Prince Of Persia:The Journey Of Light

di darkfrance
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'alba di un nuovo viaggio ***
Capitolo 2: *** Visioni e separazioni ***
Capitolo 3: *** Fughe e decisioni ***
Capitolo 4: *** La tomba ***



Capitolo 1
*** L'alba di un nuovo viaggio ***


PRINCE OF PERSIA:

THE JOURNEY OF LIGHT

alcuni giorni più tardi...

Era un pomeriggio normale nel deserto, il sole batteva caldo sulla sabbia, il vento soffiava leggero sulle dune spostando lunghe ondate di granelli con se, e nessuna nuvola carica di pioggia era all'orizzonte.
Il paesaggio continuava cosi per kilometri e kilometri, tranne che in un punto, dove si trovava una lunga scia di impronte sulla sabbia lasciata da un insolito gruppetto.
Due persone stavano attraversando il deserto a bordo di un animale.
Un giovane uomo, che per vivere faceva il predatore di tombe, una principessa magica di un regno ormai in rovina, e un asina che cominciava ad essere stufa del suo lungo viaggio.
“quanto manca ancora?” chiese elika mentre prendeva una borraccia
“non molto ormai,domani sera sera saremo già arrivati in citta” rispose lui.
era stato un viaggio abbastanza tranquillo, niente corruzione, nessuno che tentasse di ucciderli, niente trappole mortali o pericoli, insomma sembrava che fossero tornati a vivere una vita normale.
“allora elika, ora ce finalmente abbiamo un po' di pace, perché non mi racconti qualcos'altro di te?” chiese il principe
“beh cosa vorresti sapere?”
“non so, com'è stata la tua infanzia, com'eri da piccola, queste cose insomma.”
“beh” inizio lei sorseggiando un po' d'acqua dalla borraccia presa poco prima “forse ti stupirà saperlo ma da piccola non facevo altro che combinare disastri”
“sul serio?, tipo cosa?” chiese lui curioso
“beh non ascoltavo mai la mia istruttrice , mi divertivo a nascondermi facendo disperare tutta la servitù, cose cosi insomma”
“sul serio?, eri cosi pestifera?” chiese lui stupido continuando a condurre l'asina nel deserto
elika prese un altro sorso d'acqua.
Dopo aver bevuto continuò “ si lo ero, ma poi crescendo ho capito l'importanza delle cose e che come principessa avevo delle responsabilità a cui non potevo sottrarmi.”
“e tu invece? Com'eri da piccolo? Correvi già dietro alle ragazze e ai tesori?” chiese scherzosa lei sporgendosi un po' verso di lui.
“veramente no, ero un ragazzo un po' come tutti gli altri, giocavo, aiutavo mio padre nel lavoro, niente di particolare, la vita scorreva tranquilla... poi venne la guerra...” aggiunse cambiando espressione
“dev'essere stato terribile” disse lei
“infatti, arrivavano notizie di tragedie commesse nei villaggi vicini, furti stupri, interi città rase al suolo, la situazione stava peggiorando e presto sarebbe toccato anche a noi”.
Mentre parlava gli tornavano in mente tutti quei momenti, anche se era piccolo quei ricordi erano rimasti impressi profondamente dentro di lui.
I volti spaventati di coloro che erano riusciti a fuggire, il pianto degli altri bambini rimasti orfani e delle vedove.
Poi riprese “siamo scappati, prima che arrivassero da noi, la mia famiglia e molti altri del mio villaggio decidemmo di andare via e diventare profughi”.
D'un tratto il principe fermò l'asina e scese dalla groppa.
“ cosa fai?” chiese la sua compagna.
Dopo aver preso una borraccia dalla roba caricata dietro lui iniziò a dar da bere alla sua asina
“ ha sete” rispose.
“e tu come lo sapevi?”chiese lei.
“ dopo tanti viaggi passati insieme ho imparato a conoscerla bene”.
L'animale una volta dissetato emise un verso come per ringraziare, e ripresero il tragitto.
“e...., com'è finita?” domandò lei timorosa.
Passarono alcuni minuti di silenzio quando..
“ non duro a lungo, il nostro villaggio si trovava nel cuore del regno ci sarebbero volute settimane prima di raggiungere il confine, e quando eravamo a circa meta strada..... ci trovarono” aggiunse.
“hai visto tutto?”
“veramente no, poco prima che arrivassero i miei genitori mi nascosero in un barile, ci rimasi per non so quanto tempo, alla fine uscii per cercare qualcosa da mangiare, tornai al nostro campo, ma lo trovai deserto, non c'era più nessuno”.
“capii che da quel momento me la sarei dovuta cavare da solo, ti confesso che avevo paura, il mondo ora mi sembrava cosi grande da esserne inghiottito”
“ e quindi cosa hai fatto?”.
“per prima cosa ho cercato qualcosa da mettere sotto i denti, dopo il passaggio dei soldati non cera rimasto molto, ma sono riuscito a cavarmela più o meno”
Elika ascoltava con attenzione, non lo dava a vedere ma le sue parole erano cariche di tristezza, doveva aver sofferto molto.
Per un attimo si ritrovo a pensare a cosa avrebbe fatto lei al suo posto, in quella situazione lei che aveva sempre vissuto con la sua corte vicina.
Probabilmente non sarebbe resistita tanto a lungo.
“poi decisi di dirigermi alla città più vicina, dove c'è gente c'è commercio e dove c'è commercio c'è cibo pensai, presi tutto ciò che c'era rimasto di valore in giro e mi diressi verso sakesh, a bordo della stessa asina che stiamo cavalcando ora” aggiunse con entusiasmo.
“vuoi dire che hai sempre avuto con te quest'asina?, sempre??”
“esatto, forse non ci crederai, ma ha un ottima resistenza nelle traversate, riesce a sopportare grandi pesi, anche se a volte è un po' troppo testarda e sparisce senza motivo” concluse.
Come per rispondere l'asina emise dei brontolii e si impenno facendolo finire a terra in una nuvola di polvere
“ah ah sembra che non sia contenta di ciò che dici di lei” disse elika divertita mentre lui si rialzava tutto sporco di sabbia
“ lo vedo, a volte mi domando se sia davvero un asina normale”
“ normale non lo è di certo, se riesce a sopportarti per giorni”
“ ormai dovrebbe averci fatto l'abitudine, e poi non sono cosi terribile da sopportare dai”
“ si certo, muoviamoci dai che si sta facendo buio” disse lei porgendogli la mano per farlo risalire.
Lui la affero e dopo essersi issato in sella ripresero il cammino.

