Twilight: la storia dal mio punto di vista

di vannagio
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** A prima vista - prima parte ***
Capitolo 3: *** A prima vista - seconda parte ***
Capitolo 4: *** Libro aperto ***
Capitolo 5: *** Fenomeno ***
Capitolo 6: *** Inviti ***
Capitolo 7: *** Gruppo sanguigno ***
Capitolo 8: *** Racconti del terrore ***
Capitolo 9: *** Incubo ***
Capitolo 10: *** Port Angeles ***
Capitolo 11: *** Teoria ***
Capitolo 12: *** Interrogatorio ***
Capitolo 13: *** Complicazioni ***
Capitolo 14: *** Equilibrio ***
Capitolo 15: *** Confessioni / Ragione e Istinto ***
Capitolo 16: *** I Cullen / Carlisle / La Partita / La Caccia ***
Capitolo 17: *** Addii ***
Capitolo 18: *** Inquietudine ***
Capitolo 19: *** Telefonata ***
Capitolo 20: *** Nascondino / Angelo / Impasse ***
Capitolo 21: *** Un’occasione ***
Capitolo 22: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Per la serie...
"Quando vannagio vaneggia!"



by Lea__91



Prologo


Salve a tutti!
Mi chiamo Yvonne Brown.
Un modo semplice per capire chi sono?
Prendete la vostra bellissima copia di Twilight - che sicuramente conservate gelosamente sul comodino, nella vostra libreria, in cassaforte o in qualsiasi altro posto - e apritela all’epilogo.
Ci siete?
Bene…
Adesso andate alla pagina quattrocentosei e con vostro grande stupore vi accorgerete che vengo citata ben due volte!

…‹‹ Hai visto qualcuna che ti piace? ››. Indicai un gruppo di ragazze, allineate lungo la parete come pastelli dentro una scatola…

Ero una di quei pastelli.
E poi ancora.

…Edward, imperturbabile, osservava la mia espressione. Una studentessa del secondo anno vestita di rosa se lo stava rimirando timida, ma lui non se ne accorse…

Odiavo quel vestito: lo aveva comprato mia madre con l’intenzione di farmi assomigliare a quanto di più simile a un confetto ci fosse nei paraggi.

Prima di andare avanti però, devo fare una precisazione. All’epoca non frequentavo il secondo anno ma il penultimo, come Edward e Bella. Non potevo pretendere che Bella ricordasse il piccolo dettaglio che frequentavamo insieme tre corsi: biologia, trigonometria ed educazione fisica. In quel periodo era troppo impegnata: pomiciare con Edward, pomiciare con Edward, pomiciare con Edward.
Sono cose che ti tengono occupata, non credete anche voi?

Se dovessi usare una parola per descrivermi, sceglierei ‘sfigata’! Sì, credo che ‘sfigata’ sia il termine esatto.
Adesso so cosa state pensando: ‹‹ Sei solo invidiosa di Bella. Vorresti che Edward avesse scelto te ››.
Ebbene, sì! Sono invidiosa. Voi non lo sareste?
Chi di voi pensa che al mio posto non proverebbe nemmeno un po’ di invidia scagli la prima pietra.
Ok, sono ancora viva! Qualcosa dovrà pur significare…

Mi sento in dovere di chiarire un dubbio che sicuramente avrà attraversato la vostra mente e distolto l’attenzione dalla sottoscritta.
Vi starete domandando: ‹‹ La storia di Twilight è vera? Edward e Bella esistono davvero? ››.
La risposta è sì.
Qualche anno dopo il diploma mi recai a Phoenix per fare visita a mia zia Yvonne. Lì, per una serie di fortunati - o sfortunati - eventi, incontrai una certa Stephenie Meyer, aspirante scrittrice in cerca di ispirazione e le proposi la mia storia, raccontandole tutto quello che sapevo. Naturalmente come si può solo lontanamente pensare che la vita di una sfigata possa risultare più interessante della storia d’amore tra una ragazza e un vampiro? Credendo di fare una buona azione e come contentino, la Meyer mi inserì nell’epilogo. A dire il vero ne avrei fatto volentieri a meno: sfido chiunque di voi a provare gratitudine nel venire paragonata a un pastello!

Adesso che ho soddisfatto la vostra curiosità, ritorniamo al discorso della mia invidia.
Sono invidiosa, ma non delusa.
Che cosa intendo dire?
Fin dal primo giorno - quando i Cullen arrivarono a Forks - capii che non avrei avuto alcuna chance con Edward. La sua inarrivabile bellezza non era l’unica motivazione.
Non so se ci avete fatto caso ma i vampiri prediligono sempre un certo tipo di ragazze: bellissime, magre, pelle candida come la neve, viso di porcella, occhi da cucciolo spaurito, capelli generalmente biondi, labbra rosse e carnose…
Volete degli esempi?
Bill Compton.
Avete mai visto alcune puntate del telefilm True Blood? Se no, fatelo e vi accorgerete che la bella di turno - Sookie Stackhouse - corrisponde alla descrizione appena fatta.
Stefan e Damon Salvatore.
Conoscete tutti Il Diario del Vampiro - il libro -, dico bene?
Di chi si innamorano i due affascinanti fratelli vampiri? Elena Gilbert, naturalmente.
Già il nome è tutto un programma: Eeeeleeeenaaaa. Una ragazza con un nome del genere non può non fare scintille: popolare, bellissima, bionda, occhi azzurri, alta, snella, con una pelle bianchissima.
Angel alias Angelus.
Ovvio, Buffy - the Vampire Slayer - esce un po’ dagli schemi, perché non corrisponde esattamente al prototipo di ‘ragazza fragile e spaurita’. In compenso è bionda e ha il peso della salvezza del mondo sulle sue spalle, perciò necessita di un vampiro forte e bello - due, se consideriamo Spike - che l’aiuti a svolgere questo arduo compito.
Edward Cullen.
Ha scelto Bella. Non è bionda, ma il resto della descrizione le si addice alla perfezione.

Per quanto mi riguarda, non potrei essere più diversa da queste ‘eroine’.
Tanto per cominciare ho i capelli castani e - come accade alla stragrande maggioranza delle persone che hanno gli occhi e i capelli di questo colore - la mia carnagione non è chiara come il latte e nemmeno dorata o bronzea come quella delle ragazze di La Push: la mia pelle è olivastra.
Il che è tutto dire.
Voi riuscite a immaginate Edward Cullen - o qualsiasi altro vampiro - provare il desiderio sfrenato di affondare i canini o incisivi - nel caso di True Blood - nel collo di una ragazza dalla pelle olivastra?
No, no… proprio no!
Sono abbastanza alta ma il mio fisico è tutta un’altra storia.
Non sono grassa ma nemmeno magra come Bella Swan. Le mie forme sono abbondanti: una modestissima taglia quarantasei e una quinta di reggiseno. Purtroppo i vampiri sono schizzinosi, preferiscono le ragazze meno procaci.
Penso che abbiate recepito il messaggio: un tipo come me non potrebbe mai attirare l’attenzione di un qualsivoglia vampiro, figuriamoci quella di Edward Cullen!

A questo punto però vi starete chiedendo: ‹‹ E tu come fai a sapere che Edward Cullen è un vampiro? ››.
Beh… sono sempre stata una buona osservatrice: anni e anni di isolamento sociale mi sono serviti da allenamento. Non ho mai avuto molti amici e ho trascorso la maggior parte della mia carriera scolastica in disparte a osservare la gente, imparando a studiarla e capirla con una semplice occhiata. Inoltre ho sempre avuto un debole per le storie di vampiri.
Perciò la prima volta che i Cullen comparvero nella mia vita…

Qualche anno fa.

Da poche settimane era cominciato il mio primo anno alla Forks High School. Nell’aria c’erano eccitazione e trepidazione. Ricordo che tutti parlavano dei nuovi arrivati: i Cullen.
Non ero molto interessata all’argomento, per me si trattava soltanto di nuovi nomi da aggiungere alla lista delle persone che mi avrebbero ignorato e/o insultato.
Tuttavia le notizie arrivarono anche alle mie orecchie.
‹‹ Sono cinque e sono tutti bellissimi ››.
‹‹ Ho sentito dire che uno di loro è single ››.
‹‹ Sono stati tutti adottati: i signori Cullen non possono avere figli ››.
‹‹ Ieri sono andata all’ospedale per far visita a mio nonno e ho incontrato il Dottor Cullen: per poco non sono svenuta… giocherei volentieri al dottore con lui ››.

Più tardi, stavo pranzando da sola, quando le cinque persone più simili a dei foto modelli che avessi mai visto nella mia breve vita fecero il loro clamoroso ingresso in sala mensa.
Ricordo come se fosse ieri il silenzio inquietante che era calato all’improvviso, gli occhi sbarrati che seguivano quelle angeliche figure, i rivoli di bava che scendevano dalle bocche delle ragazze…
Non era un bello spettacolo, ve lo assicuro!
Nemmeno io ero rimasta indifferente alla bellezza eterea dei Cullen ma non potevo non notare alcuni particolari inquietanti: avevano profonde occhiaie violacee intorno agli occhi; la pelle era così bianca da sembrare quella di un morto; non mangiavano, anche se i vassoi erano stracolmi di cibo; gli occhi erano di uno strano colore ambrato; non sembravano parenti, ma quei strani tratti somatici li rendevano simili tra loro.
La prima cosa che pensai fu: sembrano dei vampiri!
A quel punto Edward Cullen si voltò nella mia direzione e mi scrutò per alcuni minuti con un’espressione seria e corrucciata. Distolsi immediatamente lo sguardo, stupita dal fatto che lui continuasse a fissarmi in modo così insistente. Sembrava che Edward avesse sentito il mio pensiero ma era una cosa assurda e ridicola o almeno così credevo...

Passarono i mesi e una strana sensazione mi perseguitava. Sentivo che nei Cullen c’era qualcosa di diverso e di innaturale. Era come se il mio istinto di auto-conservazione mi volesse suggerire la soluzione ma fossi troppo ottusa per comprendere.
Un pomeriggio ero uscita tardi dalla lezione di educazione fisica e in giro non c’era nessuno. Mi diressi velocemente verso il parcheggio della scuola e avvicinandomi alla mia macchina, mi accorsi che il posteggio non era deserto come pensavo: Alice e Jasper stavano parlando accanto alla Volvo metallizzata del fratello. Jasper aveva un’aria afflitta, tanto triste da stringermi il cuore. La ragazza cercava di consolarlo: lo abbracciava e accarezzava le guance pallide del suo fidanzato.
Curiosità è il mio secondo nome, perciò mi acquattai e cercai di carpire la loro conversazione.
‹‹ Jasper, non hai fatto nulla di male ››, stava dicendo Alice.
‹‹ Ho immaginato… ho desiderato di affondare i miei denti nel collo di quella ragazza e se non ci fossi stata tu… ››.
Il mio cuore cominciò a battere più forte. Sicuramente avevo capito male, non c’era altra spiegazione.
‹‹ Può capitare a chiunque di essere tentati, io per esempio… ››.
‹‹ Non dire sciocchezze Alice! ››, la interruppe Jasper, ‹‹ Non si tratta solo di essere tentati. Non sono abbastanza forte, non sono degno di vivere con voi… sono debole ››.
‹‹ Jasper Hale, mio marito, si piange addosso? Tira fuori la grinta e la determinazione, tira fuori l’uomo di cui mi sono innamorata! ››, esclamava Alice con impeto.
Avevo capito bene? La ragazza aveva davvero accostato il nome ‘Jasper Hale’ alla parola ‘marito’?
‹‹ Non sono un uomo, sono un vampiro! ››, urlò Jasper, mentre i suoi occhi tristi diventavano improvvisamente folli e spiritati.
A quel punto smisi di respirare, forse anche il mio cuore si fermò. Lentamente indietreggiai di qualche passo, ma quasi subito andai a sbattere con la schiena contro qualcosa di duro e freddo… molto freddo.
Deglutii rumorosamente e pronta al peggio mi voltai.
Trattenni il fiato ancora una volta, come se dovessi immergermi sotto’acqua.
Edward Cullen mi stava guardando furioso. Alla sua destra Rosalie sembrava pronta ad aggredirmi. Emmett invece appariva annoiato.
‹‹ Io… ››, riuscii a farfugliare.
Intanto Alice e Jasper ci avevano raggiunto e in men che non si dica, mi ritrovai completamente circondata da quelli che avevo appena scoperto essere dei vampiri. Il mio cervello non era riuscito ancora a metabolizzare quella terribile informazione.
‹‹ Adesso ci darai tutto quello che hai sentito! ››, ordinò Edward Cullen con tono minaccioso. Solo in quel momento mi accorsi che i suoi occhi non erano dorati come al solito ma neri come la pece.
‹‹ Edward non spaventarla. Ho visto che non racconterà niente a nessuno ››, intervenne Alice alle mie spalle.
Sussultai.
Ho visto?
Che cosa intendeva dire?
‹‹ Complimenti Alice! Tanto vale che la inviti a casa e le racconti tutto per filo e per segno, non credi? ››, la rimproverò Rosalie, il cui sguardo avrebbe potuto uccidermi se solo ne fosse stato capace.
‹‹ Dobbiamo andarcene ››, disse Jasper cupo.
‹‹ Non voglio trasferirmi di nuovo, mi piace questo paesino e siamo appena arrivati ››, si lamentò Rosalie.
‹‹ Se mi pro-promettete di non u-uccicidere nessuno del luogo, non ra-racconterò nulla. Tanto non mi crederebbe ne-nemmeno mia madre! ››.
Parlai senza nemmeno accorgermene.
Tremavo come una foglia, temevo che da un momento all’altro potessi diventare la cena di cinque vampiri bellissimi e al tempo stesso terrificanti.
‹‹ Non ti uccideremo ››, esclamò Edward e così scoprii che i miei sospetti erano fondati: Edward Cullen sapeva leggere nel pensiero. Il vampiro fece una smorfia, capendo di essersi appena tradito. ‹‹ Non ci cibiamo di sangue umano ››, continuò lui gelido. Poi rivolgendosi ad Alice, chiese: ‹‹ Sei certa di quello che hai visto? ››.
‹‹ Sicura come la morte! ››, rispose lei sorridendo.
Dalla gola di Emmett proruppe una fragorosa risata che mi fece rabbrividire dalla testa ai piedi.
‹‹ Sei fortunata ragazzina! ››, esclamò Edward, che guardandomi dritto negli occhi e parlando con un tono di voce basso e inquietante, aggiunse: ‹‹ Mi raccomando… una sola parola di troppo e… ››.
Ma non aveva appena detto che non mi avrebbero ucciso?, pensai atterrita.
‹‹ Sì, ma se cercherai di mettere a repentaglio la nostra tranquillità… ››.
Edward lasciò la frase in sospeso in modo da spaventarmi ancora di più. Ci riuscì alla perfezione.
A quel punto, senza degnarmi di uno sguardo o di un saluto, i cinque vampiri salirono sulla loro bellissima auto tirata a lucido e se ne andarono.
Rimasi ferma, pietrificata, in mezzo al parcheggio della scuola per circa quindici minuti. Fissavo il punto in cui l’auto era scomparsa, le gambe tremavano e il cuore martellava nel petto, cercando di uscire.
Quella fu la prima e l’ultima volta in cui i fratelli Cullen mi rivolsero una parola o un’occhiata. Sicuramente ritenevano che ignorarmi fosse la soluzione migliore. A dire il vero, per un po’ di tempo, ebbi la terribile sensazione che qualcuno di loro mi stesse seguendo e spiando per tenermi d’occhio… ma forse era solo paranoia.
Non potevo sapere se mi avessero detto la verità riguardo al fatto che non si nutrissero di sangue umano ma in fondo… per quale motivo avrebbero dovuto mentirmi? In quegli anni non ci furono mai morti o sparizioni sospette, perciò mantenni la mia promessa.
Cos’altro avrei potuto fare? Edward era stato molto chiaro riguardo alla fine che mi avrebbe riservato, se non avessi rispettato la parola data.
Chissà perché con Bella non si è fatto tutti questi problemi… mistero!

Ritorniamo al presente.

Allora?
Ho solleticato la vostra curiosità?
Avete voglia di ascoltare la mia storia?
Devo avvertirvi: non ci sarà nessun lieto fine per me.
Nessun vampiro bellissimo o licantropo muscoloso si innamorerà di me.
È la mia storia: la storia di una sfigata, che ha vissuto ai margini di una favola fantasy famosa in tutto il mondo.
La storia di Yvonne Brown.
Potrebbe risultare noiosa, banale, insignificante. Vi ricordo che la Meyer non si è fatta molti scrupoli a eclissare il mio personaggio.
Decidete voi…
Se ci sarà qualcuno disposto ad ascoltare, io racconterò!

____________

Nota autore:

questa ff è un esperimento. Forse addirittura un azzardo, visto che ho altre due ff in fase di stesura.

Il fatto è che ieri, mentre ero sul pulman diretta a casa, sono stata folgorata da questa idea. Poi mi sono ricordata di quel particolare dell’Epilogo di Twilight e così la mia mente bacata ha partorito questo prologo.

Sarete voi a decidere del destino di questa ff. Se vi interessa, la continuerò, quindi lasciate qualche commentino! Anche gli insulti vanno bene, voglio solo sapere cosa ne pensate.

Baci Vannagio.

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Capitolo 2
*** A prima vista - prima parte ***


A prima vista - prima parte: l’istante in cui compresi che la nuova Elena Gilbert era arrivata!


Bene!
Alcuni di voi hanno espresso il desiderio di ascoltare la mia storia ed io non posso far altro che accontentarvi.
Devo ammettere di essere rimasta molto sorpresa, perché non mi aspettavo grande entusiasmo da parte vostra. Non sono mai stata una ragazza che attira l’attenzione delle persone. Sono timida, introversa e tutti gli interessi che solitamente intrattengono le mie coetanee mi scivolano addosso come acqua. Sono diversa e i diversi vengono sempre isolati, soprattutto in una scuola di appena trecentocinquantasette studenti, esclusa Bella Swan.
Ma non siate tristi per me!
A me va bene così.
C’è un proverbio che dice: ‹‹ Meglio soli che male accompagnati ››. Se dovessi scegliere tra rimanere sola e avere come amica Jessica Stanley, state pur certi che non perderei nemmeno un secondo per fare la mia scelta.
E poi, qualche amico ce l’ho… ma procediamo per gradi.

Prima di cominciare devo fare due precisazioni.
Tutti i libri della Saga di Twilight narrano eventi pressoché veritieri ad eccezion fatta di qualche parte romanzata.
Se per caso avete letto i primi dodici capitoli di Midnight Sun, dimenticateli. La Meyer non ha fatto un’intervista ad Edward, quindi non poteva sapere che cosa passasse per la mente del vampiro. Ha provato a indovinare: alcune volte ci ha azzeccato, altre volte no. Vedremo insieme dove.

Bene, adesso mi sento meglio e possiamo cominciare.
C’era una volta…
Stavo scherzando naturalmente.

So bene, che alcuni di voi - per non dire tutti - hanno accettato di sopportarmi soltanto per avere qualche pettegolezzo in più sulla coppia più bella del mondo, ma purtroppo dovrete aspettare.
Rammentate - che termine aulico! - quello che ho detto nel capitolo precedente?
Questa è la mia storia…

Dopo l’infausto incontro con i Cullen non ebbi più alcun contatto con loro. In realtà mi tenevo alla larga dall’allegra famigliola. Voi che cosa avreste fatto al mio posto, dopo aver scoperto che cinque dei vostri compagni di scuola erano dei vampiri? Vi sareste buttati tra le loro braccia senza battere ciglio?
Beh… io no! Non possiamo essere tutti come Bella Swan.
Temevo che da un momento all’altro i Cullen potessero prendere la decisione di farmi sparire. Non vi nascondo che durante le prime settimane dormii con la luce accesa e non mi azzardavo a uscire dopo il tramonto. La notte non facevo altro che sognare Edward: il vampiro mi aggrediva alle spalle e mi dissanguava. Non c’era nulla di eccitante o erotico in quei sogni, ve lo assicuro! Ogni volta mi svegliavo urlando.
Non è stato un bel periodo per me.

Con il passare del tempo, però, osservando da lontano, mi resi conto che i Cullen non erano malvagi. Capii che quei cinque vampiri non erano tanto diversi da me: avevano voglia di integrarsi, di vivere una vita normale come la gente comune, cercando di reprimere la loro stessa natura. Anche se ci mettevano tutto l’impegno possibile, non ci riuscivano.
Erano troppo diversi, non avevano niente che li accumunasse agli altri studenti e quindi si isolavano, ergendo una spessa barriera invisibile tra loro e il resto delle persone. Per me era lo stesso, con la differenza che i Cullen erano in cinque - perciò si facevano compagnia a vicenda - mentre io ero completamente sola.

Con i mesi la paura svanì e poco alla volta - come tutte le ragazze della scuola - anch’io caddi nel tranello, noto come Edward Cullen.
Ne ero invaghita in modo irreversibile e il problema principale era che sapevo che lui sapeva. Cercavo in tutti i modi di deviare i miei pensieri ma era tremendamente difficile, soprattutto quando lui occupava il banco di fronte al mio ed ero costretta a fissare la sua schiena incredibilmente muscolosa e le sue spalle larghe e forti.
Il mio cervello mi intimava: ‹‹ Non lo guardare, non lo guardare! ››, oppure, ‹‹ Non ci pensare, non ci pensare! ››. Intanto il mio cuore urlava: ‹‹ Guardalo, guardalo guuuuaaardaaaaloooo! ››. La parte di me che si trovava nascosta in mezzo alle gambe invece mi istigava, sussurrando maliziosa: ‹‹ Che cosa aspetti? Saltagli addosso subito! ››.
Era una battaglia persa in partenza: due contro uno. Il mio povero cervello non aveva possibilità di prevalere.
Senza nemmeno accorgermene, mi ritrovai ad adorare Edward Cullen e ogni suo minimo particolare: gli occhi dal colore cangiante, il naso diritto, i lineamenti perfetti, il sorriso sghembo, il modo in cui si passava la mano tra i capelli, lo sguardo vitreo con cui fissava il vuoto quando si annoiava a lezione, il modo in cui giocherellava con il cibo che non avrebbe mai mangiato, l’espressione infastidita che rivolgeva alle ragazze dai pensieri molesti… compresa la sottoscritta.
Insomma, ero cotta! Cotta e gelosa marcia di tutte le insulse ragazzine che ci provavano con lui in modo spudorato. Ogni volta che Edward le rifiutava, venivo sopraffatta da un’incontenibile gioia sadica.
Sicuramente tutti voi ricorderete la mitica frase del primo capitolo di Twilight a pagina ventotto: ‹‹ Si chiama Edward. È uno schianto, ovviamente, ma non sprecare il tuo tempo. Non esce con nessuna. A quanto pare qui non ci sono ragazze abbastanza carine per lui ››, disse [Jessica], con aria di disprezzo. La volpe e l’uva. Chissà quando era toccato a lei essere rifiutata.
Se volete, ve lo racconto.
Allora? Vi va?
D’accordo.

Un anno prima dell’arrivo di Bella.

Come sempre stavo pranzando seduta da sola al mio tavolo. Mentre ingurgitavo di mala voglia la minestra, osservavo Jessica e le sue amiche che si trovavano a poca distanza da me. Sembravano in fermento, come se fossero sedute su un mucchio di carboni ardenti.
‹‹ Sei sicura? Vuoi veramente chiederglielo? ››, domandava Lauren con voce stridula e leggermente isterica.
‹‹ Sì, mancano poche settimane al ballo di primavera: ora o mai più ››, rispose Jessica risoluta, il cui volto trasudava una determinazione mai vista prima.
Il tipico formicolio della gelosia cominciò a farsi strada nel mio stomaco.
Sapevo bene di chi stessero parlando. Erano mesi che Jessica tentava in tutti i modi di abbordare Edward. Naturalmente il ballo di primavera sarebbe stato un’occasione perfetta, se l’interessato fosse stato un ragazzo normale. Purtroppo Edward era tutto fuorché normale, ma questo Jessica non poteva saperlo.
Proprio in quel momento, i Cullen entrarono in mensa, dirigendosi verso quello che ormai era diventato il loro tavolo privato. Jessica divenne immediatamente pallida come un lenzuolo, ma con un grande sforzo di volontà riuscì ad alzarsi e a raggiungerli prima che si sedessero.
Aveva coraggio - glielo dovevo concedere -, al suo posto non sarei mai riuscita a fare una cosa del genere. Forse, però, non si trattava di coraggio… forse era solo arroganza e stupidità… dipende dai punti di vista!
‹‹ Ciao Edward! ››, esordì lei.
Il vampiro si voltò verso la ragazza, ma sul suo viso non c’era stupore, soltanto fastidio.
Sicuramente ha letto le intenzioni di Jessica nella sua mente, pensai divertita.
‹‹ Mi è giunta voce che nessuna ragazza ti ha ancora invitato al ballo di primavera… ››, proseguì Jessica. Non aveva il coraggio di rivolgergli la domanda diretta. Come biasimarla per questo?
‹‹ No, non è corretto ››, replicò lui gelido.
In effetti, circa la metà delle ragazze del liceo di Forks lo aveva invitato, ma Edward aveva sempre rifiutato. Per questo motivo non aveva ancora un’accompagnatrice per il ballo. ‹‹ Jessica, ti risparmio l’imbarazzo ››, continuò lui, con un tono di voce così freddo da far gelare tutta la sala mensa, ‹‹ Non andrò al ballo di primavera quest’anno. Sono impegnato… questioni familiari ››.
Di solito i Cullen cercavano di essere carini e cordiali con tutti, perciò il comportamento di Edward mi lasciò perplessa. Forse il vampiro provava un disgusto particolare per Jessica. A quel pensiero non potei fare a meno di sorridere.
Senza aggiungere altro, Edward diede le spalle alla ragazza e con movimenti rapidi e aggraziati raggiunse i fratelli, i quali lo stavano aspettando seduti al loro tavolo personale. Emmett e Rosalie erano piegati in due dalle risate. Le labbra di Edward si muovevano velocissime e a giudicare dalla sua espressione non stava rivolgendo parole dolci ai due piccioncini. Jasper e Alice si limitavano a osservare la scena con aria divertita.
Jessica scappò via in lacrime, mentre Lauren e le altre ragazze le correvano dietro cercando di consolarla.
All’improvviso mi tornarono sia l’appetito, sia il buon umore.
Sono una vipera, che gode delle disgrazie altrui - lo so bene - ma non ho mai detto di essere una santa.
Ammettetelo!
Non vi siete divertiti anche voi nel vedere Jessica trattata in quel modo? Non mentite!
Vi ho visto: state ridendo sotto i baffi per non darmi soddisfazione.
Va bene… farò finta di non aver notato nulla.
Da quel giorno, Jessica cercò in tutti i modi di screditare la figura di Edward. Rimasi scioccata da quel comportamento così infantile e provai pena per Edward, che era costretto a sopportare in silenzio tutte quelle assurdità.

Edward non era l’unico Cullen a far palpitare i cuori delle ragazze di Forks.
Inizialmente era nato un fan club in onore di Emmett che si chiamava: “Il giorno in cui Emmett lascerà Rosalie Hale verrà dichiarato giornata di festa nazionale!”. È la verità, ve lo giuro!
Il titolo era troppo lungo, quindi le socie del gruppo decisero di ribattezzarlo: “Emmett sarà nostro!”.
Purtroppo il fan club ebbe vita breve. Alcune settimane dopo la sua nascita, infatti, un misterioso incendio distrusse la sede del gruppo. Secondo i vigili del fuoco era stato un corto circuito ad averlo causato, ma i miei sospetti ricadevano su una certa vampira bionda e bellissima, che il giorno dopo l’incendio andava in giro per i corridoi della scuola a braccetto con Emmett e un ghigno soddisfatto stampato sulla faccia.
Molto probabilmente anche le socie del club “Emmett sarà nostro” la pensavano come me, perché il gruppo venne sciolto e mai più si videro o sentirono delle ragazze esternare apertamente la loro simpatia nei confronti del ragazzone bruno.
Furono mesi di puro delirio. Poi i ragazzi del liceo di Forks cominciarono ad abituarsi alla presenza dei Cullen e alla loro indifferenza verso tutto ciò che li circondava e la situazione migliorò visibilmente.

E così arrivò il fatidico giorno, il giorno del destino, il giorno del colpo di fulmine.
A prima vista!
Un titolo azzeccatissimo, perché a prima vista compresi che Bella Swan mi avrebbe portato via l’unica persona di cui mi importava veramente.
Oddio, che frase melodrammatica!
Non volevo fare la parte della vittima, tanto meno suscitare la vostra compassione, perciò…

Ricominciamo da capo.

Mancava poco più di un mese al famoso ballo di primavera… che divertimento!
Quella mattina pioveva… come sempre qui a Forks.
La cosa mi mise di buon umore. Il sole era una cosa rara e per me una giornata limpida e soleggiata era sempre stata presagio di sventure.
Sono strana, me ne rendo conto.
‹‹ Buon giorno tesoro, dormito bene? ››, chiese mia madre, regalandomi un sorriso a trentadue denti.
‹‹ Sì, meravigliosamente ››, esclamai, sedendomi e iniziando a fare colazione.
‹‹ Sei di buon umore, a quanto pare ››, notò lei, mentre sfornava una teglia di biscotti al cioccolato, caldi e fragranti.
Mia madre incarna l’immagine della tipica casalinga americana. L’ho sempre paragonata alla Bree del telefilm "Desperate Housewives". Certo, non è così nevrotica e pazza, ma ha lo stesso pallino per la pulizia, l’ordine e la cucina.
Mio padre è morto quando ero molto piccola, non ho nessun ricordo di lui e a mia madre non piace parlarne.
‹‹ Tesoro, hai già pensato a quale abito indossare per il ballo di primavera? ››, domandò lei.
Alzai gli occhi al cielo, esasperata.
Mia madre…
Sempre così preoccupata dal fatto che non avessi una vita sociale, da non accorgersi che effettivamente non l’avevo.
‹‹ No, mamma! Non ci vado al ballo, lo sai bene ››, le risposi, acida. Nel giro di pochi secondi mi aveva fatto passare tutto il buon umore.
Ancora oggi non riesco a capire come sia riuscita a farmi fare la figura del pastello al ballo di fine anno…
‹‹ Ma Yva, tesoro! Il ballo è un’esperienza unica nella vita di un’adolescente. Non voglio che ti perda un evento così importante! ››.
Lo avete notato anche voi, non è così? Mia madre parlava come Edward Cullen. Il ballo di primavera un’esperienza unica? Forse lei non sapeva che sono altre, le esperienze uniche che una ragazza adolescente sogna di fare. Probabilmente nemmeno Edward lo capiva. In fin dei conti, che cosa ci si potrebbe aspettare da un vampiro centenario e per di più vergine?
E qui scatta la domanda: ‹‹ Come fai a sapere così tante cose sul conto di Edward Cullen? ››.
Ogni cosa a suo tempo…
Mentre mia madre continuava a blaterare sull’importanza del ballo studentesco, presi le chiavi del mio maggiolino verde mela - non ridete, come al solito mia madre ha fatto di testa sua - e uscii senza nemmeno salutarla. Avrebbe impiegato circa dieci minuti per accorgersi della mia assenza.

Giunta al parcheggio della scuola, notai subito uno strano aggeggio: un pick-up che dimostrava circa cinquant’anni. A quel punto mi resi conto che non dovevo lamentarmi del mio veicolo, perché al mondo esistevano persone molto più sfortunate di me: meglio una mela verde, che un bulbo rosso scolorito!
Poco più in là, individuai la loro macchina. Per deviare i miei pensieri, decisi di indossare le cuffie del mp3 e dedicarmi all’ascolto di “Give me Novacaine” dei Green Day. Se mia madre avesse scoperto il tipo di musica che ascoltavo, sarebbe stata capace di sequestrarmi tutti i cd.
In aula di educazione civica, presi posto nell’ultimo banco e continuai a canticchiare mentalmente. Anche con le cuffie, però, mi accorsi che qualcosa non andava. Si respirava una strana atmosfera: attesa… era proprio attesa, quella che leggevo sul volto dei miei compagni, soprattutto dei maschi. Lanciavano occhiate all’entrata dell’aula e sobbalzavano sulla sedia, ogni volta che la soglia veniva varcata da una studentessa.
Mi tolsi le cuffie, perché ero curiosa: non vedevo quel tipo di comportamento dall’arrivo dei Cullen.
‹‹ Non vedo l’ora di conoscerla ››.
‹‹ Spero che sia carina! ››.
‹‹ Isabella… che nome bizzarro! Forse ha origine italiane ››.
Certo! Come ho fatto a dimenticarlo?
Quel giorno sarebbe arrivata la nuova studentessa, Isabella Swan.

Non incontrai la ragazza del destino fino all’ora di trigonometria. Il dolce viso a cuore di Isabella Swan fece capolino nell’aula, attirando su di sé l’attenzione di tutti i ragazzi e ragazze. Jessica Stanley non perse tempo e la invitò a sedersi accanto a lei.
Stupida, ipocrita, falsa…
‹‹ Mi chiamo Jessica, piacere di conoscerti. Tu sei Isabella Swan, vero? ››, si presentò la ragazza.
No, è Babbo Natale che ha deciso di arrivare in anticipo.
Provavo pena per Isabella.
‹‹ Sì, ma preferisco essere chiamata Bella ››, la corresse la nuova arrivata in tono gentile.
Dopo alcuni minuti, che Jessica impiegò per sparare domande a raffica sulla malcapitata, arrivò il professore di trigonometria - Mr Varner -, il quale costrinse Bella a presentarsi davanti a tutta la classe. Mr Varner aveva l’innata capacità di rendersi antipatico a qualsiasi essere vivente nel giro di pochi secondi.
‹‹ Ehm… salve! ››, fu l’eloquente incipit di Bella.
Nessuno si permise di ridere. Se fossi stata al posto di Bella, molto probabilmente, i miei cari compagni avrebbero cominciato a sghignazzare senza ritegno. La vita è ingiusta!
‹‹ Mi-mi chiamo Bella, vengo da Phoenix e… ››, balbettava lei, arrossendo vistosamente, ‹‹ …e starò qui a Forks per un po’. Spero di trovarmi bene con voi e… ››.
‹‹ Va bene, Signorina Swan. Può tornare al suo posto ››, la interruppe il professore, mentre Bella raggiungeva il suo banco, inciampando più volte nelle scarpe.
La studiai per qualche istante. Era chiaro come la luce del sole che la ragazza era infastidita da tutta quell’attenzione puntata su di lei. Con un’alzata di spalle mentale, rivolsi lo sguardo all’insegnante, che aveva già iniziato a spiegare l’argomento del giorno.

Ci stiamo avvicinando al momento catartico per eccellenza…

Arrivò l’ora di pranzo. Non vi dico che ero seduta da sola perché sarebbe ripetitivo.
Jessica aveva trascinato Bella con la forza fino al suo tavolo, dove si trovavano anche Angela Weber, Lauren Mallory, Eric Yorkie, Mike Newton e altri studenti curiosi o desiderosi di presentarsi e di diventare amici di ‘quella nuova’.
Come ogni giorno, dedicai un’occhiata al tavolo dei Cullen. Alice si era appena alzata. Muovendosi a passo di danza, rovesciò il contenuto del vassoio nel contenitore per la spazzatura e uscì dalla sala mensa troppo velocemente per un essere umano.
A quel punto vidi Edward Cullen alzare lo sguardo. Istintivamente cercai il punto che stava fissando e quando lo trovai, aggrottai la fronte per lo stupore.
Anche Edward Cullen si interessa alla nuova arrivata?, pensai inacidita.
Il contatto visivo tra il vampiro e la ragazza mezza albina durò una frazione di secondo, ma era bastato a turbarmi profondamente.
Nel frattempo Jessica stava raccontando a Bella i pettegolezzi sui Cullen. Lo capii da come la novellina lanciava occhiate furtive nella loro direzione. Edward guardò Bella un’altra volta, facendola arrossire. Il modo in cui la scrutava era strano: curioso, sorpreso e deluso allo stesso tempo. Sembrava che volesse trapassarla con gli occhi: le stava leggendo la mente?
Verso la fine della pausa pranzo, i Cullen uscirono dalla mensa sotto lo sguardo di Bella, che li spiava ancora tentando di non farsi notare dai suoi ‘amici’.
Povera illusa!, pensai.
In cuor mio, però, sapevo che qualcosa era cambiato. Edward Cullen non aveva mai fissato nessuno in quel modo per più di una volta.
E così anche Edward ha trovato la sua Elena, la sua Sookie, la sua Buffy, pensai mesta.
Sapevo che un giorno sarebbe accaduto. Era matematicamente assodato: vampiro buono e single, sommato a una bellezza sconfinata e a un fascino da ‘bel tenebroso’, non possono non dare come risultato una storia d’amore lunga e travagliata con uno scontatissimo lieto fine.
Con la morte nel cuore, lasciai la sala mensa per raggiungere l’aula di biologia: una delle poche lezioni che avevo in comune con Edward Cullen.
Sfigata, sfigata, sfigata!
Quando ripenso a quei giorni, non posso fare a meno di ripetermelo.

Credo che per oggi possa bastare, non vorrei farvi addormentare sul più bello.
Come sono andata?
Vi siete annoiati?
Potete dirlo, non mi offendo…
La prossima puntata di questa sottospecie di soap opera - conosciuta anche come “La mia vita fa schifo” - sarà trasmessa in questi giorni, anche se non so di preciso quando.

Alla prossima!

_______________

Nota autore:

per me il secondo capitolo è sempre il più difficile, perché secondo me rappresenta il momento della verità. Dal secondo capitolo il lettore capisce se la storia potrebbe interessargli veramente.

Non so se questo capitolo è all’altezza del prologo… fatemi sapere…

Ringraziamenti.

Per __cory__: grazie per i complimenti, spero che continuerai a seguire e a recensire!

Per KumiKo_Chan_: grazie, mi fai arrossire. Mi sono divertita a scrivere il prologo. Non credevo che la parte con i Cullen potesse tenere con il fiato sospeso! Grazie ancora, continua a recensire, se ti va!

Per SaphyCullen: sono contenta di averti incuriosita. Grazie per i complimenti, spero di aver soddisfatto le aspettative. Continua a leggere...

Per kawaiireby: grazie... lo so, l'idea è strana, ma credo che sia originale. Io continuo a scrivere, ma tu continui a seguirmi? ;-)

Grazie anche a coloro che mi hanno aggiunto tra i seguiti e i preferiti.

Baci Vannagio

P.S.: vorrei chiarire una cosa, a scanso di equivoci. A me, le serie di cui ho parlato nel prologo (Buffy, True blood, Il diario del vampiro) piacciono molto. Non vorrei che fosse passata un'idea sbagliata, solo perchè ne ho parlato con sarcasmo!

Al prossimo capito (Ricordate: Yvonne ha bisogno del vostro supporto!)

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Capitolo 3
*** A prima vista - seconda parte ***


A prima vista - seconda parte: per un attimo ho temuto il peggio!


Dove ero rimasta?
Ah, sì! Adesso ricordo.
Ero arrivata alla parte in cui la sottoscritta ripeteva a se stessa quanto fosse sfigata. Un’immagine davvero dignitosa e appropriata.
Complimenti Yvonne!
Anche questa volta hai superato te stessa.
Chissà quale idea vi sarete fatti di me…
Forse quella di una ragazza asociale e psicopatica, che produce una quantità industriale di bava per Edward?
Ci siete andati vicini.
Torniamo alla storia, che è meglio… come disse un saggio puffo di nome Quattrocchi.

Avevo appena varcato la soglia dell’aula di biologia, quando i miei piedi si inchiodarono al pavimento e non vollero più saperne di scollarsi.
Il motivo?
La figura angelica di Edward occupava il suo posto nella classe - altrimenti vuota -, fissando con espressione imperturbabile la parete di fronte a sé.
Oh mio dio!
Non mi ero mai trovata da sola con Edward Cullen in un’aula.
Oh mio dio!
Lo ripeto per chi non avesse ancora compreso la gravità della situazione.
Oh. Mio. Dio!
Il vampiro non mi degnava di uno sguardo ma continuava a guardare dritto davanti a sé.
Che cosa c’era di così interessante nel fissare una parete?
Non lo saprò mai.
Dopo un lasso di tempo interminabile, i miei piedi decisero di staccarsi dal pavimento e mi permisero di incamminarmi verso il mio banco. Mentre mi muovevo alla velocità di un bradipo addormentato, tentavo di decidere come comportarmi.
Lo saluto?
Lo guardo?
Gli sorrido?
Lo ignoro?
Cretina, ha già sentito tutti i tuoi vaneggiamenti!
Dannazione, sto facendo una figura di…
Ehi, cervelletto? C’è nessuno? Potresti tirare il freno a mano per favore? Mi stai mettendo leggermente in imbarazzo.
Che vergogna!

Intenta a bisticciare con me stessa, non mi accorsi di essere passata davanti alla ventola del riscaldamento. Il getto di aria calda scompigliò i miei capelli e nello stesso momento vidi il naso diritto e perfetto di Edward storcersi in una smorfia.
Bene, lo disgusto. Un bel passo avanti! Di nuovo i miei complimenti Yvonne.
‹‹ Non mi disgusti ››, esclamò una voce profonda, sensuale e melodiosa.
Fui così sorpresa di sentire Edward rivolgermi la parola, che per un istante credetti di aver sognato a occhi aperti. Lo fissai con un’espressione da troll inebetito, mentre lui continuava a studiare le crepe della parete.
‹‹ No? ››, riuscii finalmente a farfugliare.
‹‹ No ››, rispose lui, nel modo più laconico e incolore possibile.
Non me lo ero immaginato: Edward aveva parlato veramente!
‹‹ Ma allora perché…? ››.
‹‹ Il tuo odore ››, mi interruppe il vampiro, indirizzando lo sguardo su di me. I suoi occhi erano neri come quel pomeriggio nel parcheggio della scuola. Chiunque li avrebbe trovati spaventosi e inquietanti - erano gli occhi di un predatore - ma io li consideravo bellissimi.
‹‹ È così rivoltante? ››, domandai, risvegliandomi dai miei pensieri.
‹‹ No, non direi… più che altro è invitante. Sono piuttosto sensibile a certi odori, quando non mi nutro da molti giorni ››, rispose Edward, ritornando a fissare la parete.
‹‹ Ah ››.
Un’eloquenza degna di Cicerone.
Stordita per aver parlato con l’oggetto dei miei desideri e vagamente confusa dalla scioccante rivelazione, occupai il mio posto che si trovava esattamente dietro a quello di Edward.
Sono invitante? In che senso?
Quando gli ingranaggi del mio cervello ripresero a funzionare, finalmente compresi il significato di quell’aggettivo e rabbrividii.
Certe volte dimenticavo quale fosse la reale natura di Edward.
Contemporaneamente non potevo fare a meno di chiedermi per quale motivo il vampiro avesse deciso di dire quelle cose. Era la prima volta che mi parlava dal giorno in cui avevo scoperto il suo segreto. Provai a non pensarci ma era più facile a dirsi che a farsi.
Tentai di distrarmi canticchiando mentalmente…
Oh, mamma, quanto è bello!
…ma l’esperimento non diede i risultati sperati.
E se facessi finta di leggere?
Che diavolo sto dicendo? Edward legge nel pensiero. Fare finta? Sono una demente.
Beh, allora potrei leggere sul serio così ripasso la lezione di oggi… dove eravamo arrivati?
Anatomia cellulare.
“…la membrana cellulare - detta anche membrana plasmatica - è uno dei principali componenti della cellula, costituita da un doppio strato fosfolipidico…”, i capelli spettinati in quel modo gli stanno benissimo, “…ogni cellula è racchiusa da una membrana plasmatica, la quale separa il citoplasma dall’ambiente extracellulare…”, è così sexy, “…attraverso di essa avviene un efficace scambio di molecole, che sono vitali per la sopravvivenza della cellula stessa…”, se solo potessi baciar…
YVONNE!

Frustata come non mai, nascosi il volto nel palmo delle mie mani e sospirai pesantemente. Non avevo il coraggio di sollevare lo sguardo in direzione della sua magnifica, perfetta e statuaria schiena. Sicuramente Edward si stava divertendo un mondo ad ascoltare i miei deliri.
‹‹ Salve Brown! ››, mi salutò una voce atona al mio fianco.
Non lo avrei mai ritenuto possibile, ma in quel momento ero felicissima di vedere Mike Newton. Almeno potevo distrarmi insultandolo mentalmente.
Purtroppo sì, avete capito bene! Newton era il mio compagno di banco a biologia.
Non risposi al suo saluto. Se ne sarebbe fatto una ragione.
Insieme al ragazzo erano entrati anche il professor Banner e gli altri studenti. Come al solito, nessuno osò sedersi vicino a Edward e il posto accanto al suo rimase libero.
Sospirai un’altra volta.
Perché mi innamoro sempre dei ragazzi sbagliati?
Rumore di mosche che svolazzano nella mia testa.
No… non può essere… non posso aver seriamente pensato quello che ho pensato…
Istanti di puro terrore.
Stai calma… respira profondamente e conta fino a tre…
Edward aveva sentito tutto, ovviamente.
I miei occhi divennero lucidi per la disperazione, ma riuscii a impedire alle lacrime di venire giù.
Se solo avessi potuto urlare…

La mia vita è stata sempre così: una brutta figura dietro l’altra.
Per anni sono stata una specie di barzelletta vivente. Naturalmente, ogni volta che provavo a rapportarmi con l’altro sesso, diventavo ancora più ridicola del solito.
Ricordo che a undici anni presi una cotta per Tyler.
Adesso starete urlando: ‹‹ COOOOSAAAAAA???? ››.
Non temete: la pazzia durò poco. Mi disinnamorai subito, quando lo vidi scaccolarsi davanti alla maestra.
A tredici anni invece fu la volta del primo, vero, piccolo, grande amore: Mike Newton.
A questo punto da parte vostra scatta il classico: ‹‹ OH. MIO. DIO! ››.
Nessuno è perfetto e comunque lui nemmeno mi vedeva - che novità! -.
Un giorno trovai il coraggio di scrivergli un bigliettino.
Glielo porsi.
Mike lo lesse.
Alzò lo sguardo incontrando i miei occhi.
Il mio cuore prese a battere più forte.
Vidi il suo sopracciglio alzarsi con scetticismo.
Poi Mike Newton scoppiò a ridere senza alcun ritegno.
E la sfigata - cioè la sottoscritta - scappò via piangendo.
All’epoca non ero allenata a sigillare i sentimenti e le emozioni all’interno della mia cassaforte privata.
Inutile dire che rimasi traumatizzata da quell’esperienza e ciò ebbe conseguenze catastrofiche sulla mia vita sentimentale. Alla veneranda età di diciassette anni ero ancora vergine, non avevo avuto neanche lo straccio di un ragazzo e l’unico rappresentante del sesso maschile che avevo baciato era mio nonno. Sulla guancia, ovvio!
Per questi e molti altri motivi adoro insultare Mike mentalmente. A volte, quando me ne da occasione, lo insulto anche ad alta voce. Provo una maggiore soddisfazione quando Riccioli D’oro può sentire i raffinati epiteti che gli rivolgo e la sua faccia si dipinge di un bel rosso porpora.

Aspettate un attimo!
Ho come la sensazione di esser andata fuori tema…
Stavo dicendo…

Avevo appena confessato mentalmente a Edward di essere innamorata di lui.
Mentre cercavo di porre fine alla mia inutile vita sotto lo sguardo perplesso di Mike, Angela e Bella entrarono in aula. Il mio compagno di banco si mosse nervosamente sulla sedia quando vide le due ragazze. Angela andò a sedersi al suo posto e Bella raggiunse la cattedra per consegnare al professor Banner un modulo da firmare.
Bella aveva visto Edward e lui si era accorto della ragazza: aveva smesso di fissare la parete e la stava scrutando. Ancora una volta ebbi la sensazione che Edward stesse provando a leggerle la mente. Notai subito che il vampiro aveva sgombrato il banco dai suoi libri in modo da lasciare un po’ di spazio a Bella.
Sbuffai infastidita.
Intanto la ragazza - che per l’ennesima volta era arrossita - si stava dirigendo verso il posto libero accanto a Edward. Proprio com’era accaduto a me, Bella passò davanti alla ventola del riscaldamento e anche in questo caso, la corrente di aria tiepida le attraversò i capelli.
Da dove mi trovavo non potevo vedere la faccia di Edward - ero seduta dietro di lui - ma mi accorsi ugualmente che qualcosa non andava: si era irrigidito all’improvviso. Bella, che aveva percepito quella strana reazione, distolse lo sguardo, rossa in volto e spaventata. Ciò la portò a inciampare più volte prima di raggiungere il banco.
Mike continuava a bisbigliare ogni genere di imprecazioni contro di me e Cullen. Non mi importava dei suoi problemi di cuore: ero troppo impegnata a osservare la strana scena che si stava svolgendo davanti a me.
Bella spiava Edward con la coda dell’occhio.
Edward si allontanava il più possibile dalla ragazza. Vedevo che ogni singolo muscolo della sua schiena, sotto la camicia bianca, era teso come una corda di violino. Sembrava pronto a scattare da un momento all’altro.
Nel frattempo Bella cercava di non prestare attenzione al ragazzo che doveva sembrarle quanto meno pazzo.
Ma a quel punto… lo vidi.
Per la prima volta da quando Edward era arrivato a Forks, scorsi nel suo sguardo il vero vampiro. Gli occhi di Edward sembravano folli, famelici e stavano puntando Bella in modo molto minaccioso. La ragazza non si era accorta di nulla, intenta com’era a seguire la lezione.
Ebbi veramente paura.
Il mio cuore cominciò a galoppare a una velocità spaventosa.
Mi guardai intorno ma nessuno pareva aver visto il repentino cambiamento di Edward, nemmeno Mike.
Possibile che non abbiano notato l’espressione da pazzo, pluriomicida, assetato di sangue, disegnata sul volto di Edward?
Tornai a fissarlo nuovamente.
Sembrava che Edward stesse progettando il modo più veloce per uccidere tutti quanti. Tremai involontariamente, mentre il vampiro continuava a tenere Bella sotto tiro con sguardo goloso e crudele.
In preda al panico e spinta da chissà quale impulso, afferrai la gomma dal mio astuccio e la scagliai contro la testa di Edward con tutta la forza di cui ero capace.
Edward, controllati! Ti prego! urlai mentalmente nel disperato tentativo di calmarlo.
‹‹ Si può sapere che cosa stai combinando? ››, chiese Mike, facendomi sussultare per lo spavento.
Gi lanciai uno sguardo truce e risposi con tono acido: ‹‹ Fatti gli affari tuoi! ››.
In realtà usai un’espressione un tantino più colorita: non è il caso di ripeterla.
‹‹ Tu e Cullen potreste gareggiare per il premio ‘Il più svitato della scuola’! ››, esclamò Riccioli D’oro, sfoderando un sorriso maligno.
Che tenero! La simpatia fatta persona.
Almeno l’odioso biondino aveva dimostrato di possedere un certo spirito di osservazione: la sua acuta affermazione lasciava intendere che Mike si fosse accorto del comportamento anomalo di Edward.
Edward!
Dannato Mike! Mi aveva distratto.
Ritornai a fissare Edward.
Con stupore mi resi conto che il mio intervento aveva funzionato, perché il vampiro si era completamente voltato verso la finestra e cercava di tapparsi il naso e la bocca con la mano.
Tirai un sospiro di sollievo e per tutto il resto della lezione cercai di sorvegliare Edward. Ero pronta a tirargli addosso anche il microscopio se fosse stato necessario.
Bella aveva notato qualcosa - anche se non credo avesse capito di essersi trovata a due passi dal diventare l’aperitivo di Edward Cullen - e quando la campanella suonò ed Edward uscì dall’aula a una velocità un po’ troppo sostenuta, scorsi chiaramente sul viso della ragazza un’espressione profondamente sconvolta. Sembrava sul punto di scoppiare in lacrime.
Sicuramente stava pensando male di Edward e me ne rammaricai. Qualsiasi cosa fosse scattata nella mente del vampiro, non si meritava alcun tipo di rimprovero. Era riuscito a resistere per un’ora intera ed ero sicura che per lui non dovesse essere stata una prova semplice.

Mentre Mike si faceva avanti, offrendosi di accompagnare Bella in palestra - luogo in cui sarei dovuta andare anch’io -, mi precipitai fuori dall’aula. Volevo trovare Edward e assicurarmi che stesse bene, ma non avevo idea di dove cercarlo. Per disperazione raggiunsi il parcheggio e fortunatamente individuai - all’interno della Volvo metallizzata - una sagoma scura.
Tutta la mia determinazione svanì in un attimo.
Che cosa avrei dovuto dirgli?
Non potevo fare nulla per aiutarlo: non ero nessuno.
Con passo pesante, sotto la pioggia incessante - fa pure rima! - raggiunsi la palestra.
Prestai poca attenzione alla partita e ai miei compagni. Ero tormentata dal pensiero di Edward solo nella sua macchina. Cercai di escludere Bella Swan dalla mia mente ma era tutt’altro che semplice. Era colpa di quella ragazza se Edward stava male?

Mi beccai un’ammonizione per aver colpito Mike in faccia con la palla per ben due volte e per essere arrivata in ritardo a lezione.
‹‹ Consegna questo foglio in segreteria ››, mi ordinò il professor Clapp, porgendomi il foglio sul quale aveva scritto l’ammonizione.
Imprecai contro la cattiva sorte che continuava a perseguitarmi e quando la campanella suonò, annunciando la fine delle lezioni, mi recai in segreteria.
A dire il vero fui costretta a perdere un po’ di tempo, perché Mike - deciso a farmi pagare lo scherzetto della palla - aveva nascosto le chiavi della mia macchina nello spogliatoio maschile. Se Riccioli D’oro avesse usato metà dell’impegno che metteva nel tormentarmi per conquistare Bella Swan, a quest’ora non esisterebbe nessuna vampira di nome Bella Cullen, ma solo una comunissima umana rispondente al cognome Newton.

A ogni modo, una volta recuperate le chiavi dell’auto, giunsi davanti alla porta della segreteria. Persa nei miei pensieri - stavo immaginando le urla di mia madre alla notizia dell’ammonizione del professor Clapp - non mi accorsi subito delle persone che si trovavano all’interno dell’ufficio.
Aprendo la porta, il vento scompigliò i capelli di Bella Swan e fece volare un mucchio di documenti sulla scrivania. Edward, del tutto fuori si sé, si voltò verso di lei, rivolgendole uno sguardo carico di odio.
Consapevole di averla combinata grossa, ma incapace di fare qualcosa per rimediare, depositai velocemente il foglio nel cestino adibito a quel tipo di documenti e scappai via, sperando con tutta me stessa che all’interno della segreteria non si verificasse una carneficina.

Sono una grandissima sfigata. Solo io potevo trovarmi nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Che cosa?
Non mi credete?
Va bene - donne e uomini di poca fede - adesso vi mostro le prove. Aprite il libro di Twilight a pagina trentadue e leggete…

La porta si aprì e il vento freddo che immediatamente invase la stanza sfiorò i documenti sulla scrivania e mi scompigliò i capelli sul viso. La ragazza che era entrata si allungò semplicemente verso il banco, depositò un foglio in un cestino e uscì di nuovo. Ma Edward Cullen si irrigidì e lentamente si voltò per fulminarmi.

Allora?
Che cosa avete da dire a vostra discolpa?
Chi pensate che fosse la ragazza colpevole di tale casino?
È necessario dirlo?
Non credo…

Quella sera, a casa, andai a letto senza cena.
Mi sentivo strana, confusa, agitata e non ne comprendevo il motivo. Sapevo solo che quello strano stato d’animo era legato a Bella Swan e al suo clamoroso, per non dire chiassoso, arrivo a Forks. Era come se quella bizzarra ragazza - così pallida da sembrare una mezza albina - avesse sconvolto alcuni fragili e secolari equilibri.
Ero preoccupata per Edward e per la reazione che aveva avuto captando l’odore di Bella, che era - ne ero certa - la vera causa dello sconvolgimento del ragazzo.
La domanda che mi tormentava era: perché l’odore di Bella aveva turbato Edward al punto tale da far emergere il vampiro cattivo?
Il mio odore non lo aveva scosso in quel modo, che cosa aveva di speciale l’odore di Bella? O meglio.
Che cosa aveva di speciale Bella Swan?
Bella Swan.
In principio avevo provato solo indifferenza nei suoi confronti. Nel giro di poche ore, l’indifferenza si era trasformata in vera e propria antipatia.

All’improvviso il mio cellulare prese a vibrare: era arrivato un messaggio. Poiché a Forks non avevo amici, poteva trattarsi solo di una persona…
Il messaggio riportava - più o meno - queste parole:

Ciao Yva! Sono collegato a msn. Se volessi concedermi l’onore della tua presenza, ne sarei veramente lusingato. Dopo tutto chi sono io? Soltanto il tuo insignificante e del tutto trascurabile migliore amico Manuel, dico bene?

Manuel ha sempre avuto l’innata tendenza a sfociare in toni melodrammatici. Anche adesso che sono passati diversi anni continua a martellarmi con frasi di questo genere.
Pazienza, ci vuole tanta pazienza…

Mancavo dalla rete soltanto da due giorni e Manuel si era offeso a morte, gridando ai quattro venti che lo avevo dimenticato e che lo stavo trascurando.
Decisi di accendere il computer e cantargliene - scrivergliene, per essere precisi - quattro.

Avevo conosciuto Manuel circa cinque anni prima, in una chat sui Green Day - per chi non lo avesse ancora capito, i Green Day sono la mia band preferita -. Dopo pochi giorni ci scambiammo i contatti di msn e da allora ci eravamo tenuti sempre in costante contatto.
Non siate maligni!
Manuel ed io eravamo solo amici… amici virtuali. Potrebbe apparire un po’ patetico - lo so bene - ma vi assicuro che non esisteva un amico più sincero di lui.

Whatsername scrive: Manuel? Ci sei?
St. Jimmy scrive: Finalmente! Quale onore, Miss Brown è venuta a trovarmi!
Whatsername scrive: Non fare il coglione… - Manuel non è mai stato il tipo che si formalizza - …ho avuto un casino da studiare e non ho avuto il tempo di collegarmi.
St. Jimmy scrive: Vallo a raccontare a qualcun altro! Lo so io da cosa sei stata impegnata… dal tuo caro e dolce Edmund!
Whatsername scrive: Si chiama Edward.
St. Jimmy scrive: Fa lo stesso e comunque non stai negando.
Whatsername scrive: Sei patetico.
St. Jimmy scrive: Disse la ragazza innamorata del più figo della scuola che non la caga nemmeno di striscio…
Whatername scrive: Come osi? Sei un ingrato! Ricorda che è merito mio se hai trovato i biglietti per il concerto della scorsa estate. Dovresti baciare la terra sulla quale cammino!
St. Jimmy scrive: Ma se ho dovuto pregarti in ginocchio per avere il tuo aiuto!

Continuammo a litigare amorevolmente per circa mezz’ora.

Non si trattava di un vero litigio.
Manuel ed io ci conoscevamo come le nostre tasche e ogni tanto capitava di punzecchiarci a vicenda. Capita ancora, a dire il vero…
Nel periodo in cui si svolge questa storia, Manuel aveva diciannove anni, frequentava il primo anno di college a Seattle ed era il batterista di un complesso rock.
Nonostante la relativa vicinanza tra Forks e Seattle, non ci eravamo mai incontrati. Avevamo tentato ma senza alcun successo.
Manuel mi aveva invitato più volte a passare qualche settimana estiva a casa dei suoi genitori ma mia madre - bigotta al cento per cento - non mi aveva concesso il suo permesso. Lei stessa aveva proposto che fosse Manuel a venire qui a Forks - in questo modo avrebbe potuto tenerci sotto controllo -, in quelle occasioni ero stata io a oppormi.
Perché?
Avete presente quei ragazzi perfettini, che la domenica indossano la cravatta e vanno in chiesa, che dicono sempre ‘per favore’ e ‘grazie’ e che le suocere adorano incondizionatamente?
Bene.
Manuel non è uno di questi!
Ha circa sei piercing - tre al naso, uno sulla lingua e due nell’orecchio destro -, le sue braccia sono ricoperte di tatuaggi, si veste sempre di nero - preferendo magliette e pantaloni molto larghi - e i capelli castano chiaro gli arrivano oltre le spalle.
Il risultato finale non è niente male ma mia madre - ancora oggi - non è del mio stesso avviso.
Adesso capite perché non volevo che Manuel venisse a Forks?
Si sarebbe scatenata l’apocalisse e mia madre avrebbe interpretato il ruolo dell’anticristo!

Ritorniamo alla dolce conversazione.

St. Jimmy scrive: Quel figlio di papà… coso… come si chiama… è un imbecille. Non puoi andargli dietro per l’eternità.

Non avevo segreti per il mio amico virtuale ma avevo omesso il particolare riguardante la vera natura del ragazzo di cui ero infatuata.

Whatsername scrive: Ricordi quando hai perso la testa per quella sgualdrina europea e ti ho consigliato di lasciar perdere? Che cosa hai fatto tu? Hai preso in considerazione il mio consiglio o ci hai provato comunque, finendo per farti pestare a sangue dal suo ragazzo?

Colpito e affondato!

St. Jimmy scrive: È proprio necessario riaprire le vecchie ferite? Perché devi sempre rinfacciarmi questa storia? È già abbastanza imbarazzante senza che tu me lo ricordi ogni due minuti. Dettagli a parte, non si tratta della stessa situazione. Rischi di farti seriamente male e non mi sto riferendo a dolore fisico…

Come aveva ragione!

Whatername scrive: Stai peggiorando! Hai mai pensato di recitare in qualche melodramma? Secondo me possiedi un enorme potenziale.
St. Jimmy scrive: Donna avvisata, mezza salvata! E con questa perla di saggezza ti saluto. Domani dovrò alzarmi presto per andare a lezione.
Whatername scrive: Allora ti sveglierai all’una del pomeriggio, cosa che accade praticamente ogni giorno.
St. Jimmy scrive: Sogni d’oro, mia dolce strega senza cuore!
Whatername scrive: Ti spertichi in complimenti come sempre. Buonanotte, ruffiano che non sei altro!

Siete sconvolti, lo capisco.
Chi non lo sarebbe al vostro posto?

___________________

Nota autore:

Per chi non lo sapesse, St. Jimmy e Whatername sono i titoli di due canzoni dei Green Day (album: American Idiot). Cari lettori e care lettrici cosa ne pensate di questo capitolo?

Mi sono divertita tantissimo a scriverlo, soprattutto la prima parte…

Ringraziamenti.

Per asheptus: grazie per i complimenti e la recensione. Spero che avrai voglia di continuare a seguire la mia ff e di lasciare qualche altro commentino… bacioni :-)

Per Cristie: grazie anche a te. Sono contenta che la mia ff ti piaccia. Il sarcasmo sarà la colonna portante di questa storia. Da un lato serve a narrare Twilight in modo diverso, dall’altro permette a Yvonne di parlare della sua vita al quanto triste (fondamentalmente è una ragazza sola) senza annoiare o sfociare in melodrammi. L’ultima cosa che voglio è creare una storia strappalacrime. Per quanto riguarda un’eventuale amore rispondo dopo i ringraziamenti, perché un’altra persona mi ha fatto una domanda simile… Se in futuro volessi pormi qualche altra domanda, fai pure. Ti risponderò volentieri! Continua a recensire… Bacioni ;-)

Per Kumiko_Chan: grazie cara, sei gentile. Tutti questi complimenti mi fanno arrossire. È la prima volta che provo a scrivere una storia del genere e devo dire che mi viene naturale. Forse perché mi rivedo in Yvonne… La parte di Jessica è stata una bella trovata (modestia a parte). Per quanto riguarda l’amore di Yvonne per Edward, il mio commento è alla fine dei ringraziamenti. Continua a leggere e a recensire. I vostri commenti stimolano la mia voglia di scrivere! Grazie ancora, Vannagio.

Per SaphyCullen: Grazie anche a te. Per i tuoi dubbi… alcuni li ho colmati: adesso sai chi è l’amico di Yvonne. Per tutto il resto, temo che dovrai aspettare, ma non molto… tranquilla! Sono contenta che la scena di Jessica ti sia piaciuta: credo che Edward non avrebbe potuto fare di meglio, in quella circostanza… La frase che ti ha fatto ridere (quella di babbo natale) mi è venuta quasi di getto… a volte la pazzia fa miracoli! Grazie e continua a recensire! Baci Vannagio.

Ringrazio coloro che leggono la mia ff. Se avete voglia, lasciate un commentino, mi farebbe veramente felice!

Infine, come promesso, rispondo alla domanda che Cristie e Kumico_Chan mi hanno rivolto. Mi rivolgo a tutti, in modo che eventuali dubbi possano essere chiariti.

Ragazze, capisco che Yvonne vi stia simpatica e che desiderate vederla felice… anche io le sono affezionata (è un mio personaggio), ma non voglio che vi illudiate inutilmente. Edward non si innamorerà di Yvonne. Non è una ff AU. La mia storia rispetterà la trama originale. È il punto di vista che cambia. Non dovete aspettarvi l’improvvisa comparsa di un principe azzurro che amerà alla follia Yvonne. È una ragazza come tante, come me, forse come voi: non vi è mai capitato di prendervi una cotta per un ragazzo che non vi ha mai calcolato? A me circa dieci volte (faccio pena, lo so). Non escludo che alla fine, anche Yvonne possa trovare la sua felicità, ma sicuramente non sarà grazie ad Edward, anzi…

Spero che questo non pregiudicherà il vostro entusiasmo e che continuerete a leggere la mia ff. Adesso basta, ho parlato anche troppo!

Al prossimo capitolo, Vannagio

P.S.: Yvonne vi ringrazia per il vostro supporto!

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Capitolo 4
*** Libro aperto ***


Libro aperto: quando una è sfigata, non c’è nulla da fare!

Vi avverto: oggi sono di pessimo umore.

Perché?

Prima di tutto, sono di cattivo d’umore perché, non so come, mi sono convinta a rivedere l’ultima puntata della settima stagione di Buffy.

Che orrore!

Vorrei sapere perché hanno dovuto far morire Spike. Che cosa ha fatto di male?

Buffy è un’ipocrita: se fosse stato Angel ad offrirsi di morire per salvarle il fondo schiena, avrebbe fatto tutto ciò che era in suo potere per evitarlo. Con Spike non ha battuto ciglio: ha recitato un falsissimo “ti amo” e poi lo ha lasciato andare incontro al suo destino.

Che rabbia!

Perché non è morta Buffy? Perché Spike?

Scusate il piccolo sfogo…

In secondo luogo, sono di pessimo umore, a causa di una sgradevolissima frase che ho letto su un ben noto libro, dalla copertina nera.

…Poi (Mike) mi rivolse un sorriso triste e andò a sedersi vicino a una ragazza con l’apparecchio e una brutta permanente… ( secondo capitolo, pagina 42).

Quello che mi chiedo è: perché questa cattiveria gratuita? Che cosa ho fatto di male? Mi sembra di essere lo Spike della situazione: un personaggio trascurabile, sacrificabile e quindi denigrabile.

Brutta permanente? I miei capelli sono lisci, molto lisci, naturalmente lisci. Sono una delle poche cose che mi piacciono del mio aspetto. E comunque i miei capelli sono dieci volte meglio di quella matassa informe che Bella aveva in testa. Avete presente Kirsten Stewart nel film di Twilight? In confronto ai capelli della vera Bella, quelli dell’attrice sembrano perfettamente piastrati…

L’apparecchio?

È vero, in quel periodo portavo l’apparecchio, ma era davvero necessario precisarlo? Dato che nessuno si è preso la briga di nominarmi in questo dannatissimo libro, per quale ragione qualcuno ha sentito il bisogno di deridermi in questo modo?

Scusate… non avrei dovuto… ma la rabbia, a volte, è difficile da contenere…

Come? Cosa dite?

Non vi avevo detto dell’apparecchio? Oh, cielo! Devo essermene dimenticata (fischietta e si guarda intorno, simulando indifferenza).

Torniamo alla storia.

Era passata una settimana, durante la quale Edward sembrava essere scomparso dalla faccia della terra.

Ero preoccupata: Bella era ancora viva, questo significava che il vampiro non aveva ceduto alla tentazione, ma ero turbata dalla sua assenza.

Era diventata un’abitudine per me, osservarlo da lontano a mensa e a lezione. Mi mancava la sua presenza silenziosa e al tempo stesso appariscente.

A questo punto l’antipatia che provavo per Bella si era trasformata in odio.

Era colpa sua se Edward non tornava a scuola. Lo sapevo, era una certezza…

Certo, devo dire che il fatto che Bella mi usasse come bersaglio nell’ora di educazione fisica, non giocava a suo favore. Non lo faceva apposta, questo era ovvio, ma era comunque una cosa fastidiosa.

Il primo giorno che Edward non si era fatto vedere a scuola, in palestra…

“Palla!” urlò Bella, mentre cercava di intercettare il pallone.

Ora, dico io, perché non ha cercato di evitare il pallone, come aveva fatto per tutto il resto della partita di pallavolo? Era proprio necessario provare a prenderla? Misteri della via.

Colpì la palla, la quale, purtroppo, non riuscì a superare la rete: veramente non arrivò nemmeno a metà campo. Si limitò a colpire la mia testa con grande precisione. Se Bella avesse provato a farlo di proposito, non sarebbe riuscita a beccarmi meglio di così.

Caddi a terra stordita. In un secondo tutti mi furono addosso per vedere come stavo.

Per un attimo la vista si annebbiò.

“Oh, mio dio! Scusa, scusa, scusa! Non volevo! Sono un incapace, un’imbranata!” farfugliava Bella a due centimetri di distanza dalla mia faccia.

“Incapace è dire poco!” dissi, ma le parole uscirono storpiate e nessuno comprese cosa avessi detto.

“Lasciatele un po’ d’aria” urlava il professore Clapp.

Poco dopo, riuscì a mettermi seduta. Bella stava ancora dispensando scuse.

“Non ti preoccupare Bella, sta bene! Non è colpa tua se si trovava sulla traiettoria della palla” diceva Mike ridendo.

Che odio!

“Perdonami, ti prego!” mi implorava Bella.

Sbuffai, mentre mi alzavo. Se non l’accontentavo, mi avrebbe perseguitato per tutto il giorno, così la rassicurai “Non ti preoccupare, è tutto ok, Bella. Poteva capitare a tutti!”

Ne dubito fortemente… disse una vocina maligna nella mia mente.

“Sei gentile, Joanne! Davvero gentile!” esclamò lei sorridendo.

“Veramente il mio nome è…” ma non riuscì mai a finire la frase, perché la campanella era suonata e Bella era scappata via nello spogliatoio per sfuggire a Mike Newton.

Credo che, tutt’ora, Bella non conosca il mio vero nome.

Per chi non credesse alle mie parole e volesse delle prove…

…Il punto più basso fu quando mi toccò giocare a pallavolo e l’unica volta in cui non riuscì a evitare la palla colpii sulla testa una mia compagna di squadra… (secondo capitolo, pagina 35).

Edward continuava ad assentarsi.

Alice Cullen frequentava il mio stesso corso di letteratura.

Quel venerdì, alla fine della lezione, mi feci coraggio e l’affrontai.

Ferma davanti al suo banco, con il cuore che correva a mille chilometri orari, la guardavo raccogliere i suoi libri e metterli in borsa, non sapendo come iniziare il discorso.

“Sta bene!” esclamò lei, lanciandomi una fugace occhiata complice.

Anche lei legge nella mente? mi chiesi perplessa, ma in quel momento non era il problema principale.

“Tornerà?” domandai con un filo di voce.

L’espressione di Alice cambiò radicalmente. Nei suoi occhi dorati leggevo tristezza e malinconia. Anche lei soffriva per la lontananza del fratello.

“Non lo so. Non ha ancora deciso” rispose Alice.

Annuì senza guardarla.

“Mi dispiace” sussurrai.

Lei accennò un sorriso forzato e poi disse, con tono sicuro “Sei una brava ragazza. La felicità arriverà anche per te!”

Così dicendo, prese la borsa a tracolla con i libri e uscì dall’aula, lasciandomi in preda ad una grande confusione.

Forse Alice non leggeva la mente, forse il potere di Alice era un altro…

Lo speravo… perché desideravo tanto essere felice…

Ok, adesso basta! Cosa diavolo mi sta succedendo? Da dove vengono queste frasi grondanti di melassa?

Scusate… oggi è decisamente una giornata no!

Non sapevo che cosa pensasse Bella di tutta questa storia, ma speravo che avesse il buon gusto di sentirsi in colpa.

Manuel non era di aiuto in questa situazione.

St. Jimmy scrive: di che cosa ti preoccupi? Si sarà concesso una vacanza anticipata. È un figlio di papà, che ha la possibilità di buttare soldi a destra e sinistra. Sarà andato ai tropici a godersi la compagnia di qualche bella indigena…

Whatername scrive: spiritoso! Io ti confido le mie angosce e tu che fai? Mi prendi in giro?

St Jimmy scrive: che cosa vuoi che ti dica? Tu sei sicura del fatto che Edmund stia male, ma non vuoi dirmi che cosa te lo fa pensare…

Che cosa dovevo fare? Raccontargli tutto? Non potevo venire meno alla mia promessa e poi Manuel mi avrebbe presa, come minimo, per pazza. Non che lui fosse sano di mente più di me…

St Jimmy scrive: gli altri del gruppo hanno deciso di andare a fare Bungee Jumping, che cosa ne pensi? Ci devo andare?

Che cosa vi stavo dicendo? Ah, si! Manuel è un pazzo furioso… da manicomio.

Whaternamen scrive: si, vai pure. Il mondo sarà un posto decisamente migliore senza un rompiscatole come te!

St. Jimmy: …

Whatername scrive: stavo scherzando… non te la prendere. Per quanto possa contare la mia opinione, secondo me sei fuori come un balcone. Come puoi solo pensare di attaccarti una corda ai piedi e lanciarti da un ponte? Che cosa ti sei fumato stamattina? Lucido da scarpe?

St. Jimmy scrive: perché si può fumare?

Whatername scrive: …

Capite con che razza di persona avevo a che fare?

St. Jimmy scrive: ehi… non crederai veramente che sarei capace di fumarmi il lucido da scarpe?

Whatername: con te tutto è possibile, anche l’impossibile.

St. Jimmy scrive: è bello sapere che la mia migliore amica ha un’alta considerazione di me!

Whatername scrive: stai cercando di strapparmi un complimento?

St. Jimmy scrive: ogni tanto non mi dispiacerebbe, potrebbe essere per fino gratificante.

Whatername scrive: dovrei cercare di togliermi dalla testa Edward, vero?

St. Jimmy: stai cercando di cambiare argomento, per non essere costretta a farmi un complimento?

Whatername scrive: per una volta, dico una, potresti fare un discorso serio? Io sto male!

St. Jimmy scrive: scusa… sono un idiota.

Un minuto dopo…

St. Jimmy scrive: ehi? Iva?

Un altro minuto dopo…

St. Jimmy scrive: non è divertente!

Due minuti più tardi…

St Jimmy scrive: Iva? Mi stai facendo preoccupare.

Appena trenta secondi dopo…

St. Jimmy scrive: sto per telefonarti e se provi a non rispondere…

Il cellulare prese a squillare.

“Pronto” risposi, mentre con una mano, cercavo di asciugare le lacrime, che senza controllo stavano bagnando il mio viso.

Questa parte ve la risparmio. Non vi perdete nulla, state tranquilli: singhiozzi insulsi ed incomprensibili, interrotti dalle parole dolci di Manuel che cerca di consolarmi con la sua voce rauca per le troppe sigarette.

A volte mi chiedo perché un diciannovenne punkettaro abbia perso tempo con una adolescente sfigata come me. Dopo alcuni anni, me lo chiedo ancora…

Ritorniamo ad Edward e Bella, è questo il motivo per cui leggete la mia storia, no?

Oggi sono acida come un limone, forse perché questo capitolo non mi garba per niente.

La prima conversazione tra i futuri piccioncini: mi viene la pelle d’oca!

Galeotta fu l’ora di Biologia, che permise ai due ragazzi di scambiarsi parole profonde e cariche di significato!

Posso ridere? O vi offendete?

Secondo voi, parlare di quanto il freddo sia fastidioso è una cosa interessante? Un argomento che possa lasciarti di stucco? Per la serie: mamma mia, quanto è intelligente questa ragazza! In confronto a lei Rita Levi Montalcini è una cerebrolesa (senza offendere la povera Rita, che è una grande!).

Mah!

Va bene, adesso respiro profondamente e mi faccio coraggio.

Dunque… il succo della storia è che Edward non si voleva decidere a tornare ed io ero quasi pronta ad uccidere Mike Newton.

Era diventato il cane scodinzolante di Bella Swan e ogni volta che parlava della gita alla spiaggia di La Push, che stava organizzando, alzava la voce in modo che io potessi sentire. Naturalmente non aveva intenzione di invitarmi…

Non che io sentissi il desiderio di andare con loro: piuttosto che unirmi a quel malato mentale di Mike ed ai suoi adorabili amichetti, avrei preferito passare un finesettimana in convento, chiusa in una stanza con dieci suore che hanno fatto il voto del silenzio.

Mike è un essere così tenero e dolce… credo che un brufolo sulla punta dell’alluce risulterebbe più simpatico di dieci Mike Newton messi insieme!

Un altro lunedì era arrivato. Erano passati esattamente sette giorni dall’ultima volta che avevo visto Edward.

Quel giorno nevicava, questo significava una cosa sola: palle di neve vaganti che venivano lanciate da ogni parte.

Mi piace la neve, ma non quando mi viene sbattuta in faccia e mi bagna i vestiti.

Dopo aver evitato per un soffio, una palla particolarmente grossa, riuscì a raggiungere l’aula di chimica. Presi posto e aspettai l’arrivo del professore.

