Bisogna sbagliare per conoscere la verità

di adry91
(/viewuser.php?uid=79900)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Cambiamenti ***
Capitolo 3: *** Comunicare la notizia ***
Capitolo 4: *** Vecchi ricordi ***
Capitolo 5: *** Guardare le stelle ***
Capitolo 6: *** Una giornata al maneggio ***
Capitolo 7: *** Cosa mi succede? ***
Capitolo 8: *** Il vestito da sposa ***
Capitolo 9: *** Luna Park ***
Capitolo 10: *** Io e Edward ***
Capitolo 11: *** Una chiacchierata con papà ***
Capitolo 12: *** Rivelazioni ***
Capitolo 13: *** L'album dei ricordi ***
Capitolo 14: *** Sorpresa a Jacksonville ***
Capitolo 15: *** Una caccia al tesoro particolare ***
Capitolo 16: *** Una serata speciale ***
Capitolo 17: *** Un'indimenticabile pazzia ***
Capitolo 18: *** Una simpatica signora ***
Capitolo 19: *** Spiacevoli scoperte ***
Capitolo 20: *** Una storia particolare ***
Capitolo 21: *** Convinzioni smentite? ***
Capitolo 22: *** Forse ho capito ***
Capitolo 23: *** Chiarimenti ***
Capitolo 24: *** Scegliere ***
Capitolo 25: *** Il giorno del si ***
Capitolo 26: *** Seguire la testa o il cuore? ***
Capitolo 27: *** Perdere un amico ***
Capitolo 28: *** Un doppio chiarimento ***
Capitolo 29: *** Attimi di felicità ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie Meyer

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.

 

Eccomi con una nuova storia. So di averne già quattro da concludere e vi assicuro che lo farò, ma mi è venuta l’ispirazione quindi ho deciso di postare anche questa con la speranza che vi piaccia.

 

BISOGNA SBAGLIARE PER CONOSCERE LA VERITA’?

 

Capitolo 1

Prologo

 

POV BELLA

Ero chiusa in quella stanza da ore e non c’è la facevo più, mi sentivo sfinita perché Alice e Rosalie non stavano facendo altro che trattarmi come il loro giocattolino da truccare, pettinare e vestire. Stavo contando i minuti e perfino i secondi che mancavano prima di potermi ritenere libera dalle loro grinfie.

 

- Perfetto. Adesso sei pronta. Puoi smettere di sbuffare e ti puoi guardare allo specchio – mi disse il folletto.

- Era ora – mi limitai a dire.

- Smettila di lamentarti. Oggi è il giorno più importante della tua vita e devi essere perfetta – mi disse Rosalie mentre mi faceva spazio per farmi guardare nel grande specchio della stanza.

 

Avevo paura di guardarmi allo specchio, paura di guardarmi e di non riconoscere l’immagine che vi era riflessa. Avevo chiesto alle ragazze che volevo qualcosa di semplice, ma conoscendole non ero sicura che mi avessero accontentata. Mi diressi allo specchio con gli occhi chiusi e dopo aver fatto un respiro profondo li aprì. Ciò che vidi mi lasciò senza fiato. Ero davvero bellissima.

 

I capelli scendevano sulle spalle in boccoli fluidi e morbidi. Alcune ciocche laterali erano state raccolte in alto e sistemate con delle piccole roselline bianche rendendo il tutto semplice, ma meraviglioso.

 

Il trucco era semplice, con colori molto tenui, ma allo stesso tempo abbastanza visibile. Un trucco che metteva in risalto il colore dei miei occhi. Il colore delle labbra era lieve, ma faceva esaltare la forma delle mie labbra e ne esaltava la carnosità.

 

Il vestito ricadeva perfetto sul mio corpo e lo stretto corsetto sembrava esaltare il mio seno rendendolo più prosperoso di quanto in realtà era. Un vestito semplice, ma che sembrava fatto apposta per me. Il tutto accompagnato da un paio di decolté dal tacco vertiginoso.

 

- E’ bellissima – dissi riferendomi alla figura dello specchio.

- Sei bellissima – mi corressero all’unisono Emmett e Jasper che erano appena entrati nella stanza e mi fissavano meravigliati.

- Allora che ne dici? – mi chiese Alice.

- Avete fatto un lavoro magnifico – le risposi.

- Te lo dicevamo che ne sarebbe valsa la pena essere paziente – mi disse Rosalie.

- Charlie ti sta aspettando sotto. Voleva salire per chiamarti, ma gli abbiamo detto che saremmo venuti noi – mi disse Jasper.

- Hai fatto bene. Di sicuro mi avrebbe messo più agitazione di quella che già ho – gli risposi.

 

Mi diedi un’ultima occhiata e poi dopo aver fatto un respiro profondo mi diressi verso la porta, ma prima di raggiungerla qualcosa catturò il mio sguardo. Un poster appeso alla parate vicino alla porta, un poster che io e i ragazzi avevamo voluto fare con le nostro foto. C’erano tre foto grandi e tre piccole. Nelle foto grandi in una c’era Rosalie abbracciata a Emmett, in un’altra Jasper che abbracciava da dietro Alice e in un’altra Edward che mi teneva per un fianco e io che gli mettevo il braccio dietro la testa. Nelle tre più piccole c’era, invece, una in cui Emmett e Rosalie si erano fatti fotografare con espressione seria, Jasper e Alice con un’espressione sorridente e l’ultima in cui Edward mi baciava una guancia. Non appena vidi quel poster mi soffermai pensando al periodo in cui quelle foto erano state scattate e mi ritrovai a pensare che da allora erano cambiate tante cose.

 

- Bella sei sicura di quello che stai facendo? – mi chiese Emmett, forse, l’unico che per carattere era capace di smorzare i toni in una situazione del genere.

- Se ti dicessi di no cambierebbe qualcosa? – gli risposi facendogli un’altra domanda.

- Non sei costretta a farlo se questo non è quello che vuoi – continuò lui.

- Ho già deciso – mi limitai a dire.

- Sei consapevole che entrando in quella Chiesa firmi la tua infelicità e la sua? – mi chiese Jasper senza fare nomi, tanto sapevamo tutti a chi si riferisse.

 

Lo guardai, per poi spostare lo sguardo verso Emmett e infine verso Rosalie e Alice che non avevano parlavano, considerato che di tutta questa storia ne avevamo parlato qualche ora prima. Gliene fui grata. Non sapevo cosa rispondergli o forse lo sapevo fin troppo bene, ma non avevo il coraggio di farlo, così decisi che era tempo di andare.

 

- Che stiamo aspettando? C’è un matrimonio da celebrare – gli dissi regalandogli un finto sorriso mentre, invece, cercavo di controllare delle lacrime ribelle che lottavano per uscire e rigarmi il volto.

 

Aprì la porta e uscì dirigendomi al piano inferiore dove mio padre mi aspettava per portarmi dritta all’altare.

 

 

Voglio ringraziare TanyaCullen, la mia beta, che ha letto questo prologo e mi ha esortato a pubblicare la storia. Un grazie di tutto cuore tesoro. Spero che piacerà anche a voi. Fatemi sapere che ne pensate e se vale la pena continuarla. Un bacio.

 

 

Altre mie storie su Twilight

Ancora in  corso

 

!?...Quando l’amore ti cambia la vita…!?

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=394174&i=1

 

 

 

L’amore è magia

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=393144&i=1

 

 

Ricordare il passato

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=392921&i=1

 

 

 

L’odio è amore

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=422379&i=1

 

 

 

Bisogna sbagliare per conoscere la verità

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=453783&i=1

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Cambiamenti ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie Meyer

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.

 

Eccomi con una novo capitolo. Qui ho cercato di spiegare tante cose e credo che adesso tutto sia piuttosto chiaro. Spero che la storia vi piaccia. Fatemi sapere cosa ne pensate. Un bacione a tutti e buona lettura.

 

BISOGNA SBAGLIARE PER CONOSCERE LA VERITA’?

 

Capitolo 2

Cambiamenti

 

POV BELLA

Amore…che bella parola…ma cos’è l’amore? Di sicuro io non saprei rispondere e troppo cinica direi che l’amore non esiste, forse perché non l’ho mai veramente sentito, forse perché oggi la frase “ti amo”, una frase così importante, viene usata troppo facilmente, anzi, sprecata direi e spesso usata impropriamente.

Eppure una parte importante di me non è d’accordo con tutto questo, una parte di me mi dice che l’amore è qualcosa di meraviglioso, qualcosa che ti permette di provare sentimenti diversi. Che siano belli o brutti, tristi o allegri, dolci o grezzi, romantici o rudi poco importa.

 

A volte mi capita di chiudere gli occhi e sognare una vita diversa da quella che ho. Sogno e mi piace sognare perché il sogno è un viaggio che riesce a portarti dove i piedi, gli aerei, i treni e le auto non riescono a portarti, perché un sogno è un insieme di favole che molte volte ti fermano per un secondo la mente e ti portano dove il cuore non può arrivare.

 

Non mi sono ancora presentata, mi chiamo Isabella Marie Swan, per gli amici, semplicemente Bella. Ho 22 anni e vivo a Phoenix, praticamente da quando sono nata. Fisicamente non posso dire di essere una di quelle ragazze che fa invidia alle altre, ma di certo non sono una che passa inosservata. Sono abbastanza alta, ho dei lunghi capelli castani e due grandi occhi azzurro verdi che a seconda della luce possono sembrare color ghiaccio o azzurri.

Non posso essere considerata una popolare, perché non lo sono e non lo sono mai stata, sono solo una semplice ragazza di città molto più matura rispetto alla mia età e questo a causa di tutte le mie esperienze passate.

I miei hanno divorziato quando io avevo ancora solo pochi mesi di vita, ma nonostante questo sono rimasti in buoni rapporti, erano diventati come due migliori amici, ma il destino non ha voluto che continuassero ad esserlo.

 

All’età di 14 anni abbiamo scoperto che mamma aveva un tumore al cervello, il problema era molto grave e solo un miracolo avrebbe potuto salvarla, nonostante questo, però, ho sperato fino alla fine che qualcuno da lassù ci aiutasse, anche se le mie sono rimaste delle vane speranze. All’inizio ha provato con la chemio, ma questa non l’ha aiutata, anzi l’ha fatta spegnere giorno dopo giorno sempre di più fino a quando i medici gli hanno detto che nemmeno con questa c’erano speranze. Gli avevano dato un anno di vita qualora lei decidesse di continuare a curarsi, ma lei preferì interrompere ogni cura e vivere ciò che gli restava in tranquillità cercando di godersi il più possibile la sua famiglia. Ovviamente come previsto, dopo quattro mesi, si spense e salì al cielo dove mi guarda sempre e mi protegge o, almeno, questo ho sempre pensato per riuscire ad affrontare la sua perdita.

Mi ritrovai così a 15 anni senza una madre e con un padre che ogni giorno che passava si buttava sempre più giù, non riusciva ad accettare di aver perso la mamma. Solo allora mi resi conto che lui non aveva mai smesso di amarla e che il suo essergli così tanto amico era solo un modo per tenerla vicina a sé. In quel periodo le difficoltà furono tante e io passai un periodo d’inferno, visto anche lo splendido rapporto che avevo con quella “svampita” di mia madre, era così che mi divertivo a chiamarla.

 

Solo una cosa mi disse prima di morire, una sola la promessa che mi fece fare: “I sogni nella vita sono tutto, senza questi non avrebbe senso alzarsi la mattina, studiare, lavorare e fare tutto quello che si fa durante il giorno, sarebbe come vivere senza vita. Ricordati, bambina mia, che se vuoi uccidere un uomo basta infrangere il suo sogno più grande, a quel punto la sua esistenza non avrà senso. Se hai un sogno a cui tieni tanto, fai di tutto per realizzarlo, non abbandonarlo mai e soprattutto cerca di vivere come hai sempre sognato di vivere. Bella, c’è una promessa che devi farmi, devi promettermi che non smetterai mai di sognare, perché ricordati che quando lo farai inizierai a morire”. Non dimenticherò mai quelle parole, quella promessa fatta tra le lacrime mentre il destino mi portava via una delle persone più importanti della mia vita.

Ho sofferto tantissimo, ma se oggi riesco a guardare al futuro con un sorriso sincero stampato in faccia lo devo a quelle persone che mi sono state vicino sempre e comunque, i miei amici, le uniche persone che non mi hanno mai voltato le spalle.

 

Da bambina abitavo al terzo piano di un appartamento, al quarto piano vivevano i Cullen. La signora Cullen era una grande amica di mamma e lei e suo marito avevano tre figli: Emmett che aveva due anni in più di me, Edward un anno in più e Alice che aveva la mia età. A fianco al loro appartamento, nello stesso pianerottolo abitavano Jasper e Rosalie Hale, due gemelli che avevano un anno in più di me. Al secondo piano, invece, abitava Billy Blake, un vecchio amico d’infanzia di papà. Aveva perso la moglie dopo aver dato alla luce l’ultimo dei suoi figli, Jacob. La mia vita a partire dai tre anni girò attorno ai Cullen, gli Hale e i Blake.

 

Tutti e sette facemmo subito amicizia e in poco tempo diventammo praticamente inseparabili, nessuno di noi esisteva senza l’altro. Frequentammo la stessa scuola fino al diploma e per la gente che ci guardava noi sette eravamo come una sola persona. Man mano che crescemmo gli equilibri all’interno del gruppo cambiarono considerato che per alcuni l’amicizia si trasformò in amore e fu allora che Emmett si mise insieme a Rosalie e lo stesso avvenne tra Jasper e Alice.

Dopo il diploma tutti e quattro decisero di andarsene da Phoenix e di trasferirsi a Jacksonville. Avevano tutti e quattro voglia di cambiare aria e di andare a vivere in un posto in cui potessero essere indipendenti al cento per cento. Ovviamente la loro idea la proposero anche a me, Edward e Jacob, ma nessuno di noi accettò, forse, perché tutti e tre eravamo troppo affezionati a Phoenix. Ormai sono due anni che i ragazzi sono partiti, ma ci vengono a trovare spessissimo e lo stesso facciamo noi, approfittando spesso per farci una vacanza e staccare la spina dalla nostra quotidianità.

Un anno e mezzo fa Rosalie e Emmett si sono sposati e sei mesi fa lo stesso hanno fatto Alice e Jasper. Il matrimonio era per tutti loro il coronamento del loro sogno d’amore e non hanno voluto aspettare oltre perché avevano la certezza che la persona che avevano al loro fianco era l’unica per loro.

Adesso il nostro numeroso gruppo si è ridotto a soli tre elementi, ma non ci siamo mai separati e io ho potuto contare sull’appoggio di Edward e Jacob sempre.

 

L’anno scorso entrambi hanno preso un appartamento e sono andati a vivere insieme perché stanchi di vivere sotto lo stesso tetto dei rispettivi genitori. Anch’io l’anno scorso sono andata a vivere da sola, all’inizio ammetto di aver provato la convivenza con i due, ma ben presto ho capito che era assolutamente impossibile vivere lì dentro con loro, vista la quantità sproporzionata di ragazze che entravano e uscivano da quella casa. Così ho deciso di cercare un appartamento tutto mio e andarmene da lì, ma tutti e due me l’hanno permesso di fare solo per metà, nel senso che mi hanno fatto acquistare un appartamento nel loro stesso condominio, un appartamento che si trova esattamente di fronte al loro, nello stesso pianerottolo. Edward e Jacob sono i due esatti opposti, rispettivamente il ghiaccio e il fuoco li definisco io. A volte mi stupisco come siano potuti diventare migliori amici vista la loro già apparente diversità.

 

Edward è quello che tutti definirebbero un playboy e diciamo che ha tutte le carte in regola per esserlo. E’ alto, muscoloso, con i capelli perennemente in disordine castano ramati, gli occhi azzurri e lo sguardo da bello e dannato.

Lui mi conosce alla perfezione, gli basta guardarmi negli occhi per capire se fingo oppure no. Il suo unico grande difetto è che è troppo “stronzo” con le ragazze. Il termine “amore” non esiste nel suo vocabolario, quel termine è stato sostituito dal “sesso” , una cosa di cui lui è maestro. La sua definizione di “sesso”? Semplice! Il sesso è un elemento sostanziale dell'essere umano poiché permette di appagare istinti e desideri tipici di tutti gli uomini. La sua filosofia di vita è: “Se posso avere tutte le ragazze che voglio quando voglio perché accontentarmi di una sola?” Il sesso è, per Edward, la base di tutto, ma sesso è anche uguale a niente coinvolgimenti sentimentali. Questo è l’unico motivo per cui spesso mi ritrovo a litigare con lui, considerato che non condivido questo suo stile di vita. Non si è mai innamorato di nessuno e non ha mai avuto una ragazza fissa per più di un’ora. Riesce ad ammaliare le ragazze solo con lo sguardo e il sorriso e tempo due secondi tutte gli cadono ai piedi, pur sapendo che con lui potranno avere solo una semplice “scopata”. Sembra una persona molto superficiale e insensibile, ma io che sono la sua migliore amica e che lo conosco da quando aveva quattro anni posso affermare che è una persona che sa essere di una profondità e di una sensibilità senza eguali.

 

Jacob, invece, è l’esatto opposto, sia fisicamente che caratterialmente. E’ alto, muscoloso, con i capelli castano scuri e due occhi color cioccolato fuso.

E’ una persona molto riflessiva e solare, una di quelle persone che ha sempre il sorriso stampato in faccia anche quando tutto sembra andare storto. Trasmette una gioia di vivere indescrivibile e ti riempie il cuore solo vederlo così giocoso e raggiante. A differenza di Edward, Jacob, crede nell’amore, in quel sentimento talmente profondo da sconvolgerti dentro. Alcuni anni fa si innamorò, dando a quella ragazza tutto se stesso, annullandosi completamente per lei. Si lasciarono perché lei lo tradì e lui soffrì molto, ma riuscì a riprendersi e a continuare a credere incondizionatamente nell’amore. Crede molto nel destino e afferma che tutti siamo destinati a qualcuno e che prima o poi il cammino di questo qualcuno si intralcerà con il nostro, dobbiamo solo tenere gli occhi aperti e attendere.

 

Cosa li accomuna? Semplice! Il bene che provano per me. Entrambi mi adorano e non fanno altro che proteggermi da tutto e tutti. Non esiste ragazzo che possa avvicinarsi a me senza che prima abbia avuto la loro approvazione. Ciò sapete cosa significa? Che mai nessun ragazzo si avvicinerà a me, perché a loro non piace mai nessuno e giustificano il loro comportamento dicendo che i ragazzi vogliono solo una cosa: “portarsi a letto una ragazza”, il resto non conta. Quando gli faccio notare che Jacob, ad esempio, è diverso, che lui in una ragazza cerca molto più di quello che può dargli un appagamento fisico mi sento rispondere che Jacob è l’eccezione che conferma la regola. Conclusione? Gli unici uomini della mia vita sono loro due e nonostante spesso ho sentito la mancanza di qualcuno al mio fianco, non avrei potuto desiderare di meglio, visto che avere loro due per me è il massimo.

 

Da un anno a questa parte, però, le cose sono cambiate, infatti, non sono più single. Vi domandate come sia possibile che quei due mi abbiamo permesso di iniziare una relazione? Semplice, perché il mio ragazzo è proprio uno di loro due. Ebbene si, circa un anno fa, Jacob si è presentato a casa mia con un mazzo di rose rosse in mano dicendomi che i sentimenti che provava per me erano cambiati e che la sua non era più un’amicizia nei miei confronti, ma un sentimento molto più forte chiamato amore. Lì per lì sono rimasta di stucco, non avevo mai considerato Jacob in quel senso e lui si mostrò disponibile a darmi tutto il tempo che mi serviva. Alla fine, dopo settimane mi sono accorta che in fondo io gli volevo molto bene, forse, più che bene e così ci siamo messi insieme. Nonostante adesso sto con lui non posso dire di essere innamorata al cento per cento, non posso dire di provare quello che vedo negli occhi di Alice quando guarda Jasper o quello che vedo negli occhi di Rosalie nei confronti di Emmett. Jacob è molto innamorato invece, ma io, beh io credo che quel tipo di amore come quello dei miei amici non va per me. Io non riuscirei ad amare mai in quel modo, perché credo che il massimo che posso dare lo sto già dando a Jacob. Mi starete considerando egoista forse, ma in fondo io non lo sto prendendo in giro. Lui sa che io gli voglio un bene dell’anima, sa che lo amo, ma sa anche che il mio sentimento non è nemmeno lontanamente paragonabile al suo.

 

Da circa un anno lavoro in un negozio di abbigliamento, uno dei più grandi di Phoenix e amo il mio lavoro, visto che Alice e Rosalie mi hanno insegnato o, forse, obbligato ad amare la moda. Un tempo non mi interessava questo aspetto della società eppure adesso conta molto per me, considerato che adesso prima di uscire di casa perdo un’ora davanti all’armadio prima di scegliere cosa mettermi.

 

Non c’è nulla di così complicato nella mia vita, anzi credo che sia tutto abbastanza tranquillo e stabile. Per questo, spesso, mi ritrovo a pensare che tutto ciò di cui avrei bisogno adesso è di un cambiamento, che, però, non so quando e se arriverà.

 

Mi alzai dal letto ed uscì dalla camera dirigendomi in bagno per farmi una bella doccia. Mi gettai sotto il flusso dell’acqua calda e cercai di distendere tutti i muscoli e di rilassarmi. Ci riuscì abbastanza bene e in poco tempo ero già fuori la doccia pronta ad asciugarmi i capelli. Una volta finito, mi diressi in cucina e mi preparai un bel caffè, l’ideale per tirarmi su. Quando fu pronto lo bevvi tutto d’un sorso e poi mi sedetti accendendomi una sigaretta. Ebbene si, purtroppo, avevo il vizio di fumare, un vizio che da quando avevo preso non ero più riuscita a togliere, nonostante spesso ci avevo provato. Finì di fumarmi la sigaretta e poi andai in camera a vestirmi. Aprì la mia cabina armadio che, a volte, mi sembrava fosse più grande di tutta la stanza e controllai cosa potevo mettermi. Infilai un maglioncino lungo senza maniche grigio con una cinta nera legata leggiarmente larga, un paio di scarpe modello ankle boots nere dal tacco vertiginoso e una sciarpa grigia attorno al collo con i pennacchi che scendevano. Presi l’orologio nero della Calvin Klein e me lo misi, poi ci abbinai un paio di orecchini neri pendenti, un bracciale rigido con le perline nere ai lati e un filo di brillantini al centro e un anello argentato con una grossa pietra nera. Andai in bagno, mi truccai e mi misi il profumo dopodichè tornai in stanza e dopo aver preso il giubbetto di pelle nero, visto che ancora a quest’ora della mattina c’era un po’ freschetto, e la borsa dello stesso colore, presi le chiavi di casa ed uscì pronta per iniziare una nuova giornata.

 

Controllai l’orario e mi resi conto di essere in anticipo di un bel po’ visto che oggi dovevo andare in negozio verso le dieci e così dopo aver chiuso la porta di casa suonai il campanello di casa Cullen-Blake e attesi. Come al solito ad aprirmi fu una ragazza per me sconosciuta con addosso una camicia di Edward e la cosa mi infastidì parecchio considerato che molto spesso la mattina ero molto suscettibile e questo genere di cose proprio non le tolleravo. Era impossibile il fatto che ogni mattina trovavo una ragazza sempre diversa ad aprirmi la porta.

 

A dire il vero potevo entrare con le miei chiavi, visto che i ragazzi me ne avevano dato una copia, ma di solito non le usavo, specialmente la mattina e specialmente da quando mi ero ritrovata ad aprire la porta di casa e a trovare Edward insieme ad una ragazza che facevano sesso sul tavolo della cucina. Dire che ero diventata bordeaux era una sciocchezza. Mamma mia, se ancora ci pensavo diventavo rossa.

 

Entrai dentro senza nemmeno degnarla di uno sguardo e dopo aver appoggiato la borsa e il giubbotto sul divano del salotto mi diressi in camera di Jacob trovandolo addormentato sul suo letto. Aprì le imposte con furia e lui iniziò a mugugnare qualcosa infastidito dalla luce.

- Dormiglione svegliati – gli dissi avvicinandomi al suo orecchio.

- Amore è ancora l’alba, lasciami dormire ancora un po’ – mi rispose senza nemmeno aprire gli occhi.

- L’alba? Sono già le otto e mezzo – gli dissi.

- Ancora dieci minuti, ti prego – continuò lui.

- Jacob Blake, ti do solo tre secondi per alzarti, se al termine di questi non sei già in piedi ti giuro che ti butto un secchio di acqua gelida addosso – gli dissi.

Non appena finì di parlare lui aprì gli occhi di botto e si alzò in una frazione di secondo. Il motivo di tale comportamento non mi stupì considerato che qualche giorno prima visto che il signorino non si alzava avevo preso un secchio, l’avevo riempito di acqua e ghiaccio e poi gliel’avevo lanciata addosso. Ovviamente non voleva più ripetere l’accaduto.

- Sei una ricattatrice. Avevo bisogno di dormire visto che stanotte ho preso sonno tardissimo considerato che il tuo caro amico si è divertito da morire con la sua amichetta – mi disse una volta in piedi.

- Peggio per te. Sapevi come è fatto quando hai deciso di venirci a vivere insieme – gli dissi dirigendomi in cucina.

- E pazienza, prima o poi quel “coso” glielo metto fuori funzione – mi disse ridendo come un pazzo e contagiando pure me mentre mi seguì verso la cucina.

- Comunque signorinella non credi di esserti dimenticata qualcosa? – mi disse lui avvicinandosi a me e cingendomi le braccia da dietro.

Mi voltai e gli diedi un bacio a fior di labbra, ma che lui decise di approfondire e io non feci nulla per ritrarmi. In fondo era il mio ragazzo e poi un po’ di coccole di prima mattina erano necessarie.

- Latte o caffè, che preferisci? – gli chiesi dopo essermi staccata.

- Caffè – mi disse.

- Uno anche per me – urlò Edward dalla stanza che di sicuro doveva averci sentito.

Evitai di rispondergli altrimenti rischiavo di mandarlo a quel paese e inizia a preparare la caffettiera.

- Scusami, ma adesso ho di meglio da fare. Prendi le tue cose e vai via – disse Edward talmente forte da farsi sentire fino la cucina.

Era normale trattare una ragazza in questo modo? Quando faceva così lo odiavo.

- Come vuoi, magari ci rivediamo, che dici? – gli chiese lei.

- Impossibile. Non ripeto mai due volte la stessa esperienza. Poi diventa noioso e a me non piace più. Quindi addio – le rispose mentre compariva in cucina scalzo e con addosso solo un paio di pantaloni da tuta che lui usava come pigiama.

La ragazza era dietro le sue spalle e una volta che ci vide il suo sguardo cambiò mostrando un’espressione mortificata.

- Ah, dimenticavo, visto che stai uscendo ti dispiacerebbe buttare la spazzatura? Sai ieri non ne ho avuto il tempo – continuò Edward sorridendo da stronzo mentre Jacob se la rideva di gusto.

- Vaffanculo – gli disse lei uscendo come un razzo dalla porta mentre Edward si sedette nel tavolo di fronte a Jacob e iniziò a ridere.

- Sei uno stronzo – gli dissi dandogli un sberla dietro il collo.

- Ahi, ma cosa ho fatto? – mi disse lui facendo il finto innocente.

- Porco giuda Edward, non si trattano così le ragazze. E che cavolo, quante volte te lo devo dire? E poi almeno abbi la decenza di non comportarti così davanti a me – gli dissi arrabbiata.

- Ok scusa scricciolo, prometto che non lo farò più – mi disse mentre Jacob ancora se la rideva.

- E tu non ridere, non ti ci mettere pure tu – gli dissi rivolgendomi a Jake.

- Scusa – disse lui mentre ancora rideva sotto i baffi.

- Perdonato? – mi chiese Edward mentre io gli mettevo il caffè nelle tazzine.

- No, perché sai benissimo che la tua promessa è una promessa di giuda – gli dissi.

- Sei sicura che non mi perdoni? – mi chiese dopo aver bevuto tutto d’un sorso il caffè ed essersi alzato dalla sedia avvicinandosi a me.

Il suo sguardo voleva dire solo una cosa: solletico.

- No, no, ho cambiato idea. Ti perdono – gli dissi, ma ancora prima di finire di parlare lui mi aveva già preso per i fianchi e trascinato sul divano dove iniziò a farmi il solletico come solo lui era capace di fare.

- Jake aiutami – provai a dire tra le risate.

- Mi spiace Bella, ma stavolta darò una mano ad Edward, è più divertente – mi disse buttandosi anche lui su di me e iniziando a farmi il solletico.

Continuarono a farlo per un bel po’ dandomi solo qualche attimo di tregua per farmi respirare e poi iniziavano di nuovo, alla fine smisero grazie al suono del cellulare di Jacob. Chiunque era gliene ero grata. Mi alzai e dopo essermi ricomposta presi le tazzine del caffè e le appoggiai dentro il lavandino.

- Lavori oggi? – mi chiese Edward.

- Si certo, attacco fra un’ora – gli dissi guardando l’orologio.

- Ti accompagno io perché devo comprarmi la felpa che ho visto l’altro giorno – mi disse prima di scomparire dalla cucina e dirigersi nella sua stanza per andarsi a sistemare.

Mi misi a guardare la tv e dopo un po’ di tempo Jacob mi raggiunse in salotto. Indossava un paio di jeans sbiaditi, una maglietta maniche corte nera con delle scritte e dei disegni grigio fumo, un paio di converse nere e un paio di occhiali da sole Carrera.

- Già pronto? – gli chiesi dopo aver ricevuto un suo bacio.

- Mica mi chiamo Edward – mi rispose.

- Perché cosa vorresti dire? – chiese Edward entrando in salotto.

- Che ci metti una vita a prepararti. Tu e Alice si vede proprio che siete fratello e sorella – gli rispose Jacob mentre io scoppiai a ridere.

Lo osservai e notai che indossava una paio di jeans chiari, una maglietta maniche corte bianca profilato nel collo grigia, un paio di nike shox bianche e argentate, l’orologio che gli avevo regalato qualche giorno prima in onore del suo compleanno e un paio di occhiali da sole della Ray Ban.

- Scricciolo perché non mi difendi tu? – mi chiese sorridendomi sghembo.

- Perché Jake ha ragione. Andiamo va, prima che mi fai fare tardi a lavoro – gli dissi spegnendo la tv.

- Ti da un passaggio lui? – mi chiese Jacob.

 

Di una sola cosa gli ero grata, che era geloso nel mondo intero e non di Edward, perché se così non fosse stato sarebbe stata la fine. Per fortuna da quando mi ero messa con lui il mio rapporto con Edward non ne aveva subito, era rimasto intatto, perché Jake sapeva quanto io tenessi a lui e sapeva che eravamo come fratello e sorella, quindi la sua gelosia sarebbe stata inutile.

- Si, devo comprare un felpa – gli rispose Edward al mio posto.

- Ok, meglio. Altrimenti mi sa che oggi avrei fatto tardi per andare a lavoro – disse lui dandomi un bacio a fior di labbra e dirigendosi verso l’uscita seguito a ruota da me ed Edward.

 

Uscimmo di casa e una volta sotto Jacob prese la sua macchina, un Audi TTS rossa, e partì per andare a lavoro, mentre io e Edward, invece, salimmo sulla sua Jaguar XJ220 grigio metallizzata e ci dirigemmo verso il negozio dove lavoravo.

Entrambi erano due accaniti di auto sportive e questa era un’altra cosa che avevano in comune, anche se comunque il più patito restava Edward considerato anche il tipo di lavoro che faceva. Era un pilota di Formula Uno ed erano uno dei migliori sulla piazza, in testa alle classiche da quando due anni fa era entrato nel circuito professionisti.

- Allora scricciolo ti va un cornetto caldo? – mi disse Edward sorridendomi sghembo.

- Quale parte della frase “sono in ritardo” non ti è chiara? – gli chiesi.

- Mamma mia Bella, vivi un po’. Prendi tutto troppo sul serio – mi disse lui.

- Mentre tu non prendi niente sul serio – gli dissi guardando le macchine scorrere nel traffico della città.

- Almeno mi diverto. Comunque vorrà dire che il cornetto te lo compro e te lo porto a lavoro – mi disse notando che mi ero arrabbiata un po’.

- L’idea mi sembra fantastica – gli dissi schioccandogli un bacio sulla guancia.

- Datti una calmata. Lo so che mi vuoi saltare addosso, ma non mi sembra il posto più appropriato – mi disse ridendo.

- Sei sempre il solito – gli risposi mentre lui posteggiava la macchina davanti al negozio.

Scesi e lui fece lo stesso. Entrammo e lui subito si provò la felpa e la portò alla cassa. Dopo aver pagato uscì e poco dopo tornò con il cornetto che mi aveva promesso. Restò un po’ con me a chiacchierare visto che in negozio non c’era nessuno e poi quando iniziarono ad entrare i primi clienti se ne andò.

 

Passai l’intera giornata tra un cliente e l’altra e a fine serata ero davvero sfinita. Jacob mi passò a prendere all’orario di chiusura e insieme andammo a casa mia, non prima però di aver preso due pizze da mangiare insieme.

Arrivati a casa mangiammo e poi ci sdraiammo sul divano a coccolarci mentre guardavamo un film alla tv.

- Amore non credi che sia l’ora di dire la verità a Edward? – mi chiese tra un bacio e l’altro.

- Glielo diremo. Fammi solo abituare all’idea – gli risposi io.

- Conosci i ragazzi, soprattutto Alice e Rosalie e non saranno contente di sapere la notizia dopo mesi che l’abbiamo decisa. Se non ti decidi a parlare con Edward chissà loro quando lo sapranno – mi disse.

- Abbiamo deciso da appena una settimana, c’è tempo – gli risposi.

- Mi spieghi perché non vuoi dirglielo? – mi chiese leggiarmente arrabbiato smettendo di baciarmi e scansandosi da me.

- Perché è una bella novità. Sconvolgerà tutti i nostri equilibri – gli feci notare.

- Io davvero non ti capisco. Prima o poi dovremo farlo comunque – mi disse con aria dispiaciuta.

- Hai ragione. Domani glielo diremo, non ha senso rimandare – gli promisi.

 

Non mi disse nulla, si buttò letteralmente su di me e riprese a baciarmi. Una cosa era certa, quella sera non sarebbe tornato a casa sua e la cosa non mi dispiaceva per niente. In tutta quella situazione c’era solo una cosa che mi preoccupava. Come avrei fatto a dire a Edward che io e Jacob avevamo deciso di sposarci?

 

I vestiti di Bella:

http://img121.imageshack.us/i/vestitibella.png/][IMG]http://img121.imageshack.us/img121/5679/vestitibella.th.png

 

I vestiti di Jacob:

http://img96.imageshack.us/i/vestitijacob.png/][IMG]http://img96.imageshack.us/img96/7178/vestitijacob.th.png

 

I vestiti di Edward:

http://img136.imageshack.us/i/vestitiedward.png/][IMG]http://img136.imageshack.us/img136/6757/vestitiedward.th.png

 

La macchina di Jacob (Audi TTS):

http://img21.imageshack.us/i/audittsdavanti.jpg/][IMG]http://img21.imageshack.us/img21/1200/audittsdavanti.th.jpg

 

http://img513.imageshack.us/i/audittsdietro.jpg/][IMG]http://img513.imageshack.us/img513/7325/audittsdietro.th.jpg

 

La macchina di Edward (Jaguar XJ220):

http://img121.imageshack.us/i/jaguarxj220davanti.jpg/][IMG]http://img121.imageshack.us/img121/9469/jaguarxj220davanti.th.jpg

 

http://img21.imageshack.us/i/jaguarxj220dietro.jpg/][IMG]http://img21.imageshack.us/img21/7896/jaguarxj220dietro.th.jpg

 

 

 

 

Risposte alle vostre recensioni:

 

- TanyaCullen: Beh tesoro quello che dovevo dirti te l’ho detto su msn. Dire che sono felicissima di averti conosciuto è abbastanza riduttivo. Mi sono trovata subito in sintonia con te e mi viene facile parlare ed aprirmi. Grazie per i tuoi complimenti, mi fanno davvero piacere. Sono contenta che la storia ti piace e si, hai ragione, la Bella che ho descritto mi assomiglia parecchio, soprattutto quella di questa storia. Lei come me non crede nell’amore vero, quello che ti completa, crede solo che possa esistere per alcune persone e si limita a prendere ciò che di buono la vita gli riserve, in questo caso Jacob. Certo questa Bella crescerà e vedrà le cose cambiare, non so se a me succederà mai, ma in attesa meglio fare qualcosa. Soprattutto la prima parte, quella prima della presentazione di Bella, è una sorta di mio sfogo, di ciò che penso io in generale. Mi rappresenta in pieno e in questa storia rappresenta in pieno Bella. Ti voglio davvero bene e ti adoro.

 

- mcgi86: Sono felice di sapere che anche questa storia ti piace. Mi auguro che continuerà a piacerti anche in futuro.

 

- eliza1755: Si, ho deciso di continuarla, sperando che ai lettori piaccia. Sono contenta che tu l’abbia trovata interessante e mi auguro che continuerai a leggerla.

 

 

Un grazie di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento e recensite. Un bacio.

 

 

Altre mie storie su Twilight

Ancora in  corso

 

!?...Quando l’amore ti cambia la vita…!?

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=394174&i=1

 

 

 

L’amore è magia

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=393144&i=1

 

 

Ricordare il passato

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=392921&i=1

 

 

 

L’odio è amore

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=422379&i=1

 

 

 

Bisogna sbagliare per conoscere la verità

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=453783&i=1

 

 

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Comunicare la notizia ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie Meyer

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.

 

Eccomi con una novo capitolo. Da qui inizia la storia vera e propria, spero che vi piaccia. Fatemi sapere cosa ne pensate. Un bacione a tutti e buona lettura.

 

BISOGNA SBAGLIARE PER CONOSCERE LA VERITA’?

 

Capitolo 3

Comunicare la notizia

 

POV BELLA

A svegliarmi furono le grida di Jacob e Edward che stavano litigando per una stupida partita alla play station. Mannaggia a me e a quando avevo acconsentito a mettere la play station anche in casa mia. Mi alzai, infilai di fretta e furia una paio di pantaloni della tuta neri e una canotta bianca e mi diressi come una furia di là. Arrivata in salone andai verso la televisione e spensi sia la play station che lo schermo.

- Qualcuno di voi due sa cosa significa non disturbare le persone che dormono soprattutto quando queste persone si trovano in casa propria? – chiesi alzando la voce di dieci ottave.

- Mi sa che siamo nei guai – disse Jacob guardando complice Edward.

- Siete due coglioni. Senza offesa – gli dissi ancora arrabbiata.

 

Edward si alzò dal divano e mi venne incontro. Mi caricò sulle spalle e mi buttò sul divano iniziando a farmi il solletico e a lui si aggiunse anche Jacob. Conclusione? L’arrabbiatura passò subito. In fondo non riuscivo a stare arrabbiata con loro per molto tempo. Dopo il solletico ci mettemmo a giocare tutti e tre alla play station visto che io quel giorno non dovevo lavorare e poi li lasciai continuare da soli mentre io andai a preparare la colazione.

 

- E’ pronto – gli gridai per farli venire in cucina.

In una frazione di secondo furono tutti e due in cucina già seduti a tavola.

- E’ tutto buonissimo – disse Edward mentre finiva di addentare un pancake.

- Mi chiedo come fai a mantenere         quella forma con tutto quello che ti mangi – gli dissi ridendo mentre bevevo il caffè.

- Sempre offensiva tu – mi rispose lui ridendo insieme a me.

Era da non credere quanto cibo riuscisse a contenere quella pancia che non si vedeva per nulla, poiché completamente coperta dagli addominali. E che addominali.

 

- Eddy c’è una cosa che io e Bella dobbiamo dirti – disse Jacob di punto in bianco ristabilendo un clima serio tra di noi.

Sapevo cosa sarebbe successo di lì a poco, sapevo che era giunto, ormai, il momento della verità e stranamente non volevo essere presente. Avevo paura della reazione di Edward, paura che si sentisse abbandonato anche da noi.

- Cioè? – chiese lui mentre dava l’ultimo morso al pancake.

- Io e Bella abbiamo deciso di sposarci – gli disse il mio ragazzo tutto d’un fiato mentre Edward si stava affogando con il succo d’arancia sputandolo dalla bocca.

- Edward tutto bene? – gli chiesi vedendo la sua reazione e la sua faccia alla notizia.

 

Alzò lo sguardo e puntò i suoi occhi nei miei annullando tutto ciò che c’era intorno a noi. Questo succedeva tutte le volte che io e lui ci guardavamo negli occhi, era come se tutto ciò che ci circondasse sparisse di punto in bianco. Mi persi in quegli occhi e in quel momento avrei tanto voluto che Jacob non ci fosse per spiegare a Edward la situazione, anche se ero consapevole che non c’era nulla da spiegare. Mi sarei sposata, nessuno mi aveva obbligato, nessuno mi aveva costretto. Era stata una mia libera decisione. Non riuscivo a capire, però, perché adesso che guardavo Edward mi sembrava di aver preso la decisione sbagliata. Forse, era da egoisti pensare di sposarsi così in fretta e lasciare lui da solo in quella città che ci aveva visti crescere insieme e diventare sempre più complici.

 

- Si tutto bene, sono solo sorpreso. Non mi aspettavo una decisione di questa. Comunque sono felice per voi – disse distogliendo lo sguardo mentre sembrava essersi ripreso.

- Sei il primo a saperlo. Non lo abbaiamo ancora detto a nessuno – intervenni io.

- Sono contento. Mamma mia che notizia. E chi se l’aspettava. A quando le nozze? – chiese anche se il suo sguardo sembrava non essere così contento come invece le sue parole volevano dimostrare.

- Fra circa due mesi – gli risposi io.

- Ma siete pazzi? Così presto? – disse lui alzando leggiarmente il tono di voce.

- Ti ho già parlato di quell’offerta di lavoro che mi hanno fatto e parlando con Bella l’ho accettata. Fra tre mesi devo trasferirmi a San Francisco e Bella verrà con me, quindi in questo arco di tempo dobbiamo sposarci e poi organizzare la luna di miele. Una volta lì non credo di avere molto tempo libero per dedicarmi a questo – gli rispose sincero Jacob.

- Capisco. E’ solo che non riesco a capire come farete ad organizzare tutto questo in così poco tempo – cercò di giusti farsi Edward vista la reazione precedente.

- C’è la faremo e poi i ragazzi ci aiuteranno. Vedrai che quando lo sapranno prenderanno il primo volo e torneranno qui fino a che il matrimonio non sarà finito – gli risposi io.

- Si certo, hai ragione. Sono solo un po’ stupito. Ecco tutto – mi disse lui.

- Ah Edward, ci terrei che fossi tu a farmi da testimone – gli dissi sorridendogli.

Non potevo scegliere altra persona se non lui. In fondo, mi conosceva meglio di chiunque altro, forse meglio perfino di me stessa.

- Io? – mi chiese lui stupito.

- La cosa ti stupisce? – gli chiesi.

- No, anzi mi fa piacere. Testimone del vostro amore? E chi me lo doveva dire – disse lui più a se stesso che a noi.

- Mi sono tolto un peso a dirtelo – gli disse Jacob che in effetti in quel periodo ci aveva sofferto del fatto che non potesse parlarne con Edward.

- Bene. Adesso io vado. Devo sbrigare una cosa con il mio manager per la prossima gara – disse lui alzandosi dal tavolo e dirigendosi verso il salotto per prendere la felpa.

- Ok, buon lavoro. Comunque io più tardi devo andare a fare la spesa perché sono rimasta con il frigo vuoto, ti serve qualcosa in particolare a parte la lista di due pagine che mi avete fatto? – gli chiesi.

- Si, devo comprare delle cose. Appena mi sbrigo ti passo a prendere e ci andiamo insieme. A dopo – mi disse facendo l’occhiolino a Jacob, mandandomi un bacio con la mano come era solito fare prima di uscire di casa.

 

- Devo dire che l’ha presa bene – mi fece notare Jacob.

A dire il vero non ne ero molto convinta, ma preferì tacere.

- Si, è sembrato anche a me. Meglio così – gli dissi mentre iniziavo a ripulire il tavolo dai resti della colazione.

- Tesoro ti dispiace se a fare la spesa ci vai da sola con Edward? Ho un sacco di lavoro oggi e ho un appuntamento urgente che non posso rimandare – mi chiese dolcemente mentre mi posava un tenero bacio nell’incavo del collo.

- No tranquillo, fai pure. Del resto da quando ti hanno dato questa promozione sei sempre occupato – gli dissi ridendo e baciandogli il mento mentre lui continuava a stamparmi baci sul collo.

 

Jacob era un responsabile marketing e da poco gli era stata offerta una promozione, ma questa prevede il suo trasferimento a San Francisco. Per questo, negli ultimi periodi era molto  impegnato con il lavoro. Aveva un sacco di cose da organizzare per il trasferimento e io non volevo fargli pesare il fatto che fosse un po’ assente nell’ultimo periodo. In fondo tra Edward e il lavoro non era da sola comunque.

Restammo in cucina a farci le coccole per un po’ fino a quando arrivò l’ora di pranzo. Così lui tornò a casa sua a cambiarsi e io feci lo stesso. Mi aveva proposto di andare a pranzo fuori così avrei evitato di cucinare. Andai in bagno e mi feci la doccia. Quando uscì mi asciugai capelli lasciandoli mossi e poi andai in camera a vestirmi. Indossai un paio di jeans bianchi strappati, una maglietta blu con una manica normale e l’altra a pipistrello, un paio di converse bianche e una cintura da mettere sopra la maglietta dello stesso colore. Ci abbinai una collana e poi andai allo specchio a truccarmi, un trucco leggero, ma comunque visibile. Appena terminai sentì suonare il campanello e capì che era Jacob, così presi la borsa bianca e un paio di occhiali dello stesso colore e poi uscì.

 

Salimmo in macchina e in poco tempo arrivammo al locale. Scegliemmo da mangiare e poi ci mettemmo a parlare del più e del meno trascorrendo un po’ di tempo insieme. Quando terminammo mi feci riaccompagnare a casa mentre lui si diresse a lavoro. Restai a casa per un po’, fino a quando il campanello suonò.

 

Andai ad aprire e vidi che era Edward. Lo osservai e notai che indossava un paio di jeans scuri, una felpa con la cerniera nera, un paio di Etnies e una cintura dello stesso colore e i suoi immancabili occhiali agli occhi.

Era divino come sempre del resto. Notai che mi sorrideva, ma quel sorriso mi sembrava diverso, aveva un non so che di strano, di amaro e avevo paura che fosse dovuto alla notizia che gli avevamo dato poco prima.

- Allora scricciolo pronta per andare a comprare un paio di schifezze? – mi chiese sorridendomi.

- Prontissima. Comunque mi raccomando, non facciamo come nostro solito. Prima compriamo le cose da mangiare e poi ci dedichiamo alla scelta dello nostre solite schifezze – gli dissi mentre prendevo la borsa e gli occhiali e lo seguivo fuori.

- Certo, certo. Sempre così dici – mi rispose con il tono di uno che ti sta sfottendo.

Salimmo in macchina e all’iniziò nessuno de due parlò. Poi lui decise di rompere il silenzio.

- E così il mio scricciolo si sposa – si limitò a dire.

- Così pare – gli risposi.

- Mi sembra così strano. Fra poco non sarai più il mio scricciolo – mi disse rabbuiandosi.

- E questo chi l’ha detto? Sarò sempre uno scricciolo – gli dissi cercando di farlo ridere.

Mi aveva affibbiato quel nomignolo affettuoso, così lo definiva lui, da quando avevo cinque anni. Ricordavo perfettamente quel giorno.

 

FLASHBACK

Eravamo tutti e sette al parco di fronte casa che giocavamo tutti insieme. Emmett era il più grande. Aveva sette anni ed era quello che si prendeva la responsabilità tutte le volte succedeva qualcosa. Tra noi doveva essere il più maturo, il più responsabile, ma in realtà quello più responsabile era Jasper. Emmett era sempre stato un bambinone e non era cambiato nemmeno adesso che aveva 24 anni. Stavamo giocando tutti insieme quando all’improvviso vidi un ragazzo su un cavallo che passeggiava. Quella visione mi colpì, io ero una rande amante di cavalli. Così senza farmi vedere mi diressi verso l’animale, ma ad un certo punto il ragazzo si mise a correre e io per raggiungerlo caddi e mi sbucciai un ginocchio. Ero piccola e piangevo, mi faceva davvero male. All’improvviso sentì qualcosa di freddo appoggiarsi alla ferita, alzai lo sguardo e vidi Edward con un fazzolettino di carta bagnato che cercava di pulirmi la ferita.

- Come hai fatto a trovarmi? – gli chiesi pensando che nessuno mi avesse visto allontanarmi.

- Ho visto che ti allontanavi. Non ti perdo di vista nemmeno un momento sapendo che sei così goffa da attirare sempre incidenti – mi rispose semplicemente lui.

- Perché lo fai? Potevi benissimo lasciarmi perdere e continuare a giocare con gli altri – gli dissi mentre una lacrima mi solcava il viso.

Sapevo di essere goffa e spesso tutti i ragazzi venivano rimproverati a causa mia perché mentre giocavamo finivo sempre per farmi male e i nostri genitori ci rimproveravano dicendo che io e Alice eravamo le più piccole e loro dovevano controllarci, dovevano stare attenti che non ci facessimo male, anche se alla fine ero solo io quella che attirava disgrazie.

- Perché tu sei il mio piccolo scricciolo  e non voglio che ti faccia male – mi rispose lui asciugandomi le lacrime, dandomi un bacio sulla guancia ed abbracciandomi.

In quel momento sembrava che la ferita al ginocchio non bruciasse più, perché mi trovavo tra le braccia del mio migliore amico e pur avendo 4 anni sapevo che Edward mi avrebbe sempre aiutato quando io ne avessi avuto bisogno. E avevo ragione.

FINIE FLASHBACH

 

Da allora non aveva mai smesso di chiamarmi in quel modo e a me, in fondo, faceva piacere.

- Hai ragione. Resterai sempre uno scricciolo, ma non sarai più il mio – mi disse lui.

- Una parte di me sarà sempre tua e lo sai – gli dissi non sapendo bene come interpretare la sua frase.

- Siamo arrivati – si limitò a rispondermi lui posteggiando la macchina nel parcheggio del supermercato.

Entrammo e non affrontammo più l’argomento. Presi la lista pronta per comprare tutto l’occorrente, ma una volta arrivati alla cassa mi resi conto che come sempre avevo solo comprato schifezze da sgranocchiare sdraiati sul divano mentre ci si guarda un film in tv. Tipico mio e di Edward. Nonostante questo mi ero divertita un sacco e pure lui, visto che avevo visto nel suo sguardo il suo solito sorriso, quello che mi piaceva tanto. Lui voleva comprare delle cose, mentre io altre e alla fine tra una risata e un’altra avevamo riempito il carrello di tutto tranne che di quello che ci serviva davvero.

 

Sapevo che momenti come quelli fra poco mi sarebbe mancati da morire e l’unico proposito che avevo adesso era che quei momenti dovevo godermeli fino in fondo perché una volta sposata non sarebbero capitati più, non sarebbe capitato più che io e Edward andassimo a fare la spesa e litigassimo su quello che bisognava comprare come una novella coppia di sposini. Solo l’idea di immaginare Edward sposato mi faceva ridere. Lui era uno spirito libero, aveva una filosofia di vita molto diversa rispetto a quella di tante persone e, forse, iniziavo a invidiarlo, perché almeno non si sarebbe trovato chiuso in un matrimonio che gli andava stretto.

 

Pagammo e uscimmo. Edward passò dal bar e ci comprammo un gelato passando il resto del pomeriggio insieme ridendo e scherzando solo come noi sapevamo fare. Verso sera tornammo a casa e lui venne da me dove mi fece compagnia, anzi mi aiutò a preparare la cena. Poco dopo arrivò anche Jacob e mangiammo tutti e tre insieme. Erano belli quei momenti e, forse, adesso che sapevo che sarebbero stati gli ultimi mi sembravano ancora più belli. A sera inoltrata tutti e due tornarono a casa loro. Jacob voleva restare, ma io dovevo fare una cosa importante. Chiamare Alice e Rosalie per darle la notizia e sapevo che quella telefonata sarebbe stata tanto, troppo lunga.

 

I vestiti di Bella:

http://img693.imageshack.us/i/vestitibella2.png/][IMG]http://img693.imageshack.us/img693/5098/vestitibella2.th.png

 

I vestiti di Edward:

http://img130.imageshack.us/i/vestitiedward2.png/][IMG]http://img130.imageshack.us/img130/7430/vestitiedward2.th.png

 

 

 

 

Risposte alle vostre recensioni:

 

- eliza1755: Sono davvero felicissima che la storia ti piace e mi auguro che continuerai a seguirla e magari a farmi sapere come la trovi.

 

- TanyaCullen: Sono contenta che ti piaccia l’Edward che ho provato a descrivere. Volevo andare oltre il solito personaggio che per altro ho già descritto in altre mie storie. Quanto a Jacob, sta tranquilla, anche io la penso come te, ma mi serve nella storia. Quanto ai vestiti diciamo che mi sto sbizzarrendo cercando di trovare gli abbinamenti giusti sia per Bella che per Edward, spero che continueranno a piacerti, quando alla macchina di Edward, invece, appena l’ho visto ho detto “questa sarà la sua macchina”. Diciamo che me lo sono proprio immaginato alla guida e l’ho trovata perfetta..

 

- gamolina: Sono felice che la storia ti piace. Diciamo che mi è venuta in mente e mi sembrava un’idea carina postarla. Diciamo che ho sempre avuto in mente una storia come questa, poi l’altro giorno mi sono seduta e l’ho buttata giù. Spero che continuerà a piacerti.

 

- ledyang: Sono contenta che ti piaccia pure questa storia. So che Jacob ti urta e so quanto ami Edward, del resto in questo siamo uguali, ma diciamo che è indispensabile in questa storia. Vediamo cosa succede.

 

 

Un grazie di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento e recensite. Un bacio.

 

 

Altre mie storie su Twilight

Ancora in  corso

 

!?...Quando l’amore ti cambia la vita…!?

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=394174&i=1

 

 

 

L’amore è magia

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=393144&i=1

 

 

Ricordare il passato

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=392921&i=1

 

 

 

L’odio è amore

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=422379&i=1

 

 

 

Bisogna sbagliare per conoscere la verità

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=453783&i=1

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Vecchi ricordi ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie Meyer

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.

 

BISOGNA SBAGLIARE PER CONOSCERE LA VERITA’?

 

Capitolo 4

Vecchi ricordi

 

POV BELLA

Era passata una settimana da quando io e Jacob avevamo dato la notizia a Edward del nostro matrimonio e adesso lo sapevano tutti. Alice e Rosalie erano felici, ma stranamente non avevano avuto la reazione che mi sarei aspettata da loro e non riuscivo a capire il perché. In fondo, Jacob a loro piaceva, era uno dei loro più cari amici, eppure quando gli avevo dato la notizia mi erano sembrate dubbiose e più di una volta mi avevano chiesto se ne ero sicura. Alla fine, però, si mostrano contente per me e si erano già messe in moto da Jacksonville per organizzare il matrimonio con la promessa che tre settimane dopo sarebbero arrivate per sbrigare le ultime cose. Emmett e Jasper si erano mostrati felici, ma entrambi mi avevano detto di rifletterci su perché quella di sposarsi era una scelta importante. Quando avevamo comunicato la notizia a papà, lui era rimasto un po’ interdetto, sperava che mi sposassi più in là, ma aveva detto che la mia felicità andava messa al primo posto e se io ero felice con Jacob lui lo sarebbe stato per me. Billy, il papà di Jacob, era felicissimo dicendo che fin da quando ero solo una bambina aveva sognato che io diventassi la moglie del suo unico figlio maschio. Carlisle ed Esme, i genitori di Edward, che per me erano come dei secondi genitori erano felici per me, un po’ meno quando avevano saputo che una volta sposata me ne sarei andata da Phoenix, ma per il resto tutti l’avevano presa bene. Nell’ultima settimana avevo passato quasi tutte le mie giornate con Edward, considerato che Jacob era sempre impegnato per lavoro e quelle poche volte che c’era pensavamo all’organizzazione del matrimonio, anche se comunque era Edward quello che mi aiutava di più. La cosa non mi dispiaceva per niente perché sapevo che, mentre con Jacob avrei trascorso tutta la mia vita una volta sposati, con Edward dopo il matrimonio non ci saremmo visti più tanto spesso e comunque non avremmo potuto fare le cavolate che facevamo ora. Per questo, volevo godermi ogni singolo momento insieme a lui e gli ero grata de fatto che in questo periodo pensasse solo a me infischiandosene dei suoi istinti sessuali. Ebbene si, da circa una settimana era stato assai raro trovare una ragazza in casa sua e perfino Jacob mi aveva detto che sembrava che Edward si fosse dato una regolata. Io non ci credevo più di tanto, pensavo solo che questo fosse dovuto al fatto che come me sentiva il bisogna di passare il più tempo possibile insieme visto che poi non ne avremmo potuto più trascorrere.

Adesso eravamo tutti e due nel salone di casa mia a mangiare popcorn e a sfogliare riviste per scegliere quale sarebbe stata la Chiesa in cui mi sarei dovuta sposare. Avrei dovuto farlo con Jacob, ma lui ero troppo impegnato con il lavoro e mi aveva lasciato carta bianca dicendo di fidarsi di me e di Edward.

- A me piace questa – disse Edward indicando uno delle Chiese più famose di Phoenix.

- Carina. Anche questa è bella – gli dissi indicandogliene un’altra.

- Ok allora vada per questa – mi disse lui chiudendo la rivista.

- Non abbiamo ancora deciso – lo rimproverai.

- E’ tutto il pomeriggio che guardiamo e riguardiamo queste riviste. Quelle che abbiamo preso in considerazione sono tutte molto simili. A questo punto una vale l’altra – mi disse lui azzuffando un pugno di popcorn.

- Hai ragione, ma non sono molto convinta. C’è qualcosa che non va. Nessuna mi attira in modo particolare – gli confessai.

- Sai cosa penso? Che crescendo sei diventata troppo confusa. Da bambina avevi le idee molto più chiare – mi disse sorridendo forse ripensando ad un vecchio ricordo.

In effetti aveva ragione. Quando ero più piccola era tutto bianco o nero, oggi, invece, nella mia vita c’era anche il grigio. Una volta sapevo cosa volevo, oggi non più. Mentre pensavo a questo mi venne in mente un episodio di quando avevo otto anni, uno tra i tanti episodi belli della mia infanzia.

 

FALSHBACK

Io, papà e mamma, la famiglia Cullen con Rosalie e Jasper e Jacob con suo padre eravamo andati a fare una gita in un piccola paesino ai dintorni di Phoenix, dove vi erano molti parchi e luoghi all’aperto dove fare picnic e scampagnate. Volevamo passare una giornata diversa, in mezzo al verde, quando dico volevamo intendo solo i nostri genitori, ma noi ci eravamo dovuti unire a loro. Avevo otto anni. Non appena arrivammo lì ci accorgemmo subito di quanto un paesino come quello potesse essere diverso rispetto ad una grande città come era Phoenix, ma tutto lì sembra più cauto, più tranquillo e decisamente più rilassante. I nostri genitori ci portarono in un parco dove trascorreremmo parte della mattinata, poi verso ora di pranzo andammo a mangiare in un locale e solo dopo aver finito di mangiare io e gli altri andammo a giocare a nascondino nel cortile del ristorante. Emmett doveva contare mentre gli altri dovevamo nasconderci. Io avevo trovato una grossa pietra e mi ero nascosta lì dietro, ma poco dopo arrivò Edward.

- Hey scricciolo lì Emmett ti troverà subito. Vieni con me, cerchiamo un posto migliore – mi disse sorridendomi sghembo.

Sapevo di potermi fidare di Edward così presi la sua mano e corsi insieme a lui per cercare un posto più nascosto. Uscimmo dal cortile del locale e ci ritrovammo in strada nascosti dietro un grosso cartello posizionato a terra.

- Questo è un posto perfetto. Emmett non ci troverà mai – disse Edward mentre ancora mi teneva la mano.

Io non lo stavo più ascoltando perché la mia attenzione era stata catturata da un castello, una sorta di piccola oasi al centro di un grande spiazzo verde, esattamente di fronte al locale dove avevamo mangiato. Era circondato da una bellissima pineta e da verdi colline. Sembrava un posto magico e non solo per me che ero solamente una bambina. La curiosità di andarlo a vedere da vicino era forte, ma avevo la mano in quella di Edward quindi non potevo scappare.

- Scricciolo che c’è? Cos’è che guardi? – mi chiese guardando nella mia direzione.

- Guarda lì – gli dissi indicando il castello – non è bellissimo? – gli domandai.

- Si, è vero. E’ molto bello, semplice, ma bello. Andiamo a vederlo più da vicino – mi disse lui sorridendomi contento di aver fatto quella scoperta insieme a me.

Una volta entrati lo guardai per bene e notai che era molto grande e lo spiazzo fuori era enorme, vi era anche un piccola fontanella da una parte e un pozzo da un’altra. Era rustico, ma elegante e mi piaceva da morire. Poco più in là vi era l’ingresso dove si potevano scorgere le sale da pranzo e poco più in là vi era una piccola chiesetta. All’apparenza non sembrava nemmeno una Chiesa, ma il fatto che si sentisse la marcia nuziale mi fece capire che avevo colto nel segno. Restammo lì in silenzio ad osservare quella meraviglia fino a quando dalla chiesetta non uscirono delle persone. Erano tutti vestiti molto eleganti e una volta usciti di misero attorno alla chiesa con dei sacchetti in mano. Poco dopo uscirono una ragazza e un ragazzo vestiti da sposi. Erano entrambi molto belli e gli invitati iniziarono a lanciargli il riso. Restammo lì a guardarli stupefatti. Phoenix era una grande città e non ci era mai capitato di vedere una sorta di matrimonio. Poco dopo tutti si spostarono verso l’ingresso di una delle sale e io e Edward tornammo ad essere soli esattamente come prima. Mi voltai verso di lui e notai che mi strinse più forte la mano.

- Hai visto che bello? – gli domandai con gli occhi da cucciola.

- Si, è stato bellissimo. Ti piacerebbe sposarti qui quando diventerai grande? – mi chiese sorridendomi.

- Un sacco. E a te? – gli domandai.

- Pure. Facciamoci una promessa. Promettiamo che un giorno ci sposeremo qui, in questo posto che abbiamo scoperto insieme – mi disse lui serio.

- Ci sposeremo insieme? – gli chiesi innocentemente.

- Si. Qui tu e io diventeremo marito e moglie. Promesso – mi rispose.

- Giurin giuretto e mano sul cuore? – gli proposi.

- Giurin giuretto e mano sul cuore – mi ribadì lui.

Avevamo fatto il nostro solito giuramento e poi dopo avermi dato un bacio sulla guancia, tutti e due, tornammo dagli altri che ci cercavamo come pazzi.

FINE FLASHBACK

 

Non raccontammo mai a nessuno di quel giuramento, ne di quello che avevamo visto. Raccontammo agli altri di esserci allontanati troppo e poi stanchi ci eravamo fermati un po’. Nessuno chiese niente e quello restò uno dei tanti segreti tra me e il mio migliore amico. Oggi ha distanza di tanti anni sapevo che quella promessa non sarebbe stata mantenuta, ma in fondo a otto, nove anni non si può sapere chi sarà la persona con la quale trascorrerai il resto della vita. Eravamo solo sue bambini che si volevamo troppo, troppo bene e che giocavano un po’ troppo con la fantasia.

- Edward sei un genio – gli dissi illuminata dalle sue parole.

- Questo lo sapevo, ma in questo momento non credo di aver detto o fatto qualcosa – mi rispose stupito della mia reazione.

- La Chiesa, ho trovato la Chiesa ideale per il mio matrimonio – gli dissi.

- E cioè? – mi chiese.

- La nostra Chiesa, quella che abbiamo scoperto da bambini, ti ricordi? Quella in quel castello fuori da Phoenix? – gli chiesi.

La sua espressione mutò di colpo e mi parve di vedere un’ombra nei suoi occhi, come se ci fosse rimasto male di quello che avevo detto. Pensai che, forse, era dovuto alla promessa che avevamo fatto lì e che io ora non stavo mantenendo decidendo di andarmi a sposare con un altro, ma poi scacciai via quel pensiero. Eravamo solo dei bambini e quello che avevamo detto erano le solite cose che dicono tutti i bambini di quell’età.

- Si ricordo, mi sembra perfetta – mi rispose lui cercando di nascondere la sua delusione, perché questo era quello che leggevo nei suoi occhi.

- Bellissima. Quella è perfetta – gli dissi.

- Sei sicura che Alice acconsentirà a farti sposare lì? Lo sai che ha delle manie di grandezza e quella Chiesa è piccola per contenere le sue idee – mi fece notare.

- Si, hai ragione, ma il matrimonio è mio e poi potremo festeggiare lì stesso, all’aperto visto il mese. Saremmo bellissimo e poi ci sarà qualcuno che mi aiuterà a convincerla – gli dissi maliziosa.

- Non credo che Jacob sia di questo avviso – mi rispose prontamente lui.

- Nessuno ha parlato di Jacob – gli dissi guardandolo intensamente.

Solo allora capì.

- No, no e no. Non se ne parla proprio. Io mi tiro fuori da questa storia. Alice come minimo mi ucciderà – mi rispose.

- E così negheresti il tuo aiuto alla tua migliore amica? – chiesi facendogli gli occhioni da cucciola.

- Non vale. Giochi sporchi – mi disse mentre io mi resi conto di aver vinto.

- Senti da quale pulpito viene la predica – mi lamentai mentre mi alzai e inizia a sistemare il tavolino del salotto che sembrava essere stato invaso dagli alieni.

Passammo tutto il resto del pomeriggio insieme a guardarci un film fino a quando mi addormentai. A svegliarmi fu il rumore del portone di casa, di sicuro Jacob doveva essere arrivato. Aprì gli occhi e mi accorsi di avere le gambe intrecciate con quelle di Edward e di essere completamente buttata tra le sue braccia. Lui era sveglio e quando mi sentì muovere mi guardò e in quel momento mi persi dentro quello sguardo. Mi ci volle un po’ di tempo per ritornare in me, ma lo feci consapevole che se Jacob ci avrebbe visto in quella posizione avrebbe potuto pensare male. Imbarazzata al massimo mi risistemai non prima però di aver assunto sulle guance il colore pomodoro. Quando Jacob rientrò in stanza ciò che vide erano due amici seduti sul divano che guardavano la tv, ciò che avrebbe visto prima erano due amanti che si stavano coccolando sul divano.

- Ciao gente – ci salutò lui dando una pacca sulle spalle a Edward e un bacio a fior di labbra a me.

Dopo quel gesto mi sembrò di vedere un’espressione infastidita nel volto di Edward, ma di sicuro doveva essere una mia impressione.

- Che state combinando? – ci chiese.

- Guardiamo un film – si limitò a rispondere Edward.

- Amore hai scelto la Chiesa? – mi chiese sedendosi vicino a me.

- Si certo – gli risposi.

- E quale sarebbe? – mi domandò prendendo una rivista dal tavolo e iniziando a spogliarla.

- Non la troverai lì. E’ una piccola chiesetta fuori città che ho visto da piccola. Credo che non ci sia posto migliore per sposarci – gli dissi raggiante.

- Una chiesa in campagna? Dobbiamo sposarci, non fare una gita alla vecchia fattoria – disse lui ridendo e guardando Edward con la speranza che anche lui la prendesse a ridere.

Tutto il contrario. Edward sembrò infastidito quanto se non più di me da quello che aveva detto Jake.

- Non è divertente – gli dissi.

- Ma scusa con tante Chiese perché giusto una in campagna? – mi chiese.

- Perché ho sempre sognato di sposarmi lì – gli risposi mentre lui mi guardava scettico.

- Sai che ti dico Jake? La prossima volta disdici gli impegni che hai e ti metti anche tu all’opera per organizzare questo matrimonio. Altrimenti ti stai zitto e accetti quello che viene scelto senza rompere le scatole – gli disse Edward arrabbiato alzandosi dal divano.

- Ma Edward… – stava iniziando a dire Jake.

- Ma Edward niente. Hai rotto. Ti vuoi sposare? Beh fallo, ma mettiti all’opera invece di non fare niente e poi venire a fare il vecchio saputello. Se Bella ha scelto quella Chiesa un motivo ci sarà. Cerca di rispettare le sue idee, è la tua donna. Impara a rispettare le persone e a non essere offensivo – continuò lui sempre più arrabbiato.

Jacob non ci stava capendo niente, ma io sapevo che ciò che il mio fidanzato aveva detto l’aveva ferito, perché quella Chiesa per lui era importante quanto lo era per me. Edward sembrava una persona superficiale, ma io sapevo che non lo era e questo ne era la dimostrazione, anche se, comunque, dietro quella scenata, secondo me, si nascondeva dell’altro.

- Secondo me, tu sei pazzo oggi – gli aveva risposto Jacob.

- Sai una cosa? Vaffanculo – gli disse guardandolo storto – dolce notte scricciolo – disse, invece, rivolgendosi a me e uscendo di casa dopo avermi dato un bacio sulla guancia.

Quando Edward fu uscito Jacob mi guardò stranito.

- Posso capire cosa ho detto di male? – mi domandò.

- Visto che non stai facendo nulla per organizzare il TUO matrimonio potresti evitare di commentare il lavoro degli altri – gli dissi arrabbiata anch’io e alzando la voce soprattutto quando avevo pronunciato il pronome possessivo.

Quelle sue parole era come se avessero calpestato un ricordo, uno dei più belli della mia infanzia.

- Hai ragione scusa. E’ solo che sono stanco. Questa situazione pesa anche a me. Sono il primo che vorrebbe passare le giornate con te per organizzare tutto, ma con il lavoro non ho tregue in questo periodo. Devo preparare delle cose prima della partenza e nessuno può farlo al posto mio. Scusami amore, davvero non volevo. Ci sposeremo in questa Chiesa o in qualunque altra tu voglia. Per me, l’importante è stare con te, il resto non conta – mi disse avvicinandosi e cingendomi i fianchi da dietro.

- Ok, perdonato. Però, evita la prossima volta – gli dissi.

- Promesso – mi disse.

Gli spiegai anche che avevo scelto il ristornate e gli spiegai come era fatta all’esterno tutta la struttura. Passammo tutta la serata sul divano a parlare e io gli descrissi il castello e la chiesa in ogni particolare. Anche se erano anni e anni che non la vedevo ne avevo il ricordo ben nitido. La serata passò in fretta e più tardi Jacob tornò a casa dicendo che voleva chiedere scusa ad Edward per il suo comportamento e io non lo trattenni, anzi lo lasciai andare. Non volevo che litigassero per colpa mia, o che comunque litigassero per situazioni in cui di mezzo ci andavo io. Non volli andarmene a letto, ma decisi di restare sul divano, quello stesso divano che poco prima mi aveva visto in compagnia del mio migliore amico, quello stesso divano che aveva ancora il suo profumo. Non sapevo perché lo stavo facendo, ma in quel momento era come se una forza più forte di me mi trattenesse in quel divano. Mi addormentai in poco tempo e lo feci con l’immagine mia e di Edward che avevo di quando mi ero svegliata e mi ero ritrovata avvinghiata a lui.

 

Il castello:

http://img137.imageshack.us/i/castello.png/][IMG]http://img137.imageshack.us/img137/5203/castello.th.png

 

http://img130.imageshack.us/i/castello2.png/][IMG]http://img130.imageshack.us/img130/7509/castello2.th.png

 

La fontana:

http://img199.imageshack.us/i/fontanal.png/][IMG]http://img199.imageshack.us/img199/4629/fontanal.th.png

 

Il pozzo:

http://img213.imageshack.us/i/pozzo.png/][IMG]http://img213.imageshack.us/img213/2995/pozzo.th.png

 

La Chiesetta:

http://img638.imageshack.us/i/chiesa.png/][IMG]http://img638.imageshack.us/img638/7108/chiesa.th.png

 

http://img59.imageshack.us/i/chiesa2.jpg/][IMG]http://img59.imageshack.us/img59/8923/chiesa2.th.jpg

 

 

 

 

Risposte alle vostre recensioni:

 

- ledyang: Si condivido perfettamente con te e lo sai. Comunque per adesso il nostro Edward dovrà sopportarlo tra i piedi, non è detto però che dovrà sopportarlo per sempre.

 

- lara27: Non credo di usare dei pov Edward, penso, invece, di far raccontare la storia tutta a Bella. Forse, ma non è ancora detto molto più in là inserirò un capitolo raccontato da lui, ma non è nulla di sicuro. Quindi, dovrete capire da sole quando lui si accorgerà di questo. Sempre che non se ne sia già accorto. Mi auguro che la storia continuerà a piacerti.

 

- TanyaCullen: Ok, ammetto di aver esagerato con la storia dei baci e delle coccole. In effetti anche a me viene da soffocare pensando a Bella con Jacob, ma purtroppo dovevo mettere queste scene, in fondo questi due si devono sposare, qualcosa devo pur farla. Come vedi, però, non sono scesa nei dettagli, il mio cuore proprio non c’è la fa. Direi che in questo capitolo si capisce che Edward prova per Bella molto più di quello che dimostra, ma ti assicuro che non si sentirà messo da parte come amico perché da adesso in poi questi due staranno molto insieme. Comunque non per essere cattiva, ma sfottila un po’ anche da parte mia, del resto c’hai proprio ragione. Quelli del team Jacob possono dire tutto quello che vogliono, alla fine siamo noi a vincere. Bella sceglie Edward e questo dice tutto. Comunque spero che anche i prossimi capitoli ti piaceranno.

 

- eliza1755: Noto con piacere che sei una Team Edward, che bello. Ti adoro. Ti assicuro che il voltastomaco è venuto anche a me a scrivere quelle scene, ma non posso farci niente. Mi serve per la storia e sinceramente meglio Jacob che un personaggio inventato, visto che c’è gente a cui il personaggio di Jacob piace. Mi chiedi cosa ha pensato Bella quando ha deciso di mettersi con Jacob? Beh ha sbattuto la testa nel muro talmente forte che gli ha cambiato i neuroni del cervello. Speriamo li ritrovi.

 

 

Un grazie di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento e recensite. Un bacio.

 

 

Altre mie storie su Twilight

Ancora in  corso

 

!?...Quando l’amore ti cambia la vita…!?

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=394174&i=1

 

 

 

L’amore è magia

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=393144&i=1

 

 

Ricordare il passato

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=392921&i=1

 

 

 

L’odio è amore

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=422379&i=1

 

 

 

Bisogna sbagliare per conoscere la verità

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=453783&i=1

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Guardare le stelle ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie Meyer

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.

 

LEGGETE:

Eccomi qui con un altro capitolo. Spero sia di vostro gradimento. Questa storia rispetto alle altre ha meno recensioni. Non più di 3 massimo 4 a capitolo. Non vorrei che non piaccia. Altrimenti sarebbe inutile continuare a scriverla e mi dedicherei solo alle altre. Fatemi sapere se volete che la continuo. Un bacione e buona lettura a tutti.

 

BISOGNA SBAGLIARE PER CONOSCERE LA VERITA’?

 

Capitolo 5

Guardare le stelle

 

POV BELLA

Ero molto indietro con i preparativi del matrimonio, ma la cosa non mi preoccupava più di tanto, forse, perché avevo la certezza che una volta che Alice sarebbe arrivata a Phoenix si sarebbe occupata di tutto. L’unica cosa che mi premeva fare era trascorrere del tempo con Edward. Nell’ultimo periodo questo più che un desiderio era diventato come un bisogno e non riuscivo a spiegarmi perché, o forse era semplicemente perché dopo non sarei più potuta stare con lui. A volte mi chiedevo se era questa la vera risposta alla mia domanda o se, invece, fosse un’altra che, però, era molto più difficile da ammettere. Era trascorsa un’altra giornata e Jacob, nonostante fossero le undici di sera, non si era ancora visto. Da un lato ero contenta, almeno, non mi avrebbe assillato. Avevo bisogno di riflettere un po’ e per farlo c’era solo un posto adatto, la terrazza comune dell’appartamento. All’ultimo piano del palazzo dove abitavo io e i ragazzi c’era una grandissima terrazza che alcune signore usavano per stendere i panni, ma la sera era del tutto disabitata, non ci andava mai nessuno. Indossai una felpa più pesante, poi presi una coperta e uscì di casa salendo le scale che dal corridoio del mio paino portavano alla terrazza. Quando arrivai mi diressi verso il mio solito posto, una sdraio che qualcuno aveva messo in quel grande spazio, ma mi accorsi che non ero stata l’unica ad aver avuto quella idea. Sdraiato proprio nella sdraio c’era Edward che fissava il cielo mentre si fumava una sigaretta. Era così preso dai suoi pensieri che non aveva notato la mia presenza. Mi schiarì la voce e solo allora si voltò verso di me.

- Hey scricciolo che ci fai qui? – mi chiese sorpreso di vedermi.

- Ci vengo tutte le volte che ho bisogno di riflettere – gli risposi.

- Io pure – mi diede ragione lui.

- Perché tu sei capace di riflettere? – gli domandai scherzando.

- Divertente – mi rispose mentre con la mano mi invitava a sedermi accanto a lui.

Mi avvicinai e mi dopo che lui mi fece posto mi sdraiai vicino a lui. La sdraio erano davvero piccola per contenere due persone, ma sembrava come se i nostri corpi si fossero rimpiccioliti per fare spazio all’altro. Presi la coperta e coprì sia me che lui. Edward mi fece avvicinare sempre di più a lui fino a quando il mio corpo sembrava come una seconda pelle di lui. Appoggiai la mia testa al suo petto e lui mi cinse con il suo braccio. Poi mi misi ad osservare il cielo e le miriadi di stelle che c’erano mentre lui tornò a fare la stessa cosa. Restammo in silenzio per un po’, fino a quando lui si decise a parlare.

- Cosa pensi quando guardi le stelle? – mi domandò meravigliandomi.

Tra tutte le domande che poteva farmi quella non me la sarei mai aspettata.

- Ai sogni – gli risposi sincera.

- Ai sogni? In che senso? – mi domandò sinceramente curioso.

- Mi piace pensare che ogni stella rappresenti il sogno che ogni essere umano possiede – gli spiegai.

- E quelle più luminose cosa rappresentano? – mi domandò.

- Rappresentano i sogni degli amanti – gli risposi.

- Cioè? – mi chiese.

- Rappresentano il sogno che hanno tutte quelle persone che si amano dal profondo, tutte quelle persone che stanno insieme e anche tutte quelle che non stanno insieme perché non possono, perché il destino non ha permesso o perché qualcosa gli impedisce di stare insieme. Penso che ogni coppia di innamorati abbia la loro stella e quelle stelle brillano più delle altre – gli dissi.

- Quindi, secondo questa tua teoria, anche tu e Jacob avete una stella – mi disse più come affermazione che come domanda.

- Non credo. Credo piuttosto che quello che lega me e Jacob sia qualcosa di profondo, ma che non è amore, non quello vero almeno. Il vero amore è quello che c’è negli occhi dei ragazzi quando si guardano, quando stanno insieme, non quello che provo io nei confronti di Jacob. Gli voglio bene questo si, ma l’amore non è questo – gli dissi.

- E allora perché lo sposi? – mi domandò.

- Perché non credo di essere capace di amare più di quanto amo lui. Semplicemente l’amore vero non è fatto per me o, forse, la mia metà non esiste in questo mondo oppure è troppo occupata a divertirsi per farsi vedere – gli risposi senza capire bene da dove era uscita la mia ultima frase.

Notai che lui si irrigidì sentendo le mie parole, ma poi sembrò sciogliersi di nuovo.

- Ricordi cosa ti disse tua mamma prima di andarsene, ricordi cosa ti fece promettere? Non smettere mai di sognare. Dicendo queste cose lo stai facendo, stai smettendo di credere nell’amore vero e ti stai arrendendo a quello che puoi avere – mi disse serio.

- Chi sei tu? Cosa ne hai fatto del mio Edward? Non avresti mai detto una cosa del genere sull’amore. Tu non credi nell’amore – gli dissi.

- Del tuo Edward? – ripeté lui.

- Si certo, tu sei mio e lo sarai per sempre – gli dissi sincera mentre lo sentì sorridere.

Quelle cose le pensavo davvero. Qualunque ragazza avrebbe potuto averlo, o almeno avrebbe potuto avere il suo corpo, ma solo io avevo la sua anima, solo io conoscevo il vero Edward, solo con me lui era se stesso, solo io conoscevo la profondità del suo essere e questa era la cosa più importante per me.

- E’ vero, ho sempre detto di non credere nell’amore, ma questo non significa che questo non può cambiare e poi stavamo parlando di te – mi spiegò.

- L’amore è qualcosa che o esiste per tutti o per nessuno – gli risposi.

- Mi mancheranno queste conversazioni filosofiche – mi disse.

- Mancheranno anche a me – gli risposi.

- Non è vero, non mi mancheranno queste conversazioni, mi mancherai tu, da morire – gli dissi sincera mentre una lacrima mi solcava la guancia.

- Noi due staremo sempre insieme comunque. Parti mica vai a morire e io con il mio lavoro ti posso venire a trovare ogni volta che vuoi – mi disse stringendomi più forte a se.

- Tutte le volte che voglio equivale a sempre – gli dissi.

- Vedrò di accontentarti – mi rispose mentre io mi accoccolavo più stretta a lui.

Passo poco tempo prima che le braccia di Morfeo mi cullarono in un sogno abitato da me e Edward e dormire con il suo profumo sotto il naso era qualcosa di meraviglioso.

 

 

 

 

Risposte alle vostre recensioni:

 

- astrea87: Sono felice che anche questa storia ti piace. Noto che Jacob non ti fa molto simpatia, non sei l’unica comunque. Comunque non è detto che Edward se ne sia accorto solo quando ha scoperto che si sposa, magari in quel momento è semplicemente scattato. Lo scoprirai in seguito come sono andate davvero le cose. Spero che la storia ti piacerà. Se ti va fammi sapere cosa ne pensi.

 

- ledyang: Tesoro sono davvero felice di sapere che pure questa storia ti piace. Ti adoro quando lo chiami “cane”. Mi fai sempre sorridere.

 

- eliza1755: Mi fa piacere sapere che ogni capitolo ti piace sempre di più. Quanto a Bella e alla cavolata che sta facendo vedrai che lo capirà, ma non è detto che cambierà idea sullo sposarsi.

 

 

Un grazie di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento e recensite. Un bacio.

 

 

Altre mie storie su Twilight

Ancora in  corso

 

!?...Quando l’amore ti cambia la vita…!?

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=394174&i=1

 

 

 

L’amore è magia

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=393144&i=1

 

 

Ricordare il passato

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=392921&i=1

 

 

 

L’odio è amore

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=422379&i=1

 

 

 

Bisogna sbagliare per conoscere la verità

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=453783&i=1

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Una giornata al maneggio ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie Meyer

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.

 

Eccomi qui con un altro capitolo. Spero sia di vostro gradimento. Volevo ringraziare coloro che mi hanno sostenuto visti i miei dubbi sul continuare o meno la storia. La continuerò sperando che piaccia e che soprattutto non deluda chi la sta leggendo, chi l'ha messa nei preferiti e chi nei seguiti. Un bacione e buona lettura a tutti.

 

 

BISOGNA SBAGLIARE PER CONOSCERE LA VERITA’?

 

 

 

Capitolo 6

Una giornata al maneggio



POV BELLA

URL=http://img37.imageshack.us/i/bellajpgbmnb.jpg/][IMG]http://img37.imageshack.us/img37/9692/bellajpgbmnb.th.jpg[/IMG][/URL]

La mattina dopo mi ero svegliata da sola, Edward non c’era, ma al suo posto c’era solo un bigliettino che aprì immediatamente e lessi:

 

E’ stata la notte più bella della mia vita. Ti aspetto al maneggio. Ho proprio voglia di fare una passeggiata. E…

 

Dopo aver letto il biglietto un sorriso spontaneo era apparso nelle mie labbra, non riuscivo a capire perché, ma mi faceva piacere che Edward ultimamente avesse tutte quelle attenzione per me e mi dispiaceva parecchio essermi dovuta svegliare senza averlo al mio fianco.

- Ciao Bella – mi salutò una voce alle mie spalle.

- Buongiorno signora Davis – le risposi voltandomi e vedendo la mia vicina di casa.

La signora Davis era un’anziana vedova che abitava al piano di sotto rispetto al mio ed era una signora vecchio tipo molto, ma molto curiosa. Se c’era qualcosa che succedeva a qualcuno del palazzo lei era sempre la prima a saperlo.

- Che ci fai qui a quest’ora? – mi chiese mentre io notavo che aveva in mano una vasca con dentro dei panni bagnati.

- Ieri sera avevo bisogno di prendere un po’ d’aria e sono venuta qui, ma mi sono addormentata – le risposi sincera tralasciando il dettaglio che insieme a me ci fosse pure Edward.

- Capisco. Come vanno i preparativi per il matrimonio? – mi chiese.

- Tutto apposto – mi limitai a risponderle.

- Manca, ormai, meno di un mese e mezzo. Non capisco come mai avete deciso di fare tutto così in fretta. Non è che c’è di mezzo una gravidanza? – mi chiese senza farsi problemi.

L’avevo definita solo curiosa? Beh, mi ero dimenticata di aggiungere che era anche sfacciata, molto sfacciata.

- No signora Davis nessuna gravidanza. Come vede sono in perfetta forma, nessun bambino in arrivo, non adesso almeno. E adesso se vuole scusarmi io andrei – le risposi leggiarmente infastidita dall’atteggiamento e dalla spavalderia di quella donna.

 

Presi la coperta che avevo portato la sera prima e poi mi diressi verso casa. Entrai e dopo aver buttato il biglietto nella spazzatura per paura che Jacob lo trovasse, visto che il contenuto poteva essere frainteso, mi catapultai in bagno per farmi una doccia. Quando uscì, mi asciugai i capelli, mi passai la piastra e poi andai a vestirmi. Indossai un paio di jeans grigi, una maglietta maniche corte a righe bianche e grigie e un paio di stivali bassi grigi. Andai a truccarmi e poi, una volta pronta per uscire, abbinai al tutto un bracciale rigido grigio della Chanel e un paio di orecchini a cerchio pieno. Presi una sorta di sciarpa grigia e la avvolsi al collo, poi mi misi un capello morbido di lana grigio e poi dopo essermi messa un paio di occhiali dello stesso colore della Ray Ban, presi la borsa dello stesso colore e uscì di casa.

 

Ero contenta di andare al maneggio, era molto tempo che non ci andavo e avevo una gran voglia di una bella cavalcata, io adoravo i cavalli fin da quando ero bambina. Stranamente e fortunatamente Edward sapeva sempre quello di cui avevo bisogno, in fondo mi conosceva meglio di chiunque altro. Con lui c’era stato sempre un rapporto molto profondo e il fatto che litigassimo sempre per la questione del suo comportamento con le ragazze mi dava enorme fastidio perché dall’esterno si poteva pensare che il nostro rapporto fosse talmente superficiale da soffermarsi solo su queste sciocchezze.

 

Presi la mia macchina, un Mercedes SLK nero metallizzato che i ragazzi mi avevano regalato per il mio ultimo compleanno, e mi diressi verso il maneggio che non era molto distante da dove abitavo. L’idea di trascorrere un pomeriggio con Edward mi allettava molto e l’organizzazione del matrimonio era passata letteralmente in secondo piano forte del fatto che comunque ci avrebbe pensato Alice qualora io avessi lasciato dei buchi e da come ero partita ero convinta che buchi c’è ne sarebbero stati a bizzeffe. In poco tempo arrivai e dopo aver posteggiato la macchina mi accorsi che il mio cellulare stava squillando. Lo presi e vidi che Jacob mi stava chiamando. Risposi subito.

- Ciao amore – gli dissi.

- Hey tesoro, ma dove sei? Ti ho cercato a casa, ma non ti ho trovato. Mi sono preso la mattinata libera per stare insieme, magari andiamo a scegliere le fedi, che dici? – mi chiese tutto raggiante.

- Jake mi dispiace, ma proprio non posso. Sono fuori per lavoro. Devo andare a prendere dei capi e consegnarne degli altri. Credo che ci impiegherò tutta la mattinata. Mi spiace un sacco – gli dissi sentendomi subito in colpa.

Sapevo che stavo sbagliando, ma una forza dentro di me mi diceva che il mio posto quella mattina era vicino a Edward e non con Jacob a scegliere le fedi. Non avrei rinunciato a stare con Edward per nulla al mondo, anche a costo di mentire spudoratamente al mio futuro marito.

- Capisco amore. Dispiace anche a me. Sei sicura di non poter rimandare? – mi chiese.

- Certo. Cosa credi che se avrei potuto mi sarei lasciata scappare l’opportunità di stare con te? – gli chiesi cercando di essere il più credibile possibile.

- Ok tesoro. C’ho provato – mi disse.

- Magari possiamo fare nel pomeriggio – gli chiesi sperando che mi dicesse di no in modo da poter passare più tempo con Edward.

- No amore, non posso. Ho una riunione importantissima e non posso mancare. Anzi, non mi aspettare, farò tardi e credo mangerò fuori. Chiedi a Edward di farti compagnia così sono più tranquillo – mi disse ridendo.

- Ok lo farò. Un bacio – gli dissi.

- Ti amo – mi rispose lui prima che io chiudessi la conversazione.

Non ero una ragazza che facilmente mostrava i suoi sentimenti e farlo per telefono non mi andava o, forse, semplicemente stavo iniziando a pensare che in quello che provavo per Jacob non c’era nessuna traccia di amore, ma solo di bene profondo, qualcosa che però non poteva permettermi di espormi così tanto.

 

Posai il cellulare in borsa, chiusi la macchina posando le chiavi e mi incamminai verso l’ingresso del maneggio. In quel momento mi sentivo maledettamente in colpa, ma soprattutto mi sentivo sporca per quello che avevo fatto. Avevo l’opportunità di stare con quello che sarebbe diventato il mio futuro marito e di scegliere con lui qualcosa di importante come potevano essere le fedi e, invece, avevo preferito mentire pur di passare la giornata con il mio migliore amico, o forse quello che credevo essere il mio migliore amico. In fondo Edward, per me, era molto di più di questo, ma questo pensiero dovevo tenerlo per me, non potevo permettermi di far trasparire nulla perché questo avrebbe potuto cambiare la vita di tutti, in primis la mia.

 

All’età di 15 anni, durante una festa di compleanno di una compagna di classe, avevo capito che, forse, Edward per me non era solo un amico. Ricordavo perfettamente quel giorno, quel giorno in cui a causa di uno stupido gioco avevo provato emozioni indefinibili, emozioni che avevo chiuso dentro di me senza far trasparire mai nulla. In fondo, per tutti, Edward era come un fratello e non è possibile innamorarsi di un fratello.

 

 

FLASHBACK
Era una festa di compleanno come tante altre. Una compagnia di classe mia e di Alice aveva organizzato una festa e aveva invitato noi due e il resto della nostra comitiva sapendo che solo così noi saremmo andate. Tutti sapevano che tutti e sette eravamo inseparabili e invitare da qualche parte una o uno di noi significava invitare tutti gli altri. Era stata una bella festa, ci eravamo divertiti tanto, fino a quando Kate, la festeggiata, aveva proposto di giocare al gioco della bottiglia. All’inizio nessuno voleva giocare, dicevamo che era un gioco che facevano i bambini, ma poi ci decidemmo e giocammo tutti. Dopo un sacco di giri in cui tutto era andato bene, mi era toccato solo di dare uno schiaffo ad un mio compagno di classe, di dire la verità riguardo ciò che pensavo sulla festeggiata (tra l’altro avevo pure mentito) e di dare un bacio sulla guancia a Jasper, la bottiglia aveva toccato me e nel secondo giro Edward. Dovevamo darci un bacio vero. Diventai rossa come un pomodoro, mentre Edward si grattava la testa come tutte le volte che si trovava in imbarazzo.

