Heaven in our hands

di CipDebbi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Non ho paura ***
Capitolo 3: *** Un anno ***
Capitolo 4: *** Rapimento ***
Capitolo 5: *** Wiley ***
Capitolo 6: *** David ***
Capitolo 7: *** Gelosia ***
Capitolo 8: *** Non capisco ***
Capitolo 9: *** Strana malattia ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


PROLOGO

"Ti prego.. devo andare a scuola.." "Vai, muoviti. Ma ne riparliamo dopo."

La mia vita era sempre stata cosi'. Semplicemente un casino. Eppure avevo sempre trovato la forza necessaria per andare avanti, e mi rassegnavo all'idea di dover accettare le cose cosi' come stavano. Ero ormai convinta che niente sarebbe mai stato diverso, ma è proprio nei momenti in cui crediamo di aver perso tutto, che la vita cambia radicalmente.

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Capitolo 2
*** Non ho paura ***


cap.1- Non ho paura

Il suo puzzo di birra mi faceva quasi svenire. Il colpo che avevo incassato nello stomaco la sera prima faceva ancora male da morire e la mia pancia era gia' violacea. Respirare soltanto era dolorosissimo. Mi fermai davanti al cancello di Andrew e citofonai.

"Chi è?" Una voce roca ed assonnata fuoriusci' dalla'apparecchio.

"Sono io, Andew. Andiamo." Faticavo anche a parlare.

"Che ore sono?"

"Sono le 8:45, muoviti. Sai che odio arrivare tardi alle lezioni di Italiano." Sentii una bestemmia sussurrata e un "Tic" che indicava che aveva messo giu' il citofono. Aspettai seduta sul marciapiede per 10 miumti buoni, finche' non vidi il mio miglior amico-miglior ritardatario, arrivare assonnato verso di me.

"Alla buon ora, disgraziato. Ma lo sai che se facciamo tardi il professor Barney ci boccia, vero?!"

"Vorrai dire che mi bocci tu se ti faccio fare tardi ad una lezione del professor Barney.." Disse sorridendo beffardo. Sbuffai e lo presi per mano iniziando a camminare talmente veloce da farlo quasi correre. In meno di due minuti eravamo sotto il porticato della scuola, ancora vermiglio di ragazzi svogliati, pronti a perdere anche quei due minuti di lezione, che erano, come diceva Maggie, Fondamentali. Suonata la campanella sotto i "noo" dei vari gruppetti, entrammo e salutai Andrew con un bacio sulla guancia. Eravamo amici sin da quando eravamo bambini, avevamo frequentato le stesse scuole, elementari, medie, classi diverse, ovviamente. Solo alle superiori c'eravamo "divisi". Io liceo classico, lui scentifico. Eravamo comunque nello stesso edificio, e questo era positivo. Quando misi piede in classe notai tra i 18 alunni che erano gia' arrivati, che Maggie non c'era. Di solito mi aspettava al cancello, ma non l'avevo vista, cosi' avevo pensato che fosse arrivata prima a scuola, ed era entrata in classe per ripassare, ma evidentemente mi sbagliavo. Scossi la testa, e dopo aver salutato tutti sedetti al mio banco. Ero sola. Che tristezza. La lezione di italiano passo' velocissima, per mio dispiacere, e quella di arte fu talmente noiosa, che non potei ignorare la voglia di mandare un messaggio a Maggie. "Ehi, Mag. Che è successo? Stai bene? Mica hai fatto sega senza di me vero? Bacio. Jenni." Inviai e nascosi il telefono nell'astuccio. Il resto della giornata fu straordinariamente n-o-i-o-s-o. All'uscita tirai via Andrew da un gruppo di ochette urlanti, l'ennesimo gruppo d ochette urlanti, e mi fermai a casa sua per il pranzo.

"Hai sentito Maggie oggi?" Chiese lui. "Non l'ho vista a scuola" Consluse masticando un boccone di pasta.

"No, infatti. Non è venuta. Ho provato a mandarle un messaggio ma non mi ha ancora risposto. La chiamero' non appena arrivo a casa." Lo vidi annuire, ma sapevo che avrebbe trovato una scusa per farmela chiamare da casa sua. Avrei dovuto mettere il viva voce, cosi' che lui avrebbe potuto sentire la sua "Splendida voce soave". Eh si, aveva una cotta tremenda per Maggie. Andammo di sopra e ci sdraiammo sul suo letto. Mi prese la mano e inizio' a giocherellare con l'anello che avevo al dito.

"Ti manca non è vero?" Chiese alludendo al quel piccolo ed unico ricordo che avevo di mia madre. Le lacrime non tardarono ad arrivare, ma ero diventata talmente forte, in quegli anni, che riuscii a reprimerle. Sospirai. Mossa sbagliata, i muscoli della stomaco si contrassero leggermente, anche se cio' basto' a farmi vedere tutto il firmamento. Un piccolo lamento sfuggi' senza che potessi fare nulla. Si alzo' appoggiato su un gomito.

"Che hai?"

"Nulla, sto bene.."

"L'ha fatto di nuovo, vero?" Mi chiese serio.

"No, no. Sono caduta e.."

"Non raccontarmi cazzate, Jennifer. Porca puttana. Lo sai che non devi prendermi in giro.." Il suo sguardo era preoccupato, anche se si sentiva che era anche arrabbiato. Non risposi. Cosa avrei dovuto dire? Si mi ha picchiata un'altra volta? No, non avevo il coraggio nemmeno di ammetterlo a me stessa. "Fammi vedere. " Fece per alzarmi la maglia ma mi opposi. Mi guardo' truce, e allora lo lasciai fare.

"Tu sei pazza.. Dovresti farti vedere.. Jenni potrebbe essere un'emorragia interna.."

"No non lo è.. sta tranquillo." Mi riabbassai la maglia, delicatamente. Sospiro' e scosse la testa. "Non capisco come tu possa continuare a sopportare tutto questo.."

"Non ho nessuno oltre a lui.. Non ho un posto dove vivere, lo capisci? Non ho nessuno.." Le lacrime pulzavano di nuovo. Chiusi gli occhi.

"Hai me, e Maggie.. Potresti venire qui per qualche tempo.. hai diciassette anni, potresti autarci con l'affitto e poi se solo l'agenzia lo sapesse.." Mi voltai a guardarlo. "Ma so che non farai nulla di tutto cio', sto solo sprecando fiato.." Sospiro' di nuovo. Restammo ancora un po' cosi', a guardare il soffitto, pensierosi. Ad un certo punto, un'assurda voglia di abbracciarlo prese possesso del mio corpo. Lo strinsi forte, calcolando le mosse in modo da non farmi male. "Grazie.." Sussurrai. "Di cosa?" chiese ad un soffio dai miei capelli. "Di esistere.." E mi addormentai cosi', sfinita, strinta dal suo abbraccio, caldo e sicuro. Non avevo piu' paura.

[Nda] Vi prego, ditemi cosa ne pensate, e decidero' se portare avanti o no questa storia. Grazie mille. Xo Debbi.

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Capitolo 3
*** Un anno ***


cap.2- Un anno.

 "Jenni.. Jenni svegliati, sono le 19:00" La voce di Andrew mi fece sobbalzare.

"Dio Andrew, Le 19:00! Mi ammazzera', mi ammazzera'.." Mi prese pre un braccio e mi fece voltare verso di lui.

"No, non lo fara'. Starai qui, stanotte. Domani chiamiamo l'agenzia e gli avvertiamo.."

"No! No ti prego, Andrew non farlo.. Trovero' il modo di persuaderlo, non mi fara' del male, trovero' il modo, trovero' il modo.." Continuavo a ripeterlo cercando piu' di convincere me stessa che Andrew. "Jenni, non ti lascero' in balia di quel mostro.. Potrebbe farti del male sul serio e.."

"Ascolta. L'angezia non deve sapere nulla. Se è a questo che stai alludendo. E anche se lo sapesse non muoverebbe un muscolo perche' mio padre è uno dei capi piu' importanti. Quindi, Andrew, grazie, ma sarebbe solo uno spreco di voce e dignita'. Me la cavero', come ho sempre fatto. Sono o non sono una agente?"

"Si, lo sei." Annui sospirando.

"Bene. Adesso io ti saluto, esco da quella porta e tu non muovi un muscolo oki? Capito?"

"Afferrato." Si gratto' la nuca.

"Oki. Grazie Andrew. A domani." Aprii la porta di camera sua, e non appena la chiusi, feci in tempo a sentire, con il mio udito piu' sviluppato rispetto ad un'umano, un sussurrato "sempre se sei viva." Camminai lenta per strada, lasciando profonde impronte sullo spesso strato di neve che imbottiva la citta'. Tante risate provenivano dalla case, lucine e festoni sui balconi e Babbi Natale appesi magicamente alle inferiate ed ai muri. Era tutto stupendo, per gli altri. "Vorrei capovolgermi per vedere finalmente diritto, questo mondo storto." Quella frase mi aveva sempre assillato, ogni giorno della mia vita, dalla perdita di mia madre. Camminavo senza guardare nulla, camminavo e basta, passi lenti, indecisi. Forse avrei dovuto scappare. Si, sarebbe stata la cosa giusta, ma lasciare Maggie, Andrew, Clair.. no, non avrei poututo. Persa nei miei pensieri non mi accorsi di avere sbagliato strada. Oh si, una spia che si perde. Magnifico. Joseph, il mio capo ne sarebbe andato fiero. Mi trovai in un vicolo chiuso, sacchi della spazzatura erano sparsi ovunque, sparpagliati al suolo, abbandonati. Feci per voltarmi quando mi sentii chiamare.

