Again..? di Myrtle Y (/viewuser.php?uid=90855)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** . ***
Capitolo 2: *** Ricordi ***
Capitolo 3: *** Si torna a casa parte 1 ***
Capitolo 4: *** Si torna a casa parte 2 ***
Capitolo 5: *** Che succede Harry? parte 1 ***
Capitolo 6: *** Che succede Harry? parte 2 ***
Capitolo 7: *** Che succede Harry? parte 3 ***
Capitolo 8: *** Hogwards parte 1 ***
Capitolo 1 *** . ***
La storia è la stessa di quella che stavo scrivendo prima ma
ci sono stati problemi con quel file quindi ecco che la riporto in un
altro. Ringrazio chi ha recensito, chi mi ha messo nelle preferite e
chi legge. Spero vi piaccia e che continuate a seguire il racconto..!
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Capitolo 2 *** Ricordi ***
Ancora quella luce verde. Ancora quell’urlo. Il suo nome gli
rimbombava nella testa. Si svegliò di soprassalto. La testa
gli
faceva male, un dolore strano, portò la mano alla cicatrice
sulla fronte e si rese conto che non era più vivida come
prima.
Il dolore era solo un brutto ricordo, ci pensò meglio e si
accorse che la cicatrice non gli faceva più male, da circa 5
ore. Allora quel mal di testa? Sarà stata la stanchezza.
Si guardò intorno e tutto quello che vide furono le tende
rosse
del letto a baldacchino. Era ancora a Hogwards, l unico posto che era
riuscito a chiamare casa da quando aveva un anno. Aprì le
tende
e vide nel letto di fronte un ammasso di capelli rossi. Ron dormiva
come un sasso a bocca aperta. Quella visione lo fece sorridere. La
tana. Ecco qual era stato il secondo posto che poteva chiamare casa. La
famiglia Weasley era sempre stata come la sua famiglia. Molly, Arthur,
Charlie, Bill, Percy, Ron, George, Fred.. Gli venne un groppo in gola.
L’ultima volta che aveva visto il gemello Weasley era per
terra
senza vita accanto a una cinquantina di persone che avevano combattuto
per la libertà. Per uccidere Voldemort. Accanto a Fred
c’erano anche Lupin e Tonks. Pensò al figlio,
Teddy, di
appena un anno. Proprio come lui era rimasto orfano a
quell’età. Sentì il cuore stringersi
per suo
figlioccio e per i genitori che si erano amati tantissimo. Ginny. Si
ricordò di Ginny. Quante cose aveva da dirgli, gli venne da
alzarsi e correre da lei ma pensò che anche lei aveva
diritto a
riposarsi. Quell’ultimo anno lontano da lei era stato
così
difficile. Ma ora si rendeva conto più che mai che la sua
scelta
era stata giusta. Non avrebbe potuto rischiare di metterla in pericolo.
Ma ora? Ora nulla gli impediva di passare il resto della vita con lei.
Vide anche gli altri suoi compagni di stanza: Seamus, Dean, Neville..
Neville che era stato davvero coraggioso. Era stato lui che aveva
ucciso Nagini, l ultimo Horcrux di Voldemort. E poi Hermione che ora
sicuramente dormiva nel suo letto nei dormitori di fronte. Tutti quelli
che aveva visto morire per causa di Voldemort gli corsero di fronte..
il padre, la madre, Cedric, Sirius, Silente e ora tutte quelle persone
che si trovavano nel pavimento della sala grande. Ora però
nessuno sarebbe più morto a causa del mago oscuro
più
potente che aveva diffuso terrore anche nel pronunciare il suo nome.
Non c’era più. Era lui, Harry, che aveva ucciso
Tom
Riddle. Si sdraiò di nuovo e cadde in un profondo sonno. Era
stanco.
Una luce lo fece svegliare. Si era dimenticato di tirare le tende.
Sentiva delle voci, voci famigliari, provò a girarsi nel
letto
ma si scontrò con una figura che era seduta accanto a lui.
Prese
gli occhiali tondi dal comodino, li inforcò e
riuscì a
identificare la figura. Aveva dei capelli lunghi, rossi, occhi castani
determinati come sempre e un sorriso compassionevole.
“Buon giorno, o pomeriggio dovrei dire visto che sono le
tre”.
La sua voce era strana, quasi rotta dal dolore ma contemporaneamente
felice per trovarsi lì.
“Ginny..”
Non vedeva l’ora di vederla e ora che era lì non
gli sembrava quasi vero.
“io non.. tu.. insomma noi.. e gli altri..
Voldemort..”
“Io tu egli noi voi essi..! Ti sei dimenticato come si
parla?!”
Ron si era avvicinato al letto insieme ad Hermione. Erano loro le voci
familiari che aveva sentito prima. Avevano un’aria
spensierata,
quasi non riuscissero a convincersi di quello che era successo. Si
guardarono tutti per un momento e scoppiarono a ridere. Harry non
capiva come facessero a ridere ancora dopo tutto quello che era
successo. Poi pensò che la vita va avanti e che gli eroi che
erano morti in guerra avrebbero voluto che festeggiassero la vittoria
contro il male visto che erano morti per ottenere quello.
Scesero nella sala grande, i corpi senza vita erano stati spostati,
Harry non sapeva dove. Quasi gli leggesse nel pensiero Hermione gli
disse che erano stati sepolti e che alle 5 ci sarebbero stati i
funerali. C’erano ancora persone che gironzolavano nella
sala,
alcuni in silenzio, altri parlavano. Avevano già festeggiato
ma
Harry dormiva. A quanto pare si era svegliato troppo presto
però
poi quando si era riaddormentato aveva dormito parecchio.
Passarono le due ore fuori, nei giardini del castello, vicino al lago.
Era l ultimo giorno di permanenza a Hogwards, la mattina del giorno
dopo sarebbero tornati a casa. Sedersi nell’erba verde con i
suoi
amici vicino gli ricordò i momenti passati lì a
ridere,
scherzare , quei pomeriggi ormai così lontani.
