Il patto

di Hagne
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prefazione ***
Capitolo 2: *** Dove sono finita? ***
Capitolo 3: *** Non mi importa di nulla ....o si? ***
Capitolo 4: *** Alla fine non era tutto un sogno ***
Capitolo 5: *** Sogno o son desta ? ***
Capitolo 6: *** Traditore ***
Capitolo 7: *** La bambina dei desideri ***
Capitolo 8: *** Dolore ***
Capitolo 9: *** Le due metà ***
Capitolo 10: *** Come se non fosse mai esistita ***



Capitolo 1
*** Prefazione ***


"Non saprei ben  narrare l’avventura nella quale improvvisamente mi trovai volente o nolente invischiata, né potrei dire il perché la mia vita avesse svoltato in una direzione  che mai avrei creduto  di poter percorrere.
Nulla fu lasciato al caso. Tutto era stato già deciso senza che io ne fossi stata messa al corrente, come se qualcuno mi avesse bendato per anni e poi condotto di fronte a innumerevoli vie che si ramificavano davanti ai miei occhi che mai la luce avevano visto, e che nulla sapevano del mondo che mi apprestavo a conoscere.
D ’un tratto tutto ciò che ritenevo fosse realtà divenne menzogna, quello che credevo fosse giusto si rivelò sbagliato, coloro i quali presupponevo fossero mie nemici furono forse i più giusti e buoni con me.
D’altronde, chi mai avrebbe pensato che la mia sola  esistenza  potesse  in qualche modo decidere quella di altri che neanche conoscevo, che non avevo mai visto, che non pensavo neanche esistessero ?
Non biasimo coloro i quali  avrebbero preferito  un personaggio femminile più attaccato alla tradizione fiabesca, né potrei controbattere a coloro i quali  mi trovarono una ragazzina un po’ troppo eccentrica. Buffa. Fragile. Esuberante. Cocciuta. Infantile. Saccente.
Personalmente, anche io avrei meglio inquadrato al mio posto un personaggio più sottomesso all’etichetta di corte, alle regole del vivere civile, alle leggi che tutti sembravano comprendere ed accettare eccetto me.
Sono conscia di come stramba io possa sembrare  con i miei stivali di gomma verdi un po’ troppo grandi, la mia altezza che sfiorava al massimo il metro e sessanta, la mia corporatura esile e le forme femminili che arrotondavano la mia figura fin troppo  sottile e gracile, i corti capelli castani dai riflessi ramati che contornavano il mio viso  a cuore, le sottili e rosee labbra sempre curvate in sorrisi enigmatici, i miei vispi e grandi occhi grigi adombrati sempre da un qualcosa che nessuno mai riusciva a cogliere , la mia pelle pallida che mi rendeva, se possibile, ancora più indifesa ad occhi estranei.
 Ora come ora, seduta sul mio letto dalla curiosa forma triangolare, cullata dal familiare ticchettio dei tacchi di colei alla quale  io ero stata donata come pegno d’amore, attirata dal pittoresco cielo ambrato che al di fuori della minuscola finestra riuscivo a scorgere, sorrisi al solo pensiero dei miei compagni seduti attorno al fuoco scoppiettante, immersi nei loro pensieri, intenti a raccontare le loro mille imprese.
Potrei  quasi sentire il sibilo scocciato di Alec che, seduto nel posto più buio dell’accampamento osservava come suo solito, altezzoso, il resto della curiosa compagnia, nascosto sempre dal mantello che sapevo, venne quasi cucito sulla sua pelle per celare la punizione che secoli addietro gli venne imposta, ma  non mi sarei  seduta più  con loro, non avrei mai più rivisto il capitano Leon bacchettare severo Ian il ladruncolo, né avrei mai più sentito le occhiate gelide di   Cloe sul mio viso, né avrei potuto accarezzare il mio piccolo Nicholas, né avrei rivisto la dolce  Antoniette, né avrei potuto incontrare gli altri miei compagni .
 Per la prima volta, nei miei diciassette anni di vita,  una lacrima solcò il mio viso pallido.
Per la prima volta compresi cosa fosse il dolore e la tristezza,  mentre udivo un rumore di passi veloci giungere da dietro la mia porta chiusa a chiave, e confusa da quelle emozioni che ancora stentavo a metabolizzare vidi  stagliarsi davanti a me l’imponente figura di William.
 Sorrisi d’istinto, avvicinandomi di pochi passi all’uomo dal viso duro ma dagli occhi tristi, occhi di un verde smeraldo privi di un qualsiasi bagliore vitale, occhi che si illuminavano al solo nome della sua amata che quel sentimento chiamato odio mi aveva spinto a provare.
Perché, forse, era solo per William che rimanevo lì, solo per vederlo sorridere quando annuivo docile alle sue pretese, solo per vederlo rianimarsi quando Matilde  ricambiava falsa i suoi sorrisi, solo per stargli accanto e riuscire così a sentire il suo cuore battere per qualcosa che non fosse l’odio.
Qualcuno mi definì  pazza, altri folle, altri ancora mi apostrofarono come una sciocca ragazzina che spontaneamente si era lasciata catturare dalle grinfie di quell’uomo consumato d’amore per la  donna sbagliata, la donna alla quale io dovevo sottostare, ma  tramavo in segreto uno stratagemma per disfarmi di lei, un modo per far sì che William non potesse più soffrire per quell’amore non corrisposto.
Sapevo da sempre che qualcosa in me  non andava, non mi riferisco  certo al fatto che all’età di tre anni divenni muta, o all’abbandono di mio padre, o alla misteriosa morte di mia madre.
Crescendo, compresi che per quanto mi ostinassi ad imitare le emozioni degli uomini che ancor  ora non comprendo, per quanto tentassi di scoprire cosa si celasse  dietro le parole di amore, rabbia, dolore a me ignote, non riuscivo a capacitarmi di come in me albergasse solo il silenzio, pacifico, quieto, sereno, placido silenzio.
 Ora, mentre seguo docilmente William per le gelide vie dell’immenso castello, stringendogli debolmente la  grande e forte mano  segnata da cicatrici, comprendo il perché io sia giunta in quel luogo, il perché mi sentissi così strana al confronto con gli uomini, il perché mi trovassi ora sotto gli ordini del primo essere che imparai ad odiare.
D’altronde, anche volendo, non avrei mai abbandonato colui il quale, seppur indirettamente, mi diede la vita.
- Clara !
Mi irrigidì d’improvviso, stringendomi contro il fianco dell’uomo quando si erse nella sua maligna bellezza Matild, le labbra del color del rubino curvate  in un sorriso smorzato, i lunghi capelli viola che sensuali ondeggiavano sulle minute spalle, gli inquietanti occhi bianchi che trepidanti mi osservavano.
Rabbrividì, disgustata da quella seppur divina bellezza oltre la quale William, accecato dall’amore,  non riusciva a scorgerne l’anima nera, ma io la vedevo, la sentivo,  la odiavo.
Chiusi gli occhi mentre mi afflosciavo priva di sensi tra le braccia aperte dell’uomo che, indifferente, mi stese su un divano per raggiungere la compagna le cui labbra continuavano incessantemente a strillare quelle frasi che purtroppo io dovetti udire, memorizzare, esaudire.
 Una lacrima discese dai miei occhi dischiusi, ma sorrisi nel dolore quando vidi William sorridere di un sorriso caldo che mi rallegrò, che mi fece accettare quella sofferenza, che follemente mi fece ridere di cuore mentre esausta mi lasciai  cadere tra le braccia di Morfeo, conscia del fatto che anche io per la prima volta avrei voluto avere qualcuno al mio fianco, quel qualcuno che sapevo stava fissando il cielo in cerca di qualcosa.
In cerca di ciò che sperai esser io ."

 
 
   
Eccomi qui con una nuova storia tutta da leggere.
Questo è ciò che accade quando non riesco a dormire. Tratta da un sogno avuto pochi giorni fa, aiutata dalla mia fervida fantasia vi presento la prima storia che scriverò in prima persona.

 Spero di avervi attirato, e spero in vostri commenti, perché non so come, ma già tengo a questa storia .
È un mio piccolo esperimento che spero vi intrighi.
 
Vi ringrazio di cuore per l’attenzione, spero che questa piccola introduzione vi piaccia, aspetto ansiosa vostri pareri.
Baci, Gold  eyes   
     

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Capitolo 2
*** Dove sono finita? ***


- Signorina!  Signorina è ora di alzarsi!
 Nascosi il viso sotto il cuscino quando la voce metallica di Melanie interruppe bruscamente il mio sonno, costringendomi a scalciare confusa  le pesanti coperte viola quando, oramai stufa, scoccai un' occhiata inquisitoria  all’ologramma che insistente continuava a chiamarmi.
Sbadigliai vistosamente, scompigliandomi i corti capelli castani che mi accarezzavano appena la gola  mentre goffamente discendevo dal letto, inciampando come mio solito nel groviglio di coperte con le quali caddi sul gelido pavimento.
Risi senza emetter alcun suono, massaggiandomi dolorante il fondoschiena  mentre con la mano destra salutavo la signora  Melanie che, ricambiato il mio gesto con un  sorriso affettuoso, interruppe la video-chiamata, lasciandomi sola.   
Rassettai in fretta e furia la stanza, afferrando distrattamente i primi abiti che mi capitarono sotto mano per dirigermi davanti l’immenso specchio rettangolare attraverso il quale mi accorsi delle mie pietose condizioni.
- Signorina!
Roteai al cielo gli occhi, divertita, quando un altro ologramma, questa volta del mio maggiordomo Alfred mi fissò con cipiglio severo, indicando inorridito le calze gialle canarino che avevo indossato sotto un paio di shorts di jeans mentre lottavo ancora con la maglia verde militare dalla quale non riuscivo a far passare la testa.
- Signorina Clara, quella è la manica per il braccio.
Scoppiai  a ridere di gusto quando finalmente capì che la colpa non era né della mia testa che sembrava essere crescita  durante la notte, né della maglia che si era ristretta dopo qualche mio strano lavaggio, era semplicemente colpa della mia buffa e ricorrente distrazione.
Sospirai di sollievo quando riuscì finalmente ad indossare l’indumento, lasciandomi cadere pesantemente su un piccolo puff nero per indossare i miei adorati stivali di gomma verdi, sorridendo di tanto in tanto ai rimproveri dell’uomo vestito come un pinguino riguardanti la mia eccentricità.
-  Cosa ha fatto alla testa ?
Mi portai curiosa una mano alla fronte, ritraendola con un piccolo gemito di dolore quando mi accorsi della presenza di un piccolo bernoccolo, forse causato dalla caduta di poco prima, allungando un braccio per afferrare il mio inseparabile zainetto, piccolo all’apparenza, ma grande quanto una villa a tre piani grazie all’ingegno della mia dolce nonnina scienziata.
Gettai la pellicola che ricopriva il cerotto con il quale avevo coperto la ferita in un piccolo cestino, guardando attraverso lo specchio me stessa china su un curioso zainetto amaranto con un furbo sorriso sulle labbra sottili.
 - Signorina,  sono davanti alla sua porta. Faccia presto - afferrai velocemente un buffo capello giallo che indossai al rovescio, correndo frettolosamente verso la porta di metallo che con un sibilo si aprì di scatto.
- Signo…rina!
 Nascosi un sorriso divertito contro la giacca nera del mio maggiordomo quando colsi la nota tremula nella sua voce non appena  lo abbracciai di slancio, lasciando cadere con un tonfo il piccolo zainetto  ai miei piedi.
 -  Dobbiamo andare.
Annuì silenziosa, allentando la stretta attorno alla vita dell’uomo che chinatosi per prendere lo zaino mi prese come suo solito per mano, conducendomi dall’altra parte dell’enorme grattacielo di  proprietà della mia adorata nonna.
 Fui intenerita dalla stretta salda del mio vecchio  amico attorno alla mia mano minuta, sorprendendomi di come questa abitudine fosse rimasta nonostante fossero passati molti anni  da quando ero ancora una piccola peste combina guai.
Fissai con la coda dell’occhio  il bel viso dell’uomo di appena  quarant’anni che severo scrutava con i suoi grandi occhi nocciola i lunghi corridoi dell’edificio alla ricerca di qualche scansafatiche, ricordandomi appunto come Alfred non tollerasse la pigrizia di alcuni impiegati alle mie dipendenze.
 Ammetto che tutt’ora,  a diciassette anni,  sono una peste  e anche una combina guai, ma né Alfred, né sua moglie Melanie, la segretaria personale della mia tutrice,  le uniche due  persone  autorizzate da mia nonna a starmi vicine sembrano lamentarsene, anzi, ne sembrano quasi divertiti.
Neanche il fatto che fossi muta sembrava scomporli, forse era per il semplice  fatto che erano al mio fianco da quando ero nata, o forse non li mettevo così a disagio come la maggior parte dei dipendenti di mia nonna, titolare e presidentessa di una delle maggiori industrie tecnologiche che reggeva i 2/4 dell’economia mondiale nel 2030.  
Non biasimo coloro i quali  in mia presenza si torcevano  le mani, o  sudavano freddo sotto i miei penetranti occhi grigi che tutto e nulla sembravano voler dire.
Comprendo il disagio, la paura di ferirmi nel provare a rivolgermi la parola, ma stranamente io non conoscevo il significato delle parole tristezza o paura.
Fin da piccola, almeno  a detta di mia nonna,  sono sempre stata una bambina fuori dal comune.
Non ho mai pianto, né mi sono mai scomposta più di tanto durante le storielle di paura che alcuni miei cugini più grandi mi raccontavano nella speranza di vedermi correre dalla mamma, stupendosi invece di come io ridessi, anziché tremare.
 Mi guardai intorno curiosa, notando la familiare assenza di persone indaffarate lungo i bianchi corridoi delle diverse stanze che percorrevo per giungere nello studio di mia nonna Roxanne.
Mi fermai d’improvviso assieme ad Alfred davanti all’ascensore che ci avrebbe portato al milleduecentotrentacinquesimo piano dell’edificio, picchiettando un dito sul pulsante d’oro per accelerare la discesa dell’ascensore che stranamente mi accorsi essere occupato da un occhialuto ragazzo di ventidue anni.
-  Cosa ci fa lei qui ?
Fissai stranita l’espressione sempre composta e neutra del mio maggiordomo farsi furiosa e velenosa, così come il tono che usò per bacchettare il povero impiegato che però mi fissava sorpreso.
-  Io….-  inclinai confusa il capo, sorridendo cordiale al giovane che vidi arrossire vistosamente, sistemandosi nervosamente gli occhiali sopra il naso piccolo e sottile.
-  Lei deve essere…- ma il poveretto non potè finire la frase che un fascio di luce lo investì, paralizzandolo.
Sospirai pesantemente quando vidi Alfred riporre il piccolo tubicino metallico nella tasca della giacca con nonchalance, strattonando dal colletto della camicia immacolata l’impiegato che imbambolato fissava davanti a sé.
 Alzai un sopracciglio all’espressione irritata del mio maggiordomo, salutando il povero sfortunato al quale era stata cancellata la memoria con una mano mentre le porte dell’ascensore si chiudevano davanti a me.
Osservai attenta l’affusolato tubo metallico che spuntava dal taschino di Alfred, gadget che mia nonna aveva donato al mio maggiordomo per riparare ai piccoli problemi nei quali spesso incappavo senza accorgermene.
Mi appoggiai stancamente contro il fianco dell’uomo, sorridendo sorniona quando mi cinse dolcemente le spalle con un forte braccio  mentre improvvisamente pensierosa cominciai a fantasticare su alcuni episodi passati.
La prima volta che Alfred utilizzò il piccolo flash-cancella-memoria,  così io adoravo chiamarlo,  fu alla tenera età di quattro  anni,   quando un fotografo tentò di immortalare la nipote della potentissima Roxanne Lionel  pochi mesi dopo la morte di mia madre.
 Di lei non ricordo molto, solo la sua voce sottile e quasi infantile, i suoi lunghi boccoli castani che mia nonna mi disse adoravo tirare e il profumo di vaniglia della sua pelle rosea.
Fu quando ella morì che io divenni muta, o almeno, questo fu il responso dei dieci psicologi, dottori,e  scienziati che mia nonna obbligò a visitarmi, spiegando che lo shock per la perdita di mia madre mi aveva privato dell’uso della parola.
Sinceramente non penso fosse per quel motivo che smisi di parlare, in realtà, neanche da bambina ero stata molto loquace. Non ricordo di aver mai pronunciato più di due parole messe in fila, più per noia che per altro,  ma per non turbare ulteriormente la mia povera nonna che aveva perso prematuramente la figlia di appena venticinque  anni non osai controbattere ai dottori.
Fu quando mio padre, un bellissimo uomo dal quale ereditai i profondi e metallici occhi grigi costrinse mia nonna a chiamare le mie guardie del corpo per difendermi dal mio stesso genitore  che, uscito di senno, mi chiedeva come ciò fosse accaduto, che mi sentì strana, quasi più umana.
Quella volta non gli risposi, né gli prestai molto attenzione, non perché non la meritasse, ma perché quel suo sguardo colmo di rabbia mi fece sentire per la prima volta in colpa e spiazzata, quasi fossi stata io a uccidere mia madre.
Durante un certo periodo di tempo nel quale un insolito stato di depressione mi colpì, non volli più vedere nessuno, accettai docile la notizia dell’abbandono di mio padre, l’unica cosa che feci fu restare  ore ed ore affacciata alle vetrate della stanza in cui mia madre morì a fissare silenziosa le macchine volanti passare davanti ai miei occhi stranamente inquieti.
 Quella fu l’ultima volta in cui mi sentì paralizzata da qualcosa che riuscì a distruggere  il silenzio che in me fin da piccola albergava, una sorta di equilibrio che,  quella volta in cui udì raccontare dal dipendente come  aveva scoperto il cadavere di mia madre a mia nonna, si spezzò.
 Non accettai la versione dell’uomo, per il semplice motivo che io non ricordavo nulla di quanto accadde, né di cosa successe,  né di come mi ritrovai stretta contro il petto di mia madre, entrambe distese sul pavimento, ma mentre i miei occhi curiosi osservavano il viso di Eleonora, quelli azzurri della donna, immobili, fissavano me.
 - Clara ?
Scacciai annoiata quei ricordi che stranamente in me non rievocavano alcuna sofferenza, né rancore verso quel padre che forse riuscirò a comprendere nel tempo, solo un dolce e familiare silenzio che sembrava avvolgermi dentro una bolla di sapone che stranamente non era mai scoppiata.
Seguì docilmente Alfred dirigersi verso un' immensa scrivania color panna dietro la quale sedeva la bella Melanie, moglie del mio maggiordomo, unica donna oltre alla nonna che aveva  il privilegio di parlarmi e di potermi vedere.
- Melanie  ?
Sorrisi alla vista di come la donna fosse arrossita al tono burbero della voce di Alfred che,  notato un insolito mazzo di rose accanto alla moglie assottigliò gli occhi color nocciola, irritato.
-  Oh, buon giorno caro !
-  Di chi sono quelle ?
Tirai una gomitata nel fianco dell’uomo quando colsi la nota furiosa nella sua voce, saltellando allegra verso la bionda donna dagli occhi a mandorla che con una risata gioiosa mi prese tra le braccia come quando ero piccola.
- Hai portato il mio piccolo scricciolo!  Allora tesoro, tutto bene ?
Annuì sorridente, scoccando un' occhiata in tralice ad Alfred che con passo felpato si era avvicinato al misterioso mazzo, incupendosi maggiormente quando lesse il minuscolo bigliettino che furioso strappò.
-  Per chi sono caro ?
- Per Clara.
Aggrottai confusa le sopracciglia quando l’uomo gettò stizzito il mazzo di rose nel cestino, schiacciandolo con un calcio nel fondo, accanendosi con forse troppa foga contro quel povero regalo,  probabilmente opera  dei miei cugini, dato che nessuno mi aveva mai visto o parlato oltre la mia famiglia nei miei diciassette anni.
 Non capisco ancora, e forse mai capirò il perché Alfred, al solo sapere  un uomo che non fosse lui accanto a me si mostrasse così reticente a lasciarmi in compagnia altrui.
Secondo Melanie, era solo geloso perché per lui ero diventata come una figlia, ma mi sembrava un po’ troppo furioso, un po’ troppo preso dalla situazione, quasi qualcosa lo spingesse a comportarsi in quel modo così violento 
Forse,  pensai, era per il fatto che mio padre e lui erano stati  amici d’infanzia,  e  non aveva mai digerito il fatto che mi avesse abbandonato così da un giorno all’altro  senza spiegazioni, senza scuse, solo dileguandosi nel nulla come se non fosse mai esistito.
Notavo infatti come al solo nominare mio padre, mia nonna e Alfred si irrigidissero, fulminando con lo sguardo chiunque avesse osato accennare a quello che sapevo entrambi ritenevano un vigliacco, traditore e immeritevole di una figlia come me che mai una volta di lui si era lamentata.
-  Amore mio !
Tornai con i piedi per terra quando, distogliendo lo sguardo dalle rose oramai rovinate vidi avvicinarsi a me una bella donna di sessant' anni, alta, slanciata, dai dolci occhi azzurri e dai lunghi capelli neri raccolti in un elegante chignon.
Mi gettai sorridente nelle braccia aperte della mia adorata nonna che tutto sembrava fuorchè anziana, annusando silenziosa il suo profumo di vaniglia tanto identico a quello di mia madre.
-  Diventi sempre più bella mia dolcissima Clara !
Lasciai che la nonna mi cullasse,  ridendo gioiosa alle mie espressioni buffe, conscia di come la mia sola presenza giovasse alla mia adorata tutrice che in me aveva ritrovato la sua defunta figlia.
- Allora amore,  dormito bene ?
Annuì con vigore, ricambiando la stretta della sua mano sulle mie piccole  e delicate in confronto a quelle curate e lisce di lei.
Guardandola bene in volto mentre sorridente parlava con Melanie e Alfred, notai l’assenza di rughe d’espressione, o di macchie che aumentavano con l’età.
Non me ne stupì. In fondo, con le nuove invenzioni e il progresso tecnologico, i problemi del buco dell’ozono, del riscaldamento globale o altre vecchie storie, queste erano oramai un ricordo.
Nel 2030 l’umanità viveva in completa armonia. Niente più povertà. Niente più fame nel mondo. Niente più malattie , ma, soprattutto, niente più guerre. Grazie alla nuova tecnologia a nostra disposizione, l’uomo era riuscito  a risolvere i suoi problemi.
 Persino il tempo sembrava essersi fermato tra elisir di giovinezza, capsule ringiovanenti, cure all’avanguardia, e  la morte non sembrava far più paura. Mai infatti avevo assistito ad un funerale, per il semplice fatto che mai nessuno era morto. L’unica eccezione fu quella di mia madre, l’unica che in  200 anni dall’inizio della nuova era morì.
 - Tesoro? Andiamo.
Ricambiai il sorriso amorevole di mia nonna quando con una tenera carezza sulla testa attirò la mia attenzione, proiettata com’ero nell’elencare la pacifica era nella quale ero nata.
Seguì silenziosa i tre adulti che chiacchierando percorsero il lungo corridoio  che ci avrebbe condotto alla zona relax,  lasciando che mia nonna mi prendesse per mano come quando ero piccola, ma la mia attenzione, questa volta, era puntata su qualcosa che forse avrebbe spento il sorriso dei presenti.
Fissai innocentemente la piccola e logorata porta grigia che portava all’attico dell’enorme grattacielo, il solo luogo che a me era proibito, il luogo dove venne ritrovata mia madre, morta con me stretta tra le braccia.
Non ricordo nulla di quella stanza che sapevo la nonna non aveva avuto la forza di distruggere o di rimodernare, l’unica cosa che la mia mente mi inviava era l’immagine sfocata di un enorme specchio ovale dalle rifiniture in oro e  in stile gotico, lo specchio che sapevo, aveva  due suoi gemelli.
Quello che da anni era ricoperto oramai di polvere in quella stanza a me preclusa, un altro che sapevo la nonna custodiva in chissà quali suoi terreni sperduti nell’Oceano Atlantico, e uno che mio padre portò con sé, l’unica cosa che prese, l’unica cosa che  ebbe premura di curare.
Uno specchio al posto di me, che ero suo figlia.

 
 
 




°°°




 
- Buona notte signorina.
Scoccai un bacio sulla guancia di Alfred che,  chino su di me,  mi accarezzava paterno i corti capelli castani, addolcendo lo sguardo caldo e scuro che con un sorriso amorevole mi rivolgeva.
Continuai a guardarlo, seduta scompostamente sul comodo letto anche quando con uno schiocco di dita spense le luci e le finestre ora oscurate da spesse lastre di titanio rinforzato, precauzione di mia nonna, inutile a mio modesto parere.
- Sogni d’oro.
Sorrisi ingenuamente, consapevole che nel buio l’uomo non mi avrebbe visto, ma non smisi di sorridere neppure quando chiuse la porta alle sue spalle, lasciandomi sola e purtroppo senza la minima voglia di dormire.
Scivolai agilmente fuori dal letto quando udì il rumore di passi attutito dai tappeti allontanarsi, saltellando silenziosa verso il piccolo zaino che avevo deciso di riorganizzare data la mia assenza di sonno.
Mi sedetti sul mio piccolo puff nero, afferrando il piccolo zaino con il quale cominciai a trafficare, segnando quanti ricambi di vestiti esso contesse, notando con disappunto l’esorbitante quantità di alimentari che mi sarebbero bastati per tre vite e la presenza di armi quali pistole laser, spille con ologrammi, fermagli muniti di barriere d’energia, bombe fumogene.
Sbuffai quando mi accorsi di come la nonna fosse apprensiva.
Ma dove pensava che andassi ?
In guerra ?
 Per quanti secoli ?
 Rovistai sovrappensiero nello zaino, continuando per ore ad aggrottare le sopracciglia ogni qual volta notavo l’esagerazione di Roxanne.
Non so quante ore passai seduta sul puff a riordinare lo zainetto dallo spazio infinito, forse un paio o di più, non mi preoccupai più di tanto a contarle,  ma stranamente, non appena udì il leggero rombo dei propulsori nucleari situati sulle astronavi che i magazzini dell’edificio custodivano, seppi che l’alba era ormai giunta.
Mi sgranchì le gambe,  alzandomi in piedi, sistemando meglio l’enorme e semplice maglia nera che adottai come pigiama per la notte, ma quando decisi di tornare a letto anche solo per non far irritare Melanie che sicuramente tra pochi minuti mi sarebbe venuta a svegliare mi fermai di botto, tendendo curiosa le orecchie.
Clara.
Aggrottai confusa le sopracciglia, voltandomi stranita verso la porta chiusa della mia stanza, i muscoli  intorpiditi dalla scomoda posizione che avevo mantenuto per tutta la notte senza accorgermene.
Clara.
Adocchiai per un momento il mio comodo letto, scostando il mio sguardo  titubante da quello per puntarlo curiosa verso la porta, dondolandomi sulle gambe senza saper cosa fare.
Clara.
Sbuffai scocciata, indossando velocemente i miei stivali verdi che irritarono la pelle delicata delle mie gambe nude  mentre con lo zaino in spalla correvo verso l’uscita della mia camera, conscia della paura che avrei fatto prendere alla povera Melanie.
 




°°°


Mi sporsi guardinga dall’angolo che conduceva allo studio della nonna, accorgendomi di come quella voce si facesse insistente, quasi rabbiosa, intuendo che  non mi era del tutto estranea.
 Non mi diedi neanche il tempo di ragionare che schizzai verso l’ascensore che portava all’ultimo piano dell’edifico quando sentì brulicare alle mie spalle passi e voci che, sapevo,  appartenevano agli addetti alla sicurezza.
Lisciai con una mano l’orlo stropicciato della maglia nera che mi arrivava appena sopra il ginocchio, non curandomi delle condizioni in cui mi trovavo, d’altronde, non avevo mai dato molta importanza al mio aspetto.
Pigiai  spazientita il bottone d’oro quando mi accorsi della lentezza con la quale l’ascensore saliva, e di come quella voce che ora compresi fosse maschile divenne quasi impaziente quanto me.
Sorrisi soddisfatta quando giunsi finalmente all’ultimo piano le cui luci al neon erano spente e il silenzio vi regnava sovrano,  consentendomi così di non dovermi nascondere dietro le immense colonne di metallo per sfuggire alle telecamere, libera di dirigermi però confusa verso la porta che portava all’attico.
Toccai incerta il pomello della porta, sentendo la voce farsi più bassa ma più chiara quando aprì lentamente l’unica entrata non automatizzata, scrutando curiosa il suo interno.
Accostai l’uscio con dolcezza, attenta a non attirare l’attenzione di nessuno con il cigolio sinistro che la porta emetteva  mentre curiosa mi aggiravo per la stanza che non ricordavo fosse così grande  e spoglia.
Gettai qualche occhiata in giro, annoiata dall’assenza di chissà quali strani oggetti mi aspettavo che  la stanza contenesse data la cura con la quale mia nonna la custodiva, ma fu quando decisi di tornarmene nella mia camera prima che Melanie desse l’allarme che un telone bianco attirò la mia attenzione.
Sospettosa avanzai verso di esso, osservando dubbiosa lo strambo e impolverato telo che sembrava ricoprire qualcosa di antico a giudicare dalla polvere che aveva reso il suo candore  nero e grigiastro.
Troppo curiosa anche solo per andarmene e far finta di niente come se  nulla fosse accaduto, cosa che benissimo avrei potuto fare, decisi però di sfilare il misterioso telo.
Tossì ferocemente, scuotendo la mano davanti al viso per scacciare la polvere che sapevo mi aveva completamente ricoperta quando vidi un oggetto che mai avevo dimenticato, l’unica cosa che la mia mente aveva serbato del ricordo della morte di mia madre, l’unico oggetto che mio padre aveva portato con sé.
Sorrisi inconsciamente, osservando curiosa l’elaborato lavoro della cornice d’oro che contornava la lucida superficie stranamente violacea dello specchio.
-  Clara !
Mi guardai intorno confusa, accorgendomi solo ora della sirena d’allarme che ora rimbombava assordante  per le sale dell’edificio, segno che si erano accorti della mia assenza.
Maledì mentalmente Melanie quando udì al di fuori della porta il rumore di passi veloci e pesanti mentre, imbronciata, mi voltavo verso le figure affannate di mia nonna Roxanne ancora in vestaglia e un Alfred che stentavo a riconoscere data l’aria trasandata che aveva in quel momento.
- Perché sei qui dentro ? Chi ti ha detto di venire ?
Arretrai di un passo, fissando stralunata la nonna che con voce stridula piangeva disperata, appoggiandosi alla parete con fatica mentre vedevo gli occhi nocciola del mio maggiordomo mandare fulmini e saette nella mia direzione.
- Cosa sei venuta a fare Clara ?
Indietreggiai ulteriormente quando, confusa dall’espressione furiosa che aveva stravolto il viso di Alfred mi accorsi della perdita del lei, un brutto segno a quanto ricordavo dalle poche volte che mi aveva parlato in quel modo.
Senza rendermene neanche conto mi ritrovai schiacciata contro l’immenso specchio, stranita e confusa dal comportamento quasi da folle di mia nonna che ora mi fissava come un fantasma.
- Perché Clara ? Perché diavolo  sei venuta qui ?
Dischiusi le labbra, rammaricata, osservando dispiaciuta la nonna che sbarrò  improvvisamente i grandi  occhi azzurri mentre Alfred correva nella mia direzione letteralmente terrorizzato.
Non capì il perché della disperazione che d’improvviso saettò negli occhi dei due adulti, né ebbi il tempo di comprendere la motivazione di una tale reazione perché,d’un tratto, dietro le mie spalle, non ebbi più alcun appoggio.
L’unica cosa che udì fu l’urlo strozzato di Alfred e  il pianto isterico di mia nonna prima che qualcosa mi spingesse  indietro nell’ignoto senza che io mi potessi oppormi  in qualche modo.
 
 
 
 

°°°





 
Mi ritrovai improvvisamente fradicia e ricoperta di fango quando caddi in un enorme pozzanghera, e fui ancora più stupita di notare dove la pozzanghera si trovasse, in una strada  fangosa attorniata da una cupa e intricata  foresta dai curiosi alberi viola.
Cercai con lo sguardo Alfred e la nonna, ma davanti a me si apriva solo una stretta e deserta via dissestata sulla quale lo scrosciare della pioggia rendeva il terreno fangoso e scivoloso.
Sorpresa e anche un po’ sconvolta tentai di mettermi in piedi, scivolando molte volte nella stessa pozzanghera, tanto che mi slogai un polso nel vano tentativo di uscire da quella dannata poltiglia scivolosa.
Rotolai a fatica fuori da essa, respirando affannosamente mentre stancamente mi guardavo intorno in cerca di qualche altra inaspettata sorpresa.
E fu questo mio continuo vagare con lo sguardo che mi salvò dal carro che, guidato da cavalli imbizzarriti, rischiò di schiacciarmi se non fossi rotolata in tempo al confine della strada, reggendomi con difficoltà ad una piccola roccia nera che spuntava dal terreno fangoso per non crollare nuovamente.
Facendo leva sulle mie esili ma forti braccia a seguito degli estenuanti esercizi  che praticavo fin da bambina, riuscì a rimettermi in piedi, appoggiandomi stremata contro il tronco nero dei bizzarri alberi dalle foglie acuminate.
Alzai il viso umido di pioggia verso il cielo che scoprì essere di un cupo argento, particolare che mi sconvolse e mi fece domandare dove diavolo fossi finita.
Chiusi gli occhi nel tentativo di mettere insieme quelle poche informazioni delle quali disponevo.
Ero sola, infreddolita, sotto una pioggia che  tardi scoprì essere di uno strambo turchese, spaesata e persa in una foresta che di normale non aveva nulla, senza Melanie né Alfred, né mia nonna a spiegarmi cosa fosse successo, e quello strano specchio all’interno  del quale capì, ero caduta.  
Nonostante la situazione non fosse delle migliori  non ebbi paura, né fui intimorita dall’ignota regione nella quale mi ero materializzata come se fossi caduta del cielo, quell’insolita vicenda,  stranamente, mi divertiva.
 Il mio unico pensiero al momento era quello che, finalmente, non sarei più rimasta rinchiusa in un dannato grattacielo e mi sarei potuta divertire.
Riaprì gli occhi quando udì in lontananza una specie di latrato che mi spinse a ritornare sotto la pioggia battente, e solo quando scostai alcuni ciuffi attaccatisi al mio viso bagnato intravidi sulla fangosa via un piccolo batuffolo di peli neri maculato.
Senza pensarci due volte mi precipitai dalla piccola creaturina che, raggomitolata su se stessa, tremava irrefrenabilmente, ma scoprì  che le macchie scarlatte che in lontananza avevo scambiato per la pelliccia dell’animaletto erano sangue incrostatosi sulle ferite delle quali tutto il piccolo corpicino tremante era cosparso.
Mi chinai verso la creatura, sfiorandola appena sopra le buffe orecchie feline, ma a quel mio tocco l’animaletto scattò sulle zampe munite di piccoli ma affilatissimi artigli d’avorio che la bestiolina spinse verso di me mentre curiosa notavo gli occhietti bianchi dell’animale puntarsi minacciosi contro il mio viso, feroci.
 Sorrisi dolcemente, dischiudendo intenerita le labbra come per pronunciare un saluto quando lo vidi fissarmi spaesato e meravigliato  mentre tendevo una piccola mano per accarezzargli la testolina nera.
 Raddolcì lo sguardo, protendendomi con tutto il corpo verso la piccola creaturina  per proteggerlo dalla pioggia  che si era fatta battente  mentre lentamente lo prendevo tra le braccia, attenta a non fargli del male.
Lo avvolsi nella mia maglia fradicia con delicatezza, sfiorando debolmente la candida  pelliccia leonina che gli adornava il collo e le esili zampette  mentre la coda anch’essa bianca si agitava in aria senza freno.
Gli accarezzai dolcemente la minuscola schiena,  osservando incuriosita gli occhietti candidi dell’animale fissarmi quasi con riconoscenza.
Lo nascosi d’istinto contro il petto quando udì poco lontano da me il sinistro rumore di passi veloci e voci maschili che senza sorprendermi più di tanto  squarciarono in ringhi minacciosi il silenzio che popolava la radura.
Senza perdere altro tempo mi misi a correre, curvandomi in avanti per proteggere il piccolo dai rami  sporgenti degli alberi che mi ferirono le braccia e le gambe, ma non provai dolore, non lo avevo mai sentito in vita mia, perciò non me ne curai.
Aumentai l’andatura quando riconobbi quelle voci farsi sempre più vicine, spingendomi a trovare alla svelta un posto sicuro nel quale  potevo rifugiarmi.
Azzardai un' occhiata alle mie spalle verso  coloro che mi inseguivano con tanta intraprendenza, o che meglio, cercavano il piccolo cucciolo che tenevo saldamente stretto contro il mio petto, quando scorsi poco lontano un piccolo nascondiglio che faceva al caso mio.
Con uno scatto felino mi diressi verso il piccolo spazio oscurato da piccoli  cespugli di strani fiori verdi ai quali non prestai attenzione quando mi  gettai contro il terreno fangoso sul quale caddi malamente, ma non feci caso a me o alla ferite che avevo riportato, ora dovevo mettere entrambi al sicuro.
Svelta afferrai il piccolo zaino amaranto dal quale estrassi quello che all’apparenza sembrava un ombrello dall’insolita forma quadrata che in fretta piantai nel terreno con foga, attenta a trovarmi totalmente sotto di esso  quando pigiai un piccolo botte d’argento.
E tirai un sospiro di sollievo quando una spessa lastra di titanio di dilungò dai bordi dell’ombrello, oscurando la mia figura, mentre un forte campo di energia si ergeva in mie difesa attorno al congegno inventato da me.
Dopotutto,  dovevo aver pur preso qualcosa da mia nonna, e quel qualcosa era un intelligenza che solo io e lei potevamo  vantare.
Appoggiai  la schiena contro la lastra di gelido metallo, accarezzando dolcemente la pelliccia umida del piccolo animaletto  mentre con calma estraevo alcune piccole pillole gialle dal magico zainetto, pillole che costrinsi ad ingerire a me stessa e alla piccola bestiolina che scoprì avere delle fauci davvero acuminate.
Mi accomodai meglio nel piccolo spazio, distendendomi in posizione fetale assieme al piccolo, le cui ferite così come le mie erano sparite grazie al medicinale che anche questa volta avevo inventato da me, spinta dall’istinto di sopravvivenza per me stessa quando rischiavo di inciampare o di cadere con disastrose conseguenze.
Stordita dalle urla che oramai si facevano lontane, sfiancata dalla corsa folle e dallo sforzo che avevo imposto al mio cervello per trovare una soluzione a quella situazione assurda in pochi secondi, divertita da quell’avventura che non mi dispiaceva intraprendere, intenerita dalla piccola bestiolina alla quale baciai il capo, mi addormentai.
E fu allora, nel buio delle mie palpebre, con la mente ottenebrata dalla stanchezza, priva di pensieri alcuni che udì quella voce maschile ora fattasi più pacata, la voce che si accostò nella mia testa ad un paio d’occhi di un verde smeraldo che, chissà come, mi erano familiari.
 