"Ehi, bambola. Cosa ci fa uno schianto come te, in un posto come questo?" Mi fermai. Anche questi ci si dovevano mettere. Non bastava la giornataccia che avevo appena passato. Mi voltai, rassegnata all'idea di dover essere ragionevole. D'altronde, se qualcuno a lavoro avrebbe portestato per aver fatto del male a degli umani sarebbe stata legittima difesa, quindi niente ramanzine. Avrei comunque evitato di usare il mio potere. Bene, mi ci voleva uno sfogo. Decisi di provocarli.

"Ehi, e cosa ci fanno dei coglioni come voi in un posto come questo? Ops, scusate, cosa potevate possedere di piu'?" Sorrisi.

"Come scusa?" Rise isterico.

"Ho detto che.."

"Chiudi la bocca, stronza, ho capito.." Mi prese il viso con una mano, tanto stringeva da farmi male. "Forse non hai capito con chi hai a che fare.." Mi sussurro' sulla bocca.

"Ehi, Tayler. Qualche problema?" Una voce maschile parlo' alle mie spalle. Non potevo voltarmi, il coglione mi tringeva la mandibola.

"Oh, no. C'è capitata una tipetta tosta. Ma lo sai, a me piacciono.." Rise a chi aveva parlato.

"Mhh, e perche' non la lasci andare? Potresti dormire una notte senza senso di colpa sai? Anzi, si riposa mille volte meglio.."

"Sta zitto, David. Levati da qui prima che ti faccia il culo." Sentii dei passi, e una mano si poso' sulla mia spalla.

"Lasciala.." Il tono calmo e placato che avevo sentito inizialmente era scomparso ed aveva lasciato spazio ad una voce gelida e tremendamente terrorizzante. Colui che si doveva chiamare Tayler tolse le sue manaccie dal mio viso e si allontano' di qualche centimetro. Guardo' me, ma lo sguardo piu' cattivo lo rivolse a lui, David.

"E adesso vattene" Sussurro' gelido da dietro di me. Tayler e la sua banda non fecero storie, si voltarono e se ne andarono. Erano dieci contro uno.. cioe' due, contando me, eppure se n'erano andati. Sparirono dalla mia vista.

"Beh', almeno un grazie credo di meritarmelo.." La sua voce giocosa torno' a fondermi il cervello. Era cosi' sexy.

"Ce l'avrei fatta benissimo da.. sola." Forse era un angelo, mandato sulla terra per proteggermi? O no, forse Dio in persona, pronto a trascinarmi con se' nel paradiso.

"Stai bene?" Chiese dolce.

"Si, si sto bene.." Non riuscivo a distogliere lo sgurdo da quella meraviglia. Era alto, possente, forse sfiorava il metro e novanta. Il suo viso d'angelo era incrniciato da dei capelli mori che ricadevano spettinati sulla fronte. I suoi occhi erano blu come il mare, profondi e mi stavano perferando l'anima. Portava un piumino bianco e Dio, quei pantaloni che li fasciavano perfettamente le gambe mi mandavano fuori di testa. Aveva ai piedi un paio di sneakers.

"Hai bisogno di un passaggio?" Sorrideva accennato. Ero rimasta zitta, muta, probabilmente a sentire il tono con cui scandiva la parole, mi aveva preso per una ritardata.

"Oh, no. Abito qui vicino. Gra-grazie comunque." Trovai non so dove, la forza di tornare a muovere le gambe, e con tutto l'autocontrollo che possedevo riuscii a non saltarli addosso.

"Sono David, comunque." Urlo'.

"Jennifer, piacere. E ancora grazie." Mi voltai e continuai a camminare sentendo comunque il suo sguardo pesarmi addosso come un macigno. Il suo viso riusci' persino a farmi dimenticare cio' che mi attendeva, una volta arrivata a casa.

 

"Lo sai che cazzo di ore sono, vero?? Le 20:30! Non sei tornata nemmeno a pranzo, dico io, ti sei rimbecillita, stupida puttanina?" E giu' un'altro schiaffo in pieno viso.

"Rispondi, merda, rispondi!" Mi prese i capelli e me li tiro' cosi' forte da farmi quasi svenire.

"Mo-Moris ti prego.."

"Supplica, stronza, supplica.." E continuo'.

"No ha i itto.."

"Come hai detto?" Stringendo sempre i capelli si avvicino' a me con l'orecchio.

"Non hai il diritto!" Urlai con tutta la forza che mi restava. Un colpo nella gamba fu la goccia che fece traboccare il vaso. Mi accasciai in terra, sfinita.

"Non rivolgerti mai piu' a me in quel modo! Stronza! Adesso vai a letto, e dormi. Se ti sento fiatare ti ammazzo, capito?" Sapevo che purtroppo l'avrebbe fatto sul serio. Mi trascinai in camera, stremata ed aggrappandomi alla sedia della scrivania riuscii a gettarmi su letto. Tolsi le scarpe ed esaminai la ferita. Il livido si espandeva a vista d'occhio. Joshep l'avrebbe notato e come sempre, avrebbe fatto finta di niente. Come tutti avevano sempre fatto, all'agenzia. Un anno, un solo anno e poi sarei stata finalmente libera.

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Capitolo 4
*** Rapimento ***


Cap.3- Rapimento

Dormii poco piu' di un'oretta, per questo la mattina seguente, seppur a fatica, mi trascinai da Andrew e vi rimasi. Non andammo a scuola. Non avevo fatto altro che pensare a Lui, David, il suo viso, i suoi occhi.. avevo desiderato tutta la nottata poterli vedere ancora, ed accarezzarlo..

"Hai chiamato Maggie?" Fu Andrew ad interrompere i miei pensieri non del tutto casti.

"Oh, emh, si.. Ieri sera. Mi ha detto che ha preso un'influenza bruttissima e che non sarebbe tornata a scuola fino alla prossima settimana.." Sbarro' gli occhi.

"Cosa?? La prossima settimana?? Andremo a trovarla non è vero??"

"Si, And, calmati santo cielo. Sembri assatanato." Risi.

"No dico sul serio.. Non posso stare senza vederla. Ieri ero sul punto di chiamarla ma poi.."

"Ma poi, ma poi.. Quel maledetto ma poi!! Se non trovi la forza di farti avanti, lei, anche se ti corrispondesse non verrebbe mai da te! La conosci.. lo sai com'è fatta.." Annui' e abbasso' il capo.

"Ieri sera com'è andata?"

"Com'è andata cosa?"

"Lo sai a cosa mi riferisco.."

"No, non lo so."

"Tuo padre.."

"Non- è- mio- padre" Scandii bene le parole. Lui non era mia padre, da nessun punto di vista. Mi guardo', attendendo una risposta.

"Nulla, non mi ha fatto nulla. Senti.. Stasera c'è una festa sulla 34esima, che facciamo? Ci capitiamo?"

"Non deviare discorso, Jenni. Non costringermi a doverti tastare in tutto il corpo per vedere cosa ti ha fatto quel mostro." Dsse risoluto.

"La gamba, mi fa male la gamba." Si sporse per vedere e scosse la testa, ormai rassegnato. Restammo zitti, ognuno nei propri pensieri. L'immagine di David non mi lasciava respirare, mi assillava notte e giorno. Era una dolce, piacevole turtura.

"A cosa pensi? Ti vedo strana da quando sei arrivata.." Feci per negare, ovviamente, ma il telefono mi anticipo'. Maggie.

"Rispondi, avanti. " Mi incito' Andrew. Lo trucidai con lo sguardo e risposi.

"Maggie, come stai??"

"Oh, Jenni. Male, e tu? Andrew come sta?"

"Oh, Andrew sta benissimo." Dissi scandendo le parole ed il sorriso di quel coglione si allargo'.

"Quando pensi di tornare a scuola? Stasera c'è una festa, mi dispiace che dovrai perdertela.." Dissi realmente triste. Stavo male senza Maggie, era importante per me la sua presenza.

"Cavolo! Una festa?? Accidenti, non dirmi in quel locale strafigo.. NO, zitta, non voglio rovinarmi la serata."

"Dai scema, non è cosi' importante come cosa.. Ci faremo un salto.. Io stasera lavoro in agenzia.."

"Altro caso complicato?"

"Si.. Lo sai come si fissa Joshep su certe cose.."

"Si capisco.."

"Vabbe', ci sentiamo domani allora, oki? Ti chiamo io. Bacio tesoro, guarisci."

"Speriamo, bacio anche a te ed Andrew, e non divertirti stasera senza di me!" Disse giocosa.

"Certo che no.. come potrei.. " Chiusi la chiamata con la sua risata di sottofondo. Sentii lo sguardo di Andrew su di me.

"Allora?"

"Allora cosa, scemo? Ti butta un bacio." Avvampo' e gli tirai un leggero schiaffo.

"Sei proprio uno stupido.." Le nostre risate riempirono la stanza. Mi vestii con una minigonna di jeans, una maglietta nera a collo alto e un paio di stivali neri con il tacco. Mi truccai leggera, e presa la giacca mi inoltrai nella fredda serata newyorkese. Presi la decappottabile nera, visto cha tanto sarei dovuta andare alla Royal e sfrecciai tra le strade ancora leggermente ghiacciate. Appena scesa di macchina vidi Andrew appoggiato contro il muro. Era davvero un bel ragazzo, ma visto dai miei occhi era soltanto il mio bellissimo migliore amico.

