I Dodici Guerrieri

di DeaEris
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Aphrodite No Pisces ***
Capitolo 2: *** Camus No Aquarius ***
Capitolo 3: *** Shura No Capricorn ***
Capitolo 4: *** Aiolos No Sagitter ***
Capitolo 5: *** Milo No Scorpio ***
Capitolo 6: *** Dohko No Libra ***
Capitolo 7: *** Shaka No Virgo ***
Capitolo 8: *** Aiolia No Leo ***
Capitolo 9: *** Death Mask No Cancer ***



Capitolo 1
*** Aphrodite No Pisces ***


Ciao A tutti!
Ho deciso di scrivere questa raccolta su come vedo io ogni Saint e l'evoluzione che hanno avuto nella storia!
Ho cominciato da uno dei miei personaggi preferiti, il bellissimo Aphrodite..l'ultimo guerriero nella Scalinata, ma senza alcun dubbio uno tra i più complessi!


Aphrodite era uno dei Guerrieri al servizio di Athena.
Questa era la mera facciata.
Come il velo di Maya ogni illusione era pronta a scivolare ed abbandonare in favore della realtà.
Aphrodite era il guerriero che combatteva unicamente per il suo desiderio personale.
Era il guerriero della bellezza e per essa combatteva.
Svedese di nazionalità, divino per corpo.
Sue armi eran le rose: bianche, rosse e nere.
Sua arma era la seduzione, la furbizia.
L'ambizione e la cupidigia eran sue caratteristiche, insieme alla bellezza ed ambiguità.
Capelli di seta e del color del Sole eran lunghi, perfetti nella sua forma e nella loro squisita morbidezza, boccoli lucenti e brillanti.
Occhi cerulei eran sempre illuminati da una luce di pura ed innocente malizia, gemme pure e preziose contornate da lunghie ciglia nere, mentre il giovane sorrideva illuminando il bel viso di un sorriso carico di promesse lascive.
Le labbra eran carnose, ricoperte da uno strato di fine burro di cacao per idratalarle.
La pelle era candida, come porcellana della più alta qualità.
Le dita eran deliziosamente affusolate e sottili.
Tutto in Aphrodite non ricordava un guerriero, eppure egli lo era.
Guerriero di insospettata virtù e forza.
La bellezza era forza.
La forza era bellezza.
Aphrodite era come la Luna: mostrava sempre una sola faccia, quella più luminosa, ma questo lato aveva come unico scopo di celare quello oscuro.
L'oscurità accompagnava lo splendido guerriero dai colori angelici.
Angelo dalle Oscure ali era Aphrodite, mentre rigirava una rosa cremisi tra le dita candide ed affusolate.
Lo specchio che era nelle sue camere private ricambiò lo sguardo dell'angelico combattente, mentre egli sorrideva soddisfatto di quella squisita immagine.
Era colui che più sembrava una rosa indifesa tra i Gold Saint, ma ogni rosa bellissima possedeva spine accuminate e pronte a difendere la squisita corolla di petali vellutati e profumati.
La rosa di splendida forma venne portata alle labbra rosa e tenuta tra loro, senza neppure pungersi, come se la sicurezza con cui si prendeva cura delle rose gli impedisse di venir intaccato dalle spline.
Era ovvio.
Le rose stesse riconoscevano la bellezza del loro custode e non la scalfivano.
Sangue scarlatto poteva uscire dalla ferita leggera, ma niente poteva ferire il guerriero dalla bellezza di un angelo.
Niente offuscava per neppure un istante quel corpo splendido.
Il passo sicuro, la voce armoniosa sicura delle sue credenze, la perfezione e la grazia dei movimenti, certi della loro forza e bellezza, l'orgoglio che distendeva le sue trame sul giovane, annullava i sensi del giovane, rendendolo in ogni modo riprovevole e d'aspetto quasi demoniaco.
Un aspetto, l'unico aspetto in lui, che andava in ogni modo celato.
Niente in lui doveva essere simile ad incubo.
Lui che del principe delle fiabe portava il fiero e nobile aspetto.
L'innocenza del viso doveva in ogni modo celare l'infinito, l'oscura voragine che era quell'orgoglio, quell'aspetto sgradevole che era in verità il suo crudele carattere.
Nulla doveva rovinare quel piacere, quella bellezza da sogno idilliaco.
Aphrodite era splendido angelo cremisi come una Royal Demon Rose, rosso per il sangue dei nemici che aveva ucciso.
Royal Demon Rose era la rosa che più lo rappresentava, perchè la sua stessa essenza era di demone rosso, cremisi per la lussuria e la malizia che il suo stesso corpo irradiava come tiepida luce, avvicinando chiunque alla sua roca fiamma.
Egli era pura perfezione.
Non poteva sbagliare, gli errori non sono per la mera bellezza.
L'orgoglio della sua forza che riluceva come stella divina era per Aphrodite causa di immenso vanto.
Il sangue che sgorgava dai cuori dei nemici, su cui splendeva la rosa bianca, diventava un trofeo alla sua potenza, come le teste per il Gold del Cancro.
Egli era forza e bellezza.
Egli solo poteva essere forza e perfezione.
Nessuno lo eguagliava, mai.
Nessuno poteva ardire a parlare, a contraddirlo, a rivolgersi a lui senza il suo permesso.
Tutti eran uomini..solo e semplici uomini, lui brillava di luce purissima per la sua splendida perfezione e bellezza.
Il Mondo era pieno di bruttura ed Aphrodite rivolgeva ad esso una breve occhiata di puro disgusto, per poi continuare a fissarlo senza curarsi della misera sofferenza di gente che soffriva.
La sofferenza era spiacevole e nulla doveva intaccare quella sua perfezione.
La maschera di innocenza e purezza che indossava non poteva essere incrinata e non doveva neppure in alcun modo essere distrutta dalla lordura del Mondo.
Il combattimento era solo e soltanto l'occasione in cui la bellezza e la grazie doveva risplendere, non vi era terreno a lui poco congeniale, ogni luogo poteva rapire il suo sguardo per la bellezza.
Il combattimento era piacere, piacere derivato dal bello.
Solo il bello poteva corrodere l'animo e lui si premurava che i nemici capissero quanto sublime potesse essere la morte, donata a loro con la dolcezza di un soave profumo.
Il profumo della regina dei fiori, giusto fiore per il re della divina superbia.
Non vi era modesta in Aphrodite, perchè mai avrebbe dovuto esservi?
Lui era semplicemente consapevole della sua perfezione.
Non vi era neppure imbarazzo nel giovane dal sorriso angelico, non ve n'era bisogno.
Niente poteva spaventare Aphrodite, perchè la bellezza non ha timore di nulla.
L'orgoglio cieco del bel giovane lo rendeva ancor più nobile e sicuro dei passi da lui compiuti.
Lui era la rosa tra le rose, i morbidi e profumati capelli delicati petali, il corpo quasi modellato nel più candido dei marmi era perfetto gambo, ma le spine eran del carattere.
L'orgoglio, la forza e la dolcezza con cui dispensava morte.
La dolce morte avveniva lenta con lo sparire dei cinque sensi per opera di una squisita rosa cremisi, mentre lui con occhi impassibili e sorriso dolce guardava spirare i nemici della forza, i nemici della bellezza, i nemici del piacere.
Hades:
La consapevolezza dei propri errori nacque con la sconfitta ad opera di un tenero bambino angelo dalle candide ali.
La morte orribile e nera avvolse il bellissimo guerriero, accecando i suoi sensi per due anni.
La vita dolce e remota riprese a scorrere nelle sue vene insieme al suo sangue scarlatto.
Giurò nuovamente fedeltà ad un essere malvagio, ma stavolta non voleva seguirlo fino in fondo.
Il suo unico desiderio era redimere i propri errori ed il suo passato.
Era correggere la vanità che per anni aveva mosso le sue azioni, anzichè la divina Giustizia.
Voleva cambiare, ma non potè.
Venne sconfitto nuovamente, mentre provava a rimediare al suo egoismo, a quella presunzione di poter combattere da solo.
Non avrebbe più commesso gli stessi errori.
Ora tutto era splendido, le sue rose letali avrebbero combattuto per alto ideale, ma non potè dimostrare niente.
La morte lo colse nuovamente in un lampo di luce improvviso.
Aveva cercato di fare la differenza, ma nuovamente non era stato compreso.
Tornato in Hades, aveva cercato di parlare con Hades, di attaccarlo e proteggere quel modo pieno di bellezza, che lui avrebbe dovuto proteggere in vita,
ma che non aveva mai difeso, troppo preso da curare la sua divina persona.
Era per la prima volta umano, mentre correva via dall'abbraccio letale della Viverna.
Era per la prima volta umano, mentre piangeva ed implorava un'ora di vita apparente, ma venne buttato come fiore spezzato nella Bocca di Hades.
Morì.
Morì da morto, senza aver neppure potuto dimostrare di aver compreso, di non essere più cieco, di non pensare solo a sè stesso, di essere in grado di amare e non solo il suo splendido viso ed il suo corpo da angelo.
Nessuno, però, poteva vedere dietro ciò che lui era sempre stato.
Lui non aveva forse sofferto abbastanza.
La perfezione non dev'essere intaccata dal dolore, ma non mentre cadeva in una voragine oscura con il terrore ancora luminoso negli occhi cerulei.
Era cambiato.
Tutto era mutato.
La sua bellezza non aveva risentito di quel cambiamento, anzi quasi brillava di purezza.
Fu così che tornò.
Tornò per un istante per portare luce, lui che da sempre era luminoso come un Dio per la sua sola bellezza.
Parole di dolce convinzione e di semplice incitamento per il medesimo guerriero che lo aveva battuto, rovinando la sua bellezza.
*Grande forza è la tua, così in Grecia ed ora, Shun.*
Disse al giovane, mentre sorrideva.
Era pronto all'estremo sacrificio.
Per la prima volta sarebbe stato dalla parte della giustizia.
Per la prima volta avrebbe combattuto per un alto ideale, per qualcuno e non per sè stesso e per la bellezza.
Doveva combattere per Athena, per la pace, l'amore e la giustizia, così come tutti i Gold suoi amici.
Si poteva spegnere in una luce intensa con un sorriso dolce e delicato ad ingentilire il bellissimo viso, che rendeva la sua splendida figura ancor più bella.
Per una volta, l'ultima sarebbe stato uguale all'angelo che da sempre era.
Un angelo sul volto e nel cuore.
La prima ed ultima volta Aphrodite avrebbe avuto ali candide come Bloody Rose, anzichè nere, come Piranha Rose.
Lui finalmente aveva compreso: la sua vita era per la giustizia, ideale di pura perfezione, ideale che rendeva ancora più bello il suo spirito ed il suo corpo.
Era pronto.
L'istante successivo era circondato da luce, ma non aveva timore.
La morte non lo spaventava, perchè niente può spegnere la bellezza.
La vera bellezza continuava a risplendere e continuerà, anche senza il suo Re.
Le rose non più invidiose sarebbero fiorite ancora, ma la rosa più bella non avrebbe più avuto occasione per fiorire splendida.
Era la fine.
Una fine serena.
Una fine splendida, proprio come desiderava.
Tutto in Aphrodite doveva essere splendido, anche la fine ultima.
Sarebbe morto per la prima volta per Athena, per l'amore e non per la bellezza.
Giustizia è forza, Giustizia è Bellezza.

Note dell'Autrice:
Spero che questa storia vi sia piaciuta.
A me personalmente Aphrodite piace molto e l'idea di scrivere come lo vedo per far vedere come lui non è uno squallido bambolotto nelle mani di altri personaggi.
Spero che si capisca tutto l'orgoglio, la caparbietà, la mera vanità di questo personaggio.
Sicuramente Aphrodite non è un personaggio semplice da descrivere, lui possiede la grazia di un angelo, mista alla crudeltà di un demonio!

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Capitolo 2
*** Camus No Aquarius ***


Ciao a tutti, voi miei carissimi lettori!
Ho deciso di scrivere un capitolo alla settimana più o meno per darmi anche il tempo di pensare a cosa dire di ogni Gold Saint, visto che i nostri beniamini sono senza dubbio molto complessi.
Hanno così tante sfaccettature, che un progetto di questo tipo si rivela piuttosto complesso, insomma è difficile racchiudere ogni aspetto del carattere di un Gold Saint, visto che si possono creare tranquillamente one-shot soltanto prendendo a modello un aspetto caratteriale dei vari Gold!
Ho deciso di seguire un certo ordine nel parlare dei cari Goldini, ovvero in ordine decrescente...per questo non vi è reale motivazione, semplicemente mi andava di fare così e così ho deciso di agire.
Il prossimo è dunque Camus, che ho scritto mentre in teoria stavo studiando!


