La Classeide

di MizuTeam
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Presentazione ***
Capitolo 2: *** 1 ***
Capitolo 3: *** 2 ***
Capitolo 4: *** 3 ***
Capitolo 5: *** 4 ***
Capitolo 6: *** 5 ***
Capitolo 7: *** 6 ***
Capitolo 8: *** 7 ***
Capitolo 9: *** 8 ***
Capitolo 10: *** 9 ***
Capitolo 11: *** 10 ***



Capitolo 1
*** Presentazione ***


Nuova pagina 1

La Classeide

Il MizuTeam è lieto di presentare... La Classeide, un poema epicomico (termine inventato °-° credo) è stata scritta da un componente del gruppo(Ste) quando aveva la febbre per cui lei ha detto che si scusa se sarà una schifezza.

Questo capitolo è solo un elenco dei nomi dei personaggi che appaiono nella FF... sono molti, per questo li scriviamo... certe battute sono capibili solo quando si conosce il mito di un personaggio, per cui metteremo nella prima pagina (cioè questa... ù___ù) le spiegazioni e le aggiungeremo mano a mano che scriveremo le battute...

Personaggi:
Umani
Maschi:

  • Licurgio -
  • Polluce – Polluce è il gemello di Castore e i due furono due Argonauti, partecipando alla ricerca del vello d’oro. Poco tempo dopo quell’avventura i due fondarono una città. Polluce nella Classeide è un ragazzo che viene sminuito dal ricordo del fratello che gli altri hanno. Vien anche spesso scambiato per lui! Ma lui cerca di non prendersela…
  • Forbante – Viene menzionato nell’Iliade, è un troiano, padre di Ilioneo, un guerriero troiano. Nella Classeide è un ragazzo con una voce possente, le spalle larghe e un’altezza non media e nemmeno bassa (XD ma da dove l’ho tirato fuori questo modo per dire che è alto??)
  • Cleante -
  • Zefiro – Nella mitologia rappresenta il vento di ponente. Dalla sua unione con l’arpia Celeno nacquero i cavalli di Achille. Un giorno innamoratosi di Giacinto, un giovane spartano, lo contese ad Apollo. Poi accecato dalla gelosia deviò il disco lanciato dal dio uccidendo Giacinto. Nella Classeide è un ragazzo che fa sempre battute su Giacinto e Apollo e che alcune volte diventa irritante.
  • Eurito -
  • Pausania -
  • Salmoneo -
  • Adone – Nel mito Adone fu amato da Afrodite e da Persefone. Le due se lo contesero e quando Ares lo venne a sapere inviò un cinghiale ad ucciderlo. Zeus commosso dall’amore delle due concesse ad Adone di vivere quattro mesi nel regno di Ade, insieme a Persefone, quattro con Afrodite e quattro sula terra. Nella Classeide Adone è amato da Afrodite, ed è un ragazzo molto vanitoso (Narciso XD) che segue una sua dieta speciale e una cura del corpo molto scrupolosa.
  • Teocrito -
  • Aristide -
  • Giacinto – Nella mitologia era amato da Apollo e da Zefiro. Apollo lo amava talmente tanto che trascurava tutte le sue attività. Un giorno decisero di fare una gara nel lancio del Disco, Apollo lanciò il disco che deviato da Zefiro geloso colpì alla tempia Giacinto, uccidendolo. Nella Classeide Giacinto è un ragazzo timido, che viene preso in giro qualche volta, ma che inizierà a tirare fuori la grinta (o almeno si spera prima della fine! XD)
  • Menaleo -
Femmine:
  • Talia -
  • Galatea -
  • Cosmia -
  • Idotea – Nella mitologia viene menzionata una certa Idotea, ma… diciamo che non è molto rilevante… Nella Classeide è una ragazza che in qualche modo attira l’odio di tutti. (Che sia lei la reale causa dell’ira degli Dei? XDD)
  • Clelia -
  • Alie -
  • Ebe –

Dei
Maschi:
  • Zeus –
  • Ares –
  • Ermes –
  • Efesto –
  • Apollo –
  • Ade –
  • Deimos –
  • Fobos –
  • Thoth –
  • Anubi –
  • Crono –
  • Oceano –
  • Eurimedonde –
  • Ceo –
  • Crio –
  • Iperione –
  • Giapeto –
Femmine:
  • Era –
  • Afrodite –
  • Atena –
  • Artemide –
  • Persefone –
  • Enio –
  • Eris –
  • Maat –
  • Teia -
  • Febe -
  • Dione -
  • Meti -
  • Temi -
  • Teti -
  • Rea -
Esseri non ben Identificati
  • Nera Figura -
  • Caronte –
  • Omero –
  • Virgilio –
Legenda:
Nella Mitologia… – Storia del personaggio nell’eventuale mito

Per ora c'è da dire solo questo... questa pagina verrà modificata frequentemente...
EDIT 20/03/2009: aggiunti dei e iniziato ad inserire descrizioni della classe.

buona lettura ^_-

MizuTeam

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Capitolo 2
*** 1 ***


Nuova pagina 1

La Classeide

1

Canta, o Diva, le avventure della 2C, che imprudentemente offese gli Dei. Mai si avvide una classe sì sfortunata, in quanto terribili mostri occuparono il trono della classe, e traditori si insinuarono tra i compagni fidati.

Pioveva e tempestava, e urla di spaventi si ascoltavano, le ragazze si nascosero sotto il banco, tuoni e fulmini si vedevano dalla finestra.

Al che una voce si levò ai mormorii “Che mai abbiamo fatto di male, per procurarci cotali disgrazie?” parlò Forbante levandosi in piedi.

Un tuono fece più vicine le ragazze. Una sola rimase in piedi affrontando lo sguardo di Forbante “Quale fu la classe che offese gli dei Olimpi? Che motteggiò il divino Zeus?” disse Cosmia.

Polluce si intromise “Non fui certo io a dar del frocio ad Apollo!”

“Mi sento accusato dalla tua affermazione!” parlò Zefiro dai biondi capelli.

“Quel che mi chiedo io, invece, è il perché del nostro modo di parlare!” disse Menaleo facendo uscire le ragazze.

“Non s’addice a ragazzi come noi di creder ancora in futil Dei!” disse Idotea ragazza dall’invisa parlantina.

Un fulmine squarciò il cielo.

“Idotea! Parla in modo più rispettoso!” ammonì Galatea fanciulla dai capelli chiari.

“Mi vedo costretto a dar ragione a Cosmia, per placar l’ira degli Dei si necessita di un sacrificio!” Parlò solenne Eurito dalla voce forte “Che qualcuno ci procuri una fiera da sacrificare!”

