Again..?

di Myrtle Y
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** . ***
Capitolo 2: *** Ricordi ***
Capitolo 3: *** Si torna a casa parte 1 ***
Capitolo 4: *** Si torna a casa parte 2 ***
Capitolo 5: *** Che succede Harry? parte 1 ***
Capitolo 6: *** Che succede Harry? parte 2 ***
Capitolo 7: *** Che succede Harry? parte 3 ***
Capitolo 8: *** Hogwards parte 1 ***



Capitolo 1
*** . ***










La storia è la stessa di quella che stavo scrivendo prima ma ci sono stati problemi con quel file quindi ecco che la riporto in un altro. Ringrazio chi ha recensito, chi mi ha messo nelle preferite e chi legge. Spero vi piaccia e che continuate a seguire il racconto..!

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Capitolo 2
*** Ricordi ***







Ancora quella luce verde. Ancora quell’urlo. Il suo nome gli rimbombava nella testa. Si svegliò di soprassalto. La testa gli faceva male, un dolore strano, portò la mano alla cicatrice sulla fronte e si rese conto che non era più vivida come prima. Il dolore era solo un brutto ricordo, ci pensò meglio e si accorse che la cicatrice non gli faceva più male, da circa 5 ore. Allora quel mal di testa? Sarà stata la stanchezza.
Si guardò intorno e tutto quello che vide furono le tende rosse del letto a baldacchino. Era ancora a Hogwards, l unico posto che era riuscito a chiamare casa da quando aveva un anno. Aprì le tende e vide nel letto di fronte un ammasso di capelli rossi. Ron dormiva come un sasso a bocca aperta. Quella visione lo fece sorridere. La tana. Ecco qual era stato il secondo posto che poteva chiamare casa. La famiglia Weasley era sempre stata come la sua famiglia. Molly, Arthur, Charlie, Bill, Percy, Ron, George, Fred.. Gli venne un groppo in gola. L’ultima volta che aveva visto il gemello Weasley era per terra senza vita accanto a una cinquantina di persone che avevano combattuto per la libertà. Per uccidere Voldemort. Accanto a Fred c’erano anche Lupin e Tonks. Pensò al figlio, Teddy, di appena un anno. Proprio come lui era rimasto orfano a quell’età. Sentì il cuore stringersi per suo figlioccio e per i genitori che si erano amati tantissimo. Ginny. Si ricordò di Ginny. Quante cose aveva da dirgli, gli venne da alzarsi e correre da lei ma pensò che anche lei aveva diritto a riposarsi. Quell’ultimo anno lontano da lei era stato così difficile. Ma ora si rendeva conto più che mai che la sua scelta era stata giusta. Non avrebbe potuto rischiare di metterla in pericolo. Ma ora? Ora nulla gli impediva di passare il resto della vita con lei.
Vide anche gli altri suoi compagni di stanza: Seamus, Dean, Neville.. Neville che era stato davvero coraggioso. Era stato lui che aveva ucciso Nagini, l ultimo Horcrux di Voldemort. E poi Hermione che ora sicuramente dormiva nel suo letto nei dormitori di fronte. Tutti quelli che aveva visto morire per causa di Voldemort gli corsero di fronte.. il padre, la madre, Cedric, Sirius, Silente e ora tutte quelle persone che si trovavano nel pavimento della sala grande. Ora però nessuno sarebbe più morto a causa del mago oscuro più potente che aveva diffuso terrore anche nel pronunciare il suo nome. Non c’era più. Era lui, Harry, che aveva ucciso Tom Riddle. Si sdraiò di nuovo e cadde in un profondo sonno. Era stanco.



