dopo la battaglia

di eliala
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Come Neve- Kanda/Tyki ***
Capitolo 2: *** Another Farewell- Lenalee/Reever ***
Capitolo 3: *** Fragile- Kanda/Komui ***
Capitolo 4: *** Certezze- Lavi/Lenalee ***
Capitolo 5: *** La Fiamma E La Falena- Lavi/Kanda ***
Capitolo 6: *** Over Your Shoulder- Kanda/Allen ***
Capitolo 7: *** Se Solo-Aleister/Miranda ***
Capitolo 8: *** Novità- Tiki Mikk/Cross Marian ***



Capitolo 1
*** Come Neve- Kanda/Tyki ***


Come un pupazzo di neve…






Soffiava piano, il vento, quasi con tristezza.



Il campo di battaglia era desolato, l’odore del sangue infestava l’aria senza lasciare spazio per nient’altro.
Di finder ne erano morti già molti, ma la lotta ancora non era finita del tutto… un altro Noha era ancora in piedi e lo fronteggiava spavaldo, nonostante i capelli scompigliati e gli abiti laceri.
Probabilmente se si fosse trattato di un comune mortale sarebbe già morto, di questo ne aveva la certezza.
Lo vide guardasi intorno del tutto indifferente.
-Tsk!- Anche lui non era ridotto bene, i capelli sciolti erano il segno più evidente del dolore che non avrebbe mai ammesso.
Il respiro sempre più affannoso che usciva a stento dalle sue labbra.

La sua riserva di energia si stava esaurendo




Nonostante tutto Yu Kanda, non avrebbe mai ceduto.

Neppure di fronte all’eventualità di perdere la vita in un incontro.




Il Noha si riscosse, portando lo sguardo sul suo obbiettivo.
Si avvicinò ancora al giapponese, con un sorrisino ambiguo dipinto sul volto e gli occhi socchiusi. Il suo andamento elegante e lento stava concedendo al suo avversario la possibilità di riprendere fiato, e non avrebbe mai ammesso che lo aveva ipnotizzato con quelle sua movenze sensuali e calcolate…

Il tempo sembrò fermarsi…il vento, la polvere.



Era tutto dannatamente immobile.



Surreale.




-Questo tuo sguardo… Yu Kanda, non credi di essere un po’ troppo sicuro di te?- il giapponese non rispose, si limitò a distogliere lo sguardo mentre dalle sue labbra usciva solo un “tsk” un po’ stentato.

Era vicino…decisamente troppo per i suoi gusti.




Il Noha scoppiò a ridere, gettando indietro la testa, mentre quella dell’esorcista scattava in su, sentendosi ferito nel suo orgoglio di guerriero da quella risata che sapeva decisamente troppo di presa in giro. Il portoghese, sempre col solito sorriso sornione, prese il viso dell’atro tra il pollice e l’indice della mano destra, mentre faceva passare l’altra tra i fili d’ebano che componevano i suoi capelli. Yu fu colto alla sprovvista, non si aspettava una simile mossa, come si permetteva quel maledetto…
-Devo dire che sei uno spettacolo…con questi occhi così pieni d’odio e di rancore- ammise Tiki Mikk avvicinandosi ancora, mentre il suo respiro sfiorava prepotentemente le labbra dell’altro, che era ancora troppo sconvolto per avere la forza di muovere un muscolo.

Visto da così vicino aveva dei bei lineamenti quell’esorcista, ucciderlo sarebbe stato davvero un gran peccato… era davvero triste che non se lo sarebbe potuto godere un altro po’.




Si chinò ancora di qualche centimetro, in modo da poter sfiorare e coprire le labbra del giovane con le proprie, ma in breve tempo non fu più soddisfatto di quel tocco così superficiale, e si fece travolgere da una passione che non credeva di provare dentro di se, fino a che l’altro non si rese conto di quello che stava accadendo e lo respinse.

Il contatto della lingua del Noha nella propria bocca, le mani di lui sul proprio viso…




Brandì in fretta le spade e colpì sul viso l’uomo fino a farlo sanguinare, ma ottenendo come unico risultato quello di farlo ridere ancora di più.
-Cosa provi, Yu Kanda? Imbarazzo? Vergogna? Oh, non preoccuparti, nessuno lo saprà mai, ma… pensaci bene, è esattamente come uno di quei pupazzi di neve che si fanno da bambini: ti coinvolgono completamente mentre li stai facendo, e poi, quando muoiono…quando si sciolgono, nessuno si ricorda più di loro, è come… è come se non fossero mai esistiti, ma tu sai che ci sono stati, lo sai, e non puoi dimenticarlo- pronunciò a bassa voce, mentre le carte scorrevano veloci tra le sue mani.

In modo ripetitivo…quasi ipnotizzante.




-Taci schifoso!- rispose il giapponese, ma quando rialzò lo sguardo, l’avversario era sparito, dissolto come un sogno al mattino, probabilmente, grazie ad una di quelle capacità speciali di cui i Noha erano possessori e che ancora quegli incapaci dei Bookman non avevano scoperto.

- Yu …- mormorò Lavi, che nel frattempo aveva raggiunto il partner e si era fermato a pochi passi da lui. Si voltò lentamente verso il rosso, con le guance ancora imporporate e il respiro affannoso. –Torniamo a casa, per favore…- sussurrò appena Bookman jr avvicinandosi di un altro passo, un po’ spaventato dalla mancata reazione che il giapponese aveva avuto all’ascolto del proprio nome. Il moro annuì, voltandosi appena indietro. –come neve…- bisbigliò a fior di labbra. Lavi non comprese, ma non fece domande, ritenendo che fosse molto meglio portare Yu lontano da lì, anche se non gli avrebbe detto quanto era felice di averlo trovato vivo.


-interessante…vero Tease?- rivolse un ultimo sguardo ai due esorcisti che, lentamente svanivano nella nebbia. –Allora alla prossima- sussurrò, prima di fare un lieve inchino e sparire definitivamente…






O_____O
ammetto con sincerità che è stata questa la mia faccia dopo aver visto cosa avevo scritto (con l'aiuto di Lav n.d.a) ma soprattutto sono rimasta sconvolta dal comportamento di Tiki Mikk... ma... su Tiki, ti sembra il caso di traumatizzarmi Yu a quel modo???? è__é
comunque, chiunque abbia commesso l'errore di avventurarsi in questa fic assurda... potrebbe anche lasciare un commentino-ino-ino, no? ^__^

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Capitolo 2
*** Another Farewell- Lenalee/Reever ***


la coppia è decisamente nella top ten di quelle più assurde che mi siano venute in mente ù_ù
Ringraziamenti speciali alla mia beta, Lav_92, e a quelle anime buone che hanno commentato la storiella precedente ^____^
ed ora, ecco a voi l'ultima follia! muhahahah!




another farewell...?


Occhi, guardatela un'ultima volta, braccia, stringetela nell'ultimo abbraccio, oh labbra,
voi, porta del respiro, con un bacio puro suggellate un patto senza tempo
con la morte che porta via ogni cosa
. “Romeo e Giulietta”