Stavo rivedendo la lezione, quando una voce profonda e armoniosa come il suono di un’arpa disse “Ciao Yvonne!”

Il cuore si congelò. Non so come trovai il coraggio di alzare lo sguardo verso il proprietario di quella voce fantastica.

EDWARD è TORNATO! urlai dentro di me. Lo avrei gridato ad alta voce, se solo la lingua non si fosse annodata in fondo alla gola.

Lui sorrideva, forse per il mio sconvolgimento. Edward ed io frequentavamo il corso di chimica insieme, ma avevo perso le speranze che lui tornasse a scuola.

Ero felicissima per il suo inaspettato ritorno: il mio cuore era leggero. Stava bene. Lo vedevo dai suoi occhi, che assomigliavano a due grandi laghi dorati. Aveva mangiato (o bevuto?) parecchio…

Finalmente riuscì a trovare il coraggio per rispondere al suo saluto “Ci-ciao!”

“Ti devo ringraziare…” sussurrò lui, improvvisamente serio.

Sul mio viso comparve un grande punto interrogativo.

Per cosa? pensai, era molto più facile parlare mentalmente con Edward. Non era necessario muovere le labbra e in quel momento la mia bocca non funzionava come avrebbe dovuto.

“Per avermi distratto con la gomma…” spiegò lui, usando un tono di voce così basso, che io stessa riuscivo a sentirlo a fatica.

“Non c’è di che” bisbigliai, mentre la temperatura corporea aumentava inesorabilmente. Edward continuava a fissarmi serio.

“Mi faresti un favore?” chiese poi.

Io un favore? Un favore ad Edward? Anche dieci se vuoi! pensai. Il mio cervello era partito per una piccola vacanza e non aveva scelto il momento più opportuno.

Lui sorrise (credo che il suo sorriso sia la cosa più bella che sia mai stata creata su questo misero pianeta) e continuò “Se oggi, a biologia, dovessi comportarmi in un modo… diciamo… strano… sentiti pure libera di tirarmi addosso il microscopio, d’accordo?”

Annuì rossa in volto.

Non solo Edward era venuto a salutarmi di sua spontanea volontà; non solo il mio misero tentativo di distrarlo era servito a qualcosa, ma adesso Edward chiedeva il mio aiuto per evitare che azzannasse Bella Swan davanti ad una classe di venti persone.

Ero fiera, orgogliosa di me stessa, ma soprattutto ero lusingata dal fatto che Edward si fidasse di me a tal punto da chiedere il mio intervento.

Ero al settimo cielo. Niente e nessuno avrebbe potuto rovinare quella magnifica giornata, o almeno così credevo…

Mentre la mia mente fantasticava incontrollata, lui sussurrò un veloce grazie e poi andò a sedersi al suo posto, qualche fila più distante da me.

A mensa, spinta da un improvviso buon umore, riempì il mio vassoio con tutto ciò che era commestibile e che non si sarebbe incastrato tra i fili metallici del mio apparecchio. Bella Swan che mi precedeva nella coda per prendere il pranzo, sembrava pronta per vomitare. Era pallida come un lenzuolo, o almeno più del solito…

Poi compresi il perché: aveva visto Edward Cullen seduto al suo tavolo con i suoi fratelli. Forse aveva paura e in quel caso non avrebbe avuto torto.

Durante il pasto non potei fare a meno di guardarli (stava diventando un’ossessione e non era una cosa buona). Mi convinsi che lo stavo facendo per aiutare Edward, per essere sicura che lui riuscisse a controllarsi.

Edward non perse di vista Bella nemmeno per un secondo e la cosa mi dava leggermente fastidio.

Non avevo possibilità: lo sapevo bene, ma nonostante questa consapevolezza non facevo altro che chiedermi: perché lei?

Al suono della campanella, mi precipitai nell’aula di biologia, arrivando per prima. Volevo dimostrare ad Edward che sarei stata all’altezza del compito che mi aveva assegnato, non lo avrei deluso.

Attesi impaziente il suo arrivo, mentre gli studenti, compresa Bella, prendevano posto intorno a me.

Il professor Banner stava distribuendo microscopi e vetrini, quando lui entrò in aula, camminando con movimenti fluidi ed aggraziati. Bella teneva lo sguardo fisso sul suo quaderno, ma era chiaro che si era accorta del suo arrivo.

Non mi guardò, i suoi occhi erano concentrati sulla esile figura di Bella che imperterrita, continuava a scarabocchiare sul foglio.

Era bagnato fradicio, ma era bellissimo anche così: un miracolo, Edward Cullen era un miracolo.

Improvvisamente, ricordai la mia missione, così studiai la sua espressione, in cerca di un segnale che potesse dirmi come si sentiva. Sembrava indeciso, ma non c’era traccia del vampiro assetato sul suo volto. Forse voleva iniziare una conversazione, ma non sapeva come fare.

“Salutala!” tossì, sicura che solo lui avrebbe sentito.

Perché lo feci?

Non lo so. Forse in me c’è un’anima masochista che mi spinge verso tutto ciò che mi fa soffrire. Forse era stata la parte romantica ed innamorata a compiere quel gesto, perché voleva che Edward fosse felice, anche se la sua felicità non sarebbe coincisa con la mia.

“Ciao” disse lui, con voce suadente e calma.

Così cominciò la famosa conversazione.

Non persi nemmeno una parola di quello che dissero, ciò comportò che Mike ed io risultammo la coppia peggiore nell’esercizio che il professore Banner ci aveva assegnato: separare ed etichettare epiteli di cipolla in base alla fase della mitosi in cui si trovavano, in venti minuti.

Edward se la cavò bene. Non ebbe problemi: riuscì addirittura a comportarsi da sbruffone, sfoderando il suo sorriso sghembo da infarto.

Bella all’inizio sembrava un tantino impedita mentalmente, ma non era una stupida (glielo devo concedere). Si era dimostrata brava quanto Edward nell’esercizio della cipolla (cosa che non potevo dire di me stessa). Inoltre la ragazza possedeva un grande spirito di osservazione.

“Porti le lenti a contatto?” chiese lei improvvisamente.

Prima che potessi avvertire mentalmente Edward del pericolo a cui stava andando incontro, lui rispose perplesso “No.”

Edward stai attento a quello che dici! lo rimproverai.

Quando ripenso a quel giorno, stento a credere che sia successo davvero. Insomma, ero l’ultima persona che avrebbe dovuto aiutare quei due a conoscersi ed invece me ne stavo lì, a dispensare consigli ad un vampiro.

Che sfigata!

“Oh. Mi sembrava di avere notato qualcosa di diverso nei tuoi occhi” esclamò Bella.

Si, la ragazza sapeva osservare bene.

Verso la fine della lezione…

“…mia madre dice sempre che sono un libro aperto” stava dicendo Bella.

“Al contrario, per me tu sei molto difficile da leggere” replicò lui sincero.

Rimasi allibita: era questo il motivo di tanto interesse? Edward non riusciva a sentire i pensieri di Bella? Per questo le aveva rivolto così tante domande?

Avevo ragione: non avevo speranze.

Proprio come Sookie Stackhouse aveva trovato Bill Compton, Edward aveva incontrato una ragazza di cui non poteva leggere la mente. Doveva essere una cosa magnifica per lui: finalmente conosceva una persona che non lo assillava con le sue fantasie. Al tempo stesso, quella situazione stuzzicava la sua curiosità. Un mix perfetto, per una coppia perfetta.

Lo ripeto ancora una volta: non avevo speranze…

Intanto qualcosa era cambiato.

Edward si era di nuovo allontanato da Bella: era diventato rigido come un pezzo di legno.

Yvonne! Sei un idiota! Dovevi stare attenta!

Stavo per prendere la gomma dall’astuccio (il microscopio avrebbe attirato troppa attenzione), ma la campanella mi precedette.

Edward scappò via con una tale velocità, che quasi non me ne resi conto. Come il lunedì precedente, Bella rimase interdetta (per non dire scioccata) da quel comportamento.

Uscì dall’aula, ma lui era già sparito.

Volevo scusarmi per non aver prestato la giusta attenzione, volevo fargli capire che avevo fatto il possibile, volevo essere sicura che lui non fosse deluso da me. Mi sentivo un incompetente. Edward aveva chiesto il mio aiuto ed io non ero riuscita a fare il mio dovere.

Invece di dirigermi verso la palestra andai in bagno e dopo essermi assicurata che fosse completamente vuoto, iniziai a dare calci a tutto quello che mi capitava a tiro.

Preferivo rompermi le dita del piede, piuttosto che mettermi a piangere come una bambina di cinque anni.

Quando finalmente ebbi sfogato tutta la rabbia e il mio respiro affannoso cominciò a farsi più regolare, andai in palestra, sicura di essermi guadagnata un’altra ammonizione per il mio ritardo.

Tornai a casa, dove mia madre mi accolse calorosamente.

Aspetta di vedere la seconda ammonizione in una settimana e poi vediamo se sarai ancora allegra e dolce! pensai mesta.

“Tesoro! Come è andata oggi?” domandò lei, rivolgendomi un sorriso radioso.

Non risposi. Posai il foglio dell’ammonizione sul tavolo e scappai il più velocemente possibile, chiudendomi in stanza, prima che si scatenasse l’inferno.

Mi spiace, ma non sono riuscita a fare di meglio. Provate voi a fare del sarcasmo su una giornata del genere.

Era iniziata così bene, con Edward che mi salutava e mi sorrideva… ed era finita in modo disastroso…

SFI. GA. TA.

Non mi stancherò mai di ripeterlo!

________________

Nota autore:

concordo con Yvonne: questo capitolo è troppo triste… non so se vi sia piaciuto… fatemi sapere…

Precisazione riguardo al capitolo: non so se avete mai visto True Blood, quindi spiego il perché del paragone che ho fatto. Sookie Stackhouse è un’umana che ha il potere di leggere il pensiero di tutte le persone. Questa sua capacità non funziona con il vampiro Bill Compton. Ciò scatena un grande interesse della ragazza per il vampiro: finalmente con lui può rilassarsi, senza doversi concentrare per tenere la mente chiusa ai pensieri circostanti. Credo che al di là della curiosità e della frustrazione per non conoscere i pensieri di Bella, anche Edward possa aver provato questo senso di libertà con la dolce Swan. Cosa ne pensate?

Ringraziamenti.

Per Kumiko_Chan_: adoro le recensioni lunghe, quindi continua pure a sproloquiare, mi piace! Sono contenta che il capitolo precedente ti sia piaciuto così tanto. Spero che la cioccolata non ti sia andata tutta di traverso, a furia di ridere;-) Beh… l’idea della gomma tirata in testa ad Edward mi è venuta improvvisamente. Mi sono chiesta: ma se io vedessi una persona pronta ad azzannarne un’altra cosa farei? E l’immagine è nata da sola nella mia mente… Manuel ti ha lasciata perplessa? E adesso, cosa ne pensi? è pazzoide… questo si è capito, ma in fondo è un bravo ragazzo… Dispiace anche a me per Yvonne. Edward non può fare altro che subire tutti i pensieri che lo circondano, in fondo è lui quello che legge la mente, che colpa ne hanno le persone? Beh… spero di leggere altre tue recensioni, baci Vannagio! Grazie per i complimenti!

Per Cristie: la lezione di biologia è bellissima e rileggendola, io stessa non posso fare a meno di stupirmi e di ridere allo stesso tempo…. Che pazza che sono! Potrei fare coppia con Manuel…. Manuel… questo personaggio si è fatto da solo. Lo vedo come la coscienza impertinente di Yvonne, anche se si tratta di una coscienza un po’ fuori dal comune… Cosa ne pensi di questo personaggio? Recensisci pure, che mi fai felice! Grazie di cuore, bacioni Vannagio.

Per asheptus: mi spiace che ti sei intristita per Yvonne… lo so non è una bella cosa, venire ignorati così. Forse sono un po’ troppo cattiva, me ne rendo conto… ma non disperare… ci saranno anche dei momenti belli per lei! Recensisci. Sono contenta che continui a seguirmi! Grazie, grazie, grazie. Bacioni Vannagio.

Grazie anche a tutti quelli che hanno aggiunto la mia ff tra i preferiti e i seguiti!

A presto con il prossimo capitolo!

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Capitolo 5
*** Fenomeno ***


Fenomeno… ad attirare disgrazie!

Ho appena riletto il terzo capitolo e, fortunatamente per voi, non vi è traccia di frasi sgradevoli che riguardano la mia persona.

In effetti, devo ammettere che non ho interpretato un ruolo fondamentale quel giorno.

Certamente, starete aspettando con ansia il resoconto dettagliato di come Edward bloccò il furgoncino a mani nude, salvando eroicamente Bella ed infischiandosene delle regole dei vampiri, dico bene?

Mi spiace deludervi, ma non posso raccontarvi nulla.

Perché?

Semplice: non ero presente!

Molto probabilmente fui l’unica ragazza del liceo di Forks a non aver assistito alla scena.

Come la chiamereste voi questa? Destino avverso? Sfortuna? Userei un altro termine, ma odio essere ripetitiva…

Tutta colpa di Tyler Crowley!

Procediamo con ordine.

Quella mattina andavo di fretta.

Innanzi tutto perché volevo sfuggire allo sguardo assassino di mia madre che, da quando ero tornata a casa il giorno precedente, con la seconda ammonizione del professor Clapp, non mi rivolgeva la parola.

In secondo luogo volevo intercettare Edward e chiedergli scusa per il mio comportamento e per l’inettitudine che avevo dimostrato.

Sfortunatamente, la sera prima, avevo esternato la mia intenzione al mio, così detto, migliore amico Manuel.

St. Jimmy scrive: ti sei bevuta il cervello per caso? Lo hai estratto dal cranio e lo hai frullato insieme a Vodka e Rum per farti un coktail?

Non fateci caso: ve l’ho detto che Manuel è un tipo melodrammatico, no?

Whatername scrive: dovrei capire di cosa stai parlando?

St. Jimmy scrive: ero convinto che tra noi due quella intelligente e matura fossi tu, ma a quanto pare mi sbagliavo. Insomma… vuoi scusarti con quell’idiota, figlio di papà il quale, pur sapendo cosa provi per lui, chiede il tuo aiuto per conquistare l’oca di turno? Sono io quello pazzo? Ne siamo certi? Sei veramente Yvonne Brown? O qualcuno ti ha sostituita? Magari gli alieni ti hanno fatto il lavaggio del cervello? Oppure finalmente tua madre è riuscita nell’intento di trasformarti in una Barby senza cervello?

Notate anche voi una certa irritazione in quello che Manuel aveva scritto? Magari è solo una mia impressione, ma credo che Edward non gli piacesse un gran che… forse mi sbaglio…

Avevo raccontato a Manuel ciò che era accaduto il giorno prima, sorvolando su alcuni dettagli, naturalmente e lui non era molto contento del mio atteggiamento.

Whatername scrive: Edward non è un’idiota e se ha chiesto il mio aiuto vuol dire che si fida di me!

In fondo Manuel non conosceva il reale motivo che aveva spinto il vampiro a fare quella richiesta. Ero l’unica persona (umana) che conosceva la sua reale natura, ero l’unica che poteva aiutarlo.

St. Jimmy scrive: ci rinuncio, è inutile. Questa storia non andrà a finire bene, Yvonne. Non puoi cullarti in false speranze.

Whatername scrive: è così impossibile che un ragazzo bello e ricco si innamori di me? È questo quello che pensi?

Adesso non dite che non avete avvertito l’incazzatura nelle mie parole…

St. Jimmy scrive: non ho detto questo.

Whatername scrive: strano, a me sembrava proprio che tu avessi detto una cosa del genere!

St. Jimmy scrive: mi sembra di parlare con un muro.

Whatername scrive: i muri non parlano e non scrivono.

St. Jimmy scrive: da quello che ho potuto vedere e leggere, certi muri non sono nemmeno capaci di ascoltare!

Capito il doppio senso? Fu la goccia che fece traboccare il vaso.

Whatername scrive: vai a quel paese! (riuscì a trattenermi dal scrivere parole volgari, sebbene nella mia mente si fossero accumulati dei termini veramente osceni).

E mi scollegai.

Il cellulare prese subito a squillare. Era Manuel, ma staccai la chiamata.

Ero turbata, perché era la prima volta che Manuel ed io litigavamo seriamente: la cosa non mi piaceva per niente.

Dormì malissimo e nemmeno la vista della neve sul ciglio della strada, il mattino dopo, riuscì ad allontanare il mio cattivo umore.

Più tardi…

Non ero ancora entrata nel parcheggio della scuola e guidavo molto lentamente, perché la strada era ghiacciata: a differenza di Bella, non avevo un padre premuroso, capace di montare le catene alle ruote del mio maggiolino.

Stavo per entrare nel parcheggio, quando quel grandissimo cogl… volevo dire, “gran bravo ragazzo” di Tyler, mi tagliò la strada, sfrecciando a tutta velocità con il suo furgoncino.

Fortunatamente ebbi la prontezza di spirito di incollare il piede sul freno e sterzare a destra, buttandomi sul marciapiede con tutto il maggiolino, il quale non parve gradire quell’improvviso cambio di rotta.

Mancai il furgone di Tyler per pochissimo, ma il contraccolpo della frenata mi fece sbattere la fronte sul volante.

“Dannazione!” gridai per il dolore e in preda alla rabbia diedi un pugno allo sterzo.

“Merda!” adesso mi faceva male anche la mano.

Il mio cuore batteva fortissimo a causa dello spavento e guardandomi allo specchio retrovisore, notai che il mio viso era passato da un normale colorito olivastro, ad un preoccupante bianco ceruleo (come suona figo!).

“Tyler Crowley! Non potevi bucarti il cervello con le tue stesse dita, quando te le sei infilate nel naso davanti alla maestra? Almeno avresti liberato il mondo dalla tua proverbiale demenza!” urlai, incurante del fatto che, trovandomi di fronte all’entrata di una scuola, qualcuno avrebbe potuto vedermi urlare da sola, come solo i pazzi sanno fare.

Scesi dalla macchina per controllare eventuali danni. Fortunatamente ero riuscita a fermare il maggiolino, a due centimetri di distanza dal muretto.

“Bravo maggiolino mio! Prometto che non ti prenderò più in giro per il tuo colore sgargiante!”

Sicuramente, sbattendo la fronte al volante, avevo sferrato il colpo di grazia alla mia già precaria sanità mentale…

Prima di rientrar in macchina, scivolai sul ghiaccio ed in men che non si dica, mi ritrovai gambe all’aria. Risultato? Oltre ad avere un sedere dolorante, i miei vestiti erano completamente fradici.

“Il buon giorno si vede dal mattino” continuavo a parlare da sola: brutto segno.

Con grande fatica, entrai nel veicolo e partì alla volta del parcheggio della scuola.

In lontananza si sentivano delle sirene…

La cosa mi stupì non poco.

“Sono venuti a prenderti con la camicia di forza!” sussurrai a me stessa, confermando l’ipotesi che il colpo alla testa non doveva essere stato salutare per me.

Poi, però, compresi che l’ambulanza non era venuta per me, ma per qualcun altro. Fermai la macchina nel primo posto libero.

Sembrava che tutta la scuola si fosse riunita intorno a due veicoli: un furgoncino blu, molto simile a quello di Tyler ed un pick-up rosso scolorito.

Man mano che mi avvicinavo al luogo dell’incidente, sgomitando tra la folla, sentivo urlare frasi senza senso.

“Oh, mio dio!”

“Bella!”

“Bella, Tyler!”

“Tirate fuori Tyler dal furgone!”

A quel punto era chiaro cosa fosse successo.

Coglione di un Tyler! pensai sprezzante (mi spiace ma qui il “coglione” ci stava benissimo).

Finalmente riuscì a raggiungere un buon punto di osservazione e devo dire, che in un primo momento, non volevo credere ai miei occhi.

Bella Swan era seduta sull’asfalto bagnato, nell’angusto spazio creato dai due veicoli, miracolosamente illesa. Edward Cullen era accanto a lei.

Inizialmente non riuscì a spiegarmi la presenza del vampiro. Dando un’occhiata alla fiancata del furgone di Tyler, però, la lampadina mentale si accese.

Oh, merda!

Quel giorno non potevo fare a meno di dire parolacce…

Sembrava che il furgone si fosse schiantato contro un muro di mattoni e mi chiesi come fosse possibile che nessuno se ne fosse accorto.

Edward e Bella stavano parlando a bassa voce, ma era impossibile sentire cosa stessero dicendo. Bella sembrava arrabbiata, mentre lui appariva… rassegnato?

Intanto sei infermieri e due insegnanti spostarono il furgoncino, in modo che i due ragazzi potessero essere soccorsi adeguatamente.

Edward rifiutò categoricamente ogni tipo di cura (come era prevedibile), mentre Bella non ebbe la stessa fortuna. Le sue lamentele furono del tutto ignorate: venne sollevata di peso e scaraventata sulla barella, mentre un altro infermiere le infilava con la forza un collarino. Bella era rossa in volto e si vedeva da chilometri di distanza che stava morendo di vergogna.

Non riuscì a trattenere un sorriso compiaciuto. Per una volta le disgrazie non erano capitate a me.

Si, è meschino da parte mia, ma in fondo Bella non ha portato nessun danno permanente, giusto?

In pochi minuti, Bella venne caricata sull’ambulanza, mentre Edward si sedeva davanti, dal lato del passeggero. Provai una fitta allo stomaco: lui si preoccupava per lei, lui le aveva salvato la vita…

Avrebbe salvato anche me, se fossi stata al posto di Bella, quella mattina? Per un attimo (un millesimo di secondo) presi in considerazione l’idea di buttarmi sotto un auto, per scoprire cosa avrebbe fatto il vampiro in tale circostanza, ma naturalmente il buon senso prevalse.

Molti minuti dopo la scomparsa dell’ambulanza, la folla cominciò a diradarsi: alcuni studenti decisero di andare all’ospedale (più per convenienza, che per reale preoccupazione).

Decisi di rimanere a scuola: non avevo voglia di vedere Edward che confortava Bella e che le teneva la mano, come se fosse sul punto di morte.

Mentre mi dirigevo verso l’aula, notai gli altri fratelli Cullen confabulare tra loro: Rosalie sembrava pronta per uccidere qualcuno e molto probabilmente, era solo merito di Emmett che la tratteneva per un braccio, se non lo aveva ancora fatto. Jasper aveva un’espressione serissima in volto e stava parlando muovendo velocemente le labbra.

Erano preoccupati e non avevano torto. Edward aveva corso un bel rischio. Sicuramente Bella aveva visto qualcosa…

Beh… un ragazzo di diciassette anni che blocca e solleva un furgoncino a mani nude, non è una cosa che passa inosservata, che cosa ne pensate?

Non avevo mai riflettuto sul quel particolare (la forza di Edward, intendo), ma non ero eccessivamente stupita. In tutte le storie, i vampiri vengono descritti come creature dotate di una forza e velocità sovraumana, perché Edward dovrebbe fare la differenza?

La giornata passò lenta e noiosa fin quando non arrivò l’ora di biologia.

Edward era tornato dall’ospedale. Appariva turbato. Perfino il professor Banner sembrò notarlo mentre gli poneva delle domande sulla salute di Bella e Tyler.

Alla fine della lezione, prendendo il coraggio a due mani (facciamo anche sei mani), lo raggiunsi prima che potesse volatilizzarsi. Il mio cuore non voleva aiutarmi, quindi cominciò a battere come un pazzo.

I nostri compagni di classe (soprattutto Mike) ci lanciarono delle occhiate curiose, mentre Edward mi scrutava serio con i suoi occhi ambrati e io arrossivo vistosamente cercando di trovare le parole giuste da dire.

Sapevo che lui poteva leggere i miei pensieri, ma per qualche strana ragione non accennava a parlare.

Finalmente, quando l’aula si fu svuotata del tutto, riuscì ad articolare qualche frase di senso compiuto.

“Mi dispiace per ieri Edward, dovevo stare più attenta” dissi con un filo di voce dopo aver respirato profondamente.

“Tu non hai nessuna colpa, Yvonne. Hai fatto anche troppo” replicò lui con un tono di voce gelido.

Perché sei arrabbiato allora? pensai. Ancora una volta trovavo più facile pensare che parlare.

Il viso di Edward parve addolcirsi e accennando un sorriso, rispose al mio pensiero “Non sono arrabbiato con te, ma con me stesso. Oggi ho messo a repentaglio la sicurezza dei miei famigliari. Non so nemmeno perché ti racconto queste cose.”

Sorvolando su quell’ultima affermazione, che da un punto di vista oggettivo non era per niente carina (ma quando mai sono stata oggettiva sull’argomento Cullen?), chiesi “Bella ha visto?”

Lui annuì serio.

“Oh…”

La mia innata eloquenza faceva nuovamente bella mostra di se.

“Cosa è successo alla tua fronte?” domandò lui inarcando un sopraciglio.

La mia espressione non doveva sembrare molto intelligente.

Edward sollevò la sua mano bianca come il marmo e come se osservassi la scena al rallentatore, vidi il suo dito indice posarsi al centro della mia fronte.

Furono diverse le sensazioni che provai nel giro di pochissimi secondi.

Dolore: a quanto pareva, la botta, che avevo ricevuto in fronte da parte del volante della mia auto, aveva lasciato il segno.

Freddo: il dito di Edward era ghiacciato come la neve! Avevo sempre creduto che la storia della pelle fredda fosse un’esagerazione…

Caldo: nel momento in cui il suo dito sfiorò la mia pelle, avvampai come mai in vita mia. Nemmeno sotto il sole cocente del deserto dell’Arizona avrei potuto sentire più caldo.

“Ahia!” esclamai quasi involontariamente. La scena del mio quasi incidente comparve nella mia mente e fu sufficiente a Edward per capire.

“Non ho mai incontrato un essere più inutile di Tyler Crowley” commentò Edward con sguardo furente, allontanando il suo dito dalla mia fronte. Per poco non lo afferrai per impedirglielo.

“Beh… tra lui e Mike Newton e difficile capire chi si merita il primo posto!”

Ero riuscita a fare una battuta! Incredibile ma vero! Il tutto senza balbettare: miracolo!

Lui accennò un sorriso.

Mi squadrò ancora per qualche secondo e poi disse “Scusami, devo andare…” e volò (letteralmente) via dalla classe.

Quanto sono stata ingenua ed idiota da uno a dieci?

Dieci? Cento? Mille?

Ero veramente convinta di poter essere di aiuto ad Edward Cullen? Un vampiro che avrebbe potuto spaccare una montagna con un solo pugno? Ero così arrogante da pensare di essere la risposta ai problemi di Edward?

La risposta è si.

Ero da ricovero… cosa aveva detto di sbagliato Manuel ipotizzando che mi fossi bevuta il cervello?

Tutta la mia razionalità, di cui ero sempre andata fiera, era andata a farsi fot… ehm… benedire…

Prima dell’arrivo di Bella ero sempre riuscita a trovare un equilibrio: ero innamorata di Edward, ma sapevo quale era il mio posto. Lo osservavo da lontano, compiacendomi e consolandomi del fatto che Edward rifiutasse qualunque ragazza a prescindere. Bella Swan, però, aveva portato scompiglio nella mia precaria serenità. Adesso che lui sembrava vagamente interessato a lei, desideravo farmi avanti, desideravo interagire con lui, fargli capire che anche io ero degna di nota, nonostante sapessi, nel profondo del mio cervello malato, che non avevo nessuna speranza.

Sono qui, seduta tra i banchi di un’aula universitaria e sorrido di quei momenti di insensata, pazzia adolescenziale. Certo, non sono sicura che riuscirei a mantenere il pieno controllo delle mie facoltà mentali, se un giorno dovessi improvvisamente ritrovarmi di fronte ad Edward Cullen, ma sono sicura che, almeno, sarei capace di darmi un contegno, senza rendermi ridicola. Credo di aver trovato il mio equilibrio, soprattutto con i maschietti…

Uhm? Sbaglio o quel ragazzo mi sta fissando?

No… non…

Eppure è voltato nella mia direzione...

Mi sta sorridendo? Sta sorridendo a me? Adesso si è nuovamente girato verso la cattedra del professore.

Oh, beccato! Mi sta fissando ancora… è carino: capelli neri, lunghi fino alle spalle, occhi castani, naso aquilino… labbra sottili, ma ben delineate… niente male…

Sorride… addirittura alza la mano per salutarmi… Ricambio il gesto e lui torna a seguire la lezione.

Mi rivolgo alla mia collega Anna, che è seduta accanto a me, per farle notare la cosa, ma…

Anche lei sta sorridendo… sembra una bambina a cui è stata regalata una caramella molto succosa.

Perché fa così?

Mi assale un dubbio.

Rivolgo gli occhi al ragazzo e… beh… era naturale, no?

Lui stava sorridendo ad Anna, non a me;

Lui stava salutando Anna, non me.

In questo momento lui sta facendo l’occhiolino ad Anna, non a me!

Dove eravamo rimasti?

Ah, si!

Stavo dicendo che ho raggiunto un equilibrio con i maschietti e posso affermare di essere serena.

(Risata generale).

Guardate che non era una battuta!

(Altra risata generale).

Uffa! Vi sto dicendo la verità, perché continuate a ridere?

Va bene… continuiamo che è…

“…meglio!” disse il puffo dai grandi occhiali neri.

Basta scleri!

Dopo l’incontro con Edward tornai a casa confusa, così confusa che non sentì nemmeno uno dei mille farneticamenti di mia madre. Stranamente aveva ripreso a parlarmi…

“Non riesco a credere che quella ragazza sia uscita illesa da quell’incidente…” diceva mia madre, mentre io accendevo la televisione, senza prestarle attenzione.

“Tu hai visto cosa è successo? La vicina ha detto che il figlio del Dottor Cullen l’ha salvata!”

Nemmeno il nome Cullen riuscì a destare la mia attenzione nei suoi confronti. Continuai a fissare con sguardo vitreo la televisione.

“Sai cosa penso? Sarebbe carino e gentile da parte nostra fare una visita di cortesia…”

Oh, guarda! Trasmettono le repliche di True Blood! Che figo Bil Compton… anche Eric non scherza però…, pensavo nel fratempo.

“Si, credo che sia una buona idea… Sai cosa facciamo? Ci vestiamo, prendiamo la torta che ho sfornato stamattina e andiamo a casa Swan per fare una visitina alla convalescente. Charlie sarà contento. Abbiamo fatto il liceo insieme, lo sapevi?”

Questa puntata è bellissima, una delle mie preferite… Eric è proprio il prototipo del vampiro bello, bastardo e cattivo. Sono sicura che lui non si farebbe tanti problemi con me, al contrario di certi altri vampiri di mia conoscenza…

Come potete ben capire, la mia concentrazione era tutta rivolta alla televisione e non avevo capito una sola parola di quello che mia madre andava blaterando.

Ad un certo punto, lei spense la tv.

“Ehi!” protestai io arrabbiata.

“Datti una ripulita a vai ad indossare qualcosa di più decoroso!” ordinò lei, con cipiglio sollevato.

Datemi un parere: un paio di semplici blu-jeans a tubo e un maglione bianco sono degli indumenti poco decorosi?

Mia madre vorrebbe che indossassi sempre gonne e vestitini che nemmeno una bambina di dieci anni vorrebbe trovare nel suo armadio, figuriamoci indossare!

Odio le gonne! Soprattutto odio le gonne che mia madre compra per me…

“Perché dovrei vestirmi in modo più decoroso?” chiesi irritata, sottolineando l’ultima parola.

“Andiamo a casa di Bella Swan” annunciò lei con un tono di voce che non ammetteva repliche.

“Perché?” domandai terrorizzata.

“Ma dove eri mentre parlavo?” chiese lei furente.

Persa nell’ammirazione e nella contemplazione di quei due fighi assurdi, quali sono i vampiri Eric e Bill! pensai, ma non potevo dirlo ad alta voce…

“Gli Swan sono nostri vicini di casa e da buoni vicini di casa faremo visita alla mal capitata” spiegò mia madre, mentre correva in cucina per impacchettare la torta che sarebbe finita nello stomaco della tanto odiata Bella Swan.

Non potevo oppormi, neanche facendo notare a mia madre che non eravamo esattamente vicini degli Swan… Abitavamo nella stessa zona, ma non fianco a fianco.

Che palle! Capitano tutte a me!

Già immaginavo la conversazione tra me e Bella.

Bella avrebbe potuto dire...

“Oh... è stato così carino da parte vostra passare a trovarmi… Joanne? Ti va di vedere la mia stanza?... Oh, Joanne… lo sai che sono la ragazza più fortunata del mondo? Sono l’unica rappresentante del sesso femminile che Edward Cullen si degna di guardare!... Ah, dimenticavo! Lo sapevi, Joanne, che tra non molto trafiggerò il tuo petto con la mia stessa mano e strapperò fuori il tuo cuore?... Oh, Joanne! Edward mi ha salvato la vita, devo trovare un modo per ringraziarlo… Joanne? Sei così dolce e buona… mi aiuteresti a far colpo su Edward…”

E a quel punto io avrei potuto rispondere…

“Sai Bella? Un modo infallibile per far colpo su Edward è quello di essere morta, dato che anche lui non respira più da chissà quanti anni!”

E sotto il suo sguardo stupito, avrei preso un mitra e avrei cominciato a trivellare Bella Swan con una scarica di pallottole.

“Ops! Forse così sei un po’ troppo morta per Edward! Scusa…” avrei concluso la frase con una risata maligna alla Crudelia De Mon.

“Yvonne sbrigati!” urlò mia madre dalla cucina, risvegliandomi dalle mie fantasticherie.

Ok, forse ho un po’ esagerato. Nessuno di voi a mai sognato di trucidare il proprio rivale in amore?

No?

Allora forse è giunto il momento di chiamare il manicomio…

______________

Nota autore:

Ragazzi che pazza furiosa che sono!

Mi dispiace di avervi fatto aspettare tanto. Purtroppo devo studiare perché gli esami si avvicinano. D’ora in poi aggiornerò ogni tre settimane… spero che questo non vi porti ad abbandonare la mia ff.

Prima di passare ai ringraziamenti, volevo dirvi che sono stupita della totale mancanza di fiducia che avete dimostrato nei confronti di Alice. Solitamente lei viene presa sempre sul serio…

Ringraziamenti.

Per __cory__: grazie per i complimenti. Alice ha detto la verità, ma non ha detto né quando, né con chi sarà felice Yvonne… Bacioni e continua a recensire!

Per giacale: grazie e non dico altro… scherzo! Grazie veramente… se vuoi continua a recensire!

Per SaphyCullen: Grazie, non ti preoccupare l’importante è che continui a leggere. Si, Manuel è dolce, anche se lo dimostra in modo strano…

Per Kumiko_Chan_: ti prego, continua a scrivere recensioni così, non sai quanto mi fa piacere! Yvonne è innamorata persa e farebbe di tutto pur di poter avere un contatto con Edward, anche se significa aiutarlo a rapportarsi con Bella. Lo dice una che ha aiutato un ragazzo a diplomarsi, solo perché le piaceva… Sono contenta che Manuel ti piace. Si, hai detto bene: lui è attento alle persone. Conosce bene Yvonne e si preoccupa per lei, anche se la nostra sfortunata Yvonne non lo capisce… Alice dice sempre la verità, dovresti saperlo! Credo che questa storia del microscopio sia diventato qualcosa di incancellabile;-) Comunque non userei mai un microscopio contro di te, forse contro Bella si, ma contro te MAI!!! Baci e grazie per i complimenti.

Per asheptus: grazie mille. Sono contenta che il cap ti sia piaciuto. Hai ragione: Edward si è comportato da egoista con lei. Sa cosa prova ma non si fa alcun problema… Ma su Alice sei stata un po’ dura. Il nostro dolce folletto non ha detto il falso… A presto e continua a recensire se ti va…

Grzie ancora a tutti quanti e a presto!!!

P.S.: La storia è ambientata nel 2005, quindi all'epoca True Blood non era stato ancora prodotto... ma facciamo finta di si, ok?

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Capitolo 6
*** Inviti ***


Inviti: ma non spettava alle ragazze fare gli inviti? Ah, già! Dimenticavo… Bella Swan è al di sopra delle regole!

Mettiamo in chiaro una cosa: io odio Isabella Marie Swan.

“Che novità!” starete esclamando voi.

Volevo solo dissipare ogni dubbio.

Riprendiamo la nostra storia.

Mia madre aveva deciso di far visita alla convalescente, trascinandomi con lei.

Non ho mai provato tanto imbarazzo in vita mia, nemmeno quando all’asilo, Jessica Stanley sollevò la gonna, mettendo in bella mostra le mie mutandine davanti a tutti gli altri bambini. Adesso sapete perché odio le gonne.

Ma non voglio annoiarvi con i traumi della mia infanzia.

Immaginate la scena…

Un salotto.

Un tavolo rettangolare.

Quattro persone, ognuna seduta ad una lato diverso del tavolo.

Una torta.

Una donna sulla quarantina parla a vanvera, senza alcun ritegno.

Un uomo e due adolescenti giocherellano con la loro fetta di dolce, tenendo gli occhi bassi sul piatto, limitandosi ad annuire e sorridere al momento giusto.

Adesso provate ad indovinare chi è la donna sulla quarantina che parla a ruota libera, ripetendo sempre le stesse cose come un disco rotto.

Lynett Brown: mia madre.

Cosa ho fatto di male per meritarmi una madre come lei?

Charlie aveva lo sguardo perso nel vuoto: forse stava maledicendo il momento in cui ci aveva fatto entrare in casa.

Per quanto riguarda Bella… cercavo di fissarla il meno possibile, anche se non era facile.

Che cosa ha di tanto speciale questa insignificante ragazza a parte il mutismo mentale? Mi chiedevo mentre mia madre continuava a cianciare.

“…Edward Cullen è un ragazzo veramente a modo…” stava dicendo Lynette.

Bella ed io sussultammo quasi contemporaneamente.

Charlie non parve accorgersi della nostra reazione.

La cosa non sfuggì a quella vecchia volpe di mia madre, la quale chiese “Ho detto qualcosa di sbagliato?” Educata come sempre, ma con un tono carico di dobbi sensi. La sua espressione sembrava voler dire: Mia cara Yvonne ti ho beccato!

“No, nulla!” rispondemmo all’unisono Bella ed io, studiandoci poi sorprese.

Mentre la mia adorata mamma continuava a rintontire Charlie con le sue chiacchiere, io fui costretta ad aiutare Bella a sparecchiare.

In silenzio caricammo la lavastoviglie.

Chissa se adesso ricorda come mi chiamo, pensai irritata.

Il mio cellulare cominciò a squillare.

Era Manuel che mi chiamava per la decima volta. Non avevamo ancora fatto pace e lui non sembrava perdere la speranza.

“è il tuo ragazzo?” domandò lei, sbirciando sul display del cellulare.

Come ti permetti? Razza di impicciona ruba vampiri! pensai infuriata.

Staccai la chiamata e misi il cellulare in tasca. Le rivolsi uno sguardo di ghiaccio e risposi con un lapidario “No!”

Bella assunse un’espressione meravigliata e ferita.

Con me non attacca bimba… pensai infuriata.

“Tu e tua madre siete state gentili a passare. A dire la verità sono stupita di tutte queste visite” commentò lei, cercando di non far caso al mio sguardo truce.

Tentai di sorridere, ma il risultato fu solo una smorfia.

“Sei stata fortunata, oggi!” esclamai improvvisamente.

Non so perché lo dissi, forse per tentare di frenare il mio istinto omicida, che premeva per afferrare qualcosa di pesante e appuntito e sbatterlo in testa a Bella…

“Già, se non fosse stato per Edward… tu… tu… hai visto come… come mi ha salvata?” chiese balbettando Bella.

“No, veramente no, ero un tantino in ritardo stamattina” risposi.

Ritornammo in silenzio in salotto, dove un Charlie mezzo addormentato tentava di seguire i discorsi contorti di mia madre.

Sospirai esasperata.

Mia madre è fatta così…

Ho ereditato la sua parlantina, ma mentre lei parla sempre e comunque, io divento logorroica solo quando mi sento a mio agio.

Sulla via del ritorno mia madre non fece altro che eloggiare Bella.

“Una ragazza deliziosa!” stava esclamando la donna che mi aveva messo al mondo.

“Ma se non ha aperto bocca!” replicai io stizzita.

“Questo perché è educata!” insisteva mia madre.

“Per me è ritardata…”

“Yvonne!” esclamò lei scioccata.

Non saprò mai perché mia madre amasse tanto Bella Swan. Lynett Brown era una donna che teneva alle apparenze e ad avere un aspetto curato. Bella invece sembrava non conoscere il significato delle parole moda e parrucchiere.

“Non sa nemmeno vestirsi…” dissi, tentando di esplicitare il mio dubbio.

“Questo perché sua madre vive lontano e non ha il tempo di prendersi cura di lei” spiegò, mentre sul suo volto si disegnava un’espressione di disapprovazione.

Mia madre non tollerava il comportamento di Renè: abbandonare una figlia per andare dietro ad un giocatore di Baseball più giovane di dieci anni. Nella scala delle dieci cose che, secondo mia madre, una signora timorata di Dio non avrebbe mai dovuto fare, questa si trovava al secondo posto. Il primo posto spettava a “non lasciare il proprio marito, scappando da casa con una figlia in fasce, dopo appena un anno di matrimonio”.

Avete capito bene: Lynett Brown non aveva un’alta considerazione di Renè.

“Dovresti prendere esempio da lei” continuò mia madre.

“E perché? Di grazia?” chiesi, rivolgendole un’occhiata carica di disprezzo.

“Perché Bella sa qual è il suo posto, al contrario di te. Lei sa quando è bene parlare e quando no!”

“Non era necessario che Bella parlasse, le tue ciancie erano più che sufficenti!” esclamai con tono acido.

Per una attimo ebbi la sensazione che mia madre mi avrebbe schiaffeggiata (in fondo me lo meritavo, ero stata troppo dura). Alla fine, però, decise che il silenzio e l’indifferenza fossero la punizione migliore. Non sapeva che per me, invece, era una cosa molto, ma molto positiva!

Più tardi a cena, nonostante i buoni propositi, Lynett Brown non riuscì più a contenersi.

“Nutri un qualche interesse per Edward Cullen, non è così?” domandò, trapassandomi con il suo sguardo da mamma sensitiva.

Per poco non mi strozzai con l’aranciata che stavo bevendo.

“Sei impazzita?” chiesi, tossicchiando.

“Ho visto come hai reagito, questo pomeriggio. L’utima volta che sei saltata sulla sedia dopo aver sentito un nome di ragazzo, avevi preso una cotta per Mike Newton” rincarò mia madre.

Sbuffai senza guardarla.

“Dovresti invitarlo al ballo, prima che lo faccia qualcun altro…”

Non ci potevo credere: mia madre mi stava consigliando di provarci con un ragazzo e di farlo prima di Bella Swan.

è proprio vero quel che si dice: la vita non finisce mai di stupirti!

“Mamma, per l’ultima volta: Io. Non. Vado. Al. Ballo!” replicai completamente rossa in volto.

Le ultime parole famose…

Il mese seguente fu un vero spasso, ma anche uno strazio.

Da un lato ero al settimo cielo, perchè Edward trattava con assoluta indifferenza Bella Swan. Anche Mike sembrava contento di quella situazione ed era diventato più coraggioso e sicuro di se.

Ero convinta che l’amore tra Edward e Bella sarebbe stato suggellato per l’eternità da quel miracoloso salvataggio, invece aveva sortito l’effetto contrario.

Non riuscì a trattenere le risate, quando, il giorno dopo l’incidente, durante la lezione di biologia, Bella salutò Edward e lui non le rivolse nemmeno uno sguardo.

D’altro canto, se Edward non parlava con Bella, ancor meno esternava interesse nei miei confronti.

Mi sembrava di essere tornata indietro nel tempo. Per un intero mese non mi guardò e se per sbaglio rivolgeva i suoi occhi nella mia direzione, era come se fossi invisibile.

Non vi nascondo che stavo male per questa situazione. La notte piangevo lacrime amare e mi facevo del male, ripensando ai brevi istanti in cui lui mi aveva parlato.

Avevo fatto pace con Manuel e con un tacito accordo, decidemmo che nessuno dei due avrebbe mai dovuto tirare fuori l’argomento Edward Cullen.

Trascorse un mese.

Primo mercoledì del mese di marzo.

Mancavano due settimane al famoso ballo di primavera.

Sdraiata sul letto, guardavo il soffitto e ripercorrevo i momenti orrendi della giornata appena passata.

Bella era stata invitata da tre ragazzi (Mike Newton, Eric Yorkie, Tyler Crowley) al ballo di primavera e in tutti e tre i casi, la smorfiosa aveva rifiutato.

“Ma non spettava alle ragazze fare gli inviti?” chiesi a me stessa.

Il reale motivo del mio malumore era un altro: Edward aveva ricominciato a parlare con Bella. In realtà avevano litigato, ma a me dava fastidio lo stesso.

Quella sera mia madre aveva invitato a cena i miei zii e mia cugina.

Non ero entusiasta della cosa e non lo sareste stati nemmeno voi, se vostra cugina fosse Lauren Mallory.

Avete capito bene: Lauren Mallory è mia cugina. Le nostre madri sono sorelle.

Quando si dice sfiga!

Di solito, a scuola, ci ignoravamo. Se ce lo chiedevano, negavamo spudoratamente che tra di noi ci fosse una qualche parentela. Purtroppo, quando c’erano i nostri genitori, eravamo costrette a mantenere le apparenze, quindi cercavamo di tollerarci a vicenda.

Quella sera, dopo cena, ci ritirammo nella mia stanza, l’unico luogo in cui non era necessario mantenere quella assurda messa in scena. Il più delle volte facevamo i nostri porci comodi, senza degnarci di uno sguardo: io navigavo su internet e chattavo con Manuel. Lei scriveva messaggini a Jessica e alle altre amichette.

Ad un certo punto, mentre ero intenta a scaricare un video dei Green Day, Lauren cominciò ad urlare.

Per lo spavento saltai sulla sedia.

Le lanciai uno sguardo disgustato.

“Scusa” sussurrò lei.

“Caspita! Lauren Mallory che chiede scusa, deve essere il mio giorno fortunato” esclamai con un sorriso maligno.

“Sono di buon umore, ho appena ricevuto una bella notizia” annunciò Lauren tutta contenta.

Come già sapete, la mia curiosità è troppo grande.

“Di cosa si tratta?” chiesi, incapace di trattenermi.

Lauren mi studiò per alcuni secondi, indecisa sul da farsi, si mordicchiava il labbro. La sua indole pettegola lottava contro l’avversione nei mei confronti.

“Bella Swan non andrà al ballo di primavera, sarà fuori città per quel giorno!”

Aveva vinto la parte pettogola.

“Basta poco per renderti felice, non è vero Lauren?” domandai ironica.

“Scherzi? È dal giorno del suo arrivo che l’attenzione dei ragazzi è puntata su di lei. Finalmente, per una sera, non dovrò sopportare la sua presenza!”

Lauren era in vena di confidenze, a quanto pareva.

In effetti, anche il mio umore era leggermente migliorato grazie a quella notizia e piano piano un’idea folle si fece strada nella mia mente…

“Per fino Edward Cullen si è accorto di lei” aggiunse Lauren, con una smorfia.

“Già…” concordai, persa nelle mie fantasie proibite.

“Vuoi sapere una cosa che proprio non riesco a digerire? Mike Newton ha invitato Bella alla gita alla spiaggia di La Push. Sto pensando seriamente di non andarci. Già è difficile reggere quella specie di mezza albina a scuola, figuriamoci per una giornata intera!” disse Lauren tutta di un fiato.

“Ti capisco, Lauren. Bella Swan è insopportabile. La sua popolarità è dovuta al fatto che è la nuova arrivata. I ragazzi la vedono come un giocattolino nuovo” concordai.

Lauren ed io ci fissammo per qualche secondo. Era la conversazione più lunga che avessi mai intrattenuto con mia cugina.

“Ti va di venire con noi a La Push, questa domenica?” mi chiese lei, cogliendomi di sorpresa.

“Dov’è la fregatura?” chiesi scettica.

“Nessuna fregatura. I nemici dei miei nemici sono miei amici, anche se si tratta di te!” esclamò lei con sorriso maligno.

Vi assicuro che detta da Lauren, quella frase equivaleva a “In fin dei conti, sei simpatica”.

“Non credo che Mike…”

“Se Mike può invitare delle mezze albine, sicuramente non avrà nulla da ridire, se io invito mia cugina” mi interruppe lei, guardandomi seria.

Ero scioccata dal comportamento di Lauren. Forse aveva battuto la testa contro la portiera dell’auto, prima di entrare in casa…

“Va bene… allora accetto!” dissi sorridendo.

E senza aggiungere altro, io tornai a scaricare i miei video e lei a messaggiare con le sue amiche.

Quella notte non riuscì a dormire.

Un pensiero mi assillava: Bella non sarebbe andata al ballo di primavera!

Sicuramente nessuna ragazza aveva invitato Edward Cullen.

Avete copito quale malsana idea mi stava passando per la testa?

Ora voi starete dicendo: “No, Ivonne, non lo fare! Farai una brutta figura, ti renderai ridicola! Ti prego Ivonne, usa il cervello!”

Purtroppo il mio cervello, come vi ho già detto, era andato in vacanza…

Mia madre mi aveva torturata per un mese intero, cercando di convincermi ad invitare Edward al ballo di primavera.

Fino a quella sera, l’idea non mi era passata nemmeno per l’anticamera del cervello: il ricordo del modo in cui era stata trattata Jessica era ancora molto vivo in me.

Adesso le cose erano cambiate: Bella sarebbe stata fuori città e non sarebbe andata al ballo, quindi perché non tentare?

La pazzia non ha limiti.

Decisi di rischiare.

La mattina seguente, persi un’ora in bagno per rendermi presentabile e davanti allo specchio mi allenai a sorridere, senza mettere in mostra i denti e l’apparecchio.

Come era prevedibile, arrivai in ritardo a scuola.

Per la fretta di parcheggiare, per poco non investì la macchina di Tyler. (Diaciamoci la verità: anche se l’avessi ammaccata non mi sarei fatta tanti problemi).

Pioveva a catinelle e nella fretta di uscire di casa, avevo dimenticato l’ombrello.

Risultato? Nel giro di cinque minuti ero bagnata fino alle mutande.

Corsi a ripararmi sotto la tettoia della mensa e solo quando mi fermai a riprendere fiato, mi accorsi di una alta figura, che si stava allontanando.

Lo riconobbi subito e quasi, quasi non riuscì a credere alla fortuna di averlo incontrato lì, lontano da sguardi indiscreti. Avevo perso le speranze, visto il ritardo.

Povera illusa, facevi meglio a non ritrovarle (le speranze, intendo)!

“Edward!” urlai, prima che lui scomparisse sotto la pioggia.

Lui si voltò verso di me, guardandomi incuriosito.

Cercai in tutti i modi di non pensare a quello che stavo per chiedergli, perché volevo coglierlo di sorpresa. Mi ero allenata durante tutta la notte a trattenere i miei pensieri, ma non sapevo se i miei tentativi avevano avuto successo.

Edward continuava a fissarmi, senza muovere un muscolo, mentre la pioggia lo inzuppava dalla testa ai piedi.

Meno male che i vampiri non possono ammalarsi di influenza!

“Posso parlarti?” chiesi e lui annuì.

A velocità sovraumana mi raggiunse sotto la tettoia.

Mi trattenni dal non svenire, visto che mi ero ritrovata improvvisamente a due centimetri dal suo naso.

Vi svelo un segreto: a differenza di Bella, che in quanto ad altezza può invidiare un tappo di bottiglia, io sono alta un metro e settanta cinque.

“è buffo!” esordì lui, divertito.

“Cosa?” chiesi, presa alla sprovvista.

“Anche io volevo parlarti” disse lui.

Il mio cuore cominciò a battere all’impazzata e vietai in tutti i modi alla mia mente di tirare fuori l’argomento ballo di primavera.

“Cosa volevi chiedermi?” dicemmo entrambi all’unisono.

Edward rise.

Potrei usare mille epiteti per cercare di descrivere la risata di Edward Cullen, ma nessuno sarebbe adatto.

Indescrivibile: ecco la parola corretta per descrivere Edward Cullen.

Sembra un controsenso, ma è così.

Edward Cullen è indescrivibile.

Indescrivibile è la sua bellezza, la sua voce, il suo sguardo…

Come se non bastasse, in quel momento, il vampiro era completamente bagnato.

Ragazze… non potete nemmeno immaginare cosa sia un Edward Cullen completamente fradicio: capelli ramati che sembrano appena stati modellati con il gel; goccioline di acqua che impunite stazionano sulle quelle labbra rosse e perfette; camicia inzuppata che si attacca al petto, lasciando trasparire cose che dovrebbero essere vietate ai minori di quattordici anni...

Avete presente Robert Pattison? Bene, dimenticatelo!

Avete presente il suo petto da tacchino spennato? Cancellatelo dalla vostra mente.

In confronto al vero Edward, Robert sembra un pollo peloso...

Dopo parecchi minuti, riuscì a riacquistare la facoltà di pensare in modo coerente e dissi “Comincia tu”.

“Avrei bisogno di un altro favore” cominciò Edward senza farselo ripetere due volte.

Il mio cuore smise di battere.

Ero contenta che il vampiro avesse bisogno del mio aiuto, ma in realtà avevo sperato in un’altra richiesta… una richiesta inerente ad un certo ballo…

Che stupida ero stata a pensare, anche solo per un istante, che Edward volesse invitarmi…

“Dimmi pure!” dissi, cercando di sorridere e nascondere la mia delusione.

“Tra due settimane Bella ed io andremo fuori città” spiegò Edward.

Il mio cuore si frantumò in mille pezzi.

Sicuramente, grazie al suo super udito, Edward aveva sentito il rumore di quei pezzi che andavano a raggiungere il fondo dello stomaco.

Fortunatamente, il colpo ricevuto era stato così duro e doloroso, da svuotare completamente la mia mente da qualsiasi pensiero.

“Hai presente il giorno del ballo?” chiese lui, vedendo che non reagivo.

Ballo? Quale ballo? Di cosa stava parlando? C’era forse un ballo in programma?

“Si” risposi atona, senza guardarlo.

“Hai visto quale effetto ha su di me Bella, no? Passerò un’intera giornata da solo con lei e ho paura di non riuscirmi a controllare”.

“Vuoi che mi nasconda sul sedile posteriore della tua auto e che ti tiri addosso un microscopio ogni volta che proverai a sbranarla?”

Il sarcasmo era l’unica arma che possedevo per difendere quel poco che era rimasto della mia dignità.

Edward si era accorto del gelo che era caduto tra noi.

“No, certo che no! Ho bisogno di allenarmi, di abituarmi al suo odore” spiegò lui.

“Non vedo come posso esserti utile” replicai gelida e mi voltai pronta ad andarmene.

La vera Yvonne era riuscita a prendere il controllo del mio corpo e avrebbe potuto resistere ancora un po’, se Edward non mi avesse trattenuta, posando la sua mano sulla mia spalla.

A quel contato il mio cuore riprese a battere e il viso divenne rosso e caldo, come se mi trovassi di fronte ad una stufa e non all’aperto, sotto la pioggia.

Edward mi fece voltare e incollando i suoi occhi ambrati ai miei, con la voce più autoritaria e al tempo stesso sensuale che avessi mai sentito, disse “Ho. Bisogno. Del. Tuo. Aiuto. Tu. Devi. Ascoltarmi!”

Non ricordo bene: le immagini sono sfocate nella mia mente. Ricordo le parole, ma è come se non fossi stata io a pronunciarle.

“Come ti posso aiutare?” chiesi con tono accondiscendente che cozzava con il mio stato d’animo.

“Passeremo qualche ora al giorno insieme, in modo che io possa abituarmi a stare a stretto contatto con un’umana” spiegò lui, senza distogliere i suoi occhi dai miei.

“Ma… ma…”

Poi la campana che segnava la fine della prima ora squillò.

Fu allora che mi svegliai da quella specie di trans. Sbattei le palpebre più volte, prima di rendermi conto di quello che era successo.

“Cosa… Cosa mi hai fatto?” chiesi con voce tremante, guardando il vampiro di cui ero innamorata con occhi nuovi.

“Ivonne…”

Sentire il mio nome pronunciato da quella voce sensuale e melodiosa non riuscì a calmarmi, come Edward forse avrebbe sperato.

“Hai cercato di ammaliarmi?” domandai scioccata. Avevo una certa esperienza in fatto di vampiri.

“Yvonne…”

La voce di Edward non era più tanto calma.

“Come ti sei permesso?” per poco non urlai.

“Non volevi ascoltarmi!” replicò lui.

“Secondo te questa è una giustificazione?” risposi io, furente. Avrei voluto scappare via, ma i piedi non volevano obbedire.

“Yvonne, ti prego. Non posso rischiare di uccidere Bella. È troppo importante per me” adesso la sua voce era diventata supplichevole “Tu sei l’unica che può aiutarmi, perché sei la sola che conosce il mio segreto”.

“Ti sembro una stupida?” chiesi arrabbiata.

“Per caso c’è scritto idiota qui?” domandai indicando la mia fronte.

“Yvonne…”

“Perché lei ti fa questo effetto? Che cosa ha di diverso?” chiesi interrompendolo bruscamente.

“Il suo odore e il suo sangue per me sono irresistibili” spiegò lui, mentre spostava lo sguardo sofferente verso un punto non precisato e serrava i pugni.

“Se questo è vero, non capisco come posso esserti utile, visto che il mio sangue non è altrettanto invitante per te” replicai, un po’ più addolcita dalla sua evidente sofferenza.

“Di questo non devi preoccuparti: ci penserò io. Tu devi solo accettare. Ti darò qualsiasi cosa tu desideri in cambio!” rispose Edward.

Molte immagini apparvero nella mia mente, senza che potessi bloccarle.

“Nel limite del possibile, è chiaro” puntualizzò lui sorridendo.

Feci una smorfia.

Sospirai.

“Va bene… ti aiuterò…”

Edward Cullen era come una droga per me: sapevo che era dannoso; sapevo che per amor proprio avrei dovuto trattarlo a pesci in faccia; sapevo che avrei dovuto mandarlo a quel paese soprattutto dopo che aveva tentato di ammaliarmi; ma ne ero dipendente e dopo un mese di astinenza non potevo che accettare quella massiccia dose che mi era stata offerta gratuitamente.

“Perfetto! Grazie!” esclamò lui, coprendo la breve distanza che ci divideva e abbracciandomi.

La testa cominciò a girare, mentre inspiravo il suo odore e sentivo le sue braccia strette intorno alla mia vita. Quando mi lasciò andare, per poco non caddi a terra stecchita.

“Oggi a biologia il professor Banner farà una lezione sui gruppi sanguigni. Io sono costretto a saltarla per ovvi motivi. Ci vediamo nel parcheggio, per un primo esperimento?”.

“Mi stai chiedendo di saltare una lezione per rischiare di venire azzannata nella tua macchina?” domandai sarcastica, mentre cercavo di riprendere il controllo di me stessa.

“Non ti chiederei una cosa del genere, se non fossi sicuro che non corressi alcun rischio!” rispose lui tornando serio.

Lo fissai per alcuni secondi.

Si, certo e io sono Maria Teresa di Calcutta, pensai.

“Ci vediamo al parcheggio” e così dicendo mi diressi verso l’aula di trigonometria.

“Yvonne, aspetta!”

Mi voltai.

“Che cosa c’è ancora?” chiesi esasperata.

Ero esausta: troppe emozioni in troppo poco tempo.

“Di che cosa volevi parlarmi poco fa?” domandò lui, sorridendo.

“Niente… l’ho dimenticato” mentì.

Non saprò mai se Edward riuscì a leggere nella mia mente la verità: lui non fece mai alcun accenno all’argomento “ballo di primavera”, forse per non mettermi in imbarazzo.

Arrivai così in ritardo, alla lezione di trigonometria, che il professore non mi permise di entrare in aula.

Imprecai contro me stessa.

Yvonne Brown sei una stupida… ma che dico: tu sei un idiota. Hai perso la prima ora, ti sei fatta cacciare dal professore di trigonometria e salterai l’ora di biologia per aiutare un ragazzo che nemmeno tra duecento anni riuscirai ad avere!

Idiota!!!!

SFIGATA!!!

_________________________

Nota autore:

vi chiedo perdono per il ritardo. Gli esami sono vicini purtroppo e non posso fare altrimenti. Vi assicuro però che non ho abbandonato le mie ff, ho intenzione di continuarle e concluderle, anche perché so già come farle terminare, solo che mi manca il tempo per scrivere.

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Ho pensato di evitare di raccontare le scene del litigio tra Edward e Bella e dei quattro inviti. Ho ritenuto che sarebbe stato troppo ripetitivo e scontato. Yvonne non può essere sempre presente in tutte le situazioni e io cerco di far coincidere la mia storia con quello che è stato scritto nel libro dalla Meyer.

Vi ho stupiti? Edward vi ripugna? E la parentela di Yvonne con Lauren?

In realtà questo capitolo non mi convince molto. L’ho riscritto più volte, cercando di renderlo comico, ma credo che sia venuta fuori soltanto una tragicommedia di bassa lega….

Fatemi sapere se non siete troppo arrabbiati con me.

Passiamo ai ringraziamenti.

Per __cory__: grazie per i complimenti, spero che continuerai a seguire.

Per new_francysmile_live: sono contenta che la mia ff ti sia piaciuta e che ti stia appassionando. Spero che anche dopo questa lunga pausa tu continuerai a seguirmi. Forse questo capitolo non è all’altezza degli altri, ma spero comunque che sia di tuo gradimento. Per quanto riguarda Bella hai ragione. Non dico che la odio, ma mi è indifferente. Baci e a presto!!!

Per Kumiko_Chan_: davvero hai cercato di indovinare le citazioni? Wow, allora vuol dire che ho lasciato un piccolo segno. Sono contenta. Spero che vorrai scusare il ritardo… Anche in questo capitolo non ci sono citazioni, ma non temere, nei prossimi capitoli potrebbero essercene… Hai visto che anche io non riesco non inserire il microscopio ovunque? Manuel comparirà nuovamente nel prossimo capitolo. Si, non temere, Alice dice la verità. Grazie per il tuo sostegno, spero che mi seguirai ancora e che lascerai le tue recensioni che sono spassosissime!!! Grazie per i complimenti! Baci vannagio!

Per asheptus: inanzi tutto ringrazio anche te per la recensione e i complimenti. Rispondo alle tua domanda: la mamma di Yvonne non ha un vero dialogo con la figlia, quindi non può sapere della sua avversione per Bella e del suo amore per Edward, o meglio, non lo sapeva… Mi spiace che non ho soddisfatto le tue aspettative riguardo la torta, ma Yvonne non poteva rischiare con sua madre e il capo della polizia in giro!!! Spero che non ti sarai arrabbiata per il ritardo e che continuerai a commentare!!! Bacioni e grazie ancora!

Per Pacci: grazie per i complimenti. Sono contenta che tu sia stata così curiosa da andare a curiosare tra le mie ff. Per Jacob dovrai aspettare ancora un po’, ma non temere arriverà!!! Sono contenta che la mia Yvonne abbia conquistato così tante ammiratrici, anche se oggi non era in vena di scherzare… Grazie per il commento e continua a seguire! Bacioni… p.s.: hai visto che ho aggiornato finalmente?

Per sara2087: ciao cara. Sono contenta che anche tu ti sei dedicata alla lettura della mia ff. Spero che continuerai a seguire, baci a presto!!

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Capitolo 7
*** Gruppo sanguigno ***


Gruppo sanguigno: Bella Swan che sviene per una goccia di sangue? Anche questa volta mi sono persa lo spettacolo!

Lo so cosa state pensando: “Yvonne, sei una ragazza senza spina dorsale che non sa dire di no”.

Ammetto le mie colpe, ma purtroppo, come tutti in questo mondo, anch’io ho un punto debole. Il suo nome è Edward Cullen.

È vero, non avrei dovuto accettare la proposta del vampiro, ma come potevo dire di no alla prospettiva di passare del tempo con Edward? Nemmeno nelle più rosee delle mie previsioni avevo mai immaginato di salire sull’auto di Edward Cullen.

Se voi foste state al mio posto, vi sareste comportate diversamente?

Forse (anzi sicuramente) sono una pazza, ma era la mia sola occasione di potergli stare vicino, di conoscerlo, di farmi conoscere.

Quindi vi domando di nuovo: cosa avreste fatto voi al mio posto?

In attesa di una risposta, continuo il racconto.

Pausa pranzo.

Ero nervosissima e tesa come una corda di violino.

Si stava avvicinando l’ora in cui sarei salita sulla mitica Volvo metallizzata.

Non avevo fame, il mio stomaco era pieno di farfalle, quindi mi limitai a prendere posto al mio tavolo e ad aspettare che suonasse la campana.

Nel frattempo i Cullen avevano fatto il loro teatrale ingresso in sala mensa. Con stupore notai che Edward non seguì i fratelli al solito tavolo.

Intanto Bella e Jessica stavano facendo la fila per il pranzo.

Il resto della storia la conoscete benissimo.

Edward fa l’occhiolino a Bella. Bella si siede al suo tavolo e cominciano a parlare, sotto gli sguardi infuriati degli amici di lei e dei fratelli di lui.

Fissare i due piccioncini faceva troppo male, così decisi di osservare i fratelli di Edward.

Jasper sembrava teso, forse aveva ancora i problemi di autocontrollo che avevano permesso a me di scoprire il loro segreto. Alice lo teneva per mano e gli sussurrava parole all’orecchio.

Rosalie lanciava occhiate furiose ad Edward e Bella, mentre Emmett rideva mentre stuzzica la fidanzata con battute che non potevo sentire.

La pausa pranzo stava per giungere al termine.

Edward e Bella erano troppo concentrati nella loro conversazione per accorgersi che stavano per rimanere soli, così decisi di uscire e avviarmi al parcheggio, luogo in cui Edward ed io ci eravamo dati appuntamento.

Quando raggiunsi la Volvo, Edward non c’era.

Chissà, magari ha deciso di cedere alla sete e sta dissanguando Bella in qualche angolo buio della scuola, pensai.

Sorrisi maligna.

“E tu che ci fai appoggiata alla macchina di mio fratello?” chiese una voce alle mie spalle.

Mi voltai e mi ritrovai di fronte alla furia vendicativa fatta persona: Rosalie Hale sembrava pronta ad azzannarmi.

Tanto bella quanto pericolosa.

“Ehm… ho… ho un appuntamento con… Ed… Edward” balbettai.

“Quell’idiota! Non gli basta un’insulsa umana. Adesso ne vuole due! Perché non mette un annuncio: cercasi fidanzata umana per vampiro centenario!” esclamò la vampira bionda.

“Scusa, io sarei un’insulsa umana?” chiesi irritata.

Era un azzardo, rivolgersi in quel modo a Rosalie Hale, ma quel giorno ne avevo sopportate già abbastanza, senza che una vampira bellissima mi facesse notare quanto io fossi un cesso.

Lei mi rivolse uno sguardo sprezzante.

“Hai coraggio: sai che cosa sono e non ti fai problemi a rispondermi a tono” commentò lei, alzando un sopraciglio.

“Rosalie!”

Nel frattempo Emmett, Alice e Jasper ci avevano raggiunto e ci stavano guardando curiosi.

“La nanetta viene con noi?” tuonò Emmett.

In realtà io ero abbastanza alta per la media umana, che cosa potevo fare se Emmett aveva la stazza di un mammut troppo cresciuto?

Nonostante ciò, evitai di farglielo notare, visto che mi trovavo circondata da quattro vampiri.

“Adesso non fai più tanto la saccente, non è così ragazzina? Comunque ti assicuro che dovresti temere più me, che quell’orso del mio ragazzo” esclamò Rosalie minacciosa.

Emmett scoppiò in una risata fragorosa, mentre un brivido freddo attraversò la mia schiena.

“Che fine ha fatto Edward?” chiese Jasper che fissava la mia gola con evidente interesse.

“Credo che oggi saremo costretti a tornare a casa a piedi” intervenne Alice, prendendo la mano del suo compagno, forse per impedirgli di aggredirmi.

“Cosa? Perché?” domandò Rosalie, che mi fulminò con uno sguardo, come se fossi io la causa di tutte le sue sventure.

“Sono affari miei!” esclamò Edward, che era apparso alle spalle dei fratelli.

“Detto da uno che è impiccione per natura…” scherzò Emmett.

Edward non rispose alla provocazione e con non curanza salì in macchina. Poi abbassando il finestrino, si rivolse a me.

“Yvonne, non sali?”

Lanciai uno sguardo fugace a Rosalie e agli altri fratelli e senza dire una parola, obbedì.

“Ci vediamo a casa!” disse Edward.

“Giuro che questa me la paghi!” ringhiò Rosalie.

E francamente non seppi se si stesse rivolgendo a me o ad Edward.

Quando tutti i membri della famiglia Cullen se ne furono andati, Edward chiuse il finestrino e mi porse una specie di fagotto.

“Dove andiamo?” chiesi con un filo di voce, mentre realizzavo di essere rimasta completamente sola con un vampiro, uno schianto di vampiro.

“Da nessuna parte: rimaniamo qui in macchina. Indossa quel maglione, per favore” disse Edward.

Aprì il fagotto che mi aveva dato ed effettivamente, all’interno, c’era un maglione abbastanza sformo e consumato.

“Di chi è?” chiesi, anche se credevo di conoscere la risposta.

Lui prese il maglione e vi affondò il viso, inspirando a pieni polmoni. Vidi la sua mascella e i suoi pugni serrarsi.

“Non lo avrai rubato a Bella, vero?” domandai sconvolta.

Non so se provassi più disgusto per il fatto che dovessi indossare un indumento della ragazza che odiavo più di ogni altra cosa al mondo o per il fatto che Edward si fosse intrufolato in casa Swan per rubare dei vestiti.

“Mi serve il suo odore per allenarmi!” rispose lui, senza guardarmi e annusando nuovamente il maglione.

“Sai? Non fai una bella impressione: sembri un maniaco che annusa le mutandine della sua vittima!” dissi cercando di scherzare.

Edward non parve gradire la mia battuta e lanciandomi il maglione in grembo, disse “L’ho preso in prestito stanotte a Bella. Indossalo… il suo odore unito al calore che il tuo corpo emana e al battito del tuo cuore renderà la messa inscena più credibile”.

Indossai quell’ammasso informe di lana che Bella chiamava maglione.

“Sei entrato in camera di Bella stanotte? E cosa significa che renderà la messa in scena più credibile?” chiesi spaventata, mentre il mio cuore batteva più forte e il sangue scorreva veloce nelle vene. Edward sorrise, come se ciò lo rendesse felice.

“Bene, è proprio quello che mi aspettavo da te. L’odore di Bella è così forte che il tuo non lo avverto nemmeno. Se chiudo gli occhi, sembra quasi che ci sia lei accanto a me e non tu” così dicendo, chiuse gli occhi e appoggiò la testa allo schienale del sedile. Inspirò l’aria lentamente e profondamente, mentre io lo guardavo terrorizzata.

“Quindi se tu dovessi perdere il controllo…” non terminai la frase perché mi si era formato un nodo in gola.

“Non succederà!” rispose lui serio senza aprire gli occhi, ma intanto i sui pugni continuavano a rimanere serrati e i muscoli degli avambracci non accennavano a rilassarsi.

Mi sentivo l’Harmony della situazione.

Avete presente la quinta stagione di Buffy, quella in cui Spike scopre di esser innamorato/ossessionato da Buffy?

Il vampiro ossigenato ruba alcuni indumenti della Cacciatrice e costringe Harmony (la sua ragazza vampira) ad indossarli, in modo da poter immaginare di stare insieme a Buffy durante i loro momenti di intimità.

Io ero Harmony, Edward era Spike e Bella era Buffy.

C’era solo una differenza: Harmony si faceva Spike (e quindi, per quanto brutti potessero essere i vestiti di Buffy, valeva la pena indossarli); la sfortunata Yvonne, invece, era costretta ad indossare gli indumenti di Bella (che erano molto più orrendi e meno alla moda di quelli di Buffy) e in cambio riceveva solo il grande onore di venire dissanguata al posto della mezza albina.

Complimenti Yvonne! Stai rischiando la vita per niente!

Decisi che era meglio non pensare. In quella situazione, pensare faceva decisamente male!

“Posso accendere il lettore cd?” chiesi e senza attendere una risposta schiacciai il tasto “Play”.

Subito partì una musica lenta e melodiosa.

“Ascolti musica classica?” domandai al vampiro, che farfugliò un si come risposta.

“Non hai qualcosa di più… moderno?” chiesi irritata, scavando nell’enorme quantità di cd.

Finalmente trovai qualcosa di interessante: Nimrod dei Green Day.

“Ascolti i Green Day? Sono la mia band preferita!” esclamai allegra.

Stavo per fermare quel mortorio di musica classica, quando la mano fredda del vampiro me lo impedì.

“Nella mia macchina non si ascoltano simili oscenità!” esclamò lui furente.

“Oscenità? L’unica oscenità qui dentro è quel gomitolo di lana che la tua ragazza osa chiamare maglione. Se non ti piace questo genere, perché possiedi questo cd?” chiesi stizzita.

“Non è mio, è di Emmett. Deve averlo dimenticato qui” e così dicendo strappò dalle mie mani il cd dei Green Day.

“Non capisco come possano piacerti quei tre svitati… soprattutto il cantante: è più brutto dei professor Mason e Banner messi insieme!”

“Non ho detto che mi piace il cantante, ho detto che apprezzo la loro musica. Per chi mi hai preso? Per una di quelle bambine isteriche che urlano e si strappano i vestiti quando vedono il loro idolo?”

Il mio livello di irritazione aveva raggiunto il culmine, mentre Edward sembrava essersi tranquillizzato grazie alla musica classica. Aveva di nuovo gli occhi chiusi e sorrideva. Evidentemente lo stavo facendo divertire.

“Che cosa è questa roba da vecchio bacucco? È un vero mortorio, per fino mio nonno si addormenterebbe ascoltandola ” domandai.

“Questa roba è Debussy, il mio preferito…” rispose lui, con tono acido.

“Adesso sai cosa si prova quando i propri gusti musicali vengono disprezzati, dovresti…”

“Stai zitta, ho sentito qualcosa…” mi interrupe lui.

“Che cosa è successo?” domandai trattenendo a stento la rabbia.

“Bella sta male!” e prima che potessi aggiungere qualcosa, Edward era già fuori dalla macchina.

“Per oggi abbiamo finito, ci vediamo domani!” e sparì lasciandomi sola con un palmo di naso.

Infuriata con il mondo, ma principalmente con me stessa, mi strappai di dosso il maglione di Bella, scagliandolo a terra. Ci saltai sopra più volte, fino a quando non ci fu più alcuna differenza tra la lana e il fango delle pozzanghere.

Soddisfatta del mio lavoro, decisi di dirigermi in palestra per la lezione di Ginnastica, che di lì a poco sarebbe iniziata.

Più tardi, a casa…

Stavo chattando con Manuel e ascoltavo a tutto volume Jesus of Suburbia dei Green Day. Era una piccola rivincita, dopo che Edward aveva osato denigrare la mia musica senza alcun pudore.

St. Jimmy scrive: hai presente Lilian?

Whatername scrive: intendi forse quella collega per cui sbavi da circa tre mesi?

St. Jimmy scrive: proprio lei. Ieri finalmente mi sono fatto coraggio e l’ho salutata.

Whatername scrive: wow, che passo avanti! Sono sbalordita!

St. Jimmy scrive: sempre la solita spiritosa! Comunque… Abbiamo parlato e le ho raccontato della mia band. Lei ha detto che le sarebbe piaciuto ascoltare la mia musica e così ho colto la palla al balzo e le ho detto di venirci a vedere stasera, nel locale dove ci esibiamo. Non sono un genio?

Whatername scrive: finalmente cominci ad usare quella poca materia grigia che la natura ti ha dato in dotazione alla nascita!

Qualcuno suonò alla porta, ma non me ne curai.

St. Jimmy scrive: sono un po’ nervoso, a dire la verità.

Whatername scrive: andrà tutto bene, non preoccuparti. Se ha accettato di venire, vuol dire che da parte sua un interessamento c’è, non credi?

St. Jimmy scrive: lo spero…

“Yvonne!!! Hai visite!!!!” urlò mia madre dal piano di sotto.

Visite? Chi potrebbe essere?

“Si, mamma! Sto arrivando!” urlai come risposta.

Whatername scrive: scusa, devo andare… ci sentiamo domani e in bocca al lupo per stasera!

St. Jimmy scrive: crepi…

Spensi il computer e scesi velocemente le scale.

Raggiunsi l’ingresso e per poco non venni travolta da un attacco cardiaco.

In piedi, sulla soglia di casa, c’era Edward Cullen.

Mia madre lo stava invitando ad entrare.

“Prego, Edward, perché non en…”

“NOOOO!” urlai.

Mia madre mi guardò come se sua figlia si fosse tramutata in una specie di omino verde con le antenne.

Edward Cullen tratteneva a stento le risate.

“Yvonne, mi vuoi spiegare cosa succede?” chiese mia madre.

“Mamma, puoi lasciarci soli un attimo?” domandai, cercando di comunicare a mia madre la pericolosità della situazione.

Invitare un vampiro ad entrare in casa poteva rivelarsi un errore fatale. Edward si era dimostrato un vampiro buono fino a quel momento, ma se permettete, non avevo voglia di concedergli la possibilità di intrufolarsi in casa quando gli faceva più comodo.

“Ma certo!” esclamò mia madre, raggiante. Forse stava costruendo chissà quali castelli su Edward e me.

Quando mia madre sparì in cucina, Edward, ancora fermo sulla soglia di casa, chiese “Non mi inviti ad entrare?”