Camus dell'Aquario.
Era un nome dolce, quasi musicale.
Il suo stesso aspetto rappresentava eleganza.
Lunghi i capelli risplendevano del colore dei rubini più preziosi, lisci e sempre perfetti, come se fossero intrisi di ghiaccio sottile.
Circondavano con eleganza un viso di forma ovale, di sublime eccellenza, come se fosse stato scolpito in un ghiacciaio.
Gli occhi eran freddi, impassibili, ma di un tiepido color nocciola.
Ogni aspetto in Camus ricordava un divino ghiacciaio, un iceberg eterno, duro ed impenetrabile, incapace di esternare sentimenti o una seppur vaga sensazione.
Eppure, in un qualche modo lui era solo timido, come se temesse l'arrivo della Primavera e di sciogliersi ai tiepidi raggi del Sole.
Il freddo ghiaccio della Siberia aveva ricoperto il cuore delicato di un suo figlio acquisito.
Francese per nascita, dei ghiacci sublime padrone.
I colori caldi della sua persona sembavano quasi esser opera del freddo vento del Nord.
L'espressione era severa, priva di incertezze, quasi dura, come i modi ed il passo elegante e cadenzato.
La pelle era candida come la lontanza dal Sole e la neve siberiana avessero ricoperto la sua persona.
Tuttavia, come iceberg, Camus nascondeva tutta la sua sensibilità.
L'iceberg mostrava solo il dieci per cento, come Camus mostrava solo la sua parte più glaciale
Nascondeva il suo animo forse per paura o forse per proteggere il suo animo fragile come cristallo.
L'animo gentile era celato e a tutti precluso.
Doveva difendere la Dea e per essa il freddo ghiaccio, di cui era signore e padrone, congelava.
La bellezza non esisteva e neppure lacrime o segni di debolezza a cosa servivano?
Eppure, la bellezza era manifesta in lui, come nell'Aurora Boreale, la grazia nei movimenti era pari alla delicata caduta di un candido cristallo di neve.
Lui stesso era simile a ghiaccio, poichè trasparente appariva il suo animo, poichè freddo sembrava il suo spirito.
La differenza tra apparire ed essere era però qui esempio lampante, come una lamina di ghiaccio sottile ed insospettatamente fragile.
Camus era riuscito a celare in sè sentimenti ed emozioni, forse per paura di poter esser ferito.
Per anni il suo autocontrollo, la sua decisione aveva influito ed aveva continuato a costruire quella maschera di ghiaccio.
Quasi nessuno era riuscito mai ad entrare nel suo spirito.
Era questione di vita celare il suo animo caldo con una maschera di doloroso freddo.
L'orgoglio impediva la distruzione della maschera che ormai da anni alterava i magnifici lineamenti, rendendoli ancora più freddo, ma a volte ed in solitudine questa cedeva, lasciando il passo a lacrime di dolore e sofferenza, come se il ghiaccio si fosse sciolto appena in pochi istante.
Le lacrime di cristallo eran sgorgate da fonte ormai congelata, quando Camus fu costretto a recidere la vita di colui di cui si era preso cura per sei lunghi anni.
Doveva distruggere ciò che lui stesso aveva faticato a creare e lo fece.
Lo fece, palesando la sua sofferenza, quando non vi era più nessuno a vederlo.
Rinchiuse il suo pupillo lontano dalla propria Casa per evitare che il sonno di ghiaccio si interrompesse per un disturbo.
Racchiuse il suo stesso cuore in quel feretro lontano dalla sua Casa per non dover guardare la debolezza che in quegli istanti lo aveva vinto, per non dover sempre vedere una bara di spesso ghiaccio.
Le lacrime non si addicono al Signore dei ghiacci.
Lui doveva apparire freddo, ma quanto dolore celava nel suo animo nobile.
Non si aspettava che tre ragazzini, tre corpi e tre Cosmi bambini riportassero la vita in un corpo congelato.
Il disinteresse, che da sempre palesava, si infranse e lui osservò con attenzione lo scontro tra colui che era come un figlio e colui che era da sempre il suo unico amico, consapevole che qualunque fosse il risultato, il dolore avrebbe nuovamente preso il sopravvento e che nulla sarebbe stato visibile sul suo viso.
Muto silenzio fu la risposta a molte domande di Milo, ma lui sapeva bene come interpretare il silenzio del ghiaccio eterno.
Fu alla fine di quella battaglia che Camus seppe.
Seppe che nuovamente avrebbe dovuto affrontato il discepolo.
Seppe che il giovane era più forte ed attese fermo come un iceberg nel mezzo del mare degli eventi, impassibile in viso come la maschera, che da sempre portava.
Mai vi fu richiesta di aiuto, mai un segnale di bisogno nè sul viso e neppure sul suo modo di agire: sempre freddo e cristallino, come ghiaccio.
A cosa serve qualcuno se il cuore il freddo che uccide chiunque ricopre il cuore?
Niente può aiutare il ghiaccio.
Il ghiaccio non teme nulla, neppure di venir distrutto.
Il combattimento era altro campo in cui la freddezza prendeva il sopravvento.
Camus combatteva senza fronzoli, senza inutili passi falsi, con la sicurezza di agire per un bene superiore, ma anche con il suo intelletto superiore, visto che sempre era controllato, freddo ed oggettivo, il suo modo astuto e pragmatico gli impediva di combattere impulsivamente.
Ogni cosa era dominata dal raziocinio, tutto era dominato dalle grandi leggi della fisica e lui ne era esperto conoscitore.
La fermezza era sua caratteristica nel combattimento, non era mai preda di sentimenti.
Era solo.
Camus di Aquarius era sempre stato solo, ma nella sua solitudine aveva trovato la forza e la freddezza per proseguire la sua strada.
Non amava neppure perdere tempo in un inutile vortice di dolore e le lacrime eran congelate nei suoi occhi caldi.
Freddo nella vita ed ancor più glaciale e terribile nel combattimento.
Hades:
La morte spense Camus.
Una morte fredda ancor più di quanto si era aspettato, ma quale onore ed orgoglio aver contribuito alla crescita ed all'allenamento colui che lo aveva sconfitto.
Aveva lasciato il dominio delle energie fredde al suo pupillo, aveva lasciato un guerriero appena nato, un rimpianto, ma aveva la maschera di ghiaccio sul viso e sul corpo intero ad impedirgli di palesare quell'improvvisa debolezza, mentre cadeva al suolo e lodava il discepolo con parole di rispetto.
La luce ed il calore della vita lo accolsero nuovamente una notte.
Aveva giurato fedeltà ad un malvagio per poche ore di vita.
La maschera di ghiaccio tornò lesta a ricoprire i lineamenti perfetti e nobili, talmente rapida che neppure un Dio si accorse dell'inganno muto.
Lui era incapace di gioire anche solo leggermente di quella vita apparente, mentre assaltava colei che doveva proteggere.
Quante lacrime di dolore scesero dai suoi occhi nocciola, senza esser viste da alcuna persona.
Eran lacrime di sangue piante con il cuore straziato dal dolore.
Sorpresa, delusione e dolore vide sui visi amici, ma non poteva neppure per un attimo fermarsi a spiegare e a parlare.
Lui doveva esser considerato traditore e la maschera di ghiaccio era perfetta per celare al Mondo la verità.
Era spiato e per questo appariva traditore spietato.
Spietati furono i giudizi.
Non poteva parlare, neppure a Shaka, neppure al ricordo di Shaka, che aveva battuto, grazie al triplice attacco proibito "Athena Exclametion".
Era stato parte e causa della morte di un puro compagno.
La maschera di ghiaccio proteggeva la sofferenza, celava le lacrime dietro controllo e fermezza.
Nessuno doveva sapere, ma quale intenso dolore esser odiato dagli amici, che non potevan vedere il suo animo, perchè ottenebrato da strato di ghiaccio spesso.
Delusione avvertì in Milo, mentre stringeva il suo collo sottile.
Non poteva più vedere la luce, non poteva più sentire l'odore dei fiori, non poteva sentire la voce dei compagni e la parola era preclusa a lui, merito dell'attacco di Shaka, ma il calore del corpo che lo portava da Athena lo percepiva, lo sentiva come un tempo aveva sentito il freddo dei ghiacci.
Dodici ore di vita apparente eran per una missione.
Traditore, mentre tradiva, eppure lui era sempre stato trasparente come il ghiaccio, suo fedele suddito.
Apparve davanti alla donna nemica, celando nuovamente il suo odio dietro una maschera di ghiaccio ancor più solida e perfetta, per evitare che ella vedesse il risentimento sul suo viso splendido.
L'inganno venne scoperto.
La vita apparente finì.
Lui svanì nuovamente tra le braccia di colui che aveva allenato, ma stavolta era sereno.
La maschera di ghiaccio si era infranta due attimi prima che lui svanisse nell'aria, simile ad un delicato cristallo di ghiaccio.
Lui, uomo freddo e glaciale da sempre, aveva infine donato senza cedimenti ed incertezze la vita per generare un solo Raggio di Sole, lui che fin dalla gioventù non lo sopportava; emanava troppo calore.
Sorrise luminoso e dolce, come il Cosmo che dorato lo avvolgeva.
Disse parole calorose e piene d'affetto per quel caro discepolo.
Insieme al Muro del Pianto cedeva e si infrangeva la maschera di assoluta perfezione, composta da giaccio fino a quel momento infrangibile, ma ormai era tardi.
Unica consapevolezza: il raggio di Sole negli Inferi aveva disintegrato il suo corpo e il ghiaccio attorno al suo cuore.
Quell'unico raggio di Sole negli Inferi aveva illuminato una vita di dolore, che aveva reso freddo e glaciale un giovane di squisita intelligenza.
La Giustizia era calore e lui ora poteva bearsene e risplendere come tiepido raggio Solare sulla neve, che lo salutava cadendo lenta al suolo, come se stesse piangendo per il suo Re.

Note Dell'Autrice:
Ecco qua il secondo capitolo.
Mi rendo conto solo adesso che questo progetto si rivela essere piuttosto complesso, in quanto si tratta di penetrare nelle scorze dei vari personaggi e portare alla luce il loro carattere e le loro debolezze.
Camus è per me un personaggio piuttosto complicato e non è che mi piaccia particolarmente, anche se spero di essere riuscita a renderlo bene.
Sicuramente è timido, introverso, silenzioso, schivo e freddo, ma non è solo questo...è dotato di una sensibilità notevole.
In lui vi è tanto calore, tanta dolcezza e tanta sensibilità, ma è come se temesse a mostrare questi aspetti, difatti l'ho nominato più volte come "mascherato".
Questa storia è personale, ovvero è come vedo io Camus, il che può non piacere a tutti e non è detto che la mia visione piaccia a tutti o sia proprio esplicativa di come sia Camus in verità o sia così per tutti.
Vi ringrazio per l'attenzione e per aver letto!
Spero vi sia piaciuto^^!
Rispose alle Recensioni:
Baby Lili:
Ti ringrazio moltissimo! Eccoti qua il principe dei Ghiacci, anche se è il personaggio con cui mi sento sicuramente meno affine e quindi non so se sono riuscita a descriverlo per bene, ma ti ringrazio per i complimenti sul guerriero della perfezione fisica. Spero che questo capitolo non abbia deluso le tue aspettative^_^! Buona Notte a Te!
Gufo_Tave: Grazie..apprezzo il fatto che l'idea ti sia piaciuta, ma dimmi cos'è che non ti convince del mio stile? Io apprezzo molto le critiche, poichè aiutano a migliorare e mi piacerebbe sapere da te, ove sbaglio per poter migliorare ulteriormente, anche perchè sinceramente sei la prima persona che critica il mio stile di scrittura definendolo poco fluido.
Aoede: No..sinceramente l'intento era quello semplicemente di portare un nuovo modo di vedere Aphrodite, intento che spero essere riuscita a portare anche in Camus. Secondo me, alla fine Saga più che alla Lune sembra più un cielo stellato con qualche nuvola a corrompere la sua purezza, ecco...ma indubbiamente ognuno vede il paragone di un qualunque Gold..io ho idea che ogni Gold rappresenti un elemento naturale: Aphrodite la Luna e le Rose, Camus il Ghiaccio e la Neve! Spero che questo personaggio non ti abbia deluso...grazie per i complimenti e per aver lasciato una piccola recensione^^!
Sakura2480: Grazie mille per i tuoi complimenti! Infatti, fai conto che mentre parlavamo io avevo appena pubblicato la storia, infatti molte cose che ti dissi, le avevo appena scritte nel capitolo. La conversione davanti a Radamanthys era già in atto, solo che è quello il maggior momento in cui Aphrodite cessa di essere perfetto per tornare alla sua dimensione di uomo.
Spero che Camus ti sia piaciuto, anche se è sicuro che non è uno dei personaggi che amo descrivere.
Tsukuyomi: Grazie mille carissima! Lo sai che Aphrodite che incarna la checca isterica mi da particolarmente fastidio, per il semplice motivo che chiunque scriva una cosa simile su Aphrodite significa che non ha ben in mente che tipo di personaggio sia. Del resto ne abbiamo parlato su msn e grazie alle tue parole, io ho cambiato e modificato il capitolo precedente, completando l'oscurità, ma son felice che ti sia piaciuto abbastanza.
Certo Aphrodite è uno dei più complessi da descrivere e forse è anche per questo, che non sono riuscita a dire ogni cosa che volevo, perchè per dar giusto spazio ad Aphrodite si potrebbe scrivere una fanfiction di diversi capitolo solo sui pregi e sui difetti del nostro svedese. Spero ti piaccia anche Camus, purtroppo non amo particolarmente questo personaggio e forse si sente la mancanza di calore da parte mia nel descriverlo.

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Capitolo 3
*** Shura No Capricorn ***


Salve a tutti!
Mamma mia stanotte a causa dell'ansia prae-esame, ho dormito due ore e sono distrutta dalla stanchezza...avrò sbadigliato diciotto volte!
Il lato positivo è che ho scritto e modificato, non riuscendo a dormire, il capitolo di Shura...e mi sono appena fatta male, scivolando con la gamba e scontrandomi con lo spigolo di legno della scrivania..dolore ç_ç!
Che gioia essere fortunate!!!
Bando alle ciance, ecco qua il capitolo sul nostro baldo giovane di nascita spagnola!