-dai… devo andare…-
-No… per favore, resta ancora un po’-
Un sorriso disperato, e un corpo che cerca l’altro una volta ancora, un attimo in più.
-Lo so che devi andare, che si farà tardi, ma…-
-Shh… per qualche minuto ancora voglio rimanere qui con te…-
Un’ammissione sussurrata con le labbra posate delicatamente su quel collo bronzeo che sente quasi appartenerle.
E la mano di lui si perde tra i suoi capelli, scivola lungo fili di seta corvina, finalmente liberi da ogni costrizione, senza paura, senza indugi. Sente quelle labbra curvarsi appena in un sorriso, ed anche se non può vedere i suoi occhi sa che se si staccasse da lui quel poco che gli sarebbe necessario per farlo, potrebbe notarvi una scintilla divertita con la quale tenta sempre di celare la malinconia di quegli addii che si scambiano ormai da diversi masi.
-Ma non eri tu che insistevi perché ti lasciassi andare?-
Domanda sottovoce, come se interrompere quell’atmosfera dolce che si è creata grazie a quello speciale silenzio fosse peccato.
Si allontana appena da lei, non ha la sua forza, non è capace di dirle quello che vuole, non può farle capire quello che gli attraversa lo spirito se non attraverso gli occhi.
Le mani dell’uomo scivolano lungo le sue guancie, agli angoli della bocca, per poi risalire sugli zigomi, fino a bloccare sul nascere le lacrime che sa stanno premendo sui suoi occhi per reclamare il loro posto su quel volto di porcellana.
Lei annuisce, mentre accarezza appena le braccia del compagno, cercando ancora di sorridere. -Non piangere ora…-
Dice il biondino, avvicinandosi di più a quelle labbra che sembrano implorarlo affinché con le sue possa concedere loro di riprendere vita, e la bacia, con dolcezza, con disperazione, e con quel bacio la implora di ricordarsi di lui, di fare in modo di tornare a casa, di tornare ancora da lui, che continuerà ad aspettarla, fedele e con la speranza a riempirgli il cuore.
La stringe più forte, e lei si aggrappa alle sue spalle come se fossero l’unica sua possibilità di salvezza.
Poi la lascia andare, e le rivolge ancora un sorriso. Questa volta è sereno, quasi rassegnato. -Adesso devi proprio andare, Lena. Non…-
Anche lei sorride, senza riuscire a frenare le lacrime questa volta.
Lui le raccoglie con le dita, paziente.
-Basta. Non accadrà nulla, non sarà diverso dalle altre volte.- prova a mormorare con tono leggero.
Eppure lo sente anche lui che potrebbe non essere così… missioni sempre più pericolose, sempre più lunghe, sempre più… mortali… e loro non sono che armi, poco più che agnelli sacrificali.
-Reever … ho paura che se andassi, questa volta… -
-No, non dirlo nemmeno. Non succederà nulla di nuovo. Andrete e tornerete vincitori.-

Eppure una strana sensazione,
una morsa allo stomaco…
Un brutto presentimento


Le sorride ancora, incapace di manifestare apertamente la propria angoscia.
-Mio fratello… Reever io…-
Lui annuisce, le fa cenno che ha capito. Solo un ultimo gesto, affettuoso, quasi rituale, e le sistema i capelli, posizionandosi dietro di lei e rifacendole i codini.
Ancora una volta, lei, sorride, stavolta con gli occhi chiusi, cercando di dimenticarsi di tutto quello che non sia lui o le sue mani.

...

...

...

...

...

-Lena… sei viva…- sussurra appena, stringendo forte la mano che lei gli porge e portandosela alle labbra per baciarla. Lei sorride stancamente, ma felice di vederlo lì, inginocchiato accanto al suo letto, sgusciato via dalla propria stanza nel cuore della notte solo per poterla incontrare.
-Dio… stavo impazzendo… con quelle pochissime notizie… e stare con Komui in questi casi… beh, diciamo che non è il massimo…-
Ad Edo era stato tutto più complicato del previsto, e anche lei aveva rischiato tanto, troppo.
E Komui non aveva mancato di ricordarlo a tutti.
No, non doveva lasciarsi sopraffare. Era lì, di nuovo con lui, anche se in segreto, anche se solo per un altro po’, solo fino a che un’altra missione gliela avrebbe portata ancora via.
Bisogna vivere il presente, giusto?
E allora che sparisse tutto il resto, che il futuro potesse anche andar perso da qualche parte, perché l’unica cosa importante per lui, in questo momento, è la ragazza sdraiata in quel letto d’ospedale

E che cos'altro può mai esser l'amore se non una follia molto segreta, un'amarezza soffocante e una salutare dolcezza?
"Romeo e Giulietta"


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Capitolo 3
*** Fragile- Kanda/Komui ***


Dovete leggere questa storia tenendo presente che io sono pazza. E la mia adoraterrima Beta sta messa come me. Dico solo che è una K.K, ovvero una KandaXKomui. Portate pazienza
(-_-) in fondo lo faccio anche io….
Ah, solo un’ultima cosa, perdonatemi la citazione delle clamp. Facciamo a chi la trova prima? O____O vabbè, io l’avevo già detto che sono un po’ scema…





Fragile…


Una reazione esiste solo nella misura in cui si decide di dargli valore.
Se viene ritenuta importante, allora diventa tale, se si crede di non poterne più fare a meno, allora sarà senza dubbio così.

Non c’è alternativa…


Ma quando la consistenza stessa dei sentimenti assume quel colore vago, opalescente, inconsistente, allora la relazione nella sua interezza diventa fragile.

Labile


A questo pensava Komui Lee, direttore della sezione scientifica nella sede centrale dell’Ordine Oscuro, mentre si rigirava distrattamente tra le dita il suo vecchio paio di occhiali.
Pensava e… ricordava cose che forse sarebbe stato meglio non fossero mai avvenute, ed il solo pensiero ebbe il potere di farlo diventare rosso come un pomodoro maturo.

Un errore, un enorme, immenso, spropositato errore madornale.


Eppure c’era una vocina nella sua testa che non smetteva di chiedergli se, potendo tornare al passato, non l’avrebbe commesso di nuovo.

Continuava a chiederselo continuamente…


Ottenendo sempre quella stessa risposta…


Sì, l’avrebbe rifatto mille e mille volte, ed in modo più profondo e consapevole. -Basta… falla finita- mormorò abbassando la testa, sempre più imbarazzato.

Che cosa aveva fatto…


In realtà avrebbe solo voluto avere la forza di non ripetersi ancora quelle bugie per cercare di lenire il senso di colpa.
Eppure era stato così dolce, per un attimo, per una frazione di secondo aveva pensato davvero che le cose sarebbero potute rimanere a posto ancora a lungo.
Un bacio, un bacio rubato ad un giovane dalla fragilità disarmante nascosta abilmente sotto strati di freddezza. Ma a lui i suoi Esorcisti non potevano proprio nascondere nulla, lui che era l’unico a conoscenza dei loro segreti più intimi, delle loro paure infantili, dei loro passati nascosti.

E lui non faceva eccezione, proprio no


. Iniziò ad agitarsi sulla sedia, facendo cadere giù dalla scrivania ingombra una cascata di fogli. Un ragazzo. Aveva baciato un ragazzo. Stava messo proprio male. Un Esorcista, un giovane poco più che un bambino. Si sentiva uno sporco approfittatore, un ladro arrivato in un momento di cedimento che sarebbe dovuto rimanere celato al resto del mondo. Eppure lui se ne era impossessato. – Sì, sì, maledizione, sì!- rispose ad alta voce senza accorgersene alla solita vocina che gli chiedeva se l’avrebbe rifatto ancora.

Non esistono le coincidenze,


esiste solo l’inevitabile.