Sorrideva malizioso, la cosa non mi piaceva per niente.

Si può sapere cosa c’è di tanto divertente?

“Nemmeno se me lo chiedi in cinque lingue diverse!” risposi io, incrociando le braccia sul petto, sicura di averla avuta vinta, almeno per una volta.

“Beh… sei molto maleducata, Yvonne Brown. Credo che dovrò entrare senza permesso!” e così facendo varcò la soglia di casa, sotto il mio sguardo sbigottito.

“Come… come…?” non riuscivo a formulare la domanda.

“Guardi troppi film sui vampiri, mia cara! Il novantanove percento delle cose che hai appreso sono leggende e menzogne”.

Edward che cosa ci fai qui? chiesi mentalmente. Ero ancora troppo scioccata per usare la bocca.

“Ti volevo chiedere scusa per come mi sono comportato oggi… Bella si è sentita male e non potevo non intervenire” spiegò lui.

Il fatto che lui avesse tirato in ballo Bella non fece altro che peggiorare il mio umore.

“Che cosa aveva?” domandai.

Solo un cranio sfondato o un tumore al fegato avrebbe potuto giustificare il suo comportamento.

“è svenuta durante la lezione di Banner. A quanto pare non sopporta la vista del sangue”.

Lo guardai per qualche secondo incredula.

Poi scoppiai a ridere.

“Questo sì che è il colmo: la ragazza di un vampiro che non sopporta la vista del sangue! È troppo comico!” dicevo, mentre continuavo a ridere “Come puoi trovare interesse per una ragazza che non sa nemmeno usare le sue gambe per camminare; così fifona che sviene per un po’ di sangue? È una mollacciona!” domandai tra una risata e l’altra.

“Non puoi capire… lei…”

“Se vuoi, posso rispondere io. Sai cosa penso, Edward? Secondo me il ruolo del cavaliere senza macchia e senza paura ti piace troppo! L’idea di correre in soccorso della fanciulla fragile ed indifesa non fa altro che accrescere il tuo ego. Correggimi se sbaglio!”

Edward mi guardava meravigliato.

Anch’io ero stupita: da dove veniva fuori tutto quel coraggio? Avevo appena detto ciò che pensavo al ragazzo più bello che ci fosse sulla faccia della terra, senza balbettare o fare la figura dell’idiota. Solo un mese prima non ero stata capace di pronunciare una parola semplice come “ciao” di fronte a lui e adesso esprimevo un intero concetto, senza batter ciglio?

Forse era stato il suo comportamento nei miei confronti a far scattare qualcosa dentro di me… forse…

Questo non significa che mi ero disinnamorata… ma almeno nel mio rendermi ridicola, potevo ancora camminare a testa alta!

“Non sono tenuto a render conto delle mie decisioni a te, ma sono contento che la situazione scateni la tua ilarità. Posso ritenermi perdonato?” domandò lui irritato.

Il sorriso scomparve dalla mia faccia e distolsi lo sguardo.

“Yvonne…” sussurrò lui, che a velocità vampiresca mi aveva raggiunto.

“Non provare ad abbindolarmi con i tuoi trucchetti!” dissi arrabbiata.

“Io…”

“Non sono un burattino, non mi piace essere usata, Edward!” esclamai con voce tremante.

“Mi sono comportato da screanzato, sarò più gentile, ma io ho bisogno di te!”

Quel dannato vampiro sapeva come prendermi!

“Sarai la mia rovina, Edward Cullen!” esclamai e prima che potesse fare qualcosa di sconsiderato, come abbracciarmi, mi allontanai da lui.

“Ti ringrazio Yvonne. Saprò sdebitarmi…” promise prima di andarsene “Mi farò sentire io per il prossimo allenamento”.

“Oh Edward, te ne vai così presto?” chiese mia madre che era saltata fuori da chissà quale nascondiglio.

“Lo sai, Edward? Mia figlia non ha ancora invitato nessuno per il ballo di primavera. È così timida, non credo che avrebbe il coraggio di chiederlo direttamente…”

“MAMMA!!!” urlai scandalizzata, ma lei non sembrava volermi ascoltare.

“Insomma… il ballo è un’esperienza vitale, un rito di passaggio per una ragazza e non voglio che mia figlia lo perda…” diceva mia madre, mentre Edward ascoltava serio il suo discorso.

Adesso sapete da chi ha preso Edward l’assurda idea che il ballo studentesco sia un’esperienza importante per una ragazza umana…

“MAMMA!!!!!!!!!” la mia voce aveva superato la barriera del suono e sono certa di aver visto i vetri tremare.

“Si può sapere chi ti ha insegnato ad urlare in questo modo signorina?” domandò mia madre scandalizzata e arrabbiata allo stesso tempo.

“Signora, mi scusi, io tolgo il disturbo. I miei genitori mi aspettano per cena” intervenne Edward, che rideva sotto i baffi.

Smettila di ridere, dannato vampiro, o dovrai cercarti un’altra cavia, lo minacciai mentalmente.

Lui si morse il labbro per impedirsi di ridere.

Lo sguardo di mia madre si trasformò radicalmente nel voltarsi verso Edward: passò dalla modalità “mamma in procinto di uccidere la figlia” a quella di “suocera dolce e affettuosa” in meno di mezzo secondo.

“Nessun disturbo, Edward caro. Sentiti libero di tornare quando vuoi!” esclamò mia madre, sfoderando uno dei suoi sorrisi zuccherosi, che di rado venivano rivolti a me.

Non provare nemmeno a prendere in considerazione l’invito di mia madre, pensai furente.

Purtroppo però la mia mente decise di ammutinare e senza che potessi impedirlo, comparve l’immagine di una me addormentata nel mio letto e di un Edward che entrava furtivo dalla finestra…

Edward distolse lo sguardo, imbarazzato e con saluti scoordinati, uscì da casa.

Nel frattempo, completamente rossa in volta, ero corsa in camera per cercare di soffocarmi con il cuscino del letto…

Che cosa avevo detto prima? Camminare a testa alta?

Ritratto tutto.

Al massimo, l’unica alternativa che mi rimaneva era infilare la testa in un buco nel terreno come uno struzzo.

Presi il cellulare e chiamai Manuel, l’unico che avrebbe potuto risollevare il mio morale.

“Pronto? Yva?”

“Ciao, Manuel. Ti disturbo?” chiesi.

“No, ho ancora un po’ di tempo prima dell’esibizione. È successo qualcosa?” domandò lui preoccupato.

“No, avevo solo voglia di parlare… mi annoio…” mentì spudoratamente.

“Sei sicura? Mi sembri strana… triste…”

“Che cosa hai pensato di indossare stasera? Per fare colpo su Lilian, non puoi lasciare nulla al caso…” e così riuscì a cambiare discorso.

Caro vecchio Manuel… che cosa avrei fatto senza di lui?

Prima di addormentarmi, ripensai a quello che Edward mi aveva detto…

“ … Il novantanove percento delle cose che hai appreso sono leggende e menzogne… ”

Così decisi che avrei sfruttato quell’assurda situazione per scoprire tutta la verità, nient’altro che la verità sui vampiri.

Una magra consolazione, certo, ma per un essere curioso come me, era già qualcosa, potete starne certi!

____________________

Nota autore:

Ciao ragazzi e ragazze, sono stata colta da un'improvvisa ondata di ispirazione, inoltre le vostre recensioni mi hanno fatto venire voglia di scrivere e così ecco un nuovo capitolo.

Anche in questo capitolo non ci sono citazioni, ma nel prossimo vi assicuro che ce ne sarà qualcuna!

Passiamo ai ringraziamenti!

Per Tom94: perchè hai dovuto trovare il coraggio per recensire? Sono io quella che deve temere il vostro giudizio! Cmq sono felice che la mia ff ti piaccia così tanto. Anche io mi rivedo un po' in Yvonne, ma penso che sia così un po' per tutte noi, perchè al meno una volta nella vita, capita di prendere una sbandata per un ragazzo impossibile. La ff nasce proprio da una mia riflessione: se Edward si fosse trovato nella mia scuola, non mi avrebbe degnata di uno sguardo e da lì è iniziata questa piccola follia! Spero che adesso che hai preso coraggio continuaerai a recensire, perchè i tuoi commenti non possono che farmi piacere! Carino l'aggettivo a-Meyeriano! Grazie, baci Vannagio!

Per crazyfv: grazie anche a te per i complimenti, sentire quanto la mia ff venga apprezzata non può che farmi piacere. Edward è egoista, si preoccupa solo di se stesso e di Bella! Cmq spero che continuerai a recensire!! Baci vannagio!

Per cory: grazie anche a te, continua a seguire!

Per asheptus: grazie mille per i complimenti. Sono contenta che tu trovi la mia ff così originale. In effetti, nemmeno io ho mai letto una storia del genere. In tutte le storie, solitamente, le sfigate finiscono per conquistare il figo di turno... per quanto riguarda Edward, ho cercato di mettere in evidenza che lui, sostanzialmente, è egoisa. Lo afferma lui stesso in Twilight, quando dice a Bella che non riesce a starle lontano perchè è una creatura egoista. Allo stesso modo sfrutta Yvonne perchè a lui importa solo di Bella e se stesso. Basta pensare che quando James dava la caccia a Bella, Edward non voleva salvare Charlie, non gliene fregava nulla!!! cmq grazie ancora e baci, Vannagio.

Grazie a tutti quelli che mi seguono e che mi hanno aggiunta ai preferiti.

A presto, Vannagio!

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Capitolo 8
*** Racconti del terrore ***


Racconti del terrore: si può sapere perché quelli più belli li accalappia tutti lei?

Venerdì mattina.

Come ogni giorno, la sveglia suonò alle sette e dieci esatte e come ogni mattina, la povera sveglia venne scaraventata a terra dalla sottoscritta, nel tentativo di spegnerla.

Quando finalmente riuscì a mettere a fuoco la stanza, capì subito che qualcosa non andava.

La finestra era aperta.

Ancora un po’ intontita, andai a chiuderla e fu allora che lo notai: un cd, che non avevo mai visto prima, giaceva sulla scrivania, accanto al computer.

Lo presi e lo studiai per almeno venti secondi, sbattendo le palpebre, inebetita.

Era un cd spoglio, senza custodia, l’unica scritta diceva: Per farmi perdonare.

Era una calligrafia molto elegante ed ordinata che sembrava provenire dall’ottocento…

Aspetta un attimo… ottocento? Finestra aperta?

Un sospetto si fece largo nella mia mente…

No, Yvonne… non può essere stato lui… è impossibile…, pensai.

Intanto quel sospetto continuava ad insinuarsi in me con prepotenza.

Chi altro avrebbe motivo di chiedere scusa a parte lui?

Un mare di gente, a dire la verità…

Jessica Stanley, Mike Newton, Tyler Crowley, quel deficiente che lavora al supermercato, la bambina che due settimane fa ha versato il succo di arancia sulle mie scarpe nuove…

Dopo tutto, quante persone conosco che hanno il vizio di intrufolarsi nelle stanze delle ragazze dalla finestra in piena notte?

A quel punto provai ad immaginare Mike Newton che si arrampica sulla grondaia ed entra dalla finestra della mia stanza…

Non appena visualizzai il ragazzo biondo in bilico sul cornicione di casa, con quel suo faccione rosso come un pomodoro e le gambe tremanti per la paura, scoppiai a ridere in modo incontrollato.

Dopo qualche minuto, riuscì a recuperare il controllo e curiosa di scoprire la verità, inserì il cd nel lettore e premetti il tasto “play”.

Quando le prime note iniziarono a diffondersi nella stanza, gettai un urlo.

Ma questi sono… no… non può essere…

Edward Cullen mi aveva regalato un cd che conteneva gli inediti dei Green Day; pezzi che sicuramente avrebbero fatto parte del nuovo album, la cui uscita era prevista per chissà quale anno!!!!!

Non riuscivo a credere alle mie orecchie.

Sicuramente stavo sognando.

Mi pizzicai il braccio…

“Ahia!!”

No, non sto sognando!

Era chiaro che Edward stava cercando di comprarmi, ma in fondo…

“Chi se ne frega!!!” urlai.

Manuel morirà di invidia quando glielo dirò!!! pensai gioiosa.

“Yvonne, sbrigati, arriverai tardi a scuola!” urlò mia madre, che come sempre aveva il dono di riportarmi alla triste realtà della vita quotidiana, con la sua voce melodiosa.

In quel momento, nemmeno l’ingresso improvviso nella mia stanza dell’odiata Mezza Albina avrebbe potuto guastare il mio umore, così aumentai al massimo il volume del lettore e saltando e ballando come una pazza, mi preparai per andare a scuola.


Do you know the enemy,
Do you know your enemy,
Well, gotta know the enemy,
Violence is an energy…

Certo, che conosco il mio nemico: Mezza Albina Swan! pensai, mentre cantavo a squarcia gola.

Forse Edward non aveva considerato gli effetti collaterali che quella canzone poteva avere su di me…

Le lezioni passarono velocemente.

Non prestai attenzione a Bella e a tutti i suoi amichetti che le ronzavano intorno come api sul miele.

Ero troppo di buon umore per badare a certe scemenze e anche quando Bella mi travolse nell’ora di ginnastica, non mi feci sconvolgere più di tanto.

Ormai ero diventata il suo bersaglio preferito!

Le rivolsi un sorriso a trentadue denti e nella calma più assoluta, esclamai “Tutti possiamo commettere degli errori, soprattutto quando si è impediti fisicamente come te! Non preoccuparti Bells, è tutto a posto!”

E non potete immaginare la sua faccia, quando mi allontanai da lei cantando…


Oh Jingle Bells,
Jingle Bells,
Jingle all the way…

L’unica nota amara di quella giornata fu l’assenza di Edward.

Chissà perché non è venuto… mi chiedevo, mentre a mensa osservavo il tavolo dei Cullen, dove erano seduti Alice, Jasper e Rosalie.

Strano! Manca anche Emmett! notai subito, poco dopo.

Ero appena tornata a casa.

Mia madre aveva lasciato un bigliettino in cui scriveva che sarebbe tornata per l’ora di cena.

Stavo considerando l’idea di preparare lo zaino per la gita di La Push dell’indomani, quando qualcuno suonò il campanello.

Provate ad indovinare chi era!

Edward Cullen, chi altri se no?

“Pronta per un altro po’ di allenamento?” chiese lui sorridente.

“Ho altra scelta?” chiesi io con una smorfia.

Edward sfoderò il suo famoso sorriso sghembo, annullando ogni mia capacità di intendere e volere.

Poco dopo mi trovai seduta sul sedile anteriore della Volvo metallizzata con indosso un altro esemplare della sciccosissima collezione autunno-inverno “come rendere una ragazza simile ad un sacco di patate”, creata dalla tanto aggraziata quanto ritardata Bella Swan.

Ok, lo ammetto. Non sono mai stata una tipa che tiene al proprio look. Mi piace vestirmi in modo semplice e spontaneo. Non sono la classica ragazza che cura il proprio aspetto nei minimi particolari o che viene colta da un attacco isterico quando non riesce ad abbinare la suola delle scarpe, con l’orlo del cappotto invernale.

Certo è che i miei gusti, in fatto di indumenti e moda, sono mille volte migliori di quelli di Bella Swan.

Intanto Edward stava guidando e contemporaneamente armeggiando con il lettore cd.

“Lascia fare a me, preferirei non finire spiaccicata contro un albero” dissi, cercando di strappargli il cd dalle mani, ma Edward non mi diede retta.

“Non ti preoccupare, i miei riflessi sono migliori di quelli di un ragazzo normale” replicò lui, quando finalmente azionò il tasto “play”.

Una musica familiare si propagò nell’abitacolo: Good Riddance (time of your life) dei Green Day.

Lo guardai stupita e lui, sorridendo sornione, ammise “Quei tre svitati non sono così male come pensavo, anche se continuo a preferire la musica classica e anni Cinquanta a quella degli anni Sessanta e Settanta”.

Era il suo modo per scusarsi e farmi sentire a mio agio.

“Grazie!” dissi di slancio, ricordandomi del bellissimo regalo che avevo ricevuto quella mattina.

“Di nulla… in fondo non ho fatto un gran che. Rosalie aveva regalato quel cd a Emmett per il suo ultimo compleanno. Io ho fatto solo una copia” cercò di minimizzare il vampiro.

“Allora dovrò ringraziare Emmett” dissi ridendo.

“Non c’è bisogno: per ottenere una copia ho dovuto promettergli un fine settimana a Goat Rocks. Oggi non siamo andati a scuola per progettare l’itinerario. Partiamo questa sera” spiegò Edward, mentre inspirava l’aria carica dell’odore di Bella.

“Goat Rocks? Che cosa andate a fare lì? Non è pieno di…”

“Orsi! Certo! Emmett li adora!” completò Edward, sfoderando un ghigno poco rassicurante.

“Voi… orsi?” balbettai.

“Il più delle volte ci accontentiamo di alci e cervi, ma i predatori sono molto più buoni, soprattutto i puma e gli orsi” raccontò lui, come se stesse parlando del tempo.

“Deliziosi… direi…” sussurrai, deglutendo in modo evidente.

Incredibile come fossi capace di usare il sarcasmo in una situazione come quella.

Edward si fece improvvisamente serio.

“Ti faccio paura?” domandò lui, senza distogliere gli occhi dalla strada.

“No!” risposi troppo velocemente.

Lui mi trapassò con un’occhiata scettica.

“Cioè… un po’… a volte… quando fai il bastardo e ti comporti da vampiro cattivo…” ritrattai, sorridendo imbarazzata.

“Non ti fa alcun effetto stare qui da sola con me?” domandò lui.

Calò un silenzio pesante, reso ancor più imbarazzante dal rumore dei miei pensieri che cercavano in tutti i modi di saltare fuori, mentre io cercavo di spingerli dentro, come una valigia stracolma, che non si vuole chiudere.

Se mi faceva effetto? Certo, ma non nel modo che credeva lui.

Il mio cuore batteva a mille, il mio respiro era affannato, il mio viso era rosso come un peperone, ma tutto ciò non era dovuto alla paura…

“Vorrei che anche Bella sapesse tutto… sarebbe più… semplice… ma non posso prevedere come reagirebbe e comunque raccontare la verità sarebbe troppo pericoloso per lei” disse Edward, più a se stesso che a me.

“Io so chi sei, ma sono ancora viva, no? Non mi sembra così pericoloso” intervenni, cercando di confortarlo.

Ecco di nuovo il lato masochista che veniva fuori.

“Non hai idea di quello che stai rischiando! Gli umani non dovrebbero conoscere il nostro segreto. È l’unica regola che deve essere rispettata nel nostro mondo e se qualche altro vampiro lo venisse a sapere…”

Edward aveva una grande abilità nel lasciare in sospeso le frasi e mettermi una gran paura addosso!

“Non devi temere… non ti accadrà nulla. L’importante è che tu non vada a sbandierare certe informazioni ai quattro venti!” aggiunse il vampiro, captando i miei pensieri impregnati di terrore.

Annuì pensierosa.

Passammo un’oretta in giro per il paese, senza fermarci mai e senza avere una meta precisa. Edward voleva testare il suo autocontrollo durante la guida.

Poi finalmente mi riaccompagnò a casa.

“Ci vediamo lunedì!” disse lui, prima che scendessi dall’auto.

“Beh… buon… fine settimana a Goat Rocks! O forse dovrei augurarti buon appetito” esclamai, cercando di scherzare.

Lui scosse la testa, divertito.

“Buon fine settimana va più che bene, spero che tu ti diverta a La Push domani” aggiunse poi.

“Come fai a saperlo?” chiesi stupita.

Edward si picchiettò le tempie con le dita.

Ma certo! Leggi nel pensiero, che stupida!

“Se stai per chiedermi di fare da Baby Sitter alla tua ragazza…”

“No, tranquilla… mi ha promesso che non si sarebbe cacciata nei guai…” mi interruppe lui.

Si, certo, come no! Quella ragazza attira disgrazie, meglio di un para fulmini in mezzo ad una tempesta.

“Non esagerare…” mi ammonì Edward sorridendo.

Come risposta, gli feci una linguaccia.

Poi aggiunsi “Mi spiace che tu non possa venire. Forse potresti convincere tuo fratello Emmett a rimandare…” fui interrotta un’altra volta.

“No… anche potendo, domani ci sarà il sole… mia sorella Alice non sbaglia mai una previsione in fatto di meteo…”

Oh… il sole… in effetti, non sarebbe carino se Edward si sciogliesse davanti a tutti come una statua di cera, pensai.

Edward mi squadrò per qualche secondo, poi scoppiò a ridere.

Che cosa ho detto?

“Ci vediamo lunedì, Yvonne!” disse lui mentre continuava a ridere.

E quando scesi dall’auto e lui mise in moto, vidi che il vampiro stava ancora sghignazzando come un matto.

Gli manca qualche rotella a quel tipo!

L’indomani fu il giorno della fantomatica gita a La Push.

Quando aprì la finestra, quel sabato mattina, venni accecata dai raggi solari, tanto è vero che richiusi velocemente le tende.

Edward aveva ragione!

In realtà la luce non era così intensa, ma per una come me, che abita a Forks e che passa trecentosessanta giorni all’anno nella semi oscurità, il sole era molto forte.

Ricordate quando nel secondo capitolo vi dissi che una giornata assolata per me era portatrice di sventura?

Mai ci fu verità più grande…

Scherzo!

In realtà, nonostante i presupposti, che non erano dei migliori, la giornata si dimostrò abbastanza gradevole.

Lauren fu una grande scoperta.

Inizialmente mi ero pentita di aver accettato il suo invito, credendo che la mia simpatica cugina avesse ordito un piano per ridicolizzarmi davanti ai suoi amici.

Non avevo potuto sottrarmi alla gita, per non deludere mia madre. Era così contenta che finalmente uscissi con dei miei coetanei, che non ebbi il cuore di dirle che non volevo più andarci.

Non potete immaginare la mia meraviglia, quando di fronte al negozio dei Newton, appena scesa dalla macchina, Lauren mi corse incontro sorridente come mai l’avevo vista.

“Finalmente, cugina! Cominciavo a temere che non saresti più venuta” disse Lauren.

Ok, ho avuto la conferma che Lauren ha battuto la testa da qualche parte!

Da quando in qua Lauren era così socievole nei miei confronti? Di solito nemmeno ci salutavamo… e soprattutto, da quando in qua, mi chiamava “cugina” davanti a tutti, se per diciassette anni non aveva fatto altro che negare di essere imparentata con me?

“La Mezza Albina non è ancora arrivata!” esclamò lei, con una smorfia “Ho proposto a Mike di partire senza di lei, ma naturalmente non mi ha dato retta”.

In effetti, mancavano solo Bella, Lee e Samantha: c’erano Jessica, Mike, Tyler, Eric, Conner, due ragazze che conoscevo solo di vista, Ben e Angela, che si lanciavano occhiate pensando di non essere visti (come erano patetici! Perché non si mettevano insieme e non la facevano finita?).

Quando finalmente Bella si degnò di arrivare con mezz’ora di ritardo, cominciai a capire il motivo dell’improvviso cambiamento di Lauren.

Tutti erano corsi a salutare la ragazza del destino, alcuni con vera allegria (come Angela, Mike, Tyler, Eric…), altri con falso entusiasmo (come Jessica e le due ragazze misteriose).

Lauren non sopportava Bella e non si preoccupava di nasconderlo.

Le ragazze come Jessica cercavano di accaparrarsi l’amicizia di Bella, per ottenere indirettamente un po’ di popolarità, anche se in realtà provavano una grande avversione ed invidia per la Swan.

Lauren invece era coerente con se stessa. Forse si comportava come una smorfiosa bastarda, ma almeno non era falsa.

Probabilmente Lauren aveva capito che anch’io nutrivo una certa antipatia per Bella e che non volessi per nessuna ragione al mondo essere sua amica. Lauren vedeva in me un’alleata e la cosa mi stava bene in fin dei conti…

Bella ci lanciò un’occhiata disgustata e non riuscì ad impedirmi di sussurrare all’orecchio di Lauren “Mi sa che ci è rimasta male, perché non siamo andate a renderle i nostri omaggi!”

Lauren sorrise in maniera impercettibile e dopo aver smosso i capelli, così biondi da sembrare bianchi, rivolse a Bella un’occhiata carica di disprezzo.

E se non ci credete, ho pure le prove: prendete pagina 103, capitolo 6…

…una la ricordavo bene perché l’avevo travolta il venerdì precedente durante l’ora di ginnastica. Mi lanciò un’occhiataccia quando scesi dal pick-up e sussurrò qualcosa a Lauren. Lauren ravvivò la sua chioma platinata e mi guardò con un certo disprezzo…

Forse Bella non ricordava il mio nome, ma almeno rammentava di avermi travolto con la grazia di un elefante!

Quando finalmente anche Lee e Samantha arrivarono, portando con loro altre due persone, partimmo tutti alla volta di La Push.

Poiché Bella era salita sul Surburban di Mike, Lauren ed io preferimmo il furgoncino della mamma di Lee.

Poco dopo eravamo in spiaggia.

Mike ci provava in modo spudorato con Bella, mentre Lauren non faceva altro che sussurrare insulti verso Bella. Mi veniva da ridere, ma cercavo di rimanere seria.

Jessica cercava in tutti i modi di intromettersi tra Bella e Mike e questo scatenò da parte di Lauren un’altra cascata di insulti, che questa volta erano diretti a Jessica.

“Brutta, grossa falsa e ipocrita! È così stupida da non capire quanto si stia rendendo ridicola. Newton non la degna di uno sguardo e lei le sbava dietro come un cagnolino”.

Decisi che non era saggio far notare a Lauren che lei si stava comportando nello stesso modo con Tyler…

Più tardi, Mike Newton, che si era auto nominato leader del gruppo, organizzò una gita alle pozze.

Decisi di non unirmi al gruppo.

In primo luogo perché conoscevo il posto come le mie tasche, poiché mio nonno, quando ero piccola, mi portava lì ogni domenica.

In secondo luogo perché le uniche ragazze che avevano deciso di partecipare all’esplorazione erano Bella, Jessica ed Angela. Ora capite bene, che, senza nulla togliere ad Angela che è una brava ragazza, non avevo voglia di andare in giro con quelle due gall… ops… simpaticissime ragazze!

Rimasi alla spiaggia con Lauren che cercava in tutti i modi di attirare l’attenzione di Tyler. Con gli altri ragazzi non avevo molta confidenza, quindi mi tolsi le scarpe e mi avviai da sola verso la riva. L’acqua era gelida.

Nonostante ciò passeggiai per molto tempo con i piedi a mollo, dimenticando perfino di mangiare.

L’acqua gelata mi faceva pensare ad Edward.

Chissà cosa sta facendo!

E subito comparve l’immagine di lui, spaparanzato su una sedia a sdraio, che con una cannuccia succhiava il sangue di un puma da un bicchiere da cocktail e dopo alcune sorsate strillava “Ma questo non è il Bloody Mary che avevo ordinato!!!”

Un sorriso comparve sul mio volto.

“Ti prenderai una polmonite” disse qualcuno improvvisamente.

Mi voltai verso di lui e lo squadrai per bene. Era sicuramente un ragazzo della riserva: alto, con la carnagione bronzea, capelli nerissimi e denti così bianchi da far invidia ad un attore di pubblicità per dentifricio.

“Un po’ di freddo non ha fatto mai male a nessuno” replicai, mentre continuavo ad osservarlo per cercare di capire le sue intenzioni.

Era un bel ragazzo, nulla da obbiettare, ma il suo sorriso beffardo e canzonatorio trasmetteva una spontanea antipatia.

“Troppo freddo può anche uccidere” rispose e avvicinandosi, mi porse la mano e si presentò “Mi chiamo Paul, tu sei un viso pallido, non è così? Appartieni a quel gruppo di smidollati?”

Va bene… I così detti smidollati non piacevano nemmeno a me, ma essere etichettata come “viso pallido” non mi garbava per niente. In fondo non lo avevo mica chiamato “pelle rossa”, no?

Lanciai un’occhiata molto snob alla sua mano ancora sollevata in aria e poi guardandolo con evidente disprezzo, dissi “Mia madre mi ha insegnato a non dare confidenza agli sconosciuti!”

Stavo per muovere il primo passo per andarmene, quando Paul emise un suono che doveva essere sicuramente una risata, ma che in realtà assomigliava più ad un latrato.

“Sei una tipa tosta, tu! Mi piaci! Adesso posso sapere come ti chiami?”

Frena… Frena un secondo! Che cosa ha detto? Gli piaccio? Che cosa è? Un maniaco?

Sorrisi involontariamente.

“Yvonne…” dissi cercando di simulare indifferenza.

“Quell’apparecchio ti dona molto, sai?”

In men che non si dica la rabbia si impossessò di me e senza degnarlo di uno sguardo, mi avviai a passo di marcia verso il nostro accampamento.

Presi posto su un tronco isolato dagli altri per far sbollire la rabbia, ma il rompiscatole mi aveva seguito.

“Non ti offendere, non era una presa in giro…” si giustificò lui.

“Infatti! Era una presa per il culo!” risposi infuriata.

Se mia madre avesse sentito come si esprimeva la sua unica adorata figlia, probabilmente sarebbe svenuta seduta stante.

Paul scoppiò in un’altra fragorosa risata.

“Sei uno spasso!” esclamò, dandomi una pacca sulle spalle che per poco non mi frantumò la scapola.

“Ehi, vacci piano! Si può sapere che diavolo vuoi da me? Non hai qualche altro “viso pallido” da perseguitare?” chiesi irritata e solo in quel momento mi accorsi che, non solo gli “esploratori” erano tornati, ma anche che intorno al nostro fuoco c’erano altri ragazzi della riserva.

Bella stava parlando con uno di loro che dimostrava circa quindici anni. Era molto bello in viso, ma i lineamenti erano ancora da ragazzino.

Pedofila! pensai, notando che lui pendeva dalle labbra di Bella.

“Ho fame!” esclamò il mio perseguitatore.

“Auguri!” dissi, sbuffando.

“Vediamo se i tuoi amici pallidi hanno qualcosa da offrirmi!” e prima che potessi fare qualcosa, afferrò la mia mano e mi trascinò come se fossi un sacco di patate.

“Li conosci?” stava chiedendo Lauren ad un ragazzo della riserva che sembrava il più grande del gruppo.

“I Cullen non vengono qui” rispose il ragazzo, con tono minaccioso.

Il discorso era chiuso.

Lauren e Tyler tornarono ad giocare con il lettore cd.

Intanto io non avevo potuto fare a meno di intuire, che sotto quelle poche parole, si nascondeva un significato più profondo.

Possibile che lui conosca la verità? mi chiesi.

Venni distratta da Bella che, seguita a ruota dal ragazzino, andava a fare una passeggiata.

Pedofila, pensai nuovamente.

Ok, il ragazzo era carino e sicuramente, tra qualche anno, si sarebbe trasformato in uno schianto, ma non le bastava Edward? Non le bastavano Mike, Tyler ed Eric? Doveva avere per forza tutti i ragazzi ai suoi piedi? Sarebbe stata mai contenta e sazia?

Pedofila!

“Non male questo panino, ne vuoi un po’?” bofonchiò Paul con la bocca piena, porgendomene un pezzo.

“Fammi capire una cosa: mi stai offrendo un panino che noi abbiamo comprato e offerto a te?” chiesi con espressione disgustata, in una perfetta imitazione della faccia che avrebbe fatto mia madre in quella circostanza.

Certe volte il lato perfettivo e borghese ereditato da mia madre viene fuori.

“No, grazie… non ho fame” conclusi.

“Se ti fai problemi per l’apparecchio non ti preoccupare… il pane è abbastanza morbido” sussurrò lui, facendomi l’occhiolino.

Lo guardai stupita.

Come ha fatto a capirlo? mi chiesi scioccata e lui, come se avesse letto i miei pensieri, confessò “Anch’io ho portato l’apparecchio per un anno.”

Non sapevo cosa dire, continuai a guardarlo come un’allocca.

“E non guardarmi così, altrimenti dovrò pensare che hai un debole per me!” scherzò lui.

Improvvisamente mi svegliai da quello stato di incapacità cognitiva e replicai “Nemmeno se fossi l’ultimo ragazzo sulla faccia della terra!”

Il resto della giornata passo rapidamente.

In fondo Paul era divertente, anche se le sue battute, il più delle volte, erano davvero pesanti.

Più tardi, il sole scomparve tra le nuvole e una leggera pioggerellina annunciò la fine della nostra gita.

Mike andò a recuperare Bella, imboscata chissà dove con il ragazzino, che, avevo scoperto da poco, si chiamava Jacob.

“Spero di rivederti presto, viso pallido!” disse Paul, dandomi un buffetto sulla guancia con la sua manona, grande quanto un ferro da stiro.

Gli sorrisi, salutandolo con la mano.

Purtroppo Lauren ed io fummo costrette a sederci sul sedile posteriore del Surburban di Mike insieme a Bella, Angela e Tyler. Lauren tentava invano di attirare l’attenzione di Tyler.

Nel frattempo osservavo Bella: testa appoggiata allo schienale, occhi chiusi… ricordava molto Edward, quando si abbandonava all’odore della ragazza all’interno della Volvo.

Sembrava sconvolta. Una ruga si era formata sulla sua fronte…

Che cosa è successo? Qualcosa con il ragazzino?

Giunti di fronte a negozio dei Newton, Lauren aveva bisogno di un passaggio fino a casa e così decisi di accompagnarla.

Non fece altro che insultare Bella, ma poi, prima di scendere dal mio maggiolino verde mela, disse qualcosa che mi lasciò basita.

“Un giorno di questi devi venire a casa mia e raccontarmi tutto di quell’armadio che ti faceva il filo oggi!”

E chiudendo la portiera, entrò in casa.

Ma di che diavolo stava parlando? Quale armadio che mi faceva il filo? Non starà parlando di Paul? Ma per piacere!!!

Mentre guidavo verso casa, non potei fare a meno di chiedermi…

Possibile che Paul ci stesse provando con me? Possibile che io non me ne sia nemmeno accorta?

Stavo sognando o mia cugina mi aveva appena invitato a casa sua di propria spontanea volontà?

La vita è davvero strana!!!

_______________

Nota autore:

Ecco un altro capitolo. In questi giorni ho una gran voglia di scrivere anche se dovrei studiare...

Cmq spero che vi sia piaciuto.

Ho cercato di rendere un po' più gentile Edward, perchè, infondo, anche se è un grande egoista, è anche un bravo ragazzo!

Passiamo ai ringraziamenti.

Per crazyfv: ciao, sono contenta che il capitolo precedente ti sia piaciuto. Lo so, Yvonne dovrebbe armarsi di buona volontà e dire basta, ma è difficile, molto difficile!!! Fammi sapere cosa ne pensi del nuovo capitolo! Grazie e tanti baci, vannagio.

Per Tom94: ciao, le tue recensioni mi piacciono tanto. Sul serio, perchè non hai recensito fin dall'inizio? Cmq per quanto riguarda Edward, proprio perchè sa leggere la mente, sa perfettamente quali sono i sentimenti di Yvonne, ma fa finta di niente e li sfrutta a suo vantaggio. Per quanto riguarda i commenti di Yvonne sulla musica classica, neanche io li condivido :-). Mi spiego... volevo evidenziare le differenze tra Bella e Yvonne: mentre Bella ascolta la musica clessica, Yvonne non la sopporta. Io invece apprezzo molto la musica classica (ho frequentato per quattro anni il conservatorio, quindi...). Adoro i Green Day!!! Stupendo lo slogan su Bella!!! Se vuoi dare qualche suggerimento a Yvonne, fai pure! Grazie per i complimenti, baci Vannagio.

Per Pacci: mi stavo preoccupando! Cmq grazie per i complimenti e sono contenta che la ff continui a piacerti, Forse ti ho un po' delusa, per quanto riguarda Jacob, ma alla fine ho pensato che era meglio così. Yvonne è già impelagata con Edward, Jacob sarebbe stato esagerato! Grazie ancora e spero di leggere un tuo nuovo aggionamento. A presto! Vannagio.

Per 6lly: grazie, sono contenta che ti piaccia. Ti ho accontentata, fami sapere cosa ne pensi! baci vannagio.

Grazie a chi segue e preferisce la mia ff.

P.S.: che fine hanno fatto Kumiko_Chan_ e asheptus?

A presto Vannagio

Per ReaderNotViewer: scusa, ho letto solo adesso la tua recensione (forse andava messa nell'ultimo capitolo, così l'avrei vista prima). Sono contenta che la mia storia abbia suscitato il tuo interesse. Per quanto riguarda i tuoi appunti (che sono apprezzatissimi, ti assicuro), quando nel prologo ho citato quelle serie, non volevo paragonare Bella a Buffy o alle altre. Era solo una riflessione della protagonista sul tipo di ragazze che i vampiri preferiscono: ragazze speciali. Iva invece è una ragazza normalissima, che non ha nulla di particolare. So bene che tra Buffy e Bella c'è un abbisso di distanza: carattere e storia sono diversissimi. Non so se hai già letto questo capitolo, quindi, riposterò la mia risposta nel prossimo capitolo. Grazie per la recensione, spero che la mia ff abbia soddisfatto le tue aspettative. Saluti Vannagio

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Capitolo 9
*** Incubo ***


Incubo: un diamante è per sempre, un vampiro… anche!

Improvvisamente mi svegliai.

Guardai l’orologio: due e trenta del mattino.

Dannatamente presto per essere domenica!

Avevo molta sete, così decisi di scendere in cucina a prendere un bicchiere d’acqua.

Qualcosa però mi costrinse a rimanere sdraiata.

Qualcosa di duro e freddo mi tratteneva all’altezza della vita.

Sollevai il capo e vidi che la cosa che mi impediva di alzarmi era un braccio, un braccio muscoloso e bianco come il marmo, che alla luce della luna, sembrava risplendere.

“Dove credi di andare?” chiese una voce profonda e sensuale, che mi fece avvampare come mai in vita mia.

Il mio cuore cominciò a battere come un matto.

Conoscevo troppo bene quella voce, ma cosa ci faceva lui nella mia stanza?

No, la domanda corretta è: che cosa ci fa lui nel mio letto?

“Non era questo ciò che desideravi, forse?” chiese la voce.

Chiusi gli occhi perché avevo paura che fosse soltanto un sogno e che da un momento all’altro potessi svegliarmi.

“Non stai sognando, apri gli occhi!” ordinò lui.

Non potei fare a meno di obbedire.

Ed eccolo lì: il suo splendido viso sopra di me.

Mi guardava con i suoi occhi ambrati, mentre con il dorso della mano gelida, accarezzava la mia guancia.

Edward perché sei qui?”

“Per te!” rispose lui, senza distogliere i suoi occhi dai miei.

Ma… Bella…? Non capisco…

“Dimentica Bella, siamo solo tu ed io adesso…” sussurrò lui, dopo aver portato le sue labbra al mio orecchio.

Il suo respiro gelido mi fece tremare.

Percepì il suo sorriso soddisfatto e dopo aver posato qualche bacio sul lobo del mio orecchio, scese sul collo, sfiorandolo delicatamente con le labbra.

Nonostante il contatto con la sua pelle fredda, sentivo molto caldo.

Nel frattempo le labbra del vampiro risalirono fino al mento, soffermandosi per qualche secondo.

L’attesa era interminabile e straziante.

Desideravo ardentemente assaggiare la sua bocca.

“Come siamo impazienti” sussurrò con malizia lui, a meno di due centimetri dalle mie labbra.

Si divertiva a torturarmi facendomi aspettare.

I suoi occhi erano ancora intrecciati ai miei.

I nostri nasi si sfioravano appena.

Le nostre labbra stavano per incontrarsi, quando un rumore assordante…

…mi fece cadere dal letto!

Ansimando, mi guardavo intorno per capire cosa fosse successo.

La prima cosa che notai fu che Edward era scomparso.

“Edward?” provai a chiamare, ma ero così sconvolta che dalla mia gola non uscì alcun suono.

Poi il mio sguardo vagò fino all’orologio: le otto del mattino.

Cercai conferma nella finestra: chiusa e sbarrata, lasciava intravedere raggi solari attraverso le tende.

Finalmente riuscì ad alzarmi dal pavimento.

Sembrava che sul mio letto si fosse svolta la terza guerra mondiale…

Poi udì nuovamente il maledetto rumore spacca timpani che mi aveva portato via da quel sogno magnifico: la lavatrice.

“MAMMA! IO STAVO ANCORA DORMENDO!” urlai, ma non ottenni alcuna risposta.

Lynett Brown: l’unica donna al mondo che fa il bucato alle otto di domenica mattina!!

Mi lasciai cadere sul letto come un peso morto, cercando di rivivere le sensazioni del sogno…

Erano così reali… sentivo ancora il tocco freddo di Edward sulla mia guancia.

Ammettetelo, vi ho fatto prendere un coccolone! Ci siete cascati, non è così?

Come potete immaginare, il mio umore, dopo un risveglio così brusco, aveva raggiunto il sottosuolo.

Gli unici suoni che emisi furono dei muggiti per rispondere alle domande di mia madre.

“Non mi hai raccontato niente della gita di ieri. Ti sei divertita?”

“Uhmnn”.

“Stai bene? Mi sembri di cattivo umore.”

“Grrruuugn” grugnì, mentre gli occhi erano fissi su un punto non precisato e di mala voglia, inghiottivo i miei cereali.

“Che cosa è successo? Il tuo mutismo mi sta facendo preoccupare!” insistette mia madre.

“Io invece non sarei preoccupata se tu smettessi di parlare. A dirti la verità sarei oltremodo felice. E sai che cosa mi renderebbe enormemente felice? Che la smettessi di fare il bucato, quando la gente sta ancora dormendo!” detto questo, mi alzai e mi rinchiusi nella mia stanza, sbattendo la porta con violenza.

“Meno male, stavo seriamente pensando di chiamare il dottore!” sentì urlare a mia madre, prima di sigillare la porta.

Dopo questa armoniosa scenetta di vita familiare, vorrei fare una precisazione.

La prima parte del capitolo sette e stata inventata dalla Meyer. Molto probabilmente lo spunto per l’incubo di Bella l’ha preso proprio dal mio sogno, che io incautamente le avevo raccontato.

È probabile che Bella, dopo aver ascoltato i racconti di Jacob, abbia fatto delle ricerche, ma anche questo non può essere vista come verità assoluta.

Nel mio racconto c’erano dei buchi, visto che non ho la facoltà di leggere nel pensiero. La Meyer ha dovuto coprire questi buchi attingendo alla sua fantasia.

Non so cosa fece Bella quella domenica, come non so che cosa combinò Edward, posso solo dirvi quello che capitò a me.

Non feci pace con mia madre e francamente non ne avevo voglia.

Era un po’ infantile prendersela per un motivo del genere, ma i miei nervi in quel periodo erano abbastanza provati.

Per cercare di distrarmi, accesi il lettore con il cd che Edward (anche solo pensare il suo nome mi faceva male) mi aveva regalato e poi mi collegai a msn.

Whatername scrive: c’è nessuno?

St. Jimmy scrive: ehi! Che fine avevi fatto? Ho un mare di cose da raccontarti!

Whatername scrive: scusa, ieri sono stata alla riserva di La Push con i miei compagni di scuola e quando sono tornata a casa, ero esausta.

St Jimmy scrive: e venerdì? Che cosa hai fatto di bello?

Whatername: impegni familiari…

Mentivo spudoratamente ma non potevo dirgli dell’appuntamento con Edward…

Whatername scrive: allora? Ci sono novità sul fronte Lilian?

St Jimmy scrive: oh, si!!

Whatername scrive: casa sua o casa tua?

St Jimmy scrive: non dovrei parlare di certe cose con una minorenne…

Whatername scrive: va beh… ho capito, la vita ti sorride!

St Jimmy scrive: già! Ci rivedremo stasera, l’ho invitata a mangiare con me alla mensa universitaria.

Whatername scrive: che cenetta romantica!

St Jimmy scrive: non prendermi in giro, è quanto mi posso permettere e comunque Lilian non è la tipa che presta attenzione a queste cose.

Whatername scrive: buon per te e per il tuo portafoglio… scherzo! Sono felice per il mio rompiballe preferito!

St Jimmy scrive: tu, invece? Che cosa mi racconti? Ti sei divertita ieri?

Gli raccontai brevemente la giornata trascorsa alla riserva, soffermandosi sullo strano atteggiamento di Lauren e poi, con un po’ di imbarazzo, gli dissi di Paul.

St Jimmy scrive: c’è bisogno di chiederlo? Per me è chiaro come la luce del solo che ci stava provando!

Whatername scrive: dici?

St Jimmy scrive: sei così intelligente che le cose più ovvie ti sfuggono! Meno male che ci sono io ad illuminarti con il mio intelletto. Adesso che conosci la verità, hai intenzione di rivederlo?

Whatername scrive: no…

St Jimmy scrive: è così brutto?

Whatername scrive: no… al contrario… da un punto di vista oggettivo è molto attraente, anche se il carattere lascia un po’ a desiderare, ma…

St Jimmy scrive: pensi ancora a lui…

Era la prima volta che parlavamo di Edward da quando avevamo fatto pace, ma sapevo che Manuel non avrebbe usato la sua tagliente ironia in quel momento.

Whatername scrive: è un chiodo fisso!

St Jimmy scrive: non ti capisco. Se non ti guarda nemmeno, perché non ti decidi a lasciarlo perdere.

Whatername scrive: non è così facile, Manu! Non è come spegnere un interruttore!

St Jimmy scrive: ma non pensi a te stessa e alla tua dignità?

Whatername scrive: non riesco a tagliare i ponti, non riesco a farlo uscire dalla mia testa. Ogni giorno lo vedo a scuola, a lezione, a mensa… è impossibile! La mia unica speranza è finire il liceo, iscrivermi al college e lasciarmi Edward alle spalle.

St Jimmy scrive: questo significa un altro anno e mezzo di tortura!

Whatername scrive: lo so, ma non ho molte alternative, non credi?

St Jimmy scrive: se quest’estate tua madre non ti concede il permesso di venire qui da me, giuro che mi precipito in quella specie di buco in cui vivi e ti rapisco!

Whatername scrive: mia madre sarebbe capace di chiamare l’FBI!

St Jimmy scrive: che lo faccia pure! Scapperemo sotto falso nome e seguiremo i Green Day nella loro turnè estiva!

Whatername scrive: e quali nomi proponi?

St Jimmy scrive: che domade! Mr Jimmy per me e Miss Whatername per te!

Whatername scrive: non avranno nessuna possibilità di scovarci allora!!

Continuammo a progettare la nostra fuga ancora un po’, fin quando non arrivò l’ora di pranzo.

Il resto della giornata la trascorsi facendo i compiti.

Il giorno dopo, il sole splendeva ancora, perciò non mi stupì del fatto che nessuno dei Cullen fosse venuto a scuola.

All’ora di pranzo, mentre mi dirigevo verso la mensa, venni raggiunta da Lauren.

“Ehi! Cugina!” mi salutò.

“Salve anche a te!” risposi al suo saluto senza particolare entusiasmo.

“Sprizzi allegria da tutti i pori! Sei stata morsa da una tarantola per caso?” mi schernì lei.

Solo perché Lauren aveva deciso di accettare la nostra parentela, non significava che doveva smorzare i suoi toni tanto simpatici.

“Mi sono alzata con il piede sbagliato” mi limitai a spiegare.

“Non mi parlare di piede sbagliato, va bene? Jessica mi ha appena detto che sta programmato una caccia all’abito per il ballo di primavera a Port Angeles, per oggi pomeriggio” raccontò lei nera in volto.

“Qual è il problema?” chiesi stupita. Se c’era una cosa che Lauren amava, quello era lo shopping.

Quando mi rifiuto categoricamente di accompagnare mia madre a fare compere, lei corre da Lauren e mia zia, che sono sempre disponibili per una bella giornata di sano shopping.

“Jessica ha invitato anche Bella” e a quel nome storse la bocca.

“Non ci andare!” le suggerì.

“Ho già accettato, prima che la cara Jessica mi informasse della Swan e quindi non posso tirarmi indietro senza una scusa plausibile. Perché non vieni anche tu? Non dico che sarebbe divertente, ma sopportabile si…”

Davvero lusinghiero, non trovate?

“No, grazie. Io e lo shopping abbiamo litigato tanti anni fa!” risposi.

Lauren sorrise.

“Già, tua madre è disperata, non sa come fare con te. Ascolta, dopo un intero pomeriggio in compagnia di Bella, avrò bisogno di riprendermi. Che cosa ne pensi se domani pomeriggio guardiamo un film a casa mia?” chiese infine.

Sogno o son desta?

Non finirò mai di stupirmi del repentino cambiamento di Lauren.

“Il film lo scelgo io, però!” dissi risoluta.

“Basta che non sia un film sui vampiri, li odio!” replicò lei schifata.

Certe persone non sanno apprezzare i piccoli piaceri della vita.

“Affare fatto!” esclamai sorridente.

“Vuoi venire a sederti al nostro tavolo?” chiese infine.

Lanciai un’occhiata a Bella che seduta al tavolo di Mike e company stava parlando con Angela.

“No, grazie… preferisco di no”.

Lauren poteva cercare di essere gentile quanto voleva, ma non ci tenevo a venir classificata come il nuovo membro del gruppo “gli amichetti di Bella Swan”.

Nell’ora di ginnastica, alzai gli occhi al cielo per ringraziare il Signore, il Santo spirito e tutti gli altri angeli del paradiso.

Il professor Clapp, infatti, aveva deciso di introdurre le regole del badminton. Per una volta non fui oggetto dell’incapacità sportiva di Bella. La cosa più esaltante fu che il professore non era riuscito a finire la spiegazione e questo comportava un altro giorno di tregua dalla mira tutt’altro che infallibile di Bella Swan. Era anche vero che tremavo al pensiero di Bella con una racchetta in mano…

Tornai a casa tormentata da un dubbio.

Edward aveva detto che ci saremmo visti lunedì, ma quel giorno c’era il sole.

Sua sorella lo aveva previsto? Sarebbe venuto?

Non può pretendere che esca con lui la sera, mia madre non lo considererebbe una cosa conveniente, anche se il ragazzo in questione è Edward Cullen, pensai.

Sdraiata sul letto, cercavo di studiare, ma la mia testa era da tutt’altra parte.

Il cellulare prese a squillare.

Era Lauren.

Questa si che è bella, pensai.

Non sapevo nemmeno che avesse il mio numero di cellulare.

“Lauren, ciao! Non dovresti essere a Port Angeles per fare compere?” chiesi un po’ impacciata.

“Shopping rimandato a domani!” rispose lei seccata.

Ah, adesso capisco. Ha telefonato per disdire il nostro appuntamento di domani, pensai.

Nonostante non ne avessi motivo, provai un certo fastidio.

“Non ti preoccupare, infondo possiamo vederlo un altro giorno il dvd…” dissi.

“Cosa? No, no… non ci vado! Ho colto la palla al balzo e ho detto a Jessica che non potrò unirmi a loro, domani pomeriggio, perché ho altri impegni. In fondo è la verità, no?” spiegò lei.

E se andate a pagina 133, capitolo 7, vedrete che la Meyer ha lasciato invariato questo particolare.

…L’uscita a Port Angeles era in programma per quella sera e mi entusiasmava molto di più perché Lauren aveva altri impegni…

Riprendiamo la conversazione…

“Non capisco… allora perché mi hai chiamato?” domandai un po’ confusa.

“Per chiacchierare e… spettegolare, naturalmente! Vuoi sapere la novità? Newton ha invitato Jessica a cena fuori, stasera. Per questo motivo lo shopping è stato rinviato” raccontò lei, contenta di poter spifferare a qualcuno il nuovo pettegolezzo.

Ero ancora troppo sconvolta, per dire qualcosa di sensato.

“Yvonne? Hai visite!” urlò mia madre, con la sua solita finezza.

Mi alzai di scatto nell’udire quelle parole.

Il movimento fu così veloce e brusco che sbattei la testa alla mensola, appesa sopra il letto.

“Ahia! Merda!” urlai senza pensarci.

“Che cosa è successo?” chiese Lauren curiosa.

“Niente… ho sbattuto la testa… ascolta… purtroppo devo staccare adesso… a quanto pare ho ricevuto visite… ti chiamo io, d’accordo?” balbettai, cercando di formulare frasi di senso compiuto.

L’idea che al piano di sotto ci fosse Edward ad aspettarmi mi aveva mandato completamente in pappa il cervello.

“Visite? Chi? Non sarà per caso l’armadio di La Push, vero?” la voce di Lauren si era fatta stridula.

“Cosa? No? Come ti viene in mente? Scusa… adesso devo proprio salutarti…”

“Aspetta Yv…”

Avevo staccato la chiamata.

Passai velocemente davanti allo specchio e poi scesi le scale, saltando i gradini tre alla volta.

Quando lo vidi lì, davanti alla porta, bello come non mai, persi la capacità di respirare, parlare, pensare…

C’erano solo il suo viso, i suoi occhi, la sua bocca, il suo sorriso sghembo…

Frammenti del mio sogno proibito vennero a galla, ma fortunatamente mia madre riuscì a distrarmi con le sue chiacchiere.

“Allora, Edward caro, dove hai intenzione di portare mia figlia?” chiese, ostentando una finta serietà. In realtà stava facendo i salti di gioia.

“Yvonne ed io dobbiamo lavorare ad un progetto di scienze e pensavo che farlo a casa mia sarebbe stato l’ideale, visto che mio padre può darci una mano” disse Edward con la sua voce incantatrice.

Naturalmente aveva inventato tutto. Non c’era nessun compito di scienze.

Mia madre sembrava sospettosa. L’idea che sua figlia andasse a casa di un ragazzo, non le piaceva. Probabilmente era convinta che quella di Edward fosse una scusa per attentare alla virtù di sua figlia.

“Signora, mi creda, non potrei fare nulla di sconveniente e le assicuro che a casa non saremo soli: ci saranno i miei genitori e i miei fratelli” precisò il vampiro.

Edward, grazie al suo dono, sapeva esattamente come prendere le persone. Inoltre quei suoi modi antiquati e formali, ne ero sicura, affascinavano parecchio mia madre.

“Va bene… potete andare, ma Yvonne deve tornare qui per cena!” esclamò mia madre.

“Bene, adesso che avete finito di parlare come se io non ci fossi, andiamo!” e così dicendo uscì da casa senza salutare mia madre.

Tra di noi c’era ancora un po’ di freddezza e sapevo che mi aveva dato il permesso di uscire, solo perché sperava con tutto il cuore che tra me e Edward nascesse qualcosa…

Edward salutò mia madre e mi seguì sul portico.

Il sole era più basso, ma il problema rimaneva.

“Come farai?” gli sussurrai, seriamente preoccupata.

“Basterà camminare nelle zone d’ombra” spiegò.

In effetti, non fu difficile, anche perché la macchina non era lontana.

“Suppongo che non andremo a casa tua, giusto?” chiesi, dopo aver indossato un altro fantastico capo di abbigliamento di Bella.

“Supponi male” rispose lui.

Gli rivolsi uno sguardo interrogativo.

“Vuoi veramente portarmi a casa tua? Un’umana in un covo di vampiri? Hai sentito mia madre? Ha detto che devo tornare a casa per cena e penso che intendesse viva!”

“Fidati di me, non ti accadrà nulla!” replicò lui serio.

Intanto io ripensavo a Jasper e agli sguardi poco rassicuranti che mi aveva rivolto, o meglio, che aveva rivolto alla mia giugulare!

“Jasper è l’ultimo arrivato, ma saprà controllarsi, non devi temere” continuò lui.

Obbiettare era inutile, quindi incrociai le braccia al petto e guardai fissa la strada, senza proferir parola.

La verità? Ero troppo tesa per parlare.

Voi sareste stati tranquilli? Si? Le cose sono due: o siete molto coraggiosi, o molto stupidi!

Mentre i miei pensieri vagavano incontrollati, non mi ero accorta che eravamo usciti dal paese e che l’auto si era addentrata in mezzo alla foresta.

A quel punto mi ricordai di non sapere dove vivessero i Cullen.

Nessuno ne era a conoscenza, perché nessuno era mai stato invitato a casa loro.

Sarei stata la prima umana a varcare la loro soglia?

“Proprio così!” esclamò Edward, rivolgendomi un sorriso sghembo che mi causò un piccolo infarto.

Non dissi nulla, ero troppo scioccata.

Dopo alcuni chilometri, Edward imboccò una strada sterrata, ben nascosta tra la vegetazione e molto tortuosa.

“Sembra che tu mi stia portando al nascondiglio segreto di Batman” scherzai per smorzare la mia tensione.

“Considerando che Bruce Wayne prendeva spunto dai pipistrelli, il tuo è un buon paragone!” rispose Edward.

Finalmente la macchina si fermò in un giardino molto grande, che era circondato da sei antichissimi cedri. Le ombre proiettate dalle loro titaniche chiome arrivavano fino alle mura di casa.

Bella trovata per evitare di finire abbrustoliti! pensai.

Edward sghignazzò cercando di non farsi notare.

Sbuffai infastidita.

“Con te non si può mai pensare in santa pace?” chiesi irritata.

“Benvenuta nel mio mondo!” esclamò Emmett, che era appena uscito da quello che sicuramente era il garage. Si puliva le mani sporche di grasso e si avvicinava a grandi passi verso di noi.

Istintivamente indietreggiai di alcuni passi, avvicinandomi ad Edward.

Emmett notò la cosa, perché rise (anche se la sua risata sembrava più un rombo di motore) e disse “Nanetta, non devi avere paura di me. Io sono il più innocuo in questa famiglia, puoi esserne sicura!”

“Grazie, Emmett! Sei di grande aiuto!” replicò Edward seccato.

“Per servirti!” rispose Emmett accennando un piccolo inchino.

“Edward caro, potevi informarmi che avremmo avuto ospiti” si lamentò qualcuno.

Per alcuni istanti pensai che mia madre si fosse unita alla comitiva, ma naturalmente mi sbagliavo. Non era stata lei a dire “Edward caro”, ma la Signora Cullen.

È una prerogativa delle madri, infilare la parola “caro” da per tutto?

Esme Cullen ci stava raggiungendo.

Solo in quel momento feci caso alla casa: immensa, antica, bianca.

Tre aggettivi perfetti per descriverla. Rimasi incantata ad ammirarla, tanto che quasi non feci caso alle parole della Signora Cullen.

“Tu devi essere Bella non è così?” domandò.

“No, mamma! Lei… non è Bella, lei… è una mia amica…” fu l’eloquente spiegazione di Edward.

Dalla faccia della Signora Cullen, capì che non sapeva nulla della storia della cavia di laboratorio…

“Piacere di conoscerla, Signora Cullen, mi chiamo Yvonne Brown. La sua casa è magnifica!” mi presentai.

“Oh, grazie cara, sei molto gentile!” rispose lei contenta come se il Natale fosse arrivato in anticipo.

“Vieni, Yvonne, entriamo” propose Edward.

Non ebbi nemmeno il tempo si mettere un piede in casa, che venni letteralmente assalita da Alice Cullen.

Lo spavento fu tale, che gettai un piccolo urlo.

“Scusa, non volevo spaventarti! Volevo solo esprimerti la mia solidarietà!” spiegò lei, lasciandomi andare da quello che, solo dopo, avevo capito, essere un abbraccio.

Frena!!!!! Alice Cullen mi ha abbracciata?!

“Alice? Di cosa diavolo stai parlando?” chiese Edward, dando voce al mio dubbio.

“Guarda come la costringi a vestirsi! Ti sembra una cosa carina da fare? Se Bella vuole continuare a indossare dei sacchi di patate, è una sua scelta, ma perché Yvonne deve pagarne le conseguenze? Non vedo l’ora di diventare amica di Bella, così potrò buttare nell’inceneritore tutti quegli straccetti che conserva nell’armadio!”

Avete presente i cartoni animati, quando gli occhi escono dalle orbite e la mandibola cade a terra per lo stupore? Bene: quella era la mia faccia in quel momento!

Edward mi prese per mano e mi trascinò via da quella matta.

“Avete mai pensato di portarla da uno specialista?” sussurrai, incoraggiata dal gesto di Edward (inutile dire che ero arrossita in modo spropositato).

“Tanto ti sento lo stesso!” trillò Alice dall’ingresso.

Ti pareva! pensai, mentre Edward si divertiva un mondo con i miei pensieri.

Camminavamo in un corridoio, quando la splendida Dea della Vendetta, conosciuta anche come Rosalie, comparve di fronte a noi.

Quanto vorrei avere il suo corpo, la sua faccia, i suoi capelli… pensai mesta.

“Oh, Edward! Hai portato la cavia a casa?” domandò lei sarcastica. Lanciò uno sguardo disgustato nella mia direzione e quando i suoi occhi ambrati si spostarono sulla mia mano, ancora intrecciata a quella di Edward, il suo sopracciglio saettò in alto, scettico.

Imbarazzata, lasciai andare la mano di Edward.

Che cosa ho fatto di male?

“Ignorala!” mi suggerì Edward, senza preoccuparsi di non farlo sentire a Rosalie. Non era un comportamento molto carino nei confronti della sorella.

“Idiota!” esclamò Rosalie e poi rivolgendosi a me, disse “Allora, Yvonne… sei così stupida da fare tutto quello che mio fratello ti chiede? Che cosa speri di ottenere? Attenzioni? Ti do un consiglio: mandalo a quel paese, perché un Cd masterizzato è il massimo che potrai avere da lui!”

I miei occhi si inumidirono, ma lei non ci fece caso. Senza degnarmi di uno sguardo rientrò nella camera dalla quale era uscita poco prima.

“Non starla a sentire… le piace sputare veleno su tutti e tutto!” cercò di confortarmi Edward.

“Puoi anche smetterla di fare il carino. Pensi che non sappia che tua sorella ha perfettamente ragione? Il punto è che sono troppo debole per dirti di no!”

Dopo qualche secondo di imbarazzo…

“Allora… andiamo avanti o rimaniamo qui ancora un po’? Se sono fortunata, incontriamo qualche altro membro della tua famiglia in vena di insulti” dissi con asprezza e il vampiro mi condusse nella sua stanza, senza lasciar trasparire alcuna emozione da quella stupida faccia da poker che si ritrovava.

La camera di Edward era veramente carina e se non fossi stata appena maltrattata da Rosalie, molto probabilmente avrei elargito qualche complimento, ma non ne avevo voglia.

Come sapete anche voi, alcune pareti della stanza erano state sostituite da enormi vetrate, le quali lasciavano entrare i raggi del sole.

“Ma come…?” le parole mi morirono in bocca, mentre Edward si portava vicino alle finestre.

“Come ti ho già detto, guardi troppi film sui vampiri!” disse lui, sfoderando il suo già citato all’infinito sorriso sghembo.

Dovetti coprire gli occhi per non farmi accecare dalla luce troppo intensa.

Non era il sole a rendermi cieca, ma Edward!

Quando finalmente i miei occhi si abituarono alla luce, riuscì a guardarlo meglio.

Sembrava ricoperto di diamanti! Luccicava come… come… come uno Swarovski!

“Ma… tutto qui? Niente fumo, fuoco, fiamme? Niente cera che si scioglie al sole?” domandai un po’ delusa.

“Mi spiace di non aver soddisfatto le tue aspettative” mi schernì lui.

“Fammi capire una cosa: l’acqua santa, l’aglio, il paletto, il crocefisso… servono a qualcosa?” chiesi speranzosa.

“No, completamente inutili!” rispose lui ridendo di gusto.

“Siete praticamente invulnerabili!” constatai.

“Preferisco i vampiri normali…” dissi infine scuotendo la testa.

“Normali?” chiese lui, alzando il sopraciglio.

“Si, normali! I vampiri che hanno dei punti deboli, che possono essere sconfitti in qualche modo… e poi… cos’è questa storia del glitter? Non ti sembra una cosa un tantino eccentrica?”

“Ti ricordo che i vampiri, che tu chiami normali, sono frutto dell’immaginazione dell’uomo. E si, forse il glitter è un tantino eccessivo, ma non l’ho deciso io!” rispose lui, irritato.

“Quanto siamo suscettibili…” sbuffai, lasciandomi cadere sul divano di pelle nera (non avevo ancora notato l’assenza del letto).

Per una volta, l’immaginazione dell’uomo aveva creato qualcosa di più affascinante della realtà!

Dove è andato a finire il vampiro malvagio? Il vampiro fascinoso che incanta le sue vittime e sceglie come prede e amanti giovani fanciulle, attingendo al loro caldo sangue, come ninfa vitale? Dove è finito il vampiro nemico giurato del sole, che si serve di sorella notte per celare la sua reale natura? Dove sono andati a finire il fascino del male e del proibito? L’eros e la passione…? Le bare e le cripte… i castelli in Transilvania? I servi subdoli e stupidi?

Che delusione! Vampiri Svarovskati… sembrano degli enormi diamanti ambulanti!

Mah!!!

La natura ha proprio un grande senso dell’umorismo…

Propongo un nuovo slogan: un diamante è per sempre, un vampiro… anche!

Dimenticavo… se volete scoprire come continua la mia visita turistica a casa Cullen, aspettate la prossima puntata.

Come dite? Non pensavate che io fossi andata a casa di Edward?

Miei cari e ingenui lettori! Da dove pensate che la Mayer abbia tirato fuori la descrizione della villa? Le ho raccontato tutto quello che sapevo e quando dico tutto, intendo proprio tutto!

________________________

Nota autore:

ecco un nuovo capitolo!

Passiamo ai ringraziamenti, che però saranno rapidi perchè non ho molto tempo, purtroppo!

Per 6lly: grazie, sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto! Continua a seguire e a recensire, se ti va! Baci vannagio!

Per Tom94: grazie per i complimenti... sono contenta che la parte di Jingle bells ti sia piaciuta. Continua a recensire, mi piace troppo leggere le tue recensioni! Ancora non ho deciso se continuerò la ff anche per gli altri libri... chissà! Baci vannagio!

Per crazyfv: grazie anche a te, il vostro sostegno è fondamentale! Continua a seguire... scusa se non ho avuto il tempo di leggere le tue ff, ma sono stata incasinata in questi giorni! baci Gio!

Per asheptus: ciao, non preoccuparti se non hai tempo... cmq, si è proprio Paul. Ancora non è un licantropo, perchè secondo me al tempo di Twilight solo Sam era licantropo! Baci e grazie mille!

Per Pacci: grazie cara... ho letto il tuo nuovo capitolo, come di certo avrai notato e mi è piaciuto molto. Spero che anche il mio ti piaccia!! baci e ancora grazie!!

Saluti a tutti quanti e se non riuscissi ad aggiornare prima, Buon Natale a tutti, ma proprio tutti!!!

Vannagio!

Per ReaderNotViewer: scusa, ho letto solo adesso la tua recensione (forse andava messa nell'ultimo capitolo, così l'avrei vista prima). Sono contenta che la mia storia abbia suscitato il tuo interesse. Per quanto riguarda i tuoi appunti (che sono apprezzatissimi, ti assicuro), quando nel prologo ho citato quelle serie, non volevo paragonare Bella a Buffy o alle altre. Era solo una riflessione della protagonista sul tipo di ragazze che i vampiri preferiscono: ragazze speciali. Iva invece è una ragazza normalissima, che non ha nulla di particolare. So bene che tra Buffy e Bella c'è un abbisso di distanza: carattere e storia sono diversissimi. Grazie per la recensione, spero che la mia ff abbia soddisfatto le tue aspettative. Saluti Vannagio

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Capitolo 10
*** Port Angeles ***


Port Angeles: Dottoressa Stranamore o eterna sfigata? Questo è il problema!

“Non è necessario che tu faccia il vampiro gentile con me, Edward. Se preferisci ascoltare musica classica fai pure, io ho il mio lettore mp3” dissi, vedendo che il vampiro aveva inserito nello stereo un cd, che molto probabilmente aveva avuto in prestito da suo fratello Emmett.

“Voglio solo che tu ti senta a tuo agio…” si scusò lui.

“Allora ignorami… almeno non costruirò castelli in aria” risposi con tono acido.

“è colpa di Rosalie se improvvisamente sei di cattivo umore?” domandò lui.

“No, è solo colpa mia!” replicai, senza guardarlo.

“Manca poco ormai… sento di poter stare vicino a lei con più tranquillità… mi hai aiutato molto… mi dovrai sopportare al massimo per un altro paio di giorni” disse lui, sedendosi accanto a me.

I miei occhi erano puntati sul pavimento.

“E poi? Che cosa accadrà quando non dovrò più farti da cavia?” chiesi.

“Beh… sarai libera di tornare alla tua vita e…”

“E tu ritornerai ad ignorarmi come hai sempre fatto, giusto?” conclusi io per lui.

“Non ho detto questo…”

“Resteremo amici?” chiesi ancora, guardandolo dritto negli occhi.

Per la prima volta riuscì a sostenere il suo sguardo senza arrossire.

Edward impiegò qualche secondo per rispondere “Si, penso di si!”

A quel punto scoppiai a ridere, anche se si trattava di una risata amara e priva di allegria.

“Pensavo che fossi un po’ più bravo a mentire: Bella non sa nulla di questa storia, giusto? Come giustificheresti la nostra amicizia? Non raccontarmi cazzate, Edward. Quando non avrai più bisogno di me, diventerò nuovamente invisibile per te. E non proverai alcun rimorso, perché sarai troppo preso da Bella per ricordartene! Quindi non mentirmi, d’accordo?”

E a quel punto fu Edward a distogliere lo sguardo e se fosse stato umano, molto probabilmente sarebbe arrossito.

Per nulla soddisfatta di quella piccola vittoria, cercai una posizione più comoda sul divano e dissi, cercando di fingere indifferenza, “Dato che mi devi un grande favore, perché non cominci a sdebitarti raccontandomi di te e della tua famiglia? Come vi siete conosciuti? Come sei diventato vampiro?”

“Non è un argomento di cui mi piace parlare…” cercò di protestare lui.

“E a me non piace questa situazione. Non te l’hanno ancora detto? La vita non è giusta” replicai sarcastica, usando le parole di Bella.

“Penso di averla già sentita” rispose lui, guardandomi con sguardo truce e così cominciò il suo racconto.

Credo sia completamente inutile ripeterlo, tanto voi conoscete benissimo la storia di Edward e della famiglia Cullen. La Meyer ha trascritto tutto parola per parola.

Edward raccontò ogni cosa e rispose a qualsiasi domanda gli rivolgessi, senza più lamentarsi.

Ero affascinata da ciò che ascoltavo e Edward era molto bravo come narratore.

Il vampiro era così perso nei suoi ricordi, che mi raccontò anche dei Quileutes e del patto che tanti anni prima i Cullen avevano stipulato con loro.

“Ora capisco perché quel ragazzo della riserva ha parlato in quel modo…” dissi improvvisamente.

“Che cosa ha detto?” chiese Edward allarmato.

“Nulla di particolare, solo che a voi non è permesso entrare nella riserva” spiegai.

Edward si rilassò immediatamente e poi chiese “Allora, cosa ne pensi della mia storia?”

“Credo che se ne potrebbe scrivere un libro!” esclamai sorridente.

“Ne dubito fortemente” rispose Edward, più sereno.

Se Edward avesse saputo che di lì a poco la sua storia sarebbe diventata uno dei libri più diffusi al mondo… Chissà se Alice lo aveva previsto! Un giorno o l’altro devo chiederglielo.

Stavo per formulare un’altra domanda, quando egli si voltò verso la porta chiusa.

“Entra Rosalie” disse, molto probabilmente l’aveva sentita arrivare con il suo super udito o con il suo potere…

La porta si aprì, lasciando entrare Rosalie, la quale reggeva un vassoio carico di the e biscotti.

“Li manda Esme, per l’umana” spiegò lei, dedicandomi una smorfia carica di affetto.

Seriamente! Che cosa le ho fatto di male?, pensai, ma Edward non mi rispose, era troppo impegnato a fulminare Rosalie con lo sguardo.

“Che cosa hai fatto Rosalie?” la voce era calma, ma tra le righe la minaccia era più che evidente.

“Esme mi ha fatto un sacco di domande sulla tua amica umana, così ho dovuto rispondere…”

Edward ringhiò facendomi sobbalzare.

“Vuole parlarti e non sembra molto contenta di quello che hai fatto” continuò lei come se nulla fosse.

Edward le fu accanto senza che me ne accorgessi “Te ne pentirai, Rosalie. Questa è una promessa!” e scomparve fuori dalla stanza.

Ero rimasta da sola con Rosalie e la cosa non mi piaceva per niente. La vampira sorrideva come se stesse progettando il modo migliore per porre fine alla mia vita. Si avvicinò a me e dovetti lottare contro il mio istinto di auto-conservazione per non indietreggiare.

Prese posto sul divano e poggiando il vassoio sul tavolinetto, riempì una tazza con il the e me la porse.

“Grazie” farfugliai un po’ imbarazzata, un po’ terrorizzata (forse più terrorizzata che imbarazzata).

“Come va l’esperimento? Quante volte ha tentato di azzannarti?” chiese lei, mentre sorseggiavo il mio the.

La mia mano tremava leggermente e lei se ne accorse, infatti, sul suo bellissimo viso marmoreo, comparve un ghigno soddisfatto.

Nonostante la paura, ne avevo abbastanza di quel comportamento.

“Perché mi dai il tormento Rosalie? Che cosa ti ho fatto?” chiesi cercando di non lasciar trapelare dalle mie parole paura o irritazione.

“Niente… non hai fatto assolutamente niente! È solo colpa di Edward se mi comporto così” spiegò lei.

“Non capisco” farfugliai stupita.

“Non condivido certe sue scelte, come per esempio, la decisione di frequentare Bella infischiandosene delle nostre regole; non mi piace nemmeno il fatto che ti stia usando in modo così palese. Edward non da ascolto a nessuno. Pensa di essere onnisciente e di avere sempre ragione, quindi mi diverto a mettergli il bastone tra le ruote” spiegò lei con una pazienza che non pensavo possedesse.

“Non potreste parlarvi apertamente invece di punzecchiarvi a vicenda?” domandai, cercando di sorridere.

“Così è più divertente” rispose lei, ridendo.

“Non è nulla di personale, Yvonne. Quando colpisco te, in realtà ferisco lui… in senso figurato, è ovvio!”

“Non ti piace che Edward mi usi per conquistare Bella, però non ti fai problemi ad approfittarti di me per vendicarti, giusto?” chiesi, lanciandole uno sguardo molto eloquente.

Lei mi fissò per alcuni secondi, come per riflettere su quanto avevo appena detto.

“Hai ragione… non è un comportamento coerente. Cercherò di contenermi in futuro, anche se non mi aiuti molto, visto il modo in cui ti fai trattare!” concluse infine.

“Tutti abbiamo i nostri difetti: io faccio lo zerbino, tu la stronza. A ciascuno il suo!”

Non chiedetemi dove trovai il coraggio e la sfacciataggine per dire quelle cose… sicuramente dovevo avere qualcuno che mi voleva veramente bene lassù, visto che Rosalie non mi uccise.

Il suo sguardo rimase gelido e rigido come il ghiaccio, ma prima che potessi allontanarmi da lei, la vampira aveva portato la sua bocca al mio orecchio.

“Non lo dire ad Edward… per quanto umana tu sia, ti preferisco a Bella” sussurrò la bionda. Non ebbi il tempo di ribattere, perché lei si era già volatilizzata.

Ero stupita da quello che aveva detto.

Mi preferisce a Bella? Questo si che è un complimento!!!

Fino a qualche minuto prima ero sicurissima che la vampira avesse in mente di uccidermi o almeno di farmi molto male. Le apparenze ingannano!

Purtroppo il mio entusiasmo durò poco. Poco dopo tornò Edward. Non lo avevo mai visto così arrabbiato.

“Ti accompagno a casa” annunciò e senza indugiare oltre scappò via.

Era pretendere troppo che mi aspettasse, visto che non possedevo la sua velocità e che con molta probabilità mi sarei persa in quel labirinto che era la sua casa?

Detto fatto…

Pochi minuti dopo mi trovavo di fronte ad una porta, completamente ignara di dove mi trovassi.

Che fosse quella la via di uscita? Avevo poggiato la mano sulla maniglia, quando qualcuno chiese “Ti serve aiuto?”

Per poco non saltai in aria e il mio cuore fece un tuffo degno di una competizione olimpica.

Jasper mi guardava con quel suo volto serio e quegli occhi davanti ai quali sembra che fossero passati secoli di storia.

“Ehm… Stavo cercando l’uscita…” farfugliai, in preda al terrore.

Non ti farà nulla… tranquilla… stai tranquilla… mi ripetevo.

“Sei terrorizzata” non era una domanda, ma un’affermazione.

Ah, certo! Lui percepisce le mie emozioni. Edward me ne ha parlato poco fa. A quanto pare il dottor Cullen sceglie bene i suoi figlioletti, pensai stizzita.

“Che cosa ti irrita?” domandò lui, inclinando la testa e continuando a scrutarmi intensamente.

“Che in questa famiglia siate tutti così… dotati!” dissi sbuffando.

Neanche un muscolo si mosse sulla faccia di Jasper, ma intanto, qualcosa di strano stava succedendo. Fu come venire immersi in un mare di calma innaturale. Mi sentivo bene, serena, perfino allegra. Nonostante questo benessere, sapevo che era una sensazione fittizia. Ne ero perfettamente consapevole, ma allo stesso tempo mi sentivo leggera, come se qualcuno avesse tolto dal mio cuore un peso enorme.

“Vieni, ti accompagno da Edward” affermò lui, voltandosi e camminando ad un’andatura normale, in modo che potessi seguirlo.

Avrà uno scarso autocontrollo, ma è il primo membro di questa famiglia, che si comporta in modo quasi normale, se non si presta attenzione a tutto il resto, è chiaro!

Mi condusse fino al garage continuando ad esercitare il suo potere su di me.

Edward era già in macchina e con tono sgarbato chiese “Dove ti eri cacciata?”

