In cerca del paradiso di Silen (/viewuser.php?uid=38183)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: benvenuto cow-boy! ***
Capitolo 2: *** Capitolo I – L’accoglienza inganna ***
Capitolo 3: *** Capitolo II – Confronti ***
Capitolo 4: *** Capitolo III – Decisioni ***
Capitolo 5: *** Capitolo IV – Intese ***
Capitolo 6: *** Capitolo V – Scontri ***
Capitolo 7: *** Capitolo VI – Imprevisti ***
Capitolo 8: *** Capitolo VII – Rivelazioni ***
Capitolo 1 *** Prologo: benvenuto cow-boy! ***
SAM FanFic
Disclaimer
Il protagonista “Sam” (Isamu, o in kanji 伊佐武) e il
relativo manga/anime “Sam, ragazzo del West” (Koya no shonen Isamu, 荒野の少年イサム)
sono una proprietà di Koji Yamakawa e Noboru Kawasaki e della Tokyo Movie Shinsha,
e non vengono da me utilizzati a scopo di lucro oppure in violazione dei diritti di copyright.
Tutti gli altri sono invece personaggi 'originali', quindi
soltanto un’invenzione della mia fantasia che non trova alcun riscontro nella storia
di partenza; il brano da cui sono tratte le parole è la sigla della versione
italiana dell’anime.
Introduzione
Il paradiso esiste davvero, oppure è soltanto un miraggio nel deserto?
Un giovane pistolero dagli occhi di ghiaccio lo scoprirà
durante il cammino per ritrovare suo padre e se stesso.
Arizona – America ~ 18xx
Era ormai da un pezzo che Sam cavalcava senza essersi
fermato a riposare, figurarsi dormire. Aveva soltanto concesso a Blanca di
procedere per qualche miglio senza il suo peso sulla groppa, perché quello
delle bisacce contenenti le sue pur poche cose aveva comunque già provato
abbastanza i fianchi della cavalla, che ora protestava, sbuffando, a causa
della stanchezza, che anche il ragazzo stava incominciando ad avvertire, sia
nel fisico costretto alla scomoda posizione, sia nella mente stanca per i molti
pensieri che l’avevano tenuta occupata durante la lunga cavalcata solitaria.
Oltrepassato il confine del New Mexico, avevano ormai
raggiunto l’Arizona, sfidando il deserto: caldo impietoso e bruciante di
giorno, ma altrettanto infido e freddo di notte. Adesso, però, avevano bisogno
entrambi di un buon sonno ristoratore, e quella era la prima città vera, non
fantasma, che incontravano.
Il cerchio infuocato del sole al tramonto sarebbe presto
sparito dietro l’orizzonte; Sam distolse lo sguardo assorto, battendo una volta
le palpebre per scacciare il riverbero, poi diresse le iridi nere come il buio
verso il cartello di ferro arrugginito, che cigolava leggermente nel lieve
alito di vento fresco della sera che stava sopraggiungendo.
Contro la luce del sole, del sole morente,
stanco nel corpo e stanca, stanca la mente
Solo al tramonto, Sam, se ne va lento, Sam
Solo il rumore dei passi, il rumore del vento,
come frontiera i confini, i confini del mondo
Solo al tramonto, Sam, se ne va lento, Sam
“Welcome to Paradise” lesse silenziosamente; paradiso
era il nome di quella piccola cittadina del Far-West. – Secondo te, il paradiso
esiste, Blanca? – chiese accarezzando la criniera soffice della sua cavalla,
che in risposta nitrì, poi sospinse col muso la sua spalla, come a volerlo
incoraggiare a proseguire. Il giovane cow-boy rivolse un sorriso alla sua amica
equina e aggiustò la tesa del cappello sugli occhi, poi la mano andò
automaticamente a controllare l’altra fedele compagna che lo seguiva ovunque,
la Colt infilata nella fondina, casomai qualche disperato che si trovasse nei paraggi avesse
intenzione di dargli il benvenuto.
Il consueto rito per familiarizzare con la sua nuova tappa
fu identico a tutte le altre volte che si era fermato in un posto simile per un
certo periodo di tempo: un breve giro al cimitero, perché dal numero (ma,
soprattutto, dal tipo) di morti recenti poteva capire con quale frequenza
avrebbe dovuto guardarsi le spalle; poi, mentre percorreva la strada principale,
adocchiò le insegne di barbiere ed emporio, già chiusi, data l’ora tarda, ma in
cui l’indomani avrebbe sicuramente recuperato parecchie informazioni utili
sugli abitanti (i cosiddetti pettegolezzi).
Infine un salto nell’ufficio dello sceriffo, per presentarsi
ufficialmente, anche se sapeva che il suo nome e la sua fama lo avevano come al
solito preceduto. Infatti, l’uomo dal viso di cuoio segnato dal tempo lo
soppesò con un’espressione perplessa negli occhi castani a causa della sua
giovane età, ma anche con un velo di timore sotto i baffi, perché Sam il
pistolero era, sì, ancora soltanto un ragazzo, ma aveva già un passato da
bandito con cui ora doveva fare ogni giorno i conti.
Però, nel Far-West, anche la parola di un influente
proprietario terriero texano contava, e Milton Bradley non solo gli aveva dato
una casa, un lavoro e persino una parvenza di famiglia, ma anche concesso la
possibilità di riscattarsi. E così, alla fine, lo Sceriffo Stoker si era
“soltanto” raccomandato di tenersi fuori dai guai.
Mentre Blanca lo aspettava tranquillamente legata alla
staccionata, soppesò le ultime monete che gli rimanevano in tasca e andò a
bussare all’unica pensione di Paradise; Miss Holloway, la padrona, lo squadrò con
diffidenza, e sulle prime non parve troppo entusiasta di averlo come ospite, poi,
però, il luccichio dei dollari d’argento la convinse a farlo entrare. Dopo che
i soldi furono spariti nella tasca del candido grembiulino, la donna lo invitò
a “tenere un certo decoro”, perché la sua era “una casa rispettabile”,
sottolineò, specificando che i sudici cow-boy di passaggio erano tollerati, ma
soltanto finché potevano permettersi di pagare e non arrecavano disturbo agli
altri pensionanti con i loro schiamazzi da ubriachi, o peggio: portando le donnine
in camera!
Sam si trattenne dallo scrollare via la polvere che
impregnava i suoi vestiti consunti e del colore ormai quasi uguale a quello del
deserto, perché il soggiorno in cui stava in piedi, praticamente sull’attenti,
era lindo e immacolato. E comunque, mentre teneva il cappello tra le mani,
considerò che fosse più saggio non contrariare la vecchia zitella, o avrebbe
probabilmente dovuto passare la sua prima notte ‘in paradiso’ in cella; anche
se, a puro titolo di cronaca personale, lui non era interessato alle donnine.
Ringraziò Miss Holloway e uscì, meditando che magari l’indomani
avrebbe potuto fare anche un bagno, ma intanto adesso doveva sistemare nella
stalla la sua compagna di tante avventure e terminare la cosiddetta
ricognizione.
Accompagnata dentro la cavalla, tirò fuori dalla bisaccia
l’ultima razione di avena, e mentre Blanca mangiava, la strigliò a lungo,
liberando il manto candido dai residui di sabbia; la sua cena poteva
aspettare ancora.
Infine si diresse verso l’unico edificio di Paradise che a
quell’ora tarda aveva ancora le finestre illuminate, e da cui proveniva il
tipico baccano: il saloon. Spalancò, deciso, la doppia porta basculante, che
cigolò immancabilmente, e una dozzina di paia di occhi lo puntarono; Sam scostò
appena la tesa del cappello con un dito, rivolgendo a tutti indistintamente
un’occhiata di ghiaccio, tanto era abituato a quel tipo di accoglienza. Perché
lui era, in teoria, ancora troppo piccolo per frequentare un posto del genere,
ma comunque abbastanza grande per fregarsene ed entrare ugualmente.
Il pianista non smise di suonare, e al tavolo da poker il
gioco sembrò non essersi mai interrotto, anche se il suo sguardo vigile e
attento aveva notato che parecchie mani erano scattate alle fondine, per poi
riapparire vuote e tornare a riempire bicchieri e boccali: quella sorta di
esame preliminare reciproco era stato superato da tutti senza conseguenze. Allora,
il giovane pistolero occupò uno sgabello, mentre dal riflesso del grande
specchio poteva osservare e memorizzare volti e fisionomie degli avventori, e
il chiacchiericcio gli permise di associare anche i vari nomi che avrebbero
determinato la qualità della sua permanenza più o meno lunga in città.
E “fuori dai guai”, citando lo sceriffo, che adesso
lo stava fissando dall’angolo opposto del bancone, mentre con un cenno invitava
la procace barista a servire da bere anche a lui. Un sentito favore, perché in
quel momento nelle sue tasche c’era il deserto, fatta eccezione per un bottone
staccatosi dalla camicia e il laccetto di cuoio; però l’indomani sarebbe andato
a cercarsi un lavoro, portando con sé l’intenzione di ricominciare insieme alle
cosiddette ‘referenze’ di Milton Bradley.
Sorseggiò lentamente il suo whisky, bagnando le labbra arse
e sentendo poi l’amaro della bevanda fortemente alcolica dare un po' di
sollievo alla gola secca, mentre lo stomaco vuoto brontolava alquanto
infastidito. Restituì all’uomo di legge un cenno di ringraziamento e si voltò
appoggiando i gomiti sul legno, così da poter scrutare meglio la stanza fumosa
e i suoi occupanti altrettanto annebbiati dai fumi dell’alcool, e quindi essere
anche preparato nell’eventualità di una rissa.
Incrociò gli occhi neri con quelli cerulei di William
Raymond Sacks, il proprietario, indubbiamente intento a fregare due sprovveduti
al tavolo da poker con un paio di assi nella manica. Gli comunicò che non lo
riteneva un suo affare con uno sguardo indifferente, a cui il bastardo rispose
con un sogghigno di benvenuto studiatamente amichevole, che la sua mente
registrò come segno inequivocabile di autorità in città, inferiore, forse,
soltanto a quella dello sceriffo.
L’uomo, diversamente dai suoi compari di gioco, tre cow-boy
impolverati, sciatti e non esattamente freschi di lavanderia, indossava invece
un abito scuro di fattura piuttosto elegante, era perfettamente rasato, e da
sotto il cappello nero scendevano sciolti i lunghi capelli mossi biondo cenere,
che ondeggiarono leggermente quando invitò con un cenno una delle sue donnine
a portargli un piatto di minestra calda; il ragazzo non fece fatica a riconoscere
quell’ulteriore gesto, gentile soltanto in apparenza ma affatto disinteressato,
per ciò che realmente rappresentava: un indice lampante dell’approccio basato
sul reciproco scambio di favori, nel caso specifico, sicuramente poco puliti.
Poi osservò la ragazza, giunta nel frattempo, che dimostrava
non più di vent’anni ed era vestita discinta, ma era così che doveva apparire
una puttana da saloon; il trucco era pesante, e a quell’ora tarda, ormai, riusciva
a nascondere a fatica l’espressione segnata e falsamente allegra, che però su
di lei stonava, e si addiceva di più ad una ‘veterana del mestiere’ come la
florida barista. Sam la ringraziò, con rispetto, senza dirigere le pupille
sulla notevole scollatura dell’abito, che doveva invece mostrare la mercanzia
da vendere agli uomini che pagavano per averla; la fissò negli occhi azzurri,
notò i capelli rossicci raccolti in un’elaborata acconciatura piumata, poi soppesò
le forme generose e dovette riconoscere che era decisamente avvenente.
Lei rispose con un cenno del capo, mentre in un sussurro
appena percettibile disse di chiamarsi Frenchie, anche se il suo vero nome, ipotizzò
lui, era probabilmente Frances o Francine, poi gli rivolse un sorriso, badando,
però, che il suo padrone non la stesse guardando; altrimenti, suggerì uno
sguardo offuscato dal timore, dopo, dentro una delle camere al piano di sopra,
avrebbe dovuto fare i conti con qualche ceffone; perché in un posto come il
“Paradise Sacks” persino i sorrisi avevano un prezzo, ogni cosa era in vendita:
dall’whisky alle donnine di Billy Ray.
Il suo stomaco questa volta approvò la scelta del liquido
immesso: la minestra calda era decisamente meglio del solo alcool! Svuotò il
bicchiere e ripulì perfettamente il piatto, poi si alzò e si accinse ad
andarsene, evitando con prontezza un ubriaco che stava per finirgli addosso,
perché spintonato da altri due idioti che sghignazzavano in modo parecchio sconclusionato,
anche loro decisamente alticci.
Mentre inspirava l’aria pulita e fresca della notte
stellata, Sam sentì il rumore di una bottiglia infranta contro una parete, lo
scontato primo atto dell’immancabile rissa che sarebbe senza ombra di dubbio
seguita nel saloon; ma udiva il chiasso provenire come ovattato dalla porta
richiusa alle sue spalle, inoltre non erano di certo affari suoi, se qualcuno avesse
poi dovuto dormire sulla dura branda di una cella… Poiché lui stava per andare,
finalmente, a riposare corpo provato e mente stanca in un letto vero.
Premesse
Il passato del protagonista è essenzialmente quello
dell’anime, trasmesso in Italia nei primissimi anni ottanta, ma dato che io ho
ormai un’età e non ricordo esattamente proprio ogni minimo dettaglio, potrebbe saltar
fuori qualche inesattezza o incongruenza, così come ho sicuramente cannato
qualcosa nella scelta dei nomi propri. Inoltre, gli eventi raccontati possono
essere considerati 'alternativi' alla storia originale, ma non la stravolgono e
non hanno una precisa collocazione temporale in essa; però ho ugualmente
apposto l’avviso “What if? (E se…)” per scrupolo di coscienza, qualora ci fossero
altri antichi nostalgici come me che non riconoscessero i riferimenti dei personaggi
citati, oppure l’ambientazione diversa, dato che ho appositamente spostato Sam
dal New Mexico all’Arizona.
Per tutto il resto, è alquanto evidente che mi sia
ispirata al “Vecchio West”, prendendo spunto da situazioni viste in telefilm
del genere come “Alla conquista del West”, “La casa nella prateria”, “La
signora del West”, “Paradise”, da cui appunto ho preso a prestito il nome della
città; oppure film, che però sono troppi per segnalarli tutti, quindi mi limito
a citare la regia del Sommo Maestro Sergio Leone, ma anche John Ford e
Clint Eastwood.
* * *
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Capitolo 2 *** Capitolo I – L’accoglienza inganna ***
SAM FanFic
Il ragazzo schizzò letteralmente fuori dalle lenzuola
stropicciate da una notte agitata, perché fu svegliato di soprassalto da uno
strillo isterico di donna che penetrò nelle sue orecchie come una lama
affilata; ma il suo istinto di pistolero sempre all’erta gli fece afferrare all’istante
il revolver, da cui non si separava mai nemmeno per dormire.
Era ormai abituato a recuperare le ore di sonno praticamente
su ogni superficie, anche non propriamente piana oppure esattamente soffice,
con un occhio aperto e a volte completamente vestito, per essere sempre pronto
a reagire alla svelta. Però, quella sera, prima di coricarsi, aveva deciso di
spogliarsi, perché il candore profumato di sapone del letto era stato una
specie di ulteriore monito di Miss Holloway a tenere quel “certo decoro”
richiesto ad un “sudicio cow-boy”.
Scalzo e con indosso soltanto i mutandoni di lana, corse
silenziosamente al piano di sotto, poi si appoggiò con la spalla allo stipite
della porta della cucina, arrischiando un’occhiata al suo interno; la
‘signorina’ forse era stata aggredita da qualche furfante mattiniero, ma alla
mira infallibile di Sam il pistolero non sarebbero serviti indumenti, per
centrare lo spazio in mezzo alla fronte di un nemico, eccetto la fedele Colt
stretta con sicurezza dalla sua mano destra.
Nessun rumore sospetto gli suggerì la presenza in casa di
altre persone oltre alla padrona, che vide con la schiena incollata alla
credenza mentre si premeva una mano sulla bocca; l’altra porta, che dava su un
piccolo cortile, era invece chiusa dall’interno. Donna previdente, considerò
mentre entrava nella stanza, dirigendo comunque le iridi attente ad ogni
angolo; poi allentò la pressione del dito indice sul grilletto.
– Tutto bene, Miss? – domandò costatando che non c’era
effettivamente nessun altro eccetto loro due. Lei si voltò terrorizzata – Un… –
sussultò sentendo un fruscio, che attirò anche l’attenzione del ragazzo, che
puntò istintivamente la canna della pistola in direzione della dispensa, –
…Topo! – strillò di nuovo Miss Holloway saltando sulla sedia più vicina, –
Sparagli! –
Sam ghignò, rilassandosi: non avrebbe di certo sprecato una
pallottola per un povero sorcio affamato che cercava solo di fuggire da un
pessimo destino; così afferrò uno straccio e una pentola, lanciandoli con
precisione sulla bestiola, che, catturata, squittì ben più spaventata della
donna; poi raccolse da terra l’improvvisata trappola per roditori e la
rovesciò, e spuntarono un paio di baffetti tremolanti. Infine fece uscire,
ancora vivo e vegeto, il piccolo bandito peloso dalla cucina immacolata e
rispettabile.
– Adesso è tutto a posto, Miss, – la rassicurò mentre
richiudeva la porta con il vecchio chiavistello, – ma questa serratura avrebbe
bisogno di un fabbro: non durerà ancora per tanto – commentò grattando via un
po' di ruggine con un dito. – Il signor Morton ha sempre molto da fare… –
rispose lei ancora in piedi sulla seggiola, e lui annuì, valutando che il
maniscalco di Paradise era al contempo anche il becchino, quindi aveva decisamente
molte altre cose da fare.
Allungò la mano sinistra per aiutarla cavallerescamente a
scendere. – Miss… – iniziò, mentre a causa della forza dell’abitudine infilava la
Colt nel cinturone, non ricordando di non averlo indosso, – Potrei pensarci io, se
mi mostrate dove tenete gli attrezzi – proseguì ignaro. Ma il peso del ferro era
troppo per il solo orlo dei mutandoni, che calarono pericolosamente, e Sam si
rese conto di essere praticamente quasi nudo soltanto perché la donna ridacchiò
maliziosa, e affatto turbata dalla vista di un bel giovanotto ‘in salute’, dato
che non doveva essere esattamente la prima volta per lei; mentre lo sguardo
puntava proprio verso il suo “revolver”.
Ma durò soltanto un attimo, e si ricompose subito – Di
solito qui usiamo consumare la colazione vestiti… – tornando a guardarlo negli
occhi; il ragazzo abbandonò la sua mano per afferrare, appena in tempo, il suo
ultimo barlume di decenza, prima che finisse sul pavimento, mormorando qualche
flebile parola di scusa.
– Lascia gli indumenti sporchi fuori dalla porta del bagno,
– continuò senza infierire ulteriormente per fortuna; anzi, stava addirittura
sorridendo riconoscente, – penserò io a fare il bucato per te… – poi sollevò un
sopracciglio all’espressione dubbiosa del giovane cow-boy, – Tranquillo: è
compreso nella tariffa della pensione – alludendo implicitamente alla sua
evidente momentanea carenza di liquidi.
– D’accordo Miss. – Sam non sapeva che altro dire, e Miss
Holloway aveva l’aria di non aver ancora finito. – E comunque, di solito non è
mia usanza strillare così… – si giustificò, mentre si voltava per prendere
tutto l’occorrente per preparare la colazione al suo unico ospite, che, forse,
alla luce del mattino (e senza i vestiti sudici addosso) le sembrava molto meno
pericoloso rispetto alla sera prima. – È che… non sopporto i topi… – e
rabbrividì involontariamente al pensiero di quell’altro ospite non annunciato,
peloso e decisamente più sgradito.