- Dai ragazzi non possiamo, siamo come fratelli – mi giustificai io.

- Bella ha ragione. E’ come se baciassi Alice – continuò Edward paragonandomi appunto a una sorella.

- Non ci sono storie. Avete voluto giocare e adesso lo fate – ci rimproverò il folletto più pestifero della terra.

- Alice, smettila – la rimbeccammo io e Edward all’unisono.

- Sentite, il gioco è gioco. Nessuno di noi si è mai lamentato per quello che ci è toccato fare, quindi fatelo e basta – continuò Rosalie alzando la voce.

- Non se ne parla – continuai io.

- Concordo – mi appoggiò Edward.

- Edward Cullen e Isabella Swan avete due secondi per smetterla di fare i bambini e darvi questo bacio. Non sto scherzando – ci urlò contro Alice chiamandoci con i nostri nomi completi il che voleva dire che si era arrabbiata.

Mai far arrabbiare Alice Cullen, poteva diventare pericolosa, molto pericolosa.

- E il bacio deve essere vero – continuò Jasper.

- Dateci dentro con quelle lingue – ci prese in giro Emmett come era solito fare facendo ridere tutti.

Ci restava una sola cosa da fare. Darci quel fatidico bacio, altrimenti chissà cosa ci avrebbe fatto Alice. Il resto degli invitati alla festa ci guardavano sicuri che non lo avremmo fatto, in fondo, eravamo come fratello e sorella e lo sapevano tutti, ma quando io e Edward contemporaneamente abbassammo la testa in senso di assenso tutti restarono stupiti, mentre Alice e Rosalie se la ridevano di gusto come se non avessero mai aspettato altro.

- In fondo è solo un bacio – mi disse Edward sottovoce all’orecchio.

- Hai ragione, non cambierà nulla dopo – continuai io prima che le labbra di Edward si posassero sulle mie.

All’inizio le mie sembrarono impreparate a quel contatto, in fondo quello era il mio primo bacio vero e lo stavo dando al mio migliore amico, ma subito sembrarono combaciare esattamente con quelle perfette di Edward. Dischiusi le labbra permettendo alla sua lingua di entrare in contatto con la mia iniziando così un gioco tra di loro, come una sorta di danza. Sembrava che quelle lingue si stavano beando di quell’incontro e la stessa sensazione c’è l’avevo io che non volevo più staccarmi da lui. Sentivo il corpo percorrermi da mille scariche elettriche e tutto quello mi piaceva. Quando poi le nostre labbra si staccarono entrambi ci guardammo per alcuni instanti che sembravano infiniti, fino a quando sentimmo l’applauso di tutti.

- Direi che siete due bravissimi attori – aveva detto Alice maliziosa come per dire che quello non era stata un bacio dato per gioco, ma qualcosa di sentito.

Smettemmo di giocare e tornammo a casa, ma quel bacio non riuscì mai a dimenticarlo.

FINE FLASHBACK

 

 

Ripensare a quel momento mi faceva sentire di nuovo i brividi che avevo provato quel giorno, ma soprattutto mi faceva venire voglia di rifarlo. Ricordavo perfettamente le mie parole: “Non cambierà nulla dopo”, così avevo detto e in effetti dopo non era cambiato nulla. Io e Edward avevamo continuato ad essere gli amici di sempre, ma non nascondo che per un bel periodo dopo quell’avvenimento mi ero sentita troppo in sintonia con lui, mi sentivo parte di lui. Mi ero presa un vera e propria cotta per il mio migliore amico, nessuno ne venne mai a conoscenza, e presto mi resi conto che era una cosa impossibile tra me e lui e così ripresi a guardarlo con gli occhi di un’amica, ma da allora per me Edward divenne un pezzo troppo importante della mia vita, era come se da allora anche lui faceva parte della mia anima. In questi ultimi giorni passati con lui mi stavo sentendo un po’ come in quel periodo, come se quel sentimento fosse tornato a farsi sentire, ma forse il tutto era giustificato dal fatto che Edward da quando aveva saputo del matrimonio aveva cambiato atteggiamento e non mi lasciava da sola un attimo, era come se cercava di dimostrarmi qualcosa, qualcosa che, però, non avevo idea di cosa potesse essere.

 

Immersa nei miei pensieri non mi accorsi che qualcuno si era avvicinato a me, ma mi resi conto della presenza di qualcuno dietro di me solo quando sentì due braccia cingermi i fianchi e due labbra posarmi un tenero bacio su una guancia. Quel profumo e quel tocco l’avrei riconosciuto fra mille, era Edward.

- Hey scricciolo a cosa pensi? – mi chiese mentre continuava a cingermi i fianchi.

Non potevo dirgli la verità, non potevo dirgli che stavo pensando a quando a 15 anni mi ero presa una cotta per lui.

- Ai vecchi tempi – mi limitai a dirgli.

In fondo non era una bugia, ma nemmeno una verità per intero.

- A volte mi piacerebbe entrare in quella testa – mi disse lui.

- Ci troveresti solo confusione – gli risposi e in effetti era vero. Soprattutto nell’ultimo periodo la mia mente era un turbine d confusione.

- Mi ha chiamato Jacob, mi ha chiesto se facevamo qualcosa insieme oggi visto che tu eri impegnata con il lavoro – mi disse mentre io mi voltai per guardarlo negli occhi.

Solo in quel momento lo osservai. Indossava un paio di jeans scuri, una maglietta beige alla quale aveva alzato le maniche fino ai gomiti e un paio di scarpe beige e nere. Portava un orologio nero, un bracciale dello stesso colore con l’abbottonatura in acciaio e un paio di occhiali beige. Era bellissimo, come sempre del resto.

- Non gli avrai detto che dovevo venire qui? – gli chiesi spaventata.

- Non sono così stupido. Gli ho solo detto che avevo le prove per la prossima gara e sembra averci creduto. Non capisco però perché tu gli abbia mentito – mi chiese.

- Non lo so nemmeno io, ma preferivo venire qui da te – gli dissi sincera.

- Non potevi dirmi cosa più bella – mi disse lui prima di prendermi in braccio e farmi girare come in una giostra.

Ridevo come una pazza e se fosse dipeso da me non sarei mai scesa da quelle braccia anche se la testa iniziava a girarmi. Mi fece scendere e mi sorrise dopo avermi scoccato un bacio sulla guancia.

- Andiamo a scegliere il cavallo – mi disse sorridendomi sghembo.

- Quello nero è mio – gli dissi anticipandolo.

Tutti e due amavamo i cavalli, ma soprattutto amavamo i cavalli neri.

- Non credo proprio. L’ho già sellato ed è mio. Sei in ritardo per poter scegliere – mi rispose lui.

- Non esiste proprio. Il nero è mio – gli dissi arrivando alle stalle e dirigendomi verso l’unico cavallo nero del maneggio.

Era di una bellezza devastante, con il pelo lucidissimo e morbido. Era molto docile e facile da cavalcare. Ero semplicemente un cavallo perfetto ed era quello che usavo sempre quando andavo lì per cavalcare.

- In effetti da oggi è tuo – mi disse lui.

- Che vuoi dire? – gli chiesi stupita.

- Che l’ho comprato e te lo regalo – mi disse sorridendo.

- Ma sei pazzo? – gli chiesi.

- Più o meno – mi disse avvicinandosi a me e iniziando ad accarezzare pure lui il cavallo.

- Edward non puoi farmi un regalo come questo. Non lo posso accettare – gli dissi.

- Si che puoi. E poi è già tuo, ti rappresenta in pieno – mi disse.

- Che vuoi dire? – gli domandai.

- Guardalo. E’ bellissimo, docile, non si fa avvicinare da tutti, ma quando si affeziona a qualcuno che lo cavalca da tutto se stesso esattamente come te – mi disse accarezzandomi una guancia.

- Non so davvero cosa dire – gli dissi.

- Non devi dire nulla, infatti – mi rispose.

- Grazie, grazie, grazie, sei un tesoro – gli dissi saltandogli addosso e riempiendogli la faccia di baci.

- Se sapevo che reagivi così ti avrei comprato tutto il maneggio – mi disse.

- Spiritoso. Comunque dobbiamo dargli un nome – gli dissi.

- Io direi di chiamarlo Asfaloth – mi rispose convinto.

- Che significa? – gli domandai.

- E’ un nome elfico che significa “fiore di luce” – mi spiegò.

- Mi piace, ma perché questo nome? – gli domandai curiosa.

- Perché tu per me sei come un fiore di luce. Con te non riesco a fingere e poi in alcuni momenti difficili sei stata come la luce, mi hai aiutato senza che io ti chiedessi niente – mi rispose sorridendomi.

Non gli dissi nulla, mi limitai ad abbracciarlo forte e a farmi stringere tra le sue braccia. In fondo se io ero la luce per lui, lui lo era per me. Quando si staccammo lui andò a sellare un altro cavallo e poi uscimmo a fare una passeggiata nel percorso che il maneggio offriva. Del resto era molto grande e bellissimo. Lo facevo sempre, ma ogni volta era come se fosse la prima.

 

Passammo tutta la mattinata a cavalcare. A ora di pranzo rientrammo e mangiammo al ristorante che era all’interno del maneggio stesso, in una struttura diversa, però. Poi tornammo di nuovo lì e passammo tutto il resto della giornata con Asfaloth, decidendo perfino di cavalcarlo insieme. Facemmo una passeggiata con me dietro di lui che lo stringevo forte e mi sembrò come di sognare. Avevo tutto ciò che desideravo in quel momento. Un cavallo che era la mia passione e Edward che era il mio tutto.

 

Tornammo a casa e passammo tutto il resto della serata insieme così come avevo detto a Jacob. A fine serata Edward tornò a casa sua mentre io andai a farmi una doccia rilassante. Dopodichè mi buttai sul letto pensando che in una sola giornata tutta le mie dinamiche erano cambiate, ma soprattutto pensando che una sola giornata era bastata a mettermi dei dubbi su quel matrimonio. Un solo pensiero vorticava nella mia mente. Jacob era davvero la persona giusta? E se lui lo era, allora cosa era Edward? Perché ultimamente sentivo il bisogno costante di averlo vicino? Perché mi batteva forte il cuore quando lo vedevo, quando mi stringeva tra le sua braccia, quando mi accarezzava? Il rapporto tra me e Edward era davvero solo un’amicizia? Perché lui era cambiato così tanto nell’ultimo periodo? Perché in quel momento invece di pensare a Jacob stavo pensando a Edward? perché in quel momento sentivo il bisogno di avere il mio migliore amico con me? E se Edward non fosse per me più solo il mio migliore amico? Ok, forse, stavo iniziando a delirare, era meglio se mi mettevo a leggere. Presi “Cime Tempestose”, il mio libro preferito. L’avevo letto già un centinaio di volte, ma non mi stancavo mai, quella storia mi piaceva troppo. Adesso era parecchio tempo che non lo leggevo perché avevo convinto Edward a leggerlo e glielo avevo prestato. Gli avevo detto che magari leggendo quella storia d’amore avrebbe capito l’importanza dei sentimenti tra due persone mettendo in secondo piano il sesso. Me lo avevo restituito quella sera stessa dopo mesi che c’è l’aveva lui e mi aveva detto che, in fondo, gli era pure piaciuto.

 

Lo aprì e notai che c’erano tre pagine al cui lato era stata fatta una piega come per usarle come segnalibro. Aprì la prima pagina e notai che c’era un pezzo che era stato sottolineato:

 

Io lo amo più di me stessa, Ellen; e lo so da questo: tutte le sere io prego di potergli sopravvivere, perché preferirei essere infelice io, piuttosto che saperlo infelice. È la prova che l'amo più di me stessa.

 

Restai stupita da ciò che vidi, ma andai all’altra pagina segnata e vi trovai un’altra frase sottolineata:

 

In ogni nuvola, in ogni albero, nell'aria della notte e nell'aspetto di ogni oggetto durante il giorno, io sono circondato dalla sua immagine! I più comuni visi di donna o uomo, i miei stessi lineamenti, si fanno gioco di me con il loro ricordarla. Il mondo intero è per me una terribile collezione di cimeli che mi ricordano che lei è esistita e che io l'ho persa.

 

Un’altra pagina con un’altra piega. La aprì e un altro pezzo era sottolineato:

 

E così egli non saprà mai quanto io lo ami; e ciò non perché sia bello, Nelly, ma perché lui è più me di me stessa. Di qualunque cosa siano fatte le anime, certo la sua e la mia sono simili: e quella di Linton è invece tanto differente dalla nostra quanto lo è la luna da un lampo, o il ghiaccio dal fuoco.

 

Di sicuro era stato Edward a sottolineare quelle parole perché io non ero stata e quel libro non l’avevo mai prestato a nessuno tranne a lui. Restai stupita di quello che vidi perché non riuscivo a capire il motivo per cui Edward avesse sottolineato proprio quelle parti che tra l’altro erano alcune delle parti più profonde di tutto il libro. Nonostante lo stupore, però, non potei fare a meno di sorridere, perché quelle parole dimostravano la profondità del suo essere. Una sola cosa mi chiedevo a quel punto. Perché proprio quelle frasi lo avevano colpito? Che si fosse innamorato di qualcuna che non lo ricambiava o di qualcuno con cui non poteva stare? E come mai non ne aveva parlato con me? Mi raccontava tutto, perché non quello? Perché non una parte tanto importante della sua vita? Poi riflettei sull’ultimo pezzo che aveva sottolineato: “Di qualunque cosa siano fatte le anime, certo la sua e la mia sono simili: e quella di Linton è invece tanto differente dalla nostra quanto lo è la luna da un lampo, o il ghiaccio dal fuoco”.

 

La sua anima e quella di una ragazza era simili, mentre quella del “terzo incomodo” era differente dalla loro. Chi è che poteva avere un’anima simile a quella di Edward? Chi era che lo capiva talmente bene da leggergli l’anima?

 

In quel momento un lampo percorse la mia mente, come una sorta di lampo di genio. Stava parlando di lui, di me e Jacob. Possibile? Ma se ciò fosse vero rifacendomi a ciò che aveva sottolineato negli altri pezzi significava che lui era innamorato di me, che lui voleva la mia felicità anche a costo della sua infelicità e che mi aveva perso, certo in modo diverso rispetto a come Heathcliff aveva perso Catherine, ma in fondo il fatto che mi sposassi con Jacob significava che noi due dovessimo separarci e in fondo era come se lui mi perdesse.

 

Non avevo idea di quanto di vero ci fosse nelle mie supposizioni, forse era tutto frutto della mia immaginazione visto anche la giornata appena trascorsa e la stranezza di Edward in quell’ultimo periodo. Si, doveva essere tutta immaginazione la mia. Edward innamorato di me? Ma come avevo anche solo potuto pensarlo? Si vede che la corsa con i cavalli doveva avermi fatto uno strano effetto. Era meglio se mi mettevo a dormire, piuttosto che leggere il libro, non ero nelle condizioni per farlo. Con questi pensieri mi addormentai lasciandomi cullare dalla dolci braccia di Morfeo.

 


I vestiti di Bella:

http://img502.imageshack.us/i/vestitibella3.png/][IMG]http://img502.imageshack.us/img502/7707/vestitibella3.th.png

 

La macchina di Bella (Mercedes SLK):

http://img294.imageshack.us/i/mercedesslkavanti.jpg/][IMG]http://img294.imageshack.us/img294/5641/mercedesslkavanti.th.jpg

 

http://img203.imageshack.us/i/mercedesslkdietro.jpg/][IMG]http://img203.imageshack.us/img203/7764/mercedesslkdietro.th.jpg

 

I vestiti di Edward:

http://img685.imageshack.us/i/vestitiedward3.png/][IMG]http://img685.imageshack.us/img685/9884/vestitiedward3.th.png

 

URL=http://img682.imageshack.us/i/vestitiedward3.png/][IMG]http://img682.imageshack.us/img682/9884/vestitiedward3.th.png[/IMG][/URL]

Risposte alle vostre recensioni:

 

- ledyang: Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto e grazie per il sostegno.

 

- rere18: Mi fa piacere sapere che la storia ti piace. Condivido con te che dovrebbe darsi una mano, anche se comunque la situazione non è delle più semplici. Ricordiamoci che Jacob è un suo amico.

 

- annatfl: Ti ringrazio per il sostegno, spero solo di non deluderti con i prossimi capitoli.

 

- eliza1755: Sono felice di sapere che a te la storia piace e spero che ti piaceranno gli altri capitoli. Comunque si condivido con te sul fatto delle recensione. Ho detto in quel modo solo perché se la storia non piace non ha senso continuare a scriverla visto che ho anche altre storie da proseguire. Tutto qui, capisco la timidezza, visto che anche io all’inizio non recensivo mai, ma poi mi sono sbloccata e mi sono perfino decisa a scrivere. Capisco anche gli impegni e tutto e non pretendo le recensioni, era solo per sapere se piaceva o meno e se ne valeva la pena continuarla. Comunque ti ringrazio per aver condiviso con me questo tuo iniziale problema.

 

- sbrilluccica: Ti ringrazio per il tuo sostegno e per quello che hai detto. Condivido con te perché anche io la penso così. Solo che volevo essere sicura che la storia piacesse piuttosto che continuare a scriverla senza che venisse apprezzata. Altrimenti l’avrei tolta e ripreso a scrivere le altre storie che comunque finirò lo stesso. Comunque riguardo alla storia ti posso dire che Edward i suoi sentimenti c’è li ha chiarissimi, solo che non è facile affrontare una situazione del genere. E’ combattuto tra la sua di felicità e quella delle persone a cui ama. Jacob l’amante? E chi se lo piglia? Scherzo ovviamente. Comunque no, stai tranquilla che non c’è nessuna amante. Jacob è innamorato pazzo di Bella. Il capitolo di “Ricordare il passato” lo pubblicherò in questa settimana, devo solo finirlo e riguardo e poi è pronto.

 

- Elieth: Beh a dire il vero gli fa malissimo, ma è un modo per stare con lei visto che Bella dopo il matrimonio si trasferirà e chissà quando si rivedranno.

 

- gamolina: La mia non voleva essere un’accusa a chi non recensisce era solo una domanda per sapere se la storia piace. Ho sempre tenuto in considerazione non solo le recensioni, ma come hai detto tu le visite e anche se la storia viene messa o meno nei preferiti e nelle seguite, ma siccome siamo all’inizio volevo sapere se la storia piace e se ne valeva la pena continuarla, altrimenti avrei continuato le altre storie visto che già in corso ne ho altre. Comunque grazie per il tuo sostegno. Quanto alla Bella dell’altra mia storia, devi finire di scrivere il capitolo, appena sarà pronto lo posterò così scopriamo che fine ha fatto la Bella sul lettino.

 

- dany_96: Sono contenta di sapere che la storia ti piace. Ho deciso di continuarla e spero che continuerà a piacerti.

 

 

Un grazie di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento e recensite. Un bacio.

 

 

Altre mie storie su Twilight

 

Ancora in  corso

 

 

!?...Quando l’amore ti cambia la vita…!?

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=394174&i=1

 

 

 

 

L’amore è magia

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=393144&i=1

 

 

 

Ricordare il passato

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=392921&i=1

 

 

 

 

L’odio è amore

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=422379&i=1

 

 

 

Bisogna sbagliare per conoscere la verità

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=453783&i=1

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Cosa mi succede? ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie Meyer

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.

 

Eccomi qui con un altro capitolo. Spero sia di vostro gradimento. Volevo ringraziare coloro che mi hanno sostenuto visti i miei dubbi sul continuare o meno la storia. La continuerò sperando che piaccia e che soprattutto non deluda chi la sta leggendo, chi l'ha messa nei preferiti e chi nei seguiti. Un bacione e buona lettura a tutti.

 

 

BISOGNA SBAGLIARE PER CONOSCERE LA VERITA’?

 

 

 

Capitolo 7

Cosa mi succede?




POV BELLA

Mancava meno di un mese al matrimonio e ancora c’erano un sacco di cose da organizzare. Avevo scelto solo la Chiesa, il ristorante e avevo spedito gli inviti. Il resto era tabù. Non avevo fatto altro che trascorrere le mie giornate in compagnia con Edward. Per fortuna che c’era Alice. Lei avrebbe tappato tutti i miei buchi e da quello che mi aveva detto per telefono tutta l’organizzazione era a buon punto.

 

Sentì il cellulare squillare e mi alzai dal tavolo della cucina dove stavo facendo colazione per prendere il cellulare che avevo lasciato nel salotto. Guardai il display e notai che era proprio Alice. Quando si dice la coincidenza. Premetti subito il pulsante verde.

- Ciao tesoro – gli dissi non appena iniziò la comunicazione.

- C’è un problema – mi rispose lei agitata.

- Buongiorno anche a te Alice, sono felice di sentirti – gli dissi sarcastica.

- Non è tempo di sarcasmo. Abbiamo un problema – mi comunicò.

- E sarebbe? – gli domandi curiosa di sapere a cosa si riferisse la mia migliore amica.

- Io e Rosalie abbiamo un problema a lavoro – mi disse.

- Ciò significa che… – dissi lasciando la frase in sospeso consapevole che l’avrebbe terminata lei.

- Ciò significa che dobbiamo rimandare la partenza di un paio di giorni – mi informò.

- Ma siete pazze? Io ho bisogno del vostro aiuto – gli dissi anche se forse più che del loro aiuto avevo bisogno di qualcos’altro.

- Più che altro tu hai bisogno di un sostegno morale perché inizi a capire che probabilmente stai facendo una cazzata – mi disse lei di punto in bianco.

Colpita e affondata.

- Alice sei impazzita? Ma che ti passa per la testa? – gli chiesi facendo finta di essere sconvolta da quello che aveva detto.

- Sto dicendo la verità Bella – mi rispose convinta.

- E quale sarebbe questa verità? – gli domandai sarcastica.

- Che non sei sicura nemmeno tu di cosa stai facendo – mi rispose.

- Non essere ridicola – la rimbeccai io.

- Io sono ridicola? E tu allora? Ti sembra normale quello che hai fatto l’altro giorno? – mi domandò.

Qualcosa mi diceva che sapeva della mia piccola bugia a Jacob.

- Non capisco a cosa tu ti riferisca – gli risposi mentendo.

- Si certo come no. Secondo te, è normale dire una bugia a Jake per trascorrere una giornata con Edward? Cioè Jake è sempre impegnato con il lavoro nell’ultimo periodo, dovevi approfittarne del fatto che si fosse preso una mattinata libera – mi rimproverò.

- Chi te l’ha detto? – gli chiesi.

- Chi vuoi che me l’abbia detto? Ho fatto due più due. Jake ha chiamato Jasper e tra una cosa e un’altra gli ha detto della mattinata libera. Poi ho sentito Edward e mi ha detto che aveva passato la giornata con te – mi spiegò.

- Non vedo dove sta il problema. Ok, ho sbagliato. Dovevo rimandare la giornata con Edward, ma non mi andava. Fine della storia – gli risposi alzando un po’ la voce.

- Infatti il problema non sta nel fatto che dovevi dire la verità a Jake. Il problema sta nel fatto che tra uscire con Edward e andare a comprare le fedi con quello ch dovrebbe essere il tuo futuro marito hai scelto di uscire con Edward che altri non è che il tuo migliore amico o almeno così lo definisci tu – mi disse lei.

- Alice cos’è che vuoi insinuare? – gli dissi continuando con il tono alto di voce.

- Che forse non hai ancora capito che devi sposarti con Jacob e non con Edward – mi rispose come se mi stesse rivelando chissà quale verità.

- Lo so benissimo questo. Sto cercando di passare più tempo con Edward perché poi non lo potrò più fare e poi mi sta aiutando ad organizzare il matrimonio visto che Jacob è così impegnato con il lavoro – mi giustificai.

- Tutte sciocchezze. Senti non ti ho mai tenuto nascosto il fatto che non sono molto d’accordo con questo matrimonio, non perché abbia qualcosa contro Jake, perché lo sai che è uno dei miei più cari amici, ma perché so che non è quello giusto. Non voglio essere io a dirti chi è giusto e chi no, ma so come guardi lui e come guardi Edward e c’è un abisso di differenza. Sei ancora in tempo per mandare tutto a monte – mi disse.

- Tu sei completamente pazza. Io e Edward? Il sole di Jacksonville ti da davvero alla testa – gli dissi scoppiando a ridere anche se la mia risata aveva un non so che di isterico.

- Ridi, ridi, fai pure. In fondo sai che sto dicendo la verità. Tu e Edward continuate a ripetervi che sono io quella che si fa i castelli in aria. Del resto siete solo due cocciuti, testardi. Dici di amare Jake, beh sposalo. Avevo chiamato solo per informati che non possiamo venire questa settimana così come ti avevamo detto, tutto qui. Non volevo certo finire con il litigare – mi disse.

- Non stavamo litigando. Comunque posso capire quando verrete? – gli domandai.

- Fra un paio di giorni, cascasse il mondo, saremmo da te – mi informò.

- Il fatto che avete problemi con il lavoro significa che mi devo sbrigare tutto da sola? – gli domandai sperando che mi stessi sbagliando.

- Certo che no. E’ tutto pronto, mancano solo le ultime cose. Devi solo pensare ad andare a cercare un vestito, ma mi raccomando non lo comprare fino a quando non verremmo io e Rosalie. Tu dagli un’occhiata, poi decidiamo insieme. Ti serve il nostro consiglio e mi raccomando non portarti Jacob, porta sfortuna, anche se non credo tu lo avresti fatto – mi disse.

- Spiritosa. Comunque ok e grazie di tutto. Senza di te e Rose non avrei saputo proprio come fare. Ci risentiamo – gli dissi.

- Si ok e mi raccomando prenditi cura del mio fratellino – mi disse maliziosa.

- Lo faccio sempre. Un bacio – gli dissi chiudendo la conversazione ed evitando di scorgere la malizia in quello che aveva detto.

 

Prima o poi me lo aspettavo un discorso di quel tipo da Alice, del resto lei insieme a Rose, Emmett e Jasper, da quando mi ero messa con Jake, non facevano altro che ripetermi che io dovevo stare con Edward e non con Jacob. Dicevamo che, in fondo io amavo lui e lui me. Che stupidi. Non riuscivano a comprendere che il rapporto con Edward non era amore. O forse la stupida ero io? Meglio non pensarci.

 

Ancora in pigiama uscì di casa per andare dai ragazzi. Appena fui davanti alla porta suonai il campanello e dopo qualche istante Edward venne ad aprirmi la porta. Che strano, mi sarei immaginata di vedere una ragazza e, invece, ero stata delusa, o meglio contenta. Ripresami dallo stupore iniziale mi accorsi di cosa aveva indosso Edward o, forse, era meglio dire di cosa non aveva indosso.

 

Doveva essere appena uscito dalla doccia. Aveva un asciugamano che gli copriva il bacino, le parti intime e una minima parte delle gambe. Il resto era totalmente scoperto. Goccioline d’acqua gli cadevano sui pettorali e aveva i capelli bagnati che ancora gli gocciolavano rendendolo tremendamente sexy. Non era la prima volta che lo vedevo in quel modo, ma stranamente l’effetto che mi stava facendo quella volta non me lo aveva mai fatto. Lo guardavo come si guarda qualcosa di così bello da sembrare irreale.

- Sei hai finito di guardare puoi pure entrare – mi disse facendomi segno di accomodarmi.

Cavolo si era accorto di come lo stavo guardando. Mamma mia che figura. Di sicuro dovevo essere di un colorito molto più simile al bordeaux che al colore naturale della mia pelle. Feci finta di nulla ed entrai sperando con tutto il cuore che non facesse battutine su ciò che era appena successo, anche se, in fondo, non era successo niente.

- Mi serve una sigaretta che sono rimasta senza – gli dissi cercando di evitare di guardarlo.

- Buon modo di salutare. Direi che come minimo se vuoi la sigaretta mi devi dare un bacio – mi disse lui sorridendomi sghembo.

Mamma mia, stavo morendo. Ero di fronte a un dio greco quasi nudo con un sorriso sghembo sulla faccia che mi guardava con un’espressione sexy. A volte mi chiedevo come facesse ad apparire sempre così. In 22 anni non avevo mai visto un ragazzo sexy come lui in qualsiasi cosa facesse, perfino quando dormiva.

- Direi che uno è poco – gli dissi cercando di mandare via l’imbarazzo mentre provavo a scherzare.

- Infatti ho detto come minimo – mi rispose.

 

Mi avvicinai e gli baciai una guancia e poi anche l’altra, ma nel contatto con lui una goccia di acqua passò dai suoi capelli alla mia faccia. Lui se ne accorse e portò la sua mano sulla mia guancia e catturò quella goccia nel suo dito e nel frattempo mi guardava. Alzai gli occhi e anch’io lo guardai, ma mi resi conto di aver fatto un errore perché non riuscì a capire più nulla. Ero totalmente persa in quell’azzurro che erano i suoi occhi che mi ero estraniata da tutto. In quel momento sembrava che lui mi guardasse come se fossi la cosa più bella che gli era capitata di vedere.

 

Prese la mano, quella stessa mano che aveva usato per asciugarmi la gocciolina d’acqua e iniziò ad accarezzarmi la faccia, la passò nel contorno degli occhi, nel contorno delle orecchie, scese fino all’incavo del collo per poi risalire e cerchiare il contorno delle mie labbra. Fremetti a quel contatto. Io non riuscivo a muovere un muscolo, ero completamente immobilizzata dalla situazione e cosa peggiore quella situazione per quanto innaturale mi piaceva più del lecito e sperai con tutto il cuore che non smettesse di toccarmi come stava facendo. Smisi di guardarlo negli occhi e il mio sguardo venne catturato dalla sua bocca e sentì immediatamente l’irrefrenabile desiderio di baciare quelle labbra perfette. Lui sembrò quasi accorgersene perché lentamente il suo viso si avvicinò al mio, così tanto che riuscivo a sentire il suo respiro sulla mia pelle. Si avvicinava sempre di più e io non avevo nessuna intenzione di interrompere quel contatto, perché mi resi conto che non c’era cosa che desideravo di più che sentire le sue labbra sulle mie.

 

Lo so che ero un’emerita stronza, ma forse, per la prima volta dopo anni stavo ascoltando quello che diceva il cuore e non la mente e non riuscivo a pentirmi di quello che stavo pensando, non riuscivo a pentirmi del fatto che desideravo essere stretta dalle uniche braccia che bramavo praticamente da sempre, quelle di Edward.

 

Per anni avevo cercato di depositare nel più profondo del mio essere quello che provavo per Edward e c’ero pure riuscita. Ero riuscita a tenere lontana quella cotta che da bambina mi ero presa per il mio migliore amico, ma adesso era tutto diverso. Adesso non ero una bambina e adesso quello che provavo non era una cottarella adolescenziale, ma qualcosa di più forte, di più forte perfino per una cinica come me che non credeva che un sentimento tanto forte potesse farsi spazio dentro di lei.

 

Non riuscivo a capire cosa mi stesse succedendo, forse era la paura del matrimonio o forse era semplicemente qualcosa di più profondo, forse era solo che io, Isabella Swan, meglio conosciuta come Bella, mi ero innamorata del mio migliore amico, o forse lo ero sempre stata, ma questo amore era venuto a galla in quest’ultimo periodo che eravamo stati insieme, forse era venuto fuori dalle frasi sottolineate che avevo letto l’altro giorno speranzosa che fossero dedicate a me, forse era venuto fuori adesso che Edward sembrava essere un’altra persone e sembrava non avere occhi che per me, o forse semplicemente era un sentimento che c’era sempre stato, del resto Alice mi aveva appena detto:”so come guardi lui e come guardi Edward e c’è un abisso di differenza”. Con tutta probabilità lei aveva capito tutto molto prima di me, lei era riuscita a scavare dentro di me solo guardandomi negli occhi, quegli occhi che mostravano quello che per anni mi ero rifiutata di accettare.

 

Amavo Edward Cullen, lo amavo come si ama dal profondo, come si ama una persona senza la quale non puoi vivere, lo amavo totalmente e incondizionatamente. E questa al momento era l’unica certezza che avevo.

 

Volevo baciarlo, eccome se lo volevo e non vedevo l’ora che quelle labbra toccassero le mie. Sentì il suo respiro su di me e in pochi secondi quei millimetri di distanza che ci dividevano svanirono del nulla e le sue labbra finalmente toccarono le mie in un bacio casto, tranquillo, ma che mi provocava sensazioni indescrivibili. Mi avvicinai ancora di più a lui e ricambia il bacio. Quel bacio fu come il primo di tutta la mia vita perché era qualcosa di diverso, qualcosa che mi trasmetteva sensazioni mai provate prima, sensazioni ancora più profonde rispetto a quelle che avevo provato quando lo avevo baciato da bambina. A poco a poco il bacio divenne sempre più passionale e le nostre lingue continuavano a giocare tra loro. Le nostre labbra combaciavano perfettamente, come se fossero state create per appartenersi. Sembravano le due metà perfette di una mela e iniziavo a chiedermi se davvero Edward fosse l’altra metà della mela.

 

Mi feci coinvolgere talmente tanto da quel bacio che gli misi le mani tra i capelli e presi a giocarci nonostante fossero ancora umidi per via della doccia. Sembravo in paradiso e credevo che nessuno mi avrebbe potuto togliere quel momento meraviglioso, quel momento tanto sentito sia da me che da lui, ma non appena finì di pensare questo sentì un rumore provenire da una delle tante stanze e solo allora mi resi conto che con tutta probabilità quella che sarebbe dovuto diventare mio marito era nell’atra stanza mentre io mi sbaciucchiavo il suo migliore amico. Solo allora ritornai al mondo normale e subito mi staccai da Edward anche se una parte di me era rimasta incollata a lui e sperai tanto che sarei riuscita a riprendermela in fretta. Non potevo permettermi questo genere di cose, fra meno di un mese mi sarei sposata e non era lui la persona che mi avrebbe aspettato trepidante all’altare.

 

Lui mi guardò e lo vidi dispiaciuto, in fondo lo ero pure io.

- Cazzo mi sono rotto un dito – disse Jacob entrando nel salotto saltellando mentre si toccava il dito del piede.

- Cosa è successo? – chiesi come se nulla fosse cercando soprattutto di non guardare Edward.

- Mi sono alzato dal letto e ancora mezzo addormentato ho sbattuto nel piede del letto. Mi sono fatto un male cane – si lamentava Jake.

- Sei sempre il solito. Una frana – gli disse Edward che adesso sembrava essere tornato quello di sempre.

- Senti chi parla. Miss “faccio tutto giusto” – lo canzonò il mio fidanzato.

- Se facessi tutto giusto non sarei in questa situazione. Vado a vestirmi, vi lascio la vostra privacy – rispose lui in un misto di tristezza e irritazione mentre mi guardava prima di uscire dalla stanza e andarsi a vestire.

- Certo che ultimamente è strano – mi disse Jacob dopo avermi dato un bacio a stampo e essersi seduto sul divano continuando a toccarsi il dito dolorante.

- In che senso? – gli chiesi curiosa.

In fondo vivevano insieme quindi lui poteva chiarirmi le idee.

- Non saprei, non me ne vuole parlare. Dice che è tutto apposto, ma non mi sembra proprio – mi disse lui.

- Magari ti sbagli – gli feci notare.

- Dubito. Lo sai da quant’è che Edward non porta una ragazza a casa e non mi racconta nemmeno di incontri occasionali con qualcuna? Da quasi un mese, un mese ti rendi conto? – mi chiese scioccato.

- Ho notato che non si vedono più molte ragazze, ma pensavo che fuori continuasse a divertirsi – gli dissi

- Assolutamente no. La cosa è talmente strana. E poi ultimamente è sempre sulle sue. A volte lo guardo e sembra come se io fossi il suo peggior nemico – mi fece notare.

 

Non sapevo davvero cosa pensare, sapevo solo che il suo strano comportamento con Jacob, il bacio di prima e il suo atteggiamento in generale dimostrassero la mia teoria elaborata la sera in cui avevo aperto “Cime Tempestose”.

 

- Sai benissimo che non è così, magari c’è qualcosa che non va. Non so, il lavoro, per esempio. Sono le ultime gare del campionato di quest’anno, magari è agitato, sai quanto ci tiene a vincere per la terza volta il titolo – gli proposi come soluzione.

- Ma se non perde una gara da settimane intere. C’è qualcos’altro sotto. Secondo me, ha conosciuto qualcuna – mi disse mentre io raggelai all’istante.

- Qualcuna? – gli chiese facendo la finta stupita.

- Si, secondo me, finalmente si è innamorato. Ha tutti gli atteggiamenti di una persona innamorata. Ultimamente è perennemente sulle nuvole, sembra sempre pensare a qualcosa e spesso gli sento ascoltare una canzone e gli brillano gli occhi, magari gli ricorda lei – mi disse Jake.

- Ma dai, Edward innamorato? Ma tu c’è lo vedi? – gli chiesi.

- Senti amore, non lo so, ma per me è così – mi disse.

- Jake non lo so. Può essere che si sia innamorato. Magari gli parlerò e vediamo se mi racconta qualcosa. Possiamo solo essere felici per lui se ha finalmente trovato la donna giusta – gli dissi.

- Va beh vedremo. Comunque vai a vestirti che io faccio lo stesso. Finalmente ho una giornata libera e la voglio passare con la mia futura moglie – mi disse sorridendomi e baciandomi sul collo.

A dire il vero non ne avevo proprio voglia, ma non potevo dirgli di nuovo no. Adesso l’unica cosa che mi interessava era parlare con Edward, ma forse era meglio stare lontani per un po’. Dovevo dimenticarlo, lo dovevo fare per Jacob.

- Ok vado. Ci vediamo dopo – gli dissi dandogli un bacio a fior di labbra e uscendo da casa loro.

 

Mi diressi a casa mia e entrai andando a buttarmi nella doccia. Dovevo schiarirmi le idee e chissà se una bella doccia gelata avrebbe portato via anche il sentimento che stava crescendo dentro di me, un sentimento che si chiamava amore, ma per la persona sbagliata, però. 

 

 

URL=http://img682.imageshack.us/i/vestitiedward3.png/][IMG]http://img682.imageshack.us/img682/9884/vestitiedward3.th.png[/IMG][/URL]

Risposte alle vostre recensioni:

 

- sbrilluccica: Si, in effetti Bella sembra essersi svegliata e in questo capitolo si capisce ancora di più. Quanto a Edward si, lui da adesso in poi giocherà le sue carte. Possiamo dire che la partita è appena iniziata, chi la spunterà.

 

- ledyang: Si, Edward ha capito perfettamente quello che prova e adesso cercherà di farlo capire con discrezione anche a Bella.

 

- costi84: Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto. Mi auguro che ti piaceranno anche i prossimi.

 

- gamolina: Beh in effetti Bella non sa nemmeno lei cosa pensare. Nonostante questo come vedi in questo capitolo c’è un ulteriore passo avanti. Chissà che lei non capisca da sola come è messa la situazione. Quanto a chiamarla ottusabel sono d’accordo. Per adesso è un nome che gli sta perfetto.

 

- TanyaCullen: Tesoro non preoccuparti se non hai potuto recensire, capisco gli impegni soprattutto con la scuola. Ne so qualcosa e dal venerdì sono completamente sclerata. Sono uscite le materie esterne per gli Esami di Stato e non so da quale burrone buttarmi. Tu quale mi consigli? Comunque, tornando alla storia, sono felice che ti piace. E comunque gio davvero non preoccuparti. Quando puoi mi fa piacere sapere cosa ne pensi, ma gli impegni e la scuola prima di tutto.

 

- cloe cullen: Noto che in molti non vogliono che Bella sposi Jacob, chissà cosa succederà alla fine. Se vuoi scoprirlo continua a seguire la mia storia.

 

- Giorgina_Cullen: Beh, Bella non prende in considerazione che Edward la ami perché è troppo convinta che la loro sia solo un’amicizia, o almeno è convinta che lui non possa mai considerarla qualcosa di diverso da un’amica. Quanto al capitolo di “quando l’amore ti cambia la vita” dovrai aspettare ancora un po’. Devo finirlo di scrivere e per adesso voglio finire questa e “Ricordare il passato”. Dopodichè mi dedicherò di nuovo a quella considerato che ho tutta l’intenzione di finirla. Considera anche che ho un sacco di impegni con la scuola e nei mesi a venire credo che il tempo sarà ancora minore considerato che ho degli Esami di maturità da preparare. Spero, comunque, quanto prima di postare il capitolo di quella storia.

 

- eliza1755: Sono molto contenta di sapere che sono riuscita a rendere il bellissimo rapporto che c’è tra Edward e Bella. Era fondamentale, per me, riuscirci. In questo capitolo credo che i sentimenti di Bella siano più chiari sia per voi che leggete sia per la stessa Bella. Quanto ai flashback ti assicuro che c’è ne saranno anche altri nel corso della storia.

 

Un grazie di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento e recensite. Un bacio.

 

 

Altre mie storie su Twilight

 

Ancora in  corso

 

 

!?...Quando l’amore ti cambia la vita…!?

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=394174&i=1

 

 

 

 

L’amore è magia

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=393144&i=1

 

 

 

Ricordare il passato

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=392921&i=1

 

 

 

 

L’odio è amore

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=422379&i=1

 

 

 

Bisogna sbagliare per conoscere la verità

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=453783&i=1

 

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Il vestito da sposa ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie Meyer

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.

 

Eccomi qui con un altro capitolo. Spero sia di vostro gradimento. Un bacione e buona lettura a tutti.

 

BISOGNA SBAGLIARE PER CONOSCERE LA VERITA’?

 

Capitolo 8

Il vestito da sposa

 

POV BELLA

Avevo passato tutta la giornata con Jacob e non avevo avuto la possibilità di vedere Edward e di parlare con lui. sentivo il bisogno di dirgli qualcosa o, forse, semplicemente volevo che fosse lui a dirmi qualcosa. Una parte di me, però, aveva paura di vederlo, paura di guardarlo negli occhi e di non vedere più quello sguardo che avevo visto il giorno prima, paura che lui potesse scusarsi e dirmi che quel bacio era stato solo un errore.

Non sapevo cosa mi stava prendendo, non sapevo perché non facevo altro che pensare a lui e non mi spiegavo perché il contatto con Jacob iniziava a darmi fastidio, l’unica cosa di cui ero a conoscenza era che io avevo bisogno di Edward, avevo bisogno di lui in tutti i sensi in cui si poteva avere bisogno di una persona.

Per un sacco di tempo mi ero chiesta se anch’io potevo sognare, se anch’io potevo provare quel sentimento che tutti definivano meraviglioso e solo ora mi rendevo conto che la mia isola felice era ad un passo da me, che bastava ascoltare il mio cuore che mi diceva che era lui quello giusto, che era lui la mia isola felice, l’unica isola dove potevo essere me stessa senza paura di essere giudicata o di non essere capita.

Io lo amavo e questo, ormai, era risaputo, me ne ero resa conto ed era successo solo con un bacio, eppure per me quello non era stato solo un bacio, ma qualcosa di più profondo, era come se io per la prima volta lo avessi sentito veramente mio. Mi rendevo conto che il sentimento verso Edward era qualcosa di diverso rispetto a quello verso Jacob perché per la prima volta avevo sentito le farfalle nello stomaco mentre baciavo qualcuno e per la prima volta il mio cuore sembrava volesse uscirmi dal petto a causa del contatto con una persona.

Che fosse questo quel sentimento di cui spesso mi avevano parlato Alice e Rosalie? Che fosse questo il vero amore? Quello che io non avrei mai creduto di poter provare?

Solo una cosa, però, mi faceva male ed era sapere di essermi innamorata davvero della persona sbagliata. Era un anno che stavo con Jacob e in tutto quel tempo non avevo cercato di fare altro che di imparare ad amarlo come lui amava me, come i ragazzi si amavano tra di loro, ma non era stato così, non ero riuscita nel mio intento e così mi ero auto convinta che il vero amore non facesse per me. Adesso, invece, mi trovavo innamorata e sola, tremendamente sola.

Durante tutta la mia vita avevo sempre potuto contare sul sostegno dei miei amici, un sostegno incondizionato e vero, ma adesso non potevo contare su di loro.

Come facevo a dire a Edward di essermi innamorata di lui?

Come facevo a dire a Jacob che non era lui la persona che amavo davvero, ma bensì il suo migliore amico?

E Alice e Rosalie? Come avrei potuto dire a loro che ero una persona diversa da quella che loro conoscevano? Come avrei potuto dirgli che mentre baciavo Jacob immaginavo che quelle labbra fossero di Edward?

Per non parlare di Jasper e Emmett. Come dire loro che quella che loro avevano sempre considerato una sorella minore si stava prendendo gioco di uno dei loro più cari amici?

Mi avrebbero accusato tutti di falsità, di ipocrisia, ma soprattutto di egoismo, egoismo perché ero consapevole di non poter stare con Edward e allora pur spendo di non amare Jacob continuavo a stare con lui e a prenderlo in giro.

Mi sentivo tremendamente sporca, ma nonostante questo non riuscivo a pentirmi del bacio dato a Edward perché mi ero sentita viva ed era una vita che non mi sentivo così.

- Bella si può sapere a cosa pensi? – mi chiese Angela mentre sistemava una maglietta nell’apposito scaffale.

Angela era la ragazza che lavorava con me in negozio. Eravamo diventate amiche, ma non così tanto perché io potessi aprirgli le porte dei mie pensieri.

- Niente, stavo solo pensando che ancora ho un sacco di cose da sistemare e il tempo è davvero poco, ormai – le risposi riferendomi al matrimonio e ovviamente mentendo.

- Ma non mi avevi detto che la tua amica ha già sistemato tutto? – mi domandò curiosa.

- Si certo, ma devo ancora sistemare delle cose io. Ad esempio devo ancora andare a dare un’occhiata per l’abito da sposa e non credo che si sia mai vista una sposa senza vestito – le spiegai.

Del resto quella non era una vera e proprio bugia. In quel momento non stavo pensando a quello, ma quello era pur sempre un problema che avrei dovuto risolvere.

- Ed è tutto questo quello che ti preoccupa? Scegliere il vestito è la parte più bella dell’organizzazione di un matrimonio – mi fece notare lei.

Angela si era sposata l’anno prima con il suo storico fidanzato. Stavano insieme dai tempi del liceo e da allora non si erano mai più separati. Ben era un ragazzo fantastico ed era perfetto per lei.

- Si, forse hai ragione – le dissi.

- Se vuoi pomeriggio, visto che non lavoriamo, possiamo andare insieme a provarne qualcuno – mi propose.

In effetti quella mi sembrava un’ottima idea. A dire il vero ci sarei voluta andare con Edward, ma dopo quello che era successo forse non era il caso.

- Hai ragione, la tua è un’ottima idea. Ti passo a prendere io e ci andiamo. Mi serve il tuo parere – le dissi sorridendogli.

- Perfetto – mi rispose ricambiando il sorriso mentre io mi allontanavo visto che era appena entrata una signora in negozio.

Mi avvicinai a lei e la aiutai a scegliere un vestito. Il resto della mattinata passò così, tra un cliente e un altro.

Appena finimmo il turno ognuna tornò a casa e io dopo essermi cucinata un po’ di pasta pulì tutto e andai a farmi una doccia. Non appena uscì mi asciugai i capelli lasciandoli mossi. Dopodichè andai in camera a vestirmi. Indossai un paio di short di jeans con una maglietta a maniche corte rosella sulla quale indossai un giaccone a maniche corte sabbia. Indossai un paio di tronchetti dello stesso colore del giaccone e mi misi una collana e un bracciale rigido entrambi sulle tonalità del dorato. Una volta vestiti andai a truccarmi e quando fui pronta presi la borsa sabbia e uscì di casa dirigendomi a casa di Angela.

Quando fui fuori casa gli suonai con il clacson dell’auto e lei in poco tempo uscì di casa e salì in macchina. Ci dirigemmo direttamente nel miglior negozio di abiti da cerimonia di Phoenix e non appena arrivammo posteggiai e entrammo. Il negozio era bellissimo, molto grande e diviso in più settori. Da una parte vi erano gli abiti da sposa, da un’altra parte gli abiti per lo sposo e ancora più in là vi erano gli abiti per le damigelle e i vari abiti da cerimonie. Era davvero un bellissimo negozio ed era arredato con molto gusto.

Non appena ci videro entrare una donna si avvicinò a noi chiedendoci di cosa avessimo bisogno. Gli spiegammo tutto e lei ci condusse nel reparto “abiti da sposa” iniziando a farci vedere vari modelli di vestiti. Avevo già un’idea di che genere di vestito comprare, ma mi piaceva vederne un po’ di tutti i generi e magari indossarli, anche quei modelli strambi che già solo a vederlo sapevo che non li avrei mai comprati. Volevo distrarmi dai miei pensieri e lasciare perdere per un po’ gli ultimi problemi che c’erano stati. Tante volte mi era capitato di vedere dei film in cui c’era la ragazza che andava a scegliere l’abito e ne provava di tutti i gusti, solo per il piacere di ridere con la sua amica. Ed era quello che volevo io, anche se avrei tanto preferito che al posto di Angela ci fossero Alice e Rosalie, anche se comunque la compagnia di Angela mi era davvero tanto gradita, forse, perché era una delle poche ragazze che non si faceva mai gli affari degli altri, era molto discreta, pure troppo a volte.

Inizia a indossare vari modelli e con Angela non facevamo che ridere per le stramberie che indossavo.

- Non che carinissimo? – le domandai sarcastica dopo essermi provato l’ennesimo vestito che nemmeno morta avrei indossato per il mio matrimonio.

Era un vestito principesco. Stretto a corpino sopra e enorme sotto. Era tutto elaborato e mi faceva sembrava una donna di un’altra epoca. Faticavo perfino a camminare per paura che mi portassi a presso tutto quello che c’era intorno a me.

- Ma dai – mi rispose lei scuotendo la testa.

In fondo avevamo gusti molto simili. Entrai di nuovo in camerino e ne provai un altro. Era a modello sirena. Era a fascia e scendeva aderente fino alle ginocchia e da lì in poi si allargava formando una coda dietro di me. Inoltre abbinato al vestito c’era una sorta di cappello con una retina trasparente che avvolgeva la testa e parte della faccia. Decisamente nemmeno quello era il mio genere.

- E questo come lo vedi? E’ molto sexy, molto sexy and the city – le dissi avvicinandomi provocante.

Era evidente la mia nota ironica.

- Direi più sexy che the city – mi rispose lei scoppiando a ridere.

- Il cappello è carino, però – le dissi del tutto sarcastica.

Con quel coso in testa mi sentivo tanto un confetto.

- Non direi proprio – mi disse – Senta, gentilmente, gliene fa provare un altro? – chiese poi riferendosi alla commessa.

Entrai nel camerino e ne provai un altro, quello che mi aveva colpito da quando la commessa me lo aveva fatto vedere. Era decisamente il genere che cercavo, semplice, ma bello. Lo indossai e prima di uscire mi osservai per bene allo specchio. Mi scendeva perfettamente e mi sentivo a mio agio lì dentro. Era perfetto.

Aveva un corpetto leggiarmente lavorato che mi fasciava il seno e lo metteva in evidenza e poi scendeva largo. Aveva una coda leggere dietro e nella parte della gonna da qualche parte c’erano delle lavorazioni che si vedevano e non si vedevano. Uscì dal camerino e mi diressi verso Angela. Ero leggiarmente in imbarazzo, forse, perché quel vestito lo sentivo già mio.

- Eddai, non ti imbarazzare. Sei bellissima – mi disse notando subito il mio stato d’animo.

- Ti piace? – chiesi titubante.

- Sono senza parole. Sei…sono senza parole – mi rispose sorridendomi mentre io stessa capì che gli piaceva davvero.

Era bellissimo quel vestito e anch’io mi sentivo bella con quell’abito indosso. L’avrei comprato senza aspettare Alice e Rosalie, in fondo, il vestito era qualcosa di molto personale e volevo essere io a sceglierlo. Tanto sapevo che a loro sarebbe piaciuto pure, del resto in fatto di moda avevamo un po’ gli stessi gusti.

Mentre ero immersa nei miei pensieri sentì qualcuno applaudire e mi voltai per guardare di chi si trattava. Non appena i miei occhi videro chi era che aveva fatto quel gesto mi sentì morire dall’imbarazzo. Poco distante da me c’era Edward insieme a James, il suo compagno di scuderia e anche un suo amico al di fuori del lavoro. Era molto simpatico ed era un ragazzo alla mano. Notai che lui era vestito sportivo mentre Edward indossava un vestito nero lucido con una camicia e cravatta viola. Di sicuro era lì per il mio stesso motivo. Ero andato a comprare il vestito per il matrimonio. Erano lì che ci guardavano e applaudivano e io mi sentivo morire perché non avevo idea di quanto tempo era che erano lì a guardarci. Sperai che fossero appena venuti in modo da non aver visto il mio teatrino di prima. Era la prima volta che vedevo Edward dopo quello che era successo il giorno prima. Feci un respiro profondo cercando di non far apparire il mio imbarazzo e poi gli sorrisi.

- Che ci fate voi qui? – gli domandai.

- Shopping – mi rispose Edward ricambiando il sorriso.

- Devo dire che non sei niente male – gli dissi guardandolo per bene.

A dire il vero era stupendo, la cosa più bella che i miei occhi avessero visto, ma non potevo essere così esplicita. Non ero abituata a vederlo vestito così e, forse, per questo mi sembrava più sexy del solito.

- Tu, invece, sei stupenda – mi rispose lui avvicinandomi a me e baciandomi una guancia.

Mi guardò e entrambi ci sorridemmo di un sorriso sincero e vero, anche se nello sguardo di entrambi si poteva scorgere una vena di imbarazzo. Il nostro idillio di sguardi fu interrotto dall’arrivo rumoroso di un commesso che non avevo mai visto, ma che probabilmente stava aiutando Edward nella scelta del vestito. Lo osservai e notai che aveva un aspetto bizzarro.

- Ma cosa ci fa lei in questa parte del negozio? – disse l’uomo a Edward – ma allora è lei lo sposo e lei il testimone – continuò lui indicando James come “il testimone” – ma cosa fa? Mi prende in giro? Va beh dall’altra parte siete una bella coppia e certo state bene insieme. Comunque da lei non me l’aspettavo questo – aggiunse il commesso tutto d’un fiato.

Mi senti molto in imbarazzo per quello che aveva detto. Io e Edward come coppia? Lui lo sposo? Beh la cosa non mi sarebbe dispiaciuta per nulla. Nonostante questo cercai di spiegare l’equivoco anche se era un equivoco che mi piaceva più del lecito.

- No, no aspetti. Guardi che lui è veramente il mio testimone – dissi rivolgendomi all’uomo mentre mi sembrò di scorgere una delusione nello sguardo di Edward forse dovuto alla mia premura nel spiegare la situazione.

- Davvero? – mi chiese speranzoso il commesso.

- Si certo – gli risposi.

- Davvero? Meno male o Dio – disse l’uomo più a se stesso che a noi.

La sua espressione e le sue parole dicevano tutto e avevano confermato quello che avevo pensato non appena l’avevo visto. Era omosessuale e da come guardava Edward e da quello che aveva detto sembrava che il mio migliore amico gli piacesse e pure parecchio.

Edward se ne accorse e mi guardo sconvolto mentre io scoppia a ridere seguita a ruota da James e Angela. Anche Edward poco dopo scoppiò a ridere mentre il commesso ci guardava sconvolti, forse, non capendo il motivo delle nostre risate.

Non appena ci riprendemmo dalle risate io tornai in camerino a cambiarmi e Edward fece lo stesso, non prima però di avermi detto che mi aspettava a casa perché doveva portarmi in un posto. Mi vestì in fretta e andai insieme ad Angela dalla commessa che mi aveva aiutato dicendogli che prendevo il vestito e che sarei ripassata per le relative modifiche. Dopodichè accompagnai a casa Angela a poi andai a casa posteggiando la macchina, ma restando lì dentro fin quando non sarebbe arrivato Edward. Non sapevo dove volesse portarmi, ma sapevo che non vedevo l’ora di stare con lui, anche se mi faceva paura quelle che ci saremmo detti, perché qualcosa dovevamo pur dirla dopo quello che era successo. E, forse, io non volevo sapere il motivo che lo avesse spinto a baciarmi perché troppa era la paura che mi dicesse che si era trattato solo di un errore.

 

I vestiti di Bella:

http://img3.imageshack.us/i/vestitibella4.png/][IMG]http://img3.imageshack.us/img3/5452/vestitibella4.th.png

 

Il vestito principesco:

http://img690.imageshack.us/i/vestitoprincipesco.jpg/][IMG]http://img690.imageshack.us/img690/2554/vestitoprincipesco.th.jpg

 

Il vestito a sirena:

http://img528.imageshack.us/i/vestitoasirena.jpg/][IMG]http://img528.imageshack.us/img528/5452/vestitoasirena.th.jpg

 

Il vestito che compra:

http://img163.imageshack.us/i/vestitobella.png/][IMG]http://img163.imageshack.us/img163/1189/vestitobella.th.png

 

Il vestito che compra Edward:

http://img132.imageshack.us/i/vestitoedward.png/][IMG]http://img132.imageshack.us/img132/9623/vestitoedward.th.png

 

 

URL=http://img682.imageshack.us/i/vestitiedward3.png/][IMG]http://img682.imageshack.us/img682/9884/vestitiedward3.th.png[/IMG][/URL]

Risposte alle vostre recensioni:

 

- samy88: Sono contenta di sapere che la storia ti piace, mi auguro che sarà così anche in futuro.

 

- cloe cullen: Si, hai perfettamente ragione. Bella è una con la testa sulle spalle ed è questo il motivo per cui sa che protendere dalla parte di Edward è sbagliato e poi vuole molto bene a Jacob e non vorrebbe farlo soffrire. Diciamo che ci sono una serie di fattori che gli impediscono di seguire il cuore.

 

- eliza1755: Si, la notizia del matrimonio ha fatto aprire gli occhi a Edward anche se lui stesso sa che la situazione è molto complicata. Bella diciamo che lo capirà, a volte i fatti, gli sguardi valgono più di mille parole, anche se fa sempre bene avere una conferma rispetto a quelle che sono supposizioni. Il prologo ti fa paura? Beh diciamo che non prospetta nulla di buono. Chissà.

 

- costi84: Mi piace lasciarvi in suspance per un po’. Quanto a ricordare il passato sta tranquilla che aggiornerò quanto prima. Devo solo finire di scrivere il capitolo e mi manca poco.

 

- ledyang: Sei sempre troppo gentile con i complimenti, non so se me li merito davvero, comunque grazie.

 

- TanyaCullen: Felicissima che il bacio ti sia piaciuto quanto a Jacob non è detto che lui non sappia di chi sia innamorato davvero Edward. Sono comunque contentissima di essere riuscita con il capitolo a toglierti dalla testa tanti pensieri, in fondo queste storie servono un po’ anche a questo. Aspetto con ansia il tuo aggiornamento.

 

- gamolina: Beh diciamo che Bella ci sta arrivando, ma non è detto che una volta che ci arriverà la situazione cambierà.

 

Un grazie di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento e recensite. Un bacio.

 

 

Altre mie storie su Twilight

Ancora in  corso

 

!?...Quando l’amore ti cambia la vita…!?

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=394174&i=1

 

 

 

L’amore è magia

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=393144&i=1

 

 

Ricordare il passato

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=392921&i=1

 

 

 

L’odio è amore

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=422379&i=1

 

 

 

Bisogna sbagliare per conoscere la verità

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=453783&i=1

 

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Luna Park ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie Meyer

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.

 

Eccomi qui con un altro aggiornamento. Ci tenevo a sottolineare in questo e nel prossimo capitolo che sarà il continuo il tipo di rapporto che c’è tra Bella e Edward. spero di esserci riuscita. Se vi va fatemi sapere che ne pensate. Un bacione e buona lettura a tutti.

 

BISOGNA SBAGLIARE PER CONOSCERE LA VERITA’?

 

Capitolo 9

Luna Park

 

POV BELLA

Restai ad aspettare Edward solo per pochi minuti mentre ascoltavo la musica in macchina. Dopo pochi minuti lui arrivò e bussò nel finestrino faccendoni sussultare visto che ero completamente immersa nei miei pensieri. Indossava un paio di jeans bianchi leggermente strappati, una maglietta maniche lunghe grigie che lui aveva svoltato fino ai gomiti e un paio di grigio fumo e bianche della Lacoste. Era bellissimo come sempre. Chiusi la mia macchina e salì sulla sua. Non sapevo dove mi stesse portando e non avevo nemmeno il coraggio di chiedergli anche perché in macchina c’era un silenzio tombale che nessuno dei due sembrava voler eliminare. Avevo paura a chiedergli spiegazioni per quel bacio, paura che scoprissi che lui l’aveva vissuto in modo diverso rispetto a me, ma allo stesso tempo volevo sapere cosa gli fosse passato per la testa. Ero divisa in due parti, da un lato c’era l’io razionale che voleva sapere e dall’altra c’era l’io irrazionale che speravo con tutto il cuore che lui non dicesse niente.

- Questo silenzio è una tortura – esordì lui dopo almeno un mezz’ora abbondante di silenzio.

- Non potrei essere più d’accordo – gli risposi sincera.

- Immagino tu voglia una spiegazione al mio comportamento di ieri – mi disse più che come domanda come affermazione.

Sapevo che era arrivato il momento della verità, ma avevo troppo paura. Una cosa sola non avrei mai potuto permettere nella mia vita, rovinare in qualche modo il rapporto con Edward e se per fare questo dovevo restare con il dubbio di quel bacio l’avrei fatto senza problemi.

- Credo che non ci sia nulla da dire. E’ successo. E’ stato un errore e non capiterà più. Va bene così. Non riparliamone più – gli dissi tutto d’un fiato prima che me ne pentissi.

L’io irrazionale aveva vinto. La pura di sapere che per lui fosse davvero un errore era troppo forte quindi meglio giocare d’anticipo e non permettere a lui di dirmi niente. Lo osservai e mi sembrò di vedere un’espressione di delusione nel suo volto e non sapevo come interpretare la cosa.

- Veramente io vorrei spiegarti, farti capire cosa mi è passato per la testa – mi disse lui.

- Edward davvero. Non c’è nulla da dire. Preferisco cambiare argomento. Jacob non saprà mai nulla se è questo quello che ti preoccupa – lo informai mentre la nota di delusione del suo volto aumentava.

- Come vuoi – si limitò a rispondermi prima di cambiare canzone allo stereo.

Il discorso era caduto e io non avevo saputo niente, ma era meglio così. Meglio restare con il dubbio piuttosto che avere la certezza di essere una stupida che aveva sentito un’elettricità che non c’era in un bacio dato davvero per sbaglio.

- Allora, adesso che abbiamo chiarito tutto mi dici dove mi stai portando? – gli domandai.

- A divertirci un po’ – mi rispose sorridendomi anche se vedevo nei suoi occhi l’espressione delusa di prima.

- E a cosa devo questo divertimento? – gli domandai.

- Ti restano tre settimane prima di sposarti. Dopo il matrimonio dubito che potrai divertirti come ora – mi rispose.

- I ragazzi sono sposati, ma si divertono ancora un casino – gli feci notare.

- Hai ragione. Non ho formulato bene la mia risposta. Dopo il matrimonio dubito che potrai divertirti come ora con me, considerato soprattutto che ti trasferirai e chissà quando ti rivedrò – mi disse.

- Potresti evitare di pensare così negativo? Un’amicizia come la nostra non finirà certo con un matrimonio o con un pugno di chilometri di distanza -  gli dissi anche se non ero convinta nemmeno io delle mie parole.

Sapevo che lui aveva ragione, il nostro rapporto fra circa tre settimane sarebbe inesorabilmente cambiato e questo mi faceva un male cane.

- Questo è ovvio, ma niente sarà più come prima. Ti porterai via una parte di me ne sei consapevole vero? – mi chiese.

- E a te resterà una parte di me, siamo pari no? – gli risposi sincera, ma allo stesso tempo cercando di sdrammatizzare.

- Sempre sarcastica tu – mi rispose lui sorridendo.

Continuammo a parlare del più e del meno ristabilendo il solito clima che c’era tra di noi. L’imbarazzo di prima sembrava svanito ed ora eravamo ritornati i soliti amici di sempre, anche se, ormai, ero consapevole che lui era molto più che un amico per me.

Dopo una mezz’oretta buona arrivammo a destinazione e Edward posteggiò la macchina. Scendemmo dalla macchina e mi accorsi che mi aveva portato in un Luna Park. Quale miglior posto per divertirsi? Io e lui adoravamo i Luna Park e adoravamo divertirci in questo modo, in fondo eravamo ancora dei bambinoni.

- Oggi te l’ho già detto che ti adoro? – gli domandai.

- Direi di no – mi rispose sorridendo.

- Ti adoro – gli dissi.

- Fa sempre piacere sentirselo dire – mi rispose schioccandomi un bacio sulla guancia che io prontamente ricambiai.

Entrammo al Luna Park e potei osservare quanto fosse bello. Era grande e pieno di giostre di vari tipi. Sapevo già che mi sarei divertita da morire. Subito andammo a farci i primi giri lasciando la ruota panoramica per ultima. Era la nostra tradizione. Facemmo i giri in varie giostre anche le più spericolate e ci stavamo divertendo un mondo. Era bello trascorrere il tempo con Edward e avrei tanto voluto che quella serata non finisse mai.

- Edward il tiro al bersaglio – gli dissi indicando una capannone dove lo facevano.

Edward era bravissimo, vinceva sempre. Non sbagliava mai nemmeno un tiro. E ogni volta che andavamo al Luna Park con i ragazzi io, Alice e Rosalie finivamo per litigare per chi doveva prendersi il peluche gigante che davano a chi non sbagliava nemmeno un colpo. Alla fine ero sempre io a prenderlo e le ragazze dicevano che non c’era storia con me perché Edward quando si trattava di me non era mai oggettivo e ad essere sincera la cosa non poteva farmi che piacere.

- Prova tu – mi disse lui una volta avvicinataci al capannone.

- Si certo come no. Così mi prenderai in giro in eterno – gli risposi.

Lui non mi ascoltò nemmeno. Pagò due giocate, e già da lì capì che avrebbe fatto giocare pure me, e poi si avvicinò a me e si posizionò dietro di me per aiutarmi. Io presi la pistola e lui mise le sue mani sulle mie cercando di far cadere qualche lattina.

Sembrava di essere in Paradiso, Edward era dietro di me e il suo corpo combaciava perfettamente con il mio. Potevo sentire i suoi pettorali scolpiti aderirmi sulla schiena, il suo respiro regolare sul mio collo, il suo profumo maledettamente buono inebriarmi tutte le narici e le sue mani stringere le mie in un contatto che mi provocava elettricità.

- Vedi che c’è l’hai fatta? Cinque su dieci è un buon traguardo per essere la prima volta – mi disse lui risvegliandomi dai miei pensieri.

Guardai le lattine e mi accorsi che cinque le avevo davvero buttate giù grazie a Edward. Mi voltai verso di lui e mi ritrovai il suo viso a mezzo centimetro dalla mia faccia e sentivo che una voglia di baciarlo mi stava sopraffando. Cercai di tornare a far funzionare il cervello e mi buttai addosso a lui abbracciandolo e riempiendo la sua guancia di baci come ringraziamento. Almeno quello mi era permesso.

- Adesso tocca a te – gli dissi impaziente che iniziasse a giocare lui.

Prese la pistola e iniziò a sparare. Come previsto non sbagliò un colpo.

- Complimenti. Non hai sbagliato nemmeno un colpo e ti sono rimasti ancora cinque colpi. Questo significa che hai vinto un peluche gigante. Scegli quello che ti piace – gli disse la proprietaria del gioco.

- Scricciolo? – mi chiamò lui con chiaro riferimento di scegliere il peluche che preferivo.

Mi guardai attorno per vedere i peluche e qualcosa colpì la mia attenzione.

- Scusi signora, se gioca ancora una volta e vince può prendere anche due peluche giganti? – chiesi alla proprietaria.

- Certo, ma per vincerne un altro deve fare lo stesso gioco di prima. Su quindici colpi ne deve fare dieci esatti e cinque gli devono rimanere altrimenti gli toccherà prendere qualche peluche più piccolo.

- Bene, allora si paghi un’altra giocata – gli dissi prendendo dalla borsa il portafoglio.

- Posso capire che intenzioni hai? – mi chiese Edward stupito del mio comportamento.

- Devi giocare di nuovo. Poi ti spiego tutto – gli dissi mentre estraevo una banconota per pagare.

- Ferma, pago io – mi disse bloccandomi la mano e uscendo una banconota dal suo portafoglio mentre io sbuffai.

- E’ praticamente impossibile fare un’altra giocata come quella di prima. Non puoi nemmeno sbagliare un colpo – gli disse la signora rivolgendosi a Edward.

- Non c’è nulla di impossibile – gli risposi sorridendogli.

Edward prese la pistola e iniziò a sparare. In pochi secondi terminò e tutto andò secondo i miei piani. Aveva vinto di nuovo senza sbagliare un colpo.

- Complimenti. Per fortuna non tutti giocano come te altrimenti avrei potuto chiudere – disse la signora a Edward facendoci ridere entrambi.

- Glielo dicevo io che nulla è impossibile – gli feci notare.

- Ha ragione. Allora signorina il suo ragazzo gli da l’opportunità di scegliere. Prego – mi disse indicando i vari peluche che c’erano.

Aveva indicato Edward come il mio ragazzo, involontariamente ne fui contenta. Era bello pensare a Edward come il mio ipotetico ragazzo, anche se la cosa era altamente impossibile.

- Veramente non…– stava iniziando a dire Edward per smentire ciò che la signora aveva detto.

- Allora amore voglio quei due – dissi interrompendolo per non farlo finire e indicando due peluche vicini messi in un angolo del capannone.

- I due cavalli? – chiese la signora.

- Si esatto, quelli – continuai io mentre Edward mi guardava stranito.

Erano due peluche bellissimi. Due cavalli sdraiati uno dai colori chiari e l’altro dai colori più scuri. Erano perfetti.

La signora ci prese questi peluche e poi dopo averla ringraziata per la cortesia io e Edward ci allontanammo.

- Mi spieghi perché gli hai fatto credere che davvero stessimo insieme? – mi chiese lui non appena ci fummo allontanati un po’.

- Ti da fastidio? – gli domandai.

- Assolutamente no. Ero solo curioso di sapere cosa ti passa per la testa – mi disse.

- Se la signora ha creduto così non vedevo perché dovevamo far crollare le sue aspirazioni – gli dissi mentendo chiaramente.

La verità era che il mio era stato solo un capriccio infantile. Volevo che quella donna credesse che io e lui stessimo insieme perché questo era quello che volevo io, anche se non era possibile.

- Bene. Allora scricciolo dove vuoi che ti porta adesso il tuo fidanzato? – mi chiese malizioso.

- Sulla ruota panoramica ovviamente – gli dissi sorridendogli.

Ci avvicinammo alla ruota e affidammo i pupazzi al controllore dei biglietti, dopodichè salimmo e quasi subito la ruota iniziò a girare. Era tremendamente rilassante.

- Allora posso capire perché hai voluto prendere quei peluche? A parte i colori sono praticamente identici – mi domandò.

- Quello chiaro sembra femmina, mentre quello scuro sembra maschio – gli dissi.

- E questo sarebbe il motivo? – mi chiese scioccato.

- Certo che no, stupido – gli risposi dandogli una pacca sulla testa.

- E allora? – mi domandò curioso.

- Quando li ho visti ho pensato a noi. Innanzitutto perché sono cavalli e noi due adoriamo i cavalli, poi per il fatto che sembrano maschio e femmina e poi perché ci serviranno per ricordarci questo giorno. Io prenderò quello scuro che sembra quello maschio e di conseguenza rappresenta te, mentre tu prenderai quello chiaro che rappresenta me e così quando li guarderemo ci ricorderemo di questa giornata, ma soprattutto ci ricorderemo di noi. Sarà come avere una parte dell’altro sempre con noi. E poi erano così teneri – gli spiegai.

- Tu hai la mente molto contorta. Vedi cosa hai pensato nel giro di dieci secondi. Però l’idea mi sembra ottima. Sei un tesoro davvero – mi disse dandomi un bacio sulla guancia che io ricambia due volte.

Continuammo a goderci il giro nella ruota ammirando il bellissimo paesaggio mentre io appoggiai la testa sulle spalle di Edward e gli presi la mano intrecciando le sue dita alle mie. Avevo un disperato bisogno di quel contatto. Lui prese l’altro mano libera e mi abbracciò stringendomi di più a sé. Sembrava che tutto l’Universo girasse con l’unico scopo di unirci.

Quando il girò terminò mi dispiacque tantissimo perché dovetti eliminare quel contatto, ma nonostante questo lasciai la mia mano nella sua. Prendemmo i peluche e poi ci incamminammo verso una bancarella dove vendevano hot dog, visto che era già ora di cena, Mangiammo e poi ci incamminammo verso la macchina. Edward mise i peluche nel sedile di dietro e poi tornò a guardarmi.

- Sai una cosa? Mi dispiace tornare a casa. Questa è stata una delle giornate più belle della mia vita – gli dissi sincera.

- Non ho ancora detto che è finita. Abbiamo ancora tutta la notte davanti. Ti consiglio di chiamare Jacob e inventarti qualcosa per giustificare la tua assenza stanotte. C’è ancora un posto dove ti devo portare – mi informò.

- Stai dicendo sul serio? – gli chiesi sorridendogli di un sorriso che dedicavo solo a lui.

- Non so come fai, ma quando sorridi tu sembra che tutto il mondo si illumini – mi disse baciandomi la fronte.

Nessuno mi aveva mai detto una cosa così bella e il fatto di sentirla pronunciare da lui mi metteva i brividi. Potevo davvero smettere di amarlo? No, non era possibile e più passavo il tempo con lui più mi accorgevo che il sentimento che avevo dentro cresceva a vista d’occhio. Volevo lui, ma soprattutto avevo bisogno di lui e sapere che fra poco non ci sarebbe più stato mi metteva una tristezza e un dolore infinito.

Non riuscì a dirgli niente dopo quella frase. Mi limitai ad abbracciarlo forte e a dargli un misero bacio sulla guancia per poi salire in macchina e dirigersi verso una meta per me ancora ignota. Dovevo chiamare solo Jacob per avvisarlo, anche se davvero non ne avevo voglia. L’unica cosa che volevo era che quella nottata non finisse mai e se proprio doveva finire volevo risvegliarmi e scoprire che era tutto un brutto sogno, che io non dovevo sposarmi e che, di conseguenza, non dovevo cambiare città e quindi lasciare Edward. Se questo era il mio mondo, beh, volevo che qualcuno lo fermasse. Avevo un disperato bisogno di scendere.

 

I vestiti di Edward:

http://img27.imageshack.us/i/vestitiedward4.png/][IMG]http://img27.imageshack.us/img27/9288/vestitiedward4.th.png

 

Luna Park:

http://img519.imageshack.us/i/lunapark.jpg/][IMG]http://img519.imageshack.us/img519/9862/lunapark.th.jpg

 

http://img5.imageshack.us/i/lunapark2.jpg/][IMG]http://img5.imageshack.us/img5/1908/lunapark2.th.jpg

 

http://img513.imageshack.us/i/lunapark3.jpg/][IMG]http://img513.imageshack.us/img513/6286/lunapark3.th.jpg

 

I peluche:

http://img684.imageshack.us/i/pelucheu.jpg/][IMG]http://img684.imageshack.us/img684/8403/pelucheu.th.jpg

 

 

 

Risposte alle vostre recensioni:

 

- sbrilluccica: Beh, in effetti è proprio brutto per Edward vedere Bella vestita da sposa sapendo che non è sua. In questo e nel prossimo capitolo soprattutto si vedrà quanto forte è il legame che lega questi due.

 

- eliza1755: Beh diciamo che questo doveva essere un capitolo di chiarimento, anche se non credo lo sia molto. Bella ha paura di sentire la verità e i motivi mi sembrano ovvi, anche se comunque non potrà fuggire per sempre dalla verità. Spero che ti piacerà il modo in cui ho deciso di impostare la storia nei prossimi capitoli.

 

- crista: Beh diciamo che hai saputo dove l’ha portato, ma la serata non è ancora finita. Quanto alla dichiarazione credo che dovrai attendere ancora per un po’.

 

- costi84: Beh direi che ci hai azzeccato alla grande. Credo che tutti al posto di Edward avrebbero voluto sprofondare in un abisso senza fine. E hai perfettamente ragione nel dire che quel vestito rappresenta molto più di un semplice vestito, diciamo che per entrambi rappresenta la possibilità di una vita infelice.

 

- ledyang: E lo so, ma prima o poi il vestito andava scelto. Vediamo adesso come si evolvono le cose.

 

- gamolina: Sono contenta di sapere che il vestito che ho scelto ti sia piaciuto. Beh per il cagnolino come l’hai chiamato tu sarebbe potuto andare bene qualunque cosa, ma in fondo la scelta dell’abito credo sia fatta indipendentemente dallo sposo altrimenti ti assicuro che ne avrei scelto uno diverso. Beh diciamo che ottusabel per adesso è proprio ottusa anche se inizia a porsi qualche domanda.

 

 

Un grazie di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento e recensite. Un bacio.

 

 

Altre mie storie su Twilight

Ancora in  corso

 

!?...Quando l’amore ti cambia la vita…!?

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=394174&i=1

 

 

 

L’amore è magia

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=393144&i=1

 

 

Ricordare il passato

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=392921&i=1

 

 

 

L’odio è amore

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=422379&i=1

 

 

 

Bisogna sbagliare per conoscere la verità

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=453783&i=1

 

 

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Io e Edward ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie Meyer

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.

 

Eccomi qui con un altro capitolo. Saprete così dove Edward ha deciso di portare Bella. Mi auguro che il capitolo sia di vostro gradimento. Un bacione e buona lettura a tutti.

 

 

Capitolo 10

Io e Edward

 

POV BELLA

Avevo chiamato Jacob per avvisarlo che sarei rimasta a dormire a casa di papà perché ero stanchissima e avevo gli occhi che mi si chiudevano da soli. Si era perfino offerto di venirmi a prendere, ma avevo declinato l’invito dicendo che già mi ero messa il pigiama e che quindi non mi sarei mossa da lì. Mi disse che nemmeno Edward era a casa e gli provai a convincerlo che forse era con qualche ragazza, ma lui sembrò titubante considerato che lui diceva che aveva un sacco di tempo che non vedeva Edward con qualcuna a parte me, s’intende. Jacob di solito dormiva a casa sua e di Edward quindi non avrei avuto problemi se non mi trovava a casa, ma purtroppo lui aveva l’abitudine di passare da me ogni volta che tornava da lavoro e non trovandomi avrebbe fatto un casino della malora. Quindi avvisarlo era l’unica soluzione. Speravo solo che non si trovasse a parlare con papà altrimenti sarebbe finita male. Adesso io e Edward eravamo in macchina verso una destinazione che solo lui conosceva.

- Mi dici dove andiamo? – gli chiesi per l’ennesima volta.

- Quale parte della frase “lo vedrai appena saremmo arrivati” non ti è chiara? – mi domandò lui sarcastico.

- Sei crudele. Sai quanto sono curiosa e ci marci su questo – gli dissi facendo finta di mettere il broncio.

- Quando fai la finta arrabbiata sei fantastica. Ti adoro proprio – mi disse.

- Io, invece, ti adoro sempre – mi lascia sfuggire involontariamente mentre notai che lui sorrideva più a se stesso che a me.

Magari quello che avevo detto gli faceva piacere, in fondo, era la verità.

- Proprio non ci riesco – disse lui all’improvviso mentre c’era stata una pausa di silenzio mentre posteggiava la macchina.

Dovevamo essere arrivati.

- A fare cosa? – gli domandai curiosa.

- Da quando mi hai detto che ti sposi e che te ne andrai da Phoenix sto cercando di pensare a come sarà dopo, a come sarò dopo e, davvero Bella, non riesco ad immaginarmi senza di te – mi disse lui posteggiando la macchina.

Perché anch’io la pensavo così? Perché quello che stava dicendo rispecchiava in pieno quello che pensavo io?

Entrambi uscimmo dalla macchina e lui si avvicinò a me.

- Edward… – stavo cercando di rispondergli io anche se davvero non sapevo cosa dirgli.

- Sshhh Bella, non dire nulla, non serve – mi disse lui prendendomi la mano mentre insieme ci dirigevamo verso la struttura che si parava di fronte a noi.

Non appena entrai mi resi conto che era una struttura che ospitava una grande pista di Go Kart, un’altra passione che avevamo in comune io e Edward. Certo lui era bravissimo considerato che faceva il pilota di professione, ma io diciamo che non me la cavavo male, anche se con lui non c’era davvero storia.

Era una passione che era nata da bambini, mentre alla televisioni guardavamo le gare di formula uno. Io ero un vero e proprio maschiaccio per queste cose, invece di giocare con le bambole preferivo di gran lunga una bella corsa di macchine o di moto alla tv. Alice e Rosalie davano la colpa a Edward per questo, dicevano che noi ci influenzavamo troppo e che passando così tanto tempo insieme finivamo per costruire dei gusti e delle passioni comuni. Di questo ne sono sempre stata orgogliosa, perché con lui posso dire davvero di avere tanto, troppo in comune e sono felice perché lui è una splendida persona, la migliore che io conosca.

- Edward io ti adoro – gli dissi saltandogli praticamente addosso.

- Mi sono informato e ho visto che qui la notte è aperto, così ho pensato di fare tutto in un giorno. Sappi solo che dopo che finiamo qui c’è ancora un ultimo posto dove dobbiamo andare – mi informò mentre io ancora era appiccicata a lui.

- E io allora ti adoro ancora di più – gli dissi sbaciucchiandogli una guancia.

- Bene signorina, adesso mettiti il casco e andiamo a fare una corsa – mi disse sorridendomi sghembo.

- Con molto piacere – gli risposi mentre entrambi ci dirigevamo verso la cassa dove si pagava e dove ti davano i caschi.

Una volta presi i caschi ognuno di noi prese un Go Kart e ci mettemmo tutti e due vicini pronti a partire.

- Avanti lumachina inizia a correre – mi disse lui mentre io iniziai davvero a correre.

Mi stavo divertendo un sacco, era bellissimo quel gioco e pensare che Edward lo faceva come lavoro mi eccitava da morire. Correre a quella velocità su una pista doveva essere una cosa fantastica e Edward amava farlo, si vedeva da come parlava del suo lavoro.

Arrivammo a destinazione e fu io a vincere.

- E brava la lumachina. L’allievo che supera il maestro – mi disse lui sorridendomi.

- Solo perché il maestro ha lasciato vincere di proposito l’allievo – gli risposi.

Sapevo che mi aveva fatto vincere apposta, potevo pure essere brava, ma con lui non c’era davvero storia. Continuammo a fare dei giri nella pista tanto per divertirci e passammo quasi tre ore lì dentro tra scherzi, corse e risate. Dopodichè uscimmo e ci dirigemmo di nuovo in macchina.

- Chiederti di dirmi dove andiamo è inutile vero? – gli chiesi.

- Vedo che incomincia a capire – mi rispose.

Passammo tutto il tempo del viaggio a parlare del più e del meno e io non potei fare a meno di pensare che non volevo che quella nottata terminasse. Stavo troppo bene per porre fine a tutto. Dopo circa una mezz’oretta arrivammo nella nuova destinazione e Edward posteggiò la macchine e scese seguito a ruota da me. Percorremmo un paio di metri a piedi e poi arrivammo davanti una bellissima pista di pattinaggio all’aperto. Era splendida, ma ciò che più contava era che io adoravo andare lì.

Edward in una giornata mi aveva fatto fare tutte le cose che mi piacevano di più e questo dimostrava quanto davvero mi conoscesse.

- Dovevo immaginarlo che adesso era il turno della pista di pattinaggio – gli dissi.

- Se non l’hai immaginato significa che non sono così prevedibile – mi rispose lui sorridendomi prima di allontanarsi.

Di sicuro era andato a prendere i pattini. Osservai la pista e notai quanto era bella e il fatto che fosse tarda notte la rendeva ancora più bella. Aveva un non so che di romantico. Poco dopo Edward tornò con due paia di pattini ciascuno e entrambi gli indossammo iniziando a volteggiare in quella lastra di ghiaccio.

Non eravamo certo dei professionisti, anzi non sapevamo pattinare nemmeno troppo bene, ma era divertente e anche le cadute, soprattutto le mie ci facevano ridere un sacco.

Nemmeno il tempo di formulare questo pensiero che mi ritrovai con il sedere a terra. Sbattei anche il gomito sulla lastra di ghiaccio e non potei fare a meno di lamentarmi. Edward mi fu subito vicino.

- Va tutto bene? – mi chiese aiutando a rialzarmi.

- Si – mi limitai a rispondergli.

- Ti sei fatta male? – mi domandò.

- No, no, cioè si, un pochino – gli dissi optando poi per le verità e toccandomi il gomito dolorante.

- Fammi dare un’occhiata – mi disse guardandomi il gomito.

C’era solo un piccolo graffietto, nulla di che, anche se comunque mi bruciava parecchio.

- Oh guarda, guarda qua. E’ profondo, uno squarcio profondo – mi prese in giro lui.

- Un vero crepaccio – continuai io stando al gioco.

Tutti e due scoppiammo a ridere come due bambini.

- Vieni qui dai che sistemiamo tutto in un attimo – mi disse dolcemente prendendomi per mano e facendomi sedere su una panchina ai lati della pista.

Prese la cassetta del pronto soccorso che c’era al margine della pista, messa apposta per tutti coloro che come me erano delle attira disgrazia e ne estrasse nel cotone, del disinfettante e un cerotto.

- Ecco fatto scricciolo – mi disse sorridendomi dopo avermi disinfettato la ferita e messo il cerotto.

- Grazie mille, sei un tesoro – gli dissi mentre notavo che lui aveva alzato gli occhi al cielo per guardare le stelle.

La stessa cosa feci io rapita come lui da quella notte stellata.

- Guarda quel gruppo di stelle, sembrano formare un trono. Sono bellissime – gli dissi sinceramente colpita da quel disegno del cielo.

- Quella è Cassiopea – mi disse.

- Cosa? – gli domandai non capendo cosa volesse dirmi.

- Quel gruppo di stelle che dici tu formano una costellazione che si chiama Cassiopea. Molto tempo fa in Etiopia regnava una regina chiamata Cassiopea che credeva di essere in assoluto la donna più bella del mondo intero, non c'era suddito che non fosse rimasto vittima delle sue sfrenate vanità. Un giorno, però, esagerò e offese gli dei, non ricordo che cosa fece o chi offese, ma fu qualcosa di brutto, aveva passato il limite. Per quel gesto Poseidone, dio del mare, punì Cassiopea ponendola nella volta celeste, ma a testa in giù sul trono, in eterno coperta dalle vesti ripiegate e col pulsare del sangue in testa ed ora è solo una costellazione nel cielo. Un mucchietto si stelle nel cielo a forma di trono. Aveva commesso un solo tragico errore – mi spiegò lui.

- E ha pagato in eterno – conclusi io.

Quella storia mi ricordava me, o meglio mi faceva capire che da un solo sbaglio si poteva rovinare una vita intera e, forse era questo quello che sarebbe successo a me, forse con quella storia Edward voleva farmi capire qualcosa, forse sposare Jacob era un errore di cui avrei pagato in eterno.

- Esatto – mi disse guardandomi e spostandomi una ciocca di capelli che mi ricadeva sugli occhi.

Avvicinò il suo volto al mio talmente tanto che mi sembrò volesse baciarmi, ma poi abbassò la testa e, invece, di baciare le mie labbra mi baciò il gomito dove poco prima mi ero fatta male.

Era terribilmente dolce e io nel giro di una serata lo stavo amando ancora di più se possibile. Avrei tanto voluto che la nostra vita fosse stata diversa, eppure dovevo accettare la realtà. Lui non era mio.

Tornò a guardami negli occhi e per un momento mi persi dentro quello sguardo che mi sembrava carico di amore per me, o forse era questo quello che volevo vedere.

- Bella non lo fare – mi disse all’improvviso.

- Cosa? – gli domandai curiosa.

- Sposarti. Non lo fare – continuò lui.

- E perché non dovrei? Dammi una buona ragione per non farlo – gli dissi un tantino acida anche se quello non voleva essere il mio intento, ma in quel momento non mi andava di parlare del matrimonio.

Volevo solo godermi quella serata con lui e non pensare a nient’altro.

- Hai ragione, scusa. Fai conto che non ti abbia detto nulla. Non ci sono motivi validi per non farlo – mi rispose mentre io quasi ci rimasi male per ciò che aveva detto.

Cosa mi aspettavo? Che mi dicesse di non farlo perché mi amava? Di non farlo per noi? Ero proprio un’illusa.

Calò di nuovo il silenzio, un silenzio imbarazzante, fin troppo imbarazzante.

- A cosa pensi? – gli chiesi volendo interrompere quel silenzio che si era formato tra di noi.

- Penso a noi – mi rispose semplicemente guardandomi negli occhi.

- Che vuoi dire? – gli domandai.

- Tutti, o almeno la maggior parte di noi, non ci rendiamo conto dei momenti significativi della nostra vita nel momento in cui li viviamo, cresciamo tranquilli e soddisfatti dando tutto per scontato, sia le cose che le persone, ed è solo quando stiamo per perdere tutto questo che capiamo quanto abbiamo sbagliato e ci rendiamo conto dell'importanza di questi momenti e di quanto li amiamo. E’ questo che penso, perché è questo che mi sta succedendo. A volte vorrei che la mia vita cambiasse – mi spiegò rafforzando il tono quando aveva detto la parola “amiamo”.

Sapevo si stava riferendo a noi e forse, iniziavo a credere che quello che provavo poteva essere ricambiato, che forse anche Edward provava qualcosa per me che andava oltre l’amicizia.

- Invece io no, non vorrei che la mia vita cambiasse perché altrimenti non sarei qui con te – gli risposi sincera.

- Se la metti su questo piano condivido anch’io con te – mi disse sorridendomi.

- Secondo te, ci sarà una prossima volta? Intendo noi due soli a divertirci e a fare quello che vogliamo, ci sarà un’altra giornata come questa? – gli chiesi.

Lo vidi diventare improvvisamente serio come se avesse indossato una maschera di tristezza, la stessa che sentivo sul mio volto.

- Sinceramente non credo – mi rispose e sapevo che era davvero sincero.

Restammo in silenzio per un po’, mano nella mano seduti su quella panchina a guardarci, fino a quando decisi di rompere quella tensione palpabile che si era andata creando.

-  Edward, come definiresti il nostro rapporto? – gli chiesi non sapendo nemmeno io bene da dove mi fosse uscita quella domanda.

Lui mi guardò più intensamente e poi mi sorrise sghembo.

- Reciproca sopportazione? – mi domandò sarcastico.

Era evidente che volesse alleggerire la tensione. Anch’io risposi al suo sorriso, ma subito tornai seria.

- A parte questo. Voglio dire che cos’è? E’ solo un’amicizia? Una splendida eterna amicizia? – gli domandai non riuscendo a capire da dove avessi trovato quel coraggio.

- Per me è ancora di più, è L’Amicizia, con la L e la A maiuscola, ma è ancora qualcosa che va oltre. E’ un qualcosa che non si può quantificare – mi disse anche se si vedeva chiaramente che parte di quello che aveva detto non era vero, o forse semplicemente ero che io volevo vedere questo perché speravo che anche lui mi amasse.

Restammo in silenzio per un po’.

- Sei mai stato geloso di me? Geloso non nel senso che non volevi che mi frequentassi con qualcuno, intendo geloso nel vero senso della parola – gli chiesi.