Shura di Capricorn era nome deciso e forte.
Non presentava una musicalità e non era un nome particolarmente elegante.
Era come solida roccia.
Era il nome di un'antica divinità della guerra, nome importante per una persona importante.
Shura era evidente per tratti somatici spagnolo d'origine.
I capelli eran corti, scarmigliati e del colore della notte più profonda.
Gli occhi brillavano animati da dolce Giustizia ed anch'essi di color ebano.
La pelle era squisitamente ambrata, confermando la sua appartenenza al popolo mediterraneo.
I lineamenti del viso eran squadrati, seri, come se fossero plasmati da il più squisito dei marmi.
Lo sguardo esprimeva con fierezza tutto il suo carattere granitico, fermo, deciso, inflessibile ed intransigente con gli altri e con sè stesso.
Lui pretendeva che in ogni cuore la Giustizia fosse il più alto ideale, come lo era nel suo.
Non aveva grazia nei movimenti, eran troppo marziali, eccetto quando combatteva.
Egli si muoveva solo per la Giustizia e la Giustizia non necessitava di inutili fronzoli per essere perfetta.
Il carattere di Shura era sempre stato, anche quando era tenero bambino, schivo, silenzioso, introverso e serio, oltre che diligente.
Era particolarmente marziale nei modi e rispettava le sue abitudini, senza mai scomporsi.
Era orgoglioso nella sua condizione di privilegiato, ma il suo carattere gli impediva in ogni modo di essere spocchioso e vantarsi dell'onore di essere il prediletto della Dea.
Nel suo forte braccio riposava la Divina Excalibur, dono della Dea Athena al guerriero a lui più fedele e motivo di grande vanto per lui, benchè non fosse nel suo essere il vantarsi.
Era un onore di guerriero e quindi era espresso con il silenzio più profondo, ma si vedeva dallo sguardo carico d'affetto alla statua che aveva nella Casa.
Era un grande onore, un onore che Shura elevava ancor di più, considerandolo un privilegio.
Era grato ad Athena per quel dono.
Le convinzioni, come la sua persona scolpita nel marmo, eran granitiche, quasi come se scolpita in dura roccia e non in tenero pensiero umano.
Onore, valore in battaglia, coraggio e Giustizia eran tra i primi fondamenti del suo animo coraggioso.
Eran tra i suoi più fermi ideali.
La sua spada colpiva con la certezza di esser nel giusto ed il suo filo era per questo invincibile.
Vi era, poi, amicizia, lealtà ed onestà: non vi era nessuno onesto e sincero come lui.
La pietra non teme nemici.
Nulla può distruggere la dura roccia, al massimo può levigarla per diversi secoli.
Fu il suo amore per la giustizia e la sua convinzione che dovesse difesa a qualunque costo e contro chiunque osasse minacciarla a far levare la mano a Shura contro colui che più stimava, l'uomo che più nobile, forte, coraggioso che mai avesse conosciuto, suo migliore amico, modello d'ispirazione e mentore.
Lui aveva sperato quella sera di convincerlo a desistere dal rapimento di quella bambina, ma il male aveva preso il sopravvento nel cuore dell'altro giovane e lui non aveva potuto far altro che annientarlo.
Giustizia doveva risplendere al Santuario, nonostante Aiolos, nonostante il suo cuore fosse straziato da ogni colpo inferto al corpo che provava a convincerlo di una presunta e falsa innocenza.
La Giustizia aveva, infine, trionfato senza badare alle perdite, com'era giusto che fosse.
Il suo cuore aveva provato delusione.
Grande fu la delusione nel vederlo fuggire con Athena bambina, benchè la piccina non avesse palesato il suo Cosmo divino.
Grande fu il dolore per la missione da compiere e per la morte del suo idolo e dei suoi sogni fanciulleschi.
Grande fu l'amarezza nel togliergli la vita.
Grandissima fu l'ingenuità nel parlare con colui che poi lo accecò per anni, precludendo la verità alla sua memoria.
Il rimorso ed il dolore furono celati per tredici anni dietro ad un'apparente maschera d'argilla friabile.
Shura non parlò mai con nessuno di quanto era accaduto quella notte, neppure con i suoi due coetanei, i suoi migliori amici.
Era troppo doloroso il solo ricordo.
Era forte la convinzione di aver agito per il meglio.
Per anni convisse con una vile menzogna, lui che era sempre stato onesto: Athena e la Gold Cloth del Sagittario ancora al Grande Tempio.
L'ipnosi del Ministro di Athena era perfetta, ma mai la mente fiera ed orgogliosa cedette il passo all'oscurità completa e Shura fu uno dei pochi ad opporsi al controllo mentale.
Neppure una lacrima lambì i suoi occhi.
La Giustizia aveva seguito il suo giusto corso, ma quanto dolore egli celava nascosto in lui, incapace persino di piangerlo.
Per anni, Shura sentì il crudele rimorso tormentarlo non appena guardava gli occhi verdi grandi e sinceri di Aiolia, diversi ed al contempo simili a quelli del fratello.
Come rivelare al Leone che lui era la causa della morte del fratello?
Nemmeno una goccia cadde dagli occhi scuri, ma per anni non fu capace di sorridere realmente e con gioia, nemmeno quel leggero piegarsi delle labbra.
La menzogna più grande la raccontò a sè stesso.
Le illsuioni sono tutte destinate a cadere e così accadde una sera calda.
Non si aspettava il guerriero granitico che dei bambini inesperti riuscissero a giungere a lui, alla Decima Casa, che sorvegliava con il filo tagliente di una splendida spada.
Non abbastanza tagliente, tuttavia, dappoichè ancora non era riuscita a tagliare la fragile argilla attorno al cuore silente di Shura.
Solo la voce d'accento spagnolo era ben più importante, tagliente e penetrante della spada nel braccio virile.
Non poteva commettere strage di fanciulli dentro al Tempio Sacro, grazie alla presenza della statua della Dea, che donava Excalibur al suo fedele paladino.
Shura aveva un grande rispetto per quella tradizione antica: davanti agli occhi delle divinità non si poteva far scorrere il sangue vermiglio e neppure mostrare una scena negli spettacoli teatrali con il sangue.
Era considerata un'offesa alla Divinità.*
L'attacco lo portò all'uscita dei ragazzini dalla sua Casa, ma non riuscì a trattenerli tutti, uno di loro si accorse del filo di Excalibur e riuscì a salvare gli altri.
Sentì nel corso di quella battaglia l'insistenza nella voce del giovane che stava affrontando per le parole di Giustizia, pace, amore e solidarietà.
Il giovane aveva lo sguardo sincero e le sue parole eran dette con tono innocente, il tono di colui che era poco più di un fanciullo.
Tuttavia, come aveva affrontato Aiolos, suo migliore amico perchè portatore di falsità, così affrontò con tutto il suo coraggio, la sua determinazione, la decisione e la forza quel giovane.
Doveva lottare.
Doveva difendere la sua Casa.
Il Grande Tempio doveva esser protetto da un'intrusione, da una terribile occupazione di oscurità da colui che era alla vista giovane innocente, ma che in verità portava menzogne vili e voleva dominare il luogo Sacro.
Come roccia, Shura era immobile ed occupava il Grande Tempio e non cedeva il passo.
Come roccia, la convinzione di esser nel giusto.
L'acqua di una cascata può logorare la dura roccia con il trascorrere del tempo.
Hades:
La morte fu l'unico modo per sconfiggere e desistere dall'offensiva il guerriero granitico.
Parole di pentimento scaturirono dalle labbra sottili, mentre il suo corpo si innalzava nel cielo di Athene, ormai al tramonto.
Stava raggiungendo gli Astri brillanti.
Prima di svanire nel nulla astrale, Shura riuscì a compiere un miracolo: salvar la vita di un innocente fanciullo, che dopo tredici anni aveva portato la verità nella sua vita.
Nuova vita dopo due anni scorse nelle sue calde vene.
Una nuova missione gli venne comunicata ed affidata.
Non emise un cenno di diniego e di assenso  da parte dei suoi occhi fermi.
Lui aveva nuovamente una vitale missione.
L'importante era portarla a termine ad ogni costo.
Salì le scale come traditore senza curarsi di quel nome vergognoso che tanto lo irritava.
Cosa sapevano tutti coloro che lo giudicavano così duramente del dolore di una roccia?
La roccia, però al tempo stesso, non può mostrare sentimenti.
Lui doveva compiere la sua missione a costo della vita apparente, appena ricevuta.
Non era solo in quella missione.
Il medesimo uomo che lo aveva a lungo accecato e per cui comunque non riusciva a provare risentimento e colui che gli era più affine caratterialmente.
Combattè contro Shaka, come primo nemico.
Fu causa e parte della morte del biondo guerriero e ne soffrì.
Come non odiarsi per ciò che aveva dovuto compiere?
La guerra miete sempre vittima e la Giustizia doveva trionfare, ma lui aveva usato un colpo proibito contro un guerriero nobile.
Come non piangere per un amico puro come giglio?
Vergogna e disgusto per sè stesso scorrevan in lui al posto del sangue per la morte di quell'indiano, per l'Illuminato.
Doveva lottare.
Doveva continuare a lottare.
La Giustizia doveva trionfare sopra ogni cosa, calpestando i sentimenti, compresi i propri.
Non poteva teoricamente fermarsi neppure per piangere dai suoi occhi ciechi, eppure grande fu l'odio per aver causato la morte di un altro Giusto, grande fu il rimorso per avergli tolto ingiustamente la vita.
Calde lacrime di pentimento lasciarono i suoi occhi d'ebano e privi della luce della vista.
Solo la favella gli era rimasta, ma non poteva neppure fermarsi a spiegare.
Nessuno doveva comprendere.
Eran seguiti e spiati, benchè lui non vedesse più poteva sentire quella fastidiosa sensazione e Saga, colui che vedeva lo pensò chiaramente.
Il viso era di pietra, grazie all'inespressività, ma le lacrime caddero lo stesso.
Venne portato in spalla dal fratello del suo idolo, da quel ragazzo di tre anni più giovane che lui non aveva mai avuto il coraggio di guardare e che ora neanche poteva guardare.
Provò a parlare, ma il ruggito del leone lo fece desistere dall'impresa.
Vide con terrore la morte di Athena.
La sua preziosa Dea si era uccisa davanti al suo sguardo, lui lo aveva sentito, come aveva percepito il pugno di Aiolia, pur senza poter realmente sentirlo.
Non aveva compiuto nulla in vita per proteggerla e neppure nella morte era riuscito a difenderla.
Portò in inganno il corpo alla donna nemica.
Provò ad attaccare Pandora, ma lui aveva un forte senso dell'onore.
Come colpire una donna indifesa?
Lui non amava colpire fanciulle, eppure doveva.
Il solo minacciare con il taglio della mano il candido collo della fanciulla di nero vestita, in contrapposizione alla sua Dea sempre vestita di bianco, era pensiero tremendo, ma la sua missione era arrivare ad Hades.
Lui doveva nuovamente mostrarsi forte e granitico.
Doveva esser granitico, ma la vita apparente finì senza che la missione fosse conclusa.
Cadde e svanì tra le braccia di colui che lo aveva in passato sconfitto, di colui che lui stesso aveva salvato..
L'ultima parola che uscì dalle labbra sottili fu:
*Athena...Dea...*
Il suo cuore era non di dura roccia, ma di fragile argilla.
Athena fu il primo ed ultimo pensiero di quel giovane dai corvini capelli.
Fu l'onore della sua breve vita combattere per la Dea e morire per lei, pronunciando il suo nome dolce come nettare, delicato come ambrosia.
Fu l'orgoglio della sua breve vita la consapevolezza che lui aveva protetto con ogni mezzo la Giustizia.
Un'ultima eroica azione doveva compiere.
Tornò come ombra priva di corpo, come ombra d'oro per distruggere un muro.
Il Muro del Pianto si ergeva tremendo davanti a lui ed ai suoi compagni ed amici.
Senza esitare nemmeno un istante, espanse il suo Cosmo volentieri, insieme a coloro con cui era cresciuto, coi suoi fratelli, insieme ad Aiolos, insieme a coloro che come lui avevan sofferto ed eran stati chiamati traditori, insieme ad Aphrodite e Death Mask.
Salutò con parole schiette, sincere, ma brevi il fanciullo che era davanti a lui.
*Excalibur ha trovato degno custode in te, Shiryu.*
Shiryu era il fanciullo che poteva prendere il suo posto d'eroe.
Era forte, coraggioso e mai una volta si era arreso nella sua breve vita, donata alla Dea.
La fine giunse in un attimo di luce, in un lampo d'oro, come raggio di Sole.
Era caldo come l'assolata Spagna, in cui Shura era cresciuto.
Tutto venne distrutto.
La roccia che componeva il suo spirito nobile e di guerriero non si ruppe, tuttavia.
Shura accolse nuovamente la morte con la sicurezza, l'orgoglio e l'onore di un eroe giusto.
Non si mosse neppure impercettibilmente ed accolse quella distruzione con la sua migliore tranquillità.
La montagna, le roccie non temono l'alba di un nuovo giorno.
Nulla teme la roccia.
Lo Spirito nobile è plasmato da Giustizia.
Il Muro si ruppe, così non fu per la tempra di Shura.


*Nell'antica Grecia, quando vi eran gli spettacoli teatrali le scene di violenza non avvenivano mai sul palco a causa della presenza della statua di Dioniso.
Era una mancanza incredibile mostrare alla Divinità il sangue umano.
Note dell'Autrice:
Devo dire che Shura è stato complesso da scrivere.
Egli è forse colui che più ha bisogno di parole, perchè nonostante sia sempre silenzioso, calmo e tranquillo, ha una gamma di sensazioni, sentimenti incredibile.
Insomma la sua facciata dura nasconde in verità un vero e proprio infinito, ma credo che sia abbastanza verosimile la mia interpretazione.
Lui è comunque colui che più crede nella Giustizia.
Spero vi sia piaciuto.
Alla prossima con Aiolos.
Risposte alle Recensioni:

Camus: Grazie mille per il complimento sul mio stile, che son sempre felice che ti piaccia così tanto! Dai spero di riuscire a renderti più simpatico Aiolos, non che io lo sopporti molto di più, avendo in odio sia Saori sia Seiya, che lui contribuisce più di una volta a salvare. Aphrodite è un guerriero, neppure particolarmente in fondo. E' un uomo, dannazione, benchè sia spesso raffigurato con il viso da ragazza, è un uomo e sfrutta la sua innata ambiguità per combattere e prendersi la vittoria ad ogni mezzo! E' un essere scaltro e subdolo, benchè non sembri. Io lo vedo veramente come un angelo dalle ali nere, come la Luna mostra sempre una sola faccia, ma nasconde qualcosa in sè.
Camus è uno di quelli che amo di meno, perchè fondamentalmente non lo capisco...io sono stata ferita in maniere diverse e sempre con crudeltà, ma non mi sono chiusa al mondo, anzi.
Sisi Camus è tremendamente fragile, come una lamina di ghiaccio e forse è questa fragilità che mi piace in lui, lo toglie dal piedistallo in cui si è messo.
Aoede: Grazie mille carissima! Effettivamente Camus è quello che mi piace meno di tutti, a causa di quella freddezza apparente, della superficialità con cui giudica il comportamento altrui, se non è tenuto ad occuparsi dei suoi allievi, perchè giudicare così duramente il povero Cignetto amoroso? Però al contempo credo sia solo una maschera di ghiaccio...ti dirò io ho cominciato a vederlo in modo più positivo primo con lo yaoi, poi con la saga di Hades, che l'ha umanizzato e sensibilizzato un momento, facendo comprendere la sua maschera e la sensibilità che lui nasconde. Ecco perchè ora non mi dispiace, però non è senz'altro uno dei miei favoriti.
Sakura2480: Tesoro! Ogni cosa che scrivi mi rende felice di averti come lettrice. Spero che questo capitolo non ti abbia deluso. Personalmente, Shura mi piace parecchio...è splendido!
Un bacio!
Ringrazio i Preferiti e le Seguite:
Camus, Aoede e Himechan!
Grazie a chiunque legga, anche senza commentare.
Mi auguro vi piaccia!

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Capitolo 4
*** Aiolos No Sagitter ***


Ciao a tutti, miei cari lettori!
Voglio innanzittutto scusarmi per questo ritardo, ma su questo Gold Saint non so mai cosa dire e poi ho avuto qualche problema..insomma non è che mi piaccia tanto, quindi non mi sono mai documentata troppo su di lui.
Lo detesto perchè ha salvato Saori e ha aiutato Seiya, quindi preferirei non doverlo scrivere, ma purtroppo è facente parte dei Gold, quindi ho scritto qualcosa.


