e l’altro attorno a me e nonostante il fatto che
dormisse mi stringeva forte a sé.
Non
avevo modo di muovermi.
Gli
lasciai un delicato bacio sul petto e poi mi aggomitolai ancora meglio addosso
a lui.
Restai
ferma in quella posizione ad osservarlo.
Doveva
essere molto stanco, lo si vedeva dalle occhiaie con le quali si era presentato
il giorno prima a casa mia e dal fatto che stesse dormendo come un bambino.
Era
bellissimo e io lo adoravo in tutti i modi in cui una persona può essere
adorata.
Restai
ad osservarlo per un bel po’ fino a quando lo vidi stiracchiarsi per poi aprire
gli occhi e regalarmi il suo sorriso sghembo bello da mozzare il fiato.
-
Buongiorno amore – mi disse dopo avermi baciato la fronte.
-
Buongiorno a te – gli risposi.
- E’
tanto che sei sveglia? – mi domandò.
- Una
mezz’oretta all’incirca – gli risposi sorridendogli.
- E
perché non mi hai svegliato? – mi chiese.
-
Perché adoro vederti dormire. Sembri un bambino – gli feci notare dandogli un
bacio a fior di labbra.
- Che
ore sono? – mi domandò poi.
Mi
voltai verso la sveglia e controllai l’orario.
- Le undici
e mezzo. E’ un po’ tardi – gli feci notare.
- Per
il tuo stomaco sicuramente si – mi disse lui dopo che il mio stomaco si mise a
brontolare.
- Si
hai ragione. E’ meglio che vado a preparare qualcosa per colazione – gli
risposi dandogli un bacio a fior di labbra e scostandomi da lui avvolgendomi in
un lenzuolo con il quale mi alzai.
-
Intanto che tu vai io mi faccio una doccia. Ieri sono stata troppo impegnata a
cercare prove per riuscire a darmi una rinfrescata – mi fece notare lui
sarcastico.
-
Pungente come al solito – lo rimbeccai giocosamente – nell’ultimo cassetto del
mio armadio ci vede essere qualcosa di tuo. Vedi quello che trovi – gli spiegai
alla fine prima di dirigermi in cucina.
Avevo
un cassetto pieno di indumenti di Edward, soprattutto felpe o magliette.
Adoravo indossarle quando stavo a casa perché avevano il suo profumo e tenerli
addosso era come avere lui vicino.
Mi
diressi in cucina e cucinai qualcosa, poi preparai il caffè e mentre aspettavo
Edward mi fumai una sigaretta.
- Ho
fatto presto? – mi chiese qualche tempo dopo comparendo in cucina.
-
Rispetto ai tuoi standard si – lo rimbeccai mentre lui si avvicinò e mi bacio
sulla bocca.
Solo
allora lo osservai.
Indossava
solo un paio di pantaloni di tuta marroni mentre il busto era completamente
scoperto (à il link dei pantaloni di Edward: http://yfrog.com/9dpantolonitutaedwardj
).
-
Perché mi guardi così? – mi domandò quando ci staccammo.
-
Perché vestito così mi tenti – gli risposi sincera.
- Ma
se ho solo un pantalone di tuta – mi fece notare lui.
-
Appunto per questo – gli dissi baciandolo di nuovo.
- A
proposito. Di là hai praticamente mezzo armadio mio. Adesso capisco dove
finiscono tutti i vestiti che dici di buttare perché non ti piacciono più o
perché mi stanno male – mi rimbeccò ridendo mentre si sedeva a tavola
sorseggiando il caffè.
- Va
beh, tanto poi te li faccio sostituire, quindi, che ti cambia a te? Mica ti
vengono a mancare – mi giustificai io ridendo sotto i baffi mentre afferrai un
pancake.
Facemmo
colazione e quando finimmo andai anche io a fare la doccia.
Quando
uscì asciugai i capelli velocemente legandoli in un disordinato chignon e poi
mi misi un paio di pantaloni di tuta neri con gli elastici al livello delle caviglie
e una maglietta maniche corte viola di Edward (à il link dei vestiti di Bella: http://yfrog.com/6dtutabellaj ).
Quando
terminai sentì la televisione del salotto e immaginai che la stesse guardando.
Stavo per raggiungerlo quando sentì un cellulare squillare, il suo.
-
Bella rispondi tu per favore – mi urlò dall’altra stanza.
Lo
presi e notai che era Alice.
Subito
schiaccia il tasto verde.
-
Pronto? – dissi non appena risposi.
- Lo
sapevo, ne ero convinta – mi rispose lei senza nemmeno salutare.
-
Qual è il problema, Alice? – le domandai mentre mi diressi in salotto e mi
sedetti sul divano appollaiandomi tra le braccia di Edward.
Non ci
fu bisogno che gli dicessi chi fosse perché l’avevo chiamata per nome quindi
Edward aveva già capito chi fosse il mittente della telefonata.
-
Avevo espressamente vietato ad Edward di avvicinarti a te, oggi – mi urlò
contro.
- E
da quando sei tu a decidere questo? – le domandai sarcastica.
-
Bella smettila di scherzare. Oggi doveva essere una giornata solo donne,
invece, è già passata tutta la mattina e non abbiamo fatto nulla – mi spiegò
lei prima di staccarmi la telefonata in faccia.
Ma
era impazzita?
Roba
da non credere.
- Che
succede? – mi chiese Edward quando guardai il cellulare sconvolta.
- Non
ci credo, mi ha chiuso il telefono in faccia – gli risposi allibita mentre lui
scoppiò a ridere.
-
Amore non ti si può proprio guardare – mi disse tra una risata e un’altra
riferendosi all’espressione che avevo messo su.
- Non
infierire – lo rimproverai anche se alla fine scoppiai a ridere anche io.
Non
feci in tempo a richiamarla che sentì una chiave inserirsi nell’incavo della
porta.
-
Adesso capisco perché l’ha fatto – mi disse Edward capendo anche lui che doveva
essere Alice.
- Era
nei paraggi il folletto – urlai per farmi sentire.
- Il
folletto ti spacca la porta se non aprite entro tre secondi – ci urlò lei
vedendo che c’era la catenina e, quindi, pur avendo le chiavi non poteva
aprire.
Scansò
la porta per vederci e noi alzammo il collo dal divano per guardare lei.
Notammo
che non era da sola, ma c’erano anche Rose, Jasper e Emmett.
Ci
alzammo e ci avvicinammo alla porta.
-
Aprite – ci urlarono sia Alice che Rose.
- No
– rispondemmo io e Edward all’unisono.
-
Ragazzi vi sfondiamo la porta, giuro – continuò Alice.
Sapevo
che se avessero voluto ci sarebbero riusciti, del resto c’era Emmett con loro e
a lui sarebbe parso un giochetto da ragazzi spezzare quella catenina.
-
Qual’era il programma? – chiesi io.
- Una
giornata tutta per noi – mi rispose Rose.
-
Stasera, rimandiamo tutto a stasera – proposi io.
- No,
adesso – si intestardì il folletto.
-
Ragazzi sgomberate. Ci vediamo stasera – gli disse Edward.
- E
come glielo spieghiamo a Jacob che non sei dei nostri oggi? – intervenne
Jasper.
-
Ditegli che ho le prove, oppure, inventategli un’altra scusa e soprattutto
ditegli che stanotte ho dormito a casa di mamma – gli rispose Edward.
- Cazzo
Eddy, Jacob è da due mesi che organizza sta giornata. Ci resterà di merda –
cercò di convincerlo Emmett.
- Se
ne farà una ragione. Ditegli che stasera ci sarò – gli rispose lui.
- Non
si fa così, però. Fateci almeno entrare – ci disse Alice.
Voleva
fregarci?
- No
– urlammo sia io che lui all’unisono.
-
Fratellino giuro che questa me la paghi e tu, Bella, povera tu. Ve la faccio
pagare, questa è una promessa. Che festeggiamo a fare io e Rose senza la sposa?
– ci disse riferendosi a noi – uffa, no, non è possibile. Emmett sfonda questa
cazzo di porta – disse poi Alice a suo fratello urlando arrabbiata nera.
-
Emmett non ti azzardare – gli dissi io.
-
Rosalie? – la chiamò Alice per andare in suo soccorso.
Nel
frattempo vidi Edward uscire la mano verso fuori, probabilmente per togliere la
chiave che Alice aveva inserito poco prima per aprire.
Non
riuscivo a capire perché lo stesse facendo, ma non feci domande.
-
Amore ti do un consiglio. O butti giù questa porta o resti in bianco per una
settimana – spiegò Rose al marito.
-
Siete due arpie – le rimproverai io.
- A
mali estremi, estremi rimedi – mi risposero entrambe in coro.
-
Emmett non lo fare – gli chiesi io.
- Mi
spiace Dadà, ma ci perdo troppo – mi rispose lui
ridendo dopo aver fatto cenno alle ragazze e a Jasper di spostarsi.
- Mi
spiace Emmett, ma non lo farai – gli disse Edward ridendo dopo essere riuscito
a togliere con la mano la chiave che Alice aveva inserito poco prima per aprire
la porta.
Con
la sua mano si era intrufolato nella fessura che la catenina lasciava e aveva
tolto le chiavi buttandole a terra.
A
quel punto chiuse la porta e si mise a peso morto per cercare di non farla
aprire di nuovo dai ragazzi.
-
Prendi la chiave di casa, muoviti – mi disse piano per non farsi sentire.
-
Cosa credi di fare Edward? Ci vorrà un attimo per aprire di nuovo – lo
rimproverò Alice mentre la sentì prendere la chiave da terra.
Presi
la mia chiave di casa che era vicino alla porta e gliela diedi a Edward.
Lui
la inserì nell’uscio e chiuse a chiave. Poi lasciò la chiave appesa.
Adesso
capivo tutto.
Se
lui lasciava la chiave appesa nessuno da fuori sarebbe riuscito a inserire la
chiave.
Era
stato geniale.
- Ah
si Alice? E allora apri dai visto che dici che è così facile – la rimbeccò lui
mentre entrambi scoppiammo a ridere.
Alice
prese la chiave e cercò di inserirla nella porta, ma non ci riuscì.
-
Cazzo ci hanno fregato. Hanno messo la loro chiave e l’hanno lasciata appesa –
gli spiegò Jasper che per primo aveva capito tutto.
-
Ciao, ciao, ragazzi. Ci vediamo stasera – gli dicemmo io e Edward all’unisono
mentre ancora ridevamo come pazzi.
- Con
questo avete firmato la vostra morte. Ci vediamo stasera – ci disse Alice
sbuffando con il tono di una di quelle incazzate nere.
- C’è
l’hanno fatta- sentì dire a Emmett mentre Rose per i forti nervi lo zittì.
Li
sentimmo allontanarsi, mentre io e Edward ancora ridevamo.
- Sei
un genio, lo sai? – gli dissi avvicinandomi ammiccante a lui.
- Lo
sospettavo – mi rispose prendendomi per i fianchi e portandomi sul divano
mentre prese a baciarmi.
- Ti
adoro – gli dissi dopo un altro bacio.
Restammo
tutto il pomeriggio lì, su quel divano a farci le coccole, tra risate, scherzi
e baci interrompendoci solo per mangiare.
A
tarda serata, erano già le dieci di sera, ci rendemmo conto che era ora di
andare dai ragazzi.
Io da
Alice e Rosalie, lui da Jacob, Jasper ed Emmett.
Edward
prese una maglietta da dentro il cassetto e se la mise, poi si infilò le stesse
scarpe con cui il giorno prima era venuto.
Io rimasi
vestita in quel modo. Presi solo un paio di nike e li
misi ai piedi.
Tanto
sapevo che con le ragazze, orami, non saremmo andate da nessuna parte.
- Non
so se c’è la farò a festeggiare – gli dissi quando entrambi fummo pronti per
uscire.
- Lo
dovrai fare comunque – mi disse lui con sguardo triste.
- Può
darsi – mi limitai a rispondergli.
- E’
così – mi fece notare lui.
-
Perché Edward? – gli chiesi dopo qualche minuto di silenzio.
-
Perché cosa? – mi domandò non capendo cosa volessi dire.
Mi
sposavo domani e lui non aveva detto nulla.
-
Perché sei l’unico che non mi ha ancora fatto quella domanda? – gli domandai
riferendomi al fatto se volevo ancora sposarmi.
-
Perché sono l’unico che morirebbe per la risposta – mi rispose mettendosi di
nuovo seduto sul divano per bene.
-
Forse dovremmo parlarne – gli dissi anche se non ne avevo voglia.
- E
cosa dovremmo dire? – mi chiese.
- Non
lo so, ma qualcosa. Questo silenzio non aiuta – gli feci notare.
- Io
non posso dire nulla. Sei tu quella che deve scegliere – mi disse senza nemmeno
guardarmi.
Eravamo
passati da un momento di pura gioia a uno in cui mi veniva voglia di buttarmi
dal decimo piano.
- Ti
amo Edward e non c’è cosa al mondo che vorrei più di stare con te, ma non posso
scegliere te, non più, ormai. Non posso chiamare Jacob a un giorno dal
matrimonio e dirgli che non lo sposo più, che amo il suo migliore amico. Come
faccio? Come posso dargli una ferita tanto grande? Non se lo merita e lo sai –
gli spiegai.
-
Probabilmente hai ragione. Sai una cosa? Io l’ho sempre saputo. Ho sempre
saputo che avresti scelto lui. Ti conosco da troppo tempo e ti ho visto
allontanare tantissime cose belle che ti sono capitate, e adesso è arrivato il
mio turno. Sapevo che sarebbe arrivato quel giorno, ma non riesco a pentirmi di
nulla, perché, in tutta la mia vota, tu sei stata la cosa più bella nella mia
orbita. Ed i miei sentimenti per te sono tanto forti da farmi capire che anche
io posso essere una grande persona. E questi sentimenti sono più forti, più
saggi, più persistenti e più duttili di qualsiasi altra cosa per me e li
porterò sempre come me, qualunque cosa accada. Lo so che mi ami e che, forse,
non amerai mai nessuno come hai amato me, ma so che a volte l’amore non basta,
per questo ho sempre saputo che alla fine non avresti scelto me – mi spiegò lui
avvicinandosi e dandomi un bacio a fior di labbra.
- Perdonami Edward, se puoi un giorno
perdonami – gli dissi tristemente mentre calde lacrime mi rigarono il volto e
lui subito si premurò di asciugarle.
Avevo preso la mia decisione e come al solito
avevo scelto la felicità degli altri e non la mia.
Tipico di Bella Swan,
era sempre stato così.
E nonostante stavo sbagliando tutto con
Edward lui era qui con me ad asciugare le mie lacrime.
- Ci vediamo domani in Chiesa – mi disse con
sguardo del tutto triste prima di darmi un bacio sulla fronte.
- Posso fare una cosa? – gli chiesi prima che
se ne andasse.
- Tutto quello che vuoi – mi rispose.
Mi avvicinai e poggiai le mie labbra sulle
sue in un bacio delicato, ma pieno d’amore, un bacio che sapeva d’addio, il
nostro ultimo bacio.
- Grazie – gli dissi non appena mi staccai.
- Era
meglio se non lo facevi – mi rispose lui.
-
Perché? – gli chiesi triste anche io.
-
Perché avrei preferito ricordarmi degli altri baci, non questo. Sa di amaro –
mi disse lui con sguardo spento.
Si
avvicinò e mi diede un bacio sulla fronte e dopo un “ti amerò sempre” uscì da
quella casa per non rientrarci mai più.
Scoppiai
a piangere come una bambina, poi dopo una mezz’oretta abbondante mi asciugai
tutto e mi diresse verso casa Cullen.
Avrei
dovuto dormire lì perché le ragazze volevano che vestita da sposa uscissi da
quella casa che in quegli ultimi anni era stata come la mia vera casa.
Durante
il tragitto faticai a trattenere le lacrime, ma non dovevo piangere più.
Non
ne avevo nessun diritto.
Chi è
causa del suo male pianga se stesso.
Era
così che si diceva e non c’era frase che mi si addicesse meglio di questa.
Posteggiai
la macchina e mi diressi verso l’ingresso della casa.
Trovai
Alice, Rosalie, Esme e Carlisle sul divano a guardare la tv.
I
ragazzi di sicuro erano a festeggiare con Jacob.
Quando
entrai in casa tutti e quattro si voltarono verso di me e non ci volle molto
per capire cosa era successo.
Forse
i miei occhi gonfi e rossi dicevano più di mille parole.
- E’
questa la tua decisione? – mi chiese tristemente Alice che sembrava aver
abbassato l’ascia di guerra impugnata quella stessa mattina.
- Non
ne avevo un’altra – mi limitai a rispondere.
-
Spero solo che non te ne pentirai, bambina mia – mi disse Carlisle prima che io
mi buttassi tra le sue braccia per stringerlo a me.
Sentì
anche le braccia calde e affettuose di Esme e mi sentì a casa.
Restai
coccolata tra le loro braccia per un po’.
-
Carlisle domani voglio che anche tu mi accompagni all’altare – gli dissi quando
mi staccai da loro.
-
Cosa? – mi chiese lui stupito come non mai della mia improvvisa richiesta.
- Tu
devi esserci, devi essere lì a fianco a me. Charlie è mio padre, quello biologico,
quello che amo più di ogni altra cosa al mondo, ma tu sei stato per me un
affetto pari a quello paterno. Ti ho sempre considerato come un secondo padre,
per me lo sei davvero e so che anche io per te sono come una figlia, perciò se
ti va mi faresti contenta – gli dissi sincera.
- Non
potevi rendermi più felice. Certo tesoro, domani sarò al tuo fianco così come
lo sarò sempre – mi rispose stringendomi più forte a sé.
Restammo
lì per un po’, poi Alice e Rosalie mi reclamarono e così salì in camera con
loro.
Evitammo
di parlare di matrimonio o cose del genere e loro non mi fecero storie per
quello che era successo quella stessa mattina.
Una
cosa era certa, non sarebbero rimaste in silenzio.
Se
non quella sera avrebbero parlato il giorno seguente.
Mi dissero
solo che ciò che avevano organizzato quella sera non si poteva più fare visto
che io mi ero presentata solo a quell’ora.
Ci
saremmo dovute accontentare di un semplice pigiama party.
A
dire il vero io ne ero contenta, anche se non lo diedi a vedere.
Non
avevo voglia di festeggiare in altri modi, non c’era proprio nulla di cui
festeggiare.
Ci
mettemmo a parlare di mille cose, ridendo e scherzando, ma dentro di me mi
sentivo morire.
Avevo
perso la parte più bella di me e sapevo che non l’avrei più avuta.
La
cosa peggiore era che ero stata proprio io a rinunciarci, quindi non potevo
prendermela con nessuno.
Bella, hai scelto la felicità degli
altri a discapito della tua?
Bene, adesso piangitene le
conseguenze.
Dannata
coscienza.
A
notte inoltrata mi addormentai e prima di cadere nelle braccia di Morfeo un
unico pensiero attraversò la mia mente.
Addio
Edward.
Ti
amo e ti amerò per sempre.
…Adry91…
Risposte alle vostre recensioni:
-
crista: Beh diciamo che Bella ha preso la sua decisione
e a quanto pare il suo futuro non include Edward. Chissà se andrà tutto come
spera.
-
ledyang: Non ti posso dire se hai ragione oppure
no, ma vedrai che qualunque cosa si scoprirà presto. Conoscendoti sono certa che
questo capitolo non ti piacerà per nulla, ma prima o poi dovevo pur postarlo.
Certo mi hai appena dato una notizia bellissima e questo capitolo non è certo
un buon modo per ringraziarti, ma apprezza lo stesso il fatto che ho postato.
Ti chiedo umilmente scusa, ma ti ringrazio per l’ottima notizia che mi hai
dato.
-
Maximo: Diciamo che Bella sembra decisa a sposare Jacob. Chissà cosa
succederà adesso.
-
ste87:
Sono felice di sapere che lo scorso capitolo ti sia piaciuto. Mi auguro che
anche questo sia di tuo gradimento.
-
vanderbit: Non posso dirti nulla in merito al
matrimonio. A differenza tua io non credo molto nel matrimonio, secondo me, al
giorno d’oggi ha perso il suo valore, viene fatto troppo spesso e con troppo
facilità. Secondo me è un passo troppo importante che va ponderato nel giusto
modo. Guardandomi attorno non ci credo, però, ti assicuro che lo considero un
legame troppo intimo e profondo, un passo che deve essere fatto secondo
cognizione di causa e soprattutto deve avere dei giusti presupposti, fra tutti
un amore sincero e profondo. Quindi, pur non credendoci, gli do molto valore e
credo che un passo tanto importante debba essere fatto con la persona giusta. A
quanto pare, però, Bella vuole infelicitarsi lo stesso.
-
BaBa88: Beh lo so, il prologo non promette nulla di buono. Vediamo che
succederà. Bella credo abbia già preso la sua decisione.
-
eliza1755: Beh a quanto pare avevi ragione, Bella non sembra interessata a
cambiare le cose e sembra proprio che abbia tutta l’intenzione di sposare Jacob
nonostante tutto.
-
Ed4e:
Ci hai proprio azzeccato. Bella nello scorso capitolo non ha specificato nulla
e in questo capitolo sembra aver preso la sua decisione. Vediamo adesso che
combina.
Un grazie di tutto
cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia
tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi
hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di
vostro gradimento e recensite. Un bacio.
INTRODUZIONE:Edward ha lasciato Bella in New Moon e non è
non e mai più tornato. Gli anni passano e anche i decenni, ma due anime sono
ancora tremendamente legate tra di loro perché il tempo possa cancellare ciò
che l’amore ha creato. Cosa succederà se un giorno Bella dovesse rincontrare
quella che aveva considerato fin dall’inizio al sua famiglia? E i Cullen e
soprattutto Edward come reagiranno quando scopriranno
che Bella è ancora la diciottenne che avevano lasciato? P.S. Bella non è un
vampiro, ma non è comunque umana. Oltre i vecchi, ci saranno anche nuovi
personaggi.
