Il patto di Hagne (/viewuser.php?uid=33495)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prefazione ***
Capitolo 2: *** Dove sono finita? ***
Capitolo 3: *** Non mi importa di nulla ....o si? ***
Capitolo 4: *** Alla fine non era tutto un sogno ***
Capitolo 5: *** Sogno o son desta ? ***
Capitolo 6: *** Traditore ***
Capitolo 7: *** La bambina dei desideri ***
Capitolo 8: *** Dolore ***
Capitolo 9: *** Le due metà ***
Capitolo 10: *** Come se non fosse mai esistita ***
Capitolo 1 *** Prefazione ***
"Non
saprei ben narrare l’avventura nella quale
improvvisamente mi trovai volente o nolente invischiata, né
potrei dire il perché la mia vita avesse svoltato in una
direzione che mai avrei creduto di poter percorrere.
Nulla
fu lasciato al caso. Tutto era stato già deciso senza che io
ne fossi stata messa al corrente, come se qualcuno mi avesse bendato
per anni e poi condotto di fronte a innumerevoli vie che si
ramificavano davanti ai miei occhi che mai la luce avevano visto, e che
nulla sapevano del mondo che mi apprestavo a conoscere.
D
’un tratto tutto ciò che ritenevo fosse
realtà divenne menzogna, quello che credevo fosse giusto si
rivelò sbagliato, coloro i quali presupponevo fossero mie
nemici furono forse i più giusti e buoni con me.
D’altronde,
chi mai avrebbe pensato che la mia sola esistenza
potesse in qualche modo decidere quella di altri che neanche
conoscevo, che non avevo mai visto, che non pensavo neanche esistessero
?
Non
biasimo coloro i quali avrebbero preferito un
personaggio femminile più attaccato alla tradizione
fiabesca, né potrei controbattere a coloro i quali
mi trovarono una ragazzina un po’ troppo eccentrica. Buffa.
Fragile. Esuberante. Cocciuta. Infantile. Saccente.
Personalmente,
anche io avrei meglio inquadrato al mio posto un personaggio
più sottomesso all’etichetta di corte, alle regole
del vivere civile, alle leggi che tutti sembravano comprendere ed
accettare eccetto me.
Sono
conscia di come stramba io possa sembrare con i miei stivali
di gomma verdi un po’ troppo grandi, la mia altezza che
sfiorava al massimo il metro e sessanta, la mia corporatura esile e le
forme femminili che arrotondavano la mia figura fin troppo
sottile e gracile, i corti capelli castani dai riflessi ramati che
contornavano il mio viso a cuore, le sottili e rosee labbra
sempre curvate in sorrisi enigmatici, i miei vispi e grandi occhi grigi
adombrati sempre da un qualcosa che nessuno mai riusciva a
cogliere , la mia pelle pallida che mi rendeva, se possibile,
ancora più indifesa ad occhi estranei.
Ora
come ora, seduta sul mio letto dalla curiosa forma triangolare, cullata
dal familiare ticchettio dei tacchi di colei alla quale io
ero stata donata come pegno d’amore, attirata dal pittoresco
cielo ambrato che al di fuori della minuscola finestra riuscivo a
scorgere, sorrisi al solo pensiero dei miei compagni seduti attorno al
fuoco scoppiettante, immersi nei loro pensieri, intenti a raccontare le
loro mille imprese.
Potrei
quasi sentire il sibilo scocciato di Alec che, seduto nel posto
più buio dell’accampamento osservava come suo
solito, altezzoso, il resto della curiosa compagnia, nascosto sempre
dal mantello che sapevo, venne quasi cucito sulla sua pelle per celare
la punizione che secoli addietro gli venne imposta, ma non mi
sarei seduta più con loro, non avrei mai
più rivisto il capitano Leon bacchettare severo Ian il
ladruncolo, né avrei mai più sentito le occhiate
gelide di Cloe sul mio viso, né avrei
potuto accarezzare il mio piccolo Nicholas, né avrei rivisto
la dolce Antoniette, né avrei potuto incontrare
gli altri miei compagni .
Per
la prima volta, nei miei diciassette anni di vita, una
lacrima solcò il mio viso pallido.
Per
la prima volta compresi cosa fosse il dolore e la tristezza,
mentre udivo un rumore di passi veloci giungere da dietro la mia porta
chiusa a chiave, e confusa da quelle emozioni che ancora stentavo a
metabolizzare vidi stagliarsi davanti a me
l’imponente figura di William.
Sorrisi
d’istinto, avvicinandomi di pochi passi all’uomo
dal viso duro ma dagli occhi tristi, occhi di un verde smeraldo privi
di un qualsiasi bagliore vitale, occhi che si illuminavano al solo nome
della sua amata che quel sentimento chiamato odio mi aveva spinto a
provare.
Perché,
forse, era solo per William che rimanevo lì, solo per
vederlo sorridere quando annuivo docile alle sue pretese, solo per
vederlo rianimarsi quando Matilde ricambiava falsa i suoi
sorrisi, solo per stargli accanto e riuscire così a sentire
il suo cuore battere per qualcosa che non fosse l’odio.
Qualcuno
mi definì pazza, altri folle, altri ancora mi
apostrofarono come una sciocca ragazzina che spontaneamente si era
lasciata catturare dalle grinfie di quell’uomo consumato
d’amore per la donna sbagliata, la donna alla quale
io dovevo sottostare, ma tramavo in segreto uno stratagemma
per disfarmi di lei, un modo per far sì che William non
potesse più soffrire per quell’amore non
corrisposto.
Sapevo
da sempre che qualcosa in me non andava, non mi
riferisco certo al fatto che all’età di
tre anni divenni muta, o all’abbandono di mio padre, o alla
misteriosa morte di mia madre.
Crescendo,
compresi che per quanto mi ostinassi ad imitare le emozioni degli
uomini che ancor ora non comprendo, per quanto tentassi di
scoprire cosa si celasse dietro le parole di amore, rabbia,
dolore a me ignote, non riuscivo a capacitarmi di come in me albergasse
solo il silenzio, pacifico, quieto, sereno, placido silenzio.
Ora,
mentre seguo docilmente William per le gelide vie
dell’immenso castello, stringendogli debolmente la
grande e forte mano segnata da cicatrici, comprendo il
perché io sia giunta in quel luogo, il perché mi
sentissi così strana al confronto con gli uomini, il
perché mi trovassi ora sotto gli ordini del primo essere che
imparai ad odiare.
D’altronde,
anche volendo, non avrei mai abbandonato colui il quale, seppur
indirettamente, mi diede la vita.
-
Clara !
Mi
irrigidì d’improvviso, stringendomi contro il
fianco dell’uomo quando si erse nella sua maligna bellezza
Matild, le labbra del color del rubino curvate in un sorriso
smorzato, i lunghi capelli viola che sensuali ondeggiavano sulle minute
spalle, gli inquietanti occhi bianchi che trepidanti mi osservavano.
Rabbrividì,
disgustata da quella seppur divina bellezza oltre la quale William,
accecato dall’amore, non riusciva a scorgerne
l’anima nera, ma io la vedevo, la sentivo, la odiavo.
Chiusi
gli occhi mentre mi afflosciavo priva di sensi tra le braccia aperte
dell’uomo che, indifferente, mi stese su un divano per
raggiungere la compagna le cui labbra continuavano incessantemente a
strillare quelle frasi che purtroppo io dovetti udire, memorizzare,
esaudire.
Una
lacrima discese dai miei occhi dischiusi, ma sorrisi nel dolore quando
vidi William sorridere di un sorriso caldo che mi rallegrò,
che mi fece accettare quella sofferenza, che follemente mi fece ridere
di cuore mentre esausta mi lasciai cadere tra le braccia di
Morfeo, conscia del fatto che anche io per la prima volta avrei voluto
avere qualcuno al mio fianco, quel qualcuno che sapevo stava fissando
il cielo in cerca di qualcosa.
In cerca di ciò che sperai esser io ."
Eccomi qui con una
nuova storia tutta da leggere.
Questo è ciò che accade quando non riesco a
dormire. Tratta da un sogno avuto pochi giorni fa, aiutata dalla mia
fervida fantasia vi presento la prima storia che scriverò in
prima persona.
Spero di
avervi attirato, e spero in vostri commenti, perché non so
come, ma già tengo a questa storia .
È un mio
piccolo esperimento che spero vi intrighi.
Vi ringrazio di cuore
per l’attenzione, spero che questa piccola introduzione vi
piaccia, aspetto ansiosa vostri pareri.
Baci, Gold
eyes
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Capitolo 2 *** Dove sono finita? ***
-
Signorina! Signorina è ora di alzarsi!
Nascosi il
viso sotto il cuscino quando la voce metallica di Melanie interruppe
bruscamente il mio sonno, costringendomi a scalciare confusa
le pesanti coperte viola quando, oramai stufa, scoccai un' occhiata
inquisitoria all’ologramma che insistente
continuava a chiamarmi.
Sbadigliai
vistosamente, scompigliandomi i corti capelli castani che mi
accarezzavano appena la gola mentre goffamente discendevo dal
letto, inciampando come mio solito nel groviglio di coperte con le
quali caddi sul gelido pavimento.
Risi senza emetter
alcun suono, massaggiandomi dolorante il fondoschiena mentre
con la mano destra salutavo la signora Melanie che,
ricambiato il mio gesto con un sorriso affettuoso, interruppe
la video-chiamata, lasciandomi sola.
Rassettai in fretta e
furia la stanza, afferrando distrattamente i primi abiti che mi
capitarono sotto mano per dirigermi
davanti l’immenso specchio rettangolare attraverso
il quale mi accorsi delle mie pietose condizioni.
-
Signorina!
Roteai al cielo gli
occhi, divertita, quando un altro ologramma, questa volta del mio
maggiordomo Alfred mi fissò con cipiglio severo, indicando
inorridito le calze gialle canarino che avevo indossato sotto un paio
di shorts di jeans mentre lottavo ancora con la maglia verde militare
dalla quale non riuscivo a far passare la testa.
- Signorina Clara,
quella è la manica per il braccio.
Scoppiai a
ridere di gusto quando finalmente capì che la colpa non era
né della mia testa che sembrava essere crescita
durante la notte, né della maglia che si era ristretta dopo
qualche mio strano lavaggio, era semplicemente colpa della mia buffa e
ricorrente distrazione.
Sospirai di sollievo
quando riuscì finalmente ad indossare l’indumento,
lasciandomi cadere pesantemente su un piccolo puff nero per indossare i
miei adorati stivali di gomma verdi, sorridendo di tanto in tanto ai
rimproveri dell’uomo vestito come un pinguino riguardanti la
mia eccentricità.
- Cosa ha
fatto alla testa ?
Mi portai curiosa una
mano alla fronte, ritraendola con un piccolo gemito di dolore quando mi
accorsi della presenza di un piccolo bernoccolo, forse causato dalla
caduta di poco prima, allungando un braccio per afferrare il mio
inseparabile zainetto, piccolo all’apparenza, ma grande
quanto una villa a tre piani grazie all’ingegno della mia
dolce nonnina scienziata.
Gettai la pellicola
che ricopriva il cerotto con il quale avevo coperto la ferita in un
piccolo cestino, guardando attraverso lo specchio me stessa china su un
curioso zainetto amaranto con un furbo sorriso sulle labbra sottili.
-
Signorina, sono davanti alla sua porta. Faccia presto -
afferrai velocemente un buffo capello giallo che indossai al rovescio,
correndo frettolosamente verso la porta di metallo che con un sibilo si
aprì di scatto.
-
Signo…rina!
Nascosi un
sorriso divertito contro la giacca nera del mio maggiordomo quando
colsi la nota tremula nella sua voce non appena lo abbracciai
di slancio, lasciando cadere con un tonfo il piccolo zainetto
ai miei piedi.
-
Dobbiamo andare.
Annuì
silenziosa, allentando la stretta attorno alla vita dell’uomo
che chinatosi per prendere lo zaino mi prese come suo solito per mano,
conducendomi dall’altra parte dell’enorme
grattacielo di proprietà della mia adorata nonna.
Fui
intenerita dalla stretta salda del mio vecchio amico attorno
alla mia mano minuta, sorprendendomi di come questa abitudine fosse
rimasta nonostante fossero passati molti anni da quando ero
ancora una piccola peste combina guai.
Fissai con la coda
dell’occhio il bel viso dell’uomo di
appena quarant’anni che severo scrutava con i suoi
grandi occhi nocciola i lunghi corridoi dell’edificio alla
ricerca di qualche scansafatiche, ricordandomi appunto come Alfred non
tollerasse la pigrizia di alcuni impiegati alle mie dipendenze.
Ammetto che
tutt’ora, a diciassette anni, sono una
peste e anche una combina guai, ma né Alfred,
né sua moglie Melanie, la segretaria personale della mia
tutrice, le uniche due persone
autorizzate da mia nonna a starmi vicine sembrano lamentarsene, anzi,
ne sembrano quasi divertiti.
Neanche il fatto che
fossi muta sembrava scomporli, forse era per il semplice
fatto che erano al mio fianco da quando ero nata, o forse non li
mettevo così a disagio come la maggior parte dei dipendenti
di mia nonna, titolare e presidentessa di una delle maggiori industrie
tecnologiche che reggeva i 2/4 dell’economia mondiale nel
2030.
Non biasimo coloro i
quali in mia presenza si torcevano le mani,
o sudavano freddo sotto i miei penetranti occhi grigi che
tutto e nulla sembravano voler dire.
Comprendo il disagio,
la paura di ferirmi nel provare a rivolgermi la parola, ma stranamente
io non conoscevo il significato delle parole tristezza o paura.
Fin da piccola,
almeno a detta di mia nonna, sono sempre stata una
bambina fuori dal comune.
Non ho mai pianto,
né mi sono mai scomposta più di tanto durante le
storielle di paura che alcuni miei cugini più grandi mi
raccontavano nella speranza di vedermi correre dalla mamma, stupendosi
invece di come io ridessi, anziché tremare.
Mi guardai
intorno curiosa, notando la familiare assenza di persone indaffarate
lungo i bianchi corridoi delle diverse stanze che percorrevo per
giungere nello studio di mia nonna Roxanne.
Mi fermai
d’improvviso assieme ad Alfred davanti
all’ascensore che ci avrebbe portato al
milleduecentotrentacinquesimo piano dell’edificio,
picchiettando un dito sul pulsante d’oro per accelerare la
discesa dell’ascensore che stranamente mi accorsi essere
occupato da un occhialuto ragazzo di ventidue anni.
- Cosa ci fa
lei qui ?
Fissai stranita
l’espressione sempre composta e neutra del mio maggiordomo
farsi furiosa e velenosa, così come il tono che
usò per bacchettare il povero impiegato che però
mi fissava sorpreso.
-
Io….- inclinai confusa il capo, sorridendo
cordiale al giovane che vidi arrossire vistosamente, sistemandosi
nervosamente gli occhiali sopra il naso piccolo e sottile.
- Lei deve
essere…- ma il poveretto non potè finire la frase
che un fascio di luce lo investì, paralizzandolo.
Sospirai pesantemente
quando vidi Alfred riporre il piccolo tubicino metallico nella tasca
della giacca con nonchalance, strattonando dal colletto della camicia
immacolata l’impiegato che imbambolato fissava davanti a
sé.
Alzai un
sopracciglio all’espressione irritata del mio maggiordomo,
salutando il povero sfortunato al quale era stata cancellata la memoria
con una mano mentre le porte dell’ascensore si
chiudevano davanti a me.
Osservai attenta
l’affusolato tubo metallico che spuntava dal taschino di
Alfred, gadget che mia nonna aveva donato al mio maggiordomo per
riparare ai piccoli problemi nei quali spesso incappavo senza
accorgermene.
Mi appoggiai
stancamente contro il fianco dell’uomo, sorridendo sorniona
quando mi cinse dolcemente le spalle con un forte braccio
mentre improvvisamente pensierosa cominciai a fantasticare su alcuni
episodi passati.
La prima volta che
Alfred utilizzò il piccolo flash-cancella-memoria,
così io adoravo chiamarlo, fu alla tenera
età di quattro anni, quando un
fotografo tentò di immortalare la nipote della potentissima
Roxanne Lionel pochi mesi dopo la morte di mia madre.
Di lei non
ricordo molto, solo la sua voce sottile e quasi infantile, i suoi
lunghi boccoli castani che mia nonna mi disse adoravo tirare e il
profumo di vaniglia della sua pelle rosea.
Fu quando ella
morì che io divenni muta, o almeno, questo fu il responso
dei dieci psicologi, dottori,e scienziati che mia nonna
obbligò a visitarmi, spiegando che lo shock per la perdita
di mia madre mi aveva privato dell’uso della parola.
Sinceramente non penso
fosse per quel motivo che smisi di parlare, in realtà,
neanche da bambina ero stata molto loquace. Non ricordo di
aver mai pronunciato più di due parole messe in fila,
più per noia che per altro, ma per non turbare
ulteriormente la mia povera nonna che aveva perso prematuramente la
figlia di appena venticinque anni non osai controbattere ai
dottori.
Fu quando mio padre,
un bellissimo uomo dal quale ereditai i profondi e metallici occhi
grigi costrinse mia nonna a chiamare le mie guardie del corpo per
difendermi dal mio stesso genitore che, uscito di senno, mi
chiedeva come ciò fosse accaduto, che mi sentì
strana, quasi più umana.
Quella volta non gli
risposi, né gli prestai molto attenzione, non
perché non la meritasse, ma perché quel suo
sguardo colmo di rabbia mi fece sentire per la prima volta in colpa e
spiazzata, quasi fossi stata io a uccidere mia madre.
Durante un certo
periodo di tempo nel quale un insolito stato di depressione mi
colpì, non volli più vedere nessuno, accettai
docile la notizia dell’abbandono di mio padre,
l’unica cosa che feci fu restare ore ed ore
affacciata alle vetrate della stanza in cui mia madre morì a
fissare silenziosa le macchine volanti passare davanti ai miei occhi
stranamente inquieti.
Quella fu
l’ultima volta in cui mi sentì paralizzata da
qualcosa che riuscì a distruggere il silenzio che
in me fin da piccola albergava, una sorta di equilibrio che,
quella volta in cui udì raccontare dal dipendente
come aveva scoperto il cadavere di mia madre a mia nonna, si
spezzò.
Non accettai
la versione dell’uomo, per il semplice motivo che io non
ricordavo nulla di quanto accadde, né di cosa
successe, né di come mi ritrovai stretta contro il
petto di mia madre, entrambe distese sul pavimento, ma mentre i miei
occhi curiosi osservavano il viso di Eleonora, quelli azzurri della
donna, immobili, fissavano me.
- Clara ?
Scacciai annoiata quei
ricordi che stranamente in me non rievocavano alcuna sofferenza,
né rancore verso quel padre che forse riuscirò a
comprendere nel tempo, solo un dolce e familiare silenzio che sembrava
avvolgermi dentro una bolla di sapone che stranamente non era mai
scoppiata.
Seguì
docilmente Alfred dirigersi verso un' immensa scrivania color panna
dietro la quale sedeva la bella Melanie, moglie del mio maggiordomo,
unica donna oltre alla nonna che aveva il privilegio di
parlarmi e di potermi vedere.
- Melanie ?
Sorrisi alla vista di
come la donna fosse arrossita al tono burbero della voce di Alfred
che, notato un insolito mazzo di rose accanto alla moglie
assottigliò gli occhi color nocciola, irritato.
- Oh, buon
giorno caro !
- Di chi
sono quelle ?
Tirai una gomitata nel
fianco dell’uomo quando colsi la nota furiosa nella sua voce,
saltellando allegra verso la bionda donna dagli occhi a mandorla che
con una risata gioiosa mi prese tra le braccia come quando ero piccola.
- Hai portato il mio
piccolo scricciolo! Allora tesoro, tutto bene ?
Annuì
sorridente, scoccando un' occhiata in tralice ad Alfred che con passo
felpato si era avvicinato al misterioso mazzo, incupendosi maggiormente
quando lesse il minuscolo bigliettino che furioso strappò.
- Per chi
sono caro ?
- Per Clara.
Aggrottai confusa le
sopracciglia quando l’uomo gettò stizzito il mazzo
di rose nel cestino, schiacciandolo con un calcio nel fondo,
accanendosi con forse troppa foga contro quel povero regalo,
probabilmente opera dei miei cugini, dato che nessuno mi
aveva mai visto o parlato oltre la mia famiglia nei miei diciassette
anni.
Non capisco
ancora, e forse mai capirò il perché Alfred, al
solo sapere un uomo che non fosse lui accanto a me si
mostrasse così reticente a lasciarmi in compagnia altrui.
Secondo
Melanie, era solo geloso perché per lui ero
diventata come una figlia, ma mi sembrava un po’ troppo
furioso, un po’ troppo preso dalla situazione, quasi qualcosa
lo spingesse a comportarsi in quel modo così
violento
Forse,
pensai, era per il fatto che mio padre e lui erano stati
amici d’infanzia, e non aveva mai
digerito il fatto che mi avesse abbandonato così da un
giorno all’altro senza spiegazioni, senza scuse,
solo dileguandosi nel nulla come se non fosse mai esistito.
Notavo infatti come al
solo nominare mio padre, mia nonna e Alfred si irrigidissero,
fulminando con lo sguardo chiunque avesse osato accennare a quello che
sapevo entrambi ritenevano un vigliacco, traditore e immeritevole di
una figlia come me che mai una volta di lui si era lamentata.
- Amore mio !
Tornai con i piedi per
terra quando, distogliendo lo sguardo dalle rose oramai rovinate vidi
avvicinarsi a me una bella donna di sessant' anni, alta,
slanciata, dai dolci occhi azzurri e dai lunghi capelli neri raccolti
in un elegante chignon.
Mi gettai sorridente
nelle braccia aperte della mia adorata nonna che tutto sembrava
fuorchè anziana, annusando silenziosa il suo profumo di
vaniglia tanto identico a quello di mia madre.
- Diventi
sempre più bella mia dolcissima Clara !
Lasciai che la nonna
mi cullasse, ridendo gioiosa alle mie espressioni buffe,
conscia di come la mia sola presenza giovasse alla mia adorata tutrice
che in me aveva ritrovato la sua defunta figlia.
- Allora
amore, dormito bene ?
Annuì con
vigore, ricambiando la stretta della sua mano sulle mie
piccole e delicate in confronto a quelle curate e lisce di
lei.
Guardandola bene in
volto mentre sorridente parlava con Melanie e Alfred, notai
l’assenza di rughe d’espressione, o di macchie che
aumentavano con l’età.
Non me ne
stupì. In fondo, con le nuove invenzioni e il progresso
tecnologico, i problemi del buco dell’ozono, del
riscaldamento globale o altre vecchie storie, queste erano oramai un
ricordo.
Nel 2030
l’umanità viveva in completa armonia. Niente
più povertà. Niente più fame nel
mondo. Niente più malattie , ma, soprattutto,
niente più guerre. Grazie alla nuova tecnologia a nostra
disposizione, l’uomo era riuscito a risolvere i
suoi problemi.
Persino il
tempo sembrava essersi fermato tra elisir di giovinezza, capsule
ringiovanenti, cure all’avanguardia, e la morte non
sembrava far più paura. Mai infatti avevo assistito ad un
funerale, per il semplice fatto che mai nessuno era morto.
L’unica eccezione fu quella di mia madre, l’unica
che in 200 anni dall’inizio della nuova era
morì.
- Tesoro?
Andiamo.
Ricambiai il sorriso
amorevole di mia nonna quando con una tenera carezza sulla testa
attirò la mia attenzione, proiettata com’ero
nell’elencare la pacifica era nella quale ero nata.
Seguì
silenziosa i tre adulti che chiacchierando percorsero il lungo
corridoio che ci avrebbe condotto alla zona relax,
lasciando che mia nonna mi prendesse per mano come quando ero piccola,
ma la mia attenzione, questa volta, era puntata su qualcosa che forse
avrebbe spento il sorriso dei presenti.
Fissai innocentemente
la piccola e logorata porta grigia che portava all’attico
dell’enorme grattacielo, il solo luogo che a me era proibito,
il luogo dove venne ritrovata mia madre, morta con me stretta tra le
braccia.
Non ricordo nulla di
quella stanza che sapevo la nonna non aveva avuto la forza di
distruggere o di rimodernare, l’unica cosa che la mia mente
mi inviava era l’immagine sfocata di un enorme specchio ovale
dalle rifiniture in oro e in stile gotico, lo specchio che
sapevo, aveva due suoi gemelli.
Quello che da anni era
ricoperto oramai di polvere in quella stanza a me preclusa, un altro
che sapevo la nonna custodiva in chissà quali suoi terreni
sperduti nell’Oceano Atlantico, e uno che mio padre
portò con sé, l’unica cosa che prese,
l’unica cosa che ebbe premura di curare.
Uno specchio al posto di me, che ero suo figlia.
°°°
- Buona notte
signorina.
Scoccai un bacio sulla
guancia di Alfred che, chino su di me, mi
accarezzava paterno i corti capelli castani, addolcendo lo sguardo
caldo e scuro che con un sorriso amorevole mi rivolgeva.
Continuai a guardarlo,
seduta scompostamente sul comodo letto anche quando con uno schiocco di
dita spense le luci e le finestre ora oscurate da spesse lastre di
titanio rinforzato, precauzione di mia nonna, inutile a mio modesto
parere.
- Sogni
d’oro.
Sorrisi ingenuamente,
consapevole che nel buio l’uomo non mi avrebbe visto, ma non
smisi di sorridere neppure quando chiuse la porta alle sue spalle,
lasciandomi sola e purtroppo senza la minima voglia di dormire.
Scivolai agilmente
fuori dal letto quando udì il rumore di passi attutito dai
tappeti allontanarsi, saltellando silenziosa verso il piccolo zaino che
avevo deciso di riorganizzare data la mia assenza di sonno.
Mi sedetti sul mio
piccolo puff nero, afferrando il piccolo zaino con il quale cominciai a
trafficare, segnando quanti ricambi di vestiti esso contesse, notando
con disappunto l’esorbitante quantità di
alimentari che mi sarebbero bastati per tre vite e la presenza di armi
quali pistole laser, spille con ologrammi, fermagli muniti di barriere
d’energia, bombe fumogene.
Sbuffai quando mi
accorsi di come la nonna fosse apprensiva.
Ma dove pensava che
andassi ?
In guerra ?
Per quanti
secoli ?
Rovistai
sovrappensiero nello zaino, continuando per ore ad aggrottare le
sopracciglia ogni qual volta notavo l’esagerazione di Roxanne.
Non so quante ore
passai seduta sul puff a riordinare lo zainetto dallo spazio infinito,
forse un paio o di più, non mi preoccupai più di
tanto a contarle, ma stranamente, non appena udì
il leggero rombo dei propulsori nucleari situati sulle astronavi che i
magazzini dell’edificio custodivano, seppi che
l’alba era ormai giunta.
Mi sgranchì
le gambe, alzandomi in piedi, sistemando meglio
l’enorme e semplice maglia nera che adottai come pigiama per
la notte, ma quando decisi di tornare a letto anche solo per non far
irritare Melanie che sicuramente tra pochi minuti mi sarebbe venuta a
svegliare mi fermai di botto, tendendo curiosa le orecchie.
Clara.
Aggrottai confusa le
sopracciglia, voltandomi stranita verso la porta chiusa della mia
stanza, i muscoli intorpiditi dalla scomoda posizione che
avevo mantenuto per tutta la notte senza accorgermene.
Clara.
Adocchiai per un
momento il mio comodo letto, scostando il mio sguardo
titubante da quello per puntarlo curiosa verso la porta, dondolandomi
sulle gambe senza saper cosa fare.
Clara.
Sbuffai scocciata,
indossando velocemente i miei stivali verdi che irritarono la pelle
delicata delle mie gambe nude mentre con lo zaino in spalla
correvo verso l’uscita della mia camera, conscia della paura
che avrei fatto prendere alla povera Melanie.
°°°
Mi sporsi guardinga
dall’angolo che conduceva allo studio della nonna,
accorgendomi di come quella voce si facesse insistente, quasi rabbiosa,
intuendo che non mi era del tutto estranea.
Non mi diedi
neanche il tempo di ragionare che schizzai verso l’ascensore
che portava all’ultimo piano dell’edifico quando
sentì brulicare alle mie spalle passi e voci che,
sapevo, appartenevano agli addetti alla sicurezza.
Lisciai con una mano
l’orlo stropicciato della maglia nera che mi arrivava appena
sopra il ginocchio, non curandomi delle condizioni in cui mi trovavo,
d’altronde, non avevo mai dato molta importanza al mio
aspetto.
Pigiai
spazientita il bottone d’oro quando mi accorsi della lentezza
con la quale l’ascensore saliva, e di come quella voce che
ora compresi fosse maschile divenne quasi impaziente quanto me.
Sorrisi soddisfatta
quando giunsi finalmente all’ultimo piano le cui luci al neon
erano spente e il silenzio vi regnava sovrano, consentendomi
così di non dovermi nascondere dietro le immense colonne di
metallo per sfuggire alle telecamere, libera di dirigermi
però confusa verso la porta che portava all’attico.
Toccai incerta il
pomello della porta, sentendo la voce farsi più bassa ma
più chiara quando aprì lentamente
l’unica entrata non automatizzata, scrutando curiosa il suo
interno.
Accostai
l’uscio con dolcezza, attenta a non attirare
l’attenzione di nessuno con il cigolio sinistro che la porta
emetteva mentre curiosa mi aggiravo per la stanza che non
ricordavo fosse così grande e spoglia.
Gettai qualche
occhiata in giro, annoiata dall’assenza di chissà
quali strani oggetti mi aspettavo che la stanza contenesse
data la cura con la quale mia nonna la custodiva, ma fu quando decisi
di tornarmene nella mia camera prima che Melanie desse
l’allarme che un telone bianco attirò la mia
attenzione.
Sospettosa avanzai
verso di esso, osservando dubbiosa lo strambo e impolverato telo che
sembrava ricoprire qualcosa di antico a giudicare dalla polvere che
aveva reso il suo candore nero e grigiastro.
Troppo curiosa anche
solo per andarmene e far finta di niente come se nulla fosse
accaduto, cosa che benissimo avrei potuto fare, decisi però
di sfilare il misterioso telo.
Tossì
ferocemente, scuotendo la mano davanti al viso per scacciare la polvere
che sapevo mi aveva completamente ricoperta quando vidi un oggetto che
mai avevo dimenticato, l’unica cosa che la mia mente aveva
serbato del ricordo della morte di mia madre, l’unico oggetto
che mio padre aveva portato con sé.
Sorrisi
inconsciamente, osservando curiosa l’elaborato lavoro della
cornice d’oro che contornava la lucida superficie stranamente
violacea dello specchio.
- Clara !
Mi guardai intorno
confusa, accorgendomi solo ora della sirena d’allarme che ora
rimbombava assordante per le sale dell’edificio,
segno che si erano accorti della mia assenza.
Maledì
mentalmente Melanie quando udì al di fuori della porta il
rumore di passi veloci e pesanti mentre, imbronciata, mi voltavo verso
le figure affannate di mia nonna Roxanne ancora in vestaglia e un
Alfred che stentavo a riconoscere data l’aria trasandata che
aveva in quel momento.
- Perché
sei qui dentro ? Chi ti ha detto di venire ?
Arretrai di un passo,
fissando stralunata la nonna che con voce stridula piangeva disperata,
appoggiandosi alla parete con fatica mentre vedevo gli occhi nocciola
del mio maggiordomo mandare fulmini e saette nella mia direzione.
- Cosa sei venuta a
fare Clara ?
Indietreggiai
ulteriormente quando, confusa dall’espressione furiosa che
aveva stravolto il viso di Alfred mi accorsi della perdita del lei, un
brutto segno a quanto ricordavo dalle poche volte che mi aveva parlato
in quel modo.
Senza rendermene
neanche conto mi ritrovai schiacciata contro l’immenso
specchio, stranita e confusa dal comportamento quasi da folle di mia
nonna che ora mi fissava come un fantasma.
- Perché
Clara ? Perché diavolo sei venuta qui ?
Dischiusi le labbra,
rammaricata, osservando dispiaciuta la nonna che
sbarrò improvvisamente i grandi occhi
azzurri mentre Alfred correva nella mia direzione letteralmente
terrorizzato.
Non capì il
perché della disperazione che d’improvviso
saettò negli occhi dei due adulti, né ebbi il
tempo di comprendere la motivazione di una tale reazione
perché,d’un tratto, dietro le mie spalle, non ebbi
più alcun appoggio.
L’unica cosa
che udì fu l’urlo strozzato di Alfred e
il pianto isterico di mia nonna prima che qualcosa mi
spingesse indietro nell’ignoto senza che io mi
potessi oppormi in qualche modo.
°°°
Mi ritrovai
improvvisamente fradicia e ricoperta di fango quando caddi in un enorme
pozzanghera, e fui ancora più stupita di notare dove la
pozzanghera si trovasse, in una strada fangosa attorniata da
una cupa e intricata foresta dai curiosi alberi viola.
Cercai con lo sguardo
Alfred e la nonna, ma davanti a me si apriva solo una stretta e deserta
via dissestata sulla quale lo scrosciare della pioggia rendeva il
terreno fangoso e scivoloso.
Sorpresa e anche un
po’ sconvolta tentai di mettermi in piedi, scivolando molte
volte nella stessa pozzanghera, tanto che mi slogai un polso nel vano
tentativo di uscire da quella dannata poltiglia scivolosa.
Rotolai a fatica fuori
da essa, respirando affannosamente mentre stancamente mi guardavo
intorno in cerca di qualche altra inaspettata sorpresa.
E fu questo mio
continuo vagare con lo sguardo che mi salvò dal carro che,
guidato da cavalli imbizzarriti, rischiò di schiacciarmi se
non fossi rotolata in tempo al confine della strada, reggendomi con
difficoltà ad una piccola roccia nera che spuntava dal
terreno fangoso per non crollare nuovamente.
Facendo leva sulle mie
esili ma forti braccia a seguito degli estenuanti esercizi
che praticavo fin da bambina, riuscì a rimettermi in piedi,
appoggiandomi stremata contro il tronco nero dei bizzarri alberi dalle
foglie acuminate.
Alzai il viso umido di
pioggia verso il cielo che scoprì essere di un cupo argento,
particolare che mi sconvolse e mi fece domandare dove diavolo fossi
finita.
Chiusi gli occhi nel
tentativo di mettere insieme quelle poche informazioni delle quali
disponevo.
Ero sola,
infreddolita, sotto una pioggia che tardi scoprì
essere di uno strambo turchese, spaesata e persa in una foresta che di
normale non aveva nulla, senza Melanie né Alfred,
né mia nonna a spiegarmi cosa fosse successo, e quello
strano specchio all’interno del quale
capì, ero caduta.
Nonostante la
situazione non fosse delle migliori non ebbi paura,
né fui intimorita dall’ignota regione nella quale
mi ero materializzata come se fossi caduta del cielo,
quell’insolita vicenda, stranamente, mi divertiva.
Il mio unico
pensiero al momento era quello che, finalmente, non sarei
più rimasta rinchiusa in un dannato grattacielo e mi sarei
potuta divertire.
Riaprì gli
occhi quando udì in lontananza una specie di latrato che mi
spinse a ritornare sotto la pioggia battente, e solo quando scostai
alcuni ciuffi attaccatisi al mio viso bagnato intravidi sulla fangosa
via un piccolo batuffolo di peli neri maculato.
Senza pensarci due
volte mi precipitai dalla piccola creaturina che, raggomitolata su se
stessa, tremava irrefrenabilmente, ma scoprì che
le macchie scarlatte che in lontananza avevo scambiato per la pelliccia
dell’animaletto erano sangue incrostatosi sulle ferite delle
quali tutto il piccolo corpicino tremante era cosparso.
Mi chinai verso la
creatura, sfiorandola appena sopra le buffe orecchie feline, ma a quel
mio tocco l’animaletto scattò sulle zampe munite
di piccoli ma affilatissimi artigli d’avorio che la
bestiolina spinse verso di me mentre curiosa notavo gli occhietti
bianchi dell’animale puntarsi minacciosi contro il mio viso,
feroci.
Sorrisi
dolcemente, dischiudendo intenerita le labbra come per pronunciare un
saluto quando lo vidi fissarmi spaesato e meravigliato mentre
tendevo una piccola mano per accarezzargli la testolina nera.
Raddolcì
lo sguardo, protendendomi con tutto il corpo verso la piccola
creaturina per proteggerlo dalla pioggia che si era
fatta battente mentre lentamente lo prendevo tra le braccia,
attenta a non fargli del male.
Lo avvolsi nella mia
maglia fradicia con delicatezza, sfiorando debolmente la
candida pelliccia leonina che gli adornava il collo e le
esili zampette mentre la coda anch’essa bianca si
agitava in aria senza freno.
Gli accarezzai
dolcemente la minuscola schiena, osservando incuriosita gli
occhietti candidi dell’animale fissarmi quasi con
riconoscenza.
Lo nascosi
d’istinto contro il petto quando udì poco lontano
da me il sinistro rumore di passi veloci e voci maschili che senza
sorprendermi più di tanto squarciarono in ringhi
minacciosi il silenzio che popolava la radura.