Il ragazzo ridacchiò fra sé. – Tutte le signore che conosco
non li sopportano, Miss – rispose serio, ricordando che anche Mrs. Bradley
reagiva così alla vista di un innocuo roditore. La donna sorrise di nuovo,
perché quel ragazzino seminudo aveva elevato anche lei al rango di “signora”
senza nemmeno rendersene conto, probabilmente solo perché era educato; continuò
a dargli le spalle – In un quarto d’ora al massimo sarà pronto, non… perdere
tempo in bagno, Sam. –
Le sfuggì inconsapevolmente un’espressione maliziosa,
immaginando il giovane, nudo, dentro la tinozza di legno, e domandandosi se
avesse già fatto… – Intendevo, – e si voltò, già ritornata accigliata, – di non
sprecare l’acqua! – Scorse un lieve rossore sul bel volto dai lineamenti
esotici, segno che la risposta alla sua curiosità inespressa era quasi
sicuramente un no. – Sissignora… Miss Holloway! – replicò Sam fuggendo alla
svelta dalla cucina, e rimpiangendo di non aver neppure il suo fidato cappello
in testa sotto cui poter nascondere l’imbarazzo.
* * *
Il bagno comune al primo piano della pensione era piccolo ma
arredato con il tipico gusto di una donna, ordinato e immacolato come tutto il
resto della casa; una doppia passata di sapone, poi una bella strigliata, come
fosse anche lui un cavallo, e infine un paio di secchi di acqua tiepida tenuti
in caldo sulla brace lo fecero tornare come nuovo. Passò distrattamente la mano
sul mento e sulle guance, sebbene finora non avesse ancora avuto bisogno di
radersi, ma era uno di quei gesti “da uomini” che tante volte aveva visto e
imitato, e quindi ormai lo compieva anche lui meccanicamente.
Una volta nella sua stanza, lo specchio sopra la cassettiera
restituì a Sam l’immagine di un ragazzo “per bene”, di quelli che avrebbero
anche potuto ambire a sposare una figlia di buona famiglia come Selina Bradley.
Dato che doveva andare a cercarsi un lavoro, indossò il
miglior cambio di vestiti che aveva, allacciò cinturone e fondina ai calzoni e
calcò il cappello da cow-boy in testa, meditando che la sua corta criniera
corvina stava incominciando ad arruffarsi e aveva decisamente bisogno di una
sistemata; non appena avesse guadagnato qualche penny, avrebbe fatto un salto
da Mr. Hancock, il barbiere.
L’invitante profumo di uova fritte e bacon che saliva dalle
scale fece gorgogliare il suo stomaco affamato, che da un pezzo era ormai
abituato a pasti frugali; diede un’ultima rapida occhiata in giro, al letto che
aveva rifatto da sé, poi scese in cucina per la colazione in meno di un quarto
d’ora, proprio come gli era stato richiesto.
In tavola lo aspettava un bel piatto, accompagnato da un
paio di fette di pane e un bicchierone di latte fresco; Sam si concesse un sogghigno:
forse Miss Holloway si era fatta l’idea – del tutto sbagliata – che fosse
ancora un moccioso, ma non lasciò nulla, neanche una briciola per i topi.
Mentre il giovane rimetteva in ordine e sciacquava le
stoviglie, la donna rientrò con la posta, e subito lo osservò stupita, poi fece
un sorrisetto – Di solito gli uomini lasciano solo i resti del loro passaggio…
– esitò un attimo, poi addolcì il tono, che aveva voluto essere scherzoso ma
che, invece, le era uscito un po' troppo brusco, – Lascia stare, a rassettare
di solito ci penso io. –
– Non vi disturbate per me, Miss, so cavarmela da solo –
ribatté lui tranquillamente, impiegando più forza per spingere la leva e far
così scorrere dell’altra acqua dentro il lavello, – questa pompa sembra
piuttosto vecchia e avrebbe… –
– …bisogno di una sistemata, lo so… – lo interruppe
completando la frase al suo posto, con il tono stanco di chi aveva per troppe
volte ripetuto le stesse parole. – Questa casa è vecchia – calcò
appositamente, – proprio come la sottoscritta! – sbottò, poi esalò, rassegnata,
– Ma le riparazioni non sono così urgenti, e Mr. Morton… – Stavolta fu Sam ad
interromperla e concludere il concetto – …è sempre molto impegnato. –
Si scambiarono uno sguardo piuttosto eloquente, poi Miss
Holloway gli fece segno col dito indice, cosicché la seguisse nel cortiletto
interno. – Se sei capace, come sostieni, in qualche lavoretto, potresti
cominciare dalla recinzione del pollaio. – Il ragazzo annuì, lasciandola
proseguire. – Possiamo venirci incontro: non faccio sconti sulla tariffa, ma,
diciamo, avrai la stanza pagata per un’altra settimana. –
La proposta era ragionevole, così lui accettò – D’accordo
Miss. – Lei gli indicò una cassetta di attrezzi, – Lì dentro troverai tutto quello
che ti serve. – Fece per rientrare in cucina, poi, con una mano sul pomolo, si
voltò – E, Sam…? – si fissarono per qualche istante, – Non ho il minimo dubbio
che tu sia in grado di cavartela da solo. –
La sua espressione era indecifrabile, e lui non seppe se
interpretare quella frase come ammonimento aggiunto, oppure se osare, invece,
sperare in uno spiraglio di apertura nei suoi confronti; ma ormai lei aveva già
richiuso l’uscio alle spalle, lasciandolo alle prese con il suo nuovo lavoro.
Soppesò con un’occhiata esperta tutto quello che c’era da aggiustare, e decise
di mettersi da subito a torso nudo per non rischiare di rovinare la camicia
pulita appena indossata, poiché il fil di ferro di tutto il cortile era
parecchio malridotto e arrugginito, mentre il legno della staccionata
somigliava più al residuo di un banchetto dei tarli; così, tanto valeva,
sostituirla completamente, magari in cambio avrebbe ottenuto una settimana di
pensione pagata in più.
Il pallido sole del mattino risalì rapidamente l’orizzonte,
e il caldo torrido dell’Arizona si fece ben presto sentire; copiose gocce di
sudore imperlavano la schiena ampia e solida del ragazzo intento a piallare un asse.
In quel momento non sembrava poi così giovane, considerò la
donna guardandolo ammirata dalla finestra, sventolandosi con il fazzolettino di
pizzo, anche se all’interno la temperatura era ancora piuttosto fresca; si
riscosse e riempì un bicchiere con della limonata ghiacciata, poi uscì cercando
di scacciare i pensieri non esattamente casti che aveva appena fatto sul suo ospite.
– La ghiacciaia in cantina non si può guastare, per fortuna –
esordì con tono leggero, porgendogli la bevanda refrigerante, che lui scolò
d’un fiato mentre lei sedette su una panca all’ombra, non potendo evitare di seguire
con lo sguardo il rivoletto di sudore che scese dal collo e poi si infilò sotto
al cinturone. Sam la ringraziò, e Miss Holloway fece finta di osservare
criticamente il suo revolver – quello vero, dentro la fondina di cuoio –
sforzandosi di non avvampare: non era affatto appropriato.
Aveva cercato di ripulire il suo nome, una volta smesso di
lavorare da Sacks, dove la chiamavano soltanto Merry. Adesso era Miss Meredith
Holloway, ripeté a se stessa più volte, e non poteva permettersi di farsi
prendere dai bollori per un cow-boy ancora sbarbato, anche se doveva ammettere
che era proprio un bel giovanotto. Notò che era già piuttosto cresciuto, con il
fisico irrobustito e forgiato dalla fatica del lavoro, e il colore olivastro
della pelle, scurita dal sole, gli dava un’aria vissuta, e più adulta della sua
reale età anagrafica, ipotizzando che fosse presumibilmente ancora minorenne. Abbassò
lo sguardo e tentò di ritrovare un certo contegno dignitoso, provando ad
intavolare un minimo di conversazione.
– Che cosa ci fai qui, Sam? – Lui fece spallucce – Riparo il
vostro steccato, Miss – che annuì e non indagò oltre, perché comunque anche lei
era perfettamente a conoscenza della fama del “ragazzo pistolero”. – Bene,
capisco quando vengo sottilmente invitata ad impicciarmi dei fatti miei… – però
non si arrese, e cambiò domanda, – Quanto hai intenzione di fermarti qui a Paradise? –
Un’altra scrollata di spalle – Finché mi potrò permettere la
vostra tariffa, Miss – che si lasciò andare ad una risatina, perché lui si era
accorto troppo tardi del doppio senso, di sicuro involontario, poiché continuò,
in apparenza imperterrito, a segare il suo asse di legno, ma era invece
piuttosto evidente che fosse decisamente a disagio.
Infatti, Sam, in uno dei pettegolezzi ascoltati al Paradise
Sacks la sera prima, aveva appreso il reale motivo per cui alla pensione non
c’erano altri ospiti; ma non era stata sua intenzione offendere Miss Holloway
con una velata allusione al suo precedente “lavoro”. Lei però non sembrò
contrariata, anzi, fece un gesto come a voler scacciare un insetto molesto
invisibile, poi lo incalzò – Sei quello che si dice un osso duro! –
Finalmente il giovane cow-boy alzò lo sguardo e la fissò
intensamente; le iridi nere dei suoi occhi dal taglio a mandorla erano sul
serio di ghiaccio, come si diceva in giro; ma lei, ormai da un pezzo, non era
più una verginella che arrossiva davanti agli uomini, e quindi fu in grado di
sostenere quell’occhiata penetrante, in cui, osservò, ribollivano anche
parecchi rimorsi. Forse, nemmeno lui era più così innocente ormai da un pezzo.
La sua non era soltanto semplice curiosità, e Meredith non
si riteneva una pettegola, però voleva sapere con chi aveva a che fare, per non
ritrovarsi poi di nuovo con pessime sorprese da affrontare, perché doveva
essere in grado di cavarsela da sola, esattamente come Sam, il ragazzo
pistolero; così provò a comunicargli quel pensiero senza aggiungere altre inutili parole.
Lui sospirò – Voglio dimostrare, prima di tutto a me stesso,
che sono ancora in tempo per rinnegare il mio passato e riuscire a
ricominciare; soltanto questo, Miss… – mentre un’ombra passava nel buio del suo
sguardo, – Ho imparato sulla mia pelle che bisogna concedere un’ultima
possibilità, prima di emettere una condanna. – La donna annuì semplicemente,
poiché era ciò che stava tuttora cercando di fare pure lei: ricominciare,
guardare al futuro. E chissà, forse proprio quel ragazzino ancora piuttosto
giovane ma già parecchio maturo, probabilmente perché cresciuto troppo in
fretta, poteva davvero comprendere meglio di chiunque altro un tale proposito,
soprattutto a Paradise, dove anche l’ombra del suo passato scomodo
continuava ad essere difficile da scacciare, sotto il sole impietoso di un
perbenismo finto come quel paradiso.
– Bene, cow-boy, allora diciamo che abbiamo raggiunto un
primo punto di accordo… – commentò alzandosi e recuperando il bicchiere vuoto;
poi indicò di nuovo la cassetta dei ferri da lavoro, – Puoi prenderla in
prestito ogni volta che ti serve, – e sogghignò, – tanto credo che Harrison
Sullivan non protesterà dalla sua nuova “sistemazione”. –
Il ragazzo associò immediatamente il nome a quello
intagliato su una delle lapidi più recenti che aveva notato la sera prima al
cimitero, lo stesso poi letto sull’elenco delle impiccagioni mensili affisso
nell’ufficio dello sceriffo: un tentativo di rapina alla banca in cui c’era
scappato il morto, e che si era quindi concluso con un soggiorno eterno sei
piedi sotto terra. In una sperduta cittadina di confine dell’Arizona, non
sempre era la prassi attendere che arrivasse di persona un giudice da Phoenix,
per istituire regolare processo ed emettere la sentenza, bastavano le
comunicazioni del tribunale; così la corda del patibolo scorreva piuttosto
facilmente, e, certe volte, senza badare troppo all’etica di una giustizia spesso sommaria.
– Si era presentato qui come un rappresentante di bibbie, e
per questo motivo faccio sempre molta attenzione a chi ospito nella mia
pensione… – spiegò in breve la donna, – Ma io mi accorgo, quando mi raccontano
balle, Sam, cerca di ricordartelo! – Si voltò in fretta e rientrò nuovamente in casa.
E così, anche Miss Holloway gli aveva suggerito, in un modo
tutto suo, di tenersi fuori dai guai. – Sì, signora! – Sam si mise sull’attenti,
ma con un sorriso, sotto lo sguardo incuriosito di un paio di chiocce, poi
riprese a lavorare.
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Capitolo 3 *** Capitolo II – Confronti ***
SAM FanFic
Alla fine della settimana, il sole appena sorto illuminò la
recinzione sistemata, per la gioia canterina di galli e tacchini, e uno
steccato nuovo di zecca che aspettava soltanto di essere imbiancato; Miss
Holloway, la sera prima, gli aveva commissionato l’acquisto della vernice, così
ora Sam attendeva che Mrs. Horowitz, la proprietaria del negozio, lo servisse,
mentre un paio di signore lo scrutavano bisbigliando fra loro.
In quei primi giorni avevano pranzato e cenato insieme in
cucina, come una specie di compenso aggiunto per il suo duro lavoro, dato che
la pensione in teoria comprendeva soltanto la stanza e la colazione; oltre al
piccolo ristorante da “Bell’s”, gestito, appunto, da Mr. e Mrs. Bell, anche il
saloon serviva pasti caldi, però il ragazzo aveva preferito la compagnia più
rassicurante di quella donna, spesso un po' arcigna e scostante, ma che era
stata la prima in città ad avergli concesso fiducia.
Così avevano approfittato di quei momenti in solitudine per
scambiarsi anche qualche confessione; tra cui, che lei si recava
all’emporio soltanto se strettamente necessario, poiché faceva le sue compere
direttamente da un catalogo, e le merci venivano poi consegnate ogni ultimo
sabato del mese con la diligenza. Anche se sosteneva che la qualità fosse
migliore, il vero motivo era che le donne rispettabili di Paradise l’avevano
esclusa dal loro ristretto “circolo femminile”.
Anche Sam, a poco a poco, si era un po' sciolto, anche
perché si era reso conto che Miss Holloway non era poi così vecchia;
doveva avere una trentina d’anni o poco più, sebbene portasse i segni della
‘vita’, parecchio dura, ed inoltre adesso perseverasse con quel suo
atteggiamento da zitella: i capelli sempre stretti in crocchie, gli abiti scuri
e castigati, l’espressione del viso, che comunque rivelava una donna ancora
piacente, spesso corrucciata e severa. Però sembrava ancora capace di
sorridere, ogni tanto, e lui, in quei momenti sporadici, riusciva persino a
considerarla come una potenziale amica; sicuramente una persona che non lo aveva
giudicato a priori ma concesso la possibilità di farsi conoscere, e magari persino apprezzare.
Così le aveva anche confidato le sue speranze e i progetti
di rifarsi una vita, insieme ai ricordi amari della sua infanzia sballata con i
fratelli; ma lei non lo aveva nemmeno compatito, forse perché Meredith Holloway
era in grado di capirlo meglio di chiunque altro, perlomeno lì in paradiso,
dove forse avrebbe potuto davvero ricominciare.
Dopo una prima passata di bianco alla staccionata, in attesa
che il sole la asciugasse, andò, come ormai ogni giorno, dal signor Morton,
che, dopo aver appurato che sapeva ferrare un cavallo a regola d’arte,
vedendolo all’opera con Blanca, gli aveva proposto di lavorare qualche ora alla
stalla, cosicché lui si potesse dedicare a bare e lapidi.
Durante la settimana, infatti, c’era stata una doppia
esecuzione sul patibolo (sentenza lampo per una coppia di ladruncoli che avevano
tentato un furto al Paradise Sacks, o perlomeno così fu riportato sui manifesti):
quella del beccamorto era indubbiamente l’attività più redditizia della città.
Però intanto anche Sam poteva guadagnarsi qualche dollaro onestamente e
cominciava a comprendere i suoi abitanti.
Mentre stava ritornando alla pensione per la cena, vide gli
scagnozzi di Sacks che buttavano un uomo di peso fuori dal saloon. – Questa è
davvero l’ultima volta che ti avverto, Santiago: non mettere più piede qui
dentro! – Billy Ray lo guardava dall’alto in basso, espirando una boccata di
fumo di sigaro. Il poveraccio non si mosse, e i tre bastardi rientrarono sghignazzando.
Sam si avvicinò per aiutarlo a rialzarsi da terra, ma lui
ignorò la mano tesa che gli era stata offerta e si allontanò con lo sguardo
basso e le spalle ricurve. Nel mentre, scorse con la coda dell’occhio la
tendina di una finestra che venne richiusa di scatto da una mano femminile,
quando guardò proprio in quella direzione, così decise di andare a dare
un’occhiata; spalancò la doppia porta basculante ed entrò, ma riuscì soltanto
ad intravedere l’orlo di un vestito celeste che spariva velocemente in un fruscio.
– Ehilà, pivello! – lo apostrofò Sacks con il solito
sorrisetto fasullo, – Chi non muore, si rivede… – e gli assestò, sulla spalla, una
pacca che pretendeva di essere amichevole; il giovane cow-boy si scostò, e
l’uomo alzò le mani, ma senza smettere di ghignare. Il saloon era ancora
praticamente deserto a quell’ora: il solito paio di ubriachi collassati in un
angolo e due tizi che aspettavano al tavolo da poker bevendo whisky.
– Sei dei nostri? – lo invitò seguendo il suo sguardo, – Il
quarto, per oggi, credo abbia perso a sufficienza… – rise sprezzante, indicando
un uomo benvestito che si teneva il volto tra le mani, talmente sconvolto che
non si rese nemmeno conto stesse parlando proprio di lui. Non lo aveva mai
visto in giro a Paradise, doveva essere uno di fuori, probabilmente uno
sprovveduto di città caduto nelle mani sporche di Billy Ray e delle sue carte
truccate. – Perché no?! – sogghignò il ragazzo, facendo spallucce.
Sam il pistolero aveva imparato qualche trucchetto, stando
insieme ai fratelli Wingate, e anche se si era ripromesso di vivere onestamente,
in quel momento era parecchio solleticato all’idea di poter dare una lezione a
quel bastardo; agganciò la seggiola con la punta dello stivale e occupò il posto vuoto.
Perse, apposta, le prime due mani, e, come aveva previsto,
Sacks alzò la posta, sicuro di aver trovato di nuovo un pollo da spennare;
invece “il pivello” incominciò a giocare sul serio, e riuscì a vincere le due successive.
Il fumo impregnava la stanza; penny e dollari d’argento
erano impilati ordinatamente dalla sua parte di tavolo, in quella opposta,
sparsi alla rinfusa; i due seduti accanto si ritirarono abbandonando le carte
sul legno con aria sconsolata.
Non era stato affatto semplice per Sam concentrarsi sul
gioco e al contempo tenere d’occhio i loschi movimenti di Billy Ray, però
adesso questi lo scrutava con lo sguardo ceruleo reso ancora più cupo dalla
rabbia; seduto di fronte a lui, cercava di capire se stesse bluffando, oppure
se davvero il moccioso avesse di nuovo in mano le carte per vincere e fregarlo
del tutto. Ma poteva sempre distrarlo…
Il bastardo sogghignò mentre esalava una densa nuvoletta grigia
e acre, poi adocchiò la bottiglia vuota e strillò – Pepita! – e subito qualcuno
fece capolino dalla porta dietro il bancone, che dava sulle cucine. – Porta da
bere, che siamo rimasti a secco! – intimò l’uomo senza nemmeno voltarsi, ma neanche
il ragazzo distolse, anche solo per un istante, le iridi nere dalle mani del
suo pericoloso e infido avversario.