"Ehi, bambolina, ti va di spassartela un po' con me stasera?"

"Mhh, no grazie. Io me la "spasso" con i fighi.." Sorrisi cattiva.

"Brutta pulce che non sei altro.." E mi abbraccio' facendomi sentire a casa. Sciogliemmo l'abbraccio e di malavoglia mi allontanai. Padroneggiando il fuoco, era sempre bollente come una stufa il mio And. Mi prese per mano e mi strascino' dentro la discoteca soltanto dopo aver dovuto attendere per il controllo degli invitati. La musica era veramente assordante. Tanto di li' a poco sare dovuta uscire da quel postaccio e sarei dovuta andare all'agenzia.. tanto valeva sopportare quel fracasso e passare un'altra serata chiusa nel bagno delle ragazze.

"Ehi Jenni, ho visto Una davvero.." Lo bloccai alzando una mano facendoli chiudere la bocca.

"Vai, e fai presto.. ale 23:00 ti voglio all'uscita. Puntuale!"

"Ma sono le 22:25.." Lo guardai truce e lui se ne ando' sbuffando. Mi richiusi, come previsto, nei bagni e vomitai tutto cio' che avevo mangiato. Non che fossi anoressica, ero normale, giusta. Non ero alta, quello no, infatti Andrew "adorava" chiamarmi pulce. I miei capelli erano corvini, lunghi e mossi, ne ricci ne lisci, e i miei occhi erano verdi. Mi dicevano di essere una bella ragazza, ma in fondo all'agenzia ero vista tale soltanto perche' era piena di brutte racchie. Insomma, reggevo assolutamente il confronto. Non ero certo la tipica ragazza "Io posso e tu no" o "Me la tiro e ne vado fiera" e questo le persone lo sapevano. Non ero una persona asociale, ma del tutto indifferente alla mie sofferenze. Se gli altri erano felici, lo ero anch'io, e questo bastava. 22:50. Avra' finito, quel gigolo'. Uscii dal bagno, quando il mio cerca persone squillo. Cazzo. Non potevo certo farmi vedere parlare con Joshep. Tornai indietro correndo, mentre con uno sbuffo aprivo e chiudevo la porta alle mie spalle. Chiusi la tavoletta e mi ci sedetti, poi aprii la conversazione.

"Ma che fine hai fatto??"

"Ciao anche a te, capo." Ero acida.

"Acida, decisamente acida." Appunto.

"Cosa vuoi Joshep?"

"Voglio che tu venga qui, Subito. C'è stato inviato un fax molto interessante, e sottolineo la parola molto.."

"Non puoi mandarci Emma, Carlie, o qualcun'altro?"

"No, Jennifer, ho bisogno di te.."

"Ma l'altro caso.. Era importante, pensavo fosse.."

"Questo ha piu' importanza. Chiama anche Andrew, vi voglio qui tra 15 minuti." E il bip che annunciava la fine della chiamata mi fece scattare. 15 minuti. Mi lanciai in pista cercando di ignorare gli insulti delle persone alle quali tiravo involontariamente gomitate o spintoni. Dopo essermi scusata con il 70% di queste, smisi. Fu li che vidi Andrew, finalmente, avvinghiato con un cozza bionda. Corsi infuriata. Impossibile, aveva gia' cambiato ragazza. Lo tirai per un braccio.

"Che accidenti.. Jenni, che c'è?" Guardo' l'orologio. "Sono le 23:00 adesso!" Protesto'.

"Dobbiamo andare.." Il modo con cui pronunciai la parola "dobbiamo" lo fece sussultare. Lascio' il braccio alla bionda che guardava male Andrew, in imbarazzo totale.

"Scusa cocca, ma te lo devo portare via.." Lo presi per mano sotto lo sguardo indignato della ragazza. Iniziammo a correre fuori dalla discoteca. Lanciai le chiavi ad Andrew, era sempre il migliore a tappare i ritardi.

"Spero con tutto il cuore di non rincontrarla.." Dissi ridendo.

"Non era male, oltretutto.. Che vuole?" Alludeva a Joshep.

"Dice che c'è un caso molto importante, sottolineo molto importante.." Dissi imitando la sua voce grossa. Andrew rise divertito. Dopo dieci minuti eravamo gia' davanti alla Royal.

"Vediamo cosa vuole il vecchio.." Mi prese per mano e scavalcammo il cancello. Se le guardie della villa avessere saputo di avere un'agenzia di spie sotto il suolo sarebbe scoppiato il putiferio. Scattaiolammo da bravi agenti nel sotterraneo, senza essere scoperti ed entrammo solo dopo aver passato il riconoscimento vocale e del tesserino. Mi levai la giacca e la buttai in terra. Mi sentivo a casa mia, in un certo senso. Passammo davanti a tutti i collaboratori che ci guardavano senza scambiarci una parola, ma confabulavano tra loro. Se avesi voluto avrei pututo sentire cio' che avevano da dirsi, ma in quel momento, ne' a me ne' ad Adrew importava.

 

"Allora siete ancora vivi.."

"Fai poco lo spiritoso, Joshep, che succede?" Non avevo assolutamente voglia di scherzare. Andrew mi accarezzo il dorso della mano, probabilmente per calmarmi.

"Una bambina. La principessa Meredit per la verita'. E' stata rapita ieri notte, alle 22:30 In casa sua, i genitori giurano di non aver sentito nulla, solo le grida della bambina, ma quando sono corsi nella sua stanza lei era misteriosamente sparita.." Aprii bocca per esprimere la mia opinione ma il capo mi interruppe.

"No, la Guering non centra niente, hanno una rapina in corso, altra cosa molto importante. Di conseguenza non avrebbero avuto tempo di progettare un rapimento di questo genere.."

"La Monager? Loro avrebbero potuto farlo. A loro piacciono certe cose.."

"No Andrew, loro non centrano. Ci hanno contattati pochi minuti fa per discutere di altri affari.. Non avrebbero chiamato se avessero.."

"Lo hanno fatto, forse, proprio perche' noi tirassimo queste conclusioni.. non credi che la miglior difesa e' l'attacco?" Dissi risoluta.

"Abbiamo pensato anche a questo, Jennifer, ma abbiamo recapitato la chiamata. Viene dalla base madre, non sarebbero rimasti in sede con un losco affare come questo. Abbiamo comunque inviato uomini sul posto, tanto per dare un'acchiata." Annuimmo.

"Beh', abbiamo qualcos'altro? Traccie? In che modo l'hanno portata via?" Chiesi.

"Ci stiamo lavorando. L'uniche cose che sappiamo sono l'ora, il luogo, e qualche filo di corda trovato nella camera della bimba. Si pensa che l'abbiano legata, gli avra' dato del filo da torcere la piccola.." Scosse la testa.

"Vi ho convocati perche' mi fido di voi, ragazzi. Nessuno in agenzia sa di questa cosa, ovviamente tranne me, voi e qualche agente che vi fara' da scorta. Mi raccomando. Le spie, in qusta agenzia non tardano ad arrivare." Annuimmo ancora una volta.

"Cosa dobbiamo fare?" Chiese And.

"Dovete cercare di rintracciare i rapitori, trovare indizi e riportare a casa la bambina.."

"Fino a qui c'eravamo arrivati.." Dissi sarcastica. "Ma non possiamo fare tutto cio' da soli.." Conclusi.

"Infatti, ci siamo uniti ad un'altra agenzia. La Wiley, molto competente. Si occupa di molti casi come questi. Ci incontreremo stanotte, vi voglio svegli, capito?"

"Afferrato." Dicemmo in coro. Joshep ci congedo' con un cenno della mano e se ne torno' a fare i propri affari.

"Ah Jennifer. Salutami tuo padre." Certo, un dolce, caldo saluto.

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Capitolo 5
*** Wiley ***


cap.4- Wilem

Andai nell'ufficio che dividevo con Andrew mi sedetti sulla poltrona di pelle nera. Era ingiusto. Eravamo giovani, e di conseguenza avremo dovuto lasciare i grandi spazi agli "anziani". Beh', visto che io avevo solo diciasette anni ed Andrew diciotto, c'era toccato dividere la stanza. Non che questo fosse un problema, ma nei momenti che avrei voluto un po' di privacy dovevo rifugiarmi nel bagnettino. Cercai distratta la chiave del box per cambiarmi e vi corsi dentro. Forse almeno un'oretta avrei potuto dormire. La mattina seguente, sicuramente non sarei potuta di certo andare a scuola. Infilai veloce i pantaloni attillatissimi neri, lucidi, nuovi tra l'altro, cosa che li rendeva ancora piu' insopportabili. Dovevo indossare una maglia a collo alto nera, praticamente uguale a quella che indossavo appena ero arrivata ma se Joshep avesse visto che non era antiproiettile, anche se ero capace di evitare di farmi sparare nello stomaco, avrebbe fatto storie. O pace o guerra. Optai per la pace. Indossai un'altro paio di stivali neri, tacco dodici e infilai il giacchetto di pelle, nero anche quello. Non riuscivo a raccapacitarmi del perche' di quella tenuta ridicola e scomoda, ma Andrew continuava a ripetermi che ero sexy con indosso quella.

"Non che tu non lo sia di tuo, sia chiaro.. Ma con quei pantoloni e i tacchi alti.." E sbarrava gli occhi a mo' di pazzo. Ridacchiavo. In fondo sapevo che gli avrebbe preferiti indosso a Maggie.