INTRODUZIONE:Bella vive a Phoenix
da quando è nata e la sua vita ruota intorno ai suoi sei migliori amici: Alice,
Rosalie, Emmett, Jasper, Jacob e Edward. Si conoscono fin da quando erano dei
bambini, ma crescendo le cose cambiano e lei si ritrova solo con Jacob e Edward
che sono iperprotettivi nei suoi confronti. Un giorno accade che Jacob si
dichiara e in seguito le chiede di sposarlo. Lei accetta, ma lo ama davvero? Si
certo, ma il suo non è amore, non quello vero almeno. Ed Edward? Cosa farà a
questo punto? E se si accorgesse proprio ora che sta per perdere la persona più
importante della sua vita? E se lei lo considerasse solo il suo migliore amico?
E se invece non fosse così? La loro è solo amicizia? Si certo, ma non del
tutto. Cosa succederà, allora? Bella sposerà Jacob? Forse solo da uno sbaglio
si può scoprire la verità. Ma qual è questa verità?
INTRODUZIONE:Edward lascia Bella per permettergli
di vivere una vita normale, ma prima di farlo esaudisce il desiderio dell’unica
ragazza che abbia mai amato. Dopo la sua partenza le cose cambiano e Bella non
vivrà la vita che Edward ha sperato per lei. Si ritroverà vampira, con un
figlia da crescere e un passato da ricordare. Riuscirà a ricordarsi del suo
unico e vero amore? Ma soprattutto riuscirà a rincontrarlo?
INTRODUZIONE: Rosalie, Bella e
Alice sono tre sorelle newyorchesi che si trasferiscono a Phoenix. Sono le
classiche ragazze popolari che tutti invidiano, dal carattere forte e deciso e
che non si fanno mettere i piedi in testa da nessuno. A Phoenix le loro vite si
incroceranno con quelle di tre fratelli Emmett, Edward e Jasper, anche loro dal
carattere forte. Nessuno di loro crede nell’amore, ma presto si renderanno
conto di sbagliare, presto l’amore entrerà nelle loro vite e da lì tutto
cambierà.
INTRODUZIONE:Bella è una semplice
ragazza che vive a Phoenix. Ha un fratello e due sorelle gemelle. La sua vita
ruota intorno ai Cullen, i suoi migliori amici, la sua seconda famiglia. E poi
c’è Tay, il suo fidanzato, ma lei ne è davvero
innamorata? La sua vita è perfetta come crede? Il ritorno in città di Edward,
il suo amico di sempre, gli incasinerà la vita e presto si renderà conto che
quell’amico con il quale non fa altro che litigare non è poi solo un amico. Le
cose non saranno semplici e in una notte tutto si complicherà.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di StephenieMeyer. Questa storia è
stata scritta senza alcun scopo di lucro.
Eccomi qui con un altro aggiornamento. Sono in ritardo, lo so,
ma sono ormai agli sgoccioli con gli esami e non ho molto tempo né per scrivere
né per postare. Vi anticipo che una parte del capitolo è formato dal prologo,
perché ebbene si, il fatidico giorno del matrimonio è arrivato. Comunque il
capitolo solo per una breve parte sarà costituito dal prologo, quindi ci sarà
anche del materiale nuovo. Ve lo dico in modo da leggerlo tutto, magari capendo
che si tratta del prologo decidete di non leggerlo. Che dire di più? Niente,
auguro solo una buona cerimonia a Bella e al resto degli invitati. Vi lascio al
capitolo. Un bacio e buona lettura.
Capitolo
25
Il
giorno del si
POV BELLA
Mi
svegliai di soprassalto, avevo fatto un incubo, difatti ero tutta sudata, ma
non ricordavo cosa avessi sognato.
Il
buio più assoluto.
Notai
che in stanza le ragazze non c’erano, di sicuro quando io mi ero addormentata
loro erano tornate nelle loro camere, a fianco ai loro mariti, alle persone che
in assoluto amavano più di tutti.
Erano
l’emblema dell’amore.
Due
coppie nate per stare insieme.
Alice
era un pazza euforica ed era terribilmente estroversa, Jasper era il suo esatto
opposto, calmo, riservato, tranquillo.
Eppure
quei due si completavano a vicenda e andavano d’amore e d’accordo.
Rosalie
all’apparenza era quella più fredda e superficiale, un po’ chiusa, mentre
Emmett era un vulcano di allegria e spensieratezza, un vero bambinone.
Eppure
anche loro due si completavano.
Erano
i due pezzi della mela.
Ognuno
aveva trovato il pezzo che lo completava.
A
volte per via del loro carattere opposto, dicevo sempre a quei quattro che loro
erano l’altra metà della mela, ma l’altra metà di colore diverso.
Una
parte di un colore e l’altra di un altro, però stranamente perfettamente
combacianti.
Anche
io l’avevo trovata l’altra parte della mela, ma non ero stata così brava a
sapermela tenere, così oggi mi sarei preparata ad unirmi con un’altra persona.
Mezza
mela e mezza arancia.
Che
strano connubio.
Mi alzai
dal letto e quando poggiai i piedi a terra mi resi conto che era arrivato il
grande giorno.
Mi
diressi verso lo specchio e mi osservai.
Mi
ero addormentata con i vestiti di ieri e il profumo della maglietta di Edward
era ancora intatto, come se fosse rimasto impresso in quella maglia per essere
un segnale, un monito per farmi capire qualcosa.
Evitai
di cogliere quel segno, mi avrebbe portato solo a soffrire di più.
Avvicinai
la maglia al naso e aspirai quel profumo, mentre calde lacrime iniziarono a bagnare
le mie guance.
-
Bella non è possibile, ancora non ti sei nemmeno lavata. Non ci credo – disse
Alice entrando insieme a Rosalie nella mia stanza.
Ebbene
si, perché anche io in quella grande casa avevo la mia stanza, quella dove
dormivo o dove stavo tutte le volte che mi fermavo a casa Cullen.
Solo
quando entrarono si resero conto di quello che stavo facendo e Rose si premurò
di chiudere subito la porta.
- La
vogliamo smettere con questa sceneggiata? – mi disse il folletto.
- Non
capisco a cosa tu ti riferisca – le risposi asciugandomi le lacrime e lasciando
cadere la maglietta al suo posto.
-
Senti Bella oggi dovrebbe essere il giorno più bello della tua vita, lo è per
tutte le donne. Io quando ho sposato Emmett ero felicissima, anche se ero
ansiosa, Alice lo era altrettanto, solo che lei al posto dell’ansia aveva il
nervoso, pensava che qualcosa sarebbe andato male. Tu, invece, sei passiva e
questo la dice lunga. Andiamo da Jacob, parliamoci tutti insieme e gli
spieghiamo la cosa, vedrai che capirà – mi disse Rose dolcemente facendomi
sedere sul letto.
-
Capirà? Tu sei pazza, come minimo mi odierà per non parlare di cosa farà a
Edward. Immagino già la scena e no, preferisco non farla avverare – gli risposi
stranamente tranquilla.
- Sei
un’emerita idiota, lasciatelo dire. Vuoi infelicitarti una vita, ebbene fallo,
ma quando te ne pentirai non venire da me, non venire da noi. Non vorrò mai
trovarmi nella situazione di doverti dire “te l’avevo detto” – mi disse sincera
Alice guardandomi negli occhi.
- Non
succederà – le risposi cercando di essere convincente.
In
tutta risposta tutte e due scossero la testa in senso di diniego.
Feci
finta di non notarlo e mi alzai dal letto sorridendo.
-
Allora che si fa adesso? Oggi sono la vostra Barbie, però, vedete di non
esagerare. Voglio qualcosa di semplice – dissi sapendo che quella sarebbe stata
l’unica cosa che avrei potuto dire per distrarle e per renderle felici.
-
Benissimo. Innanzitutto vai a farti il bagno. Mi raccomando bagno e non doccia,
hai bisogno di rilassarti e pure parecchio – mi disse Alice saltando giù dal
letto.
- Lì
dentro troverai già tutto. L’intimo e pure una vestaglia, mettiti tutto e poi
passiamo alla fase due – continuò Rose.
Gli
sorrisi e mi diressi in bagno, immergendomi nella vasca.
Restai
lì dentro per un bel po’, poi uscì e mi sistemai proprio come mi avevano detto
loro.
Tornai
in stanza e vidi che tutte e due avevano già preparato tutto l’occorrente per
trucco e parrucco.
Mi
fecero un sorriso di incoraggiamento e poi mi fecero sedere.
L’operazione
“facciamo diventare Bella una Barbie” stava iniziando.
Cercai
di non badare al tempo che passava o quello che mi stavano mettendo, anche
perché mi era stato severamente vietato di guardare qualunque cosa.
Mi
resi conto che il tempo passava, ma quelle due ancora non sembravano finire.
Mi
sentivo già spossata.
Ero chiusa in quella stanza da ore e non c’è
la facevo più, mi sentivo sfinita perché Alice e Rosalie non stavano facendo
altro che trattarmi come il loro giocattolino da truccare, pettinare e vestire.
Stavo contando i minuti e perfino i secondi
che mancavano prima di potermi ritenere libera dalle loro grinfie.
- Perfetto. Adesso sei pronta. Puoi smettere
di sbuffare e ti puoi guardare allo specchio – mi disse il folletto.
- Era ora – mi limitai a dire.
- Smettila di lamentarti. Oggi è il giorno
più importante della tua vita e devi essere perfetta – mi disse Rosalie mentre
mi faceva spazio per farmi guardare nel grande specchio della stanza.
Avevo paura di guardarmi allo specchio, paura
di guardarmi e di non riconoscere l’immagine che vi era riflessa.
Avevo chiesto alle ragazze che volevo
qualcosa di semplice, ma conoscendole non ero sicura che mi avessero
accontentata.
Mi diressi allo specchio con gli occhi chiusi
e dopo aver fatto un respiro profondo li aprì. Ciò che vidi mi lasciò senza
fiato. Ero davvero bellissima.
I capelli scendevano sulle spalle in boccoli
fluidi e morbidi. Alcune ciocche laterali erano state raccolte in alto e
sistemate con delle piccole roselline bianche rendendo il tutto semplice, ma
meraviglioso (à il link dell’acconciatura: http://yfrog.com/5nacconciaturaj ).
Il trucco era semplice, con colori molto
tenui, ma allo stesso tempo abbastanza visibile. Un trucco che metteva in
risalto il colore dei miei occhi. Il colore delle labbra era lieve, ma faceva
esaltare la forma delle mie labbra e ne esaltava la carnosità (à il link del trucco: http://yfrog.com/5ntrupposposaj ).
Il vestito ricadeva perfetto sul mio corpo e
lo stretto corsetto sembrava esaltare il mio seno rendendolo più prosperoso di
quanto in realtà era. Un vestito semplice, ma che sembrava fatto apposta per me
(à il link del vestito:http://yfrog.com/1svestitobellap ).
Il tutto accompagnato da un paio di decolté dal tacco vertiginoso (à il link delle
scarpe: http://yfrog.com/2oscarpebellaj
).
- E’ bellissima – dissi riferendomi alla
figura dello specchio.
- Sei bellissima – mi corressero all’unisono
Emmett e Jasper che erano appena entrati nella stanza e mi fissavano
meravigliati.
Li osservai, erano entrambi molto belli.
Emmett indossava un vestito nero lucido con
tanto di gilet dello stesso colore, una camicia di raso arancione, una cravatta
nera e un paio di scarpe nere lucide.
Aveva lasciato la giacca sbottonata e questo
gli dava un effetto elegante, ma sportivo allo stesso tempo (à il link del vestito
di Emmett: http://yfrog.com/13vestitoemmetp
).
Jasper indossava, invece, un vestito nero
sempre lucido, una camicia e una cravatta viola e un paio di scarpe sempre nere
lucide.
A differenza di Emmett aveva abbottonato la
giacca con un solo bottone e il gilet nero che indossava sotto si intravedeva
appena (à il link del vestito di Jasper:http://yfrog.com/1svestitojasperp
).
Erano entrambi molto belli.
- Allora che ne dici? – mi chiese Alice.
- Avete fatto un lavoro magnifico – le
risposi.
- Te lo dicevamo che ne sarebbe valsa la pena
essere paziente – mi disse Rosalie.
- Charlie ti sta aspettando sotto. Voleva
salire per chiamarti, ma gli abbiamo detto che saremmo venuti noi – mi disse
Jasper.
- Hai fatto bene. Di sicuro mi avrebbe messo
più agitazione di quella che già c’ho – gli risposi.
Mi diedi un’ultima occhiata e poi dopo aver
fatto un respiro profondo mi diressi verso la porta, ma prima di raggiungerla
qualcosa catturò il mio sguardo. Un poster appeso alla parate vicino alla
porta, un poster che io e i ragazzi avevamo voluto fare con le nostro foto., un
poster che ognuno teneva appeso nella propria stanza.
C’erano tre foto grandi e tre piccole. Nelle
foto grandi in una c’era Rosalie abbracciata a Emmett, in un’altra Jasper che
abbracciava da dietro Alice e in un’altra Edward che mi teneva per un fianco e
io che gli mettevo il braccio dietro la testa.
Nelle tre più piccole c’era, invece, una in
cui Emmett e Rosalie si erano fatti fotografare con espressione seria, Jasper e
Alice con un’espressione sorridente e l’ultima in cui Edward mi baciava una
guancia (à il link del poster:http://yfrog.com/iyposterxxj ).
Non appena vidi quel poster mi soffermai
pensando al periodo in cui quelle foto erano state scattate e mi ritrovai a
pensare che da allora erano cambiate tante cose.
- Bella sei sicura di quello che stai
facendo? – mi chiese Emmett, forse, l’unico che per carattere era capace di
smorzare i toni in una situazione del genere.
- Se ti dicessi di no cambierebbe qualcosa? –
gli risposi facendogli un’altra domanda.
- Non sei costretta a farlo se questo non è
quello che vuoi – continuò lui.
- Ho già deciso – mi limitai a dire.
- Sei consapevole che entrando in quella
Chiesa firmi la tua infelicità e la sua? – mi chiese Jasper senza fare nomi,
tanto sapevamo tutti a chi si riferisse.
Lo guardai, per poi spostare lo sguardo verso
Emmett e infine verso Rosalie e Alice che non avevano parlavano, considerato
che di tutta questa storia ne avevamo parlato qualche ora prima. Gliene fui
grata.
Non sapevo cosa rispondergli o forse lo
sapevo fin troppo bene, ma non avevo il coraggio di farlo, così decisi che era
tempo di andare.
- Che stiamo aspettando? C’è un matrimonio da
celebrare – gli dissi regalandogli un finto sorriso mentre, invece, cercavo di
controllare delle lacrime ribelli che lottavano per uscire e rigarmi il volto.
Aprì la porta e uscì dirigendomi al piano
inferiore dove mio padre mi aspettava per portarmi dritta all’altare.
- Alcune cose non sono nel nostro destino, a
prescindere da quanto le vogliamo – dissi poi a tutti loro prima di dirigermi
sotto.
Tutti e quattro scrollarono le spalle e mi
guardavano come a dire “questo non l’hai voluto tu, il destino non c’entra”.
Lascia scorrere, non avevo voglia di
replicare.
- Noi andiamo a prepararci, ci vediamo sotto
– mi disse Alice mentre insieme Rosalie si diressero verso le loro rispettive
stanze.
Io scesi al piano inferiore con i ragazzi,
uno alla mia destra e l’altro alla mia sinistra e notai che sotto ad attendermi
c’erano già papà, Carlisle e Esme.
Papà indossava un vestito lucido nero con il
gilet dello stesso colore, una camicia bianca, la cravatta nera e le scarpe
dello stesso colore del vestito (à il link del vestito
di Charlie: http://yfrog.com/bdvestitocharliej
).
Era semplice, ma bello, forse anche perché
non ero abituata a vedere mio padre in quelle vesti.
Carlisle aveva un portamento senza eguali, ma
questo c’è l’aveva anche se indossava un semplice costume da bagno.
Com’è che si dice?
Ah si, la classe con è acqua.
Indossava un vestito gessato lucido blu, con
gilet uguale, una camicia e una cravatta dello stesso colore del vestito e un
paio di scarpe lucide anche queste blu (à il link del vestito
di Carlisle: http://yfrog.com/0ivestitocarlislej
).
Era semplicemente perfetto.
Esme, beh, per Esme non c’erano parole.
Era di una bellezza devastante, quasi
surreale.
Indossava un vestito lungo blu notte di raso.
Di sopra era a corsetto ed era leggermente aperto a V all’altezza del seno. Un
po’ di sotto del seno aveva una fascia sempre dello stesso tessuto e colore che
si collegava dietro in un fiocco che stringeva l’abito. Era bellissimo.
Indossava un paio di sandali argentati dal
tacco vertiginoso e una piccola borsetta dello stesso colore. Aveva una collana
d’oro bianco che gli fasciava il collo, un grosso bracciale di diamanti, un
paio di orecchini che richiamavano i diamanti del bracciale, un anello con tre
brillanti e un orologio stupendo, o, forse, semplicemente era lei ad essere
stupenda (à il link dei vestiti di Esme: http://yfrog.com/0ivestitiesmep ).
- Tesoro sei bellissima – mi disse proprio
lei quando arrivai alla fine della scala.
- Posso dire lo stesso di te – mi limitai a
dirle sorridendole sincera – e anche voi due non siete niente male – dissi io
rivolgendomi poi ai miei due “papà”.
Li vidi osservarmi ammaliati e scoppiai a
ridere seguita a ruota da Emmett, Jasper ed Esme.
- Evitate di commentare – dissi poi a tutti e
due.
Sapevo che Charlie e Carlisle se avessero detto
qualcosa mi avrebbero messo in imbarazzo.
- Sei davvero bellissima – dissero entrambi
all’unisono scoppiando a ridere capendo di essersene usciti tutti e due con la
stessa frase.
- Grazie – gli risposi mentre la loro risata
contagiò pure me.
- Allora Bella, le ragazze ti hanno dato
tutto? – mi chiese riferendosi alle tradizioni.
- Si certo. Qualcosa di vecchio e regalato
c’è l’ho qui – dissi mostrando un bracciale che mi aveva regalato la stessa
Esme qualche anno prima – qualcosa di nuovo c’è l’ho pure ovviamente, qualcosa
di prestato e blu anche, Alice mi ha prestato la sua giarrettiera – continuai
diventando rossa quando lo dissi.
- Benissimo. Almeno le tradizioni sono state
rispettate – mi disse lei sorridendo.
- A proposito di tradizioni. Jacob ha mandato
il bouquet di fiori per te così come tradizione – mi disse Carlisle
porgendomelo.
Era un mazzo fatto con rose blu al centro con
delle perle incastonate al centro dei fiori e intorno le rose blu c’erano
quelle bianche (à il link del bouquet: http://yfrog.com/58bouquetycj ).
Era molto bello, l’avevo scelto insieme a
Edward quando eravamo andati dal fioraio a scegliere i fiori per la giornata.
Poco dopo sentimmo scendere dalle scale Alice
e Rosalie.
Alice indossava un vestito bordeaux a
corpetto, molto stretto sotto e leggermente più ampio sotto, un paio di sandali
stupendi neri dal tacco vertiginoso e una piccola borsa nera.
Aveva un orologio della Gucci nero, un
bracciale con una striscia di diamanti, una collana e gli orecchini con dei
brillanti e un anello nero e d’oro bianco (à il link dei vestiti
di Alice:http://yfrog.com/0evestitialicep ).
Era bellissima, così come lo era Rosalie.
Indossava un vestito color perla a corpetto
stretto sopra che andava ad ampliarsi sotto. Dal sotto il seno fino ai fianchi
era molto arricciato.
Le scarpe erano dei sandali altissimi dello
stesso colore del vestito e poi aveva una borsetta piccola blu notte, un paio
di orecchini con una pietra blu circondanti da diamantini bianchi, un bracciale
blu e di oro bianco, un anello con tre diamanti blu, una collana di oro bianco
e un bellissimo orologio della Gucci (à il link dei vestiti
di Rosalie:http://yfrog.com/6wvestitirosaliep
).
- Così non vale, però. Deve essere la sposa
la più bella, con voi non c’è storia – gli dissi io ridendo quando giunsero in
salotto con noi.
- Sei tu la più bella – mi risposero entrambe
all’unisono sorridendomi.
Dopo che i presenti si complimentarono con
loro decidemmo che era ora di andare in Chiesa, la sposa era già in ritardo di
una buona mezz’ora.
- Certo che sei sempre tu, ti fai aspettare
sempre – mi rimproverò bonariamente Emmett.
- La sposa si fa sempre attendere – mi
giustificai io.
- Povero Jacob, non sa a cosa va incontro –
continuò lui dandomi un bacio sulla guancia.
Gli sorrisi e poi lui insieme a Rosalie,
Jasper, Alice e Esme si diressero in Chiesa con la macchina di Jasper mentre io,
papà e Carlisle salimmo su una Ferrari F430 che Jacob aveva voluto noleggiare
apposta per il matrimonio (à il link della
Ferrari: http://yfrog.com/74ferrarif430avantijhttp://yfrog.com/jtferrarif430dietroj
).
Mi posizionai al centro e da un lato si mise
papà, mentre dall’altro Carlisle.
Durante il tragitto mi sentì protetta, avevo
al mio fianco due persone che amavo e che mi sarebbero state accanto sempre e
comunque e non potevo essere più felice.
Arrivammo in poco tempo e solo allora la
paura cominciò a farsi sentire forte.
Fuori non c’era più nessuno, di sicuro erano
già tutti entrati in Chiesa.
Avevo paura, una fottuta paura.