Senza perdere altro
tempo mi misi a correre, curvandomi in avanti per proteggere il piccolo
dai rami sporgenti degli alberi che mi ferirono le braccia e
le gambe, ma non provai dolore, non lo avevo mai sentito in vita mia,
perciò non me ne curai.
Aumentai
l’andatura quando riconobbi quelle voci farsi sempre
più vicine, spingendomi a trovare alla svelta un posto
sicuro nel quale potevo rifugiarmi.
Azzardai un' occhiata
alle mie spalle verso coloro che mi inseguivano con tanta
intraprendenza, o che meglio, cercavano il piccolo cucciolo che tenevo
saldamente stretto contro il mio petto, quando scorsi poco lontano un
piccolo nascondiglio che faceva al caso mio.
Con uno scatto felino
mi diressi verso il piccolo spazio oscurato da piccoli
cespugli di strani fiori verdi ai quali non prestai attenzione quando
mi gettai contro il terreno fangoso sul quale caddi
malamente, ma non feci caso a me o alla ferite che avevo riportato, ora
dovevo mettere entrambi al sicuro.
Svelta afferrai il
piccolo zaino amaranto dal quale estrassi quello che
all’apparenza sembrava un ombrello dall’insolita
forma quadrata che in fretta piantai nel terreno con foga, attenta a
trovarmi totalmente sotto di esso quando pigiai un piccolo
botte d’argento.
E tirai un sospiro di
sollievo quando una spessa lastra di titanio di dilungò dai
bordi dell’ombrello, oscurando la mia figura, mentre un forte
campo di energia si ergeva in mie difesa attorno al congegno inventato
da me.
Dopotutto,
dovevo aver pur preso qualcosa da mia nonna, e quel qualcosa era un
intelligenza che solo io e lei potevamo vantare.
Appoggiai la
schiena contro la lastra di gelido metallo, accarezzando dolcemente la
pelliccia umida del piccolo animaletto mentre con calma
estraevo alcune piccole pillole gialle dal magico zainetto, pillole che
costrinsi ad ingerire a me stessa e alla piccola bestiolina che
scoprì avere delle fauci davvero acuminate.
Mi accomodai meglio
nel piccolo spazio, distendendomi in posizione fetale assieme al
piccolo, le cui ferite così come le mie erano sparite grazie
al medicinale che anche questa volta avevo inventato da me, spinta
dall’istinto di sopravvivenza per me stessa quando rischiavo
di inciampare o di cadere con disastrose conseguenze.
Stordita dalle urla
che oramai si facevano lontane, sfiancata dalla corsa folle e dallo
sforzo che avevo imposto al mio cervello per trovare una soluzione a
quella situazione assurda in pochi secondi, divertita da
quell’avventura che non mi dispiaceva intraprendere,
intenerita dalla piccola bestiolina alla quale baciai il capo, mi
addormentai.
E fu allora, nel buio
delle mie palpebre, con la mente ottenebrata dalla stanchezza, priva di
pensieri alcuni che udì quella voce maschile ora fattasi
più pacata, la voce che si accostò nella mia
testa ad un paio d’occhi di un verde smeraldo che,
chissà come, mi erano familiari.
Continua…
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Capitolo 3 *** Non mi importa di nulla ....o si? ***
Fu l’insolita
assenza della voce seppur petulante ma familiare di Melanie a
svegliarmi dal tormentato sonno nel quale ieri notte ero caduta ,
stranita dal ritrovarmi circondata da spesse lastre di titanio
anziché dalla mia luminosa camera ovale .
Stordita dal dolore
che sentivo saettare dalle gambe alla schiena cercai di
muovermi , ma qualcosa di morbido pesava sulle mie braccia strette
contro petto , quel qualcosa che riconobbi intenerita come la
minuscola creatura che mi dormiva in grembo placidamente , aiutandomi a
ricordare cosa ci facevo in quel luogo che mai avevo visto .
Tentai di muovermi
il meno possibile per non svegliare il curioso animaletto , ma non
appena alzai un braccio verso i pulsanti installati nel sottile metallo
dell’asta che avevo piantato nel terreno , mi ritrovai gli
occhi bianchi del piccolo essere fissi sul mio volto , feroci ,
così come gli inquietanti canini che d’improvviso
mi graffiarono la pelle del braccio , ferendomi .
Istintivamente caddi
all’indietro , rotolando sul terreno erboso mentre
l’ombrello ritornava alla sua forma immaginaria e sentivo la
ferita che il piccolo mi aveva inferto sul braccio pulsare , ma come
ogni qual volta mi facevo male non sentì dolore .
Osservai curiosa lo
strano felino , cercando nello sguardo gelido del piccolo qualcosa che
non fosse solo l’ostilità , ma quando tentai di
riavvicinarlo la creatura mi ringhiò contro facendomi capire
di non voler essere avvicinata .
Facendo
spallucce gli diedi il spalle , e issato su una spalla il mio
zaino cominciai ad esplorare curiosa la vegetazione circostante ,
chinandomi ad annusare i curiosi fiori viola che profumavano di
ciliegia , scrutando crucciata l’insolito cielo ambrato dai
riverberi scarlatti , il sole insolitamente rosso ,
accovacciandomi di fronte a un lago dall’acqua
violacea che dava su una piccola cittadina che dall’alto di
un altura scorsi .
Passai interi minuti
ad osservare le piccole ma graziose abitazioni , dondolando dal masso
le gambe mentre sempre più curiosa osservavo
strani esseri dalla pelle squamata , umani muniti di orecchie canine e
code feline girovagare tranquilli per i sobborghi della
città , facendomi notare quanto lontana fossi da casa .
Approfittai del
laghetto per concedermi un bagno con il quale potessi
ripulirmi dal fango che mi imbrattava gli stivali , ma fu
quando mi voltai che mi accorsi della presenza del piccolo animaletto
che mi fissava guardingo , raggomitolato su un piccolo ramo , i grandi
occhi bianchi a fissarmi con insistenza .
Non vi diedi peso ,
così buttai in aria i vestiti e mi
gettai solo in intimo nel lago , sorridendo di come fosse tiepida al
contatto con la mia pelle e di come fosse piacevole la consistenza
quasi gelatinosa dell’acqua , morbida , scivolosa , per
niente disgustosa al contatto .
Vi rimasi per ore ,
sguazzando come una bambina , sempre tenuta d’occhio dal
piccolo cucciolo che ribattezzai con il nome di Nicholas .
Il nome del mio
cuginetto più piccolo di appena tre anni , sempre intento ad
osservarmi come se mi stesse studiando , sempre attaccato alle mie
gambe con un espressione seria , proprio come quel cucciolo .
Decisi di uscire
dall’acqua solo quando calò la notte , o per
meglio dire quando il cielo prese delle strane sfumature
bluastre .
E sempre sotto
l’attento esame di Nicholas mi rivestì ,
indossando sotto un enorme impermeabile giallo canarino degli short di
pelle nera ai quali appuntai delle pistole laser , mentre con un
semplice top sempre di pelle nera mi coprì il piccolo seno .
Non sapendo bene se
quegli strani esseri che avevo visto prima fossero pacifici o meno ,
optai per un paio di anelli neri che indossai ad entrambi gli anulari .
Attenta ad udire il
sibilo dei microcip all’interno del metallo degli anelli
, non mi accorsi di come Nicholas si fosse avvicinato ,
né del rumore di passi alle mie spalle , né della
presenza oltre a me di due figure che lentamente mi si
avvicinarono .
Afferrai fulminea
Nicholas tra le braccia , nascondendolo all’interno
dell’impermeabile mentre con il viso adombrato dal
cappuccio giallo osservavo curiosa un uomo dalla viscida pelle bluastra
strattonare un ragazzo di circa ventidue anni , alto e dal fisico
asciutto , normale all’apparenza .
Non mi mossi, restai
immobile a fissarli .
L ’uno
preso dall’urlare parole che purtroppo non compresi , e
l’altro che tentava di liberarsi dalla morsa sul suo braccio .
Entrambi si
fermarono non appena si accorsero di me , ma mentre il ragazzo
più giovane mi fissava stralunato con i suoi grandi occhi
fuxia dalla pupilla più lunga e sottile del
normale , l’uomo dall’aria affatto amichevole mi
ringhiò contro , intimandomi con un cenno del capo a
togliermi di mezzo .
Tutto ciò
che ebbe da me però fu uno sguardo confuso che egli
sembrò non cogliere , ma ben presto la mia attenzione venne
attirata dal giovane ragazzo dai lunghi capelli rossi che piegava
continuamente le labbra in una smorfia di dolore .
Fu quando posai gli
occhi sul braccio destro del giovane che mi accorsi con
disappunto come lo strato di pelle scura che l’uomo stringeva
con foga tra le dita fosse coperto di grinze rosse , quasi fosse
disidratata , come se quella presa stesse ustionando la sua pelle .
Ancora una volta
l’uomo mi gridò contro , muovendo minacciosamente
il braccio in aria in un gesto intimidatorio ,ma io continuavo ad
osservare attenta la pelle scura del giovane divenire sempre
più opaca , pallida .
Infastidita
leggermente dal continuo urlare dell’uomo e dal dolore che
affiorava sul bel viso del ragazzo , strinsi la mano destra in pugno ,
azionando il piccolo anello che cominciò ad avvolgere la
pelle bianca dell’intero mio braccio di un sottile
strato di metallo nero , flessibile , lucido , percorso continuamente
da scariche elettriche bluastre .
Gli andai incontro
con un espressione seccata sul volto quando lo vidi rialzare
il braccio con l’intenzione di colpirmi , ma fui
più veloce di lui .
Lo spedì
con un pugno tre metri più in la , e mi
affrettai a sorreggere con un braccio il ragazzo che si
afflosciò contro di me mentre Nicholas ,
come infastidito salì sulla mia spalla , sfiorandomi con i
piccoli artigli il collo .
Picchiettai la
testolina dell’animaletto con due dita , avvertendolo di
stare buono , mentre a fatica portavo il ragazzo dagli occhi fuxia
sotto un albero .
Caddi assieme a lui
a terra e mentre egli mi sussurrava parole che non
comprendevo , cominciai a rovistare nel mio zainetto , illuminandomi
non appena trovai quello che mi serviva .
Mi inginocchiai di
fronte al ragazzo , costringendolo con una mano ad aprire la bocca per
ingoiare la pillola , mentre con la mano libera cercavo di calmare
Nicholas che aveva cominciato a tirare piccole testate contro il mio
fianco .
Non appena lo vidi
respirare regolarmente rispetto a prima andai ad ispezionare
la ferita che rasserenata vidi sparire sotto gli occhi increduli del
ragazzo dagli occhi fuxia .
Risi come sempre
senza emettere alcun suono quando fui costretta a prendere in
braccio Nicholas che non ricevendo la mia attenzione mi girava attorno
come una trottola , facendomi venire quasi la nausea .
Ancora il ragazzo mi
parlò , ma non conoscendo la lingua locale non
capì molto .
Riuscì
però a comprendere un suo ringraziamento quando lo vidi
sorridermi debolmente prima di riprendere
l’espressione di sufficienza che aveva sfoggiato poco
prima con l’uomo svenuto qualche metro
più là .
Dopo avergli dato
una pacca di incoraggiamento sulla spalla mi rialzai , estraendo
l’ombrello non appena vidi una leggera pioggerellina
cominciare ad inumidire il terreno .
Raccolsi Nicholas
che nonostante le proteste si accucciò contro il
mio petto , e aperto l’ombrello uscì da sotto
l’albero , beandomi del picchiettare della pioggia sopra la
mia testa .
Sorrisi cordialmente
al ragazzo che ancora immobile mi fissava , squadrandomi da capo a
piedi , mentre un espressione confusa affiorava sul suo viso quando si
rese conto di quanto fossi esile e minuta .
Non vi feci caso
come mio solito , e salutatolo con la mano mi voltai per trovare un
qualche riparo per la notte .
Non feci
però in tempo ad uscire dal piccolo spiazzo nel quale avevo
fatto il mio primo incontro con gli abitanti del luogo che il ragazzo
mi fermò per un braccio , costringendomi a voltarmi verso di
lui .
Lo vidi parlare
ansante sotto la pioggia , indicando l’uomo ancora a terra e
se stesso con rabbia , continuando a fissarmi con un misto di
confusione e rabbia .
Ma nonostante non
capissi un accidenti di quello che diceva , capì lo
stesso cosa voleva dirmi .
Perché
non gli chiedevo cosa ci faceva con quell’uomo .
Perché lo
avevo aiutato .
Feci spallucce e
preoccupata che potesse prendersi un malanno mi alzai sulle punte ,
coprendo anche lui con l’ombrello prima che diventasse
più fradicio di quello che già era .
E perfino a quel
gesto lo vidi lanciarmi uno sguardo confuso che neanche questa volta
compresi .
Per nulla
impressionata da quel continuo e quanto mai repentino cambiamento di
espressione , gli sorrisi debolmente da sotto il cappuccio ,
continuando ad ascoltarlo .
Finchè
anche lui non smise di parlare e prendendomi per una spalla
mi condusse assieme a lui fuori dalla foresta .
°°°
Camminavo da
parecchie ore accanto al ragazzo dagli occhi fuxia che non faceva altro
che fissarmi con un espressione imbarazzata e stizzita , silenzioso ,
ma d’un tratto smise di lanciarmi continue occhiate quando
arrivammo entrambi alle porte della cittadina che avevo scorto prima .
Accarezzai Nicholas
, sempre nascosto all’interno del mio impermeabile quando lo
sentì ringhiare debolmente , stupendo il ragazzo che mi
fissò scandalizzato .
Non lo guardai
nemmeno , troppo presa nel tentare di coprire entrambi con
l’ombrello dato l’altezza del ragazzo .
Doveva essere circa
un metro e ottanta , perciò mi risultò alquanto
difficile non fare bagnare nessuno dei due .
Non feci caso alle
occhiate curiose della gente che incontravo sulla mia strada ,
così come il ragazzo non badò ai leggeri bisbigli
che si alzarono tra i passanti non appena li oltrepassammo .
Percorremmo diverse
vie , inoltrandoci sempre di più nella curiosa
cittadina dormiente mentre il cielo riprendeva quel colore
perlato che la scorsa notte avevo scorto con sorpresa .
Chissà
come si chiamava quel ragazzo .
Mi ritrovai a
guardarlo con un sopracciglio alzato quando mi strattonò
verso una via più stretta delle altre , più
precisamente verso una piccola porta che dava su una costruzione
cadente , piccola ed angusta vista dall’esterno .
Docile lasciai che
mi spingesse all’interno della piccola abitazione , mentre il
ragazzo chiudeva alle mie spalle la porta .
Fui costretta a
socchiudere le palpebre per riuscire a vedere qualcosa in tutto quel
buio , buio che d’improvviso fu rischiarato da una piccola
lanterna che senza neanche accorgermene il ventiduenne aveva
acceso accanto a me .
Lo lascia fare anche
quando mi sospinse , poco gentilmente a dire la verità
, lungo un corridoio dall’aria antica ma
per nulla decadente come l’esterno .
Mi sorpresi
leggermente di scorgere appesi alle parete dei dipinti
dall’aria molto rara , quadri che non ebbi il tempo di vedere
meglio quando il ragazzo mi fece entrare in un'altra stanza ,
anch’essa in ombra .
Rimasi
immobile , senza sapere che fare , osservando oramai abituata al buio i
movimenti fluidi ed eleganti del giovane che mi girava attorno con aria
indecisa .
Non accennai a
muovermi nemmeno quando d’improvviso la stanza venne
illuminata da una lanterna più grande della precedente ,
posta su un mobile di legno lucido , dall’aria preziosa .
Fu allora , quando
riuscì finalmente a guadarmi intorno che mi accorsi di
quanti oggetti preziosi adornassero la piccola stanza .
Catene
d’oro , di diamanti e di perle fuoriuscivano da un portagioie
dall’aria costosa .
Libri dalla
copertina consumata , appariscente , preziosa erano
accatastati nell’angolo della stanza .
Altri quadri erano
appoggiati con noncuranza l’uno sull’altro sulla
parete di un tetro grigio che mi infastidì leggermente .
Armi dalle else di
rubini e smeraldi erano gettate sotto il piccolo letto ad una
piazza che troneggiava nella piccola sala .
E a quel punto non
ebbi nessun problema a capire cosa ci facesse quel ragazzo di
notte , inseguito da un uomo con aria minacciosa , solo .
Compresi anche il
perché dei suoi movimenti così precisi , del
fisico asciutto ma scattante , della luce guardinga che gli accendeva
lo sguardo quasi inespressivo .
Era un ladro .
Ne ebbi la conferma
quando lo vidi estrarre da una sacca rattoppata in più punti
un piccolo fiore di cristallo , molto bello , delicato nelle sue
sfumature di rosso e blu che risplendevano leggermente alla luce della
lanterna .
Ecco
perché quell’uomo era tanto arrabbiato con lui .
Sicuramente
quell’oggetto dall’aria molto costosa doveva averlo
rubato .
Non appena ripose
l’oggetto con tutta la delicatezza possibile tornò
a guardami , questa volta con un espressione strafottente che non mi
scalfì minimamente , anzi ero curiosa di sapere
perché mi avesse portato lì .
Continuai
a fissarlo , impassibile , finchè non lo vidi
indicare con fare stizzito il mio impermeabile .
Presi i bordi
dell’impermeabile confusa , guardando prima l’uno
poi l’altro , non capendo ancora cosa volesse da me .
Ma tutto fu chiaro
quando lo vidi mimare con le mani di togliersi la pregiata camicia di
seta che indossava , puntando nuovamente il dito all’altezza
del mio petto .
Forse doveva aver
capito che non conoscevo la sua lingua.
Dunque voleva che mi
togliessi l’impermeabile .
Perché
?
Nonostante tutto
acconsentì alla sua richiesta .
Estraendo Nicholas
da sotto l’impermeabile , lo depositai ai miei piedi , mentre
con lentezza mi sfilavo l’indumento con eleganza .
Scossi la testa
lentamente quando i capelli mi ricaddero disordinatamente
davanti agli occhi .
Ed inclinai
leggermente il capo , stranita , quando lo vidi indietreggiare
leggermente , le labbra sottili dischiuse per la sorpresa che non
capì .
D’improvviso
il ragazzo dagli occhi viola cominciò a gesticolare come un
folle , indicandomi e portandosi le mani tra i capelli , quasi non
credesse ai suoi occhi , prima di tornare serio così
velocemente che stentai a seguirlo .
Per nulla
interessata ai suoi così radicali cambiamenti di umore gli
diedi le spalle , pronta a tornare nella foresta , quando nuovamente lo
vidi avvicinarsi a me , ma questa volta era armato .
M piegai sulle
ginocchia , lasciando che il pugnale con il quale il ragazzo aveva
tentato di ferirmi si piantasse nel comò di legno che mi
stava di fronte .
Fulminea mi tirati
indietro , afferrando Nicholas prima che potesse farsi del male .
Mentre gli anelli
che portavo agli anulari , ricevuti lo stimolo elettrico dal mio
cervello cominciarono a ricoprire interamente la mia pelle del metallo
flessibile che prima aveva solamente ricoperto la mia mano .
Serrai gli occhi
quando anche il mio viso fu riparato dalla lucida superficie metallica
, mentre accovacciata al suolo osservavo impassibile il giovane che
ripresosi dal momentaneo stupore mi si fiondò contro .
Anche questa volta
riuscì a schivare i suoi colpi , inarcando la schiena per
sfuggire all’ennesima pugnalata , quando oramai stufa di lui
gli sferrai un potente calcio nello stomaco , spedendolo violentemente
contro la parete .
Osservai annoiata
l’espressione sorpresa del ragazzo dagli occhi viola mutare
in una più rabbiosa , forse per il fatto di essere stato
messo al tappeto da una ragazzina .
Non aspettai neanche
che si rimettessi in piedi .
Afferrai il mio
impermeabile e preso in braccio Nicholas uscì dalla stanza ,
non degnandolo di uno sguardo né di qualche altra reazione
da parte mia .
Nessuno mai si era
mai meritato più di un mio sorriso , neanche mia
nonna .
Uscì
dalla piccola casa senza mai voltarmi , sicura che quel ragazzo non
avrebbe mai più tentato di farmi del male , sicura che
presto l’avrei rincontrato
.
°°°
Distesa sulle tegole
rosse di uno dei tanti tetti che mi circondavano osservavo senza
interesse il cielo plumbeo , carico di pioggia .
Da minuti o forse
ore , d’altronde non mi importava , fissavo senza
neanche vederlo il manto celeste privo di stelle , interessata
più che altro a Nicholas che mi dormiva in grembo .
Tolsi una delle mani
con le quali mi reggevo il capo per cominciare ad accarezzare la
morbida pelliccia dell’animaletto , mentre pensierosa
rimuginavano sui miei primi due giorni di libertà, e sugli
incontri che avevo fatto quella sera .
Non mi preoccupai
più di tanto dell’uomo che forse doveva ancora
essere privo di coscienza dopo il mio colpo , né mi curai
più di tanto se il ragazzo dagli occhi viola era ancora
accasciato contro la parete .
La verità
, per quanto crudele potesse risultare , era che non mi
importava .
Non mi
importava di ferire .
Non mi importava di
uccidere .
Non mi importava di
piacere agli altri .
Non mi importava di
farmi volere bene .
Il mio affetto , la
mia amicizia erano in continuo mutamento .
Ero volubile . Nulla
con me poteva considerarsi sicuro .
Se qualcuno mi
tradiva lo uccidevo .
Se qualcuno mi
lasciava lo cancellavo dalla mia testa .
Se qualcuno mi
voleva bene mi rallegrava in un certo qual senso ma la cosa si fermava
lì .
A volte io stessa ,
guardando mia nonna , non mi consideravo umana .
Non ero soggetta al
dolore che la colse alla morte di mia madre .
Ero felice , questo
si .
Ero sempre felice ,
ma una felicità diversa da quella comune .
La mia
felicità era la pace , l’equilibro che a nessuno
permettevo di sbilanciare .
Attenta a
non svegliare Nicholas mi raggomitolai su me stessa , portando il
cucciolo davanti al mio viso .
Ero forse un mostro ?
Possibile che fossi
stata così anche da bambina ?
Chiusi gli occhi ,
stringendomi nelle spalle mentre sentivo la testa farsi
pesante , così come i suoni della notte cominciarono a farsi
lontani .
Prima di cadere in
un sonno profondo però , sentì
distintamente la mancanza di Nicholas al mio fianco .
Al contrario mi
parve di sentire una mano sfiorarmi in una carezza la fronte
, scendendo titubante sulla guancia sulla quale si fermò .
Non mi sottrassi al
contatto che in un primo momento mi parve familiare , conosciuto .
Lasciai che
quelle mani grandi e tiepide mi prendessero di peso ,
accostandomi ad un petto che non riconobbi ma sul quale mi
sentì a mio agio .
Quelle carezze le
ricordavo .
Sorrisi debolmente
quando ricordai finalmente dove avevo sentito quell’incerto
sfiorarmi .
Rividi nella mia
mente una piccola bambina di cinque anni camminare in equilibrio sul
cornicione di un palazzo , un sorriso spensierato sulle labbra , gli
occhi grigi curiosi e seri nell’insieme .
Camminava sicura la
bambina , saltellando quasi finchè il piccolo
piede non scivolò e mancò
l’appiglio , facendola inclinare di lato , verso il
vuoto .
Ma la bambina non
cadde mai , perché una piccola spintarella sulla spalla la
riportò in equilibrio , di nuovo in piedi , di nuovo salva .
E la bambina riprese
a saltellare come se nulla fosse , ma prima di abbandonare il suo gioco
si voltò un ultima volta , salutando con la manina paffuta
il nulla , ma lei sapeva che qualcuno l’aveva
aiutata , l’aveva protetta , la guardava .
Afferrai nel sonno
la mano che mi accarezzava la guancia con dolcezza ,
storcendo leggermente le labbra quando mi accorsi di quanto grande
fosse , tanto grande da stringere entrambe le mie senza
difficoltà .
E così mi
addormentai .
Un sorriso ad
incresparmi in una smorfia contrariata le labbra .
Le sopracciglia
leggermente aggrottate .
Le mani strette in
quelle della creatura che quella sera mi riparò con il suo
corpo dalle intemperie della notte .
Davvero non potevo
amare come ogni essere umano ?
Continua…
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Capitolo 4 *** Alla fine non era tutto un sogno ***
L’ennesima
occhiata curiosa e intimorita mi fu lanciata da una giovane coppia
che , stringendosi nelle proprie spalle , mi
oltrepassò con sguardo basso mentre mangiucchiavo
indifferente una tavoletta di cioccolata bianca , la preferita di mia
madre a quanto potevo ricordare .
Alzai il viso quando
Nicholas mi saltò in grembo , strusciandosi contro il palmo
della mia mano , attirando l’attenzione con i suoi strani
miagolii compiaciuti della folla che occupava le strette vie della
cittadina .
Saltai
giù dal piccolo muretto di mattoni , gironzolando qua e
là tra la gente con sguardo ammirato .
E rimasi affascinata
dagli sputa fuoco vestiti con strani abiti neri e rossi , dalle
bellissime donne che danzavano sul terreno innalzando con lenti
movimenti delle mani spirali di ghiaccio attorno a loro ,
così come non mi persi il canto di una giovane e bella donna
simile ad una sirena per la pelle perlata e squamata che la tunica
bianca che indossava lasciava scoperta .
Curiosa osservavo
quelle strane creature quasi con nostalgia , memorizzandone i volti ,
le voci , gli sguardi , particolari che mi facevano sentire quasi
partecipe di quel mondo che ebbe la strana capacità di
sorprendermi come mai nulla era riuscito a fare nella mia vita .
Mi fermai ad
osservare un energumeno alto circa due metri e mezzo che ingrossava i
muscoli facendo così boccheggiare la folla riunitasi attorno
a lui per la sorpresa .
L’unica
che però non era rimasta stupefatta dalla forza del
ragazzone dai folti capelli neri e dagli inquietanti occhi color
glicine ero io .
E dovette notarlo
anche il diretto interessato perché mi venne in contro con
sguardo truce .
- Cosa
c’è bambina ?
Gonfiai
istintivamente le guance al tono sarcastico del gigante ,
concentrandomi per capire meglio le parole che altezzoso masticava tra
i denti bianchissimi e perfetti .
In fondo era stato
facile imparare la loro lingua dopo che avevo passato intere notti ad
ascoltare nelle taverne i discorsi degli ubriaconi che solo dopo
capì mi facevano delle proposte davvero indecenti .
- Che
c’è ? Ti faccio paura ?
Risi di cuore ,
osservando con un sopracciglio alzato l’energumeno
palesemente infastidito dalla mia risata ,così come non mi
irritai quando l’attrazione principale questa volta divenni
io .
Incrociai
le braccia al petto quando quello che ribattezzai come Mega Fesso ,
nomignolo che mio cugino maggiore aveva affibbiato ad un suo compagno
di scuola , aggrottò le sopracciglia , esaminando con i
grandi occhi color glicine il mio elegante vestito con balze e merletti
in stile ottocentesco di un rosa antico che stonava con gli stivali di
gomma verdi che si intravedevano sotto la gonfia e corta gonna che mi
arrivava al ginocchio .
Ma dopo che si
soffermò con uno sguardo fin troppo eloquente sul mio seno
stretto nel corpetto , i suoi occhi si piantarono nei miei , e fu
lì che colsi un lampo di sorpresa e astio adombrare il suo
sguardo .
Proprio come era
successo a quel ladro due settimane fa .
- Sei una
discendente dello stregone del nord ?
Immediatamente
, a seguito di quelle parole , la gente attorno a
me si strinse contro i propri vicini , cominciando ad additarmi e a
bisbigliare parole che non volevo e non mi interessava capire .
- Allora bambolina ?
Perché non parli ? Il gatto ti ha forse mangiato
la lingua ?
Rimasi immobile , e
tutto ciò che l’energumeno ebbe da me fu un
leggero restringimento della pupilla che seppur nella sua piccolezza lo
fece arretrare leggermente .
Non mi curai degli
sguardi terrorizzati della folla riunitasi a cerchio attorno a me ,
né del disagio che ora riuscivo a notare nel viso teso di
Mega fesso , né del piccolo ruggito di Nicholas che disceso
dalle mie braccia si parò a mia difesa , difesa non
necessaria .
- Allora
bambolina ? Rispondi ?
Annoiata sia da Mega
Fesso che dall’espressione strafottente che mostrava per
nascondere la paura che sapevo gli faceva battere i denti , gli diedi
le spalle , richiamando con un leggero colpo sulla spalla
Nicholas che , seppur reticente , mi
saltò in braccio .
E indifferente mi
feci spazio tra la folla che automaticamente si
aprì per lasciarmi passare .
Ma prima ancora che
potessi lasciare quel circo che stava cominciando ad annoiarmi .
Prima ancora che
potessi in quale modo allontanarmi da tutta quella gente accalcata , un
movimento alle mie spalle mi spinse a voltarmi troppo tardi .
Perché
fu troppo tardi per scansare il pugno che mi prese in pieno
stomaco , facendomi piegare in due e cadere in ginocchio più
per la potenza del colpo che per il dolore che come
già immaginavo non venne.
Gridolini
scandalizzati seguirono la mia caduta in ginocchio sul terreno , mentre
sorpresa vedevo picchiettare sul terreno polveroso gocce scarlatte che
non riconobbi , ma che sembravano provenire da me .
- è solo
una bambina ! Lasciala stare !
Portandomi una mano
alle labbra rialzai il volto quando vidi una esile figura femminile
frapporsi tra me e l’energumeno che se la rideva della grossa
, leccandosi lascivamente le labbra quando si accorse che lo stava
guardando .
- Spostati
Antoniette , lei non può stare qui . Non è una di
noi , sicuramente è al servizio di quel bastardo di William
e di quel suo dannato stregone . Spostati !
Mi ripulì
con un braccio del sangue che mi accorsi stranita scivolava lentamente
dall’angolo della mia bocca mentre velocemente mi
rimettevo in piedi , ripulendomi il vestito dalla polvere senza dar
peso alle occhiate preoccupate della giovane donna davanti a me .
- Io non
mi muovo !
- Allora verrai
additata come una traditrice - ancor prima che Mega Fesso potesse fare
qualcosa , afferrai velocemente un’affilata falce accatastata
assieme ad altri attrezzi da giardinaggio su una bancarella
vicina , scivolando di fronte alla ragazza che mi bloccò per
un braccio .
- Stai ferma ti
prego , ti farà del male !
Solo allora mi diedi
la briga di guardarla in volto , e rimasi leggermente confusa quando
riconobbi negli occhi azzurri della giovane donna la stessa ansia e
preoccupazione che attanagliava sempre lo sguardo di Melanie .
Fui quasi tentata di
ascoltare le sue parole , quasi
, ma non del tutto .
Così
, piegandomi sulle ginocchia mi fiondai
sull’energumeno che dall’espressione strafottente
pensava di potermi battere .
Ingenuo
.
Con uno scatto
felino mi bloccai davanti a lui , esibendomi in uno
dei sorrisi enigmatici che la gente sembrava confondere e con
agilità gli saltai addosso .
Mi aggrappai con una
mano sulla tunica di Mega Fesso quando questo tentò con le
braccia tozze di agguantarmi , tentativo inutile che mi fece sfuggire
una risata divertita .
Premetti le mie dita
sul suo collo , storcendoglielo debolmente , quel
tanto che bastava per bloccargli il flusso sanguigno .
E quando questi
cominciò a traballare sulle sue gambe , feci scintillare la
lama della falce davanti al mio viso , guardando per pochi minuti la
mia espressione nell’atto di conficcargliela nella
schiena .
Balzai
giù quando Mega Fesso crollò a terra con un tonfo
sordo , mentre mi ripulivo le mani dal sangue che mi era schizzato sul
volto , sulle mani e sul mio bel vestito .
Particolare che mi
indispettì leggermente .
Nonostante la
profonda ferita , però mi accorsi che l’energumeno
non era morto .
Era gravemente
ferito , questo si , ma non era morto .
Feci spallucce ,
facendo tintinnare il portachiavi del mio zaino issato sulla
spalla mentre mi guardavo attorno con sguardo annoiato .
Sorrisi debolmente
quando Nicholas mi corse incontro , fiondandosi tra le mie braccia e
ruggendomi contro come infastidito .
In un gesto di scusa
gli accarezzai la testolina , lasciando che si accoccolasse
sul mio seno.
Ed ero decisa ad
abbandonare la stretta via che presto si svuotò quando
puntai i miei occhi sugli spettatori che terrorizzati dalla scena si
dileguarono in un batter di ciglia , quando una mano mi
bloccò per una spalla .
Rimasi piacevolmente
colpita quando la ragazza dagli occhi azzurri che aveva tentato di
difendermi mi sorrise dolcemente , asciugandomi con un panno
bagnato il sangue che mi imbrattava il viso , delicatamente .
- Stai bene ?
Non capì
la sua domanda, anche perché mi accorsi con stupore che non
era ancora fuggita al solo guardami , anzi sembrava
quasi rapita da me .
Non appena
finì di ripulirmi la guancia , mi porse una piccola mano
pallida , invitandomi con un sorriso materno a prenderla .
- Vieni con me , ti
porto a casa mia .
Tentennai
leggermente , guardando le buffe orecchie feline che le spuntavano
dalla rossa chioma riccioluta mentre titubante guardavo la mia mano
completamente sporca di sangue .
- Andiamo .
Tremai leggermente
quando la ragazza dalle orecchie di gatto mi prese dolcemente per mano
, non facendo caso al sangue che la sporcò , cominciando al
contrario a descrivermi spensieratamente casa sua .
E fu in quel momento
, in quel così comune gesto che sentì gli occhi
pungere per la prima volta nella mia vita .
°°°
Giocherellavo da un
paio di minuti con Nicholas disteso in grembo , tenuta
d’occhio dall’alta figura che da ore mi fissava con
insistenza senza però far trapelare nulla dai grandi occhi
blu oltremare .
Con la coda
dell’occhio provai a guardare il padre di Antoniette
nonché proprietario dell’osteria che ancora non
ero riuscita a visitare e nella quale la ragazza gatto mi aveva portato
circa due ore fa .
Puntai i miei occhi
in quelli incupiti dell’uomo con una
profonda cicatrice sullo zigomo destro , soppesandolo con lo sguardo ,
finchè non fu lui dopo un sussulto appena accennato a
ricambiare lo sguardo .
Rimasi immobile
anche quando , uscito da dietro il bancone , mi si avvicinò
lentamente , facendo strisciare la gamba di legno sul pavimento pulito .
Continui a fissarlo
innocentemente anche quando mi fu di fronte , leggermente piegato per
guardami meglio , le labbra carnose serrate in una linea dura
e lo sguardo lontano , quasi stesse pensando .
- Ti ho
preparato una stanza di sopra , e ho anche dei vestiti di quando ero
più piccola che dovrebbero starti bene .
Non scostai lo
sguardo neanche quando Antoniette si fermò dietro le spalle
imponenti del padre ancora piegato verso di me , gli occhi blu intenti
a scrutarmi con serietà .
Nicholas , come
innervosito dalla vicinanza dell’uomo salì sulla
mia spalla , acquattandosi per attaccare l’oste che
però con mia somma sorpresa pose una sue enorme mano sulla
mia testa , accarezzandomi quasi con riverenza .
-
è davvero una bellissima bambina . Puoi restare da noi
finchè vuoi piccola .
Nonostante
il sorriso rassicurante dell’uomo che solo allora
mi accorsi aveva una pelle talmente lucida e pallida da sembrare
trasparente , non mi fidai del tutto di lui .
C’era
un ombra nel suo sguardo .
Un ombra che
sembrava nascondere un segreto che non voleva rivelare , ma che
sembrava legasse anche me .
L’ombra
che svanì quando si accorse che lo stavo scrutando
seriamente .
- Vieni piccola , ti
porto a fare un bagno .
Lasciai che
Antoniette mi prendesse dolcemente per mano , conducendomi su per le
scale scricchiolanti che portavano al piano di sopra .
Ma neanche quando
misi piede sull’ultimo scalino che mi divideva dal piano
superiore della osteria scollai il mio sguardo sul viso pallido
dell’uomo che sembrava brillare anche nel buio della stanza
quando spense l’unica candela che la illuminava .
°°°
Da parecchi minuti
osservavo la mia esile figura attraverso il lungo specchio che
Antoniette mi aveva gentilmente portato , dopo
avermi cosparso il corpo di una crema profumata e aver
asciugato il sangue rappreso attorno al mio labbro screpolato .
Ed ora , sola nella
mansarda datami dalla ragazza gatto come piccola camera da letto mi
guardavo senza l’ombra di un sorriso .
Alzai la leggera
gonna della graziosa camicia da notte rosa pallido che
Antoniette mi aveva dato , scoprendo le gambe snelle e pallide
imprigionate negli enormi stivali di gomma verde che mai toglievo .
Pensandoci bene ,
non ricordo chi mi avesse regalato quegli strambi stivali che
però adoravo con tutta me stessa .
La sola
possibilità di perderli poi mi metteva in
agitazione .