Sam socchiuse appena le palpebre e fece la sua puntata;
Billy Ray piegò le labbra in una smorfia e rilanciò. Altre monete tintinnarono
sul tavolo, poi una mano gettò via rabbiosamente le carte che reggeva. – Hai
vinto pivello, di nuovo… – inclinò il capo lateralmente, – Ma chi mi assicura
che non hai barato? –
I due scagnozzi, che finora erano rimasti in disparte,
apparentemente indifferenti e impegnati a tracannare qualche boccale di birra,
si alzarono contemporaneamente e rumorosamente dalle sedie. Il giovane
pistolero si appoggiò mollemente allo schienale con un sorrisetto di sfida – E
le tue maniche, invece, sono pulite, vero Sacks? –
L’uomo lanciò uno sguardo allarmato al “pollo”, ancora
seduto al bancone con il viso chino, nascosto tra le braccia conserte, per accertarsi
che non avesse udito lo scambio di battute; poi alzò le mani in segno di resa,
e i suoi cani da guardia ritornarono a cuccia. – D’accordo! Ora, però, mi devi
la rivincita, – rispose sfoggiando un ghigno beffardo, – così vediamo se la
fortuna del principiante ti abbandona, pivello… –
Nel frattempo qualcuno era ritornato portando la
bottiglia di whisky come ordinato; il ragazzo riconobbe l’orlo celeste con la
coda dell’occhio, e mise a fuoco colei che era stata chiamata Pepita, che ora
stava servendo da bere a tutti cercando di rendersi invisibile alle occhiate
lascive del suo padrone e degli altri uomini. Memorizzò in un attimo l’aspetto
della ragazza, senza dubbio messicana; l’abito che indossava, anche se non era
da prostituta, lasciava comunque poco spazio all’immaginazione, ed era evidente
che fosse piuttosto giovane; doveva avere pressappoco la sua età, quindi ancora
troppo giovane per essere già costretta a quel tipo di vita.
La seguì con lo sguardo finché non sparì di nuovo in cucina,
silenziosamente com’era arrivata, poi raccolse la sua cospicua vincita – Sarà
per la prossima volta, Sacks – e si alzò per andarsene. – Resta a farci
compagnia per cena, – lo invitò, falsamente gentile, Billy Ray, – Pepita ne
sarebbe felice! – alluse, sicuramente avendo scorto e colto il suo interesse,
ovviamente travisandolo nel significato.
Lo scaltro furfante voleva presumibilmente riappropriarsi di
parte dei soldi persi al poker tentando di indurlo a spenderli in camera da
letto, ma con lui aveva sbagliato tattica. Sam si limitò a calcare il cappello
in testa – Desolato, mi attendono altrove… – con eguale espressione
amichevolmente fasulla; diede un’ultima fugace occhiata al pollo benvestito,
valutando se restituirgli il maltolto, ma poi stabilì che si era rovinato con
le sue stesse mani, e quindi si meritava pienamente la sua parte di lezione.
Una volta uscito dal saloon, non poté evitare di domandarsi
chi fosse in realtà Pepita, e quale rapporto intercorresse con l’uomo chiamato
Santiago; la sua memoria visiva lo aiutò: la pelle scura e i lineamenti latini,
quello stesso sguardo nero come il petrolio, indicavano inequivocabilmente un legame di parentela.
* * *
Alla pensione, la cena fu consumata in un pesante silenzio;
Sam era consapevole che Miss Holloway non amava tirare in ballo l’argomento
“Paradise Sacks”, quindi rispettò il suo riserbo e non le chiese nulla, anche
se la curiosità era tanta; però, rifletté, di solito le donnine con lui
erano piuttosto ben disposte alle chiacchiere, sicuramente perché non lo
consideravano come un potenziale cliente pericoloso; quindi alla fine decise
che avrebbe recuperato le informazioni altrove e da qualcun’altra.
Poco più tardi, quella stessa sera, si ritrovò a pensare
ancora alla ragazza messicana, ricordando ogni suo gesto, timido e impacciato,
che in quel locale discutibile stonava decisamente. Sdraiato sotto le lenzuola
pulite, con un braccio dietro la nuca e gli occhi chiusi persi nel passato
recente, fece inevitabilmente il confronto con Selina Bradley, la prima che
avesse destato sul serio il suo interesse maschile verso l’altro sesso.
La primogenita di quella che per un periodo era stata anche
la sua famiglia era invece bionda, occhi verde smeraldo e pelle candida, perché
una signorina rispettabile non aveva l’abitudine di passeggiare sotto il sole
cocente senza il suo ombrellino. Realizzò che probabilmente Selina aveva
attirato la sua attenzione proprio perché così diversa, sia da lui stesso, sia
dalla realtà che fino ad allora aveva conosciuto, in cui le donne non erano
esattamente delicate e irreprensibili.
Convenne con se stesso che quella ragazza sempre bisognosa
di qualcuno per fare qualsiasi cosa, anche aprire una porta, aveva solleticato
e poi acceso il suo istinto di protezione. Dentro la sua testa, si vedeva
tenerla al sicuro dalle brutture del mondo di cui era ancora innocentemente
ignara ma che invece lui aveva vissuto sulla sua pelle fin da piccolo, e lei,
spesso troppo ingenua, si era affidata totalmente, inconsapevole dell’effetto
che, a poco a poco, aveva cominciato a provocargli.
Ma lui non aveva mai fatto trapelare quella sorta di sottile
desiderio all’esterno, anzi, lo conservava ben nascosto nei suoi pensieri più
intimi, e nel suo comportamento aveva sempre mantenuto anche verso di lei lo
stesso rispetto che riservava a tutti gli altri componenti della famiglia Bradley.
Anche suo padre si era fidato, non solo concedendogli piena
autonomia nel lavoro che doveva svolgere ogni giorno al ranch, ma anche permettendogli
di starle vicino ed instaurare un rapporto con lei, non immaginando di stare al
contempo offrendo al ragazzo la possibilità di sentirsi utile ed essere felice.
Il rapporto all’inizio era quello tra la figlia del padrone
e uno dei suoi umili lavoranti, ovvero: lei ordinava, lui eseguiva; doveva
sellarle il costoso puledrino di razza e poi scortarla nelle sue escursioni da
amazzone poco esperta, provvedendo anche a tutte quelle piccole, superflue
necessità di ragazza abituata alle comodità piuttosto che alla vita a diretto
contatto con la natura.
Sam sorrise nel buio, ripensando a tutte le inutili cose che
lei insisteva sempre a fargli portare, come libri da leggere per non annoiarsi,
cuscini per sedersi sulla dura roccia, e, appunto, l’immancabile ombrellino per
ripararsi dai raggi del sole; quando invece per lui una cavalcata voleva dire
semplicemente sentire il vento mentre sferzava la criniera di Blanca lanciata
al galoppo. E ricordò anche quando si era dovuto sorbire infinite giornate a
Santa Fe, a fare compere da donne con Selina e sua madre, che terminavano con
le sue braccia così cariche di pacchetti che, se avesse avuto bisogno di
afferrare alla svelta la Colt, arrivare alla fondina sarebbe stato un serio problema.
Mr. Bradley era conscio dei pericoli che ogni giorno correva
la sua famiglia, in quel posto isolato in New Mexico; essendo un ricco
proprietario terriero, c’era sempre in agguato la possibilità che uno dei suoi
figli fosse rapito per estorcergli un riscatto, oppure, peggio ancora, che
proprio la sua primogenita venisse portata via per finire in un saloon. Così
l’uomo, dopo aver creduto alla sua parola d’onore, gli aveva affidato ciò che
per lui era più prezioso delle ricchezze materiali: l’incolumità dei suoi cari.
Contrariamente alla moglie, che persisteva a lamentarsi
delle scomodità del ranch, rimpiangendo gli agi di cui potevano invece disporre
nella loro casa in città, il padre riteneva che i suoi ragazzi dovessero
diventare dei veri rancheros, per continuare a tramandare il nome dei
Bradley; così aveva disposto che imparassero ad essere più indipendenti e
crescessero come “veri uomini”, prendendo esempio proprio da quel giovane che era
riuscito a cavarsela nel Far-West contando solo su se stesso.
Così Sam aveva insegnato a Milton Daniel, il secondogenito,
a sparare, e che un cow-boy doveva considerare il suo cavallo come un amico,
non solo un mezzo di trasporto o svago, occupandosi personalmente di tutte le
necessità dell’animale, quindi anche foraggiandolo, sellandolo e strigliandolo.
Il piccolo Carlton Trey, invece, più delicato di salute, all’inizio trascorreva
gran parte del tempo quasi barricato in camera da letto, sebbene poi il ragazzo
fosse riuscito a persuadere Mrs. Bradley che la luce del sole avrebbe potuto
solo che portare giovamento all’umore sempre mesto del bambino, e giocare
all’aria aperta irrobustito il fisico reso gracile da una lunga malattia
infantile, da cui si era comunque ormai completamente ristabilito.
Col tempo, infatti, Carley, nome solitamente femminile ma usato
apposta dal fratello maggiore proprio per rimarcare la sua scarsa virilità, si
era trasformato in un ometto vivace e spensierato, anche se, per accontentare
le paturnie di sua madre, non aveva comunque perso l’abitudine di passare molte
ore sui libri a studiare. Era evidente che fosse portato per l’istruzione, quindi,
in futuro, poiché le finanze potevano permetterlo, avrebbe persino frequentato
le scuole, per diventare, magari, uno di quegli ingegneri che stavano
progettando la ferrovia, piuttosto che un duro cow-boy.
E questa sua passione per treni, binari e locomotive era
assecondava anche dal padre, che, sotto la ruvida scorza, non era poi così
dispiaciuto che il suo figliolo desiderasse seguire un’altra strada, anzi, al
ritorno dai suoi affari non mancava mai di portargli un pezzo pregiato da
aggiungere alla già nutrita collezione di costosi modellini.
Mandy Sue ancora mangiava pappine di semolino, e Amanda
Bradley la vestiva con pizzi, trine e fiocchetti, che poi, puntualmente,
finivano per macchiarsi di terra ed erba, quando la cuccioletta di casa provava
a muovere i suoi primi passi incerti in cortile, suscitando ogni volta la
frustrazione divertita della signora.
Alla fine, pure la raffinata Selina aveva cominciato ad
adattarsi, calzando persino gli stivali di cuoio al posto delle più eleganti
scarpette da città in velluto, che non erano di certo adatte per camminare tra
le rocce o guadare i torrenti, e comunque, dopo un paio d’ore nel deserto,
si riempivano di polvere.
Insomma, il giovane cow-boy dal passato oscuro aveva visto
risorgere un sole limpido nella sua vita, ed era anche stato accettato dal suo
datore di lavoro come membro aggiunto della famiglia, infatti, il tavolo da
pranzo veniva sempre apparecchiato per sette. E quel rapporto si era pian piano
tramutato in amicizia sincera, tanto che per un po' Sam aveva persino osato
sognare che, forse, Milton avrebbe potuto vedere in lui qualcosa in più
dell’uomo di fiducia; ma l’annuncio del fidanzamento ufficiale lo aveva
bruscamente riportato alla realtà: un mezzo giapponese pellerossa non poteva di
certo illudersi nel desiderare una bianca americana.
Doveva, appunto, restare al suo posto accontentandosi di ciò
che gli era stato offerto, un posto a tavola, ma non nella vita sentimentale di
Selina, che comunque non aveva mai palesemente dimostrato quel tipo di
trasporto nei suoi confronti, e forse perché, presumibilmente, lo considerava solo
una specie un fratello maggiore.
Ma, davvero la ragazza non si era mai accorta di ciò che
nascondevano quegli occhi di ghiaccio? Oppure, più verosimilmente, era conscia
che sua madre sarebbe svenuta al solo pensiero di una sua genuina simpatia per
un “umile lavorante” senza una famiglia per bene alle spalle, e che anche suo
padre voleva per il suo futuro qualcosa di più di ciò che Sam era in grado di
offrirle. D’altra parte, fin da piccola lei aveva ricevuto un certo tipo di
educazione, quindi non avrebbe mai osato mettersi contro l’autorità dei suoi
genitori e la decisione impostale.
E così il ragazzo aveva infine scelto di andarsene da Rio
del Sol, perché non avrebbe tollerato di sapere la fanciulla che amava
segretamente tra le braccia di un damerino che non era nemmeno capace di
montare a cavallo decentemente; non sarebbe mai stato capace di dimostrare una felicità fasulla.
Aveva celato le sue reali motivazioni con tante belle parole:
la sua presenza non era più così indispensabile, dato che ormai Milton Jr.
poteva benissimo collaborare nella gestione del ranch, ed era più giusto che
fosse il figlio ad affiancarlo, non un estraneo. Inoltre C.T. sarebbe presto
andato a scuola a Santa Fe, mentre Selina avrebbe avuto un uomo accanto che si
sarebbe costantemente occupato della sua incolumità; Sam, comunque, evitò di
esternare i suoi dubbi sulle presunte (anzi, secondo il suo giudizio erano totalmente
assenti) capacità del futuro marito.
L’uomo che per lui era stato quasi un padre alla fine aveva probabilmente
intuito quei motivi, quindi forse, dentro di sé, fu sollevato che il giovane
pistolero avesse deciso di andar via spontaneamente, prima che potessero
accadere spiacevoli incomprensioni che avrebbero incrinato il loro rapporto familiare.
Ma Mr. Bradley non lo abbandonò al suo destino a mani vuote,
il ragazzo non aveva mai tradito la fiducia riposta, perciò gli concesse, con
la sua parola autorevole, perlomeno la possibilità di ricostruirsi un futuro
altrove; infatti, gli rilasciò quelle famose “referenze” che avevano infine
portato Sam a Paradise, dove aveva deciso di restare per provare a ricominciare.
I guadagni, fino ad allora teorici, del suo duro lavoro
erano stati quindi trasformati in moneta sonante, poi legati alla sella insieme
al resto delle sue cose; Blanca fu soltanto l’ultimo regalo d’addio personale
di Milton, che, non volendo farlo apparire come un gesto dettato dalla carità,
sostenne che la candida cavalla dal carattere vivace, ormai abituata al suo
cow-boy, non avrebbe probabilmente più tollerato di essere montata da chiunque
altro, e che quindi per lui non aveva più un adeguato valore economico.
Dopo una semplice stretta di mano, che però racchiuse parecchie
parole non dette, Sam partì nella notte, da solo, perché non sarebbe stato in
grado di salutare nessuno. E così, insieme alla sua amica equina, avevano
cavalcato a lungo, a volte fermandosi qualche tempo in piccole cittadine in
mezzo al deserto, del tutto simili a quella dove ora cercava di liberare la
mente dai pensieri e dormire. Anche se, trovandosi ancora in New Mexico, la sua
nomea del passato continuava a rendergli la vita difficile.
Per questo motivo avevano poi attraversato il confine,
finché le scorte nelle bisacce non si erano pericolosamente avvicinate
all’esaurimento, così come i suoi risparmi, e alla fine, quando stava ormai per
lasciarsi prendere da un momento di puro sconforto, aveva scorto il miraggio
del paradiso. Le sue palpebre stavano diventando sempre più pesanti, e, come
ultimo pensiero, Sam si chiese se davvero fosse mai stato sul serio innamorato
di Selina; oppure se avesse, invece, venerato soltanto un’illusione di lei,
proprio perché così irraggiungibile, come una specie di crudele scherzo che il
deserto avesse voluto giocare ad un ragazzo assetato di emozioni.
Poi, finalmente, sopraggiunse un sonno un poco più tranquillo
del solito ma non ancora libero dai sensi di colpa.
* * *
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Capitolo 4 *** Capitolo III – Decisioni ***
SAM FanFic
Qualche sera dopo Sam tornò al Paradise Sacks, sperando inconsapevolmente
di poter rivedere Pepita, che, però, come la prima volta, non c’era; rifiutò
l’ennesimo invito di Billy Ray al tavolo da poker, guadagnandosi un’occhiata
cerulea sospettosa, poi subito sostituita da un sorrisetto mellifluo, quasi
fosse merito suo, quando il ragazzo indicò la “rossa al peperoncino” con uno sguardo eloquente.
– Ottima scelta, pivello! – esclamò l’uomo, assestandogli la
solita pacca non richiesta sulla spalla, – Frenchie fa un eccellente servizio
completo! – suscitando l’ilarità volgare dei compari seduti accanto. Evitò di
replicare e la raggiunse, poi si avviarono al piano di sopra, e, dopo qualche
minuto in un totale e palpabile silenzio, durante il quale lei aveva
incominciato meccanicamente a spogliarsi, la fermò. – Possiamo restare anche
vestiti… – Al che, la ragazza lo scrutò stranita, poi sorrise maliziosa, – Ah,
ho capito: a te piace giocare! – ma lui scosse la testa, – No, voglio solo conversare con te. –
Il ragazzo era comunque un po' sulle spine, e fece non poca
fatica a convincerla a prendere sul serio le sue intenzioni, però ci riuscì,
semplicemente parlandole in tutta franchezza: si sentiva solo e aveva soltanto voglia
di restare con qualcuno con un’età più prossima alla sua. Frenchie lo assecondò;
sulle prime, fu dubbiosa, poi, intenerita all’espressione giù di corda di
quegli occhi così neri ma anche di ghiaccio, e quindi, proprio come Sam aveva
previsto, diventò man mano più incline a raccontargli anche qualche
pettegolezzo da saloon, prevalentemente incentrato su di sé.
Così venne fuori che in realtà si chiamava Daisy, poiché a
tutte le sue donnine Sacks affibbiava un “nome d’arte” che, a suo gusto,
si addiceva di più alla personalità di ognuna, oppure per via del loro aspetto
fisico. Infatti, la ragazza, pelle d’avorio, capelli ramati e occhi di
acquamarina, per le molto limitate conoscenze geografiche e culturali dell’uomo
dava quel tocco di ‘nobiltà parigina’ al bordello, quindi era stata
ribattezzata Frenchie, sebbene avesse una lontana discendenza irlandese e fosse
figlia di umili contadini dello Utah, che non avevano la minima idea dei guai
in cui si era cacciata.
Sfruttando il poco tempo in cui lei poté rilassarsi, Sam
riuscì abilmente a dirottare le sue chiacchiere femminili anche sulle altre; in
particolare su Pepita, poiché era rimasto incuriosito dalla messicana con le iridi
di oro nero e la chioma fluente, lucida e setosa, come quella di una squaw,
ed il corpo minuto ma messo sapientemente in risalto dal vestito celeste
stretto sul busto; ebbe conferma che le ipotesi di parentela formulate in
precedenza erano più che fondate: Santiago era suo padre.
Daisy non gli spiegò come o perché la ragazza fosse finita
lì, rivelò soltanto che veniva chiamata così perché rappresentava la “miniera
d’oro del paradiso”, come era solito definirla il bastardo sghignazzando,
che al momento opportuno gli avrebbe fruttato un sacco di soldi; quindi, per
adesso, Pepita lavorava soltanto in cucina, e solo di giorno. Di conseguenza, suppose
il ragazzo, non aveva ancora incontrato nessun cliente, e quella fu la miglior
informazione ottenuta durante la mezz’ora per cui aveva pagato.
Intanto era anche ormai scaduto il tempo, così fece per
congedarsi dalla ‘sua’ donnina, sebbene non avessero consumato alcunché;
vide Frenchie mordersi nervosamente il labbro inferiore, così la aiutò a
disfare accuratamente il letto perché sembrasse invece l’esatto contrario, e
lei dopo non incorresse nei sospetti, o peggio, nelle furie del suo padrone; come
ringraziamento per il gesto Sam ricevette un bacio stampato all’angolo della
bocca, poi sbavato col dito, cosicché anche lui, una volta tornato al piano di
sotto, portasse i segni di rossetto di ciò che invece non era mai avvenuto nella stanza.
Miss Holloway lo stava aspettando in piedi in soggiorno, a
braccia conserte e con l’aria più corrucciata del solito; Sam era orfano, ma in
quel momento la donna gli parve una madre delusa dal comportamento di un figlio,
e l’idea lo fece sorridere.