Una luce lo fece svegliare. Si era dimenticato di tirare le tende. Sentiva delle voci, voci famigliari, provò a girarsi nel letto ma si scontrò con una figura che era seduta accanto a lui. Prese gli occhiali tondi dal comodino, li inforcò e riuscì a identificare la figura. Aveva dei capelli lunghi, rossi, occhi castani determinati come sempre e un sorriso compassionevole.
“Buon giorno, o pomeriggio dovrei dire visto che sono le tre”.
La sua voce era strana, quasi rotta dal dolore ma contemporaneamente felice per trovarsi lì.
“Ginny..”
Non vedeva l’ora di vederla e ora che era lì non gli sembrava quasi vero.
“io non.. tu.. insomma noi.. e gli altri.. Voldemort..”
“Io tu egli noi voi essi..! Ti sei dimenticato come si parla?!”
Ron si era avvicinato al letto insieme ad Hermione. Erano loro le voci familiari che aveva sentito prima. Avevano un’aria spensierata, quasi non riuscissero a convincersi di quello che era successo. Si guardarono tutti per un momento e scoppiarono a ridere. Harry non capiva come facessero a ridere ancora dopo tutto quello che era successo. Poi pensò che la vita va avanti e che gli eroi che erano morti in guerra avrebbero voluto che festeggiassero la vittoria contro il male visto che erano morti per ottenere quello.
Scesero nella sala grande, i corpi senza vita erano stati spostati, Harry non sapeva dove. Quasi gli leggesse nel pensiero Hermione gli disse che erano stati sepolti e che alle 5 ci sarebbero stati i funerali. C’erano ancora persone che gironzolavano nella sala, alcuni in silenzio, altri parlavano. Avevano già festeggiato ma Harry dormiva. A quanto pare si era svegliato troppo presto però poi quando si era riaddormentato aveva dormito parecchio.
Passarono le due ore fuori, nei giardini del castello, vicino al lago. Era l ultimo giorno di permanenza a Hogwards, la mattina del giorno dopo sarebbero tornati a casa. Sedersi nell’erba verde con i suoi amici vicino gli ricordò i momenti passati lì a ridere, scherzare , quei pomeriggi ormai così lontani.
Sentiva che c’erano tante cose da dire ma non sapeva da dove cominciare. Prima voleva parlare con Ginny chiarire la situazione, voleva sapere se lei provava ancora per lui quello che lui provava per lei. Ma non gli sembrava il momento. Voleva godersi quegli attimi e poi ci sarebbe stato tutto il tempo per parlare.
Ron e Hermione finalmente stavano insieme, Harry vedeva quanto avevano aspettato quel momento dal loro sguardo, eppure l aveva sempre saputo visto che gli era stato accanto per 7 anni. Notava la tristezza che c era nell’aria e lui se la sentiva dentro. Restarono sdraiati nel prato senza parlare, solo ascoltando i battiti del cuore, i respiri, della persona accanto e gli uccellini che cantavano sui rami degli alberi. Quel canticchiare ricordava a Harry Fanny, la fenice di Silente,sparita con lui il giorno del funerale.
“Dobbiamo andare”.
La voce di Ginny lo riscosse dai pensieri. Era ora di andare ai funerali.
Seduto in quelle sedie si sentiva come il giorno soleggiato d’estate quando davanti a lui si trovava una sola bara bianca. Come quella volta una persona si alzò a parlare, Harry vedeva quelli seduti in lacrime, la famiglia Weasley meno forte che mai, sconvolti dal primo all’ultimo. Non ci faceva nulla quel signore a parlare. Cosa ne sapeva? Cosa ne sapeva di quelle persone? Le aveva mai conosciute davvero? Aveva mai visto i loro sorrisi, sentito le loro voci, guardato i loro occhi? Non sapeva niente. Sentì di doversi alzare, di dover fare lui il discorso. E così fece. Gli tremavano le gambe ma lo sguardo era deciso e gli occhi erano puntati sul palchetto. In fondo erano morti anche per lui, se fosse andato subito da Voldemort molti sarebbero stati ancora vivi. Fu una sorpresa per tutti, non capivano perché lo stesse facendo e non lo capiva nemmeno lui. Sapeva che doveva farlo, basta. Arrivato sul palco guardò i visi di quelle persone rigate da lacrime calde che non erano altro che carezze delle persone ormai lontane. Vide la McGranitt.. l’aveva conosciuta sempre forte e determinata ma era già la seconda volta che la vedeva in quel modo, distrutta.
“Vi starete chiedendo perché sono salito qui. La verità è che non lo so. Credo solo di dover ringraziare tutti, dal primo all’ultimo, voi ora che siete seduti lì davanti a me e loro che stanno alle mie spalle.”
Sentiva un groppo alla gola ma voleva continuare a parlare. Si fece forza, inghiottì il nodo e riprese.
“So come vi sentite perché io mi sento così da 16 anni ormai. Molte persone sono morte per proteggermi da quando avevo un anno. I miei genitori, mio padrino, il preside di questa scuola e tutte le persone che sono state uccise ieri. Vi devo ringraziare perché senza tutti quanti ora non sarei qui a parlare e probabilmente ci sarebbero state ancora morti a causa di Tom Riddle.”
Quel nome risuonò nel giardino e ebbe lo stesse effetto di una freccia atterrata nel campo nemico.
“Voglio che sappiate che siete degli eroi, che queste persone non sono morte invano, che si sono sacrificate per un futuro migliore per i propri cari e una vita di rimpianti non servirebbe a niente. Ora bisogna andare avanti e dobbiamo farlo in onore delle persone che non ci sono più. Non mi resta che sperare che ricordiate sempre il motivo per cui loro sono morti, perché si sono sacrificate. Tenetelo bene in mente e saprete andare avanti.”
Harry non sapeva se aveva utilizzato le parole giuste ma capì che avevano avuto un buon effetto sulle persone sedute, lo vide dai loro sguardi. Tornò a sedersi vicino a Ginny che gli prese la mano.



I bagagli erano pronti e sentiva il rumore del vapore del treno. Era ora di andare. Doveva salutare la scuola nel quale sarebbe tornato a settembre per frequentare l ultimo anno. Tutte le lezioni, gli esami, l anno intero appena passato era stato annullato e si sarebbe ripetuto l anno dopo. Harry non sarebbe tornato a Privet Drive quest’estate, gli zii erano andati altrove e quell’ anno non gli avrebbe rivisti. La sua destinazione era la Tana insieme alla famiglia Weasley al completo meno uno. Sapeva sarebbe stato difficile ma il suo obbiettivo era far tornare il sorriso a quella famiglia e cercare di tenere vivo il ricordo di Fred, del suo sorriso, della sua pazzia, della sua simpatia. E poi c era Teddy, sarebbe andato a vivere dai nonni ma per qualche giorno sarebbe restato alla tana. Era l inizio di una nuova vita, sarebbe stata strana, da sempre la sua vita era incentrata nel rischio, ora sapeva di poter stare tranquillo. Ancora una volta si toccò la cicatrice ormai spenta. Si ricordò di sua madre e della protezione enorme che gli aveva dato. Sentiva di aver utilizzato bene ciò che gli aveva lasciato, non era morta invano, così come tutti gli altri.

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Capitolo 3
*** Si torna a casa parte 1 ***


"Siamo arrivati?”

Una bambina di circa 9 anni, capelli rossi, occhi marroni, ripeteva la stessa domanda ogni volta che la metropolitana si fermava.

“No, Lily, ancora no. Quando arriveremo te lo farò sapere ok?”

Era stata una signora a parlare, era sicuramente la madre vista la somiglianza, anche lei capelli lunghi rossi e stessi occhi marroni determinati. Doveva avere sui trentacinque anni.

“Ehi voi due! Smettetela! James, Albus! State fermi per l amor del cielo! Non vi si può portare da nessuna parte!”

“Ma mamma James continua a dirmi che sarò a Serpeverde!”

Era stato un bambino di circa 11 anni a parlare, aveva degli occhi verdi intensi, l unico dei bambini ad averli ereditati.