Forse era un regalo
di mia madre , perché a quanto potevo ricordare Melanie
aveva detto che ce li avevo da un eternità e che non me ne
ero mai separata .
Sorrisi al pensiero
della mia governante , sentendo un leggero pizzico alle labbra
screpolate dal freddo quando piegai le labbra verso l’alto .
D’un
tratto però lo sbattere di una porta al piano inferiore
attirò la mia attenzione , o per meglio dire la piccola
figura che avevo scorto dalla finestra catturò il mio
sguardo perso nel vuoto .
Nonostante la
pioggia battente riuscì a riconoscere Antoniette , stretta
in mantello che però non la riparava del tutto
dalla pioggia fattasi più fitta .
Così
decisi di scendere a ripararla con l’ombrello che estrassi
velocemente dallo zaino abbandonato sul piccolo letto , per
capire anche dove Nicholas fosse fuggito quando Antoniette lo
aveva chiuso fuori dal bagno .
°°°
Corsi sotto la
pioggia , riparata dall’ombrello , mentre l’acqua
delle pozzanghere nelle quali inciampavo sporcava la camicia da notte
incredibilmente leggera contro il freddo pungente della notte .
Rabbrividì
leggermente quando fui investita da una sferzata di aria
gelida che mi spinse ad aumentare l’andatura , fino
a quando con il respiro affannoso riuscì ad arrivare da
Antoniette riparandola sotto l’ombrello .
- Piccola
cosa ci fai qui ? Sei tutta bagnata !
Sorrisi
dell’espressione terrorizzata della ragazza gatto ,
beandomi della leggera carezza sopra i miei capelli umidi
mentre preoccupata mi abbracciava coprendomi con il suo mantello
inzuppato .
Ma d’un
tratto il sorriso sparì dal viso di Antoniette quando
udì un basso ringhio davanti a me .
Rialzai annoiata il
capo , scrutando l’oscurità che avvolgeva il
piccolo retro dell’osteria nella quale mi trovavo .
E non ci misi molto
a riconoscere sotto un lussuoso mantello verde smerlando il ladro che
aveva tentato di accoltellarmi poche settimane fa .
Il ragazzo dagli
occhi fuxia che mi fissava con sguardo omicida .
-
Allontanati da lei Antoniette !
Al contrario
sentì la presa della ragazza aumentare attorno al mio corpo
, mentre confusa vedevo una mano del ladro portare sotto la pioggia la
rosa di cristallo che aveva rubato la sera del nostro incontro .
- Stai
lontano da lei , non hai visto i suoi occhi ? Sono gli stessi dello
stregone del nord !
Potrebbe
essere un suo sicario .
È un
piccolo mostro , devi stargli lontana !
Non seppi dire
perché d’improvviso quelle parole mi colpirono
come una bruciante frustata sulla schiena .
Non seppi dire
perché d’improvviso sentì il mio viso
venire sformato da un espressione che raramente adottavo .
L’espressione
di odio che poche volte qualcuno mi aveva costretto a mostrare .
Quel qualcuno che
più di tredici anni fa mi abbandonò a
me stessa senza difese .
Quel qualcuno del
quale ora non ricordavo neanche il volto .
Quel qualcuno che
all’età di tre anni mi chiamò mostro
per avergli portato via la sua unica ragione di vita .
Spinsi
Antoniette dietro di me con riluttanza , uscendo sotto la pioggia
battente che mi rese completamente fradicia , incollando i miei capelli
davanti agli occhi che sapevo erano divenuti gelidi come il ghiaccio ed
aridi come il deserto .
Lo stesso fece il
ladro che per nulla persuaso dalle lamentele accorate della ragazza
gatto , sfoderò dalla cinta una lunga lama sottile simile ad
una katana che impugnò con entrambe le mani .
Ma se pensava di
farmi paura cascava male .
Io non avevo paura
di lui .
Io
non avevo paura di nulla .
Mentre lui si
scagliava contro di me con un urlo , io mi gettai alle sue
spalle con un passo fluido che lo stupì , rendendolo
indifeso contro il calcio che sferrai sulla sua gamba
facendolo piegare leggermente .
Fu quando
provai a richiamare la scarica elettrica che mi accorsi con stizza di
aver lasciato gli anelli e l’equipaggiamento sul mio letto
poco prima di farmi portare da Antoniette nel bagno .
Così
potei solo ripararmi con le braccia dal calcio del ladro che
sembrò sbriciolare le ossa delle mie braccia incredibilmente
sottili , ma questo non lo sconvolse più di tanto .
Indifesa , non
riuscii a sottrarmi al fendente con il quale mi ferì alla
spalla , facendomi contrarre i muscoli della mascella ora tesa .
Nonostante vedevo il
sangue cadere copiosamente dalla ferita non provai dolore , se non un
leggera nausea per l’odore del sangue .
Continui a tirare
pugni e calci che lo tramortirono ma non lo ferirono gravemente come
avrei voluto .
Al contrario
, i suoi colpi erano ben mirati , e presto mi ritrovai
ansimante , con le braccia, il ventre e il collo sfregiati da tagli
profondi .
- Non ti arrendi ?
Come diavolo fai a restare ancora in piedi ?
Ti ha
mandato quel bastardo dello stregone ? Chi diavolo sei tu ? Cosa
diavolo sei ? Perché sei qui ?
Rispondimi !
Inciampai in una pozzanghera quando tentai di contrattaccare, con
l’unico risultato che il ladro mi infilzò con la
lama , scagliandomi circa tre metri più in là .
Stesa sul terreno
fangoso osservavo svogliatamente i piedi del ladro avvicinarsi a me
lentamente , mentre udivo in lontananza il grido di Antoniette fattosi
ora simile a un lamento .
- Perché
non mi rispondi dannazione ? Perché mi costringi a farti del
male ? Mi basta solo una tua parola e potrei smetterla!
Guardai senza
interesse il viso del ragazzo che scoprì dalle urla della
ragazza gatto chiamarsi Ian .
Bel nome .
Questo fu tutto
ciò che pensai .
Prima di far leva
sulle braccia e rimettermi in piedi , traballante ,
ma pur sempre in piedi , lo sguardo calmo e pacato di chi non ha nulla
da temere .
Lo vidi sobbalzare
leggermente guardandomi .
E notai persino un
lampo di dolore passare nei suoi occhi fuxia quando constatò
le mie condizioni per nulla rassicuranti .
-
Dannazione ! Vuoi rispondermi?
Rimasi
immobile , sporca di sangue e terra a guardarlo alzare con un grido
frustato la lama che sapevo mi avrebbe tolto la vita , ma non me ne
curai .
Non me ne importava .
Il rumore di passi
veloci fu quello che udì assieme all’aria che
smosse la spada nell’avvicinarsi al mio petto , ma prima
ancora che potesse in qualche modo ferirmi , vidi due esili braccia
avvolgere il torace di Ian .
-
è muta …lei…è muta !
Vidi distintamente
le iridi viola di Ian dilatarsi all’inverosimile
mentre la spada gli scivolava dalle mani che cominciarono a tremargli
vistosamente .
Non distolsi lo
sguardo neanche quando cadde in ginocchio assieme ad Antoniette che gli
piangeva contro .
Continuai a fissarlo
anche quando , presosi la testa tra le mani cominciò ad
urlare a pieni polmoni , piegandosi in avanti quasi volesse rigettare
la sua anima tanto era il dolore impresso nella sua voce .
Non mi piegai per
aiutarlo ad alzarsi perché non volevo .
Non provai a
tendergli una mano perché non lo meritava .
Non lo privai del
mio sguardo freddo e inespressivo che tante anime aveva mietuto .
Non mi ritrassi
neanche quando provò a prendermi la mano , in un gesto di
supplica .
Rimasi immobile come
una statua , fredda e gelida , implacabile .
Fino a quando non
udì dietro alle mie spalle rumore di passi .
Fino a quando non
colsi con la coda dell’occhio lo scintillio di spade nel buio
del vicolo .
Fino a quando
chinandomi non afferrai la katana per voltarmi verso la schiera di
uomini in nero che mi fissavano dall’oscurità .
- è lei ?
- Dobbiamo
prenderla ?
- Sarà
divertente !
- Il
padrone sarà contento !
- E se non
fosse lei ?
- Mh
, è bella , potremmo divertirci un po’
prima .
- Non
è un po’ troppo piccola ?
Sorrisi debolmente
quando colsi le voci stridenti e basse dei loschi personaggi che si
avvicinavano serpentini a me , puntando i loro occhietti penetranti sul
mio corpo ricoperto di ferite .
- Gli
inquisitori ! - udì distintamente la voce smorzata
di Antoniette alle mie spalle , e sebbene non capissi cosa
quel titolo significasse non me ne preoccupai .
Non mi ero mai fatta
problemi .
Perché
farmene ora per un mucchio di uomini che neanche conoscevo ?
Trassi un lungo
respiro , concentrandomi sulla lama che stringevo con forza tra le mani
bagnate , ed ero pronta ad attaccare quando un guaito familiare mi fece
voltare la testa di lato .
Sorrisi
istintivamente quando vidi il piccolo Nicholas materializzarsi da
dietro un piccolo carro .
Sembrava stesse
cercando qualcosa con gli occhi bianchi nel buio .
Lo vidi annusare
l’aria , irrigidendosi e rizzando il pelo nero non appena
fiutò la scia del mio sangue che mi accorgevo anche io
saturava l’aria .
E fu quando i suoi
occhietti mi scovarono che notai il terrore annientare lo
sguardo del mio piccolo cucciolo , terrore soffocato da una rabbia , da
un odio , da un lampo di follia che mi confuse .
Persino gli uomini
che erano davanti a me avevano smesso di parlare ed ora osservavano
contriti Nicholas che tremava irrefrenabilmente come se fosse scosso da
convulsioni .
Preoccupata che
stesse male lasciai cadere ai miei piedi la spada ,
zoppicando verso di lui .
Ma prima ancora che
potessi fare un altro passo .
Prima ancora che uno
degli incappucciati venutomi in contro potesse in qualche modo
sfiorarmi , assistetti ad una scena che mi stupì .
Caddi a terra quando
una scossa fece tremare il terreno fangoso mentre immobile fissavo
Nicholas guaire di dolore , rotolandosi nel fango come per zittire una
sofferenza che lo faceva gemere così forte .
E
d’improvviso vidi la minuscola figura ingrandirsi a dismisura
, mentre alle piccole zampette si sostituirono enorme zampe munite
di artigli d’argento che scintillarono nel buio del
vicolo .
Non indietreggiai
neanche quando finito di guaire un enorme felino dagli occhi bianchi ,
grande quanto la locanda stessa ruggì con rabbia mostrando i
letali canini che inquietanti tagliarono l’aria quando
richiuse con uno scatto le fauci acuminate .
Udì il
pianto accorato di Antoniette , e il respiro trattenuto di Ian .
Così
come mi accorsi dei sussurri disperati e terrorizzati degli inquisitori
.
-
è il mostro della maledizione !
- Dobbiamo
fuggire !
- Ma il
signore ci punirà !
I loro sproloqui
insensati furono però interrotti dal mio
piccolo Nicholas che balzato su di loro cominciò a
divorarli , addentando con furia le loro carni mentre le loro urla mi
riempivano le orecchie .
Non rimasi
sconvolta nel vedere quel massacro .
Né mi
coprì gli occhi quando uno schizzo di sangue
imbrattò il retro della osteria .
Non ebbi
pietà per quell’incappucciato che ora tendeva una
mano verso di me , l’unico forse fuggito alla furia di
Nicholas .
- Tu,
bambina …sei….- un fiotto di sangue
uscì dalle labbra dischiuse dell’uomo che aveva
tentato di parlarmi quando il felino lo morse con forza , dividendo il
suo corpo in due con una sola dentata .
E dopo tutte quelle
urla il silenzio ripiombò nel vicolo .
-
Piccola…vieni qui….presto !
Non diedi peso al
sussurro tremante di Antoniette .
Scansai perfino la
mano di Ian che aveva tentato di prendermi per la spalla e portami
indietro affinchè fossi il più lontano
possibile da Nicholas che emettendo un insolito gorgoglio mi fissava
turbato .
-
Piccola…
Mi
costò una punta di fastidio rimettermi in piedi ,
così come riuscì a malapena a raggiungere
zoppicante Nicholas che ad altri pareva una creatura ripugnante e
orrenda , ma che per restava l’unico amico che avevo mai
avuto nei miei diciassette anni .
Addolcì
lo sguardo quando il felino , ripugnato da se stesso , si
guardò attorno freneticamente quasi cercasse una via
d’uscita .
- Non ti
avvicinare a lui !
Trascinai la gamba
destra a fatica , ritrovandomi dinanzi a Nicholas che acquattato sulle
enormi zampe mi fissava con i grandi occhi bianchi screziati
d’oro , addolorato .
E prima che
Antoniette potesse in qualche modo richiamarmi gli gettai le braccia al
collo , lasciandomi andare completamente contro la folta e
lucida pelliccia nera di Nicholas che si irrigidì .
Tentai , per quanto
i muscoli me lo concedessero di alzarmi per allacciargli meglio le
braccia attorno al grosso collo , e risi di cuore quando con un enorme
zampa , attento a non farmi male mi aiutò ad accoccolarmi
contro di lui , il viso nascosto contro la pelliccia dietro le orecchie
.
E
d’improvviso Nicholas , rabbrividendo tra le mie braccia , si
rimpicciolì nella mia stretta , ritrovandosi premuto
dolcemente contro il mio seno .
Chiusi gli occhi
quando la lingua ruvida del cucciolo mi leccò la guancia , e
così mi addormentai .
Sentì
solo la voce affaticata di Antoniette arrivarmi debole
all’udito , mentre percepivo due braccia di certo non
femminili sollevarmi e condurre me e Nicholas in un posto
dall’odore di birra e disinfettante .
°°°
Stavo sognando , o
così almeno credevo .
Sentivo le palpebre
incredibilmente pesanti , come mai prima d’ora , e un
fastidioso pizzico allo stomaco .
Perciò
decisi di non aprire gli occhi perché non mi andava , e di
rimanere immobile per non acuire quel fastidio .
Ero distesa su
qualcosa di morbido , o così mi sembrava , ma non ero sola .
Con me , o per
meglio dire abbracciato a me c’era un corpo umano che emanava
un piacevole profumo alla cannella .
Familiare .
- Mi
dispiace , sarei dovuto arrivare prima . Perdonami .
La voce calda e
strascicata che mi soffiò sulla gola mi fece capire che
quello che mi stringeva tanto da farmi male era un uomo , alto sul
novanta dato che riusciva a chiudermi con le braccia e le gambe .
-
Perdonami . Perdonami se puoi .
Istintivamente mi
schiacciai contro l’uomo del mio sogno , storcendo il naso
quando mi premetti contro qualcosa di ruvido , un mantello forse .
Una risata soffocata
fu tutto ciò che udì prima che
l’uomo mi baciasse teneramente sull’angolo della
bocca , cullandomi dolcemente in quel sogno che a dirla tutta non mi
dispiaceva affatto .
°°°
Sbadigliai
vistosamente quando mi svegliai a causa di un raggio di sole filtrato
tra le sottili tende rosa della mansarda , ma non mi alzai .
Mi rigirai assonnata
nel letto , tastando il materasso in cerca del mio piccolo Nicholas e
quando lo trovai lo trassi a me .
Un miagolio
infastidito mi fece sorridere leggermente mentre rabbrividivo
per la corrente fredda che stranamente filtrava nella stanza .
Facendomi forza
sulle gambe mi sedetti sul letto , strofinandomi debolmente
l’occhio con la mano destra mentre con la sinistra
accarezzavo Nicholas appena svegliato .
Mi guardai attorno
in cerca della fessura dalla quale entrava la corrente fredda ,
quando , scacciando la vista offuscata dal sonno mi accorsi
che la finestra era accostata .
Confusa scesi dal
letto , indossando immediatamente i miei stivali verdi che notai
Antoniette aveva pulito perfettamente .
Mi concessi un altro
sbadiglio prima di aggrottare le sopracciglia quando notai delle strane
impronte di fango sul pavimento in legno .
Mi inginocchiai
curiosa , lasciando che Nicholas si rannicchiasse sulla spalla mentre
attenta esaminavo le impronte di piedi che stupita , mi
accorsi , portavano alla finestra .
- Sei sveglia ?
Udì la
voce melodiosa di Antoniette oltre la porta assieme ai suoi passi lenti
sulle scale scricchiolanti ,e quando entrò mi voltai per
guardarla in volto .
Radiosa e bella come
la prima volta che la vidi mi sorrise dolcemente , correndo ad
abbracciarmi stretta , un abbraccio che non rifiutai .
Ricambiai
la stretta , annusando il profumo di fiori della ragazza
gatto mentre percepivo un paio d’occhi fissarmi
insistentemente .
Fu quando Antoniette
, prendendomi per la mano , mi fece voltare verso
la porta che vidi Ian immobile , gli occhi fuxia che rifuggivano i miei
, l’espressione rammaricata del bel volto .
-
Perdonami .
Inclinai il volto ,
curiosa , quando il ladro si avvicinò a me , inchinandosi ai
miei piedi e prendendomi una mano.
-
Perdonami , perdonami per quello che ti ho fatto .
Zittì con
occhiata il ruggito basso di Nicholas sulla mia spalla , e mi persi
nel guardare la posa supplichevole del ragazzo .
Volubile
.
Era questo che si
poteva dire dei miei sentimenti .
Imprevedibili nel
finire .
Improvvisi
nell’iniziare .
Con me ci voleva
fortuna e chissà perché quel ragazzo ne aveva .
Feci spallucce ,
azzardando un sorriso debole che distese per quanto possibile
l’espressione tesa di Ian .
-
è pronta la colazione .
Seguì
Antoniette e Ian che era davanti a noi con uno sguardo più
rilassato .
Ma prima che la
porta si chiudesse alle mie spalle , diedi un ultima occhiata alle
impronte che come per magia svanirono trasportate dal vento .
E sorrisi , un
sorriso genuino e contento che sembrò rapire i due che mi
guardavano raddolciti dalla mia espressione .
Sorrisi per
l’affetto confortante di Antoniette .
Sorrisi per il
pentimento di Ian .
Sorrisi per quelle
impronte che erano riuscite a far dimenticare la notte passata .
Alla fine non era
tutto un sogno .
CONTINUA …
|
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Capitolo 5 *** Sogno o son desta ? ***
Faceva freddo .
Stretta nel
mio pesante maglione nero giocherellavo distrattamente con la
tazza di metallo che Antoniette, premurosa come al solito , mi aveva
riempito di calda cioccolata .
Ancora ora , distesa
su uno dei banchi che occupavano l’osteria oramai
vuota osservavo avvinta la bizzarra neve azzurra che
ricopriva tutta la città , mentre con la coda
dell’occhio seguivo i movimenti fluidi di Aquerius
, il padre della ragazza gatto che , buttato sul bancone un
panno bagnato , aprì la piccola porticina che sapevo ,
conduceva nella stanza dell’uomo .
- Clara .
Leggermente sorpresa
dal richiamo dell’uomo mi voltai verso di lui ,
intento a reggere tra le forti braccia una delle due casse di abiti che
stavano sul bancone .
- Mi aiuteresti ?
Seppure non mi
fidassi ancora dell’uomo acconsentì ad aiutarlo ,
seguendolo a distanza di sicurezza per non sfiorarlo .
Non sapevo
perché ma quella creatura mi indisponeva più di
quanto fosse lecito .
Forse era quella
strana luce che adombrava gli occhi chiarissimi , quasi
trasparenti dell’uomo , ogni qual volta lo
sorprendevo a fissarmi .
O forse quel sorriso
inquietante che ne deformava i lineamenti .
Non lo sapevo e
sinceramente non mi importava .
Fui strappata alle
mie elucubrazioni quando andai a sbattere contro la possente schiena
dell’uomo , balzando all’indietro , quasi mi fossi
bruciata al contatto con la casacca lercia del padre di Antoniette .
Immobile in mezzo ad
una piccola ma ordinata stanzetta , dove , sulla parete di fronte era
appeso un quadro che mi lasciò piacevolmente sorpresa .
Senza degnare di uno
sguardo l’uomo mi accostai alla piccola scrivania
di legno scuro , al di sopra della quale si trovava il ritratto di una
donna a dir poco bellissima .
Tesi una mano con la
quale sfiorai i lunghissimi capelli bianchi della donna che , un
sorriso placido sulle carnose labbra blu elettrico , guardava davanti a
sé con espressione stanca e dolce nell’insieme .
Persi diversi minuti
nella contemplazione di quella pelle pallidissima messa in risalto dal
sontuoso abito smeraldo che indossava .
Gli occhi di un
inquietante quanto stupefacente azzurro pallido , lontani , vacui .
Le forme sinuose del
fisico slanciato , sensualmente disteso su un arazzo , arricchito da
gioielli d’oro zecchino e da enormi
zaffiri incastonati in bracciali e catene d’oro bianco .
Ma uno di quegli
ornamenti attirò particolarmente la mia attenzione
.
Una pietra nera
, grossa quanto una noce , lucida e perfettamente sferica ,
sorretta da una pesante catena di uno strano metallo blu .
Era il primo
gioiello che saltava all’occhio e che , stranamente , mi
attraeva .
- Lei
è la regina degli abissi .
Sobbalzai al
sussurro fin troppo vicino dell’uomo , ritraendomi quando lo
vidi tendere una mano verso la donna che accarezzò con occhi
colmi di commozione e completa sottomissione .
- è
bellissima vero ?
F fu lo sguardo
spiritato dell’uomo a farmi schiacciare
contro la parete , pronta a correre verso la porta se Aquerius avesse
in qualche modo tentato di farmi del male .
- Questa
invece è il regalo degli abissi alla sua regina .
Non appena vidi le
dita affusolate e spaventosamente ossute dell’uomo sfiorare
il cristallo nero che la donna portava al collo , rizzai le orecchie ,
attenta a non perdermi neanche parola .
- Gli abissi la
diedero alla regina Anemone per chiederla in sposa . Una
pietra molto potente e rara , nata da una lacrima che il mare
versò in una notte di tempesta . La pietra dei desideri .
Aggrottai
le sopracciglia in sincrono con l’uomo , sentendomi
stranamente in ansia per le parole che Aquerius stentava a
mettere in riga , quasi gli costasse fatica .
- Ma
qualcuno la ingannò , sottraendogliela e lasciandola
piangere per anni negli abissi .
Non provai pena per
la donna , né per l’espressione affranta
dell’uomo .
Quella tragica
storia d’amore non mi convinceva .
C’era
qualcosa che l’uomo nascondeva .
C’era
qualcosa di cattivo dietro gli occhi azzurro pallido della regina degli
abissi .
Nel suo falso
sorriso dolce .
Nella sua bellezza
inquietante , per nulla delicata e candida come la
sua pelle .
C’era
qualcosa in quella donna e nel padre di Antoniette che sembrava
avvertirmi di stare attenta e alla larga da loro .
- Clara !
Schizzai fuori dalla
stanza nel sentire la voce dolce della ragazza gatto al piano
superiore , e mentre correvo incontro alla donna
che ogni giorno di più mi ricordava Melanie , una fitta
pioggia si abbattè sul tetto della locanda
e sull’intera cittadina .
°°°
- Si è
fatto tardi , perché non ritorna ?
Rialzai il volto
dalla barretta di cioccolato che stavo
mangiucchiando al lamento sconsolato di Antoniette
, seguendo i suoi occhi azzurri puntati insistentemente sulla
porta di legno scuro della locanda .
- Dove
è finito quello sciocco di Ian ? Mi sto preoccupando .
In effetti era notte
fonda ormai , ed Ian non si era fatto vedere per
l’intera mattinata .
Guardai la
ragazza gatto con le sopracciglia aggrottate , turbata dal
notare come le iridi chiare della donna si facessero lucide man mano
che i minuti passavano .
Possibile
che gli fosse accaduto qualcosa di grave ?
Che
qualcuno lo avesse arrestato ?
Smisi di rimuginarci
su quando Antoniette scoppiò letteralmente in lacrime ,
abbracciandomi in cerca di conforto , conforto che tentai di
darle con una timida pacca sulla spalla .
- Gli
è successo qualcosa , ne sono sicura . Cosa posso
fare Clara ?
Semplice .
Districandomi
delicatamente dalla presa ferrea della ragazza gatto indossai
velocemente il mio impermeabile giallo canarino abbandonato sul
tavolo , assicurandomi di essere armata .
- Cosa
vuoi fare ?
Lanciai un occhiata
rassicurante ad Antoniette prima di chiudermi la porta alle
spalle ed uscire sotto la pioggia battente .
Cosa si
può fare quando si è perduto qualcosa ?
Semplice ,
si va a cercarlo .
Ed era quello che
avevo intenzione di fare .
Pensandoci bene ,
avrei cercato anche quel piccolo mostriciattolo di Nicholas che mancava
da più di tre giorni .
Cominciai ad
avviarmi per la strada principale , non sorprendendomi nel trovarla
completamente deserta .
Solo un pazzo si
sarebbe messo a passeggiare sotto quella fitta pioggia senza uno scopo
preciso .
Il pazzo che
stranamente vidi corrermi di fianco , svoltando in un vicolo buio dal
quale sentì giungere diverse voci maschili .
Senza prestargli la
minima attenzione decisi di lasciare la via principale per dare un
occhiata alla foresta, ma un odore acre mi fece voltare verso le grosse
risate maschili provenienti dalla stretta viuzza .
L’odore
di sangue .
Incuriosita ritornai
sui miei passi , scorgendo una familiare e tozza figura che riconobbi
come Mega fesso .
Cosa ci faceva
quell’idiota in giro a quest’ora ?
Facendo
attenzione a non attirarne l’attenzione mi
affacciai sul vicolo buio , riconoscendo cinque figure
ammantate di nero prese a parlare animatamente con Mega fesso .
Figure che
capì dai mantelli essere gli Inquisitori .
Ma non furono
nè l’uno , né gli altri a farmi
sussultare , ma la figura inginocchiata a terra vicino ad un carro
blindato .
Il ragazzo dal
labbro spaccato e dai polsi stretti da pesanti manette che guardava
malamente gli uomini incappucciati con i suoi grandi occhi fuxia .
Senza perder tempo
mi imbucai nella viuzza , attirando su di me sette paia
d’occhi che presero a fissarmi con incredulità .
- Cosa diavolo ci
fai qui ?
Con un cenno
infastidito della mano zittì l’urlo furioso di Ian
, mentre vedevo Mega fesso indietreggiare ed incespicare per la
velocità nei propri passi , visibilmente pallido
.
- Tu !
Sorrisi debolmente
dall’espressione terrorizzata dell’energumeno ,
ignorando bellamente gli incappucciati che presero ad indicarmi e a
ciarlare a voce sempre più alta .
Uno di questi si
fece avanti , cominciando a studiarmi con espressione assorta .
-
è lei .
I sibili spaventati
nei quali proruppero i compagni dell’uomo in nero mi fecero
aggrottare le sopracciglia , specialmente quando li vidi armeggiare con
delle spade affilate.
- Scappa Clara !
Ebbi appena il tempo
di registrare il grido soffocato di Ian prima di ritrovarmi con la
punta di una balestra alla gola , particolare che non mi
spaventò più del dovuto .
- Ora devi
seguirci al castello , il padrone sarà molto contento nel
sapere che finalmente ti abbiamo trovata .
Pensava davvero di
avermi in suo potere ?
Sciocco .
Con un urlo atroce
l’incappucciato si piegò in due sotto il calcio
che gli sferrai in mezzo alle costole mentre gli anelli
ricevevano l’ordine dal mio cervello di azionarsi e di
avvolgere il mio corpo con un sottile strato di metallo nero lucido .
- Strega !
Sorrisi sotto il
casco nero che mi aveva celato il volto nel sentire l’urletto
isterico di Mega fesso , appiattitosi contro la parete mentre
gli Inquisitori mi circondavano nella vana speranza di mettermi in
difficoltà .
-
Prendetela !
Scansai con aria
annoiata il fendente dell’uomo , sfilandogli la spada con la
quale lo trafissi , e il fiotto di sangue che schizzò via
dalla ferita mi imbrattò il petto e le mani , ma non me ne
curai .
Con un balzo mi
portai dietro altri due , mozzando loro le teste ,
retrocedendo sotto il colpo di un bastone chiodato che
l’ultimo degli Inquisitori ancora in vita mi
lanciò come un boomerang .
Idiota .
Con un piccolo balzo
gli fui davanti e senza battere ciglio affondai la spada nel suo ventre
, sentendo l’ ultimo alito di vita dell’uomo
soffiare poco distante dal mio orecchio destro .
Spinsi via il
cadavere dell’inquisitore , scavalcandone altri due , mentre
guardavo apatica la figura tremante di Mega Fesso .
- Non ti
avvicinare hai capito ? Non ti avvicinare ! -
urlò con voce tremula Mega
Fesso mentre mi piegavo sulle ginocchia per
esaminare le ferite di Ian .
Non erano
particolarmente gravi , ma non erano comunque da prendere sotto gamba .
Sorrisi candidamente
al mio enorme amico , sbriciolando tra le dita le pesanti manette di
metallo che gli imprigionavano i polsi .
- Stai bene?
A seguito del
sussurro smorzato di Ian sentì le braccia
muscolose del ladro stringermi con apprensione , quasi avesse paura
potessi scomparire da un momento all’altro .
In fondo potevo
capirlo .
Antoniette mi aveva
confessato che Ian era un nobile caduto in rovina dopo la venuta di
William e dello stregone del nord , che dopo aver perso la sorella di
appena nove anni, suo unico familiare ,
si era dato al saccheggio e ad una vita sregolata .
Come biasimarlo
d’altronde ?
Essere soli al mondo
è orribile , e io lo potevo capire meglio di chiunque altro .
Con un sospiro lo
aiutai ad alzarsi , poggiando entrambi sul carro blindato per non
perdere l’equilibrio data l’impressionante mole del
ragazzo finchè un sibilo acuto mi spinse ad
impugnare maggiormente la lama nella mia mano destra .
Ma quando affondai
la spada nel ventre di Mega Fesso , sopraggiunto alle mie spalle , mi
accorsi di un particolare bizzarro .
Perché la
mia arma non era l’unico oggetto contundente che trapassava
da parte a parte il corpo muscoloso dell’uomo , una falce
spessa tre dita aveva squarciato la spalla dell’energumeno
che si accartocciò sotto il mio sguardo apatico .
- Stai bene Clara ?
Mi ritrovai
completamente circondata dalle forti braccia di Ian che mi
schiacciarono contro il petto palpitante del
giovane quando lo scalpitio di zoccoli attirò lo
sguardo di entrambi sull’elegante figura incappucciata issata
sopra un enorme stallone nero .
Per quanto tentassi
di liberarmi dalla stretta ferrea del ladro , dovetti arrendermi
all’evidenza che Ian non mi avrebbe mai e poi mai lasciato
fino a quando l’inquietante sagoma non avesse palesato le sue
vere intenzioni .
-
Clara !
Mi
irrigidì , così come la presa di Ian attorno alla
mia vita quando vedemmo Antoniette correre trafelata verso di noi ,
sventolando una mano davanti al viso angosciato ,intravedendo anche la
possente schiena di Aquerius rincorrere la minuta figura della figlia .
Ma nessuno , eccetto
me , si accorse dei movimenti fulminei sopra le nostre teste .
Perciò
non mi fu difficile scivolare via dalla presa del ladro , sorpassare il
cavallo nero con il cavaliere in un battito di ciglia per
ferire l’incappucciato che sembrava avere tutta
l’intenzione del fare del male alla ragazza gatto.
L’impressionante
quantità di sangue che zampillò via dalla figura
mi offuscò per pochi secondi la vista , ma non abbastanza da
farmi abbassare la guardia , perché , dopo aver scostato con
un calcio al volto uno dei tre che mi erano di fianco , affondai la
lama nella schiena di quella che mi accorsi dall’urlo essere
una donna .
Mi ritrassi quando
il primo incappucciato che avevo atterrato provò a piantare
affilati coltelli nella mia schiena , ma uno dei tre ,
sorprendendo me e i miei compagni , si frappose tra di noi ,
spintonando l’amico con voce grave .
- I bambini non si
toccano !
Vidi una grande mano
scura posarsi sul metallo lucido del casco che , accortosi
dell’assenza di ostilità si ritrasse , lasciando
che le dita affusolate dell’uomo affondassero nei miei
capelli .
- Specialmente se
sono così belle .
Mi ritrovai a
ricambiare il sorriso affettuoso di un uomo dall’altezza
spropositata mentre udivo una sorta di ringhio giungere da
sotto il cappuccio del cavaliere .
- Tranquillo Alec ,
non te la tocco .
Rimasi confusa dal
commento scherzoso dell’uomo che , piegatosi sulle possenti
gambe muscolose mi prese in braccio con una dolcezza tale da
lasciarmi quasi…colpita .
- Cosa credi di fare
?
Mi sporsi da sopra
la spalla dell’uomo incappucciato quando vidi Ian afferrare
una mazza chiodata e scagliarsi contro colui che mi reggeva con un sol
braccio , ma uno stridio acuto sembrò gelare
l’aria e lo stesso ladruncolo che aveva tentato di salvarmi .
- Svelti , sta per
arrivare .
Senza che potessi in
qualche modo oppormi mi ritrovai in sella al cavallo ,
stretta da un braccio del cavaliere che vidi spingere il cavallo al
trotto , mentre con la coda dell’occhio
vedevo i tre incappucciati costringere Antoniette , Ian ed Aquerius a
salire sul carro blindato e a seguirci lungo una stradina sterrata che
non avevo la benché minima idea di dove portasse.
Ma chissà
perché senti le palpebre farsi sempre più pesanti
finchè non sprofondai in un sonno profondo , riuscendo
comunque a percepire una lieve carezza sulla mia testa , forse del
Gigante Buono che avevo appena incontrato .
°°°
Dormivo , o forse no
.
Mi trovavo davvero a
camminare sull’acqua o forse no .
Non lo sapevo .
Tutto mi sembrava
così irreale .
Fino a pochi minuti
prima ero stata sequestrata assieme ad Antoniette , Aquerius
e Ian da un bizzarro gruppo di incappucciati ed ora stavo camminando a
piedi nudi su un immenso specchio d’acqua cristallina .
Stavo forse sognando
?
Possibile
.
Ma quel sogno
sembrava così reale da farmi credere di non stare
immaginando tutto .
Dove mi trovavo ?
Cosa ci facevo
lì ?
Mi fermai in mezzo
al nulla , cercando il confine di quell’orizzonte
azzurro che sembrava senza fine .
Perché
ero in quel luogo ?
E perché
avevo un così brutto presentimento ?
- Ti stavo
aspettando .
Udì alle
mie spalle una voce femminile terribilmente melodica e dolce , talmente
mielosa da farmi storcere il naso per il fastidio .
Con una lieve
torsione del busto scorsi una slanciata figura venirmi incontro ,
uscendo dalla fitta nebbiolina che fino a poco prima l’aveva
avvolta , e fui sorpresa di ritrovarmi davanti la regina degli abissi .
Mi voltai del tutto
, guardando con occhio critico la stupenda creatura immortale che
ricambiava con finto piacere il mio sguardo impassibile .
Era molto
più bella di quanto ricordassi , a dirla tutta era
di una bellezza a dir poco imbarazzante , e il dipinto non le rendeva
affatto giustizia .
I lunghi capelli
chiari si allargavano in una pozza di bianco candore ai
piedini nudi , mentre un sontuoso abito dorato avvolgeva le
forme scolpite della pelle d’alabastro .
Il viso dai
lineamenti dolci era vistosamente truccato .
Un numero
esorbitante di catene e pietre preziose tintinnavano sui polsi , sul
collo e sulle braccia , anche se non erano nulla in confronto alla
corona di diamanti neri che le adornava il capo .
Le labbra blu
elettrico erano tese in una linea dura e gli occhi di
quell’opaco azzurro sembravano volermi incenerire .
Ma perché
?
- Lui è
mio .
D’un
tratto l’espressione di finta cortesia della donna
svanì , divenendo talmente dura da stupirmi per il
cambiamento repentino dei lineamenti divenuti quasi mostruosi .
- Lui ama me e non
te , sta assieme a te solo perché si sente in colpa . Lui
è mio !
Provai ad
indietreggiare , ma a nulla valsero i miei tentativi di fuggire quando
mi ritrovai con le manine ingioiellate della donna strette attorno alla
mia gola .
- Lui ama
me . Tu non dovresti neanche esistere , nessuno ti vuole , nessuno ti
ha mai voluto, sei tu che me lo hai portato via .
Tu che sei la
sventura dei due mondi .
Annaspai in cerca
d’aria quando l’ossigeno non riuscì a
riempire più i miei polmoni che , sprovvisti
d’aria , cominciarono a bruciare come non mai , ma come al
solito non avvertì alcuna sorta di dolore .
E dovette
accorgersene pure la regina degli abissi poiché la vidi
assottigliare lo sguardo con fare rabbioso , graffiandomi con le lunghe
unghie laccate di nero mentre un insolito pizzicore agli
occhi mi rendeva la vista offuscata .