“Un Bue!” Gridò Aristide fanciullo dalla voce femminile.

“Una Gallina!” si aggiunse alle grida Talia dai dorati capelli.

“Ahimé! Animali sì malfatti non si presentano davanti alla mia magnificenza!” Proferì Adone dai boccoli castani.

“Cerchi forse tu di dirci che in codesto posto animali da sacrificare non ce ne sono?” insinuò Pausania giovinetto effeminato.

“Non dico quello! Non dire eresie! Il mio splendore non è sinonimo di un’altra asserzione!” continuò superbo Adone.

“Quel che però dice Pausania femmineo è vero!” disse Cleante “Non brucano in codesto luogo Buoi e Bisonti! Non beccano grano Galline ramate! Ne nessun altro animale può viver qua dentro!”

“Cerchiamo la salvezza supplicando il divino Zeus, padre degli dei!” disse Clelia dai capelli di fuoco.

Un tuono ruppe il discorso dei prodi alunni, che incauti dei pericoli quella mattina avevano raggiunto l’aula funesta.

La voce femminea di Aristide richiamò i compagni “La campanella ha suonato!”

Veloci come gazzelle tutti si sedettero nei loro posti. Mentre dalla porta una figura oscura entrava. Le parole che portò furono ancora più oscure “Buongiorno ragazzi! Separiamo i banchi! Compito a sorpresa!”

Tra gli innocenti fanciulli scorse puro terrore, come avrebbero superato una verifica senza la benevolenza degli dei?

Tremanti presero il foglio che la nera figura gli porgeva, strani intenti omicidi iniziavano a crearsi trai malcapitati fanciulli.

“Su, su, avete poco più di un’ora! Traducete questa bella versione!” l’oscura figura si sedette sul trono di classe, la fantomatica, quanto paurosa cattedra.

Il foglio recitava la storia della regina Niobe che vantandosi di aver 14 figli attirò su di se le ire della dea Latona.

Tutti cercavan, invano, di traslare correttamente la versione.

“Poiché il racconto è noto dovrebbe esser facile tradurre cotal testo… Ma anche se ci provo, la mia mano scrive tutt’altra mia volontà!” Pensò l’attiva Ebe.

“Eppur non mi capacito della ragione del perché parliamo in modo così strano… solenne oserei affermare…” pensò Menaleo. “Non per sembrar laborioso, ma perché noi ci esprimiamo così, mentre l’insegnante proferisce normalmente senz’alcun bisogno di termini arcaici?”

Quell’ora scorse veloce, troppo veloce per il pensiero di Clelia.

Dei prodi alunni pochi consegnarono la versione finita, anche se completamente errata. Il giorno funesto stava iniziando, l’ira divina si abbatteva sugl’incauti studenti, che cercavan una fiera da sacrificare.

Questo è il primo "Canto" dite cosa ne pensate, se dobbiamo aggiungere qualcosa per spiegare meglio, oppure qualcosa per migliorare lo stile, la grammatica ecc. Commentate please! ò___ò

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Capitolo 3
*** 2 ***


Nuova pagina 1

2

I tuoni sovrastavano le voci dei fanciulli in assemblea. S’eran riuniti all’abitazione del femmineo Pausania, poiché vicina all’agghiacciante scuola.

“Che possiamo fare per quietare l’ira degli dei?” disse Giacinto.

“Vuoi dirci che tu, non sai come agire per ammansire il divino Apollo?” disse Zefiro mentre l’invisa Idotea assentiva.

“Voi dite che non sapete il da fare, ma io affermo: questo matrimonio non s’ha da fare!” proferì Salmoneo in modo solenne.

Tutti gl’occhi furon puntati su Salmoneo, furenti con colui che soltanto divertimento aveva cercato di arrecare.

“Invochiamo consiglio!” disse Teocrito di grossa spalla.

Il silenzio cadde sugl’innocenti fanciulli, tre tuoni ci furono nel mentre, e il terzo fece risvegliare Salmoneo che parlò solennemente: “Preghiamo il consiglio dell’indovino Cancante!”

Entrò in sala Licurgio sarcastico, in mano un vassoio d’argento. Mise il vassoio alzando il coperchio.

L’indovino Cancante si ergeva davanti agl’alunni, quattro zampe canine, dal colore vagamente antracite, orecchie appuntite contornate di bianco, occhietti neri.

“Indovino Cancante, chiediamo il tuo consiglio!” parlò Alie.

Cancante iniziò velocemente a formare delle parole spostando i sassi sulle lettere che formavano la parola.

“Non capisco il significato!” ammise Aristide con voce bianca.

“Conducete al mio cospetto l’erudita Cosmia! Soltanto lei, colta di poesia eroica saprà darci la giusta interpretazione!” parlò con veemenza Salmoneo.

Idotea spinse Cosmia davanti alla strana frase, allora si rivolse alla classe speranzosa: “Non per arrecarvi dolore, ma codesta frase m’è impossibile tradurre”

Al che lesse la frase rendendola di dominio pubblico: “Col tempo onora gli dei ameranno”

“Ha ragione! Cotali parole significano ben poco! Non ci resta che aspettare!” parlò Eurito.

“Quel che volevo dire, dovremmo onorare gli dei, salvandoci dall’improponibile compito!” disse Galatea.

“Necessitiamo di una preda sacrificale!” disse il feroce Forbante adocchiando il canino indovino Cancante. Esso scappò verso la cucina ivi si eclissò sotto il lavabo.

“Non offendere maggiormente gli dei!” Parlò Clelia “Assassinando un loro veggente aumenteremo soltanto la loro ira verso noi!”

“Clelia ha ragione! Piuttosto, costruiamo un altare!” disse Ebe l’energica.

“E a chi lo dedicheremo?” chiese Idotea dal fondo, imitando la voce di Aristide fanciullo dalla voce femminea.

“A Thor!” affermò Pausania.

“A me non sembra il nome di qualche divinità dell’Olimpo!” disse Giacinto.

“Lo so io a quale divinità il bel Giacinto vuole dedicare l’altare!” parlò saccente Zefiro “Al Febo Apollo!”

“Su, su, non litighiamo tra di noi, che già gli dei ci sono contro!” parlò saggia Alie.

“Alie nuotatrice, lasciali fare! Non saremo noi a dirgli di non litigare!” affermò Talia pungente.

“Chiediamolo a Cancante!” disse Aristide dalla voce muliebre.

Il feroce Forbante si fece piccolo di fronte agl’occhi dei compagni adirati.

“è colpa di Forbante, se il saggio indovino si è ritirato!” parlò Cleante.