“Shh! Avvicinatevi! Quante volte ve lo devi dire? Siamo tra i Babbani e loro non devono sapere nulla, non gridate! E James basta importunare tuo fratello!”

I bambini tornarono a giocare e il figlio maggiore, dodicenne, sembrava non voler smettere di prendere in giro il fratellino. La metropolitana si era fermata di nuovo e la bambina dai capelli rossi rifece la domanda:

“Siamo arrivati?”

La donna levò gli occhi al cielo e si rivolse al marito che sedeva vicino a lei. Harry era assorto in quei pensieri.. ricordava l’ultimo giorno prima di lasciare Hogwards per poi tornare a settembre quando Ginny gli parlò e lo fece tornare con la mente nella metropolitana.

“Tutto ok?”

chiese la moglie dubbiosa.

“Si stavo solo pensando..”

“Ancora una volta ricordi?”

“Già.. mi sembra passato così tanto tempo dall’ultima volta che finii la scuola e ora vedere loro che ci vanno mi fa uno strano effetto.. quasi come nostalgia di quel castello”.

Ginny sorrise al marito e lui ricambiò di riflesso. Dopo diciannove anni era ancora innamorato perso di quella donna e ora avevano anche tre bambini. Non si sentiva più come certe volte da ragazzo, non sentiva più la solitudine. Ora aveva una famiglia davvero sua e non poteva essere più felice. Ancora ricordava tutto, la guerra e tutte le persone morte per lui ma era contento che i suoi figli non avrebbero mai dovuto conoscere i pericoli che aveva dovuto affrontare. Ancora una volta si ritrovò a ringraziare tantissimo quelle persone. Due di queste le stava per incontrare, infatti la metropolitana si era fermata di nuovo e per la gioia di Lily erano arrivati. Scesero e si ritrovarono di fronte quattro figure: due alte, una con i capelli rossi e l altra castani e mossi. Harry non avrebbe non potuto riconoscere i suoi due migliori amici di sempre.

Ron e Hermione gli sorridevano e accanto avevano due bambini, una femmina, Rose, e un maschio, Hugo. Li vedeva molto spesso visto che erano vicini di casa e anche parenti, ma era da una settimana e mezzo che non si incontravano poiché erano stati a trovare un’atra parte della famiglia.

Erano stati a Privet Drive dove il cugino di Harry viveva con la sua famiglia. Gli zii erano morti ma Dudley ora aveva una moglie, Samantha, e due figli, Vernon e Peter. Con sorpresa di Harry il cugino era cambiato, aveva messo la testa a posto ed era diventato un grand’uomo. Era da molto tempo che non si vedevano, da quell’estate prima che andasse in cerca degli Horcrux con i suoi due amici infatti, come ricordava bene, dopo non li era andati a trovare. Ma quest’estate gli era arrivata una lettera da parte di Dudley e lui, un po’ per curiosità un po’ per pena, fece i bagagli con la famiglia e si diresse in quella casa dove i ricordi della sua infanzia triste e oppressa ormai sembravano stati cancellati dalla nuova famiglia. Non capì qual era stato il motivo della lettera finchè arrivato lì non notò la preoccupazione nello sguardo del cugino.








Ringrazio davvero tanto Veronica Potter Malandrina e Alchimista per aver recensito e per avermi messo tra le seguite e così CharmedAlis e tutti quelli che hanno letto..! Spero vi piaccia anche questo capitolo e aspetto le vostre recensioni che mi sono sempre di enorme aiuto!

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Capitolo 4
*** Si torna a casa parte 2 ***