Qualche ora più tardi, i due si erano accampati nel deserto, l'asina farah si trovava seduta accanto a loro a riposare tranquilla.
Poco prima il principe aveva messo su una piccola tenda.
“ mi spiace solo che è un po' piccola per due persone, ma non pensavo di tornare in compagnia”
“ pazienza, sopporterò anche questa”
" e dimmi vestiti ti stanno bene?"
" si grazie sono un po larghi ma non importa"
durante la loro sosta le aveva proposto di indossare dei vestiti più adatti a un viaggio nel deserto, cosi era uscito dalla tenda per permetterle di cambiarsi.
Elika aveva solo l'imbarazzo della scelta, c'erano vesti di ogni tipo, jallàbiyye dette anche caffettani(*), hayk(**),dei Sari (***) e molto altro anocra.
"meno male che avevo dei vestiti in più con me".
"ma hai rubato tutta questa roba da una tomba?"
“beh non proprio tutta, alcune cose le ho comprate io”
“con denaro rubato immagino”rispose lei con superiorità.
"ah ah proprio non riesci a pensare bene di me?".
"no mi spiace".
Era bello avere vicino una persona come lei penso il principe, cosi non c'era il problema della solitudine e del silenzio assordante.
“ecco ho finito, puoi entrare” disse lei
lui entro nella tenda.
Ora elika indossava una jhallabyyia verde chiaro.
Questo indumento era indossato prevalentemente dagli uomini, ma non ci sarebbero stati problemi se ne faceva uso anche lei.
Era una veste abbastanza attillata con le maniche tagliate per lasciare le mani libere.
Per il giorno successivo si era messa da parte un tagelmust(****), come quello del suo compagno ma di colore bianco non azzurro, cosi sarebbe stata al riparo dal caldo e dalla sabbia.
" senti mi chiedevo cosa pensi di fare ora?" chiese lui sdraiandosi al suolo
"te l'ho detto, troverò la mia gente "
"si ma hai una pista, un nome o qualcosa che ti possa aiutare?".
" no lo ammetto non ho nulla, ma sicuramente hormazd mi guiderà, come ha fatto con te e la tua asina"
aggiunse.
" ancora? non mi ha mandato nessuno qui, ero diretto da tutt'altra parte" rispose lui stizzito.
" già ora che ci penso , dove avevi in programma di andare?"
" beh a qualche giorno da qui c'è una città, era una delle tappe del mio itinerario, subito prima della mia
destinazione finale"
"ovvero? dove?"
"a jiamat, la capitale della regione, una delle più grandi e floride città che esistano".
"quanto è grande?"
"beh 2 o 3 volte la tua città , la parte più sviluppata è quella del porto, è uno dei crocevia mercantili più importanti da queste parti, li puoi trovare praticamente ogni cosa, cammelli, tappeti spezie, gioielli, schiavi...".
alla parola schiavi elika assunse un espressione contrariata.
"che c'è?" chiese lui.
"sono contraria alla schiavitù, non sono mai stati permessi nel regno degli ahura apparte che per un breve periodo, e mio padre si è sempre adoperato per evitare che questa pratica tornasse a essere usata"
"purtroppo in molte parti del mondo si fa uso di schiavi, di solito hanno anche un mercato specifico, nei porti o nei centri delle città".
"parliamo d'altro per piacere"
"come vuoi, allora dimmi..." inizio il principe con un altro argomento.

Intanto...

Nella valle degli ahura, nei meandri del palazzo sotterraneo ,una figura inquietante si muoveva lenta nei corridoi.
Era un palazzo ormai in rovina quello, nessuno lo curava a dovere ormai da anni, la polvere si trovava ormai
dappertutto, si vedevano più porte rotte che intere e le grate di ferro erano arrugginite quasi completamente,
ma questo aveva poca importanza.
Solo una parte di quel luogo aveva importanza, la parte che contraddistingueva quel luogo dal resto del regno.

Le prigioni.

Prima di hariman coloro che si erano macchiati di crimini orrendi erano stati rinchiusi li in attesa del giudizio
del sovrano.
C'erano due possibili destini per un condannato, a seconda delle colpe che aveva commesso.

La prima : l'esilio, se il condannato non era un pericolo incontrollabile sarebbe stato allontanato dalla valle, non vi avrebbe mai messo più piede anzi non sarebbe mai stato in grado nemmeno di entrarvici più, grazie a un incantesimo egli sarebbe stato bandito per sempre.

La seconda: l'esecuzione, se le colpe del condannato erano troppo gravi e non era possibile controllarlo non
poteva continuare a vivere, anche per giustizia verso coloro a cui aveva tolto la vita.

Dopo la guerra con hariman tuttavia se ne aggiunse un altra.

La terza pena: il D' thall, tradotto dalla lingua antica " bandito per l'eternità". questa pena veniva applicata, quando un essere magico arrivava nella valle degli aura e non era possibile sconfiggerlo con mezzi umani, il primo cerchio dei sacerdoti si riuniva e con una formula lo esorcizzava, la sua mente la sua anima e il suo corpo venivano spedite in un altra dimensione, che piano piano o avrebbe distrutto.
Per fare ciò serviva però un oggetto che, una volta incantato, facesse da catalizzatore e confinasse il
prigioniero.

Questo fece Hormazd alla fine della guerra con suo fratello, dopo averlo ingannato e rinchiuso nella prigione, lascio agli ahura le conoscenze necessarie perché potessero ripetere quel rituale da soli quando un entità magica li minacciava.
Anche se la guerra era finita comparivano sempre delle creature magiche nella valle, che fosse una coincidenza o il richiamo di Hariman non faceva molta differenza, venivano tutte rinchiuse.
Per contenere queste creature gli aura decisero di non usare il tempio dell'albero della vita, che faceva già da prigione per hariman, ma costruirono il Palazzo Sotterraneo.

Il palazzo era stato scavato interamente nella roccia e nel terreno e aveva una sola uscita, a differenza del palazzo reale non c'erano camere, sale da ballo o sedi culturali, nessuna biblioteca o giardini.
Era composto da solo tre piani, uno per ogni condanna possibile.

La figura scendeva le scale verso il 3° livello delle prigioni dove erano ospitati i condannati alla D'tall, lui che fino a qualche tempo prima era il sovrano del regno, il giudice dei condannati, stava per emanare un nuovo tipo di sentenza.

Il 3° livello contrariamente ai primi 2 era piuttosto singolare, invece di tante celle con i rispettivi prigionieri,
esso consisteva in un unica enorme sala,senza finestre, in cui erano immagazzinati tutti i catalizzatori.
Il portone della sala si apri lasciando entrare il sovrano.
Egli si diresse lentamente verso i catalizzatori osservandoli uno per uno, "non c'è bisogno di richiamarli tutti"
pensò " basteranno quelli giusti".
D'un tratto si fermo davanti a un piccolo bracciale di metallo, non sembrava molto pregiato, a prima vista era
solo un pezzo di metal ricurvo.
Il sovrano allungo una mano per prenderlo ma dopo pochi secondo scoppio una scarica di luce a mezz'aria
proprio dove si trovava la sua mano.
Il sovrano si allontano di qualche passo osservando la mano fumante con indifferenza, non poteva sentire
dolore ormai.
Tornò a guardare verso il bracciale riflettendo, " una barriera eh, pensavo che con i suoli fertili ormai corrotti
non ci sarebbero stati problemi, evidentemente mi sbagliavo".
In effetti se la protezione fosse stata alimentata dai suoli fertili tanto valeva collocare i catalizzatori nel tempio dell'albero della vita.
Mentre formulava questi pensieri estrasse con la mano destra la sua spada regale, una solida impugnatura nera faceva da base alla lama.
Alzò la spada verso l'altro per caricare il colpo e poi il braccio scatto violentemente verso il bracciale.
La barriera rispose automaticamente fermando il colpo a mez'aria.
L'aria frizzava per via delle scariche della barriera e tutto intorno a loro si sprigionavano scintille azzurre e
nere.
Dopo pochi secondi di lotta tuttavia la barriera si spezzò, in un attimo scomparvero le scintille e le scariche,
e il silenzio torno nella stanza, come se non fosse mai successo nulla.
Il sovrano osservo la lama della sua spada, per niente scalfita ,e si chinò nuovamente per raccogliere il bracciale, ormai senza protezioni.
"eccone uno , ne restano quattro".
_____________________________________

approfondimenti

(*) Un caffettano (dal persiano
خفتان, kaftan) è una tunica di cotone o di seta da uomo, lunga fino alle ginocchia, fornita di bottoni sul davanti e con maniche lunghe.
I caffettani indossati dai sultani ottomani costituiscono una delle più notevoli collezioni del palazzo di Topkapi a Istanbul.