 
 
 
Continua…

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Capitolo 3
*** Non mi importa di nulla ....o si? ***


Fu l’insolita assenza della voce seppur petulante ma  familiare di Melanie a svegliarmi dal tormentato sonno nel quale ieri notte ero caduta , stranita dal ritrovarmi circondata da spesse lastre di titanio anziché  dalla mia luminosa camera ovale  .
Stordita dal dolore che sentivo saettare dalle gambe alla schiena  cercai di muovermi , ma qualcosa di morbido pesava sulle mie braccia strette contro petto , quel qualcosa che riconobbi intenerita come  la minuscola creatura che mi dormiva in grembo placidamente , aiutandomi a ricordare  cosa ci facevo in quel luogo che mai avevo visto .
Tentai di muovermi il meno possibile per non svegliare il curioso animaletto , ma non appena alzai un braccio verso i pulsanti installati nel sottile metallo dell’asta che avevo piantato nel terreno , mi ritrovai gli occhi bianchi del piccolo essere fissi sul mio volto , feroci , così come gli inquietanti canini che d’improvviso mi graffiarono la pelle del braccio , ferendomi .
Istintivamente caddi all’indietro , rotolando sul terreno erboso  mentre l’ombrello ritornava alla sua forma immaginaria e sentivo la ferita che il piccolo mi aveva inferto sul braccio pulsare , ma come ogni qual volta mi facevo male non sentì dolore .
Osservai curiosa lo strano felino , cercando nello sguardo gelido del piccolo qualcosa che non fosse solo l’ostilità , ma quando tentai di riavvicinarlo la creatura mi ringhiò contro facendomi capire di non voler essere avvicinata .
Facendo spallucce  gli diedi il spalle , e issato su una spalla il mio zaino cominciai ad esplorare curiosa la vegetazione circostante , chinandomi ad annusare i curiosi fiori viola che profumavano di ciliegia , scrutando crucciata l’insolito cielo ambrato dai riverberi scarlatti , il  sole insolitamente rosso , accovacciandomi di fronte a un  lago dall’acqua violacea che dava su una piccola cittadina che dall’alto di un altura scorsi .
Passai interi minuti ad osservare le piccole ma graziose abitazioni , dondolando dal masso le gambe  mentre sempre più curiosa osservavo strani esseri dalla pelle squamata , umani muniti di orecchie canine e code feline girovagare tranquilli per i sobborghi della città , facendomi notare quanto lontana fossi da casa .
Approfittai del laghetto per concedermi un bagno con il quale potessi ripulirmi  dal fango che mi imbrattava gli stivali , ma fu quando mi voltai che mi accorsi della presenza del piccolo animaletto che mi fissava guardingo , raggomitolato su un piccolo ramo , i grandi occhi bianchi a fissarmi con insistenza .
Non vi diedi peso , così buttai  in aria i vestiti  e mi gettai solo in intimo nel lago , sorridendo di come fosse tiepida al contatto con la mia pelle e di come fosse piacevole la consistenza quasi gelatinosa dell’acqua , morbida , scivolosa , per niente disgustosa al contatto .
Vi rimasi per ore , sguazzando come una bambina , sempre tenuta d’occhio dal piccolo cucciolo che ribattezzai con il nome di Nicholas .
Il nome del mio cuginetto più piccolo di appena tre anni , sempre intento ad osservarmi come se mi stesse studiando , sempre attaccato alle mie gambe con un espressione seria , proprio come quel cucciolo .
Decisi di uscire dall’acqua solo quando calò la notte , o per meglio dire quando  il cielo prese delle strane sfumature bluastre .
E sempre sotto l’attento esame di Nicholas mi rivestì  , indossando sotto un enorme impermeabile giallo canarino degli short di pelle nera ai quali appuntai delle pistole laser , mentre con un semplice top sempre di pelle nera mi coprì il piccolo seno .
Non sapendo bene se quegli strani esseri che avevo visto prima fossero pacifici o meno , optai per un paio di anelli neri che indossai ad entrambi gli anulari .
Attenta ad udire il sibilo dei microcip all’interno del metallo degli anelli ,  non mi accorsi di come Nicholas si fosse avvicinato , né del rumore di passi alle mie spalle , né della presenza oltre a me di due  figure che lentamente mi si avvicinarono .
Afferrai fulminea Nicholas tra le braccia , nascondendolo all’interno dell’impermeabile  mentre con il viso adombrato dal cappuccio giallo osservavo curiosa un uomo dalla viscida pelle bluastra strattonare un ragazzo di circa ventidue anni , alto e dal fisico asciutto , normale all’apparenza  .
Non mi mossi, restai immobile  a fissarli .
L ’uno preso dall’urlare parole che purtroppo non compresi , e l’altro che tentava di liberarsi dalla morsa sul suo braccio .
Entrambi si fermarono non appena si accorsero di me , ma mentre il ragazzo più giovane mi fissava stralunato con i suoi grandi occhi fuxia  dalla pupilla più lunga e sottile del normale , l’uomo dall’aria affatto amichevole mi ringhiò contro , intimandomi con un cenno del capo a togliermi di mezzo  .
Tutto ciò che ebbe da me però fu uno sguardo confuso che egli sembrò non cogliere , ma ben presto la mia attenzione venne attirata dal giovane ragazzo dai lunghi capelli rossi che piegava continuamente  le labbra in una smorfia di dolore .
Fu quando posai gli occhi sul braccio destro  del giovane che mi accorsi con disappunto come lo strato di pelle scura che l’uomo stringeva con foga tra le dita fosse coperto di grinze rosse , quasi fosse disidratata , come se quella presa stesse ustionando la sua pelle .
Ancora una volta l’uomo mi gridò contro , muovendo minacciosamente il braccio in aria in un gesto intimidatorio ,ma io continuavo ad osservare  attenta la pelle scura del giovane divenire sempre più opaca , pallida .
Infastidita leggermente dal continuo urlare dell’uomo e dal dolore che affiorava sul bel viso del ragazzo , strinsi la mano destra in pugno , azionando il piccolo anello che cominciò ad avvolgere la pelle bianca dell’intero mio  braccio di un sottile strato di metallo nero , flessibile , lucido , percorso continuamente da scariche elettriche bluastre .  
Gli andai incontro con  un espressione seccata sul volto quando lo vidi rialzare il braccio con l’intenzione di colpirmi , ma fui più veloce di lui .
Lo spedì con un pugno  tre  metri più in la , e mi affrettai a sorreggere  con un braccio il ragazzo che si afflosciò contro di me  mentre Nicholas ,  come infastidito salì sulla mia spalla , sfiorandomi con i piccoli artigli il collo .
Picchiettai la testolina dell’animaletto con due dita , avvertendolo di stare buono , mentre a fatica portavo il ragazzo dagli occhi fuxia sotto un albero .
Caddi assieme a lui a terra   e mentre egli mi sussurrava parole che non comprendevo , cominciai a rovistare nel mio zainetto , illuminandomi non appena trovai quello che mi serviva .
Mi inginocchiai di fronte al ragazzo , costringendolo con una mano ad aprire la bocca per ingoiare la pillola , mentre con la mano libera cercavo di calmare Nicholas che aveva cominciato a tirare piccole testate contro il mio fianco .
Non appena lo vidi respirare regolarmente rispetto a prima  andai ad ispezionare la ferita che rasserenata vidi sparire sotto gli occhi increduli del ragazzo dagli occhi fuxia .
Risi come sempre senza emettere alcun suono  quando fui costretta a prendere in braccio Nicholas che non ricevendo la mia attenzione mi girava attorno come una trottola , facendomi venire quasi la nausea .
Ancora il ragazzo mi parlò , ma non conoscendo la lingua locale non capì molto .
Riuscì però a comprendere un suo ringraziamento quando lo vidi sorridermi debolmente  prima di riprendere l’espressione di sufficienza che aveva sfoggiato poco prima  con l’uomo svenuto qualche metro più là .
Dopo avergli dato una pacca di incoraggiamento sulla spalla mi rialzai , estraendo l’ombrello non appena vidi una leggera pioggerellina cominciare ad inumidire il terreno .
Raccolsi Nicholas che nonostante le proteste si accucciò  contro il mio petto , e aperto l’ombrello uscì da sotto l’albero , beandomi del picchiettare della pioggia sopra la mia testa .
Sorrisi cordialmente al ragazzo che ancora immobile mi fissava , squadrandomi da capo a piedi , mentre un espressione confusa affiorava sul suo viso quando si rese conto di quanto fossi esile e minuta .
Non vi feci caso come mio solito , e salutatolo con la mano mi voltai per trovare un qualche riparo per la notte .
Non feci però in tempo ad uscire dal piccolo spiazzo nel quale avevo fatto il mio primo incontro con gli abitanti del luogo che il ragazzo mi fermò per un braccio , costringendomi a voltarmi verso di lui .
Lo vidi parlare ansante sotto la pioggia , indicando l’uomo ancora a terra e se stesso con rabbia , continuando a fissarmi con un misto di confusione e rabbia .
Ma nonostante non capissi un accidenti di quello che diceva , capì lo stesso  cosa voleva dirmi .
Perché non gli chiedevo cosa ci faceva con quell’uomo .
Perché lo avevo aiutato .
Feci spallucce e preoccupata che potesse prendersi un malanno mi alzai sulle punte , coprendo anche lui con l’ombrello prima che diventasse più fradicio di quello che già era .
E perfino a quel gesto lo vidi lanciarmi uno sguardo confuso che neanche questa volta compresi .
Per nulla impressionata da quel continuo e quanto mai repentino cambiamento di espressione , gli sorrisi debolmente da sotto il cappuccio , continuando ad ascoltarlo .
Finchè anche lui non smise di parlare e prendendomi  per una spalla mi condusse assieme a lui fuori dalla foresta .
 
 


°°°





Camminavo da parecchie ore accanto al ragazzo dagli occhi fuxia che non faceva altro che fissarmi con un espressione imbarazzata e stizzita , silenzioso , ma d’un tratto smise di lanciarmi continue occhiate quando arrivammo entrambi alle porte della cittadina che avevo scorto prima .
Accarezzai Nicholas , sempre nascosto all’interno del mio impermeabile quando lo sentì ringhiare debolmente , stupendo il ragazzo che mi fissò scandalizzato .
Non lo guardai nemmeno , troppo presa nel tentare di coprire entrambi con l’ombrello dato l’altezza del ragazzo .
Doveva essere circa un metro e ottanta , perciò mi risultò alquanto difficile non fare bagnare nessuno dei due .
Non feci caso alle occhiate curiose della gente che incontravo sulla mia strada , così come il ragazzo non badò ai leggeri bisbigli che si alzarono tra i passanti non appena li oltrepassammo  .
Percorremmo diverse vie , inoltrandoci  sempre di più nella curiosa cittadina dormiente  mentre il cielo riprendeva quel colore perlato che la scorsa notte avevo scorto con sorpresa .
Chissà come si chiamava quel ragazzo .
Mi ritrovai a guardarlo con un sopracciglio alzato quando mi strattonò verso una via più stretta delle altre , più precisamente verso una piccola porta che dava su una costruzione cadente , piccola ed angusta vista dall’esterno .
Docile lasciai che mi spingesse all’interno della piccola abitazione , mentre il ragazzo chiudeva alle mie spalle la porta .
Fui costretta a socchiudere le palpebre per riuscire a vedere qualcosa in tutto quel buio , buio che d’improvviso fu rischiarato da una piccola lanterna  che senza neanche accorgermene il ventiduenne aveva acceso accanto a me .
Lo lascia fare anche quando mi sospinse , poco gentilmente a dire la verità ,  lungo un corridoio dall’aria antica  ma per nulla decadente come l’esterno .
Mi sorpresi leggermente di scorgere appesi alle parete dei dipinti dall’aria molto rara , quadri che non ebbi il tempo di vedere meglio quando il ragazzo mi fece entrare in un'altra stanza , anch’essa in ombra .
 Rimasi immobile , senza sapere che fare , osservando oramai abituata al buio i movimenti fluidi ed eleganti del giovane che mi girava attorno con aria indecisa .
Non accennai a muovermi nemmeno quando d’improvviso la stanza venne illuminata da una lanterna più grande della precedente , posta su un mobile di legno lucido , dall’aria preziosa .
Fu allora , quando riuscì finalmente a guadarmi intorno che mi accorsi di quanti oggetti preziosi adornassero la piccola stanza .
Catene d’oro , di diamanti e di perle fuoriuscivano da un portagioie dall’aria costosa .
Libri dalla copertina consumata  , appariscente , preziosa erano accatastati nell’angolo della stanza .
Altri quadri erano appoggiati con noncuranza l’uno sull’altro sulla parete di un tetro grigio che mi infastidì leggermente .
Armi dalle else di rubini e smeraldi erano gettate sotto il piccolo letto  ad una piazza che troneggiava nella piccola sala .
E a quel punto non ebbi nessun problema a capire cosa ci facesse  quel ragazzo di notte , inseguito da un uomo con aria minacciosa , solo  .
Compresi anche il perché dei suoi movimenti così precisi , del fisico asciutto ma scattante , della luce guardinga che gli accendeva lo sguardo quasi inespressivo .  
Era un ladro .
Ne ebbi la conferma quando lo vidi estrarre da una sacca rattoppata in più punti un piccolo fiore di cristallo , molto bello , delicato nelle sue sfumature di rosso e blu che risplendevano leggermente alla luce della lanterna .
Ecco perché quell’uomo era tanto arrabbiato con lui .
Sicuramente quell’oggetto dall’aria molto costosa doveva averlo rubato .
Non appena ripose l’oggetto con tutta la delicatezza possibile tornò a guardami , questa volta con un espressione strafottente che non mi scalfì minimamente , anzi ero curiosa di sapere  perché mi avesse portato lì .
Continuai  a fissarlo , impassibile  , finchè non lo vidi indicare con fare stizzito il mio impermeabile .
Presi i bordi dell’impermeabile confusa , guardando prima l’uno poi l’altro , non capendo ancora cosa volesse da me .
Ma tutto fu chiaro quando lo vidi mimare con le mani di togliersi la pregiata camicia di seta che indossava , puntando nuovamente il dito all’altezza del mio petto .
Forse doveva aver capito che non conoscevo la sua lingua.
Dunque voleva che mi togliessi l’impermeabile .
 Perché ?
Nonostante tutto acconsentì alla sua richiesta .
Estraendo Nicholas da sotto l’impermeabile , lo depositai ai miei piedi , mentre con lentezza mi sfilavo l’indumento con eleganza .
Scossi la testa lentamente  quando i capelli mi ricaddero disordinatamente davanti agli occhi .
Ed inclinai leggermente il capo , stranita , quando lo vidi indietreggiare leggermente , le labbra sottili dischiuse per la sorpresa che non capì .
D’improvviso il ragazzo dagli occhi viola cominciò a gesticolare come un folle , indicandomi e portandosi le mani tra i capelli , quasi non credesse ai suoi occhi , prima di tornare serio così velocemente che stentai a seguirlo .
Per nulla interessata ai suoi così radicali cambiamenti di umore gli diedi le spalle , pronta a tornare nella foresta , quando nuovamente lo vidi avvicinarsi a me , ma questa volta era armato .
M piegai sulle ginocchia , lasciando che il pugnale con il quale il ragazzo aveva tentato di ferirmi si piantasse nel comò di legno che mi stava di fronte .
Fulminea mi tirati indietro , afferrando Nicholas prima che potesse farsi del male .
Mentre gli anelli che portavo agli anulari , ricevuti lo stimolo elettrico dal mio cervello cominciarono a ricoprire interamente la mia pelle del metallo flessibile che prima aveva solamente ricoperto la mia mano .
Serrai gli occhi quando anche il mio viso fu riparato dalla lucida superficie metallica , mentre accovacciata al suolo osservavo impassibile il giovane che ripresosi dal momentaneo stupore mi si fiondò contro .
Anche questa volta riuscì a schivare i suoi colpi , inarcando la schiena per sfuggire all’ennesima pugnalata , quando oramai stufa di lui gli sferrai un potente calcio nello stomaco , spedendolo violentemente contro la parete .
Osservai annoiata l’espressione sorpresa del ragazzo dagli occhi viola mutare in una più rabbiosa , forse per il fatto di essere stato messo al tappeto da una ragazzina .
Non aspettai neanche che si rimettessi in piedi .
Afferrai il mio impermeabile e preso in braccio Nicholas uscì dalla stanza , non degnandolo di uno sguardo né di qualche altra reazione da parte mia .
Nessuno mai si era mai meritato più  di un mio sorriso , neanche mia nonna   .
Uscì dalla piccola casa senza mai voltarmi , sicura che quel ragazzo non avrebbe mai più tentato di farmi del male , sicura che presto  l’avrei rincontrato  .      
 
 



°°°


 


 
Distesa sulle tegole rosse di uno dei tanti tetti che mi circondavano osservavo senza interesse il cielo plumbeo , carico di pioggia .
Da minuti o forse ore , d’altronde  non mi importava , fissavo senza neanche vederlo il manto celeste privo di stelle , interessata più che altro a Nicholas che mi dormiva in grembo .
Tolsi una delle mani con le quali mi reggevo il capo per cominciare ad accarezzare la morbida pelliccia dell’animaletto , mentre pensierosa rimuginavano sui miei primi due giorni di libertà, e sugli incontri che avevo fatto quella sera .
Non mi preoccupai più di tanto dell’uomo che forse doveva ancora essere privo di coscienza dopo il mio colpo , né mi curai più di tanto se il ragazzo dagli occhi viola era ancora accasciato contro la parete .
La verità , per quanto crudele potesse  risultare , era che non mi importava .
Non mi  importava di ferire .
Non mi importava di uccidere .
Non mi importava di piacere agli altri .
Non mi importava di farmi volere bene .
Il mio affetto , la mia amicizia erano in continuo mutamento .
Ero volubile . Nulla con me poteva considerarsi sicuro .
Se qualcuno mi tradiva lo uccidevo .
Se qualcuno mi lasciava lo cancellavo dalla mia testa .
Se qualcuno mi voleva bene mi rallegrava in un certo qual senso ma la cosa si fermava lì .
A volte io stessa , guardando mia nonna , non mi consideravo umana .
Non ero soggetta al dolore che la colse alla morte di mia madre .
Ero felice , questo si .
Ero sempre felice , ma una felicità diversa da quella comune .
La mia felicità era la pace , l’equilibro che a nessuno permettevo di sbilanciare .
 Attenta a non svegliare Nicholas mi raggomitolai su me stessa , portando il cucciolo davanti al mio viso .
Ero forse un mostro ?
Possibile che fossi stata così anche da bambina ?
Chiusi gli occhi , stringendomi nelle spalle  mentre sentivo la testa farsi pesante , così come i suoni della notte cominciarono a farsi lontani .
Prima di cadere in un sonno profondo però ,  sentì distintamente la mancanza di Nicholas al mio fianco .
Al contrario mi parve di sentire una mano  sfiorarmi in una carezza la fronte , scendendo titubante sulla guancia sulla quale si fermò .
Non mi sottrassi al contatto che in un primo momento mi parve familiare , conosciuto .
Lasciai che quelle  mani grandi e tiepide mi prendessero di peso , accostandomi ad un petto che non riconobbi ma sul quale mi sentì a mio agio .
Quelle carezze le ricordavo .
Sorrisi debolmente quando ricordai finalmente dove avevo sentito quell’incerto sfiorarmi .
Rividi nella mia mente una piccola bambina di cinque anni camminare in equilibrio sul cornicione di un palazzo , un sorriso spensierato sulle labbra , gli occhi grigi curiosi e seri nell’insieme .
Camminava sicura la bambina , saltellando quasi  finchè il piccolo piede non scivolò e mancò l’appiglio  , facendola inclinare di lato , verso il vuoto .
Ma la bambina non cadde mai , perché una piccola spintarella sulla spalla la riportò in equilibrio , di nuovo in piedi , di nuovo salva .
E la bambina riprese a saltellare come se nulla fosse , ma prima di abbandonare il suo gioco si voltò un ultima volta , salutando con la manina paffuta il nulla , ma lei sapeva che qualcuno l’aveva aiutata  , l’aveva protetta , la guardava  .
Afferrai nel sonno la mano che mi accarezzava la guancia con dolcezza  , storcendo leggermente le labbra quando mi accorsi di quanto grande fosse , tanto grande da stringere entrambe le mie senza difficoltà .
E così mi addormentai .
Un sorriso ad incresparmi in una smorfia contrariata le labbra .
Le sopracciglia leggermente aggrottate .
Le mani strette in quelle della creatura che quella sera mi riparò con il suo corpo dalle intemperie della notte .
Davvero non potevo amare come ogni essere umano ?
 
 
 
 
 
 
 
Continua…

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Capitolo 4
*** Alla fine non era tutto un sogno ***


L’ennesima occhiata curiosa e intimorita mi fu lanciata da una giovane coppia che  , stringendosi nelle proprie spalle ,  mi oltrepassò con sguardo basso  mentre mangiucchiavo indifferente una tavoletta di cioccolata bianca , la preferita di mia madre a quanto potevo ricordare .
Alzai il viso quando Nicholas mi saltò in grembo , strusciandosi contro il palmo della mia mano , attirando l’attenzione con i suoi strani miagolii compiaciuti della folla che occupava le strette vie della cittadina .
Saltai giù dal piccolo muretto di mattoni , gironzolando qua e là tra la gente con sguardo ammirato .
E rimasi affascinata dagli sputa fuoco vestiti con strani abiti neri e rossi , dalle bellissime donne che danzavano sul terreno innalzando con lenti movimenti delle mani spirali di ghiaccio attorno a loro  , così come non mi persi il canto di una giovane e bella donna simile ad una sirena per la pelle perlata e squamata che la tunica bianca che indossava lasciava scoperta  .
Curiosa osservavo quelle strane creature quasi con nostalgia , memorizzandone i volti , le voci , gli sguardi , particolari che mi facevano sentire quasi partecipe di quel mondo che ebbe la strana capacità di sorprendermi come mai nulla era riuscito a fare nella mia vita .
Mi fermai ad osservare un energumeno alto circa due metri e mezzo che ingrossava i muscoli facendo così boccheggiare la folla riunitasi attorno a lui per la sorpresa .
L’unica che però non era rimasta stupefatta dalla forza del ragazzone dai folti capelli neri e dagli inquietanti occhi color glicine ero io .
E dovette notarlo anche il diretto interessato perché mi venne in contro con sguardo truce  .
- Cosa c’è bambina ?
Gonfiai istintivamente le guance al tono sarcastico del gigante , concentrandomi per capire meglio le parole che altezzoso masticava tra i denti bianchissimi e perfetti .
In fondo era stato facile imparare la loro lingua dopo che avevo passato intere notti ad ascoltare nelle taverne i discorsi degli ubriaconi che solo dopo capì mi facevano delle proposte davvero indecenti .
 - Che c’è ? Ti faccio paura ?
Risi di cuore , osservando con un sopracciglio alzato l’energumeno palesemente infastidito dalla mia risata ,così come non mi irritai quando l’attrazione principale questa volta divenni io .
 Incrociai le braccia al petto quando quello che ribattezzai come Mega Fesso , nomignolo che mio cugino maggiore aveva affibbiato ad un suo compagno di scuola , aggrottò le sopracciglia , esaminando con i grandi occhi color glicine il mio elegante vestito con balze e merletti in stile ottocentesco di un rosa antico che stonava con gli stivali di gomma verdi che si intravedevano sotto la gonfia e corta gonna che mi arrivava al ginocchio .
Ma dopo che si soffermò con uno sguardo fin troppo eloquente sul mio seno stretto nel corpetto , i suoi occhi si piantarono nei miei , e fu lì che colsi un lampo di sorpresa e astio adombrare il suo sguardo .
Proprio come era successo a quel ladro due settimane fa .  
-  Sei una discendente dello stregone del nord ?
 Immediatamente  , a seguito di quelle parole  ,  la gente attorno a me si strinse contro i propri vicini , cominciando ad additarmi e a bisbigliare parole che non volevo e non mi interessava capire .
- Allora bambolina ? Perché non parli ? Il gatto ti ha forse  mangiato la lingua ?
Rimasi immobile , e tutto ciò che l’energumeno ebbe da me fu un leggero restringimento della pupilla che seppur nella sua piccolezza lo fece arretrare leggermente .
Non mi curai degli sguardi terrorizzati della folla riunitasi a cerchio attorno a me , né del disagio che ora riuscivo a notare nel viso teso di Mega fesso , né del piccolo ruggito di Nicholas che disceso dalle mie braccia si parò a mia difesa , difesa non necessaria .
-  Allora bambolina ? Rispondi ?
Annoiata sia da Mega Fesso che dall’espressione strafottente che mostrava per nascondere la paura che sapevo gli faceva battere i denti , gli diedi le spalle , richiamando con un leggero colpo sulla spalla Nicholas  che  , seppur reticente , mi saltò in braccio .
E indifferente mi feci spazio tra  la folla che automaticamente si aprì per lasciarmi passare .
Ma prima ancora che potessi lasciare quel circo che stava cominciando ad annoiarmi .
Prima ancora che potessi in quale modo allontanarmi da tutta quella gente accalcata , un movimento alle mie spalle mi spinse a voltarmi troppo tardi .
Perché fu  troppo tardi per scansare il pugno che mi prese in pieno stomaco , facendomi piegare in due e cadere in ginocchio più per la potenza del colpo che per il dolore che come già  immaginavo  non venne.
Gridolini scandalizzati seguirono la mia caduta in ginocchio sul terreno , mentre sorpresa vedevo picchiettare sul terreno polveroso gocce scarlatte che non riconobbi , ma che sembravano provenire da me  .
- è solo una bambina ! Lasciala stare  !
Portandomi una mano alle labbra rialzai il volto quando vidi una esile figura femminile frapporsi tra me e l’energumeno che se la rideva della grossa , leccandosi lascivamente le labbra quando si accorse che lo stava guardando .
 - Spostati Antoniette , lei non può stare qui . Non è una di noi , sicuramente è al servizio di quel bastardo di William e di quel suo dannato stregone . Spostati !
Mi ripulì con un braccio del sangue che mi accorsi stranita scivolava lentamente dall’angolo della mia  bocca mentre velocemente mi rimettevo in piedi , ripulendomi il vestito dalla polvere senza dar peso alle occhiate preoccupate della giovane donna davanti a me .
-  Io non mi muovo !
- Allora verrai additata come una traditrice - ancor prima che Mega Fesso potesse fare qualcosa , afferrai velocemente un’affilata falce accatastata assieme ad altri attrezzi da giardinaggio  su una bancarella vicina , scivolando di fronte alla ragazza che mi bloccò per un braccio .
- Stai ferma ti prego , ti farà del male !
Solo allora mi diedi la briga di guardarla in volto , e rimasi leggermente confusa quando riconobbi negli occhi azzurri della giovane donna la stessa ansia e preoccupazione che attanagliava sempre lo sguardo di  Melanie .
Fui quasi tentata di ascoltare le sue parole , quasi , ma  non del tutto  .
Così ,  piegandomi sulle ginocchia mi fiondai sull’energumeno che dall’espressione strafottente pensava di potermi battere .
Ingenuo .
Con uno scatto felino mi bloccai davanti  a lui , esibendomi in  uno dei sorrisi enigmatici che la gente sembrava confondere e con agilità gli saltai addosso .
Mi aggrappai con una mano sulla tunica di Mega Fesso quando questo tentò con le braccia tozze di agguantarmi , tentativo inutile che mi fece sfuggire una risata divertita .
Premetti le mie dita sul suo collo , storcendoglielo debolmente ,   quel tanto che bastava per bloccargli il flusso sanguigno .
E quando questi cominciò a traballare sulle sue gambe , feci scintillare la lama della falce davanti al mio viso , guardando per pochi minuti la mia espressione nell’atto di conficcargliela nella schiena  .
Balzai giù quando Mega Fesso crollò a terra con un tonfo sordo , mentre mi ripulivo le mani dal sangue che mi era schizzato sul volto  , sulle mani e sul mio bel vestito .
Particolare che mi indispettì  leggermente .
Nonostante la profonda ferita , però mi accorsi che l’energumeno non era morto .
Era gravemente ferito , questo si , ma non era morto .
Feci spallucce , facendo tintinnare il portachiavi del mio zaino issato sulla spalla  mentre mi guardavo attorno con sguardo annoiato .
Sorrisi debolmente quando Nicholas mi corse incontro , fiondandosi tra le mie braccia e ruggendomi contro come infastidito .
In un gesto di scusa gli accarezzai la testolina  , lasciando che si accoccolasse sul mio seno.
Ed ero decisa ad abbandonare la stretta via che presto si svuotò quando puntai i miei occhi sugli spettatori che terrorizzati dalla scena si dileguarono in un batter di ciglia ,  quando una mano mi bloccò per una spalla  .
Rimasi piacevolmente colpita quando la ragazza dagli occhi azzurri che aveva tentato di difendermi  mi sorrise dolcemente , asciugandomi con un panno bagnato il sangue che mi imbrattava il viso , delicatamente .
- Stai bene ?
Non capì la sua domanda, anche perché mi accorsi con stupore che non era ancora   fuggita al solo guardami , anzi sembrava quasi rapita  da me .  
Non appena finì di ripulirmi la guancia , mi porse una piccola mano pallida , invitandomi con un sorriso materno a prenderla .
- Vieni con me , ti porto a casa mia .
Tentennai leggermente , guardando le buffe orecchie feline che le spuntavano dalla rossa chioma riccioluta mentre titubante guardavo la mia mano completamente sporca di sangue .
- Andiamo .
Tremai leggermente quando la ragazza dalle orecchie di gatto mi prese dolcemente per mano , non facendo caso al sangue che la sporcò , cominciando al contrario a descrivermi spensieratamente casa sua .
E fu in quel momento , in quel così comune gesto che sentì gli occhi pungere per la prima volta nella mia vita .
 
 
 
 




°°°


 
 


 
Giocherellavo da un paio di minuti con Nicholas disteso  in grembo , tenuta d’occhio dall’alta figura che da ore mi fissava con insistenza senza però far trapelare nulla dai grandi occhi blu oltremare .  
Con la coda dell’occhio provai a guardare il padre di Antoniette nonché proprietario dell’osteria che ancora non ero riuscita a visitare e nella quale la ragazza gatto mi aveva portato circa due ore fa .
Puntai i miei occhi in quelli incupiti dell’uomo  con  una profonda cicatrice sullo zigomo destro , soppesandolo con lo sguardo , finchè non fu lui dopo un sussulto appena accennato a ricambiare lo sguardo .
Rimasi immobile anche quando , uscito da dietro il bancone , mi si avvicinò lentamente , facendo strisciare la gamba di legno sul pavimento pulito .
Continui a fissarlo innocentemente anche quando mi fu di fronte , leggermente piegato per guardami meglio , le labbra carnose  serrate in una linea dura e lo sguardo lontano , quasi stesse pensando .
-  Ti ho preparato una stanza di sopra , e ho anche dei vestiti di quando ero più piccola che dovrebbero starti bene .  
Non scostai lo sguardo neanche quando Antoniette si fermò dietro le spalle imponenti del padre ancora piegato verso di me , gli occhi blu intenti a scrutarmi con serietà .
Nicholas , come innervosito dalla vicinanza dell’uomo salì sulla mia spalla , acquattandosi per attaccare l’oste che però con mia somma sorpresa pose una sue enorme mano sulla mia testa , accarezzandomi quasi con riverenza  .
-  è davvero una bellissima bambina . Puoi restare da noi finchè vuoi piccola .
 Nonostante il sorriso rassicurante dell’uomo che solo allora  mi accorsi aveva una pelle talmente lucida e pallida da sembrare trasparente , non mi fidai del tutto di lui .
C’era un ombra nel suo sguardo .
Un ombra che sembrava nascondere un segreto che non voleva rivelare , ma che sembrava legasse anche me .
L’ombra che svanì quando si accorse che lo stavo scrutando seriamente .
- Vieni piccola , ti porto a fare un bagno .
Lasciai che Antoniette mi prendesse dolcemente per mano , conducendomi su per le scale scricchiolanti che portavano al piano di sopra .
Ma neanche quando misi piede sull’ultimo scalino che mi divideva dal piano superiore della osteria scollai il mio sguardo sul viso pallido dell’uomo che sembrava brillare anche nel buio della stanza quando spense l’unica candela che la illuminava .  
 