“Ehi non sarai un po’ troppo pensieroso oggi?”
La felicità che Harry vedeva nell’amico Ron gli dava forza. Sapeva quanto era stata dura per lui superare la morte del fratello e così lo era stato per Ginny. Ricordava bene quell’estate passata a intervalli tra il sorriso, le lacrime, le risate, la disperazione. Ma alla fine ce l avevano fatta. Fred sarebbe stato fiero di loro, soprattutto del gemello che riusciva a tenere gli affari del negozio in un modo impressionante.
Ron era sempre stato poco sicuro di sé ma da quando era riuscito a farsi Auror era molto più deciso anche se a volte ancora non si rendeva conto di avercela fatta. Lavoravano insieme al ministero. Sì, anche Harry era riuscito a diventare Auror e così Hermione, senza che ci fosse sorpresa da parte di nessuno, e Ginny che dopo aver passato qualche anno dietro ad una pluffa aveva deciso di diventarlo dopo la nascita di James. Anche Harry aveva passato del tempo nel campo da Quiddich come professionista dietro ad un boccino ma sentiva che doveva fare quello che da sempre gli era venuto meglio: salvare le persone dal male.
Si toccò la cicatrice in fronte, un gesto automatico ormai, senza senso, ma fece preoccupare Ron, Hermione e Ginny che non parlarono per tutto il tragitto in macchina. I bambini invece ridevano e scherzavano felici, infatti nessuno di loro conosceva la storia di Harry, il significato vero dell’esistenza di quella cicatrice, nessuno dei cinque sapeva che lui aveva salvato la popolazione magica dal mago oscuro più pericoloso e potente. Non avevano voluto dirlo loro.
I quattro amici avevano riflettuto a lungo dopo che una sera d’estate nel terrazzo di casa Potter, James aveva chiesto da dove veniva quella buffa cicatrice a forma di saetta. Aveva lo stesso carattere ribelle del padre, gli stessi capelli neri arruffati e quella curiosità implacabile della madre. Albus Severus invece era più timido, forse a causa della prepotenza del fratello che lo metteva spesso in soggezione. Lily era identica alla madre sia nel carattere che nell’aspetto. Rose aveva l’età di Albus, era uguale a Hermione, stessa mente sveglia e preparata, stessi capelli ricci spesso arruffati ma li aveva rossi come il padre e anche da Ron aveva ereditato anche quelle mille lentiggini. Hugo invece aveva i capelli dello stesso colore della madre, il primo Weasley che non aveva i tradizionali capelli rossi cosa che faceva ingelosire molti della famiglia sempre catalogati per quell’aspetto, ma era pigro come Ron. I cugini erano molto legati tra di loro, anche con Freddie, quindici anni, e Sally, tredici, figli di George sposato con Angelina, con Charlotte, diciotto anni, e Clair, undici, figlie di Bill e Fleur. A Harry ricordavano tanto loro da piccoli; quella sera erano presenti con loro solo James, Albus, Rose, Hugo e Lily.
Riuscirono a deviare la domanda e la notte, quando i bambini dormivano, ne parlarono a lungo.
“Perché non hai voluto rispondere? Credo dovrebbero sapere che il padre è un eroe.”
La posizione di Ron era prevedibile, gli piaceva molto la popolarità, da sempre.
“Anche voi siete degli eroi se per questo.”
A Harry non era mia piaciuta l’idea che fosse solo lui l’eroe. Sapevano tutti perfettamente che da solo non sarebbe andato da nessuna parte.
“Si credo che per una volta abbia ragione Ron.. Devono saperlo. Sono i nostri figli! Devono sapere chi sono i genitori!”
Ginny si era schierata dalla parte del fratello. Era sempre stata per la verità e la curiosità del figlio grande veniva da lei quindi capiva la sua situazione.
“Come potevo dirglielo?? Ogni anno, ogni giorno, ovunque andassi avevo sempre gli occhi di tutti puntati su di me! Ero il bambino che è sopravvissuto! Tutti mi conoscevano e questo mi metteva a disagio, mi dava fastidio. Come potete pensare che possa passare la fiaccola ai miei figli e ai miei nipoti? So come ci si sentiva a essere sempre al centro dell’attenzione e non era una bella sensazione. Non voglio che qualcun altro provi lo stesso.”
“Sono d’accordo con te Harry. Sono solo bambini. Come possono trovarsi degli amici veri se gli altri vorranno stare con loro solo perché hanno il padre famoso?”
Hermione vedeva questa come prima cosa. E aveva ragione. Dopo diverse discussioni i due fratelli dai capelli rossi dovettero arrendersi e così i bambini non seppero mai niente di quella storia. Eppure quando James era andato il primo anno a Hogwards gli avevano fatto diverse domande tra le quali se era parente di un certo Harry Potter. Lui aveva risposto di essere il figlio, ma nessuno gli credette davvero.

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Capitolo 5