“Se tu avessi avuto la gentilezza e la cortesia di aspettarmi…” replicai stizzita.

Poi rivolgendomi a Jasper, esclamai “Grazie, sei stato molto gentile, a differenza di qualcun altro…” Dedicai al vampiro dai capelli rossi uno sguardo molto eloquente.

“Dovere!” esclamò Jasper e accennando un inchino, uscì dal garage, portando con sé tutta la calma e la serenità dai quali ero stata avvolta poco prima.

Fu una sensazione orribile tornare a sentire quel peso sul cuore. Era come se qualcuno mi avesse sottratto una coperta morbida e calda, mentre dormivo nel mio letto in una notte gelida e umida.

Provai l’impulso di rincorrere Jasper e pregarlo di usare nuovamente il suo potere su di me… ma naturalmente non lo feci. Purtroppo le cose devono essere affrontate, non serve a nulla fuggire o nascondersi.

Salì in macchina, notando che l’umore di Edward non era migliorato per niente.

“Che cosa ti è successo?” chiesi, mentre lui metteva in moto la macchina.

“Esme!” disse, come se quel nome bastasse a spiegare tutto.

“Edward? Purtroppo non tutti siamo dotati del potere di leggere nel pensiero, quindi potresti essere un tantino più chiaro?” domandai.

“La mia dolce sorellina Rosalie ha raccontato di noi a mia madre e naturalmente Esme non apprezza il mio comportamento. Abbiamo litigato” spiegò lui, trattenendo a stento la rabbia. Avrebbe potuto frantumare lo sterzo se solo avesse stretto un po’ più forte…

“Lo dirà al Dottor Cullen?” chiesi.

“Vuole che sia io a parlargliene, ma ha lasciato intendere che se non lo farò al più presto, ci penserà lei” raccontò il vampiro, mentre teneva gli occhi fissi sulla strada.

“Non capisco, Edward. Perché non ne hai parlato con i tuoi genitori?” domandai ancora.

Lui si voltò verso di me e il suo sguardo mi fece veramente paura. I suoi occhi ambrati lanciavano saette nella mia direzione, sintomo che lo avevo fatto infuriare per bene.

“Perché? Mi stai chiedendo perché? Tu ed i miei fratelli siete così occupati a giudicare da non riuscire a comprendermi veramente. Il motivo per cui non ho raccontato nulla ai miei genitori è che io stesso mi vergogno di quello che ti sto infliggendo. Sono un vampiro, ma sono in grado di provare sentimenti come rimorso, senso di colpa e vergogna! Carlisle ed Esme mi vedono come il figlio perfetto, ma non lo sono. Sono un mostro che deve trovare subdoli espedienti per stare vicino alla ragazza che ama, senza tentare di ucciderla. Lo so che questa situazione ti sta facendo soffrire, ma è l’unico modo che ho trovato per abituarmi all’odore di Bella senza metterla in pericolo. E contrariamente a quello che pensate tu e i miei familiari, non ti avrei chiesto una cosa del genere, se non avessi avuto l’assoluta certezza che fossi stata al sicuro con me” concluse lui, con voce alterata e fiato grosso.

Presa dalle sue parole non mi ero accorta che il vampiro aveva fermato la macchina sul ciglio della strada.

“Edward… io non ti giudico…” sussurrai.

“Ma se non fai altro che lanciare frecciatine su Bella e me… a volte sono più che frecciatine…” mi accusò lui, intrecciando i suoi occhi ai miei.

“Questo non è giudicare, questa è pura gelosia… non eri tu quello che leggeva dentro la mente delle persone? Ho acconsentito ad aiutarti perché ci tengo a te, questo tu lo sai bene… il sarcasmo è l’unico modo per difendermi, capisci? Alla fine di questa storia, tu vivrai felice con Bella e a me che cosa rimarrà? Solo ricordi e sofferenza. Non fare la vittima Edward, smettila di sentirti perseguitato… hai una famiglia che ti vuole bene e una ragazza che con grande probabilità ti ama alla follia… sei circondato da affetto e amore. Io che cosa ho? Famiglia? Mio padre è morto e mia madre non mi capisce. Amici? L’unica persona che posso definire tale, vive a Seattle e non l’ho mai vista in vita mia. Amore? Meglio non approfondire… eppure non mi sembra che svilisco le altre persone con le mie lamentele. Tutti noi dobbiamo affrontare dei problemi, non serve a nulla accusare gli altri. L’unica possibilità è cercare di andare avanti e non disperare…”

Ci guardammo per un tempo infinito, poi Edward disse “Hai ragione, scusa…”

“Non fa niente, Edward…”

“Nonostante la mia capacità, mi sono sbagliato sul tuo conto… ero convinto che fossi una ragazzina infantile come tutte le altre, invece sei molto più di questo. Dopo tutto anch’io posso commettere errori” concluse infine accennando un sorriso.

“Devo segnarmelo sul calendario: Edward Cullen ha ammesso di aver sbagliato. Rosalie farebbe i salti di gioia se lo venisse a sapere!” scherzai.

“Se glielo racconti, ti mordo!” mi avvertì lui serio, anche se era evidente che stava scherzando.

“Si, certo, come no” replicai, cercando di nascondere il mio imbarazzo.

Edward si era calmato, così mise in moto la macchina e finalmente mi riaccompagnò a casa. “Ci vediamo domani?” chiesi, prima di scendere dall’auto.

“No… domani Bella andrà a Port Angeles con le sue amiche e voglio essere sicuro che non le accada nulla” rispose lui.

“Sai, Edward? Penso che tu stia sfiorando la patologia…” dissi, sorridendo.

“Non scherzare… lo faccio per il suo bene” cercò di giustificarsi il vampiro.

“Ma io sono seria: spiare le ragazze mentre dormono, rubare indumenti, pedinare le proprie fidanzate quando escono con le amiche, non è un comportamento sano. Non ti sembra di essere un tantino ossessivo-barra-iperprotettivo?” domandai infine mimando con le mani le virgolette.

“Lo hai detto anche tu, no? Bella attira disgrazie, meglio di un para fulmini in mezzo ad una tempesta!” esclamò lui.

Entrambi scoppiammo a ridere.

Quella sera mia madre mi riempì di domande, cercando di spillarmi qualche informazione su Edward e me. Era seriamente convinta che avessimo una storia. In effetti, da un punto di vista esterno, era proprio quella l’impressione che davamo. Ero contenta che nessuno a scuola sapesse dei nostri incontri segreti, perché l’ultima cosa che desideravo era avere dei problemi con Bella Swan. Anche se, ammettiamolo, cosa avrebbe mai potuto farmi una ragazza che non riesce a camminare in linea retta per più di due metri di seguito!

L’indomani c’era ancora il sole e infatti i Cullen non si fecero vedere.

Stavo pranzando da sola come sempre.

“Posso sedermi?” chiese una voce maschile.

Alzai gli occhi e quella che vidi di fronte a me, era l’ultima persona che credevo avrebbe mai chiesto di sedersi al mio tavolo.

No, non era Mike, nemmeno Tyler, neanche Eric… Cosa? No! Che cosa cetra Paul? Perché siete tutti fissati con Paul? Da quando vi ho raccontato del nostro incontro, non fate altro che inviarmi lettere in cui chiedete di lui. Si può sapere che cosa avete in quella zucca? Quale malsana idea è nata nella vostra mente?

Uffa! Mi state facendo confondere… dove ero rimasta? Ah, si… chi era il misterioso ragazzo?

Era Ben!

Meravigliati?

Lo guardai stupita, sbattendo più volte le palpebre, prima di annuire.

Ci guardammo per alcuni minuti in silenzio. Più lui si agitava sulla sedia, più la curiosità aumentava in me.

Che cosa vuole?

“Ti sembrerà strana la mia richiesta… però non ridere, ok?”

Annuì incapace di fare altro.

Lo vidi inspirare profondamente, come se si stesse preparando ad immergersi sotto acqua.

“Ti… ti andrebbe di venire al ballo con me questo sabato?” domandò tutto di un fiato.

Non credo di aver capito bene… pensai.

Pensare invece di parlare stava diventando un vizio: dannato Edward!

“Non capisco!” dissi ad alta voce.

“Che cosa non capisci? La mia domanda mi sembra abbastanza chiara” replicò Ben, il cui nervosismo aveva raggiunto le stelle.

Intanto Lauren Mallory ci osservava con grande interesse. Anche Angela si era accorta della nostra strana accoppiata e non sembrava contenta…

Ci manca solo che Angela Weber faccia una scenata di gelosia davanti a tutti!

“Vedi Ben… io ero convinta che… tu… avessi una cotta per…” e a questo punto mi avvicinai a lui il più possibile e sussurrai “… per Angela!”

Ben era scosso, forse non si aspettava che io sapessi una cosa del genere.

“è così evidente?” chiese lui.

“Beh… per una buona osservatrice… si! Per questo motivo non comprendo la tua richiesta. Perché non inviti Angela?” domandai infine.

“Lo volevo fare, ma quando sono riuscito a trovare il coraggio, lei aveva già invitato Eric Yorkie… è evidente che non le interesso” rispose lui, in una perfetta imitazione di un cane bastonato.

Già, è vero! Lauren me l’ha raccontato il giorno della gita a La Push, pensai.

“Ben… ascoltami bene. È stata solo una scelta di gruppo. Angela non è minimamente interessata a Eric” dissi per cercare di tranquillizzarlo.

“Si, certo…” replicò lui, anche se nella sua voce si avvertiva un pizzico di speranza.

“Puoi credermi: me l’ha raccontato mia cugina” gli spiegai.

“E chi sarebbe tua cugina?” domandò lui vivamente interessato.

“Lauren Mallory, la ragazza più pettegola della scuola dopo Jessica Stanley, quindi non dubitare delle mie parole” lo rincuorai.

Il viso di Ben si era illuminato come una lampadina al neon.

“Dici… dici sul serio?” chiese come conferma.

“Uffa! Si! Quante volte devo ripeterlo? Fatti avanti ed invitala per il ballo di fine anno” proposi.

“è un’ottima idea, ma… come faccio ad essere sicuro che Angela sia interessata a me?” e Ben si spense come una lampadina fulminata.

Ma chi sono diventata? La Dottoressa Stranamore? Prima Edward, adesso Ben. Tra qualche giorno arriverà Mike a parlarmi dei suoi problemi sessuali con quella vipera di Jessica!

Rabbrividì a quel pensiero.

“Ho un’idea!” disse Ben, interrompendo il flusso dei miei pensieri “Andremo al ballo di primavera insieme, così non farò la figura dello sfigato che non è riuscito ad invitare una ragazza e allo stesso tempo potrò avvicinarmi a lei e sondare il terreno.”

Ok… Stiamo sfiorando il ridicolo! Edward deve aver detto qualcosa in giro… com’è possibile che i ragazzi si avvicinino a me solo per conquistare altre ragazze?

“Ben!” pronunciai quel nome con tutta la calma e pazienza che ero riuscita a racimolare “Mi spiace ma non posso aiutarti.”

“Perché?” domandò lui e tutto l’entusiasmo scomparve dal suo viso, come un palloncino che scoppia improvvisamente.

“Perché no!” risposi.

Stavo per perdere la pazienza.

“è la tua unica occasione per andare al ballo con qualcuno, dovresti approfittarne!” rincarò lui.

“Che cosa? Secondo te, la mia più grande aspirazione è andare al ballo di primavera con un ragazzo che mi mollerà per un’altra, subito dopo aver varcato la soglia della palestra?” chiesi furente.

“Beh… meglio di niente, non credi?”

Repressi la tentazione di svuotargli il piatto di minestra sulla testa. Ora che ci penso, il microscopio mi sarebbe tornato utile in quella circostanza.

“Ti saluto, Ben. Ti auguro buona fortuna!” e così mi alzai, dirigendomi verso l’aula di biologia.

Dire che mi sentivo umiliata nel profondo, è poco.

Che cosa vedevano gli altri studenti in me?

Una ragazza? No, certo che no!

Una persona? Beh… nemmeno, visto il modo in cui i miei sentimenti non venivano presi in considerazione.

L’aula di biologia era vuota.

Mi sedetti al mio posto e nascondendo il viso tra le mani, cercai di reprimere le lacrime che con prepotenza volevano venire fuori.

Una mano calda si posò sulla mia spalla.

“Ehi, cugina! Tutto bene?” chiese Lauren.

“No, non c’è niente che vada bene nella mia vita!” esclamai, dando un pugno al banco.

“Romperti la mano, non migliorerà la situazione” rispose lei e senza aggiungere altro, mi abbracciò forte.

Dopo alcuni minuti…

“Visti gli sviluppi di oggi, penso che potrei acconsentire a vedere uno di quei film sui vampiri che ti piacciono tanto, oggi pomeriggio” disse Lauren.

“Davvero?” chiesi stupita, mentre asciugavo gli occhi.

“A patto che ci sia una vaschetta di gelato a farci compagnia!” concluse lei, annuendo. “Grazie… cugina” non riuscivo a dire nient’altro.

“Non ringraziarmi… dovrai ripagarmi con gli interessi” replicò lei, ravvivando la sua chioma platinata: un gesto che avevo imparato ad associare ad una finta indifferenza.

Per oggi mi fermo qui!

Questo capitolo è così mieloso, che mi sembra di aver mangiato un’intera torta alla melassa: alla faccia di Harry Potter!

Nella prossima puntata, assisterete alla delirante pazzia di Lauren Mallory, sfoggiata durante il pomeriggio in cui avremmo (e sottolineo avremmo) dovuto vedere un dvd!

Buon Natale a tutti dalla vostra Yvonne Brown!

Fate i bravi!!!

___________________

Nota autore:

non ho saputo resistere, così, prima di Natale, ho deciso di postare un nuovo capitolo.

Sono contenta che tutti voi abbiate compreso il personaggio di Rosalie. Molto spesso lei viene odiata, soprattutto dai fan della coppia Edward/Bella e avevo paura che qualcuno avrebbe frainteso le sue parole. In molte ff ho visto che la bionda vampira viene maltrattata ed insultata inutilmente (di solito a quel punto smetto di leggere la ff in questione). La stessa Meyer non l’ha capita a pieno. In Midnight Sun Edward la descrive come una persona superficiale: “La mente di Rosalie era uno specchio d’acqua poco profondo e privo di sorprese”. Non sono per nulla d’accordo! Detto da uno che legge la mente è molto, ma molto grave! Insomma… mi chiedo: qual è la sua colpa? Fare un po’ di opposizione a quel noiosone di Edward? Ben venga, dico io, invece! Non amare Bella incondizionatamente? Mi sembra che alla fine fa il suo dovere di cognata, o sbaglio? Ah, dimenticavo… secondo Edward, Rosalie ha aiutato Bella perché voleva fregarsi il bambino… ma stiamo scherzando? Mi viene da pensare che Edward, nonostante la sua capacità, non capisce un accidente delle persone che lo circondano!

In questi capitoli la storia di Yvonne sta prendendo un po’ le distanze dalle vicende di Bella e Edward, ma il fatto è che la mia ff deve essere credibile. Yvonne non può essere costantemente appicicata a Bella… infatti anche se, grosso modo, so già come finirà la storia, ho dei dubbi sui prossimi capitoli, che hanno per protagonisti solo Edward e Bella. Boh… mi inventerò qualcosa, non preoccupatevi!

Passiamo ai ringraziamenti…

Per crazyfv: Grazie per i complimenti. Lo so che Yvonne dovrebbe aprire gli occhi, ma se lo facesse adesso, la mia ff dovrebbe considerarsi conclusa... non dico altro. Povera mamma di Yvonne, perchè sei così dura con lei? Cmq ho cominciato a leggere la tua ff su Alice e Jasper.. ti farò sapere non appena avrò terminato! Baci e a presto, vannagio!

Per Kumiko_Chan: Ehi! Ciao! é bello poter leggere di nuovo una tua recensione! Avevo paura che avessi smesso di seguirmi. Sono perfettamente d'accordo con quello che hai detto su Rosalie. Per quanto riguarda Carlisle ed Esme, forse in futuro vedremo la loro reazione di fronte al comportamento di Edward... Hai visto che oggi il microscopio c'era? Davvero ascolti i Green Day? Sono scioccata, non pensavo che la mia ff potesse avere un tale effetto. La mia pazzia è contaggiosa, allora? Avrai ascoltato l'ultimo album, immagino!! Fammi sapere, sono curiosa! Baci e grazie per i complimenti!

Per Pacci: ciao carissima! Sono contenta che hai apprezzato l'intervento di Rosalie. Questa vampira è un mito!!! Anche oggi Edward non ha dato il meglio di se... è proprio un caso disperato! Saluti e a presto. Grazie mille!!!

Per TheDreamerMagic: grazie, sono contenta che la mia ff ti piaccia, continua a seguire! A presto vannagio!

Per ReaderNotViewer: Si, hai ragione, scrivere questa ff impiega un po' del mio tempo: prima di scrivere, devo leggere il capitolo in questione, per comprendere se c'è qualcosa che posso ampliare, per trovare qualche citazione carina. Ci tengo affinchè tutto combaci, in modo che la mia Yvonne appaia proprio come parte integrante della storia, come un personaggio che, come dici tu, vive tra i protagonisti Principali. No, non mi offendo, se dici che la forma potrebbe essere un po' curata. ho cominciato a cimentarmi in questo Hobby quest'estate, quindi è ovvio che ho molto da imparare! Sono contenta però che la sostanza e i dialoghi ti piacciano. Spero che sarai disposta a seguirmi ancora un po'! Grazie e a presto, Vannagio.

Grazie anche a chi segue e preferisce la mia ff.

Buon Natale a tutti, tanti regali e felicità!

A presto, Vannagio

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Capitolo 11
*** Teoria ***


Teoria: chi si accontenta gode! La storia del mio primo bacio…

Finita la scuola, tornai a casa per lavarmi, cambiarmi e scegliere il film. Avevo concordato con Lauren che sarei rimasta a casa sua per cena. Quella sera i suoi genitori sarebbero usciti, quindi il nostro piano consisteva nell’ordinare una pizza ed ingrassare di qualche chilo con una vaschetta di gelato davanti ad un dvd.

Il nostro pomeriggio-cinema si era trasformato in una serata-cinema e la cosa non mi dispiaceva. Erano anni che non trascorrevo un po’ del mio prezioso tempo con una coetanea e poco importava se la coetanea in questione fosse una pettegola con cui non avevo niente in comune (a parte una smisurata antipatia per Bella Swan). In fondo, chi ero io per giudicare o fare la schizzinosa?

Il difficile fu scegliere il dvd, perché, anche se Lauren aveva acconsentito a vedere un film sui vampiri, sapevo che lei avrebbe gradito qualcosa di più leggero… così alla fine, dopo tanta indecisione, optai per “Il Diario di Bridget Jones”. Mi rispecchiavo un po’ nella protagonista, anche se io non avevo due fichi assurdi che mi facevano la corte senza un motivo ben preciso!

Verso le sette salutai mia madre, che era impegnata in una conversazione telefonica molto animata con mia zia e presi la macchina.

Guidando, passai di fronte alla casa dell’Ispettore Swan. Il pick up rosso scolorito era posteggiato sul vialetto, accanto all’auto della polizia.

Chissà se Edward ha fatto il suo dovere di pedinatore, pensai.

Poiché la spia del carburante indicava che tra non molto sarei rimasta al secco, decisi di fermarmi nel più vicino rifornimento di benzina. Un pick up nero si stava già servendo. Posteggiai dietro di esso e scesi dalla macchina per aspettare il mio turno. Mi avvicinai alla macchinetta che prendeva le banconote, quando riconobbi il proprietario di quel pick up.

“Ehi, viso pallido! Lo dicevo io che i nostri destini si sarebbero incrociati di nuovo!” esclamò Paul quando il suo sguardo cadde su di me.

“Che piacevole sorpresa!” dissi con sarcasmo e alzando gli occhi al cielo.

“Lo so, lo so, morivi dalla voglia di rivedermi, non c’è bisogno di fare i salti di gioia…” replicò lui, con un ghigno stampato sulla faccia.

“Potresti sbrigarti, per favore? Avrei un po’ fretta” chiesi, per tagliare corto.

“Il tuo ragazzo ti aspetta?” domandò lui, alzando un sopraciglio.

“Anche se fosse?” la conversazione si stava dirigendo verso un vero e proprio campo minato.

“Niente… mi chiedevo solo quale grande impegno poteva metterti tutta questa fretta” rispose lui, spostando lo sguardo sulle ruote del suo pick up e riportandoli nuovamente su di me dopo qualche secondo.

Sbaglio o questo è un comportamento sospetto? Magari mi sono fatta influenzare dai discorsi di Manuel e Lauren?

“Vado da mia cugina… abbiamo una specie di serata-cinema in programma” spiegai, senza sapere perché. In fondo non ero tenuta a raccontargli i fatti miei, no?

Nel frattempo lui aveva finito di fare benzina. Prima che potessi fare qualcosa, Paul intervenne, strappandomi le banconote dalle mani e disse “Ci penso io”.

“Guarda che ne sono capace” replicai un po’ irritata.

“Questo distributore fa un po’ di capricci. Ci vuole una mano esperta” rispose lui, mentre faceva il pieno alla mia macchina.

“Chi sei? Il re dei benzinai?” chiesi sarcastica.

Lui mi rivolse uno sguardo divertito e poi scuotendo la testa, rispose “Non molli mai, vero? Non potresti accontentarti di sapere che il mio è solo un gesto gentile?”

Rimasi spiazzata da quella risposta, ma mi ricomposi subito.

“Gentile? Perché?”

Lo ammetto, me la sono andata a cercare!

“Perché tu sei carina e le ragazze carine ispirano gesti gentili!” rispose lui, senza guardarmi.

Che cosa? Che cosa ha detto? Non credo di aver capito bene!

Paul aveva già finito: chiuse il tappo del serbatoio della mia auto, mentre io continuavo a fissarlo come un ebete.

“Ecco fatto, adesso potrai scorrazzare felice con il tuo maggiolino per un altro po’ di tempo” esclamò lui sorridente.

“Ehm… grazie… sei stato… molto… gentile…”

Che imbecille che sono!

“Yvonne?”

“Si?”

“Sei impegnata questo sabato?” chiese lui a bruciapelo.

“Cosa?”

Ci guardammo per qualche secondo in silenzio…

“C’è il ba-ballo di prima-mavera questo sa-sabato…” balbettai io.

Che diavolo centrava? Perché lo avevo detto? Nemmeno ci dovevo andare a quel maledetto ballo! Volevo invitarlo? Era questo il motivo? Mille dollari a chi riesce a capire la mia idiozia!

Purtroppo nemmeno Paul comprese il reale significato della mia frase.

“Non preoccuparti… a volte le ragazze carine ispirano anche domande stupide…” e senza guardarmi in faccia, salì sul suo pick up, accese il motore e con una manovra molto esperta, sgommò via a tutta velocità, lasciandomi lì, imbambolata come un’allocca.

Pochi minuti dopo arrivai a casa di Lauren.

Non chiedetemi come feci a guidare senza causare un incidente, dopo quello che era successo, perché non ne ho la minima idea.

L’auto dei miei zii non c’era, segno che dovevano essere già usciti.

Suonai il campanello con il cervello che ronzava nel tentativo di trovare una spiegazione logica al comportamento mio e di Paul.

Non ero molto sveglia, che cosa ne pensate?

Sicuramente Lauren potrà aiutarmi, pensai.

Suonai una seconda volta.

Finalmente Lauren aprì la porta.

“Buona sera, cugina!” la salutai allegra.

Lei mi lanciò un’occhiata furente e lasciandomi sulla soglia di casa, sparì nel salotto.

Che diavolo…?

Entrai, meravigliata da quella fredda accoglienza.

Credo che Lauren abbia dei seri problemi di sbalzi di umore o magari qualche disturbo della personalità… dovrei mandarla insieme ad Edward da uno specialista!

Seguì mia cugina in salotto, dove la ragazza aveva preparato tutto l’occorrente per la nostra serata-cinema. La trovai seduta sul divano a braccia conserte e il muso che le strisciava per terra (in senso metaforico, ovviamente).

“Che cosa è successo? Hai litigato con tua madre?” chiesi timorosa di scatenare un uragano.

Lei mi rivolse un’altra occhiataccia, poi sibilò “Tu!”

“Io?” domandai, indicando me stessa con il dito indice.

“Tu!” anche lei mi stava indicando.

“Io, cosa?” chiesi ancora.

“TU!” disse lei con voce alterata. Sembrava incapace di articolare altre parole di senso compiuto.

“Lauren? Ti senti bene? Vuoi che chiami tua madre?” domandai sinceramente preoccupata.

“Tu… Perché non me lo hai detto?” chiese lei arrabbiata.

“Detto cosa?”

“Non fare la finta tonta! Oggi ti ho consolato, credendo che la tua vita fosse un disastro e invece scopro che…” si interruppe sul più bello, lanciandomi un cuscino in faccia, che riuscì ad evitare per un soffio.

“Se questo è un nuovo gioco che hai inventato, non è divertente!” esclamai un po’ irritata.

“Tu… e lui… come hai potuto non raccontarmelo?” urlò lei.

“Come facevo a raccontartelo? Sono appena arrivata!” mi giustificai io.

Come diavolo fa a sapere di Paul?

“Allora lo ammetti?” urlò lei, con gli occhi fuori dalle orbite.

“Beh… si… ma in realtà…” ma Lauren mi interruppe.

“Pensavo che stessimo dalla stessa parte!” continuava ad urlare.

“Se il tuo obiettivo era di assomigliare ad una pazza isterica, ci sei riuscita! È successo tutto cinque minuti fa, come facevo a dirtelo prima?” chiesi io, un pelino arrabbiata e preoccupata.

“Mi stai prendendo in giro? Cinque minuti fa? Sono giorni che questa storia va avanti!” rispose lei ad una tonalità talmente alta, da spaccare i timpani e far tremare i vetri.

Ho come l’impressione che qui ci sia stato un malinteso…

“Lauren? Non stai parlando di Paul, vero?” domandai titubante.

“Paul? Chi diavolo è Paul? Io mi riferivo a Edward Cullen!” rispose lei profondamente turbata.

“Edward Cullen?” chiesi di rimando.

Le cose non si mettevano bene per niente!

“Proprio lui! Tu e… Edward Cullen avete una storia ed io non ne sapevo niente, vuoi spiegarmi perché non me lo hai detto?” Lauren aveva assunto la tipica espressione da amica tradita.

Adesso sì, che sono nella merda!

Cercando di simulare indignazione…

“Perché non ti ho raccontato nulla? Mah, Lauren, non so… fammi pensare… forse perché IO NON HO una storia con Edward Cullen?” chiesi con tono sarcastico.

“Smettila di mentire! Tua madre ha raccontato a mia madre, che ha riferito a me, che ieri sei uscita con Edward Cullen e che lui ti ha portato a casa sua. Come la mettiamo adesso?” domandò con voce stridula.

Devo ricordarmi di uccidere mia madre, quando torno a casa, pensai furiosa.

Come aveva potuto farmi una cosa del genere? Spettegolare sulla mia vita privata con mia zia?

Respirai profondamente per trovare il coraggio e la forza necessaria. Dovevo risultare il più convincente possibile o Edward mi avrebbe morso sul serio questa volta.

Presi posto accanto a Lauren e con voce calma e rassegnata, dissi “Lauren, ti assicuro che tra Edward e me non c’è nulla. Mia madre non ha accennato al particolare che Edward ed io dovevamo lavorare ad un progetto di scienze e che lui ha pensato di studiare a casa sua per avere un aiuto da suo padre?”

“Mi credi tanto stupida?” chiese mia cugina, ma il volume di voce si era abbassato, sintomo che si stava calmando.

“Vorrei tanto che tra Edward e me nascesse qualcosa, ma non è così. Lui è innamorato perso di Bella Swan. Non mi sono vantata di questa cosa, perché lui mi ha pregato di non farlo. Teme che Bella possa fraintendere, proprio come avete frainteso tu e mia madre, capisci adesso?”

Lauren studiò la mia espressione strizzando gli occhi. Stava decidendo se credermi oppure no.

Improvvisamente disse “Al diavolo Bella e la sua gelosia! Che cosa ti importa di quello che dice Edward? Dovevi dirmelo! Ti immagini la faccia di Jessica quando lo verrà a sapere? Insomma, Yva! Sei stata a casa Cullen! È un evento storico, inimitabile, unico!”

Ok, Lauren mi aveva creduto. Adesso veniva la parte più difficile: convincerla a non spifferare quella storia ad ogni essere capace di respirare, presente su questo emisfero del pianeta!

“Lauren devi promettermi di non raccontarlo a nessuno!” esclamai seria.

“Che cosa? Vorresti togliermi l’opportunità di far morire di gelosia Bella Swan?” rispose lei ridendo.

“Non capisci? Edward penserà che sono stata io a raccontare tutto e non mi rivolgerà più la parola. Per favore… Non togliermi la possibilità di stargli accanto ancora per qualche altro giorno. Prometti di mantenere il segreto!” la mia preghiera sembrava quasi una supplica.

Lauren era evidentemente combattuta…

“E va bene… terrò la bocca chiusa…”

Trassi un respiro di sollievo.

“Ad una condizione, però…” disse lei seria.

Oh, merda!!! pensai, preparandomi al peggio.

“Devi raccontarmi tutto, ma proprio tutto della giornata di ieri!” continuò lei.

Poteva andarmi peggio…

E fu così che invece di guardare il famigerato dvd, passammo la serata ad analizzare ogni dettaglio della mia visita a casa Cullen, mangiando prima la pizza, poi il gelato.

Naturalmente censurai gran parte degli eventi ed inventai di sana pianta alcuni aneddoti. Fortunatamente Lauren non frequentava il corso di chimica con me, altrimenti non avrei mai potuto usare la scusa del progetto di scienze.

Il pericolo era momentaneamente scampato.

Verso le undici di sera tornai a casa. Mia madre stava già dormendo, così decisi di rimandare il matricidio al giorno dopo.

Esausta, mi preparai velocemente e dopo aver indossato il mio pigiama preferito (quello con topolino), mi infilai sotto le coperte.

Solo in quel momento ripensai a Paul.

Non avevo raccontato nulla a Lauren, per il semplice motivo che, con la sua pazzia e la sua innaturale sete di pettegolezzi, mi aveva fatto passare di mente quello che era successo al distributore di benzina.

Le chiederò un consiglio domani… pensai, poco prima di cadere in un sonno profondo.

Stavo sognando.

Era un sogno molto confuso.

Lauren si lamentava del fatto che non l’avevo portata con me a casa Cullen.

Mentre cercavo di trovare una scusa per giustificarmi, comparve Edward che invitò Lauren a salire sulla sua macchina. Mia cugina saltellava felice come una specie di folletto impazzito, ma io non ero contenta della cosa, perché avevo paura che Edward potesse farle del male…

Poi Edward cominciò a tremare con una foglia, mentre il suo corpo cambiava forma… diventava più alto, la sua pelle bianca si scuriva… i capelli si allungavano… quando la mutazione giunse finalmente al termine, di fronte a me non c’era più Edward ma Paul.

A quel punto tornò Lauren la quale, infuriata, mi accusava di non averle raccontato del mio incontro con Paul.

Improvvisamente il sogno cambiò del tutto: mi trovavo nel mio letto.

“Yvonne?” qualcuno mi chiamava, ma io non avevo voglia di aprire gli occhi.

“Yvonne, svegliati, ho bisogno del tuo aiuto…” mi supplicava la voce.

Aprì gli occhi, decisa a farla pagare cara a quel rompiscatole, ma le parolacce si bloccarono in fondo alla gola, quando il mio sguardo si fermò su due grandi laghi dorati.

Ecco fatto… sto di nuovo sognando Edward pensai.

Il vampiro mi guardava in modo strano, sembrava triste e preoccupato. I suoi occhi imploranti sembravano voler comunicare qualcosa, che la bocca non aveva il coraggio di dire ad alta voce.

Fu allora che mi accorsi delle sue labbra, perfettamente delineate, così vicine da poterle quasi toccare.

Questa volta nessuna lavatrice mi potrà fermare!

Come una molla, scattai in avanti.

Intrappolai il viso di Edward tra le mie mani e senza ulteriori indugi lo baciai.

Ragazzi, che sensazione!!!! La più bella della mia vita!!!

Il cuore batteva alla velocità della luce, mentre la temperatura corporea aumentava vertiginosamente.

Ma c’era qualcosa di strano…

Il viso di Edward sembrava così solido al tatto…

La sua pelle così fredda…

Sentivo perfettamente le mie labbra sulle sue…

Il suo profumo era così forte ed inebriante da stordirmi e svuotare la mia mente da qualsiasi pensiero e rendere impossibile qualsiasi ragionamento logico…

Come poteva essere un sogno così reale… così vivo?

Poi tutto accadde in fretta!

Due tenaglie fredde e dure come il metallo afferrarono le mie spalle e stringendo forte, mi allontanarono dalla bocca di Edward. Non potei trattenermi dall’emettere un gemito di dolore. Quelle tenaglie mi stavano facendo veramente male.

Il mio sogno si era trasformato in un incubo.

“Yvonne! Si può sapere che cosa ti è saltato in mente?” chiese Edward con voce alterata.

Misi a fuoco il suo viso e il resto della stanza.

La tristezza dei suoi occhi aveva lasciato il posto alla rabbia, ma non fu quello a stupirmi.

Non erano delle tenaglie a stritolarmi le spalle, ma le mani di Edward. Mi teneva ad una distanza di sicurezza dalle sue labbra.

“Mi fai male!” mi lamentai.

“Ti lascio andare se mi prometti di non fare altre pazzie” rispose lui con tono glaciale.

E a quel punto, una nuova consapevolezza si abbatté su di me con la forza di un uragano.

Non stavo sognando… nei miei sogni Edward non sarebbe mai stato sgarbato nei miei confronti. Solo nella realtà Edward poteva essere così freddo e brutale.

“OH, MIO DIO!!!!” urlai.

Cercai di divincolarmi dalla stretta del vampiro, ma lui non mi permetteva di allontanarmi.

Volevo nascondermi, scappare, ficcare la mia testa in un buco, come uno struzzo, per non dover provare tutta quella vergogna.

Che cosa avevo fatto? Volevo scomparire… volevo morire.

“Lasciami, ti prego, lasciami!!!” lo implorai.

Questa volta Edward fece come gli avevo chiesto.

Appena fui libera dalla sua morsa, mi nascosi sotto le coperte, decisa a non riemergere più.

Il mio cervello stava per andare in cortocircuito.

Ho baciato Edward! Il mio primo bacio! Oh, merda! Edward è veramente nella mia stanza ed io indosso questo stupido e ridicolo pigiama!!! Oh, dio! Perché mi vuoi così male?

“Yvonne… vieni fuori…” adesso la sua voce sembrava più dolce, ma non avevo il coraggio di uscire dal mio nascondiglio.

“Per favore…”

“No, verrò fuori solo quando tu sarai andato via!” mi lamentai.

Non ebbi il tempo di terminare la frase, che le coperte mi vennero strappate di dosso.

Edward mi guardava con un’espressione molto seria…

Sei arrabbiato? pensai, senza guardarlo… non ne avevo il coraggio.

“No…”

Bugiardo!

“Non lo hai fatto di proposito, dico bene?”

No… se avessi saputo che non eri un sogno… non avrei mai fatto una cosa del genere…

“è colpa mia… non dovevo introdurmi in camera tua. È stato avventato” si scusò lui “Non devi vergognarti… poteva accadere a chiunque.”

Si, certo… cose del genere capitano tutti i giorni, a tutte le pazzoidi che fanno da cavia ad un vampiro centenario…

“è meglio che vada via, ho già combinato troppi guai…” disse lui, dirigendosi verso la finestra aperta, dalla quale sicuramente era entrato.

Aspetta, non andare… perché sei venuto? chiesi mentalmente.

Edward si voltò verso di me e spiegò “Avevo bisogno di qualcuno che mi distraesse.”

Spiegati meglio, lo esortai.

Edward mi raccontò di Port Angeles e della quasi aggressione di Bella.

“Grazie alla presenza di Bella sono riuscito a tenere a bada l’istinto omicida, ma non appena lei è tornata a casa… il mostro è riemerso prepotentemente… avevo paura a rimanere da solo, ma mi vergognavo troppo a chiedere aiuto ai miei familiari… così eccomi qua” concluse il vampiro con sguardo sofferente e colpevole.

Il suo racconto mi aveva messo i brividi, ma cercai di sdrammatizzare.

Beh… possiamo dire che sono riuscita a distrarti, non credi? pensai arrossendo.

Edward accennò un sorriso che non contagiò gli occhi.

Vieni, siediti, qua! pensai indicando il posto vuoto accanto a me sul letto.

Edward esitava e scrutava il mio viso…

“Ti prometto che non ti salterò addosso” esclamai.

Finalmente il sarcasmo aveva assunto il comando ed ero riuscita a parlare.

Edward parve decidere che ero sufficientemente innocua e si sedette vicino a me.

“Allora… devo distrarti, giusto? Perché non mi racconti che cosa avete fatto tu e Bella? Non si è stupita di vederti apparire dal nulla, come Superman che corre in auto di Loise Lane?” chiesi.

Edward respirò profondamente e raccontò di come aveva trascorso la serata, di ciò che Bella aveva scoperto, di Jacob Black e del suo ruolo in tutta quella storia, e alla fine, di come lui stesso aveva svelato il suo segreto alla ragazza.

Il dolore al cuore era molto forte, ma ormai avevo acquisito una certa padronanza nel controllare il flusso dei miei pensieri (o almeno era così quando non davo i numeri…)

“Adesso lei conosce la verità e non le importa, capisci? Non le interessa che io sia un mostro! Come è possibile? Come può desiderare di starmi vicino senza provare terrore e orrore?”

“Edward… lei ti ama… è così difficile comprenderlo per te?” domandai, mentre il cuore piangeva lacrime di sangue.

“è sbagliato… è innaturale…” si lamentò lui, coprendosi il viso con le mani.

“è innaturale che un vampiro confidi i suoi sentimenti ad una ragazza umana? È innaturale che io abbia accettato di aiutare un vampiro? È innaturale che un vampiro abbia deciso di lottare contro la sua stessa natura e la sua stessa sete per amore?” continuai, mettendogli una mano sulla spalla per confortarlo.

“Dovresti cacciarmi a calci nel sedere, Yvonne” disse lui improvvisamente, guardandomi serio.

“Può darsi, ma non ci tengo a rompermi il piede!” scherzai.

Edward si alzò e passeggiò per la stanza avanti e indietro, ostentando una grande inquietudine.

“Parlami un po’ di te…” propose lui, bisognoso di distrazione.

“Non so… non c’è molto da dire…”

Edward si fermò davanti alla scrivania e posò lo sguardo su una fotografia che ritraeva me all’età di due anni, tra le braccia di mio padre e mia madre.

“è tuo padre, non è così?” domandò, continuando a fissare la fotografia.

“Si” risposi.

“Gli somigli molto” commentò lui.

“Lo dicono tutti” aggiunsi.

Mia madre somiglia molto a mia zia e a Lauren nell’aspetto fisico: bassa, snella e bionda. Io invece ho preso dal lato di mio padre: alta, formosa e bruna. Non potevamo essere più diverse: a volte la gente stenta a credere che io sia veramente figlia di mia madre.

“Come è morto?” chiese Edward.

“Cancro… avevo due anni. Quella è l’ultima foto che è stata scattata prima che lui morisse”.

“Mi spiace” disse Edward senza staccare gli occhi dalla fotografia incorniciata.

“Tutto a posto, è passato molto tempo…”

Troppo…

“Ti manca?” chiese ancora lui.

“Si… no… non so… non ho alcun ricordo di mio padre, quindi non so se mi manchi più lui o la sua figura… forse sento la mancanza di ciò che lui avrebbe potuto rappresentare per me o il suo affetto… è difficile spiegare” conclusi.

“Ti capisco perfettamente” esclamò lui, che adesso mi stava fissando intensamente.

Edward si stava riferendo ai suoi genitori, di cui mi aveva parlato il giorno prima e di cui ricordava pochissimo.

“Scusa se ti ho fatto male prima, ma mi hai colto di sorpresa. Avevo immaginato in modo diverso il mio primo bacio, quindi mi sono arrabbiato un po’, ma adesso è tutto ok” spiegò il vampiro.

“Beh… se ti può consolare, anch’io avevo immaginato diversamente il mio primo… aspetta un attimo!” esclamai alla fine.

“Che cosa c’è?” chiese lui allarmato.

“Hai detto: il tuo primo bacio?” domandai incredula.

“Si, perché?”

“Vuoi dire che prima di adesso tu non avevi mai baciato nessuno? In cento anni non avevi mai baciato una ragazza?” chiesi sconvolta.

“Centootto per l'esattezza. Quando sono diventato vampiro, avevo diciassette anni e l’amore non era la mia priorità, pensavo solo alla gloria della guerra e…”

“Bla, bla, bla… questa storia l’ho già sentita. Come è possibile che in novantuno anni da vampiro tu non abbia mai baciato nessuno?”

“Non capisco perché questo ti sconvolga tanto…” replicò lui un po’ irritato.

“Oh cavolo… se questo era il tuo primo bacio allora vuol dire che… no… non può essere…”

“Smettila, questa conversazione sta diventando imbarazzante” tagliò corto lui, ma io non avevo intenzione di demordere.

“Tu… Edward Cullen… il mitico Edward Cullen… il ragazzo più ambito della scuola… il ragazzo che miete vittime tra le ragazze con un semplice sorriso è… VERGINE!!!!” il mio stupore non poteva essere descritto a parole.

“Urla ancora più forte, forse tua madre non si è ancora svegliata!” rispose lui gelido.

“Non cambiare discorso: è vero? Tu sei vergine?” chiesi ancora.

“Uffa! È tanto importante? Si, lo ammetto!!! Sei contenta? Sono vergine… non capisco perché la gente dia tanta importanza a questo dettaglio” stava blaterando lui.

Vi giuro che provai in tutti i modi a trattenermi, ma non ci riuscì.

Scoppiai a ridere in una maniera indecente.

“Fantastico! Potresti fare comitiva con Emmett. Anche lui non fa altro che prendermi in giro per questa storia…” continuò seccato, alzando gli occhi al cielo.

Non riuscivo a fermarmi. La situazione era troppo comica.

“Per favore, Yvonne, ti sarei immensamente grato se tu la smettessi!”

“Ok, ok… adesso mi fermo” dissi respirando a fatica e asciugando gli occhi, bagnati dalle lacrime che le risate mi avevano procurato.

Quando però guardai il vampiro, che mi scrutava con una delle sue migliori espressioni alla “Edward Cullen indignato e disgustato”, fu praticamente impossibile non ricominciare a ridere a crepa pelle.

Più cercavo di smettere, più le risate aumentavano.

Finalmente dopo parecchi minuti…

“Adesso che hai smesso di ridere, penso che ti lascerò dormire. È molto tardi e tu devi riposare” annunciò il vampiro, che teneva ancora il muso per il mio comportamento.

“Pensi di poter controllare il vampiro cattivo adesso?” chiesi.

“Credo di si, ma devo comunque fare qualcosa. Non posso permettere che quei pervertiti facciano del male a qualche altra ragazza” rispose lui.

“Non avrai intenzione di…”

“No, stai tranquilla… chiederò aiuto a mio padre. Lui saprà cosa fare” spiegò Edward.

Sollevata, mi lasciai andare ad uno sbadiglio liberatorio.

Beato tu che non dormi! È una bella scocciatura essere stanchi!

“Farei a cambio con te in questo istante se potessi” rispose Edward.

Non lo stavo ascoltando, perché ero molto stanca.

Mi infilai sotto le coperte e dissi “Ti augurerei Sogni d’oro, ma mi sembra fuori luogo nel tuo caso. Ti accontenti di un semplice Buona notte?”

“Grazie Yvonne, senza di te non so cosa avrei fatto” disse Edward sorridendo ed eludendo la mia domanda.

I miei occhi faticavano a rimanere aperti.

Una corrente gelida mi scompigliò i capelli e qualcosa di freddo sfiorò le mie labbra.

Fu come se mi avessero svuotato un secchio di acqua in faccia.

Immediatamente mi misi seduta sul letto, mentre in modo convulso scandagliavo la stanza in cerca del vampiro.

Non c’era più, Edward era saltato giù dalla finestra.

Con dita tremanti mi toccai le labbra, ancora fredde per quel rapido contatto e anche se non ne sono del tutto sicura, mi parve di udire un sussurro lontano…

“Sogni d’oro, Yva…”

Buona notte, Edward, pensai, confusa e felice.

Ok, adesso starete storcendo la bocca, disgustati dal mio comportamento.

“Ti sei venduta per un misero bacio a stampo!” starete protestando.

Che cosa pretendete da me?

Ho rubato ad Edward Cullen il suo primo bacio: se solo Bella Swan lo venisse a sapere… che soddisfazione!

“Chi si accontenta gode” recita un proverbio.

Come dargli torto?

Oggi mi sono dilungata parecchio…

Alla prossima puntata!

__________________________________

Nota autore:

Salve ragazze e ragazzi! Avete passato bene le feste? Vi siete abbuffati?

Ho postato il nuovo capitolo, anche se non mi convince molto… potevo fare di meglio… ai lettori l’ardua sentenza!!!

Passiamo ai ringraziamenti.

Inutile dire che mi ha fatto tanto piacere ricevere le vostre recensioni: è stato un regalo di Natale molto gradito.

Per __cory__: grazie per i complimenti. Quoto in pieno quello che hai detto su Rosalie. Per quanto riguarda Lauren: a volte le apparenze ingannano e dietro una ragazza superficiale si può anche nascondere una brava ragazza! Bacioni Vannagio.

Per Kumiko_Chan: Ehi, ciao! Grazie per i complimenti e per la recensione chilometrica! Sono contenta che tu abbia apprezzato Rosalie e il capitolo in generale. Vedo con piacere che Lauren sta conquistando diverse fan, bene... bene... per quanto riguarda i Green Day, anche a me piacciono le canzoni che hai citato, anche se, se dovessi elencare tutte le canzoni che mi piacciono, farei prima ad elencare quelle che non gradisco... Cmq ti consiglio: 21 Guns, Wake me up when september ends e Good Riddance che sono più melodiche. Se preferisci quelle un po' più "movimentate"... Holiday, American Idiot, Working class hero, Jesus of Suburbia, 21st Century Breakdown... Fammi sapere, in caso te ne suggerisco delle altre... Bacioni Vannagio

Per Tom94: ciao cara, non preoccuparti se non puoi recensire continuamente... anche se adoro le tue recensioni! Mi sorpende come la storia di Yvonne vi stia coinvolgendo.. sono contenta, ma anche incredula. Solitamente le storie che non hanno per protagonisti "Edward e Bella/siamo la coppia più bella del mondo" sono poco gettonate... I tuoi commenti sui personaggi sono azzeccatissimi. Noto un po' di risentimento nei confronti di Edward, o sbaglio? ;-) Cmq spero che anche questo capitolo sia stato di tuo gradimento, a presto, Vannagio!

Per TheDreamerMagic: grazie anche a te per i complimenti. Purtroppo nel mondo non sempre le cose vanno come vorremmo: Edward ha scelto Bella e nessuno gli farà cambiare idea. Adesso il suo comportameto verso Yvonne sta un pochino migliorando, ma rimane cmq un grande egoista. Spero che continuerai a seguire, baci Vannagio!

Per crazyfv: Ciao, grazie per i complimenti. La tua analisi sulla madre di Yvonne è perfetta, io stessa non potevo fare di meglio. Credo che i problemi della ragazza comincino proprio da lì!! Sei curiosa? Allora leggi, leggi! Ti è piaciuto il nuovo capitolo? A presto, Vannagio.

Per Pacci: cara... grazie anche a te e non preoccuparti se ritardi un po', non fa niente! Lauren ti fa paura? In senso buono o cattivo? Prima di scrivere questa ff l'ho sempre vista come una Jessica 2 La vendetta, ma poi mi sono resa conto che in fondo lei non è falsa e ipocrita come Jessica. A lei Bella non fa simpatia e non lo nasconde... un po' come Rosalie... spero che questo capitolo sia stato di tuo gradimento... Bacioni, Vannagio.

Grazie anche a tutti quelli che seguono e hanno aggiunto tra i preferiti la mia ff.

Infine una domanda a chi ha voglia di rispondere...

Tutte voi non fate altro che dire che adorate Yvonne, ma la mia domanda è: perchè vi piace così tanto? Non è un modo per cercare altri complimenti... sono solo curiosa di sapere cosa vedete voi in questa ragazza...

Bacioni a tutti, Vannagio

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Capitolo 12
*** Interrogatorio ***


Interrogatorio: un applauso a Lauren Mallory che è riuscita laddove altri hanno fallito, ovvero, farmi usare il cervello!

La mattina dopo, scesi a fare colazione.

Considerato il “pigiama party” della notte precedente, ero riuscita ad alzarmi relativamente presto, ma il mio aspetto mi tradiva.

“Yva, tesoro! Hai dormito male? Hai delle occhiaie spaventose!” disse mia madre, dopo avermi dato un’occhiata.

A quanto pareva mia madre aveva usato di nuovo i sonniferi per dormire, questo spiegava come mai non avesse sentito nulla.

Non le risposi, ero ancora arrabbiata con lei, ma ero troppo stanca per dare sfogo a tutta la mia ira. Mi limitai a guardare il notiziario in televisione mangiando i cereali.

Dopo una serie di cattive notizie che non migliorarono il mio umore, un fatto di cronaca catturò la mia attenzione.

“ …Alonso Calderas Wallace, sospettato di una serie di stupri e ricercato per omicidi nello stato del Texas e dell'Oklahoma, è stato arrestato la scorsa notte a Portland, Oregon, grazie ad un'indicazione anonima. Wallace è stato ritrovato, questa mattina presto, privo di sensi in un viale, appena pochi metri lontano dalla stazione di polizia. Gli ufficiali non sono riusciti a dirci questa volta se sarà estradato a Houston o ad Oklahoma per essere processato… ” (Midnight Sun, capitolo 11, pag 120)

Certo, non potevo essere sicura che si trattasse dell’aggressore di Bella, ma qualcosa dentro di me diceva che il Dottor Cullen, o forse lo stesso Edward, avesse fatto il suo dovere di vampiro buono.

In bagno cercai di migliorare il mio aspetto: fondo tinta e correttore per cercare di nascondere quelle macchie violacee che stazionavano sotto i miei occhi. Legai i capelli in una coda alta e controllai scrupolosamente che niente fosse rimasto incastrato tra i fili metallici dell’apparecchio.

Su con la vita Yvonne! Hai baciato Edward Cullen! Il tuo primo bacio!

Ero troppo stanca perfino per esultare.

Mi trascinai fino alla macchina e partì alla volta della scuola.

Il cielo era nuvoloso e c’era anche un po’ di nebbia.

Dopo aver parcheggiato la macchina, incontrai Lauren che mi accolse con una delle sue frasi tanto simpatiche.

“Oh mio dio, che cosa è successo alla tua faccia? Sembra che tu abbia ricevuto due pugni negli occhi!”

A quanto pare i due centimetri di fondotinta non sono serviti a niente, pensai.

A quel punto comparve una vistosissima Cabriolet rossa fiammante dalla quale uscirono tutti i Cullen ad eccezione di Edward.

La cosa non prometteva nulla di buono, almeno per me…

“Wow, quella si che è una macchina! Chissà come mai oggi sono venuti con quella e non con la Volvo… a proposito dov’è Edward?” chiese Lauren.

“Eccolo!” esclamai, quando vidi l’auto del vampiro posteggiare accanto alla Cabriolet di Rosalie.

Avrete sicuramente visto il film di Twilight, giusto? C’è una scena che voglio sottoporre alla vostra attenzione…

Edward accompagna Bella a scuola. Quando arrivano a scuola, Edward, che indossa un paio di enormi occhiali da sole, scende dalla macchina, apre lo sportello del passeggero e sotto gli occhi di tutti, Bella esce dall’auto. Il vampiro le circonda le spalle con il suo braccio sinistro e insieme alla ragazza comincia a fare battutine sui compagni di scuola che li fissano sbigottiti.

Beh… diciamo che Edward non fu così espansivo, perché era ancora troppo preoccupato di perdere il controllo per toccare liberamente Bella, ma il resto della scena corrisponde alla realtà.

Non c’era studente o studentessa che non stesse fissando la nuova coppia. I due chiacchieravano a bassa voce come se nulla fosse.

“Oh. Mio. Dio!” esclamò Angela Weber, con un mezzo sorriso, a poca distanza da noi.

“è ufficiale: Edward Cullen e Bella Swan stanno insieme!” annunciò Lauren schifata.

“Già” dissi con tono funereo, mentre sentivo il mio cuore andare in frantumi una seconda volta e lo stomaco contorcersi per la gelosia e la delusione.

Lauren mi guardava seria.

“Sei sicura che non vuoi che vada a spifferare in giro il tuo piccolo segreto? Magari potrei aggiungere qualche particolare in più… tanto per movimentare un po’ la vita di coppia di quei due imbecilli. In fondo… com’è che si dice? L’amore non è bello se non è litigarello…” sussurrò lei con uno sguardo che non prometteva nulla di buono.

“No, lascia stare…” dissi convinta.

Ricorda Yvonne: lo hai baciato, il primo bacio di Edward Cullen, hai avuto una cosa che Bella Swan non avrà mai!

Chissà perché, in quel momento, quella consapevolezza non mi entusiasmava più come la notte precedente…

Edward e Bella si erano fermati a parlare con Jessica che aveva gli occhi fuori dalle orbite per lo stupore e l’invidia.

Dovetti trascinare Lauren con la forza verso l’aula di educazione civica.

“Yva, per favore, fammi origliare ancora un po’…” mi pregava lei, ma non mi lasciai convincere.

In aula, presi posto al mio banco. Avevo il morale a terra.

“Su con la vita, cugina! Un po’ di decoro, per favore!” esclamò Lauren sedendosi accanto a me.

“Lauren, ma che diavolo…?” ma venni interrotta dalla mia compagna di banco che ci guardava male. Forse non gradiva che Lauren si fosse seduta al suo posto.

“Scusa, Mallory, dovrei sedermi!” disse Mary (questo era il nome della mia compagna di banco). La ragazza rivoleva il suo posto, non perché ci tenesse a sedersi vicino a me, sia chiaro…

“Ci sono tanti banchi liberi…” disse Lauren, rivolgendole uno sguardo di sufficienza.

“Si, ma questo è il mio posto!” esclamò lei furente.

“Non mi sembra che su questo banco ci sia scritto il tuo nome, o sbaglio?” replicò Lauren, fulminando Mary con lo sguardo.

“Ma…”

“Ti consiglio di smettere di rompere le scatole, Mary. So più cose io sul tuo conto di tua madre, tuo padre e tuo fratello messi insieme, quindi, te lo ripeto: lasciami in pace!” sussurrò Lauren minacciosa.

Chi diavolo è costei? La figlia del padrino? mi chiesi sconvolta.

Mary aprì la bocca per replicare, ma poi si bloccò prima di emettere qualsiasi suono. Molto probabilmente aveva deciso che non era saggio far arrabbiare mia cugina. In effetti, fui contenta, per il suo bene, che Mary avesse desistito dal protestare.

Promemoria: non fare mai incazzare Lauren Mallory, le ripercussioni potrebbero essere devastanti!

“Adesso che la scocciatrice se n’è andata, vuoi spiegarmi che cosa ti sconvolge tanto? È colpa di Cullen? Hai una cotta per lui, questo è chiaro, ma pensavo ti aspettasi che la Mezza Albina lo avrebbe accalappiato, prima o poi…” chiese Lauren.

“Saperlo e vederlo con i propri occhi sono due cose totalmente diverse…” risposi poggiando la testa sul banco.

“Sai che cosa ti servirebbe? Uno scaccia chiodo! Perché non inviti qualcuno e vai a questo benedetto ballo di primavera?” propose lei.

“Lauren! Il ballo è fra tre giorni e poi mi spieghi chi dovrei inv…”

“Che cosa c’è?” domandò Lauren curiosa.

Mi ero ricordata di una cosa importantissima che per colpa di Edward e Bella avevo dimenticato.

“Ieri non ti ho detto una cosa…” dissi e mentre il professore di educazione civica faceva l’appello, sussurrando, raccontai a Lauren del mio incontro con Paul.

“Sei una grandissima idiota!” esclamò Lauren a bassa voce.

“Lo so!” dissi mesta, coprendomi il viso con le mani.

“C’è solo una cosa da fare…” cominciò Lauren.

“Cosa?” chiesi speranzosa, sollevando lo sguardo.

“Appena finiscono le lezioni, prendi la macchina, vai a La Push e la perlustri da cima a fondo fin quando non trovi l’Armadio” propose Lauren.

Per chi non lo avesse capito l’Armadio era Paul.

“E questa sarebbe la…”

“Brown, Mallory, fate silenzio!” ci rimproverò il professore.

Entrambe abbassammo il capo, facendo finta di leggere.

“E questa sarebbe la tua grande soluzione?” bisbigliai con tono sarcastico.

“Hai un’idea migliore?” mi chiese Lauren irritata “Non è colpa mia se ti sei fatta scappare l’occasione migliore della tua vita. Che cosa diavolo avevi in mente? Quando ti ricapita una fortuna del genere? Uno schianto che ti chiede di uscire… sei una pazza, una malata mentale, una…”

“Mallory, Brown, fatevi rimproverare un’altra volta e vi butto fuori dalla mia classe!” urlò il professore.

“Continui a insultarmi dopo…” sussurrai, mentre Lauren cercava di trattenere le risate.

Alla fine della lezione Lauren ed io ci salutammo, dandoci appuntamento a mensa, poiché non avevamo altre lezioni in comune.

Rimanere concentrata sulla lezione di trigonometria fu ancora più difficile. Con un orecchio ascoltavo Mr Varner, con l’altro cercavo di carpire frammenti di conversazione tra Bella e Jessica.

Jessica stava facendo il terzo grado a Bella su Edward e sulla serata che avevano trascorso a Port Angeles.

Non aveva detto niente di nuovo… a parte la faccenda della cameriera. Sia Bella, sia Jessica si stupivano del fatto che Edward non avesse fatto caso alla corte sfrenata che quella ragazza gli aveva rivolto. Per quanto mi riguardava non c’era nulla di cui meravigliarsi. Edward Cullen non aveva mai esternato interesse per una ragazza, prima dell’arrivo di Bella…

Galline… pensai, smettendo di origliare quando l’argomento si spostò su Mike e su quello che il ragazzo aveva detto a Bella nell’ora di inglese.

L’ultima lezione prima della pausa pranzo era quella di chimica che, come spero ricorderete, condividevo con Edward.

Il vampiro era già in aula quando entrai. Gli passai accanto senza salutarlo e mi sedetti al mio posto.

“Sei arrabbiata con me?”

Una pugnalata al cuore mi avrebbe causato una morte più rapida ed indolore.

“Edward, per l’amor del cielo, non farlo mai più” esclamai, toccandomi il petto all’altezza del cuore, il quale batteva impazzito per lo spavento.

“Scusa…”

Edward mi diede il tempo di riprendermi aspettando pazientemente.

“Ho visto il telegiornale stamattina” dissi poco dopo, per evitar che il discorso cadesse sull’argomento Edward e Bella, la coppia più felice della terra.

“E…”

“Beh… ho il sospetto che qualcuno stanotte abbia fatto il super eroe…” sussurrai maliziosa.

“Non io… è stato mio padre” rispose lui.

“Sono contenta che tu abbia fatto la scelta giusta” dissi sincera.

Lui annuì distrattamente, perso in chissà quali pensieri.

Io lo guardavo intensamente e quando i miei occhi si fermarono sulla sua bocca, il ricordo del mio primo bacio fece capolino nella mia mente senza che potessi impedirlo.

Distolsi lo sguardo, rossa in volto, mentre Edward tornò al presente immediatamente.

Cadde un silenzio imbarazzante tra di noi.

Fortunatamente in quel momento entrò la professoressa, che diede una buona scusa ad Edward per tornare al suo posto e toglierci da quella situazione al quanto difficile.

Anche l’ora di chimica passò velocemente.

Volevo uscire dall’aula il più presto possibile, ma era una cosa impossibile, dato che Edward era un vampiro e come tale, era anche dotato di super velocità.

Mi bloccò appena fuori dall’aula trattenendomi per un braccio.

“Yva, non devi imbarazzarti per quello che è successo. Non ci penso più, davvero!” disse lui.

Certo, che non ci pensi più! Adesso che fai coppia fissa con Bella, perché dovresti crearti dei problemi?

“Yva…”

Sai leggere nel pensiero, ma non capisci un accidente delle persone…

“Salve ragazzi” esclamò Lauren che sicuramente fiutando l’aria aveva avvertito segnali di pettegolezzo.

Guardò la mano di Edward, ancora stretta intorno al mio braccio e alzò un sopraciglio, studiando prima il mio volto e poi quello di Edward.

“Ho interrotto qualcosa?” chiese maliziosa.

“No!” ci affrettammo a rispondere il vampiro ed io. Edward lasciò andare il mio braccio.

“Edward ed io ci stavamo mettendo d’accordo per il progetto di scienze” spiegai rivolgendo al vampiro un’occhiata eloquente.

“Si… giusto… Per te va bene questo pomeriggio dopo la scuola? Ti passo a prendere a casa tua?” chiese Edward, fissandomi serio.

“Non lo so, può darsi che sia impegnata questo pomeriggio” risposi gelida e dandogli le spalle, mi diressi verso la mensa.

Me lo merito un piccolo applauso? Che cosa ne pensate?

Lauren mi seguì a ruota, ma non prima di dire “Ci vediamo Cullen, salutami la Swan!” con un tono di voce che nascondeva mille sottointesi.

E va bene… anche Lauren merita un applauso!

“Che cosa è successo? Avete litigato? Racconta e non ti azzardare a rifilarmi delle balle!” ordinò lei, sedendosi con me.

“Non sei tenuta a unirti a me per pranzo. Jessica potrebbe sentire la tua mancanza…” risposi con tono acido.

“Non cambiare discorso, parla!” replicò lei con voce stridula.

E adesso? Che cosa mi invento?

Optai per una mezza verità.

“Abbiamo litigato…” dissi sospirando.

“No, ma dai! Non lo avevo capito! Non girarci intorno. Perché avete litigato?” domandò lei impaziente.

“Per il progetto di scienze: Edward vorrebbe che io mantenessi l’impegno che mi sono presa, mentre lui si diverte con Bella Swan. Non ho più voglia di rischiare per lui e non ricevere nulla in cambio…”

“Rischiare?”

Oh, cavolo… devo stare attenta…

“Nel senso… rischiare di prendere un brutto voto… se lui non mi aiuta…” spiegai, cercando di risultare credibile.

“Vuoi dire che stai facendo tutto tu? Ma non era una specie di genio? I suoi voti sono altissimi!” domandò Lauren, la quale sembrava molto presa dal mio racconto.

“Beh… si… ma in questo periodo pensa solo a Bella e non si fa nessuno scrupolo… si comporta da egoista…”

Spero che tu abbia sentito tutto, pensai mentre guardavo Edward e Bella sedersi da soli ad un tavolo.

“è uno stronzo colossale!” esclamò mia cugina profondamente indignata “Ed io che pensavo che non esistesse un individuo peggiore di Tyler Crowly!”

“Perché dici così?” chiesi, cogliendo al volo l’occasione per distrarre Lauren.

“Corre dietro a Bella e non mi degna di uno sguardo… si può sapere che cosa ci vedono i ragazzi in lei? Non è nemmeno bellissima. Ci sono milioni di ragazze come lei e migliaia di ragazze più belle di lei! Lo sai che cosa dice Tyler? Sembra convinto che andrà al ballo di fine anno con Bella. Pensi che Edward lo sappia? Perché in quel caso potrei informarlo io…”

Lauren era partita in quarta. A quanto pareva aveva un gran bisogno di confidarsi…

“Ok, frena un attimo Lauren!” esclamai, bloccando il fiume in piena di parole.

“Che cosa c’è?” chiese lei, che respirava affannosamente per il troppo parlare.

“Per prima cosa… respira! Secondo… Ti sembra possibile che Bella Swan abbia accettato l’invito di Tyler? Avendo a disposizione Edward Cullen, tu credi veramente che perderebbe tempo con Tyler?” domandai.

“Beh… anch’io ho pensato che è strano, ma Tyler dice che…”

“Tyler è un gran fanfarone: avrà inventato tutto oppure avrà frainteso le parole di Bella, in entrambi i casi, non sarebbe la prima volta, non credi?” la feci ragionare.

“Hai ragione… è solo un enorme cogl…”

“Non è necessario essere così espliciti” intervenni, prima che potesse completare la frase.

“Quasi quasi mi pento di averlo invitato al ballo di primavera…” continuò Lauren, sospirando e appoggiando il mento sulle mani incrociate.

“Al meno tu andrai al ballo con qualcuno…” dissi, cercando di consolarla.

“Pensavo che il ballo non ti interessasse” esclamò Lauren stupita.

“è così, ma mi piacerebbe avere qualcuno con cui andarci o decidere di non andarci” risposi leggermente imbarazzata.

“Tu hai qualcuno con cui andarci” Lauren si era ripresa alla grande.

“Davvero?” chiesi meravigliata.

“Certo! L’Armadio di La Push, come si chiama? Paul! Devi solo trovarlo ed invitarlo” spiegò mia cugina.

“Più facile a dirsi che a farsi… non conosco nemmeno il suo cognome, come faccio a trovarlo? Non posso nemmeno cercarlo sull’elenco telefonico e poi…”

“E poi cosa?” chiese Lauren leggermente spazientita.

“Non so se sia giusto illuderlo, a me piace Edward e…”

“Oh, andiamo Yvonne! Non fare la stupida. Devi lasciarti Cullen alle spalle e l’unico modo per farlo è uscire con qualcun altro. Paul è uno schianto di ragazzo e sembra un tipo simpatico e spiritoso, dico bene?” Lauren sembrava esasperata dal mio atteggiamento.

“Si…” risposi dubbiosa.

“E allora perché non vuoi concedergli una possibilità? Prova a conoscerlo un po’ meglio, non devi mica sposarlo” disse infine alzando gli occhi al cielo.

“Non so…”

“Sei impossibile. Esiste un’altra persona in questo mondo che si crea tanti problemi da sola e in così poco tempo?” domandò lei scocciata.

Si, esiste… il suo nome è Edward Cullen! pensai.

Nel frattempo Edward e Bella chiacchieravano tranquilli. Sembravano molto intimi e anche molto complici.

“Guarda… non c’è persona che non li stia fissando” commentò Lauren.

“Beh… anche noi li stiamo fissando…” dissi, alzando le spalle.

“Già, mi hanno fatto passare l’appetito!”

“Anch’io non ho più fame… penso che andrò in classe” dissi, scattando in piedi.

“Che cosa? È presto, mancano ancora cinque minuti alla fine della pausa pranzo” protestò mia cugina.

“Lo so, ma devo ripassare la lezione, non voglio fare brutta figura con il professore” era una bugia bella e buona, ma avevo bisogno di uscire dalla sala mensa.

“Fai come vuoi… Chiamami questo pomeriggio” mi raccomandò Lauren.

Le promisi che lo avrei fatto e mi diressi verso il corridoio.

Forse Lauren ha ragione: devo cercare di dimenticare Edward e fin quando gli starò appiccicata come una gomma da masticare non ci riuscirò. È ora di smetterla di fantasticare e di farmi usare. Adesso basta!

Accadde tutto in un attimo: decisi di saltare le ultime due lezioni. A biologia avremmo guardato una videocassetta, quindi non sarebbe stata una gran perdita.

Corsi fuori verso il parcheggio. Salì in macchina e misi in moto.

Non avevo una meta precisa ma non potevo tornare a casa, perché mia madre non avrebbe condiviso la mia decisione di saltare la scuola.

Decisi di andare alla riserva per cercare Paul. L’idea di rivederlo mantenne vivo il mio entusiasmo per tutto il viaggio. Una volta arrivata, però, mi resi conto che il problema fondamentale rimaneva: dove cercarlo?

Ebbi un’illuminazione: sicuramente Paul frequentava la scuola della riserva. La Push non era molto grande, avrei trovato la scuola facilmente e a quel punto sarebbe bastato aspettare che finissero le lezioni.

Sono un genio!

Mezz’ora dopo avevo trovato il liceo superiore di La Push. Entrai nel parcheggio e quasi subito individuai un pick up nero. Non ero sicura che fosse l’auto di Paul, ma tentar non nuoce, così soddisfatta di me stessa, presi il lettore mp3, misi le cuffie e aspettai dentro la macchina, tenendo gli occhi ben aperti.

Molto più tardi una campanella suonò.

Bene… ci siamo!

Scesi dall’auto, pronta a tutto.

Tante figure dai capelli lunghi e neri e la carnagione bronzea si riversarono fuori dalla scuola.

Fantastico! Come cercare un ago in un pagliaio!

Stavo abbandonando ogni speranza…

E se questo non è il suo pick up? Non ci capisco un accidente di macchine…

Poi lo vidi!

Stava chiacchierando con un ragazzo e si stavano dirigendo insieme proprio nella mia direzione.

Forza Yvonne!

Non riuscivo ad aprire bocca.

Idiota!

Fu il suo amico ad accorgersi di me. Il ragazzo mi guardò stupito e poi diede una gomitata nelle costole a Paul.

“Ahia! Che ti prende?” chiese lui, notando solo in quel momento l’espressione del compagno di scuola. Si voltò verso di me e anche lui assunse un’espressione meravigliata.

Senza togliermi gli occhi di dosso, disse “Jared… ci sentiamo più tardi, d’accordo?”

“Sicuro, amico!” e Jared si dileguò.

“Ciao” disse Paul, accennando un sorriso “Che cosa ci fai qui? I visi pallidi non vanno a scuola il mercoledì?”

“Beh… si, ma ogni tanto anche noi saltiamo le lezioni, quando ci annoiamo o quando dobbiamo risolvere una questione in sospeso” risposi, sorridendo imbarazzata.

“Questione in sospeso?” chiese lui perplesso.

“Ieri sei scappato senza darmi il tempo di parlare…”

“Davvero? Strano, perché a me è sembrato che tu abbia avuto tutto il tempo per rispondere…” replicò lui serio.

“Va bene… hai ragione… mi hai colto di sorpresa e non sapevo cosa dire…” cercai di giustificarmi.

“Tu mi hai già risposto: hai detto che dovevi andare al ballo di primavera. È stato gentile da parte tua venire qua a chiarire, ma non era necessario. Avevo capito che eri già impegnata, non sono stupido.”

“E invece si!” esclamai io arrabbiata.

Uomini! Come si può essere così ottusi?

È vero che non ero stata chiara la sera precedente, ma pensare che avessi guidato per quindici chilometri di strada solo per dirgli che ero impegnata, era proprio da deficienti!

“Scusa?”

Paul sembrava turbato.

“Sono venuta qua, per scusarmi del mio comportamento e per sapere se il tuo invito è ancora valido” spiegai scandendo le parole e sorreggendo il suo sguardo.

“Mi prendi in giro?” domandò con tono guardingo.

“Uffa, Paul! Potresti ricollegare la spina del cervello per favore?” quel ragazzo mi stava esasperando.

Finalmente parve capire il significato delle mie parole e sul suo bel viso abbronzato comparve un sorriso compiaciuto.

“Tu sei venuta fin qui per chiedermi se volevo ancora uscire con te?” la cosa sembrava divertirlo molto.

Alzai gli occhi al cielo spazientita.

“Così pare!” esclamai irritata da tanta demenza.

Paul scoppiò a ridere, sfoggiando la sua solita risata lupesca.

Bene Yvonne! Ecco un altro divertente aneddoto da aggiungere alla lista delle tue figuracce!

“Sai che cosa ti dico? Per oggi mi sono resa abbastanza ridicola: me ne tono a casa!”

“Aspetta non andare! Scusami… Rido perché sono contento, avevo perso le speranze…” confessò lui, guardandomi negli occhi “Certo che voglio uscire ancora con te, ma per favore non dirmi che vuoi andare a quel ballo, perché non ho un vestito elegante e non ho intenzione di indossarne uno.”

Al diavolo il ballo!

Sorrisi felice e imbarazzata allo stesso tempo.

“Allora… ti va bene sabato, alle sette?” domandai.

“Ci sarò!” rispose lui sorridente.

“Ehm… adesso devo proprio andare… mia madre potrebbe chiedersi dove sono finita e non vorrei beccarmi una punizione, dato che sabato ho un impegno…”

“Davvero? Sei impegnata? E con chi?” chiese lui, ridendo.

“Idiota…” sussurrai mentre salivo in macchina.

“Yvonne?” chiamò lui.

“Che c’è ancora?” chiesi sospirando, sicura che ne avrebbe detta una delle sue.

“Non vorrei rubarti altro tempo, ma non credi che dovrei sapere dove abiti? Come informazione gratuita… per sapere dove andare, quando verrò a prenderti sabato sera…”

Sono proprio una deficiente!

“Hai ragione…” convenni, rossa in volto per la figuraccia.

Gli spiegai dove abitavo e ci scambiammo i numeri del cellulare.

Poco dopo, mentre guidavo verso casa, alzai il volume dell’auto radio al massimo e cominciai a cantare a squarcia gola…

Sarebbe bello se la mia storia finisse così, non è vero?

Un bel lieto fine: mi libero di Edward e trovo un bel ragazzo gentile.

Credete veramente che sia tutto così semplice?

Alla prossima puntata, miei cari lettori!

____________________________

Nota autore:

Eccomi qui! Anche il dodicesimo capitolo è stato postato.

Inizialmente avevo progettato un capitolo più corto e forse anche un po’ barboso, anche perché dovendo rispettare il filo temporale di Twilight, non c’era molto da prendere dal capitolo “Interrogatorio”: ci sono solo Edward e Bella che parlano…

Se è vero che l’appetito vien mangiando, allora è anche vero che l’ispirazione vien scrivendo e così è nato questo capitolo. Spero che vi sia piaciuto…

Ringraziamenti.

Prima di tutto vi ringrazio per le bellissime recensioni e per aver risposto alla mia domanda.

In effetti, Yvonne incarna la tipica ragazza comune, un po’ sfigata, che va avanti con la sua vita senza dare nell’occhio. Solitamente le protagoniste sono diverse, anche se timide ed introverse, finiscono con l’emergere… ma queste protagoniste belle e famose, sono circondate da una miriade di Yvonne, a cui nessuno presta attenzione.

Da quello che avete scritto, posso dire di aver raggiunto il mio scopo, cioè proporre un altro punto di vista, che mostrasse le cose in modo diverso. Come ha detto cory, abbiamo sempre visto tutto dalla prospettiva di Bella: un Edward perfetto, una Rosalie cattiva, una Lauren antipatica… Ma basta che cambi la “visuale” che tutto appare diverso: un Edward egoista, una Lauren pettegola ma tutto sommato simpatica, se presa per il verso giusto, una Rosalie un po’ stronza, che si diverte a stuzzicare Edward ma che alla fine non è cattiva…

Non vorrei risulatare logorroica…

Per Kumiko_Chan: grazie per i complimenti anche a te! Ogni volta che leggo le tue recensioni mi diverto un sacco e se i miei capitoli ti procurano al meno un decimo delle emozioni che descrivi allora sono più che soddisfatta del mio lavoro! Hai visto che Yva si rifà un po' in questo capitolo? Per quanto riguarda la tua domanda su Paul... non voglio anticipare niente, ma sono contenta che i miei lettori siano così svegli e vigili... Sono anche orgogliosa di aver trasmesso la mia passione per i green day a qualcuno... avevo già contagiato mio fratello! Bacioni e felice anno nuovo anche a te! Vannagio!

Per __cory__: ciao, grazie per i complimenti. Quello che hai detto nella tua recensione lo condivico a pieno, come avrai capito da ciò che ho scritto prima. Grazie anche per aver risposto alla mia domanda. Spero che questo capitolo ti sia piaciuto, continua a seguire... Felice anno nuovo da Vannagio!

Per asheptus: Ciao cara, non preoccuparti... l'importante è che continui a seguire! Grazie per i complimenti... è vero il capitolo non mi convinceva , ma a quanto apre a voi è piaciuto lo stesso, quindi sono contenta! Grazie per i complimenti e per aver risposto alla mia domanda. Ti auguro un buon 2010!!! Baci Vannagio!

Per TheDreamerMagic: Piaciuto il nuovo capitolo? Sarà il momento della rivalsa per Yvonne? Chissà... ora basta... Piaciuto il nuovo capitolo? Fammi sapere e grazie anche a te per i complimenti. Buon anno nuovo e tanti baci da Vannagio!

Per Tom94: quando ho letto questa recensione sono morta dal ridere. Forse anche tu dovresti mettere degli avvertimenti, del tipo: cara vannagio, fai attenzione, che potresti morire per un attacco di ridarella, leggendo questo capitolo! Sei spassosa!! Davvero pensi che mi sono superata? Beh.. allora non posso far altro che arrossire e ringraziarti per i complimenti! Anche a me aspetta un capodanno di abbuffate! A questo punto non mi resta altro che augurarti buon anno nuovo! Bacioni e ancora grazie!!!

Per Pacci: Ciao carissima! Grazie per i complimenti! Piaciuto il nuovo capitolo? Anche tu trovi assurdo che Edward sia vergine, allora? Non sono la sola? Meno male... Sono contenta che Lauren stia diventando simpatica a tutte voi. Continua a seguire, mi raccomando! Buon anno nuovo anche a te e bacioni da Vannagio!

Per ReaderNotViewer: ciao, sono contenta che tu sia tornata a recensire! Hai pienamente ragione. Edward è completamente e irrimediabilmente asessuato, almeno nei primi tre libri... mi sembra un tantino inverosimile... Edward/Boy scout? Questa si che è buona!!! I vampiri della Meyer sono perfetti e senza macchia, ma a me non dispiacerebbe vederli commettere degli errori o cadere in tentazione... Alla faccia del richiamo irresistibile del sangue!!! Grazie per la recensione, buon anno nuovo e saluti da Vannagio!