Sentiva che c’erano tante cose da dire ma non sapeva da dove
cominciare. Prima voleva parlare con Ginny chiarire la situazione,
voleva sapere se lei provava ancora per lui quello che lui provava per
lei. Ma non gli sembrava il momento. Voleva godersi quegli attimi e poi
ci sarebbe stato tutto il tempo per parlare.
Ron e Hermione finalmente stavano insieme, Harry vedeva quanto avevano
aspettato quel momento dal loro sguardo, eppure l aveva sempre saputo
visto che gli era stato accanto per 7 anni. Notava la tristezza che c
era nell’aria e lui se la sentiva dentro. Restarono sdraiati
nel
prato senza parlare, solo ascoltando i battiti del cuore, i respiri,
della persona accanto e gli uccellini che cantavano sui rami degli
alberi. Quel canticchiare ricordava a Harry Fanny, la fenice di
Silente,sparita con lui il giorno del funerale.
“Dobbiamo andare”.
La voce di Ginny lo riscosse dai pensieri. Era ora di andare ai
funerali.
Seduto in quelle sedie si sentiva come il giorno soleggiato
d’estate quando davanti a lui si trovava una sola bara
bianca.
Come quella volta una persona si alzò a parlare, Harry
vedeva
quelli seduti in lacrime, la famiglia Weasley meno forte che mai,
sconvolti dal primo all’ultimo. Non ci faceva nulla quel
signore
a parlare. Cosa ne sapeva? Cosa ne sapeva di quelle persone? Le aveva
mai conosciute davvero? Aveva mai visto i loro sorrisi, sentito le loro
voci, guardato i loro occhi? Non sapeva niente. Sentì di
doversi
alzare, di dover fare lui il discorso. E così fece. Gli
tremavano le gambe ma lo sguardo era deciso e gli occhi erano puntati
sul palchetto. In fondo erano morti anche per lui, se fosse andato
subito da Voldemort molti sarebbero stati ancora vivi. Fu una sorpresa
per tutti, non capivano perché lo stesse facendo e non lo
capiva
nemmeno lui. Sapeva che doveva farlo, basta. Arrivato sul palco
guardò i visi di quelle persone rigate da lacrime calde che
non
erano altro che carezze delle persone ormai lontane. Vide la
McGranitt.. l’aveva conosciuta sempre forte e determinata ma
era
già la seconda volta che la vedeva in quel modo, distrutta.
“Vi starete chiedendo perché sono salito qui. La
verità è che non lo so. Credo solo di dover
ringraziare
tutti, dal primo all’ultimo, voi ora che siete seduti
lì
davanti a me e loro che stanno alle mie spalle.”
Sentiva un groppo alla gola ma voleva continuare a parlare. Si fece
forza, inghiottì il nodo e riprese.
“So come vi sentite perché io mi sento
così da 16
anni ormai. Molte persone sono morte per proteggermi da quando avevo un
anno. I miei genitori, mio padrino, il preside di questa scuola e tutte
le persone che sono state uccise ieri. Vi devo ringraziare
perché senza tutti quanti ora non sarei qui a parlare e
probabilmente ci sarebbero state ancora morti a causa di Tom
Riddle.”
Quel nome risuonò nel giardino e ebbe lo stesse effetto di
una freccia atterrata nel campo nemico.
“Voglio che sappiate che siete degli eroi, che queste persone
non
sono morte invano, che si sono sacrificate per un futuro migliore per i
propri cari e una vita di rimpianti non servirebbe a niente. Ora
bisogna andare avanti e dobbiamo farlo in onore delle persone che non
ci sono più. Non mi resta che sperare che ricordiate sempre
il
motivo per cui loro sono morti, perché si sono sacrificate.
Tenetelo bene in mente e saprete andare avanti.”
Harry non sapeva se aveva utilizzato le parole giuste ma
capì
che avevano avuto un buon effetto sulle persone sedute, lo vide dai
loro sguardi. Tornò a sedersi vicino a Ginny che gli prese
la
mano.
I bagagli erano pronti e sentiva il rumore del vapore del treno. Era
ora di andare. Doveva salutare la scuola nel quale sarebbe tornato a
settembre per frequentare l ultimo anno. Tutte le lezioni, gli esami, l
anno intero appena passato era stato annullato e si sarebbe ripetuto l
anno dopo. Harry non sarebbe tornato a Privet Drive
quest’estate,
gli zii erano andati altrove e quell’ anno non gli avrebbe
rivisti. La sua destinazione era la Tana insieme alla famiglia Weasley
al completo meno uno. Sapeva sarebbe stato difficile ma il suo
obbiettivo era far tornare il sorriso a quella famiglia e cercare di
tenere vivo il ricordo di Fred, del suo sorriso, della sua pazzia,
della sua simpatia. E poi c era Teddy, sarebbe andato a vivere dai
nonni ma per qualche giorno sarebbe restato alla tana. Era l inizio di
una nuova vita, sarebbe stata strana, da sempre la sua vita era
incentrata nel rischio, ora sapeva di poter stare tranquillo. Ancora
una volta si toccò la cicatrice ormai spenta. Si
ricordò
di sua madre e della protezione enorme che gli aveva dato. Sentiva di
aver utilizzato bene ciò che gli aveva lasciato, non era
morta
invano, così come tutti gli altri.
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Capitolo 3 *** Si torna a casa parte 1 ***
"Siamo
arrivati?”
Una bambina di circa 9 anni, capelli rossi, occhi marroni, ripeteva la
stessa domanda ogni volta che la metropolitana si fermava.
“No, Lily, ancora no. Quando arriveremo te lo farò
sapere ok?”
Era stata una signora a parlare, era sicuramente la madre vista la
somiglianza, anche lei capelli lunghi rossi e stessi occhi marroni
determinati. Doveva avere sui trentacinque anni.
“Ehi voi due! Smettetela! James, Albus! State fermi per l
amor del cielo! Non vi si può portare da nessuna
parte!”
“Ma mamma James continua a dirmi che sarò a
Serpeverde!”
Era stato un bambino di circa 11 anni a parlare, aveva degli occhi
verdi intensi, l unico dei bambini ad averli ereditati.