-Sono un idiota…- mormorò ancora, senza riuscire a darsi pace.
La cosa che gli faceva più male, però non era quel bacio, non erano quegli occhi d’ebano che, solo per un attimo l’avevano guardato quasi sperduti, non era neppure il peccato di toccare i suoi capelli dall’aspetto preziosissimo: era la consapevolezza, di aver cercato di impossessarsi di qualcosa un attimo dopo il rientro da una missione suicida, in cui si era gettato a capofitto dopo che lui non era stato capace di fargli capire che, la caduta di un altro petalo poteva non significare nulla se non che il tempo stava scorrendo anche per lui, come per tutti.
Aveva rischiato un’altra volta di perderlo, per la sua incapacità di dissipare la sua paura data da quel tempo che per lui continuava ad avere una consistenza tangibile. Doveva fare qualcosa, l’inattività in quel momento non era proprio quello di cui aveva bisogno.
Uscì dal proprio ufficio di corsa, senza incontrare nessuno, per sua fortuna.
Ufficialmente non aveva una meta, usciva solo a fare due passi, ma in realtà sapeva benissimo che l’unica cosa che aveva voglia di fare era trovarlo, forse per scusarsi, forse semplicemente per vederlo una volta di più.
Alla fine lo vide che si allenava da solo fuori dall’edificio, al limitare del bosco.
Si fermò ad ammirarlo da lontano: non si era mai accorto di quanto forte potesse essere l’attrazione che quel corpo asciutto e muscoloso poteva esercitare su di lui.
Arrossì ancora: non si era mai accorto neppure di avere certe tendenze…
Presto il ragazzo si rese conto di essere osservato, ed abbassò la spada per voltarsi nella direzione di quel fastidioso osservatore. Quando capì di chi si trattava abbassò lo sguardo, cercando di nascondere il rossore che si allargava inesorabilmente sulle sua gote, e provò anche a fuggire: quella con Komui era una situazione che non era affatto in grado di gestire, quello che lo aveva sconvolto all’incontrarsi delle proprie labbra con quelle di lui era stato un qualcosa di assolutamente travolgente, che non doveva ripetersi, dato il senso di fragilità e contemporaneamente di protezione che aveva provato ad essere stretto tra quelle braccia.
Ma l’uomo non dava segni di voler demordere, così gli andò dietro e lo afferrò per un braccio.
-Vattene- sibilò il giapponese.
-Non puoi ancora allenarti, sei appena tornato da una missione e…-
-Si può sapere che vuoi?- esclamò pieno di rabbia il ragazzo, rabbia dovuta alla propria incapacità di gestire il turbinio di emozioni che lo stava travolgendo.

…In effetti non era mai stato il suo forte


Komui non disse nulla, si limitò ad abbracciarlo forte, nonostante per qualche secondo lo spadaccino avesse continuato a divincolarsi prima di abbandonarsi completamente a quel petto che sembrava fatto a posta per accoglierlo.
Non dissero nulla, rimasero semplicemente così, abbracciati, entrambi incapaci di capire quello che li stava pian piano divorando, incapaci di capire se sarebbero mai stati in grado di sorreggere davvero la fragilità e l’incompiutezza di quel qualcosa che sembrava voler venire fuori a tutti i costi.
- Andrà tutto bene Yu…te lo prometto -
- …Non è vero, non mentire –

“Andrà tutto bene”



E rimasero così, mentre le parole venivano trasportate lontano


Dal vento, che lento soffiava


Leggero,


Impalpabile e fragile


Proprio come quello che si ostinava a voler esistere tra loro.



“Andrà tutto bene”…


Una manciata di innocenti parole, per un’unica immensa bugia.








Allora, che ve ne pare? Sto provando a mettere insieme coppie diverse, che non siano già viste, riviste e straviste, almeno qui su efp, che è in effetti l’unico sito sul quale io scrivo/leggo. Adesso i ringraziamenti:
artemis89: grazie del commento ^___^ mi ha fatto davvero piacere che la storia sia stata apprezzata, anche per quanto riguarda la coppia. Devo ammettere che mi è venuta in mente quasi per caso, sempre e comunque al telefono con la mia adorata beta, e adesso anche io li apprezzo molto ù_ù in effetti sono molto dolci ù_ù. Mi farebbe piacere avere il tuo parere anche per quanto riguarderà le prossime shot, sia nel bene che nel male, per me le critiche sono sempre ben accette ^___^
Lav_92: i commenti non li sai fare. Punto. Sei brutta e cattiva. Ancora punto. ù_ù
kumie: ma buondì, mi fa piacere che tu abbia commentato anche qui ^___^ bhe, ovviamente sono molto contenta che questa seconda storiella sia piaciuta anche a te, ero un po’ preoccupata da quello che sarebbe venuto fuori… purtroppo per leggere di Lavi dovrai pazientare ancora un po’, visto che in teoria, secondo il mio schema iniziale, al posto di questa cosa qui sopra ci sarebbe dovuta essere una Cross-Tiki, ma mi è stato detto che ne è apparsa da poco una nel sito (ç________ç disperata) e così ho dovuto cambiare tutti i programmi T^T sono molto amareggiata per questo… spero vorrai pazientare ^___^

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Capitolo 4
*** Certezze- Lavi/Lenalee ***


Ecco l’ultima (per ora) one-shot della raccolta.
Mi sono presa un attimo di pausa dalle coppie assurde per scrivere questa proprio per la mia adoraterrima Lav. Anche per lei, che di solito mi fa da beta, questa cosa risulterà nuova, visto che non glie l’ho mandata XD
Comunque, visto che Lavi non era ancora comparso mi sembrava anche giusto dargli un po’ di spazio, visto che, povero lui, sembrava me lo fossi dimenticato. T^T
Sono in vena di racconti a lieto fine in questo periodo, quindi forse questa cosa sembrerà un po’ troppo tendente in quel senso, soprattutto perché non è n genere a cui sono abituata, ecco. Di solito sono per le cose catastrofiche, storie in cui i personaggi finiscono almeno pazzi o seriamente mutilati...ç_ç poverini… in fondo alla fine mi dispiace anche un po’ per loro…
Vabbè, ditemi che cosa ve ne sembra, anche perché come ho già detto è un esperimento >.<
Detto ciò, buona lettura -^__^-









Certezze




Non è facile la vita di un esorcista, e men che meno lo è quella dell’erede di Bookman, capitato per caso tra le schiere dell’Ordine Oscuro.
È una vita priva di qualsiasi tipo di conforto, di qualunque comodità, ma la cosa peggiore è che in questa vita, in questo mestiere non si può fare affidamento su nessuna certezza.
Certo, ognuno riesce comunque a trovare qualcosa per cui vale la pena rischiare l’osso del collo ogni giorno.
Kanda, per esempio, deve trovare “quella persona”.
Allen deve salvare i suoi amati esseri umani e i suoi altrettanto cari Akuma.
Miranda deve riuscire a farsi amare, Aleister deve redimersi dalla sua natura di vampiro, Komui deve proteggere i suoi Esorcisti, Levelli deve riuscire a torturarci tutti per bene, Bookman deve scrivere la storia nel modo migliore, Marie… bah, in effetti non ho idea di quello che muova quella specie di mastodontico essere…
E io?
Fosse per il vecchio panda il mio unico scopo dovrebbe essere quello di riuscire a non creare legami, in modo tale da poter scrivere anche io la storia senza essere minimamente influenzato da nulla.
Povero vecchio…
Oh, ricordo bene quando ancora ero esattamente l’allievo che desiderava, ricordo fin troppo bene il mio arrivo nella sede centrale, nella “Home”.
Ricordo di aver anche pensato qualcosa come “che nome stupido” non poteva essere considerata una casa quella struttura, andiamo! Gli Esorcisti, strappati alle loro vere case da bambini e portati in quel luogo in cui sarebbero stati costretti ad allenarsi a diventare dei mezzi privi di anima buoni solo a combattere in una guerra invisibile, trattati dal resto del mondo come dei reietti, come degli emarginati qualsiasi.
Mha, mi sembrava tutto così assurdamente forzato…
Poi però ricordo com’è andata avanti, ricordo la mia prima missione, ricordo il calore dei compagni che in quell’occasione avevano combattuto al mio fianco, ricordo i Finder che pur non sapendo chi io fossi si gettarono a farmi da scudo andando in contro a morte certa… ricordo le sensazioni provate, ricordo la paura, il senso di impotenza.
Ricordo il terrore provato durante il confronto con Hebraska, ricordo la paura di non essere all’altezza, e poi ricordo lei, lei che più di ogni altro essere umano fa per tutti di quell’inquietante antica struttura la “Home”.