"Ehi And.. Vai a cambiarti. Vorrei riucire a dormire almeno un paio d'ore, se non ti dispiace."

"Oh dolcezza. Sei sicura di non far prendere un'infarto a quelli Wiley?" Scossi la testa e datogli uno schiaffetto dietro la nuca lo spintonai a cambiarsi.

 

"Jennifer!"

"Ehi, Christy.. Quant'è che non ci si vede.." Sorrisi fingendo felicita'.

"Gia', moltissimo. Ho saputo che Joshep ha organizzato un bel affare per te ed Andrew.." Se c'era qualcosa in cui ero brava, era fingere.

"Cosa? Chi?"

"Ma come.. Non fare la finta tonta, dai.. Lo so cosa sta succedendo.."

"Non sta succedendo nulla Christy, sul serio.." Continuai a guardandomi intorno. Avevo perso di vista Andrew.

"Allora dove state andando, adesso??" Il suo sguardo era omicida. La guardai. Aveva sempre quegli assurdi occhialini posizionati sulla punta del naso, cosa che dava ai suoi occhi castani qualcosa di piu' vecchio, e le piccole rughe che le incorniciavano gli occhi e gli angoli della bocca, sebbene avesse 26 anni, le davano quel senso di racchia che ognuno inevitabilmente notava. Anche Joshep, che aveva la fila di contendenti, non perche' era un bel'uomo, intendiamoci, ma per il gruzzolo di soldi che ogni giorno si portava a casa, la ignorava proprio. A lui piacevano le giovani ragazze belle, e non le racchie.

"Senti, Christy, non sta succedendo nulla. Ed ora, se non ti dispiace, dovrei andare a casa, perche' sai, anche se fa schifo anche io ho una vita. Levati di torno prima che t prenda a calci nel sedere.." Lo dissi fredda, e probabilmente, anche se non l'avrei mai fatto, il mio sguardo diceva il contrario. Mi trucido' con gli occhi e se ne ando'. Mi odiava per il fatto che ero la prediletta di Joshep. Molte mi odiavano per quel motivo, ed ogni volta che mi vedavano rinchiudermi nel suo ufficio per discutere di affari le chiacchiere moltiplicavano. Nessuno, in quell'agenzia, mi vedeva come una ragazzina diciassettenne, costretta a crescere prima del tempo, ed infatti, di anni ne dimostravo diciannove, forse venti. No, per loro ero l'ostacolo che gli impediva di andare a letto con Joshep, ma tra i tanti difetti che aveva, quello di farsi le minorenni non lo possedeva, fortunatamente.

"Ma dove diavolo s'è cacciato?" Sbraitai all'aria, beccandomi uno sguardo stranito dalla centrinalista. Sorrisi per tranquillizzarla. Percorsi quasi tutta la Royal, scrutando angolo per angolo, ma di Andrew niente traccia. Aprii la porta del mio ufficio per rientrarvi e aspettare rassegnata And, che si era praticamente polverizzato. Feci per chiudere la porta quando sentii l'altoparlante che ci chiamava nell'ufficio di Joshep. Subito! Aveva l'urlato. Sbuffai. Benissimo. Adesso cosa gli dicevo?? "Scusa Joshep, ma Andrew è sparito.. Mi tocchera' svolgere questa missione da sola.." Se certo. Mi avrebbe licenziata, anzi, l'avrebbe licenziato. Proprio in quel momento sentii russare. Andrew era sdraiato per terra, russava come un trombone, e mi maledii per non averlo sentito prima.

"Andrew, razza di cretino, alzati! And!" Lo scossi violentemente una volta che mi fui catapultata su di lui.

"E finito il sonnellino, se non ci muoviamo Joshep ci licenzia. E non mi va proprio!! Sai come pago la scuola vero??" Aprii gli occhi a mo' di sonnambulo.

"Jenni, che cosa.." Lo tirai per un'orecchio.

"Ok ho capito!" Balzo' in piedi massaggiandosi la parte dove gli avevo fatto male. Annui' arrabbiata e ci dirigemmo verso l'ufficio del capo.

"Possibile che non siate in pace senza fare un ritardo?"

"Scusa, Joshep, ci eravamo persi di vista.." Fece un cenno di noncuranza con la mano. Sussurrando un "Lasciamo perdere..".

"Bene, adesso andiamo nel campo di atterraggio elicotteri, dove ci attende l'altra agenzia. Dovete dimostrarvi competenti, non che non lo siate, ma dovete fare una buona impressione. Chiaro? Voglio questo caso completato perfettamente. Capito?" Annuimmo.

"Ora, avrei voluto affidare a te, Jennifer, il comando ma se sapessero che sei minorenne mi prenderebbero per pazzo, quindi, Andrew, è tutto nelle tue mani. Ti metterai tu, d'accordo con gli altri comandanti. Ora andate." E si rigiro' nella poltrona con fare cinematografico. Guardai Andrew, fiero di se stesso e sorrisi. Lo presi per mano e ci avviammo fuori.

 

"Ehi, Cardigan!"

"Jennifer, cara. Come stai??" Cardigan era la madre di Joshep, una donna dall'animo buono, era sempre stata gentile e premurosa con me. Stava nell'agenzia per dare una mano.

"Sai per caso se la Wilem e' arrivata al campo di atterraggio?"

"Oh si tesoro. Non dirmi che mio figlio ti ha dato un'incarico di questo genere.. Lo rimproverero', sono tutti dei mascalzoni, quegli uomini." Risi.

"Oh, sapro' cavarmela grazie."

"Sei sempre piu' bella tesoro. Stai attenta, non mi piace che tu stia in mezzo a quegli sciagurati. Andrew è con te vero?"

"Certo, non preoccuparti. Adesso devo andare. Grazie di tutto." Mi strinse una mano con fare affettuoso e si affretto' ad entrare. Quando entrai nel campo di atterraggio c'era Andrew che discuteva con un uomo alto, sulla cinquantina, e una decina di uomini lo affiancavano. Il capo della Wilem, Sam. Mi avvicinai e mi posizionai accanto ad Andrew che mi sorrise.

"Oh, Sam, che sbadato, lei è Jennifer Biley, la mia collega.."

"Certo, mi ricordo di te. Sei identica a tua madre, sai? Sei bellissima." Mi sorrise ammiccante. Feci un cenno con il capo, disgustata.

"Si, emh.. Mi immagino che partiremo con un solo elicottero per non destrare sospetti.." And capiva il mio disagio.

"Si, ovviamente. Signorina, vuole sedersi con noi?" Mi tocco' accettare, o sarei stata scortese. Salimmo sul mini aereo dove giravano spie novelle e curiose. Avevano poco piu' della mia eta' ed avevano appena iniziato. Beh', cio' non fece altro che farmi pensare al fatto che qualcosa, davvero, non andava in me. Avevo iniziato la mia "carriera" a soli dieci anni, quando Moris sposo' mia madre. Lei era contro queste associazioni segrete, ma dopo aver scoperto il mio potere e le mie abilita' anche lei si era convinta che questa sarebbe stata la cosa giusta per me. Alla morte di mia madre le cose erano catapultate. Moris si era dato all'alcool, ed io ero rimasta soltanto una bambina indifesa maltrattata dal patrigno. Quasi come ceneretola, ma lei alla fine, trova il principe azzurro che la salva e la rende per sempre "Felice e contenta". Io non ero convinta di poterlo mai trovare.

"Jennifer! Jenni, ci sei?!" Andrew mi scuoteva impaurito.

"Oh, si And, scusa. Ero.. sovrappensiero.."

"Sei sempre sovrappensiero, Jenni. Troppe volte. C'è qualcosa che non va? La gamba sta meglio?" Mi piaceva quando faceva il premuroso.

"Si, sta meglio." Sorrisi. Mi voltai a guardare il vuoto, le nuvole che sparpagliate nel cielo sembravano cosi' soffici da sembrare di panna montata. Avevo voglia di staccarne un pezzo ed assaporarle. Maggior parte del viaggio la passai cosi', a fissare il nulla. "Andrew, devo andare in bagno. Guardi tu la mia roba?" Annui' sorridendo guardando Sam che ronfava come un trombone. Tirai giu' la maglia rendendomi presentabile e mi incamminai verso il bagnettino. Odiavo tutti quegli sguardi su d me, ogni volta che passavo vicino a qualcuno e i gridolini o fischi che mi davano veramente sui nervi. Sbuffavo scocciata e continuavo a camminare. Dopo che uscii dal bagno una hostess mi passo' d'accanto porgendomi un volantino stropicciato dove vi era una cartina dell'Inghilterra. Come se ne avessi bisogno. C'era pero' qualcosa che non quadrava, in quel pezzo di carta.

"Forse se la capovogli riuscirai a vedere meglio.." Seguii l consiglio della voce e capovolsi la cartina. Gia', era al contrario. Solo in quell'istante realizzai che qualcuno stava in piedi davanti a me, e ridacchiava. Alzai lo sguardo e quando lo guardai negli occhi, il mio cuore cesso' di battere.

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Capitolo 6
*** David ***


Cap.6- David

 

Quando focalizzai chi avevo davanti sentii il mio cuore perdere colpi. Il respiro mi si mozzo' in gola e le gambe minacciavano di cedere da un momento all'altro. Sorrise e mi fece girare la testa. Era semplicemente meraviglioso.

"Ciao" Sorrise sorpreso.