Scesi dalla macchina aiutata anche da
Carlisle e papà e quando fui fuori da essa mi accorsi che c’era una persona
appoggiata al pozzo che c’era nel cortile del castello, vicino alla Chiesa (à il link del pozzo: http://yfrog.com/japozzop ).
Era di spalle, ma l’avrei riconosciuto fra
mille anche grazie ai suoi stupendi capelli perennemente arruffati.
In quel momento avrei tanto voluto che fosse
lui lo sposo.
Appena sentì il rumore della macchina si
voltò e fu allora che mi persi nei suoi occhi e non riuscì più a capire niente.
Lo vidi avvicinarsi verso di me e il mio
cuore iniziò a perdere battiti, non sapevo se c’è l’avrei fatta.
Lo osservai e mi resi conto come era vestito.
Indossava un vestito nero lucido con una
camicia bianca di raso e una cravatta nera. Le scarpe erano lucide e dello
stesso colore del vestito e la giacca non era abbottonata rendendolo molto più
sportivo che elegante (à il link del vestito di Edward: http://yfrog.com/13vestitoedwardj
).
Vedere Edward vestito in quel modo mi faceva
strano, perché ero abituata a vederlo sempre in jeans e maglietta.
Quando fu ad un palmo da me mi sorrise.
- Vi dispiace se ve la rubo un attimo? –
chiese a mio padre e a Carlisle.
- Edward siamo già in ritardo – provò a
dirgli suo padre.
- Solo cinque minuti, giuro – puntualizzò.
Carlisle stava per dire qualcosa, ma mio
padre lo bloccò con lo sguardo.
- Vi aspettiamo in macchina, muovetevi, però
– disse poi rivolgendosi ad entrambi.
Sia papà che Carlisle ci fecero un sorriso e
lui prendendomi per mano mi fece avvicinare al pozzo dove si appoggiò e fece
appoggiare pure me.
- Sei bellissima, lo sai vero? – mi disse non
appena i miei occhi guizzarono nei suoi.
- Anche tu lo sei – mi limitai a
rispondergli.
Restammo in silenzio per qualche secondo e
nessuno dei due sembrava intenzionato a dire qualcosa.
- Che c’è Edward? – gli chiesi poi capendo
che qualcosa dovevamo pur dirla e non avevamo tutto il tempo che volevamo.
Se qualcuno si fosse affacciato ci avrebbe
visto sicuramente parlare e non credo ci avrebbe preso per personale normali.
- Ieri sera dopo la festa sono tornato a casa
con Jacob e mi ha confidato che ultimamente ti ha vista un po’ strana e gli ho
chiesto strana in che senso. Non ha saputo rispondermi. Così gli ho chiesto di
spiegarmi che cosa di te l’ha fatto innamorare. Mi ha risposto il tuo sorriso.
Gli ho domandato quale dei tuoi tanti sorrisi. Non mi ha saputo rispondere. Mi
ha detto che sorridi sempre allo stesso modo – mi rivelò anche se non riuscivo
a capire il perché.
- Perché mi dici questo? – gli domandai.
- Tu credi di avere un solo sorriso? – mi
chiese senza rispondere alla mia domanda.
- Certo Edward, magari qualcuno è più falso,
qualcun altro più vero, ma bene o male sorrido sempre allo stesso modo – gli
dissi.
- Ti sbagli. Tu hai sette sorrisi: uno quando
qualcosa ti fa ridere davvero, uno quando sorridi solo per educazione, uno
quando sei imbarazzata, uno quando ti prendi un po’ in giro, uno quando stai
facendo dei progetti, uno quando parli dei tuoi amici e uno quando stai
guardando me – mi confidò sincero sorridendomi.
Restai basita da quello che mi disse.
Come aveva fatto ad accorgersi di tutti quei
particolari?
Come ci era riuscito?
In quel momento avevo solo voglia di buttarmi
tra le sue braccia, ma mi limitai a prendere una sua mano e stringerla nella
mia.
- Non credevo ti fossi accorto di questo, non
credevo che qualcuno mai potesse accorgersene, forse, perché nemmeno io me ne
sono mai accorta davvero – gli dissi sorridendogli.
- Ecco vedi? Questo nella mia classifica è il
tuo primo sorriso, quello che amo di più – mi informò.
- E sarebbe? – gli chiesi.
- Quello che metti su quando guardi me – mi
disse.
- Chissà perché. Comunque sono felice che tu
mi abbia detto questo, è la cosa più bella che potessi fare per me – gli
risposi sorridendogli ancora.
Lui rimase in silenzio, ma anche stavolta
decisi di interromperlo.
- Dobbiamo andare Edward. Ci stanno aspettando
e si staranno chiedendo che fine abbiamo fatto – gli dissi togliendo la mia
mano dalla sua e spostandomi da lì per dirigermi alla macchina.
Non riuscì a fare nemmeno due passi che con
la sua mano mi bloccò il polso provocandomi una scarica elettrica che mi
attraversò tutto il corpo.
Stavo sbagliando lo sapevo, era lui quello
giusto, ma, ormai, non potevo fare nulla, non potevo più tornare indietro, non
più.
- Hai detto che quello che ti ho detto è
stata la cosa più bella che potessi fare per te. Vuoi fare tu, adesso, una cosa
per me, per favore? Prova a immaginare la tua vita, fra trenta, quarant’anni.
Come sarà? Se la vedi con lui, vai. Ti ho già visto correre da lui,
sopravviverò anche la seconda, se è quello che realmente vuoi, ma ti prego, ti prego
Bella non scegliere la strada più facile – mi disse con appena mi voltai per
guardarlo.
- Quale strada facile? Non esiste una strada
facile, Edward. Comunque finisco per ferire qualcuno – gli spiegai mentre
cercavo di non far fuoriuscire i lacrimoni.
- Smettila di pensare a quello che vogliono
gli altri. Non pensare a quello che voglio io, a quello che vuole lui o quale
che vogliono tutte le persone della tua vita. Tu cosa vuoi? Che cosa vuoi? – mi
chiese con sguardo implorante.
Sapevo che non si aspettava che io gli
dicessi che sceglievo lui, voleva solo che io gli dicessi quello che volevo io,
ma se lo avrei fatto non mi avrebbe permesso di entrare in quella chiesa, non
mi avrebbe permesso di sposare la persona sbagliata.
Abbassai lo sguardo e cercai di togliermi
dalla sua presa.
Stranamente ci riuscì e mi accorsi che non
era stato certo per la mia forza, ma era stato lui, era stato lui a lasciarmi
andare.
Aveva capito che ero troppo codarda e mi
stava lasciando andare.
Sapevo che stavo perdendo tutto, sapevo che
dopo il sì a Jacob avrei definitivamente chiuso con Edward, ma non riuscivo a
trovare una soluzione.
Avevo perso la cosa più bella che la vita mi
avesse dato.
Edward aveva fatto di tutto e di più per me,
per il nostro amore, ma io ero stata dura, irremovibile.
Lui non avrebbe più fatto nulla.
Con il suo lasciarmi il polso mi stava
dicendo che era finita, che non c’era nulla da fare, che aveva lottato per
questo amore, ma non lo avrebbe fatto più.
Non aveva più senso e nonostante era dura
ammetterlo aveva ragione.
Con questa consapevolezza mi diressi verso la
macchina, mentre Edward entrò in Chiesa.
Carlisle e papà uscirono dalla macchina e
dopo aver aspettato cinque minuti per cercare di farmi riprendere ci
incamminammo verso l’ingresso della chiesa.
Quando arrivammo davanti il portone sentì la
marcia nuziale partire e vidi in lontananza Jacob vestito di tutto punto.
Indossava un vestito nero di raso con il
gilet dello stesso colore, una camicia bianca e la cravatta nera.
Le scarpe erano lucide e dello stesso colore
del vestito e nell’occhiello della giacca era stata messa una rosa bianca (à il link del vestito
di Jacob: http://yfrog.com/hqvestitojacobj
).
Non c’erano dubbi, era lui lo sposo.
Spostai lo sguardo e vidi che accanto a lui
c’era Edward, il testimone.
Non appena sarei arrivata all’altare si
sarebbe seduto vicino a me alla mia sinistra, mentre accanto a Jacob a fargli
da testimone c’era stranamente suo padre Billy.
Quando la marcia nuziale partì, io insieme a
Carlisle da un lato e papà dall’altro ci dirigemmo verso l’altare.
Osservai Esme seduta al suo posto in prima
fila e vidi in lei uno sguardo a metà tra il triste, il rassegnato e il felice.
Sapeva che non era quello che volevo.
Nel bancone dell’altra fila c’erano, invece,
i ragazzi e tutti mi guardavano con lo stesso sguardo di Esme, ma invece di
vedere quella parvenza di felicità che avevo visto in quella che sentivo essere
mia madre ci vedevo speranza, anche se non capivo il motivo.
Guardai poi Edward e mi sentì come se il
mondo mi crollasse addosso.
Era una maschera di dolore e anche se fingeva
di sorridere lo vedevo, vedevo che probabilmente avrebbe voluto piangere,
prendere a calci qualcuno o qualcosa.
Mi vennero in mente tutti i momenti passati
con lui, i momenti magnifici che avevamo passato insieme, ma anche quelli
dolorosi e mi resi conto come insieme a lui tutto mi sembrava più facile.
E’ strano come i momenti più belli lascino
nel cuore la voglia di piangere.
Smisi di guardarlo, se l’avrei fatto ancora
sarei andata incontro a lui baciandolo e mandando al diavolo tutto.
Posai gli occhi su Jacob notando che ero
quasi arrivata a destinazione, ma guardandolo non riuscì a leggere nulla.
O era lui che non aveva espressione, anche se
le sue labbra sorridevano, oppure ero io che per i troppi sensi di colpa non
riuscivo a leggervi niente.
Arrivai all’altare e Carlisle e papà dopo
avermi dato entrambi un bacio sulla guancia mi lasciarono nelle mani del mio
futuro sposo.
Sorrisi a Jacob, poi mi voltai ad osservare
Edward e il mio sorriso scomparve dal mio volto.
Jacob se ne accorse, ma mi sembrò fare finta
di nulla.
Mi misi a guardare il prete capendo che
sarebbe stata una lunga cerimonia.
Fino a quando sarei riuscita a continuare
questa recita?
Sperai di farcela almeno fino alla fine di
quella giornata.
Poi io e Jacob saremmo partiti in viaggio di
nozze e poi ci saremmo trasferiti a San Francisco e magari mi sarebbe passato
tutto.
Lo sperai con tutto il cuore mentre il prete
iniziò la cerimonia.
…Adry91…
Risposte alle vostre recensioni:
-
crista: In effetti Bella sta pensando solo a Jacob
e non ha se stessa, consapevole di cosa andrà incontro portando avanti questa
decisione. A questo punto, peggio per lei.
-
LadySile: Non sei l’unica a non capire Bella.
Diciamo che ha la mente un po’ contorta. Vediamo adesso cosa se ne farà di
questa infelicità che ha scelto di portare avanti.
-
ELLAPIC: La tua è davvero una bella domanda. La felicità di Jacob vale
più di quella di Bella ed Edward? Credo che Bella dovrebbe chiederselo, ma
forse ha paura lei stessa di essere felice. Quanto a Edward diciamo che
l’ultima carta che aveva se l’è giocata, credo non posso più fare nulla.
-
sharon95: Beh per adesso sembra aver scelto Jacob. Però tu non morire dal
dolore, infondo peggio per lei.
-
Ed4e:
Hai proprio ragione. Qualunque cosa succederà al matrimonio sarà comunque una
tragedia. Bella più che andare al matrimonio, al suo matrimonio, sembrava
stesse andando ad un funerale.
-
ledyang: Prende sempre in considerazione le tue
richieste lo sai, ma la mia mente a volte è proprio bacata. Non so mai quale
scherzo mi gioca. Vedremo. Comunque forse tu credi di non aver fatto nulla per
meritare la dedica dello scorso capitolo, ma ti assicuro che ti sbagli. Mi hai
dato una notizia supermegagalattica.
-
vanderbit: Concordo con te, Bella ha paura, paura di
essere felice, paura di iniziare tutto daccapo, paura, una fottuttissima paura.
-
ste87:
Ecco il grande giorno. Purtroppo o per fortuna è arrivato.
-
kira killer: In effetti Bella non si sta comportando
proprio bene. Ha barattato la felicità di Edward con quella di Jacob e forse
nemmeno se ne rende conto.
-
eliza1755: La tua idea di intrufolarti alla cerimonia mi piace parecchio.
Se decidi di attuarla sul serio chiamami, verrò con te. Sai due sempre meglio
che una. Ti ringrazio per gli auguri che mi hai fatto per l’esame. Spero vada
tutto bene.
Un grazie di tutto
cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia
tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi
hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di
vostro gradimento e recensite. Un bacio.
INTRODUZIONE:Edward ha lasciato Bella in New Moon e non è
non e mai più tornato. Gli anni passano e anche i decenni, ma due anime sono ancora
tremendamente legate tra di loro perché il tempo possa cancellare ciò che
l’amore ha creato. Cosa succederà se un giorno Bella dovesse rincontrare quella
che aveva considerato fin dall’inizio al sua famiglia? E i Cullen e soprattutto
Edward come reagiranno quando scopriranno che Bella è
ancora la diciottenne che avevano lasciato? P.S. Bella non è un vampiro, ma non
è comunque umana. Oltre i vecchi, ci saranno anche nuovi personaggi.
INTRODUZIONE:Bella vive a Phoenix
da quando è nata e la sua vita ruota intorno ai suoi sei migliori amici: Alice,
Rosalie, Emmett, Jasper, Jacob e Edward. Si conoscono fin da quando erano dei
bambini, ma crescendo le cose cambiano e lei si ritrova solo con Jacob e Edward
che sono iperprotettivi nei suoi confronti. Un giorno accade che Jacob si
dichiara e in seguito le chiede di sposarlo. Lei accetta, ma lo ama davvero? Si
certo, ma il suo non è amore, non quello vero almeno. Ed Edward? Cosa farà a
questo punto? E se si accorgesse proprio ora che sta per perdere la persona più
importante della sua vita? E se lei lo considerasse solo il suo migliore amico?
E se invece non fosse così? La loro è solo amicizia? Si certo, ma non del
tutto. Cosa succederà, allora? Bella sposerà Jacob? Forse solo da uno sbaglio
si può scoprire la verità. Ma qual è questa verità?
INTRODUZIONE:Edward lascia Bella per
permettergli di vivere una vita normale, ma prima di farlo esaudisce il
desiderio dell’unica ragazza che abbia mai amato. Dopo la sua partenza le cose
cambiano e Bella non vivrà la vita che Edward ha sperato per lei. Si ritroverà
vampira, con un figlia da crescere e un passato da ricordare. Riuscirà a
ricordarsi del suo unico e vero amore? Ma soprattutto riuscirà a rincontrarlo?
INTRODUZIONE: Rosalie, Bella e
Alice sono tre sorelle newyorchesi che si trasferiscono a Phoenix. Sono le
classiche ragazze popolari che tutti invidiano, dal carattere forte e deciso e
che non si fanno mettere i piedi in testa da nessuno. A Phoenix le loro vite si
incroceranno con quelle di tre fratelli Emmett, Edward e Jasper, anche loro dal
carattere forte. Nessuno di loro crede nell’amore, ma presto si renderanno
conto di sbagliare, presto l’amore entrerà nelle loro vite e da lì tutto
cambierà.
INTRODUZIONE:Bella è una semplice
ragazza che vive a Phoenix. Ha un fratello e due sorelle gemelle. La sua vita
ruota intorno ai Cullen, i suoi migliori amici, la sua seconda famiglia. E poi
c’è Tay, il suo fidanzato, ma lei ne è davvero
innamorata? La sua vita è perfetta come crede? Il ritorno in città di Edward,
il suo amico di sempre, gli incasinerà la vita e presto si renderà conto che
quell’amico con il quale non fa altro che litigare non è poi solo un amico. Le
cose non saranno semplici e in una notte tutto si complicherà.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di StephenieMeyer. Questa storia è
stata scritta senza alcun scopo di lucro.
Eccomi qui con un altro capitolo. So di essere in ritardo e mi scuso
un casino. Spero siate clementi. Non vi anticipo nulla sulla storia, vi auguro
solo una buona lettura. Un bacio a tutti.
Capitolo
26
Seguire
la testa o il cuore?
POV BELLA
Non so nemmeno io bene come, ma sembrava come
se il tempo trascorresse in modo veloce, fin troppo veloce, come se volesse
punirmi, come se anche lui volesse vedermi presto con la fede al dito per
punirmi a causa del comportamento che avevo avuto negli ultimi due mesi, ma
soprattutto per il fatto che codarda come ero non aveva rinunciato a celebrare
un matrimonio basata sul nulla.
Mi stavo sposando con una persona che al
massimo potevo considerare un fratello.
Ebbene si, solo adesso mi rendevo conto di
una cosa di fondamentale importanza, una cosa che fino a qualche minuto prima
non avrei mai preso in considerazione.
Quel matrimonio era sbagliato, ma non tanto
perché io amassi Edward, ma tanto più perché io non amavo Jacob, solo ora mi
rendevo conto che lui era, per me, solo e semplicemente come un fratello.
Non gli volevo il bene che si può provare con
una persona che dovrebbe stare al tuo fianco “per sempre”, ma come una persona
con cui condividi lo stesso sangue, provavo, per lui, un amore puro, limpido,
cristallino come lo si può provare per un fratello, una sorella, una persona
con la quale non puoi avere altro se non un rapporto familiare.
Mi rendevo conto che questo matrimonio era
già sbagliato per questo, poi se si aggiungeva l’amore che provavo per Edward
mi rendevo conto come quell’unione sarebbe stata disastrosa su tutta la linea.
- Vuoi tu Jacob Blake prendere la qui
presente Isabella Marie Swan come tua legittima sposa per amarla e onorarla
tutti i giorni della tua vita? – chiese il prete a quello che sarebbe dovuto
diventare il mio futuro marito.
Vidi Jake voltarsi verso Edward e subito
verso di me, dopodiché mi sorrise e mi guardò negli occhi.
- Si, lo voglio – rispose mentre ancora aveva
lo sguardo puntato sul mio.
Adesso era il mio turno e avevo fottutamente
paura di sentire il prete rivolgermi la stessa domanda.
Sperai con tutto il cuore che qualcuno si
alzasse e interrompesse quel matrimonio, ma queste cose succedono solo nei film
e il quello non era un film, ma la realtà.
- E tu, Isabella Marie Swan, vuoi prendere
come tuo legittimo sposo il qui presente Jacob Blake e amarlo e onorarlo tutti
i giorni della tua vita? – mi chiese poi il prete.
L’aveva detto, me l’aveva chiesto e io dovevo
solo rispondere.
E allora perché non ci riuscivo?
Aveva da quando mi ero alzata quella stessa
mattina che mi ripetevo nelle mente quel dannato “si, lo voglio” e adesso non
ero in grado di dirlo a voce alta.
In fondo erano solo tre parole, tre misere
parole.
Non riuscivo a pronunciarle, non mi uscivano dalla
bocca era come se, adesso anche il mio apparato vocale avesse fatto comunella
con il mio cuore e la mia testa, per quanto volesse, non poteva fronteggiare
entrambi.
Mi voltai verso Jacob che aveva preso a
guardarmi visto che io non proferivo parola e vidi come il suo sguardo non
aspettava altro che una mia risposta.
Distolsi lo sguardo da lui e mi voltai alla
mia sinistra dove incontrai quegli stessi occhi che amavo sopra ogni cosa,
quegli occhi che mi facevano perdere in un mondo che di reale non aveva nulla.
Fissai Edward in modo insistente e lui,
inaspettatamente, mi sorrise, di un sorriso sincero, spontaneo e accompagnò
quel sorriso da uno sguardo che lasciava poco all’immaginazione.
In silenzio mi stava dicendo di dire quel
“si, lo voglio”, mi stava dicendo di andare fino in fondo, mi stava dando la
sua “approvazione” e lo stava facendo in modo sincero mettendosi sotto i piedi
i suoi desideri e il suo cuore.
Mi stava invitando a rispondere, mi stava
facendo capire che non c’è l’aveva con me, ma che mi era accanto anche se non
condivideva quella scelta, stava accettando quello che avevo scelto.
Continuai a fissarlo e poi passai lo sguardo
di nuovo su Jake, il quale mi guardava trepidante e, adesso, un po’
preoccupato.
Voleva che rispondesse e che lo facessi in
fretta.
- Bella dovresti rispondere – mi fece notare
il prete sorridendomi, forse, pensando che il mio silenzio fosse dovuto
all’emozione – allora, ti riformulo la domanda. Vuoi tu prendere come tuo
legittimo sposo il qui presente Jacob Blake e amarlo e onorarlo tutti i giorni
della tua vita? – mi disse, infine, sperando che questa volta mi degnassi di
rispondere.
Questa volta mi voltai verso gli invitati e
lanciai uno sguardo ai ragazzi.
Alice mi sorrideva e aveva lo sguardo di una
che aveva appena vinto alla lotteria. Mi guardò rassicurandomi con quei suoi
occhi magnetici e mi sorrise.
Jasper, seduto vicino a lei con la mano
intrecciata nella sua, mi sorrideva pure, anche se notavo che aveva un non so
che di preoccupato nel suo sguardo, ma il suo sorriso era protettivo, ma
soprattutto confortante.
Vicino a lui, c’era Emmett che aveva un
braccio intorno al collo di Rosalie e entrambi mi guardavano sorridendo ed
entrambi mi incitavano con lo sguardo a rispondere, ma dal loro sguardo capì
che si aspettavano che rispondessi con il cuore.
Mi voltai poi verso le sedute dove c’erano
Esme, Carlisle e Charlie.