Non ebbe scrupolo a rimproverarlo aspramente, anche se come suo
ospite non aveva contravvenuto a nessuna delle regole della pensione, mentre il
sorriso sulla faccia del ragazzo la fece infuriare. – Si può sapere cosa trovi di così divertente?! – sbottò.
– Non immaginavo fosse necessario chiedervi il permesso, per
frequentare il saloon, Miss… – che boccheggiò senza riuscire a formulare una
risposta caustica quanto basta con cui assicurarsi l’ultima parola, perché
aveva ragione lui: lei non era nessuno per imporgli come dovesse comportarsi
fuori da casa sua, però ormai la sua presenza era diventata una specie di punto
fermo; sospirò, cercando di riprendere il contegno.
– Non mi piace vederti gettar via il denaro che guadagni
onestamente nelle tasche già gonfie di quel… – e si morse la lingua, per non
usare il nutrito – ma poco raffinato – vocabolario colorito di epiteti spregiativi che conosceva.
Allora Sam decise di spiegarle quello che davvero era andato
a fare al Paradise Sacks, con una punta di soddisfazione, immaginando che Miss
Holloway avrebbe sicuramente compreso e magari anche approvato che si stesse
interessando di Pepita e suo padre. Invece la donna, sulle prime, rimase
stupita, dopodiché commentò criptica – Santiago si è rovinato con le sue stesse mani. –
Il ragazzo rimase perplesso, non aspettandosi così tanta
ostilità verso quella che considerava solo una famiglia infelice; così provò ad
insistere, e infine ebbe la meglio vincendo lo stretto riserbo di Meredith sui pettegolezzi da saloon.
– Sono arrivati dal Messico, lui e la figlia, con una
carovana di emigranti in cerca di lavoro in un paese ricco e libero, e Paradise
doveva essere soltanto una sosta nel lungo viaggio per raggiungere il Nevada… –
iniziò stancamente, – Invece parecchi di quei poveri sprovveduti hanno lasciato
qui i risparmi di una vita, attirati dall’illusione delle vincite facili, ma
truccate, al tavolo da poker. – Poi l’espressione del viso si indurì – Ma, se
altri sono poi ripartiti alleggeriti soltanto di soldi e dignità, Emilio
Santiago si è invece giocato la cosa più preziosa che possedeva. –
Il giovane cow-boy aveva ascoltato in silenzio, con
l’indignazione che sentiva montare dentro: compassione per la ragazza, che non
meritava un tale destino; frustrazione per non poter fare nulla di concreto per
lei; un tentativo di comprensione anche per l’uomo, forse costretto dagli
eventi a quell’atto sconsiderato.
Al contrario, il tono tagliente della ex-prostituta non
lasciò spazio a pietà o indulgenza. – Così, adesso, lui vive come un reietto
fuori dalla città, forse in qualche capanno o miniera abbandonati; non ho idea
di come ora possa guardarsi in faccia ogni giorno… – concluse, severa, – E nel
frattempo, quella povera creatura non può far altro che attendere che si
presenti qualche individuo ripugnante con la somma stabilita, che gli
permetterà di comprare la sua… – il suo volto diventò di pietra, – …innocenza. –
Sam espirò, comunque ancora scettico – Però, qualche giorno
fa, ho visto Santiago da Sacks: forse con l’intenzione di… – Fu interrotto da
una secca risata sprezzante – Già, Emilio ogni tanto si rifà vivo, certo, ma
ciò non toglie che abbia venduto la sua stessa figlia come una puttana a quel
dannato bastardo di Billy Ray! – esclamò con rabbia. Miss Holloway aveva
pienamente ragione, ma udire le sue parole, pronunciate come una condanna senza
appello, fece scattare quella molla di ribellione interiore, mentre
un’idea, forse assurda, cominciò a farsi strada dentro la sua testa.
Il ragazzo e la donna si congedarono poi per la notte,
ognuno di loro di nuovo richiuso nel proprio orgoglioso ritegno; il tempo per
chiarirsi sarebbe giunto in seguito.
* * *
I lavori di riparazione alla pensione procedevano con
regolarità, poiché ormai Sam era diventato una specie di tutto fare per Miss
Holloway, in cambio dei pasti e, alla fine, anche di qualche penny di sconto
sulla tariffa; la donna pareva quindi essersi un poco ammorbidita, e al
contempo il ragazzo non aveva più sollevato lo scottante argomento di scontro.
Inoltre, estese le sue capacità manuali anche ad altri residenti di Paradise,
con buona pace di Mr. Morton, che, anzi, avendo maggior tempo libero a
disposizione, poteva dedicarsi ben più felicemente alla sua ‘terza attività’,
seppur non esattamente remunerativa: il bere; infatti, l’uomo era un assiduo
frequentatore del Paradise Sacks, di sera, al tavolo da poker, di notte, a donnine.
E non erano affatto rare le volte che poi dovesse smaltire
una sbornia in cella, dopo aver partecipato come protagonista assoluto all’ennesima
rissa al saloon; sebbene, poi, il mattino seguente ne fosse completamente
dimentico e ricominciasse la sua vita, apparentemente normale, di giorno.
Il suo stile di vita era indubbiamente discutibile, però
veniva tollerato, perché Gregory Morton oltretutto godeva della cosiddetta
‘protezione’ di Billy Ray, mentre lo Sceriffo Stoker non poteva di certo
impiccarlo per il solo reato di ubriachezza molesta.
Intanto, anche i guadagni alla stalla contribuivano ad
accrescere il piccolo gruzzolo che il giovane cow-boy stava mettendo da parte
ogni giorno, che gli consentiva, inoltre, di rendere più concreto e attuabile
il suo proposito ancora segreto.
Aveva cercato più volte di avvicinare Pepita per proporle
un’offerta di aiuto per uscire da quella squallida situazione; però la ragazza si
era dimostrata sempre indifferente ad ogni suo tentativo di approccio,
limitandosi a trattarlo come ogni qualsiasi altro potenziale offerente. Quella
era la cosa che più gli provocava rammarico, perché lui non era come gli
altri, e desiderava provarlo a lei ancora di più che a se stesso; però, l’unico
modo che aveva per ottenere informazioni, senza sembrare troppo curioso e
inopportuno, era parlare con Daisy, pertanto i suoi incontri a pagamento con
Frenchie non aiutavano affatto l’immagine che voleva darle di sé.
Meredith Holloway era una donna che il passato aveva reso
perspicace, ma, sebbene avesse intuito, non diede più consigli non richiesti al
ragazzo; non lo incoraggiò, però nemmeno suggerì di desistere dall’intento di
immischiarsi in affari più grandi di lui, lasciando che continuasse a coltivare
la blanda illusione di poter aggiustare le cose, anche se non erano vecchie
serrature o pompe dell’acqua.
Non voleva demolire quella flebile speranza che gli
consentiva di guardare ogni giorno il sorgere del sole con ottimismo; tanto,
prima o poi, si sarebbe dovuto scontrare con la dura realtà di Paradise e delle
sue regole non scritte. Ma al contempo riteneva che sarebbe stato in grado di
affrontare anche una cocente delusione, perché lui sapeva comunque cavarsela da
solo; lei non poteva far altro che attendere il momento in cui avrebbe preso
atto e rinunciato. O forse no, magari, il pistolero dagli occhi di ghiaccio
avrebbe invece deciso di lottare.
In un’occasione, durante la cena, Miss Holloway volle
sottolineare, con un sorrisetto in parte materno e in parte malizioso, quel suo
spiccato interesse per Pepita. – Non è che, per caso, magari ti piace? – Sam
ingoiò a fatica il boccone che stava masticando. – Non sarebbe poi così strano:
dopotutto avete più o meno la stessa età… – incalzò. Il ragazzo negò con un po'
troppa enfasi, e il sorriso della donna si allargò.
– È strano che invece qui finora nessuno, primo fra
tutti, padre Simmons, si sia dato pena per… – commentò lui assorto, poi si
illuminò in un’idea, lì per lì geniale, – …per fare, ad esempio, una denuncia! –
Lei scosse la testa – William Raymond Sacks è un maledetto
bastardo senza scrupoli, ma non ha commesso nulla di illegale: ha vinto la
posta in gioco e l’ha rimessa in palio al miglior offerente, e tutto ciò è
riprovevole, d’accordo! – sbottò piuttosto accigliata; poi si strinse nelle
spalle, lasciando parlare la voce dell’esperienza, – Gestire una casa da gioco
e di piacere è perfettamente legale in Arizona. – Fece una pausa in cui cercò
di riassumere un concetto difficile in poche, semplici parole. – Se fossimo a Phoenix,
le signore per bene sarebbero tutte quante indignate e si organizzerebbero in
chiassose quanto inutili petizioni di protesta… – poi fece un sorrisetto ironico,
– Nel mentre, i mariti vengono qui apposta per trovare il paradiso. –
Sam sospirò, perché Meredith aveva di nuovo ragione su tutta
la linea; le dava ancora del “voi” e non la chiamava per nome, ma ormai non
considerava più Miss Holloway un’estranea, piuttosto un’amica con cui poter
sfogare la sua frustrazione per il senso di impotenza che provava. – Per questo
ho intenzione di comprarla io! – esclamò con piglio deciso, esprimendo ad alta
voce, per la prima volta con qualcuno, quella specie di piano che ormai
occupava costantemente i suoi pensieri di giorno e i sogni di notte. – È
ammirevole, Sam, davvero… – commentò, – E ti auguro proprio di riuscirci, sono
sincera! – poi anche lei emise un sospiro frustrato, – Ma, lo sai che questo
vorrà dire anche mettersi contro un infido serpente a sonagli come Billy Ray. –
– Sono pronto ad affrontare le conseguenze delle mie scelte,
Miss, così come credo di sapermela… – Fu interrotto – Cavare da solo! L’ho
capito ormai, cow-boy… – convenne lei, seria, – E comunque, devo dare io ragione
a te, stavolta: se nessuno comincia ad agire concretamente, qui a Paradise le
cose non cambieranno mai. –
Il lungo silenzio che seguì e si protrasse fino al momento
di congedarsi per la notte questa volta non portò ombre di risentimento
reciproco, perché sia Sam che Meredith avevano entrambi tratto una sorta di
senso di liberazione interiore nell’essersi rivelati i propri intenti più intimi
di riscatto personale.
Mentre scioglieva la stretta crocchia bionda, liberandola
dalle forcine, e spazzolava poi i capelli osservando l’immagine riflessa nello
specchio del mobile da toilette, sola nella sua stanza da zitella, la donna
considerò che, forse, avrebbe potuto iniziare cercando di far accettare
Meredith Holloway alle altre signore della città per quello che era, anche con
il suo passato di ex-prostituta intenzionata a dare una svolta alla sua vita.
Presa quella decisione, la domenica successiva indossò
l’abito buono e una candida cuffietta inamidata per andare in chiesa alla
funzione, senza curarsi delle occhiate di sgomento che provennero dalle panche
delle prime file, ma concentrandosi soltanto su quella solidale dal pulpito del
pastore Simmons, che tante volte l’aveva incoraggiata a seguire il cammino della fede.
Sam, invece, dopo aver riflettuto a lungo, aveva deciso che,
prima di poter risolvere un problema, avrebbe dovuto comprenderlo pienamente in
tutte le sue sfumature, così, approfittò del giorno di festa per andare a
cercare la sua origine; sellò Blanca e si avventurò nel deserto, intenzionato a
scovare il luogo dove Santiago viveva le sue giornate di certo in preda al rimorso.
Dopo che l’iniziale sentimento di indignazione provato verso
il gesto, per lui insensato, dell’uomo si fu affievolito, si era trovato a
riflettere sulla sua condizione di padre, che, sicuramente, aveva commesso un
errore, ma forse soltanto per riuscire ad offrire un futuro migliore alla figlia,
e quindi negli obiettivi non era stato poi così dissimile da Milton Bradley: la
differenza tangibile stava soltanto nelle disponibilità economiche, e anche
nell’essere incappato in qualcuno che si era approfittato della sua ingenuità.
Infine era ritornato per l’ennesima volta all’immagine remota
di colui a cui, tempo addietro, aveva risparmiato la vita, non avendo ancora
idea di chi fosse in realtà, all’episodio che fece scattare quella prima molla
interiore che gli aveva poi permesso di chiudere per sempre il capitolo della
sua vita sballata con i fratelli Wingate.
* * *
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Capitolo 5 *** Capitolo IV – Intese ***
SAM FanFic
Emilio Santiago stava cercando un po' di refrigerio dalla
calura sulla riva del torrente praticamente in secca, quando sentì rumore di
zoccoli; l’istinto gli suggerì di scappare, ma era indebolito, e dovette
arrestarsi dopo una breve corsa. Sam lo raggiunse senza sforzo al piccolo
trotto. – Voglio soltanto parlare amigo! – lo apostrofò.
L’uomo adocchiò la Colt nella fondina e il Winchester legato
alla sella e socchiuse le palpebre, sospettoso, ma non fiatò; il giovane seguì
il suo sguardo, poi lo fissò, serio, – Non mi manda lo sceriffo, e nemmeno Sacks. –
– Bueno, amigo… – rispose in spagnolo, calcando
volutamente l’accento sulla stessa parola usata dal ragazzo, – Che cosa posso
fare per te, allora? – Il cow-boy smontò da cavallo, lentamente, per non
spaventare quel poveraccio più di quanto non fosse già. – Voglio solo parlare…
– ripeté, e aggiunse – …di Pepita. – Santiago, allora, ebbe un sussulto – Madre
de Dios! Le è successo qualcosa…? – Sam scosse la testa e lo invitò a sedersi
all’esigua ombra di un arbusto arido quasi quanto il deserto.
Il sole era alto nel cielo terso di mezzogiorno; l’uomo era
visibilmente pallido, sporco e segnato dagli stenti, così il ragazzo gli tese
una borraccia di acqua pulita e le mele che teneva sempre con sé per Blanca.
Dopodiché cominciò a parlare, senza omettere nulla, nemmeno la collera, che
lasciò trapelare dal tono di voce, però sforzandosi di non far trasparire,
invece, la compassione che provava per la misera condizione in cui quel povero
disperato versava. Seppur ridotto piuttosto male, Emilio non avrebbe tollerato
la pietà di un ragazzino, e il giovane pistolero provò rispetto per la sua dignità.
Santiago, contrariamente alle sue aspettative, non volle
giustificarsi, anzi, condannò il suo stesso gesto, augurandosi di poter
bruciare nelle fiamme dell’inferno a causa di esso, mentre tormentava
ripetutamente il crocefisso d’argento che portava al collo; era l’unico oggetto
di un certo valore che spuntava dagli stracci consunti con cui era vestito, e
indicò a Sam la sua fede cattolica.
Quindi gli espose il suo piano badando a non offendere certe
convinzioni religiose, ma l’uomo si limitò a stringersi nelle spalle, avvilito
– Ho forti dubbi che mia figlia sarebbe comunque entusiasta all’idea… – e
sospirò con lo sguardo assorto verso l’orizzonte che accecava. Il cow-boy,
allora, ribadì la sua intenzione di non “consumare” realmente con la ragazza,
ma soltanto permetterle di liberarsi dal giogo di Sacks.
Il messicano lo fissò e gli rivolse, inaspettatamente, un
sorriso quasi paterno. – Non è per quello, figliolo: se lo dici, io ti credo
sulla parola! – drizzò le spalle, e le iridi color del petrolio si accesero, –
Ma Yaotl è orgogliosa, proprio come lo era sua madre… –
Sotto quello sguardo così diretto, Sam si sentì smarrito,
sia perché non si era proprio aspettato una simile risposta, sia perché, di
nuovo, un perfetto sconosciuto gli stava dando fiducia prendendo a garanzia
solo la sua parola d’onore; così non poté far altro che lasciarlo proseguire
nelle sue considerazioni.
– Come puoi ben vedere, messo così, io non sono granché
utile alla ‘causa’, – esalò stancamente, – così come sai che non potrei nemmeno
mettere piede a Paradise… – poi Emilio parve rasserenarsi un po', – Se non
altro, posso provare a convincere mia figlia che di te ci si può fidare! –
concluse con un pizzico di ottimismo in più. L’accordo tra i due fu siglato
dalla stretta sulla mano tesa che l’uomo questa volta accettò per rialzarsi,
mentre il ragazzo annuiva senza replicare.
Lasciarono la riva del torrente per raggiungere il posto
dove viveva il pover’uomo, era meglio non rischiare di farsi scoprire insieme;
la ‘baracca’ era poco più che un riparo di fortuna costruito con dei pezzi di
tettoia e qualche asse marcio, tenuto insieme alla meglio da corda e fil di
ferro. Il giovane non poté evitare di fare il paragone con una cassa da morto,
ma almeno era nascosta e offriva un minimo d’ombra.
Mentre si rifocillava con acqua e cibo, Santiago raccontò a
Sam qualche dettaglio in più sulla sua storia, confermando l’episodio della
partita a poker in cui sua figlia era stata messa in palio e persa; ma aggiunse
anche altre informazioni, sulla sua famiglia e la decisione di lasciare il
proprio paese, che permisero al ragazzo di comprendere meglio il corso degli
eventi. Anche se continuava a non giustificare il gesto, perlomeno adesso
riusciva a capire di più l’uomo che lo aveva compiuto, perché spesso il destino
mette le persone in situazioni che non lasciano scampo. Essendo stato un fuorilegge,
lui aveva ben presente quel concetto, ma ora sapeva anche che era possibile
venirne fuori, lasciandosi il passato alle spalle, e ricominciare prendendo una
nuova strada; magari, proprio accettando l’aiuto di qualcuno.
Alla fine di quella breve conversazione, il giovane cow-boy
risalì in sella, non prima di aver rivolto al suo nuovo amigo un ultimo
cenno di saluto, poi voltò Blanca incitandola al galoppo. Emilio seguì con lo
sguardo Sam che si allontanava, poi, per la prima volta dopo tempo, le sue
labbra si distesero in un sorriso carico di speranza.
Una volta tornato in città, il pistolero si sentì come
rinfrancato da un nuovo ottimismo, perché adesso c’era un punto da cui partire
per avvicinare ‘Pepita’, anzi, più d’uno, poiché dal nome azteco della ragazza
aveva intuito la sua discendenza da quell’antico popolo ormai estinto,
presumendo che fosse stato scelto Yaotl proprio perché lei non dimenticasse le
sue origini; un po' come il suo vero nome, Isamu.
Erano perciò doppiamente simili: lui, figlio di un
giapponese e una pellerossa Apache, lei, di un messicano rivoluzionario e una
nativa Indios, razze ugualmente considerate inferiori dai bianchi coloni
inglesi e spagnoli, venuti dal continente al di là dell’oceano per appropriarsi
di terre che non appartenevano loro; entrambi erano figli di culture diverse
che si erano incontrate e avevano dato origine a due bizzarri miscugli di
colori e usanze spesso causa di emarginazione e discriminazione.
In più, tutti e due potevano considerarsi segnati da
un’infanzia in cui agi e lusso non avevano affatto rappresentato la norma,
perché era evidente che le mani di Santiago fossero quelle di un uomo che
conosceva il duro lavoro, mentre Sam per molti anni era stato convinto che l’unica
vita possibile fosse quella del bandito.
Con tali presupposti, avrebbe potuto spiegare alla ragazza
che lui era dalla sua parte, pertanto il suo aiuto era mosso solo dalla stessa
voglia di ricominciare che percepiva essere soltanto sopita in lei, ormai rassegnata
al suo destino al saloon. Però le cose potevano anche cambiare, in quel
paradiso che non sembrava più così immutabile.