- Sempre, sono sempre stato geloso Bella. Pensa che sono così presuntuoso da pensare che al mondo nessuno possa volerti bene quanto te ne voglio io – mi rispose guardandomi intensamente negli occhi.

- Per me e lo stesso. Solo che io questo non lo chiamo amicizia, lo chiamo in un altro modo. Lo chiamo amore, probabilmente a modo nostro, ma sempre amore – gli dissi sincera.

- Si, hai ragione. Edward Cullen è innamorato della qui presente Bella Swan – mi disse mentre io restai stupita.

Non sapevo come interpretare quella frase, se come una dichiarazione o una risposta simpatica a quello che avevo detto. Volevo tanto saperlo.

- Anche io – mi limito a dire dicendo la verità.

Non saprà mai che questo “anche io” è vero, non saprà mai che lo amo, ma almeno so di averglielo detto, anche se sicuramente lui non ha capito che la mia era un dichiarazione vera e propria. Mi appoggiò al suo petto e lui mi stringe in un abbraccio mentre io giocherello con la sua mano.

Restiamo lì, in quella posizione per un bel po’, fino a quando sento le forze venirmi meno e mi accorgo di stare per entrare nel mondo dei sogni.

Quando mi risveglio è già mattina e sono nella stessa posizione in cui ero ieri sera, tra le braccia di Edward. Tutto ciò che avevo sempre voluto, tutto ciò di cui avevo sempre avuto bisogno era lì, tra le mie braccia e non potevo che esserne contenta. Mi accorsi che lui stava ancora dormendo, ma visto che mi ero mossa lo svegliai e non appena mi vide fra le sua braccia mi fece un sorriso sghembo fantastico.

- Buongiorno scricciolo – mi disse.

- Buongiorno anche a te – gli risposi.

- Se ogni giorno mi sveglierei con te accanto sarebbero tutti i giorni dei buongiorno – mi disse sorridendomi.

- Lo stesso vale per me – gli dissi.

- Mi sa che è ora di tornare a casa, la realtà ci reclama – mi disse.

- Lo credo anch’io, anche se non è proprio voglia – gli risposi.

Mi baciò una guancia e poi dopo esserci rimessi le scarpe, visto che eravamo rimasti con i pattini, andammo verso la macchina, dove per il resto del viaggio non facemmo altro che parlare del più e del meno. Ci fermammo perfino per fare colazione.

Arrivammo a casa che erano le undici di mattina, posteggiammo la macchina e prendemmo ognuno il nostro peluche, poi scendemmo e salimmo a casa.  Arrivai davanti la porta di casa e la aprì.

- Vuoi entrare? – chiesi a Edward.

- No grazie scricciolo, preferisco andare a fare una doccia e poi fra tre ore ho le prove per la gara di dopodomani, quindi mi tocca andare a lavoro prima. Ci vediamo di pomeriggio magari – mi disse sorridendomi sghembo.

- Ok, anch’io vado a farmi una bella doccia. Ne ho proprio bisogno. Buon lavoro, anzi buon divertimento e stai attento per favore, mi raccomando – gli dissi considerato che il suo lavoro aveva comunque un certo rischio.

Non erano pochi i casi di piloti morti durante le gare. Non volevo nemmeno pensarci, perché il solo pensiero mi metteva i brividi. Edward mi diede un bacio a sulla guancia che io ricambiai e poi andò di fronte a me dove c’era appunto la porta di casa sua.

- Bella? – mi chiamò visto che io stavo già entrando dentro.

Mi meravigliavo che non mi avesse chiamato “scricciolo”. Di solito mi chiamava per nome solo quando doveva dirmi una cosa importante.

- Dimmi – gli dissi voltandomi per guardarlo.

Un corridoio stretto ci separava, ma i nostri sguardi erano talmente puntati l’uno sull’altro che sembravamo essere vicinissimi.

- Riguardo all’altro giorno, vorrei pentirmi di averti baciata, ma non posso perché è la cosa più bella che mi sia mai capitata – mi disse sorridendomi sghembo prima di entrare a casa e chiudere la porta.

Restai impalata come una stupida davanti la porta di casa, non mi aspettavo certo che mi dicesse una cosa del genere, ma ero felice e il mio cuore aveva iniziato a fare le giravolte. Forse, e ribadisco forse, non mi ero sbagliata del tutto, forse Edward mi amava così come io amavo lui. L’unica cosa che mi chiedevo era dove avrebbe portato tutto questo visto che io fra tre settimane mi sarei sposata e adesso ne ero certa più che mai che il mio futuro marito era la persona sbagliata. Sarei finita come Cassiopea, per un errore, uno solo, avrei pagato per tutta la vita, eppure non potevo più tirarmi indietro. Avevo dato la mia parola, avevamo organizzato tutto, era tutto pronto, ma io pero pronta? Sarei riuscita a dire “si lo voglio” a Jacob, sapendo di amare così tanto Edward?

 

Pista dei Go Kart:

http://img203.imageshack.us/i/pistagokart.jpg/][IMG]http://img203.imageshack.us/img203/4675/pistagokart.th.jpg

 

Pista di pattinaggio:

http://img231.imageshack.us/i/pistadipattinaggio.jpg/][IMG]http://img231.imageshack.us/img231/6949/pistadipattinaggio.th.jpg

 

 

Risposte alle vostre recensioni:

 

- samy88: Sono felice di sapere che la storia ti piace e che ti incuriosisce. Spero che continuerà ad essere di tuo gradimento.

 

- ledyang: Si, il cane per adesso non esiste, ma non è detto che in futuro non esisterà.

 

- sbrilluccica: Si, in effetti Bella sembra avere i prosciutti negli occhi, ma in questo capitolo sembra che inizia ad aprire gli occhi anche riguardo ai sentimenti di Edward.

 

- eliza1755: Beh diciamo che per il chiarimento vero e proprio del bacio dovrai aspettare ancora un po’, perché Bella ha troppa paura di sapere la verità mentre se fosse stato per Edward avrebbero chiarito subito. Nonostante questo nel capitolo Edward sembra molto chiaro in quanto al bacio. Non è certo un chiarimento, ma comunque Bella capisce che non lui non considera quel bacio un errore.

 

- costi84: Hai proprio ragione. Hai detto una frase che condivido in pieno ed è per questo che ho iniziato a scrivere. Voglio che almeno nelle mie storie esista l’amore vero e che questo possa vincere su tutto. Non posso dirti come andrà a finire la storia, anche perché ancora non lo so nemmeno io. Non è detto che i due finiscano insieme, ma condivido con te che almeno nelle favole l’amore debba vincere.

 

- Ed4e: Sono contenta che hai deciso di leggere anche quest’altra mia storia. Hai ragione, se Bella continua così finirà solo per inventare più bugie e per aumentare i suoi sensi di colpa, ma considera anche che questa non è una situazione facile. In effetti sposare Jacob sarebbe come andare contro ciò che ha promesso a sua madre, ma non è detto che lei abbia la forza di credere ai sogni se a discapito di questo deve esserci l’infelicità di una persona a cui lei vuole un bene immenso, alias Jacob. Diciamo che tutto può succedere.

 

- dany_96: Sono contenta che il capitolo ti piaccia. Comunque per quanto riguarda le altre storie alcune le posterò al più presto altre devo ancora finire di scrivere i capitoli nuovi. Ho un sacco di impegni tra la scuola e le altre cose e non ho tanto tempo, quindi posso solo chiederti di essere paziente e di aspettare.

 

 

Un grazie di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento e recensite. Un bacio.

 

 

Altre mie storie su Twilight

Ancora in  corso

 

!?...Quando l’amore ti cambia la vita…!?

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=394174&i=1

 

 

 

L’amore è magia

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=393144&i=1

 

 

Ricordare il passato

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=392921&i=1

 

 

 

L’odio è amore

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=422379&i=1

 

 

 

Bisogna sbagliare per conoscere la verità

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=453783&i=1

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Una chiacchierata con papà ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie Meyer

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.

 

Eccomi qui con un altro capitolo. Mi auguro che il capitolo sia di vostro gradimento. Un bacione e buona lettura a tutti.

 

 

Capitolo 11

Una chiacchierata con papà

 

POV BELLA

Ero sotto la doccia che pensavo alla nottata che avevo trascorso e mi rendevo conto che era stato tutto così meraviglioso che non riuscivo a trovare un aggettivo valido per descrivere tutto ciò, ma soprattutto per descrivere come mi ero sentita. Sembrava come se non esistesse nulla al fuori di noi due e questo era bellissimo, perché mi rendevo conto che non mi serviva nulla se non lui, anche se questo ero terribilmente sbagliato.

Uscì dalla doccia e subito mi asciugai i capelli legandoli in un’ordinata coda di cavallo, poi andai in stanza a vestirmi. Indossai un paio di pantaloni marroni e una maglietta maniche corte a righe marrone e beige. Infilai un paio di stivali marroni con il tacco e poi ci abbinai un bracciale, un paio di orecchini e un anello dello stesso colore. Stavo andando di nuovo in bagno per truccarmi, ma non ne ebbi il tempo perché sentì il mio cellulare squillare. Guardai il display e vidi che era mio padre.

- Ciao papà – gli dissi raggiante non appena risposi alla chiamata.

- Dove sei? – mi chiese senza nemmeno salutarmi.

Questa cosa non mi piaceva per nulla.

- A casa, dove vuoi che sia? – gli risposi cercando di evitare di fargli notare che era strano.

- Questo non lo so, sai come’è stanotte hai dormito da me e io nemmeno lo sapevo. Non vorrei che fossi a casa mia, ma che fossi diventata talmente trasparente da non vederti – mi disse con tono di rimprovero.

Bene, la mia bugia era stata scoperta. Possibile che ogni volta che mi inventassi una balla dovevo sempre essere scoperta? Era roba da non credere.

- L’hai detto a Jacob? – gli domandai sperando che non lo avesse fatto.

- Certo che no. Ti ho retto il gioco, ma voglio capire se è stato un bene o un male – mi disse.

- Non farti strane idee – mi limitai a rispondergli.

- Bella lo sai che non mi piace fare queste cose, ma se mia figlia e se serve proteggerti lo faccio. Questo, però, non significa che devo iniziare a mentire come un ragazzino di quindici anni – mi fece notare.

- Ok, hai ragione, ho sbagliato. Non dovevo metterti in mezzo – gli dissi.

- Non è questo il problema. Raggiungimi a casa, noi due dobbiamo parlare e prima di venire fermati da qualche parte e compra qualcosa da mangiare per pranzo – mi disse con tono perentorio prima di chiudere la conversazione.

Non mi diede nemmeno il tempo di rispondere e ciò significava che era leggiarmente arrabbiato e, in fondo, lo capivo. Aveva tutte le ragione per esserlo.

Andai in bagno a truccarmi, dopodichè presi gli occhiali da sole marroni e la borsa dello stesso colore e uscì di casa pronta ad affrontare le mie responsabilità. Presi la macchina e mi diressi verso casa di papà non prima però di fermarmi in un locale e comprare qualcosa da mangiare. Quando arrivai posteggiai la macchina e scesi. Suonai il campanello e non appena venne ad aprirmi entrai.

- Bistecca con patatine fritte, non c’era altro – gli dissi prima ancora di salutarlo mentre gli mostravo il sacchetto con il cibo.

- Va benissimo. Sai che adoro le bistecche – mi rispose lui dopo avermi salutato con un bacio sulla guancia.

Non dicemmo più nulla. Charlie era un tipo di poche parole, ma sapevo che quel silenzio significava che non trovava le parole adatte per dirmi ciò che pensava.

Feci finta di nulla e apparecchiai la tavola per mangiare. Era già l’una passata. Ci sedemmo a tavola e iniziammo a mangiare. Decisi di interrompere il silenzio iniziando a parlare del più e del meno, ad esempio gli chiesi come mai non era a lavoro. Nonostante iniziammo a dialogare c’era una tensione palpabile nell’aria e questo non mi piaceva. Quando finimmo di mangiare sparecchiai la tavola e iniziai a lavare i piatti e a pulire la cucina mentre Charlie andò in salotto a vedere la tv.

Quando terminai di pulire tutto andai anche io in salotto sedendomi sul divano insieme a lui. Guardammo la televisione fino a quando lui la spense e mi guardò.

- Bella mi spieghi che succede? – mi chiese.

Sapevo che quella conversazione gli costava parecchio. Lui non era mai stata un tipo invadente e mi aveva sempre lasciato vivere la mia vita senza essere troppo pesante. Diceva che dovevo fare i miei sbagli senza che lui stesse sempre lì pronto a correggermi, perché solo dai proprio sbagli si può imparare. Aveva sempre accettato tutte le mie decisione anche se spesso molto non le condivideva come ad esempio il fatto di non essere voluta andare all’Università, eppure mi aveva appoggiato anche lì. Ci era sempre stato e aveva cercato di essere un buon padre a anche una buona madre da quando mamma era morta. Gli dovevo tanto, troppo.

- Niente, non succede niente – gli risposi.

- Sono un paio di giorni che ti vedo strana, come se ci fosse qualcosa che ti turba, ti va di parlarne? – mi chiese dolcemente.

Preferì stare zitta e non rispondergli. Aveva capito che qualcosa non andava, ma io non sapevo se era giusto dirgli la verità, in fondo, era pur sempre mio padre e voleva molto bene a Jacob.

- Non sei mai stata il tipo che racconta bugie tanto meno alle persone a cui vuoi bene, posso capire perché hai mentito a Jacob? – mi domandò vedendo che io non rispondevo.

- Ho sbagliato. Dovevo dirgli la verità – gli risposi.

- Dove sei stata stanotte? – continuò lui vedendo che io mi mantenevo sulle mie.

- Con Edward – gli dissi sincera.

Non si meritava che io gli dicessi bugie.

- Con Edward? – mi chiese stupito.

- Non è come pensi. Non è successo nulla – precisai vedendo la sua espressione.

Non volevo che pensasse che avessi passato la notte con Edward in un altro senso rispetto a come davvero l’avevamo passata.

- Non penso nulla, infatti. Vorrei solo capirci qualcosa – mi disse.

- Non c’è nulla da capire. Ieri pomeriggio siamo andati al Luna Park, quando siamo usciti da lì era già tardi, ma Edward voleva portarmi alla pista di Go Kart e alla pista di pattinaggio e questo significava restare tutta la notte fuori casa, così ho chiamato Jacob e gli ho detto che restavo a dormire da te – gli raccontai sincera.

- E perché non gli hai detto la verità? – mi chiese.

- Perché non ero sicura che lui avrebbe capito. In fondo con Edward potevamo andarci un altro giorno, invece, che fare unica tirata tutta in un giorno – gli spiegai.

- E perché non ci siete andati un altro giorno? – continuò lui.

- Papà, ma tu da quando fai tutte queste domande? – gli chiesi.

- Da quando mi sono reso conto che c’è qualcosa che non va – mi spiegò.

- Che vuoi dire? – gli domandai.

- Bella tu sai che io non ti ho mai detto nulla su niente. Ti ho fatto vivere la tua vita secondo ciò che tu credevi fosse giusto o sbagliato, ti ho fatto fare i tuoi errori senza essere lì pronto ad accusarti e non mi pento di niente perché ti guardo e mi rendo conto che sei venuta su benissimo. Sei una persona fantastica con dei valori solidi, una persona disposta a mettere se stessa da parte pur di aiutare le persone a cui vuoi bene, ma mi rendo conto che resto comunque tuo padre e non posso chiudere gli occhi e fare finta di niente. Ci sono sbagli che si possono fare e che è giusto fare e sbagli che se è possibile si devono evitare – mi spiegò continuando a guardarmi anche se sentivo quanto quelle parole fossero difficile da pronunciare.

- Di quale errore stai parlando? – gli domandai.

- Bella non sono stupido e ti conosco meglio di chiunque altro, ma soprattutto conosco lo sguardo che hai nell’ultimo periodo. Tu sei innamorata – mi disse come se mi stesse rivelando chissà quale verità.

- Certo che lo sono – gli risposi tranquilla.

Era vero che ero innamorata, ma non della persona che lui credeva.

- Bella tu non lo ami Jacob, tu sei innamorata di Edward – mi disse tutto d’un fiato.

- Ma che stai dicendo, papà? Edward è il mio migliore amico – gli dissi stupita che davvero lui si fosse accorto di questo solo dal mio sguardo.

- Ogni volta che parli di lui i tuoi occhi si illuminano e quando sei con lui sembra come se nell’intero Universo esistesse solo voi due. Credi davvero che questa sia solo un’amicizia? – mi domandò.

- Papà io… – stavo provando a dire anche se non sapevo davvero cosa dire.

- Lo so cosa pensi. Pensi che c’è Jacob e che lui non se lo merita, pensi che, ormai, non puoi fare niente perché stai per sposarti, pensi che puoi controllare questo sentimento, che puoi controllarlo talmente tanto fino a farlo scomparire, ma non è così. Quello che provi per Edward non scomparirà, resterà sempre dentro di te qualunque cosa tu faccia – mi disse guardandomi negli occhi.

Non aveva senso mentire, non con papà. Lui non se lo meritava. In fondo voleva solo che io fossi felice.

- E’ vero, mi sono accorta che sono innamorata pazza di Edward e allora? Non cambia nulla questo. Edward è solo un amico, il migliore che io abbia e tale resterà. Non posso amarlo, non devo amarlo e riuscirò a dimenticarlo. Fra meno di tre settimane sposerò Jacob e me ne andrò di qui. La lontananza me lo farà togliere dalla testa e allora riuscirò ad amare Jacob per come lui si merita – gli rivelai.

- Bella, non si decide chi amare, non si decide dove il cuore deve andare, perché se potessimo decidere, l’amore non sarebbe più una sorpresa e perderebbe tutta la sua magia – mi disse lui.

Da quando Charlie era così profondo? Voleva davvero aiutarmi per questo si stava aprendo con me.

- Papà, ma io devo farlo. Capisci? Devo impormi di amare Jacob e dimenticarmi di Edward e lo devo fare per tanti motivi. Uno, sto per sposarmi. Due, Jacob non si merita un tradimento come questo. Tre, nessuno mi dice che Edward ricambi i miei sentimenti. Quattro, non posso rischiare di rovinare l’amicizia con Edward – gli dissi sincera.

- Queste sono tutte scuse. Sai cosa non si merita Jacob? Che tu lo sposi solo per farlo felice senza pensare alla tua di felicità. Se tu arrivai a dire “lo voglio” senza che lo ami veramente farai l’errore più grande della tua vita, un errore che pagherai per sempre e poi non dirmi che per Edward sei solo un’amica perché davvero non ci credo – mi disse lui sorridendomi per sdrammatizzare.

- Voglio bene a Jacob, un bene dell’anima, magari riuscirò ad amarlo sul serio con il tempo e nel frattempo riuscirò a dimenticarmi di Edward – gli feci notare.

- Non puoi dimenticarti di una persona che ami con tutta te stessa. Quella persona vivrà sempre dentro di te e nessuno riuscirà mai a rubare quel posto – mi disse.

- Stai parlando per esperienza non è vero? Tu non hai mai dimenticato la mamma anche se avevate divorziato – gli feci notare.

- No, non l’ho mai dimenticata – mi rispose.

- Come sei riuscito a superare il fatto che lei non ti amasse più? – gli chiesi.

- Quando ci riuscirò, te lo dirò – mi disse.

- Quindi, secondo te, cosa dovrei fare? – gli domandai.

- Segui il tuo cuore. Ami Edward? Va da lui e diglielo. Non avere paura delle conseguenze, fai ciò che senti. Vedrai che Jacob capirà, ma fallo ora, se fai passare ancora tempo, complicherai solo di più le cose – mi disse mentre si alzò dal divano e andò nella su stanza.

Poco dopo tornò con una busta in mano. Si sedette sul divano e tornò a guardarmi.

- Che cos’è? – gli chiesi.

- E’ una lettera della mamma. Mi ha detto di dartela solo se ti saresti trovata di fronte ad un bivio, solo se avessi avuto bisogno di una spinta in più, di una spinta che non ti aspettavi di ricevere. Credo che questa sia la situazione giusta. Magari ti aiuterà e ti schiarirà le idee. Io non l’ho mai aperta. Non so cosa ci sia al suo interno, ho preferito non leggerla perché era qualcosa di tuo personale – mi disse prima di porgermi la busta che io prontamente presi.

- Grazie papà, grazie mille. Per tutto quello che hai fatto per me e per quello che continui a fare, ma soprattutto grazie perché nonostante ti ho detto i miei sentimenti non mi hai giudicata – gli dissi abbracciandolo.

Un gesto d’affetto che poche volte ci eravamo concessi considerato che entrambi difficilmente dimostravamo i nostri sentimenti, ma quando lo facevamo ci dimostravamo tutto il bene che ci volevamo. Restai a casa sua per un’altra mezz’oretta, dopodichè tornai a casa, non prima, però, che papà mi avesse ripetuto per l’ennesima volta di seguire il cuore e fregarmene delle conseguenze. Mi aveva detto di pensare alla mia felicità e smetterla per una volta di pensare solo a quella degli altri. Avevo fretta di tornare a casa perché volevo leggere la lettera di mamma, avevo bisogno di leggere le sue parole per provare a sentirla un po’ più vicina. Sapere che mi aveva lasciato una lettera mi aveva stupito parecchio, ma allo stesso tempo gliene ero grata così come ero grata a papà che me l’avesse data proprio in quel momento in cui ne avevo dannatamente bisogno.

In poco tempo arrivai a casa e mi buttai subito sul divano pronta a leggere le parole della mamma. Aprì la busta e ne estrassi un foglio piegato in due. Stavo per aprirlo quando il mio cellulare squillò. Lo presi e vidi che era Alice. Risposi subito.

- Ciao tesoro – gli dissi non appena la comunicazione fu attiva.

- Come te la passi? – mi disse lei con un tono che sprizzava felicità da tutti i pori.

- Tutto apposto. Voi? – gli chiesi.

- Benissimo. Siamo solo curiosissimi di sapere se ti sei divertita ieri sera – mi disse raggiante.

- Edward vi ha detto tutto? – gli chiesi.

- Tutto tutto no. Ci ha solo detto che avete passato una serata insieme nei posti che più vi piacevano, ma non ha voluto rivelarci il contenuto della serata – mi disse speranzosa che lo facessi io.

- E cosa vi fa credere che io, invece, lo farò? – gli domandai sarcastica.

- Siamo i tuoi migliori amici – mi fece notare.

- Questo non significa niente. Comunque è stata la serata più bella della mia vita – gli dissi sincera.

- Lo immaginavo. Per Edward è stato lo stesso – mi comunicò.

- Alice, non è che tu e gli altri mi nascondete qualcosa? – gli chiesi.

- Ti nascondiamo solo quello che tu ancora non hai capito, o meglio non hai voluto capire – mi disse seria.

- Questo cosa significa? – gli chiesi.

- Lo capirai. Con il tempo ogni cosa ti sarà chiara – mi informò.

- Può essere – mi limitai a rispondergli io.

- Che c’è che non va Bella? – mi chiese la mia migliore amica che anche a chilometri di distanza sapeva sempre se qualcosa non andava.

- Sono confusa – gli dissi sincera.

Non avevo voglia di mentire a loro e poi sapevo che comunque loro non mi avrebbero giudicato lo stesso.

- Ho l’impressione di sapere cosa c’è che ti rende confusa – mi fece notare.

- Può essere – continuai io.

- Edward. Non è vero? – mi chiese.

- Colpita e affondata – gli risposi.

- Cosa è cambiato? – continuò a domandarmi.

- Forse sono cambiata io – gli dissi.

- Lo ami? – mi domandò seria.

- E’ così evidente? Comunque non credo sia il caso di parlarne al telefono. Ne riparliamo quando verrete qui. A proposito quand’è che avete intenzione di partire? – gli chiesi.

- Settimana prossima saremo lì. Comunque c’è un motivo per cui ti ho chiamata – mi disse mentre sentivo i ragazzi ridere dall’altro capo del telefono.

Questa cosa non mi piaceva per nulla.

- Mi devo preoccupare? – gli chiesi.

- Piuttosto devi preparare le valigie – mi informò.

- E per quale motivo? – domandai.

- Ti abbiamo prenotato un biglietto per Jacksonville fra quattro giorni. Dobbiamo o no fare una festa di addio al nubilato? – mi chiese retorica.

- E non possiamo farla qui? – gli domandai.

- Infatti la faremo, ma sarà qualcosa di intimo, mentre qui festeggeremo alla grande. Pensa che sarà il tuo ultimo viaggio prima di sposarti – mi comunicò.

- Perché inizio a pensare che qualunque cosa io dirò non servirà a farvi cambiare idea? – chiesi.

- Perché davvero qualunque cosa dirai non ci farà cambiare idea. I biglietti li abbiamo prenotati on-line, quindi dovrai solo presentarti all’aeroporto fra quattro giorni con nome, cognome e destinazione. Resterai da noi due giorni, poi tutti e cinque partiremo per Phoenix, finalmente – mi informò.

- Non so perché, ma questa storia mi puzza. Cosa c’è sotto? – gli dissi.

- Non essere sciocca. Ci vediamo fra quattro giorni così ci racconti cos’è che ti turba e soprattutto cerchiamo di capire cosa davvero c’è in quella testa e in quel cuore che ti ritrovi. Ah dimenticavo, ovviamente, il biglietto è solo per te. Jacob resterà a Phoenix, lui lo sa già. L’abbiamo avvertito poco fa e non ha fatto storie, anzi ha detto che la nostra è una grande idea così ti riposerai un po’ visto che nell’ultimo periodo non hai fatto altro che scappare da un posto all’altro per organizzare il matrimonio – mi spiegò.

- E con il lavoro come la mettiamo? – gli domandai.

- Abbiamo pensato anche a quello. Ho telefonato alla titolare e gli ho detto di darti un mese di ferie, sai tra venire qui, il matrimonio e il viaggio di nozze. Ovviamente non era molto d’accordo, ma io e Rose gli abbiamo promesso la nostra nuova collezione in anteprima così non ha fatto storia, anzi ha detto che potevi pure prenderti un mese e mezzo se volevi. Scegli tu. Adesso devo andare. Ti salutano tutti e ti mandano un bacio. Mi raccomando con Edward, dacci dentro – mi disse prima di chiudere la telefonata.

Alice era davvero un folletto malefico. Aveva pensato a tutto e aveva perfino convinto la titolare del negozio promettendogli la loro nuova linea in anteprima. Alice e Rosalie avevano aperto una casa di moda e i loro capi d’abbigliamento era tra i più venduti e richiesti in tutta l’America, quindi ci credevo bene che la mia titolare non avesse fatto problemi a ricevere la linea nuova in anteprima.

L’unica cosa che non capivo era il suo “mi raccomando con Edward, dacci dentro”. Cosa sapeva di me e Edward? Cosa gli aveva detto lui? E se, invece, la ragazza avesse fatto due più due? Alice, così come tutti i ragazzi lì, ci conoscevano troppo bene e magari avevano visto più in là rispetto a quanto io avrei voluto vedere,un po’ come era stato per papà.

Ero contenta di andare da loro e di staccare un po’ la spina, ma soprattutto ero contenta di rivedere loro. Sapevo che la loro presenza mi avrebbe aiutato parecchio anche se, comunque, mi dispiaceva un casino dover lasciare Edward qui, ma in fondo si trattava solo di due giorni, almeno da quanto aveva detto Alice. Avrei resistito? Dovevo farcela, anche perché tra poco avrei dovuto resistere molto di più.

Mi restavano quattro giorni e poi sarei dovuta partire. Sarei rimasta lì due giorni e poi sarei tornata qui con loro per sbrigare le ultime cose del matrimonio, un matrimonio che non sapevo se volevo ancora.

Presi di nuovo la lettera di mamma e mi decisi a leggerla. Volevo sapere cosa diceva, ma soprattutto volevo che le sue parole potessero darmi in qualche modo sollievo.

 

I vestiti di Bella:

http://img191.imageshack.us/i/vestitibella5.png/][IMG=http://img191.imageshack.us/img191/8300/vestitibella5.png

 

 

 

Risposte alle vostre recensioni:

 

- crista: Forse lo ha capito, ma non vuole ammetterlo. Comunque vedrai che presto si renderà conto di tutto.

 

- Ed4e: Beh, tu hai perfettamente ragione, ma non ti posso dire cosa deciderà di fare Bella. E’ molto imprevedibile. Vedremo cosa succederà.

 

- dany 96: Si, in effetti Bella a volte è proprio scema. Comunque ti ringrazio per la comprensione e ti prometto che cercherò di postare presto.

 

- gamolina: Beh diciamo che Edward sulla porta è stato molto, molto chiaro. Non ci resta che aspettare Bella e vedere quello che farà.

 

- ledyang: Cercherò di non essere sadica, promesso.

 

- eliza1755: Si, hai scritto giusto. Gli scagnozzi di Don Rodrigo dissero proprio questa frase. Diciamo che quelli erano i Bravi di Don Rodrigo, ma chissà se anche in questa storia non appariranno dei Bravi. Vedremo. Comunque si, il matrimonio è sempre più vicino.

 

- costi84: Si, hai proprio ragione, sono davvero due pazzi scatenati, ma come hai detto tu se vengono sgamati le cose si mettono molto male. Come hai visto Charlie li ha già sgamati in qualche modo, speriamo non lo faccia Jacob, altrimenti lì si che sono problemi. Quanto alla gelosia concordo perfettamente con te, anche se razionalmente credo che se le cose devono succedere succedono lo stesso, indipendentemente da quanto una persona sia gelosa o meno.

 

- sbrilluccica: Beh, in effetti Edward è stato davvero un tesoro. Del resto lui è l’unico che conosce davvero Bella e sa le cose che gli piacciono. Quanto a Bella, lei si sta accorgendo che il matrimonio con Jacob non è quello che vuole, ma bisogna vedere se avrà il coraggio di seguire il cuore e non la testa.

 

 

LEGGETE: Ho pubblicato un’altra storia sempre su Twilight: “Uniti dal destino”. Edward ha lasciato Bella in New Moon e non è non e mai più tornato. Gli anni passano e anche i decenni, ma due anime sono ancora tremendamente legate tra di loro perché il tempo possa cancellare ciò che l’amore ha creato. Cosa succederà se un giorno Bella dovesse rincontrare quella che aveva considerato fin dall’inizio al sua famiglia? E i Cullen e soprattutto Edward come reagiranno quando scopriranno che Bella è ancora la diciottenne che avevano lasciato? P.S. Bella non è un vampiro, ma non è comunque umana. Oltre i vecchi, ci saranno anche nuovi personaggi. Mi farebbe piacere se passaste a dargli un’occhiata. Sotto potete trovare il link.

 

 

Un grazie di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento e recensite. Un bacio.

 

Altre mie storie su Twilight

Ancora in  corso

 

!?...Quando l’amore ti cambia la vita…!?

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=394174&i=1

 

 

 

L’amore è magia

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=393144&i=1

 

 

Ricordare il passato

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=392921&i=1

 

 

 

L’odio è amore

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=422379&i=1

 

 

 

Bisogna sbagliare per conoscere la verità

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=453783&i=1

 

 

 

Uniti dal destino

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=465990&i=1

 

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Rivelazioni ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie Meyer

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.

 

Eccomi qui con un altro capitolo. Mi auguro che il capitolo sia di vostro gradimento. Un bacione e buona lettura a tutti.

 

 

Capitolo 12

Rivelazioni

 

POV BELLA

Avevo la lettera di mamma nelle mani e anche se la voglia di leggerla era tanta, in me, c’era anche la paura, la paura di trovare tra le righe una Renèe diversa da quella che io ricordavo. Nonostante tutto mi feci coraggio e aprì il foglio. La scrittura era la sua. Non era per niente signorile o ordinata, ma questo era tipico di lei. Per questo mi divertivo a definirla una “svampita”, in fondo lo era in tutto quello che faceva, ma era la madre migliore che una qualunque ragazza potrebbe desiderare. Feci un respiro profondo e inizia i leggere.

 

Ciao Bella, sono la mamma. Se stai leggendo queste poche righe significa che io purtroppo non ci sono più e so che questo sarà molto penoso, penoso per entrambe. Ho chiesto a papà di nasconderti questa lettera e di dartela solo in caso tu ti fossi trovata in difficoltà. Non è nulla di che, ma per me è importante dirti queste parole visto che da adesso in poi non potrò più stare in giro ad annoiarti continuamente. Ho pensato di darti una piccola lista che contiene le cose che vorrei per te. Beh la prima è ovvia, un'educazione, una famiglia, degli amici e una vita piena di cose inaspettate. Cerca di fare degli errori, fai molti errori, perché non c'è modo migliore per imparare e crescere. Voglio che tu passi parecchio tempo a guardare le stelle, perché le stelle ti daranno la spinta per sognare, e io desidero che tu, bambina mia, sia una sognatrice. Mi auguro che tu sia capace di credere in Dio, perché la conclusione a cui sono arrivata, tesoro mio, è che non ha importanza se Dio esista o no, l'importante per te è credere sempre in qualcosa, perchè credere in qualcosa ti farà sentire sempre protetta e io voglio che tu ti senta sempre al sicuro. E poi c’è l'amore: io voglio che tu ami, senza paure ne riserve, e quando troverai quell'amore, dovunque lui sia, chiunque tu scelga, non scappare via, ma non dargli neppure la caccia. Se tu sarai paziente, lui verrà da te, te lo prometto, e verrà quando meno te lo aspetti…non avere paura perché ricorda sempre che amare, significa vivere. Per ultimo voglio dirti di seguire sempre quello che ti dice il cuore, per qualunque decisione tu debba prendere. Se lo seguirai non potrai mai sbagliare. Ti voglio bene bambina mia.

La tua mamma.

 

Non appena finì di leggere quelle poche righe mi accorsi che calde lacrime mi stavano bagnando il viso ed erano lacrime miste. Miste perché da una parte c’era la gioia di leggere quelle parole che mi facevano capire che mi ricordavo perfettamente come era fatta la mamma, ma erano anche lacrime di tristezza perché sentivo il bisogno di avere mia madre vicino a me e, invece lei non c’era, se ne era andata a causa di un brutto male che nonostante i nuovi passi della scienza non eravamo riusciti a sconfiggere, un male che c’è l’aveva portata via lasciando un ex marito completamente distrutto e una figlia che aveva ancora un disperato bisogno della madre.

Anche lei mi aveva detto che dovevo seguire il cuore e che l’amore sarebbe arrivato senza cercalo. Era stata davvero così, solo che il mio era l’amore sbagliato, un amore che avrebbe portato solo sofferenza.

Sentì il campanello di casa suonare e così, dopo aver ripiegato la lettera ed essermi asciugata gli occhi mi alzai e andai ad aprire ritrovandomi di fronte a Jacob.

- Amore che succede? – mi chiese prima ancora di salutarmi.

- Niente – mi limitai a rispondergli dopo averlo fatto entrare e dopo aver chiuso la porta.

- Stavi piangendo. Hai gli occhi rossi – mi fece notare accarezzandomi una guancia.

Anche quel contatto mi dava fastidio, sentire la sua mano sulla mia pelle mi faceva sentire inadeguata anche se in realtà non loro. Erano altre le mani che bramavo e sapevo di sbagliare, ma non potevo farci nulla. Era il cuore che parlava.

- Stamattina papà mi ha dato una lettere della mamma. Prima l’ho letto e mi è venuto da piangere – gli dissi sincera.

- Cosa c’era scritto? – mi chiese.

Edward non mi avrebbe mai fatto quella domanda. Lui sarebbe stato zitto e si sarebbe limitato ad abbracciarmi e a farmi sentire la sua presenza.

- Non mi va di parlarne. Tanto è passato. Tu come mai non sei a lavoro? – gli chiesi allontanandomi da lui e dirigendomi in bagno dove mi lavai la faccia per eliminare le tracce del pianto.

- Mi sono preso un pomeriggio libero. E’ parecchio che non stiamo insieme – mi disse raggiungendomi nel bagno e posizionandosi nell’uscio della porta appoggiato alla parete.

- Tu lavori sempre – gli risposi.

- E quando non lavoro tu non ci sei mai – mi fece notare lui.

- Vorresti dare la colpa a me? – gli domandai.

- No, assolutamente – mi rispose.

- Che hai fatti ieri sera? – gli chiesi.

- Niente. Sono andato da papà e ho incontrato Charlie. Gli ho chiesto come mai era lì visto che tu eri a casa sua e lui mi ha detto che eri stanca e ti sei messa a letto, così lui ne ha approfittato per venire da papà. Siamo stati tutta la serata a vedere il football alla tv e poi sono tornato a casa e mi sono messo a letto visto che Edward sembrava scomparso nel nulla. Gli ho pure chiamato, ma aveva il cellulare staccato e oggi non l’ho visto. Sembra come se mi voglia evitare – mi spiegò.

- E perché dovrebbe? – gli chiesi.

- Non lo so. Pensavo che avesse preso bene la notizia del matrimonio, ma mi sa che mi devo ricredere. Da quando gliel’abbiamo detto è scostante con me, mi evita tutte le volte che può e mi attacca anche quando non c’è motivo. Non riesco a capirlo. E’ così strano – mi disse.

Non sapevo cosa dirgli, ma tutto quello che mi diceva mi faceva pensare che davvero Edward provasse qualcosa per me perché questo suo comportamento con Jacob unito a ciò che ci eravamo detti poteva portare solo a questo.

- Non saprei. Con me è sempre lo stesso – gli feci notare.

- E certo ci credo –  disse lui più a se stesso che a me.

- Cosa vuoi dire con questo? – gli domandai.

- Niente – si limitò a rispondere lui mentre si dirigeva nel salone.

Io lo seguì visto che mi ero ripulita la faccia e mi ero perfino truccata di nuovo.

- Jacob che c’è che non va? – gli chiesi.

- Davvero non lo capisci Bella? – mi disse lui.

- No, non ti sto nemmeno seguendo. Non ho idea di cosa tu voglia dire – lo informai.

- E’ così chiaro. Anche un cieco lo capirebbe e mi chiedo come tu non l’abbia ancora capito, ma inizio a credere che continuerai a non capirlo – mi disse.

- Che vuoi dire? – gli domandai non riuscendo davvero a capire cosa stesse cercando di dirmi.

- Gli occhi fanno quello che possono, niente di più e niente di meno, tutto quello che non riescono a vedere è perché non vuoi vederlo tu. Sei tu che non vuoi vedere l’evidenza – mi disse.

- Senti Jacob io non ti sto seguendo. O parli chiaramente oppure cambiamo discorso – lo informai.

- Ti ricordi quando qualche giorno fa ti dissi che Edward di sicuro era innamorato di qualcuno? – mi chiese.

- Si certo che mi ricordo, ma non capisco dove tu voglia arrivare – gli risposi sorpresa da ciò che mi aveva detto.

- Quel giorno ti dissi che non avevo idea di chi fosse la ragazza, beh, ti ho mentito – mi comunicò.

Cosa diavolo cercava di dire? Davvero non ci stavo capendo più nulla.

- Ti dispiacerebbe spiegarmi di cosa stai parlando? Perché mai avresti dovuto mentirmi? – gli chiesi.

- Bella davvero non l’hai capito che Edward è innamorato di te? – mi rispose porgendomi un’altra domanda.

Raggelai all’istante. Non sapevo cosa dire e allora non feci altro che scoppiare a ridere, di una risata isterica ovviamente.

- Ma cosa dici? Sei pazzo? – gli domandai.

- Continua a negarlo se vuoi. Io e Edward siamo sempre stati innamorati di te, fin da quando eravamo dei bambini. Tu eri la nostra sfida più grande e io soffrivo nel vedervi con lui perché mi rendevo conto che era lui quello che tu preferivi. Correvi sempre da lui quando qualcosa ti faceva male e quando è morta tua madre sembrava come se solo lui fosse in gradi di consolarti. Poi con il tempo siamo cresciuti e tu continuavi a vederci solo come due amici con cui trascorrere i pomeriggi, nulla di più. Entrambi abbiamo dovuto ammettere la sconfitta, saremmo stati per te solo degli amici. Così lui ha iniziato a frequentare mille ragazze dicendo che l’amore non era fatto per lui, solo perché l’amore che poteva dare lui non era ricambiato e io, beh io ho provato a cercare qualcuno che prendesse il tuo posto. Con Kim credevo di esserci riuscito, ma poi mi sono accorto che nessuno mai avrebbe preso il tuo posto. Quando ho scoperto che mi tradiva sono stato quasi sollevato. Avrei trovato una scusa per lasciarla dando la colpa a lei, quando invece la colpa era mia – mi rivelò mentre io ero basita.

- Jacob, ma sei pazzo? – gli chiesi credendo che stesse mentendo.

- No, ti sto solo dicendo la verità. Dopo Kim mi sono accorto che solo tu mi avresti potuto rendere felice, così o la va o la spacca ti ho rivelato i miei sentimenti. Mi è andata bene visto che tu mi ricambiavi ed Edward non ha più parlato di te in quel senso. Diceva che eri stata una cotta adolescenziale e che non poteva che essere contento che noi due stessimo insieme. Sembrava davvero sincero e io sapevo che tu non lo amavi, non l’avevi mai guardato in quel senso così non ti ho mai detto nulla e non sono mai stato geloso di lui perché non c’era motivo per esserlo – mi disse.

- E allora perché adesso me lo stai dicendo? – gli domandai seriamente curiosa.

- Perché da quando gli abbiamo detto che ci saremmo sposati è cambiato e non posso fare a meno di pensare che il motivo è che lui ti ama ancora. Mi dispiace per lui davvero tanto, non voglio che soffre, ma è inevitabile se davvero ti ama ancora – mi spiegò.

Ero sconvolta da quello che avevo saputo. Edward mi amava fin da quando eravamo dei bambini, quindi significava che la mia cotta adolescenziale per lui era ricambiata e nessuno dei due lo sapeva, ma mi chiedevo come mai nonostante mi amasse non avesse fatto nulla per cambiare le cose quando gli avevamo detto che io e Jacob stavamo insieme, mentre adesso che sapeva che stavamo per sposarci era come scattato.

- Sarà una tua impressione. Certo che comunque è una grande scoperta questa. Sapere che lui mi amava fin da bambina. E chi lo avrebbe mai detto – dissi più a me stessa che a lui.

- E’ la verità. Comunque dai non parliamone più. Mi ha chiamato Alice e mi ha detto che lei con i ragazzi ti hanno prenotato il volo. Quando devi partire? – mi domandò.

- Fra quattro giorni – gli risposi.

- Mi mancherai, lo sai vero? – mi disse.

- Anche tu – gli risposi anche se non ne ero del tutto sicura.

Si avvicinò e mi diede un bacio a fior di labbra e in quel momento mi immaginai di baciare Edward infatti approfondì il bacio senza rendermi conto che quelle labbra non appartenevano alla persona che amavo.

- Ti va di andare a scegliere le fedi? – mi chiese lui dopo essersi staccato.

- Ok, andiamo – gli risposi andando a prendere la borsa e gli occhiali e uscendo di casa insieme a lui.

Salimmo in macchina e andammo alla gioielleria migliore di Phoenix per scegliere le fedi. C’è ne fecero vedere di vari tipi, ma nessuna che mi piaceva particolarmente. Jacob li voleva di oro rosso, mentre io di oro bianco e avrei fatto ferro e fuoco per comprarle come piacevano a me.

- Oppure ci sono queste – ci disse il gioielliere facendoci vedere una coppia di fedi in oro bianco.

Erano bellissime. La fede della donna era circondata da diamantini e aveva i bordi lisci, mentre quella dell’uomo era tutta liscia. Erano semplici, ma bellissime. Perfette, proprio come le avevo immaginate.

- Sono meravigliose – dissi io vedendole.

- Piacciono anche a me, ma sono in oro bianco, io li voglio in oro rosso – disse Jacob guardandole.

- Senti Jake non metterò mai una fede in oro rosso, quindi prendiamo queste senza discutere. Ti prego, sono proprio come le ho sempre immaginate – gli dissi facendogli gli occhioni da cucciola.

- Ok, hai vinto. Prendiamo queste – mi disse.

- Ottima scelta – ci disse il gioielliere.

Ci prese le misure e ci disse che c’è le avrebbe consegnate la settimane seguente. Uscimmo da lì e andammo a mangiare in un locale visto che io stavo morendo di fame. Restammo lì per un po’ e non potei fare a meno di paragonare la giornata trascorsa con Edward con quelle che trascorrevo con Jacob, non c’era davvero paragone.

Dopo un paio di ore tornammo a casa. Jacob volevo restare a dormire da me, ma gli dissi che non mi sentivo tanto bene e che preferivo andare subito a letto. Riuscì a convincerlo e se ne andò a casa mentre io mi misi sul letto ripensando a tutti i momenti belli con Edward fino a quando mi addormentai dolcemente cullata dalle braccia di Morfeo.

 

Le fedi nuziali:

http://img532.imageshack.us/i/fedinuziali.jpg/][IMG]http://img532.imageshack.us/img532/5323/fedinuziali.jpg

 

 

 

Risposte alle vostre recensioni:

 

- costi84: Beh in effetti Bella non è molto normale in questo periodo. Speriamo rinsavisca prima del matrimonio.

 

- dany 96: Non posso dirti nulla riguardo a Alice e gli altri. Se avrai ragione oppure no lo scoprirai leggendo.

 

- Ed4e: Si, in effetti Bella ultimamente non fa altro che pensare a Edward. Jacob l’ha proprio messo da parte. Quanto alla tua curiosità riguardo alla lettera, credo che in questo capitolo essa si sarà placata visto che c’è il contenuto della lettera. Piccola, ma concisa. Chissà che possa aiutare davvero Bella.

 

- vanderbit: Beh diciamo che come te anch’io condivido tutto quello che ha detto Charlie, forse perché io la penso un po’ come lui. Non posso dirti tra quanto Edward e Bella si metteranno insieme, anche perché non è detto che questo succederà tutto dipenderà da Bella. Quanto a Alice presto vedrai se ha qualcosa in mente oppure se ha detto la verità a Bella e quindi questo viaggio non avrà altri secondi fini.

 

- eliza1755: Si, in effetti non tutti i papà sono come Charlie, ma diciamo che dietro la mente di Charlie c’ero io, quindi una figlia e mi sono immaginata quello che mi sarei voluta sentirmi dire da mio padre magari in una situazione del genere. Diciamo che le parole di Charlie le sento molto mie, ci credo davvero e le condivido in pieno. Comunque hai proprio ragione. A Bella “casualmente” arrivano segnali da tutte le parti, ma ti assicuro che questo è solo l’inizio. Di segnali c’è ne saranno molti altri. Felice di sapere che Edward ti è mancato mentre Jacob no, ma credo che visto come la pensi questo capitolo non sarà molto di tuo gradimento visto che non c’è Edward, ma solo Jacob.  

 

 

LEGGETE: Ho pubblicato un’altra storia sempre su Twilight: “Uniti dal destino”. Edward ha lasciato Bella in New Moon e non è non e mai più tornato. Gli anni passano e anche i decenni, ma due anime sono ancora tremendamente legate tra di loro perché il tempo possa cancellare ciò che l’amore ha creato. Cosa succederà se un giorno Bella dovesse rincontrare quella che aveva considerato fin dall’inizio al sua famiglia? E i Cullen e soprattutto Edward come reagiranno quando scopriranno che Bella è ancora la diciottenne che avevano lasciato? P.S. Bella non è un vampiro, ma non è comunque umana. Oltre i vecchi, ci saranno anche nuovi personaggi. Mi farebbe piacere se passaste a dargli un’occhiata. Sotto potete trovare il link.

 

 

Un grazie di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento e recensite. Un bacio.

 

Altre mie storie su Twilight

Ancora in  corso

 

!?...Quando l’amore ti cambia la vita…!?

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=394174&i=1

 

 

 

L’amore è magia

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=393144&i=1

 

 

Ricordare il passato

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=392921&i=1

 

 

 

L’odio è amore

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=422379&i=1

 

 

 

Bisogna sbagliare per conoscere la verità

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=453783&i=1

 

 

 

Uniti dal destino

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=465990&i=1

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** L'album dei ricordi ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie Meyer

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.

 

Eccomi qui con un altro aggiornamento. E’ un capitolo di transizione basato prevalentemente sui ricordi. Era un modo per far capire maggiormente il forte e profondo legame che c’è tra Bella ed Edward. Un bacio e buona lettura.

 

 

Capitolo 13

L’album dei ricordi

 

POV BELLA

Erano passati già due giorni da quando Alice mi aveva avvisata del viaggio a Jacksonville.

Diceva che avremmo dovuto festeggiare il mio addio al nubilato, ma la cosa un po’ mi puzzava visto che questa festa avremmo benissimo potuto organizzarla qui a Phoenix.

Avevo passato gli ultimi due giorni quasi sempre in compagnia di Jacob che si era preso dei pomeriggio liberi per stare insieme vista la mia imminente partenza e questo significava che non avevo potuto passare del tempo con Edward e le rare occasioni in cui era successo erano solo stati incontri di pochi minuti.

Desideravo stare con lui, vedere il suo sorriso sghembo rivolto solo a me, stringere la sua mano come se mi appartenesse e chiudermi in un mondo in cui esistevamo solo noi due, proprio come era successo giorni fa.

Eppure non ne avevamo avuto occasione e la cosa mi dispiaceva parecchio.

Sapevo solo che negli ultimi giorni lo sentivo troppo vicino a me soprattutto da quando Jacob mi aveva detto quelle cose.

Ero a casa sdraiata sul divano mentre guardavo un film alla tv, ma non lo stavo seguendo per niente. Pensavo solo a tutta quella situazione e non riuscivo ad uscirne, non riuscivo a trovare una soluzione.

Mi alzai e spensi la tv dirigendomi nella mia stanza, mi sarei dedicata alla lettura.

Mi avvicinai alla libreria della mia camera per prendere un libro, ma la mia attenzione fu catturata da un album di foto, il mio album dei ricordi di quando ero bambina.

Lo presi e mi sedetti a gambe incrociate sul letto.

Lo aprì e inizia a sfogliarlo.

C’erano un sacco di foto di me quando ero neonata insieme a mamma, papà e a Esme e Carlisle che per me erano sempre stati come dei secondi genitori.

C’era anche una foto in cui stavo facendo il bagnetto con Alice, non avevamo nemmeno un anno.

Poi iniziavano le foto di quando ero un po’ più grande ed erano tutte con i miei amici di sempre.

Mentre le guardavo sentì il campanello suonare e andai ad aprire ritrovandomi Edward di fronte allo porta.

Indossava un paio di jeans scuri con la cintura nera, una maglietta con le maniche alzate dello stesso colore e un paio di scarpe bianche e nere. Aveva gli occhiali da sole che si tolse non appena io aprì la porta ( à il link con i vestiti di Edward: http://yfrog.com/3mvestitiedward5p ).

Era un dio sceso in terra.

- Ciao scricciolo – mi salutò con un bacio sulla guancia mentre io mi spostai per farlo entrare.

- Ciao Eddy – gli dissi dopo aver chiuso la porta di casa.

- Che stai facendo? – mi domandò.                                                  

- Guardavo l’album con le foto – gli dissi mentre mi dirigevo verso la mia stanza seguita da lui.

- Mi unisco a te allora. E’ una vita che non apro l’album di foto – mi disse sedendosi sul letto a gambe incrociate mentre io feci lo stesso.

- Come sono andate le prove? – gli chiesi riferendomi al lavoro.

- Bene. Sono in pole position – mi comunicò.

- Che novità – gli dissi sarcastica mentre lui mi sorrideva.

- Ah. Mi stavo quasi scordando. Dopodomani devo partire per un paio di giorni per lavoro. Il mio manager non mi ha spiegato bene il motivo, so solo che devo firmare delle cose per uno sponsor – mi disse.

- Anche io parto dopodomani. I ragazzi mi hanno prenotato un biglietto per Jacksonville. Rosalie e Alice dicono che dobbiamo fare una festa di addio al nubilato lì – gli spiegai.

- Beh allora non ci perdiamo niente. Mi dispiaceva partire e lasciarti qui da sola visto che Jacob è sempre impegnato – mi disse.

- Non succederà. Comunque grazie – gli risposi sorridendogli.

- Allora le vediamo queste foto o no? – mi chiese retorico.

Presi l’album e lo iniziai a sfogliare dall’inizio.

Edward non faceva altro che ripetermi quanto era carina da neonata e quando aveva visto la foto del bagnetto con Alice era scoppiato a ridere contagiando pure me.

Poi iniziammo a vedere le foto di quando eravamo più grandi e in ogni foto eravamo tutti presenti, o per lo meno io e Edward c’eravamo sempre.

- Guarda questa – gli dissi indicando una foto in cui c’eravamo noi due in montagna tra la neve (à il link con la foto: http://yfrog.com/j5002bambininevej).

- Bellissima. Ti ricordi come è finita la giornata? – mi domandò.

- Certo, per poco mamma e Esme si prendevano un infarto – gli dissi mentre tutti e due scoppiammo a ridere ripensando a quella giornata.

 

INIZIO FLASHBACK

Eravamo andati insieme ai Cullen in gita in montagna per due settimane.

Io avevo tre anni, Edward quattro. Volevamo andare a giocare con la neve, visto che la vedevamo per la prima volta.

A Phoenix non nevicava mai, quindi, quella per noi era una novità.

Avevamo convinto papà e Carlisle a portarci fuori a giocare.

C’erano due specie di salvagenti chiusi di sotto grazie ai quali potevi sederti e poi scivolare tra la neve.

La foto ci era stata scattata mentre io e Edward prendevamo questi salvagenti per andare a giocare sulla neve.

Quando tutti e due eravamo pronti ci mettemmo li dentro e poi ci lasciammo scivolare.

Mentre nessuno ci vedeva avevamo scelto la discesa più ripida e una volta dentro quei cosi avevamo preso velocità, troppo velocità e nessuno dei due riusciva a fermarsi.

Iniziammo a gridare tutti e due come pazzi, ma non per la paura, ma per il divertimento.

Mamma e Esme si spaventarono da morire vedendoci gridare in quel modo mentre loro stesse capivano che non sapevamo fermarci.

Alla fine prendemmo talmente tanta velocità che il mio salvagente sbattè contro quello di Edward e quindi cappottammo tutti e due andando a scivolare e ritrovandoci alla fine della discesa ricoperti di neve come se fossimo pupazzi di neve.

Scoppiamo entrambi a ridere mentre ci guardavamo in quello stato e non riuscivamo a fermarci. I nostri genitori ci raggiunsero e ci abbracciarono.

Io e Edward non capivamo perché facessero in quel modo, dicevano solo che gli avevamo fatto prendere uno spavento.

Per tutto il resto della giornata non facemmo che smettere di ridere tutte le volte che ci guardavamo perché ripensavamo a come ci eravamo ridotti con la neve.

FINE FLASHBACK

 

- E guarda questa – mi disse Edward indicandone un’altra in cui io e lui eravamo sdraiati a pancia in sotto in un pontile mentre guardavamo il mare (à il link con la foto: http://yfrog.com/jl99821830p ).

- Mamma mia, non farmici pensare. Se non fosse stato per te non so nemmeno se sarei ancora qui – gli dissi sorridendo a quel ricordo.

 

INIZIO FLASHBACK

Eravamo in vacanza al mare.

Avevamo affittato una casa a Los Angeles, una casa che distanziava pochissimo dal mare per questo passavamo tutti i pomeriggi lì.

Io avevo sei anni, Edward sette.

Carlisle ci aveva scattato una foto mentre eravamo sdraiati sul pontile mentre ascoltavamo la musica.

 Poco dopo si era allontanato lasciandoci lì perché Emmett gli chiedeva di fotografarlo in cima ad uno scoglio.

Io e Edward dopo un po’ ci alzammo e io feci una pernacchia a lui rubandogli l’i-pod.

Lui allora si avvicinò a me e iniziò a farmi il solletico, solo che io persi l’equilibrio e caddi in mare.

Inutile dire che non sapevo nuotare.

Ero spaventatissima e Edward più di me, ma non ci pensò due volte prima di tuffarsi per aiutarmi.

Aveva imparato a nuotare da poco, ma in quel momento non si curò di questo, voleva solo aiutarmi mentre continuava a gridare per farsi sentire da qualcuno.

Riuscì a tenermi a galla fino a quando Carlisle ci raggiunse e aiutò prima me e poi Edward a salire di nuovo sul pontile.

Ci domandò come avessimo fatto a cadere e io gli dissi che avevo perso l’equilibrio e Edward si era buttato per aiutarmi, evitando di dirgli del solletico, altrimenti ci avrebbe rimproverato.

Lo pregammo di non dire niente agli altri altrimenti non ci avrebbero più lasciati soli e lui ci accontentò. Restò il nostro piccolo segreto, anche se credo che alla fine della vacanza abbia raccontato tutto anche a Esme e a mamma e papà.

FINE FLASHBACK

 

Sfogliammo ancora l’album e c’erano altre mille fotografie. C’è ne era una mia e di Edward sulla spiaggia che cercavamo le conchiglie (à il link con la foto: http://yfrog.com/j0hotelsbambinij ) e una di tutti noi ragazzi che giocavamo a calcio (à il link della foto: http://yfrog.com/jybambinichegiocanoj ).

Eravamo maschi contro femmine e io avevo convinto Edward a farci vincere, in cambio gli avrei comprato una bustina di figure dei calciatori.

Riuscimmo a vincere, ma tutti capirono che avevo falsato la partita e che Edward si era fatto comprare per un semplice pacchetto di figurine.

Quante risate che ci eravamo fatti.

Passammo in rassegna altre foto e non facevamo altro che rinvangare i vecchi ricordi.

- Questa è troppo bella. Se ci penso mi sento ancora tutto appiccicoso – mi disse lui indicando una foto in cui io e lui giocavamo con il miele (à il link con la foto: http://yfrog.com/1abambinimielebnj ).

 

INIZIO FLASHBACK

Io e Edward eravamo a casa sua che guardavamo la tv.

Avevamo appena finito di guardare Winnie The Pooh alla tv e guardandolo mangiare il miele c’è ne era venuta voglia.

Avevamo preso il barattolo di miele, ci eravamo seduti a terra e avevamo iniziato a mangiarlo.

Per sbaglio io gliene avevo fatto cadere una goccia sulla gamba.

Non l’avessi mai fatto.

Iniziò una gara a colpi di miele e ci ritrovammo tutti e due terribilmente appiccicosi.

Stanchi morti ci sdraiammo per terra in mezzo al miele e ci addormentammo.

Quando Esme ci svegliò non riuscivamo a muoverci. Eravamo tutti appiccicati.

Edward dovette tagliarsi i capelli cortissimi e anch’io fui costretta a tagliarne un bel pezzo visto che nemmeno lo shampoo era riuscito a togliere il macello che c’era nei nostri capelli.

Esme ci mise un giorno intero per pulire il pavimento. Era tutto appiccicoso e ormai era il miele era asciugato a terra e non voleva andarsene con nessun prodotto. Sembrava colla.

 Dire che mia madre e sua madre volevamo ucciderci era una cosa da poco.

FINE FLASHBACK

 

- E questa te la ricordi? – gli chiedi indicando una foto in cui avevamo tutte le mani sporche di pittura.

- Me la ricordo? Mamma per punizione mi ha tolto tutte le macchinine per un mese intero, come posso dimenticarmene? – mi rispose mentre tutti e due scoppiamo a ridere.

 

INIZIO FALSHBACK

Io e tutti i ragazzi eravamo a casa dei Cullen e stavamo giocando con i colori a tempera.

Eravamo sdraiati a terra e coloravamo i fogli.

Ci stavamo divertendo da morire. Avevamo intorno ai sette anni.

Eravamo tutti sporchi di pittura e io e Edward più che colorare nei fogli ci stavamo colorando reciprocamente la pelle.

Io disegnavo sulle sue braccia e sulla sua faccia e lui faceva lo stesso con me.

Poi per sbaglio un pennello ero voltato verso la parete sporcandola. Allora io e Edward per riparare all’errore avevamo preso il colore giallo che era quello della parete e con i pennelli avevamo cercato di coprire la macchina di rosso che si era formata nel muro.

Dire che avevamo combinato un pasticcio era dire poco.

La parete, dopo il nostro intervento, aveva assunto una grossissima macchia color arancione.

L’avevamo rovinata ancora di più.

Quando Esme ci scoprì voleva ucciderci.

Mise Edward in punizione togliendogli le sue amate macchinine e mamma fece scomparire il peluche a cui ero tanto affezionata e che usavo la notte per farmi compagnia.

Dicevamo che l’avevamo combinata grossa.

FINE FLASHBACK

 

- Ne abbiamo combinate troppe da bambini. Insieme eravamo troppo pestiferi – gli dissi io ridendo ancora ripensando alla povera parete di casa Cullen.

- Pestiferi? Dire che eravamo pestiferi era farci un complimento. Ti ricordi quando abbiamo rotto lo scalino delle scale? – mi domandò.

Eccome se me lo ricordavo.

 

INIZIO FLASHBACK

Io e Edward eravamo in giardino insieme agli altri e stavamo giocando con la palla.

A noi due era venuta fame così siamo saliti in casa per prenderci qualcosa da mangiare.

Nelle scale che c’erano nel corridoio del nostro appartamento c’era una scalino che avevo lo spigolo leggiarmente rotto.

Io e Edward per giocare ci eravamo messi a saltarci di sopra e lo spigolo si era rotto del tutto.

Per cercare di rimediare avevamo preso l’attack e avevamo cercato di incollarlo.

Poi c’è ne eravamo andati senza farci vedere da nessuno.

Eravamo andati a mangiare e poi eravamo tornati a giocare.

Dopo un paio d’ore avevamo sentito qualcuno gridare dalla scala.

Eravamo corsi a vedere e c’era il signor Smith a terra che si toccava la gamba, mentre lo spigolo che avevamo rotto e poi incollato si era staccato.

Carlisle, che fa il medico, controllò il signor Smith e si accorse che dalla caduta si era rotto il piede.

Io e Edward ci sentimmo subito in colpa.

Se avessimo lasciato lo spigolo rotto il signor Smith non ci avrebbe messo il piede e non sarebbe caduto.

Papà da bravo poliziotto si accorse che lo spigolo era stato incollato e dopo aver trovato il tubetto di attack nella spazzatura di casa e aver guardato le mani mie e di Edward che erano tutte sporche di colla capendo che eravamo stati noi.

Fummo costretti ad ammetterlo e a chiedere scusa al signor Smith che fu anche troppo comprensivo nei confronti della nostra marachella.

Mamma e Esme ci misero in punizione, la più brutta punizione che dovettimo patire.

Non ci fecero vedere per una settimana intera, dicevamo che insieme combinavamo troppi danni e che una settimana senza vederci ci avrebbe aiutato a riflettere prima di combinare altri pasticci.

FINE FLASHBACK

 

- E come me lo posso dimenticare? L’abbiamo combinata grossa quella volta – gli dissi.

- E anche la punizione  è stata grossa. Non ci hanno fatto vedere per una settimana intera. Io stavo sclerando – mi informò.

- A chi lo dici? Io sembravo in depressione, però almeno da quel giorno ne abbiamo combinate un po’ meno – gli dissi dubbiosa.

- Tu credi? – mi chiese sorridendomi.

- Ok no, hai ragione. Eravamo troppo pestiferi – gli dissi scoppiando a ridere.

Continuammo a vedere le foto.

Mano a mano crescevamo, ma eravamo sempre insieme, pronti a combinarne di tutti i colori.

Crescendo poi abbiamo imparato a controllarci, ma continuavamo comunque ad essere dannosi.

Guardammo tutte la foto di noi più grandi.

Alcune con i ragazzi, altri da soli e ripensammo a tutti i momenti belli passati insieme.

Trascorremmo tutta la giornata a ridere e scherzare ripensando al passato e mentre lo guardavo sorridere insieme a me per il nostro passato mi resi conto che tutti i momenti felici del passato li avevo condivisi con lui, così come avevo condiviso con lui anche i momenti più difficili.

Io e lui sempre insieme.

Un passato e un presente unito, perché il futuro sarebbe dovuto essere diviso?

Sarei mai riuscita ad accettarlo?

Volevo che il mio futuro fosse con lui e speravo con tutta me stessa di trovare la forza dentro di me di affrontare questa situazione perché così non potevo andare avanti.

 

 

…Adry91…

Risposte alle vostre recensioni:

 

- sbrilluccica: Diciamo che quel discorso preso da Dawson’s Creek mi ha compito davvero tanto, per questo ho deciso di postarlo qui. Quanto al fatto che nello scorso capitolo mancava Edward eccoti accontentata con questo in cui i due piccioncini sono assieme.

 

- vanderbit: Io sono della Sicilia, tu? Comunque se ti rivelo il finale che senso avrebbe? Ti rovinerei la sorpresa. Comunque “ricordare il passato” la aggiornerò a breve, mentre “l’amore è magia” devo ancora finire di scrivere il capitolo.

 

- giuly97: Se ti dico chi sceglierà Bella ti rovino il finale. Dovrai stare con il fiato sospeso fino alla fine.

 

- costi84: Ho usato le parole di Jen nel video per la figlia perché mi hanno colpito troppo. E’ uno dei pezzi che mi è piaciuto di più, per questo ho voluto riproporlo. Comunque credo sia bello ripensare a quel telefilm come ad un periodo della tua adolescenza. Credo che ognuno di noi resta legato a queste cose che ci ricordano gli anni passati.

 

- ledyang: Goditi questo capitolo in cui il “cane” come lo chiami tu (e io nel frattempo godo nel sentirtelo chiamare così) non c’è. Diciamo che in questo capitolo tra Bella e Edward non succede nulla di che, ma sono sempre insieme quindi è già qualcosa e poi si può ben vedere il rapporto che lega questi due.

 

- Ed4e: Beh in effetti è vero, Edward poteva farsi avanti prima, ma lui era convinto che Bella lo considerasse solo un amico per questo aveva paura di rovinare la loro splendida amicizia rivelandogli i suoi sentimenti. Quando poi ha visto che si era messa con Jacob per l’amicizia che lo teneva legato a Jacob c’ha tolto definitivamente mani, ma ciò che prova per Bella è troppo forte e non può più tenerlo nascosto.

 

- il phard di biancaneve: Beh per quanto riguardo la domanda di Jacob sulla lettera della madre di Bella sono perfettamente d’accordo con te. Infatti non appena lui dice quella frase, Bella pensa subito che Edward non gli avrebbe mai fatto una domanda del genere, ma avrebbe pensato solo a stargli accanto e a consolarla. Sembrerà una stupidaggine questa, ma tu l’hai saputa cogliere e mi fa piacere. L’ho messa proprio per indicare la differenza tra Jacob e Bella. Anche io al posto di Bella avrei subito mollato Jacob, ma sappiamo come è fatta Bella. Ha paura di fare qualcosa, paura di lasciare Jacob perché non vuole farlo soffrire, ma soprattutto nonostante quanto ha detto Jacob e nonostante quella piccola cosa che Edward gli ha detto un paio di capitoli fa sulla soglia di casa, Bella non ha avuto la conferma da parte di Edward che lui sia innamorato di lei, quindi è frenata anche da questo. Comunque diciamo che Bella si fa troppe paranoie e pensa troppo agli altri e poco a se stessa. Quanto alla storia “quando l’amore ti cambia la vita” ho aggiornato l’altro giorno. Ho avuto problemi con quella storia per questo non ho aggiornato prima, se vai a prenderla troverai scritto tutto. Ho spiegato perfettamente ogni cosa. Comunque si, la finirò, stai tranquilla.

 

- eliza1755: Eccolo tornato il grande assente, come l’hai chiamato tu. Jacob in questo capitolo non c’era. Contenta? Non posso dirti se la lettera aiuterà Bella, sappi solo che lei è di coccio e con questo ho detto già troppo. Quanto al fatto di Jacob non posso dirti con certezza per quale dei due motivi che hai detto lui abbia rivelato a Bella il fatto che Edward l’ha sempre amata, ma ti posso anticipare che più o meno l’ha fatto per entrambe le cose. Ho già detto troppo. Più avanti capirai tutto.

 

 

Un grazie di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento e recensite. Un bacio.

 

Altre mie storie su Twilight

Ancora in  corso

 

!?...Quando l’amore ti cambia la vita…!?

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=394174&i=1

 

 

 

L’amore è magia

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=393144&i=1

 

 

Ricordare il passato

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=392921&i=1

 

 

 

L’odio è amore

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=422379&i=1

 

 

 

Bisogna sbagliare per conoscere la verità

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=453783&i=1

 

 

 

Uniti dal destino

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=465990&i=1

 

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Sorpresa a Jacksonville ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie Meyer

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.

 

Eccomi qui con un altro aggiornamento. E’ un capitolo importante questo, anche se credo vi lascerà con l’amaro in bocca. Che succederà? Credo che dopo aver letto il capitolo ve lo chiederete tutti, ma dovrete aspettare il prossimo capitolo per saperlo. Un bacio e buona lettura.

 

 

Capitolo 14

Sorpresa a Jacksonville

 

POV BELLA

Erano passati due giorni ed era arrivato il momento di partire. Avevo l’aereo fra poco meno di due ore. Ero in casa che preparavo la valigia. Non stavo portando grandi cose visto che mi sarei fermata a Jacksonville solo per due giorni e poi comunque se mi sarebbe mancato qualcosa c’era Alice e Rosalie, quindi non c’era nulla da preoccuparsi. Volevo partire leggera, quindi, stavo mettendo in valigia lo stretto necessario. Con Edward ci eravamo salutati poche ore prima visto che anche lui doveva partire per lavoro. All’aeroporto mi avrebbe accompagnato Jacob che si era preso due, tre ore di permesso dal lavoro apposta per me.

- Hai preso tutto? – mi chiese lui una volta raggiuntomi nella mia stanza.

- Si certo. Vado a farmi una doccia veloce e poi andiamo – gli dissi dirigendomi verso il bagno.

- Sei sempre la solita. Ci pensi sempre alla fine per fare le cose – mi disse rimproverandomi uno dei miei difetti peggiori.

Spesso vivevo la mia vita sotto un unico pronostico “il tempo c’è”. Era questo che mi ripetevo tutte le volte che dovevo fare qualcosa e poi mi ritrovavo all’ultimo in mezzo ad una strada perché il tempo era finito e determinate cose ancora si potevano fare.

Con questi pensieri mi buttai sotto il getto dell’acqua sperando che quella doccia mi sarebbe servita per rilassare un po’ i muscoli. Restai solo pochi minuti, il tempo di lavarmi, non avevo proprio tempo per fare una delle mie solite docce. Uscì di fretta e andai subito ad asciugarmi i capelli. Volevo passarmi la piastra, ma era tardissimo e non ne avevo tempo, quindi misi un po’ si schiuma e li lasciai mossi. Tornai in camera e mi vestì. Indossai un paio di jeans scuri, una maglietta con le bratelline di raso blu scuro, un paio di stivaletti con il tacco dello stesso colore e poi mi misi un bracciale dello stesso colore e gli orecchini che mi aveva regalato un po’ di tempo fa Edward. Erano a forma di goccia di colore blu notte (à il link con i vestiti di Bella: http://yfrog.com/3mvestitibella6p). Lui diceva che il blu mi donava da morire. Andai in bagno e mi truccai leggiarmente, poi tornai in camera e presi gli occhiali da sole blu e la borsa dello stesso colore e uscì da lì dirigendomi in salone dove Jacob stava guardando la tv.

- Dov’è la mia valigia? – gli chiesi non vedendola.

- L’ho già portata in macchina. Se sei pronta possiamo andare – mi disse spegnendo la televisione.

- Prontissima – gli risposi uscendo di casa seguita da lui e chiudendomi la porta della mia casa alle spalle, quella stessa casa che fra poco avrei dovuto abbandonare per sempre.

Scendemmo sotto e salimmo in macchina arrivando all’aeroporto in poco tempo visto che esso non si distanziava molto dalla zona dove abitavo. Entrammo dentro e subito sentì chiamare il mio volo. C’ero arrivata per un pelo.

- E’ il mio – dissi riferendomi al volo.

- Si ho notato. Mi mancherai – mi disse.

- Starò via solo due giorni, non ti accorgerai nemmeno della mia assenza – gli feci notare.

- Mi accorgo sempre della tua assenza – mi rispose lui.

Sentì chiamare il mio volo per la seconda volta. Dovevo sbrigarmi.

- Devo andare adesso. Ci sentiamo per telefono – gli dissi.

- Ti amo – mi rispose lui dandomi un bacio a fior di labbra.

Avrebbe voluto approfondire, lo sentivo, ma non ne avevo proprio voglia, così con la scusa di fare tardi mi allontanai dirigendomi al check-in dove, dopo aver comunicato nome, cognome e destinazione, così come mi aveva detto Alice, mi fecero strada verso l’aereo non prima però di aver fatto i loro abituali controlli.

Dieci minuti dopo mi trovavo seduta su un volo per Jacksonville nella First class. Dovevo immaginarlo che Alice non si sarebbe accontentata di farmi viaggiare in classe economica o business, tutta colpa delle sue manie di grandezza e anche delle sue possibilità economiche che glielo permettevano. Quel viaggio gli era dovuto costare un occhio della testa, anche se per i Cullen, i soldi non erano mai stati un problema.

Mi guardai attorno e mi resi conto che i posti erano alquanto limitati. Doveva andare bene se c’erano dodici posti. Essi erano sistemati in modo che noi passeggeri non ci disturbassimo tra di noi. Era davvero bello, anche se non era la prima volta che viaggiavano in prima classe, visto che tutti i viaggi che facevo con loro si facevano esclusivamente in First classe.

Passò l’hostess per chiedere se volessi qualcosa, ma declinai l’invito e mi misi le cuffie nelle orecchie per rilassarmi un po’. Il viaggio non era molto lungo, ma il tempo necessario per riuscire a stendere i muscoli e rilassarmi sul vero senso della parola. Mentre ascoltavo la musica mi addormentai perfino svegliandolo solo quando l’aereo fu atterrato.

In poco tempo scesi dall’aero, ripresi la mia valigia e uscì fuori dove secondo Alice ci sarebbe stata una Mercedes Brabus Sv12r dai vetri oscurati ad aspettarmi. Mi guardai attorno e notai la macchina poco distante dall’uscita dall’aeroporto con l’autista fuori dalla macchina che si guardava in giro (à il link con la macchina: http://yfrog.com/j4mercedbrabussv12rdavantj e http://yfrog.com/6zmercedesbrabussv12rdietj ). Mi avvicinai e subito si accorse di me.

- Lei è la signorina Isabella Swan? – mi chiese con fare gentile.

- Bella basta – mi limitai a rispondergli sorridendogli.

- Prego si accomodi – mi dissi aprendomi lo sportello e facendomi accomodare mentre lui prese la mia valigia e la posò nel cofano.

Dopodichè salì anche lui. Alice diceva che tutti e quattro erano a lavoro oggi e nessuno poteva venirmi a prendere così avrebbero fatto venire l’autista. La cosa non mi convinceva più di tanto, ma non ci feci caso perché non volevo trovare sempre e per forza qualcosa che non andava, anche se la maggior parte delle volte non sbagliavo mai. Alice era troppo diabolica e se unita agli altri diventava il diavolo fatto persona.

- Com’è andato il viaggio? – mi chiese l’autista gentilmente.

- Benissimo. Del resto in prima classe non poteva andare diversamente – gli risposi mentre lui accese la macchina e partì.

Fra poco avrei rivisto i miei amici ed ero contentissima, non vedevo l’ora. Telefonai a Jacob dicendogli che ero appena arrivata e poi lo salutai dicendogli che ero molto stanca e sarei andata diretta a casa dei ragazzi dove mi sarei messa a letto. Ovviamente non era vero, ma era l’unico modo per non farmi richiamare da lui più tardi. Dovevo parlare con le ragazze e non volevo essere disturbata. Non appena chiusi la telefonata mi misi l’i-pod alle orecchie ascoltando un po’ di musica e mi lasciai cullare da quelle dolci note. Solo quando sentì la macchina fermarsi me le tolsi e mi accorsi che si era già fatto buio, però c’era qualcosa che non quadrava. Mi resi conto che non ci trovavamo a casa dei ragazzi, ma in una piazza ricordata da un muretto dove si vedeva tutto il panorama.

- Siamo arrivati – mi disse l’autista.

- Credo che abbia sbagliato. Doveva accompagnarmi a casa dei ragazzi – gli chiesi.

- Mi è stato chiesto di portarla qui e così ho fatto. Gli ordini erano questi, anzi manca ancora qualcosa – mi disse lui prendendo qualcosa dalla tasca.

- Non riesco a capire – gli risposi.

- Prego, tenga queste. Mi è stato detto di dargliele non appena saremmo arrivati qui. Quella con il numero uno deve leggerla non appena scende, mentre quella con il numero due deve leggerla a fine serata. I ragazzi si raccomandano di non sbirciare nell’altra prima del tempo – mi spiegò l’uomo porgendomi due buste.

- Ok grazie – mi limitai a rispondergli stupita da quella situazione.

- Alla valigia ci penso io. Ah quasi dimenticavo. Questo è il foglietto con il mio numero. Appena ha finito mi chiami che la vengo a prendere – mi comunicò porgendomi un bigliettino con un numero.

- E’ stato gentilissimo, la ringrazio – gli dissi prima di scendere dalla macchina.

Non sapevo cosa pensare, ma la cosa non mi stupì più del normale. Era come se mi sentivo che dietro quel mio viaggio lì ci fosse qualcosa di diverso da quello che mi era stato comunicato, ma non riuscivo a immaginare cosa. Mi avvicinai al muretto e mi misi ad osservare il panorama pensando a cosa dovessi aspettarmi da quella serata.

Feci un respiro profondo e presi la busta con il numero uno, mentre l’altra la posai in busta. Riconobbi subito la calligrafia, era quella di Alice.

 

Arriva un momento in cui senti che la vita ti sfugge di mano. E’ un momento di disperazione. Devi decidere che direzione prendere perché, all’improvviso, ti trovi di fronte ad un bivio. E tu adesso lo sei. Puoi scegliere la strada facile che ti condurrà probabilmente alla felicità, ma ricorda che sarà una felicità provvisoria e del tutto illusoria, oppure puoi scegliere la strada più difficile, quella che magari all’inizio ti farà soffrire, ma che alla fine ti farà conoscere la vera felicità. O forse, semplicemente, non ci sono strade facili e strade difficili, perché in fondo qualunque sia la decisione che prenderai qualcuno soffrirà e quel qualcuno in entrambi i casi sarà una persona a cui tu vuoi davvero bene. Quindi, per una volta, metti da parte gli altri e guarda dentro te stessa. Combatterai per chi ami veramente? O saranno gli altri a dirti cosa fare e tu ti nasconderai nel più profondo? Sceglierai di andare avanti stringendo i denti o semplicemente sopravviverai? Solo una cosa possiamo dirti: Ogni giorno che aspetti è un giorno che non riavrai mai più…Non perdere tempo a chiederti perché è successo, non troverai mai un perché. Forse alcuni legami nascono prima che c’è ne accorgiamo, forse ci si attrae senza saperlo davvero…così quello che sembra nato per caso diventa la cosa più importante, la ragione di un lungo percorso…Sei pronta a rinunciare a questo legame?

Alice, Rosalie, Jasper e Emmett.

 

P.S. Prendi l’i-pod che trovi dentro questa stessa busta e ascolta la canzone. Non puoi sbagliare, abbiamo messo solo quella giusta. Ascoltala e attendi. Goditi la serata e pensa solo a quello che vuoi tu. Ci raccomandiamo con te…non sbirciare nell’altra busta. Ti vogliamo un bene dell’anima…i tuoi migliori amici…

 

Non sapevo cosa pensare. Avevamo scritto delle parole bellissime e soprattutto avevano capito il problema senza che io gli dicessi nulla. L’unica cosa che mi faceva paura era quel loro “goditi la serata”. Che significava? E soprattutto con chi dovevo godermi la serata visto che di sicuro non si trattava di loro?

Presi l’i-pod dalla busta e me lo misi nelle orecchie. Avrei aspettato come volevano loro anche se non sapevo a cosa stavo andando incontro. Premetti play e le dolci note di Claire De Lune mi colpirono in pieno come una doccia fredda.

Claire De Lune era la canzone mia e di Edward, o meglio quella che noi consideravamo tale perché piaceva ad entrambi. Un dubbio iniziò a insediarsi nella mia mente e non sapevo se essere contenta o disperata per quello che sarebbe potuto succedere. Edward era partito per lavoro, così mi aveva detto. E se invece non fosse così?

Non feci in tempo a finire di formulare quel pensiero che sentì una mano poggiarsi sulla mia spalle e un’elettricità percorrermi tutto il corpo. Mi voltai di scatto e mi ritrovai di fronte gli occhi più belli che avessi mai visto in vita mia. Non sapevo cosa pensare vedendolo lì, anche lui con le cuffie alle orecchie. Entrambi le togliemmo allo stesso momento. Era bellissimo. Indossava un paio di jeans chiari e una maglietta maniche corte viola con una cinta dello stesso colore. Un paio di scarpe nere, bianche e viola e gli occhiali sempre viola appoggiati alla testa, visto che ormai era già sera (à il link con i vestiti di Edward: http://yfrog.com/j3vestitiedward6p ).

- Che ci fai tu qui? – gli chiesi non sapendo bene cosa pensare.

- Potrei chiederti lo stesso – mi rispose lui.

- Sapevi che sarei venuta qui, io invece no riguardo te – gli feci notare.

- Se ti dicessi che nemmeno io sapevo di dover venire qui, mi crederesti? – mi domandò.

In quel momento un pensiero balenò nella mia testa. Forse Alice aveva organizzato tutto.

- Alice? – mi limitai a domandargli.

- Esattamente – mi rispose.

- Mi fai capire che ha combinato? – gli chiesi visibilmente curiosa.

- Ha convinto il mio manager a farmi credere di dover andare a Savannah per firmare dei documenti per uno sponsor. Ovviamente c’ho creduto anche se non mi convinceva la storia che lui non sarebbe venuto con me. Comunque ho preso il jet privato e sono partito nel pomeriggio, solo che quando questo è atterrato mi sono trovato a Jacksonville. Ho parlato con il pilota e mi ha dato delle buste dicendomi di leggerle. La prima conteneva solo un indirizzo, questo. La seconda era da parte dei ragazzi che mi scrivevano delle cose su di me, su di noi. E poi l’i-pod con Claire De Lune e allora ho collegato tutto, difatti ti ho vista qui non appena sono arrivato. E tu, invece, come mai qui e non a casa dei ragazzi? – mi spiegò lui.

- Quando sono atterrata in aeroporto è venuto a prendermi un’autista che mi ha portata qui. Mi ha dato due buste. Una da aprire una volta scesa in cui c’erano scritte delle cose sulla situazione in cui mi trovo e  l’i-pod con Claire De Lune e l’altra che posso aprire solo a fine serata – gli dissi.

- C’è l’hanno fatta – mi fece notare.

- Tu davvero non sapevi niente? – gli chiesi per esserne sicura.

- Certo che no. Sai come sono, sai com’è Alice e sa tenere un segreto meglio di una tomba – mi disse sorridendomi.

- Hai ragione. C’è l’hanno proprio fatta. Adesso che si fa? La mia busta non dice nulla sulla serata – gli spiegai.

- Adesso lo scopriamo – mi disse lui mentre scriveva un messaggio nel cellulare.

- Cosa fai? – gli chiesi curiosa.

- Nella mia seconda busta c’era scritto di mandare un messaggio a qualcuno di loro per ricevere ulteriori chiarimenti. Ho mandato un messaggio a Alice dicendomi che sono qui con te e chiedendogli quando avrei dovuto aprire la busta – mi spiegò mentre nel suo cellulare era appena arrivato un messaggio.

- Ora – disse a voce alta leggendo il contenuto del messaggio.

Posò il cellulare ed estrasse dalla tasca un busta aprendola e leggendo a voce alta:

 

Come vedete ve l’abbiamo fatta. Abbiamo organizzato una serata tutta per voi. Non vi resta che giocare con noi. A Powers Avenue 6299-5 troverete la prossima busta. Durante il tragitto ditevi le tre cose che in assoluto amate dell’altro.

 

- Sarebbe una sorta di caccia al tesoro? – gli domandai dopo che lui finì di leggere.

- Non lo so, ma io il mio tesoro c’è l’ho già qui – mi disse lui sorridendomi mentre io senza pensarci mi avvicinai a lui e gli schioccai un bacio sulla guancia.

- Allora chi inizia? – gli domandai riferendomi a ciò che c’era scritto nella busta mentre lo prendevo per mano intrecciando le mia dita con le sue e dirigendoci verso il posto comunicatoci da Alice.

- Inizio io. Allora le tre cose che amo di te…umh – disse portandosi l’indice al mento come per pensarci – direi che amo tutto di te, però devo rispettare il gioco quindi ti dico ciò che preferisco in assoluto. In primis amo la tua pazienza, sei la persona più paziente che io conosca soprattutto con me e c’è ne vuole per essere paziente con me. Seconda cosa, il modo in cui dai tutta se stessa per le persone che ami e terza cosa il fatto che sono l’unico che riesce a metterti in imbarazzo e a far tingere quelle guance di rosso. Direi che amo il tuo essere dannatamente perfetta – mi disse lui sorridendomi.

Cavolo, se continuava così finiva che gli saltavo addosso. Dovevo controllarmi.

- Adesso tocca a me. Vediamo, le tre cose che mi piacciono di te…– iniziai io.

- La mia bellezza, ovviamente – mi disse lui sorridendomi.

- Il solito modesto. Comunque a parte quella mi piace la tua sincerità e il coraggio che hai nell’affrontare i problemi. La seconda cosa è il tuo modo silenzioso di esserci sempre per me e la terza cosa è il tuo sorriso sghembo senza il quale non riuscirei a stare – gli dissi sincera mentre eravamo arrivati a destinazione.

Ci trovavamo di fronte ad un negozio di intimo. Tipico di Alice, dovevo aspettarmelo. L’avrei uccisa quando ci saremmo visti, eccome se l’avrei uccisa.

- E’ qui che dovevamo arrivare? – gli domandai sperando in una risposta negativa.

- Ottimo lavoro Alice – disse lui ridendo riferendosi al folletto malefico che me l’avrebbe pagata cara.

Entrammo nel negozio e la commessa di venne incontro. Edward gli disse i nostri nomi e lei ci disse di cercare nei vari reparti la busta che era stata nascosta.

Io mi guardai attorno imbarazzata come una bambina mentre Edward cercava tra la biancheria una busta che sembrava sparita nel nulla.

- Faremo prima se tu mi dessi una mano – mi disse lui sorridendomi.

- Giuro che quando vedo Alice la uccido – gli risposi ignorando ciò che mi aveva detto.

Edward scoppiò a ridere, ma continuò a cercare.

- Eccola. Molto bene, vediamo che c’è scritto – disse lui aprendo la busta mentre io mi avvicinai.

Edward la lesse a voce alta:

 

Congratulazioni, siete arrivati al livello successivo. Bella lo so che in questo momento ci vuoi uccidere, ma sai benissimo che la colpa è di Alice che tra l’altro dice che alla fine la ringrazierai. Vogliamo esserci quando succede. Comunque visto che siete qui, compratevi un regalo a vicenda e scambiatelo andando a Atlantic Boulevard 13475. Mi raccomando Bella non comprare un paio di calzini.

 

- Quella ragazza è proprio perfida – gli dissi mentre in viso dovevo essere color pomodoro.

Edward scoppiò a ridere e io lo seguì a ruota, magari ridendo avrei stemperato la tensione.

- Vuoi rinunciare? – mi chiese.

- Non ho detto questo. Forza separiamoci e compriamo questo regalo. Ci vediamo fuori – gli dissi allontanandomi e dirigendomi nel reparto uomo.

Se Alice non avesse detto in quel modo avrei comprato davvero dei calzini, almeno non sarebbe stato imbarazzante darglieli. Mi avvicinai nel reparto boxer e ne scelsi un paio della sua misura neri con le rifiniture grigie e la scritta “Dolce e Gabbana” nel bordo. Erano belle, ma semplici. Andai a pagarle e poi uscì fuori trovando già Edward lì ad aspettarmi.

- Già fatto? – gli domandai.

- Certo – mi rispose.

- Tieni, prima tu – gli dissi porgendogli la busta.

Lui aprì il regalo e ne estrasse i boxer (à il link con i boxer: http://yfrog.com/5mboxerj ). Io stavo morendo dalla vergogna, ma cercai di non darlo a vedere.

- Boxer? Belli, mi piacciono – mi disse sorridendomi.

- Ok, basta commenti. Non dire altro, rischio di diventare più rossa di un pomodoro – gli confidai.

- Sei bellissima anche quando ti imbarazzi – mi rispose lui accarezzandomi una guancia.

Questo non aiutava, non aiutava per niente.

- Tu cosa hai comprato? – gli domandai per stemperare l’imbarazzo.

- Apri e guarda – mi disse porgendomi la busta con il regalo.

La presi e la aprì estraendo fuori una sottoveste velata semitrasparente con dei richiami in pizzo nera. Era molto sexy e soprattutto molto corta (à il link con la sottoveste: http://yfrog.com/0osottovestej ).

- Ma sei pazzo? E’ davvero bella, grazie – gli dissi sincera baciandogli una guancia mentre il rossore cresceva.

- Prego. Ora andiamo all’altro indirizzo e se non ci piace andiamo a mangiarci una pizza, d’accordo? – mi chiese.

- D’accordo – gli risposi sorridendogli e incamminandomi mano nella mano con lui verso il nuovo indirizzo.

Mentre camminavamo ci mettemmo a parlare del più e del meno e sapere di dover trascorrere tutta la serata in compagnia di Edward mi piaceva un sacco. In poco tempo arrivammo a destinazione e ci ritrovammo di fronte ad una tipografia. I posti che i ragazzi avevano scelto non erano molto distanti tra di loro e comunque facilmente raggiungibili a piedi.

- Che ci facciamo in una tipografia? – gli chiesi.

- Se non entriamo non lo sapremo mai – mi disse lui aprendo la porta e facendomi segno di entrare.

Lo feci e lui mi seguì.

- Buonasera posso esservi utile? – ci chiese l’uomo del negozio con fare cortese.

Edward gli spiegò la situazione e gli chiese se qualcuno aveva lasciato delle buste per noi. Non appena terminò una ragazza spuntò dall’altra stanza fissando Edward in modo insistente.

- Papà vai, ci penso io qui – disse la ragazza a quello che quanto sembrava doveva essere il padre mentre continuava a lasciare gli occhi addosso a Edward.

La cosa era parecchio fastidiosa, non tolleravo che qualcuno ad eccezioni di me stessa guardasse Edward in quel modo e poi non vedevo il motivo per cui doveva restare. Che se ne andasse lei di là tanto suo padre sarebbe stato utile meglio di lei. Dannati ragazzi, con tanti posti giusto qui dovevano portarci.

- Bene, allora arrivederci – ci disse l’uomo prima di allontanarsi dalla stanza.

- Io sono Sarah – disse lei allungando la mano verso Edward e fissandolo con insistenza mentre lui non la stava praticamente nemmeno degnando di uno sguardo.

C’era o ci faceva? Ma come si può flirtare con un ragazzo sapendo che la sua fidanzata è ad un passo da lui? Ci voleva proprio coraggio e quella ragazza ne aveva da vendere. La sua fidanzata? O mio Dio, l’avevo detto davvero? No, dovevo essere pazza. Comunque in tutti i casi poteva sembrare che stessimo davvero insieme, considerato che eravamo mano nella mano.

- Isabella Swan e lui è Edward Cullen, il mio ragazzo. Adesso se non ti dispiace ti saremmo grati se tu ci dessi quello che ci devi dare, sai, non abbiamo tutta la serata a disposizione – risposi io al posto di Edward lanciando alla ragazza uno sguardo di fuoco mentre esaltavo con il tono di voce le parole "mio ragazzo".