Papà sembrava tranquillo, in fondo per lui
non era una novità che io fossi così titubante. Mi guardava sorridendo con uno
sguardo che diceva solo: “mi fido di te”.
Carlisle, il mio secondo e amorevole padre,
mi fissava raggiante, non c’era in lui nessun segno di preoccupazione nel suo
volto, ma soprattutto non c’era nessun segno di stupore.
Che avesse sempre saputo che a questo punto
mi sarei trovata in difficoltà? Che fosse per questo che, era stato, l’unico a
non avermi fatto domande su quello che era successo? Che si fosse affidato al
fatto che avrei capito da sola cosa era giusto fare senza bisogno che lui
spendesse delle parole a riguardo?
Esme, mano nella mano con suo marito, mi
sorrideva con fare materno e prima che io potessi distogliere lo sguardo da lei
prese la mano che non era occupata a stringere quella del marito e si toccò il
petto, proprio vicino al cuore.
Voleva dirmi solo una cosa: “scegli con il
cuore”, “segui il cuore”, “va dove ti porta il cuore”.
Mi voltai di nuovo verso l’altare e guardai
Edward che continuava a guardarmi sorridendomi e il suo sguardo che mi diceva:
“dì di si”, non era cambiato.
Potevo davvero dire di si?
No, non potevo e pure se era sbagliato farlo
in quel momento, non c’era altra soluzione.
Avrei seguito il cuore, fregandomene di tutto
il resto.
Molta gente non mi avrebbe capita, ma non
importava.
Le persone che più contavano per me erano
dalla mia parte e me lo avevano dimostrato attraverso i loro sguardi e i loro
sorrisi.
Solo di una cosa mi dispiacevo, dover
deludere Jacob, doverlo fare soffrire, ma l’avrei deluso e fatto soffrire di
più sposandolo e promettendogli un amore che non provavo per nulla.
Solo ora mi rendevo conto di tante cose che
in tutto questo tempo avevo tralasciato.
E’ istintivo pensare che se corri avanti ti sarà più facile non voltarti
indietro, perché pensi che più vai lontano e più vedrai piccolo e distante
quello che ti sei lasciata alle spalle, ma le regole della prospettiva non sono
valide in amore e io me ne stavo rendendo conto solo ora.
Ero stata troppo razionale e in amore non bisogna esserlo, dovevo
semplicemente lasciarmi andare da subito e se lo avessi fatto, oggi, non mi
sarei trovata in quella posizione scomoda.
- Allora Bella, lo vuoi o no? – mi chiese
leggermente scocciato il prete.
Mi voltai a guardare Jacob e notai che aveva
un’espressione indecifrabile in volto, non riuscivo a capire cosa stesse
pensando.
Potevo vedere solo che muoveva il suo sguardo
da me a Edward senza sosta, ma non aveva nessuna espressione in volto, sembrava
una statua con gli occhi saltellanti, visto che era l’unica cosa che muoveva.
Voltai lo sguardo un’ultima volta su Edward e
dopo aver risposto al suo sorriso cercando di fargli capire ciò che stavo per
fare, mi voltai a guardare di nuovo Jake.
- Non posso – sussurrai appena, convinta che
nessuno escluso chi era sull’altare con noi mi avesse sentito.
Sentì Edward farsi rigido dietro di me e
Jacob assumere uno sguardo deluso, triste, lacerato, mentre il prete stava
capendo poco e niente.
Seguire il cuore
non è così facile come si crede.
A volte il cuore
ti porta dove non dovresti andare, in posti che fanno paura pur essendo
eccitanti, pericolosi, pur essendo attraenti. E a volte il cuore ti fa vivere
storie che non potranno avere un lieto fine.
La parte più
difficile, quando segui il tuo cuore, è che abbandoni la normalità, entri
nell’ignoto.
E da lì non potrai
più tornare indietro.
Stavo agendo senza
logica lo sapevo, ma in amore la logica non serve.
Probabilmente un
giorno mi sarei pentita di quello che stavo facendo, ma almeno non avrei avuto
rimpianti, non avrei avuto rimorsi perché tutto ciò che stavo facendo era il
mio cuore che lo stava facendo per me e al cuore non si comanda, il cuore ha le
sue ragione che la ragione con conosce.
Non potevo essere
più d’accordo di adesso con la frase del filosofo Blaise
Pascal.
- Non credo di aver capito – mi fece notare
il parroco.
Guardai di nuovo Edward e gli sorrisi,
sperando che lui facesse lo stesso.
Avevo bisogno di sapere che c’era.
Come se lui avesse intuito il mio bisogno mi
sorrise e addirittura mi regalò il suo sorriso sghembo che tanto amavo, il
sorriso più rassicurante che potesse farmi.
Mi voltai verso il prete che mi guardava
speranzoso che dicessi qualcosa e poi passai lo sguardo su Jake, era a lui che
dovevo una spiegazione, di certo non al parroco.
- Jake io non posso, non posso sposarti – gli
sussurrai per non farmi sentire dagli invitati dopo aver preso le sue mani
nelle mie.
Sentivo i rumori alle mie spalle,
probabilmente la gente non riusciva a capire cosa stesse succedendo, o forse,
chi lo aveva già capito stava iniziando a spettegolare, ma in quel momento non
me curai, avevo altro a cui pensare, ad esempio lo sguardo ferito con cui Jacob
mi guardava.
- Perché Bella? – si limitò a chiedermi.
- Perché non sei tu la persona che amo, ti
voglio un bene dell’anima e tu lo sai, ma non è amore e mai lo sarà – gli
risposi triste prima di lasciare le sue mani e posargli un delicato bacio sulla
guancia.
Mi voltai verso di Edward e nonostante il suo
sguardo rassicurante non potevo fare a meno di vedere la tristezza nei suoi
occhi, di certo la sofferenza di Jacob non era quello che voleva.
Mi resi conto che non potevo più stare lì
dentro, così mentre alcune lacrime iniziavano a solcare le mie guance corsi
fuori dalla chiesa dopo un veloce “scusate” agli invitati.
Di certo non avevo fatto una bella figura,
anzi probabilmente tutti si sarebbero ricordati di me come quella che era
scappata il giorno del matrimonio, ma stranamente non me importava nulla,
quello che mi faceva stare più male era Jacob e il fatto che potesse essere
considerato “l’uomo lasciato sull’altare”.
La colpa era mia perché in fondo al cuore
sapevo che, alla fine, avrei scelto Edward, anche se non avevo mai voluto
ammetterlo, ma testardo come ero avevo preferito andare avanti e arrivare a una
scelta tanto drastica nel giorno peggiore.
Uscì fuori e mi guardai in giro.
Non c’era anima viva, neppure l’autista che
Jake aveva ingaggiato per guidare quella che doveva essere la macchina degli
sposi.
Come avrei fatto per tornare a casa?
Di certo non sarei potuta rimanere in quella
chiesa.
A breve tutti gli invitati sarebbero usciti e
se mi avessero trovato fuori non osavo immaginare quello che sarebbe potuto
succedere, mi sentivo uno straccio già di mio, non serviva che anche gli altri
mi rincasassero la dose.
- Ti serve un passaggio? – mi chiese una voce
alle mie spalle che avrei riconosciuto fra mille.
Mi voltai e mi buttai subito tra le sue
braccia muscolose e forti, quelle braccia che trovavo sempre aperte tutte le
volte che ne avevo bisogno.
Mi trasmetteva calore, protezione e amore, anche
se era un amore diverso, un amore tra fratello e sorella, perché questo era
quello che ci consideravamo noi.
- Dadà hai fatto la
scelta giusta, non serve piangere – mi disse Emmett mentre mi stringeva più
forte a sé senza badare al fatto che gli stessi sporcando il vestito con le mie
lacrime.
- Soffrirà terribilmente ed è solo colpa mia
– gli risposi tra un singhiozzo e un altro.
- Avresti sofferto tu se non ti saresti
comportata così e ti assicuro che avresti sofferto molto di più di quanto potrà
soffrire lui adesso. Adesso vieni, andiamo a casa – mi disse un’altra voce
dietro di me.
Era Jasper che venne incontro a me ed Emmett
e mi abbracciò pure lui.
Rimasi abbracciata ai miei due pilastri
perché era questo quello che loro erano per me e poi salì in macchina di Emmett
prima che tutti e tre sfrecciassimo in direzione casa.
- Tesoro che dici se ti portiamo a Villa
Cullen, invece, di casa tua? – mi chiese Emmett dopo qualche minuto di
silenzio.
- Lo preferisco di gran lunga – gli risposi
mentre cercavo di calmarmi.
- Risolveremo tutto, vedrai – mi disse Jasper
che si era messo di dietro con me mentre io mi ero praticamente appollaiata
sulla sua spalla.
Non gli risposi, ma lo strinsi più forte.
Con loro le parole non servivano.
Pensai a ciò che avevo lasciato in Chiesa e i
singhiozzi aumentavano sempre di più.
Se Alice e Rosalie non erano in macchina con
noi significava che erano rimasti lì a sistemare la situazione e la cosa mi
preoccupava parecchio.
Non volevo che fosse successo qualcosa, ma
ero quasi certo che qualcosa fosse dovuta succedere per forza, altrimenti tutte
e due sarebbero corse fuori con me.
Avevo paura a chiedere a loro, una fottuta
paura, per questo rimasi in silenzio.
In poco tempo arrivammo a casa Cullen e i
ragazzi mi aiutarono a scendere ed entrammo tutti e tre a casa.
- Tesoro che dici se ti vai a togliere il
vestito e poi ci mettiamo tutti e tre sul divano come ai vecchi tempi? – mi
chiese con infinita dolcezza Jasper.
- Non mi va di salire su e toglierlo. Non ho
voglia di fare niente – mi limitai a rispondergli mentre ancora piangevo.
Mi sedetti sul divano e feci loro segno di
sedersi con me.
Mi appollai su di loro e mi lasciai cullare
dalle loro carezze sentendomi protetta e a casa.
Non avevo idea di cosa sarebbe successo, ma
una cosa era certa.
Con loro, con i miei amici che poi erano la
mia famiglia, mi sentivo al sicuro e sapevo che sarebbero stati dalla mia parte
sempre.
Con questa sicurezza cercai di rilassarmi
anche se le lacrime continuavano a scendere copiose ed ero piuttosto in ansia
non vedendo tornare nessuno.
Sapevo
che c’erano un sacco di cose da fare visto il mio comportamento e visto il
fatto che il matrimonio si era andato a fare benedire, ma in quel momento
egoisticamente volevo la mia famiglia tutta lì con me.
…Adry91…
Risposte alle vostre recensioni:
-
ledyang: Come vedi alla fine il cane non l’ha
sposato. Sono convinta che hai apprezzato il gesto.
-
giuly97: Beh diciamo che ci sei andata proprio vicino. Non è scappata con
Edward, ma Jake l’ha lasciato davvero all’altare.
-
LadySile: Come vedi alla fine non l’ha sposato,
anche se si sente troppo in colpa per aver aspettato proprio il giorno del si
per sposarlo. Come hai detto tu, però, non sempre ciò che è giusto corrisponde
alla felicità.
-
crista: Beh come vedi non l’ha sposato. Saranno
state le parole di Edward o semplicemente si è resa conto di quanto davvero lo
ama? Non lo sappiamo, ma una cosa è certa. Il matrimonio non ha avuto luogo.
-
kandy_angel: E infatti non si è sposata.
-
ELLAPIC: “Questo matrimonio non sa da fare” mi ha scritto nella scorsa
recensione. Oggi ti rispondo “questo matrimonio non si è fatto”. Contenta?
-
vanderbit: Sono contenta che i link dei vestiti e
della macchina ti siano piaciuti. Quanto alla storia concordo con te, credo che
i tradimenti come quello di questa storia siano i più terribili, perché il
tradito si sente appunto tradito due volte. Credo che per quanto non ami Jake
nemmeno lui si meritava questo.
-
sharon95: Come vedi ti ho accontento. Il matrimonio non è stato celebrato
e Bella adesso è libera di amare chi vuole.
-
ste87:
Non posso dirti se Jake abbia capito o meno di non essere la persona giusta, ma
intanto il matrimonio non è stato celebrato. Al resto ci penseremo nei prossimi
capitoli.
-
eliza1755: Beh diciamo che per questa volta la scappatina in Chiesa c’è la
siamo risparmiati, anche se è un vero peccato, almeno avremmo potuto vedere
Edward e chissà magari vedendoci avrebbe lasciato la Chiesa con noi. Sogniamo
dai, alla fine troppo male non può fare. Come vedi, comunque, Bella ha preso un
po’ di coraggio e ha fatto l’unica cosa giusta che avrebbe potuto fare. Non
c’erano altre soluzioni, ormai.
-
Ed4e:
Beh come vedi alla fine Bella è rinsavita e non ha detto si a Jake, non l’ha
sposato anche se è consapevole di aver fatto tanti sbagli, uno fra tutti
decidere di lasciare Jake proprio sull’altare. Adesso non ci resta che vedere
cosa succederà nei prossimi capitoli.
-
lidiacullen: Come vedi, finalmente, Bella si è
svegliata e ha fatto l’unica cosa che poteva fare: non sposare Jake considerato
che ama Edward. Quanto alla scena dei sorrisi l’ho presa dal film: “Un
appuntamento da sogno”. Ho sempre adorato quel pezzo in cui lui dice a lei dei
sorrisi e così ho deciso di inserirlo nella mia storia.
-
isabellacullen: Si, ti ringrazio, gli esami sono
andai benissimo. Un bel 96, sono proprio contenta. Quanto alla storia diciamo
che, ormai, siamo quasi agli sgoccioli. Dovrà ancora accadere qualcosa, ma non
credo ci vorranno troppi capitoli. Beh come vedi il matrimonio non è stato
celebrato, come tu avevi già immaginato. Beh in fondo chi legge anche le altre
mie storie può chiaramente capire come hai fatto tu che adoro inesorabilmente
Edward. Sono team Edward, infatti, e come vedi non riesco a concepire un finale
che non sia EdwardxBella.
Un grazie di tutto
cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia
tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi
hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di
vostro gradimento e recensite. Un bacio.
INTRODUZIONE:Edward ha lasciato Bella in New Moon e non è
non e mai più tornato. Gli anni passano e anche i decenni, ma due anime sono
ancora tremendamente legate tra di loro perché il tempo possa cancellare ciò
che l’amore ha creato. Cosa succederà se un giorno Bella dovesse rincontrare
quella che aveva considerato fin dall’inizio al sua famiglia? E i Cullen e
soprattutto Edward come reagiranno quando scopriranno che Bella è ancora la
diciottenne che avevano lasciato? P.S. Bella non è un vampiro, ma non è
comunque umana. Oltre i vecchi, ci saranno anche nuovi personaggi.
INTRODUZIONE:Bella vive a Phoenix
da quando è nata e la sua vita ruota intorno ai suoi sei migliori amici: Alice,
Rosalie, Emmett, Jasper, Jacob e Edward. Si conoscono fin da quando erano dei
bambini, ma crescendo le cose cambiano e lei si ritrova solo con Jacob e Edward
che sono iperprotettivi nei suoi confronti. Un giorno accade che Jacob si
dichiara e in seguito le chiede di sposarlo. Lei accetta, ma lo ama davvero? Si
certo, ma il suo non è amore, non quello vero almeno. Ed Edward? Cosa farà a
questo punto? E se si accorgesse proprio ora che sta per perdere la persona più
importante della sua vita? E se lei lo considerasse solo il suo migliore amico?
E se invece non fosse così? La loro è solo amicizia? Si certo, ma non del
tutto. Cosa succederà, allora? Bella sposerà Jacob? Forse solo da uno sbaglio
si può scoprire la verità. Ma qual è questa verità?
INTRODUZIONE:Edward lascia Bella per
permettergli di vivere una vita normale, ma prima di farlo esaudisce il
desiderio dell’unica ragazza che abbia mai amato. Dopo la sua partenza le cose
cambiano e Bella non vivrà la vita che Edward ha sperato per lei. Si ritroverà
vampira, con un figlia da crescere e un passato da ricordare. Riuscirà a
ricordarsi del suo unico e vero amore? Ma soprattutto riuscirà a rincontrarlo?
INTRODUZIONE: Rosalie, Bella e
Alice sono tre sorelle newyorchesi che si trasferiscono a Phoenix. Sono le
classiche ragazze popolari che tutti invidiano, dal carattere forte e deciso e
che non si fanno mettere i piedi in testa da nessuno. A Phoenix le loro vite si
incroceranno con quelle di tre fratelli Emmett, Edward e Jasper, anche loro dal
carattere forte. Nessuno di loro crede nell’amore, ma presto si renderanno
conto di sbagliare, presto l’amore entrerà nelle loro vite e da lì tutto
cambierà.
INTRODUZIONE:Bella è una semplice
ragazza che vive a Phoenix. Ha un fratello e due sorelle gemelle. La sua vita
ruota intorno ai Cullen, i suoi migliori amici, la sua seconda famiglia. E poi
c’è Tay, il suo fidanzato, ma lei ne è davvero
innamorata? La sua vita è perfetta come crede? Il ritorno in città di Edward,
il suo amico di sempre, gli incasinerà la vita e presto si renderà conto che
quell’amico con il quale non fa altro che litigare non è poi solo un amico. Le
cose non saranno semplici e in una notte tutto si complicherà.
INTRODUZIONE:Bella è una ragazza alla moda che vive a Orange Country, con una
storia difficile alle spalle, chiusa, ma allo stesso tempo ribelle verso gli
altri incontra lui, Edward, un playboy da strapazzo, ribelle, odioso,
presuntuoso, aggressivo, ricco e che non fa altro che dedicarsi con i suoi
amici ricconi a feste mondane e al lusso più sfrenato. Riuscirà lei a lasciarsi
andare all'amore? E lui? Riuscirà a mettere la testa a posto? E se tutto
iniziasse ad andare x il verso giusto? Lei non sa, però, che un segreto alena
dietro di lei, un segreto che lui non intende svelarle, non subito almeno, ma
poi non sarà tardi? Una storia ricca di divertimento, scontri, ribellioni, ma
amore, tanto amore. Sono tutti umani.
INTRODUZIONE:Un semplice invito di matrimonio può cambiare quella che sembra
essere diventata una vita stabile? Questo si chiede Bella quando si ritrova tra
le mani l’invito del matrimonio di Alice e Jasper. Partire e raggiungere quella
che un tempo era la sua migliore amica affrontando i fantasmi del suo passato?
Oppure restare a casa e non correre rischi? Bella vive a New York, fa la
giornalista, si è lasciata i Cullen alle spalle e si porta dietro da cinque
anni due grandi responsabilità che portano il nome di Ej e Lizzie. Chi sono? E
che c’entra Edward in tutto questo? Se vi va di scoprirlo correte a leggere la
mia storia. Sono tutti umani.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di StephenieMeyer. Questa storia è
stata scritta senza alcun scopo di lucro.
Eccomi qui con un altro aggiornamento. Come avrete immaginato
siamo quasi arrivati al traguardo con questa storia. Mancano pochissimi
capitoli, giusto due prima dell’epilogo. Non credo di postare con troppo
ritardo i prossimi anche perché ho intenzione di finire questa storia per
dedicarmi ad una storia iniziata da pochissimo che sostituirà questa. Che altro
aggiungere? Spero che il capitolo sarà di vostro gradimento. Buona lettura.
Bacioni.
Capitolo
27
Perdere
un amico
POV EDWARD
Non
potevo credere a quello che era successo.
Bella
aveva lasciato Jake all’altere dicendogli di non poterlo sposare perché non lo
amava.
Questo
significava solo una cosa.
Bella,
adesso, era finalmente mia, solo mia e lo sarebbe stata anche alla luce del
sole.
Ero
contento, immensamente contento, ma allo stesso tempo mi sentivo uno schifo
perché vedere la tristezza e il dolore negli occhi di quello che era sempre
stato il mio migliore amico mi faceva terribilmente male, forse molto di più di
quanto avrei potuto credere possibile.
Bella
aveva abbandonato la Chiesa da almeno un quarto d’ora abbondante. Emmett e
Jasper gli erano corsi incontro e non potevo che essergliene grato.
Di
certo non potevo allontanarmi io.
Alice
e Rosalie erano rimaste qui e loro, insieme, a mamma, papà e Charlie avevano
fatto uscire gli invitati dalla Chiesa scusandosi per l’accaduto.
Non
mi importava molto di quello che pensava la gente, per adesso ciò che più
contava era Jacob che non si era mosso di un millimetro da quando Bella era
corsa via e sembrava fissare il vuoto, come se fosse in un altro mondo.
Non
sapevo cosa dirgli, ogni mio gesto avrebbe potuto complicare le cose.
- Se
ne sono andati tutti, forse, è meglio se usciamo da qui – disse Alice
rivolgendosi principalmente a Jacob.
Vidi
lui tornare nel mondo normale e girarsi verso di me.
- Sei
un vero stronzo – si limitò a dirmi minaccioso indicandomi con un dito.
- Jake
siamo in Chiesa. Usciamo e poi vediamo di sistemare le cose – gli disse Rose
strattonandolo per un braccio.
Lui
non disse nulla, si limitò a scrollarsi da dosso la presa di Rose e dopo avermi
lanciato uno sguardo di fuoco si diresse verso l’uscita della Chiesa seguito da
Alice e Rosalie.
Lì
dentro restammo solo io, i miei genitori e Charlie.
-
Penso che abbia capito tutto, non è stupido – mi disse Charlie con tono neutro.
- Lo
credo anch’io – mi limitai a rispondere.
- Che
intenzioni hai? – mi chiese papà.
- Gli
parlerò e gli spiegherò come sono andate le cose – gli risposi – voi tornate a
casa, Bella ha bisogno della sua famiglia. Qui me la sbrigo io con le ragazze.
Ci vediamo più tardi – continuai dirigendomi verso l’uscita.