"C-ciao.." Lo dissi cosi' piano che dubitai che mi avesse sentita.

"Cosa.. Cosa ci fai qui?" Rimasi zitta e mi morsi le labbra fino a farle diventare violacee.

"Penso che tu ci possa arrivare da solo.." Lo vidi improvvisamente sovrappensiero, fno a che il suo volto si rilasso' e la sua espressione divenne come illuminata.

"Tu sei Jennifer Baley, non è vero?" Arrossii.

"Si, sono io.." Sorrise ancora, scuotendo la testa avanti ed indietro.

"Ci.. sediamo.. Ti va?" Mi indico' due sedili vicini. Inghiotti rumorosamente e annuii.

"Allora.. Mi vuoi gentilmente spiegare perche' una spia.. Perche' sei una spia, giusto?" Mi chiese puntandomi il dito contro.

"Si, si certo." "Bene, come mai ti stavi facendo mettere sotto da quei tizi, l'ultima volta che ci siamo visti?" Chiese strizzando gli occhi leggermente.

"Beh', non avevo intenzione di fargli del male.. Solo che.. Volevo divertirmi un po' ecco.. Ma se arrivato tu e.." Alzo' una mano. Presi fiato.

"Sei una spia anche tu?"

"Oh, si." Lo vidi rabbuiarsi.

"Che c'è?" Chiesi guardandolo. Alzo' lo sguardo e torno' a sorridere. Questo poco basto' a farmi girare la testa. Mi squadro' per un nano secondo e sorrise.

"Da quant'è che lavori per la Royal?"

"Mhh, da un po'.." Ammisi. In effetti era cosi'.

"Joshep mi ha detto che voleva assegnarlo a te il comando.. Sei davvero cosi' ingamba?" Chiese scrutandomi.

"No, cioe'.. Non lo so.." I suoi occhi blu mi stavano perforando l'anima e la mente, non riuscivo a proseguire. Sorrise.  Sorrisi anch'io, chiudendo gli occhi.

"Non ti ricordavo cosi'.." E scosse la mano all'aria. Mi guardai anch'io.

"Cosi' ridicola?" Chiesi ridendo e squotendo la testa.

 

"Cosi' bella.." E mi scosto' una ciocca di capelli dal viso.Il suo tocco mi provoco' una leggera scossa. Elettricita'.

Arrossii molto visibilmente, e quando lo vidi avvicinarsi il mio cuore parti' all'impazzata.

"Jennifer!" Puntualissimo Andrew, complimenti. Mi allontanai velocemente, e vidi David fulminare And con lo sguardo. Beh', sicuramente era ricambiato. Mi alzai sistemandomi la maglia.

"And, che c'è?"

"Sei sparita.. Mi hai fatto paura.." Disse continuando a guardare David con odio.

"Si, emh, ho incontrato David, che è.. un'amico ecco." Andrew mi guardo' alzando un sopracciglio. Proseguii con le presentazioni, ma nessuno dei due volle stringersi la mano. Sospirai. Odiavo l'iperprotezione di Andrew, a volte.

"Andiamo, Jenni. Sam voleva parlarci." Mi voltai rassegnata verso David, che mi guardava.

"Io, devo andare. Ci-ci vediamo.." Alzai una mano e lui il capo. Mi incamminai insieme ad And e ci sedemmo nei nostri sedili.

"Vuoi spiegarmi cosa ti è preso??" Mi disse afferrandomi un polso.

"Andrew, era un'amico.."

"Un'amico eh.. E tu baci tutti gli amici che incontri?"

"Non l'ho baciato, fratellone gelosone.." Dissi scuotendogli i capelli corvini.

"Senti Jenni.. Ehi! Non sono geloso!" Disse imbarazzato.

"Oh, si che lo sei.." Risi e mi appoggiai al sedile. Non disse nulla. Chi tace acconsente no??

 

"Eccovi ragazzi. Temevo di dover chiamare la polizia da un momento all'altro per denunciare la vostra scomparsa." Se voleva apparire spiritoso, beh', non ci riusciva proprio.

"Scusaci Sam, abbiamo avuto un contrattempo.." Si giustifico' And, prima che io potessi aggiungere altro.

"Bene, siamo quasi arrivati. Fra poco convocheremo tutta la squadra e vi daremo alcune dritte per svolgere questa missione. Ci ritroveremo nella saletta antistante alla cabina di pilotaggio. Vi voglio puntuali." Detto questo mi sorrise e se ne ando'.

"Diro' a Cardigan di cucirti qualcosa di meno arrapante." Cio' che mi fece ridere fu la serieta' con cui lo disse.

"Ehi, non ridere. Non sto scherzando."

"Certo certo." Camminai lentamente con un sorriso ebete stampato sulla faccia. Di li' a poco avrei rivisto Daivid, ed ero gia' sulle stelle.

 

_______

Oki, uccidetemi. Questo capitolo è un tantino corto, ma sono appena uscita da una crisi da pagina bianca (per questa storia)

Beh', in compenso ne ho iniziata un'altra, che mi piace molto, ma che postero' solo dopo aver finito questa. GIURO!

 

RINGRAZIAMENTI

Vorrei ringraziare sbrodolina che ogni volta si prende la briga di recensire. Grazieeeee

Ringrazio anche chi ha messo la Fanfiction tra i seguiti e tra i preferiti.

 

                                                  Bonaaaaa   Debbi.

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Capitolo 7
*** Gelosia ***


Cap. 7


Sedetti su una sedia scomoda imbottita da un tessuto rosso sangue. Un tantino inquietanti, in effetti.
Incrociai le gambe e tirai indietro un ciuffo di capelli ribelli che era sfuggitito dalla mia coda. Andrew mi sorrise, dall'altra parte della stanza, e ricambiai. Mi soffermai a guardarlo, osservai i suoi capelli corvini, i suoi occhi verdi con delle stranissime striature marroni. Il suo viso era dolce, a tratti ed era bellissimo. Mi guardo'. Probabilmente si era accorto che mi ero imbambolata a fissarlo. Scosse la testa come a chidermi cosa c'era che non andava.. Sorrisi per rassicurarlo e distolsi lo sguardo.
Mi guardai intorno, e vidi due decine di uomini ridere e scherare, guardandomi. Sbuffai stizzita. E guardai Sam entrare impettito.

"Benvenuti a tutti.." Ci alzammo.

"Sedetevi, vi prego.." Ubbidimmo.

"Bene, vi ho portati qui perche' volevo spiegarvi alcune cose riguardo alla missione.. Innanzi tutto, dovete sapere che siamo qui per lavorare sodo, chiaro. Sodo!  Vi voglio svegli, competenti, e soprattutto all'erta. Non sappiamo con chi abbiamo a che fare e cio' potrebbe rivelarsi molto pericoloso. In base a quello che abbiamo analizzato fino ad adesso, sono persone molto astute, non sara' un gioco da ragazzi, trovarli.. I moduli che ora le ragazze vi stanno consegnando sono molto importanti, leggeteli attentamente." Detto questo indico' le ragazzine di sedici anni che entravano fiere di se stesse, e consegnavano dei vecchi fogli ingialliti, sorridendo.
Mi guardai attorno, ma di David neanche una traccia.
Sbuffai e mi impegnai a guardare il fogliaccio che stringevo tra le mani, accartocciandolo ai lati.
Vi era stato inserito, in quel modulo, tutti i dati che aveva archiviato sul caso della principessa di Inghilterra fino a quel momento, e dovevo osservare, che erano veramente pochi. In fondo, la polizia era umana, e percio', erano riusciti a trovare ben poco.

"Adesso potete andare. Ci troviamo nel ufficio dell'areoporto dieci minuti dopo che saremo atterrati." Il vizio di dare appuntamenti mi era consono.
Si alzarono tutti, ma io rimasi li', a contemplare i moduli. Volevo sapere di piu', e soprattutto volevo sapere cosa avevano fatto alla piccola principessa. I bambini mi erano a cuore.

"Jenni, che fai?" Andrew stava dritto innanzi a me e mi guardava curioso.

"Oh, emh, resto ancora un po' qui.. Non mi va di immischiarmi di nuovo in mezzo a tutti quelli.." Sorrisi di sbieco e tornai a guardare i fogli.

"Sei sicura che vuoi rimanere da sola? Potrei restare con te.."
Alzai il capo distratta.

"Oh, no capo. Non preoccuparti. Vai pure." Non sentii altro, perche' mi persi in tutte quelle scritte, che ad un'occhio umano sarebbero state incomprensibili.

Stetti seduta per una mezzoretta buona, calcolando e ipotizzando varie tattiche per scoprire il rapitore. Volevo scovarlo, e ci sarei riuscita.

"Come mai tutta sola?" La sua voce mi fece fare un balzo sulla sedia.
Avvampai di colpo, e i fogli fecero per cadere a terra, ma con una mossa felina, riusci' ad afferrargli.

"Ammirevole. Davvero." Increspo' le labbra e scosse la testa.

"Perche' non c'eri?"

"Non c'ero dove?"

"Un'oretta fa, all'assemblea sul caso.." Strizzai gli occhi.

"Oh, quella. Non ne ho bisgono.." Alzo' le spalle, con nonchalance.

"Non, non ne hai bisogno?"

"No." Rispose semplicemente. Non volevo altre spiegazioni, e lui non me le avrebbe date, io lo sapevo.

"Allora.. Non mi hai ancora detto cosa ci fai qui.." Si accomodo' su una sedia davanti a me, beh', non del tutto delicato.