“Shh! Avvicinatevi! Quante volte ve lo devi dire? Siamo tra i
Babbani e loro non devono sapere nulla, non gridate! E James basta
importunare tuo fratello!”
I bambini tornarono a giocare e il figlio maggiore, dodicenne, sembrava
non voler smettere di prendere in giro il fratellino. La metropolitana
si era fermata di nuovo e la bambina dai capelli rossi rifece la
domanda:
“Siamo arrivati?”
La donna levò gli occhi al cielo e si rivolse al marito che
sedeva vicino a lei. Harry era assorto in quei pensieri.. ricordava
l’ultimo giorno prima di lasciare Hogwards per poi tornare a
settembre quando Ginny gli parlò e lo fece tornare con la
mente nella metropolitana.
“Tutto ok?”
chiese la moglie dubbiosa.
“Si stavo solo pensando..”
“Ancora una volta ricordi?”
“Già.. mi sembra passato così tanto
tempo dall’ultima volta che finii la scuola e ora vedere loro
che ci vanno mi fa uno strano effetto.. quasi come nostalgia di quel
castello”.
Ginny sorrise al marito e lui ricambiò di riflesso. Dopo
diciannove anni era ancora innamorato perso di quella donna e ora
avevano anche tre bambini. Non si sentiva più come certe
volte da ragazzo, non sentiva più la solitudine. Ora aveva
una famiglia davvero sua e non poteva essere più felice.
Ancora ricordava tutto, la guerra e tutte le persone morte per lui ma
era contento che i suoi figli non avrebbero mai dovuto conoscere i
pericoli che aveva dovuto affrontare. Ancora una volta si
ritrovò a ringraziare tantissimo quelle persone. Due di
queste le stava per incontrare, infatti la metropolitana si era fermata
di nuovo e per la gioia di Lily erano arrivati. Scesero e si
ritrovarono di fronte quattro figure: due alte, una con i capelli rossi
e l altra castani e mossi. Harry non avrebbe non potuto riconoscere i
suoi due migliori amici di sempre.
Ron e Hermione gli sorridevano e accanto avevano due bambini, una
femmina, Rose, e un maschio, Hugo. Li vedeva molto spesso visto che
erano vicini di casa e anche parenti, ma era da una settimana e mezzo
che non si incontravano poiché erano stati a trovare
un’atra parte della famiglia.
Erano stati a Privet Drive dove il cugino di Harry viveva con la sua
famiglia. Gli zii erano morti ma Dudley ora aveva una moglie, Samantha,
e due figli, Vernon e Peter. Con sorpresa di Harry il cugino era
cambiato, aveva messo la testa a posto ed era diventato un
grand’uomo. Era da molto tempo che non si vedevano, da
quell’estate prima che andasse in cerca degli Horcrux con i
suoi due amici infatti, come ricordava bene, dopo non li era andati a
trovare. Ma quest’estate gli era arrivata una lettera da
parte di Dudley e lui, un po’ per curiosità un
po’ per pena, fece i bagagli con la famiglia e si diresse in
quella casa dove i ricordi della sua infanzia triste e oppressa ormai
sembravano stati cancellati dalla nuova famiglia. Non capì
qual era stato il motivo della lettera finchè arrivato
lì non notò la preoccupazione nello sguardo del
cugino.
Ringrazio davvero tanto Veronica
Potter Malandrina e Alchimista per aver recensito e per avermi messo
tra le seguite e così CharmedAlis e tutti quelli che hanno
letto..! Spero vi piaccia anche questo capitolo e aspetto le vostre
recensioni che mi sono sempre di enorme aiuto!
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Capitolo 4 *** Si torna a casa parte 2 ***
“Ehi
non sarai un po’ troppo pensieroso oggi?”
La felicità che Harry vedeva nell’amico Ron gli
dava forza. Sapeva quanto era stata dura per lui superare la morte del
fratello e così lo era stato per Ginny. Ricordava bene
quell’estate passata a intervalli tra il sorriso, le lacrime,
le risate, la disperazione. Ma alla fine ce l avevano fatta. Fred
sarebbe stato fiero di loro, soprattutto del gemello che riusciva a
tenere gli affari del negozio in un modo impressionante.
Ron era sempre stato poco sicuro di sé ma da quando era
riuscito a farsi Auror era molto più deciso anche se a volte
ancora non si rendeva conto di avercela fatta. Lavoravano insieme al
ministero. Sì, anche Harry era riuscito a diventare Auror e
così Hermione, senza che ci fosse sorpresa da parte di
nessuno, e Ginny che dopo aver passato qualche anno dietro ad una
pluffa aveva deciso di diventarlo dopo la nascita di James. Anche Harry
aveva passato del tempo nel campo da Quiddich come professionista
dietro ad un boccino ma sentiva che doveva fare quello che da sempre
gli era venuto meglio: salvare le persone dal male.
Si toccò la cicatrice in fronte, un gesto automatico ormai,
senza senso, ma fece preoccupare Ron, Hermione e Ginny che non
parlarono per tutto il tragitto in macchina. I bambini invece ridevano
e scherzavano felici, infatti nessuno di loro conosceva la storia di
Harry, il significato vero dell’esistenza di quella
cicatrice, nessuno dei cinque sapeva che lui aveva salvato la
popolazione magica dal mago oscuro più pericoloso e potente.
Non avevano voluto dirlo loro.
I quattro amici avevano riflettuto a lungo dopo che una sera
d’estate nel terrazzo di casa Potter, James aveva chiesto da
dove veniva quella buffa cicatrice a forma di saetta. Aveva lo stesso
carattere ribelle del padre, gli stessi capelli neri arruffati e quella
curiosità implacabile della madre. Albus Severus invece era
più timido, forse a causa della prepotenza del fratello che
lo metteva spesso in soggezione. Lily era identica alla madre sia nel
carattere che nell’aspetto. Rose aveva
l’età di Albus, era uguale a Hermione, stessa
mente sveglia e preparata, stessi capelli ricci spesso arruffati ma li
aveva rossi come il padre e anche da Ron aveva ereditato anche quelle
mille lentiggini. Hugo invece aveva i capelli dello stesso colore della
madre, il primo Weasley che non aveva i tradizionali capelli rossi cosa
che faceva ingelosire molti della famiglia sempre catalogati per
quell’aspetto, ma era pigro come Ron. I cugini erano molto
legati tra di loro, anche con Freddie, quindici anni, e Sally, tredici,
figli di George sposato con Angelina, con Charlotte, diciotto anni, e
Clair, undici, figlie di Bill e Fleur. A Harry ricordavano tanto loro
da piccoli; quella sera erano presenti con loro solo James, Albus,
Rose, Hugo e Lily.