(**)
l'hayk è un vestito tradizionale di alcune popolazioni del deserto, un retangolo di cotone di 7 metri da avvolgere intorno alla persona, con gli estremi posti sotto il mento da tenere con le mani

(***)
Il sari ((
साड़ी in hindi) è un tradizionale indumento femminile del subcontinente indiano[1], le cui origini risalgono al 100 a.C., ed è intuibilmente uno dei pochissimi indumenti ad essere stati tramandati per così tanti secoli.

Il sari consiste in una larga fascia di stoffa di circa un metro, la cui lunghezza può variare dai quattro ai nove metri, che viene avvolta intorno al corpo dell'indossatrice secondo vari metodi che variano a seconda della sua funzione. Lo stile più comune di indossare il sari consiste nell'avvolgerlo intorno alla vita, con un capo che gira intorno alla spalla lasciando scoperto la cintola.[1]

(****)
La tagelmust (o, con grafia francese, taguelmoust) è una lunga fascia di cotone, lunga di solito tra i 3 e i 5 metri, ma che può arrivare anche a 10 metri, tinta di indaco ed avvolta sul capo e sul viso dei Tuareg in modo da formare al contempo un turbante ed un velo che copre il volto lasciando libera solo una fessura per gli occhi.

È il copricapo tradizionale degli uomini presso i Tuareg, ma all'occasione può essere indossato anche da altre popolazioni. In tempi recenti si è preso ad usare anche tigelmas (plurale di tagelmust) di diversi colori, ma quelle tinte di indaco vengono riservate per le grandi occasioni.( fonte wikipedia )


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Capitolo 2
*** Visioni e separazioni ***


Prince Of Persia: The Joruney Of Light


Cap 2.


Erano ormai arrivati alla città, mura di pietra circondavano le case tutt'intorno a essa.

Entrarono senza difficolta attraverso una delle porte e si ritrovarono in una piazza adibita al mercato.

I raggi del sole si affievolivano piano piano lasciando spazio alle tenebre e tutti i cittadini si preparavano a fare ritorno alle loro dimore.

“bene ce l'abbiamo fatta, siamo a sunsurk” disse lui soddisfatto.

“sunsurk? È il nome della città?” domando elika.

“si ,significa “pietra grezza” infatti come vedi le pietre che la compongono non sono molto lavorate”disse lui.

Elika si guardo intorno e notò che aveva ragione, le pietre delle mura , come quelle delle case, erano lavorate in modo approssimativo, se qualcuno vi fosse finito addosso bruscamente, quasi sicuramente si sarebbe tagliato.

Questo accadeva perché le rocce dell'area circostante erano poco adatte a essere lavorate, cosi se ne prendevano pezzi medio piccoli per usarli come materiale da costruzione, impastandoli con altro materiale.

Le pareti erano formate da una mescolanza di queste pietre con una sostanza grigio scuro che le rendeva solide.

“meglio se troviamo una locanda per la notte, non ho proprio voglia di dormire all'addiaccio.” disse lui.

Iniziarono a girare per le vie della città, passando tra bancarelle dei negozi, vicoli delle strade piene di polvere, elika fissava tutto il posto con estrema attenzione guardandosi intorno cercando di osservare quante più cose possibili, era la prima volta che metteva piede fuori dal suo regno e inoltre vedere tanta vita in un luogo urbano , tante persone tutte insieme che abitavano in un solo posto, le dava un grande senso di nostalgia.

La sua mente era ancora immersa in questi pensieri quando...

“Eccoci qua”. Disse all'improvviso il principe.

Si erano fermati davanti a un edificio di tre piani, fatto in pietra e legno.

Accanto all'entrata c'era un insegna con scritto sopra “locanda delle due lune”

“io vado a vedere se hanno stanze libere, aspetta qui e tieni d'occhio farah, attenta che non sparisca di nuovo”.

Il principe entro dentro l'edificio chiudendo la porta alle sue spalle e elika rimase fuori per qualche minuto.

Stava facendo ancora più buio , le strade erano tutte deserte ormai, i mercanti e i cittadini si erano tutti ritirati dentro le loro dimore, dalle loro famiglie.

Immediatamente elika si ritrovo a pensare a suo padre e sua madre, ora che li aveva persi entrambi.

Lei morta e lui imprigionato assieme ad ahriman...

Faceva freddo quella sera.

Dopo poco il suo compagno torno fuori, “siamo fortunati hanno delle stanze libere e il prezzo è basso, e qui vicino c'è pure una stalla in cui lasciare gli animali, tu avviati pure dentro, io conduco farah nella stalla.”.

Questo la distolse dai suoi pensieri “va bene, quali sono le nostre stanze?” chiese lei avvicinandosi alla porta

“quelle in fondo al corridoio , al primo piano, ci sono dei fiori rossi e blu disegnati sulle porte, li riconoscerai subito”

“bene, allora a tra poco” disse lei entrando

il principe si diresse verso la stalla tirando la sua asina per le briglie, pensando a cosa avrebbero fatto l'indomani.


La notte...


Elika si trovava da sola in un corridoio, stava correndo, anzi fuggendo, da qualcosa, qualcosa di terribile che la inseguiva.

Dei passi pesanti si sentivano dietro di lei , tanto forti da far tremare le pareti e il pavimento,

Per terra c'erano vetri rotti di molte finestre che brillavano alla luce della luna.

Lei spinse ancora di più con le gambe, accelerando l'andatura e evitando i vari ostacoli lungo il cammino, voltò a destra scendendo delle scale a chiocciola, sentendo tremare i gradini dietro di lei sempre più violentemente.

“sta arrivando” pensò mentre finite le scale entrava in un altro corridoio più stretto con delle porte sui lati.

Apri una delle porte e vi entrò dentro in un attimo chiudendola alle sue spalle.

Era una stanza vuote, piccola e buia ma questo non era importante adesso.

Voltatasi rimase a fissare la porta tremante per alcuni secondi, fino a quando il rumore dapprima forse si ridusse pian piano, fino a lasciare solo il silenzio.

Si sedette a terra appoggiandosi con la spalle alla porta, riprendendo un po' di fiato.

Dopo alcuni minuti si guardo attorno nella piccola stanza, scoprendo che non era più una piccola stanza.

Si trovava in un grande salone rettangolare, dalle decorazioni impresse sul pavimento e sul soffitto , il pavimento era in marmo azzurro, lungo le pareti c'erano delle gradi finestre coperte da ampie tende.

Al centro della stanza si trovava una serie di dodici colonne disposte a cerchio.

Tutto però aveva l'aria di essere abbandonato da tempo, il pavimento era polveroso, le decorazioni rovinate in vari punti e le tende erano piene di buchi e strappi.


Ma tutte queste lo aveva notate solo di sfuggita, la sua attenzione era stata rivolta completamente alla creatura da cui stava scappando prima e che ora si trovava al centro della sala e la fissava con attenzione.

Non aveva una forma precisa, sembrava una massa informe della corruzione di ahriman.

Si stava avvicinando lentamente, lasciando intanto una scia nera sul pavimento dietro di se, a Elika, ancora seduta contro la porta.

Tuttavia mentre si avvicinava il suo aspetto mutava lentamente , istante dopo istante , fino a che non aveva assunto le sembianze di una giovane donna di media statura dai capelli lunghi marrone scuro, quasi nero.