"Sto analizzando queste.." Ci pensai un'attimo. "..cose"

"Sei molto presa da questo caso.."

"Si.. Beh'.. I bambini, insomma. Non si toccano i bambini. Non c'è niente piu' innocente di loro, non vedo perche' rapirli per dei miseri soldi.."

"Forse non è stata rapita per soldi.."

"Certo e per cosa senno'.." Mi fermai. "Tu hai scoperto qualcosa.." Lo accusai. La mia non era una domanda.

"Certo che no!" Disse ridendo.

"Oh, si.." Mi alzai puntandoli un dito contro. Diventai rossa, comprendendo solo in quel momento di essermi spinta troppo in avanti. Mi risedetti.

"Non è stata rapita per denero quindi.." Lui Ammicco'.

"Per cosa allora?" Mi guardo' senza dire nulla.

"Oki.. ho capito che non mi vuoi dire nulla.." Conclusi. "Allora ci arrivero' da sola.."
Analizzai le opsioni da brava spia.

"Vediamo.. è stata legata, cio' significa che era sveglia, e che avrebbe potuto urlare da subito. Ma i genitori quando l'hanno sentita sono corsi, e lei era gia' sparita.. Non possono averla bloccata e legata in due persone. Dovevano essere almeno tre.."
Sorrise. Ci avevo preso.

"E.." Feci per proseguire ma mi blocco'.

"Basta. Dai." Si alzo' e mi porse la mano.
Mi attiro' a se', facendo aderire i nostri corpi.

"Sai ballare?" Chiese ad un soffio dal mio viso.

"No.." Mentii.

"Bugiarda." E mi bacio'. Mi bacio' con passione, ardore. Le sue labbra non erano come immaginavo.
Erano fredde, ma comunque morbide e si strusciavano sulle mie, veloci, con fretta. Si stacco' e sentii la assurda voglia di averlo ancora, cosi'gli strinsi i capelli e lo baciai ancora, per minuti interminabili.

"Jennifer.." La voce di And mi fece sobbalzare.
Non trovavo le parole, la voce mi si soffocava in gola.

"Andrew.."

"Scusate.. Non volevo interrompere.." Si volto' e se ne ando'.
Mi scusai con David, e anche se con malavoglia, lo lasciai solo. I miei appunti erano ancora nella sedia.

"Andrew, fermo! Andrew, ti prego.." Si blocco' di colpo. Quando si giro', i suoi occhi mi spaventarono.

"Mi dici cosa ti è preso?" Dissi con il fiatone.

"Cosa mi è preso?? Vuoi sapere cosa mi è preso??" Urlo'cosi' forte da farmi paura. Feci un passo indietro.

"Si.." Sussurrai impaurita. I suoi occhi erano divenuti rossi, e il suo corpo stava tremando e si stava surriscaldando.

Fece dei respiri profondi, per calmarsi, ma non ci riusciva.

"Andrew, calmati. Mi spaventi cosi'.. dai.." Sussurrai, mentre le lacrime minacciavano di uscire. Non volevo che il mio And perdesse il controllo.

"Andrew.." La mia voce era fleibile. Solo lui avrebbe potuto sentirla.

Sentii il sapore amaro delle lacrime, che mi accarezzavano le guancie. Le mie labbra tremavano nervose.

Lo vidi aprire gli occhi, e quando mi vide si calmo' immediatamente. Mi accarezzo' una gota, leggero, un tocco che mi fece rabbrividire. Chiusi gli occhi, gustando quel momento. Le gambe erano come sparite, non toccavo piu' terra.

Si avvicino' a me, e mi strinse nell'abbraccio piu' vero che mi avesse mai dato.

"Mi dispiace.." Sussurro' fra i miei capelli.

Piansi. Non so per quale motivo preciso, ma mi lasciai cullare da lui che mi cingeva forte, non mi avrebbe lasciata.

"Ci sono io.. Ci saro' sempre, scusa.." Fu le ultime parole che sentii, perche' non vidi piu' nulla.

 

David mi tendeva una mano, la sua bellezza era sublime, era attraente, passionale. Ma qualcosa mi diceva che non dovevo farlo. Lo desideravo, con tutta me stessa, lo volevo, e potevo averlo. Dall'altra parte c'era Andrew, dolce, apprensivo. Mi chiamava, da lontano, ed io non capivo cosa mi dicesse. Vedevo David e lo desideravo, vedevo Andrew e il cuore mi si struggeva. All'improvviso, pero', presi la mano di David, contro la mia volonta' e sprofondai nel vuoto. Urlai, fino a che una presa salda non mi blocco', senza farmi toccare terra.

"Jenni! Jennifer!" Mi alzai di scatto guardandomi intorno. Andrew era accanto al mio letto e mi guardava perplesso.

"Dove.. Dov'è David?" Il suo viso si rabbuio'.

"E' sceso.."

"Cosa? Che, che ore sono?" Chiesi toccandomi la fronte.

"Le 5 del mattino.."

Sospirai e feci per alzarmi.

"Puoi dormire ancora un po'.. Sam ha trovato i tuoi appunti e voleva guardarli per bene. Staremo a bordo per ancora qualche ora.." Spalancai la bocca e strabuzzai gli occhi.

"E perche'.."

"Basta domande!" Mi mise due dita sulla bocca, e mi sentii di nuovo travolta dall'emozione che avevo provato poche ore prima. L'incontro tra me e David, Andrew arrabbiato nero..

"Perche' Andrew?"

"Perche' cosa?" Mi guardo'.

"Ieri sera.. Ti sei arrabbiato.."

"Lui ti fara' del male.." Mi fisso' negli occhi, e i suoi meravigliosi mi scilolsero come neve al sole.

"Tu non puoi saperlo." La mia espressione si fece dura. Non poteva evitare di togliermi anche questo dalla vita? Non era gia' abbastanza avere un patrigno che ti "picchia", una madre morta, e un fratello scappato di casa giusto quand'ero tredicienne?

"Oh, si. So piu' cosa di quanto tu creda."

"Bugiardo."

"No." Si.

"Si!" Lo accusai.

"Ti ho detto quello che penso, piantala." Mi ammoni'. Sbuffai stizzita e mi girai dall'altra parte del letto.

Rise e si avvicino' a me.

"A volte mi dimentico che hai diciassette anni.." Voleva darmi della mocciosa?

Mi alzai furibonda ma lui era gia' sparito. Al diavolo tutto.

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Capitolo 8
*** Non capisco ***


cap.8- Non capisco

Scendemmo dall'aereo qualche ora dopo, come mi aveva riferito Andrew. Sistemai il cercapersone nella tasca del giacchetto e scesi velocemente da quel vecchio aereo puzzolente. Quando Andrew era scappato, dopo essersi preso gioco di me, aveva avuto la bella idea di chiudersi nella sua cabina, o, per meglio dire.. La NOSTRA cabina. Bussai ripetutamente alla porta per dargli una bella lezione, ma mi preannuncio' che non avrebbe mosso un dito se non avessi calmato i miei spiriti omicidi. Sospirai e giurai mentre lui, da brava spia, scrutava dal buco della serratura della porta. Proprio quando mi chinavo per mostrargli le mie mani che non accennavano ad intrecciare le dita, e pronunciavo canzonando la filastrocca che Andrew mi aveva costretta a "dire a gran voce", passo' un agente della Wiley che mi guardo' curioso spalancando leggermente gli occhi. Trattenni a stento una risata e sorrisi di sbieco tanto per non sembrare del tutto fumata di cervello e lui se ne ando' con un ghigno ebete sulla faccia. Mi ero data alle pagliaccierie, anche se avrei potuto liberamente bombardare la porta con i miei poteri, ma non volevo creare scompiglio. Cosi' mi limitai ad aspettare che And, con lo sguardo spavaldo e provocante usci', beccandosi un pugno sul petto scolpito. Ridemmo insieme, quando gli raccontai della figura che avevo fatto, e che, probabilmente, quell'angente, aveva pensato che mi fossi chinata a sbirciare. Eravamo atterrati in un campo vastissimo, non c'era traccia di umani. Di David non sapevo nulla, e anche se non volevo confessarlo nemmeno a me stessa, mi mancava. Sentivo la sua presa forte che mi teneva per i fianchi, le sue labbra decise ed esperte sulle mie, e il suo corpo cosi' perfetto da farmi venire il mal di testa. I suoi occhi mi tartassavano la mente e non mi lasciavano agire lucidamente nemmeno per un secondo. Sam che mi chiamava urlando, mi fece svegliare dallo stato di "Jennifer-nel-mondo-delle-meraviglie".

"Sam.." Alzai il capo.

"Ho letto i tuoi appunti.. E devo dire che sono davvero straordinari. Voglio dire.. E' fantastico come tu sia geniale. " Il sorriso si allargo' per poi sparire un istante dopo.

"Ma non voglio che tu faccia le cose da sola.." La sua voce era di rimprovero. Sentivo il nervoso che farfugliava dentro di me.

"Non c'è motivo di preoccuparsi, Sam. Non ho intensione di agire da sola. Erano solo uno straccio di appunti personali e.."

"Ma stai prendendo una via sbagliata. Ci butterai fuori tutti se ti convinci delle tue idee." Disse risoluto.

"Hai appena detto che sono geniali.." Dissi meraivigliata, alzando leggermente il tono di voce.