*** Che succede Harry? parte 1 ***




Grazie mille a Veronica Potter Malandrina che mi ha recensito e certo! Allora: i figli di Ron e Hermione sono Rose e Hugo; i figli di Harry e Ginny sono James, Albus e Lily; i figli di George e Angelina sono Freddie e Sally; mentre i figli di Bill e Fleur sono Charlotte e Claire. Ma alla comunque della storia faranno parte solo i primi 5 e Claire.
Grazie anche a Celebrian, sihu e DANINO per avermi messo tra i preferiti, elys e Eky_87 per avermi messo tra le seguite e poi chi legge! Spero vi piaccia questo capitolo e aspetto le vostre recensioni che mi aiutano a continuare a scrivere.






Arrivati a casa i bambini correvano fuori nel giardino e giocavano felici. Mancava meno di un mese alla partenza per Hogwards e per Rose e Albus sarebbe stato il primo anno. Erano in totale fibrillazione! Non parlavano altro dall’inizio dell’estate.
“Io voglio andare a Grifondoro come mamma e papà! Anche se Corvonero non mi dispiacerebbe.. Papà dice che ci potrei capitare perché sono intelligente come la mamma!” La voce di Rose si sentiva anche in quel momento dal salone all’interno della casa dove Harry, Ginny, Ron e Hermione erano seduti nei divani, le facce degli ultimi tre preoccupate più che mai.
“Allora.. Parla.”
Hermione si accorgeva subito se c’era qualcosa che non andava nel migliore amico. Aveva ancora la stessa capacità di guardarlo intensamente che faceva sembrare a Harry che riuscisse a penetrargli dentro e scoprire tutto ciò che gli passava nella mente. Questa capacità gli ricordava un po’ Silente.
“A cosa ti riferisci?”
Il tentativo di Harry di fare lo gnorri non funzionò.
“Oh andiamo Harry! Da quando sei sceso da quella metropolitana sei pensieroso, sin troppo! Cos’è successo?”
“Veramente da quando siamo partiti lo sei.. è per quello che ti ha detto Dudley vero?”
Ginny sapeva che il cugino gli aveva parlato ma il marito non aveva voluto dirgli subito di cosa si trattava.
“Perché cosa ti ha detto tuo cugino??”
Ora Ron era diventato più curioso e così Hermione.
“Ok ok calmatevi.. vi racconto tutto. Però non formulate pensieri affrettati. Ci ho pensato a lungo e forse è solo un falso allarme.”
Fece un ampio respiro e cominciò.
“Nella lettera che Dudley mi ha mandato diceva solo che aveva voglia di vedermi, che si era fatto una famiglia e avrebbe voluto che la conoscessi..”
“Si lo sappiamo questo.”
“Non interrompere Ron!”
Ron si zittì con la sgridata di Hermione.
“Arrivati lì ci ha fatto conoscere la moglie, era molto gentile e carina, mi sembrava anche strano che potesse essersi innamorata di uno come mio cugino! Però stando del tempo lì notai che era cambiato, certo l avevo già capito quell’ultima notte che ci vedemmo ma pensavo avesse il cervello fuso. Invece è proprio.. diverso. Il figlio grande, Vernon, era strano..”
“Per forza con quel nome! È già tanto se non ha ucciso i genitori!”
Ron aveva interrotto di nuovo Harry ma uno sguardo di Hermione lo fece rimpicciolire. Harry non potè non sorridere. Non erano cambiati da questo punto di vista, erano sempre il solito cane e gatto. Comunque riprese il racconto.
“Non nel senso di aspetto, per quello era uguale alla madre, l’unica cosa che aveva di Dudley erano i capelli e il naso. Quando lo vidi mi fece uno strano effetto, non so spiegare come, ma quello che più mi sorprese fu quello che accadde negli ultimi giorni. Ero seduto fuori da solo nella panchina e lui era nell’altalena. Non stava mai con James o Albus e nemmeno provava interesse per Lily al contrario di Peter il fratello minore. Sospetto lui sia babbano, ha l’età di Lily ed è molto più socievole e sorridente. Dudley mi ha detto che a scuola va molto bene è ha diversi amici, sembrava lo vantasse. Comunque, stavo leggendo la Gazzetta del Profeta quando alzai lo sguardo e vidi Vernon che andava un po’ troppo in alto. A un certo punto si lanciò al volo e invece di precipitare si librò nell’aria restandoci un po’ troppo a lungo e atterrò con troppa leggerezza.” Non disse che ciò gli ricordava la madre, lei aveva fatto la stessa cosa alla stessa età. L’aveva vista nei ricordi di Severus Piton. Ancora non poteva credere che quell’uomo fosse stato innamorato di sua madre a tal punto da mettere a rischio la vita facendo la spia per Silente.
“Strano non trovate? Però lasciai correre, poteva essere particolarmente bravo nell’atletica tutto qui. Ma poi Dudley volle parlarmi. Il penultimo giorno dopo pranzo restammo soli nel salotto e così iniziò il discorso. Gli vedevo le gocce di sudore che gli attraversavano il viso e dallo sguardo si capiva che era ancora preoccupato…”