-
Forse è il caso di restare con voi. Se Jacob ha capito tutto, potremmo cercare
di farlo ragionare tutti insieme – propose mia madre.
- No
mamma, preferisco sapervi a casa con Bella. Ha bisogno di voi adesso. E poi è
una cosa che riguarda solo me e Jake, voi non c’entrate – gli risposi uscendo
velocemente dalla Chiesa e vedendo che i tre erano appoggiati al pozzo dove
prima dell’inizio del matrimonio avevo portato Bella per tentare in tutto per
tutto.
Mi
avvicinai e vidi Jacob irrigidirsi più di quanto già non lo era.
-
Jake, senti… – iniziai a dire io quando fui a un passo da lui.
-
Jake, un cazzo. Sei proprio un bastardo – mi disse con tutta la rabbia che
aveva prima di darmi un pugno nel labbro spaccandomelo visto il sangue che
cominciava a scendere copioso.
- Ma
sei cretino? – gli disse Alice avvicinandosi a me per controllare cosa mi
avesse fatto, mentre lo stesso fece Rose.
- No,
non sono cretino, sono solo uno stupido – gli rispose lui senza curarsi
minimante degli sguardi scioccati che vedeva sul volto delle ragazze.
- Sto
bene, è solo un pugno – dissi a loro due che sembravano preoccupate forse per
via del sangue che usciva copioso dalle mie labbra.
- Se
vuoi te ne do un altro, te lo meriteresti tutto – mi disse Jake con sguardo
arrabbiato oltre misura.
Aveva
ragione, non avevo giustificazione e non potevo biasimarlo, anzi forse io al
posto suo avrei fatto di peggio.
-
Fallo. Cosa aspetti? – gli chiesi.
- Ti
consiglio di non provocarmi – mi fece notare lui.
- Non
voglio provocarti, dico sul serio. Vuoi sfogarti fallo, non muoverò un muscolo
per difendermi. Se pensi che dopo ti sentirai meglio, fallo – gli dissi
consapevole che l’avrebbe fatto davvero.
Infatti,
non ci mise molto a scagliarmi addosso un altro pugno questa volta in piena
pancia.
Mi
piegai in due per il dolore, ci aveva messo tutta la sua forza e a me sembrava
come se mi avessero contorto tutti gli organi interni.
-
Jake smettila, gli fai male. E tu smettila di provocarlo – mi disse Rose.
-
Andate a casa – dissi solamente ancora accasciato in due per via del dolore.
- Non
dire sciocchezze, noi da qui non ci muoviamo. Da soli vai a sapere cosa
combinate, vai a sapere come vi troviamo ridotti – continuò Alice.
- Andate
a casa. Voi non c’entrate niente, è una cosa tra me e Jake – dissi con più
decisione.
- Ma…
– stava per dire Rose.
-
Niente ma. Ho detto tornate a casa – gli risposi stavolta con assoluta durezza.
Il
mio sguardo non ammetteva prediche e loro mi conoscevano troppo bene per non
capirlo, così se pur riluttanti girarono i tacchi e dopo essere saliti in
macchina se ne andarono.
Avevo
creduto che tutti e quattro potevamo risolvere la cosa, ma Jake era troppo
arrabbiato e non volevo che loro due assistessero ad un scena come quella, e
poi di sicuro Bella avrebbe avuto più bisogno di loro rispetto a me.
Sentivo
ancora un dolore lacerante alla pancia e la spaccatura al labbro cominciava a
bruciare parecchio.
In
quel momento, però, i dolori fisici passavano in secondo piano.
Ciò
che più contava era quella sensazione fastidiosa che provavo dentro, quel senso
di colpa lancinante verso la persona che mi era di fronte.
Mi
sentivo il peggiore degli amici e in fondo lo ero davvero.
Guardai
lui e mi resi conto di tutta la sofferenza che provava dentro.
Si
era appoggiato con una mano al pozzo e con l’altra si passava una mano nei
capelli.
- Da
quanto? – mi chiese dopo minuti di silenzio.
- Da
quanto cosa? – gli domandai guardandolo mentre cercavo di tamponare il sangue
che usciva con un fazzoletto che mi aveva lasciato Alice.
- Non
fare il finto tonto. Credi davvero che sia stupido? Bella, lei…lei mi ha
lasciato per te – mi disse cercando di calmarsi.
- Io
la amo e lei ama me, non è una giustificazione lo so, ma che senso avrebbe
avuto sposarti? Vi sareste solo presi in giro – cercai di dire io.
- La
ami? Sei davvero sicuro di sapere cosa significa amare? Cazzo Edward potevi
avere tutte le ragazze che volevi, ti basta schioccare le dita perché mandrie
di ragazze ti cadano ai piedi, ma no, non potevi accontentarti vero? Dovevi
prenderti lei, dovevi dimostrare di essere tu il più forte, non è vero? – mi
urlò contro con rabbia.
- Lei
non è come tutte le altre. Tu lo sai, sai che l’ho sempre amata e sai che non è
un gioco quello che provo per lei. Ok, ho sbagliato, è vero, ma nessuno ti dà
il diritto di dire che volevo lei solo per il mio alter ego – gli risposi.
- Hai
avuto una vita per correre da lei e rivelargli i tuoi sentimenti, ma sei stato
sempre troppo codardo dal farlo. Dicevi che non potevi permetterti di rovinare
il vostro rapporto e quando venni da te a dirti che avevo intenzione di
dichiararmi mi hai spinto a farlo, dicevi che ero quello giusto per lei, quello
che l’avrebbe resa felice, quello che lei si meritava. Hai giocato con me, hai
fatto l’amico mentre dietro le spalle ti scopavi la mia donna – mi urlò a
pochissimi centri menti dalla mia faccia.
Se
non avessi avuto torto marcio gli avrei dato un pugno talmente forte la
spaccargli la faccia perché non poteva permettersi di dire che con Bella ci
avevo solo scopato. Aveva ridotto a zero ciò che entrambi provavamo l’uno per
l’altra.
-
Continuo a pensarlo che tu saresti quello giusto, continuo a pensare che tu te
la meriti molto più di me, ma questo non cambia le cose. L’amore non è qualcosa
che si può controllare, succede e basta – gli risposi cercando di restare
calmo.
- Lo
sai la cosa che fa più male, qual è? Che se oggi lei sarebbe arrivata fino in
fondo, se lei avesse detto di si e sarebbe diventata mia moglie io non avrei
mai saputo niente di tutta questa storia e tu avresti continuato a starmi
accanto come amico pur sapendo ciò che avevi fatto – mi fece notare con più
calma.
-
Come hai fatto a capirlo? Come l’hai capito che sono io la causa del tuo
fallito matrimonio? – gli chiesi evitando di rispondere a quello che mi aveva
detto lui.
- Che
domanda stupida che mi fai. Non ci voleva un genio per capire che Bella
ultimamente era sempre troppo strana, aveva sbalzi d’umore allucinanti, ma
soprattutto sembrava come se il contatto tra noi due gli desse fastidio. Ho
pensato che tutto fosse dovuto al nervosismo per il matrimonio, ma ogni qual
volta c’eri tu nei paraggi sembrava sempre più tranquilla, non riuscivo a
spiegarmi perché. Poi oggi nel momento in cui il prete gli ha chiesto se voleva
sposarmi prima ancora di guardare me si è girata a cercare il tuo sguardo,
voleva una tua approvazione, quando ha visto che gliel’hai data si è girata a
guardare gli altri. Ha poi guardato di nuovo te e dopo averti sorriso ha detto
quel “non posso” che mi ha fatto crollare il mondo addosso. Non c’è voluto
certo un genio per capire che mi nascondevate qualcosa anche considerando la
sua frase, e poi il tuo sguardo quando lei ha lasciato la chiesa anche se
dispiaciuto era lo sguardo di uno che ha appena avuto la cosa che più vuole. Ho
sperato di sbagliarmi, ma quando ti ho tirato quel pugno senza che tu reagissi,
anzi mi hai invitato a continuare se ne avevo voglia mi ha fatto capire che
avevo ragione. Parlavi così solo perché sapevi di essere in torto. Sappiamo
entrambi che sei sempre stato un tipo che non le mandava a dire, un tipo che
non si faceva troppi problemi a tirarti un pugno se facevi qualcosa che non
tollerava e il fatto che tu non hai mosso un muscolo è stata la chiara risposta
che aspettavo – mi spiegò con una calma improvvisa.
-
Senti Jake, so di aver sbagliato, so che dovevo fare finta di nulla e non
rivelare a Bella quello che provavo, ma quando mi avete detto che avevate
intenzione di sposarvi non potevo stare zitto. In me è scattato qualcosa che
non so spiegarmi, sapevo solo che dovevo tentare. Devo ammettere che mi è
andata bene visto che lei mi ricambia, ma ti assicuro che non era nel volere di
nessuno farti soffrire – gli dissi cercando di apparire tranquillo.
- Ci
sei andato a letto? – mi chiese con sguardo sofferente.
Non
sapevo cosa rispondere.
La
tentazione di dirgli di no era forte, ma potevo davvero mentire ancora a lui, a
quello che avevo considerato da sempre il mio migliore amico?
Non
ero già stato fin troppo causa del suo dolore?
-
Cambierebbe qualcosa? – gli domandai ignorando ciò che mi aveva chiesto anche
se nella mia domanda c’era già la risposta.
- Sai
cos’è la cosa che fa più male? Non è il tradimento in sé, non è neppure sapere,
immaginare la donna che amo sopra ogni cosa tra le braccia di un altro, la cosa
che fa più male è sapere di essere stato tradito dal mio migliore amico, da
quello che da sempre ho considerato il fratello che non avevo mai avuto. Mi fa
male e mi fa rabbia sapere di essere stato tradito in questo modo da colui con
il quale ho giocato, riso, sperato e anche litigato, con colui con cui ho trascorso
tutta la mia infanzia, la mia adolescenza, tutta la mia vita. Avrei potuto
accettare un tradimento da chiunque, avrei sofferto, ma alla fine me ne sarei
fatto una ragione, ma non così, non con te. Tra tutti, tu no. Da quando i
ragazzi sono andati a Jacksonville sei stato la mia famiglia e avrei fatto
qualunque cosa per te – mi disse sedendosi sul pozzo portandosi le mani sul
viso.
Era
distrutto e non potevo fare nulla per migliorare le cose, per aiutarlo.
Ero
io la causa del suo male.
- Mi
dispiace Jake, mi dispiace davvero tanto – gli rivelai sapendo che delle scuse
non potevano bastare.
- Non
me faccio niente delle tue patetiche scuse, non puoi capire come mi sento e non
potrai capirlo se prima non ci passerai, ma nonostante tutto non te lo auguro,
non auguro a nessuno di passava l’inferno che sto passando io adesso. Mi hai
tolto tutto, mi hai tolto la donna che amavo, mi hai tolto il mio migliore
amico, mi hai tolto i ragazzi, mi hai tolto la tua famiglia che avevo imparato
a considerare anche la mia, mi hai spogliato di tutto. Non mi resta più niente
Edward, niente. Complimenti, hai fatto un ottimo lavoro – mi disse sprezzante.
- Ti
sbagli. Non hai perso tutto. La mia famiglia ci sarà sempre per te e i ragazzi
pure, ti vogliono troppo bene – mi limitai a dirgli.
- Non
dire cazzate. Loro sono la tua famiglia, saranno sempre dalla tua parte, anche
se mi vogliono bene. Non li metterei mai di fronte ad una scelta perché so che
sceglierebbero te, avrebbero scelto te sempre. Tutti alla fine scelgono te – mi
disse quasi rassegnato.
-
Jake non ti chiedo nulla, non credo neppure di potermi più ritenere tuo amico
dopo quello che ho fatto, ma una cosa voglio che tu la sappia. In questo ultimo
periodo mi sono sentito uno schifo perché sapevo che stavo sbagliando con te,
eppure ogni volta che vedevo Bella mi perdevo nei suoi occhi ed era come se
tutto si annullasse, come se al di fuori di noi due non ci fosse nessuno. Non
sei l’unico a soffrire, lo faccio anche io, stanne sicuro, ma quello che è
successo era inevitabile. Forse è accaduto nel momento sbagliato, ma sarebbe
successo comunque. Non ti chiedo di perdonarmi, so che non potresti, ne tanto
meno posso sperare che tutto torni come prima perché so che quello che ti ho
fatto è il tradimento peggiore, ma ti prego cerca di perdonare Bella. Lei ci
tiene troppo a te e fino all’ultimo era pronta a sacrificare la sua felicità
per la tua, ti vuole un bene che tu nemmeno immagini. Lo so che sei arrabbiato,
so che sei deluso, ma ti prego se davvero la ami come dici perdonala, non farla
sentire in colpa. So che non ho il diritto di innalzare pretese, ma è l’ultima
cosa che ti chiedo – lo pregai sperando che ascoltasse a fondo le mie parole.
-
Vedo che hai capito tutto. Non ti perdonerò mai, mi ha dato un dolore troppo
lacerante, mi hai pugnalato alle spalle. Ti volevo bene, davvero tanto, e
continuerò a volertene questo lo so, ma non riuscirò più a guardarti negli
occhi senza avere la voglia di picchiarti, non riuscirò più a guardarti e
rivedere in te l’amico, il fratello che eri. Per me, dopo oggi, hai finito di
esistere. Sei come morto, non ti voglio più vedere nemmeno in cartolina. Ti ho
voluto bene e continuerò a volertene ed è questo che fa più male, fa male non
riuscirti ad odiare del tutto nonostante quello che mi hai fatto, ma con il
tempo ci riuscirò. Va via, adesso, tutto quello che avevo da dirti te l’ho
detto, toglimi da davanti gli occhi la tua squallida presenza prima che io
decida di riprenderti a pugni – mi disse sprezzante guardandomi con uno sguardo
che non ammetteva repliche.
-
Jake non… – provai a dire.
- Ho
detto va via, sparisci dalla mia vita – mi urlò contro.
Capì
che non c’era nulla da fare.
In un
giorno avevo avuto la donna della mia vita, ma avevo perso il mio migliore
amico e non riuscivo ad essere felice fino in fondo, ma nonostante questo
egoisticamente mi resi conto che avrei sofferto molto di più se, invece di
Jacob, avrei perso Bella.
Ero
egoista, lo sapevo, ma l’amore che provavo verso quella donna era
incommensurabile.
Mi
diressi verso la macchina e misi in moto. Mi girai per guardare di nuovo Jacob,
ma continuava a guardarmi con sguardo carico di odio, così sgommando partì
verso casa Cullen.
C’era
Bella ad attendermi, ma andavo lì con la consapevolezza che Jacob non mi
avrebbe perdonato mai e poi mai.
L’avevo
perso, perso per sempre.
…Adry91…
LEGGETE:Ho postato un’altra storia: Una rivincita
d’amore. L’idea è partita vedendo una puntata di un telefilm che amo, poi
stanotte ho fatto un sogno e la storia si è scritta da sé. Ovviamente solo
l’idea base assomiglia al telefilm, il resto è completamente diverso. Vi lascio
l’introduzione: Isabella Swan fugge via dalla sua città all’ètà di dieci anni,
grassottella e timida viene presa in giro da tutti. Si rifugia a Jacksonville
dalla madre, ma otto anni dopo il brutto anatroccolo si è trasformato in un
bellissimo cigno. Decide di tornare a Beverly Hill, la sua città natale, dove i
suoi vecchi amici la attendono, ma Bella è cambiata non solo fisicamente e
vuole prendersi la sua rivincita su tutti coloro che un tempo la prendevano in
giro. Nella sua vecchia città, però, non tutto è come lo ha lasciato. I Royal
King, i suoi vecchi amici, sono in lotta continua contro i Blue Ice, un altro
club di ragazzi popolari e ricchi. Cosa succederà con l’arrivo di Bella? Che
succederà se un giorno i due gruppi si ritrovano costretti a collaborare?
Filerà tutto liscio? Personaggi decisamente diversi da come abbiamo imparato a
conoscerli, ma chissà…magari dall’odio nascerà qualcos’altro e quella che era
sembrata una rivincita potrebbe diventare ben altro. Sono tutti umani.
-
Eva17:
Beh in fondo si è resa conto che anche la sua felicità contava qualcosa, non
solo quella degli altri.
-
giuly97: Si, ci credo davvero che ti dispiace per Jake, ma sta
tranquilla non sei l’unica. Diciamo che Jacob non è uno dei mie personaggi
preferiti, anzi tutto il contrario.
-
isabellacullen: Si, hai ragione, Bella ci ha messo
un po’ troppo per decidersi. Avrebbe scelto Edward sempre e forse doveva solo
trovare un po’ di coraggio e scegliere prima. Comportandosi così ha sbagliato
di più, ma com’è che si dice? Meglio tardi che mai.
-
LadySile: Edward è contento della decisione di
Bella, sa che adesso per loro c’è una possibilità, ma è normale che non si sia
messo a ballare in Chiesa, in fondo ha tradito il suo migliore amico e gli ha
portato via la donna che amava. È vero ultimamente Jake non dedicava molte
attenzioni a Bella, ma era solo perché dovevo sistemare tutto per la partenza,
prima si è sempre occupato di Bella, anzi l’ha sempre messa prima del lavoro,
prima di ogni cosa. Come vedi in quanto al pugno ci hai azzeccato davvero.
-
ste87:
Beh ti assicuro che anche io, come te, sarei morta di vergogna a scappare dall’altare,
ma è questo il bello delle storie. Puoi far fare ai personaggi anche quello che
tu non avresti mai il coraggio di fare. Comunque eccoti accontentata con un pov Edward.
-
vanderbit: Eccoti chiariti i dubbi di Jake con il
capitolo corrente. Quanto a ciò che ha fatto Bella doveva pensarci prima, ma concordo
con te “meglio tardi che mai”.
-
Stecullen94: Anche io sono team Edward forever. Beh non posso dirti adesso
come andranno le cose, ma non dovrai aspettare molto. La storia è agli
sgoccioli.
-
ledyang: Beh, ero certa, che questa conclusione di
matrimonio a te piacesse. In fondo tu il cane lo odi come me.
-
lidiacullen: Si, in effetti Bella pensa sempre prima
agli altri e poi a se stessa. Stavolta, anche se in ritardo, ha seguito il suo
cuore.
-
eliza1755: Anche io sono team Edward forever. Adoro Edward in tutto e per
tutto. Comunque come vedi nel capitolo ho risposto alle tue domande circa i
pensieri di Jake. In fondo solo uno stupido non poteva capire cosa ci fosse tra
quei due.
-
M Pesca: In questo capitolo non c’è stato il chiarimento tra Edward e
Bella, ma quello tra Jacob ed Edward. Era necessario che ci fosse. Per quello
dei due piccioncini dovrai aspettare, ma non molto. Come ho già detto la storia
è davvero agli sgoccioli.
-
consu89: Sono contenta che lo scorso capitolo ti sia piaciuto. Spero che
anche questo sia stato di tuo gradimento.
-
vittoriaKf: Sono felice che ti piace il mio modo di
scrivere e le mie storie. Spero solo di un deluderti in futuro.
Un grazie di tutto
cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia
tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi
hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di
vostro gradimento e recensite. Un bacio.
INTRODUZIONE:Edward ha lasciato Bella in New Moon e non è
non e mai più tornato. Gli anni passano e anche i decenni, ma due anime sono
ancora tremendamente legate tra di loro perché il tempo possa cancellare ciò
che l’amore ha creato. Cosa succederà se un giorno Bella dovesse rincontrare
quella che aveva considerato fin dall’inizio al sua famiglia? E i Cullen e soprattutto
Edward come reagiranno quando scopriranno che Bella è ancora la diciottenne che
avevano lasciato? P.S. Bella non è un vampiro, ma non è comunque umana. Oltre i
vecchi, ci saranno anche nuovi personaggi.
INTRODUZIONE:Bella vive a Phoenix
da quando è nata e la sua vita ruota intorno ai suoi sei migliori amici: Alice,
Rosalie, Emmett, Jasper, Jacob e Edward. Si conoscono fin da quando erano dei
bambini, ma crescendo le cose cambiano e lei si ritrova solo con Jacob e Edward
che sono iperprotettivi nei suoi confronti. Un giorno accade che Jacob si
dichiara e in seguito le chiede di sposarlo. Lei accetta, ma lo ama davvero? Si
certo, ma il suo non è amore, non quello vero almeno. Ed Edward? Cosa farà a
questo punto? E se si accorgesse proprio ora che sta per perdere la persona più
importante della sua vita? E se lei lo considerasse solo il suo migliore amico?
E se invece non fosse così? La loro è solo amicizia? Si certo, ma non del
tutto. Cosa succederà, allora? Bella sposerà Jacob? Forse solo da uno sbaglio
si può scoprire la verità. Ma qual è questa verità?
INTRODUZIONE:Edward lascia Bella per
permettergli di vivere una vita normale, ma prima di farlo esaudisce il
desiderio dell’unica ragazza che abbia mai amato. Dopo la sua partenza le cose
cambiano e Bella non vivrà la vita che Edward ha sperato per lei. Si ritroverà
vampira, con un figlia da crescere e un passato da ricordare. Riuscirà a
ricordarsi del suo unico e vero amore? Ma soprattutto riuscirà a rincontrarlo?
INTRODUZIONE: Rosalie, Bella e
Alice sono tre sorelle newyorchesi che si trasferiscono a Phoenix. Sono le
classiche ragazze popolari che tutti invidiano, dal carattere forte e deciso e che
non si fanno mettere i piedi in testa da nessuno. A Phoenix le loro vite si
incroceranno con quelle di tre fratelli Emmett, Edward e Jasper, anche loro dal
carattere forte. Nessuno di loro crede nell’amore, ma presto si renderanno
conto di sbagliare, presto l’amore entrerà nelle loro vite e da lì tutto
cambierà.