Con l’implicito benestare di Miss Holloway, Sam prese a
conservare gli avanzi dei pasti per portarli a Santiago, che non poteva di
certo pretendere di campare solo con le misere risorse che concedeva il
deserto. Una volta risolto il problema “Pepita”, l’uomo avrebbe dovuto essere
sufficientemente in forze per montare in sella, andarsene da Paradise con la
figlia e raggiungere finalmente il Nevada, oppure per ritornare al suo paese e
ricongiungersi alla moglie.
Anche se, realizzò, lui aveva sempre accuratamente evitato
di parlarne, dopo averla nominata di sfuggita quella prima e unica volta; il
sospetto che potesse essere morta gli sovvenne, ma non aveva mai osato chiedere
conferma direttamente. E comunque, quello era solo un ulteriore punto che lo
accomunava alla ragazza, con cui poteva forse anche condividere l’amara sorte
di essere orfano di madre.
Negli ultimi tempi il giovane cow-boy si sentiva decisamente
più speranzoso, quando guardava sorgere il sole dell’Arizona, e si ripromise
che anche per lui sarebbe arrivato il momento in cui le informazioni sul suo
genitore, evaporato, oppure inghiottito dalla sabbia, lo avrebbero portato
nella direzione giusta per ritrovarlo; per poi domandargli direttamente
per quale motivo lo avesse abbandonato quand’era ancora in fasce, e infine
chiudere definitivamente un altro capitolo del suo difficile passato.
Emilio aveva dimostrato che davvero credeva nell’onestà di
quel ragazzo condividendo con lui il suo segreto più pericoloso, che, se fosse
caduto in mani sbagliate, avrebbe inevitabilmente compromesso anche il suo
rapporto con la figlia: con Yaotl riuscivano sporadicamente a vedersi di
nascosto, grazie all’intercessione di padre Simmons che copriva i loro incontri
da occhi indiscreti e voci pettegole.
Il rischio che Sacks potesse scoprirli era elevato, quindi ora
il giovane pistolero doveva trovare una maniera per fuorviare i sospetti e
passare inosservato; l’ignara Meredith che si accingeva ad andare alla funzione
domenicale con la bibbia sottobraccio (altro ‘lascito’ del defunto Sullivan) fu
la perfetta soluzione a tutti i suoi problemi. Sam provò un forte senso di
colpa nell’ingannare così la fiducia che la donna aveva riposto in lui, però
doveva necessariamente parlare col pastore senza dare nell’occhio, e il miglior
modo era farlo in chiesa davanti a tutti, alla luce del sole.
Poiché con Miss Holloway non aveva mai fatto mistero di non
credere nel Dio cristiano nelle sue diverse forme di culto, dovette
giustificare la sua improvvisa quanto inusuale decisione di accompagnarla,
ipotizzando che padre Simmons sarebbe stato disponibile a spargere la voce
nelle varie congregazioni del paese per aiutarlo nelle ricerche di suo padre; oltretutto,
nel Far-West un giapponese sarebbe stato sicuramente notato, mentre un ministro
di Dio, prete o pastore che fosse, era sempre una preziosa risorsa di
conoscenze e informazioni utili.
Quella motivazione collaterale non era poi nemmeno così distante
dalla realtà, perché in America, ogni chiesa, anche la più piccola e sperduta,
rappresentava un punto di aggregazione della comunità in cui sorgeva. La sua
coscienza, però, non fu del tutto d’accordo, così Sam decise che, una volta
risolta quella parte di problema, le avrebbe poi svelato la verità. Intanto loro
due stavano ormai prendendo posto su una panca in ultima fila; sguardi e
mormorii, questa volta, furono quindi tutti diretti a lui.
Il ragazzo non se ne curò e ascoltò distrattamente il
sermone sulla tolleranza, perché i suoi pensieri erano rivolti alla speranza di
riuscire a convincere quell’uomo che parlava per conto di Dio dell’onestà dei
suoi intenti con la ragazza, e a riprova del consenso di suo padre portava con
sé il crocefisso d’argento infilato nel laccetto di cuoio.
Poi i suoi pensieri diventarono riflessioni più profonde;
quel laccetto era uno dei pochi oggetti che possedeva appartenenti alla sua
origine Apache. Nel breve periodo vissuto in una riserva, dove apprese le esigue
notizie sulla donna che lo aveva dato alla luce, si era anche ritrovato ad
imparare dal capo tribù Itza-Chu-Litzoque, la Grande Aquila dorata, che gli
dei sono presenti ovunque in natura: dal sole che brucia il
deserto alla pioggia che fa rinascere la terra arida, mentre gli spiriti si
manifestano attraverso gli animali guida per accompagnare gli uomini nel loro
cammino terreno. Quindi per lui era arduo capire questo Dio dei Cristiani, che
gli appariva così lontano e astratto, e indifferente alla sorte dei suoi figli.
A funzione finita, durante lo scambio del tipico segno di
pace, passò a padre Simmons un fazzolettino di pizzo perfettamente ripiegato
contenente il “messaggio d’argento” di Santiago; il religioso sollevò
impercettibilmente le sopracciglia, stupito, poi infilò con tutta calma le mani
nelle tasche della tonaca, mentre Sam gli domandava di poter consultare i
registri anagrafici che di solito venivano tenuti proprio nelle parrocchie.
Era ovviamente soltanto una scusa, dato che in quella parte
remota di Arizona non erano mai arrivati nemmeno i cinesi, che invece in altri
stati, essendo impiegati come forza lavoro nella costruzione della ferrovia,
avevano creato vere e proprie colonie; però quello era anche l’unico modo plausibile
per instaurare un dialogo con il pastore, e i fedeli di Paradise non parvero notare l’incongruenza.
L’uomo comunicò, con rammarico, di non potergli dare notizie
precise o recenti, ma riferì, facendo quindi intendere a Sam che aveva capito e
stava reggendo il gioco, di un orientale di mezz’età, dall’aspetto dimesso e
l’aria decisamente confusa, che era stato notato vagare tempo addietro in un
sobborgo di Phoenix; la possibilità reale che potesse essere davvero suo padre
era remota, lo avvertì, perché dopotutto “orientale” era un termine piuttosto
vago, che poteva anche indicare un qualsiasi asiatico, ma il ragazzo convenne
che fosse un ottimo punto di partenza e lo ringraziò.
Il pastore si congedò, promettendo che più tardi sarebbe
passato alla pensione per portargli l’indirizzo di una casa di accoglienza per senzatetto.
Meredith sorrise, genuinamente felice per quel piccolo
barlume di speranza che si era acceso per Sam, così, d’impulso, invitò padre
Simmons a pranzo; se ne pentì subito, ma ormai lo aveva detto davanti a tutti:
non poteva più tirarsi indietro.
Una volta nella sua rassicurante cucina ordinata e
immacolata, lei prese ad aprire e richiudere freneticamente ogni anta e
cassetto, maledicendosi per la sua avventatezza, e biasimandosi per non aver
nulla con cui poter cucinare decentemente; il suo giovane ospite la osservava,
mollemente appoggiato di sbieco allo stipite della porta, con un sorrisetto che
aleggiava sulla faccia, che, in quel momento, lei avrebbe tanto voluto prendere
a schiaffi. – Sai, Sam, io non ci trovo proprio nulla di divertente! – sbottò.
– Miss, io mangio tutti i giorni quello che mi preparate, –
ridacchiò lui, indicandosi, – e non sono ancora passato a miglior vita… – Miss
Holloway sbuffò, soffocando un mezzo sorriso: l’espressione angelica con cui
ora la stava fissando gli restituì, seppur soltanto per qualche istante, la sua
reale età, rendendolo ancora più attraente rispetto al solito cipiglio da uomo fatto.
– No, appunto: da quando sei arrivato tu, qui non s’è più visto nemmeno
un topo! – poi sogghignò, finalmente rilassata, – Ma forse perché loro
sono morti… di stenti! – alludendo esplicitamente all’appetito vorace del ragazzo.
Al di fuori Sam appariva allegro, ma in realtà dentro
fremeva per l’attesa dell’incontro, anche di più della donna; mentre lei, con
la solita perspicacia, aveva comunque intuito che c’era qualcosa sotto, si era
resa conto di essere stata in qualche modo usata e se ne rammaricò. Ma prima di
accusarlo volle concedergli la possibilità di spiegarsi.
– Ho invitato qui padre Simmons solo per aiutarti… – lo
scrutò con attenzione, ma la sua espressione era di nuovo impassibile, – Però avresti
anche potuto parlarmene! – poi si irritò del suo silenzio e lo incalzò senza
dargli il tempo di replicare, – Forse viene per restituirmi un fazzoletto che
da stamane manca dal mio bucato steso? – Sebbene fosse partita con le migliori
intenzioni, la sua sembrava una sentenza: la delusione le aveva fatto riacquistare
quei modi bruschi da vecchia zitella acida.
Il giovane sospirò, non aveva calcolato appieno lo spiccato
spirito di osservazione di Meredith, così, messo all’angolo, vuotò il sacco,
aspettandosi l’ennesimo rimprovero; invece in risposta ricevette soltanto
un’occhiata indecifrabile.
– Bene! Diciamo che il fine, in certi casi, giustifica i
mezzi… – commentò lei mentre allacciava un candido grembiulino al vestito, –
Però, in compenso, ora devi dare il tuo contributo al pranzo, cow-boy… – sfilò
la mannaia dalla coltelliera e gliela porse, – Va' a comunicare al condannato
che è giunta la sua ora! – declamò con tono solenne e aria compunta,
ironicamente velata di tristezza.
Il tacchino, però, non accettò così facilmente la decisione
arbitraria di essere messo in pentola, al contrario, il ragazzo dovette
inseguirlo per tutto il cortile, sotto lo sguardo sornione della donna che, nel
vano della porta della cucina, mescolava in una ciotola l’impasto con cui
avrebbe dovuto poi farcirlo.
Tu vai più veloce persino di un lampo
Se tu lo decidi, nessuno ha più scampo
Chi mai può fermare, chi mai può schiacciare, Sam?
Nessuno può fare una mossa fasulla
Se solo ci prova, ha fra gli occhi una palla
Non c’è da scherzare, c’è poco da fare con Sam!
– I banditi con te non avranno scampo, cow-boy, ma ti stai
facendo fregare come… Anzi, no! – rise, – Da un pollo! – poi fu colta da
un attacco di ilarità, – Sparagli! –
Ferito a morte nel suo orgoglio di abile pistolero, Sam
gettò via il cappello e si lanciò sul povero volatile, le cui gorgoglianti
lagnanze non gli risparmiarono l’infausto destino culinario. Così il sangue,
alla fine, insozzò la terra del cortiletto, e dopo la burrasca, alla pensione
era ritornato il sereno.
* * *
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Capitolo 6 *** Capitolo V – Scontri ***
SAM FanFic
Quella domenica, alla pensione di Meredith Holloway c’era un
ospite a pranzo; a dirla tutta, padre Simmons era il primo abitante di Paradise
che fosse entrato in casa sua dal tempo della dipartita di Harrison Sullivan. La
donna era stata messa al corrente della delicata questione da Sam, ma alla fine
lasciò che i due uomini – o quasi – ne discutessero da soli in
soggiorno, ritirandosi in cucina con la scusa di rassettare.
In apparenza, il biglietto che padre Simmons gli consegnò
conteneva davvero soltanto un nome e un indirizzo di Phoenix; tuttavia, il
pistolero conosceva perfettamente il modo per far apparire sul retro il vero
messaggio, vergato con una sorta di inchiostro invisibile a base di succo di
limone. Il pastore, a tavola, aveva ‘involontariamente’ ma opportunamente
schizzato la busta in cui era stato infilato proprio per permettergli di
intendere l’espediente utilizzato; mentre il preciso riferimento biblico alla
crocefissione di Gesù funse da metafora per riferire che il monile d’argento di
Emilio sarebbe stato al più presto consegnato a Yaotl, che poi avrebbe atteso,
ignara, il giorno stabilito per incontrare non suo padre ma il giovane. Tali
precauzioni si erano rese necessarie per salvaguardare l’incolumità dei
Santiago ed anche dello stesso religioso.
Più tardi, nella sua stanza e al sicuro da sguardi
indiscreti, Sam affumicò il biglietto accostandolo alla fiamma di una candela,
lo lesse, poi lasciò che la carta bruciasse e conservasse il suo segreto nella
cenere, cosicché nessun altro avrebbe potuto farlo. Nemmeno Meredith avrebbe
dovuto: certo, lei sapeva badare a se stessa, però lui voleva comunque
proteggerla da eventuali rappresaglie di Sacks. Non solo il bastardo pareva
avere sempre occhi e orecchie ovunque, a Paradise, ma era evidente che
riuscisse ancora ad incutere parecchio timore nella sua ex-donnina.
Era capitato, infatti, che Billy Ray si fosse – per
sbaglio, ovviamente – appropriato di una partita di merce destinata invece
alla pensione. Ma sebbene la donna non avesse mostrato l’intenzione di farsela
restituire, Sam si era ugualmente premurato di andare a persuaderlo di persona –
con le buone maniere, ovviamente – intenzionato a fargli capire che
altrimenti avrebbe dovuto discuterne con la sua amica Colt.
William Raymond Sacks era fondamentalmente un borioso
prepotente, che però non si esponeva mai in prima persona, ma gestiva la sua
discutibile autorità in modo violento soltanto attraverso i fedeli scagnozzi. E
a dispetto del suo essere un infido serpente a sonagli, lui manteneva sempre
quell’aspetto distinto che i lineamenti regolari del viso, incorniciati dal
biondo della lunga capigliatura sempre perfettamente pulita e pettinata,
facevano sembrare quasi angelico.
Tuttavia questa volta perse il controllo: era stato
apertamente sbeffeggiato, e davanti ad un buon numero di clienti abituali, da
uno sbarbatello, per di più muso giallo; poco importava che anche in
Arizona tutti avessero sentito le voci che giravano sulla mira infallibile e la
rapidità degna di un lampo del “ragazzo pistolero” nei duelli, il bastardo era
comunque un valido tiratore che finora non aveva avuto eguali.
Sam non aveva reagito alle sue provocazioni tirando fuori il
ferro; al contrario, se ne stava lì, tranquillamente, in piedi a braccia
conserte di fronte a lui, con un’espressione determinata in viso. E non si era
scostato di un pollice nemmeno quando l’uomo aveva scaraventato via una
seggiola con un calcio per pararsi davanti minaccioso.
Quando Billy Ray lo prese per il colletto della camicia, il
ragazzo reagì afferrandogli un polso e torcendogli il braccio dietro la
schiena, suscitando qualche sghignazzo sparso nel saloon. Il suo onore era
stato affrontato, così il maledetto, liberatosi in fretta dalla stretta,
estrasse una grossa lama che puntò alla gola del moccioso, che nel frattempo
era stato affiancato dai due cani da guardia. Tre contro uno: era tipico dei
farabutti; il paragone con i fratelli Wingate fu automatico per il giovane
pistolero, ma si disse che quantomeno poteva portarne uno con sé nella tomba.
Il pericoloso confronto fu interrotto dal provvidenziale
ingresso dello Sceriffo Stoker, che da buon vecchio segugio aveva fiutato qualcosa,
o più probabilmente era stato avvertito. All’istante, il coltellaccio scomparve
dalla mano di Sacks, che con il suo tipico fare mellifluo spiegò di un banale
malinteso ormai risolto, raccontando che la diligenza aveva consegnato per errore
la fornitura di merce di Miss Holloway a River Hills, e soltanto grazie al suo
personale interessamento era stata ritrovata. E che, magnanimamente, scusava
persino il pivello di averlo accusato.
Sam era sconcertato, perché tutto era così palesemente
fasullo; ma si rendeva conto che senza alcuna prova nemmeno l’uomo di legge
poteva intervenire, e perlomeno lui era riuscito nell’intento di aiutare
Meredith. Poi, mentre le attività del Paradise Sacks riprendevano come se nulla
fosse accaduto, e alla fine tutto sembrò dissolversi in una bolla di sapone, il
ragazzo fu trascinato quasi di peso fuori dal saloon dallo sceriffo, che si
raccomandò ancora di non mettersi di nuovo nei guai con la legge,
e gli promise che d’ora in poi lo avrebbe tenuto personalmente d’occhio.
Gli abitanti della cittadina avevano tirato il proverbiale
sospiro di sollievo, perché quel giorno non era avvenuto lo scontro a fuoco che
prima o poi sarebbe diventato davvero inevitabile; ma ormai anche in paradiso
si cominciava a respirare un’aria sempre più tesa e rovente, perché, dopo quel
primo contrasto, nessuno dei due avversari sarebbe stato disposto a cedere per primo.
Il giovane cow-boy si diresse alla stalla, sellò Blanca è
andò a cavalcare nel deserto; aveva bisogno di scaricare la tensione, ma anche
di commiserarsi un po', perché in quell’occasione realizzò di non essere
affatto cambiato: Sam il pistolero era ancora lì, pronto per uscir fuori e
agire come un bandito. Non sarebbe mai cambiato del tutto.
Tornò in città che ormai il sole era tramontato; stette
qualche secondo immobile sugli scalini della veranda con il cappello in mano, e
quando ormai aveva deciso di entrare dal retro, l’uscio della pensione si aprì.
Miss Holloway, in vestaglia e cuffietta da notte, si scostò dal vano della
porta per farlo passare; Sam era ritornato lo stesso viandante che tempo prima
si era presentato da lei per una stanza: sudicio e dall’aria incattivita.
– Avresti potuto avvertire… La cena si è ormai freddata. –
Il ragazzo passò una mano stanca tra i capelli – Forse è meglio che me ne vada,
Miss. – La donna lo fissò per un lungo istante – Bene, cow-boy: e così hai
deciso di arrenderti… – Lui fece per replicare qualcosa, ma lei lo prevenne –
Va' a mangiare, sarai affamato, – lo esortò dolcemente, – ne parliamo dopo… E
sempre se ne hai voglia. –
Il silenzio, durante quel bizzarro pasto consumato ad un’ora
improbabile, fu interrotto soltanto dal pendolo del soggiorno che scandiva il
passare del tempo. Stranamente, Meredith non sembrava corrucciata come al
solito; quando lui incrociò il suo sguardo, notò che invece era tranquilla, quasi serena.
Alla fine, esasperato, il ragazzo sbottò – È inutile, io ci
ho provato, ma evidentemente questo è il mio destino! – Lei si limitò a
scoccargli una di quelle occhiate indecifrabili.
Lui socchiuse le palpebre e proseguì – Mentre ero di fronte
a Sacks, oggi, ho di nuovo avuto gli stessi pensieri e provato le medesime
sensazioni di un tempo: quelli come me non sono capaci di far altro che… –
Si interruppe, perché la donna si alzò, togliendogli il
piatto vuoto da davanti, per poi sparire in dispensa e tornare con una
bottiglia impolverata in mano.
– Lo conservavo per le occasioni speciali, e credo proprio
che questa lo sia … – sorrise leggermente posandola sul tavolo, – Io sono un
po' stanca, Sam, e credo che anche tu abbia bisogno di farti una bella dormita…
– indicò eloquentemente il suo “omaggio”.
Il giovane era piuttosto confuso: prima lo invitava a
sfogarsi, poi invece gli suggeriva di dimenticare tutto ubriacandosi? Non
avrebbe mai capito le donne…
Infatti, lei lo stupì per l’ennesima volta, appoggiando con
fare materno una mano sul suo capo. – Lo sai che il passato non si può
cambiare, rimane sempre dentro di te, ma l’esperienza serve per vivere il presente,
mentre il futuro è qualcosa che puoi creare proprio tu. – Lui annuì, forse
stava cominciando ad afferrare il senso delle sue parole.
Miss Holloway si strinse meglio nella vestaglia e si accinse
a salire di sopra; esitò un attimo, poi si voltò verso il ragazzo – Puoi
fartela fuori anche tutta, – indicò di nuovo la bottiglia, – tanto io ne ho una
di scorta nel comodino… – gli fece l’occhiolino e se ne andò, mentre Sam
dovette soffocare una risata spontanea e liberatoria.