 





 
°°°






 
 
 
 
 
Da parecchi minuti osservavo la mia esile figura attraverso il lungo specchio che Antoniette mi aveva gentilmente portato ,   dopo avermi cosparso  il corpo di una crema profumata e aver asciugato il sangue rappreso attorno al mio labbro screpolato .
Ed ora , sola nella mansarda datami dalla ragazza gatto come piccola camera da letto mi guardavo senza l’ombra di un sorriso .
Alzai la leggera gonna della graziosa camicia da notte rosa pallido che  Antoniette mi aveva dato , scoprendo le gambe snelle e pallide imprigionate negli enormi stivali di gomma verde che mai toglievo .
Pensandoci bene , non ricordo chi mi avesse regalato quegli strambi stivali che però adoravo con tutta me stessa .
La sola possibilità di perderli poi  mi metteva in agitazione .
Forse era un regalo di mia madre , perché a quanto potevo ricordare Melanie aveva detto che ce li avevo da un eternità e che non me ne ero mai separata .
Sorrisi al pensiero della mia governante , sentendo un leggero pizzico alle labbra screpolate dal freddo quando piegai le labbra verso l’alto .
D’un tratto però lo sbattere di una porta al piano inferiore attirò la mia attenzione , o per meglio dire la piccola figura che avevo scorto dalla finestra catturò il mio sguardo perso nel vuoto .
Nonostante la pioggia battente riuscì a riconoscere Antoniette , stretta in  mantello che però non la riparava del tutto dalla pioggia fattasi più fitta .
Così decisi di scendere a ripararla con l’ombrello che estrassi velocemente dallo zaino abbandonato sul piccolo letto , per capire  anche dove Nicholas fosse fuggito quando Antoniette lo aveva chiuso fuori dal bagno .
 
 
 






 °°°





 
 
Corsi sotto la pioggia , riparata dall’ombrello , mentre l’acqua delle pozzanghere nelle quali inciampavo sporcava la camicia da notte incredibilmente leggera contro il freddo pungente della notte .
Rabbrividì leggermente quando fui investita da una sferzata di aria gelida  che mi spinse ad aumentare l’andatura , fino a quando con il respiro affannoso riuscì ad arrivare da Antoniette riparandola sotto l’ombrello .
-  Piccola cosa ci fai qui ? Sei tutta bagnata  !
Sorrisi dell’espressione  terrorizzata della ragazza gatto , beandomi della leggera carezza sopra i miei capelli umidi  mentre preoccupata mi abbracciava coprendomi con il suo mantello inzuppato .
Ma d’un tratto il sorriso sparì dal viso di Antoniette quando udì un basso ringhio davanti a me .
Rialzai annoiata il capo , scrutando l’oscurità che avvolgeva il piccolo retro dell’osteria nella quale mi trovavo .
E non ci misi molto a riconoscere sotto un lussuoso mantello verde smerlando il ladro che aveva tentato di accoltellarmi poche settimane fa  .
Il ragazzo dagli occhi fuxia che mi fissava con sguardo omicida .
-  Allontanati da lei Antoniette !
Al contrario sentì la presa della ragazza aumentare attorno al mio corpo , mentre confusa vedevo una mano del ladro portare sotto la pioggia la rosa di cristallo che aveva rubato la sera del nostro incontro .
- Stai  lontano da lei , non hai visto i suoi occhi ? Sono gli stessi dello stregone del nord !
 Potrebbe essere un suo sicario  .
È un piccolo mostro , devi stargli lontana !
Non seppi dire perché d’improvviso quelle parole mi colpirono come una bruciante frustata sulla schiena .
Non seppi dire perché d’improvviso sentì il mio viso venire sformato da un espressione che raramente adottavo .
L’espressione di odio che poche volte qualcuno mi aveva costretto a mostrare .
Quel qualcuno che più di tredici  anni fa mi abbandonò a me stessa senza difese .
Quel qualcuno del quale ora non ricordavo neanche il volto .
Quel qualcuno che all’età di tre anni mi chiamò mostro per avergli portato via la sua unica ragione di vita .
 Spinsi Antoniette dietro di me con riluttanza , uscendo sotto la pioggia battente che mi rese completamente fradicia , incollando i miei capelli davanti agli occhi che sapevo erano divenuti gelidi come il ghiaccio ed aridi come il deserto .
Lo stesso fece il ladro che per nulla persuaso dalle lamentele accorate della ragazza gatto , sfoderò dalla cinta una lunga lama sottile simile ad una katana che impugnò con entrambe le mani .
Ma se pensava di farmi paura cascava male .
Io non avevo paura di lui .
Io non avevo paura di nulla .
Mentre lui si scagliava  contro di me con un urlo , io mi gettai alle sue spalle con un passo fluido che lo stupì , rendendolo indifeso contro il  calcio che sferrai sulla sua gamba facendolo piegare leggermente .
 Fu quando provai a richiamare la scarica elettrica che mi accorsi con stizza di aver lasciato gli anelli e l’equipaggiamento sul mio letto poco prima di farmi portare da Antoniette nel bagno .
Così potei solo ripararmi con le braccia dal calcio del ladro che sembrò sbriciolare le ossa delle mie braccia incredibilmente sottili , ma questo non lo sconvolse più di tanto .
Indifesa , non riuscii a sottrarmi al fendente con il quale mi ferì alla spalla , facendomi contrarre i muscoli della mascella ora tesa .
Nonostante vedevo il sangue cadere copiosamente dalla ferita non provai dolore , se non un leggera nausea per l’odore del sangue .
Continui a tirare pugni e calci che lo tramortirono ma non lo ferirono gravemente come avrei voluto .
Al contrario ,  i suoi colpi erano ben mirati , e presto mi ritrovai ansimante , con le braccia, il ventre e il collo sfregiati da tagli profondi .
- Non ti arrendi ? Come diavolo fai a restare ancora in piedi ?
 Ti ha mandato quel bastardo dello stregone ? Chi diavolo sei tu ? Cosa diavolo sei ?  Perché sei qui ? Rispondimi  !
Inciampai in una pozzanghera quando tentai di contrattaccare, con l’unico risultato che il ladro mi infilzò con la lama , scagliandomi circa tre metri più in là .

Stesa sul terreno fangoso osservavo svogliatamente i piedi del ladro avvicinarsi a me lentamente , mentre udivo in lontananza il grido di Antoniette fattosi ora simile a un lamento .
- Perché non mi rispondi dannazione ? Perché mi costringi a farti del male ? Mi basta solo una tua parola e potrei smetterla!
Guardai senza interesse il viso del ragazzo che scoprì dalle urla della ragazza gatto chiamarsi Ian .
Bel nome .
Questo fu tutto ciò che pensai .
Prima di far leva sulle braccia e rimettermi   in piedi , traballante , ma pur sempre in piedi , lo sguardo calmo e pacato di chi non ha nulla da temere .
Lo vidi sobbalzare leggermente guardandomi .
E notai persino un lampo di dolore passare nei suoi occhi fuxia quando constatò le mie condizioni per nulla rassicuranti  .
-  Dannazione  ! Vuoi rispondermi?
 Rimasi immobile , sporca di sangue e terra a guardarlo alzare con un grido frustato la lama che sapevo mi avrebbe tolto la vita , ma non me ne curai .
Non me ne importava .
Il rumore di passi veloci fu quello che udì assieme all’aria che smosse la spada nell’avvicinarsi al mio petto , ma prima ancora che potesse in qualche modo ferirmi , vidi due esili braccia avvolgere il torace di Ian .
-  è muta …lei…è muta !
Vidi distintamente le iridi viola di Ian dilatarsi all’inverosimile  mentre la spada gli scivolava dalle mani che cominciarono a tremargli vistosamente .
Non distolsi lo sguardo neanche quando cadde in ginocchio assieme ad Antoniette che gli piangeva contro .
Continuai a fissarlo anche quando , presosi la testa tra le mani cominciò ad urlare a pieni polmoni , piegandosi in avanti quasi volesse rigettare la sua anima tanto era il dolore impresso nella sua voce .
Non mi piegai per aiutarlo ad alzarsi perché non volevo .
Non provai a tendergli una mano perché non lo meritava .
Non lo privai del mio sguardo freddo e inespressivo che tante anime aveva mietuto .
Non mi ritrassi neanche quando provò a prendermi la mano , in un gesto di supplica .
Rimasi immobile come una statua , fredda e gelida , implacabile .
Fino a quando non udì dietro alle mie spalle rumore di passi .
Fino a quando non colsi con la coda dell’occhio lo scintillio di spade nel buio del vicolo .
Fino a quando chinandomi non afferrai la katana per voltarmi verso la schiera di uomini in nero che mi fissavano dall’oscurità .
- è lei ?
-  Dobbiamo prenderla ?
- Sarà divertente !
 - Il padrone sarà contento !
-  E se non fosse lei ?
 - Mh ,  è bella , potremmo divertirci un po’ prima .
 - Non è un po’ troppo piccola ?
Sorrisi debolmente quando colsi le voci stridenti e basse dei loschi personaggi che si avvicinavano serpentini a me , puntando i loro occhietti penetranti sul mio corpo ricoperto di ferite .
- Gli inquisitori  ! - udì distintamente la voce smorzata di Antoniette alle mie spalle , e sebbene non capissi  cosa quel titolo significasse non me ne preoccupai .
Non mi ero mai fatta problemi .
Perché farmene ora per un mucchio di uomini che neanche conoscevo ?
Trassi un lungo respiro , concentrandomi sulla lama che stringevo con forza tra le mani bagnate , ed ero pronta ad attaccare quando un guaito familiare mi fece voltare la testa di lato .
Sorrisi istintivamente quando vidi il piccolo Nicholas materializzarsi da dietro un piccolo carro .
Sembrava stesse cercando qualcosa  con gli occhi bianchi nel buio .
Lo vidi annusare l’aria , irrigidendosi e rizzando il pelo nero non appena fiutò la scia del mio sangue che mi accorgevo anche io saturava l’aria .
E fu quando i suoi occhietti mi scovarono che notai il terrore annientare  lo sguardo del mio piccolo cucciolo , terrore soffocato da una rabbia , da un odio , da un lampo di follia che mi confuse .
Persino gli uomini che erano davanti a me avevano smesso di parlare ed ora osservavano contriti Nicholas che tremava irrefrenabilmente come se fosse scosso da convulsioni .
Preoccupata che stesse male  lasciai cadere ai miei piedi la spada , zoppicando verso di lui .
Ma prima ancora che potessi fare un altro passo .
Prima ancora che uno degli incappucciati venutomi in contro potesse in qualche modo sfiorarmi , assistetti ad una scena che mi stupì .
Caddi a terra quando una scossa fece tremare il terreno fangoso mentre immobile fissavo Nicholas guaire di dolore , rotolandosi nel fango come per zittire una sofferenza che lo faceva gemere così forte .
E d’improvviso vidi la minuscola figura ingrandirsi a dismisura , mentre alle piccole zampette si sostituirono enorme zampe munite di  artigli d’argento che scintillarono nel buio del vicolo .
Non indietreggiai neanche quando finito di guaire un enorme felino dagli occhi bianchi , grande quanto la locanda stessa ruggì con rabbia mostrando i letali canini che inquietanti tagliarono l’aria quando richiuse con uno scatto le fauci acuminate .
Udì il pianto accorato di Antoniette , e il respiro trattenuto di Ian .
 Così come mi accorsi dei sussurri disperati e terrorizzati degli inquisitori .
-  è il mostro della maledizione !
-  Dobbiamo fuggire !
-  Ma il signore ci punirà !
I loro sproloqui insensati  furono però  interrotti dal mio piccolo Nicholas che balzato su di loro  cominciò a divorarli , addentando con furia le loro carni mentre le loro urla mi riempivano le orecchie .
 Non rimasi sconvolta nel vedere quel massacro .
Né mi coprì gli occhi quando uno schizzo di sangue imbrattò il retro della osteria .
Non ebbi pietà per quell’incappucciato che ora tendeva una mano verso di me , l’unico forse fuggito alla furia di Nicholas .
-  Tu, bambina …sei….-  un fiotto di sangue uscì dalle labbra dischiuse dell’uomo che aveva tentato di parlarmi quando il felino lo morse con forza , dividendo il suo corpo in due con una sola dentata .
E dopo tutte quelle urla il silenzio ripiombò nel vicolo .
- Piccola…vieni qui….presto !
Non diedi peso al sussurro tremante di Antoniette .
Scansai perfino la mano di Ian che aveva tentato di prendermi per la spalla e portami indietro  affinchè fossi il più lontano possibile da Nicholas che emettendo un insolito gorgoglio mi fissava turbato .
-  Piccola…
 Mi costò una punta di fastidio rimettermi in piedi , così come riuscì a malapena a raggiungere zoppicante Nicholas che ad altri pareva una creatura ripugnante e orrenda , ma che per restava l’unico amico che avevo mai avuto nei miei diciassette anni .
Addolcì lo sguardo quando il felino , ripugnato da se stesso , si guardò attorno freneticamente quasi cercasse una via d’uscita .
-  Non ti avvicinare a lui !
Trascinai la gamba destra a fatica , ritrovandomi dinanzi a Nicholas che acquattato sulle enormi zampe mi fissava con i grandi occhi bianchi screziati d’oro , addolorato .
E prima che Antoniette potesse in qualche modo richiamarmi gli gettai le braccia al collo , lasciandomi andare completamente  contro la folta e lucida pelliccia nera di Nicholas che si irrigidì .
Tentai , per quanto i muscoli me lo concedessero di alzarmi per allacciargli meglio le braccia attorno al grosso collo , e risi di cuore quando con un enorme zampa , attento a non farmi male mi aiutò ad accoccolarmi contro di lui , il viso nascosto contro la pelliccia dietro le orecchie .
E d’improvviso Nicholas , rabbrividendo tra le mie braccia , si rimpicciolì nella mia stretta , ritrovandosi premuto dolcemente contro il mio seno .
Chiusi gli occhi quando la lingua ruvida del cucciolo mi leccò la guancia , e così mi addormentai .
Sentì solo la voce affaticata di Antoniette arrivarmi debole all’udito , mentre percepivo due braccia di certo non femminili sollevarmi e condurre me e Nicholas in un posto dall’odore di birra e disinfettante .
 
 
 






°°°









 
Stavo sognando , o così almeno credevo .
Sentivo le palpebre incredibilmente pesanti , come mai prima d’ora , e un fastidioso pizzico allo stomaco .  
Perciò decisi di non aprire gli occhi perché non mi andava , e di rimanere immobile per non acuire quel fastidio .  
Ero distesa su qualcosa di morbido , o così mi sembrava , ma non ero sola .
Con me , o per meglio dire abbracciato a me c’era un corpo umano che emanava un piacevole profumo alla cannella .
Familiare .
 - Mi dispiace , sarei dovuto arrivare prima . Perdonami .
La voce calda e strascicata che mi soffiò sulla gola mi fece capire che quello che mi stringeva tanto da farmi male era un uomo , alto sul novanta dato che riusciva a chiudermi con le braccia e le gambe .
-  Perdonami . Perdonami se puoi .
Istintivamente mi schiacciai contro l’uomo del mio sogno , storcendo il naso quando mi premetti contro qualcosa di ruvido , un mantello forse .
Una risata soffocata fu tutto ciò che udì  prima che l’uomo mi baciasse teneramente sull’angolo della bocca , cullandomi dolcemente in quel sogno che a dirla tutta non mi dispiaceva affatto .
 




°°°

 
 
 
 
Sbadigliai vistosamente quando mi svegliai a causa di un raggio di sole filtrato tra le sottili tende rosa della mansarda , ma non mi alzai .
Mi rigirai assonnata nel letto , tastando il materasso in cerca del mio piccolo Nicholas e quando lo trovai lo trassi a me .
Un miagolio infastidito mi fece sorridere leggermente  mentre rabbrividivo per la corrente fredda che stranamente filtrava nella stanza .
Facendomi forza sulle gambe mi sedetti sul letto , strofinandomi debolmente l’occhio con la mano destra mentre con la  sinistra accarezzavo Nicholas appena svegliato .
Mi guardai attorno in cerca della fessura dalla quale entrava la corrente fredda , quando  , scacciando la vista offuscata dal sonno mi accorsi che la finestra era accostata .
Confusa scesi dal letto , indossando immediatamente i miei stivali verdi che notai Antoniette aveva pulito perfettamente .
Mi concessi un altro sbadiglio prima di aggrottare le sopracciglia quando notai delle strane impronte di fango sul pavimento in legno .
Mi inginocchiai curiosa , lasciando che Nicholas si rannicchiasse sulla spalla mentre attenta esaminavo le impronte di piedi che stupita ,  mi accorsi ,  portavano alla finestra .
- Sei sveglia ?
Udì la voce melodiosa di Antoniette oltre la porta assieme ai suoi passi lenti sulle scale scricchiolanti ,e quando entrò mi voltai per guardarla in volto .
Radiosa e bella come la prima volta che la vidi mi sorrise dolcemente , correndo ad abbracciarmi stretta , un  abbraccio che non rifiutai .
Ricambiai  la stretta , annusando il profumo di fiori della ragazza gatto  mentre percepivo un paio d’occhi fissarmi insistentemente .
Fu quando Antoniette , prendendomi per la  mano ,  mi fece voltare verso la porta che vidi Ian immobile , gli occhi fuxia che rifuggivano i miei , l’espressione rammaricata del bel volto .
-  Perdonami .
Inclinai il volto , curiosa , quando il ladro si avvicinò a me , inchinandosi ai miei piedi e prendendomi una mano.
- Perdonami  , perdonami per quello che ti ho fatto .
Zittì con occhiata il ruggito basso di Nicholas sulla mia spalla , e mi persi nel  guardare la posa supplichevole del ragazzo .
Volubile .
Era questo che si poteva dire dei miei sentimenti .
Imprevedibili nel finire .
Improvvisi nell’iniziare .
Con me ci voleva fortuna e chissà perché quel ragazzo ne aveva .
Feci spallucce , azzardando un sorriso debole che distese per quanto possibile l’espressione tesa di Ian .
-  è pronta la colazione .
Seguì Antoniette e Ian che era davanti a noi con uno sguardo più rilassato .
Ma prima che la porta si chiudesse alle mie spalle , diedi un ultima occhiata alle impronte che come per magia svanirono trasportate dal vento .
E sorrisi , un sorriso genuino e contento che sembrò rapire i due che mi guardavano raddolciti dalla mia espressione .
Sorrisi per l’affetto confortante di Antoniette .
Sorrisi per il pentimento di Ian .
Sorrisi per quelle impronte che erano riuscite a far dimenticare la notte passata .
Alla fine non era tutto un sogno .
 
 
 
CONTINUA …

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Capitolo 5
*** Sogno o son desta ? ***


Faceva freddo .
Stretta nel mio  pesante maglione nero giocherellavo distrattamente con la tazza di metallo che Antoniette, premurosa come al solito , mi aveva riempito di calda cioccolata .
Ancora ora , distesa su uno dei banchi che occupavano l’osteria oramai vuota  osservavo avvinta la bizzarra neve azzurra che ricopriva tutta la città , mentre  con la coda dell’occhio seguivo i movimenti fluidi di Aquerius ,  il padre della ragazza gatto che , buttato sul bancone un panno bagnato , aprì la piccola porticina che sapevo , conduceva nella stanza dell’uomo .
-  Clara .
Leggermente sorpresa dal richiamo dell’uomo  mi voltai verso di lui , intento a reggere tra le forti braccia una delle due casse di abiti che stavano sul bancone .
- Mi aiuteresti ?
Seppure non mi fidassi ancora dell’uomo acconsentì ad aiutarlo , seguendolo a distanza di sicurezza  per non sfiorarlo .
Non sapevo perché ma quella creatura mi indisponeva più di quanto fosse  lecito .
Forse era quella strana luce che adombrava gli occhi chiarissimi  , quasi trasparenti dell’uomo  , ogni qual volta lo sorprendevo a fissarmi .
O forse quel sorriso inquietante che ne deformava i lineamenti .
Non lo sapevo e sinceramente non mi importava .
Fui strappata alle mie elucubrazioni quando andai a sbattere contro la possente schiena dell’uomo , balzando all’indietro , quasi mi fossi bruciata al contatto con la casacca lercia del padre di Antoniette .
Immobile in mezzo ad una piccola ma ordinata stanzetta , dove , sulla parete di fronte era appeso un quadro che mi lasciò piacevolmente sorpresa .
Senza degnare di uno sguardo l’uomo  mi accostai alla piccola scrivania di legno scuro , al di sopra della quale si trovava il ritratto di una donna a dir poco bellissima .
Tesi una mano con la quale sfiorai i lunghissimi capelli bianchi della donna che , un sorriso placido sulle carnose labbra blu elettrico , guardava davanti a sé con espressione stanca e dolce nell’insieme .
Persi diversi minuti nella contemplazione di quella pelle pallidissima messa in risalto dal sontuoso abito smeraldo che indossava .
Gli occhi di un inquietante quanto stupefacente azzurro pallido , lontani , vacui .
Le forme sinuose del fisico slanciato , sensualmente disteso su un arazzo , arricchito da gioielli d’oro zecchino e da  enormi  zaffiri incastonati in bracciali e catene d’oro bianco .
Ma uno di quegli ornamenti attirò particolarmente  la mia attenzione .
Una pietra nera ,  grossa quanto una noce , lucida e perfettamente sferica , sorretta da una pesante catena di uno strano metallo blu .
Era il primo gioiello che saltava all’occhio e che , stranamente , mi attraeva .
-  Lei è la regina degli abissi .
Sobbalzai al sussurro fin troppo vicino dell’uomo , ritraendomi quando lo vidi tendere una mano verso la donna che accarezzò con occhi colmi di commozione e  completa sottomissione .
- è bellissima vero ?
F fu lo sguardo spiritato  dell’uomo a  farmi schiacciare contro la parete , pronta a correre verso la porta se Aquerius avesse in qualche modo tentato di farmi del male .
-  Questa invece è il regalo degli abissi alla sua regina .
Non appena vidi le dita affusolate e spaventosamente ossute dell’uomo sfiorare il cristallo nero che la donna portava al collo , rizzai le orecchie , attenta a non perdermi neanche parola .
- Gli abissi la diedero alla regina Anemone per chiederla in sposa .  Una pietra molto potente e rara , nata da una lacrima che il mare versò in una notte di tempesta . La pietra dei desideri .
 Aggrottai le sopracciglia in sincrono con l’uomo , sentendomi stranamente in ansia per le parole che Aquerius  stentava a mettere in riga , quasi gli costasse fatica .
-  Ma qualcuno la ingannò , sottraendogliela e lasciandola piangere per anni negli abissi .
Non provai pena per la donna , né per l’espressione affranta dell’uomo .
Quella tragica storia d’amore non mi convinceva .
C’era qualcosa che l’uomo nascondeva .
C’era qualcosa di cattivo dietro gli occhi azzurro pallido della regina degli abissi .
Nel suo falso sorriso dolce .
Nella sua bellezza inquietante  ,  per nulla delicata e candida come la sua pelle .
C’era qualcosa in quella donna e nel padre di Antoniette che sembrava avvertirmi di stare attenta e alla larga da loro .
-  Clara !
Schizzai fuori dalla stanza nel sentire la voce dolce della ragazza gatto al piano superiore  , e mentre correvo incontro alla donna  che ogni giorno di più mi ricordava Melanie , una fitta pioggia si abbattè sul tetto della locanda  e  sull’intera cittadina .
 
 



°°°

 
 
 
- Si è fatto tardi , perché non ritorna ?
Rialzai il volto dalla barretta di cioccolato che stavo mangiucchiando   al lamento sconsolato di Antoniette , seguendo i suoi occhi azzurri puntati  insistentemente sulla porta di legno scuro della locanda .
-  Dove è finito quello sciocco di Ian ? Mi sto preoccupando .
In effetti era notte fonda ormai , ed  Ian non si era fatto vedere per l’intera mattinata .
 Guardai la ragazza gatto con le sopracciglia aggrottate , turbata dal  notare come le iridi chiare della donna si facessero lucide man mano che i minuti passavano .
 Possibile che gli fosse accaduto qualcosa di grave ?
 Che qualcuno lo avesse arrestato ?
Smisi di rimuginarci su quando Antoniette scoppiò letteralmente in lacrime , abbracciandomi  in cerca di conforto , conforto che tentai di darle con una timida pacca sulla spalla .
-  Gli è successo qualcosa  , ne sono sicura . Cosa posso fare Clara ?
 Semplice .
 Districandomi delicatamente dalla presa ferrea della ragazza gatto  indossai velocemente il mio impermeabile giallo canarino abbandonato sul tavolo  , assicurandomi di essere armata .
-  Cosa vuoi fare ?
Lanciai un occhiata rassicurante  ad Antoniette prima di chiudermi la porta alle spalle ed uscire sotto la pioggia battente .
Cosa si può fare quando si è perduto qualcosa ?
 Semplice , si va a  cercarlo .
Ed era quello che avevo intenzione di fare .
Pensandoci bene , avrei cercato anche quel piccolo mostriciattolo di Nicholas che mancava da più di tre giorni .
Cominciai ad avviarmi per la strada principale , non sorprendendomi nel trovarla completamente deserta .
Solo un pazzo si sarebbe messo a passeggiare sotto quella fitta pioggia senza uno scopo preciso .
Il pazzo che stranamente vidi corrermi di fianco , svoltando in un vicolo buio dal quale sentì giungere diverse voci maschili .
Senza prestargli la minima attenzione decisi di lasciare la via principale per dare un occhiata alla foresta, ma un odore acre mi fece voltare verso le grosse risate maschili provenienti dalla stretta viuzza .
L’odore di sangue .
Incuriosita ritornai sui miei passi , scorgendo una familiare e tozza figura che riconobbi come Mega fesso .
Cosa ci faceva quell’idiota in giro a quest’ora ?
 Facendo attenzione a non attirarne l’attenzione mi affacciai  sul vicolo buio , riconoscendo cinque figure ammantate di nero prese a parlare animatamente con Mega fesso .
Figure che capì dai mantelli essere gli Inquisitori .
Ma non furono nè l’uno , né gli altri a farmi sussultare , ma la figura inginocchiata a terra vicino ad un carro blindato .
Il ragazzo dal labbro spaccato e dai polsi stretti da pesanti manette che guardava malamente gli uomini incappucciati con i suoi grandi occhi fuxia .
Senza perder tempo mi imbucai nella viuzza , attirando su di me sette paia d’occhi che presero a fissarmi con incredulità .
- Cosa diavolo ci fai qui ?
Con un cenno infastidito della mano zittì l’urlo furioso di Ian , mentre vedevo Mega fesso indietreggiare ed incespicare per la velocità nei propri passi  , visibilmente pallido .   
- Tu !
Sorrisi debolmente dall’espressione terrorizzata dell’energumeno , ignorando bellamente gli incappucciati che presero ad indicarmi e a ciarlare a voce sempre più alta .
Uno di questi si fece avanti , cominciando a studiarmi con espressione assorta .
-  è lei .
I sibili spaventati nei quali proruppero i compagni dell’uomo in nero mi fecero aggrottare le sopracciglia , specialmente quando li vidi armeggiare con delle spade affilate.
- Scappa Clara !
Ebbi appena il tempo di registrare il grido soffocato di Ian prima di ritrovarmi con la punta di una balestra alla gola , particolare che non mi spaventò più del dovuto .
-  Ora devi seguirci al castello , il padrone sarà molto contento nel sapere che finalmente ti abbiamo trovata .
Pensava davvero di avermi in suo potere ?
Sciocco .
Con un urlo atroce l’incappucciato si piegò in due sotto il calcio che gli sferrai in mezzo alle costole  mentre gli anelli ricevevano l’ordine dal mio cervello di azionarsi e di avvolgere il mio corpo con un sottile strato di metallo nero lucido .  
- Strega !
Sorrisi sotto il casco nero che mi aveva celato il volto nel sentire l’urletto isterico di Mega fesso , appiattitosi contro la parete  mentre gli Inquisitori mi circondavano nella vana speranza di mettermi in difficoltà .
-  Prendetela !
Scansai con aria annoiata il fendente dell’uomo , sfilandogli la spada con la quale lo trafissi , e il fiotto di sangue che schizzò via dalla ferita mi imbrattò il petto e le mani , ma non me ne curai .
Con un balzo mi portai dietro altri due , mozzando loro le teste  , retrocedendo sotto il colpo di un bastone chiodato che l’ultimo degli Inquisitori ancora in vita mi lanciò come un boomerang .
Idiota .
Con un piccolo balzo gli fui davanti e senza battere ciglio affondai la spada nel suo ventre , sentendo l’ ultimo alito di vita dell’uomo soffiare  poco distante dal mio orecchio destro .
Spinsi via il cadavere dell’inquisitore , scavalcandone altri due , mentre guardavo apatica la figura tremante di Mega Fesso .
-  Non ti avvicinare hai capito ? Non ti avvicinare ! -  urlò  con voce tremula Mega Fesso   mentre mi piegavo sulle ginocchia per esaminare le ferite di Ian .
Non erano particolarmente gravi , ma non erano comunque da prendere sotto gamba .
Sorrisi candidamente al mio enorme amico , sbriciolando tra le dita le pesanti manette di metallo che gli imprigionavano i polsi .
- Stai bene?
A seguito del sussurro smorzato di Ian  sentì le braccia muscolose del ladro stringermi con apprensione , quasi avesse paura potessi scomparire da un momento all’altro .
In fondo potevo capirlo .
Antoniette mi aveva confessato che Ian era un nobile caduto in rovina dopo la venuta di William e dello stregone del nord , che dopo aver perso la sorella di appena  nove   anni, suo unico familiare , si era dato al saccheggio e ad una vita sregolata .
Come biasimarlo d’altronde ?
Essere soli al mondo è orribile , e io lo potevo capire meglio di chiunque altro .
Con un sospiro lo aiutai ad alzarsi , poggiando entrambi sul carro blindato per non perdere l’equilibrio data l’impressionante mole del ragazzo  finchè un sibilo acuto mi spinse ad impugnare maggiormente la lama nella mia mano destra .
Ma quando affondai la spada nel ventre di Mega Fesso , sopraggiunto alle mie spalle , mi accorsi di un particolare bizzarro .
Perché la mia arma non era l’unico oggetto contundente che trapassava da parte a parte il corpo muscoloso dell’uomo , una falce spessa tre dita aveva squarciato la spalla dell’energumeno che si accartocciò sotto il mio sguardo apatico .
- Stai bene Clara ?  
Mi ritrovai completamente circondata dalle forti braccia  di Ian che mi schiacciarono  contro il petto palpitante del giovane  quando lo scalpitio di zoccoli attirò lo sguardo di entrambi sull’elegante figura incappucciata issata sopra un enorme stallone nero .
Per quanto tentassi di liberarmi dalla stretta ferrea del ladro , dovetti arrendermi all’evidenza che Ian non mi avrebbe mai e poi mai lasciato fino a quando l’inquietante sagoma non avesse palesato le sue vere intenzioni .
-  Clara  !
Mi irrigidì , così come la presa di Ian attorno alla mia vita quando vedemmo Antoniette correre trafelata verso di noi , sventolando una mano davanti al viso angosciato ,intravedendo anche la possente schiena di Aquerius rincorrere la minuta figura della figlia .
Ma nessuno , eccetto me , si accorse dei movimenti fulminei sopra le nostre teste .
Perciò non mi fu difficile scivolare via dalla presa del ladro , sorpassare il cavallo nero con il cavaliere in un battito di ciglia  per ferire l’incappucciato che sembrava avere tutta l’intenzione del fare del male alla ragazza gatto.
L’impressionante quantità di sangue che zampillò via dalla figura mi offuscò per pochi secondi la vista , ma non abbastanza da farmi abbassare la guardia , perché , dopo aver scostato con un calcio al volto uno dei tre che mi erano di fianco , affondai la lama nella schiena di quella che mi accorsi dall’urlo essere una donna .
Mi ritrassi quando il primo incappucciato che avevo atterrato provò a piantare affilati coltelli nella mia  schiena , ma uno dei tre , sorprendendo  me e i miei compagni , si frappose tra di noi , spintonando l’amico con voce grave .
- I bambini non si toccano !
Vidi una grande mano scura posarsi sul metallo lucido del casco che , accortosi dell’assenza di ostilità si ritrasse , lasciando che le dita affusolate dell’uomo affondassero nei miei capelli .
- Specialmente se sono così belle .
Mi ritrovai a ricambiare il sorriso affettuoso di un uomo dall’altezza spropositata  mentre udivo una sorta di ringhio giungere da sotto il cappuccio del cavaliere .
- Tranquillo Alec , non te la tocco .
Rimasi confusa dal commento scherzoso dell’uomo che , piegatosi sulle possenti gambe muscolose  mi prese in braccio con una dolcezza tale da lasciarmi quasi…colpita .
- Cosa credi di fare ?
Mi sporsi da sopra la spalla dell’uomo incappucciato quando vidi Ian afferrare una mazza chiodata e scagliarsi contro colui che mi reggeva con un sol braccio , ma uno stridio acuto sembrò gelare l’aria e lo stesso ladruncolo che aveva tentato di salvarmi .
- Svelti , sta per arrivare .
Senza che potessi in qualche modo oppormi  mi ritrovai in sella al cavallo , stretta da un braccio del cavaliere che vidi spingere il cavallo al trotto   , mentre con la coda dell’occhio vedevo i tre incappucciati costringere Antoniette , Ian ed Aquerius a salire sul carro blindato e a seguirci lungo una stradina sterrata che non avevo la benché minima idea di dove portasse.
Ma chissà perché senti le palpebre farsi sempre più pesanti finchè non sprofondai in un sonno profondo , riuscendo comunque a percepire una lieve carezza sulla mia testa , forse del Gigante Buono che avevo appena  incontrato .
 