Aiolos di Sagitter era un nome che per tutti era un nome di ispirazione.
Era un modello per i piccoli bambini giunti ad Athene.
Era un idolo per coloro che eran poco più grandi.
Era un giovane normale per sè stesso.
Era un uomo comune.
Era un ragazzo dai capelli biondi come un raggio di Sole, occhi chiari come il Cielo privo di nubi, la pelle ambrata tipica dei luoghi che gli avevan dato i natali.
Non aveva la fermezza di Shura, all'epoca poco più che un bambino.
Non era perfetto fisicamente e caratterialmente come Saga.
Aveva, però, una forza, una purezza d'animo ed una giustezza morale che lo rendeva eguale a Sole da tanto era brillante.
Il suo cuore era ammirato da tutti come se fosse una gemma rara.
Il suo sorriso era speciale per tutti coloro che avevano la fortuna di contemplare quel viso dolce, delicato, gentile e nobile.
Era semplicemente paziente.
Era poco più che un bambino, ma già si occupava di tutti, già si prendeva cura di suo fratello con la devozione e l'affetto di un padre.
Sopra a tutti si elevava per spirito e condotta, per morale e coraggio.
Nessuno al Tempio lo eguagliava e tutti lo stimavano e lo guardavano come se avesse in sè una lucentezza particolare.
Era un modello per i più piccoli, in particolare per Aiolia, suo fratello, e per Shura, un ragazzino dal carattere deciso, adulto e bambino al contempo.
Eppure, Aiolos aveva di sè ben poca considerazione.
Si considerava uomo normale e banale con una passione per i viaggi e per acquistare i souvenir.
Nella sua vita giovane si era accesa in lui la fiamma della passione per il culto di Athena, dea guerriera.
A lei si votò anima e corpo.
Era talmente sicuro della sua ordinarietà che fu enormemente sorpreso quando sentì dalle labbra di Sion, il Grande Sacerdote, di essere il legittimo successore.
Aveva sempre pensato che fosse Saga il favorito.
Era Saga a somigliare ad un Dio per carattere ed aspetto.
Era Saga che tutti ammiravano ancor di più rispetto a lui, per quella sua gentilezza e fermezza d'animo.
Fu comunque felice di sentirsi nominare successore.
Per ottenere quel riconoscimento aveva sopportato più allenamenti, aveva faticato ben più di chiunque al Grande Tempio, si era dato da fare sui libri, aveva rinunciato ad ogni bene materiale ed aveva cercato di agire sempre rettamente.
Saga si complimentò con lui con uno sguardo strano, ma Aiolos ricevette con gioia le sue congratulazioni.
Era felice di sentirlo parlare in modo tanto onorevole e corretto.
I bambini che in futuro sarebbero divenuti Gold Saint gli fecero tutti i complimenti ed Aiolos si coricò internamente lieto per quelle dimostrazioni d'affetto.
Il suo sorriso sbocciò ed illuminò la stanza, come un tiepido raggio di Sole..il primo Raggio di Sole primaverile.
Tuttavia, la pace era destinata ad incrinarsi.
Un attacco al Grande Sacerdote costrinse lui e Shura a difenderlo.
Vide Shura, poco più che bambino, colpire con forza e magnificenza.
Una larga ferita si allargò sul braccio del nemico.
Al Grande Tempio il Sole venne oscurato da nuvole di pioggia, come lo sguardo di Aiolos si adombrò.
Fu un giorno lieto per lui, quando dovette accompagnare una bellissima bambina appena nata al Grande Tempio.
Sentiva di esser pronto per donare la vita per quella bambina.
Sentiva di amare quella piccola bambina dalle labbra simili a fiori di pesco, dai capelli morbidi e soffici di un delicato color miele, dai chiari occhi verdi, dalla carnagione simile a petalo di rosa.
Ogni giorno il suo animo tormentato lo costringeva ad andare a salutare la bambina e a portargli omaggio.
Ogni giorno appena i suoi occhi azzurri si posavano sulla bambina, il suo sguardo si addolciva e le sue preoccupazioni sparivano senza lasciar traccia.
Le sue orecchie trovavano la pace nel sentir ridere la bambina.
Non aveva preoccupazioni nè giustificati timori quando i suoi occhi fissavano quel dolce visetto infantile.
Grandi eran le sue preoccupazioni.
Saga sembrava esser sparito, al Grande Tempio non vedeva più nessuno ne provava desiderio di uscire dalla Terza Casa.
L'oscurità sembrava farsi di giorno in giorno più vicina e le stelle non riuscivano più a rischiararla.
Tuttavia, quella bambina era in grado di ridonare il sorriso a quel viso stanco di adolescente.
Il sorriso di Aiolos tornava intenso e brillante solo davanti a quella bimba di poche settimane.
Fu durante una notte molto buia e tempestosa che Aiolos sentì impellente il bisogno di vedere la bambina.
Uscì dalla casa, ove viveva con il fratellino senza dirgli nulla, e salì le scale che portavano alla piccola.
Era come se lei lo stesse chiamando timorosa di un qualche pericolo.
Fece la scalinata di corsa, come se avesse paura di arrivare tardi.
Giunse appena in tempo per prendere la piccola e salvarla da una lunga lama affilata che stava per colpirla nel fragile cuoricino innocente.
Davanti a lui vi era un uomo mascherato.
Veloce fu la sua reazione.
Colpì l'uomo con il suo impeto.
Quale sorpresa e dolore fu il ritrovarsi davanti il viso del suo amico prediletto.
Saga lo guardava folle, ormai senza più maschera.
La sorpresa ed il dolore offuscarono il suo giudizio.
Prese la bimba e fuggì.
Il suo migliore amico, la sua luce, colui che tanto stimava ed ammirava, lo aveva guardato con una luce di follia omicida nello sguardo un tempo cristallino ora rosso di sangue ancora non versato.
Fuggì nella notte.
Fuggì con occhi fieri e determinati, nonostante il suo cuore piangesse lacrime di cristallo e sangue.
Fuggì, ma la sua fuga fu interrotta da un altro amico.
Era destino che quella sera i suoi amici lo tradissero.
Alzò lo sguardo ed incrociò le iridi con quelle scure di Shura.
Shura era giunto fin lì con la sua Gold Cloth troppo grande per le sue spalle di bambino per convincerlo a tornare sui suoi passi.
Il Sole può dunque obbedire a muta roccia?
Si rifiutò.
Doveva convincere Shura, ma come riuscire a vincere quel giovane così testardo?
Non poteva con amene parole, ma non poteva neppure colpire quel corpo di ragazzino.
Non poteva accecare con il suo fulgore e la sua forza quel ragazzino troppo minuto rispetto all'armatura che portava.
Excalibur lo ferì diverse volte, ma mai in punti vitali.
Aiolos, però, sapeva che ogni ferita sulla sua pelle era una ferita ben più profonda nel cuore di Shura, ma in quel momento non poteva sanarle.
Sapeva di essere nel giusto e perdonò il bambino d'oro vestito che lo stava colpendo.
Shura si allontanò, ma lui era ancora vivo.
Che Shura lo avesse lasciato andare?
Riuscì a consegnare la preziosa bambina nelle mani di un uomo e poi lasciò che la vita scappasse dal suo corpo di quattordicenne.
Il Sole era infine tramontato sul Grande Tempio e per tredici anni risorse apparentemente.
L'oscurità aveva vinto una battaglia.
Nulla può impedire al Sole di splendere.
Nulla potè impedire ad Aiolos di proteggere con tutta la sua energia la sua Dea preziosa.
Il suo spirito vegliò sulla crescita di Lady Saori, guidandola e proteggendola dall'alto delle stelle.
Nulla può spegnere il Sole, se esso sa il suo compito.
La sua volontà riuscì a muovere la sua Gold Cloth, ponendosi a difesa di un ragazzo o meglio di un vivace bambino, che tanto ricordava Aiolia.
L'oscurità doveva cedere il passo all'alba.
Una dura battaglia scoppiò per riportare il Sole e la Giustizia ad Athene.
Il suo testamente venne alla luce tra le silenziose colonne della sua Casa.
“Giovani cavalieri che qui siete giunti, affido a voi la cura e la salvezza di Atena”
Lui, che umilmente si era spento alla tenera età di quattordici anni, indifferente alla nomea di Traditore con cui venne etichettato.
Lui si era spento per il pianto di un neonato.
Hades:
Il suo nobile spirito tornò insieme ai compagni, che lo consideravano un eroe.
Tornò per poter un'ultima volta illuminare con la luce del suo spirito immacolato un luogo oscuro qual'era l'inferno.
Strinse orgoglioso la mano di Aiolia, il suo caro fratello, che ora lo guardava commosso negli occhi.
Lodò il suo coraggio e la sua forza immensa, come lodò la sua bontà e la sua determinazione.
Come non poteva esserne fiero?
Guardò i vecchi amici con sguardo dolce di perdono.
Saga e Shura.
Non poteva portare rancora a nessuno dei due.
Ora sapeva.
Sapeva che Saga era stato plagiato da una volontà aliena.
Sapeva che Shura voleva solo aiutarlo, ma era nel suo carattere essere disposto a tutto per la Dea, anche ad uccidere un amico.
Era un onore spegnersi al loro fianco.
Il mitico arco si tese ancora una volta.
I Gold Saint eran finalmente tutti uniti.
Non vi eran più le differenze che fin da quando eran piccoli li avevano separati e li avevan resi quasi nemici, ora esisteva solo lo scopo ultimo: permettere ai bambini Bronze di raggiungere gli Elisi.
Le parole, che già una volta aveva detto, furono ripetute da ogni Gold Saint presente.
“Giovani cavalieri che qui siete giunti, affido a voi la cura e la salvezza di Atena”
La freccia d'oro venne scoccata ed inesorabile si scontrò con il Muro antico, segnando la loro fine in una gigantesca e triste esplosione.
Nessuno di loro però era triste.
Tutti sorridevano.
Il Sole brillò un'ultima volta, superiore d'intensità a quel breve raggio che riuscì a distruggere il Muro.
Ora vi sarebbe stata pace, grazie al sacrificio d'amore di ognuno di loro.
L'oscurità non può vincere contro il Sole, se esso si ricorda il suo compito: proteggere e salvare.


Note dell'Autrice:
Ammetto che questo personaggio non mi piace per niente, però mi piace la sua dolcezza.
Quella dolcezza che gli ha permesso di sacrificarsi per una bambina, non per Athena.
Secondo me in quel momento lui pensava a salvare una bambina piccolina da un assassino, non a proteggere la sua Dea.
E' un personaggio umano ed al contempo meraviglioso per il suo coraggio, però sarebbe stato meglio per Seiya e company se avesse lasciato perdereXD!
Vabbè non è colpa sua..se Saori è diventata una tenera arpia.
Spero vi piaccia.
Personalmente lo ritengo simile al Sole, almeno così luminoso, anche il suo ricordo sembra sempre illuminato da una luce candida.
Alla prossima..con il mio preferito!
Risposte alle Recensioni:
Baby Lili:
Ciao carissima! Grazie mille per la tua recensione. Sono contenta che la mia storia stia avendo la tua approvazione, personalmente io mi limito a scrivere ciò che penso dei Gold, ma mi fa piacere avere così tante persone che sostengono queste mie idee. Grazie a te*_* per le tue parole molto cortesi e gentili! Un bacio e scusa per l'attesa!
Sakura2480: Ciao tesoro! Beh...il tuo ritardo è stato mostruoso...perchè il mio nell'aggiornare?? Purtroppo di recente ho avuto un pò di problemi depressivi e non sono riuscita ad aggiornare!! Ora vedrò di recuperare il tempo perso! Shura mi piace molto...è un personaggio che comprendo molto, insomma io la vedo molto simile a lui per quanto concerne i miei ideali. E' un personaggio molto combattuto, nonostante sia sempre sfuggente. Chiuso e freddo, ma anche molto passionale nel suo essere deciso...lo adoro! Eccola la mia prossima vittima, colui che ogni volta prego che Saga lo uccida e poi...mi rendo conto che so già che vive giusto per salvare la scassaballe! XD! Un bacio e scusa per il ritardo mostruoso..ti ho scritto un romanzo in risposta!
Camus: Ciao cara! Ti capisco...Shura piace un sacco anche a me, come mi piacciono coloro che hai elencato ad eccezione di micio spelacchiato...ma de gustibus non disputanda est! Grazie mille..effettivamente Shura lo capisco nel profondo, non è facile scusarsi per i propri sbagli per chi ha un forte orgoglio, non è facile uccidere un amico o nella nostra vita non parlar più, ma devi prima fare il possibile per farti perdonare ad ogni costo. Il rimorso è una caratteristica fondamentale di Shura..è ciò che lo accompagna per la maggior parte della sua vita. E' colui che è più combattuto tra i Gold, visto che sa, ma al contempo sa troppo. Guarda..Aiolos non lo sopporto neppure io, però non so mi piace il fatto che si sia sacrificato per colei che è solo una neonata indifesa, anche se poi diventa una rompiballe! Un bacio e scusa per il ritardo.
Himechan: Ciao cara! Sono contenta di non aver deluso le aspettative che avevi sul capitolo di Shura. Sono d'accordo lui è meraviglioso, schivo, silenzioso, ma dilaniato da un dolore che nessuno è in grado di comprendere ed il suo essersi isolato è proprio dovuto al dolore che gli lacera il cuore nel profondo e che è troppo orgoglioso per pronunciare e dire a qualcuno. E' tremenda la solitudine di questo personaggio ed il modo in cui automaticamente ha cercato di isolarsi perchè non vuole che nessuno lo veda soffrire! E' tremendo ed allo stesso meraviglioso. Alla fine credo proprio che il suo sia un cuore molto fragile, incapace di fidarsi di qualcuno, incapace di molte cose e per questo particolarmente umano. Mi piace particolarmente il pezzo del sacrificio, perchè è inteso come un gesto d'amore estremo e questo è triste certo, ma al contempo rende la saga di Hades una delle più belle e profonde. Grazie per i complimenti su Aphro e Cam! Sono contenta ti siano piaciuti e spero ti piaccia anche lui, Aiolos! Un bacio e scusa per il ritardo.
Ringrazio i Preferiti e le Seguite:
Alcyon85, spero ti piaccia, Camus e Aoede, spero ti piaccia la mia storia, e Himechan!
Un bacio ed al prossimo aggiornamento che non so quando sarà...sono in periodo d'esame.
Notte!

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Capitolo 5
*** Milo No Scorpio ***


Carissime scusate per il ritardo!
Ho avuto molto da fare tra esami e colloqui e quindi non ho avuto molto tempo, ora son tornata qui con il capitolo!
Milo è il mio Gold Saint in assoluto preferito e per questo motivo forse ho messo molti dialoghi, ma devo dire che in questi dialoghi il Gold Saint è in grado di far comprendere appieno quello che pensa.
Amo decisamente questo guerriero, sarcastico e furbo!
Per scrivere i dialoghi ho guardato le varie puntate dell'anime, in cui compare e pian piano ho scritto ciò che ha detto di veramente fondamentale!
Spero vi piaccia!