Il mattino dopo il giovane cow-boy si svegliò con un furioso
mal di testa, ma almeno nessun fantasma del passato era venuto a tormentare i
suoi sogni come al solito. Se l’alcool lo aveva aiutato ottenebrando la mente,
la luce del sole gli schiarì del tutto i pensieri: era vero, aveva agito
d’impulso e si era comportato di nuovo da bandito, ma questa volta era riuscito
a gestire la situazione senza ammazzare nessuno.
Anche se piccolo, era pur sempre un cambiamento; Sam il
pistolero non sarebbe mai sparito del tutto, ma lui d’ora in poi lo avrebbe
‘tirato fuori’ soltanto per aiutare chi si trovava in difficoltà, come Miss
Holloway, che la sera prima non lo aveva ringraziato a parole ma con un gesto
che valeva molto di più. Sbirciando da dietro la tendina della finestra della
cucina, la vide intenta a redarguire gli uomini che scaricavano le merci dalla
diligenza; poi si accorse che in tavola, al posto del consueto bicchiere di
latte, la donna gli aveva fatto trovare un bricco di caffè caldo, e sorrise.
Durante il lavoro quotidiano alla stalla, Sam mise un po'
d’ordine nelle sue priorità; sebbene ultimamente fosse riuscito a tirare su
qualche dollaro extra, unendosi agli operai assunti dai coniugi Bell per
ampliare la veranda del loro ristorante, realizzò che non sarebbe mai stato in
grado di mettere insieme la somma richiesta da Billy Ray per la ragazza;
perlomeno non in tempi brevi. Ma se avesse atteso ancora, c’era il rischio che
arrivasse il tipico damerino benvestito dalla città che l’avrebbe comprata per sé.
Da quando aveva preso a cuore la sorte dei Santiago, il suo
cosiddetto piano era stato piuttosto confuso e incerto; all’inizio aveva anche
considerato l’idea di aiutare Pepita a fuggire, perché ancora non conosceva
Emilio, mentre ora lo rispettava, inoltre, sapeva quanto padre e figlia fossero legati.
Quindi il giovane decise di mettere a frutto l’esperienza,
anche se essa proveniva da quel passato che finora aveva cercato soltanto di
dimenticare; l’importante, proprio come aveva detto Meredith qualche sera
prima, era come veniva utilizzata.
Sacks piegava la legge a suo uso e consumo, ma lui non
poteva affrontarlo di nuovo direttamente a causa dello Sceriffo Stoker, che gli
stava col fiato sul collo; però era sempre possibile giocare secondo le
sue regole. Calcolò che ormai era riuscito ad accumulare una somma di denaro
sufficiente con cui lanciare all’uomo una sfida a poker, vincerla, e così
riscattare il premio in palio, Pepita; dopodiché, i conti sarebbero stati
definitivamente regolati sotto il sole di mezzogiorno, come era usanza nel Far-West.
Bastava soltanto attendere il momento giusto.
Nel frattempo, però, il momento dell’incontro con Yaotl si
avvicinava, e Sam dovette, con molta pazienza, sforzarsi di continuare la vita
di tutti i giorni senza tradirsi con nessuno. Era essenziale non farsi scoprire
dal bastardo per un motivo molto semplice: avrebbe potuto decidere di allontanarla
dalla città vendendola a qualcuno dei suoi loschi compari, o magari ad un altro bordello.
Il ragazzo era certo che padre Simmons non avrebbe mai messo
volontariamente in pericolo i Santiago, nemmeno se costretto con la forza,
perché aveva dalla sua parte la forte fede in Dio. Ad ogni modo, una delle cosiddette
regole non scritte di Paradise riguardava proprio l’immunità di cui il pastore
godeva, e analogamente la sua chiesa era davvero considerata un luogo sacro da
non profanare col sangue. C’era pertanto una specie di tacito accordo, che comportava
il non immischiarsi nei reciproci affari, spirituali e non, di ciascuno,
rispettato anche dal serpente a sonagli.
Meredith, invece, rappresentava ancora un’incognita, dato
che con lui non aveva più toccato l’argomento “Pepita”, ma forse solo perché
anche lei riteneva più saggio non sapere, e non rischiare quindi di essere
coinvolta in qualche ricatto.
* * *
Mentre veniva sellata, la cavalla sbuffava nervosa,
scuotendo la criniera candida come se volesse scacciare il tormento delle
mosche, o forse perché riusciva ad avvertire l’inquietudine del suo cow-boy. Smosse
con gli zoccoli la paglia sul pavimento della stalla e nitrì mordendo il freno appena messo.
– Su… buona, Blanca…! – mormorò Sam all’orecchio teso, – Che
ora andiamo! – poi controllò di avere abbastanza munizioni di scorta per fucile
e revolver, perché nel deserto avrebbe potuto trovarsi a doverli usare.
Il luogo dell’appuntamento era nei pressi di una grotta
naturale che nella stagione delle piogge rimaneva dietro una piccola cascata, mentre
ora, col torrente in secca, era perfettamente individuabile. Lui avrebbe
impiegato poco più di dieci minuti, al galoppo, e considerò che lei sarebbe
giunta in più tempo, sicuramente a piedi sotto il sole cocente. Domandandosi
quale pretesto avrebbe dovuto inventare con il suo padrone per allontanarsi dal
saloon senza destare sospetti, diede un leggero colpo di sprone ai fianchi della sua cavalla.
Finalmente arrivò a destinazione: le indicazioni del
religioso erano state precise. Legò Blanca poco distante, nascosta da uno
spuntone di roccia, imbracciò il Winchester ed entrò nell’anfratto ad
aspettare. L’attesa fu relativamente breve, anche se al pistolero parve
infinita; udì un leggero scalpiccio, poi una voce nota chiamò – Papito… –
Il giovane inspirò profondamente ed emerse dall’ombra. La
ragazza si immobilizzò all’istante, e non fece il minimo tentativo di fuggire,
anche perché era perfettamente consapevole di non poter competere, né in forza,
né in velocità, con un uomo; lo fissò, invece, con le iridi nere che
scintillavano di rabbia a stento controllata.
– Cosa hai fatto a mio padre, maledetto?! – Sam appoggiò la
carabina a terra, slacciò il cinturone e depositò lentamente anche la pistola.
– Emilio sta bene, e, come puoi vedere, – indicò le armi e alzò le mani, – non
voglio farti del male… –
– Dov’è mio padre?! – sbottò lei senza abbassare lo sguardo
in fiamme, – Perché non è qui? Padre Simmons… – si interruppe, rendendosi conto
di essersi tradita. – Va tutto bene, – cercò di tranquillizzarla lui, – è stato
proprio il pastore a dirmi come e dove poterti incontrare. – Ma Yaotl non parve
sollevata, anzi, si irritò ancora di più e inveì bellicosa – Voglio sapere cosa
è successo a mio padre! –
– A dimostrazione che è sano e salvo, mi ha raccomandato di
riferirti che il crocefisso d’argento che porti al collo apparteneva a tua
nonna… – La ragazza sbuffò – Questa è una cosa che sanno anche le pietre! – Il
ragazzo le fece cenno di tacere con un dito, e proseguì – …Isabella… – ma lei
lo interruppe di nuovo, – E una qualsiasi delle ragazze del saloon avrebbe
potuto dirti il suo nome! –
Il giovane cow-boy si sforzò di non perdere la pazienza e le
intimò ancora una volta il silenzio con una nera occhiata di ghiaccio. – La
prima volta che lei ti vide, tu stavi strillando a pieni polmoni, perché eri affamata…
– poi fece una breve pausa in cui la messicana inarcò leggermente un sopracciglio
e serrò le labbra, – Una delle sorelle di tuo padre, Mariana, – sottolineò il
dettaglio del nome, – da poco madre anche lei, ti diede il latte, e tu alla
fine ti addormentasti tranquillamente. – Osservò l’espressione del suo viso,
che cominciava a distendersi, e concluse – Isabella ti prese in braccio, notando
che avevi le guance rosate, e decise che ti avrebbe ribattezzato Rosana: però, soltanto
tua nonna ti ha sempre chiamato così. –
I due rimasero in silenzio per qualche minuto, e Yaotl
sospirò – Questo significa che davvero hai parlato con papito… – poi una
nuova ondata di collera la colse, – Ma chi mi assicura che non gli hai estorto
queste informazioni con la forza?! –
Sam stava incominciando ad irritarsi sul serio; non si era
aspettato le braccia al collo, d’accordo, ma nemmeno tutta quell’ostilità
aggressiva e del tutto immotivata contro cui combattere. – Lascio a te la
scelta: se decidi di credermi, ti siedi lì, buona, – indicò un masso, – e mi
ascolti; altrimenti, puoi farmi secco! – la sfidò, inclinando la testa di lato
verso i ferri che giacevano inerti al suolo.
Lei, però, fu inaspettatamente rapida ad agguantare la Colt
per poi puntargliela contro, mentre lui ammise fra sé, incredulo, che aveva erroneamente
calcolato di riuscire ad afferrarla per costringerla alla calma; lui allargò le
braccia, comunque sicuro della sua sorte: era evidente che lei non sapesse
maneggiare un revolver, dato che continuava a dirigere la canna ma non aveva armato
il cane. O perlomeno non ancora, si disse augurandosi di non doverlo
scoprire; ma decise di rischiare ugualmente la pelle.
Un altro lungo silenzio, in cui il nero petrolio che
ribolliva negli occhi di Yaotl si placò, scontrandosi con il buio glaciale
dello sguardo di Sam, e alla fine la pistola fu di nuovo posata a terra. La
ragazza non si mise seduta come ordinatole, ma incrociò le braccia al petto,
non proprio del tutto arresa ma comunque un po' più propensa all’ascolto.
– Visto che non mi hai ancora risposto, provo a cambiare
domanda: perché mio padre avrebbe voluto che ci incontrassimo? – Il ragazzo
schiarì la voce e cominciò d’un fiato – Stavo tentando di mettere via il denaro
per riscattare la tua… – si bloccò, incerto, cercando di trovare il termine più
appropriato, – …e fare in modo che tu non debba più lavorare al saloon! – annuì,
soddisfatto della scelta, – E tuo padre è d’accordo! – concluse con tono di
voce piuttosto compiaciuto, aspettandosi, così, di veder apparire finalmente il
sollievo sul volto finora diffidente di Pepita.
Ma doveva aver evidentemente di nuovo sbagliato i suoi
calcoli, perché la messicana si limitò a scuotere la testa con l’aria grave di
chi ha appena ricevuto la notizia di una condanna a morte, mentre anche un
minimo gesto di gratitudine, o quantomeno riconoscenza, adesso sarebbe stato davvero
apprezzato. O forse, più semplicemente, Sam non aveva fatto i conti con la sua
totale inesperienza nel trattare le “donne” che non fossero equine, bambine,
signore, oppure donnine.
– E così, tu mi avresti fatto scarpinare fin qui, solo per
comunicarmelo? – lo canzonò Yaotl, – Non sarebbe stato più comodo andare
direttamente in camera da letto? – Lui schiuse le labbra, ma senza sapere
proprio cosa risponderle, perché le sue parole erano state completamente fraintese.
Lei lo scrutò intensamente ancora per qualche istante, con espressione ironica,
godendo della sua piccola vittoria verbale, poi tornò seria. – Facciamo che io
ora prendo per buono quello che hai appena detto, ma non credi che manchi
qualche pezzo alla tua storiella del buon samaritano? –
– Se soltanto tu mi avessi lasciato parlare fin dall’inizio,
invece di aggredirmi senza motivo…! – sbottò lui con eccessiva veemenza, che la
fece arretrare di un passo; poi realizzò che lei aveva invece tutti i motivi
per non fidarsi: si trovava da sola in mezzo al deserto insieme ad uno
sconosciuto. Sospirò e alzò di nuovo le mani, poi sedette stancamente sul masso
per raccogliere le idee, e diede una fugace occhiata alle ombre per terra per
calcolare l’ora; dovevano sbrigarsi ad arrivare al dunque, altrimenti le
avrebbe fatto correre il serio pericolo di essere scoperta da Sacks, se avesse
tardato a ritornare a Paradise, e tutti i suoi sforzi sarebbero stati vani.
– Ascolta, è chiaro che non ti fidi, e lo capisco, credimi…
– la vide annuire, – Ti chiedo quindi di darmi almeno il beneficio del dubbio; quando
sarai in città, va' a chiedere di me a padre Simmons. – Percepì che, nonostante
la palese animosità verso di lui, in lei si era comunque schiuso un minimo
spiraglio di apertura, poiché la ragazza assentì di nuovo, silenziosamente; allora
le propose – Dopodiché, se deciderai di accettare il mio aiuto, dovrai essere
proprio tu a venire a cercarmi. –
– Bueno! – Yaotl si avvicinò e si chinò per riuscire a
guardare meglio il ragazzo, dritto negli occhi, – E se invece poi io
decidessi di non farlo…? –
– Ti prometto sul mio onore che mi dimenticherò di questo
posto, conserverò fin nella tomba quello che so della tua famiglia e non interferirò
più nel tuo destino, qualunque tu vorrai che sia! – declamò solennemente Sam.
– Esta bien – si limitò a rispondere, – Ora, però, devo
andare… – e si voltò lasciandolo lì come un allocco a fissare l’orlo celeste
del suo vestito; si arrischiò a seguirla per qualche passo, dopo aver
recuperato alla svelta Winchester e cinturone, e la osservò mentre montava in
groppa ad un asinello per poi allontanarsi.
Allora decise che avrebbe aspettato ancora un po' di tempo
prima di rientrare anche lui, prendendo poi un altro sentiero, di modo che
nessuno avrebbe potuto insospettirsi nel vederli arrivare insieme o quasi.
Portò la cavalla ad abbeverarsi in una pozzetta nei pressi della grotta, mentre
al contempo rimuginava, perplesso, sull’esito incerto di quell’incontro tanto
atteso, che invece assomigliava più ad uno scontro.
– Tu hai idea di che l’è preso a quella, Blanca? – che gli
rispose con un semplice nitrito, – Ed io che credevo che sarebbe stata perlomeno
felice, di sapere che qualcuno vuole aiutarla… – Sam era proprio confuso; in
effetti, rifletté, Santiago aveva visto giusto nell’ipotizzare la reazione della
figlia, così stabilì che alla prima occasione gli avrebbe chiesto consiglio su
come fare per rimediare all’approccio evidentemente sbagliato. E che per un pezzo
si sarebbe tenuto alla larga dal Paradise Sacks, adeguandosi, quindi, al
caratterino orgoglioso di Yaotl.
Però, nel frattempo, c’era anche qualcun altro a cui potersi
rivolgere per confidarsi; dopotutto, anche Meredith Holloway era una donna, che
un tempo era stata ragazza: lei sarebbe stata sicuramente in grado di sciogliere i suoi dubbi.
* * *
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Capitolo 7 *** Capitolo VI – Imprevisti ***
SAM FanFic
Era il giorno di San Giacomo, e poiché la chiesa di Paradise
era intitolata proprio a St. James, tutta la città si stava preparando alla
consueta festa annuale. In realtà, lei non era stata ufficialmente invitata a
partecipare, però aveva deciso di preparare lo stesso un dolce da portare al
rinfresco; così, giusto per ribadire alle donne del comitato che anche Meredith
Holloway esisteva, anzi, aveva proprio tutte le intenzioni di smettere di
vivere nell’ombra, e non le importava che loro fossero d’accordo o meno.
La donna stava lavorando un impasto con aria piuttosto divertita,
era bizzarro che il giovane si fosse rivolto proprio a lei per avere un consiglio
sull’argomento. – Stavolta sono io a girarvi la solita domanda, Miss: che cosa
trovate di tanto buffo in ciò che vi ho appena raccontato? – Meredith si sforzò
di ritornare seria – Prova a ragionarci su, Sam, e vedrai che ci arriverai da solo a capirlo… –
Il suo (per ora ancora unico) ospite, invece, aveva smontato
di nuovo il Winchester, e ora stava fissando, assorto, il doppio cilindro vuoto
della canna. – Se lo pulisci ancora una volta, ti ci potrai specchiare… – lo
canzonò bonariamente lei, facendolo arrossire un po', mentre lui rimontava
tutti i pezzi al loro posto con precisione.
Pepita non si era più fatta vedere o sentire, e per il
ragazzo mantenere la promessa di non cercarla per avere sue notizie stava
diventando sempre più frustrante. Per di più, aveva appreso da padre Simmons
che Santiago si era alla fine convinto ad accettare l’ospitalità della
parrocchia di River Hills, la cittadina vicina; quindi, non essendo più necessario
portargli cibo e acqua presso il suo rifugio nel deserto, non avevano più
comunicato di persona dall’ultimo incontro con la figlia.
Poggiò il fucile completamente rimontato in un angolo e
scrutò Miss Holloway, che gli dava le spalle, intenta a frugare in dispensa;
Sam si sporse verso il tavolo, calcolando che forse poteva riuscire a… – Se,
quando mi volto, ti vedo con le mani nella ciotola, cow-boy… – che rimase
immobile, come pietrificato, con un dito appena sopra il dolce obiettivo,
mentre l’implicita minaccia aleggiava in cucina. – Ma se invece stavi soltanto
cominciando a sbucciare le mele, allora metterò da parte la fetta di torta più
grossa per te. – Dal tono della sua voce era chiaro che lei stesse sorridendo,
così sogghignò anche lui divertito, e si fece trovare ubbidientemente intento nel suo compito.
Lo scambio gli aveva comunque permesso di allentare un po'
la tensione, così riprese il discorso – Ho capito che le mie parole sono state
equivocate, ma… Immaginavo che, dopo aver parlato con il pastore, Pepita… – lui
esitò. – Ti avrebbe automaticamente eletto “il suo salvatore”? – domandò
retoricamente lei, interrompendolo, – E, magari, addirittura buttato le braccia
al collo? – incalzò con un sopracciglio inarcato.
Il pistolero si concentrò sul frutto che teneva in mano, scrollando
le spalle un pochino avvilito – No, quello no! Ma perlomeno… – La donna scosse
seccamente la testa – Non hai ancora afferrato la cosa fondamentale, allora: quando
sei stato già ingannato una volta, non è così immediato riuscire poi a fidarsi
di nuovo! – sospirò, – E soprattutto quando chi ha tradito la tua fiducia è qualcuno di importante… –
Le ultime parole della donna sembravano più rivolte a se
stessa che al giovane; versò l’impasto in una teglia, dispose i pezzi di mele
sopra e lo infornò, poi pulì le mani nel grembiule e tolse il coltello da
quelle del “ragazzo pistolero”, che aveva l’aria, per una volta tanto, davvero
stranita. Infine sedette di fronte a lui e lo fissò intensamente: era giunto il
suo momento di confidarsi con qualcuno.
– Vedi, Sam… Sullivan non solo mi ha sempre mentito sul
mestiere che diceva di fare, ma mi ha anche illuso sull’interesse che sembrava
provare per me come donna. – Gli occhi di ghiaccio del “suo” cow-boy si
spalancarono dalla sorpresa. – Sì, l’ho trovato strano anch’io… – replicò lei
con un sorriso amaro che incurvava le labbra. – Miss, non intendevo – provò a rimediare lui.