Riuscirono a deviare la domanda e la notte, quando i bambini dormivano,
ne parlarono a lungo.
“Perché non hai voluto rispondere? Credo
dovrebbero sapere che il padre è un eroe.”
La posizione di Ron era prevedibile, gli piaceva molto la
popolarità, da sempre.
“Anche voi siete degli eroi se per questo.”
A Harry non era mia piaciuta l’idea che fosse solo lui
l’eroe. Sapevano tutti perfettamente che da solo non sarebbe
andato da nessuna parte.
“Si credo che per una volta abbia ragione Ron.. Devono
saperlo. Sono i nostri figli! Devono sapere chi sono i
genitori!”
Ginny si era schierata dalla parte del fratello. Era sempre stata per
la verità e la curiosità del figlio grande veniva
da lei quindi capiva la sua situazione.
“Come potevo dirglielo?? Ogni anno, ogni giorno, ovunque
andassi avevo sempre gli occhi di tutti puntati su di me! Ero il
bambino che è sopravvissuto! Tutti mi conoscevano e questo
mi metteva a disagio, mi dava fastidio. Come potete pensare che possa
passare la fiaccola ai miei figli e ai miei nipoti? So come ci si
sentiva a essere sempre al centro dell’attenzione e non era
una bella sensazione. Non voglio che qualcun altro provi lo
stesso.”
“Sono d’accordo con te Harry. Sono solo bambini.
Come possono trovarsi degli amici veri se gli altri vorranno stare con
loro solo perché hanno il padre famoso?”
Hermione vedeva questa come prima cosa. E aveva ragione. Dopo diverse
discussioni i due fratelli dai capelli rossi dovettero arrendersi e
così i bambini non seppero mai niente di quella storia.
Eppure quando James era andato il primo anno a Hogwards gli avevano
fatto diverse domande tra le quali se era parente di un certo Harry
Potter. Lui aveva risposto di essere il figlio, ma nessuno gli credette
davvero.
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Capitolo 5 *** Che succede Harry? parte 1 ***
Grazie mille a Veronica Potter Malandrina che mi ha recensito e certo!
Allora: i figli di Ron e Hermione sono Rose e Hugo; i figli di Harry e
Ginny sono James, Albus e Lily; i figli di George e Angelina sono
Freddie e Sally; mentre i figli di Bill e Fleur sono Charlotte e
Claire. Ma alla comunque della storia faranno parte solo i primi 5 e
Claire.
Grazie anche a Celebrian, sihu e DANINO per avermi messo tra i
preferiti, elys e Eky_87 per avermi messo tra le seguite e poi chi
legge! Spero vi piaccia questo capitolo e aspetto le vostre recensioni
che mi aiutano a continuare a scrivere.
Arrivati a casa i bambini correvano fuori nel giardino e giocavano
felici. Mancava meno di un mese alla partenza per Hogwards e per Rose e
Albus sarebbe stato il primo anno. Erano in totale fibrillazione! Non
parlavano altro dall’inizio dell’estate.
“Io voglio andare a Grifondoro come mamma e papà!
Anche se Corvonero non mi dispiacerebbe.. Papà dice che ci
potrei capitare perché sono intelligente come la
mamma!” La voce di Rose si sentiva anche in quel momento dal
salone all’interno della casa dove Harry, Ginny, Ron e
Hermione erano seduti nei divani, le facce degli ultimi tre preoccupate
più che mai.
“Allora.. Parla.”
Hermione si accorgeva subito se c’era qualcosa che non andava
nel migliore amico. Aveva ancora la stessa capacità di
guardarlo intensamente che faceva sembrare a Harry che riuscisse a
penetrargli dentro e scoprire tutto ciò che gli passava
nella mente. Questa capacità gli ricordava un po’
Silente.
“A cosa ti riferisci?”
Il tentativo di Harry di fare lo gnorri non funzionò.
“Oh andiamo Harry! Da quando sei sceso da quella
metropolitana sei pensieroso, sin troppo! Cos’è
successo?”
“Veramente da quando siamo partiti lo sei.. è per
quello che ti ha detto Dudley vero?”
Ginny sapeva che il cugino gli aveva parlato ma il marito non aveva
voluto dirgli subito di cosa si trattava.
“Perché cosa ti ha detto tuo cugino??”
Ora Ron era diventato più curioso e così Hermione.
“Ok ok calmatevi.. vi racconto tutto. Però non
formulate pensieri affrettati. Ci ho pensato a lungo e forse
è solo un falso allarme.”
Fece un ampio respiro e cominciò.
“Nella lettera che Dudley mi ha mandato diceva solo che aveva
voglia di vedermi, che si era fatto una famiglia e avrebbe voluto che
la conoscessi..”
“Si lo sappiamo questo.”
“Non interrompere Ron!”
Ron si zittì con la sgridata di Hermione.
“Arrivati lì ci ha fatto conoscere la moglie, era
molto gentile e carina, mi sembrava anche strano che potesse essersi
innamorata di uno come mio cugino! Però stando del tempo
lì notai che era cambiato, certo l avevo già
capito quell’ultima notte che ci vedemmo ma pensavo avesse il
cervello fuso. Invece è proprio.. diverso. Il figlio grande,
Vernon, era strano..”
“Per forza con quel nome! È già tanto
se non ha ucciso i genitori!”
Ron aveva interrotto di nuovo Harry ma uno sguardo di Hermione lo fece
rimpicciolire. Harry non potè non sorridere. Non erano
cambiati da questo punto di vista, erano sempre il solito cane e gatto.