Milo di Scorpio portava il nome dell'isola nella quale era nato, anche se non aveva alcun ricordo della sua famiglia d'origine.
Famiglia era divenuto il Grande Tempio.
Milo portava i colori sul corpo e nel viso della sua terra natia: riccioli come dune di sabbia in un Deserto di morbida chioma, intensi occhi blu come il mare a cui tanto era legato e dentro il quale gli piaceva nuotare, la pelle ambrata e perfetta coi suoi muscoli scolpiti e decisamente sublimi.
Alto e robusto sembrava un bellissimo ed affascinante Achille con il suo sorriso malizioso.
Il suo sorriso era eclettico, illuminato da ironia e dolcezza insieme.
Era il sorriso di chi sa di sapere, nonostante non sappia.
Era il sorriso vivace ed intelligente, di chi è malizioso e sa di aver ragione.
Era il sorriso più puro ed innocente del Grande Tempio, nonostante Milo non avesse innocenza.
Sul corpo e nel viso portava tutto l'orgoglio verso ciò che era, un glorioso Saint d'Athena-Sama, un Gold Saint.
Ogni sua parola era conferma di quell'orgoglio.
Ogni suo gesto era dettato da quell'orgoglio, così anche ogni suo sguardo era luminoso come il cielo sopra il deserto.
Lui che amava la Dea più di sè stesso.
Camminava imperioso, disposto a dare ascolto solo alla voce della ragione, della sua ragione.
Dall'alto dei suoi vent'anni era il più il giovane dei Gold Saint al servizio d'Athena.
Era uno di quelli a cui tutti si confidavano, nonostante la sua impulsività e la sua caparbietà.
Era un dolce e sublime amico.
Era capace di grande fedeltà nei confronti di coloro che a lui eran legati, non avrebbe mai colpito una creatura che considerava amica.
Simpatico, divertente e scanzonatorio di natura, era in battaglia un nemico tremendo per sadismo, ironia e tremendi colpi che portavano dolore di dolce veleno.
Fin dall'infanzia possedeva in sè un carattere analitico e portato per comprendere più che combattere, non rare furono le battaglie in cui il suo nemico combattè con lui anche verbalmente.
Milo era così: curioso persino nella battaglia, le sue singolar tenzoni eran portate avanti sempre con l'intento di comprendere il suo avversario.
La conoscienza era per lui fondamentale: in battaglia il suo unico scopo era comprendere ideali del suo avversario, quali lealtà, coraggio ed attaccamento verso le proprie idee.
Per Milo ideale più nobile era la lealtà verso i propri ideali.
Combatteva solo per sostenerli.
Da sempre distinto rispetto ai compagni per la fredda razionalità che dimostrava nel combattere.
Milo era solare, caloroso e a tratti freddo come il peggiore dei deserti.
Tra le sue dune portava alla pazzia, come il veleno dei suoi colpi intorpidiva i sensi prima di portare a crudele morte tra atroci sofferenze.
Era un amico leale, coraggioso, sempre pronto a correre in aiuto dei suoi compagni, in particolar modo di Camus di Aquarius.
Era l'unico che avesse incrinato la superficie di ghiaccio e con cui il rosso francese si confidava.
Lo vide scendere alla Settima Casa un pomeriggio con fierezza nello sguardo nocciola e risalire poco dopo distrutto dalla sofferenza per aver messo fine alla vita del suo discepolo.
Non voleva che quel bambino affrontasse qualche nemico più potente, il pulcino biondo doveva vivere e si sarebbe svegliato dopo qualche secolo, al sicuro e senza più oscurità che lo circondava.
Le braccia avvolsero in un abbraccio rozzo, da guerriero il corpo più sottile del giovane francese e lo strinsero per consolarlo.
Comprendeva quel dolore sordo ed ascoltò le parole del guerriero del ghiaccio.
Lo lasciò uscire dalla sua Dimora senza fermarlo con la sicurezza di ciò che aveva udito in poche ore.
Quando due ragazzini entrarono nella sua Dimora, la Casa dello Scorpione del Cielo, un sorriso ironico e parole pungenti gli accolsero.
"Volete farmi questo sgarbo?
Uscire dalla Ottava Casa senza salutarne il custode?"
Con un ghigno poco rassicurante, dopo aver volto parole di scherno a Shiryu di Dragon, un bambino che osò voler colpirlo.
Provocò e lo prese in giro fino a quando il ragazzino troppo poco prudente, nonostante fosse il più saggio di quei bambini, lo attaccò.
Era caduto nella trappola e Scorpio si premurò di dirglielo di persona, ribaltando il suo stesso colpo.
Milo che era in grado di complimentarsi con un ragazzino, dando consigli paterni ad un altro fanciullino che voleva combatterlo, anche se era un suo nemico.
Ogni parola era una frustata, detta in tono ironicamente affettuoso e con un sorriso divertito nello sguardo e sulle labbra perfette.
Senza fermarsi mai lo affrontò e vinse entrambi i ragazzini in battaglia.
"Siete già vittime l'ago di Scorpio completerà l'opera.
Dite adddio ai perduti sogni, siete perduti."
Disse con sguardo di scherno, mentre pronunciava quelle poche parole, nuove parole ricche di sarcasmo ed ironia..
Come potevano sopravvivere alle dune calde e soleggiate di un deserto due ragazzini sì tanto ingenui?
Infine pronunciò il verdetto finale: il giudice del Deserto aveva parlato ed aveva decretato morte.
"Non siete innocenti e non avrò pietà.
Per voi traditori l'ora è scoccata anche troppo lontani siete giunti.
Due in un sol colpo, ritenetevi fortunati non v'ho dato morte non basta una puntura soltanto perchè il veleno dello scorpione faccia il suo fatale effetto.
La calma vi si accompagni per ora vi spegnerete molto più lentamente.
Non è questa la degna fine di traditori?
La cuspide scarlatta è forse l'arma che più si adatta a voi cavalieri.
L'arma più lenta del Grande Tempio, l'arma che più provoca dolore.
Benvenuti alla fine del viaggio, non altra conclusione altrettanta adatta alla vostra follia."
Quasi rideva mentre parlava davanti a quei due corpi inermi.
Lo scorpione non nutre pietà.
Pacifico in verità di indole, non era affatto sanguinario.
Lui poneva scelte che il suo avversario poteva cogliere, arrendendosi alla sua forza, ma se quest'ultimo aveva in mente di continuare a combattere allora il suo supplizio non terminava se non con morte certa e dolorosa.
Quei due ragazzini, tuttavia, vennero salvati.
Il bambino che Camus aveva racchiuso era davanti ai suoi occhi.
A lui ora punirlo, a lui spiegare, lui che della sottile arte della parola aveva fatto la sua arma più letale e prediletta.
Una volta solo spiegò le intenzioni di colui che era il suo migliore amico a quello stupido ragazzino immaturo.
Come poteva non comprendere?
Come potevano affrontare quei bambini coloro che per forza eran simili al caldo deserto infuocato dal Cosmo?
Sarebbero morti nell'attraversata, a prescindere dall'acqua che avevano a disposizione.
Non può bambino sconfiggere la distesa infinita di sabbia.
"L'unica speranza che avevi per reggere il confronto con noi era acquisire il Settimo Senso e diventare così un Cavaliere d'Oro.
Dal Settimo Senso dipende l'esito della vostra missione, non cè alcun dubbio.
Camus voleva aiutarti ma tu hai fallito.
Pianse quel giorno Camus, nonostante i suoi convincimenti pianse per te!
Così ho deciso, avrò pietà di te cavaliere per rispetto a Camus!
Ti renderò l'uso dei cinque sensi a patto che tu lasci immediatamente le dodici case, che tu lasci Athene per non farvi più ritorno.''
Parlò così al biondino quasi in lacrime davanti ai suoi piedi, ma il biondino rifiutò il suo aiuto.
Non voleva pietà.
Voleva la lotta e così il re del Deserto lo accontentò.
Hades:
Milo aveva salvato il biondino contro cui stava combattendo, contro cui aveva già vinto.
Grazie al suo vivace intelletto la Dea bambina era tornata a regnare sulla Terra.
Quali difficoltà ancora attendevano i suoi passi?
Così come quel giorno ad Athene aveva predetto grande difficoltà al bambino che usciva dalla sua Casa con passo insicuro e traballante, sentì il pericolo avvicinarsi una notte.
Si recò così dalla Dea per proteggere la sua delicata figura di bambina.
Fino a quando il deserto impetuoso avrebbe protetto quella fanciulla, nessuno si sarebbe potuto avvicinare alla candida ragazzina.
Affrontare amici e nemici nuovamente per lui si rivelò essere una battaglia di cervello.
Così risparmiò la vita di colui che era un amico, trovando tuttavia sul suo cammino tre nemici inattesi.
Non poteva lasciare che tre cavalieri usassero un colpo proibito.
Era troppo il dolore di sentire in quel colpo proibito il Cosmo gelido del suo più caro amico.
Come poteva d'altronde rimanere a guardare quando Camus era cambiato?
La lealtà verso la sua Dea era dunque dimenticata con la morte?
Che ne era stato di tutti quei discorsi di pace, giustizia, che in gioventù lo avevano mosso, costringendolo a reprimere tanti sentimenti nobili dietro una maschera di ghiaccio perfetto?
Come aveva potuto agire in quel modo indegno?
Come poteva Milo permettere e perdonare l'amico ora nemico?
Per la prima volta si sentì tradito.
Per la prima volta combattè per vendicare una figura nobile e non usò il cervello.
Per la prima volta volle vedere i suoi amici soffrire tra le spire velenose della Cuspide, anzichè cercare di capire.
Abbandonò quasi con una spinta il corpo di Camus ai piedi di Athena, che lassù lo aveva convocato.
Lo guardò quasi con disgusto mentre il suo migliore amico si muoveva privo di quattro sensi.
Serrò le mani sul collo sottile e candido, piangendo lacrime di sofferenza e delusione per quel gesto insensato.
Aveva visto cadere al suolo colei che aveva giurato di proteggere da ogni male.
Fu effimera la gioia di sapere che il suo amico era rimasto leale nei confronti suoi e della Dea, quando lo scortò nel buio degli Inferi.
Non vi era stato tradimento alcuno, ma solo sofferenza per lui.
Milo era facile al perdono.
Lui era sempre stato sentimentale, emotivo certo, ma intelligente e comprendeva la sofferenza di ogni persona.
Hades crudele fece in modo di rinchiuderlo.
Odiava il ghiaccio e venne rinchiuso in una prigione, nel Cogito, luogo così freddo, così inospitale, che solo il Cosmo dolce e caldo della Dea lo fece risplendere nuovamente.
Il deserto nel buio cambia, non è un luogo facile da sopportare.
Si presentò davanti al Muro del Lamento e nuove parole rivolse a Hyoga, quel piccolo bambino, di cui era in minima parte divenuto maestro.
"I Campi Elisi ti attendono Hyoga."
Disse solamente, per poi far rieccheggiare la voce insieme a tutti gli altri Gold Saint, fratelli di battaglia.
Non poteva in alcun modo allontanarsi e rinunciare.
Come può del resto il Deserto, che sempre ha Sole che risplende sulle Dune di Sabbia dorata, temere il Sole anche negli Inferi?
Ovviamente non può in alcun modo.
Non indietreggiò e si beò fino alla fine di quel raggio di Sole ultimo.
"Perchè regni la pace!"
Disse solamente con una voce sicura, poco prima dell'esplosione, chiedendo di rischiarare l'oscurità insieme a tutti.
Neppure un urlo da parte sua, mentre nuovamente le Dune di Sabbia del più bello e del più caldo tra i Deserti risplendevano per il Sole intenso che eran riusciti a generare lui e i fratelli.
Un dolce sorriso affiorò sul suo viso, mentre diveniva tutt'uno con quei nobili guerrieri.
Il corpo non rimase, ma il suo spirito aleggiò nell'armatura, comparendo a colui che era divenuto quasi un discepolo e gli predisse nuovamente sventure, ma infine gli affidò la salvezza della Terra.

Note dell'Autrice:
Devo confessare che Milo può essere paragonato a molti fenomeni atmosferici è tuono perchè decisamente rumoroso, fulmine perchè è frizzante nel suo essere fiero, mare perchè è apparentemente uno dei più semplici da comprendere, ma ha una profondità indegna.
Ho scelto il deserto a causa della sua vastità: il deserto è un luogo caldo, come Milo, vasto e pericoloso, esattamente ciò che penso sia Milo.
Non vi è nessuno di pericoloso quanto il Gold Saint dello Scorpione ogni battaglia è poi innanzitutto uno scontro di intelletto, forse è per questo che non viene mostrato particolarmente durante le sue battaglie.
Rispose alle Recensioni:
LeFleurDuMal:
Ciao! Devo dire che sono sempre sincera, per questo motivo ho scritto esattamente ciò che penso di Aiolos, non mi è simpatico e non mi sembrava giusto dire il contrario. Secondo me, in quel momento Aiolos non poteva essere poi così sicuro che quella bambina fosse realmente Athena, era un bimba come un'altra. Devo dire che non è colpa sua se mi è antipatico...è che lo vedo troppo perfetto, troppo eroe, di base preferisco i personaggi un pochino più tormentati, che hanno un'evoluzione ben precisa e diciamo "cattivi". Ti ringrazio per aver commentato tuttavia, visto che come ti dissi anche nella tua storia nutro una particolare ammirazione nei tuoi confronti, quindi ti ringrazio per la tua recensione, che ho apprezzato decisamente sia per il modo in cui hai parlato abbastanza positivamente sul mio scritto, sul mio piccolo tentativo, anche se devo dire che forse il suo capitolo poteva venire un pochino meglio, a causa della mia antipatia è probabile che io mi sia lasciata prendere! Un bacio grande!
Himechan: Ciao cara! Grazie mille per la tua recensione...devo dire che più o meno nutro le medesime perplessità sulla sua figura, che nutri anche tu...mi sembra anche a me decisamente perfetto, forse un pò troppo perfetto per farmelo apprezzare in pieno, io non sopporto quelli che sono un pò troppo "eroi". Preferisco personaggi un pochino più tormentati. Grazie, in verità quella frase l'ho un pò trasmutata: la dice Shun nella sua Casa o meglio dice qualcosa di molto simile. Il problema di Aiolos è che non lo fanno conoscere fino in fondo, compare solo nei ricordi e solo sporadicamente, insomma non può far capire molto di sè a partire dai banali ricordi. Crepi il lupo e gli esami sono andati bene! Bacioni!
Sakura2480: Ciao cara! Non ti scusare per il ritardo, che come hai visto io ho aggiornato ancora più tardi della volta precedente! Io non so a dire il vero cosa penso in verità di Aiolos, è sicuro che siccome compare solo in alcuni ricordi sporadici è difficilissimo, per non dire impossibile comprendere come sia in verità. XDXD! Il salvataggio della babbui...Athena mi ha divertito decisamente! Son felice che ti piaccia come descrivo gli stati d'animo, ma non lo ritengo poi così problematico.
Ogni recensione non è stupida, perchè impone un minimo di perdita di tempo!
Tsukuyomi: Ciao cara! La tua recensione sarà a pezzetti XDXD:
-Aiolos: E' quello il motivo per cui non mi piace particolarmente: è troppo perfetto...non ha nemmeno una briciola di incorrutibilità, non sembra nemmeno un essere umano per quanto non ha vizi...è assolutamente non verosimile, almeno è questo il mio pensiero su di lui! Sicuramente è simile a Sole!
-XD devo dire che concordo su ogni parola! Ricordo quelle parole di Oscar Wilde e devo dire che rispecchiano quasi il ragazzo dai capelli scuri! E' assolutamente così! Sisi sicuramente Shura roccia e Shiryu è acqua, l'acqua logora la roccia e così Shiryu ha convinto infine Shura. E' ovvio che sia testardo come granito, visto che è anche tremendamente orgoglioso quindi non ammetterà mai un errore volentieri, intestardendosi su ogni parola. Effettivamente è l'unico che si auto-flagella in quel modo, insomma Milo viene spedito a distruggere vite umane nell'isola di Andromeda e non mi risulta che si faccia prendere da chissà quali sensi di colpa! XD!
Camus: Esatto..lui e il suo cuoricino di burro fuso*_*! Cucciolo! Così tenero! Si taglia con un grissino...e si vede che non sto bene! XDXD! A parte i miei deliri mentali alla rio mare! Ti ringrazio infinitamente per i tuoi complimenti e mi fa piacere che ti siano piaciute le immagini che ho usate..spero che ti piacciano anche queste di Milo, come sempre mentre scrivo il mio cervello si scollega del tutto e vanno le mie mani in autonomia.
Ringrazio coloro che mi hanno messo tra i Preferiti e le Seguite:
Camus, Alcyon85, aoede, Himechan!
Alla prossima mie care!

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Capitolo 6
*** Dohko No Libra ***


Ciao a tutti miei cari lettori!
Chiedo venia per codesto capitolo, ma la Dea Ispirazione non era venuta a farmi visita, mi si è poi rotto il pc, inoltre Dohko è un cavaliere che non mi è nè simpatico, nè antipatico...mi è molto indifferente e dovevo trovare qualcosa da dire!
Un bacio a tutti voi e buona lettura!
Mi auguro vi piaccia!