“Che ne dite, miei prodi sodali, nel mentre che decidiamo prendiamo un po’ di latte con i biscotti?” chiese Teocrito.

“Ah no! Non m’abbasso a mangiar tali cibarie, ho una regola alimentare da rispettare! Non son come voi!” disse Adone.

“Chi accetta la proposta del forte Teocrito?” disse femmineo Pausania.

Al fine tutti accettarono la proposta, tranne l’esecrata Idotea che non ne vedeva beneficio.

Ecco a voi il secondo canto ^___^

Ringrazio Mery92 ed Eika: mi sa che la fiera non la troveranno mai... ma la nera figura dice che se la toccheranno anche con un dito lei metterà una nota sul registro e un 2 a chi l'ha toccata... eh sì, ormai quasi tutti in classe adorano questo "poema" che rappresenta un po' la storia della nostra classe... =____= siamo degli sfigati... ci riempiono di verifiche e interrogazioni ò___ò

In questo canto si inizia a intravedere il "sarcasmo" di Zefiro, la famosa dieta di Adone e gli interventi di Salmoneo.

Il prossimo canto sarà sull'Olimpo! A presto(scuola permettendo... T___T)

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Capitolo 4
*** 3 ***


Nuova pagina 1

3

Il cielo azzurro era limpido sull’Olimpo, casa degli Dei che guardavano avversamente la classe 2C.

“Qual è il motivo delle nostre avversità verso quella povera classe di umani?” Chiese Atena saggiamente, vedendo poco conosciuto il motivo delle ostilità.

“Figlia mia, vuoi davvero tutta l’elencazione degl’insulti e delle irrisioni che c’hanno riservato?” Parlò il potente Zeus.

“Oh! Atena, sei tediosa! Bisogna sempre per forza avere un motivo per fare la guerra?” esclamò Ares.

“Non mi par certo giusto punire persone innocenti!” rimbeccò Atena.

“E chi sarebbero codeste persone innocenti?” interpellò Era.

“Tante sono le persone prive di colpa in quella classe! Per pronunciarne alcuni, Ebe, l’energica fanciulla dai corti capelli castani, Galatea, fanciulla dolce di grande senso di giustizia, Aristide, dalla voce femminina, Cosmia, dalle grandi conoscenze, Eurito, intelligente ed astuto…” elencò Atena Glaukopis.

“Strano che non hai nominato la tua preferita, ci ha forse lei vituperato?” disse Ermes guardando furbamente Atena.

“Clelia non ci ha mai oltraggiato! E io non comprendo perché per lo sbaglio di uno devono essere puniti tutti!” replicò Atena.

“Io non so a chi dar ragione! Da una parte il bell’Adone, dall’altra il possente Ares…” ragionò Afrodite.

“Non mi pare una cosa rilevante…” proferì Artemide Phoebe.

“Non ti pare rilevante? Invero lo è!” ribatté Afrodite.

“Su, non diamo aria alla bocca, per delle simil stolidità. Pensiam invece ad una bella punizione!” disse Ermes.

“leghiamoli e buttiamoli giù dall’Olimpo!” propose Efesto.

“No… non sapete quante torture si posson realizzare per degli alunni?” disse Zeus.

“Compiti a sorpresa e voti iniqui?” si informò Apollo.

“Sì, terribile sarà la nostra vendetta, neanche uno rimarrà impunito per la sua insolenza!” proclamò Zeus solenne.

Molti esultarono per codeste parole, Afrodite Etere invece aveva un’ombra oscura sul viso.

“Voglion nuocere al mio Adone, devo avvisarlo…” pensò l’Afrodite Ciprie, discendendo veloce l’Olimpo. L’osservavan di nascosto Ermes Dolios e Febo Apollo. Videro raggiungere la casa di Pausania femmineo.

Al ché Ermes guardò furbamente Apollo, “Sei qui per veder il tuo caro Giacinto?”

“No, solo il nome corrisponde! E per tua informazione io son qui perché mi hai fatto insospettire!” disse Apollo guardandolo diffidente.

“Invece io son qua per vedere due persone… Fanciulle per l’esattezza!” disse Ermes ridacchiando per la strana faccia di Apollo, “Precisamente l’attiva Ebe e la colta Cosmia” Rise vedendo la nuova espressione che Apollo gli aveva riservato nello scoprire quelle informazioni.

Quando però dopo un po’ Apollo sembrava non essersi ripreso rise ancora un po’ e poi assicurò “Scherzavo… solo l’energica Ebe volevo incontrare!”

“Bene, raggiungiamo Afrodite!” disse Apollo lasciando Ermes stranito dalla reazione.

Ok, mi scuso personalmente per l'abnorme ritardo... un anno? beh... tra il MizuTeam sono cambiate anche alcune cose! Ma diciamo che almeno ho già in mente la fine della Classeide... che purtroppo per quelli che ci seguono non è vicina! XDD Ora la 2C è diventata la 3C! Facciamo gli auguri agli alunni sopravvissuti anche quest'anno! XD

Comunque, questo capitolo fa una panoramica sugli dei... ù__ù che poveri, anche loro vogliono apparire materialmente, non solo come minaccia! E con questo "canto" siamo a metà di quelli che ho già scritto... sì... non mi guardate male... sono lenta! ma non ci posso far niente!

_kikkola_ grazie per aver recensito! Purtroppo per i poveri ragazzi smetter di parlare in quel modo segnerebbe la fine del loro poema, e noi ancora non lo vogliamo... giusto? XD Col tempo inizieranno a parlare in modo meno pomposo, ma gradualmente!

Ah! e mi raccomando leggete e commentate in tanti!!