Sapevo che era stata fuori luogo la mia risposta, ma mi ero stufata di guardare quell’oca mentre si spogliava con gli occhi la persona che amavo nonostante sapessi di non aver nessun diritto a provare quella terribile e fastidiosa gelosia.

Ero infastidita parecchio dal comportamento di quella ragazza e Edward se ne era accorto, infatti si avvicinò a me e mi prese la mano intrecciandola alla sua. A quel gesto la ragazza sembrò guardarmi con occhi di fuoco, poi si allontanò e tornò cinque secondi dopo con due buste piccole.

- Queste sono vostre. Mi è stato detto di dirvi che dovete aprire prima la busta bianca, poi quella rossa – disse riferendosi al foglio arrotolato.

- Grazie mille – si limitò a rispondergli Edward prendendo ciò che la ragazza gli porgeva e dirigendosi verso l’uscita ancora mano nella mano con me.

Uscimmo fuori e lui mi guardò scoppiando a ridere.

- Mi spieghi cosa c’è di così divertente? – gli chiesi sbuffando.

- Rido per il tuo comportamento. Ci mancava poco che la uccidevi con il solo sguardo a quella ragazza – mi rispose lui.

- Era solo una gallina – gli dissi.

- Non mi sembra che abbai fatto chissà cosa – si giustificò lui.

- Ma l’hai visto come ti guardava? Ti stava praticamente spogliando con gli occhi – gli feci notare.

- Sento puzza di gelosia o sbaglio? – mi disse lui continuando a ridere.

- Gelosia? Non essere ridicolo – gli risposi cercando di essere credibile.

- “Isabella Swan e questo è Edward Cullen, il mio ragazzo” – mi canzonò lui cercando di imitare la mia voce.

- E anche se fosse? – gli domandai riferendomi al fatto che potevo essere gelosa.

- Non potrei che esserne felice – mi rispose lui schioccandomi un bacio sulla guancia.

Sorrisi a quelle parole. Mi faceva piacere sapere che lui fosse contento della mia gelosia.

- Apriamo questa busta, va – gli dissi per evitare di rispondergli e quindi espormi troppo.

Presi la busta bianca  dalle sue mani e la aprì leggendone il contenuto:

 

Se non l’aveste ancora capito, cosa che dubitiamo, è appena iniziata la vostra caccia al tesoro. Ovviamente tesori da trovare non c’è ne visto che siete tutte e due insieme, ma ciò che vogliamo è regalarvi una serata indimenticabile. Per questo abbiamo messo in moto la fantasia. Per quello che volevamo fare ci serviva Phoenix, ma c’erano degli impedimenti formato uomo (ci siamo capiti), quindi dovete accontentarvi di Jacksonville. Adesso basta con le spiegazioni. La vera caccia al tesoro comincia adesso. Buon viaggio.

 

Bene, diciamo che nella busta non c’era scritto nulla di nuovo, se non che quello che avessimo fatto non era nemmeno l’inizio di quella che si prospettava una lunga serata, ma c’era Edward con me e questo bastava ad essere contenta. Chissà se magari questa sorpresa dei ragazzi avrebbe potuto schiarirmi un po’ le idee.

 

 

…Adry91…

Risposte alle vostre recensioni:

 

- vanderbit: Sono contenta di sapere che i flashback ti sono piaciuti. Li ho usati per far capire meglio il forte legame che lega Bella a Edward.

 

- VerdeEvidenziatore: Concordo con te sul fatto della lettera di Renèe a Bella e della reazione di Jacob. E’ stato molto invadente. Per questo ho fatto il paragone con Edward dicendo come si sarebbe comportato lui. Quanto al fatto di lasciarlo non posso dirti nulla. Vedremo cosa succederà tra i due, anzi tra i tre.

 

- sbrilluccica: Mi fa piacere sapere di aver reso bene il legame che c’è tra Edward e Bella. Era proprio questo il mio intento.

 

- giuly97: Si, in effetti Edward e Bella erano davvero delle pesti, però erano inseparabili e su questo nel corso del tempo non sono cambiati per nulla.

 

- Ed4e: Se è come dici tu speriamo si risponda sinceramente alle sue domande. Troverà Bella il coraggio che gli manca? Se vuoi saperlo continua a leggere la storia.

 

- eliza1755: Mi fa piacere sapere che i flashback di Edward e Bella ti abbiano fatto commuovere. Significa che sono arrivata al mio scopo che era proprio quello di far capire quanto profondo fosse il loro legame. Quanto a Edward e al fatto che non si decide a parlare diciamo che anche lui ha i suoi problemi, ma chissà…va beh stavo già dicendo troppo. Non posso dire niente, niente. Mi hai chiesto se all’addio al nubilato di Bella ci sarà anche Edward. Diciamo che con questo capitolo non serve che io ti dia una risposta. Diciamo che questo addio al nubilato di Bella sarà totalmente diverso da come l’ha immaginato e soprattutto sarà indimenticabile…se in bene o in male, però, non posso dirtelo.

 

- kand angel: Strafelice che ti sia piaciuto.

 

 

Un grazie di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento e recensite. Un bacio.

 

Altre mie storie su Twilight

Ancora in  corso

 

!?...Quando l’amore ti cambia la vita…!?

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=394174&i=1

 

 

 

L’amore è magia

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=393144&i=1

 

 

Ricordare il passato

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=392921&i=1

 

 

 

L’odio è amore

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=422379&i=1

 

 

 

Bisogna sbagliare per conoscere la verità

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=453783&i=1

 

 

 

Uniti dal destino

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=465990&i=1

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Una caccia al tesoro particolare ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie Meyer

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.

 

Eccomi qui con un altro capitolo. Come molti di voi già immagineranno è incentrato sulla caccia al tesoro, ma se lo scorso capitolo siete rimasti con l’amaro in bocca credo che peggio sarà alla fine di questo. Anche in questo caso, quindi, bisognerà aspettare il prossimo aggiornamento. Un bacio e buona lettura.

 

 

Capitolo 15

Una caccia al tesoro particolare

 

POV BELLA

Avevo immaginato un arrivo a Jacksonville totalmente diverso rispetto a quello che avevo avuto. Avevo immaginato di rivedere tutti i ragazzi che mi erano mancati immensamente, avevo immaginato di ritrovarmi sul lettone della stanza degli ospiti dei ragazzi mentre parlavo con Alice e Rosalie e gli spiegavo cosa mi stesse succedendo sperando che loro potessero darmi qualche consiglio, avevo immaginato me ed Emmett giocare alla play station e infine avevo immaginato me e Jasper guardare un film horror insieme commentando le scene più belle. Non avevo fatto altro che immaginarmi insieme a loro, a quella che consideravo la mia famiglia ed ero felice per questo, eppure quello che mi era aspettato al mio arrivo era stato diverso e forse era tutto dannatamente più bello. Avrei passato un’intera serata con Edward e non c’era cosa che potesse essere più bella di questa.

- Allora scricciolo, pronta ad aprire la seconda busta? – mi chiese Edward mentre ancora ci trovavamo davanti alla tipografia dove eravamo usciti poco prima con le buste in mano.

Il suo sorriso rivolto solo a me era bastato a calmare la rabbia e la gelosia che quella ragazza aveva fatto scatenare in me.

- Prontissima – gli risposi mentre aprivo la busta e ne estraevo il contenuto.

 

L’altro giorno, dopo una telefonata con tutti e due ci siamo resi conto che qualcosa non va. Ci siamo messi sul dondolo del giardino di casa cercando il modo di essere utili alle persone che in assoluto ci sono sempre state accanto. La situazione è complicata e le cose da fare lo sono altrettanto, quindi non sapevamo davvero come aiutarvi. Poi, ecco che c’è venuta l’illuminazione. Non possiamo fare nulla per voi, la vita è vostra e le decisioni che prendete altrettanto, ma possiamo e vogliamo raccontarvi una storia. Se avete voglia di ascoltarla per intero dovrete aprire le vostre menti e risolvere onestamente tutto quello che vi verrà proposto. Potrete andare avanti solo facendo quello che vi chiediamo. Avanti, si inizia.

 

P.S. La prossima busta si trova a Saint Augustine Road 13820-113. Una volta arrivati troverete un uomo che vi chiederà la soluzione di un enigma. Se c’è la farete potrete ricevere la busta successiva, altrimenti addio storia. Il primo ovviamente è facilissimo, basterà solo che ragioniate. L’enigma è: Ci sono due conti che escono per una battuta di caccia e uno di loro decide di avvertire la sua serva che non torneranno a casa per la cena. Per farlo il conte gli manda un bigliettino con scritto 5+3=7. Perché lo fa?

 

Nonostante la situazione era strana, l’idea che avevano avuto i ragazzi mi piaceva un sacco. Ero convinta che io e Edward ci saremmo divertiti parecchio.

- Incredibile. Mi sembra di essere tornato a scuola – mi disse lui mentre io posavo il biglietto nella busta e iniziavo a camminare seguita da lui.

- Sarà divertente – gli risposi io sorridendo.

- Bene, allora cerchiamo di riflettere. Bisogna capire perché ha mandato un biglietto con scritto 5+3=7 – mi disse lui iniziando a toccarsi il mento con l’indice.

Lo faceva ogni qualvolta rifletteva in modo esplicito. Adoravo l’espressione che metteva su e per un momento sperai che non ne venisse a capo, almeno avrei potuto godere di quella visione ancora per un po’. Poi pensai che ne andava della serata e decisi di contribuire alla soluzione del problema. In fondo da come veniva presentato l’enigma non sembrava troppo difficile.

- In effetti è un po’ strano considerando che i conti non tornano, perché 5+3 non fa 7, ma 8 – gli dissi io riflettendo sul fatto che il calcolo fosse sbagliato.

La soluzione doveva stare in questo, o almeno credevo considerato che non mi veniva in mente nient’altro.

- Scricciolo sei un genio – mi disse Edward schioccandomi un bacio sulla guancia.

- Posso capire cosa ho detto o fatto per esserlo? – gli chiesi sorpresa da quella reazione.

- Semplice. 5+3 non fa 7, quindi i conti non tornano. La soluzione l’hai già detta senza rendertene conto – mi fece notare.

In effetti quel ragionamento non faceva una piega. Il messaggio sarebbe stato chiaro.

- Modestamente sono un genio senza averne percezione – gli risposi sorridendogli.

- Tu mi sa che non hai percezione di niente di quello che ti appartiene e non riesco a capire perché – mi disse lui stringendomi un po’ di più la mano.

Per la gente che passava potevamo sembrare due fidanzatini e in quel momento lo avrei voluto con tutta me stessa.

- Il tuo giudizio è di parte – gli feci notare.

- Direi proprio di no. Cavolo Bella sei la persona più bella e speciale di questo mondo e non parlo solo esteticamente – mi fece notare mentre io sentì il sangue fluirmi nelle testa.

Di sicuro aveva assunto il mio colorito peperone tipico di tutte le volte in cui Edward riusciva a mettermi in imbarazzo.

- Ti odio quando mi fai arrossire in questo modo – gli dissi sincera.

- Io invece ti adoro sempre – mi rispose guardandomi.

Ok, dire che avevo la tentazione di saltargli addosso era poco. Avevo voglia di stringerlo nelle mie braccia e di sentirmi protetta al solo suo contatto. Cercai di scacciare via questi pensieri e mi guardai attorno accorgendomi che eravamo arrivati a destinazione.

- Mi sa che siamo arrivati – gli dissi cercando di evitare di rispondere a quello che aveva detto.

- Arriviamo sempre nei momenti meno opportuni – gli sentì dire più a se stesso che a me.

Ci avvicinammo a quello che sembrava un centro commerciale chiuso per via dell’ora e vedemmo un signore che si guardava attorno cercando qualcosa o qualcuno. Non appena ci vide ci sorrise e noi ci avvicinammo a lui.

- Voi dovete essere Edward e Bella, giusto? – ci chiese gentilmente.

- Come fa a saperlo? – gli domandai.

- I ragazzi mi hanno fatto vedere una vostra foto. Comunque, sapete già cosa dovete fare, giusto? – ci chiese.

- Si certo. La soluzione dell’enigma è “i conti non tornano”. Nel biglietto il conte ha scritto 5+3=7 per indicare che i conti non tornano visto che il risultato è sbagliato. Un modo come un altro di indicare il fatto che non sarebbero tornati a cena – gli espose Edward in modo chiarissimo.

- Perfetto. La risposta è esatta, quindi questi sono vostri. Prima aprite la busta e poi questo – ci informò porgendoci una busta e un foglio chiuso a rotolo.

- Grazie mille, arrivederci – lo salutai prendendo quelle cose e allontanandomi insieme a Edward e andandoci a sedere in un panchina che si trovava di fronte al centro commerciale.

- Bene, apriamo la busta, vediamo che dice – mi disse Edward sorridendomi mentre io presi la busta e la aprì.

 

La storia che vogliamo raccontarvi inizia 23 anni fa, quando in un pomeriggio di Giugno, un bambino venne alla luce. Era bellissimo, con i suoi grandi occhioni azzurri e un sorriso da fare invidia a tutti. Sembrava il bambino perfetto, e lo era infondo. Aveva un solo difetto: non si lasciava avvicinare da nessuno. Quando a prenderlo in braccio era qualcuno che non fosse la sua mamma o il suo papà ecco che iniziava a piangere e a dimenarsi.

Esattamente un anno dopo, in una mattina di Settembre, una nuova bambina salutò il mondo con il suo arrivo. Aveva due profondi occhi verdi e una boccuccia a cuore bellissima. Lei era tranquillissima, la sua mamma poteva lasciarla a chi voleva perché non piangeva mai, anzi rideva ogni volta che vedeva una faccia nuova.

Il  respiro dei due bimbi sembrava un rintocco di serenità, ogni loro impercettibile movimento una primordiale danza di felicità. Erano due bambini apparentemente molto diversi, ma il tempo avrebbe dimostrato quanto quelle diversità fossero del tutto irrilevanti.

 

P.S. Prossimo indizio Blackbeard Drive 2411. Arrivati lì farete come avete fatto ora.

Stavolta vogliamo sapere chi è Bill. Vi diamo un aiuto. Bill è tutto e nessuno, non è niente però è nulla. Allora c’è lo dite chi è Bill?

 

Era la nostra storia, la storia mia e di Edward e non vedevo l’ora di leggere il biglietto successivo per scoprire come loro avevano vissuto questo rapporto così speciale che io avevo con Edward.

- Mi credi se ti dico che me lo aspettavo dopo che hanno detto che volevano raccontarci una storia? – mi chiese Edward.

- Certo che ti credo. Io, invece, non ho pensato a nulla, a volte è meglio – gli dissi sincera.

- Perché? – mi domandò.

- Perché magari pensi qualcosa che poi non è e resti delusa – gli dissi.

- Il tuo ragionamento non fa una piega. Comunque vediamo cosa c’è lì – disse indicando il foglio arrotolato che prese ed aprì.

Era un poster con alcune delle foto di Edward e me da neonati. Al centro c’era due occhi, uno azzurro come il colore degli occhi di Edward e uno verde come il mio colore degli occhi. Ai lati c’era una foto mia da neonata e una in braccio a mamma con scritto “Bella”, mentre dall’altro lato c’era una foto di Edward da neonato, e due di lui che piangeva con la scritta “Edward” di sotto (àil link con il poster: http://yfrog.com/jvprimafotop ).

Era bellissimo e un sorriso spontaneo uscì dalle mie labbra, così come in quelle di Edward.

- Mamma mia che eravamo belli – gli dissi continuando a guardare il poster.

- Perché adesso non lo siamo? – mi rispose lui facendomi sorridere.

- Adoro i ragazzi e questa cosa che hanno organizzato, quindi vediamo di risolvere il prossimo enigma, perché ho voglia di vedere cosa ci aspetta – gli spiegai.

- Si, hai perfettamente ragione – mi disse lui sorridendosi e alzandosi dalla panchina porgendomi la sua mano che prontamente presi.

Posai tutto nella borsa e ci incamminammo verso il nuovo indirizzo.

- Stavolta mi sembra difficile da risolvere. Non ho idea di cosa sia questo Bill – gli dissi preoccupata.

- Bill sono le doppie lettere – mi disse lui come se ciò che aveva detto fosse una cosa semplicissima.

- Tu come fai a saperlo? – gli chiesi.

- L’ho letto tempo fa su un giornale in cui c’era un trafiletto sugli indovinelli più strani. Diciamo che siamo stati fortunati – mi rispose lui.

- Fortunatissimi – gli risposi mentre lui iniziò a parlare del più e del meno.

Era bello stare così con lui senza che nessuno ci disturbasse e soprattutto senza dover pensare a niente.

In poco tempo arrivammo a destinazione e trovammo davanti un negozio di fotografie un altro signore al quale demmo la soluzione dell’indovinello che si rivelò essere esatta. L’uomo ci diede le stesse cose che ci aveva dato precedentemente l’uomo del centro commerciale. Ci andammo a sedere anche questa volta in una panchina lì vicino e poi presi la busta e la aprì leggendone il contenuto:

 

Il tempo passò e i due bambini iniziarono a camminare e parlare e quando stavano insieme sembravano in un mondo a parte. Lui era terribilmente geloso di lei, la considerava la sua sorellina più piccola e nessuno si poteva avvicinare a lei senza che lui non sbuffasse o si lamentasse. Nel frattempo crescevano e cambiavano, ma il loro legame era sempre forte, qualcosa che niente e nessuno poteva minare o scalfire. Erano come la coca cola con la pizza, non esistevano l’uno senza l’altro. Vivevano praticamente in simbiosi anche se avevano fatto spazio anche ad altri amici (e che amici…ahahahah). Tutti insieme iniziarono a combinarne di tutti i colori, erano sempre insieme, ma quei due riuscivano sempre a trovare degli spazi solo per loro.

 

P.S. Piaciuta la sorpresa? Prossimo indirizzo: Baymeadows Road 9300. Il prossimo indovinello è facile facile. In una casa ci sono tre fratelli che a volte sono brutti e altre volte belli. Il primo non c’è perché sta uscendo e il secondo neppure perché sta venendo. C’è solo il terzo, il più piccolo dei tre, ma quando manca lui, nessuno degli altri due c’è. Chi sono questi fratelli?

 

Beh, questo era facilissimo. Era un indovinello sentito e risentito, credo che tutti ne conoscessero la soluzione. Prima di pensare a questo, però, aprì il foglio arrotolato e vidi che era un altro poster sempre con delle foto miei e di Edward.

Al centro c’eravamo io e lui che ci abbracciavamo mentre a circondare la foto centrale c’è ne erano tante di noi che giocavamo, un’altra in cui ci abbracciavamo e una in cui io gli davo un bacio sulla guancia. Sotto c’era scritto: “Sempre insieme” (à il link con il poster: http://yfrog.com/5bsecondafotop ).

Vedere quelle foto mi fece provare una strana sensazione, come se mi rendessi conto che in quel preciso momento accanto a me c’era tutto ciò di cui avevo bisogno, tutto ciò che di importante c’era nella mia vita: Edward che era il mio passato, il mio presente e avrei tanto voluto fosse pure il mio futuro.

Che fosse questo il messaggio che i ragazzi volevano darmi con quell’indovinello?

- Che cosa stai pensando? – mi chiese Edward.

- Mi chiedevo se i ragazzi con questo indovinello mi volessero mandare un messaggio – gli risposi sincera.

- In che senso? – mi domandò.

- La soluzione dell’indovinello è semplice. I tre fratelli sono il passato, il presente e il futuro. Adesso mi chiedo se con questo loro volessero indicarmi qualcosa – gli dissi sperando che lui capisse senza che io dovessi espormi.

- E cosa dovrebbero indicarti? – mi domandò sinceramente curioso.

- Edward davvero non ci arrivi? – gli chiesi leggiarmente infastidita del fatto che lui mi volesse indurre ad aprirmi senza che io ne avessi il coraggio.

- Bella, io sono un uomo. Da quando in qua noi ci azzecchiamo alla prima? – mi domandò sorridendo cercando di sdrammatizzare la situazione.

- E’ semplice Edward, c’è poco da capire. Cavolo, il mio passato sei tu, il mio presente nonostante Jacob, nonostante tutto sei sempre tu e chissà magari era un modo loro per farmi capire che anche il mio futuro sei tu – gli dissi aprendomi senza però fargli capire davvero quelli che erano i miei sentimenti.

- E tu lo vorresti? – mi chiese.

- Cosa? – gli domandai.

- Che io fossi il tuo futuro? – mi domandò guardandomi negli occhi intensamente.

Era arrivato il momento della verità? Era questo che volevano i ragazzi? Volevano che parlassimo della stramba situazione che si era venuta a creare? No, non potevo farlo, non potevo aprirmi. In fondo, nemmeno lui l’aveva fatto.

- E’ meglio andare. Mi sa che la serata è ancora lunga – gli dissi alzandomi dalla panchina e facendo per andarmene.

Non ebbi nemmeno il tempo di fare un passo che Edward mi bloccò per il polso non permettendomi di allontanarmi.

Non volevo girarmi e guardarlo perché se lo avrei fatto sarei sicuramente scoppiata a piangere e non era questo che volevo. Quella doveva essere una delle serate più belle della mia vita e non potevo rovinarla con le lacrime.

Sentì la presa sul mio polso farsi più debole segno che anche lui si era alzato e infatti in pochi secondi sentì le sue dita alzarmi la testa spingendo dolcemente sul mento. In quel momento i miei occhi si incatenarono ai suoi e non capì più nulla. Sentivo solo la voglia irrefrenabile di buttarmi tra le sue braccia e di baciare quelle labbra dannatamente invitanti.

In pochi attimo il suo viso si avvicinò al mio e le sue labbra toccarono le mie come se lui fosse stato in grado di leggermi nella mente. Il bacio iniziò come un bacio casto, ma presto si trasformò in un bacio passionale in cui cercai di trasmettergli tutto l’amore che avevo dentro e lui sembrò fare lo stesso perché da quel bacio riuscì davvero a percepire amore.

Dopo minuti interminabili mi staccai da lui e mi voltai dall’latro lato conscia del fatto che non era giusto, che quella situazione era sbagliata.

Edward mi prese delicatamente per il polso e mi fece voltare verso di lui permettendo ai nostri occhi di perdersi gli uni negli altri.

- Bella, perché non provi a dire quello che senti? – mi chiese guardandomi sempre più intensamente.

Non potevo farlo, non c’è la facevo.

- Non c’è la faccio. Se libero certi pensieri, essi, non torneranno più da me. Cambierebbe tutto e io non voglio che accada. Ti prego non farmi domande. Andiamo al prossimo indirizzo e lascia perdere ciò che ho detto prima e ciò che è successo – gli dissi implorandolo con lo sguardo.

Bastò quel “ti prego” e quello sguardo implorante per farlo desistere dal suo intento. Mi prese per mano e insieme andammo verso la prossima busta, consapevoli entrambi che prima o poi avremmo dovuto affrontare quel discorso.

Per il momento gli fui grata che non avesse insistito. Preferivo terminare la serata e poi magari parlarne, ma non in quel momento. Avrebbe rovinato tutto ciò che i ragazzi avevano organizzato per noi.

In religioso silenzio e in poco tempo arrivammo a destinazione e stavolta trovammo una donna, la quale dopo avergli dato la soluzione dell’indovinello ci diede ciò che ci spettava.

Stavolta fu Edward ad aprire la busta e ad estrarne il contenuto che lesse a voce alta per dare anche a me la possibilità di sentire ciò che diceva il biglietto.

Dopo quello che era successo poco prima con Edward avevo paura di ciò che potesse contenere quella nuova busta, paura che fossi costretta a dire la verità alla persona che amavo di più in assoluto.

 

All’età di tre anni lui doveva andare all’asilo, ma si rifiutò perché lei non c’era. Dovette aspettare che anche lei compisse i tre anni per affrontare anche quel cammino insieme. Trascorrevano le giornate lì e tutti invidiavano quel legame così speciale. Sembrava che, insieme, volessero conquistare il mondo, invece, i loro desideri erano semplici. Spesso la maestra chiedeva ai bambini dell’asilo cosa volessero fare da grandi e loro due erano gli unici che avevano delle aspirazioni semplici. Lei diceva di voler fare la mamma, mentre lui il pasticciere solo perché a lei piaceva da morire la cioccolata. Quanto hanno dovuto insistere tutti per spiegare a lei che fare la mamma non era un professione e a lui che non si poteva scegliere il proprio futuro in base alla golosità dell’amica. Nonostante questo erano sempre lì pronti a spalleggiarsi, contro tutto e tutti.

 

P.S. La prossima busta si trova nel parco in fondo alla strada. Ci sarà una donna seduta nella panchina di fronte la fontana del parco. Non potete sbagliarvi. Visto che il prossimo luogo dove andare è molto vicino l’indovinello sarà facilissimo considerato anche che è uno dei più famosi indovinelli che esistono. Vogliamo sapere qual è l’animale che al mattino cammina su quattro zampe, a mezzogiorno su due e la sera con tre. Direi che non serve nemmeno che ci pensiate. E’ troppo semplice.

 

Avevano ragione, era proprio facile.

- Questo lo sanno anche i bambini. E’ troppo semplice. Ovviamente l’animale è l’uomo perché quando è bambino cammina a carponi con le mani per terra, quando diventa grande cammina con due piedi e quando è vecchio cammina con le due gambe più il bastone visto che non riesce più a reggersi solo sulle sue gambe – mi disse Edward forse anche per smorzare la tensione che si era creata dopo ciò che era successo.

- Si infatti, era molto semplice – mi limitai a rispondergli prendendo il foglio arrotolato e guardandolo.

Era un poster con una foto di me e Edward da bambini che mangiavamo un pezzo di torta, poi vi erano delle foto di lui che faceva i dolci per me e di me che mangiavo e poi una foto a cartone di una bimba con un bambino in braccia. Sotto c’era scritto: “Inseparabili” (à il link con il poster: http://yfrog.com/ekterzafotop ).

Mi venne da sorridere ripensando a quando entrambi cocciuti eravamo convinti che quelli sarebbero state le nostre future professioni. Fare la mamma non era di certo un mestiere e soprattutto non era una cosa facile, mentre al solo pensare a Edward che faceva il pasticciere mi veniva da ridere.

- Che ti ridi? – mi chiese sorridendo.

- Mi stavo immaginando te con il cappello da pasticciere, inguardabile – gli dissi ridendo come una pazza.

- Veramente. Pensare che da bambino ne ero così tanto convinto. Oggi non sono capace nemmeno di fare una semplice torta – mi disse.

- Qualche volta l’abbiamo fatta insieme – lo corressi io.

- Certo, c’eri tu che li sai fare. E poi lo sai come finisce ogni volta che ci mettiamo a fare una torta – mi disse mentre io al ricordo scoppiai a ridere sempre di più.

Ogni volta che facevamo una torta finiva che potevamo infornarci noi stessi perché ci ritrovavamo sporchi di ciò che avevamo usato per fare la torta visto che ci mettevamo a fare una lotta con gli ingredienti.

 

INIZIO FLASHBACK

Il primo dolce fatto insieme risaliva a quando io avevo sei anni, lui uno in più. Dire che avevamo distrutto una cucina era il minimo, per non parlare dell’orribile sapore che aveva quella che doveva essere una torta. Avevamo messo per sbaglio il sale al posto dello zucchero, il lievito invece della vanillina e l’avevamo lasciata in forno solo dieci minuti rispetto alla mezz’ora che doveva restare. Il risultato? La torta era cotta di fuori, ma cruda dentro e il sapore era disgustoso. Avevamo costretto Charlie e Carlisle a mangiarla. “Fatelo per amore dei vostri figli che si sono impegnati duramente nella realizzazione di questo dolce”, così gli avevamo detto e loro per non dispiacerci ci avevano accontentati.

FINE FLASHBACK

 

Ancora oggi mi chiedevo come fosse possibile che quei due non fossero finiti all’ospedale. Quella torta faceva proprio schifo.

Quel ripensare ai ricordi aveva ristabilito l’armonia con Edward e sembrava che entrambi ci fossimo dimenticati di ciò che era successo poco prima.

Ci mettemmo a parlare del più e del meno ridendo come pazzi fino a quando non arrivammo al parco. Trovammo la signora e dopo averci fatto consegnare il tutto ci sedemmo e leggemmo il contenuto della busta.

 

Pian piano sono cresciuti e da timidi bambini quali erano sono diventati più spavaldi. Tutte le mattine lei bussava nella porta di lui per andare a scuola e ogni mattina c’erano i loro soliti battibecchi perché lui non era mai pronto visto che trascorreva una buona mezz’ora davanti allo specchio per sistemare quei capelli che comunque non ne volevano sapere di stare ordinati. Poi si incamminavano verso scuola e stranamente volevano andare da soli, lasciando i loro amici sul pianerottolo di casa a chiedersi il perché di quel mistero, uno dei loro tanti segreti. Tutti e due invece che prendere la scorciatoia che portava a scuola imboccavano sempre la strada più lunga, gli altri non riuscivano a capirne il perché, ma un giorno seguendoli di nascosto capirono tutto. Avevano una loro panchina dove si fermavano a completare i compiti che il pomeriggio prima non finivano mai a casa e quando pioveva uno teneva l’ombrello e l’altra scriveva. Sempre insieme, sempre complici.

 

P.S. Pensavate davvero che non avessimo mai capito dove ve ne andavate tutte le mattine prima di andare a scuola? Beh, mi dispiace, ma un giorno vi abbiamo beccati, motivo per cui questa busta ve l’abbiamo fatta recapitare proprio in una panchina. Comunque, il prossimo indizio è a Dix Ellis Trail 8333. Per questa volta non ci sono indovinelli, abbiamo pensato a qualcosa di più carino. Nella busta troverete due fogli e due penne. Prendetene uno ciascuno. Ci sono delle domande sull’altro alle quali dovete rispondere. Nel foglietto dovete rispondere per voi stessi e per altro. Quando arriverete a destinazione troverete una donna che controllerà le risposte dell’uno in base a quelle dell’altro. Se avete risposto correttamente alle risposte relative all’altro vi sarà dato ciò che vi spetta. In bocca al lupo.

 

Bello, questo mi piaceva davvero.

Aprimmo il foglio che conteneva il solito poster con le foto e al centro c’era la foto della panchina mia e di Edward, quella panchina che usavamo da bambini per fare i compiti la mattina prima di andare a scuola. Poi c’era una foto mentre tutti e due insieme facevamo i compiti, una in cui andavamo a scuola, un’altra in cui passeggiavamo mano nella mano, poi c’era una foto mia e una di lui da ragazzini e un fumetto con scritto: “A scuola ci andiamo da soli”. In basso al centro della foto c’era scritto: “Con i loro mille segreti” e in fondo era vero. Io e Edward avevamo un sacco di segreti (à il link con il poster: http://yfrog.com/6bquartafotop ).

- Mamma mia che è bello questo poster – gli dissi.

- Concordo con te, comunque riguardo al gioco dei foglietti non c’ho capito una mazza – mi disse Edward ridendo.

- E’ semplice. Nei due foglietti ci sono le stesse domande. Io devo rispondere alle domande su di te e tu a quelle su di me. Per sapere se poi abbiamo risposto giusto dobbiamo scrivere accanto alla risposta che diamo per l’altro qual è quella giusta per noi. Se le indoviniamo tutte possiamo ricevere la prossima busta, altrimenti niente - gli spiegai prendendo il foglio e la penna dentro la busta e passandoglielo.

- Ah ok, adesso ho capito. Bene, mettiamoci all’opera – mi disse lui iniziando a leggere le domande sul foglio.

Io presi il mio, lo lessi. Erano cinque domande alle quali risposi mettendo prima la risposta che riguardava Edward e tra parentesi quella che riguardava me:

 

1.     La persona che lo conosce meglio: Io (Edward)

2.   Il suo piatto preferito: Hot dog gigante (Pizza e patatine fritte)

3.  La canzone legata ad un ricordo o ad una persona importante: Claire De Lune (Idem)

4.   Quando è nervosa cosa fa: Si passa una mano nei capelli (Mi mordicchio il labbro inferiore)

5.   Un giorno speciale nell’ultimo anno: Il giorno alla pista di pattinaggio (Idem)

 

Una volta che ebbi finito di rispondere piegai il foglio e lo posai nella busta. Guardai Edward e notai che stava facendo lo stesso.

- Erano troppo semplici – mi disse Edward.

- Condivido con te. Non hanno avuto troppa fantasia – aggiunsi io.

- Considera anche che comunque qualunque domanda sarebbe stata facile. Ci conosciamo troppo bene – mi disse lui prendendomi per mano e dirigendoci verso il prossimo indirizzo.

Per quanto mi riguardava ero sicura di aver risposto correttamente alle sue domande e lui sembrava convinto come me. In poco tempo arrivammo a destinazione e trovammo una donna che ci attendeva seduta ad una grande fontana. Non appena ci vide ci fece segno di avvicinarci.

Gli chiesi come mai ci avesse riconosciuto da lontano e lei mi rispose che i ragazzi gli avevano mostrato una foto. Dopodichè prese il mio foglio con le risposte e poi quello di Edward e confronto ciò che c’era scritto.

- Caspita coincide tutto. Siete sicuri di non aver comunicato tra di voi? – ci chiese la donna.

- Assolutamente no e poi le domande erano davvero semplici – rispose Edward al mio posto.

- In effetti i ragazzi mi avevano avvisato che sicuramente le risposte sarebbero combaciate, quindi tenete, queste sono vostre – ci informò porgendoci ciò che i ragazzi gli avevano lasciato.

- Grazie mille – gli dissi.

- Di nulla – ci disse lei allontanandosi da lì mentre io aprì la busta e iniziai a leggere a voce alta:

 

Iniziarono a diventare più grandi e maturi, era arrivata anche per loro l’adolescenza, quel periodo a volte così nevrotico da farti venire voglia di prendertela con tutto e tutti, ma loro no, loro erano sempre inseparabili. Fu in quel periodo che ebbero le loro prime soddisfazioni, le prime gioie, le prime delusioni e le prime arrabbiature, però sempre con il sorriso in faccia perché loro avevano tanta ricchezza dentro, tanta spensieratezza, tanta curiosità, una dose incommensurabile di entusiasmo e una gran voglia di fare. Condividevano tutto: le speranze, le gioie, i dolori, le bugie, i segreti e pian piano sembrò come se gli equilibri di quella coppia di amici stessero iniziando a cambiare. Crescevano e cambiavano diventando un uomo e una donna che, però, non persero mai di vista i valori importanti. Nella loro matura ricerca di diventare grandi non dimenticarono mai le bellezze della vita. Si erano divertiti, avevano imparato tante cose, avevo giocato, avevano sognato e avevano capito quanto fosse importante il rispetto per gli altri e per se stessi. Avevano afferrato i veri valori della vita, ma soprattutto avevano lasciato scivolare via le distrazioni prive di significato. Sempre e comunque insieme, sempre ridendo e scherzando anche se già maturi. Quante risate solo per un semplice nodo alla cravatta. Lui che cercava di spiegare a lei i vari livelli di importanza che si potevano dare ad un nodo della cravatta. A nodo piccolo corrispondevano persone poco importanti, mentre a nodo grande corrispondevano persone davvero importanti e quindi giù a fare nodi enormi di cravatta tutte le volte che lei era con lui.

 

P.S. Il prossimo indirizzo è Lane Avenue South 510. Siamo arrivati quasi alla fine, quindi, l’enigma sarà più complicato. Un uomo sul ciglio della strada si ritrova in un bivio dove ci sono due strade una che porta alla ricchezza e una che porta alla povertà. Da una parte c’è una sfinge che dice sempre la verità, mentre dall’altra parte c’è una sfinge che dice sempre le menzogne. Che domanda deve fare l’uomo per sapere qual è la strada della ricchezza? Attenzione: ha una sola domanda a disposizione per ogni sfinge.

 

Una volta finito di leggere il biglietto, Edward aprì il foglio ripiegato e si ritrovò nelle mani un poster con tutte le foto mie e sue. Al centro c’era un’immagine con due che ridevano e a circondare c’erano tutte le foto mie e sue. Erano foto recenti e altre un po’ più vecchie, c’è ne erano due perfino di quando andavamo al liceo. Era bellissimo e al centro sotto c’era scritto: “Sempre e solo insieme”. Meraviglioso (à il link del poster: http://yfrog.com/0gquintafotop).

- Questo è il poster più bello – mi disse Edward dopo avermelo passato per posarlo in borsa.

- Si, hai ragione. E’ bellissimo – concordai con lui.

- Bene, adesso mi sa che è fondamentale riuscire a scoprire la soluzione dell’enigma – mi informò lui.

Aveva ragione, dovevamo trovare una soluzione e l’enigma stavolta era troppo difficile.

Mentre ci riflettevamo ci dirigemmo verso l’indirizzo e non avevamo idea di quale potesse essere la soluzione. Ne avevamo provate di cotte e di crude, ma tutte le nostre opzioni venivano poi smentite dall’altro. Avevamo perfino fermato delle persone per chiedere a loro, sapevamo che non era previsto, ma pur di andare avanti in quel gioco eravamo disposti a fare qualunque cosa.

La gente ci guardava stupita quando chiedevamo a loro di svelarci la soluzione dell’enigma e credo proprio che qualcuno ci abbia pure preso per pazzi. Ci eravamo fatti un sacco di risate in compenso.

Sta di fatto che eravamo arrivati a destinazione, ma non eravamo riusciti a venire a capo all’enigma. C’era un signore che ci aspettava davanti a una grande gelateria e ci fece segno di avvicinarsi considerato che anche lui ci aveva riconosciuto perché anche a lui erano state mostrate delle foto di noi due.

- Allora ragazzi, qual è la soluzione dell’enigma? – ci chiese l’uomo dopo averci salutato ed esserci presentati.

- A dire il vero non siamo arrivati alla soluzione – gli rivelò Edward.

- Non è che sarebbe così gentile da fare uno strappo alla regole e darci la busta senza ricevere la soluzione? – gli chiesi speranzosa.

- Come immaginavano. Beh, queste sono vostre – ci rispose lui mentre io ero abbastanza confusa considerato che l’uomo non aveva risposto alla mia domanda.

- Non ho capito – gli dissi io.

- I vostri amici erano convinti che non sareste arrivati alla soluzione dell’enigma quindi mi hanno dato questa busta per voi – ci spiegò.

- E se, invece, ci fossimo arrivati? – gli domandò Edward.

- Erano convintissimi che non ci sareste arrivati – ci disse lui ridendo.

- Che stronzi – dissi io.

- Beh, non si sono sbagliati. Comunque queste sono vostre. Io adesso andrei – ci disse porgendoci due buste e un foglio arrotolato su se stesso.

Aprì subito la busta con il numero uno:

 

Come immaginavamo non siete riusciti ad arrivare alla soluzione del dilemma, quindi il gioco è finito, ci dispiace. Ahahahahahah……

Dai non fate così, stiamo scherzando. Arrivare alla soluzione di questo enigma in così poco tempo era del tutto impossibile, noi non ci siamo arrivati neppure dopo due giorni interi. Beh, per fortuna esiste internet, quindi la soluzione l’abbiamo trovata lì. Siete curiosi di saperla? Beh, l’uomo dovrebbe chiedere ad entrambe le sfingi la stessa identica cosa. “Devo andare nella strada che porta alla ricchezza. Cosa mi consiglierebbe di fare l’latra sfinge?”. Beh, entrambe le sfingi gli indicheranno la medesima strada e a quel punto lui deve scegliere l’altra.

Comunque, non credo che questo vi interessi, quindi aprite la seconda busta e finite di leggere la vostra storia.

 

Non sarei mai arrivata a quella soluzione, ne ora ne mai e credo neppure Edward considerato che sembrava stupito quanto me dalla soluzione di quell’enigma.

Presi la seconda busta e ne lessi il contenuto:

 

Ad un certo punto si ritrovarono in una situazione differente. Lei alla ricerca del vero amore, una ricerca talmente voluta e talmente tanto lontana che l’aveva portata ad arrendersi a ciò che la vita gli presentava davanti. Un fidanzato da amare, ma non come lei fosse capace, un fidanzato da amare, ma che non gli desse la favola che lei cercava. Lui lontano anni luce dal sentimento di amore, ma vicino a quella parola che molti apprezzano che è sesso. Entrambi si ritrovarono per la prima volta con filosofie di vita diverse. Da un lato un “prendi la vita come viene e accontentati di quel poco che trovi senza perdere tempo a cercare quello che davvero il destino ha in serbo per te” e dall’altro “perché perdere tempo alla ricerca dell’amore quando si può avere tutto quello che si vuole senza coinvolgimenti emotivi?”. Due filosofie di vita diverse che li allontanarono un po’ e li portarono per la prima volta al conflitto. Ciò che tutti si chiedevano, però, era cosa ci fosse dietro questi comportamenti. Alcuni non ci videro nulla di male, altri, invece, videro in questi comportamenti un voler nascondere qualcosa, ma nessuno poteva sapere chi avesse davvero ragione.

Questa storia sembra finire oggi, dopo 23 anni, dopo gioie, dolori, sofferenze, segreti, bugie, ma soprattutto dopo quello che si vuole per forza nascondere, l’amore. Lei fra due settimane varcherà una navata di una Chiesa con il suo bel vestito bianco e lui sarà lì all’altare ad attenderla, ma quando lei arriverà non si volterà verso di lui, perché non è lui lo sposo. E’ lì per fare il testimone, per testimoniare l’amore tra due persone, un amore che d’amore non ha nulla. Finito il matrimonio lei se ne andrà, cambierà città e il loro rapporto si trasformerà per sempre. Non saranno più quei due amici che scoppiavano dalle risate nelle foto, non saranno più quegli amici che si divertivano a combinare cazzate, ma soprattutto non saranno più quegli amanti che sono stati per anni senza nemmeno accorgersene.

 

P.S. Andate in fondo alla piazza. Troverete un ristorante, entrate e chiedete del tavolo “Cullen”. L’abbiamo prenotato apposta per voi.

 

Presi il poster e lo aprì vedendo una foto a puzzle in cui al centro c’ero io in braccio a Edward e ai lati delle foto sfumate di noi (à il link del poster: http://yfrog.com/4bsestafotop ).

- Ritiro quello che ho detto. E’ questo il poster più bello – mi disse lui.

- Concordo con te. I ragazzi sono stati fantastici – gli risposi.

Ci dirigemmo verso la fine della piazza e in poco tempo ci ritrovammo nei pressi della spiaggia. Già da lì potevamo notare una struttura molto elegante e romantica. Dietro di essa c’era il mare in tutto il suo splendore, talmente piatto da sembrare una grande tavolata.

Tutto sembrava così romantico che non potei fare a meno di prendere la mano di Edward e intrecciarla nella mia, dopodichè mentre ci dirigevamo verso l’ingresso del locale appoggiai il mio viso sulla sua spalla e cullata dal dolce profumo della sua pelle mi sentì come rinascere.

In poco tempo arrivammo davanti il ristorante e subito un cameriere ci venne incontro. Chiedemmo del tavolo prenotato e subito lui ci condusse in una sorta di gazebo interno tutto chiuso da alcune vetrate che davano la vista sul mare. C’era un solo tavolo, era uno dei posti più appartati del ristorante e la cosa non mi stupì più del dovuto, considerato che un po’ me lo aspettavo (à il link con il tavolo del ristornate: http://yfrog.com/e6iltavolodelristorantej ).

Il tavolo era rotondo con delle candele al centro ed era apparecchiato in modo molto romantico. La luce era molto soffusa e tutto rendeva l’atmosfera magica.

Non avevo mai visto nulla di più bello e sapere che, con me, a condividere tutto ciò c’era Edward era la cosa più bella che potesse capitarmi.

Il cameriere ci fece accomodare e sul tavolo notammo che c’erano due buste, una turchese con il numero uno e una giallina con il numero due.

- Il tavolo è stato prenotato da due ragazze che hanno lasciato queste per voi – ci informò il cameriere.

- Perfetto – gli risposi io mentre l’uomo si congedò dicendo che sarebbe tornato poco dopo per le ordinazioni.

- Che dici, leggiamo la busta o aspettiamo? – mi chiese Edward.

- Leggiamo adesso – gli risposi prendendo la busta e leggendone il contenuto.

 

Si dice che nella vita ci sono cose o persone a cui non si può rinunciare. Voi siete sicuri di poter rinunciare l’uno all’altro? Siete sicuri di poter rinunciare al vostro rapporto? Non vogliamo essere noi a spingervi a fare qualcosa che non volete, l’unica cosa che ci premeva di fare era di farvi riflettere su questa situazione, dopodichè abbasseremo la testa a qualunque sia la vostra decisione. Sappiate solo che l’abbiamo fatto per voi e se davvero ci siamo sbagliati (cosa del tutto improbabile) vi chiediamo scusa e vi invitiamo a prendere questa serata come un modo per rivivere la vostra amicizia.

 

Ero sicura di poter rinunciare a lui? Ma cosa più importante, ciò che lui provava era ciò che provavo io? Lui avrebbe rinunciato a me?

- No – disse lui dopo che io terminai di leggere.

- No, cosa? – gli chiesi non capendo cosa volesse dirmi.

- No, non voglio e non posso rinunciare a te, non voglio e non posso rinunciare al nostro rapporto – mi disse lui rispondendo non solo a quello che i ragazzi ci avevano scritto, ma anche a quella che era una mia domanda interiore.

- Non te lo sto chiedendo – gli risposi.

- Tu no, ma la situazione si – mi disse rabbuiandosi.

Stavo per rispondergli quando il cameriere tornò per prendere le ordinazioni. Ci mettemmo poco tempo ad ordinare e così poco dopo lui si allontanò.

Vedevo nel volto di Edward la speranza che io dicessi qualcosa, che magari rispondessi a quello che mi aveva detto prima, ma non c’è la facevo, non sapevo cosa dirgli e non potevo espormi così tanto.

- E’ meglio leggere l’altra busta – gli dissi mentre lui sembrò indossare una maschera di delusione forse per il fatto che io avessi volutamente tergiversato il discorso.

Presi la busta e ne lessi il contenuto:

 

L’evidenza di un amore
Non si può nascondere,
quando nasce un sentimento
esalano da dentro
eccitazioni che stabiliscono
calde relazioni anche se non lo vuoi.
L’evidenza di un amore
Non si può comprendere
Per le vie della ragione
Con inutili argomenti.
Più reale del reale
La tua immagine in me,
non mi stanco di pensarti,
mi sento vivere.
Ho bisogno di te!
Hai bisogno di me!
Non posso fingere.
L’esigenza di amare
Non si può estinguere.
Cosa mai sarebbe il mondo
Senza il cielo dentro il mare.
Una calma naturale
Si impadronisce di me,
quando siedi al mio fianco 
ritorno a vivere.


~ Juri Camisasca ~

 

P.S. Questa canzone è dedicata a voi. Ricordate che ciò che sentite non si può nascondere a vita ne tanto meno potete pensare che si estingua da un momento all’altro. Siate sinceri e aprite il vostro cuore l’uno all’altra. Con questo vi lasciamo. Vi auguriamo buona serata e ci raccomandiamo non appena finite la cena, di non dimenticarvi la busta che in questo momento dovrebbe avere Bella, quella che dovrebbe averti consegnato l’autista che ti è venuto a prendere in aeroporto. Vi vogliamo un bene indefinibile…

Alice, Jasper, Rosalie e Emmett

 

Non avevo parole, quella canzone peraltro per niente conosciuta rispecchiava in pieno quello che sentivo dentro, quello che provavo quando Edward mi era accanto.

- Credo siamo davvero alla fine di questo gioco, anche se comunque giocando i ragazzi ci hanno dato l’opportunità di essere sinceri davvero – esordì Edward dopo che terminammo di leggere.

- Siamo sempre stati sinceri tra di noi, non credi? – provai a dire io sapendo che in questo momento, almeno per quanto mi riguardava, non lo ero.

- Bella che ne dici se la smettiamo di fingere che vada tutto apposto, che sia tutto normale, che non sia cambiato nulla tra di noi e soprattutto che non sia successo nulla tra di noi e iniziamo a dire veramente quello che abbiamo dentro? – mi chiese retoricamente mentre posizionava la sua mano sopra la mia che era già sul tavolo.

Sapevo che era arrivato il momento di parlare, di affrontare la situazione, di prendere il diavolo per le corna, ma avevo dannatamente paura, paura di rovinare tutto o peggio ancora paura di scoprire che lui non ricambiava ciò che provavo e allo stesso tempo scoprirmi debole come adesso nel non riuscire ad affrontare la situazione.

 

 

…Adry91…

Risposte alle vostre recensioni:

 

- VerdeEvidenziatore: Beh hai proprio ragione. Alice è machiavellica allo stato puro e gli altri tre non sono da meno. Ricordiamoci che il tutto è stato organizzato non solo da lei, ma anche dagli altri.

 

- vanderbit: Si, proprio una bella trappola. Mi chiedi se si dichiareranno o se Edward si esporrà, non posso dirtelo, ma se avrai un po’ di pazienza lo scoprirai da sola molto presto.

 

- giuly97: Eccoti accontenta con un capitolo interamente incentrato sulla caccia al tesoro. Spero ti piacerà.

 

- Ed4e: In effetti i ragazzi l’hanno escogitata proprio bella. Spero che il continuo della caccia al tesoro sia di tuo gradimento.

 

- sbrilluccica: Eccoti il capitolo sull’evolversi della serata. Anche se ancora la serata non è finita.

 

- eliza1755: Si, in effetti Alice fa proprio paura quando escogita piani di questo tipo, ma ti assicuro che stavolta si è superata anche grazie all’aiuto degli altri tre, visto che la sorpresa è stata organizzata da tutti e quattro. Concordo con te sul fatto di avere amici così. Se io avevo loro come amici ero a cavallo.

 

- costi84: Felicissima di sapere che lo scorso capitolo è stato di tuo gradimento.

 

- gamolina: Dovevo lasciare un po’ di suspance, non credi?

 

- dany_96: Si, in effetti tutti i ragazzi sono stati proprio spietati, ma almeno li hanno messi di fronte ad un fatto compiuto. Se non chiariscono adesso, non lo faranno mai più.

 

 

Un grazie di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento e recensite. Un bacio.

 

Altre mie storie su Twilight

Ancora in  corso

 

!?...Quando l’amore ti cambia la vita…!?

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=394174&i=1

 

 

 

L’amore è magia

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=393144&i=1

 

 

Ricordare il passato

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=392921&i=1

 

 

 

L’odio è amore

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=422379&i=1

 

 

 

Bisogna sbagliare per conoscere la verità

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=453783&i=1

 

 

 

Uniti dal destino

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=465990&i=1

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Una serata speciale ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie Meyer

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.

 

Eccomi qui con un altro aggiornamento. Non vi anticipo nulla, se non che è un capitolo importante e decisivo, ma non tutto è come sembra. Ho già detto più del dovuto. Vi lascio al capitolo. Un bacio e buona lettura.

 

 

Capitolo 16

Una serata speciale

 

POV BELLA

Era il momento di sapere la verità e non sapevo davvero se questo era un bene o un male.

Non potevo più rimandare il fatto di parlare con Edward, qualcosa era cambiato ed era giunto il momento di parlarne, di affrontare le nostre azioni.

Il cameriere era venuto a servirci ciò che avevamo ordinato e noi avevamo iniziato a mangiare, ma Edward attendeva ancora che io dicessi qualcosa, che rispondessi in qualche modo a ciò che mi aveva chiesto, ma io non sapevo se ero pronta ad affrontare quella situazione.

- Ti dispiacerebbe dire qualcosa? Ti ho fatto una domanda, gradirei che mi rispondessi – disse Edward guardandomi.

Notai nella sua espressione il fatto che si fosse trovato costretto a dirmi in quel modo visto che io ero in religioso silenzio e sembrava che non avessi nessuna intenzione di proferire parola.

Era arrivato il momento di essere sinceri e non potevo più tirarmi indietro.

- Cosa vuoi che ti dica Edward? Lo so che qualcosa è cambiato tra di noi, ma non so davvero come affrontare la cosa – gli dissi sincera.

- E credi che il silenzio o il deviare l’argomento possa aiutarci? – mi chiese lui.

- Non sto dicendo questo, ma ho paura, una paura fottuta – gli risposi.

- Bella ci conosciamo praticamente da una vita e quello che ci è successo l’altro giorno, quello che ci è capitato prima, il bacio intendo, poteva capitare in qualsiasi altro momento, invece, non è mai successo – iniziò lui mentre tornò a posare la sua mano sulla mia.

In quel momento una scarica elettrica attraversò il mio corpo e mi resi conto come solo con lui poteva capitarmi di sentirmi così.

- Lo so, Edward, lo so – gli risposi non potendo far altro che confermare quello che aveva appena detto.

- E non ti sei chiesta come mai sia successo proprio adesso? – mi chiese.

- A volte è meglio non porsi delle domande delle quali si ha paura delle risposte. A volte è meglio credere che siano le circostanze a indurci a comportarci in un determinato modo – gli risposi.

- Le circostanze? Bella non essere ridicola, sai meglio di me che non si tratta di circostanze. Quante volte ci siamo trovati insieme da soli? Quante volte ci siamo trovati talmente vicini da essere quasi scontato che succedesse? – continuò lui.

- Tante – gli risposi.

- E non è mai successo. Allora lo vedi che non sono state le circostanze a portarci a baciarci? Te lo dico io qual è il problema. Il problema è che, a volte, ci sono sentimenti che ci spiazzano, sentimenti che si impossessano di noi senza che noi lo vorremmo – mi disse lui.

Era un modo per dirmi che mi amava?

- Probabilmente hai ragione tu, ma noi chi siamo per rovinare il rapporto che per anni abbiamo costruito? – gli chiesi.

- E noi chi siamo per ignorare ciò che il nostro rapporto sta diventando? Sai qual è la verità? Che noi diciamo di non voler e di non poter rovinare questo rapporto così bello, ma in realtà lo diciamo solo perché abbiamo paura, paura perché siamo consapevoli che un sentimento così profondo non l’abbiamo mai provato prima – mi disse pienamente convinto di ciò che diceva.

Aveva ragione, dannatamente ragione e io lo sapevo, dovevo solo riuscire ad ammetterlo a voce alta.

- E’ vero, hai ragione. Non so tu, ma quello che io provo per te è qualcosa di così profondo che tutto quello che vissuto fino ad oggi in confronto è niente – gli dissi sincera fino in fondo.

Avevo sganciato una bomba e speravo solo che questa non mi si rivoltasse contro.

- Per me è esattamente lo stesso e per questo non posso più dirti che ti vedo come un’amica perché non lo sei e mi rendo conto che dovunque io vada o andrò, qualunque cosa io faccia o farò non riesco ad immaginarmi senza di te – mi rispose esponendosi più di quanto mi sarei aspettata.

Conoscevo Edward e sapevo che era una persona che non trovava facile esprimere i suoi sentimenti. Lui era più un ragazzo che ti dava tanto con i fatti più che con le parole, ma il fatto che già mi avesse detto questo significava che anche lui provava qualcosa per me.

- Diciamo che l’ho sospettato e appunto per questo sono confusa, c’ho una grandissima confusione in testa, so solo una cosa e cioè che in questo momento essere amici o amarsi sono cose talmente piccole rispetto a quello che provo per te. Ragionaci Edward, noi due non possiamo vivere una storia come quella degli altri ed è per questo che voglio cercare un modo per stare insieme, un modo per il nostro modo di stare insieme che è così speciale – gli dissi sincera.

- Bella non esistono altri modi per stare insieme, io ne conosco uno solo, ma purtroppo qui non sono io a decidere. Il mio futuro e quello tuo non dipendono da me – mi rispose lui.

- E’ tutto così complicato, cerca di capirmi. Non possiamo più fare nulla, è tardi, ormai, ed è sbagliato, terribilmente sbagliato – gli dissi.

- Sbagliato? Bella seguire il cuore non è mai sbagliato. Quando fai una cosa con il cuore sarà sempre la migliore – continuò lui.

- Da quando tu parli così? Il mio migliore amico non sa nemmeno cosa sia l’amore, non potrebbe mai consigliarmi di seguire il cuore – gli dissi per cercare di stemperare la tensione.

- Parlo così da quando ho capito che ho basato tutta la mia vita su una bugia. Ho cercato di allontanare l’amore da me solo perché ne avevo paura, paura di legarmi a qualcuno in modo stabile, paura di non essere all’altezza di ciò che mi stava attorno. Erano tutte sciocchezze. Perdevo tempo a chiedermi che cosa fosse la felicità e l’amore e li avevo entrambi davanti. Per anni ho cercato delle risposte e solo adesso mi rendo conto che queste risposte c’è le avevo già dentro di me, c’è li avevo ad un passo da me, bastava solo che io allungassi la mano, ma la felicità spesso fa troppo paura e così ho lasciato correre. Quando, ormai, mi ero rassegnato ad averla persa per sempre, sei arrivata tu dicendomi che ti sposavi e allora qualcosa è scattato dentro di me, una consapevolezza nuova. Non potevo lasciare scappare la felicità, dovevo lottare per averla. Sei tu la mia felicità, Bella, solo tu – mi disse lui guardandomi con sguardo carico di amore.

- Edward dove vuoi arrivare? – gli domandai sapendo che dietro quelle parole si nascondeva ben altro.

Mentre parlavamo avevamo finito di mangiare e lui si alzò e si avvicinò a me. Quando fu ad un palmo dal mio naso mi prese il volto tra le mani.

- Credo di essermi innamorato di te, anzi credo di esserlo sempre stato – mi disse sincero guardandomi dritto negli occhi.

- Lo credi o sei certo? – gli domandai persa completamente nel suo sguardo.

- Ne sono certo. L’ho saputo da quando ti ho baciato e forse anche da prima – mi disse.

- Edward… – stavo iniziando a dire.

- Quello che provo per te è qualcosa di talmente forte che mi spaventa terribilmente, ma non posso e non voglio più negarlo. Non voglio più scappare da questo sentimento e non voglio che lo faccia tu – continuò lui poggiandomi un dito in bocca per farmi tacere.

- Io davvero… – provai di nuovo a dire.

- Fammi finire. C’è una sola cosa che voglio più di ogni altra ed è stare con te. Se tu non ne hai voglia, non posso certo costringerti. Potrei impazzire a vederti mano nella mano con uno che non sono io, potrei impazzire nel vedere la tua bocca che sorride per dei discorsi non miei. So che non potrei mai rassegnarmi nel vederti con lui, ma dentro di me sento che tu non vuoi questo, dentro di me sento che anche tu mi vuoi – concluse avvicinandosi alle mia labbra e baciandomi con passione.

Non avevo nessuna intenzione di interrompere ciò che stava succedendo, non volevo che lui smettesse di dirmi quelle cose e non volevo che lui si staccasse da me. Sapevo che la situazione era sbagliata, ma in quel momento non mi importava, in quel momento ciò che contava eravamo io e lui e sapere che anche lui ricambiava quello che provavo era la cosa più bella che le mie orecchie avessero potuto sentire.

- Scusate, forse ho scelto un momento inopportuno, ma volevo sapere se volevate il dolce – ci interruppe il cameriere arrivando al tavolo.

Ma questo qui non aveva altro posto dove andare? Purtroppo Edward fu costretto a staccarsi da me e tornò a sedersi al suo posto e quando lo fece sentì come se mi mancasse una parte di me stessa, quella parte che forse apparteneva solo a lui e che sempre gli sarebbe appartenuta.

- Io non voglio nulla, tu scricciolo? – mi chiese.

- Neppure io – mi limitai a rispondergli maledicendo in tutte le lingue il cameriere.

- Bene, allora può portare il conto – gli disse Edward mentre il cameriere dopo aver dato un segno si assenso si allontanò.

Io e Edward restammo in silenzio. Entrambi eravamo una maschera di imbarazzo anche se lui mi sembrava più tranquillo rispetto a prima, forse, perché lui si era aperto mentre io non ci ero riuscita. Una cosa era certa, quel discorso l’avremmo dovuto riprendere.

In poco tempo il cameriere tornò e ci portò il conto. Edward pagò e poco dopo uscimmo dal ristorante.

- La serata sarebbe giunta al termine, quindi? – mi domandò.

- Direi di si. Casa dei ragazzi ci attende e credo che non saranno per nulla discreti – gli dissi sincera.

- Condivido con te – confermò lui.

- Aspetta, ci stavamo dimenticando della busta che non abbiamo ancora aperto, quella che mi dato l’autista – gli feci notare.

- Prendila, vediamo che dice – mi rispose lui mentre io la presi dalla borsa.

Dopo averla aperta ne lessi il contenuto:

 

Se state leggendo questa busta siete giunti alla fine della serata e quindi siete pronti a venire a casa, giusto? Beh, spiacenti, ma troverete la porta chiusa. Noi in questo momento ci troviamo a Phoenix. Sta tranquilla Bella, non abbiamo intenzione di farci vedere da Jacob. Siamo chiusi a casa di mamma e non usciremo fino a quando voi non sarete tornati. Sapete questo cosa significa? Che le chiavi di casa c’è le siamo portate appresso, quindi vi toccherà dormire in un albergo. L’abbiamo già prenotato per voi. E’ quella vicino al ristorante dove siete appena usciti, non potete sbagliarvi. Dite i vostri nomi alla reception e vi sarà data la stanza. Ah dimenticavamo, i voli per Phoenix sono stati cancellati a causa di uno sciopero quindi potrete tornare a casa solo dopodomani mattina. Non contate sul jet, sapete serve a noi (ahahahah). Detto questo, vi auguriamo buonanotte. Bye bye.

 

Non ci potevo credere. Ci avevano fregati alla bene e meglio.

- Ti rendi conto che c’è l’hanno fatta in tutto e per tutto? – chiesi a Edward.

- Se ti dico che non mi dispiace per niente ti arrabbi? – mi domandò.

- Non vedo perché dovrei. Anche se comunque il fatto che non ci abbiamo lasciato le chiavi di casa mi puzza parecchio – gli dissi sincera.

- Questo particolare non convince nemmeno me – mi disse Edward passandomi una mano sulla spalla e dirigendoci così verso l’hotel che già si poteva intravedere ai nostri occhi.

In poco tempo arrivammo e quando entrammo la struttura colpì la mia attenzione. Era un hotel di lusso ed era molto romantico.

Edward e io ci avvicinammo alla reception e trovammo una donna che ci accolse con il sorriso.

- Buonasera, posso esservi utile? – ci domandò la donna.

- Dovrebbe esserci una prenotazione a nome “Cullen” – le chiese Edward.

- Si certo. Ecco la vostra chiave, la suite “Dreaming” vi attende – ci comunicò lei.

- La suite? Non sono state prenotate due stanze? – intervenni io.

- No, qui risulta prenotata solo la Suite. Vi assicuro che ha tutti i comfort possibili – mi rispose la donna stranita dalla mia domanda.

- Non ne dubitiamo, ma preferiremmo prendere due stanze separate – disse Edward al mio posto.

Lo stava facendo per me, perché da quello che io avevo chiesto si poteva solo pensare che non volessi la stessa stanza sua.

Non era per male che lo facevo, ma trovarmi a dormire con Edward nella stessa stanza dopo quello che mi aveva detto mi metteva forti dubbi sul fatto che non sarebbe potuto succedere nulla.

- Mi dispiace, ma tutte le camere sono occupate e quelle che restano sono già state prenotate – rispose la donna senza togliersi quel sorriso cordiale sul volto.

Adesso capivo perché i ragazzi avevano scelto di farci dormire in hotel. Lasciarci le chiavi di casa significava poter stare ognuno in stanze separate. Erano davvero diabolici.

- Bene, non fa nulla. Va benissimo questa – le dissi io senza dare a Edward il tempo di rispondere.

In fondo per quanta paura mi facesse ero contenta a dover stare con Edward 24 ore su 24 per il prossimo giorno e mezzo.

- Benissimo. Le vostre valigie sono già state recapitate in stanza. Buon soggiorno qui. Per qualunque cosa non esitate a chiamare – ci disse la donna porgendoci la chiave magnetica.

Ringraziammo e subito prendemmo l’ascensore per dirigerci in camera. Un fattorino ci condusse direttamente alla porta e subito entrammo.

Rimasi abbagliata da tanta bellezza e non potei fare a meno che pensare che i ragazzi si erano dati enormemente da fare.

La camera da letto era enorme. Il letto era grandissimo e le pareti erano dipinte di giallo e i decori erano tutti leggiarmente più chiari. Vi era anche una terrazza che si affacciava sul mare con tanto di tavolino e sedie (à il link della suite: http://yfrog.com/09suitekj ).

Il bagno era enorme, con due lavandini e una jacuzzi grandissima. Era tutto straordinariamente meraviglioso (à il link del bagno della suite: http://yfrog.com/0lbagnosuitej ).

- E’ bellissimo – dissi a Edward dopo che lui chiuse la porta.

- Si, ma mi spieghi perché hai accettato di prendere la camera? Potevamo benissimo trovare un altro hotel dove due camere le trovavamo sicuro – mi disse lui con tono scontroso.

- Non vedo perché non potevamo restare qui. Non è la prima volta che dormiamo insieme – gli dissi riferendomi alle centinaia di volte in cui ci eravamo ritrovati a dormire nello stesso letto.

- Sotto non sembravi dello stesso avviso e comunque credo che rispetto al passato la situazione sia un tantino diversa – mi fece notare.

- Ero solo sorpresa del fatto che avesse parlato di una sola stanza e non di due, tutto qui e poi sono contenta di poter passare più tempo con te – gli dissi sincera.

Come risposta ricevetti il sorriso sghembo che tanto amavo e questo mi bastò a capire che era tornato tutto apposta.

Mi buttai sul letto e Edward mi seguì a ruota, ma sentimmo bussare alla porta.

Edward si alzò e andò ad aprire trovandosi di fronte ad un cameriere con due bottiglie di champagne in mano e due calici.

- Veramente noi non le abbiamo ordinate – gli disse Edward.

- Erano già incluse nella prenotazione – si giustificò il cameriere.

- Capisco, va bene grazie, può posarle lì – gli dissi Edward indicandogli un tavolino poco distante da lì.

Il cameriere fece quanto gli era stato detto e poi si congedò.

- Ho l’impressione che vogliono farci ubriacare – gli dissi scherzando.

- Con te sicuro ci riescono – mi rispose lui.

- Spiritoso, comunque ricordami di ringraziarli. E’ una delle serate più belle della mia vita – dissi alzandomi e andando ad aprire lo champagne versandolo nei due calici.

Poi uscì nella terrazza dove Edward si era affacciata per vedere lo splendido paesaggio fuori.

Si vedeva il mare in tutta la sua bellezza e migliaia di stelle che luccicavano nel cielo. C’era perfino la luna piena che si scagliava di fronte a noi creando un’atmosfera davvero suggestiva.

Mi avvicinai a Edward e gli passai il calice dello champagne.

- A cosa brindiamo? – mi chiese.

- A questa serata che non dimenticherò mai – gli dissi e mentre lui mi sorrise facemmo sbattere i calici e ne bevemmo un sorso.

Restammo ad ammirare la luna per un po’ continuando a bere lo champagne e brindando ogni volta a qualcosa di diverso. Arrivammo al punto in cui delle due bottiglie non restava che il fondo completamente vuoto.

Nonostante questo restammo lì continuando a guardare il cielo diventando improvvisamente tutte e due silenziosi e perdendoci nei nostri pensieri.

Dopo minuti interminabili lui si voltò verso di me e io feci lo stesso perdendomi nei suoi occhi dall’intensità immensa.

- A cosa pensi? – gli domandai.

- Penso che a volte rischiare nella vita sia tutto. Io stasera ho rischiato, mi sono esposto pur sapendo che avrei potuto perdere, ma l’ho fatto. Dovevo scegliere se saltare o se restare fermi e ho scelto di saltare sperando che Dio mi facesse volare. Non sono ancora arrivato a terra, non sono caduto giù come un sasso e non mi sono ancora chiesto il perché abbia deciso di saltare. Sono in aria, precipito e c’è solo una persona che mi fa sentire in grado di volare e sei tu – mi disse senza smettermi di guardami.

- Forse ti sei fidato un po’ troppo di me, non ho ancora la bacchetta magica – gli risposi sarcastica.

- Non cambierai mai – mi disse riferendosi al fatto che anche in questi momenti ero capace di fare la sarcastica – e tu, invece, tu a cosa pensi? – mi chiese stringendomi maggiormente a sé.

Decisi di essere sincera, tanto con lui non serviva a nulla mentire perché lui era l’unico capace di leggermi l’anima. In fondo lui mi aveva detto di amarmi, perché io non dovevo essere sincera?

- Penso al nostro rapporto, penso a cosa tu sei per me, penso che quando sono incazzata, confusa, arrabbiata, felice, preoccupata o triste mi basta pensare a te per sentirmi subito meglio. Sei come la pillola del buonumore per me. Penso che, nonostante sia tutto tremendamente sbagliato, il mio cuore non riesce a staccarsi da te e non credo lo farà così presto, penso che io e te siamo fatti l’uno per l’altra e sto male per questo – gli dissi senza smettere di guardarlo.

- Perché dovresti stare male, scusa? – mi domandò mentre nei suoi occhi vedevo uno spiraglio di speranza dopo le mie parole.

- Sto male perché mi rendo conto che anche se due persone sono fatte l’una per l’altra non necessariamente significa che siano fatte l’una per l’altra adesso e questo è il nostro caso. Edward è tardi per me e te, è tardi per noi – gli spiegai.

- E’ tardi solo quando lo decidiamo noi – mi rispose poggiando le sue labbra nelle mie in un bacio a fior di labbra.

Si staccò subito e mi dispiacque più del lecito.

- Sai una cosa? Mentre ti ho baciato stasera mi sono sentita sulla vetta più alta del paradiso e allo stesso tempo su un abisso infernale e sai perché? Perché la sola idea che Jacob lo venga a sapere mi paralizza – gli dissi sincera.

- Credi che per me sia diverso? Jacob è il mio migliore amico e non avrei mai voluto fargli una cosa del genere, ma ciò che è successo non posso controllarlo. Ho iniziato ad amarti quando eravamo solo dei ragazzi e sapevo che per lui era lo stesso così ho deciso di mettermi da parte, ho deciso che lui forse ti meritava più di me e quando ho saputo che vi eravate messi insieme ho sofferto, ma ero felice perché sapevo che ti avevo lasciato nelle mani migliori del mondo. Ho cercato di cancellare quello che sentivo per te, ma era tremendamente difficile e ogni volta che avevo una donna tra le mani immaginavo fossi tu. Quando quella mattina siete venuti a dirmi che vi sareste sposati mi è crollato tutto perché mi sono reso conto che non ero riuscito a dimenticarmi di te, ma soprattutto dentro di me è scattato qualcosa, avevo solo una certezza. Dovevo dimostrarti i miei sentimenti, tu dovevi sapere e nonostante Jacob e il bene immenso che gli voglio non sono riuscito a scacciare quella certezza, ecco perché oggi sono qui ad aprirti il mio cuore. Io ti amo e dentro di me so che per te è lo stesso, quindi nonostante mi senta uno schifo per quello che sto facendo a Jacob non riesco a pentirmi di essermi aperto con te – mi disse guardandomi intensamente negli occhi.

Lui mi amava, glielo si leggeva negli occhi e per me era lo stesso. Mi fermai a guardarlo e in quel momento mi resi conto di una cosa. Lui guardava me, io guardavo lui e in quel momento sembrava come se il mondo si fosse fermato.

Sapevo che stavo sbagliando, ma orami avevo già sbagliato, tanto valeva sbagliare alla grande.

Una volta Edward mi aveva detto: “Se devo andare all’inferno tanto vale andarci in grande stile”. Beh, sarei andata all’inferno comunque perché avevo tradito Jacob e l’avevo fatto nel modo peggiore, l’avevo tradito con la testa e un tradimento con la testa è peggiore di uno col il corpo, quindi tanto valeva buttarmi in quella situazione fino in fondo, tanto valeva seguire, per una volta, quello che mi diceva il cuore.

Mi avvicinai a Edward e in una frazione di secondo le mie labbra si posarono sulle sue. All’inizio sembrò impreparato a quel contatto, forse, si aspettava che gli rispondessi e no che agissi in quel modo, ma subito si riprese e corrispose al bacio approfondendolo sempre di più. Mi prese il viso tra le mani e io posizionai le mia mani dietro il suo collo iniziando a giocherellare con i suoi capelli.

Solo ora mi rendevo conto che nella mia vita non avevo mai desiderato tanto qualcosa come desideravo Edward e ora sarebbe stato mio, in tutti i modi in cui una persona può essere tua.

Quando decisi che era ora di smetterla di giocare con i suoi capelli feci scendere le mie mani lungo la sua schiena fino ad arrivare al bordo della maglietta. Quando ci arrivai infilai le mie mani sotto di essa iniziando a giocare con la sua schiena e creando dei cerchi immaginari in quella che era una schiena perfetta.

Nel frattempo lui continuava a baciarmi e io sentivo una scarica elettrica percorrermi tutto il corpo in maniera sempre più forte. Anche lui, mentre mi baciava, iniziò a giocherellare con le bratelline della mia maglietta sfiorandomi la pelle con una delicatezza di cui solo lui era capace.

Entrambi ci eravamo resi conto che quel bacio presto si sarebbe trasformato in qualcosa di più, difatti io mi staccai dal bacio e mentre ancora lo guardavo presi la sua maglietta e gliela tolsi. Dopodichè Edward, dopo un bacio a fior di labbra, iniziò a baciarmi il collo con una passione e un amore che mi faceva perfino paura.

All’improvviso, però, si fermò e si allontanò da me riprendendo a guardare il panorama della terrazza.

Ci rimasi perfino male di quel brusco distacco soprattutto perché non ne capivo il motivo.

- Non possiamo farlo – mi disse rispondendo a quello che era stata una mia domanda silenziosa.

- Hai appena detto che mi ami e adesso… – stavo provando a dire io.

- So benissimo cosa ho appena detto, ma non possiamo farlo. Abbiamo bevuto e mentre io sono completamente lucido non so se tu lo sei. Non voglio che la nostra prima volta venga sprecata così. Non voglio vederti domattina svegliarti e prendertela con me per essermi approfitta di te, non voglio sentire domani mattina dirti che non ti ricordi nulla. Ho immaginato diversamente la nostra prima volta e non sarà così – mi disse girandosi verso di me e guardandomi ancora.

Ecco perché amavo Edward. Lui era semplicemente perfetto. Non si era staccato perché non mi voleva, ma perché voleva che io ne fossi sicura e non costretta per l’atmosfera che si era creata o per l’effetto che lo champagne poteva aver avuto su di me. Lui era lucido, del resto era abituato a ben altro che qualche bicchiere di champagne, ma io lo ero altrettanto, ero perfettamente razionale e non c’era cosa che desideravo di più che unirmi a lui in tutti i modi in cui due persone possono unirsi.

- Pensi davvero che io sia ubriaca? Sai benissimo che sono abituata ad altro e anche se non arrivo ai tuoi livelli so reggere bene l’alcool, quindi non accusarmi di essere ubriaca. Sono perfettamente razionale e in questo momento non voglio seguire ciò che dice la testa, ma il cuore e il mio cuore non fa che urlare il tuo nome, ma se davvero pensi che io possa domani non ricordarmi di quello che potrebbe succedere oggi mi sta bene – gli risposi sincera prima di allontanarmi e entrare dentro.

Non me ne diede nemmeno il tempo che mi fermò per un polso e mi fece girare verso di lui catturando le mie labbra in un veloce e fugace bacio.

- Sei sicura? Sicura di non pentirtene poi? – mi domandò una volta che si staccò.

- Non sono mai stata più sicura di così in tutta la mai vita. Un momento, un solo momento di vera gioia vale molto più di un’intera vita di sofferenza – gli risposi mentre lui mi sorrise e mi catturò in un nuovo bacio.

Mi attirò a se e riuscì a sentire il suo petto sul mio separati solo dal cotone della mia maglietta, di cui Edward presto mi liberò. Dopodichè mentre ancora ci baciavamo mi misi a cavalcioni su di lui e lui mi condusse dentro la stanza adagiandomi delicatamente sul letto. Prese a baciarmi il collo provocandomi sensazioni che mi fecero venire i brividi. In poco tempo restammo completamente nudi e potevo sentire il suo corpo premuto al suo. Mi mordicchiò il lobo dell’orecchio facendomi gemere di eccitazione e poi riprese a baciarmi il collo con talmente tanta sintonia che sembrava ci stesse giocando.

Subito dopo, lo sentì entrare dentro di me con delicatezza, ma soprattutto con amore permettendo ai nostri corpi di unirci e di crearne uno solo. I nostri corpi combaciavano perfettamente, sembrava che fossero stati modellati per stare insieme, come due metà della stessa mela.

Mi resi conto che non c’era stata mai cosa che io avessi desiderato più di lui, nonostante cercavo in ogni modo di reprimere quei sentimenti talmente profondi da farmi destabilizzare. In quel momento ero certa di una solo cosa, in quella stanza, in quel letto due persone stavano facendo l’amore, due corpi che si erano uniti per formare una sola anima e ci erano riusciti.

Beandoci teneramente, facemmo l’amore con passione, una passione che io non avevo mai provato e solo allora mi resi conto di cosa davvero significava fare l’amore. Era come se quella era la mia prima volta, come se tutte le altre volte in cui mi era capitato di unirmi a qualcuno fosse stato per solo sesso, mentre quello che stavo facendo con Edward non era sesso, era qualcosa a cui io non riuscivo a dare un nome.

I nostri corpi si muovevano in sincrono e sembrava come se fossero capaci di intuire i bisogni dell’altro e si sforzassero di appagarli. Facemmo l’amore per più e più volte e ogni volta sembrava come se le emozioni provate cambiassero per lasciare posto a emozioni ancora più forti.

Quando terminammo di fare l’amore Edward mi attirò a sé e dopo avermi dato un bacio carico d’amore mi fece appoggiare la testa sul suo petto.

Eravamo felici e forse per la prima volta eravamo indifferenti a ciò che ci aspettava fuori da quella stanza. Avevamo lasciato la porta del terrazzo aperta e potevamo facilmente udire i rumori del mondo esterno: il frusciare del traffico, le voci dei passanti, il rombo degli aerei diretti all’aeroporto. Lì fuori, mille persone occupate a camminare, guidare, volare verso una destinazione, mentre io ero lì in quella stanza tra le braccia della persona che amavo e non facevo altro che contemplare la beatitudine di quel fantastico momento.

Edward mi scostò una ciocca di capelli dalla fronte e mi sfiorò la guancia facendomi rilassare sempre di più. Avrei tanto voluto che quella notte non finisse più perché al mattino i problemi sarebbero tornati, anzi se non al mattino sarebbero tornati quando un aereo ci avrebbe riportato alla realtà, a Phoenix, lì dove tanti, troppi problemi ci attendevano.

Mentre pensavo a questo mi addormentai perduta in quell’assoluta sensazione di benessere e mentre mi lasciavo cullare dalle braccia di Morfeo non potei far altro che udire il “ti amo” pronunciato da Edward, un “ti amo” che mi riempì il cuore ancora di più di amore.

 

 

…Adry91…

Risposte alle vostre recensioni:

 

- Vale105: Beh si, in effetti ho lasciato il capitolo con un po’ di suspance, ma dovevo farlo. Quanto al primo indovinello lo so, ho sbagliato a scrivere. Ho scritto il risultato giusto, quando in realtà dovevo scrivere quello sbagliato. Anzi ti ringrazio per avermelo fatto notare così sono andata a controllare e a cambiarlo. Grazie mille davvero. Mi fa piacere che i poster ti siano piaciuti e comunque si, li ho fatti io. Mi sono passata un po’ il tempo. Sono contenta che la mia caccia al tesoro posso essere stata uno spunto per te per fare un gioco con i tuoi amici, mi fa davvero piacere.

 

- giuly97: So di essere stata un po’ crudele, ma dovevo esserlo. Bisogna dare tempo al tempo. Lo so ho sbagliato a scrivere il risultato, o meglio ho scritto il risultato giusto quando, invece, dovevo scrivere quello sbagliato. Grazie per avermi fatto accorgere dell’errore. Sono andata subito ad aggiustarlo. Grazie davvero.

 

- costi84: Sono felice che le mie idee ti piacciono. So di avervi lasciato con l’amaro in bocca, ma credo di essermi rifatta con questo capitolo. Almeno lo spero.

 

- Ed4e: Beh in effetti Bella è un po’ paranoica. Con questo capitolo ha finalmente la conferma ufficiale se così vogliamo definirla del fatto che Edward sia davvero innamorato di lei. Bisogna solo aspettare per vedere lei che intenzioni abbia.

 

- vanderbit: Beh non posso dirti se succederà qualcosa che li allontana considerato anche il prologo, ma posso dire che non sarà tutto rose e fiore.

 

- eliza1755: So di avervi lasciati sul più bello, ma non potevo fare altro. Come hai detto tu siamo al momento decisivo e come hai visto si sono chiariti, ma cosa succederà adesso? Che farà Bella?

 

- gamolina: Beh, Bella è un po’ dura di comprendonio, ma in questo capitolo Edward è stato molto chiaro. Chissà adesso cosa farà Bella.

 

- dany_96: Mi fa piacere che il capitolo ti sia piaciuto e con esso anche gli indovinelli. Spero che anche questo nuovo capitolo sia stato di tuo gradimento.

 

 

Un grazie di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento e recensite. Un bacio.

 

Altre mie storie su Twilight

Ancora in  corso

 

!?...Quando l’amore ti cambia la vita…!?

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=394174&i=1

 

 

 

L’amore è magia

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=393144&i=1

 

 

Ricordare il passato

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=392921&i=1

 

 

 

L’odio è amore

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=422379&i=1

 

 

 

Bisogna sbagliare per conoscere la verità

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=453783&i=1

 

 

 

Uniti dal destino

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=465990&i=1

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Un'indimenticabile pazzia ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie Meyer

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.

 

Eccomi qui con un altro aggiornamento. Per tutti quelli che si sono chiesti cosa sarebbe successo al risveglio. Spero che vi piaccia. Vi lascio al capitolo. Un bacio e buona lettura.

 

 

Capitolo 17

Un’indimenticabile pazzia

 

POV BELLA

A svegliarmi fu lo squillo insistente del mio cellulare, ma non aprì subito gli occhi perché qualcos’altro colpì la mia attenzione, la persona a fianco a me mi stava sfiorando il braccio con il suo dito disegnando dei cerchi immaginari sulla mia pelle. Mi beai per un momento di quel contatto e poi aprì gli occhi ritrovando Edward appoggiato alla spalliera del letto che mi guardava estasiato mentre giocherellava delicatamente con una ciocca dei miei capelli.

- Buongiorno – mi disse non appena vide che mi ero svegliata.

- Buongiorno a te – gli risposi.

- Non rispondi? – mi chiese indicando con lo sguardo la mia borsa nella quale c’era il mio cellulare che squillava.

- Non mi va, la realtà la affronterò più tardi – gli dissi avvicinandomi a lui e baciandolo con passione.

Non c’erano parole per descrivere ciò che lui con un semplice bacio riusciva a trasmettermi.

Nel frattempo il mio cellulare aveva smesso di squillare, ma ci volle poco perché iniziasse di nuovo.

- Mi sa che la realtà ci reclama adesso – mi disse Edward una volta staccatosi dalle mie labbra.

- E io non sono pronta per affrontarla. Come faccio, mi dici come faccio? – gli chiesi.

- Lo so che è difficile, ma non possiamo continuare così – mi fece notare lui.

- Come faccio a dirgli la verità? Non ne ho il coraggio. Io non sono forte come te, non ho il coraggio che hai tu. Come faccio a tornare a casa e guardarlo negli occhi dopo quello che è successo con te? Sapendo che questo non lo considero uno sbaglio, ma la cosa più bella che mi sia capitata nella vita? – gli domandai retorica.

- Sarai felice dopo, però – mi disse mentre il cellulare smise finalmente di squillare.

- Felice? Felice di cosa Edward? Delle nostre bugie? Dei nostri inganni? – gli chiesi.

- Si hai ragione, forse la felicità non è questo, ma so cosa ho sentito stanotte e so che qualunque cosa succederà tu appartieni e apparterai sempre a me. Quello che proviamo ci ha sconvolto la vita, tutto, possiamo fingere che non sia successo nulla? – mi domandò.

- E se, invece, ci godessimo questo momento senza pensare ai problemi? Non siamo a Phoenix e abbiamo l’opportunità di non pensare a nulla se non a noi due, quindi perché sprecarla? – gli risposi con un’altra domanda.

- Hai ragione. Godiamoci questo momento, quel che succederà lo affronteremo in seguito – mi disse lui stringendomi a se e baciandomi.

- Sono felice – gli dissi non appena mi staccai da lui.

- Lo sono anch’io e sappi comunque che avevi ragione – mi rispose.

- Su cosa? – gli domandai curiosa.

- Ricordi cosa mi dicesti una volta riguardo al fatto che il sesso senza l’amore non ha senso? – mi chiese prima di rispondermi.

- Si certo che me lo ricordo e ne sono ancora convinta, soprattutto dopo stanotte – gli risposi sincera mentre gli presi la mano e iniziai a giocherellare con le sue dita.

- Avevi proprio ragione. Il sesso fatto senza amore appaga i sensi dell’essere umano, ma lascia tanta solitudine nell’anima. Dopo quello che è successo tra noi i rendo conte che l’emozione è qualcosa di diverso, l’emozione è quando tremi, ma non per il freddo, quando senti, ma non con l’udito, quando osservi, ma non con gli occhi. L’ho capito finalmente e devo ringraziare solo te – mi spiegò.

- Ho creato un mostro – gli dissi ridendo.

- Che vorresti dire con questo? – mi rispose facendo il finto imbronciato.

- Che non sapevo fossi anche un romanticone. Ho creato un Edward Cullen romantico. Credo che se, un giorno, si verrà a sapere ereggeranno una statua in mio onore – gli dissi mentre ancora ridevo.

- Tu sei tutta scema – mi disse mentre mi prese per i fianchi e iniziò a farmi il solletico.

Iniziai a ridere come una pazza e lo implorai di smetterla, ma non ne voleva sentire. Per fortuna bussarono alla porta e solo allora lui smise.

Si alzò e andò ad aprire ritrovandosi di fronte ad un cameriere con il carrello della colazione.

- La colazione che ha ordinato – disse il cameriere non appena Edward aprì la porta.

- Grazie mille – gli rispose Edward prima che il cameriere si congedasse.

- La colazione che hai ordinato? – gli domandai stranita.

Quando aveva avuto il tempo di scendere sotto e ordinarla?

- L’ho ordinata per telefono, prima che tu ti svegliassi – mi disse prendendo una vassoio dal carrello e portandolo a letto.

Ciò che vidi mi lasciò senza fiato. Non ci potevo credere. Quella sarebbe stata la colazione migliore della mia vita, vale a dire? Fragole, panna e cioccolato.

- Mi vuoi fare diventare una mongolfiera? – gli domandai ridendo.

- Quello sarebbe il mio intento, ma se proprio non vuoi pazienza, le mangio io tranquilla – mi rispose portando il vassoio verso la sua direzione.

- Non ti ho mai insegnato che non si scherza con il fuoco? – gli domandai sarcastica mentre mi buttai verso di lui afferrando una fragola e bagnandola nella tazza con il cioccolato fuso.

- Perché devi essere in questo modo? – mi domandò facendosi serio.

- Come? – gli chiesi.

- Così perfetta – mi rispose mentre io gli sorrisi e gli diedi un bacio.

Ci mettemmo a giocare con la nostra colazione facendo di ogni morso alla fragola un bacio e sporcandoci tutti di panna e cioccolato.

Mi stavo divertendo un mondo e anche per Edward era lo stesso e immaginai quella come una nostra ipotetica luna di miele. Noi che la mattina dopo il matrimonio ci ritrovavamo in una suite di un hotel di lusso a mangiare fragola, panna e cioccolato come due innamorati persi. In fondo le cose non erano tanto diverse, non eravamo sposati, ma eravamo talmente innamorati che qualunque altra cosa passava in secondo piano.

- Non importa chi finisce con chi, non importa come finirà questa situazione perché in qualche modo soprannaturale saremo sempre io e te – gli dissi non appena terminammo di spartirci l’ultima fragola.

- Come anime gemelli intendi? – mi chiese Edward che forse in quel momento non si aspettava ciò che avevo appena detto.

Nel frattempo aveva posato il vassoio della colazione di nuovo sul carrello.

- Quello che abbiamo va oltre l’amicizia, oltre l’amore – gli spiegai baciandogli le labbra e togliendogli un residuo di panna sul labbro inferiore.

- Si è così. Ti amo Bella – mi disse non appena io mi staccai dalle sue labbra.

- Ti amo anch’io Edward – gli risposi dando per la prima volta voce a quello che pensavo da molto tempo.

Non aveva senso non dirlo dopo tutto quello che era successo e soprattutto dopo quello che io provavo per lui.

- Ti dispiacerebbe dirlo di nuovo? – mi chiese dolcemente mentre mi guardava con il suo sorriso sghembo stampato in faccia.

- Ti amo Edward, ti amo come non credevo di poter amare – gli dissi.

Era la prima volta in tutta la mia vita che dicevo “ti amo” sapendo che era vero e chissà come mai era proprio Edward la persona a cui lo avevo detto. Solo ora mi rendevo conto del valore del “ti amo”, due semplici parole che dette quando davvero il sentimento c’era assumevano un valore senza proporzioni.

- Non credevo che sentirti dire queste due parole potesse rendermi così felice – mi disse mentre si avvicinò a me e mi baciò di nuovo.

Il bacio quasi subito divenne passionale e ben presto ci trovammo a fare l’amore di nuovo e ancora, ancora e ancora. La voglia che entrambi avevamo dell’altro era troppo forte ed era palpabile. Ci amavamo troppo.

Tante volte avevo sentito parlare Alice e Rosalie di quella sensazione bellissima che ti fa sembrare come se il cuore ti schizzasse fuori dal petto, una sensazione che io non avevo mai provato e che non credevo di poter provare eppure adesso la stavo provando.

Avevo scoperto il significato di quelle loro parole e l’avevo scoperto in quel momento. Era come sentirsi morire per poi rinascere, ma non rinascere da soli stavolta, no, nascere insieme a qualcuno.

Quando terminammo di fare l’amore mi appoggiai al petto di Edward. Me lo ritrovavo accanto e, forse, lui non lo sapeva, ma eravamo nati insieme. Quella mattina eravamo nati insieme.

Restammo a letto a coccolarci tutta il resto della mattinata e del pomeriggio. Non scendemmo nemmeno a mangiare ne ci facemmo salire il pranzo in camera. Era come se entrambi fossimo sazi, ma in realtà eravamo sazi solo d’amore.

Verso le sette del pomeriggio decidemmo di andare a fare una doccia. Per primo andò Edward mentre io mi alzai e dopo essermi messa una vestaglia uscì in terrazza ad ammirare il mare e mi portai il cellulare dappresso.

Trovai sette chiamate perse da parte di Jacob e un messaggio da parte di Alice che lessi subito:

Hey tesoro, come va? Vi state divertendo? Piaciuta la sorpresa? Noi siamo a casa di mamma e papà e non stiamo uscendo per nulla. Non possiamo correre il rischio che Jacob ci veda. Sta tranquilla abbiamo preso tutte le precauzioni necessarie…va beh vi lasciamo…quando puoi fatti sentite…un bacio grande Alice e Rosalie.

Decisi di chiamargli subito del resto Edward era andato a lavarsi e ci avrebbe messo un po’. Composi il numero di Alice e schiacciai il tasto verde. Dopo il quarto squillo sentì una voce rispondere all’altro capo del telefono.

-  Hey dadà, finalmente. Non ci credevamo più che qualcuno di voi due chiamasse – mi disse Emmett rispondendo al cellulare.

“Dadà” era il nomignolo con cui mi chiamava praticamente da quando la mia mente era in grado di ricordare. Da bambini tutti chiamavano Edward “Eddy”, ma io non riuscivo a dirlo e così quando avevo iniziato a parlare e dovevo indicare lui dicevo “Dadà” e, questa cosa era talmente rimasta impressa a Emmett che in 22 anni non aveva fatto altro che chiamarmi così.