 
 
 
 
 
 
°°°
 
 
 
 
 
Dormivo , o forse no .
Mi trovavo davvero a camminare sull’acqua o forse no .
Non lo sapevo .
Tutto mi sembrava così irreale .
Fino a pochi minuti prima  ero stata sequestrata assieme ad Antoniette , Aquerius e Ian da un bizzarro gruppo di incappucciati ed ora stavo camminando a piedi nudi su un immenso specchio d’acqua cristallina .  
Stavo forse sognando ?
Possibile .
Ma quel sogno sembrava così reale da farmi credere di non stare  immaginando tutto .
Dove mi trovavo ?
Cosa ci facevo lì ?
Mi fermai in mezzo al nulla , cercando il confine  di quell’orizzonte azzurro che sembrava senza fine .
Perché ero in quel luogo ?
E perché avevo un così brutto presentimento ?
- Ti stavo aspettando .
Udì alle mie spalle una voce femminile terribilmente melodica e dolce , talmente mielosa da farmi storcere il naso per il fastidio .
Con una lieve torsione del busto scorsi una slanciata figura venirmi incontro , uscendo dalla fitta nebbiolina che fino a poco prima l’aveva avvolta , e fui sorpresa di ritrovarmi davanti la regina degli abissi .
Mi voltai del tutto , guardando con occhio critico la stupenda creatura immortale che ricambiava con finto piacere il mio sguardo impassibile .
Era molto più bella di quanto ricordassi  , a dirla tutta era di una bellezza a dir poco imbarazzante , e il dipinto non le rendeva affatto giustizia .
I lunghi capelli chiari  si allargavano in una pozza di bianco candore ai piedini nudi , mentre un sontuoso abito dorato avvolgeva le forme  scolpite della pelle d’alabastro .
Il viso dai lineamenti dolci era vistosamente truccato .
Un numero esorbitante di catene e pietre preziose tintinnavano sui polsi , sul collo e sulle braccia , anche se non erano nulla in confronto alla corona di diamanti neri che le adornava il capo .
Le labbra blu elettrico erano tese in una linea dura e gli occhi di quell’opaco azzurro sembravano volermi incenerire .
Ma perché ?
- Lui è mio .
D’un tratto l’espressione di finta cortesia della donna svanì , divenendo talmente dura da stupirmi per il cambiamento repentino dei lineamenti divenuti quasi mostruosi .
- Lui ama me e non te , sta assieme a te solo perché si sente in colpa . Lui è mio !
Provai ad indietreggiare , ma a nulla valsero i miei tentativi di fuggire quando mi ritrovai con le manine ingioiellate della donna strette attorno alla mia gola .
-  Lui ama me . Tu non dovresti neanche esistere , nessuno ti vuole , nessuno ti ha mai voluto, sei tu che me lo hai portato via .
Tu che sei la sventura dei due mondi  .
Annaspai in cerca d’aria quando l’ossigeno non riuscì a riempire più i miei polmoni che , sprovvisti d’aria , cominciarono a bruciare come non mai , ma come al solito  non avvertì alcuna sorta di dolore .
E dovette accorgersene pure la regina degli abissi poiché la vidi assottigliare lo sguardo con fare rabbioso , graffiandomi con le lunghe unghie laccate di nero  mentre un insolito pizzicore agli occhi mi  rendeva la vista offuscata .  
-  Scoprirai ben presto che la tua esistenza ha rovinato più di una vita .
Sei stata tu a spezzare l’equilibrio dei mondi .
Sei stata tu a portarmelo via .
Sarai tu a portare la distruzione .
Tu , lurida…
-  Clara !
Sobbalzai alla voce terrorizzata di Antoniette , sbattendo gli occhi per meglio inquadrare il piccolo focolare attorno al quale , mi accorsi solo in seguito , i miei compagni e gli incappucciati erano seduti .
- Stai bene tesoro ? Hai cominciato a fare strane smorfie .
Per puro istinto mi portai una mano alla gola , accorgendomi con sorpresa di avere alcuni graffi al lato del collo , proprio dove la regina degli abissi mi aveva stretto .
Come era possibile ?
-  Clara ?
Scossi il capo , allontanando la mano di Ian con un leggero tremore nel braccio destro .
Cosa mi stava succedendo ?
Cos’era quella strana sensazione che mi faceva tremare da capo a piedi ?
Che fosse…paura ?
- Ci vedremo alla baia tra qualche giorno . Dancan , lascio a te il comando.
Una voce che mai avevo sentito , graffiante e gelida ,mi convinse ad alzare lo sguardo .
 E feci in tempo a vedere l’incappucciato di nome Alec saltare in sella al suo cavallo prima di dileguarsi nella foresta nera accanto al laghetto dove ci eravamo accampati .
-  Non preoccuparti scricciolo  , riusciremo a scappare vedrai  .
Annuì per puro istinto al sussurro di Ian , portando la mia attenzione sulla graziosa donna dai lunghi capelli rossi e dagli occhi color topazio che vidi fulminarmi ,come l’uomo dal codino che fece scintillare sotto gli occhietti acquosi diversi pugnali .
L’unico che sembrava non avere cattive intenzioni era il Gigante Buono, anche lui sprovvisto di cappuccio .
Aveva un viso dai lineamenti aristocratici , una mascella pronunciata , la pelle incredibilmente scura e due magnifici occhi verde acqua che ebbero la capacità di rilassarmi .
- Vieni qui piccoletta .
Attirata dalla voce affettuosa dell’uomo mi trascinai al fianco del brigante, lasciando che le braccia muscolose dell’energumeno mi attrassero al petto muscoloso e duro del  trentenne .
Alan , quell’abbraccio mi ricordava tanto quello di mio zio Alan, il fratello di mio padre .
L’unico tra i miei parenti a starmi veramente a cuore oltre al mio adorato cuginetto Nicholas .
- Dormi piccoletta , ti proteggerò io finchè Alec non torna
Mi accucciai contro l’uomo , affondando il volto nella giacca profumata del brigante .
Finchè qualcosa di morbido non cominciò a spingere sulla mia gamba , quel qualcosa che riconobbi come il mio adorato Nicholas .
Trascinandolo per le zampette lo nascosi contro il mio collo , stritolandolo in una presa dolce  mentre le carezze del Gigante Buono mi conciliavano il sonno .
E i suoni cominciarono a farsi indistinti , il nasino umido di Nicholas sfiorò i graffi sul mio collo ,
rendendoli meno dolorosi .
Mi sembrò persino di sentire una sorta di ringhio abbandonare la boccuccia acuminata del mio cucciolo , e mi strinsi maggiormente contro il Gigante Buono quando mi sentì fissata dall’unica persona in quel gruppetto che riusciva a destabilizzarmi .
La creatura marina che , nascosta nel buio , pareva guardare con un sorriso le ferite sulla mia giugulare .
 
 
 
 
 
 
 
 
Continua…

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Capitolo 6
*** Traditore ***


Nostalgia .
Un sentimento che rattristava  l’uomo nel sentire la mancanza di qualcuno a lui caro  .
Nostalgia .
Il sentimento che ora mi spingeva a cercare con occhi tristi la familiare figura della nonna .
Chissà se sentiva la mia mancanza .
Forse .
Chissà se aveva dato inizio alle mie ricerche .
Probabile .
Chissà se Alan si era nuovamente litigato con Selena  per colpa mia .
Scontato .
Chissà se Nicholas era triste per la mia assenza .
Possibile .
Chissà se mio padre , perso in chissà quale continente , era stato turbato dalla notizia  della mia scomparsa .
Alquanto improbabile .
Mio padre non si sarebbe scomodato per così poco .
Cosa poteva importagli di me ? Non erano forse anni che non si faceva vivo ?
Sebbene mio zio Alan avesse tentato più volte  di contattarlo .
Sebbene mia nonna lo avesse cercato solo per sbattergli in faccia il suo odio .
Sapevo che anche se fossi morta , a quell’uomo che ancora chiamavo  padre non sarebbe importato nulla .
Lo odiavo ?
Non lo sapevo . Non lo sapevo proprio .
Mi era indifferente come tutto ciò che mi stava attorno .
In quei due giorni poi , ero particolarmente apatica e giù di tono .
Persino ora sentivo le occhiate preoccupate di Antoniette perforarmi la schiena , e potevo udire distintamente il borbottio di Ian accanto a  me .
Ma nulla di tutto ciò mi scalfiva .
Anche se fossimo stati attaccati e fossimo rimasti tutti uccisi la mia espressione annoiata non sarebbe mutata .
Bizzarro vero ?
Inquietante .
Mia cugina  mi avrebbe sicuramente accusato di avere un cuore di pietra .
Cugina , una parentela che non percepivo .
 Lilian , quelle ragazzetta bionda  dallo sguardo superiore e ostile la consideravo meno di una mia unghia , e non perdevo occasione di far notare  la mia completa indifferenza nei suoi confronti .
Solo perché era mia parente non aveva certo il diritto di avere da parte mia un trattamento diverso da quello che riservavo al prossimo .
Io non sentivo legami di sangue .
Se per esempio avessi avuto davanti mio padre lo avrei ucciso .
Si , lo avrei ucciso .
Il motivo ?
Noia e forse un pizzico di risentimento .
Fin da piccola ero stata abituata alla solitudine , anche se Melanie e Alfred mi erano stati sempre accanto , ma per quanto mi scocciasse ammetterlo , nessuno e dico nessuno avrebbe mai  potuto sostituire i miei genitori .
Era un dato di fatto .
Per quanto la nonna cercasse di trasmettermi il suo affetto .
Per quanto Melanie tentasse di subentrare al ruolo di madre .
Per quanto Alfred manifestasse un notevole approccio  paterno nei miei confronti , nessuno di loro riusciva a farmi dimenticare l’assenza di Eleonora e Lionel .
Nessuno .
Chissà come sarebbe stata la mia vita se quella donna che avevo visto morire fosse stata ancora viva .
Chissà come sarebbe stata la mia vita se quell’uomo che aveva tentato di uccidermi nel vano tentativo di vendicare la donna amata fosse stato al mio fianco .
Sarei stata in grado di provare sentimenti umani ?
Sarei riuscita a sentirmi meno sola e abbandonata ?
Si .
Sarei stata migliore di quello che ero , sarei stata addirittura capace di sorridere senza sentire un vuoto nel petto .
Sarei riuscita a non sentire più quell’apatia che a volte mi faceva ribrezzo .
Forse sarei riuscita a parlare .
Forse , ipotesi , teorie che non valeva la pena di pormi .
Perché crucciarmi con quelle possibilità che mai si sarebbero potute realizzare ?
Perché sperare in qualcosa che era inconcepibile anche per una mente razionale come la mia ?
Perché desiderare un qualcosa che non avrei potuto avere ?
Non ne valeva la pena .
Per nulla .
- A cosa stai pensando scricciolo ? 
La voce calorosa di Dancan mi convinse a riportare la mia attenzione  su quella bizzarra situazione nella quale mi trovavo .
Ero stata fatta prigioniera , camminavo da giorni senza mai fermarmi per raggiungere una baia che neanche conoscevo   , in compagnia di mercenari dall’aria per nulla rassicurante , eppure non provavo nulla .
Il vuoto assoluto albergava nella mia mente .
Contrassi i muscoli facciali , aumentando la presa sul cucciolo che mi dormiva in grembo quando tentai di provare una qualche sorpresa, un minimo di sgomento , ma nulla , non sentivo nulla .
Possibile che non riuscissi a sentirmi quantomeno stupita di trovarmi in un mondo fantastico , con creature immortali e strani animali ?
Possibile che non avessi paura di trovarmi a chissà quanti chilometri di distanza dalla mia casa , sola ?
Si , era possibile a quanto potevo capire .
Forse Selena ,la madre di Lilian e moglie di Alan aveva ragione , non ero umana , ero come fatta di granito o addirittura di diamante .
Forse era per questo che tutti mi detestavano .
Era per questo che mia madre era morta .
Era per questo che mio padre mi aveva abbandonata .
- Ci accamperemo qui per un po’ , oramai siamo quasi arrivati. Perciò possiamo concederci un po’ di riposo - urlò a pieni polmoni il Gigante Buono , posandomi dolcemente sul carro blindato che ,  avevo scoperto tempo addietro , custodiva diamanti e pietre preziose, doni che William aveva scovato per la sua donna .
Patetico .
Passai di fianco a Cloe  , la vampira che parve come infastidita dal mio odore , scoccando un occhiata in tralice a Leon , il capitano di un esercito distrutto da William che si era unito a quella piccola combriccola , i rivoltosi al principe oscuro .
Sembrava quasi un libro fantasy .
William , il nome di quell’uomo riusciva stranamente a suscitare in me un minimo di curiosità .
Chissà com’era il suo viso .
Accostai al dittatore di quel mondo un volto dolce , dai lineamenti delicati così in contrasto con l’anima distruttiva di quell’uomo , ma avevo il sentore che egli fosse tutt’altro che crudele .
Doveva sentirsi molto solo , forse quasi quanto me .
Non era forse la solitudine a spingere l’essere umano sull’orlo della disperazione  che degenerava in una struggente follia ?
Non era forse la solitudine a congelare il cuore di coloro che venivano abbandonati a loro stessi ?
Non era forse la solitudine l’unica vera causa di quella mia apatia e del mio bisogno di non avere nessun contatto con il mondo esterno ?
Essere soli è deprimente .
Alla solitudine dopo un po’ però ci si fa l’abitudine , come era avvenuto per me .
La solitudine dopo un po’ comincia ad essere rincuorante perché essa è certa, non si dovrà mai patire un abbandono e il dolore che da quello potrà scaturire .
Non si dovrà mai avere paura di non trovare più nessuno al proprio ritorno a casa .
Tutto ciò poteva apparire quasi rincuorante , la paura di non soffrire più era allettante ,  certo ,ma la solitudine era tutt’altro che positiva .
Abbandonai l’accampamento non appena spuntarono le prime stelle scarlatte nel manto perlaceo del cielo , avviandomi verso il piccolo laghetto che avevo intravisto durante il tragitto .
Inciampai in una radice che tardai a scorgere , ritrovandomi distesa sul terriccio con il volto sporco e le nocche sbucciate .
Con un mugolio infastidito vidi Nicholas , accoccolato tra le mie braccia ,  risvegliarsi a fatica , guardandomi con i suoi deliziosi occhietti bianchi sempre così placidi.
Come vorrei aver avuto anche io quello sguardo sereno .
Sbuffai nel rimettermi in piedi , lasciando che il cucciolo mi seguisse a piedi lungo il tortuoso sentiero che mi portò in uno spiazzo circolare completamente occupato da un vasto bacino di acqua dolce .
Mozzafiato , questo era l’aggettivo che un comune essere umano avrebbe attribuito a quel luogo incantato .
Noioso , questo era quello che riuscivo a pensare .
La mia esistenza era quasi triste .
Il non provare emozioni  era triste .
Il non poter ricambiare l’affetto dei miei cari era triste .
Io forse ,  in fondo ,  ero triste della mia stessa natura .
Senza aspettare oltre mi spogliai velocemente dei miei abiti , gettandoli malamente su uno spuntone che sbucava dall’acqua.
E non appena sentì la  brezza della sera accarezzarmi la pelle nuda  mi gettai tra le acque del laghetto , sorridendo del gelo che mi perforò le ossa .
Mi piaceva il freddo , era confortante , stabile , terribilmente familiare .
Riemersi per riprendere fiato , muovendo le gambe per non affondare , finchè la possibilità di lasciarmi andare per qualche secondo non mi convinse a rilassare i muscoli .
L’ultima cosa che vidi prima di essere inghiottita dalle acque fu lo sguardo teso di Nicholas , poi il nero della superficie mi oscurò gli occhi , annebbiandomi la vista .
Sembrava quasi che stessi piangendo .
Era quello che si provava nel versare lacrime ?
Quello stordimento e irrigidimento dei muscoli facciali dovuti però dalla temperatura terribilmente bassa  dell’acqua ?
Era la pesantezza di quelle palpebre che ora facevo fatica a tenere aperte?
 Non ebbi però la possibilità di crogiolarmi oltre in quel limbo che vidi una mano grande e bianca afferrarmi per la spalla , portandomi in superficie con una velocità tale che mi ritrovai a tossire per aver inghiottito un po’ d’acqua .
-  Cosa credevi di fare ? - sibilò l’uomo che mi aveva sottratto al mio attimo di tranquillità , spingendomi a fulminare con lo sguardo l’incappucciato che come me era sommerso dall’acqua fino alla vita .
Mi sorpresi nel riconoscere la voce raggelante di Alec , nonostante l’avessi udita una sola volta .
E rimasi sorpresa nel constatare come la mano del ragazzo mi serrasse la spalla , creando segni violacei sotto la pressione delle sue dita .
Cosa voleva da me ?
Graffiai il braccio di Alec quando notai con fastidio come i lividi si facessero sempre più violacei , e dovette accorgersene anche lui perché , scostandomi dolcemente la mano con la quale accarezzavo le chiazze  , mi toccò con infinita dolcezza .
- Mi dispiace .
Il suo sussurro non fece altro che accrescere la mia curiosità , specialmente quando notai che il mercenario indossava ancora il cappuccio nero che sembrava non togliersi mai
. Ripensandoci , il gigante buono mi aveva detto qualcosa  al riguardo , una leggenda secondo la quale Alec era stato vittima di una maledizione che gli proibiva di abbandonare quelle spoglie .
Una maledizione scagliatagli per colpa di William .
Chissà come doveva sentirsi nel non poter avere nessun contatto con la gente esterna .
Chissà come doveva patire la mancanza di un tocco femminile sul suo volto .
Per nulla turbata dallo sguardo del ragazzo che si era abbassato sul mio seno  , tesi una mano verso di lui , più precisamente all’interno del cappuccio che con mia sorpresa riuscì ad oltrepassare .
Lo sentì trattenere il respiro al mio gesto , in particolar modo quando riuscì a sfiorargli lo zigomo .
Era liscio  , morbido , terribilmente invitante .
Senza neanche accorgermene gli sfilai con entrambe le mani il cappuccio , ma feci appena in tempo ad intravedere una fulva capigliatura che una mano di Alec andò a coprirmi gli occhi ,  facendomi sussultare .
- Ferma !
Il tono quasi isterico del ragazzo e il suo respiro spezzato , quasi tentasse di controllarsi da chissà quale impeto ,  mi lasciò basita .
Perché non voleva che lo guardassi ?
Era tanto orrendo da aver paura di un mio giudizio ?
Io che non potevo neanche parlare ?
Sorrisi tristemente a quel pensiero , schiudendo le labbra quando , tolto le mani dai miei occhi mi accorsi di non riuscire a vedere ugualmente .
Una distesa di tenebre , era questo che riuscivo ad intravedere .
Probabilmente doveva avermi scagliato un incantesimo .
Cosa voleva che facessi ora ?
Per puro istinto portai un braccio a coprirmi il seno sebbene non ne sentissi la necessità , nè provassi  nessun imbarazzo nel sentire lo sguardo ardente dell’uomo su di me .
Finchè stranamente non percepì  una strana intermittenza al cuore quando sentì le mani gelide del mercenario afferrare le mie , portandole sul proprio viso .
Cosa aveva intenzione di fare ?
- Toccami .
Per la prima volta rimasi turbata da una semplice voce maschile , ma il tono disperato e quasi implorante di Alec mi fece rabbrividire .
Seppur tremante cominciai a far scorrere i polpastrelli sul volto dell’uomo alla ceca , aggrottando le sopracciglia quando mi accorsi di quanto bello fosse quel viso .
Perché mai allora non voleva che lo guardassi ?
Continuai imperterrita a sfiorare le labbra sottili che tremando sotto il mio tocco si dischiusero appena .
La mascella pronunciata e i lineamenti affilati mi spinsero verso l’alto , sulle palpebre che sentì chiudersi pesantemente al mio passaggio mentre il respiro freddo di Alec diveniva via vai sempre più affannoso .
E senza rendermene conto mi ritrovai con le dita tra i capelli morbidi del ragazzo e la bocca a pochi centimetri da quella del mercenario .
Spaesata , sbattei le palpebre più volte senza sapere cosa fare .
Cos’era quel bisogno che mi spingeva a toccarlo ?
Cos’era quella brama che mi infiammava il corpo ?
Un ondata di calore si propagò su tutto il mio viso , mentre un gemito lasciava le mie labbra quando una mano di Alec andò a sfiorarmi in una carezza carica di desiderio il seno .
E per la prima volta nella mia vita mi sentì arrossire .
-  Sei così dannatamene bella .
La voce arrochita del ragazzo a pochi millimetri dal mio orecchio mi gettò nel panico ,  e ancor prima che me ne rendessi conto tentai di scappare di lì .
Rischiai di affogare  , ma le braccia del mercenario si serrarono attorno alla mia vita in una morsa possessiva e rude .
In meno di due secondi mi ritrovai schiacciata contro il corpo teso del ragazzo al quale mi aggrappai quando mi spinse contro lo spuntone sul quale  avevo lasciato i miei vestiti .
Non azzardai nessun movimento , troppo turbata da qualcosa che spingeva spasmodicamente contro il mio inguine con sempre più prepotenza.
Fui costretta ad allacciargli le gambe attorno alla sua vita quando le mani di Alec si strinsero sui miei glutei , sfregandoli contro il bacino con il quale il ragazzo dava violenti spinte contro il mio corpo nudo .
 La pelle delle braccia e delle gambe si irritò nello sfregamento con gli abiti del ragazzo che , con voce ansante continuava a balbettare il mio  nome .
Come lo conosceva  ?
Tentati di spingerlo via da me , ma una sorta di strano intorpidimento mi annebbiò la vista e chissà come mi ritrovai ad ansimare sotto quelle spinte che si erano fatte sempre più forti .
- Spogliami .
Trattenni il fiato quando dalle labbra che Alec premeva con insistenza sull’angolo della mia bocca fuoriuscì quella che alle mie orecchie sembrava un implorazione disperata alla quale ,  stranamente  , acconsentì.
Lo liberai con una certa fretta dagli abiti , e quando fu completamente nudo , il contatto con il suo corpo mi fece urlare sofficemente .
L’urlo che Alec catturò nella sua bocca morbida .
Inesperta , lasciai che la lingua del mercenario forzasse l’entrata delle mie labbra , e con un sussulto ricambiai  il bacio vorace e famelico con il quale Alec sembrava volermi divorare .
Percepivo i muscoli della schiena contrarsi sotto le mie carezze , così come il ginocchio del ragazzo con il quale scostò le mie gambe serrate .
E non potei evitare  di urlare quel grido silenzioso che mai sarebbe riuscito a riecheggiare nella foresta quando mi sentì penetrare con violenza da quello che potevo chiamare il mio amante .
Dolore .
Per la prima volta conobbi il dolore .
Era lancinante , atroce , ma ben presto venne sostituito da un piacere che mi tramortì .
Le spinte di Alec divennero incalzanti , le sue mani premevano con lussuria le mie natiche contro il suo bacino , i suoi gemiti mi fecero sorridere debolmente .
Sudata fui costretta ad inarcarmi sotto una spinta più potente e profonda , alla quale ne seguirono altre sempre più carnali dato che il mercenario , piegandosi sulle ginocchia mi penetrava con sempre più foga .
Finchè  , con un urlo grottesco ,  non si accasciò contro il mio corpo che , tendendosi come una corda di violino fu inondato da un piacere così intenso da farmi lacrimare gli occhi .
Pochi secondi dopo mi trovai ad accarezzare il volto di Alec abbandonato sul mio petto , mentre sentivo il respiro del ragazzo riprendere un ritmo naturale .
- Ho sognato intere notti di farti ansimare di piacere sotto di me sai ?
 Fui colpita dal tono basso e seducente con il quale il mercenario mi si rivolse e al quale risposi con un ulteriore carezza tra i suoi capelli .
Poco dopo mi aiutò a rivestirmi , accarezzandomi quasi con venerazione ,e quando anch’egli fu nascosto dal mantello tornai a vedere .
Ed ora ?
Non ebbi il tempo di rispondere a quella domanda che un braccio di Alec mi avvolse la vita, guidandomi verso l’accampamento  prima che mi girassi un ultima volta in cerca del mio piccolo Nicholas che sembrava nuovamente scomparso .
A quella sera così particolare ne seguirono molte altre, mai le stesse , sempre accese da una devozione quasi maniacale che Alec mi riservava .
E nonostante avessi perso la mia verginità con uno sconosciuto .
Nonostante continuassi a fare l’amore con lui senza mai averne abbastanza non mi sentì per nulla colpevole .
Per la prima volta stavo provando qualcosa che non fosse solitudine e dolore .
In fondo anche io avevo diritto ad un minimo di felicità no ?
Ammetto che alcune volte la possessività del mercenario mi aveva turbato non poco , ma ben presto ci feci l’abitudine .
Finchè non giungemmo finalmente al porto di Albedora dove fummo caricati su un enorme veliero ,  e per la prima volta mi sentì a disagio .
Anche ora , affacciata sull’oceano mi sentivo irrequieta .
Forse era tutta quell’acqua a farmi uno strano effetto .
Non lo sapevo , l’unica cosa della quale ero sicura era che volevo andare sulla terra ferma .
Per puro istinto andai a sfiorare i graffi che la regina degli abissi mi aveva inferto nel mio sogno , e chissà perché mi sentì ancora più in ansia .
L’idea di trovarmi nel dominio di quella strega non mi piaceva per niente .
Era calata sera e ancora fissavo guardinga il mare, quasi come se gli avessi voltato le spalle mi sarei trovata in pericolo .
Smisi di rimuginarci su quando udì la voce di Alec provenire da sotto coperta ,ma d’un tratto mi irrigidì nel vedere sul riflesso del mare illuminato dalle lanterne la possente figura di un mio compagno di viaggio .
Sobbalzai e non ebbi la forza di ribellarmi quando due mani mi presero di peso , gettandomi al di fuori della nave .
E mentre la voce di Alec tornava allarmata a chiamarmi , mi sorpresi di vedere Aquerius con ancora le mani tese in avanti fissarmi con crudeltà mentre precipitavo in mare  .
L’impatto con l’acqua fu traumatizzante , ma mai quanto la figura che si avventò su di me .
Mi dimenai nella presa della regina degli abissi, orribile con il bel volto distorno in una maschera di pura perfidia .
E persi il respiro quando la vidi trapassarmi da parte a parte con un braccio , mentre un’ingente quantità di sangue lasciava una scia rossa lungo il braccio che mi perforava il petto  .
Persi lucidità , ma continuai comunque a ribellarmi nella presa ferrea di quella dannata creatura che mi rovistava nel petto e che mi faceva urlare dal dolore .
Qualcos’altro fu gettato nell’acqua , creando un mulinello dal quale intravidi il mantello di Alec che a dispetto di quanto mi aspettassi rimase immobile a guardare la donna .
Perché non  mi aiutava ?
Perché non faceva nulla ?
Continuai ad urlare e a tendere una mano verso il mercenario che sembrava essere caduto in una specie di trans e che non sembrava intenzionato a soccorrermi .
E nella mia mente continuamente scossa da scariche di dolore assistetti a dei flash che mi fecero annaspare in cerca d’aria .
Un uomo ammantato di nero stava baciando la regina degli abissi , lo stesso ragazzo che riconobbi come Alec.
A scatti , come brevi fotomontaggi vidi la pietra che avevo ammirato al collo della donna venire trafugata e portata via dal mare , mentre una mano pallida incideva con un ago una scritta sul nero diamante .
Il nome di un uomo che l’Alec di quell’immagine chiamava fratello .
La pietra che un uomo dagli occhi verdi consegnava ad un Eleonora piangente .
L’uomo che risucchiato dallo specchio lasciò alle sue spalle una donna sorridente e dallo sguardo speranzoso .
L’uomo che mi  sorrise con dolcezza nel mentre questi svaniva nel nulla .
E urlai , urlai con rabbia  , scalciando via la donna dal mio corpo irradiato da una luce opaca che lentamente accecò me e la regina .
Un uomo  mi attrasse a sé e mi portò sulla nave , l’uomo che presami in braccio cominciò ad accarezzarmi i capelli con tenerezza .
Udì le voci affaticate di Antoniette e di Ian , ma non me ne curai  , né prestai attenzione ad Alec che  , risalito a fatica sulla nave , ringhiò contro il mio salvatore .
A fatica rialzai il volto inondato di lacrime  , scorgendo un volto d’angelo  mentre due occhi di giada mi scaldavano il cuore .
-  Andrà tutto bene mia adorata Clara .
Chissà perché riconobbi quella voce , così come il trentenne che mi cullava dolcemente tra le sue braccia .
William .
- Come osi andare contro la regina ? Non ti è bastato quello che tu e quel bastardo di tuo fratello le avete fatto ?
Smisi  di sorridere tra le lacrime quando Aquerius si rivolse con tanta acredine contro l’uomo , e in quel momento desiderai con tutto il cuore che quel lurido traditore morisse .
D’un tratto sentì una sorta di calore infiammarmi il petto e un bruciore fastidioso alla base del collo ,  sui palmi delle mani che mi fece storcere il naso .
Finchè un tonfo sordo non attirò la mia attenzione ,e non battei ciglio quando vidi il cadavere della creatura d’acqua distesa in una pozza di sangue .
Le urla e i pianti di Antoniette non mi scalfarono , né compresi il perché mi guardasse quasi con ….odio.
- Non utilizzare il tuo potere per questi scarafaggi mia dolce Clara , risparmia le forze .
Chissà perché non mi ero accorta di aver proteso la mano verso Aquerius .
La mano che vidi circondata da una luce azzurrognola che si ritirò con la stessa velocità con la quale era venuta .
Cosa stava succedendo ?
Ero stata io ad ucciderlo ?
Smisi di fissare le mie mani quando udì la voce spezzata di Alec poco distante da me ,  e fui sul punto di tornare da lui tanto era il dolore che percepivo nella sua voce quando una mano di William si posò sulla mia spalla , fermandomi .
- Guarda me Clara , da ora in poi devi ascoltare solo il tuo padrone ,  mia piccola bambina dei desideri .
Un intenso bruciore al petto mi fece desistere dal mio intento .
E mentre la nave toccava le coste del Paese oscuro mi accoccolai tra le braccia di William con espressione fiduciosa , afferrandogli una mano come in cerca di sostegno .
E non vi fu più nessuno .
Né Antoniette .
Né Ian .
Né il gigante buono.
Né Alec.
Solo lui , l’uomo al quale sentivo di appartenere senza sapere il perché .
 
 
 
 
 
 
CONTINUA….
 
 
 
X Laban : grazie di cuore per la tua recensione , cominciavo a temere di aver fatto una schifezza .
Grazie davvero per i complimenti , sei stata davvero gentilissima ,spero che questo capitolo ti sia piaciuto , mentre nel prossimo verranno svelati tutti i segreti .
Grazie di cuore  , spero continuerai a seguirmi un bacio gold eyes

 


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Capitolo 7
*** La bambina dei desideri ***


Familiare .
Era questo che pensai quando vidi una figura ammantata di bianco , comparsa dal nulla , andare incontro a William .
Disagio .
Fu questo che provai nel notare come gli occhi dello sconosciuto fissassero quasi con incredulità i miei stivali di gomma .
Presa da un attacco di panico, così insolito per me ,  andai a nascondermi  dietro le larghe spalle di William  mentre sentivo i passi veloci dei miei compagni di viaggio farsi sempre più vicini.
Finchè io stessa non riconobbi il mantello svolazzante di Alec e il volto tirato del Gigante buono , seguiti a ruota da Cloe e dal capitano , più un Ian sconvolto ed una Antoniette piangente .
Fui tentata di andare a consolare la ragazza gatto , ma per quanto tentassi , la presenza del nuovo arrivato mi metteva a disagio e rendeva ogni mio movimento goffo e inutile.
-  Non piangere piccola bambina , ci sono io con te - sussurrò con fare dolce sopra la mia testa l’uomo , e fu solo allora che mi accorsi con turbamento di stare piangendo per davvero .
Come avevo fatto a non accorgermene ?
-  Lasciala andare , lei non è tua !
- Certo che lo è , lei è mia di diritto . Grazie comunque per avermela portata fratellino  , mi hai risparmiato il pensiero di cercarla .
Rimasi pietrificata dalle parole di William tanto quanto dal ringhio minaccioso di Alec .

- Non puoi prenderla senza il consenso ,  William , non puoi e basta -  urlò il mercenario contro l’uomo che sentivo accarezzarmi con tenerezza la guancia bagnata di lacrime , e colsi con la coda dell’occhio il sorriso comprensivo che si aprì sul bel volto del trentenne .
-  Sei ancora così giovane fratellino , giovane ed ingenuo . Non saresti contento di toglierti la maledizione che ti fu scagliato contro per colpa mia ? Non vorrai certo privare la mia dolce Clara della verità su se stessa vero ?
 Seguì con una certa ansia la mano di William andare ad indicare quello che egli stesso chiamò stregone del nord , l’uomo che porse al mio salvatore una scheggia di vetro lunga tre dita .

La scheggia che capì  essere  una parte dello specchio che mi aveva portato fino a lì .
Tremai , spaventata dall’espressione rammaricata dell’uomo che mi si inginocchiò davanti , sfiorandomi con un ultima carezza i capelli .
-  Ora capirai  , Clara .  Capirai il perché di molte cose . Capirai il perché sei venuta fin qui - sospirò con aria mortificata William , ponendomi davanti al volto pallido la scheggia attraverso la quale vidi il mio riflesso .
In un primo momento non capì il perché di quel gesto , né il perché delle urla spaventate di Alec alle mie spalle .
Una pietra nera , il cristallo nero che il mare aveva donato come pegno d’amore alla regina degli abissi  , la gemma dei desideri , questo riuscì ad intravedere prima di venire risucchiata in un vortice che mi privò di ogni mia volontà .
 
 
 
 


°°°



 
 
Mi risvegliai in una sala immensa, dalle pareti di cristallo bianco con  colonne di diamanti ,   e solo dopo qualche secondo mi accorsi , immersa nelle acque .
Mi portai confusa una mano al collo ,   preparata a sentire il bruciore alla gola per la mancanza d’aria  quando mi accorsi  , con sorpresa ,  di riuscire a respirare senza difficoltà .
Com’era possibile ?
Curiosa cominciai ad aggirarmi per quello che scoprì essere un immenso palazzo diroccato , disabitato all’apparenza  , ma  terribilmente familiare .
D’un tratto delle voci attirarono la mia attenzione , le voci che sentì filtrare da dietro l’immenso portone d’oro che stupita attraversai senza neanche aprirlo , quasi fossi fatta d’aria .
Smarrita da quella stramba situazione provai a cercare il mio piccolo Nicholas, o Antoniette , ma una voce femminile, già sentita , mi convinse ad avanzare .
Impiegai due o forse tre passi prima di giungere ai piedi di un immenso baldacchino dalle lenzuola di seta nera , il letto sul quale due figure erano abbracciate teneramente .
Una strana fitta al  petto mi fece socchiudere gli occhi per il dolore  mentre  , impassibile ,  mi ritrovai a fissare  un ragazzo dalla bellezza mozzafiato .
Corti capelli rosso fuoco incorniciavano un viso dai lineamenti gentili e terribilmente belli , la mascella virile  , nonostante la giovane età ,  e due occhi bianchi che accarezzavano con dolcezza il profilo della regina degli abissi .
Alec.
Non seppi perché pensai quel nome , l’unica cosa della quale ero certa ,  era che lui fosse Alec nonostante non lo avessi mai visto in volto  .
Spostai la mia attenzione dal bel giovane alla donna dormiente che il ragazzo stringeva dolcemente tra le braccia , e mi stupì non poco di provare un insana gelosia nel vedere un sorriso felice schiudere le labbra blu della donna .
Perché tutto quel rancore ?
Io ed Alec non eravamo legati , perché dovevo sentirmi così…tradita ?
- Mi dispiace .
Sobbalzai al sussurro addolorato del ragazzo e non ebbi difficoltà nel riconoscere la voce che per notti intere mi aveva conciliato il sonno con dolci parole .

Bugiardo .
Come poteva avermi fatto questo ? Come aveva osato prendersi gioco di me ?
Come una furia mi avventai su entrambi , colpendo con le  mie piccole mani il petto muscoloso del ragazzo che però sembrò non sentirmi neanche .
Smisi di agitarmi quando mi accorsi con orrore di ciò che stavo facendo .
Da dove nasceva tutto quell’odio?
Perché riuscivo a provare quei sentimenti così cupi ?
Sfiancata dal mio dissidio interiore mi accasciai sul letto, continuando a guardare lo sguardo struggente e combattuto che Alec rivolgeva alla donna .
Lo sguardo di un innamorato .
Senza sapere perché cominciai a singhiozzare , e per la prima volta nella mia vita provai dolore.
Un dolore così struggente che mi fece accapponare la pelle e battere  i denti .
Il dolore che nasceva dal vedere quello sguardo che volevo fosse per me .
Ingenua .
Continuai a piangere anche quando lo vidi indugiare con  le dita sul petto della donna , e solo allora, tra le lacrime ,  riuscì a riconoscere la pietra dei desideri .
Non capì perché Alec fosse tanto addolorato nel guardarla , né perché ,  non appena la strappò dal collo della regina ,  una lacrima gli solcò il volto prima di darsi alla fuga .
Rimasi lì per ore in attesa del risveglio della donna , e udì solo un urlo di dolore  prima che la voce stridula della regina strillasse quella parola che sentivo appartenermi .
Tradimento .
 
 
 °°°


 
 
Chiusi gli occhi quando mi sentì afferrare per il collo e venire sbalzata in un altro luogo che non ebbi il coraggio di guardare data la nausea che mi investì .
Cominciai a tirare profondi sospiri  , nella speranza di levar via quella sensazione orribile ,  finchè la voce di William non mi convinse a riaprire gli occhi .
Era buio pesto , perciò mi fu difficile riuscire a riconoscere le due figure sedute attorno ad un debole focolare .
Nonostante tutto però  , riuscì a riconoscere il profilo del trentenne , identico a come lo avevo visto pochi minuti fa .
Accanto a lui c’era Alec , seduto  , con la testa tra le mani , ed uno sguardo talmente sofferente da spezzarmi il cuore.
-  L’hai presa ?
Mi voltai verso William nello scorgere l’impazienza nella sua voce , la stessa impazienza con la quale afferrò il fagotto che il compagno gli tendeva con stanchezza .

-  Alla fine la messa in scena ha dato i suoi frutti, bravo fratellino .
Caddi all’indietro nel venir trapassata da un Alec furioso il quale  , a dispetto di quello che mi aspettavo ,  non si avventò sul fratello , ma tirò un violento pugno contro il tronco di un albero .