Elika si alzo in piedi osservando meglio chi aveva di fronte, non sapeva perché, ma quella postura, quei capelli , le davano una sensazione... “familiare”.....

Erano ormai a meno di un metro di distanza, elika poteva vedere chiaramente i lineamenti del viso. Era diversa dai corrotti che aveva conosciuto, aveva un aria più curata, precisa, non rozza come loro.

“ma tu...” inizio la principessa a bassa voce quando si senti stringere violentemente il collo dalle mani della donna, cercò di lottare ma la sua presa era troppo forte, uso istintivamente il potere di ohrmazd ma la situazione non cambiò.

Piano piano si sentiva più debole, la testa si faceva pesante e la vista annebbiata.

Poi, il buio..........


Elika si sveglio di soprassalto nella sua stanza, era ancora notte, stava sudando e respirava affannosamente, si guardo intorno ancora sconvolta e disorientata, dopo pochi minuti capi che aveva fatto un brutto sogno.

Cerco di ricordare cosa mai la potesse avere spaventata cosi tanto, ma non ci riusci.

Si sentiva avvolta da una sensazione di freddo come mai aveva provato in vita sua, cosa mai poteva aver sognato di tanto terribile da farla sentire cosi, si chiese

Dopo vari minuti anche se cercava intensamente di ricordare non le veniva nulla in mente, il sogno era sparito cosi come era venuto.

Rassegnata cercò di riaddormentarsi con mille dubbi che si formavano nella sua mente.


Era sorto un nuovo giorno, elika stava alla finestra osservando la città che piano piano riprendeva la sua solita vita, la locanda in cui avevano dormito si trovava in una zona rialzata, grazie a questo si poteva ammirare nel panorama, una buona parte della città
“buongiorno, dormito bene?” disse una voce allegra vicino a lei.

Elika si voltò ma non c'era nessun'altra nella stanza e la porta che dava al corridoio era ancora chiusa.

“ma dove sei?” chiese lei

“qua” rispose divertito e la figura del principe si sporse a testa in giù dal bordo superiore della finestra.

“ma cosa fai?”

“oh niente facevo solo un giretto nei dintorni”.

“e usare le scale come fanno tutti no?”.

“ le scale non portano dove voglio arrivare io”.

“capisco, la gente ancora mezzo addormentata è più facile da derubare vero?”

“esatto, e poi chi dorme non piglia pesci” disse scendendo, e appoggiandosi al cornicione della finestra della camera di elika.

“e adesso?”chiese lui?.

“adesso... possiamo separarci”.

“cosa?” fece lui stupito, poteva reggersi su un cornicione anche con ù una mano sola senza vacillare ma quelle parole riuscirono a scalfire il suo equilibrio.

“si, ora che ahriman è nuovamente rinchiuso e che tutto è tranquillo possiamo anche separarci, dopotutto è per evitare che il mondo finisse che mi hai aiutato, no?”

lui non rispose subito, incerto su cosa dire.

“ beh si, è quello che ho detto.....” ammise lui, “ ma tu pensi di farcela da sola?, non sei mai stata nel mondo esterno ,o mi sbaglio, principessa?”.

“è vero , ma me la caverò, non preoccuparti”.

“sicura? La prossima volta potrebbe non capitarti di trovare un altro bel giovane che ti aiuti”.

“guarda che ti ho salvato molte più volte io la vita che non tu” ribatte lei.

“oh, giusto, è vero”ammise.

Calò il silenzio per qualche minuto.

“sei proprio decisa?”.

“ho un compito che devo assolvere, devo riportare la mia gente nel mio regno, in qualche modo”

lui scese dal cornicione e rimase a fissarla per qualche minuto, poi estrasse dalle sue tasche una bisaccia contenente delle monete d'oro.

“ecco tieni, ti serviranno” disse porgendole il denaro.

“soldi?”.

“si, non puoi mica andare in giro al verde”.

“grazie, per questo e per avermi aiutata contro ahriman, forse ci rivedremo ancora”

“magari in circostanze più normali” aggiunse lui

“forse, che ohrmazd sia con te” fini lei e usci dalla stanza.


Più tardi.....


Il principe camminava lungo le vie della città, aveva deciso di andare al mercato a comprare qualcosa per affilare la sua lama, logorata dopo tutte le botte date ai soldati di ahriman, e a rifornirsi un po' di provviste.

Lungo la strada osservava distrattamente le persone che si muovevano intorno a lui.

Tuttavia se solitamente si guardava intorno in cerca di belle ragazze o di facili prede da borseggiare, quella mattina era immerso nei suoi pensieri e le altre persone quasi non esistevano per lui.

Non aveva previsto uno sviluppo cosi con elika, certo non vedeva l'ora di tornare alla sua “normale” vita, ma allo stesso tempo si era abituato ad avere la presenza di lei accanto a se.

Era strano, non gli era mai capitato con nessun altro compagno di viaggio, di solito i volti dei compagni di viaggio scomparivano rapidamente dalla sua mente una volta che le loro strade si erano divise, invece quello di elika continuava a rimanere.

D'istinto girò a destra uscendo dalla strada maestra e prendendo la via per il mercato principale, era il momento di spendere un po' del bottino che da tanto giaceva nel suo bagaglio.

Nella strada stavano giocando alcuni bambini, dovevano essere piuttosto poveri a giudicare dai loro vestiti sporchi e logori, uno di loro con una veste grigia aveva in mano un sacchetto e gli altri lo rincorrevano, il principe non ci avrebbe fatto troppo caso se il bambino correndo non gli fosse venuto a dosso, urtandolo.

“ehi sta più attento” gli disse, ma il piccolo era gia corso via con i suoi compagni alle calcagna.


Riprese a camminare lungo la strada, decidendo cosa avrebbe fatto nei giorni successivi, sarebbe rimasto in quella citta per qualche giorno, poi si sarebbe diretto verso mahn-usk una citta poco distante.

Personalmente non aveva interessi nell'andare in quella citta, non c'erano ne buone locande ne posti interessanti o belle donne, però era la citta più vicina che aveva un porto e quindi la via più breve per arrivare a jiamat.

jiamat quella si che è una vera citta” pensò.

Era una delle citta più grandi che avesse mai visitato, una volta aveva provato a scalarne il punto più alto per vedere il panorama e non era riuscito nemmeno a vedere le mura che delimitavano la citta.

I mercati poi, c'e ne erano almeno sette, e ognuno con merci diverse tra loro, questo grazie anche alla posizione geografica della citta e alla sua importanza.

Anche se la maggior parte dei suoi pensieri si spostò verso shazad la proprietaria del bordello locale, e verso le notti avevano passato insieme, era una donna molto costosa, ma per quello che sapeva fare valeva tutti i soldi richiesti.

Era arrivato al mercato, si guardo intorno per trovare le bancarelle con i cibi da viaggio, a lunga conservazione, come la carne salata.

Dopo aver contrattato con il mercante il prezzo della carne di maiale che stava comprando fece per prendere la bisaccia in cui teneva i soldi dalle tasce interne del vestito.

Solo che le tasche erano vuote.

D'istinto comincio a frugarsi in cerca della bisaccia, forse l'aveva spostata in un altra tasca senza accorgersene.

Passarono alcuni minuti ma niente, non aveva più la bisaccia con se, eppure ricordava distintamente di averla presa con se prima di lasciare la locanda.

“se non hai di che pagare allora vai via!, ho altri clienti che aspettano” lo interruppe il mercante dai suoi pensieri, spingendolo via dalla sua bancarella.