-
Scoprirai ben presto che la tua esistenza ha rovinato più di
una vita .
Sei stata tu a
spezzare l’equilibrio dei mondi .
Sei stata tu a
portarmelo via .
Sarai tu a portare
la distruzione .
Tu ,
lurida…
- Clara !
Sobbalzai alla voce
terrorizzata di Antoniette , sbattendo gli occhi per meglio inquadrare
il piccolo focolare attorno al quale , mi accorsi solo in seguito , i
miei compagni e gli incappucciati erano seduti .
- Stai bene tesoro ?
Hai cominciato a fare strane smorfie .
Per puro istinto mi
portai una mano alla gola , accorgendomi con sorpresa di avere alcuni
graffi al lato del collo , proprio dove la regina degli abissi mi aveva
stretto .
Come era possibile ?
- Clara ?
Scossi il capo ,
allontanando la mano di Ian con un leggero tremore nel braccio destro .
Cosa mi stava
succedendo ?
Cos’era
quella strana sensazione che mi faceva tremare da capo a piedi ?
Che
fosse…paura ?
- Ci vedremo alla
baia tra qualche giorno . Dancan , lascio a te il comando.
Una voce che mai
avevo sentito , graffiante e gelida ,mi convinse ad alzare lo sguardo .
E feci in
tempo a vedere l’incappucciato di nome Alec saltare in sella
al suo cavallo prima di dileguarsi nella foresta nera accanto al
laghetto dove ci eravamo accampati .
- Non
preoccuparti scricciolo , riusciremo a scappare
vedrai .
Annuì per
puro istinto al sussurro di Ian , portando la mia attenzione sulla
graziosa donna dai lunghi capelli rossi e dagli occhi color topazio che
vidi fulminarmi ,come l’uomo dal codino che fece scintillare
sotto gli occhietti acquosi diversi pugnali .
L’unico
che sembrava non avere cattive intenzioni era il Gigante Buono, anche
lui sprovvisto di cappuccio .
Aveva un viso dai
lineamenti aristocratici , una mascella pronunciata , la pelle
incredibilmente scura e due magnifici occhi verde acqua che ebbero la
capacità di rilassarmi .
- Vieni qui
piccoletta .
Attirata dalla voce
affettuosa dell’uomo mi trascinai al fianco del brigante,
lasciando che le braccia muscolose dell’energumeno mi
attrassero al petto muscoloso e duro del trentenne .
Alan ,
quell’abbraccio mi ricordava tanto quello di mio zio Alan, il
fratello di mio padre .
L’unico
tra i miei parenti a starmi veramente a cuore oltre al mio adorato
cuginetto Nicholas .
- Dormi piccoletta ,
ti proteggerò io finchè Alec non torna
Mi accucciai contro
l’uomo , affondando il volto nella giacca profumata del
brigante .
Finchè
qualcosa di morbido non cominciò a spingere sulla mia gamba
, quel qualcosa che riconobbi come il mio adorato Nicholas .
Trascinandolo per le
zampette lo nascosi contro il mio collo , stritolandolo in una presa
dolce mentre le carezze del Gigante Buono mi conciliavano il
sonno .
E i suoni
cominciarono a farsi indistinti , il nasino umido di Nicholas
sfiorò i graffi sul mio collo ,
rendendoli meno
dolorosi .
Mi sembrò
persino di sentire una sorta di ringhio abbandonare la boccuccia
acuminata del mio cucciolo , e mi strinsi maggiormente contro il
Gigante Buono quando mi sentì fissata dall’unica
persona in quel gruppetto che riusciva a destabilizzarmi .
La creatura marina
che , nascosta nel buio , pareva guardare con un sorriso le ferite
sulla mia giugulare .
Continua…
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Capitolo 6 *** Traditore ***
Nostalgia
.
Un sentimento che rattristava l’uomo nel sentire la
mancanza di qualcuno a lui caro .
Nostalgia .
Il sentimento che ora mi spingeva a cercare con occhi tristi la
familiare figura della nonna .
Chissà se sentiva la mia mancanza .
Forse .
Chissà se aveva dato inizio alle mie ricerche .
Probabile .
Chissà se Alan si era nuovamente litigato con
Selena per colpa mia .
Scontato .
Chissà se Nicholas era triste per la mia assenza .
Possibile .
Chissà se mio padre , perso in chissà quale
continente , era stato turbato dalla notizia della mia
scomparsa .
Alquanto improbabile .
Mio padre non si sarebbe scomodato per così poco .
Cosa poteva importagli di me ? Non erano forse anni che non si faceva
vivo ?
Sebbene mio zio Alan avesse tentato più volte di
contattarlo .
Sebbene mia nonna lo avesse cercato solo per sbattergli in faccia il
suo odio .
Sapevo che anche se fossi morta , a quell’uomo che ancora
chiamavo padre non sarebbe importato nulla .
Lo odiavo ?
Non lo sapevo . Non lo sapevo proprio .
Mi era indifferente come tutto ciò che mi stava attorno .
In quei due giorni poi , ero particolarmente apatica e giù
di tono .
Persino ora sentivo le occhiate preoccupate di Antoniette perforarmi la
schiena , e potevo udire distintamente il borbottio di Ian accanto
a me .
Ma nulla di tutto ciò mi scalfiva .
Anche se fossimo stati attaccati e fossimo rimasti tutti uccisi la mia
espressione annoiata non sarebbe mutata .
Bizzarro vero ?
Inquietante .
Mia cugina mi avrebbe sicuramente accusato di avere un cuore
di pietra .
Cugina , una parentela che non percepivo .
Lilian , quelle ragazzetta bionda dallo sguardo
superiore e ostile la consideravo meno di una mia unghia , e non
perdevo occasione di far notare la mia completa indifferenza
nei suoi confronti .
Solo perché era mia parente non aveva certo il diritto di
avere da parte mia un trattamento diverso da quello che riservavo al
prossimo .
Io non sentivo legami di sangue .
Se per esempio avessi avuto davanti mio padre lo avrei ucciso .
Si , lo avrei ucciso .
Il motivo ?
Noia e forse un pizzico di risentimento .
Fin da piccola ero stata abituata alla solitudine , anche se Melanie e
Alfred mi erano stati sempre accanto , ma per quanto mi scocciasse
ammetterlo , nessuno e dico nessuno avrebbe mai potuto
sostituire i miei genitori .
Era un dato di fatto .
Per quanto la nonna cercasse di trasmettermi il suo affetto .
Per quanto Melanie tentasse di subentrare al ruolo di madre .
Per quanto Alfred manifestasse un notevole approccio paterno
nei miei confronti , nessuno di loro riusciva a farmi dimenticare
l’assenza di Eleonora e Lionel .
Nessuno
.
Chissà come sarebbe stata la mia vita se quella donna che
avevo visto morire fosse stata ancora viva .
Chissà come sarebbe stata la mia vita se
quell’uomo che aveva tentato di uccidermi nel vano tentativo
di vendicare la donna amata fosse stato al mio fianco .
Sarei stata in grado di provare sentimenti umani ?
Sarei riuscita a sentirmi meno sola e abbandonata ?
Si
.
Sarei stata migliore di quello che ero , sarei stata addirittura capace
di sorridere senza sentire un vuoto nel petto .
Sarei riuscita a non sentire più quell’apatia che
a volte mi faceva ribrezzo .
Forse sarei riuscita a parlare .
Forse , ipotesi , teorie che non valeva la pena di pormi .
Perché crucciarmi con quelle possibilità che mai
si sarebbero potute realizzare ?
Perché sperare in qualcosa che era inconcepibile anche per
una mente razionale come la mia ?
Perché desiderare un qualcosa che non avrei potuto avere ?
Non ne valeva la pena .
Per nulla .
- A cosa stai pensando scricciolo ?
La voce calorosa di Dancan mi convinse a riportare la mia
attenzione su quella bizzarra situazione nella quale mi
trovavo .
Ero stata fatta prigioniera , camminavo da giorni senza mai fermarmi
per raggiungere una baia che neanche conoscevo , in
compagnia di mercenari dall’aria per nulla rassicurante ,
eppure non provavo nulla .
Il vuoto assoluto albergava nella mia mente .
Contrassi i muscoli facciali , aumentando la presa sul cucciolo che mi
dormiva in grembo quando tentai di provare una qualche sorpresa, un
minimo di sgomento , ma nulla , non sentivo nulla .
Possibile che non riuscissi a sentirmi quantomeno stupita di trovarmi
in un mondo fantastico , con creature immortali e strani animali ?
Possibile che non avessi paura di trovarmi a chissà quanti
chilometri di distanza dalla mia casa , sola ?
Si , era possibile a quanto potevo capire .
Forse Selena ,la madre di Lilian e moglie di Alan aveva ragione , non
ero umana , ero come fatta di granito o addirittura di diamante .
Forse era per questo che tutti mi detestavano .
Era per questo che mia madre era morta .
Era per questo che mio padre mi aveva abbandonata .
- Ci accamperemo qui per un po’ , oramai siamo quasi
arrivati. Perciò possiamo concederci un po’ di
riposo - urlò a pieni polmoni il Gigante Buono , posandomi
dolcemente sul carro blindato che , avevo scoperto tempo
addietro , custodiva diamanti e pietre preziose, doni che William aveva
scovato per la sua donna .
Patetico .
Passai di fianco a Cloe , la vampira che parve come
infastidita dal mio odore , scoccando un occhiata in tralice a Leon ,
il capitano di un esercito distrutto da William che si era unito a
quella piccola combriccola , i rivoltosi al principe oscuro .
Sembrava quasi un libro fantasy .
William , il nome di quell’uomo riusciva stranamente a
suscitare in me un minimo di curiosità .
Chissà com’era il suo viso .
Accostai al dittatore di quel mondo un volto dolce , dai lineamenti
delicati così in contrasto con l’anima distruttiva
di quell’uomo , ma avevo il sentore che egli fosse
tutt’altro che crudele .
Doveva sentirsi molto solo , forse quasi quanto me .
Non era forse la solitudine a spingere l’essere umano
sull’orlo della disperazione che degenerava in una
struggente follia ?
Non era forse la solitudine a congelare il cuore di coloro che venivano
abbandonati a loro stessi ?
Non era forse la solitudine l’unica vera causa di quella mia
apatia e del mio bisogno di non avere nessun contatto con il mondo
esterno ?
Essere soli è deprimente .
Alla solitudine dopo un po’ però ci si fa
l’abitudine , come era avvenuto per me .
La solitudine dopo un po’ comincia ad essere rincuorante
perché essa è certa, non si dovrà mai
patire un abbandono e il dolore che da quello potrà
scaturire .
Non si dovrà mai avere paura di non trovare più
nessuno al proprio ritorno a casa .
Tutto ciò poteva apparire quasi rincuorante , la paura di
non soffrire più era allettante , certo ,ma la
solitudine era tutt’altro che positiva .
Abbandonai l’accampamento non appena spuntarono le prime
stelle scarlatte nel manto perlaceo del cielo , avviandomi verso il
piccolo laghetto che avevo intravisto durante il tragitto .
Inciampai in una radice che tardai a scorgere , ritrovandomi distesa
sul terriccio con il volto sporco e le nocche sbucciate .
Con un mugolio infastidito vidi Nicholas , accoccolato tra le mie
braccia , risvegliarsi a fatica , guardandomi con i suoi
deliziosi occhietti bianchi sempre così placidi.
Come vorrei aver avuto
anche io quello sguardo sereno .
Sbuffai nel rimettermi in piedi , lasciando che il cucciolo mi seguisse
a piedi lungo il tortuoso sentiero che mi portò in uno
spiazzo circolare completamente occupato da un vasto bacino di acqua
dolce .
Mozzafiato , questo era l’aggettivo che un comune essere
umano avrebbe attribuito a quel luogo incantato .
Noioso , questo era quello che riuscivo a pensare .
La mia esistenza era quasi triste .
Il non provare emozioni era triste .
Il non poter ricambiare l’affetto dei miei cari era triste .
Io forse , in fondo , ero triste della mia stessa
natura .
Senza aspettare oltre mi spogliai velocemente dei miei abiti ,
gettandoli malamente su uno spuntone che sbucava dall’acqua.
E non appena sentì la brezza della sera
accarezzarmi la pelle nuda mi gettai tra le acque del
laghetto , sorridendo del gelo che mi perforò le ossa .
Mi piaceva il freddo , era confortante , stabile , terribilmente
familiare .
Riemersi per riprendere fiato , muovendo le gambe per non affondare ,
finchè la possibilità di lasciarmi andare per
qualche secondo non mi convinse a rilassare i muscoli .
L’ultima cosa che vidi prima di essere inghiottita dalle
acque fu lo sguardo teso di Nicholas , poi il nero della superficie mi
oscurò gli occhi , annebbiandomi la vista .
Sembrava quasi che stessi piangendo .
Era quello che si provava nel versare lacrime ?
Quello stordimento e irrigidimento dei muscoli facciali dovuti
però dalla temperatura terribilmente bassa
dell’acqua ?
Era la pesantezza di quelle palpebre che ora facevo fatica a tenere
aperte?
Non ebbi però la possibilità di
crogiolarmi oltre in quel limbo che vidi una mano grande e bianca
afferrarmi per la spalla , portandomi in superficie con una
velocità tale che mi ritrovai a tossire per aver inghiottito
un po’ d’acqua .
- Cosa credevi di fare ? - sibilò l’uomo
che mi aveva sottratto al mio attimo di tranquillità ,
spingendomi a fulminare con lo sguardo l’incappucciato che
come me era sommerso dall’acqua fino alla vita .
Mi sorpresi nel riconoscere la voce raggelante di Alec , nonostante
l’avessi udita una sola volta .
E rimasi sorpresa nel constatare come la mano del ragazzo mi serrasse
la spalla , creando segni violacei sotto la pressione delle sue dita .
Cosa voleva da me ?
Graffiai il braccio di Alec quando notai con fastidio come i lividi si
facessero sempre più violacei , e dovette accorgersene anche
lui perché , scostandomi dolcemente la mano con la quale
accarezzavo le chiazze , mi toccò con infinita
dolcezza .
- Mi dispiace .
Il suo sussurro non fece altro che accrescere la mia
curiosità , specialmente quando notai che il mercenario
indossava ancora il cappuccio nero che sembrava non togliersi mai
. Ripensandoci , il gigante buono mi aveva detto qualcosa al
riguardo , una leggenda secondo la quale Alec era stato vittima di una
maledizione che gli proibiva di abbandonare quelle spoglie .
Una maledizione scagliatagli per colpa di William .
Chissà come doveva sentirsi nel non poter avere nessun
contatto con la gente esterna .
Chissà come doveva patire la mancanza di un tocco femminile
sul suo volto .
Per nulla turbata dallo sguardo del ragazzo che si era abbassato sul
mio seno , tesi una mano verso di lui , più
precisamente all’interno del cappuccio che con mia sorpresa
riuscì ad oltrepassare .
Lo sentì trattenere il respiro al mio gesto , in particolar
modo quando riuscì a sfiorargli lo zigomo .
Era liscio , morbido , terribilmente invitante .
Senza neanche accorgermene gli sfilai con entrambe le mani il cappuccio
, ma feci appena in tempo ad intravedere una fulva capigliatura che una
mano di Alec andò a coprirmi gli occhi , facendomi
sussultare .
- Ferma !
Il tono quasi isterico del ragazzo e il suo respiro spezzato , quasi
tentasse di controllarsi da chissà quale impeto ,
mi lasciò basita .
Perché non voleva che lo guardassi ?
Era tanto orrendo da aver paura di un mio giudizio ?
Io che non potevo neanche parlare ?
Sorrisi tristemente a quel pensiero , schiudendo le labbra quando ,
tolto le mani dai miei occhi mi accorsi di non riuscire a vedere
ugualmente .
Una distesa di tenebre , era questo che riuscivo ad intravedere .
Probabilmente doveva avermi scagliato un incantesimo .
Cosa voleva che facessi ora ?
Per puro istinto portai un braccio a coprirmi il seno sebbene non ne
sentissi la necessità , nè provassi
nessun imbarazzo nel sentire lo sguardo ardente dell’uomo su
di me .
Finchè stranamente non percepì una
strana intermittenza al cuore quando sentì le mani gelide
del mercenario afferrare le mie , portandole sul proprio viso .
Cosa aveva intenzione di fare ?
- Toccami .
Per la prima volta rimasi turbata da una semplice voce maschile , ma il
tono disperato e quasi implorante di Alec mi fece rabbrividire .
Seppur tremante cominciai a far scorrere i polpastrelli sul volto
dell’uomo alla ceca , aggrottando le sopracciglia quando mi
accorsi di quanto bello fosse quel viso .
Perché mai allora non voleva che lo guardassi ?
Continuai imperterrita a sfiorare le labbra sottili che tremando sotto
il mio tocco si dischiusero appena .
La mascella pronunciata e i lineamenti affilati mi spinsero verso
l’alto , sulle palpebre che sentì chiudersi
pesantemente al mio passaggio mentre il respiro freddo di Alec diveniva
via vai sempre più affannoso .
E senza rendermene conto mi ritrovai con le dita tra i capelli morbidi
del ragazzo e la bocca a pochi centimetri da quella del mercenario .
Spaesata , sbattei le palpebre più volte senza sapere cosa
fare .
Cos’era quel bisogno che mi spingeva a toccarlo ?
Cos’era quella brama che mi infiammava il corpo ?
Un ondata di calore si propagò su tutto il mio viso , mentre
un gemito lasciava le mie labbra quando una mano di Alec
andò a sfiorarmi in una carezza carica di desiderio il seno .
E per la prima volta nella mia vita mi sentì arrossire .
- Sei così dannatamene bella .
La voce arrochita del ragazzo a pochi millimetri dal mio orecchio mi
gettò nel panico , e ancor prima che me ne
rendessi conto tentai di scappare di lì .
Rischiai di affogare , ma le braccia del mercenario si
serrarono attorno alla mia vita in una morsa possessiva e rude .
In meno di due secondi mi ritrovai schiacciata contro il corpo teso del
ragazzo al quale mi aggrappai quando mi spinse contro lo spuntone sul
quale avevo lasciato i miei vestiti .
Non azzardai nessun movimento , troppo turbata da qualcosa che spingeva
spasmodicamente contro il mio inguine con sempre più
prepotenza.
Fui costretta ad allacciargli le gambe attorno alla sua vita quando le
mani di Alec si strinsero sui miei glutei , sfregandoli contro il
bacino con il quale il ragazzo dava violenti spinte contro il mio corpo
nudo .
La pelle delle braccia e delle gambe si irritò
nello sfregamento con gli abiti del ragazzo che , con voce ansante
continuava a balbettare il mio nome .
Come lo conosceva ?
Tentati di spingerlo via da me , ma una sorta di strano intorpidimento
mi annebbiò la vista e chissà come mi ritrovai ad
ansimare sotto quelle spinte che si erano fatte sempre più
forti .
- Spogliami .
Trattenni il fiato quando dalle labbra che Alec premeva con insistenza
sull’angolo della mia bocca fuoriuscì quella che
alle mie orecchie sembrava un implorazione disperata alla quale
, stranamente , acconsentì.
Lo liberai con una certa fretta dagli abiti , e quando fu completamente
nudo , il contatto con il suo corpo mi fece urlare sofficemente .
L’urlo che Alec catturò nella sua bocca morbida .
Inesperta , lasciai che la lingua del mercenario forzasse
l’entrata delle mie labbra , e con un sussulto
ricambiai il bacio vorace e famelico con il quale Alec
sembrava volermi divorare .
Percepivo i muscoli della schiena contrarsi sotto le mie carezze ,
così come il ginocchio del ragazzo con il quale
scostò le mie gambe serrate .
E non potei evitare di urlare quel grido silenzioso che mai
sarebbe riuscito a riecheggiare nella foresta quando mi
sentì penetrare con violenza da quello che potevo chiamare
il mio amante .
Dolore .
Per la prima volta conobbi il dolore .
Era lancinante , atroce , ma ben presto venne sostituito da un piacere
che mi tramortì .
Le spinte di Alec divennero incalzanti , le sue mani premevano con
lussuria le mie natiche contro il suo bacino , i suoi gemiti mi fecero
sorridere debolmente .
Sudata fui costretta ad inarcarmi sotto una spinta più
potente e profonda , alla quale ne seguirono altre sempre
più carnali dato che il mercenario , piegandosi sulle
ginocchia mi penetrava con sempre più foga .
Finchè , con un urlo grottesco , non si
accasciò contro il mio corpo che , tendendosi come una corda
di violino fu inondato da un piacere così intenso da farmi
lacrimare gli occhi .
Pochi secondi dopo mi trovai ad accarezzare il volto di Alec
abbandonato sul mio petto , mentre sentivo il respiro del ragazzo
riprendere un ritmo naturale .
- Ho sognato intere notti di farti ansimare di piacere sotto di me sai ?
Fui colpita dal tono basso e seducente con il quale il
mercenario mi si rivolse e al quale risposi con un ulteriore carezza
tra i suoi capelli .
Poco dopo mi aiutò a rivestirmi , accarezzandomi quasi con
venerazione ,e quando anch’egli fu nascosto dal mantello
tornai a vedere .
Ed ora ?
Non ebbi il tempo di rispondere a quella domanda che un braccio di Alec
mi avvolse la vita, guidandomi verso l’accampamento
prima che mi girassi un ultima volta in cerca del mio piccolo Nicholas
che sembrava nuovamente scomparso .
A quella sera così particolare ne seguirono molte altre, mai
le stesse , sempre accese da una devozione quasi maniacale che Alec mi
riservava .
E nonostante avessi perso la mia verginità con uno
sconosciuto .
Nonostante continuassi a fare l’amore con lui senza mai
averne abbastanza non mi sentì per nulla colpevole .
Per la prima volta stavo provando qualcosa che non fosse solitudine e
dolore .
In fondo anche io avevo diritto ad un minimo di felicità no ?
Ammetto che alcune volte la possessività del mercenario mi
aveva turbato non poco , ma ben presto ci feci l’abitudine .
Finchè non giungemmo finalmente al porto di Albedora dove
fummo caricati su un enorme veliero , e per la prima volta mi
sentì a disagio .
Anche ora , affacciata sull’oceano mi sentivo irrequieta .
Forse era tutta quell’acqua a farmi uno strano effetto .
Non lo sapevo , l’unica cosa della quale ero sicura era che
volevo andare sulla terra ferma .
Per puro istinto andai a sfiorare i graffi che la regina degli abissi
mi aveva inferto nel mio sogno , e chissà perché
mi sentì ancora più in ansia .
L’idea di trovarmi nel dominio di quella strega non mi
piaceva per niente .
Era calata sera e ancora fissavo guardinga il mare, quasi come se gli
avessi voltato le spalle mi sarei trovata in pericolo .
Smisi di rimuginarci su quando udì la voce di Alec provenire
da sotto coperta ,ma d’un tratto mi irrigidì nel
vedere sul riflesso del mare illuminato dalle lanterne la possente
figura di un mio compagno di viaggio .
Sobbalzai e non ebbi la forza di ribellarmi quando due mani mi presero
di peso , gettandomi al di fuori della nave .
E mentre la voce di Alec tornava allarmata a chiamarmi , mi sorpresi di
vedere Aquerius con ancora le mani tese in avanti fissarmi con
crudeltà mentre precipitavo in mare .
L’impatto con l’acqua fu traumatizzante , ma mai
quanto la figura che si avventò su di me .
Mi dimenai nella presa della regina degli abissi, orribile con il bel
volto distorno in una maschera di pura perfidia .
E persi il respiro quando la vidi trapassarmi da parte a parte con un
braccio , mentre un’ingente quantità di sangue
lasciava una scia rossa lungo il braccio che mi perforava il
petto .
Persi lucidità , ma continuai comunque a ribellarmi nella
presa ferrea di quella dannata creatura che mi rovistava nel petto e
che mi faceva urlare dal dolore .
Qualcos’altro fu gettato nell’acqua , creando un
mulinello dal quale intravidi il mantello di Alec che a dispetto di
quanto mi aspettassi rimase immobile a guardare la donna .
Perché non mi aiutava ?
Perché non faceva nulla ?
Continuai ad urlare e a tendere una mano verso il mercenario che
sembrava essere caduto in una specie di trans e che non sembrava
intenzionato a soccorrermi .
E nella mia mente continuamente scossa da scariche di dolore assistetti
a dei flash che mi fecero annaspare in cerca d’aria .
Un uomo ammantato di nero stava baciando la regina degli abissi , lo
stesso ragazzo che riconobbi come Alec.
A scatti , come brevi fotomontaggi vidi la pietra che avevo ammirato al
collo della donna venire trafugata e portata via dal mare , mentre una
mano pallida incideva con un ago una scritta sul nero diamante .
Il nome di un uomo che l’Alec di quell’immagine
chiamava fratello .
La pietra che un uomo dagli occhi verdi consegnava ad un Eleonora
piangente .
L’uomo che risucchiato dallo specchio lasciò alle
sue spalle una donna sorridente e dallo sguardo speranzoso .
L’uomo che mi sorrise con dolcezza nel mentre
questi svaniva nel nulla .
E urlai , urlai con rabbia , scalciando via la donna dal mio
corpo irradiato da una luce opaca che lentamente accecò me e
la regina .
Un uomo mi attrasse a sé e mi portò
sulla nave , l’uomo che presami in braccio
cominciò ad accarezzarmi i capelli con tenerezza .
Udì le voci affaticate di Antoniette e di Ian , ma non me ne
curai , né prestai attenzione ad Alec che
, risalito a fatica sulla nave , ringhiò contro il
mio salvatore .
A fatica rialzai il volto inondato di lacrime , scorgendo un
volto d’angelo mentre due occhi di giada mi
scaldavano il cuore .
- Andrà tutto bene mia adorata Clara .
Chissà perché riconobbi quella voce ,
così come il trentenne che mi cullava dolcemente tra le sue
braccia .
William .
- Come osi andare contro la regina ? Non ti è bastato quello
che tu e quel bastardo di tuo fratello le avete fatto ?
Smisi di sorridere tra le lacrime quando Aquerius si rivolse
con tanta acredine contro l’uomo , e in quel momento
desiderai con tutto il cuore che quel lurido traditore morisse .
D’un tratto sentì una sorta di calore infiammarmi
il petto e un bruciore fastidioso alla base del collo , sui
palmi delle mani che mi fece storcere il naso .
Finchè un tonfo sordo non attirò la mia
attenzione ,e non battei ciglio quando vidi il cadavere della creatura
d’acqua distesa in una pozza di sangue .
Le urla e i pianti di Antoniette non mi scalfarono , né
compresi il perché mi guardasse quasi con ….odio.
- Non utilizzare il tuo potere per questi scarafaggi mia dolce Clara ,
risparmia le forze .
Chissà perché non mi ero accorta di aver proteso
la mano verso Aquerius .
La mano che vidi circondata da una luce azzurrognola che si
ritirò con la stessa velocità con la quale era
venuta .
Cosa stava succedendo ?
Ero stata io ad ucciderlo ?
Smisi di fissare le mie mani quando udì la voce spezzata di
Alec poco distante da me , e fui sul punto di tornare da lui
tanto era il dolore che percepivo nella sua voce quando una mano di
William si posò sulla mia spalla , fermandomi .
- Guarda me Clara , da ora in poi devi ascoltare solo il tuo padrone
, mia piccola bambina dei desideri .
Un intenso bruciore al petto mi fece desistere dal mio intento .
E mentre la nave toccava le coste del Paese oscuro mi accoccolai tra le
braccia di William con espressione fiduciosa , afferrandogli una mano
come in cerca di sostegno .
E non vi fu più nessuno .
Né Antoniette .
Né Ian .
Né il gigante buono.
Né Alec.
Solo lui , l’uomo al quale sentivo di appartenere senza
sapere il perché .
CONTINUA….
X Laban : grazie di cuore per la tua recensione , cominciavo a temere
di aver fatto una schifezza .
Grazie davvero per i complimenti , sei stata davvero gentilissima
,spero che questo capitolo ti sia piaciuto , mentre nel prossimo
verranno svelati tutti i segreti .
Grazie di cuore , spero continuerai a seguirmi un bacio gold
eyes
|
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Capitolo 7 *** La bambina dei desideri ***
Familiare
.
Era
questo che pensai quando vidi una figura ammantata di bianco , comparsa
dal nulla , andare incontro a William .
Disagio
.
Fu
questo che provai nel notare come gli occhi dello sconosciuto
fissassero quasi con incredulità i miei stivali di gomma .
Presa
da un attacco di panico, così insolito per me ,
andai a nascondermi dietro le larghe spalle di
William mentre sentivo i passi veloci dei miei compagni di
viaggio farsi sempre più vicini.
Finchè
io stessa non riconobbi il mantello svolazzante di Alec e il volto
tirato del Gigante buono , seguiti
a ruota da Cloe e dal capitano , più un Ian sconvolto ed una
Antoniette piangente .
Fui
tentata di andare a consolare la ragazza gatto , ma per quanto tentassi
, la presenza del nuovo arrivato mi metteva a disagio e rendeva ogni
mio movimento goffo e inutile.
-
Non piangere piccola bambina , ci sono io con te - sussurrò
con fare dolce sopra la mia testa l’uomo , e fu solo allora
che mi accorsi con turbamento di stare piangendo per davvero .
Come
avevo fatto a non accorgermene ?
-
Lasciala andare , lei non è tua !
- Certo che lo è , lei è mia di diritto . Grazie
comunque per avermela portata fratellino , mi hai risparmiato
il pensiero di cercarla .
Rimasi pietrificata dalle parole di William tanto quanto dal ringhio
minaccioso di Alec .
-
Non puoi prenderla senza il consenso , William , non puoi e
basta - urlò il mercenario contro l’uomo
che sentivo accarezzarmi con tenerezza la guancia bagnata di lacrime ,
e colsi con la coda dell’occhio il sorriso comprensivo che si
aprì sul bel volto del trentenne .
-
Sei ancora così giovane fratellino , giovane ed ingenuo .
Non saresti contento di toglierti la maledizione che ti fu scagliato
contro per colpa mia ? Non vorrai certo privare la mia dolce Clara
della verità su se stessa vero ?
Seguì con una certa ansia la mano di William
andare ad indicare quello che egli stesso chiamò stregone
del nord , l’uomo che porse al mio salvatore una scheggia di
vetro lunga tre dita .
La
scheggia che capì essere una parte dello
specchio che mi aveva portato fino a lì .
Tremai
, spaventata dall’espressione rammaricata dell’uomo
che mi si inginocchiò davanti , sfiorandomi con un ultima
carezza i capelli .
-
Ora capirai , Clara . Capirai il perché
di molte cose . Capirai il perché sei venuta fin qui -
sospirò con aria mortificata William , ponendomi davanti al
volto pallido la scheggia attraverso la quale vidi il mio
riflesso .
In
un primo momento non capì il perché di quel gesto
, né il perché delle urla spaventate di Alec alle
mie spalle .
Una
pietra nera , il cristallo nero che il mare aveva donato come pegno
d’amore alla regina degli abissi , la gemma dei
desideri , questo riuscì ad intravedere prima di venire
risucchiata in un vortice che mi privò di ogni mia
volontà .
°°°
Mi
risvegliai in una sala immensa, dalle pareti di cristallo bianco
con colonne di diamanti , e solo dopo qualche
secondo mi accorsi , immersa nelle acque .
Mi
portai confusa una mano al collo , preparata a sentire il
bruciore alla gola per la mancanza d’aria quando mi
accorsi , con sorpresa , di riuscire a respirare
senza difficoltà .
Com’era
possibile ?
Curiosa
cominciai ad aggirarmi per quello che scoprì essere un
immenso palazzo diroccato , disabitato all’apparenza
, ma terribilmente familiare .
D’un
tratto delle voci attirarono la mia attenzione , le voci che
sentì filtrare da dietro l’immenso portone
d’oro che stupita attraversai senza neanche aprirlo , quasi
fossi fatta d’aria .
Smarrita
da quella stramba situazione provai a cercare il mio piccolo Nicholas,
o Antoniette , ma una voce femminile, già sentita , mi
convinse ad avanzare .
Impiegai
due o forse tre passi prima di giungere ai piedi di un immenso
baldacchino dalle lenzuola di seta nera , il letto sul quale due figure
erano abbracciate teneramente .
Una
strana fitta al petto mi fece socchiudere gli occhi per il
dolore mentre , impassibile , mi ritrovai
a fissare un ragazzo dalla bellezza mozzafiato .
Corti
capelli rosso fuoco incorniciavano un viso dai lineamenti gentili e
terribilmente belli , la mascella virile , nonostante la
giovane età , e due occhi bianchi che
accarezzavano con dolcezza il profilo della regina degli abissi .
Alec.
Non
seppi perché pensai quel nome , l’unica cosa della
quale ero certa , era che lui fosse Alec nonostante non lo
avessi mai visto in volto .
Spostai
la mia attenzione dal bel giovane alla donna dormiente che il ragazzo
stringeva dolcemente tra le braccia , e mi stupì non poco di
provare un insana gelosia nel vedere un sorriso felice schiudere le
labbra blu della donna .
Perché
tutto quel rancore ?
Io
ed Alec non eravamo legati , perché dovevo sentirmi
così…tradita ?
-
Mi dispiace .
Sobbalzai al sussurro addolorato del ragazzo e non ebbi
difficoltà nel riconoscere la voce che per notti intere mi
aveva conciliato il sonno con dolci parole .
Bugiardo
.
Come
poteva avermi fatto questo ? Come aveva osato prendersi gioco di me ?
Come
una furia mi avventai su entrambi , colpendo con le mie
piccole mani il petto muscoloso del ragazzo che però
sembrò non sentirmi neanche .
Smisi
di agitarmi quando mi accorsi con orrore di ciò che stavo
facendo .
Da
dove nasceva tutto quell’odio?
Perché
riuscivo a provare quei sentimenti così cupi ?
Sfiancata
dal mio dissidio interiore mi accasciai sul letto, continuando a
guardare lo sguardo struggente e combattuto che Alec rivolgeva alla
donna .
Lo
sguardo di un innamorato .
Senza
sapere perché cominciai a singhiozzare , e per la prima
volta nella mia vita provai dolore.
Un
dolore così struggente che mi fece accapponare la pelle e
battere i denti .
Il
dolore che nasceva dal vedere quello sguardo che volevo fosse per me .
Ingenua
.
Continuai
a piangere anche quando lo vidi indugiare con le dita sul
petto della donna , e solo allora, tra le lacrime ,
riuscì a riconoscere la pietra dei desideri .
Non
capì perché Alec fosse tanto addolorato nel
guardarla , né perché , non appena la
strappò dal collo della regina , una lacrima gli
solcò il volto prima di darsi alla fuga .
Rimasi
lì per ore in attesa del risveglio della donna , e
udì solo un urlo di dolore prima che la voce
stridula della regina strillasse quella parola che sentivo appartenermi
.
Tradimento
.
°°°
Chiusi
gli occhi quando mi sentì afferrare per il collo e venire
sbalzata in un altro luogo che non ebbi il coraggio di guardare data la
nausea che mi investì .
Cominciai
a tirare profondi sospiri , nella speranza di levar via
quella sensazione orribile , finchè la voce di
William non mi convinse a riaprire gli occhi .
Era
buio pesto , perciò mi fu difficile riuscire a riconoscere
le due figure sedute attorno ad un debole focolare .
Nonostante
tutto però , riuscì a riconoscere il
profilo del trentenne , identico a come lo avevo visto pochi minuti fa .
Accanto
a lui c’era Alec , seduto , con la testa tra le
mani , ed uno sguardo talmente sofferente da spezzarmi il cuore.
-
L’hai presa ?
Mi voltai verso William nello scorgere l’impazienza nella sua
voce , la stessa impazienza con la quale afferrò il fagotto
che il compagno gli tendeva con stanchezza .
-
Alla fine la messa in scena ha dato i suoi frutti, bravo fratellino .
Caddi all’indietro nel venir trapassata da un Alec furioso il
quale , a dispetto di quello che mi aspettavo , non
si avventò sul fratello , ma tirò un violento
pugno contro il tronco di un albero .
-
Io me ne ero innamorato , dannazione ! Lo so che il
mio compito era solo rubarle il gioiello ,ma …- lo vidi
tentennare sull’ultima parola prima di lasciarsi cadere sul
terreno erboso con aria stravolta , mentre William lo fissava con
sguardo severo .
-
Siamo ladri Alec , lo siamo sempre stati , perciò conosci
anche le regole del nostro lavoro .Comunque
ora potrò conquistare la mia bellissima Matilde .
Lo sguardo da folle di William mi convinse ad indietreggiare nonostante
non ve ne fosse motivo , così tornai a guardare
l’espressione ferita di Alec .
Doveva
amarla molto .
Chiusi
gli occhi con un sospiro pesante , stanca di
quell’accozzaglia di sentimenti che non facevano altro che
ferirmi e rendermi instabile .
Come
potevo aver desiderato di provare quel dolore ?
Ero
davvero una stupida .
Scattai
in piedi quando udì il nitrito di alcuni cavalli e lo
scalpitio degli zoccoli poco lontani dal nostro piccolo accampamento, e
non feci in tempo a voltare il capo che William era già
fuggito assieme alla pietra dei desideri , mentre Alec tentava di
correre a sua volta dalla parte opposta .