– È inutile eludere il discorso! – sbottò lei di rimando, –
Quale uomo potrebbe essere davvero interessato a della “merce usata”? – Poi
mise a tacere le sue ulteriori proteste con un cenno perentorio e proseguì a
raccontare – Ma il peggio è venuto quando qualcuno ha insinuato che io sia
stata in qualche modo una sua complice, avendogli rivelato certe abitudini del banchiere Dillinger. –
– Figuriamoci! – esclamò Sam, indignato, – Non ci credo
nemmeno se… – ma si bloccò a causa dello sguardo triste di Miss Holloway, che
scosse di nuovo la testa, – E invece l’ho fatto, confidando incautamente nelle
parole di Harrison, che sosteneva di volersi stabilire qui, per ricominciare
una nuova vita, ma… – tacque un istante, smarrita, poi drizzò fieramente le
spalle, – Invece Sullivan, messo alle strette dallo sceriffo, non ha esitato a
puntare il dito contro di me. –
– Così l’ombra del dubbio è rimasta solo su di voi, –
convenne lui, accigliato, – mentre il bastardo, da sottoterra, non può più
scagionarvi dalle false accuse. Ora comprendo perché… – fu interrotto, –
Perché, quando sei venuto a bussare alla mia porta, io non sono stata
esattamente un’ospitale padrona di casa, – ammise stancamente lei, – ma in
seguito tu mi hai restituito quella speranza che pensavo ormai sepolta, e
durante tutto questo tempo mi hai confermato che il mio intuito, questa volta,
con te non aveva clamorosamente fallito. –
Sam le puntò uno dei suoi sguardi di ghiaccio dritto negli
occhi – Siete stata ingannata e usata nel peggiore dei modi, Miss! – che posò
una mano rassicurante sul suo pugno contratto, – Ormai è cosa che appartiene al
passato: rimuginare non serve a molto, adesso. – Meredith abbassò le palpebre
con aria rassegnata ma finalmente libera dal rimorso; raccontare l’episodio
l’aveva aiutata a farsene una ragione e ad archiviare quel capitolo doloroso, mentre
il giovane pistolero dal passato altrettanto tormentato era riuscito a capirla
davvero. Ma, soprattutto, non l’aveva compatita.
Un sorriso, questa volta dolce, distese poi le labbra della
donna – E sono ugualmente convinta che anche Pepita lo ha intuito, al torrente,
ma ora tu puoi (e devi) soltanto continuare ad avere pazienza e aspettare che
sia lei a volersi far aiutare da te, cow-boy. – Il ragazzo assentì, pensoso,
poi si alzò con, di nuovo, il suo solito cipiglio deciso e virile – Andate a
prepararvi, mentre il dolce cuoce, Miss, – che lo squadrò piuttosto sorpresa, –
perché oggi è San Giacomo, e la festa ci aspetta! –
Sam rifletté qualche istante e fece un piccolo inchino –
Posso avere l’onore di essere il vostro cavaliere, Meredith? – Lei arrossì involontariamente,
annuendo senza riuscire a spiccicare una sola parola, ma lui non scorse il suo
lieve imbarazzo causato dall’invito, dall’intento ovviamente innocente, perché
era già uscito in fretta dalla cucina.
Per un po' i due rimasero defilati dall’atmosfera allegra
che regnava nell’unica piazza di Paradise, che più spesso serviva come palco
per le esecuzioni pubbliche, infatti, il patibolo non veniva mai smontato del
tutto; quel giorno, invece, permise al quartetto composto da Mr. Bell, Mr.
Hancock, Mr. Horowitz e il banchiere Dillinger di suonare una musichetta vivace
al ritmo di violini e fisarmoniche.
Poi, il ragazzo provò a convincere la recalcitrante Miss
Holloway ad un ballo, la donna alla fine cedette alle sue insistenze e finì
persino per fare coppia con lo Sceriffo Stoker nella quadriglia. Ad un certo
punto, Sacks si parò in mezzo sfoggiando il suo miglior sorrisetto beffardo, domandandole
innocentemente di poter semplicemente danzare, mentre la musica
terminava provvidenzialmente in quel momento, perché era giunta l’ora di
servire le pietanze cucinate dalle signore.
Meredith si allontanò, visibilmente sollevata, per
raggiungere l’angolo di tavolo dove era esposto il suo dolce; tremava ancora
lievemente per la rabbia provata nel trovarsi faccia a faccia con l’uomo che
per anni era stato il suo padrone, e che ancora adesso riusciva a causarle
turbamento con la sola vicinanza fisica; si chiese per quanto tempo ancora quei
maledetti occhi cerulei avrebbero continuato a tormentarla.
– Oggi siete la mia dama, Miss Meredith, – il sussurro di
Sam le giunse direttamente all’orecchio ed ebbe il potere di calmarla, – non
temete: tengo occupato io il bastardo; voi pensate a godervi la festa e… – Lei
si voltò per ringraziarlo, scorse un sorrisetto malizioso che increspava le
labbra del ragazzo e si accigliò; lui ammiccò – …e anche le attenzioni di
qualcuno! – commentò divertito.
– Ma che scemenze vai dicendo, cow-boy?! – obiettò la donna,
poi seguì le iridi scure dirette oltre le sue spalle, vide l’uomo di legge che
si stava dirigendo con passo deciso proprio verso di loro e scosse la testa, – Pensa,
piuttosto, a farti sbollire le intenzioni di attaccar briga con Billy Ray: come
vedi, sono state notate! –
Sam fece spallucce e non replicò. Andrew Stoker rivolse
un’occhiata interrogativa ad entrambi e tolse il cappello. – La quadriglia mi
ha sempre messo appetito, – schiarì la voce, – e assaggerei volentieri una
fetta di torta di mele. –
Il giovane spezzò il curioso silenzio – Ben detto sceriffo! Il
profumo dell’arrosto di Mrs. Bell mi sta giusto chiamando… – e si allontanò lasciandoli soli.
La stella di latta brillava da molti anni sul suo petto,
compieva il suo dovere da prima ancora che arrivasse William Raymond Sacks in
quella piccola città di confine, in cui aveva visto sua moglie spegnersi a
causa di una grave infezione che se l’era portata via velocemente. Tante volte
aveva pensato di andarsene ma poi, invece, deciso di rimanere, adducendo ogni
volta un motivo sempre diverso; o forse perché non c’era nessuna reale
motivazione a spingerlo a decidersi, solamente quel senso di pesante apatia che
da allora lo opprimeva.
Conosceva piuttosto bene Meredith Holloway, perché dopo
l’aveva “incontrata” spesso al Paradise Sacks, anzi, chiedeva sempre e soltanto
di Merry, perché comunque si era volontariamente votato ad una sorta di assurda
monogamia, finché lei non era riuscita a chiudere con la ‘vita’ al saloon e ad
aprire la pensione. Ma in seguito lui non aveva più trovato il coraggio di
avvicinarla, e, di nuovo, senza una valida ragione apparente.
Poi, con l’entrata – e repentina uscita – di scena di
Harrison Sullivan, le cose si erano ulteriormente complicate; così aveva
preferito far trascorrere ancora un po' di tempo prima di tentare di ristabilire
il rapporto di amicizia che c’era stato in passato, sebbene si fossero
frequentati come cliente e prostituta. Mentre ora erano uno di fronte
all’altra, e si sentiva come uno scolaretto davanti alla maestra, sebbene
avesse un’età in cui il figlio che non avevano fatto in tempo a concepire
sarebbe stato di poco più grande del ragazzo pistolero dagli occhi di ghiaccio.
La ringraziò prendendo il piatto che gli stava porgendo
ormai da un po' e fece per andarsene, poi sollevò lo sguardo di cuoio – La
prossima volta che Sacks ti dovesse creare dei problemi, rivolgiti al
sottoscritto: sono io lo sceriffo di Paradise fino a prova contraria! –
Meredith assentì con un fugace sorriso; Andrew si allontanò di qualche passo,
poi cambiò di nuovo idea, stavolta, però, definitivamente. – L’arrosto emana
davvero un buon profumo: che ne dici di assaggiarlo… insieme? –
* * *
Sam sentiva di non farcela più a stare in mezzo alla gente
ancora per tanto, voleva invece rimanere da solo con i suoi pensieri, anche per
riflettere sulla conversazione avuta con Miss Holloway in tranquillità; così
prese qualche carota e andò alla stalla.
Blanca apprezzò la sua parte di pranzo di San Giacomo
masticando rumorosamente, mentre il cow-boy controllava gli zoccoli ferrati, e
meditava di fare un salto a River Hills per vedere di persona come stavano
andando le cose a Santiago.
Un rumore ovattato di passi e il fruscio di stoffa lo
allertarono, così si nascose dietro un covone di fieno, da dove poteva comunque
avere una visuale parziale sull’entrata, e scorse il celeste inconfondibile del vestito di Pepita.
– Maldito! – inveì la ragazza, – E adesso…? – sbuffò
avvilita guardandosi rapidamente attorno in cerca di qualcosa; poi si avvicinò
cautamente alla cavalla, e il ragazzo uscì silenziosamente dall’ombra,
facendola trasalire.
– Posso aiutarti? – la apostrofò lui. Lei, colta in
flagrante, avvampò, poi rifletté un istante mordendosi un labbro, infine annuì
– Quel maledetto di Billy Ray si è portato via Lola, – indicando il posto vuoto
dove di solito riposava l’asinello, – così ora non so come fare per raggiungere
papito al torrente… – lo fissò intensamente e chiese, – Mi presteresti il tuo
cavallo? – e trattenne il respiro aspettando la sua risposta.
– Blanca non è un asino… – obiettò, subito interrotto, –
Guarda che so montare! – ma lui scosse la testa, proseguendo, – …e non le
piacciono gli sconosciuti! – le scoccò un’occhiatina ironica, – Sai che vi assomigliate? –
Yaotl strinse le labbra, seccata – Come non detto: mi
arrangio! – e si voltò di scatto per andarsene. Sam le bloccò la via d’uscita
parandosi davanti – Posso accompagnarti, se vuoi, – propose conciliante, – così
magari andiamo insieme a trovare Emilio: noi tre abbiamo ancora qualcosa da
chiarire… –
– Va bene, d’accordo! – tagliò corto lei, – Ma dobbiamo
andare adesso che Sacks è occupato! – incalzò, – Ci dedicheremo ai convenevoli
una volta in sella… –
Durante la sagra, alle donnine del saloon veniva
concesso di rimanere nelle proprie stanze a riposare, mentre il padrone passava
tutto il tempo ad ingozzarsi, tracannare alcoolici e, come diceva, cercare di
rendere una fiacca riunione parrocchiale una vera festa. In pratica si
divertiva ad infastidire chiunque capitasse a tiro.
La ragazza aveva fatto recapitare il crocefisso a suo padre
tramite il pastore Simmons, come di consueto, ma il bastardo, stavolta, doveva
essersi premurato di impedire che qualcuna delle sue protette si allontanasse
dalla città senza la sua autorizzazione, nascondendo l’unico mezzo di trasporto
messo loro a disposizione.
Mentre cavalcavano, Yaotl spiegò che di solito Lola veniva
usata per compiere piccole consegne per conto di Billy Ray: dei misteriosi
pacchetti che non dovevano essere mai aperti da portare a ceffi dalla pessima
reputazione in luoghi sempre diversi in mezzo al deserto. Così, quando lui
andava a Phoenix per i suoi altrettanto loschi affari, lei ne approfittava per
recarsi alla grotta e vedere Emilio.
Forse, ultimamente l’uomo aveva cominciato ad insospettirsi
di qualcosa; quindi, quel giorno, se non avesse provvidenzialmente incrociato
Sam alla stalla, avrebbe dovuto recarsi a piedi, rischiando di impiegare troppo
tempo, oppure addirittura rinunciare del tutto ad incontrare il suo adorato padre,
mentre una nuova occasione non si sarebbe ripresentata tanto presto.
Il ragazzo ascoltò in silenzio, mentre la messicana si
stringeva ai suoi fianchi da dietro e alla fine mormorava anche un timido –
Grazie… – sfiorandogli brevemente la mano destra poggiata sulla fondina; lui
assaporò la piacevole sensazione del corpo premuto contro la sua schiena e
sorrise. – Come vedi, Pepita, sono un uomo di parola, non… – Lei si scostò
bruscamente – Non mi piace essere chiamata così! –
Lui sbuffò impercettibilmente, frustrato, perché pareva che
non riuscisse mai a farne una giusta: un passo avanti per avvicinarla, e tre
indietro allontanandola con i suoi modi sbrigativi e le parole fuori luogo. –
Scusa, Yaotl. – Seguì un lungo silenzio in cui risuonò soltanto il rumore di
zoccoli al galoppo; poi lei esordì un po' impacciata – Ho saputo che Sam non è
il tuo nome di battesimo. –
Escludendo quello ‘del fuoco’, a cui era stato sottoposto
dai fratelli quando era ancora poco più che un moccioso lattante, il pistolero
non conosceva granché delle pratiche religiose cristiane, quindi non gli era
chiaro dove lei volesse andare a parare; però, potevano comunque iniziare da
quel piccolo spunto per conoscersi meglio.
– No, infatti: è una specie di diminutivo, diciamo… – fermò
la corsa di Blanca tirando leggermente le redini con la mano sinistra ed esortò
la ragazza a scendere, – Se vuoi, ne possiamo parlare dopo. – Un fugace sorriso
distese le labbra di entrambi.
La cavalla venne di nuovo nascosta tra le rocce, poi i due
proseguirono a piedi, ma non trovarono nessuno ad accoglierli, né dentro
l’anfratto, né nelle vicinanze. Dopo aver inutilmente atteso per qualche minuto,
si misero a cercare nei dintorni, tutti e due piuttosto sorpresi del ritardo di Emilio.
Sotto un sasso Sam scorse un oggetto familiare che spuntava
appena dalla terra arida, ad indicare che qualcuno era arrivato prima di loro.
Consegnò il monile d’argento a Yaotl con un’espressione che non lasciò spazio a
dubbi di sorta. La giovane si mise in agitazione, chiedendogli spiegazioni che lui
non era, però, ancora in grado di fornirle, perché le tracce dei presunti
rapitori di Santiago si limitavano a qualche impronta confusa e parzialmente
cancellata. O magari messa ad arte proprio per depistare.
Le lacrime le riempirono gli occhi e le sue labbra presero a
tremare – È di nuovo colpa mia! Billy Ray mi ha scoperto… – piagnucolò; il
ragazzo scosse la testa – Se fosse così, poco fa alla festa non ci avrebbe
rallegrato con la sua presenza. –
Lei, seppur con molta fatica, annuì; in realtà, anche a lui
quell’ipotesi non sembrava molto convincente, ma per non agitarla ulteriormente
evitò di esternare ad alta voce le sue perplessità. Almeno non prima di aver
trovato delle prove certe della diretta implicazione di Sacks, che comunque non
aveva bisogno di agire in prima persona, perché c’erano sempre i tirapiedi a
poter fare il lavoro sporco al suo posto.
– Lasciami dare un’occhiata in giro, – le indicò il masso, –
e tu cerca di calmarti un pochino. – Un altro silenzioso assenso, e stavolta la
ragazza obbedì subito, sedendosi e stringendo il crocefisso tra le mani nervose.
– Sam… Aiutami! – mormorò, e lui si chinò a guardarla
intensamente nelle iridi scure, che ora erano come due pozze liquide, – Ti aiuterò, Yaotl! –
Dopo una breve perlustrazione recuperò Blanca, controllò
Colt e Winchester e montò in sella, poi raggiunse la messicana. – Vado a
cercare tuo padre, tu torna a Paradise – le ordinò. – Neanche per sogno: io
vengo con te! – protestò lei alzandosi; il pianto le aveva lasciato le gote
arrossate e gli occhi lucidi, ma era ritornata fiera e determinata, proprio
come la prima volta che si erano incontrati in quello stesso posto.
– Scordatelo, è pericoloso! – obiettò lui, – Ho trovato una
pista da seguire, e non ho tempo da perdere; quindi… – Lei, ancora una volta
con notevole rapidità e nonostante l’impaccio dell’abito, afferrò il suo gomito
e si issò a cavallo. – Allora mi racconterai i dettagli mentre andiamo… – poi
si strinse come prima contro la sua schiena, questa volta con le braccia
saldamente ancorate attorno ai suoi fianchi, come a dire che non avrebbe desistito tanto facilmente.
Il pistolero allora incitò la cavalla al galoppo, sospirando
mentalmente, perché non era affatto una buona idea portarsi dietro una ragazza;
si propose di lasciarla appena fuori dalla città per poi proseguire da solo, però
le tracce che aveva trovato erano ancora fresche, ed era essenziale non sprecare
ulteriore tempo prezioso.
Così si rassegnò, ma al contempo intimandole di non prendere
più strane iniziative e limitarsi ad assecondarlo. Lei lo sorprese nuovamente
con un altro docile assenso, poi allentò leggermente la stretta sul cinturone
per posare una carezza sulla mano con cui lui teneva il fucile in grembo, pronto all’uso.
– Non mi sono mai fidata di nessun altro che papito, Sam… – bisbigliò,
mentre Blanca emetteva un breve nitrito e correva con la criniera mossa dal
vento, sollevando sbuffi di polvere con gli zoccoli. – Lo ritroverò, Yaotl: è
una promessa! – rispose il cow-boy.
* * *
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Capitolo 8 *** Capitolo VII – Rivelazioni ***
SAM FanFic
I due ragazzi erano fermi ad un crocevia: lei stava facendo
dissetare Blanca, che si era ormai abituata alla sua presenza, mentre lui si
guardava attorno alla ricerca di nuove tracce da seguire.
La faccia nel vento, il ferro nel braccio
Ti guardi d’intorno con gli occhi di ghiaccio
Non senti dolore con lo sguardo nel sole, Sam!
Lo stretto sentiero che attraversava la gola scavata dal
torrente all’inizio era stato ripulito accuratamente dalle impronte, ma non così
bene da ingannare l’occhio attento del giovane pistolero; poi, proseguendo, i
rapitori avevano smesso di occultare il loro passaggio, forse erroneamente convinti
di non avere inseguitori alle calcagna. Oppure, come sospettava, proprio per
depistarli.
In quel punto, però, la via si biforcava: da una parte si
raggiungevano le sorgenti, dall’altra si scendeva di nuovo nel deserto.
Mentre Sam cercava di perlustrare, Yaotl lo tampinava come
un’ombra, dandogli quasi fastidio con la sua sola vicinanza irrequieta e
distratta; così, quando lui si bloccò di scatto, lei gli finì addosso.
– Senti, – sbuffò lui, – è meglio se ci dividiamo! – poi
addolcì il tono, – Così faremo prima, d’accordo? – e si allontanò senza darle
il tempo di replicare.
Dopo appena qualche istante di silenzio in cui non ebbe nemmeno
il tempo di pensare, il giovane pistolero udì un gemito soffocato, e la
raggiunse.
Lei gli indicò una chiazza di sangue su un arbusto. – Papito…!
– mormorò, – È ferito, o… – Così la fece tacere con il solo sguardo, per
prevenire una nuova crisi di pianto, poi controllò attentamente e convenne –
Sì, è sangue, ma non credo che sia… – lasciò in sospeso, pensoso. Dal suo capo
Apache Itza-Chu-Litzoque aveva anche imparato a distinguere le tracce messe
apposta per confondere, e quella macchia si trovava in un punto troppo in alto per
essere di Emilio, che era basso di statura; inoltre dubitava fortemente che
potesse provenire dalla ferita di un bandito, perché era improbabile che il
messicano, di costituzione minuta, fosse riuscito a sopraffarne anche uno solo.
Le impronte di zoccoli confermavano la presenza di tre uomini: troppi, per il
piccolo e presumibilmente legato ostaggio.
E poi non aveva nemmeno molto senso che il gruppo di
fuorilegge si stesse dirigendo verso la sorgente del fiumiciattolo, perché il
passaggio nella gola diventava man mano più accidentato, e quindi avrebbe
offerto ben pochi nascondigli sicuri tra la roccia nuda e liscia. Santiago
doveva essere stato preso per un motivo preciso, ed era quasi certo che Sacks
fosse il mandante; pertanto, la scelta giusta non poteva essere che quella
opposta alle apparenze, seminate ad arte forse per condurlo ad una trappola.