Era un suo modo affettuoso di rivolgersi a me e, ormai, ci avevo fatto l’abitudine e mi piaceva un sacco considerato che solo lui poteva chiamarmi così altrimenti diventavo una iene.

- Ciao orso, come te la passi? – gli risposi io sorridendo.

Ogni tanto mi piaceva chiamarlo così, ma non lo facevo sempre.

- Alla grande. Posso stare tutto il giorno a giocare alla play senza che Rosalie o Alice mi rompano le scatole. Vi devo ringraziare – mi disse.

- E perché? – gli domandai.

- Perché è grazie a voi che siamo chiusi in casa senza la possibilità di uscire, altrimenti a quest’ora vai a vedere in quale centro commerciale mi trovavo – mi disse lui ridendo riferendosi al fatto che Rosalie e Alice costringevano sia lui sia Jasper a girare con loro tremila centri commerciali al giorno.

- Felice di esseri stata utile – gli risposi.

- Lì, invece, come va? Piaciuta la sorpresa? – mi domandò

- Si bellissima. Siete stati davvero bravi. Comunque va alla grande, anche se è tutto tremendamente sbagliato. Stiamo infrangendo tutte le regole – gli dissi.

- Dadà non iniziare con le tue solite paranoie. Siete voi due, solo voi due. Non ci sono regole tra di voi, non ci sono mai state e mai ci saranno – mi disse serio.

Era raro vedere Emmett serio, lui che prendeva tutto a ridere e sdrammatizzava qualsiasi cosa, però era tremendamente profondo e quando voleva sapeva essere razionale, ma soprattutto quando voleva sapeva sempre dire la parola giusta al momento giusto.

- Esme e Carlisle sanno di questa storia? – gli domandai cercando di evitare di rispondere a quello che aveva detto, anche se sapevo che aveva ragione.

Io e Edward eravamo sempre stati un mondo a parte e solo un cieco non se ne sarebbe accorto.

- Si certo. Non potevamo fare altrimenti. Arrivare qui sapendo che tu venivi a Jacksonville proprio per noi li avrebbe insospettiti quindi abbiamo dovuto dire loro la verità – mi spiegò.

- E come l’hanno presa? – gli chiesi.

- Chiedono ogni mezz’ora se ci sono novità. In pratica qui siamo tutti “team Edward” – mi disse ridendo mentre io scoppiai a ridere insieme a lui.

Ma come gli venivano in mente certe idiozie? Team Edward? Cioè era da non credere. A volte mi chiedevo che cosa avesse al posto del cervello? Un’arachide?

- Cosa sarebbe il team Edward? – gli chiesi anche se avevo già capito.

- Per team Edward intendesi tutte quelle persone che sono legate da uno scopo comune, cioè quelle che tifano per la coppia Dadà-Edward – mi spiegò lui come se stesse parlando di qualcosa di chissà quale importanza.

- Tu sei fuori come un balcone – gli dissi ridendo come una pazza.

- Il mio fratellino dov’è? – mi chiese.

- Sotto la doccia – gli risposi.

- E tu cosa ci fai qui a parlare con me? Non lo sai che Edward ha bisogno di qualcuno che gli lavi la schiena? Sai com’è, non ci arriva – mi disse lui malizioso come sempre.

- Ci arriverà lo stesso, vedrai. E poi tu non dovresti spingermi alla tentazione, al peccato – gli feci notare.

- Io ti spingo solo verso ciò che ti dice il cuore e sai meglio di me che il cuore ti dice Edward, ti ha sempre detto Edward – mi disse tornando serio.

- Hai parlato con Alice? – gli domandai sapendo che a lei avevo detto che ero innamorata di Edward.

- Si, ma la tua conferma non è stata certo una novità. Cavolo Bella solo un cieco non si accorgerebbe cosa c’è tra te e mio fratello – mi spiegò.

- Lo so, ma è difficile la situazione. Comunque non ne voglio parlare al telefono. Rimandiamo la conversazione a quando ci vedremo di presenza. Comunque gli altri dove sono? – gli chiesi.

- Alice e Jasper sono in camera, non serve che ti dica a fare cosa, motivo per cui ho risposto io al cellulare di Alice, mentre Rose è andata ad aiutare mamma a preparare la cena – mi rispose.

- Bene, allora avvisali tu della mia chiamata. Visto che Alice e Rose mi avevano chiesto di chiamarle non appena potevo – gli dissi.

- Lo farò, tu salutami Edward e divertiti mi raccomando. Non pensate a nulla per adesso. Un bacio – mi disse prima di chiudere la conversazione.

Parlare con Emmett mi aveva fatto bene, mi aveva messo allegria ed era una della poche persone che ci riusciva a mettermela anche a distanza.

Adesso mi toccava affrontare la nota dolente. Dovevo chiamare Jacob. Composi il numero e lasciai che il telefono iniziasse a squillare. Dopo un po’ rispose.

- Ciao amore, come va? – mi chiese non appena la conversazione ebbe inizio.

- Tutto apposto, tu? – gli domandai.

- Un po’ stanco, ho lavorato come un pazzo. Comunque è una giornata che provo a chiamarti come mai non rispondevi? – mi chiese.

- Sono stata in spiaggia con i ragazzi e mi sono scordata il cellulare a casa – gli risposi cercando di essere convincente.

- Capito. Ti stai divertendo? – mi chiese dopo essermi bevuto la mia bugia.

- Da morire – gli risposi per la prima volta sincera.

- Mi raccomando amore mio, adesso devo andare perché ho una riunione importante, ci sentiamo stasera – mi disse.

- No Jake, stasera le ragazze hanno organizzato una specie di addio al nubilato qui a Jacksonville e mi hanno categoricamente proibito di portare con me il cellulare quindi ci sentiamo domani, ok? – gli chiesi.

- Cercherò di resistere. Ti amo – mi rispose mentre io chiusi la conversazione senza nemmeno rispondergli.

Dopo aver detto “ti amo” a Edward non l’avrei potuto più dire a nessuno altrimenti sarebbe stato come svalutare quelle parole che solo nell’ultimo periodo avevo scoperto essere così preziose.

Restai in terrazza ad ammirare il tramonto fino a quando sentì due braccia cingermi i fianchi e due labbra perfette darmi un bacio sul collo.

- E’ bellissimo, non è vero? – mi disse Edward riferendosi al paesaggio.

- Meraviglioso – gli risposi.

- Ti ho sentito ridere prima, cos’è successo? – mi domandò.

- Ho chiamato Alice e mi ha risposto Emmett – mi limitai a dirgli consapevole che avrebbe capito.

- Adesso si spiga tutto – mi rispose sorridendo.

- Ti saluta e ci raccomanda di divertirci – gli raccontai.

- Con “divertirci” intende il suo modo di divertirsi? – mi domandò.

- Credo che in questo caso specifico si riferisse al divertimento in senso lato – gli spiegai ridendo mentre lui fece altrettanto.

Mi voltai verso di lui e lo baciai.

- Vado a lavarmi anch’io – gli dissi quando mi staccai.

- Bene, mettiti il costume devo portarti da una parte – mi disse lui dandomi un altro bacio a fior di labbra prima che io sorridendogli mi scostassi da lui per dirigermi in bagno.

Preparai i vestiti da mettermi e poi andai nel bagno dove feci scorrere l’acqua e riempì la vasca immergendomi subito dopo e rilassandomi fino in fondo. Restai per un bel po’ lì dentro, poi dopo circa una mezz’oretta, uscì e mi asciugai i capelli.

Quando ebbi finito con i capelli li legai in una coda alta e poi mi infilai il bikini fucsia e poi indossai un paio di short bianchi e una canotta dello stesso colore del costume. Infilai le infradito dello stesso colore (à il link dei vestiti di Bella: http://yfrog.com/0xvestitimarebellap ) e poi mi diressi in camera, dove trovai Edward che si stava preparando.

Indossava una canotta bianca con delle scritte grigie e il costume a boxer verde e bianco. Si infilò un paio di bermuda grigio scuro e poi si mise delle infradito dello stesso colore dei bermuda con dei richiami verdi (à il link dei vestiti di Edward: http://yfrog.com/2mvestitimareedwardp ).

- Pronta? – mi chiese non appena mi vide.

- Si, ma dove dobbiamo andare? – gli domandai curiosa.

- Lo vedrai presto. Prendi la borsa che andiamo – mi disse mentre io seguì il suo consiglio e presi una borsa rosa e fucsia che si abbinava al mio vestiario.

Una volta presa entrambi uscimmo dalla camera e ci dirigemmo sotto. Stavamo per uscire quando la signore della hall dell’albergo si avvicinò a noi.

- Signor Cullen volevo comunicarle che mi sono informata per la prenotazione del biglietto di volo per domani, ma c’è un problema – comunicò la signora a Edward.

Di sicuro lui doveva avergli chiesto di prenotare on-line il biglietto.

- E sarebbe? – le domandò Edward.

- Considerato che in questi giorni c’è stato lo sciopero dei voli per Phoenix i posti per la prima classe per i voli di domani sono stati tutti prenotati – gli disse lei.

- Allora per favore prenoti per la classe business – la esortò Edward.

- Mi sono informata anche per quella, ma niente da fare, non ci sono più posti. Se proprio voi avete necessità di partire domani dovete accontentarvi di due biglietti nella classe economica – ci spiegò la donna.

- Scricciolo dobbiamo proprio partire domani? Non possiamo approfittare di questo intoppo per rimandare a dopodomani la partenza. Magari è un segno del destino – mi fece notare lui.

Sapevo che non aveva problemi a viaggiare nella classe economica, quella era solo una scusa per non tornare a Phoenix e rovinare la magia che si era creata tra di noi lì a Jacksonville.

- Edward sai che non possiamo. Jake sa che torno domani. I ragazzi lo avevano avvisata che sarei rimasta da loro ieri e oggi e io gliel’ho confermato. Loro gli hanno perfino detto che i biglietti li avevano già acquistati e poi non possiamo tenere segregati quei quattro a casa dei tuoi mentre noi ci divertiamo qua – gli feci notare con sommo dispiacere.

- Lo so, hai ragione, ma c’ho provato lo stesso. Non si può proprio – mi disse.

- Quindi cosa faccio? – intervenne la donna che fino a quel momento era rimasta in silenzio per farci decidere.

- Beh, se non le dispiace, prenoti due biglietti nella classe economica. Non importa in quale volo, l’importante che entro domani riusciamo a partire – le disse Edward.

- Bene, vado subito. Vi fermate a cenare al ristorante dell’hotel? – ci chiese lei.

- Si certo, io ho proprio fame – risposi al posto di Edward.

- Bene, allora potete accomodarvi – ci disse la donna indicandoci l’ingresso del ristorante.

Ci dirigemmo entrambi da quella parte e prendemmo subito posto. In poco tempo il cameriere venne ad ordinare e ben presto ci portò quanto gli avevamo richiesto. Mangiammo tutto considerato che a pranzo non avevamo toccato niente.

- Pronta per andare? – mi chiese quando terminammo di cenare.

- Dove? – gli chiesi curiosa.

- E una sorpresa – mi disse mentre mi porgeva la mano per farmi alzare.

Uscimmo dal ristorante e poi dall’hotel mano nella mano e ci incamminammo in una destinazione a me sconosciuta. Una volta usciti ci ritrovammo l’autista che il giorno prima mi era venuto a prendere all’uscita dall’aeroporto.

Quando Edward mi aveva detto che il posto dove dovevamo andare distava qualche chilometro dall’hotel gli avevo proposto di chiamare l’autista e così avevo fatto. Era stato Edward a volerci parlare per telefono perché diceva che doveva spiegargli dove ci doveva portare senza che io lo sapessi.

- Buonasera signorina – mi disse l’uomo non appena mi vide mentre si limitò a fare un cenno con il capo a Edward a mo di saluto.

- Buonasera anche a lei. Coma va? – gli domandai vista la cortesia che mostrava nei miei confronti.

- Tutto apposto. Lei? Come si è trovata qui a Jacksonville? – mi domandò prima di aprirmi lo sportello per farci salire.

- Mai stata meglio di così – gli risposi lanciando uno sguardo a Edward ed entrando sulla macchina seguita a ruota da lui.

L’autista si diresse al posto di guida e dopo essere entrato in macchina mise in moto e partì verso la destinazione che Edward gli aveva indicato. Non sapevo che pensare, anche se comunque ero quasi sicura che mi stesse portando al mare visto che mi aveva fatto mettere il costume, anche se non capivo il motivo della macchina visto che il nostro hotel era praticamente sulla spiaggia.

Magari voleva portarmi in una spiaggia migliore, anche se quella mi sembrava meravigliosa. Chissà. Non sapevo cosa aspettarmi. Edward quando voleva sapeva essere molto imprevedibile.

Durante il viaggio non avevamo fatto altro che coccolarci e volevo godermi questi ultimi momenti con lui prima che l’alba del giorno seguente me li avesse tolti.

- Signor Cullen, siamo quasi arrivati – disse all’improvviso l’autista a Edward interrompendo un nostro bacio.

- Bene, la ringrazio – disse rivolgendosi all’uomo mentre usciva dalla tasca una sorta di benda.

- E quella cosa sarebbe? – gli domandai.

- Quella che non ti svelerà la sorpresa prima del tempo – mi disse.

- Non possiamo farne a meno? – gli chiesi speranzosa.

- Ti fidi di me? – mi domandò lui di rimando.

- Più dell’aria che respiro – gli risposi sincera sorridendogli.

- E allora mettila e lasciati guidare da me – mi disse lui mettendomela davanti agli occhi.

Non vedevo più niente, il buio assoluto, ma accanto a me c’era Edward quindi non avrei avuto paura nemmeno se mi fossi trovata in mezzo ad una gabbia di leoni.

All’improvviso sentì le sue labbra appoggiarsi alle mie in un bacio casto e delicato.

- A cosa devo questo bacio? – gli domandai.

- A quello che hai detto prima – mi rispose riferendosi a ciò che avevo detto riguardo il fatto che mi fidassi di lui.

Sentì la portiera della macchina aprirsi e in poco tempo lui mi prese la mano e mi aiutò a uscire. Mano nella mano mi condusse con lui cercando di camminare il più piano possibile per non farmi cadere. Ad un certo punto mi lasciò la mano e sentì un botto forte come di catena che si rompeva, ma non ci feci molto caso, magari era una mia impressione.

Mi prese di nuovo la mano e mi fece camminare ancora per qualche passo.

- Mi dici dove siamo? – gli domandai curiosa come una bambina che si trova davanti un regalo.

- Fidati – mi rispose mentre mi fece fare qualche altro passo – sei pronta? – continuò non appena ci fermammo.

Sentì rumore di acqua che si muoveva grazie alla brezza che c’era nell’aria, anche se era un brezza calda visto che eravamo in estate.

- Mi hai portato al mare? Ti sembra questa l’ora di fare il bagno? – gli domandai anche se non ero del tutto sicura che fossimo al mare visto che non avevo sentito sotto di me la spiaggia soffice tipica di Jacksonville.

Edward non mi rispose, ma mi tolse la benda ritrovandomi finalmente di fronte a lui.

- Il bagno lo fai tu con loro – mi rispose indicandomi con l’indice di me qualcosa dietro le mie spalle.

Mi voltai subito e ciò che vidi mi lasciò senza fiato. Davanti a me si stagliava una piscina dalla grandezza devastante e dentro di essa nuotavano i mammiferi più conosciuti e amati al mondo, gli esemplari più belli dei cetacei: i delfini.

Ebbene si, dentro l’acqua c’erano tre delfini che giocavano tra di loro e mentre io ero lì ferma come un’ebete a guardarli e ridere per la felicità tutti e tre in sincrono si alzarono in volo per poi rituffarsi in acqua.

Dovevamo essere di sicuro in un parco acquatico perché per quanto mi era possibile vedere sembravano esserci altri reparti. Quella dove ci trovavamo io e Edward doveva essere una sorta di laguna dei delfini, quel posto esistente negli Acquapark in cui dei professionisti si occupano di addestrare questi meravigliosi animali.

Era tutto completamente al buio, l’unica luce proveniva dall’interno della piscina dove c’erano dei faretti per illuminarla, e c’erano le stelle nel cielo con una fantastica luna piena che rendevano l’atmosfera magico (à il link della piscina con i delfini: http://yfrog.com/0qpiscinadelfinij ).

Ero felicissima e non potevo fare a meno di guardare quella meraviglia e poi Edward e ridere, ridere per la felicità che provavo. Era una vita che desideravo poter fare un bagno con i delfini, ma nessuno sembrava essere d’accordo con ciò che volevo, sembrava come se quello che fosse uno dei miei sogni più grande fosse chissà quale follia.

- O mio Dio. Grazie, grazie – gli dissi buttandomi addosso a lui e riempiendolo di baci – di solito quando dico a qualcuno che voglio fare un bagno con i delfini mi prendono per pazza. Mi sorridono gentilmente, ma è un sorriso che racchiude ben altro – continuai anche se sapevo che lui era a conoscenza di questo.

- Ma io non sono come gli altri – mi rispose dandomi un bacio a fior di labbra prendendomi alla sprovvista.

- Lo so, eccome se lo so – dissi più a me stessa che a lui.

- Allora? Che aspetti? Entra dai – mi disse mentre io non me lo feci ripetere due volte.

 Appoggiai la borsa a terra, mi tolsi la maglietta e gli short che infilai alla bene e meglio dentro la borsa per non sporcarli e dopo un bacio veloce a Edward mi tuffai in quello che per me era la realizzazione di un sogno.

Come se avessero percepito la mia presenza in acqua, i delfini, si avvicinarono a me e dopo averli accarezzati mi misi a nuotare in loro compagnia mentre guardavo Edward che mi osservava innamorato.

- Dai entra anche tu – gli dissi avvicinandomi leggiarmente verso il bordo della piscina.

In men che non si dica anche lui si spogliò e si unì a me iniziando a nuotare insieme.

Dopo qualche ora abbondante di scherzi, baci, tuffi e schizzi con complici perfino quei meravigliosi cetacei, Edward, si avvicinò al bordo appoggiandosi alla parete della piscina e io lo seguì.

- Contenta? – mi chiese sorridendomi sghembo.

- Di più. Sono felice, felice davvero – gli risposi ricambiando il sorriso.

- E’ sempre stato un tuo sogno fare un bagno con i delfini. Me lo dicesti la prima volta che ne vedesti uno alla televisione. Per un sacco di tempo non hai fatto altro che parlare di questo. Poi hai smesso, ma ti conosco e so che quando ti fissi con qualcosa nemmeno il tempo ti fa cambiare idea. Motivo per cui ho pensato che era arrivato il momento di realizzarlo questo sogno – mi spiegò lui.

Se ne era ricordato. Si era ricordato di un sogno di cui parlavo da bambina. Questo non poteva farmi più piacere, perché significava che quello che nel corso della mia vita avevo detto o fatto era stato importante per qualcuno e sapere che questo qualcuno era Edward non poteva che farmi fare salti di gioia.

- Ed è per questo che sono felice. Te ne sei ricordato. Non stavo così bene da un sacco di tempo, o forse non sono mai stata così bene in tutta la mia vita e il merito è solo tuo – gli dissi avvicinandomi e baciandolo con passione.

Il bacio venne approfondito sempre di più e non volevo staccarmi da lui nemmeno per un attimo. Per me l’avremmo potuto fare perfino lì dentro e forse sarebbe successo se un rumore non ci avesse catturato l’attenzione.

- Cos’è stato? – gli chiesi staccandomi di malavoglia da lui.

- Il custode credo ci abbia visti. Sarebbe meglio andare – mi disse lui con un’espressione indecifrabile in volto.

- Perché? Mi sto divertendo un sacco e poi non abbiamo ancora finito – gli feci notare.

- Credo sia meglio continuare da un’altra parte. Non vorrei che ci ritrovassimo entrambi dietro le sbarre, sai non credo che stare qui siamo molto legale – mi disse sarcastico mentre mi tirava delicatamente con il braccio per farmi uscire da lì dentro.

Avevo colto benissimo le sue parole. Finire dietro le sbarre equivaleva a finire in carcere. Ciò significava che quello che avevamo appena fatto non era per niente legale.

Presi la borsa e i suoi vestiti mettendoli lì dentro e poi insieme a lui iniziammo a correre verso l’uscita. Riuscimmo per fortuna a uscire da lì dentro prima che il custode ci vedesse e una volta allontanatici ci dirigemmo verso la spiaggia che era a pochi passi da lì.

La spiaggia era completamente deserta a parte una ragazza che era seduta e guardava il mare mentre con la mano giocherellava sulla sabbia. Ero strano che alle tre di notte una ragazza fosse lì tutta sola, ma non ci feci caso più di tanto, in fondo doveva avere i suoi motivi.

Io e Edward ridevamo ancora come pazzi mentre ancora tutti bagnati ci sdraiammo sulla spiaggia l’uno al fianco dell’altra. Le nostre risate dovettero attirare l’attenzione della ragazza perché si voltò e ci guardò.

Non era molto lontana da dove ci eravamo messi noi quindi potevo scorgerla chiaramente.

- Per colpa tua ho infranto le leggi, ti rendi conto? – gli dissi ridendo ancora come una pazza riferendomi al fatto che mi aveva portato in un posto in cui non si poteva entrare.

E’ il bello era che io non ci avevo fatto nemmeno caso a quel particolare.

- Beh, è grave questo – mi rispose lui guardandomi.

- No, non lo è. E sai perché? Perché ne è valsa assolutamente la pena – gli dissi mettendomi sopra di lui e baciandolo con passione cercando di trasmettergli tutto l’amore che avevo dentro.

Restammo lì in quella posizione a baciarci come adolescenti alla prima cotta, mentre la mia pelle a contatto con la sua rabbrividiva. Volevo che quel momento non finisse mai, ma visto che era destinato alla fine me lo sarei goduto fino in fondo.

- Andiamo a fare il bagno? – gli chiesi staccandomi improvvisamente dalle sue labbra.

- Non possiamo. Non abbiamo nemmeno un asciugamano – mi fece notare lui.

- Nemmeno prima lo avevamo – gli dissi riferendomi al bagno in piscina.

- Era una piscina e l’acqua era calda, qui non credo sarà altrettanto – mi rispose.

- Siamo a Giugno sarà caldissima – gli dissi sapendo che era impossibile che l’acqua fosse già calda.

- Sono le tre e mezzo di notte credi davvero che l’acqua possa essere caldissima? –mi chiese.

In effetti di notte la temperatura scendeva e io iniziavo a sentire un po’ di freschetto considerato che avevo adesso solo il bikini, ma quella era nata come una notte di follia e sarebbe rimasta tale.

- Ok, non sarà caldissima, ma chi se ne importa. Andiamo dai – gli dissi dandogli un bacio sul collo e alzandomi da sopra di lui porgendogli la mano per farlo alzare.

- E’ una pazzia, lo sai vero? – mi chiese prendendo la mia mano e alzandosi.

- Si lo so, ed è per questo che mi piace – gli dissi sorridendogli prima che lui si avvicinasse per baciarmi a fior di labbra.

Quando ci staccammo io salì sulle sue spalle pronta ad entrare in acqua insieme a lui. Strinsi le mie gambe forte al suo petto, con le braccia stringevo il suo collo e nel frattempo che lui camminava gli dava dei piccoli e delicati bacetti sul collo.

Mentre ci dirigevamo verso l’acqua notai che la ragazza che era lì si era incantata a guardarci, lì per lì non ci feci casi, ma poi notai che quel suo modo di fissarci mi metteva un po’ in imbarazzo, ma non ci feci caso più di tanto. Volevo godermi quel momento, punto.

- Meno male che era caldissima – disse Edward non appena entrò con i piedi nell’acqua.

Io essendo nelle sue spalle non toccavo ancora l’acqua, quindi non potevo sapere che temperatura avesse.

- Certo che ti lamenti come un bambino. Sarà si e no leggiarmente tiepida e tu tutto che ti preoccupi – gli risposi ridendo.

- Quindi sarei io che mi lamento senza motivo? – mi domandò retorico prima che io mi ritrovassi completamente coperta dall’acqua.

Mi aveva buttato in acqua e dire che questa era gelata era dire poco. Forse era stata una vera follia, considerato che non avevamo neppure un asciugamano con il quale asciugarci, ma di certo non pensavo che fosse così fredda. Cavolo eravamo a Giugno.

- Questa me la pagherai, lo sai vero? – gli dissi facendo la finta arrabbiata quando riemersi nell’acqua.

Nel frattempo anche lui si era bagnato completamente e sembrava tranquillo dentro quel ghiaccio mentre io stavo praticamente congelando.

- L’hai voluto tu – mi rispose mentre io mi dirigevo verso l’uscita dell’acqua.

- Spiritoso – gli dissi.

- Vorresti farmela pagare uscendo dall’acqua? – mi chiese mentre rideva.

- Direi che in questo momento a pagare sarà solo la nostra salute, vedrò di fartela pagare in qualche altro modo. Comunque cerca di uscire che l’acqua è gelata – gli dissi.

- Non esagerare non è poi così fredda e poi l’acqua ghiacciata fa bene, rassoda la pelle – mi disse sarcastico mentre rideva come un pazzo.

- Non ne ho bisogno. La mia pelle è già perfetta così – gli risposi mentre mi sentì afferrare per un piede e in meno di dieci secondi mi ritrovai di nuovo coperta dall’acqua.

- Lo so che la tua pelle è già perfetta. Sei tu che sei perfetta – mi disse lui abbracciandomi non appena io riemersi dall’acqua.

- A parte gli scherzi, usciamo, o ci verrà qualcosa – gli feci notare seria.

- Ma come prima hai insistito così tanto per entrare e ora vuoi uscire? – mi chiese.

- Prima non sapevo di entrare nel freezer – gli spiegai mentre lui scoppiò a ridere.

- Allora devo provvedere a riscaldarti – mi disse avvicinandosi a me e baciandomi con passione prima le labbra, poi il lobo delle orecchie e poi il collo.

Adesso iniziavo a sentire caldo, metaforicamente si intende, ma comunque non avevo più intenzione di uscire.

Al diavolo il freddo e la polmonite che di sicuro ci sarebbe venuta, adesso volevo solo bearmi di quel contatto con Edward e cosa c’era di più bello che farsi le coccole in acqua.

Restammo lì dentro per un po’ a coccolarci, giocare e baciarci e una volta che il mio corpo si abituò alla temperatura dell'acqua non mi era più difficile restare lì dentro.

Quando entrambi fummo esausti dalla stanchezza uscimmo e ci buttammo sulla spiaggia mentre io notai che quella ragazza ancora era lì che ci osservava. Sembrava triste e non sapevo il motivo, ma mi faceva un po’ pena. Era lì tutta sola, mentre noi eravamo l’ a divertirci. Forse, avremmo potuto evitare, ma pensare che quella era la nostra ultima notte di follia, mi fece subito cambiare idea.

Quando sarei tornata a Phoenix anche io avrei assunto l’espressione di quella ragazza.

Una volta usciti stavamo morendo di freddo. Si vestimmo, ma i vestiti che avevamo oltre a coprirci ben poco erano completamente bagnati visto che li avevamo indossati subito dopo essere usciti dall’acqua. Mi rannicchiai su di lui cercando così di riscaldarmi e lui mi strinse forte a sé. Restammo in silenzio per un po’, fino a quando lui si addormentò.

Io, invece, non riuscivo a dormire e i miei occhi si posarono di nuovo su quella ragazza che non si era mossa da lì anche se adesso aveva preso a guardare di nuovo il mare.

Non sapevo cosa, ma si capiva perfettamente che qualcosa la turbava. Sarei voluta andare da lei e chiedergli cosa la affliggesse, volevo potergli essere d’aiuto, in fondo non doveva avere più di diciassette anni, ma sapevo che andare da lei era sbagliato. Io ero un’estranea per lei, perché mai avrebbe dovuto confidare a me i suoi problemi?

Cercai di non pensarci e mi accucciai sempre di più a Edward, sentivo davvero tanto freddo, ma stare così a stretto contatto con lui mi faceva stranamente sentire un calore pervadermi tutto il corpo e il freddo fisico passava nettamente in secondo piano.

Provai a chiudere gli occhi per cercare di dormire, ma proprio non ci riuscivo. Ripensai a Edward e a tutti i momenti bellissimi passati con lui, soprattutto a quelli di degli ultimi giorni e nonostante i sensi di colpa fossero tanti mi sentivo bene.

- Credo che questo possa esservi utile – disse una voce mentre io aprì subito gli occhi.

Era la ragazza di prima, si era avvicinata a e mi stava porgendo un asciugamano. Aveva gli occhi gonfi e rossi dal pianto e mi si strinse il cuore a vederla in quel modo.

- Grazie, sei molto gentile – le risposi prendendo l’asciugamano in mano e cercando di coprire alla bene e meglio sia me sia Edward.

- Sarete congelati. L’acqua oggi era stranamente più fredda del solito – mi fece notare.

- Si, l’ho notato. Se l’avessi saputo non avrei certo insistito per fare il bagno – le risposi cortese.

- Una pazzia ogni tanto non fa mai male. Adesso vado, l’asciugamano tienilo pure, è più utile a voi che a me – continuò la ragazza per congedarsi.

- Grazie davvero – le risposi mentre la vidi allontanarsi mentre io mi rimisi comodamente nella posizione in cui ero prima, cioè praticamente attaccata all’amore della mia vita.

- So che può non interessarti, ma voglio dirtelo lo stesso. Ti ho invidiato stasera e per me questo è un sentimento nuovo, mai provato prima – mi disse sempre la ragazza dopo qualche secondo.

Pensavo che se ne fosse andata, invece, era comparsa di nuovo di fronte a me.

Stavolta non mi spostai, restai ferma dove ero, forse a causa della sorpresa per ciò che mi aveva detto.

- Invidia? E perché? – le chiesi stupita.

- Per quello che ho visto stasera. Tu e il tuo ragazzo sembravate due adolescenti alla prima cotta e lui ti guardava come se tu fossi la cosa più bella dell’intera Universo. Sei fortuna. Vorrei anche io, un giorno, essere guardata in quel modo da un ragazzo – mi spiegò riferendosi a Edward come il mio ragazzo.

Avrei tanto voluto che lo fosse, ma purtroppo non lo era e con molta probabilità non lo sarebbe mai stato.

- Un giorno lo troverai anche tu il ragazzo perfetto anche se adesso ti sembra impossibile – le dissi.

- Come fai a sapere che adesso mi sembra impossibile? – mi chiese.

- Perché i tuoi occhi sono quelli di una ragazza innamorata, ma no corrisposta, non è vero – le chiesi io di rimando.

- Potrebbe essere – mi rispose lei restando sul vago.

In fondo ero pur sempre un’estranea.

- Adesso vedi tutto nero, ma un giorno anche tu troverai qualcuno che ti guarda come tu sogni di essere guardata – le dissi.

- Come si chiama lui? – mi chiese.

- Edward – le risposi anche se la sua domanda mi sembrò strana.

- Tu quindi mi stai dicendo che tutte le ragazze hanno il loro Edward? Che basta solo cercarlo? Che prima o poi arriverà? – mi chiese con uno sguardo speranzoso, lo sguardo tipico di un’adolescente che sogna l’amore.

- Si sto dicendo questo. Prima o poi arriverà il tuo Edward – le risposi convinta.

- Grazie – mi disse.

- Di cosa? – le chiesi.

- Di queste parole. Avevo bisogno di sentirle. Adesso vado – mi rispose.

- In bocca al lupo – le dissi riferendomi al fatto che speravo davvero che lei trovasse il ragazzo perfetto.

- Crepi. Tu non farti scappare quello che hai – mi rispose allontanandosi e scomparendo dalla mia vista.

Riflettei sulle sue parole che erano semplici, ma che nel mio caso potevano essere interpretati in vari modi. Era come se quella ragazza fosse stata lì per un motivo, fosse stata lì per indicarmi cosa dovevo fare. “Non farti scappare quello che hai” erano state le sue parole.

Me lo sarei lasciato scappare davvero? Sarei davvero riuscita a tenerlo lontano dopo tutto quello che c’era stato in questi giorni? Con queste domande che mi laceravano il cuore riuscì ad addormentarmi mentre appoggiata al petto di Edward potevo sentire il rumore del suo cuore battere, quel cuore che apparteneva a me.

 

 

…Adry91…

Risposte alle vostre recensioni:

 

- ciuciu: Beh diciamo che il problema Jacob resta ancora un problema bello grande. Vediamo come affronterà Bella la situazione.

 

- giuly97: Beh quello che succederà a Bella e Edward quando torneranno a Phoenix non ci vorrà molto per scoprirlo perché succederà presto. Del resto questa è la loro ultima giornata a Jacksonville. Da domani si torna alla normalità.

 

- vanderbit: Sono contenta che quello sia stato il tuo capitolo preferito. Spero che anche questo sia di tuo gradimento.

 

- ledyang: Beh diciamo che il cane odioso sarà ancora tra i piedi. Non è detto che riusciremo a toglierlo dai piedi.

 

- gamolina: Sono contenta che lo scorso capitolo ti sia piaciuto. Mi auguro che anche questo sia di tuo gradimento.

 

- Ed4e: Beh in effetti Edward si sta comportando in modo perfetto con Bella solo che lei sembra ancora troppo indecisa, troppo confusa, o forse ha semplicemente paura. Avrà ragione?

 

- BaBa88: Sono contenta che ti piace pure questa storia. Eccoti accontentata con il capitolo del risveglio, ma credo che bisogna avere paura del capitolo del ritorno a casa. Bella prenderà una decisione? Sono contenta di sapere che le mie storie ti fanno emozionare, significa che riesco nel mio intento e non potrei esserne più contenta.

 

 

Un grazie di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento e recensite. Un bacio.

 

Altre mie storie su Twilight

Ancora in  corso

 

!?...Quando l’amore ti cambia la vita…!?

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=394174&i=1

 

 

 

L’amore è magia

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=393144&i=1

 

 

Ricordare il passato

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=392921&i=1

 

 

 

L’odio è amore

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=422379&i=1

 

 

 

Bisogna sbagliare per conoscere la verità

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=453783&i=1

 

 

 

Uniti dal destino

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=465990&i=1

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Una simpatica signora ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie Meyer

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.

 

Eccomi qui con un altro capitolo. Volevo fare gli auguri di Buona Pasqua a tutti anche se con immenso ritardo e inoltre volevo ringraziare le persone che stanno recensendo la storia e che mi fanno sentire il loro appoggio e sostegno. E’ molto importante per me perché mi aiuta a scrivere meglio. Ringrazio comunque anche colore che si limitano a leggere. Adesso vi lascio al capitolo. Un bacio e buona lettura.

 

 

Capitolo 18

Una simpatica signora

 

POV BELLA

Avevo passato i due giorni più belli della mia vita e questo solo grazie a Edward.

E’ vero i ragazzi ci avevano aiutato parecchio, ma eravamo stati noi a fare determinate cose e purtroppo eravamo noi che adesso dovevamo prenderci le nostre responsabilità, soprattutto io e sinceramente non ero sicura di farcela.

- Scricciolo hai intenzione di restare chiusa lì dentro ancora per molto? Non credo che l’aereo aspetti noi prima di partire – mi urlò Edward dalla stanza da letto dell’albergo.

Aveva più di tre quarti d’ora che ero chiusa in bagno immersa nella Jacuzzi dell’albergo sperando che riuscissi in tal modo a rilassare i nervi.

Purtroppo per me, invece, non ci riuscivo per nulla.

Ci eravamo svegliati qualche ora prima sulla spiaggia grazie ad un gruppo di ragazzi si erano messi a giocare a pallavolo gridando come pazzi.

Ci eravamo sistemati ed eravamo tornati in albergo grazie all’autista affibbiatoci dai ragazzi che sembrava di una gentilezza senza eguali.

Avevamo parlato con la donna dell’hall dell’albergo per chiederle se aveva prenotato i biglietti dell’aereo e dopo esserci fatti dire tutto salimmo in camera a prepararci.

Edward fu il primo a lavarsi e subito dopo io.

Fra meno di due ore saremmo saliti su un aereo che ci avrebbe ricondotto alla realtà, quella stessa realtà che volevo assolutamente scacciare via.

- Sto uscendo, dammi solo altri cinque minuti – gli urlai sperando che mi sentisse.

In quei due giorni non avevo pensato troppo a cosa sarebbe successo una volta tornati a Phoenix, mi ero solo goduta Edward e il nostro amore fino alla fine, ma adesso l’ansia e i sensi di colpa iniziavano prepotenti a farsi sentire.  

Decisi che era tempo di andarsi a preparare, restare dentro l’acqua non avrebbe allontanato le responsabilità.

Uscì e subito mi asciugai i capelli lasciandoli mossi, poi infilai la biancheria intima e inizia a vestirmi con gli indumenti che avevo preparato poco prima e che avevo appoggiato su uno sgabello del bagno.

Indossai un paio di jeans scuri e una maglietta gialla scollata che si legava al collo. Ci misi una cintura sopra dello stesso colore e infilai i jeans dentro degli stivali senza tacco anche questi gialli, dopodichè mi truccai (à il link dei vestiti di Bella: http://yfrog.com/1qvestitibella7p ).

Andai di là e vidi Edward affacciato alla terrazza. Io mi infilai degli accessori gialli visto come mi ero vestita e poi presi gli occhiali da sola appoggiandomeli in testa.

- Io sono pronta – gli dissi mentre posizionavo la valigia, che avevo sistemato poco prima, vicino alla porta.

- Anche io. Muoviamoci perché fra meno di un’ora e mezza parte il nostro volo – mi rispose lui entrando in stanza.

Era bellissimo.

Indossava un paio di jeans e una maglietta a maniche corte verde con un disegno bianco al centro. Gli aderiva perfettamente e metteva in mostra i suoi muscoli. Aveva un paio di converse, una cintura e un orologio sempre verdi e gli occhiali da sole sulla testa (à il link dei vestiti di Edward: http://yfrog.com/eovestitiedward7p ).

- Andiamo allora. Il sogno è finito, si torna alla realtà – gli dissi triste.

Lui si avvicinò e mi sorrise con un sorriso talmente triste e sofferente che quasi mi sentì mancare.

Mi guardò negli occhi e poi mi diede un bacio diverso dal solito, un bacio che sapeva di fine, un bacio che sapeva di lontananza, ma comunque carico di amore.

- Edward… – provai a dire quando ci staccammo.

- Scricciolo non dire nulla. Non sono stupido, ho già capito che questa con molto probabilità è stata l’ultima volta che le mie labbra si sono appoggiate sulle tue, ma se pensi che mi arrenderò così facilmente ti sbagli. Lotterò fino alla fine per questo amore perché non ne va solo della mia felicità, ma anche della tua. Adesso per favore evita di dire qualunque cosa e andiamo – mi disse lui allontanandosi e aprendo la porta della stanza con la mia valigia e la sua in entrambe le mani.

Non voleva che dicessi nulla e probabilmente era meglio così, non sapevo nemmeno io cosa dovevo dirgli considerando il fatto che quello che aveva detto poteva essere vero. Forse, quello era stato il nostro ultimo bacio.

Mi sarei sposata fra poco più di una settimana e mezzo e non ero per niente sicura che sarei riuscita a mandare tutto a monte, non ne avevo il coraggio.

Presi la borsa gialla e insieme a lui scesi sotto.

Dopo aver pagato il conto e essere saliti uscimmo da quello che era stato per due giorni il nostro nascondino dal mondo, il nostro nido d’amore, salimmo in macchina dove ci attendeva quello che ormai era diventato il nostro autista personale.

Dopo una buona mezz’oretta arrivammo in aeroporto e dopo aver scaricato le valigie e aver ringraziato l’autista che era stato così gentile con noi ci dirigemmo verso l’ingresso della struttura.

Subito dopo una voce al megafono chiamò il nostro volo e entrambi ci dirigemmo ad check-in.

Sbrigate le formalità salimmo in aereo e solo allora ci rendemmo conto di un piccolo problema.

- Come cavolo abbiamo fatto a non accorgerci che i posti non erano vicini? – gli chiesi esasperata dalla situazione.

Da quanto compariva nei biglietti io e Edward eravamo in due posti esattamente all’opposto e ciò mi infastidiva parecchio perché volevo passare almeno quelle poche ore che restavano vicino a lui.

- Non lo so, probabilmente non c’erano altri posti e la signora dell’hotel li ha prenotati così – mi rispose Edward dirigendosi verso quello che sarebbe stato il mio posto.

Io lo seguì e mi accorsi che seduta a fianco a me ci sarebbe stata una signora dall’aspetto alquanto simpatico.

Doveva avere all’incirca sessantacinque anni, ma sembrava molto arzilla. Aveva i capelli di un biondo cenere mischiato al bianco, ma molto curati. I suoi occhi erano grigi e aveva due labbra carnose dal rossetto rosso che era in tinta con il suo completo di giacca e gonna rigorosamente rosso scuro. Indossava una collana e degli orecchini di perla e si vedeva dal portamento che era una donna che ci teneva alla sua immagine nonostante fosse più in là con gli anni (à il link della signora: http://yfrog.com/0enicolehamiltonj ).

Aveva gli occhiali sulla punta del naso e leggeva accuratamente un libro.

- Non ti è andata male – mi disse lui sottovoce indicandomi la signora.

- Peccato che non posso dire lo stesso di te – gli dissi indicando con la testa quello che sarebbe dovuto essere il suo posto un paio di file più avanti.

Accanto a lui c’era un ragazzo dall’aspetto poco ortodosso dai lunghi capelli castani mesciati di viola e completamente coperto di piercing e tatuaggi praticamente dappertutto.

- Ecco perché odio viaggiare in classe economica. Non si sa mai cosa ti può capitare e che gente rischi di trovare. Comunque tu sei la solita fortunata – mi rispose lui sorridendomi.

- Modestamente – gli dissi con aria di finta altezzosità.

L’hostess annunciò di prendere posto perché fra poco sarebbe iniziato il decollo.

A quel punto la signora vicino a me chiuse il libro e si mise gli occhiali da vista sulla testa alzando lo sguardo su di me e Edward.

- Beata gioventù. Siete così tranquilli nonostante sappiate che state per alzarvi in volo a metri e metri di altezza – ci disse sorridendoci.

Ricambiammo il sorriso e poi io dopo aver dato un bacio a Edward tra l’incavo della bocca e la guancia mi sedetti.

- Me la tenga d’occhio – disse Edward alla signora sorridendogli sghembo prima di allontanarsi e prendere posto.

Guardai la donna e mi resi conto che rideva sotto i baffi mentre mi guardava con sguardo amorevole.

Ero convinta che quel viaggio non sarebbe stato per nulla noioso.

- Non riesco a capire a cosa posso servirci – mi disse la donna dopo che l’hostess ci comunicò di allacciare le cinture.

- Cosa? La cintura? – le chiesi.

- Si certo. Mica c’è la fa a tenerci fermi. Non è mica come stare in macchina – mi rispose lei.

- No, in effetti no. E’ un po’ nervosa vero? – le chiesi.

- Non puoi immaginare quanto – mi rispose.

- Stia tranquilla, non succederà nulla. E poi se è destino è destino – le dissi pentendomene all’istante visto il modo in cui la donna aveva preso a guardarmi.

- Cosa ha detto? – mi chiese leggiarmente preoccupata.

- Non me lo faccia ripetere, tanto l’ha capito – le dissi non volendo ripetere la frase che avevo usato prima considerato che il suo volto era una maschera di puro terrore.

- Si, ma speravo di non capire. Tanto per la cronaca, io ho un paura terribile degli aerei – mi spiegò.

- E allora perché si trova qui sopra? – le chiesi con fare cortese.

- Devo andare a Phoenix a trovare mia figlia e in treno non c’erano più posti – mi spiegò.

- A Phoenix? Anch’io devo andare lì – le dissi sperando di distrarla.

- Lavoro o piacere? – mi chiese.

- Direi più che altro che vivo lì – gli spiegai mentre l’aereo iniziava a camminare e quindi a fare le manovre di decollo.

- Mamma mia che paura. La prego, mi dica qualcosa – mi disse non appena sentì l’aereo muoversi.

- E cosa vuole che le dica? – le chiesi in difficoltà.

- Mi distragga, non mi faccia pensare a quello che potrebbe succedere – mi disse prendendo la mia mano e stringendomela talmente forte da farmi male.

- Mi fa male – le feci notare visto che non faceva altro che stringere.

- Mi scusi non volevo. E’ la paura. Avanti mi racconti qualcosa, la prego – mi disse allentando la presa, ma non mollandola.

- Cosa vuole sapere? – le chiesi.

- Raccontami un po’ di te – mi disse guardandomi con sguardo implorante e iniziando a darmi del tu.

Lo preferivo di gran lunga.

La guardai e mi resi conto che quella signora avrebbe ascoltato qualunque cosa purché io riuscissi a distrarla.

Non gli sarebbe interessato cosa e probabilmente una volta scesi dall’aereo si sarebbe perfino scordata di ciò che gli avrei raccontato, così decisi di dirle la verità, decisi di raccontarle di me.

Chissà magari parlare a voce alta mi avrebbe aiutata.

Iniziai a raccontarle pezzetti della mia vita confusi, così come mi venivano in mente e la signora sembrava guardarmi interessata.

Annuiva ogni tanto, ma non parlava, era troppo preoccupata.

L’unica cosa che voleva era ascoltare, qualunque cosa pur di essere distratta almeno un po’.

Non scesi sui particolari della mia vita, mi limitai solo a parlarle del mio lavoro, dei ragazzi, di papà e un po’ della mia vita in genere.

Lei ascoltava in silenzio con gli occhi curiosi quasi rapiti dalle mie parole.

- Beh non c’è nient’altro da dire se non che fra poco mi sposo – le dissi a conclusione di quello che era stato un piccolo riassunto della mia vita.

Quando conclusi mi resi conto che la signora era molto più tranquilla, mi aveva perfino lasciato la mano e sembrava essersi dimenticata dell’aereo e della sua paura.

L’unica cosa che vedevo nei suoi occhi era curiosità, come se volesse occuparsi della mia vita.

- Ti sposi? Davvero? – mi chiese

- Si certo. Fra poco più di una settimana e mezza – le risposi.

- E lui com’è? – mi chiese sinceramente curiosa.

- Un bel ragazzo – le risposi.

- Beh dire che è solo un “bel ragazzo” è riduttivo. Direi piuttosto usando il vostro gergo giovanile, o meglio quello delle mie nipoti, che è un figo da paura – mi disse lei facendomi scoppiare a ridere.

Sentire dire quelle parole da una signora di quell’età mi faceva proprio strano e mi faceva ridere parecchio.

- Lei crede? – le dissi quando riuscì a calmare le risate.

- Beh sarò pure un’anziana signora, ma la vista mi funziona ancora bene e il suo futuro marito sembra un principe uscito dalle fiabe – mi fece notare lei mentre io ripresi a ridere.

Aveva scambiato Edward per il mio futuro marito.

Quella donna era proprio simpatica e mi resi conto che non mi sarebbe dispiaciuto per nulla se avesse avuto ragione.

- Adesso perché sta ridendo? – mi chiese seria.

La guardai e mi resi conto che la nostra conversazione l’aveva messa completamente a suo agio.

L’aereo? Beh neanche si ricordava che stava su un aereo e in fondo ero contenta perché almeno la mia storia l’aveva aiutata a distrarsi.

- Perché quello che lei ha visto non è Jacob, ma Edward – le dissi.

- Edward? Jacob? Non riesco a seguirti – mi fece notare.

- Quello che lei ha visto è Edward, il mio migliore amico. Jacob, invece, è il mio fidanzato, il mio futuro marito, insomma – le spiegai mentre lei scoppiò a ridere.

- Divertente, molto divertente – mi disse mentre ancora rideva.

- Non è divertente, è solo la verità – le dissi seria.

La donna mi guardò e non so cosa vide nei miei occhi, ma smise di ridere.

- Vorresti dirmi che quello lì è davvero il tuo migliore amico? – mi chiese.

- Si, la cosa la stupisce tanto? – le domandai.

- Considerato il modo in cui vi guardate si, mi stupisce parecchio – mi disse seria.

- Cosa vuole dire? – le chiesi.

- Quello che hai capito – mi rispose guardandomi con un’espressione di una che la sapeva lunga.

- Non ho capito niente, infatti – le dissi anche se questo non era del tutto vero.

- So benissimo che hai capito, ma se davvero vuoi sentirtelo dire te lo dirò. Tu e quel tuo amico non vi guardate assolutamente come due amici. Direi che tu sei praticamente cotta di lui e lui, beh, forse lui ancora di più di tu – mi spiegò.

Quella donna solo con uno sguardo aveva capito tutto.

- E’ così evidente? – le chiesi non sapendo da dove mi fosse uscita quella frase.

Avevo praticamente rivelato ad una persona che non conoscevo che stavo per sposarmi, ma che ero innamorata di un altro.

Questa cosa era da non credere.

- Direi di si. Conosco gli occhi di chi guarda la persona che ama e i tuoi così come i suoi sono molto chiari – mi rispose la donna che aveva, ormai, dimenticato completamente di essere su un aereo.

- Diciamo che la nostra situazione è più complicata di quella che appare – le risposi io sincera.

Alla fine quella donna cosa poteva capirne? Cosa poteva sapere di quello che si provava nella mi situazione?

- Siamo noi che ci complichiamo le cose. A volte queste sono così chiare e semplici che ci spaventano e crediamo che siano sbagliate. Comunque posso farti una domanda? – mi domandò talmente seriamente da farmi paura.

- Mi dica – le dissi cercando di capire dove volesse arrivare la donna.

- Hai ammesso di amare il ragazzo di prima, ma ne parli ancora come il tuo migliore amico, mentre ti sei riferita all’altro come il tuo futuro marito. Questo significa che non hai intenzione di ribaltare la situazione? – mi domandò.

- Come potrei farlo? Farei soffrire una persona a cui voglio molto bene, una persona che mi è stata vicina durante tanti momenti della mia vita. Jacob non merita di essere lasciato, non adesso. Era qualcosa che dovevo fare prima. Non posso andare adesso da lui, a più di una settimane e mezza dal matrimonio e dirgli che non posso più sposarlo, che amo un altro, che amo il suo migliore amico. Non posso, soffrirebbe troppo e non se lo merita – le risposi sincera, forse anche troppo.

In fondo era solo un’estranea, ma mi usciva spontaneo parlare.

Mi resi conto che parlare con un’estranea non era poi così male considerato che raccontarmi, raccontare anche i più infimi segreti mi veniva facile.

Mi riuscivo ad aprire senza problemi, forse perché non mi interessava il suo giudizio o, forse, perché ero consapevole che una volta scesa da quell’aereo non l’avrei più rivista.

- Così ti condanni a soffrire tu, però – mi fece notare.

- Forse è quello che mi merito – le risposi.

- Stai sbagliando. Guardi questa storia da un punto di vista sbagliato – mi disse dopo qualche minuto di silenzio.

- Non credo, piuttosto penso che lei non può capirmi perché si trova al di fuori di questa situazione. Gli sembra tutto facile, semplice, ma non lo è per niente – le spiegai.

- Sicuramente non so tutta la storia, questo è vero, ma mi crederesti se ti dico che ci sono passata anche io? – mi domandò.

Rimasi basita.

Era possibile?

Stava dicendo davvero la verità?

Destino o semplice coincidenza?

- Davvero? – le chiesi stupita.

- Quando ero molto giovane anch’io mi innamorai del mio migliore amico. Eravamo inseparabili e senza saperlo ci amavamo tutti e due – mi spiegò.

- E poi cosa successe? – le domandai questa volta curiosa io.

Non mi rispose, ma prese la borsa che aveva appoggiata sul sedile e prese il portafoglio.

Lo aprì e ne estrasse un foglio ripiegato su se stesso.

Non riuscivo a capire che cosa avesse in mente.

- Tieni, è tutto scritto qui dentro – mi disse la donna porgendomi il foglio.

- Che cos’è? – le chiesi prendendo il foglio in mano.

- E’ una lettera che ho scritto da ragazza. E’ molto importante per me, dentro c’è la mia vita, ci sono i segreti più intimi della mia giovinezza – mi spiegò.

Davvero quella donna mi stava consegnando qualcosa di talmente profondo per lei?

Ero solo una sconosciuta per lei, nulla di più.

- Perché vuole darlo a me se è così importante per lei? – le domandai sinceramente curiosa.

- Perché io so cosa c’è scritto, tu, invece no. E pensare che questa lettera possa aiutare te nella tua difficile situazione non può che rendermi felice. Significa che ciò che ho fatto può servire da esempio a qualcuno – mi disse.

Era sincera, voleva aiutarmi davvero, ma potevo io privarla di una cosa talmente importante per lei?

- La ringrazio moltissimo per quello che vuole fare per me, ma non me la sento di accettare questo regalo. Per me è solo una lettera, ma per lei è molto di più. Non voglio privarla di qualcosa di così importante per lei e poi non mi sembra giusto invadere così tanto la sua privacy – le spiegai restituendole il foglio.

- Ti sto chiedendo io di invadere la mia privacy, quindi non farti problemi. Hai detto di essere diretta a Phoenix, non è vero? – mi domandò poi all’improvviso.

Cosa c’entrava questo adesso?

- Si certo – le risposi turbata dalla sua domanda.

- Bene. Come ti ho detto anche io sto andando proprio lì. Mi fermerò un paio di settimane a casa di mia figlia. Se proprio non te la senti di privarmi di questa lettera, ti propongo una cosa – mi disse sorridendomi.

- Cioè? – le chiesi.

- Ti prendi questa lettera e te la porti a casa. Te la leggi e ci rifletti su, poi me la imbuchi nella cassetta delle lettere di mia figlia, o meglio ancora vieni tu stessa a riportarmela – mi spiegò davvero felice.

L’idea non era male.

In fondo se quel foglio poteva essermi davvero d’aiuto perché non farlo?

Ormai dovevo tentarle tutte.

Ciò di cui avevo bisogno era un po’ di coraggio per scegliere la mia felicità al posto di quella degli altri.

Se davvero quel foglio poteva darmi il coraggio di cui tanto avevo bisogno, perchè non tentare?

- Ok, mi sembra un ottima idea – le risposi sorridendole anche io.

La signora chiamò l’hostess e si fece portare un pezzo di carta e una penna e mi scrisse l’indirizzo della casa della figlia.

Poi mi diede la lettera e il foglietto con l’indirizzo.

- Comunque io sono Nicole, Nicole Hamilton – si presentò.

- Isabella Swan, ma Bella può bastare – le risposi facendole un sorriso sincero.

Quando le presentazioni terminarono ci mettemmo a parlare del più e del meno, in fondo eravamo sempre sull’aereo e la donna ne aveva una fottuta paura.

Dovevo distrarla in qualche modo.

Dopo un bel po’ di tempo la hostess avvisò attraverso l’interfono che l’aereo stava quasi per atterrare.

Vidi la signora irrigidirsi e cercai di farla stare calma parlandole di altro.

Tutto purché gli tenessi la mente occupata.

Quando il pilota ci avvisò che eravamo arrivati a destinazione lei non fu l’unica a tirare un sospiro di sollievo.

Lo feci anche io visto che per poco non mi rompeva tutte le dita delle mani a furia di stringermela.

Le hostess si fecero scendere e quando fummo a terra vidi Edward avvicinarsi a me.

- Mi raccomando Bella pensaci e non buttare tutto all’aria – mi disse la signora che mi era stata accanto per tutto il viaggio.

- Ci proverò, comunque le farò avere la sua lettera, promesso – le risposi io mentre lei si avvicinò a me e dopo un “grazie” mi abbracciò e si allontanò.

Il grazie era riferito sicuramente al fatto che l’avessi tenuta occupata per tutta la durata del viaggio.

Prima di allontanarsi fece un sorriso a trentadue denti a Edward e poi se ne andò, mentre lui si avvicinò a me.

- Mamma mia scricciolo, ho creduto di non arrivare a destinazione – mi disse lui non appena mi fu accanto.

- Come mai? – le chiesi stupita da quell’affermazione.

- Quel ragazzo accanto a me era così logorroico che mi ha fatto venire un’emicrania – mi disse con uno sguardo del tutto devastato mentre io scoppia a ridere.

- Chissà che mi credevo. A me, invece, è andata bene. La signora Hamilton era davvero una simpatica signora – gli risposi quando smisi di ridere.

- Ho notato. Mi ha appena fatto un sorriso a trentadue denti e mi ha guardato come una che la sapeva lunga – mi disse forse curioso che gli dicessi qualcosa.

- Chissà – mi limitai a rispondergli prima di incamminarci insieme verso l’ingresso dell’aeroporto.

Quando sistemammo tutto prendemmo un taxi e ci dirigemmo a casa dei genitori di Edward, dove saremmo andati a “liberare” i ragazzi e poi sarei tornata a casa.

Pensare che con molta probabilità avrei dovuto passare la giornata con Jacob dopo quello che era successo con Edward mi metteva troppo malinconia, ma soprattutto iniziava a far nascere dentro di me un senso di colpa talmente forte da provocarmi dolori anche fisici.

Sarei riuscita ad uscire da questa situazione?

Sarei riuscita a stargli accanto quando tutto ciò che volevo era il suo migliore amico?

Ma soprattutto sarei riuscita a guardare negli occhi Jacob dopo quello che gli avevo fatto?

 

 

…Adry91…

Risposte alle vostre recensioni:

 

- vanderbit: Mi fa piacere sapere che lo scorso capitolo ti sia piaciuto. Sono contenta di sapere che riesco ad esprimere la confusione di Bella, non mi è facile farlo, anche perché spesso non condivido molte delle sue paranoie, quindi mi viene difficile, a volte, mettermi nei suoi panni. Vediamo cosa deciderà di fare ora.

 

- BaBa88: Beh si, in effetti, Bella è un po’ troppo paranoica, si fa troppi problemi e pensa troppo agli altri più che a se stessa. Quanto alla piccola parte che dici che ti ho dato, quella della ragazza che li osserva, diciamo che non sei l’unica. Mi rivedo anche io in lei. Auguri di buona Pasqua anche a te, anche se decisamente in ritardo.

 

- Ed4e: Beh a quanto pare si. Bella sembra non voler tornare sui suoi passi. Ci riuscirà? Vedremo. Quanto a Edward non posso dirti cosa farà, ma diciamo che lui sta già facendo molto, forse, in questo momento è solo lui che sta lottando per questo amore. Bella, per adesso, è troppo razionale. Buona Pasqua anche a te anche se in ritardo.

 

- ledyang: Beh tesoro non posso dirti se ci hai azzeccato, ma diciamo che non tutto sarà facile. Chissà magari il cane esce di scena, oppure no. Tutto può essere…dipende solo da Bella.

 

- giuly97: Non posso dirti cosa succede ora, ti svelerei troppo. Scoprirai tutto presto, anche se diciamo che da questo capitolo Edward ha un po’ capito cosa succederà probabilmente al loro amore. Avrà ragione?

 

 

Un grazie di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento e recensite. Un bacio.

 

Altre mie storie su Twilight

Ancora in  corso

 

!?...Quando l’amore ti cambia la vita…!?

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=394174&i=1

 

 

 

L’amore è magia

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=393144&i=1

 

 

Ricordare il passato

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=392921&i=1

 

 

 

L’odio è amore

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=422379&i=1

 

 

 

Bisogna sbagliare per conoscere la verità

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=453783&i=1

 

 

 

Uniti dal destino

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=465990&i=1

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Spiacevoli scoperte ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie Meyer

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.

 

Eccomi qui con un altro capitolo. Innanzitutto volevo dirvi che mi ha fatto molto piacere il fatto che la vecchietta dell’altro capitolo (la signora Hamilton) sia stato un personaggio che abbiate apprezzato, non ne ero sicura, ma sono stata felice di sapere che è stato così. Per questo vi anticipo che la rivedremo presto. Quanto a questo nuovo capitolo voglio solo avvisarvi che, alla fine, molti di voi vorranno uccidermi, ma vi prego abbiate pietà. Fatemi sapere che ne pensate. Adesso vi lascio al capitolo. Un bacio e buona lettura.

 

Capitolo 19

Spiacevoli scoperte

 

POV BELLA

Erano passati sei giorni da quando io e Edward eravamo tornati a Phoenix e avevamo cercato di far sembrare le cose normali, come se nulla fosse successo. Ai ragazzi avevamo raccontato la verità e volendo o nolendo lo stesso avevamo dovuto fare con Esme e Carlisle colpevoli anche loro di aver mantenuto il segreto riguardo al nostro viaggio.

Certo a loro avevamo evitato di raccontare tante minuzie e ci eravamo premurati solo a rivelargli che ci eravamo confessati il nostro reciproco amore, anche se dai loro sguardi sembravano aver capito tutto.

Ai ragazzi, invece, avevamo dovuto raccontare tutta la verità, non si sarebbero bevuti semplicemente la storia della dichiarazione.

Con Jacob tutto sembrava procedere senza problemi. Non si era accorto di nulla, anche se avevo enorme difficoltà a guardarlo negli occhi e fare finta che niente fosse successo.

Con Edward i rapporti erano tornati normali.

Gli avevo detto di essere confusa e che dovevo riflettere su tutta la storia in generale e lui si era mostrato molto comprensivo, forse pure troppo.

Anche nei momenti in cui eravamo da soli ci comportavamo come facevamo prima, da buoni amici, anzi da migliori amici, anche se soprattutto quando eravamo da soli l’imbarazzo si faceva sentire tanto e la voglia di saltare l’uno addosso all’altra pure.

Quanto a me, io, ero sempre più confusa e non avevo ancora neppure avuto il coraggio di leggere la lettera della signora Hamilton.

Avevo paura, paura di quello che ci avrei trovato scritto, paura di rivedermi nelle parole della signora, paura, una fottuttissima e tremenda paura.

Tornata a casa avevo ringraziato i miei amici per quello che avevano organizzato e devo ammettere che mi ero sentita morire quando aveva dovuto smorzare il loro entusiasmo dicendo che non avevo preso ancora una decisione nonostante, ormai, i miei sentimenti verso Edward fossero palesi.

Continuavo a stare con Jacob e mi sentivo sporca quando le sue mani mi toccavano, quando le sue labbra mi baciavano, ma mi sentivo ancora più sporca per il fatto che nonostante, ormai, l’evidenza fosse ovvia, non riuscivo ad avere il coraggio di prendere il toro per le corna.

Mancava, ormai, una settimana esatta al matrimonio e io non avevo annullato nulla e ciò che peggio era che non avevo intenzione di farlo e per questo mi sentivo una codarda.

Chiusa a casa da sola, decisi che era ora di leggere quella lettera.

Paura o meno, dovevo farlo.

Del resto dovevo pur restituirla alla proprietaria.

Aprì il foglio e mi accorsi che era molto consumato.

Di sicuro doveva essere stato aperto spesso, ma soprattutto qualche lettera non si vedeva bene, segno che la donna rileggendo la lettera ci aveva pianto.

Non sapevo cosa aspettarmi da quella lettera, nonostante questo, però, mi decisi a leggerla:

 

Come si fa a iniziare una lettera ad una persona che per te è tutto? Forse un semplice “ciao” basterebbe, ma tu sei troppo speciale perché io possa essere così banale. So che questa lettera non la leggerai mai, se la sto scrivendo è solo per un mio sfogo personale, solo perché ne ho bisogno. Penso a te e solo una parola mi viene in mente…amore. La parola amore letteralmente significa “assenza di morte”, quindi, vita. L’altro giorno su un libro ho letto che l’amore romantico ha due tipi di significato: da una parte vi è l’amore-passione, dall’altra, invece, c’è l’amore-fusione. L’amore passione è un tipo d’amore irrazionale che turba talmente tanto la persona che lo prova fino a farlo uscire fuori di sé. E poi c’è l’amore-fusione che, invece, è un tipo di amore molto più profondo, talmente profondo che morte e amore coincidono perché chi ama perde una parte di sé per donarla a qualcun altro. Di conseguenza le due persone smettono di essere due per diventarne una sola. Io non so se per te sono stata una passione o una fusione, ma so che per me tu sarai per sempre una fusione. Del resto ho passato metà della mia vita accanto a te e non ha importanza se quei momenti sono stati belli, brutti, difficili o semplici, adesso di tutto quel tempo mi restano solo i ricordi, perché tu non sei più con me. Lo so, sono stata io a fare tutto, sono stata io ad allontanarti da me sperando che il tempo mi facesse dimenticare di te, ma la verità è che non ci sono mai riuscita e adesso è troppo tardi per tornare da te. Ho sbagliato, lo riconosco, ma forse crescendo si comprende che certi sbagli in futuro non si rifaranno più. Adesso mi ritrovo senza di te, senza l’unica persona che mi conosce davvero. Mi ha fatto veramente male sentire e capire che quattro mesi, quattro semplici mesi con un’altra persona sono bastati a farti dimenticare 8 anni insieme. Cosa pensare allora? Forse lei è speciale, forse molto più di me, ma allora che senso ha avuto dirmi di essere innamorato di me e poi correre di nuovo da lei? Nonostante tutto la tua decisione l’hai presa e hai deciso che la tua vita sarà senza di me…lo capisco e lo rispetto…ma non posso non pensare che la colpa sia mia. Forse, hai ragione tu, sono stata io a prendere questa decisione, sono stata io a decidere per tutti e due e ho deciso di rinunciare senza tentare e adesso mi rendo conto di essermi giocata l’unica persona importante della mia vita. Mi ritrovo a scrivere dell’amore e mi rendo conto che c’è tanto, ma allo stesso tempo poco da dire. Ognuno vede l’amore a modo suo, per qualcuno è un sentimento stupendo, per altri è un sentimento che fa soffrire, ma non importante cosa sia per la stragrande maggioranza delle persone, importa cosa sia per me e io non lo so cosa sia. Non so definire la parola amore e spesso vorrei saperlo fare. A volte guardo le altre persone, le osservo cercando di capire com’è la loro vita e, a volte, cerco di immedesimarmi in loro per provare un po’ a vivere anch’io. Non so descrivere bene cosa provo, ma so che lo faccio per allontanarmi dai miei problemi perché è difficile continuare a vivere con questo peso nel cuore, perché non so più andare avanti senza di te. Tutti mi chiedono come mai esco così poco e perché sono cambiata così tanto e quando provo a spiegarglielo tutti la fanno facile dicendomi di tirarmi su e che per te non ne vale la pena. Per me sono tutte sciocchezze perché nessuno di loro sa davvero cosa ho perso, nessuno riesce a capire che nello stesso momento ho perso il mio migliore amico, un fratello, un confidente, ma soprattutto la persona che amavo. Nessuno riesce a capire cosa si prova e allora non faccio che chiudermi in me stessa, ma spesso mi ritrovo a chiedermi che senso ha questo infantile nascondermi dalla realtà…la realtà è una sola: ti ho perso. Tu sei andato via dalla mia vita per sempre, per non tornare mai più. Non vedrò più il tuo dolce sorriso accompagnare le mie giornate, non sentirò più le tue parole, non ti avrò accanto nei momenti difficili. Devo solo rassegnarmi, eppure non ci riesco. Ho tanti rimorsi, ma soprattutto ho tanti rimpianti che sono la causa della mia sofferenza. Adesso posso solo guardarti da lontano mentre sei con un’altra e questo non mi da pace, è questo il motivo che mi fa stare così male, è questa la stramaledetta causa delle mie lacrime…sapere che c’è un’altra al mio posto, che c’è un’altra al tuo fianco che ti sta vicino, che ti bacia, che fa tutte quelle cose che vorrei fare io, tutte quelle cose che toccava a me fare con te. E’ troppo triste e devastante sapere di essere stata io ad allontanarti quando, in fondo, non desideravo altro che averti con me. Non mi riconosco più, sono cambiata tantissimo in questo ultimo anno e la forza d’animo che avevo prima non c’è l’ho più…adesso non sono forte abbastanza per reagire a tutto ciò. A questo punto c’è poco da dire, almeno per me. Io l’amore l’avevo trovato, quello vero, quello che ti fa vivere la vita a mille e che non ti fa desiderare altro se non di stare con la persona che ami, ma ho deciso incautamente di allontanarmi da tutto questo. Eri il mio migliore amico e sapevi tutto di me, ti piacevo così com’ero a tal punto che ti sei innamorato di me. E io? Beh anche io ti amavo. Ci siamo lasciati andare e ho vissuto la storia più bella della mia vita anche se è durata pochissimo, solo un mese e mezzo, perché mi sono resa conto che una storia d’amore avrebbe rovinato quello che per anni era stato il nostro rapporto. Una stupida stolta sono stata, perché non mi sono accorta che comunque, a quel punto, quel rapporto sarebbe stato destinato a finire lo stesso. Non ho voluto rischiare, forse, perché la felicità, quella vera mi faceva paura. Ho preferito scegliere la strada facile, ma ho sbagliato. A volte fare la cosa giusta non significare sempre fare quella migliore e se potessi tornare indietro sono tante le cose che non rifarei. Questa esperienza mi è servita per capire che nella vita bisogna rischiare sempre e soprattutto che bisogna vivere con il cuore e non con la testa, perché il cuore a differenza del cervello non ascolta ragioni. E’ passato un anno da quando tu ed io abbiamo smesso di avere ogni rapporto, ogni tanto ci vediamo per strada e ci scambiamo qualche sguardo, qualche sguardo che sa solo di amore. Io lo so che tu mi ami, che mi ami ancora nonostante tutto, so che mi ami con tutto te stesso e so che non amerai mai nessuno così come hai amato me, ma so anche che nonostante tutto non tornerai da me perché eri stato chiaro. Mi avevi detto di scegliere con il cuore e non con la testa, mi avevi detto che se ti avessi mandato via non saresti più tornato e hai mantenuto la tua promessa. Le persone crescono, cambiano e a volte non sono più disposte a scendere a compromessi, nemmeno con il fantasma del passato, anche se questo passato sarà per noi come un’ombra che ci seguirà fino alla fine. Ho deciso io il mio destino e non posso prendermela con nessuno, nemmeno con te. Una volta, da qualche parte, mi colpì una frase: “Ricordatevi sempre che il numero dei respiri che fate in vita vostra è irrilevante, quello che conta sono i momenti che il respiro ve lo tolgono”. Con te ho vissuto momenti indimenticabili, momenti che il respiro me lo hanno tolto davvero, quindi va bene così. Non serve a nulla rinvangare il passato, dovrò solo avere la forza di andare avanti anche senza il mio angelo. Una sola cosa ho capito. Che nella vita non si può decidere chi amare, è una cosa che non possiamo fare. Quando amiamo qualcuno lo amiamo e basta, senza compromessi ne paure. Non credo che sarò mai in grado di dare consigli agli altri sull’amore perché io sono davvero una frana, ma posso permettermi di dire di non rinunciare mai all’amore per nulla al mondo. L’amore è qualcosa di unico e il vero amore capita una volta sola nella vita, quindi non bisogna lasciarsi scappare quell’occasione. Se ami davvero qualcuno corri da lui e diglielo, vivi la tua vita con lui e non lasciare che i problemi, i dubbi, le incertezze e le paure ti impediscano di coronare il tuo sogno. Non lasciare andare ciò che ami perché quando ti accorgerai di aver sbagliato sarà troppo tardi per tornare indietro. Era questo che volevi farmi capire con le tue parole e con i tuoi gesti. Purtroppo questo messaggio non l’ho recepito subito, ma comunque adesso mi è arrivato forte e chiaro e custodirò per sempre dentro di me queste parole.

Con tutto l’amore che ho dentro

Nicole…

 

Leggere quella lettera era stato struggente e quando raggiunsi la fine mi resi conto che calde lacrime avevano bagnato le mia guance.

Era davvero commovente.

Due persone innamorate l’uno dell’altra costrette per uno stupido gioco del destino a separarsi.

Non riuscivo a vedere in quella lettera la solare signora Hamilton che avevo conosciuto, ma solo Nicole.

Lei che per una decisione sbagliata aveva rovinato la sua vita, lei che aveva messo al centro di tutto la testa e non il cuore.

Se dovevo scegliere con il cuore sapevo già chi scegliere.

Edward, non avrei avuto dubbi.

Lo stesso avveniva se sceglievo con la testa.

Avrei scelto Jacob.

Potevo davvero scegliere con la testa?

No, non era possibile. Dovevo scegliere con il cuore.

Si, avrei scelto con il cuore e non avevo tempo da perdere.

Ripiegai la lettera e la appoggiai al tavolo, poi dopo essermi asciugata le lacrime decidi di andare a casa di Edward sperando di trovarlo.

Dovevo parlargli, dovevo dirgli che era lui l’uomo con cui volevo passare il resto della mia vita.

Al diavolo il matrimonio, al diavolo la razionalità.

Mi avviai di corsa vero l’ingresso pronta ad uscire di casa, ma non appena aprì la porta vidi Edward insieme a una donna nel pianerottolo.

Erano entrambi vicino alla porta di casa di lui.

Decidi di socchiudere la porta per non farmi vedere.

Non so perché lo feci, ma era come se una forza dentro di me mi diceva di comportarmi così.

Mi sembrò che Edward si fosse accorto dei qualcosa perché lo vidi guardare in questa direzione, ma poi tornò fissare la ragazza

Lasciai la porta socchiusa e mi misi in ascolto.

- Allora quando ci rivediamo? – gli chiese lei sicura di sé.

- Ho l’agenda piena. Non appena è possibile ti faccio uno squillo – le rispose lui facendole un sorriso da infarto.

- Benissimo. Non vedo l’ora. Adoro i bis – gli disse lei

- Dai a parte gli scherzi, ci vediamo pomeriggio in aeroporto – continuò Edward.

- Sarà un viaggio molto interessante – gli rispose la ragazza avvicinandosi a lui e dandogli un bacio sulla guancia prima di girare i tacchi e andarsene.

Solo allora la guardai bene.

Era una donna sulla trentina dai lunghi capelli castani e dagli occhi dello stesso colore.

Aveva un fisico asciutto e perfetto, gambe lunghe e seno prosperoso, ma proporzionato al resto del corpo (à il link della ragazza: http://yfrog.com/f3uytj ).

Indossava un vestitino molto mini marrone con una scolla talmente lunga da mettergli in risalto il seno che tra l’altro portava senza reggiseno. Il vestitino era talmente corto che poco ci mancasse che ad un minimo movimento gli si vedesse tutto il sedere (à il link del vestito della ragazza: http://yfrog.com/7860378919j ).

Indossava anche delle scarpe con un tacco talmente vertiginoso che avrei tanto voluto l’avrebbero portata a fare uno scivolone incredibile.

La cosa che più mi infastidiva, però, era vedere il sorriso di lui mentre gli parlava.

Passasse che era pur sempre un uomo e come tale non poteva restare immune al fisico di quella ragazza, ma da qui a sorriderle in quel modo c’è ne passava parecchio.

La vidi dirigersi verso l’ascensore continuando a guardare Edward con sguardo famelico mentre si ancheggiava così tanto da far venire la nausea.

Senza fare rumore chiusi totalmente la porta e mi accasciai a terra con le spalle appoggiate alla porta mentre lacrime copiose sgorgarono inesorabili sulle mia guance.

Sapevo che genere di ragazzo era Edward, sapevo che non era tipo da relazioni serie, ma giuro che ci avevo creduto davvero e sarei stata disposta a mandare all’aria il mio matrimonio per lui.

Avrei mandato all’aria qualcosa di sicuro, di stabile per correre dietro ad un amore non ricambiato.

Eppure mi sembrava talmente sincero che vedere una scena come quella di poco fa mi aveva spezzato inesorabilmente il cuore.

Stavo commettendo l’errore più grande della mia vita a scegliere lui.

Il mio posto era con Jacob non solo perché, ormai, era giusto così, ma anche perché scegliere lui era una scelta più comoda, più sicura.

Jacob non era il classico donnaiolo, il classico playboy che, invece, era Edward e con lui sarei stata in una botte di ferro.

Chi mi diceva che con Edward lo sarei stata altrettanto?

Chi mi diceva che lui prima o poi non si sarebbe stancato di me e mi avrebbe lasciato perdere come tutte le donne che erano entrate nella sua vita?

Chi mi diceva che il suo volere me non fosse solo un manifestarsi del suo orgoglio che voleva dimostrare al mondo che poteva avere chiunque lui volesse?

Potevo stare con Edward avendo il costante timore che non appena io girassi i tacchi lui fosse pronto ad aprire il suo letto a qualcun’altra?

Restai in quella posizione non so per quanto tempo, so solo che finì per addormentarmi e fui svegliata da qualcuno che girava la chiave nella porta di casa mia.

Mi spostai evitando di farmi male e quando alzai gli occhi per vedere di chi si trattava vidi Alice e Rosalie che vedendomi avevano messo via il sorriso che avevano.

- Tesoro che succede? Che diavolo ci fai a terra? – mi domandò Alice preoccupata mentre Rose chiuse la porta.

- Niente, sto bene. Mi sono solo appisolata un po’ – le risposi alzandomi e dirigendomi in bagno per sciacquarmi la faccia.

Vidi loro seguirmi.

- Non dire sciocchezze. Qualcosa è successa, hai gli occhi rossi dal pianto – aggiunse Rosalie.

- Niente ho solo letto quella lettera di cui vi ho parlato – mentì riferendomi alla lettera della signora Hamilton.

- Isabella Marie Swan dicci subito cosa è successo – mi rimproverò Alice.

- E gradiremmo la verità – continuò Rosalie.

Era impossibile mentire con loro, ma non potevo dirgli la verità.

Mi sentivo un’idiota a dirgli che avevo spiato Edward mentre parlava con una ragazza.

- Come avete fatto a capire che Emmett e Jasper erano quelli giusti? – domandai ad entrambe cercando di deviare l’argomento anche se volevo davvero saperlo.

Avevo bisogno di chiarirmi le idee e solo loro potevano aiutarmi.

Non appena feci quella domanda uscì dal bagno e insieme a loro mi diressi nel salotto dove tutte e tre ci sedemmo sul divano.

- Lo abbiamo capito guardandoli negli occhi o, forse, semplicemente l’abbiamo sempre saputo. E’ come una forza che nasce incontrollabile dentro di te rivolta verso un’altra persona. Guardi chi ti sta di fronte è capisci che è amore – mi rispose Alice.

- E come si fa a riconoscere l’amore quello vero? – chiesi ancora.

- E’ difficile rispondere a questa domanda. Non è qualcosa che si può spigare. L’amore lo senti dentro quando cominci a pensare più ad un altra persona che a te stessa, quando cominci a capire che daresti tutto per la felicità di un'altra persona. L’amore è la cosa più irrazionale che esista, perchè per amare serve un cuore, non un cervello, l’amore è un mix inconfondibile di emozioni, tutte mescolate insieme, che ti ruotano dentro lo stomaco, che ti rivoltano l'anima, che te la rivoluzionano – mi rispose Alice.

- Ma non pensare che l’amore sia solo rose e fiori, perché non lo è. L’amore è anche sofferenza, una sofferenza che distrugge tutto ciò che sei, dall'interno, perchè ti porta via il respiro, perchè annega la tua mente in un mare di pensieri da cui è difficile uscire. L’amore è un mistero che non si può spiegare, si può solo vivere e lo capisci da sola quando arriva, nessuno te lo può fare capire al posto tuo. L’amore è vita e non se ne deve avere paura, non devi averne paura – continuò Rosalie sorridendomi.

- Così però non aiutate – gli risposi io sarcastica.

Non mi avevano detto nulla di nuovo.

Sapevo già quelle cose perché le provavo per Edward.

- Ti abbiamo solo detto la verità – mi disse Alice.

- Perché la verità deve essere sempre così difficile? – domandai più a me stessa che a loro.

- Perché la verità fa parte della vita e la vita è difficile. Non avere paura di questa verità se essa ti indica la strada dell’amore. Ricordati che nell’amore la cosa più importante è non imporsi delle regole, ma cogliere le occasioni al volo con spontaneità per coronare il proprio sogno – mi disse Rose stringendomi la mano con fare affettuoso.

- E poi tesoro è inutile che ti disperi e che ti fai mille paranoie. Lascia stare tanto tutto ciò che accade è già scritto – mi disse Alice con tono euforico con l’intento di farmi risollevare il morale.

Devo dire che ci riuscì.

Quelle due erano due angeli.

Non c’erano altre spiegazioni.

Mi misi a parlare con loro del più e del meno trascorrendo così tutta la mattinata tra una risata e l’altra.

Si era fatto ora di pranzo e mentre ancora chiacchieravamo sentì il mio cellulare squillare.

Risposi senza neanche controllare chi fosse il mittente.

- Pronto? – chiesi non appena premetti il tasto verde.

- Ciao tesoro, come va? – mi rispose una voce melodiosa dall’altro capo del telefono, una voce che avrei riconosciuto fra mille.

- Ciao Esme, tutto apposto. Ero qui a casa a parlottare con Alice e Rosalie – le risposi contenta della sua chiamata.

Per me era come la mamma che mi era stata tolta troppo presto.

In tutti quegli anni avevo sempre potuto contare su di lei, sul suo sostegno, sul suo affetto, sempre e comunque.

Ci capivamo anche con uno sguardo e mi era stata molto vicina soprattutto quando i ragazzi si erano trasferiti a Jacksonville.

Era una mamma per tutti, anche per Rosalie e Jasper che avevano perso i genitori qualche anno prima in un incidente stradale.

- Che novità – mi rispose sarcastica.

- Dobbiamo recuperare – le feci notare sorridendo.

- Lo immagino. Comunque dai vi aspetto a casa, pranziamo tutti insieme qui da me – mi avvisò sorridendo anche lei.

- Non rinuncio ad una giornata con voi per nulla al mondo. Tra mezz’oretta siamo da te – le risposi controllando l’orario e notando che era già l’una.

- Ok tesoro, a dopo e avvisa anche Jacob perché ho provato a chiamarlo, ma al cellulare non risponde – mi spiegò.

- Faccio io tranquilla, ci vediamo fra un po’ – le dissi prima di chiudere la telefonata.

Le ragazze nel frattempo si erano dileguate nella mia stanza.

- Andiamo a mangiare a casa Cullen – le informai non appena le raggiunsi.

- Bene, allora tu sistemati che noi passiamo un attimo da Edward – mi disse Alice.

- Chiamate Jacob e ditegli di venire a mangiare lì. Io non ho tempo di chiamarlo e Esme a provarlo a chiamarlo, ma non risponde – gli spiegai.

- Ok, ci pensiamo noi. Tu muoviti – mi disse Rose mentre entrambe si dileguarono.

Corsi in bagno e mi buttai sotto il getto dell’acqua.

La chiacchierata con le ragazze mi era servita.

Avevo scacciato via ciò che era successo prima con Edward, ma soprattutto ero riuscita a non pensare a tutta questa situazione, preoccupandomi solo di parlottare con le mie migliori amiche come fanno tre adolescenti chiuse in camera.

Quando uscì dalla doccia mi asciugai i capelli e mi passai la piastra, poi andai a vestirmi.

Indossai un paio di pantaloni bianchi, una maglietta a righe bianca, arancione e aragosta leggiarmente arricciata all’altezza del seno, una cintura aragosta e un paio di scarpe dal tacco vertiginoso aragosta con una fascia sul davanti dorata.

Mi misi un paio di orecchini, un bracciale e una collana dello stesso colore e un paio di bracciali nell’altro braccio bianchi e dorati (à il link dei vestiti di Bella: http://yfrog.com/9fvestitibella8p ).

Tornai in bagno per truccarmi e poi presi la borsa e gli occhiali entrambi aragosta e mi diressi fuori, non prima però di aver preso la lettera della signora Hamilton e di averla posata dentro la borsa.

C’è l’avevo già da una settimana ed era giusto mantenere la promessa.

Sarei andata a restituirgliela.

Quando mi chiusi la porta di casa alle spalle mi diressi nella porta di fronte e suonai il campanello in attesa che qualcuno venisse ad aprirmi.

La porta venne aperta da Jasper e mi resi conto come in quella casa c’era praticamente una “riunione di famiglia”.

- Mancavi solo tu per completare il quadretto – mi disse Jasper sorridendomi mentre chiudeva la porta alle mia spalle.

- Sapessi che eravate tutti qua avrei fatto prima – gli risposi ridendo.

- Si certo come no. Sarebbe come chiedere ad un asino di volare – sentì dire da Edward che era nell’altra stanza.

- Sentì chi parla. Il bue che da del cornuto all’asino. Parli tu che sei peggio di una donna quando ti devi preparare – gli urlai per farmi sentire.

- Un cane e un gatto a voi vi fanno un baffo – commentò Rosalie facendoci ridere tutti perfino Edward che era nell’altra stanza.

- Ho chiamato Jacob e dice che ci incontriamo direttamente da mamma perché aveva una pratica da finire allo studio – mi informò Alice.

- Che novità – commentai io sarcastica.

- Appunto. Cazzo Edward ti vuoi muovere che siamo in ritardo. Il mio stomaco comincia a brontolare – gli urlò Emmett mentre il suo stomaco si cominciò a fare sentire davvero.

- Arrivo – gli rispose Edward.

- Il suo arrivo corrisponde a “sedetevi e prendetevi pure un caffè, tra una mezz’oretta dovrei essere pronto” – affermò convinto Jasper mentre noi ridemmo.

- Ti ho sentito – gli urlò Edward.

Solo allora mi resi conto che nel corridoio c’era una valigia con sopra un giubbotto nero, il che voleva dire che era una valigia pronta per essere usata.

Fu in quel momento che mi venne di nuovo in mente la scena a cui avevo assistito prima.

- Dai a parte gli scherzi, ci vediamo in aeroporto domani – aveva detto Edward alla ragazza.

- Sarà un viaggio molto interessante – gli aveva risposto quella prima di avvicinarsi per baciargli una guancia.

La rabbia che sembrava essere scemata o forse che sembrava aver di proposito dimenticato l’accaduto di qualche ora prima stava tornando a farsi sentire più forte che mai e stavo lottando con il mio stesso corpo per evitare di piangere visto che le lacrime stava cercando di uscire fuori.

- Bella c’è qualcosa che non va? – mi chiese entrando in stanza l’ultima persona che in quel momento avrei voluto vedere.

Edward.

- No, tutto apposto. Mi chiedevo solo quanto ancora ci avessi messo – gli risposi mentre lo osservavo da capo a piedi.

Nonostante la rabbia che provavo nei suoi confronti non potevo fare a meno di costatare quanto fosse meravigliosamente bello.

Indossava un paio di jeans scuri, una maglietta maniche corte nere con una scritta nella manica sinistra, un paio di scarpe della nike nere e grigie, un orologio Gucci al polso, un paio di occhiali da sole della Ray Ben grigio e un cappello morbido di lana grigio che gli ricadeva indietro e che comunque non gli nascondeva i suoi bellissimi e ribelli capelli bronzati (à il link dei vestiti di Edward: http://yfrog.com/esvestitiedward8p ).

- Sei sicura che sia solo questo? – mi chiese notando come al solito che gli avevo mentito.

- Si certo. Adesso andiamo che anche io ho fame – dissi alzandomi dal divano e dirigendomi verso l’ingresso della casa.

Edward e gli altri mi seguirono e quando giungemmo giù i ragazzi se ne andarono con la macchina di Emmett che lui si era fatto spedire da Jacksonville, una Bmw render serie 6 coupé grigio metallizzato (à il link della macchina di Emmett: http://yfrog.com/5irtrfj ), mentre io e Edward andammo con la macchina di lui.

Saliti in macchina restammo in silenzio, il solito silenzio imbarazzante che da ormai una settimana si era fatto padrone di noi.

Ad un certo punto non c’è la feci più e mi resi conto che era ora di parlare.

- Sei in partenza? – gli chiesi.

- Cosa te lo fa credere? – mi domandò stupito della mia domanda.

Il fatto che un’oca giuliva uscisse da casa tua oggi e tu gli dessi appuntamento all’aeroporto, avrei voluto dirgli.

- Ho visto una valigia pronta a casa tua – fu, invece, la mia vera risposta.

- Mi ha ingaggiato uno sponsor e devo andare a Los Angeles a firmare il contratto e poi sempre lì ho una conferenza e un’intervista per il “Los Angeles sport magazine” – mi spiegò.

Davvero credeva che me la sarei bevuta?

Cosa mi aspettavo? Che mi dicesse la verità?

Che mi dicesse: sai Bella devo andare a divertirmi qualche giorno con la ragazza del momento?

Ero stata davvero un’illusa se credevo quello.

Edward non mi aveva mai mentito.

Perché iniziare adesso?

Lo dicevo io che questa “ipotetica” storia tra di noi avrebbe cambiato il nostro rapporto.

Non ero abituata alle bugie da parte sua, ma non potevo farci niente.

Dovevo fare finta di crederci.

- Quanto starai via? – gli chiesi.

- Parto pomeriggio e sarò via solo quattro giorni – mi rispose.

Feci quattro calcoli e mi resi conto che sarebbe tornato due giorni prima del matrimonio.

Almeno ci sarebbe stato.

- Bene – mi limitai a dirgli.

- Lo so Bella che non è il momento migliore per partire, ma devo farlo. Un’intervita per il “Los Angeles sport magazine” non è da tutti i giorni. E’ un’opportunità irripetibile per me e se tutto andrà a buon fine e quell’articolo si farà sarà tutto di guadagnato per la mia carriera. Ho provato a rimandarlo, ma non si può – mi spiegò mentre posteggiò la macchina all’ingresso della meravigliosa Villa Cullen (à il link della Villa: http://yfrog.com/4xvillacullenj ).

Se fosse stato vero sarebbe stata davvero una bella opportunità per lui, ma non era vero e mi chiedevo come lui potesse davvero riuscire a mentirmi in quel modo.

L’avevo sentito con le mie orecchie.

Quel viaggio non era che un modo per andarsi a divertire con quella sciaquetta.

- Non ti ho chiesto di rimandarlo. E’ un’opportunità da non perdere, spero andrà tutto come speri – mi limitai a dirgli prima di scendere dalla macchina e dirigermi verso l’ingresso di casa senza nemmeno aspettarlo.

I ragazzi erano già arrivati e lo stesso valeva anche per Jacob visto che fuori avevo notato la sua macchina.

Non appena fui dentro casa corsi a salutare Esme e Carlisle, poi mio padre che era stato invitato anche lui e, infine, mi buttai nelle braccia di Jacob.

So che era sbagliato, so che non avrei dovuto farlo, ma in fondo era il mio fidanzato, il mio futuro marito e tale sarebbe rimasto.

Sentì uno sguardo trafiggermi le spalle e non appena mi voltai notai Edward guardarmi con sguardo davvero ferito, anche se non mi spiegavo il motivo visto che lui aveva le sue distrazioni e non aveva certo bisogno di me.

Dopo che baciai con passione Jacob andai a lavarmi le mani e mi sedetti a tavola notando che i ragazzi mi guardavano con sguardi straniti, come se io fossi una pazza.

Anche Esme e Carlisle mi guardarono stupiti e lo stesso papà.

Del resto non ero mai stata tanto esplicita a mostrare i miei sentimenti verso Jacob e adesso, invece, sembravo una che era innamorata pazza.

L’unico che sembrò non accorgersi di nulla fu Jacob, ma forse era solo una mia impressione considerato che dopo un po’ lo vidi guardarmi leggiarmente stranito per poi passare lo sguardo a Edward e successivamente a tutti i presenti e quando tornò a guardare me sembrava diverso, anche se non riuscivo a capire se era la verità ciò che mi si presentava davanti oppure se quello che vedevo era solo frutto dei miei sensi di colpa.

Una cosa era certa.

Quel pranzo sarebbe sembrato lungo davvero un’eternità.

 

 

…Adry91…

Risposte alle vostre recensioni:

 

- giuly97: Mi fa piacere sapere che la signora Hamilton ti sia piaciuta, ti anticipo che la rivedremo presto.