-Tu sei novo, vero?-
Il rosso annuisce quasi stancamente, senza sollevare lo sguardo verso quella voce amichevole, sperando di scoraggiarla, sperando che sprizzando indifferenza da tutti i pori lo lascino finalmente da solo.
Ma lei non demorde.
-Scusa, sono appena tornata alla Home, non ho ancora potuto salutarti come si deve-
Solo a quel punto lui solleva lo sguardo, e quello che vede gli stringe il cuore in una morsa fortissima che gli impedisce di proferir verbo, e non può fare altro che ricambiare il sorriso che lei gli sta rivolgendo.
-Benvenuto a casa, io sono Lenalee-
Dice, mentre si avvicina ancora per tendergli la mano e scaldarla con la propria quella di lui.
-io sono Lavi, l’allievo di Bookman-
Si presenta il rosso, sorridendo e grattandosi la nuca con la mano libera.
Lei ride, e la sua voce cristallina viene immagazzinata dalla mente analitica del ragazzo come il suono che più di ogni altro rappresenterà la sua casa.
È la prima volta che si sente così, e anche se sa che è sbagliato, quello che sente gli piace.
-come hai detto prima sono nuovo, che ne dici di farmi vedere questa vecchia catapecchia?-
Domanda il ragazzo. Lei gli rivolge uno sguardo di rimprovero, come per ammonirlo sul non chiamare mai più la sua amata casa in quel modo, ma annuisce e gli mostra tutto l’edificio.

-Dai Lavi! Sbrigati, vieni con me, altrimenti ti perderai la cosa migliore!-
Esclama la ragazza mentre si affretta a salire l’ennesima rampa di scale, correndo come se fosse stata alla prima.
Lavi, un po’ in dietro rispetto a lei, non può fare a meno di ammirarla ancora, per la sua forza di spirito, per il suo senso della famiglia, che, come lei gli ha spiegato già durante quella giornata, comprende tutti i membri dell’Ordine.
È un’esorcista anche lei, ma Lavi vede che è molto giovane, probabilmente più di lui.
Si vede anche che è molto esperta, e all’occhio di Lavi non è sfuggita quella luce che ha illuminato gli occhi castani e profondi della ragazza mentre parlava di se stessa, quella luce che più di ogni parola gli ha spiegato quanto lei debba aver già sofferto.
Perso in questi pensieri Lavi non si rende conto di essere arrivato in cima alla torre più alta fino a che non vede che Lenalee è scomparsa dietro un portone dall’aspetto molto pesante che in quel momento è ancora socchiuso.
Così si affretta e corre a raggiungere la ragazza, ma prima ancora di vedere lei quello che gli mozza il fiato è lo spettacolo che si presenta davanti ai suoi occhi: il tramonto sta dipingendo il cielo e le nuvole di tutte le tonalità di rosso e rosa di cui lui abbia mai avuto notizia, e le nuvole hanno assunto un colore unico al mondo, mentre il loro contorno è diventato oro vivo.
Le montagne, le colline, i boschi sottostanti sono macchie nere illuminate a sprazzi dal rosso degli ultimi raggi di un sole che sta andando a riposare, mentre gli uccelli escono dai loro nidi volteggiando così vicini a loro che se solo volessero potrebbero allungare la mano per accarezzarli.
Ancora senza parole l’allievo di Bookman si volta verso la giovane, che è diventata davvero splendida sotto quella luce così speciale.
Quando si rende conto di essere osservata lei gli regale il sorriso più bello che lui abbia mai visto, e lui non può fare nulla se non provare a ricambiarlo, quel sorriso.
Lenalee allunga una mano verso di lui, che la afferra e si lascia guidare ancora una volta fino alla ringhiera che circonda quella terrazza, dove finalmente si poggia con i gomiti.
-questo è il mio posto segreto, è il luogo solo per me- Mormora la giovane donna senza staccare gli occhi dallo spettacolo che si sta verificando davanti a lei.
-è qui che vengo per stare sola, è qui che corro quando sono arrabbiata, o spaventata.-
Ammette sempre senza guardare l’altro, che, al contrario, non riesce a staccarle gli occhi di dosso, senza essersi ancora ripreso abbastanza per parlare.
-Lo sai Lavi? Non mi sento mai tornata davvero fino a che non vengo quassù e non vedo che tutto quello che è fuori di qui è lontano e non può più fare del male, avvolto tra i raggi del sole o della luna-
Ammette accennando appena ad un sorriso angelico.
-P…perché mi hai portato qui allora? Se è il tuo posto segreto…-
La ragazza si voltò ancora una volta nella sua direzione -Perché nemmeno tu mi sembrava a casa ancora, e non sarebbe stato giusto… ecco, questo era il mio asso nella manica, se non ti ha colpito mi dispiace, ma se invece almeno un po’ ti è entrato nel cuore… ecco, potrebbe diventare anche il tuo, di rifugio, così anche tu finalmente potrai sentirti a casa.-
Fa una pausa, i raggi del sole si stanno spegnando, l’oscurità sta già allungando le sue braccia su quel panorama magico.
-So che sei arrivato poco dopo la mia partenza, me lo ha detto Komui, mio fratello, e sei anche già partito in missione, quindi sei qui già da qualche mese. Eppure sembravi ancora così spaesato che ho pensato… ma forse ho sbagliato…-
Dice la ragazza abbassando il volto, sconfortata dal prolungato silenzio del rosso.
-No!-
Esclama lui nel sentirla così affranta, e lo fa in modo tanto energetico da indurla a sollevare di nuovo il capo per guardarlo nell’unico occhio con fare interrogativo.
Lui le sorride in modo molto più dolce di quello che avrebbe voluto e aggiunge: -No, avevi ragione, sai, per me è così complicato trovare un posto da ritenere davvero una casa… fino ad adesso ho sempre viaggiato in continuazione con quel vecchio panda! Anche questo posto non faceva eccezione, così tetro e buio, così anonimo e freddo…ma qui è diverso, questo… davvero sarei onorato di condividere questo luogo solo con te-
Risponde con un sorriso genuino che gli illumina tutto il volto.
Lei, esuberante, si lascia andare e lo abbraccia forte: ecco, sente di essere stata utile almeno un po’.
E lui si irrigidisce per un istante, sorpreso da quell’inusuale slancio di affetto, ma tutto dura solo l’istante che impiega a mandare a quel paese tutte le remore e la stringe a sua volta, sollevandola da terra e facendola girare, come se la conoscesse da tutta la vita e non solo da poche ore. È felice, è davvero felice di condividere un segreto con qualcuno che non sia quel vecchio rottame con cui ha passato la prima parte della sua vita.




Ed eccomi ancora una volta a varcare la soglia di quella “Home” che all’inizio tanto deridevo.
Respiro profondo. Prima tappa la stanza dove posare i bagagli del viaggio, seconda tappa l’ufficio di Komui, poi a fare rapporto da Bookman… e poi, finalmente, sarò libero.
Che cosa dicevo prima?
Ah, già, quali sono le certezza che muovono gli Esorcisti dell’Ordine Oscuro…
Praticamente all’appello mancavo solo io…
Bhe, anche io ne ho una di certezza al rientro da ogni missione, alla fine di ogni battaglia.
A perdifiato corro lungo tutte le scale della torre, travolgendo gli sventurati che non hanno avuto la prontezza di riflessi di spostarsi, beccandomi una miriade di insulti da Kanda in una lingua che non mi soffermo ad analizzare, causa probabilmente il mio averlo quasi colpito mentre usciva ignaro dalla sua stanza, ma in questo momento non ho la benché minima intenzione di occuparmi di nulla di tutto questo.
Arrivo finalmente in cima alle scale, e riprendo fiato prima di spingere il pesante portone che mi separa dal mio personale spazio.
La luna ormai è alta nel cielo, si deve essere fatto ben più tardi di quello che credevo!
Le nuvole nascondono appena l’astro luminoso dietro un velo pallido, ma non riescono a impedire ai raggi di illuminare l’altro essere umano che si trova qui, in questo angolo di paradiso dimenticato dagli uomini.
Voglio fare silenzio, voglio coglierla di sorpresa, ma prima di avvicinarmi richiudo la porta, curandomi attentamente di far si che non emetta suoni.
Lei mi da le spalle, e non posso fare a meno di notare i suoi capelli che, luminosi, mi fanno sempre pensare alla prima volta in cui li ho visti, e infantilmente ho provato il desiderio di affondarvi le dita, per saggiarne la morbidezza.
Finalmente posso mettere a frutto come si deve tutto l’allenamento che ho fatto in questi anni, e mi avvicino con passo felpato, fino a coprirle gli occhi con le mani, un piccolo rituale che si ripete ormai ogni volta.
Lei sussulta sorpresa, ma dopo solo una frazione di secondo mormora il mio nome, voltandosi nella mia direzione.
Sorride felice mentre le mie braccia la stringono forte e non trattiene una risata (ah, finalmente sono a casa!) mentre la attiro sempre più vicino. Le sue, di braccia, passano attorno al mio collo, e senza abbandonare il sorriso radioso poggia delicatamente le sue labbra sulle mie, che, malgrado tutto, si mostrano molto più affamate di quello che dovrebbero.
Non pare affatto turbata da questo, anzi….
-Bentornato a casa Lavi- sussurra senza nessuna voglia di allontanarsi tanto presto da me. Ah, non ho ancora detto qual è la certezza che mi fa andare aventi? Quella per cui vale la pena rischiare l’osso del collo ogni giorno?
Lei che mi aspetta nel posto “solo per noi”, lei che, nonostante le difficoltà e i pericoli che avremo affrontato entrambi durante le missioni al termine di esse sarà lì a dirmi “ben tornato a casa”