Per crazyfv: ciao cara! Davvero eri così impaziente di leggere il nuovo aggiornamento? Mi spiace che tu abbia dovuto aspettare così tanto, ma con le feste non ho avuto molto tempo... cmq oggi ho postato relativamente presto, quindi spero di essermi fatta perdonare. Riguardo a Paul e il suo imprinting... beh... sono costretta a tapparmi la bocca (o legarmi le mani) per non anticipare nulla. Per adesso Paul non è ancora un licantropo, però... Ma basta altrimenti vi dico tutto... Tanti auguri anche a te di buon anno e grazie per i complimenti!!! bacioni, Vannagio!

Per Nikkita: ciao, hai postato la tua recensione nel primo capitolo, quindi non me ne ero accorta... Cmq ti ringrazio per i complimenti e la fiducia che riponi in me... per quanto riguarda il bacio... beh... mi spiace che ti dia fastidio... infondo Yvonne non lo ha fatto consapevolmente (pensava di sognare) e se ti può consolare, Edward non era proprio contento... anzi... cmq spero che avrai voglia di recensire ancora... Non so se hai già letto questo capitolo, quindi riposterò questa risposta nel prossimo capitolo! baci e buon anno anche a te, Vannagio!

Grazie come sempre anche a coloro che non recensiscono, ma che comunque leggono, seguono e preferiscono la mia ff.

Buon anno a tutti!!!

Baci, Vannagio.

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Capitolo 13
*** Complicazioni ***


Complicazioni: l’astinenza è l’unica soluzione!

Eccomi di nuovo qua a rompere le scatole…

Vi avevo avvertito, no? Siete stati voi ad insistere affinché vi raccontassi la mia storia, quindi adesso non lamentatevi.

Dove eravamo rimasti?

Nessuno vuole fare un riassunto?

Tu… Si, tu che hai alzato la mano: vuoi assumerti tu l’onere?

Che cosa? Ah, volevi solo sapere dove fosse il bagno? Capisco… la prima porta a destra… di nulla, non è necessario ringraziare…

Bene… stavo dicendo?

Ah, già… il riassunto…

Avevo un appuntamento con un ragazzo.

Io, Yvonne Brown, la sfigata della scuola, la ragazza invisibile, l’emarginata, avevo un appuntamento con un ragazzo che avrebbe potuto gareggiare ad un concorso di Body Building!

Vi rendete conto dell’assurdità della cosa?

Non stavo sognando: era tutto vero.

Incredibilmente, inverosimilmente assurdo, ma vero! Tutto vero!

Non avevo dimenticato Edward, questo mi sembra ovvio. Non è possibile disinnamorarsi di una persona nel giro di poche ore. È anche vero, però, che Paul non mi era così indifferente come credevo. Lo avevo capito dal nervosismo e dall’imbarazzo paralizzante che avevo provato in sua presenza. C’era un certo feeling tra noi, ma non sapevo ancora se il così detto Armadio di La Push sarebbe riuscito a curarmi da quella patologia chiamata “Mal di Cullen” oppure “Edwardite”.

Tornai a casa.

L’appuntamento con Paul e il conseguente buon umore mi avevano fatto passare la rabbia verso mia madre.

“Mamma, sono tornata!” urlai, varcando la soglia di casa.

Lei uscì dal salotto e mi salutò “Ciao tesoro, tutto a posto a scuola?”

“Si, tutto ok…” risposi in maniera evasiva, cercando di non assumere un’aria colpevole. Avevo saltato le ultime ore di lezione e mia madre non doveva saperlo per nessun motivo al mondo.

“Cara… mi stavo chiedendo… hai invitato Edward Cullen al ballo?” domandò, come se la cosa non le interessasse.

“No, mamma! Non ci vado al ballo, quante volte te lo devo ripetere? E se dovesse venire Edward Cullen, ti proibisco di lasciarlo entrare. Digli che non voglio vederlo, d’accordo?” risposi irritata.

“Avete litigato?” mia madre sembrava preoccupata.

Perché deve essere così impicciona?

“Mamma… per favore… non mi va di parlarne… promettimi solo che farai come ti ho chiesto!” esclamai, invece di rispondere alla sua domanda.

Mia madre mi trapassò con uno sguardo, in confronto al quale i raggi x di Superman impallidivano!

“Va bene, te lo prometto, anche se non capisco dove sia il problema: Edward è un così caro ragazzo!” replicò lei dispiaciuta.

Non le risposi e mi rintanai nella mia stanza, impaziente di raccontare le novità a Lauren e a Manuel.

Le loro reazioni furono simili anche se diverse nei toni.

Lauren reagì, più o meno, in questo modo, quando la telefonai per comunicarle l’evento…

“AAAAHHHHH! Non ci posso credere! Lo hai fatto!!!!!!!!!!! Sei un genio!!! Devi raccontarmi tutto, parola per parola!!! Oh, mio dio, lo sapevo che possedevi un grande potenziale!”

I miei poveri timpani…

Manuel ebbe una reazione più composta e posata.

“Cazzo Yva!!!! Non ci sentiamo da due giorni e ti ritrovo a provarci spudoratamente con un quasi sconosciuto? Wow, alla faccia della santarellina, timida ed introversa! Come diavolo ti è saltato in mente? Hai avuto un’idea spettacolare, nemmeno io avrei saputo fare di meglio. Cazzo, sono ancora scioccato!”

Avevo telefonato anche a lui, ma me ne ero pentita. A causa di quei due matti, i miei timpani non sono stati più gli stessi!

Mentre chiacchieravo al telefono con Manuel, sentì il campanello di casa suonare.

Ecco, ci siamo! pensai.

Salutai Manuel e raddrizzai le orecchie.

Fortunatamente, dalla mia stanza, potevo ascoltare tutto senza problema.

“Edward caro, mi spiace veramente, fosse per me ti farei entrare senza pensarci un attimo, ma Yvonne non vuole vederti” stava dicendo mia madre.

“Signora Brown, la prego, ho bisogno di parlare con sua figlia” la pregava Edward, usando un tono ammaliatore.

Sentire la sua voce melodiosa, vellutata e sensuale mi causò un piccolo tuffo al cuore, ma non mi lasciai intenerire.

L’astinenza è l’unica soluzione, Yvonne! L’unico modo per combattere la dipendenza è l’astinenza!

“Mi spiace Edward. Non so cosa sia successo tra voi, ma se Yvonne ha deciso così, non posso farti entrare” rispose risoluta mia madre. A quanto pareva mia madre non era così sensibile al fascino del vampiro. Ero stupita dalla solidarietà che mi aveva dimostrato. Per una volta Lynett Brown aveva fatto come le avevo chiesto.

Sentì la porta di casa chiudersi e finalmente ricominciai a respirare. Edward se ne era andato, forse, con il tempo, avrebbe capito che doveva lasciarmi in pace e permettermi di dimenticarlo.

A quel punto, la finestra si aprì e sotto il mio sguardo allibito, Edward Cullen si introdusse in camera mia.

Come non detto: non avrò mai pace!

“Yvonne, ti prego, ascoltami” disse lui, prima che potessi urlargli contro.

“Tu lo conosci il significato della frase: Yvonne non vuole vederti?” chiesi furente. Nonostante la rabbia crescente, riuscì a mantenere un tono di voce basso. Ci mancava solo che mia madre scoprisse il piccolo segreto di Edward Cullen.

Edward non parlò, si limitava a fissarmi.

“Il tuo sta diventando un vizio: non puoi introdurti nelle case delle persone come se nulla fosse, quando ti pare e piace. C’è un motivo se esistono una porta ed una serratura. Se uno non vuole far entrare una persona, chiude la porta e la sigilla, se è necessario. Se mettessi delle inferriate alla finestra, cosa faresti? Le piegheresti con la tua super forza? Non hai rispetto per niente e nessuno. Perché non riesci a capire che ho bisogno di starti lontano? Perché continui a farmi soffrire così? Ti diverte, per caso? Hai una vena sadica nascosta che non conoscevo? Tu, stupido, egoista, ipocrita… maledetto il giorno in cui ti ho incontrato…”

Le parole erano diventate incomprensibili a causa delle lacrime.

Edward si avvicinò a me.

Vidi le sue braccia allargarsi.

Avevo capito cosa voleva fare e quindi cercai di respingerlo. Picchiai sul suo petto più forte che potevo, ma riuscì solo a farmi male alla mano. Mi ritrovai tra le sue braccia senza che potessi impedirlo. Era un’atroce sofferenza, ma anche un vero balsamo sentirlo così vicino.

Avvertivo il suo odore inebriante, il suo petto alzarsi e abbassarsi ritmicamente mentre respirava, le sue braccia avvolte intorno a me, la sua guancia gelida contro la mia fronte.

“Mi dispiace Yvonne, davvero. Non pensavo che tu potessi provare tanto dolore a causa mia. Sei così brava a tenerti tutto dentro che non me ne sono reso conto…” sussurrò lui, mentre accarezzava i miei capelli.

“Non dire stronzate, tu leggi nella mente, Edward!” dissi, mentre la mia voce cominciava a calmarsi.

“Solo i pensieri superficiali…” spiegò lui.

Non sono nata ieri, pensai.

“Rispetto a me, si!” scherzò lui.

Involontariamente un sorriso comparve sul mio viso, anche se avrei voluto trattenerlo. Non ero ancora pronta a perdonarlo. A dire il vero, non potevo perdonarlo!

“Non puoi o non vuoi?” chiese Edward.

Distolsi lo sguardo e finalmente mi permise di allontanarmi da lui.

“Che ti importa? Ormai tu e Bella state insieme. Sei abbastanza padrone di te stesso per starle accanto, a cosa ti servo io?” domandai.

“Non voglio che tu soffra a causa mia, ho sbagliato e vorrei rimediare…” rispose lui.

“è un po’ tardi, non credi?” chiesi sarcastica.

“Lo so, ma lasciami tentare” mi pregò lui.

“Vuoi rimediare? Allora lasciami vivere tranquilla. Comportati come se non esistessi… ignorami, come facevi prima che Bella arrivasse” dissi trapassandolo con lo sguardo.

“è davvero questo che desideri?”

“Non è questione di volere o non volere. Non posso pretendere nient’altro da te” replicai.

“Potremmo essere amici… ” azzardò Edward ma lo interruppi.

“Edward… io non voglio essere tua amica… io voglio di più, ma è chiaro che non posso avere quello che desidero, quindi, ti prego, vattene… sparisci dalla mia vita!” conclusi.

Edward non disse nulla, mi guardò un’ultima volta e poi saltò giù dalla finestra.

Era veramente la fine?

Lo speravo e lo temevo allo stesso tempo!

Spensi il cellulare e dissi a mia madre di non passarmi nessuna telefonata. Non volevo parlare con nessuno, desideravo stare da sola e riflettere.

Tirai fuori dalla mia collezione di cd “Grace” di Jeff Buckley, che solitamente ascoltavo quando ero malinconica e lo misi a tutto volume. Mia madre non avrebbe gradito e nemmeno i vicini, ma non mi importava…

Lo so, questa parte è un tantino melodrammatica, ma penso che non sarebbe stato opportuno, né tanto meno giusto, saltarla…

Passai il resto della giornata sdraiata sul letto, contemplando il soffitto e ascoltando musica.

Credo che ad un certo punto mia madre sia entrata in camera per informarmi che la cena era pronta, ma non ne sono del tutto sicura.

Non pensate a me come una specie di Bella di New Moon che si lascia andare ad uno stato comatoso semi irreversibile. Ero triste, ma contemporaneamente orgogliosa di me stessa, perché avevo finalmente trovato il coraggio di chiudere la porta ad Edward Cullen e a tutto il suo mondo. Sarebbe stato difficile resistere alla tentazione di riaprire quel portone, ma sapevo di potercela fare. Dovevo solo impegnarmi.

La mattina dopo mi svegliai frastornata.

Mi ero addormentata con tutti i vestiti, mia madre doveva aver spento il lettore, mentre dormivo. Avvertivo i tipici morsi della fame, poiché la sera prima non avevo mangiato nulla.

Andai in bagno per una doccia ristoratrice e quando scesi in cucina, trovai mia madre intenta a preparare una colazione sufficiente a saziare un intero esercito! Era il suo modo per dirmi che mi era vicina in quel momento.

“Buongiorno cara! Come hai dormito?” chiese lei, sfoggiando un sorriso da mamma comprensiva. Sembrava preoccupata.

“Bene…” dissi un po’ confusa.

“Come stai?” domandò poi. Si, era molto preoccupata: lo vedevo dai suoi occhi, che mi studiavano in cerca di un dettaglio che potesse aiutarla a capire quale fosse il mio problema.

“Bene, stai tranquilla” dissi per rassicurarla.

Non sembrava molto convinta, ma decise di cambiare argomento “Stavo dimenticando… ieri sera ha telefonato un certo Paul. Ha chiesto di te…”

Sputai tutti i cereali sul piatto, per impedirmi di soffocare.

“Yvonne? Che ti prende?” mia madre era sconvolta.

“Perché non me lo hai passato?” urlai in preda al panico, mentre tossicchiavo e annaspavo per evitare che i cereali raggiungessero i polmoni.

“Come sarebbe a dire perché? Tu mi hai detto che non volevi ricevere telefonate da nessuno…” spiegò mia madre perplessa.

“Oh, merda!” esclamai.

“YVONNE! Non tollero questo linguaggio in casa mia!” mi rimproverò mia madre.

“Ha lasciato detto qualcosa?” chiesi speranzosa, lottando per non esplodere contro mia madre. In fondo era solo colpa mia…

“Ha detto soltanto che ha provato a chiamarti al cellulare, ma che era spento” rispose mia madre ancora indignata dal mio linguaggio “Mi è parso preoccupato, voleva sapere se era tutto a posto”.

“E tu cosa gli hai risposto?”

Ti prego: fa che non gli abbia raccontato nulla di Edward. Ti prego, ti prego, ti prego…

“Mi sono mantenuta sul vago… hai avuto una giornata pesante e volevi riposare tranquilla…”

Oh, grazie, grazie, grazie, grazie!

“Posso sapere chi è questo ragazzo?” domandò mia madre, che in quanto a curiosità non aveva nulla da invidiarmi.

Ingurgitai i miei cereali più in fretta che potei e uscì da casa a tutta velocità senza degnarla di una risposta.

Accesi il cellulare. Immediatamente arrivarono circa dieci messaggi di Manuel e cinque di Lauren, entrambi preoccupati dal mio improvviso estraniamento dal mondo esterno. Poco dopo arrivò un avviso di chiamata che confermò il racconto di mia madre. Paul aveva tentato di chiamarmi.

Dannato Edward! È solo colpa tua! Stupido vampiro!!!

Mentre guidavo, chiamai Paul al cellulare. (Non prendete esempio da me: NON SI DEVE telefonare quando si è al volante!!!)

“Il telefono da lei chiamato potrebbe essere spento o irraggiungibile…” mi informava una voce metallica.

“Grandioso!” imprecai più volte.

Capite bene che quando arrivai a scuola il mio umore era nero come una notte senza stelle.

“Che cosa è successo?” chiese Lauren non appena mi vide.

“Lascia stare… non ne voglio parlare” risposi. E se lei mie parole non l’avevano convinta, fu la mia occhiata ammonitrice che la persuase a non porre altre domande.

Prima che cominciassero le lezioni, provai a chiamare Paul al meno cinque volte, ma senza ottenere nessuna risposta.

“Si può sapere a chi telefoni?” domandò Lauren, irritata dal modo in cui la stavo volontariamente ignorando.

“Fatti miei” risposi acida.

Il resto della giornata trascorse lento e noioso. Lauren ed io non parlammo molto, entrambe tenevamo il broncio: lei perché si sentiva trascurata da me e non capiva il motivo del mio mal umore ed io perché non ero riuscita a parlare con Paul.

Edward stava tenendo fede alla promessa fatta: mi ignorava e da quello che potevo vedere, gli riusciva anche molto facile. Nell’ora di chimica non ci guardammo nemmeno in faccia, nonostante fossi costretta a passare di fronte al suo banco per raggiungere il mio.

A mensa, piuttosto che assistere alla raccapricciante scenetta del giorno prima, (ovvero “Edward e Bella, siamo così immersi nella nostra conversazione da non accorgerci di cosa succede intorno a noi”), sarei stata disposta a cavarmi gli occhi, quindi decisi di saltare il pranzo e aspettare fuori.

“Non vuoi mangiare?” domandò Lauren. Adesso aveva assunto la stessa espressione preoccupata di mia madre.

“Non ho fame…” risposi e senza aggiungere altro, uscì e mi sistemai su di una panchina.

L’aria non era calda, ma era piacevole sentire l’aria fresca sul viso. Ad un certo punto, mi accorsi di un’alta figura che si stava muovendo verso di me.

Strizzai gli occhi per metterla a fuoco…

Vuoi vedere che, con la sfiga che mi ritrovo, dopo l’apparecchio, mi serviranno anche un paio di occhiali?

Era Rosalie Hale.

“Ciao” disse, con una smorfia che preferì interpretare come un sorriso.

Wow, Rosalie Hale che si degna di salutare, deve essere una specie di miracolo! ma mi guardai bene dal esternare la mia meraviglia ad alta voce.

“Ehm… ciao” farfugliai. Nonostante avessi appurato che la vampira non aveva intenzione di uccidermi, il mio istinto di sopravvivenza mi costringeva a mettermi sull’attenti.

“Anche tu salti la lezione oggi?” chiese.

“No… ho già dato ieri… tu invece? Torni a casa?”

“Si… Avevo in programma una piccola gita con Esme” spiegò lei.

Naturalmente la parola gita aveva un significato diverso per un vampiro vegetariano.

“Ah…”

“Ti posso fare una domanda?”

“Ehm… certo?” anche se non avessi voluto, non mi sarei mai azzardata a dirle di no.

“Che diavolo hai fatto ieri a mio fratello? Era distrutto quando è tornato a casa. Sembrava un cane bastonato” raccontò leggermente divertita da quel ricordo.

La notizia mi lasciò senza parole. Edward distrutto? Voleva prendermi in giro?

“Avrà litigato con Bella… o magari si sentiva in colpa per averla sfiorata con un dito… sai bene com’è fatto lui: è convinto che quella ragazza possa piegarsi come un fuscello al vento… è davvero ridicolo! Pensa di poter portare avanti il suo rapporto amoroso senza aver alcun tipo di contatto fisico con lei… Ridicolo!!!” risposi sarcastica.

“Si, ti capisco… Emmett ed io abbiamo scommesso su quanti giorni resisterà senza saltarle addosso. Emmett ha detto una settimana” replicò Rosalie.

“Un po’ poco, non credi?” chiesi.

“Veramente lui è il più ottimista! Io dico che Edward non resisterà più di altri tre giorni!” rispose Rosalie, con un ghigno maligno.

Anche a me scappò un sorriso sentendo le sue parole, ma cercai di camuffarlo con un colpo di tosse.

“Ad ogni modo, qualunque cosa tu abbia detto o fatto, mi complimento con te: sono settant’anni che lo punzecchio, cercando di cancellare quello stupido sorriso sghembo dalla sua faccia, senza mai riuscirci. A te è bastata una settimana: hai talento!” si complimentò la vampira bionda.

“Ehm… è un complimento? Dovrei dire grazie?” chiesi imbarazzata.

“Fai un po’ tu…” così dicendo riprese a camminare verso il parcheggio.

Rosalie aveva raccontato la verità? Davvero Edward provava rimorso per quello che mi aveva fatto? Cercai di ricordare l’espressione di Edward, ma quel giorno lo avevo evitato in tutti i modi, quindi non potevo avere un riscontro.

Una piccola parte di me, quella che credeva a Rosalie e che era anche un po’ bastarda, era soddisfatta. Sapere che il vampiro provava anche solo un millesimo di quello che stavo passando io, mi faceva sentire leggermente meglio.

Fui tentata di saltare nuovamente le lezioni, ma non potevo.

L’ora di biologia fu uno strazio sia per colpa dei due piccioncini (Edward non sembrava per niente triste, quindi convenni che Rosalie si era presa gioco di me), sia per colpa di quella noiosissima videocassetta che il professor Banner ci costrinse a vedere.

L’ora di ginnastica passò stranamente bene. Per una volta non divenni il bersaglio di Bella, nonostante il professor Clapp avesse costretto la ragazza ad impugnare la racchetta e giocare con Mike Newton.

Finita la lezione, corsi nello spogliatoio e ne uscì per prima.

Secondo voi chi incontrai, fuori dalla palestra, intento ad aspettare la grande campionessa di badminton?

Gli passai accanto, sperando di risultare invisibile, ma naturalmente era una speranza vana, poiché i vampiri possiedono venti decimi di vista!

“Yvonne!” mi chiamò lui, provocandomi un batticuore pazzesco.

“Ricorda la tua promessa, Edward” e senza voltarmi corsi fuori.

Ci ero riuscita: ero riuscita ad ignorarlo ed evitarlo… un buon passo avanti… ma la salita era ancora lunga…

Prima di tornare a casa, decisi di fare una capatina in un negozio di dischi, che si trovava appena fuori Forks. Era da molto tempo che non rinnovavo il mio repertorio. Passai circa un’ora a rovistare tra i mucchi di cd in offerta. Persa nella ricerca e nella lettura di titoli ed artisti, riuscì ad occupare la mente, dimenticando per un po’ i miei problemi.

Con il portafoglio alleggerito e la borsa piena di nuova musica, tornai a casa.

Pioveva a catinelle. Passai di fronte casa Swan e anche sotto la pioggia, riuscì a scorgere una Volvo metallizzata ed una piccola auto nera, che si avvicinava alla Volvo.

…La mia attenzione fu catturata da un paio di fari nella pioggia e da un’auto scura che procedeva sull’asfalto verso di noi… (capitolo 11, pagina 201)

Chissà di chi era la piccola auto nera… di certo non poteva essere l’Ispettore Swan…

Anch’io avevo ricevuto visite. Dall’altra parte della strada, un pick up nero, sostava indisturbato.

Non ci credo!

Fermai il maggiolino e una volta scesa dall’auto, aprì l’ombrello e corsi verso il pick up.

“Paul! Che ci fai qua?” chiesi al ragazzo.

Lui mi sorrise, sfoderando la sua magnifica dentatura bianca e uscì dall’auto, incurante della pioggia incessante.

“Sono venuto a verificare di persona che fossi sana e salva” rispose lui.

“Vieni sotto il mio ombrello!” proposi, anche se lui era così grosso da riuscire a riparare a mala pena la testa.

“Tranquilla, non fa niente” disse, sollevando il cappuccio della felpa.

“Ti verrà una polmonite! Non eri tu quello che diceva che troppo freddo uccide?” chiesi ironica.

“Si, ma non sento freddo, anzi, a dire la verità, sento caldo!” rispose lui.

“Sbruffone!”

Lo presi per mano e lo trascinai sotto il portico di casa mia. Trascinare è una parola grossa, poiché Paul aveva la stazza di un orso di piccole dimensioni: diciamo che lui mi permise di condurlo sotto il portico.

“Ho provato a chiamarti tutto il giorno, ma il tuo cellulare era spento” raccontai, quando finalmente fummo al riparo dalla pioggia.

“Come il tuo, ieri!” esclamò lui, con sguardo serio.

“Non pensare male: non era con te che non volevo parlare…” dissi, mordendomi la lingua per la mia idiozia.

“Davvero?” chiese alzando il sopraciglio.

“Si…” sussurrai rossa in volto.

“Problemi con qualcuno?” sembrava preoccupato.

Dovevo fare proprio una cattiva impressione se ogni volta che si toccava quell’argomento, tutti cominciavano a preoccuparsi.

“No… niente di cui tu debba impensierirti…” risposi evasiva.

“Impensierirti? Come parli? Hai diciassette anni, non cento venti!” esclamò lui ridendo.

L’influenza di Edward cominciava a farsi notare… Mi unì a lui, ma la mia risata fu molto meno allegra e molto più forzata.

Poi lui tornò serio “Sai? Ieri… quando non rispondevi… avevo pensato che tu… beh… avessi cambiato idea…” confessò imbarazzato.

“Scherzi? Perché dovrei ripensarci?”

Assurdo! Era lui lo schianto! Era Paul che avrebbe dovuto ripensarci, non io. Forse anche lui aveva bisogno di un paio di occhiali… come non poteva accorgersi che fossi un cesso?

Paul alzò le spalle impacciato, ma poco dopo tornò allegro e sfacciato come sempre.

Rimanemmo per una mezz’oretta a parlare lì, in piedi, sotto il portico, facendo finta di non vedere mia madre che ci spiava dalla finestra della cucina.

“Adesso entra in casa, viso pallido, altrimenti tua madre viene fuori e comincia a farmi il terzo grado!” scherzò lui.

“Ok, ci vediamo, sabato allora?” chiesi, giusto per essere sicura che non avessi immaginato tutto.

“Certo!” confermò lui.

Lo accompagnai con l’ombrello fino al suo pick up.

Quando Paul salì in macchina e accese il motore, spinta da una curiosità irrefrenabile, chiesi “Paul? Che cosa volevi dirmi ieri, quando hai telefonato?”

“Niente!” disse lui.

“Niente? Andiamo Paul… non prendermi in giro…” insistetti.

“Avevo solo voglia di sentirti… di parlare con te… è a questo che serve il telefono, no? A sabato sera, viso pallido!” e ridendo fece partire la macchina.

Lui voleva parlare con me! ASSURDO!

Quando entrai in cucina, avevo ancora un sorriso ebete stampato sulla faccia.

Mia madre mi guardava seria, con le braccia incrociate sul petto e il piede che tamburellava impaziente.

Tra non molto sarebbe cominciato l’interrogatorio, ma non mi importava… ero contenta… Paul aveva il dono di trasmettermi il suo buon umore e questo era sicuramente un punto a suo favore!

Anche oggi ho fatto il mio dovere!

Prima di concludere, una precisazione: i capitoli 10 e 11 di Twilight, che trattano le conversazioni molto, ma molto intelligenti di Edward e Bella, sono per lo più inventati. Io sapevo solo che Edward e Bella erano stati costantemente insieme in quei due giorni, ma avendo litigato con il vampiro, non potevo sapere cosa fosse successo realmente, o cosa i due si fossero detti.

Non c’è nessuna sicurezza che Bella abbia realmente ricevuto la visita di Billy e Jacob Black. Io avevo visto solo una piccola auto nera, parcheggiata vicino a casa Swan. La Meyer ci ha ricamato sopra, facendo affidamento anche sull’improvvisa comparsa di Jacob al ballo di fine anno, alla quale io ho assistito.

Detto questo… spero di risentirvi presto!

Alla prossima puntata.

Con affetto, la vostra Yva (o Yvy, come mi chiama qualcuno)!

____________________

Nota autore:

Anno nuovo, capitolo nuovo!

È stato veramente difficile tirare fuori qualcosa di interessante dal capitolo 11, visto che come il 10, non c’era molto da dire… possono essere riassunti con cinque parole: conversazioni tra Edward e Bella!

Scusate per lo sclero all’inizio del capitolo, ma a volte immagino Yvonne su un palco che narra la sua storia ad un folto pubblico di persone… altre volte però è come se lei scrivesse delle lettere o un libro, rivolgendosi a dei lettori… insomma, mi lascio trasportare dalle sensazioni del momento…

Che cosa ne pensate della nostra Yvonne, adesso che ha deciso di resistere al fascino del nostro vampirello? Inizialmente avevo pensato di far continuare i loro incontri. Avevo in mente la mezza idea di far portare Yvonne nella radura, in modo che Edward potesse testare anche lì il suo autocontrollo. Poi però è successo qualcosa di imprevedibile: è come se il capitolo si fosse scritto da solo e improvvisamente ho assistito alla scena di Yvonne che caccia Edward dalla sua stanza e gli fa promettere di lasciarla in pace.

Non so se quello che è saltato fuori alla fine sia accettabile o meno, aspetto di leggere i vostri commenti…

Ma passiamo ai ringraziamenti…

Per crazyfv: grazie per i complimenti, sono contenta che anche il precedente capitolo ti sia piaciuto. Lo so che cercate in tutti i modi di strapparmi qualche informazione su Paul, ma non dirò nulla. Sono muta come una tomba! A proposito, sto leggendo la tua ff ed è molto carina. Non sono ancora riuscita a finirla perché non ho avuto molto tempo per connettermi… bacioni Vannagio!

Per Kumiko_Chan: per caso hai fatto leggere la ff al tuo professore? XD Non oso immaginare cosa sarà saltato nella tua testolina, quando vi ha lasciato come compito per le vacanze il capitolo sui microscopi… cosa vuol dire che potresti perdere la simpatia per Yvonne a causa di quella frase? Mi devo preoccupare? Cmq grazie per i complimenti e tanti bacioni, Vannagio.

Per __cory__: devo correggerti, ma Paul subisce l’imprinting con Rachel (sorella di Jacob), forse ti era passato di mente… La Meyer lo dice in Breaking Dawn, capitolo otto, libro Jacob. La tua premunizione riguardo a quello che potrebbe succedere è interessante, ma fossi in te non darei nulla per scontato. Cmq grazie per i complimenti. Tanti baci, Vannagio.

Per Tom94: hai ragione, le conversazioni tra Edward e Bella sono veramente ridicole. Che senso ha chiedere ad una ragazza cose come: qual è il tuo colore preferito, quali sono i tuoi fiori preferiti…? Non sono queste le cose che ti permettono di conoscere una persona… boh… cmq grazie come sempre per le tue spassose recensioni e per i complimenti. Sono molto lusingata da quello che hai detto e cioè che riesco a rendere interessante qualsiasi cosa… tanti baci e mille grazie, Vannagio!

Per asheptus: grazie anche a te per i complimenti. Anche tu sei stata contagiata dalla mania del microscopio? Bene, bene! Noi e il microscopio conquisteremo il mondo! Scherzo… cmq vorresti leggere delle ff in cui qualcuno ruba Edward a Bella? Beh, ne ho intravista qualcuna, ma non mi hanno appassionato molto… ad eccezione di una. Sto seguendo una ff “Due libri due vite” con forte probabilità in cui Edward tradisca Bella, anche se non ne sono sicura, visto che non siamo ancora arrivati a quell’ipotetico momento. È carina e con una trama intrigante… a parte questo, però, personalmente, preferisco le ff in cui Edward rimane insieme a Bella… anche se forse è colpa mia: mi piacciono soprattutto le ff dove i personaggi sono IC. Un Edward che lascia Bella per un’altra, a mio parere, è molto OOC!! Ma sono solo punti di vista! Baci, grazie e a presto, Vannagio!

Per Nikkita: ciao, hai postato la tua recensione nel primo capitolo, quindi non me ne ero accorta... Cmq ti ringrazio per i complimenti e la fiducia che riponi in me... per quanto riguarda il bacio... beh... mi spiace che ti dia fastidio... infondo Yvonne non lo ha fatto consapevolmente (pensava di sognare) e se ti può consolare, Edward non era proprio contento... anzi... cmq spero che avrai voglia di recensire ancora... baci e buon anno anche a te, Vannagio!

Grazie, come sempre, anche a tutti gli altri silenti lettori!

A presto Vannagio!

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Capitolo 14
*** Equilibrio ***


Equilibrio: mancava poco… pochissimo…

La sveglia suonò: sette e dieci di venerdì mattina.

Quanto sarei voluta rimanere sotto le coperte ancora per un po’. Il letto era così caldo e accogliente… ma non potevo fare altre assenze o sarei andata incontro all’ira di mia madre.

Mi alzai di mala voglia e come uno zombie, ancora intontita dal sonno, mi avviai verso il bagno.

Ancora un giorno… ripetevo mentalmente, guardandomi allo specchio.

Ancora un giorno e sarei uscita con Paul…

Ancora un giorno e sarebbe iniziato il finesettimana: due giorni di meritato riposo.

Ancora un giorno e avrei avuto pace da Edward e Bella: due giorni interi in cui non sarei stata costretta a vedere le loro facce e a soffrire.

Mezz’oretta più tardi, ero in macchina, diretta a scuola.

Le ore di lezioni passarono lentamente, sembrava che qualcuno avesse premuto il tasto rallenty!

Nonostante, il pomeriggio precedente, avessi chiarito con Lauren e le avessi chiesto scusa per il comportamento sgarbato del giorno prima, mia cugina si dimostrò fredda nei miei confronti. Si sedette accanto a me durante l’ora di educazione civica (scatenando l’ira silenziosa di Mary) e a mensa, ma non parlò molto. Aveva deciso di punirmi ancora per un po’.

Durante la pausa pranzo, evitai volontariamente di guardare verso il tavolo di Edward e Bella, ma quando la campana suonò, segnando l’inizio delle lezioni pomeridiane, fu quasi automatico per me sbirciare.

Alice era andata a parlare con i due innamorati. Edward stava presentando Bella a sua sorella. Quando poi la vampira simile ad un folletto se ne andò, Edward e Bella si alzarono. La Mezza Albina sembrava dispiaciuta.

Che cosa è successo?

La mia ossessione stava riemergendo prepotentemente.

Edward accarezzò la guancia di Bella e poi voltandosi, andò via, lasciando la ragazza da sola.

Perché va via? mi chiesi, ma non potei trovare una riposta, perché Lauren mi riportò alla realtà.

“Yva, andiamo! Farai tardi a biologia!”

Il professor Banner ci fece guardare l’ultima parte dell’odiata videocassetta, ma non le prestai molta attenzione. Non feci altro che fissare il posto vuoto accanto a Bella, chiedendomi dove fosse andato Edward.

L’ora di ginnastica passò senza incidenti, grazie a Mike Newton, che come al solito giocò sia per se stesso che per Bella.

Se qualcuno mi avesse detto che un giorno sarei stata grata a Newton, molto probabilmente gli avrei riso in faccia.

Alla fine delle lezioni, troppo curiosa per farmi gli affari miei, cercai di origliare la conversazione tra Bella e Mike, fingendo di perdere un po’ di tempo per raccogliere le mie cose. Speravo di risolvere il mistero riguardante Edward.

Alla faccia dell’astinenza!

“Divertiti, domani a Seattle!” disse Mike a Bella.

“Veramente non credo che andrò a Seattle domani” rispose lei.

Cosa? Non può essere! Non andrà a Seattle? Che cosa è successo? Ha litigato con Edward?

“Come mai?” chiese Mike che sembrava piacevolmente sorpreso da quella notizia.

“Non credo che il mio pick up possa sostenere un viaggio così lungo, soprattutto dopo l’incidente con il furgoncino di Tyler!” spiegò la ragazza.

Che grandissima cazzata! pensai, sperando che Mike ponesse le domande giuste.

“Vieni al ballo con Cullen?” domandò Mike, che si era intristito improvvisamente.

Mi irrigidì aspettando la risposta.

“No, non verrò affatto al ballo” rispose Bella.

Mi rilassai immediatamente.

“E cosa fai?” chiese il biondino.

No, non era questa la domanda che mi interessava! pensai irritata, insultando Mike.

“Il bucato, dopodiché studierò per i test di trigo, che ho paura di non passare” fu la spiegazione di Bella, che iniziava ad apparire leggermente irritata dall’eccessiva curiosità di Mike.

Ecco un’altra frottola! pensai.

Edward non avrebbe mai annullato la sua gita con Bella, c’era qualcosa sotto…

“E Cullen ti aiuterà a studiare?” domandò Mike con una punta di malizia.

Bravo Mike: questa si, che è una domanda intelligente!

Edward non mi aiuterà a studiare. Trascorre il fine settimana da qualche parte fuori città” rispose Bella, con tono acido.

A quel punto avevo sentito abbastanza. (Per chi volesse avere dei riscontri, la conversazione tra Mike e Bella e riportata nel capitolo 12 a pagina 212).

Uscì dalla palestra con la testa che ronzava.

Possibile che Edward avesse davvero cambiato idea? Si era preparato scrupolosamente per il suo appuntamento e adesso mollava senza provare? Non si sentiva pronto a rimanere da solo con lei? Non erano serviti a nulla i nostri allenamenti?

Salì in macchina, ma prima che potessi mettere in moto, lo sportello dal lato del passeggero si aprì e Alice Cullen entrò, come se fosse la cosa più naturale del mondo.

“Alice! Che cosa stai facendo?” chiesi meravigliata.

“Ho un messaggio da parte di Edward per te” rispose lei con un sorriso serafico.

“Non poteva venire lui, invece di mandare te?” domandai irritata.

“Lo avrebbe fatto, ma tu non vuoi parlargli e quindi ha preferito rispettare il tuo desiderio” spiegò la vampira, che sembrava divertita da quella situazione.

“Va bene… sentiamo questo messaggio” dissi esasperata.

“Edward ti ricorda che lui è ancora in debito con te per l’aiuto che gli hai dato. Vorrebbe che tu gli facessi sapere quale regalo preferiresti ricevere” riferì Alice, ripetendo le parole come una filastrocca.

Mi sembrava di essere finita in una parodia della Traviata. Che cosa pensava quel vampiro? Che con un lauto pagamento potesse risolvere tutti i problemi?

Prima che potessi esplodere in insulti di ogni genere, Alice disse “Non ti devi offendere, Yvonne! Edward vuole mantenere la sua promessa: ti aveva detto che ti avrebbe dato tutto ciò che desideravi, ricordi?”

Forse la vampira aveva previsto la mia reazione…

“Ricordo benissimo… ma non voglio niente… sto bene così, grazie!” risposi piccata.

“Yvonne…”

“No, Alice, non insistere! Digli che… anzi… scommetto che sta ascoltando tutto, non è così?” chiesi.

Alice sorrise imbarazzata “è un vizietto che non riuscirà mai a togliersi…”

“Già… come quello di entrare in casa senza permesso…” esclamai scuotendo la testa spazientita.

Bene, Edward… visto che sei in ascolto, ti rispondo direttamente. Puoi considerare il tuo debito saldato. Non c’è nulla che desideri, a parte starti lontano… quindi non ti preoccupare… pensai.

“Ha afferrato il messaggio?” chiesi ad Alice.

Lo sguardo della vampira divenne vacuo per alcuni secondi, poi rispose “Si, ma non ti darà retta…”

Sbuffai infastidita.

Al quel punto, suonò il mio cellulare.

Sussultai…

Che fosse Paul?

No… era Manuel…

“Pronto, Manuel?”

“Ehi, Yva! Sei a casa? Volevo parlarti…” chiese Manuel dall’altro capo del telefono.

“No, sono in macchina… non appena mi connetto, ti faccio uno squillo, d’accordo?”

“Perfetto! A dopo, allora…”

“Ciao” e staccai la chiamata.

Alice mi stava fissando incuriosita.

“Era un mio amico… amico virtuale a dire la verità…” spiegai al folletto.

Lei alzò il sopraciglio, come a voler dire che una cosa del genere fosse molto strana.

“Perché mi guardi così? Ci siamo conosciuti in chat…”

Ma perché diavolo le sto raccontando queste cose? mi chiesi, arrabbiata con me stessa.

“è una cosa singolare. Vi siete mai visti?” domandò lei.

“No… lui vive a Seattle… mia madre non vuole che vada a trovarlo… non si fida di me” raccontai.

“E perché non viene lui, allora?” chiese ancora Alice.

Perché è così curiosa?

“Mia madre non farebbe mai entrare un tipo come lui in casa e Manuel non potrebbe permettersi le spese per il viaggio e l’albergo… nonostante questo siamo molto uniti. Lo considero il mio migliore amico… ma che cosa centra questo, con quello di cui stavamo parlando prima?” chiesi confusa.

Ma Alice non mi guardava. I suoi occhi fissavano il vuoto, del tutto assenti.

“Alice? Hai visto qualcosa? Stai bene?” chiesi leggermente preoccupata.

“No… tutto a posto… ad ogni modo, credo di averti rubato già abbastanza tempo!” disse Alice quando tornò cosciente, aprendo lo sportello della mia auto per uscire.

“Alice, aspetta! Volevo chiederti una cosa…” esclamai, distogliendo lo sguardo, imbarazzata.

“Dimmi” mi incitò lei sorridente.

“Edward e Bella hanno ancora intenzione di andare a Seattle domani?” chiesi, rossa per la vergogna.

La curiosità e la mia ossessione avevano avuto la meglio… non era una cosa positiva…

“No… c’è stato un cambio di programma. Edward vuole portare Bella in un posto speciale… una piccola radura nel bosco, dove si rifugia quando vuole stare da solo…” spiegò Alice pazientemente.

“Ah!” fu la mia eloquente risposta.

Chissà perché Bella ha raccontato quella balla a Mike…

“Edward ha saltato le ultime due ore per andare a caccia, non è così?” domandai ancora.

“Si… vuole prendere tutte le precauzioni possibili. In effetti, ufficialmente non dovrei essere qui. Anch’io ho saltato le ultime due lezioni. Faccio compagnia ad Edward” rispose lei.

“Capisco… scusa se sono stata un po’ sgarbata, non ce l’ho con te” dissi infine.

“Lo so bene… Adesso vado: tra non molto passerà Bella qui vicino e non deve vedermi… Ciao, ciao Yvonne, buon fine settimana!” mi salutò Alice allegramente, allontanandosi dalla macchina a passo di danza.

Proprio come aveva predetto la vampira, pochi secondi dopo la sua scomparsa, Bella passò di fronte al mio maggiolino. La tentazione di investirla era grande ma riuscì a trattenermi.

Tornai a casa.

Avevo una gran voglia di chattare con Manuel, quindi mi diressi immediatamente verso la mia stanza.

“Yvonne, tesoro, aspetta un attimo!” mi chiamò mia madre.

Avevo già messo il piede sul primo gradino della scala.

“Che cosa c’è?” chiesi.

“Devo parlarti, vieni qua!” rispose lei.

Perplessa, andai in cucina. Mia madre era seduta al tavolo con un’espressione ansiosa.

“Che cosa è successo?” domandai preoccupata, capendo che qualcosa non andava.

“Siediti” disse lei con tono grave.

Ok, adesso si che sono davvero preoccupata!

“Mentre eri a scuola, ha telefonato John” annunciò mia madre.

“John? Il cugino John?” chiesi stupita.

“Si, proprio lui… La zia Yvonne si è sentita male” raccontò mia madre.

Fu come sentire il mondo crollarmi addosso.

“Che cosa ha avuto?” chiesi con voce isterica.

“Un infarto…” rispose mia madre cupa.

Scattai in piedi in modo così brusco e violento da far cadere la sedia per terra.

“Per favore Yva! Calmati! La zia sta bene… per il momento…”

La pausa che mia madre aveva fatto tra le parole “bene” e “ per il momento” non mi confortò affatto.

“Continua…” ordinai, rimanendo in piedi.

“Dovrà subire un’operazione. I medici sono ottimisti, ma penso che John e la zia abbiano bisogno di aiuto” raccontò mia madre.

“Giustissimo. Quando partiamo? Hai già prenotato i biglietti?” domandai impaziente. Fosse stato per me, sarei già corsa nella mia stanza a fare le valigie.

“Adesso non ti arrabbiare, d’accordo? Partirò da sola…”

“Stai scherzando, spero!” urlai.

“Yva! Starò via come minimo una settimana e tu non puoi saltare la scuola… ci sono le verifiche finali!” replico mia madre, con voce esausta.

“Mamma, è della zia Yvonne che stiamo parlando. Non puoi chiedermi di restare qui… come puoi pensare alla scuola in un momento come questo?”

Mia madre mi osservava con un’espressione sofferente.

Mia zia, o meglio, prozia Yvonne era molto importante per noi. Ci voleva un gran bene ed eravamo molto legate a lei, ma non era questo l’unico motivo della sua vitale importanza. La prozia Yvonne, dalla quale avevo preso il nome, era la zia di mio padre e lo aveva cresciuto come un figlio, quando i suoi genitori erano morti. Mia madre ed io andavamo a trovarla ogni estate a Phoenix, dove abitava con suo figlio John.

La zia Yvonne rappresentava una delle poche prove tangibili che mio padre fosse vissuto veramente. Mia madre non parlava mai di lui, perché le faceva troppo male ricordare, quindi le cose che conoscevo di lui, le dovevo a mia zia. Mi raccontava tutto ciò che sapeva: gli aneddoti di quando era bambino, quanto gli assomigliassi nell’aspetto e nel carattere, la sua abitudine di cantarmi le ninna nanne quando avevo poco più di mezz’anno, la sua storia d’amore con mia madre… Insieme avevamo guardato le sue foto circa un milione di volte. C’era un legame speciale tra noi… le volevo bene come una nonna, o forse addirittura come una seconda mamma…

Era inconcepibile che rimanessi a Forks, mentre lei stava male.

“La zia Yvonne ha detto esplicitamente che non vuole essere la causa di una tua bocciatura. Ti prometto che ti porterò con me durante le vacanze di Pasqua. Se ci pensi, non manca molto…” mia madre non aveva intenzione di desistere.

“Mamma, ti prego… riuscirò a recuperare… non mi farò bocciare…” la implorai.

“Ormai ho deciso: parto domenica mattina, ho già prenotato il volo” replicò lei, chiudendo gli occhi e massaggiandosi le tempie.

“Bene, devi fare sempre di testa tua, non è così? Non prendi mai in considerazione la mia opinione. A questo punto potevi anche evitarti il disturbo di informarmi!” urlai furente.

“Ti prego di abbassare il tono della voce… e comunque non abbiamo ancora finito: dobbiamo discutere di dove andrai a stare in questa settimana in cui io sarò a Phoenix” disse lei.

“Cosa? Non solo non mi porti con te, ma vuoi anche appiopparmi a qualcuno?” chiesi indignata.

“Pensavo che ti sarebbe piaciuto andare dagli zii… ho notato che tu e Lauren vi siete avvicinate in questo periodo…” propose mia madre, con un mezzo sorriso.

“Nemmeno per sogno!” dissi risoluta.

“Perché?” chiese lei

“La zia Sarah e più pazza di te, non potrei sopportare di condividere lo stesso tetto con lei. Hai due soluzioni: vengo a Phoenix con te o resto qui da sola!”

In realtà non avevo nulla contro l’andare a stare da Lauren e i suoi genitori, ma speravo che l’idea di lasciarmi da sola in casa per una settimana terrorizzasse mia madre a punto tale da portarmi con lei a Phoenix.

Mia madre mi guardò negli occhi, con un’espressione così seria da fare quasi paura.

“Promettimi che non porterai ragazzi in casa e che non farai nulla di sconsiderato!” disse lei, senza distogliere lo sguardo da me.

“Che cosa? Dici sul serio?” non riuscivo a credere alle mie orecchie.

“Certo! Non mi hai mai dato motivo di dubitare di te… Non ho altra scelta: rimarrai qui da sola. Per qualsiasi problema potrai comunque chiamare zia Sarah e Lauren…” rispose l’alieno che aveva preso il posto di mia madre.

Ero sbigottita… mia madre, che fino al giorno prima mi aveva tempestato di domande su Paul, adesso aveva intenzione di lasciarmi sola a casa.

Naturalmente non mi passava nemmeno per l’anticamera del cervello di approfittare di quell’occasione. Tutti i miei pensieri erano rivolti alla zia Yvonne e alla sua salute, ma lo stupore rimaneva.

Provai ancora a farle cambiare idea, ma lei fu irremovibile.

Più tardi telefonai a mia zia per sentire con le mie orecchie come stava. Sembrava stanca, ma era allegra come sempre. Cercai di farla ridere, raccontando le barzellette che le piacevano tanto. Parlammo di tutto e di più: riuscì pure a raccontarle di Edward (omettendo certi dettagli, è ovvio) e di Paul.

Verso le sei, ricevetti una telefonata da Manuel. Mi ero completamente scordata del nostro appuntamento virtuale.

“Che fine hai fatto?” chiese Manuel, quando risposi.

Gli raccontai brevemente quello che era successo. Gli avevo già parlato di mia zia: Manuel sapeva quanto ci tenessi a lei.

“Cavoli, mi dispiace tantissimo! Sono sicuro che si rimetterà presto. Da quello che mi hai raccontato, è una tipa tosta tua zia, dico bene?” disse lui per confortarmi.

“Si, hai ragione…” risposi un po’ più tranquilla “Ciò che non sopporto è l’ingiustizia di mia madre. Perchè non mi porta con sé? Mia zia ha bisogno di tutto l’affetto e il sostegno possibili!”

“Forse tua zia e tua madre non vogliono farti preoccupare inutilmente e pensano che rimanendo a Forks potrai risparmiarti un bel po’ di preoccupazione e ansia” disse Manuel.

“Beh… visto da questo punto di vista, ha senso…” concordai pensierosa.

“Tua zia se la caverà alla grande, rilassati!” continuò lui.

“Forse dovrei chiamare Paul e disdire l’appuntamento di domani… non so se ho ancora voglia di uscire…” continuai poco dopo.

“Invece, secondo me, hai bisogno di distrarti per non pensare a questa storia. Devi divertirti un po’! Sono sicuro che Paul saprà tirarti su il morale” replicò Manuel convinto.

“Sembra quasi che tu lo conosca” dissi.

“Beh… diciamo che mi è simpatico… già solo il fatto che ti trovi carina e degna di attenzione è un punto a suo favore” rispose lui ridendo.

“Mi chiedo come questo sia possibile… secondo me, domani sera, si accorgerà dell’errore di valutazione che ha commesso e non lo rivedrò più!”

Più ottimista di me non c’era nessuno!

“Mi prendi in giro, Yvonne? Solo perché la maggior parte della gente giudica solo dalle apparenze, non significa che questo giudizio sia valido!” esclamò Manuel con tono concitato.

“Stai dicendo che sono brutta fuori e bella dentro?” chiesi scherzando.

“No, sto dicendo che sei una persona speciale, Yvonne. Gran parte delle persone è superficiale e presta attenzione solo hai vestiti firmati, alle macchine costose, ma non si sofferma mai sul carattere, sulla persona vera e propria. Tu sei bella fuori, ma ancora più bella dentro. Non ti stupire che Paul ti trovi carina e degna di nota; stupisciti del fatto che se ne sia accorto piuttosto! Se questo ragazzo è così sensibile da aver visto qualcosa in te che non sia un apparecchio ed un maggiolino verde, allora non devi lasciartelo scappare!”

Manuel sembrava molto coinvolto da questa storia.

Non sapevo cosa dire: era molto bello ciò che aveva detto e nonostante ci conoscessimo da tanti anni, era la prima volta che lui diceva apertamente quello che pensava di me.

“Grazie, Manuel… anch’io penso più o meno le stesse cose di te” farfugliai un po’ imbarazzata.

Che risposta del cavolo: sono un’inguaribile demente! pensai, dandomi una sonora pacca sulla fronte.

Passarono alcuni attimi di pesante silenzio, poi lui rispose “Figurati… ogni tanto ci vuole una scrollata di spalle, anche se in questo caso si tratta di una scrollata telefonica…”

“Come va con Lilian?” chiesi dopo, cercando di ritornare su toni più leggeri.

“Va... ” fu la sua risposta.

“Qual è il problema?” domandai stupita.

“Apparentemente non c’è nessun problema… Lilian è una ragazza simpatica, carina, dolce…”

“Ma? Non apprezza la tua musica?” chiesi, sapendo che per Manuel quella era un aspetto fondamentale.

“No, non è quello… Non lo so… è difficile spiegare… non riesce a coinvolgermi più del dovuto…” cercò di spiegare lui.

“Non capisco! Non eri tu quello che le moriva dietro da tre mesi, prima di riuscire a parlarle?” domandai confusa.

“Si, lo so che è contraddittorio… forse mi aspettavo qualcosa di diverso... quando sto con lei, non mi sento mai pienamente a mio agio. Ero convinto che si trattasse solo di imbarazzo iniziale, ma dopo diversi giorni e alcune notti passate insieme non dovrebbe essere tutto più semplice?” chiese infine il ragazzo.

“Non sono la persona più adatta per palare di queste cose!” replicai io.

Ecco un altro ragazzo che chiede consulti amorosi! pensai tetra.

Ma per Manuel questo e altro… mi dissi subito dopo…

“Forse dovresti chiederti che cosa provi per lei veramente” proposi.

“Beh… una grande… simpatia?” sembrava quasi una domanda.

“Non devi chiederlo a me, devi saperlo tu! Comunque non credo che simpatia sia il sentimento adatto in questo caso…” dissi ridendo.

“Che grande casino! In amore siamo due casi patologici, Yvonne!” esclamò lui.

“Parla per te!” risposi, fingendo indignazione.

E così cominciò il nostro consueto, amichevole battibecco serale…

La sveglia suonò: le undici di sabato mattina.

Finalmente era cominciato il fine settimana…

Il grande giorno… Il giorno del mio primo appuntamento!

Lauren sarebbe passata a casa mia verso le tre del pomeriggio. Avevamo deciso di aiutarci a vicenda per i preparativi. Per semplificare il tutto, Lauren aveva chiesto a Tyler di passare a prenderla a casa mia verso le sette meno un quarto.

Io avrei aiutato Lauren con il trucco e i capelli, lei avrebbe aiutato me a scegliere il look ideale per la mia uscita con Paul, poiché non sapevo dove mi avrebbe portato e quindi quale tipo di indumenti fossero più adatti.

Il mio entusiasmo per quell’evento era diminuito fortemente a causa della notizia riguardante la salute di mia zia, ma cercai di convincermi che Manuel avesse ragione: dovevo distrarmi…

In anticipo di sei minuti, mia cugina suonò il campanello.

Quando aprì la porta, una Lauren sorridente ed eccessivamente elettrizzata entrò in casa, strillando e urlando per la felicità. Sembrava aver dimenticato tutto il suo astio nei miei confronti.

Meglio così, pensai, mentre divertita, la guardavo tirare fuori dal mio armadio ogni tipo di indumento.

“Non hai un granché…” disse guardando con aria di sufficienza i miei vestiti sparpagliati sul letto.

“Gentile come sempre…” replicai.

“Bene… cosa ti metti? Potevi chiedergli dove ha intenzione di portarti… sarà molto difficile trovare qualcosa che si adatti a tutte le occasioni” disse Lauren mentre provava diversi accostamenti.

Sbuffai per nascondere la vergogna.

“Che cosa ne pensi di una minigonna e un top molto scollato? Non riuscirà a toglierti gli occhi di dosso…” propose lei.

“Lauren, io non possiedo minigonne e top scollati!” dissi spazientita.

Nella mia mente si formò l’immagine di una Yvonne vestita come una specie di donna mangia uomini e la mia faccia divenne rossa come un peperone.

“Ah… giusto… dimenticavo che in quanto a scollature potresti fare concorrenza ad una suora di clausura… sei proprio strana: io darei un occhio per avere un seno come il tuo e tu invece lo nascondi come se te ne vergognassi…”

Per essere una che aveva solo una terza di reggiseno e che non aveva mai avuto problemi a trovare indumenti che non la facessero sembrare una sorta di salame insaccato, poteva anche avere la decenza di stare zitta!

“Non è questo il punto, Lauren! Voglio qualcosa di comodo, che mi faccia sentire a mio agio e poi non voglio lanciare il messaggio: avanti, saltami a dosso!” replicai imbarazzata.

“No, scusa… secondo te che diavolo ha intenzione di fare Paul questa sera? Parlare del tempo?” chiese lei sarcastica. Il sarcasmo era una delle poche cosa che io e Lauren avevamo in comune.

Avvampai in modo molto evidente.

“Sei così ingenua… i ragazzi sono, prima di tutto, dei maschi in preda agli ormoni e di conseguenza pensano solo ad una cosa” spiegò lei, con l’aria di chi la sa lunga.

“E da quando tu sei diventata un’esperta in questo campo?” chiesi lanciandole un’occhiataccia.

Lauren non rispose e distogliendo lo sguardo, cambiò argomento “Forse questo potrebbe andare…”

Passammo non so quanto tempo a provare mille abbinamenti…

Alla fine, Lauren ed io concordammo che Paul non era il tipo di ragazzo da serata elegante e che al massimo avrebbe potuto portarmi al cinema o a mangiare in un ristorante a Port Angeles. Per questo motivo scelsi una camicetta bianca, sulla quale avrei indossato un maglioncino bordeaux (secondo Lauren si intonava con la mia carnagione), con un collo a v molto scollato.

Lauren ed io litigammo per dieci minuti, per decidere quanti bottoni della camicia lasciare sbottonati… vinse lei, minacciandomi che mi avrebbe piantato in asso in quello stesso istante se non avessi fatto come diceva lei. Tre bottoni. La cosa mi rendeva nervosa, perché non potevo sporgermi in avanti senza che si vedesse il reggiseno.

Infine indossai un paio di jeans a sigaretta e degli stivali che arrivavano a mezzo polpaccio. Lauren mi aveva consigliato le ballerine, ma a Forks la pioggia è sempre in agguato: meglio non rischiare.

Volevo stare tranquilla, quindi lasciai i capelli sciolti. Non ebbi bisogno nemmeno della piastra, tanto erano lisci (alla faccia di Bella!).

Per concludere, un velo di trucco per illuminare il viso (come diceva Lauren).

“Mi raccomando: non sorridere troppo, altrimenti si vede l’apparecchio!” disse infine Lauren, squadrandomi con aria soddisfatta. Sembrava compiaciuta del suo lavoro.

Fu il turno di Lauren, che invece doveva preparasi per un ballo studentesco: nulla poteva essere lasciato al caso!

Per poco non mi fece impazzire. Aveva da ridire su tutto: sul modo in cui asciugare i capelli, su come allisciarli con la piastra, su come spazzolarli, su come e dove mettere le forcine… naturalmente nemmeno il trucco era mai di suo gradimento. Fui costretta a truccarla e struccarla circa dieci volte.

Meno male che mia madre era impegnata a fare le valigie, altrimenti avrei dovuto sopportare anche i suoi commenti.

Quando Tyler finalmente suonò il campanello di casa mia, alle sette meno dieci, Lauren era pronta solo da mezzo minuto!

Il risultato finale però era più che discreto.

L’abito rosa antico non aveva spalline e aderentissimo seguiva i contorni del fisico minuto e snello di Lauren. Io, con la mia taglia prosperosa, non avrei mai potuto permettermi di indossare un vestito di quel tipo. Un po’ la invidiavo. La gonna arrivava fin sopra le ginocchia e dietro aveva uno spacco a dir poco scandaloso. Lo scalda cuore argentato si intonava con la piccola borsetta di perline e con un paio di scarpe tacco dodici.

Avevo raccolto i capelli in uno chignon molto alto, lasciando libere alcune ciocche bionde che incorniciavano il bel viso di mia cugina.

Era uno schianto, non si poteva negare e fui contenta che Paul non fosse ancora arrivato e che non avrebbe avuto l’occasione di vederla. Non potevo reggere il confronto!

Prima di salire in macchina con Tyler, imprevedibilmente Lauren mi abbracciò.

“Buona fortuna cugina! Sono sicura che andrà benissimo!” disse lei commossa.

La guardai scandalizzata, mentre cercava di non rovinare il trucco con le lacrime, poi sorrisi e dissi “Non piangere o dovrò passare le pene dell’inferno per truccarti di nuovo!”

Lei rise imbarazzata.

“Avrei tanto voluto che ci fossi anche tu stasera al ballo… mi mancherai…” si lamentò Lauren.

Ci abbracciamo di nuovo e anche io le augurai buona fortuna.

“Non stiamo andando mica in guerra” aggiunsi e Lauren emise un’altra risata nervosa.

Scattai la consueta foto pre-ballo studentesco alla coppia e poi entrambi salirono in macchina.

Quando l’auto di Tyler svoltò l’angolo, scomparendo alla mia vista, guardai l’orario sul cellulare: le sette meno tre minuti.

Il mio cuore prese a battere velocemente, il mio stomaco cominciò a riempirsi di farfalle. Improvvisamente il nervosismo e il panico si impossessarono di me…

Mancava poco… pochissimo…

___________________

Nota autore:

Bene, bene… scommetto che mi state insultando per aver concluso il capitolo in questo modo, ma un po’ di suspance ci vuole, non credete?

In questo capitolo non ci sono molti colpi di scena, ma spero che lo abbiate apprezzato lo stesso. Non sono molto brava nel descrivere abiti e cose del genere, forse perché non sono una patita dello shopping, quindi perdonatemi se non sono stata abbastanza esauriente nella parte dei preparativi.

Non credo che ci sia molto da aggiungere a parte i ringraziamenti.

Per asheptus: grazie cara per i ringraziamenti… mi spiace, non posso dirti nulla riguardo a Paul. La storia è tutta scritta nella mia mente, nelle linee generali, purtroppo dovrete aspettare per sapere come andrà alla fine… Sono contenta che tu sia riuscita a visualizzare le scene nella tua mente. Mi fa molto piacere, perchè vuol dire che ho scritto qualcosa di buono o quanto meno accettabile! Grazie ancora, baci Vannagio!

Per __cory__: grazie anche a te per i ringraziamenti. In effetti, Yvonne è una tipa MOLTO sfigata, però è anche vero che voi siete catastrofiche nelle vostre previsioni!!! Basta non dico altro altrimenti comincio a farvi un riassunto dei prossimi capitoli e la cosa sarebbe per me controproducente… continua a seguire, baci Vannagio!

Per Kumiko_Chan: grazie anche a te, sono contenta che ti sia piaciuta la parte di Rosalie, perché l’ho scritta pensando a te (eri così desiderosa di vedere la bionda vampira all’azione che ho voluto accontentarti…) Davvero sei scoppiata a ridere durante la lezione di scienze per colpa dei microscopi? Mi spiace, spero che il prof non si sia infuriato… Yvonne inizia ad emanciparsi, anche se in questo capitolo ha avuto una piccola ricaduta… Riguardo a Paul, è proprio così: in BD Jacob dice che Paul ha avuto l’imprinting con Rachel. Pensavo che fosse una cosa risaputa, ma forse l’ho dato per scontato, visto che conosco i libri a memoria per quante volte li ho letti (non guardatemi male… anche io ho avuto la fase da fan pazza e maniaca… mi riferisco sempre e solo ai libri, non potrei mai provare adorazione per Robert-petto di pollo-Pattinson!) Il teschio di Amleto? Non male come idea (si sfrega le mani e sogghigna maliziosa..)Adesso basta altrimenti il ringraziamento diventa più lungo della recensione stessa! Bacioni Vannagio.

Per crazyfv: ciao cara… grazie mille per i complimenti e l'appoggio... anche io sono contenta della reazione di Yvonne: sono fiera di lei!XD Come ti sembra il nuovo capitolo? Fammi sapere Baci Vanngio!

Grazie a tutti quelli che leggono la mia ff!

A presto, Vannagio!

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Capitolo 15
*** Confessioni / Ragione e Istinto ***


Confessioni / Ragione e Istinto: freddo cattivo! Caldo… buuuoooonooooooo!!!

Seduta in salotto, osservavo l’orologio, impaziente e nervosa come non mai.

Sette e un quarto.

“Il tuo amico è in ritardo…” disse mia madre, sorridendo maligna.

Che perspicacia, pensai arrabbiata.

“Non dovresti pensare a fare le valigie?” chiesi fulminandola con lo sguardo.

Mia madre sparì da qualche parte, senza rispondere.

L’attesa era snervante...

Mi alzai e cominciai a camminare avanti indietro, lanciando, ogni due secondi, occhiate all’orologio.

Passai davanti allo specchio… contemplai la mia immagine riflessa… storsi la bocca… abbottonai il terzo bottone della camicia, che Lauren aveva insistito per lasciare aperto… poi lo sbottonai di nuovo…

Sette e venti…

Ci ha ripensato… me lo sento…

Mi sedetti di nuovo sul divano, accavallai le gambe… stare seduta era una tortura, quindi scattai in piedi e ripresi a camminare.

Sette e ventidue…

Finalmente il campanello suonò.

“VADO IO!” urlai e corsi nell’ingresso.

Davanti alla porta, cercai di riprendere fiato, ordinai i capelli, stirai il maglione con le mani e con un sorriso calcolato al millimetro per non mettere in mostra l’apparecchio, spalancai la porta.

“Ciaaa…” il saluto mi morì in gola, mentre inevitabilmente il battito del mio cuore si fece irregolare e veloce.

“Buona sera Yvonne…” disse Edward con quella sua indecifrabile faccia da poker.

“Che diavolo ci fai qui? Non dovresti essere con Mezza Al… cioè… con Bella, dio solo sa dove?” chiesi, mentre ormai il sorriso aveva lasciato il posto ad un’espressione sconvolta ed infuriata.

“Siamo tornati un’oretta fa. Ero a casa di Bella, ma siccome è arrivato suo padre, sono dovuto uscire. Nell’attesa che vada a dormire, ho pensato di venire da te. Devi ancora dirmi cosa desideri come regalo… non mi fai entrare?” domandò infine lui.

“No, non puoi entrare. Ho già risposto alla tua domanda e poi non è proprio il momento…” risposi sgarbatamente.

“Hai un impegno?” chiese alzando il sopraciglio come se la notizia lo stupisse. Studiò il mio aspetto e poi aggiunse “Un appuntamento? Con chi?”

Il viso di Paul comparve nella mia mente, prima che potessi evitarlo.

“Con me!” disse una voce profonda alle spalle di Edward.

Fantastico! La mia serata è rovinata!

Edward si voltò verso Paul che intanto lo aveva raggiunto sul portico.

Edward lo scrutò con il suo sguardo penetrante: gli stava leggendo la mente, era lampante!

Paul invece aveva un’espressione strana… sembrava arrabbiato…

“Ehm… Paul, Edward, Edward, Paul… Edward è un mio compagno di scuola…” dissi, cercando di far capire a Paul che non doveva fraintendere.

Si strinsero la mano.

“Edward Cullen” precisò il vampiro.

“La tua mano è molto fredda… hai problemi di circolazione?” chiese sarcastico Paul.

“No, sono sempre stato un po’ Freddino…” rispose Edward accennando il suo sorriso sghembo.

“Bene… Edward… parleremo di quella ricerca di scienze domani… sono impegnata, come puoi ben vedere” dissi, mentre invece stavo pensando…

Se non mi reggi il gioco, giuro che ti do fuoco!

Lui mi guardò divertito, ma poi disse “Va bene… scusate se vi ho rubato del tempo prezioso…”

Paul seguì Edward con lo sguardo fin quando non fu scomparso nell’oscurità.

“Cullen è un tuo compagno di scuola?” chiese voltandosi verso di me. Aveva ancora quell’espressione strana… risentita… forse anche lui credeva alle leggende della sua tribù?

“Ehm si…” farfugliai.

“Girano voci strane sui Cullen alla riserva…” disse lui.

“Davvero? Che tipo di voci?” chiesi con aria innocente e falsamente stupita.

“Superstizioni… roba per spaventare i bambini… ma comunque ha qualcosa di inquietante il tuo amico… ho come sentito una scarica di adrenalina quando gli ho dato la mano…”

Non dissi nulla, ero troppo concentrata a studiare la sua faccia.

Fortunatamente Paul non sembrava credere alle leggende del suo popolo, ma allora perché appariva così turbato?

“Non ha importanza adesso… sei pronta? Possiamo andare?” chiese lui, cercando inutilmente di apparire tranquillo.

“Si, prendo borsa e cappotto e andiamo” dissi.

Dopo aver salutato mia madre e aver ascoltato tutte le sue raccomandazioni, salì sul pick up di Paul.

L’atmosfera era tesa, molto tesa e densa come un budino. Edward aveva rovinato tutto…

Paul stava lottando con la radio per trovare un canale decente, poi finalmente si fermò su una canzone dei Metallica.

“Era ora!” esultò lui.

“Ti piace questo tipo di musica?” chiesi sorridendo.

“A te no?” domandò lui rabbuiandosi.

“Beh… non è proprio il mio genere… preferisco il rock o il punk. Il mio gruppo preferito sono i Green Day” spiegai, felice che avessimo cominciato a scambiare qualche parola.

Forse la serata è ancora recuperabile, pensai contenta.

“I Green Day sono un po’ commerciali…” disse lui con un’alzata di spalle.

“Oh, andiamo… solo perché da qualche anno a questa parte riescono a vendere milioni di copie, non significa che la loro musica sia commerciale. Prima di diventare famosi in tutto il mondo nessuno pensava cose del genere sul loro conto!” esclamai, difendendo a spada tratta i miei miti.

“Per me successo e fama implicano necessariamente musica commerciale…” rispose Paul.

“Anche i Metallica sono piuttosto famosi!” replicai io.

“Infatti preferisco i loro vecchi album a quelli nuovi…”

Ci guardammo negli occhi per alcuni secondi divertiti.

“Però! Non pensavo che fossi un’esperta di musica…” esclamò Paul ritornando a fissare la strada.

“Ci sono tante cose che non sai di me…” replicai maliziosa.

Ma cosa diavolo sto dicendo?

Paul rise. Mi unì a lui, ma mi fermai subito, ricordandomi dell’apparecchio e del consiglio di Lauren di non metterlo in mostra.

“Scusa se ho ritardato… ho litigato con mio fratello… possediamo una sola macchina a disposizione e ho dovuto fare a cazzotti con lui per recuperare le chiavi!” raccontò Paul.

“Stai scherzando, non è così?” chiesi con un’espressione scandalizzata degna di mia madre, che scatenò la risata, simile ad un latrato, di Paul.

“Si, tranquilla… abbiamo litigato ferocemente, ma nessuno ha preso a pugni nessuno…”

“Confortante!” esclamai, alzando gli occhi al cielo.

“Il tuo amico freddoloso mi ha distratto… sono un cretino” disse ad un certo punto Paul.

“Come?”

“Stasera sei bellissima… avrei dovuto notarlo prima…” la voce di Paul sia era abbassata di un’ottava.

Le mie guance si tinsero di rosso, mi guardai le mani sudate, che si torturavano a vicenda per il nervosismo e l’imbarazzo. Nonostante ciò riuscì a scherzare…

“Meglio tardi che mai!” farfugliai senza guardarlo.

Paul rise nuovamente. Era bello quando rideva, molto bello!

Mi persi nella contemplazione del suo volto e dei suoi occhi neri, così diversi da quelli ambrati di Edward. Erano più dolci e quando Paul rideva o faceva una battuta si accendevano, rivelando una grande vitalità ed allegria.

“Non mi hai ancora chiesto dove ti sto portando!” esclamò Paul facendomi sussultare.

“Come? Ah… è vero…” balbettai confusa.

In effetti, mi accorsi solo in quel momento che Paul aveva imboccato la statale.

“Ti piace il Luna Park?” chiese lui divertito dall’evidente confusione che il mio viso lasciava trapelare.

“Ehm… non ci sono mai andata… immagino di si… ma…”

“A Port Angeles è arrivato il Luna Park. Il mio amico Sam ci ha portato la sua ragazza Emily… ho pensato che poteva essere più divertente del solito cinema o di un ristorante di quinta categoria” mi interruppe Paul.

“Si… ottima idea…”

Il mio cervello era troppo concentrato sulla frase “Il mio amico Sam ci ha portato la sua ragazza Emily” per articolare una frase più complessa.

Mi vede come una sua possibile ragazza? Oh, mio dio… sto per svenire…

“Quindi per te va bene?” domandò lui corrugando la fronte.

“Certo, che si! Sarà divertente!” esclamai, con un sorriso a trentadue denti.

Accidenti! L’apparecchio!

Smisi subito di sorridere.

Paul alzò il sopraciglio, forse chiedendosi se avessi bisogno di una qualche assistenza psichiatrica e poi riprese a guardare la strada.

Durante il viaggio, continuammo a parlare, ridere e scherzare. Era semplice stargli accanto. Tra noi non cadde più il silenzio imbarazzante che si era creato all’inizio a causa di Edward. Il vampiro era un ricordo lontano in quel momento.

Finalmente raggiungemmo la nostra destinazione.

Il Luna Park era uno spettacolo per gli occhi: un tripudio di colori vivaci e luci accecanti. Palloncini, bandiere, festoni, tendoni variopinti si estendevano di fronte a noi, circondandoci completamente. Da ogni direzione provenivano musiche diverse, urla gioiose di bambini e ragazzi, i richiami dei venditori ambulanti. Passeggiammo per una mezz’oretta, visitando le varie bancarelle: avrei voluto comprare qualcosa, ma c’erano così tante cose, che non riuscivo a scegliere. Guardavo in ogni direzione, meravigliata e rapita da tutta quella confusione.

Paul osservava attentamente il mio viso con aria compiaciuta: forse era contento di aver fatto la scelta giusta, portandomi al Luna Park.

“Allora dove vuoi andare? Autoscontro, tiro al bersaglio, casa degli spiriti, torre panoramica… guarda c’è anche una cartomante… e lì in fondo… credo che sia una specie di otto volante…”

“Non saprei… non riesco a concentrarmi… è tutto così accattivante!” dissi sorridendo.

“Vorrà dire che li proveremo tutti!” concluse lui con semplicità ed un’alzata di spalle.

Mi prese per mano e mi condusse attraverso la folla.

“Paul?” lo chiamai.

“Si?” rispose, fermandosi e rivolgendomi uno sguardo interrogativo.

“La tua mano… è molto calda!” esclamai preoccupata. Prima che potesse impedirmelo, poggiai la mano sulla sua fronte.

Sussultai.

“Tu scotti! Hai la febbre! Devi tornare a casa!” conclusi preoccupata.

“Che cosa? Ma io sto benissimo… sento un po’ caldo, è vero, ma ti assicuro che non sono mai stato meglio!” mi rassicurò lui.

In quel momento notai l’abbigliamento di Paul: indossava solo una camicia! Niente felpa, niente giacca…

“Come ti è saltato in mente di uscire senza nemmeno una felpa. Ti prenderai un accidente!” lo rimproverai.

“Yvonne… chi sei? Mia madre? Sto benissimo… ho tanta voglia di passare una bella serata con te, quindi perché non la smetti di preoccuparti?” il suo tono non era irritato o stizzito. Sembrava tranquillo e a parte l’elevata temperatura corporea, non c’era traccia di altri sintomi.

Dopo averlo fissato intensamente, decisi di dargliela vinta “Va bene… andiamo…”

Proprio come Paul aveva proposto, provammo ogni genere di giostra e visitammo tutti i tendoni.

Mi costrinse ad andare perfino dalla cartomante, anche se io non ero tanto entusiasta all’idea. Ne avevo fin sopra i capelli di veggenti e voi sapete benissimo perché, dico bene?

Alla luce soffusa delle candele, nella sua piccola baracca, la cartomante lesse per me le sue carte, parlando con voce bassa e solenne…

“Nel tuo futuro vedo una piccola e giovane donna, molto pallida. Questa ragazza dai corti capelli castani ti porrà di fronte ad un bivio… ti aspetta una scelta difficile dalla quale dipenderà il destino di colui che ami…”

Paul scoppiò a ridere in faccia alla cartomante, che indignata si mise a rimescolare le carte, con gesti bruschi.

Io invece fissavo la donna con occhi sbarrati ed increduli. Incapace di trattenermi, chiesi “Quando? Quando accadrà?”

Paul smise immediatamente di ridere, meravigliato dalla mia reazione.

La donna sfoderò un misterioso sorriso e cominciò a studiare nuovamente le carte.

“Molto presto… ti troverai di fronte a questo bivio… molto presto…”

“Si, certo! C’era da aspettarselo… era troppo chiedere il giorno? Ci saremmo accontentati anche del mese… andiamo Yvonne, non ti fare impressionare da questa imbrogliona!” intervenne Paul.

“Paul! Smettila, non dovresti parlare così!” lo rimproverai.

“La tua ragazza ha ragione stolto ragazzino. Proprio tu non dovresti essere così scettico: le mie predizioni potrebbero esserti utili!” lo punzecchiò la donna.

“Davvero? Sentiamo… sono proprio curioso di vedere cosa si inventerà!” la sfidò Paul.

Lei gli lanciò un’occhiata carica di disprezzo e dopo aver mescolato le carte, cominciò a distribuirle velocemente sul tavolo.

“Le carte dicono che c’è un lupo nella tua vita” cominciò la donna.

“Un lupo? Non credo proprio… non sono andato allo zoo di recente e non ho intenzione di andarci” la interruppe lui sarcastico.

Tossicchiai per l’imbarazzo.

“Invece è proprio così… vedo un branco di lupi, che presto chiamerai fratelli” continuò lei, cercando di non far caso agli sbuffi infastiditi di Paul.

“Ora basta… ho sentito troppe assurdità, andiamo via… ci sono modi più interessanti per spendere i propri soldi” disse Paul alzandosi e trascinandomi fuori dalla baracca della cartomante.

In effetti, la storia dei lupi poteva sembrare un tantino inverosimile, soprattutto ad una persona che non aveva letto tutti i libri di Stephenie Meyer…

“Potevi essere un po’ più garbato… in fondo hai insistito tu ad andare dalla cartomante, ricordi?” chiesi accigliata.

“è vero, forse mi sono comportato un tantino da stronzo, ma come puoi prendere sul serio certe cose?” chiese lui infine.

“In questo periodo ho visto di tutto e niente mi sembra impossibile, puoi credermi” risposi tetra.

Lui mi guardò stranito, forse aspettava che continuassi a spiegare, ma non lo feci e lui, dimostrando grande sensibilità, capì che non doveva fare domande.

La serata trascorse tranquilla.

“Beh… ci rimane solo la ruota panoramica” disse Paul alzando lo sguardo verso di essa.

“è vero, ma ho una gran fame. Mangiamo qualcosa prima?” domandai.

“Speravo che me lo chiedessi: è da un’ora che muoio dalla voglia di mettere qualcosa sotto i denti” esclamò lui felice.

“Perché non me lo hai detto prima?” chiesi meravigliata.

“Non volevo fare la parte del cafone che pensa solo al cibo… tu aspetta qui… ti va bene un hotdog?” domandò allegro.