Si allontano un poco e inizio a rifare la stessa strada dell'andata all'inverso, forse aveva perso la bisaccia mentre camminava e tornando sui suoi passi l'avrebbe ritrovata, anche se non nutriva molte speranze in questa possibilita.

Mentre si domandava come aveva fatto a non accorgersene, era arrivato nella strada dove i bambini giocavano a rincorrersi, erano ancora li e il ragazzo vestito di grigio stava ancora correndo, andando sempre addosso a delle persone, quasi a farlo apposta.

“dovrebbe fare più attenzione, se fa ...”.

Si fermo a meta di questo pensiero perche un altro ne aveva preso il posto ed era molto più urgente

“ehi ragazzino” disse facendosi sentire.

I piccoli e qualche passante si fermarono a guardarlo.

“tu con la veste grigia, vieni un attimo qui” disse, facendogli cenno con la mano.

Questi lo fisso per alcuni secondi, con uno sguardo indecifrabile, poi la sua espressione mutò in un attimo e di scatto inizio a correre via lungo la strada, più veloce che poteva.

“LO SAPEVO!” disse tra se e se il principe, rincorrendo il piccolo ladruncolo.

“dannazzione!, io sono un professionista, ho predato tombe, templi e palazzi e altro ancora, come ho fatto a farmi fregare da un moccioso di strada qualsiasi!”

Era quasi più arrabbiato verso se stesso che verso il ragazzino, non gli era mai capitato di farsi fregare cosi facilmente.

il piccolo correva veloce sgusciando tra le persone della strada, aveva tagliato dalle vie secondarie in cui erano, per immettersi in quelle principali, più affollate e quindi con più possibilita di fuggire.

Purtroppo per lui anche il suo inseguitore conosceva bene quelle vie, quindi non era difficile per lui stargli dietro, quanto alla folla,la sue esperienza e la sua agilita gli consentivano di non restare affatto indietro, anzi , minuto dopo minuto accoricava la distanza tra di loro.

“non ti lascero scappare!”disse tra se.


finito il secondo cap, mi raccomando commentate in tanti! ^^

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Capitolo 3
*** Fughe e decisioni ***


ringrazio elika e zhefer per i commenti, questocapitolo è di transizione diciamo, ma spero vi piaccia ( come ciò che verrà dopoXD)

Cap. 3


“Accidenti ma quanto è insistente quel tizio” penso majiid mentre già da alcuni minuti scappava disperato con il cuore che gli pompava a mille nel petto.

Nella sua veste in una delle tasche giaceva la bisaccia presa poco prima , a giudicare dal peso dentro dovevano esserci di sicuro delle monete d'oro che gli avrebbero fatto comodo.

“gli ho solo preso fatto un piccolo scherzo, non dovrebbe prendersela tanto” si disse mentre svoltava per una via minore a destra.

Correva più che poteva scansando agevolmente le persone, tenendo sempre gli occhi aperti per un possibile nascondiglio.

Per fortuna il respiro ormai non gli mancava, rubava da anni per sopravvivere.

Da quando era arrivato in quella città, al servizio dei suoi padroni come schiavo, non aveva fatto altro.

Non era portato per i lavori manuali, a causa della sua corporatura esile, ma era in grado di borseggiare praticamente chiunque, anche le persone più esperte.

Si vantava spesso di questo suo talento con i suoi amici, quando ne aveva l'occasione.

Da che aveva memoria era sempre stato uno schiavo, non aveva mai conosciuto la sua famiglia, sapeva solo che l'avevano venduto per pagare un debito di gioco contratto dal padre con “il capo”.

Il “Capo” era la mente dietro alla maggior parte dei crimini di quella città e di altre, aveva molte sedi sparse in luoghi strategici per, controllare meglio la sua zona, o almeno cosi aveva sentito majiid quando i suoi padroni ne discutevano.

Mentre questi pensieri gli scorrevano nella testa majiid cominciava a stancarsi, erano già diversi minuti che correva in città e la stanchezza iniziava a farsi sentire.

La vista cominciava a appannarsi leggermente mentre le gambe gli dolevano per lo sforzo prolungato, non sarebbe durato ancora a lungo, doveva togliersi di torno quello scocciatore una volta per tutte.

Scattò a destra lungo un vicolo, non c'erano nascondigli particolari li, ma aveva notato quella che poteva essere la sua salvezza.

Alla fine della strada c'era una strettoia fatta da due muri, troppo grossa per un adulto, ma lui non avrebbe avuto troppi problemi a passarci.

Con un ultimo sprint attraversò tutta la strada in un soffio, sentiva lo straniero sempre più vicino a lui e questo lo spingeva a correre maggiormente.

Fu proprio quando senti le dita di quel tizio sfiorare la sua nuca che si lanciò verso la sua ultima possibilità di farla franca.

Entrò nel muro di traverso strusciando contro le pareti ruvide, nel farlo non pote evitare di digrignare i denti, sentendo tutti i piccoli graffi che si formavano sui suoi bracci.

Attraversò tutta la strettoia e usci dall'altra parte di nuovo su una via principale di jamat.

Si chinò in basso tastandosi la pelle in più punti per controllare le ferite.

Non era niente di grave, roba superficiale, per fortuna.

Una volta constatato ciò si senti invadere da un senso di felicita e soddisfazione, certo che se le era proprio sudate quelle monete.

Aprì la bisaccia ansioso di esaminare il bottino.

Majiid sgrano gli occhi per ciò che vide all'interno.

C'erano dentro 19 monete d'oro, 10 d'argento e 4 di rame, la sorpresa stava nel fatto che le monete d'oro di solito erano poche, quando c'erano.

Evidentemente quel tipo doveva essere proprio ricco per andare in giro con questa piccola fortuna.

Ben contento si diresse verso la “casa” dove abitavano lui e gli altri suoi amici, normalmente sarebbe dovuto andare dal “Capo” a versare una quota sul suo furto, ma non voleva affatto rimetterci quelle monete, di sicuro poi gli avrebbero lasciato solo quelle di rame

“ehi majiid”.

Il ragazzo si immobilizzo nella strada, voltandosi e maledicendo la sorte.

A chiamarlo era stato hassan, uno degli agenti del “capo” si aggirava in città a raccogliere informazioni, origliando e in altri modi.

Portava una veste bianca leggera, e aveva il volto coperto con un cappuccio, comodo in caso di fuga.

“ho sentito che hai dato spettacolo oggi ragazzo, la gente ha visto un ragazzino correre da una parte all'altra della città inseguito da una persona, un borseggio finito male? Non sembra da ciò che hai in mano” aggiunse notando la bisaccia aperta.

“si ... beh io...”

“scommetto che stavi per andare a versare la tua quota al capo, non è vero majiid? Sono sicuro che apprezzerà quelle monete d'oro” disse divertito scomparendo tra la folla.

Mentre se ne andava l'odio che majiid provava per quell'uomo crebbe a dismisura, ora per colpa sua non poteva più tenere per se il bottino.

Sconsolato si rassegno a cambiare direzione verso la dimora del capo.

Lungo la strada oltrepasso una piazza in cui si era radunata una folla di gente, non ci presto molta attenzione non era dell'umore, da ma quel poco che sentì gli parve di capire che fosse in atto uno spettacolo di magia.

“tse, come se quelle cose esistessero sul serio” disse sarcastico.

Ecco era arrivato alla dimora del capo, un edifico abbastanza grande a due piani, fatto in pietra grigia come tutti quelli intorno.