"Jennifer, Jennifer.. Come ti devo far capire che io sono il capo?? Se non voglio che tu incasini la situazione, tu la smetterai, ti è chiaro il concetto? Se io voglio una cosa la ottengo e basta. Qui comando io. Non ti conviene perderti tanto dietro questo caso, perche' se qualcosa va storto a causa di una tua iniziativa ti spedisco a casa prima che tu possa aprire bocca" Il suo sguardo mi terrorizzo', ma cercai di restare impassibile e emanando una leggera scossa elettrica lascio' convulsamente il mio braccio arrossato. Accidenti, mi stava facendo male sul serio! Feci per ribattere calma. Oki, forse stavo per rispondergli male, ma ovviamente la puntualita' di Andrew in certe cose, mi salvo' ancora una volta.

"Jennifer.. Ti ho cercata dappertutto. Dov'èri finita?" Disse guardandomi. Capii che voleva portarmi via. Molto probabilmente aveva notato che qualcosa non andava.

"Oh, io e la sognorina qui presente stavamo scambiando due chiacchiere amichevoli, niente di piu'.. Vero Jennifer?" Mi chiese innocente. Annuii continuando a massaggiarmi il braccio ed Andrew mi guardo' ancora una volta.

"Allora andiamo, dai. Joshep mi ha detto che voleva sentirti." Sospirai rassegnata.

"Salutatemelo allora." Lanciai un'ultima occhiataccia a Sam e mi congedai velocemente, afferrando la mano di And che la strinse trasmettendomi il suo calore.

"Insomma che voleva?"

"Nulla di che.. Mi ha detto che ha trovato interessanti i miei appunti.." Mentii.

"Ah si? Non sembrava molto felice. E tantomeno tu. Ti ho visto cosi' nervosa che credevo gli saresti saltata addosso staccandogli la testa.." Si.

"No, scemo." Risi cercando di sdrammatizzare.

"Allora.. vediamo. Ti piace quella macchina laggiu'?" Indico' una Mercedes nera, bellissima. I miei occhi luccicarono. Andrew mi sorrise e si avvicino' ad un vecchio omino. Gli disse qualcosa che non potei percepire a causa della lontananza e si riavvicino'.

"Allora?" Chiesi confusa.

"E' nostra."

"Co-come?" Nostra??" Che significava??

"Nostra, Jenni. E chiudi quella bocca prima che ti ci entrino le zanzare. Quelle bastarde mi hanno divorato.." Disse osservandosi un pinzo sull'avambraccio sinistro. Gli saltai al collo abbracciandolo forte. Si irrigidi' per un secondo e mi aggrappai con le gambe a lui, come quando eravamo piccoli. Affondai il viso fra i suoi capelli non corti e non lunghi e aspirai il suo odore. Chiusi gli occhi e lo sentii camminare. Si dirigeva verso la macchina. Mi fece scendere e lo vidi sospirare. Entrammo in macchina e accarezzai il volante, anche se guidava lui.

"Ero cosi' pesante?" Chiesi guardandomi intorno. Decine e decine di ragazzi, ragazze, uomini di mezza eta', accorrevamo d occupare le macchine che circondavano il luogo dove eravamo atterrati. Tutte spie, ovviamente. Scorrazzavano per non doversi farsi il viaggio a corsa, o peggio ancora, nel furgone di Sam. Lo odiavano tutti, era un capo tremendo. In piu' ci provava con tutte, aveva portato a letto almeno il 90 % delle donne che lavoravano nel suo studio e aveva licenziato, nell'arco di un mese, quasi quaranta dipendenti. Era una cosa spropositata, ma c'è chi avrebbe ucciso per lavorare in un posto come la Wiley. Beh', di sicuro non faceva la caso mio.

"Jennifer, secondo te il tuo corpicino puo' pesare ad uno come me?" La sua espressione che prima era frustata adesso era tornata sorridente e spavalda.

"Cosa credi? Sono ingrassata anche due chili.." Dissi sbuffando ed incrociando le braccia sotto il seno.

"Certo certo.." Mise in moto.

"Ma almeno sai dove dobbiamo andare?" Chiesi poggiando una mano sul sedile e l'altra sul cruscotto, girando il busto verso di lui, scrutandolo. Mi ammoni' con uno sguardo, e seguimmo una fila di altre macchine. Altre ci vennero dietro a ruota. Continuammo il nostro piccolo viaggio in quella macchina spettacolare, quando sentii il bisogno di David. Sentivo come un qualcosa di acido attanagliarmi le budella e le gambe tremavano. Sentivo che mi era necessario, come l'aria.

"Senti And.. Per caso, tu.. ecco.. Hai rivisto David?" Il suo sguardo si assottiglio' minaccioso. Mi pentii di averglielo chiesto. Non rispose, si limito' a scuotere la testa, poggiando un gomito sul bordo del finestrino e lasciando cadere la testa sul suo pugno chiuso. Mi voltai anch'io. Non riuscivo a capire il perche' di tanto rancore. In fondo, mi aveva sempre detto di volermi bene come sorella, mi aveva sempre detto che era innamorato di Maggie.. No un momento. Stavo forse sfiorando il pensiero che lui potesse essere innamorato di me?? Scoppiai a ridere da sola, come un'emerita imbecille. Andrew si giro' lentamente, con gli occhi spalancati e alzo' un sopracciglio.

"Si puo' sapere che ti prende??"

"Niente, ahah, niente davvero.." Mi tenni la pancia che cominciava a far male dalle risate e mi riappoggiai al sedile.

"Sai che a volte mi spaventi?" Mi disse alzando un sopracciglio e fermando la macchina. Il traffico era tremendo.

"Si.. spavento anche me stessa.." Sorrisi per rassicurarlo. Mi guardo' per due secondi e sorrise. Mi lascio' senza fiato. Le sue labbra erano perfette, i suoi occhi incantevoli e amavo quando cercavano di fare i duri, perche' non ci riuscivano. La sua dolcezza era innata. Mi accarezzo' una guancia con il pollice e fu in quel momento che il mondo spari'. Non so cosa successe ma qualcosa scateno' in me un'eruzione vulcanica, tremenda. Sospirai quando lui tolse la mano per affacciarsi dal finestrino, con lo sguardo stranito.

"Ma che cosa.." Apri' lo sportello e usci'. Mi sporsi anch'io dalla sua parte. Sentivo degli urli tremendi e la gente accorreva. Lo sguardo di Andrew si fece sempre piu' strano, confuso. Non resistevo piu', cosi' decisi di uscire dalla macchina. Mi blocco' immediatamente.

"Ferma li'. Non ti muovere di un centimetro. Arrivo subito."

"Andrew, cosa.."

"Promettimi che resti dove sei.. Prometti." Sospirai.

"Promesso" Dovevo confessare che lasciarlo andare da solo da qualche parte non era nelle mie intenzioni. Insomma, se stava succedendo qualcosa la' fuori non volevo che fosse coinvolto. Cosi' aspettai due minuti, guardai fuori dal finestrino ma di And nessuna traccia. Aprii di sotterfugio lo sportello e mi precipitai nella folla. Ok, mi sarei beccata una partaccia dal mio miglior amico, ma lo stavo facendo solo perche' ero preoccupata per lui. Spintonai un bel po' di gente facendomi spazio, e per una volta in vita mia, non c'era musica assordante che mi trapanava il cervello e nessun ragazzino dficiente pronto a sfornare una serie di idioti commenti inutili. La folla stava diventando sempre piu' fitta, e sembrava quasi che si fosse radunata intorno a qualcosa. Da buona spia non pestai nessuno e scattaiolai davanti alla fila. Cio' che vidi mi lascio' senza parole. Il fiato mi si mozzo' in gola, gli occhi si appannarono ma mi imposi di non piangere. Non riuscivo a respirare. Volevo avvicinarmi ma qualcosa mi blocco' da dietro e mi tappo' gli occhi. Mi dimenai furiosamente e fui trascinata lontana dalla folla. A sentire il calore, Andrew mi aveva trovata.

"Ti avevo detto di restare in macchina.." Sussurro' al mio orecchio. Respirai profondamente e finalmente levo' la mano dal mio viso.

"Che è successo? Perche'?? Andrew, l'hai viste vero?? Che gli hanno fatto, mio Dio.." Mi misi una mano sulla fronte e sospirai. Lui mi abbraccio' di slancio facendomi accomodare in macchina. Si sedette anche lui e mise in modo. Lo guardai meravigliata.

"Che fai? Sei pazzo??"

"Ce ne andiamo, Jenni. Questo non è il nostro posto.."

"Ci sono due persone sfracellate da chissa' che cosa laggiu'.. Andrew l'hai viste vero?? Erano praticamente deformi.. Non so nemmeno se erano uomo o donna.."

"Ti ho detto che ce ne andiamo. Sono io il capo, non ricordi? Potrei cancellarti dalla missione se volessi.."

"Mi stai ricattando?" Ero allibita.

"Si, Jennifer, si. Ok?? Lo sto facendo per il tuo bene, accidenti! Smettila di vedermi come un rompi palle.. Lo faccio per te!" Sbraito' continuando a guardare davanti a se.

"Oh, certo. Lo fai per me eh? Fai per il mio bene anche l'allontanarmi da David allora?"

"David non c'entra.." Ringhio'.

"Oh, si invece. Possibile che ogni volta che sono con lui tu debba essere sempre di mezzo??"

"Sono di mezzo?? Jennifer ti sto aiutando, lo faccio.."

"Smettila!" Urlai esasperata.