Dohko di Libra era un giovane come tanti.
Era simpatico, allegro, imprudente ed impudente.
I capelli rossi scarmigliati circondavano un viso con un sorriso sempre allegro, sempre felice, sempre sorridente.
I bellissimi occhi smeraldo eran sempre illuminati dalla luce di giustizia e di allegria.
Viveva circondato da persone a cui voleva bene e a cui si era in qualche modo affezionato.
Sentiva una vicinanza con ciascuno dei suoi compagni.
Viveva al Grande Tempio, insieme a dodici uomini eroici, potenti.
Si sentiva parte del mito.
Aveva al suo fianco diverse persone: Sion, suo migliore amico; Aldebaran, suo mentore e sua figura di riferimento, colui che lo definì un giovane volenteroso, che ammirava più di ogni altro; Deuteros, colui che ben presto gli salvò la vita e lo curò; Manigoldo, un uomo arrogante, ma animato da uno spirito di giustizia ed unito ai morti; Regolus, un giovane ancora più volenteroso, sempre allegro, Gold Saint in giovanissima età; Asmita, il mistero fatto uomo, lontano da tutto e tutti, tormentato da dubbi, schivo e generatore di sospetti; Cardia, semplicemente un folle, benchè il suo stesso spirito fosse tormentato da una malattia sconosciuta a tutti, fuorchè a Degel e al Sacerdote; Sisifo, come sempre, un eroe senza macchia e paura, colui che portò Athena-Sama, la dolce Sasha al Tempio; El Cid, eroe meraviglioso, la cui fermezza e decisione tagliava come il filo della sua spada; Degel, l'uomo in assoluto più intelligente della sua epoca, nulla poteva fuggire da quegli occhi freddi e glaciali; Albafica, un giovane di squisita bellezza e straordinaria fermezza, viveva lontano da tutti.
Dohko aveva da sempre un carattere allegro e paziente al contempo, sfrontato ed abbastanza impulsivo, seppur comunque saggio.
Non eran rari i momenti in cui si mise nei guai per aver combattuto senza aver pensato prima, come quando si gettò irato contro Hades-Sama per attaccare, finendo con il rimanere quasi ucciso.
Era un maestro, rispettato e considerato da tutti.
Fu lui che si occupò fin da subito del giovane Tenma, cavaliere di Pegasus, diventando per il più giovane un fratello maggiore.
Perse ogni amico, ma vinse la battaglia finale.
Athena-Sama gli concesse il Misopethamenos, tecnica che Atena gli ha concesso al fine di poter controllare la torre degli Specter proprio in attesa della prossima guerra sacra.
Si ritirò a vivere sull'altura dei Draghi in Cina, Goro Ho nel monte Lu.
Assistette alla crescita della nuova generazione di piccoli Gold Saint.
Fuggì in seguito da Athene, dopo che il suo unico, vecchio migliore amico venne eliminato da uno sconosciuto che ne usurpò il trono.
Rimase così a Goro Ho, senza mai muoversi da quel luogo misterioso.
Con pazienza, devozione e generosità si occupò della cascata, dentro la quale vennero sigillati da Sasha, gli Specter.
Non era più solo però, dopo tanti secoli aveva una piccola compagnia.
Aveva trovato una piccola bambina, a cui dette nome Shun Rei.
Era una bella bimba, abbandonata e sola, proprio come lui, quindi lui se ne prese cura, divenendo per lei un padre.
La piccola famigliola non rimase composta da loro due soli, poco tempo dopo vennero difatti due allievi per allenarsi presso di lui e conquistare la mitica Bronza Cloth del Dragone, preservata anch'essa nella cascata mitica.
Ohko e Shiryu, due allievi, due potenti fanciulli, diversi caratterialmente, ma entrambi dotati di una misteriosa forza, che derivava le stelle.
Eran entrambi nel suo cuore, seppur per motivi differenti.
Ohko per la somiglianza che lo univa al suo maestro, benchè Dohko con la saggezza, ottenuta grazie ad un'apparente vecchiaia aveva compreso molte cose e quindi rimprovverava quel carattere al suo allievo.
Shiryu per la sua pazienza, dolcezza e delicatezza nei modi e nella voce, era gentile e non fu impossibile per il Vecchio Maestro comprendere che vi era un qualcosa di importante tra la ragazzina, che aveva allevato ed il suo discepolo.
Shiryu ottenne così un posto speciale nel suo cuore.
Fu un triste giorno, quando fu costretto a bandire Ohko per il suo pessimo carattere e per quel modo poco gentile che poco si confaceva ad un Saint al servizio di Athena-Sama.
Divenne una guida per il suo Discepolo ed i suoi amici, un'importante guida, quasi un faro nella notte oscura.
Era importante, nonno per quei bambini così giovani, così inesperti e così vicini alla sua Dea.
Spinse ognuno, in particolare Shiryu, a dare il meglio per quella fanciulla, quella bambina Dea, meno potente della precedente reincarnazione e probabilmente più viziata.
 Certo i giovani guerrieri avevano bisogno di una guida e lui era il più vecchio e saggio che avessero davanti e senza dubbio il più portato all'insegnamento degli antichi dogmi.
Non si mosse mai da Goro Ho, neppure quando fu il potente fanciullo di Cancer a chiamarlo per ordine di colui che era un altro bambino, Saga.
Lui sapeva, ma non disse nulla.
Con chi poteva parlare?
Tutti i Gold eran bambini.
Cosa poteva fare?
Suo divino compito era vegliare sulla Cascata, senza mai muoversi a prescindere dalla preoccupazione o dalla tristezza, neppure quando Sion morì, potè allontanarsi.
Dohko aveva così imparato a controllare le proprie emozioni, qualsiasi cosa fosse successa lui doveva vegliare sul Sacro Sigillo.
Oh quant'è grama ed amara la vita di colui che deve obbligatoriamente ancorarsi in un sol punto.
Solo il potente Dohko poteva saperlo, lui che era come una quercia secolare, un'antica sequoia, vecchia e rugosa, con le radici nel terreno morbido.
Nè vento, nè pioggia, nè Sole e neppure neve candida poteva distoglierlo da quello che era una missione di vita.
Lui era come pianta.
Era immobile al terreno e mai si sarebbe mossa.
Non importava neppure la morte del suo amatissimo discepolo.
Pianse quella notte lacrime amare per la morte del suo pupillo, che si spegneva con il fanciullino di Capricorn, ma non poteva muoversi neppure allora.
Era destinato a divenire pianta secolare, le cui radici eran ancorate al suolo.
Assistette impotente ad ogni battaglia, sentendo crescere nel suo cuore grande amarezza.
Era dura la vita per colui che per Dono Divino non poteva muoversi in alcun modo.
Osservò fermo ed immobile la sua bambina, la sua Shun Rei piangere le lacrime di una fanciulla innamorata, ma Shiryu doveva combattere: era Destino, era il suo Sacro Dovere, così come era suo Sacro Dovere il vegliare sulla Divina cascata.
Era triste, ma quella era la verità.
Athena non era pace, era la strada che ad essa conduceva, ciò voleva solo significare che quando la fanciulla guerriera si reincarnava era sicuro la Terra entrasse in un momento di crisi.
Hades:
Cosa si prova a veder tornare vecchi ragazzini che si eran spenti nella notte dei tempi causa di un inganno?
Dohko lo seppe una notte.
Era una notte priva di stelle e Shun Rei lo vide crollare giù dalla cascata.
La sequoia si era mossa.
Il vento del male l'aveva divelta ed ora l'anziano guerriero correva incontro al suo Destino, pronto alla lotta, pronto a vedere coloro che eran alleati come nemici.
Rimase in parte sorpreso, ma soprattutto grandemente deluso nel vedere il suo più caro amico Sion.
Come aveva potuto il Prode Sion, Gold Saint di Aries, Eroe, Grande Sacerdote, ucciso dal male, divenire esso stesso marchio di infamia e tradimento?
Lui che avrebbe preferito morire, piuttosto che affrontare un'onta simile.
Il potere di Hades era sì grande?
Fu in quel momento che Dohko decise di combattere.
Fu un duro combattimento.
Gravoso, in quanto Sion era giovane, forte, nobile e nuovamente nelle forze della giovinezza, lui era un vecchio, stanco, rugoso, quasi avizzito e non più avezzo al muoversi.
Fu in quel momento che l'incanto si ruppe.
La tecnica Divina, il Misopethamenos, si ruppe e liberò il suo antico corpo.
Il suo corpo, nessuno lo sapeva aveva battuto centomila volte l'anno, ritmo solitamente sostenuto da un cuore umano in un giorno.
Dohko era così tornato all'antica giovinezza, in quanto duecentoquarantre anni, per lui eran equivalsi a duecentoquarantre giorni.
Combattè contro Sion per batterlo, ma non poteva vincerlo.
I loro poteri si equivalevano e durante la battaglia comprese una verità.
Le apparenze potevan portare all'inganno anche il cuore più saggio ed esperto.
Sion non era traditore, era solamente frainteso.
Aveva donato sè stesso al male per far trionfare il bene e così anche tutti i fanciulli che eran con lui.
Vivere per il bene, morire per il bene e tornare come traditore solo per il bene ultimo.
Una determinazione che commosse Dohko, nel momento in cui Sion, vecchio amico e fratello di tante battaglie si spense.
Dohko pianse amare lacrime nuovamente e, mentre i piccoli Gold Saint correvano a vendicar l'onore dei compagni che avevan quasi tradito Athena-Sama, lui attese i giovanissimi Bronze Saint per portarli seco ed essere nel buio degli inferi una luce di speranza, una guida certa e sicura, com'era sempre stata.
Negli inferi però si allontanò dai bambini e camminò da solo per valli infernali, cercando i suoi allievi e discepoli.
Li vide infine con Shaka, che cercava di spegnere la sua intera vita davanti ad un Muro invalicabile.
Nuovamente sentì l'unione spirituale coi suoi compagni, ma nuovamente si fermò per spiegare il piano dei giovani Gold Saint agli ancor più giovani Bronze Saint.
Avrebbe desiderato continuare a vegliare su di loro, ma lui era Divina Quercia.
Lui doveva affrontare il Sole ed esserne parte.
Raggiungere i suoi vecchi compagni ed amici nel Paradiso dei Cavalieri, ma prima donò la sua Gold Cloth a qualcuno che ne era degno.
Shiryu, il suo amato discepolo, era cresciuto.
Era un uomo bambino ed era pronto per combattere in nome di Athena-Sama nei panni del Gold Saint di Libra.
Fu a lui che Dohko di Libra decise di lasciare la sua Armatura, mentre sorrideva.
Il Sole esplose con una potenza incredibile, ma Dohko era sollevato.
Era conscio di morire, ma aveva bisogno di vedere i suoi amici, di abbracciare i suoi fratelli.
Aveva vissuto così a lungo, che era curioso di vedere cosa sarebbe successo nella morte oscura.
Lui aveva vissuto sempre alla luce del Sole, a cibarsi del Sole.
Non scappò da esso ed anche in quel momento, nel momento della morte, non si sentiva pronto per allontanarsi dalla sua Luce.
Lui era albero e non si mosse minimamente da ove era situato.
Il Sole non riuscì, però, nè ad abbatterlo nè a bruciare le sue ricche fronde.

Note dell'Autrice:
Non vi è molto da dire...a dire il vero non so neppure io che voglio dire in questo momento!
Solo scusate per il ritardo!!!
Qualcuna di voi era alla Cartoomics di Milano???
Io ho partecipato alla Gara Cosplay nel gruppo delle Principesse, ero Biancaneve!
Fine delle comunicazioni inutili e passiamo alle rispose alle recensioni:
Camus:
Ciao Cara! Graziole*_*! Ammetto che per Milino-Biondino-Cucciolino-Bellino ho una certa passione! Spero che anche questo sia di tuo gradimento!
Sakura2480: Ciao Saku-Chan! Per Milo ho una passione quasi sfegatata...è un po' come per te il caro Deathy! Sisi le ho riviste per sentire al meglio le frasi e riscriverle, quindi ho visto e rimandato indietro cinque o sei volte per battuta...non hai idea di quanto chiacchieri lo Scorpioncello! Ogni volta diceva per una frase, altre cinque! Che cavoli! Grazie mille per i tuoi complimenti, che come sai mi fanno sempre piacerissimo! XDXD! Dai non esagerare...mi puoi dire però quali ti son piaciute di più*_*! Così per mia curiosità personale! Grazie e bacio! Spero che questo cavaliere ti piaccia, anche se a me non convince molto! Milo lo preferisco!
Winne343: Ciao cara! Figurati no problem! Grazie mille per la tua recensione! A dir il vero, per me Milo rappresenta l'eccezione alla regola: nemmeno a me piace più di tanto la versione italiana, ma Milo è Milo e le sue frasi sono fantastiche, ricche di ironia e sarcasmo misto al suo straordinario controllo in battaglia, forse è per questo che mi piace un sacco! Comunque ti ringrazio nuovamente! Spero che Dohko ti piaccia! Un bacio!
Tsukuyomi: Ciao tesoro! Lo so, Milo è colui che più amo tra i Gold e temo si veda parecchio la mia passione per lui, mi piace anche un sacco Cardia! Dimmi i tuoi refusi per favore...sai che ci tengo a saperli sempre e comunque! Dohko è un osso duro, ma secondo me è così che è rappresentato o meglio lo vedo così! Spero ti piaccia! Un bacio!
Ringrazio coloro che hanno messo la storia tra le seguite, le preferite e le ricordate:
Camus, Alcyon85, Aoede, Himechan!
Grazie a coloro che leggono e scusate tutti il ritardo!

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Capitolo 7
*** Shaka No Virgo ***


Salve a tutti!
Scusate davvero per questo incredibile ritardo, ma sono in pieno periodo esami, sono stata licenziata oggi e come se non bastasse il suddetto personaggio è tutto meno che semplice da descrivere...praticamente è un campione di complessità!
Comunque io provo con una notevole angoscia, perchè Shaka sia mi piace molto, sia è complesso da descrivere.



Shaka di Virgo era un vero enigma per chiunque lo conoscesse.
Gli occhi di un azzurro chiaro, cristallino sempre tranquilli celati da sottili palpebre, che di tranquillo laghetto di montagna avevan l'arcano mistero e la placida beltà.
I capelli d'oro, di un colore tanto luminoso da contrapporsi alla sua Cloth di luminoso e sfolgorante oro, di una bellezza tanto intensa da rendersi antagonista del Sole, che tanto lo invidiava.
Era in grado di comprendere ogni cosa.
La sua mente calma, rilassata, lo rendeva un assoluto emblema e punto di riferimento per qualunque dei suoi compagni.
Tutti nutrivano fiducia in lui.
Tutti riponevano la massima fede nelle sue capacità.
Egli era un Dio per tutti.
Tutti gli riconoscevano il suo titolo di divinità per bellezza, capacità ed intelletto.
Era praticamente perfetto.
Nessuno poteva mai competere con lui: egli era perfezione divina, assoluto punto di riferimento.
La saggezza e la compostezza lo rendevan superiore ai suoi coetanei.
Fin da bambino era convinto della sua superiorità e della sua divina perfezione: mai era stato in errore, mai la sua convinzione era venuta meno, mai nella vita sbagliò.
Era superiore.
Non vi era molto altro da dire, eppure nella sua superiorità era limitato.
Grande limite era il carattere impacciato e timido: egli non era punto estroverso, anzi era impacciato, pressocchè incapace di rendersi simpatico ai coetanei: troppo superiore per essere un loro amico, troppo lontano da loro, troppo sicuro di sè, ma al contempo completamente oscurato dalla sua stessa luce.
Era un torrente, un fiume, un lago celato agli occhi di tutti, compresi i suoi.
Si convinse infine che nessuno poteva competere con lui: lui era superiore a tutti, ma la luce della sua sicurezza lo aveva accecato già da tempo.
Non si accorse della malvagità nei cuori altrui, ma anzi li difese pensando che fossero nel giusto per la loro carica.
Lui non poteva mai sbagliare.
L'orgoglio lo impediva, ma al contempo non poteva spegnere una vita con gli occhi innocenti, gli occhi di bimbo che aveva dinnanzi, pur sapendo che quello stesso viso gli sarebbe tornato innanzi poco tempo dopo, per codesto motivo Ikki fu salvo una prima volta.
*Né sopra il cielo né al di sotto di esso esiste persona più preziosa di me.*
Disse il Grande Shaka nel nascere, palesando ancora una volta un grande orgoglio, ma anche una verità.
Egli era un essere divino in ogni senso: la reincarnazione di Siddharta Gautama, il Buddha.
Shaka era grande maestro, un illuminato, ogni sua tecnica era prova di ciò: egli disponeva le sue mani in modo da formare una figura della meditazione ed ogni momento i suoi occhi eran chiusi, poichè i sensi impediscono il raggiungimento del Nirvana e Shaka di Virgo doveva in ogni modo cercare di raggiungere la pace interiore.
Mai una volta le sue credenze vacillarono sotto il peso di una nuova verità.
La sua voce serena, tranquilla, dolce e melodiosa come ruscelletto di montagna aveva un che di ironico, di tagliente mentre parlava in modo colto ed anzi particolarmente edulcorato.
Tuttavia, le sue parole eran più per rendersi superiore ad un avversario e fargli sentire tutto il peso della sua superiorità.
Fu eclatante quando tre bambini entrarono nella sua Dimora in un orribile tentativo di lotta.
La voce calma e serena risuonò nelle Sale del Palazzo della Vergine, la Sesta Casa.
*Siete minutaglia senza importanza, comuni cavalieri, rispetto alla celeste pienezza di Virgo, eleverò per voi una preghiera.*
Quando poi il bambino del drago provò ad attaccarlo, nuovamente furono taglienti parole, interamente divertite la sua risposta al giovane dai capelli corvini.
Una grande presa in giro, mentre il giovane veniva schiacciato dalla sua brillante magnificenza.
*Il tuo colpo è ben misera cosa. Le acque della cascata di Cina sono gocce di rugiada a me paragonate.*
I tre ragazzini che aveva davanti la sua persona luminosa furono accecate dalla forza, dalla potenza di quel lago segreto e venne interrotto nel momento in cui cercava di decidersi se usare o meno pietà nei confronti del più giovane, riverso a suolo, apparentemente morto, ma ancora in vita, come testimoniava il suo agitarsi.
Hades:
Fu grande il momento in cui un ragazzo lo sconfisse e solo in quel momento, Shaka di Virgo scese dal piedistallo e si abbassò a chiedere perdono, a muoversi come timido e vigoroso supplice un atto di clemenza a colui che per sconfiggerlo stava per spegnersi in sua compagnia.
Furono le parole ad esprimere un timore, parole ed esclamazioni di richiesta, di incredulità di fronte a grande pazzia per lui: il sacrificio non era una scelta razionale, neppure un poco.
Era per lui impossibile da comprendere un essere umano che si sacrificava, dimostrando uno spirito così umanitario, ma al contempo Shaka sapeva già quello che sarebbe successo.
Lo sapeva nel momento in cui la prima volta aveva salvato Ikki.
*Rinuncia ai tuoi propositi! Non rimarrà niente di noi! Ci oscureremo in un mondo di luce!!! Vuoi forse portare il cosmo della Fenice al limite estremo della costellazione ed esplodere con essa?! A tal punto hai deciso di impazzire?! È vero, è il solo modo che hai per sconfiggermi ma a cosa giova una vittoria se non sei più vivo per gioirne?! A cosa serve?!?*
Furono le risposte di Ikki, come i suoi occhi quel giorno lontano, a far compiere un'ulteriore decisione a Shaka: avrebbe salvato Ikki e per compiere ciò per la prima volta chiese aiuto ad un compagno, a Mu dell'Ariete, un amico, il suo unico amico all'interno del Grande Tempio.
Chiese aiuto per la prima volta ad un essere umano e non a qualcuno, nonostante l'orgoglio, nonostante la sua natura superiore, nonostante la sua palese divinità.
Doveva portare nel mondo terreno il fanciullo che tanto aveva fatto, arrivando a sconfiggerlo con un sacrificio, che persino aveva colpito la mente, il cuore del giovane guerriero dai capelli d'oro.
Tornò alla sua Casa con il bambino della Fenice, che più che bambino era giovane uomo, almeno secondo lui, poco più grande.
Come simbolo della sua amicizia ritrovata nei confronti non solo di Ikki di Phoenix, ma anche di amicizia nei confronti dell'umanità decise di far tornare all'antica gloria l'armatura della Fenice e con delicate, suadenti e dolci parole disse.
*L'armatura della Fenice è sempre risorta dalla ceneri, sempre, ogni qual volta che tu l'hai perduta. È una virtù rara che ha solo la tua armatura. Dalle ceneri di Virgo risorgerà Phoenix.*
Fu una sera strana che Shaka mostrò la sua vera intenzione e la sua grande perspicacia.
Era ormai sera e lui chiese a Mu di non far intromettere alcuna persona in un combattimento che aveva deciso di perdere, ancor prima di iniziare.
Fu con sgomento che però vide tre grandi, tre saggi amici, tre uomini e compagni, ma sapeva che il loro cuore era nobile.
Lo sentiva e difatti li condusse in un loco tranquillo, in cui poter parlare, ma anche il loco che Shaka sapeva esser destinato ad accogliere le sue ceneri.
Era ben consapevole che il Giardino, dove fioriscono gli alberi gemelli di Sala.
Sapeva di dover morire e per quello chiese a Mu di impedire interventi.
La morte che tutti spaventa a Shaka non disturbava, poichè lui sapeva che non poteva morire.
Era una cosa che il Grande Buddha gli diceva fin dalla giovanissima età.
Sapeva di poter morire a piacimento, padrone incontrastato dell'Ottavo Senso fin dalla tenera età di otto anni.
Poteva morire e semplicemente reincarnarsi in qualcuno di vicino alla sua persona.
Si alzò in piedi, nonostante fosse ormai solo spirito e si mise sotto alle fronde ricche e fragranti di nuovi fiori degli alberi gemelli e parlò.
Le sue ultime parole come Shaka di Virgo, le parole del suo testamento che vennero colte da tre paia d'orecchie traditrici apparentemente.
*I fiori sbocciano ed appasisce. La stella brilla nella notte, per poi sbiadire. Ogni cosa ha una fine: la Terra, il Sole, le innumerevoli Galassie, persino lo sconfinato Universo. Accanto a tutto questo, la vita umana è soltanto un fugace battito di ciglia. Ecco che in un preciso punto del tempo e dello spazio, l'uomo nasce, lungo l'arco della vita ride, piange, combatte, soffre, è felice o in affanno, d'amore ricolmo o consunto dall'odio. Ma poi, scivola come tutti nel sonno più lungo...il sonno eterno. Vola con il vento fino alla Dea Athena.*
Maestro e padre per i fratelli, per gli amici.
Si spense Shaka sotto ad occhi bagnati di lacrime per dolore, agonia ed angoscia.
Si spense solo, eppure tutti piansero per lui, per una morte che non meritava e che arrecò a tutti dolore e sofferenza.
Eppure nessuno sapeva che Shaka di Virgo era vivo.
Il suo spirito era rimasto per parlare, ma il suo corpo era in mondo di Hades per attendere Lady Saori, la Dea Athena e portarlo al cospetto della demoniaca divinità.
Solo una cosa lasciò nel mondo terreno: un rosario che Asmita di Virgo gli lasciò per sconfiggere l'armata infernale.
Il suddetto strumento nelle mani dell'unico amico, colui che più soffrì per la sua assenza, colui al quale raccontava di sè in minima parte, non riuscendo a vincere la sua ritrosia.
Era semplicemente perfetto, mentre proteggeva Athena e fu grazie a lui che la giovane dea fanciulla raggiunse il trono di Hades.
Provò a distruggere varie volte con la sua energia immensa, la sua luce sfolgorante, la sua meditazione e calma razionale e praticamente invincibile lo spesso Muro del Lamento, ma a nulla valse il bruciare il proprio Cosmo ad occhi aperti.
Fu costretto a smettere per evitare di morire o meglio fu fermato dall'autodistruzione solitaria da Mu e dai compagni che gli rammentarono di dover prender prima le vite degli Specter.
Sorrise nel vedere finalmente il Muro crollare per assalto d'oro dei suoi fratelli, dei suoi compagni.
Era meraviglioso: un caldo soffio di morte, una luce accecante, frutto di unione, amicizia, affetto e Sole era giunta finalmente nel desolante regno di Hades.
Nessuno di loro sopravvisse, ma ciò non contava.
Egli riuscì a salutare i suoi piccoli amici e discepoli, poco dopo si spense in un turbinio di luce, senza spostarsi dalla luce a cui ormai era perfettamente abituato.
Lui viveva nella luce da sempre, sicuro di esser luminoso e lui tornò a luce, a cui apparteneva per diritto.
Un lago di montagna non può temere di spegnersi per luce, specie se è lago composto da splendida luce.
Shaka era un lago di luce e nella luce si spense...quale morte migliore per lui?
Non vi poteva esser motivo di vanto più grande che il tornare nel suo regno luminoso.