Ma diversamente dalle altre costruzioni, questo aveva una botola che conduceva ai sotterranei della città di jamat, che ora venivano usati dal capo come centro di stoccaggio e spedizione delle merci che..... “requisiva”.

Era un modo di lavorare molto comodo e discreto, infatti il “capo” trattava in armi, schiavi, spezie, oggetti preziosi, bestiame, era meglio evitare di dare nell'occhio.

Majiid si avvicino alla porta e dopo aver bussato e detto la parola d'ordine entrò.

“devo versare la quota al capo” disse, e si avvio per le scale che stavano sulla destra mentre il guardiano chiudeva la porta alle sue spalle.

Era stato in quel posto cosi tante volte che ormai il muoversi gli veniva quasi automatico.

Ora era fermo d'avanti alla porta di una stanza, dentro stava il “capo” con i suoi uomini di maggior fiducia, probabilmente stavano facendo il punto delle varie situazioni.

Mentre apriva la porta senti parte del discorso di cui stavano discutendo.

“la carovana parte domani da Ma-hol, abbiamo già stabilito come procedere”

Quattro uomini erano in piedi con lo sguardo chino su dei fogli posti sopra un tavolo rettangolare, a parlare era quello di loro che stava a capotavola.

Un uomo alto, sulla quarantina,vestito di rosso, dai capelli bruni.

Il volto era molto rugoso, segnato da varie cicatrici, ma la cosa che colpiva di più erano gli occhi, penetranti e neri come la pece.

Accanto a lui ai lati del tavolo stavano due uomini un po' più giovani, dai capelli lunghi neri tenuti sciolti, indossavano vestiti color sabbia.

Di fronte a lui invece, in fondo, stava un uomo vestito con una tunica verde chiaro e un turbante bianco in testa, portava un paio di occhiali di rame e sembrava il più anziano dei presenti.

“ abbiamo corrotto uno dei mercanti, addormenterà le guardie della carovana con del sonnifero e a cose fatte gli daremo una parte del bottino come pagamento, o almeno cosi crede lui” proseguì il rosso con un sorrisetto stampato sulle labbra.

Poco distante dal tavolo, seduto su una sedia vicino alla finestra, stava il capo, la sua corporatura era leggermente più piccola della media, ma questo non gli impediva di essere molto temuto.

Sul volto teneva poi, una maschera biancha con ricami rossi e oro che lo copriva completamente, anche gli occhi erano nascosti, dietro a delle lenti scure color viola.

“che vuoi , ragazzino?” disse uno accorgendosi della presenza di majiid sulla porta.

Il giovane fece qualche passo nella stanza,

“io... sono q-qui per versare la quota al capo.” disse nervoso, tenendo la bisaccia con le mani.

Uno dei quattro, il rosso, si avvicino a lui e levatagli di mano inizio a osservare il contenuto.

“ bene bene oro argento e rame, allora a qualcosa servi ragazzino”

“tieni” disse infine, gettando a terra delle monete di rame “ e ora sparisci” aggiunse, tornando al tavolo.

Majiid raccolse rapidamente le monete pensando “neanche tutte, dannato...” e se ne andò.

Mentre scendeva le scale li sentiva parlare di nuovo dei loro piani,

“ a iusmak c'è un mercante d'armi che da più di un mese insiste a non volerci pagare le quote per poter commerciare, penso sia ora di fargli capire con chi ha a che fare...”

“mandiamo un assassino a fare una visita a sua figlia?” propose quello alla sua destra.

“meglio rapirla, cosi non avremo problemi in futuro” disse l'occhialuto.

“d'accordo, Ahmad prendi uno dei tuoi ragazzi e mandalo a casa del mercante, sta nella parte ricca di iusmak” disse il rosso all'uomo alla sua destra, “c'è altro?” domandò?

“no.... , beh in effetti ci sarebbe una cosa” disse l'altro dal vestito chiaro

“cosa?”

“la tomba che abbiamo trovato poco fuori città, quella che sembrava praticamente inaccessibile”

“e allora?”

“ beh gli uomini che abbiamo lasciato di guardia ci hanno raccontato che alcuni giorni fa la terra ha iniziato a tremare e che quando aveva finito uno dei muri era venuto giù, sembra che ci sia un passaggio tra quelle macerie, ma bisogna prima sgombrarlo dai detriti”

non appena ebbe finito, il Capo che aveva sempre ascoltato si introdusse nella discussione avvicinandosi ai quattro “mandate degli uomini a sgombrare le macerie, usate dei carri e caricate anche delle provviste bastanti per alcuni giorni, voglio che quella tomba venga esaminata da cima a fondo” disse con voce glaciale.

“capo, ecco..., sinceramente non mi sembra necessario, quella tomba è di piccole dimensioni e non si capisce nemmeno a che popolo appartenga, secondo me difficilmente ci sono oggetti di valore la dentro”disse il rosso.

Il capo si portò davanti a lui con una mano sull'elsa della spada “chi è che comanda qui? metti in discussione i miei ordini?”.

Tutti fecero un passo indietro, l'atmosfera rea cambiata in un attimo diventando assai tesa.

il volto del rosso impallidi leggermente alla vista della mano sulla spada “ no.., no certo, chiedo scusa, pensavo solo.....” mormorò.

Il capo attraversò la stanza e tornò a sedersi “non ti ho detto di pensare, ti ho detto di agire, partirete domani”

“domani? ma....” inizio il rosso, ma le parole gli morirono in gola, aveva già irritato il capo una volta, non era saggio riprovarci.

“è tutto, andate”.

I quattro uscirono mentre il capo restava seduto a riflettere, inconsapevole del fatto che qualche metro più in alto, vicino alla finestra, sdraiato all'ingiù, stava ad ascoltare uno straniero che qualche tempo prima si era visto scippare i soldi da un ragazzino.

“ alla fine è stato un bene che quella peste mi avesse derubato” pensò.


“eh no, non posso certo permettere che dei simili farabutti mettano le mani sui preziosi di qualche morto”

si alzo in piedi per scendere lungo i tetti da cui era arrivato


“non prima che ce le metta io almeno”


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Capitolo 4
*** La tomba ***


Prince Of Persia: The Journey Of Light.

La tomba.

I cammelli procedevano a passo lento in fila per due, in cima alla carovana stavano l'uomo vestito di rosso e la guida, gli unici due a conoscere l'itinerario per la tomba.

Anche se non c'era un filo di vento faceva comunque freddo quella notte.

“I rifornimenti d'acqua dovrebbero essere arrivati ormai, sono partiti con alcuni giorni d'anticipo rispetto a noi” fece la guida accanto a lui.

“sarà meglio per loro” disse miahr, l'uomo in rosso mentre prendeva un sorso dalla sua borraccia.

Odiava i viaggi in carovana, non poter mai portarsi tutto il materiale occorrente in un solo viaggio, dover essere sempre riforniti di acqua durante il tragitto tramite i messaggeri mandati alle oasi, ingrassare le bestie con mesi di anticipo, queste e altre necessità rendevano il viaggio in carovana assai problematico.


Fortunatamente questa volta aveva trovato delle bestie già pronte al viaggio, i duemila cammelli con cui miahr stava viaggiando erano destinati in principio a portare rifornimenti alla città di Almohad, stretta da un assedio di una città vicina, ma alla vigilia della partenza arrivò in città la notizia che amohad era caduta quella notte, grazie a delle spie infiltrate che avevano aperto i cancelli e ucciso le sentinelle notturne.

Ora probabilmente i cittadini erano già schiavi, o morti.