Comunque riprese il racconto.
“Non nel senso di aspetto, per quello era uguale alla madre,
l’unica cosa che aveva di Dudley erano i capelli e il naso.
Quando lo vidi mi fece uno strano effetto, non so spiegare come, ma
quello che più mi sorprese fu quello che accadde negli
ultimi giorni. Ero seduto fuori da solo nella panchina e lui era
nell’altalena. Non stava mai con James o Albus e nemmeno
provava interesse per Lily al contrario di Peter il fratello minore.
Sospetto lui sia babbano, ha l’età di Lily ed
è molto più socievole e sorridente. Dudley mi ha
detto che a scuola va molto bene è ha diversi amici,
sembrava lo vantasse. Comunque, stavo leggendo la Gazzetta del Profeta
quando alzai lo sguardo e vidi Vernon che andava un po’
troppo in alto. A un certo punto si lanciò al volo e invece
di precipitare si librò nell’aria restandoci un
po’ troppo a lungo e atterrò con troppa
leggerezza.” Non disse che ciò gli ricordava la
madre, lei aveva fatto la stessa cosa alla stessa età.
L’aveva vista nei ricordi di Severus Piton. Ancora non poteva
credere che quell’uomo fosse stato innamorato di sua madre a
tal punto da mettere a rischio la vita facendo la spia per Silente.
“Strano non trovate? Però lasciai correre, poteva
essere particolarmente bravo nell’atletica tutto qui. Ma poi
Dudley volle parlarmi. Il penultimo giorno dopo pranzo restammo soli
nel salotto e così iniziò il discorso. Gli vedevo
le gocce di sudore che gli attraversavano il viso e dallo sguardo si
capiva che era ancora preoccupato…”
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Capitolo 6 *** Che succede Harry? parte 2 ***
“Mamma mamma!! È arrivato Teddy!”
“C’è Teddy!!”
“Papà guardalo è arrivato!”
Era arrivato Ted Lupin, il figlioccio di Harry, che era ammirato da
tutti e cinque i bambini. Ormai aveva vent’anni ed era
cresciuto
bene con i nonni e l’aiuto della famiglia Weasley-Potter. Era
fidanzato ormai da un anno e mezzo con Charlotte, la figlia di Bill e
Fleur, che aveva due anni in meno di lui, con cui aveva passato tutta l
estate sino ad allora in Francia. Era stato Eccellente in tutti i
M.A.G.O e stava per diventare Auror come i genitori dei quali, ormai,
sapeva tutto poiché la famiglia voleva che fossero impressi
nella sua memoria in modo che non corresse rischio di dimenticarli.
Quel giorno aveva i capelli blu, aveva il dono di Tonks, ed era
arrivato giusto in tempo per interrompere la discussione. Non poterono
cacciarlo via naturalmente ma dopo una mezz’ora Ron
riuscì
ad avvicinarsi a lui e a sussurargli.
“Senti.. ci fa molto piacere che tu sia venuto a trovarci,
siamo
molto felici davvero! Però.. prima del tuo arrivo stavamo
discutendo su alcune cose importanti. Non ti dispiace tenere lontani i
bambini per un po’? Poi saremo lieti di continuare a
festeggiare
la tua visita”.
Nonostante fosse curioso di sapere come mai tutta quella segretezza,
Teddy lì portò fuori e gli adulti poterono
continuare.
“Teddy vero che io andrò a Grifondoro proprio come
te?”
“Certo Albus.”
Le voci dei bambini che assalivano Teddy si allontanavano
finchè diventarono solo di sottofondo.
“Forse sei stato troppo duro con lui. È appena
tornato e
non lo vedevamo da tempo..! potevi dirglielo un po’
più
garbato.”
A Hermione non erano piaciute le parole utilizzate dal marito, ma
d'altronde aveva ogni volta qualcosa da ridere su Ron, da sempre.
“Vuoi sapere come continua o no?”
Era logico che voleva sapere il resto perciò si
zittì
anche se pensò che magari avrebbe dovuto dirlo lei a Ted. Il
silenzio di Hermione fu preso come un sì e così
Harry
riprese il racconto.
“Dicevo.. era particolarmente preoccupato. Non riusciva quasi
a
parlare, non sapeva da dove iniziare e così alla fine
uscì dalla stanza e quando tornò chiuse la porta
a chiave
e aveva una busta da lettere in mano. Me la porse..”
“Non vorrai dire che..? Insomma non sarà
mica..?”
Ginny non riusciva a crederci.
“Era una lettera da Hogwards. Per Vernon.”
Vide le facce degli altri perplesse.
“Ma come può essere? Insomma..”
“Cosa c’è di strano? Vuol dire che
Vernon è
un nato babbano e allora? Anche io lo sono se avete
dimenticato..!”
Era stata Hermione a parlare e fece sentire a disagio Ginny. Come aveva
potuto dimenticarlo? Ma Harry riuscì a farla uscire dalla
situazione.
“Samantha è una strega. Dudley non lo sapeva, l ha
scoperto dopo che è arrivata la lettera. Lei
gliel’aveva
tenuto nascosto. Sapete che lui ha sempre avuto paura della magia,
figuratevi sapere che aveva una strega in casa e un figlio stesso mago!
Gli è preso un colpo. Ma non è questa la cosa
preoccupante, non lo è affatto. La cosa che più
mi ha
fatto riflettere sono state due cose. Dudley mi ha detto che a scuola
il figlio non stava mai con i compagni, che questi lo temevano e la sua
stanza è piena di cose non sue. Ha detto che ogni giorno
torna
con cose non sue forse prese dai compagni. L hanno sgridato per questo
ma lui, dopo averle restituite, di nascosto ne portava altre. Mi ha
detto anche che sono andati in campeggio quest’estate. Hanno
incontrato un serpente e Vernon è riuscito a mandarlo via.
Dudley dice che non sa come ha fatto, solo che l ha sentito che diceva
cose strane guardandolo e poi il serpente si è
allontanato.”
Harry vide la sorpresa mista a terrore nei visi di ognuno presente
nella stanza.