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Capitolo 5
*** 4 ***


Nuova pagina 1

4
Eran ancora tutti riuniti a casa di Pausania, ignari d’esser spiati dalla bella Afrodite, a sua volta ignorante della presenza di Ermes e Apollo.
“Che triste sorte ci tocca, compari!” disse Menaleo.
“Un destino avverso…” mormorò Eurito mentre insieme a Cosmia cercavan di decifrare il messaggio dell’indovino.
“Non per incentrare il discorso su di me… ma se morirò come farò con il mio dolce Leandro?” disse Clelia.
“Nessuno morirà!” affermò Forbante “O almeno è così… no?” si rivolse poi a Cosmia ed Eurito.
“Non posson uccidere un uomo bello come me!” disse Adone, facendo crescere il panico tra i ragazzi.
“Devo fare ancora molte cose!” disse Ebe guardando supplichevole Cosmia.
“Guarda! Sono molto carine! Anche se una o due non mi sono congeniali…” disse Ermes rivolto ad Apollo, “Tipo quella Idotea e una certa Talia, una è troppo ciarlona, l’altra mi sembra violenta…”
Apollo lo guardò “Ma a te non interessava solo la fanciulla Ebe?”
“Oh sì, ma mi suscitano un certo interesse anche la dolce Galatea, la nuotatrice Alie, la materna Clelia e…mi attira anche molto l’erudita Cosmia” affermò Ermes ridacchiando sotto i baffi. Le nocche di Apollo diventarono bianche.
“Ohh! Guarda, sta iniziando a parlare, diventa molto provocante quando inizia i suoi discorsi” Ermes si stava così divertendo che a stento tratteneva le risa dalle facce che assumeva Apollo ogni volta che parlava.
“Loro vogliono solo infliggerci una pena, non ci uccideranno! Hanno cognizione che ci farebbero un favore, tremendamente terribile è la punizione che ci affliggeranno! Piuttosto che preoccuparci se periremo, dovremmo iniziare a implorare perdono!” disse Cosmia rincuorando i compagni. 
Adone stava per parlare, ma Cosmia lo bloccò “Pregheremo perdono anche se siamo troppo orgogliosi per farlo!”
Clelia corse ad abbracciare Cosmia “Lo faremo! Domani ci organizzeremo per farci perdonare dagli dei!” Anche Ebe corse ad abbracciare Cosmia, tutta la classe le se strinse attorno.
“Oh! Sembra che tutti i suoi compagni siano impazziti per lei… guarda come la guardano con occhi innamorati!” commentò Ermes.
“Non dovevamo spiare Afrodite?” disse Apollo con indifferenza.
“Non mi sembra se ne sia andata, anzi, sembra voglia mostrarsi alla classe…” disse Ermes, avviandosi per il ritorno “Ritorniamo? Mi sto annoiando alquanto…”
E i due Dei ritornarono sull’Olimpo.
“Non vorrei sembrare stupida, ma come faremo noi, semplici umani, a farci perdonare dai potenti Dei?” disse Idotea, attirando lo sguardo di tutti i ragazzi.
“Ecco! Non sappiamo che fare! Cosmia, dicci anche questo!” disse Eurito.
Cosmia si girò verso di loro “Di cosa stavate parlando?”
Un colpo in testa colpì Cosmia, la violenta Talia con un pugno l’aveva battuta “Tu ci parli, ma non ci ascolti?”
Cosmia li guardò sorpresa “Non avevamo risolto la questione?”
“No, purtroppo! Come fare per farci perdonare?” disse Clelia.
Un bagliore apparve ai ragazzi, la bella Afrodite era davanti ai loro occhi.
“Ci stanno attaccando!” gridò la voce femminea di Aristide.
“No, tranquilli, io voglio solo salvare il bell’Adone, per questo voglio dirvi cosa dovete fare…” disse Afrodite guardandoli. “Zeus si è detto che se voi avreste recuperato Il Calice di Fuoco, vi avrebbe perdonato”
“Il Calice di Fuoco?” disse Galatea.
“Ma…” iniziò Ebe.
“Sì, attiva Ebe, noi l’abbiamo prestato ad Hogwarts, ma ahimè, questa missione è impossibile per voi… il Calice si è frantumato due mesi fa… buttato nel Tartaro da Zeus stesso” disse Afrodite.
“Quindi si è preposto una cosa impossibile per farci perdonare!” disse Forbante.
“Lui vorrebbe perdonarvi, e tutt’ora crede che sia facile recuperarlo, ma sapete l’età gioca brutti scherzi, e il Vecchio soffre d’Alzaimer…” Affermò Afrodite sparendo.
“E quindi?” disse Menaleo.
“Non faremo niente… non possiamo fare niente e periremo…” disse Idotea.
I fanciulli ritornarono ad agitarsi.
“Non periremo! L’unica soluzione è andare nel Tartaro!” disse Cosmia.
“ehm… non son stato attento alla lezione di Epica, quindi vorrei porvi un quesito… che cos’è il Tartaro?” chiese Menaleo.
“Menaleo… non abbiamo mai fatto lezioni di Epica…” disse Alie.
“E allora come mai Cosmia ed Eurito sanno quelle cose?”
“Se no perché Chiamiamo Erudita Cosmia e Astuto Eurito?” rispose di rimando Clelia.
Intanto Cosmia ed Eurito discutevano.
“Pazza! Il Tartaro è un luogo pericoloso!” disse Eurito che cercava un’altra soluzione.
“L’unico modo è quello!” disse Cosmia.
“Nel Tartaro son rinchiusi i Titani!” disse Eurito.
“Cercheremo di non disturbarli!” 
“Non si può! Sono terribili e verremo uccisi sul serio!” protestò Eurito.
“Non è poi così grave…”
“Se vuoi tanto morire vacci te! Vorrei però rimembrarti che nel Tartaro c’è anche rinchiusa la deterrente Fialo? La nostra ex-Professoressa di Matematica?” disse Eurito facendo tirare indietro tutti quelli che accettavano la pericolosa proposta di Cosmia.
E nell’agitazione generale tutti si congedarono sperando che il sonno portasse consiglio.

Cavolo... Alla fine sono sempre in ritardo nell'aggiornare... -__- Mi scuso... C'è una nuova notizia, sono arrivata a scrivere l'ottavo canto! (purtroppo, o per fortuna... dipende dai punti di vista,  non siamo ancora propriamente alla fine!) Nel prossimo Canto ci sarà una sorpresina per i poveri Alunni della 2C! In questo canto invece alcuni Dei intervengono fra gli studenti... Ermes si diverte ad infastidire Apollo facendo commenti su Cosmia! eeehhh... Ma ora passiamo ai ringraziamenti!

Firefox883: grazie! e finalmente hai letto la mia operetta! XD mi raccomando continua a leggere! *-*

kamy: Grazie per averla letta! Eh sì, un anno è veramente tanto... T__T purtroppo sono lenta e mi prepongo delle cose impossibili per poter rispettare i tempi... (come in questo canto... volevo arrivare almeno a scrivere l'ottavo prima di pubblicarlo...) Comunque, grazie e continua a leggere! Ti ringrazio anche per averla messa tra i preferiti!

Al prossimo Canto!

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Capitolo 6
*** 5 ***


Nuova pagina 1

5

Il sole illuminava le sponde del lago, tutti si erano già riuniti in classe, aspettando Salmoneo, che arrivò col fiatone.

“Le bidelle dicono che è arrivato il nuovo professore!”

“Zeus è davvero adirato!” disse Cleante.

“Sta arrivando!” disse la voce femminile di Aristide.