Senza
nessun indugio inseguì il mercenario , trattenendo il
respiro ad ogni freccia che rischiava di ferirlo , finchè
con un urlo caddi assieme a lui sul terreno , vedendolo rotolare
giù per una piccola discesa fangosa .
Piangente
mi gettai su di lui, sentendo un dolore pungente stringermi la gola e
innumerevoli lacrime inondarmi il volto nel vedere una chiazza di
sangue ingrandirsi a vista d’occhio sulla sua spalla .
Lo
abbracciai sofferente , bisbigliando parole di conforto che mai
avrebbero raggiunto le sue orecchie per la mia incapacità di
parlare .
E
fu allora che quella terribile sensazione di nausea mi
investì nuovamente , e nonostante tentassi di aggrapparmi
alla mano pallida di Alec , mi ritrovai catapultata in un
altro luogo che non potei evitare di guardare .
°°°
Caddi
malamente su quello che scoprì essere un pavimento in legno
, ma non provai dolore , troppo ferita dalla visione di un Alec
sofferente ed innamorato di qualcun altro .
Quando
mi ero innamorata di lui ?
Possibile
che in quei pochi giorni mi fossi invaghita fino a quel punto del
mercenario ?
Gettai
un occhiata esasperata alla figura che frugava in un enorme baule
dall’aria antica , la figura che incespicò nei
propri passi quando si diresse frettolosamente verso un enorme telo
impolverato .
Aguzzai
la vista nel riconoscere William , con ancora in mano la
pietra , provare a scoprire lo strambo oggetto
dalla forma circolare che riconobbi con un colpo al cuore .
Lo
specchio che mi aveva portato lì .
Ancor
prima che la mia mente potesse fare un pensiero coerente , mi
gettai all’inseguimento di William che vidi scomparire
dall’altra parte dello specchio, e così feci anche
io .
Fui
costretta a piegarmi sulle ginocchia per riprendere quantomeno un
respiro meno affannato mentre i miei occhi riconoscevano
d’istinto il pavimento lucido della stanza dove mia madre
morì .
Sorpresa
mi alzai a fatica , vedendo oltre l’ampia schiena
dell’uomo una figura slanciata e più femminile .
Possibile
che…
Sorpassai
di corsa il fratello di Alec , trattenendo il fiato nel
vedere mia madre accasciata su se stessa , le piccole mani bianche a
coprirle il volto inondato di lacrime .
Mamma
.
Neanche
questa volta riuscì ad emettere alcun suono , ma non potei
evitare di abbracciarla con affetto mentre udivo la voce di
William alle mie spalle .
- Hai un desiderio vero ?
Vidi mia madre rialzare il volto candido alla voce suadente del ladro,
così come io aumentai la presa sul corpo esile di quella
donna che non ricordavo più .
Eleonora
annuì , prendendo la mano che William le tendeva
per alzarsi in piedi .
Guardinga
seguì i movimenti eleganti dell’uomo e mi
stupì nel vederlo cedere nelle mani di mia madre la pietra
dei desideri .
-
Con questa il tuo desiderio si avvererà , ma ad un patto .
- Quale ?
Colsi negli occhi di mia madre una speranza tale da serrarmi
la gola e il cuore in una morsa dolce , morsa che si sciolse
nell’udire le condizioni di William .
-
Tra tre anni tornerò per ricevere il tuo pagamento , e
dovrai darmi tutto ciò che ti chiederò .
- Va bene .
Mi stupì della velocità con la quale Eleonora
rispose al fratello di Alec , il quale , dopo un
ultimo cenno del capo fu risucchiato nuovamente
dallo specchio .
Rimasi
sconvolta nel vedere mia madre sorridere tra le lacrime , stringendo la
pietra contro il proprio petto con aria trasognata .
-
Benvenuta mia adorata Clara .
Raggelai al sussurro di Eleonora , e ancor più nel vedere la
pietra dei desideri , sulla quale vi era stato
inciso il nome di William , penetrare nel grembo di mia madre
.
E
fu allora che capì tutto .
°°°
Continuai
a guardare senza un vero interesse i luoghi che in seguito mi si
presentarono .
L’ospedale
dove mio padre parlava con i medici del miracolo che Eleonora
rappresentava .
In
fondo , come poteva una donna sterile avere un bambino dopo appena due
mesi dalla diagnosi ?
Non
poteva , logicamente .
Ma
con l’aiuto della magia tutto era possibile .
Rimasi
in fondo alla stanza nell’assistere alla gioia di mia madre ,
all’euforia di mia nonna e all’allegria di tutta la
mia famiglia , ma oramai non mi interessava .
Non
mi penai della nausea che ovviamente mi investì per
l’ennesima volta .
Fu
solo la risata di mia madre ciò che mi convinse ad
uscire dal mio stato catatonico .
Riemersi
dal mio dolore nel vedere una me stessa di tre anni venire cullata
dolcemente tra le braccia di Eleonora , la quale tentava in
tutti i modi di farmi ridere , cosa che non avvenne .
Come
potevo ridere se ero stata generata da una pietra ?
Come
potevo provare sentimenti se al posto del mio cuore vi era un duro
diamante ?
Risi
senza allegria nel dare ragione ai vaneggiamenti di mia zia e sua
figlia .
Non ero davvero umana .
Smisi di autocompatirmi nel percepire una ventata di aria
gelida nonostante le finestre fossero chiuse .
Era
arrivato .
Mi
voltai , pronta a vedere William , ma rimasi più che
sconvolta di ritrovarmi davanti Alec .
Cosa
ci faceva lui qui ?
-
Sono venuto per il pagamento .
Mia madre , impaurita dal ragazzo , strinse la me
stessa di tre anni tra le braccia , andandogli in contro con
un sorriso tirato .
-
Vuoi denaro ? Potere ? Tutto quello che vuoi lo
avrai - ma qualcosa nell’espressione di Alec mi
disse che nessuno di quelle cose gli interessava .
Lo
scoprì a fissare la me stessa bambina prima di distogliere
lo sguardo turbato , quasi …colpevole .
- Rivoglio la pietra .
Persino io sobbalzai al sussurro addolorato del mercenario , ma la mia
reazione fu niente in confronto all’espressione angosciata di
Eleonora .
-
No...non puoi ...non - in quel balbettio incomprensibile vidi mia madre
correre verso la porta , ma in un battito di ciglia Alec le fu davanti
, gli occhi bianchi terribilmente gelidi .
-
Senza il tuo consenso non posso prenderla . Avevi promesso di dare a
mio fratello qualunque cosa ti avesse chiesto , ed ora devi
mantenere la promessa - sibilò con sguardo duro Alec , e fu
proprio quell’espressione e quel gelo artico a farmi tremare
dal terrore .
Lui
non….
-
No , non te la darò mai.
- Allora non posso fare altrimenti .
Feci appena in tempo a vedere una mano del mercenario posarsi
sul petto di mia madre prima che un urlo infantile mi facesse scoppiare
a piangere per il dolore .
Riaprì
gli occhi lucidi con difficoltà , ma poco dopo
preferì non averlo fatto .
Un lago
di sangue accoglieva la figura esile di mia madre , distesa sul
pavimento con ancora me stretta tra le braccia .
Con
angoscia vidi me stessa guardarmi con sofferenza prima di perdere ogni
percezione del mondo .
-
Mi dispiace .
Mi voltai con le lacrime agli occhi verso Alec, vedendolo
scomparire oltre lo specchio mentre la mia voce continuava a
rimbombarmi nella testa , spezzando
quell’equilibrio che per anni avevo tentato di mantenere .
°°°
-
Io ti maledico , che tu possa marcire per sempre in un corpo di animale
come la tua anima !
La voce stridula di quello che ,
all’apparenza, sembrava un prete , mi
riscosse per pochi secondi nei quali ebbi il tempo di vedere Alec ,
stretto da pesanti catene , urlare come in agonia mentre il
suo corpo mutava .
Fissai
senza neanche vederlo il mostro dagli occhi bianchi che non ebbi
difficoltà a riconoscere, specialmente quando lo vidi
rimpicciolirsi fino a trasformarsi nel cucciolo che avevo
amato e che fino a quel momento mi aveva solo mentito .
°°°
-
Mia dolcissima Clara, bentornata .
Riaprì gli occhi alla voce zuccherata di William ,
accorgendomi solo dopo di essere stretta tra le sue braccia .
-
Clara .
Mi voltai verso il ventenne nascosto sotto il mantello nero ,ma questa
volta non provai né dolore , né amore ,
né gioia nel ritrovare l’uccisore di mia madre .
Continuai
a guardarlo inespressiva , indifferente alla voce accorata e addolorata
con la quale singhiozzava quasi il mio nome .
Patetico
.
-
Coraggio , ora riavrai ciò che hai perso -
bisbigliò con voce grave William nel rivolgersi allo
stregone del nord che solo allora riconobbi.
Non
ci fu bisogno che l’uomo si privasse del cappuccio per
permettermi di riconoscere mio padre .
Avevo
riconosciuto il suo profumo di neve che avevo dimenticato .
Non
mi presi la briga di guardarlo in volto , non ne sentivo la
necessità.
Ascoltai
solo una voce che non ricordavo concedere a William la pietra
dei desideri, concedere
me .
E
poi un piacevole calore mi costrinse a socchiudere gli occhi
mentre nella mia mente i volti dei miei familiari, dei miei amici ,
delle persone che amavo venivano sostituite da quello di William.
-
Anche tu sei libero ora Alec .
Vidi un bagliore accecante avvolgere il mercenario prima che
incrociassi gli occhi candidi , lucidi , feriti da un qualcosa che non
comprendevo .
Mi
tese una mano tremante , quasi desiderasse sfiorarmi , e fu istintivo
per me nascondermi tra le braccia di William .
-
Clara - sussurrò sopra la mia testa il trentenne ,
distogliendomi dall’ammirare con una punta di soddisfazione
l’espressione raggelata e disperata di Alec .
-
Lo riconosci vero ?
Seguì attenta il dito dell’uomo puntato su mio
padre , e quando incrociai quegli occhi grigi così simili ai
miei non potei evitare di storcere la bocca per il fastidio .
Non
volevo avere niente in comune con quel mostro .
Annuì
più per rispondere al mio padrone che per mia
volontà mentre con la coda dell’occhio
vedevo Oliver , mio padre , trasalire alle mie occhiate annoiate .
-
Desidero che tu conceda a quell’uomo ciò che gli
ho promesso .
Aggrottai le sopracciglia alle parole di William, sentendo un insolito
ronzio nella testa a quel desidero che aveva sussurrato con voce
incolore .
E
ancor prima che me ne rendessi conto , la luce azzurrognola che mi
aveva avvolto la mano sulla nave tornò ad irradiare tutta la
mia figura ,come una fiammata turchese che però non bruciava
.
Un
piacevole tepore mi costrinse a chiudere gli occhi mentre una
strana spossatezza mi faceva afflosciare tra le braccia di William .
Mi
sentivo strana , come se qualcosa mi stesse prosciugando di tutte le
mie forze .
-
Sei stata brava .
Dischiusi gli occhi al sussurro compiaciuto dell’uomo che mi
aveva preso dolcemente tra le braccia , come una bambina , e
mi fu impossibile non sorridere per quel gesto .
Tutto
di William oramai mi ammaliava , mi faceva sentire
…amata .
Non
c’era niente che non avrei fatto per lui , sarei persino
morta per renderlo felice .
Mi
sentivo legata a lui come a nessuno prima d’ora , persino il
dolore per il tradimento di Alec mi risultava poca cosa in confronto a
ciò che provavo ora per l’uomo .
-
Clara .
D'un tratto , una voce femminile mi fece irrigidire tra le braccia di
William , una voce infantile che conoscevo fin troppo bene .
Feci
appena in tempo a voltare il capo prima di incrociare gli occhi azzurri
di Eleonora , stretta tra le braccia di Oliver che per la prima volta
vedevo piangere .
-
Clara - sussurrò con voce strozzata la donna,
tendendo le braccia verso di me , ma ebbi paura di quel gesto, delle
lacrime di mio padre, della ragazzina di dodici anni che Ian
abbracciava con disperazione , dello sguardo sgomento di Alec .
Presa
dal panico mi aggrappai con le mani all’abito di William ,
stringendomi maggiormente contro il petto di granito del trentenne che
da parte sua cominciò ad accarezzarmi paziente i capelli .
-
Cosa…Clara…
In quel balbettio sconnesso vidi mia madre alternare lo sguardo sempre
più disperato dal mio volto a quello di William ,
mentre alcune lacrime rigavano il bel volto di Eleonora , turbandomi .
E
fu allora che mia madre cominciò a dimenarsi
nell’abbraccio di Oliver , urlando perché mai
fossi tra le braccia di William e non tra le sue , finchè
ella stessa capì che mio padre mi aveva ceduto per
amore all’uomo .
Forse
fu per quello che non lo odiai completamente .
In fondo io non ero neanche sua figlia , perché mai avrebbe
dovuto preoccuparsi per me e non per l’amore della sua vita ?
Non
aveva senso .
D’altra
parte , non appartenevo neanche al loro mondo , che senso
avrebbe avuto difendermi da colui che mi aveva dato la vita ?
Distolsi
lo sguardo dal volto inondato di lacrime di mia madre, aggrappandomi ai
consumati stivali di gomma che erano oramai l’unica cosa che
mi apparteneva , e chissà perché a quel gesto
cominciai a piangere silenziosamente .
Un
singulto mi convinse a voltarmi verso le figure raggelate in
espressioni chi sgomente , chi disperate , chi sorprese .
Il
singulto che con sorpresa , mi accorsi , proveniva da mio padre .
Tesi
una mano verso mia madre ed Oliver senza neanche accorgermene , e il
mio stesso gesto venne imitato da entrambi .
-
No Clara .
La voce severa di William fu come una frustata in pieno volto .
Ritrassi
la mano così velocemente che rischiai di cadere
dalle braccia dell’uomo mentre alzavo lo sguardo
mortificato su quello duro del trentenne .
Mi
dispiace .
Mimai
quelle parole con la bocca , sorridendo incerta tra le lacrime .
E
una mano dell’uomo andò ad asciugarmele ,
addolcendo il tono della voce .
-
Brava bambina - mi sussurrò con fare tenero
, e finalmente chiusi gli occhi che mi bruciavano
terribilmente .
Sentì
solo William allontanarsi velocemente in groppa al cavallo prima che
urla e strilli femminili mi inondassero i timpani con
crudeltà .
Una
lacrima , fu questo che mi concessi prima di addormentarmi ,
pronunciando quelle due parole che rivolgevo più alle
persone che avevo abbandonato che a colui che inspiegabilmente amavo
più di me stessa .
Mi
dispiace .
X
Laban : eccomi qui con un altro capitolo , grazie per il bellissimo
commento e per continuare a seguirmi .
Ti
informo che alla fine mancano solo tre capitoli , e l’ultimo
sarà totalmente dal punto di vista di Alec .
Spero
la storia stia continuando a piacerti . Grazie ancora , baci
Ringrazio
coloro che hanno solo letto o aggiunto tra i preferiti o storie seguite
, grazie di cuore .
Baci
gold eyes .
|
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Capitolo 8 *** Dolore ***
Matilde . Un nome
che presto imparai ad odiare .
Nel
momento esatto in cui William mi presentò la sua amata
, non potei che provare odio per quella donna dalla bellezza
agghiacciante .
Non
era umana da quello che potevo vedere , una ninfa dei boschi dall'animo
subdolo ed ambizioso .
Questo
lo scoprì più avanti , quando la creatura fatata
cominciò a chiedermi di far comparire montagne di gioelli ,
stoffe pregiate , pietre preziose e quant'altro potesse accontentare
per pochi giorni l'insaziabile sete di potere della donna .
E
per quanto odiassi ubbidire ai suoi desideri , ai suoi sempre
più pressanti capricci , l'occhiata gelida di William e il
suo distacco facevano più male di quanto avessi mai
immaginato .
Ogni
qual volta tentavo di oppormi ai voleri di Matilde , l'uomo
mi trattava con diffidenza , ferendomi come mai mi era capitato ,e per
non sentirmi troppo esposta al dolore che mi sommergeva ai suoi sguardi
di sufficenza , ero costretta ad ingoiare l'odio ed accettare tutte le
sue richieste .
L'unica
mia consolazione in quel castello sfarzoso fino alla nausea era la
serva di Matilde , una ragazza di circa vent' anni dai lunghi capelli
rosso fuoco e dolci occhi verde-acqua .
In
quei pochi mesi che avevo abitato nella mia nuova dimora , mi ero resa
conto di quanto in realtà Gemma fosse terribilmente fragile
e vittima di un amore non corrisposto come il mio .
Mi
accorsi di quanto , dietro i sorrisi affettuosi con i quali mi ripuliva
la stanza da letto , si celasse un dolore di vecchia data , la
sofferenza che la sommergeva quando William baciava la propria donna.
Ma
mentre il mio amore era qualcosa che non partiva propriamente da me ,
ma quasi un' imposizione , coglievo invece negli occhi di Gemma uno
struggimento talmente doloroso da contagiarmi e ferirmi a mia volta .
Fu
la prima persona alla quale mi sentì stranamente legata e
quasi...affezionata .
Neanche
quando ancora abitavo con la nonna avevo conosciuto una creatura
talmente dolce e buona come lei .
E
fu per questo , forse ,
che cominciai a provare un insano rancore per il mio padrone .
Gemma
avrebbe dovuto avere le sue attenzioni , non quella smorfiosa che si
pavoneggiava con gli invitati delle feste che sempre più
frequentemente organizzava .
Gemma
avrebbe dovuto gioire dei piccoli sorrisi che l'uomo si concedeva in
rare occasioni .
Gemma
avrebbe dovuto essere la padrona di quel castello e del cuore di
William , non Matilde .
Gemma
avrebbe dovuto usufruire dei miei poteri e forse , mi dissi , sarebbe
stata la prima volta che lo avrei fatto con piacere .
Persino
in quel momento , mentre fissavo con disgusto il pomposo
abito rosso fuoco che la donna sfoggiava con sorrisi maliziosi , mi
ritrovai a desiderare che la ninfa morisse .
Molte
volte mi ero sorpresa nel constatare come il mio desidero non fosse
altrettanto potente come quello di William ,così come
cominciai a dubitare del potere che l'uomo aveva su di me e della sua
indistruttibilità .
Quale
essere si sarebbe volontariamente schiavizzato per una donna che non
l'amava ?
Storsi
il naso per il fastidio quando vidi William baciare il palmo della
creatura fatata con una devozione tale da farmi rabbrividere per il
ribrezzo .
Come
faceva a non accorgersene ?
Come
poteva essere così debole ?
Aggrottai
frustrata le sopracciglia quando notai , con una certa
irritazione , come la donna lo ammaliasse con sorrisini falsi
e ipocriti ,e quei 'ti amo che rappresentavano per lei la sola carta da
giocare per avere ciò che desiderava da William .
Stupido
.
- Clara .
Smisi di rimuginare sulla stupidità del mio padrone quando
vidi Gemma raggiungermi con un sorriso forzato e gli occhi tristi ,
carezzandomi con una mano i capelli .
-
è ora di andare a dormire tesoro , andiamo .
Annuì controvoglia , cogliendo l'occhiata addolorata che la
donna lanciò ai due amanti, prima di tornare a guardarmi con
affetto e dolcezza .
E
mentre uscivo dalla sala da ballo , con un peso sul cuore per
quello che Gemma stava passando , assottigliai lo sguardo
nell'accorgermi con quanta sufficenza gli invitati fissassero il
semplice abito di cotone nero che la donna aveva indossato per la festa
.
Mi
bloccai , impietrita dal disprezzo con il quale la guardavano ,
mortificandola ed umiliandola con i loro borbottii e le loro risatine
che cominciavano ad innervosirmi
E
forse fu per il mio impellente desiderio di far cadere la
donna che stava fissando la mia compagna con uno sguardo di
superiorità che un piacevole calore mi imporporò
le guance .
Uno
strillo acuto , fu questo che udì quando vidi ,
con una certa soddisfazione , la caduta imbarazzante della
donna , quasi fosse stata spintonata da una forza invisibile .
E
mentre gli invitati parlottavano tra loro sul come la donna fosse
scivolata senza un motivo apparente , io mi accorsi di quanto davvero
il potere di William su di me fosse limitato .
°°°
Nei
giorni che seguirono tentai di distrarre Gemma il più
possibile .
La
aiutai nelle faccende più comuni , come abbeverare le piante
del giardino , o lavare le immense vetrate della biblioteca .
Provai
perfino a chiederle se avesse intenzione di aiutarmi a pulire i miei
stivali di gomma .
E
fu a quella proposta che vidi gli occhi verdi della donna accendersi di
tenerezza per quel gesto che mi costò parecchio a dir la
verità .
Non
avevo permesso mai a nessuno neanche di toccarli , ed ora ,
invece , mi ritrovavo distesa sul letto che dividevo con
Gemma presa nello strofinare con degli spazzoloni imbevuti da
lucido da scarpe , le suole degli stivali per togliere via il fango .
Mi
ritrovai più volte a ridere per i mugugni imbronciati della
donna con i quali mi incolpava di renderle il lavoro più
pesante dato che non avevo intenzione di sfilarmeli .
La
sola idea mi raggelava .
Non
sapevo perchè , ma quegli stivali erano forse l'unica cosa
che mi permetteva di non impazzire dal dolore .
Perchè
non era solo l'indifferenza di William a ferirmi , ma un pensiero che
mi torturava la notte e buona parte del giorno .
Il
pensiero di sapere Alec tra le braccia della regina degli abissi ,
riunitisi dopo che il problema della loro separazione si era fatto da
parte , dopo che io
mi ero fatta da parte.
Mi
rabbuiai nel constatare quanto l'idea di immaginarli insieme
, proprio come avevo visto nella visione mi umilasse , di
come il solo pensarli abbracciati mi addolorasse e mi facesse pungere
gli occhi .
Perchè
stavo ancora soffrendo ?
Non
era forse William a comandare il mio cuore ?
Per
puro istinto mi sfiorai il petto , proprio dove doveva essere inciso il
nome del mio padrone , l'unico modo per controllarmi e rendermi schiava
.
E
allora perchè continuavo a pensare ad Alec ?
Perchè
mi sembrava di stare cadendo in un pozzo senza fondo senza alcun
appiglio al quale aggrapparmi ?
-Stai
bene ?
Sussultai quando sentì la presa agitata di Gemma sulle mie
spalle , e ancor di più nel vedere la mia espressione
attraverso i suoi occhi .
Straziata
.
Fu
questo che pensai nello specchiarmi nel verde lucido delle iridi della
donna , nello scorgere una piccola lacrima fuggire dagli occhi che
serrai per il dolore .
Ero
davvero patetica .
Sentì
le braccia esili della donna cingermi in un abbraccio affettuoso le
spalle , e fu allora che la ringraziai con uno sguardo afflitto .
In
fondo Gemma non era l'unica a soffrire per amore .
- Clara
!
Mi irrigidì , così come la mia amica quando
udimmo la voce stridula di Matilde rimbalzare tra le quattro pareti
della mia stanza , e ancor più quando mi accorsi di come
quella di William non giungesse a placare la sua .
Era
successo qualcosa , ma ora come ora , con il dolore che mi rendeva
intrattabile non avevo nessuna voglia di adempire al mio compito .
Scesi
dal letto con rabbia , strattonando per il polso la povera Gemma che mi
seguì silenziosa fin oltre la porta d'ingresso , e
ciò che vidi mi gelò sul posto .
William
era sul suo cavallo bianco , un pesante mantello nero a nascondere la
spada che vidi scintillare sulla cinta di cuoio , e ciò
significava guai , ma almeno non per me questa volta .
-
Dove state andando ?
Fu Gemma la prima a tentare di capire cosa stesse succedendo
, e perchè mai la ninfa ci sorridesse fin troppo
mielosamente .
-
Si stanno verificando alcune sommosse poco lontano da qui , ho
intenzione di vedere cosa succede di preciso . Vi avevo chiamato per
salutarvi .
La mia amica saltò su con espressione terrorizzata ,
afferrando la mano dell'uomo con tenerezza ed apprensione .
Io
stessa sorrisi nel vedere lo sguardo affettuoso che William le
riservò , dopotutto le voleva bene .
-
Non mi succederà nulla Gemma , ti prego solo di tenere in
ordine il castello .
Mentre vedevo la donna annuire con decisione , mi persi a pensare che
finalmente avrei potuto avere un pò di riposo e che , senza
William , avrei potuto disubbidire agli ordini di Matilde , ma
ciò non sembrava essere nei suoi piani .
-
In quanto a te Clara ho un compito da affidarti .
Aggrottai le sopracciglia , con il sentore di starmi per
cacciare nei guai , guai grossi .
-
Desidero che
tu acconsenta ad ogni desiderio di Margaret in mia assenza .
Mi pietrificai alle parole dell'uomo , sconvolta non tanto dal calore
che si era sprigionato nel mio petto all'ordine del mio padrone , ma a
quanto ciò significasse per me e per Gemma .
Era
davvero così sciocco ?
Teneva
così poco a me e a Gemma per darci in pasto a Matilde senza
alcuna difesa ?
Mi
ritrovai a ringhiare per la rabbia contro William senza neanche
accorgermene , presa dal rancore che avevo covato per mesi e che
finalmente aveva trovato sfogo in questo mio gesto .
Vidi
l'uomo sobbalzare appena ,e riuscì perfino a cogliere un
lampo di terrore saettare per gli occhi verdi di William prima che la
mano bianca del ladro mi accarezzasse la testa dolcemente ,
nella vana speranza di calmarmi .
Ma
chissà perchè quella volta non accadde .
Se
ne accose William che partì al galoppo , bianco in volto .
Se
ne accorse Matilde che mi scoccò un occhiata indagatrice e
anche preoccupata .
Se
ne accorse Gemma che corse ad abbracciarmi .
Me
ne accorsi io che provai il desiderio di vederlo cadere da cavallo e
stramazzare al suolo senza vita .
°°°
Come
avevo già compreso in precedenza , per me e per Gemma fu un
vero inferno senza William .
Matilde
, priva ormai di ogni freno e limite , cominciò a desiderare
cose insignificanti .
Fece sgobbare Gemma per ore nei sotterrani popolati da topi ,
organizzò feste ancora più sfarzose di quelle che
ricordavo , cominciò ad invitare a cena i suoi amici e fu
quell'attività in particolare ad insospettirmi .
Un
giorno alla settimana mi ordinava di far comparire le leccornie
più prelibate , e dopo aver ordinato alla povera Gemma di
pulire il castello da cima a fondo , e di cambiare le
lenzuola , ordinava ad entrambe di non uscire
dalla nostra stanza per nessun motivo al mondo .
Fu
proprio in uno di quei giorni ,mentre guardavo la mia amica dormire
profondamente che decisi di andare a sbirciare cosa quella strega
stesse facendo .
In
fondo ero una persona molto curiosa ed ingegnosa di natura ,
perciò non ci misi molto ad aggirare il desiderio di Matilde
di non uscire dalla porta della stanza .Mi issai
sul davanzale senza alcuna difficoltà , arrampicandomi al
cornicione del castello e alla statua di gargoyle che non feci fatica a
superare .
Continuai
la mia discesa senze troppi intralci , fin quando giunsi nel giardino .
Dopotutto
aveva detto di non uscire dalla porta , non aveva parlato di nessuna
finestra .
Elettrizzata
da quella mia piccola fuga cominciai ad aggirarmi per il castello ,
attutendo il rumore di tacchi dei miei stivali di gomma sui lunghi
tappeti persiani che la ninfa aveva desiderato di avere qualche
settimana fa .
Continuai
a girovagare per le stanze , entrando furtivamente nella sala da pranzo
dove mi insospettì .
Perchè
il tavolo era apparecchiato per due ?
Che
William fosse tornato ?
Mi
incupì leggermente nel presagire ciò che ancora
non volevo credere .
Per
quanto subdola potesse essere , non pensavo di certo che
Matilde avrebbe fatto un simile affronto all'uomo che aveva sacrificato
per lei la vita del suo stesso fratello .
Con
il cuore in subbuglio continuai a girovagare per le stanze
finchè una voce maschile non mi fece irrigidire in mezzo al
corridoio che portava alla stanza da letto di William .
Pensai
di essermi immaginata tutto , ma quando decisi di girare i tacchi per
controllare l'ala est del castello , sobbalzai nel riudire quello che
all'apparenza sembrava ...un
gemito .
Con
la gola secca mi fermai davanti l'immensa porta d'oro che dava sulla
camera che Matilde condivideva con il ladro , indecisa sul da farsi
, fin quando un ansito femminile mi fece aggrottare le
sopracciglia .
Che
fosse davvero tornato William ?
Sospinsi
debolmente la porta , facendo capolino oltre il piccolo spiraglio che
avevo aperto . Ed ero quasi decisa a mettermi il cuore in pace nel
riconoscere la chioma scura di William , ma il viso sudato che si
alzò dal petto di Matilde non era il suo
. Un
conato di vomito mi fece afflosciare contro il pomello al quale mi
reggevo a fatica quando capì quanto malvagia potesse essere
quella creatura .
Perchè
non era William l'uomo che stava facendo sesso con Matilde .
Non
era William quello a cui Matilde diceva ti amo .
Un
ti amo diverso dalle volte in cui l'avevo sentito pronunciare alla
ninfa , un ti amo quasi...sincero
.
Turbata
da quella visione tentai di scappare il più velocemente
possibile da quella scena disgustosa , ma per mia sfortuna incespicai
nei miei stessi piedi , ritrovandomi sdraiata al suolo , la porta
spalancata alle mie spalle .
Udì
distintamente il rumore frettoloso di passi , finchè
, tornando in piedi , mi ritrovai faccia
a faccai con Matilde e il suo amante .
Per
pochi secondi soffermai i miei occhi sul volto scialbo dell'uomo , non
riuscendo a spiegarmi come quell'essere insignificante potesse
rivaleggiare con la bellezza di William .
Ma
purtroppo non potei perdermi ulteriormente nel disprezzare l'uomo che
mi fissava con occhi terrorizzati , poichè la ninfa aveva
già tranquillizzato il compagno con una frase che mi fece
infuriare .
- Non
preoccuparti , è solo il mio regalo , William me lo ha
donato qualche mese fa .
Fino a quel momento , quando avevo capito di non essere umana
ma di essere stata generata da una pietra per un desiderio di Eleonora,
nessuno aveva mai osato paragonarmi ad un oggetto .
Neanche
William , per quanto cieco fosse stato , si era azzardato a trattarmi
come un essere inanimato privo di cuore .
Ed
ora quella donna osava persino definirmi un suo oggetto .
L'ondata
di rabbia e odio che provai in quel momento mi annebbiò la
mente , e non potei evitare di scagliarmi con sguardo famelico sulla
creatura fatata che per nulla terrorizzata mi sorrise malignamente .
- Desidero che ti
pietrifichi all'istante .
Sgranai gli occhi nell'esatto istante in cui la mano con la
quale era pronta a tirare un pugno sullo zigomo di Matilde , avvolta
nel candido lenzuolo con un espressione vittoriosa , si
bloccò a mezz'aria .
Senza
che potessi muovermi o anche solo sbattere le palpebre, vidi
l'uomo annuire brevemente al sussurro della donna che putroppo non
sentì e che mi diede le spalle ,chiudendosi nella propria
stanza .
Furiosa
vidi l'uomo tentennare debolmente prima di prendermi in braccio e
condurmi velocemente in quella che riconobbi essere la sala da pranzo .
Dopo
avermi depositato sul lungo tavolo di diamanti , l'amante di
Matilde si fermò a fissarmi dal fondo della stanza , un velo
di terrore ad adombrargli gli occhi neri che saettarono verso la porta
appena apertasi .
-
Mettila di lato .
Riuscì comunque ad emettere un ringhio tra le labbra
dischiuse , ringhio che vidi far sobbalzare l'umano chinato sul mio
corpo .
-
Muoviti !
All'ennesimo ordine della donna , l'uomo che scoprì
chiamarsi Paul mi mise su un fianco, distesa sul gelido
diamante che mi doleva alla mano chiusa sotto il peso del mio corpo .
Non
potei neanche aggrottare le sopracciglia quando vidi Matilde accendere
con la magia un piccolo focolare , nè potei in alcun modo
rispondere allo sguardo crudele che mi rivolse .
-
Fin dal tuo arrivo qui ti ho odiato mia dolce Clara ,sembravi
indifferente a tutto . Non impallidivi mai , nè mostravi
alcun cedimento .
Finchè non ho notato un particolare che mi ha
fatto capire come avrei potuto farti soffrire come un cane .
Non compresi appieno le parole della donna finchè non
percepì un formicolio in basso , più precisamente
sulle piante dei piedi che sentì gelare al contatto con la
mano di Paul .
E
lì compresi quale fosse il suo scopo .
Provai
a dimenarmi , a spaventare con qualche ringhio l'uomo che
però non smise di sfilarmi gli stivali .
Urlai
persino quando sentì l'aria accarezzarmi il piede oramai
nudo nonostante sapessi di non riuscire neanche a smuovere una foglia
con la mia voce inesistente .
Perchè
tanta era il terrore di vedere i miei consumati stivali in balia delle
fiamme .
Ero
talmente terrorizzata , che supplicai con lo sguardo la donna
di non farlo ,di non strapparmi quell'unico oggetto che mi teneva a
galla senza neanche sapere come .
Ma
per quanto mi umiliai cominciando a piangere come una bambina , per
quanto la pregai di non arrecarmi altro dolore , Matilde
gettò i miei amati stivali in mezzo al piccolo focolare con
noncuranza , uscendo dalla stanza con una risata che mi
risuonò stranamente crudele .
E
mentre le lacrime mi appannavano la vista , mentre provavo a muovermi
per richiamare l'attenzione di Gemma , un ricordo mi balzò
in testa , un ricordo che per anni era stato relegato nel posto
più segreto della mia mente .
Ero
in una camera addobbata a festa , vi erano palloncini ovunque , e una
risata che chissà come mi rapì il cuore .
La
risata che proveniva dal giovane uomo che mi tendeva un enorme pacco
bianco .
Lo
scartai con un sorriso felice , sorriso che si allargò sul
mio volto quando ebbi tra le mani due enormi stivali verdi di gomma .
Ancor
prima che potessi ringraziare il giovane , vidi due grandi mani bianche
afferrarmi dolcemente per la vita e farmi entrere le piccole gambette
paffute negli enormi stivali lucidi con i quali cominciai a saltellare
contenta .
Mi
sentivo felice , forse lo ero per la prima volta nella mia vita , ma
mai quanto lo fui allo sguardo che quegli occhi grigi mi rivolsero .
L'amore
infinito che quegli occhi grigi mi riversarono come una cascata di
zucchero .
-
Buon compleanno mia dolce Clara .
Qualcosa
si sgretolò nel mio petto , quel qualcosa che sapevo essere
il cuore .
Mio
padre mi aveva amato , mio padre mi aveva voluto , e mio padre mi aveva
abbandonato .
Avrei
preferito mille volte che gli fossi stata indifferente fin dalla
nascita , ma mai mi sarei rassegnata a non rivedere quello sguardo che
avevo amato .
Il
primo essere che avessi mai amato nella mia vita . Il primo
essere ad avermi abbandonato .
Lo
sguardo che mai più mi avrebbe rivolto.
L'amore
che mai avrei riavuto per me .
E
dopo tanti anni urlai con quanto fiato avevo in gola , mentre tutto di
me andava in pezzi .
La
mia anima , il mio corpo , il mio cuore .
Percepì
un onda di calore , bruciante , ardente , squassarmi il petto .
E
il volto di William svanì dalla mia mente , lasciando
dietrò a sè solo un buco nero .
Gridai
, mi dibattei , e mentre il sole sorgeva , mentre i resti dei miei
stivali volvano via sotto forma di cenere .
Io
tornai ad udire la mia voce , la voce straziata e ferita di quella
bambina che urlava il perchè lui l'avesse amata ed infine
abbandonata come aveva fatto il resto del mondo con lei .
°°°
Nessun
dolore , nessuna sofferenza , solo...il
nulla .
Fu
questa la prima cosa che percepì quando mi svegliai .
Nessuna
oppressione sul cuore che sentivo più leggero .
Ero
tornata ad essere insensibile al mondo .
L'unico
sentimento che quieto attendeva in me la propria rivalsa era la sete di
vendetta per coloro i quali mi avevano fatto del male senza
pietà , e verso i quali neanche io l'avrei avuta .
Mi
misi a sedere senza difficoltà , e rimasi più che
stupita di vedere come i miei movimenti fossero aggraziati e fluenti ,
quasi stessi danzando in balia di dolci onde . E la sensazione si
acuì maggiormente quando scivolai davanti alla finestra con
un unico passo , nonostante vi fossero diversi metri di distanza dal
tavolo a lì .
Ma
non fu la mia sorprendente agilità a confondermi ,
bensì la ragazza dai lunghissimi capelli turchesi che mi
fissava dal vetro della finestra con espressione assorta .
Fui
catturata da quell'immagine .