^_^ Fine ^_^









ANGOLINO DELL’AUTRICE
Fiuuu, questa faticaccia è terminata.
Bisogna tener presente che l’ho scritta durante un momento di nullafacenza (in effetti uno dei tanti) durante il periodo in cui ero in Sardegna.
E non potevo andare al mare.
E non avevo la tv. E non avevo internet.
Ergo, non avevo assolutamente nulla da fare, visto che, come se non bastasse, mi avevano lasciato tutti da sola ç____ç
Ecco Lav, adesso sarai contenta spero ù.ù questa cosa l’ho scritta solo per te, che lo sai che Lenalee nemmeno mi piace, quindi vedi di apprezzare.
Non so se c’è bisogno di dire che ringrazio tutte quelle anime pie che hanno commentato le mie fic precedenti della raccolta, e anche quelle anime (seeempre molto pie) che vorranno commentare questa, di storia, anche per dire che, in effetti, sarebbe stato meglio evitare ù.ù qui si accetta di tutto!!!
-^__^-

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Capitolo 5
*** La Fiamma E La Falena- Lavi/Kanda ***


Ecco la LaviKanda! La inserisco comunque in questa raccolta anche se è un pairing molto canon, ma, siamo seri, non potevano proprio mancare! In un certo senso si potrebbe quasi definire un proseguimento della prima shot, ma il collegamente non è fondamentale, solo mi piaceva l'idea che nel momento in cui Lavi va a riprendere quello Yuu in stato catatonico per il bacio che gli ha dato Tiki questi due fossero già amanti...

Devo dire che la storia è stata scritta un sacco di tempo fa, ascoltando una canzone di Branduardi chiamata appunto “la candela e la falena”. Ovviamente, la canzone è abbastanza triste, ma la storia ha mantenuto solo un po’ di quella malinconia… almeno per come la vedo io.
È inutile aggiungere altro, buona lettura ^^





...... La Fiamma e la Falena .......






Fugace…



La vita stessa è talmente effimera che, talvolta, stento a credere ci sia davvero qualcosa, che ci sia un Dio che l’ha creata così sottile e inconsistente, senza lasciare quasi nessun appiglio sul quale si possa far affidamento durante la corsa inarrestabile del tempo che scorre.

…Inesorabile



È questo che ho imparato, vivendo ogni istante su un campo di battaglia più o meno dichiarato.
Non mi lascio più sfuggire nessuna occasione, ignorando ciò che ne potrebbe comportare.
E proprio come la vita, anche qualsiasi altro suo aspetto perde di consistenza e si assottiglia, diventando simile a fumo grigio che si disperde nell’aria, perde significato, perde realtà.

Sparisce senza lasciar traccia,
se non un vago ricordo



Per questo, quando ho avuto la possibilità di aggrapparmi a lui l’ho fatto, senza considerare le conseguenze a cui quel gesto mi avrebbe portato.

La verità è che non mi è mai interessato…

Il volto perfetto della persona che dorme al mio fianco, il suo respiro contro la mia pelle, persino i suoi capelli lunghi, sciolti solo per me… sembra perfetto, eppure se solo mi azzardassi ad allungare una mano per provare a raggiungere quella perfezione per renderla reale, allora tutto svanirebbe, so come è fatto, non mi permetterebbe neppure il lusso di sfiorare con la punta delle dita la sua pelle bianca, priva di cicatrici.

Ma marchiata in modo indelebile, così dolorosamente reale...



Un solo dono, un’altra maledizione



Eppure è profondo quello che ci unisce.
O semplicemente sono solo io che, incapace di sopportare all’infinito la solitudine, fingo di credere che ci sia davvero qualcosa…
Di sicuro non lo chiederò a lui… non stento ad immaginare la sua reazione, lui che anche ora tiene ostentatamente gli occhi chiusi e finge di dormire aspettando che anche io cada nel sonno, in modo da poter scivolare via senza essere visto e tornare nella sua stanza a sentirsi sporco e sbagliato, un debole che non è stato in grado di gestire i propri istinti.
È un piccolo rituale che si ripete ogni volta, e allora magari potrei assecondarlo e fingermi addormentato anch’io….

Forse potrei…
Ma stavolta proprio non voglio.


È troppo bello vederlo così, abbandonato e ancora nudo accanto a me, tanto che per una volta non mi importa che voglia fuggire…
E poi, magari se resta così ancora qualche minuto si addormenta davvero, e forse potrò averlo con me durante tutta la notte e svegliarmi al suo fianco…

Lo spero…
Mi illudo una volta ancora



Ma anche la mia stanchezza è da considerare, non riesco a tenere a lungo gli occhi aperti e non ho neppure la sua decisone, così mi lascio cullare da quel suono dolcissimo che è il richiamo del sonno, e scivolo attraverso mondi infiniti per approdare sulla terra dei sogni, dove Yu cesserà di sfuggirmi dalle mani ogni volta, causandomi una ferita ogni giorno più profonda.
Al mattino, prima ancora di riaprire gli occhi, lo sento… il freddo del letto vuoto.
Probabilmente piangerei, se non fossi ormai rassegnato a questo destino che mi sono scelto.
Sarò solo; a quanto pare è questo quello che mi aspetta.

Se non sapessi come stanno le cose
Penserei sicuramente di essere masochista



Lo incontrerò per i corridoi o durante le missioni, ma non mi dedicherà nulla di particolare, non farà che guardarmi con freddezza e con espressione severa, e quella che rivolgerà a me sarà forse più dura di quelle destinate ad altri, perché io conosco ormai la sua debolezza.

Poi sento…una voce?



- Lavi? Oi Lavi, ci sei?-
- Oh sì Lenalee… ero solo…-
- Perso nella contemplazione-. conclude la ragazza.
Sorrido, un sorriso un po’ triste, e annuisco.
- Lavi, lo sai anche tu che questa cosa ti fa solo del male! È…è come se cercassi di gettarti tra le fiamme solo per avere un po’ di calore!-
- E allora speriamo che siano fiamme molto calde-. Mormoro con un nuovo sorriso.
Lei non sembra affatto convinta. – è solo un’illusione quella in cui stai vivendo, e non può durare, lo sai benissimo. Ti fai del male a continuare questa storia, e non puoi davvero fingere di non accorgertene! Credimi se ti dico che capisco il tuo bisogno, ma non puoi affidarti a Kanda per questo!– esclama lei, tutta infervorata.
- Non è il dolore che cerco, ma tutto quello che c’è prima, anche se il dolore c’è, è innegabile…Ma io…io credo di non poterne più fare a meno.- Lenalee scuote la testa, rattristata dal mio atteggiamento.
- Sembra che tu accetti di buon grado tutto quello che ti sta capitando, ma temo che un giorno ti farai male davvero… se Bookman venisse a sapere qualcosa…-
- Forse sono come quelle farfalle notturne, hai presente?- dico io, per interrompere quel discorso che non voglio sentire. Lei annuisce senza capire.
– Si avvicinano alle fiamme, passano tutta la loro vita a volteggiargli intorno, anche se sanno che quel calore presto o tardi brucerà le loro ali conducendole inesorabilmente alla morte-. mormoro rivolgendo un’occhiata furtiva in direzione di Yu, e inaspettatamente lo vedo mentre spia di nascosto nella mia direzione.
- Loro sono felici così… anche se sanno di morire, di farsi molto male-


E sorrido, mentre osservo Yu.