Veloci come lampi si erano seduti ai loro posti, preoccupati come non mai per come potesse essere il professore.

Una voce si levò prima di entrare.

“Lasciate ogni speranza, O voi ch’entrate” lesse una voce sconosciuta agli alunni “Poiché questa classe è peggio dell’inferno…” continuò.

“Chi ha avuto la grande idea?” disse Polluce.

Zefiro alzò la mano “Credevo fosse divertente…”

“Come mai dite che la vostra classe è peggio dell’inferno?” disse ancora la voce sconosciuta.

“Se glielo dicessimo, non ci crederebbe mai…” disse Forbante dalla grande voce.

“Abbiamo offeso il divino Zeus…” disse piagnucolante Aristide.

Lo sconosciuto li guardò sorpreso.

“Non conosciamo tanto degli dei, e così Zeus ci ha punito…” disse Teocrito.

“E per farci perdonare dovremmo fare una cosa impossibile!” disse Talia.

“…due mesi fa sarebbe stata possibile…” disse Eurito, mentre ancora ragionava, si spremeva le meningi e strizzava gli occhi.

“Io ho detto la mia…” disse Cosmia ritornando ad occuparsi del libro che stava leggendo.

“Anch’io voglio aiutarvi!” disse lo sconosciuto.

Tutti lo guardarono “Oh sì… mi chiamo Deucalione, e sono il vostro nuovo professore di Italiano!”

Tutti lo osservarono ancora più sospettosi.

“Bene, cosa dovreste fare?”

Metà guardarono Eurito, metà guardarono Cosmia, Deucalione spostava lo sguardo ritmicamente dai due.

“Dobbiamo recuperare il Calice di Fuoco…” disse Eurito sempre più stressato per il troppo pensare.

Deucalione guardò Cosmia in cerca di altre informazioni, ma Cosmia sembrava ignorare la faccenda, fin quando Talia le rifilò una gomitata nello stomaco. Al che Cosmia aggiunse “In questo momento il Calice si trova da qualche parte nel Tartaro non si sa in che stato… io ho proposto di andare nel Tartaro… ma nessuno mi vuole dar retta, dopo che Eurito li ha impauriti…”

Deucalione li fissò sorpreso.

“E questo chi ve l’ha detto?” chiese Deucalione.

“Afrodite! Spinta dall’amore per il nostro Adone!” disse Cleante dando delle pacche sulla spalla di Adone.

Deucalione sempre più sorpreso decise di aiutare i suoi alunni.

“indi direi di decidere il da farsi!” disse Ebe.

“Promuoviamo la democrazia!” esclamò Eurito “Mettiamolo ai voti!”

“Alzi la mano chi vota di andare nel Tartaro a recuperare il Calice!” disse Eurito alzando la mano.

Idotea alzò subito il braccio, insieme alla bionda Galatea, la violenta Talia, la nuotatrice Alie, l’effeminato Pausania e molti altri, formando così metà classe.

“Chi vota per NON andare?” continuò Eurito, osservando la restante parte alzare la mano, meno due persone “Adone… Cosmia, perché vi siete astenuti?”

“La mia pelle! Per difenderla! Altrimenti sarebbe rovinata! E le mie mani! Non posso certo rovinarmi così!” disse Adone.

Eurito lo guardò compassionevole, poi si rivolse a Cosmia con sguardo di fuoco “E tu? Perché non hai votato?”

“Il mio voto non avrebbe cambiato i risultati, da cui deduco che molti vogliano andare nel Tartaro… Avete almeno cognizione di che posto è?” disse Cosmia guardando i compagni.

Fu Menaleo a rispondere per tutti, rimarcando ciò che aveva detto prima. Deucalione si intromise “Partiamo subito vero?”

“I permessi!” disse Ebe.

“Non importa, se vi farete perdonare gli Dei sistemeranno questo piccolo affare di burocrazia!” disse Deucalione facendo preparare i ragazzi.

Forbante sorrise diabolicamente, il nuovo professore li aveva appena salvati dalla verifica di matematica, temuta da tutti.

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Capitolo 7
*** 6 ***


Nuova pagina 1

6

Stavano per entrare nella grotta per raggiungere gli Inferi quando Idotea cadde.

“Idotea! Stai più attenta!” disse Talia.

All’improvviso un bagliore li fece fermare.

Davanti alla classe si ergeva Ares accompagnato da Deimo, Fobo, Eris ed Enio.

“Bella e Forte Talia!” pronunciò la voce di Ares “Non entrare! Non è il posto adatto a te!”

Talia guardò il Dio malamente, Cosmia ed Ebe sapevano il motivo, nessuno doveva dire a Talia che cosa fare, certo non si immaginavano come avrebbe reagito, visto che non si era mai presentata a loro una simil scena.

“Non m’importa! Io entrerò” parlò Talia.

“Come può rivolgersi al divino Ares così?” bisbigliò Eris a Fobo.

“Non entrare!” continuò Ares.

Ma Talia ignorandolo intimò i compagni a proseguire. Ares scomparve ritornando sull’Olimpo insieme ai suoi accompagnatori.

Arrivarono al fiume Acheronte, e lì trovarono il traghettatore Caronte.

“Dobbiamo passare dagli Inferi per raggiungere il Tartaro!” disse Aristide.

Caronte cavernoso disse respingendoli “Siete vivi! Non potete passare!”

Deucalione vide il suo piano sgretolarsi, non aveva tenuto conto che i vivi non potevano passare dagli Inferi.

“Ti diamo due oboli a testa” disse Cosmia pagando Caronte che improvvisamente era diventato servizievole. E in men che non si dica la classe si trovava sul traghetto di Caronte.

“Ma io non pensavo che il traghetto fosse così moderno…” pensò Eurito guardando stranito il mezzo.

Intanto tutti si erano accomodati sul traghetto.

“volete altro?” chiese Caronte.

“No… grazie…” rispose Deucalione sorpreso.

Scesi si trovarono davanti niente meno che Virgilio.

Deucalione con gli occhi pieni di bagliori si avvicinò a quest’uomo e iniziò ad elogiarlo.

“Son qui per guidarvi! E portarvi fino al paradiso” disse Virgilio.

“Veramente noi dovremmo andare nel Tartaro…” disse Polluce.

“Ah…” Virgilio parve rallegrarsi “sapete, siete i primi! Normalmente tutti vogliono visitare il Paradiso e tutta quella balla lì, e alla fine faccio sempre lo stesso giro! Vi porterò da Ade, forse vi lascerà passare!”

La classe fu sconvolta da quel discorso pronunciato allegramente da Virgilio e dai bagliori che emettevano gli occhi del loro nuovo professore.