“Mi chiedo, cosa significa? È un pericolo? Come fa
ad
avere quel potere? Per questo ero così pensieroso tutto il
viaggio e riflettevo su quello accaduto diciannove anni fa. Non vorrei
che a Silente fosse sfuggito qualcosa, non vorrei che quel qualcosa
fosse sfuggito pure a noi.”
Il silenzio era assordante. Poi intervenne Hermione.
“Harry sei sicuro? Insomma.. magari è stata solo
una
coincidenza, Dudley può essersi sbagliato, magari il bambino
aveva paura e diceva cose senza senso, poi il serpente non aveva da
fare ed è andato via.”
Cercava sempre di far sembrare tutto più semplice.
“Non credo. Andiamo Hermione, cerchiamo di ragionare! Un
serpente non va via così se vede delle prede.”
“Harry ha ragione. La cosa spaventosa è che
assomiglia tanto a qualcuno. Qualcuno che conosciamo bene.”
“Oh Ron non esagerare! Solo perché parla con i
serpenti
non vol dire che è cattivo o che è come
Voldemort! Harry
ha lo stesso potere!”
A Ginny non sembrava possibile.
“Non è solo quello! Insomma pensa a tutte le
coincidenze!
Parla serpentese, incute terrore agli altri bambini, si porta le loro
cose come se fossero premi, il padre è babbano e la madre
strega!”
Harry vedeva tutti i tasselli tornare al loro posto.
“Esatto Harry! Coincidenze! Non possiamo saltare a
conclusioni
affrettate! Possono essere solo coincidenze! Può essere
geloso!
Insomma Peter è più piccolo e più
bravo, l hai
detto anche tu che Dudley lo vantava! I genitori danno molte
più
attenzioni a Peter che a lui.. si sentirà isolato..! Magari
vede
che gli altri bambini hanno cose che lui non ha, può essere
timido.. e non parla spesso, l abbiamo visto! Magari il fatto che
riesca a fare cose che gli altri non riescono spaventa i bambini ma non
penso usi la magia contro di loro!”
Ginny iniziò a spazientirsi.
“Ok, supponiamo che sia come dici tu.. e il serpentese?
Spiegami questo.”
Harry voleva sapere la verità. Come faceva un bambino, suo
nipote per giunta, a essere così simile a Voldemort? Beh, in
fondo, anche lui aveva avuto il pensiero di essere uguale il secondo
anno e tante altre volte ma poi si era ricreduto. C’era
qualcosa
che non tornava. Ginny non sapeva come spiegare la questione del
serpentese ma ci pensò Hermione.
“Hai detto che la madre è una strega no?
Può averlo ereditato da lei..!”
Era la spiegazione più logica. Ma allora la madre era
imparentata con i Salazar?
“E lei da chi l ha ereditato?”
Ron aveva fatto la domanda ma l’unica risposta era logica e
la conoscevano tutti.
“Ma come può? Insomma Voldemort non aveva figli!
Ed era figlio unico!”
Hermione dopo un po’ di silenzio tetro si era fatta forza e
aveva rivolto la domanda.
“Non è detto fosse figlio unico.”
Harry ci aveva pensato a lungo ed era giunto a questa conclusione.
“La madre è morta poco dopo la nascita di
Voldemort! È figlio unico per forza!”
Hermione era decisa e sbarrò quella possibile via.
“Beh, allora non è lì che dobbiamo
cercare.. e se invece di sette avesse fatto otto Horcrux?”
La domanda arrivava timida da Ron.
“No, non può essere un altro Horcrux. Era
incantato dal
numero 7 e per farlo avrebbe dovuto metterlo in un contenitore tanto
tempo fa e Vernon è troppo piccolo perché possa
contenerlo.”
Hermione era decisa.
“E allora Raptor?”
Ron non si voleva arrendere.
“Raptor aveva la testa di Voldemort che gli spuntava dietro
la nuca non mi sembra che il bambino ne abbia!”
“Si, Hermione ha ragione. Non può essere un altro
Horcrux.”
Harry era certo su questo.
“E allora? A che conclusione arriviamo? Non può
essere un Horcrux e non è discendente di
Voldemort.”
Ginny voleva delle risposte.
Grazie
mille a Veronica Potter Malandrina
:D e anche a elys
al quale devo dire che ho inventato alcuni personaggi come i figli di
Bill e spero di non aver creato problemi ne a te ne a nessun altro, se
è così chiedo scusa ._. e ho utilizzato il
passato remoto
perche mi sembrava il più corretto grammaticalmente e
perchè mi sembrava che desse un'aria più da
suspance, se
ho sbagliato mi dispiace :S .. non voglio anticipare niente per quanto
riguarda le coppie, mi dispiace, dovrai aspettare e scoprire ;)
Spero vi piaccia, fatemi sapere che ne pensate :)
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Capitolo 7 *** Che succede Harry? parte 3 ***
“C’è
un'unica risposta. La natura ci vuole giocare un altro scherzo. La
storia si ripete.”
Non era stato nessuno dei quattro a parlare. Ma era una voce familiare,
sottile, gracile, si capiva che era di una persona piccola
d’età, ma aveva una sicurezza insolita nei
bambini. Tutti e quattro si girarono verso la porta dove una bambina
con i capelli rossi e le lentiggini li guardava con una faccia seria.
“Oh smettetela di guardarmi così!”
Rose si sedette nella poltrona rosa pallido tra i due divani dello
stesso colore che si trovavano l’uno opposto
all’altro, in uno sedevano i genitori, nell’altro
gli zii. Tutti e quattro la guardavano con gli occhi e la bocca
spalancata. Il primo a parlare fu Ron.
“Co-.. A.. tu.. Ma a..”
Beh, dire che parlava era esagerato. Rose levò gli occhi al
cielo. Quel gestò la fece assomigliare tantissimo alla zia.
“Ok vi dico tutto io senza che voi dobbiate farmi mille
domande. Ho sentito la conversazione, zio George mi ha regalato le
orecchie Oblunghe e si sono rivelate utili.”