Annuì e mentre lui andava a comprare i panini mi sistemai su una panchina libera.

Quando Paul tornò, ebbi l’impressione che avesse svaligiato la bancarella: aveva comprato sei hotdog, tre porzioni di patatine fritte e due lattine di cola ghiacciata.

“Avevo detto solo un panino!” dissi spaventata all’idea di dover mangiare tutta quella roba.

“Lo so! Tutto il resto è per me! Non mi guardare come se avessi detto una bestemmia, sto morendo di fame!”

Sotto il mio sguardo sbigottito, Paul ingoiò uno ad uno tutti e cinque panini e due porzioni di patatine. Quando anch’io ebbi finito la mia parte, Paul trovò il coraggio di comprare due coni gelati.

“Va bene che sei enorme, ma dove lo infili tutto questo cibo?” chiesi divertita e scioccata allo stesso tempo, mentre camminando tra la folla, consumavo il mio gelato alla nocciola.

“Ho bisogno di mangiare molto per crescere sano e forte!” rispose lui ridendo.

“Se cresci ancora un po’ tua madre sarà costretta ad allungare la porta di casa!” scherzai, ridendo anch’io. Mi costrinsi a smettere subito.

Chissà che macello sarà il mio apparecchio…

“Che problema c’è?” chiese lui, risvegliandomi dai miei pensieri.

“Cosa? Nessun problema… va tutto alla grande” risposi perplessa.

“E allora perché ogni volta che ti metti a ridere, smetti improvvisamente?” chiese lui serio.

Se n’è accorto, maledizione!

“Io… vedi…”

“Capisco che le mie battute facciano pena, ma non pensavo fino a questo punto!” mi interruppe lui.

“Non è colpa tua, Paul! Insomma…” mi vergognavo troppo per dirgli la verità, ma allo stesso tempo non volevo che si sentisse responsabile.

“Non ti starai facendo ancora dei problemi per l’apparecchio, vero?” chiese lui, fermandosi di botto e alzando il sopraciglio.

Anch’io mi fermai e distolsi lo sguardo per la vergogna.

“Yvonne, guardami!” disse lui deciso.

Poiché non gli davo retta, delicatamente poggiò la sua manona sulla mia guancia e costrinse a voltarmi verso di lui.

“Hai un sorriso bellissimo. Non dovresti nasconderlo per un motivo così sciocco!”

I nostri occhi erano intrecciati l’uno all’altro.

Provai una fortissima stretta allo stomaco, mentre il cuore cominciava ad aumentare il ritmo del suo battito.

Vidi il viso di Paul avvicinarsi lentamente al mio…

Il mio cervello registrava quel movimento e cercava di lanciarmi segnali di fumo: PERICOLO, PERICOLO! ALLARME ROSSO! TUTTI SULL’ ATTENTI! ABBANDONARE LA NAVE! È COMINCIATO IL CONTO ALLA ROVESCIA PER L’AUTODISTRUZIONE!

La mano di Paul mi stava ustionando la guancia tanto era calda, ma non era il problema principale in quel momento…

Le sue labbra che quasi sfioravano le mie: era quella la vera priorità!

Poi qualcuno mi urtò. Il mio gelato, ormai mezzo sciolto, andò a spiaccicarsi contro la camicia di Paul e la bolla di sapone dalla quale eravamo avvolti, esplose con un sonoro “plop!”

“Merda!” esclamò Paul.

“Scusascusascusascusa!” dissi, cercando di pulirgli la camicia con un fazzoletto.

“Non ti preoccupare, non è colpa tua, ma di quell’idiota che ti ha spinto!” ringhiò lui. Era veramente arrabbiato, ma qualcosa mi diceva che la sua rabbia non era causata dal essersi macchiato la camicia.

“Fortuna che non è bianca…” dissi ancora un po’ imbarazzata.

“Non ci pensare più… allora… adesso che ci siamo riempiti lo stomaco, cosa ne pensi di provare la ruota panoramica?” domandò ritornando sereno ed allegro.

“Va bene!” dissi sorridendo apertamente senza più pensieri.

Paul lo notò, perché disse “Ecco qui il sorriso che preferisco!” e prendendoci per mano, ci avviammo verso la ruota panoramica.

Qui avrei voluto interrompere la narrazione, ma poi ho pensato che sarei stata travolta dalle vostre proteste, quindi il racconto continua…

Paura, eh?

Paul comprò i biglietti e prendemmo posto. Poco dopo, la ruota cominciò a muoversi e a salire.

Fu un po’ inquietante vedere il solido terreno allontanarsi e le persone diventare sempre più piccole.

“Ehm… pensi che la manutenzione venga fatta regolarmente, vero?” chiesi deglutendo a fatica.

“Non avrai paura, spero…” domandò Paul, sghignazzando.

“Io? Nooooo!” risposi mentre la mia faccia mi tradiva non poco.

“Non ti preoccupare, ci sono io qui con te!” esclamò lui e chissà come, mi ritrovai avvolta dal suo braccio.

Dio, quanto è caldo! Sembra una grossa stufa vivente!

Provai una sensazione piacevole nello stare abbracciata a lui: mi sentivo a mio agio, stranamente non c’era imbarazzo…

“Da qua sopra si vede tutto il Luna Park… guarda lì! C’è il tiro al bersaglio… certo, che la tua mira fa proprio schifo, per poco non hai colpito il proprietario!” scherzai, ma Paul non rispose.

Mi voltai verso di lui, per capire quale fosse il problema…

Paul mi stava fissando intensamente: non batteva ciglio.

“Che cosa stai pensando?” chiesi incapace di distogliere lo sguardo dai suoi profondi occhi neri.

Purtroppo sono la campionessa delle domande stupide.

Non rispose subito, sembrava assorto in chissà quale ragionamento, ma poi disse “Vorrei risolvere una questione in sospeso…”

Aveva usato le mie parole di qualche giorno prima…

“Questione in sospeso?” chiesi perplessa.

I ruoli si erano invertiti.

E senza preavviso, senza dare il tempo al mio cuoricino, già parecchio provato, di abituarsi all’idea, mi attirò a se e mi baciò di slancio.

Stretta tra le sue braccia ricambiai il bacio, mentre la mia temperatura corporea aumentava a causa del contatto con il suo corpo bollente.

Questo si, che era un vero primo bacio!

Prima di tutto era stato Paul a baciarmi e non io a saltargli addosso…

Secondo, ma non per questo meno importante, non mi respinse stritolandomi le spalle, come aveva fatto Edward.

E poi Edward era freddo… Paul era caldo e le sue labbra erano morbide…

Non crediate che mentre baciavo Paul stessi pensando tutte queste cose! Queste sono solo considerazioni post-bacio… Il mio cervello era completamente morto… svuotato… non si era salvato nemmeno un neurone!

Continuammo a baciarci, fin quando non sentimmo qualcuno tossicchiare.

Ci allontanammo, scocciati dall’essere stati interrotti. Era stato l’omino della ruota panoramica a tossire, per cercare di attirare la nostra attenzione. Il giro panoramico era finito, eravamo ritornati sulla terra e nemmeno ce ne eravamo resi conto. Guardando la sua espressione imbarazzata e scoppiammo a ridere come due scemi.

Ero così felice… mi sentivo leggera ed euforica…

Camminammo mano nella mano per un po’, ma si era fatto tardi e venne il momento di tornare a casa.

Il viaggio di ritorno non fu molto diverso da quello di andata. Nessuno dei due fece il ben che minimo accenno al bacio. Non era necessario: parlavamo, scherzavamo, ridevamo, con l’unica differenza che Paul mi teneva per mano.

Davanti casa mia, prima che io scendessi dall’auto, ci scambiammo il bacio della buonanotte.

“Ti chiamo domani!” sussurrò lui a pochi centimetri dalle mie labbra.

“D’accordo” bisbigliai contenta.

Ci augurammo la buona notte a vicenda e poi scesi dall’auto.

Prima di aprire la porta di casa, mi voltai verso il suo pick up e alzai la mano in segno di saluto.

Entrata in casa, sapevo che mia madre mi aspettava al varco, quindi corsi immediatamente in stanza per evitare le sue domande. Mi affacciai alla finestra e con ancora il fiato grosso per la corsa, vidi il pick up di Paul mettersi in moto e partire.

A quel punto qualcosa attirò la mia attenzione…

Un’ombra…

Un essere enorme sbucò fuori da una siepe…

Sembrava un… un… orso? O forse… un lupo?

Che diavolo ci fa un lupo in pieno centro abitato? pensai terrorizzata.

La creatura fissava il punto verso il quale il pick up nero si era diretto.

“Yvonne!”

Saltai in aria per lo spavento!

Mi voltai verso mia madre e le urlai “Dannazione mamma! Mi hai spaventato!”

“Scusa… ma tu sei scappata qui sopra senza nemmeno salutarmi…” si lamentò lei, ma non la ascoltavo.

Tornai a guardare fuori dalla finestra: il lupo o qualsiasi cosa esso fosse era scomparso.

Avevo una strana sensazione addosso: ero preoccupata…

Costrinsi mia madre ad uscire dalla mia stanza, chiusi la porta a chiave e tirai fuori dalla borsa il cellulare.

“Pronto, Yvonne?” disse la voce profonda di Paul.

“Ehm… ciao…” non sapevo cosa dire… lo avevo chiamato solo per essere sicura che fosse tutto a posto…

“Non mi dire che senti già la mia mancanza?” scherzò lui.

Risi, rassicurata dalla tranquillità della sua voce.

“Ti volevo solo raccomandare di stare attento. Mi faresti uno squillo, quando arrivi a casa, sano e salvo?”

Patetica… ero riuscita ad apparire patetica.

“Certo… ma non devi preoccuparti: conosco questa strada a memoria, potrei guidare anche a occhi chiusi!” rispose lui.

“Certo, certo, però non ci provare, ok?”

Più tardi, come promesso, Paul mi fece uno squillo al cellulare.

A quel punto ero serena…

Ho immaginato tutto… magari era un’ombra... si, proprio così! Un gioco di luce ed ombra… Un lupo? Che scemenza… Mi sono lasciata suggestionare da quella stupida cartomante...

Ci volle un po’ di tempo prima che riuscissi ad addormentarmi. Avevo troppe cose da metabolizzare.

Chissà che faccia farà Lauren quando glielo racconterò… mi chiesi sorridendo.

Ero anche curiosa di sapere come era andata la serata di mia cugina… con Tyler non c’era da aspettarsi nulla di buono.

Speriamo bene…

Un piccolo pensiero andò a Edward…

Sembrava tranquillo stasera… alla fine è riuscito a rimanere da solo con Bella senza problemi…

Una parte di me era contenta per lui. Non ero così cattiva da augurare a Bella una morte per mano del suo ragazzo.

Alla parola “ragazzo”, nella mia mente comparve in viso di Paul e con il suo bel volto di fronte agli occhi, mi addormentai.

Precisazione di fine puntata!

Naturalmente non sapevo nulla sui licantropi alias mutaforma. Quando Edward mi aveva raccontato del patto che i Cullen avevano stipulato con i Quileute, non aveva accennato nulla riguardo i lupacchiotti.

Ero all’oscuro di tutto, quindi non potevo sapere di aver visto bene: la creatura che era uscita dalla siepe era proprio un grosso lupo nero!

Vi ricorda qualcosa?

Bene, adesso mi fermo qui.

Non potete lamentarvi: vi ho raccontato del mio appuntamento, del mio secondo bacio… quindi niente musi lunghi, d’accordo?

A presto, la vostra Yvonne.

_____________________

Nota autore:

Contente? Non dite di no, perché mi arrabbio! Scherzo…

Inizialmente avevo pensato di dividere l’appuntamento in due capitoli, visto che la Meyer aveva dedicato ben due capitoli (13 e 14) all’uscita di Edward e Bella. Poi, leggendo le vostre recensioni, ho capito che sarebbe stato ingiusto da parte mia interrompere la narrazione sul più bello, quindi sono stata clemente con voi… inoltre due capitoli pieni di smancerie e carinerie sarebbe stato, a mio avviso, eccessivo. Per quanto riguarda l’arrivo improvviso di Edward, so che potrebbe sembrare una cosa un po’ forzata, ma volevo creare un po’ di tensione nei miei lettori (risata sadica!).

Adesso passo ai ringraziamenti…

Per ReaderNotViewer: Ops! Hai ragione… era dentatura non dentiera… che sgarro imperdonabile! Grazie per avermelo fatto notare, l’ho corretto subito! Grazie per la recensione e che dire? Ah, si! Non è colpa mia se a Forks si concentra il meglio (si fa per dire) delle creature fantastiche presenti sul pianeta! Sono così numerose che le povere ragazze ingenue ci inciampano senza nemmeno accorgersene… Ha inventato tutto la Meyer, non io! Grazie ancora e continua a seguire! Saluti Vannagio!

Per Tom94: non preoccuparti… sono io che aggiorno troppo velocemente! Grazie per la recensione e i complimenti. Visto che aspettavi con ansia questo capitolo, puoi dirmi cosa ne pensi? Sei contenta? Delusa? Soddisfatta? Riguardo Manuel, parli di qualcosa che bolle in pentola… boh… non so… chi vivrà vedrà! Non farti troppi film però! Questo vale anche per tutti gli altri! Comunque concordo con te: Manuel è un gran uomo, o meglio, ragazzo! Bacioni Vannagio!

Per asheptus: ciao cara! Grazie per i complimenti! Devo essere misteriosa riguardo Paul, altrimenti dov’è il bello? Se vi dicessi tutto adesso, non avrei più motivo di scrivere! Se è vero che hai intuito la verità su quello che ha visto Alice, ti prego di non dire nulla per favore… Bacioni Vannagio!

Per __cory__: certo che la tua mente è proprio maligna! Povera Yvonne! Meno male che sono stata un po’ più clemente con la mia protagonista. Ti piace per caso vederla soffrire? Grazie comunque per i complimenti. Baci Vannagio!

Per KumiKo_chan: ciao cara, grazie mille anche a te. Non ti piace Jacob? A me sinceramente è piaciuta la parte di BD dal punto di vista di Jacob, anche perché il lupastro, come lo chiami tu, mi è sempre stato simpatico. Concordo invece riguardo l’imprinting con Nessie… io ero convinta che Jacob si mettesse con Leah… Pattipollo? Stupendo!!!!!! Hai coniato un termine perfetto!!! Sei mitica!!! Certo che Manuel è solo Manuel… chi dovrebbe essere?XD Bacioni Vannagio!

Per Nikkita: grazie anche a te. Come ti sembra il nuovo capitolo? Fammi sapere. Sono veloce ad aggiornare, perchè in questo periodo sono molto ispirata! Baci Vannagio!

Per TheDreamerMagic: lo so… sono stata un po’ sadica ad interrompere il capitolo in quel modo, ma con quello nuovo mi sono fatta un po’ perdonare, non è così? Manuel è solo Manuel… non capisco… cosa vi aspettate? Che spunti fuori dal monitor del computer, tiri fuori i canini e morda Yvonne sul collo? cmq spero di aver soddisfatto la tua curiosità! Bacioni Vannagio!

Per crazyfv: ehi, ciao! Hai recensito in exstremis (si scrive così?). Meglio per te! Potrai saziare subito la tua sete di cooscenza alias la tua curiosità! Grazie anche a te, bacioni Vannagio!

Grazie a tutti quelli che leggono la mia ff!

A presto, Vannagio.

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Capitolo 16
*** I Cullen / Carlisle / La Partita / La Caccia ***


I Cullen / Carlisle / La Partita / La Caccia: che domenica bestiale!!! Non in senso positivo, purtroppo…

La mattina dopo, benché fosse domenica, fui costretta ad alzarmi presto. Non mi importava, perché, grazie a Paul, il mio umore aveva raggiunto le stelle. Mia madre avrebbe preso a Port Angeles l’aereo per Seattle ed io dovevo accompagnarla con l’auto all’aeroporto. A Seattle sarebbe salita su un altro aereo diretto a Phoenix. Poiché mia madre non voleva che facessi il viaggio di ritorno da sola, Lauren sarebbe venuta con noi.

Durante la colazione mia madre cercò in tutti i modi di scucirmi qualche informazione sulla mia serata con Paul.

“Suvvia, sono tua madre… perché sei così cocciuta? Raccontami qualcosa!” mi pregò lei.

“Per darti l’opportunità di spifferare tutto alla zia Sarah? No, grazie…” replicai io piccata.

“Non infierire! Quella volta è stata un errore… mi è sfuggito… tua zia ed io stavamo parlando dei Signori Cullen e non ho saputo resistere…” si giustificò lei, rossa per la vergogna.

“Si, certo…” dissi scuotendo la testa.

“Va bene, visto che non vuoi darmi soddisfazione, andrò a controllare se ho dimenticato qualcosa: Lauren arriverà da un momento all’altro” annunciò mia madre alzandosi.

Infatti, poco dopo, mia cugina suonò il campanello di casa.

Quando andai ad aprirle la porta, capì subito che qualcosa non doveva essere andato per il verso giusto: indossava dei grossi occhiali neri, che scoprirono, non appena furono tolti, delle occhiaie molto scure e degli orrendi occhi rossi.

“Lauren! Ma cosa…?” lei mi zittì con un gesto della mano molto teatrale ed entrando disse “Non ora, ne discutiamo al ritorno!” e non parlò più per tutto il viaggio fino a Port Angeles.

All’aeroporto...

“Mi raccomando: porta i miei saluti alla zia Yvonne e a John. Dille di tenere duro, che faccio il tifo per lei e che a Pasqua le porterò un uovo di cioccolata grande quanto una casa!” dissi, mentre mia madre mi abbracciava affettuosamente.

“Non ti preoccupare, tesoro, andrà tutto bene. Non appena arrivo a Phoenix, ti chiamo, d’accordo? Tu stai attenta e non farmi pentire di averti lasciato qui da sola” mi avvertì lei.

“Stai tranquilla, mamma. Fai buon viaggio!” dissi infine, staccandomi dal suo abbraccio strozzafiglia.

“Buon viaggio zia!” disse Lauren, pronunciando le prime parole da quando eravamo partite da Forks.

“Ciao cara… guida con prudenza, capito Yvonne? Sono già abbastanza in pensiero!” mia madre non voleva decidersi a salire su quel maledetto aereo.

“Mamma, adesso muoviti o perderai il volo!” esclamai, ostentando tranquillità e spensieratezza, anche se in realtà ero un po’ nervosa: rimanere da sola a casa per una settimana… in un’altra occasione avrei fatto i salti di gioia, ma l’imminente operazione di mia zia, mi faceva desiderare che il tempo passasse in fretta.

“Fate le brave!” urlò mia madre alla fine.

Poco dopo, nel parcheggio dell’aeroporto…

“Bene… è andata!” sospirai e rivolgendomi a Lauren, chiesi “Torniamo a Forks?”

“Non possiamo fermarci a prendere qualcosa in un bar? Non ho voglia di ritornare subito a casa” mi chiese quasi implorante.

Diedi uno sguardo al cielo: era nuvoloso, non prometteva nulla di buono e guidare con la pioggia non sarebbe stato il massimo.

Poi guardai Lauren attentamente: sembrava davvero sconvolta. Tyler aveva sicuramente dato il meglio di se per averla ridotta in quello stato. Non potevo non accontentarla.

Meglio non accennare al mio bacio con Paul per il momento!

In centro trovammo un bar e ci sedemmo al primo tavolo libero. Ordinai un cornetto e un cappuccino, mentre Lauren prese un caffè amaro: brutto segno!

Passarono dieci minuti, ma Lauren non si decideva a parlare. Rigirava il suo caffè ormai freddo con il cucchiaio. Gomito sul tavolo, appoggiava il mento sul palmo della mano e fissava con sguardo assente una coppietta di innamorati, seduta a pochi tavoli di distanza da noi.

Sospirai rumorosamente e diedi uno sguardo al cellulare: mezzo giorno, nessuna chiamata.

“Aspetti qualche telefonata?” chiese lei improvvisamente, notando il mio gesto.

Beh… in effetti, si, pensai.

La sera prima Paul aveva promesso che mi avrebbe chiamata, ma ancora non si era fatto sentire. Forse stava ancora dormendo…

“Ehm… no… stavo guardando l’orario” risposi cercando di risultare credibile.

Lauren tornò a fissare la coppietta.

Esasperata da quel comportamento, picchiai il pugno sul tavolo, facendo rovesciare il contenitore dello zucchero e dissi “Ora basta! Vuoi spiegarmi che cosa è successo? Posso sentirmi libera di investire Tyler, domani mattina a scuola?”

Lei parve risvegliarsi dal suo torpore. Osservò per alcuni secondi lo zucchero sparso sul tavolo, sbattendo le palpebre, stupita e poi chiese “Lo faresti veramente?”

“Mi serve solo un buon motivo!” risposi risoluta, sperando che questo la convincesse a parlare.

“È un idiota!” esclamò improvvisamente, mentre sul viso le si dipingeva un’espressione di puro odio “Che cosa stavo pensando quando ho deciso di invitarlo al ballo? Se penso che l’idea me l’abbia data Bella Swan, mi viene voglia di… giuro che vorrei strozzarla quella stupida oca giuliva!”

“Lauren? Non andare fuori tema, ok?” le ricordai paziente.

“Stava andando tutto benissimo: la musica lenta come sottofondo… le luci e i palloncini colorati… ballavamo abbracciati…” raccontava con occhi sognanti Lauren “Avevo preso in considerazione l’idea di baciarlo! Ti rendi conto? Di baciarlo!!!” esclamò infine, propendendosi verso di me, sconvolta.

Era incredibile come la faccia di Lauren potesse cambiare espressione tanto rapidamente…

“E lui… si è permesso… di…”

“Di?” la esortai, preparandomi al peggio.

“Di palparmi il sedere!” strillò indignata e offesa, attirando gli sguardi perplessi dei nostri vicini di tavolo.

Mi rilassai immediatamente. Non era una cosa piacevole: neanche io avrei potuto perdonare quel tipo di comportamento… ma avevo immaginato un fatto più grave… sconvolgente… increscioso…

“Brutto cafone che non è altro! Quando mi sono lamentata e gentilmente gli ho chiesto di togliere la sua lurida manaccia dal mio sedere, lo sai che cosa ha avuto il coraggio di dire quel troglodita? Lo sai?” chiese con voce stridula.

“No, non lo so…” risposi esasperata.

“Mi ha detto che poteva trovarne cento di ragazze migliori di me, disposte ad uscire con lui e a farsi palpare il sedere. A quel punto mi ha piantata in asso e dopo cinque minuti, l’ho visto ballare avvinghiato a Mary Jones! Hai capito che cosa ho detto? MARY JONES!!!” urlò infine, mentre le persone intorno a noi, continuavano a guardarci preoccupati.

Certo che avevo capito: Mary Jones, la mia ex compagna di banco di educazione civica. La ragazza cui Lauren aveva rubato il posto. Alla fine aveva trovato il modo per vendicarsi… Un ragazzo, a giudicare dall’espressione, sembrava stesse decidendo se intervenire o meno, ma con un sorriso gli feci capire che non era necessario.

“E tu che cosa hai fatto?” chiesi poi a Lauren.

“Che cosa avrei dovuto fare? Non volevo scoppiare in lacrime davanti a tutti quanti, così sono tornata a casa” concluse Lauren, mentre si asciugava gli angoli degli occhi con un fazzoletto “Se penso a tutti i soldi che ho speso per l’abito e le scarpe…” si lamentò soffiandosi il naso.

“Lauren tutto ciò è terribile, ma tu sei una ragazza bellissima. Tyler è un deficiente patentato e Mary Jones… beh… lo sanno tutti che è una ragazza… come dire? Facile?”

“Ragazza facile? È una grandissima tr…”

“Ok, ho afferrato il concetto!” la interruppi, guardandomi intorno nervosa e sperando che nessuno avesse sentito.

“Tyler se la sogna un’altra ragazza come te… Tu puoi trovare di meglio, Lauren!” la confortai prendendole la mano.

“Dici sul serio?” chiese lei, sfoderando uno sguardo da cucciolo bastonato-appena abbandonato sul ciglio della strada.

“Certo! Ci sono riuscita io perché non…” mi morsi la lingua.

Stupida, stupida, stupida! non era ancora il momento di raccontare di Paul, ma ormai la frittata era fatta!

“Che cosa intendevi?” chiese lei, mentre nei suoi occhi si era accesa una luce che conoscevo troppo bene: Lauren La Pettegola stava per manifestarsi di fronte a me.

“Niente… nulla di importante” risposi, distogliendo lo sguardo e arrossendo.

Le sue pupille si restrinsero all’inverosimile, mentre sbarrava gli occhi e apriva la bocca per lo stupore.

“OH. MIO. DIO!” urlò, iniziando a saltare sul posto, portandosi una mano alla bocca, mentre con l’altra mi additava come una pazza. Riuscì ad attirare nuovamente gli sguardi della gente.

“Tu… e… Paul?! Devi raccontarmi tutto! Subito! Adesso!!” ordinò lei dimenticandosi di tutti i suoi problemi. Trascinò la sua sedia, fin quando non si trovò a meno di venti centimetri da me.

Sospirai rassegnata, sapendo che non avevo scelta: dovetti raccontare ogni cosa e rispondere ad ogni sua domanda. Al contrario di quello che avevo pensato, Lauren non si intristì ulteriormente. Il suo umore migliorò radicalmente: sembrava sinceramente contenta per il mio successo e questo non fece che rallegrare anche me e rendermi più disponibile a riferirle i particolari.

“…ci siamo scambiati il bacio della buona notte e poi sono rientrata in casa” stavo dicendo, quando il cameriere portò una grossa coppetta di gelato alla fragola e la porse a Lauren.

“Gliela offre quel ragazzo laggiù: spera che possa addolcirle la giornata e farle dimenticare i brutti ricordi…” spiegò il cameriere, indicando il ragazzo che poco prima avevo rassicurato.

Lauren rivolse uno sguardo sbigottito al suo “benefattore” che le sorrise. Imbarazzata, mia cugina arrossì vistosamente. Senza farmi notare lanciai un segno di intesa al ragazzo, che mi fece l’occhiolino.

“Hai visto? Cosa ti dicevo? Puoi avere di meglio… e quel ragazzo è senza ombra di dubbio molto carino!” sussurrai, sorridendo maliziosa.

“In fondo l’ho sempre saputo…” rispose lei, gustando una cucchiaiata di gelato alla fragola “ma per il momento non voglio strafare: l’esperienza con Tyler mi è bastata”.

Era tardi, quindi decidemmo di pranzare in un ristorante italiano a Port Angeles, prima di tornare a Forks.

Dopo pranzo…

“Non ti ha ancora chiamato?” chiese lei, mentre guidavo verso casa.

“No…” risposi un po’ abbattuta “Sono le tre del pomeriggio, pensi che sia un cattivo segno?”

“Non so… se il bacio non fosse stato di suo gradimento, si sarebbe comportato diversamente ieri sera, non credi?”

“Non chiedermelo a me, non sono più sicura di niente!” risposi moscia.

“Non preoccuparti, ci stiamo fasciando la testa prima di rompercela. Sono sicura che ti chiamerà stasera… magari ha finito i soldi sul cellulare e ha provato a chiamarti a casa… oppure vuole farti una sorpresa…” cercò di rincuorarmi mia cugina.

“Hai ragione… è ancora presto!” concordai.

“C’è solo una cosa che non devi fare per nessuna ragione al mondo!” esclamò lei con tono solenne.

“E cioè?” chiesi curiosa.

“Non devi chiamarlo! È segno di debolezza: lascia che sia lui a telefonare, capito?” spiegò Lauren seria.

Annuì, anche se ero un po’ confusa.

Dopo aver accompagnato Lauren dai suoi genitori, tornai a casa.

Controllai la segreteria telefonica: c’erano solo tre messaggi di mia madre. Nel primo mi informava che era arrivata a Phoenix; nel secondo, in preda al panico, mi chiedeva perché non fossi in casa; nel terzo minacciava di tornare indietro se non avessi richiamato entro un’ora.

Composi il numero sul cellulare e prima di poterle spiegare cosa avessi fatto, i miei timpani furono irrimediabilmente danneggiati dalle sue urla, che avevano abbondantemente superato la barriera del suono. Per le prossime chiamate le proposi di telefonarmi al cellulare, così avremmo evitato altri attacchi di panico di quel tipo. Infine parlai anche con mia zia, che sembrava abbastanza serena.

Intanto fuori aveva cominciato a piovere.

Prima di cena, chattai un po’ con Manuel, raccontandogli le novità.

St. Jimmy: sono contento che hai seguito il mio consiglio!

Whatername: anch’io! Paul sembra proprio un bravo ragazzo…

St. Jimmy: quel “sembra” e quei puntini di sospensione significano qualcosa?

Dovevo chiedere il suo parere? Dopo tutto è un ragazzo, no? Chi, meglio di un ragazzo, poteva aiutarmi a capire la mente di un altro ragazzo?

Whatername: avrebbe dovuto chiamarmi, ma ancora non l’ha fatto.

St. Jimmy: beh… non è un buon segno…

Whatername: dimmi qualcosa che non so!

St. Jimmy: forse è successo qualcosa, perché non provi a chiamarlo tu?

Whatername: Lauren mi ha consigliato di non farlo. Sostiene che è un segno di debolezza.

St. Jimmy: sono solo cazzate! Paul capirebbe che ti importa di lui, invece!

Ci pensai un attimo…

Whatername: ok! Resta connesso, provo a chiamarlo…

St. Jimmy: non preoccuparti, non vado da nessuna parte!

Presi il cellulare e feci partire la chiamata.

Feci squillare il telefono per quasi cinque minuti: non rispose nessuno.

Whatername: non ha risposto…

St. Jimmy: non ti abbattere adesso. Ci potrebbero essere milioni di spiegazioni plausibili.

Whatername: magari ho fatto qualcosa di sbagliato… o magari si è reso conto che non sono poi questo granché…

St Jimmy: non ricominciare con questa storia, per favore!

Whatername: non so cosa pensare.

St Jimmy: non hai il numero di telefono fisso?

Whatername: cosa? Non posso chiamarlo a casa… farei una figuraccia assurda con i suoi familiari!

St. Jimmy: ti importa di questo ragazzo, si o no? Con Edmund non ti saresti fatta tutti questi problemi!

Whatername: si chiama Edward…

St. Jimmy: è la stessa cosa e non deviare il discorso!

Whatername: d’accordo… provo a chiamarlo a casa…

Andai in cucina e composi il numero.

Il mio cuore batteva forte. Ero nervosa.

E se risponde sua madre? Che cosa le dico? “Salve, sono la ragazza che ieri ha baciato suo figlio Paul. È in casa?”

Il telefono squillò per qualche secondo, poi qualcuno rispose.

“Pronto?” era una voce di donna.

“Buona sera… mi chiamo Yvonne Brown, sono un’amica di Paul. Volevo parlare con lui, ma al telefonino non risponde…” dissi tutto di un fiato.

Non male per una novellina, non credete?

“Sono sua madre… mi spiace, mio figlio non è in casa. Ha passato la notte da un suo amico. Credo che anche stanotte non tornerà a casa per dormire” spiegò la donna con estrema gentilezza.

“Capisco… se lo sente, potrebbe farmi la cortesia di riferirgli che ho chiamato?” domandai un po’ delusa.

“Certo, non preoccuparti!” rispose lei. “La ringrazio molto e scusi il disturbo!”

“Di nulla, cara…”

Riagganciai la cornetta.

Avevo il fiatone. Ero stata così concentrata a dosare le parole che avevo dimenticato di riprendere fiato.

Non riuscivo a spiegarmi il comportamento di Paul. Non mi aveva detto che avrebbe dormito dal suo amico e perché poi questo lo impossibilitava a chiamarmi? Forse aveva lasciato il cellulare da qualche parte e non lo sentiva squillare…

O forse… semplicemente… non gli piaccio abbastanza… magari ha chiesto alla madre di inventare una scusa…

Tornai a chattare con Manuel con l’umore a terra.

Whatername: ehi…

St. Jimmy: allora?

Whatername: ha risposto sua madre.

St Jimmy: e…

Whatername: mi ha detto che Paul ha dormito fuori e che nemmeno questa notte tornerà a casa…

St. Jimmy: vuoi parlare un po’… intendo, vuoi che ti chiami?

Whatername: sentire una voce amica mi farebbe stare meglio, ma se hai da fare, non è necessario…

St. Jimmy: non lo dire nemmeno per scherzo. Ti sto per chiamare!

Parlammo per qualche oretta al telefono. Manuel si impegnò a distrarmi e a farmi ridere, poi però ricevette la visita di Lilian e fu costretto a staccare.

“Non ti demoralizzare, va bene? Sono sicuro che domani riderai di tutta questa faccenda” mi incoraggiò lui.

“Si, probabilmente hai ragione… buona notte Manuel!”

“Buona notte Yva!”

Era ancora presto per andare a dormire, ma l’ora di cena era passata da un pezzo!

A causa della mancata telefonata di Paul, non avevo molta fame, così preparai un panino e mi sistemai sul divano del salotto, davanti alla tv. Con mia madre in casa non avrei mai potuto fare una cosa del genere, ma stare da sola aveva certi vantaggi!

Feci zapping svogliatamente. La mia mente era altrove: precisamente stava analizzando la sera precedente, in cerca di qualche dettaglio che avrebbe potuto spiegare il comportamento di Paul.

Lui sembrava così diverso… forse ho sbagliato a fidarmi…

Alla tv davano “Ghost”, un film che avevo visto fino alla nausea. Avrei potuto recitare le battute in contemporanea con gli attori, tanto lo conoscevo bene. Non mi sarei mai stancata di vederlo, anche se quel giorno non ero proprio dell’umore adatto. Ero quasi sul punto di cambiare canale, quando cominciò la stra-famosa scena del vaso… Non potevo perdermela… e com'era prevedibile, finì per vederlo tutto per la duecentesima volta!

Più tardi…

Il film era arrivato al punto in cui Patrick Swayze usa il corpo di Whoopi Goldberg per ballare con Demi Moore, quando qualcosa di gelido sfiorò la mia spalla.

Inutile dire che urlai con quanto fiato avevo in gola.

Quel qualcosa di freddo e duro mi strinse i fianchi e mi tappò la bocca. Cercai di liberarmi e di urlare, ma era come lottare contro un solido muro.

“Yvonne, ti prego calmati!” conoscevo quella voce cristallina. Assomigliava allo scampanellio di mille campane, ma ero troppo terrorizzata perché smettessi di dimenarmi.

“Ti prego, non abbiamo molto tempo. Yvonne, sono Alice, non ti farò del male” continuò a pregarmi lei.

A quel punto mi calmai all’istante. Alice mi lasciò andare sul divano e si inginocchiò davanti a me.

“Alice… che cosa ci fai qui?” chiesi con voce tremante per lo spavento.

“Ho bisogno del tuo aiuto… Edward e Bella hanno bisogno del tuo aiuto” spiegò lei. Aveva un’espressione molto preoccupata ed ansiosa che non le avevo mai visto in faccia.

“Il mio aiuto? Ti ha mandato lui? È successo qualcosa? Non è riuscito a controllarsi?” domandai, senza distogliere gli occhi dal viso della vampira.

“No… non mi ha mandato lui… abbiamo ricevuto la visita di tre vampiri…” cominciò a raccontare Alice.

“Tre vampiri? Altri vampiri?” chiesi avida di sapere.

“Si… loro non sono come noi, si nutrono di sangue umano. Uno di loro, James, ha deciso di dare la caccia a Bella…” spiegò la vampira.

“Che cosa?” strillai inorridita.

“è una storia complicata… la cosa importante è un’altra, in questo momento!” esclamò lei incollando i suoi occhi ai miei.

“Che cosa intendi?” chiesi intimorita dal suo sguardo serio e concentrato.

“Abbiamo un piano per portare Bella in salvo a Phoenix e depistare il vampiro, ma io ho visto che non funzionerà, a meno che…”

“A meno che, che cosa?” domandai, anche se avevo il vago presentimento di aver capito.

“Ci serve il tuo aiuto, Yvonne… per sviare il vampiro…”

“Aspetta un attimo… non mi starai chiedendo di fare da esca, per caso?” chiesi scandalizzata.

“Non correrai alcun rischio: saresti in compagnia di Edward, Emmett e Carlisle. Si tratta di indossare i vestiti di Bella, proprio come quando hai aiutato Edward: il suo odore unito al battito del tuo cuore e al calore del tuo corpo…”

“Renderà la messa in scena credibile” completai per lei con voce atona e sguardo assente.

“Esatto!” esultò Alice, alzandosi.

“Non se ne parla nemmeno!” risposi risoluta, mettendomi in piedi. Mi allontanai dalla vampira e le diedi le spalle.

“Yvonne!” la sua voce era un sussurro. Mi venne dietro e poggiò la sua mano sulla mia spalla.

Quel gesto così delicato, ma al tempo stesso invadente, mi fece infuriare. Con violenza mi voltai verso di lei, scrollai di dosso la sua mano e urlai “Mi stai chiedendo di rischiare la mia vita per una ragazza che non ricorda nemmeno il mio nome!”

“Non si tratta solo di Bella, Yvonne!” aggiunse lei, mentre il suo volto si trasformava in una maschera di sofferenza.

“Che cosa vuoi dire?” chiesi sospettosa, calmandomi appena.

“Edward non sopravvivrebbe se Bella dovesse morire… io l’ho visto!” esclamò Alice e a quel punto, se avesse potuto, sono sicura che avrebbe pianto.

“I vampiri sono immortali, non sono così stupida!”

“Siamo immortali, ma non indistruttibili. Se Bella morirà, Edward cercherà la morte… e la troverà in Italia. Ti ha mai parlato dei Volturi?” chiese infine.

La mia schiena venne attraversata da un brivido freddo.

Si, Edward mi aveva parlato dei Volturi, quel giorno a casa sua e sapevo che cosa intendesse dire Alice con la frase “…cercherà la morte… e la troverà in Italia…”

“Yvonne… ti scongiuro… tu tieni molto a Edward, lo so, è impossibile non vederlo… Non posso permettere che mio fratello muoia… ti prego!” Alice mi stava implorando: si era inginocchiata di fronte a me e mi rivolgeva uno sguardo tristissimo.

All'improvviso una voce bassa e solenne, riecheggiò nella mia mente…

“Nel tuo futuro vedo una piccola e giovane donna, molto pallida. Questa ragazza dai corti capelli castani ti porrà di fronte ad un bivio… ti aspetta una scelta difficile dalla quale dipenderà il destino di colui che ami…”

Non potevo crederci… quella donna, la cartomante, aveva detto la verità!!

…ti aspetta una scelta difficile…

La mia sicurezza e la mia vita da un lato… le vite di Edward e Bella dall’altro…

Come potevo rischiare tutto per loro? Loro non significavano niente per me: non erano miei parenti… non erano miei amici…

Che cosa era Edward per me? Che cosa aveva fatto lui per me? Mi aveva usato per i suoi interessi, pensando solo a se stesso… aveva sfruttato i sentimenti che provavo per lui… certo, alla fine si era pentito, mi aveva chiesto scusa (a suo modo) ma potevo realmente mettere a repentaglio la mia vita per lui?

Il suo destino dipendeva dalla mia scelta… Lo aveva detto la cartomante e lo stava dicendo anche Alice. Se avessi detto di no, Edward sarebbe morto… ero pronta a caricarmi di una tale responsabilità?

“Yvonne?” Alice mi riportò alla realtà con la sua voce musicale.

Dovevo scegliere… il tempo passava...

Sospirai…

Mi sedetti sul divano…

Alice, immobile come una statua di sale, mi stava osservando attentamente…

Chiusi gli occhi…

Mi massaggiai la fronte cercando di pensare in modo coerente…

Riaprì gli occhi…

Alice era ancora lì, nella stessa posizione di prima: continuava a fissarmi con un’espressione indecifrabile…

Sospirai un’altra volta…

…e a quel punto, presi la mia decisione!

________________________

Nota autore:

Adesso potete pure linciarmi! XD

Questa volta ho dovuto inglobare ben quattro capitoli: non potevo dilatare la domenica di Yvonne in questo modo. Sarebbe stato impossibie riempire quattro capitoli!

Quando vi siete chiesti quale sarebbe stata la scelta difficile di Yvonne, mi sono stupita che nessuno di voi abbia penato a James e Victoria. Ditemi la verità: lo avevate capito, ma non avete detto niente per non rovinare la sorpresa, vero?

Passiamo ai ringraziamenti!

Per asheptus: ciao, grazie per i complimenti. Sono contenta che il capitolo precedente ti sia piaciuto. Adesso sai qual è la scelta difficile, che cosa ne pensi? Fammi sapere, baci Vannagio!

Per __cory__: ciao cara, grazie per i complimenti. Sarei curiosa di sapere cosa ha prodotto la tua mente, questa volta! cmq si, il lupo nero è Sam... (questo posso dirlo, tanto è chiarissimo!) cosa te ne pare del nuovo capitolo? Bacioni Vannagio!

Per TheDreamerMagic: grazie mille anche a te. Sono felice che il capitolo precedente abbia soddisfatto le tue aspettative. Continua a seguire! Baci Vannagio!

Per crazyfv: grazie per i complimenti, adesso anche tu sai qual è la scelta difficile di Yvonne. Questa volta sei in perfetto orario, acnhe se l'altra volta non eri in ritardo. Hai recensito circa un quarto d'ora prima del nuovo aggiornamento e comunque non devi farti problemi... bacioni Vannagio!

Per Tom94: cara, immaginarti ballare il cha cha cha davanti a computer è stato esilarante. Vedo che sta diventando una moda dare un nome al proprio neurone superstite, quindi battezzerò il mio: Vercingetorige! E vogliamo parlare della contagiosità del mitico microscopio? Meglio di no... cmq lieta di avverti allietato con il mio capitolo. Grazie per i complimenti, sei sempre troppo entusisticamente buona nei tuoi giudizi (oggi mi piace scrivere forbito!). Alla prossima, bacioni da Vannagio e Vercingetorige!!

Per Kumiko_Chan: ciao cara, beh in effetti, sareste state capaci di scovarmi a casa mia e linciarmi se avessi interrotto il capitolo prima del bacio... anche se con il nuovo aggiornamento non sono stata così buona... Sono contenta che hai apprezzato la scena del bacio. Per quanto riguarda la tua domanda: quando ho avuto l'idea per questa ff, il programma era quello di coprire solo il primo libro. Ormai rispetterò questo programma. è possibile che finita questa ff, potrei fare un continuo. Cmq è sicuro che questa ff terminerà con l'epilogo di Twilight. Spero di essere stata chiara! A me piace leggere le vostre congetture e sono contenta che la mia storia vi coinvolga a tal punto, quindi vai avanti a "congetturare"!!! Bacioni e mille grazie, Vannagio!

Grazie a tutti i silenti lettori...

P.s.: per tutti quelli che sospettano di Manuel, ricordo che quando il personaggio è comparso per la prima volta nella ff, Yvonne ha raccontato di aver visto le sue foto, quindi non può essere un ragazzo di Forks, che lei conosce!! é solo un piccolo promemoria... non fatevi troppi film su questo punkettaro pazzoide!!!

A presto, Vannagio!

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Capitolo 17
*** Addii ***


Addii: pazza masochista o eroina di altri tempi?

“Va bene, ti aiuterò!” esclamai guardando Alice dritto negli occhi.

“Grazie!!!” urlò Alice, materializzandosi al mio fianco e abbracciandomi. Poi, dopo avermi mollato e dato la possibilità di respirare nuovamente, la vampira disse “Non perdiamo altro tempo, muoviamoci!”

“Aspetta! Non devo prendere al meno un cambio… uno zaino…?” chiesi perplessa.

“Ho pensato a tutto io” rispose lei, sorridendo sorniona ed indicando uno zaino, adagiato sul pavimento.

Il mio sguardo vagò dallo zaino, alla vampira. Storsi la bocca ed incrociando le braccia sul petto, domandai “Avevi previsto tutto, non è vero?”

“No, avevo una possibilità del cinquanta per cento che tu accettassi, quindi ho pensato che valeva la pena preparare l’occorrente, nell’eventualità che dicessi di si. Adesso, bando alle ciance!” esclamò infine.

Mi permise di chiudere a chiave la porta di casa e poi, sussurrando un fugace “Con permesso!” mi sollevò da terra come se fossi un esile fuscello e non venti centimetri più alta di lei. Cominciò a correre ad una velocità spaventosa, tanto che fui costretta a chiudere gli occhi, per non vomitarle a dosso.

Quando mi resi conto che non ci stavamo più muovendo, riaprì gli occhi: ero dentro un’auto, precisamente una jeep, seduta sul sedile posteriore, accanto ad un Emmett stupito e perplesso.

“Ciao nanetta, tutto bene?” chiese non abbandonando la sua espressione meravigliata.

Annuì incapace di parlare: era avvenuto tutto troppo velocemente per i miei gusti. Alice intanto aveva messo in moto la jeep e stava guidando in mezzo al bosco.

“Alice?” la chiamò Emmett, che continuava a fissarmi con aria inebetita.

“Si, Emmett?” rispose lei, senza distogliere gli occhi dalla strada.

“Posso farti una domanda? Solo una curiosità, nulla di più…” chiese Emmett, con i suoi grandi occhioni puntati su di me.

“Certo!” rispose la vampira al volante con semplicità e naturalezza.

“Perché la nanetta viene con noi?” domandò, rivolgendo finalmente il suo sguardo interrogativo alla schiena della sorella.

“Ci darà una mano” spiegò lei, come se nulla fosse.

Il sopracciglio di Emmett saettò in alto in una perfetta imitazione del fratello Edward.

“Sono la vostra esca” aggiunsi, rivolgendomi ad Emmett.

Udendo le mie parole, Emmett si voltò nuovamente verso di me, sgranando gli occhi: non aveva un’espressione molto intelligente in quella circostanza… sembrava che i suoi neuroni non riuscissero a reggere una conversazione tanto difficile. Dovetti ammettere che in quel momento non era molto spaventoso… non più del solito, per lo meno.

“Alice? Tu sei consapevole del fatto che Rosalie ti ucciderà, vero? La mia orsacchiotta ci tiene a questa nanetta, anche se non ho ancora ben capito perché!” rivelò Emmett, mentre con aria pensosa, sembrava cercare una spiegazione ad un simile dilemma.

Cosa? Rosalie tiene a me? Forse Emmett ha sbagliato umana… o nanetta… pensai.

Probabilmente l’incredulità mi si leggeva sul viso, perché Emmett disse “Io non ti ho detto niente, d’accordo? Non vorrei rischiare che Rosalie, dopo aver incenerito Alice, prendesse in considerazione l’idea di fare a pezzi anche me…”

Sembrava veramente spaventato: un vampiro con la stazza di un mammut aveva paura di una vampira bionda? Rosalie poteva davvero rappresentare un pericolo per Emmett?

“Dove sono tutti gli altri?” chiesi poi, notando solo in quel momento l’assenza dei protagonisti.

“Edward e Bella sono andati a casa dell’Ispettore Swan per fare le valigie, ma dovremmo rincontrarli tra poco. Il resto della famiglia è a casa” spiegò Alice, mentre finalmente la Jeep era uscita dal bosco e stava proseguendo su una strada asfaltata. Di fronte a noi c’era un’auto.

“Parli del diavolo…” disse la vampira, accendendo i fari della Jeep.

…All’improvviso un paio di fari si accesero alle nostre spalle. Mi sporsi dal finestrino, terrorizzata. “Non preoccuparti, è Alice”… (capitolo 19, pagina 328)

“Sono loro!” esclamò Emmett, annuendo contento e sollevato.

“Per loro, intendi Edward e Bella?” chiesi timorosa.

“Si” rispose Emmett, “Il segugio ci sta seguendo?” chiese il vampiro simile ad un orso, rivolgendosi alla sorella.

“Si” rispose Alice.

“Chi sarebbe questo segugio?” domandai incapace di trattenermi.

“James, il vampiro che da la caccia a Bella. Il suo unico talento è la caccia: i vampiri come lui vengono chiamati segugi ” spiegò Alice.

“Ma se ci sta seguendo, non c’è il pericolo che si accorga di me e del vostro piano di usarmi come esca?” chiesi terrorizzata.

“I suoi sensi sono tutti concentrati su Bella e comunque è costretto a tenersi ad una distanza di sicurezza, affinché Edward non capti i suoi pensieri, quindi non può accorgersi di te” rispose paziente Alice.

Mi rilassai un po’, cercando di convincermi che Alice stesse dicendo la verità.

“Emmett! Per sicurezza, è meglio che tu ti unisca a Edward e Bella” propose Alice.

“D’accordo ma… prima di andare… Edward sa del tuo piano geniale?” chiese Emmett, riferendosi a me.

“Non lo sapeva, ma ormai lo avrà letto nelle nostre menti” rispose Alice.

“Grandioso! Ci sarà da divertirsi! Se non ti uccide Rosalie, ci penserà lui a finire il lavoro. Voglio che sia chiaro: io non centro nulla! Fallo presente a tutti, capito?” esclamò Emmett alla fine, prima di aprire lo sportello e lanciarsi fuori, mentre l’auto era ancora in movimento. Lo vidi saltare sul pick up, con un’agilità che non avrei mai creduto che possedesse. Il piccolo e malconcio pick up parve tremare e contorcersi sotto il peso di Emmett e sbandò leggermente.

…Fissavo i fari di Alice dietro di noi, quando il pick up scartò e fuori dal finestrino apparve un’ombra scura. Il mio urlo agghiacciante durò una frazione di secondo, prima che Edward mi tappasse la bocca. “è Emmett!”… (capitolo 19, pagina 329)

Mi accasciai sul sedile per riprendere fiato. Il mio cervello si era surriscaldato a causa di tutte le informazioni che aveva appena recepito.

“Yvonne, so che sei spaventata, ma non devi temere nulla. Ho visto che andrà tutto bene, capito?” cercò di rincuorarmi Alice, fraintendendo il mio gesto.

Non risposi, perché un altro pensiero aveva attraversato la mia mente. Passai sul sedile anteriore, accanto ad Alice e le dissi “Ho una richiesta da farti!”

“Spara!” esclamò lei.

“Bella non deve sapere nulla del mio coinvolgimento” dissi risoluta.

“Perché?” chiese Alice sempre concentrata sulla guida.

“Non lo faccio per Bella, lo faccio solo per Edward” spiegai seria.

“Potreste diventare ottime amiche, Yvonne. L’ho visto! Se solo tu abbandonassi i tuoi pregiudizi e ti lasciassi conoscere da Bella…”

“è la mia unica condizione!” la interruppi bruscamente.

Alice sospirò, ma alla fine, annuì.

Io amica di Bella Swan? Alice ha proprio bisogno di uno specialista…. Ma di uno bravo, però!!!

Durante il tragitto, Alice raccontò velocemente ciò che era successo quella domenica: la visita di Bella a casa Cullen, la partita e l’arrivo dei tre vampiri al campo di Baseball. Poi mi riassunse brevemente il piano di salvataggio: Alice e Jasper avrebbero scortato Bella a Phoenix, Rosalie ed Esme avrebbero preso il pick up di Bella e si sarebbero dirette a ovest, seguite da Victoria. Edward, Carlisle, Emmett ed io saremmo andati a nord, depistando il segugio James.

“Come farò a giustificare la mia assenza a scuola?” chiesi poi.

“Tua madre per il momento è fuori città quindi non è un problema… potresti telefonare a qualcuno dei nostri compagni di scuola e dire che stai male e che sei costretta a rimanere a casa per qualche giorno… Carlisle non avrà problemi a falsificare un certificato medico che possa attestare la tua malattia. Non è una cosa di cui dobbiamo preoccuparci adesso, comunque” concluse Alice.

Annuì pensierosa e preoccupata.

Poco dopo imboccammo la strada sterrata, che sapevo, ci avrebbe condotte a casa Cullen.

“Visto che non vuoi farti vedere da Bella, non appena la macchina si ferma, esci il più rapidamente possibile dalla jeep ed entra nel garage, d’accordo? Aspetterai lì, fin quando non sentirai le urla…” mi istruì Alice.

“Le urla?” chiesi perplessa.

“Capirai…” rispose lei, sorridendo appena.

Feci esattamente come mi aveva detto. Saltai fuori dall’auto e corsi verso il garage, che Alice aveva aperto con il telecomando. Quando fui dentro, il garage si chiuse automaticamente. Ero avvolta dall’oscurità, ma a tentoni, riuscì a trovare l’interruttore della luce.

Dopo circa un quarto d’ora di silenzio, impaziente di sapere cosa stesse succedendo, accostai l’orecchio alla porta che conduceva all’interno della casa e udì qualche frammento di conversazione…

“Portala di sopra e scambiatevi i vestiti” stava dicendo Edward con un tono di voce che non ammetteva repliche.

Qualche secondo di silenzio e poi Rosalie sibilò “Perché dovrei? Cos’è lei per me? Nient’altro che una minaccia... un pericolo a cui tu hai deciso di esporre tutti noi”. Rosalie era veramente infuriata.

“Rose…” questo era Emmett…

“Esme?” chiese Edward con voce neutra.

“Certo!” rispose lei. Da quello che avevo sentito ed intuito sarebbe toccato alla mamma-vampira indossare i vestiti di Bella. Anche lei, come me, sarebbe stata un’esca con l’odore della Mezza Albina a dosso. Decisi di smettere di origliare… ero un po’ nauseata da tutta quella situazione.

Poco dopo, però, proprio come Alice aveva previsto, sentì delle urla… o meglio... sentì Edward imprecare a gran voce. Uscì dal mio nascondiglio e assistetti a una scena sconvolgente.

Edward e Rosalie erano acquattati in posizione di attacco di fronte a Jasper che ringhiava minaccioso e faceva da scudo ad Alice, pronto a difenderla a tutti i costi… Carliste assisteva alla scena preoccupato, mentre Emmett sembrava divertito. Esme e Bella non c’erano. Probabilmente si trovavano al piano superiore, impegnate a scambiarsi i vestiti.

“Come hai potuto fare una cosa del genere?” stava chiedendo Edward ad Alice digrignando i denti.

“Sapevo che Edward era un stupido egoista, ma tu! Non mi sarei mai aspettata una cosa del genere da mia sorella!” urlava Rosalie.

“Per favore… calmatevi… Bella è al piano di sopra e potrebbe sentire!” li pregava Carlisle.

“Yvonne deve tornare a casa!” disse Edward a denti stretti.

A quel punto capì: stavano litigando a causa mia. Dovevo fare qualcosa per evitare il peggio. Guardai Alice, ma la vampira aveva uno sguardo impassibile. Non sembrava preoccupata da una possibile ed imminente aggressione.

“Ragazzi!” esclamai, decidendo di intervenire.

Cinque paia di occhi ambrati si voltarono nella mia direzione. Inutile dire che fui travolta da una grande ondata di nervosismo, erano pur sempre cinque vampiri!

“Ragazzi… per favore, non litigate… Rosalie… Edward… vi ringrazio… ma ho preso la mia decisione. Alice non mi ha costretto, ho scelto io di aiutarvi… quindi…”

“Tu sei solo una stupida umana senza cervello!” mi interruppe Rosalie furiosa “Non capisci che questi due imbecilli ti stanno solo usando per i loro scopi, facendo leva sui tuoi sentimenti? Come puoi essere così cieca?”

“Io…” ma questa volta fu Edward ad interrompermi, ringhiando in un modo, oserei dire, terrificante. Rosalie scoppiò in una risata priva di allegria.

“Non guardarmi in questo modo! Solo perché alla fine ti sei pentito, non significa che sei pronto per la beatificazione. Non ti importa un accidente di quante volte tu abbia messo a rischio la vita di Yvonne nella settimana precedente… Non ti importa un accidente di distruggere quel po’ di pace che questa famiglia aveva trovato… L’importante è che tu sia felice e che la tua adorata umana sia al sicuro, non è vero?” lo schernì Rosalie.

“Sei sempre libera di andartene, nessuno ti costringe a rimanere e rischiare la tua preziosa vita da assassina!” rispose Edward che era tornato padrone di se stesso e aveva assunto nuovamente la sua inconfondibile faccia da poker. Entrambi avevano abbandonato la posizione di attacco, ma la faccia della vampira bionda non prometteva nulla di buono. Se avesse potuto, Rosalie avrebbe incenerito con lo sguardo il fratello.

Finalmente Alice decise di intervenire. Fece cenno a Jasper di mettersi da parte. Il vampiro biondo lanciò un’occhiata preoccupata ai due fratelli e poi, con riluttanza, lasciò passare la moglie.

“Dovete ascoltarmi! Senza l’aiuto di Yvonne, il piano non funzionerà: James non seguirà mai Edward a nord. Capirà subito l’inganno e con l’aiuto di Victoria riuscirà a raggiungere Bella prima di nasconderla” spiegò Alice con la massima calma e con voce ferma. Al suo posto, io sarei svenuta alla seconda sillaba…

Edward scrutava Alice intensamente. Nonostante cercasse di apparire impassibile, era evidente che le parole della piccola vampira lo avevano turbato.

“Se è vero ciò che hai visto, perché non me lo hai detto quando stavamo progettando il piano, invece di coinvolgere Yvonne?” chiese Edward.

“Pensi che non abbia vagliato tutte le possibilità prima di arrivare a questo punto? Qualsiasi altra decisione ci porterà alla morte di Bella e alla...”

…alla tua! completai io mentalmente. Alice non aveva avuto il coraggio di dirlo ad alta voce, anche se era improbabile che Edward non fosse riuscito a leggerlo nella sua mente. Dalla tensione che improvvisamente cadde tra i presenti, intuì che forse anche gli altri vampiri avevano capito come terminava la frase di Alice.

Dopo una lunga pausa, con un’espressione impassibile, Edward ripeté “Yvonne deve tornare a casa, adesso!”

“Edward, perché devi essere così testardo?” chiese Alice, non più tanto padrona di se stessa.

“Alice, stai parlando di barattare la vita di Bella con quella di Yvonne!” replicò Edward sconvolto.

“Non accadrà nulla di male a nessuna delle due, se farete come vi dico!” insisteva Alice.

“Sei identica ad Edward… sempre convinti di conoscere la verità… di sapere sempre tutto!!” si lamentò Rosalie, guardando gli altri due con disprezzo.

“Adesso basta!” intervenne Carlisle con tono pacato ma autorevole “Non possiamo permetterci il lusso di litigare tra noi in questo momento. Rosalie… sono d’accordo con te: Edward e Alice non avrebbero dovuto comportarsi in questo modo nei confronti di Yvonne. Ho già esternato la mia delusione a Edward qualche giorno fa” e a quel punto Edward distolse lo sguardo, imbarazzato “ma ormai quel che è fatto è fatto. Non possiamo far altro che accettare l’aiuto di Yvonne. Bella sta scendendo, vi prego di calmarvi, è già abbastanza scossa!”

A quelle parole, io tornai nel mio nascondiglio/garage, decisa a non farmi scoprire da Bella. Per la mia sanità mentale non origliai più: quello che avevo sentito era più che sufficiente.

Poco dopo Carlisle, Emmett ed Edward mi raggiunsero nel garage. Sembrava che Edward avesse guardato la morte in faccia, tanto era sconvolto. Non parlò e non mi rivolse nemmeno un’occhiata fugace. Separarsi da Bella non doveva essere stato facile per lui…

… (Edward) mi alzò da terra e avvicinò le labbra alle mie… poi mi posò a terra accarezzandomi il viso, gli occhi ardenti fissi sui miei. Quando si voltò, aveva il vuoto, la morte, nello sguardo… (capitolo 19, pagina 335)

Carlisle, con molta delicatezza, si rivolse a me, porgendomi dei vestiti “Yvonne, ti ringrazio per il tuo aiuto. Te ne saremo eternamente grati, in senso letterale, intendo…” precisò lui, sorridendo.

Beh… quando un vampiro usa la parola eternamente potete essere sicuri che dice sul serio…

“Questi sono di Bella. Noi ti aspettiamo fuori, accanto alla porta del garage, così potrai cambiarti in santa pace, d’accordo?” continuò subito dopo.

Annuì timida, intimorita da tutta quella cortesia. Il Dottor Cullen era in assoluto il vampiro più umano di quella famiglia.

I tre vampiri uscirono lasciandomi la mia privacy. Mi cambiai velocemente e poi lì seguì fuori. Non ebbi nemmeno il tempo di mettere il piede fuori dalla porta, che Emmett mi sollevò da terra, stringendomi al suo petto roccioso con le sue enormi braccia muscolose, con fare protettivo.

Naturale… adesso che ho a dosso l’odore di Bella, anch’io devo essere protetta e guardata a vista, per evitare che James possa arrivare a me, pensai, mentre venivo sistemata sul sedile posteriore della jeep, tra Emmett ed Edward. Mi sentivo come una bambola… Carlisle si mise al volante e partimmo diretti a nord.

“Ci sta seguendo?” chiese ad un certo punto Carlisle a Edward. Era già la seconda volta che sentivo porre quella domanda: quante altre volte avrei dovuto ascoltarla?

“Si” fu la semplice risposta di Edward, che con un’espressione di puro dolore fissava il vuoto di fronte a se.

Timidamente, sfiorai la sua mano. Lui non fece nulla per rifiutare quel contatto, così, con più sicurezza, intrecciai le mie dita alle sue e pensai: andrà tutto bene Edward, non temere! La rivedrai presto!

Edward non batté ciglio, continuò a guardare davanti a se, ma aumentò la stretta intorno alla mia mano, come a voler cercare maggiore conforto da quel contatto… avrebbe pianto se avesse potuto, ne ero certa, ma i suoi occhi così tristi e così sofferenti rimasero aridi.

Intanto Carlisle aveva telefonato ad Esme per dirle che la via era libera e che potevano partire anche loro.

…il silenzio si trascinò fino a quando il telefono vibrò nella mano di Esme. In un lampo lo portò all’orecchio. “Ora” disse… (capitolo 19, pagina 335)

Per un po’ nessuno parlò. James non era uno sprovveduto: si manteneva sempre ad una distanza tale da impedire a Edward di leggergli la mente. Quindi, anche se i miei tre compagni di viaggio avvertivano la sua presenza, non potevamo sapere cosa James stesse tramando e questo ci rendeva tutti molto nervosi.

Nonostante ciò il piano di Alice aveva funzionato: James aveva seguito noi, avvertendo l’odore di Bella, il battito del mio cuore e la presenza di Edward nella jeep. Victoria stava pedinando il pick up, attratta dall’odore che Esme emanava a causa dei vestiti di Bella. In questo modo Bella, Alice e Jasper riuscirono a scappare verso sud.

Sembrava tutto così assurdo…

Era come se fosse trascorso un secolo dalla sera precedente: il mio appuntamento con Paul era un ricordo lontano, quasi sfocato. Per fino la partenza di mia madre, la mezza giornata trascorsa con Lauren a Port Angeles, le mie preoccupazioni riguardo la “non-chiamata” di Paul apparivano come qualcosa di finto e irreale.

Ero partita per un viaggio che non sapevo quando e come sarebbe terminato: la mia meta era un’incognita, così come il mio futuro. Alice aveva assicurato che non avrei corso alcun rischio, che tutto sarebbe filato liscio, ma chi mi assicurava che non avesse mentito per convincermi ad accettare?

Se fossi morta cosa sarebbe successo a mia madre? Che cosa avrebbe fatto da sola? Privata prima di suo marito e poi di sua figlia? Avevo fatto la scelta giusta? O avevo commesso un altro dei miei imperdonabili errori?

Una lacrima solitaria riuscì a sfuggire alla mia vigile concentrazione. A quel punto, la mano di Edward si strinse nuovamente intorno alla mia…

“Se ci hai ripensato… non ti fare scrupoli! Ti riportiamo indietro in qualsiasi momento!” sussurrò lui.

“Stai scherzando, vero? Non è più possibile adesso…” intervenne Emmett, scandalizzato.

“Emmett…” lo richiamò Carlisle severo.

Intanto io guardavo Edward negli occhi.

Ho preso la mia decisione e non ho intenzione di tirarmi indietro!

Lui mi fissava serio.

“Non puoi rischiare per me… non è la mia vita ad essere in pericolo!” bisbigliò ancora.

Ti sbagli!

Distolsi lo sguardo, ma le nostre mani non si allontanarono l’una dall’altra…

Ero molto stanca e molte volte caddi in un precario e poco riposante dormiveglia. Verso le quattro del mattino, mi risvegliai con un sussulto. La mia testa era appoggiata su qualcosa di molto scomodo… sembrava una roccia. Mi guardai in giro e sopra di me, incontrai il viso angelico di Edward.

“Dormi ancora un po'…” mi suggerì, ma come potevo dormire sapendo che avevo la mia testa poggiava sulle sue gambe e che le sue braccia mi avvolgevano per impedirmi di cadere? Il suo profumo era fortissimo… Il mio cuore prese a battere all’impazzata e le mie guance divennero scarlatte. Mi sollevai di scatto, frastornata per la pessima dormita, dolorante per la scomodità di Edward, infreddolita dalla sua pelle ghiacciata ed imbarazzata per la reazione che il contatto ravvicinato con Edward mi aveva causato.

Nonostante la mia decisione di stargli lontano, nonostante l’attrazione che provavo per Paul, Edward riusciva ancora a sconvolgermi nel profondo… Sarei mai riuscita a guarire dal “Mal di Cullen? Sarei mai riuscita a disintossicarmi da lui?

Sempre che esca viva da questa situazione… pensai.

“Non lo dire nemmeno per scherzo!” esclamò Edward serio.

Non l’ho detto, l’ho solo pensato! replicai mentalmente, accennando un sorriso.

“Non cambiare discorso! Tornerai a casa sana e salva!” detto questo, nessuno parlò più.

Anche per oggi ho terminato la mia narrazione.

Siete sconvolti dall’uragano che volontariamente ho scatenato sulla mia vita? Mi state dando della pazza, lo so bene! Rischiare la vita per una ragazza che odio e un uomo che non avrò mai è una cosa inammissibile per voi, non è così?

Perché quando Bella è corsa a Volterra per salvare il suo Romeo, nessuno l’ha giudicata pazza? Perché lei ama Edward? Non ero abbastanza innamorata secondo voi? Giusto… Edward non ricambiava i miei sentimenti, non era proprio la stessa situazione, starete rispondendo…

Non è semplice scegliere di rischiare la vita per chi si ama e chi ci ama… ma ancora più difficile è decidere di mettere a repentaglio la propria vita per chi non farà mai parte del nostro mondo… perché, nonostante l’eroismo dell’atto, che è identico in entrambi i casi, nel secondo caso si avrà l’assoluta certezza che nulla potrà cambiare la realtà dei fatti e cioè che quella persona, comunque vadano le cose, non sarà mai tua.

Quel giorno ho fatto la mia scelta e adesso, dopo quattro anni e mezzo, non riesco a pentirmene. E se per qualche strana ragione dovessi tornare indietro, state pur certi che rifarei tutto.

Forse qualcuno di voi mi starà ancora giudicando come una pazza masochista; qualcun altro potrebbe vedermi come una specie di eroina di altri tempi; altri ancora potrebbero rimanere del tutto indifferenti alla mia persona… poco importa.

Questa è la mia storia e questa sono io: Yvonne Brown, che vi piaccia o meno!

________________

Nota autore:

Il finale di questo capitolo sa un po’ di tragedia greca… sono stata quasi sul punto di toglierlo, ma poi ho deciso di lasciarlo. Non so nemmeno perché… boh… anche ora che scrivo questa nota, continuo a dubitare… mah… cmq… cosa altro potrei aggiungere riguardo il capitolo? È un po’ noioso purtroppo, non accade molto… mi è servito a spiegare il piano di salvataggio e il ruolo di Yvonne… spero di essere stata chiara. Se avete dei dubbi, chiedete pure…

Passiamo ai ringraziamenti.

Per TheDreamerMagic: si, lo so, ho interrotto in un momento cruciale, ma a me piace tenere viva l’attenzione del lettore… Per quanto riguarda il tuo quesito (riguardante chi avesse indossato i vestiti di Bella) nel film è come dici tu, cioè è Rosalie ad indossarli, ma nel libro la vampira bionda si rifiuta e quindi Edward chiede a Esme di farlo. Come avrai notato questa parte l'ho riportata nel capitolo appena concluso. Cmq grazie per i complimenti, baci Vannagio!

Per Tom94: caspita! Se gli effetti sono così deleteri per te, non interromperò più i capitoli in questo modo: non voglio avere sulla coscienza il povero Arnold. Grazie per i complimenti, cara. Non so perché Tyler mi stia così antipatico… forse mi sono solo fatta influenzare dal punto di vista di Bella, non so… il punto è che io lo vedo così: cioè come un troglodita!! Onde evitare filmetti mentali su Lauren, ti dico subito che non ci sarà nessun "inciucio" con il “benefattore” del bar (a proposito la parola benefattore esiste…). Era solo un’espediente per risollevare l’umore della povera Lauren… NOn essere così severa con Alice... anche se ha lo stesso vizio di suo fratello: pensa di sapere tutto, ma è colpa del suo potere, una sorta di deformazione profesionale... grazie mille per la recensione e non innervosirti, altrimenti mi sento in colpa... Baci Vannagio!

Per __cory__: davvero non avevi riconosciuto la descrizione di Alice nella premunizione della cartomante? Allora non sono così scontata come pensavo… Per quanto riguarda Paul, come al solito dico "No comment!" Grazie per i complimenti… bacioni Vannagio!

Per asheptus: grazie anche a te per i complimenti e per non aver spifferato nulla. La scelta di Yvonne era quella che avevi pensato tu? Penso di si, perché era facilmente intuibile che avrebbe detto di si… Riguardo al fatto di non rovinare i capitoli altrui anche io la penso così, a meno che non sia l’autore a chiedere espressamente di fare delle ipotesi… baci Vannagio!

Per C4rm3l1nd4: grazie anche a te. Sono contenta che ogni tanto si aggiunga qualcuno di nuovo. Cosa ne pensi del nuovo capitolo? Purtroppo non posso rispondere alle tue domande, altrimenti rovinerei il finale… Non sei la sola ad essersi ricreduta su Lauren... cmq non mi stufi, quindi scrivi quanto vuoi!!! Baci Vannagio!

Per XoXo__GossipGirl: sono contenta che la mia storia ti sia piaciuta a tal punto da scrivere una recensione. Grazie per i complimenti e non può che farmi piacere il fatto che tu apprezzi ciò che scrivo e come scrivo!!! Come sicuramente avrai letto, Yva ha detto di si... è difficile per lei dimenticare... continua a seguire e se vuoi recensire. Baci Vannagio!

Per crazyfv: no, cara, non sei ripetitiva. Se mai sono io quella ripetitiva che non fa che ripetere a tutti "grazie, grazie, grazie".... per cui... grazie per la recensione!!! Anche tu non avevi pensato a James e Victoria? Si vede che vi ho distratto troppo con le vicende amorose di Yvonne... chissà cosa accadrà adesso... boh... staremo a vedere...XD Baci Vannagio!

Per Kumiko_Chan: cara... paragonarmi al regista di New moon? Non ti pare un pochino eccessivo? cmq riguardo al rapporto tra Lauren e Yvonne, pensa che sia un po' inverosimile il loro repentino avvicinamento? Forse si, ma in fondo sono cugine e anche se non si sono mai calcolate, vuoi o non vuoi si conoscono dalla nascita... e poi l'antipatia per Bella ha giocato a loro favore... fammi sapere cosa ne pensi! Sulla decisione di Yva avevi ragione e poi... che cosa posso dire senza svelare nulla? Niente purtroppo... vi siete tutte fissate su Manuel... Mah!!! cmq grazie per la recensione e non preoccuparti se sei chiacchierona!! Baci Vannagio!

Grazie a coloro i quali si sono appena aggiunti al piccolo numero di lettori e naturalmente ringrazio coloro i quali leggono, anche se silenziosamente, da molto tempo la mia ff!

A presto Vannagio!

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Capitolo 18
*** Inquietudine ***


Inquietudine: impazzirò… se non muoio dissanguata, sono sicura che impazzirò!

Il titolo di questo capitolo è molto azzeccato (mi riferisco al sostantivo “inquietudine”): con un’unica parola descrive lo stato d’animo che accumunava tutti noi indistintamente.

Oggi però non voglio intristirvi con la mia sfortuna sfacciata… Se mai esistesse la versione femminile di Paperino – il papero più sfigato della Walt Disney – userebbero me come modello per disegnarla… e non dite che il corrispondente femminile di Paperino è Paperina, perché lei non è sfigata!! È un’oca (o meglio, una papera…) cui tutti fanno il filo… a proposito, questa descrizione vi ricorda qualcuno?

Ehm… non devo deviare il discorso, però…

Stavo dicendo che cercherò di evidenziare il lato comico dell’assurda situazione in cui mi trovavo (se mai ce ne fosse uno!).

Carlisle aveva guidato per tutta la notte: un bel vantaggio essere un vampiro che non ha bisogno di dormire, mangiare, bere, andare in bagno… Soprattutto andare in bagno!!

Noi ragazze sappiamo bene, è inutile negarlo, che cosa significa avere la vescica piena e sentire la necessità impellente di svuotarla, dico bene? Annuite per favore, altrimenti mi scoraggio…

I ragazzi non lo capiscono, perché sembrano avere una resistenza migliore. A questo proposito vi do due consigli: mai affrontare un lungo viaggio in macchina con un ragazzo, senza aver fatto acqua prima di partire e non bere se non si ha l’assoluta certezza di essere sul punto di morire per disidratazione. Perché? Per il semplice motivo che il vostro “adorato” compagno di viaggio, non acconsentirà mai a fermarsi ogni ora per permettervi di andare in bagno! E se non provate il desiderio sfrenato di fare pipì in un barattolo sul sedile posteriore di un’auto, seguite i miei consigli…

Se volete, vi do un altro suggerimento, di gran lunga migliore e molto più efficace rispetto a quelli precedenti: PARTITE DA SOLE! Al massimo con delle amiche (Attenzione! Ho detto “AMICHE”, con la “E” finale!), ma mai con un uomo… tanto meno con tre!

Adesso che avete chiaro il mio punto di vista, potete immaginare cosa significhi viaggiare con tre uomini, che per giunta sono dei vampiri impossibilitati ad espellere acqua dal corpo! Era praticamente impossibile trovare un ben che minimo straccio di comprensione… Se poi aggiungete che eravamo inseguiti da un pazzo maniaco, convinto che fossi Bella e per questo deciso ad avermi per cena, capite bene che il mio destino era già scritto…

Emmett, in quanto a sensibilità, ricordava molto un elefante che si muove tra mille vasi di porcellana.

Edward, così attento ai bisogni della sua tenere fidanzata, sembrava essersi dimenticato che anch’io fossi umana…

Carlisle, che stimo ed ammiro molto e bla, bla, bla, era troppo preso dalla guida per ricordare di certe cose: meno male che è un dottore!!

Erano circa le sette del mattino e mi ero appena svegliata. Avevo dormito con la testa appoggiata sulla spalla di Emmett e purtroppo non si era dimostrato molto più comodo di Edward.

“Dove siamo?” chiesi guardando fuori dal finestrino.

“Domani mattina dovremmo raggiungere Vancouver” rispose Carlisle. Traduzione: ci trovavamo in mezzo al nulla.

Grandioso! pensai mesta.

“Sentite… so che voi vampiri certe cose, con il tempo, le dimenticate… ma io proprio non posso… quindi… non ci sarebbe una stazione di servizio nelle vicinanze?” domandai, sperando che il famoso lettore di menti comprendesse il mio sottointeso!

“Non puoi tenerla?” chiese Edward-mano-di-forbice. Beh… al meno aveva capito!

Perché l’ho chiamato così? Semplice: la sensibilità che il vampiro aveva appena dimostrato nei miei confronti era equivalente a quello di un paio di forbici smussate! E quindi ho fatto il collegamento… (chi di voi conosce Tim Burton e il suo film “Edward mano di forbice” con un irriconoscibile Johnny Depp come attore protagonista?).

Ritornando all’altro Edward… quello pallido, freddo e antipatico da morire…

Era impossibile prevedere i suoi sbalzi di umore: in una sola notte era passato dall’essere un vampiro triste e malinconico, quasi pronto al suicidio, al ragazzo dolce e riconoscente, al bullo arrogante, bastardo e antipatico… e dire che non erano nemmeno trascorse ventiquattro ore!

Impazzirò… se non muoio dissanguata, sono sicura che impazzirò!

“No, che non posso!” risposi furente “Avrei bisogno anche di mangiare qualcosa… e no… il sangue non mi alletta, spiacente!!!” esclamai sarcastica, lanciando saette dagli occhi.

Emmett scoppiò in una risata che fece tremare i vetri dei finestrini.

“Hai ragione… scusaci… cerco subito sul navigatore la stazione di servizio più vicina…” intervenne Carlisle, mentre Edward sbuffava scocciato.

“è pericoloso fermarsi…” precisò la versione più ricca di Rosso Malpelo.

“Il segugio non attaccherà in un posto affollato… c’è sempre la regola della segretezza da rispettare” replicò Carlisle.

“Si farà veramente questo tipo di scrupoli?” chiese Emmett preoccupato.

“Laurent ha lasciato intendere che James è un vampiro molto antico. Se è riuscito a vivere così a lungo, credo che sappia dare la giusta importanza alle regole…” spiegò Carlisle convinto.

“Chi è Laurent?” domandai.

“Faceva parte del clan di James, ma ha deciso di farsi da parte. Ci ha dato qualche informazione su Victoria e James…” raccontò Edward con tono annoiato.

Feci finta di non notarlo…

“Oh, bene… tra dieci chilometri c’è una stazione di servizio” annunciò Carlisle.

“Tieni duro, nanetta!” esclamò Emmett ridendo.

“Spiritoso!” dissi, facendogli una linguaccia, ma dentro di me urlavo…

Ancora dieci chilometri? NOOOOO!!!!