 

- vanderbit: Si certo, era sottinteso il fatto che gli suggerisse di tenere Edward e di lasciare Jacob. Il matrimonio sarà tra pochissimo. Questo capitolo è a distanza di sei giorni d’altro, quindi al matrimonio manca meno di una settimana, vediamo che succede.

 

- costi84: Beh diciamo che ci era pure riuscita, ma da come si sono messe le cose la vedo dura.

 

- Ed4e: Si, hai perfettamente ragione. Bella sembra passiva, non fa nulla per cambiare le cose, visto che, ormai, ha capito che ama Edward.

 

- BaBa88: Sono contenta che la vecchietta ti sia piaciuta, la rivedremo presto.

 

- ledyang: Hey tesoro ho notato che stai odiando la mente contorta di Bella, che poi non è altro che la mia mente contorta. Il cane è ancora tra i piedi e non è detto che se ne andrà, soprattutto dopo questo capitolo. Ti prego solo di non prepararmi un attentato. Vorrei vivere ancora un po’. Perdonami dai.

 

- eliza1755: Innanzitutto sta tranquilla, non fa nulla se non hai recensito negli ultimi capitoli anche se sono felicissima che tu sia tornata. Capisco gli impegni, visto che io in primis ne ho parecchi, quindi, tranquilla. Come hai detto tu stessa, Edward e Bella, hanno vissuto una favola, una favola che potrebbe diventare realtà se solo Bella lo volesse, ma dopo questo capitolo la vedo piuttosto difficile. Tu che dici? La lettera della signora Hamilton ha dato i suoi frutti, ma purtroppo qualcos’altro è andato storto. Che succederà adesso?

 

 

Un grazie di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento e recensite. Un bacio.

 

Altre mie storie su Twilight

Ancora in  corso

 

!?...Quando l’amore ti cambia la vita…!?

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=394174&i=1

 

 

 

L’amore è magia

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=393144&i=1

 

 

Ricordare il passato

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=392921&i=1

 

 

 

L’odio è amore

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=422379&i=1

 

 

 

Bisogna sbagliare per conoscere la verità

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=453783&i=1

 

 

 

Uniti dal destino

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=465990&i=1

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Una storia particolare ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie Meyer

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.

 

Eccomi qui con un altro aggiornamento. Il capitolo lo voglio dedicare a tutti coloro hanno amato la signora Hamilton, o che, per lo meno, l’hanno trovata simpatica. Fatemi sapere che ne pensate. Adesso vi lascio al capitolo. Un bacio e buona lettura.

 

 

Capitolo 20

Una storia particolare

 

POV BELLA

Il pranzo come avevo previsto durò davvero un’eternità.

Non facevo altro che sentire gli occhi puntati addosso a me e pregai tutti i santi del Paradiso affinché quel pranzo finisse il più presto possibile.

Quando la domestica servì il dolce mi sentì dieci chili di meno e finalmente mi alzai da quella tavola e mi misi a sedere sul divano.

Mi raggiunse Emmett e mi propose una partita alla play-station che accettai molto volentieri, almeno mi avrebbe tenuta impegnata.

Poco dopo Jacob tornò a lavoro, ma mi promise di tornare presto e che mi avrebbe portato a cena fuori.

Papà e Carlisle si chiusero nello studio a parlottare tra di loro, come facevano sempre e Esme si mise a lavorare su un progetto di ricostruzione di una nuova casa.

Noi ragazzi, invece, restammo in salotto e a me e a Emmett si unirono anche gli altri facendo così una partita alla play-station tutti insieme.

Ci divertimmo da morire e io evitai di pensare a Edward e alla sua imminente partenza anche se lui non faceva altro che gettarmi sguardi dubbiosi e tristi.

Stavo iniziando a non capirlo più e questo non mi piaceva per nulla.

- Bella vuoi un passaggio per tornare a casa? – mi chiese lui quando terminammo di giocare.

- Stai andando lì? – gli chiese Emmett prima che io gli rispondessi.

- Devo andare a prendere la valigia. Ho l’aereo che parte tra un’ora – gli spiegò lui.

- Veniamo anche noi con te, ti accompagniamo – intervenne Alice spegnando la play-station.

- Io non vengo. Ho una cosa da fare, anzi Jasper se mi lasci le chiavi prendo la tua macchina, così non torno a casa – dissi rivolgendomi a Jasper e riferendomi alla macchina che si era fatto spedire da Jacksonville insieme a quella di Emmett.

Notai uno sguardo deluso da parte di Edward, ma non ci badai.

Di sicuro tra i due, in quel momento, ero molto più delusa io.

Guardai gli altri e vidi che pure loro mi guardavano un po’ straniti, ma non mi interessava più di tanto.

Loro non sapevano quello che sapevo io.

- Si certo tesoro. Le chiavi sono sulla scrivania della mia stanza. Sali tu a prenderle, ma sei sicura di non voler venire? – mi disse Jasper con fare gentile.

- No, devo sbrigare delle cose. Non posso proprio – gli risposi – comunque Edward buon viaggio e divertiti – continuai riferendomi questa volta alla persona che amavo, ma che mi aveva deluso inesorabilmente nel giro di qualche ora.

Il mio modo di salutarlo era stato quasi sprezzante e credo che fosse chiaro a tutti lì dentro il fatto che qualcosa non andasse.

Non ci feci caso più di tanto e uscì dal salotto senza dargli nemmeno il tempo di rispondere e salì in camera di Alice e Jasper per prendere le chiavi della macchina sperando che una volta scesi non li avrei più trovati.

Non appena aprì la stanza vidi le chiavi appoggiate alla scrivania, le presi e mi diressi di nuovo giù.

Nel salotto per fortuna non c’era più nessuno dei ragazzi così andai a salutare Esme e gli dissi di salutarle da parte mia anche papà e Carlisle in modo da non andarci io e disturbarli, poi mi diressi nella parte posteriore della casa, lì dove c’erano i garage.

Entrai e notai che la luce era già accesa e che appoggiato alla macchina di Jasper, un Mercedes SLK 55 AMG (à il link della macchina di Jasper:  http://yfrog.com/j0mercedesslk55amgdavantij ), c’era Edward.

Non mi fu difficile capire che stesse aspettando me.

- Ancora qui? – mi limitai a dirgli non appena gli fui abbastanza vicina.

- Ho mandato i ragazzi a prendermi la valigia, avevo bisogno di parlarti – mi spiegò.

- Per dirmi cosa? – gli domandai forse più fredda del dovuto.

- Di questo – mi rispose.

- Cioè? – chiesi.

- Bella dobbiamo prenderci in giro ancora per molto? – mi domandò senza rispondere alla mia domanda.

- Semplicemente non capisco dove tu voglia arrivare – gli feci notare.

- E io semplicemente non capisco cosa ti sia preso oggi – mi rimbeccò lui.

- Niente. Cosa vuoi che mi prenda? – gli risposi cercando di essere convincente, ma con scarsi risultati.

- Sai benissimo che non puoi mentire a me – mi disse lui sicuro di se.

- Pensavo che nemmeno tu potessi farlo con me, invece, l’hai fatto – mi lasciai scappare.

Avevo detto troppo.

Non volevo ritrovarmi a dovergli raccontare a cosa avevo assistito oggi, ne tanto meno volevo fare la parte della gelosa quando non avevo nessun diritto di farla.

- Continuo a non capirti – mi fece notare lui.

- Meglio così. Adesso vai prima che perdi l’aereo – gli risposi.

- Non me ne sbatte un cazzo dell’aereo. Non mi muovo da qui fino a quando non mi dice che cavolo ti passa per la testa, perché davvero io non ti capisco più. Cerco di capirti, di comprenderti, di mettermi nei tuoi panni, ma mi stai rendendo tutto troppo difficile. Lo so che sei una donna e come tale hai la mente più contorta e difficile da capire di chiunque altro, ma tu con la tua mente sei in grado di battere tutte le menti delle donne messe insieme – mi urlò leggiarmente stizzito.

Non si era mai rivolto così a me e la cosa mi faceva male, ma non potevo e non dovevo darlo a vedere.

- Hai ragione sono troppo complicata, o almeno di sicuro lo sono per te. Non sforzarti di capirmi, tanto non ci riusciresti. A furia di fare la parte dell’insensibile lo stai diventando davvero – gli sbraitai contro.

Non pensavo davvero quelle parole, ma si sa, quando si è arrabbiati si dicono spesso cose che nemmeno si pensano solo per ferire chi ci sta di fronte.

- Insensibile io? Beh grazie, non potevi trovare parola migliore per ferirmi. Nonostante questo ti posso assicurare che non c’è niente di insensibile in me e lo dimostra il fatto…va beh, guarda, lasciamo perdere. Stiamo alzando un po’ troppo i toni  e se finisco per arrabbiarmi sarei capace di dire cose che nemmeno penso. Ero venuto solo per capire cosa ti succede oggi, perché quella di oggi non è la mia Bella, non è la Bella di cui mi sono innamorato – mi disse guardandomi negli occhi.

- Beh, forse, allora la Bella che dici di amare non sono io, forse ti sei innamorato di un’immagine, della mia immagine, ti sei innamorato dell’amore perché ne avevi bisogno e forse, lo stesso vale per me. Probabilmente anche io mi sono innamorata della tua immagine, mi sono innamorata di un’ideale che credevo tu potessi incarnare perché eri la persona che mi conosceva di più in assoluto, ma forse l’amore non è questo. Abbiamo sbagliato, abbiamo visto qualcosa che non c’era da entrambe le parti – gli risposi mentendo spudoratamente, ma dovevo farlo.

Mi aveva deluso, ma soprattutto si era preso gioco di me.

Mi aveva detto che mi amava e poi era stato pronto a tornare a fare il playboy da strapazzo.

- Quello che i tuoi occhi mi dicono non è uguale a quello che la tua bocca sta dicendo – mi fece notare lui guardandomi intensamente negli occhi, talmente tanto intensamente che dovetti abbassare lo sguardo per paura che lui si rendesse davvero conto che aveva ragione, che gli stavo mentendo.

- Credi quello che vuoi – mi limitai a rispondergli tenendo ancora gli occhi abbassati.

- Mi fa male tutto questo, mi fa male guardarti e capire che non posso stare insieme a te, mi fa male ascoltare queste cose anche se so che sono dettate da una rabbia di cui non riesco a capire i motivi – mi disse avvicinandosi di più a me e portando il suo indice sul mio mento per farmi alzare la testa.

Fui costretta a guardalo di nuovo negli occhi e ci volle poco perché mi perdessi di nuovo in quello sguardo così ammaliante.

- Devo andare adesso e tu pure, buon viaggio – gli dissi prima di scostarmi da lui e salire di fretta in macchina partendo ad una velocità talmente elevata che le ruote perfino sgommarono.

Guardai nello specchietto retrovisore e vidi l’uomo che amavo farsi sempre più piccolo fino a scomparire del tutto.

Non dovevo più pensare a lui così come lui non avrebbe più pensato a me in questi giorni, del resto aveva uno schianto di ragazza che gli avrebbe tenuto compagnia.

Rallentai e presi dalla borsa il biglietto con l’indirizzo della casa della figlia della signora Hamilton e dopo averlo controllato e averlo inserito nel navigatore mi diressi da quella parte.

Arrivai in poco tempo e posteggiai la macchina proprio davanti la casa dell’indirizzo.

Scesi e presi la lettera dalla borsa avvicinandomi al buca lettere dove avrei lasciato il foglio, ma qualcosa me lo impedì, una forza dentro di me mi diceva di suonare il campanello e consegnare la lettera personalmente alla signora.

Feci un respiro profondo e suonai.

Ad aprire la porta fu una ragazza che non doveva avere più di diciassette, diciotto anni.

Era alta, capelli biondi e occhi di un verde intenso (à il link della ragazza: http://yfrog.com/6xashleyvj ).

Era molto bella e forse per alcuni lineamenti del viso mi ricordava la signora Hamilton.

- Ciao, posso esserti utile? – mi chiese la ragazza con fare cortese regalandomi un caldo sorriso.

Ecco cos’era che mi ricordava la signora, era proprio quel sorriso.

- Ciao, vorrei parlare con la signora Hamilton se possibile – gli risposi cordiale anche io.

- La mamma non c’è adesso, se vuoi, però, puoi aspettarla dentro – mi disse sorridendomi.

La mamma?

Beh dubitavo che la signora Hamilton che cercavo fosse sua madre, magari la nonna, ma la madre non di sicuro. Quella ragazza era troppo giovane.

- Non credo di cercare tua madre, ma la signora Hamilton, Nicole Hamilton – le spiegai cercando di essere più chiara.

- Ah certo, la nonna. Non abita qui, quindi dubitavo fosse proprio lei la persona che cercavi. Comunque prego entra – mi disse facendomi spazio per entrare.

- Grazie mille – le risposi.

- Prego accomodati sul divano che te la chiamo. E’ di là in cucina – mi disse facendomi sedere su uno dei due divani in pelle posti nel salotto.

Vidi la ragazza allontanarsi e poco dopo tornò sia lei che la signora che non appena mi vide mi accolse con un sorriso caloroso.

Mi alzai per salutarla e la donna come se fossimo amiche da una vita mi venne incontro e mi abbracciò.

- E’ un piacere vederti Bella, pensavo non saresti più venuta – mi disse quando sciolse l’abbraccio.

- Una promessa è una promessa – le risposi.

- Cosa ti posso offrire? Un caffè, un tè, una cioccolata – mi domandò.

- Un caffè può bastare, grazie – le risposi sorridendole.

- Ashley ti dispiacerebbe fare un caffè a Bella e un tè a me? – chiese la donna rivolgendosi alla nipote.

- Certo nonna, vado subito – le rispose la ragazza allontanandosi.

- Allora Bella, che mi dici? Hai letto la lettera? – mi chiese.

- Si certo e mi ha colpito parecchio – le risposi sincera.

- Adesso capisci perché quel giorno ti dissi in quel modo? Ci sono passata e so cosa si prova ad allontanare la persona che si ama davvero – mi spiegò accomodandosi nella poltrona di fronte al divano dove ero seduta io.

- Si. Leggendo si percepisce il dolore che ha provato – le dissi.

- Mi chiedo, però, come mai sei venuta di persona a riportarmi la lettera. Pensavo l’avresti messa nel buca lettere – mi spiegò.

- In effetti era questo che volevo fare, poi quando mi sono trovata davanti alla porta qualcosa dentro di me mi ha spinto ad entrare, forse perché volevo chiederle una cosa – le dissi in modo sintetico.

- Immaginavo fosse questo il motivo che ti avesse spinto ad entrare. Comunque dimmi, cos’è che vuoi sapere? – mi domandò pronta a rispondere a qualunque mia domanda.

- Eccoti il tè nonna e a te il caffè – disse la nipote della signora che a quanto avevo sentito prima doveva chiamarsi Ashley.

- Grazie mille tesoro – la ringraziò la nonna mentre io feci lo stesso.

- Nonna io sto uscendo. Se viene mamma digli che sono andata a casa di Kim e che torno per cena – le comunicò Ashley mentre si metteva il giubbotto.

- Ok tesoro, ci penso io. A dopo – la salutò la nonna.

- Ciao Bella, è stato un piacere conoscerti – mi disse la ragazza porgendomi la mano, mentre anche io feci lo stesso.

- Anche per me, Ashley – le risposi sorridendole.

Quando la ragazza uscì mi resi conto che eravamo rimaste da sole a casa e così presi la lettera dalla borsa e la consegnai alla sua legittima proprietaria.

- Allora Bella, cos’è che volevi chiedermi? – mi domandò curiosa più lei della domanda che io della risposta.

- Che è successo poi? Intendo tra voi due, la sua decisione di lasciarlo è stata definitiva? Non avete avuto più nessun rapporto? – le domandai.

- Vuoi davvero sapere cosa è accaduto in seguito? – mi chiese guardandomi negli occhi.

- Si non le dispiace raccontarmelo, si – le risposi sicura di me.

- Bene, allora mettiti comoda e ascoltami – mi spiegò.

- Sono tutta orecchi – le dissi sinceramente curiosa.

- Quella lettera l’ho scritta circa un anno dopo che la mia storia con John finì. In quel periodo lui stava con una ragazza, una ragazza più bella e polare di me. Sembravano la coppia perfetta e per chi li vedeva dall’esterno apparivano come una coppia davvero innamorata, ma io so che non era così, io sapevo che John amava me così come io amavo lui, ma sapevo anche che non sarebbe più tornato da me perché io avevo fatto una scelta e non avevo scelto lui. Vederli insieme, per me, era uno strazio, ma non potevo farci nulla. Dopo due anni che ci lasciammo lui partì, andò a studiare all’estero e lascò la ragazza. Io, invece, rimasi lì, in quel paese che mi aveva dato tanto, ma tolto anche di più. Mi chiusi in me stessa smettendo di credere nell’amore, fino a quando conobbi Dylan. Lui si avvicinò a me e diventammo molto amici, gli raccontai della delusione avuta, senza scendere nei particolari, però, e gli feci capire che ero un po’ titubante a lasciarmi andare con un’altra persona. Lui mi comprese e cercò di starmi accanto senza troppe pretese. Dopo un anno con lui decisi che era giunto il momento di provare a lasciarmi andare. John era sparito da tre lunghi anni e io dovevo continuare la mia vita. Così mi misi con Dylan. Con il tempo imparai ad amarlo, ad amarlo veramente tanto, anche se quell’amore non poteva essere nemmeno lontanamente paragonato a quello che continuavo a provare per John. Nonostante questo, però, ero felice. Dylan mi aveva riportato a vivere, mi aveva dato quella felicità e quella serenità che per troppi anni mi ero preclusa. Avevo ventitre anni e finalmente ero felice di nuovo – mi raccontò con uno sguardo perso nei ricordi.

- Dylan divenne poi suo marito? – le domandai assorta completamente da quella storia.

- Dopo tre anni di fidanzamento chiese la mia mano e all’età di ventisei anni ci unimmo in matrimonio. Fu un giorno bellissimo, ma per un momento mentre ci scambiavamo le promesse di matrimonio immaginai che al suo posto ci fosse il mio John. Dopo un anno di matrimonio nacque Thomas, l’anno successivo Ryan e due anni dopo nacquero Karen e Lizzie, le gemelle. Avevo la mia famiglia, quella famiglia che avevo sempre desiderato e niente poteva andare meglio. Ogni tanto ripensavo a John, ma vedere il volto dei miei figli, il loro sorriso, mi ricuciva quella ferita che il mio primo e vero amore mi aveva lasciato – mi spiegò sorridendomi, forse, al pensiero dei suoi figli.

- Quindi con John non vi siete più visti, giusto? – le chiesi curiosa.

- Adesso ci arriviamo. I miei figli crescevano a vista d’occhio e ogni sera, soprattutto alle bambine raccontavo sempre la storia mia e di John, ovviamente camuffando i nomi e facendoci diventare un principe e una servetta. Karen e Lizzie adoravano quella storia e non si addormentavano se prima non la ascoltavano. Gli anni passarono in fretta fino a quando Dylan mi propose una crociera insieme ai ragazzi che già erano abbastanza cresciuti. Thomas aveva diciotto anni, Ryan diciassette e le gemelle quindici. Fummo tutti molto felici e, preparati i bagagli, ci imbarcammo in questa avventura. Passai tutta la prima giornata in cabina, non mi sentivo molto bene e preferì restare a letto, mentre i ragazzi uscirono sul ponte a giocare e lo stesso fece Dylan. Quando la sera tornò mi disse che aveva incontrato una coppia con figli a carico e che avevano fatto amicizia visto che le due gemelle avevano passato tutto il pomeriggio con una delle figlie della coppia. Fui contenta, almeno pensai, avremmo trascorso una vacanza in compagnia di gente nuova. Dylan mi disse che si erano organizzati per una cena tutti insieme nel ristorante della nave e così, visto che mi sentivo meglio, mi preparai e insieme andammo a cena – continuò la sua storia mentre i suoi occhi sembravo persi nel vuoto.

- Non vorrò dirmi che quelle persone non erano altro che John con la sua famiglia? – domandai a voce alta senza nemmeno rendermene conto.

Non c’era altra spiegazione altrimenti non mi avrebbe raccontato di quel viaggio.

- Quando arrivai al ristorante vidi le gemelle correre incontro ad una ragazzina seduta ad un tavolo. Volsi gli occhi verso i genitori e raggelai all’istante quando vidi che l’uomo seduto al tavolo altri non era che John, il mio John. Lo guardai e notai che lui aveva la mia stessa espressione. Non si aspettava mai e poi mai di vedermi lì. Facemmo entrambi finta di nulla e io mi sedetti al tavolo. Dylan mi presentò John e poi anche la moglie, Allison, una donna che ricordo con gioia, una donna che per quel poco che ho potuto conoscere si meritava davvero il marito che aveva. Allison si premurò di presentarmi i suoi figli: Nick, il maggiore, Seth, il secondogenito e Nicole, la più piccola, aveva l’età delle gemelle. Rimasi stupita nel sentire che John avesse messo alla figlia il mio nome, ma soprattutto mi resi conto di cosa significasse quel gesto. Anche lui non si era dimenticato di me. Trascorremmo la serata chiacchierando e parlando, poi io decisi di uscire fuori a fumare una sigaretta, non riuscivo più a stare lì dentro e fingere in quel modo. Mi diressi al pontile e poco dopo mi raggiunse John. Parlammo e mi rivelò come non mi avesse mai dimenticato e come ogni giorno della sua vita avesse pensato a me. Gli dissi che, per me, era lo stesso e mi fece capire come con la mia scelta non avessi infelicitato solo la mia di vita, ma anche la sua. Quella sera ci separammo promettendoci di non rivederci più nei giorni successevi, ma non avevamo fatto i conti con i nostri figli. Avevano legato e volevano trascorrere i due restanti giorni di vacanza insieme. Non potemmo fare niente, fummo costretti a rivederci ancora e a passare molto tempo insieme, anche da soli purtroppo o per fortuna, perché Dylan e Allison avevano scoperto la loro passione comune per l’arte e trascorrevano le giornate ad un corso offerto dalla stessa crociera – mi disse fermandosi e sorseggiando il suo tè.

Quella storia mi aveva preso parecchio, ma non ci vedevo un lieto fine, purtroppo o per fortuna come aveva detto la stessa Nicole.

- Cosa successe poi? – le domandai capendo che eravamo arrivati quasi alla fine della storia.

- Successe l’irreparabile, o, forse, successo ciò che era destino dal nostro primo incontro. Per quanto cercammo di fare finta di nulla, l’amore che provavamo l’uno per l’altra era ancora troppo forte e incontrandoci era uscito fuori. Finimmo per fare l’amore. E Dio solo sa come mi sono sentita quella volta. Sapevo di sbagliare, sapevo che stavo tradendo mio marito, i miei figli, ma in quel momento mi importava solo stare tra le braccia dell’uomo che avevo sempre amato. La sera stessa in cui facemmo l’amore il viaggio si concludeva e noi dovevamo separarci. Avevamo pensato di non farlo, di rivelare ai rispettivi compagni cosa ci fosse successo, ma alla fine per il bene dei nostri figli decidemmo di non farlo, decidemmo che non potevano pagare loro per colpe che avevamo solo noi. Così ci salutammo, ci dicemmo addio consapevoli che non ci saremmo rivisti mai più. Per un periodo le gemelle e la figlia di John restarono in contatto, poi all’improvviso non si fecero più sentire. Smisero di rispondere alle chiamate di Nicole e non ne vollero più sapere – terminò di raccontarmi.

- Hai mai saputo come mai? – le domandai.

- Le gemelle si resero conto che da quando ero tornata dalla crociera ero diversa, ma soprattutto che i miei occhi erano tornati spenti come un tempo. Dicevano che in quei giorni mi avevano vista felice davvero, serena e solo allora si resero conto che la storia del principe e della servetta che gli raccontavo quando erano bambine non era una storia inventata, ma altri non era che la storia mia e del mio grande amore. Gli bastò fare due più due per capire che quel principe dal nome John non era altro che il John della nave e si resero conto che un rapporto con sua figlia non giovava alla famiglia, non giovava a me. Non so se capirono anche che lì tradì loro padre, ma una cosa è certa. Loro due sapevano che esisteva un John e che io l’avevo amato e lo amavo con ogni fibra del mio essere – mi rispose senza troppi problemi.

- Non le fecero più domande riguardo a questa storia? – le domandai.

- Qualche anno dopo entrambe vennero da me e mi chiesero cosa avrei fatto se loro non ci fossero state, se non avrei avuto figlie e John nemmeno. Mi chiesero se sarei rimasta con loro padre oppure no. Per la prima volta nella mia vita dovetti mentirgli. Gli dissi che amavo loro padre e che non avrei rinunciato a lui per nulla al mondo, tantomeno per un fantasma del passato. Non potevo dirgli la verità, non ero certa l’avrebbero capita. Però di una cosa gli sono grata, non fecero mai parola con Dylan ne con i loro fratelli di quanto scoprirono. Restò un nostro segreto – mi spiegò.

- Posso farle una domanda un po’ personale? – le chiesi titubante.

- Ti ho praticamente raccontato la mia vita, cose che nessuno conosce e mi chiede se puoi farmi una domanda personale? Forza sputa il rospo – mi disse sorridendomi.

- Si è mai pentita, insomma si è pentita di averlo lasciato andare quel giorno su quella nave? – le chiesi.

- Oggi con il senno del poi ti dico di si. I miei figli mi avrebbero compreso prima o poi e io gli sarei stata comunque accanto come lo sono stata pur stando accanto al loro padre, ma almeno sarei stata felice. Ho scelto la felicità loro e  di questo non mi pento, ma so che loro sarebbero stati felici comunque, mentre io non lo sono stata. Non ho avuto abbastanza coraggio per scegliere la mia felicità, o forse, non ho avuto abbastanza coraggio per rischiare e mettermi in gioco. Di tutto ciò che ho passato mi restano solo ricordi che tengo segreti, in fondo, però, il cuore di una donna è un profondo oceano di segreti, quindi, non c’è nulla di cui meravigliarsi – mi spiegò sorridendomi sincera.

- Perché ha deciso di raccontarmi la sua storia se davvero nessuno ne era a conoscenza? – le chiesi.

- Perché tu nonostante tutto resti un’estranea, non puoi giudicarmi e anche se lo farai non mi importa nulla perché noi non ci conosciamo, probabilmente questa sarà l’ultima volta che ci vedremo e poi io avevo bisogno di condividere questa storia con qualcuno di estraneo e così eccomi qui ad averti aperto i miei segreti. Ho aiutato me aprendomi visto che ne avevo davvero bisogno e spero di aver aiutato te. Non ti chiedo cosa hai intenzione di fare, ti dico solo di rifletterci bene – mi rispose con un sorriso stampato in faccia.

- Non credo di essere abbastanza coraggiosa da scegliere la mia felicità a discapito di quella degli altri, però, la ringrazio mi è stata utile. Chissà magari sarò più fortunata di lei e io riuscirò a dimenticarmi del mio “John” – le dissi sorridendole mentre mi alzai dalla divano.

- Vai già via? – mi chiese senza rispondere a ciò che avevo detto.

- Si, ho una cena che mi attende e devo ancora andarmi a preparare. La ringrazio per quello che ha fatto per me, glielo sono molto grata. E mi raccomando mi saluti sua nipote, è una ragazza tanto carina. Sembra simpatica tanto quanto lei – le dissi dirigendomi verso la porta dell’ingresso accompagnata da lei.

- Beh, in effetti, mi somiglia più di quanto appaia. Spero solo sia più fortunata di me in amore – mi rispose la donna sorridendomi sincera mentre mi aprì la porta.

Mi diressi verso l’uscita della casa, ma dopo aver sceso gli scalini e prima che arrivassi alla macchina, mi sentì chiamare dalla donna e mi voltai per sentire cosa voleva.

- Bella ascolta quello che ti ho detto e fanne tesoro. Sappi solo che non ti dimenticherai di lui scappando via perché ogni notte vedrai il suo viso nelle stelle – mi disse prima di sorridermi e chiudersi la porta alle spalle.

Ciò che aveva detto mi aveva lasciata un po’ basita, ma soprattutto mi aveva fatto capire che era la verità.

Avrei potuto scappare quanto volevo, ma non potevo certo dimenticarmi di lui come se nulla fosse.

Davvero ci avevo creduto?

Che stupida che ero.

Salì in macchina e mi diressi verso casa Cullen.

Erano già le otto di sera e dovevo riportare la macchina a Jasper, ma soprattutto fra poco sarebbe passato Jacob a prendermi.

Gli mandai un messaggio e gli dissi di venirmi a prendere da lì piuttosto che da casa mia.

Non avevo voglia di stare da sola.

A tutta velocità sfrecciai verso Villa Cullen cercando di scacciare via il pensiero di Edward, ciò che avevo visto quella mattina e ciò che ci eravamo detti poche ore prima.

Di sicuro lui era già arrivato a Los Angeles, se questo era davvero il posto dove era diretto, e si stava divertendo con quella sciaquetta.

Arrivai a destinazione e posteggiai la macchina di Jasper in garage poi scesi e mi diressi verso l’ingresso di casa, ma mentre lo facevo sentì il cellulare squillare.

Controllai chi fosse il mittente della chiamata e vidi che era Edward.

Staccai la chiamata e spensi il cellulare.

Non avevo voglia di sentirlo o meglio avevo voglia di sentirlo, ma era preferibile che non lo facessi.

In fondo gli facevo un favore a non rispondere.

L’avrei lasciato libero di divertirsi come e quanto voleva con quella ragazza.

Cosa voleva di più?

Mi diressi verso il salotto di casa Cullen e vi trovai tutti i ragazzi che non appena mi videro mi guardarono straniti.

Lanciai la chiave a Jasper che prontamente prese e poi mi sedetti sul divano con loro.

- Ci devi delle spiegazioni – esordì Alice guardandomi negli occhi.

- In merito a cosa? – chiesi facendo finta di cadere dalle nuvole.

- In merito al comportamento di oggi e soprattutto alla sfuriata che hai fatto a Edward – mi spiegò Rosalie.

Più chiara di così non si poteva.

Bene, ci mancava solo questa.

Non gli avrei detto la verità, non potevo e non volevo passare per la gelosa di turno, quindi optai per una bugia consapevole che ci sarebbe voluto un bel po’ per convincerli che fosse la verità.

Avanti Bella, per una volta, recita e fallo bene.

 

 

…Adry91…

Risposte alle vostre recensioni:

 

- LadySile: Beh in effetti ciò che ha visto Bella potrebbe essere molto fraintendibile. Se davvero è come crede lei direi che tu hai pienamente ragione.

 

- ciuciu: Beh diciamo che, per adesso, Bella sembra decisa più che mai. Anche a causa di quello che ha visto. Per adesso non è sorto in lei un minimo dubbio, non ha pensato nemmeno per un momento che potesse aver frainteso. Non posso dirti cosa era quella ragazza, ma lo scoprirai presto. Tutto dipende dal fatto se ti fidi o meno del “mio” Edward.

 

- vanderbit: Sono contenta che la lettera ti sia piaciuta, c’era molto di me in quelle parole. Comunque non posso dirti se Edward dopo Bella è andato a letto con qualcuno, ti rovinerei il mistero riguardo a ciò che ha visto Bella. Lo scoprirai presto.

 

- ledyang: Beh in effetti pace, per adesso, sembrano non averne. Chissà in futuro. Comunque ti prego, le news si, per favore…me inginocchiata che ti prega con gli occhi da cucciola. Please.

 

- crista: Mi chiedi perché Bella non capisce che Edward è l’uomo giusto? Beh ti rispondo che non lo capisce perché è una gran testa dura e a questo punto inizio a pensare che voglia soffrire di proposito.

 

- giuly97: Non ti posso dire se è stato un malinteso o meno, ti dico solo che si scoprirà molto presto. Comunque, sono contenta che la storia ti piace.

 

- gamolina: Beh il tuo grido è valso più di mille parole. Vediamo che succederà adesso.

 

- eliza1755: Beh prima del matrimonio ti anticipo che ci sarà ancora qualche capitolo, ma non molti. Comunque non ti posso dire se quello che Bella ha visto è stato un malinteso o meno, altrimenti ti rivelerei troppo, però concordo con te quando dici che lei avrebbe dovuto parlare con lui per chiarire le cose. Mi fa piacere sapere che la lettera ti è piaciuta, ci ho messo molto di me stessa in quelle parole.

 

- dany 96:: Beh non preoccuparti per le recensioni degli scorsi capitoli, anche se sono felice che sei tornata a recensire. Sono felice che questi ultimi capitoli ti sono piaciuti molto, spero che anche i prossimi ti piaceranno.

 

- Ed4e: Concordo con te sul fatto che Bella poteva parlarne con Edward, poteva chiedergli spiegazioni e magari chiarire se si poteva, ma il silenzio non l’ha aiutata per niente. Non voglio giustificarla, perché non c’è modo di farla, è troppo testarda e cocciuta, però, magari non gliene ha parlato per non passare per la gelosa di turno, quando sa che diritto di essere gelosa ne ha poco e niente visto il suo comportamento, comunque leggendo capirai da sola perché non ha voluto parlare ne con lui ne in seguito con i ragazzi.

 

 

Un grazie di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento e recensite. Un bacio.

 

Altre mie storie su Twilight

Ancora in  corso

 

!?...Quando l’amore ti cambia la vita…!?

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=394174&i=1

 

 

 

L’amore è magia

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=393144&i=1

 

 

Ricordare il passato

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=392921&i=1

 

 

 

L’odio è amore

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=422379&i=1

 

 

 

Bisogna sbagliare per conoscere la verità

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=453783&i=1

 

 

 

Uniti dal destino

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=465990&i=1

 

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Convinzioni smentite? ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie Meyer

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.

 

Eccomi qui con un altro aggiornamento. Diciamo che la confusione di Bella aumenta, ma soprattutto, forse, alcune convinzioni cominciano a crollare. Ho già detto troppo. Vi lascio al capitolo. Un bacio e buona lettura.

 

 

Capitolo 21

Convinzioni smentite?

 

POV BELLA

Erano passati tre giorni da quando Edward era partito e a me sembrava essere passata un’eternità, forse, anche perché non ci eravamo sentiti per nulla.

Durante quei tre giorni mi aveva chiamata non so quante volte e mi aveva lasciato praticamente un’infinità di messaggi, ma io non avevo mai voluto rispondere ne alle chiamate ne agli sms.

Mi sembrava sbagliato, tremendamente sbagliato e mi chiedevo con quale coraggio mentre era in un’altra città con un’altra donna si metteva a chiamare me.

Roba da non credere.

Non era mai successo da quando io ed Edward ci conoscevamo, cioè praticamente da sempre, che stessimo più di un giorno senza sentirci e il fatto che stavolta ne fossero passati tre non faceva che farmi stare malissimo.

Ai ragazzi avevo giustificato il mio comportamento dell’altro giorno e la mia sfuriata con Edward come una giornata con la luna storta, ma loro non se l’erano bevuta anche se, comunque, avevano smesso di fare domande.

Uscì dalla doccia e avvolta nell’accappatoio mi asciugai i capelli e poi mi passai la piastra.

Andai in camera e mi vestì indossando un paio di jeans, una maglietta nera e un paio di stivaletti neri con il tacco. A ciò abbinai un paio di orecchini e un bracciale dello stesso colore (à il link dei vestiti di Bella: http://yfrog.com/0avestitibella9p ).

Tornai in bagno e mi truccai, dopodichè indossai un cappello morbido di lana nera e presa una borsa nera e gli occhiali da sole dello stesso colore uscì di casa.

Salì sul mio Mercedes e mi diressi verso villa Cullen dove insieme a Alice e Rosalie dovevamo sistemare gli ultimi dettagli per il matrimonio, ormai, mancavano solo tre giorni ad esso.

Arrivai in poco tempo e dopo aver posteggiato la macchina mi diressi verso il salotto dove trovai Alice e Rosalie applicate su alcuni fogli.

- Ciao ragazze – le salutai non appena entrai in stanza.

- Finalmente, pensavamo ti fossi persa per strada – mi disse Alice senza alzare gli occhi dai fogli.

- Anche io sono felice di vederti – le risposi sarcastica.

- Bando alle ciance, vediamo di sistemare qui – intervenne Rose facendoci smettere.

- Che bisogna fare? – chiesi.

- Stiamo rivedendo l’ordine dei posti al ricevimento. Dagli un’occhiata e vedi che te ne pare – mi spiegò Alice mostrandomi i fogli.

Mi misi a guardarli, ma subito distolsi lo sguardo.

- Vanno benissimo – dissi riferendomi ad entrambe.

- Ma se non l’hai nemmeno guardato – mi rimproverò Rose.

- Mi fido di voi – mi limitai a risponderle.

Alice in tutta risposta mi fece un sorriso a trentadue denti e un’espressione come a dire “ero certa che avresti risposto così”.

Gli sorrisi prima di sentire il cellulare squillare.

Lo presi dalla borsa e vidi che era ancora Edward, così decisi di staccare la chiamata.

- Fammi indovinare, era Edward giusto? – mi chiese il folletto.

- Cosa te lo fa credere? – le domandai.

- Il fatto che non hai risposto – mi spiegò.

- Bella che succede? Edward ci ha detto che non hai risposto a nessuna delle sue chiamate e che non rispondi nemmeno ai messaggi che ti manda. Cosa è successo? – mi chiese Rose.

- Niente, è solo che non mi va di sentirlo. Forse, questo suo viaggio è arrivato nel momento propizio. Ho bisogno di fare chiarezza – le risposi.

- E credi di fare chiarezza continuando i preparativi per il matrimonio? – mi domandò sarcastica Alice.

Evitai di risponderle e mi buttai a peso morto sul divano.

Poco dopo entrarono in stanza Emmett e Jasper e dopo avermi salutata si sedettero con me sul divano, mentre le ragazze salirono sopra, forse, per sistemare altri dettagli.

- Ragazzi mi serve un favore – dissi ai due uomini di casa.

- Che ti serve Dadà? – mi domandò Emmett.

- Bisogna passare dalla gioielleria a ritirare le fedi. Doveva andarci Edward, ma visto che è partito non è che mi fareste voi questo favore? – chiesi loro.

- Nessun problema tesoro, ma davvero hai intenzione di andare fino in fondo a questa storia? Non credi che questo matrimonio sia troppo sbagliato? – mi rispose Jasper porgendomi anche una domanda.

- Forse lo è, ma ci sono mille motivi che mi spingono a non poter scegliere Edward. E’ complicato e adesso non mi va neppure di spiegarvelo – gli risposi sincera.

- Bella, se cerchi sempre un motivo per non stare con qualcuno, alla fine lo troverai sempre. Forse ad un certo punto bisogna lasciarsi andare e seguire quello che dice il cuore – mi canzonò Emmett serio.

- A volte il cuore sbaglia, non sempre indica la strada giusta – cercai di giustificarmi io.

- TI stai prendendo in giro da sola. Tu dentro di te desideri Edward, desideri stare con lui e sai una cosa? Quando si desidera una cosa e non si fa tutto quello che è in nostro potere per ottenerla, in pratica stiamo prendendo a schiaffi la vita – mi disse Jasper.

- Chi mi dice che Edward sia più giusto di quanto possa esserlo Jacob? – domandai senza guardare nessuno dei due.

Non importava chi mi rispondesse purché qualcuno lo facesse.

- Perché in un rapporto ci deve essere amore e passione, e tu per Jacob non provi nessuno dei due, mentre per Edward si – mi rispose Emmett.

- In un rapporto ci vuole anche altro – continuai io cercando di farmi venire la ragione anche se sapevo di non averne.

- Si, hai ragione, ci vuole anche altro, ma l’amore e la passione devono essere al primo posto e sai perché? Vediamo se riesco a fartelo capire con un esempio pratico – mi disse Jasper mentre si portò l’indice sul mento mettendo su l’espressione tipica di chi pensa – ci sono. *Beh, la passione ha il gusto della tequila e l’amore ha il gusto del whiskey. L’amore brucia per molto tempo e ti scalda il cuore e a volte ti fa fare cose stupide. La tequila, invece, ti fa ubriacare. Puoi ubriacarti di passione ed essere scaldato dall’amore.* Per questo motivo, questi sono due elementi fondamentali in una coppia e tu li provi solo per Edward – continuò lui guardandomi negli occhi.

- Tutto questo è tremendamente sbagliato. Da quando questa storia è iniziata la mattina mi alzo sentendomi disperata perché non so cosa succederà, non so se riuscirò ad affrontare questa situazione – dissi guardano nel vuoto.

- Posso capire cosa provi, ma non ti arrabbiare se te lo dico, ma tra te ed Edward credo che il più disperato sia lui. Lui sa che vuol dire alzarsi ogni mattina sentendosi disperati, pensando che il suo amore si sta svegliando con l’uomo sbagliato, ma allo stesso tempo sperando che tu trovi la felicità, anche se non la troverai con lui – mi corresse Jasper mentre io sprofondai nella paranoia più totale.

Aveva ragione, aveva dannatamente ragione.

- Bella non disperarti. Ogni casa accade per una ragione. Riflettici – aggiunse Emmett prima che entrambi si alzassero dal divano.

- Andiamo a ritirare le fedi. A dopo – mi disse Jasper dandomi un bacio sulla fronte e uscendo.

Anche Emmett mi baciò la fronte e poi uscì anche lui da quella casa lasciandomi entrambi nello sconforto più totale.

Restai su quel divano per un po’ fino a quando non mi addormentai.

Quando mi svegliai mi trovai appoggiata ad un cuscino e non mi ci volle molto per capire che fosse stata Esme, difatti aprendo gli occhi la trovai seduta sul divano a guardare la televisione.

- Ti sei svegliata? – mi chiese quando mi vide stiracchiarmi.

- Grazie per il cuscino – le risposi dopo aver abbassato la testa in senso si assenso.

- Prima ti ho sentito parlare con Jasper e Emmett. Non avrei voluto, ma passavo dal corridoio e non ho potuto farne a meno. So che probabilmente tutti in questo periodo ti stanno facendo la testa quanto un pallone e non vorrei farlo anche io, però, una cosa voglio dirtela. Da quello che ho sentito poco fa e dalle tue ultime azioni, mi riferisco al fatto che non rispondi a Edward che tra l’altro è disperato, ho capito che hai paura, una dannata paura. Ti capisco, ma posso dirti una cosa. A volte la paura è proprio una brutta cosa, non ti fa vivere i momenti più belli. E’ una specie di maledizione se non sai vincerla – mi disse tutta d’un fiato, forse, per paura che io potessi dirle di smetterla.

- Hai ragione. Ho proprio paura, paura di fare la scelta sbagliata – le risposi sincera.

- Hai mai pensato che essendo così presa nel cercare di fare la scelta giusta non hai mai considerato che forse non esistono scelte giuste o scelte sbagliate ma solo scelte? – mi domandò guardandomi negli occhi.

- Non sono certa che Edward mi ami – le rivelai abbassando lo sguardo.

Era la prima persona a cui lo dicevo, ma, forse, la più indicata.

Era sua madre e lo conosceva meglio di chiunque altro, o comunque era una persona esterna alla cosa, quindi, poteva essere più razionale.

- Stai scherzando vero? – mi chiese ridendo.

- Assolutamente no – le risposi con tono triste guardandola negli occhi.

Vidi la sua risata tramutarsi in uno sguardo serio, profondo.

- Bella, Edward è innamorato di te più di quanto tu possa credere. Ti ama praticamente da sempre, ma, forse, se ne è accorto solo quando ha capito che rischiava di perderti per sempre – mi disse prendendo le mie mani nelle sue.

- Te lo ha detto lui? Insomma è stato lui a dirti che mi ama? – le chiesi sapendo che Edward non avrebbe mai mentito a sua madre, la amava troppo, la venerava.

- No. Comunque lo so, lui ti ama davvero – mi rispose seria.

- E come lo sai? – le domandai sinceramente curiosa.

- Perché conosco mio figlio e so che non ha mai sofferto così per nessuno, so che non ha mai provato questo sentimento per nessuno se non per te, ma soprattutto lo so perché lui ti guarda nello stesso modo in cui Carlisle guarda me – mi spiegò sicura di se.

Quel paragone non poteva che rendermi più felice.

Esme e Carlisle, per me, erano sempre stati l’incarnazione del vero amore.

Sposati da una vita si amavano ancora come il primo giorno o, forse, di più.

E pensare che Edward potesse amarmi come suo padre amava sua madre non poteva che rendermi più felice.

Solo in quel momento mi venne in mente un particolare a cui prima non avevo pensato.

E se avessi frainteso ciò che avevo visto?

E se quella ragazza non fosse andata da Edward per fare chissà cosa?

Se io mi fossi creata dei castelli in aria?

Era possibile?

Vedere lo sguardo sicuro con cui Esme mi aveva detto che Edward mi amava mi faceva venire in mente che avevo sbagliato tutto.

Forse, dovevo parlare con Edward, forse dovevo spiegarmi con lui, o meglio, forse, dovevo lasciarlo spiegare.

- Spero che farai la scelta migliore, non tanto per gli altri, ma per te stessa. Comunque vada io sarò sempre dalla tua parte, bambina mia – aggiunse Esme vedendo il mio silenzio.

Mi buttai nelle sue braccia e l’abbracciai forte.

Mi era servito parlare con lei, ma soprattutto mi aveva schiarito le idee.

Avrei parlato con Edward, avrei chiarito con lui e in base a come sarebbe andata avrei preso la mia decisione.

Esme si alzò da lì e tornò di là, mentre io salutai tutti e mi diressi verso casa.

Avevo bisogno di stare sola e di riflettere, ma soprattutto volevo chiamare Edward per scusarmi del mio comportamento e per dirgli che al suo ritorno avremmo dovuto parlare.

Arrivata a casa posteggiai la macchina e salì in casa.

Presi il telefono per chiamare Edward, ma allo stesso momento mi arrivò un messaggio.

Il mittente era proprio lui.

Lo aprì e lessi cosa mi aveva scritto:

Mi auguro solo di sbagliarmi, mi auguro che quello che mi sta passando nella testa per giustificare il tuo assurdo comportamento sia solo frutto delle mie paranoie…se così non fosse mi sentirei uno schifo perché capirei quanto poco ti fidi di me. Riesco solo a darmi una risposta al tuo atteggiamento dell’altro giorno, a ciò che mi hai detto prima che partissi, ma soprattutto a questo tuo attuale silenzio. Non puoi nemmeno immaginare quanto io vorrei sbagliarmi, ma credo che non sia così. Perché Bella? Mi chiedo solo perché? Potevi parlarmene, ne hai avuto l’occasione, invece niente…silenzio. Te ne sei uscita con frasi campate in aria senza alcun significato. Forse me lo merito, in fin dei conti com’è che si dice? Si semina quel che si raccoglie. Credevo, però, che mi conoscessi più a fondo…pazienza…si vede che ho sbagliato…!

Dire che una lacrima aveva solcato le mia guance era dire poco, in pratica ero un fiume in piena che non aveva intenzione di placarsi.

Possibile che Edward avesse capito cosa davvero mi passasse per la testa?

Possibile che avesse collegato il mio comportamento con il fatto che io lo avessi visto con quella ragazza?

Come poteva averlo capito?

E se davvero era a questo che si riferiva, mi sentì uno schifo perché da quello che avevo capito dal messaggio avevo frainteso tutto.

Non sapevo cosa fare, così decisi di chiamarlo.

Lasciai squillare il cellulare fino a quando la chiamata non venne trasferita alla segreteria telefonica.

Sperai che non mi avesse risposto perché non aveva il cellulare a portata di mano, ma quando provai per la seconda volta mi accorsi che l’aveva spento.

Ciò significava che non voleva parlarmi e mi resi conto come nel giro di niente la situazione si fosse del tutto capovolta.

Prima lui che chiamava e io che non rispondevo, adesso io che chiamavo e lui che aveva spento perfino il cellulare.

Roba da non credere.

Ci stavamo facendo male a vicenda senza che, probabilmente, nemmeno lo volessimo.

Tirai un pugno al tavolo per i forti nervi e mi feci un male cane alla mano, dopodichè mi misi il pigiama e senza neanche mangiare mi tuffai sul divano.

Spensi anche io il cellulare.

Non avevo voglia di sentire nessuno, di vedere nessuno.

Solo allora mi resi conto che i ragazzi e anche Jacob avevano la chiave di casa, così mi alzai dal divano e andai a mettere la catenina alla porta.

Pur avendo avuto le chiavi con la catenina inserita non avrebbero potuto aprire.

Mi diressi in cucina e afferrai dal freezer una vaschetta di gelato.

Presi un cucchiaione gigante e mi sedetti di nuovo sul divano accedendo la televisione.

Come se il destino volesse punirmi il film in diretta era “Ghost”, uno dei film più romantici della storia, uno dei film che avevo sempre amato vedere appollaiata tra le braccia di Edward durante le nostre serate cinema.

Mi accoccolai meglio sul divano e iniziai a rimpinzarmi di gelato mentre guardavo il film.

Lo seguivo passo passo, come se lo stessi guardando per la prima volta.

Eravamo alla scena in cui Molly e Sam erano sdraiati sul letto.

- Ti amo – gli disse lei.

- Idem – le rispose lui.

- Perché non mi dici “ti amo”? – le domandò Molly.

- Io te lo dico continuamente – la corresse lui.

- No. Io dico “ti amo”, tu dici “idem”. Non è la stessa cosa – lo incalzò lei.

- Ti amo si dice troppo spesso, ormai non sa più di niente – l’aveva zittita Sam.

Adoravo quella scena, ma soprattutto adoravo vederla con Edward.

Quante volte avevamo “litigato”su quel punto.

Io stavo dalla parte di Molly, dicevo che una donna ha bisogno di sentirsi dire “ti amo”, ma lui diceva che quelle parole, ormai, avevano perso il loro significato, venivano usate impropriamente, diceva che se davvero si ama una persona glielo si deve dimostrare con i fatti, non con le parole. Era capace di girarsi il discorso così bene che alla fine non potevo far altro che dargli ragione.

Calde lacrime iniziarono a fluire nei miei occhi e mi era difficile fermarmi.

Per ogni lacrima mangiavo un cucchiaio di gelato ed ero convinta che continuando così mi sarei alzata da lì grande quanto una mongolfiera.

Alice e Rose non avevano fatto altro che dirmi di mantenere un certo equilibrio con il cibo, non dovevo ne ingrassare ne dimagrire altrimenti avrei rischiato di nuotare dentro il vestito da sposa o peggio ancora di non entrarci neppure.

In quel momento me ne fregai altamente.

Avevo altro a cui pensare.

Continuai a vedere il film e le scene si susseguivano senza sosta.

La scena più bella dell’intero film, quella di loro due davanti al vaso di creta e successivamente loro due che facevano l’amore, si parò davanti ai miei occhi e le lacrime continuarono a scendere copiose.

Per un attimo fui tentata di spegnere la tv, mi stavo facendo troppo male, ma non me la sentivo di spegnere.

Volevo guardarlo, dovevo guardarlo.

Alla stessa rapidità con cui le scene cambiavano, il gelato si consumava e io non aveva intenzione di smettere.

Si arrivò così alla scena finale, quella in cui Sam dopo aver ucciso “per sbaglio” Carl può finalmente tornare in Paradiso e salutare la sua Molly dicendogli quel “ti amo” che, da vivo, non le aveva mai detto.

Lei finalmente lo vede e lo sente e riescono, dopo un dolce e romantico bacio, a dirsi addio come meritavano.

- Ti amo Molly, ti ho sempre amata tanto – le dice lui guardandola intensamente negli occhi.

- Idem – gli risponde lei dopo aver sorriso visto che lui non gli aveva mai detto “ti amo”.

Lui si allontana per salire in Paradiso.

- E’ meraviglioso Molly, l’amore che ha dentro portalo con te – le dice lui allontanandosi sempre di più – addio – conclude mentre ancora la guarda intensamente.

Lei lo fissa con i lacrimoni agli occhi e una lacrima calda gli solca una guancia.

- Addio – riesco solo a dire prima che lui gli volti le spalle per andarsene – ciao – ribadisce dopo, quando lui, ormai, è diventato un puntino talmente piccolo da non riconoscersi neppure.

I titoli di coda comparvero su uno schermo nero e io non riuscivo ancora a staccare gli occhi di dosso dalla televisione.

Le lacrime si erano quintuplicate e il gelato era, ormai, finito, quindi, era finito anche il suo effetto consolatorio.

Spensi la tv mentre ancora il mio sguardo guardava il vuoto e cercando di asciugarmi le lacrime mi alzai dal divano dirigendomi con difficoltà nella mia stanza.

Mi buttai a peso morto sul letto e presa una delle tante foto che tenevo sul comodino mi misi ad osservarla.

Eravamo ritratti io e Edward.

Era una foto che ci avevano fatto i ragazzi senza che noi c’è ne accorgessimo, infatti sia io che lui guardavamo in direzioni diverse rispetto all’obiettivo della macchina fotografica.

Era una foto spontanea e come tutte le foto spontanea era di gran lunga migliore di quelle fatte in posa (à il link della foto: http://yfrog.com/j5fotopntj ).

Era stata scattata un paio di mesi prima ad un matrimonio lì a Phoenix della figlia di un collega di Carlisle.

Ci eravamo divertiti parecchio quel giorno.

Strinsi il portafotografie al petto e altre lacrime caddero sulle mia guance.

Non c’è la facevo più.

Volevo addormentarmi e al mio risveglio dimenticarmi tutto quello che era successo in questo periodo, volevo addormentarmi e svegliarmi un paio di anni prima, quando tutto andava a meraviglia, quando potevo abbracciare o pensare a Edward senza sentirmi in colpa, quando potevo guardare Jacob senza pensare che non era l’uomo giusto visto che neppure ci stavo insieme, volevo sentirmi libera, felice come ero stata un tempo, ma purtroppo crescendo tutto cambia e tutto diventa più difficile.

Non avevo mai pensato che un semplice “si” detto sull’altare potesse cambiare talmente tanto la vita di una persona.

La mia sarebbe cambiata totalmente.

Avrei lasciato Phoenix e con essa i miei affetti, avrei preso a calci una vita di amicizia, ma soprattutto avrei mandato all’aria tutta la mia felicità.

Un matrimonio non doveva portare gioia, felicità?

Avevo sempre creduto di si, ma adesso mi rendevo conto che il mio di matrimonio non mi stava portando nulla di tutto ciò, il mio matrimonio mi stava portando solo dolore e sensi di colpa.

Mi facevo schifo, schifo per tante cose e adesso stranamente cominciavo a farmi schifo anche per come mi ero comportata in quegli ultimi tre giorni con Edward.

Non sapevo se sperare che ciò che avevo dato per certo fosse davvero certo in modo da non sentirmi in colpa per non aver avuto fiducia in lui, oppure se sperare che fosse stato tutto frutto della mia fantasia per riuscire finalmente a chiarire con lui.

Sarebbe tornato il giorno seguente e in un modo o nell’altro dovevo parlarci, dovevo sapere.

Avevo paura, soprattutto dopo il messaggio che mi aveva mandato.

E se avessi rovinato tutto anche con lui?

Non volevo pensarci, non potevo pensarci.

Mancavano tre giorni al matrimonio e io speravo solo che quel giorno non arrivasse mai.

Con la foto mia e di Edward stretta al petto mi addormentai sperando che almeno i sogni mi avrebbe fatto sentire un po’ meglio.

 

 

…Adry91…

* La frase tra i due asterischi è una frase che ha realmente detto Jackson Rathbone, alias Jasper Cullen, durante un’intervista per la rivista inglese Glamour Magazine. Gli è stato chiesto come differenziava l’amore dalla passione e lui ha risposto così. La frasi mi ha colpito molto, al punto tale da decidere di inserirla in una delle mie storie. Spero apprezziate.

 

Voglio anticipare a tutti che il prossimo capitolo sarà un pov Edward, il primo in questa storia. Così riusciremo a capire molto di più.

 

Risposte alle vostre recensioni:

- kristen200996: Sono contenta che la storia ti piace. Comunque si, qualche parte riprende qualche avvenimento dell’8 stagione di distretto di polizia. Io adoro quella fiction. E come te adoro la coppia Luca-Anna. Bellissimi.

 

- giuly97: Mi fa piacere che la gli ultimi capitoli ti siano piaciuti. Mi auguro di non deluderti con i prossimi.

 

- bella cullen89: Beh diciamo che la lettera del capitolo scorso aveva molto di mio, c’ero io in quella lettera anche se non in tutto e per tutto. Quanto alla storia ritornare il passato la aggiornerò non appena completerò il capitolo.  Comunque, sta tranquilla che ho tutta l’intenzione di continuarla.

 

- PAZZA96: Sono contenta che la storia ti piace. Mi auguro che sarà così anche in futuro.

 

- vanderbit: Beh diciamo che l’incontro con la signora Hamilton doveva servire da imput a Bella, vedremo se sarà così. Comunque il matrimonio sarà esattamente fra quattro capitoli.

 

- crista: Diciamo che Edward ci ha provato a parlarle, ma quando si deve chiarire qualcosa bisogna volerlo in due e Bella a quanto pare non voleva farlo, quindi Edward poteva fare ben poco.

 

- ELLAPIC: E’ vero, l’amore arriva quando meno te lo aspetti e se non prendi quel treno puoi stare sicuro che non ne passeranno altri, non come quello almeno. Vediamo che deciderà Bella. Iniziamo a venirle dei dubbi riguardo a ciò che ha visto. Avrà ragione adesso, o prima?

 

- eliza1755: Sono contenta che la storia della signora Hamilton ti è piaciuta, diciamo che doveva servire a Bella. Non è detto che sarà così, però. Mi fa piacere che hai fiducia in Edward a tal punto da pensare che sia stato tutto un malinteso. Chissà se ti sbagli oppure no.

 

- gamolina: Beh diciamo che quella frasi mi è sempre piaciuta e volevo in qualche modo incastonarla nella storia, così l’ho messa lì, anche perché credo che fosse il miglior consiglio che la signora Hamilton, vista la sua vita, poteva darle.

 

- ledyang: Lo odi proprio il cane, non è vero? Beh per adesso dovrai stringere i denti e sopportarlo, non è detto che se ne andrà via. E poi non sono io a scegliere, è Bella.

 

- Ed4e: Si, forse, lei doveva parlargliene, anzi doveva farlo senza forse, ma magari aveva paura di quello che lui poteva dirgli, paura che confermasse i suoi sospetti, ma anche paura che lui li smentisse. Diciamo che per adesso lei sembra decisa a portare avanti la sua decisione, chissà cosa succederà davvero. 

 

- dany 96:: Beh in effetti che la “mia” Bella è un po’ scema l’ho detto spesso. Si fa troppe paranoie. Comunque spero che la storia possa continuare a piacerti anche in futuro.

 

 

Un grazie di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento e recensite. Un bacio.

 

Altre mie storie su Twilight

Ancora in  corso

 

!?...Quando l’amore ti cambia la vita…!?

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=394174&i=1

 

 

 

L’amore è magia

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=393144&i=1

 

 

Ricordare il passato

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=392921&i=1

 

 

 

L’odio è amore

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=422379&i=1

 

 

 

Bisogna sbagliare per conoscere la verità

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=453783&i=1

 

 

 

Uniti dal destino

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=465990&i=1

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Forse ho capito ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie Meyer

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.

 

Eccomi qui con un altro aggiornamento. So di essere in ritardo, ma sono stata una settimana fuori e al mio ritorno una durissima sorpresa mi ha atteso. E’ successa una cosa bruttissima che mi ha segnato parecchio, una cosa da cui non mi sono ancora ripresa e credo che c’è ne metterò di tempo per riprendermi. Diciamo che per questo la mia ispirazione si è andata a fare un giro, ma spero che tornerà e che riuscirò a riprendermi da quello che è successo, anche se ci vorrà un bel po’. Vi lascio al capitolo. Un bacio e buona lettura.

 

 

Capitolo 22

Forse ho capito

 

POV EDWARD

Tre giorni a Los Angeles, tre giorni lontano dalla mia unica ragione di vita, tre giorni che mi sentivo svuotato, come se mi mancasse cuore e anima.

Bella si era impossessata di me praticamente da quando, appena nata, aveva aperto gli occhi.

Mi aveva letteralmente stregato.

Vivere al suo fianco per ventidue anni era stato il regalo più bello che la vita potesse farmi, ma dentro di me avevo lottato tanto in quegli anni, avevo lottato per cercare sempre di fare il buon amico e di non mostrargli mai i miei veri sentimenti.

Avevo fatto di tutto con e per lei, mi ero completamente annullato per donarmi a lei e il fatto che lei necessitava costantemente nella mia presenza al suo fianco non poteva che rendermi felice, perché mi rendevo conto che ero un pezzo troppo importante della sua vita, forse il più importante in assoluto.

Questo l’avevo sempre saputo.

Probabilmente me ne ero accorto davvero quando aveva perso sua madre.

Quando Renèe morì, Bella, era intrattabile, non si faceva avvicinare da nessuno e si era chiusa in sé stessa.

Ero io l’unico a cui permetteva di starle vicino, l’unico con cui si apriva davvero.

Fu allora che mi resi conto di quanto davvero contassi per lei.

Pian paino l’ho vista crescere, maturare, ma soprattutto l’ho vista diventare donna e farsi sempre più bella iniziando così a vedere anche l’effetto che faceva sugli uomini.

Tutti pronti a guardala famelici, come se fosse un oggetto.

Ero diventato tremendamente geloso, non permettevo a nessuno di avvicinarsi a lei.

Jacob, in questo, mi era stato molto utile.

Entrambi sapevamo di essere innamorati di lei, due migliori amici innamorati della stessa donna.

Non c’era nulla da fare, non potevamo cambiare questo dato di fatto.

La nostra fortuna fu quella di non aver messo mai l’altro di fronte ad una scelta e se oggi possiamo dire di essere ancora amici lo dobbiamo proprio a questo.

Quando lui ebbe il coraggio di dichiararsi sperai con tutto me stesso che Bella non lo ricambiasse.

Ero egoista e lo sapevo, ma Bella era mia, o almeno era questo quello che credevo.

Dopo qualche tempo i due si misero insieme e io decisi di togliermi di mezzo.

Se Bella era felice a me andava bene così.

Prima di tutto dovevo pensare a lei, alla sua felicità.

Io e tutto ciò che provavo veniva dopo.

Sapevo di non potermi innamorare di nessuna che non fosse Bella e così iniziai una maratona a quante ragazze riuscivo a portarmi a letto  in un giorno.

All’inizio fu divertente, poi mi resi conto che facevo schifo perché era come tradire ciò che provavo per Bella, ma nonostante tutto non riuscivo a smetterla.

Quante volte avevo litigato con lei perché mi accusava di essere uno stronzo, perché mi accusava di giocare con i sentimenti delle donne.

Poi una mattina era venuta insieme a Jacob e mi aveva rivelato che si sarebbero sposati.

A quel punto non c’è la feci più.

Dovevo provarci.

Sapevo che Bella non era innamorata davvero di Jacob, lei era semplicemente innamorata dell’amore e credeva di trovare in lui ciò che cercava.

Decisi che dovevo farle sapere cosa provavo, dovevo capire cosa lei provasse per me.

Possibile che mi volesse bene solo come un fratello?

Non potevo accettarlo.

Iniziò così, per me, una nuova maratona.

Mi resi conto subito che in fondo anche Bella mi ricambiava e grazie anche ai ragazzi riuscì a sentire dalla sua bocca due parole che non credevo di poter mai sentire: “ti amo”.

In quel momento sarei potuto anche morire, non me ne sarebbe importato.

Avevo già avuto tutto ciò che volevo.

Trascorremmo due giorni indimenticabili, ma tornando a Phoenix tutto tornò come prima.

Mi aveva chiesto tempo e glielo avrei dato, dovevo darglielo.

Poi all’improvviso il giorno della mia partenza era stranamente cambiata.

In macchina l’avevo sentita fredda e quando mi aveva chiesto della partenza sembrava come se mi nascondesse qualcosa, come se non avesse creduto a ciò che gli avevo detto.

Arrivati a casa dei miei si era praticamente tuffata addosso a Jacob macinando il mio cuore come fosse frumento.

Per tutto il tempo del pranzo non si era scollata da lui e quando lui se ne era andato si era messa a giocare alla play-station con Emmett.

Quando anche io e i ragazzi ci eravamo uniti a loro, non mi aveva praticamente degnato di uno sguardo.

Non era voluta venire con i ragazzi ad accompagnarmi in aeroporto e aveva risposto alla proposta di Alice in modo scostante e glaciale come se c’è l’avesse con me per qualcosa.

Avevo chiesto ai ragazzi di andare loro a prendere la valigia ed ero andato in garage ad aspettarla sperando di chiarire e non certo di sentirmi dire ciò che mi aveva detto.

Mi aveva accusato di non essere innamorato di lei, ma della sua immagine.

Sentivo rabbia e, forse, delusione nelle sue parole, ma i suoi occhi, beh i suoi occhi mi dicevano che quello che stava dicendo non lo pensava davvero.

Se ne era andata senza darmi il tempo di parlare e da tre giorni non si faceva sentire.

Non rispondeva ne alle mie chiamate ne ai miei messaggi.

I ragazzi non avevano saputo darmi risposte.

Dicevano che lei era rimasta nel vago e non aveva dato loro una spiegazione logica e plausibile al suo comportamento e io non mi spiegavo cosa gli passasse per la testa.

Cosa era potuto succedere?

Erano tre giorni che ci pensavo, ma non riuscivo a venirne a capo.

Di sicuro doveva essere scattato qualcosa in lei la mattina della mia partenza, perché fino alla sera era tutto normale.

Eravamo andati a mangiare una pizza con i ragazzi e pure con Jacob e lei sembrava normalissima, come sempre.

Mi stavo mangiando il cervello, ma non riuscivo a tirare fuori niente che potesse spiegarmi il perché del suo assurdo comportamento.

Decisi di smetterla di pensarci, tanto non ne sarei venuto a capo.

Avevo un’intervista da fare e dovevo sbrigarmi.

Mi buttai sotto il getto dell’acqua e mi feci una lunga doccia rilassante.

Quando uscì mi asciugai e poi andai a vestirmi.

Indossai un paio di jeans chiari, una maglietta maniche corte marrone con le scritte panna, una cintura marrone e un paio di scarpe sportive lucide dello stesso colore (à il link dei vestiti di Edward: http://yfrog.com/9hvestitiedward9p ).

Tornai in bagno e diedi una sistemata veloce ai capelli che come al solito non volevano saperne di stare ordinati e poi indossai un orologio marrone con le rifiniture bronzate e un bracciale sportivo d’argento. Infilai gli occhiali e mi diressi sotto, nel giardino dell’albergo, dove mi attendeva una bella intervista.

Non che fossi eccitato all’idea, ma un’intervista per il “Los Angeles sport magazine” era un’occasione unica per la mia carriera e per il mio lavoro.

Prima di giungere fuori provai a chiamare di nuovo Bella, ma staccò subito la chiamata.

Lascia perdere e mi diressi fuori.

In un tavolinetto del giardino trovai seduto già il mio manager che parlottava con la giornalista, la stessa che tre giorni prima era venuta a casa mia per propormi il tutto.

Non potei fare a meno di notare il suo abbigliamento e mi resi conto che, almeno da come si vestiva, non aveva nessuna parvenza di giornalista.

Il suo abbigliamento invece di essere sobrio com’è giusto che sia era provocante e non riuscivo a capire se era sempre così e se lo faceva solo con chi piaceva a lei.

Indossava un vestitino molto mini laminato dorato con un laccio che gli girava intorno al collo. Era arricciato leggiarmente all’altezza del seno e aveva una fascia di brillantini che dal centro svoltava verso sinistra, un paio di sandali dal tacco vertiginoso sempre dorati e un trucco talmente marcato da essere visibile anche a grandi distanze (à il link del vestito della giornalista: http://yfrog.com/emvestitogiornalista2j ).

Nonostante fosse vestita in modo provocante potevo affermare che non lo fosse in modo talmente vistoso come il giorno in cui si era presentata a casa mia.

Mi avvicinai e non appena giunsi al tavolo salutai entrambi e mi sedetti.

- Edward sei un po’ in ritardo – mi canzonò il mio manager.

- I grandi personaggi si fanno sempre attendere – lo rimbeccò la giornalista con fare malizioso.

Qualcosa mi diceva che quella lì ci stava provando.

Non ci feci caso e mi scusai per i dieci minuti di ritardo.

Come diceva sempre Bella, a volte ero peggio di una ragazza quando dovevo prepararmi.

Ovviamente non l’avrei mai ammesso davanti a lei.

La ragazza che, si era già premurata quando era venuta a casa mia di darmi e di farsi dare del tu, aveva iniziato con le domande.

Mi domandò di cosa mi avesse spinto a diventare pilota di Formula Uno, quali erano le mie aspirazioni da bambino, a chi dedicavo le mie vittorie, a qual’era il mio più grande sogno e poi passò a domande sulla mia vita privata alle quali fui molto bravo a evitare di rispondere e a girarle a mio favore.

Circa due ore dopo l’intervista finì e il mio manager si dileguò, mentre io stavo facendo lo stesso, ma la ragazza mi fermò.

- Complimenti – mi disse lei prima che io avessi il tempo di alzarmi.

- A cosa? – le domandai.

- Ad essere stato in grado di dribblare al meglio le mie domande sulla vita privata. Non tutti ci riescono – mi spiegò.

- Si vede che sono stato fortunato – le dissi senza prestare attenzione al fatto che mi stesse guardando ammiccante.

- Probabilmente. Posso essere io adesso fortunata ad essere invitata da te a cena questa sera? – mi domandò maliziosa.

- Non confondo mai il lavoro con il piacere, mi spiace – le risposi forse un po’ scontroso.

Non mi piacevano i suoi modi, non mi piacevano per nulla.

- Potresti fare finta che non sono una giornalista, che non ti ho fatto nessuna intervista e roba simile. Puoi semplicemente fare finta che mi hai incontrata in questa meravigliosa città e pertanto invitarmi – mi propose avvicinandosi a me.

- Potrei, ma non voglio – le risposi scortese.

Stava esagerando.

- Cos’è, vuoi dirmi che non ti piaccio? – mi domandò sempre più ammiccante.

- Non è questo il problema. Sai, amo la mia donna, quindi se non ti dispiace, adesso andrei – le dissi glaciale prima di alzarmi e dirigermi verso l’ingresso dell’hotel.

Forse avevo esagerato un po’, in fin dei conti era sempre lei che doveva scrivere l’articolo su di me, ma non me ne importava nulla.

Odiavo quel genere di ragazze e solo adesso mi rendevo conto che nella mia vita non avevo fatto altro che portarmi a letto gente del genere.

Che schifo, mi facevo proprio schifo.

Passai al bar dell’hotel e presi qualcosa da bere.

Restai lì per un bel po’, non avevo voglia di salire in camera.

Dopo qualche ora decisi che non potevo più restare lì e così tornai nella mia stanza dove non potei fare a meno di pensare a Bella e al comportamento della giornalista.

Dovevo immaginarlo subito quale fosse il suo intento, gli piacevo.

Anche quando era venuta a casa aveva usato frasi a metà ed era stata anche parecchio maliziosa.

- Benissimo. Non vedo l’ora. Adoro i bis – mi aveva detto sul pianerottolo di casa quando gli avevo detto che gli avrei fatto uno squillo per rivederci per l’intervista.

Quel “bis” era un chiaro sostantivo usato in modo malizioso, usato con il doppio senso.

Eppure quel giorno non ci avevo visto nulla di male, ero perfino stato allo scherzo.

Oggi mi rendevo conto di aver sbagliato, forse gli avevo dato speranze che non poteva avere mai e poi mai, non con me almeno.

Aspetta un attimo Edward.

Vuoi vedere che quella piccola discussione sul pianerottolo l’h sentita Bella e ha frainteso tutto?

Ecco la mia coscienza che mi parlava, ma stavolta aveva ragione.

Certo, quella poteva essere l’unica soluzione plausibile al comportamento di Bella.

Adesso che ci pensavo, quella mattina mi era sembrato di sentire un rumore proveniente dalla porta di casa di Bella, come se qualcuno l’avesse aperta, ma avevo guardato e non avevo notato nulla di strano.

Possibile che Bella l’avesse aperta e l’avesse lasciata socchiusa quando aveva visto me e la ragazza?

Si era possibilissimo e adesso si spiegava tutto.

Aveva visto quella ragazza uscire da casa mia, l’aveva vista vestita in quel modo e aveva sentito cosa ci eravamo detti, battute stupide a mio avviso, battute fraintendibili ad avviso della ragazza e sicuramente anche di Bella.

Ecco perché quella mattina si era comportata così, ecco il perché di quel comportamento con Jacob, ecco il perché di quelle cose che mi aveva detto in garage, ecco il perché non rispondeva alle mie chiamate e ai miei messaggi.

Di sicuro aveva frainteso tutto.

Avrà pensato sicuramente che me ne andavo a Los Angeles a divertirmi con quella ragazza.

Roba da non credere.

Come poteva averci creduto davvero?

Ma soprattutto perché non me ne aveva parlato?

Avremmo potuto chiarire subito.

Cosa pretendevi che non pensasse male conoscendo il modo in cui sei fatto? Prima che ti dicesse che si sarebbe sposata sei passato da un letto all’altro con la stessa facilità con cui ci si cambia una maglietta sporca.

Ecco la mia coscienza che si faceva sentire ancora e anche stavolta aveva ragione.

Era questo quello che avevo seminato, ma credevo che Bella si fidasse di me, credevo che lei mi conoscesse talmente bene da non poter pensare che dopo che mi ero dichiarato a lei potessi anche solo pensare di andare a letto con qualcuna che non fosse lei.

Mi sentivo deluso, tremendamente deluso.

Non aveva avuto fiducia in me, non era venuta a chiarire con me nonostante ne avesse avuto l’occasione.

Mi sentivo uno schifo.

Presi il cellulare e scrissi un messaggio per lei:

Mi auguro solo di sbagliarmi, mi auguro che quello che mi sta passando nella testa per giustificare il tuo assurdo comportamento sia solo frutto delle mie paranoie…se così non fosse mi sentirei uno schifo perché capirei quanto poco ti fidi di me. Riesco solo a darmi una risposta al tuo atteggiamento dell’altro giorno, a ciò che mi hai detto prima che partissi, ma soprattutto a questo tuo attuale silenzio. Non puoi nemmeno immaginare quanto io vorrei sbagliarmi, ma credo che non sia così. Perché Bella? Mi chiedo solo perché? Potevi parlarmene, ne hai avuto l’occasione, invece niente…silenzio. Te ne sei uscita con frasi campate in aria senza alcun significato. Forse me lo merito, in fin dei conti com’è che si dice? Si semina quel che si raccoglie. Credevo, però, che mi conoscessi più a fondo…pazienza…si vede che ho sbagliato…!

Ero indeciso se mandarglielo o meno, ma alla fine decisi di schiacciare l’ok.

Ero troppo deluso e dispiaciuto per non farlo.

Dopo qualche minuto sentì il cellulare squillare e vidi che era lei che mi stava chiamando.

Non avevo nessuna intenzione di risponderle.

Cosa potevo dirle?

Cosa poteva dirmi?

Non c’era nulla da dire, ma soprattutto non era il caso di dire o fare qualcosa per telefono.

Decisi di spegnerlo.

Conoscendola sapevo che avrebbe riprovato all’infinito fino a quando non gli avrei risposto.

Adesso c’era solo una cosa da fare.

Se davvero la spiegazione del suo comportamento era quella, cosa che credevo con tutto me stesso, significava che non si fidava di me e per questo dovevo dimostrarle che ero stato sincero, che non le avevo mentito e per farlo mi servivano prove e non certo parole.

Benissimo gliele avrei portate a qualunque costo.

Sperai solo che almeno la delusione passasse, perché era proprio questa che faceva più male.

Ero deluso, deluso perché credevo che lei mi conosce bene, che lei si fidasse di me e, invece, mi ero sbagliato.

A Jacksonville aveva detto di fidarsi di me più dell’aria che respirava.

Bel modo di dimostrarlo.

Guardai l’ora.

Erano le otto di sera.

Avevo solo quella serata e parte della mattina successiva per recuperare delle prove valide.

L’aereo che mi avrebbe condotto di nuovo a Phoenix sarebbe partito alle cinque in punto del pomeriggio successivo.

Dovevo sbrigarmi.

Cazzo Bella perché? Perché tutta questa mancanza di fiducia?

Bastava solo che mi avesse guardato negli occhi per capire che la amavo troppo per poterle mentire.

Uscì come un razzo da quella stanza dirigendomi sotto, lì dove avrei potuto prendere ciò che mi serviva.

 

 

…Adry91…

 

Risposte alle vostre recensioni:

- dany 96:: Beh diciamo che Esme ha fatto un buon lavoro con Bella, almeno si è resa conto che forse ha fatto tutto da sola, quando in realtà non c’era nulla di che preoccuparsi.

 

- PAZZA96: Beh per l’incontro tra Bella e Edward devi aspettare poco poco, ma intanto è stato chiarito il mistero.

 

- BaBa88: Beh diciamo che con questo capitolo dal punto di vista di Edward si è scoperto qualcosa in più sulla storia della ragazza e come molti avevano già intuito era stato solo un malinteso.

 

- eliza1755: Beh non posso dirti nulla, vedrai leggendo cosa succederà. Intanto è stato svelato il mistero sulla ragazza e abbiamo capito cosa pensa davvero Edward e quanto è sincero.

 

- ledyang: Beh non posso dirti se tutto andrà per il meglio oppure no, ma diciamo che, ormai, siamo agli sgoccioli, quindi vedremo che succederà.

 

- Ed4e: Beh non posso dirti nulla riguardo al prologo, se non che sta per arrivare il momento descritto nel prologo, manca davvero poco ormai. Bisogna avere ancora solo un pizzico di pazienza.

 

Un grazie di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento e recensite. Un bacio.

Altre mie storie su Twilight

Ancora in  corso:

 

·        UNITI DAL DESTINO (à il link della storia: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=465990&i=1 ).

INTRODUZIONE:  Edward ha lasciato Bella in New Moon e non è non e mai più tornato. Gli anni passano e anche i decenni, ma due anime sono ancora tremendamente legate tra di loro perché il tempo possa cancellare ciò che l’amore ha creato. Cosa succederà se un giorno Bella dovesse rincontrare quella che aveva considerato fin dall’inizio al sua famiglia? E i Cullen e soprattutto Edward come reagiranno quando scopriranno che Bella è ancora la diciottenne che avevano lasciato? P.S. Bella non è un vampiro, ma non è comunque umana. Oltre i vecchi, ci saranno anche nuovi personaggi.

 

·        BISOGNA SBAGLIARE PER CONOSCERE LA VERITà  (à il link della storia: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=453783&i=1 ).

INTRODUZIONE: Bella vive a Phoenix da quando è nata e la sua vita ruota intorno ai suoi sei migliori amici: Alice, Rosalie, Emmett, Jasper, Jacob e Edward. Si conoscono fin da quando erano dei bambini, ma crescendo le cose cambiano e lei si ritrova solo con Jacob e Edward che sono iperprotettivi nei suoi confronti. Un giorno accade che Jacob si dichiara e in seguito le chiede di sposarlo. Lei accetta, ma lo ama davvero? Si certo, ma il suo non è amore, non quello vero almeno. Ed Edward? Cosa farà a questo punto? E se si accorgesse proprio ora che sta per perdere la persona più importante della sua vita? E se lei lo considerasse solo il suo migliore amico? E se invece non fosse così? La loro è solo amicizia? Si certo, ma non del tutto. Cosa succederà, allora? Bella sposerà Jacob? Forse solo da uno sbaglio si può scoprire la verità. Ma qual è questa verità?

 

·        RICORDARE IL PASSATO (à il link della storia: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=392921&i=1 ).

INTRODUZIONE: Edward lascia Bella per permettergli di vivere una vita normale, ma prima di farlo esaudisce il desiderio dell’unica ragazza che abbia mai amato. Dopo la sua partenza le cose cambiano e Bella non vivrà la vita che Edward ha sperato per lei. Si ritroverà vampira, con un figlia da crescere e un passato da ricordare. Riuscirà a ricordarsi del suo unico e vero amore? Ma soprattutto riuscirà a rincontrarlo?

 

·        !?...“Quando l’amore ti cambia la vita”…!? (à il link della storia: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=394174&i=1 ).

INTRODUZIONE: Rosalie, Bella e Alice sono tre sorelle newyorchesi che si trasferiscono a Phoenix. Sono le classiche ragazze popolari che tutti invidiano, dal carattere forte e deciso e che non si fanno mettere i piedi in testa da nessuno. A Phoenix le loro vite si incroceranno con quelle di tre fratelli Emmett, Edward e Jasper, anche loro dal carattere forte. Nessuno di loro crede nell’amore, ma presto si renderanno conto di sbagliare, presto l’amore entrerà nelle loro vite e da lì tutto cambierà.

 

·        L’AMORE è MAGIA (à il link della storia: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=393144&i=1 ).

INTRODUZIONE: Bella è una semplice ragazza che vive a Phoenix. Ha un fratello e due sorelle gemelle. La sua vita ruota intorno ai Cullen, i suoi migliori amici, la sua seconda famiglia. E poi c’è Tay, il suo fidanzato, ma lei ne è davvero innamorata? La sua vita è perfetta come crede? Il ritorno in città di Edward, il suo amico di sempre, gli incasinerà la vita e presto si renderà conto che quell’amico con il quale non fa altro che litigare non è poi solo un amico. Le cose non saranno semplici e in una notte tutto si complicherà.

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** Chiarimenti ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie Meyer

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.

 

Eccomi qui con un altro aggiornamento. Vediamo cosa succederà adesso. Vi ricordo solo che mancano solo due giorni al matrimonio. Che succederà? Vi lascio al capitolo. Un bacio e buona lettura.

 

 

Capitolo 23

Chiarimenti

 

POV BELLA

A svegliarmi fu lo squillare insistente del mio cellulare, non avevo nessuna intenzione di rispondere, ne tanto meno di alzarmi da lì, ma guardando la sveglia notai che erano le cinque e mezzo di pomeriggio.

Quanto diavolo avevo dormito?

Presi il cellulare e decisi di rispondere.

Non volevo che qualcuno potesse pensare che mi fosse successo qualcosa.

- Pronto? – dissi con la voce ancora impastata dal sonno.

- Amore, ma sei impazzita? Vuoi forse farmi prendere un infarto prima del tempo? – mi domandò Jacob dall’altro capo del telefono.

- Perché scusa? – chiesi come se fosse la cosa più naturale del mondo.

- Ma come perché? Ti sei praticamente chiusa dentro casa con la catenina e in più non rispondi al cellulare. Ti sembra un comportamento normale? – mi domandò.

- Si scusa hai ragione, Jake. E’ solo che ieri sentivo rumori strani e così ho preferito chiudere la porta anche con la catenina. Poi siccome non riuscivo a dormire ho preso un sonnifero e mi sono svegliata adesso. Scusami – gli risposi mentendo spudoratamente.

- Amore sei sicura che vada tutto bene? Lo so in questi ultimi due mesi sono stato assente per via del lavoro, ma dopo il matrimonio tornerà tutto come prima, promesso – mi disse sicuro di se.

- Tranquillo tesoro, lo capisco. Comunque va davvero tutto bene, credimi – gli dissi.

- Hai parlato con Alice e Rosalie? – mi domandò all’improvviso.

- No, perché? – gli chiesi.

- Ci hanno praticamente vietato di vederci fino al giorno del matrimonio. Dicono che oggi è giornata di riposo, poi domani c’è la festa di addio al nubilato e al celibato per entrambi e dopodomani c’è il matrimonio e come di giusto lo sposo non può vedere la sposa prima – mi comunicò.

“Grazie ragazze” riuscì solo a pensare.

Era sbagliato, lo sapevo, ma non mi serviva certo Jacob intorno in questi ultimi due giorni.

- Va beh, ci rifaremo dopo. Adesso amore chiudo. Ho fame, non ho mangiato a ora di pranzo visto che non mi sono svegliata. Vado a mettere qualcosa sotto i denti – gli risposi mentendo.

- Ok amore, ci risentiamo. Mi raccomando in questi giorni. Ti amo – mi disse prima che io staccassi la telefonata.

Non avevo per niente fame, la mia era stata solo una scusa per chiudere.

Chiamai le ragazze e mi feci spiegare di questa storia.

Mi linciarono per telefono dicendo che le avevo fatte morire di paura, ma a differenza di Jacob non si bevvero la balla che avevo rifilato a lui.

Nonostante questo decisi di non dirgli nulla.

Gli promisi che gli avrei raccontato tutto domani e che oggi non mi andava di vedere nessuno.

Mi feci promettere che nessuno di loro sarebbe passato a casa e poi dopo averle ringraziate per la storia di Jacob le salutai e chiusi la chiamata.

Andai in bagno e mi guardai allo specchio.

Sembravo un mostro.

Avevo i capelli arruffati e due occhi gonfissimi e rossi.

Mi lavai la faccia sperando si mandare via i residui del pianto, ma non ci riuscì.

Mi diressi in salotto e mi sdraiai sul divano accendendo la tv.

Mi misi a guardarla per un po’.

Dopo qualche ora la spensi.

Non c’era nulla di interessante.

Mi misi a leggere, ma non appena iniziai sentì qualcuno inserire le chiavi alla porta di casa e provare ad entrare.

- Bella togli questa cazzo di catenina e fammi entrare – urlò qualcuno alla porta.

Non mi serviva certo girarmi per intravedere chi fosse.

Avrei riconosciuto quella voce fra mille.

Era Edward.

Non gli risposi e cercai di continuare a leggere, se ne sarebbe andato prima o poi.

- Cazzo Bella se non apri entro tre secondi giuro che la spacco questa porta – aveva urlato dando un pugno fortissimo alla porta.

Non l’avevo mai visto così.

Segno che fosse successo qualcosa.

Posai il libro sul tavolino e mi diressi verso la porta aprendola.

Mi ritrovai di fronte un Edward sconvolto.

Aveva due occhiaie profonde segno che non aveva dormito, i capelli più ribelli del solito e un aspetto simile al mio.

Probabilmente quei vestiti dovevano anche essere del giorno prima.

Entrò dentro senza dire mezza parola e si richiuse la porta alle spalle con un violento botto mettendo di nuovo la catenina.

- Se la rompi la faccio ripagare a te – gli dissi riferendomi alla porta e al modo in cui l’aveva richiusa.

- Chi se ne fotte della porta, per adesso ho di meglio a cui pensare e poi tanto tra due giorni ti sposi e te ne andrai di qui, quindi non preoccuparti proprio per la porta – mi urlò contro scontroso più che mai.

Era capitato che io e lui avessimo litigato, ma non mi aveva mai parlato in quel modo, mai.

Qualcosa mi diceva che questa litigata me la sarei ricordata per molto, molto tempo.

- Che sei venuto a fare? – gli chiesi cercando di capire il motivo per cui era venuto a casa mia e si stava comportando così.

- A fare quello che avresti dovuto fare tu. Prego, leggi pure. Sono tutti tuoi – mi disse buttando sul tavolo un paio di fogli.

Non riuscivo a capire a cosa si riferisse.

- Cosa sono? – gli domandai.

- Leggi e lo vedrai da sola – mi disse mentre io mi apprestai a prenderli e a leggerli.

C’era la fotocopia di un biglietto aereo per Los Angeles a suo nome, a nome del suo manager e a nome di una ragazza.

Quelli a suo nome e a nome del suo manager erano due biglietti di andata e ritorno, mentre quello della ragazza era un biglietto di sola andata.

Poi c’era la prenotazione in un hotel di due camere, una a nome suo, una a nome del suo manager.

In un altro foglio c’erano i nominativi delle persone che erano saliti in camera sua. Risultavano solo il suo manager e alcuni uomini per “KOK International”, una multinazionale di motori che voleva che Edward sponsorizzasse i suoi prodotti.

Altri fogli erano il contratto con giorno, data e firme stipulato con gli sponsor.

Poi c’era un articolo di giornale per il “Los Angeles sport magazine” firmato a nome di una giornalista e ad esso allegato vari documenti riguardo la ragazza in questione.

C’era anche la foto della ragazza e potei notare che era la stessa che avevo visto quattro giorni prima nel pianerottolo con Edward.

Notai altri fogli con altrettanti documenti, tutti che attestavano minuziosamente cosa avesse fatto Edward in quei quattro giorni.

Tutte le sue uscite e i suoi ingressi, le sue cene i suoi pranzi, le ordinazioni in camera e tutto il resto.

Non c’era un singolo foglio che potesse dimostrare che Edward fosse andato lì per divertirsi con quella ragazza.

Lei era solo una giornalista e da alcuni fogli che c’erano potevo leggere che era arrivata qui quattro giorni prima e aveva proposto a Edward un’intervista per il giornale dove lavorava e che tale proposta l’aveva fatto a casa di lui.

Erano delle prove concrete, schiaccianti che lui mi avesse detto la verità e che io mi fossi immaginata tutto.

Non riuscivo a capire come sarei potuta uscire fuori da quella situazione

Adesso capivo il motivo del messaggio che mi aveva mandato Edward il giorno prima.

Alzai gli occhi da quei fogli e lo guardai intensamente vedendo nel suo sguardo tristezza e delusione.

Mi sentì morire e lottai con tutta me stessa per non far fuoriuscire le lacrime.

- Ti bastano oppure mi vuoi sottoporre anche alla macchina della verità? – mi domandò glaciale.

- Non potevo saperlo – mi limitai a rispondergli io.

- Ma potevi chiedere a me, potevi chiedermi spiegazioni, non avrei avuto problemi a dartele e se non mi avresti creduto avrei perfino rinunciato ad andare – mi disse cercando di calmarsi un po’.

- Cosa dovevo dirti? Che ti avevo visto con una ragazza qui e mi sembrava stesse flirtando? Che ero marcia di gelosia? Dovevo dirti questo? Con quale diritto Edward, con quale diritto potevo farlo? – gli urlai contro arrabbiata.

- Con il tuo di diritto. Chi meglio di te poteva avere questo diritto, eh? Se io non ci sarei arrivato da solo tu non me l’avresti mai detto e mi sarei logorato l’anima cercando di capire cosa avessi potuto fare per meritarmi quel tuo comportamento – mi rispose allontanandosi da lì e accendendosi una sigaretta.

Era nervoso e lo dimostrava il fatto che stesse fumando.

- Ok, hai ragione ho sbagliato. Dovevo parlartene, ma soprattutto dovevo fidarmi di te, dovevo fidarmi delle tue parole e non di quello che avevo potuto vedere, anche perché poi non ho visto nulla, ho solo immaginato le cose. Ho sbagliato, ho sbagliato tremendamente. Ma cazzo Edward mettiti nei miei panni. Cosa dovevo pensare? Fino a ieri si può dire che ti passavi quattro donne in un giorno e poi ad un tratto niente più. Io ti avevo detto che mi serviva tempo e tu me l’hai dato, ma poi ti ho visto con una lì fuori, una che ti guardava famelica, cosa dovevo pensare? Mi sono detta che magari avevi bisogno di distrarti. Tu al mio posto che avresti pensato? – gli dissi scoppiando a piangere.

- Distrarmi? Ma cazzo Bella dopo aver fatto l’amore con te come pensi che avrei mai potuto distrarmi con qualcuna? Come pensi che io potessi desiderare una donna che non fossi tu? – mi rispose lui addolcendosi verso la fine delle sue parole e spegnendo la sigaretta prima di avvicinarsi a me e asciugare le mie lacrime con le sue dita.

- Ho sbagliato e non ti chiederò scusa mai abbastanza, ma non so cosa mi è passato per la testa. E’ come se io faticassi a credere che una persona perfetta come te possa amare me. Come fai Edward, dimmi come fai? Cosa ho io in più delle altre? – gli chiesi bloccando una sua mano con la mia e stringendola forte.