Note dell'Autrice.
Come ho detto mi spiace per questo ritardo, ma ho nuovi appunti da dire:
Shaka conobbe Ikki, quando egli sconfisse il Mostro dell'Isola della Regina Nera, ovvero il suo maestro. Shaka venne inviato per battere ed uccidere i cavalieri neri, ma si fermò nel vedere gli occhi puri ed innocenti di Ikki e quindi non lo uccise. Ciò viene descritto nel fumetto, ma nell'anime non vi è più questa parte. Shaka, quindi, è evidente che non solo conosce Ikki, ma avendo lui il potere di saper già cosa accadrà, sa che quel giovane lo ri-incontrerà e lo batterà.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, personalmente credo che Shaka sia in particolar modo un lago di luce...all'inizio pensavo di paragonarlo ad un lago di montagna, ma è talmente luminoso da rendermi difficile non pensare ad un oceano di luce.
Credo si possa vedere quanto io lo adori, anche per la presenza di dialoghi e devo dire che solo il testamento ho dovuto pescarlo e scriverlo da un video!
Bah speriamo di riuscire a concludere molto presto!
Un bacione!! Stavo per dimenticare i preferiti e i ringraziamenti: Camus, Alcyon85, Aoede, Himechan! Recensite...però...ci son rimasta male, quando non ho visto recensioni!

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Capitolo 8
*** Aiolia No Leo ***


Buongiorno a tutti, miei adorati lettori!
Scusate per tutto il tempo che ho impiegato per aggiornare tra la mancanza di ispirazione ed altri impegni di varia natura non sapevo bene quando trovare due minuti per mettermi a scrivere. Un avviso importante circa questo cavaliere...esattamente come il fratello a me Aiolia non piace quasi per niente...insomma non lo sopporto proprio e non solo perchè mi ricorda tremendamente Seiya, ma anche perchè lo aiuta e minaccia il mio adorato Milo, cosa che non riesco a perdonare, quindi non so se sarò imparziale nel giudicarlo, senza contare che lo ritengo abbastanza stupido.
Comunque sia, spero di non metter troppo di me stessa nella sua descrizione.


Aiolia era un uomo, prima ancora di essere un nobile guerriero.
La sua temerarietà era seconda solo alla sua grande forza di volontà.
I corti riccioli color del miele dolcemente gli circondavano un viso dolce.
Gli occhi color del cielo erano sempre rivolti al suo prossimo, per cercare di portare a lui aiuto e conforto.
Mai una volta cercò di ottenere un qualcosa per sè stesso, preferendo vegliare, proteggere ed essere d'aiuto ai suoi vicini.
Era un uomo ancor prima di essere un guerriero, ma aveva in sè la medesima carica elettrica del potente fulmine, arma di Zeus.
Aiolia combatteva non per sè stesso, ma per gli altri.
Solo il pensiero di proteggere gli consentiva di alzarsi e continuare a lottare.
Tuttavia, come un fulmine appare per un istante effimero per illuminare un cielo ingombro di nubi, così anche il cuore di Aiolia era una costellato di cunonembi pronti ad esplodere e lasciar cadere sulla terra litri di acqua piovana.
Il cuore di Aiolia era spezzato dall'idea del tradimento del fratello, che in un modo o nell'altro era ricaduto su di lui.
Era consuetudine nelle opere greche che un errore, un tradimento o un modo di comportarsi errato passasse di padre in figlio, così anche per Aiolia, Gold Saint del Leone, era capitata la medesima cosa.
Il suo amatissimo fratello, luce, guida, eroe e maestro era in verità un crudele traditore, che aveva seco portato lontano dal Grande Tempio Athena-Sama e la sua armatura.
Non era tanto il dolore per quel tradimento, ma era la delusione dell'abbandono.
Aiolia era solo un bambino all'epoca in cui il fratello sparì nel nulla.
Aiolia era solo ora e lo sarebbe stato a lungo.
Tutto perchè il fratello crudele non lo aveva voluto portare con sè.
Lo aveva abbandonato e tutti al Grande Tempio lo avevano trattato con diffidenza, timore che lui si rivelasse un pessimo uomo, così come lo era stato l'amato fratello.
Aiolia aveva dovuto sopportare, subire, angherie di uomini, voci di persone di infimo livello, sopportando tutto stoicamente.
Death Mask più volte aveva osato ricordare che lui era fratello di un traditore, nonostante lui fosse il peggiore dei Goldo Saint.
Le parole sprezzanti di tutti gli infidi sottoposti, di Argor, dei Silver Saint, dei Soldati bruciavano ancora sulla sua pelle.
Questi erano i motivi che spingevano Aiolia a lottare sempre in prima linea, lui era un Gold Saint.
Non si poteva aspettare nulla di diverso da lui, ma al contempo doveva dimostrare sempre di combattere per Athena, di combattere per la giustizia, di migliorare il suo buon nome, di proteggere la memoria del fratello decaduto e non soltanto questo, ma anche cercare di riabilitare la sua memoria.
Erano obiettivi di Aiolia, era la sua missione.
Fu per questo che partì volontario in esilio per compiere il suo addestramento.
Fu per questo che protesse sempre i più deboli.
Al Grande Tempio, infine, girava voce che lui fosse un uomo buono, misericordioso, proprio come era un uomo forte e coraggioso.
Era un fulmine che con la sua immane carica elettrica e la sua potenza distruttiva dona un momento di luce nel buio più profondo delle tenebre.
Vi furono persone che si affezionarono molto a lui, Marin per esempio, che sempre gli credette, che sempre seppe della sua gentilezza e del suo modo esemplare di condurre la propria vita.
Seiya fu protetto e spronato dal gentile Gold Saint, forse il più umano.
Aiolia fu fiero del suo compito di luce per un breve istante nella vita di un giovane dal cuore profondo, di un giovane straniero giunto fin lì per prendere la sacra Bronze Cloth di Pegasusu, la Cloth da sempre più vicina ad Athena.
Seiya riuscì nell'intento e la portò seco in Giappone.
Come perdonare il tradimento di quel ragazzino?
Si recò così per uccidere, la sua nuova missione era cercare di uccidere ciò che aveva creato.
Incontrò Seiya, ma non lo uccise.
Non riuscì, causa dell'incontro con una strana fanciulla dal Cosmo potente come un Gold Saint.
Davanti ai suoi occhi vi era la fanciulla salvata dal fratello.
Aiolos non era traditore, ordunque, era uomo di insospettata virtù accusato ingiustamente.
Fu con codesta certezza che Aiolia tornò al Grande Tempio.
Come sopportare gli anni in cui aveva creduto che il fratello fosse traditore?
Come sentire ancora gli insulti che alla sua famiglia venivano scagliati con il peso di un giavellotto, quando ora lui sapeva che erano eroi?
Fu così che irato, esattamente come la sua Costellazione, il Furente Leone si presentò al cospetto del traditore per eccellenza.
Cadde nuovamente in crudele inganno, Aiolia.
Cadde a tradimento, ma nuovamente fu costretto per mancanza di libertà di pensiero ed azione ad uccidere.
Il suo colpo andò a segno, ma non su Seiya, su Cassios, uomo, gigante, il discepolo di Shaina e di lei prigioniero d'amore.
Aiolia si riprese in quel momento, conscio di aver ucciso, conscio di essersi ridotto a crudele boia, ma al contempo libero.
Aiolia, che aveva vissuto in catene, era libero.
Il leone tornava ora a ruggire non più prigioniero di ciò che doveva compiere, ma di ciò che voleva compiere.
Hades:
Aiolia attendeva nella sua Casa una notte.
Stranamente la notte era ingombra di nubi, eppure il fulmine era pronto ad illuminare quelle stelle traditrici.
Vide passare indifferenti tre uomini, tra gli Specter, ma non potè fermarli.
Non potè chiedere alcunchè, impegnato in una battaglia con un verme.
Fu dopo la battaglia che i bambini lo raggiunsero e con lui salirono pronti a proteggere Shaka, ad aiutarlo.
Lacrime solcarono le sue guancie, quando sentì quella luce potente, quella luce calda che per anni lo aveva aiutato, nonostante la sua fama, spegnersi inesorabile.
Non era un problema per vendicarlo usare un colpo proibito.
Non importava chi venisse coinvolto da un'esplosione di luce.
Lui era un fulmine e come tale doveva brillare, anche in quella notte, anche in una notte priva di nubi e priva di stelle.
Fu la voce di Athena-Sama a dirgli di portare i tre traditori al suo cospetto e come ormai era abituato si caricò un corpo sulle spalle.
Un corpo che ancora non aveva perdonato, colui che uccise il suo amato fratello.
Sentì la voce, unico senso ancora in possesso di quel duplice traditore, ma gli occhi del felino d'oro lo fulminarono e la voce sibilò, come un fulmine squarcia la notte: Taci.
Shura non aveva diritto di parlare con lui, non dopo ciò che aveva compiuto e non solo quella notte, ma anche quella di tredici anni prima.
Grande fu la rabbia del Leone d'Oro quando vide Athena cadere.
Poderoso fu il colpo nel costato del Capricorno, come un fulmine avvenne in un secondo e lasciò il nemico tramortito.
Quel che dovevano compiere era semplice.
Non fu semplice affrontare la Viverna.
Il fulmine era sospeso nell'abisso infernale, non vi era più luce negli occhi profondi.
Fu la catena del più puro a salvare il fulmine, sospinta dal cosmo del vento.
Aiolia venne imprigionato nel feretro di ghiaccio, ma tornò.
Il ghiaccio non può racchiudere nelle sue spire il fulmine, ne è incapace.
Il fulmine, grazie ad Athena, fu in grado di tornare e il ruggito del Leone fu nuovamente sentito negli Inferi.
Aiolia si era levato in piedi ed ora era davanti al Muro mitico simbolo di industribilità.
Era dinnanzi al fratello con le lacrime agli occhi, simbolo di grande commozione.
Finalmente si era liberato dell'oscurità che per anni aveva ghermito il suo cuore, il fulmine del suo carattere impulsivo e caotico poteva brillare nuovamente nei suoi occhi e nella potenza dei suoi colpi.
Il Cosmo esplose intenso e proprio come un fulmine fu questione di pochi istanti, mentre salutava i piccoli Bronze.
*E' tutto nelle tue mani, Seiya.*
Disse a Seiya, mentre questo si allontanava.
Erano solo loro ora, solo i Gold.
Uniti come non lo erano mai stati.
Aiolia assieme ad Aldebaran, con cui condivida il mordente, disse in uno slancio e per far coraggio a sè stesso ed ai compagni.
*Con la forza e la tenacia del nostro spirito e del nostro Cosmo. Athena mostraci un raggio di luce, rischiara questa oscurità.*
Disse in un'esclamazione, unica ed irripetibile.
Lui che aveva da sempre il cuore avvolto nella più profonda oscurità, aveva avuto bisogno di un forte stimolo per illuminare il suo cuore, come un incontro.
La luce che scaturì da quell'unione fu di breve durata, come un fulmine a ciel sereno e si spense con la stessa intensità con cui si era spento il suo corpo.
Aiolia era in prima fila anche in quel momento, fu tra i primi a spegnersi, ma non era un rimpianto.
Lui era d'ispirazione.
Lui era destinato a spegnersi come il fugace fulmine, sua similitudine naturale, suo fenomeno astrofisico.
Lui doveva essere d'esempio e la sua vita era in onore di Athena, come un fulmine doveva rischiarare il buio nei cuori delle persone anche per un fugace istante.