INTRODUZIONE:Bella è una semplice
ragazza che vive a Phoenix. Ha un fratello e due sorelle gemelle. La sua vita
ruota intorno ai Cullen, i suoi migliori amici, la sua seconda famiglia. E poi
c’è Tay, il suo fidanzato, ma lei ne è davvero
innamorata? La sua vita è perfetta come crede? Il ritorno in città di Edward,
il suo amico di sempre, gli incasinerà la vita e presto si renderà conto che
quell’amico con il quale non fa altro che litigare non è poi solo un amico. Le
cose non saranno semplici e in una notte tutto si complicherà.
INTRODUZIONE:Bella è una ragazza alla moda che vive a Orange Country, con una
storia difficile alle spalle, chiusa, ma allo stesso tempo ribelle verso gli
altri incontra lui, Edward, un playboy da strapazzo, ribelle, odioso,
presuntuoso, aggressivo, ricco e che non fa altro che dedicarsi con i suoi
amici ricconi a feste mondane e al lusso più sfrenato. Riuscirà lei a lasciarsi
andare all'amore? E lui? Riuscirà a mettere la testa a posto? E se tutto
iniziasse ad andare x il verso giusto? Lei non sa, però, che un segreto alena
dietro di lei, un segreto che lui non intende svelarle, non subito almeno, ma
poi non sarà tardi? Una storia ricca di divertimento, scontri, ribellioni, ma
amore, tanto amore. Sono tutti umani.
INTRODUZIONE:Un semplice invito di matrimonio può cambiare quella che sembra
essere diventata una vita stabile? Questo si chiede Bella quando si ritrova tra
le mani l’invito del matrimonio di Alice e Jasper. Partire e raggiungere quella
che un tempo era la sua migliore amica affrontando i fantasmi del suo passato?
Oppure restare a casa e non correre rischi? Bella vive a New York, fa la
giornalista, si è lasciata i Cullen alle spalle e si porta dietro da cinque
anni due grandi responsabilità che portano il nome di Ej e Lizzie. Chi sono? E
che c’entra Edward in tutto questo? Se vi va di scoprirlo correte a leggere la
mia storia. Sono tutti umani.
INTRODUZIONE:Isabella Swan fugge via dalla sua città all’ètà di dieci anni,
grassottella e timida viene presa in giro da tutti. Si rifugia a Jacksonville
dalla madre, ma otto anni dopo il brutto anatroccolo si è trasformato in un
bellissimo cigno. Decide di tornare a Beverly Hill, la sua città natale, dove i
suoi vecchi amici la attendono, ma Bella è cambiata non solo fisicamente e
vuole prendersi la sua rivincita su tutti coloro che un tempo la prendevano in
giro. Nella sua vecchia città, però, non tutto è come lo ha lasciato. I Royal
King, i suoi vecchi amici, sono in lotta continua contro i Blue Ice, un altro
club di ragazzi popolari e ricchi. Cosa succederà con l’arrivo di Bella? Che
succederà se un giorno i due gruppi si ritrovano costretti a collaborare?
Filerà tutto liscio? Personaggi decisamente diversi da come abbiamo imparato a
conoscerli, ma chissà…magari dall’odio nascerà qualcos’altro e quella che era
sembrata una rivincita potrebbe diventare ben altro. Sono tutti umani. Vi ho
incuriosito? Correte a leggere.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di
Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.
Eccomi qui con un altro capitolo. So di essere in tremendo
ritardo, ma mi auguro che possiate capirmi. Il capitolo per metà era scritto da
parecchio tempo, ma stranamente l’ho scritto in un foglio in un momento in cui
non potevo usare il pc. Ovviamente poi ci ho messo un sacco di tempo a
ricopiarlo, ogni volta che iniziavo mi scocciavo. Preferisco di gran lunga
scrivere direttamente al pc. Finalmente il capitolo è finito e sto postando. Vi
avevo detto che prima dell’epilogo avrei inserito due capitoli, ma scrivendo mi
sono accorta che i due capitoli prima dell’ epilogo potevano andare insieme,
quindi questo è ufficialmente l’ultimo capitolo. Il prossimo, che posterò a
breve (tranquilli, è già scritto, quindi non dovrete attendere molto) sarà l’epilogo
e segnerà il “the end” di questa storia. Vi anticipo che l’epilogo sarà
costituito da due pov, uno di Bella e l’altro di
Edward. Adesso vi lascio al capitolo sperando che possa piacervi, fatemi sapere
se vi va. Un bacione e buona lettura.
Capitolo
28
Un
doppio chiarimento
POV BELLA
Era
passata un’intera settimana dal mio mancato matrimonio con Jake e avevo
trascorso tutti e sette i giorni chiusa a casa Cullen.
Non
avevo il coraggio di tornare a casa e affrontare la realtà, non avevo il
coraggio di ritrovarmi Jake sulle scale o sul pianerottolo di casa che mi
guardava con rabbia, odio e delusione.
Papà
e il resto dei Cullen mi erano stati vicino dicendomi che avevo fatto la scelta
giusta e anche io ne ero convinta, ero solo delusa dal fatto che ci avessi
pensato troppo tardi. Avrei dovuto parlare prima con Jake e non aspettare il
giorno del matrimonio.
Quando
Edward era tornato a casa quel giorno, sporco di sangue, e mi aveva raccontato
della discussione con Jake mi ero sentita una schifo perché mi rendevo conto
che avevo tradito Jake due volte. La propria donna con il proprio migliore
amico era il tradimento peggiore che un essere umano potesse ricevere.
Quel
giorno avevo medicato le ferite dell’uomo che amavo e poi mi ero chiusa in
camera ed ero uscita solo per mangiare. Edward era paziente, non chiedeva
niente ed era pronto a qualunque mia decisione.
Lo
amavo e volevo stare con lui, ma era difficile riuscire a stargli accanto senza
rendermi conto del dolore che avevamo causato a Jake. La verità era che io mi
sentivo sporca ed ero certa che non mi meritavo di essere felice, non dopo
quello che avevo fatto.
Tutti
mi stavano accanto e cercavano di farmi sentire la loro presenza, il loro
appoggio, ma io continuavo a sentirmi uno schifo.
-
Avanti – dissi non appena sentii bussare alla porta.
Vidi
Edward entrare in camera e venirsi a sdraiare insieme a me sul letto. Non disse
una parola, si limitò solo ad abbracciarmi e a stringermi a sé, poi mi baciò la
fronte e mi fece spazio sul suo petto. Non me lo feci ripetere due volte e mi
sistemai tra le uniche braccia che bramavo.
Restammo
in quella posizione non so per quanto tempo, stretti l’uno tra le braccia
dell’altra.
Sapevo
che anche Edward soffriva per quella situazione, in fondo Jake non era solo il
mio fidanzato, ma ero anche il suo migliore amico.
-
Edward, perché non si può scegliere chi amare? – gli domandai dopo ore di
silenzio.
-
Perché l’amore è ciò che di più irrazionale esiste, più ami qualcuno più perdi
il senso delle cose. Innamorarsi a comando sarebbe bruttissimo e perderebbe
tutta la sua magia – mi rispose lui stringendomi di più a sé.
Aveva
perfettamente ragione e lo sapevo, ma era tutto difficile, maledettamente difficile.
Restammo in silenzio un altro po’, poi lui mi guardò e mi sorrise.
- Che
ne dici se scendiamo a mangiare qualcosa? A pranzo non hai toccato cibo – mi
propose sorridendomi sghembo.
- A
dire il vero non ho molta fame – mi lamentai.
-
Nemmeno se a chiedertelo sono io? – mi chiese facendomi uno sguardo
ammaliatore.
- Se
me lo chiedi tu non vale. Lo sai che farei qualunque cosa per te – gli risposi
ricambiando il suo sorriso e alzandomi insieme a lui dal letto per scendere
sotto.
Andammo
in cucina e mangiammo insieme qualcosa che Esme si era premurata di lasciarci
in caldo.
Poco
dopo sentimmo suonare il campanello.
-
Vado io – disse Edward uscendo dalla stanza.
Terminai
di mangiare le frittelle accuratamente preparate da Esme e poi mi diressi in
salotto.
- Chi
era? – chiesi entrando, ma mi bloccai non appena vidi chi c’era alle spalle di
Edward.
Jake
era lì che mi guardava cercando di sorridere, anche se gli risultava difficile
farlo, lo si vedeva chiaramente.
-
Ciao Bella – mi disse lui.
-
Ciao Jake – mi limitai a rispondere io.
- Io
salgo in camera, ho delle cose da fare – mi comunicò Edward salendo al piano
superiore prima ancora che io avessi il tempo di rispondere.
L’aveva
fatto apposto, lo sapevo, voleva che chiarissimo, ne ero certa.
A lui
non interessava di se stesso, tutto quello che faceva lo faceva per rendermi
felice e io forse non mi meritava una persona che mi amasse così tanto.
Solo
dopo qualche minuto mi resi conto che in casa c’eravamo solo io e Jake e io non
sapevo cosa fare.
-
Vuoi qualcosa? – domandai cercando di rompere il ghiaccio.
- No,
sto bene così. Vorrei solo parlare con te – mi spiegò serio.
-
Vieni, sediamoci – gli proposi facendolo accomodare sul divano.
Mi
sedetti anche io e poi lo guardai. Entrambi eravamo in evidente imbarazzo.
- Non
pensavo sarei riuscito a venire – mi informò dopo qualche attimo di silenzio.
- Non
lo credevo nemmeno io, ma sono contenta. Io non avrei mai avuto il coraggio di
venirti a parlare – gli spiegai.
Calò
il silenzio tra noi, un silenzio forse più imbarazzante del primo.
- Se
non ci fosse lui mi ameresti in quel modo? – mi domandò poi diretto spezzando
la quiete che si era creata.
Non
lo aveva chiamato per nome, il che mi fece capire quanto ancora c’è l’avesse
con Edward e sinceramente ne aveva tutti i diritti.
Avevamo
sbagliato troppo.
- In
quel modo come? – gli domandai stupita da quella domanda.
-
Come un vero amore – mi rispose.
- Si,
credo di si. Se non ci fosse Edward forse saresti tu l’unica persona che potrei
amare – gli rivelai sincera.
- Ma
lui c’è – continuò Jake sorridendomi triste.
Io annuii
non riuscendo a dire altro.
-
Perché non me l’hai detto prima? Insomma meritavo di saperlo prima, non trovi?
– mi domandò.
- Non
ne avevo il coraggio e poi ero intenzionata ad andare fino in fondo. Ti avrei
sposato tralasciando la mia felicità pur di salvare la tua – gli spiegai.
- Non
è giusto questo – si lamentò lui.
- La
vita non è mai giusta – gli feci notare senza troppi problemi.
- E
poi? Poi cos’è cambiato? – mi esortò a continuare.
- Poi
mi sono resa conto che andare fino in fondo sarebbe stato prenderti in giro e
non volevo che succedesse – gli dissi sincera.
- Fa
male, molto. Avrei sopportato tutto, ma con lui…cavolo, con lui è diverso, ma
sai una cosa? In fondo la cosa non mi stupisce più di tanto, dovevo
aspettarmelo – mi fece notare.
-
Cosa vuoi dire? – gli domandai.
- Che
il vostro rapporto era troppo…troppo…non riesco nemmeno a trovare l’aggettivo
per definirlo. Voi due siete sempre stati troppo uniti. Tu non sei capace di
mentire, di tradire qualcuno, ti conosco e so che è così, ma non ho tenuto in
conto lui, ciò che vi univa – mi spiegò lui.
- Io
ho sbagliato, noi abbiamo sbagliato e penso che nessuno dei due potremmo mai
scusarci per quello che abbiamo fatto. Non abbiamo giustificazioni – gli feci
notare triste.
- Lo
ami più di ogni altra cosa al mondo, non ti basta come giustificazione? – mi
domandò.
- Non
c’è giustificazione a quello che ho fatto – mi lamentai.
- Ho
sempre voluto che tu fossi felice e forse la verità è che tu puoi esserlo solo
con lui. In fondo voi siete nati per stare insieme. Io l’ho sempre saputo, ma
ho voluto fingere che così non fosse. Tu e lui, lui e te, è sempre stato così.
Io sono stato sempre il terzo incomodo. Ogni grande amore ne ha uno. Un giorno
ai tuoi figli racconterai che l’antagonista della tua storia d’amore si
chiamava Jake, ma gli dirai anche che questo Jake nonera cattivo come tutti gli altri
antagonistidelle fiabe e per questo ha
perdonato la principessa innamorata – mi rivelò mentre io mi aprii in un
sorriso.
-
Davvero? – gli chiesi stupita.
-
Dovrei avercela con te perché ti sei innamorata? Non siamo noi a decidere chi
amare purtroppo o per fortuna e non posso fartene una colpa se il tuo amore non
è nato per me. Ti amo troppo per non volere la tua felicità – mi disse serio.
Jake
mi stava perdonando, un perdono che non meritavo, ma che stavo ricevendo.
- Non
so se mi merito il tuo perdono – gli dissi sincera.
-
Forse hai ragione, non lo so, ma è così che doveva andare. La verità è che sono
stato egoista perché ti ho voluta fare mia in modo sbagliato. Io sapevo che lui
era innamorato di te e in fondo al cuore sapevo che anche tu lo eri di lui, ma
entrambi avevate troppa paura di rovinare il vostro rapporto e io ho giocato
sporco, perché ho usato questa paura per averti tutta per me. Io in primis ti
ho tradita facendo questo e mi rendo conto che dal tradimento non può mai
nascere nulla di buono, per questo oggi sto tornando sui miei passi. Vorrei che
tu non trascorressi i giorni con lui, ma con me, ma ho capito che non posso
rifugiarmi dietro alle illusioni perché so che l’amore che provi per lui è più
forte, supera ogni cosa. Oggi sono consapevole che non sarai mai mia, che non
lo sei mai stata a dire il vero, ma non sono triste perché tu continui a vivere
in me in un modo tutto speciale e per questo sorriderò sempre – concluse lui
mentre io mi buttai tra le sue braccia.
Restammo
non so per quanto tempo a stringerci, poi il mio pensiero andò all’uomo che
amavo.
- Ed
Edward? – chiesi quando poi ci staccammo.
- Non
chiedermelo. Con lui è un’altra storia. Non credo che riuscirò a perdonarlo,
non adesso almeno. La ferita brucia ancora troppo. Forse un giorno ci riuscirò,
ma quel giorno è ancora troppo lontano – mi spiegò.
Sperai
con tutta me stessa che un giorno ci sarebbe riuscito davvero. Non meritavo il
perdono tanto quanto non lo meritava Edward, ma se io lo stavo ricevendo anche
lui doveva riceverlo.
-
Adesso devo andare o rischio di perdere l’aereo – mi disse poco dopo.
-
Dove vai? – gli domandai curiosa.
- A
San Francisco. Quel lavoro non l’ho mai rifiutato. Certo mi aspettavo di
partire con te, ma va bene lo stesso. Cambiare aria mi aiuterà, ma resteremo in
contatto tranquilla – mi disse abbracciandomi e alzandosi.
- In
bocca al lupo per tutto. Spero che anche tu troverai la persona giusta – gli
dissi accompagnandolo alla porta.
- Lo
spero anche io. Salutami tutti. Ci vediamo presto – mi salutò abbracciandomi e
baciandomi una guancia, poi salì in macchina e sfrecciò via veloce.
Restai
lì impalata per un po’, poi entrai dentro.
Jake
mi aveva perdonato. Non lo meritavo, ma era così.
Ero
certa di aver compromesso inesorabilmente il rapporto con lui perché nonostante
il suo perdono non avremmo mai potuto avere il rapporto di prima, ma quel
piccolo gesto mi bastava. Avere anche un rapporto meno confidenziale mi sarebbe
bastato, l’importante era avere comunque un rapporto.
L’unica
cosa che potevo sperare era che, un giorno, lui avrebbe potuto perdonare anche
Edward.
Edward…l’avevo
trascurato terribilmente quella settimana.
Dovevo
parlare con lui. Era il tempo di prendere in mano la mia felicità e per quanto
mi riguardava la mia felicità portava un solo nome: Edward Cullen.
Salii
in quella camera che per anni era stata di Edward e bussai, ma non ricevetti
risposta, così entrai senza farmi problemi.
Lo
trovai sdraiato sul letto con le mani dietro la nuca, la testa rivolta al
soffitto e gli occhi chiusi. Aveva l’i-pod alle orecchie il che mi fece capire
il motivo della sua mancata risposta, semplicemente non aveva sentito il
bussare della porta.
Silenziosamente
mi richiusi la porta alle spalle e mi avvicinai al letto osservandolo
attentamente.
Sembrava
stesse dormendo, ma io sapevo che non era così, non aveva certo l’espressione
rilassata che metteva su quando Morfeo lo cullava tra le sue braccia. Al
contrario aveva un’espressione tesa e la cosa non mi piaceva per nulla
soprattutto perché proprio in quel momento mi resi conto che in tutta quella
settimana aveva pensato principalmente al mio dolore e poco al suo.
Anche
lui soffriva, Jake era il suo migliore amico.
Mi
avvicinai a lui e appoggiai delicatamente le mie labbra alle sue. Un tocco
leggero, morbido, ma che bastò a fargli aprire gli occhi, quegli stessi occhi
che li vidi fissarmi per poi sorridermi. Si, perché gli occhi di Edward erano
capaci anche di sorridere.
Mi
strattonò a sé e mi ritrovai praticamente su di lui e prima che mi rendessi
conto di tutto il resto mi ritrovai le sue labbra premute di nuovo sulle mie,
ma stavolta non c’era nessun bacio delicato, ma un bacio che sapeva di amore,
di mancanza e di passione.
Quando
ci staccammo lo guardai intensamente negli occhi e lui fece lo stesso con me e
in quel momento, proprio in quell’esatto attimo in cui i nostri sguardi si
incontrarono entrambi ci rendemmo conto di cosa davvero eravamo noi due.
Non
eravamo certo amanti nati sotto una cattiva stella come avevamo sempre pensato,
non eravamo neppure persone condannate ad essere solo amici, né gente troppo
diversa l’uno dall’altra per costruire qualcosa. Noi eravamo solo due persone
che si amavano incondizionatamente, due persone che non potevano fare a meno di
farlo, perché eravamo due ragazzi che si erano conosciuti alla nascita, due
ragazzi che il destino aveva voluto insieme e non c’era forza più grande del destino.
- Mi
dispiace, amore, mi dispiace proprio tanto – gli dissi dopo qualche minuto di
silenzio e dopo avergli tolto le cuffie dalle orecchie.
- Di
cosa stai parlando? – mi domandò lui leggermente preoccupato.
- Del
mio comportamento in questa settimana. Mi sono chiusa in me stessa allontanando
gli altri, ma soprattutto te, tu che eri l’unica persona che davvero volevo
vicino, ma tu ci sei stato sempre, silenzio e protettivo come solo tu sai
essere – gli spiegai.
-
Avevi bisogno di tempo per elaborare la cosa, ma soprattutto per riuscire a
perdonare te stessa. Ti conosco e sapevo che quell’atteggiamento non era dovuto
al fatto che volessi allontanarmi da te, ma semplicemente che volevi il tuo
spazio, uno spazio che in quel momento era l’unica cosa che poteva aiutarti –
mi disse lui sorridendomi.
- Ti
amo Edward, ti amo come non avrei mai pensato di poter amare. Ti amo nei tuoi
silenzi, nei tuoi sorrisi, nei tuoi gesti, nel tuo modo di farmi capire quanto
io sia importante per te. Il rapporto che abbiamo noi due è qualcosa di
inspiegabile. Potrei trascorrere tutta la mia vita a cercare di creare un altro
legame come quello con te, ma so già che sarebbe inutile. Mi sono ostinata a
voler portare avanti la felicità di un’altra persona tralasciando la mia, ma soprattutto
la tua, poi qualcosa si è smosso. Mentre all’altare il prete mi chiedeva di
dire “si” mi sono resa conto di ciò che stava davvero succedendo. In quel
momento il prete non mi stava dicendo di dire “si lo voglio” a Jake, lui in
quel momento mi stava chiedendo di scegliere tra te e lui consapevole che una
scelta avrebbe portato al dover rinunciare all’altro ed allora ho capito tutto.
Io non dovevo scegliere perché lo aveva già fatto il mio cuore e quello aveva
scelto te, ti aveva scelto da quando i nostri occhi di bambini si erano
incrociati, il mio cuore avrebbe scelto te sempre. Ti amo Edward, ti amo
totalmente e incondizionatamente. Tu sei tutto ciò che voglio e tutto ciò che
non pensavo di volere – conclusi il mio discorso mentre stringevo spasmodicamente
la sua mano.
Lui
non disse nulla, si limitò a sorridermi sghembo, poi si avvicinò a me e mi
baciò a fior di labbra.
- Sai
cosa dice sempre mia madre? Dice che il vero amore non ha bisogno di parole, ma
vive di sguardi. Nel mio puoi leggere solo il grande e sconfinato amore che
provo per te. Tu sei tutta la mia vita e dirti ti amo e una classificazione
troppo limitata per farti capire quello che provo per te, ma ti amo, ti amo più
di ogni altra cosa al mondo – mi rispose lui mentre io gli sorrisi e mi buttai
addosso a lui baciandolo con vigore.
Mi
strinsi a lui più forte che potei e in quel letto, quel letto che ci aveva
visti bambini stringerci l’uno nelle braccia dell’altra, quel letto che ci
aveva fatto compagnia mentre adolescenti guardavamo la tv, quello stesso letto
che ci aveva visti complici in tutto e per tutto durante tutti gli anni della
nostra crescita, proprio lì facemmo l’amore e solo quando lo sentii entrare
dentro di me mi resi conto che era come se facessi l’amore per la prima volta
in tutta la mia vita e scoprii quanto fosse bello farlo con la persona che si
amava davvero.