E lo smeraldo si perse nella notte di quello sguardo.

Chi perderà?



Non prendiamoci in giro, sappiamo entrambi come andrà a finire







Allora, chi si propone per rispondere al quesito di Lavi?
Sinceramente io non mi ricordo, è un secolo che ho scritto questa cosa!
Comunque che ve ne pare? Lo lasciate un commentinoinoino?
Prima però bisogna ricordarsi di ringraziare Lav, la mia beta preferitissima, anche se è brutta e cattiva, e simo19 che, aq quanto pare, ha apprezzato la LaviLeena ^^ sono contenta che quella fic ti sia piaciuta ^^

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Capitolo 6
*** Over Your Shoulder- Kanda/Allen ***


In un’AU in cui Kanda convive con Allen sorge un piccolo problema… per quale motivo l’occhio del nostro piccolo albino dovrebbe avere i guai che ha?









―Over Your Shoulder―







Il suono, secco, nitido, concreto, della chiave che gira e della porta che si apre, concedendomi per un momento la piena visione di quello che succede sul pianerottolo davanti al nostro appartamento, l’occhiata che quella ragazza gli rivolge, come se volesse mangiarselo con gli occhi, i borbottii sconnessi di qualcuno che vorrebbe insultarlo per la sua noncuranza di tutti quelli che lo circondano ma che non ha il coraggio di farlo se non quando lui gli ha già voltato le spalle, gli sguardi estasiati di quella signora che non fa che guardarlo ogni volta che può.
Forse è un po’ tirato il mio sorriso, ma lui nemmeno se ne accorge, dato che dopo aver gettato malamente il cappotto lungo su una sedia si avvia subito in bagno, senza neppure degnarmi di un’occhiata veloce.
Lo so che non mi vuole affrontare, che ancora non vuole farlo.
Non faccio altro che stringermi di più nella mia coperta rannicchiandomi in posizione fetale fingendo di provare interesse per quelle figure forzate che si muovono dentro la tv.
Sento il rumore dell’acqua, sento lo scroscio della doccia e capisco che non verrà da me.
Quanto ho bisogno di lui in questo momento… quanto vorrei semplicemente che venisse da me, stringendomi forte in uno di quei suoi rarissimi abbracci…
Mi alzo, lentamente, con un gran sorriso sulle labbra, ed entro in quello stesso bagno, aspettandolo lì, dove non potrà più scappare.
Qualche minuto e la doccia viene chiusa, e colui che vi si trovava dentro esce dopo aver afferrato l’asciugamano che avevo preparato per lui.
«Com’è andata oggi Yu?» Chiedo mentre continuo ad osservarlo nella sua perfezione.
Si friziona i capelli e ancora non mi guarda «Come al solito. Che cosa credi possa fare di diverso?» esclama quasi stizzito.
Ritorna il silenzio, e la sua incapacità di guardarmi mi stringe il cuore in una morsa tremenda.
«E tu non mi chiedi com’è andata?» Provo a chiedere a bassa voce.
Lui non da segno di avermi sentito, ma so che non è così.
Non riesco mai a capire il suo atteggiamento, non riesco a capire i suoi sbalzi d’umore o tutta quella freddezza che tal volta si ostina a mostrare anche a me.
«Sono andato a ritirare i risultati delle analisi Yu. Ho anche provato a rifare gli esami, ma alla fine pare che la risposta sia sempre la stessa, al di la del medico che interpello…» continuo. Non riesco a capire se gli importi davvero… non riesco più a capire se sono solo io che mi ostino a voler mantenere in piedi quest’assurda farsa nel tentativo di avere qualcosa a cui aggrapparmi.
Lui continua a ignorarmi mentre si riveste, ma l’ho visto, l’ho visto quel brivido che gli ha attraversato la schiena quando ha sentito le mie parole.
Perché lui sa a cosa mi riferisco, ha capito perfettamente che non sto scherzando, che a questo punto c’è una sola via d’uscita.
«…Quindi?» mormora pianissimo, mentre ancora mi volta le spalle dopo un silenzio lungo e interminabile.
Sospiro. «Il medico ha detto che la cosa migliore è operare il prima possibile… sai bene cosa significa» dico abbassando lo sguardo con un sorriso mesto sul viso.
Lo sento sussultare, stavolta non è stato capace di trattenersi.
Mi si fa vicino, si siede accanto a me senza parlare.
Azzardo uno sguardo nella sua direzione: ha la testa china, i capelli neri gli coprono in parte il volto, ma la sua espressione è impossibile da confondere.
Improvvisamente mi sento colpevole di tutto quel caos di emozioni che lo sta sconvolgendo, al punto che non è più in grado di nasconderlo.
«Hei… sapevamo che sarebbe andata così… non speravo davvero in un parere differente…» provo a dire mentre con una mano cerco di scostargli i capelli per accarezzargli una guancia.
«Non preoccuparti, andrà tutto bene―» non mi fa finire la frase, mi scosta bruscamente la mano e si alza in fretta.
L’odore del suo shampoo si spande per tutta la stanza, e un’improvvisa malinconia mi colpisce; per la prima volta la possibilità di perderlo si fa davvero concreta, e comincia a vivere di vita propria all’interno di me.
«Ma che― Che cosa stai facendo?! Non ti rendi conto di quello che dici?» chiede, improvvisamente in preda ad una rabbia che stento a comprendere.
Si gira di nuovo, non mi guarda mentre parla.
«Parli come se fosse tutto facile, parli come se avessi bisogno di essere consolato! Va a farti un giro per favore, non la voglio la tua pietà! E per cosa poi? Me lo spieghi Moyashi? Mi spieghi per quale motivo ti faccio tanta pena?!» chiede sibilando.
Ed io mi ritraggo e tremo, quasi, di fronte a quella sua improvvisa esplosione.
Abbasso gli occhi e mi mordo un labbro per non farmi prendere dall’ansia, per non cedere alle lacrime che si sono accumulate dietro le palpebre.
«È una situazione… scusa, non so come gestirla. Solo… solo vorrei non farti preoccupare. E perdonami se ti sono sembrato uno sciocco ma davvero io…» balbetto in modo incoerente, senza rendermi conto che si è inginocchiato davanti a me se non quando sento le sue mani sulle mie, strette convulsamente ai pantaloni.
Chiude gli occhi, non vuole incontrare i miei, e poggia la testa sulle mie gambe lasciandomi tanto stupito che quasi non mi ricordo di respirare.
«Co― che ti ha detto il dottore?» domanda con voce spezzata, senza essere più capace a dissimulare quello che prova.
È cambiato tanto da quando stiamo insieme, è cambiato davvero, fino a qualche tempo fa non si sarebbe mai esposto così…
Mi viene di nuovo da piangere se penso che sono solo un peso in più sulle sue spalle, se penso che non sono altro che un ulteriore fastidio nella sua vita già fin troppo dolorosa.
Socchiudo gli occhi anche io, per la prima volta davvero consapevole di quello che sto vivendo «In tutto questo pare siamo stati fortunati… il tumore è operabile… è circoscritto alla retina sinistra anche se è― basterà asportare l’occhio non… non sono previste complicazioni» dico, iniziando ad accarezzare i suoi capelli bagnati.
Ho paura, ma come posso dirglielo? Come gli dico che appena me lo hanno riferito, appena non mi hanno detto che non avevo scampo lo avrei voluto avere lì, per potermi appoggiare ancora a lui?
Oh no, non sarebbe da me fare qualcosa del genere, non sarebbe da me chiedergli una cosa simile.
«Perderai l’occhio…» sussurra sulle mie gambe.
Sorrido appena «Se è per questo dopo ci sarà anche la chemioterapia, perderò anche i capelli. Mi chiedo se a quel punto non ti chiederai se per caso non ti sei messo con una specie di mostro» provo a scherzare, ma solleva il volto di scatto e mi guarda con occhi severi.
Lo so che non dovrei scherzare su una cosa così, ma cosa devrei fare?
Tiro su le mani in segno di resa, senza togliermi dalle labbra un sorrisino timido.
«Queste cazzate lasciale a Lavi per favore» dice di rimando prima che io annuisca lentamente.
Poi si alza e mi prende per mano, inducendomi a fare lo stesso.
«Per il momento, però, possiamo anche non pensarci»