- Io me ne ero innamorato  , dannazione !  Lo so che il mio compito era solo rubarle il gioiello ,ma …- lo vidi tentennare sull’ultima parola prima di lasciarsi cadere sul terreno erboso con aria stravolta , mentre William lo fissava con sguardo severo .
- Siamo ladri Alec , lo siamo sempre stati , perciò conosci anche le regole del nostro lavoro .Comunque ora potrò conquistare la mia bellissima Matilde .
Lo sguardo da folle di William mi convinse ad indietreggiare nonostante non ve ne fosse motivo , così tornai  a guardare l’espressione ferita di Alec .

Doveva amarla molto .
Chiusi gli occhi con un sospiro pesante , stanca di quell’accozzaglia di sentimenti che non facevano altro che ferirmi e rendermi instabile .
Come potevo aver desiderato di provare quel dolore ?
Ero davvero una stupida .
Scattai in piedi quando udì il nitrito di alcuni cavalli e lo scalpitio degli zoccoli poco lontani dal nostro piccolo accampamento, e non feci in tempo a voltare il capo che William era già fuggito assieme alla pietra dei desideri , mentre Alec tentava di correre a sua volta dalla parte opposta .
Senza nessun indugio inseguì il mercenario , trattenendo il respiro ad ogni freccia che rischiava di ferirlo , finchè con un urlo caddi assieme a lui sul terreno , vedendolo rotolare giù per una piccola discesa fangosa .
Piangente mi gettai su di lui, sentendo un dolore pungente stringermi la gola e innumerevoli lacrime inondarmi il volto nel vedere una chiazza di sangue ingrandirsi a vista d’occhio sulla sua spalla .
Lo abbracciai sofferente , bisbigliando parole di conforto che mai avrebbero raggiunto le sue orecchie per la mia incapacità di parlare .
E fu allora che quella terribile sensazione di nausea mi investì nuovamente , e nonostante tentassi di aggrapparmi alla mano pallida di Alec  , mi ritrovai catapultata in un altro luogo che non potei evitare di guardare .
 
 
 °°°


 
 
 
Caddi malamente su quello che scoprì essere un pavimento in legno , ma non provai dolore , troppo ferita dalla visione di un Alec sofferente  ed innamorato di qualcun altro .
Quando mi ero innamorata di lui ?
Possibile che in quei pochi giorni mi fossi invaghita fino a quel punto del mercenario ?
Gettai un occhiata esasperata alla figura che frugava in un enorme baule dall’aria antica , la figura che incespicò nei propri passi quando si diresse frettolosamente verso un enorme telo impolverato .
Aguzzai la vista nel riconoscere William ,  con ancora in mano la pietra  ,  provare a scoprire lo strambo oggetto dalla forma circolare che riconobbi con un colpo al cuore .
Lo specchio che mi aveva portato lì .
Ancor prima che la mia mente potesse fare un pensiero coerente ,  mi gettai all’inseguimento di William che vidi scomparire dall’altra parte dello specchio, e così feci anche io .
Fui costretta a piegarmi sulle ginocchia per riprendere quantomeno un respiro meno affannato mentre i miei occhi riconoscevano d’istinto il pavimento lucido della stanza dove mia madre morì .
Sorpresa mi alzai a fatica , vedendo oltre l’ampia schiena dell’uomo una figura slanciata e più femminile .
Possibile che…
Sorpassai di corsa il fratello di Alec ,  trattenendo il fiato nel vedere mia madre accasciata su se stessa , le piccole mani bianche a coprirle il volto inondato di lacrime .
Mamma .
Neanche questa volta riuscì ad emettere alcun suono , ma non potei evitare di abbracciarla con affetto  mentre udivo la voce di William alle mie spalle .
- Hai un desiderio vero ?
Vidi mia madre rialzare il volto candido alla voce suadente del ladro, così come io aumentai la presa sul corpo esile di quella donna che non ricordavo più .

Eleonora annuì , prendendo la mano che William  le tendeva per alzarsi in piedi .
Guardinga seguì i movimenti eleganti dell’uomo e mi stupì nel vederlo cedere nelle mani di mia madre la pietra dei desideri .
-  Con questa il tuo desiderio si avvererà , ma ad un patto .
 - Quale ?
Colsi negli occhi di mia madre una speranza tale da serrarmi la gola e il cuore in una morsa dolce , morsa che si sciolse nell’udire le condizioni di William .

- Tra tre anni tornerò per ricevere il tuo pagamento , e dovrai darmi tutto ciò che ti chiederò .
-  Va bene .
Mi stupì della velocità con la quale Eleonora rispose al fratello di Alec , il quale  , dopo un ultimo   cenno del capo fu risucchiato nuovamente dallo specchio .

Rimasi sconvolta nel vedere mia madre sorridere tra le lacrime , stringendo la pietra contro il proprio petto con aria trasognata  .
-  Benvenuta mia adorata Clara .
Raggelai al sussurro di Eleonora , e ancor più nel vedere la pietra dei desideri  ,  sulla quale vi era stato inciso il nome di William ,  penetrare nel grembo di mia madre .

E fu allora che capì tutto .
 
 

°°°

 
Continuai a guardare senza un vero interesse i luoghi che in seguito mi si presentarono .
L’ospedale dove mio padre parlava con i medici del miracolo che Eleonora rappresentava .
In fondo , come poteva una donna sterile avere un bambino dopo appena due mesi dalla diagnosi ?
Non poteva , logicamente .
Ma con l’aiuto della magia tutto era possibile .
Rimasi in fondo alla stanza nell’assistere alla gioia di mia madre , all’euforia di mia nonna e all’allegria di tutta la mia famiglia , ma oramai non mi interessava .
Non mi penai della nausea che ovviamente mi investì per l’ennesima volta .
Fu solo la risata di mia madre ciò che  mi convinse ad uscire dal mio stato catatonico .
Riemersi dal mio dolore nel vedere una me stessa di tre anni venire cullata dolcemente tra le braccia di Eleonora ,  la quale tentava in tutti i modi di farmi ridere , cosa che non avvenne .
Come potevo ridere se ero stata generata da una pietra ?
Come potevo provare sentimenti se al posto del mio cuore vi era un duro diamante ?
Risi senza allegria nel dare ragione ai vaneggiamenti di mia zia e sua figlia .
Non ero davvero umana .
 Smisi di autocompatirmi nel percepire una ventata di aria gelida nonostante le finestre fossero chiuse .

Era arrivato .
Mi voltai , pronta a vedere William , ma rimasi più che sconvolta di ritrovarmi davanti Alec .
Cosa ci faceva lui qui ?
- Sono venuto per il pagamento  .
Mia madre , impaurita dal ragazzo  ,  strinse la me stessa di tre anni  tra le braccia , andandogli in contro con un sorriso tirato .

 -   Vuoi denaro ? Potere ? Tutto quello che vuoi lo avrai  - ma qualcosa nell’espressione di Alec mi disse che nessuno di quelle cose gli interessava .
Lo scoprì a fissare la me stessa bambina prima di distogliere lo sguardo turbato , quasi …colpevole .
- Rivoglio la pietra .
Persino io sobbalzai al sussurro addolorato del mercenario , ma la mia reazione fu niente in confronto all’espressione angosciata di Eleonora .

- No...non puoi ...non - in quel balbettio incomprensibile vidi mia madre correre verso la porta , ma in un battito di ciglia Alec le fu davanti , gli occhi bianchi terribilmente gelidi .
- Senza il tuo consenso non posso prenderla . Avevi promesso di dare a mio fratello qualunque cosa ti avesse chiesto ,  ed ora devi mantenere la promessa - sibilò con sguardo duro Alec , e fu proprio quell’espressione e quel gelo artico a farmi tremare dal terrore .
Lui non….
-  No , non te la darò mai.
-  Allora non posso fare altrimenti .
Feci appena  in tempo a vedere una mano del mercenario posarsi sul petto di mia madre prima che un urlo infantile mi facesse scoppiare a piangere per il dolore .

Riaprì gli occhi lucidi con difficoltà , ma poco dopo preferì non averlo fatto .

Un lago di sangue accoglieva la figura esile di mia madre , distesa sul pavimento con ancora me stretta tra le braccia .
Con angoscia vidi me stessa guardarmi con sofferenza prima di perdere ogni percezione del mondo .
- Mi dispiace .
Mi voltai  con le lacrime agli occhi verso Alec, vedendolo scomparire oltre lo specchio  mentre la mia voce continuava a rimbombarmi nella testa  , spezzando quell’equilibrio che per anni avevo tentato di mantenere .

 
 
 

°°°

 
 
- Io ti maledico , che tu possa marcire per sempre in un corpo di animale come la tua anima !
La voce stridula di quello che ,  all’apparenza,  sembrava un prete  , mi riscosse per pochi secondi nei quali ebbi il tempo di vedere Alec , stretto da pesanti catene ,  urlare come in agonia mentre il suo corpo mutava .

Fissai senza neanche vederlo il mostro dagli occhi bianchi che non ebbi difficoltà a riconoscere, specialmente quando lo vidi rimpicciolirsi fino a trasformarsi nel cucciolo che avevo amato  e che fino a quel momento mi aveva solo mentito .



°°°
 
 
 
 
 
 
 
-  Mia dolcissima Clara, bentornata .
Riaprì gli occhi alla voce zuccherata di William , accorgendomi solo dopo di essere stretta tra le sue braccia .

- Clara .
Mi voltai verso il ventenne nascosto sotto il mantello nero ,ma questa volta non provai né dolore , né amore , né gioia nel ritrovare l’uccisore di mia madre .

Continuai a guardarlo inespressiva , indifferente alla voce accorata e addolorata con la quale singhiozzava quasi il mio nome .
Patetico .
- Coraggio , ora riavrai ciò che hai perso -  bisbigliò con voce grave William nel rivolgersi allo stregone del nord  che solo allora riconobbi.
Non ci fu bisogno che l’uomo si privasse del cappuccio per permettermi di riconoscere mio padre .
Avevo riconosciuto il suo profumo di neve che avevo dimenticato .
Non mi presi la briga di guardarlo in volto , non ne sentivo la necessità.
Ascoltai solo una  voce che non ricordavo concedere a William la pietra dei desideri, concedere me .
E poi un piacevole calore mi costrinse a socchiudere gli occhi  mentre nella mia mente i volti dei miei familiari, dei miei amici , delle persone che amavo venivano sostituite da quello di William.
-  Anche tu sei libero ora Alec .
Vidi un bagliore accecante avvolgere il mercenario  prima che incrociassi gli occhi candidi , lucidi , feriti da un qualcosa che non comprendevo   .

Mi tese una mano tremante , quasi desiderasse sfiorarmi , e fu istintivo per me nascondermi tra le braccia di William .
- Clara - sussurrò sopra la mia testa il trentenne , distogliendomi dall’ammirare con una punta di soddisfazione l’espressione raggelata e disperata di Alec .
-  Lo riconosci vero ?
Seguì attenta il dito dell’uomo puntato su mio padre , e quando incrociai quegli occhi grigi così simili ai miei non potei evitare di storcere la bocca per il fastidio .

Non volevo avere niente in comune con quel mostro .
Annuì più per rispondere al mio padrone che per mia volontà  mentre con la coda dell’occhio vedevo Oliver , mio padre , trasalire alle mie occhiate annoiate .
-  Desidero che tu conceda a quell’uomo ciò che gli ho promesso .
Aggrottai le sopracciglia alle parole di William, sentendo un insolito ronzio nella testa a quel desidero che aveva sussurrato con voce incolore .

E ancor prima che me ne rendessi conto , la luce azzurrognola che mi aveva avvolto la mano sulla nave tornò ad irradiare tutta la mia figura ,come una fiammata turchese che però non bruciava .
Un piacevole tepore mi costrinse a chiudere gli occhi mentre una strana spossatezza mi faceva afflosciare tra le braccia di William .
Mi sentivo strana , come se qualcosa mi stesse prosciugando di tutte le mie forze .
-  Sei stata brava .
Dischiusi gli occhi al sussurro compiaciuto dell’uomo che mi aveva preso dolcemente tra le braccia  , come una bambina , e mi fu impossibile non sorridere per quel gesto  .

Tutto di William  oramai mi ammaliava , mi faceva sentire …amata .
 Non c’era niente che non avrei fatto per lui , sarei persino morta per renderlo felice .
Mi sentivo legata a lui come a nessuno prima d’ora , persino il dolore per il tradimento di Alec mi risultava poca cosa in confronto a ciò che provavo ora per l’uomo .
-  Clara .
D'un tratto , una voce femminile mi fece irrigidire tra le braccia di William , una voce infantile  che conoscevo fin troppo bene .

Feci appena in tempo a voltare il capo prima di incrociare gli occhi azzurri di Eleonora , stretta tra le braccia di Oliver che per la prima volta vedevo piangere .
-  Clara -  sussurrò con voce strozzata la donna, tendendo le braccia verso di me , ma ebbi paura di quel gesto, delle lacrime di mio padre, della ragazzina di dodici anni che Ian abbracciava con disperazione , dello sguardo sgomento di Alec .
Presa dal panico mi aggrappai con le mani all’abito di William , stringendomi maggiormente contro il petto di granito del trentenne che da parte sua cominciò ad accarezzarmi paziente i capelli .
- Cosa…Clara…
In quel balbettio sconnesso vidi mia madre alternare lo sguardo sempre più disperato dal mio volto a quello di William ,  mentre alcune lacrime rigavano il bel volto di Eleonora , turbandomi .

E fu allora che mia madre cominciò a dimenarsi nell’abbraccio di Oliver , urlando perché mai fossi tra le braccia di William e non tra le sue , finchè ella stessa capì che mio padre mi aveva ceduto per amore  all’uomo .
Forse fu per quello che non lo odiai completamente .
In fondo io non ero neanche sua figlia , perché mai avrebbe dovuto preoccuparsi per me e non per l’amore della sua vita ?

Non aveva senso .
D’altra parte  , non appartenevo neanche al loro mondo , che senso avrebbe avuto difendermi da colui che mi aveva dato la vita ?  
Distolsi lo sguardo dal volto inondato di lacrime di mia madre, aggrappandomi ai consumati stivali di gomma che erano oramai l’unica cosa che mi apparteneva , e chissà perché a quel gesto cominciai a piangere silenziosamente .
Un singulto mi convinse a voltarmi verso le figure raggelate in espressioni chi sgomente , chi disperate , chi sorprese .
Il singulto che con sorpresa , mi accorsi , proveniva da mio padre .
Tesi una mano verso mia madre ed Oliver senza neanche accorgermene , e il mio stesso gesto venne imitato da entrambi .
- No Clara .
La voce severa di William fu come una frustata in pieno volto .

Ritrassi la mano così velocemente  che rischiai di cadere dalle braccia dell’uomo mentre alzavo lo sguardo mortificato su quello duro del trentenne .
Mi dispiace .
Mimai quelle parole con la bocca , sorridendo incerta tra le lacrime .
E una mano dell’uomo andò ad asciugarmele , addolcendo il tono della voce .
-  Brava bambina - mi sussurrò con fare tenero ,  e finalmente chiusi gli occhi che mi bruciavano terribilmente .
Sentì solo William allontanarsi velocemente in groppa al cavallo prima che urla e strilli femminili mi inondassero i timpani con crudeltà .
Una lacrima , fu questo che mi concessi prima di addormentarmi  , pronunciando quelle due parole che rivolgevo più alle persone che avevo abbandonato che a colui che inspiegabilmente amavo più di me stessa  .
Mi dispiace .
 
 
 
 
 
 
 
X Laban : eccomi qui con un altro capitolo , grazie per il bellissimo commento e per continuare a seguirmi .
Ti informo che alla fine mancano solo tre capitoli , e l’ultimo sarà totalmente dal punto di vista di Alec .
Spero la storia stia continuando a piacerti . Grazie ancora , baci
 
 
Ringrazio coloro che hanno solo letto o aggiunto tra i preferiti o storie seguite , grazie di cuore .
Baci gold eyes .
 
 
 

 

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Capitolo 8
*** Dolore ***


Matilde . Un nome che presto imparai ad odiare .
Nel momento esatto in cui William mi presentò la sua amata ,  non potei che provare odio per quella donna dalla bellezza agghiacciante .
Non era umana da quello che potevo vedere , una ninfa dei boschi dall'animo subdolo ed ambizioso .
Questo lo scoprì più avanti , quando la creatura fatata cominciò a chiedermi di far comparire montagne di gioelli , stoffe pregiate , pietre preziose e quant'altro potesse accontentare per pochi giorni l'insaziabile sete di potere della donna .
E per quanto odiassi ubbidire ai suoi desideri , ai suoi sempre più pressanti capricci , l'occhiata gelida di William e il suo distacco facevano più male di quanto avessi mai immaginato .
Ogni qual volta tentavo di oppormi ai voleri di Matilde ,  l'uomo mi trattava con diffidenza , ferendomi come mai mi era capitato ,e per non sentirmi troppo esposta al dolore che mi sommergeva ai suoi sguardi di sufficenza , ero costretta ad ingoiare l'odio ed accettare tutte le sue richieste .
L'unica mia consolazione in quel castello sfarzoso fino alla nausea era la serva di Matilde , una ragazza di circa vent' anni dai lunghi capelli rosso fuoco e dolci occhi verde-acqua .
In quei pochi mesi che avevo abitato nella mia nuova dimora , mi ero resa conto di quanto in realtà Gemma fosse terribilmente fragile e vittima di un amore non corrisposto come il mio .
Mi accorsi di quanto , dietro i sorrisi affettuosi con i quali mi ripuliva la stanza da letto , si celasse un dolore di vecchia data , la sofferenza che la sommergeva quando William baciava la propria donna.
Ma mentre il mio amore era qualcosa che non partiva propriamente da me , ma quasi un' imposizione , coglievo invece negli occhi di Gemma uno struggimento talmente doloroso da contagiarmi e ferirmi a mia volta .
Fu la prima persona alla quale mi sentì stranamente legata e quasi...affezionata .
Neanche quando ancora abitavo con la nonna avevo conosciuto una creatura talmente dolce e buona come lei .
E fu per questo , forse , che cominciai a provare un insano rancore per il mio padrone .
Gemma avrebbe dovuto avere le sue attenzioni , non quella smorfiosa che si pavoneggiava con gli invitati delle feste che sempre più frequentemente organizzava .
Gemma avrebbe dovuto gioire dei piccoli sorrisi che l'uomo si concedeva in rare occasioni .
Gemma avrebbe dovuto essere la padrona di quel castello e del cuore di William , non Matilde .
Gemma avrebbe dovuto usufruire dei miei poteri e forse , mi dissi , sarebbe stata la prima volta che lo avrei fatto con piacere .
Persino in quel momento  , mentre fissavo con disgusto il pomposo abito rosso fuoco che la donna sfoggiava con sorrisi maliziosi , mi ritrovai a desiderare che la ninfa morisse .
Molte volte mi ero sorpresa nel constatare come il mio desidero non fosse altrettanto potente come quello di William ,così come cominciai a dubitare del potere che l'uomo aveva su di me e della sua indistruttibilità .
Quale essere si sarebbe volontariamente schiavizzato per una donna che non l'amava ?
Storsi il naso per il fastidio quando vidi William baciare il palmo della creatura fatata con una devozione tale da farmi rabbrividere per il ribrezzo .
Come faceva a non accorgersene ?
Come poteva essere così debole ?
Aggrottai frustrata le sopracciglia quando notai  , con una certa irritazione ,  come la donna lo ammaliasse con sorrisini falsi e ipocriti ,e quei 'ti amo che rappresentavano per lei la sola carta da giocare per avere ciò che desiderava da William .
Stupido .
- Clara .
Smisi di rimuginare sulla stupidità del mio padrone quando vidi Gemma raggiungermi con un sorriso forzato e gli occhi tristi , carezzandomi con una mano i capelli .

- è ora di andare a dormire tesoro , andiamo .
Annuì controvoglia , cogliendo l'occhiata addolorata che la donna lanciò ai due amanti, prima di tornare a guardarmi con affetto e dolcezza .

E mentre uscivo dalla sala da ballo ,  con un peso sul cuore per quello che Gemma stava passando , assottigliai lo sguardo nell'accorgermi con quanta sufficenza gli invitati fissassero il semplice abito di cotone nero che la donna aveva indossato per la festa .
Mi bloccai , impietrita dal disprezzo con il quale la guardavano , mortificandola ed umiliandola con i loro borbottii e le loro risatine che cominciavano ad innervosirmi
E forse fu per il mio impellente desiderio di far cadere la donna  che stava fissando la mia compagna con uno sguardo di superiorità che un piacevole calore mi imporporò le guance .
Uno strillo acuto , fu questo che udì quando vidi  , con una certa soddisfazione  , la caduta imbarazzante della donna , quasi fosse stata spintonata da una forza invisibile .
E mentre gli invitati parlottavano tra loro sul come la donna fosse scivolata senza un motivo apparente , io mi accorsi di quanto davvero il potere di William su di me fosse limitato .


 

°°°

 

 
 
Nei giorni che seguirono tentai di distrarre Gemma il più possibile .
La aiutai nelle faccende più comuni , come abbeverare le piante del giardino , o lavare le immense vetrate della biblioteca .
Provai perfino a chiederle se avesse intenzione di aiutarmi a pulire i miei stivali di gomma .
E fu a quella proposta che vidi gli occhi verdi della donna accendersi di tenerezza per quel gesto che mi costò parecchio a dir la verità .
Non avevo permesso mai a nessuno neanche di toccarli , ed ora ,  invece ,  mi ritrovavo distesa sul letto che dividevo con Gemma presa nello strofinare con degli spazzoloni  imbevuti da lucido da scarpe , le suole degli stivali per togliere via il fango .
Mi ritrovai più volte a ridere per i mugugni imbronciati della donna con i quali mi incolpava di renderle il lavoro più pesante dato che non avevo intenzione di sfilarmeli .
La sola idea mi raggelava .
Non sapevo perchè , ma quegli stivali erano forse l'unica cosa che mi permetteva di non impazzire dal dolore .
Perchè non era solo l'indifferenza di William a ferirmi , ma un pensiero che mi torturava la notte e buona parte del giorno .
Il pensiero di sapere Alec tra le braccia della regina degli abissi , riunitisi dopo che il problema della loro separazione si era fatto da parte , dopo che  io mi ero fatta da parte.
Mi rabbuiai nel constatare quanto l'idea di immaginarli insieme  , proprio come avevo visto nella visione mi umilasse , di come il solo pensarli abbracciati mi addolorasse e mi facesse pungere gli occhi .
Perchè stavo ancora soffrendo ?
Non era forse William a comandare il mio cuore ?
Per puro istinto mi sfiorai il petto , proprio dove doveva essere inciso il nome del mio padrone , l'unico modo per controllarmi e rendermi schiava .
E allora perchè continuavo a pensare ad Alec ?
Perchè mi sembrava di stare cadendo in un pozzo senza fondo senza alcun appiglio al quale aggrapparmi ?
-Stai bene ?
Sussultai quando sentì la presa agitata di Gemma sulle mie spalle , e ancor di più nel vedere la mia espressione attraverso i suoi occhi .

Straziata .
Fu questo che pensai nello specchiarmi nel verde lucido delle iridi della donna , nello scorgere una piccola lacrima fuggire dagli occhi che serrai per il dolore .
Ero davvero patetica .
Sentì le braccia esili della donna cingermi in un abbraccio affettuoso le spalle , e fu allora che la ringraziai con uno sguardo afflitto .
In fondo Gemma non era l'unica a soffrire per amore .
- Clara !
Mi irrigidì , così come la mia amica quando udimmo la voce stridula di Matilde rimbalzare tra le quattro pareti della mia stanza , e ancor più quando mi accorsi di come quella di William non giungesse a placare la sua .

Era successo qualcosa , ma ora come ora , con il dolore che mi rendeva intrattabile non avevo nessuna voglia di adempire al mio compito .
Scesi dal letto con rabbia , strattonando per il polso la povera Gemma che mi seguì silenziosa fin oltre la porta d'ingresso , e ciò che vidi mi gelò sul posto .
William era sul suo cavallo bianco , un pesante mantello nero a nascondere la spada che vidi scintillare sulla cinta di cuoio , e ciò significava guai , ma almeno non per me questa volta .
-  Dove state andando ?
Fu Gemma la prima a tentare di capire cosa stesse succedendo ,  e perchè mai la ninfa ci sorridesse fin troppo mielosamente .

- Si stanno verificando alcune sommosse poco lontano da qui , ho intenzione di vedere cosa succede di preciso . Vi avevo chiamato per salutarvi .
La mia amica saltò su con espressione terrorizzata , afferrando la mano dell'uomo con tenerezza ed apprensione .

Io stessa sorrisi nel vedere lo sguardo affettuoso che William le riservò , dopotutto le voleva bene .
- Non mi succederà nulla Gemma , ti prego solo di tenere in ordine il castello .
Mentre vedevo la donna annuire con decisione , mi persi a pensare che finalmente avrei potuto avere un pò di riposo e che , senza William , avrei potuto disubbidire agli ordini di Matilde , ma ciò non sembrava essere nei suoi piani .

-  In quanto a te Clara ho un compito da affidarti .
Aggrottai le sopracciglia  , con il sentore di starmi per cacciare nei guai , guai grossi .

- Desidero che tu acconsenta ad ogni desiderio di Margaret in mia assenza .
Mi pietrificai alle parole dell'uomo , sconvolta non tanto dal calore che si era sprigionato nel mio petto all'ordine del mio padrone , ma a quanto ciò significasse per me e per Gemma .

Era davvero così sciocco ?
Teneva così poco a me e a Gemma per darci in pasto a Matilde senza alcuna difesa ?
Mi ritrovai a ringhiare per la rabbia contro William senza neanche accorgermene , presa dal rancore che avevo covato per mesi e che finalmente aveva trovato sfogo in questo mio gesto .
Vidi l'uomo sobbalzare appena ,e riuscì perfino a cogliere un lampo di terrore saettare per gli occhi verdi di William prima che la mano bianca del ladro mi accarezzasse la testa dolcemente ,  nella vana speranza di calmarmi .
Ma chissà perchè quella volta non accadde .
Se ne accose William che partì al galoppo , bianco in volto .
Se ne accorse Matilde che mi scoccò un occhiata indagatrice e anche preoccupata .
Se ne accorse Gemma che corse ad abbracciarmi .
Me ne accorsi io che provai il desiderio di vederlo cadere da cavallo e stramazzare al suolo senza vita .



°°°
 


Come avevo già compreso in precedenza , per me e per Gemma fu un vero inferno senza William .
Matilde , priva ormai di ogni freno e limite , cominciò a desiderare cose insignificanti .
Fece sgobbare Gemma per ore nei sotterrani popolati da topi , organizzò feste ancora più sfarzose di quelle che ricordavo , cominciò ad invitare a cena i suoi amici e fu quell'attività in particolare ad insospettirmi .

Un giorno alla settimana mi ordinava di far comparire le leccornie più prelibate , e dopo aver ordinato alla povera Gemma di pulire il castello da cima a fondo , e di  cambiare le lenzuola ,   ordinava ad entrambe di non uscire dalla  nostra stanza per nessun motivo al mondo .
Fu proprio in uno di quei giorni ,mentre guardavo la mia amica dormire profondamente che decisi di andare a sbirciare cosa quella strega stesse facendo .
In fondo ero una persona molto curiosa ed ingegnosa di natura , perciò non ci misi molto ad aggirare il desiderio di Matilde di non uscire dalla porta della stanza .Mi issai sul davanzale senza alcuna difficoltà , arrampicandomi al cornicione del castello e alla statua di gargoyle che non feci fatica a superare .
Continuai la mia discesa senze troppi intralci , fin quando giunsi nel giardino .
Dopotutto aveva detto di non uscire dalla porta , non aveva parlato di nessuna finestra .
Elettrizzata da quella mia piccola fuga cominciai ad aggirarmi per il castello , attutendo il rumore di tacchi dei miei stivali di gomma sui lunghi tappeti persiani che la ninfa aveva desiderato di avere qualche settimana fa .
Continuai a girovagare per le stanze , entrando furtivamente nella sala da pranzo dove mi insospettì .
Perchè il tavolo era apparecchiato per due ?
Che William fosse tornato ?
Mi incupì leggermente nel presagire ciò che ancora non volevo credere .
Per quanto subdola potesse essere  , non pensavo di certo che Matilde avrebbe fatto un simile affronto all'uomo che aveva sacrificato per lei la vita del suo stesso fratello .
Con il cuore in subbuglio continuai a girovagare per le stanze finchè una voce maschile non mi fece irrigidire in mezzo al corridoio che portava alla stanza da letto di William .
Pensai di essermi immaginata tutto , ma quando decisi di girare i tacchi per controllare l'ala est del castello , sobbalzai nel riudire quello che all'apparenza sembrava ...un gemito .
Con la gola secca mi fermai davanti l'immensa porta d'oro che dava sulla camera che Matilde condivideva con il ladro , indecisa sul da farsi  , fin quando un ansito femminile mi fece aggrottare le sopracciglia .
Che fosse davvero tornato William ?
Sospinsi debolmente la porta , facendo capolino oltre il piccolo spiraglio che avevo aperto . Ed ero quasi decisa a mettermi il cuore in pace nel riconoscere la chioma scura di William , ma il viso sudato che si alzò dal petto di Matilde non era il suo
.
Un conato di vomito mi fece afflosciare contro il pomello al quale mi reggevo a fatica quando capì quanto malvagia potesse essere quella creatura .
Perchè non era William l'uomo che stava facendo sesso con Matilde .
Non era William quello a cui Matilde diceva ti amo .
Un ti amo diverso dalle volte in cui l'avevo sentito pronunciare alla ninfa , un ti amo quasi...sincero .
Turbata da quella visione tentai di scappare il più velocemente possibile da quella scena disgustosa , ma per mia sfortuna incespicai nei miei stessi piedi , ritrovandomi sdraiata al suolo , la porta spalancata alle mie spalle .
Udì distintamente il rumore frettoloso di passi , finchè  ,  tornando in piedi  , mi ritrovai faccia a faccai con Matilde e il suo amante .
Per pochi secondi soffermai i miei occhi sul volto scialbo dell'uomo , non riuscendo a spiegarmi come quell'essere insignificante potesse rivaleggiare con la bellezza di William .
Ma purtroppo non potei perdermi ulteriormente nel disprezzare l'uomo che mi fissava con occhi terrorizzati , poichè la ninfa aveva già tranquillizzato il compagno con una frase che mi fece infuriare .
- Non preoccuparti , è solo il mio regalo , William me lo ha donato qualche mese fa .
Fino a quel momento , quando avevo capito di non essere umana  ma di essere stata generata da una pietra per un desiderio di Eleonora, nessuno aveva mai osato paragonarmi ad un oggetto .

Neanche William , per quanto cieco fosse stato , si era azzardato a trattarmi come un essere inanimato privo di cuore .
Ed ora quella donna osava persino definirmi un suo oggetto .
L'ondata di rabbia e odio che provai in quel momento mi annebbiò la mente , e non potei evitare di scagliarmi con sguardo famelico sulla creatura fatata che per nulla terrorizzata mi sorrise malignamente .
- Desidero che ti pietrifichi all'istante .
Sgranai gli occhi nell'esatto istante in cui la mano con la quale era pronta a tirare un pugno sullo zigomo di Matilde , avvolta nel candido lenzuolo con un espressione vittoriosa , si bloccò a mezz'aria .

Senza che potessi muovermi o anche solo sbattere le palpebre,  vidi l'uomo annuire brevemente al sussurro della donna che putroppo non sentì e che mi diede le spalle ,chiudendosi nella propria stanza .
Furiosa vidi l'uomo tentennare debolmente prima di prendermi in braccio e condurmi velocemente in quella che riconobbi essere la sala da pranzo .
Dopo avermi depositato sul lungo tavolo di diamanti  , l'amante di Matilde si fermò a fissarmi dal fondo della stanza , un velo di terrore ad adombrargli gli occhi neri che saettarono verso la porta appena apertasi .
-  Mettila di lato .
Riuscì comunque ad emettere un ringhio tra le labbra dischiuse , ringhio che vidi far sobbalzare l'umano chinato sul mio corpo .

- Muoviti !
All'ennesimo ordine della donna , l'uomo che scoprì chiamarsi Paul  mi mise su un fianco, distesa sul gelido diamante che mi doleva alla mano chiusa sotto il peso del mio corpo .

Non potei neanche aggrottare le sopracciglia quando vidi Matilde accendere con la magia un piccolo focolare , nè potei in alcun modo rispondere allo sguardo crudele che mi rivolse .
-  Fin dal tuo arrivo qui ti ho odiato mia dolce Clara ,sembravi indifferente a tutto . Non impallidivi mai , nè mostravi alcun cedimento .
 Finchè non ho notato un particolare che mi ha fatto capire come avrei potuto farti soffrire come un cane .
Non compresi appieno le parole della donna finchè non percepì un formicolio in basso , più precisamente sulle piante dei piedi che sentì gelare al contatto con la mano di Paul .

E lì compresi quale fosse il suo scopo .
Provai a dimenarmi , a spaventare con qualche ringhio l'uomo che però non smise di sfilarmi gli stivali .
Urlai persino quando sentì l'aria accarezzarmi il piede oramai nudo nonostante sapessi di non riuscire neanche a smuovere una foglia con la mia voce inesistente .
Perchè tanta era il terrore di vedere i miei consumati stivali in balia delle fiamme .
Ero talmente terrorizzata ,  che supplicai con lo sguardo la donna di non farlo ,di non strapparmi quell'unico oggetto che mi teneva a galla senza neanche sapere come .
Ma per quanto mi umiliai cominciando a piangere come una bambina , per quanto la pregai di non arrecarmi altro dolore , Matilde gettò i miei amati stivali in mezzo al piccolo focolare con noncuranza , uscendo dalla stanza con una risata che mi risuonò stranamente crudele .
E mentre le lacrime mi appannavano la vista , mentre provavo a muovermi per richiamare l'attenzione di Gemma , un ricordo mi balzò in testa , un ricordo che per anni era stato relegato nel posto più segreto della mia mente .
Ero in una camera addobbata a festa , vi erano palloncini ovunque , e una risata che chissà come mi rapì il cuore .
La risata che proveniva dal giovane uomo che mi tendeva un enorme pacco bianco .
Lo scartai con un sorriso felice , sorriso che si allargò sul mio volto quando ebbi tra le mani due enormi stivali verdi di gomma .
Ancor prima che potessi ringraziare il giovane , vidi due grandi mani bianche afferrarmi dolcemente per la vita e farmi entrere le piccole gambette paffute negli enormi stivali lucidi con i quali cominciai a saltellare contenta .
Mi sentivo felice , forse lo ero per la prima volta nella mia vita , ma mai quanto lo fui allo sguardo che quegli occhi grigi mi rivolsero .
L'amore infinito che quegli occhi grigi mi riversarono come una cascata di zucchero .
-  Buon compleanno mia dolce Clara  .
Qualcosa si sgretolò nel mio petto , quel qualcosa che sapevo essere il cuore .
Mio padre mi aveva amato , mio padre mi aveva voluto , e mio padre mi aveva abbandonato .
Avrei preferito mille volte che gli fossi stata indifferente fin dalla nascita , ma mai mi sarei rassegnata a non rivedere quello sguardo che avevo amato .
Il primo essere che avessi mai  amato nella mia vita . Il primo essere ad avermi abbandonato .
Lo sguardo che mai più mi avrebbe rivolto.
L'amore che mai avrei riavuto per me .
E dopo tanti anni urlai con quanto fiato avevo in gola , mentre tutto di me andava in pezzi .
La mia anima , il mio corpo , il mio cuore .
Percepì un onda di calore , bruciante , ardente , squassarmi il petto .
E il volto di William svanì dalla mia mente , lasciando dietrò a sè solo un buco nero .
Gridai , mi dibattei , e mentre il sole sorgeva , mentre i resti dei miei stivali volvano via sotto forma di cenere .
Io tornai ad udire la mia voce , la voce straziata e ferita di quella bambina che urlava il perchè lui l'avesse amata ed infine abbandonata come aveva fatto il resto del mondo con lei .