- Bella tu sei tu, punto. Non c’è nient’altro da aggiungere. Tu rappresenti tutto ciò che mi manca. Sei tutto ciò che voglio e tutto quello che non pensavo di volere. Quando siamo insieme, tutto il resto lo scordo e questo da sempre, Bella. Spiegarti come faccio ad amarti sarebbe come farsi spiegare da un volatile come faccia a volare – mi disse avvinandosi di più a me e baciandomi la fronte.

Il brutto era passato.

Riuscivo a vedere di nuovo nei suoi occhi amore e non più delusione.

- Perdonami Edward, per favore – mi limitai a dirgli.

- Non serve che lo faccia. Non c’è l’ho mai avuto veramente con te è solo che mi sono sentito ferito per la tua mancanza di fiducia in me – mi rispose.

- Non era mancanza di fiducia in te era insicurezza verso me stessa – gli dissi sincera.

- Lo so, adesso l’ho capito – mi rispose sorridendomi sghembo.

- Grazie, grazie per avermi capita – le dissi sorridendogli anche io e abbracciandolo intensamente.

Restammo in quella posizione non so per quanto fino a quando lui mi scostò da sé e mi guardò con occhi pieni di tristezza o, forse, di rassegnazione.

- Ti lascio libera – mi disse all’improvviso.

Sperai di aver capito male, non poteva dire sul serio.

- Cosa? – gli domandai.

- Ti lascio libera. Non c'ho mai creduto veramente a quella stronzata "se ami qualcuno lascialo libero" come dimostra tutto ciò che ho fatto nella mia vita in questo periodo, ma io sono determinato ad essere felice, in questa vita. E io ti amo, voglio dire, in fondo ti ho sempre amata ma i nostri tempi non hanno mai coinciso e, a quanto mi risulta, il tempo non è amico dell'uomo perciò devo rassegnarmi ad essere felice adesso anche se tu non sei con me perché è così, questo è la realtà -  mi disse guardandomi negli occhi sincero forse come non lo era mai stato.

Non potevo permetterlo, non potevo perderlo, non così almeno, non ora, non oggi.

- Sei davvero sicuro di volermi lasciare libera? – gli domandai.

- Si Bella, ho capito che è meglio così. Forse, avevi ragione tu, è tardi per noi e, forse, la nostra felicità infeliciterebbe troppo qualcun altro. Adesso è meglio che vada. Domani Alice e Rose mi impediranno di vederti, sono già state chiare, ma sta tranquilla al matrimonio ci sarò, sarò lì a fare il testimone, come è giusto che sia – mi disse dandomi un bacio in fronte e dirigendosi verso l’uscita dandomi le spalle.

- E se ti dicessi che io non voglio essere lasciata libera? – gli chiesi mentre lui  si immobilizzò.

- Credo di non aver capito – aggiunse senza muoversi da quella posizione.

Mi posizionai di fronte a lui e lo guardai negli occhi.

- Conterò fino a dieci e poi comincerò a baciarti, se non vuoi che continui devi solo fermarmi – gli dissi sorridendogli e avvicinandomi sempre di più.

Iniziai a contare, ma non appena arrivai a sette incollai le mie labbra alle sue in un bacio che di casto non aveva nulla.

Dopo minuti interminabili ci staccammo.

- Non vale, non sei stata di parola. Ti sei fermata a sette – puntualizzò lui sorridendomi strafottente.

- Volevi che continuassi a contare? – gli domandai.

- Certo. Ero intenzionato ad aspettare il dieci per dirti di fermarti – mi rispose lui.

- Ah si? Mi spiace allora. La prossima volta sarò di parola, anzi non ci sarà una prossima volta – gli risposi facendo la finta imbronciata e allontanandomi da lui.

Non ne ebbi nemmeno il tempo che mi bloccò per un polso e mi fece voltare di nuovo verso di lui catturando le mie labbra in un nuovo bacio carico stavolta di tanto, tanto amore, ma anche di passione.

Intrecciai le miei mani ai suoi capelli e poi gli saltai addosso avvolgendo le mie gambe ai suoi fianchi.

Ci staccammo e lui mi sorrise, mente io feci lo stesso.

- Sai una cosa? – gli dissi mentre ancora ero addosso a lui – ho una dannata voglia di te – conclusi soffiando queste parole in modo malizioso ad un palmo dal suo orecchio prima di mordicchiarglielo.

- Vediamo di rimediare subito, allora – mi rispose anche lui malizioso baciandomi con passione e portandomi in camera da letto.

Ciò che successe fu inevitabile.

Facemmo l’amore, lì, in quello stesso letto che molte volte ci aveva visti complici, ci aveva visti chiacchierare, ridere, quel letto che racchiudeva molti momenti insieme felici o tristi che fossero.

Quando lui entrò in me non riuscivo a spiegare quello che provai, era qualcosa di diverso rispetto a quando era successo a Jacksonville.

Era qualcosa di tremendamente più bello, più sentito, più tutto.

Lo amavo e per tutto il tempo in cui facemmo l’amore, entrambi non smettemmo di dircelo.

In quel momento c’eravamo solo noi due, il resto non contava.

 

 

…Adry91…

 

Risposte alle vostre recensioni:

- gamolina: Sono contenta che lo scorso capitolo ti sia piaciuto nonostante il mio pessimo umore e l’ispirazione bassa. Comunque si, Edward ci arriva sempre prima nelle cose, mentre Bella, beh lei è proprio ottusa alle volte.

 

- vanderbit: Non preoccuparti per la recensione dello scorso capitolo. Può capitare a tutti una sbadatezza. Comunque si, come vedi dal capitolo di Edward siamo riusciti a vedere la dinamica della storia in modo più completo togliendoci ogni dubbio sui suoi sentimenti. Per rispondere alla tua domanda ti posso dire che il matrimonio sarà fra due capitoli.

 

- Ed4e: Beh quello che voleva provare Edward come vedi non era il suo amore, ma solo il fatto che non gli ha detto bugie riguardo al suo viaggio. Voleva che Bella vedesse con i suoi occhi piuttosto che dovesse semplicemente fidarsi delle sue parole. Quanto a ciò che hai detto sulla fiducia non potrei che essere più d’accordo.

 

- eliza1755: In effetti nello scorso capitolo abbiamo potuto vedere anche la visuale di Edward e i suoi reali sentimenti. Non posso dirti se questo basterà a far rinsavire Bella, ma come hai detto tu stessa posso dirti che il giorno del matrimonio si avvicina inesorabilmente.

 

- denny: Sono contenta che la storia ti piace e che ti piace anche il mio modo di scrivere. Spero di non deluderti con i capitoli a seguire.

 

 

Un grazie di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento e recensite. Un bacio.

 

Altre mie storie su Twilight

Ancora in  corso:

 

·        UNITI DAL DESTINO (à il link della storia: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=465990&i=1 ).

INTRODUZIONE:  Edward ha lasciato Bella in New Moon e non è non e mai più tornato. Gli anni passano e anche i decenni, ma due anime sono ancora tremendamente legate tra di loro perché il tempo possa cancellare ciò che l’amore ha creato. Cosa succederà se un giorno Bella dovesse rincontrare quella che aveva considerato fin dall’inizio al sua famiglia? E i Cullen e soprattutto Edward come reagiranno quando scopriranno che Bella è ancora la diciottenne che avevano lasciato? P.S. Bella non è un vampiro, ma non è comunque umana. Oltre i vecchi, ci saranno anche nuovi personaggi.

 

·        BISOGNA SBAGLIARE PER CONOSCERE LA VERITà  (à il link della storia: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=453783&i=1 ).

INTRODUZIONE: Bella vive a Phoenix da quando è nata e la sua vita ruota intorno ai suoi sei migliori amici: Alice, Rosalie, Emmett, Jasper, Jacob e Edward. Si conoscono fin da quando erano dei bambini, ma crescendo le cose cambiano e lei si ritrova solo con Jacob e Edward che sono iperprotettivi nei suoi confronti. Un giorno accade che Jacob si dichiara e in seguito le chiede di sposarlo. Lei accetta, ma lo ama davvero? Si certo, ma il suo non è amore, non quello vero almeno. Ed Edward? Cosa farà a questo punto? E se si accorgesse proprio ora che sta per perdere la persona più importante della sua vita? E se lei lo considerasse solo il suo migliore amico? E se invece non fosse così? La loro è solo amicizia? Si certo, ma non del tutto. Cosa succederà, allora? Bella sposerà Jacob? Forse solo da uno sbaglio si può scoprire la verità. Ma qual è questa verità?

 

·        RICORDARE IL PASSATO (à il link della storia: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=392921&i=1 ).

INTRODUZIONE: Edward lascia Bella per permettergli di vivere una vita normale, ma prima di farlo esaudisce il desiderio dell’unica ragazza che abbia mai amato. Dopo la sua partenza le cose cambiano e Bella non vivrà la vita che Edward ha sperato per lei. Si ritroverà vampira, con un figlia da crescere e un passato da ricordare. Riuscirà a ricordarsi del suo unico e vero amore? Ma soprattutto riuscirà a rincontrarlo?

 

·        !?...“Quando l’amore ti cambia la vita”…!? (à il link della storia: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=394174&i=1 ).

INTRODUZIONE: Rosalie, Bella e Alice sono tre sorelle newyorchesi che si trasferiscono a Phoenix. Sono le classiche ragazze popolari che tutti invidiano, dal carattere forte e deciso e che non si fanno mettere i piedi in testa da nessuno. A Phoenix le loro vite si incroceranno con quelle di tre fratelli Emmett, Edward e Jasper, anche loro dal carattere forte. Nessuno di loro crede nell’amore, ma presto si renderanno conto di sbagliare, presto l’amore entrerà nelle loro vite e da lì tutto cambierà.

 

·        L’AMORE è MAGIA (à il link della storia: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=393144&i=1 ).

INTRODUZIONE: Bella è una semplice ragazza che vive a Phoenix. Ha un fratello e due sorelle gemelle. La sua vita ruota intorno ai Cullen, i suoi migliori amici, la sua seconda famiglia. E poi c’è Tay, il suo fidanzato, ma lei ne è davvero innamorata? La sua vita è perfetta come crede? Il ritorno in città di Edward, il suo amico di sempre, gli incasinerà la vita e presto si renderà conto che quell’amico con il quale non fa altro che litigare non è poi solo un amico. Le cose non saranno semplici e in una notte tutto si complicherà.

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** Scegliere ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie Meyer

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.

 

Eccomi qui con un altro aggiornamento. Sono abbastanza in ritardo, ma ho avuto un sacco di impegni. L’esame di maturità è alle porte e deve fare ancora un sacco di cose. Perdonatemi se in questo periodo sarò più lenta nel postare, ma vi prometto che non appena terminerò gli esami tornerò regolare con l’aggiornamento dei capitoli. A dire il vero non avevo nemmeno stasera molto tempo per postare, ma un’amica, ledyang, mi ha dato una notizia bellissima e così ho interrotto un attimo ciò che stavo facendo e sono corsa a postare. Era da tanto che mi chiedeva il capitolo, ma non riuscivo a postarlo, ed adesso eccolo qui. So che non gli piacerà per nulla e mi striglierà per bene, però, spero sia clemente. Che dire di più? Ah si…in una parte del prossimo capitolo ci sarà inserito il prologo, anche se ci sono delle aggiunte. Questo per dirvi che siamo arrivati quasi al grande giorno. Non mi dilungo più di tanto e vi lascio al capitolo. Un bacio e buona lettura.

 

 

Capitolo 24

Scegliere

 

POV BELLA

Era già qualche minuto che mi ero svegliata, ma non avevo ancora aperto gli occhi.

Non sapevo nemmeno io per quale motivo, forse per paura di tornare alla realtà.

Decisi comunque di aprirli, del resto, prima o poi avrei dovuto farlo.

La scena che mi si parò davanti mi fece ringraziare di averlo fatto.

Edward dormiva placidamente accanto a me e le sua gambe erano attorcigliate alle mie e alle lenzuola come a formare un tutt’uno.

Aveva un braccio dietro la testa e l’altro attorno a me e nonostante il fatto che dormisse mi stringeva forte a sé.

Non avevo modo di muovermi.

Gli lasciai un delicato bacio sul petto e poi mi aggomitolai ancora meglio addosso a lui.

Restai ferma in quella posizione ad osservarlo.

Doveva essere molto stanco, lo si vedeva dalle occhiaie con le quali si era presentato il giorno prima a casa mia e dal fatto che stesse dormendo come un bambino.

Era bellissimo e io lo adoravo in tutti i modi in cui una persona può essere adorata.

Restai ad osservarlo per un bel po’ fino a quando lo vidi stiracchiarsi per poi aprire gli occhi e regalarmi il suo sorriso sghembo bello da mozzare il fiato.

- Buongiorno amore – mi disse dopo avermi baciato la fronte.

- Buongiorno a te – gli risposi.

- E’ tanto che sei sveglia? – mi domandò.

- Una mezz’oretta all’incirca – gli risposi sorridendogli.

- E perché non mi hai svegliato? – mi chiese.

- Perché adoro vederti dormire. Sembri un bambino – gli feci notare dandogli un bacio a fior di labbra.

- Che ore sono? – mi domandò poi.

Mi voltai verso la sveglia e controllai l’orario.

- Le undici e mezzo. E’ un po’ tardi – gli feci notare.

- Per il tuo stomaco sicuramente si – mi disse lui dopo che il mio stomaco si mise a brontolare.

- Si hai ragione. E’ meglio che vado a preparare qualcosa per colazione – gli risposi dandogli un bacio a fior di labbra e scostandomi da lui avvolgendomi in un lenzuolo con il quale mi alzai.

- Intanto che tu vai io mi faccio una doccia. Ieri sono stata troppo impegnata a cercare prove per riuscire a darmi una rinfrescata – mi fece notare lui sarcastico.

- Pungente come al solito – lo rimbeccai giocosamente – nell’ultimo cassetto del mio armadio ci vede essere qualcosa di tuo. Vedi quello che trovi – gli spiegai alla fine prima di dirigermi in cucina.

Avevo un cassetto pieno di indumenti di Edward, soprattutto felpe o magliette. Adoravo indossarle quando stavo a casa perché avevano il suo profumo e tenerli addosso era come avere lui vicino.

Mi diressi in cucina e cucinai qualcosa, poi preparai il caffè e mentre aspettavo Edward mi fumai una sigaretta.

- Ho fatto presto? – mi chiese qualche tempo dopo comparendo in cucina.

- Rispetto ai tuoi standard si – lo rimbeccai mentre lui si avvicinò e mi bacio sulla bocca.

Solo allora lo osservai.

Indossava solo un paio di pantaloni di tuta marroni mentre il busto era completamente scoperto (à il link dei pantaloni di Edward: http://yfrog.com/9dpantolonitutaedwardj ).

- Perché mi guardi così? – mi domandò quando ci staccammo.

- Perché vestito così mi tenti – gli risposi sincera.

- Ma se ho solo un pantalone di tuta – mi fece notare lui.

- Appunto per questo – gli dissi baciandolo di nuovo.

- A proposito. Di là hai praticamente mezzo armadio mio. Adesso capisco dove finiscono tutti i vestiti che dici di buttare perché non ti piacciono più o perché mi stanno male – mi rimbeccò ridendo mentre si sedeva a tavola sorseggiando il caffè.

- Va beh, tanto poi te li faccio sostituire, quindi, che ti cambia a te? Mica ti vengono a mancare – mi giustificai io ridendo sotto i baffi mentre afferrai un pancake.

Facemmo colazione e quando finimmo andai anche io a fare la doccia.

Quando uscì asciugai i capelli velocemente legandoli in un disordinato chignon e poi mi misi un paio di pantaloni di tuta neri con gli elastici al livello delle caviglie e una maglietta maniche corte viola di Edward (à il link dei vestiti di Bella: http://yfrog.com/6dtutabellaj ).

Quando terminai sentì la televisione del salotto e immaginai che la stesse guardando. Stavo per raggiungerlo quando sentì un cellulare squillare, il suo.

- Bella rispondi tu per favore – mi urlò dall’altra stanza.

Lo presi e notai che era Alice.

Subito schiaccia il tasto verde.

- Pronto? – dissi non appena risposi.

- Lo sapevo, ne ero convinta – mi rispose lei senza nemmeno salutare.

- Qual è il problema, Alice? – le domandai mentre mi diressi in salotto e mi sedetti sul divano appollaiandomi tra le braccia di Edward.

Non ci fu bisogno che gli dicessi chi fosse perché l’avevo chiamata per nome quindi Edward aveva già capito chi fosse il mittente della telefonata.

- Avevo espressamente vietato ad Edward di avvicinarti a te, oggi – mi urlò contro.

- E da quando sei tu a decidere questo? – le domandai sarcastica.

- Bella smettila di scherzare. Oggi doveva essere una giornata solo donne, invece, è già passata tutta la mattina e non abbiamo fatto nulla – mi spiegò lei prima di staccarmi la telefonata in faccia.

Ma era impazzita?

Roba da non credere.

- Che succede? – mi chiese Edward quando guardai il cellulare sconvolta.

- Non ci credo, mi ha chiuso il telefono in faccia – gli risposi allibita mentre lui scoppiò a ridere.

- Amore non ti si può proprio guardare – mi disse tra una risata e un’altra riferendosi all’espressione che avevo messo su.

- Non infierire – lo rimproverai anche se alla fine scoppiai a ridere anche io.

Non feci in tempo a richiamarla che sentì una chiave inserirsi nell’incavo della porta.

- Adesso capisco perché l’ha fatto – mi disse Edward capendo anche lui che doveva essere Alice.

- Era nei paraggi il folletto – urlai per farmi sentire.

- Il folletto ti spacca la porta se non aprite entro tre secondi – ci urlò lei vedendo che c’era la catenina e, quindi, pur avendo le chiavi non poteva aprire.

Scansò la porta per vederci e noi alzammo il collo dal divano per guardare lei.

Notammo che non era da sola, ma c’erano anche Rose, Jasper e Emmett.

Ci alzammo e ci avvicinammo alla porta.

- Aprite – ci urlarono sia Alice che Rose.

- No – rispondemmo io e Edward all’unisono.

- Ragazzi vi sfondiamo la porta, giuro – continuò Alice.

Sapevo che se avessero voluto ci sarebbero riusciti, del resto c’era Emmett con loro e a lui sarebbe parso un giochetto da ragazzi spezzare quella catenina.

- Qual’era il programma? – chiesi io.

- Una giornata tutta per noi – mi rispose Rose.

- Stasera, rimandiamo tutto a stasera – proposi io.

- No, adesso – si intestardì il folletto.

- Ragazzi sgomberate. Ci vediamo stasera – gli disse Edward.

- E come glielo spieghiamo a Jacob che non sei dei nostri oggi? – intervenne Jasper.

- Ditegli che ho le prove, oppure, inventategli un’altra scusa e soprattutto ditegli che stanotte ho dormito a casa di mamma – gli rispose Edward.

- Cazzo Eddy, Jacob è da due mesi che organizza sta giornata. Ci resterà di merda – cercò di convincerlo Emmett.

- Se ne farà una ragione. Ditegli che stasera ci sarò – gli rispose lui.

- Non si fa così, però. Fateci almeno entrare – ci disse Alice.

Voleva fregarci?

- No – urlammo sia io che lui all’unisono.

- Fratellino giuro che questa me la paghi e tu, Bella, povera tu. Ve la faccio pagare, questa è una promessa. Che festeggiamo a fare io e Rose senza la sposa? – ci disse riferendosi a noi – uffa, no, non è possibile. Emmett sfonda questa cazzo di porta – disse poi Alice a suo fratello urlando arrabbiata nera.

- Emmett non ti azzardare – gli dissi io.

- Rosalie? – la chiamò Alice per andare in suo soccorso.

Nel frattempo vidi Edward uscire la mano verso fuori, probabilmente per togliere la chiave che Alice aveva inserito poco prima per aprire.

Non riuscivo a capire perché lo stesse facendo, ma non feci domande.

- Amore ti do un consiglio. O butti giù questa porta o resti in bianco per una settimana – spiegò Rose al marito.

- Siete due arpie – le rimproverai io.

- A mali estremi, estremi rimedi – mi risposero entrambe in coro.

- Emmett non lo fare – gli chiesi io.

- Mi spiace Dadà, ma ci perdo troppo – mi rispose lui ridendo dopo aver fatto cenno alle ragazze e a Jasper di spostarsi.

- Mi spiace Emmett, ma non lo farai – gli disse Edward ridendo dopo essere riuscito a togliere con la mano la chiave che Alice aveva inserito poco prima per aprire la porta.

Con la sua mano si era intrufolato nella fessura che la catenina lasciava e aveva tolto le chiavi buttandole a terra.

A quel punto chiuse la porta e si mise a peso morto per cercare di non farla aprire di nuovo dai ragazzi.

- Prendi la chiave di casa, muoviti – mi disse piano per non farsi sentire.

- Cosa credi di fare Edward? Ci vorrà un attimo per aprire di nuovo – lo rimproverò Alice mentre la sentì prendere la chiave da terra.

Presi la mia chiave di casa che era vicino alla porta e gliela diedi a Edward.

Lui la inserì nell’uscio e chiuse a chiave. Poi lasciò la chiave appesa.

Adesso capivo tutto.

Se lui lasciava la chiave appesa nessuno da fuori sarebbe riuscito a inserire la chiave.

Era stato geniale.

- Ah si Alice? E allora apri dai visto che dici che è così facile – la rimbeccò lui mentre entrambi scoppiammo a ridere.

Alice prese la chiave e cercò di inserirla nella porta, ma non ci riuscì.

- Cazzo ci hanno fregato. Hanno messo la loro chiave e l’hanno lasciata appesa – gli spiegò Jasper che per primo aveva capito tutto.

- Ciao, ciao, ragazzi. Ci vediamo stasera – gli dicemmo io e Edward all’unisono mentre ancora ridevamo come pazzi.

- Con questo avete firmato la vostra morte. Ci vediamo stasera – ci disse Alice sbuffando con il tono di una di quelle incazzate nere.

- C’è l’hanno fatta- sentì dire a Emmett mentre Rose per i forti nervi lo zittì.

Li sentimmo allontanarsi, mentre io e Edward ancora ridevamo.

- Sei un genio, lo sai? – gli dissi avvicinandomi ammiccante a lui.

- Lo sospettavo – mi rispose prendendomi per i fianchi e portandomi sul divano mentre prese a baciarmi.

- Ti adoro – gli dissi dopo un altro bacio.

Restammo tutto il pomeriggio lì, su quel divano a farci le coccole, tra risate, scherzi e baci interrompendoci solo per mangiare.

A tarda serata, erano già le dieci di sera, ci rendemmo conto che era ora di andare dai ragazzi.

Io da Alice e Rosalie, lui da Jacob, Jasper ed Emmett.

Edward prese una maglietta da dentro il cassetto e se la mise, poi si infilò le stesse scarpe con cui il giorno prima era venuto.

Io rimasi vestita in quel modo. Presi solo un paio di nike e li misi ai piedi.

Tanto sapevo che con le ragazze, orami, non saremmo andate da nessuna parte.

- Non so se c’è la farò a festeggiare – gli dissi quando entrambi fummo pronti per uscire.

- Lo dovrai fare comunque – mi disse lui con sguardo triste.

- Può darsi – mi limitai a rispondergli.

- E’ così – mi fece notare lui.

- Perché Edward? – gli chiesi dopo qualche minuto di silenzio.

- Perché cosa? – mi domandò non capendo cosa volessi dire.

Mi sposavo domani e lui non aveva detto nulla.

- Perché sei l’unico che non mi ha ancora fatto quella domanda? – gli domandai riferendomi al fatto se volevo ancora sposarmi.

- Perché sono l’unico che morirebbe per la risposta – mi rispose mettendosi di nuovo seduto sul divano per bene.

- Forse dovremmo parlarne – gli dissi anche se non ne avevo voglia.

- E cosa dovremmo dire? – mi chiese.

- Non lo so, ma qualcosa. Questo silenzio non aiuta – gli feci notare.

- Io non posso dire nulla. Sei tu quella che deve scegliere – mi disse senza nemmeno guardarmi.

Eravamo passati da un momento di pura gioia a uno in cui mi veniva voglia di buttarmi dal decimo piano.

- Ti amo Edward e non c’è cosa al mondo che vorrei più di stare con te, ma non posso scegliere te, non più, ormai. Non posso chiamare Jacob a un giorno dal matrimonio e dirgli che non lo sposo più, che amo il suo migliore amico. Come faccio? Come posso dargli una ferita tanto grande? Non se lo merita e lo sai – gli spiegai.

- Probabilmente hai ragione. Sai una cosa? Io l’ho sempre saputo. Ho sempre saputo che avresti scelto lui. Ti conosco da troppo tempo e ti ho visto allontanare tantissime cose belle che ti sono capitate, e adesso è arrivato il mio turno. Sapevo che sarebbe arrivato quel giorno, ma non riesco a pentirmi di nulla, perché, in tutta la mia vota, tu sei stata la cosa più bella nella mia orbita. Ed i miei sentimenti per te sono tanto forti da farmi capire che anche io posso essere una grande persona. E questi sentimenti sono più forti, più saggi, più persistenti e più duttili di qualsiasi altra cosa per me e li porterò sempre come me, qualunque cosa accada. Lo so che mi ami e che, forse, non amerai mai nessuno come hai amato me, ma so che a volte l’amore non basta, per questo ho sempre saputo che alla fine non avresti scelto me – mi spiegò lui avvicinandosi e dandomi un bacio a fior di labbra.

- Perdonami Edward, se puoi un giorno perdonami – gli dissi tristemente mentre calde lacrime mi rigarono il volto e lui subito si premurò di asciugarle.

Avevo preso la mia decisione e come al solito avevo scelto la felicità degli altri e non la mia.

Tipico di Bella Swan, era sempre stato così.

E nonostante stavo sbagliando tutto con Edward lui era qui con me ad asciugare le mie lacrime.

- Ci vediamo domani in Chiesa – mi disse con sguardo del tutto triste prima di darmi un bacio sulla fronte.

- Posso fare una cosa? – gli chiesi prima che se ne andasse.

- Tutto quello che vuoi – mi rispose.

Mi avvicinai e poggiai le mie labbra sulle sue in un bacio delicato, ma pieno d’amore, un bacio che sapeva d’addio, il nostro ultimo bacio.

- Grazie – gli dissi non appena mi staccai.

- Era meglio se non lo facevi – mi rispose lui.

- Perché? – gli chiesi triste anche io.

- Perché avrei preferito ricordarmi degli altri baci, non questo. Sa di amaro – mi disse lui con sguardo spento.

Si avvicinò e mi diede un bacio sulla fronte e dopo un “ti amerò sempre” uscì da quella casa per non rientrarci mai più.

Scoppiai a piangere come una bambina, poi dopo una mezz’oretta abbondante mi asciugai tutto e mi diresse verso casa Cullen.

Avrei dovuto dormire lì perché le ragazze volevano che vestita da sposa uscissi da quella casa che in quegli ultimi anni era stata come la mia vera casa.

Durante il tragitto faticai a trattenere le lacrime, ma non dovevo piangere più.

Non ne avevo nessun diritto.

Chi è causa del suo male pianga se stesso.

Era così che si diceva e non c’era frase che mi si addicesse meglio di questa.

Posteggiai la macchina e mi diressi verso l’ingresso della casa.

Trovai Alice, Rosalie, Esme e Carlisle sul divano a guardare la tv.

I ragazzi di sicuro erano a festeggiare con Jacob.

Quando entrai in casa tutti e quattro si voltarono verso di me e non ci volle molto per capire cosa era successo.

Forse i miei occhi gonfi e rossi dicevano più di mille parole.

- E’ questa la tua decisione? – mi chiese tristemente Alice che sembrava aver abbassato l’ascia di guerra impugnata quella stessa mattina.

- Non ne avevo un’altra – mi limitai a rispondere.

- Spero solo che non te ne pentirai, bambina mia – mi disse Carlisle prima che io mi buttassi tra le sue braccia per stringerlo a me.

Sentì anche le braccia calde e affettuose di Esme e mi sentì a casa.

Restai coccolata tra le loro braccia per un po’.

- Carlisle domani voglio che anche tu mi accompagni all’altare – gli dissi quando mi staccai da loro.

- Cosa? – mi chiese lui stupito come non mai della mia improvvisa richiesta.

- Tu devi esserci, devi essere lì a fianco a me. Charlie è mio padre, quello biologico, quello che amo più di ogni altra cosa al mondo, ma tu sei stato per me un affetto pari a quello paterno. Ti ho sempre considerato come un secondo padre, per me lo sei davvero e so che anche io per te sono come una figlia, perciò se ti va mi faresti contenta – gli dissi sincera.

- Non potevi rendermi più felice. Certo tesoro, domani sarò al tuo fianco così come lo sarò sempre – mi rispose stringendomi più forte a sé.

Restammo lì per un po’, poi Alice e Rosalie mi reclamarono e così salì in camera con loro.

Evitammo di parlare di matrimonio o cose del genere e loro non mi fecero storie per quello che era successo quella stessa mattina.

Una cosa era certa, non sarebbero rimaste in silenzio.

Se non quella sera avrebbero parlato il giorno seguente.

Mi dissero solo che ciò che avevano organizzato quella sera non si poteva più fare visto che io mi ero presentata solo a quell’ora.

Ci saremmo dovute accontentare di un semplice pigiama party.

A dire il vero io ne ero contenta, anche se non lo diedi a vedere.

Non avevo voglia di festeggiare in altri modi, non c’era proprio nulla di cui festeggiare.

Ci mettemmo a parlare di mille cose, ridendo e scherzando, ma dentro di me mi sentivo morire.

Avevo perso la parte più bella di me e sapevo che non l’avrei più avuta.

La cosa peggiore era che ero stata proprio io a rinunciarci, quindi non potevo prendermela con nessuno.

Bella, hai scelto la felicità degli altri a discapito della tua?

Bene, adesso piangitene le conseguenze.

Dannata coscienza.

A notte inoltrata mi addormentai e prima di cadere nelle braccia di Morfeo un unico pensiero attraversò la mia mente.

Addio Edward.

Ti amo e ti amerò per sempre.

 

 

…Adry91…

 

Risposte alle vostre recensioni:

- crista: Beh diciamo che Bella ha preso la sua decisione e a quanto pare il suo futuro non include Edward. Chissà se andrà tutto come spera.

 

- ledyang: Non ti posso dire se hai ragione oppure no, ma vedrai che qualunque cosa si scoprirà presto. Conoscendoti sono certa che questo capitolo non ti piacerà per nulla, ma prima o poi dovevo pur postarlo. Certo mi hai appena dato una notizia bellissima e questo capitolo non è certo un buon modo per ringraziarti, ma apprezza lo stesso il fatto che ho postato. Ti chiedo umilmente scusa, ma ti ringrazio per l’ottima notizia che mi hai dato.

 

- Maximo: Diciamo che Bella sembra decisa a sposare Jacob. Chissà cosa succederà adesso.

 

- ste87: Sono felice di sapere che lo scorso capitolo ti sia piaciuto. Mi auguro che anche questo sia di tuo gradimento.

 

- vanderbit: Non posso dirti nulla in merito al matrimonio. A differenza tua io non credo molto nel matrimonio, secondo me, al giorno d’oggi ha perso il suo valore, viene fatto troppo spesso e con troppo facilità. Secondo me è un passo troppo importante che va ponderato nel giusto modo. Guardandomi attorno non ci credo, però, ti assicuro che lo considero un legame troppo intimo e profondo, un passo che deve essere fatto secondo cognizione di causa e soprattutto deve avere dei giusti presupposti, fra tutti un amore sincero e profondo. Quindi, pur non credendoci, gli do molto valore e credo che un passo tanto importante debba essere fatto con la persona giusta. A quanto pare, però, Bella vuole infelicitarsi lo stesso.

 

- BaBa88: Beh lo so, il prologo non promette nulla di buono. Vediamo che succederà. Bella credo abbia già preso la sua decisione.

 

- eliza1755: Beh a quanto pare avevi ragione, Bella non sembra interessata a cambiare le cose e sembra proprio che abbia tutta l’intenzione di sposare Jacob nonostante tutto.

 

- Ed4e: Ci hai proprio azzeccato. Bella nello scorso capitolo non ha specificato nulla e in questo capitolo sembra aver preso la sua decisione. Vediamo adesso che combina.

 

Un grazie di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento e recensite. Un bacio.

 

Altre mie storie su Twilight

Ancora in  corso:

 

·        UNITI DAL DESTINO (à il link della storia: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=465990&i=1 ).

INTRODUZIONE:  Edward ha lasciato Bella in New Moon e non è non e mai più tornato. Gli anni passano e anche i decenni, ma due anime sono ancora tremendamente legate tra di loro perché il tempo possa cancellare ciò che l’amore ha creato. Cosa succederà se un giorno Bella dovesse rincontrare quella che aveva considerato fin dall’inizio al sua famiglia? E i Cullen e soprattutto Edward come reagiranno quando scopriranno che Bella è ancora la diciottenne che avevano lasciato? P.S. Bella non è un vampiro, ma non è comunque umana. Oltre i vecchi, ci saranno anche nuovi personaggi.

 

·        BISOGNA SBAGLIARE PER CONOSCERE LA VERITà  (à il link della storia: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=453783&i=1 ).

INTRODUZIONE: Bella vive a Phoenix da quando è nata e la sua vita ruota intorno ai suoi sei migliori amici: Alice, Rosalie, Emmett, Jasper, Jacob e Edward. Si conoscono fin da quando erano dei bambini, ma crescendo le cose cambiano e lei si ritrova solo con Jacob e Edward che sono iperprotettivi nei suoi confronti. Un giorno accade che Jacob si dichiara e in seguito le chiede di sposarlo. Lei accetta, ma lo ama davvero? Si certo, ma il suo non è amore, non quello vero almeno. Ed Edward? Cosa farà a questo punto? E se si accorgesse proprio ora che sta per perdere la persona più importante della sua vita? E se lei lo considerasse solo il suo migliore amico? E se invece non fosse così? La loro è solo amicizia? Si certo, ma non del tutto. Cosa succederà, allora? Bella sposerà Jacob? Forse solo da uno sbaglio si può scoprire la verità. Ma qual è questa verità?

 

·        RICORDARE IL PASSATO (à il link della storia: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=392921&i=1 ).

INTRODUZIONE: Edward lascia Bella per permettergli di vivere una vita normale, ma prima di farlo esaudisce il desiderio dell’unica ragazza che abbia mai amato. Dopo la sua partenza le cose cambiano e Bella non vivrà la vita che Edward ha sperato per lei. Si ritroverà vampira, con un figlia da crescere e un passato da ricordare. Riuscirà a ricordarsi del suo unico e vero amore? Ma soprattutto riuscirà a rincontrarlo?

 

·        !?...“Quando l’amore ti cambia la vita”…!? (à il link della storia: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=394174&i=1 ).

INTRODUZIONE: Rosalie, Bella e Alice sono tre sorelle newyorchesi che si trasferiscono a Phoenix. Sono le classiche ragazze popolari che tutti invidiano, dal carattere forte e deciso e che non si fanno mettere i piedi in testa da nessuno. A Phoenix le loro vite si incroceranno con quelle di tre fratelli Emmett, Edward e Jasper, anche loro dal carattere forte. Nessuno di loro crede nell’amore, ma presto si renderanno conto di sbagliare, presto l’amore entrerà nelle loro vite e da lì tutto cambierà.

 

·        L’AMORE è MAGIA (à il link della storia: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=393144&i=1 ).

INTRODUZIONE: Bella è una semplice ragazza che vive a Phoenix. Ha un fratello e due sorelle gemelle. La sua vita ruota intorno ai Cullen, i suoi migliori amici, la sua seconda famiglia. E poi c’è Tay, il suo fidanzato, ma lei ne è davvero innamorata? La sua vita è perfetta come crede? Il ritorno in città di Edward, il suo amico di sempre, gli incasinerà la vita e presto si renderà conto che quell’amico con il quale non fa altro che litigare non è poi solo un amico. Le cose non saranno semplici e in una notte tutto si complicherà.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** Il giorno del si ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie Meyer

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.

 

Eccomi qui con un altro aggiornamento. Sono in ritardo, lo so, ma sono ormai agli sgoccioli con gli esami e non ho molto tempo né per scrivere né per postare. Vi anticipo che una parte del capitolo è formato dal prologo, perché ebbene si, il fatidico giorno del matrimonio è arrivato. Comunque il capitolo solo per una breve parte sarà costituito dal prologo, quindi ci sarà anche del materiale nuovo. Ve lo dico in modo da leggerlo tutto, magari capendo che si tratta del prologo decidete di non leggerlo. Che dire di più? Niente, auguro solo una buona cerimonia a Bella e al resto degli invitati. Vi lascio al capitolo. Un bacio e buona lettura.

 

 

Capitolo 25

Il giorno del si

 

POV BELLA

Mi svegliai di soprassalto, avevo fatto un incubo, difatti ero tutta sudata, ma non ricordavo cosa avessi sognato.

Il buio più assoluto.

Notai che in stanza le ragazze non c’erano, di sicuro quando io mi ero addormentata loro erano tornate nelle loro camere, a fianco ai loro mariti, alle persone che in assoluto amavano più di tutti.

Erano l’emblema dell’amore.

Due coppie nate per stare insieme.

Alice era un pazza euforica ed era terribilmente estroversa, Jasper era il suo esatto opposto, calmo, riservato, tranquillo.

Eppure quei due si completavano a vicenda e andavano d’amore e d’accordo.

Rosalie all’apparenza era quella più fredda e superficiale, un po’ chiusa, mentre Emmett era un vulcano di allegria e spensieratezza, un vero bambinone.

Eppure anche loro due si completavano.

Erano i due pezzi della mela.

Ognuno aveva trovato il pezzo che lo completava.

A volte per via del loro carattere opposto, dicevo sempre a quei quattro che loro erano l’altra metà della mela, ma l’altra metà di colore diverso.

Una parte di un colore e l’altra di un altro, però stranamente perfettamente combacianti.

Anche io l’avevo trovata l’altra parte della mela, ma non ero stata così brava a sapermela tenere, così oggi mi sarei preparata ad unirmi con un’altra persona.

Mezza mela e mezza arancia.

Che strano connubio.

Mi alzai dal letto e quando poggiai i piedi a terra mi resi conto che era arrivato il grande giorno.

Mi diressi verso lo specchio e mi osservai.

Mi ero addormentata con i vestiti di ieri e il profumo della maglietta di Edward era ancora intatto, come se fosse rimasto impresso in quella maglia per essere un segnale, un monito per farmi capire qualcosa.

Evitai di cogliere quel segno, mi avrebbe portato solo a soffrire di più.

Avvicinai la maglia al naso e aspirai quel profumo, mentre calde lacrime iniziarono a bagnare le mie guance.

- Bella non è possibile, ancora non ti sei nemmeno lavata. Non ci credo – disse Alice entrando insieme a Rosalie nella mia stanza.

Ebbene si, perché anche io in quella grande casa avevo la mia stanza, quella dove dormivo o dove stavo tutte le volte che mi fermavo a casa Cullen.

Solo quando entrarono si resero conto di quello che stavo facendo e Rose si premurò di chiudere subito la porta.

- La vogliamo smettere con questa sceneggiata? – mi disse il folletto.

- Non capisco a cosa tu ti riferisca – le risposi asciugandomi le lacrime e lasciando cadere la maglietta al suo posto.

- Senti Bella oggi dovrebbe essere il giorno più bello della tua vita, lo è per tutte le donne. Io quando ho sposato Emmett ero felicissima, anche se ero ansiosa, Alice lo era altrettanto, solo che lei al posto dell’ansia aveva il nervoso, pensava che qualcosa sarebbe andato male. Tu, invece, sei passiva e questo la dice lunga. Andiamo da Jacob, parliamoci tutti insieme e gli spieghiamo la cosa, vedrai che capirà – mi disse Rose dolcemente facendomi sedere sul letto.

- Capirà? Tu sei pazza, come minimo mi odierà per non parlare di cosa farà a Edward. Immagino già la scena e no, preferisco non farla avverare – gli risposi stranamente tranquilla.

- Sei un’emerita idiota, lasciatelo dire. Vuoi infelicitarti una vita, ebbene fallo, ma quando te ne pentirai non venire da me, non venire da noi. Non vorrò mai trovarmi nella situazione di doverti dire “te l’avevo detto” – mi disse sincera Alice guardandomi negli occhi.

- Non succederà – le risposi cercando di essere convincente.

In tutta risposta tutte e due scossero la testa in senso di diniego.

Feci finta di non notarlo e mi alzai dal letto sorridendo.

- Allora che si fa adesso? Oggi sono la vostra Barbie, però, vedete di non esagerare. Voglio qualcosa di semplice – dissi sapendo che quella sarebbe stata l’unica cosa che avrei potuto dire per distrarle e per renderle felici.

- Benissimo. Innanzitutto vai a farti il bagno. Mi raccomando bagno e non doccia, hai bisogno di rilassarti e pure parecchio – mi disse Alice saltando giù dal letto.

- Lì dentro troverai già tutto. L’intimo e pure una vestaglia, mettiti tutto e poi passiamo alla fase due – continuò Rose.

Gli sorrisi e mi diressi in bagno, immergendomi nella vasca.

Restai lì dentro per un bel po’, poi uscì e mi sistemai proprio come mi avevano detto loro.

Tornai in stanza e vidi che tutte e due avevano già preparato tutto l’occorrente per trucco e parrucco.

Mi fecero un sorriso di incoraggiamento e poi mi fecero sedere.

L’operazione “facciamo diventare Bella una Barbie” stava iniziando.

Cercai di non badare al tempo che passava o quello che mi stavano mettendo, anche perché mi era stato severamente vietato di guardare qualunque cosa.

Mi resi conto che il tempo passava, ma quelle due ancora non sembravano finire.

Mi sentivo già spossata.

Ero chiusa in quella stanza da ore e non c’è la facevo più, mi sentivo sfinita perché Alice e Rosalie non stavano facendo altro che trattarmi come il loro giocattolino da truccare, pettinare e vestire.

Stavo contando i minuti e perfino i secondi che mancavano prima di potermi ritenere libera dalle loro grinfie.

- Perfetto. Adesso sei pronta. Puoi smettere di sbuffare e ti puoi guardare allo specchio – mi disse il folletto.

- Era ora – mi limitai a dire.

- Smettila di lamentarti. Oggi è il giorno più importante della tua vita e devi essere perfetta – mi disse Rosalie mentre mi faceva spazio per farmi guardare nel grande specchio della stanza.

Avevo paura di guardarmi allo specchio, paura di guardarmi e di non riconoscere l’immagine che vi era riflessa.

Avevo chiesto alle ragazze che volevo qualcosa di semplice, ma conoscendole non ero sicura che mi avessero accontentata.

Mi diressi allo specchio con gli occhi chiusi e dopo aver fatto un respiro profondo li aprì. Ciò che vidi mi lasciò senza fiato. Ero davvero bellissima.

I capelli scendevano sulle spalle in boccoli fluidi e morbidi. Alcune ciocche laterali erano state raccolte in alto e sistemate con delle piccole roselline bianche rendendo il tutto semplice, ma meraviglioso (à il link dell’acconciatura: http://yfrog.com/5nacconciaturaj ).

Il trucco era semplice, con colori molto tenui, ma allo stesso tempo abbastanza visibile. Un trucco che metteva in risalto il colore dei miei occhi. Il colore delle labbra era lieve, ma faceva esaltare la forma delle mie labbra e ne esaltava la carnosità (à il link del trucco: http://yfrog.com/5ntrupposposaj ).

Il vestito ricadeva perfetto sul mio corpo e lo stretto corsetto sembrava esaltare il mio seno rendendolo più prosperoso di quanto in realtà era. Un vestito semplice, ma che sembrava fatto apposta per me (à il link del vestito: http://yfrog.com/1svestitobellap ). Il tutto accompagnato da un paio di decolté dal tacco vertiginoso (à il link delle scarpe: http://yfrog.com/2oscarpebellaj ).

- E’ bellissima – dissi riferendomi alla figura dello specchio.

- Sei bellissima – mi corressero all’unisono Emmett e Jasper che erano appena entrati nella stanza e mi fissavano meravigliati.

Li osservai, erano entrambi molto belli.

Emmett indossava un vestito nero lucido con tanto di gilet dello stesso colore, una camicia di raso arancione, una cravatta nera e un paio di scarpe nere lucide.

Aveva lasciato la giacca sbottonata e questo gli dava un effetto elegante, ma sportivo allo stesso tempo (à il link del vestito di Emmett: http://yfrog.com/13vestitoemmetp ).

Jasper indossava, invece, un vestito nero sempre lucido, una camicia e una cravatta viola e un paio di scarpe sempre nere lucide.

A differenza di Emmett aveva abbottonato la giacca con un solo bottone e il gilet nero che indossava sotto si intravedeva appena (à il link del vestito di Jasper: http://yfrog.com/1svestitojasperp ).

Erano entrambi molto belli.

- Allora che ne dici? – mi chiese Alice.

- Avete fatto un lavoro magnifico – le risposi.

- Te lo dicevamo che ne sarebbe valsa la pena essere paziente – mi disse Rosalie.

- Charlie ti sta aspettando sotto. Voleva salire per chiamarti, ma gli abbiamo detto che saremmo venuti noi – mi disse Jasper.

- Hai fatto bene. Di sicuro mi avrebbe messo più agitazione di quella che già c’ho – gli risposi.

Mi diedi un’ultima occhiata e poi dopo aver fatto un respiro profondo mi diressi verso la porta, ma prima di raggiungerla qualcosa catturò il mio sguardo. Un poster appeso alla parate vicino alla porta, un poster che io e i ragazzi avevamo voluto fare con le nostro foto., un poster che ognuno teneva appeso nella propria stanza.

C’erano tre foto grandi e tre piccole. Nelle foto grandi in una c’era Rosalie abbracciata a Emmett, in un’altra Jasper che abbracciava da dietro Alice e in un’altra Edward che mi teneva per un fianco e io che gli mettevo il braccio dietro la testa.

Nelle tre più piccole c’era, invece, una in cui Emmett e Rosalie si erano fatti fotografare con espressione seria, Jasper e Alice con un’espressione sorridente e l’ultima in cui Edward mi baciava una guancia (à il link del poster: http://yfrog.com/iyposterxxj ).

Non appena vidi quel poster mi soffermai pensando al periodo in cui quelle foto erano state scattate e mi ritrovai a pensare che da allora erano cambiate tante cose.

- Bella sei sicura di quello che stai facendo? – mi chiese Emmett, forse, l’unico che per carattere era capace di smorzare i toni in una situazione del genere.

- Se ti dicessi di no cambierebbe qualcosa? – gli risposi facendogli un’altra domanda.

- Non sei costretta a farlo se questo non è quello che vuoi – continuò lui.

- Ho già deciso – mi limitai a dire.

- Sei consapevole che entrando in quella Chiesa firmi la tua infelicità e la sua? – mi chiese Jasper senza fare nomi, tanto sapevamo tutti a chi si riferisse.

Lo guardai, per poi spostare lo sguardo verso Emmett e infine verso Rosalie e Alice che non avevano parlavano, considerato che di tutta questa storia ne avevamo parlato qualche ora prima. Gliene fui grata.

Non sapevo cosa rispondergli o forse lo sapevo fin troppo bene, ma non avevo il coraggio di farlo, così decisi che era tempo di andare.

- Che stiamo aspettando? C’è un matrimonio da celebrare – gli dissi regalandogli un finto sorriso mentre, invece, cercavo di controllare delle lacrime ribelli che lottavano per uscire e rigarmi il volto.

Aprì la porta e uscì dirigendomi al piano inferiore dove mio padre mi aspettava per portarmi dritta all’altare.

- Alcune cose non sono nel nostro destino, a prescindere da quanto le vogliamo – dissi poi a tutti loro prima di dirigermi sotto.

Tutti e quattro scrollarono le spalle e mi guardavano come a dire “questo non l’hai voluto tu, il destino non c’entra”.

Lascia scorrere, non avevo voglia di replicare.

- Noi andiamo a prepararci, ci vediamo sotto – mi disse Alice mentre insieme Rosalie si diressero verso le loro rispettive stanze.

Io scesi al piano inferiore con i ragazzi, uno alla mia destra e l’altro alla mia sinistra e notai che sotto ad attendermi c’erano già papà, Carlisle e Esme.

Papà indossava un vestito lucido nero con il gilet dello stesso colore, una camicia bianca, la cravatta nera e le scarpe dello stesso colore del vestito (à il link del vestito di Charlie: http://yfrog.com/bdvestitocharliej ).

Era semplice, ma bello, forse anche perché non ero abituata a vedere mio padre in quelle vesti.

Carlisle aveva un portamento senza eguali, ma questo c’è l’aveva anche se indossava un semplice costume da bagno.

Com’è che si dice?

Ah si, la classe con è acqua.

Indossava un vestito gessato lucido blu, con gilet uguale, una camicia e una cravatta dello stesso colore del vestito e un paio di scarpe lucide anche queste blu (à il link del vestito di Carlisle: http://yfrog.com/0ivestitocarlislej ).

Era semplicemente perfetto.

Esme, beh, per Esme non c’erano parole.

Era di una bellezza devastante, quasi surreale.

Indossava un vestito lungo blu notte di raso. Di sopra era a corsetto ed era leggermente aperto a V all’altezza del seno. Un po’ di sotto del seno aveva una fascia sempre dello stesso tessuto e colore che si collegava dietro in un fiocco che stringeva l’abito. Era bellissimo.

Indossava un paio di sandali argentati dal tacco vertiginoso e una piccola borsetta dello stesso colore. Aveva una collana d’oro bianco che gli fasciava il collo, un grosso bracciale di diamanti, un paio di orecchini che richiamavano i diamanti del bracciale, un anello con tre brillanti e un orologio stupendo, o, forse, semplicemente era lei ad essere stupenda (à il link dei vestiti di Esme: http://yfrog.com/0ivestitiesmep ).

- Tesoro sei bellissima – mi disse proprio lei quando arrivai alla fine della scala.

- Posso dire lo stesso di te – mi limitai a dirle sorridendole sincera – e anche voi due non siete niente male – dissi io rivolgendomi poi ai miei due “papà”.

Li vidi osservarmi ammaliati e scoppiai a ridere seguita a ruota da Emmett, Jasper ed Esme.

- Evitate di commentare – dissi poi a tutti e due.

Sapevo che Charlie e Carlisle se avessero detto qualcosa mi avrebbero messo in imbarazzo.

- Sei davvero bellissima – dissero entrambi all’unisono scoppiando a ridere capendo di essersene usciti tutti e due con la stessa frase.

- Grazie – gli risposi mentre la loro risata contagiò pure me.

- Allora Bella, le ragazze ti hanno dato tutto? – mi chiese riferendosi alle tradizioni.

- Si certo. Qualcosa di vecchio e regalato c’è l’ho qui – dissi mostrando un bracciale che mi aveva regalato la stessa Esme qualche anno prima – qualcosa di nuovo c’è l’ho pure ovviamente, qualcosa di prestato e blu anche, Alice mi ha prestato la sua giarrettiera – continuai diventando rossa quando lo dissi.

- Benissimo. Almeno le tradizioni sono state rispettate – mi disse lei sorridendo.

- A proposito di tradizioni. Jacob ha mandato il bouquet di fiori per te così come tradizione – mi disse Carlisle porgendomelo.

Era un mazzo fatto con rose blu al centro con delle perle incastonate al centro dei fiori e intorno le rose blu c’erano quelle bianche (à il link del bouquet: http://yfrog.com/58bouquetycj ).

Era molto bello, l’avevo scelto insieme a Edward quando eravamo andati dal fioraio a scegliere i fiori per la giornata.

Poco dopo sentimmo scendere dalle scale Alice e Rosalie.

Alice indossava un vestito bordeaux a corpetto, molto stretto sotto e leggermente più ampio sotto, un paio di sandali stupendi neri dal tacco vertiginoso e una piccola borsa nera.

Aveva un orologio della Gucci nero, un bracciale con una striscia di diamanti, una collana e gli orecchini con dei brillanti e un anello nero e d’oro bianco (à il link dei vestiti di Alice: http://yfrog.com/0evestitialicep ).

Era bellissima, così come lo era Rosalie.

Indossava un vestito color perla a corpetto stretto sopra che andava ad ampliarsi sotto. Dal sotto il seno fino ai fianchi era molto arricciato.

Le scarpe erano dei sandali altissimi dello stesso colore del vestito e poi aveva una borsetta piccola blu notte, un paio di orecchini con una pietra blu circondanti da diamantini bianchi, un bracciale blu e di oro bianco, un anello con tre diamanti blu, una collana di oro bianco e un bellissimo orologio della Gucci (à il link dei vestiti di Rosalie: http://yfrog.com/6wvestitirosaliep ).

- Così non vale, però. Deve essere la sposa la più bella, con voi non c’è storia – gli dissi io ridendo quando giunsero in salotto con noi.

- Sei tu la più bella – mi risposero entrambe all’unisono sorridendomi.

Dopo che i presenti si complimentarono con loro decidemmo che era ora di andare in Chiesa, la sposa era già in ritardo di una buona mezz’ora.

- Certo che sei sempre tu, ti fai aspettare sempre – mi rimproverò bonariamente Emmett.

- La sposa si fa sempre attendere – mi giustificai io.

- Povero Jacob, non sa a cosa va incontro – continuò lui dandomi un bacio sulla guancia.

Gli sorrisi e poi lui insieme a Rosalie, Jasper, Alice e Esme si diressero in Chiesa con la macchina di Jasper mentre io, papà e Carlisle salimmo su una Ferrari F430 che Jacob aveva voluto noleggiare apposta per il matrimonio (à il link della Ferrari: http://yfrog.com/74ferrarif430avantij  http://yfrog.com/jtferrarif430dietroj ).

Mi posizionai al centro e da un lato si mise papà, mentre dall’altro Carlisle.

Durante il tragitto mi sentì protetta, avevo al mio fianco due persone che amavo e che mi sarebbero state accanto sempre e comunque e non potevo essere più felice.

Arrivammo in poco tempo e solo allora la paura cominciò a farsi sentire forte.

Fuori non c’era più nessuno, di sicuro erano già tutti entrati in Chiesa.

Avevo paura, una fottuta paura.

Scesi dalla macchina aiutata anche da Carlisle e papà e quando fui fuori da essa mi accorsi che c’era una persona appoggiata al pozzo che c’era nel cortile del castello, vicino alla Chiesa (à il link del pozzo: http://yfrog.com/japozzop ).

Era di spalle, ma l’avrei riconosciuto fra mille anche grazie ai suoi stupendi capelli perennemente arruffati.

In quel momento avrei tanto voluto che fosse lui lo sposo.

Appena sentì il rumore della macchina si voltò e fu allora che mi persi nei suoi occhi e non riuscì più a capire niente.

Lo vidi avvicinarsi verso di me e il mio cuore iniziò a perdere battiti, non sapevo se c’è l’avrei fatta.

Lo osservai e mi resi conto come era vestito.

Indossava un vestito nero lucido con una camicia bianca di raso e una cravatta nera. Le scarpe erano lucide e dello stesso colore del vestito e la giacca non era abbottonata rendendolo molto più sportivo che elegante (à il link del vestito di Edward: http://yfrog.com/13vestitoedwardj ).

Vedere Edward vestito in quel modo mi faceva strano, perché ero abituata a vederlo sempre in jeans e maglietta.

Quando fu ad un palmo da me mi sorrise.

- Vi dispiace se ve la rubo un attimo? – chiese a mio padre e a Carlisle.

- Edward siamo già in ritardo – provò a dirgli suo padre.

- Solo cinque minuti, giuro – puntualizzò.

Carlisle stava per dire qualcosa, ma mio padre lo bloccò con lo sguardo.

- Vi aspettiamo in macchina, muovetevi, però – disse poi rivolgendosi ad entrambi.

Sia papà che Carlisle ci fecero un sorriso e lui prendendomi per mano mi fece avvicinare al pozzo dove si appoggiò e fece appoggiare pure me.

- Sei bellissima, lo sai vero? – mi disse non appena i miei occhi guizzarono nei suoi.

- Anche tu lo sei – mi limitai a rispondergli.

Restammo in silenzio per qualche secondo e nessuno dei due sembrava intenzionato a dire qualcosa.

- Che c’è Edward? – gli chiesi poi capendo che qualcosa dovevamo pur dirla e non avevamo tutto il tempo che volevamo.

Se qualcuno si fosse affacciato ci avrebbe visto sicuramente parlare e non credo ci avrebbe preso per personale normali.

- Ieri sera dopo la festa sono tornato a casa con Jacob e mi ha confidato che ultimamente ti ha vista un po’ strana e gli ho chiesto strana in che senso. Non ha saputo rispondermi. Così gli ho chiesto di spiegarmi che cosa di te l’ha fatto innamorare. Mi ha risposto il tuo sorriso. Gli ho domandato quale dei tuoi tanti sorrisi. Non mi ha saputo rispondere. Mi ha detto che sorridi sempre allo stesso modo – mi rivelò anche se non riuscivo a capire il perché.

- Perché mi dici questo? – gli domandai.

- Tu credi di avere un solo sorriso? – mi chiese senza rispondere alla mia domanda.

- Certo Edward, magari qualcuno è più falso, qualcun altro più vero, ma bene o male sorrido sempre allo stesso modo – gli dissi.

- Ti sbagli. Tu hai sette sorrisi: uno quando qualcosa ti fa ridere davvero, uno quando sorridi solo per educazione, uno quando sei imbarazzata, uno quando ti prendi un po’ in giro, uno quando stai facendo dei progetti, uno quando parli dei tuoi amici e uno quando stai guardando me – mi confidò sincero sorridendomi.

Restai basita da quello che mi disse.

Come aveva fatto ad accorgersi di tutti quei particolari?

Come ci era riuscito?

In quel momento avevo solo voglia di buttarmi tra le sue braccia, ma mi limitai a prendere una sua mano e stringerla nella mia.

- Non credevo ti fossi accorto di questo, non credevo che qualcuno mai potesse accorgersene, forse, perché nemmeno io me ne sono mai accorta davvero – gli dissi sorridendogli.

- Ecco vedi? Questo nella mia classifica è il tuo primo sorriso, quello che amo di più – mi informò.

- E sarebbe? – gli chiesi.

- Quello che metti su quando guardi me – mi disse.

- Chissà perché. Comunque sono felice che tu mi abbia detto questo, è la cosa più bella che potessi fare per me – gli risposi sorridendogli ancora.

Lui rimase in silenzio, ma anche stavolta decisi di interromperlo.

- Dobbiamo andare Edward. Ci stanno aspettando e si staranno chiedendo che fine abbiamo fatto – gli dissi togliendo la mia mano dalla sua e spostandomi da lì per dirigermi alla macchina.

Non riuscì a fare nemmeno due passi che con la sua mano mi bloccò il polso provocandomi una scarica elettrica che mi attraversò tutto il corpo.

Stavo sbagliando lo sapevo, era lui quello giusto, ma, ormai, non potevo fare nulla, non potevo più tornare indietro, non più.

- Hai detto che quello che ti ho detto è stata la cosa più bella che potessi fare per te. Vuoi fare tu, adesso, una cosa per me, per favore? Prova a immaginare la tua vita, fra trenta, quarant’anni. Come sarà? Se la vedi con lui, vai. Ti ho già visto correre da lui, sopravviverò anche la seconda, se è quello che realmente vuoi, ma ti prego, ti prego Bella non scegliere la strada più facile – mi disse con appena mi voltai per guardarlo.

- Quale strada facile? Non esiste una strada facile, Edward. Comunque finisco per ferire qualcuno – gli spiegai mentre cercavo di non far fuoriuscire i lacrimoni.

- Smettila di pensare a quello che vogliono gli altri. Non pensare a quello che voglio io, a quello che vuole lui o quale che vogliono tutte le persone della tua vita. Tu cosa vuoi? Che cosa vuoi? – mi chiese con sguardo implorante.

Sapevo che non si aspettava che io gli dicessi che sceglievo lui, voleva solo che io gli dicessi quello che volevo io, ma se lo avrei fatto non mi avrebbe permesso di entrare in quella chiesa, non mi avrebbe permesso di sposare la persona sbagliata.

Abbassai lo sguardo e cercai di togliermi dalla sua presa.

Stranamente ci riuscì e mi accorsi che non era stato certo per la mia forza, ma era stato lui, era stato lui a lasciarmi andare.

Aveva capito che ero troppo codarda e mi stava lasciando andare.

Sapevo che stavo perdendo tutto, sapevo che dopo il sì a Jacob avrei definitivamente chiuso con Edward, ma non riuscivo a trovare una soluzione.

Avevo perso la cosa più bella che la vita mi avesse dato.

Edward aveva fatto di tutto e di più per me, per il nostro amore, ma io ero stata dura, irremovibile.

Lui non avrebbe più fatto nulla.

Con il suo lasciarmi il polso mi stava dicendo che era finita, che non c’era nulla da fare, che aveva lottato per questo amore, ma non lo avrebbe fatto più.

Non aveva più senso e nonostante era dura ammetterlo aveva ragione.

Con questa consapevolezza mi diressi verso la macchina, mentre Edward entrò in Chiesa.

Carlisle e papà uscirono dalla macchina e dopo aver aspettato cinque minuti per cercare di farmi riprendere ci incamminammo verso l’ingresso della chiesa.

Quando arrivammo davanti il portone sentì la marcia nuziale partire e vidi in lontananza Jacob vestito di tutto punto.

Indossava un vestito nero di raso con il gilet dello stesso colore, una camicia bianca e la cravatta nera.

Le scarpe erano lucide e dello stesso colore del vestito e nell’occhiello della giacca era stata messa una rosa bianca (à il link del vestito di Jacob: http://yfrog.com/hqvestitojacobj ).

Non c’erano dubbi, era lui lo sposo.

Spostai lo sguardo e vidi che accanto a lui c’era Edward, il testimone.

Non appena sarei arrivata all’altare si sarebbe seduto vicino a me alla mia sinistra, mentre accanto a Jacob a fargli da testimone c’era stranamente suo padre Billy.

Quando la marcia nuziale partì, io insieme a Carlisle da un lato e papà dall’altro ci dirigemmo verso l’altare.

Osservai Esme seduta al suo posto in prima fila e vidi in lei uno sguardo a metà tra il triste, il rassegnato e il felice.

Sapeva che non era quello che volevo.

Nel bancone dell’altra fila c’erano, invece, i ragazzi e tutti mi guardavano con lo stesso sguardo di Esme, ma invece di vedere quella parvenza di felicità che avevo visto in quella che sentivo essere mia madre ci vedevo speranza, anche se non capivo il motivo.

Guardai poi Edward e mi sentì come se il mondo mi crollasse addosso.

Era una maschera di dolore e anche se fingeva di sorridere lo vedevo, vedevo che probabilmente avrebbe voluto piangere, prendere a calci qualcuno o qualcosa.

Mi vennero in mente tutti i momenti passati con lui, i momenti magnifici che avevamo passato insieme, ma anche quelli dolorosi e mi resi conto come insieme a lui tutto mi sembrava più facile.

E’ strano come i momenti più belli lascino nel cuore la voglia di piangere.

Smisi di guardarlo, se l’avrei fatto ancora sarei andata incontro a lui baciandolo e mandando al diavolo tutto.

Posai gli occhi su Jacob notando che ero quasi arrivata a destinazione, ma guardandolo non riuscì a leggere nulla.

O era lui che non aveva espressione, anche se le sue labbra sorridevano, oppure ero io che per i troppi sensi di colpa non riuscivo a leggervi niente.

Arrivai all’altare e Carlisle e papà dopo avermi dato entrambi un bacio sulla guancia mi lasciarono nelle mani del mio futuro sposo.

Sorrisi a Jacob, poi mi voltai ad osservare Edward e il mio sorriso scomparve dal mio volto.

Jacob se ne accorse, ma mi sembrò fare finta di nulla.

Mi misi a guardare il prete capendo che sarebbe stata una lunga cerimonia.

Fino a quando sarei riuscita a continuare questa recita?

Sperai di farcela almeno fino alla fine di quella giornata.

Poi io e Jacob saremmo partiti in viaggio di nozze e poi ci saremmo trasferiti a San Francisco e magari mi sarebbe passato tutto.

Lo sperai con tutto il cuore mentre il prete iniziò la cerimonia.

 

 

…Adry91…

 

Risposte alle vostre recensioni:

 

- crista: In effetti Bella sta pensando solo a Jacob e non ha se stessa, consapevole di cosa andrà incontro portando avanti questa decisione. A questo punto, peggio per lei.

 

- LadySile: Non sei l’unica a non capire Bella. Diciamo che ha la mente un po’ contorta. Vediamo adesso cosa se ne farà di questa infelicità che ha scelto di portare avanti.

 

- ELLAPIC: La tua è davvero una bella domanda. La felicità di Jacob vale più di quella di Bella ed Edward? Credo che Bella dovrebbe chiederselo, ma forse ha paura lei stessa di essere felice. Quanto a Edward diciamo che l’ultima carta che aveva se l’è giocata, credo non posso più fare nulla.

 

- sharon95: Beh per adesso sembra aver scelto Jacob. Però tu non morire dal dolore, infondo peggio per lei.

 

- Ed4e: Hai proprio ragione. Qualunque cosa succederà al matrimonio sarà comunque una tragedia. Bella più che andare al matrimonio, al suo matrimonio, sembrava stesse andando ad un funerale.

 

- ledyang: Prende sempre in considerazione le tue richieste lo sai, ma la mia mente a volte è proprio bacata. Non so mai quale scherzo mi gioca. Vedremo. Comunque forse tu credi di non aver fatto nulla per meritare la dedica dello scorso capitolo, ma ti assicuro che ti sbagli. Mi hai dato una notizia supermegagalattica.

 

- vanderbit: Concordo con te, Bella ha paura, paura di essere felice, paura di iniziare tutto daccapo, paura, una fottuttissima paura.

 

- ste87: Ecco il grande giorno. Purtroppo o per fortuna è arrivato.

 

- kira killer: In effetti Bella non si sta comportando proprio bene. Ha barattato la felicità di Edward con quella di Jacob e forse nemmeno se ne rende conto.

 

- eliza1755: La tua idea di intrufolarti alla cerimonia mi piace parecchio. Se decidi di attuarla sul serio chiamami, verrò con te. Sai due sempre meglio che una. Ti ringrazio per gli auguri che mi hai fatto per l’esame. Spero vada tutto bene.

 

 

Un grazie di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento e recensite. Un bacio.

 

Altre mie storie su Twilight

Ancora in  corso:

 

·        UNITI DAL DESTINO (à il link della storia: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=465990&i=1 ).

INTRODUZIONE:  Edward ha lasciato Bella in New Moon e non è non e mai più tornato. Gli anni passano e anche i decenni, ma due anime sono ancora tremendamente legate tra di loro perché il tempo possa cancellare ciò che l’amore ha creato. Cosa succederà se un giorno Bella dovesse rincontrare quella che aveva considerato fin dall’inizio al sua famiglia? E i Cullen e soprattutto Edward come reagiranno quando scopriranno che Bella è ancora la diciottenne che avevano lasciato? P.S. Bella non è un vampiro, ma non è comunque umana. Oltre i vecchi, ci saranno anche nuovi personaggi.

 

·        BISOGNA SBAGLIARE PER CONOSCERE LA VERITà  (à il link della storia: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=453783&i=1 ).

INTRODUZIONE: Bella vive a Phoenix da quando è nata e la sua vita ruota intorno ai suoi sei migliori amici: Alice, Rosalie, Emmett, Jasper, Jacob e Edward. Si conoscono fin da quando erano dei bambini, ma crescendo le cose cambiano e lei si ritrova solo con Jacob e Edward che sono iperprotettivi nei suoi confronti. Un giorno accade che Jacob si dichiara e in seguito le chiede di sposarlo. Lei accetta, ma lo ama davvero? Si certo, ma il suo non è amore, non quello vero almeno. Ed Edward? Cosa farà a questo punto? E se si accorgesse proprio ora che sta per perdere la persona più importante della sua vita? E se lei lo considerasse solo il suo migliore amico? E se invece non fosse così? La loro è solo amicizia? Si certo, ma non del tutto. Cosa succederà, allora? Bella sposerà Jacob? Forse solo da uno sbaglio si può scoprire la verità. Ma qual è questa verità?

 

·        RICORDARE IL PASSATO (à il link della storia: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=392921&i=1 ).

INTRODUZIONE: Edward lascia Bella per permettergli di vivere una vita normale, ma prima di farlo esaudisce il desiderio dell’unica ragazza che abbia mai amato. Dopo la sua partenza le cose cambiano e Bella non vivrà la vita che Edward ha sperato per lei. Si ritroverà vampira, con un figlia da crescere e un passato da ricordare. Riuscirà a ricordarsi del suo unico e vero amore? Ma soprattutto riuscirà a rincontrarlo?

 

·        !?...“Quando l’amore ti cambia la vita”…!? (à il link della storia: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=394174&i=1 ).

INTRODUZIONE: Rosalie, Bella e Alice sono tre sorelle newyorchesi che si trasferiscono a Phoenix. Sono le classiche ragazze popolari che tutti invidiano, dal carattere forte e deciso e che non si fanno mettere i piedi in testa da nessuno. A Phoenix le loro vite si incroceranno con quelle di tre fratelli Emmett, Edward e Jasper, anche loro dal carattere forte. Nessuno di loro crede nell’amore, ma presto si renderanno conto di sbagliare, presto l’amore entrerà nelle loro vite e da lì tutto cambierà.

 

·        L’AMORE è MAGIA (à il link della storia: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=393144&i=1 ).

INTRODUZIONE: Bella è una semplice ragazza che vive a Phoenix. Ha un fratello e due sorelle gemelle. La sua vita ruota intorno ai Cullen, i suoi migliori amici, la sua seconda famiglia. E poi c’è Tay, il suo fidanzato, ma lei ne è davvero innamorata? La sua vita è perfetta come crede? Il ritorno in città di Edward, il suo amico di sempre, gli incasinerà la vita e presto si renderà conto che quell’amico con il quale non fa altro che litigare non è poi solo un amico. Le cose non saranno semplici e in una notte tutto si complicherà.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 26
*** Seguire la testa o il cuore? ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie Meyer

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.

 

Eccomi qui con un altro capitolo. So di essere in ritardo e mi scuso un casino. Spero siate clementi. Non vi anticipo nulla sulla storia, vi auguro solo una buona lettura. Un bacio a tutti.

 

 

Capitolo 26

Seguire la testa o il cuore?

 

POV BELLA

Non so nemmeno io bene come, ma sembrava come se il tempo trascorresse in modo veloce, fin troppo veloce, come se volesse punirmi, come se anche lui volesse vedermi presto con la fede al dito per punirmi a causa del comportamento che avevo avuto negli ultimi due mesi, ma soprattutto per il fatto che codarda come ero non aveva rinunciato a celebrare un matrimonio basata sul nulla.

Mi stavo sposando con una persona che al massimo potevo considerare un fratello.

Ebbene si, solo adesso mi rendevo conto di una cosa di fondamentale importanza, una cosa che fino a qualche minuto prima non avrei mai preso in considerazione.

Quel matrimonio era sbagliato, ma non tanto perché io amassi Edward, ma tanto più perché io non amavo Jacob, solo ora mi rendevo conto che lui era, per me, solo e semplicemente come un fratello.

Non gli volevo il bene che si può provare con una persona che dovrebbe stare al tuo fianco “per sempre”, ma come una persona con cui condividi lo stesso sangue, provavo, per lui, un amore puro, limpido, cristallino come lo si può provare per un fratello, una sorella, una persona con la quale non puoi avere altro se non un rapporto familiare.

Mi rendevo conto che questo matrimonio era già sbagliato per questo, poi se si aggiungeva l’amore che provavo per Edward mi rendevo conto come quell’unione sarebbe stata disastrosa su tutta la linea.

- Vuoi tu Jacob Blake prendere la qui presente Isabella Marie Swan come tua legittima sposa per amarla e onorarla tutti i giorni della tua vita? – chiese il prete a quello che sarebbe dovuto diventare il mio futuro marito.

Vidi Jake voltarsi verso Edward e subito verso di me, dopodiché mi sorrise e mi guardò negli occhi.

- Si, lo voglio – rispose mentre ancora aveva lo sguardo puntato sul mio.

Adesso era il mio turno e avevo fottutamente paura di sentire il prete rivolgermi la stessa domanda.

Sperai con tutto il cuore che qualcuno si alzasse e interrompesse quel matrimonio, ma queste cose succedono solo nei film e il quello non era un film, ma la realtà.

- E tu, Isabella Marie Swan, vuoi prendere come tuo legittimo sposo il qui presente Jacob Blake e amarlo e onorarlo tutti i giorni della tua vita? – mi chiese poi il prete.

L’aveva detto, me l’aveva chiesto e io dovevo solo rispondere.

E allora perché non ci riuscivo?

Aveva da quando mi ero alzata quella stessa mattina che mi ripetevo nelle mente quel dannato “si, lo voglio” e adesso non ero in grado di dirlo a voce alta.

In fondo erano solo tre parole, tre misere parole.

Non riuscivo a pronunciarle, non mi uscivano dalla bocca era come se, adesso anche il mio apparato vocale avesse fatto comunella con il mio cuore e la mia testa, per quanto volesse, non poteva fronteggiare entrambi.

Mi voltai verso Jacob che aveva preso a guardarmi visto che io non proferivo parola e vidi come il suo sguardo non aspettava altro che una mia risposta.

Distolsi lo sguardo da lui e mi voltai alla mia sinistra dove incontrai quegli stessi occhi che amavo sopra ogni cosa, quegli occhi che mi facevano perdere in un mondo che di reale non aveva nulla.

Fissai Edward in modo insistente e lui, inaspettatamente, mi sorrise, di un sorriso sincero, spontaneo e accompagnò quel sorriso da uno sguardo che lasciava poco all’immaginazione.

In silenzio mi stava dicendo di dire quel “si, lo voglio”, mi stava dicendo di andare fino in fondo, mi stava dando la sua “approvazione” e lo stava facendo in modo sincero mettendosi sotto i piedi i suoi desideri e il suo cuore.

Mi stava invitando a rispondere, mi stava facendo capire che non c’è l’aveva con me, ma che mi era accanto anche se non condivideva quella scelta, stava accettando quello che avevo scelto.

Continuai a fissarlo e poi passai lo sguardo di nuovo su Jake, il quale mi guardava trepidante e, adesso, un po’ preoccupato.

Voleva che rispondesse e che lo facessi in fretta.

- Bella dovresti rispondere – mi fece notare il prete sorridendomi, forse, pensando che il mio silenzio fosse dovuto all’emozione – allora, ti riformulo la domanda. Vuoi tu prendere come tuo legittimo sposo il qui presente Jacob Blake e amarlo e onorarlo tutti i giorni della tua vita? – mi disse, infine, sperando che questa volta mi degnassi di rispondere.

Questa volta mi voltai verso gli invitati e lanciai uno sguardo ai ragazzi.

Alice mi sorrideva e aveva lo sguardo di una che aveva appena vinto alla lotteria. Mi guardò rassicurandomi con quei suoi occhi magnetici e mi sorrise.

Jasper, seduto vicino a lei con la mano intrecciata nella sua, mi sorrideva pure, anche se notavo che aveva un non so che di preoccupato nel suo sguardo, ma il suo sorriso era protettivo, ma soprattutto confortante.

Vicino a lui, c’era Emmett che aveva un braccio intorno al collo di Rosalie e entrambi mi guardavano sorridendo ed entrambi mi incitavano con lo sguardo a rispondere, ma dal loro sguardo capì che si aspettavano che rispondessi con il cuore.

Mi voltai poi verso le sedute dove c’erano Esme, Carlisle e Charlie.

Papà sembrava tranquillo, in fondo per lui non era una novità che io fossi così titubante. Mi guardava sorridendo con uno sguardo che diceva solo: “mi fido di te”.

Carlisle, il mio secondo e amorevole padre, mi fissava raggiante, non c’era in lui nessun segno di preoccupazione nel suo volto, ma soprattutto non c’era nessun segno di stupore.

Che avesse sempre saputo che a questo punto mi sarei trovata in difficoltà? Che fosse per questo che, era stato, l’unico a non avermi fatto domande su quello che era successo? Che si fosse affidato al fatto che avrei capito da sola cosa era giusto fare senza bisogno che lui spendesse delle parole a riguardo?

Esme, mano nella mano con suo marito, mi sorrideva con fare materno e prima che io potessi distogliere lo sguardo da lei prese la mano che non era occupata a stringere quella del marito e si toccò il petto, proprio vicino al cuore.

Voleva dirmi solo una cosa: “scegli con il cuore”, “segui il cuore”, “va dove ti porta il cuore”.

Mi voltai di nuovo verso l’altare e guardai Edward che continuava a guardarmi sorridendomi e il suo sguardo che mi diceva: “dì di si”, non era cambiato.

Potevo davvero dire di si?

No, non potevo e pure se era sbagliato farlo in quel momento, non c’era altra soluzione.

Avrei seguito il cuore, fregandomene di tutto il resto.

Molta gente non mi avrebbe capita, ma non importava.

Le persone che più contavano per me erano dalla mia parte e me lo avevano dimostrato attraverso i loro sguardi e i loro sorrisi.

Solo di una cosa mi dispiacevo, dover deludere Jacob, doverlo fare soffrire, ma l’avrei deluso e fatto soffrire di più sposandolo e promettendogli un amore che non provavo per nulla.

Solo ora mi rendevo conto di tante cose che in tutto questo tempo avevo tralasciato.

E’ istintivo pensare che se corri avanti ti sarà più facile non voltarti indietro, perché pensi che più vai lontano e più vedrai piccolo e distante quello che ti sei lasciata alle spalle, ma le regole della prospettiva non sono valide in amore e io me ne stavo rendendo conto solo ora.

Ero stata troppo razionale e in amore non bisogna esserlo, dovevo semplicemente lasciarmi andare da subito e se lo avessi fatto, oggi, non mi sarei trovata in quella posizione scomoda.

- Allora Bella, lo vuoi o no? – mi chiese leggermente scocciato il prete.

Mi voltai a guardare Jacob e notai che aveva un’espressione indecifrabile in volto, non riuscivo a capire cosa stesse pensando.

Potevo vedere solo che muoveva il suo sguardo da me a Edward senza sosta, ma non aveva nessuna espressione in volto, sembrava una statua con gli occhi saltellanti, visto che era l’unica cosa che muoveva.

Voltai lo sguardo un’ultima volta su Edward e dopo aver risposto al suo sorriso cercando di fargli capire ciò che stavo per fare, mi voltai a guardare di nuovo Jake.

- Non posso – sussurrai appena, convinta che nessuno escluso chi era sull’altare con noi mi avesse sentito.

Sentì Edward farsi rigido dietro di me e Jacob assumere uno sguardo deluso, triste, lacerato, mentre il prete stava capendo poco e niente.

Seguire il cuore non è così facile come si crede.

A volte il cuore ti porta dove non dovresti andare, in posti che fanno paura pur essendo eccitanti, pericolosi, pur essendo attraenti. E a volte il cuore ti fa vivere storie che non potranno avere un lieto fine.

La parte più difficile, quando segui il tuo cuore, è che abbandoni la normalità, entri nell’ignoto.

E da lì non potrai più tornare indietro.

Stavo agendo senza logica lo sapevo, ma in amore la logica non serve.

Probabilmente un giorno mi sarei pentita di quello che stavo facendo, ma almeno non avrei avuto rimpianti, non avrei avuto rimorsi perché tutto ciò che stavo facendo era il mio cuore che lo stava facendo per me e al cuore non si comanda, il cuore ha le sue ragione che la ragione con conosce.

Non potevo essere più d’accordo di adesso con la frase del filosofo Blaise Pascal.

- Non credo di aver capito – mi fece notare il parroco.

Guardai di nuovo Edward e gli sorrisi, sperando che lui facesse lo stesso.

Avevo bisogno di sapere che c’era.

Come se lui avesse intuito il mio bisogno mi sorrise e addirittura mi regalò il suo sorriso sghembo che tanto amavo, il sorriso più rassicurante che potesse farmi.

Mi voltai verso il prete che mi guardava speranzoso che dicessi qualcosa e poi passai lo sguardo su Jake, era a lui che dovevo una spiegazione, di certo non al parroco.

- Jake io non posso, non posso sposarti – gli sussurrai per non farmi sentire dagli invitati dopo aver preso le sue mani nelle mie.

Sentivo i rumori alle mie spalle, probabilmente la gente non riusciva a capire cosa stesse succedendo, o forse, chi lo aveva già capito stava iniziando a spettegolare, ma in quel momento non me curai, avevo altro a cui pensare, ad esempio lo sguardo ferito con cui Jacob mi guardava.

- Perché Bella? – si limitò a chiedermi.

- Perché non sei tu la persona che amo, ti voglio un bene dell’anima e tu lo sai, ma non è amore e mai lo sarà – gli risposi triste prima di lasciare le sue mani e posargli un delicato bacio sulla guancia.

Mi voltai verso di Edward e nonostante il suo sguardo rassicurante non potevo fare a meno di vedere la tristezza nei suoi occhi, di certo la sofferenza di Jacob non era quello che voleva.

Mi resi conto che non potevo più stare lì dentro, così mentre alcune lacrime iniziavano a solcare le mie guance corsi fuori dalla chiesa dopo un veloce “scusate” agli invitati.

Di certo non avevo fatto una bella figura, anzi probabilmente tutti si sarebbero ricordati di me come quella che era scappata il giorno del matrimonio, ma stranamente non me importava nulla, quello che mi faceva stare più male era Jacob e il fatto che potesse essere considerato “l’uomo lasciato sull’altare”.

La colpa era mia perché in fondo al cuore sapevo che, alla fine, avrei scelto Edward, anche se non avevo mai voluto ammetterlo, ma testardo come ero avevo preferito andare avanti e arrivare a una scelta tanto drastica nel giorno peggiore.

Uscì fuori e mi guardai in giro.

Non c’era anima viva, neppure l’autista che Jake aveva ingaggiato per guidare quella che doveva essere la macchina degli sposi.

Come avrei fatto per tornare a casa?

Di certo non sarei potuta rimanere in quella chiesa.

A breve tutti gli invitati sarebbero usciti e se mi avessero trovato fuori non osavo immaginare quello che sarebbe potuto succedere, mi sentivo uno straccio già di mio, non serviva che anche gli altri mi rincasassero la dose.

- Ti serve un passaggio? – mi chiese una voce alle mie spalle che avrei riconosciuto fra mille.

Mi voltai e mi buttai subito tra le sue braccia muscolose e forti, quelle braccia che trovavo sempre aperte tutte le volte che ne avevo bisogno.

Mi trasmetteva calore, protezione e amore, anche se era un amore diverso, un amore tra fratello e sorella, perché questo era quello che ci consideravamo noi.

- Dadà hai fatto la scelta giusta, non serve piangere – mi disse Emmett mentre mi stringeva più forte a sé senza badare al fatto che gli stessi sporcando il vestito con le mie lacrime.

- Soffrirà terribilmente ed è solo colpa mia – gli risposi tra un singhiozzo e un altro.

- Avresti sofferto tu se non ti saresti comportata così e ti assicuro che avresti sofferto molto di più di quanto potrà soffrire lui adesso. Adesso vieni, andiamo a casa – mi disse un’altra voce dietro di me.

Era Jasper che venne incontro a me ed Emmett e mi abbracciò pure lui.

Rimasi abbracciata ai miei due pilastri perché era questo quello che loro erano per me e poi salì in macchina di Emmett prima che tutti e tre sfrecciassimo in direzione casa.

- Tesoro che dici se ti portiamo a Villa Cullen, invece, di casa tua? – mi chiese Emmett dopo qualche minuto di silenzio.

- Lo preferisco di gran lunga – gli risposi mentre cercavo di calmarmi.

- Risolveremo tutto, vedrai – mi disse Jasper che si era messo di dietro con me mentre io mi ero praticamente appollaiata sulla sua spalla.

Non gli risposi, ma lo strinsi più forte.

Con loro le parole non servivano.

Pensai a ciò che avevo lasciato in Chiesa e i singhiozzi aumentavano sempre di più.

Se Alice e Rosalie non erano in macchina con noi significava che erano rimasti lì a sistemare la situazione e la cosa mi preoccupava parecchio.

Non volevo che fosse successo qualcosa, ma ero quasi certo che qualcosa fosse dovuta succedere per forza, altrimenti tutte e due sarebbero corse fuori con me.

Avevo paura a chiedere a loro, una fottuta paura, per questo rimasi in silenzio.

In poco tempo arrivammo a casa Cullen e i ragazzi mi aiutarono a scendere ed entrammo tutti e tre a casa.

- Tesoro che dici se ti vai a togliere il vestito e poi ci mettiamo tutti e tre sul divano come ai vecchi tempi? – mi chiese con infinita dolcezza Jasper.

- Non mi va di salire su e toglierlo. Non ho voglia di fare niente – mi limitai a rispondergli mentre ancora piangevo.

Mi sedetti sul divano e feci loro segno di sedersi con me.

Mi appollai su di loro e mi lasciai cullare dalle loro carezze sentendomi protetta e a casa.

Non avevo idea di cosa sarebbe successo, ma una cosa era certa.

Con loro, con i miei amici che poi erano la mia famiglia, mi sentivo al sicuro e sapevo che sarebbero stati dalla mia parte sempre.

Con questa sicurezza cercai di rilassarmi anche se le lacrime continuavano a scendere copiose ed ero piuttosto in ansia non vedendo tornare nessuno.

Sapevo che c’erano un sacco di cose da fare visto il mio comportamento e visto il fatto che il matrimonio si era andato a fare benedire, ma in quel momento egoisticamente volevo la mia famiglia tutta lì con me.

 

 

…Adry91…

 

Risposte alle vostre recensioni:

 

- ledyang: Come vedi alla fine il cane non l’ha sposato. Sono convinta che hai apprezzato il gesto.

 

- giuly97: Beh diciamo che ci sei andata proprio vicino. Non è scappata con Edward, ma Jake l’ha lasciato davvero all’altare.

 

- LadySile: Come vedi alla fine non l’ha sposato, anche se si sente troppo in colpa per aver aspettato proprio il giorno del si per sposarlo. Come hai detto tu, però, non sempre ciò che è giusto corrisponde alla felicità.

 

- crista: Beh come vedi non l’ha sposato. Saranno state le parole di Edward o semplicemente si è resa conto di quanto davvero lo ama? Non lo sappiamo, ma una cosa è certa. Il matrimonio non ha avuto luogo.

 

- kandy_angel: E infatti non si è sposata.

 

- ELLAPIC: “Questo matrimonio non sa da fare” mi ha scritto nella scorsa recensione. Oggi ti rispondo “questo matrimonio non si è fatto”. Contenta?

 

- vanderbit: Sono contenta che i link dei vestiti e della macchina ti siano piaciuti. Quanto alla storia concordo con te, credo che i tradimenti come quello di questa storia siano i più terribili, perché il tradito si sente appunto tradito due volte. Credo che per quanto non ami Jake nemmeno lui si meritava questo.

 

- sharon95: Come vedi ti ho accontento. Il matrimonio non è stato celebrato e Bella adesso è libera di amare chi vuole.

 

- ste87: Non posso dirti se Jake abbia capito o meno di non essere la persona giusta, ma intanto il matrimonio non è stato celebrato. Al resto ci penseremo nei prossimi capitoli.

 

- eliza1755: Beh diciamo che per questa volta la scappatina in Chiesa c’è la siamo risparmiati, anche se è un vero peccato, almeno avremmo potuto vedere Edward e chissà magari vedendoci avrebbe lasciato la Chiesa con noi. Sogniamo dai, alla fine troppo male non può fare. Come vedi, comunque, Bella ha preso un po’ di coraggio e ha fatto l’unica cosa giusta che avrebbe potuto fare. Non c’erano altre soluzioni, ormai.

 

- Ed4e: Beh come vedi alla fine Bella è rinsavita e non ha detto si a Jake, non l’ha sposato anche se è consapevole di aver fatto tanti sbagli, uno fra tutti decidere di lasciare Jake proprio sull’altare. Adesso non ci resta che vedere cosa succederà nei prossimi capitoli. 

 

- lidiacullen: Come vedi, finalmente, Bella si è svegliata e ha fatto l’unica cosa che poteva fare: non sposare Jake considerato che ama Edward. Quanto alla scena dei sorrisi l’ho presa dal film: “Un appuntamento da sogno”. Ho sempre adorato quel pezzo in cui lui dice a lei dei sorrisi e così ho deciso di inserirlo nella mia storia.

 

- isabellacullen: Si, ti ringrazio, gli esami sono andai benissimo. Un bel 96, sono proprio contenta. Quanto alla storia diciamo che, ormai, siamo quasi agli sgoccioli. Dovrà ancora accadere qualcosa, ma non credo ci vorranno troppi capitoli. Beh come vedi il matrimonio non è stato celebrato, come tu avevi già immaginato. Beh in fondo chi legge anche le altre mie storie può chiaramente capire come hai fatto tu che adoro inesorabilmente Edward. Sono team Edward, infatti, e come vedi non riesco a concepire un finale che non sia EdwardxBella.

 

 

Un grazie di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento e recensite. Un bacio.

 

Altre mie storie su Twilight

Ancora in  corso:

 

·        UNITI DAL DESTINO (à il link della storia: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=465990&i=1 ).

INTRODUZIONE:  Edward ha lasciato Bella in New Moon e non è non e mai più tornato. Gli anni passano e anche i decenni, ma due anime sono ancora tremendamente legate tra di loro perché il tempo possa cancellare ciò che l’amore ha creato. Cosa succederà se un giorno Bella dovesse rincontrare quella che aveva considerato fin dall’inizio al sua famiglia? E i Cullen e soprattutto Edward come reagiranno quando scopriranno che Bella è ancora la diciottenne che avevano lasciato? P.S. Bella non è un vampiro, ma non è comunque umana. Oltre i vecchi, ci saranno anche nuovi personaggi.

 

·        BISOGNA SBAGLIARE PER CONOSCERE LA VERITà  (à il link della storia: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=453783&i=1 ).

INTRODUZIONE: Bella vive a Phoenix da quando è nata e la sua vita ruota intorno ai suoi sei migliori amici: Alice, Rosalie, Emmett, Jasper, Jacob e Edward. Si conoscono fin da quando erano dei bambini, ma crescendo le cose cambiano e lei si ritrova solo con Jacob e Edward che sono iperprotettivi nei suoi confronti. Un giorno accade che Jacob si dichiara e in seguito le chiede di sposarlo. Lei accetta, ma lo ama davvero? Si certo, ma il suo non è amore, non quello vero almeno. Ed Edward? Cosa farà a questo punto? E se si accorgesse proprio ora che sta per perdere la persona più importante della sua vita? E se lei lo considerasse solo il suo migliore amico? E se invece non fosse così? La loro è solo amicizia? Si certo, ma non del tutto. Cosa succederà, allora? Bella sposerà Jacob? Forse solo da uno sbaglio si può scoprire la verità. Ma qual è questa verità?

 

·        RICORDARE IL PASSATO (à il link della storia: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=392921&i=1 ).

INTRODUZIONE: Edward lascia Bella per permettergli di vivere una vita normale, ma prima di farlo esaudisce il desiderio dell’unica ragazza che abbia mai amato. Dopo la sua partenza le cose cambiano e Bella non vivrà la vita che Edward ha sperato per lei. Si ritroverà vampira, con un figlia da crescere e un passato da ricordare. Riuscirà a ricordarsi del suo unico e vero amore? Ma soprattutto riuscirà a rincontrarlo?

 

·        !?...“Quando l’amore ti cambia la vita”…!? (à il link della storia: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=394174&i=1 ).

INTRODUZIONE: Rosalie, Bella e Alice sono tre sorelle newyorchesi che si trasferiscono a Phoenix. Sono le classiche ragazze popolari che tutti invidiano, dal carattere forte e deciso e che non si fanno mettere i piedi in testa da nessuno. A Phoenix le loro vite si incroceranno con quelle di tre fratelli Emmett, Edward e Jasper, anche loro dal carattere forte. Nessuno di loro crede nell’amore, ma presto si renderanno conto di sbagliare, presto l’amore entrerà nelle loro vite e da lì tutto cambierà.