Sam risalì in sella e tese una mano per issare Yaotl, che
non fece obiezioni sulla sua decisione, ma domandò soltanto – Pensi che sia
stato ferito apposta? – Era sveglia, considerò lui, ma preferì nasconderle la
verità per non metterla di nuovo in agitazione. – Potrebbe essere sangue di
animale… – buttò lì senza troppa convinzione.
La ragazza lo costrinse a voltarsi – Non mentirmi, Sam,
altrimenti come posso fidarmi di te? – Lui sospirò, confermando la sua ipotesi,
poi, vedendo quegli occhi riempirsi di lacrime per l’ennesima volta, si
accigliò. – Piagnucolare non serve a niente! – ma si pentì subito della sua
reazione troppo brusca, – Fatti forza, Yaotl… – che si asciugò il viso con la manica
del vestito e abbassò lo sguardo, – Hai ragione. –
Il ragazzo allora cercò di rassicurarla – Siamo ancora in
tempo per raggiungerli, prima che… – esitò, – Ti prometto che impedirò che gli
facciano del male! – e lei annuì con riconoscenza, poi lo esortò ad avviarsi.
Una volta ridiscesi a valle, smontarono di nuovo da cavallo per
perlustrare i dintorni, e quando il giovane cow-boy scorse un’impronta di
stivale all’ombra di un cespuglio, ebbe conferma che la direzione presa era
quella giusta: un banale bisogno fisico aveva inconsapevolmente tradito uno
degli incauti rapitori; più avanti ebbero un’ulteriore conferma, trovando
inequivocabili tracce di zoccoli.
Era quindi ovvio che ora fossero più che sicuri che
un eventuale inseguitore avrebbe perso del tempo dietro alla pista sbagliata, di
conseguenza sarebbero stati anche più propensi a commettere altre imprudenze, e
in questa maniera avrebbero reso più facili i suoi sforzi. Ad ogni modo, la sua
natura guardinga gli suggerì che era ancora troppo presto per cantare vittoria,
il pericolo poteva sempre sbucare da dietro ogni angolo.
Yaotl non gli aveva più chiesto nulla, limitandosi ad
eseguire i suoi ordini in silenzio, sebbene fosse ormai piuttosto evidente che
cominciasse ad essere provata; dopotutto stavano cavalcando da parecchio tempo,
e anche Blanca dava segni stanchezza. Così Sam riempì la borraccia, perché il corso
d’acqua sarebbe stato presto inghiottito dalla sabbia del deserto, e si guardò
attorno per trovare un posto all’ombra in cui fermarsi a riposare. Anche lui ne
avvertiva il bisogno, e doveva inoltre decidere come agire una volta che
avessero avvistato i tre bastardi.
Era già la terza volta che la messicana rigirava il
crocefisso tra le mani mormorando qualcosa in spagnolo; quando lei sollevò il
suo sguardo, incrociando quello incuriosito del giovane, spiegò – Faccio finta
che sia un rosario e prego per papito… –
Lui annuì, e il silenzio divenne fastidioso. – Isamu – disse
semplicemente. – Cosa? – domando lei, perplessa. – È il mio vero nome… –
rispose lui stringendosi nelle spalle, – Prima volevi saperlo, mi pare… – La
ragazza considerò – Non suona indiano… –
Sam scosse la testa – Mia madre era Apache, mio padre
giapponese. – Yaotl rifletté qualche secondo, poi commentò – Ah, quindi è emigrato
dalla Cina per lavorare alla ferrovia. – Lui sorrise – No, e poi Giappone e
Cina sono due paesi diversi. – La vide fare un’espressione interrogativa.
– Quando siamo andati via dal Messico, io sapevo giusto
leggere e scrivere, – replicò lei facendo spallucce, – e fino ad oggi non sono
mai uscita dal confine dell’Arizona… – si giustificò timidamente. Il pistolero
prese un ramoscello con cui tracciò per terra una mappa; anche lui non aveva
studiato, solo viaggiato di più quando si trovava in New Mexico, ma i libri di
scuola di Carlton Tray erano serviti per capire da dove provenisse il fantasma
di suo padre. Così, seppur in modo molto approssimativo, le spiegò il poco che
aveva appreso dal precettore dei Bradley.
Yaotl seguì attenta la sua improvvisata lezione di
geografia. – Sai dov’è la Spagna? – Il ragazzo fece un attimo mente locale, e al
di là dello spazio vuoto nella sabbia, che doveva rappresentare l’oceano Atlantico,
disegnò un pentagono frastagliato.
– Abuela Isabella mi ha raccontato che da giovane viveva a
Madrid, che è la capitale della Spagna… – poi si illuminò, – Ma allora tu sei nato
in Giappone! – Sam scosse di nuovo la testa – No, sono stato abbandonato in un
orfanotrofio di Santa Fe, – strinse le labbra in un sogghigno amaro, – e fino a
poco tempo fa non sapevo nemmeno chi fossero i miei genitori. – Lei gli rivolse
un’occhiata altrettanto triste, che però non conteneva pietà, soltanto
comprensione. – Io ho solo papito, per questo l’idea che sia… – si interruppe,
cercando inutilmente di trattenere le lacrime che invece decisero di scendere
ugualmente sulle sue gote.
I due giovani si avvicinarono di più, tentando di consolarsi
reciprocamente con un tocco rassicurante sulla spalla esile e una stretta sulla
mano forte, ma anche trovando un poco di conforto nel percepirsi più simili di
quanto avessero creduto. Però il tempo per raccontarsi le vicende del passato
non era ancora giunto, avevano da percorrere ancora molta strada, sia per
raggiungere Emilio, sia per diventare amici.
Sam esortò la ragazza ad alzarsi – So che è dura per te, ma
dobbiamo proseguire almeno un altro po', – considerò recuperando il fucile, – abbiamo
ancora un’ora scarsa, prima del calare del sole… – stabilì guardando l’orizzonte.
Yaotl obbedì e si offrì di andare recuperare la cavalla, lasciata
libera di scorrazzare nei dintorni e sgranchire così i muscoli indolenziti; questa
rispose subito al suo richiamo e la seguì docilmente, sfregando il muso sul
braccio in una specie di carezza.
Ritornò dal cow-boy con un sorrisetto – Come vedi, io e
Blanca siamo infine diventate amiche! – Lui le restituì uno sguardo altrettanto
divertito, ma in cui brillò un lampo di sarcasmo assieme ad un pizzico di
speranza. – Devo dedurre che noi due ancora non lo siamo… – Lei sospirò –
Scusa, se sono stata… –
– Antipatica? – la interruppe lui mentre rimontavano in
sella; di nuovo, fu costretto a voltarsi, stavolta per guardarla negli occhi
scintillanti, ma non perché umidi di lacrime. – Diffidente! – puntualizzò lei
con enfasi socchiudendo le palpebre.
– E sia! – si arrese infine lui con tono solenne, – Quando questa
spiacevole situazione sarà conclusa, vedremo di trovare un modo per risolvere
anche quell’altro ‘problema’ che riguarda Sacks, d’accordo? – Lei si limitò ad
annuire con espressione seria e a cingergli i fianchi con le braccia. – ¡Vámonos!
– lo esortò altrettanto determinata.
* * *
Raggiunto un agglomerato roccioso, che offriva un minimo di
riparo e al contempo consentiva una visuale più ampia sul canyon, il ragazzo
sfruttò gli ultimi minuti di chiarore del tramonto per osservare e capire
quanto ancora fossero distanti dal loro obiettivo; nel frattempo, Yaotl cercava
di rendersi utile raccogliendo legna e sterpaglie per accendere il fuoco per la notte.
– Qualcosa continua a non convincermi! – commentò Sam,
accigliato, saltando giù da un masso, – A quest’ora avremmo perlomeno dovuto
scorgere un accampamento, seppur in lontananza… – La ragazza si strinse nelle spalle.
Poi, un improvviso schiocco secco e un fruscio fecero
scattare all’istante la mano del pistolero alla fondina, mentre la messicana si
dirigeva euforica verso l’origine del rumore; lui provò inutilmente a
richiamarla, temendo che potesse venir morsa da un cane del deserto, o peggio,
un serpente velenoso, ma lei si era ormai praticamente gettata dentro ad un
cespuglio. Così aspettò, con il dito che premeva sul grilletto, e poco dopo la
vide riemergere, scarmigliata ma vittoriosa, tenendo stretta tra le mani una
palla di pelo tremante.
– La trappola di corda ha funzionato! – spiegò soddisfatta,
– Ero sicura che quel buco fosse una tana di lepri… – Sam rinfoderò la Colt, sollevato
– Non male come idea, – poi incrociò le braccia al petto con un sorrisino, – ma
prima di mangiarla bisognerà ucciderla e spellarla… – aspettandosi di vederla
quantomeno inorridire al pensiero.
Yaotl, invece, ridacchiò – Che uomo di poca fede: non ricordi
il lavoro che faccio? – Lui inarcò un sopracciglio, perplesso, non riuscendo
subito a cogliere il nesso con il saloon, e lei scoppiò a ridere di gusto. – Se
la cucina del Paradise Sacks non è immangiabile, è soltanto merito della
sottoscritta! – sfoggiò un’aria piuttosto compiaciuta, – Se solo potessi tirare
il collo a Billy Ray come alle galline…! – e mimò il gesto.
L’espressione vagamente omicida che comparve sul bel viso della
messicana, mentre scrutava l’ignaro leprotto, fece sorridere il giovane, che
sfilò un grosso coltello dalla bisaccia e sentenziò – È tutta tua, bounty
killer! –
Poco più tardi la bestiola fu infilzata sullo spiedo, e i
due giovani trovarono finalmente il tempo per giungere al fatidico punto di
incontro.
Mentre faceva rosolare la cena, Yaotl rifletteva: a dispetto
delle voci sul suo passato, il ragazzo pistolero non le aveva ancora dato un solo
motivo per temerlo, durante tutte quelle ore passate assieme, per di più Sam
non aveva affatto l’aspetto di un bandito pericoloso; realizzò che, nonostante
l’apparente indifferenza con cui lo aveva riferito, lui doveva aver fatto non
poca fatica ad ammettere di essere solo al mondo, e senza nessun legame con il proprio
paese. Invece lei per un po' aveva vissuto con la sua famiglia in Messico, e
suo padre le era sempre stato accanto, ma si era già sbagliata una volta a
fidarsi di qualcuno che diceva di “volerla soltanto aiutare”.
Osservò il piccolo monile, e la voce della fede le suggerì
di concedere una possibilità a quel giovane, il cui sguardo a volte era stato
duro, ma che fino ad ora le era sembrato davvero sincero. Così alla fine si
decise a raccontargli come e perché una partita a poker apparentemente banale
fosse invece finita in un modo così squallido.
– Se non me ne fossi andata in giro per Paradise, da sola e
di notte, disobbedendo a papito, a quest’ora saremmo a Las Vegas, – sospirò
tristemente, – ma lui non tornava ed io ero preoccupata… – si giustificò, – Pensavo
gli fosse successo qualcosa! –
La verità non coincideva con la versione dei fatti fornita
da Sacks (e tenuta in piedi da compari e clienti abituali), a cui persino
Meredith aveva dato credito. Secondo quanto riferì la ragazza, Billy Ray non
solo truffava gli sprovveduti al tavolo da poker, ma era anche solito assoldare
una piccola banda di ladruncoli per recuperare il danaro perso di proposito.
Così, il tipico damerino benvestito veniva poi assalito nel deserto mentre
tornava in città con il calesse, senza che gli aggressori potessero essere in
qualche modo ricondotti direttamente al bastardo, perché con soltanto il
semplice sospetto di implicazione lo Sceriffo Stoker non avrebbe mai potuto
muovere accuse concrete.
Quella sera, tre ceffi perlustrarono la carovana dei
messicani, lasciata praticamente incustodita dagli uomini intenti a giocare;
poi, una volta ripartiti, avrebbero avuto la spiacevole ‘sorpresa’ di
incontrare un gruppo di ‘pellerossa’ armati fino ai denti che li avrebbero
derubati, sia delle vincite fasulle che di tutti i loro averi.
Durante il sopralluogo, avevano scorto Yaotl nel suo
peregrinare solitario; per un po' si erano divertiti ad infastidirla girandole attorno
e rivolgendole apprezzamenti volgari, poi una donna uscita da una carrozza era
riuscita a farli allontanare minacciandoli con un fucile. Lei non era solita
dare confidenza a dei tizi dall’aria poco raccomandabile, però, tra le maledizioni
che avevano mormorato in spagnolo mentre se ne andavano, qualcosa alimentò la
sua inquietudine; così decise di seguirli fino al saloon.
Coraggiosamente, – o stupidamente? – si arrischiò ad
entrare per cercare il padre, e subito fu oggetto degli sguardi bramosi degli
avventori; diede una fugace occhiata in giro, ma ormai era stata attorniata da
un gruppetto di balordi che, essendo lei piccola di statura, le impedivano la
visuale. Così, più saggiamente, si voltò per uscire alla svelta, ma una mano la
bloccò mentre apriva la porta, e si era trovata davanti Billy Ray, che
allontanò tutti quanti e l’accompagnò fuori con fare protettivo.
Al contempo Emilio stava tentando la fortuna come tanti
altri suoi connazionali, e pure era riuscito ad accumulare una piccola somma; la
confusione creatasi dall’ingresso della figlia lo incuriosì, ma poi non si curò
di capire cosa stesse succedendo, perché la partita contro Gregory Morton, il
maniscalco ubriacone di Paradise, stava volgendo a suo favore. L’imprudenza
della giovane, mossa dalla preoccupazione per il genitore distratto che la
sapeva al sicuro nella carovana, segnò quindi il destino dei Santiago.
Con maniere gentili e tono di voce dolce, l’infida serpe si
fece dire il suo nome, poi si offrì di andare a chiamare il padre al suo posto,
invitandola ad attendere in un’altra stanza insieme alle due fidate guardie del
corpo, che l’avrebbero protetta, perché non sarebbe stato prudente restare da
sola, né fuori, né dentro al locale.
Così la ragazza aveva creduto incautamente alle parole di
quell’uomo dall’aspetto distinto che sembrava solo volerla aiutare; invece il
bastardo, una volta rientrato ed individuato Emilio, non si fece scrupolo ad
approfittarsi anche della sua ingenuità.
Morton colse al volo le intenzioni del compare: la scenetta
dell’ubriaco che dava di matto era stata recitata tante volte al Paradise
Sacks, a bella posta per quegli allocchi che, non volendo rischiare di essere
coinvolti in una rissa, decidevano di andarsene accontentandosi di quanto vinto
fino a quel momento. Così, mentre il fabbro beone prendeva a calci tavoli e
sedie, e tirava bottiglie e bicchieri contro i muri imprecando contro la
malasorte, il padrone invitò il messicano ad incassare, scusandosi persino per
il comportamento spregevole dell’uomo nel suo “rispettabile” saloon.
Quando questi si presentò rivelando di chiamarsi Santiago,
Sacks si finse meravigliato, addirittura preoccupato, perché proprio pochi minuti
prima era entrata una ragazzina, che stava cercando proprio lui… E siccome non
sarebbe stato affatto prudente lasciarla girovagare da sola per la città a
quell’ora tarda, l’aveva fatta accompagnare in un’altra stanza dai suoi ‘uomini
fidati’. Così, anche il pover’uomo fu persuaso con l’inganno a credere al
serpente a sonagli; lo seguì, ringraziandolo, e invece si ritrovò davanti la
figlia con una lama puntata alla gola. Fu costretto a giocare di nuovo sotto
minaccia, conscio che la parola di un cane messicano non avrebbe avuto
potere contro quella di un bianco bastardo, e per forza dovette perdere tutto, tranne
il crocefisso d’argento.
Al contempo tutti quanti avrebbero pensato che l’ennesimo ‘pollo’
era semplicemente stato tradito dalla fortuna, e che aveva infine tentato un
ultimo gesto dettato dalla disperazione. Insomma, nulla di nuovo in paradiso.
Sam trattenne a stento la collera, poi la scagliò insieme ad
un ramoscello nel fuoco scoppiettante, i cui bagliori si riflettevano nelle sue
iridi di ghiaccio. – Non la passerà liscia, Yaotl, – sibilò, – da quello che
hai appena detto, se il maledetto fosse costretto a sputar fuori la verità,
insieme al suo stesso sangue… – Il cosiddetto ‘piano’ stava rapidamente prendendo
un’altra forma, dentro la sua testa, mentre osservava il volto della ragazza attraverso
il rosso acceso delle fiamme.
– Vedi, Sam, io non metto in dubbio che tu possa riuscirci,
– sospirò, – ma quel beone di Morton confermerebbe la “versione ufficiale” – e
sottolineò le ultime parole con una smorfia amara; poi tacque, riflettendo se
rivelargli anche quella parte di verità per cui ora provava soltanto vergogna. Il
giovane convenne che, se anche fosse riuscito ad estorcergli una confessione,
davanti allo sceriffo la sola parola di un muso giallo non avrebbe avuto
valore, ma le promise che il bastardo l’avrebbe pagata doppia.
Lei lo fissò per qualche istante, dopodiché continuò il suo
racconto. – All’inizio mi ero illusa che sarei riuscita a persuaderlo a lasciarmi
andare, una volta ottenuto… – esitò, – quello che un uomo vuole da una donna.
Però Sacks si è accorto subito che non… avevo mai… – avvampò, prendendo sulle
guance lo stesso colore del fuoco. – Quindi, sono stata risparmiata
dell’umiliazione immediata, ma sai bene anche tu come invece è andata a finire!
– passò una mano sulle palpebre stanche, – Non so cosa sia peggio, adesso… –
esalò, – Se la condanna, oppure la sua attesa inesorabile! –
Il fiume di parole si arrestò ancora una volta, ma poi si
riversò nel silenzio della notte stellata con un ultimo impeto di collera,
stavolta diretto contro se stessa. – Se solo fossi rimasta nella carovana ad
aspettare papito, invece di fare di testa mia… – e alla fine la sua pena si
dissolse in un unico singhiozzo soffocato.
Il pistolero intravide silenziose lacrime di rimorso
scendere dagli occhi socchiusi, e, conoscendo quella spiacevole sensazione che
così tante volte lo aveva oppresso, si accostò alla ragazza per confortarla. –
Tutti commettiamo degli errori, anche gravi… – le sussurrò dolcemente
sfiorandole la guancia umida con un dito.
Yaotl aveva un estremo bisogno di appoggiarsi a qualcuno in
quel momento, così il petto di Sam fu il rifugio perfetto contro cui allentare
la tensione accumulata in tutto quel tempo. Lui la accolse tra le sue braccia –
Nemmeno io posso tornare indietro per cambiare il passato, ma è possibile rendere
migliore il futuro. – Tacque permettendole di continuare a sfogarsi piangendo,
poi, quando le esili spalle smisero di sussultare, la trattenne ancora stretta
a sé, accarezzandole gentilmente la schiena. Al contempo dovette reprimere il
bizzarro desiderio di passare le labbra sulle gote bagnate della messicana; non
avrebbe di nuovo commesso l’errore di farla allontanare.
L’ululato lontano di un coyote alla luna lo riscosse: adesso
il ragazzo era pronto per avvicinarsi a lei, per tentare anche lui di liberarsi
dai rimorsi confidando a qualcuno il peso delle sue colpe. – Io ero immerso nei
guai fino al collo, ma ho accettato l’aiuto di un perfetto sconosciuto,
mettendo da parte l’orgoglio; solo così sono riuscito ad uscire del tutto dal
mondo sbagliato in cui ero stato cresciuto, perché convinto che per me non ci
fossero alternative migliori… – incominciò lui, – Per questo ora vorrei poter
fare lo stesso per te e tuo padre… – tacque di nuovo e attese.
Lei si tirò su a sedere: la sua attenzione era stata
catturata, e ora avrebbe ascoltato attentamente il racconto del pistolero dagli
occhi di ghiaccio, disposta finalmente a mettere da parte davvero la diffidenza
nei suoi confronti.
* * *
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