 

°°°
 
 

 

Nessun dolore , nessuna sofferenza , solo...il nulla .
Fu questa la prima cosa che percepì quando mi svegliai .
Nessuna oppressione sul cuore che sentivo più leggero .
Ero tornata ad essere insensibile al mondo .
L'unico sentimento che quieto attendeva in me la propria rivalsa era la sete di vendetta per coloro i quali mi avevano fatto del male senza pietà , e verso i quali neanche io l'avrei avuta .
Mi misi a sedere senza difficoltà , e rimasi più che stupita di vedere come i miei movimenti fossero aggraziati e fluenti , quasi stessi danzando in balia di dolci onde . E la sensazione si acuì maggiormente quando scivolai davanti alla finestra con un unico passo , nonostante vi fossero diversi metri di distanza dal tavolo a lì .
Ma non fu la mia sorprendente agilità a confondermi , bensì la ragazza dai lunghissimi capelli turchesi che mi fissava dal vetro della finestra con espressione assorta .
Fui catturata da quell'immagine .
Grandi occhi di un rosa pallido , costellati da alcune pagliuzze azzurre mi guardavano con diffidenza .
Lucenti capelli turchesi , impalpabili come le vorticose onde del male le incorniciavano il viso terribilmente pallido , ma grazioso .
Delle labbra di un viola acceso si piegarono debolmente verso il basso , in un evidente gesto di fastidio .
Finchè non mi soffermai sul petto della ragazza , al centro del quale , poco al di sopra dell'incavo dei seni vi era una specie di diamante a rombo , ceruleo dai riverberi rosati .
Incuriosita tesi una mano per sfiorarlo , ma le mie dita si scontrarono solo con il gelido vetro della finestra e non con la gemma della ragazza che ,  compresi ,  ero io .
Turbata da quella bizzarria cominciai a tastarmi il petto che scoprì esser nudo , ma riuscì comunque a trovare un solco poco sotto il collo , incontrando la liscia gemma che vedevo brillare anche sui palmi delle mie mani e sulla parte superiore dei piedi .
Sempre più sorpresa da quella stranezza provai a sfilare la gemma presente sulla mano , ma ben presto scoprì che quei diamanti erano come incastonati nella mia pelle  , senza arrecarmi però alcun dolore o fastidio .
Cosa mi era successo ?
Tastai confusa i lunghi capelli turchesi che mi arrivavano fin sotto la schiena , storcendo la bocca quando il freddo del mattino mi fece rabbrividire per il gelo .
Desideravo qualcosa per coprirmi  , e per la prima volta vidi le gemme impiantate nel mio corpo brillare leggermente prima che un abito di un bianco etero coprisse le mie nudità esposte a sguardi indiscreti .
Il mio primo vero desiderio era stato avverato , e seppure nella sua piccolezza , quell'avvenimento mi fece capire che non ero più sotto i comandi di William .
Chissà perchè quella constatazione mi fece ridacchiare in un modo talmente inquietante che stentai a riconoscermi , ma ora il rancore che avevo covato per l'uomo che aveva giurato di proteggermi e che invece mi aveva abbandonato mi faceva ribbollire il sangue .
- Clara .
Smisi di ammirarmi attraverso il vetro della finestra quando udì la voce preoccupata di Gemma fra i corridoi , ma non ebbi neanche il tempo di raggiungerla e calmarla che la porta della sala si aprì con uno schiocco , facendo entrare un'affannata rossa dai grandi occhi verdi sgranati .

Rimasi immobile sotto lo sguardo scioccato della donna , finchè , stanca della sua espressione accigliata ,  mi decisi a richiamare la sua attenzione .
- Sono io -  sussurrai con una voce talmente dolce che aggrottai infastidita le sopracciglia , perchè non la ricordavo così carezzevole .
 Ma anzichè calmarla come invece mi aspettavo , la mia frase la fece ridere euforicamente , prima che mi trovassi avviluppata dalle braccia esili della ragazza strette con forza attorno alle mie spalle .

- Parli , parli ! è un miracolo .
Cominciò a dondolare entrambe sui suoi piedi impazziti , e data la mia scarsa altezza non potei che arrendermi alle sue effusioni , ne rimasi quasi lusingata .

Ero sicura che molti , persino Antoniette sarebbero scappati via urlando , ma lei no .
Gemma stava addirittura piangendo per la commozione e ciò mi raddolciva come poche cose erano state in grado di fare .
Dopo altri strilli acuti vidi la donna sorridermi con calore, accarezzandomi la guancia con un affetto talmente sincero da farmi dimenticare la mia sete di vendetta .
Ora come ora volevo solo crogiolarmi in quell'attimo di pace .
Volevo,  ma a quanto pare non potevo .
Ancor prima che Gemma smettesse di urlare piombando in un mutismo inquietante ,  io udì il rumore di passi ai piani inferiori , due paia di scarpe che emettevano silenziosi echi fino alla sala da pranzo .
Probabilmente il mio udito doveva essersi affinato .
Senza dire una parola mi misi a correre per i corridoi , abituandomi alla leggerezza con la quale mi muovevo , la sinuosità dei miei passi , la scioltezza dei miei movimenti .
E fu proprio danzando che raggiunsi l'entrata del castello , ancor prima che Paul potesse uscire dall'immenso portone di nero metallo .
Una parte del mio cervello registrò il respiro affannoso di Gemma alle mie spalle , mentre tutto di me era all'erta , pronta ad ogni minimo cenno di ostilità della ninfa ghiacciata per lo stupore .

-  Salve Matilde -  soffiai tra i denti , e sorrisi pienamente quando sentì la mia voce più cupa e fredda di come ricordavo , quasi possedessi le sfumature del mare che si scioglievano in un dolce azzurro per poi incresparsi in un buio e gelido blu notte .
- Cosa diavoli hai fatto ?
Socchiusi gli occhi, irritatata dalla vocetta stridula della creatura fatata mentre l'amante di Matilde si avvicinava alla donna con passo felpato , stringendole una mano per calmarla .
- Che sortilegio è mai questo ? Gemma , pretendo delle spiegazioni !
Sentì la mia amica sobbalzare al mio fianco , chinando il volto in un gesto di sottomissione che mi irritò .

Chi si credeva di essere quella strega per rivolgersi in questo modo a Gemma ?
Chi diavolo credeva di comandare quella stupida oca ?
Smisi di maledire la donna quando la udì ordinarmi di punire la serva rinchiudendola nei sotterranei , ma per quanto i suoi desidero fossero sempre più frequenti , io mi limitai a ghignare in risposta alle sue lamentele .
Ad ogni suo urlo stizzito io sogghignavo .
Ad ogni suo ordine io rimanevo immobile .
E ad ogni suo sguardo sconvolto io ridevo .
Finchè non decisi di zittirla , ed ancor prima che i due potessero anche solo emettere un fiato , entrambi si ritrovarono stesi sul pavimento , privi di coscienza , almeno per ora .

 
°°°
 

 

Passarono circa due giorni prima che William fece ritorno .
Stavo dondolando i piedi sopra il bracciolo d'oro e argento dell'elegante sedia  ,  quando udì lo schiocco della serratura al quale vidi Gemma sobbalzare al mio fianco , mentre le due figure rinchiuse in un enorme gabbia di ferro battuto si allontanavano l'una dall'altra come scottate .
Aspettai paziente che il ladro entrasse nella sala, zittendo con un occhiata la mia amica ogni qual volta la vedevo aprire bocca per rispondere ai richiami dell'uomo , finchè egli stesso entrò nella sala del trono , più pallido di come lo ricordavo ma ugualmente bello .
La prima cosa che registrai nella sua espressione fu lo stupore di vedermi seduta sul suo trono , o per meglio dire , di vedermi cambiata in quel modo, dopodichè la sua espressione sorpresa mutò in una più soddisfacente , almeno per me .
Dolore e rabbia , proprio quello che volevo .
Come avevo già pogrammato , William si gettò come un disperato alle sbarre , afferrando le mani pallide di una smagrita e scialba Matilde , il che mi fece ridere divertita .
-  Bentornato William - sibilai all'indirizzo dell'uomo che vidi sobbalzare sotto il mio sguardo neutro , mentre Gemma si muoveva a disagio di fianco a me .
- Cosa diavolo stai facendo Clara ? Cosa ti è successo ? Perchè Matilde è in cella ? Cosa...- zittì con ringhio il fiume di domande che William mi rivolse , ritrovandomi attorniata subito da un alone rosato che scacciai con calma .
Non dovevo farmi prendere dalla rabbia in quel modo .
Presi qualche respiro prima di riprendere la conversazione , ma abituata com'ero a gesticolare per farmi capire , non feci altro che indicare Paul con sguardo annoiato .
Trovai esilarente l'ingenuità di William ,  o per meglio dire la sua stupidità , perchè gli sguardi che i due amanti si lanciavano erano più eloquenti di qualsiasi altra parola o frase , questo però l'uomo sembrava non capirlo .
-  Non mi dilungherò oltre William . Matilde ti ha tradito , ti tradisce da chissà quanti anni con quell'uomo e tu non te ne sei mai accorto - mi concessi una piccola risata di scherno  prima di tornare a rivolgere la mia attenzione allo strambo trio .
- Ah,  dimenticavo ,  lei non ti ha mai amato , sta con te solo perchè le offri tutto ciò che vuole , e pensare che hai sacrificato la vita di tuo fratello e la mia per una creatura così meschina - conclusi la mia filippica con un tono ancora più inquietante , tanto vicino al sibilo del vento che smuoveva le onde di un mare in burrasca .

Attesi la reazione di William che non si manifestò  , e  temetti per pochi secondi che fosse morto sul colpo data la posa stanca che prese il suo corpo e lo sguardo vuoto che mi rivolse, finchè non lo vidi assumere un sorriso tremolante che sapevo , non convinceva neanche lui .
-  Tu mi stai mentendo vero ? Ti stai prendendo gioco di me , come puoi farmi questo ? Come puoi ...
-  Taci lurido verme !
La mia voce fu simile al rombo di un tuono quando mi materializzai di fronte l'uomo , rimpicciolitosi nel vedermi piombargli addosso con una simile ferocia .

Come osava darmi della bugiarda ?
Io che non avevo fatto altro che esaudire i suoi voleri per farlo felice .
I bagliori blu cobalto che mi vorticavano attorno come vortici d'aria sfumarono in un rosa acceso per poi scomparire del tutto quando ripresi la calma , cosa non facile .
Il desiderio di strozzarlo era via vai sempre più pressante .
Se non voleva credermi allora lo avrei messo di fronte alla verità nel modo più crudele possibile .
-  Matilde  cara , potresti dire a William che lo ami ? Che non lo hai preso in giro per tutti questi anni ? Che non ti sei preso gioco dei suoi sentimenti sbattendoti quel contadino ?
Condì i tutto con un sorriso meschino che mi divertì , così come trovai divertente il modo in cui la donna cercava di tacere tappandosi la bocca con le proprie mani .
- Amore, diglielo che mi ami , diglielo !
Scoccai un occhiata in tralice al povero William , inginocchiato di fronte alla ninfa che aveva le lacrime agli occhi per lo sforzo .

Ma quando le ordinai nuovamente di dire la verità , Matilde si gettò piangente tra le braccia di Paul , confessandogli i suoi inganni e tradimenti .
Fu allora che provai pietà per il ladro, le mani abbandonate lungo i fianchi, quasi senza vita, il viso bianco come un cencio , lo sguardo perso nel vuoto .
Ora sembrava più vecchio dei suoi appena trent'anni , più ingobbito, più stanco , più consapevole della crudeltà del mondo .
Decisi allora di non torturarlo oltre , avevo avuto la mia vendetta su di lui , l'unica cosa che dovevo fare era punire i due amanti per le loro colpe .
Richiamai a mè il potere che ora potevo governare a mio piacimento , e così , mentre le fiamme lambivano la gabbia con i due amanti stretti in un abbraccio disperato ,io mi limitai a dar loro le spalle .
Ma qualcosa andò storto .
Non appena feci un passo  , sentì uno spostamento d'aria alle mie spalle , e prima che potessi in qualche modo fare qualcosa , vidi William scagliarsi urlante tra le fiamme , gli occhi verdi lucidi dalla disperazione .
Tesi una mano per impedirglielo ma Gemma fu più veloce di me .
La donna riuscì ad acciuffarlo e a gettarlo a terra prima che potesse in qualche modo ferirsi con le fiamme che inghiottivano i due .
E mentre l'uomo piangeva in grembo alla mia povera amica, un sorriso dolce e tenero sulle labbra rosee , io mi accasciai stremata sul trono , stanca e afflitta da quel gesto che sapevo , avrei compiuto a mia volta se dietro quelle sbarre vi fosse stato Alec , con o senza la regina degli abissi .

 
°°°


 

Passavano i giorni , ma non la mia tristezza .
Per quanto William stesse guarendo a poco a poco grazie all'amore di Gemma , io non riuscivo a trovare pace per il mio tormentato amore per Alec.

Per quanto tentassi di rinnegarlo , di dipingerlo come il più crudele dei traditori , non avrei mai resistito nel gettarmi tra le sue braccia se mai me le avesse aperte .Forse , mentre guardavo dalla finestra della mia stanza il cielo perlaceo , lui era in compagnia della regina , Antoniette stava ridendo e scherzando con Ian , il gigante buono stava raccontando una delle tante leggende e i miei genitori stavano godendo del tempo trascorso insieme .
L'unica ad essere sola ero io , persino Gemma ora era felice.
Provai una punta di invidia , ma ero felice per lei , se lo meritava .
In fondo , pensandoci bene , io non sarei neanche dovuta esistere ,  e benchè sapevo di non averne il diritto,  io volevo vivere, anche se avrei dovuto passare il resto della mia vita con loro due .
Il pensiero non era poi così malvagio , magari avrebbero potuto darmi l'affetto di un fratello ed una sorella .
Dovevo accontentarmi .

Sorrisi per la prima volta dopo tanto tempo a quel pensiero , ma fui attirata da un fatto davvero bizzarro .
Aguzzai la vista quando mi parve di scorgere nel cielo il profilo di case e abitazioni moderne , e forse stavo impazzendo , ma non potei scherzare oltre quando vidi qualcosa di ovale e lucido cadere dal cielo verso il mare ovest del paese .
Non poteva essere ...
Senza avvisare Gemma uscì dal castello in fretta e furia .
Avevo il cuore in gola .

Io conoscevo quell'oggetto , lo avevo realizzato io stessa per un progetto di esplorazione , ma questo quando ero nel mio mondo .
Zigzagai tra gli alberi , saltai fiumi , corsi tra le viuzze delle case finchè non mi ritrovai sul lungo ponticello al quale venivano attaccate le barche degli abitanti .
Il legno scricchiolò leggermente quando mi alzai sulle punte , ma non me ne curai , troppo sconvolta da ciò che vedevo .
Come era arrivata la navicella di perlustrazione in quel mondo ? E perchè era aperta ?
Più che sconvolta cominciai a scrutare il velivolo , ma era vuoto , probabilmente i suoi passeggeri erano già scesi .
Sobbalzai per la paura quando udì alle mie spalle molte voci , troppe per i miei gusti .
Arretrai d'istinto , irrigidendo i muscoli del viso per la tensione di dover combattere con qualcuno , ma fui costretta a trattenere il respiro quando vidi il profilo di un attraente ventenne uscire da una locanda .
Alec .
Senza sapere perchè mi ritrovai con il cuore in gola e il respiro affannoso nel guardarlo .
Era bello , più bello di quanto ricordavo .
Ma la mia gioia fu smorzata da un avvenente figura che gli camminava di fianco , la donna dai lunghi capelli bianchi che gli afferrò una mano con dolcezza, facendolo fermare .
Dolore , tanto dolore .
Mi sentì invadere da una sofferenza tale che non mi accorsi delle lacrime che mi appannavo la vista .
Era crudele e faceva terribilmente male , troppo per poterlo sopportare .
In silenzio vidi mia madre e mio padre uscire dalla stessa locanda con Antoniette , Ian , una ragazzina che non conoscevo e il Gigante buono , tutti con un aria ...felice , o era solo la mia impressione .
Tutti mi sembravano felici , anche Alec che si districò dalla presa della donna con rabbia , ma oramai non mi importava .
Erano tutti crudeli , cattivi , malvagi .
Dovevano essere puniti per quello che mi avevano fatto , dovevano soffrire per quello che mi stavano facendo passare .
Mi ritrovai a desiderare di far loro del male, non accorgendomi dell'alone di luce che mi lambì il corpo come lingue di fuoco blu scuro .
E mentre il mare si ingrossava alle mie spalle , quasi stesse assorbendo la mia furia , mi ritrovai a fissare con odio Alec , irrigiditosi leggermente sotto il mio sguardo .
Fu allora che la regina degli abissi si voltò ,  strozzandosi con il proprio respiro quando mi vide .
Fu allora che la combriccola smise di parlottare per guardarmi con occhi sbarrati .
Fu allora che Alec si voltò ,  e da me non ebbe nient'altro che uno sguardo pieno d'odio .
Il calore dentro di me aumentava , cresceva , sembrava quasi ustionarmi la pelle man mano che mille emozioni contrastanti si alternavano sul bel viso del mercenario .
Finchè non fui io ad andargli incontro , il cuore colmo di rancore e rabbia , frustazione .
Nessuno distolse lo sguardo da me , nessuno osò aprire bocca .
Ma neanche io ebbi il tempo di fare un passo di più  , che alcune figure mi sfrecciarono di fianco con una velocità tale da confondermi , le quattro sagome che vidi gettarsi su Eleonora .
- Bambina mia !
Impietrì , sconvolta , quando vidi mia nonna abbracciare piangente mia madre , mentre zio Alan , Melanie e Alfred le sorridevano con affetto .

Così come rimasi immobile , gelida come una statua di marmo , quando si voltarono verso di me , guardandomi con curiosità .
- Chi è lei ?
Tremai , tremai come mai mi era successo al sussurro di mia nonna .

Tremai per il dolore che mi stava consumando il cuore .
Tremai per gli sguardi increduli che mi rivolsero .
Tremai per le lacrime che mi inondarono il viso .
Ed urlai per il dolore di vedere ogni mio sogno , ogni mia speranza andare in frantumi .
Perchè non mi rimaneva più nulla se non il rancore .
Non mi rimaneva più nulla se non la rabbia .
Non mi rimaneva nulla se non l'odio .
Ero tornata ad essere sola .
Ero tornata ad essere quella bambina di tre anni che urlava al mondo il perchè di tanta crudeltà .
La stessa crudeltà che ora accendeva i miei occhi .

 

 

 

 

CONTINUA.....

x Laban : ecco un altro capitolo , spero che anche questo ti sia piaciuto . Ci avviciniamo sempre di più alla fine . Grazie per il complimento sulla mia fantasia , a volte ne ho anche troppa xD.

Sono contenta che la storia ti stia continuando a piacere e spero continuerai a seguirla fino alla fine .

Grazie di cuore , baci .

 


 

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Capitolo 9
*** Le due metà ***


le due metà
Piccola . Mi sentivo così piccola ora , sopraffatta da quell'odio che stentavo ad incanalare .
Piccola di fronte agli sguardi sconcertati ed increduli della mia famiglia .
Chinai il capo , turbata dal desiderio di far loro del male e fargliela pagare per la vita di rancore e rabbia alla quale mi avevano costretto .
 Perchè doveva essere tutto così difficile ?

Perchè eravamo arrivati a quel punto ?
In fondo ,  non mi sembrava di chiedere l'impossibile .
Desideravo solo essere amata da qualcuno , ma a quanto pare questo qualcuno per me non esisteva .
Tornai nuovamente a guardare la combriccola quando udì il bisbiglio terrorizzato della regina degli abissi , gli occhi bianchi sgranati per lo stupore e qualcos'altro che intuì essere...consapevolezza .
Forse lei sapeva cosa mi era successo , forse poteva darmi delle risposte , ma la sola idea di chiedere il suo aiuto mi disgustava .
Non ero così stupida da elemosinare un qualche supporto alla donna che mi aveva portato via Alec .
Non ero così patetica , nè tanto meno avevo intenzione di chiedere soccorso a mia madre .
Cosa poteva saperne lei ? Cosa poteva fare per me ?
L'unica cosa che erano stati capaci di fare era stato abbandonarmi e gettarmi via come un calzino vecchio .
Tutti .
 Nessuno si era posto il problema di come io potessi sentirmi , di come potessi reagire alla scoperta della mia vera natura , di cosa potessi provare nell'aver perduto per sempre l'amore del primo uomo che ebbi mai amato .

Disgustata distolsi lo sguardo dagli occhi grigi di mio padre, il bel viso affilato invecchiato da un espressione amara che mi fece ridere istericamente .
Cosa poteva saperne lui dell'amarezza ?
Come poteva anche solo pensare di sapere cosa fosse ?
Per anni non aveva fatto altro che progettare la mia schiavitù , la mia morte , ed ora mi supplicava con lo sguardo ?
Egoista , l'uomo era un dannato egoista .
Non meritava il perdono , non meritava la felicità , non meritava nulla se non la solitudine .
-  Amore .
Piegai le labbra verso il basso nell'udire la voce tremante e spezzata di mia nonna , aggrappata al braccio di un Alfred impietrito ed una Melanie sconvolta .

Anche loro erano egoisti , l'essere umano era meschino e crudele .
Un movimento sospetto mi fece assottigliare lo sguardo , e tesi le orecchie quando mi sembrò di distinguere il crepitio di fuoco , molto fuoco a giudicare dai bagliori scarlatti che illuminarono la notte.
Indietreggiai per puro istinto quando vidi fila e fila di uomini armati avanzare con fiaccole alle mani verso di me , gli sguardi spaventati ma pronti alla battaglia .
Volevano attaccarmi , potevo leggerlo nelle loro espressioni tese .
Strinsi i denti per l'ansia di una battaglia , scoccando un occhiata in tralice ad un Alec che continuava a guardarsi attorno con un'evidente ansia nello sguardo .
Era preoccupato ? Perchè ?
Sobbalzai quando un sibilo poco lontano dalla mia tempia mi fece sbarrare gli occhi , mentre il suono ovattato di qualcosa che affondava nel mare alle mie spalle mi faceva gelare .
Il contadino che mi stava davanti incoccò un'altra freccia , prendendo la mira , questa volta all'altezza del petto , e non potei che sentire un brivido di paura corrermi su per la schiena nel vedere quell'evidente minaccia .
Tentai , provai a dire loro che non avevo intenzione di far alcun male , ma non mi ascoltarono , il rumore di spari e di riti magici mi costrinsero a retrocedere velocemente , facendomi incespicare nei miei stessi piedi .
Mi portai le braccia davanti al viso nel tentativo di difendermi ,mentre urlavo loro di smetterla , di fermare gli incantesimi che mi intontivano , ma non mi ascoltarono .
Nessuno di loro provò anche solo a guardarmi senza bisbigliare parole di ribrezzo .
Continuai a pregarli di interrompere gli attacchi , di lasciarmi in pace , finchè non fui costretta ad urlare per il dolore quando una freccia mi si conficcò nel braccio destro .
Sibilai una maledizione contro quegli uomini insulsi , piangendo silenziosamente nell'estrarre la punta di metallo che scoprì essere imbevuta di veleno .
Bestia .
Mostro .
Continuavano a borbottare la folla che mi si era radunata attorno , fomentata dalla regina degli abissi che ordinava loro di mirare al cuore .
Di colpire la gemma che avevo appena sotto il collo .
Strega , dannata strega .
Strappai con un gemito l'ennesima freccia che mi si conficcò nel fianco , mentre il mare dietro le mie spalle mi lambiva i piedi , costeggiando la lunga pedana di legno che ben presto venne sommersa dalle onde impetuose dell'oceano nero .
Mi gettarono addosso le fiaccole , nel tentativo di dare fuoco alle quattro assi di legno che non erano ancora state inumidite dall'acqua , cosicchè bruciassi viva .
Ma ancor prima che potessi anche solo difendermi , un muro d'acqua si però a mia difesa , spegnendo la fonte di luce dei miei assalitori che mi si fiondarono contro con le lunghe lame tese in avanti .
Il fischio di un incantesimo mi fece alzare il volto verso il cielo rannuvolatosi all'improvviso , ora illuminato debolmente da un globo dorato che fungeva ai contatidini da sole .
Balzai all'indietro , ancora restia a far loro del male , confusa dalle loro voci , dai loro sguardi , dalle loro parole senza senso .
Perchè mi volevano uccidere ?
Non avevo fatto nulla di male , perchè diavolo stavano tentando di ammazzarmi ?
Fui costretta a retrocedere quando una spada si piantò ai miei piedi , mancando per fortuna la mia gamba destra , ma un altro fendente mi fece barcollare all'indietro .
Finì con il ferirmi gravemente ad una mano quando caddi a carponi sui vetri di una bottiglia che ,  nella foga del momento ,  mi avevano lanciato contro, e fu allora che sentì il sangue annebbiarmi il cervello .
Mi alzai con una furia ceca, afferrando per la gola un uomo anziano che tentò di infilzarmi con il forcone ma che si ritrovò inghiottito dalle onde alle quali lo diedi in pasto .
Cominciai a ricambiare le ferite , le urla , le maledizioni che gli uomini mi lanciavano contro a mò di attacco , nella speranza che mi dissolvessi .
Non mi risparmiai , usai il mio potere , e in meno di cinque minuti  , dell'immensa folla che mi aveva attaccato ne rimanevano meno di una decina .
Risi divertita dalle loro espressioni terrorizzate , asciugandomi il rivolo di sangue che mi sporcava le labbra  mentre i miei occhi guizzavano sulle lame che i superstiti mi puntavano contro .
Patetici .
Mi scagliai come una belva su una donna che aveva tentato di tagliarmi la testa con un pugnale , ma d'improvviso qualcuno mi afferrò per i capelli gettandomi contro un carro che si frantumò all'impatto con il mio corpo .
Annaspai in cerca d'aria sentendo una pressione dolorosa ai polmoni quando provai a rimettermi in piedi , ritrovandomi a fissare con occhi lucidi la regina degli abissi , un vortice blu scuro a sollevarle i candidi capelli .
Sgualdrina .
La afferrai a mia volta per i capelli , ma anzichè scagliarla contro la parete di una casa vicina le schiacciai il volto al suolo , strattonandola con rabbia per udire i suoi gemiti di dolore.
Continuai a torturarla , ebbra del potere che sentivo scorrermi nelle vene  finchè una voce infantile e spaventata mi fece sgranare gli occhi .
Distolsi la mia attenzione dalla figura accasciata sotto di me , portando il mio interesse  sulla piccola figura che rimaneva immobile in mezzo ai contadini terrorizzati .
Bastarono pochi secondi per far si che una parte del mio cervello riconoscesse il tenero volto pallido e i grandi occhioni color nocciola che il mio piccolo cugino Nicholas mi puntava contro.
Balbettai il suo nome , spaventata , ma un pugno della donna ai miei piedi ,liberatasi nel mio momento di debolezza , mi fece piegare per il dolore .
Caddi in ginocchio , gli occhi fissi sul bambino che mi tendeva le braccine paffute e sillabava il mio nome sulle piccole labbra tremanti , mentre un onda anomala sospingeva lontano da me la regina degli abissi e il resto dei miei assalitori .
Riemersi con sofferenza dalle acque che ora avevano raggiunto le case , ma il corpo privo di coscenza della mia avversaria assorbì completamente la mia attenzione .
Giaceva a pochi metri da me , potevo già pregustare la mia vittoria nell'ucciderla con le mie stesse mani , ma l'urlo disumano di un uomo mi costrinse a riportare lo sguardo su Nicholas .
Gelai sul posto quando vidi un mago , confuso dai rumori assordanti delle onde sempre più violente , puntare minaccioso contro il bambino con un piccolo pugnale tra le mani , ignaro del pericolo alle proprie spalle .
E per quanto mi costò , per quanto fu difficile abbandonare la mia sete di vendetta , il mio istinto mi spinse a correre verso il piccolo che presi tra le braccia con foga , ricevendo una pugnala in mezzo alla schiena .
Scalciai con un urlo di dolore l'uomo da dietro le mie spalle , mentre zoppicante stringevo a me quel piccolo corpo tremante .
E con le ultime forze che mi rimanevano mi dissolsi nell'aria con la magia .
Caddi in ginocchio davanti al profilo di un immenso castello dall'aria antica ed imponente , esausta e affaticata , mentre Nicholas mi asciugava con le manine le lacrime che mi inumidivano il viso .
Udì distintamente il cigolio di una porta e un urlo femminile terribilmente familiare , prima che mi lasciassi cadere a terra e il buio mi inghiottisse anime e corpo .

 
°°°
 
 

La prima cosa che distinsi nella confusione della mia mente fu un respiro regolare poco sotto la mia spalla .
La seconda fu un piccolo corpicino caldo stretto al mio e lo sguardo insistente di qualcuno che era seduto alla mia destra .
Sbattei più volte le palpebre, incapace di mettere a fuoco la stanza circostante , finchè non incrociai gli occhi verdi di un preoccupato William , chino sulla piccola figura accoccolata sul mio petto .
Provai ad alzarmi , ma una fitta alla schiena mi convinse a lasciar perdere , così tornai a stravaccarmi tra i cuscini che qualcuno aveva accuratamente posizionato ai lati della mia testa .
- Come ti senti ?
Impiegai un paio di secondi a registrare la domanda dell'uomo .
Mi era difficile riuscire a guardarlo senza provare ancora un pizzico di risentimento , ma ero così stanca che lasciai che tutto mi scivolasse addosso .

- Bene  ...ma cosa è successo ?
Mi stupì di come la mia voce risultasse arrochita , come se non parlassi da tanto , e forse dovette capirlo anche William perchè mi sorrise debolmente .

-  Hai dormito per tre giorni  , e quel piccoletto non ne ha voluto sapere di andare a dormire in un' altra stanza .
Abbassai lo sguardo sulla zazzera nera che mi solleticava il mento , sorridendo dolcemente nel vedere come Nicholas si aggrappasse al mio vestito bianco , quasi avesse paura di lasciarmi andare .

Cominciai ad accarezzargli i capelli , chiudendo gli occhi con un sospiro di sollievo nel constatare che il piccolo non aveva riportato nessuna ferita in seguito allo scontro.
Lo scontro .
Aggrottai le sopracciglia quando cominciai a ricordare più nitidamente cosa mi aveva ridotto in quello stato  , e la prima cosa che mi domandai fu il come e il perchè Nicholas si trovasse lì con me .
Cosa era successo ?
Ma ancora più importante , come aveva fatto ad arrivare fin qui ?
Sommersa com'ero da quelle domande non mi accorsi della carezza sulla fronte che mi fece aprire gli occhi , ritrovandomi davanti una sorridente Gemma .
Ricambiai il sorriso , seppur a fatica dato che mi dolevano tutti i muscoli , ma non me ne curai .
Ero contenta di rivederla , quella sera avevo seriamente pensato di morire .
Un mugolio mi convinse a chinare il capo , e la prima cosa che vidi furono due teneri occhioni scuri che mi scrutarono confusi , prima di diventare lucidi .
Risi debolmente nel sentire la presa del bambino aumentare attorno al mio collo , mentre William e Gemma mi guardavano dal fondo della stanza .
La donna mi informò che da lì a poco avrebbe servito la cena , ma il particolare che mi insospettì fu lo sguardo pensieroso del ladro rivolto verso un cielo che stentavo a riconoscere .
Rosso sangue nonostante fosse quasi sera , così luminoso da lasciarmi confusa .
Annuì senza neanche pensarci , mentre Nicholas mi prendeva per mano strattonandomi verso la porta , ma tutto ciò che decisi fu il chidere spiegazioni all'uomo che sembrava sapere cosa diamine stava succedendo .
Non appena finimmo di mangiare , Gemma convinse il bambino a giocare nel giardino dietro il castello verso il quale anche io e William ci dirigemmo , affiancati e silenziosi .
Mi lasciai cadere su una panchina di pietra , mentre Nicholas cominciava a giocare con la donna che sembrava raccontargli una favola con gesti teatrali , e come me l'uomo sembrava essere assorbito dal racconto .
Azzardai a lanciare un occhiata all'inquietante cielo scarlatto e ciò che vidi mi fece sgranare gli occhi per la sorpresa .
Se tre giorni fa mi era sembrato di distinguere i profili dei tecnologici palazzi della mia città , ora riuscivo chiaramente a riconoscerli e addirittura a scorgerne le strade .
Ma come era possibile ?
- Sapevo che avresti voluto delle spiegazioni -  sussurrò l'uomo vicino al mio orecchio prima di lasciarsi cadere al mio fianco , il naso rivolto verso il cielo come me e un sorriso malinconico sulle labbra sottili .
- Quella è la tua città vero ?
Annuì , incapace anche solo di formulare una frase di senso compiuto data la confusione che mi stava divorando .

Cosa stava succedendo ?
-  è molto bella . Sai che la vita è nata dal mare vero ?
Aggrottai le sopracciglia alle parole senza senso dell'uomo , e benchè dubitassi del vero scopo di quel discorso , fui costretta ad annuire per farlo continuare .

-  Si racconta che tutto sia nato dal profondo degli abissi , l'uomo , il mondo intero . Tutti noi proveniamo da lui e da lui saremo poi costretti a ritornare . Cominciai seriamente a sentirmi irritata da quel racconto senza capo nè coda , ma forse più per la curiosità che per vero e proprio interesse , mi costrinsi a tacere .-  Hai mai sentito parlare dell'anima gemella di un uomo ? La sua metà ?
Annuì nuovamente , sempre più confusa .

Cosa cercava di dirmi ?
Seguì una mano dell'uomo elevarsi verso il cielo , puntando un dito sulle costruzioni di metallo che si riuscivano a vedere nitidamente anche da lì .
-  Quella è la gemella di questo mondo , se vogliamo proprio essere corretti , la sua metà .
Strabuzzai gli occhi alle parole di William , il cuore che mi pulsava ferocemente nel petto, quasi volesse uscirmi dalla gabbia toracica .

- Ti sei mai accorta di una certa somiglianza di alcuni abitanti di questo mondo con quelli del tuo ?
Rimasi più che stupita da quella domanda , ma ancor di più dalla risposta che mi spinse ad annuire istintivamente .

Era vero .
Avevo notato una certa somiglianza tra Antoniette e Melanie , persino Ian mi ricordava Alfred .
Lo stesso Gigante buono mi faceva tornare alla memoria mio zio Alan , ma questo ora cosa voleva significare ?
Benchè conoscessi incosciamente la risposta ,  spinsi con lo sguardo l'uomo a continuare , troppo codarda da poter accettare quella verità .
-  Tutti noi possediamo la nostra metà alla quale siamo prima o poi costretti a ricongiungersi .
Mi portai una mano davanti agli occhi , in un gesto stanco come mi sentivo in quel momento .

Stanca , indebolita , fiacca .
Un' altra verità che non ero pronta ad accettare con così poco preavviso .
Finchè non provai a trovare conferma in una domanda che mi frullava in testa da un bel pò .
-  Eppure tu e Gemma non mi ricordate nessuno , come...
- Somigliamo a persone che forse avresti conosciuto in futuro prossimo , ma anche io possiedo una mia metà lassù .

Mi persi in quella risposta , incupita da un significato più profondo che mi fece accapponare la pelle .
Se loro avevano una metà in quel mondo , voleva dire che quella sera  , oltre ad aver ucciso quei contadini avevo ucciso anche le loro metà .
Impietrì , sconvolta da quella consapevolezza .
E se le loro metà fossero state qualcuno della mia famiglia ?
Avevo ucciso qualcuno di loro quella sera ?
Con un gemito di dolore mi piegai su me stessa , prendendomi la testa tra le mani .
Mi sentivo dilaniata da quella possibilità . Avevo ucciso mio zio Alan , o addirittura Alfred ?
Sentì gli occhi pungere sotto le lacrime che tentavo di ricacciare indietro , e la mano sulla mia testa mi aiutò in quel compito .
-  Non devi sentirti in colpa Clara , non potevi saperlo , e poi ti assicuro che non hai ucciso nessuno di loro.
Rinfrancata da quella confessione tornai a sedere compostamente , ponendo altre domande alle quali William mi rispose pazientemente , un guizzo divertito negli occhi .