E quella sera Yu continuò a baciare senza sosta il viso del suo Allen come non si era mai concesso di fare, continuò a vezzeggiarlo e a coccolarlo in una maniera a lui del tutto estranea, dovuta, forse, all’idea di poterlo davvero perdere senza avergli fatto capire ogni cosa.
Quella notte Yu continuò ad amarlo senza sosta, continuò a stringerlo a se senza dirgli una sola parola, senza inquinare quel silenzio riempito solo di loro due.
Quando Allen si addormentò rimase a vegliarlo, accarezzando appena i capelli bianchi e soffici del compagno.
«Tsk, stupido Moyashi… lo so cha andrà tutto bene. Ma tra noi due, almeno tu, non nascondermi la tua paura… non devi sopportare tutto da solo» sussurrò prima di sprofondare anche lui nel sonno, senza chiedersi perché riuscisse a dire quelle cose solo quando il compagno non poteva sentirlo.






*angolino dell’autrice*
Ebbene, rieccomi ù.ù
Ci tengo a sottolineare che so perfettamente che questi personaggi sono ooc all’inverosimile, però mi sono usciti da soli… innanzitutto ci volevo mettere Lavi al posto di Allen, ma qualcuno me lo ha impedito tassativamente, così… ecco la prima comparsa di Allen in questa raccolta!!
Perfetto, ora passiamo alle cose serie: sono molto contenta che “La Fiamma E La Falena” sia piaciuta ^^ ci tenevo a ringraziare nello specifico NemuChan , Ermellino e AlinorRed , vi ringrazio immensamente per i complimenti, mi fa piacere che qualcuno abbia apprezzato la fic -^^-
Detto questo aggiungo solo un paio di cose: innanzitutto la storia del cancro alla retina mi è venuta in mente quando ho saputo che l’ha avuto una ragazza a scuola da me… e lei ha dovuto fare l’operazione e mettere l’occhio di vetro, e poi, nella mia mente malata questa cosa va a finire bene, anche se in modo un po’ malsano forse… comunque, che cosa rispondereste a Kanda?? È una persona complicata lui… povero caro…


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Capitolo 7
*** Se Solo-Aleister/Miranda ***


Allora, prima di lasciarvi alla lettura di questa storiellina improbabile, nata solo dalla mia *idiota* voglia di postare qualcosa, ci tenevo a ringraziare Lav_92 e BloodberryJam che hanno commentato la KandAllen, storia che credo essere decisamente migliore di questa, nata per pura noia. Ok, detto ciò vi lascio a questa flash fiction senza pretese, sperando che qualcuno decida di arrivare fino a fondo pagina.
Detto questo credo proprio di poter togliere il disturbo, au revoire!

















Se Solo…









Se solo Lavi the Bookman avesse avuto il coraggio di farsi avanti, le avrebbe potuto dire che quella pioggia non era il frutto delle lacrime di Dio che piangeva per la sua morte.

Se anche Allen Walker avesse avuto la capacità di avvicinar lesi, non avrebbe avuto il coraggio di prendersi la colpa anche di quella morte.

Se solo Yu Kanda avesse avuto ancora il controllo della propria freddezza avrebbe potuto afferrarla con forza e trascinarla via, semplicemente per evitare di metterli ancora in pericolo.

Se il senso di colpa di Komui Lee non fosse stato così schiacciante, avrebbe senza dubbio chiesto a Miranda di smettere di piangere, perché, in fondo, la colpa di tutto era ancora una volta sua.

E Lenalee, ancora una volta, avrebbe voluto avere la capacità di avvicinarsi alla sua amica, anche se così facendo avrebbe violato quell’aurea quasi mistica che circondava il suo dolore, per poterla riportare alla “Home” e, egoisticamente, chiederle di ricominciare a vivere senza quell’unica persona che nella sua vita l’avesse fatta sentire davvero speciale.



Eppure nessuno di loro ci riusciva, nessuno di loro riusciva a superare quel confine che li separava da lei, che piangeva, e tremava, e stringeva convulsamente il corpo gelido di Aleister.

E Miranda non riusciva a ripetersi che se fosse stata più forte, se avesse avuto un potere maggiore sarebbe riuscita a salvarlo, o almeno a farlo vivere ancora di più, un po’ di più, un istante ancora…

Così la scena restava statica nella sua perfezione, estrema manifestazione di un dolore indicibile, unico e irripetibile nella sua totalità.












*ANGOLINO DELL’AUTRICE*
Allora, sono consapevole del fatto che questa storia sia un po’… come dire… triste, ma non immagino assolutamente nulla di diverso con questi due come protagonisti. In fondo sono così soli e malinconici che non possono che essere perfetti insieme, e non possono che fare una brutta fine ù.ù
Adesso, immagino che non ci saranno molti commenti, anche perché, che cosa si vuole commentare su una cosa così?
Però anche solo un commento sul tipo di coppia sarà apprezzato U__U adesso credo di poter anche togliere le tende, quindi me ne vado ù.ù
Lasciate un commentino-ino-ino se avete due minuti ^^

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Capitolo 8
*** Novità- Tiki Mikk/Cross Marian ***


Allora, ecco che la TikiCross è venuta fuori, anche se mi rendo perfettamente conto che sia una storia mediocre e *decisamente* banale ù.ù
Comunque la volevo scrivere, è stata una specie di sfida personale, e per riuscire a tirare fuori qualcosa ho dovuto spostare i personaggi in un’AU (anche perché credo non si siano mai nemmeno visti nel manga), oppure in una sorta di what if, in cui si conoscono prima della trasformazione di Tiki in Noha, anche perché altrimenti che razza di generale è Cross che non si accorge di un Noha nemmeno quando ci va a letto scusate?
O__O sì, li ho fatti finire a letto insieme, anche se la storia non entra in dettagli scabrosi.
… altrimenti che cosa gli facevo fare? Sono decisamente due edonisti, che cos’altro possono avere in comune??
Adesso passerei a ringraziare in primis BloodyKamelot, il tuo commento era fantastico, sono contenta di aver raggiunto il mio scopo nel creare quelle coppie, anche perché ad esempio per scrivere la KandaKomui ci ho impiegato una marea di tempo… nono sapevo come fare!! Ç__Ç sono molto più complicati da gestire di quello che sembra, sai? E così via dicendo per tutte le altre. E la coppia Tiki Cross come la vedi? Meglio di Tiki Lavi? Va beh, spero continuino a piacerti le mie storie ^^
Poi c’è da ringraziare anche Hanako_chan, sono così contenta che la KroryMiranda ti sia piaciuta >////< come per altre ci ho messo un secolo a scriverla, ma per un motivo diverso: volevo che quello specifico capitolo facesse venire fuori come vedo quei due, e ci tenevo che fosse fatto per bene. Come al solito non sono stata esattamente soddisfatta del risultato, ma sai com’è… non credo che in questa raccolta scriverò altro su loro due come coppia, ma magari una onoe-shot…
Adesso in ultimo volevo ringraziare Anasy90, che ha aggiunto la fic tra preferiti, e Domiko Lawiliet, che l’ha aggiunta addirittura tra preferiti: mi fa davvero piacere, ma sarei contenta di sapere nello specifico che cosa ne pensate!
ADESSO VI LASCIO ALLA STORIA ù.ù
Ah, il titolo vuol dire “novità” in portoghese… fatemi sapere che ne pensate ^__-