Si incamminarono e di tanto in tanto Virgilio indicava qualche personaggio illustre che affrontava la sua pena.

“Ehi! Guardate quel mendicante cieco come corre!” disse Zefiro ridacchiando.

Il mendicante si fermò e iniziò a gridare in greco antico, prontamente Deucalione tradusse: “Aò! Scemo! Io sono Omero!”

Giacinto scosse la testa vedendo il professore cercare di farsi dare l’autografo.

Dopo queste piccole dispersioni di tempo arrivarono in una zona diversa, qui si vedevano le anime dividersi in vari gruppi, prontamente Virgilio spiegò: “Adesso ci troviamo allo smistamento, dove le anime si dirigono dal “giudicatore” della loro religione…”

Gli alunni iniziarono a guardarsi in giro.

“Da quella parte potete osservare la pesatura del cuore presieduta da Thoth, Anubi e Maat” disse Virgilio, mentre il cuore di uno sventurato veniva dato in pasto ad Ammit, un’animale che personificava il leone, il coccodrillo e l’ippopotamo.

“Da questa parte invece potete osservare la salita per raggiungere il purgatorio…” continuò Virgilio “infine… ecco ci in presenza  del grande Ade e della bella Persefone!”

I due dei erano seduti su dei troni e guardavano la classe con sufficienza.

“cosa ci fanno dei vivi qua giù?” disse Ade.

“Oh! Sommo Ade, siamo qui perché dobbiamo recuperare il Calice di Fuoco dal Tartaro!” disse Deucalione cercando di non offendere il Dio.

“Ah! Quindi voi siete quella classe che ha offeso il mio caro paparino Zeus?” disse Persefone.

“Sì, e vorremmo chiedervi se potevamo passare…” continuò Deucalione.

“Non potet…” Ma Ade venne interrotto da Persefone che bisbigliò qualcosa nell’orecchio di Ade.

“Va bene, potete andare…” disse dopo con un sorrisetto sadico il Dio.

“Grazie mille!” e così la classe si incamminò fino all’inizio del Tartaro accompagnati da Virgilio.

“è stato bello viaggiare con voi!” disse con le lacrime agli occhi Virgilio.

“Oh su… Virgy… non devi piangere…” disse Alie cercando di tirare su il morale a Virgilio.

“Già, alla fin fine dobbiamo solo recuperare un oggetto!” disse Cleante.

“Già… buona fortuna ragazzi!” disse Virgilio lasciandoli andare.

Così iniziarono a scalare la voragine fino a raggiungere il fondo.

Appena scesi videro il calice, ancora intatto, e incominciarono a correre verso esso.

Quando però vi furono vicini scoprirono che la roccia su cui era appoggiato era molto alta e molto ripida, così si guardarono intorno iniziando a pensare.

“Mh… dovremmo arrampicarci…” disse Deucalione sedendosi su una roccia.

“già…” disse Adone osservando Menaleo come a dire: -vai!-

“P-professor Deucalione!” disse Licurgio indicando un punto dietro Deucalione.

“Che c’è?”

“ci sono dei mostri! Con tante braccia! E tante teste!” disse Licurgio.

“Precisamente cento braccia e cinquanta teste, sono gli Ecatonchiri…” disse Cosmia osservando i tre Ecatonchiri.

“Come? Aiuto!” disse Deucalione alzandosi improvvisamente dalla roccia, ma quel movimento provocò una frana, che schiacciò i tre Ecatonchiri.

“Professore! Che cosa ha fatto?” disse Teocrito.

“Non è colpa mia! Lo sanno tutti che il Tartaro è spesso scosso da terremoti e colpito da frane!” disse Deucalione.

Ci furono momenti di silenzio e in quelli si sentì il rumore di un cigolante cancello aprirsi. Tutti si guardarono impauriti, si sentirono anche dei passi, iniziarono a voltarsi.

“A chi dobbiamo il favore di averci liberato?” disse una voce profonda.

La classe si trovava davanti ai Titani, che involontariamente avevano liberato.

“Non mi par vero!” Aristide gridò effeminato mentre Clelia perdeva i sensi.

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Capitolo 8
*** 7 ***


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7.

Gli sventurati alunni sostavano davanti ai possenti Titani. Deucalione cercava parole per scusarsi senza avere cognizione che alcuni degli alunni confabulavano pericolosamente.

“Che fare? Che fare?!” Forbante si disperava intrecciando le dita nei suoi capelli.

Eurito e Cosmia guardaron celatamente i Titani.

Giacinto parlò cercando una soluzione: “Non potremmo convincer i Titani ad aiutarci? Li abbiamo resi liberi in fondo!”

Licurgio guardò furbamente il suo compare “Chi credeva che uno come te potesse tirar fuori una simil idea!”

I cinque macchinatori spostarono Deucalione balbettante da davanti ai Titani.

“Divini Titani!” li invocò Cosmia.

“Cioè… Perché questa tipa si rivolge così a noi?” Proferì Crio guardandoli in modo strano.

“Ecco!” intervenne Menaleo da lontano “Anch’io voglio poter pronunciarmi in cotal modo!”

“Riprendiamo… Dicevate?” Crono sembrava aver annusato odor d’affari.

“O Divini Titani! Invochiamo la vostra riconoscenza! Vi favoriremo ad uscire da questo immondo posto se voi ci prenderete il Calice di Fuoco da quella roccia!” Eurito proclamò creando stupore tra il resto della classe.

I Titani si riunirono per questionare dell’affare.

“Astuto Eurito? Pazzo Eurito ti dovremmo chiamare! E voi altri! Perché non l’avete fermato!” Idotea isterica gridò ai cinque compagni “Erudita Cosmia?! Ma se non fai altro che ciarlare! Su incomprensibili cose! Dovevate ascoltare me! Non degli squilibrati che ci vogliono veder morti!”

Eurito si mise a altercare con Idotea.

“Accettiamo!” Rispose Crono mentre stringeva la mano a Giacinto.

In poco tempo gli incauti studenti avevano recuperato il Calice di Fuoco e insieme ai Titani risalirono il Tartaro e uscirono dagl’Inferi.

I Fanciulli usciti dagli inferi salutarono i Titani, chi entusiasticamente e chi atterrito, ma non notarono un piccolo particolare.

Il divino Zeus era lì. Intimorendo i fanciulli che si nascosero dietro ad un Deucalione ancora più impaurito.

“mi avete vituperato ancora di più! Tutto potevate fare, meno che liberare i Titani! Per punizione il Calice non basterà più per avere il perdono!” Il possente Zeus era in collera, e nessun fanciullo si sarebbe azzardato a parlare.