Noi
eravamo lì ad amarci senza più doverci nascondere, senza avere il timore che
qualcuno ci scoprisse, ma soprattutto senza quel senso di colpa che ci
attanagliava lo stomaco ogni volta che semplicemente ci sfioravamo.
Lì,
su quel letto, Edward mi marchiò di un amore infinito, un amore che solo noi
due insieme eravamo in grado di emanare e in quello stesso istante mi resi
conto che in quella stanza c’era tutto il mio mondo, tutto ciò che mi serviva
nella vita per essere felice e certo non avrei permesso che qualcuno me lo
portasse via.
E
mentre ci accoccolavamo l’uno tra le braccia dell’altra mi apparve una verità
che fino ad allora non avevo tenuto in considerazione: io e lui eravamo finalmente
insieme, tutto il resto non contava, tutto il resto l’avevo scordato.
…Adry91…
Risposte alle vostre recensioni:
-
vittoriaKf: Non c’è che dire, hai proprio ragione. La
verità è sempre la cosa migliore, anche se a volte è difficile da sopportare e
da affrontare. Jake alla fine si è mostrato molto più comprensivo del previsto
anche se difficilmente perdonerà Edward.
-
Noemina90: Sono contenta che sei felice per Edward, in fondo l’importante
è la sua felicità. Come avrai capito io sono una team Edward forever, quindi
non ti stupire per quello che dico.
-
LadySile: Concordo con te sul fatto che Bella doveva
dire la verità a Jake molto tempo prima, ma com’è che si dice in questi casi? Meglio
tardi che mai. Come vedi i due si sono finalmente messi insieme, adesso non ci
resta che aspettare l’epilogo per vedere se davvero questi due riusciranno a
stare insieme oppure no.
-
ste87:
Beh credo che la delusione in amore sia una cosa bruttissima, ma la delusione
in amicizia è qualcosa che non si riesce a superare con facilità. Come vedi
Jake ha diciamo perdonato Bella, ma non riesce a fare lo stesso con Edward,
seppur i due hanno fatto lo stesso sbaglio. Ti assicuro che anche io ne ho
avute di delusioni d’amicizia e si sta davvero da schifo. Avrei tanto voluto
essere come Jake e riuscire a passarci sopra, ma purtroppo questo non fa parte
del mio carattere, motivo per cui credo che ci sono cose che non è facile
perdonare. Non mi sono trovata mai nella situazione di Jake, ma nonostante
questo so cosa significare essere delusi da un’amicizia.
-
ledyang: La tua recensione mi ha fatto morire dal
ridere. Noto con piacere che sei molto dispiaciuta per il cane, davvero tanto,
ma del resto io sono come te. Finalmente i due sono insieme. Resisteranno oppure
no? Lo scopriremo nel prossimo capitolo che non sarà che un epilogo che segnerà
la fine di questa storia.
-
Stecullen94: Vedo con piacere che a nessuno è dispiaciuto per Jake e devo
dire che nemmeno a me, diciamo che sono una Edward forever. Che ci vogliamo
fare se questo qui ci ha conquistato tutte.
-
vanderbit: In effetti Jake in questa storia è stato
tradito da tutte le parti e in tutti i modi possibili. Tradito nell’amore come
nell’amicizia e nonostante tutto è riuscito a “perdonare” in qualche modo
Bella, ma l’ha fatto solo perché le vuole davvero bene e ha capito che il
comportamento di Bella è stato qualcosa dovuto ad una forza superiore a lei
stessa, qualcosa che lei non è riuscita a controllare. Come vedi no, Jake non è
uscito dalla storia, anche in questo capitolo compare.
-
hopelove: Sono contenta che la storia ti piaccia e
spero di non averti deluso con questo capitolo.
-
eliza1755: Come te anch’io sarei sprofondata per la vergogna. Credo che
sarei scappata, ma non di città o di regione, sarei scappata proprio dal
continente. Mi auguro di non trovarmi mai in una situazione del genere. Eccoti l’incontro
tra Edward e Bella. Delusa? Spero si no.
-
sayuri 88: Sono contentissima che la mia storia ti
piace e spero che anche questo nuovo capitolo possa rientrare nei tuoi gusti. Beh
diciamo che mi piacerebbe un casino intraprendere una carriera di scrittrice,
ma questo resta solo un sogno. Ci vogliono grandi capacità di scrittura e di
fantasia per scrivere e non credo di essere così brava, ma sarebbe un sogno poter
scrivere anche solo un libro considerato che io adoro scrivere.
-
elicullen: Sono molto felice di sapere che lo scorso
capitolo è stato di tuo gradimento. Mi auguro che anche questo ed il prossimo,
che poi sarà anche l’ultimo, possano piacerti.
Un grazie di tutto
cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia
tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi
hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di
vostro gradimento e recensite. Un bacio.
INTRODUZIONE:Edward ha lasciato Bella in New Moon e non è
non e mai più tornato. Gli anni passano e anche i decenni, ma due anime sono
ancora tremendamente legate tra di loro perché il tempo possa cancellare ciò
che l’amore ha creato. Cosa succederà se un giorno Bella dovesse rincontrare
quella che aveva considerato fin dall’inizio al sua famiglia? E i Cullen e
soprattutto Edward come reagiranno quando scopriranno che Bella è ancora la
diciottenne che avevano lasciato? P.S. Bella non è un vampiro, ma non è
comunque umana. Oltre i vecchi, ci saranno anche nuovi personaggi.
INTRODUZIONE:Bella vive a Phoenix
da quando è nata e la sua vita ruota intorno ai suoi sei migliori amici: Alice,
Rosalie, Emmett, Jasper, Jacob e Edward. Si conoscono fin da quando erano dei
bambini, ma crescendo le cose cambiano e lei si ritrova solo con Jacob e Edward
che sono iperprotettivi nei suoi confronti. Un giorno accade che Jacob si
dichiara e in seguito le chiede di sposarlo. Lei accetta, ma lo ama davvero? Si
certo, ma il suo non è amore, non quello vero almeno. Ed Edward? Cosa farà a
questo punto? E se si accorgesse proprio ora che sta per perdere la persona più
importante della sua vita? E se lei lo considerasse solo il suo migliore amico?
E se invece non fosse così? La loro è solo amicizia? Si certo, ma non del
tutto. Cosa succederà, allora? Bella sposerà Jacob? Forse solo da uno sbaglio
si può scoprire la verità. Ma qual è questa verità?
INTRODUZIONE:Edward lascia Bella per
permettergli di vivere una vita normale, ma prima di farlo esaudisce il
desiderio dell’unica ragazza che abbia mai amato. Dopo la sua partenza le cose
cambiano e Bella non vivrà la vita che Edward ha sperato per lei. Si ritroverà
vampira, con un figlia da crescere e un passato da ricordare. Riuscirà a
ricordarsi del suo unico e vero amore? Ma soprattutto riuscirà a rincontrarlo?
INTRODUZIONE: Rosalie, Bella e
Alice sono tre sorelle newyorchesi che si trasferiscono a Phoenix. Sono le
classiche ragazze popolari che tutti invidiano, dal carattere forte e deciso e
che non si fanno mettere i piedi in testa da nessuno. A Phoenix le loro vite si
incroceranno con quelle di tre fratelli Emmett, Edward e Jasper, anche loro dal
carattere forte. Nessuno di loro crede nell’amore, ma presto si renderanno
conto di sbagliare, presto l’amore entrerà nelle loro vite e da lì tutto
cambierà.
INTRODUZIONE:Bella è una semplice
ragazza che vive a Phoenix. Ha un fratello e due sorelle gemelle. La sua vita
ruota intorno ai Cullen, i suoi migliori amici, la sua seconda famiglia. E poi
c’è Tay, il suo fidanzato, ma lei ne è davvero
innamorata? La sua vita è perfetta come crede? Il ritorno in città di Edward,
il suo amico di sempre, gli incasinerà la vita e presto si renderà conto che
quell’amico con il quale non fa altro che litigare non è poi solo un amico. Le
cose non saranno semplici e in una notte tutto si complicherà.
INTRODUZIONE:Bella è una ragazza alla moda che vive a Orange Country, con una
storia difficile alle spalle, chiusa, ma allo stesso tempo ribelle verso gli
altri incontra lui, Edward, un playboy da strapazzo, ribelle, odioso,
presuntuoso, aggressivo, ricco e che non fa altro che dedicarsi con i suoi
amici ricconi a feste mondane e al lusso più sfrenato. Riuscirà lei a lasciarsi
andare all'amore? E lui? Riuscirà a mettere la testa a posto? E se tutto
iniziasse ad andare x il verso giusto? Lei non sa, però, che un segreto alena
dietro di lei, un segreto che lui non intende svelarle, non subito almeno, ma
poi non sarà tardi? Una storia ricca di divertimento, scontri, ribellioni, ma
amore, tanto amore. Sono tutti umani.
INTRODUZIONE:Un semplice invito di matrimonio può cambiare quella che sembra
essere diventata una vita stabile? Questo si chiede Bella quando si ritrova tra
le mani l’invito del matrimonio di Alice e Jasper. Partire e raggiungere quella
che un tempo era la sua migliore amica affrontando i fantasmi del suo passato?
Oppure restare a casa e non correre rischi? Bella vive a New York, fa la
giornalista, si è lasciata i Cullen alle spalle e si porta dietro da cinque
anni due grandi responsabilità che portano il nome di Ej e Lizzie. Chi sono? E
che c’entra Edward in tutto questo? Se vi va di scoprirlo correte a leggere la
mia storia. Sono tutti umani.
INTRODUZIONE:Isabella Swan fugge via dalla sua città all’ètà di dieci anni,
grassottella e timida viene presa in giro da tutti. Si rifugia a Jacksonville
dalla madre, ma otto anni dopo il brutto anatroccolo si è trasformato in un
bellissimo cigno. Decide di tornare a Beverly Hill, la sua città natale, dove i
suoi vecchi amici la attendono, ma Bella è cambiata non solo fisicamente e
vuole prendersi la sua rivincita su tutti coloro che un tempo la prendevano in
giro. Nella sua vecchia città, però, non tutto è come lo ha lasciato. I Royal
King, i suoi vecchi amici, sono in lotta continua contro i Blue Ice, un altro
club di ragazzi popolari e ricchi. Cosa succederà con l’arrivo di Bella? Che
succederà se un giorno i due gruppi si ritrovano costretti a collaborare?
Filerà tutto liscio? Personaggi decisamente diversi da come abbiamo imparato a
conoscerli, ma chissà…magari dall’odio nascerà qualcos’altro e quella che era
sembrata una rivincita potrebbe diventare ben altro. Sono tutti umani. Vi ho
incuriosito? Correte a leggere.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di
Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.
Eccomi qui con l’ultimo capitolo della storia. Ebbene si, siamo
arrivati alla fine e questo epilogo segna proprio il “the end” della storia. Spero
che il capitolo possa piacere a tutti e che in qualche modo possa coincidere
con il finale che vi aspettavate dal primo momento in cui avete cominciato a
leggere questa storia. Come vi avevo anticipato ci sarà un pov
Bella e poi un pov Edward, per vedere meglio la
prospettiva di entrambi. Che altro dire? Per adesso vi lascio alla lettura, per
il resto ci rivediamo dopo il capitolo. Un
bacione e buona lettura.
Capitolo
29
Attimi
di felicità
POV
BELLA
Quattro anni dopo
Come
si fa a trovare un aggettivo in grado di descrivere alla perfezione la felicità
che un essere umano è in grado di provare?
Questo
è ciò che mi sono sempre chiesta negli ultimi due anni. Alla fine sono arrivata
all conclusione che non esiste nessuna parola presente nel vocabolario che può
descrivere quello che sentivo dentro di me.
Per
22 anni ho vissuto la mia vita credendo che quello che facevo ogni giorno era
il meglio che potessi fare per essere quantomeno serena, visto che la felicità
l’avevo sempre vista come una chimera irraggiungibile.
Poi,
all’improvviso è arrivato un bagliore, una stella talmente luminosa che è
riuscita a dare luce alla mia vita e a farmi capire cosa davvero mi stessi
perdendo.
Quella
luce si chiama Edward e per 22 anni è stato il mio migliore amico.
Un
giorno, però, il mio migliore amico si è trasformato nell’amore della mia vita,
o meglio, un giorno finalmente mi sono resa conto che il destino aveva messo
nel mio cammino la mia anima gemella praticamente da sempre e io stupida quale
sono sempre stata mi sono accorta tardi della fortuna che avevo ricevuto, ma
per fortuna era tardi, ma non troppo tardi e così dalla bellezza di quattro
anni vivo una favola insieme all’uomo che adoro e che amo con ogni fibra del
mio essere.
Qualche
mese dopo esserci messi insieme io ed Edward andammo a vivere insieme nel mio
vecchio appartamento, mentre quello che fino ad allora era stata l’appartamento
di Jake ed Edward venne occupato da Jasper e Alice, mentre Emmett e Rosalie ne
occuparono un altro sempre nello stesso pianerottolo.
Ebbene
si, i fantastici quattro tornarono all’ovile. Si trasferirono di nuovo a
Phoenix dove ormai vivono stabilmente e io non posso che essere felice per
questo, perché averli con me, qui, è la cosa più bella che possa esistere.
Alice
un anno fa diede alla luce una bellissima bambina, Ashley, identica in tutto e
per tutto a Jasper, mentre Rosalie da ormai due anni e mezzo aveva regalato ad
Emmett uno splendido bambino, Kellan. Certo era che se messi a confronto Emmett
e Kellan non si riusciva a capire chi fosse il padre e chi il figlio, ma questo
era un dettaglio di poco conto conoscendo la reputazione del maggiore dei
fratelli Cullen.
Con
Jake restammo in buoni rapporti nonostante il suo trasferimento a San
Francisco. La nostra amicizia aveva risentito parecchio di ciò che avevo
combinato anni prima, ma nonostante tutto avevamo un buon rapporto e lo stesso
si poteva dire del rapporto suo e di Edward.Nulla a che vedere con la loro vecchia amicizia, ma sempre meglio di
niente. Diciamo che, in fondo, Jake non lo aveva mai perdonato, ma era comunque
andato avanti riuscendo a ricostruire con il suo vecchio amico un rapporto
civile.
A San
Francisco aveva incontrato Leah, la sua segretaria. Un anno dopo si erano messi
insieme e lei era riuscita a curare tutte le ferite che io avevo lasciato in
lui e, ormai, da un anno lei era diventata a tutti gli effetti sua moglie.
Carlisle
ed Esme erano felicissimi del fatto che i ragazzi fossero tornati a casa, anche
perché avevano la possibilità di vedere i loro nipotini praticamente ogni giorno
e cosa ancora più importante erano felicissimi di vedere finalmente il sorriso
sincero negli occhi di Edward, quel figlio che per anni avevano visto
estraniarsi da quel bellissimo mondo fatto di amore e felicità.
Charlie,
beh papà, era sempre il solito. Gli anni passavano, ma lui restava sempre il
buon vecchio papà che era stato fin dalla mia nascita. Mi aveva appoggiata
quando successe tutto il trambusto con Jake e abbracciò Edward quando gli
comunicammo che ci eravamo messi insieme. Ovviamente non prima di averlo
minacciato che se mi avesse fatto soffrire lo avrebbe ucciso con le sue stesse
mani.
Quanto
al lavoro, avevo smesso di lavorare al negozio di abbigliamento. Adesso ero a
tutti gli effetti socia di quella che con il mio ingresso era diventata la
“R.A.B. Design”. Ebbene si, adesso lavoravo nell’azienda di moda di Alice e
Rosalie, ma non ero solo una dipendente, ma una socia, una delle proprietarie a
tutti gli effetti.
Mi
volto e osservo Edward, bello come un dio greco, che mi guarda sorridendomi
sghembo, poi entrambi ci voltiamo e vediamo una bellissima bambina dai capelli
boccolosi ramati e due grandi occhi verdi che cammina goffamente.
In
mano ha un cuscino con due anelli e si dirige verso di noi sorridendoci felice.
Consegna
gli anelli e poi torna a sedersi e io e Edward riprendiamo a guardarci.
- Io,
Edward Cullen, accolgo te, Isabella Marie Swan, come mia sposa e prometto di
esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia
e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita – mi dice Edward
sorridendomi mente infila la fede nel mio anulare sinistro.
- Io,
Isabella Marie Swan, accolgo te, Edward Cullen, come mio sposo e prometto di
esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia
e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita – ripeto io guardandolo
intensamente negli occhi.
Il
prete continua a parlare, ma io mi distraggo concentrata completamente ad
ammirare gli occhi del mio David di Michelangelo.
- Con
i poteri conferitimi dalla legge io vi dichiaro marito e moglie. Lo sposo può
baciare la sposa – dice il prete rivolgendosi a noi.
Io e
Edward ci sorridiamo e poco dopo le nostre labbra sono unite in un bacio carico
di amore mentre dietro di noi tutti ci applaudono.
Quando
ci stacchiamo ci voltiamo a guardare gli invitati, notando che tutti sono rigorosamente
in piedi, ma i miei occhi e quelli di mio marito si posano sulla cosa più
splendida che c’è in quella Chiesa,la
nostra
bambina,
quella stessa bambina che pochi minuti prima ci aveva consegnato quegli anelli
che simbolicamente rappresentavano l’amore dei suoi genitori.
La
piccola, seduta vicino a nonna Esme e nonno Carlisle, ci guarda sorridendo
felice ed Edward si abbassa alla sua altezza e senza dire una parola allunga le
mani verso di lei invitandola a correre verso di noi.
La
nostra bambina non se lo fa ripetere due volte e velocemente scende dalla sedia
e corre a tuffarsi nelle braccia del padre mentre il fotografo immortala il
momento con una bella foto ricordo.
Edward
prende in braccio la bambina e le bacia la fronte, poi si avvicina di nuovo a
me e anche io posso finalmente baciare la guancia del mio angioletto che mi
sorride gioiosa come mai era stata, poi mi avvicino a mio marito e gli do un bacio
mentre un’altra foto viene scattata.
Partono
altri applausi, ma in questo momento per me esiste solo Edward e la nostra
piccola Renesmee, nata tre anni prima.
Con
Renesmee tra le braccia del padre, tutti e tre attraversiamo la navata della
Chiesa, quella stessa Chiesa che da bambini aveva visto me ed Edward
pronunciare una promessa, una promessa che solo adesso avevamo mantenuto.
Raggiungiamo
l’uscita della Chiesa e lì ricevemmo un altro fragoroso applauso, mentre tutti
ci guardano sognanti, fra tutti i genitori di Edward e mio padre che finalmente
vede la sua unica figlia sposata.
- Le
favole si avverano? – domando a Edward sottovoce.
- No,
le favole no. Sono i sogni che si avverano – mi risponde lui baciandomi a fior
di labbra.
- Ti
amo – gli dico.
- Vi
amo – mi risponde lui baciandomi a fior di labbra prima di lasciare un delicato
bacio sulla guancia della piccola.
Renesmee
sorride felice e ricambia il bacio datogli dal padre.
-
Ache io – dice lei con la sua vocina delicata.
Quella
piccolina adora il suo papà, per lei, lui, è la cosa più importante di tutta la
sua vita e lo stesso vale per Edward. Padre e figlia hanno un rapporto che
fatico a riuscire a descrivere, un legame che li unisce in modo incondizionato.
È il 23
Maggio e questo giorno resterà nella memoria di tutti noi, ma soprattutto in quella
mia e dell’uomo che amo.
La
maggior parte delle persone pensa che sia il cervello a controllare le nostre
azioni, tuttavia è spesso il cuore che fa la maggior parte del lavoro. Può
farci fare le cose più pazze, ma può anche farci provare nuove avventure.
Perché quando apriamo il nostro cuore possiamo conoscere un mondo di amore ed
essere piacevolmente sorpresi dalle persone che sono già nella nostra vita.
Sfortunatamente, i nostri cuori sono molto sensibili, e quando si spezzano si
spezza tutto intorno a noi. Eclissi di cuore totale e io, beh io ho rischiato
di far eclissare per sempre il mio cuore, ma fortunatamente c’è stato qualcosa
di più forte, più forte di tutto: il destino. Tutto ciò che è successo nella
mia vita non era altro che il volere del destino. Non sarebbe mai potuto essere
diverso, tutto è come dev'essere.
POV
EDWARD
Tre anni dopo
Sdraiato
sulla poltrona di casa guardo la televisione mentre mia figlia dorme beata
accoccolata al mio petto.
In
questo momento non posso fare a meno di baciarle delicatamente la fronte per
poi osservare la foto posta sul mobiletto del salone, una foto che ritrae me e
Bella, tre anni prima, durante il giorno del nostro matrimonio.
Era
stata una giornata bellissima, ma la cosa ancora più bella era stata che la
sera, Bella, mi aveva fatto il regalo più bello del mondo, mi aveva comunicato
che presto la nostra famiglia avrebbe vantato un componente in più.
Ebbene
si, l’amore della mia vita, aspettava il nostro secondo figlio e non c’era cosa
al mondo che poteva rendermi più felice di così.
Nove
mesi dopo nacque Nate che oggi è un pestifero bambino di due anni e mezzo, ma
che è la gioia di mamma e papà.
Quando
comunicammo la notizia a Renesmee, lei non sembrò molto contenta, per lei l’arrivo
di un bambino significava una minaccia, aveva paura che Bella, ma soprattutto
che io non gli prestassimo più le mie solite attenzioni. Non ci mettemmo molto,
però, per farle capire come davvero stavano le cose e alla fine lei ci sorrise
felice e trepidante come noi aspettò che il piccolino di casa venisse alla
luce.
-
Amore siamo a casa – sento dire da Bella dopo aver sentito la porta di casa
aprirsi.