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Capitolo 6
*** Che succede Harry? parte 2 ***





“Mamma mamma!! È arrivato Teddy!”
“C’è Teddy!!”
“Papà guardalo è arrivato!”
Era arrivato Ted Lupin, il figlioccio di Harry, che era ammirato da tutti e cinque i bambini. Ormai aveva vent’anni ed era cresciuto bene con i nonni e l’aiuto della famiglia Weasley-Potter. Era fidanzato ormai da un anno e mezzo con Charlotte, la figlia di Bill e Fleur, che aveva due anni in meno di lui, con cui aveva passato tutta l estate sino ad allora in Francia. Era stato Eccellente in tutti i M.A.G.O e stava per diventare Auror come i genitori dei quali, ormai, sapeva tutto poiché la famiglia voleva che fossero impressi nella sua memoria in modo che non corresse rischio di dimenticarli. Quel giorno aveva i capelli blu, aveva il dono di Tonks, ed era arrivato giusto in tempo per interrompere la discussione. Non poterono cacciarlo via naturalmente ma dopo una mezz’ora Ron riuscì ad avvicinarsi a lui e a sussurargli.
“Senti.. ci fa molto piacere che tu sia venuto a trovarci, siamo molto felici davvero! Però.. prima del tuo arrivo stavamo discutendo su alcune cose importanti. Non ti dispiace tenere lontani i bambini per un po’? Poi saremo lieti di continuare a festeggiare la tua visita”.
Nonostante fosse curioso di sapere come mai tutta quella segretezza, Teddy lì portò fuori e gli adulti poterono continuare.
“Teddy vero che io andrò a Grifondoro proprio come te?”
“Certo Albus.”
Le voci dei bambini che assalivano Teddy si allontanavano finchè diventarono solo di sottofondo.
“Forse sei stato troppo duro con lui. È appena tornato e non lo vedevamo da tempo..! potevi dirglielo un po’ più garbato.”
A Hermione non erano piaciute le parole utilizzate dal marito, ma d'altronde aveva ogni volta qualcosa da ridere su Ron, da sempre.
“Vuoi sapere come continua o no?”
Era logico che voleva sapere il resto perciò si zittì anche se pensò che magari avrebbe dovuto dirlo lei a Ted. Il silenzio di Hermione fu preso come un sì e così Harry riprese il racconto.
“Dicevo.. era particolarmente preoccupato. Non riusciva quasi a parlare, non sapeva da dove iniziare e così alla fine uscì dalla stanza e quando tornò chiuse la porta a chiave e aveva una busta da lettere in mano. Me la porse..”
“Non vorrai dire che..? Insomma non sarà mica..?”
Ginny non riusciva a crederci.
“Era una lettera da Hogwards. Per Vernon.”
Vide le facce degli altri perplesse.
“Ma come può essere? Insomma..”
“Cosa c’è di strano? Vuol dire che Vernon è un nato babbano e allora? Anche io lo sono se avete dimenticato..!”
Era stata Hermione a parlare e fece sentire a disagio Ginny. Come aveva potuto dimenticarlo? Ma Harry riuscì a farla uscire dalla situazione.
“Samantha è una strega. Dudley non lo sapeva, l ha scoperto dopo che è arrivata la lettera. Lei gliel’aveva tenuto nascosto. Sapete che lui ha sempre avuto paura della magia, figuratevi sapere che aveva una strega in casa e un figlio stesso mago! Gli è preso un colpo. Ma non è questa la cosa preoccupante, non lo è affatto. La cosa che più mi ha fatto riflettere sono state due cose. Dudley mi ha detto che a scuola il figlio non stava mai con i compagni, che questi lo temevano e la sua stanza è piena di cose non sue. Ha detto che ogni giorno torna con cose non sue forse prese dai compagni. L hanno sgridato per questo ma lui, dopo averle restituite, di nascosto ne portava altre. Mi ha detto anche che sono andati in campeggio quest’estate. Hanno incontrato un serpente e Vernon è riuscito a mandarlo via. Dudley dice che non sa come ha fatto, solo che l ha sentito che diceva cose strane guardandolo e poi il serpente si è allontanato.”
Harry vide la sorpresa mista a terrore nei visi di ognuno presente nella stanza.
“Mi chiedo, cosa significa? È un pericolo? Come fa ad avere quel potere? Per questo ero così pensieroso tutto il viaggio e riflettevo su quello accaduto diciannove anni fa. Non vorrei che a Silente fosse sfuggito qualcosa, non vorrei che quel qualcosa fosse sfuggito pure a noi.”
Il silenzio era assordante. Poi intervenne Hermione.
“Harry sei sicuro? Insomma.. magari è stata solo una coincidenza, Dudley può essersi sbagliato, magari il bambino aveva paura e diceva cose senza senso, poi il serpente non aveva da fare ed è andato via.”
Cercava sempre di far sembrare tutto più semplice.
“Non credo. Andiamo Hermione, cerchiamo di ragionare! Un serpente non va via così se vede delle prede.”
“Harry ha ragione. La cosa spaventosa è che assomiglia tanto a qualcuno. Qualcuno che conosciamo bene.”
“Oh Ron non esagerare! Solo perché parla con i serpenti non vol dire che è cattivo o che è come Voldemort! Harry ha lo stesso potere!”
A Ginny non sembrava possibile.
“Non è solo quello! Insomma pensa a tutte le coincidenze! Parla serpentese, incute terrore agli altri bambini, si porta le loro cose come se fossero premi, il padre è babbano e la madre strega!”
Harry vedeva tutti i tasselli tornare al loro posto.
“Esatto Harry! Coincidenze! Non possiamo saltare a conclusioni affrettate! Possono essere solo coincidenze! Può essere geloso! Insomma Peter è più piccolo e più bravo, l hai detto anche tu che Dudley lo vantava! I genitori danno molte più attenzioni a Peter che a lui.. si sentirà isolato..! Magari vede che gli altri bambini hanno cose che lui non ha, può essere timido.. e non parla spesso, l abbiamo visto! Magari il fatto che riesca a fare cose che gli altri non riescono spaventa i bambini ma non penso usi la magia contro di loro!”
Ginny iniziò a spazientirsi.
“Ok, supponiamo che sia come dici tu.. e il serpentese? Spiegami questo.”
Harry voleva sapere la verità. Come faceva un bambino, suo nipote per giunta, a essere così simile a Voldemort? Beh, in fondo, anche lui aveva avuto il pensiero di essere uguale il secondo anno e tante altre volte ma poi si era ricreduto. C’era qualcosa che non tornava. Ginny non sapeva come spiegare la questione del serpentese ma ci pensò Hermione.
“Hai detto che la madre è una strega no? Può averlo ereditato da lei..!”
Era la spiegazione più logica. Ma allora la madre era imparentata con i Salazar?
“E lei da chi l ha ereditato?”
Ron aveva fatto la domanda ma l’unica risposta era logica e la conoscevano tutti.
“Ma come può? Insomma Voldemort non aveva figli! Ed era figlio unico!”
Hermione dopo un po’ di silenzio tetro si era fatta forza e aveva rivolto la domanda.
“Non è detto fosse figlio unico.”
Harry ci aveva pensato a lungo ed era giunto a questa conclusione.
“La madre è morta poco dopo la nascita di Voldemort! È figlio unico per forza!”
Hermione era decisa e sbarrò quella possibile via.
“Beh, allora non è lì che dobbiamo cercare.. e se invece di sette avesse fatto otto Horcrux?”
La domanda arrivava timida da Ron.
“No, non può essere un altro Horcrux. Era incantato dal numero 7 e per farlo avrebbe dovuto metterlo in un contenitore tanto tempo fa e Vernon è troppo piccolo perché possa contenerlo.”
Hermione era decisa.
“E allora Raptor?”
Ron non si voleva arrendere.
“Raptor aveva la testa di Voldemort che gli spuntava dietro la nuca non mi sembra che il bambino ne abbia!”
“Si, Hermione ha ragione. Non può essere un altro Horcrux.”
Harry era certo su questo.
“E allora? A che conclusione arriviamo? Non può essere un Horcrux e non è discendente di Voldemort.”
Ginny voleva delle risposte.