Grandi
occhi di un rosa pallido , costellati da alcune pagliuzze azzurre mi
guardavano con diffidenza .
Lucenti
capelli turchesi , impalpabili come le vorticose onde del male le
incorniciavano il viso terribilmente pallido , ma grazioso .
Delle
labbra di un viola acceso si piegarono debolmente verso il basso , in
un evidente gesto di fastidio .
Finchè
non mi soffermai sul petto della ragazza , al centro del quale , poco
al di sopra dell'incavo dei seni vi era una specie di diamante a rombo
, ceruleo dai riverberi rosati .
Incuriosita
tesi una mano per sfiorarlo , ma le mie dita si scontrarono solo con il
gelido vetro della finestra e non con la gemma della ragazza che
, compresi , ero io .
Turbata
da quella bizzarria cominciai a tastarmi il petto che scoprì
esser nudo , ma riuscì comunque a trovare un solco poco
sotto il collo , incontrando la liscia gemma che vedevo brillare anche
sui palmi delle mie mani e sulla parte superiore dei piedi .
Sempre
più sorpresa da quella stranezza provai a sfilare la gemma
presente sulla mano , ma ben presto scoprì che quei diamanti
erano come incastonati nella mia pelle , senza arrecarmi
però alcun dolore o fastidio .
Cosa
mi era successo ?
Tastai
confusa i lunghi capelli turchesi che mi arrivavano fin sotto la
schiena , storcendo la bocca quando il freddo del mattino mi fece
rabbrividire per il gelo .
Desideravo
qualcosa per coprirmi , e per la prima volta vidi le gemme
impiantate nel mio corpo brillare leggermente prima che un abito di un
bianco etero coprisse le mie nudità esposte a sguardi
indiscreti .
Il
mio primo vero desiderio era stato avverato , e seppure nella sua
piccolezza , quell'avvenimento mi fece capire che non ero
più sotto i comandi di William .
Chissà
perchè quella constatazione mi fece ridacchiare in un modo
talmente inquietante che stentai a riconoscermi , ma ora il rancore che
avevo covato per l'uomo che aveva giurato di proteggermi e che invece
mi aveva abbandonato mi faceva ribbollire il sangue .
-
Clara .
Smisi di ammirarmi attraverso il vetro della finestra quando
udì la voce preoccupata di Gemma fra i corridoi , ma non
ebbi neanche il tempo di raggiungerla e calmarla che la porta della
sala si aprì con uno schiocco , facendo entrare un'affannata
rossa dai grandi occhi verdi sgranati .
Rimasi
immobile sotto lo sguardo scioccato della donna , finchè ,
stanca della sua espressione accigliata , mi decisi a
richiamare la sua attenzione .
-
Sono io - sussurrai con una voce talmente dolce che aggrottai
infastidita le sopracciglia , perchè non la ricordavo
così carezzevole .
Ma anzichè calmarla come invece mi aspettavo , la
mia frase la fece ridere euforicamente , prima che mi trovassi
avviluppata dalle braccia esili della ragazza strette con forza attorno
alle mie spalle .
- Parli
, parli ! è un miracolo .
Cominciò a dondolare entrambe sui suoi piedi impazziti , e
data la mia scarsa altezza non potei che arrendermi alle sue effusioni
, ne rimasi quasi lusingata .
Ero
sicura che molti , persino Antoniette sarebbero scappati via urlando ,
ma lei no .
Gemma
stava addirittura piangendo per la commozione e ciò mi
raddolciva come poche cose erano state in grado di fare .
Dopo
altri strilli acuti vidi la donna sorridermi con calore, accarezzandomi
la guancia con un affetto talmente sincero da farmi dimenticare la mia
sete di vendetta .
Ora
come ora volevo solo crogiolarmi in quell'attimo di pace .
Volevo,
ma a quanto pare non potevo .
Ancor
prima che Gemma smettesse di urlare piombando in un mutismo inquietante
, io udì il rumore di passi ai piani inferiori ,
due paia di scarpe che emettevano silenziosi echi fino alla sala da
pranzo .
Probabilmente
il mio udito doveva essersi affinato .
Senza
dire una parola mi misi a correre per i corridoi , abituandomi alla
leggerezza con la quale mi muovevo , la sinuosità dei miei
passi , la scioltezza dei miei movimenti .
E
fu proprio danzando che raggiunsi l'entrata del castello , ancor prima
che Paul potesse uscire dall'immenso portone di nero metallo .
Una
parte del mio cervello registrò il respiro affannoso di
Gemma alle mie spalle , mentre tutto di me era all'erta , pronta ad
ogni minimo cenno di ostilità della ninfa ghiacciata per lo
stupore .
-
Salve Matilde - soffiai tra i denti , e sorrisi pienamente
quando sentì la mia voce più cupa e fredda di
come ricordavo , quasi possedessi le sfumature del mare che si
scioglievano in un dolce azzurro per poi incresparsi in un buio e
gelido blu notte .
- Cosa diavoli hai fatto ?
Socchiusi gli occhi, irritatata dalla vocetta stridula della creatura
fatata mentre l'amante di Matilde si avvicinava alla donna con
passo felpato , stringendole una mano per calmarla .
- Che sortilegio è mai questo ? Gemma , pretendo delle
spiegazioni !
Sentì la mia amica sobbalzare al mio fianco , chinando il
volto in un gesto di sottomissione che mi irritò .
Chi
si credeva di essere quella strega per rivolgersi in questo modo a
Gemma ?
Chi
diavolo credeva di comandare quella stupida oca ?
Smisi
di maledire la donna quando la udì ordinarmi di punire la
serva rinchiudendola nei sotterranei , ma per quanto i suoi desidero fossero
sempre più frequenti , io mi limitai a ghignare in risposta
alle sue lamentele .
Ad
ogni suo urlo stizzito io sogghignavo .
Ad
ogni suo ordine io rimanevo immobile .
E
ad ogni suo sguardo sconvolto io ridevo .
Finchè
non decisi di zittirla , ed ancor prima che i due potessero anche solo
emettere un fiato , entrambi si ritrovarono stesi sul pavimento , privi
di coscienza , almeno
per ora .
°°°
Passarono
circa due giorni prima che William fece ritorno .
Stavo
dondolando i piedi sopra il bracciolo d'oro e argento dell'elegante
sedia , quando udì lo schiocco della
serratura al quale vidi Gemma sobbalzare al mio fianco , mentre le due
figure rinchiuse in un enorme gabbia di ferro battuto si allontanavano
l'una dall'altra come scottate .
Aspettai
paziente che il ladro entrasse nella sala, zittendo con un occhiata la
mia amica ogni qual volta la vedevo aprire bocca per rispondere ai
richiami dell'uomo , finchè egli stesso entrò
nella sala del trono , più pallido di come lo ricordavo ma
ugualmente bello .
La
prima cosa che registrai nella sua espressione fu lo stupore di vedermi
seduta sul suo trono , o per meglio dire , di vedermi cambiata in quel
modo, dopodichè la sua espressione sorpresa mutò
in una più soddisfacente , almeno per me .
Dolore
e rabbia , proprio quello che volevo .
Come
avevo già pogrammato , William si gettò come un
disperato alle sbarre , afferrando le mani pallide di una smagrita e
scialba Matilde , il che mi fece ridere divertita .
-
Bentornato William - sibilai all'indirizzo dell'uomo che vidi
sobbalzare sotto il mio sguardo neutro , mentre Gemma si muoveva a
disagio di fianco a me .
-
Cosa diavolo stai facendo Clara ? Cosa ti è successo ?
Perchè Matilde è in cella ? Cosa...-
zittì con ringhio il fiume di domande che William mi rivolse
, ritrovandomi attorniata subito da un alone rosato che scacciai con
calma .
Non
dovevo farmi prendere dalla rabbia in quel modo .
Presi
qualche respiro prima di riprendere la conversazione , ma abituata
com'ero a gesticolare per farmi capire , non feci altro che indicare
Paul con sguardo annoiato .
Trovai
esilarente l'ingenuità di William , o per meglio
dire la sua stupidità , perchè gli sguardi che i
due amanti si lanciavano erano più eloquenti di qualsiasi
altra parola o frase , questo però l'uomo sembrava non
capirlo .
-
Non mi dilungherò oltre William . Matilde ti ha tradito , ti
tradisce da chissà quanti anni con quell'uomo e tu non te ne
sei mai accorto - mi concessi una piccola risata di scherno
prima di tornare a rivolgere la mia attenzione allo strambo trio .
- Ah, dimenticavo , lei non ti ha mai amato , sta
con te solo perchè le offri tutto ciò che vuole ,
e pensare che hai sacrificato la vita di tuo fratello e la mia per una
creatura così meschina - conclusi la mia filippica con un
tono ancora più inquietante , tanto vicino al sibilo del
vento che smuoveva le onde di un mare in burrasca .
Attesi
la reazione di William che non si manifestò ,
e temetti per pochi secondi che fosse morto sul colpo data la
posa stanca che prese il suo corpo e lo sguardo vuoto che mi rivolse,
finchè non lo vidi assumere un sorriso tremolante che sapevo
, non convinceva neanche lui .
-
Tu mi stai mentendo vero ? Ti stai prendendo gioco di me , come puoi
farmi questo ? Come puoi ...
- Taci lurido verme !
La mia voce fu simile al rombo di un tuono quando mi materializzai di
fronte l'uomo , rimpicciolitosi nel vedermi piombargli addosso con una
simile ferocia .
Come
osava darmi della bugiarda ?
Io
che non avevo fatto altro che esaudire i suoi voleri per farlo felice .
I
bagliori blu cobalto che mi vorticavano attorno come vortici d'aria
sfumarono in un rosa acceso per poi scomparire del tutto quando ripresi
la calma , cosa non facile .
Il
desiderio di strozzarlo era via vai sempre più pressante .
Se
non voleva credermi allora lo avrei messo di fronte alla
verità nel modo più crudele possibile .
-
Matilde cara , potresti dire a William che lo ami ? Che non
lo hai preso in giro per tutti questi anni ? Che non ti sei preso gioco
dei suoi sentimenti sbattendoti quel contadino ?
Condì i tutto con un sorriso meschino che mi
divertì , così come trovai divertente il modo in
cui la donna cercava di tacere tappandosi la bocca con le proprie mani .- Amore,
diglielo che mi ami , diglielo !
Scoccai un occhiata in tralice al povero William , inginocchiato di
fronte alla ninfa che aveva le lacrime agli occhi per lo sforzo .
Ma
quando le ordinai nuovamente
di dire la verità , Matilde si gettò piangente
tra le braccia di Paul , confessandogli i suoi inganni e tradimenti .
Fu
allora che provai pietà per il ladro, le mani abbandonate
lungo i fianchi, quasi senza vita, il viso bianco come un cencio , lo
sguardo perso nel vuoto .
Ora
sembrava più vecchio dei suoi appena trent'anni ,
più ingobbito, più stanco , più
consapevole della crudeltà del mondo .
Decisi
allora di non torturarlo oltre , avevo avuto la mia vendetta su di lui
, l'unica cosa che dovevo fare era punire i due amanti per le loro
colpe .
Richiamai
a mè il potere che ora potevo governare a mio piacimento , e
così , mentre le fiamme lambivano la gabbia con i due amanti
stretti in un abbraccio disperato ,io mi limitai a dar loro le spalle .
Ma
qualcosa andò storto .
Non
appena feci un passo , sentì uno spostamento
d'aria alle mie spalle , e prima che potessi in qualche modo fare
qualcosa , vidi William scagliarsi urlante tra le fiamme , gli occhi
verdi lucidi dalla disperazione .
Tesi
una mano per impedirglielo ma Gemma fu più veloce di me .
La
donna riuscì ad acciuffarlo e a gettarlo a terra prima che
potesse in qualche modo ferirsi con le fiamme che inghiottivano i due .
E
mentre l'uomo piangeva in grembo alla mia povera amica, un sorriso
dolce e tenero sulle labbra rosee , io mi accasciai stremata sul trono
, stanca e afflitta da quel gesto che sapevo , avrei compiuto a mia
volta se dietro quelle sbarre vi fosse stato Alec , con o senza la
regina degli abissi .
°°°
Passavano
i giorni , ma non la mia tristezza .
Per quanto William stesse guarendo a poco a poco grazie all'amore di
Gemma , io non riuscivo a trovare pace per il mio tormentato amore per
Alec.
Per
quanto tentassi di rinnegarlo , di dipingerlo come il più
crudele dei traditori , non avrei mai resistito nel gettarmi tra le sue
braccia se mai me le avesse aperte .Forse ,
mentre guardavo dalla finestra della mia stanza il cielo perlaceo , lui
era in compagnia della regina , Antoniette stava
ridendo e scherzando con Ian , il gigante buono stava raccontando una
delle tante leggende e i miei genitori stavano godendo del tempo
trascorso insieme .
L'unica
ad essere sola ero io , persino Gemma ora era felice.
Provai
una punta di invidia , ma ero felice per lei , se lo meritava .
In
fondo , pensandoci bene , io non sarei neanche dovuta esistere
, e benchè sapevo di non averne il
diritto, io volevo vivere, anche se avrei dovuto passare il
resto della mia vita con loro due .
Il
pensiero non era poi così malvagio , magari avrebbero potuto
darmi l'affetto di un fratello ed una sorella .
Dovevo accontentarmi .
Sorrisi
per la prima volta dopo tanto tempo a quel pensiero , ma fui attirata
da un fatto davvero bizzarro .
Aguzzai
la vista quando mi parve di scorgere nel cielo il profilo di case e
abitazioni moderne , e forse stavo impazzendo , ma non potei scherzare
oltre quando vidi qualcosa di ovale e lucido cadere dal cielo verso il
mare ovest del paese .
Non
poteva essere ...
Senza
avvisare Gemma uscì dal castello in fretta e furia .
Avevo il cuore in gola .
Io
conoscevo quell'oggetto , lo avevo realizzato io stessa per un progetto
di esplorazione , ma questo quando ero nel mio mondo .
Zigzagai
tra gli alberi , saltai fiumi , corsi tra le viuzze delle case
finchè non mi ritrovai sul lungo ponticello al quale
venivano attaccate le barche degli abitanti .
Il
legno scricchiolò leggermente quando mi alzai sulle punte ,
ma non me ne curai , troppo sconvolta da ciò che vedevo .
Come
era arrivata la navicella di perlustrazione in quel mondo ? E
perchè era aperta ?
Più
che sconvolta cominciai a scrutare il velivolo , ma era vuoto ,
probabilmente i suoi passeggeri erano già scesi .
Sobbalzai
per la paura quando udì alle mie spalle molte voci , troppe
per i miei gusti .
Arretrai
d'istinto , irrigidendo i muscoli del viso per la tensione di dover
combattere con qualcuno , ma fui costretta a trattenere il respiro
quando vidi il profilo di un attraente ventenne uscire da una locanda .
Alec
.
Senza
sapere perchè mi ritrovai con il cuore in gola e il respiro
affannoso nel guardarlo .
Era
bello , più bello di quanto ricordavo .
Ma
la mia gioia fu smorzata da un avvenente figura che gli camminava di
fianco , la donna dai lunghi capelli bianchi che gli afferrò
una mano con dolcezza, facendolo fermare .
Dolore , tanto dolore .
Mi
sentì invadere da una sofferenza tale che non mi accorsi
delle lacrime che mi appannavo la vista .
Era
crudele e faceva terribilmente male , troppo per poterlo sopportare .
In
silenzio vidi mia madre e mio padre uscire dalla stessa locanda con
Antoniette , Ian , una ragazzina che non conoscevo e il Gigante buono ,
tutti con un aria ...felice
, o era solo la mia impressione .
Tutti
mi sembravano felici , anche Alec che si districò dalla
presa della donna con rabbia , ma oramai non mi importava .
Erano tutti crudeli ,
cattivi , malvagi .
Dovevano
essere puniti per quello che mi avevano fatto , dovevano soffrire per
quello che mi stavano facendo passare .
Mi
ritrovai a desiderare di far loro del male, non accorgendomi dell'alone
di luce che mi lambì il corpo come lingue di fuoco blu scuro
.
E
mentre il mare si ingrossava alle mie spalle , quasi stesse assorbendo
la mia furia , mi ritrovai a fissare con odio Alec , irrigiditosi
leggermente sotto il mio sguardo .
Fu
allora che la regina degli abissi si voltò ,
strozzandosi con il proprio respiro quando mi vide .
Fu
allora che la combriccola smise di parlottare per guardarmi con occhi
sbarrati .
Fu
allora che Alec si voltò , e da me non ebbe
nient'altro che uno sguardo pieno d'odio .
Il
calore dentro di me aumentava , cresceva , sembrava quasi ustionarmi la
pelle man mano che mille emozioni contrastanti si alternavano sul bel
viso del mercenario .
Finchè
non fui io ad andargli incontro , il cuore colmo di rancore e rabbia ,
frustazione .
Nessuno
distolse lo sguardo da me , nessuno osò aprire bocca .
Ma
neanche io ebbi il tempo di fare un passo di più ,
che alcune figure mi sfrecciarono di fianco con una velocità
tale da confondermi , le quattro sagome che vidi gettarsi su Eleonora .
-
Bambina mia !
Impietrì , sconvolta , quando vidi mia nonna abbracciare
piangente mia madre , mentre zio Alan , Melanie e Alfred le sorridevano
con affetto .
Così
come rimasi immobile , gelida come una statua di marmo , quando si
voltarono verso di me , guardandomi con curiosità .
-
Chi è lei ?
Tremai , tremai come mai mi era successo al sussurro di mia nonna .
Tremai
per il dolore che mi stava consumando il cuore .
Tremai
per gli sguardi increduli che mi rivolsero .
Tremai
per le lacrime che mi inondarono il viso .
Ed
urlai per il dolore di vedere ogni mio sogno , ogni mia speranza andare
in frantumi .
Perchè
non mi rimaneva più nulla se non il rancore .
Non
mi rimaneva più nulla se non la rabbia .
Non
mi rimaneva nulla se non l'odio .
Ero
tornata ad essere sola .
Ero
tornata ad essere quella bambina di tre anni che urlava al mondo il
perchè di tanta crudeltà .
La
stessa crudeltà che ora accendeva i miei occhi .
CONTINUA.....
x
Laban : ecco un altro capitolo , spero che anche questo ti sia piaciuto
. Ci avviciniamo sempre di più alla fine . Grazie per il
complimento sulla mia fantasia , a volte ne ho anche troppa xD.
Sono
contenta che la storia ti stia continuando a piacere e spero
continuerai a seguirla fino alla fine .
Grazie
di cuore , baci .
|
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Capitolo 9 *** Le due metà ***
le due metà
Piccola . Mi sentivo
così piccola ora , sopraffatta da quell'odio che stentavo ad
incanalare .
Piccola di fronte
agli sguardi sconcertati ed increduli della mia famiglia .
Chinai il capo ,
turbata dal
desiderio di far loro del male e fargliela pagare per la vita di
rancore e rabbia alla quale mi avevano costretto .
Perchè doveva essere tutto così
difficile ?
Perchè
eravamo arrivati a quel punto ?
In fondo ,
non mi sembrava di chiedere l'impossibile .
Desideravo solo
essere amata da qualcuno , ma a quanto pare questo qualcuno per me non
esisteva .
Tornai nuovamente a
guardare la
combriccola quando udì il bisbiglio terrorizzato della
regina
degli abissi , gli occhi bianchi sgranati per lo stupore e
qualcos'altro che intuì essere...consapevolezza .
Forse lei sapeva
cosa mi era
successo , forse poteva darmi delle risposte , ma la sola idea di
chiedere il suo aiuto mi disgustava .
Non ero
così stupida da elemosinare un qualche supporto alla donna
che mi aveva portato via Alec .
Non ero
così patetica , nè tanto meno avevo intenzione di
chiedere soccorso a mia madre .
Cosa poteva saperne
lei ? Cosa poteva fare per me ?
L'unica cosa che
erano stati capaci di fare era stato abbandonarmi e gettarmi via come
un calzino vecchio .
Tutti .
Nessuno si era posto il problema di come io potessi sentirmi
, di
come potessi reagire alla scoperta della mia vera natura , di cosa
potessi provare nell'aver perduto per sempre l'amore del primo uomo che
ebbi mai amato .
Disgustata distolsi
lo sguardo
dagli occhi grigi di mio padre, il bel viso affilato invecchiato da un
espressione amara che mi fece ridere istericamente .
Cosa poteva saperne
lui dell'amarezza ?
Come poteva anche
solo pensare di sapere cosa fosse ?
Per anni non aveva
fatto altro che progettare la mia schiavitù , la mia morte ,
ed ora mi supplicava con lo sguardo ?
Egoista
, l'uomo era un dannato egoista .
Non meritava il
perdono , non meritava la felicità , non meritava nulla se
non la solitudine .
- Amore .
Piegai le labbra verso il basso nell'udire la voce tremante e spezzata
di mia nonna , aggrappata al braccio di un Alfred impietrito ed una
Melanie sconvolta .
Anche loro erano
egoisti , l'essere umano era meschino e crudele .
Un movimento
sospetto mi fece
assottigliare lo sguardo , e tesi le orecchie quando mi
sembrò
di distinguere il crepitio di fuoco , molto fuoco a giudicare dai
bagliori scarlatti che illuminarono la notte.
Indietreggiai per
puro istinto
quando vidi fila e fila di uomini armati avanzare con fiaccole alle
mani verso di me , gli sguardi spaventati ma pronti alla battaglia .
Volevano attaccarmi
, potevo leggerlo nelle loro espressioni tese .
Strinsi i denti per
l'ansia di
una battaglia , scoccando un occhiata in tralice ad un Alec che
continuava a guardarsi attorno con un'evidente ansia nello sguardo .
Era preoccupato ?
Perchè ?
Sobbalzai quando un
sibilo poco
lontano dalla mia tempia mi fece sbarrare gli occhi , mentre il suono
ovattato di qualcosa che affondava nel mare alle mie spalle mi faceva
gelare .
Il contadino che mi
stava davanti
incoccò un'altra freccia , prendendo la mira , questa volta
all'altezza del petto , e non potei che sentire un brivido di paura
corrermi su per la schiena nel vedere quell'evidente minaccia .
Tentai , provai a
dire loro che
non avevo intenzione di far alcun male , ma non mi ascoltarono , il
rumore di spari e di riti magici mi costrinsero a retrocedere
velocemente , facendomi incespicare nei miei stessi piedi .
Mi portai le braccia
davanti al
viso nel tentativo di difendermi ,mentre urlavo loro di smetterla , di
fermare gli incantesimi che mi intontivano , ma non mi ascoltarono .
Nessuno
di loro provò anche solo a guardarmi senza bisbigliare
parole di ribrezzo .
Continuai a pregarli
di
interrompere gli attacchi , di lasciarmi in pace , finchè
non
fui costretta ad urlare per il dolore quando una freccia mi si
conficcò nel braccio destro .
Sibilai una
maledizione contro
quegli uomini insulsi , piangendo silenziosamente nell'estrarre la
punta di metallo che scoprì essere imbevuta di veleno .
Bestia
.
Mostro
.
Continuavano a
borbottare la
folla che mi si era radunata attorno , fomentata dalla regina degli
abissi che ordinava loro di mirare al cuore .
Di colpire la gemma
che avevo appena sotto il collo .
Strega , dannata
strega .
Strappai con un
gemito l'ennesima
freccia che mi si conficcò nel fianco , mentre il mare
dietro le
mie spalle mi lambiva i piedi , costeggiando la lunga pedana di legno
che ben presto venne sommersa dalle onde impetuose dell'oceano nero .
Mi gettarono addosso
le fiaccole
, nel tentativo di dare fuoco alle quattro assi di legno che non erano
ancora state inumidite dall'acqua , cosicchè bruciassi viva .
Ma ancor prima che
potessi anche solo difendermi , un muro d'acqua si però a
mia difesa , spegnendo la fonte di luce dei miei assalitori che mi
si fiondarono contro con le lunghe lame tese in avanti .
Il fischio di un
incantesimo mi
fece alzare il volto verso il cielo rannuvolatosi all'improvviso , ora
illuminato debolmente da un globo dorato che fungeva ai contatidini da
sole .
Balzai all'indietro
, ancora
restia a far loro del male , confusa dalle loro voci , dai loro sguardi
, dalle loro parole senza senso .
Perchè mi
volevano uccidere ?
Non avevo fatto
nulla di male , perchè diavolo stavano tentando di
ammazzarmi ?
Fui costretta a
retrocedere
quando una spada si piantò ai miei piedi , mancando per
fortuna
la mia gamba destra , ma un altro fendente mi fece barcollare
all'indietro .
Finì con
il ferirmi
gravemente ad una mano quando caddi a carponi sui vetri di una
bottiglia che , nella foga del momento , mi avevano
lanciato contro, e fu allora che sentì il sangue annebbiarmi
il
cervello .
Mi alzai con una
furia ceca,
afferrando per la gola un uomo anziano che tentò di
infilzarmi
con il forcone ma che si ritrovò inghiottito dalle onde alle
quali lo diedi in pasto .
Cominciai a
ricambiare le ferite
, le urla , le maledizioni che gli uomini mi lanciavano contro a
mò di attacco , nella speranza che mi dissolvessi .
Non mi risparmiai ,
usai il mio
potere , e in meno di cinque minuti , dell'immensa folla che
mi
aveva attaccato ne rimanevano meno di una decina .
Risi divertita dalle
loro
espressioni terrorizzate , asciugandomi il rivolo di sangue che mi
sporcava le labbra mentre i miei occhi guizzavano sulle lame
che
i superstiti mi puntavano contro .
Patetici
.
Mi scagliai come una
belva su una
donna che aveva tentato di tagliarmi la testa con un pugnale , ma
d'improvviso qualcuno mi afferrò per i capelli gettandomi
contro
un carro che si frantumò all'impatto con il mio corpo .
Annaspai in cerca
d'aria sentendo
una pressione dolorosa ai polmoni quando provai a rimettermi in piedi ,
ritrovandomi a fissare con occhi lucidi la regina degli abissi , un
vortice blu scuro a sollevarle i candidi capelli .
Sgualdrina .
La afferrai a mia
volta per i
capelli , ma anzichè scagliarla contro la parete di una casa
vicina le schiacciai il volto al suolo , strattonandola con rabbia per
udire i suoi gemiti di dolore.
Continuai a
torturarla , ebbra
del potere che sentivo scorrermi nelle vene finchè
una
voce infantile e spaventata mi fece sgranare gli occhi .
Distolsi la mia
attenzione dalla
figura accasciata sotto di me , portando il mio interesse
sulla
piccola figura che rimaneva immobile in mezzo ai contadini terrorizzati
.
Bastarono pochi
secondi per far
si che una parte del mio cervello riconoscesse il tenero volto pallido
e i grandi occhioni color nocciola che il mio piccolo cugino Nicholas
mi puntava contro.
Balbettai il suo
nome ,
spaventata , ma un pugno della donna ai miei piedi ,liberatasi nel mio
momento di debolezza , mi fece piegare per il dolore .
Caddi in ginocchio ,
gli occhi
fissi sul bambino che mi tendeva le braccine paffute e sillabava il mio
nome sulle piccole labbra tremanti , mentre un onda anomala sospingeva
lontano da me la regina degli abissi e il resto dei miei assalitori .
Riemersi con
sofferenza dalle
acque che ora avevano raggiunto le case , ma il corpo privo di coscenza
della mia avversaria assorbì completamente la mia attenzione
.
Giaceva a pochi
metri da me ,
potevo già pregustare la mia vittoria nell'ucciderla con le
mie
stesse mani , ma l'urlo disumano di un uomo mi costrinse a riportare lo
sguardo su Nicholas .
Gelai sul posto
quando vidi un
mago , confuso dai rumori assordanti delle onde sempre più
violente , puntare minaccioso contro il bambino con un piccolo pugnale
tra le mani , ignaro del pericolo alle proprie spalle .
E per quanto mi
costò ,
per quanto fu difficile abbandonare la mia sete di vendetta , il mio
istinto mi spinse a correre verso il piccolo che presi tra le braccia
con foga , ricevendo una pugnala in mezzo alla schiena .
Scalciai con un urlo
di dolore l'uomo da dietro le mie spalle , mentre zoppicante stringevo
a me quel piccolo corpo tremante .
E con le ultime
forze che mi rimanevano mi dissolsi nell'aria con la magia .
Caddi in ginocchio
davanti al
profilo di un immenso castello dall'aria antica ed imponente , esausta
e affaticata , mentre Nicholas mi asciugava con le manine le lacrime
che mi inumidivano il viso .
Udì
distintamente il
cigolio di una porta e un urlo femminile terribilmente familiare ,
prima che mi lasciassi cadere a terra e il buio mi inghiottisse anime e
corpo .
°°°
La prima cosa che
distinsi nella confusione della mia mente fu un respiro regolare poco
sotto la mia spalla .
La seconda fu un
piccolo corpicino caldo stretto al mio e lo sguardo insistente di
qualcuno che era seduto alla mia destra .
Sbattei
più volte le
palpebre, incapace di mettere a fuoco la stanza circostante ,
finchè non incrociai gli occhi verdi di un preoccupato
William ,
chino sulla piccola figura accoccolata sul mio petto .
Provai ad alzarmi ,
ma una fitta
alla schiena mi convinse a lasciar perdere , così tornai a
stravaccarmi tra i cuscini che qualcuno aveva accuratamente posizionato
ai lati della mia testa .
- Come ti senti ?
Impiegai un paio di secondi a registrare la domanda dell'uomo .
Mi era difficile riuscire a guardarlo senza provare ancora un pizzico
di risentimento , ma ero così stanca che lasciai che tutto
mi
scivolasse addosso .
- Bene
...ma cosa è successo ?
Mi stupì di come la mia voce risultasse arrochita , come se
non
parlassi da tanto , e forse dovette capirlo anche William
perchè
mi sorrise debolmente .
- Hai
dormito per tre giorni , e quel piccoletto non ne ha voluto
sapere di andare a dormire in un' altra stanza .
Abbassai lo sguardo sulla zazzera nera che mi solleticava il mento ,
sorridendo dolcemente nel vedere come Nicholas si aggrappasse al mio
vestito bianco , quasi avesse paura di lasciarmi andare .
Cominciai ad
accarezzargli i
capelli , chiudendo gli occhi con un sospiro di sollievo nel constatare
che il piccolo non aveva riportato nessuna ferita in seguito allo
scontro.
Lo scontro .
Aggrottai le
sopracciglia quando
cominciai a ricordare più nitidamente cosa mi aveva ridotto
in
quello stato , e la prima cosa che mi domandai fu il come e
il
perchè Nicholas si trovasse lì con me .
Cosa era successo ?
Ma ancora
più importante , come aveva fatto ad arrivare fin qui ?
Sommersa com'ero da
quelle
domande non mi accorsi della carezza sulla fronte che mi fece aprire
gli occhi , ritrovandomi davanti una sorridente Gemma .
Ricambiai il sorriso
, seppur a fatica dato che mi dolevano tutti i muscoli , ma non me ne
curai .
Ero contenta di
rivederla , quella sera avevo seriamente pensato di morire .
Un mugolio mi
convinse a chinare
il capo , e la prima cosa che vidi furono due teneri occhioni scuri che
mi scrutarono confusi , prima di diventare lucidi .
Risi debolmente nel
sentire la
presa del bambino aumentare attorno al mio collo , mentre William e
Gemma mi guardavano dal fondo della stanza .
La donna mi
informò che da
lì a poco avrebbe servito la cena , ma il particolare che mi
insospettì fu lo sguardo pensieroso del ladro rivolto verso
un
cielo che stentavo a riconoscere .
Rosso sangue
nonostante fosse quasi sera , così luminoso da lasciarmi
confusa .
Annuì
senza neanche
pensarci , mentre Nicholas mi prendeva per mano strattonandomi verso la
porta , ma tutto ciò che decisi fu il chidere spiegazioni
all'uomo che sembrava sapere cosa diamine stava succedendo .
Non appena finimmo
di mangiare ,
Gemma convinse il bambino a giocare nel giardino dietro il castello
verso il quale anche io e William ci dirigemmo , affiancati e
silenziosi .
Mi lasciai cadere su
una panchina
di pietra , mentre Nicholas cominciava a giocare con la donna che
sembrava raccontargli una favola con gesti teatrali , e come me l'uomo
sembrava essere assorbito dal racconto .
Azzardai a lanciare
un occhiata
all'inquietante cielo scarlatto e ciò che vidi mi fece
sgranare
gli occhi per la sorpresa .
Se tre giorni fa mi
era sembrato
di distinguere i profili dei tecnologici palazzi della mia
città
, ora riuscivo chiaramente a riconoscerli e addirittura a scorgerne le
strade .
Ma come era
possibile ?
- Sapevo che avresti
voluto delle
spiegazioni - sussurrò l'uomo vicino al mio
orecchio prima
di lasciarsi cadere al mio fianco , il naso rivolto verso il cielo come
me e un sorriso malinconico sulle labbra sottili .
- Quella
è la tua città vero ?
Annuì , incapace anche solo di formulare una frase di senso
compiuto data la confusione che mi stava divorando .
Cosa stava
succedendo ?
-
è molto bella . Sai che la vita è nata dal mare
vero ?
Aggrottai le sopracciglia alle parole senza senso dell'uomo , e
benchè dubitassi del vero scopo di quel discorso , fui
costretta
ad annuire per farlo continuare .
- Si
racconta che tutto sia
nato dal profondo degli abissi , l'uomo , il mondo intero . Tutti noi
proveniamo da lui e da lui saremo poi costretti a ritornare . Cominciai
seriamente a sentirmi irritata da quel racconto senza capo
nè
coda , ma forse più per la curiosità che per vero
e
proprio interesse , mi costrinsi a tacere .- Hai mai sentito
parlare dell'anima gemella di un uomo ? La sua metà ?
Annuì nuovamente , sempre più confusa .
Cosa cercava di
dirmi ?
Seguì una
mano dell'uomo
elevarsi verso il cielo , puntando un dito sulle costruzioni di metallo
che si riuscivano a vedere nitidamente anche da lì .
- Quella
è la gemella di questo mondo , se vogliamo proprio essere
corretti , la sua metà .
Strabuzzai gli occhi alle parole di William , il cuore che mi pulsava
ferocemente nel petto, quasi volesse uscirmi dalla gabbia toracica .
- Ti sei mai accorta
di una certa somiglianza di alcuni abitanti di questo mondo con quelli
del tuo ?
Rimasi più che stupita da quella domanda , ma ancor di
più dalla risposta che mi spinse ad annuire istintivamente .
Era
vero .
Avevo notato una
certa somiglianza tra Antoniette e Melanie , persino Ian mi ricordava
Alfred .
Lo stesso Gigante
buono mi faceva tornare alla memoria mio zio Alan , ma questo ora cosa
voleva significare ?
Benchè
conoscessi
incosciamente la risposta , spinsi con lo sguardo l'uomo a
continuare , troppo codarda da poter accettare quella verità
.
- Tutti
noi possediamo la nostra metà alla quale siamo prima o poi
costretti a ricongiungersi .
Mi portai una mano davanti agli occhi , in un gesto stanco come mi
sentivo in quel momento .
Stanca
, indebolita , fiacca .
Un' altra
verità che non ero pronta ad accettare con così
poco preavviso .
Finchè
non provai a trovare conferma in una domanda che mi frullava in testa
da un bel pò .
- Eppure
tu e Gemma non mi ricordate nessuno , come...
- Somigliamo a persone che forse avresti conosciuto in futuro prossimo
, ma anche io possiedo una mia metà lassù .
Mi persi in quella
risposta , incupita da un significato più profondo che mi
fece accapponare la pelle .
Se loro avevano una
metà
in quel mondo , voleva dire che quella sera , oltre ad aver
ucciso quei contadini avevo ucciso anche le loro metà .
Impietrì
, sconvolta da quella consapevolezza .
E se le loro
metà fossero state qualcuno della mia famiglia ?
Avevo ucciso
qualcuno di loro quella sera ?
Con un gemito di
dolore mi piegai su me stessa , prendendomi la testa tra le mani .
Mi sentivo dilaniata
da quella possibilità . Avevo ucciso mio zio Alan , o
addirittura Alfred ?
Sentì gli
occhi pungere
sotto le lacrime che tentavo di ricacciare indietro , e la mano sulla
mia testa mi aiutò in quel compito .
- Non devi
sentirti in colpa Clara , non potevi saperlo , e poi ti assicuro che
non hai ucciso nessuno di loro.
Rinfrancata da quella confessione tornai a sedere compostamente ,
ponendo altre domande alle quali William mi rispose pazientemente , un
guizzo divertito negli occhi .
Era gentile ,
affettuoso come non lo era mai stato .
Forse alla fine
anche lui mi voleva bene .
Sorrisi durante il
racconto , felice da quella possibilità .
- Allora lo specchio è il collegamento tra i due
mondi ? -
bisbigliai per paura di sbagliarmi ,ma l'uomo annuì
pacatamente
, tornando a guardare verso l'alto .
- Ma
perchè sta succedendo proprio questo solo ora ?
Sapevo quale era risposta , o forse no , ma qualcosa dentro di me
diceva che ero io la causa , o per meglio dire quello che mi stava
succedendo .