Era gentile , affettuoso come non lo era mai stato .
Forse alla fine anche lui mi voleva bene .
Sorrisi durante il racconto , felice da quella possibilità .
-  Allora lo specchio è il collegamento tra i due mondi ? - bisbigliai per paura di sbagliarmi ,ma l'uomo annuì pacatamente , tornando a guardare verso l'alto .

 - Ma perchè sta succedendo proprio questo solo ora ?
Sapevo quale era risposta , o forse no , ma qualcosa dentro di me diceva che ero io la causa , o per meglio dire quello che mi stava succedendo .

Sentivo uno strano legame con quel che stava accadendo, quasi fosse una conseguenza delle mie azioni .
-  Ricordi che ti ho detto che tutto nasce del mare ?
Annuì nuovamente , ansiosa di sapere dove volesse andare a parare questa volta , sapendo però che ciò che avrebbe detto in seguito non mi avrebbe fatto per nulla piacere .

-  Quando il mare concede un pò di se stesso e l'uomo lo rinnega , questi è destinato a tornare nell'essere che lo ha generato , per punizione .
Assorbì con difficoltà le parole del ladro , non perchè non avessi capito il loro significato , ma perchè non volevo capirlo .

Eppure fui costretta ad ammettere quell'evidenza .
Ero stata io l'inizio di tutto .
In fondo la pietra che il mare aveva concesso alla regina degli abissi , una creatura per metà umana , non era forse una lacrima dell'oceano ?
Ed io non ero forse stata bistrattata fin dalla nascita , non mi avevano forse rinnegato ?
Dunque l'umanità era destinata a tornare nel mare ?
Questo ancora non l'avevo capito .
-  Cosa significa tornare nell'essere che lo ha generato ?
Questa volta però William impiegò parecchi secondi prima di rispondermi adeguatamente , e quando lo fece , sentì uno strano vuoto aprirsi in mezzo al petto .

- In poche parole ,  significa che verremo sommersi dalle acque , e moriremo -  disse con aria distaccata , quasi la cosa non lo riguardasse , ma ciò lo interessava in prima persona essendo umano .
Ed io invece ? Sarei morta anche io ?
La risposta mi giunse con una tale crudeltà che mi ritrovai a piangere silenziosamente senza neanche rendermene conto .
Io non sarei morta , non ero umana , ero una parte del mare, quindi sarei sopravvissuta .
Sarei stata l'unica a sopravvivere .
Era quell'unica che mi faceva male . Sarei rimasta da sola , ancora .
Forse era il mio destino .
Serrai gli occhi , sofferente , finchè una mano calda andò ad asciugarmi dolcemente le lacrime che continuavano a fuggire dai miei occhi .
-  Non piangere -  mi sussurrò l'uomo con tenerezza , e fu allora che presi la mia decisione .
Se davvero io ero la bambina dei desideri .
Se davvero potevo fare tutto quello che volevo .
Se davvero potevo avverare ogni mio volere , allora lo avrei fatto , bastava solo che cominciassi subito ad organizzarmi .
-  Modellerò un altro mondo nel quale andremo a vivere io tu , Gemma e Nicholas .
Sentì l'uomo sobbalzare al mio fianco , prima di guardarmi con occhi sconvolti , ma non gli permisi di controbattere .

- Andrò a cercare le vostre metà , così saremo salvi . Devi solo dirmi quanto tempo ci rimane -  ma anzichè rispondermi , William mi disse - Ma gli altri ? 
Non sorrisi , non accennai nessun espressione di rammarico .
Gli altri avevano fatto le loro scelte e mi avevano ferito , scacciato , abbandonato e avrebbero affrontato le conseguenze delle loro azioni .
- Quanto tempo ho ?
- Cinque giorni .
- Me li farò bastare .
Mi alzai con rinnovata speranza , lanciando un occhiata al piccolo che vidi corrermi in contro con uno sguardo luminoso , quasi per lui fossi il suo sole .

Lo presi in braccio nel mentre che Gemma si accostava a William , gli occhi verdi solcati da una strana inquietudine che non riuscivo a spiegarmi .
E fu mentre entrambi ci dirigevamo verso le rispettive camere da letto che l'uomo mi bisbigliò una frase che riuscì a farmi vacillare per un breve istante .
-  Hai già incontrato una metà , lo sai anche tu .
Non gli risposi , mi limitai ad allontarmi con passo celere dai due , benchè dentro di me cominciasse ad emergere lo sguardo candido del ventenne che da tempo avevo imparato ad amare .


 

°°°
 

 

 

Non persi tempo , il giorno seguente cominciai le mie ricerche con un insolito compagno di viaggio .
Nicholas non ne aveva  proprio voluto sapere di rimanere ad aspettarmi al castello .
 Si era messo a strepitare , ad urlare e poi a piangere disperatamente , facendomi capitolare .

Ed ora non potevo che sorridere nel vederlo stringermi la mano con un sorriso euforico , mentre entrambi ci inoltravamo nel fitto bosco che ci divideva dal villaggio .
Avevo già calcolato che , se mai qualcuno ci avesse avvistato dalla strada principale , avrebbe dato sicuramente l'allarme , e mi sarei ritrovata di nuovo a combattere .
Non era in sè un vero e proprio problema , sarebbe stato facile disfarmi di loro senza ucciderli per forza , ma la presenza di Nicholas mi rendeva irrequieta .
La sola idea di metterlo in pericolo mi terrorizzava .
Era stato l'unico che non mi aveva allontanato nonostante il mio aspetto fosse leggermente cambiato .
Non aveva fatto nessuna domanda , se non su quando avremmo mangiato o dormito .
Era un bambino molto intelligente , ma in quel momento non capivo perchè si comportasse così .
Non gli mancavano i suoi genitori ? E la sorella ?
Continuiai a domandarmi il perchè di quel così bizzarro comportamento finchè , dopo una lunga camminata , arrivammo in un piccolo spiazzo verdeggiante , al cui centro si ergeva una piccola pietra nera .
Con la coda dell'occhio vidi le condizioni del bambino , nascondendo un debole sorriso nel vederlo respirare pesantemente .
Era evidentemente stanco .
-  Che ne dici di riposarci ?
Lo vidi raddrizzarsi sull'attenti come un piccolo soldatino , guardandomi con un ingenuità tale da farmi sorridere dolcemente .
-  Io non sono stanco - borbottò scontroso , gonfianco le guanciotte paffute in un evidente gesto di stizza .

Probabilmente non voleva essermi di peso , così per non ferire il suo piccolo orgoglio , ammisi di sentirmi stremata .
Ci sedemmo sulla sporgenza , io intenta a scrutare la foresta , Nicholas preso a giocare con le dita della mia mano .
- Non ti manca il tuo papà ? - gettai lì con finta noncuranza ,seguendo con la coda dell'occhio l'espressione divertita del piccolo che con mia sorpresa non mutò .
Si limitò solo a negare con la testa anche quando gli domandai se gli mancassero la sorella e la madre , finchè non fui costretta a tacere , confusa dalla sincerità dei suoi occhi .
Che mi stesse mentendo ?
-  Se ci sei tu io sono felice -  sussurrò con un certo imbarazzo e la cosa mi fece trasalire leggermente .
Mi voltai completamente verso il piccolo, notando con tenerezza come le guanciotte si fossero arrossate e di come gli occhi nocciola rimanessero incollati alle nostre umane unite , quasi si vergognasse a guardarmi .
E benchè fosse un pensiero egoistico il mio , mi sentì felice delle sue parole come non lo ero mai stata .
Era forse il primo essere umano che mi amava sopra ogni altra cosa , anche se era un bambino e per di più mio cugino .
All'ultimo passaggio però mi pentì del mio pensiero .
Io non ero sua cugina ,non avevo nessun legame di sangue con lui .
Ero solo una pietra , non eravamo veramente parenti , non avevo nessuna comunanza , eravamo quasi estranei .
Chissà perchè la cosa mi rattristò .
Io per lui non ero nessuno in confronto al sangue del suo sangue .
Io che non ero neanche umana .
Chiusi gli occhi per il dolore , ferita dall'ennesima verità che mi doleva al cuore , finchè non percepì qualcosa di gelido stringermi l'anulare .
Riaprì gli occhi , confusa , ritrovandomi a fissare un piccolo cerchietto di ferro nero avvolto attorno al mio dito , a mò di fede .

Stralunata tornai a guadare Nicholas , gli occhi nocciola imbarazzati , le guance ancora più rosse di prima , e un tenero sorriso sulle labbra tremule .
-  Quando sarò grande ...io...-  mi chinai per meglio udire il bisbiglio del bambino che aumentò la presa sulla mia mano , incrociando i miei occhi con un espressione seria .
-  Quando sarò grande io ti sposerò e vivremo per sempre felici e contenti .
Quella batosta mi arrivò sotto forma di un debole sussurro emozionato che mi fece sgranare gli occhi per la sorpresa , e mi sarei messa anche a ridere se non avessi notato l'aria solenne che il bambino aveva assunto .

Tornai a guardare l'aria seriosa del piccolo , notando che il giubbottino che indossava mancava di un bottone , l'oggetto circolare che Nicholas aveva infilato al mio dito poco prima .
E ancor prima che me ne accorgessi lo stavo abbracciando con le lacrime agli occhi , un sorriso debole sulle labbra , mentre la risata di Nicholas rendeva meno crudele quel mondo che mi aveva tanto fatto male .

 

 °°°
 

 

  

Viaggiammo per tre giorni .
A volte fui costretta a portarlo in braccio per non farlo affaticare troppo , proprio come stavo facendo in quel momento , mentre oltrepassavo l'ultima fila di alberi che portavano alla piccola casupola che avevo scovato qualche giorno prima e all'interno della quale dormivano le due metà di William e Gemma .
Li avevo trovati il secondo giorno , era stata più una fortuna che un vero e proprio piano .
Un uomo sulla ventina , alto e biondiccio , dagli occhi neri e il sorriso bonario, affiancato da un avvenente diciassettenne che gli stringeva la mano con venerazione .Era bastato un attimo , un gesto istintivo il mio , sapevo che erano loro quelli che stavo cercando , lo sentivo , così li assalì , nascosta accuratamente sotto un mantello , nascondendoli nel mio rifugio .
Era stato facile convincerli a rimanere con me , avevo ordinato loro di stare lì ed aspettare il mio ritorno , perciò se anche avessero voluto non avrebbero mai potuto disobbedirmi .
A volte il mio potere era molto utile .

Continuai a camminare , stanca dell'ennesimo buco nell'acqua .
Erano ore che vagavo per il villaggio , nascosta ,ma non avevo trovato la metà di Nicholas, forse la più importante .
Perciò , notando come il bambino si fosse stancato , avevo deciso di lasciare perdere per quel giorno .
D'un tratto sobbalzai quando udì uno scricchiolio e un respiro mozzo che mi fece rizzare i capelli sulla nuca , così come mi fermai a pochi passi dalla casupola quando mi accorsi con sorprendente chiarezza di non essere sola nel bosco .
Che qualcuno mi avesse seguito ?
Impossibile , avevo fatto attenzione, nessuno mi aveva notato .
Strinsi il bambino contro il mio petto , gli occhi attenti e indagatori su ogni cosa che provasse a muoversi a tre metri di distanza da me , ma nulla sembrava esservi a parte noi due .
Registrai lo scricchiolio della porta e poi la voce carezzevole di Jillian , la metà di Gemma , che mi chiedeva se stessi bene .
Poi lo scocco di una balestra che Taddeus , la metà di William , aveva inforcato raggiungendomi in due falcate assieme alla compagna .
Rimanemmo immobili , all'erta , i sensi amplificati dal mio potere , l'ansia e la paura di un attacco a sorpresa , la presenza di un numero maggiore di uomini , ma la figura che scivolò elegantemente verso di noi era solo una e decisamente familiare , anche troppo .
Impiegai una manciata di secondi per riconoscere il passo fluente e cadenzato di Alec , così come il suo profumo di menta .
Raggelai per lo stupore , maledicendomi per la mia incompetenza , cedendo Nicholas tra le braccia amorevoli di Jillian per così dar man forte a Taddeus .
Non potevo permettere che l'uomo morisse proprio ora , altrimenti anche William avrebbe fatto la stessa fine e non potevo permetterlo , non proprio adesso che ero così vicina alla meta .
Divaricai le gambe , minacciosa , ordinando all'uomo al mio fianco di fare attenzione , ma Alec non sembrava aver alcun intenzione malevola , o almeno così mi era parso .
Aspettai che si disfasse del cappuccio e mai errore fu più grande .
Era bello , così bello da mozzare il fiato , e per quanto tentassi di non rimanere imbambolata , mi costò non poca fatica non addolcire il tono di voce allo sguardo triste del ventenne .
-  Cosa vuoi ? - sibilai con astio , ritrovando l'acidità e il rancore che era nascosto da qualche parte dentro il mio cuore e che ora avevo tutta l'intenzione di riversargli contro .

Il mercenario non cambiò espressione finchè non notai un guizzo di rabbia saettare per gli occhi bianchi di Alec quando Taddeus mi strinse contro il proprio fianco con un braccio.
Trasalì , turbata , quando  vidi il ragazzo serrare la mascella e assottigliare lo sguardo , una luce minacciosa negli occhi chiarissimi , e non capì il perchè di tutto quell'astio finchè non lo udì ruggire contro il mio compagno - Allontanati da lei , subito !
Non compresi il perchè di quell'atteggiamento , anzi mi indispettì e mi strinsi maggiormente contro l'uomo che intensificò la presa sulla mia spalla , scoccandomi un sorriso fraterno che Alec scambiò per altro .
Infatti ,  ebbi appena il tempo di rialzare il capo che il mercenario si era avventato su Taddeus con una furia che mi terrorizzò .
Vacillai , scontrandomi contro il tronco di un albero  mentre guardavo spaesata i due fronteggiarsi con violenza , ma mentre il biondo parava con difficoltà gli artigli di Alec con la balestra , l'altro continuava con sempre più foga ad attaccarlo .

Strillai , spaventata , quando Taddeus riuschiò di venir trapassato dal braccio del mercenario , gli occhi bianchi carichi di un tale odio e rancore da lasciarmi basita ,ma per poco .
Con uno slancio considerevole mi avventai su Alec , prendendolo alle spalle e facendolo rotolare assieme a me sull'erba .
E con un colpo di reni riuscì a bloccarlo sotto di me e ad imprigionargli i polsi con entrambi le mani , mentre sentivo il sangue affluirmi alle guance nel ritrovarmi così vicina al ragazzo .
Faticai , e non poco , ad impedire alle mie labbra di accostarsi a quelle sottili del mercenario , gli occhi bianchi carichi di una rabbia che stentavo a capire .
- Ti ha toccata ? -  mi abbaiò contro ancor prima che potessi ricollegare il cervello , e la sua domanda non fece altro che confondermi ulteriormente .
Sbattei le palpebre, stralunata , quando Alec tornò ad aggredirmi con rinnovata foga , indicando con lo sguardo il povero Taddeus poggiato ansimante contro un albero .
-  Allora ? -  mi urlò contro ,  con gli occhi iniettati di sangue ,  e fu allora che persi la pazienza .

Mi chinai minacciosamente in avanti , lo sguardo furioso per quel suo comportamento così strano e fastidioso , tanto che mi ritrovai a sibilargli contro un no secco che fece trasalire l'uomo alle mie spalle .
E mi aspettavo di tutto , che mi attaccasse , che mi urlasse contro , che mi pregasse di lasciarlo correre dalla reginetta , ma tutto ciò che fece fu sorridermi , un sorriso che mi fece balzare il cuore in gola .
Era dolce , era delicato , era il sorriso che mi rivolgeva ogni notte dopo che avevamo fatto l'amore .
- Clara .
Sobbalzai nell'udire l'urlo isterico di Nicholas , svegliatosi per l'evidente baccano , e ancor prima che me ne accorgessi , stavo già correndo dal bambino per calmarlo quando percepì un sonoro schiocco alle mie spalle .

Feci appena in tempo a voltarmi  , che una freccia andò dritta a conficcarsi nella spalla di Alec  , il quale non emise un solo gemito di dolore , si limitò a stringere i denti e a chiudere per un secondo le palpebre .
Fu invece un altro urlo a farmi sbiancare , l'urlo che scoprì provenire dal mio piccolo Nicholas , accasciato al suolo con un evidente chiazza color cremisi appena sopra il braccio , sulla spalla destra .
Mi avventai sul bambino con il cuore in gola , abbracciandolo con delicatezza , mentre guardavo con crescente sorpresa la ferita dalla quale , copiosa , usciva sangue .
Cominciai a tamponare con il mio mantello il taglio , udendo alle mie spalle un sonoro tonfo , e quando mi accorsi di quanto in realtà fosse profonda la ferita , fui costretta ad usare un pò del mio potere .
La casacca che Nicholas indossava tornò nuovamente pulita , e il respiro del bambino si fece regolare , così potei tirare un sospiro di sollievo .
-  Clara ?
Mi alzai con attenzione , accarezzando il piccolo corpicino stretto al mio petto  mentre vedevo Jillian raggiungermi leggermente più tranquilla assieme a Taddeus .

Colsi con la coda dell'occhio la figura che l'uomo aveva issato sulla spalla , e bastò dare un occhiata alla ferita oramai scomparsa per rendermi conto della cruda verita .
La verità che già conoscevo , ma che non volevo ammettere .
-  Lo portiamo con noi ?- mi domandò Taddeus con sguardo curioso .
 Mi limitai ad annuire prima di guidare i due verso il castello ,  poichè la mia missione era ormai conclusa .

Ma ora si presentava un problema ancora più difficile .
Come convincere Alec a seguirmi e ad abbandonare la regina degli abissi ?

Non ne avevo alcuna idea , ma qualora il mercenario si fosse rifiutato di collaborare , lo avrei costretto .
E sebbene la cosa non mi andasse a genio , questo era tutto ciò che potevo fare al momento .
Perchè , dopotutto , Alec era la metà di Nicholas, e per quanto avessi sperato che non fosse così , ora come ora non potevo che farmi trascinare dagli eventi e vedere come andava a finire .

 

 
°°°
 

 

Fin dal mio ritorno al castello  , avevo fatto di tutto pur di evitare di incontrare Alec e metterlo davanti a quella costrizione .
Ringraziai ancora mentalmente William per averlo distratto con l'incresciosa situazione che si era creata tra i due fratelli che , dopo qualche urlo e maledizione gettata qua e là erano riusciti a riappacificarci .
In fondo non era giunta forse la fine ? Che senso aveva lasciare le cose in sospeso ?
Smisi di rimuginarci sù quando Nicholas mi costrinse a dondolarmi sui piedi , goffamente a dir la verità , in quello che poteva essere un valzer .
E data la bassa statura del bambino e la mia non predispozione alla danza  , mi resi conto di sembrare più ad un ubriaco che ad una ballerina ,il che però non mi preoccupò .
In compenso mi divertì parecchio a saltellare assieme al piccolo , ed ero tanto presa da quel passatempo che non mi accorsi della presenza alle mie spalle .
Fu quando gettai la testa indietro per ridere che scorsi con la coda dell'occhio un alta figura poggiata con una spalla all'archetto del giardino .
Non gli badai , anzi ,  continuai a zompettare con Nicholas che sembrava non essersi accorto del nuovo arrivato , al contrario  , io riuscivo a percepire chiaramente il suo sguardo perforante bruciarmi la schiena .
Provai a distrarmi , riprendendo a ridere con il bambino , ma persino lui alla fine si irrigidì , aggrappandosi con le manine paffute al mio vestito .
- Chi è quello ? - borbottò con aria scontrosa il piccolo , indicando con la manina il mercenario ancora immobile come una statua di marmo , il volto imperscrutabile .
Che cosa stava pensando ?
Aveva già provato a scappare per andare dalla sua bella ?
Chissà perchè quella possibilità mi indispettì più del lecito , perciò decisi di ignorarlo per tutto il pomeriggio , ma Nicholas non sembrava dello stesso avviso .
Con crescente sorpresa lo vidi assottigliare gli occhi nocciola in una chiara minaccia , sfidando con lo sguardo Alec che per la prima volta da quando era arrivato nel giardino si mosse , venendoci incontro .
Nicholas mi tirò per l'orlo della gonna , tendendo le braccia verso l'alto in un chiaro desiderio e io non glielo negai , anzi lo strinsi forte al mio petto per paura di ciò che il mercenario avrebbe potuto dirmi .
Riuscì comunque ad avere un espressione indifferente a giudicare dalla smorfia che si dipinse sul volto di Alec e la cosa , per quanto ridicola , mi fece sogghignare
.

-  Ciao -  soffiò con voce neutra il ventenne , guardandomi con attenzione , quasi tentasse di carpire ogni più piccola informazione da una reazione che purtroppo non gli concessi .

Gli avevo concesso anche troppo pensai amaramente .
Strinsi le labbra per la stizza , indicandogli la panca di pietra sulla quale mi sedetti assieme a lui .
Sentì Nicholas stringersi maggiormente contro il mio seno , afferrando una ciocca di capelli con la quale cominciò a giocare , e per quanto fulmineo fu il gesto , vidi chiaramente Alec digrignare i denti e scoccare uno sguardo astioso al bambino .
Curioso.
-  Di cosa volevi parlarmi ?
Itono accondiscente, e quasi annoiato mandò in fumo la mia buona volontà nel mostrarmi calma e posata , perciò non gli risparmiai nè uno sguardo glaciale al quale lo vidi sobbalzare leggermente , nè un tono di voce atono che sorprese anche me .

-  Credo che William ti abbia gà detto cosa ho intenzione di fare , o sbaglio ?
Aspettai una risposta positiva e quando lo vidi annuire , ripresi a parlare  - Bene , tu devi venire con noi  .

Vidi un sopracciglio di Alec scomparire sotto la frangia scarlatta, mentre un espressione saccente e canzonatoria rendeva il suo viso ancora più attraente ma non meno irritante .
-  Devo ? - disse con voce incolore , sottolineando però con il sopracciglio alzato il suo disappunto al riguardo , ma non mi importava nè che fosse oltraggiato, nè che fosse contrario .
Lui doveva venire .
Annuì con vigore  , e non mi accorsi di star indurendo il tono di voce - Devi venire , non è una domanda , nè una possibilità , è un ordine al quale non puoi opporti e se mai , nel malaugurato caso tu tentassi di scappare ,stai sicuro che verrei a prenderti - finì con una dose di veleno che stupì anche me , ma che mi rese orgogliosa di me stessa .
Ero stata ferma e distaccata , proprio come volevo apparire .
Attesi una sua risposta ,  e notai come un lampo di speranza saettasse ad intervalli regolari in quegli occhi bianchi che tante notti mi avevano tormentato nei miei sogni , speranza per qualcosa che non comprendevo .
-  E perchè mai ? -  ribadì atono , incatenando i miei occhi ai suoi , ma una vocina sottile mi costrinse a chinare il capo sul delizioso visetto di Nicholas , accoccolato contro una mia spalla .
-  Perchè senza di te , Nicholas non potrebbe venire  , e questo mi spezzerebbe il cuore .
Raddolcì il tono , rendendolo così tenero da farmi dubitare che fossi stata davvero io quella ad aver parlato , e seppur mi aspettassi una frecciatina velenosa mi stupì invece di quello che disse .

-  Solo per lui ? -  sbottò con crescente irritazione , mentre leggevo chiaramente la delusione nel suo sguardo...ferito ?
Non sapevo spiegarmelo , nè la rabbia che vidi montargli dentro e che mutò in un basso ruggito che mi fece balzare in piedi .
-  Cosa ti fa credere che io resti qui per un moccioso ? Ho altre cose più importanti da fare, persone più importanti delle quali preoccuparmi -  sibilò crudele nel mio orecchio prima che egli stesso si rendesse conto di ciò che aveva detto .
Non ero una persona importante per lui , ero un niente .
Mi ritrassi come scottata, allontanandomi di qualche passo , e sebbene fossi consapevole del bisogno di mostrarmi forte e agguerrita , non potei comunque evitare un evidente tremito nel labbro inferiore .
Gli voltai le spalle così velocemente che non colsi l'espressione disperata che gli aveva distorto i lineamenti, in quel momento non mi importava , non mi importava più nulla .
Aveva ammesso la verità che avevo tentato di camuffare e rendere una menzogna , una bugia bianca , ma era stato proprio lui a dirmelo tra le righe .
Lui aveva la regina , non aveva bisogno di me .
Il dolore che mi sommerse fu tale che sentì qualcosa incrinarsi nel mio petto , ma riuscì comunque a non traballare sulle mie gambe .
Lo salutai con una velata minaccia se mai avesse provato a scappare ,  anche se l'idea non sembrava tanto malvagia neanche a me .
Ora come ora non volevo più vederlo , volevo solo pensare alla mia nuova vita nella quale lui sarebbe stato solo un personaggio marginale .

 

 
°°°
 

 

 

 

Quando Nicholas riuscì ad addormentarsi dovevano essere circa le tre di notte , ma era ormai da giorni che la notte non calava , solo quel rosso intenso illuminava quel mondo che stava andando in rotoli .
Non avevo sonno , perciò decisi di andare un pò in giro per il castello , tanto per svagarmi un pò .
Facendo attenzione a non far entrare nella stanza in penombra nessun raggio luminoso ,  sgattaiolai velocemente fuori dalla stanza , incamminandomi lentamente verso la torre più alta , quella nell'ala nord .
Percorsi diversi scalini, corridoi ,  e mai come allora quella piccola porticina rossiccia mi sembrò così lontana .
Mi trascinai stancamente all'interno dell'angusta stanzetta circolare , accostandomi alla finestra che dava direttamente sull'oceano .
 Mi issai sul davanzale , accoccolandomi contro la gelida parete e lasciai ciondolare un piede fuori , tirandomi la gamba sinistra contro il petto .

Acqua , per chilometri e chilometri non si estendeva altro che acqua .
Il villaggio era stato sommerso e anche gran parte del bosco .
L'oceano stava divorando tutto .

Chissà se erano tutti in salvo. Chissà se stavano bene .
Nascosi il viso tra le ginocchia , afflitta , gli occhi gonfi di un pianto che non volevo sfogare .
Non avevo più lacrime , non me ne restavano più .
Non volevo tornare a soffrire ora che avevo la felicità a portata di mano .
Un bagliore , insolito , mi spinse a portare la mano davanti agli occhi ,  e quasi non risi del piccolo bottoncino di metallo che Nicholas mi aveva regalato come fede di nozze .
Nicholas , quel bambino che si era mostrato più forte di quanto mai avrei immaginato .
Aveva accettato il mio racconto , sebbene avessi notato un leggero fastidio da parte sua nel sapere che Alec sarebbe venuto con noi , cosa che ancora non riuscivo a spiegarmi .
Sembrava che i due fossero quasi gelosi , ma ne dubitavo .
Come si poteva essere gelosi della metà di se stessi ?
Ma la domanda che mi tormentava da giorni era una ed una sola .
Sarei riuscita a voltare le spalle alla mia famiglia , al mondo intero per un mio capriccio ?
Sarei stata in grado di vedere intere popolazioni soccombere sotto l'impetuosità del mare per un mio singolo desiderio ?
Sarei stata tanto egoista da lasciar morire tanti  bambini e le loro famiglie?
Non lo sapevo .
Il solo pensiero mi disgustava ,ma la decisione era presa , sebbene non ne fossi del tutto convinta .
Nè Gemma , nè William avevano fatto una piega nel venire a conoscenza del mio piano , entrambi si erano limitati a domandarmi se li avrei seguiti .
Ora toccava ad Alec darmi una risposta , anche se il solo pensiero di rivederlo mi incendiava il sangue .
Cosa voleva saperne lui di me ? Niente .
Avrebbe sicuramente cominciato ad urlarmi contro di lasciarlo andare , anzi mi avrebbe supplicato di farlo tornare dalla regina degli abissi , proprio come nella favola che Eleonora mi raccontava da bambina .
E il principe sposò la principessa vivendo per sempre felici e contenti , ma l'antagonista a cosa era destinata ?
Cosa mi si prospettava davanti se non un eterna solitudine ?
Perchè la cattiva doveva sempre soccombere ?
Anche lei provava dei sentimenti , perchè allora non poteva esserci un lieto fine anche per lei , per me ?

Mi lasciai andare contro la parete quando mi accorsi che l'alba del quinto giorno stava ormai sorgendo , o almeno  , potevo indovinarlo dal fatto che la luce già di per sè abbagliante si era fatta più intensa .
La fine allora era giunta così velocemente ?
Era davvero il momento di decidere cosa fare della mia vita ?
- Cosa stai facendo ?
Per poco non caddi di sotto quando riconobbi la voce , un pò troppo vicina , di Alec .

Fui così sorpresa  , che non pensai minimamente a mascherare la tristezza del mio sguardo a quegli occhi chiarissimi che mi scrutarono con una certa ...preoccupazione ?
Impossibile , pietà mi corressi velocemente .
Inghiottì due fiotti d'aria prima di prendere parola .
- Cosa ci fai quassù ?
- Non si risponde ad una domanda con un' altra domanda -  mi sbottò contro con astio , poggiandosi a braccia incrociate contro la parete di fianco alla mia  , e da lì potei vedere con sofferenza quanto bello in realtà fosse .

Dalla casacca aperta riuscivo ad intravedere il petto levigato e muscoloso , il fisico asciutto e atletico , i corti capelli rosso fuoco che gli incorniciavano la pelle alabastrina del collo e del mento .
Rimasi ancora più affascinata nel notare come la luce rossastra rendesse i suoi lineamenti decisi e duri ancora più virili , e mi accorsi con una fitta al cuore , di quanto quegli occhi candidi fossero gelidi ed impenetrabili .
Era dunque quello il mio destino ?
Avrei dovuto passare la mia eternità sotto lo sguardo accusatore di Alec ?
Sarei stata in grado di sopportarlo ?
No ,non ci sarei riuscita .
Per quanto odiassi la regina ,per quando la disprezzassi , non sarei mai stata in grado di renderlo felice come avrebbe potuto farlo lei .

Forse Alec desiderava ardentemente stare al fianco della sua amata anche alla fine del mondo , morire insieme era un pensiero che forse lo allettava più della possibilità di stare con me per sempre .
Doveva essere così , per forza .
Ed io ero tanto egoista da negargli quell'ultimo desiderio ?
No , l'ultimo desiderio di un condannato a morte era sacro anche per me ,  e sebbene ciò mi avrebbe spezzato il cuore , decisi di lasciarlo andare .

Tornai a fissare il mare, nascondendo con i lunghi capelli il mio sguardo ferito e sofferente , ma quando provai ad aprir bocca mi uscì solo un gemito di dolore e nessuna voce dura e gelida come invece avrei voluto.
Udì i passi frettolosi di Alec alle mie spalle,  e presa dal panico gli urlai contro di tornare dalla regina , schiacciandomi contro la parete nel vano tentativo di proteggermi da lui , dal dolore che mi stava dilaniando da dentro .
Nascosi le lacrime con un braccio , turbata dal desiderio di voltarmi verso di lui per vedere la sua espressione ,ma ero davvero pronta a vederlo sorridere nel sapersi libero , lontano da me ?
No , non ero così forte dopotutto .
Aspettai di sentire il rumore della porta che sbatteva con forza e quando l'udì , il gelo mi inghiottì e tornai a non provare nulla se non il vuoto .
Era finita , era davvero finita questa volta .
Mi accascai sul pavimento, il cervello scollegato , ogni mio granello di forza era come stato prosciugato da quell'unica frase che aveva dettato la mia condanna a morte, perchè per quanto avessi tentato di convincermene , senza di lui mi sentivo terribilmente sola.
Perciò mi stupì di udire il grattare di una serratura e lo schiocco di una chiave girata nella toppa prima che due mani grandi e fredde mi afferrassero per le braccia tirandomi sù di peso .
Non capì subito cosa stesse succedendo , riuscì solo a vedere i lineamenti sfocati di Alec e i suoi occhi bianchi accecati da un rancore profondo e una sofferenza forse pari alla mia .
Lasciai che mi scuotesse come una bambola ,ma da me non ebbe nessuna reazione.
Sentivo la mia testa ciondolare avanti ed indietro , mentre la presa sulle mie braccia si faceva più intensa e dolorosa e le urla di Alec cominciavano a dolermi al cuore .
Cosa stava dicendo ? Non lo capivo , non riuscivo a capire il perchè fosse ancora lì .
Forse per farmela pagare per quel che avevo fatto alla regina ?
Mi concessi un debole sorriso prima di chiudere gli occhi stancamente .
Che facesse di me quello che voleva , oramai nulla aveva più importanza . Mi sentivo svuotata da ogni volere , forza , lucidità , persino i miei desideri si erano fatti effimeri e impalpabili .
Era come se fossi morta ,  e forse era davvero così .
Continuò a scuotermi  , finchè non sentì le sue labbra morbide premere con violenza contro le mie , ma non mi mossi , non fiatai , non riaprì le palpebre incredibilmente pesanti , non sentivo più nulla se non un leggero formicolio .
Ero priva di emozioni, proprio come un diamante .
Senz'anima .
- Clara ! Clara apri gli occhi !
Forse fu l'urgenza nella sua voce , o la presa fattasi più dolce attorno alle mie braccia che mi spinse ad aprire gli occhi , ma quando lo feci  ,  potei concedermi solo un guizzo nella mascella , nient'altro nel vedere la disperazione di Alec .

Perchè era ancora lì con me ?
Perchè non mi aveva lasciato come gli avevo chiesto ?
Aveva ancora intenzione di torturarmi ?
Non smisi di fissarlo ,inespressiva come lo ero da bambina , gelida come un pezzo di ghiaccio  , e questo sembrò terrorizzarlo a morte .
Cominciò a massaggiarmi le braccia , proprio dove vi erano due chiazze violacee che le sue dita avevano lasciato nell'atto di stritolarmele , ma non accennai un sorriso , nulla se non la più completa indifferenza .
Come aveva fatto a ridurmi in quel modo ? Quale oscuro potere aveva su di me ?
Tempo addietro William mi aveva accennato al fatto che il padrone della lacrima del mare avrebbe avuto il completo abbandono da parte della gemma .
Così come quando lui era stato il mio padrone , io non potevo rivoltarmi in alcun modo ai suoi voleri , nessuno poteva .
Il potere che il padrone possedeva era quello di un dio , incorruttibile , indistruttibile , era onnipotente .
Perciò come faceva Alec ad avere un simile ascendente su di me ?
Tornai a prestargli attenzione  , e nell'atto di guardare il mio riflesso negli occhi bianchi del ragazzo mi accorsi di un particolare significativo .
All'interno dei miei occhi vi era scritto un nome , quattro parole messe in riga , invisibili ad occhio umano , ma non ai miei .
Un nome era inciso dentro di me , il nome del mercenario che cominciò a chiamarmi con le lacrime agli occhi , il bel viso spezzato da un dolore che conoscevo .
Lui era il mio padrone , forse lo era sempre stato , forse avrebbe continuato ad esserlo anche dopo la fine di quel mondo .
Fin da quando ero bambina lo avevo amato , avevo amato la presenza invisibile che mi teneva compagnia quando ero sola , che mi proteggeva come quando rischiai di cadere dal cornicione .
Da adolescente avevo amato la sua silenziosa presenza , il suo tangibile affetto per me , sebbene io non riuscissi a vederlo .
Da ragazza avevo amato tutto di lui , la sua freddezza , la sua solitudine, il suo dolore .
Lo amavo , lo amavo come non avevo mai amato nessuno in vita mia .
Tornai a vederlo veramente quando sentì una sua lacrima bagnarmi le ciglia , e fu allora che tesi una mano , accarezzandogli la guancia umida e liscia .
Sorrisi debolmente della sua espressione sorpresa , così come cominciai ad accarezzagli i capelli nel tentativo di calmarlo , ma anzichè placarsi , Alec mi abbracciò con rabbia , spingendomi il viso all'altezza del suo petto , all'interno del quale sentivo il battito frenetico del suo cuore .
E fu durante quell'abbraccio che il mercenario confessò di amarmi , di avermi sempre amato fin dal primo momento che mi aveva visto tra le braccia di Eleonora .
Chiusi gli occhi , felice , quando mi raccontò di come riuscì ad introdursi con una magia nel mio mondo , standomi accanto per proteggermi , non perchè si sentisse in colpa , ma perchè nutriva un forte legame con me.
Mi raccontò di come non amasse più la regina , di come l'avesse dimenticata nel momento esatto in cui incrociò i miei occhi la volta in cui andò da mia madre a chiedere il pagamento del patto .
E rimasi ad ascoltare il fiume di parole balbettate , sussurrate , a volte urlate , parole che trasudavano l'amore che Alec aveva sempre nutrito per me e che io ricambiavo .
Mi sentì felice come non lo ero mai stata , ancor più felice di quando mio padre aveva ammesso di volermi bene da bambina .
Per la prima volta nella mia vita mi sentivo completa , non più divisa a metà , non più sola .
Seppure con un certo imbarazzo ammisi anche io di amarlo ,  e lo sguardo emozionato che il mercenario mi rivolse mi fece capitolare e sciogliere il cuore .
Mi abbandonai al suo abbraccio e al bacio che ci scambiammo al sorgere del quinto giorno , e sebbene non avrei dovuto sentirmi preoccupata , una parte del mio cervello catalogò quel bacio come l'ultimo attimo di felicità che potevo ancora concedermi .