Fece un sorrisetto nel dirlo. A quanto pare aveva un po’ la
tendenza a infrangere le regole che la distingueva dalla madre a
quell’età.
“So chi è Tom Riddle, da dove viene la cicatrice
di zio Harry, so che non brucia più da diciannove anni
perché hai ucciso colui che gliel’ ha fatta. So
cosa avete combinato insieme a Hogwards ogni anno e cosa tutto avete
passato. E ora so che la storia sta per ripetersi. È
l’unica conclusione a tutto quello che avete
detto.”
Li guardò con la solita determinazione che aveva preso da
Hermione e Ginny. Harry la guardava ancora a bocca aperta e non
potè non notare quanto fosse sveglia e sorprendente. Fu
Hermione la prima a riuscire a mettere in fila parole intere per
formare una domanda sensata.
“Come fai a sapere tutto? E non è educato
origliare! Te l ho detto tante volte! George mi
sentirà!!”
“La notte che James vi ha chiesto della cicatrice mi sono
accorta che avete deviato la domanda ma non vi ho detto nulla, tanto
sapevo che non mi avreste risposto. Così sono andata da
nonno Arthur poiché lui è molto preso dai
Babbani, ma questo lo sanno tutti. L’altro giorno sentivo che
parlava di un sito su Internet sui maghi, dove si trova tutto quello
che c’è in biblioteca ma è aggiornato
frequentemente così visto che aveva un computer gli ho
chiesto se potevo vederlo.”
I quattro adulti sapevano di cosa si trattava visto che erano presenti
anche loro alla discussione e Arthur era così entusiasta di
questa cosa che aveva fatto la testa a caco a tutta la famiglia.
Rose scoppiò in una risata.
“Aveva la stessa espressione che aveva Hugo quando
l’ultimo Natale ha trovato tra i regali la scopa giocattolo!
Era entusiasta che mi interessassi e alla fine riuscii a schiodarmelo
di dosso in modo da poter cercare informazioni. Pazzesco quante cose
trovai scrivendo solo Cicatrice. Vidi subito i vostri nomi. Fu
così che scoprii tutto. Ci sono anche dei FunClub! Siete
degli eroi per la popolazione magica! Tutti vi conoscono, sanno il
vostro nome e noi ne eravamo all’oscuro.”
“Lo sai solo tu? Non l hai detto ai tuoi cugini
vero?”
Era stata Hermione a interromperla. A quanto pare sembrava l unica in
grado di spicciare parola in quella situazione.
“No. L ho detto solo a Josh. E tra l’altro lui lo
sapeva già ma aveva avuto ordini precisi dai genitori che li
avevano avuti da voi.”
Aveva un tono quasi accusatorio, non poteva sopportare il fatto che non
fosse stata informata e soprattutto che Josh, il suo migliore amico,
con cui faceva spesso sfide sapesse una cosa di cui lei non era a
conoscenza e in più questa la riguardava!
Conosceva Josh da quando erano piccoli poiché era il figlio
di Luna Loovegood e Dean Thomas che erano restati grandi amici con i
quattro, anche se Ginny non andava molto d’accordo con
l’ex ragazzo. Il bambino era mulatto, con gli occhi
e i capelli poco più chiari del padre, eppure somigliava
tanto a Luna, non avrebbe saputo dire cosa facesse credere questo. Si
dicevano di tutto, forse perché avevano la stessa
età, ma avevano un’intesa particolare. Era molto
legata anche con Albus, migliore amico di Josh, ma quel fatto aveva
preferito non dirglielo. Non subito almeno.
Il fatto che gli altri quattro bambini non lo sapessero fu un sollievo
per i quattro genitori, ma durò poco.
“Cosa vorresti dire con “la storia sta per
ripetersi”? È impossibile!”
Anche Ron aveva riacquistato la parola.
“No invece. È possibile. Non ricordi? Al secondo
anno la storia stava per ripetersi, la camera dei segreti era stata
aperta di nuovo e zia Ginny rischiava di morire. Solo grazie a zio
Harry si è salvata. E ora è così. Di
nuovo sta per succedere la vostra storia. L’erede impuro di
Tom Riddle è arrivato.”
“Anche gli altri lo devono sapere. Forse è un
pericolo, la natura ci sta davvero giocando uno scherzo ma questa volta
possiamo bloccarla in tempo.”
Harry ora era deciso. Sapeva cosa doveva fare e lo annunciò
agli altri.
“C’è solo un modo per scoprire se
davvero la storia rischia di ripetersi. Se Vernon sarà
smistato nei Serpeverde allora non c’è dubbio. Io
avevo chiesto di essere assegnato alla casa che volevo, era
ciò che mi distingueva da Riddle. Se lui sarà in
quella casa andremo subito a Hogwards. Dovrò parlare con
Silente. Avviseremo la McGranitt, in fondo ora è lei la
preside, e Neville, che anche se professore di Biologia può
tenerlo d’occhio. Poi dovremo cercare di lavorarci sopra. Non
dobbiamo dimenticare che quest’anno entra anche Scourpius
Malfoy. Non pensò sarà molto diverso da
com’era il padre ai suoi tempi. Bisognerà
inquadrarlo.“
Harry sapeva che se la storia si sarebbe dovuta ripetere non potevano
essere loro adulti a intervenire sul bambino. Toccava agli eredi. Ai
loro figli, questo lo spaventava ma sentiva che, perché si
risolvesse tutto, spettava a loro combattere. Per ora l avrebbe tenuto
per sé però. Prima dovevano raccontare la loro
storia a James e Albus. Ci sarebbero dovuti essere anche Claire e Josh,
anche loro sarebbero dovuti entrare a Hogwards al primo anno,
nonostante già sapessero la storia. Ora dovevano conoscere
il continuo e scriverla loro.