Sentivo uno strano
legame con quel che stava accadendo, quasi fosse una conseguenza delle
mie azioni .
- Ricordi
che ti ho detto che tutto nasce del mare ?
Annuì nuovamente , ansiosa di sapere dove volesse andare a
parare questa volta , sapendo però che ciò che
avrebbe
detto in seguito non mi avrebbe fatto per nulla piacere .
- Quando
il mare concede un
pò di se stesso e l'uomo lo rinnega , questi è
destinato
a tornare nell'essere che lo ha generato , per punizione .
Assorbì con difficoltà le parole del ladro , non
perchè non avessi capito il loro significato , ma
perchè
non volevo capirlo .
Eppure fui costretta
ad ammettere quell'evidenza .
Ero
stata io l'inizio di tutto .
In fondo la pietra
che il mare
aveva concesso alla regina degli abissi , una creatura per
metà
umana , non era forse una lacrima dell'oceano ?
Ed io non ero forse
stata bistrattata fin dalla nascita , non mi avevano forse rinnegato ?
Dunque
l'umanità era destinata a tornare nel mare ?
Questo ancora non
l'avevo capito .
- Cosa
significa tornare nell'essere che lo ha generato ?
Questa volta però William impiegò parecchi
secondi prima
di rispondermi adeguatamente , e quando lo fece , sentì uno
strano vuoto aprirsi in mezzo al petto .
- In poche parole
,
significa che verremo sommersi dalle acque , e moriremo -
disse
con aria distaccata , quasi la cosa non lo riguardasse , ma
ciò
lo interessava in prima persona essendo umano .
Ed io invece ? Sarei
morta anche io ?
La risposta mi
giunse con una tale crudeltà che mi ritrovai a piangere
silenziosamente senza neanche rendermene conto .
Io non sarei morta ,
non ero umana , ero una parte del mare, quindi sarei sopravvissuta .
Sarei
stata l'unica a sopravvivere .
Era quell'unica che mi faceva
male . Sarei rimasta da sola , ancora
.
Forse era il mio
destino .
Serrai gli occhi ,
sofferente ,
finchè una mano calda andò ad asciugarmi
dolcemente le
lacrime che continuavano a fuggire dai miei occhi .
- Non
piangere - mi sussurrò l'uomo con tenerezza , e fu
allora che presi la mia decisione .
Se davvero io ero la
bambina dei desideri .
Se davvero potevo
fare tutto quello che volevo .
Se davvero potevo
avverare ogni mio volere , allora lo avrei fatto , bastava solo che
cominciassi subito ad organizzarmi .
-
Modellerò un altro mondo nel quale andremo a vivere io tu ,
Gemma e Nicholas .
Sentì l'uomo sobbalzare al mio fianco , prima di guardarmi
con occhi sconvolti , ma non gli permisi di controbattere .
- Andrò a
cercare le
vostre metà , così saremo salvi . Devi solo dirmi
quanto
tempo ci rimane - ma anzichè rispondermi , William
mi
disse - Ma gli altri ?
Non sorrisi , non
accennai nessun espressione di rammarico .
Gli altri avevano
fatto le loro
scelte e mi avevano ferito , scacciato , abbandonato e avrebbero
affrontato le conseguenze delle loro azioni .
- Quanto tempo ho ?
- Cinque giorni .
- Me li farò bastare .
Mi alzai con rinnovata speranza , lanciando un occhiata al piccolo che
vidi corrermi in contro con uno sguardo luminoso , quasi per lui fossi
il suo sole .
Lo presi in braccio
nel mentre
che Gemma si accostava a William , gli occhi verdi solcati da una
strana inquietudine che non riuscivo a spiegarmi .
E fu mentre entrambi
ci
dirigevamo verso le rispettive camere da letto che l'uomo mi
bisbigliò una frase che riuscì a farmi vacillare
per un
breve istante .
- Hai
già incontrato una metà , lo sai anche tu .
Non gli risposi , mi limitai ad allontarmi con passo celere dai due ,
benchè dentro di me cominciasse ad emergere lo sguardo
candido
del ventenne che da tempo avevo imparato ad amare .
°°°
Non persi tempo , il
giorno seguente cominciai le mie ricerche con un insolito compagno di
viaggio .
Nicholas non ne
aveva proprio voluto sapere di rimanere ad aspettarmi al
castello .
Si era messo a strepitare , ad urlare e poi a piangere
disperatamente , facendomi capitolare .
Ed ora non potevo
che sorridere
nel vederlo stringermi la mano con un sorriso euforico , mentre
entrambi ci inoltravamo nel fitto bosco che ci divideva dal villaggio .
Avevo già
calcolato che ,
se mai qualcuno ci avesse avvistato dalla strada principale , avrebbe
dato sicuramente l'allarme , e mi sarei ritrovata di nuovo a combattere
.
Non era in
sè un vero e
proprio problema , sarebbe stato facile disfarmi di loro senza
ucciderli per forza , ma la presenza di Nicholas mi rendeva irrequieta .
La sola idea di
metterlo in pericolo mi terrorizzava .
Era stato l'unico
che non mi aveva allontanato nonostante il mio aspetto fosse
leggermente cambiato .
Non aveva fatto
nessuna domanda , se non su quando avremmo mangiato o dormito .
Era un bambino molto
intelligente , ma in quel momento non capivo perchè si
comportasse così .
Non gli mancavano i
suoi genitori ? E la sorella ?
Continuiai a
domandarmi il
perchè di quel così bizzarro comportamento
finchè
, dopo una lunga camminata , arrivammo in un piccolo spiazzo
verdeggiante , al cui centro si ergeva una piccola pietra nera .
Con la coda
dell'occhio vidi le condizioni del bambino , nascondendo un debole
sorriso nel vederlo respirare pesantemente .
Era evidentemente
stanco .
- Che ne
dici di riposarci ?
Lo vidi raddrizzarsi sull'attenti come un piccolo soldatino ,
guardandomi con un ingenuità tale da farmi sorridere
dolcemente
.
- Io non sono stanco - borbottò scontroso ,
gonfianco le guanciotte paffute in un evidente gesto di stizza .
Probabilmente non
voleva essermi di peso , così per non ferire il suo piccolo
orgoglio , ammisi di sentirmi stremata .
Ci sedemmo sulla
sporgenza , io intenta a scrutare la foresta , Nicholas preso a giocare
con le dita della mia mano .
- Non ti manca il
tuo papà
? - gettai lì con finta noncuranza ,seguendo con la coda
dell'occhio l'espressione divertita del piccolo che con mia sorpresa
non mutò .
Si limitò
solo a negare
con la testa anche quando gli domandai se gli mancassero la sorella e
la madre , finchè non fui costretta a tacere , confusa dalla
sincerità dei suoi occhi .
Che mi stesse
mentendo ?
- Se ci
sei tu io sono felice - sussurrò con un certo
imbarazzo e la cosa mi fece trasalire leggermente .
Mi voltai
completamente verso il
piccolo, notando con tenerezza come le guanciotte si fossero arrossate
e di come gli occhi nocciola rimanessero incollati alle nostre umane
unite , quasi si vergognasse a guardarmi .
E benchè
fosse un pensiero egoistico il mio , mi sentì felice delle
sue parole come non lo ero mai stata .
Era forse il primo
essere umano che mi amava sopra ogni altra cosa , anche se era un
bambino e per di più mio cugino .
All'ultimo passaggio
però mi pentì del mio pensiero .
Io non ero sua
cugina ,non avevo nessun legame di sangue con lui .
Ero solo una pietra
, non eravamo veramente parenti , non avevo nessuna comunanza , eravamo
quasi estranei .
Chissà
perchè la cosa mi rattristò .
Io per lui non ero
nessuno in confronto al sangue del suo sangue .
Io
che non ero neanche umana .
Chiusi gli occhi per
il dolore ,
ferita dall'ennesima verità che mi doleva al cuore ,
finchè non percepì qualcosa di gelido stringermi
l'anulare .
Riaprì gli occhi , confusa , ritrovandomi a fissare un
piccolo
cerchietto di ferro nero avvolto attorno al mio dito , a mò
di
fede .
Stralunata tornai a
guadare
Nicholas , gli occhi nocciola imbarazzati , le guance ancora
più
rosse di prima , e un tenero sorriso sulle labbra tremule .
- Quando
sarò grande
...io...- mi chinai per meglio udire il bisbiglio del bambino
che
aumentò la presa sulla mia mano , incrociando i miei occhi
con
un espressione seria .
- Quando
sarò grande io ti sposerò e vivremo per sempre
felici e contenti .
Quella batosta mi arrivò sotto forma di un debole sussurro
emozionato che mi fece sgranare gli occhi per la sorpresa , e mi sarei
messa anche a ridere se non avessi notato l'aria solenne che il bambino
aveva assunto .
Tornai a guardare
l'aria seriosa
del piccolo , notando che il giubbottino che indossava mancava di un
bottone , l'oggetto circolare che Nicholas aveva infilato al mio dito
poco prima .
E ancor prima che me
ne
accorgessi lo stavo abbracciando con le lacrime agli occhi , un sorriso
debole sulle labbra , mentre la risata di Nicholas rendeva meno crudele
quel mondo che mi aveva tanto fatto male .
°°°
Viaggiammo per tre
giorni .
A volte fui
costretta a portarlo
in braccio per non farlo affaticare troppo , proprio come stavo facendo
in quel momento , mentre oltrepassavo l'ultima fila di alberi che
portavano alla piccola casupola che avevo scovato qualche giorno prima
e all'interno della quale dormivano le due metà di William e
Gemma .
Li avevo trovati il
secondo giorno , era stata più una fortuna che un vero e
proprio piano .
Un uomo sulla
ventina , alto e
biondiccio , dagli occhi neri e il sorriso bonario, affiancato da un
avvenente diciassettenne che gli stringeva la mano con venerazione .Era
bastato un attimo , un gesto istintivo il mio , sapevo che erano loro
quelli che stavo cercando , lo sentivo , così li
assalì ,
nascosta accuratamente sotto un mantello , nascondendoli nel mio
rifugio .
Era stato facile
convincerli a rimanere con me , avevo ordinato
loro di stare lì ed aspettare il mio ritorno ,
perciò se
anche avessero voluto non avrebbero mai potuto disobbedirmi .
A volte il mio potere era molto utile .
Continuai a
camminare , stanca dell'ennesimo buco nell'acqua .
Erano ore che vagavo
per il
villaggio , nascosta ,ma non avevo trovato la metà di
Nicholas,
forse la più importante .
Perciò ,
notando come il bambino si fosse stancato , avevo deciso di lasciare
perdere per quel giorno .
D'un tratto
sobbalzai quando
udì uno scricchiolio e un respiro mozzo che mi fece rizzare
i
capelli sulla nuca , così come mi fermai a pochi passi dalla
casupola quando mi accorsi con sorprendente chiarezza di non essere
sola nel bosco .
Che qualcuno mi
avesse seguito ?
Impossibile , avevo
fatto attenzione, nessuno mi aveva notato .
Strinsi il bambino
contro il mio
petto , gli occhi attenti e indagatori su ogni cosa che provasse a
muoversi a tre metri di distanza da me , ma nulla sembrava esservi a
parte noi due .
Registrai lo
scricchiolio della
porta e poi la voce carezzevole di Jillian , la metà di
Gemma ,
che mi chiedeva se stessi bene .
Poi lo scocco di una
balestra che
Taddeus , la metà di William , aveva inforcato
raggiungendomi in
due falcate assieme alla compagna .
Rimanemmo immobili ,
all'erta , i
sensi amplificati dal mio potere , l'ansia e la paura di un attacco a
sorpresa , la presenza di un numero maggiore di uomini , ma la figura
che scivolò elegantemente verso di noi era solo una e
decisamente familiare , anche troppo .
Impiegai una
manciata di secondi
per riconoscere il passo fluente e cadenzato di Alec , così
come
il suo profumo di menta .
Raggelai per lo
stupore ,
maledicendomi per la mia incompetenza , cedendo Nicholas tra le braccia
amorevoli di Jillian per così dar man forte a Taddeus .
Non potevo
permettere che l'uomo
morisse proprio ora , altrimenti anche William avrebbe fatto la stessa
fine e non potevo permetterlo , non proprio adesso che ero
così
vicina alla meta .
Divaricai le gambe ,
minacciosa ,
ordinando all'uomo al mio fianco di fare attenzione , ma Alec non
sembrava aver alcun intenzione malevola , o almeno così mi
era
parso .
Aspettai che si
disfasse del cappuccio e mai errore fu più grande .
Era bello ,
così bello da
mozzare il fiato , e per quanto tentassi di non rimanere imbambolata ,
mi costò non poca fatica non addolcire il tono di voce allo
sguardo triste del ventenne .
- Cosa vuoi ? - sibilai con astio , ritrovando
l'acidità e
il rancore che era nascosto da qualche parte dentro il mio cuore e che
ora avevo tutta l'intenzione di riversargli contro .
Il mercenario non
cambiò
espressione finchè non notai un guizzo di rabbia saettare
per
gli occhi bianchi di Alec quando Taddeus mi strinse contro il proprio
fianco con un braccio.
Trasalì ,
turbata ,
quando vidi il ragazzo serrare la mascella e assottigliare lo
sguardo , una luce minacciosa negli occhi chiarissimi , e non
capì il perchè di tutto quell'astio
finchè non lo
udì ruggire contro il mio compagno - Allontanati da lei ,
subito
!
Non
compresi il
perchè di quell'atteggiamento , anzi mi
indispettì e mi
strinsi maggiormente contro l'uomo che intensificò la presa
sulla mia spalla , scoccandomi un sorriso fraterno che Alec
scambiò per altro .
Infatti ,
ebbi appena il
tempo di rialzare il capo che il mercenario si era avventato su Taddeus
con una furia che mi terrorizzò .
Vacillai , scontrandomi contro il tronco di un albero mentre
guardavo spaesata i due fronteggiarsi con violenza , ma mentre il
biondo parava con difficoltà gli artigli di Alec con la
balestra
, l'altro continuava con sempre più foga ad attaccarlo .
Strillai ,
spaventata , quando
Taddeus riuschiò di venir trapassato dal braccio del
mercenario
, gli occhi bianchi carichi di un tale odio e rancore da lasciarmi
basita ,ma per poco .
Con uno slancio
considerevole mi avventai su Alec , prendendolo alle spalle e facendolo
rotolare assieme a me sull'erba .
E con un colpo di
reni
riuscì a bloccarlo sotto di me e ad imprigionargli i polsi
con
entrambi le mani , mentre sentivo il sangue affluirmi alle guance nel
ritrovarmi così vicina al ragazzo .
Faticai , e non poco
, ad
impedire alle mie labbra di accostarsi a quelle sottili del mercenario
, gli occhi bianchi carichi di una rabbia che stentavo a capire .
- Ti ha toccata ?
- mi
abbaiò contro ancor prima che potessi ricollegare il
cervello ,
e la sua domanda non fece altro che confondermi ulteriormente .
Sbattei le palpebre,
stralunata ,
quando Alec tornò ad aggredirmi con rinnovata foga ,
indicando
con lo sguardo il povero Taddeus poggiato ansimante contro un albero .
- Allora ? - mi urlò contro ,
con gli occhi iniettati di sangue , e fu allora che persi la
pazienza .
Mi chinai
minacciosamente in
avanti , lo sguardo furioso per quel suo comportamento così
strano e fastidioso , tanto che mi ritrovai a sibilargli contro un no
secco che fece trasalire l'uomo alle mie spalle .
E mi aspettavo di
tutto , che mi
attaccasse , che mi urlasse contro , che mi pregasse di lasciarlo
correre dalla reginetta , ma tutto ciò che fece fu
sorridermi ,
un sorriso che mi fece balzare il cuore in gola .
Era dolce , era
delicato , era il sorriso che mi rivolgeva ogni notte dopo che avevamo
fatto l'amore .
- Clara .
Sobbalzai
nell'udire l'urlo isterico di Nicholas , svegliatosi per l'evidente
baccano , e ancor prima che me ne accorgessi , stavo già
correndo dal bambino per calmarlo quando percepì un sonoro
schiocco alle mie spalle .
Feci appena in tempo
a voltarmi
, che una freccia andò dritta a conficcarsi nella
spalla di Alec
, il quale non emise un solo gemito di dolore , si
limitò a
stringere i denti e a chiudere per un secondo le palpebre .
Fu invece un altro
urlo a farmi
sbiancare , l'urlo che scoprì provenire dal mio piccolo
Nicholas
, accasciato al suolo con un evidente chiazza color cremisi appena
sopra il braccio , sulla spalla destra .
Mi avventai sul
bambino con il
cuore in gola , abbracciandolo con delicatezza , mentre guardavo con
crescente sorpresa la ferita dalla quale , copiosa , usciva sangue .
Cominciai a
tamponare con il mio
mantello il taglio , udendo alle mie spalle un sonoro tonfo , e quando
mi accorsi di quanto in realtà fosse profonda la ferita ,
fui
costretta ad usare un pò del mio potere .
La casacca che
Nicholas indossava
tornò nuovamente pulita , e il respiro del bambino si fece
regolare , così potei tirare un sospiro di sollievo .
- Clara ?
Mi alzai con
attenzione , accarezzando il piccolo corpicino stretto al mio
petto
mentre vedevo Jillian raggiungermi leggermente più
tranquilla
assieme a Taddeus .
Colsi con la coda
dell'occhio la
figura che l'uomo aveva issato sulla spalla , e bastò dare
un
occhiata alla ferita oramai scomparsa per rendermi conto della cruda
verita .
La
verità che già conoscevo , ma che non volevo
ammettere .
- Lo
portiamo con noi ?- mi domandò Taddeus con sguardo curioso .
Mi limitai ad annuire
prima di guidare i due verso il castello , poichè
la mia missione
era ormai conclusa .
Ma ora si presentava
un problema
ancora più difficile .
Come convincere Alec a seguirmi e ad
abbandonare la regina degli abissi ?
Non ne avevo alcuna
idea , ma qualora il mercenario si fosse rifiutato di collaborare , lo
avrei costretto .
E sebbene la cosa
non mi andasse a genio , questo era tutto ciò che potevo
fare al momento .
Perchè ,
dopotutto , Alec
era la metà di Nicholas, e per quanto avessi sperato che non
fosse così , ora come ora non potevo che farmi trascinare
dagli
eventi e vedere come andava a finire .
°°°
Fin dal mio ritorno
al castello , avevo fatto di tutto pur di evitare di
incontrare Alec e metterlo davanti a quella costrizione .
Ringraziai ancora
mentalmente
William per averlo distratto con l'incresciosa situazione che si era
creata tra i due fratelli che , dopo qualche urlo e maledizione gettata
qua e là erano riusciti a riappacificarci .
In fondo non era
giunta forse la fine ? Che senso aveva lasciare le cose in sospeso ?
Smisi di rimuginarci
sù
quando Nicholas mi costrinse a dondolarmi sui piedi , goffamente a dir
la verità , in quello che poteva essere un valzer .
E data la bassa
statura del
bambino e la mia non predispozione alla danza , mi resi conto
di sembrare
più ad un ubriaco che ad una ballerina ,il che
però non
mi preoccupò .
In compenso mi
divertì
parecchio a saltellare assieme al piccolo , ed ero tanto presa da quel
passatempo che non mi accorsi della presenza alle mie spalle .
Fu quando gettai la
testa
indietro per ridere che scorsi con la coda dell'occhio un alta figura
poggiata con una spalla all'archetto del giardino .
Non gli badai , anzi
, continuai a
zompettare con Nicholas che sembrava non essersi accorto del nuovo
arrivato , al contrario , io riuscivo a percepire chiaramente
il suo
sguardo perforante bruciarmi la schiena .
Provai a distrarmi ,
riprendendo
a ridere con il bambino , ma persino lui alla fine si
irrigidì ,
aggrappandosi con le manine paffute al mio vestito .
- Chi è
quello ? - borbottò con aria scontrosa il piccolo ,
indicando con la manina
il mercenario ancora immobile come una statua di marmo , il volto
imperscrutabile .
Che cosa stava
pensando ?
Aveva già
provato a scappare per andare dalla sua bella ?
Chissà
perchè
quella possibilità mi indispettì più
del lecito ,
perciò decisi di ignorarlo per tutto il pomeriggio , ma
Nicholas
non sembrava dello stesso avviso .
Con crescente
sorpresa lo vidi
assottigliare gli occhi nocciola in una chiara minaccia , sfidando con
lo sguardo Alec che per la prima volta da quando era arrivato nel
giardino si mosse , venendoci incontro .
Nicholas mi
tirò per
l'orlo della gonna , tendendo le braccia verso l'alto in un chiaro
desiderio e io non glielo negai , anzi lo strinsi forte al mio petto
per paura di ciò che il mercenario avrebbe potuto dirmi .
Riuscì
comunque ad avere
un espressione indifferente a giudicare dalla smorfia che si dipinse
sul volto di Alec e la cosa , per quanto ridicola , mi fece sogghignare
.
- Ciao - soffiò con
voce neutra il ventenne , guardandomi con attenzione , quasi tentasse
di carpire ogni più piccola informazione da una reazione che
purtroppo non gli concessi .
Gli
avevo concesso anche troppo pensai amaramente .
Strinsi le labbra
per la stizza , indicandogli la panca di pietra sulla quale mi sedetti
assieme a lui .
Sentì
Nicholas stringersi
maggiormente contro il mio seno , afferrando una ciocca di capelli con
la quale cominciò a giocare , e per quanto fulmineo fu il
gesto
, vidi chiaramente Alec digrignare i denti e scoccare uno sguardo
astioso al bambino .
Curioso.
- Di cosa
volevi parlarmi ?
Itono accondiscente, e quasi annoiato mandò in fumo la
mia buona volontà nel mostrarmi calma e posata ,
perciò
non gli risparmiai nè uno sguardo glaciale al quale lo vidi
sobbalzare leggermente , nè un tono di voce atono che
sorprese
anche me .
- Credo
che William ti abbia
gà detto cosa ho intenzione di fare , o sbaglio ?
Aspettai
una risposta positiva e quando lo vidi annuire , ripresi a parlare
- Bene , tu devi venire con noi .
Vidi un sopracciglio
di Alec
scomparire sotto la frangia scarlatta, mentre un espressione saccente
e canzonatoria rendeva il suo viso ancora più attraente ma
non
meno irritante .
- Devo ? -
disse con voce
incolore , sottolineando però con il sopracciglio alzato il
suo
disappunto al riguardo , ma non mi importava nè che fosse
oltraggiato, nè che fosse contrario .
Lui
doveva venire .
Annuì con
vigore , e non mi
accorsi di star indurendo il tono di voce - Devi venire , non
è una domanda , nè una possibilità ,
è un
ordine al quale non puoi opporti e se mai , nel malaugurato caso tu
tentassi di scappare ,stai sicuro che verrei a prenderti -
finì con una dose di veleno che stupì anche me ,
ma che
mi rese orgogliosa di me stessa .
Ero stata ferma e
distaccata , proprio come volevo apparire .
Attesi una sua
risposta , e notai
come un lampo di speranza saettasse ad intervalli regolari in quegli
occhi bianchi che tante notti mi avevano tormentato nei miei sogni ,
speranza per qualcosa che non comprendevo .
- E
perchè mai ? -
ribadì atono , incatenando i miei occhi ai suoi , ma una
vocina
sottile mi costrinse a chinare il capo sul delizioso visetto di
Nicholas , accoccolato contro una mia spalla .
-
Perchè senza di te ,
Nicholas non potrebbe venire , e questo mi spezzerebbe il
cuore .
Raddolcì il tono , rendendolo così tenero da
farmi
dubitare che fossi stata davvero io quella ad aver parlato , e seppur
mi aspettassi una frecciatina velenosa mi stupì invece di
quello
che disse .
- Solo per
lui ? -
sbottò con crescente irritazione , mentre leggevo
chiaramente la
delusione nel suo sguardo...ferito
?
Non sapevo
spiegarmelo ,
nè la rabbia che vidi montargli dentro e che mutò
in un
basso ruggito che mi fece balzare in piedi .
- Cosa ti
fa credere che io
resti qui per un moccioso ? Ho altre cose più importanti da
fare, persone più importanti delle quali preoccuparmi
-
sibilò crudele nel mio orecchio prima che egli stesso si
rendesse conto di ciò che aveva detto .
Non ero una persona
importante per lui , ero
un niente .
Mi ritrassi come
scottata,
allontanandomi di qualche passo , e sebbene fossi consapevole del
bisogno di mostrarmi forte e agguerrita , non potei comunque evitare un
evidente tremito nel labbro inferiore .
Gli voltai le spalle
così
velocemente che non colsi l'espressione disperata che gli aveva
distorto i lineamenti, in quel momento non mi importava , non mi
importava più nulla .
Aveva ammesso la
verità
che avevo tentato di camuffare e rendere una menzogna , una bugia
bianca , ma era stato proprio lui a dirmelo tra le righe .
Lui aveva la regina
, non aveva bisogno di me .
Il dolore che mi
sommerse fu tale
che sentì qualcosa incrinarsi nel mio petto , ma
riuscì
comunque a non traballare sulle mie gambe .
Lo salutai con una
velata minaccia se mai avesse provato a scappare , anche se
l'idea non sembrava tanto malvagia neanche a me .
Ora come ora non
volevo
più vederlo , volevo solo pensare alla mia nuova vita nella
quale lui sarebbe stato solo un personaggio marginale .
°°°
Quando Nicholas
riuscì ad
addormentarsi dovevano essere circa le tre di notte , ma era ormai da
giorni che la notte non calava , solo quel rosso intenso illuminava
quel mondo che stava andando in rotoli .
Non avevo sonno ,
perciò decisi di andare un pò in giro per il
castello , tanto per svagarmi un pò .
Facendo attenzione a
non far
entrare nella stanza in penombra nessun raggio luminoso ,
sgattaiolai
velocemente fuori dalla stanza , incamminandomi lentamente verso la
torre più alta , quella nell'ala nord .
Percorsi diversi
scalini, corridoi , e mai come allora quella piccola
porticina rossiccia mi sembrò così lontana .
Mi trascinai
stancamente
all'interno dell'angusta stanzetta circolare , accostandomi alla
finestra che dava direttamente sull'oceano .
Mi issai sul davanzale ,
accoccolandomi contro la gelida parete e lasciai ciondolare un piede
fuori , tirandomi la gamba sinistra contro il petto .
Acqua , per
chilometri e chilometri non si estendeva altro che acqua .
Il villaggio era
stato sommerso e anche gran parte del bosco .
L'oceano stava divorando tutto .
Chissà se
erano tutti in salvo. Chissà se stavano bene .
Nascosi il viso tra
le ginocchia , afflitta , gli occhi gonfi di un pianto che non volevo
sfogare .
Non avevo
più lacrime , non me ne restavano più .
Non volevo tornare a
soffrire ora che avevo la felicità a portata di mano .
Un bagliore ,
insolito , mi
spinse a portare la mano davanti agli occhi , e quasi non
risi del
piccolo bottoncino di metallo che Nicholas mi aveva regalato come fede
di nozze .
Nicholas , quel
bambino che si era mostrato più forte di quanto mai avrei
immaginato .
Aveva accettato il
mio racconto ,
sebbene avessi notato un leggero fastidio da parte sua nel sapere che
Alec sarebbe venuto con noi , cosa che ancora non riuscivo a spiegarmi .
Sembrava che i due
fossero quasi gelosi , ma ne dubitavo .
Come si poteva
essere gelosi della metà di se stessi ?
Ma la domanda che mi
tormentava da giorni era una ed una sola .
Sarei riuscita a
voltare le spalle alla mia famiglia , al mondo intero per un mio
capriccio ?
Sarei stata in grado
di vedere intere popolazioni soccombere sotto l'impetuosità
del mare per un mio singolo desiderio ?
Sarei stata tanto
egoista da lasciar morire tanti bambini e le loro famiglie?
Non
lo sapevo .
Il solo pensiero mi
disgustava ,ma la decisione era presa , sebbene non ne fossi del tutto
convinta .
Nè Gemma
, nè
William avevano fatto una piega nel venire a conoscenza del mio piano ,
entrambi si erano limitati a domandarmi se li avrei seguiti .
Ora toccava ad Alec
darmi una risposta , anche se il solo pensiero di rivederlo mi
incendiava il sangue .
Cosa voleva saperne
lui di me ? Niente .
Avrebbe sicuramente
cominciato ad
urlarmi contro di lasciarlo andare , anzi mi avrebbe supplicato di
farlo tornare dalla regina degli abissi , proprio come nella favola che
Eleonora mi raccontava da bambina .
E il principe
sposò la principessa vivendo per sempre felici e contenti ,
ma l'antagonista a cosa era destinata ?
Cosa mi si
prospettava davanti se non un eterna solitudine ?
Perchè la
cattiva doveva
sempre soccombere ?
Anche lei provava dei sentimenti , perchè
allora non poteva esserci un lieto fine anche per lei , per me ?
Mi lasciai andare
contro la
parete quando mi accorsi che l'alba del quinto giorno stava ormai
sorgendo , o almeno , potevo indovinarlo dal fatto che la
luce già
di per sè abbagliante si era fatta più intensa .
La fine allora era
giunta così velocemente ?
Era davvero il
momento di decidere cosa fare della mia vita ?
- Cosa stai facendo
?
Per poco non caddi di sotto quando riconobbi la voce , un pò
troppo vicina , di Alec .
Fui così
sorpresa , che non
pensai minimamente a mascherare la tristezza del mio sguardo a quegli
occhi chiarissimi che mi scrutarono con una certa ...preoccupazione ?
Impossibile ,
pietà mi corressi velocemente .
Inghiottì
due fiotti d'aria prima di prendere parola .
- Cosa ci fai
quassù ?
- Non si risponde ad una domanda con un' altra domanda - mi
sbottò contro con astio , poggiandosi a braccia incrociate
contro la parete di fianco alla mia , e da lì
potei vedere con
sofferenza quanto bello in realtà fosse .
Dalla casacca aperta
riuscivo ad
intravedere il petto levigato e muscoloso , il fisico asciutto e
atletico , i corti capelli rosso fuoco che gli incorniciavano la pelle
alabastrina del collo e del mento .
Rimasi ancora
più
affascinata nel notare come la luce rossastra rendesse i suoi
lineamenti decisi e duri ancora più virili , e mi accorsi
con
una fitta al cuore , di quanto quegli occhi candidi fossero gelidi ed
impenetrabili .
Era dunque quello il
mio destino ?
Avrei dovuto passare
la mia eternità sotto lo sguardo accusatore di Alec ?
Sarei stata in grado
di sopportarlo ?
No ,non ci sarei riuscita .
Per
quanto odiassi la regina ,per quando la disprezzassi , non sarei mai
stata in grado di renderlo felice come avrebbe potuto farlo lei .
Forse Alec
desiderava
ardentemente stare al fianco della sua amata anche alla fine del mondo
,
morire insieme era un pensiero che forse lo allettava più
della
possibilità di stare con me per sempre .
Doveva essere
così , per forza .
Ed io ero tanto
egoista da
negargli quell'ultimo desiderio ?
No ,
l'ultimo desiderio di un
condannato a morte era sacro anche per me , e sebbene
ciò mi
avrebbe spezzato il cuore , decisi di lasciarlo andare .
Tornai a fissare il
mare,
nascondendo con i lunghi capelli il mio sguardo ferito e sofferente ,
ma quando provai ad aprir bocca mi uscì solo un gemito di
dolore
e nessuna voce dura e gelida come invece avrei voluto.
Udì i
passi frettolosi di
Alec alle mie spalle, e presa dal panico gli urlai contro di
tornare
dalla regina , schiacciandomi contro la parete nel vano tentativo di
proteggermi da lui , dal dolore che mi stava dilaniando da dentro .
Nascosi le lacrime
con un braccio
, turbata dal desiderio di voltarmi verso di lui per vedere la sua
espressione ,ma ero davvero pronta a vederlo sorridere nel sapersi
libero , lontano da me ?
No
, non ero così forte dopotutto .
Aspettai di sentire
il rumore
della porta che sbatteva con forza e quando l'udì , il gelo
mi
inghiottì e tornai a non provare nulla se non il vuoto .
Era
finita , era davvero finita questa volta .
Mi accascai sul
pavimento, il
cervello scollegato , ogni mio granello di forza era come stato
prosciugato da quell'unica frase che aveva dettato la mia condanna a
morte, perchè per quanto avessi tentato di convincermene ,
senza
di lui mi sentivo terribilmente sola.
Perciò mi
stupì di
udire il grattare di una serratura e lo schiocco di una chiave girata
nella toppa prima che due mani grandi e fredde mi afferrassero per le
braccia tirandomi sù di peso .
Non capì
subito cosa
stesse succedendo , riuscì solo a vedere i lineamenti
sfocati di
Alec e i suoi occhi bianchi accecati da un rancore profondo e una
sofferenza forse pari alla mia .
Lasciai che mi
scuotesse come una bambola ,ma da me non ebbe nessuna reazione.
Sentivo la mia testa
ciondolare
avanti ed indietro , mentre la presa sulle mie braccia si faceva
più intensa e dolorosa e le urla di Alec cominciavano a
dolermi
al cuore .
Cosa stava dicendo ?
Non lo capivo , non riuscivo a capire il perchè fosse ancora
lì .
Forse per farmela
pagare per quel che avevo fatto alla regina ?
Mi concessi un
debole sorriso prima di chiudere gli occhi stancamente .
Che facesse di me
quello che
voleva , oramai nulla aveva più importanza . Mi sentivo
svuotata
da ogni volere , forza , lucidità , persino i miei desideri
si
erano fatti effimeri e impalpabili .
Era come se fossi
morta , e forse era davvero così .
Continuò
a scuotermi
, finchè non sentì le sue labbra
morbide premere con
violenza contro le mie , ma non mi mossi , non fiatai , non
riaprì le palpebre incredibilmente pesanti , non sentivo
più nulla se non un leggero formicolio .
Ero priva di
emozioni, proprio come un diamante .
Senz'anima
.
- Clara !
Clara apri gli occhi !
Forse fu l'urgenza nella sua voce , o la presa fattasi più
dolce attorno alle mie braccia che mi spinse ad aprire gli occhi , ma
quando lo feci , potei concedermi solo un guizzo
nella mascella ,
nient'altro nel vedere la disperazione di Alec .
Perchè
era ancora lì con me ?
Perchè
non mi aveva lasciato come gli avevo chiesto ?
Aveva ancora
intenzione di torturarmi ?
Non smisi di
fissarlo
,inespressiva come lo ero da bambina , gelida come un pezzo di ghiaccio
, e questo sembrò terrorizzarlo a morte .
Cominciò
a massaggiarmi le
braccia , proprio dove vi erano due chiazze violacee che le sue dita
avevano lasciato nell'atto di stritolarmele , ma non accennai un
sorriso , nulla se non la più completa indifferenza .
Come aveva fatto a
ridurmi in quel modo ? Quale oscuro potere aveva su di me ?
Tempo addietro
William mi aveva
accennato al fatto che il padrone della lacrima del mare avrebbe avuto
il completo abbandono da parte della gemma .
Così come
quando lui era stato il mio padrone , io non potevo rivoltarmi in alcun
modo ai suoi voleri , nessuno
poteva .
Il potere che il
padrone possedeva era quello di un dio , incorruttibile ,
indistruttibile , era onnipotente .
Perciò
come faceva Alec ad avere un simile ascendente su di me ?
Tornai a prestargli
attenzione , e
nell'atto di guardare il mio riflesso negli occhi bianchi del ragazzo
mi accorsi di un particolare significativo .
All'interno dei miei
occhi vi era scritto un nome , quattro parole messe in riga ,
invisibili ad occhio umano , ma non ai miei .
Un nome era inciso
dentro di me ,
il nome del mercenario che cominciò a chiamarmi con le
lacrime
agli occhi , il bel viso spezzato da un dolore che conoscevo .
Lui era il mio padrone ,
forse lo era sempre stato , forse avrebbe continuato ad esserlo anche
dopo la fine di quel mondo .
Fin da quando ero
bambina lo
avevo amato , avevo amato la presenza invisibile che mi teneva
compagnia quando ero sola , che mi proteggeva come quando rischiai di
cadere dal cornicione .
Da adolescente avevo
amato la sua silenziosa presenza , il suo tangibile affetto per me ,
sebbene io non riuscissi a vederlo .
Da ragazza avevo
amato tutto di lui , la sua freddezza , la sua solitudine, il suo
dolore .
Lo amavo , lo amavo
come non avevo mai amato nessuno in vita mia .
Tornai a vederlo
veramente quando
sentì una sua lacrima bagnarmi le ciglia , e fu allora che
tesi
una mano , accarezzandogli la guancia umida e liscia .
Sorrisi debolmente
della sua
espressione sorpresa , così come cominciai ad accarezzagli i
capelli nel tentativo di calmarlo , ma anzichè placarsi ,
Alec
mi abbracciò con rabbia , spingendomi il viso all'altezza
del
suo petto , all'interno del quale sentivo il battito frenetico del suo
cuore .
E fu durante
quell'abbraccio che
il mercenario confessò di amarmi , di avermi sempre amato
fin
dal primo momento che mi aveva visto tra le braccia di Eleonora .