Dieci chilometri più tardi, raggiunta la tanto sospirata stazione di servizio, mentre Emmett e Carlisle provvedevano alla colazione, venni scortata al bagno delle ragazze da un Edward estremamente taciturno. Il suo umore estremamente mutevole aveva colpito ancora.

Avrebbe voluto chiamare Bella per accertarsi che stesse bene e che fosse al sicuro, ma Carlisle non glielo aveva permesso: temeva che il segugio potesse ascoltare.

Sorvolando sul mio bisogno estremo, in bagno cercai di darmi una ripulita: avevo un aspetto orrendo! I capelli erano arruffati e spettinati, sotto gli occhi erano appena spuntate due bellissime borse firmate Gucci e i vestiti di Bella non facevano che peggiorare quel quadro già abbastanza orrendo.

Cercai di recuperare il salvabile. Pettinai i capelli con cura e li legai in una coda. Lavai la faccia sfruttando il getto di acqua fredda del lavandino e i denti.

Meno male che Alice ha pensato di mettere uno spazzolino e il dentifricio nello zaino pensai felice, fissando con ammirazione lo spazzolino, come se fosse l’amore della mia vita.

Mentre finivo di raccogliere le mie cose, entrarono due ragazze. Dimostravano circa vent'anni e stavano ciarlando come due oche starnazzanti.

“Lo hai notato anche tu quel ragazzo?” chiese una.

“Altro che! Mai visto uno schianto simile… Secondo te, aspetta qualcuno? Potrei…”

“Vi consiglio di calmare i bollenti spiriti! È già impegnato” le avvertì, interrompendole, mentre mettevo lo zaino sulle spalle.

“Oh… scusa… non volevamo dire che…” balbettò una.

“Cioè… non avevamo veramente intenzione di… provarci con il tuo ragazzo…” intervenne l’altra.

Avevano frainteso… sorrisi…

“è solo che… wow, è uno schianto! Le parole non bastano per descriverlo…” esclamò una delle due con aria estasiata.

Risi allegramente e dissi “Si, ti capisco… anche a me fa questo effetto!” e senza aggiungere altro, uscì.

Edward mi aspettava accanto alla porta del bagno, con la schiena appoggiata al muro e le braccia incrociate sul petto. Guardava dritto davanti a se e il bel sorriso sghembo campeggiava su quella bocca assolutamente perfetta.

Non potevo dare torto alle due ragazze: Edward toglieva il fiato!

“Ti sei divertita, non è vero?” chiese lui, mentre camminava al mio fianco, come una specie di guardia del corpo.

“L’ho fatto per te. Preferivi venire assalito da quelle due pazze sclerotiche?” domandai ironica.

Lui si limitò ad alzare gli occhi al cielo. Sembrava più sereno… il suo umore era cambiato di nuovo: incredibile!!

Raggiungemmo Emmett e Carlisle in una piccola tavola calda lì vicino, dove avevano ordinato tutto e di più.

“Non riuscirò mai a mangiare tutta questa roba!” esclamai scioccata.

“Vorrà dire che lo faremo incartare, così non ci costringerai a fare un’altra sosta per il pranzo!” rispose Edward, seduto accanto a me.

Come avrei voluto schiaffeggiarlo… ma non ci tenevo a rompermi una mano…

“Edward… senti James nei paraggi?” chiese Carlisle, che improvvisamente si era fatto serio.

Emmett ed io puntammo lo sguardo sul rosso.

“è vicino, ma non abbastanza da sentire in maniera nitida i suoi pensieri. Va avanti ed indietro, continuamente! È nervoso… impaziente… sospettoso…” raccontò Edward corrugando la fronte e sfoderando un’espressione concentratissima che lo rendeva incredibilmente sexy…

“Yvonne… così mi distrai!” mi rimproverò lui.

“Scusa…” bisbigliai, tornando a bere il mio frullato con occhi bassi. Le mie guancie si tinsero di una tonalità di rosso che poche volte avevano raggiunto.

“Pensi che abbia capito…?” sussurrò Carlisle ansioso.

“No… non ancora…” rispose lui, facendomi rabbrividire.

“Tranquilla nanetta! Fin quando ci sarò io con te, nessuno ti torcerà un capello! L’ho promesso a Rosalie!” disse Emmett, battendosi il petto.

Provai a sorridere, ma non ottenni il risultato sperato.

Quindici minuti più tardi, eravamo di nuovo in viaggio.

Scoprì che Alice aveva messo nello zaino anche il lettore mp3.

“Fantastico!” esultai felice.

“Perché urli, nanetta? Oh… è un lettore mp3 quello? Aspetta, eri tu l’umana che ascoltava i Green Day o ti confondo con Bella?” chiese Emmett perplesso.

“Bella Swan che ascolta i Green Day? Andiamo, Emmett! Pensavo che i vampiri fossero creature intelligenti!” esclamai sarcastica, guadagnandomi un’occhiataccia da parte di Edward. Emmett invece ridacchiò divertito.

“Comincio a capire perché Rosalie ti trova simpatica…” disse il vampiro-orso.

“Vuoi sentire un po’ di musica? Credo che i nostri gusti siano simili…” proposi, porgendogli una cuffia.

“Certo!” rispose Emmett, contento come un bambino.

Cinque minuti più tardi…

“Emmett… potresti smetterla, una buona volta?” chiese Edward per la decima volta con cipiglio minaccioso. Il fratello stava cantando a squarcia gola “Jesus of Suburbia” e sembrava fosse deciso a continuare ancora a lungo...

“Emmett…” lo richiamò di nuovo Edward spazientito. “Carlisle, per favore!”

Purtroppo per lui, anche il dottore canticchiava a bassa voce, ma era impossibile capire cosa, perché il vocione di Emmett rendeva impossibile udire altri suoni…


“I don’t care, if you don’t,
I don’t care, if you don’t,
I don’t care, if you don’t care… care…
I don’t care, if you don’t,
I don’t care, if you don’t,
I don’t care, if you don’t care… care…
I don’t care…”

Emmett aveva smesso di cantare. Mi voltai per capire cosa l’avesse convinto a porre fine a quel concerto improvvisato e per poco non scoppiai a ridergli in faccia. Emmett aveva l’impronta del pugno di Edward stampata sulla faccia e si guardava intorno meravigliato, sbattendo stupidamente le palpebre.

Non capivo come Edward fosse riuscito a colpirlo, visto che ero seduta tra i due vampiri e che non mi ero accorta di nulla, ma in fondo non era molto importante. Cercai di trattenere le risate, mentre Emmett imprecava in modo impercettibile, tramando vendetta.

Poco dopo mi immersi nuovamente nella musica. Edward fissava i boschi che sfrecciavano veloci fuori dal finestrino.

Ecco di nuovo il vampiro malinconico…

Ricordate: non era un viaggio di piacere! Ho mostrato i momenti più leggeri, ma la paura e l’inquietudine aleggiavano su di noi come dei fantasmi invisibili e al tempo stesso tangibili. Spesso rimanevo vittima della mia immaginazione, la quale dietro ogni albero mi faceva intravedere ombre oscure, nascondersi e spiarci. Edward teneva stretto tra le mani il cellulare e mi aspettavo di vederlo finire in frantumi da un momento all’altro.

Più tardi, quel pomeriggio, venne il momento di chiamare Lauren e simulare la mia malattia.

“Mi raccomando… per adesso James non è abbastanza vicino da ascoltare, ma se e quando te lo dirò, in qualsiasi momento, dovrai staccare la chiamata… hai capito bene?” mi intimò Edward serio.

Annuì e composi il numero.

“Pronto? Yvonne? Ma che cosa ti è successo, perché non sei venuta a scuola, oggi?” chiese Lauren preoccupata, assillandomi con cento domande diverse.

Era strano sentire la sua voce, era come se appartenesse ad un altro universo.

“Sto male Lauren… ho preso la varicella” inventai in un lampo.

“Che cosa?” strillò Lauren.

“Già… penso che non potrò andare a scuola per qualche giorno” dissi cercando di suonare abbastanza malata.

“Ma… ma… hai chiamato un medico?” chiese lei.

“Si… mi ha visitato il Dottor Cullen… ascolta Lauren: devi farmi un piacere. Non parlare ai tuoi genitori o a mia madre di questa storia…”

“Perché?” domandò Lauren. La sua voce era diventata sospettosa.

“Mia madre potrebbe preoccuparsi inutilmente e voglio che si occupi solo di mia zia. Se lo racconti ai tuoi genitori, potrebbero dirlo a mia madre e sai bene com’è fatta. Sarebbe capace di prendere il primo aereo e tornare a Forks” spiegai, sperando che Lauren si fosse alzata con il piede giusto quel giorno.

“D’accordo… vuoi che venga a farti compagnia?” domandò Lauren dubbiosa.

“Scherzi? La varicella è altamente contagiosa. Non vorrai ricoprirti di bolle e morire dal prurito, vero?” chiesi, mentre cercavo di controllare il tono della voce.

“Uhmn… non mi stai nascondendo qualcosa, vero?” domandò Lauren, forse notando qualcosa di strano nel modo in cui parlavo.

“Che cosa? Perché dovrei nasconderti qualcosa?” chiesi, ridendo forzatamente.

“Non so… sto pensando ad una casa vuota… ad un ‘Armadio’ e ad un milione di possibilità…” rispose, lasciando volutamente la frase in sospeso.

Arrossì vistosamente, mentre lanciavo occhiate ai miei compagni di viaggio. Sicuramente avevano sentito ogni sillaba, ma speravo che non avessero colto l’allusione di Lauren.

“Non dire sciocchezze! Sono messa molto male, non puoi capire quanto! Adesso devo staccare… proverò a dormire, visto che stanotte non ho chiuso occhio!” replicai imbarazzata. Infondo quella non era una bugia…

“Scusami, vedo pettegolezzi ovunque ormai… riprenditi e se hai bisogno di aiuto, chiamami, d’accordo?”

Lauren si stava comportando da brava cugina, dopo tutto…

“Stai tranquilla: ho tutto sotto controllo!” risposi prima di riattaccare.

Sotto controllo… certo! Sorvegliata a vista!!! pensai…

“Un’ottima interpretazione! Degna di un Oscar” si complimentò Emmett.

“Grazie…”.

“A proposito… Che cos’era quella storia dell’Armadio e della casa vuota?” domandò Edward inarcando il sopraciglio e fissandomi intensamente.

Lo odiavo quando tentava di estorcermi le informazioni con il suo potere!

Tentai in tutti i modi di deviare i miei pensieri, ma la faccia di Paul con tutti gli annessi e connessi continuavano a saltellare allegri in bella vista.

“Ah…” commentò Edward e distolse lo sguardo. “Un ragazzo che non si preoccupa nemmeno di richiamare, non è degno di essere preso in considerazione” aggiunse poi, sempre senza guardarmi.

“Già… in questo mondo, l’unico che deve essere preso in considerazione sei tu, non è vero, mio caro Edward Cullen? Comunque… Non sono affari tuoi!” risposi inacidita e punta sul vivo.

“Contenta tu!” replicò lui con un’alzata di spalle.

“Ragazzi! È uno spasso vedervi litigare, quasi meglio di Rosalie che tenta di spaccare i cd di Edward!” commentò Emmett, con tono ammirato.

Io storsi la bocca in una smorfia.

Edward ringhiò.

Il resto della giornata passò senza che si verificasse alcun evento particolare. Verso sera telefonò mia madre, che fortunatamente aveva accolto il mio consiglio di non chiamare a casa. Fu molto difficile mentire, ma alla fine della chiamata sembrava che avesse creduto alle mie bugie.

La mattina seguente, dopo un sonno agitato e poco riposante, raggiungemmo Vancouver.

I miei compagni di viaggio mi concessero un’altra sosta. Questa volta però i tre vampiri non volevano fermarsi a lungo, perché James stava diventando sempre più sfuggente e avevano paura di perdere le sue tracce. Il loro piano era di spingerlo più a nord possibile e poi tendergli una trappola…

“Dopo aver messo in sicurezza te, naturalmente!” mi rassicurava Carlisle, ma non ero molto convinta che stesse dicendo la verità...

Il cielo era nuvoloso e prometteva pioggia a catinelle. C’era molto vento: i capelli non facevano altro che finirmi davanti alla faccia e in bocca. Seguita a vista da Edward, andai in bagno e poi comprai un panino che mangiai in macchina.

“Edward… come si diventa vampiri?” domandai a bruciapelo più tardi. Era da un po’ che me lo chiedevo…

Nell’udire quella domanda, Edward si irrigidì improvvisamente e non rispose.

Che ho detto di male? chiesi mentalmente, ma il vampiro sembrava deciso a non prestarmi attenzione. Lo guardai irritata e stavo per lamentarmi, quando intervenne Emmett.

“Non te la prendere… è un tasto dolente per lui…”

“Perché?” chiesi, ma compresi subito quale fosse il problema… Bella… non c’era altra spiegazione. Fissai Edward per alcuni minuti… quanto avrei voluto leggergli la mente… Tuttavia, avevo capito di Edward lo stretto necessario per intuire che, il vampiro avrebbe preferito darsi fuoco, piuttosto che trasformare la sua adorata Bella in una sanguisuga!

“Per caso hai in mente di entrare a far parte del nostro club esclusivo?” chiese ironico Emmett, riportandomi alla realtà.

“Cosa? No!!!” esclamai sconcertata da una simile idea.

Mi guadagnai l’occhiata incredula di Emmett, quella curiosa di Carlisle e quella scettica di Edward.

“Sto dicendo la verità: perché dovrei desiderare di diventare un vampiro?” domandai esasperata.

“Bellezza, giovinezza, immortalità, forza, velocità… manca qualcosa?” chiese Emmett ironico.

“Stai dimenticando un piccolo particolare: la vostra dieta! Non voglio dissanguare i miei familiari” spiegai, rabbrividendo al solo pensiero.

“Noi non ci nutriamo di sangue umano” mi fece notare Carlisle.

“State cercando di convincermi a diventare una vampira, per caso?” domandi sarcastica.

“No, sciocca! Ci stiamo chiedendo per quale motivo rifiuti categoricamente l’idea di trasformarti in un vampiro, quando invece ci sono persone che ucciderebbero per diventarlo!” spiegò Edward irritato.

“Capovolgiamo la domanda: perché voi cercate di andare contro la vostra natura? Perché il vostro più grande desiderio è di ritornare ad essere umani, tanto da tentare di vivere e mescolarvi tra loro?” chiesi guardandoli ad uno ad uno negli occhi.

“Ah, non guardare me! Io sto bene così come sono. Sono gli altri che si creano problemi inutili!” esclamò Emmett.

Mi rivolsi agli altri due, ma non mi risposero: avevo di nuovo toccato un nervo scoperto.

“Scusate, sono stata inopportuna” dissi, sinceramente dispiaciuta.

“No… è colpa nostra… non dovevamo porti delle domande stupide” replicò Carlisle. Edward aveva ripreso a contemplare il paesaggio, sintomo che stava pensando a Bella.

“Siamo velenosi!” esclamò improvvisamente Carlisle.

“Cosa?” chiesi presa alla sprovvista.

“Siamo velenosi. Quando mordiamo una persona, le iniettiamo il nostro veleno in circolo. Non è mortale, serve a mettere fuori combattimento la vittima. Se il vampiro riesce a fermarsi in tempo, allora il veleno comincia a diffondersi lentamente attraverso il sangue. La trasformazione dura qualche giorno: il veleno entra nel cuore, che lo pompa insieme al sangue in tutto il corpo. In questo modo il veleno guarisce e trasforma l’organismo, fin quando il cuore non cessa di battere. È un processo molto doloroso… per un vampiro è il ricordo più intenso e terrificante della sua vita da umano” spiegò Carlisle, mentre Emmett veniva scosso da un leggero tremore. Forse quel discorso gli aveva fatto ricordare la sua trasformazione.

“Grazie, Carlisle…” dissi, turbata.

Forse era stato il tono professionale e distaccato con cui Carlisle aveva parlato a sconvolgermi, o magari era colpa della mia immaginazione, che stava creando scene a dir poco raccapriccianti.

“Figurati… dopo quello che stai facendo per noi, il minimo che posso fare è rispondere alle tue domande” rispose lui, sorridendo.

“DANNAZIONE!” urlò Edward senza alcun preavviso, causandomi un mezzo infarto.

Carlisle, colto alla sprovvista, sterzò involontariamente e bruscamente il volante, portando la jeep a sbandare verso destra e ad avvicinarsi pericolosamente al muro che delimitava il ciglio della strada.

Urlai senza pudore, mentre Emmett imprecava a gran voce.

“Si può sapere che diavolo ti è preso?” gridò l’orso con sguardo furente.

“L’ho perso!!!” ringhiò Edward facendomi drizzare i capelli. Dove era finita la sua famosa voce melodiosa e sensuale? Quella che avevo appena sentito sembrava la voce di un… mostro!

Con sgomento notai che il suo volto si era completamente trasfigurato. Arretrai terrorizzata, cercando con le mani il braccio rassicurante di Emmett. Accanto a me non c’era più Edward, ma il vampiro… l’assassino… i suoi occhi… dentro quegli occhi vedevo la morte… la morte del segugio… cominciai a tremare senza che potessi impedirlo.

“Adesso calmati Edward e spiegati meglio!” intervenne Carlisle, che come sempre cercava di mantenere la calma.

“Ferma immediatamente la macchina, devo ritrovarlo!” disse Edward mentre dalla sua gola sbocciava un gorgoglio cupo e profondo... sembrava un leone che si preparava a ruggire e aggredire la sua preda.

“Edward…” cercò di farlo ragionare Carlisle.

“FERMATI!!!” urlò ancora Edward e prima ancora che l’auto arrestasse la sua marcia, aprì lo sportello e volò fuori.

“Edward, no!” Emmett si era lanciato al suo inseguimento.

Carlisle fu costretto a frenare violentemente e la jeep fece un breve testa coda. Sentire le ruote stridere sull’asfalto fu agghiacciante. Mi aggrappai al sedile, mentre mi impedivo di urlare ancora. Finalmente la macchina si fermò.

“È una mia impressione o rimanere qui da soli, fermi in mezzo al nulla, non è una cosa intelligente da fare?” chiesi, mentre i denti battevano per lo spavento e il mio corpo veniva scosso da fremiti incontrollabili. Il mio cuore batteva a mille e sembrava che non fossi più capace di respirare. Avevo ancora davanti agli occhi, il viso mostruoso che una volta era appartenuto ad Edward Cullen e la cosa non aiutava a calmarmi.

Carlisle passò sul sedile posteriore e mi abbracciò come se fosse una sorta di scudo vivente.

“Stai tranquilla… andrà tutto bene! Respira… Yvonne… respira” sussurrava con voce bassa e rassicurante, mentre io cercavo di rallentare il battito del cuore. Ero ancora troppo spaventata. Finalmente cominciai a respirare. L’ossigeno riuscì a rendermi più lucida.

L’attesa e la tensione da essa generata erano insostenibili. Carlisle si guardava continuamente intorno: sentivo, attraverso i vestiti, che i suoi muscoli erano tesi e pronti a scattare.

Dopo una mezz’oretta, in cui immaginai tutte le disgrazie possibili ed immaginabili, Emmett ed Edward fecero ritorno. Avrei voluto urlargli contro… rimproverarlo per avermi lasciato da sola ed esposta al pericolo, ma quando provai a muovermi, capì che non potevo: Carlisle mi teneva ancora stretta a se e comunque non avrei avuto la forza di alzarmi.

Edward era fuori di sé. Urlava e prendeva a calci la fiancata della jeep sotto lo sguardo del fratello che, con sofferenza ma anche con grande autocontrollo, assisteva senza reagire.

Questo si che era amore fraterno! Non so se Edward avrebbe fatto altrettanto, se i ruoli si fossero invertiti e se, a venire ammaccata, fosse stata la sua adorata Volvo!

Intanto il Dottor Cullen mi aveva liberato dalla sua stretta ed entrambi eravamo usciti dalla Jeep.

“Edward adesso calmati e raccontaci tutto!” disse Carlisle, che continuava a lanciarmi occhiate preoccupate: forse temeva che potessi crollare da un momento all’altro… e non aveva tutti i torti…

“Stavo cercando di captare i suoi pensieri… era più nervoso del solito… quasi furioso. Stavo giusto cercando di capirne il motivo, quando è scomparso. Non c’era più!” spiegò lui a denti stretti, colpendo nuovamente la jeep con un poderoso pugno. Mi parve di udire il cuore di Emmett spezzarsi, mentre fissava la nuova ammaccatura.

“Pensi che abbia capito?” domandò Carlisle cupo.

“Non lo so…” ringhiò Edward “ma qualcosa deve essere capitato per convincerlo ad abbandonare l’inseguimento”.

Il vento scompigliò i miei capelli e dovetti raccoglierli con una mano per impedire che mi coprissero la visuale.

Emmett prese a fissarmi in modo strano.

“Il vento…” sussurrò. “Oggi c’è vento!” ripeté con un’espressione stralunata.

“Ottima costatazione!” scherzai, ma il sorriso mi morì in gola quando vidi gli sguardi degli altri due vampiri.

A quel punto fu tutto chiaro! Quel giorno c’era stato molto vento. E se James avesse captato il mio vero odore durante la sosta a Vancouver e avesse capito l’imbroglio? Orrore e frustrazione si impadronirono di me. Ero quasi certa che Edward avrebbe ricominciato a sfogare la sua rabbia sulla jeep di Emmet, ma riuscì a stupirmi ancora.

Con una calma innaturale e uno sguardo inespressivo che mi spaventarono ancor più del suo ringhiare, disse “Carlisle, chiama immediatamente Esme e chiedile se ci sono novità sul fronte Victoria. Poi telefona ad Alice: dobbiamo sapere se ha visto qualcosa!” Come un bravo soldatino, il dottore non se lo fece ripetere due volte.

“Avete trovato qualche traccia? Avete capito dove è diretto?” chiesi tremante, mentre il vento continuava a sverzarmi il viso. Cominciavo a sentire freddo, anche se non ero sicura che ciò fosse dovuto ad un abbassamento della temperatura.

Edward non mi prestò attenzione ma Emmett rispose per lui.

“Non ne siamo sicuri ma forse si sta dirigendo verso l’aeroporto… pensiamo che voglia ritornare a Forks per ricominciare da capo le ricerche…” spiegò gentilmente.

Devo essere sincera?

Provai un grande sollievo…

Lo so che Bella era in pericolo più che mai, ma sapere che quel pazzo assetato di sangue non era più alle nostre calcagna, mi tolse un grande peso dal cuore… in quel momento non rischiavo la vita… potevo guardarmi intorno, senza dover temere che il segugio saltasse fuori da qualche cespuglio e mi aggredisse.

Mi lasciai cadere a terra. L’adrenalina che mi aveva tenuto in piedi fino a quel momento, aveva smesso di fare effetto: le gambe, incapaci di reggermi ulteriormente, si afflosciarono come se fossero state fatte di carta. Fortunatamente Emmett mi afferrò prima che toccassi terra.

“Ehi, nanetta! Siamo già abbastanza agitati, non ci fare preoccupare anche tu, siamo intesi?” scherzò lui.

Sorrisi timidamente e lasciai che mi depositasse delicatamente sul sedile posteriore della jeep.

Nel frattempo Carlisle aveva parlato con Esme al telefono. Victoria era tornata a Forks per cercare una nuova scia da seguire…

Il Dottor Cullen chiamò anche Alice. Si scambiarono reciprocamente delle informazioni. La veggente aveva avuto una visione riguardante una strana stanza piena di specchi ed un’altra stanza buia in cui il segugio aveva intenzione di andare. Non avevo capito molto, ma in quel momento desideravo solo recuperare le forze e riposare.

Poi Edward parlò con Bella. Fu straziante ascoltare la telefonata, non perché provassi gelosia, ma perché era evidente quanto Edward stesse soffrendo e quanto avesse paura di perdere la sua unica ragione di vita. Cercava di rassicurare Bella, ma nemmeno lui sembrava credere alle sue parole.

“Lo so, Bella. Credimi, lo so. È come se ti fossi portata via metà di me stesso” stava dicendo lui, mentre serrava la mascella per impedire alla sua voce di lasciar trapelare il panico, che invece era lampante nei suoi occhi.

“Presto, il più presto possibile. Prima ti salverò” promise serio.

“Ci credi se ti dico che, malgrado tutto quello che ti sto facendo subire, ti amo anch’io?”

Distolsi lo sguardo… era molto più di quello che avrei voluto sentire…

“Verrò a prenderti presto” promise di nuovo, poi staccò la chiamata.

Emmett poggiò la mano sulla spalla del fratello, come a volerlo confortare, ma Edward si scostò da lui e senza guardare in faccia nessuno, annunciò “Si torna a Forks. Insieme ad Esme e Rosalie daremo la caccia a quei due mostri”. Dalla sua gola proruppe un suono basso e inquietante: sembrava un leone in gabbia, desideroso ed impaziente di iniziare la sua caccia.

Cominciai a tremare in modo incontrollato. Vedere Edward in quello stato mi terrorizzava ed iniziavo a rendermi conto di aver dimenticato cosa fossero i Cullen… lo sapevo, è chiaro, ma stare a stretto contatto con loro, come se fossero dei normali esseri umani, mi aveva fatto perdere il contatto con la realtà dei fatti: qualunque cosa loro avessero fatto, rimanevano pur sempre dei vampiri. Gli occhi di Edward, che sembravano bramare sete di morte, erano una chiara dimostrazione di quanto avessi sottovalutato la loro natura.

“E Yvonne?” chiese Carlisle.

“La riportiamo a casa, mi sembra ovvio” rispose Edward glaciale.

“Non credo che sia opportuno lasciarla da sola… il segugio l’ha vista. Potrebbe prenderla di mira” disse Emmett, seduto al mio fianco sulla jeep.

Rabbrividì al solo pensiero…

“No… James è concentrato su Bella” replicò Edward.

“Non voglio correre il rischio!” parlò Emmett con voce alterata.

“La priorità è Bella!” più che parlare, Edward ringhiava.

“Ci sono Alice e Jasper con Bella ed io ho fatto una promessa a Rosalie!”

Vidi i pugni di Emmett serrarsi.

I due fratelli si guardarono intensamente per alcuni istanti.

“Emmett… non ne voglio discutere più, d’accordo?” chiese Edward a denti stretti.

L’orso stava per replicare quando Carlisle decise di sedare gli animi.

“Per adesso, pensiamo a tornare a Forks… poi decideremo cosa fare e come distribuirci”.

Ripartimmo a tutta velocità. Fu Edward a guidare questa volta e, a differenza di Carlisle, sembrava farsi beffa di tutti i limiti di velocità. Solo concentrandomi sulla strada riuscì ad evitare che la nausea avesse la meglio.

Ho cercato in tutti i modi di rendere leggero questo racconto, ma capite bene che l’impresa era assai ardua. Non vi tedierò con discorsi sull’eroismo oggi… non sono così sadica!

Alla prossima, miei cari lettori o spettatori (fate un po’ voi)!

La vostra Yvonne.

_____________________

Nota autore:

che capitolo strano… è cominciato in modo quasi allegro ed è terminato in modo tragico… Che cosa ne pensate? Ci stiamo avvicinando alla fine… credo che manchino quattro o cinque capitoli, devo ancora decidere. Da un lato sono contenta perché è stata una ff molto impegnativa e sono orgogliosa di essere riuscita a portarla a termine… dall’altro mi dispiace, perché non mi sento pronta ad abbandonare Yvonne… sto prendendo seriamente in considerazione l’idea di scrivere un seguito, ma non so se avverrà subito dopo. Non voglio creare qualcosa di ripetitivo, inoltre New Moon crea una serie di problemi logistici: Bella non si vede quasi mai a scuola… Edward non c’è per tre quarti del libro… quindi sarebbe più difficile inserire Yvonne… boh… un’altra piccola sfida? Chi vivrà vedrà!

Nel capitolo ho fatto riferimento al film “Edward mano di forbice” di Tim Burton. Mi rendo conto che molti di voi non l’avranno visto, anche perché è un po’ vecchiotto… Johnny Depp era agli esordi e in questo film, è tutt’altro che attraente…

Come consuetudine, passo ai ringraziamenti.

Per crazyfv: ciao cara, grazie per la recensione e i complimenti. Si, questa volta sei stata la prima a recensire e mi fa piacere che tu non perda mai l’entusiasmo di scrivere qualche riga alla sottoscritta. Sono felice che il capitolo ti sia piaciuto e che sostieni Yvonne nella sua scelta! Grazie ancora, baci Vannagio!

Per C4rm3l1nd4: ciao e grazie anche a te!! Davvero hai trovato il mio capitolo così coinvolgente? Sono molto sorpresa!!! Si, è vero che non posso rispondere alle tue domande, ma tieni duro, la fine è vicina! Grazie ancora e bacioni da Vannagio!

Per __cory__: ciao e grazie anche a te!! Baci!

Per Midao: grazie per i complimenti. Davvero sono riuscita a renderti antipatica Bella? Sono contenta, ma non perché ti ho reso detestabile Bella… sono contenta perché vuol dire che la mia ff non attira solo coloro i quali odiano la coppia Edward e Bella, ma riesce ad attrarre anche coloro che apprezzano i due protagonisti. Ciò mi inorgogliosisce, perché al di là dei punti di vista, vuol dire che la mia ff è stata apprezzata!! Grazie per i tuoi complimenti e continua a seguire per trovare risposta alle tue domande. Baci Vannagio!

Per Tom94: questa volta ti sei proprio superata, quando ho visto la tua recensione, sono rimasta così o.O! In senso positivo, naturalmente! Ti rigrazio per tutti questi compliementi, anche se affermare che il mio capitolo abbia un significato più profondo di Twilight, forse è un po’ esagerato… insomma sono lusingata, ma secondo me mi state sopravalutando… Ti stavi commuovendo? o.O mah...che dire ancora? sono d'accordo con tutto quello che hai detto, quindi non lo ripeto, altrimenti finisco con il superarti in lunghezza!! Ancora mille grazie e alla prossima! Bacioni Vannagio!

Per XoXo_GossipGirl: grazie anche a te per i complimenti!! Mi spiace, ma così come ho fatto con le altre, non posso rispondere ai tuoi quesiti! Baci Vannagio!

Per asheptus: addirittura piangere?? Mi prendi in giro?? Cmq sono contenta che Rosalie abbia conquistato anche a te. Piaciuto il capitolo nuovo? Baci Vannagio!

Per Kumiko_Chan: grazie anche a te, cara… sono contenta che tu abbia apprezzato il mio capitolo… avevo capito che il tuo commento non fosse una critica, ma anche se fosse stata una critica non ci trovo niente di male. Insomma, sono contenta quando mi fate i complimenti, ma se avete qualche obbiezione, qualche appunto da farmi notare, non dovete tenervelo per voi. Voglio la verità, nient’altro che la verità!!! Come faccio a mantenere Rosalie IC e al tempo stesso simpatica? Non lo so… mi viene spontaneo… il fatto è che i personaggi che si ostinano ad apparire perfidi, ma che in fondo sono buoni mi affascinano, sono più interessanti di quelli sempre buoni e gentili (questo spiega perché preferisco Spike ad Angel, Vegeta a Goku, Piton a Harry, e così via…). Per quanto riguarda Edward e i suoi comportamenti ambigui… non lo fa di proposito. Dopo aver frequentato Yvonne è naturale che un po’ si sia affezionato, altrimenti sarebbe solo un mostro senza cuore, no? Adesso mi fermo altrimenti i ringraziamenti diventano più lunghi del capitolo… Riguardo le tue previsioni... non mi pronuncio, come al solito! Bacioni Vannagio!

Grazie a tutti i silenti lettori (ormai ci ho preso gusto ad usare questo aggettivo) e benvenuti ai nuovi arrivati!

A presto, Vannagio!

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Capitolo 19
*** Telefonata ***


Telefonata: è finita!

Eravamo in viaggio già da qualche ora. Mia madre aveva chiamato di nuovo e non so come riuscì a rendere convincenti le mie menzogne.

Il sole era tramontato da un po’, ma non riuscivo a dormire.

Emmett mi circondava le spalle con un braccio, forse pensando di infondermi un po’ di sicurezza. Gli ero grata per quel gesto gentile, ma era del tutto inutile. Mi sarei sentita veramente al sicuro, solo quando James fosse scomparso dalla faccia della terra.

Ogni fibra del mio essere desiderava la sua morte…

Ciò mi fece provare repulsione verso me stessa, ma la cosa che più mi stupì, fu scoprire che, più di ogni altra cosa al mondo, volevo allontanarmi da loro… dai Cullen… la sentivo come una necessità… un bisogno vitale…

“Edward, ho bisogno di una pausa” balbettai con il fiato corto e la vista che cominciava ad offuscarsi.

“No! Deciderò io se e quando fermarci: il segugio ha già abbastanza vantaggio” rispose lui gelido.

Carlisle, seduto accanto a me, scrutava il mio viso innaturalmente pallido ed imperlato di sudore e aggrottò la fronte, preoccupato.

“Edward, per favore, ho bisogno di un po’ d’aria” lo pregai. La mia voce era così debole che a stento la riconobbi.

“Ho detto di no!” replicò il vampiro.

“Edward, fermati! Credo che Yvonne stia avendo un mancamento… forse un attacco di panico!” era la voce autorevole di Carlisle ad aver parlato.

Era un attacco di panico quello che stavo provando?

Il mio cuore batteva così forte da non sentirlo quasi più, mi mancava il respiro, la vista era annebbiata, avvertivo un ronzio nelle orecchie, ero confusa, tutto sembrava ruotare intorno a me…

“Edward, vuoi fermare questa dannata macchina?” esclamò Emmett.

Finalmente il mio desiderio venne esaudito.

“Aiutami a farla scendere” disse Carlisle ad Emmett.

Non appena uscì dalla jeep ed inspirai l’aria fresca della sera, cominciai subito a sentirmi meglio. Misi a fuoco le persone che mi stavano accanto e il luogo in cui ci trovavamo. Edward si era fermato di fronte ad un bar per camionisti.

“Va meglio adesso?” chiese Carlisle gentilmente, mentre mi aggrappavo all’immenso petto di Emmett per non cadere. Edward assisteva in disparte.

“Si… ma… devo andare in bagno” sussurrai.

“Certo, ti accompagno” si offrì Carlisle.

“No, voglio andare da sola… devo andare da sola…” risposi mentre mi rimettevo in piedi.

Stavo meglio, la fase critica era stata superata, ma provavo ancora quell’assurda necessità di allontanarmi da loro, anche solo per cinque minuti.

Carlisle non sembrava molto convinto, ma forse percepì il mio bisogno, quindi annuì e mi permise di andare.

Il bagno di quel bar era un vero schifo: l’acqua aveva un odore metallico, ma dovetti accontentarmi. Mi bagnai il viso e questo contribuì a restituirmi un po’ di lucidità.

I miei nervi erano a pezzi: non c’era nulla da stupirsi che fossi crollata in quel modo. Dopo tutto ero solo un’umana che stava viaggiando in macchina da… quante ore? Quasi quarantotto… Incredibile… tutta quella situazione era assurda.

Respirai profondamente e rivolgendomi alla mia immagine, riflessa nello specchio di quel bagno sudicio, dissi “Forza Yvonne! Tra un giorno sarai di nuovo a casa e potrai lasciarti alle spalle questa follia”.

Alla luce traballante del neon, il mio viso assomigliava a quello di uno zombie. C’era un’atmosfera lugubre in quel bagno. Mi sembrava di essere in uno di quei film dell’orrore di ultima categoria, in cui l’assassino o il maniaco di turno fa la sua prima apparizione, uccidendo la comparsa… e cosa ero io in quella storia, se non una comparsa?

Quando tutto sarà finito, avrò bisogno di un’analista… pensai sarcastica, scuotendo la testa…

Se riuscivo a fare del sarcasmo nonostante tutto, forse ero tornata sufficientemente padrona di me stessa. Decisi che era meglio avviarmi verso la jeep o Edward mi avrebbe fatto passare le pene dell’infermo per aver ritardato.

Sorrisi, immaginando le sue smorfie e aprì la porta del bagno.

Non potevo uscire: un uomo bloccava il passaggio.

“è il bagno delle signore” dissi, pensando che l’uomo avesse sbagliato porta, ma lui non si mosse.

Scocciata dal suo comportamento, lo guardai con più attenzione. Indossava un paio di occhiali da sole molto scuri. I capelli castani erano cortissimi. Era alto, ma anche molto magro, quasi anonimo nella corporatura e nei lineamenti del viso.

“Scusa… dovrei passare” dissi, cercando di non risultare sgarbata.

Nessuna risposta. Continuava a fissarmi attraverso i suoi occhiali scuri e sul suo viso comparve un ghigno poco rassicurante.

A quel punto sentì un campanello di allarme suonare dentro di me: il mio istinto di sopravvivenza si era svegliato dal suo lungo letargo.

Abbassando lo sguardo, notai che le mani dell’uomo erano pallide… molto pallide… Vidi anche che i suoi vestiti erano consumati e sporchi: sembravano gli indumenti di un barbone.

Con orrore ritornai sul suo viso. Aveva tolto gli occhiali da sole: due feroci occhi rossi mi fissavano intensamente… occhi rossi?

Prima che potessi muovere un muscolo, la sua mano era già intorno al mio collo. Mi ritrovai con le spalle al muro, sollevata a trenta centimetri da terra, cercando invano di far arrivare aria ai polmoni.

Mi aggrappi al suo braccio di pietra e cercai di graffiarlo, ma riuscì solo a ferirmi le dita e rompermi le unghie.

Ogni cellula del mio corpo invocava l’aria, ma non potevo emettere alcun suono.

Il panico e la mancanza di ossigeno avevano svuotato la mia mente.

Dicono che quando stai per morire, la tua vita scorra davanti ai tuoi occhi in un attimo: è una grandissima cazzata!

In quel momento, l’unica cosa veramente reale era il bisogno di aria. Tutte le mie energie erano incentrate a cercare di divincolarmi dalla sua stretta ferrea per soddisfare quel bisogno impellente.

Lottare, respirare, sopravvivere, vivere: erano queste le priorità.

Non c’era Yvonne in quel momento, non c’era niente, se non la mano di James intorno al mio collo: più lui stringeva, più io mi dibattevo, cercando di colpirlo con mani e piedi.

Era fatica sprecata, ne ero vagamente consapevole, ma l’istinto di sopravvivenza non sembrava voler demordere.

“Sono proprio strani questi vampiri dagli occhi gialli… si circondano di tante fragili umane… che cosa ci troveranno mai in voi, se non si nutrono del vostro sangue?”

Dalla mia bocca venivano fuori solo rantoli e spasmi. Stava tornando quel senso di confusione che avevo provato prima, solo che adesso la causa era la mancanza di ossigeno. Le forze stavano per abbandonarmi…

“Devi riferire al tuo caro amico Edward, che i suoi giochetti mi hanno proprio fatto arrabbiare. Tra non molto riuscirò a scovare la sua piccola amica… quindi digli che gli consiglio di impegnarsi un po’ di più o potrebbe arrivare troppo tardi e trovare solo gli avanzi della mia cena…” rise maligno.

Dai miei occhi sgorgavano calde lacrime, mentre sentivo che la fine era vicina. Ormai avevo smesso di lottare. Anche l’istinto di autoconservazione era crollato di fronte all’evidenza.

“Oh! Non temere piccola mia… quando avrò finito con Bella, tornerò a farti una visitina. James non fa mai aspettare una ragazza!” rise di nuovo e lasciò la presa. Caddi a terra, tossicchiando e annaspando, cercavo di riprendere fiato, mentre mi massaggiavo il collo. Provavo un forte dolore alla caviglia ma quasi non ci feci caso: non era ancora finita.

Lui era in ginocchio di fronte a me. Mi guardava divertito, inclinando la testa.

Poi si accostò a me. Per riflesso mi appiattì contro la parete, ma era del tutto inutile: non avevo via di scampo.

Mi afferrò per i capelli e mi costrinse ad inclinare la testa in modo da mettere in mostra il collo.

Ci siamo… è arrivata la mia ora! non potei fare a meno di pensare.

Chiusi gli occhi, ancora colmi di lacrime…

Tremavo dalla testa ai piedi, mentre sentivo il suo respiro eccitato sulla mia pelle.

Il panico mi aveva paralizzato…

James leccò il mio collo e mi annusò, strusciando il suo naso all’altezza della giugulare.

Sentendomi rabbrividire, rise nuovamente.

“Adesso ti troverò ovunque, piccola mia…” sussurrò al mio orecchio e scomparve, lasciandomi lì, per terra, terrorizzata, in preda al panico, con il cuore impazzito, il respiro rotto, gli occhi colmi di lacrime, ma viva! Ero viva!

ERO VIVA!!!!

Non riuscivo a crederci: piangevo e ridevo contemporaneamente, mentre mi guardavo intorno per vedere se fosse tutto vero o se la mia mente mi stesse giocando un brutto scherzo.

Cercai di mettermi in piedi, ma le gambe continuavano a tremare e non riuscivano a reggermi.

Non vedevo nulla a causa delle lacrime.

Provai a chiamare Edward mentalmente, ma non riuscivo a pensare nulla di coerente.

Nella mia mente correvano mille immagini in modo confuso: James, i suoi occhi rossi, le sue dita intorno al mio collo, il suo alito intriso di sangue, la sua voce terrificante, la sua risata sguaiata…

Poi all’improvviso due mani bianche e fredde mi afferrarono e mi sollevarono da terra.

NO!

Urlai a più non posso e cominciai a dimenarmi.

“Yvonne sono io, Edward! Calmati, ti prego!!” disse una voce che conoscevo bene, ma il panico stava avendo la meglio e non riuscivo a smettere di urlare.

Qualcuno mi strinse a se, premendo la mia testa contro la sua spalla. Le mie narici avvertirono un odore familiare e a quel punto capì di essere al sicuro.

Mi aggrappai come un koala alle spalle di Edward, intenzionata a non staccarmi da lui nemmeno per un istante e mi lasciai andare ad un pianto liberatorio.

“Sei al sicuro adesso…” sussurrò Edward accarezzandomi delicatamente.

“James…” balbettai tra i singhiozzi.

“Non arriverà mai più a te, è una promessa!” rispose lui, aumentando la stretta.

E qualcosa nel tono della sua voce mi disse che non avrei dovuto temere più nulla.

Poi la vista cominciò ad annebbiarsi e prima che potessi rendermene conto…

…sprofondai nell’oblio.

Facciamo una pausa?

Non so voi, ma io sono andata in iperventilazione: non è una bella cosa ricordare i momenti della mia quasi morte!

Riprendete pure fiato... non ho fretta!

Come dite? Posso continuare? Ne siete certi? Vi siete tranquillizzati?

D’accordo, continuiamo…

Mi svegliai un’ora più tardi.

Quando aprì gli occhi, provai una strana sensazione di dejavoo: la mia testa poggiava sulle gambe di Edward. I suoi occhi ambrati mi fissavano preoccupati dall’alto e la sua mano fredda sulla mia fronte mi dava sollievo. Ero completamente distesa sul sedile posteriore. Emmett guidava e Carlisle gli sedeva accanto sul sedile anteriore.

Tentai di mettermi seduta, ma Edward me lo impedì.

“Stai buona” disse gentilmente. Fui costretta ad obbedire.

Non mi andava di parlare, quindi chiesi mentalmente: Che cosa è successo?

“Sei svenuta” spiegò Edward con la sua voce vellutata.

Mi guardai le dita, incerottate all’inverosimile e provai a muovere il piede destro: gemetti per il dolore.

“Hai preso una storta: nulla di grave, non temere” mi informò Carlisle con tono professionale.

Doveva essere successo cadendo a terra, quando James mi aveva lasciato andare.

“James!” esclamai spaventata ricordando ogni particolare.

“Emmett e Carlisle hanno tentato di inseguirlo, ma è riuscito a scappare” raccontò lui.

Rabbrividì involontariamente e vidi i suoi occhi intristirsi.

“Mi dispiace Yvonne per come ti ho trattato in questi due giorni, per aver lasciato che quel mostro arrivasse a te. Ero così arrabbiato che ho chiuso la mente a tutti. Quando poi abbiamo notato che tardavi a ritornare, ho cercato la tua mente tra la moltitudine e sono stato investito da tutte quelle immagini confuse di James e di te che non respiravi… ho temuto fosse troppo tardi! Non puoi capire quanto mi sto odiando in questo momento…” ma lo fermai, poggiando due dita sulle sue labbra.

Sono viva. James non voleva uccidermi ma solo provocare te.

“Non ha importanza, Yvonne. Non cercare di giustificarmi… non merito la tua comprensione, né quella di nessun altro.” replico lui.

“Edward, l’autocommiserazione non è di aiuto in questo momento” intervenne Carlisle “Dobbiamo prenotare il volo per Phoenix”.

“Andiamo a Phoenix?” chiesi perplessa.

“Noi andremo a Phoenix, tu tornerai a Forks. Siamo diretti all’aeroporto di Seattle. Rosalie verrà a prenderti lì e ti porterà a casa nostra. Starai con lei, per un po’” spiegò Edward.

“Ma Rosalie non doveva proteggere Charlie?” chiesi.

“A quello ci penserà Esme. Victoria è scomparsa…”

“Perché avete cambiato idea? Fino a qualche ora fa, volevate andare a Forks per cercare James” domandai confusa.

“Quello che ti ha detto il segugio, mi ha preoccupato parecchio. Non voglio rischiare: andrò a prendere Bella con Carlisle ed Emmett e poi fuggirò con lei” rispose lui, fissando il vuoto.

Mi alzai di scatto.

“Vuoi andare via? Per quanto? Non puoi scappare per sempre!” esclamai spaventata.

“Saremo noi a continuare le ricerche, mentre Edward e Bella cercheranno un rifugio sicuro” spiegò Carlisle.

“Non credo che sia un buon piano…”

“è l’unico che abbiamo e comunque non è più un tuo problema!” replicò Edward serio.

“Non è un mio problema? Ho lasciato la mia casa… ho mentito a mia madre… ho rischiato di morire… ci sono dentro fino al collo e tu osi dire che non è un mio problema?” urlai.

“Non capisci che lo faccio per te? Per evitare che tu venga coinvolta più di quanto non lo sia già?” replicò lui con voce alterata.

“Ma…”

“Niente, ma! È deciso: puoi continuare ad urlare quanto vuoi, non mi importa!” mi zittì lui.

E così fu…

Anche quella notte non dormì molto.

Erano da poco passate le due del mattino, quando Edward ricevette una telefonata di Alice.

Qualcosa nelle sue visioni era cambiato. Sembrava che il segugio fosse andato in una stanza con un videoregistratore… forse si trattava della casa di Bella a Phoenix, ma non riuscì a capire molto di più, perché il vampiro parlava così velocemente e a bassa voce, che era impossibile sentire le sue parole.

Edward comunicò ad Alice che avrebbero preso un aereo da Seattle. Il loro arrivo a Phoenix era previsto per le nove e quarantacinque del mattino. Si diedero appuntamento direttamente all’aeroporto di Phoenix.

Erano le cinque del mattino, quando entrammo nell’aeroporto di Seattle.

Mi guardavo intorno, scioccata da tanta confusione. Persone, famiglie, pendolari, impiegati, turisti, camminavano frettolosamente, senza prestare la minima attenzione a ciò che li circondava. Concentrati sulla loro meta, liberi, tranquilli, spensierati…

Come li invidiavo!

Finalmente avvistammo Rosalie tra la folla. Beh… era difficile non notarla… era semplicemente bellissima.

Provai vergogna: io ero un disastro! Avevo due giorni e mezzo di viaggio e una tentata aggressione sulle spalle. Il mio aspetto ne aveva risentito parecchio! Senza contare le impronte violacee delle dita di James sul mio collo, che avevo nascosto con una sciarpa e la storta al piede destro che mi costringeva a zoppicare.

Era assolutamente ridicolo anche solo pensare di fare un confronto tra lei e me.

Non appena ci raggiunse, la vampira si buttò tra le braccia di Emmett, che l’accolse con una risata fragorosa. Afferrandola all’altezza della vita, la sollevò da terra e ruotò su se stesso. Vederli insieme, felici di essersi ritrovati, anche se per poco, mi rallegrò e mi intristì allo stesso tempo.

Carlisle, Edward ed io ci allontanammo per concedere loro un po’ di privacy. Il dottore si allontanò ulteriormente con la scusa di telefonare ad Alice e dirle che stavano per salire sull’aereo.

Era arrivato il momento di separarci. Non sapevo se avrei mai più rivisto Edward, forse per questo sentivo la necessità di dire qualcosa.

Edward? lo chiamai mentalmente.

Lui prese a guardarmi serio.

Promettimi che starai attento…

Lui annuì, senza distogliere gli occhi dai miei.

Promettimi che non farai nulla di avventato. Tieniti lontano dall’Italia, per favore! La frase era nata come una battuta, ma non fece ridere nemmeno me.

Ci guardammo per alcuni secondi.

“Promettilo!” dissi ad alta voce.

“Non posso…” rispose lui abbassando lo sguardo.

Fu quasi istintivo abbracciarlo, mentre lui rimaneva rigido come un pezzo di legno.

Edward Cullen, vampiro testardo che non sei altro! Promettimi al meno che tenterai di essere felice. Fammi sperare che tutto questo dolore è servito a qualcosa o non riuscirò a dirti addio!

“Ci proverò” sussurrò lui al mio orecchio, ricambiando l’abbraccio.

Edward, non credo che ci sarà un’altra persona che riuscirà a farmi soffrire quanto tu hai fatto soffrire me… e a quel punto il vampiro sussultò.

…ma dubito che possa esistere un’altra ragazza capace di amarti come io ho amato te… e a quel punto non mi importava un fico secco se lui la pensava diversamente.

…quindi credo che siamo pari adesso! la nota sarcastica non poteva mancare.

“Addio, Edward!” dissi e mi slacciai dal suo abbraccio.

“Addio, Yvonne… e grazie” disse lui che scrutava i miei occhi. Riuscì a sostenere il suo sguardo, senza versare nemmeno una lacrima.

Rosalie comparve al mio fianco e insieme osservammo i tre vampiri allontanarsi.

“Andati!” esclamò Rosalie, sospirando.

“Si… è andato via. È finita…” sussurrai più a me stessa che a lei.

Non potevo sapere se e quando Edward sarebbe tornato a Forks, ma di una cosa ero certa: gli avevo detto addio per sempre!

___________________________

Nota autore:

Allora? Che cosa ne pensate di questo capitolo? L’ho scritto tutto d’un fiato. Ero particolarmente ispirata e la cosa strabiliante è che alla fine, quando l’ho riletto, non ho cambiato nulla (mentre di solito, trovo sempre qualcosa da ritoccare o migliorare). È un po’ corto rispetto a quelli precedenti, ma mi piace molto. Sono soddisfatta! Per descrivere l'aspetto fisico di James ho preso spunto dal libro e non dal film, per questo la descrizione con corrisponde, spero che vada bene lo stesso per voi.

Siamo proprio agli sgoccioli, ragazzi e ragazze, ma non intristitevi… ho deciso che scriverò il seguito, però, dovete darmi del tempo per riordinare le idee e decidere come impostare la storia, d’accordo?

Riguardo al capitolo, non credo che ci sia altro da aggiungere… la frase finale parla da sola…

Ringraziamenti.

Per crazyfv: ciao e grazie per i complimenti. La battuta sulle borse Gucci mi è venuta spontanea, come dice Kumiko, potrebbe essere una chiara influenza di Alice! Si, Edward è un grande egoista, non sei la sola a pensarlo!!! Spero che il nuovo capitolo ti sia piaciuto… baci Vannagio!

Per asheptus: ciao cara! Grazie anche a te per i complimenti. Edward pensa solo a se stesso, questo è chiaro e le conseguenze di questo suo atteggiamento si sono viste nel nuovo capitolo! Emmett è un mattacchione, un eterno bambino. Lo vedo come una specie di Hagrid (più bello naturalmente!). Tanto buono quanto grosso!!! Se hai sempre visto Rosalie come una persona vuota, forse è colpa della Meyer, che non è riuscità a comprendere la vera profondità di questo personaggio (strano, visto che l’ha creato lei!). Ha sofferto molto e la sua storia è veramente triste… non la si può biasimare per come si comporta! Tanti baci, Vannagio!

Per __cory__: ciao e grazie anche a te! Riguardo la visione di Alice… aspetta la fine della storia, prima di pronunciarti… si, penso proprio che scriverò il seguito, però devo ancora farmi venire un’idea! Bacioni Vannagio!

Per Kumiko_Chan: ciao cara! Grazie per la recensione e i complimenti: non mi deludi mai! Sul fatto che Edward sia egoista, credo che ormai siamo tutte d’accordo, anche se su Paul, in fondo, ha ragione. Non è un buon segno quando un ragazzo non chiama… staremo a vedere... Sono contenta che Rosalie sia sempre di tuo gradimento e Carlisle, beh, anche lui si è comportato benino… mi sta simpatico, ma penso che sia sempre troppo occupato a mantenere la calma. Non sarebbe male se ogni tanto perdesse le staffe, soprattutto nei confronti di un certo figlioletto dai capelli ramati!! Riguardo alla tua proposta per la ff su New Moon, ci avevo pensato anche io a quella oppurtunità. In effetti, l’unico modo per Yvonne, di entrare nella storia è attraverso Paul… ci devo riflettere e soprattutto ridare una rilettura veloce al libro, perché a differenza di Twilight, che sarei quasi capace di recitare a memoria, non lo ricordo bene. Per scrivere una ff come questa e poter far incastrare tutto per bene, bisogna ricordare tutto e controllare tutto!!! Ti ringrazio per i complimenti, sono felice che ti piaccia il mio modo di scrivere. E riguardo alle borse Gucci: si, la frequentazione di Alice, sta avendo i suoi effetti!! Grazie ancora e baci, Vannagio!

Per C4rm3l1nd4: Ciao e grazie anche a te. Si, Edward da proprio ai nervi… d’altronde è da Eclipse che non riesco a sopportarlo! Cmq, davvero sei riuscita ad immaginare “l’essenza di vampiro”? Beh… non posso che essere soddisfatta di me stessa! Riguardo al discorso dei viaggi… ho avuto diverse esperienze con il mio ragazzo… (per la serie: Alla ricerca del bagno perduto a Firenze!!! Con lui che sbuffava per il tempo che stavamo perdendo!!!). Baci Vannagio!

XoXo_GossipGirl: Grazie anche a te per i comlimenti. Davvero la storia ti intriga? Meglio così. Si è vero, ci stiamo avvicinando alla fine (*si asciuga le lacrime e sighiozza disperata*). Cmq grazie e baci, Vannagio! Per TheDreamerMagic: Ciao! Grazie anche a te. Lo avrò ripetuto già all’infinito, ma lo dirò di nuovo: si, Edward è un egoista e anche deficiente. Sono contenta che su questo punto siamo tutte concordi!! Come ti pare il nuovo capitolo? Baci e a presto, Vannagio!

Per Themis: grazie per la recensione e benvenuta nel club dei “recensori”(termine inventato?). Non so se ci vorrai rimanere cmq… Sono molto contenta che la mia Yva abbia conquistato così tanti sostenitori. Addirittura irresistibile? Dovresti dirlo a Edward, visto che lui non la calcola nemmeno di striscio… cmq non avevo mai pensato a lei come un incrocio tra Alice e Rosalie, lo avrò fatto involontariamente! Anche tu speri in un seguito? Certo però, che fare da esca ad un esercito di neonati… o.O, povera Yva (a proposito, si, penso proprio che Jasper farebbe i salti di gioia!!!). Una cosa di cui sono certa è che Yva non sarà MAI una vampira!!!! Quindi tutti coloro che speravano in questo posso anche abbandonare ogni speranza. Non ho nulla contro i vampiri… ma sono rimasta delusa dal fatto che Bella sia diventata vampira… sarà che sono troppo affezionata alle storie tomentate, stile Buffy/Angel!!! Grazie ancora. Baci, Vannagio!

Per Midao: Ciao, sono felice che hai recensito di nuovo! Grazie per i complimenti. Sapere che la mia ff ti abbia fatto ridere e che riusciresti a leggere le sciocchezze che scrivo per ore, non può che rendermi felice, quindi grazie per la bontà!!! Riguardo al sarcasmo mancato dell’ultima parte del capitolo… hai detto bene: Yvonne era troppo turbata e vorresti darle torto? Credo che il sarcasmo sia una cosa importante in questa ff, ma deve essere usato quando necessaio, a mio avviso! Si, hai ragione: Emmett è solo uno dei tanti personaggi a cui la Meyer non ha dato spazio. L’ottanta per cento dei libri parla di Bella e Edward, il dieci percento spetta a Jacob, un altro quattro per cento è diviso tra Carlisle, Rosalie, Jasper, Leah, il restante sei per cento se lo dividono tutti gli altri (e per gli altri intendo i rimanenti dei Cullen, i Volturi, i licantropi, umani, il clan di Denali, tutti vampiri di BD e chi ne ha più ne metta!!!!). Scusa lo sfogo… grazie ancora e a presto. Baci Vannagio!

Riprendo un po' di fiato...

Grazie a chi segue e a chi preferisce la mia ff.

Benvenuti ai nuovi arrivati.

A presto, Vannagio!

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Capitolo 20
*** Nascondino / Angelo / Impasse ***


Nascondino / Angelo / Impasse: e fu così che la piccola sfigata rimase da sola!

Il viaggio in macchina con Rosalie fu molto rilassante.

Emmett aveva detto che la vampira bionda mi trovava simpatica. Non osavo immaginare cosa avrebbe fatto se gli fossi stata antipatica, visto che non mi rivolse la parola per tutto il tragitto. In un’altra situazione avrei provato imbarazzo, ma in quel momento il silenzio faceva proprio al caso mio. Desideravo essere lasciata in pace e non essere costretta a rivivere quei due giorni e mezzo di tensione e paura. Non volevo nemmeno pensare, quindi indossai le mie cuffie e mi abbandonai all’oblio della musica.

Mi risvegliai in un letto morbido, sotto delle coperte calde e profumate.

Sono in paradiso? mi chiesi.

Dopo aver dormito sul sedile posteriore di una macchina e usato la spalla di Emmett come cuscino, anche un divano sfondato mi sarebbe sembrato comodo.

Mi guardai intorno ma non riconobbi l’ambiente. Era una stanza da letto che non conoscevo. Il letto a baldacchino era enorme, avrebbe potuto ospitare dieci Yvonne, non una sola.

Come ci sono arrivata? mi chiesi confusa.

Poi, pian piano cominciai a ricordare.

Rosalie…

Sicuramente mi ero addormentata durante il viaggio e la vampira mi aveva portato in quella stanza, una volta arrivate a casa Cullen. Non sapevo che ore fossero, le finestre erano chiuse.

“Rosalie?” provai a chiamare con voce ancora impastata dal sonno.

Le luci della stanza si accesero qualche secondo più tardi: Rosalie era appoggiata allo stipite della porta, con le braccia incrociate sul petto ed un’espressione poco amichevole sul volto.

“Finalmente ti sei svegliata! Cominciavo a preoccuparmi. Ho dovuto prenderti in braccio per portarti qui e mi hai macchiato la camicetta con la saliva. Lo sapevi, che quando dormi, sbavi?” chiese lei con una smorfia schifata.

Se questa era una dimostrazione di affetto, allora dovevo considerarmi fortunata che Rosalie non mi odiasse!

“Potevi svegliarmi: non era necessario che ti disturbassi tanto e se vuoi, te la ricompro la camicetta!” replicai, ormai completamente vigile.

“Ho provato a svegliarti, ma dormivi come un ghiro! Nemmeno le cannonate avrebbero potuto turbare il tuo sonno profondo. Vuoi ricomprarmi la camicetta? Fai pure, sempre che tu abbia duecento dollari a portata di mano!”

Ravvivò la sua lucente chioma bionda, proprio come faceva Lauren, si girò sui tacchi e uscì dalla stanza lasciandomi a bocca aperta.

Duecento dollari? È pazza!

Poi ricordai tutto il resto… Edward, Bella, James… che cosa era successo? Che ore erano? Avevano telefonato?

Saltai giù dal letto e mi precipitai fuori dalla stanza. Non avevo la minima idea di dove si trovasse Rosalie e tanto meno dove fossi io. Non so se ricordate: l’ultima volta che ero stata a casa Cullen, mi ero quasi persa!

Poi sentì un odore molto invitante: sembrava pancetta e uova in padella. Mi lasciai guidare dal profumo e dalla fame e senza rendermene conto mi ritrovai in cucina.

Rosalie stava lavorando ai fornelli e senza staccare gli occhi dalla padella, disse “Se racconti a qualcuno che mi sono messa a cucinare per te, ti mordo!”

“Con tutte le cose che non dovrei raccontare sul vostro conto, potrei scriverci un libro!” risposi ironica, mettendomi accanto alla vampira e osservavo affamata la pancetta che friggeva in padella.

“Sembri un vampiro assetato di pancetta!” scherzò lei, sghignazzando.

Osservai la mia immagine riflessa in una pentola: aveva ragione, eccome se aveva ragione. La somiglianza con un vampiro era strabiliante: occhiaie nere e profonde, la pelle, solitamente olivastra, aveva un aspetto malsano e pallido. Le impronte delle dita di James erano ancora ben visibili sul mio collo. Mi sentivo fiacca e spossata per la fame e la stanchezza del viaggio.

“Un bel bagno ti rimetterà a nuovo” esclamò Rosalie, notando la mia espressione sconvolta.

Annuì ritornando a concentrare la mia attenzione sulla pancetta.

“Com’è che non ti faccio più paura?” chiese poi Rosalie, non riuscendo a nascondere la delusione.

“Dopo James, non credo che avrò ancora paura di qualche cosa, tanto meno di te” risposi con un’alzata di spalle.

Notai che Rosalie, di tanto in tanto, fissava l’orologio, così domandai “Hanno chiamato?”

“No… avrebbero dovuto farlo ore fa” rispose Rosalie, lanciando un’altra occhiata preoccupata all’orologio.“Esme non fa altro che telefonare per chiedere notizie: mi sta facendo impazzire!”

E spezzò il mestolo di legno…

“Lascia stare, ci penso io” dissi, togliendole la padella dalle mani, prima che rompesse anche quella.

“Si, forse è meglio. Odio l’odore delle uova: se avessi potuto, avrei già vomitato!” e così dicendo scomparve chissà dove.

Dopo aver mangiato, feci una lunghissima doccia ristoratrice, che mi resuscitò letteralmente: mi sentivo pronta ad affrontare dieci vampiri tutti in una volta!

Va beh… si fa per dire, naturalmente!

Più tardi…

Facevo zapping davanti all’enorme schermo piatto dei Cullen, cambiando canale ogni dieci secondi. Quel coso era così grande che in sostanza, non c’era alcuna differenza tra il cinema e il salotto dei Cullen, a parte il divano, che era di gran lunga più comodo delle poltroncine del cinema e l’acustica, che, neanche a dirlo, era perfetta. Nonostante ciò, ero troppo in pensiero per riuscire a concentrarmi su qualcosa. Così facevo scorrere i canali, senza guardarli veramente.

Rosalie era seduta su una poltrona, con le gambe accavallate: sembrava una statua di cera, tanto era immobile. Solo gli occhi si spostavano impazientemente dall’orologio al telefono.

Aspettare… potevamo solo aspettare…

Ogni volta che il telefono squillava, saltavo letteralmente in aria, speranzosa ed impaziente. Puntualmente la voce di Esme, dall’altro capo del telefono, faceva sprofondare le mie speranze sotto terra. Potevo comprendere che per lei la situazione era ancora più insostenibile della nostra, poiché era costretta a stare acquattata tra i cespugli della casa dell’Ispettore Swan, senza la possibilità di muoversi, parlare o distrarsi in qualche modo, ma stava iniziando a far saltare i nervi anche a me!

Sapevo che non lo faceva per cattiveria: era preoccupata, proprio come me e Rosalie, ma la tensione era troppa, per essere comprensivi e sensibili nei confronti di Esme.

Alle sei del pomeriggio il telefono squillò per l’ennesima volta.

“Tocca a te, questa volta!” sbuffò Rosalie, guardando torva l’apparecchio squillare. “Ringrazia il cielo che aspettiamo una telefonata importante, altrimenti lo avrei già fatto volare dalla finestra, quello stupido aggeggio!” esclamò la vampira, mentre mi avviavo a passo di marcia verso il telefono.

“Signora Cullen, non hanno ancora chiamato, ma quando lo faranno, può star certa che non tarderemo ad informarla!” dissi con tono molto sgarbato.

“Yvonne, sei tu?” chiese una voce simile allo scampanellio di piccole campane.

“ALICE??” domandai incredula.

Rosalie scattò in piedi e prima che potessi battere ciglio, fu accanto a me e attivò il vivavoce.

“Si, sono io!” confermò lei.

“Si può sapere che diavolo stai aspettando? Parla!!!” urlò Rosalie.

Credo che fosse un tantino preoccupata, che cosa ne pensate?

“è finita!” annunciò il folletto.

Rosalie ed io ci guardammo stranite.

“James è morto… Bella è viva per miracolo, ma adesso sta bene!” aggiunse dopo.

“Edward?”

“Emmett?”

Chiedemmo contemporaneamente Rosalie ed io.

“Stiamo tutti bene, grazie per il pensiero!” rispose con sarcasmo Alice “Edward é stato grandioso: ha dovuto bere il sangue di Bella per succhiarle via il veleno ed è riuscito a fermarsi. È stato incredibile, io non sono nemmeno riuscita a rimanere nella stanza” raccontò Alice allegra, parlando a raffica.

“Frena! Che cosa?” chiesi io “James ha morso Bella? Ma che cosa è successo? Edward e Bella non dovevano scappare? Come è arrivato a lei? E cosa significa che Edward ha dovuto bere il sangue di Bella” domandai senza riprendere fiato.

“è una storia lunga: Jasper ed Emmett dovrebbero tornare a Forks questa sera. Vi racconteranno tutto loro. Dite ad Esme che può smettere di sorvegliare casa Swan” ci comunicò Alice.

“Farà i salti di gioia” commentò Rosalie sorridendo.

“Ah, dimenticavo! Yvonne? Carlisle ti ha scritto quel certificato medico di cui avevi bisogno per la scuola. Deve assistere Bella a Phoenix, quindi l’ha dato a Jasper, che te lo consegnerà stasera, così domani potrai tornare a scuola” spiegò Alice.

“Ringrazialo da parte mia” dissi.

“Non dire sciocchezze. Gli unici che dobbiamo ringraziare siamo noi!” replicò lei e immaginai il solito sorriso serafico comparire sul suo viso.

“Il mio aiuto non è servito a molto” replicai.

“Credimi, se ti dico, che senza di te sarebbe finita molto peggio!” insistette Alice. “Adesso devo chiudere, tra un po’ Bella si sveglierà e avrà bisogno del mio aiuto…Yvonne? Edward ti saluta” aggiunse infine.

Ci fu un attimo di silenzio, in cui avvertì gli occhi di Rosalie perforarmi la nuca e poi dissi “Ricordagli di tenere a mente quello che ci siamo detti a Seattle”.

“Che cosa centra questo? James è morto, Edward e Bella non saranno più costretti a scappare, non l’hai ancora capito? Torneranno a Forks!” esclamò Alice, come se la cosa avrebbe dovuto rallegrarmi.

“Alice, lo so bene. Tu riferiscigli il mio messaggio, sono sicura che Edward capirà!” risposi risoluta.

“Come vuoi…” disse lei, con tono assente. Forse stava cercando di prevedere la reazione di Edward al mio messaggio.

Quando staccammo la chiamata, Rosalie poggiò la mano sulla mia spalla e con un sorriso appena accennato, disse “Hai fatto la scelta giusta!”

Ne ero convinta anch’io.

Quella mattina all’aeroporto di Seattle, Edward ed io ci eravamo detti addio e anche se lui sarebbe tornato a Forks, le cose tra noi non sarebbero cambiate. Era ora di smetterla con i giochetti: Edward Cullen faceva parte del mio passato adesso e questa volta nessun vampiro in pericolo di vita mi avrebbe fatto cambiare idea.

Telefonammo ad Esme per dirle che poteva tornare a casa Cullen e non si fece attendere nemmeno per dieci minuti. Aveva un aspetto molto trascurato a causa dei giorni passati ad inseguire Victoria e sorvegliare Charlie, ma questo non rovinò il suo umore. Non appena mi vide, mi corse incontro e mi intrappolò in un abbraccio stritolatore. Poi avvolse anche Rosalie tra le sue braccia e la dolce mamma-vampira cominciò a singhiozzare per la felicità. Eravamo tutte e tre solevate e felici che quell’assurda situazione si fosse risolta e che tutti ne fossimo usciti incolumi (chi più, chi meno).

Più tardi…

Rosalie ed io eravamo sedute sul portico di casa Cullen. Aspettavamo l’arrivo di Emmett e Jasper. Fissavo la vampira intensamente, senza riuscire a smettere. C’era una domanda che mi assillava, ma che avevo paura di fare.

“Chiedi quello che devi chiedere e facciamola finita!” esclamò Rosalie improvvisamente.

Sussultai, ma mi ricomposi subito. Abbassai lo sguardo imbarazzata e balbettando, domandai “Perché… ti sto simpatica?”

Non avevo il coraggio di guardarla. Temevo di averla fatta arrabbiare e di aver messo in pericolo Emmett…

“Dannato scimmione! Mai una volta che riesca a tenere chiusa quella boccaccia!” imprecò lei furente.

“Ti prego, non prendertela con Emmett”.

“Stai tranquilla… non gli farò troppo male…” e sul suo viso marmoreo e perfetto comparve un ghigno vampiresco che dava l’idea di quanto fosse bella e pericolosa allo stesso tempo.

“Ritornando alla tua domanda, non c’è un motivo in particolare. Quando ho saputo quello che Edward ti aveva chiesto di fare, ne ero rimasta disgustata, ma nulla di più. Il fatto metteva ancora una volta in mostra quanto Edward fosse ipocrita ed egoista, ma non ho provato nessun istinto protettivo nei tuoi confronti. Poi ti ho visto, ti ho sentito parlare… il tuo sarcasmo, il tuo modo di affrontare le cose, la tua schiettezza… in questo siamo simili… tu le cose le dici in faccia, senza peli sulla lingua, anche se il tuo interlocutore è un vampiro che potrebbe ucciderti con un solo dito…”

Rabbrividì ripensando a James…

“…la simpatia è una cosa di pelle. Dentro di me è scattato qualcosa… si potrebbe paragonare ad un istinto materno, ma non ne sono del tutto sicura, visto che non ho avuto figli…” vidi il suo viso oscurarsi per un istante.

“Certo, i miei modi non sono stati molto affettuosi, ma ti assicuro che se ti volessi male, non mi prenderei il disturbo di rivolgerti la parola” disse infine, posando i suoi occhi dorati su di me.

Non avevo dubbi in merito.

“Anche tu mi sei simpatica…” mi azzardai a rispondere timidamente.

Rosalie abbozzò un sorriso, un vero sorriso.

“Che cosa ci vedrà mai mio fratello in quella ragazza? Devo ancora capirlo… forse non lo capirò mai…” disse Rosalie, cambiando argomento.

“Si dice che l’amore è cieco, no?” risposi sarcastica.

“Già… Edward è proprio cieco!” concluse lei sghignazzando. Anch’io non potei fare a meno di ridere.

Poco dopo, chiesi “Quando Emmett sarà tornato, potresti riaccompagnarmi a casa per favore? Domani c’è scuola e…”

“Stai scherzando, vero cara? Tu rimarrai a cena da noi, stasera. Sto già preparando le lasagne. E credo che sarebbe meglio per te dormire qualche giorno a casa nostra. Dopo quello che hai sopportato, passare la notte in una casa vuota da sola, potrebbe essere troppo traumatico per te!” esclamò Esme, apparsa dal nulla, con un sorriso a trentadue denti in stile mamma-premurosa-e-affettuosa.

“Esme? Non credi che dopo aver affrontato un vampiro pazzo e maniaco, Yvonne preferirebbe dormire da sola, piuttosto che in una casa piena zeppa di vampiri?” chiese sarcastica Rosalie.

“Non essere sciocca…” rispose distrattamente Esme, agitando la mano, come a voler scacciare delle mosche fastidiose e rientrò in casa.

In effetti, non ricordo di aver mai dormito così bene in vita mia, come quella notte: forse era merito del sonno accumulato durante quei due giorni; forse non avendo più la spada di Damocle puntata sulla testa, ero più serena; forse era merito della pancia piena delle prelibatezze che Esme aveva cucinato solo per me!

Passai una splendida serata a casa Cullen: Rosalie ed io ci lanciavamo continuamente frecciatine sarcastiche; Emmett mi coinvolse in una complicata interpretazione dei testi delle canzoni che preferiva; Esme mi coccolava come se fossi una figlia; provai a giocare a scacchi con Jasper, ma persi in una maniera scandalosa.

Avrei voluto che il tempo si fermasse lì, a quella serata così spensierata e allegra, ma sapevo che non poteva durare... Presto Bella sarebbe tornata ed io avrei dovuto farmi da parte: quella era la sua famiglia, non la mia.

Jasper, molto cavallerescamente, mi cedette la sua stanza, poiché Alice era rimasta a Phoenix per aiutare Bella e il letto non gli sarebbe servito a niente…

Prima di andare a dormire, chiamai mia madre per sapere come stessero andando le cose, a casa della zia. Mi informò che l’operazione era prevista per venerdì.

Ancora due giorni… pensai triste.

Mia madre mi rassicurò, ripetendomi più volte che la prozia stava bene e che i medici erano ottimisti.

Con un po’ di vergogna e calpestando il mio orgoglio (una volta in più o in meno, non fa molta differenza), provai a chiamare Paul. Il telefono squillò a lungo, ma nessuno rispose.

Perché si comportava così, mi chiedevo. Che cosa avevo sbagliato?

Possibile che debba imbattermi in tutti i deficienti presenti sul pianeta?

Paul rappresentava l’unica nota amara in quella giornata di liete notizie, così contattai l’unica persona che avrebbe potuto migliorare il mio umore.

“Yva!!! Finalmente! Ma dove eri finita? chiese Manuel senza nemmeno darmi il tempo di salutarlo.

“Sono stata male… varicella. Non avevo nemmeno voglia di mangiare, figurati se accendevo il computer!” ormai ero diventata brava a raccontare le bugie.

Passammo una buona mezz’ora al telefono, poi ci augurammo la buona notte, visto che ero esausta.

Il giorno dopo tornai a scuola, accompagnata da Rosalie, Emmett e Jasper, che dovevano mantenere le apparenze e sostenere la storia che avevano inventato, per giustificare l’assenza di Edward, Alice e Bella.

“Ci vediamo a fine lezione?” chiese Rosalie, prima di scendere dalla sua cabriolet rosso fiammante.

“No, grazie. Preferisco tornare a casa mia. Mi faccio riaccompagnare da mia cugina Lauren” dissi.

“Perché? Esme ci rimarrà male!” domandò Emmett perplesso.

“è meglio così, ragazzi… Non faccio parte della famiglia e non voglio affezionarmi a voi, più di quanto non lo sia già” risposi sincera.

“Ci mancherai, Yvonne” disse Jasper, mentre Rosalie mi abbracciava rapidamente, come se non volesse dare nell’occhio.

Sorrisi, nascondendo la tristezza.

“Anche voi mi mancherete. Grazie per la splendida serata e ringraziate Esme da parte mia e… per favore… ditele che non deve prenderla come un fatto personale!” esclamai esasperata, ripensando alla sera precedente, quando ero stata costretta a mangiare tutta la teglia di lasagne per evitare che si offendesse.

I tre vampiri scoppiarono a ridere.

Poco dopo, incontrai Lauren che mi accolse con molto entusiasmo.

“Finalmente sei tornata! Jessica è diventata insopportabile da quando Mike Newton l’ha baciata…” e si lanciò in un dettagliato resoconto di tutte le novità che mi ero persa in quei tre giorni.

“Paul si è fatto sentire?” chiese all’ora di pranzo. Gli occhi bassi e il filo di voce, con cui aveva parlato, mi fecero capire che si aspettava una risposta negativa e che aveva dovuto prendere coraggio prima di porre quella domanda. Nonostante ciò, non riuscì ad evitare di rispondere in maniera sgarbata.

“No… e ti sarei grata se evitassi di pronunciare ancora il suo nome!”

Lauren cambiò subito argomento, come se non avesse sentito nulla.

Passarono alcuni giorni.

L’operazione di mia zia riuscì alla perfezione, così mia madre tornò quella domenica stessa. Fui costretta a raccontarle della mia finta varicella, per evitare che lo venisse a sapere da terze persone. Non fu molto contenta che avessi volontariamente omesso un fatto (a suo dire) tanto importante ma la rabbia le passò presto: era troppo contenta di essere tornata a casa e, in fondo, anch’io lo ero. È pur sempre mia madre, no?

Dopo due settimane, Edward e Bella fecero ritorno a Forks. Lei aveva un enorme gesso, che le rendeva quasi impossibile rimanere in piedi. Se pensate che, quando entrambe le gambe erano buone, Bella non riusciva a fare due passi senza cadere, potete immaginare quanto fosse difficile per lei camminare senza rischiare di rompersi il collo. Per impedirle di farsi del male, Edward non bastava: doveva intervenire l’intera schiera dei fratelli Cullen (esclusa Rosalie, naturalmente!). Lauren ed io ci facevamo delle ottime risate, ogni volta che Bella trovava un nuovo modo per rompersi l’altra gamba.

Avevo detto addio a Edward, avevo deciso di dimenticarlo, ma vederlo ogni giorno a scuola, scambiare tenere effusioni con Bella, non fu affatto facile da sopportare. Sicuramente la delusione per com’era andata con Paul non giocò a mio favore, ma sapevo che sarei riuscita ad andare avanti.