Note dell'Autrice:
Io detesto Aiolia. Lo odio terribilmente, quasi quanto odio Seiya. Lo considero il cavaliere d'oro più imbecille della storia: com'è possibile andare direttamente a chiedere al cattivo principale: "Scusa, ma non è che sei un traditore? No perchè sai ho conosciuto una ragazza che ha detto che sei dalla parte oscura. Ti va di rispondere alla domanda?" Ma che sei? Scemo? Ovviamente sì! Insomma in sostanza lo considero un cretino di prima scelta, ma i gusti son gusti. C'è anche a chi piace..non so bene a chi, ma se c'è qualcuno tra voi a cui piace, può non considerare sta parte. Credo di non aver fatto pesare il mio odio nella storia, in ogni caso...beh è il mio modo di vedere i Cavalieri d'oro...un modo per non offendere nessuno, perchè altrimenti l'avrei saltato Aiolia...così come avrei saltato Dohko e Aiolos, che non sopporto.
winnie343:
Ciao mia cara^^! Che dire? Shaka piace un sacco anche a me...un personaggio deliziosamente complicato, molto più divertente da descrivere di uno semplice. Shaka da l'opportunità di interpretare un momento la sua psicologia, proprio perchè è così complesso. Quella frase mi è venuta così...non so neppure bene io perchè, ma al contempo è vero...non so se hai mai provato, ma è come cercare di guardare il sole...è impossibile, perchè è troppo intensa la sua luce, quindi acceca. E' anche uno dei dogmi della filosofia di Platone...diciamo che per Shaka si usano anche più riferimenti culturali, perchè è il più complicato da questo punto di vista ed è quello che più necessita di spunti filosofici per andare avanti e descriverlo. Ma ti dirò...a me Dohko non piace quasi per nulla, come non mi piace per niente Aiolia, ma questi son gusti..e "de gustibus non disputanda est".
Aoede: Ma no cucciola...non ti voglio uccidere...è che Shaka da delle ispirazioni...*_*! Non voglio mica ucciderti così...almeno aspetta Mu*_*! Son contenta che il capitolo sul nostro amato Santone ti piaccia molto...tu sai che anche io lo adoro! Son contenta che anche secondo te io ho rispecchiato in pieno la sua fragilità, un conto è il Shaka guerriero, un altro è Shaka umano e Shaka umano è qualcosa di molto delicato, la cui unicità, la cui scarsezza di contatto umano...lo rende interessante e molto più...complicato! Thank you! Ti ringrazio non sai quanto per queste tue parole...mi piace pensare a Shaka come al Sole, perchè è qualcosa che sembra potente, ma in realtà non è neanche lontanamente una stella di grande dimensioni.
Grazie a coloro che hanno messo la storia tra i Preferiti e le Seguite: aoede e Camus, Alcyon85, Aoede, Himechan, KanondiGemini96.
Vi ringrazio e spero che questo capitolo vi sia piaciuto...mi scuso per le parole un poco dure che ho rivolto a questo personaggio, ma lo detesto e non ci posso fare nulla.
Ci vediamo alla prossima con Death Mask di Cancer!
Ciao-Ciao!

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Capitolo 9
*** Death Mask No Cancer ***


Salve a tutti, carissimi lettori! Vogliate perdonare questa indecorosa attesa, ma ho avuto alcuni problemi e non sono riuscita a scrivere per molto tempo. Ora ho pensato di iniziare ad aggiornare poco per volta le mie storie. Ho deciso di scrivere da qui, perchè qualche tempo fa mi era venuta un pochino di ispirazione per questo Gold Saint. Spero che possa piacervi. Piccolissima anticipazione: a me Death Mask piace un sacco! Buona lettura!

Death Mask di Cancer era un uomo o forse era più corretto definirlo come un mostro. Era mostro per chiunque lo affrontasse, ma era anche mostro per pensieri ed azioni, oltre che per aspetto.
Il suo nome era stato perso nelle sabbie del Tempo, nessuno più lo ricordava. Era stato dimenticato di proposito dal Gold Saint per quell'affinità con creatura celestiale, alla quale Death Mask si sentiva completamente opposto. Era Angelo il vero nome di quel guerriero, disperso nella tromba d'aria della sua forza, dimenticato nel vento impetuoso, che era anche origine del suo potere, celato in una scura tomba, che portava il nome dei genitori del giovane.
Occhi crudeli costantemente illuminati da una vena di vaga follia e di divertimento sadico eran del colore del sangue, sangue che il ragazzo aveva in giovane età imparato a versare, lago del vermiglio liquido che il guerriero sapeva far scorrere e che riprendeva nell'aspetto.
I capelli eran portati corti, spettinati costantemente, ma che incorniciavano stranamente un viso inelegante, a tratti volgare. Eran del colore della Luna, del colore argentato di una fonte nascosta, quietamente illuminati dalla luce del suddetto satellite. Spettinati, come il campo di battaglia che troppe volte lo aveva visto suo protagonista.
Il viso era volgare, spesso adombrato da vena di lucida e folle gioia sadica, un ghigno sempre a deformare il sottile taglio delle labbra. Non vi era mai un sorriso su quel viso. Non vi era mai gentilezza su quel bel, virile volto. Vi era solo gioia nel far del male.
Non ricordava neppure un momento in cui non aveva ferito, un momento in cui la follia aveva smesso per un istante di trucidare. Eppure vi doveva esser stato quel momento, Era pur sempre stato anche bambino...un tempo lontano, dimenticato, celato dal vento della memoria. Non ricordava di esser mai stato bambino, probabilmente anche all'epoca aveva ferito ed ucciso per sopravvivere.
Death Mask l'uomo, il mostro, l'animale, la cui unica regola era quella del più forte. La mera sopravvivenza secondo la più bieca legge della natura: forza è sopravvivenza, forza è giustizia. Solo la forza è in grado di stabilire cosa sia la giustizia e darle un volto. Non può esser debole chi amministra la giustizia. Non esiste che una bambina debola sia Dea, per questo seguì Saga. Saga era forza, quindi giustizia.
Il fine giustifica i mezzi era la sua unica filosofia di vita. Sicuramente nessuno poteva sconfiggerlo e per raggiungere la giustizia era necessario l'alto numero di vite umane, che lui stesso aveva stroncato. Inoltre, era particolarmente divertente vedere e schiacciare esseri umani indegni di tale nomea. Lui era un giustiziere. Lui doveva portare la forza e la giustizia nel cuore di quei falsi, indegni esseri, che non la seguivano.
Ogni suo nemico poi era nella sua Casa. La sua Casa, il simbolo della sua forza, il simbolo della giustizia che aveva portato ovunque nel Mondo era espresso dal consistente numerose di teste di nemici, appese ovunque in quelle mura. Erano i suoi trofei. Il nemico veniva da lui ucciso ed egli lo collezionava. Non vedeva nulla di sbagliato nel ricordare un nemico, anche uno valoroso.
Non comprendeva perchè lui solo fosse definito il più sadico tra i Gold Saint, in fondo lui eseguiva gli ordini. Lui possedeva la Forza della Tromba d'aria, dell'uragano più maestoso e luminoso. Nessuno accusa un uragano di aver ucciso innocenti, semplicemente ciò accade per un destino crudele e medesima sorte toccava a chiunque fosse un suo nemico. Se il nemico veniva ucciso da lui era perchè non aveva posseduto la forza per opporsi a quello che era il suo destino. Era, quindi, giusto che perisse per sua mano e venisse da lui ricordato, appendendolo nella propria dimora.
Stranamente fu proprio un ragazzino a dimostrare quanto un essere umano può essere debole e forte al contempo. Forte, perchè era stato in grado di sconfiggerlo in poche mosse relativamente. Debole, in quanto aveva più volte mostrato il punto debole. Non pensava Death Mask che un amore potesse mai sconfiggerlo, che quel sentimento da cui lui fuggiva fosse così potente, ancora più potente di lui. La tromba d'aria alla fine arrestò la sua corsa e si spense in un timido sbuffo d'aria, urlando, mentre cadeva in un vortice ancora più oscuro. Il simbolo della sua forza, tutto quello che per lui aveva contato, infine si era spezzato e lui era precipitato nell'oscurità più profonda, per merito di un essere insignificante.
Hades:
Death Mask era conscio che a spegnere la sua corsa non era stato un ragazzino, ma bensì un essere ben più leggiadro. Lui era stato sconfitto dalla preghiera di una donna innamorata. Era stato gettato nell'oscurità, dopo che aveva ucciso o cercato di uccidere quella fanciulla innamorata del suo avversario, scatenando le sue ire. Se non avesse compiuto una simil sciocchezza, non sarebbe mai morto.
Death Mask, infine, correva per le Scale che conduceva alla Prima Casa, conscio della nuova missione. Era accompagnato dall'unico essere somigliante a lui, nonostante d'aspetto non potessero essere più all'antitesi. Era sicuro che non poteva perdere. Ora aveva compreso. Lui era sempre tromba d'aria e potente uragano, ma doveva essere al servizio della Dea, che era forza e giustizia assieme. Correva coi compagni, ma un muro di cristallo lo fermò.
Ironicamente il suo stesso colpo lo sconfisse. Non aveva mai visto il Gold Saint dell'Ariete combattere e ne era rimasto sorpreso, ma non solo sorpreso. Era morto per colpa di Mu dell'Ariete, nonostante fosse nella condizione di morto apparente. Non era proprio per lui il compiere buone azioni. Era evidente ogni secondo di più. Eppure volle lo stesso fare la differenza. Con l'amico, Aphrodite, corse per andare a parlare con Hades.
Dov'era la sua tanto celebrata forza? Dov'era il suo potere immenso? Dov'era lui, Death Mask di Cancer? L'uragano si era ordunque mutato in un timido vento? In una brezza insignificante? Le ali della Viverna spensero sul nascere il suo vento. L'uragano si infranse contro una parete ben più dura di una semplice Tromba d'Aria. Non potè combattere. Non potè affrontare la morte con coraggio. Fu preso da folle paura, quella particolare sensazione che innumerevoli volte aveva sopraffatto i suoi nemici. Ora correva per salvarsi. Era l'unico suo scopo. Doveva salvarsi, ma a nulla valse il tentativo e nuovamente venne buttato come un peso in un abisso senza fondo.
Quanto poteva fuggire lontano dalla Morte? Lui aveva sempre dispensato la morte con facilità, ma ora ne era spaventato, come quando era più giovane. Non sopportava il pensiero di divenire come i suoi avversari. Per questo si fermò e la affrontò. Affrontare la morte e non scappare vigliaccamente davanti a qualcuno, che la dispensava con la stessa facilità con cui l'aveva dispensata. Perchè solo ora comprendeva ciò che era accaduto innumerevoli volte a nemici? Era scontato scappare da morte, persino lui ne era spaventato, benchè la conoscesse. Era sempre stato attratto da lei, eppure ne era sempre spaventato. Era cresciuto nel terrore di venire sconfitto ed ucciso, per questo era sempre stato lui il più forte.
Death Mask di Cancer era un Uragano, ma era sempre stato fermato da qualcosa. L'uragano ha bisogno di spazio per poter combattere e mostrare la sua forza. Ebbe molto spazio, infine, quando fu davanti al Muro del Lamento. Era assieme a tutti coloro con cui era cresciuto, amici lontani ed amici più vicini. Persone opposte rispetto a lui e persone che invece somigliavano caratterialmente. La tempesta, l'uragano, la tromba d'aria potè scatenare la sua immensa potenza d'oro contro quel pezzo di marmo. Non si voltò mai, neppure per un momento, mentre la luce di un nuovo Sole lo avvolgeva. Era la prima volta che si fermava a riflettere. Era la prima volta che affrontava la morte senza timore di quest'ultima, perchè ogni cosa che compiva era per sfuggire da morte. Death Mask era sempre stato ossessionato dalla Nera Signora, che ora lo accoglieva con calore. Non era Nera, ma del colore del Sole, del suo Cosmo.
L'uragano si ferma sempre davanti alla potenza del Sole, ovunque si trovi. Death Mask si arrestò, infine, davanti alla potenza di un Sole finto, di un Sole che risplendeva del suo Cosmo, unito alla potenza mitica dei suoi compagni d'arme.

Note dell'autrice:
Death Mask...che dire è un personaggio ben complesso o forse sono io che lo avverto come tale, visto che per me è qualcuno di apparentemente semplice, che si rivela ben più difficile. Devo dire che secondo me è spaventato a morte da quella che è la morte. Ogni cosa che è collegata a lui è collegata alla morte in modo quasi psicotico. Questo ha il significato che in realtà ne è ossessionato. Ha timore della morte, specie quella in battaglia ed ogni sua frase mi convince di ciò. E' forse quello più spaventato dalla morte tra i suoi colleghi, certo questo è secondo me. Poi, ovviamente ognuno ha la sua visione. Colgo l'occasione per dire che questo capitolo è dedicato a: Tsukuyomi e Sakura2480, che sono entrambe due grandissime fan di questo personaggio e a cui spero piaccia tantissimo questo capitolo. Ho fatto del mio meglio per scrivere di Death. Fatemi sapere se vi è piaciuto, mie care!
Rispose alle Recensioni:
KanondiGemini96:
Ma ciao!! Ti trovo anche qui pronta a recensire! XD! Dai che bello..mi fa molto piacere. Veniamo a noi...come hai letto io odio Aiolia. E' antipatico e mi è antipatico Seiya, quindi mi è antipatico anche Aiolia, che lo avverto come troppo simile. Personalmente non mi piace neppure fisicamente...mi piacciono i Gold coi capelli lunghi o stronzi u.u! Li preferisco non ci posso far niente! XDXD! Capisco perfettamente tua sorella...a me ogni tanto capita, quando leggo o sento la "Mamma di Crystal" parodia che amo alla follia e ho fatto pure la rima XD! Sì...ed ora c'è Saga e Kanon, che mi sa che alla fine li unisco, perchè non si può scrivere di uno senza scrivere dell'altro ed anzi ho già qualche idea! E poi mi piace troppo il modo che hanno di vedersi reciprocamente...beh studierò come scrivere, il che vuol dire che aggiornerò a Pasqua del 2050...penso! XD! Un bacione! Ciau!
Camus: Ciao cara! Come va'? L'università? Ora che ho chiesto le notizie..passiamo ad altro. Aiolia non so neppure io perchè mi sta antipatico....ma mi sta antipatico e non faccio nulla per nasconderlo. Forse è perchè trova simpatico Seiya e quindi per una sorta di proprietà cumulativa a me sta antipatico pure lui. L'ho semplicemente odiato quando ha detto: "Lo farei a pezzi davanti a voi" riferito al MIO Milo! Cretino...ma chi ti credi di essere? Milo è Cavaliere d'oro come lui! Dio se lo odio...ecco la mia antipatia nasce da questa frase!
Ringrazio coloro che hanno messo la storia tra le Preferite: aoede, Camus e shaina_hiwatari
E ringrazio anche coloro che hanno messo la storia tra le seguite: Alcyon85, aoede, Himechan, KanondiGemini96, LoVe_PeAcE
Un bacio ragazze ed al prossimo aggiornamento....quando sarà! 

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