Grazie mille a  Veronica Potter Malandrina :D e anche a elys al quale devo dire che ho inventato alcuni personaggi come i figli di Bill e spero di non aver creato problemi ne a te ne a nessun altro, se è così chiedo scusa ._. e ho utilizzato il passato remoto perche mi sembrava il più corretto grammaticalmente e perchè mi sembrava che desse un'aria più da suspance, se ho sbagliato mi dispiace :S .. non voglio anticipare niente per quanto riguarda le coppie, mi dispiace, dovrai aspettare e scoprire ;)  
Spero vi piaccia, fatemi sapere che ne pensate :)

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Capitolo 7
*** Che succede Harry? parte 3 ***


“C’è un'unica risposta. La natura ci vuole giocare un altro scherzo. La storia si ripete.”
Non era stato nessuno dei quattro a parlare. Ma era una voce familiare, sottile, gracile, si capiva che era di una persona piccola d’età, ma aveva una sicurezza insolita nei bambini. Tutti e quattro si girarono verso la porta dove una bambina con i capelli rossi e le lentiggini li guardava con una faccia seria.
“Oh smettetela di guardarmi così!”
Rose si sedette nella poltrona rosa pallido tra i due divani dello stesso colore che si trovavano l’uno opposto all’altro, in uno sedevano i genitori, nell’altro gli zii. Tutti e quattro la guardavano con gli occhi e la bocca spalancata. Il primo a parlare fu Ron.
“Co-.. A.. tu.. Ma a..”
Beh, dire che parlava era esagerato. Rose levò gli occhi al cielo. Quel gestò la fece assomigliare tantissimo alla zia.
“Ok vi dico tutto io senza che voi dobbiate farmi mille domande. Ho sentito la conversazione, zio George mi ha regalato le orecchie Oblunghe e si sono rivelate utili.”
Fece un sorrisetto nel dirlo. A quanto pare aveva un po’ la tendenza a infrangere le regole che la distingueva dalla madre a quell’età.
“So chi è Tom Riddle, da dove viene la cicatrice di zio Harry, so che non brucia più da diciannove anni perché hai ucciso colui che gliel’ ha fatta. So cosa avete combinato insieme a Hogwards ogni anno e cosa tutto avete passato. E ora so che la storia sta per ripetersi. È l’unica conclusione a tutto quello che avete detto.”
Li guardò con la solita determinazione che aveva preso da Hermione e Ginny. Harry la guardava ancora a bocca aperta e non potè non notare quanto fosse sveglia e sorprendente. Fu Hermione la prima a riuscire a mettere in fila parole intere per formare una domanda sensata.
“Come fai a sapere tutto? E non è educato origliare! Te l ho detto tante volte! George mi sentirà!!”
“La notte che James vi ha chiesto della cicatrice mi sono accorta che avete deviato la domanda ma non vi ho detto nulla, tanto sapevo che non mi avreste risposto. Così sono andata da nonno Arthur poiché lui è molto preso dai Babbani, ma questo lo sanno tutti. L’altro giorno sentivo che parlava di un sito su Internet sui maghi, dove si trova tutto quello che c’è in biblioteca ma è aggiornato frequentemente così visto che aveva un computer gli ho chiesto se potevo vederlo.”
I quattro adulti sapevano di cosa si trattava visto che erano presenti anche loro alla discussione e Arthur era così entusiasta di questa cosa che aveva fatto la testa a caco a tutta la famiglia.
Rose scoppiò in una risata.
“Aveva la stessa espressione che aveva Hugo quando l’ultimo Natale ha trovato tra i regali la scopa giocattolo! Era entusiasta che mi interessassi e alla fine riuscii a schiodarmelo di dosso in modo da poter cercare informazioni. Pazzesco quante cose trovai scrivendo solo Cicatrice. Vidi subito i vostri nomi. Fu così che scoprii tutto. Ci sono anche dei FunClub! Siete degli eroi per la popolazione magica! Tutti vi conoscono, sanno il vostro nome e noi ne eravamo all’oscuro.”
“Lo sai solo tu? Non l hai detto ai tuoi cugini vero?”
Era stata Hermione a interromperla. A quanto pare sembrava l unica in grado di spicciare parola in quella situazione.
“No. L ho detto solo a Josh. E tra l’altro lui lo sapeva già ma aveva avuto ordini precisi dai genitori che li avevano avuti da voi.”
Aveva un tono quasi accusatorio, non poteva sopportare il fatto che non fosse stata informata e soprattutto che Josh, il suo migliore amico, con cui faceva spesso sfide sapesse una cosa di cui lei non era a conoscenza e in più questa la riguardava!
Conosceva Josh da quando erano piccoli poiché era il figlio di Luna Loovegood e Dean Thomas che erano restati grandi amici con i quattro, anche se Ginny non andava molto d’accordo con l’ex  ragazzo. Il bambino era mulatto, con gli occhi e i capelli poco più chiari del padre, eppure somigliava tanto a Luna, non avrebbe saputo dire cosa facesse credere questo. Si dicevano di tutto, forse perché avevano la stessa età, ma avevano un’intesa particolare. Era molto legata anche con Albus, migliore amico di Josh, ma quel fatto aveva preferito non dirglielo. Non subito almeno.
Il fatto che gli altri quattro bambini non lo sapessero fu un sollievo per i quattro genitori, ma durò poco.
“Cosa vorresti dire con “la storia sta per ripetersi”? È  impossibile!”
Anche Ron aveva riacquistato la parola.
“No invece. È possibile. Non ricordi? Al secondo anno la storia stava per ripetersi, la camera dei segreti era stata aperta di nuovo e zia Ginny rischiava di morire. Solo grazie a zio Harry si è salvata. E ora è così. Di nuovo sta per succedere la vostra storia. L’erede impuro di Tom Riddle è arrivato.”
“Anche gli altri lo devono sapere. Forse è un pericolo, la natura ci sta davvero giocando uno scherzo ma questa volta possiamo bloccarla in tempo.”
Harry ora era deciso. Sapeva cosa doveva fare e lo annunciò agli altri.
“C’è solo un modo per scoprire se davvero la storia rischia di ripetersi. Se Vernon sarà smistato nei Serpeverde allora non c’è dubbio. Io avevo chiesto di essere assegnato alla casa che volevo, era ciò che mi distingueva da Riddle. Se lui sarà in quella casa andremo subito a Hogwards. Dovrò parlare con Silente. Avviseremo la McGranitt, in fondo ora è lei la preside, e Neville, che anche se professore di Biologia può tenerlo d’occhio. Poi dovremo cercare di lavorarci sopra. Non dobbiamo dimenticare che quest’anno entra anche Scourpius Malfoy. Non pensò sarà molto diverso da com’era il padre ai suoi tempi. Bisognerà inquadrarlo.“
Harry sapeva che se la storia si sarebbe dovuta ripetere non potevano essere loro adulti a intervenire sul bambino. Toccava agli eredi. Ai loro figli, questo lo spaventava ma sentiva che, perché si risolvesse tutto, spettava a loro combattere. Per ora l avrebbe tenuto per sé però. Prima dovevano raccontare la loro storia a James e Albus. Ci sarebbero dovuti essere anche Claire e Josh, anche loro sarebbero dovuti entrare a Hogwards al primo anno, nonostante già sapessero la storia. Ora dovevano conoscere il continuo e scriverla loro.