 

 

 

°°°

 

 



Ero sola , come era giusto che fosse quando mi incamminai verso quello che rimaneva del bosco .
Avevo pregato Alec e Nicholas di non seguirmi  , e sebbene i due si fossero mostrati infuriati al solo pensiero ,  dovettero cedere al mio desiderio .
Odiavo usare su di loro il mio potere  , ma in quel momento era necessario .
Avevo bisogno di mettere in ordine le idee confuse che mi frullavano in testa .
Era arrivato il momento di decidere cosa fare , abbandonare al loro destino un intero mondo fuggendo con i miei compagni in un altra dimensione da me creata o ...nulla .
Quella era l'unica soluzione .
Non c'erano scappatoie , ed anche se avessi deciso di lasciar andare Alec e gli altri il mondo sarebbe stato sommerso ugualmente , con o senza il mio aiuto .
E sarebbero morti tutti ,  lasciandomi sola .
Rabbrividì a quel pensiero , stringendomi nel pesante mantello del mercenario .
Riuscì a rilassarmi nel riconoscere il profumo di menta che impregnava il tessuto , ma non del tutto .
Il pensiero di vedere Alfred e la mia famiglia annaspare nell'acqua in un vano tentativo di soccorso mi stringeva il cuore .
Avevano le loro colpe certo , ma erano pur sempre coloro che mi avevano cresciuto e ai quali ero affezionata .
Perciò come potevo anche solo pensare di voltare loro le spalle per un mio egoistico desiderio ?
Come potevo vivere serenamente sapendo che tutti loro avevano invocato il mio nome nella speranza di un mio aiuto ?
Non potevo .

Mi sentivo schiacciare da entrambi i lati , mi sentivo quasi soffocare dalla possibilità di lasciarli morire , ma se anche avessi salvato loro cosa ne sarebbe stati degli altri ?
Loro non avevano colpe , non mi avevano mai neanche sentito nominare , perciò come potevano essere puniti per un qualcosa che mi avevano fatto altri ?
Eppure sapevo di non essere in grado di aiutare tutti, il mio potere da solo non era tanto forte come invece avrei voluto .
Sfinita mi accasciai contro un tronco , osservando con occhi spenti l'acqua che mi aveva lambito i piedi .
Eravamo già a quel punto ?
Il tempo oramai cominciava a scarseggiare .
E poi , chi mi diceva che il mio potere poteva davvero qualcosa contro un oceano intero ?
Come potevo anche solo pensare di sconfiggere un simile nemico se io stessa ero solo una piccola parte di esso ?
Non mi sopravvalutavo di certo fino a quel punto .
Perciò cosa dovevo fare ?
Non c'erano altre scappatoie ?
Dovevano per forza morire tutti ?
Cominciai a torturarmi e a lamentarmi   , fin quando non percepì una presenza a pochi passi da me , familiare , forse anche troppo .
Sapevo già chi fosse ancor prima di alzare gli occhi ed incrociare quelli candidi della regina degli abissi , diversa da come la ricordavo .
Ancora più pallida, la sua pelle sembrava essersi raggrinzita , i lunghi capelli erano ora simili ad alghe e lo sguardo battagliero era segnato da una sofferenza che in un certo senso divenne la mia .
Provai pena per lei , ma non del tutto , rimaneva comunque la mia rivale in amore , anche se Alec aveva affermato di amare solo me .
- Mi hai mentito tutto questo tempo vero ? Lui non ti ama più da molto oramai - sibilai con acidità all'indirizzo della donna che vidi afflosciarsi al terreno, uno sguardo triste e nostalgico che sembrava chiedere il mio...perdono ?
Possibile ?
La guardai con attenzione e mi resi finalmente conto in che condizioni era la creatura magica .
Stava morendo , lo sapevo , lo sentivo .
Era al limite, anche lei si stava spegnendo come il resto del mondo .
Sentì una fitta acuta al petto a quel pensiero .
Stava morendo per colpa mia , tutti stavano morendo per colpa mia .

Possibile che fossi io la causa di tutto quello ?
 Si, lo ero, lo sapevo fin dal mio arrivo lì .

Era quello allora il mio destino ? Assistere alla morte dei miei cari senza poter far nulla ?
Nel mentre che continuavo a torturarmi con quelle domande , una in particolare mi fece gelare .
E se Nicholas , crescendo , mi avesse odiato per aver lasciato morire la sua famiglia ?
Mi avrebbe mai perdonato ?
Ed Alec , sarebbe mai riuscito a guardarmi con completa fiducia sapendo che avevo ucciso i suoi compagni di viaggio ? Come potevo anche solo pensare di poter essere felice con un simile fardello sulle spalle ?
Fu allora che mi resi conto che non avevo via di uscita da quel gioco crudele .
Non sarei mai stata del tutto felice sapendo di aver condannato all'estinzione un'intera razza , era inconcepibile .
Possibile che non ci fosse un altro modo per salvarli tutti ?
- C'è invece .
Trasalì al sussurro smorzato della donna , sdraiata contro una roccia , il viso spento e stanco .

Senza neanche accorgermene mi trascinai fino ai suoi piedi ,  e per la prima volta capì che era sincera .
- Quale ? -  mormorai con un filo di voce , rincuorata nel sapere che c'era ancora una scappatoia che avrebbe potuto salvarci .
- Alla fine tutti si riuniranno con le proprie metà , questo è impossibile da cambiare, ma c'è una possibilità che riescano a sopravvivere -  sussurrò con voce flebile , quasi faticasse anche solo a respirare , ma quello bastò ad accendere una luce di speranza dentro di me .
C'era una certezza nel suo tono stanco ,una certezza che mi fece capire che avrei fatto di tutto per renderla tale anche nella realtà  , e non più un'ipotesi .
Ero pronta a tutto pur di salvarli , anche se sapevo che il prezzo da pagare sarebbe stato alto , almeno per me .
Infatti la vidi titubare quando le chiesi qual'era l'unica condizione per fare in modo che quello avvenisse , quasi avesse paura di una mia reazione .
-  Se la punizione è partita dal mare , il mare può assolvere le colpe riavendo indietro ciò che ha ceduto all'uomo -  disse con una luce strana negli occhi , pietà forse , ma ora non mi importava .

Avevo capito cosa voleva dire , lo avevo capito anche troppo bene ,  e tutto questo era talmente logico che mi sorpresi nel non averci pensato prima .
Era tutto così...giusto .
Una vita per un mondo , era giusto come prezzo da pagare no ? Si, lo era .
Io non avevo la mia metà , io in verità non sarei dovuta neanche esistere , era giusto così , lo sapevo , lo sentivo , ma non riuscivo ad accettarlo .
Come potevo affrontare ora Alec e gli altri ? Dir loro che dovevo uccidermi per farli vivere ?
Mi avrebbero ostacolato ? Si , lo avrebbero fatto , e seppur la cosa mi lusingasse non potevo permetterlo .
Oramai avevo capito che quella era l'unica soluzione .
Mi feci spiegare come dovevo fare , se dovevo usare la magia per un rito o qualcos'altro , ma la risposta della regina fu semplice , diretta , per l'ennesimo volta dannatamente giusta .
Non appena capì cosa era necessario fare per placare la rabbia del mare decisi di far ritorno al castello il più in fretta possibile .
Desideravo passare più tempo possibile con loro prima di scappare ed andare in contro a quel destino che forse era stata l'unica cosa vera tra tutte quelle menzogne .
In fondo ,  ogni cosa doveva tornare prima o poi da colui il quale   gli aveva dato la vita , e così io stessa avrei fatto .



 

 
°°°
 
 

 

Come avevo programmato dal mio solitario ritorno , passai ogni secondo con Alec e Gemma .
Giocai per ore con Nicholas fino al punto che il bambino stesso mi chiese una pausa per riposare .
Rimasi a chiaccherare amabilmente con Gemma , Jillian e i loro compagni , ridendo di tanto in tanto a qualche loro battuta .
E tentai di mascherare nelle ore che io ed Alec passammo a fare l'amore il mio dolore , riuscì persino a sfiancarlo ,  il che sorprese sia me che lui , così fui costretta a rimanere accoccolta sul suo petto sudato per qualche ora prima di accorgermi che la sera era ormai calata .
Ci trovavamo tutti nel giardino , Nicholas intento a giocare con le due donne , Alec e gli uomini poggiati contro la parete che sogghignavano per qualche anneddoto o racconto piccante  ,  ed io immobile sotto l'archetto di fiori .
L'unica a rimanere in disparte .
Tentai di imprimermi nella mente i loro sorrisi , i lineamenti dei volti, le voci , e fu piuttosto dura non rimanere imbabolata nel guardare l'espressione serena di Alec .
Mi avrebbe mai perdonato per ciò che stavo per fare ?
Ne dubitavo , mi avrebbe odiato per l'eternità .
Presi un lungo respiro prima di desiderare che nessuno di loro si accorgesse della mia assenza per un pò , così , nascosta sotto il mantello del mercenario fuggì via dal castello , una lacrima solitaria a rigarmi la guncia prima che il mio sguardo si facesse duro e severo come mai lo era stato in tutti quegli anni .
Vagai come un' anima in pena per le zone affollate dall'acqua , percorrendo monti e colline dove l'oceano stava oramai per arrivare , finchè non scorsi in lontanaza delle sagome ingobbite e schiacciate , le casupole che i superstiti avevano costruito per avere un riparo .
Mi sentì sommergere da una pena infinita nel sorpassare una corrozzina all'interno della quale una bambina piangeva disperata , mentre cercavo di passare inosservata tra la moltitudine di persone riunita a cerchio attorno ad un piccolo focolare .
Sembravano tutti così stanchi , affaticati , disperati che compresi che il mio era un dovere, non una scelta .
Dovevo farlo perchè quello era il mio destino, ricongiungermi a quella distesa di acqua che potevo chiamare padre e al quale mi sentivo legata .
Era giusto così , doveva essere giusto così .
Non mi accorsi di essermi fermata fino a quando non percepì uno sguardo bruciarmi la schiena .
Sobbalzai leggermente nel rendermi conto che qualcuno si era accorto di me , e non una persona qualunque , ma il Gigante buono .
Tremai leggermente , stringendomi nel pesante mantello che sapevo , l'uomo conosceva bene .

Perciò non mi sorpresi di vederlo avvicinarsi con un sopracciglio alzato , ma questo bastò a gettarmi nel panico .
Cominciai a correre come una furia , ma le gambe dell'uomo erano più lunghe e più forti , era scontato che riuscisse a raggiungermi .
Provai ugualmente a schivarlo  , ma riuscì comunque ad afferrarmi per l'orlo del mantello e a tirarlo verso di sè .
Fu tanta la forza che usò nel tirarmi indietro che rotolai a terra senza più nulla con il quale coprirmi .
Mi rialzai a fatica , con il fiatone , osservando l'abito bianco che indossavo macchiato di terra e fango , ma ora non mi importava dato che l'uomo davanti a me stava indietreggiando con il respiro mozzo .
Distolsi lo sguardo dagli occhi del Gigante buono con stizza , ansiosa nel pensare che avrebbe potuto chiamare i rinforzi per attaccarmi e il solo pensiero mi terrorizzò .
Non ora che ero così vicina , non erano loro che avrebbero avuto questo compito .
Scattai in piedi come una molla ,  e usufruendo del mio passo leggero e veloce mi volatilizzai alla vista dell'uomo , sentendo comunque il suo sguardo continuare a scrutarmi dentro come se cercasse una spiegazione alla mia fuga .
E sperai vivamente che non avesse capito cosa avevo intenzione di fare .
Raggiunsi in pochi minuti il luogo che la regina degli abissi mi aveva descritto , ma nel vederlo in prima persona mi resi conto di quanto pericoloso fosse in realtà .
Avanzai tremante verso la punta del dirupo che fendeva le acque , e quando abbassai gli occhi potei riconoscere il vortice d'acqua che portava direttamente al centro degli abissi .
Il mio luogo di nascita .
Chissà perchè non provai nessun emozione nel pensare ciò , forse perchè non lo riconoscevo come mia vera e propria dimora , ma quella era la realtà , era lì che dovevo tornare.
Inspirai ed espirai con lentezza , memorizzando la sensazione di sentire l'ossigeno riempire i miei polmoni , del vento che mi accarezzava il viso , del rumore delle onde che si infrangevano sulla scogliera in basso .
Impressi nella mia mente ogni più piccolo particolare affinchè ne serbassi il ricordo , anche se dubitavo che dopo essere stata inghiottita dalle acque sarei stata in grado di ricordare alcunchè .
Eppure persi tempo , quasi avessi paura di quello che stavo per fare , e forse ne avevo , e tanta .
Non avevo mai fatto attenzione alla mia paura di morire , forse perchè avevo avuto troppe cose a cui pensare , ma ora quella stessa paura mi faceva tentennare .
Guardai con occhi stanchi le oscure profondità dell'oceano ed indietreggiai istintivamente , assalita dal terrore di affondare in tutto quel buio .
Provai nuovamente a sporgermi , ma a farmi sobbalzare questa volta furono le cento o più voci che  spezzarono il silenzio che mi circondava .
Pregai di essermele solo immaginate , una conseguenza dei miei timori di gettarmi di sotto , eppure sapevo che non era così .
Ebbi conferma del mio timore quando , voltandomi , vidi delle sagome nere avanzare con le fiaccole alle mani , illuminando lo spiazzo che mi divideva dalla foresta .Che fossero tornati a finire il lavoro ? No ,non potevano , mi sarei gettata prima che mi avessero trovato .
Tremante mi avvicinai al limite della liscia pietra grigia , ma un urlo mi pietrificò , la voce disperata che mi urlava contro di restare ferma .
Mi voltai immediatamente , terrorizzata di riconoscere il proprietario di quella voce che amavo più di me stessa e che mi si presentò con le sembianze di un bel ragazzo dagli occhi bianchi sgranati per la paura e la preoccupazione .
Al suo volto ne seguirono altri .

Quello ansioso di mia nonna .
Quello supplichevole di mia madre .
E quello triste di Nicholas .
C'erano tutti ,tutta la mia famiglia e gran parte dei superstiti mi osservava dal limitare del bosco con sguardi sorpresi e occhi spenti  , dovuti forse al fatto di star  assistendo al suidicio di una ragazzina .
Perchè erano lì ?
Cosa volevano ?
Indietreggiai leggermente , sfiorando con i piedi nudi il limitare del dirupo ,  ed udì di nuovo la voce spezzata di Alec urlarmi contro di non muovermi, di non fare una sciocchezza ,  ed infine capì il perchè della loro venuta .
Erano venuti a salvarmi , tutti quanti , potevo leggere anche negli occhi di mio padre il desiderio di allontanarmi da quello strapiombo .
Sentì gli occhi pungere per la commozione , ma questa volta non frenai le lacrime , le lasciai fuggire dai miei occhi lucidi .
 In fondo , quella  era l'ultima volta nella quale avrei potuto piangere .

- Amore mio - sussurrò mia madre nel tendermi le braccia tremanti  ,  e fu dura non correrle in contro e stringerla contro il mio petto , fu doloroso negare con il capo e tentare di sorridere , ma sapevo che il mio , più che un vero e proprio sorriso , era una smorfia triste .
-  Clara !
Addolcì lo sguardo nell'incrociare gli occhi bianchi di Alec , la mascella serrata nello sforzo di non urlare  con il rischio di spaventarmi , le labbra morse duramente dai denti che le arrossavano per lo sfregolio , le mani strette in pugni lungo i fianchi e lo sguardo implorante .

Avrei potuto mandare al diavolo tutto ed infischiarmene della fine del mondo, di ciò che ero .
Avrei potuto corrergli incontro ed urlargli quanto lo amavo e che desideravo stare sempre con lui .
Avrei potuto , ma non lo feci .
Mi limitai solo a sillabargli un 'ti amo senza emettere alcun suono e poi aprì le braccia , sbilanciandomi all'indietro .
Caddi con una tale velocità che l'urlo di Alec venne zittito dall'impatto del mio corpo con l'acqua .
Era fredda , gelida , ma sembrava cingermi in un abbraccio anzichè soffocarmi .
Mi sentii tirare per il basso da una forza sconosciuta e la lasciai fare .
Era il mare che mi reclamava , era mio padre che mi rivoleva con sè ed io lo avrei accontentato .
Chiusi gli occhi , serena , quando udì una specie di vibrazione sopra di me , verso la superficie .
Curiosa riaprì le palpebre  , e per poco non spalancai la bocca nel vedere Alec tentare di raggiungermi il più in fretta possibile .
Stupido , era un dannato stupido .
Gli urlai di andarsene via , anche se sapevo che non avrebbe sentito nulla , ma invece lo vidi scuotere il capo con forza prima di tornare a nuotare verso di me .
Perchè rendeva il mio sacrifico così inutile ?
Perchè mi rendeva tutto più difficile ?
Serrai gli occhi nel momento in cui mi tese la mano che io non afferrai , al contrario ,  desiderai di affondare più velocemente così da farlo desistere  , e così fu .
Sperai con tutte le mie forze che se ne andasse  , e quando percepì l'assenza di movimento sopra di me capì che aveva fatto ciò che volevo .
Era giusto così , ma allora perchè mi veniva da piangere ?
Soffocai un urlo col suo nome  , tappandomi la bocca , finchè qualcosa alle mie spalle mi abbracciò con dolcezza, fermando la mia discesa verso il basso .
Non capì immediatamente cosa stava succedendo fin quando non riconobbi la mano grande e bianca che mi voltò il viso , costringendomi ad incrociare gli occhi di Alec .
'Perchè sillabai con la bocca , stringendomi contro di lui con rabbia .
Perchè stava facendo tutto questo ?
Con un dito mi alzò il mento  , e poco prima che le sue labbra sfiorassero le mie udì il suo desiderio più profondo .
Il desiderio del mio padrone che per la prima volta coincideva con il mio .
"Desidero stare con te per sempre" mi sussurrò a fior di labbra , ed io chiusi gli occhi .
Lo avrei avverato quel desiderio , in un futuro , ma ora fui in grado solo di materializzarlo sulla terra ferma prima che il mare mi inghiottisse e il mio corpo si dissolvesse nelle onde alle quali Alec urlava il suo dolore e i suoi ti amo strozzati .

 

 

 

 

 

CONTINUA...

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Capitolo 10
*** Come se non fosse mai esistita ***


" Mi chiamo Nicholas Patterson ed ho diciassette anni .
Sono stato un mercenario in cerca di vendetta contro il proprio fratello , una belva maledetta da un mago , l'amante della regina degli abissi e l'uomo che ha lasciato morire la propria donna in mare .
Sono stato un pò troppe cose per avere solo diciassette anni , ma la mia è stata una vita assai movimentata .

Pochi oltre a me ricordano ancora qualcosa di ciò che accadde quel giorno , più precisamente il quinto giorno senza notte , e ancora di meno chi fosse Clara .
Molti degli esseri umani la ricordano come l'eroina della fiaba che ha reso famoso Taddeus Richardson , quello che anche ora chiamo fratello e che in quel mondo non era più un ladro , ma uno scrittore di successo sposato con una maestra delle elementari di nome Jillian .
 Ed io invece non potevo considerarmi più nè un mercenario , nè un uomo in cerca di un posto nel mondo , solo un insulso studente in cerca di qualcosa che ovviamente non c'era .

Proprio ora mi stavo giusto aggirando con aria spaesata tra le viuzze di una cittadina italiana della quale non mi ricordavo neanche il nome , ma nella quale ero sicuro di trovare ciò che disperatamente attendevo da anni .
Mi era rimasto ancora un briciolo di magia appartenente a quel mondo fantastico che mio fratello aveva descritto con sconcertante nitidezza, tanto che molte volte mi ero perso nei miei ricordi , incappando sempre in quella gracile figura che mi toglieva ogni volta il respiro .
Coloro i quali  ancora ricordano  utilizzano quella magia , celandosi sotto il soprannome di cartomanti , indovini , maghi e illusionisti che non vengono  presi sul serio dato che in quel mondo nessuno più credeva nel soprannaturale .
Quanto erano ingenui .
Dopo che Clara scomparve   , io mi ritrovai seduto su un divano di pelle nera , addormentato , con affianco mio padre , ed entrambi ricordavamo tutto .
L'epoca che si era venuta a creare in seguito al ricongiungimento delle metà era molto diversa dalla mia e da quella di Clara .
Non vi erano tecnologie eccessivamente avanzate , ma non eravamo di certo arretrati , era un'epoca moderna ma non troppo , c'erano le auto certo , ma non volanti .La prima cosa che feci quando riaprì gli occhi fu correre verso la spiaggia che riuscivo ad intravedere dalla finestra della sala , ma quando sentì la sabbia strofinarsi sui miei piedi nudi assieme alle onde del mare  ebbi un magone .
Cosa credevo di fare ?
 Il mare l'aveva portata via , non l'avrei più rivista .

Fu in quel giorno che decisi di viaggiare ,  alla ricerca di un indizio che potesse in qualche modo ricondurmi alla mia piccola Clara , ed era proprio quello che stavo facendo .
Avevo visitato molte città .
 Londra, Berlino , Tokyo , Parigi , ma non avevo trovato la benchè minima traccia di lei.

Stavo perdendo le speranze fino a  quando , un giorno come un altro , un vecchio indovino mi disse con un forte accento tedesco che se volevo davvero trovare ciò che cercavo dovevo andare in Italia .
Ne avevo sentito parlare dell'Italia , un luogo pieno di storia e magia , ed era stata proprio la parola magia a farmi partire immediatamente per quella che sarebbe stata la mia prossima destinazione .
Ben presto capì ,  con mio grande disappunto, che le leggende e le fiabe su quel paese erano talmente tante e tanto antiche che faticai , e molto , a trovare qualcosa che facesse al caso mio .
Fu una vera e propria fortuna quella nella quale incappai un giorno .
Mi trovavo come al solito nella biblioteca di una delle tante città italiane che avevo visitato ,  e per sbaglio mi cadde sulla testa un enorme tomo che parlava di sirene .
L'argomento non mi allettava , ma non appena collegai il mare a quelle creature cominciai a sfogliare le pagine con crescente attenzione , trovando migliaia di leggende che parlavano dell'incontro con quelle avvenenti donne per metà pesce sulle coste della penisola .
Così decisi di fare un tentativo , almeno ci avrei provato .
Ed ora mi trovavo a scendere per una viuzza talmente ripida che rischiai di rompermi il collo nel rotolare giù , ma riuscì comunque a ritrovare un certo equilibrio .
Chissà se questa volta sarei riuscito a trovarla , in fondo ,  quello era il posto più magico del mondo , voleva pur dire qualcosa no ?
Smisi di rimuginarci sù quando rischiai di essere investito da una macchina data la mia scarsa attenzione alla strada ,cosicchè fui costretto a balzare sopra gli scalini di una casa per evitare l'incidente .
A parte il clacson e una sonora maledizione in un dialetto a me sconosciuto riuscì a cavarmela per un pelo .
Stavo diventando davvero imprudente pensai stancamente .
Sospirai per lo sconforto , aggiustando il pesante zaino nel quale conservavo qualche tomo di leggende marine con un alzata di spalle , finchè non intravidi il mio riflesso nella porta a vetri della casa .
Mi avrebbe riconosciuto nel caso in cui l'avessi trovata ?
Si , mi dissi .
 Ero sempre io .

I capelli erano di un nero lucido , un pò diverso dal rosso,  ma erano dello stesso taglio che portavo allora .
I lineamenti erano forse un pò meno virili , più adolescienziali data la mia età .
Dopotutto , quando le due metà si erano ricongiunte anche l'età aveva subito dei cambiamenti radicali .
Il bambino e l'adulto avevano dato spazio all'adolescente ,  e i pensieri di uno erano diventati quelli dell'altro .
Avevo ricordi di mio padre e mia madre , ma anche di quando tentai di fermare la folla inferocita la notte in cui Clara scomparve .
Gli occhi erano forse l'unica cosa che era rimasta uguale .
Erano di un azzurro talmente chiaro da sfumare in un bianco pallido , ma simile a quello che avevo nel mio mondo .
Tuttavia , del nocciola erano rimaste alcune pagliuzze ambrate , nulla di più .
Ero sempre io , Nicholas ed Alec, ero sempre stato io .
Decisi di darmi una mossa , era quasi il tramonto ,  e nel caso in cui non avessi trovato nulla c'era un'altro treno che dovevo prendere per risalire la penisola .
Continuai a girovagare per le vie poco trafficate con passo pesante , perdendomi qualche volta in quel dedalo di strade che sembravano non avere una fine .
Sfiancato dalla lunga camminata riuscì però a trovare un piccolo vicolo dal quale sentivo provenire il ruomore di onde .
E quando imboccai quell'ultima via , sgranai gli occhi nel ritrovarmi davanti ad una grande distesa di acqua cristallina , arrossata dal sole che sfiorava il suo profilo distante .
Ero finalmente arrivato , eppure non potei gioire di quello spettacolo poichè non vi era nessuna sirena , nessuna creatura marina ad aspettarmi sulla costa .
Non c'era nessuno , solo io ed il mare .
La delusione fu tale che sentì gli occhi pungere .
Basta , ero troppo stanco .

Non riuscivo più a trovare la forza di sperare in un miracolo .
Lei non c'era più , dovevo farmene una ragione , eppure dimenticarla o accantonarla in un angolo della mia mente mi faceva soffrire .
L'avrei ferita se mai avessi tentato di rimuoverla dal mio cuore , cosa assai impossibile da fare .
Provai a trovare una nota positiva in quell'ennesimo buco nell'acqua , la spiaggia era bella , il sole basso e caldo , e l'acqua quasi immobile .
Avrei potuto stendermi per un pò e racimolare un altro pò di forza di volontà .
Mi trascinai come un malato fin sulla spiaggia , lasciandomi cadere poco prima del bagnosciuga .
Sorrisi .
 Era bello dopotutto , non avevo fatto un viaggio a vuoto .

Caddi con un tonfo sordo al suolo , scalciai via le sparpe e mi portai un braccio davanti agli occhi per riposare .
Era rilassante , la sabbia era calda e morbida , il rumore delle onde placido e carezzevole, un vero e proprio paradiso .
Rilassai i muscoli del viso fino ad allora contratti per la rabbia provata nel non trovare alcunchè ,  e mi abbandonai a quella sensazione di pace e tranquillità .
Mi ci voleva proprio pensai con un sospiro .
Rimasi disteso per un tempo imprecisato .
Un minuto ? Un ora ? Un giorno ? Non lo sapevo e sinceramente non mi importava .

Dopo tanto tempo mi sentivo rilassato , cosa che non succedeva dal mio risveglio dopo la scomparsa di Clara , e ciò bastava a mostrare quanto poco avessi riposato come si deve .
Perciò fui piuttosto irritato di essere privato della picevole carezza del tramonto da un ombra che mi sovrastò .
Che fosse già calato il sole era sicuramente da escludere dato che potevo percepire la luce fievole del tramonto sul braccio portato sopra la mia testa , dunque qualcuno doveva essersi avvicinato .
Inoltre ,  sentivo lo sguardo curioso di qualcuno e la cosa mi stizzì più del dovuto .
-  Cacciati dai piedi moccioso - sibilai con astio all'indirizzo dello sconosciuto che non si mosse di un passo .
Voleva proprio farmi arrabbiare ?
 Non ero in vena nè di una rissa nè di una lite , ma le mani cominciavano a prudermi e non potei che desiderare di fracassare il muso dello scocciatore con un pugno .

- Ti ho detto di sparire . E-va-po-ra - abbaiai con una tale acidità che mi complimentai con me stesso ,ma mi pentì immediatamente del mio gesto avventato quando udì una deliziosa risata femminile sopra la mia testa prima che l'ombra si volatilizzasse .
Scattai a sedere con il respiro mozzo , gli occhi sgranati per la sorpresa e il cuore che mi pulsava dolorasamente nelle orecchie .
Quella risata io la conoscevo .
L'avevo già sentita .
Era quella di...
-  Torna qui ! Per favore ! -  urlai con il cuore in gola , le orecchie cominciarono a fischiarmi e mi portai una mano alla tempia per interrompere quel ronzio che mi rendeva meno lucido di quanto invece avrei voluto essere  .

Me l'ero immaginato ?
Forse si , o forse no.

Cominciai a guardarmi intorno e sbiancai nel notare poco distante dal mio fianco le impronte di piccoli piedi, sicuramente femminili .
Chi si era avvicinato ?
 Una ragazza del posto ?
 Possibile , ma c'era qualcosa dentro di me che urlava il contrario .

Era lei , lei era tornata e io l'avevo cacciata via .
Mi presi la testa tra le mani con disperazione ,strattondandomi i capelli con forza per punire la mia impulsività mai così letale .
Era finita . Avevo avuto la mia occasione e l'avevo persa per il mio stupido carattere scontroso .
Ero davvero un idiota .
-  Stai bene ?
Mi pietrificai quando udì la voce sottile e dolce di una ragazza dietro le mie spalle , ancor di più quando mi sembrò di riconoscere quella voce .

Che stessi immaginando tutto ?
Scossi il capo, sconfortato .
 Ora avevo anche le allucinazioni .
 Ma la risata che riudì non la stavo immaginando , nè il rumore di passi che si allontanavano .

Tornai in piedi così velocemente che rischiai di cadere indietro quando fui accecato dai fari di una macchina che aveva appena svoltato l'angolo e che mi rendeva impossibile la visione della ragazza sconosciuta .
Mi massaggiai debolmente le palpebre chiuse , prendendo una boccata d'aria che mi riempì i polmoni di ossigeno .
Mi sembrava di essere rimasto senza aria .
Azzardai ad aprire un occhio e la prima cosa che notai fu un enorme paio di occhiali da aviatore , poi una cascata di lucenti capelli castano chiaro e delle labbra sottili e rosee piegate in un sorriso .
Strabuzzai gli occhi , sconvolto , quando mi resi conto di quanto bella fosse quella ragazza .
Bassina , dal fisico esile ma provvisto di curve femminili deliziose ,il visino a cuore e due grandi occhi grigi con alcuni riflessi...rosa?
Continuai a squadrarla da capo a piedi , glissando sul vestitino verde bottiglia che le cingeva dolcemente le esili spalle fino a stringersi poco sopra il ginocchio .
Risalii dalle snelle gambe pallide al piccolo seno , fino a sorpassare il lungo collo da cigno e le labbra curvate in un sorriso divertito , finchè non incrociai i suoi occhi grigi e dai riflessi davvero rosati .
Ero senza fiato , troppo sconvolto per parlare , e nella mia immobilità sentì il cuore cominciare a battere così ferocemente che mi sentii male .
La gemella di Clara cominciò a giocherellare con una lunga ciocca turchese , che poi fosse stata una coincidenza non lo sapevo , ma in quella ragazzina che scoprì essere mia coetanea c'erano troppe coincidenze .
- Ci conosciamo ? -  chiese con una vocina delicata che per me fu simile ad una vera e proprio fucilata .
Mi ero sbagliato , ero arriavato così vicino a riaverla ed invece scoprivo che era solo una paesana che era identica all'originale .
Potevo essere più sfortunato di così ?
Si , lo ero .

Perchè sentì qualcosa nel mio petto spezzarsi di fronte a quel fallimento che dettò categoricamente la mia fine .
La vidi avvicinarsi con passo lento e fluido , proprio come il movimento di un onda , finchè non notai un piccolo luccichio sopra il tessuto smeraldino dell'abito .
Un piccolo cerchietto di metallo , sorretto da una cetenina d'argento dondolava sul petto della sosia di Clara .
Indietreggiai istintivamente , tanto che sentì le piccole onde lambirmi i piedi , le gambe e i fianchi .
Mi ero immerso nell'acqua .
E perchè poi ?
Riemersi dai miei pensieri quando vidi la ragazzina correre felice verso di me , gettandomi le braccia al collo , e fu allora che il ricordo di quel piccolo cerchietto mi tornò in mente .
Il mio bottone, il bottone che le avevo regalto a mò di fede nuziale .
Non appena registrai quel pensiero mi ritrovai a stringere come un disperato il piccolo corpicino che sentivo ridere contro il mio petto .
Era tornata . Era tornata da me finalmente .
Non era un sogno , l'avevo davvero ritrovata .
Continuai a stringerla a me con una tale forza che per pochi secondi ebbi paura di spezzarla , ma lei non si lamentò , anzi mi abbracciò con lo stesso impeto .
Possibile che fosse tutto un sogno ?
La scostai con gentilezza , prendendole il viso a cuore tra le mie mani , e per poco non ebbi un infarto .
Era lei , era lei .
- Clara -  sussurrai trasognato , accarezzandole con i pollici le guance imporporate  mentre sentivo il suo palmo sinistro posarsi sul mio nell'accenno di una carezza .
-  Desiderio realizzato -  trillò contenta con la sua vocina vivace che poche volte avevo avuto la fortuna di ascoltare .
Desiderio realizzato ? Cosa ...
Un ricordo mi assalì come un pugno in mezzo al petto , quello in cui entrambi affondavamo tra i flutti marini e le sussurravo il mio unico desiderio .
Era tornata grazie a quello ? Possibile ?
Si , era possibile . In fondo lei era la bambina dei desideri .
Le cercai le labbra con una tale frenesia che sconvolsi me stesso e lei , ma il bisogno di sentirla era bruciante .
Mi sembrò perfino che il mare stesse gioendo per quell'incontro .
Perchè , per quanto mio fratello continuasse a ribadire che ormai le metà si erano ricongiunte del tutto , io non mi ero mai sentito completo .
Solo ora, con lei tra le braccia , potevo finalmente affermare di essermi ricongiunto alla mia metà .
Perchè lei rimaneva sempre la bambina dei desideri , la donna che avevo amato e che avrei amato per l'eternità .
Ed io rimanevo il mercenario , il bambino che si era innamorato di un diamante con l'anima .
Forse avrei dovuto combattere ancora per tenerla al mio fianco .
Forse avrei dovuto soffrire per restare accanto a lei .
Forse , ma quella era  un' altra storia .
Per il momento questo mi bastava . "

 

 

 

 

Fine

 

 

 

 

Ringrazio tutti coloro che hanno seguito la storia , o che l'hanno solo letta . Un ringraziamento particolare va a Laban che ha commentato i capitoli spingendomi a continuare con il racconto , è la prima storia originale che concludo e sono un pò triste .
 Ammetto in anticipo che mi piacerebbe fare un continuo a questa storia , in futuro , forse , non lo so , ma sarebbe una bella idea .

Per il momento mi accontento di questo .
Grazie davvero di cuore a tutti .
Un caloroso abbraccio , Gold eyes

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