"Smettila di dire che lo fai per me, perche' non è cosi'.." La mia voce si affievoli'.

"Allora sai cosa ti dico? Portarelo pure a letto, quel coglione, scopatelo fai quello che vuoi! Ma non venire da me quando fara' il tuo cuore a pezzettini.." Mi voltai indignata. Non lo consceva nemmeno e gia' si permetteva di giudicarlo. Eppure.. se avesse avuto ragione? Anch'io l'avevo incontrato solo tre volte e l'avevo baciato, mi stavo lasciando travolgere dalle emozioni, non sapendo nulla. Eppure, sentivo un'istinto dentro di me.. Dopo quel bacio era cambiato qualcosa. Qualcosa nel mio corpo, nella mia mente. Eppure, non riuscivo a cogliere l'oggetto di tale mutamento.

 

Ringraziamenti:

sbrodolina: Grazie di recensire ogni volta. Se non fosse stato per i tuoi commenti non l'avrei di certo continuata, questa storia. Continua a dire cosa ne pensi, accetto anche le critiche, non preoccuparti. : P  E poi tu sei bravissima.. Cavolo, io sono fiera di recensire le tue Fanfict.   Grazie Grazie Grazie

Daly: Grazie anche te!! Davvero hai gia' intuito?? Mhh, in effetti ho lasciato capire qualcosa.. ma ATTENTA! Perche' non tutto è come sembra. E cosa succedera' adesso?? Cos'è successo in strada?? Ehh tante domande. Riguardo agli errori di battuta beh', hai ragione. Sono una frana. Tutta colpa della velocita' con cui scrivo.. Msn mi ha dato alla testa. L'agenzia è la Wiley, infatti ho corretto. Dio, posto sempre di fretta e non mi rendo conto di cosa scrivo.. xD Le storie le rileggo talmente tante volte che non noto nemmeno gli errori. Ehhh povera me. Grazie Ancoraa

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Capitolo 9
*** Strana malattia ***


cap.9- Strana malattia

 

Piansi piano per tutto il viaggio. Non volevo che Andrew mi sentisse ma era invitabile. Ogni tanto lo sentivo sospirare e apriva bocca per dire qualcosa che pero' non usciva dalla sua gola. Faceva freddo e mi strinsi le braccia al petto. Odiavo litigare con And, soffrivo per giorni e giorni, era la cosa piu' tremenda che avessi mai dovuto sopportare. Il gelo all'esterno era calato improvvisamente e sentivo i muscoli tesi. Indossavo ancora quello strimizzito giacchettino di pelle che ero costretta ad indossare e i pantaloni talmente leggeri da coprirmi come un lenzuolo. Ci fermammo ad uno dei tanti autogrill, e sebbene fosse ben nascosto dalla vista umana, era stracolmo di gente. Continuai a guardare fuori, non avevo il coraggio di affrontare lo sguardo ghiaccio di Andrew, anche se era a cosa che piu' desideravo in quel momento. Anche David mi sembrava cosi' piccolo in confronto a cio' che sentivo in quel momento.

Rimanemmo zitti per almeno venti secondi, senza imbarazzo, nulla di nulla. Stavo sola con il mio dolore. Ad interompere la nostra "meravigliosa chiacchierata" fu il cellulare che squillo' acuto e noioso.

-Pronto- Dissi con un filo di voce. Andrew ovviamente ascoltava, non poteva fare altrimenti. Il nostro udito era superiore a qualsiasi altro e niente poteva sfuggirci, soprattutto ad una minima distanza come quella.

-Jenni, sono Megan! Che è successo??- Chiese impaurita. Effettivamente la mia voce era un tantino roca e si sentiva di certo che avevo appena smesso di piangere.

-Nulla, sto bene. Tu come stai?-

-Benissimo, la febbre è passata. Come va la missione? Ho sentito alla tv della povera principessina, ero sicura che Joshep l'avrebbe assegnato a voi il caso. Tutto ok?-

-Si, si tutto ok-

-Andrew è con te?- Mi voltai verso il diretto interessato, sperando con tutto il cuore che non mi stesse fissando, ma rimasi delusa. I suoi occhi verdi si puntarono con violenza nei miei, intrappolandoli. Parlai sussurrando.

-Si, è con me- L'espressione di Andrew, del tutto impassibile anche di fronte ad una chiamata di Maggie mi fece sorgere dei dubbi. Insomma, And era pazzo di lei, fin dall'inizio delle superiori, non poteva essergli passata una cosa come quella.

-Senti, Maggie, devo andare. Ti chiamo io domani, ok?- Rispose di si e attaccai.

-Cos'è successo?Hai gia' trovato qualcun'altra che rimpiazzi Maggie per caso?- Chiesi fissando fuori.

-Non credo che sia affar tuo- Lo guardai.

-No, hai ragione- Apri' lo sportello e mi inoltrai nel freddo lasciando fuoriuscire dalla mia bocca, delle piccole nuvolette di aria ghiacchiata, ogni volta che espiravo.

Raggiunsi il bar e presi due caffe' con latte da portar via. Uno per me, e l'altro per me. Andrew se lo sarebbe venuto a prendere, se lo voleva. Intanto che aspettavo i caffe' mi sedetti sullo sgabello davanti al balcone e tolsi la giacca. Saranno stati ventitre gradi in quel barrettino. La televisione a muro mandava in onda il telegiornale e la notizia di altre due persone scomparse era incisa a grandi lettere sullo schermo.

-Ecco i caffe'- Gli presi e mi diressi verso il bagno. Non avevo mangiato nulla, ma sentivo la voglia assurda di vomitare. Come non detto rigettai anche l'anima, poggiando i due caffe' sul lavandino. Mi sciacquai il viso con l'acqua fredda e mi tolsi la giacca, lasciandomi cadere contro il muro. Era possibile che stava andando tutto storto? Andrew non mi parlava, Sam mi aveva ricattato e per di piu' mi ero beccata una bella influenza. Sentivo anche la testa bruciare come un tizzone ardente e le gambe mi cedevano, molliccie. Trovai la forza necessaria per aprire la porta, dopo non so quanto tempo che mi ero rinchiusa in quel bagnettino puzzolente, e con la giacca ed un caffe' (l'altro l'avevo bevuto) mi precipitai nel corridoio buioche porta al ripiano bar.

La testa girava vertiginosamente e distinguevo a malapena le persone che mi stavano accanto. Andai a sbattere contro qualcosa, o meglio, qualcuno.

-Scu- scusi..- Chiesi massaggiandomi la testa

-Di niente bella signorina- Guardai in faccia la persona con cui ero andata a sbattere ed il suo sguardo non mi piacque per niente.

Sorrideva maligno, e senza ombra di dubbio era una spia.

Sorrisi sconcertata e cercai di passare, ma con un braccio intorno alla mia vita mi rigetto' indietro. Mi sembro' di tornare a qualche giorno prima, quando avevo visto David per la prima volta. Se solo fosse arrivato a salvarmi..

-Dove credi di andare? Resta con me..- Mi prese per i fianchi e mi sbatte' contro il muro, facendomi male. Gemetti per il dolore e strizzai gli occhi. Tentai di liberarmi ma la presa era troppo forte. Mi stava alzando la maglietta strappandomela quasi, ma non riscivo a reagire. Sentivo i rumori distanti e qualcuno che urlava il mio nome, di lontano, quasi in sussurro. Le mani gelide che mi stavano accarezzando i fianchi scomparvero e lasciarono che una presa forte mi sostenesse. La mia vista era offuscata e sentivo freddo, come se mi avessero gettato mille pezzi di ghiaccio nella schiena, sul collo e sulla pancia. Sentivo dei rumori, degli urli e poi basta, stop. Solo la voce di Andrew che mi chiamava riusci' a farmi riprendere un po' di lucidita' senza farmi perdere completamente i sensi.

-Jenni, guardami ti prego. Guardami Jenni. Amore guardami dai..- Sentivo le sue mani che mi accarezzavano i capelli e la sua presa salda che mi sorreggeva.

-Andrew.. ho freddo- Sussurrai fioca.

-Ci sono io, shh.- Mi mise la sua giacca sulle spalle e mi posiziono' in macchina. Non mi ero neanche accorta che stavamo camminando.

Lo sentii abbassare il sellino e mettermici sopra, coprendomi con il cappotto. Mise una mano sulla mia fronte.

-Tu bruci- Costato'. Io sospirai sentendo la pancia bruciare. Bene, anche il caffe' rovesciato sulla maglietta nuova ed eravamo a posto.

Sentii la macchina mettere in moto e la risata di Andrew fece sorridere anche me.

-Sei davvero una cosa incredibile. Riesci sempre a lasciarti coinvolgere in ogni guaio.. Per di piu' hai la febbre, cosa impossibile per qualsiasi spia esistente sulla faccia della terra..- Accennai un sorriso debole.

-Tutta colpa del mio fascino-

-Oh, si. Lo credo anch'io- Improvvisamente un pensiero baleno' nella mia mente. Avevo cominciato a sentirmi male dopo la conferenza sul caso tenutasi sull'areo. Dopo che avevo incontrato David e dopo che l'avevo baciato. Guardai Andrew che sorrise fissandomi.

-Che c'è?- Chiesi sussurrando. E se avesse avuto ragione?

 

 

Ringrazio chi ha messo questa storia tra le seguite e le perferite. Grazie anche a chi recensisce e a chi legge soltanto. GRAZIE ANCORA.

Un BACIO Debbi.

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