Miahr aveva colto l'occasione e dopo un breve “colloquio” con il proprietario aveva ottenuto il possesso della carovana a un prezzo favorevole.


Ora quella carovana trasportava in viaggio dei predatori verso una tomba che poteva benissimo essere vuota.

“che spreco di risorse” miahr non riusci a trattenere un commento.

“come ?”chiese la guida

“niente, lascia stare” rispose brusco.

Miahr guardò il cielo, privo di nuvole, come sempre del resto, si vedeva bene la costellazione di “talämt”* che era di fondamentale importanza per il loro itinerario.

Avevano deviato dopo aver passato l'ultima oasi, quella di Cufra, e considerate le ore di cammino trascorse ormai dovevano essere prossimi alla meta, il campo doveva essere vicino.

Sul volto di miahr comparve un ghigno beffardo al pensiero di quante oasi erano sotto il loro controllo e cosa questo volesse dire.

Controllare un oasi poteva voler dire controllare la vita o la morte di una o più città in quanto è solo tramite esse che si possono stabilire le vie commerciali nel deserto, e quindi i rifornimenti.

Ovviamente la locazione delle loro oasi era segreta e la maggior parte di esse si trovavano quasi tutte nel pieno del deserto, solo il Capo e le guide più anziane al servizio della setta le conoscevano.

Il capo, spesso miahr si chiedeva come avesse fatto una persona cosi a mettere insieme un organizzazione come quella, certo era un ottimo combattente, ma spesso le sue decisioni apparivano senza senso, e non solo a miahr.

Come questa di mandare immediatamente un carico a depredare una tomba di cui non si sapeva nulla, poteva benissimo mandare un piccolo gruppo in esplorazione, non un intera carovana, se non avessero trovato niente sarebbe stata tutta fatica sprecata.

Ma c'erano anche altri cosi anche più strani, come quella volta in cui, di notte, aveva fatto dipingere un mulo rosso a due teste sul pavimento della piazza di jahmat, senza spiegare il perché di un gesto simile.

Se solo avesse potuto.....

“siamo arrivati” fece la guida

miahr distolto dai suoi pensieri guardo di fronte a se e tirò le briglie del cammello per farlo fermare

“uomini siamo arrivati” disse all'improvviso.

Davanti a loro, illuminata dalla luna e dalle stelle, c'era una cava, un enorme buco nel terreno occupato per la maggior parte dalle tende dell'accampamento.

Sulla destra, vi era lungo un sentiero rialzato che proseguiva dentro una gola, al cui termine vi erano gli ingressi alle caverne che portavano alla tomba, erano tre.

Miahr prese una torcia tra la roba dietro di lui nel carro e la accese, le sentinelle ormai dovevano averli visti.

Si sprigionò una fiamma dal colore di un verde acceso, dopo averla tesa verso l'alto la fece ruotare prima a destra e poi a sinistra, descrivendo in aria un semicerchio.

Dal campo, in lontananza, pochi secondi dopo si accese una luce blu e anch'essa descrisse un semicerchio, ma rivolto verso il basso.

“scendete di sotto e piantate le tende, domani inizierete a lavorare”

miahr vide un sentiero sulla sinistra, una discesa che portava direttamente al campo, lo intraprese, e cosi gli altri dietro di lui.

Alla sua sinistra la guida sembrava preoccupata, stringeva forte un pendente con raffigurata una mezzaluna con una stella davanti.

“Che hai” fece miahr.

“una sciagura potrebbe abbattersi su di noi signore”

“ ma che stai dicendo?” domandò subito.

“ guardi signore, la costellazione talämt*,la stella più in alto e quella più in basso brillano maggiormente, sono gli occhi del maligno che sta per abbattersi su di noi”.

Miahr alzò gli occhi al cielo scettico, effettivamente le due stelle brillavano maggiormente.

“non stare a piagnucolare, sono solo superstizioni, le stelle servono come riferimento punto e basta” disse e continuò a marciare.


Alcune ore più tardi, la maggior parte dei predoni stava dormendo nelle loro tende, eccetto le sentinelle che montavano la guardia scandite da turni rigorosi.

Davanti all'ingresso delle caverne stavano due uomini, seduti vicino a un fuoco, per ingannare il sonno stavano scommettendo, tirando un dado a sei facce per terra.

Erano vestiti pesantemente, con abiti rossi e blu che li coprivano del tutto, lasciando lo spazio solo per vedere con gli occhi.

Avrebbero dovuto impugnare delle lance, ma queste erano posate a terra accanto a loro.

Sopra i vestiti indossavano delle uniformi nere a maniche lunghe, portavano ancora le spade sul fianco sinistro, legate alla cintura, mentre sul destro si poteva scorgere una serie di pugnali da lancio.

“ah ah ah, la fortuna è con me stasera” disse uno tutto contento, mentre raccoglieva i dadi e la sua ultima vincita.

L'altro invece era tutt'altro che allegro “che Allah ti fulmini, è il terzo giro che vinci, non puoi avere tutta questa fortuna”.

“a quanto pare si invece” lo prese in giro.

“magari stai barando” sussurro l'altro con occhi sbarrati.

“con i tuoi dadi?”.

“tira” concluse l'altro.

Prima di tirare, gli passo una fiasca, “ tieni, addolcirà il sapore della sconfitta”.

L'altro, dopo essersi scoperto il viso, aprì la fiasca e la portò alla bocca, dopo appena qualche sorso la allontanò violentemente, tossendo con forza.

“ah forse non te l'ho detto, è una bevanda piuttosto forte”

“....coff.... ,accidenti a te, stai cercando di avvelenarmi? Cos'è questo? Raki**? ” chiese mentre si riprendeva.

“ no arak*** non diluito, piuttosto forte eh”

“anche troppo, ora riprendiamo la partita”

e continuarono con un altra serie di tiri, quando sentirono un rumore sopra di loro.

Si voltarono di scatto, uno mettendo mano all'elsa della spada, l'altro raccogliendo una lancia vicina.

Rimasero fermi alcuni istanti in silenzio cercando qualsiasi movimento o suono, ma non successe niente.

“sarà stata una pietra”

“ si hai ragione” e si rimisero a sedere.

Dopo alcuni minuti uno dei due si alzo “ torno subito, vado a prendere un altro po' di arak,ti lascio l'altra bottiglia, bevila se te la senti” e si incammino verso il campo

“ si , come no...” ironizzo il compare rimasto seduto.

Portò il bordo della fiaschetta al naso per sentirne l'odore, ma lo allontano quasi subito.

“ no, non fa per me”.

Più tardi l'altra guardia stava tornando, con in mano un altra fiasca, più grossa della prima

arrivato al posto di guardia, però trovò il suo compare a terra svenuto, la fiaschetta che gli aveva lasciato era per terra accanto a lui, aperta e vuota.

“lo sapevo che non avrebbe rett.....”

una presenza alle spalle.

un braccio intorno al collo.

Una pressione fortissima contro la gola quasi da temere che la testa stesse per staccarsi.

In pochi secondi era tutto finito

la guardia appena tornata era a terra priva di sensi, la seconda fiaschetta era rotolata per terra, come la prima.

La persona che aveva stordito le due guardie, la prese e la rovesciò sulla faccia dell'uomo appena svenuto.

“ ecco, cosi non ci saranno problemi quando li troveranno qui”


Il Principe correva rapidamente nella caverna con una torcia in mano, presa alle due guardie all'inizio della gola“ bene ora che ho superato le guardie voglio arraffare quanta più roba possibile prima che arrivi il resto di quella gentaglia”

i lavori di scavo erano stati portati parecchio avanti, ormai dovevano essere vicini all'ingresso.