“Ma c’ha le sue cose?” bisbigliò Idotea a Talia.

“No! Sei riuscita a proferire come facevamo temp’addietro!” gridò Menaleo, che quella era la cosa che gli premeva di più.

I fanciulli non tennero conto della potenza di Zeus, che quel sussurro sentì perfettamente.

“Vi affliggerò un’altra punizione! Il vostro Neoprofessore non sarà più un vostro professore! Deucalione! D’ora in poi t’è vietato avvicinarti alla 2C!”

L’emozione improvvisa colpì gli studenti, che iniziarono ad aggrapparsi a Deucalione, il loro professor migliore.

“Alunni… non abbiamo passato molto tempo assieme!”

“Non pianga professore!” gridò Salmoneo asciugandosi le lacrime.

“In fondo, grazie a voi ho un autentico autografo di Omero, e abbiamo conosciuto Virgilio!”

“Ha ragione… non tutto il male vien per nuocere…” disse Cosmia.

“Ma taci te!” Gridò Idotea “Se è per colpa del vostro meschino piano se ora ci dobbiamo disunire!”

“è ora dell’addio definitivo…” Deucalione seguì Zeus, Ai fanciulli non fu dato conoscere il suo luogo di destinazione.

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Capitolo 9
*** 8 ***


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8.

La luna bianca in cielo illuminava il parco pubblico. Sulle altalene Ebe l’attiva sembrava spogliata da tutte le sue forze.

Un secondo dopo l’altra altalena venne occupata dal divino Ermes.

“Attiva Ebe, mia diletta, come mai sei così triste?”

“Ermes, mio cuore, Zeus, tuo padre, ha cacciato il nostro professore migliore!”

Gli occhi di Ermes si velarono. L’attiva Ebe si ritrovò tra le braccia di Ermes.

La notte per Ebe finì cullata dalle parole mormorate da Ermes.

Il giorno dopo, davanti al divino Zeus c’era la bella Afrodite, intenzionata a fare una richiesta al padre degli Dei.

“Potente Zeus! Ti chiedo di salvare almeno il bell’Adone dalle sofferenze che quella classe sta per passare!”

Zeus tacque.

“Non mi par giusto!” intervenne Ares che aveva ascoltato la supplica di Afrodite “Se salverete Adone voi dovrete salvare anche la forte Talia!”

Zeus corrugò la fronte, guardando i due dei che gli avevano fatto una richiesta. Una richiesta inesaudibile per lui poiché quei ragazzi lo avevano oltraggiato fin troppo.

“No, io non salverò nessuno di quei Fanciulli! Anzi, manderò da loro il peggior professore che gli potesse capitare!”

Afrodite ed Ares si guardarono angustiati.

Gl’ignari alunni si diressero anche quel giorno nell’aula funesta.

Tranquilli si sedettero ai propri posti, sconsolati: quell’ora sarebbe dovuta essere di Deucalione.

Non s’accorsero di un’alta e pelata personcina davanti alla cattedra.

“Or dunque siete voi la mia nova classe!” la personcina pronunciò tali parole attirando l’attenzione della classe.

“Chi è cotal persona?” Chiese Licurgio innalzandosi.

“Non t’è detto di far domande, non t’è detto di parlare, non t’è detto di pronunziarti!” asserì solenne e inviperita la personcina.

La classe si guardò stranamente, nessuno mai aveva tolto loro il permesso di esprimersi, cosa sacra per loro.

“Il mio parlar narrare voglio

Non esser bloccata da cotal bruto

che altri non è che un sostituto

il quale agisce mosso dall'odio,

non si può fermare il nostro gaudio

nel proferire il nostro sapere ribattuto.” L’erudita Cosmia si era alzata in piedi e dopo aver recitato tali versi guardò la personcina in modo avverso.

La personacina iniziò a sogghignare malignamente: “Ebbene abbiamo una poetessa in classe! Strano che gli dei non ti abbiano tolto questa dote…”

Il saggio Eurito guardò Cosmia, che si era attirata le ire della personcina, mai avrebbe detto che la libertà di parola costasse tanto a Cosmia!

“E Così, la Belva è stupida e non sa quando bisogna stare zitti” proseguì la personcina in modo malvagio.

A tal proposito, dopo che ebbe visto che nessuno prendeva parola per difender la compagna, il bell’Adone s’alzò e parlò: “Il professore non dovrebbe essere maligno con gl’alunni! Tantomeno se non ha pelle licia come la mia, se non ha occhi vivi come i miei, capelli lucidi e morbidi come lo sono i miei… La belva dovreste essere voi, anzi peggio una bestia!”

Gli occhi della personcina si infiammarono e puntarono direttamente contro Adone. La personcina iniziò a modificare lentamente il suo aspetto mentre si avvicinava furioso ad Adone.

Dalla testa spuntaron fuori due paia di corna fiammeggianti, la lingua divenne biforcuta e i piedi si ingrandirono smisuratamente. Cotale creatura si stava per avventare contro Adone, quando un colpo alla nuca secco e deciso fece perdere conoscenza alla creatura.

La creatura svenne e cadde sul pavimento dell’aula, rivelando dietro di essa Cosmia con in mano un pezzo di legno, proveniente dalla sedia rotta della classe.

Subito Adone e Cosmia si adoperarono per legare la creatura, che stava ritornando ad essere la personcina.

Gl’alunni inizialmente sbigottiti si ripresero e aiutaron i due compagni coraggiosi.

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Capitolo 10
*** 9 ***


Nuova pagina 1

9.

Aprì lentamente gli occhi rossi e provando a muoversi s’accorse di essere bloccato.

La personcina si ritrovò legata alla cattedra circondata dai fanciulli.

“Ve ne prego! Non uccidetemi!” supplicò allora.

“Non ti uccideremo!” Disse Forbante dalla voce forte.

“Già! Ti faremo provare solo molto dolore!” disse Talia sadica.

“Cioè… mi torturerete?” chiese esitante la personcina.

“Più o meno!” Intervenne Eurito.

“Diciamo che… non t’è detto di sapere…” disse Licurgio sghignazzante.

Impetuosa come un tuono la campanella suonò, segnando la fine dell’ora della personcina. I fanciulli la slegarono permettendole di andare da un’altra parte.

La personcina uscente lasciò entrare la nera figura, che sedendosi sulla cattedra notò lo scompiglio della classe e per porvi rimedio decise: “Su, su! Verifica di Morfosintassi Latina! Ah e mi raccomando, fate i bravi, oggi pomeriggio c’è il Gran Consiglio!”