Se sono sopravvissuta a James, supererò anche questo! mi ripetevo e devo dire che funzionava, anche perché avevo dalla mia parte Lauren e Manuel: molto più di quanto potevo sperare.

Edward sembrava aver capito che doveva starmi lontano… dopo tutto, per quale motivo avrebbe dovuto rompermi l’anima, se finalmente possedeva tutto quello che desiderava? Appariva veramente felice e sereno e non potevo far altro che rallegrarmi per lui.

Arrivò il primo giorno delle vacanze di Pasqua. Mia madre aveva mantenuto la promessa. L’indomani, infatti, avremmo preso l’aereo per Phoenix per passare le vacanze a casa di mia zia.

Quel giorno eravamo impegnate a fare le valigie. Come al solito stavamo litigando. Mia madre era convinta che stessi mettendo troppe cose in valigia… lei non capiva!

Come potevo partire senza i miei cd?

“Hai il lettore mp3! Secondo te perché li fanno così piccoli? Per non occupare spazio, mi sembra ovvio!” rispondeva lei.

Come potevo partire senza i miei libri?

“Tua zia ne possiede anche troppi: troverai sicuramente qualcosa da leggere” replicava mia madre, spazientita.

E il portatile? Non potevo vivere senza il mio portatile!!

“Per l’amore del cielo, Yvonne!!! Staremo via solo per una settimana, mica per un mese! Dovresti mettere più vestiti in quella dannata valigia, non tutte quelle cianfrusaglie!” esclamava arrabbiata.

Quando mia madre pronunciava parole blasfeme come “dannato”, allora significava che stava per raggiungere il limite…

Quell’affettuoso scambio di effusioni tra madre e figlia venne interrotto dal suono del campanello di casa.

“Aspetti qualcuno?” domandò mia madre stupita.

“Forse è Lauren, le avevo chiesto in prestito un borsone da viaggio” dissi, alzando le spalle.

“Un altro borsone? Sei impazzita? Una valigia basta e avanza!” la sentì urlare, mentre mi avviavo verso l’ingresso, ridacchiando. Ogni tanto ero io a far esasperare lei e non il contrario…

Aprì la porta sorridente ma il sorriso si congelò sulla faccia.

“Paul!!!” esclamai, mentre lui mi osservava con aria contrita e sofferente.

Sofferente? Lui? Ed io che cosa dovrei dire?

Il primo istinto fu di chiudergli la porta in faccia, ma lui la bloccò con una mano.

Da quando è diventato così forte? mi chiesi, cercando invano di chiudere la porta. Il suo braccio manteneva la porta spalancata, senza spostarsi di un millimetro. Era come cercare di spostare un muro di mattoni.

“Devo parlarti!” annunciò, sempre con quell’espressione triste sulla faccia.

“Davvero? Facciamo così: ti chiamo io domani, d’accordo?” replicai sarcastica, imitando la sua voce.

“Yvonne… lasciami spiegare…” mi pregò lui.

“Che cosa c’è da spiegare? È passato quasi un mese, che cosa pensavi? Che sarei rimasta qui ad aspettarti? Ci siamo baciati, mi piacevi… molto… e ci sono rimasta male quando non hai chiamato. Ma me ne sono fatta una ragione e sono andata avanti. Sono stanca di essere trattata come un oggetto usa e getta. Non sono più uno zerbino” esclamai a testa alta.

Lui non mi guardava. Aveva cominciato a tremare. Era come se stesse cercando di non esplodere.

Naturalmente non ero consapevole del pericolo cui stavo andando incontro…

“Yvonne… tu hai tutte le ragioni di questo mondo per essere arrabbiata… però… non alzare la voce, per favore…” disse, con il fiato corto, una volta che il tremore fu cessato.

Era evidente che qualcosa non andava: uscì da casa e mi chiusi la porta alle spalle per evitare che mia madre ascoltasse.

“Che cosa ti è successo? Stai male?” chiesi un po’ansiosa, stringendomi il petto con le braccia, come se quel gesto potesse proteggermi.

Paul sollevò lo sguardo e i suoi occhi incontrarono i miei. I suoi occhi… ricordavo quanto mi avessero affascinato quel sabato sera: allegri e pieni di energia. Non erano più così… erano spenti, tristi, malinconici. Il viso di Paul non era più illuminato da quel sorriso canzonatorio che solitamente non lo abbandonava mai. Aveva tagliato i capelli: prima erano tanto lunghi da arrivare fin sotto le spalle, adesso portava un serio taglio, quasi militaresco.

“Yvonne… sto bene, ma… sono cambiato” tentò di spiegare.

“Questo lo vedo” dissi seria, scrutandolo attentamente.

“Mi spiace, non volevo ferirti, ma… non può funzionare…” Rimasi particolarmente scossa da quella rivelazione.

“Non può funzionare? Per questo motivo non mi hai chiamato?” l’assurdità di quella conversazione mi turbava molto.

“Sono stato… impossibilitato a telefonarti quella sera…” rispose lui, soppesando le parole, come se potessi scorgere dietro ad esse un significato nascosto.

“E quando avresti capito che non poteva funzionare? Prima o dopo avermi baciata?” chiesi infuriata.

Il corpo di Paul cominciò nuovamente ad essere scosso da tremiti spaventosi. Arretrai di qualche passo: il mio infallibile istinto di sopravvivenza mi diceva di stare lontana.

“Yvonne… ti… prego… per me è difficile… al meno… quanto per te…” rispose affannato, mentre sembrava riprendere il controllo della situazione “Non possiamo frequentarci… sono troppo… pericoloso…”

“Pericoloso? Le tue battute di pessimo gusto potrebbero uccidermi?” tentai di prenderlo in giro, per farlo reagire, ma non ottenni l’effetto sperato.

Non scorderò mai più lo sguardo intriso di sofferenza, odio e disprezzo con il quale mi guardò. Mi sconvolse a tal punto da non poter parlare. Dov’era finito il Paul che avevo conosciuto a First Beach?

“Io… io potrei farti del male…” rispose lui a denti stretti e serrando i pugni.

Poi tirò un respiro profondo e finalmente cessò di tremare. A quel punto cominciai nuovamente a respirare… non mi ero nemmeno accorta di aver smesso!

“Mi spiace, Yvonne… mi spiace tanto… so che mi stai odiando, ma è meglio così, credimi!” disse, completamente padrone di se stesso.

Sollevò la sua mano, ancora più grande di quanto me la ricordassi e la protese verso la mia guancia per accarezzarla. Mi allontanai, prima che potesse sfiorarmi.

Non doveva toccarmi mai più!

La sua mano rimase in aria per qualche secondo, poi la ritrasse come se si fosse scottato e senza aggiungere altro, si avviò verso la sua auto, posteggiata sul vialetto di casa.

Si voltò un’ultima volta per guardarmi, poi salì in macchina.

Se ne andò.

Era entrato improvvisamente nella mia vita e con la stessa rapidità ne era uscito.

Non piansi, non provai dolore, ma solo tanto rammarico e sconcerto.

Un’altra delusione…

Ancora una volta avevo lasciato che qualcuno mi illudesse inutilmente.

Cercai di analizzare tutte le frasi che ci eravamo detti quel giorno, parola per parola, ma non riuscivo a trovare una spiegazione logica al suo cambiamento.

Che diavolo voleva dire con la frase “Potrei farti del male”?

Paul era il ragazzo più gentile che avessi conosciuto: era tanto innocuo quanto grosso, ma lo conoscevo veramente? In fondo non avevo avuto modo di frequentarlo molto. In tutto lo avevo visto circa cinque volte, sei se consideravo l’ultimo disastroso incontro. Che cosa sapevo di Paul, della sua famiglia, dei suoi amici, della sua vita?

Nulla…

Aveva detto che tra noi non avrebbe potuto funzionare. Come poteva pensarlo, se eravamo usciti solo una volta?

Alla fine giunsi alla conclusione, che doveva essere solo una scusa, una bugia per togliersi dall’impiccio. Allora perché aveva quell’espressione così sofferente? Possibile che stesse fingendo?

Era tutto inutile. Non avrei mai trovato una risposta alle mie domande.

Forse, prima di lasciarmi Edward alle spalle e dare una svolta alla mia vita, avrei cercato di lottare e di andare in fondo alla questione, ma ormai avevo deciso di cambiare. Ero stanca di rincorrere le persone e di elemosinare un po’ di affetto. Era giunto il momento di pensare a me stessa.

Paul aveva preso la sua decisione ed io l’avrei rispettata senza lamentarmi o pregarlo di cambiare idea.

_______________

Nota autore:

A tutte le sostenitrici di Paul! Non linciatemi, per favore! Lo so… lo so… che mi odiate… ma per favore… abbiate pietà, d’accordo?

Se non si considera l’ultima parte, questo capitolo è di passaggio. Il prossimo capitolo sarà un po’ più allegro e sono quasi certa che vi piacerà molto! Siamo proprio agli sgoccioli. Manca l’ultimo capitolo e l’epilogo! Che tristezza! Sto rileggendo un po’ New Moon e la cosa sembra più difficile del previsto… spero di venir presto fulminata da una buona idea! Non credo ci sia molto da aggiungere… fatemi sapere cosa ne pensate!

Ringraziamenti.

Per __cory__: grazie per la recensione e i complimenti. Baci Vannagio!

Per crazyfv: dai, non piangere!!! Per Yva le cose non possono che migliorare adesso che si è scrollato di dosso Edward! Grazie per i complimenti! A presto, Vannagio!

Per XoXo_GossipGirl: ringrazio anche te per la recensione! Baci Vannagio!

Per C4rm3l1nd4: grazie anche a te per i complimenti, non preoccuparti se vai di fretta. Continua a seguire! A presto, Vannagio!

PeTom94: ciao cara! Come al solito ti flagelli per nulla. Non fa niente se ritardi un po’, ti capisco bene! Sapevo che avresti reagito più o meno in quel modo nei confronti di James ed Edward… Per quanto riguarda Carlisle, anch’io non lo trovo particolarmente simpatico. Mi sembra di averlo già detto, quindi evito di ripetermi come le vecchie bacucche! Mi spiace di averti fatto deprimere con il capitolo precedente. Riguardo alla possibile svolta tragica della mia ff, come puoi vedere l’atmosfera si è alleggerita un po’ e con il prossimo capitolo si alleggerirà ulteriormente! Povero Arnold, ha tutta la mia comprensione! Grazie per i complimenti, che sempre mi lusingano. Bacioni, Vannagio!

Per Kumiko_Chan: Dante? Quanti bei ricordi! Il liceo, il latino, il greco, la filosofia… beh, a dire il vero… non sono proprio bei ricordi! XD Ti capisco! Anch’io ho frequentato il liceo classico (frequenti il classico, vero? Oppure ho capito male?). Da quello che ho letto, ho rischiato seriamente di venire linciata o.O!!! Non oso immaginare cosa mi farai a causa di questo capitolo, dato che sei una sostenitrice Paul/Yva!! (*me deglutisce rumorosamente e si guarda intorno spaventata*). Sono contenta che la scena dell’addio ti sia piaciuta, come ti è parsa la parte con Rosalie? Andava bene o ti aspettavi altro? Per quanto riguarda il seguito, devo per forza leggere New Moon. A dire il vero, Twilight e New Moon sono i miei preferiti. Eclipse è palloso da morire, con Bella che vuole andare da Jacob ed Edward che glielo impedisce, comportandosi da fidanzato geloso, iperprotettivo e possessivo… però quando la sua fidanzata bacia un altro, lui non si inc****, perché lui è troooooppoooo buono o.O. Se fossi stata al suo posto, avrei sbranato prima Bella e poi Jacob (per quanto il ragazzo mi stia simpatico!!!) (oppure avrei lasciato la tenera Bella in balia di Victoria, così il lavoro sporco lo faceva lei…) E che palle!!!! Edward e tutta la sua famiglia rischiano la vita per Bella e lei che cosa fa? Bacia Jacob??????? Ripeto: se fossi stata Edward, l’avrei data in pasto ai neonati!!! BD… mi è sostanzialmente indifferente… dopo questo lungo ed inutile sfogo… ti ringrazio per i complimenti e ti consiglio di non pensare troppo alle borse Gucci, altrimenti potresti ritrovarti con la camicia di forza… scherzo, naturalmente! Però non voglio averti sulla coscienza… bacioni, Vannagio!

Per asheptus: Anche tu piangi? Meno male che la mia non doveva essere una storia strappalacrime!!! Cavoli… cmq, ti chiedi che cosa avrebbe fatto Edward, se James avrebbe morso Yvonne? Boh… a questa domanda non saprei rispondere… no, non sarebbe andato in Italia… ma sicuramente si sarebbe sentito in colpa. Forse avrebbe lasciato Bella, credendo che lei potesse fare la stessa fine di Yvonne a causa sua….. oh, mio dio, sto creando una ff della ff!!! Sono proprio da ricovero!!! Va beh… grazie per i complimenti! Bacioni, Vannagio!

Grazie a tutti quelli che leggono, seguono e preferiscono la mia ff.

A presto, Vannagio!

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Capitolo 21
*** Un’occasione ***


Un’occasione: Time of your life!

Ci siamo quasi, non è vero?

Sto arrivando alla fine di questa storia strampalata.

Erano passati alcuni mesi e finalmente l’anno scolastico era giunto al termine: era arrivato il giorno del fatidico Ballo di Fine Anno.

Beh… “fatidico” non per me, visto che non avevo invitato nessuno, che nessuno aveva invitato me e che non avevo intenzione di andarci!

Quei mesi erano passati con una lentezza indescrivibile. Avevo desiderato con tutta me stessa che l’anno scolastico finisse, per lasciarmi alle spalle quei mesi di pura follia e dimenticare. Finalmente il mio desiderio era stato esaudito. Senza la scusa della scuola, la possibilità di incontrare Edward e Bella si sarebbero ridotte a zero, dato che i due piccioncini non uscivano mai, neanche fossero due vecchietti di novant’anni (Ops! Dimenticavo: Edward lo è, eccome se lo è!).

Avevo già progettato di passare le vacanze estive da mia zia a Phoenix. Con tutto quel sole, sarebbe stato impossibile incontrare un vampiro e non desideravo altro che trascorrere giornate normali, con persone normali e soprattutto umane!!!

Dopo le disavventure con i Cullen e James, la mia passione per le storie di vampiri era diminuita un poco, per non dire scomparsa del tutto. Non riuscivo a guardare nemmeno le repliche di True Blood, tanto ero rimasta traumatizzata da quella storia, quindi decisi di dedicare la mia attenzione ad un’altra figura classica del genere Horror: il Licantropo.

Non fate commenti, per favore… non sapevo nulla di Paul & Co. in quel periodo.

Giorno, dopo giorno ero riuscita a ritrovare il mio equilibro nella routine della vita quotidiana: scuola, casa, studio, litigi con mia madre, chattata con Manuel, serata con Lauren.

Lauren…

Eravamo diventate inseparabili.

Quando penso a come sia nata la nostra amicizia, non riesco a credere che, in fondo, sia tutto merito di Bella Swan. Non abbiamo niente in comune, eppure andiamo d’amore e d’accordo: io chiudo un occhio sulla sua superficialità e sulla sua natura pettegola, che a volte contagia anche me, e lei fa finta di non notare la mia innata asocialità e i miei orrendi (secondo lei) gusti musicali!

A volte però è capace di farmi saltare i nervi, come quando si coalizza con mia madre e mi costringe a fare cose che nemmeno in punto di morte farei di mia spontanea volontà!

Volete un esempio?

Andare al Ballo Studentesco di Fine Anno.

“Cerca di capire, Yvonne! Se Conner dovesse rivelarsi un idiota coma Tyler, non sarò costretta a scappare via dal ballo. Ci sarai tu a consolarmi e a tenermi compagnia!” stava dicendo lei, mentre mi truccava.

Lauren sarebbe andata al ballo con Conner e se prendete la pagina 409 dell’epilogo, ne avrete conferma.

…con la coda dell’occhio mi accorsi di […] Lee e Samantha, e Lauren, che ci osservava, insieme a Conner…

Non era particolarmente attratta da lui, ma visto che non aveva trovato nessuno di suo gradimento e che Tyler era ancora convinto di dover andare al ballo con Bella (povero idiota!), Lauren aveva scelto il minore dei mali: Conner Non-Ricordo-Il-Cognome, grande amico di Ben. In realtà gli somigliava un po’, solo che era più alto, per fortuna di Lauren.

“Bene, sono contenta di sapere che stasera sarò utile a qualcuno. Non capisco che cosa centri questo, con il farmi indossare un vestito che mi fa sembrare un salame!” replicai arrabbiata.

“Tesoro, non è vero che sembri un salame… secondo me assomigli più ad un Confetto! La mia piccola Confettina!” strillò mia madre eccitata, dandomi un pizzicotto sulla guancia.

“Questo dovrebbe confortarmi?” sbuffai inviperita.

“Non farla tanto lunga. È un ballo! Ci divertiremo!” esclamò Lauren sorridendo.

“Se tenevi tanto alla mia presenza al ballo, perché non hai impedito a mia madre di comprare questo orrore, quando siete andate insieme a fare shopping a Port Angeles?” bisbigliai, approfittando del temporaneo allontanamento di mia madre dal bagno.

“Non è colpa mia se ti sei impuntata a non venire con noi!” sussurrò lei scocciata.

“Ma io avevo detto che non volevo andare al Ballo! Voi due avete deliberatamente ignorato il mio volere e senza consultarmi, avete comprato questo… questo… non saprei neanche come definirlo!” mi trattenni dall’urlare.

“Secondo me ti sta bene e poi io eseguo solo gli ordini…” rispose lei, senza guardarmi.

Aveva un bel coraggio a dire che quel vestito mi stava bene.

Certo! Con il suo bellissimo abito blu notte e le sue sciccose scarpe argentate (riciclate dal ballo precedente), cosa vuoi che gliene importi se io faccio la figura del salame o del confetto! pensai furiosa.

“Visto che il vestito ti piace tanto, perché non facciamo cambio?” chiesi sarcastica.

“Non dire sciocchezze, abbiamo taglie diverse… e vuoi stare un po’ ferma, per favore?” replicò lei irritata, mentre passava un filo di matita intorno ai miei occhi con il rischio che me ne cavasse uno.

Poi ricordai una cosa che aveva detto poco prima…

“Che cosa vuol dire che esegui solo gli ordini? Quali ordini e di chi?” domandai sospettosa.

“Ho detto questo? Non ricordo…” rispose lei, con sguardo falsamente ingenuo.

“Lauren?” avevo la capacità di minacciarla semplicemente pronunciando il suo nome, ma in quel caso non ebbi fortuna, perché tornò mia madre, che attirò la mia attenzione. Aveva una macchina fotografica in mano.

“Siete pronte? Facciamo qualche foto, così la mandiamo alla Prozia Yvonne!” annunciò.

“Quasi finito, zia” rispose Lauren, ma quando si voltò nuovamente verso di me, non c’ero più. Avevo approfittato della loro distrazione, per rinchiudermi in camera: mai e poi mai avrei permesso a mia madre di immortalare quello schifo che avevo a dosso, né tanto meno di pubblicizzarlo ai parenti!

Dopo qualche ora di puro delirio, trascorsa con quelle due pazze sclerotiche, Conner suonò il campanello. Come era successo con Tyler, anche lui aveva ricevuto l’ordine di andare a prelevare mia cugina a casa mia.

“Al meno è puntuale” feci notare a Lauren, guardando l’orologio che segnava le sette di sera in punto.

“Sei sicura di non voler venire con noi? Andare al ballo da sola non è un pochino…?”

“Patetico?” completai la frase per lei.

Lauren sorrise imbarazzata.

“Preferisco essere la sfigata-che-va-al-ballo-da-sola-perché-non-è-riuscita-ad-invitare-nessuno, piuttosto che la sfigata-che-regge-la-candela-perché-non-è-riuscita-ad-invitare-nessuno” dissi con una smorfia.

Per gli altri la differenza tra le due opzioni poteva essere minima, ma per me era più che sufficiente.

“Ci vediamo al ballo allora?” chiese titubante, come se avessi intenzione di darmela a gambe (in fondo l’idea non era male!).

“Si, vai pure” la rassicurai.

Fui tentata di scappare: avrei potuto prendere un cambio di vestiti e far finta di andare al ballo, in modo che mia madre non si insospettisse. Dopo essermi cambiata in macchina, sarei stata libera di andare dove volevo…

Già! Forks: la metropoli delle mille opportunità!

Niente da fare! Non avevo altre alternative, anche perché Lauren non me lo avrebbe mai perdonato, se fossi mancata a quello stupido ballo.

Partì con il mio maggiolino verde mela, decisa a non pensare a cosa avrei dovuto sopportare quella sera. Quando arrivai, il parcheggio della scuola era già pieno di auto tirate a lucido.

Intravidi un giovane dai capelli ramati, splendido nel suo abito nero, provare a convincere una piccola e stupida oca, stipata in un abito costoso, ad uscire dall’auto.

…Edward scese dall’auto e venne ad aprirmi la portiera. Mi offrì la mano. Rimasi testardamente seduta al mio posto, a braccia conserte… (epilogo, pagina 403)

Lottai con tutta me stessa per non guardare ulteriormente e proseguì verso l’entrata della palestra, dove si sarebbe tenuto il ballo.

Una volta dentro, cercai di individuare Lauren tra la folla.

I Cullen stavano dando un’ampia dimostrazione di quanto fossero bravi a non attirare l’attenzione su di loro!

…Guardai la pista da ballo, al centro si era formato uno spazio vuoto in cui due coppie piroettavano con grazia. Gli altri ballerini restavano ai margini della sala, per fare spazio: tutti temevano il confronto con tanto splendore… (epilogo, pagina 403)

Emmett e Jasper sembravano due bellissimi principi, intenti a ballare con le loro regine. Alice si muoveva leggiadra e aggraziata come una libellula, mentre Rosalie era semplicemente indescrivibile. Danzavano a ritmo di valzer, anche se la musica era tutt’altro che lenta. Sembravano usciti da un libro di fiabe, o dell’orrore… dipende sempre dai punti di vista.

Sorrisi, ripensando ai momenti che avevo condiviso con loro, poi la voce di Lauren attirò la mia attenzione.

“Yvonne, da questa parte!” mi chiamava, sbracciandosi, accanto ad un Conner un po’ scocciato. Forse non aveva capito che ci sarebbe stata una terza incomoda quella sera…

Infine, la coppia più bella del mondo fece il suo teatrale ingresso nella palestra.

Edward era… beh… inutile dirlo… potete immaginarlo da sole. Quel vampiro sarebbe riuscito ad apparire bellissimo, anche se fosse stato ricoperto di melma puzzolente. Naturalmente dovete cercare di allontanare dalla vostra mente l’immagine di Robert Pattison. Avete mai fatto caso al vestito orrendo che gli hanno fatto indossare nella scena del ballo, con la cravatta annodata malamente? Alice non avrebbe mai permesso una cosa del genere! Ma ritorniamo al ballo, quello vero…

Vidi gli sguardi estasiati che le ragazze del primo anno rivolgevano ad Edward. Erano molto simili alle occhiate innamorate che le fan dedicano ai poster di Robert, anche se non ne comprendo il motivo...

Osservando quelle ragazzine e riconoscendomi in alcune di esse, pensai: Come si comporterebbero, se sapessero che il loro idolo è solo un verginello centenario, senza nessuna esperienza sulle spalle?

Non riuscì a trattenere una risata, ripensando al giorno che avevo scoperto quella sconcertante verità.

Poi mi accorsi di Bella e di come non sembrasse affatto la solita Bella!

“Le sorelle Cullen l’hanno rimessa a nuovo!” costatò Lauren con una smorfia.

“Sembra che qualcuno le abbia cancellato la faccia, per poi ridisegnarla completamente” aggiunsi io con cattiveria.

Il suo vestito era magnifico. Chissà quanto era costato… conoscendo Alice, non meno di duemila dollari…

I due si unirono agli altri Cullen sulla pista da ballo e cominciarono a danzare. Mi correggo: Edward ballava, mentre Bella se ne stava appollaiata sui suoi piedi, come un’oca in procinto di deporre un uovo.

Pian piano anche gli altri studenti si fecero coraggio e cominciarono a ballare.

“Yvonne? Ti dispiacerebbe molto se…?”

Lauren lasciò in sospeso la domanda, guardando nervosamente Conner e poi la pista da ballo.

“Andate: non devi farmi da balia, capito?” risposi, cercando di sorridere.

Lei bisbigliò un grazie e trascinò Conner nella mischia.

Ed eccomi lì, a fare la figura del pastello, del confetto o del salame (fate voi). Guardavo la folla di ballerini scoordinati e impacciati, che cercavano di non sfigurare accanto ai Cullen. Angela e Ben erano dolcissimi insieme, anche se lei dove chinarsi un po’ per baciarlo. Anche Mike e Jessica non erano male come coppia, ma notavo che il biondino, di tanto in tanto, lanciava occhiate furtive verso Bella. Poco più in là, Lauren e Conner danzavano rigidi come assi di legno.

Non molto tempo dopo, i miei occhi furono catturati da un’alta figura, che sembrava fuori posto in mezzo a quella moltitudine di ragazzi vestita a festa. Si stava dirigendo verso Bella ed Edward.

Per poco non mi venne un infarto: assomigliava molto a Paul, ma non era lui. Ripresi fiato. Era un ragazzo alto e dinoccolato, ma dal fisico abbastanza sviluppato; aveva capelli lunghi e neri, simili a quelli di Paul prima che li tagliasse. Studiai il suo volto per qualche minuto, poi lo riconobbi: era Jacob Black.

Lo dicevo io, che quel ragazzo, una volta cresciuto, sarebbe diventato uno schianto, ma non pensavo che a La Push i ragazzini crescessero così rapidamente! pensai ammirata, mentre guardavo Bella ballare con Jacob.

Dov’è finito Edward? pensai.

“Alla tua destra…” sentì sussurrare.

Edward, appoggiato alla parete, si trovava a pochi metri di distanza da me e fissava la sua Bella, danzare (si fa per dire) con Jacob. Fui sorpresa di notare che il mio cuore non aveva cominciato la sua folle corsa alla vista di Edward. Forse la guarigione dal famoso “Mal di Cullen” era vicina?

Potete andare a rivedere la citazione che avevo inserito nel prologo (epilogo, pagina 406).

… Edward, imperturbabile, osservava la mia espressione. Una studentessa del secondo anno vestita di rosa se lo stava rimirando timida, ma lui non se ne accorse…

Naturalmente Bella non ricordava che non ero una studentessa del secondo anno, ma una sua compagna di corso. Allo stesso modo non aveva capito che Edward faceva solo finta di non essersi accorto di me…

“Come stai?” chiese, muovendo appena le labbra.

“Bene” risposi vaga.

“Non ti diverti molto, vero?” domandò.

“La musica non è un granché” commentai per sviare il discordo.

Lui accennò un sorriso.

“Vai da lei… non vorrai farti soffiare la ragazza, vero?” sussurrai e in effetti, Edward non sembrava desideroso di lasciare Bella, in balia di Jacob, per il tempo di un’altra canzone.

Guardai il vampiro riappropriarsi della sua ragazza umana e il futuro licantropo allontanarsi come un cane bastonato (in questo caso il paragone è perfetto!). Sembra quasi il riassunto del finale del film “New Moon”!

Non volendo rimanere con le mani in mano, decisi di sfogare i miei problemi e la mia frustrazione sul cibo e mi avviai verso il tavolo del buffet. Afferrai un tramezzino e cominciai a mangiarlo con rabbia.

Accidenti a me e quando mi sono lasciata convincere ad andare a questo stupido ballo!

“Si può sapere che cosa ti ha fatto di male quel povero tramezzino?” chiese qualcuno alle mie spalle. Mi irrigidì all’istante.

Conoscevo troppo bene quella voce, ma sembrava così fuori posto in quel contesto…

Non può essere lui… che cosa ci fa lui qui? Che cosa ci fa al Ballo di Fine Anno, nella palestra, nella mia scuola, nella mia cittadina?

Mi voltai e quasi non credetti ai miei occhi.

“MANUEL!!!!” urlai e senza pensarci due volte gli saltai letteralmente a dosso. Lui riuscì a sorreggermi senza cadere ed evitammo così, di fare la figura degli idioti. Nonostante il pericolo scampato, Manuel rideva come un matto. Cercai di ricompormi e lo lasciai andare, prima che Jessica Stanley iniziasse a ricamarci sopra ed inventare storielle.

“Ma… ma… che diavolo ci fai qui? Io… io… non mi sembra di averti detto che sarei andata al ballo!” chiesi, con gli occhi fuori dalle orbite per lo stupore.

Non riuscivo a crederci: Manuel era lì, di fronte a me. Finalmente ci eravamo incontrati e… e… ed io indossavo uno stupido vestito rosa!

Dannazione! imprecai.

“Carino il vestito!” commentò ridendo, squadrandomi dalla testa ai piedi, come se stesse facendo una radiografia.

Storsi la bocca ma non mi offesi.

“Ti facevo più basso, lo sai?” domandai, dedicandogli un’occhiata più approfondita.

In altezza mi superava di dieci centimetri. Era proprio come lo avevo visto in foto: capelli castani lunghissimi, sciolti e ribelli, come si conviene ad un musicista rock, piercing ovunque… avrei voluto vedere i tatuaggi, ma l’elegante abito scuro non lo rendeva possibile.

“Anche il tuo vestito non è niente male! Dove lo hai preso?” chiesi curiosa, sapendo che le sue finanze erano limitate. In effetti, non poteva permettersi neanche il viaggio fino a Forks, dove aveva trovato i soldi?

“Un regalo…” rispose vago.

“Mi vuoi spiegare che cosa ci fai tu qui?” domandai nuovamente.

“Dopo… prima devi farmi vedere il tuo caro Edmund” disse lui, osservando la folla.

“Si chiama Edward…” lo corressi, alzando gli occhi al cielo.

“Fa lo stesso… chi è? Dov’è?” chiese ancora Manuel.

“Sei passato all’altra sponda per caso? Vedi quel ragazzo con i capelli rossi? Quello che balla con la ragazza con il vestito blu?” lo indicai.

“Oh, si, lo vedo!”

Dopo un attimo di contemplazione, aggiunse “No, non è il mio tipo… però lei è carina…”

Gli diedi un pugno sul braccio, fulminandolo con lo sguardo. Era inammissibile che il mio migliore amico trovasse carina Bella Swan.

“Stavo scherzando, non fare la scontrosa!” si difese lui, ridendo e massaggiandosi il braccio.

Era così strano poter parlare con lui dal vivo: forse stavo sognando? No, era tutto reale! In un attimo avevo dimenticato tutta la rabbia e l’astio verso Lauren e mia madre. Dopo tutto Manuel aveva un talento naturale per rallegrarmi, per quale motivo dal vivo doveva essere diverso? Adesso che avevo un’ottima compagnia, l’idea di essere andata al ballo non mi sembrava più tanto brutta.

“Di un po’: ha organizzato tutto Lauren, non è così?” chiesi improvvisamente, studiando la sua espressione. “No, Lauren non centra nulla” rispose lui, riempiendosi un bicchiere con l’aranciata. “Non c’è qualcosa che assomigli vagamente ad una bevanda alcolica?”

Sbaglio o sta cercando di cambiare argomento?

“è un ballo studentesco, che cosa ti aspettavi? È stata mia madre, allora?” domandai ancora, riportando il discorso dove mi interessava. Stavo diventando impaziente, perché non mi raccontava tutto e la faceva finita?

Manuel scoppiò a ridere.

“Tua madre: la donna più bigotta dello stato di Washington, che organizza la mia venuta qui, a Forks?” chiese sarcastico, cercando di non strozzarsi con l’aranciata per le risate.

“Uffa! Perché devi fare il misterioso: voglio sapere!” mi lamentai, incrociando le braccia al petto e assumendo un’espressione ferita.

“Chattare con te era divertente, ma dal vivo sei ancora più buffa!” commentò Manuel, divertito dal mio comportamento infantile.

“Non deviare il discorso!” dissi, con sguardo minaccioso.

Era incredibile come mi sentissi a mio agio con lui. Avevo sempre pensato che, vedendolo per la prima volta, avrei provato imbarazzo, non avrei saputo cosa dire e mi sarei dimostrata goffa ed impacciata. Invece non fu così.

Mi sembrava la cosa più naturale del mondo parlare con lui. Era come se stessi avendo una normale discussione al telefono o al computer con Manuel. Questa volta però, non c’era nulla a separarci: né lo schermo del computer, né la cornetta del telefono, né i chilometri di strada.

In quel momento non c’era alcun ostacolo tra di noi ed era bellissimo poter collegare il tono giocoso della sua voce, che conoscevo da anni, al suo viso e alle espressioni che apparivano su di esso.

“Sediamoci” propose Manuel, capendo che non avrei mai smesso di insistere.

Trovammo un tavolo libero. Dopo aver preso posto, Manuel tirò fuori, dal taschino interno della giacca, due lettere. Me ne porse una.

“Aprila” mi esortò e cominciò a raccontare.

“Stamattina il postino mi ha consegnato questa busta. Non aveva mittente. Dentro ho trovato due biglietti aerei e una lettera stranissima. Puoi leggerla, se vuoi” mi incoraggiò alla fine.

Gli rivolsi uno sguardo stupito. Cercavo di capire dove volesse arrivare, ma come al solito la curiosità ebbe la meglio.

La lettera era stata scritta a mano, con una calligrafia elegante ed ordinata, che sembrava provenire dall’Ottocento. Un sospetto si fece strada nella mia mente. Con mani tremanti, cominciai a leggere a voce alta, sicura che a causa della musica, solo Manuel avrebbe udito la mia voce.


Gentile Signor Manuel Smith, (l’incipit formale la diceva lunga)
mi chiamo Edward Cullen. (come volevasi dimostrare…)
Non so se ha mai sentito parlare di me ma io so che Lei è un caro amico di Yvonne Brown.
Yva mi ha aiutato molto in questi mesi: se non fosse stato per lei, molto probabilmente non mi troverei qui, a scriverLe questa lettera.
Vorrei sdebitarmi con Yva, ma lei non vuole nulla in cambio, a parte essere lasciata in pace. Non riuscendo ad accontentarmi di ciò e sapendo che voi due non avete mai avuto la possibilità di incontrarvi, ho deciso che il mio regalo per Yva sarà Lei stesso.
Nella busta troverà due biglietti aerei: uno di andata e uno di ritorno. La data del ritorno, potrà deciderla Lei. Per venirLe incontro, nel caso volesse prolungare la Sua permanenza a Forks, ho prenotato una camera a Suo nome in un albergo del paese. Mi sono preso la libertà di affittare una macchina, che Le verrà consegnata all’aeroporto di Port Angeles: ho pensato che con un’auto avrebbe potuto muoversi più agevolmente. Naturalmente, sia l’albergo che la macchina in affitto sono già stati pagati.
Stasera nella palestra del Liceo Superiore di Forks, si terrà il Ballo Studentesco di Fine Anno. Sono convinto che Yvonne sarebbe felicissima, se Lei le facesse una sorpresa andando a quel ballo.
È libero di rifiutare, ovviamente, ma spero che Lei voglia farmi la cortesia di accettare, in modo che io possa provare a sdebitarmi con Yva, anche se le sarò eternamente grato e non potrò mai considerare interamente saldato il mio debito.
Con la speranza che Lei voglia farmi questo grande favore,
Distinti saluti, Edward Cullen.

Sollevai gli occhi dal foglio di carta e li posai su Manuel, impaurita da una sua possibile reazione a quella lettera.

“Di un po’: il tuo caro Edmund ha ricevuto una botta in testa, quando era piccolo…?” chiese Manuel serio.

“Cosa?”

Ero troppo scioccata dal contenuto di quella lettera, per comprendere a pieno quello che stava domandando.

“Non è normale che un diciassettenne si esprima in questo modo. Avevo il dubbio che ti fossi innamorata di un novantenne, per questo ho voluto vederlo in faccia poco fa!” scherzo lui, mentre le sue labbra si allargavano in un sorriso bonario.

Emisi una risata forzata, poi deglutendo a fatica, riuscì a trovare la forza di parlare.

“Quindi… hai accettato il suo invito? Per questo motivo sei qui, stasera?”

“All’inizio pensavo che fosse solo uno scherzo. Poi nella busta ho trovato l’indirizzo e il numero di telefono dell’albergo. Ho fatto una chiamata e mi hanno confermato la prenotazione. Mi sono detto che era un peccato sprecare l’unica possibilità che avevamo per incontrarci. Inoltre non volevo che il povero Edmund spendesse un capitale inutilmente… così ho fatto la valigia e sono partito. Come scritto da Eddy, la macchina in affitto mi aspettava all’aeroporto di Port Angeles” raccontò Manuel.

“Che tipo di macchina?” chiesi ansiosa.

Conoscendo i gusti di Edward in fatto di auto, non potevo aspettarmi nulla di buono…

“Una Porsche” rispose lui, con l’espressione di chi non riesce a credere ad una tale fortuna.

“Per poco non ho avuto un infarto… credevo che ci fosse stato un errore. Per un attimo ho pensato di prenderla e non portarla più indietro, ma naturalmente era affittata a mio nome: il tuo Edwin si è messo al sicuro!” ridacchiò, perso nelle sue fantasie.

Una Porsche? Si è proprio mantenuto sul discreto… pensai.

“Oh, mio dio!” esclamai con enfasi, affondando il viso tra le mani.

Come faceva Edward a sapere di Manuel? Non gli avevo mai parlato di lui…

Poi… una folgorazione: Alice!

Ne avevo parlato con Alice, quel giorno che era venuta a nome di Edward, per chiedermi che cosa desiderassi come regalo. Il vampiro era rimasto in ascolto e doveva aver sentito i miei discorsi su Manuel. Se non ricordavo male, Alice aveva avuto una visione in quella stessa occasione. Probabilmente aveva visto Edward scrivere la lettera o comprare i biglietti aerei…

“Ma il bello deve ancora venire!” esclamò Manuel, riportandomi al presente.

“Che cosa intendi?” domandai, incredula che potesse esserci dell’altro.

Manuel indicò la seconda busta, che era rimasta sul tavolo.

Avevo paura a chiedere di chi fosse.

“Nella camera di albergo, prenotata a mio nome, ho trovato il vestito che indosso e questa busta. Sull’abito c’era un bigliettino, firmato da una certa Alice” e così dicendo mi lanciò un piccolo foglietto rettangolare, color pesca.

Un messaggio, scritto con una calligrafia sottile e sbarazzina, diceva:


Ciao Manuel,
questo abito è stato comprato appositamente per te dalla sottoscritta, quindi non devi aver paura: so già che ti starà d’incanto. Ho occhio per questo genere di cose!
Felice di averti reso più fashion…
Bacioni, Alice.

Alice non era normale e mai lo sarebbe stata!

Inorridita da quel messaggio, tornai a fissare Manuel. Sembrava turbato…

In effetti, ricevere dei baci, via lettera, da una perfetta estranea, non era il massimo della normalità. Per chi non conosceva Alice, quel messaggio poteva sembrare opera di un folle! Sorrisi forzatamente, sperando che Manuel abbandonasse quell’espressione scioccata.

“Per caso, ricordi di aver dato una mia foto ad una pazza, di recente?” chiese lui sarcastico, fissandomi intensamente.

“NO!!!” strillai imbarazzata, non sapendo come giustificare quello che a lui sembrava una follia.

“Volta il foglio” ordinò.

Sul retro del biglietto c’era un altro messaggio, scritto con la stessa calligrafia di prima:


Sono sempre io, Alice!
Mi ero dimenticata di dirti che non essendo riuscita a trovare la tua taglia di pantaloni, sono stata costretta a stringere un po’ la cinta. Sei troppo magro! Sei sicuro di mangiare abbastanza?
Ad ogni modo, sei fortunato: sono una sarta eccezionale, modestamente… adesso i pantaloni sono perfetti.
Mi raccomando: non fare aspettare Yvonne e divertiti stasera!
Ancora bacioni, Alice.
P.S.: ti consiglio di portare il tuo lettore mp3, la musica non ti piacerà!

Era ufficiale: Alice Cullen aveva bisogno di uno psicologo o forse era più opportuno uno psichiatra?

“Mi spieghi come diavolo faceva a conoscere la mia taglia?” domandò lui, preoccupato e rosso in volto per la vergogna.

Fu difficile trattenere le risate, di fronte all’espressione atterrita di Manuel. Non gli risposi: che razza di scusa potevo inventare? Fortunatamente Manuel sembrava più interessato a terminare il suo racconto, piuttosto che avere delle risposte.

“Rimane solo l’ultima busta” disse.

La presi, chiedendomi quale altra pazzia dei Cullen potesse contenere e la aprì.

C’era un altro biglietto:


Speriamo che il nostro regalo sia di vostro gradimento!
Tanti saluti ad Yvonne,
Rosalie, Emmett e Jasper.
P.S.: non tentare di fregarti il regalo o ti verremo a cercare anche in capo al mondo (e non è un modo di dire…).
N.B.: Carlisle ed Esme si sono offerti di pagare i biglietti aerei ed un eventuale albergo.

La calligrafia era sinuosa e molto appariscente, proprio come la proprietaria della mano, che aveva scritto il messaggio.

Tirai un sospiro di sollievo: in confronto alla lettera di Edward e al bigliettino di Alice, il messaggio di Rosalie poteva considerarsi quasi normale, se si sorvolava sulla minaccia, è ovvio!

Controllai la busta, ma il presunto regalo non c’era.

“Non temere, non l’ho rubato. Desidero vivere qualche anno in più. L’ho messo al sicuro, non volevo rischiare di perderlo…” spiegò Manuel, che aveva assunto un’aria molto solenne.

“Di che regalo si tratta?” chiesi, sperando che non fosse qualcosa di troppo esagerato o sfarzoso.

“Due biglietti…” rispose lui serio, come se stesse parlando della fame nel mondo.

“Per dove?” domandai preoccupata.

“Vorrei conoscere Rosalie, Emmett e Jasper per ringraziarli, pensi sia possibile? A proposito, che razza di nomi sono Emmett, Jasper, Carlisle ed Esme?”

Manuel parlava a raffica: questo significava che aveva qualcosa di scioccante da rivelare.

“Biglietti per dove?” chiesi nuovamente, mentre sentivo il nervosismo crescere dentro di me.

“Non sono biglietti aerei…” rispose lui.

“Vuoi venire al punto, per favore?” domandai impaziente.

“Sono due biglietti per un concerto…” sparò a bruciapelo.

“Un concerto?” ripetei, come un pappagallo dall’aria molto stupida.

“Non un concerto qualsiasi ma Il Concerto…” mi corresse Manuel, con sguardo solenne e grave.

“Stai scherzando, non è vero?” chiesi, capendo subito a cosa stesse alludendo.

Il mio cuore cominciò a battere a ritmo di “Viva la Gloria” dei Green Day, per l’emozione.

Lui scosse la testa: sembrava difficile per Manuel rimanere fermo sulla sedia.

“Secondo te, quando mi sono ritrovato tra le mani due biglietti per il Mega Concerto Estivo dei Green Day in California, che cosa ho fatto?” domandò, non riuscendo a mantenere ferma la voce. Il suo entusiasmo trapelava da ogni sillaba.

“Come minimo sei svenuto, perché tra non molto è quello che capiterà a me!” esclamai, pallida in volto.

Stavo per svenire, era vero, ma sentivo anche una gran voglia di saltare sul tavolo e cominciare a gridare di gioia.

“Appunto!” confermò lui. Sprizzava gioia da tutti i pori.

“è assurdo! Quei biglietti erano introvabili!” esclamai, facendomi aria, sventolando un tovagliolo di carta. Sentivo molto caldo. Tutte quelle novità mi avevano fatto andare in iperventilazione.

“Puoi dirlo forte! Si può sapere che cosa hai fatto? Hai salvato la vita a Edmund, alla sua ragazza, alla sua famiglia?” domandò Manuel, incredulo di fronte a tanta generosità.

Non puoi capire quanto ci sei andato vicino, pensai sorridendo, ma poi un pensiero funesto spazzò via il mio entusiasmo.

“Una cosa è sicura: io non andrò a quel concerto!” e per poco non scoppiai a piangere per la disperazione. Avevo a disposizione due biglietti, per i quali un qualunque fan dei Green Day avrebbe dato un occhio pur di possederli ed io non potevo usarli.

“Perché?” urlò Manuel, offeso da una tale bestemmia.

“Mia madre non acconsentirà mai!” spiegai sgomenta.

“Non puoi farti condizionare per sempre la vita da lei” replicò Manuel.

“Non dipende da me…” cercai di giustificarmi, abbassando lo sguardo.

“Ti sbagli, dipende da te, eccome! Decide sempre tutto tua madre: la macchina da comprare, di andare da sola a Phoenix per assistere tua zia, il vestito per il ballo… ha per fino cercato di indirizzarti verso il ragazzo che lei preferiva! Fin quando pensi di continuare così? Dipende solo da te. Sei tu che devi porre fine a questa storia e far valere le tue ragioni!”

Manuel aveva perfettamente ragione, ma stavamo parlando di mia madre…

“Ti cedo il biglietto: puoi darlo a Lilian se vuoi ed andare al concerto con lei” proposi cupa.

Manuel scoppiò a ridere.

“Lilian odia i Green Day, mi manderebbe all’inferno se le proponessi una cosa del genere e comunque sui biglietti ci sono i nostri nomi, non possono essere ceduti. Forse i tuoi amichetti temevano che non ti avrei portato con me” ipotizzò, pensieroso e divertito.

“A proposito di Lilian, dov’è? Sono impaziente di conoscerla” chiesi guardandomi intorno, come se la ragazza dovesse spuntasse dalla folla da un momento all’altro.

“Non c’è… a dire la verità, non sa nemmeno che sono partito” spiegò Manuel, grattandosi la testa imbarazzato.

“Che cosa?” chiesi meravigliata. Non era da Manuel comportarsi in quel modo.

“Da un po’ di tempo a questa parte, non parliamo molto: litighiamo e basta” spiegò impacciato.

“Mi spiace!” dissi, sincera.

Manuel alzò le spalle.

Tornai a fissare la lettera di Edward e i biglietti dei suoi fratelli. Cercavo di dare un significato alla pazzia dei Cullen che avevano organizzato tutta quella storia per me, per ringraziarmi! Era incredibile… non sapevo come comportarmi: rifiutare era impensabile… non avrebbero potuto farmi dei regali più graditi di quelli: il concerto dei Green Day e soprattutto Manuel.

Cercando di non dare nell’occhio, asciugai le lacrime di commozione e dissi “Usciamo? Ho bisogno di prendere una boccata d’aria, o finisce che svengo sul serio!”

“Ci sto… mi ci vuole una sigaretta!” replicò lui annuendo.

Mentre raggiungevamo l’uscita, scorsi Lauren che ballava con Conner. Non erano più impacciati e rigidi come prima. Sembravano molto… sciolti! Erano abbracciati troppo stretti, per affermare che fossero solo amici. Lei mi vide e mi salutò con la mano, strizzando l’occhio.

“Sei sicuro che Lauren non centri nulla?” domandai poco dopo a Manuel.

“Boh… io non ci ho capito niente. Pensavo che tu avresti potuto rispondere alle mie domande, ma francamente adesso non mi importa molto: mi basta essere qui” rispose lui, sorridendo.

Arrossì leggermente e distolsi lo sguardo.

C’era una sola panchina libera: ci sedemmo ed in silenzio iniziammo a contemplare il cielo stellato.

“Sei stato fortunato: hai beccato l’unica serata senza pioggia e nuvole” commentai.

Manuel non rispose, era troppo concentrato ad accendersi una sigaretta.

“Quella pazza... come si chiama?”

“Alice?” suggerì io.

“Proprio lei… aveva ragione: questa musica fa veramente schifo!” esclamò Manuel, riferendosi alle canzoni che il DJ aveva scelto per il ballo. Cominciò a frugare nelle tasche dei pantaloni e ne estrasse un microscopico lettore mp3.

“Non mi dire che hai seguito il consiglio di una pazza!” lo presi in giro.

“Sai bene quanto sono esigente in fatto di musica e non ho voluto rischiare…”

Cosi dicendo, mi passò una cuffia, mentre l’altra la tenne per se. Poi fece partire la canzone: “Good Riddance - Time of Your Life” dei Green Day.


Another turning point, a forks stuck in the road
Time grabs you by the wrist, directs you where you go
So make the best of this test and don’t ask why
It’s not a question, but a lesson learned in time


It’s something unpredictable, but in the end is right,
I hope you had the time of your life…


Un’altra svolta, il bivio bloccato per strada
Il tempo ti afferra per il polso, ti porta dove stavi andando
Allora prendi il meglio di questo testo e non chiederti perché
Non è una domanda ma una lezione appresa nel tempo


É qualcosa di imprevedibile, ma alla fine è giusto
io spero che tu abbia avuto tempo nella tua vita…

Questo cantava Billie Joe Armstrong e forse Manuel aveva scelto di proposito quella canzone. Parlava di una svolta, di una decisione da prendere, di un bivio… Time of your life… l’occasione della tua vita… un’occasione…

“Sai che cosa penso, Manuel?”

“No, ma credo che me lo dirai presto!” scherzò lui.

“Hai ragione! Voglio andare a quel concerto! Non mi importa quello che dirà mia madre. Alla fine del mese compierò diciotto anni e andrò a quel concerto, a costo di scappare da casa!” annunciai decisa.

“Questa non voglio perdermela, tua madre chiamerà l’FBI!” replicò lui, sorridendo e facendo uscire nuvolette di fumo dalla sua bocca.

“Vuol dire che fuggirò sotto falso nome. Che cosa ne pensi di Whatername?” chiesi, voltandomi verso di lui.

Il mio sguardo risoluto era fisso sul suo.

Gli occhi di Manuel mi scrutavano intensamente. Gettò il mozzicone di sigaretta a terra e lo spense con la punta dello stivale.

“È perfetto, ma Whatername potrebbe sentirsi sola, St. Jimmy le farà compagnia!”

I miei occhi si allargarono per lo stupore.

“Vuol dire che verrai con me al concerto?” domandai.

“Certo! Avevi dei dubbi?” rise lui.

“Sei il migliore!” esclamai contenta.

“Un complimento? Chi l’avrebbe mai detto? È un giorno da ricordare!” scherzò, appoggiando la schiena allo schienale della panchina.

Senza vergogna mi accoccolai sul suo petto e lui circondò le mie spalle con il braccio.


… It’s something unpredictable, but in the end is right,
I hope you had the time of your life…

Rimanemmo abbracciati ad osservare il cielo, fino al termine della canzone.

Un attimo di silenzio…

…e un ritmo, improvvisamente più veloce ed energico, annunciò l’inizio di una nuova canzone: “St. Jimmy”, la preferita di Manuel. È un pezzo che dà energia: l’equivalente musicale di una scarica di adrenalina.

Ci guardammo negli occhi, sorridendo complici.

Senza dire nulla, ci alzammo e cominciammo a saltare, ballare e cantare come due invasati.

Visti dall’esterno, certamente, non facevamo una buona impressione: un ragazzo e una ragazza che ballavano in modo sconnesso, senza musica, con le cuffie del lettore mp3 ancora nelle orecchie. Due pazzi in preda ad un attacco epilettico…

Una coppietta, offesa dalla nostra esuberanza, che forse aveva rovinato un momento di intimità, ci rivolse un’occhiata scocciata ed infastidita.

Non mi importava!

Ero felice: finalmente ero davvero felice!

***

Nota di Yvonne:

Chiunque di voi non gradisca questo finale, può anche andare a farsi friggere il sedere, perché io lo adoro!

La vostra Yvonne Brown!

________________________

Nota autore:

Ecco fatto! Adesso manca solo l’epilogo. Cosa ne pensate di questo capitolo, siete contente o deluse? Stupite o soddisfatte di aver già previsto tutto?

Non ci sono molte precisazioni da fare sul capitolo. Il mega concerto estivo dei Green Day in realtà non esiste...

Se avete dei dubbi chiedete pure… ma ricordate che manca ancora l’epilogo.

Per quanto riguarda Paul… volevo difenderlo un pochino… Paul non sa che Yva conosce il segreto dei Cullen e naturalmente Sam gli ha vieto di raccontarle la verità! Ricordate, che solo i membri del branco e gli anziani conoscono la verità. Inoltre la Meyer ci fa capire che Paul ha uno scarso autocontrollo quando si tratta della trasformazione e quindi, avendo appreso da Sam (vedi cicatrici di Emily) quanto la sua natura da licantropo possa essere pericolosa, ha deciso di troncare i ponti con Yva. Sempre la Meyer racconta che Sam, dopo essersi trasformato per la prima volta, ha perso una settimana a ritornare umano, quindi potete immaginare quanto sia difficile per Paul controllare l’istinto di trasformarsi. Ho cercato di evidenziarlo nel capitolo precedente, ma non so se sono stata chiara… cmq Paul non voleva interrompere i contatti con Yva senza dirle niente… è vero, la sua spiegazione non era accettabile, ma il fatto è che ha cercato di non mentire più del necessario. “Non può funzionare”, “Potrei farti del male!”… è un licantropo, mica un orsacchiotto di stoffa!

Inoltre, se vi siete lasciate ammaliare dalla simpatia di Paul, allora vi consiglio di leggere una ff scritta da crazyfv, “Can you resist me?”. Carina, originale e con un Paul molto IC.

Un annuncio, prima di rispondere alle vostre recensioni. Come certamente sapete, Erika ha appena introdotto la possibilità di raggruppare sotto la voce “Serie” raccolte di ff che sono tra di loro connesse. Sfruttando questa opportunità, ho creato la serie “The Twilight Saga: la saga dal mio punto di vista”. Naturalmente, questa ff sarà la prima storia della serie. Contente? Adesso avete la certezza che scriverò un seguito!!!

Passiamo ai ringraziamenti.

Per __cory__: grazie per i complimenti. Rose è mitica, c’è poco da aggiungere a riguardo! Baci Vannagio!

Per crazyfv: avevi perso le speranze? Secondo te lasciavo la storia in sospeso a tre capitoli dal termine? Grazie per i complimenti! Bacioni Vannagio! P.S.: Complimenti per la tua ff su Paul e Rachel!!

Per XoXo__GossipGirl: ti piace il lieto fine o speravi in qualcos’altro? Grazie e tanti baci!

Per Kumiko_Chan: Sono contenta che Rose soddisfi sempre le tue aspettative. Hai ragione, se Rose si fosse dimostrata troppo sdolcinata con Yva, non sarebbe risultata credibie. Anzi, secondo me, ho esagerato anche troppo!! Jasper è un grande stratega, quindi era impossibile per Yva, vincere a scacchi contro di lui. Per quanto riguarda Paul… vedi sopra! Si, è vero, sei stata molto buona, quindi ti auguro di prendere altri sette in Greco! È così, anche io, tanti e tanti anni fa, frequentavo il liceo classico! E concordo con te: quando dico a qualcuno che ho frequentato il liceo classico sono due le razioni predominanti. O mi prendono per pazza e secchiona, oppure mi considerano una incompetente in matematica e materie scientifiche (questo accade quando una del classico si iscrive in una facoltà a materie scientifiche). Peccato che poi, puntualmente, proprio quelli che descrivono il “classicisti” impreparati a seguire materie scientifiche, superino gli esami con voti più bassi dei miei!!! Sono piccoli rivincite della vita… XD. Per quanto riguarda Eclipse, anche io ho apprezzato molto la parte che narra di Jasper e Rosalie. Se ci pensi, mentre Edward, Rosalie, Emmett ed Esme, in un certo senso sono stati “convinti” da Carlisle a seguire la via del “vegetarianesimo”, Jasper ci è arrivato da solo… anche lui è un personaggio molto complicato e profondo e come tale, snobbato dalla Meyer e dai registi dei due film! Che rabbia!!! Ti sto superando… ogni volta mi dilungo sempre di più! Grazie per i complimenti! Bacioni Vannagio!

Per Speir: ti ringrazio per questa recensione e per i complimenti. Come ho detto più volte, Yva dovrebbe un po’ rappresentare le ragazze normali… anche se le sue vicende sono un po’ inverosimili, lo ammetto! Grazie a te per aver seguito la mia storia. Davvero trovi la mia storia migliore di quella di Bella? Nei contenuti, forse, te lo concedo, ma è chiaro che sarebbe irrealistico e fantascientifico, pensare di paragonarmi anche solo per un istante alla Meyer. Non le darei il premio nobel per la letteratura, ma sa scrivere, questo è ovvio. Io sono solo una ragazza che ha trovato un bel passatempo… Baci, Bannagio!

Per _Giuls_: ciao e grazie anche a te. Come avrai sicuramente letto, il maggiolino fa la sua comparsa nel capitolo… sono contenta che il mezzo di trasporto di Yva, ti abbia messo di buon umore. Era un modo per rendere la figura di questa ragazza ancora più buffa. Per quanto rigurda il continuo… hai ragione,Yva, ormai studentessa universitaria, racconta la sua storia… però non penso che ambienterò il seguito nel futuro. Forse alla fine di tutto, potrei fare in modo che Yva vi faccia dare uno sguardo al suo furturo, alla sua vita lontana da Forks, ma è ancora presto per dirlo! Grazie ancora, baci Vannagio!

Per asheptus: grazie anche a te per i complimenti! La povera Yva è sfortunata, ma in qeusto capitolo sono stata clemente con lei, non credi? Si, Rose è grandiosa e pensare a quello che ha dovuto sopportare, mette i brividi! Grazie ancora, tanti baci, Vannagio!

Per C4rm3l1nd4: Caio cara! Garzie per i complimenti! Ti è piacuto il lieto fine? Anche tu fai parte del club dei "classicisti"? Bene, bene, più siamo meglio è!!! Bacioni Vannagio!!!

Grazie a LuNa1312 che mi ha agginuta tra i suoi autori preferiti. Sono molto lusingata, grazie ancora!!!

Grazie, grazie, grazie a tutti!

A presto con l’epilogo, Vannagio!

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Capitolo 22
*** Epilogo ***


Epilogo: e vissero tutti felici e contenti… sarà vero?

Mese di agosto…

“Tesoro? Sei sicura di voler partire?” domandò mia madre per l’ennesima volta.

Non dissi nulla, conosceva già la risposta, così tornai a concentrarmi sulla mia valigia. Stavo cercando di ricordare se avevo dimenticato qualcosa.

“Non è come pensi: Manuel mi piace, ma non ti sembra un tantino azzardato, viaggiare da sola con un ragazzo? In fondo non lo conosci abbastanza bene!” continuava lei, mentre mi fissava con occhi preoccupati.

Da quando avevo comunicato a mia madre, che sarei andata al concerto dei Green Day, in California, con Manuel, non faceva altro che ripetere sempre le stesse cose. Era diventata più irritante di un disco rotto…

Mi trattenni dal risponderle male… in fin dei conti aveva acconsentito alla mia partenza, senza opporre troppa resistenza: un’intera giornata di urla e litigi, una settimana di non rivolgerle la parola e alla fine mia madre aveva ceduto.

Non so che cosa la spinse a concedermi il permesso: penso che ci fosse lo zampino di mia zia Yvonne, ma non ho prove, quindi non posso esserne certa.

Nonostante avesse pronunciato la frase tanto attesa, ossia “Puoi andare!”, mia madre era ancora molto diffidente nei confronti di Manuel.

Non le era piaciuto fin dal giorno in cui lo aveva incontrato per la prima volta.

In altre parole lo detestava: i tatuaggi, i piercing, i capelli lunghi, l’odore di sigarette, il modo in cui si vestiva… secondo lei non era un ragazzo a posto. Litigavamo per ore, quando osava paragonare Manuel ad Edward. Amava mettere in evidenza le differenze tra i due, sottolineando i pregi di Edward e i difetti di Manuel. Era incredibile! Mia madre credeva che Edward, un vampiro, fosse il miglior partito in circolazione per sua figlia!

Alla fine si era rassegnata alla realtà dei fatti, anche se questo non le impediva di lanciare, di tanto in tanto, qualche frecciatina…

“Yvonne…”

“Mamma!” la interruppi, spostando lo sguardo dalla valigia al suo viso. Sembrava sinceramente preoccupata per me. Sospirai.

“Manuel sarà qui tra mezz’ora, l’aereo parte fra quattro ore… ritieni davvero possibile che io cambi idea proprio adesso?” chiesi con una pazienza mai provata prima.

Forse era il pensiero della partenza a rendermi così calma.

Lauren, incaricata di accompagnare me e Manuel all’aeroporto, sdraiata a pancia in giù sul mio letto, osservava la scena divertita.

“No… suppongo di no…” rispose mia madre, triste e rassegnata.

Intenerita da quell’espressione così abbattuta, la abbracciai e dandole piccole pacche sulle spalle per confortarla, dissi “Mamma, stai tranquilla, va bene? Devi fidarti di me, non sono più una bambina!”

“Tesoro! Mi fido di te. Sono le altre persone a non ispirarmi fiducia…” replicò lei, con tono lamentoso.

Ecco una delle sue famose frecciatine… Sapevo bene a cosa, o meglio, a chi si riferisse mia madre con l’espressione “ le altre persone”!

Feci finta di non aver sentito e soprattutto di non aver capito e sciogliendomi dal suo abbraccio in modo brusco, tornai alla mia valigia.

Più tardi, il campanello di casa suonò.

Era Manuel. Era arrivato a Forks una settimana prima della partenza e per risparmiare, era andato a stare in campeggio.

“Pronta a partire?” chiese, quando aprì la porta. Un grande sorriso illuminava il suo volto.

“SIII!” urlai e gli gettai le braccia intorno al collo.

Lui mi strinse a se e con malizia, sussurrò al mio orecchio, “Non esagerare con le effusioni o tua madre potrebbe ripensarci…”

Quelle parole scatenarono la mia ilarità. Liberai Manuel dalla mia morsa, pensando che, in fondo, non aveva tanto torto.

Poco dopo…

Lauren e Manuel erano in macchina ed osservavano, senza nascondere un certo divertimento, me e il mio ridicolo tentativo di convincere mia madre a lasciarmi andare.

Piangeva come una fontana.

“Mamma… per favore… perderò l’aereo!” la supplicavo.

“La mia bambina! Come farò senza la mia bambina?” ripeteva tra i singhiozzi, tentando di strozzarmi, con il suo leggendario abbraccio-soffoca-figlia.

“Starò via solo due settimane!” esclamai esasperata, cercando di rassicurarla.

Lauren suonò il clacson e finalmente mia madre si decise a farmi partire.

“Ricorda di telefonare appena arrivi! State attenti e guai a te se le torci un capello, mi hai sentito?” urlava mia madre, mentre Lauren accelerava per evitare che continuasse a seguirci.

“Hai capito Signor Smith? Se torci un capello a mia cugina dovrai vedertela con me!” disse Lauren, imitando la voce di mia madre.

Ridemmo tutti spensierati.

Prima di imboccare la statale, Lauren si fermò al rifornimento di benzina.

Ci aspettava un lungo viaggio, quindi, mentre Lauren faceva il pieno di carburante, Manuel ed io scendemmo dall’auto per sgranchirci un po’ le gambe.

Appoggiata al cofano della macchina, ero letteralmente piegata in due dalle risate, a causa di una barzelletta che Manuel stava raccontando, quando un’auto si fermò al rifornimento di benzina.

Si trattava di un pick up nero che conoscevo molto bene…

Smisi immediatamente di ridere, mentre osservavo il colosso che era sceso da quel veicolo.

Notando il mio repentino cambio di umore, Manuel si voltò a guardare il nuovo arrivato.

Lauren divenne invisibile.

Dopo aver superato lo stupore iniziale, Paul mi salutò.

“Ciao” disse, alzando la mano in segno di saluto, senza togliermi gli occhi di dosso.

“Ciao” risposi io, leggermente intimidita.

“Siete in partenza?” chiese, indicando con un gesto del capo, le valigie che erano visibili dentro l’auto.

“Già…” confermai, incapace di pronunciare altre parole.

I suoi occhi erano ancora tristi, come l’ultima volta che lo avevo incontrato. Non accennava ad abbassare lo sguardo. Provai una strana sensazione, nel sentire i suoi occhi su di me… come se fossi nuda…

So che può sembrare impossibile, ma Paul era cresciuto ancora in altezza. Se prima assomigliava ad un semplice armadio, adesso la sua stazza si avvicinava molto alle dimensioni di un armadio quattro stagioni!

“Piacere di conoscerti, io sono Manuel” si presentò Manuel, sorridente, porgendogli la mano. Possibile che non avesse ancora capito chi aveva di fronte? Eppure, mesi prima, gli avevo descritto Paul nei minimi particolari, o quasi…

Era grottesco vederli l’uno di fronte all’altro. Paul lo sovrastava. Nonostante Manuel non fosse basso e nemmeno molto magro e smilzo, sembrava scomparire accanto a Paul.

“Paul” si limitò a rispondere il colosso, dandogli la mano.

Manuel rimase spiazzato da quel nome: sembrava essersi cristallizzato. Finalmente aveva compreso…

Con grande forza di volontà, riuscì a recuperare il controllo e con un sorriso forzato, esclamò “Ah! Così, tu saresti Paul?”

Nonostante Manuel avesse cercato di suonare gentile, lo conoscevo troppo bene per non notare del risentimento nelle sue parole. Manuel non aveva mai perdonato ad Edward di avermi fatto soffrire, anche se i recenti regali della famiglia Cullen, lo avevano costretto a rivedere, al meno in parte, la sua posizione. Riguardo a Paul, non aveva mai esternato apertamente la sua opinione, ma non era difficile intuire che cosa pensasse di lui e del modo in cui si era dileguato…

Nel frattempo Paul aveva assunto un’espressione perplessa. Il suo sguardo vagò da Manuel a me, come se stesse cercando di capire quale tipo di legame ci fosse tra noi.

Le sue mani cominciarono a tremare.

Il silenzio era davvero imbarazzante.

Poi Paul girò sui tacchi e andò via, senza dire una parola, come aveva già fatto una volta.

Quando il pick up fu scomparso alla nostra vista, tirai un sospiro di sollievo.

“Bene! Ho fatto il pieno, possiamo andare” annunciò Lauren, che magicamente era riapparsa.

“Forza, vi aspetta un lungo viaggio” ci incitò con falsa allegria e si infilò in macchina, intenzionata a sparire nuovamente.

Manuel mi fissava intensamente, cercando di leggere le mie emozioni attraverso il mio viso.

“Stai bene?” chiese serio.

Era l’ultima domanda che mi aspettavo da Manuel.

“E tu?” risposi incerta.

“Io sono a posto! È stato imbarazzante… certo, potevi avvertirmi che è un fanatico del culturismo!”

Sorrisi, rassicurata dal tono allegro della sua voce.

“Sei il migliore!” esclamai, abbracciandolo.

“Questa l’ho già sentita. Non mi starai viziando, con tutti questi complimenti?” scherzò lui, ridacchiando.

Mi rivolse il suo tipico sorriso allegro, né sghembo, né canzonatorio: un sorriso normale, ma stupefacente nella sua semplicità e sincerità.

Incurante della presenza di mia cugina, che ci stava spiando da dentro la macchina, sfiorai le sue labbra con le mie. Prima che potessi allontanarmi da lui, Manuel imprigionò il mio viso tra le sue mani e mi coinvolse in un bacio più profondo e appassionato.

Infine, sfregò la punta del suo naso sul mio e dopo alcuni istanti di beata contemplazione reciproca, prendendoci per mano, ci avviammo verso l’auto.

Davanti a me la strada e la promessa di una magnifica vacanza.

Alle mie spalle, tanti ricordi e un passato che pensavo di aver messo da parte.

***

Nota di Yvonne:

Così finisce la mia storia…

Sono un po’ triste: mi sono affezionata a voi, che con tanta pazienza avete ascoltato il mio racconto, sopportando le battute di cattivo gusto e i piagnistei insulsi e ridicoli. Vi ringrazio per avermi concesso la possibilità di raccontare la mia verità: quella che la Meyer ha voluto occultare, per rendere più interessanti le vicende di Edward e Bella.

So che nel prologo avevo scritto che non ci sarebbe stato alcun lieto fine per me. In parte ho detto il vero: “nessun vampiro bellissimo e licantropo muscoloso si innamorerà di me” , ma il lieto fine c’è…

Diciamoci la verità: se vi avessi detto che la mia storia si sarebbe conclusa con uno scontatissimo “E vissero tutti felici e contenti”, avreste mai preso in considerazione l’idea di ascoltare il mio racconto? Pensateci e fatemi sapere!

Prima di salutarvi, ho un annuncio da fare!

Purtroppo per voi, questa è solo la prima parte della storia.

A questo punto molti di voi staranno urlando “NOOOO!!!!” e posso anche capire perché…

Ma se tra di voi dovesse esserci qualcuno, che si riconosce in almeno una di queste affermazioni…


- sono riuscito a leggere questa storia senza provare il bisogno impellente di tagliarmi le vene;
- ho trovato Bella sufficientemente antipatica;
- mi sono affezionato a Lauren e a Rosalie in modo che non avrei mai ritenuto possibile;
- considero Edward solo un bell’imbusto, tutto fumo e niente arrosto;
- adoro i licantropi e in particolare le licantrope;
- sono rimasto affascinato dalla subdola malvagità dei Volturi;
- ho sperato follemente che Bella perisse per mano di Aro alla fine di New Moon;
- sento dentro di me quesiti che premono per trovare risposta;

…allora consiglio a questo qualcuno di portare pazienza e aspettare, perché la seconda parte della mia storia fa proprio al caso suo!

Adesso vi saluto, con la speranza di rivedervi presto.

Grazie per la vostra attenzione…

Con affetto…

…una semplice sfigata, che ha vissuto ai margini di una favola fantasy famosa in tutto il mondo…

…la vostra Yvonne Brown!

P.S.: Manuel e Lauren vi mandano i loro saluti!

_____________

Nota autore:

è finita! Non ci credo! Che tristezza!

Allora, come vi sembra questo epilogo? Lo so che è corto, ma dpo ventidue capitoli, penso che possa bastare. Inizialmente avevo pensato di fare un salto di qualche anno e farvi vedere il futuro di Yvonne, ma ho pensato che, dovendo scrivere al meno un’altra ff su di lei, questo finale era meglio conservarlo per la fine della serie.

Quante di voi avevano previsto “l’inciucio” con Manuel? Anche in questo caso, inizialmente avevo pensato una soluzione differente… volevo farli mettere insieme all’università, ma ho pensato che per un possibile seguito, una bella relazione a distanza non sarebbe stata male come idea… cmq vedremo come si evolverà la loro storia…

Ho dovuto cancellare momentaneamente la serie “The Twilight Saga: la saga dal mio punto di vista” perché, secondo quanto deciso da Erika, le serie devono contenere al meno due ff. Quindi domani, al massimo dopodomani, posterò il prologo della nuova ff e così potrò ricreare la serie. Purtroppo però non vi assicuro degli aggiornamenti rapidi e regolari, perché ancora non ho le idee molto chiare… Tenete gli occhi aperti!

Infine… non centra assolutamente nulla con la mia ff, ma consiglio di andare a vedere il film Avatar (se non lo avete ancora fatto). La trama è un po’ scontata, lo ammetto, ma è un film spettacolare, che toglie il fiato!

Ringraziamenti.

Per Themis: ciao e grazie per la recensione. Si, hai ragione. È il minimo che i Cullen potessero fare per Yva. Sei curiosa di sapere cosa sarebbe accaduto se Yva non fosse intervenuta? Non mi stuzzicare, ok? Altrimenti comincio a scrivere un ff della ff!!! Grazie ancora! Baci Vannagio!

Per C4rm3l1nd4: Beh… alla fine si capiva dove volevo andare a parere… cmq, spero di non essere stata troppo scontata… Team Manuel? Non male come idea… cmq non sei pazza ad esserti iscritta al classico… o almeno non lo sei più di noi altre… XD Bacioni e grazie per i complimenti e il sostegno! Baci Vannagio!

Per Tom94: Carissima!!!! Spero vivamente di poter leggere le tue recensioni chilometriche nella prossima ff, soprattutto dopo essere stata minacciata sia da te, che da Kumiko Chan, affinghè scrivessi il seguito… cmq come al solito, ti ripeto, che l’autoflaggellazione non è necessaria!!! A chiunque ha trovato il cilicio ed è intenzionato a prestarlo a Tom: NON FATELO! Yva è contenta che il capitolo ti sia piaciuto, soprattutto per le tue chiappe. Cmq… ti do un consiglio: non prendere sul serio tutto quello che scrivo… se non vuoi farlo per te, fallo al meno per le tue chiappe!!!! XD Rosalie ti ringrazia per i complimenti. Dice che è contenta che tra i Twilighter ci sia qualcuno capace di usare il cervello e che non adori spasmodicamente i due deficienti, conosciuti come Edward e Bella… Riguardo il Sommo Oscar Wilde, se non fulmina te, per esserti paragonata a lui, allora fulminerà sicuramente me per quello che hai detto sulla mia ff… Lasciamo i GRANDI autori in pace. Non voglio essere colpevole di averli rivoltati nella tomba. Poverino… già si sarà rivoltato abbastanza a causa dell’ultimo film di Dorian Grey… discutibili rifacimenti cinematografici a parte, ti ringrazio per il sostegno, l’incoraggiamento e i bellissimi complimenti!!!! Bacioni Vannagio!

Per crazyfv: sono contenta che il finale ti sia piaciuto. Si, è vero! Ho sempre avuto questa fine in mente, fin dal primo capitolo. Con il progredire della storia è variato un po’ ma la sostanza è sempre stata quella!!! E si, è vero anche che ho cercato di portarvi fuori strada… ma a quanto pare inutilmente… Figurati! Quando una ff è bella, merita di essere pubblicizzata e poi lo faccio anche per Paul… Grazie anche a te per i compliementi e per avermi sostenuto con le tue recensioni! Bacioni Vannagio!

Per TheDreamerMagic: contenta che il finale ti sia piaciuto… alla fine hai indovinato: Manuel ed Yva sono proprio una bella coppia!!!!! Edward è un ragazzo di altri tempi e secondo me è rimasto cristallizzato nell’epoca da cui proviene, per questo si esprime in quei modi nella lettera. Alice invece è un piccolo uragano, inoltre, essendo sempre proiettata nel futuro, non si accorge nemmeno che certi suoi modi di esprimersi potrebbero destare scalpore… Grazie anche a te per i complimenti e le recensioni!

Per __cory__: Sono contenta che il capitolo ti sia picaciuto! Grazie per i compliementi e tutte le recensioni!

Per XoXo_GossipGirl: Sono contenta di aver soddisfatto le tue aspettative! Grazie per i complimenti e il continuo sostegno!

Per Midao: Ehi, ciao!! Rispondo alla tua recensione per il capitolo “telefonata”! Non l’avevo vista, altrimenti avrei risposto prima. Grazie per i complimenti. Non vorrei peccare di immodestia, ma anche io penso che il cap sia scritto discretamente. Edward è egoista e innamorato. Bella rappresenta tutto il suo mondo… lui è fatto così, anche se in fondo è pentito di aver messo in pericolo la vita di Yvonne… per quanto riguarda Paul… anche io lo adoro… prima non gli davo molta importanza, ma scrivendo questa storia, ho scoperto nuovi personaggi che mi hanno stupita e affascinata... Rispondo all'altra recensione: ti ringrazio per i complimenti, mi fa piacere che trovi ciò che scrivo piacevole e divertente. Sono contenta che Manuel ti stia simpatico, anche a me piace molto (l'ho creato io!) cmq, ritornando a Paul... vedremo cosa accadrà nella prossima storia...Grazie per il tuo sostegno e complimenti! Baci Vannagio!

Per asheptus: lo sapevo, che avevi capito!! Sono troppo scontata… cmq alla fine sono contenta che il finale sia piaciuto a tutti. E come hai potuto leggere, avevi ragione riguardo la visione di Alice: era proprio con Manuel che Yva sarebbe stata felice… doveva soltanto scoprirlo!!! Grazie anche a te per tutte le recensioni!!! Bacioni Vannagio!

Per Kumiko_Chan: ciao cara!!! Ti piace troppo Paul vero? Sei rimasta delusa che Manuel fosse solo Manuel? Mi spiace... Per quanto riguarda Edmund, hai ragione tu, ma Manuel non sa che lui è un vampiro, altrimenti sarebbe giunto alle tue stesse considerazioni!! Per quanto riguarda Lilian è proprio come sembra... Ti sono piaciute le canzoni? Davvero? Allora vuol dire che le hai ascoltate? Sono contenta!!! Sei l'unica che non si aspettava Manuel al ballo... tutte le altre lo avevano capito prima!!! Se il soprannome "orsacchiotto di stoffa" ti piace, allora vedrò di usarlo in futuro! Grazie per i complimenti e per il sostegno che mi hai dato dall'inizio alla fine!!! Bacioni Vannagio!!

Grazie a tutti: coloro i quali hanno aggiunto la mia ff tra i preferiti; coloro i quali l’hanno inserita tra i seguiti, coloro i quali l’hanno solamente letta e infine, ringrazio ancora una volta, tutte le ragazze che, alcune in modo costante, altre sporadicamente, hanno recensito la mia storia. Siete state voi a incoraggiarmi ed ispirarmi e senza il vostro appoggio, non so se sarei andata così in fondo! Spero di ritrovarvi tutti nella mia prossima ff, naturalmente non posso costringere nessuno!

Infine rigrazio anche Stephenie Meyer: gliene abbiamo dette di tutti i colori, ma la verità è che senza di lei, non esisterebbero questi personaggi verso cui provo una sorta di odio e amore e quindi, senza di lei, non esisterebbero nemmeno Yva, Manuel e tutta la mia storia!!!

Grazie, grazie, grazie!!!

A presto, Vannagio!

P.S.: risponderò alle vostre recensioni, nel prologo della nuova ff...

N.B.: ho postato la nuova storia... "New Moon: la storia dal mio punto di vista."

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