…Notícias…







Sbuffa, mentre si gira sul fianco, per cercare di trovare una posizione che ameno alla lontana si possa definire comoda, perché, diamine, ha passato tutta la notte a rigirarsi senza riuscire a dormire per più di cinque minuti di fila, dannazione!
In effetti, se pensa a quello che l’ha tenuto sveglio per tutta la notte non si sente più così frustrato.
In quel momento si sente ― quasi quasi gli pesa ammetterlo― decisamente soddisfatto.
Bhè, Tiki Mikk poi non è di sicuro uno di quegli uomini che si accontentano facilmente, neppure quando si abbandona a quel vortice di lussuria che finisce per travolgerlo puntualmente quando vede un bel fondoschiena ― e no, non importa che il padrone di quel bel culo sia un uomo o una donna, trova sempre il modo di godersi una serata.
Certo, se ci pensa, in quel momento si sente un tantino punto nel vivo: di solito non c’è persona che riesca a resistergli, lui è un cacciatore impalcabile, e tutti prima o poi capitolano sotto il suo ammaliante sorriso.
Eppure quella volta, per la prima volta, la preda è stato lui.
E, maledetto sia quel sensuale straniero, ancora non sapeva se esserne felice o meno perché, sì, aveva goduto, ma adesso ancora non riusciva a sdraiarsi sulla schiena senza sentire quel pizzicore così fastidioso ― no, non lo avrebbe chiamato dolore.
Spia al di la della sua spalla, come per accertarsi che quell’uomo sia ancora lì.
C’era, maledizione. Non se n’è andato, è ancora lì, e quel maledettissimo seduttore se la dormiva della grossa, beato come un bambino dopo la sua nottata di sesso con un estraneo che, per quello che ne sapeva lui, avrebbe anche potuto ammazzarlo per fregargli quei sodi che aveva fatto vincere all’albino che all’inizio della serata lo aveva accompagnato.
Si gira di nuovo, provocando nel compagno di letto un sonoro sbuffo.
Indispettito per quel sonno che non riesce ad ottenere per colpa sua, Tiki Mikk si gira ancora, facendo molto più rumore di quello che la sua innata grazia gli permetterebbe anche in una situazione come quella, tirando poi a se anche le lenzuola leggere che li coprono in quel caldo autunno portoghese.
Vedendo che comunque quello continua a godersi il meritato riposo, inizia a sbuffare anche lui, e, alla fine, si alza.
Non ne può davvero più di rimanersene lì, inerte e con quel fastidioso –sì, solo un leggero fastidio cerca di convincersi- pizzicore che si propaga dal fondoschiena, così se ne va, completamente nudo, ad osservare quell’alba che gli sembra davvero banale e insensata, che però tinge di rosso tutto il mare davanti alla finestra della stanza, e sembra proprio un mare di sangue, e sembra quasi che si rifletta su tutto quello che lo circonda.
Non lo vede nessuno, così sogghigna, e quel sorriso sembra malvagio e crudele e spa ventoso, e fa davvero a pungi con la perfezione dei lineamenti, e la bellezza quasi surreale del suo corpo perfetto che pare fatto apposta per essere venerato, e, Dio, non sembra poi così sbagliato che un corpo così non riesca a trattenere la passione che ogni volta lo sconvolge, e quel corpo sembra una macchina per dare e ricevere piacere ― puro piacere fisico, ovvio.
Mentre continua a guardare si perde in quel mare di sangue, e non ci pensa a tutte quelle persone che tra poco cominceranno a comparire, perché al porto di Lisbona vive col sole e le navi partono e arrivano sempre.
«Già sveglio eh? Che c’è, ieri non ti ho stancato abbastanza?» anche se non se l’aspettava, quella voce che l’ha colto alle spalle, non ha nessuna intenzione di dargli anche quella vittoria e non fa una piega.
«Strano, qualche ora fa mi sembravi così soddisfatto…» dice ancora con quel tono strafottente che ha usato dall’inizio, e anche se non si vuole girare Tiki lo sa che sta sorridendo sotto i baffi, lo sa che non gli deve rispondere, perché quello è veramente troppo pieno di se ―perfino più di lui― e che il suo immenso ego non ha bisogno di conferme.
«Ancora non te ne sei andato?» decide di rispondere, così almeno non deve davvero raccogliere quelle assurde provocazioni.
Sente che quell’altro gli si avvicina di più, e che dopo avergli spostato i capelli che gli ricadono leggermente sulla schiena ricomincia a baciargli il collo.
«col sole sembri quasi umano… che c’è, il tuo lato animale si risveglia con la notte?» chiede fingendo che quelle labbra che risalgono lungo il suo collo, che sfiorano leggere tutti quei punti segnati dai denti e dalle unghie solo qualche tempo prima non lo stiano per mandare fuori di senno.
Non lo capisce, Tiki, per quale stramaledetto motivo non riesca a trattenersi con quell’uomo, non capisce quale sia l’incantesimo che esercita sul suo corpo che, vincendo le sue resistenze, si farebbe volentieri plasmare da quelle mani che sono così orribilmente sensuali.
Eppure sono grandi, sono segnate dal lavoro manuale, sono decisamente virili, non hanno nulla a che vedere con le sue che sono così curate, le mani di un uomo vanitoso fino quasi all’ossessione, però sono così calde quando percorrono il suo corpo nudo…
«Secondo te me ne vado adesso?» domanda ancora Marian Cross, staccando leggermente le labbra dalla spalla del suo bel compagno, assaporando per un istante solo il brivido di malcontento che quell’essere bellissimo non riesce proprio a non farsi scappare.
«Tu che fai? Te ne vai quando il corpo che ti ha regalato la più bella scopata della tua vita se ne sta in piedi davanti alla finestra aperta, nudo come mamma l’ha fatto, ancora caldo di sesso e con i segni che gli hai lasciato ancora belli rossi?»
Domanda retorica, ovvio.
Gli piace da matti l’idea di questo gioco, di questo fingere di non capirsi, questo far finta di essere innocenti e privi di malizia. E allora giocherà anche lui.
«E quindi che vuoi fare adesso? Non possiamo mica ricominciare da capo, sono uno esigente io, due volte lo stesso gioco… mi annoia.» ribadisce provocandolo, mentre si riscuote dal suo stato passivo e si gira, iniziando a mettere in pratica la sua ars amandi, facendo scorrere le mani in modo pigro sulle cosce muscolose dell’altro uomo, stimolando con finta – fintissima- innocenza tutti quei punti sensibili che aveva imparato a conoscere dati i suoi decisamente numerosi incontri di quel tipo.
«Mmh, pensi davvero di poterti annoiare?» chiede ancora Cross, questa volta è lui che deve rimanere fermo a farsi torturare da quelle mani esperte sicuramente quanto le sue.
«Sono uno esigente, mi sembrava te ne fossi accorto…» ripete mentre con le labbra è sceso sul petto ampio di Cross, e adesso è a lui che tocca baciare ogni porzione di pelle arrossata, perché anche lui ne ha lasciati, di marchi, e anche lui ha tutte le intenzioni di sottolineare al proprietario di quei segni che non sarebbe stato facile metterlo letteralmente sotto di nuovo
. E Cross proprio non ce la fa a non gettare indietro la testa estasiato dal tocco di quella lingua impertinente, e lo sa che quel piccolo maniaco approfitterà di quel vantaggio, e nel momento in cui sente il sorriso di quel portoghese così eccezionale sa di aver perso quella battaglia, e allora si lascia andare a quelle mani che lo accarezzano ancora pigre ed estremamente sensuali.
«Mi sa che adesso sarai tu ha provare qualcosa di nuovo…» mormora malizioso Tiki, orgoglioso della sua vittoria, mentre trascina nuovamente all’interno della sua semplice camera un Marian Cross dallo sguardo già annebbiato dall’eccitazione, e freme all’idea che finalmente potrà rendergli pan per focaccia, beandosi all’idea che mai vendetta gli è stata più dolce.

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