Gli studenti si preoccuparono un po’, su cosa avrebbe potuto dire la personcina sul loro comportamento, ma appena data un’occhiata alla verifica impallidirono.

“Cotale prova è inattuabile! Anche per un fiero cittadino dell’antica Roma!” pensò Menaleo guardando di soppiato la verifica dell’attiva Ebe, esperta di lingue latine.

La giornata finì per gli impavidi fanciulli che si avviarono alle loro case. Stessa cosa non fu per i loro insegnanti, i quali rimasero malvolentieri a scuola per discutere sull’andazzo dei fanciulli.

“Per me la classe è tranquilla…” disse pacatamente un amabile prete.

“Non v’è insidia alcuna nella 2C!” affermò solenne una donnona dai capelli a l’aura sparsi.

“Certo… se studiassero un po’ di più di matematica… Ah… non ci sono più gli alunni di una volta… quanto mi mancano Pitagora, Archimede ed Erone!” proferì una donna dai capelli grigi.

“Diciamo che si coalizzano contro la povera Idotea!” disse una donnina con gli occhiali.

“Giammai! Questa classe non va per niente bene! Non studiano né storia né l’utile Latino!” disse la nera figura.

“Vorrei far presente che Cosmia e Adone sono dei soggetti preoccupanti, che rispondono in malo modo all’insegnante” disse la personcina.

“Mi associo al tuo pensiero! Ed aggiungo che anche Aristide è da tenere d’occhio!” aggiunse la nera figura.

Il Gran Consiglio si chiuse e la donnona pensò “Sono sempre stati calmi… non capisco cosa capiti in questo periodo a quei fanciulli!”

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Capitolo 11
*** 10 ***


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10.

L’albero dai fiori rosati muoveva i suoi rami al ritmo dei cinguettii degli uccellini, appoggiata al tronco vi era Cosmia, che stava tranquillamente guardando il cielo.

“Divino Apollo, che cosa vi porta qui?” chiese Cosmia guardando il Dio che si avvicinava.

“Cosmia… perché non ti fai cambiar di classe? Ho dato istruzioni alla preside in modo che ti lasci cambiare!” chiese Apollo.

“No, ormai non posso più tirarmi indietro…”

Il divino Apollo prese la mano di Cosmia, ma questa inaspettatamente gli fece una pacca sulla spalla: “Lo so che siete preoccupato, ma fidatevi tutto andrà bene!”

Apollo non poté far altro che ritirarsi, il sorriso di Cosmia l’aveva rassicurato un poco.

All’improvviso arrivò un piccione viaggiatore che portò a Cosmia un messaggio:

“Le uova marce sono pronte per essere lanciate e i sacchi di piume sono pronti”

Il piccione ritornò indietro portando un qualche messaggio.

In classe i fanciulli attendevano l’arrivo della personcina, che arrivò qualche minuto dopo grondante di uova marce e ricoperto di piume da capo ai piedi.

“Cos’avete da guardare?” domandò inferocita la personcina.

I fanciulli trattennero le risa, mentre la personcina si stava di nuovo trasformando nel mostro.

All’improvviso un cervo irruppe nell’aula incornando la personcina.

“Ehi! Quello è James Potter!” Gridò Cleante.

Il mostro-personcina ingaggiò una battaglia con il cervo.

Eurito ne approfittò: “Amici! Cogliamo l’occasione per scappare!”

I fanciulli uscirono di corsa dall’aula e dalla scuola ritrovandosi nel cortile. Purtroppo per loro c’era Zeus ad attenderli.

“E dunque proprio non capite…” Iniziò Zeus preparandosi a lanciare uno dei suoi fulmini.

Tra i fanciulli si frapposero i Titani.

“Questi Fanciulli non sono crudeli!” cercò di difenderli Crono ma Zeus riuscì ad imprigionarli di nuovo.

Zeus dopo quest’interruzione si ripreparò per scagliare una saetta contro i fanciulli, quando dalla loro parte si schierarono alcuni Dei.

“Ares, Apollo, Ermes, Artemide, Afrodite e pure te Atena!” disse Zeus.

“Ti prego padre, dà una possibilità a questi fanciulli! L’ignoranza è l’unica colpevole!” intercesse Atena.

Zeus sembrò ragionare.

“Loro potranno imparare a rispettarci se li lascerai in vita!” disse Artemide.

“Non si comporteranno più male nei nostri confronti!” disse Ermes.

“Non ci calunnieranno più!” affermò Ares.

Zeus sembrava ormai convinto, ma per rincarare la dose i sei Dei aggiunsero con le loro faccee più supplichevoli: “Ti prego Papy!♥”

“Essia! Siete perdonati giovani ed inesperti studenti! Mi raccomando impegnatevi!”

E così dicendo gli dei scomparvero.

“Ehi… siamo salvi…” disse Salmoneo guardandosi intorno.

“Non ci posso credere… Il mio Leandro! My Love! Potrò rivederlo ancora!” gridò di felicità Clelia.

“Ehi! Ma stiamo parlando normalmente! Menaleo! Te ne sei accorto?!” chiese Polluce.

“N-non ci credo…” e Menaleo iniziò a piangere dalla gioia.

“Poverino… non ce la faceva proprio…” esclamò Forbante.

“Eh già…” asserì Eurito insieme a Galatea.

“Sono felice!” disse Ebe saltando intorno e coinvolgendo molti dei fanciulli in uno scatenato trenino della felicità.

“Così finisce questa storia, i fanciulli vennero perdonati, e il divino Zeus ritornò alla sua occupazione principale, andare a…”

“ZEFIRO!!” lo bloccarono i compagni.

“Oh… e che palle… Io DEVO dirle queste cose, se non posso allora me la prendo con Idotea!” disse Zefiro.

“Che c’entro io?! Prenditela con Cosmia che ci ha fatto andare nel Tartaro!” protestò Idotea.

“Ragazzi!”

“Beh alla fine è andato tutto bene! Perché prendersela con me…?” commentò Cosmia.

“Non trovate che ora che sono meno stressato io sia ancora più bello?!” intervenne senza senso Adone.

“Ehi! Ragazzi!”

I fanciulli si girarono verso la voce e rimasero sorpresi, davanti a loro stava Deucalione. Corsero verso di lui per abbracciarlo, avevano stretto un buon rapporto con lui, anche se c’erano stati poco tempo.

Questa è la fine ufficiale del racconto della 2C, non c’è dato sapere cosa fecero dopo questi impavidi alunni, si spera solo che tutti continuino felicemente il loro cammino.



Wow, finalmente l'ho finita. Bene come dice il testo, la Classeide è finita, dopo due anni dai fatti accaduti! xD

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