Davvero un grazie enorme a elys per avermi recensito lo scorso capitolo e non ti preoccupare non mi sono affatto offesa, anzi :)  ti sono molto grata per il tuo commento e consiglio, volevo solo avvisarti del perché delle cose che mi hai sottolineato :) e se ho dato un impressione sbagliata mi scuso molto :/
per quanto riguarda il resto non posso rivelarti nulla :P, il finale comunque è ancora un po’ incerto, diciamo che ci sto lavorando su per renderlo il più bello possibile e, chissà, che non sia come dici tu..! lo scoprirai solo seguendo :)

grazie ancora a chi ha letto e spero che vi piaccia anche questo capitolo e commentate :)




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Capitolo 8
*** Hogwards parte 1 ***


Erano le 10.55 del 1 settembre a Londra. Il tempo non era dei migliori, come suo solito pioveva, eppure era ancora estate. Le strade erano quasi vuote, le persone preferivano stare chiuse in casa al calduccio piuttosto che mettere il naso fuori dalla porta, e poi era domenica e la domenica si riposa in tutto il mondo. Beh, di certo nel mondo dei Babbani perché, al contrario di questo, quella domenica, per la maggior parte delle persone appartenenti al mondo magico, non era un giorno di riposo.

 

“Dai ragazzi siamo in ritardo! Correte!”

“Uf io non voglio correre..! questa è tutta colpa di QUALCUNO che non si muove a prepararsi la mattina!”

“Hugo hai poco da incolparmi..! Se mi serve quel tempo per prepararmi non è colpa mia!”

“Si invece! Potresti svegliarti prima la matt—“

“Smettetela voi due e camminate! E state attenti a non scivolare! Questa pioggia non fa vedere un tubo..!”

 

Un gruppetto di quattro persone si muoveva veloci nella stazione di King’s Cross, quasi deserta. La pioggia non permetteva di vedere bene da quanto era fitta, sembrava quasi si stesse sfogando contro i cittadini che inquinano, inquinano, senza pensare che causano problemi all’ambiente e al cielo, ma da quella oscurità mattutina spiccavano due chiome rosse e due castane. Nessuno sapeva dove la famiglia Wealsley era diretta, nessuno la vide fermarsi davanti a una colonna tra il binario 9 e 10, nessuno la vide sparire oltre quella barriera segreta conosciuta solo dai maghi.

 

Erano passati cinque anni dalla prima volta che Rose Weasley si era trovata tra i due binari, con il carrello dei bagagli in mano. Aveva tutto con sé nel baule:  penne d’oca, pergamene e tutti i libri della lista riportata nella lettera ricevuta. Sopra il baule si trovava una gabbia dove Rose teneva la sua bella civetta regalatale dallo zio Harry. Era ancora piccola, sarà stata alta circa 30 centimetri, era nera come la pece ma aveva qualche macchia bianca soprattutto nelle ali, l’aveva chiamata Wing.

Ricordava perfettamente le emozioni provate quei primi giorni, l’eccitazione durante il viaggio nel treno nello scompartimento con Josh, Albus e Claire passato a ridere, a fare supposizioni, a fantasticare, quanto era rimasta affascinata alla vista del castello nero con le mille finestre illuminate, la pioggia insieme al freddo che l’accompagnava durante il passaggio in barca, l’ ansia quando si era trovata davanti a quella porta altissima di legno che era l’ingresso alla sala grande.

Erano entrati in quella stanza che le sembrava immensa, guardò il soffitto: la madre le aveva detto che non era vero, era un incantesimo, infatti non potè non notare quanto fosse splendidamente magico. Con il naso per aria, il gruppetto dei primini era arrivato davanti a uno sgabello sulla quale si trovava un cappello parecchio vecchio, malandato, insignificante. Fece il suo canto d’inizio anno, Rose sapeva tutto a riguardo, per ogni corso di studi il cappello parlante inventava una canzone che poi il giorno dello smistamento avrebbe dovuto presentare. Quell’anno fu così:

 

“Allora, salve giovane maghetto

in barca hai superato il laghetto

ma non credere fosse una sfida

quella la incontrerai presto

così sentirò le tue grida

ma non essere mesto

 

Non spetta a me farti la lezione

non è di questo che parla la canzone

con la vita capirai,

chissà da che parte starai

io ti devo giudicare

o forse è meglio dire studiare

decido qual è la casa che ti spetta

prima te le presento, aspetta.

 

Tassorosso è lì tranquillo

Serpeverde è sempre brillo

Corvonero con la sua intelligenza

Grifondoro con la sua imprudenza

 

Tu davvero sai dove andare?

Io non credo lo sappia dire

Solo io ti saprò interpretare

E dove smistarti capire

 

Ma ora basta con i canti

Chi sono i demoni e chi i santi?

Siete curiosi di sapere

E porre fine alle vostre pene

Non vi lascio più sulle spine

Diamo a questa canzone una fine!”

 

 

E accompagnati dalle urla, dagli applausi della scuola il cappello era tornato immobile su quello sgabello. Rose pensò quanto dovesse essere triste essere lui, non poteva inchinarsi, dire grazie alla folla che l’aveva acclamato, ma in fondo era questo che contava? Il suo compito era un altro e nel farlo insegnava e cercava di aprirti gli occhi, lo faceva bene.

Ecco che ad uno ad uno i giovani maghi e le giovani streghe erano stati chiamati. E tutti accolti dai festeggiamenti si erano seduti nelle tavolate delle rispettiva case.

 

“Ethan Allow”

“Corvonero!!”

 

“Trevor Allow”

“Corvonero!!”

 

“Vernon Dusley”

Qui il cappello aveva esitato. Si era trovato a dover analizzare una mente difficile, sentiva tristezza, coraggio, voglia di emergere, timidezza, paura, ansia, eccitazione, speranza, intelletto, furbizia, ostilità, intolleranza. Si chiedeva perché c’erano sempre più persone così complesse, la scelta la vedeva difficile. Ma alla fine decise, dopo aver pensato a tutto quello che quel ragazzo possedeva aveva gridato la casa che sarebbe stata la sua potenziale famiglia per i prossimi sette anni.

 

 

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