Chiusi gli occhi ,
felice , quando
mi raccontò di come riuscì ad introdursi con una
magia
nel mio mondo , standomi accanto per proteggermi , non
perchè si
sentisse in colpa , ma perchè nutriva un forte legame con me.
Mi
raccontò di come non
amasse più la regina , di come l'avesse dimenticata nel
momento
esatto in cui incrociò i miei occhi la volta in cui
andò
da mia madre a chiedere il pagamento del patto .
E rimasi ad
ascoltare il fiume di
parole balbettate , sussurrate , a volte urlate , parole che
trasudavano l'amore che Alec aveva sempre nutrito per me e che io
ricambiavo .
Mi sentì
felice come non
lo ero mai stata , ancor più felice di quando mio padre
aveva
ammesso di volermi bene da bambina .
Per la prima volta
nella mia vita mi sentivo completa , non più divisa a
metà , non
più sola .
Seppure con un certo
imbarazzo
ammisi anche io di amarlo , e lo sguardo emozionato che il
mercenario mi
rivolse mi fece capitolare e sciogliere il cuore .
Mi abbandonai al suo
abbraccio e
al bacio che ci scambiammo al sorgere del quinto giorno , e sebbene non
avrei dovuto sentirmi preoccupata , una parte del mio cervello
catalogò quel bacio come l'ultimo attimo di
felicità che
potevo ancora concedermi .
°°°
Ero sola , come era
giusto che fosse quando mi incamminai verso quello che rimaneva del
bosco .
Avevo pregato Alec e
Nicholas di
non seguirmi , e sebbene i due si fossero mostrati infuriati
al solo
pensiero , dovettero cedere al mio desiderio .
Odiavo usare su di
loro il mio potere , ma in quel momento era necessario .
Avevo bisogno di
mettere in ordine le idee confuse che mi frullavano in testa .
Era arrivato il
momento di
decidere cosa fare , abbandonare al loro destino un intero mondo
fuggendo con i miei compagni in un altra dimensione da me creata o
...nulla .
Quella era l'unica
soluzione .
Non c'erano
scappatoie , ed anche se
avessi deciso di lasciar andare Alec e gli altri il mondo sarebbe stato
sommerso ugualmente , con o senza il mio aiuto .
E
sarebbero morti tutti , lasciandomi sola .
Rabbrividì
a quel pensiero , stringendomi nel pesante mantello del mercenario .
Riuscì a
rilassarmi nel riconoscere il profumo di menta che impregnava il
tessuto , ma non del tutto .
Il pensiero di
vedere Alfred e la mia famiglia annaspare nell'acqua in un vano
tentativo di soccorso mi stringeva il cuore .
Avevano le loro
colpe certo , ma erano pur sempre coloro che mi avevano cresciuto e ai
quali ero affezionata .
Perciò
come potevo anche solo pensare di voltare loro le spalle per un mio
egoistico desiderio ?
Come potevo vivere
serenamente sapendo che tutti loro avevano invocato il mio nome nella
speranza di un mio aiuto ?
Non potevo .
Mi sentivo
schiacciare da
entrambi i lati , mi sentivo quasi soffocare dalla
possibilità
di lasciarli morire , ma se anche avessi salvato loro cosa ne sarebbe
stati degli altri ?
Loro non avevano
colpe , non mi
avevano mai neanche sentito nominare , perciò come potevano
essere puniti per un qualcosa che mi avevano fatto altri ?
Eppure sapevo di non
essere in grado di aiutare tutti, il mio potere da solo non era tanto
forte come invece avrei voluto .
Sfinita mi accasciai
contro un tronco , osservando con occhi spenti l'acqua che mi aveva
lambito i piedi .
Eravamo
già a quel punto ?
Il tempo oramai
cominciava a scarseggiare .
E poi , chi mi
diceva che il mio potere poteva davvero qualcosa contro un oceano
intero ?
Come potevo anche
solo pensare di sconfiggere un simile nemico se io stessa ero solo una
piccola parte di esso ?
Non mi
sopravvalutavo di certo fino a quel punto .
Perciò
cosa dovevo fare ?
Non c'erano altre
scappatoie ?
Dovevano per forza
morire tutti ?
Cominciai a
torturarmi e a
lamentarmi , fin quando non percepì una presenza
a pochi passi da
me , familiare , forse anche troppo .
Sapevo
già chi fosse ancor
prima di alzare gli occhi ed incrociare quelli candidi della regina
degli abissi , diversa da come la ricordavo .
Ancora
più pallida, la sua
pelle sembrava essersi raggrinzita , i lunghi capelli erano ora simili
ad alghe e lo sguardo battagliero era segnato da una sofferenza che in
un certo senso divenne la mia .
Provai pena per lei
, ma non del
tutto , rimaneva comunque la mia rivale in amore , anche se Alec aveva
affermato di amare solo me .
- Mi hai mentito
tutto questo
tempo vero ? Lui non ti ama più da molto oramai - sibilai
con
acidità all'indirizzo della donna che vidi afflosciarsi al
terreno, uno sguardo triste e nostalgico che sembrava chiedere il
mio...perdono ?
Possibile ?
La guardai con
attenzione e mi resi finalmente conto in che condizioni era la creatura
magica .
Stava morendo , lo
sapevo , lo sentivo
.
Era al limite, anche
lei si stava spegnendo come il resto del mondo .
Sentì una
fitta acuta al petto a quel pensiero .
Stava morendo per colpa
mia , tutti stavano morendo per colpa mia .
Possibile che fossi
io la causa di tutto quello ?
Si, lo ero, lo
sapevo fin dal mio arrivo lì .
Era quello allora il
mio destino ? Assistere alla morte dei miei cari senza poter far nulla ?
Nel mentre che
continuavo a torturarmi con quelle domande , una in particolare mi fece
gelare .
E se Nicholas ,
crescendo , mi avesse odiato per aver lasciato morire la sua famiglia ?
Mi avrebbe mai
perdonato ?
Ed Alec , sarebbe
mai riuscito a
guardarmi con completa fiducia sapendo che avevo ucciso i suoi compagni
di viaggio ? Come potevo anche solo pensare di poter essere felice con
un simile fardello sulle spalle ?
Fu allora che mi
resi conto che non avevo via di uscita da quel gioco crudele .
Non sarei mai stata
del tutto felice sapendo di aver condannato all'estinzione un'intera
razza , era inconcepibile .
Possibile che non ci
fosse un altro modo per salvarli tutti ?
- C'è
invece .
Trasalì al sussurro smorzato della donna , sdraiata contro
una
roccia , il viso spento e stanco .
Senza neanche
accorgermene mi trascinai fino ai suoi piedi , e per la prima
volta capì che era sincera .
- Quale ?
- mormorai con un
filo di voce , rincuorata nel sapere che c'era ancora una scappatoia
che avrebbe potuto salvarci .
- Alla fine tutti si
riuniranno con le proprie metà , questo è
impossibile da
cambiare, ma c'è una possibilità che riescano a
sopravvivere - sussurrò con voce flebile , quasi
faticasse
anche solo a respirare , ma quello bastò ad accendere una
luce
di speranza dentro di me .
C'era una certezza
nel suo tono
stanco ,una certezza che mi fece capire che avrei fatto di tutto per
renderla tale anche nella realtà , e non
più un'ipotesi .
Ero pronta a tutto
pur di salvarli , anche se sapevo che il prezzo da pagare sarebbe stato
alto , almeno per me .
Infatti la vidi
titubare quando
le chiesi qual'era l'unica condizione per fare in modo che quello
avvenisse , quasi avesse paura di una mia reazione .
- Se la punizione è
partita dal mare , il mare può assolvere le colpe riavendo
indietro ciò che ha ceduto all'uomo - disse con
una luce
strana negli occhi , pietà forse , ma ora non mi importava .
Avevo capito cosa
voleva dire ,
lo avevo capito anche troppo bene , e tutto questo era
talmente logico
che mi sorpresi nel non averci pensato prima .
Era
tutto così...giusto .
Una vita per un
mondo , era giusto come prezzo da pagare no ? Si, lo era .
Io non avevo la mia
metà ,
io in verità non sarei dovuta neanche esistere , era giusto
così , lo sapevo , lo sentivo , ma non riuscivo ad
accettarlo .
Come potevo
affrontare ora Alec e gli altri ? Dir loro che dovevo uccidermi per
farli vivere ?
Mi avrebbero
ostacolato ? Si , lo avrebbero fatto , e seppur la cosa mi lusingasse
non potevo permetterlo .
Oramai avevo capito
che quella era l'unica soluzione .
Mi feci spiegare
come dovevo fare
, se dovevo usare la magia per un rito o qualcos'altro , ma la risposta
della regina fu semplice , diretta , per l'ennesimo volta dannatamente
giusta .
Non appena
capì cosa era
necessario fare per placare la rabbia del mare decisi di far ritorno al
castello il più in fretta possibile .
Desideravo passare
più
tempo possibile con loro prima di scappare ed andare in contro a quel
destino che forse era stata l'unica cosa vera tra tutte quelle menzogne
.
In fondo ,
ogni cosa doveva tornare prima o poi da colui il
quale gli aveva dato la vita , e così io
stessa avrei fatto .
°°°
Come avevo
programmato dal mio solitario ritorno , passai ogni secondo con Alec e
Gemma .
Giocai per ore con
Nicholas fino al punto che il bambino stesso mi chiese una pausa per
riposare .
Rimasi a
chiaccherare amabilmente con Gemma , Jillian e i loro compagni ,
ridendo di tanto in tanto a qualche loro battuta .
E tentai di
mascherare nelle ore
che io ed Alec passammo a fare l'amore il mio dolore ,
riuscì
persino a sfiancarlo , il che sorprese sia me che lui ,
così fui
costretta a rimanere accoccolta sul suo petto sudato per qualche ora
prima di accorgermi che la sera era ormai calata .
Ci trovavamo tutti
nel giardino ,
Nicholas intento a giocare con le due donne , Alec e gli uomini
poggiati contro la parete che sogghignavano per qualche anneddoto o
racconto piccante , ed io immobile sotto l'archetto
di fiori .
L'unica a rimanere
in disparte .
Tentai di imprimermi
nella mente
i loro sorrisi , i lineamenti dei volti, le voci , e fu piuttosto dura
non rimanere imbabolata nel guardare l'espressione serena di Alec .
Mi avrebbe mai
perdonato per ciò che stavo per fare ?
Ne dubitavo , mi
avrebbe odiato per l'eternità .
Presi un lungo
respiro prima di
desiderare che nessuno di loro si accorgesse della mia
assenza per un
pò , così , nascosta sotto il mantello del
mercenario
fuggì via dal castello , una lacrima solitaria a rigarmi la
guncia prima che il mio sguardo si facesse duro e severo come mai lo
era stato in tutti quegli anni .
Vagai come un' anima
in pena per
le zone affollate dall'acqua , percorrendo monti e colline dove
l'oceano stava oramai per arrivare , finchè non scorsi in
lontanaza delle sagome ingobbite e schiacciate , le casupole che i
superstiti avevano costruito per avere un riparo .
Mi sentì
sommergere da una
pena infinita nel sorpassare una corrozzina all'interno della quale una
bambina piangeva disperata , mentre cercavo di passare inosservata tra
la moltitudine di persone riunita a cerchio attorno ad un piccolo
focolare .
Sembravano tutti
così stanchi , affaticati , disperati che compresi che il
mio era un dovere, non una scelta .
Dovevo farlo
perchè quello
era il mio destino, ricongiungermi a quella distesa di acqua che potevo
chiamare padre e al quale mi sentivo legata .
Era giusto
così , doveva
essere giusto così .
Non mi accorsi di
essermi fermata fino a quando non percepì uno sguardo
bruciarmi la schiena .
Sobbalzai
leggermente nel
rendermi conto che qualcuno si era accorto di me , e non una persona
qualunque , ma il Gigante buono .
Tremai leggermente , stringendomi nel
pesante mantello che sapevo , l'uomo conosceva bene .
Perciò
non mi sorpresi di vederlo avvicinarsi con un sopracciglio alzato , ma
questo bastò a gettarmi nel panico .
Cominciai a correre
come una
furia , ma le gambe dell'uomo erano più lunghe e
più
forti , era scontato che riuscisse a raggiungermi .
Provai ugualmente a
schivarlo , ma riuscì comunque ad afferrarmi per
l'orlo del mantello e a tirarlo verso di sè .
Fu tanta la forza
che usò nel tirarmi indietro che rotolai a terra senza
più nulla con il quale coprirmi .
Mi rialzai a fatica
, con il
fiatone , osservando l'abito bianco che indossavo macchiato di terra e
fango , ma ora non mi importava dato che l'uomo davanti a me stava
indietreggiando con il respiro mozzo .
Distolsi lo sguardo
dagli occhi
del Gigante buono con stizza , ansiosa nel pensare che avrebbe potuto
chiamare i rinforzi per attaccarmi e il solo pensiero mi
terrorizzò .
Non ora che ero così
vicina , non erano loro che avrebbero avuto questo
compito .
Scattai in piedi
come una molla , e
usufruendo del mio passo leggero e veloce mi volatilizzai alla vista
dell'uomo , sentendo comunque il suo sguardo continuare a scrutarmi
dentro come se cercasse una spiegazione alla mia fuga .
E sperai vivamente
che non avesse capito cosa avevo intenzione di fare .
Raggiunsi in pochi
minuti il
luogo che la regina degli abissi mi aveva descritto , ma nel vederlo in
prima persona mi resi conto di quanto pericoloso fosse in
realtà
.
Avanzai tremante
verso la punta
del dirupo che fendeva le acque , e quando abbassai gli occhi potei
riconoscere il vortice d'acqua che portava direttamente al centro degli
abissi .
Il
mio luogo di nascita .
Chissà
perchè non
provai nessun emozione nel pensare ciò , forse
perchè non
lo riconoscevo come mia vera e propria dimora , ma quella era la
realtà , era lì che dovevo tornare.
Inspirai ed espirai
con lentezza
, memorizzando la sensazione di sentire l'ossigeno riempire i miei
polmoni , del vento che mi accarezzava il viso , del rumore delle onde
che si infrangevano sulla scogliera in basso .
Impressi nella mia
mente ogni
più piccolo particolare affinchè ne serbassi il
ricordo ,
anche se dubitavo che dopo essere stata inghiottita dalle acque sarei
stata in grado di ricordare alcunchè .
Eppure persi tempo ,
quasi avessi paura di quello che stavo per fare , e forse ne avevo , e tanta .
Non avevo mai fatto
attenzione
alla mia paura di morire , forse perchè avevo avuto troppe
cose
a cui pensare , ma ora quella stessa paura mi faceva tentennare .
Guardai con occhi
stanchi le
oscure profondità dell'oceano ed indietreggiai
istintivamente ,
assalita dal terrore di affondare in tutto quel buio .
Provai nuovamente a
sporgermi ,
ma a farmi sobbalzare questa volta furono le cento o più
voci che
spezzarono il silenzio che mi circondava .
Pregai di essermele
solo
immaginate , una conseguenza dei miei timori di gettarmi di sotto ,
eppure sapevo che non era così .
Ebbi conferma del
mio timore
quando , voltandomi , vidi delle sagome nere avanzare con le fiaccole
alle mani , illuminando lo spiazzo che mi divideva dalla foresta .Che fossero tornati a finire
il lavoro ? No ,non potevano , mi sarei gettata prima che mi avessero
trovato .
Tremante mi
avvicinai al limite
della liscia pietra grigia , ma un urlo mi pietrificò , la
voce
disperata che mi urlava contro di restare ferma .
Mi voltai
immediatamente , terrorizzata di riconoscere il proprietario di quella
voce che amavo più di me stessa e che mi si
presentò con
le sembianze di un bel ragazzo dagli occhi bianchi sgranati per la
paura e la preoccupazione .
Al suo volto ne seguirono altri .
Quello ansioso di
mia nonna .
Quello supplichevole
di mia madre .
E quello triste di
Nicholas .
C'erano tutti ,tutta
la mia
famiglia e gran parte dei superstiti mi osservava dal limitare del
bosco con sguardi sorpresi e occhi spenti , dovuti forse al
fatto di star assistendo al suidicio di una ragazzina .
Perchè
erano lì ?
Cosa volevano ?
Indietreggiai
leggermente ,
sfiorando con i piedi nudi il limitare del dirupo , ed
udì di
nuovo la voce spezzata di Alec urlarmi contro di non muovermi, di non
fare una sciocchezza , ed infine capì il
perchè della loro
venuta .
Erano venuti a
salvarmi , tutti
quanti , potevo leggere anche negli occhi di mio padre il
desiderio di
allontanarmi da quello strapiombo .
Sentì gli
occhi pungere
per la commozione , ma questa volta non frenai le lacrime , le lasciai
fuggire dai miei occhi lucidi .
In fondo , quella era l'ultima volta nella quale
avrei
potuto piangere .
- Amore mio -
sussurrò mia madre nel tendermi le braccia tremanti
, e fu dura
non correrle in contro e stringerla contro il mio petto , fu doloroso
negare con il capo e tentare di sorridere , ma sapevo che il mio ,
più che un vero e proprio sorriso , era una smorfia triste .
- Clara !
Addolcì lo
sguardo nell'incrociare gli occhi bianchi di Alec , la mascella serrata
nello sforzo di non urlare con il rischio di spaventarmi , le
labbra morse duramente dai denti che le arrossavano per lo sfregolio ,
le mani strette in pugni lungo i fianchi e lo sguardo implorante .
Avrei potuto mandare
al diavolo tutto ed infischiarmene della fine del mondo, di ciò che ero .
Avrei potuto
corrergli incontro ed urlargli quanto lo amavo e che desideravo stare
sempre con lui .
Avrei
potuto , ma non lo feci .
Mi limitai solo a
sillabargli un 'ti amo senza emettere alcun suono e poi aprì
le braccia , sbilanciandomi all'indietro .
Caddi con una tale
velocità che l'urlo di Alec venne zittito dall'impatto del
mio corpo con l'acqua .
Era fredda , gelida
, ma sembrava cingermi in un abbraccio anzichè soffocarmi .
Mi sentii tirare per
il basso da una forza sconosciuta e la lasciai fare .
Era il mare che mi
reclamava , era mio padre che mi rivoleva con sè ed io lo
avrei accontentato .
Chiusi gli occhi ,
serena , quando udì una specie di vibrazione sopra di me ,
verso la superficie .
Curiosa
riaprì le palpebre
, e per poco non spalancai la bocca nel vedere Alec tentare
di
raggiungermi il più in fretta possibile .
Stupido , era un dannato stupido .
Gli urlai di
andarsene via ,
anche se sapevo che non avrebbe sentito nulla , ma invece lo vidi
scuotere il capo con forza prima di tornare a nuotare verso di me .
Perchè
rendeva il mio sacrifico così inutile ?
Perchè mi
rendeva tutto più difficile ?
Serrai gli occhi nel
momento in
cui mi tese la mano che io non afferrai , al contrario ,
desiderai di
affondare più velocemente così da farlo desistere
, e
così fu .
Sperai con tutte le
mie forze che
se ne andasse , e quando percepì l'assenza di
movimento sopra di
me capì che aveva fatto ciò che volevo .
Era giusto
così , ma allora perchè mi veniva da piangere ?
Soffocai un urlo col
suo nome
, tappandomi la bocca , finchè qualcosa alle mie
spalle mi
abbracciò con dolcezza, fermando la mia discesa verso il
basso .
Non capì
immediatamente
cosa stava succedendo fin quando non riconobbi la mano grande e bianca
che mi voltò il viso , costringendomi ad incrociare gli
occhi di
Alec .
'Perchè
sillabai con la bocca , stringendomi contro di lui con rabbia .
Perchè
stava facendo tutto questo ?
Con un dito mi
alzò il
mento , e poco prima che le sue labbra sfiorassero le mie
udì il
suo desiderio più profondo .
Il desiderio del mio
padrone che per la prima volta coincideva con il mio .
"Desidero stare con te per sempre"
mi sussurrò a fior di labbra , ed io chiusi gli occhi .
Lo avrei avverato
quel desiderio
, in un futuro , ma ora fui in grado solo di materializzarlo sulla
terra ferma prima che il mare mi inghiottisse e il mio corpo si
dissolvesse nelle onde alle quali Alec urlava il suo dolore e i suoi ti
amo strozzati .
CONTINUA...
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Capitolo 10 *** Come se non fosse mai esistita ***
" Mi chiamo Nicholas
Patterson ed ho diciassette anni .
Sono stato un
mercenario in cerca di vendetta contro il proprio fratello , una belva
maledetta da un mago , l'amante della regina degli abissi e l'uomo che
ha lasciato morire la propria donna in mare .
Sono stato un pò troppe cose per avere solo diciassette anni
, ma la mia è stata una vita assai movimentata .
Pochi oltre a me
ricordano ancora qualcosa di ciò che accadde quel giorno ,
più precisamente il
quinto giorno senza notte , e ancora di meno chi fosse
Clara .
Molti degli esseri
umani la ricordano come l'eroina della fiaba che ha reso famoso Taddeus
Richardson , quello che anche ora chiamo fratello e che in quel mondo
non era più un ladro , ma uno scrittore di successo sposato
con una maestra delle elementari di nome Jillian .
Ed io invece non potevo considerarmi più
nè un mercenario , nè un uomo in cerca di un
posto nel mondo , solo un insulso studente in cerca di qualcosa che
ovviamente non c'era .
Proprio ora mi stavo
giusto aggirando con aria spaesata tra le viuzze di una cittadina
italiana della quale non mi ricordavo neanche il nome , ma nella quale
ero sicuro di trovare ciò che disperatamente attendevo da
anni .
Mi era rimasto
ancora un briciolo di magia appartenente a quel mondo fantastico che
mio fratello aveva descritto con sconcertante nitidezza, tanto che
molte volte mi ero perso nei miei ricordi , incappando sempre in quella
gracile figura che mi toglieva ogni volta il respiro .
Coloro i
quali ancora ricordano utilizzano quella magia ,
celandosi sotto il soprannome di cartomanti , indovini , maghi e
illusionisti che non vengono presi sul serio dato che in quel
mondo nessuno più credeva nel soprannaturale .
Quanto
erano ingenui .
Dopo che Clara
scomparve , io mi ritrovai seduto su un divano di
pelle nera , addormentato , con affianco mio padre , ed entrambi
ricordavamo tutto .
L'epoca che si era
venuta a creare in seguito al ricongiungimento delle metà
era molto diversa dalla mia e da quella di Clara .
Non vi erano
tecnologie eccessivamente avanzate , ma non eravamo di certo arretrati
, era un'epoca moderna ma non troppo , c'erano le auto certo , ma non
volanti .La
prima cosa che feci quando riaprì gli occhi fu correre verso
la spiaggia che riuscivo ad intravedere dalla finestra della sala , ma
quando sentì la sabbia strofinarsi sui miei piedi nudi
assieme alle onde del mare ebbi un magone .
Cosa credevo di fare
?
Il mare l'aveva portata via , non l'avrei più
rivista .
Fu in quel giorno
che decisi di viaggiare , alla ricerca di un indizio che
potesse in qualche modo ricondurmi alla mia piccola Clara , ed era
proprio quello che stavo facendo .
Avevo visitato molte
città .
Londra, Berlino , Tokyo , Parigi , ma non avevo trovato la
benchè minima traccia di lei.
Stavo perdendo le
speranze fino a quando , un giorno come un altro , un vecchio
indovino mi disse con un forte accento tedesco che se volevo davvero
trovare ciò che cercavo dovevo andare in Italia .
Ne avevo sentito
parlare dell'Italia , un luogo pieno di storia e magia , ed era stata
proprio la parola magia a farmi partire immediatamente per quella che
sarebbe stata la mia prossima destinazione .
Ben presto
capì , con mio grande disappunto, che le leggende
e le fiabe su quel paese erano talmente tante e tanto antiche che
faticai , e molto , a trovare qualcosa che facesse al caso mio .
Fu una vera e
propria fortuna quella nella quale incappai un giorno .
Mi trovavo come al
solito nella biblioteca di una delle tante città italiane
che avevo visitato , e per sbaglio mi cadde sulla testa un
enorme tomo che parlava di sirene .
L'argomento non mi
allettava , ma non appena collegai il mare a quelle creature cominciai
a sfogliare le pagine con crescente attenzione , trovando migliaia di
leggende che parlavano dell'incontro con quelle avvenenti donne per
metà pesce sulle coste della penisola .
Così
decisi di fare un tentativo , almeno ci avrei provato .
Ed ora mi trovavo a
scendere per una viuzza talmente ripida che rischiai di rompermi il
collo nel rotolare giù , ma riuscì comunque a
ritrovare un certo equilibrio .
Chissà se
questa volta sarei riuscito a trovarla , in fondo , quello
era il posto più magico del mondo , voleva pur dire qualcosa
no ?
Smisi di rimuginarci
sù quando rischiai di essere investito da una macchina data
la mia scarsa attenzione alla strada ,cosicchè fui costretto
a balzare sopra gli scalini di una casa per evitare l'incidente .
A parte il clacson e
una sonora maledizione in un dialetto a me sconosciuto
riuscì a cavarmela per un pelo .
Stavo diventando
davvero imprudente pensai stancamente .
Sospirai per lo
sconforto , aggiustando il pesante zaino nel quale conservavo qualche
tomo di leggende marine con un alzata di spalle , finchè non
intravidi il mio riflesso nella porta a vetri della casa .
Mi avrebbe
riconosciuto nel caso in cui l'avessi trovata ?
Si , mi dissi .
Ero sempre io .
I capelli erano di
un nero lucido , un pò diverso dal rosso, ma erano
dello stesso taglio che portavo allora .
I lineamenti erano
forse un pò meno virili , più adolescienziali
data la mia età .
Dopotutto , quando
le due metà si erano ricongiunte anche l'età
aveva subito dei cambiamenti radicali .
Il bambino e
l'adulto avevano dato spazio all'adolescente , e i pensieri
di uno erano diventati quelli dell'altro .
Avevo ricordi di mio
padre e mia madre , ma anche di quando tentai di fermare la folla
inferocita la notte in cui Clara scomparve .
Gli occhi erano
forse l'unica cosa che era rimasta uguale .
Erano di un azzurro
talmente chiaro da sfumare in un bianco pallido , ma simile a quello
che avevo nel mio mondo .
Tuttavia , del
nocciola erano rimaste alcune pagliuzze ambrate , nulla di
più .
Ero sempre io , Nicholas ed Alec, ero sempre stato io
.
Decisi di darmi una
mossa , era quasi il tramonto , e nel caso in cui non avessi
trovato nulla c'era un'altro treno che dovevo prendere per
risalire la penisola .
Continuai a
girovagare per le vie poco trafficate con passo pesante , perdendomi
qualche volta in quel dedalo di strade che sembravano non avere una
fine .
Sfiancato dalla
lunga camminata riuscì però a trovare un piccolo
vicolo dal quale sentivo provenire il ruomore di onde .
E quando imboccai
quell'ultima via , sgranai gli occhi nel ritrovarmi davanti ad una
grande distesa di acqua cristallina , arrossata dal sole che sfiorava
il suo profilo distante .
Ero finalmente
arrivato , eppure non potei gioire di quello spettacolo
poichè non vi era nessuna sirena , nessuna creatura marina
ad aspettarmi sulla costa .
Non c'era nessuno , solo io ed il mare .
La delusione fu tale
che sentì gli occhi pungere .
Basta , ero troppo stanco .
Non riuscivo
più a trovare la forza di sperare in un miracolo .
Lei non c'era
più , dovevo farmene una ragione , eppure dimenticarla o
accantonarla in un angolo della mia mente mi faceva soffrire .
L'avrei ferita se
mai avessi tentato di rimuoverla dal mio cuore , cosa assai impossibile
da fare .
Provai a trovare una
nota positiva in quell'ennesimo buco nell'acqua , la spiaggia era bella
, il sole basso e caldo , e l'acqua quasi immobile .
Avrei potuto
stendermi per un pò e racimolare un altro pò di
forza di volontà .
Mi trascinai come un
malato fin sulla spiaggia , lasciandomi cadere poco prima del
bagnosciuga .
Sorrisi .
Era bello dopotutto , non avevo fatto un viaggio a vuoto .
Caddi con un tonfo
sordo al suolo , scalciai via le sparpe e mi portai un braccio davanti
agli occhi per riposare .
Era rilassante , la
sabbia era calda e morbida , il rumore delle onde placido e
carezzevole, un vero e proprio paradiso .
Rilassai i muscoli
del viso fino ad allora contratti per la rabbia provata nel non trovare
alcunchè , e mi abbandonai a quella sensazione di
pace e tranquillità .
Mi ci voleva proprio
pensai con un sospiro .
Rimasi disteso per
un tempo imprecisato .
Un minuto ? Un ora ? Un giorno ? Non lo sapevo e sinceramente non mi
importava .
Dopo tanto tempo mi
sentivo rilassato , cosa che non succedeva dal mio risveglio dopo la
scomparsa di Clara , e ciò bastava a mostrare quanto poco
avessi riposato come si deve .
Perciò
fui piuttosto irritato di essere privato della picevole carezza del
tramonto da un ombra che mi sovrastò .
Che fosse
già calato il sole era sicuramente da escludere dato che
potevo percepire la luce fievole del tramonto sul braccio portato sopra
la mia testa , dunque qualcuno doveva essersi avvicinato .
Inoltre ,
sentivo lo sguardo curioso di qualcuno e la cosa mi stizzì
più del dovuto .
- Cacciati
dai piedi moccioso - sibilai con astio all'indirizzo dello sconosciuto
che non si mosse di un passo .
Voleva proprio farmi
arrabbiare ?
Non ero in vena nè di una rissa nè di
una lite , ma le mani cominciavano a prudermi e non potei che
desiderare di fracassare il muso dello scocciatore con un pugno .
- Ti ho detto di
sparire . E-va-po-ra - abbaiai con una tale acidità che mi
complimentai con me stesso ,ma mi pentì immediatamente del
mio gesto avventato quando udì una deliziosa risata
femminile sopra la mia testa prima che l'ombra si volatilizzasse .
Scattai a sedere con
il respiro mozzo , gli occhi sgranati per la sorpresa e il cuore che mi
pulsava dolorasamente nelle orecchie .
Quella risata io la
conoscevo .
L'avevo
già sentita .
Era quella di...
- Torna qui ! Per favore ! - urlai con il cuore in
gola , le orecchie cominciarono a fischiarmi e mi portai una mano alla
tempia per interrompere quel ronzio che mi rendeva meno lucido di
quanto invece avrei voluto essere .
Me l'ero immaginato
?
Forse si , o forse no.
Cominciai a
guardarmi intorno e sbiancai nel notare poco distante dal mio fianco le
impronte di piccoli piedi, sicuramente femminili .
Chi si era
avvicinato ?
Una ragazza del posto ?
Possibile , ma c'era qualcosa dentro di me che urlava il
contrario .
Era
lei , lei era tornata e io l'avevo cacciata via .
Mi presi la testa
tra le mani con disperazione ,strattondandomi i capelli con forza per
punire la mia impulsività mai così letale .
Era finita . Avevo
avuto la mia occasione e l'avevo persa per il mio stupido carattere
scontroso .
Ero davvero un
idiota .
- Stai
bene ?
Mi pietrificai quando udì la voce sottile e dolce di una
ragazza dietro le mie spalle , ancor di più quando mi
sembrò di riconoscere quella voce .
Che stessi
immaginando tutto ?
Scossi il capo,
sconfortato .
Ora avevo anche le allucinazioni .
Ma la risata che riudì non la stavo immaginando ,
nè il rumore di passi che si allontanavano .
Tornai in piedi
così velocemente che rischiai di cadere indietro quando fui
accecato dai fari di una macchina che aveva appena svoltato l'angolo e
che mi rendeva impossibile la visione della ragazza sconosciuta .
Mi massaggiai
debolmente le palpebre chiuse , prendendo una boccata d'aria che mi
riempì i polmoni di ossigeno .
Mi
sembrava di essere rimasto senza aria .
Azzardai ad aprire
un occhio e la prima cosa che notai fu un enorme paio di occhiali da
aviatore , poi una cascata di lucenti capelli castano chiaro e delle
labbra sottili e rosee piegate in un sorriso .
Strabuzzai gli occhi
, sconvolto , quando mi resi conto di quanto bella fosse quella ragazza
.
Bassina , dal fisico
esile ma provvisto di curve femminili deliziose ,il visino a cuore e
due grandi occhi grigi con alcuni riflessi...rosa?
Continuai a
squadrarla da capo a piedi , glissando sul vestitino verde bottiglia
che le cingeva dolcemente le esili spalle fino a stringersi poco sopra
il ginocchio .
Risalii dalle snelle
gambe pallide al piccolo seno , fino a sorpassare il lungo collo da
cigno e le labbra curvate in un sorriso divertito , finchè
non incrociai i suoi occhi grigi e dai riflessi davvero rosati .
Ero senza fiato ,
troppo sconvolto per parlare , e nella mia immobilità
sentì il cuore cominciare a battere così
ferocemente che mi sentii male .
La gemella di Clara
cominciò a giocherellare con una lunga ciocca turchese , che
poi fosse stata una coincidenza non lo sapevo , ma in quella ragazzina
che scoprì essere mia coetanea c'erano troppe coincidenze .
- Ci conosciamo ?
- chiese con una vocina delicata che per me fu simile ad una
vera e proprio fucilata .
Mi ero sbagliato ,
ero arriavato così vicino a riaverla ed invece scoprivo che
era solo una paesana che era identica all'originale .
Potevo essere
più sfortunato di così ?
Si , lo ero .
Perchè
sentì qualcosa nel mio petto spezzarsi di fronte a quel
fallimento che dettò categoricamente la mia fine .
La vidi avvicinarsi
con passo lento e fluido , proprio come il movimento di un onda ,
finchè non notai un piccolo luccichio sopra il tessuto
smeraldino dell'abito .
Un piccolo
cerchietto di metallo , sorretto da una cetenina
d'argento dondolava sul petto della sosia di Clara .
Indietreggiai
istintivamente , tanto che sentì le piccole onde lambirmi i
piedi , le gambe e i fianchi .
Mi
ero immerso nell'acqua .
E perchè
poi ?
Riemersi dai miei
pensieri quando vidi la ragazzina correre felice verso di me ,
gettandomi le braccia al collo , e fu allora che il ricordo di quel
piccolo cerchietto mi tornò in mente .
Il
mio bottone, il bottone che le avevo regalto a mò di fede
nuziale .
Non appena registrai
quel pensiero mi ritrovai a stringere come un disperato il piccolo
corpicino che sentivo ridere contro il mio petto .
Era
tornata . Era tornata da me finalmente .
Non era un sogno ,
l'avevo davvero ritrovata .
Continuai a
stringerla a me con una tale forza che per pochi secondi ebbi paura di
spezzarla , ma lei non si lamentò , anzi mi
abbracciò con lo stesso impeto .
Possibile che fosse
tutto un sogno ?
La scostai con
gentilezza , prendendole il viso a cuore tra le mie mani , e per poco
non ebbi un infarto .
Era lei , era lei .
- Clara -
sussurrai trasognato , accarezzandole con i pollici le guance
imporporate mentre sentivo il suo palmo sinistro posarsi sul
mio nell'accenno di una carezza .
-
Desiderio realizzato - trillò contenta con la sua
vocina vivace che poche volte avevo avuto la fortuna di ascoltare .
Desiderio realizzato
? Cosa ...
Un ricordo mi
assalì come un pugno in mezzo al petto , quello in cui
entrambi affondavamo tra i flutti marini e le sussurravo il mio unico
desiderio .
Era tornata grazie a
quello ? Possibile ?
Si
, era possibile . In fondo lei era la bambina dei desideri .
Le cercai le labbra
con una tale frenesia che sconvolsi me stesso e lei , ma il bisogno di
sentirla era bruciante .
Mi sembrò
perfino che il mare stesse gioendo per quell'incontro .
Perchè ,
per quanto mio fratello continuasse a ribadire che ormai le
metà si erano ricongiunte del tutto , io non mi ero mai
sentito completo .
Solo ora, con lei
tra le braccia , potevo finalmente affermare di essermi ricongiunto
alla mia metà .
Perchè
lei rimaneva sempre la bambina dei desideri , la donna che avevo amato
e che avrei amato per l'eternità .
Ed io rimanevo il
mercenario , il bambino che si era innamorato di un diamante con
l'anima .
Forse avrei dovuto
combattere ancora per tenerla al mio fianco .
Forse avrei dovuto
soffrire per restare accanto a lei .
Forse , ma quella
era un' altra storia .
Per il momento questo mi bastava . "
Fine
Ringrazio tutti
coloro che hanno seguito la storia , o che l'hanno solo letta . Un
ringraziamento particolare va a Laban che ha commentato i capitoli
spingendomi a continuare con il racconto , è la prima storia
originale che concludo e sono un pò triste .
Ammetto in anticipo che mi piacerebbe fare un continuo a
questa storia , in futuro , forse , non lo so , ma sarebbe una bella
idea .
Per il momento mi
accontento di questo .
Grazie davvero di
cuore a tutti .
Un caloroso
abbraccio , Gold eyes
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