Davvero
un grazie enorme a elys
per avermi recensito lo scorso capitolo e non ti preoccupare non mi
sono affatto offesa, anzi :) ti sono molto grata per il tuo
commento e consiglio, volevo solo avvisarti del perché delle
cose che mi hai sottolineato :) e se ho dato un impressione sbagliata
mi scuso molto :/
per
quanto riguarda il resto non posso rivelarti nulla :P, il finale
comunque è ancora un po’ incerto, diciamo che ci
sto lavorando su per renderlo il più bello possibile e,
chissà, che non sia come dici tu..! lo scoprirai solo
seguendo :)
grazie ancora a chi ha letto e spero che vi piaccia anche questo
capitolo e commentate :)
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Capitolo 8 *** Hogwards parte 1 ***
Erano
le 10.55 del 1
settembre a Londra. Il tempo non era dei migliori, come suo solito
pioveva,
eppure era ancora estate. Le strade erano quasi vuote, le persone
preferivano
stare chiuse in casa al calduccio piuttosto che mettere il naso fuori
dalla
porta, e poi era domenica e la domenica si riposa in tutto il mondo.
Beh, di
certo nel mondo dei Babbani perché, al contrario di questo,
quella domenica,
per la maggior parte delle persone appartenenti al mondo magico, non
era un
giorno di riposo.
“Dai
ragazzi siamo in
ritardo! Correte!”
“Uf
io non voglio correre..!
questa è tutta colpa di QUALCUNO che non si muove a
prepararsi la mattina!”
“Hugo
hai poco da
incolparmi..! Se mi serve quel tempo per prepararmi non è
colpa mia!”
“Si
invece! Potresti
svegliarti prima la matt—“
“Smettetela
voi due e
camminate! E state attenti a non scivolare! Questa pioggia non fa
vedere un
tubo..!”
Un
gruppetto di quattro
persone si muoveva veloci nella stazione di King’s Cross,
quasi deserta. La
pioggia non permetteva di vedere bene da quanto era fitta, sembrava
quasi si
stesse sfogando contro i cittadini che inquinano, inquinano, senza
pensare che
causano problemi all’ambiente e al cielo, ma da quella
oscurità mattutina
spiccavano due chiome rosse e due castane. Nessuno sapeva dove la
famiglia
Wealsley era diretta, nessuno la vide fermarsi davanti a una colonna
tra il
binario 9 e 10, nessuno la vide sparire oltre quella barriera segreta
conosciuta solo dai maghi.
Erano
passati cinque anni
dalla prima volta che Rose Weasley si era trovata tra i due binari, con
il
carrello dei bagagli in mano. Aveva tutto con sé nel baule: penne d’oca,
pergamene e tutti i libri della
lista riportata nella lettera ricevuta. Sopra il baule si trovava una
gabbia
dove Rose teneva la sua bella civetta regalatale dallo zio Harry. Era
ancora
piccola, sarà stata alta circa 30
centimetri, era nera come la pece ma aveva
qualche macchia
bianca soprattutto nelle ali, l’aveva chiamata Wing.
Ricordava
perfettamente le
emozioni provate quei primi giorni, l’eccitazione durante il
viaggio nel treno
nello scompartimento con Josh, Albus e Claire passato a ridere, a fare
supposizioni, a fantasticare, quanto era rimasta affascinata alla vista
del
castello nero con le mille finestre illuminate, la pioggia insieme al
freddo
che l’accompagnava durante il passaggio in barca,
l’ ansia quando si era
trovata davanti a quella porta altissima di legno che era
l’ingresso alla sala
grande.
Erano
entrati in quella
stanza che le sembrava immensa, guardò il soffitto: la madre
le aveva detto che
non era vero, era un incantesimo, infatti non potè non
notare quanto fosse
splendidamente magico. Con il naso per aria, il gruppetto dei primini
era
arrivato davanti a uno sgabello sulla quale si trovava un cappello
parecchio
vecchio, malandato, insignificante. Fece il suo canto
d’inizio anno, Rose
sapeva tutto a riguardo, per ogni corso di studi il cappello parlante
inventava
una canzone che poi il giorno dello smistamento avrebbe dovuto
presentare.
Quell’anno fu così:
“Allora,
salve giovane
maghetto
in
barca hai superato il
laghetto
ma
non credere fosse una
sfida
quella
la incontrerai presto
così
sentirò le tue grida
ma
non essere mesto
Non
spetta a me farti la
lezione
non
è di questo che parla la
canzone
con
la vita capirai,
chissà
da che parte starai
io
ti devo giudicare
o
forse è meglio dire
studiare
decido
qual è la casa che ti
spetta
prima
te le presento,
aspetta.
Tassorosso
è lì tranquillo
Serpeverde
è sempre brillo
Corvonero
con la sua
intelligenza
Grifondoro
con la sua
imprudenza
Tu
davvero sai dove andare?
Io
non credo lo sappia dire
Solo
io ti saprò interpretare
E
dove smistarti capire
Ma
ora basta con i canti
Chi
sono i demoni e chi i
santi?
Siete
curiosi di sapere
E
porre fine alle vostre pene
Non
vi lascio più sulle spine
Diamo
a questa canzone una
fine!”
E
accompagnati dalle urla,
dagli applausi della scuola il cappello era tornato immobile su quello
sgabello. Rose pensò quanto dovesse essere triste essere
lui, non poteva
inchinarsi, dire grazie alla folla che l’aveva acclamato, ma
in fondo era
questo che contava? Il suo compito era un altro e nel farlo insegnava e
cercava
di aprirti gli occhi, lo faceva bene.
Ecco
che ad uno ad uno i
giovani maghi e le giovani streghe erano stati chiamati. E tutti
accolti dai
festeggiamenti si erano seduti nelle tavolate delle rispettiva case.
“Ethan Allow”
“Corvonero!!”
“Trevor Allow”
“Corvonero!!”
“Vernon
Dusley”
Qui
il cappello aveva
esitato. Si era trovato a dover analizzare una mente difficile, sentiva
tristezza, coraggio, voglia di emergere, timidezza, paura, ansia,
eccitazione,
speranza, intelletto, furbizia, ostilità, intolleranza. Si
chiedeva perché
c’erano sempre più persone così
complesse, la scelta la vedeva difficile. Ma
alla fine decise, dopo aver pensato a tutto quello che quel ragazzo
possedeva
aveva gridato la casa che sarebbe stata la sua potenziale famiglia per
i
prossimi sette anni.
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