 

·        L’AMORE è MAGIA (à il link della storia: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=393144&i=1 ).

INTRODUZIONE: Bella è una semplice ragazza che vive a Phoenix. Ha un fratello e due sorelle gemelle. La sua vita ruota intorno ai Cullen, i suoi migliori amici, la sua seconda famiglia. E poi c’è Tay, il suo fidanzato, ma lei ne è davvero innamorata? La sua vita è perfetta come crede? Il ritorno in città di Edward, il suo amico di sempre, gli incasinerà la vita e presto si renderà conto che quell’amico con il quale non fa altro che litigare non è poi solo un amico. Le cose non saranno semplici e in una notte tutto si complicherà.

 

·        THE PRINCESS OF LOVE (à il link della storia: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=524454&i=1 ).

INTRODUZIONE: Bella è una ragazza alla moda che vive a Orange Country, con una storia difficile alle spalle, chiusa, ma allo stesso tempo ribelle verso gli altri incontra lui, Edward, un playboy da strapazzo, ribelle, odioso, presuntuoso, aggressivo, ricco e che non fa altro che dedicarsi con i suoi amici ricconi a feste mondane e al lusso più sfrenato. Riuscirà lei a lasciarsi andare all'amore? E lui? Riuscirà a mettere la testa a posto? E se tutto iniziasse ad andare x il verso giusto? Lei non sa, però, che un segreto alena dietro di lei, un segreto che lui non intende svelarle, non subito almeno, ma poi non sarà tardi? Una storia ricca di divertimento, scontri, ribellioni, ma amore, tanto amore. Sono tutti umani.

 

·        SEMPRE E PER SEMPRE (à il link della storia: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=532704&i=1 ).

INTRODUZIONE: Un semplice invito di matrimonio può cambiare quella che sembra essere diventata una vita stabile? Questo si chiede Bella quando si ritrova tra le mani l’invito del matrimonio di Alice e Jasper. Partire e raggiungere quella che un tempo era la sua migliore amica affrontando i fantasmi del suo passato? Oppure restare a casa e non correre rischi? Bella vive a New York, fa la giornalista, si è lasciata i Cullen alle spalle e si porta dietro da cinque anni due grandi responsabilità che portano il nome di Ej e Lizzie. Chi sono? E che c’entra Edward in tutto questo? Se vi va di scoprirlo correte a leggere la mia storia. Sono tutti umani.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 27
*** Perdere un amico ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie Meyer

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.

 

Eccomi qui con un altro aggiornamento. Come avrete immaginato siamo quasi arrivati al traguardo con questa storia. Mancano pochissimi capitoli, giusto due prima dell’epilogo. Non credo di postare con troppo ritardo i prossimi anche perché ho intenzione di finire questa storia per dedicarmi ad una storia iniziata da pochissimo che sostituirà questa. Che altro aggiungere? Spero che il capitolo sarà di vostro gradimento. Buona lettura. Bacioni.

 

 

Capitolo 27

Perdere un amico

 

POV EDWARD

Non potevo credere a quello che era successo.

Bella aveva lasciato Jake all’altere dicendogli di non poterlo sposare perché non lo amava.

Questo significava solo una cosa.

Bella, adesso, era finalmente mia, solo mia e lo sarebbe stata anche alla luce del sole.

Ero contento, immensamente contento, ma allo stesso tempo mi sentivo uno schifo perché vedere la tristezza e il dolore negli occhi di quello che era sempre stato il mio migliore amico mi faceva terribilmente male, forse molto di più di quanto avrei potuto credere possibile.

Bella aveva abbandonato la Chiesa da almeno un quarto d’ora abbondante. Emmett e Jasper gli erano corsi incontro e non potevo che essergliene grato.

Di certo non potevo allontanarmi io.

Alice e Rosalie erano rimaste qui e loro, insieme, a mamma, papà e Charlie avevano fatto uscire gli invitati dalla Chiesa scusandosi per l’accaduto.

Non mi importava molto di quello che pensava la gente, per adesso ciò che più contava era Jacob che non si era mosso di un millimetro da quando Bella era corsa via e sembrava fissare il vuoto, come se fosse in un altro mondo.

Non sapevo cosa dirgli, ogni mio gesto avrebbe potuto complicare le cose.

- Se ne sono andati tutti, forse, è meglio se usciamo da qui – disse Alice rivolgendosi principalmente a Jacob.

Vidi lui tornare nel mondo normale e girarsi verso di me.

- Sei un vero stronzo – si limitò a dirmi minaccioso indicandomi con un dito.

- Jake siamo in Chiesa. Usciamo e poi vediamo di sistemare le cose – gli disse Rose strattonandolo per un braccio.

Lui non disse nulla, si limitò a scrollarsi da dosso la presa di Rose e dopo avermi lanciato uno sguardo di fuoco si diresse verso l’uscita della Chiesa seguito da Alice e Rosalie.

Lì dentro restammo solo io, i miei genitori e Charlie.

- Penso che abbia capito tutto, non è stupido – mi disse Charlie con tono neutro.

- Lo credo anch’io – mi limitai a rispondere.

- Che intenzioni hai? – mi chiese papà.

- Gli parlerò e gli spiegherò come sono andate le cose – gli risposi – voi tornate a casa, Bella ha bisogno della sua famiglia. Qui me la sbrigo io con le ragazze. Ci vediamo più tardi – continuai dirigendomi verso l’uscita.

- Forse è il caso di restare con voi. Se Jacob ha capito tutto, potremmo cercare di farlo ragionare tutti insieme – propose mia madre.

- No mamma, preferisco sapervi a casa con Bella. Ha bisogno di voi adesso. E poi è una cosa che riguarda solo me e Jake, voi non c’entrate – gli risposi uscendo velocemente dalla Chiesa e vedendo che i tre erano appoggiati al pozzo dove prima dell’inizio del matrimonio avevo portato Bella per tentare in tutto per tutto.

Mi avvicinai e vidi Jacob irrigidirsi più di quanto già non lo era.

- Jake, senti… – iniziai a dire io quando fui a un passo da lui.

- Jake, un cazzo. Sei proprio un bastardo – mi disse con tutta la rabbia che aveva prima di darmi un pugno nel labbro spaccandomelo visto il sangue che cominciava a scendere copioso.

- Ma sei cretino? – gli disse Alice avvicinandosi a me per controllare cosa mi avesse fatto, mentre lo stesso fece Rose.

- No, non sono cretino, sono solo uno stupido – gli rispose lui senza curarsi minimante degli sguardi scioccati che vedeva sul volto delle ragazze.

- Sto bene, è solo un pugno – dissi a loro due che sembravano preoccupate forse per via del sangue che usciva copioso dalle mie labbra.

- Se vuoi te ne do un altro, te lo meriteresti tutto – mi disse Jake con sguardo arrabbiato oltre misura.

Aveva ragione, non avevo giustificazione e non potevo biasimarlo, anzi forse io al posto suo avrei fatto di peggio.

- Fallo. Cosa aspetti? – gli chiesi.

- Ti consiglio di non provocarmi – mi fece notare lui.

- Non voglio provocarti, dico sul serio. Vuoi sfogarti fallo, non muoverò un muscolo per difendermi. Se pensi che dopo ti sentirai meglio, fallo – gli dissi consapevole che l’avrebbe fatto davvero.

Infatti, non ci mise molto a scagliarmi addosso un altro pugno questa volta in piena pancia.

Mi piegai in due per il dolore, ci aveva messo tutta la sua forza e a me sembrava come se mi avessero contorto tutti gli organi interni.

- Jake smettila, gli fai male. E tu smettila di provocarlo – mi disse Rose.

- Andate a casa – dissi solamente ancora accasciato in due per via del dolore.

- Non dire sciocchezze, noi da qui non ci muoviamo. Da soli vai a sapere cosa combinate, vai a sapere come vi troviamo ridotti – continuò Alice.

- Andate a casa. Voi non c’entrate niente, è una cosa tra me e Jake – dissi con più decisione.

- Ma… – stava per dire Rose.

- Niente ma. Ho detto tornate a casa – gli risposi stavolta con assoluta durezza.

Il mio sguardo non ammetteva prediche e loro mi conoscevano troppo bene per non capirlo, così se pur riluttanti girarono i tacchi e dopo essere saliti in macchina se ne andarono.

Avevo creduto che tutti e quattro potevamo risolvere la cosa, ma Jake era troppo arrabbiato e non volevo che loro due assistessero ad un scena come quella, e poi di sicuro Bella avrebbe avuto più bisogno di loro rispetto a me.

Sentivo ancora un dolore lacerante alla pancia e la spaccatura al labbro cominciava a bruciare parecchio.

In quel momento, però, i dolori fisici passavano in secondo piano.

Ciò che più contava era quella sensazione fastidiosa che provavo dentro, quel senso di colpa lancinante verso la persona che mi era di fronte.

Mi sentivo il peggiore degli amici e in fondo lo ero davvero.

Guardai lui e mi resi conto di tutta la sofferenza che provava dentro.

Si era appoggiato con una mano al pozzo e con l’altra si passava una mano nei capelli.

- Da quanto? – mi chiese dopo minuti di silenzio.

- Da quanto cosa? – gli domandai guardandolo mentre cercavo di tamponare il sangue che usciva con un fazzoletto che mi aveva lasciato Alice.

- Non fare il finto tonto. Credi davvero che sia stupido? Bella, lei…lei mi ha lasciato per te – mi disse cercando di calmarsi.

- Io la amo e lei ama me, non è una giustificazione lo so, ma che senso avrebbe avuto sposarti? Vi sareste solo presi in giro – cercai di dire io.

- La ami? Sei davvero sicuro di sapere cosa significa amare? Cazzo Edward potevi avere tutte le ragazze che volevi, ti basta schioccare le dita perché mandrie di ragazze ti cadano ai piedi, ma no, non potevi accontentarti vero? Dovevi prenderti lei, dovevi dimostrare di essere tu il più forte, non è vero? – mi urlò contro con rabbia.

- Lei non è come tutte le altre. Tu lo sai, sai che l’ho sempre amata e sai che non è un gioco quello che provo per lei. Ok, ho sbagliato, è vero, ma nessuno ti dà il diritto di dire che volevo lei solo per il mio alter ego – gli risposi.

- Hai avuto una vita per correre da lei e rivelargli i tuoi sentimenti, ma sei stato sempre troppo codardo dal farlo. Dicevi che non potevi permetterti di rovinare il vostro rapporto e quando venni da te a dirti che avevo intenzione di dichiararmi mi hai spinto a farlo, dicevi che ero quello giusto per lei, quello che l’avrebbe resa felice, quello che lei si meritava. Hai giocato con me, hai fatto l’amico mentre dietro le spalle ti scopavi la mia donna – mi urlò a pochissimi centri menti dalla mia faccia.

Se non avessi avuto torto marcio gli avrei dato un pugno talmente forte la spaccargli la faccia perché non poteva permettersi di dire che con Bella ci avevo solo scopato. Aveva ridotto a zero ciò che entrambi provavamo l’uno per l’altra.

- Continuo a pensarlo che tu saresti quello giusto, continuo a pensare che tu te la meriti molto più di me, ma questo non cambia le cose. L’amore non è qualcosa che si può controllare, succede e basta – gli risposi cercando di restare calmo.

- Lo sai la cosa che fa più male, qual è? Che se oggi lei sarebbe arrivata fino in fondo, se lei avesse detto di si e sarebbe diventata mia moglie io non avrei mai saputo niente di tutta questa storia e tu avresti continuato a starmi accanto come amico pur sapendo ciò che avevi fatto – mi fece notare con più calma.

- Come hai fatto a capirlo? Come l’hai capito che sono io la causa del tuo fallito matrimonio? – gli chiesi evitando di rispondere a quello che mi aveva detto lui.

- Che domanda stupida che mi fai. Non ci voleva un genio per capire che Bella ultimamente era sempre troppo strana, aveva sbalzi d’umore allucinanti, ma soprattutto sembrava come se il contatto tra noi due gli desse fastidio. Ho pensato che tutto fosse dovuto al nervosismo per il matrimonio, ma ogni qual volta c’eri tu nei paraggi sembrava sempre più tranquilla, non riuscivo a spiegarmi perché. Poi oggi nel momento in cui il prete gli ha chiesto se voleva sposarmi prima ancora di guardare me si è girata a cercare il tuo sguardo, voleva una tua approvazione, quando ha visto che gliel’hai data si è girata a guardare gli altri. Ha poi guardato di nuovo te e dopo averti sorriso ha detto quel “non posso” che mi ha fatto crollare il mondo addosso. Non c’è voluto certo un genio per capire che mi nascondevate qualcosa anche considerando la sua frase, e poi il tuo sguardo quando lei ha lasciato la chiesa anche se dispiaciuto era lo sguardo di uno che ha appena avuto la cosa che più vuole. Ho sperato di sbagliarmi, ma quando ti ho tirato quel pugno senza che tu reagissi, anzi mi hai invitato a continuare se ne avevo voglia mi ha fatto capire che avevo ragione. Parlavi così solo perché sapevi di essere in torto. Sappiamo entrambi che sei sempre stato un tipo che non le mandava a dire, un tipo che non si faceva troppi problemi a tirarti un pugno se facevi qualcosa che non tollerava e il fatto che tu non hai mosso un muscolo è stata la chiara risposta che aspettavo – mi spiegò con una calma improvvisa.

- Senti Jake, so di aver sbagliato, so che dovevo fare finta di nulla e non rivelare a Bella quello che provavo, ma quando mi avete detto che avevate intenzione di sposarvi non potevo stare zitto. In me è scattato qualcosa che non so spiegarmi, sapevo solo che dovevo tentare. Devo ammettere che mi è andata bene visto che lei mi ricambia, ma ti assicuro che non era nel volere di nessuno farti soffrire – gli dissi cercando di apparire tranquillo.  

- Ci sei andato a letto? – mi chiese con sguardo sofferente.

Non sapevo cosa rispondere.

La tentazione di dirgli di no era forte, ma potevo davvero mentire ancora a lui, a quello che avevo considerato da sempre il mio migliore amico?

Non ero già stato fin troppo causa del suo dolore?

- Cambierebbe qualcosa? – gli domandai ignorando ciò che mi aveva chiesto anche se nella mia domanda c’era già la risposta.

- Sai cos’è la cosa che fa più male? Non è il tradimento in sé, non è neppure sapere, immaginare la donna che amo sopra ogni cosa tra le braccia di un altro, la cosa che fa più male è sapere di essere stato tradito dal mio migliore amico, da quello che da sempre ho considerato il fratello che non avevo mai avuto. Mi fa male e mi fa rabbia sapere di essere stato tradito in questo modo da colui con il quale ho giocato, riso, sperato e anche litigato, con colui con cui ho trascorso tutta la mia infanzia, la mia adolescenza, tutta la mia vita. Avrei potuto accettare un tradimento da chiunque, avrei sofferto, ma alla fine me ne sarei fatto una ragione, ma non così, non con te. Tra tutti, tu no. Da quando i ragazzi sono andati a Jacksonville sei stato la mia famiglia e avrei fatto qualunque cosa per te – mi disse sedendosi sul pozzo portandosi le mani sul viso.

Era distrutto e non potevo fare nulla per migliorare le cose, per aiutarlo.

Ero io la causa del suo male.

- Mi dispiace Jake, mi dispiace davvero tanto – gli rivelai sapendo che delle scuse non potevano bastare.

- Non me faccio niente delle tue patetiche scuse, non puoi capire come mi sento e non potrai capirlo se prima non ci passerai, ma nonostante tutto non te lo auguro, non auguro a nessuno di passava l’inferno che sto passando io adesso. Mi hai tolto tutto, mi hai tolto la donna che amavo, mi hai tolto il mio migliore amico, mi hai tolto i ragazzi, mi hai tolto la tua famiglia che avevo imparato a considerare anche la mia, mi hai spogliato di tutto. Non mi resta più niente Edward, niente. Complimenti, hai fatto un ottimo lavoro – mi disse sprezzante.

- Ti sbagli. Non hai perso tutto. La mia famiglia ci sarà sempre per te e i ragazzi pure, ti vogliono troppo bene – mi limitai a dirgli.

- Non dire cazzate. Loro sono la tua famiglia, saranno sempre dalla tua parte, anche se mi vogliono bene. Non li metterei mai di fronte ad una scelta perché so che sceglierebbero te, avrebbero scelto te sempre. Tutti alla fine scelgono te – mi disse quasi rassegnato.

- Jake non ti chiedo nulla, non credo neppure di potermi più ritenere tuo amico dopo quello che ho fatto, ma una cosa voglio che tu la sappia. In questo ultimo periodo mi sono sentito uno schifo perché sapevo che stavo sbagliando con te, eppure ogni volta che vedevo Bella mi perdevo nei suoi occhi ed era come se tutto si annullasse, come se al di fuori di noi due non ci fosse nessuno. Non sei l’unico a soffrire, lo faccio anche io, stanne sicuro, ma quello che è successo era inevitabile. Forse è accaduto nel momento sbagliato, ma sarebbe successo comunque. Non ti chiedo di perdonarmi, so che non potresti, ne tanto meno posso sperare che tutto torni come prima perché so che quello che ti ho fatto è il tradimento peggiore, ma ti prego cerca di perdonare Bella. Lei ci tiene troppo a te e fino all’ultimo era pronta a sacrificare la sua felicità per la tua, ti vuole un bene che tu nemmeno immagini. Lo so che sei arrabbiato, so che sei deluso, ma ti prego se davvero la ami come dici perdonala, non farla sentire in colpa. So che non ho il diritto di innalzare pretese, ma è l’ultima cosa che ti chiedo – lo pregai sperando che ascoltasse a fondo le mie parole.

- Vedo che hai capito tutto. Non ti perdonerò mai, mi ha dato un dolore troppo lacerante, mi hai pugnalato alle spalle. Ti volevo bene, davvero tanto, e continuerò a volertene questo lo so, ma non riuscirò più a guardarti negli occhi senza avere la voglia di picchiarti, non riuscirò più a guardarti e rivedere in te l’amico, il fratello che eri. Per me, dopo oggi, hai finito di esistere. Sei come morto, non ti voglio più vedere nemmeno in cartolina. Ti ho voluto bene e continuerò a volertene ed è questo che fa più male, fa male non riuscirti ad odiare del tutto nonostante quello che mi hai fatto, ma con il tempo ci riuscirò. Va via, adesso, tutto quello che avevo da dirti te l’ho detto, toglimi da davanti gli occhi la tua squallida presenza prima che io decida di riprenderti a pugni – mi disse sprezzante guardandomi con uno sguardo che non ammetteva repliche.

- Jake non… – provai a dire.

- Ho detto va via, sparisci dalla mia vita – mi urlò contro.

Capì che non c’era nulla da fare.

In un giorno avevo avuto la donna della mia vita, ma avevo perso il mio migliore amico e non riuscivo ad essere felice fino in fondo, ma nonostante questo egoisticamente mi resi conto che avrei sofferto molto di più se, invece di Jacob, avrei perso Bella.

Ero egoista, lo sapevo, ma l’amore che provavo verso quella donna era incommensurabile.

Mi diressi verso la macchina e misi in moto. Mi girai per guardare di nuovo Jacob, ma continuava a guardarmi con sguardo carico di odio, così sgommando partì verso casa Cullen.

C’era Bella ad attendermi, ma andavo lì con la consapevolezza che Jacob non mi avrebbe perdonato mai e poi mai.

L’avevo perso, perso per sempre.

 

 

…Adry91…

 

LEGGETE: Ho postato un’altra storia: Una rivincita d’amore. L’idea è partita vedendo una puntata di un telefilm che amo, poi stanotte ho fatto un sogno e la storia si è scritta da sé. Ovviamente solo l’idea base assomiglia al telefilm, il resto è completamente diverso. Vi lascio l’introduzione: Isabella Swan fugge via dalla sua città all’ètà di dieci anni, grassottella e timida viene presa in giro da tutti. Si rifugia a Jacksonville dalla madre, ma otto anni dopo il brutto anatroccolo si è trasformato in un bellissimo cigno. Decide di tornare a Beverly Hill, la sua città natale, dove i suoi vecchi amici la attendono, ma Bella è cambiata non solo fisicamente e vuole prendersi la sua rivincita su tutti coloro che un tempo la prendevano in giro. Nella sua vecchia città, però, non tutto è come lo ha lasciato. I Royal King, i suoi vecchi amici, sono in lotta continua contro i Blue Ice, un altro club di ragazzi popolari e ricchi. Cosa succederà con l’arrivo di Bella? Che succederà se un giorno i due gruppi si ritrovano costretti a collaborare? Filerà tutto liscio? Personaggi decisamente diversi da come abbiamo imparato a conoscerli, ma chissà…magari dall’odio nascerà qualcos’altro e quella che era sembrata una rivincita potrebbe diventare ben altro. Sono tutti umani.

Il link è questo: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=547040&i=1

 

Risposte alle vostre recensioni:

 

- Eva17: Beh in fondo si è resa conto che anche la sua felicità contava qualcosa, non solo quella degli altri.

 

- giuly97: Si, ci credo davvero che ti dispiace per Jake, ma sta tranquilla non sei l’unica. Diciamo che Jacob non è uno dei mie personaggi preferiti, anzi tutto il contrario.

 

- isabellacullen: Si, hai ragione, Bella ci ha messo un po’ troppo per decidersi. Avrebbe scelto Edward sempre e forse doveva solo trovare un po’ di coraggio e scegliere prima. Comportandosi così ha sbagliato di più, ma com’è che si dice? Meglio tardi che mai.

 

- LadySile: Edward è contento della decisione di Bella, sa che adesso per loro c’è una possibilità, ma è normale che non si sia messo a ballare in Chiesa, in fondo ha tradito il suo migliore amico e gli ha portato via la donna che amava. È vero ultimamente Jake non dedicava molte attenzioni a Bella, ma era solo perché dovevo sistemare tutto per la partenza, prima si è sempre occupato di Bella, anzi l’ha sempre messa prima del lavoro, prima di ogni cosa. Come vedi in quanto al pugno ci hai azzeccato davvero.

 

- ste87: Beh ti assicuro che anche io, come te, sarei morta di vergogna a scappare dall’altare, ma è questo il bello delle storie. Puoi far fare ai personaggi anche quello che tu non avresti mai il coraggio di fare. Comunque eccoti accontentata con un pov Edward.

 

- vanderbit: Eccoti chiariti i dubbi di Jake con il capitolo corrente. Quanto a ciò che ha fatto Bella doveva pensarci prima, ma concordo con te “meglio tardi che mai”.

 

- Stecullen94: Anche io sono team Edward forever. Beh non posso dirti adesso come andranno le cose, ma non dovrai aspettare molto. La storia è agli sgoccioli.

 

- ledyang: Beh, ero certa, che questa conclusione di matrimonio a te piacesse. In fondo tu il cane lo odi come me.

 

- lidiacullen: Si, in effetti Bella pensa sempre prima agli altri e poi a se stessa. Stavolta, anche se in ritardo, ha seguito il suo cuore.

 

- eliza1755: Anche io sono team Edward forever. Adoro Edward in tutto e per tutto. Comunque come vedi nel capitolo ho risposto alle tue domande circa i pensieri di Jake. In fondo solo uno stupido non poteva capire cosa ci fosse tra quei due.

 

- M Pesca: In questo capitolo non c’è stato il chiarimento tra Edward e Bella, ma quello tra Jacob ed Edward. Era necessario che ci fosse. Per quello dei due piccioncini dovrai aspettare, ma non molto. Come ho già detto la storia è davvero agli sgoccioli.

 

- consu89: Sono contenta che lo scorso capitolo ti sia piaciuto. Spero che anche questo sia stato di tuo gradimento.

 

- vittoriaKf: Sono felice che ti piace il mio modo di scrivere e le mie storie. Spero solo di un deluderti in futuro.

 

 

Un grazie di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento e recensite. Un bacio.

 

Altre mie storie su Twilight

Ancora in  corso:

 

·        UNITI DAL DESTINO (à il link della storia: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=465990&i=1 ).

INTRODUZIONE:  Edward ha lasciato Bella in New Moon e non è non e mai più tornato. Gli anni passano e anche i decenni, ma due anime sono ancora tremendamente legate tra di loro perché il tempo possa cancellare ciò che l’amore ha creato. Cosa succederà se un giorno Bella dovesse rincontrare quella che aveva considerato fin dall’inizio al sua famiglia? E i Cullen e soprattutto Edward come reagiranno quando scopriranno che Bella è ancora la diciottenne che avevano lasciato? P.S. Bella non è un vampiro, ma non è comunque umana. Oltre i vecchi, ci saranno anche nuovi personaggi.

 

·        BISOGNA SBAGLIARE PER CONOSCERE LA VERITà  (à il link della storia: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=453783&i=1 ).

INTRODUZIONE: Bella vive a Phoenix da quando è nata e la sua vita ruota intorno ai suoi sei migliori amici: Alice, Rosalie, Emmett, Jasper, Jacob e Edward. Si conoscono fin da quando erano dei bambini, ma crescendo le cose cambiano e lei si ritrova solo con Jacob e Edward che sono iperprotettivi nei suoi confronti. Un giorno accade che Jacob si dichiara e in seguito le chiede di sposarlo. Lei accetta, ma lo ama davvero? Si certo, ma il suo non è amore, non quello vero almeno. Ed Edward? Cosa farà a questo punto? E se si accorgesse proprio ora che sta per perdere la persona più importante della sua vita? E se lei lo considerasse solo il suo migliore amico? E se invece non fosse così? La loro è solo amicizia? Si certo, ma non del tutto. Cosa succederà, allora? Bella sposerà Jacob? Forse solo da uno sbaglio si può scoprire la verità. Ma qual è questa verità?

 

·        RICORDARE IL PASSATO (à il link della storia: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=392921&i=1 ).

INTRODUZIONE: Edward lascia Bella per permettergli di vivere una vita normale, ma prima di farlo esaudisce il desiderio dell’unica ragazza che abbia mai amato. Dopo la sua partenza le cose cambiano e Bella non vivrà la vita che Edward ha sperato per lei. Si ritroverà vampira, con un figlia da crescere e un passato da ricordare. Riuscirà a ricordarsi del suo unico e vero amore? Ma soprattutto riuscirà a rincontrarlo?

 

·        !?...“Quando l’amore ti cambia la vita”…!? (à il link della storia: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=394174&i=1 ).

INTRODUZIONE: Rosalie, Bella e Alice sono tre sorelle newyorchesi che si trasferiscono a Phoenix. Sono le classiche ragazze popolari che tutti invidiano, dal carattere forte e deciso e che non si fanno mettere i piedi in testa da nessuno. A Phoenix le loro vite si incroceranno con quelle di tre fratelli Emmett, Edward e Jasper, anche loro dal carattere forte. Nessuno di loro crede nell’amore, ma presto si renderanno conto di sbagliare, presto l’amore entrerà nelle loro vite e da lì tutto cambierà.

 

·        L’AMORE è MAGIA (à il link della storia: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=393144&i=1 ).

INTRODUZIONE: Bella è una semplice ragazza che vive a Phoenix. Ha un fratello e due sorelle gemelle. La sua vita ruota intorno ai Cullen, i suoi migliori amici, la sua seconda famiglia. E poi c’è Tay, il suo fidanzato, ma lei ne è davvero innamorata? La sua vita è perfetta come crede? Il ritorno in città di Edward, il suo amico di sempre, gli incasinerà la vita e presto si renderà conto che quell’amico con il quale non fa altro che litigare non è poi solo un amico. Le cose non saranno semplici e in una notte tutto si complicherà.

 

·        THE PRINCESS OF LOVE (à il link della storia: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=524454&i=1 ).

INTRODUZIONE: Bella è una ragazza alla moda che vive a Orange Country, con una storia difficile alle spalle, chiusa, ma allo stesso tempo ribelle verso gli altri incontra lui, Edward, un playboy da strapazzo, ribelle, odioso, presuntuoso, aggressivo, ricco e che non fa altro che dedicarsi con i suoi amici ricconi a feste mondane e al lusso più sfrenato. Riuscirà lei a lasciarsi andare all'amore? E lui? Riuscirà a mettere la testa a posto? E se tutto iniziasse ad andare x il verso giusto? Lei non sa, però, che un segreto alena dietro di lei, un segreto che lui non intende svelarle, non subito almeno, ma poi non sarà tardi? Una storia ricca di divertimento, scontri, ribellioni, ma amore, tanto amore. Sono tutti umani.

 

·        ORA E PER SEMPRE (à il link della storia: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=532704&i=1 ).

INTRODUZIONE: Un semplice invito di matrimonio può cambiare quella che sembra essere diventata una vita stabile? Questo si chiede Bella quando si ritrova tra le mani l’invito del matrimonio di Alice e Jasper. Partire e raggiungere quella che un tempo era la sua migliore amica affrontando i fantasmi del suo passato? Oppure restare a casa e non correre rischi? Bella vive a New York, fa la giornalista, si è lasciata i Cullen alle spalle e si porta dietro da cinque anni due grandi responsabilità che portano il nome di Ej e Lizzie. Chi sono? E che c’entra Edward in tutto questo? Se vi va di scoprirlo correte a leggere la mia storia. Sono tutti umani.

 

·        UNA RIVINCITA D’AMORE (à il link della storia: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=547040&i=1 ).

INTRODUZIONE: Isabella Swan fugge via dalla sua città all’ètà di dieci anni, grassottella e timida viene presa in giro da tutti. Si rifugia a Jacksonville dalla madre, ma otto anni dopo il brutto anatroccolo si è trasformato in un bellissimo cigno. Decide di tornare a Beverly Hill, la sua città natale, dove i suoi vecchi amici la attendono, ma Bella è cambiata non solo fisicamente e vuole prendersi la sua rivincita su tutti coloro che un tempo la prendevano in giro. Nella sua vecchia città, però, non tutto è come lo ha lasciato. I Royal King, i suoi vecchi amici, sono in lotta continua contro i Blue Ice, un altro club di ragazzi popolari e ricchi. Cosa succederà con l’arrivo di Bella? Che succederà se un giorno i due gruppi si ritrovano costretti a collaborare? Filerà tutto liscio? Personaggi decisamente diversi da come abbiamo imparato a conoscerli, ma chissà…magari dall’odio nascerà qualcos’altro e quella che era sembrata una rivincita potrebbe diventare ben altro. Sono tutti umani. Vi ho incuriosito? Correte a leggere.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 28
*** Un doppio chiarimento ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie Meyer

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.

 

Eccomi qui con un altro capitolo. So di essere in tremendo ritardo, ma mi auguro che possiate capirmi. Il capitolo per metà era scritto da parecchio tempo, ma stranamente l’ho scritto in un foglio in un momento in cui non potevo usare il pc. Ovviamente poi ci ho messo un sacco di tempo a ricopiarlo, ogni volta che iniziavo mi scocciavo. Preferisco di gran lunga scrivere direttamente al pc. Finalmente il capitolo è finito e sto postando. Vi avevo detto che prima dell’epilogo avrei inserito due capitoli, ma scrivendo mi sono accorta che i due capitoli prima dell’ epilogo potevano andare insieme, quindi questo è ufficialmente l’ultimo capitolo. Il prossimo, che posterò a breve (tranquilli, è già scritto, quindi non dovrete attendere molto) sarà l’epilogo e segnerà il “the end” di questa storia. Vi anticipo che l’epilogo sarà costituito da due pov, uno di Bella e l’altro di Edward. Adesso vi lascio al capitolo sperando che possa piacervi, fatemi sapere se vi va. Un bacione e buona lettura.

 

 

Capitolo 28

Un doppio chiarimento

 

POV BELLA

Era passata un’intera settimana dal mio mancato matrimonio con Jake e avevo trascorso tutti e sette i giorni chiusa a casa Cullen.

Non avevo il coraggio di tornare a casa e affrontare la realtà, non avevo il coraggio di ritrovarmi Jake sulle scale o sul pianerottolo di casa che mi guardava con rabbia, odio e delusione.

Papà e il resto dei Cullen mi erano stati vicino dicendomi che avevo fatto la scelta giusta e anche io ne ero convinta, ero solo delusa dal fatto che ci avessi pensato troppo tardi. Avrei dovuto parlare prima con Jake e non aspettare il giorno del matrimonio.

Quando Edward era tornato a casa quel giorno, sporco di sangue, e mi aveva raccontato della discussione con Jake mi ero sentita una schifo perché mi rendevo conto che avevo tradito Jake due volte. La propria donna con il proprio migliore amico era il tradimento peggiore che un essere umano potesse ricevere.

Quel giorno avevo medicato le ferite dell’uomo che amavo e poi mi ero chiusa in camera ed ero uscita solo per mangiare. Edward era paziente, non chiedeva niente ed era pronto a qualunque mia decisione.

Lo amavo e volevo stare con lui, ma era difficile riuscire a stargli accanto senza rendermi conto del dolore che avevamo causato a Jake. La verità era che io mi sentivo sporca ed ero certa che non mi meritavo di essere felice, non dopo quello che avevo fatto.

Tutti mi stavano accanto e cercavano di farmi sentire la loro presenza, il loro appoggio, ma io continuavo a sentirmi uno schifo.

- Avanti – dissi non appena sentii bussare alla porta.

Vidi Edward entrare in camera e venirsi a sdraiare insieme a me sul letto. Non disse una parola, si limitò solo ad abbracciarmi e a stringermi a sé, poi mi baciò la fronte e mi fece spazio sul suo petto. Non me lo feci ripetere due volte e mi sistemai tra le uniche braccia che bramavo.

Restammo in quella posizione non so per quanto tempo, stretti l’uno tra le braccia dell’altra.

Sapevo che anche Edward soffriva per quella situazione, in fondo Jake non era solo il mio fidanzato, ma ero anche il suo migliore amico.

- Edward, perché non si può scegliere chi amare? – gli domandai dopo ore di silenzio.

- Perché l’amore è ciò che di più irrazionale esiste, più ami qualcuno più perdi il senso delle cose. Innamorarsi a comando sarebbe bruttissimo e perderebbe tutta la sua magia – mi rispose lui stringendomi di più a sé.

Aveva perfettamente ragione e lo sapevo, ma era tutto difficile, maledettamente difficile. Restammo in silenzio un altro po’, poi lui mi guardò e mi sorrise.

- Che ne dici se scendiamo a mangiare qualcosa? A pranzo non hai toccato cibo – mi propose sorridendomi sghembo.

- A dire il vero non ho molta fame – mi lamentai.

- Nemmeno se a chiedertelo sono io? – mi chiese facendomi uno sguardo ammaliatore.

- Se me lo chiedi tu non vale. Lo sai che farei qualunque cosa per te – gli risposi ricambiando il suo sorriso e alzandomi insieme a lui dal letto per scendere sotto.

Andammo in cucina e mangiammo insieme qualcosa che Esme si era premurata di lasciarci in caldo.

Poco dopo sentimmo suonare il campanello.

- Vado io – disse Edward uscendo dalla stanza.

Terminai di mangiare le frittelle accuratamente preparate da Esme e poi mi diressi in salotto.

- Chi era? – chiesi entrando, ma mi bloccai non appena vidi chi c’era alle spalle di Edward.

Jake era lì che mi guardava cercando di sorridere, anche se gli risultava difficile farlo, lo si vedeva chiaramente.

- Ciao Bella – mi disse lui.

- Ciao Jake – mi limitai a rispondere io.

- Io salgo in camera, ho delle cose da fare – mi comunicò Edward salendo al piano superiore prima ancora che io avessi il tempo di rispondere.

L’aveva fatto apposto, lo sapevo, voleva che chiarissimo, ne ero certa.

A lui non interessava di se stesso, tutto quello che faceva lo faceva per rendermi felice e io forse non mi meritava una persona che mi amasse così tanto.

Solo dopo qualche minuto mi resi conto che in casa c’eravamo solo io e Jake e io non sapevo cosa fare.

- Vuoi qualcosa? – domandai cercando di rompere il ghiaccio.

- No, sto bene così. Vorrei solo parlare con te – mi spiegò serio.

- Vieni, sediamoci – gli proposi facendolo accomodare sul divano.

Mi sedetti anche io e poi lo guardai. Entrambi eravamo in evidente imbarazzo.

- Non pensavo sarei riuscito a venire – mi informò dopo qualche attimo di silenzio.

- Non lo credevo nemmeno io, ma sono contenta. Io non avrei mai avuto il coraggio di venirti a parlare – gli spiegai.

Calò il silenzio tra noi, un silenzio forse più imbarazzante del primo.

- Se non ci fosse lui mi ameresti in quel modo? – mi domandò poi diretto spezzando la quiete che si era creata.

Non lo aveva chiamato per nome, il che mi fece capire quanto ancora c’è l’avesse con Edward e sinceramente ne aveva tutti i diritti.

Avevamo sbagliato troppo.

- In quel modo come? – gli domandai stupita da quella domanda.

- Come un vero amore – mi rispose.

- Si, credo di si. Se non ci fosse Edward forse saresti tu l’unica persona che potrei amare – gli rivelai sincera.

- Ma lui c’è – continuò Jake sorridendomi triste.

Io annuii non riuscendo a dire altro.

- Perché non me l’hai detto prima? Insomma meritavo di saperlo prima, non trovi? – mi domandò.

- Non ne avevo il coraggio e poi ero intenzionata ad andare fino in fondo. Ti avrei sposato tralasciando la mia felicità pur di salvare la tua – gli spiegai.

- Non è giusto questo – si lamentò lui.

- La vita non è mai giusta – gli feci notare senza troppi problemi.

- E poi? Poi cos’è cambiato? – mi esortò a continuare.

- Poi mi sono resa conto che andare fino in fondo sarebbe stato prenderti in giro e non volevo che succedesse – gli dissi sincera.

- Fa male, molto. Avrei sopportato tutto, ma con lui…cavolo, con lui è diverso, ma sai una cosa? In fondo la cosa non mi stupisce più di tanto, dovevo aspettarmelo – mi fece notare.

- Cosa vuoi dire? – gli domandai.

- Che il vostro rapporto era troppo…troppo…non riesco nemmeno a trovare l’aggettivo per definirlo. Voi due siete sempre stati troppo uniti. Tu non sei capace di mentire, di tradire qualcuno, ti conosco e so che è così, ma non ho tenuto in conto lui, ciò che vi univa – mi spiegò lui.

- Io ho sbagliato, noi abbiamo sbagliato e penso che nessuno dei due potremmo mai scusarci per quello che abbiamo fatto. Non abbiamo giustificazioni – gli feci notare triste.

- Lo ami più di ogni altra cosa al mondo, non ti basta come giustificazione? – mi domandò.

- Non c’è giustificazione a quello che ho fatto – mi lamentai.

- Ho sempre voluto che tu fossi felice e forse la verità è che tu puoi esserlo solo con lui. In fondo voi siete nati per stare insieme. Io l’ho sempre saputo, ma ho voluto fingere che così non fosse. Tu e lui, lui e te, è sempre stato così. Io sono stato sempre il terzo incomodo. Ogni grande amore ne ha uno. Un giorno ai tuoi figli racconterai che l’antagonista della tua storia d’amore si chiamava Jake, ma gli dirai anche che questo Jake non  era cattivo come tutti gli altri antagonisti  delle fiabe e per questo ha perdonato la principessa innamorata – mi rivelò mentre io mi aprii in un sorriso.

- Davvero? – gli chiesi stupita.

- Dovrei avercela con te perché ti sei innamorata? Non siamo noi a decidere chi amare purtroppo o per fortuna e non posso fartene una colpa se il tuo amore non è nato per me. Ti amo troppo per non volere la tua felicità – mi disse serio.

Jake mi stava perdonando, un perdono che non meritavo, ma che stavo ricevendo.

- Non so se mi merito il tuo perdono – gli dissi sincera.

- Forse hai ragione, non lo so, ma è così che doveva andare. La verità è che sono stato egoista perché ti ho voluta fare mia in modo sbagliato. Io sapevo che lui era innamorato di te e in fondo al cuore sapevo che anche tu lo eri di lui, ma entrambi avevate troppa paura di rovinare il vostro rapporto e io ho giocato sporco, perché ho usato questa paura per averti tutta per me. Io in primis ti ho tradita facendo questo e mi rendo conto che dal tradimento non può mai nascere nulla di buono, per questo oggi sto tornando sui miei passi. Vorrei che tu non trascorressi i giorni con lui, ma con me, ma ho capito che non posso rifugiarmi dietro alle illusioni perché so che l’amore che provi per lui è più forte, supera ogni cosa. Oggi sono consapevole che non sarai mai mia, che non lo sei mai stata a dire il vero, ma non sono triste perché tu continui a vivere in me in un modo tutto speciale e per questo sorriderò sempre – concluse lui mentre io mi buttai tra le sue braccia.

Restammo non so per quanto tempo a stringerci, poi il mio pensiero andò all’uomo che amavo.

- Ed Edward? – chiesi quando poi ci staccammo.

- Non chiedermelo. Con lui è un’altra storia. Non credo che riuscirò a perdonarlo, non adesso almeno. La ferita brucia ancora troppo. Forse un giorno ci riuscirò, ma quel giorno è ancora troppo lontano – mi spiegò.

Sperai con tutta me stessa che un giorno ci sarebbe riuscito davvero. Non meritavo il perdono tanto quanto non lo meritava Edward, ma se io lo stavo ricevendo anche lui doveva riceverlo.

- Adesso devo andare o rischio di perdere l’aereo – mi disse poco dopo.

- Dove vai? – gli domandai curiosa.

- A San Francisco. Quel lavoro non l’ho mai rifiutato. Certo mi aspettavo di partire con te, ma va bene lo stesso. Cambiare aria mi aiuterà, ma resteremo in contatto tranquilla – mi disse abbracciandomi e alzandosi.

- In bocca al lupo per tutto. Spero che anche tu troverai la persona giusta – gli dissi accompagnandolo alla porta.

- Lo spero anche io. Salutami tutti. Ci vediamo presto – mi salutò abbracciandomi e baciandomi una guancia, poi salì in macchina e sfrecciò via veloce.

Restai lì impalata per un po’, poi entrai dentro.

Jake mi aveva perdonato. Non lo meritavo, ma era così.

Ero certa di aver compromesso inesorabilmente il rapporto con lui perché nonostante il suo perdono non avremmo mai potuto avere il rapporto di prima, ma quel piccolo gesto mi bastava. Avere anche un rapporto meno confidenziale mi sarebbe bastato, l’importante era avere comunque un rapporto.

L’unica cosa che potevo sperare era che, un giorno, lui avrebbe potuto perdonare anche Edward.

Edward…l’avevo trascurato terribilmente quella settimana.

Dovevo parlare con lui. Era il tempo di prendere in mano la mia felicità e per quanto mi riguardava la mia felicità portava un solo nome: Edward Cullen.

Salii in quella camera che per anni era stata di Edward e bussai, ma non ricevetti risposta, così entrai senza farmi problemi.

Lo trovai sdraiato sul letto con le mani dietro la nuca, la testa rivolta al soffitto e gli occhi chiusi. Aveva l’i-pod alle orecchie il che mi fece capire il motivo della sua mancata risposta, semplicemente non aveva sentito il bussare della porta.

Silenziosamente mi richiusi la porta alle spalle e mi avvicinai al letto osservandolo attentamente.

Sembrava stesse dormendo, ma io sapevo che non era così, non aveva certo l’espressione rilassata che metteva su quando Morfeo lo cullava tra le sue braccia. Al contrario aveva un’espressione tesa e la cosa non mi piaceva per nulla soprattutto perché proprio in quel momento mi resi conto che in tutta quella settimana aveva pensato principalmente al mio dolore e poco al suo.

Anche lui soffriva, Jake era il suo migliore amico.

Mi avvicinai a lui e appoggiai delicatamente le mie labbra alle sue. Un tocco leggero, morbido, ma che bastò a fargli aprire gli occhi, quegli stessi occhi che li vidi fissarmi per poi sorridermi. Si, perché gli occhi di Edward erano capaci anche di sorridere.

Mi strattonò a sé e mi ritrovai praticamente su di lui e prima che mi rendessi conto di tutto il resto mi ritrovai le sue labbra premute di nuovo sulle mie, ma stavolta non c’era nessun bacio delicato, ma un bacio che sapeva di amore, di mancanza e di passione.

Quando ci staccammo lo guardai intensamente negli occhi e lui fece lo stesso con me e in quel momento, proprio in quell’esatto attimo in cui i nostri sguardi si incontrarono entrambi ci rendemmo conto di cosa davvero eravamo noi due.

Non eravamo certo amanti nati sotto una cattiva stella come avevamo sempre pensato, non eravamo neppure persone condannate ad essere solo amici, né gente troppo diversa l’uno dall’altra per costruire qualcosa. Noi eravamo solo due persone che si amavano incondizionatamente, due persone che non potevano fare a meno di farlo, perché eravamo due ragazzi che si erano conosciuti alla nascita, due ragazzi che il destino aveva voluto insieme e non c’era forza più grande del destino.

- Mi dispiace, amore, mi dispiace proprio tanto – gli dissi dopo qualche minuto di silenzio e dopo avergli tolto le cuffie dalle orecchie.

- Di cosa stai parlando? – mi domandò lui leggermente preoccupato.

- Del mio comportamento in questa settimana. Mi sono chiusa in me stessa allontanando gli altri, ma soprattutto te, tu che eri l’unica persona che davvero volevo vicino, ma tu ci sei stato sempre, silenzio e protettivo come solo tu sai essere – gli spiegai.

- Avevi bisogno di tempo per elaborare la cosa, ma soprattutto per riuscire a perdonare te stessa. Ti conosco e sapevo che quell’atteggiamento non era dovuto al fatto che volessi allontanarmi da te, ma semplicemente che volevi il tuo spazio, uno spazio che in quel momento era l’unica cosa che poteva aiutarti – mi disse lui sorridendomi.

- Ti amo Edward, ti amo come non avrei mai pensato di poter amare. Ti amo nei tuoi silenzi, nei tuoi sorrisi, nei tuoi gesti, nel tuo modo di farmi capire quanto io sia importante per te. Il rapporto che abbiamo noi due è qualcosa di inspiegabile. Potrei trascorrere tutta la mia vita a cercare di creare un altro legame come quello con te, ma so già che sarebbe inutile. Mi sono ostinata a voler portare avanti la felicità di un’altra persona tralasciando la mia, ma soprattutto la tua, poi qualcosa si è smosso. Mentre all’altare il prete mi chiedeva di dire “si” mi sono resa conto di ciò che stava davvero succedendo. In quel momento il prete non mi stava dicendo di dire “si lo voglio” a Jake, lui in quel momento mi stava chiedendo di scegliere tra te e lui consapevole che una scelta avrebbe portato al dover rinunciare all’altro ed allora ho capito tutto. Io non dovevo scegliere perché lo aveva già fatto il mio cuore e quello aveva scelto te, ti aveva scelto da quando i nostri occhi di bambini si erano incrociati, il mio cuore avrebbe scelto te sempre. Ti amo Edward, ti amo totalmente e incondizionatamente. Tu sei tutto ciò che voglio e tutto ciò che non pensavo di volere – conclusi il mio discorso mentre stringevo spasmodicamente la sua mano.

Lui non disse nulla, si limitò a sorridermi sghembo, poi si avvicinò a me e mi baciò a fior di labbra.

- Sai cosa dice sempre mia madre? Dice che il vero amore non ha bisogno di parole, ma vive di sguardi. Nel mio puoi leggere solo il grande e sconfinato amore che provo per te. Tu sei tutta la mia vita e dirti ti amo e una classificazione troppo limitata per farti capire quello che provo per te, ma ti amo, ti amo più di ogni altra cosa al mondo – mi rispose lui mentre io gli sorrisi e mi buttai addosso a lui baciandolo con vigore.

Mi strinsi a lui più forte che potei e in quel letto, quel letto che ci aveva visti bambini stringerci l’uno nelle braccia dell’altra, quel letto che ci aveva fatto compagnia mentre adolescenti guardavamo la tv, quello stesso letto che ci aveva visti complici in tutto e per tutto durante tutti gli anni della nostra crescita, proprio lì facemmo l’amore e solo quando lo sentii entrare dentro di me mi resi conto che era come se facessi l’amore per la prima volta in tutta la mia vita e scoprii quanto fosse bello farlo con la persona che si amava davvero.

Noi eravamo lì ad amarci senza più doverci nascondere, senza avere il timore che qualcuno ci scoprisse, ma soprattutto senza quel senso di colpa che ci attanagliava lo stomaco ogni volta che semplicemente ci sfioravamo.

Lì, su quel letto, Edward mi marchiò di un amore infinito, un amore che solo noi due insieme eravamo in grado di emanare e in quello stesso istante mi resi conto che in quella stanza c’era tutto il mio mondo, tutto ciò che mi serviva nella vita per essere felice e certo non avrei permesso che qualcuno me lo portasse via.

E mentre ci accoccolavamo l’uno tra le braccia dell’altra mi apparve una verità che fino ad allora non avevo tenuto in considerazione: io e lui eravamo finalmente insieme, tutto il resto non contava, tutto il resto l’avevo scordato.

 

 

…Adry91…

 

 

Risposte alle vostre recensioni:

 

- vittoriaKf: Non c’è che dire, hai proprio ragione. La verità è sempre la cosa migliore, anche se a volte è difficile da sopportare e da affrontare. Jake alla fine si è mostrato molto più comprensivo del previsto anche se difficilmente perdonerà Edward.

 

- Noemina90: Sono contenta che sei felice per Edward, in fondo l’importante è la sua felicità. Come avrai capito io sono una team Edward forever, quindi non ti stupire per quello che dico.

 

- LadySile: Concordo con te sul fatto che Bella doveva dire la verità a Jake molto tempo prima, ma com’è che si dice in questi casi? Meglio tardi che mai. Come vedi i due si sono finalmente messi insieme, adesso non ci resta che aspettare l’epilogo per vedere se davvero questi due riusciranno a stare insieme oppure no.

 

- ste87: Beh credo che la delusione in amore sia una cosa bruttissima, ma la delusione in amicizia è qualcosa che non si riesce a superare con facilità. Come vedi Jake ha diciamo perdonato Bella, ma non riesce a fare lo stesso con Edward, seppur i due hanno fatto lo stesso sbaglio. Ti assicuro che anche io ne ho avute di delusioni d’amicizia e si sta davvero da schifo. Avrei tanto voluto essere come Jake e riuscire a passarci sopra, ma purtroppo questo non fa parte del mio carattere, motivo per cui credo che ci sono cose che non è facile perdonare. Non mi sono trovata mai nella situazione di Jake, ma nonostante questo so cosa significare essere delusi da un’amicizia.

 

- ledyang: La tua recensione mi ha fatto morire dal ridere. Noto con piacere che sei molto dispiaciuta per il cane, davvero tanto, ma del resto io sono come te. Finalmente i due sono insieme. Resisteranno oppure no? Lo scopriremo nel prossimo capitolo che non sarà che un epilogo che segnerà la fine di questa storia.

 

- Stecullen94: Vedo con piacere che a nessuno è dispiaciuto per Jake e devo dire che nemmeno a me, diciamo che sono una Edward forever. Che ci vogliamo fare se questo qui ci ha conquistato tutte.

 

- vanderbit: In effetti Jake in questa storia è stato tradito da tutte le parti e in tutti i modi possibili. Tradito nell’amore come nell’amicizia e nonostante tutto è riuscito a “perdonare” in qualche modo Bella, ma l’ha fatto solo perché le vuole davvero bene e ha capito che il comportamento di Bella è stato qualcosa dovuto ad una forza superiore a lei stessa, qualcosa che lei non è riuscita a controllare. Come vedi no, Jake non è uscito dalla storia, anche in questo capitolo compare.

 

- hopelove: Sono contenta che la storia ti piaccia e spero di non averti deluso con questo capitolo.

 

- eliza1755: Come te anch’io sarei sprofondata per la vergogna. Credo che sarei scappata, ma non di città o di regione, sarei scappata proprio dal continente. Mi auguro di non trovarmi mai in una situazione del genere. Eccoti l’incontro tra Edward e Bella. Delusa? Spero si no.

 

- sayuri 88: Sono contentissima che la mia storia ti piace e spero che anche questo nuovo capitolo possa rientrare nei tuoi gusti. Beh diciamo che mi piacerebbe un casino intraprendere una carriera di scrittrice, ma questo resta solo un sogno. Ci vogliono grandi capacità di scrittura e di fantasia per scrivere e non credo di essere così brava, ma sarebbe un sogno poter scrivere anche solo un libro considerato che io adoro scrivere.

 

- elicullen: Sono molto felice di sapere che lo scorso capitolo è stato di tuo gradimento. Mi auguro che anche questo ed il prossimo, che poi sarà anche l’ultimo, possano piacerti.

 

 

 

Un grazie di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento e recensite. Un bacio.

 

Altre mie storie su Twilight

Ancora in  corso:

 

·        UNITI DAL DESTINO (à il link della storia: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=465990&i=1 ).

INTRODUZIONE:  Edward ha lasciato Bella in New Moon e non è non e mai più tornato. Gli anni passano e anche i decenni, ma due anime sono ancora tremendamente legate tra di loro perché il tempo possa cancellare ciò che l’amore ha creato. Cosa succederà se un giorno Bella dovesse rincontrare quella che aveva considerato fin dall’inizio al sua famiglia? E i Cullen e soprattutto Edward come reagiranno quando scopriranno che Bella è ancora la diciottenne che avevano lasciato? P.S. Bella non è un vampiro, ma non è comunque umana. Oltre i vecchi, ci saranno anche nuovi personaggi.

 

·        BISOGNA SBAGLIARE PER CONOSCERE LA VERITà  (à il link della storia: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=453783&i=1 ).

INTRODUZIONE: Bella vive a Phoenix da quando è nata e la sua vita ruota intorno ai suoi sei migliori amici: Alice, Rosalie, Emmett, Jasper, Jacob e Edward. Si conoscono fin da quando erano dei bambini, ma crescendo le cose cambiano e lei si ritrova solo con Jacob e Edward che sono iperprotettivi nei suoi confronti. Un giorno accade che Jacob si dichiara e in seguito le chiede di sposarlo. Lei accetta, ma lo ama davvero? Si certo, ma il suo non è amore, non quello vero almeno. Ed Edward? Cosa farà a questo punto? E se si accorgesse proprio ora che sta per perdere la persona più importante della sua vita? E se lei lo considerasse solo il suo migliore amico? E se invece non fosse così? La loro è solo amicizia? Si certo, ma non del tutto. Cosa succederà, allora? Bella sposerà Jacob? Forse solo da uno sbaglio si può scoprire la verità. Ma qual è questa verità?

 

·        RICORDARE IL PASSATO (à il link della storia: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=392921&i=1 ).

INTRODUZIONE: Edward lascia Bella per permettergli di vivere una vita normale, ma prima di farlo esaudisce il desiderio dell’unica ragazza che abbia mai amato. Dopo la sua partenza le cose cambiano e Bella non vivrà la vita che Edward ha sperato per lei. Si ritroverà vampira, con un figlia da crescere e un passato da ricordare. Riuscirà a ricordarsi del suo unico e vero amore? Ma soprattutto riuscirà a rincontrarlo?

 

·        !?...“Quando l’amore ti cambia la vita”…!? (à il link della storia: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=394174&i=1 ).

INTRODUZIONE: Rosalie, Bella e Alice sono tre sorelle newyorchesi che si trasferiscono a Phoenix. Sono le classiche ragazze popolari che tutti invidiano, dal carattere forte e deciso e che non si fanno mettere i piedi in testa da nessuno. A Phoenix le loro vite si incroceranno con quelle di tre fratelli Emmett, Edward e Jasper, anche loro dal carattere forte. Nessuno di loro crede nell’amore, ma presto si renderanno conto di sbagliare, presto l’amore entrerà nelle loro vite e da lì tutto cambierà.

 

·        L’AMORE è MAGIA (à il link della storia: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=393144&i=1 ).

INTRODUZIONE: Bella è una semplice ragazza che vive a Phoenix. Ha un fratello e due sorelle gemelle. La sua vita ruota intorno ai Cullen, i suoi migliori amici, la sua seconda famiglia. E poi c’è Tay, il suo fidanzato, ma lei ne è davvero innamorata? La sua vita è perfetta come crede? Il ritorno in città di Edward, il suo amico di sempre, gli incasinerà la vita e presto si renderà conto che quell’amico con il quale non fa altro che litigare non è poi solo un amico. Le cose non saranno semplici e in una notte tutto si complicherà.

 

·        THE PRINCESS OF LOVE (à il link della storia: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=524454&i=1 ).

INTRODUZIONE: Bella è una ragazza alla moda che vive a Orange Country, con una storia difficile alle spalle, chiusa, ma allo stesso tempo ribelle verso gli altri incontra lui, Edward, un playboy da strapazzo, ribelle, odioso, presuntuoso, aggressivo, ricco e che non fa altro che dedicarsi con i suoi amici ricconi a feste mondane e al lusso più sfrenato. Riuscirà lei a lasciarsi andare all'amore? E lui? Riuscirà a mettere la testa a posto? E se tutto iniziasse ad andare x il verso giusto? Lei non sa, però, che un segreto alena dietro di lei, un segreto che lui non intende svelarle, non subito almeno, ma poi non sarà tardi? Una storia ricca di divertimento, scontri, ribellioni, ma amore, tanto amore. Sono tutti umani.

 

·        ORA E PER SEMPRE (à il link della storia: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=532704&i=1 ).

INTRODUZIONE: Un semplice invito di matrimonio può cambiare quella che sembra essere diventata una vita stabile? Questo si chiede Bella quando si ritrova tra le mani l’invito del matrimonio di Alice e Jasper. Partire e raggiungere quella che un tempo era la sua migliore amica affrontando i fantasmi del suo passato? Oppure restare a casa e non correre rischi? Bella vive a New York, fa la giornalista, si è lasciata i Cullen alle spalle e si porta dietro da cinque anni due grandi responsabilità che portano il nome di Ej e Lizzie. Chi sono? E che c’entra Edward in tutto questo? Se vi va di scoprirlo correte a leggere la mia storia. Sono tutti umani.

 

·        UNA RIVINCITA D’AMORE (à il link della storia: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=547040&i=1 ).

INTRODUZIONE: Isabella Swan fugge via dalla sua città all’ètà di dieci anni, grassottella e timida viene presa in giro da tutti. Si rifugia a Jacksonville dalla madre, ma otto anni dopo il brutto anatroccolo si è trasformato in un bellissimo cigno. Decide di tornare a Beverly Hill, la sua città natale, dove i suoi vecchi amici la attendono, ma Bella è cambiata non solo fisicamente e vuole prendersi la sua rivincita su tutti coloro che un tempo la prendevano in giro. Nella sua vecchia città, però, non tutto è come lo ha lasciato. I Royal King, i suoi vecchi amici, sono in lotta continua contro i Blue Ice, un altro club di ragazzi popolari e ricchi. Cosa succederà con l’arrivo di Bella? Che succederà se un giorno i due gruppi si ritrovano costretti a collaborare? Filerà tutto liscio? Personaggi decisamente diversi da come abbiamo imparato a conoscerli, ma chissà…magari dall’odio nascerà qualcos’altro e quella che era sembrata una rivincita potrebbe diventare ben altro. Sono tutti umani. Vi ho incuriosito? Correte a leggere.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 29
*** Attimi di felicità ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie Meyer

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.

 

Eccomi qui con l’ultimo capitolo della storia. Ebbene si, siamo arrivati alla fine e questo epilogo segna proprio il “the end” della storia. Spero che il capitolo possa piacere a tutti e che in qualche modo possa coincidere con il finale che vi aspettavate dal primo momento in cui avete cominciato a leggere questa storia. Come vi avevo anticipato ci sarà un pov Bella e poi un pov Edward, per vedere meglio la prospettiva di entrambi. Che altro dire? Per adesso vi lascio alla lettura, per il resto ci rivediamo dopo il capitolo.  Un bacione e buona lettura.

 

 

Capitolo 29

Attimi di felicità

 

POV BELLA

Quattro anni dopo

 

Come si fa a trovare un aggettivo in grado di descrivere alla perfezione la felicità che un essere umano è in grado di provare?

Questo è ciò che mi sono sempre chiesta negli ultimi due anni. Alla fine sono arrivata all conclusione che non esiste nessuna parola presente nel vocabolario che può descrivere quello che sentivo dentro di me.

Per 22 anni ho vissuto la mia vita credendo che quello che facevo ogni giorno era il meglio che potessi fare per essere quantomeno serena, visto che la felicità l’avevo sempre vista come una chimera irraggiungibile.

Poi, all’improvviso è arrivato un bagliore, una stella talmente luminosa che è riuscita a dare luce alla mia vita e a farmi capire cosa davvero mi stessi perdendo.

Quella luce si chiama Edward e per 22 anni è stato il mio migliore amico.

Un giorno, però, il mio migliore amico si è trasformato nell’amore della mia vita, o meglio, un giorno finalmente mi sono resa conto che il destino aveva messo nel mio cammino la mia anima gemella praticamente da sempre e io stupida quale sono sempre stata mi sono accorta tardi della fortuna che avevo ricevuto, ma per fortuna era tardi, ma non troppo tardi e così dalla bellezza di quattro anni vivo una favola insieme all’uomo che adoro e che amo con ogni fibra del mio essere.

Qualche mese dopo esserci messi insieme io ed Edward andammo a vivere insieme nel mio vecchio appartamento, mentre quello che fino ad allora era stata l’appartamento di Jake ed Edward venne occupato da Jasper e Alice, mentre Emmett e Rosalie ne occuparono un altro sempre nello stesso pianerottolo.

Ebbene si, i fantastici quattro tornarono all’ovile. Si trasferirono di nuovo a Phoenix dove ormai vivono stabilmente e io non posso che essere felice per questo, perché averli con me, qui, è la cosa più bella che possa esistere.

Alice un anno fa diede alla luce una bellissima bambina, Ashley, identica in tutto e per tutto a Jasper, mentre Rosalie da ormai due anni e mezzo aveva regalato ad Emmett uno splendido bambino, Kellan. Certo era che se messi a confronto Emmett e Kellan non si riusciva a capire chi fosse il padre e chi il figlio, ma questo era un dettaglio di poco conto conoscendo la reputazione del maggiore dei fratelli Cullen.

Con Jake restammo in buoni rapporti nonostante il suo trasferimento a San Francisco. La nostra amicizia aveva risentito parecchio di ciò che avevo combinato anni prima, ma nonostante tutto avevamo un buon rapporto e lo stesso si poteva dire del rapporto suo e di Edward.  Nulla a che vedere con la loro vecchia amicizia, ma sempre meglio di niente. Diciamo che, in fondo, Jake non lo aveva mai perdonato, ma era comunque andato avanti riuscendo a ricostruire con il suo vecchio amico un rapporto civile.

A San Francisco aveva incontrato Leah, la sua segretaria. Un anno dopo si erano messi insieme e lei era riuscita a curare tutte le ferite che io avevo lasciato in lui e, ormai, da un anno lei era diventata a tutti gli effetti sua moglie.

Carlisle ed Esme erano felicissimi del fatto che i ragazzi fossero tornati a casa, anche perché avevano la possibilità di vedere i loro nipotini praticamente ogni giorno e cosa ancora più importante erano felicissimi di vedere finalmente il sorriso sincero negli occhi di Edward, quel figlio che per anni avevano visto estraniarsi da quel bellissimo mondo fatto di amore e felicità.

Charlie, beh papà, era sempre il solito. Gli anni passavano, ma lui restava sempre il buon vecchio papà che era stato fin dalla mia nascita. Mi aveva appoggiata quando successe tutto il trambusto con Jake e abbracciò Edward quando gli comunicammo che ci eravamo messi insieme. Ovviamente non prima di averlo minacciato che se mi avesse fatto soffrire lo avrebbe ucciso con le sue stesse mani.

Quanto al lavoro, avevo smesso di lavorare al negozio di abbigliamento. Adesso ero a tutti gli effetti socia di quella che con il mio ingresso era diventata la “R.A.B. Design”. Ebbene si, adesso lavoravo nell’azienda di moda di Alice e Rosalie, ma non ero solo una dipendente, ma una socia, una delle proprietarie a tutti gli effetti.

Mi volto e osservo Edward, bello come un dio greco, che mi guarda sorridendomi sghembo, poi entrambi ci voltiamo e vediamo una bellissima bambina dai capelli boccolosi ramati e due grandi occhi verdi che cammina goffamente.

In mano ha un cuscino con due anelli e si dirige verso di noi sorridendoci felice.

Consegna gli anelli e poi torna a sedersi e io e Edward riprendiamo a guardarci.

- Io, Edward Cullen, accolgo te, Isabella Marie Swan, come mia sposa e prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita – mi dice Edward sorridendomi mente infila la fede nel mio anulare sinistro.

- Io, Isabella Marie Swan, accolgo te, Edward Cullen, come mio sposo e prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita – ripeto io guardandolo intensamente negli occhi.

Il prete continua a parlare, ma io mi distraggo concentrata completamente ad ammirare gli occhi del mio David di Michelangelo.

- Con i poteri conferitimi dalla legge io vi dichiaro marito e moglie. Lo sposo può baciare la sposa – dice il prete rivolgendosi a noi.

Io e Edward ci sorridiamo e poco dopo le nostre labbra sono unite in un bacio carico di amore mentre dietro di noi tutti ci applaudono.

Quando ci stacchiamo ci voltiamo a guardare gli invitati, notando che tutti sono rigorosamente in piedi, ma i miei occhi e quelli di mio marito si posano sulla cosa più splendida che c’è in quella Chiesa,  la nostra

bambina, quella stessa bambina che pochi minuti prima ci aveva consegnato quegli anelli che simbolicamente rappresentavano l’amore dei suoi genitori.

La piccola, seduta vicino a nonna Esme e nonno Carlisle, ci guarda sorridendo felice ed Edward si abbassa alla sua altezza e senza dire una parola allunga le mani verso di lei invitandola a correre verso di noi.

La nostra bambina non se lo fa ripetere due volte e velocemente scende dalla sedia e corre a tuffarsi nelle braccia del padre mentre il fotografo immortala il momento con una bella foto ricordo.

Edward prende in braccio la bambina e le bacia la fronte, poi si avvicina di nuovo a me e anche io posso finalmente baciare la guancia del mio angioletto che mi sorride gioiosa come mai era stata, poi mi avvicino a mio marito e gli do un bacio mentre un’altra foto viene scattata.

Partono altri applausi, ma in questo momento per me esiste solo Edward e la nostra piccola Renesmee, nata tre anni prima.

Con Renesmee tra le braccia del padre, tutti e tre attraversiamo la navata della Chiesa, quella stessa Chiesa che da bambini aveva visto me ed Edward pronunciare una promessa, una promessa che solo adesso avevamo mantenuto.

Raggiungiamo l’uscita della Chiesa e lì ricevemmo un altro fragoroso applauso, mentre tutti ci guardano sognanti, fra tutti i genitori di Edward e mio padre che finalmente vede la sua unica figlia sposata.

- Le favole si avverano? – domando a Edward sottovoce.

- No, le favole no. Sono i sogni che si avverano – mi risponde lui baciandomi a fior di labbra.

- Ti amo – gli dico.

- Vi amo – mi risponde lui baciandomi a fior di labbra prima di lasciare un delicato bacio sulla guancia della piccola.

Renesmee sorride felice e ricambia il bacio datogli dal padre.

- Ache io – dice lei con la sua vocina delicata.

Quella piccolina adora il suo papà, per lei, lui, è la cosa più importante di tutta la sua vita e lo stesso vale per Edward. Padre e figlia hanno un rapporto che fatico a riuscire a descrivere, un legame che li unisce in modo incondizionato.

È il 23 Maggio e questo giorno resterà nella memoria di tutti noi, ma soprattutto in quella mia e dell’uomo che amo.

La maggior parte delle persone pensa che sia il cervello a controllare le nostre azioni, tuttavia è spesso il cuore che fa la maggior parte del lavoro. Può farci fare le cose più pazze, ma può anche farci provare nuove avventure. Perché quando apriamo il nostro cuore possiamo conoscere un mondo di amore ed essere piacevolmente sorpresi dalle persone che sono già nella nostra vita. Sfortunatamente, i nostri cuori sono molto sensibili, e quando si spezzano si spezza tutto intorno a noi. Eclissi di cuore totale e io, beh io ho rischiato di far eclissare per sempre il mio cuore, ma fortunatamente c’è stato qualcosa di più forte, più forte di tutto: il destino. Tutto ciò che è successo nella mia vita non era altro che il volere del destino. Non sarebbe mai potuto essere diverso, tutto è come dev'essere.

 

 

POV EDWARD

Tre anni dopo

 

Sdraiato sulla poltrona di casa guardo la televisione mentre mia figlia dorme beata accoccolata al mio petto.

In questo momento non posso fare a meno di baciarle delicatamente la fronte per poi osservare la foto posta sul mobiletto del salone, una foto che ritrae me e Bella, tre anni prima, durante il giorno del nostro matrimonio.

Era stata una giornata bellissima, ma la cosa ancora più bella era stata che la sera, Bella, mi aveva fatto il regalo più bello del mondo, mi aveva comunicato che presto la nostra famiglia avrebbe vantato un componente in più.

Ebbene si, l’amore della mia vita, aspettava il nostro secondo figlio e non c’era cosa al mondo che poteva rendermi più felice di così.

Nove mesi dopo nacque Nate che oggi è un pestifero bambino di due anni e mezzo, ma che è la gioia di mamma e papà.

Quando comunicammo la notizia a Renesmee, lei non sembrò molto contenta, per lei l’arrivo di un bambino significava una minaccia, aveva paura che Bella, ma soprattutto che io non gli prestassimo più le mie solite attenzioni. Non ci mettemmo molto, però, per farle capire come davvero stavano le cose e alla fine lei ci sorrise felice e trepidante come noi aspettò che il piccolino di casa venisse alla luce.

- Amore siamo a casa – sento dire da Bella dopo aver sentito la porta di casa aprirsi.

- Papà timo a caa – ripete il piccolo Nate che si diverte a ripetere sempre quello che sente dire da noi o dal resto della famiglia.

Non faccio in tempo a rispondere che me li vedo entrare in salotto. Lei bella come sempre e lui, il mio piccolo tesero, accoccolato alla spalla della mamma che la stringe a sé.

Nate ha i capelli castani come quelli della mamma, ma con qualche riflesso ramato ereditato da me, gli occhi azzurri identici ai miei, l’espressione goffa di Bella e il sorriso sghembo del sottoscritto.

Non appena mi vede salta subito all’erta e scalcia per essere messo a terra. Bella lo accontenta e lui corre verso di me e mi abbraccia, cercando per quanto possibile di non svegliare la sorellina, cosa che, però, non gli riesce per nulla, difatti Renesmee apre subito gli occhi.

- Nate, sei sempre il solito – lo rimprovera la mia piccola che adesso ha già sei anni.

- Ti, tempe il soito – ripete lui ridendo e buttandosi nelle braccia della sorella.

- Quanto ti voglio bene io a te ah? Quanto te ne voglio? – gli chiede Renesmee scompigliandogli i capelli.

- Tao tao, come i sieo e come i mare – le risponde lui ripetendo la frase che la sorellina gli dice sempre.

Bella nel frattempo si avvicina e si siede in braccio a me baciandomi a fior di labbra, poi dà un bacio sulla fronte a Renesmee.

- E tu quanto me ne vuoi? – gli domanda la piccola al fratellino.

- Io tao così – le risponde lui allargando le braccia fin quanto gli è possibile per fargli capire che gliene vuole proprio tanto.

Renesmee gli sorride e lo bacia poi i due si abbracciano mentre io e Bella ci guardiamo sorridendo. Questi quadretti familiari sono all’ordine del giorno in casa nostra, ma io e la donna che amo non ci abitueremo mai a vederli.

- Non potrei vivere senza di voi, lo sai? – domando all’orecchio di Bella.

- Lo so, ma è sempre bello sentirtelo dire – mi risponde lei baciandomi a fior di labbra.

- Hey, papi è mio – interviene Renesmee buttandosi tra le mie braccia e cercando simpaticamente di spingere la mamma sul divano guardandola con faccia da finta imbronciata.

- Questo è tutto da vedere – le risponde Bella prendendola in braccio e iniziando a fargli il solletico.

Renesmee ride e la sua risata riempie tutta la stanza, poi a quella sua dolce e melodiosa si aggiunge quella buffa di Nate che si guarda la scena seduto comodamente sul tappeto vicino al divano.

La mia piccolina ride a crepapelle e chiede il mio aiuto così non posso fare a meno di avvicinarmi e imprigionare Bella da dietro e liberare finalmente mia figlia.

- Tanto papi aiuta sempre me – cantilena Renesmee soddisfatta mentre fa alla madre una linguaccia.

Bella cerca di liberarsi dalla mia morsa ferrea, ma non glielo permetto e dopo un segnale affermativo alla mia bambina, lei inizia a fare il solletico alla mamma che si dimena come un’anguilla.

Alla fine impietosito dagli occhioni dolci di mia moglie la lascio libera, ma mi ritrovo io ad essere imprigionato dalle uniche donne della mia vita, mentre il mio piccolo Nate a carponi si avvicina a Bella strattonandola per la gamba.

- Mao ho fae – dice lui contento.

Bella smette subito di attaccarmi e lo stesso fa Renesmee concentrandoci tutti sul piccolo Nate e finalmente io smetto di ridere.

- Andiamo a mangiare piccolino – dice Bella a nostro figlio – noi tre continuiamo dopo – dice poi rivolgendosi a me e Renesmee mentre Nate si siede di nuovo a terra tutto tranquillo.

Renesmee ed io ci guardiamo e poi ci voltiamo verso Bella e le facciamo una linguaccia, mentre lei fa lo stesso.

- Andiamo tesoro – dice poi a Nate mentre anche io e Renesmee ci alziamo dal divano per seguire il resto della famiglia.

Nate scuote la testa facendoci capire che non ha intenzione di andare in cucina e Bella lo guarda attentamente cercando di capire il perché di quel rifiuto.

- Io no fae – ci fa notare il piccolo sorridendoci sghembo.

Solo allora mi rendo conto che il piccolo è intervenuto per “salvare” me dalle grinfie delle donne di casa e non posso fare a meno di sbaciucchiarmelo prima di prenderlo in braccio e farlo girare per la stanza mentre lui ride felice.

- Ci ha prese in giro – si lamenta Renesmee guardando sconvolta la madre.

- Amore, c’è una cosa che devi sapere – dice Bella alla figlia parlando sottovoce mentre io mi dedico al mio piccolo ometto – tuo fratello e tale e quale a tuo padre, sono due paraculi – conclude convinta che io non l’avessi sentita.

Renesmee scoppia a ridere seguita da Bella che, però, ricorda a nostra figlia che quella parola non si deve dire, mentre io faccio finta di nulla e continuo a giocare con mio figlio.

Poco dopo a noi si uniscono Bella e Renesmee e ci ritroviamo tutti e quattro sul tappeto di casa a giocare felici, come una vera famiglia.

A tarda sera ordiniamo una pizza e ceniamo tutti insieme, poi mettiamo i bambini a letto.

Per far crollare Renesmee basta una fiaba raccontata da mamma e papà insieme, con Nate, invece, ci mettiamo un po’ di più e solo il passo cadenzato di Bella con una ninna nanna che gli canto io in sottofondo riescono a fare il miracolo di farlo addormentare.

Mia moglie lo posiziona nella culla facendo attenzione a non svegliarlo, poi mi raggiunge in camera nostra.

Io sono già a letto, con una mano dietro la nuca che aspetto mia moglie per sentirmi finalmente completo.

Quando lei arriva si mette a letto, mi da un bacio a fior di labbra, poi appoggia la sue testa sul mio petto.

- Ho sempre saputo che fossi tu – mi dice Bella mentre si stringe più forte a me.

- Cosa? – chiedo non capendo il significato delle sue parole.

- Anche se in passato mi era difficile ammetterlo, ho sempre saputo che fossi tu la persona che volevo vicino a me quando tutti i miei sogni fossero diventati realtà – mi risponde lei lasciandomi un delicato bacio sul petto.

La stringo di più a me e in quel momento il Paradiso mi sembra essere ad un passo da me.

Restiamo in silenzio per un po’, poi lei inizia a disegnare cerchi immaginari sul mio petto.

- Cosa pensi? – mi chiede.

- Che siamo in quattro, il tuo numero preferito – le rispondo.

- Si, hai ragione, ma sai che c’è? Inizio a pensare che il mio numero preferito non sia più il quattro, ma il cinque – mi spiega sorridendomi.

Beh, in effetti un altro piccolo per casa non mi dispiacerebbe affatto e lei lo sa. È da quando è nato Nate che continuo a ripetere di volere un altro figlio, mentre lei fino ad ora è sempre stata un po’ più reticente alla cosa.

Stare dietro a Renesmee è stata un’impresa visto che era piuttosto movimentata come bambina e lo era tutt’ora, ma poi con Nate abbiamo raggiunto il culmine. Quel bambino è una peste, ma mi ricorda molto me da bambino e diciamo che anche Bella da piccola non era poi così tranquilla come può sembrare, motivo per cui mi stupisce il fatto che lei avesse appena detto una cosa del genere.

- Davvero? – le chiedo stupito.

- Certo, mai stata più sicuro di così in vita mia – mi risponde continuando a sorridere.

Faccio ribaltare le posizioni e lei si ritrova su di me mentre i nostri visi sono ad una spanna l’uno dall’altro.

- Lo sai vero, che dovremmo impegnarci parecchio? – le domando retorico e malizioso allo stesso tempo.

- Mai impegno è stato più gradito – le faccio notare mentre lei si accaparra delle mie labbra.

Quando ci stacchiamo lei mi guarda fisso negli occhi e mi sorride.

- Che c’è? – le domando curioso.

- C’è che credo che non dovremmo impegnarci poi così tanto – mi spiega.

- Che vuoi dire? – le domando curioso.

- Che fra meno di sei mesi e mezzo diventerai papà per la terza volta – mi rivela lei mentre io mi ritrovo a sorridere come un’ebete.

- Mi stai dicendo… – provo a dire prima che lei mi interrompe.

- Si, ti sto dicendo che sono incinta di due mesi e mezzo. Ho ritirato le analisi nel pomeriggio – mi risponde mentre io non posso fare a meno di stringerla più forte a me – deduco che sei contento – mi dice poi vedendo la mia reazione.

- Deduci male. Io non sono contento, questa è una classificazione troppo limitata per spiegare come mi sento, io sono semplicemente felice – le rispondo mentre lei mi sorride radiosa.

- Ti amo – mi dice poi guardandomi negli occhi.

- Ti amo anche io, più di ogni altra cosa al mondo – le rispondo prima di catturare le sue labbra in un bacio e in questo momento non possiamo che lasciarci travolgere dal sentimento che proviamo l’uno per l’altra e così senza nemmeno accorgercene finiamo per fare l’amore ritrovandoci oggi, dopo sette anni da quando ci siamo messi insieme, ad essere innamorati ancora di più del primo giorno.

Non riesco a spiegare quanto sia felice della notizia appena ricevuta e anche lei lo è e questo è tutto ciò che conta.

Fare l’amore con la donna che ami sapendo che dentro di lei cresce il frutto del vostro amore è qualcosa che non può essere spigato, un emozione di un’intensità senza paragoni.

Quando entrambi raggiungiamo l’apice, Bella si risistema di nuovo tra le mie braccia, con la testa appoggiata al mio petto, ma dopo brevi secondi alza la testa facendo incontrare i nostri occhi.

- È bello vero? – mi chiede sorridendomi.

- Cosa? – le rispondo accorgendomi di quanto a volte riesca ad essere enigmatica.

- Noi – mi risponde come se la cosa fosse ovvia.

- È perfetto – le rispondo sorridendole sghembo prima di catturare le sue labbra in un altro passionale bacio.

Se alcune vite formano un cerchio perfetto, altre assumono delle forme che non possiamo prevedere né comprendere appieno. Il dolore è stato parte integrante del mio percorso, ma mi ha fatto capire che niente è più prezioso di un grande amore per il quale sarò sempre grata alla vita.

E l’amore che lega me e Bella è davvero un grande amore, quello con A maiuscola e nessuno mai riuscirà a toglierci quello che abbiamo costruito insieme passo dopo passo.

Il dolore? Beh quello c’è stato, ma quando sento lei stringersi tra le mie braccia, quando i miei figli corrono da me per giocare o semplicemente per abbracciarmi, è proprio in quel momento che mi rendo conto che ne è valsa la pena soffrire, perché tutte le pene e i dolori passati sono stati oscurati da una gioia e una felicità troppo grande per essere spiegata, un qualcosa di prezioso e unico.

Io non sono una persona speciale. Sono solo un uomo normale con pensieri normali e con una vita normale. Non ci sono monumenti dedicati a me, il mio nome sarà dimenticato. In una sola cosa sono riuscito in maniera assolutamente eccezionale. Ho amato una donna con tutto il cuore e tutta l’anima e per me questo è stato, è e sarà sempre sufficiente.

 

 

 

 

…Adry91…

 

 

Risposte alle vostre recensioni:

 

- ledyang: Beh in effetti hai proprio ragione. Ti ho fatto penare proprio tanto in questa storia, ma come vedi alla fine è andato tutto bene. Credo che il finale possa essere di tuo gradimento o almeno lo spero.

 

- baby2080: In effetti Jake ha fatto un gesto che non tutti avrebbero fatto, ma del resto si dice che quando si ama davvero qualcuno bisogna lasciarlo andare e volere la sua felicità. Credo che Jake abbia seguito tutto questo. L’aggiornamento di “Ora e per sempre” c’è stato e fra poco inserirò l’altro.

 

- giuly97: Come vedi non ci ho messo molto a postare l’epilogo. Del resto era già scritto, quindi non mi serviva troppo tempo. Spero che ti piacerà. Dispiace anche a me che la storia finisca, ma prima o poi doveva pur finire. Spero almeno che ne sia valsa la pena leggerla questa storia.

 

- hopelove: E’ vero, contro il vero amore non si può fare nulla e Bella l’ha capito a sue spese. Jake si è mostrato molto maturo e finalmente Bella ed Edward possono godersi il loro amore senza più sensi di colpa o roba varia.

 

- vanderbit: Non sei stata affatto stressante, anzi tutto il contrario. Mi hai mostrato la tua impazienza nel voler leggere una storia che a quanto pare ti piace davvero, quindi non posso che essere contenta di questo. Jake, beh lui ha fatto un grande gesto. Eccoti l’epilogo. Spero ti piaccia.

 

- Stecullen94: Dispiace anche a me che la storia sia giunta al termine, ma prima o poi doveva succedere. Come vedi si, Bella e Edward restano insieme e questo è tutto ciò che conta.

 

- ste87: Mi fa piacere sapere che consideri questa storia perfetta, sono molto contenta di questo. In pochi si sarebbero comportati come Jake, ma in fondo questa è una storia e a volte è bello scrivere di comportamenti che vorresti ci fossero nella realtà, ma che purtroppo non tutti mettono in atto. Eccoti adesso l’epilogo, credo che non potesse essere diversamente.

 

- eliza1755: Anche a me dispiace che la storia sia finita, ma prima o poi doveva succedere, com’è giusto che sia per ogni cosa. Su Jake ti ho sempre appoggiata, diciamo che essendo una Edward forever non potevo non provare una certa antipatia per Jake, ma stavolta l’ho mostrato migliore di quanto io stessa lo considero davvero. L’importante, in ogni caso, sia che quei due siano riamasti insieme, tutto il resto sono solo dettagli.

 

- Ed4e: Non preoccuparti per lo scorso capitolo, non fa nulla, capita di non accorgersi a volte dell’aggiornamento. In effetti hai ragione, Jake è stato quello che ha perso più di tutti, ma come vedi anche lui adesso ha trovato quella felicità che meritava anche lui.

 

- isabellacullen: Dispiace un casino anche a me che la storia sia finita, ma non potevo più allungarla. Tutto ciò che doveva succedere è successo, continuare sarebbe stato solo non mettere una fine per non dispiacermi, ma era sbagliato, dovevo farlo. Jake ha subito il tradimento peggiore, ha perdonato Bella e come vedi dall’epilogo è riuscito in qualche modo a perdonare anche Edward anche se i due non avranno mai più il rapporto che li legava un tempo. Quanto al capitolo “Uniti dal destino” il capitolo non è ancora finito. Quando lo sarà posterò. Non posso dirti se hai ragione o meno. Lo saprai nel capitolo che posterò.

 

Siamo giunti alla fine di questa avventura e voglio approfittarne per ringraziare di cuore tutti coloro che hanno letto questa storia. Un grazie va a chi ha recensito, uno a chi ha inserito la storia nei preferiti, uno a chi l’ha inserita nelle seguite, uno a chi l’ha messa in quelle da ricordare e uno va a tutti coloro che sono stati lettori silenziosi.

È difficile mettere la parola “fine” ad una storia, ma purtroppo bisogna farlo, perché come tutte le cose c’è un inizio e una fine e per questa storia era giunto il momento del “the end”. Spero che la storia vi abbia in qualche modo emozionato e che vi sia piaciuta. Io nel mio piccolo ci ho messo tutto l’impegno possibile.

Mi avete seguita e sostenuta sempre, anche quando gli aggiornamenti hanno portato ritardo, quindi:

Glitter Words

 

 

 

Altre mie storie su Twilight

Ancora in  corso:

 

·        UNITI DAL DESTINO (à il link della storia: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=465990&i=1 ).

INTRODUZIONE:  Edward ha lasciato Bella in New Moon e non è non e mai più tornato. Gli anni passano e anche i decenni, ma due anime sono ancora tremendamente legate tra di loro perché il tempo possa cancellare ciò che l’amore ha creato. Cosa succederà se un giorno Bella dovesse rincontrare quella che aveva considerato fin dall’inizio al sua famiglia? E i Cullen e soprattutto Edward come reagiranno quando scopriranno che Bella è ancora la diciottenne che avevano lasciato? P.S. Bella non è un vampiro, ma non è comunque umana. Oltre i vecchi, ci saranno anche nuovi personaggi.

 

·        BISOGNA SBAGLIARE PER CONOSCERE LA VERITà  (à il link della storia: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=453783&i=1 ).

INTRODUZIONE: Bella vive a Phoenix da quando è nata e la sua vita ruota intorno ai suoi sei migliori amici: Alice, Rosalie, Emmett, Jasper, Jacob e Edward. Si conoscono fin da quando erano dei bambini, ma crescendo le cose cambiano e lei si ritrova solo con Jacob e Edward che sono iperprotettivi nei suoi confronti. Un giorno accade che Jacob si dichiara e in seguito le chiede di sposarlo. Lei accetta, ma lo ama davvero? Si certo, ma il suo non è amore, non quello vero almeno. Ed Edward? Cosa farà a questo punto? E se si accorgesse proprio ora che sta per perdere la persona più importante della sua vita? E se lei lo considerasse solo il suo migliore amico? E se invece non fosse così? La loro è solo amicizia? Si certo, ma non del tutto. Cosa succederà, allora? Bella sposerà Jacob? Forse solo da uno sbaglio si può scoprire la verità. Ma qual è questa verità?

 

·        RICORDARE IL PASSATO (à il link della storia: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=392921&i=1 ).

INTRODUZIONE: Edward lascia Bella per permettergli di vivere una vita normale, ma prima di farlo esaudisce il desiderio dell’unica ragazza che abbia mai amato. Dopo la sua partenza le cose cambiano e Bella non vivrà la vita che Edward ha sperato per lei. Si ritroverà vampira, con un figlia da crescere e un passato da ricordare. Riuscirà a ricordarsi del suo unico e vero amore? Ma soprattutto riuscirà a rincontrarlo?

 

·        !?...“Quando l’amore ti cambia la vita”…!? (à il link della storia: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=394174&i=1 ).

INTRODUZIONE: Rosalie, Bella e Alice sono tre sorelle newyorchesi che si trasferiscono a Phoenix. Sono le classiche ragazze popolari che tutti invidiano, dal carattere forte e deciso e che non si fanno mettere i piedi in testa da nessuno. A Phoenix le loro vite si incroceranno con quelle di tre fratelli Emmett, Edward e Jasper, anche loro dal carattere forte. Nessuno di loro crede nell’amore, ma presto si renderanno conto di sbagliare, presto l’amore entrerà nelle loro vite e da lì tutto cambierà.

 

·        L’AMORE è MAGIA (à il link della storia: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=393144&i=1 ).

INTRODUZIONE: Bella è una semplice ragazza che vive a Phoenix. Ha un fratello e due sorelle gemelle. La sua vita ruota intorno ai Cullen, i suoi migliori amici, la sua seconda famiglia. E poi c’è Tay, il suo fidanzato, ma lei ne è davvero innamorata? La sua vita è perfetta come crede? Il ritorno in città di Edward, il suo amico di sempre, gli incasinerà la vita e presto si renderà conto che quell’amico con il quale non fa altro che litigare non è poi solo un amico. Le cose non saranno semplici e in una notte tutto si complicherà.

 

·        THE PRINCESS OF LOVE (à il link della storia: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=524454&i=1 ).

INTRODUZIONE: Bella è una ragazza alla moda che vive a Orange Country, con una storia difficile alle spalle, chiusa, ma allo stesso tempo ribelle verso gli altri incontra lui, Edward, un playboy da strapazzo, ribelle, odioso, presuntuoso, aggressivo, ricco e che non fa altro che dedicarsi con i suoi amici ricconi a feste mondane e al lusso più sfrenato. Riuscirà lei a lasciarsi andare all'amore? E lui? Riuscirà a mettere la testa a posto? E se tutto iniziasse ad andare x il verso giusto? Lei non sa, però, che un segreto alena dietro di lei, un segreto che lui non intende svelarle, non subito almeno, ma poi non sarà tardi? Una storia ricca di divertimento, scontri, ribellioni, ma amore, tanto amore. Sono tutti umani.

 

·        ORA E PER SEMPRE (à il link della storia: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=532704&i=1 ).

INTRODUZIONE: Un semplice invito di matrimonio può cambiare quella che sembra essere diventata una vita stabile? Questo si chiede Bella quando si ritrova tra le mani l’invito del matrimonio di Alice e Jasper. Partire e raggiungere quella che un tempo era la sua migliore amica affrontando i fantasmi del suo passato? Oppure restare a casa e non correre rischi? Bella vive a New York, fa la giornalista, si è lasciata i Cullen alle spalle e si porta dietro da cinque anni due grandi responsabilità che portano il nome di Ej e Lizzie. Chi sono? E che c’entra Edward in tutto questo? Se vi va di scoprirlo correte a leggere la mia storia. Sono tutti umani.

 

·        UNA RIVINCITA D’AMORE (à il link della storia: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=547040&i=1 ).

INTRODUZIONE: Isabella Swan fugge via dalla sua città all’ètà di dieci anni, grassottella e timida viene presa in giro da tutti. Si rifugia a Jacksonville dalla madre, ma otto anni dopo il brutto anatroccolo si è trasformato in un bellissimo cigno. Decide di tornare a Beverly Hill, la sua città natale, dove i suoi vecchi amici la attendono, ma Bella è cambiata non solo fisicamente e vuole prendersi la sua rivincita su tutti coloro che un tempo la prendevano in giro. Nella sua vecchia città, però, non tutto è come lo ha lasciato. I Royal King, i suoi vecchi amici, sono in lotta continua contro i Blue Ice, un altro club di ragazzi popolari e ricchi. Cosa succederà con l’arrivo di Bella? Che succederà se un giorno i due gruppi si ritrovano costretti a collaborare? Filerà tutto liscio? Personaggi decisamente diversi da come abbiamo imparato a conoscerli, ma chissà…magari dall’odio nascerà qualcos’altro e quella che era sembrata una rivincita potrebbe diventare ben altro. Sono tutti umani. Vi ho incuriosito? Correte a leggere.

 

 

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=453783