Avevano piazzato delle torce da accendere lungo le pareti mentre al centro stavano alcuni carrelli, probabilmente servivano a portare i pezzi di roccia scavata.

“non avrei mai pensato che della gente come quella potesse darsi cosi tanto da fare per me” pensò mentre proseguiva, “forse allora dovrei lasciare loro qualcosina...........uhm no, basta il pensiero”.


Arrivo a un punto in cui la linea di carrelli e le pareti della caverna si interrompevano, era davanti a una parete fatta di pietre ammassate una sull'altra.

Iniziò a spostarle, servendosi a volte degli attrezzi che erano stati lasciati li dai predatori di tombe.

Dopo qualche ora riusci a creare un passaggio abbastanza grande per passarci attraverso. Si mise a carponi e vi si infilo.

Sbucò in un corridoio, il pavimento era fatto di mattonelle quadrate gialle, come le pareti, che però invece di essere parallele, convergevano verso l'alto, come a formare un triangolo.

“bene ora devo solo trovare le camere funebri”

Inizio a esplorare la tomba tenendo alta la torcia e stando bene attento a non mettere mai il piede al centro di una mattonella, questa disattenzione gli era stata più volte fonte di guai.

Mentre si muoveva cercava di capire a quale popolo potesse appartenere la tomba, sperava fosse egiziana ma dopo i primi minuti gli era parso abbastanza evidente che non era cosi.

Le decorazioni e lo stile di costruzione erano troppo diversi.

Ormai aveva imparato a distinguere abbastanza bene le varie tombe, a seconda di com'erano costruite e strutturate.

Le sue preferite erano appunto quelle egizie, non certo per il trattamento verso il defunto, ma perché erano quelle in cui aveva trovato i bottini più consistenti.

“ ehh loro si che sanno come riverire un morto” ammise.

Gli tornò in mente quella volta in cui era stato inseguito solo per avere preso una piccola coppa sigillata da una tomba egizia, che però invece di gioielli o oggetti preziosi, conteneva solo le viscere essiccate di un faraone di qualche secolo prima.

Quella era stata proprio una fregatura, girò a destra seguendo il corridoio e si trovò di fronte a una porta, provò a spingerla premendo in avanti sulla maniglia e questa si apri senza problemi, rivelando un ampio salone al cui centro c'era un enorme scrigno aperto pieni di gioielli.


Non entrò immediatamente.


“nessun meccanismo particolare per arrivarci, un tesoro in bella vista e anche la porta aperta? , fantastico!, ora devo solo capire dov'è la fregatura ”.


Primo: la porta.

La osservo bene; era di legno ,abbastanza marcio per non essere sfondato con una o più spallate e apparentemente non c'era nessun filo nascosto o meccanismo che potesse aver fatto scattare qualcosa.


Secondo: il pavimento.

Le mattonelle erano le stesse del corridoio; non sembravano pericolose, ma le avrebbe attraversate come aveva fatto in precedenza, per sicurezza.


Terzo: le pareti.

Erano spoglie, assolutamente prive di decorazioni o ornamenti vari, osservò meglio per controllare se ci fossero fori pronti a sparare delle frecce, ma anche di quelli nemmeno l'ombra.


Possibile che fosse tutto libero? Iniziò ad avanzare lentamente verso lo scrigno.

“ forse c'è qualche allarme a pressione, se lo scrigno si svuota troppo scatta la trappola”.

I suoi pensieri vennero interrotti perché arrivato a pochi metri dallo scrigno il suo piede attraverso il pavimento, tirandosi dietro anche il resto del corpo ovviamente.

Si ritrovo a ruzzolare giù in una voragine, appena apparsa al posto del pavimento.

“una magia?? accidenti è una persecuzione! ”.

Le pareti rocciose scorrevano sulla sua pelle graffiandola come fossero artigli.

Cercò di controllare la caduta con la sua agilità e dopo alcune spinte riuscì a riassestarsi continuando a scivolare in profondità lungo le rocce.

La torcia, stretta ancora nella mano libera illuminava la discesa che aveva iniziato a curvare formando quasi una spirale.

“spero davvero che questa discesa non finisca in un...” non ebbe il tempo di pensarlo che un abisso vuoto comparve davanti ai suoi occhi.

Immediatamente usò la mano con il guanto per aggrapparsi alla roccia, ma ormai aveva preso troppa velocità e riuscì solo a rallentare.

Istante dopo istante tentava di aggrapparsi a qualcosa mentre il bordo si faceva sempre più vicino.

La roccia finì e si ritrovo a cadere nel vuoto senza possibilità di scampo

mentre precipitava verso il basso gli passò davanti tutta la sua vita, i primi borseggi, i viaggi in terre lontane, le donne che aveva avuto ( su questo indugio qualche istante in più).

Quando all'improvviso la caduta si fermò, senti il braccio con la torcia in mano teso verso l'alto verso un enorme luce.

D'istinto chiuse gli occhi lasciando che le forze della natura facessero il loro lavoro.

La presa al braccio si sciolse e iniziò di nuovo a cadere.

“Verso gli inferi dunque?” si disse.

Stavolta la caduta finì quasi immediatamente.

Si guardo intorno, il paesaggio sembrava identico a prima

“uh? Tutto qui? Sinceramente me l'immaginavo diverso l'aldilà” disse, mentre la luce tornava ad avvicinarsi dall'alto.

Stavolta però diminui di intensità man mano che si avvicinava a lui, lasciando vedere una giovane donna dai capelli mori al suo centro.

“se non ci fossi io ci saresti già da un bel pezzo nell'aldilà” disse una voce femminile molto familiare.


Talämt*:


I tuareg hanno una profonda conoscenza delle stelle, che costituiscono uno strumento indispensabile per orizzontarsi nel deserto. Anch'essi, come molti popoli del mondo, hanno individuato nella volta del cielo delle costellazioni in cui vedono personaggi e animali collegati ad una serie di miti.

Orsa Maggiore = talämt (la cammella), che comprende almeno 9 stelle:


Raki**:


Il termine raki cambia significato a seconda del posto in cui usa. Infatti per i greci è una grappa bianca, per i turchi è un’acquavite aromatizzata con anice, simile all'ouzo greco, e considerato una bevanda nazionale.

Il Raki si ottiene dalla distillazione di vino fermentato o prugne, dal grano o patate, o dai datteri. Il prodotto viene poi aromatizzato con anice. Si presenta come un liquido incolore con una gradazione alcolica minima del 28%.


Arak***:


L'Arak o anche araq (in arabo: عرق) è una bevanda alcolica tradizionale prodotta e apprezzata nella Mezzaluna fertile. Tradizionale in Libano e in Siria ha visto il concentrarsi della produzione in Libano, dove è presente un'importante comunità cristiana, mentre, a causa del divieto islamico di bere alcolici, sta scomparendo dagli altri paesi del Medio oriente con il declino delle comunità non musulmane prima fiorenti

Lo si ottiene a partire da succo d'uva distillato come acquavite al quale si aggiungono grani d'anice. Viene invecchiato in giare d'argilla. Il risultato è una bevanda all'anice simile all'ouzo, al raki o al pastis.

L'arak puro è prodotto con una gradazione tra 50° e 70° gradi alcolici, ma viene bevuto allungato con acqua o con ghiaccio da 3 a 5 volte.

mi raccomando commentate in tanti!! ^^

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