-
Papà timo a caa – ripete il piccolo Nate che si diverte a ripetere sempre
quello che sente dire da noi o dal resto della famiglia.
Non
faccio in tempo a rispondere che me li vedo entrare in salotto. Lei bella come
sempre e lui, il mio piccolo tesero, accoccolato alla spalla della mamma che la
stringe a sé.
Nate
ha i capelli castani come quelli della mamma, ma con qualche riflesso ramato
ereditato da me, gli occhi azzurri identici ai miei, l’espressione goffa di
Bella e il sorriso sghembo del sottoscritto.
Non
appena mi vede salta subito all’erta e scalcia per essere messo a terra. Bella
lo accontenta e lui corre verso di me e mi abbraccia, cercando per quanto
possibile di non svegliare la sorellina, cosa che, però, non gli riesce per
nulla, difatti Renesmee apre subito gli occhi.
-
Nate, sei sempre il solito – lo rimprovera la mia piccola che adesso ha già sei
anni.
- Ti,
tempe il soito – ripete lui ridendo e buttandosi nelle braccia della sorella.
-
Quanto ti voglio bene io a te ah? Quanto te ne voglio? – gli chiede Renesmee
scompigliandogli i capelli.
- Tao
tao, come i sieo e come i mare – le risponde lui
ripetendo la frase che la sorellina gli dice sempre.
Bella
nel frattempo si avvicina e si siede in braccio a me baciandomi a fior di
labbra, poi dà un bacio sulla fronte a Renesmee.
- E
tu quanto me ne vuoi? – gli domanda la piccola al fratellino.
- Io tao
così – le risponde lui allargando le braccia fin quanto gli è possibile per
fargli capire che gliene vuole proprio tanto.
Renesmee
gli sorride e lo bacia poi i due si abbracciano mentre io e Bella ci guardiamo
sorridendo. Questi quadretti familiari sono all’ordine del giorno in casa
nostra, ma io e la donna che amo non ci abitueremo mai a vederli.
- Non
potrei vivere senza di voi, lo sai? – domando all’orecchio di Bella.
- Lo
so, ma è sempre bello sentirtelo dire – mi risponde lei baciandomi a fior di labbra.
-
Hey, papi è mio – interviene Renesmee buttandosi tra le mie braccia e cercando simpaticamente
di spingere la mamma sul divano guardandola con faccia da finta imbronciata.
-
Questo è tutto da vedere – le risponde Bella prendendola in braccio e iniziando
a fargli il solletico.
Renesmee
ride e la sua risata riempie tutta la stanza, poi a quella sua dolce e
melodiosa si aggiunge quella buffa di Nate che si guarda la scena seduto
comodamente sul tappeto vicino al divano.
La
mia piccolina ride a crepapelle e chiede il mio aiuto così non posso fare a
meno di avvicinarmi e imprigionare Bella da dietro e liberare finalmente mia
figlia.
-
Tanto papi aiuta sempre me – cantilena Renesmee soddisfatta mentre fa alla
madre una linguaccia.
Bella
cerca di liberarsi dalla mia morsa ferrea, ma non glielo permetto e dopo un
segnale affermativo alla mia bambina, lei inizia a fare il solletico alla mamma
che si dimena come un’anguilla.
Alla
fine impietosito dagli occhioni dolci di mia moglie la lascio libera, ma mi
ritrovo io ad essere imprigionato dalle uniche donne della mia vita, mentre il
mio piccolo Nate a carponi si avvicina a Bella strattonandola per la gamba.
- Mao
ho fae – dice lui contento.
Bella
smette subito di attaccarmi e lo stesso fa Renesmee concentrandoci tutti sul
piccolo Nate e finalmente io smetto di ridere.
-
Andiamo a mangiare piccolino – dice Bella a nostro figlio – noi tre continuiamo
dopo – dice poi rivolgendosi a me e Renesmee mentre Nate si siede di nuovo a
terra tutto tranquillo.
Renesmee
ed io ci guardiamo e poi ci voltiamo verso Bella e le facciamo una linguaccia,
mentre lei fa lo stesso.
-
Andiamo tesoro – dice poi a Nate mentre anche io e Renesmee ci alziamo dal
divano per seguire il resto della famiglia.
Nate
scuote la testa facendoci capire che non ha intenzione di andare in cucina e
Bella lo guarda attentamente cercando di capire il perché di quel rifiuto.
- Io
no fae – ci fa notare il piccolo sorridendoci sghembo.
Solo
allora mi rendo conto che il piccolo è intervenuto per “salvare” me dalle
grinfie delle donne di casa e non posso fare a meno di sbaciucchiarmelo prima di
prenderlo in braccio e farlo girare per la stanza mentre lui ride felice.
- Ci
ha prese in giro – si lamenta Renesmee guardando sconvolta la madre.
-
Amore, c’è una cosa che devi sapere – dice Bella alla figlia parlando sottovoce
mentre io mi dedico al mio piccolo ometto – tuo fratello e tale e quale a tuo
padre, sono due paraculi – conclude convinta che io non l’avessi sentita.
Renesmee
scoppia a ridere seguita da Bella che, però, ricorda a nostra figlia che quella
parola non si deve dire, mentre io faccio finta di nulla e continuo a giocare
con mio figlio.
Poco
dopo a noi si uniscono Bella e Renesmee e ci ritroviamo tutti e quattro sul
tappeto di casa a giocare felici, come una vera famiglia.
A
tarda sera ordiniamo una pizza e ceniamo tutti insieme, poi mettiamo i bambini
a letto.
Per
far crollare Renesmee basta una fiaba raccontata da mamma e papà insieme, con
Nate, invece, ci mettiamo un po’ di più e solo il passo cadenzato di Bella con
una ninna nanna che gli canto io in sottofondo riescono a fare il miracolo di
farlo addormentare.
Mia
moglie lo posiziona nella culla facendo attenzione a non svegliarlo, poi mi
raggiunge in camera nostra.
Io
sono già a letto, con una mano dietro la nuca che aspetto mia moglie per
sentirmi finalmente completo.
Quando
lei arriva si mette a letto, mi da un bacio a fior di labbra, poi appoggia la
sue testa sul mio petto.
- Ho sempre
saputo che fossi tu – mi dice Bella mentre si stringe più forte a me.
-
Cosa? – chiedo non capendo il significato delle sue parole.
-
Anche se in passato mi era difficile ammetterlo, ho sempre saputo che fossi tu
la persona che volevo vicino a me quando tutti i miei sogni fossero diventati
realtà – mi risponde lei lasciandomi un delicato bacio sul petto.
La stringo
di più a me e in quel momento il Paradiso mi sembra essere ad un passo da me.
Restiamo
in silenzio per un po’, poi lei inizia a disegnare cerchi immaginari sul mio
petto.
-
Cosa pensi? – mi chiede.
- Che
siamo in quattro, il tuo numero preferito – le rispondo.
- Si,
hai ragione, ma sai che c’è? Inizio a pensare che il mio numero preferito non
sia più il quattro, ma il cinque – mi spiega sorridendomi.
Beh,
in effetti un altro piccolo per casa non mi dispiacerebbe affatto e lei lo sa.
È da quando è nato Nate che continuo a ripetere di volere un altro figlio,
mentre lei fino ad ora è sempre stata un po’ più reticente alla cosa.
Stare
dietro a Renesmee è stata un’impresa visto che era piuttosto movimentata come bambina
e lo era tutt’ora, ma poi con Nate abbiamo raggiunto il culmine. Quel bambino è
una peste, ma mi ricorda molto me da bambino e diciamo che anche Bella da
piccola non era poi così tranquilla come può sembrare, motivo per cui mi
stupisce il fatto che lei avesse appena detto una cosa del genere.
-
Davvero? – le chiedo stupito.
-
Certo, mai stata più sicuro di così in vita mia – mi risponde continuando a
sorridere.
Faccio
ribaltare le posizioni e lei si ritrova su di me mentre i nostri visi sono ad
una spanna l’uno dall’altro.
- Lo
sai vero, che dovremmo impegnarci parecchio? – le domando retorico e malizioso allo
stesso tempo.
- Mai
impegno è stato più gradito – le faccio notare mentre lei si accaparra delle
mie labbra.
Quando
ci stacchiamo lei mi guarda fisso negli occhi e mi sorride.
- Che
c’è? – le domando curioso.
- C’è
che credo che non dovremmo impegnarci poi così tanto – mi spiega.
- Che
vuoi dire? – le domando curioso.
- Che
fra meno di sei mesi e mezzo diventerai papà per la terza volta – mi rivela lei
mentre io mi ritrovo a sorridere come un’ebete.
- Mi
stai dicendo… – provo a dire prima che lei mi interrompe.
- Si,
ti sto dicendo che sono incinta di due mesi e mezzo. Ho ritirato le analisi nel
pomeriggio – mi risponde mentre io non posso fare a meno di stringerla più forte
a me – deduco che sei contento – mi dice poi vedendo la mia reazione.
-
Deduci male. Io non sono contento, questa è una classificazione troppo limitata
per spiegare come mi sento, io sono semplicemente felice – le rispondo mentre
lei mi sorride radiosa.
- Ti
amo – mi dice poi guardandomi negli occhi.
- Ti
amo anche io, più di ogni altra cosa al mondo – le rispondo prima di catturare
le sue labbra in un bacio e in questo momento non possiamo che lasciarci
travolgere dal sentimento che proviamo l’uno per l’altra e così senza nemmeno
accorgercene finiamo per fare l’amore ritrovandoci oggi, dopo sette anni da
quando ci siamo messi insieme, ad essere innamorati ancora di più del primo
giorno.
Non
riesco a spiegare quanto sia felice della notizia appena ricevuta e anche lei
lo è e questo è tutto ciò che conta.
Fare
l’amore con la donna che ami sapendo che dentro di lei cresce il frutto del
vostro amore è qualcosa che non può essere spigato, un emozione di un’intensità
senza paragoni.
Quando
entrambi raggiungiamo l’apice, Bella si risistema di nuovo tra le mie braccia,
con la testa appoggiata al mio petto, ma dopo brevi secondi alza la testa
facendo incontrare i nostri occhi.
- È
bello vero? – mi chiede sorridendomi.
-
Cosa? – le rispondo accorgendomi di quanto a volte riesca ad essere enigmatica.
- Noi
– mi risponde come se la cosa fosse ovvia.
- È
perfetto – le rispondo sorridendole sghembo prima di catturare le sue labbra in
un altro passionale bacio.
Se
alcune vite formano un cerchio perfetto, altre assumono delle forme che non
possiamo prevedere né comprendere appieno. Il dolore è stato parte integrante
del mio percorso, ma mi ha fatto capire che niente è più prezioso di un grande
amore per il quale sarò sempre grata alla vita.
E l’amore
che lega me e Bella è davvero un grande amore, quello con A maiuscola e nessuno
mai riuscirà a toglierci quello che abbiamo costruito insieme passo dopo passo.
Il
dolore? Beh quello c’è stato, ma quando sento lei stringersi tra le mie
braccia, quando i miei figli corrono da me per giocare o semplicemente per
abbracciarmi, è proprio in quel momento che mi rendo conto che ne è valsa la
pena soffrire, perché tutte le pene e i dolori passati sono stati oscurati da
una gioia e una felicità troppo grande per essere spiegata, un qualcosa di
prezioso e unico.
Io non
sono una persona speciale. Sono solo un uomo normale con pensieri normali e con
una vita normale. Non ci sono monumenti dedicati a me, il mio nome sarà
dimenticato. In una sola cosa sono riuscito in maniera assolutamente
eccezionale. Ho amato una donna con tutto il cuore e tutta l’anima e per me
questo è stato, è e sarà sempre sufficiente.
…Adry91…
Risposte alle vostre recensioni:
-
ledyang: Beh in effetti hai proprio ragione. Ti ho
fatto penare proprio tanto in questa storia, ma come vedi alla fine è andato
tutto bene. Credo che il finale possa essere di tuo gradimento o almeno lo
spero.
-
baby2080: In effetti Jake ha fatto un gesto che non tutti avrebbero
fatto, ma del resto si dice che quando si ama davvero qualcuno bisogna
lasciarlo andare e volere la sua felicità. Credo che Jake abbia seguito tutto
questo. L’aggiornamento di “Ora e per sempre” c’è stato e fra poco inserirò l’altro.
-
giuly97: Come vedi non ci ho messo molto a postare l’epilogo. Del resto
era già scritto, quindi non mi serviva troppo tempo. Spero che ti piacerà. Dispiace
anche a me che la storia finisca, ma prima o poi doveva pur finire. Spero almeno
che ne sia valsa la pena leggerla questa storia.
-
hopelove: E’ vero, contro il vero amore non si può
fare nulla e Bella l’ha capito a sue spese. Jake si è mostrato molto maturo e
finalmente Bella ed Edward possono godersi il loro amore senza più sensi di
colpa o roba varia.
-
vanderbit: Non sei stata affatto stressante, anzi
tutto il contrario. Mi hai mostrato la tua impazienza nel voler leggere una
storia che a quanto pare ti piace davvero, quindi non posso che essere contenta
di questo. Jake, beh lui ha fatto un grande gesto. Eccoti l’epilogo. Spero ti
piaccia.
-
Stecullen94: Dispiace anche a me che la storia sia giunta al termine, ma
prima o poi doveva succedere. Come vedi si, Bella e Edward restano insieme e
questo è tutto ciò che conta.
-
ste87:
Mi fa piacere sapere che consideri questa storia perfetta, sono molto contenta
di questo. In pochi si sarebbero comportati come Jake, ma in fondo questa è una
storia e a volte è bello scrivere di comportamenti che vorresti ci fossero
nella realtà, ma che purtroppo non tutti mettono in atto. Eccoti adesso l’epilogo,
credo che non potesse essere diversamente.
-
eliza1755: Anche a me dispiace che la storia sia finita, ma prima o poi
doveva succedere, com’è giusto che sia per ogni cosa. Su Jake ti ho sempre
appoggiata, diciamo che essendo una Edward forever non potevo non provare una
certa antipatia per Jake, ma stavolta l’ho mostrato migliore di quanto io
stessa lo considero davvero. L’importante, in ogni caso, sia che quei due siano
riamasti insieme, tutto il resto sono solo dettagli.
-
Ed4e:
Non preoccuparti per lo scorso capitolo, non fa nulla, capita di non accorgersi
a volte dell’aggiornamento. In effetti hai ragione, Jake è stato quello che ha
perso più di tutti, ma come vedi anche lui adesso ha trovato quella felicità
che meritava anche lui.
-
isabellacullen: Dispiace un casino anche a me che
la storia sia finita, ma non potevo più allungarla. Tutto ciò che doveva
succedere è successo, continuare sarebbe stato solo non mettere una fine per
non dispiacermi, ma era sbagliato, dovevo farlo. Jake ha subito il tradimento
peggiore, ha perdonato Bella e come vedi dall’epilogo è riuscito in qualche
modo a perdonare anche Edward anche se i due non avranno mai più il rapporto
che li legava un tempo. Quanto al capitolo “Uniti dal destino” il capitolo non
è ancora finito. Quando lo sarà posterò. Non posso dirti se hai ragione o meno.
Lo saprai nel capitolo che posterò.
Siamo giunti alla fine di questa avventura e voglio approfittarne
per ringraziare di cuore tutti coloro che hanno letto questa storia. Un grazie
va a chi ha recensito, uno a chi ha inserito la storia nei preferiti, uno a chi
l’ha inserita nelle seguite, uno a chi l’ha messa in quelle da ricordare e uno
va a tutti coloro che sono stati lettori silenziosi.
È difficile mettere la parola “fine” ad una storia, ma purtroppo
bisogna farlo, perché come tutte le cose c’è un inizio e una fine e per questa
storia era giunto il momento del “the end”. Spero che la storia vi abbia in
qualche modo emozionato e che vi sia piaciuta. Io nel mio piccolo ci ho messo
tutto l’impegno possibile.
Mi avete seguita e sostenuta sempre, anche quando gli
aggiornamenti hanno portato ritardo, quindi:
INTRODUZIONE:Edward ha lasciato Bella in New Moon e non è
non e mai più tornato. Gli anni passano e anche i decenni, ma due anime sono
ancora tremendamente legate tra di loro perché il tempo possa cancellare ciò
che l’amore ha creato. Cosa succederà se un giorno Bella dovesse rincontrare
quella che aveva considerato fin dall’inizio al sua famiglia? E i Cullen e
soprattutto Edward come reagiranno quando scopriranno che Bella è ancora la
diciottenne che avevano lasciato? P.S. Bella non è un vampiro, ma non è
comunque umana. Oltre i vecchi, ci saranno anche nuovi personaggi.
INTRODUZIONE:Bella vive a Phoenix
da quando è nata e la sua vita ruota intorno ai suoi sei migliori amici: Alice,
Rosalie, Emmett, Jasper, Jacob e Edward. Si conoscono fin da quando erano dei
bambini, ma crescendo le cose cambiano e lei si ritrova solo con Jacob e Edward
che sono iperprotettivi nei suoi confronti. Un giorno accade che Jacob si
dichiara e in seguito le chiede di sposarlo. Lei accetta, ma lo ama davvero? Si
certo, ma il suo non è amore, non quello vero almeno. Ed Edward? Cosa farà a
questo punto? E se si accorgesse proprio ora che sta per perdere la persona più
importante della sua vita? E se lei lo considerasse solo il suo migliore amico?
E se invece non fosse così? La loro è solo amicizia? Si certo, ma non del
tutto. Cosa succederà, allora? Bella sposerà Jacob? Forse solo da uno sbaglio
si può scoprire la verità. Ma qual è questa verità?
INTRODUZIONE:Edward lascia Bella per
permettergli di vivere una vita normale, ma prima di farlo esaudisce il
desiderio dell’unica ragazza che abbia mai amato. Dopo la sua partenza le cose
cambiano e Bella non vivrà la vita che Edward ha sperato per lei. Si ritroverà
vampira, con un figlia da crescere e un passato da ricordare. Riuscirà a
ricordarsi del suo unico e vero amore? Ma soprattutto riuscirà a rincontrarlo?
INTRODUZIONE: Rosalie, Bella e
Alice sono tre sorelle newyorchesi che si trasferiscono a Phoenix. Sono le
classiche ragazze popolari che tutti invidiano, dal carattere forte e deciso e
che non si fanno mettere i piedi in testa da nessuno. A Phoenix le loro vite si
incroceranno con quelle di tre fratelli Emmett, Edward e Jasper, anche loro dal
carattere forte. Nessuno di loro crede nell’amore, ma presto si renderanno
conto di sbagliare, presto l’amore entrerà nelle loro vite e da lì tutto
cambierà.
INTRODUZIONE:Bella è una semplice
ragazza che vive a Phoenix. Ha un fratello e due sorelle gemelle. La sua vita
ruota intorno ai Cullen, i suoi migliori amici, la sua seconda famiglia. E poi
c’è Tay, il suo fidanzato, ma lei ne è davvero
innamorata? La sua vita è perfetta come crede? Il ritorno in città di Edward,
il suo amico di sempre, gli incasinerà la vita e presto si renderà conto che
quell’amico con il quale non fa altro che litigare non è poi solo un amico. Le
cose non saranno semplici e in una notte tutto si complicherà.
INTRODUZIONE:Bella è una ragazza alla moda che vive a Orange Country, con una
storia difficile alle spalle, chiusa, ma allo stesso tempo ribelle verso gli
altri incontra lui, Edward, un playboy da strapazzo, ribelle, odioso,
presuntuoso, aggressivo, ricco e che non fa altro che dedicarsi con i suoi
amici ricconi a feste mondane e al lusso più sfrenato. Riuscirà lei a lasciarsi
andare all'amore? E lui? Riuscirà a mettere la testa a posto? E se tutto
iniziasse ad andare x il verso giusto? Lei non sa, però, che un segreto alena
dietro di lei, un segreto che lui non intende svelarle, non subito almeno, ma
poi non sarà tardi? Una storia ricca di divertimento, scontri, ribellioni, ma
amore, tanto amore. Sono tutti umani.
INTRODUZIONE:Un semplice invito di matrimonio può cambiare quella che sembra
essere diventata una vita stabile? Questo si chiede Bella quando si ritrova tra
le mani l’invito del matrimonio di Alice e Jasper. Partire e raggiungere quella
che un tempo era la sua migliore amica affrontando i fantasmi del suo passato?
Oppure restare a casa e non correre rischi? Bella vive a New York, fa la
giornalista, si è lasciata i Cullen alle spalle e si porta dietro da cinque
anni due grandi responsabilità che portano il nome di Ej e Lizzie. Chi sono? E
che c’entra Edward in tutto questo? Se vi va di scoprirlo correte a leggere la
mia storia. Sono tutti umani.
INTRODUZIONE:Isabella Swan fugge via dalla sua città all’ètà di dieci anni,
grassottella e timida viene presa in giro da tutti. Si rifugia a Jacksonville
dalla madre, ma otto anni dopo il brutto anatroccolo si è trasformato in un
bellissimo cigno. Decide di tornare a Beverly Hill, la sua città natale, dove i
suoi vecchi amici la attendono, ma Bella è cambiata non solo fisicamente e
vuole prendersi la sua rivincita su tutti coloro che un tempo la prendevano in
giro. Nella sua vecchia città, però, non tutto è come lo ha lasciato. I Royal
King, i suoi vecchi amici, sono in lotta continua contro i Blue Ice, un altro
club di ragazzi popolari e ricchi. Cosa succederà con l’arrivo di Bella? Che
succederà se un giorno i due gruppi si ritrovano costretti a collaborare?
Filerà tutto liscio? Personaggi decisamente diversi da come abbiamo imparato a
conoscerli, ma chissà…magari dall’odio nascerà qualcos’altro e quella che era
sembrata una rivincita potrebbe diventare ben altro. Sono tutti umani. Vi ho
incuriosito? Correte a leggere.